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Capitolo 1 *** Proposta di matrimonio... la seconda ***
PROPOSTA DI MATRIMONIO
Salve a tutti! Prima
di iniziare con la fic mi sembra giusto fare alcune precisazioni affinché siano
chiari i tempi e tutto il resto. La storia si svolge poco dopo l’epilogo di
“Una nuova vita”, quindi, giusto per rispolverare la fine dell’altra storia, Draco
è tornato da Hermione e le ha chiesto di sposarla, ma lei ha rifiutato; Harry e
Sabrina si sono lasciati ed ora lui è sposato con Ginny (questa cosa ha
lasciato qualcuno perplesso, ma qui verranno spiegate un po’ di cose); Ron si è
sposato con Calì ed hanno avuto da poco una bimba. Per il resto… leggete e
fatemi sapere che ne pensate! Non ho altro da dire se non che ringrazio coloro
che hanno recensito l’altra storia, “Una nuova vita”, perché se sono arrivata
in fondo è tutto merito loro! Bacioni e buona lettura.
PROPOSTA DI MATRIMONIO... LA SECONDA
La sveglia magica suonò puntuale alle 7.00, come tutte le
mattine. Hermione Granger la spense con una manata, facendola cadere per terra,
e si rintanò di nuovo sotto le coperte. Tanto ci avrebbe pensato Draco a farla
alzare. Tutti i giorni ci pensava lui. Tese una mano verso sinistra, ma non vi
trovò quel corpo caldo che tutte le notti le teneva compagnia. Aprì un occhi e
si guardò intorno.
-Draco?- chiamò piano.
-Arrivo!- la voce del ragazzo risuonò per i corridoi
dell’ala sud di Malfoy Manor, quella che non era riservata all’Ordine ma a
loro, a lei, Draco e Camilla.
Hermione si tirò su a sedere sul letto, coprendosi il seno
con il lenzuolo di seta rosso.
-Ma dove sei?-
Lui comparve sulla porta con in mano un vassoio con la
colazione, leggermente ansimante per aver fatto due piani di scale di corsa.
-Ma ti sei già alzata?! Di solito non lo fai prima di dieci
minuti, dopo aver spento la sveglia.-
Lei gli sorrise.
-Mi hai portato la colazione?-
Draco appoggiò il vassoio sul comodino e si buttò a letto.
-Sì. Ma solo perché oggi è un giorno importante, non farci
l’abitudine. Anzi, ora che hai finito la scuola, e aggiungerei finalmente, la
colazione a letto me la porterai tu.-
Hermione inarcò un sopracciglio.
-Certo, contaci! Ti pare che dopo aver fatto quattro anni di
università e due anni di specializzazione possa anche solo venirmi in mente di
venire a fare la casalinga per te? Tu sei matto!-
Il biondo la baciò dolcemente.
-Non mi sembra un sacrificio tanto grande da fare per il
ragazzo che ami.-
-Sei estremamente presuntuoso.-
Draco la fece adagiare sotto di sé, facendo attenzione a non
schiacciarla con il peso del suo corpo muscoloso.
-No, sono estremamente eccitante. Non è vero signorina
Granger?-
Hermione lo baciò prima sulle labbra. Poi passò al collo,
deliziandolo con piccoli morsetti e lasciando segni piuttosto evidenti del
proprio passaggio.
-È vero, signor Malfoy. Ma faccia attenzione, perché ora che
sono una giornalista vera, con tanto di specializzazione, potrei anche decidere
di essermi stancata di lei e trovarmi qualcuno di più eccitante.-
Lui scrollò le spalle.
-Cerca pure, ma sta sicura che un altro eccitante come me
non lo trovi.-
La mora gli sorrise e poi sgattaiolò fuori dalla sua
stretta. Draco si lasciò cadere sul materasso.
-Dai, non vestirti subito! Per favore, resta qui al
calduccio ancora un po’.-
-Tesoro, io sto per laurearmi, per prendere l’attestato
della specializzazione, non posso restare a dormire!-
-Ti stai per laureare per la seconda volta, non è poi
questa novità. E poi la tua laurea non sarà mica più importante di me!-
Hermione finì d’infilarsi i jeans e si chinò a baciare il
ragazzo sui capelli biondi.
-Infatti non ho mai detto una cosa del genere. Ho solo detto
che mi laureo e non posso arrivare in ritardo, altrimenti mi becco la tonaca
più brutta. È successo l’altra volta, ero chiusa in una veste nera che mi stava
incredibilmente stretta e che mi faceva sudare! Non voglio ripetere la stessa
orribile esperienza! Quindi, Draco, se vuoi accompagnarmi vedi di alzarti,
altrimenti andrò da sola con Camilla.-
Il ragazzo sbuffò e abbandonò controvoglia il letto. Prese
un paio di pantaloni neri eleganti dall’armadio ed una camicia grigia di seta.
-A proposito di Camilla, ti conviene andare a svegliarla. Da
quando sono iniziate le vacanze non si alza prima delle undici.-
-Io invece scommetto che è già sveglia.-
Draco si sistemò i capelli davanti allo specchio del bagno.
-Come fai ad esserne sicura?-
-Perché ieri sera ha promesso di prepararmi la colazione.-
-Quindi hai intenzione di farne due?- domandò lui accennando
con il capo al vassoio ormai vuoto sul comodino. –Guarda che è così che metti
su la ciccia.- disse pizzicandola sui fianchi.
-Dai, lasciami stare! E poi quando la baci, la mia ciccia,
non sembra che ti dispiaccia così tanto!-
Lui la strinse da dietro e la baciò sul collo.
-Infatti ho detto che è così che ti viene, mica che mi
dispiace.- ghignò. –Basta che la tua pancia resti di dimensioni normali e che
non diventi un pallone.-
Hermione si morse il labbro inferiore, pensando al
significato che potevano assumere le parole del biondo. La prima immagine che
le veniva in mente sentendo parlare di “pancia come un pallone” non era quella
di una donna che aveva esagerato con la colazione, ma una donna incinta. Quando
lei aspettava Camilla Ron gliel’aveva detto mille volte che la sua pancia
assomigliava ad un’enorme pluffa. E tutte le sante volte scoppiava a ridere. E
quante volte lei lo aveva picchiato per quelle battutacce? Praticamente tutte.
Fino a quando si erano mollati. E poi, quando suo padre aveva superato lo shock
della gravidanza della sua bambina, aveva iniziato lui a rivolgersi alla
sua pancia con l’appellativo di pallone.
Draco parve accorgersi dell’effetto che avevano suscitato le
sue parole sulla ragazza e le sorrise.
-Io… Senti Hermione, io…
La mora lo fissò negli occhi, a metà tra l’incuriosito e
l’impaurito.
-Cosa?-
Lui deglutì.
-Andiamo giù, non vorrai mica che la colazione di Camilla si
raffreddi.-
Hermione annuì, vagamente delusa. Poi sospirò e sorrise.
-Certo, andiamo. Anche se conoscendo mia figlia si sarà
dimenticata che mi voleva preparare la colazione. Ha preso dalla madre,
cucinare non è il suo forte.-
Draco sghignazzò.
-Se ha preso da sua madre è un bene che non cucini! Mi hai
propinato le tue prelibatezze solo una volta e ho seriamente rischiato di
morire.-
Lei fece una smorfia e lo trascinò giù dalle scale, diretta
verso le sala da pranzo.
-Tu mi avevi detto che il peperoncino ti piaceva!-
-Sì, ma che tenevo lo stesso al mio palato era sottointeso!-
Arrivarono nel Salone, dove incontrarono Harry Potter e
Blaise Zabini che stavano discutendo animatamente.
-Senti, Potter, io sono un Mangiamorte, hai presente,
ammazzo le persone, vi odio tutti quanti, voglio uccidervi…
-Non dire sciocchezze, Zabini, tu non ammazzi nessuno e non
vuoi ucciderci!-
Il moro roteò gli occhi.
-Ovvio che non voglio uccidervi, lo dicevo per farti capire
che non posso venire alla consegna della laurea della Granger! Non posso
farmi vedere in giro!-
-Ma neanche se ti nascondi, neanche se…
Hermione accorse in aiuto di Blaise.
-Harry, lascialo stare! Non pretendo di certo che Blaise
venga alla cerimonia, so benissimo che non può farsi vedere in giro! È già
tanto che sia riuscito ad essere qui in questi giorni.-
Il ragazzo le rivolse un sorrise grato e lanciò
un’occhiataccia ad Harry.
-Visto, Potter?-
-Certo, ho visto! Ho visto anche che a te di Hermione non te
ne frega niente!-
Il moro diventò paonazzo dalla rabbia.
-Questo non è vero! Le voglio bene quanto gliene vuoi tu e
calcola che io sono un ex Serpeverde, per di più Mangiamorte, e che prima che
lei si mettesse con Draco la odiavo!-
Hermione guardò Draco.
-Ma per cosa stanno litigando?-
-Per il gusto di litigare. Lo sai che tutte le volte che
Blaise è a casa si scannano, ormai non possiamo farci niente. Io e Potter siamo
diventati “amici” e lui si è dovuto trovare qualcun altro da importunare.-
-Sì, ma povero Blaise!-
Il biondo sbuffò divertito.
-Figurati, lui ci va a nozze! Ha tanta di quella rabbia
repressa che non appena trova qualcuno disposto a farlo sfogare ne approfitta.
Lasciamoli stare, no? Fin che non iniziano a lanciarsi addosso incantesimi che
fastidio ci danno?-
La ragazza alzò lo spalle.
-In effetti nessuno.-
Si sorrisero e raggiunsero la sala da pranzo. Camilla era
seduta a capotavola e si stava imburrando una fetta di pane. Accanto a lei
Neville stava raccontando una delle sue famose barzellette, facendo sbellicare
la ragazzina e qualche altro membro dell’Ordine.
-Paciock, mi rimbecillisci la figlia con tutte queste
idiozie!- sbottò Draco avvicinandosi al tavolo e baciando Camilla sui capelli.
-Scusa Malfoy, non volevo rovinare il tipico umorismo nero
della tua famiglia con un po’ di sano humor inglese.-
Il biondo gli rivolse un’occhiata gelida. Neville abbassò lo
sguardo. A volte si dimenticava che pur essendo felicemente fidanzato con una
delle sue più care amiche rimaneva il solito antipatico Serpeverde che ad
Hogwarts gli sabotava le pozioni e che ora non aveva divertimento migliore che
sottometterlo.
Hermione strinse brevemente la spalla di Neville, gesto che
lo rassicurò di un poco, e poi rivolse la sua attenzione a Camilla.
-Mica mi dovevi preparare la colazione?-
La ragazzina sgranò gli occhi e si portò una mano alla
bocca.
-Oh, mamma… me ne sono completamente dimenticata!-
La mora scoppiò a ridere e scambiò uno sguardo con Draco.
-Fa niente, tesoro. Piuttosto, io vado già all’università.
Tu vieni dopo con Draco, va bene? Là dovete trovarmi Sabrina, che sicuramente
starà cercando di attaccare bottone con qualcuno. I posti ve li ho riservati
nella prima fila destinata ai parenti. Sono sei, per te e Draco, Sabri, Harry,
Ginny e Molly. Capito?-
Camilla sbuffò.
-Capito, mamma, capito! Sono tre settimane che ci ripeti le
stesse cose!-
Hermione diede un frettoloso bacio prima alla figlia e poi
al biondo.
-Ve le ripeto perché so che se non ve le ripetessi andreste
chissà dove. Ora vado! Ciao a tutti, ci vediamo tra un’oretta!-
Draco guardò per l’ennesima volta l’orologio.
-Camilla, per la barba di Merlino, sei pronta?!-
La ragazzina arrivò correndo dalle scale.
-Eccomi! Insomma, papà, cos’è tutta questa fretta? Abbiamo
un casino di tempo!-
-Non abbiamo un casino di tempo, Camilla! Tua madre ci sta
aspettando!-
-Iniziano sempre in ritardo, queste cose! Ricordati che
abbiamo a che fare con il mondo babbano, non sono famosi per la loro
puntualità.-
-Sarà, ma io voglio andare! Forza.-
Camilla lo prese per mano e gliela strinse. Draco le
restituì la stretta ed insieme si smaterializzarono. Arrivarono in un vicolo
non lontano dall’università.
-Papà, ci pensi, mamma finisce la scuola ed io la inizio!-
uno sguardo triste le solcò il volto. –Sempre che mi arrivi la lettera da
Hogwarts.-
Draco le mise due dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo.
-Ascoltami bene, tu andrai ad Hogwarts, questo è sicuro. La
tua lettera arriverà. Tutto a tempo debito.-
Lei inarcò un sopracciglio.
-Tutto a tempo debito? Come la tua proposta di matrimonio?-
Il biondo inciampò. Accidenti alla linguaccia che quella
ragazzina aveva ereditato dalla madre.
-Questo cosa c’entra?-
-Niente. Quando hai intenzione di chiederle di sposarti?-
-E tu quando hai intenzione di farti gli affari tuoi?-
-Questi sono affari miei! Voglio solo che… siamo una
famiglia.-
Draco prese fiato. Parlare di quelle cose lo facevano
sentire strano anche dopo cinque anni.
-Ma noi siamo una famiglia, piccola.-
Nelle sue iridi ghiacciate si ritrovò quelle di Camilla.
-Non è vero.-
-Non una famiglia convenzionale, forse. Ma siamo una
famiglia. Viviamo insieme, ci vogliamo bene… mi chiami anche papà. Cosa c’è che
non va?-
-C’è che… ho chiesto a mamma di parlarmi di quando andavate
a scuola. Ho saputo di Harry, di lei e del papà. E di te… e che vi odiavate.
Che vi odiavate perché la mamma era una mezza babbana, perché papà era un
Wealsey, perché lo zio era un Potter, perché tu eri un Malfoy, figlio di una
persona cattiva. E io? Cosa sono?-
Draco la guardò perplesso.
-Cosa vuol dire che non sai cosa sei?-
-Sono una Granger, perché la mia mamma lo è. Sono una
Wealsey, perché quello lo è il mio papà. O sono una Malfoy, perché lo sei tu,
che mi hai fatto da papà da quando avevo cinque anni. Cosa sono? Se tu sposassi
mamma, sarei sicura.-
Il biondo si fermò di colpo, mettendosi in ginocchio davanti
a lei.
-Ascoltami bene, Camilla. Quello che sto per dirti è molto
importante. Quando andavo a scuola io il cognome contava. Ed anche io credevo
in questa cosa e mi comportavo “da Malfoy”. Poi un giorno mi sono accorto che
in realtà il cognome non conta niente. Che non dovevo seguire la strada, molto
brutta tra l’altro, di mio padre solo perché mi chiamavo come lui. Allora mi
sono comportato “da Draco”. Tu comportati da Camilla e nient’altro, va bene?
Non c’entra che tu sia Granger, Weasley o Malfoy, sii te stessa e basta. E se
hai proprio bisogno di avere un cognome… all’anagrafe ti chiami Camilla
Granger. Però, se preferisci, il mio cognome te lo cedo volentieri. E credo che
anche Weasley sia ben disposto a fare lo stesso con il suo. Sta a te la
scelta.-
La ragazzina lo abbracciò e annuì.
-Va bene. Ma… questo vuol dire che non hai intenzione di
sposare la mamma?-
Draco ghignò.
-Te l’ho già detto, piccola… tutto a tempo debito.-
Hermione andò a ritirare l’attestato di specializzazione,
baciò il preside della Harford sulla guancia e sorrise alla sua famiglia:
Camilla, la sua bambina, Draco, il suo amore, Sabrina, la sua migliore amica,
Harry e Ginny, i fratelli che non aveva mai avuto, Molly, la sua seconda mamma.
Erano tutti lì, a guardarla. Per la seconda volta. Il cuore le si riempì di
gioia. Era così bello che fossero tutti insieme per lei, tutti sorridenti.
Mancavano i suoi genitori, certo, ma loro erano in America e avevano comunque
promesso di andarla a trovare presto.
Si sedette al suo posto, agitata. Ora che aveva l’attestato
voleva solo abbracciare Draco. Ma la coda era ancora lunga, doveva aspettare
ancora un po’. Si mise a fantasticare sul regalo che Draco le aveva promesso.
Aveva detto che sarebbe stata una sorpresa e lei, da brava bambina, non aveva tentato
di estorcergli alcuna confessione. Però sperava in qualcosa di grande. Draco
era solito fare le cose in grande, senza badare a spese, quando c’era in ballo
qualcosa d’importante. Per la sua laurea le aveva regalato un viaggio alle
Maldive. Due settimane da soli, su un isolotto sperduto nell’Oceano Indiano.
Era stato un sogno. Hermione amava Camilla, ogni giorno con sua figlia era un
giorno bellissimo, speciale ed unico, ma alle volte aveva bisogno di stare da
sola con il suo ragazzo. Aveva bisogno d’intimità. E ne aveva avuta in quelle
due settimane. Eccome se ne aveva avuta. Ma ne voleva ancora. E forse ne
avrebbe avuta. Si girò leggermente. Draco stava chiacchierando con Harry, ma
quando notò che lei lo stava guardando distolse lo sguardo dal moro e le
sorrise. Lei gli rispose con un’occhiata maliziosa, che venne prontamente
ricambiata.
-Hermione, non vorrei disturbare il tuo sexy discorso
silenzioso con il tuo ragazzo, ma la cerimonia è finita. Dobbiamo alzarci e
lanciare i cappelli. Non vorrai mica rimanere seduta mentre tutti sono in
piedi!-
La ragazza arrossì e scattò in piedi.
-Scusa, Liza, non me n’ero accorta!-
La compagna di corso ridacchiò.
-Lo so, quando ti sta guardando un bel biondo come il tuo
Draco è difficile accorgersi di certe cose…
Hermione fece per ribattere, quando un braccio la cinse per
la vita.
-Qualcuno ha forse parlato di me?- domandò Harry baciando
sulla guancia la propria migliore amica.
Ginny gli diede uno scappellotto sulla testa.
-Sei forse biondo, tu?-
-No, ma ho sentito solo “bel” e ho dedotto che si stesse
parlando di me.-
Draco ghignò.
-Hai dedotto male, Potter. Si stava parlando di me! Come
sempre. Guarda che sono io quello bello.-
-Se tu sei quello bello io sono quello intelligente. Mi va
bene lo stesso, eh.-
Il biondo fece una smorfia.
-Quello intelligente! Proprio!-
-Quello intelligente e quello simpatico!- rincarò Harry
gonfiandosi d’orgoglio.
-Sì? Allora, visto che sei quello simpatico, ti prendiamo
come baby-sitter per stasera. Io porto fuori la mia ragazza.-
Camilla si oscurò in volto.
-Io non ho bisogno di una baby-sitter! Posso stare a casa
anche da sola!-
-Ma non starai a casa.- disse il biondo facendole
l’occhiolino. –Il tuo zio preferito ti porterà al Luna Park!-
La ragazzina iniziò a saltellare.
-Davvero?!-
-Se va bene alla zia Ginny.-
La ragazza annuì.
-Certo, per me non c’è problema!-
-Ehi, vengo anch’io!- sbottò Sabrina infilandosi tra Draco
ed Hermione. –Insomma, sono l’unica non accoppiata e se non mi piazzo qui in
mezzo nessuno mi si fila!-
Hermione scoppiò a ridere e diede un bacio sulla guancia
della migliore amica.
-Poverina!-
La bionda le fece la linguaccia.
-Poverina sì, non prendermi in giro! Qua a nessuno importa
di me!-
Harry le sorrise.
-Oh, come sei noiosa! Va bene, ti portiamo con noi! Così la serata
dei nostri piccioncini non sarà rovinata perché tu ti senti esclusa.-
Hermione annuì con convinzione e sorrise a Draco.
-Così stasera siamo soli soletti.- gli sussurrò.
-Ho già in mente cosa fare, tesoro.- gli rispose lui con lo
stesso tono. Sabrina passò lo sguardo dall’uno all’altra.
-Perché, che dovete fare?- domandò curiosa. Tutti
scoppiarono a ridere, mentre Draco si tolse il suo braccio dalle spalle.
-Ma tu sei sempre in mezzo?!-
Malfoy Manor quella sera era stranamente silenziosa. Draco aveva
fatto in modo che tutti si trovassero migliore sistemazione per la nottata.
Nella grande casa c’erano solo lui ed Hermione.
-Tesoro, sei pronta?- domandò il biondo abbracciandola da
dietro.
-Quasi. Mi tiri su la cerniera del vestito?-
Lui ubbidì.
-Stasera dei bellissima.-
-Vorrei ben vedere, l’ho pagato una cifra stratosferica!-
Il ragazzo ridacchiò.
-Come sei materialista, Granger!-
-Io ho imparato a guadagnarmeli i soldi, Malfoy! So che
fatica si fa a tirare su i quattrini e quindi quando li spendo mi preoccupo
sempre di non buttarli via! Questo vestito, però… era bellissimo, dovevo
comprarlo!-
-Già. E sopra di te è ancora più bello.-
Hermione si rigirò nelle sua braccia.
-Mi stai adulando?-
-No, ero sincero.-
Si baciarono e dalla foga caddero abbracciati sul letto. La
ragazza si staccò dalle labbra del biondo.
-Draco… la cena possiamo anche saltarla per stasera.- lo
baciò di nuovo. –Restiamo qui. Io non ho fame. Se non di te.-
Lui le sorrise.
-No, stasera no. Andiamo giù. Abbiamo tutta la notte per questo.-
-Ma…
-Non c’è ma. Adesso andiamo giù. Vedrai, fidati di me.-
Hermione annuì, curiosa di sapere perché tanta insistenza
nel voler cenare.
Si recarono al piano di sotto. Nella sala da pranzo
candelabri d’argento erano posati un po’ dappertutto. La stanza era tutta uno
scintillio.
-Draco… non era necessario fare tutto questo!-
Il ragazzo ghignò.
-Oh, sì che lo era! Vedrai, tesoro, vedrai…
Gli elfi domestici servirono la prelibata cena e loro due
chiacchierarono di tutto, come facevano sempre quando erano da soli. Hermione
continuava a guardarsi intorno, cercando di notare se qualche pacchetto era
stato nascosto in qualche angolo. Ma sembrava tutto normale. Solo Draco a
tratti appariva estremamente nervoso. Finito il dessert la mora si decise a
parlare.
-Draco, ma… la mia sorpresa?-
Lui si finse perplesso.
-La tua sorpresa? Perché, dovevo farti una sorpresa? La cena
non ti basta?-
-Sì, ma… lo so che mi hai fato una sorpresa! Dai, tirala
fuori…- fece gli occhioni da cucciolo.
Draco si morse il labbro inferiore.
-Sicura di volerla?-
-Vuoi scherzare?! Certo che la voglio! Dov’è?-
Lui si alzò in piedi e prese il mazzo di rose che stava
davanti a lei. Gliene tese una. Poi la seconda, poi la terza. Rimase l’ultima,
con appeso un pacchettino. Glielo mise in mano.
-Aprilo piano. Non voglio che tu mi svenga sul più bello.-
Hermione prese l’involucro rosso con mani tremanti. Era
qualcosa di costoso, ne era certa. Portava il segno della più prestigiosa
gioielleria di Diagon Alley. Forse era quel pendente che avevano visto qualche
giorno prima e che le era piaciuto tanto. Piano, lo scartò. Dentro c’era una
scatolina. Una scatolina che sembrava tanto quella di un anello. Il cuore prese
a batterle forte nel petto. Guardò Draco: sorrideva. Nei suoi occhi grigi si
poteva leggere la tensione ed il nervosismo, ma il suo sorriso era dolce e
felice. Hermione prese coraggio ed aprì la scatola. Dentro c’era un bellissimo
anello d’oro bianco con inciso sopra un serpente, molto simile a quello di
Narcissa, che la mora portava al dito da ormai cinque anni.
-Draco…
Lui le appoggiò un dito sulle labbra.
-Shhh, non dire nulla, fai parlare me.- prese fiato.
–Hermione Granger, mi vuoi sposare?-
-Io…- gli lanciò le braccia al collo. –Sì! Lo voglio, Draco!
Voglio sposarti!-
Si baciarono. Dopo un’infinita quantità di tempo si
staccarono, seppur controvoglia. Il ragazzo le sorrise.
-Per fortuna hai detto di sì. Essere rifiutato una seconda
volta sarebbe stato un colpo troppo duro per il mio povero ego!-
Scoppiarono a ridere insieme, un po’ stupidamente, troppo
emozionati per parlare ancora, e poi ripresero a baciarsi.
Hermione si svegliò tardi, la mattina dopo, e si stupì di
trovare Draco ancora addormentato accanto a sé. Solitamente era mattiniero, ma
c’era anche da dire che durante la notte avevano fatto di tutto tranne che
dormire. Si mosse lentamente, cercando di non svegliarlo, ma la cosa fu del
tutto inutile. Il lavoro di Auror gli aveva affinato i sensi in un modo
incredibile.
-Dove vai?- le chiese con la voce impastata dal sonno.
-Da nessuna parte. Volevo solo chiudere la finestra, ho
freddo.-
-Allora non serve che ti alzi, ti scaldo io.-
L’abbracciò, stringendola al suo corpo con fare possessivo.
Hermione adorava quando la teneva così tra le sue braccia. Si sentiva
invincibile, intoccabile da qualsiasi cosa. Lo baciò dolcemente sulle labbra.
-Draco…-
-Che c’è?-
-Mi hai davvero chiesto di sposarti?-
Lui assunse un’espressione stupita.
-Ti ho chiesto di sposarmi? No, te lo sarai sognata!-
La ragazza si guardò d’istinto la mano dove portava
l’anello. Non c’era quello di Narcissa, ma quello nuovo che Draco le aveva
donato la sera prima. Gli tirò un piccolo schiaffo sul petto e gli si
raggomitolò contro.
-Cretino.-
-Cretina tu. Certo che te l’ho chiesto.-
-Beh, poteva anche darsi che me lo fossi sognata davvero.
Sapessi quante volte l’ho fatto in questi anni.-
Il biondo le diede un lieve bacio sui capelli.
-Lo so. Volevo solo che tu finissi i tuoi studi. Era solo
quello che mi bloccava, altrimenti l’avrei fatto molto tempo fa.-
Lei sorrise.
-Già, sperando che io dicessi di no.-
Draco ghignò.
-No, quello l’ho fatto solo una volta. Però scusami, con
quel no che mi hai dato la prima volta non mi hai mica invogliato a
richiedertelo tanto presto.-
Hermione mise il broncio.
-Ora sarebbe colpa mia.-
-Ovvio. Sei una donna che non invoglia a chiederla in matrimonio.-
-E allora perché me l’hai chiesto?-
-Perché ti amo.-
La mora lo baciò e lo strinse. Non le diceva spesso che
l’amava. Era risaputo che Draco Malfoy non amasse esprimere i propri sentimenti
attraverso le parole. Però glielo dimostrava. Glielo dimostrava ogni giorno che
passavano assieme, con ogni abbraccio, con ogni bacio. Glielo dimostrava non
facendo mancare niente né a lei, né alla sua bambina, preoccupandosi per loro,
rassicurandole ogni volta che ce ne fosse bisogno, difendendole in ogni occasione.
Non c’era stata una sola volta che Hermione avesse dubitato dell’amore di
Draco. Anche quando litigavano e non si rivolgevano la parola per giorni, a
volte addirittura per settimane, anche quando non erano d’accordo su qualcosa,
lei era sicura che il ragazzo l’amasse. E naturalmente faceva del suo meglio
per ricambiare, per farlo sentire come la faceva sentire lui.
-Ah, ecco.-
Si baciarono, sorridendo labbra contro labbra. Draco prese
ad accarezzare le gambe lisce di Hermione, dolcemente, passando il palmo aperto
su tutta la loro lunghezza. La ragazza fece lo stesso con il petto di lui.
Iniziò a baciargli il collo, stuzzicò i lobi delle orecchie con la lingua.
Approfondirono il bacio. Fu quando il biondo si posizionò tra le cosce di lei,
che venne fermato.
-Ma tu non devi andare a lavorare? Sono le dieci passate.-
-Per stamattina possono fare a meno di me.- mormorò lui
deliziando il suo collo con stuzzicanti baci.
-Sei sicuro?-
Il ragazzo si fermò e si tirò su, ghignando.
-No. Hanno bisogno di me, ma sono un bastardo egoista e
voglio starmene a letto con la mia donna, non voglio andare a lavorare.-
-Ne sono onorata, ma se vuoi che ti sposi devi dimostrarti
affidabile. Non voglio mica ritrovarmi in mezzo alla strada all’improvviso. Ho
bisogno di qualcuno che porti i soldi a casa, dato che quello che mi daranno al
giornale non è esattamente quella che si definisce una gran cifra.-
-Perché tu sei cocciuta. Sono uno dei salvatori del mondo
magico, potrei farti avere il posto di caporedattore della Gazzetta del Profeta
in un paio di settimane. Ma tu no, ragazzina, vuoi per forza andare a lavorare
in quel buco di babbani.-
-Non voglio essere raccomandata, Draco. Ho studiato tanto e
voglio dimostrare quanto ho studiato lavorando. Se diventerò redattore capo
sarà perché mi ritengono all’altezza dell’incarico, non perché tu hai
“gentilmente” chiesto a qualcuno di lasciare il suo posto a mio favore.-
Il ragazzo si alzò ed iniziò a vestirsi.
-Come vuoi. Comunque non l’avrei chiesto gentilmente.-
Hermione sorrise.
-Era tra virgolette.-
-Bene. Allora io vado a svegliare Camilla e poi vado a
Grimmauld Place. Tu cosa fai?-
-Non so, credo che andrò da Sabrina.-
Il ragazzo ghignò.
-A raccontarle della proposta?-
La mora si morse il labbro inferiore.
-Ti darebbe fastidio?-
-Figurati! Ormai ho capito che non può succedere qualcosa di
bello senza che Sabrina lo venga a sapere nell’immediato futuro. Rendimi
giustizia, però.-
-Lo farò.-
-Brava. Per dirlo agli altri… stasera abbiamo una riunione
generale. Ti mando un gufo appena finiamo, così mangiamo lì e comunichiamo la
notizia a tutti. Altrimenti ci mettiamo un anno se dobbiamo dirlo ad ognuno.-
-Credo anch’io. Allora a dopo.- si alzò e gettò le braccia
al collo del biondo. –Ciao.-
Lui la baciò.
-Ciao, Hermione. A stasera.- la guardò per un attimo. –Sei
bella con addosso solamente quelle microscopiche mutandine.-
La ragazza sorrise compiaciuta.
-Grazie. Senti… forse dovremmo dire a Camilla del
matrimonio. Voglio dire, potrebbe offendersi se venisse a saperlo solo stasera
come tutti gli altri. Dobbiamo dirglielo prima. Vuoi esserci anche tu o faccio
da sola? Tanto non potrebbe che esserne felice, viviamo come una famiglia da un
sacco di tempo, per lei non cambierà niente.-
-Qualcosa le cambierà.- mormorò Draco con un sorriso,
rammentando la conversazione che aveva avuto con la ragazzina il giorno prima.
Hermione corrugò la fronte.
-Cosa le cambierà?-
-Niente, non preoccuparti. Ieri mi ha detto una cosa. Ma è
una sciocchezza, stasera ti spiego. Posso comunicarle io la notizia?-
-Certo, però… poi stasera mi spieghi cosa le cambia, eh! Non
mi piace che tu e mia figlia abbiate dei segreti.-
-Gelosa.-
Si diedero un ultimo bacio e Draco uscì dalla porta.
Draco bussò alla stanza di Camilla.
-Avanti!- gli rispose la voce allegra della ragazzina.
Lui entrò e guardò la stanza con espressione severa.
-Insomma, Camilla, non potresti mettere un po’ d’ordine?
Quasi non si può entrare!-
Lei sbuffò.
-Non essere noioso, papà.- lo rimproverò dolcemente.
Il biondo fece per dire qualcosa, ma le parole gli morirono
in gola. Quando si ritrovava immerso in quegli occhi scuri, così simili a
quelli di Hermione, non riusciva più a sgridarla, non riusciva più ad essere
fermo e deciso come invece avrebbe dovuto essere in certi casi.
-Prima di stasera metti in ordine.- concluse poco convinto
il ragazzo. Improvvisamente fu illuminato da un’idea che sicuramente avrebbe
funzionato. –Mando tua madre a controllare.-
Infatti l’espressione di Camilla mutò e subito prese a
raccattare da terra i vari libri, giocattoli e quant’altro. Tra Draco ed
Hermione era lei quella severa. Cosa che aveva stupito e che ancora continuava
a stupire amici e conoscenti.
-Sto mettendo in ordine, non preoccuparti. Come mai non sei
all’Ordine, papà?-
-Perché devo dirti una cosa.-
-Dimmi.-
Draco sbuffò e la prese per le braccia, fermandola e
costringendola a sedersi sul letto accanto a lui.
-Se continui a fare su e giù per la stanza mi rovini la
notizia.-
Camilla sorrise.
-Scusa. Che notizia?-
-Ho chiesto a tua madre di sposarmi.-
La ragazzina sgranò gli occhi. Boccheggiò un paio di volte,
aprendo e chiudendo la bocca senza emettere un solo suono. Poi si buttò tra le
braccia del biondo. Lo strinse forte e lui le diede un bacio sui capelli.
-Sei contenta, piccola?-
-Da morire! Bravo, papà! Ma… è per quello che ti ho detto
ieri? Perché non volevo obbligarti a…
-Non mi hai affatto obbligato, Camilla. Lo avevo in
programma da tanto e ho comprato l’anello il giorno stesso in cui Hermione mi
ha detto la data della consegna dell’attestato della specializzazione. Per
questo ieri ti ho detto tutto a tempo debito.-
-Papà… non so cosa dire, sono felicissima! Non vedevo l’ora
che glielo chiedessi.-
-Benissimo. Non dire niente a nessuno, però. Vogliamo dare
la notizia stasera, ceniamo tutti a Grimmauld Place.-
La ragazzina prese a saltellare.
-Allora sono la prima a saperlo!-
-Ovvio. Adesso vado a lavorare. Ci vediamo stasera,
piccola.-
-Ciao. Salutami lo zio Harry.-
-Come vuoi. E metti in ordine!-
Camilla aspettò che Draco arrivasse sulla porta e poi lo
richiamò.
-Cosa c’è?-
-Per quello che ti ho detto ieri, per quella storia dei
cognomi… prenderò il tuo perché sposi mamma, ma stanotte ci ho pensato e se
anche tu non l’avessi sposata io avrei voluto chiamarmi come te.-
Il ragazzo fece un breve inchino.
-Bene. Onorato di accogliere al più presto altre due Malfoy
tra le mie braccia. Ciao, piccola.-
Hermione si vestì e scese per fare colazione. Al tavolo
trovò Camilla, che appena la vide corse ad abbracciarla.
-Ciao, mamma!-
-Ciao, tesoro. Come mai tutte queste effusioni?-
La ragazzina le sorrise complice.
-Papà me l’ha detto.-
La mora la guardò preoccupata.
-Per te va bene, vero Camilla? Non ti crea problemi che io e
Draco ci sposiamo, no?-
-No, mamma! Anzi, sono troppo felice! Volevo tanto avere una
mamma e un papà. Cioè, averli che stavano insieme da sposati. Non che cambi
tanto, però… quando mi veniva a prendere papà il giorno dopo mi chiedevano di
lui e io spiegavo che lui non era il mio vero papà, ma quello che stava con te.
D’ora in poi posso dire che quello non è il mio vero papà, ma almeno che tu e
lui siete sposati.-
Hermione guardò perplessa la figlia, ma non disse niente.
Per lei era piuttosto semplice, non era sposata e stava con un ragazzo che non
era il vero padre di sua figlia. Non era una cosa fuori dal comune. Ma per
Camilla doveva essere tutto molto più complicato. Lei era una bambina e
frequentava bambine, che non erano certamente in grado di capire come potesse
lei vivere con una persona che non era suo padre, che non le somigliava per
niente, ma che chiamava papà. Se ora le cose le fossero state più semplici da
spiegare, allora era contenta che il suo matrimonio non solo rendesse lei
felicissima, ma aiutasse anche Camilla.
La mora, più tranquilla, si sedette al tavolo e si versò una
tazza di caffè nero.
-Bene, speravo tanto che la prendessi in questo modo. Draco
ti ha detto di non dire niente a nessuno?-
-Sì, me l’ha detto. Non vedo l’ora di stasera! Scommetto che
la nonna avrà un infarto!-
Hermione ridacchiò, pensando alla prevedibile reazione di
Molly Weasley.
-Già, penso anche io. Avrà una reazione esagerata, com’è nel
suo stile, ma sarà contenta.-
Camilla pucciò una fetta di pane nella cioccolata calda.
-Saranno tutti felici, mamma.-
-Sì, lo so. Cosa fai oggi? Io vado da Sabrina, vieni anche tu?-
-Veramente Evelyn mi ha chiesto di andare a giocare da lei.
Posso?-
-A che ora?-
-Adesso, prima di pranzo. Ha detto che posso mangiare da lei
e tu puoi venirmi a prendere di pomeriggio, quando vuoi.-
-Allora va bene. Io finisco di fare colazione, tu ti vesti e
poi andiamo.-
La ragazzina corse di sopra e ritornò dopo un po’, vestita e
pettinata. Hermione l’accompagnò dalla sua amica e poi andò da Sabrina. Da
quando la sua migliore amica aveva finito l’università, due anni prima di lei,
dato che non aveva fatto la specializzazione, viveva in un appartamentino
appena fuori Londra. Entrò con la chiave che stava sotto allo zerbino e si fece
largo tra il disordine. Con gli anni Sabrina non era cambiata molto, era sempre
la solita ragazza allegra, casinista e che non amava i legami. L’unica storia
lunga che aveva avuto era stata quella con Harry, che è durata un anno e mezzo.
Stavano bene assieme, ma erano troppo diversi. Harry iniziava a sentire il
bisogno di crearsi una famiglia, di avere qualcuno d’accudire, mentre Sabrina
teneva, e tiene tuttora, alla sua libertà. Inoltre non si sentiva pronta per
fare la moglie e la mamma. Così si erano lasciati, decidendolo di comune
accordo. Sabrina era tornata alle sue storie corte e all’insegna del
divertimento, mentre Harry si era messo con Ginny. Comunque erano rimasti
amici, lui e Sabri. E anche Ginny aveva messo da parte la gelosia, capendo che
tra il marito e la sua ex ragazza non c’era davvero più niente, e spesso tutti
e tre uscivano assieme, con Hermione, Camilla e Draco, o anche da soli.
-Sabri!- gridò la mora lasciandosi cadere sul divano. –Sei
in casa?-
-Arrivo!- le rispose una voce che proveniva da un angolo
indistinto dell’appartamento. –Sto facendo la doccia, arrivo subito!-
Hermione prese a riordinare in giro, giusto per fare
qualcosa. Sabrina arrivò dopo una decina di minuti, avvolta in un accappatoio
verde scuro.
-Ciao, Herm! Come va il tuo primo giorno senza la scuola?-
-Una vera liberazione!-
-Te l’avevo detto di lasciar perdere la specializzazione!
Guarda me, sono felice e soddisfatta del mio lavoro!-
La mora scoppiò a ridere.
-Ma se fai l’assistente dottoressa da due anni! Con la
specializzazione, invece, ora saresti un chirurgo.-
-Forse, ma mi va bene così. Piuttosto, cosa ci fai qui?-
-Ho una cosa da dirti!- esclamò Hermione felice di poter
finalmente parlare della grande novità.
-Davvero? Anche io! Forza, prima tu!-
-No, prima tu! La mia è incredibile, te la dico dopo!-
-La tua è incredibile? Aspetta di sapere la mia!- si sedette
sul divano a gambe incrociate. –Allora, ero dal dottor Dool e stavo riordinando
alcune ricette, quando entra un tipo. Io non ci faccio molto caso e senza
neanche degnarlo di uno sguardo gli dico di andare in sala d’aspetto. Dopo un
attimo arriva Mimì, la tirocinante, che tutta eccitata mi fa: “hai visto che
c’è in sala d’aspetto?” e io le dico che non lo so, che non ho visto. E lei mi
dice che era Beckham! Allora vado a vedere ed era proprio lui, David Beckham!-
Hermione la guardò perplessa.
-E chi sarebbe scusa?-
-Come chi sarebbe! David Beckham, il calciatore! Quello che
sta con Viktoria delle Spice Girls! David Beckham, ‘Mione, quel gran pezzo di
ragazzo!-
-Ah, ho capito chi è! A me non sembra tutto questo
splendore.-
Sabrina s’imbronciò.
-Tu di ragazzi non capisci niente! Lui è… fantastico!
Comunque, mi ha fatto l’autografo! L’ho appeso sopra il letto!- sospirò con lo
sguardo sognante. Tornò a guardare Hermione. –Comunque, la tua grande notizia?-
-Tieniti forte… sei pronta?-
-A tutto!-
-Draco mi ha chiesto di sposarlo!-
Sabrina per poco non cadde dal divano.
-O mio Dio!- esclamò abbracciando l’amica. –Oddio, Oddio,
Oddio! Te l’ha chiesto! Ormai non ci speravo più!-
-Sabri!- sbottò Hermione fintamente seccata. L’amica scoppiò
a ridere.
-Oh, scusa! Volevo dire… beh, volevo dire quello che ho
detto! Il ragazzo non è stato esattamente velocissimo a farti la grande
domanda, tanto che pensavo non l’avrebbe fatto, ma ora l’ha fatto, quindi…
auguri, tesoro! Sono così felice per te!-
-Grazie. Anche io sono felice!-
-E… come te l’ha chiesto? Forza, racconta!-
L’atmosfera a Grimmauld Place era allegra e piena di brio.
La riunione doveva essere andata bene, non troppo lunga e non troppo pesante,
ed ora tutti i membri dell’Ordine non vedevano l’ora di dedicarsi alla
grigliata mista che Arthur Weasley stava cuocendo in giardino.
Ad un lato del tavolo Draco e Blaise chiacchieravano, per
quanto conversare laconicamente come erano soliti fare loro potesse definirsi
chiacchierare.
-Draco, ti vedo strano.- stava dicendo il moro con tono
leggermente annoiato. –Cos’hai fatto?-
L’altro ragazzo scosse le testa.
-Niente Blaise, lascia stare.-
-Non lascio stare! Odio essere l’unico a non sapere le cose.
Ti ricordo che io non me ne sto tutto il giorno qua a fare niente come invece
fate voi. Io lavoro, mi sorbisco ogni giorno le inutili ciance di
Mangiamorte insopportabili e rischio Maledizioni senza Perdono per riuscire a
partecipare a riunioni come quella di stasera. Quindi, quando ti dico che ti
vedo strano, gradirei che tu mi spiegassi perché ho questa sensazione.-
-Perché sei un Mangiamorte ficcanaso e rompicoglioni.
Nessuno sa niente, non c’è sotto niente.- sbottò il biondo, anche se nei suoi
occhi grigi lasciavano intendere tutto il contrario.
-Nessuno sa niente… vuol dire che tutti prima o poi sapranno
qualcosa?-
Draco sbuffò.
-Piantala. Non mi estorcerai una sola parola.-
Blaise lo scrutò a lungo. Il ghigno che solcava il volto del
suo migliore amico non era il suo solito ghigno. C’era… qualcosa di
strano. Cosa poteva essere? Osservò la direzione del suo sguardo. Era puntato
sulla Granger, come sempre, che poco più in là aiutava Molly Weasley a condire
l’insalata. Eppure non la guardava come la guardava solitamente. C’era della
complicità in più, come se avessero una segreto. La logica mente del ragazzo
finalmente arrivò alla conclusione più probabile: Draco doveva aver fatto la
Grande Domanda alla sua ragazza. Sogghignò.
-Ora ho capito.- mormorò. –L’hai fatto, vero?-
-Fatto cosa?- domandò il biondo facendo finta di non capire.
-Andiamo, Draco… quello!-
-Fare sesso? Sì, lo faccio spesso.-
Bliase alzò gli occhi al cielo.
-Non quello! Intendevo… chiederglielo. Ad Hermione.-
L’altro ragazzo scrollò le spalle.
-Non capisco di cosa tu stia parlando.-
-Di…
-Forza, uomini, a tavola!- tuonò la potente voce della
signora Weasley, impedendo a Zabini di andare avanti con l’interrogatorio che
stava facendo al suo migliore amico.
Hermione raggiunse Draco e gli sedette accanto. In faccia a
loro, seduta tra Molly ed Arthur, Camilla si prendeva le coccole dei nonni.
Vari complimenti si levarono dalla tavolata quando la gente
iniziò a mangiare. L’atmosfera era calda e gioiosa e la cena si consumò in
fretta, tra chiacchiere e brindisi vari. Dopo il dolce Draco decise che era
arrivato il momento di comunicare la notizia. Si alzò in piedi, battendo la
lama del coltello contro il calice di Champagne che Remus Lupin aveva tirato
fuori per festeggiare non si sa bene cosa. Ora avrebbero avuto un motivo vero
per festeggiare, si disse il biondo sorridendo tra sé. L’attenzione fu subito
concentrata su di lui.
-Io ed Hermione vorremo fare un annuncio!- esordì facendo
cenno alla ragazza di alzarsi. I coniugi Weasley si scambiarono uno sguardo a
metà tra il preoccupato ed il curioso. –Noi…- Draco lanciò una fugace occhiata
a Camilla. Le brillavano gli occhi di felicità. –Noi ci sposiamo!- esclamò
trattenendo a stento l’emozione. Ci furono una trentina di secondi di silenzio,
durante i quali ogni persona guardò con aria sorpresa colui che sedeva accanto
a sé. Poi, un applauso si levò nell’aria: Blaise si era alzato in piedi e
sorrideva all’amico in modo complice. Ci aveva visto giusto. Tempo una manciata
di secondi e tutti seguirono il suo esempio, accorrendo ad abbracciare e a
complimentarsi con i futuri sposi.
Hermione strinse a sé Molly, che come aveva predetto era
scoppiata in lacrime.
-Auguri, ragazzi miei.- mormorava tra le lacrime. –Sono
davvero felice per voi, vi auguro ogni bene.-
Draco, seppur restando piuttosto rigido, si lasciò
abbracciare dalla donna.
-Grazie, Molly.- disse educatamente. Per quanto avesse
imparato a rispettare la maggior parte dei Weasley, quella rimaneva pur sempre
la madre di quel disgraziato che aveva messo incinta e poi vigliaccamente
abbandonato la sua ragazza. La sua futura moglie, si corresse mentalmente.
-Prego.- tirò su col naso. –Insomma, era ora che questa
povera bambina avesse una madre ed un padre sposati!- esclamò sorridendo
dolcemente alla nipotina.
Lupin strinse calorosamente la spalla ad Hermione.
-Siamo davvero tutti felici.- lanciò uno sguardo a Draco.
–Anche se ormai non ci speravamo più.-
Il biondo baciò la propria ragazza sui capelli.
-Stavo solo aspettando il momento giusto. Per sorprendervi
tutti.-
Harry gli strinse la mano.
-E ci sei riuscito, Malfoy. Ci sei riuscito. A quando la
data?-
Draco si ritrovò spiazzato dalla domanda. Non avevano ancora
parlato della data precisa.
-Noi non…
-Il 24 agosto.- lo precedette Hermione.
Il biondo si voltò verso di lei.
-Perché?-
-Non lo so. Perché voglio così. A te va bene?-
-A me va bene tutto, Hermione.-
-Allora è deciso.- rivolse un sorriso alla tavolata.
–Naturalmente siete tutti invitati.-
I membri dell’Ordine sorrisero e poi ritornarono al proprio
dessert, commentando, sempre in maniera positiva, la decisione dei due giovani.
Dopo la sorprendente parentesi tutto stava tornando alla normalità. Hermione si
dedicò ad ascoltare gli utili consigli di Ginny sul matrimonio, mentre Draco
prese a giocare con Camilla. All’improvviso un gufo dall’aspetto regale si poco
accanto a loro, sul prato. Harry, riconoscendo la lettera chiusa con il
familiare simbolo di Hogwarts, si affrettò a raggiungere il collega e la
ragazzina.
-Draco, aspettavamo un gufo da Hogwarts?-
-No. Chissà cos’è.-
-Secondo me non è per voi.- s’intromise Blaise facendo
l’occhiolino a Camilla e tendendole la busta.
La ragazzina l’aprì con il cuore in gola. Una volta finito
di leggere si buttò tra le braccia del biondo.
-Piccola, cos’è?-
-È… Papà, è… la lettera di Hogwarts! Andrò ad Hogwarts!-
-Ne ero sicuro! Complimenti, Camilla.-
Hermione accorse, sentendo gli strilli gioiosi della figlia.
-Cosa è successo, Camilla? Cos’è quella?-
-La lettera di Hogwarts! È la lettera di Hogwarts, mamma!-
Si abbracciarono, felici.
Harry mise una braccio sulla spalla della moglie, guardando
la scena con un sorriso.
-Che bella giornata, vero Gin?-
-Già. La giornata delle Grandi Notizie.-
Il ragazzo la baciò dolcemente.
-Sai quale altra notizia potrebbe rendere perfetta questa
giornata?-
-Sì, Harry, lo so.- sospirò. –Però purtroppo non riceverai
quella notizia. Non sono incinta. Non ancora.-
-Ma noi continuiamo a provarci, vero tesoro? Noi continuiamo
a provarci.-
Ginny gli sorrise.
-Certo che continuiamo a provarci. Se tu ti dessi per vinto
non ti chiameresti Harry Potter. Quindi continuiamo a provarci. E speriamo che
prima o poi io riesca a rimanere incinta.-
A voi il secondo capitolo! Mmmmh… pensavo che sarebbe stato
difficile creare un Draco ed una Hermione adulti, ancora più adulti di quanto
non fossero in “Una nuova vita”, ma sono stata smentita. Mi piace scrivere di
loro! (e per fortuna, ci sarebbe da aggiungere!^^)… Comunque, non ho altro da
dire, passo ai ringraziamenti: dana, savannah, nikita,
isabell, kishal, patty, shannara_810,
-jo- (certo che mi ricordo di te!), super gaia, mirtilla,
bimba88……………………………………………………..GRAZIE MILLE!!!!
E naturalmente grazie anche a tutti quelli che leggono e non recensiscono!
Hermione era seduta sul pavimento del suo studio, intenta a
spulciare meticolosamente la lista di tutte le cose da fare in vista del
matrimonio. Accanto a lei Ginny e Sabrina, che in teoria erano venute per darle
una mano, chiacchieravano senza sosta.
-Però! È carino!- esclamò la rossa ammirando la foto con
tanto di autografo di David Beckham che l’altra ragazza si portava nel
portafogli da ormai tre settimane.
-Cavoli se è carino! È… bellissimo! Lui è tutto
quello che una ragazza possa desiderare.-
-Io preferisco il mio Draco.- mormorò Hermione senza alzare
lo sguardo dalla pergamena spiegazzata.
Le altre due sussultarono, ricordandosi del motivo per cui
erano lì.
-Oh, Herm, eri così silenziosa che ci eravamo dimenticate di
te.- borbottò Ginny imbarazzata.
Sabrina scoppiò a ridere.
-Non è silenziosa, è assolutamente troppo agitata!-
La mora, punta sul vivo, arrossì.
-Non sono affatto agitata!- sbottò. In realtà non era vero:
lei era agitata! Dalla famosa cena si sentiva estremamente nervosa,
anche se non sapeva il perché. Ginny aveva avanzato la teoria che avesse paura
delle responsabilità che avrebbe dovuto affrontare una volta diventata una
Malfoy. Forse era davvero così. Avevano vissuto insieme per cinque anni, lei e
Draco, praticamente come una coppia sposata, ma dopo il matrimonio tutto
sarebbe stato più… ufficiale. La gente avrebbe parlato. Dopotutto Draco,
sebbene facesse di tutto per tenere la sua vita ben lontana dalla cronaca
mondana, era comunque un personaggio “pubblico”. Assieme ad Harry Potter aveva
salvato il mondo magico dalla minaccia di Voldemort. Sommato a quello bisognava
anche dire che era un Malfoy. Draco Malfoy l’Auror, figlio di Narcissa Black
Malfoy la Ribelle e di Lucius Malfoy il Mangiamorte. Non era sicuramente facile
essere Draco Malfoy, questo bisognava dirlo e sottolinearlo più e più volte.
Finora Hermione era entrata nella vita “pubblica” del suo ragazzo poche volte.
Lui preferiva tenerla fuori da quelle “stupide chiacchiere inutili”, come le
chiamava. Ma una volta diventata sua moglie non si sarebbe più potuta sottrarre
come ora. Ogni qual volta ci fosse stata una particolare ricorrenza della
sconfitta del Signore Oscuro lei avrebbe dovuto partecipare, proprio come
faceva Ginny da quando era diventata la moglie di Harry. Era così che
funzionava.
-Herm… Hey, Herm!- la voce divertita della sua migliore
amica la distolse dai suoi pensieri.
-Che c’è?-
-Ginny ti ha fatto una domanda.-
Hermione si girò verso la rossa.
-Scusami Gin, non stavo ascoltando. Cosa mi hai chiesto?-
-Ti ho chiesto cosa c’è sulla lista per oggi. Che dobbiamo
fare?-
-Oggi…- la ragazza scorse velocemente le voci spuntante, la
minoranza, e quelle non spuntate, la maggioranza. Mancava poco più di un mese
al matrimonio e dovevano fare ancora molta roba. Però, quando vide l’impegno
del giorno, sul suo viso comparve un sorriso. –Oggi il vestito!-
Sabrina spalancò la bocca. Aspettava quel giorno da quando
ad Hermione era venuta in mente l’idea della lista.
-Che bello, il vestito!-
-Già!- concordò la mora ripiegando la pergamena e
mettendosela nella tasca posteriore dei jeans. –Ne voglio uno… fantastico!-
fece un ghigno, molto simile a quello del futuro marito. Le altre due si
scambiarono uno sguardo: era impressionante quanto quel tratto caratteristico
di Draco fosse passato subito sia ad Hermione che a Camilla. E faceva anche un
po’ impressione. –E… il mio amore mi ha detto di non badare a spese!-
-Beh, tesoro, vedi la fortuna di sposarsi uno ricco? Io,
invece, sfigata come sono mi beccherò uno sfigato bruttino e senza un soldo.-
mormorò la bionda. Ginny fece una smorfia.
-Non ti preoccupare, mio fratello è già occupato.-
-Tuo fratello ne ha di soldi.-
-Sì, ma non si sa fino a quando ne prenderà. Le carriere con
il Quidditch sono sempre in bilico. E poi anche se si ritrova con una villa
grande quasi quanto questa resta sempre bruttino e sfigato.-
Sabrina storse il naso.
-Se lo dici tu! Comunque andiamo? Cioè, ci… insomma, che mi
porta?-
Hermione alzò gli occhi al soffitto.
-Smaterializziamo, Sabri. Possibile che tu non abbia ancora
imparato le cose più basilari del mondo della magia?-
-Scherzi?! So che per pulire le tazze sporche basta agitare
la bacchetta e dire gratta e netta! Sono queste le cose basilari, mia
cara. Ora andiamo?-
Ginny le prese sottobraccio ed insieme scomparirono, per
ritrovarsi poco dopo a Diagon Alley, davanti al negozio di Madama Sinistra, una
delle sarte migliori del posto. Entrarono e presero a gironzolare, aspettando
che la proprietaria finisse con un cliente. Una vecchia donna dalle mani
incallite le raggiunse dopo una decina di minuti.
-Posso esservi utile?- domandò cortesemente.
-Sì!- disse Sabrina allegramente. –La mia migliore amica…-
indicò Hermione. -… si sposa e avremmo bisogno di un vestito.-
Madama Sinistra sorrise.
-Un’altra sposa! Che bellezza! Venite, mie care, vi faccio
vedere un po’ di modelli.-
Si misero attorno ad un tavolo ingombro di pergamene con
abiti disegnati e di campioni di stoffa. Hermione ci mise due orette buone ad
arrivare ad una conclusione. La sua indecisione ora verteva su due soli
modelli. La sarta le prese le misure e le disse che glieli avrebbe fatti
entrambi e che poi avrebbe potuto scegliere quello che più la convinceva una
volta indossato.
-Grazie, Madama! È stata davvero utile.- sussurrò Ginny al
posto della mora, dato che quest’ultima era ancora tutta presa dai disegni
degli abiti.
-È stato un piacere! Piuttosto, per i vestiti delle
damigelle?-
La rossa guardò Sabrina, non sapendo bene cosa rispondere.
Non avevano ancora parlato di quell’argomento. Hermione passò lo sguardo da una
all’altra. Si schiarì la voce.
-A proposito di questo… Sabri, vorresti essere la mia
testimone?-
La bionda per poco non svenne.
-Io?!-
-No, Sabrina quella dietro! Certo, tu, scema!-
-Ma… io… pensavo che l’avresti chiesto a Ginny! Voi due
siete come sorelle…
La mora sorrise a Ginevra.
-Infatti lo siamo. Ho pensato di chiederlo a te, Gin. E
spero che tu non ti offenda se non lo faccio. Però vorrei che fossi tu, Sabri,
la mia testimone. Quando ancora non ero tornata e non avevo riallacciato i
rapporti con loro sei stata tu l’unica a starmi vicina. Anche tu sei come una
sorella.-
La bionda l’abbracciò, felice.
-Allora, se è così, grazie! Grazie davvero!-
-Non c’è di che! Ginny… per te va bene lo stesso, vero?
Avrei voluto avervi tutte e due, ma non è permesso.-
-Certo che per me va bene, Herm! Basta che ti faccia da
damigella!-
-Ovvio. Quindi, Madama Sinistra, ci servono ancora un abito
da testimone ed uno da damigella d’onore!-
Draco era seduto sulla sua scrivania, controllando alcuni
rapporti che Blaise, che era accomodato sulla poltrona, gli aveva appena
portato.
-Allora, Draco, hai deciso per quella cosa?-
-Credo di sì. Però non ne sono ancora sicuro. Avrei voluto
veramente che fossi tu il mio testimone.-
Il moro sorrise tristemente.
-Ma non si può. Lui andrà più che bene. Però devi muoverti a
chiederglielo, sai che non ama le cose fatte all’ultimo momento.-
-Sì, lo so. Lo faccio appena posso.-
Blaise guardò la grande pendola che ticchettava in un angolo
dello studio.
-Vai adesso.-
Draco sollevò lo sguardo.
-Adesso?-
-Adesso, sì. Ora non ha niente da fare, è l’ora di pranzo.-
-No, Blaise. Devo finire qui.-
-Finisco io, puoi andare!-
-Sicuro?-
-Sicurissimo! Vai!-
Il biondo non se lo fece ripetere due volte e si
smaterializzò. Comparve qualche attimo dopo davanti ai grandi cancelli di
Hogwarts. Un Elfo Guardiano, riconoscendo l’eroe nazionale, s’inchinò
leggermente e lo fece passare.
-Bentornato ad Hogwarts, signor Malfoy!-
Draco accennò un saluto col capo e poi entrò. Naturalmente
niente era cambiato. Il grande parco era rimasto immutato, così come il lago,
dal quale a tratti spuntava qualche tentacolo della piovra gigante, ed il
castello. Andò dritto verso la sua mèta, evitando di farsi vedere. Nei
sotterranei l’aria era cupa e scura come ricordava, e come gli piaceva tanto.
Arrivò davanti ad una porta in pietra con scolpito un Serpente e ne accarezzò
il profilo. Quanti ricordi. Sussurrò la parola d’ordine e docilmente la porta
si aprì. Entrò: anche lì nulla era cambiato. Le ampolle erano ancora sistemate
sugli scaffali classificate per effetti e l’atmosfera era ancora tetra.
-Chi va là!- esclamò una voce untuosa. Il biondo si ritrovò
una bacchetta puntata alla gola.
-Severus… sono io, Draco. Abbassa quella bacchetta.-
Il professore rise sommessamente.
-Scusa, Draco. Era da tanto che non venivi qui e così ho
scambiato i tuoi passi felpati per quelli di qualche studente che aveva voglia
di una bella punizione. Come stai?-
-Va tutto bene. E tu? Ancora non te l’hanno data la cattedra
di Difesa?-
L’uomo ghignò.
-Ormai ci ho rinunciato. Quando il Preside era Silente avevo
ancora qualche possibilità, ma con Minerva… Comunque, parliamo di cose ben più
importanti: ho saputo del matrimonio.-
-Già. Il matrimonio. È per quello che sono venuto.-
-Cosa c’è, ti sei già pentito di aver fatto una simile
proposta alla signorina Granger?-
Draco scosse la testa.
-Assolutamente no, niente del genere. Ti volevo solo
chiedere se verrai.-
Severus alzò un sopracciglio.
-Ora non si usa più mandare gli inviti?-
-Certo che si usa, ma volevo chiedertelo di persona.-
-Ah. Onorato di tale trattamento. Comunque sì, verrò. Sei
sempre il mio figlioccio, non mancherei per nulla al mondo.- sorrise
brevemente. –Credo che tua madre potrebbe risvegliarsi dal mondo dei morti e
venire a lanciarmi contro una Maledizione senza Perdono se mancassi al giorno
più importante della tua vita.-
A sentir nominare sua madre Draco sussultò. Dopo un attimo,
però, sorrise. Severus le voleva bene, l’aveva capito. Quando era a scuola gli
parlava di lei per ore.
-Credo anch’io. Inoltre volevo chiederti un’altra cosa.-
Il professore si appoggiò al mobile dietro di sé.
-Dimmi, Draco.-
-Vorrei che tu mi facessi da testimone, Severus.-
Piton si puntò un dito contro il petto, sorpreso.
-Io?-
-Sì, tu. Vorrei il mio padrino come mio testimone.-
-Se è così… va bene. Non me l’aspettavo per il semplice
motivo che pensavo l’avresti chiesto a Potter. Ora non siete “amici”?-
Draco rise sarcasticamente.
-Ci ho pensato, in effetti! Ma poi ho deciso per te. Non per
niente, ma la testimone di Hermione sarà la ex di Potter e allora non potevo
scegliere lui, altrimenti la piccola Weasley sarebbe stata gelosa.-
-Oh, certo. E chi sarebbe questa ex di Potter?-
-Una bella ragazza. Anche se parla troppo. Una babbana.-
L’uomo quasi si strozzò.
-Una babbana? Che parla troppo, per di più!-
-Già. Ma è simpatica. Una tipa sveglia. E comunque, se
dovesse riempirti la testa di chiacchiere, potresti sempre Schiantarla. Oppure
usare una di quelle merendine che i gemelli Weasley hanno appena inventato. Ti
fanno sentire solo quello che vuoi sentire.-
-Utili, direi. Un buon cervello, quei due. Peccato che lo
sprechino per sciocchezze del genere.-
-Peccato davvero. Eppure tirano su un sacco di soldi.-
Ghignarono insieme, mentre la campanella risuonò per il
castello.
-Allora accetto, Draco.-
-Bene, ti darò i dettagli della prova dell’abito e tutte
quelle cose il prima possibile. Buona lezione, Severus. Togli molti punti a
Grifondoro.-
-Oh, lo faccio sempre! È ancora il mio passatempo preferito.
Salutami la tua futura moglie.-
-Non mancherò!-
Ginny stava ricontrollando gli inviti da spedire, quando una
nome attirò la sua attenzione. “Famiglia Parkinson”. Si chiese se non ci fosse
un errore. Forse era meglio domandare da Hermione, non voleva di certo che ci
fossero ospiti indesiderati. Si fiondò in camera sua. La mora stava lavorando
al suo computer babbano ed alzò lo sguardo dallo schermo non appena sentì il
tono di voce dell’amica.
-Ginny, cos’è successo?-
-‘Mione… è normale che queste persone siamo state invitate
al tuo matrimonio?-
La ragazza prese in mano l’elegante busta e quando vi lesse
il nome sgranò gli occhi. Evidentemente anche per lei era una novità.
-I Parkinson! Pansy Parkinson! Al mio matrimonio!- uscì
dalla stanza come una furia, diretta allo studio di Draco. Lui era intento ad
esaminare il rapporto di un attacco di Mangiamorte in Danimarca assieme ad
Harry, ma abbandonò immediatamente la noiosa lettura non appena vide la faccia
rossa della ragazza.
-Tesoro, cosa c’è?-
-C’è che hai invitato Pansy Parkinson al nostro matrimonio!-
Harry, presagendo tempesta, si dileguò vigliaccamente.
Draco si strofinò gli occhi.
-Infatti.-
-E per quale motivo lo avresti fatto, sentiamo!-
-Te l’ho detto, perché il Ministro della Magia vuole che sia
un matrimonio pubblico, come quello che ha fatto Potter.-
Hermione incrociò le braccia al petto.
-Non ci vedo alcuna relazione.-
-Dato che i Parkinson si sono alleati con noi dobbiamo
invitarli. Tutto qua.-
-Sì, ma lei è la tua ex! Io non la voglio al
nostro matrimonio!-
Draco tentò di abbracciarla, ma venne fermamente respinto.
-Non posso farci niente, Hermione. Anche io preferirei non
invitarla. Se vuoi la verità vorrei avere una matrimonio tranquillo, come la
gente normale. Ma non siamo gente normale e allora dobbiamo adattarci.-
-Io-non-la-voglio!- scandì lentamente la ragazza.
-Allora spera che abbia già un altro impegno e dica di no!
Io non posso farci niente!-
-Invece dovresti farci qualcosa, perché così non va bene!-
Il biondo ghignò.
-Non ti facevo così gelosa, Granger.-
-Non è gelosia, Malfoy! Semplicemente non voglio gente che
detesto al mio matrimonio, dato che quello in teoria sarà il giorno più bello
della mia vita!-
-E lo sarà infatti. Ma lo sarà con Pansy e la sua famiglia.-
-“Pansy e la sua famiglia”.- gli fece il verso lei.
Draco si rabbuiò in volto.
-Scusami tanto, ma il tuo ex viene! Weasley, quello
che ti ha messa incinta, viene! E io non ho detto nulla al riguardo!-
-Sì, ma Ronald è sposato ed ha una figlia! Inoltre gli ho mandato
l’invito non certo perché smaniavo per averlo tra gli invitati, ma perché lui
al suo matrimonio mi ha invitato, e quindi dovevo ricambiare la cortesia, e
perché Camilla mi ha gentilmente chiesto di invitarlo! Non per altro!-
-Io invece ho invitato Pansy e la sua famiglia perché me
l’ha imposto Caramell, non per altro.- replicò Draco con un sospiro.
Hermione si accasciò sul tappeto.
-Rovinerà tutto! Quella ancora non ti ha dimenticato,
rovinerà tutto!-
Il biondo le si sedette accanto.
-Non rovinerà niente. Sarà il giorno più bello della nostra
vita, che lei ci sia oppure no. Ci saranno talmente tanti invitati che non la
vedrai neanche.-
-Lo spero tanto. Mi ricordo come ti stava dietro a scuola.-
-Non siamo più ai tempi della scuola, Hermione. E lei può
starmi dietro quanto vuole, ma alla fine sull’altare, accanto a me, ci sarai
tu, non lei. Lei sarà solo una spettatrice. Indesiderata, tra l’altro.-
Hermione annuì, molto lentamente.
-Draco… non sono sicura.-
Il cuore del biondo mancò un battito.
-Di cosa non sei sicura? Di… me?-
-Di quello che stiamo per fare.-
Calò il silenzio. Il ragazzo si allontanò di qualche
centimetro. Non poteva pensarlo veramente.
-Non puoi pensarlo veramente.- disse, piano. La voce che
tremava appena.
-Non lo so.- bisbigliò in risposta la mora. E davvero in
quel momento non lo sapeva. Non sapeva più niente. Lui le mise due dita sotto
il mento, costringendola a guardarlo negli occhi. Hermione si accorse che
l’azzurro era velato di terrore. Terrore puro. Terrore che lei lo respingesse.
Di nuovo.
-Hermione… cosa non sai? Non sai se vuoi sposarmi adesso
o non sai se vuoi sposarmi?-
-Non so se tutto questo è giusto.-
Lui scosse la testa, lentamente, cercando di trovare le
parole adatte.
-Io credo… io credo che tu non debba cercare qualcosa di
giusto. Niente è mai stato giusto nella tua vita. Voglio dire… non è stato
giusto ritrovarti abbandonata dalla persona che ti doveva amare. Non è stato
giusto esserti ritrovata con una bambina da crescere da sola. Non è stato
giusto che io ti abbia fatta innamorare e non è stato giusto che dopo ti abbia
abbandonata per vigliaccheria. Non è stato giusto che tu ti sia ritrovata a
piangere tra le braccia di Potter per causa mia. Niente è stato giusto. Ma
dimmi… dimmi, come definisci il giusto? Io credo che tu debba fare solo quello
che ti rende felice. Cosa ti rende felice?-
Hermione gli strinse una mano tra le sue, facendogli quasi
male.
-Tu.-
-Io… e allora…
-Allora voglio sposarti, Draco. Ma… ho paura.-
Il biondo si passò una mano sul volto.
-Paura di cosa? Io non capisco. Ti prego, fammi capire.-
-Che dopo tra noi cambi. Io che ingrasso e smetto di
vestirmi bene, tu che arrivi la sera, mi dai una volgare pacca sul sedere e mi
dici “ehi, donna, cosa c’è per cena?”. Paura che diventiamo noiosi, non facciamo
più l’amore ed iniziamo ad odiarci.-
-No.- ribatté lui in tono sicuro. In tono duro, perfino.
–No.- ripeté. La fissò per qualche secondo. –No.- disse una terza volta.
–Questi sono i pensieri di una ragazzina. Una ragazzina che non conosce la
vita. Che non conosce me. Perché se tu mi conoscessi non ti sarebbe nemmeno
venuta in mente una cosa del genere. Voglio sposarti perché desidero passare il
resto della mia vita con te. Sia che tu ingrassi, sia che tu inizi a vestirti
di stracci. E mai ti darei una pacca su sedere chiamandoti “donna”. Perché io
ti rispetto, Hermione.- strinse le labbra. –E mai potrei non desiderare di fare
l’amore con te. Ogni volta che facciamo l’amore per me è come respirare. Ed io
sono un uomo, io devo rspirare.Perché io ti amo, Hermione.- le lanciò un’occhiata. –Anche se comincio a
pensare che sia tu, quella che non mi ama.-
La ragazza spalancò la bocca.
-Oh, Draco. Non dire sciocchezze, ti prego. Lo sai che ti
amo.-
-Certo che lo so, ma me ne hai appena fatto dubitare.
Ascolta… ci amiamo, ora abbiamo chiarito. Quindi, non capisco su cosa tu possa
avere ancora dei dubbi.-
-Io… cazzo, non lo so. Non so nemmeno perché ti abbia detto
che non ero sicura. Sono sicurissima del nostro matrimonio. Dimentica quello
che ti ho detto, va bene?- si morse il labbro inferiore. –Anzi no, tienilo
presente. Tieni presente che diventare tua moglie è l’unica cosa di cui sono
sicura, ma che alle volte mi sento… come se tutto quello che sta accadendo
fosse… troppo. E quando ho quei pensieri…
-Quando hai quei pensieri vieni da me. Ed io ti ripeterò
quello che ti ho detto oggi. Ti ripeterò perché mi sono innamorato di te e
perché noi due meritiamo di sposarci e di vivere felici. Hai capito?-
La mora annuì, tirando su con il naso. Non era più
arrabbiata, non era più insicura, era solo stanca.
-Sì. Scusami per la scenata.-
-Non importa, lascia stare. Era da un po’ che non ti
arrabbiavi con me e iniziavo a preoccuparmi. Comunque siamo solo stressati dai
preparativi del matrimonio. Se avessimo fissato la data un po’ più in là
avremmo potuto fare le cose con più calma e sicuramente non ci saremmo agitati
in questo modo, ma abbiamo deciso così, quindi… ancora un mesetto e saremo
sposati. Fino ad allora, sopportiamo.-
-Va bene. Ora devi lavorare?-
Draco contò mentalmente le pratiche che ancora doveva
controllare e poi archiviare: una ventina, come minimo. Ma non ne aveva proprio
voglia.
-No, faccio fare a Potter. Sai cosa facciamo? Ora ce ne
andiamo su, facciamo un bel bagno caldo e poi facciamo l’amore. Così ci rilassiamo.
Okay?-
Lo sguardo di Hermione s’illuminò, all’allettante proposta.
-Okay!- esclamò balzando in piedi, improvvisamente non più
stanca.
Corsero fuori dalla porta, travolgendo quasi Harry che
pazientemente stava aspettando la fine della lite.
-Insomma!- borbottò vagamente indignato reggendosi al muro
per non cadere. A dargli una mano fu Camilla.
-Zio Harry, mamma e papà stavano litigando?-
-Già, ma a quanto pare hanno deciso di fare pace.-
-Di fare sesso.- lo corresse la ragazzina. Il moro prese a
tossicchiare.
-Cosa?!-
-Sesso. Mamma e papà sono andati a fare sesso.-
-Camilla… chi ti ha detto questa cosa?-
-Andrew, un mio amico. Ha detto che i grandi per fare pace
fanno sesso.-
Harry si grattò il mento, estremamente imbarazzato.
-E ti ha spiegato anche che cos’è?-
-No… Perché, cos’è?-
Il ragazzo s’irrigidì. Possibile che toccasse a lui
spiegarle certe cose? Non ci poteva pensare Hermione? Oh, no, lei era troppo
presa a farlo per parlarne a sua figlia.
-Ecco, vedi… È una cosa bella, che… Insomma, quando si è
grandi…
La ragazzina lo guardava intensamente, pendendo dalle sue
labbra e facendolo sentire parecchio a disagio. Doveva assolutamente trovare
una via d’uscita.
-Il sesso è una cosa molto bella che… Sai come funziona con
i fiori e il polline?-
Camilla scosse la testa.
-No, come funziona?-
-Ma non ti hanno insegnato niente in quella scuola babbana?
Funziona… beh, non lo so, ma non è importante, non c’entra molto. Comunque…-
vide Ginny, seduta sul divano intenta a dare ordini ad una ventina di gufi. –Vai
a chiedere a zia Ginny come funziona. Lei lo sa meglio di me.-
-Davvero?-
-Certo. Lei sa tutto meglio di me. Forza, vai!-
La ragazzina corse dalla rossa e lui la seguì.
-Zia Ginny, posso chiederti una cosa?- domandò Camilla.
L’altra alzò gli occhi dalla lista che teneva in grembo.
-Ma certo che puoi.-
-Ho chiesto allo zio Harry cosa sia il sesso e lui mi ha
detto che su quello tu sei più brava.-
-Ah, questo sicuramente!- mormorò Ginevra scrollando le
spalle. Il marito le lanciò un’occhiataccia.
-Cosa vorresti dire?-
-Che ora so da chi hanno preso i tuoi spermatozoi, amore.
Sono vigliacchi proprio come te.-
Il moro s’incupì.
-Oh, Ginny!-
Si guardarono in cagnesco. Camilla sbuffò sonoramente.
-Oh, visto che qui nessuno mi ascolta io vado a chiedere a
Andrew cos’è!- esclamò correndo su per le scale. Harry impallidì.
-Oh mio Dio. Vado a dirle che non deve chiedere ad un
ragazzo di spiegarle cosa sia il sesso prima dei trentacinque anni!-
-Ti amo!- gli gridò dietro la rossa.
-Anch’io!- si affacciò dalle scale. –E i miei spermatozoi
non sono vigliacchi!-
-Certo che no!- gridò Ginny. –Forse sono solo pigri.-
mormorò poi sottovoce tornando agli inviti.
Oh, un altro capitolo tutto per voi! C’è un po’ di tensione…
ma penso sia normale. Cioè, io non mi sono mai sposata, ma penso che il
nervosismo sia tanto. Anche la felicità, certo, ma molto nervosismo. Insomma,
Hermione sta per sposare Draco Malfoy! E ho detto tutto… Vabbè, lasciamo
perdere. Piuttosto, passiamo ai ringraziamenti:
Savannah (damigelle assatanate… mi hai dato
un’idea! Comunque, per quanto riguarda un Harryno anche il fato ha pensato che
fosse una catastrofe naturale e così sta dando qualche problema ai nostri
coniugi Potter… situazione un po’ complicata, che verrà spiegata nei prossimi
capitoli. Ciao, un bacio!), bimba88 (sì, Ron e Calì sono invitati
al matrimonio e come hai visto Draco non ha perso occasione per farlo notare ad
Herm… però lei lo sa rimettere al suo posto. Ah, povero Draco!^^), isabell,
valy, sky88, super gaia, mirtilla,
patty (Sabrina avrà presto una bella sorpresa, vedrai!)
La cosa che svegliò Hermione il giorno del suo matrimonio fu
un piede. Il piede di Sabrina, per la precisione, che la ragazza le aveva
infilato praticamente nell’occhio rigirandosi irrequieta nel letto. Avevano
dormito tutte assieme, lei, la sua migliore amica e Ginny, per festeggiare la
sua ultima notte da “signorina”.
Hermione scostò un lembo della camicia di Sean, uno dei
dieci spogliarellisti che Sabrina aveva ingaggiato per l’addio al nubilato, con
la quale aveva dormito, e si alzò. Il piede di un’amica in faccia non era
davvero il massimo. Le guardò dormire, la bionda e la rossa, strette in un
abbraccio dettato dal sonno. Erano così belle. Le erano state così vicine.
Eppure lei si sentiva sola. Non sola come abbandonata, ma sola come sola. Aveva
paura di sposarsi, ma sarebbe arrivata a quell’altare. Forte e decisa, come
sempre. Da sola. E poi, superata la navata della Chiesa, superata la cerimonia,
superato l’incontro con invitati indesiderati, superato il pranzo, non sarebbe
stata sola mai più. Draco ci sarebbe sempre stato. Per lei. Stava sorridendo al
suo riflesso quando qualcuno bussò piano. Un elfo domestico mise dentro la
testolina verde.
-Signorina Granger, ci sarebbe il signor Piton, signorina.
Posso farlo entrare, signorina?-
-Certo.-
L’elfo si spostò leggermente ed il professore di Pozioni
entrò nella stanza. Hermione fece un salto per lo spavento e afferrò il
lenzuolo per coprirsi.
-Professore… Credevo che Tilly intendesse farla entrare in casa,
non qui!-
L’uomo arrossì.
-Certo. Stupide, queste creature.-
La mora lo guardò contrariata, ma non replicò.
-Cosa voleva?- chiese invece.
-Volevo… beh, innanzitutto evitiamo questi formalismi,
signorina Granger. Non sono più il suo professore ed io e il suo futuro siamo
molto in contatto, quindi mi chiami Severus. Anzi, chiamami Severus, diamoci
anche del tu.-
Hermione si passò una mano tra i capelli, cercando di non
scoppiandogli ridere in faccia. Era terribilmente buffo, con quell’espressione
sofferente. Per quanto rispettasse la decisione del suo figlioccio
evidentemente non era ancora troppo propenso ad apprezzare i Grifondoro. Anche
se erano ex Grifondoro ed Hermione era la sua migliore allieva.
-Va bene… Severus. E tu chiamami Hermione.-
L’uomo serrò leggermente le labbra, ma poi si aprì in un
ghigno che la mora interpretò come un sorriso.
-Certo. Ora vado da Draco. Lei… tu vestiti. Immagino ci
voglia parecchio tempo per preparare una sposa.-
-Infatti. Ma sei venuto solo per dirmi di darci del tu,
Severus?-
-Draco mi ha mandato a controllare che tu ti svegliassi e
che fossi ancora decisa a sposarlo.- confessò lui a bassa voce.
Hermione sorrise. Il fatto di mandare a controllare che la
propria ragazza fosse ancora convinta a sposarsi non era certo segno di
sicurezza. E molto raramente Draco era insicuro. E questo faceva sentire la
ragazza più tranquilla: non era la sola ad essere spaventata.
-Bene… di’ pure a Draco che voglio ancora sposarlo.-
-Lo farò. Allora… ci vediamo tra un paio d’ore in Chiesa.
Buona fortuna, Hermione.-
Non appena Severus ebbe abbandonato la stanza Hermione
decise di svegliare le altre. Non era davvero il caso di arrivare in ritardo il
giorno del proprio matrimonio. Lei, poi, che in ritardo non ci arrivava mai.
Prese a scuotere Sabrina, ma senza grandi risultati. Iniziò a farle il
solletico.
-No! No, dai, Herm… ancora cinque minuti!- mugolò la bionda
rigirandosi tra le lenzuola.
-Non oggi, Sabri! Io oggi mi sposo!-
La ragazza fu sveglia in un attimo.
-Tu oggi ti sposi.- mormorò piano. –Cazzo, oggi ti sposi.-
-Oggi si sposa.- annuì Ginny stropicciandosi gli occhi.
Sabrina corse ad abbracciare Hermione.
-La mia piccolina si sposa!- esclamò stringendola forte. –E
nessuno le ha spiegato cosa succede la prima notte di nozze!-
La mora fece un’espressione innocente.
-Perché, cosa succede?-
Ginny passava lo sguardo da una all’altra, aspettando il
perverso racconto. Racconto che non arrivò, perché Camilla fece il suo ingresso
nella stanza con indosso il vestito da damigella.
Hermione spalancò la bocca.
-Tesoro… sei bellissima!-
La ragazzina fece un giro su se stessa per farsi ammirare in
tutto il suo splendore.
-Lo so, mamma!-
Sabrina l’abbracciò.
-Com’è modesta la mia nipotina!- esclamò stampandole un
bacio sul naso.
-So anche questo! Comunque i nonni sono arrivati!-
Hermione corse al piano di sotto, precipitandosi tra le
braccia dei genitori che non vedeva ormai da un annetto.
Jane Granger abbracciò la figlia.
-Bambina mia.- le sussurrò all’orecchio. –Come sono felice
di vederti!-
-Anch’io, mamma!- si staccò dalla donna e baciò John Granger
su entrambe le guance. –Ciao, papà!-
-Ciao, ‘Mione.-
Si scambiarono qualche altro saluto e poi la signora Granger
mise un braccio sulle spalle di Sabrina e uno su quelle di Ginny.
-Non è tempo chiacchiere, ragazze! Forza, trovatemi qualcosa
di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato! Abbiamo una sposa da
preparare!-
Draco gettò la cravatta contro il muro della stanza di Harry
e Ginny. Non riusciva a fare il nodo. Era una cosa incredibile, dato che fino
al giorno prima era il re indiscusso dei nodi alla cravatta.
Il padrone di casa entrò in camera.
-Malfoy, hai bisogno di aiuto?-
Il biondo gli lanciò un’occhiataccia.
-Non sono deficiente, Potter.-
-Non deficiente, solo agitato. È normale.-
-Non sono neanche agitato. Non ne ho motivo.-
Il moro inarcò un sopracciglio.
-Certo che ne hai motivo: stai per sposarti.-
-Con la donna con la quale vivo da cinque anni a questa
parte.-
-Questo non c’entra, Malfoy. Il matrimonio è un passo
importante. Vuol dire che starete insieme per tutta la vita. Vuol dire
che Camilla diventerà tua figlia ancor più di quanto lo sia adesso, vuol dire
che dividerete tutto. Vuol dire che farai sesso solo con lei e che non potrai
neanche più pensare di fare sesso con qualcun’altra. Vorrei vedere se non
ti spaventasse.-
Draco lo guardò di traverso.
-Così non mi aiuti affatto. Ora mi viene da vomitare.
Dall’agitazione, s’intende.-
-Io credo che sia piuttosto per quello che hai bevuto ieri
sera.-
Ghignarono, ma quando si accorsero che lo stavano facendo insieme
si affrettarono a cambiare espressione.
-Beh, non c’è niente di male, era la mia festa. Comunque
neppure tu sei andato tanto leggero. Dovrei dirlo alla piccola Weasley.-
-In questo caso non ti conviene minacciare, Malfoy, dato che
tu ti sei portato a casa l’indirizzo del camino di quella ballerina bionda.-
-Figurati! L’ho dato a Paciock.-
Il moro inarcò un sopracciglio.
-A Neville? E come mai?-
Draco ghignò, ma evitò accuratamente d’incrociare lo sguardo
dell’altro ragazzo.
-Perché mi andava.-
Harry si distese sul letto e lo fissò. Quando il biondo
faceva il vago e non lo guardava negli occhi voleva dire che aveva combinato
qualcosa di cattivo a scapito di qualcun altro. Qualche ex Grifondoro suo
amico, solitamente.
-Perché?- domandò ancora.
-Perché non era il mio tipo.-
Il moro sbuffò.
-Andiamo, Malfoy! Vuoi forse dirmi che in un’altra
situazione, se tu non ti stessi per sposare con Hermione, non ci avresti
provato? Quella ragazza era un portento, con tutte quelle curve al posto
giusto, quelle movenze sensuali… era stupenda.- disse assumendo un’espressione
sognante e tracciando per aria con le mani la sagoma di una donna.
-Di curve ne aveva un po’ troppe per i miei gusti.- replicò
Draco facendo una smorfia.
-Vuoi forse dirmi che non ti piacciono le donne formose?-
-Le donne formose? Certo che mi piacciono. Le donne
formose.-
Harry lo fissò senza capire.
-Che vuoi dire?-
Un ghigno peggiore dei soliti gli solcò il viso.
-Perché non era una bionda favolosa, era un biondo
favoloso!-
Il moro rimase interdetto.
-Cosa… Oddio! Come fai a saperlo?-
-L’ho guardato di profilo. E non avevo lo sguardo puntato
sul seno, come tutti voi. Guardavo leggermente più in giù. E ti assicuro che
anche lì c’era parecchio da vedere.-
Harry lo guardò con la bocca spalancata. In effetti, ora che
ci pensava, quando aveva ballato con lei… cioè, con lui, aveva sentito qualcosa
di strano premergli contro la gamba attraverso la minigonna, ma sul momento,
con la mente annebbiata dall’alcol, non ci aveva fatto troppo caso. Adesso
tutto si spiegava.
-Mi sono strofinato contro ad un travestito.- mormorò a
bassa voce, leggermente schifato.
-Questa è la punizione per esserti strofinato contro
qualcuno che non fosse tua moglie. Comunque, se ti può consolare, lo hanno
fatto tutti, Severus compreso.-
Il moro si strinse nelle spalle.
-Tu no.-
-Io sono un egregio osservatore. E sono anche molto fedele.-
-E anche molto bastardo. Devi dirlo a Neville.-
Il biondo scoppiò a ridere.
-Neanche per sogno! Voglio proprio vedere la faccia che avrà
al lavoro il giorno dopo il loro primo appuntamento!-
Restarono zitti per un po’, ognuno immerso nei propri
pensieri. Dopo un attimo Draco sospirò.
-Potter… mi fai questo fottutissimo nodo?-
Il moro raccolse la cravatta dal pavimento e gliela mise al
collo. La allacciò lentamente e l’altro ragazzo per un attimo pensò che avrebbe
voluto avere suo padre, al posto del suo socio, che lo aiutava in una cosa del
genere. Ma suo padre non c’era. E se anche ci fosse stato non lo avrebbe di
certo aiutato a sistemare una stupida cravatta. Sospirò tristemente.
-Non alitarmi in faccia, Malfoy!-
Il biondo lo fulminò con un’occhiata.
-Vaffanculo, Potter! Non stavo alitando, stavo sospirando.-
-Come vuoi.-
Si scrutarono per qualche attimo. Draco si morse il labbro
inferiore.
-Potter… come hai fatto a non svenire quando la Weasley ha
percorso la navata? Non ti tremavano le gambe? Non…
-Le gambe mi tremavano, mi sentivo svenire, mi veniva da
vomitare, pensavo che dovevo andare in bagno, mi chiedevo se le mie mani non
fossero troppo grandi rispetto alle mie braccia, se i miei capelli non fossero
diventati improvvisamente verdi o se la mia ragazza non avrebbe detto di no al
prete. Poi ho guardato Ginevra negli occhi e… all’improvviso non esisteva altro
che lei.-
Il biondo gli regalò uno dei suoi rarissimi sorrisi sinceri.
-Ce la farò.- disse. Anche se più che un’affermazione
sembrava una domanda. Harry tirò ed il nodo alla cravatta uscì perfetto.
-Ce la farai.- assicurò in un sussurro.
Camilla sorrise alla madre e corse ad abbracciarla.
-Mamma, sei davvero bella!- esclamò non appena si fu
staccata per guardarla meglio. Hermione si lisciò l’ampia gonna del candido
vestito.
-Grazie tesoro, ma tu non dovresti essere qui. Devi spargere
i petali di rosa prima del mio ingresso… ed io devo entrare tra poco!-
-Lo so, mamma, lo so. Ma iniziamo tra un paio di minuti.-
La mora la guardò spaventata.
-E perché?-
-Perché Sabrina non trova le fedi.-
-Cosa?!-
Il signor Granger arrivò di corsa.
-Papà, Sabrina ha davvero perso le fedi?- domandò la mora in
preda al panico.
-Sì, ma le ha ritrovate. Camilla, devi iniziare ad entrare.
Stai ferma sulla porta e quando Draco ti fa segno inizia a camminare.- spinse
la nipote verso l’entrata e sorrise alla figlia. –Noi abbiamo ancora un paio di
minuti, stanno sistemando le ultime cose.-
Hermione annuì brevemente, stringendo la mano del padre.
-Va bene.-
Restarono in silenzio per un po’. John si schiarì la voce.
-Draco è già al suo posto.- mormorò.
La ragazza si volse verso di lui.
-Cosa?-
-Draco è già arrivato, è già là sull’altare.-
Hermione sorrise.
-Grazie, papà, sono lieta di sapere che il mio futuro marito
è venuto al nostro matrimonio.-
Anche lui sorrise.
-Scusa, volevo solo dire…- sospirò, passandosi nervosamente
una mano tra i capelli brizzolati. –Hermione… ti prego di ascoltarmi, avrei una
cosa da dirti.- lei annuì, perplessa, e gli fece cenno di andare avanti.
-Quando sei rimasta incinta mi hai deluso.- sussurrò. La mora fece per dire
qualcosa, ma lui la fermò, mettendole dolcemente due dita sulle labbra. –Mi hai
deluso molto. Non perché fossi rimasta incinta, ma perché in quel momento ho
visto infrangersi tutti i tuoi progetti, tutti i tuoi sogni. Pensavo che ti
saresti sposata con Ronald e che saresti stata a casa a badare alla bambina e a
lui. A fare la moglie. E non era quello che volevi. Io lo sapevo che non era
quello che desideravi. Eri come tua madre, una donna libera, che aspirava alla
carriera. Volevi fare l’università, diventare giornalista… e una volta sposata
non avresti di sicuro avuto quell’opportunità. Invece ti è andata peggio di
quanto avessi pensato. Eri da sola con una bambina, senza un uomo che ti
aiutasse ad andare avanti. Avevi il nostro appoggio, certo, ma ricordo come ti
costava chiederci aiuto. Eri così orgogliosa! Ma nonostante tutto sei andata
avanti a testa alta. Hai combattuto, hai lavorato, hai messo da parte i soldi,
curando e amando sempre la tua Camilla. E i tuoi sogni li hai realizzati
tutti.- la strinse contro lo smoking che odorava di nuovo. –Sono davvero molto
fiero di te. Davvero molto fiero. E so che sarai felice con il tuo uomo, con
Draco, perché te lo meriti, tesoro. Ti meriti tutta la felicità del mondo.-
-Grazie, papà.- sussurrò Hermione in risposta mentre la
marcia nuziale iniziava a suonare.
Accanto all’altare Draco sorrideva nervosamente
all’obbiettivo della macchina fotografica magica di Colin Canon, l’inviato
della Gazzetta del Profeta incaricato del servizio sul suo matrimonio.
Ringraziò il cielo che avessero mandato lui, un giovane reporter alle prime
armi e che aveva conosciuto a scuola, piuttosto che la solita ed invadente Rita
Skeeter. Almeno non doveva preoccuparsi che le parole che avrebbe detto
venissero variate e piacimento dell’intervistatore, come invece succedeva
praticamente ogni volta. Non appena l’organo attaccò spostò lo sguardo sulla
porta d’entrata. Fece un breve cenno a Camilla, che avanzò lentamente.
Camminava piano, come le era stato detto, con la schiena dritta, la testa alta.
La stessa camminata che teneva solitamente Hermione e che sicuramente avrebbe
tenuto anche quando sarebbe stato il suo turno di percorrere la navata. Le
sorrise. Un attimo dopo fece il suo ingresso anche la sposa. Tutti si alzarono.
Draco poteva sentire i commenti ammirati degli invitati. Dicevano che era
bella. La guardò. Era bella davvero. Indossava un abito bianco, classico, con
la gonna ampia ed un delicato ricamo sulla scollatura, un lungo strascico. Era
splendida. Le sorrise. Era sua. La osservò farsi baciare dal padre su entrambe
le guance e, non appena lei gli tese la mano, l’afferrò. La presa era salda,
sicura. Da Malfoy. Si sorrisero e poi si volsero entrambi verso il prete. La
cerimonia iniziò e qualcuno in prima fila attaccò a singhiozzare. Ronald
Weasley, imbarazzato, tirò una lieve gomitata nel fianco della madre.
-Mamma, nessuno ha ancora parlato e tu già piangi! Che farai
quando diranno “sì”?-
Molly singhiozzò ancora più forte.
-Sono così belli.- mormorò tirando su con il naso. Sospirò.
–E potevi esserci tu al posto di Draco.-
Quelle parole colpirono Ron dritto al cuore. Poteva esserci
lui, era vero. Poteva esserci lui. Per un po’ ci aveva pensato. A riallacciare
i rapporti con Hermione. Era perfino andato da lei con l’intenzione di
chiederle di sposarlo. Ma aveva avuto una brutta sorpresa: Camilla in braccio a
Draco Malfoy. E allora aveva capito che no, non ci sarebbe mai stato lui
all’altare accanto alla madre di sua figlia. Sorrise tristemente.
-Potevo. Ma è meglio così, mamma.-
La signora Weasley si soffiò rumorosamente il naso.
-Forse. Dopotutto l’importante è che Hermione sia felice.-
-Già. È questo l’importante.-
Si sorrisero goffamente. Era da tanto che non lo facevano.
Ronald si passò una mano tra i capelli.
-Mamma… mi è dispiaciuto che non fossi presente al mio
matrimonio.-
-Anche a me. Purtroppo io e tuo padre avevamo un incarico
dell’Ordine da portare a termine. Ma Camilla mi ha raccontato tutto. Era molto
eccitata, ha detto che Calì era stupenda.-
-Sì, era molto bella.- le sorrise. –Arriva dopo con la
bambina.-
Gli occhi lucidi di Molly s’illuminarono.
-Hai portato Stefany?-
-Sì, volevo… fartela vedere. E anche a Camilla e ad
Hermione. Volevo farvela conoscere.- sospirò. –Non come con Camilla. Volevo…
voglio che sia tutto diverso.-
La madre gli strinse la mano.
-Sono contenta che tu abbia deciso così.-
Si concentrarono sulla cerimonia. “Sì, lo voglio.” Lo
avevano appena detto e molti altri singhiozzi si erano sollevati dalle panche
della chiesa. Draco ed Hermione stavano leggendo i voti e scambiandosi gli
anelli. Ronald fissò la fede che portava al dito. Si girò di nuovo verso Molly.
-Mamma, ho sbagliato tutto con Hermione e Camilla. Sono
stato egoista, cattivo e… spregevole. Le ho abbandonate, non mi sono più
fatto sentire. Mi importava solo di me stesso. Della mia carriera sportiva.-
strinse le labbra. –Ma sono cambiato. Sono cambiato davvero. Mi puoi perdonare,
mamma?-
Molly guardò il figlio. Occhi negli occhi, mare nel mare.
-Sono tua madre, Ronald. Certo che posso.- si sorrisero. –Ma
adesso lasciami piangere in pace, per favore. La nostra Hermione si sta
sposando.-
Ron fissò lo sguardo sulla sposa. “Auguri, ‘Mione” pensò
sentendo il groppo che aveva in gola sciogliersi.
Draco tolse una manciata di chicchi di riso dai capelli di
Hermione.
-Sei piena! Ti rendi conto che abbiamo a che fare con delle
bestie? Guarda te, non sei mia moglie, sei la donna di riso!-
Lei ridacchiò.
-È stata Sabrina. Non so come abbia fatto, ma è stata lei.
Forse l’incantesimo l’avrà fatto Ginny, ma l’idea deve essere stata sua. Appena
arriviamo in giardino mi scrollo per bene. Quella ragazza…
Draco le chiuse la bocca con un bacio.
-Ciao…- sussurrò sulle sue labbra. -… signora Malfoy.-
Hermione si strinse a lui.
-Ciao signor Malfoy. Come si sente ora che è sposato?-
Lui finse di pensarci.
-Non saprei. Per ora bene. Ma credo che potrò darle
un’opinione più precisa dopo la prima notte di nozze.-
-Allora deve aspettare ancora un po’. Adesso c’è la festa,
ricorda?-
Draco storse il naso.
-Non possiamo evitarla quella stupida festa? Scappiamo,
signora Malfoy.-
Hermione rise e gli diede un buffetto sulla guancia.
-Ci sono quasi duecento persone, non possiamo fare una cosa
del genere.-
-E chi lo dice? I Malfoy sono imprevedibili. Possiamo fare
quel che ci pare. E poi devi dimostrarmi che sei all’altezza di Draco Malfoy.-
-Scusami? Piuttosto sei tu che devi dimostrare di meritare
di stare con me, amore. Ma lo farai in un altro momento. Non possiamo evitare
la festa. Alla quale, tra parentesi, siamo già in ritardo. Si può sapere dove
stiamo andando?-
Stavano correndo lungo il corridoio del primo piano dell’ala
nord di Malfoy Manor.
-Gli sposi devono farsi attendere. E poi la festa è in
giardino, ci mettiamo due minuti ad arrivare giù. Comunque, andiamo da Blaise.-
-Da Blaise? È qua?-
-Sì, in camera sua. Ha detto che voleva vederti vestita da
sposa.-
Quando arrivarono alla stanza del ragazzo lo trovarono
seduto sulla sua poltrona preferita intento a leggere un libro. Non appena lui
li vide appoggiò “Guida ai più pericolosi incantesimi oscuri” sul tavolino e
balzò in piedi, sorridendo ad entrambi.
-Buongiorno signor Malfoy…- diede una pacca all’amico. –E
anche a te, signora Malfoy.-
Hermione ricambiò il sorriso.
-Ciao, Blaise. Sono contenta che tu sia qui, ma… non era
necessario.-
-E non vederti con questo meraviglioso abito? Non sarei
mancato per nulla al mondo!-
La ragazza arrossì. Non era abituata a ricevere tanti
complimenti in un solo giorno.
-Grazie. Mi dispiace che tu te ne debba stare chiuso qua
dentro mentre tutti sono giù a festeggiare.-
-Io verrei volentieri giù, ma non credo che seminare il
panico il giorno del matrimonio del mio migliore amico sia una buona idea.
Comunque preferisco starmene qui piuttosto che con gli altri Mangiamorte. Non
fanno altro che prendervi in giro. Dicono che il grande playboy Draco Malfoy
non può sposarsi. Può essere passato dalla parte degli Auror, ma non può
sposarsi. Dicono che non…- fece un gesto piuttosto esplicito. -… ti funziona
più.-
Il biondo ridacchiò.
-Dovrebbero chiedere a mia moglie.-
-Credo che riceverebbero solo conferme.- mormorò il moro con
una smorfia. Draco spalancò la bocca, fintamente indignato.
-Che razza di amico! Sono molto offeso, Blaise, molto
offeso!- sbottò trascinando fuori dalla stanza Hermione, che assicurò che
sarebbero tornati a salutarlo alla fine della cerimonia.
Uscirono in giardino dalla porta secondaria. Il parco di
Malfoy Manor era attraversato da lunghe tavolate imbandite di ogni ben di Dio,
attorno alle quali giravano gruppetti di invitati. Colin Canon fotografava a
più non posso, pregando chiunque gli capitasse sotto tiro di mettersi in posa e
di non muoversi. Sabrina si guardava intorno sbattendo vezzosamente le ciglia,
negli occhi azzurri passava ad intermittenza la scritta “sono single!”.
-Che casino.- borbottò Draco.
-Già.- concordò lei. –E dobbiamo anche salutare tutti.-
Sospirarono insieme e avanzarono lentamente. I primi a
raggiungerli furono i genitori di Hermione, poi i membri dell’Ordine e i vari
amici e conoscenti. Per ultima si fece avanti una bella donna dai lunghi
capelli biondi. Indossava un vestito rosso fuoco, con una profonda scollatura,
che arrivava quasi all’ombelico. Si muoveva ancheggiando, fissando Draco dritto
negli occhi. Hermione non fece fatica a capire chi fosse: Pansy Pakinson. Era
arrivato il momento che tanto temeva. Ed era del tutto decisa a superarlo
indenne.
-Draco!- esclamò con voce vellutata. –Quanto tempo!-
Lui deglutì. Quella non era la ragazzina insopportabile,
appiccicosa e dalla vocetta acuta con cui stava a scuola. Quella era una donna.
Davvero una bella donna.
-Pansy.- disse soltanto, mettendo un braccio sulle spalle di
Hermione. La bionda spostò il suo sguardo sulla sposa.
-Granger.- mormorò seccamente.
-Parkinson.- rispose lei con lo stesso tono. –Benvenuta in
casa mia.-
-Molte grazie. Vedo che non è cambiata per niente.- le regalò
un sorriso tirato. –La conosco molto bene, Malfoy Manor, sai? Quasi come le mie
tasche, Granger.-
-Malfoy, mia cara. Sono sposata con l’ultimo
discendente Malfoy, casomai non te ne fossi accorta. Questo è il nostro
matrimonio. Comunque, non ne sarei così sicura. Fuori è rimasta uguale, ma
l’interno è cambiato parecchio. Dentro ho fatto parecchie modifiche, in questi cinque
anni.-
-Allora vorrà dire che Draco mi farà fare un giro, più
tardi.-
Il ragazzo, sentendosi tirato in ballo, si torse nervosamente
le mani.
-Certamente. Dopo io… o qualcun altro ti faremo vedere la
casa.- si schiarì la voce. –Ora scusami, Pansy, ma io ed Hermione… e mia
moglie, dobbiamo dedicare del tempo anche agli altri invitati. Sai c’è anche il
servizio fotografico e…
La bionda gli sorrise dolcemente.
-Capisco, Draco. Ci vediamo dopo.-
Se ne andò, lasciando dietro di sé una scia di costoso
profumo. Hermione guardò il marito. –Potevi evitare si sbavare.-
Lui riacquistò la sua maschera d’indifferenza.
-Non stavo sbavando.-
-Lo stavi facendo, invece.-
-Hermione… Pansy non è più quella stupida sedicenne con la
quale facevo sesso ad Hogwarts che ricordavo, ora è una donna, molto bella, e
la cosa mi ha stupito. Ma questo non cambia la mia opinione su di lei: è una
persona spregevole. E soprattutto non tocca i sentimenti che provo per te. Ti
amo, Hermione Malfoy. Amo te e nessun altro.-
Voilà la prima parte del capitolo sul matrimonio! L’ho
diviso in due perché altrimenti mi veniva troppo lungo. Comunque, questa parte
è relativamente tranquilla. Spero di essere riuscita a far passare le paure e
l’agitazione di Draco ed Hermione. In effetti ero parecchio in difficoltà con
questo chap, dato che comunque non mi sono mai sposata (me povera piccola
ragazzina!^^) e che rendere delle sensazioni che non ho mai provato non è così
semplice. Spero apprezziate i miei sforzi e che vi sia piaciuto!
Ringrazi: Savannah (no, scusami, io ti adoro
ma questo non lo posso permettere: se Draco non dovesse sposare Hermione io
sarei la prima candidata delle lista! Comunque, è andata male a tutte e due, si
sono sposati! Comunque, nel prossimo chap, sorpresa anche per Camilla! Qualcuno
di più sveglio di Potty, ti assicuro!), bimba88, patty
(Blaise… presto tornerà ad essere più presente, ma non ti dico se la tua intuizione
è giusto oppure no! = p Eheheh ^^), super gaia, mimmyna,
valy, mirtilla (eh, povero Harry! Mi fa un po’
pena, alle volte. Dovrei trovare qualcosa per farlo felice! Ci penserò! ^^), MissBecker…………………..
THANKS!!!!!
Sabrina ammiccò al cameriere-barista moro e gli regalò un
sorriso sexy.
-Mi versi un altro whisky incendiato?- domandò parlando a
pochi centimetri dalle sue labbra.
-Incendiario.- la corresse lui ricambiando il sorriso.
-Incendiario, sì, scusa.- ridacchiò. –Qui anche i drink
hanno nomi strani.-
-Tu non sei una strega, vero? Sei una babbana.-
-Esatto.-
-Allora sei una parente della sposa. Draco Malfoy non ha
parenti babbani.-
-Sono la migliore amica di Hermione Gran… cioè, Malfoy. Tu
sei…
-Il cameriere.- concluse lui facendo una smorfia. La bionda
sorrise.
-Intendevo il tuo nome.-
-Ah. Andreas. Tu?-
-Io sono Sabrina e…
-… e deve assolutamente andare dalla sua amica!- s’intromise
Draco prendendola per il braccio e trascinandola lontano dal bar.
-Ehi!- sbottò lei. –Con quello poteva uscirci qualcosa!-
-Ci provi con i camerieri?!-
-Tua moglie faceva la cameriera prima di iscriversi
all’università.-
-Questo non c’entra affatto! Ora mia moglie è mia moglie e
tu sei la sua migliore amica ed io non posso permettere che i fotografi ti
ritraggano a flirtare con il cameriere!-
-Allora trovami qualcun altro con cui flirtare, perché io mi
sto annoiando! Voglio parlare con Herm, ma lei deve passare il tempo con i
boriosi arroganti che per colpa della tua voglia di salvare il mondo sono
venuti al vostro matrimonio!-
Draco le lanciò un’occhiataccia.
-Non parlarmi così. E non lamentarti anche tu, che proprio
non è il caso. Ti assicuro che avere tra i piedi tutti questi boriosi arroganti
non mi fa affatto piacere.-
-Non vedo che differenza faccia a te, dato che là c’è
Hermione, non tu! Tu vieni ad impicciarti degli affari miei!-
Il ragazzo sbuffò e fece un gesto seccato con la mano.
-Fai quello che vuoi, ma non provarci con i camerieri! Vado
da mia moglie!- e se ne andò con passo deciso. Sabrina era di nuovo sola. Si
guardò intorno: c’erano solo coppie. Draco ed Hermione, mano nella mano,
chiacchieravano amabilmente con Cornellius Caramell, il Ministro della Magia,
Arthur e Molly Weasley ballavano in mezzo al giardino, così come Fred e George
con le loro consorti. Ron e Calì invece erano in posa davanti alla macchina
fotografica di Colin Canon con la bambina in braccio. Una bionda che non aveva
mai visto sussurrava qualcosa all’orecchio di un elegante sessantenne. Erano
tutti dannatamente accoppiati. Guardò meglio. Non tutti. Appoggiato ad una
grande quercia c’era Harry. Da solo. Sabrina gli si avvicinò di soppiatto,
urlandogli poi un ciao nell’orecchio. Il ragazzo fece un salto di mezzo metro.
-Sabrina! Santo cielo, che spavento!- disse portandosi una
mano al petto.
Lei gli sorrise.
-Mi sto annoiando.- cantilenò.
-Ma dai, al matrimonio della tua migliore amica ti annoi?-
-Sì. Per carità, solo felicissima per Hermione, ma… oggi lei
non ha troppo tempo per me, con tutta la gente che c’è qui! E non posso nemmeno
flirtare, Draco “qui comando io” me l’ha proibito!-
-Beh, è casa sua…
-Non ti ci mettere pure tu!-
Harry scoppiò a ridere.
-Okay, scusa. Ma così, giusto per curiosità, con chi stavi
flirtando?-
-Con il barista.-
La risata del moro aumentò d’intensità. Sabrina lo fulminò
con lo sguardo.
-Si può sapere cosa c’è da ridere?!-
-Ci stavi provando con il barista? Qua ci saranno una
cinquantina di ricchissimi giovani amici e conoscenti di Malfoy e tu ti trovi
un barista?-
-Hanno il fascino della divisa.- si difese la bionda
stringendosi nelle spalle.
-Tu sei matta!-
-Lo so, ma sono disperata! Voglio qualcuno che mi faccia le
coccole.- piagnucolò.
Harry le si avvicinò e la strinse a sé, scompigliandole i capelli.
Era un contatto del tutto fraterno ma Sabrina non poté fare a meno di ritornare
con la mente ai tempi in cui stavano assieme. E a come si sentiva quando lui la
stringeva così. Senza quasi rendersene conto appoggiò la testa sul petto
muscoloso di lui.
-Ginny è fortunata, Harry. Ad averti come marito, intendo.-
Il moro allentò di un poco la stretta. Non avevano più avuto
conversazioni di quel tono da quando si erano lasciati.
-Grazie, Sabri.-
-È la verità. A volte vorrei non averti mai lasciato.-
Harry si districò da lei.
-Sabrina…
Non poté andare avanti, che la bionda posò le sue labbra su
quelle di lui. Fu un bacio breve, superficiale, ma quando si staccarono
entrambi tremavano. Si guardarono, spaventati. Sabrina si coprì gli occhi con
le mani.
-Dio santo, Harry… scusami! Ho fatto una cosa stupida, io…
non volevo! Ti giuro che non volevo! Dio… tu neanche mi piaci più! Volevo solo
baciare qualcuno e… dannazione, ma perché ho trovato te?!-
Lui scollò le spalle, senza sapere bene cosa dire.
-Io sono sposato.- sussurrò solo.
-Lo so! E con una mia cara amica, per di più! Senti…
facciamo finta che non sia successo niente, va bene? Non ti offendere, ma
davvero non m’interessi più. Non so cosa mi sia preso!- borbottò Sabrina prima
di scappare via.
Camilla si sedette sotto al suo albero preferito, il grande
salice piangente che Draco aveva piantato in onore del suo nono compleanno.
Adorava stare lì sotto. I rami piegati in avanti le garantivano un bel fresco
anche nei giorni più caldi e poi le sembrava che nessuno potesse vederla. Ed in
quel momento non le sarebbe dispiaciuto essere invisibile. Un centinaio di
persone che non aveva mai visto l’avevano abbracciata e le avevano fatto un
mucchio di domande, secondo lei parecchio inopportune, su come si sentisse vedendo
che sua madre si sposava con qualcuno che non fosse il suo vero padre.
Naturalmente lei aveva tranquillamente risposto che Draco praticamente era
suo padre, ma le avevano dato fastidio lo stesso.
Si era appena appoggiata contro al tronco dell’albero,
quando un ragazzino su per giù della sua età la raggiunse.
-Ciao!- le disse accomodandosi accanto a lei.
-Ciao.- rispose timidamente.
-Io sono Daniel Nott. Tu come ti chiami?-
-Camilla.-
Lui annuì.
-Sei la figlia di Draco Malfoy.-
La ragazzina rimase stupita. Dopo ore che la gente non
faceva che chiederle se fosse figlia di Hermione arrivava uno che le chiedeva,
anzi, constatava, che era la figlia di Draco. Era una situazione strana.
-Sì.-
-Papà mi ha parlato spesso di te. Tu non mi conosci?-
Camilla si morse il labbro inferiore. Ci faceva una
figuraccia a dirgli che non lo conosceva? Ma se avesse mentito smascherarla non
sarebbe stato difficile. Non aveva molte possibilità.
-Io… no, non ho mai sentito parlare di te.- lo guardò
titubante. –Scusami.- aggiunse dispiaciuta.
Lui scrollò le spalle.
-Non fa niente, non preoccuparti. Tuo padre non ama parlare
degli affari in famiglia, vero?-
-No, in effetti no. Con la mamma, forse. Ma non con me. Dice
che a quelle cose devo pensare il più tardi possibile.-
Il ragazzino le si sedette accanto.
-È comprensibile. Sai che suo padre lo costringeva a
partecipare a tutte le riunioni che teneva con i suoi compari? Lo fa anche mio
padre con me, ma lui è un ambasciatore, mica un Mangiamorte!-
Camilla lo fissò con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
-Come fai a sapere così tante cose? E… come fai a sapere del
padre di papà?-
-Perché, tu non sai niente?- domandò stupito.
-No. Cioè, so che lui era cattivo, ma non so niente.-
-Strano. C’è anche scritto in molti libri, sai? Lucius
Malfoy era il braccio destro di Tu-sai-chi, quando il Signore Oscuro era ancora
in vita. Poi, quando Lui è stato ammazzato da Harry Potter e da tuo padre,
Lucius ha continuato a fare casini, a organizzare attacchi e cose del genere.
Ma all’improvviso, è morto. Assassinato, si dice, ma nessuno ha mai trovato il
colpevole. Invece Draco Malfoy, tuo padre, è un brav’uomo. O almeno così dice
mio padre. Io Draco l’ho visto solo un paio di volte.- concluse Daniel
passandosi con disinvoltura una mano tra i capelli. Lei lo squadrò da capo a
piedi. Come faceva un ragazzino a parlare tanto? E soprattutto a dire cose
tanto importanti? Come faceva a sapere così tanto? In dieci minuti aveva
scoperto più cose sul conto del padre di suo padre di quanto Draco stesso non le
avesse mai detto in cinque anni.
-Daniel… ma tutto questo che mi hai detto c’è scritto sui
libri?-
Lui ridacchiò.
-No! Me l’ha detto il mio papà.-
-E chi è? Il tuo papà, voglio dire.-
-Theodore Nott. Lui e Draco andavano a scuola insieme, sai?
Con anche Pansy Parkinson, che è venuta al matrimonio.- le indicò una bella
donna bionda che ballava con un giovane ragazzo sulla pista e che, come Camilla
aveva notato nel corso della giornata, lanciava spesso occhiate sconvenienti a
suo padre… quello biondo. –E con anche Blaise Zabini. Solo che lui è diventato
Mangiamorte.-
Camilla si dovette trattenere per non fare commenti. Odiava
non poter dire la verità su di lui, ma sapeva bene che doveva stare zitta.
Quindi scrollò semplicemente le spalle.
-Quasi tutti i compagni di papà sono diventati Mangiamorte.-
-Quasi tutti i Serpeverde.- concordò il ragazzino. Poi la
guardò, ora incuriosito. –Tu sei una strega? Hai ricevuto la lettera di
Hogwarts?-
-Sì! Quasi un mese fa. E tu sei un mago?-
-Ovvio. Devi fare il primo anno a settembre, vero?-
-Vero.-
-Anche io! Forse… saremo compagni di Casa. Credi di sapere
dove andrai?-
Lei aggrottò le sopracciglia.
-Non lo si può sapere prima! Te lo dice il Cappello Parlante
quando te lo mettono in testa il primo giorno di scuola!-
-Hai ragione, ma lo si può immaginare. Voglio dire, io so
già dove probabilmente finirò.-
-E dove?-
-A Serpeverde!- esclamò lui gonfiandosi d’orgoglio.
Lei gli lanciò un’occhiata di rimprovero.
-Ma se hai appena detto che tutti i Serpeverde diventano
Mangiamorte!-
-Ho detto quasi, e poi sono diventati! Io non
diventerò di certo un Mangiamorte, ma sarò un Serpeverde!-
-E come fai ad esserne così sicuro?-
-Mio padre e mia madre erano entrambi Serpeverde, faccio due
più due.-
Camilla arricciò il naso.
-Quello non vuol dire niente! La moglie di mio papà… ehm…
l’altro papà, non Draco, lei era una Grifondoro, come tutti e due i suoi
genitori, mentre la sua gemella è diventata Corvonero! I genitori non
c’entrano.-
Lui scrollò le spalle.
-C’entrano, invece. Oltre al patrimonio genetico ti lasciano
anche l’educazione. E se uno è stato educato da un Serpeverde ha un’educazione
da Serpeverde, e quindi un carattere da Serpeverde.-
-Ah, davvero?- borbottò la ragazzina. Quel Daniel iniziava a
darle su i nervi, con quel suo modo di fare da saputello. –Allora dimmi io cosa
sarò! Il mio vero papà era un Grifondoro, come la mia mamma, ma sono cresciuta
anche con Draco, che era un Serpeverde. Dai, cosa sarò?-
-Beh… dipende. Tua madre ha un carattere forte, così come
Draco. A questo punto le possibilità sarebbero al cinquanta percento a tra
Serpeverde e Grifondoro. Chi è il tuo vero padre?-
Lei gli scoccò un’occhiata.
-Strano che tu non lo sappia.-
-Mio padre mi parla solo delle persone con cui tratta. E, a
meno che tuo padre non sia Harry Potter o qualcun altro di famoso, sui libri
non c’è scritto di ogni mago che esista sulla faccia della Terra.-
-Ma il mio papà è famoso! Il mio papà è Ronald
Weasley, il portiere dei Cannoni di Chudley!-
Il ragazzino non parve per niente impressionato.
-A dire la verità il Quidditch non mi piace granché, ma ho
presente chi è. I giornali alle volte non ne parlano molto bene…- Camilla lo
interruppe con un indignato “ehi!”, ma lui continuò come se nulla fosse. -… ma
se ha fatto una figlia bella come te non deve essere una persona tanto
terribile.-
La ragazzina arrossì. Non aveva mai ricevuto complimenti del
genere da un ragazzo. E non sapeva se sentirsi lusingata o vagamente offesa.
Alla fine optò per la prima possibilità. Gli sorrise.
-Grazie.-
-Prego.- rispose lui tranquillamente. –Comunque, non ho idea
di dove finirai ad Hogwarts. Staremo a vedere.-
-Staremo a vedere.- ripeté lei sottovoce. Calò il silenzio e
Camilla appoggiò la testa contro il tronco dell’albero, chiudendo gli occhi e
lasciandosi solleticare dal venticello che arrivava dal laghetto poco lontano.
Dopo un po’ riaprì gli occhi e si voltò verso il suo strambo nuovo amico. Lui
fece lo stesso e finirono per guardarsi negli occhi. Camilla si ritrovò a
pensare che quel ragazzino parlava troppo, ma che le sue chiacchiere le
facevano piacere.
-Daniel… raccontami qualcos’altro su mio padre e tuo padre
quando erano a scuola.- sussurrò serrando nuovamente le palpebre.
Sabrina correva per i corridoi di Malfoy Manor, dandosi
mentalmente della stupida. Doveva calmarsi. E pensare alla cosa ignobile che
aveva fatto. Si fiondò dentro la prima porta aperta che trovò. Era buio, ma
andava bene così. Era meglio che la luce non la mostrasse come la persona
orribile che era.
-Ho baciato un uomo sposato, ho baciato un uomo sposato, ho
baciato un uomo sposato…- iniziò a sussurrare come se fosse una strana
cantilena. Si prese la testa tra le mani. –Ho baciato Harry Potter, cazzo!-
sbottò alla fine.
-Che schifo!- commentò una voce dall’oscurità del fondo
della stanza. La ragazza si girò di scatto e si affrettò ad accendere la luce.
Su di una poltrona di elegante velluto marrone scuro sedeva un ragazzo, le
gambe accavallate ed un libro chiuso appoggiato sulle ginocchia.
-E tu chi saresti?- gli domandò serrando gli occhi fino a
ridurli a fessure.
-Non credo siano affari tuoi. Piuttosto, che sei tu.-
replicò calmo lui appoggiando il tomo sul tavolinetto ed alzandosi in piedi.
Sabrina notò che indossava uno strano mantello nero. Inoltre era molto alto,
con dei capelli neri quanto la pece e dei magnetici, ed anche insoliti, occhi
blu. Il suo sguardo scivolò più in giù, con il preciso intento di fermarsi
sulle sue cosce, ma il suo cammino venne bloccato prima, all’altezza
dell’avambraccio. Inorridita constatò che vi era tatuato il Marchio Nero, il
simbolo di quel pazzo strampalato che prima che Harry e Draco lo uccidessero
andava in giro a fare stragi di maghi e non. Piano, indietreggiò. Hermione le
aveva detto come fare in casi del genere: agire con calma e sangue freddo. E
lei stava facendo bene. E fece bene fino a quando non arrivò a sbattere contro
il muro e notò che la porta era stata magicamente chiusa a chiave. A quel punto
la vera Sabrina prese il sopravvento.
-Lasciami andare, maniaco!- iniziò a gridare.
Il ragazzo la guardò stupito.
-Io non ti ho toccato!-
-Lasciami andare lo stesso! Lo so cosa sei! Sei un… un… un
coso, un Mangia… Mangiaqualcosa! Stai lontano da me!-
Lui la fissò per un attimo e poi inaspettatamente scoppiò a
ridere.
-E tu sei Sabrina! Finalmente ti conosco.-
La bionda lasciò a metà la sua crisi isterica per assumere
un’espressione confusa.
-Come fai a sapere chi sono?- aggrottò le sopracciglia. –Mi
spii?-
-Figurati! Io sono Blaise Zabini. Immagino che tu abbia già
sentito parlare di me.-
La ragazza annuì, sorpresa. E così era quello il migliore
amico di Draco. In cinque anni non lo aveva mai incontrato, considerando che
lui non era spesso a casa e che lei preferiva incontrare Hermione e Camilla
fuori da Malfoy Manor, dato che vedere esserini verdi chiederle se gradiva un
altro po’ di the le faceva ancora una certa impressione.
-Sei… il cattivo buono.- mormorò.
Lui sorrise.
-Preferirei il buono costretto a diventare cattivo.-
Anche lei sorrise.
-Come vuoi. Ma come hai fatto a riconoscermi?-
-Hermione e Camilla mi hanno parlato spesso di te. Anche
Draco, alcune volte. Ha detto che eri strana, rumorosa e particolarmente
portata per i guai. Non appena ho sentito una furia entrare in camera mia,
dirsi da sola che aveva baciato un uomo sposato, per la precisione Harry
Potter, e poi vedere che mi riconosceva, ma mi chiamava “Mangiaqualcosa”, ho
pensato che non potevi essere che tu. Invece a te non è venuto in mente che
potessi essere io?-
-Veramente no. Cioè, ti immaginavo diverso, e quindi ho
subito scartato l’idea.-
Blaise le si avvicinò di qualche passo.
-Davvero? E come mi immaginavi?-
-Non so… in fin dei conti sei comunque dalla parte dei
cattivi. Ti immaginavo… sporco. Brutto.-
-Invece?-
-Invece sei un dio greco alto e muscoloso con degli occhi
molto intriganti.- sussurrò la bionda sorridendogli maliziosa. Sorriso che
venne prontamente ricambiato.
-Grazie. Anche tu sei molto carina. Quindi, lieto di
conoscerti.-
-Il piacere è mio.- replicò lei osservandolo compiaciuta
mentre si chinava leggermente per sfiorarle il dorso della mano con le labbra.
Dopo un attimo si raddrizzò e si accomodò su un divanetto, facendole cenno di
sedersi accanto a lui.
-Ora che le presentazioni sono fatte, parliamo di cose
importanti: perché hai baciato Harry Potter, l’uomo sposato?-
La ragazza sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
-Lascia perdere, è una cosa stupida.- fece una smorfia. –E
poi comunque non sono affari tuoi.-
-Miei no. Della piccola Weasley, forse.- ghignò il moro.
Sabrina spalancò la bocca.
-Che stronzo! Come è facile riconoscervi a voi… come vi
chiamate? Qualcosa che ha a che fare con i serpenti. Con le serpi.-
-Serpeverde. E sì, è veramente facile riconoscerci. Ma non è
altrettanto facile ingannarci, per quanto uno possa essere furbo. Quindi, non
cambiare argomento. Perché hai baciato Potter?-
-Perché avevo voglia di baciare qualcuno. Qua tutti sono
accoppiati, si divertono, mentre io sono da sola e mi annoio. E non posso
nemmeno provarci con i camerieri, Draco me l’ha proibito.-
-Quindi hai baciato Harry perché avevi voglia di baciare
qualcuno, non lui. Per fortuna, iniziavo a dubitare della tua sanità mentale.-
-Guarda che io ed Harry siamo stati assieme! Comunque è
così, non cercavo lui, solo… qualcuno.-
-Ma l’hai lasciato. E lui si è sposato la Weasley. E tu
cerchi persone da baciare.-
Sabrina si sistemò meglio contro lo schienale del divano, in
modo da essere a pochi centimetri dalle sue labbra del ragazzo.
-Già.-
-E… ti andrebbe bene un bravo ragazzo che fa la parte del
cattivo? È costretto a restarsene chiuso in una stanza a guardare dalla
finestra il matrimonio del suo migliore amico, ma in compenso è muscoloso e ha
degli occhi molto intriganti.-
La ragazza lo guardò da sotto in su.
-Credo che potrebbe andare bene, sì.-
Blaise si chinò su di lei, lentamente.
-Anche se è un Mangiamorte?-
-Si sa che i cattivi ragazzi sono molto più focosi e
passionali degli altri. Quindi… piantala di parlare e baciami.-
Lui le sfiorò le labbra con le sue. La bionda aprì la bocca
per approfondire il bacio, ma il ragazzo si ritrasse leggermente.
-Non darmi ordini… ricordati che comando io.-
-Lo vedremo.- commentò Sabrina prima di spingerlo con le
mani contro il bracciolo del divano e baciarlo.
Hermione abbracciò un'altra volta i suoi genitori.
-Mamma, papà, la vostra stanza è nell’ala est del maniero.
Vi accompagna Dolly, va bene?- chiamò un elfo domestico e gli diede le
direttive. –Naturalmente fate come se foste a casa vostra. Domattina scendete
quando ne avete voglia e se io, Draco o Camilla non siamo ancora in sala da pranzo
rivolgetevi agli elfi domestici. Ci sarà un po’ di casino, con i membri
dell’Ordine, ma… non fateci caso. E se…
Draco le posò delicatamente una mano sulla bocca.
-Hermione, non è la prima volta che i tuoi stanno qui.
Lasciali andare a dormire, saranno esausti. Sono arrivati stamattina presto e
sono stati in piedi tutto il giorno.-
Jane Granger annuì.
-Draco ha ragione, tesoro. E poi non dovete sprecare la
vostra prima notte di nozze a parlare con noi. Avrete ben altro da fare,
immagino.- sussurrò facendo l’occhiolino al ragazzo, che si colorò leggermente
di rosso sulle guance. Non era abituato a sentirsi dire certe cose dai genitori
di sua moglie.
-Andiamo, tesoro, siamo tutti adulti, non ti devi vergognare.
E poi credo che a Camilla farebbe piacere avere una sorellina o un fratellino.-
La mora diventò ancora più rossa e abbassò lo sguardo.
-Facciamo le cose con calma, mamma. Ci siamo appena
sposati!- guardò Draco. –Facciamo le cose con calma.- ripeté sorridendo.
-Sì, ma…
John accorse in aiuto della figlia, sapendo che quando la
moglie si metteva in testa una cosa non la lasciava tanto presto.
-Tesoro, lasciali stare. Non è il caso di parlarne adesso.
Forza, andiamo a letto.-
Salutarono un’ultima volta e poi la signora Granger seguì il
marito. Draco ed Hermione si guardarono intorno: finalmente erano soli.
-Dobbiamo andare da Blaise.- gli ricordò la ragazza.
-No, credo che abbia trovato qualcosa da fare.- replicò lui
serafico. Lei lo scrutò negli occhi.
-Cosa sai che io non so?-
-Una cosa che saprai presto. Ma non parliamone adesso.- la
baciò.
-Non parliamone adesso.- si dichiarò d’accordo lei. –Andiamo
in camera. Voglio fare l’amore con te.-
-Ed io voglio farlo con te. Con mia… moglie.- disse Draco
assaporando l’ultima parola. Senza che lei se lo aspettasse la prese in
braccio.
-Draco! Cosa fai?!-
-Ti porto in braccio. Non è un’usanza babbana?-
-Sì, ma… peso!-
-Sciocchezze.-
Arrivarono davanti alla loro stanza e lui aprì la porta con
un poco delicato calcio. Facendo attenzione a non sgualcirle l’abito appoggiò
la ragazza sul letto, che per l’occasione gli elfi domestici avevano rifatto
con candide lenzuola leggere. Si distese accanto a lei ed iniziò ad
accarezzarla.
-Amore… non credo di essere in grado di toglierti questo
vestito. Sai che non ho pazienza in queste cose. E calcolando che Camilla mi
hai detto che stamattina a vestirti ci hai messo un’ora, non ci vorrà poco.-
Hermione gli allentò il tanto sudato nodo della cravatta e
gliela sfilò.
-Le mani sono l’unico modo che conosci per togliere i
vestiti?-
-Dipende… posso usare la magia?-
-Sei un mago maggiorenne, quindi credo che il Ministro della
Magia non avrà niente in contrario.-
Il ragazzo sogghignò e mormorò qualche parola a bassa voce,
sfiorando la cerniera dell’abito bianco con la punta della bacchetta. La mora
si ritrovò con indosso solo la biancheria intima, anch’essa bianca e ricamata
dalle fate del nord. Si baciarono, mentre lei lo spogliava. Fecero l’amore e fu
stupendo. Anche tutte le altre volte era stato stupendo ma quella notte lo fu
di più. Avevano maggiore consapevolezza dei loro sentimenti, erano più adulti.
Erano sposati. Giunsero all’orgasmo insieme, sussurrando l’uno il nome
dell’altro. Quando tutto fu finito si abbracciarono.
-Allora, mai dolce signora Malfoy. A questo punto posso
confermare che da sposato mi sento davvero molto bene.-
-È stata una bella giornata.- sussurrò Hermione. –Anche se
Pansy ti lanciava occhiate languide, anche se la metà delle persone che c’erano
l’avrò vista su per giù due volte, è stata una bella giornata. I miei genitori
erano commossi, i Weasley erano commossi.- ridacchiò. –Ronald era commosso.
Piangeva, in chiesa. Non l’hai visto?-
-Guardare Weasley non è la mia attività preferita.-
-Ma pensa!-
Draco le fece la linguaccia.
-Scema. Finisci di tessere le lodi di questa giornata.-
-Sabrina… non so cosa abbia combinato, ma dopo le due non
l’ho più vista, quindi immagino che abbia trovato qualcuno con cui passare il
suo tempo. Remus e Tonks hanno ballato assieme, Severus ha passato la giornata
a mostrare al Ministro le sue Pozioni appena sperimentate e Camilla ha trovato
un amico. Il suo primo amico mago.-
Draco appoggiò la testa sul cuscino di lei.
-E sei contenta?-
-Sì. Almeno quando andrà ad Hogwarts conoscerà già
qualcuno.-
-Conosce già le figlie di Sandra e Tom e la figlia di…
quell’altro Weasley, come si chiama poi.- replicò il biondo. Non voleva fare il
padre geloso e possessivo, ma il fatto che Camilla si facesse degli amici così,
amici maschi, e che lui non lo sapesse, non gli andava tanto giù.
-Bill. Comunque sua figlia è al secondo anno, mentre le
figlie di Sandra una al sesto e una al settimo. Camilla ha bisogno di qualcuno
della sua età, qualcuno che ad Hogwarts si senta nuovo come lei.-
Il ragazzo si stiracchiò e poi tornò ad abbracciarla.
-Forse hai ragione. E chi sarebbe questo nuovo amico?-
-Daniel Nott. Lo conosci?-
-Certo. Il figlio di Theodore. Un ragazzino in gamba, anche
se secondo me suo padre lo coinvolge troppo negli affari.-
Hermione rifletté.
-Ma Theodore Nott non era passato al lato Oscuro? Credevo
che tu fossi l’unico Serpeverde che non era diventato Mangiamorte.-
-Lo credevo anche io fino a che non sono venuto a sapere che
Theo alla fine del settimo anno era scappato e che era diventato Ministro
dell’ambasciata di Francoforte a soli venti anni. Da qualche anno è tornato qui
e spesso tratto con lui. Comunque, Daniel è in gamba. Ma lui e Camilla non
andranno mai d’accordo.-
-E perché mai?-
-Perché sono entrambi troppo saputelli. Inoltre uno finirà a
Serpeverde e l’altra…- strinse le labbra. -… a Grifondoro. Non possono essere
amici. Non ad Hogwarts. Non funzionerebbe.-
-Noi due ci siamo appena sposati. Tutto è possibile.-
Draco la baciò. Poi la baciò ancora e ancora.
-Forse hai ragione.- sbadigliò. –Ora ti prego, dormiamo.
Sono stanchissimo, ma se mi lasci riposare domani mattina ti do il bis della
nostra notte di nozze.-
-Va bene, dormiamo. Anche io sono stanca.- gli scompigliò i
capelli biondi e spense la luce. –Allora… buonanotte, Draco.-
-Buonanotte, Hermione.- passarono un paio di secondi. –Ti
amo.-
La ragazza sorrise. Quel giorno glielo aveva detto molte
volte e non pensava che glielo avrebbe detto anche prima di dormire. Invece lo
aveva fatto.
-Ti amo anche io, Draco.-
Voilà la seconda parte del matrimonio. Tutti felici e
contenti… come è giusto che sia. Visto quanti guai che combina Sabrina? Tanto
per cambiare.
Ringrazio: Savannah (Patapansy è una che tiene
duro. Ma anche Hermione c’ha un bel caratterino! Eheheh, vedrai che succederà
più avanti), dana (eh sì, a trovarlo uno come Draco! Io lo ADORO!
Ma hai ragione, i miracoli non esistono… anche se si può continuare a
sperare!), super gaia (sempre un grazie enorme per i
complimenti!), valy (Draco infedele… mai! Sai com’è, orgoglio Malfoy,
quando dice una cosa [come “sì” davanti ad un prete], la mantiene… o almeno
speriamo!), kishal (ciaoooo!! Made-by-kamomilla, bellissimo!
Eheheh… comunque stai calma, non fare niente e non uccidere nessuno, non vorrei
che Herm ammazzasse te… poi chi mi lascia le recensioni?! ^^), mirtilla
(Pansy è stata buonina buonina. Per adesso, almeno. Comunque, due sorprese già
svelate: Blaise per la nostra Sabrina e Daniel per Camilla… ma ce ne saranno
delle altre!), JessicaMalfoy (conoscendo Molly è possibile che
stia ancora piangendo! ^^), mimmyna………….GRAZIE!!
Sabrina si svegliò per il troppo buio. Era abituata ai raggi
del sole che le solleticavano il viso. Era abituata a lamentarsi di quel fatto.
Le piaceva lamentarsi di quel fatto.
Quella mattina, invece, la stanza era immersa nel buio.
Pensò che fosse notte, ma la smentì l’orologio digitale che portava al polso:
erano le undici. All’improvviso, la luce si accese. Un bel ragazzo dai capelli
color pece le sorrideva dalla soglia.
-Ben svegliata.- le disse. Il tono era cordiale, ma c’era un
non so che di finto.
La bionda si tirò su, premurandosi di coprirsi il seno con
il lenzuolo di seta grigio perla.
-Ciao.-
Lui le si avvicinò lentamente.
-Ti ricordi chi sono, vero? Ti ricordi… cos’abbiamo fatto.-
-Certo che mi ricordo, Blaise. Mi ricordo tutto. Non faccio
sesso quando so che la mattina dopo non riuscirò a ricordarlo.-
-Mi sei sembrata spaesata.-
-Quando mi sveglio sono sempre così, anche a casa mia.-
Si scrutarono. Il moro sembrava a disagio. Molto a disagio.
Si sedette sul letto.
-Senti, Sabrina… se mi dici di tenere la bocca chiusa con
Hermione… posso capire.-
La ragazza scrollò le spalle.
-Blaise… la mia vita sessuale non riguarda la mia migliore
amica. Non le deve interessare con chi vado a letto.- fece una smorfia. –A meno
che non vada a letto con Draco, naturalmente. Ma non credo che questo possa mia
accadere, dato che i biondi non mi piacciono. Comunque, probabilmente glielo
dirò. Ma di questo tu non ti devi preoccupare.-
-Non mi preoccupo affatto. Era solo una domanda.-
Sabrina gli sfiorò la guancia con un dito. Era fredda. Ma
ricordò che anche la sera prima, quando i loro spiriti bollivano, il corpo di
lui era freddo. Immaginò che fosse una peculiarità dei… Serpecosi, come si
chiamavano poi. Doveva ricordarsi di chiedere conferma ad Hermione.
-Bene. Perché sembravi preoccupato, ma forse era solo una
mia impressione.-
-Immagino di sì.- strinse le labbra. –Come ti senti?-
La bionda sbuffò.
-Senti, Blaise, se sei pentito di quello che abbiamo fatto
dillo subito, che mi vesto e me ne vado. Speravo in una replica di ieri notte,
ma sto trovando solo freddezza. Non sono una ragazza a cui piace essere presa
in giro.-
Lui sgranò gli occhi.
-Non ti sto prendendo in giro, Sabrina.- assicurò con voce
dura. –E non mi sono affatto pentito. Pensavo solo che forse… tu ti fossi
pentita.-
La ragazza scosse la testa, come se la cosa fosse di
un’assurdità estrema.
-Non mi pento di fare sesso con chi sa fare sesso tanto
bene.-
Lui rise sarcasticamente.
-Tu sei… una babbana. Non capisci cosa vuol dire. Non sono
un ragazzo affidabile. Il mio lavoro non mi dà la possibilità di esserlo. Posso
non tornare a casa per settimane… per mesi. Rischio la vita ogni santo giorno.-
-Tu sei matto! Abbiamo fatto sesso una volta e mi vieni a
parlare di queste cose? Ti assicuro che non ho nessuna intenzione di sposarti,
se è questo quello a cui stai pensando.-
Blaise la scrutò. Quella ragazza non capiva. Non capiva
quello che stava dicendo. Non capiva che non poteva darle la sicurezza che
Draco dava ad Hermione. Non poteva darle alcuna sicurezza. Ed era quello che le
ragazze cercavano. Poteva intrattenersi ogni tanto con qualche Mangiamorte,
tutte belle donne che, come lui, sapevano che non era il caso di superare il
confine del puro sesso per divertimento. Molte ragazze dell’Ordine ci avevano
provato e tuttora gli ronzavano intorno, ma lui aveva giurato di non pensarci
nemmeno. Lui sapeva fin dove poteva spingersi, ma loro non lo sapevano. Già la
notte appena passata aveva infranto le regole. Ma lei era così… intrigante.
Sabrina sembrò intuire i suoi pensieri.
-Blaise, nemmeno ti conosco. Non sto cercando una relazione,
sta’ tranquillo. Non voglio le stesse cose di Hermione. Io non sono Hermione.
Non ho una figlia che ha bisogno di un padre, non ho bisogno di sicurezza. Ma
non nego che approfondire il nostro rapporto non mi dispiacerebbe. Mi piaci,
ma… non sono innamorata. Non sono più un’adolescente e non ho più i sogni e le
aspettative delle adolescenti. Non cerco l’amore e eterno e so che il principe
azzurro non esiste. Non cerco legami, solo… compagnia.-
Il moro strinse gli occhi.
-Solo compagnia.- ripeté. –Niente legami.-
-No, alcun legame. Non di quelli profondi, intendo. Cioè, se
mi incontri in giro e mi saluti non mi offendo, ma… oh, insomma, credo che tu
abbia capito.-
Lui scoppiò a ridere.
-Sì, ho capito.-
-Bene. Quindi… credi che si possa fare?-
Blaise lasciò cadere a terra il mantello nero che indossava.
-Credo di sì.-
-E credi che si possa fare anche la replica che tanto
bramavo?-
Lui si abbassò e leccò sensualmente il labbro della ragazza.
-Credo che si possa fare anche quello.-
Quando Harry si svegliò Ginny era distesa sul materasso con
le gambe appoggiate sulla spalliera del letto. Ogni tanto le muoveva un poco,
sollevandosi sul bacino. Il ragazzo si strofinò gli occhi: no, non aveva le
allucinazioni, sua moglie era davvero in quella posizione.
-Gin, tesoro, che stai facendo?- le domandò trattenendo le
risate.
Ginevra aveva l’espressione seria ed una piccola ruga di
concentrazione le solcava la fronte.
-Resto incinta, Harry.- rispose lei con uno sbuffo. A stare
a quel modo le si mozzava il fiato.
-Non credo si faccia così.-
La ragazza gli lanciò un’occhiataccia.
-Sei molto spiritoso!-
-Grazie.- ridacchiò. –Senti, Gin, non riesco a stare serio
se ti devo guardare da sotto in su.-
-Non ho intenzione di cambiare la mia posizione solo perché
a te fa ridere!- ribatté lei secca.
Harry accarezzò una ciocca di capelli rossi che ricadevano
scomposti sul materasso.
-Va bene, smetto di prenderti in giro. Ma ti prego, almeno
spiegami cosa caspita stai facendo.-
Lei scrollò le spalle, per quanto le sue spalle potessero
essere scrollate messe così com’erano.
-Te l’ho detto, sto cercando di rimanere incinta.-
-Ancora non colgo la relazione tra te che te ne stai a testa
in giù dalla parte sbagliata del letto ed il fatto di restare incinta.-
-Beh… se le mie gambe sono alzate c’è più possibilità che…
insomma, che tutto quello che deve confluire nel mio utero confluisca nel mio
utero. Capito?-
-Tu staresti… dando una mano al mio sperma?-
Ginny si mordicchiò il labbro.
-Se la vuoi prendere così…-
-Come la dovrei prendere? È quello che stai facendo.-
-Sì, ma… non ti offendere, eh amore. Sto solo… tentando
qualcosa di nuovo.-
-Non mi offendo, Gin, ma… non credo che sia una cosa che
funzioni. Dovremmo tentare qualcosa di più… medico in primo luogo. E poi
magico, se dovesse venire fuori che noi… non possiamo avere dei bambini.-
La ragazza scosse la testa.
-Non voglio avere dei figli per magia. Voglio avere dei
figli dall’amore che proviamo l’uno per l’altra.-
-Anch’io lo voglio, tesoro. Ma è da quando ci siamo sposati
che proviamo e ancora non sei rimasta incinta.-
-Un anno non è molto. Per avere un bambino, voglio dire. Ci
vuole tempo.- sorrise appena. –Te lo dice una Medimaga.-
-Me lo dice la mia Medimaga preferita ed io le credo. Ma
sarei comunque più tranquillo se ci facessimo vedere. Per vedere se hai ragione
tu o… se purtroppo abbiamo qualche problema.-
-Io non ho alcun problema. Lo so, Harry, lo sento. Io devo
diventare mamma. Lo sento dentro che diventerò mamma. Harry, lo sogno da quando
ero piccola, da quando portavo a passeggio le mie bambole in un passeggino
giocattolo tutto rosa e parecchio scassato.-
Il moro sorrise e le diede un buffetto sulla guancia.
-Saresti una mamma perfetta. Io non so che padre sarei, non
ho avuto un esempio da seguire, ma accanto a te ce la farei, Gin. Però…-
sospirò pesantemente. –Però ho affrontato tante cose. Troppe cose. Non belle.
Ho tante… ferite. Non è detto che dentro di me sia tutto a posto.-
-Non dire sciocchezze! Credo che tu-sai-chi non mirasse al
tuo… piccolo amico.-
Harry inarcò un sopracciglio, vagamente offeso.
-Piccolo?-
-Io non…- gli lanciò un’occhiata di sbieco. –Scemo, hai
capito cosa intendevo dire.-
-Sì, ho capito. Ma non si sa mai, Gin. Un controllo non ci
costerebbe niente e ci darebbe un po’ di tranquillità. Se poi venisse fuori che
non c’è nessun problema meglio, vorrebbe dire che ci serve solamente tempo, se
invece ci fosse qualcosa sapremmo cosa fare.-
-Non lo so. Io… non voglio farmi vedere. Sono sicura che non
sia necessario, che dobbiamo solo avere pazienza. E continuare a provare.-
-Continuare a stare in quella posizione, quindi?-
Ginevra sorrise.
-No, intendevo provare nell’altro modo. Quello che ci piace
di più.- gli fece cenno di mettersi come lei. Ora potevano guardarsi negli
occhi, anche se dovevano girare il collo in modo piuttosto doloroso. –Facciamo
così, diamoci ancora un po’ di tempo. Ancora… qualche mese. E se entro
novembre, che c’è il mio compleanno, se entro allora non sarò incinta, andremo
da un Medimago. Da Sally, che è la migliore. Va bene?-
Harry annuì.
-Va bene.- le accarezzò la mano e prese a guardare il
soffitto. Restarono in silenzio per un po’. Dopo un attimo la ragazza gli tirò
una lieve gomitata.
-A che pensi?-
-Al fatto che il soffitto non lo puliamo mai. Guarda quante
ragnatele.-
Ginny scoppiò a ridere.
-È vero, fa schifo. Dopo lo pulisco.-
-Brava. È ora che ti decidi a fare la donna di casa.- la
prese in giro lui.
-Scusami?! Sono per la divisione dei lavori domestici.
Puliscile tu le ragnatele.-
-Certo, ma dobbiamo farlo così. In questa posizione. Così
mentre lo facciamo i tuoi spermatozoi ricevono già la spinta!-
Harry rotolò in mezzo alle sue gambe. Non era affatto
comodo.
-Tesoro… io ti do retta, ma se poi mi viene mal di schiena
chi le toglie le ragnatele del soffitto?-
Hermione si strinse al corpo caldo di Draco. Lo baciò sulla
guancia. Poi sulla palpebra destra, dopo su quella sinistra. Infine sulle
labbra. Piano, delicatamente. Dolcemente.
-Ciao, mio bellissimo maritino.-
-Ciao. Ben svegliata. Come stai?-
Lei lo guardò maliziosamente.
-Stanca. Ma felice.-
Il biondo ghignò.
-Perfetto, il mio modo di stordire le donne funziona ancora.
Sono un grande uomo. E anche un amante eccezionale, naturalmente.-
-E per niente modesto.-
-Ovvio.-
Restarono abbracciati, ognuno perso nei propri pensieri.
Dopo un po’ Draco sospirò.
-Ti senti diversa, Hermione?-
-Che intendi dire?- chiese lei perplessa.
-Dopo il matrimonio, voglio dire. Ti senti diversa in un
qualche modo?-
La mora si strinse nelle spalle.
-Non lo so. No, non credo. Voglio dire, sento di amarti, ma
questa non è una novità.- si voltò verso di lui. –Perché, tu ti senti diverso?-
-Sì. Mi sento più grande. Più adulto, più maturo. Ora sono
marito. Ora sono padre, molto più di prima. E ancora non ho sperimentato quale
sarà la differenza effettiva nel mio modo di comportarmi, anzi, non so nemmeno
se ce ne sarà una, ma dentro mi sento più grande.-
-Beh, credo sia normale. Ora siamo una famiglia, una vera e
propria. Siamo tutti Malfoy. Questo lo sento anch’io, ma credo che per te sia
più accentuata, come sensazione.- rifletté un momento. -Ho ricevuto
un’educazione molto diversa dalla tua, la mia famiglia era molto unita, quindi
mi sono abituata a vedere “mamma e papà”, “marito e moglie”, fin da piccola.
Poi ho avuto Camilla e sono cresciuta molto di più. Ora il matrimonio. Ho avuto
tutto per gradi. Per te, invece, deve essere una cosa tutta nuova. Che arriva
tutta insieme.- lo guardò. –Ho ragione?-
Draco annuì, lentamente.
-Hai ragione. Sai, credevo di essere diventato adulto quando
ho parlato con mio padre. Prima che morisse.- fece un sorriso tirato. –Prima
che Blaise lo uccidesse.- puntualizzò. –Invece so che mi sbagliavo. Ora
sono diventato adulto. Adesso che siamo sposati.- sospirò. –In questi cinque
anni tu e Camilla siete state la mia famiglia, su questo non c’è dubbio. Però
dentro ho sempre avuto una parte dove c’ero io ed io soltanto. La mia parte più
intima, quella che avrei tirato fuori se qualcosa tra noi fosse andata male e
se ci fossimo mollati. Vi ho dato tanto di me, ma non tutto. Avevo bisogno di
conservare qualcosa. Adesso invece… quel qualcosa non lo voglio. Non lo voglio
più. Non ci sono più io… non ci sei più tu. Ci siamo noi. E solamente ora, che
ho capito di poter accettare questo, sono diventato adulto. È una sensazione
molto forte.-
Hermione gli passò le dita nei capelli biondi,
intrecciandole a loro. Lui affondò il naso nel suo collo ed aspirò il profumo
della pelle della moglie.
-Vuoi sapere quando ho capito che non avevo più bisogno di
nascondere una parte di me, Hermione?-
La mora, con gli occhi lucidi dall’emozione delle parole del
ragazzo, annuì lentamente.
-Quando hai percorso la navata. Eri… bellissima. Eri mia.-
la strinse un po’ di più. –Così mia!-
La ragazza scoppiò in singhiozzi, non riuscendo più a
trattenersi. Draco la fissò con un mezzo sorriso.
-Cosa cavolo fai, piangi? Ti dico cose che probabilmente non
ti dirò mai più nella vita, dato che per quanto sposato ed innamorato sai
benissimo che non mi sento troppo a mio agio a dire cose del genere, e tu ti
metti a piangere?-
Hermione sorrise tra le lacrime.
-Appunto, non sono abituata a sentirmi dire cose così.- tirò
su con il naso. –È colpa tua.-
-Come sempre. Senti… io vado in bagno e mi faccio una
doccia. Tu ti riprendi e poi scendiamo a fare colazione, va bene?-
-Va bene. A dopo.-
Draco la baciò sulla bocca e si alzò dal letto, imboccando
la porta della toilette.
-A tra un attimo.-
Si sistemarono, si vestirono, e poi scesero in sala da
pranzo. Il tavolo era imbandito con ogni ben di Dio per la colazione e attorno
vi sedevano varie persone, compresi il signore e la signora Granger, la quale
stava spiegando ad un povero elfo domestico come preferiva le uova. Non appena
i novelli sposi fecero il loro ingresso nella sala calò il silenzio e tutti si
voltarono a guardarli.
-Guarda che occhiaie!- Hermione sentì distintamente
mormorare ad una ragazzina, l’aiutante di Neville. La mora arrossì, mentre
Draco aveva stampata sul viso la sua classica espressione impassibile.
-Buongiorno.- salutò cordialmente. Hermione immaginò solo
perché c’erano i suoi genitori.
-Buongiorno.- gli risposero varie voci, alcune allegre,
alcune ancora assonnate.
-I miei ragazzi!- civettò Jane Granger. –Forza, sedetevi qui
vicino a noi! Stavo spiegando a questo esserino come preparare la mia
colazione. Ho i miei dubbi che sappiano cucinare.-
-Lo sanno fare molto bene, Jane, fidati.- disse Draco
andando a prendere posto accanto a lei. –Non avranno un bell’aspetto, ma sanno
lavorare.-
-Oh. Allora ti do retta. Spero solo che quel… folletto non
si sia offeso.-
-Elfo.- la corresse la figlia sorridendole. Sua madre era un
po’ come Sabrina, quello che non lo riteneva “normale” non si dava nemmeno la
briga di impararlo. –Comunque non si offendono, non preoccuparti. Anzi, più
richieste fai e più sono felici. Secondo me questo modo di vivere è ingiusto,
io…
-Per loro funziona così, Hermione.- l’interruppe Draco con
uno sbuffo. –Non far venire il mal di testa a tua madre con questa storia, va
bene? Non il secondo giorno in cui è qui.-
-Oh, Draco…- si bloccò e prese a fissare un punto sopra la
spalla del biondo. –Sabrina, che ci fai qui?!- esclamò dopo che ebbe
riconosciuto la bionda che si aggirava con aria circospetta nel corridoio.
La ragazza le andò incontro con passo insicuro, seguita da
Blaise, che ben deciso a non dare nell’occhio fece il giro del tavolo e si
sedette in faccia a Draco con espressione tranquilla.
-Io… niente. Stavo solo… ma non voi non dovevate essere in
viaggio di nozze?-
-No, lo sai, partiamo dopo settembre, quando Camilla è ad
Hogwarts. Ma non cambiare argomento, che ci fai qui?- la guardò, sospettosa. –E
perché indossi ancora i vestiti di ieri? Hai dormito qui?-
-Non ho esattamente… dormito.- mugugnò scrollando le spalle.
Non voleva dare spiegazioni davanti a tutte quelle persone. –Piuttosto, ci
sarebbe un po’ di caffè?-
Un elfo domestico si precipitò a portarle una tazzina.
-Grazie… cosino.-
-Prego, signorina Sabrina, prego.- rispose Tibbity
inchinandosi leggermente. La bionda sorrise, accomodandosi vicino a Blaise,
seppur ad una certa distanza. Sotto al tavolo la mano di lui scivolò sulla sua
gamba, facendola sussultare. Guardò di fronte a sé. La migliore amica la stava
ancora osservando con attenzione.
-Herm… ti spiego dopo. Promesso.-
La mora annuì e tirò una gomitata a Draco, che stava
ghignando. Lui sapeva e lei no. La cosa le dava parecchio fastidio, ma doveva
aspettare ancora poco. La curiosità la stava assalendo. Quando c’era di mezzo
Sabrina ci si poteva aspettare qualsiasi cosa. Davvero qualsiasi. Anche se,
questa volta, qualcosa poteva prevedere. La sua amica era stata a letto con
qualcuno, chiaramente. Percorse la tavolata con lo sguardo. C’erano Neville e
Dean, ma erano da scartare. Entrambi erano già occupati e poi decisamente non
erano il tipo di Sabrina. Alcune nuove reclute, ma erano troppo giovani. Lupin
e Moddy, troppo vecchi. E Draco e Blaise, fuori in principio, il primo perché
era suo marito ed il secondo perché lui e la sua migliore amica ancora non si
erano conosciuti. Non riusciva a capire chi potesse essere, non aveva
assolutamente idea. Sbuffò. Sabrina mandò giù il caffè tutto di un sorso e
scattò in piedi, come se qualcosa l’avesse punta. Blaise si era avventurato un
po’ troppo su con quella mano. Fece un cenno ad Hermione.
-Ehm… usciamo un attimo?-
La mora non se lo fece ripetere due volte e la trascinò di
fuori. Dalla foga non si accorse che Blaise e Draco si erano fulmineamente
chinati uno verso l’altro, ghignando.
-Sabri… cosa c’è?-
-Io… ho fatto un po’ di casini.-
-Questo l’avevo capito, ma cosa hai fatto?-
-Sono andata a letto con Blaise.-
-Cosa?!-
-Sono andata a letto con Blaise.- ripeté la bionda alzando
gli occhi al soffitto.
L’amica la guardò. Sospirò.
-Cosa?!-
-E non solo.- aggiunse Sabrina.
-Oddio.-
-Ho baciato anche Harry.-
-Cosa?!-
La bionda sbuffò.
-Herm, potresti dire qualcosa d’altro?-
Hermione la guardò con gli occhi sbarrati.
-Ora non ho parlato io, Sabri.-
Si girarono insieme, trovandosi davanti una Ginny furente ed
un Harry che si guardava le unghie con aria spaventata. La rossa si voltò verso
il marito.
-È vero, Harry?-
-Ecco… sì.-
Il volto di Ginevra assunse il colore dei suoi capelli. Si
avventò sulla bionda, che, presa alla sprovvista, cadde a terra. Si scrutarono
per un momento, Ginny a cavalcioni su Sabrina, e poi iniziarono a tirarsi
selvaggiamente i capelli.
Harry ed Hermione si guardarono, sgomenti, troppo scioccati
per fare qualsiasi cosa. La ragazza fu la prima a riprendersi e corse in sala
da pranzo, intimando al moro di mettersi in mezzo. Poco dopo non era solo lui
che tentava di separarle, ma anche Draco e Blaise, mentre gli altri membri
dell’Ordine disposti in cerchio guardavano le due ragazze al centro lottare
furiosamente, incitando ora l’una, ora l’altra.
Ci volle un quarto d’ora buono per riuscire a separarle.
Alla fine si ritrovarono tutti ansimanti, con Hermione tra la rossa e la
bionda, ed i ragazzi che si contavano i graffi, lanciando bestemmie.
-Ma che vi prende?!- sbottò la neo signora Malfoy stando
bene attenta a controllare che non si scagliassero di nuovo l’una contro
l’altra.
-Questa… questa qui ha baciato mio marito!- urlò Ginevra
puntando un dito minaccioso verso Sabrina. –Giuro che se ti becco, io… ti
ammazzo. Sgualdrinella, ti ammazzo.-
Dal cerchio si levò un fischio.
-Io non volevo! Ginny, ti giuro che non volevo! Mi ha anche
fatto schifo!- si difese l’altra massaggiandosi le tempie. Quella cosa le stava
facendo venire un forte mal di testa.
-Davvero?! Davvero?! Per la barba di Merlino, io… hai
baciato mio marito, cazzo!-
Harry spinse di lato Hermione, prendendo il suo posto tra le
due.
-Ginny, tesoro… davvero non voleva! Mi ha detto che non
voleva subito dopo che è successo. Mi ha chiesto scusa. Davvero non voleva.-
Ginevra annuì lentamente, fissando il moro negli occhi. Gli
credeva. Harry non sapeva mentire. Non a lei. Con la stessa lentezza si girò
verso Sabrina.
-Ti credo.- mormorò. –Perché sei la migliore amica di
Hermione e perché sei anche mia amica. Insomma, farò finta che non sia mai
successo. Però… santo cielo, perché hai baciato mio marito?!-
La bionda sbuffò.
-Non lo so! Cazzo, non lo so Gin, davvero! Volevo baciare
qualcuno e lui era lì! Lui non c’entra niente! Se fosse stato qualcun altro,
avrei baciato qualcun altro. Harry non mi interessa più, te lo giuro!-
Blaise sospirò e si mosse lentamente verso Sabrina,
appoggiandole una mano sul fianco.
-Non sta mentendo.- mormorò piano.
I ragazzi dell’Ordine spostavano lo sguardo da una persona
all’altra, ormai piuttosto confusi. Ginny strizzò gli occhi.
-Vuoi dire che… voi due…
-Sì, dopo Potter ha baciato me. E ti posso assicurare,
piccola Weasley, che il bacio con tuo marito, a confronto, non era niente.
Altrimenti ora Potter non sarebbe con te e non riuscirebbe a guardarti negli
occhi. Ti assicuro.-
La rossa annuì e se ne andò, tirandosi dietro Hermione e,
seppur in modo molto rigido, fece un cenno anche a Sabrina. Una volta che le
lottatrici se ne furono andate anche gli altri lasciarono la sala d’ingresso,
delusi che non avessero visto sangue. Qualcuno commentò che sarebbe stato
carino metterle in una vasca piena di fango. Rimasero solo Draco, Harry e
Blaise.
-Il tempo delle grandi svolte.- mormorò il biondo ghignando.
Il suo migliore amico annuì.
-Già. Tu ti sposi. Io vado a letto con la migliore amica di
tua moglie, che è una babbana, tra l’altro. Che roba!-
Harry sospirò.
-Beh, io cosa devo dire… due ragazze si sono picchiate per
me!-
Ecco, un altro capitolo! Come adoro Sabrina! Mi sta troppo
simpatica. Vedremo che riuscirà a combinare con Blaise. Comunque, per ora è
tutto relativamente tranquillo. Cioè, diciamo che Ginny e Sabrina non si sono
fatte poi tanto bene. E per fortuna che la nostra Weasley in Potter si fida del
marito. Immaginate che al suo posto ci fosse stata Hermione… allora sì che ci
sarebbero stati spargimenti di sangue!
Comunque, passiamo ai ringraziamenti: mimmyna,
savannah (e anche a Sabrina gli è andata bene. Insomma, la mora
si prende il biondo, la bionda si prende il moro e noi rimaniamo a bocca
asciutta. C’è qualcosa che non va! I vacanzieri arrivano tra una mezz’oretta al
massimo. Volevo aggiornare ieri, ma non ci sono riuscita ^^), valy
(Ginny si incavola, ma per fortuna perdona… più o meno), dana, kishal
(oddio un piccolo Potter e un piccolo Malfoy insieme… si salvi chi può!), patty
(già, lo sapevi. Complimenti per aver indovinato. Comunque l’idea di metterli
assieme mi è venuta così, giusto perché non erano accoppiati, ma più ci penso e
più mi piacciono insieme! E anche Camilla andando avanti avrà sempre più
spazio. Sempre grazie per le magnifiche recensioni), mirtilla
(sì, ma tu ce li vedi un Harryno e un Drachino che gattonano assieme per Malfoy
Manor? Immagina i danni! E poi degli elfi domestici ne vogliamo parlare?
Scapperebbero al volo, altro che “a loro servire piace”! Eheheh… ^^), JessicaMalfoy,
super gaia, andromeda89, MissBecker
(tutto il genere femminile invidia Hermione! Eh, con il marito che si è
trovata! E anche a Sabrina è andata piuttosto bene…), julychan…………………………GRAZIE
A TUTTI! Anche a coloro che leggono ma non commentano.
-Avanti!- disse il ragazzo, burbero. Quando lavorava
assumeva un’aria ancora più austera e gelida del normale, con il preciso
intento di far capire ai membri dell’Ordine chi era il capo e di scoraggiare
eventuali scocciatori. Quando vide la ragazzina, però, il suo ghigno tirato si
distese in un sorriso.
-Ciao, piccola. Che c’è?-
-Papà… ti disturbo?-
-Non particolarmente. Sto controllando i verbali di quei due
Mangiamorte processati settimana scorsa. Tante parole per descrivere fatti che
ormai conosco a memoria, quindi fare un attimo di pausa mi fa piacere. Hai
bisogno?-
Camilla avanzò lentamente nella stanza. Quello studio le
incuteva sempre parecchio timore, con i quadri di persone morte da tempo che la
scrutavano ogni volta che vi entrava, mormorando tra loro. Sugli scaffali
marchingegni per stanare la magia nera e ampolle di Pozioni. Il tutto
contornato dall’oscurità che creavano i pesanti tendaggi grigi.
-Volevo… chiederti una cosa.-
Il biondo si mise comodo sulla poltrona dietro alla
scrivania, allungando le gambe sotto di essa.
-Dimmi.-
-Potresti accompagnarmi a Diagon Alley a comprare le cose
per Hogwarts? Mamma ha molto da fare, deve finire l’articolo per il giornale
prima della luna di miele, e poi sai com’è, sempre così ansiosa… mi comprerebbe
qualcosa come una divisa per ogni giorno di scuola e dodici bacchette.-
Draco si puntò un dito contro il petto, sorpreso. Pensava
che Camilla attendesse quel giorno per poter passare un po’ di tempo con la
madre, per fare quelle cose che facevano le madri con le figlie, tipo comprare
i calderoni e poi andare a bere una burrobirra al Paiolo Magico per parlare di
come potrà andare l’anno scolastico, per scambiarsi paure e consigli. Tutte
quelle cose che a lui non riuscivano particolarmente bene. Invece, la ragazzina
aveva chiesto a lui.
-Davvero vuoi che venga io con te?-
-Mi… farebbe piacere. Solo se tu ne hai voglia, però.-
Il ragazzo annuì, deciso.
-Certo che ne ho voglia. Solo, non sono molto portato per
questo genere di cose. Posso farti avere tutte le cose che sono sulla lista in
breve tempo, ma non aspettarti una gran conversazione. Sai che non sono un
oratore.-
Camilla gli sorrise.
-Non è vero, papà. Io parlo bene con te. Anche con la mamma,
ma con te di più.-
Draco la scrutò interessato.
-Perché?- chiese semplicemente.
-Perché… non lo so, alle volte sento che certe cose non le
posso dire alla mamma. Non perché ci sia qualcosa di male in quello che ho da
dire, ma… lei fa così tante domande! Per carità, mi piace che faccia domande,
mi fa sentire che le interessa quello che mi succede, ma con te è diverso. Sei
pratico, tu. Quando ho bisogno di consigli concreti, preferisco chiedere a te,
perché sono sicura che per prima cosa cercherai di fornirmi una soluzione.
Mamma mi dice sempre di pensare alle cose, ma certe volte non ho voglia di
pensare, ho solo voglia di fare quello che mi passa per la mente. E tu mi hai
insegnato a seguire sempre quello che mi dice il cuore.-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
-Davvero ti ho insegnato questo? Cioè… sono contento di
avertelo insegnato, ma non ricordo di averlo fatto.-
Camilla si strinse nelle spalle. In effetti lui non le aveva
mai detto “segui sempre quello che ti dice il cuore”, ma glielo aveva fatto
capire molte volte.
-Non l’hai proprio fatto… mi hai dato tanti piccoli segnali,
papà. So che hai abbandonato la tua famiglia perché non volevi fare una strada
che non sentivi come tua. Poi hai incontrato la mamma, con la quale a scuola
non eri molto amico perché lei era una Grifondoro e tu un Serpeverde. Ti sei
innamorato di lei e te ne sei fregato di tutto e di tutti. Poi è arrivato papà.
È successo un casino enorme, ma alla fine sei tornato. E adesso tu e mamma
siete sposati. E sei il mio papà. Forse non te ne accorgi nemmeno, ma tutto
questo mi insegna delle cose.-
Draco le sorrise debolmente. La sua barriera stava per
cedere, le lacrime erano vicine.
-E cosa ti ho insegnato, piccola?-
-Oltre a seguire sempre quello che dice il mio cuore?-
-Sì, oltre a quello. Che altro?-
Camilla rifletté.
-Ad avere coraggio. Ad essere forte. Anche la mamma è forte,
ma è forte nel senso che riesce ad andare avanti da sola. Ha cresciuto me senza
papà Ron, ma se dovesse fare il lavoro che fai tu non credo che riuscirebbe.
Non saprebbe comandare tante persone perché è brava fino a che quello che deve
fare riguarda lei. Tu invece mi hai insegnato che se credo che quello che ho in
mente sia giusto, devo cercare di farlo capire agli altri.-
-Stai dicendo…
-Sto dicendo che sei il mio mito, papà. Da grande vorrei
assomigliare a te. Alla mamma assomiglio già, il mio carattere è praticamente
uguale al suo. Però come te vorrei diventare. Sei il mio esempio.-
Il ragazzo si alzò in piedi e fece il giro della scrivania,
raggiungendo Camilla. La guardò per un attimo negli occhi e poi si chinò ad
abbracciarla. La strinse forte, come mai aveva fatto.
-Santo cielo, Camilla. Sei la mia bambina. La mia bambina.
Neanche immagini quanto mi possano rendere felice le tue parole.- si staccò da
lei, sorridendole dolcemente. –Ci sono riuscito.- mormorò piano.
La ragazzina ricambiò il sorriso.
-Riuscito a fare cosa?-
-A crescere mia figlia come avrei voluto essere cresciuto
io. Avevo tanta paura di sbagliare, di commettere gli errori che aveva commesso
mio padre con me, rendendomi tremendamente infelice e costringendomi a scappare
il prima possibile. Hermione diceva che sarebbe bastato volerti bene, ma non ne
ero convinto. Per niente. Mi sembrava troppo facile. Però non sapevo cosa fare,
così mi sono imposto di essere sempre e solo me stesso. E tu mi stai dicendo
che ci sono riuscito. Di tua spontanea volontà, senza nemmeno che te lo avessi
chiesto.-
Camilla annuì, anche se le restava un po’ difficile
comprendere quello che le stava dicendo Draco, ma aveva capito che lo aveva
appena reso felice. Si guardarono per un attimo, leggermente imbarazzati. Non
avevano mai avuto momenti del genere. Momenti dove parlavano sì, ma non si
erano mai detti cose così. Il biondo ci schiarì la gola.
-Bene… allora facciamo per domani, a Diagon Alley? Così se
dovessimo dimenticare qualcosa avremmo comunque qualche giorno per andare a
prenderlo.-
-Va bene, papà. Allora… io adesso vado a dirlo alla mamma,
così si mette il cuore in pace. Era preoccupata per questa cosa.-
-Certo, vai. Dille che appena ho finito qui passo a
salutarla.-
-Okay. Papà…
-Sì, piccola?-
-Ti voglio bene.-
Passò quasi un minuto.
-Te ne voglio anch’io.-
Hermione alzò lo sguardo dal computer portatile incantato e
sorrise a Sabrina, che stava entrando in quel momento.
-Ehi, ciao. Come stai?-
La bionda scrollò le spalle.
-Incasinata.-
-Tu sei sempre incasinata, tesoro.- mormorò l’altra ragazza
sghignazzando.
-Ti prego, non infierire, ‘Mione. Che proprio non è il caso.
Sono a pezzi.-
-Hai parlato con Ginny?-
-Sì, giusto stamattina. Mi sono scusata per la duecentesima
volta. È una settimana che non faccio altro che dirle che non volevo. E davvero
io non volevo. Cazzo, che schifo di situazione.-
-Ginny ti ha perdonata, deve solo sbollire un po’. Mi ha
detto che ha capito che sei stata sincera con lei, dopo. Che davvero non volevi
baciare Harry. Solo che lei non se lo aspettava. Credeva che non l’avresti mai
fatto, ma non aveva tenuto conto della tua impulsività. Le ho detto che tu sei
fatta così, che se qualcosa ti viene in mente la fai, e che solitamente non te
ne penti. Se invece lo fai, allora vuol dire che davvero sei pentita.-
-Grazie, avvocato del diavolo.-
-Prego. Comunque, ancora una settimana e si calmerà, vedrai.
Tu lasciala in pace per qualche giorno, alla fine sarà lei a venire da te. Lo
sai com’è fatta Ginny.-
-Già, lo so com’è fatta.- ripeté la ragazza lasciandosi
cadere a peso morto sul divanetto di stoffa rosso scuro. Appoggiò i piedi sui
braccioli e sbadigliò poco finemente.
-È colpa tua, Herm. Hai preferito parlare con quei vecchi
bacucchi degli amici di tuo marito, piuttosto che stare con me. Io mi sono
annoiata e quando mi annoio ho voglia di baciare qualcuno. Lo sai e avresti
dovuto prevederlo.-
-Ma certo, è colpa mia. Piuttosto, Blaise?-
La bionda fece una smorfia.
-Non l’ho più visto.-
-Ha mandato un gufo a Draco questa mattina e ha detto che
era impegnato in una missione. Sarà di ritorno entro domani sera e farà un
salto qui il prima possibile. Quindi è normale che tu non l’abbia più visto.-
la rassicurò Hermione. -Intendevo solo dire… avete fatto l’amore, no? Com’è
stato?-
-È stato… bello, Herm. Eccitante da morire. Non lo conoscevo
neppure, è stata una cosa così improvvisa! Io ero lì, avevo voglia di un uomo,
lui era lì, con quegli occhi così intriganti… è stato fantastico, è l’unico
modo che mi viene in mente per definire la cosa.-
-Ma… è stato gentile?-
-Sì. Passionale, ma gentile.-
-Anche dopo?-
-Dopo ci siamo addormentati insieme. Senza abbracciarci e
sussurrarci le paroline dolci, quindi a te non sarebbe piaciuto, ma a me è
andato più che bene. La mattina dopo l’ho trovato già in piedi che mi fissava
da un angolo. Abbiamo parlato e lui mi ha detto delle cose… non erano molto
belle, ma neanche offensive. Credo che abbia solo pensato che essere onesto fosse
la cosa migliore, la prima da fare per chiarire la situazione.-
Hermione annuì interessata.
-E cosa ti ha detto?-
-Mi ha detto che non è un ragazzo che può darmi delle
sicurezze, che non potrò mai fare affidamento su di lui perché ha un lavoro che
gli fa rischiare la vita ogni santo giorno. Che non vuole legami.-
-E tu che gli hai risposto?-
-Che non li voglio neppure io, i legami.-
La mora scrollò le spalle.
-Quindi… vi siete trovati.-
-Se vuoi metterla così.-
-Mi sembra un bel modo di metterla. Comunque, come siete
rimasti?-
-Niente legami, niente storia seria, solo compagnia.-
-E ti va bene? Cioè, tu sei felice?-
-Sì. Anzi, no, in realtà non ne ho idea, ma voglio provare e
vedere che succede.-
-Già, hai sempre amato la sperimentazione.-
-Non per niente sono un medico.- rispose Sabrina sorridendo
all’amica. Restarono zitte per qualche attimo, ognuna persa nei propri
pensieri. Poi la bionda si ricordò di quello che voleva chiedere all’amica.
-Ah, Herm… anche il corpo di Draco è sempre freddo? L’ho
notato e mi chiedevo se fosse così per tutti loro o se mi fossi beccata un
Serpe… Serpeverde strano.-
Hermione sorrise e storse il naso. Chi faceva caso al calore
del corpo dello sconosciuto con cui stava facendo sesso sfrenato?
-All’inizio. I primi tempi era sempre freddo, soprattutto al
mattino. Credo che vivere in un sotterraneo per sette anni della propria vita
abbia dato i suoi frutti. O forse è la loro vita tutta complicata che ha creato
uno strato di ghiaccio intorno a loro. Draco alla fine si è sciolto.-
-Allora devo solo farlo sciogliere.-
La mora ghignò e andò a sedersi accanto alla amica.
-E credo che tu sappia anche molto bene come fare.-
Scoppiarono a ridere insieme, abbracciandosi. Sabrina si
morse il labbro inferiore, diventando all’improvviso seria.
-Senti, Hermione… credi che mi stia mettendo in un casino
enorme? Credi che con Blaise non potrà mai funzionare, che io stia facendo una
cazzata?-
-Devo essere sincera?-
-Sempre, tesoro.-
-Va bene. Sì, penso che intraprendere una relazione con
Blaise sia una cazzata. Una cazzata stratosferica. Perché quello che lui ti ha
detto è vero, non puoi aspettarti sicurezza, non puoi aspettarti un rapporto
tranquillo fatto di passeggiate mano nella mano. Non puoi metterlo in mostra
come sei solita fare e non puoi vantarti con le amiche. Però bisogna anche dire
che Blaise è un bravo ragazzo, fondamentalmente buono. E se secondo te vale la
pena provare, allora io ti appoggio. Lo sai.-
Draco e Camilla camminavano per Diagon Alley senza tenersi
per mano, ma con le braccia che si sfioravano ad ogni passo. La gente li
guardava nascondendo un sorriso, sorpresi ma soprattutto felici di vedere il
loro gelido e burbero angelo custode in giro con una ragazzina esagitata che
additava ogni vetrina davanti alla quale passavano.
-Camilla… stai buona, calmati.- la rimproverò, ma il suo
tono non era severo, piuttosto divertito.
-Scusa, papà, ma sono così agitata! Sto per comprare le cose
per andare ad Hogwarts!-
-Va bene, ma se cammini con il naso per aria finisce che
cadi e ad Hogwarts non ci vai proprio.-
-Oh, non portare sfortuna!- esclamò Camilla facendogli la
linguaccia. Draco ghignò.
-Scusa. Dove vuoi andare per prima cosa?-
-A prendere la bacchetta!-
Si diressero chiacchierando da Ollivander, il quale li
accolse con il suo solito sorriso reverenziale.
-Benvenuto nel mio negozio, signor Malfoy. Cosa posso fare
per lei?-
-Per me niente, Ollivander. Ma Camilla ha bisogno di una
bacchetta. Frequenterà Hogwarts il primo settembre.-
-Ma certo, sono lieto di servire la giovane signorina
Malfoy.- tirò fuori qualche scatola lunga e nera e mise in mano alla ragazzina
una bacchetta. –Questa è una sedici pollici, miss. Interno di agrifoglio e
pungitopo. Flessibile. La provi, forza.-
Camilla la prese in mano e la agitò qualche volta. Non
successe niente. Guardò Draco, in cerca di qualche segno. Si sentiva molto
stupida.
-Coraggio, piccola. Non pretenderai che trovi la tua
bacchetta già al primo tentativo! A me ce ne sono voluti sette prima che
trovassi quella giusta.-
Ollivander sorrise ad entrambi.
-Mi spiace contraddirla, signor Malfoy, ma è la bacchetta
che trova il mago.-
Draco annuì.
-Certo, lo so. Forza, piccola, prova di nuovo.-
Camilla prese in mano un’altra bacchetta, un’altra, un’altra
ancora, ma il risultato fu sempre lo stesso. La ragazzina sospirò pesantemente.
-Papà…
-Oh, prova questa.- mormorò il biondo prendendo una scatola
a caso e ficcandogliela in mano, dispiaciuto che lei si stesse demoralizzando.
–Che cos’è, Ollivander?-
L’anziano mago si lisciò la barba bianca.
-Oh. Bacchetta molto speciale, signore. Io non… se è quella
giusta, vuol dire che davvero nulla è lasciato al caso. La provi prima,
signorina. Dopo le spiegazioni.-
Camilla ubbidì ed agitò in aria la bacchetta. Scintille
rosse scaturirono dall’estremità e la ragazzina prese a saltellare. Ollivander
batté le mani. Draco guardò prima l’una, poi l’altro.
-Mi può spiegare cosa c’è di tanto speciale?-
-Oh, molto, signore. Quella bacchetta… l’essenza magica è
costituita da salice piangente, simbolo d’intelligenza, che compone anche
quella della signora Granger… anzi, Malfoy. Poi da aghi di pino, la libertà,
presenti nella bacchetta del signor Weasley. Ed infine il coraggio. Corde di
cuore di drago. E dove sono quelle, signore?-
Il biondo sorrise alla figlia.
-Nella mia bacchetta.- rispose.
-Esatto, signor Malfoy. La bacchetta ha scelto la sua
legittima proprietaria. Ne faccia buon uso, signorina.-
Camilla annuì e, dopo aver preso per mano il ragazzo, lo
trascinò fuori dal negozio, con il nuovo acquisto al sicuro nella tasca del
mantello.
-Piccola, andiamo a prendere una animale, va bene? Voglio
regalarti qualcosa di bello.-
Si diressero all’emporio del Gufo, fermandosi prima a
mangiare un gelato da Florian Fortebraccio. Entrarono nel negozio e Camilla
prese a guardarsi in giro, innamorandosi all’istante di tutti gli animali
presenti.
-Papà, voglio quello! Anzi no, quello… o forse…
Draco scoppiò a ridere, prendendola per un braccio.
-Calma, calma. Puoi portarne uno solo, non agitarti così.-
-Ma scegliere è impossibile! Sono tutti così carini.-
-Va bene, ragioniamo con calma. Puoi scegliere tra un topo,
un gatto o un gufo. Inizia a scartarne uno.-
Camilla storse il naso.
-Il topo.-
-Saggia scelta. Tuo padre ne aveva uno e si è rivelato
essere un Animagus che aveva ucciso qualcosa come tredici persone. Per fortuna
che non hai preso da lui!-
-Papà.- lo riprese lei.
-Sì, scusa. È che i topi proprio non li sopporto. Ma
torniamo a noi. Tra un gatto e un gufo?-
-Mmmh… Il gufo! No, meglio il gatto! Ma forse…
-Ho capito, così non ci arriviamo. Vediamo… i gufi portano
la posta, ma non sono molto di compagnia. I gatti… io personalmente li odio.-
-La mamma…
-Tua madre sceglierebbe un gatto senza pensarci due volte.-
sospirò lui ricordandosi di quell’orribile palla di pelo arancione che aveva a
scuola.
-Allora… un gatto!-
-E gatto sia.- comunicò il ragazzo alla commessa. Camilla ne
scelse uno nero, longilineo, dagli occhi azzurri quasi come quelli di suo
padre.
-Così mi sembra di averti vicino.- gli spiegò.
-Carino.- sorrise lui.
-Già. Adesso?-
-Adesso i libri, direi.-
Andarono al Ghirigoro, poi a comprare il calderone e gli
ingredienti per Pozioni. Dopo a farsi fare la divisa ed infine, circa un’oretta
più tardi, si lasciarono cadere sulla sedie di legno durissimo del Paiolo
Magico. Tom, il barista, li raggiunse in un batter d’occhio.
-Signor Malfoy! Che piacere vederla! E anche lei,
signorina!-
Camilla salutò calorosamente, mentre Draco si limitò a fare
un cenno col capo, ma l’uomo non sembrò accorgersi di quella freddezza. Sapeva
che Malfoy non amava i convenevoli.
-E la sua signora? Hermione come sta?-
-Molto bene, grazie.- grugnì il biondo. –Vorremo due
burrobirre bollenti, per favore.-
Tom scomparve, dirigendosi verso il bancone. Il ragazzo
occhieggiò al bagno delle signore.
-Io e tua madre ci siamo baciati qui per la prima volta.-
mormorò sottovoce, imbarazzato come un bambino che confessava alla mamma che
aveva rubato la marmellata.
-Che schifo.- commentò Camilla facendo una smorfia.
Lui ghignò.
-Lo dici tu.-
-Papà, ti prego, non voglio parlare di queste cose!-
-Come preferisci. Parliamo di qualcos’altro. Sei preoccupata
per la scuola?-
La ragazzina sembrò rifletterci su.
-No. Non troppo.-
-Meglio così. Ad Hogwarts ti sentirai subito a casa. È un
posto accogliente, vedrai.-
-Lo spero. Poi, adesso che conosco Daniel… prima avevo paura
che sarei arrivata lì senza conoscere nessuno e che gli altri mi avrebbero
messa da parte, ma ora… sono più tranquilla.-
Draco strinse gli occhi.
-Daniel…- mormorò.
-Sì, sai, il mio amico. Ha detto che ti conosce.-
-Già, il figlio di Nott. Io e suo padre eravamo compagni di
Casa a scuola. Sono… persone che apprezzo. Anche se, se assomigli anche solo
vagamente a tua madre, del mio apprezzamento te ne fai ben poco.-
-Non è vero. Del tuo permesso, forse, me ne posso fare poco.
Ma il fatto che tu apprezzi i miei amici mi piace.-
Il biondo fece un ghigno.
-Bella risposta. Inizi ad assomigliarmi. A me è questo che
piace.-
-Anche a me!-
-Bene.- Draco ringraziò la cameriera per le bibite. Innalzò
il suo bicchiere, facendo cenno a Camilla di fare la stessa cosa. –Allora
brindiamo.-
-A cosa?-
-A te che vai ad Hogwarts. A te che diventi grande.-
I calici tintinnarono e dal loro interno fuoriuscì parecchio
liquido bollente, mentre Draco e Camilla si sorridevano, brindando alla
partenza della ragazzina.
La mattina del primo settembre Hermione correva agitatissima
da una parte all’altra di Malfoy Manor. Draco riuscì a beccarla sul
pianerottolo delle scale tra il primo ed il secondo piano dell’ala nord. La
bloccò, mettendola spalle al muro.
-Santo cielo, Granger, vedi di calmarti!- sbottò
accarezzandole lentamente un braccio, con l’intento di farla calmare, ma con
l’esito di farla agitare ancora di più.
-Malfoy.- precisò la mora quasi grugnendo.
-No, questo non è un comportamento da Malfoy.-
-Oh, perché, cambio cognome a seconda dei miei
comportamenti? Questo non c’era scritto sui documenti del matrimonio.-
-Andiamo, Hermione, non litighiamo per questo genere di
cose. Forza, tesoro, dimmi perché stai facendo avanti e indietro dalle sette.-
-Sto solo controllando se Camilla ha preso tutto.-
-Le hai preparato il baule per Hogwarts due giorni fa, fino
ad oggi non hai fatto altro che fare liste sulle cose da portare e sei sempre
arrivata alla conclusione che ha preso tutto. E se per caso avesse dimenticato
qualcosa, gliela spediremo senza problemi, basterà una sua lettera. È tutto
sotto controllo, Hermione.-
-Sì, ma noi andiamo in luna di miele domani, se Camilla
dovesse spedire un gufo…
-Ci sarebbero Potter ed altri duecento membri dell’Ordine
che abitano in questa casa. Più una cinquantina di elfi domestici. Non vedo il
problema.-
-Oh, tu non puoi capire! Camilla… non sono mai stata senza
di lei da quando è nata!-
-Io non posso dire da quando è nata, ma da questi ultimi
cinque anni. Capisco benissimo cosa provi, ma credo che tu debba cercare di
nasconderlo. Vuoi fare agitare anche lei?-
-Certo che no!-
-Appunto, quindi fai un bel respiro…- lei ubbidì. -… conta
fino a dieci…- fece anche quello. -…baciami…- lo baciò. -… e adesso andiamo
giù. Tu sorridi a tua figlia, le chiedi se deve fare ancora qualcos’altro e
poi, se è tutto a posto, andiamo. Va bene?-
-Va bene.-
Si recarono al piano di sotto, mano nella mano. Uno con un
ghigno e l’altra con un sorrisino teso.
Hermione sorrise a Camilla che, seduta sul baule,
raccomandava a Tilly, il suo elfo domestico preferito, di fare attenzione alla
sua Rosa Rosetta, il fiore incantato che le avevano regalato Harry e Ginny per
il suo decimo compleanno.
-Tesoro… sei pronta?-
-Sì, mamma.- arricciò il naso. –E sì, ho preso tutto. Sono a
posto.-
-Benissimo.-
Draco lanciò uno sguardo al grande orologio del salone.
-È presto, ma io proporrei di andare già a King’s Cross,
facciamo colazione tutti insieme e poi ti accompagniamo al binario 9 ¾ . Cosa
ne dici?-
-Che sarebbe fantastico!-
-Perfetto. Allora noi andiamo. I Weasley quando arrivano?-
-Non arrivano. Camilla ha già salutato tutti. Se fossero
venuti, ci sarebbe stato troppo casino. Conosci la famiglia.-
-Fin troppo bene, per i miei gusti. Forza, andiamo.-
Prese per mano Camilla e tutti e tre si smaterializzarono in
un vicolo vicino alla stazione. Arrivarono chiacchierando a King’s Cross e si
fermarono ad una bar a fare colazione, mentre Draco faceva commenti poco carini
sui babbani che gli passavano accanto, beccandosi parecchie gomitate da parte
di Hermione.
-E pensare che se non la incontravo io, tua madre, potevi
ritrovarti a girovagare qua in giro con la faccia da ebete che hanno tutti
questi babbani.- sbuffò il biondo ghignando.
-Non ci sarebbe stato nulla di male, Draco.- lo riprese la
ragazza guardandolo male. Dopotutto lei era mezza babbana e ogni volta che
veniva detta una frase del genere si sentiva offesa.
-Mah… Camilla, tu che dici?-
-Beh, io…
-Camilla! Ciao, Camilla!-
La ragazzina, sentendosi chiamare, si voltò di scatto. A
pochi metri Daniel Nott la stava compostamente salutando sventolando una mano.
-Ciao!-
Il ragazzino si avvicinò al tavolo, seguito dal padre e
dalla madre. Draco si alzò, lasciando la sedia alla signora Nott.
-Buongiorno, Theodore.- salutò cordialmente il capofamiglia.
-Buongiorno a te, Draco. I nostri figli hanno già fatto
amicizia.- disse l’altro facendo un cenno con la testa verso i due più giovani,
che si erano messi a discutere dei libri di testo.
-Già. Mi fa piacere che Camilla parta con qualcuno di
conosciuto. Lei non ha frequentato molti ragazzi della sua età, a casa.-
La signora Nott annuì.
-Daniel mi ha detto che avete mandato Camilla in una scuola
babbana. È vero?- chiese rivolta ad Hermione. Lei si morse il labbro inferiore.
-Sì, è così. Ho pensato… che non poteva di certo farle male.
Dopotutto si ritrovava con i compagni dell’asilo, non potevo toglierla dai suoi
amici così.-
-Ma certo, capisco. Noi abbiamo fatto studiare nostro figlio
in casa e secondo me è un po’ solitario. Mi fa piacere che abbia trovato
un’amica.- disse Theodore, sorridendo al ragazzino, che, sentendo il proprio
nome, aveva preso ad ascoltare.
-Studiare a casa mi ha fatto piacere, padre.- disse
scrollando le spalle.
-Ma certo, Daniel.- lanciò uno sguardo all’orologio. –Direi
di andare, signori, sono le undici meno dieci e dovete scegliervi uno
scompartimento. Ricordi che lotta all’inizio di ogni anno, Draco? Non stavamo
mai seduti.-
Il biondo ghignò.
-Perché eravamo troppo presi a cercare Potter e i suoi amici
per dargli fastidio, non perché mancassero dei posti.-
Hermione gli diede una leggera pacca sul braccio.
-Sei incredibile.- mormorò scuotendo la testa.
Si recarono tutti e sei davanti al binario 9 ¾ e Camilla si
ritrovò a fissare perplessa la barriera tra il binario 9 e 10.
-Mamma… il binario non c’è!- esclamò sconvolta.
Gli altri si guardarono l’un l’altro, mente Daniel scoppiò a
ridere. Si fermò ad un’occhiata di rimprovero lanciatagli dalla signora Nott.
-Scusami, madre.- si rivolse all’amica. –Scusami anche tu,
Camilla. Non volevo prenderti in giro, pensavo solo che sapessi come si arriva
al binario.-
Camilla mise il broncio.
-No, non lo so. Spiegamelo tu che sai tutto.-
-Devi passare attraverso la barriera.-
-Io… attraverso?! Non è possibile!-
-Siamo maghi, mia cara.- le sorrise gentilmente Theodore.
–Niente è impossibile. Forza, va’ per prima con Daniel. Se sei agitata, corri.-
Camilla guardò titubante il ragazzino che le stava accanto.
-Sei pronta?- le chiese lui scrutandola.
-Sì.-
-Allora andiamo.- presero a camminare con passo spedito.
Camilla vedeva la barriera avvicinarsi sempre di più. Si sarebbero schiantati,
era sicura. Iniziarono a correre entrambi.
-Dammi la mano, Daniel!- urlò preparandosi all’urto… che non
avvenne. Invece si ritrovò davanti ad una vecchia carrozza rossa sulla quale
troneggiava la scritta “Espresso per Hogwarts”. Ovunque c’erano ragazzi
esagitati con bauli uguali ai loro e genitori che li rincorrevano, in preda ad
una crisi di nervi.
-Ma…
-Benvenuta al binario 9 ¾ - disse il giovane sorridendo alla
ragazzina. –E chiudi quella bocca, entrano le mosche.-
In quell’istante comparvero anche gli adulti ed Hermione si
ritrovò a tirare un’altra gomitata a Draco, che aveva mormorato in tono
seccato: -Cazzo, la tiene per mano!- occhieggiando verso la sua “bambina”.
Si avvicinarono tutti alla seconda carrozza, quella
riservata agli studenti del primo anno.
-Allora, ragazzi. È arrivato il grande momento.- disse
Hermione, avvicinandosi alla figlia. Non sapeva come avrebbe fatto a non
piangere al momento della partenza. Gli occhi già iniziavano a pizzicarle.
-La signora Malfoy ha ragione.- convenne Theodore.
–Comportati bene, Daniel, e studia. Ricorda che lo studio è importante, senza
quello non si va da nessuna parte nella vita.-
-Anche tu, Camilla.- asserì Draco, serio. La moglie gli
rivolse un’occhiata torva.
-Divertiti, tesoro.- sussurrò alla ragazzina chinandosi
verso di lei e abbracciandola. –Ti voglio bene.-
-Te ne voglio anch’io, mamma. E anche a te, papà.-
Il biondo sorrise e si chinò a sua volta per abbracciarla.
Così fecero i signori Nott con il figlio, anche se molto più compostamente.
Si guardarono, tutti e sei. Un fischio risuonò nell’aria.
-È… meglio che saliate.- disse Draco sospingendo i due
studenti verso gli scalini del treno e caricando i loro due bauli con un
incantesimo. Quando Camilla si affacciò al finestrino Hermione si sciolse in un
mare di lacrime.
-Oh, andiamo, Hermione, mica va al patibolo!- esclamò il
marito mettendole un braccio sulle spalle e stringendola a sé. La signora Nott
le sorrise gentilmente.
-Torneranno per le vacanze di Natale.- sussurrò
accarezzandole brevemente un braccio.
-Certo, mamma, ci vedremo a Natale! E poi ti scrivo un gufo
appena arrivo!- assicurò Camilla agitando la mano come saluto.
-Guai a te se non lo fai, ragazzina!- la minacciò Hermione
tirando su con il naso.
-Va bene! Ciao!-
Il capostazione fischiò un’altra volta ed il treno prese a
muoversi. La mora lo rincorse per qualche metro e poi si fermò alla fine del
marciapiede del binario, ansimando.
Draco la raggiunse e la baciò sulla fronte.
-Tesoro. Camilla starà bene. Hogwarts è un posto stupendo,
lo sai.-
-Draco… la mia bambina sta crescendo.-
Il biondo annuì.
-Già. La nostra bambina sta crescendo.-
Ecco il settimo capitolo. Che ve ne pare? A me sinceramente
piace. Adoro scrivere di Draco e Camilla. Lui, grande uomo vissuto, che della
vita sa praticamente tutto, e lei, giovane ragazzina, ingenua come tutte le
ragazzine di undici anni, si incontrano a metà, in quello spazio riservato
all’insicurezza che provano tutte le persone. Insomma, in un certo senso sono
molto simili.
Comunque, prima dei ringraziamenti devo dire una cosa che mi
costa molto dire: purtroppo in questa settimana non sono riuscita a scrivere il
capitolo di “Viaggiare incontro al destino”. Domani mattina parto per Londra ed
ho avuto molto da fare. Anche per il fatto del terribile attentato. Siamo un
gruppo di amiche e abbiamo dovuto vedere se i nostri genitori erano ancora
d’accordo a lasciarci andare, poi abbiamo cambiato volo e cose del genere. Oggi
sono stata tutto il tempo al computer e qualcosa ho buttato giù, ma di postare
un capitolo che non è venuto fuori come volevo proprio non me la sento.
Preferisco farvi aspettare ma farvi leggere qualcosa che davvero mi soddisfi. È
davvero un peccato che non sia riuscita a scrivere, perché ci tenevo ad
aggiornare. Ma purtroppo “Viaggiare incontro al destino” è una ff che scrivo
capitolo per capitolo, al contrario di “Our life”, con la quale sono avanti già
di qualche chap. Sarebbe molto più comodo se i capitoli che prendono forma
nella mia testa si scrivessero già da soli su computer, ma questa è
fantascienza. Per ora. Ma non divaghiamo. Tornerò il 6 agosto e sistemerò
subito il capitolo. Ah, non sapete quanto mi costa non poter scrivere per tre
settimane! Dopo un paio di giorni le dita iniziano a formicolare! Comunque,
spero che non mi abbandonerete perché non scriverò per tanto tempo. Mi farò
perdonare! =)
Ringraziamenti:
Nikita (pardon se non in tutti i capitoli mi
ricordo di scrivere “grazie anche a chi non commenta”. Ma sappi che se anche
non commenti a me fa davvero molto, molto piacere che tu legga la mia storia!),
Savannah (ciao, carissima! Eheheh sei troppo cattiva con Harry! E
mi sa che mi stai contagiando, tra un po’ anche Ginny lo strapazzerà ben
benino. E ricordati che quando posterai i capitoli della tua meravigliosa
storia, anche se non commenterò perché non avrò un computer, un “fantastico” te
lo riservo lo stesso, perché so già che sarà così. E ti prego, ti prego, ti
prego, non me ne volere per i vacanzieri!! *-* grazie “me che ti sorride e
spalanca gli occhioni”.), valy, mimmyna, patty
(come sempre grazie!), super gaia, JessicaMalfoy, bimba88
(la parola “bravissima” va benissimo!!! ^^ Grazie anche a te, un bacio)
Insomma… GRAZIE A TUTTI a chi commenta e a chi no!
-Camilla, dove ci mettiamo?-
domandò Daniel guardandosi intorno. Lo scompartimento si stava lentamente
riempiendo e loro due ancora non si erano seduti.
Lei alzò le spalle.
-Dove vuoi tu, per me è
uguale.-
Il ragazzino occupò un posto
vicino al finestrino e le fece cenno di sedersi in faccia a lui. Camilla
ubbidì, grattandosi la testa, imbarazzata. Per quanto considerasse Daniel un
amico, lo aveva visto solamente un’altra volta, oltre a quella. E in
quell’occasione si trovavano a Malfoy Manor, quindi lei “giocava in casa”.
Adesso, invece, era completamente sola, senza la mamma né il papà, e capiva che
tra i due, era lei a saperne di meno su Hogwarts.
Lui la scrutò attentamente.
-A scuola sarà bello.- disse
dopo un attimo.
-Lo spero.-
-È così, te lo dico io, non lo
devi sperare.-
Lei sorrise.
-Parli come mio padre.-
-E ti da fastidio?- s’informò
il ragazzo.
-No, direi di no. Però è
strano. Io non parlo in un modo così… formale.-
-Già, l’ho notato. La verità è
che sono abituato a parlare come mio padre, che parla come il tuo perché
hanno ricevuto la stessa educazione e perché sono stati istruiti allo stesso
modo, prima a casa con un precettore e dopo ad Hogwarts, a Serpeverde.-
Camilla si mosse irrequieta sul
sedile.
-Sono meno di te, forse?-
chiese a disagio.
Lui scoppiò a ridere.
-Non dire sciocchezze, Camilla.
Non sono migliore di nessun mago, io. Dei babbani, ma non dei maghi. I maghi
sono la mia gente ed io non sono superiore a nessuno della mia razza.-
La ragazzina storse il naso.
-Questo è razzismo, sai?-
-No, non è razzismo. È la
realtà: noi siamo superiori della gente senza poteri magici.-
-Non è vero. I miei nonni
materni sono babbani, ma io non mi sento affatto superiore a loro. Noi abbiamo
i poteri e loro no, ma siamo tutti uguali.-
Daniel ghignò.
-Questa è tua madre.- mormorò
piano.
-Mia madre? Che c’entra mia
madre?-
-È tua madre che ti ha messo in
testa tutte queste cose. Perché tuo padre, Draco intendo, la pensa esattamente
come me e come il resto della mia famiglia. E anche tutta la sua
famiglia.-
Camilla scosse la testa.
-La famiglia di papà la pensava
così ed era cattiva. Erano tutti Mangiamorte, infatti. Papà non è così e non la
pensa così. A lui i babbani semplicemente non stanno simpatici, ma non per
questo si sente superiore a loro.-
-Sbagli, Camilla. Tuo padre la
pensa esattamente come ti ho detto. I babbani li disprezza con tutto il cuore.
E poi nella sua famiglia non erano tutti Mangiamorte, sai? C’era quello, il
padrino di Harry Potter, il Black.- fece una smorfia. –Sirius Black. Lui non
era un Mangiamorte. Cioè, all’inizio si pensava così, ma poi… la conosci la
storia?-
-Sì, lo zio Harry me l’ha
raccontata. Ma a parte lui, erano tutti Mangiamorte?-
-No. C’era anche Narcissa, la
moglie di Lucius Malfoy, che non era una Mangiamorte. Ho letto su qualche libro
che non lo era diventata perché era malata, molto malata. Alcuni dicono che è
riuscita a dare alla luce Draco per miracolo ed è morta quando lui aveva circa
nove anni. I più maligni sussurrano addirittura che Draco non fosse figlio
suo.-
Camilla sbuffò.
-Sciocchezze. La mamma di Draco
gli voleva bene. Gli aveva lasciato un anello, ma l’aveva Lucius e allora papà
è andato a riprenderlo per darlo alla mia mamma. Ora lei ha la fede, ma lo
tiene su una collanina d’oro appesa al collo. È bellissimo, con inciso un
serpente dagli occhi di brillanti e la scritta Malfoy accanto.-
Daniel sorrise.
-Lo immagino. Quell’anello sarà
tuo, lo sai? Quando ti sposerai il tuo fidanzato ti darà il suo anello, ma
avrai anche quello, te lo darà Draco.-
Lei arrossì violentemente.
-No, non credo.-
-Io credo di sì. È tradizione.
Deve tramandarsi di generazione in generazione. Dovrebbe passare ad un figlio
maschio, ma secondo me sarebbe giusto che lo avessi tu. Dopotutto, quando Draco
ha chiesto di sposarlo a tua madre, è un po’ come se lo avesse chiesto anche a
te, dato che eri già abbastanza grande.-
-Stai farneticando, Daniel. Non
sarà mio l’anello di mamma.-
-Non lo avrai solamente se non
ti sposerai. E tu vuoi sposarti, vero?-
Camilla si morse il labbro
inferiore.
-Non lo so. Cioè, immagino di
sì, ma adesso non te lo so dire. Ho così tanto tempo davanti!-
Lui la guardò per un attimo,
indugiando sui contorni del suo volto. Era come se la stesse accarezzando con
lo sguardo. Sorrise.
-Come sei ingenua, Camilla. È
proprio vero che viviamo in mondi diversi. E pensare che basta una persona per
distruggere un modo di vivere.-
Lei lo guardò perplessa.
-Che vuoi dire?-
-Che è come se non vivessi con
un Malfoy. Vivi con i suoi soldi, ma non con il suo modo di vivere.-
-Non sono i soldi che mi
interessano, mi interessa il mio papà!- precisò la ragazzina offesa.
-Certamente, non volevo dire
questo. Volevo solo dire che a Draco deve interessare davvero tanto tua madre,
perché per adottare la sua ha abbandonato tutta l’educazione che ha ricevuto da
piccolo.-
-Oh. Che educazione?-
-Quella tipica dei maghi
Purosangue. Quella che sto ricevendo anche io. Se l’avessi ricevuta anche tu,
non avresti tanto tempo davanti.-
Camilla inarcò un sopracciglio,
scettica.
-Che vuoi dire, che dovrei
decidere di sposarmi entro una data precisa?-
-Se sei fortunata, sì.
Altrimenti ti potrebbe capitare un matrimonio combinato. A Draco è capitato
così. Se non avesse tradito suo padre, avrebbe dovuto sposare Pansy Parkinson.-
-Quella bionda che c’era al
matrimonio?- domandò la ragazzina sgranando gli occhi.
-Proprio lei. Sono stati
assieme per tutti i sette anni di Hogwarts. Mio padre mi ha raccontato che lei
era innamorata veramente di Draco, ma lui no, a lui non interessava.-
-Perché a lui interessa la mia
mamma!-
-All’epoca no, odiava la tua
mamma.-
-Ma adesso la ama.-
-Adesso sì. Infatti si sono
anche sposati.-
Restarono zitti entrambi per un
po’. Dopo un attimo Camilla sospirò.
-Se tuo papà ti dicesse che
devi scegliere qualcuno da sposare, chi sceglieresti?-
Lui si prese qualche minuto di
tempo per riflettere. Abbassò lo sguardo e arrossì leggermente sulle gote.
Anche se con il pallore che solitamente aveva il suo viso si poteva al massimo
dire che era diventato del colorito che avevano tutte le altre persone in
condizioni normali.
-Te, credo.-
Camilla divenne rossa come non
mai. Se avesse preso la capigliatura del padre, faccia e capelli non si
sarebbero potuti distinguere.
-Me? Perché?-
Lui rialzò lo sguardo e la
fissò negli occhi. Verde dentro ambra.
-Perché sei simpatica. E perché
sei mia amica, sei una persona che stimo, anche se ti conosco poco. Se dovessi
scegliere una persona con cui passare il resto della mia vita, ne sceglierei
una con la quale posso parlare. Tutte le altre ragazze che conosco hanno la
puzza sotto il naso e capiscono un quarto di quello che dico. Tu, invece, sei
diversa.-
La ragazzina sorrise.
-Anche io sceglierei te.-
disse, ma Daniel non la sentì, la sua voce venne coperta dal cigolio della
porta dello scompartimento che si apriva.
Draco sbuffò per l’ennesima volta, rigirandosi tra le mani
il biglietto aereo per le Seychelles, la destinazione del viaggio di nozze.
-Hermione… mi guardano tutti!- sbottò fulminando un’anziana
signora che gli stava passando accanto.
-Perché hai quell’orribile broncio sulla faccia, Draco.
Dovresti essere felice di passare due intere settimane con la tua mogliettina.-
-Infatti lo sono, ma non capisco perché dobbiamo arrivarci
con un… coso dei babbani. Se volevi tanto volare ti ci portavo con la mia
scopa, sull’isola. Lo sai che non sopporto di stare in mezzo a questa gente. Perché
dobbiamo prendere l’aereo?!-
La mora gli lanciò un’occhiata di fuoco.
-Davvero devo ricordartelo un’altra volta?-
-Sì, dovresti davvero.-
Ginny, seduta lì accanto assieme ad Harry, abbandonò la
lettura di un depliant della Sardegna e sbattè la Gazzetta del Profeta di
qualche giorno prima in grembo al biondo. Sulla prima pagina troneggiava il
titolo:”Decisa la mèta del viaggio di
nozze dell’eroe nazionale Draco Malfoy e della moglie Hermione: Seychelles.
Alcuni inviati del nostro giornale sono già pronti adaccoglierli al porto delle Passaporte Internazionali.
Sensazionale intervista!”.
-Ecco perché.-
Il ragazzo alzò le
spalle.
-Non mi sembra così
grave. Se il nostro matrimonio interessa alla gente a me non importa. Al
massimo due settimane e qualche pettegolezzo decisamente più succoso occuperà
le loro menti. Bastava concedergli qualche minuto d’intervista e poi ci
avrebbero lasciati in pace. Sanno benissimo che non amo questo genere di
chiacchiere.-
-Se ne fregano di
quello che ami o non ami, Draco.- sbottò Hermione. –Gliene frega solo di quello
che gli interessa.-
-Sciocchezze. Se
dico di lasciarmi stare mi lasciano stare perché hanno paura di me. Dovevi
lasciarmi fare, a quest’ora potevamo essere già là.-
Harry si alzò,
infilandosi tra i due.
-Andiamo, ragazzi,
non litigate per cose di questo genere. Ormai è andata così, Malfoy, non è il
caso di discutere. Sarà un’esperienza, no?-
Il biondo scrollò
le spalle e si tuffò tra le pagine di una rivista.
-Ma certo, Potter.
Non morirò. Ma terrò il broncio per tutto il viaggio.-
La moglie gli si
avvicinò e gli appoggiò una mano sulla coscia, sorridendogli.
-A questo sono
abituata, tesoro.-
-Appunto.- sospirò.
–Non vedo l’ora di essere là. Voglio godermi la spiaggia, il sole…
-Malfoy, vuol dire
che tornerai indietro abbronzato?- domandò Ginny inarcando le sopracciglia.
-Certo che no,
piccola Weasley.-
-Potter.- precisò
lei, stizzita. Sia Draco che Blaise non tenevano affatto conto del fatto che si
fosse sposata. E la cosa le dava un certo fastidio.
-Come preferisci.
Comunque, non amo il sole e non lo prenderò. Ma l’aria del mare… quella è
un’altra cosa. Se potessi ne imprigionerei un po’ e la spedirei a Camilla. O
forse facciamo prima ad andare in vacanza tutti e tre insieme, per una volta.-
Al nome della
figlia, Hermione sbarrò gli occhi. Sospirò.
-Chissà che starà
facendo, povera piccola.- disse sconsolata.
Harry le sorrise.
-Si starà
divertendo, non preoccuparti.- guardò l’orologio che aveva al polso. –A
quest’ora la McGranitt li starà radunando per lo Smistamento.-
Draco ed Hermione
si guardarono, entrambi con un ghigno.
-Bene, bene, bene.-
mormorò lui. –Il momento della verità è arrivato.- si passò una mano tra i
ciuffi biondi che gli ricadevano sulla fronte. –Grifondoro o Serpeverde?-
La mora scrollò le
spalle, tornando seria.
-Non importa,
Draco. Non è una gara.-
Si scrutarono.
-Comunque,-
continuò lei. –Grifondoro.-
-È figlia tua, ma
l’educazione l’ha ricevuta da entrambi.- mormorò il biondo facendo una smorfia.
L’annuncio che il
loro volo iniziava ad imbarcare risuonò nell’aeroporto.
Hermione si
avvicinò al ragazzo quel tanto affinché i loro nasi si sfiorassero.
-Vedremo, Malfoy.-
sussurrò prima di prendere la borsa ed abbracciare gli amici.
Radunati in una
saletta accanto alla Sala Grande, gli studenti del primo anno si scrutavano
l’un l’altro, leggermente agitati. Una professoressa dall’aria austera, che
Camilla, grazie ai racconti e alle descrizioni della madre, riconobbe come la
McGranitt, Preside nonché insegnante di Trasfigurazione, aveva appena
annunciato che lo Smistamento sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti.
Daniel, intanto, si
guardava intorno, salutando ragazzi e ragazze con cenni della mano.
-Come fai a
conoscere tanta gente?- gli domandò la ragazzina scocciata dal fatto che
all’improvviso per lui fosse diventata quasi invisibile.
-Figli di amici di
mio padre. Famiglie in vista come Greengrass, Blackblood, Scarlett. Gente che
si frequenta alle feste noiose e alle riunioni d’affari, niente di che.-
-E non me li
presenti? Sono tuoi amici, no?-
-No, sono miei
conoscenti. Comunque, se proprio ci tieni, dopo te li presento. Ora non ne ho
voglia. Non prima dello Smistamento.-
Camilla gli lanciò
un’occhiataccia.
-Certo, perché
dipende tutto da dove finisco io, vero? Loro saranno tutti Serpeverde, come te,
e se anche io diventerò Serpeverde, allora me li presenterai. Se sarò una
Grifondoro, invece… in quel caso mi lasci da sola, ad arrangiarmi, mentre tu te
la spassi con loro.-
Lui scoppiò a
ridere.
-Mi chiedo come
faccia Draco a sopportarti. Ma anche tua madre è così paranoica?-
-Nessuno è
paranoico, nella mia famiglia.- precisò Camilla offesa.
-Tu sì.- le
sorrise. –Come puoi pensare che ti lascerei da sola? Non lo farei mai. Ti ho
detto che siamo amici. Io non ritiro mai quello che dico.- le diede un buffetto
sulla guancia ed abbassò la voce. –Ti ho anche detto che ti sposerei, no?-
La ragazzina
arrossì, ma continuò a guardarlo negli occhi. Aveva capito che scherzava.
Ridacchiò.
-Sì, l’hai detto.
Scusa, non voglio sempre darti addosso, ma tu dici cose così… antipatiche alle
volte. Cioè, so che tu non vorresti essere antipatico, ma…
-Lo so, Camilla. Mi
conosco e conosco i miei difetti.- la scrutò un attimo. –Presto, se continuerai
ad essere mia amica, li scoprirai anche tu. Sono tanti, ma se la nostra
amicizia sarà sincera li accetterai. Ed io accetterò i tuoi.- sospirò. –È
questo che ci differenzierà dalle persone che conosco qua dentro. Loro sono egoisti,
non gliene frega di niente e di nessuno, se non di loro stessi. Tra noi non
voglio che sia così. Perché so che tu non sei abituata ad essere così. Io,
invece, lo sono, ma non mi piace, non mi piace per niente. Per questo voglio
tenerti ben lontana da loro.-
La ragazzina fece
cenno di sì con la testa, ravviandosi una ciocca di capelli castani dietro
l’orecchio. Se Daniel diceva che quella non era bella gente, allora lei gli
credeva. Anche perché, lì dentro, non sapeva a chi credere, se non a lui.
-Va bene.-
La professoressa
McGranitt entrò in quel momento.
-Un po’ di ordine,
ragazzi!- disse sbrigativamente, percorrendo la fila e dispensando consigli e
rimproveri. –Allora, non appena entrerete vi disporrete in fondo alla Sala
Grande. Ascolteremo insieme la canzone del Cappello Parlante e poi io vi
chiamerò in ordine alfabetico. Voi percorrerete la Sala e vi siederete sullo
sgabello. Vi metterò in testa il Cappello e lui vi smisterà nella Casa che
riterrà più idonea alla vostra persona ed al vostro carattere. Fidatevi, sa
quello che fa. Riesce a leggervi nel più profondo dell’anima e non sbaglia mai.
Una volta smistati, vi accomoderete al vostro tavolo. Finita la cerimonia ci
sarà il banchetto e dopo i Prefetti ed i Caposcuola vi accompagneranno ai dormitori
della vostra Casa. Vi forniranno la parola d’ordine e tutte le informazioni di
cui avrete bisogno. Domande?-
Nessuno osò
fiatare, così la donna li condusse davanti al grande portone, spalancandolo.
Camilla entrò con
passo indeciso, ma ci pensò Daniel a trascinarla. La prese per una manica e la
spostò all’angolo, tenendola vicino a sé.
-Guarda il
soffitto.- le sussurrò all’orecchio. Lei spostò lo sguardo verso l’alto e
sgranò gli occhi. Una distesa di stelle in un cielo blu scuro li sovrastava.
-Ma… com’è
possibile?-
-È incantato.-
spiegò lui. –L’incantesimo è tenuto segreto, però.-
-È bellissimo!-
-Puoi dirlo forte.-
La McGranitt gli
rivolse un’occhiataccia, costringendoli a zittirsi. Nella Sala Grande calò il
silenzio e tutti ascoltarono la canzone del Cappello Parlante. Una volta
finita, la professoressa lo raggiunse e spiegò una pergamena.
-Angees, Cathrina.-
chiamò in tono sicuro. La sua voce risuonò ovunque, potente e decisa.
Camilla aspettò il
suo turno, agitata, perdendosi nelle chiacchiere di Daniel.
-Malfoy, Camilla.-
scandì la Preside. Nella Sala si levò un brusio, messo a tacere da un’occhiata
severa del professor Piton.
-Forza.- le
sussurrò Daniel spingendola leggermente. –Forza.- ripeté facendole
l’occhiolino.
La ragazzina
percorse la Sala. Le tremavano le gambe eppure teneva la testa alta, come aveva
vistofare a Draco mille e mille volte.
Dopotutto, era sua figlia. Arrivò in fondo e si lasciò quasi cadere sullo
sgabello. La professoressa le mise in testa il Cappello e lei si sentì
immensamente stupida, ma cercò di scacciare il pensiero. Infondo lo avevano
messo sia sua madre che suo padre, era necessario.
“Sono brutto e
rattoppato, Camilla, ma non sono poi tanto male, ti assicuro” le sussurrò una vocina nella mente. “Le mie decisioni le so prendere molto bene,
non ho mai commesso un errore. Quindi, pensiamo a dove metterti.” Passò qualche secondo di silenzio. “Vedo
coraggio e caparbietà, dentro di te. Vedo determinazione ed una certa
predisposizione per lo studio. Anche molta vivacità, però. Accidenti, sei
difficile. Una perfetta Grifondoro. Una perfetta Serpeverde. Una Malfoy, per di
più. A questo la gente dà peso. I cognomi contano, è un dato di fatto.”
Passò un altro attimo di silenzio. “Sei disposta a rischiare, Camilla?”
le domandò il Cappello. Lei rispose mentalmente di sì. Rischiare era una cosa
che aveva nel sangue, come tutti quelli che conosceva. Sua madre, suo padre.
Entrambe i suoi padri. Harry, Blaise. “Molto bene. Allora… una Malfoy a…
GRIFONDORO!”. L’ultima parola era stata urlata, di modo che fosse sentita
da tutti. Camilla si alzò, felice di essere stata smistata nella stessa casa di
sua madre e di suo padre Ronald. Ma allo stesso tempo era triste. Draco ci
sperava. Si sedette al tavolo dei nuovi compagni tra gli applausi generali e
guardò verso il fondo della Sala. Daniel la stava cercando con lo sguardo.
Sorrideva. Lei ricambiò il sorriso ed aspettò che lo chiamassero.
-Nott, Daniel.- disse la Preside. Lui venne avanti, con la
sua solita camminata fiera. Si sedette e passarono pochi attimi prima che il
Cappello gridasse Serpeverde. Sospirando raggiunse il suo tavolo. Camilla
abbassò lo sguardo. Ecco, ora erano separati. In due Case diverse, due Case
nemiche da tempo. Si sentì triste. Posò lo sguardo sull’amico: le stava sorridendo
di nuovo. E un po’ si sentì rassicurata.
Draco ed Hermione erano appena arrivati e si stavano
sistemando nella stanza d’albergo, la Royal Suite che si erano concessi come
regalo di nozze. La ragazza disfaceva i bagagli con pigri colpi di bacchetta, mentre
il biondo era disteso supino sul letto, intento a godersi la morbidezza del
materasso.
-Draco, ti prego, dammi una mano.- mormorò Hermione con voce
sofferente. –Ci siamo appena sposati e tu già inizi a far fare tutto a me.-
Lui si sollevò su di un gomito e ghignò.
-Astuta, Malfoy, ma non mi freghi. Non vuoi che ti aiuti,
anche perché non stai facendo niente se non recitare stupidi incantesimi
casalinghi, vuoi solo che non mi addormenti per potermi saltare addosso non
appena finito.-
-Oh, sono davvero così trasparente?-
-Per tuo marito sì.-
-Veramente?-
-Certo. Ed è giusto che sia così. Perché, io non lo sono per
te?-
Hermione si girò appena e gli sorrise da sopra la spalla
lasciata scoperta dalla maglietta troppo larga di Draco che si era messa.
-Lo sei, ovviamente. Mi basta guardarti negli occhi per
sapere quello che stai pensando.-
-Sul serio?- domandò il biondo, facendole cenno di
avvicinarsi. Lei gettò la bacchetta sul pavimento, incurante del fatto che
l’elegante vestito nero da sera che aveva comprato da poco e che stava
allegramente fluttuando verso la cabina-armadio fosse anch’esso caduto a terra.
Quando furono a pochi centimetri di distanza lui incurvò le labbra fini in un
sorrisetto furbo.
-Allora dimmi, Hermione, cosa sto pensando?- le domandò
fissandola negli occhi. I suoi, solitamente così azzurri, erano scuriti dal
desiderio. Un desiderio che gli attanagliava lo stomaco e che lo coglieva
sempre alla sprovvista, sebbene lo provasse da molto, molto tempo. Da quella
prima volta in cui l’aveva baciata al Paiolo Magico, fino a quando avevano
fatto l’amore nell’appartamento di lei e poi ancora per tutte le volte che
erano venute dopo. Ed erano state tante, veramente tante. E quel desiderio non
era cambiato, non era mai diventato abitudine. Era aumentato fino al punto che
quando lo provava non sapeva che altro fare se non andarla a cercare, sia che
lui dovesse finire di lavorare, sia che lei fosse all’università, sia che ci
fosse Camilla o qualsiasi altra persona. Ed in quel momento, lo stava provando,
forte come non mai.
-Tu stai pensando che mi vuoi.- sussurrò dolcemente
Hermione, guardandolo maliziosamente. Sbatté vezzosamente le ciglia. –Oh, sì,
tu mi vuoi, tesoro. Vuoi il mio
corpo.-
Draco ghignò.
-No, io voglio tutta te stessa, mogliettina.-
-Zitto, non parlare. Non contraddirmi. Altrimenti… mi
passerà la voglia di fare quello che voglio fare.-
Lui inarcò un sopracciglio.
-Perché, cosa vorresti fare?-
-Voglio giocare. Voglio fare qualcosa di diverso.-
-Fare l’amore con me ti annoia?- chiese il biondo, anche se
era già sicuro della risposta.
-No, fare l’amore con te è la cosa più bella che ci sia, ma
oggi voglio farti un regalo speciale. Niente di… particolarmentestrano, voglio solo farti impazzire, per
una volta.-
-Tu mi fai impazzire sempre. Impazzisco anche solo a
guardarti. Ma se vuoi provare qualcosa di nuovo, per me va bene. Cosa vuoi
fare?-
-Voglio comandare io.-
Draco schioccò la lingua.
-Ti concedo questo privilegio. Per questa volta. Sta’ pure
sopra, se preferisci. Così fai un po’ di ginnastica.-
Hermione cambiò espressione in un istante e si accasciò sul
petto del ragazzo.
-Santo cielo, Draco, dovevi proprio farla questa
osservazione? Quasi mi fai passare la voglia.-
Lui sghignazzò e le accarezzò sensualmente un braccio.
-Scusa, non volevo. Ma dovrai abituarti, i mariti ne fanno
di queste battutine.-
-È per quello che i matrimoni vanno in crisi, perché il
marito fa battute del genere, alla moglie passa la voglia e non si fa più
l’amore. È questo che vuoi che ci succeda?-
-Assolutamente no. Comunque, non potrebbe mai succedere a
noi. Tu sei assatanata ed io un’autentica macchina del sesso. Noi non siamo
come le altre coppie.-
La mora gli tirò uno scappellotto sul petto, fingendosi
indignata.
-Io non sono assatanata!-
-Oh, sì che lo sei!- esclamò Draco mordicchiandole
leggermente il labbro inferiore. –E lo dimostra quello che stavi facendo prima.
E gradirei che tu continuassi.-
Hermione non se lo fece ripetere due volte e riprese la sua
opera nel punto in cui l’aveva lasciata. Si sollevò leggermente, quel tanto da
permettere alle sue mani di percorrere il petto muscoloso del marito. Glielo
baciò, partendo dal collo e scendendo verso l’ombelico. Arrivata a quel punto
lo accarezzò piano con la lingua, sentendosi soddisfatta ogni volta che riusciva
a fargli emettere un gemito. Era così che si sentiva lui, ogni volta che capiva
che i suoi gesti stavano procurando piacere alla persona amata? Sì, era così.
Tornò a baciarlo sulle labbra, mentre con le mani si dedicava a slacciare la
cintura dei jeans. Tolta quella, li sbottonò e tirò giù la zip. A quel punto,
Draco non poté più resistere. Con uno scatto di reni invertì le posizioni e si
sistemò tra le gambe di Hermione. Adorava quella posizione, il corpo della
ragazza sembrava plasmato apposta per accogliere il suo. Se fosse andato a
letto con un’altra donna, avrebbe trovato in lei le cosce modellate a quel
modo, fatte apposta per poterci appoggiare le sue ginocchia? Avrebbe avuto i
fianchi così fini di modo che i suoi gomiti potessero essere messi come li
metteva con Hermione? Lui sospettava di no. Sospettava che ormai il suo posto
fosse con lei e che con chiunque altra non sarebbe potuto stare, perché quella
non sarebbe stata capace di fare l’amore con lui, non sarebbe stata capace di
rimetterlo a posto con una battuta quando lui aveva bisogno di quello oppure in
grado di stare zitta e di esprimere tutto quello che le passava per la testa
con una sola carezza quando lui non desiderava altro che silenzio e tacita
comprensione. No, nessun’altra poteva mai essere come la splendida donna che
aveva sposato.
Aprì gli occhi e notò che la mora lo guardava contrariata.
Ghignò.
-Che c’è?-
-Avevo detto che volevo comandare.-
-Non puoi.-
-Avevi detto di sì.-
-E adesso dico di no. Hermione… ti farò comandare altre volte,
te lo prometto. Ma adesso… adesso voglio sentirti così, sotto di me. Ve bene?-
Lei annuì, guardandolo negli occhi.
-Certo che va bene. Va bene tutto.-
Parecchio tempo dopo, quando fu tutto finito, Draco prese un
profondo sospiro ed uscì da Hermione, si sdraiò accanto a lei e la strinse al
proprio corpo sudato con un braccio. Chiuse gli occhi, rilassandosi. La scarica
di piacere che provava facendo l’amore con lei gli richiedeva qualche minuto
buono per riprendersi. Quando li riaprì, la ragazza lo stava fissando, sul
volto l’espressione pensierosa.
-Hermione… cosa c’è?-
La mora sorrise.
-Niente, mi piace guardarti in questi momenti. I lineamenti
del tuo volto si rilassano e ti conferiscono un’aria angelica.-
-Perché io sono un
angelo.- precisò lui ghignando.
-Oh, no, gli angeli non ghignano e soprattutto non fanno
quelle cose deliziose che abbiamo appena fatto. Non sai fare l’angelo, Draco.-
-E tu non sai fare la bugiarda.- la baciò. –Forza, dimmi
cosa ti preoccupa.-
Hermione sospirò. Per una volta avrebbe voluto essere stata
in grado di mentirgli guardandolo negli occhi.
-Io… credo di essermi dimenticata di prendere la pillola.-
mormorò distogliendo lo sguardo da lui.
Il ragazzo la scostò di un poco, cercando quello stesso
sguardo che lei gli aveva appena negato.
-Vuoi dire che…
-Che c’è la possibilità che io rimanga incinta.-
Calò il silenzio. La ragazza si mosse irrequieta nel suo
abbraccio.
-Draco… di’ qualcosa, ti prego.-
-Beh…- inaspettatamente, il biondo scoppiò a ridere.
Hermione lo fissò, perplessa, e poi si lasciò andare in quell’ilarità. Dopo
minuti di risa, entrambi cercarono di riprendere il controllo.
La ragazza tirò un respiro profondo e si voltò a guardarlo.
-Draco, mi vuoi dire cosa ci cavolo ci trovi da ridere?-
Lui scrollò le spalle, sul viso il solito ghigno.
-Niente. Scusa.-
-No, ora me lo dici!- insisté lei.
-Io… senti, io pensavo che tu avessi smesso di prendere la
pillola dal giorno in cui ci siamo sposati. È un mese che ogni volta che
facciamo l’amore io mi faccio mille e mille elucubrazioni mentali pensando che
tu possa rimanere incinta. E adesso mi vieni a dire che è stato tutto inutile
perché tu hai continuato a prenderla, la pillola.-
Hermione si passò una mano tra i capelli.
-Sei impossibile, Malfoy! Non avrei mai smesso di prenderla
senza dirti niente. Comunque, tu avresti potuto chiedere.-
Lui distolse lo sguardo.
-Non è una cosa da chiedere ad una signora.-
-Figurati, sono tua moglie!-
-Sì, ma… beh… comunque ora non importa, no? La pillola non
l’hai… presa.-
-Già.-
Restarono in silenzio per qualche attimo. Non un silenzio
teso, ma pur sempre un silenzio che faceva aumentare il peso sullo stomaco di
Hermione.
-Draco… se io restassi incinta, cosa succederebbe?- domandò
sottovoce.
-Credo che ti gonfieresti come un pallone, che inizieresti
ad avere le nausee e a chiedermi di trovarti gelato alle barbabietole e fichi e
che dopo nove mesi ci ritroveremmo con un pargoletto. Un bellissimo bambino
biondo con gli occhi azzurri.-
-Cretino. Intendevo… ti andrebbe bene? Cioè, saresti
felice?- sospirò. –Insomma, lo vuoi un figlio?-
Il ragazzo si prese un paio di minuti per rispondere.
-Hermione… certo che lo voglio un figlio. Eccome se lo
voglio. Se devo essere sincero speravo che capitasse il più tardi possibile.
Non perché non lo desideri, per carità, semplicemente perché la cosa mi
spaventa. Però, se dovesse capitare… beh, non potrei che essere felice.-
La ragazza lo abbracciò, contenta di quelle parole.
-Quindi, Draco, potresti essere pronto ad avere un figlio?-
-Pronto… non credo si sia mai pronti. Cioè, quando hai avuto
Camilla non sapevi a cosa stavi andando incontro ed ora lo sai, ma credi
davvero di essere “pronta” a tornare a maneggiare pannolini sporchi e ad avere
a che fare con strazianti pianti notturni? Non credo che si possa essere “pronti”
per un figlio. Io ancora meno, per me sarebbe la prima volta. Però, ti ho già
detto, avere un figlio con mia moglie non può che rendermi felice.-
Hermione si strinse al corpo del marito, sospirando.
-Forse hai ragione, Draco. Comunque, niente è detto. Ho
dimenticato di prendere la pillola solo una volta, non devo per forza essere
rimasta incinta.-
-Ovvio. Dormiamo un po’, ti va?-
Restarono così, abbracciati, e chiusero gli occhi. Il loro
sonno, però, fu interrotto da un bel gufo bruno, che bussò alla finestra.
-Oh, no, spero per Potter che non sia un gufo mandato dal
lavoro, perché ho detto chiaro e tondo che non volevo essere disturbato per
nessun motivo, nemmeno se il Signore Oscuro avesse deciso di risorgere giusto
mentre noi…
-Piantala, Mister Lamento, non è di Harry, questo è un gufo
di Hogwarts!- esclamò la mora correndo ad aprire. Se veniva dalla scuola non
poteva che essere…
-Camilla!- realizzò Draco, scattando anch’esso in piedi.
–Che ci dice com’è andato lo Smistamento.- si avventò sulla moglie. –Forza,
Hermione, dammi quella lettera! Devo essere io a leggere se è stata Smistata a
Grifondoro…- accompagnò la parola con una smorfia. -…o a Serpeverde.-
-E chi lo dice? La figlia è la mia.-
-La figlia è di tutti e due ed io sono il capofamiglia.-
-Errore, in casa nostra non vige la regola del Padre
Padrone.-
-Allora devo leggere io perché sono il più curioso.
Andiamo!-
Hermione gli cedette la pergamena arrotolata e si aprì in un
ghigno.
-Va bene, tanto l’importante è che io ho vinto. È
andata a Grifondoro, me lo sento.-
-Ora vediamo.- mormorò il ragazzo, risoluto, liberando la
lettera dal cordoncino che la teneva legata a metà. Lentamente, lesse tutto.
Una volta finito, spostò lo sguardo sulla moglie. Sorrise.
-Serpeverde.- gongolò.
La mora sgranò gli occhi.
-Non è possibile!- gli strappò di mano la pergamena e lesse
tutto d’un fiato.
-Cretino! Sei un idiota, mi hai fatto prendere un colpo! Mio
Dio, la mia bambina è una Grifondoro! Non una Serpe, un Grifone!- esclamò
esultante. –E, Malfoy, ho vinto io.-
Lui scrollò le spalle.
-Per questa volta. E poi la nostra non era una gara, l’hai
detto tu.-
-Stronzate, questa era una gara bella e buona ed ho vinto
io! Come sono felice!-
-Sì, sì, va bene. Ora io dormo, così non ti devo sentire per
forza. Svegliami per l’ora di cena.-
-Ma certo, dormi e sogna nostra figlia vestita di rosso e di
oro! Io vado a vedere com’è la spiaggia.-
Hermione si vestì velocemente ed imboccò la porta. Era mezza
fuori, quando sentì il basso richiamo del marito.
-Hermione…
-Cosa?-
-Non prenderla più, la pillola.-
Grifondoro! Contenti? Volevo far finire Camilla a
Serpeverde, sarebbe stata una cosa divertente, ma lo dovevo ad Hermione. E ad
Harry. E a Ginny. Insomma, vince la maggioranza. Che altro dire… adoro
il mio Draco sempre di più. Me lo sogno di notte. (Ehm… ed il fatto che me lo
sogno piuttosto… svestito… non c’entra affatto.)
Ringraziamenti:
Mimmyna, kishal (mi spiace,
niente Sabri e Blaise in questo capitolo. Volevo dedicare un po’ di tempo alle
due partenze, Draco ed Herm, Camilla e Daniel. Comunque, Blaise e Sabrina
saranno i primi che compariranno nel prossimo chap!), savannah
(letto il sesto libro? Io l’ho divorato. Molto bello. Anche se… mi ha
messo una curiosità enorme! Ha lasciato tutte le cose importanti in sospeso!
Vabbè, ci vuole calma e sangue freddo (parole mie, eh!) e si deve aspettare
ancora qualche annetto per il settimo libro. Intanto, aspetto il sesto in
italiano per vedere se ho capito giusto! ^^), nikita, patty,
JulyChan, lilyblack, valy, super
gaia, MissBacker, JessicaMalfoy, bimba88
(ah, anche io ho avuto brutte esperienze con pizza e ketchup! Gli inglesi lo
infilano dappertutto! E io, ingenua, che lo mettevo solo sulle patatine al
McDonald’s!)
Sabrina camminava
per il grande parco di Malfoy Manor fissando il laghetto con aria assorta.
Hermione aveva ragione, era bastata una settimana a Ginny per calmarsi ed ora
erano amiche come prima. Più o meno. La rossa sosteneva di poter far finta che
quel bacio non ci fosse mai stato, ma aveva preso a far uscire Harry ogni volta
che lei andava a trovarli. Non che le dispiacesse più di tanto, per carità.
Sabrina voleva bene ad Harry, ma era con Ginny che preferiva stare e parlare. Considerando
soprattutto che per lei era un periodo piuttosto complicato: Harry era riuscito
a convincerla ad andare da un medico. Uno di loro, un mago, ma pur sempre un
medico. Il fatto che Ginny ancora non fosse rimasta incinta li metteva un po’
in crisi. Sabrina sospirò, pensando che lei non poteva neanche pensare
di rimanere incinta perché non solo non era sposata, come Hermione e
Ginny, ma non aveva neppure un ragazzo. Già, perché la cosa più simile
ad un ragazzo che avesse, era uno che ogni santo giorno se ne stava al
capezzale di pazzi maniaci con l’aspirazione di uccidere gente e far risorgere
uno che era stato ammazzato giusto dal suo migliore amico. E che non si faceva
vedere da parecchie settimane. No, la situazione non era per niente incoraggiante.
Si sedette sulla riva e prese a lanciare i sassolini in
acqua. All’improvviso, due mani le coprirono gli occhi. Erano mani forti,
sicuramente di un ragazzo.
-Harry, dai lasciami, non è giornata.- sbottò seccata,
cercando di scrollarsi di dosso quel rompiscatole.
-Potter, Potter, sempre e solo Potter. Potrei pensare che
sia lui l’oggetto dei suoi sogni più segreti.- le sussurrò all’orecchio una
voce vellutata.
-Io… Blaise, sei tu?-
Le mani che le bloccavano la vista si tolsero dal suo viso e
lei poté distinguere il contorno del ghigno del ragazzo. Le si sedette accanto,
evitando accuratamente il suo sguardo.
-Sabrina… ciao. Come stai?-
-Io sto bene, Blaise. E tu?-
-Anch’io. Senti… non mi sono fatto vedere molto di questi
tempi perché…
-Sì, lo so, avevi una missione.-
-Come fai a saperlo?-
-Ho… chiesto in giro.-
Il moro scoppiò a ridere.
-Ti sei addirittura informata?-
Sabrina gli rivolse un’occhiata lampeggiante.
-Scusami se ho voluto sapere se tu fossi impegnato ad
ammazzare gente o se fossi scappato dopo la nostra notte insieme.-
-Io non ammazzo gente!- precisò lui punto sul vivo.
-Fai finta di ammazzarla.-
-E c’è una bella differenza! Comunque, tu cos’hai fatto nel
frattempo?-
-Oh, niente di speciale. Sono uscita, ho conosciuto gente…
le solite cose.-
Blaise inarcò un sopracciglio.
-Certo, le solite cose… hai conosciuto gente, sei uscita…-
le rivolse un ghigno. –Guarda che io non sono per niente geloso. E comunque non
ne avrei motivo, il nostro è un rapporto senza legami, ricordi? Possiamo uscire
con chi ci pare.-
-Certo.-
-Ed il fatto che io non esco con nessuno, se non con te, per
principio, non ti deve far rifiutare un qualunque invito di qualche giovane dal
fisico prestante. Sempre che tu non preferisca tenerti per me. Ma dev’essere
una tua scelta, non te lo impongo, naturalmente, e nemmeno te lo chiedo.-
Sabrina strinse gli occhi e arricciò il naso.
-Hai finito con questa sceneggiata? Se tu non sei geloso io
non sono la solita ragazzina civetta da prendere in giro, va bene?-
Il moro avvicinò il proprio viso a quello della bionda.
-Va bene. Ora che abbiamo chiarito, che vogliamo a fare?-
Lei annullò la breve distanza che separava le loro bocche e
lo coinvolse in un bacio che di casto aveva ben poco.
-Dimmelo tu.-
-Andiamo nei miei appartamenti.-
Si alzarono e correndo arrivarono alla camera del ragazzo.
Non erano neanche entrati che lui l’aveva spinta contro al muro e aveva preso a
baciarla con foga, recuperando il tempo in cui non aveva avuto quel corpo che
lo attirava tanto sotto mano. Sabrina, dal canto suo, iniziò a sbottonargli la
camicia, passando la mano su quel petto muscoloso e freddo. Era così bello…
doveva assolutamente poterlo guardare. Allungò una mano tastando alla ceca la
parete, fino a che non trovò la luce. L’accese e si staccò da lui per osservarlo
in tutto il suo splendore, ma la cosa che la colpì non furono i muscoli del
moro, bensì l’armamentario che c’era sul letto. Una distesa di coltelli e armi
varie. Blaise notò lo sguardo a metà tra il contrariato ed i preoccupato della
ragazza.
-Ehi… cosa c’è? Sono stato troppo brusco? È che…
-No, non è per quello.- fece un cenno verso il letto.
–Quella roba cos’è?-
Il moro si girò.
-Oh, quello. Sono… credo di doverli definire “i ferri del
mestiere”. L’equipaggiamento dei Mangiamorte. Lo stavo mettendo via, quando ti
ho vista. Ho lasciato tutto così e sono venuto da te, non sapendo quanto ti
saresti fermata. Ora li faccio sparire, stai tranquilla.- assicurò afferrando
la bacchetta.
Lei si strinse nelle spalle.
-No… no, fa niente.-
-Fa niente? Cosa c’è adesso?-
-C’è che… senti non mi va di fare sesso dove ci sono quel
genere di coltelli, va bene?-
-Guarda che non li uso. Non… non ho mai ucciso nessuno con
quella roba. Servono solo per spaventare i babbani, per fare del male si usa la
bacchetta.-
-Io sono una babbana e sono spaventata.-
Blaise la fissò con sguardo addolorato.
-Non li userei mai contro di te, Sabrina. E nemmeno contro
nessun altro. Credimi.-
-Ti credo, ma… voglio andare a casa, Blaise. Non mi va per
niente di stare qui.-
Il ragazzo sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
-Come vuoi. Beh… allora ciao. Ci vediamo, Sabrina.-
La bionda lo guardò stranita.
-Come, tu non vieni? Pensavo avessi intenzione di… passare
un po’ di tempo con me.-
-Sì, ma hai detto che…
-Ho detto che voglio andare a casa, non che ci voglio andare
da sola. Ho un appartamento tutto mio, non c’è problema, possiamo…
smaterializzarci là. Non c’è pericolo per te, vero?-
Il ragazzo scosse la testa, deciso.
-No, non ce n’è. Credevo che tu non volessi più… Beh, non è
così. Forza, andiamo.- le mise un braccio sulle spalle ed insieme scomparvero.
Hermione sbirciò fuori da dietro la tenda candida della
Royal Suite. Draco la raggiunse.
-Sono ancora lì?- domandò bruscamente, quasi grugnendo.
-Sembrerebbe di no, non vedo nessuno. Ma Dio solo sa cosa
sono capaci di fare, questi qui.-
Il ragazzo sbuffò.
-E dire che sono tuoi colleghi.-
-Cosa?! Non osare dire una cosa del genere, Draco! Non osare
paragonarmi a loro! Io sono una giornalista seria, una che ha studiato e si è
laureata all’università con voti eccellenti, non una rompicoglioni che dedica
la propria vita a rendere un inferno quella degli altri, sai?! Io sono una
giornalista, non ho niente in comune con questi stupidi paparazzi che si
appostano dietro ai cespugli per poterci fotografare!- riprese fiato. –Che poi
mi chiedo cosa ci sia d’interessante in noi due. Siamo due persone in viaggio
di nozze, come ce ne sono tante altre.- si grattò il mento, fingendosi
pensierosa. –Oh, no, aspetta. Lo so perché non ci lasciano più in pace. Per
quell’articolo della tua cara ex fidanzata!-
Il biondo si girò di scatto.
-Piantala! Piantala, Hermione, con questa storia! Non
c’entro, lo sai benissimo! Piantala di metterla come se fosse colpa mia! Sono
stato obbligato ad invitarla! E comunque comportarti da ragazzina gelosa non è
la soluzione!- si passò nervosamente una mano tra i capelli. –E che cazzo!-
La ragazza sospirò, lasciandosi scivolare sul pavimento.
Prese in mano il Settimanale delle Streghe, che giaceva accanto a lei. Buttò un
occhio sull’articolo in prima pagina e si ritrovò a dover reprimere un brivido.
“ELOGIO A DRACO MALFOY” era il titolo. “Draco
Malfoy era il mio promesso sposo, quando eravamo a scuola. I nostri padri si
conoscevano, eravamo nella stessa Casa, Serpeverde, e sembrava che tutto stesse
andando per il meglio. Poi, è arrivata Hermione Granger.” L’articolo
iniziava a quel modo. Seguiva un resoconto dettagliato del rapporto di amore
che Draco aveva con Pansy ed uno altrettanto preciso del rapporto di odio che
invece aveva con Hermione. Poi si raccontava di come il ragazzo si fosse
progressivamente staccato dalla fidanzata dell’epoca e dalla famiglia e di come
si fosse ritrovato a sconfiggere il Signore Oscuro combattendo al fianco di
Harry Potter. Veniva elogiata la sua bravura nel capire dove stesse il “giusto”
e dove lo “sbagliato”. Dopo, si passava ad ammirare il suo corpo. “Io l’ho
incontrato al suo matrimonio e posso garantire che Draco è ancora in perfetta
forma, sebbene qualche anno sia passato anche per lui e che si sia ritrovato a
dover badare ad una nuova fidanzata e ad una figlia illegittima. Ma la domanda
che ci facciamo noi streghe è: ora che si è sposato, si preoccuperà ancora
della condizione fisica o si lascerà andare? Noi ci auguriamo che continui a
mantenersi così com’è perché se la moglie può apprezzarlo per la sua gentilezza
e docilità, noi preferiamo ricordarlo crudele e tenebroso e continuare ad
ammirare il suo splendido corpo.” Alla fine, costituita da un ghirigoro che
occupava quasi un quarto di pagina, c’era la firma: “Sempre vostra, Pansy
Parkinson”. Naturalmente tutto l’articolo era guarnito da foto di lei e
Draco insieme, al Ballo del Ceppo, e da altre foto, che ritraevano il biondo ai
tempi della scuola con indosso la divisa da Quidditch che salutava allegramente
in sella alla sua scopa o che coglievano il suo sorriso di circostanza quando
ritirava un qualche premio assieme ad Harry. Nessuna dove ci fosse anche
Hermione, nessuna del matrimonio.
Appena l’aveva letto, pochi giorni prima, mentre si godeva
un massaggio fatto da Dana, la massaggiatrice professionista dell’hotel, aveva
praticamente avuto un infarto. Aveva chiamato Draco e glielo aveva fatto
vedere. Lui era rimasto altrettanto scioccato e aveva giurato di non saperne
niente. L’episodio si era concluso così e non ci sarebbe neanche dovuto essere
motivo di litigare se, quella sera stessa, dei fotografi non li avessero
seguiti per tutto il parco smaniando per qualche foto. Da due giorni la loro
vacanza si era trasformata in un incubo.
Draco le si sedette accanto, guardandola dispiaciuto.
-Scusami, non volevo urlarti contro.-
-Lo so, lo so, nessuno dei due li sopporta più questi qui.
Sai cosa ti dico? Dobbiamo affrontarli. Forza, usciamo e diciamogli che devono
lasciarci stare!-
Lui scattò in piedi, saltellando per scaldare i muscoli.
-Dici davvero?-
-Sì. Ma la situazione la mettiamo a posto con il dialogo, mi
raccomando, quindi tieni a freno i tuoi istinti.-
-Certo, certo.- le passò un prendisole azzurro e la sospinse
fuori dalla porta. –Ora ce ne liberiamo, sta’ tranquilla.-
Non appena furono usciti, i flash cominciarono a scattare
all’impazzata. Una ventina di persone gli furono addosso, chiudendoli a
cerchio.
Draco strinse pericolosamente gli occhi. Sguainò la
bacchetta, puntandola a turno sui fotografi.
-Va bene, questa è guerra. Vi do tre minuti per sparire,
dopo userò la magia. Non sono una persona paziente e con cui si può parlare,
dovreste saperlo. Quindi se dico una cosa la faccio, intesi?-
-Oh, suvvia, Draco. Lo faresti davvero?- chiese una voce
sensuale proveniente da dietro le loro spalle. I coniugi Malfoy si girarono
insieme, ritrovandosi davanti una splendente Pansy Parkinson stretta in un mini
bikini nero guarnito da diamantini che valevano una fortuna l’uno.
Il biondo ghignò. Quella ragazza era…
-Impossibile, Pansy. Sei impossibile.- disse piano, con voce
dura. –Cosa vuoi dalla mia vita, si può sapere?-
Lei gli lanciò un’occhiata significativa.
-Quello che voglio non posso averlo.- rivolse un sorriso
finto ad Hermione. –Quindi mi accontenterò di un’intervista. Sempre che la tua
mogliettina cara sia d’accordo.-
-Un’intervista? E poi ci lascerai in pace?-
-Sì.- sbatté vezzosamente le ciglia e si aprì in un
sorrisino innocente. –Te lo prometto.-
Draco si voltò verso Hermione.
-Tesoro… per te va bene?-
La mora incrociò le braccia al petto.
-Solo se posso assistere.-
Pansy annuì.
-Oh, ma certo. Se non ti fidi di lui…
-È di te che non mi fido, stupida.-
La bionda li condusse ad un bungalow e li fece entrare. Fece
accomodare Draco su una sedia e gli si parò davanti.
-Allora, signor Malfoy, è pronto?-
-Sì, sono pronto. Muoviti Pansy, non voglio restare in tua
compagnia più del tempo necessario.-
-Va bene. Prima domanda: sua moglie è una ex Grifondoro e
discende da babbani. Considerando che lei ha sempre odiato questo genere di
persone, come ha fatto a sposarla?-
-Ci siamo innamorati e poi sposati. Che Hermione sia stata
una Grifondoro o che discenda da babbani è una cosa futile, che non
interferisce affatto con i sentimenti che provo per lei.-
-Molto bene. Seconda domanda: come si sente ad avere una
figlia illegittima?-
-Estremamente bene.-
-Quindi i vostri rapporti sono buoni? Non le interessa che
sia stata concepita con un altro, precisamente con Ronald Weasley, suo acerrimo
nemico con Harry Potter ai tempi della scuola? Tra lei ed il signor Weasley,
comunque, non corre buon sangue, o sbaglio?-
-No, i miei rapporti con Weasley non sono affatto buoni
perché non lo apprezzo particolarmente come persona e la cosa è reciproca. I
miei rapporti con Camilla, invece, sono bellissimi. La amo come se fosse figlia
mia. Il fatto che sia stata concepita con un altro uomo non mi crea particolari
problemi e comunque non mi riguarda, dato che quando Camilla è nata tra me ed
Hermione c’era odio profondo, come mi hai ricordato tu un minuto fa.-
-Ma certo. Ultima domanda.- gli si avvicinò di qualche passo
e prese a strusciarglisi addosso. Draco rimase immobile, rigido, con lo sguardo
duro, mentre Hermione, in fondo alla stanza, trattenne un gemito arrabbiato.
–Lei è fedele, signor Malfoy? Resiste anche alle donne belle ed eccitanti?
Anche a me? Ricorda come stavamo bene insieme? Com’era fare sesso con me? Lo
ricorda?-
Lui le appoggiò le mani sui fianchi e la spinse lontano da
sé.
-Lo ricordo, Pansy. Ricordo come facevamo sesso e ricordo
che oltre a quello non c’era assolutamente niente. Ricordo tutto, Pansy. E sai
cosa ti dico? Ti dico che è un brutto ricordo. Ti dico che non lo posso e non ti
posso nemmeno paragonare ad Hermione. Perché lei è perfetta, lei è tutto quello
che io possa desiderare.- si alzò di scatto. –Ed ora che hai avuto la tua
intervista, vattene e lasciami in pace. Non esiterò ad usare la bacchetta se tu
dovessi importunare ancora una volta me od un altro componente della mia
famiglia. Hai capito?-
La bionda gli rivolse uno sguardo annoiato.
-Sì, Draco, ho capito.- si girò e dedicò un ghigno ad
Hermione. -Hai sentito, Granger? Sei perfetta.-
La mora le si avvicinò, un’espressione che non prometteva
nulla di buono dipinta sul volto.
-No, Parkinson, non sono perfetta. Vuoi sapere cosa sono?
Sono molto, molto arrabbiata!- e prima che l’altra potesse dire qualsiasi altra
cosa Hermione le assestò un potente cazzotto sul naso. Non appena si fu accorta
del gesto, si portò una mano alla bocca e sgranò gli occhi.
-Oh mio Dio.- riuscì solamente a mormorare. Draco scoppiò a
ridere. Raggiunse la moglie e le mise un braccio sulle spalle, mente un nugolo
di fotografi accorreva in aiuto di Pansy con fazzolettini e bacchette.
Il biondo condusse fuori la moglie e la abbracciò stretta.
-Per fortuna che hai detto “la situazione la mettiamo a
posto con il dialogo”!-
-Guarda che le è andata ancora bene, potevo usare la
bacchetta e farle molto più male!-
-Credo che avrebbe preferito una Avada Kedavra al
posto di quel cazzotto, sai? Ora lei hai rovinato il naso e rimetterselo a
posto le costerà parecchio.- si concesse una risatina sarcastica. –Non è
cambiata affatto, avevi ragione. Anzi, è diventata più spregevole. Io, invece,
pensavo che un minimo fosse migliorata.-
-L’aspetto non è tutto, Draco. È migliorata esteticamente,
ma dentro è rimasta marcia. Non tutti sono come te.-
-Accidenti, Lady Malfoy. Mi ha fatto un bel complimento!-
-Non farci l’abitudine.-
Si sorrisero e poi il biondo sospirò.
-Cosa vuoi fare adesso? Immagino che restare qui proprio non
ti vada. Se vuoi posso provare a vedere se in un altro albergo…
-No. Torniamo a casa, Draco. Voglio tornare a casa. Ormai
questa vacanza è distrutta.-
-Come preferisci, Hermione. Comunque ci rifaremo. Te lo
prometto.- la prese per mano e si smaterializzarono.
Camilla sbatté la borsa piena di libri sul letto a
baldacchino dalle coperte rosse e oro e si lasciò cadere su di esso a peso
morto. Non ce la faceva più. Era appena finita la seconda settimana di scuola e
già odiava Hogwarts. Cecilia, una sua compagna di stanza, le si avvicinò
titubante.
-Camilla? Cami, cosa c’è?-
La ragazzina si tirò su e si asciugò le lacrime con il dorso
della mano.
-Niente, Ceci, lascia stare. Non ho niente.-
-Lezione con la Sellar?- le domandò comprensiva l’amica.
-Proprio lei. Non la sopporto! Chi glielo dice che sono il
genio di Difesa contro le Arti Oscure?-
-Se lo immagina. Sei la figlia di Draco Malfoy e vivi con
lui e con Harry Potter, i salvatori del mondo magico. Probabilmente pensa che
tuo padre ti abbia già insegnato tutto.-
-Invece non è così! Mio padre non mi ha insegnato niente di
particolare! Non vedo come mai debba essere trattata diversamente dagli altri!
E poi scusa, io sono della sua Casa, dovrebbe incoraggiarmi, non mettermi in
difficoltà!-
Cecilia le accarezzò gentilmente una spalla.
-Infatti non è giusto per niente. Secondo me la Sellar è
gelosa perché tu stai in manica al professor Piton. Le sembra che lui le stia
rubando un’allieva.-
Camilla ridacchiò.
-Non dire sciocchezze, Ceci, il professor Piton mi tratta
come tratta tutti gli altri.-
-Oh, questa è bella! Ti tratta come tutti gli altri
Serpverde, non come tutti gli altri!-
-Beh lui ha buoni rapporti con mio padre e…
-Non ti devi giustificare con nessuno, lascia stare. Tu stai
particolarmente simpatica a Piton, altri studenti ad altri prof. È così che va.
Comunque, per quanto riguarda Difesa… io credo che tu glielo debba dire alla
Sellar. Non può chiederti cose che ancora non abbiamo studiato.-
-Oh, hai perfettamente ragione, Cecilia. Ma sai come sono,
sono timida!-
-Beh… potresti chiedere al tuo amico di Serpeverde!-
sussurrò l’amica sghignazzando e strizzandole l’occhio.
-Cecilia! Non vedo perché dovrei chiedere a Daniel.-
-Perché così potreste passare un po’ di tempo insieme, tu e
lui per i corridoi bui di Hogwarts, da soli…
Camilla spalancò la bocca.
-Cecilia, insomma! Piantala di insinuare queste cose! Io e
Daniel siamo solo amici, te l’ho già detto! Anzi, migliori amici!-
-E da quando?-
-Da martedì. Mi ha detto che io sono la sua più grande
amica, la migliore!-
-Vedi, fa le cose in fretta. Due settimane che siete a
scuola e già passa da “amica” a “migliore amica”. Tra un po’ sarete fidanzati,
fidati di me!-
-Non dire sciocchezze! Quando due sono migliori amici lo
restano per tutta la vita, il loro rapporto non cambia.-
-Sì, certo, guarda cos’è successo ai tuoi genitori! Erano
migliori amici e poi hanno avuto te!-
-E poi hanno litigato, infatti. I migliori amici non si
possono fidanzare, non va bene!-
-Se lo dici tu… Ma in tutta sincerità puoi dire che non hai
mai pensato a come sarebbe… baciare Daniel?-
La ragazzina scosse violentemente la testa.
-No, mai! Non… non mi interessano certe cose! Che schifo!-
-Sì, certo, certo! A chi la vuoi dare a bere?-
-Cecilia, se continui a dire cose del genere giuro che non
ti parlo più! Ora andiamo a cena, così chiudiamo questo orripilante discorso.-
-Okay, andiamo.- acconsentì Cecilia. –Ma questo “orripilante
discorso” non finisce qui, mia cara amica!-
Lasciarono la Sala Comune e si avviarono verso la Sala
Grande, dove la cena stava per essere servita. Si accomodarono al tavolo di
Grifondoro, assieme ai compagni di Casa. Camilla salutò Shirley, la figlia di
suo zio Bill, e si servì della pasta al forno. Come tutte le sere, il suo
sguardo andò al tavolo di Serpeverde. Daniel stava chiacchierando animatamente
con una compagna, una certa Sally, una bellissima ragazza bionda del secondo
anno. Erano sempre insieme, constatò storcendo il naso. Intercettò lo sguardo
di Cecilia e scosse impercettibilmente la testa. Non era vero, non era
assolutamente gelosa. Solo le dava fastidio che qualcun’altra instaurasse con
il ragazzo un rapporto di amicizia come quello che avevano già loro due.
Insomma, era lei che era arrivata ad Hogwarts conoscendo già Daniel. Era
il suo amico! Smise di guardare e si concentrò sul cibo. Ingurgitò in
tutta velocità quello che aveva nel piatto. Preferiva nettamente andare in
biblioteca a finire la ricerca di Trasfigurazione piuttosto che guardare
“quella là” che faceva la civetta con il suo amico.
Il ragazzo alzò lo sguardo giusto in tempo per vederla
lasciare la stanza tutta impettita. Si scusò con la compagna e seguì l’amica
con passo lento e strascicato. Tanto sapeva dove stava andando. Erano un paio
di giorni che si comportava in modo strano, lasciando la Sala nei momenti più
improvvisi. Forse Hogwarts non le piaceva come lui si era augurato.
Arrivò a destinazione e sorrise alla bibliotecaria.
-Buonasera, Madama. Mi saprebbe dire dov’è la signorina
Malfoy?-
-Buonasera a lei, signor Nott. Camilla dovrebbe essere al
tavolino all’angolo.- sorrise. –Dove si metteva sempre la signorina Granger.
Oh… Malfoy, volevo dire.- tornò ad assumere lo sguardo severo. –Se dovete
parlare fatelo sottovoce o uscite, però. Qui c’è bisogno di silenzio.-
-Certo, Madama.-
Si avventurò per gli scaffali colmi di tomi polverosi e
quando la vide cercò di fare il meno rumore possibile. Lei era di schiena, non
si era accorta di nulla. Le coprì gli occhi e sussurrò un “chi è?”.
-Daniel, so che sei tu.-
Il ragazzo si accomodò sulla sedia di fronte e lei.
-Come mai hai mangiato tanto in fretta?-
-Devo finire questa cosa.- spiegò Camilla facendo un cenno
verso la pergamena sulla quale stava scrivendo.
-Ma è per lunedì!-
-E allora?-
-Allora hai tutto il weekend per farlo, perché proprio
durante l’ora di cena?-
-Così, perché mi andava. Tu, invece, perché sei venuto qui?
Credevo che fossi impegnato.-
Daniel scrollò le spalle.
-Mi sono liberato. Ti ho vista salire e ti ho seguita.-
Camilla sorrise.
-Non è carino seguire le presone.-
-Dipende dal fine che spinge una persona a seguirne
un’altra. Io ti ho seguita perché il venerdì non abbiamo lezioni in comune e
quindi oggi non ti ho ancora parlato. In questo caso, quindi, seguirti per
vedere come stavi e se avevi bisogno di qualcosa è stata una cosa carina.-
-Se lo dici tu… comunque non mi hai chiesto né come sto, né
se ho bisogno di qualcosa.-
-Come stai? Hai bisogno di qualcosa?-
-Sto male e vorrei che tu lanciassi una fattura sulla
Sellar.-
Lui parve contemplare l’idea.
-Sì, si può fare.-
-Daniel!- lo riprese bonariamente la ragazzina.
Lui sghignazzò.
-Scusa, ma neanche a me sta troppo simpatica quella lì.
Questa settimana e ha già tolto non so quanti punti a Serpeverde! E solo perché
Davids ha lanciato per sbaglio una Fattura Gambemolli su una Tassorosso
che alzava continuamente la mano. Comunque, qual è il problema?-
-Il problema è che, siccome sono figlia di Draco Malfoy,
pretende che io sappia già tutto di Difesa. Invece io ne so quanto gli altri:
zero.-
-Beh… dovresti dirlo alla Preside.-
-Figurati! Così passo subito per la ragazzina spiona!-
-Se continui a venire tutte le sere in biblioteca passi per
la ragazzina secchiona e non so cosa sia peggio.-
-Sei molto gentile!- sbottò offesa Camilla.
-Lo dico per te. Comunque, se vuoi un mio consiglio dovresti
dimostrare di saper rispondere a tutte le domande e di saperne addirittura più
di lei.-
-Oh, certo, semplice se io fossi un genio!-
-Smettila con tutto questo sarcasmo, assomigli così tanto a
tuo padre che mi fai venire i brividi. Comunque, basta studiare. Posso aiutarti
io, se vuoi.-
-Credi davvero che potrei diventare più brava di una
professoressa?-
-Non più brava, solo che potresti saperne abbastanza per
rispondere correttamente a tutte le sue domande e dimostrarle che non sei una
persona dalle quale conviene prendersi gioco. Si può fare, Camilla. Ci stai?-
La ragazzina sorrise entusiasta.
-Certo che ci sto!-
-Perfetto. Iniziamo lunedì, dopo le lezioni del pomeriggio.
Adesso occupiamoci dell’altro problema.-
-Quale altro problema?-
-Mi hai detto che stai male. Quello è un problema che
dobbiamo risolvere. Cos’è che ti potrebbe far stare meglio?-
-Tornare a casa.- rispose lei sicura, senza indugiare un
secondo.
-Oh. Mi spiace, ma la cosa non si può fare. Altro?-
Camilla arrossì e abbassò lo sguardo.
-Ci sarebbe un’altra cosa… ma non voglio che tu la faccia.-
-Andiamo, Camilla, come faccio ad aiutarti se tu fai così?
Forza, dimmi cos’è.-
-No, mi vergogno!-
-Di me? Ti vergogni di me? Che sciocca.- mormorò Daniel
dolcemente.
-Non sono sciocca! È solo che… è una cosa da bambini.-
-Non importa, se ti fa stare meglio.- insistette il ragazzo.
-Ve bene. Allora… ecco, mamma mi… racconta sempre una
storia, quando sono triste.-
-Una storia. E io che pensavo che mi dovessi mettere in mutande
e ballare sul tavolo o qualcosa del genere. Posso raccontarti benissimo una
storia. È una precisa o…
-No, se ne inventa una diversa ogni volta.-
-Bene. Adesso appoggia la testa sul tavolo e rilassati. Stai
per ascoltare la storia migliore del mondo!-
Ginny ed Harry erano nel grande parco del San Mungo, seduti
su una panchina. All’improvviso, la ragazza balzò in piedi, facendo sussultare
il marito.
-Ginny, tesoro…
-Sono pronta, Harry. Pronta ad entrare. Andiamo.-
Lui la guardò e si alzò lentamente.
-Sei… sicura?-
-Sicurissima.-
-Questa volta davvero?-
Era già la sesta volta che si ripeteva la stessa scena: si
alzavano, camminavano mano nella mano fino alla porta, stavano per entrare e
lei si nascondeva tra le sue braccia, pregandolo di non odiarla e dicendogli
che proprio non ce la faceva ad andare avanti.
-Questa volta davvero!-
-Guarda che possiamo anche tornare a casa. Dopotutto la
mattina dopo il matrimonio di Hermione avevamo stabilito di aspettare fino a
novembre. Per me non c’è problema, Gin, davvero!-
-Lo so, Harry, ma voglio farlo! Devo… sapere.-
-Bene.- risolutamente strinse la sua mano dentro la propria
ed insieme si incamminarono verso la porta. Trascinandola leggermente riuscì
anche a farla entrare. La rossa sospirò.
-Okay, siamo dentro.-
-Sì, siamo dentro. Andiamo avanti?-
-Avanti. Avanti a tutta birra, andiamo avanti.-
Mano a mano che procedevano per il corridoio Ginny si
sbracciava a salutare i colleghi ed Harry pensò che fosse soprattutto per
prendere tempo. Si chiese se non fosse il caso di insistere per andarsene da
lì. Magari per portarla a fare spese o a mangiare in un ristorantino elegante.
Sua moglie era estremamente agitata e lui odiava vederla così e non poter fare
niente. Ma Ginevra era tremendamente testarda e quando si metteva in testa una
cosa, anche se ci metteva parecchio tempo, la portava a termine. Arrivarono al
reparto Maternità e si fermarono davanti alla giovane aiuto Medimaga.
-Posso esservi utile, signori Potter?- domandò questa
sorridendo gentilmente.
-Sì. Noi… avevamo un appuntamento con la Medimaga Celestina
Stanford.- rispose Harry continuando a stringere la mano della moglie.
-Certo. Credo che stia visitando, vado a vedere tra quanto
tempo sarà libera. Aspettatemi qui, prego.-
Sparì dietro l’angolo e tornò poco dopo comunicando che ci
sarebbe voluto più o meno un quarto d’ora. Harry e Ginny presero posto nella
sala d’aspetto. La ragazza fissava seccata le madri che dai poster appesi alle
pareti la salutavano, stringendosi al petto i loro bei bambini ancora in fasce.
-Devo dire ad Andreas di toglierli, questi benedetti cosi.
Alle donne che hanno il mio stesso problema non piacciono affatto, sai?-
Lui alzò lo sguardo dalla rivista che aveva in mano.
-Immagino, tesoro.-
-Già… beh, domani glielo dico, sta’ sicuro!-
Prese anche lei una rivista e si mise a leggere. Dopo una
decina di minuti che erano lì la ragazza di prima fece capolino.
-Signor Potter, signora, la Medimaga vi attende. Seguitemi,
prego, vi accompagno.-
Ginny le rivolse un’occhiata di fuoco.
-Io lavora qui, carissima, conosco la strada.-
L’altra sembrò spiazzata da una risposta tanto brusca, ma
riprese subito il controllo.
-Ma certo, mi scusi.-
Harry si alzò e tese una mano alla moglie.
-Allora andiamo?-
-Certo che andiamo.-
Il moro si avviò alla porta, ma non sentendo altri passi
oltre ai suoi si bloccò.
-Ginny…
-Andiamo, andiamo.- lo guardò. –Andiamo a casa, per favore.-
Harry corse ad abbracciarla.
-Oh, tesoro, mi dispiace così tanto!-
-Lo so, lo so. Prima o poi ce la farò a superare questo
blocco mentale, vedrai. Mi serve solo… tempo. Non avercela con me.-
-Non ce l’ho con te, Gin.-
Le stampò un bacio sui capelli e si smaterializzarono.
Che dire? Non tutti sono felici e contenti, insomma. Però,
in fondo, per stare bene, servono soprattutto l’amore e l’amicizia. E queste
sono le uniche due cose che ai nostri eroi non mancano!
Ringraziamenti: mimmyna, patty
(eh, un piccolo Drachetto Drachettino… bella idea, bellissima idea… vedremo!
^^), valy (viaggio di nozze piuttosto incasinato… ma il viaggio
di nozze dei Malfoy poteva mai essere tranquillo e pacifico? Mi pare ovvio di
no^^), minako-chan (mi considero privilegiata, onorata
e molti altri –ata! Grazie, grazie, grazie!!!), bimba88
(Daniel e Camilla… sono troppo carini, vero! Ma lei è un po’ addormentatina,
non so se ci scappa la love story… staremo a vedere!^^), MissBecker………….THANK
YOU VERY MUCH!! (visto che quasi un mese in Inghilterra è servito a
qualcosa? =p
Camilla si
avvicinò alla cattedra con passo sicuro, non mollando lo sguardo della
professoressa. La scrutava negli occhi, come Daniel le aveva consigliato di
fare. Stava per scoprire se avesse fatto progressi con Difesa contro le Arti
Oscure oppure se proprio non fosse portata per la materia e dovesse rinunciare
ad un Eccellente, voto che invece aveva in tutte le altre materie.
La professoressa Sellar le rivolse uno sguardo penetrante.
-Si è fatta aiutare, signorina Malfoy?-
-Perché, professoressa?-
-Perché questo è un ottimo compito. Ha visto che può darmi
quello che le chiedo?- le sorrise, per la prima volta dall’inizio dell’anno.
–Ho fatto bene a spronarla?-
Camilla ricambiò il sorriso.
-Sì, ha fatto bene. Io… pensavo di non starle simpatica.-
-Non lascio che simpatia ed antipatia interferiscano con
l’insegnamento. Ma lei, comunque, non mi sta affatto antipatica. Volevo solo
che sfruttasse al massimo le sue capacità.-
-Beh… grazie. Però non ho studiato da sola, mi ha aiutato un
amico. Daniel Nott, di Serpeverde.-
-Certo. Un ottimo elemento, se non fosse per la sua brutta
abitudine di criticare ogni cosa che viene detta.-
-Ah, è fatto così. Ora… io andrei, professoressa. Grazie di
tutto.-
-Certo, cara, vada pure.-
-Arrivederci.-
Uscì dall’aula e si buttò tra le braccia di Cecilia, che
l’attendeva fuori.
-Allora?-
-Allora ho preso Eccellente! Mi ha anche fatto i
complementi! Ha detto che ho fatto un ottimo lavoro!-
-Perfetto. Visto che non dovevi buttarti giù? E poi…- le sue
labbra si incurvarono in un grazioso sorriso malizioso, per quanto potesse
essere malizioso il sorriso di una ragazzina di undici anni piuttosto sveglia.
-…ora hai una scusa per ringraziare Daniel come si deve! Se capisci cosa
intendo.-
L’amica le lanciò un’occhiataccia.
-La vuoi finire con questa storia? Non ti sopporto più,
insomma! Quante volte te lo devo dire? Io non voglio assolutamente
baciare Daniel! Non voglio che sia il mio ragazzo, va bene? Non so più come
fartelo capire.-
-Va bene, va bene. È solo che non capisco come faccia a non
piacerti. Dopotutto è molto carino.-
-Sì, ma è un amico. E poi non voglio trovarmi un ragazzo
così, subito. Non… insomma, ci sono cose più interessanti dei ragazzi.-
Cecilia scrollò le spalle.
-Se lo dici tu.- mormorò seguendo con lo sguardo un biondo
Corvonero che passava di lì. –Non capisco come facciano a non interessarti.
Sono così… affascinanti. E poi io ho scommesso con Mary che avrei dato il mio
primo bacio entro la fine dell’anno. Quindi, devo darmi da fare a trovarmi un ragazzo.-
Camilla roteò gli occhi.
-Una vittima, vorrai dire.-
-Chiamalo come vuoi.-
-Ma scusami, se tu devi trovarti un ragazzo, perché
rompi tanto l’anima a me?- la fissò negli occhi verdi per qualche istante.
-Mica ti piacerà Daniel, vero? È per questo che continui a parlare di lui, che
continui a fissarlo. Non lo fai per me, lo fai per te!-
A quell’affermazione vide l’amica arrossire per la prima
volta da quando l’aveva conosciuta.
-Oh, per la barba di Merlino, è così! Non ci credo, Daniel
ti piace! Il mio amico Daniel!-
-Ti… dispiace?-
-Ah… no. Cioè, meglio tu che quella Sally! Ma cosa hai
intenzione di fare? È lui che vuoi baciare?-
Cecilia si strinse nelle spalle.
-Se fosse possibile.-
-Bhe… vuoi che gli chieda qualcosa? Non so, se tu a lui
piaci?-
-Dipende. Lo farai con tatto?-
-Ovvio. Così, poi, puoi invitarlo alla festa di Halloween.-
-Va bene. Vai adesso?-
-No, lo vedo stasera. Prima del coprifuoco andiamo in
giardino perché mi vuole far vedere un fiore che ha scoperto. Dice che è molto
raro o qualcosa del genere. Mi chiedo come possa un maschio interessarsi ai
fiori.-
Camilla si avviò per il corridoio. Cecilia la seguì,
guardandola sconsolata. Come faceva un maschio ad interessarsi ai fiori?
Ovviamente non era ai fiori che si interessava.
Draco stava spiegando ad un elfo domestico dove avesse
sbagliato con il cocktail che gli aveva chiesto, quando Blaise entrò trafelato
nello studio. Si accomodò sul divanetto di pelle nera ed attese che l’amico
avesse finito torcendosi le mani.
Il biondo congedò l’esserino verde e si dedicò al ragazzo.
-Blaise, come mai quella faccia?-
-Ho invitato Sabrina alla festa di Halloween.-
-Alla festa di Halloween che facciamo qua a casa?-
-No, a quella che facciamo nel covo dei Mangiamorte.-
sbuffò. –Ovvio, a quella che facciamo qua.-
-Non c’è bisogno che tu sia così acido. Comunque hai fatto
una cosa inutile, era già invitata. Prima di essere la ragazza che tu ti porti
a letto è la migliore amica della padrona di casa, casomai te ne fossi
dimenticato.-
Blaise si massaggiò le tempie.
-Lo so che era già invitata, ma io le ho chiesto di venirci
con me.-
L’altro ragazzo si sedette sulla scrivania.
-Ancora non capisco. C’è una festa, siete invitati entrambi…
ovvio che sarete insieme.-
-No, Draco, non è ovvio!-
-Senti, Balise, non fare la donnina isterica con me!
Spiegami o vattene, non ho tempo da perdere!-
Il moro sospirò, prendendo fiato.
-Va bene, ti spiego. Io e Sabrina non stiamo insieme.
Abbiamo un rapporto che non ci lega l’uno all’altro. Saremo insieme alla stessa
festa, nella stessa stanza, ma volendo lei potrebbe dedicarsi a flirtare con un
altro. Ed io non potrei dire niente. Quindi, chiedendole di venirci con me,
le ho chiesto di non essere più “io e lei”, ma di essere “noi”. Capisci?-
-Ora sì, ma non vedo il problema.-
-Il problema è che… oh, cazzo, è come se fosse il nostro
primo appuntamento.-
-Santo Merlino.- borbottò Draco. –Santo Merlino.- ripeté
scoppiando a ridere. –Gli adolescenti hanno il “primo appuntamento”, Blaise.
Gli uomini adulti, e tu dovresti rientrare in questa categoria, non
pensano a queste cose. Escono insieme, punto e basta. Inoltre, tu e Sabrina
andate a letto insieme da almeno un paio di mesi. Questo non sarebbe il primo
appuntamento.-
-Certo che lo è. È la prima volta che ci facciamo vedere insieme
da qualcuno e che non siamo chiusi in una stanza. Non so come comportarmi.-
-Comportati come tutte le altre volte in cui state insieme.-
-Oh, va bene, allora le salto addosso.-
-Idiota. Non parlate mai?-
-Draco, io sono qui meno di una volta a settimana. Credi che
sprechiamo tempo a parlare, quando ci vediamo?-
-Blaise, non lo so. Cosa vuoi che ne sappia io di quello che
fate? Stavo solo cercando di darti una mano. Comunque, fa’ quello che si fa
quando si esce con le donne.-
Il moro si alzò e prese a camminare su e giù per la stanza.
-Io non so cosa si fa quando si esce con le donne. Non esco
con una di loro da quando eravamo ad Hogwarts.-
Draco lo fissò stringendo gli occhi.
-Non è vero. Non è possibile che tu sia stato tutto questo
tempo senza… donne.-
-È possibile, invece. Ricordi il nostro motto? Quello che
avevamo a scuola?-
Il biondo ghignò.
-Per vivere non è necessaria una ragazza, basta il sesso.-
disse schioccando la lingua.
-Esatto. Beh, non è una cazzata, per me è stato così. Fugaci
incontri con Mangiamorte dal corpo splendido che spesso non si toglievano
nemmeno la maschera. Sempre una ragazza diversa. Questo è il mio primo
appuntamento dopo undici anni di sveltine. Permetti che sia agitato?-
-Permetto. Anche se mi sembra piuttosto ridicolo il tuo
comportamento. Alla soglia dei trent’anni.-
Blaise fissò l’amico duramente.
-Non tutti hanno avuto la fortuna di fare esperienze, Draco.
Non tutti hanno potuto tradire pubblicamente il Signore Oscuro ed i suoi
seguaci, non tutti hanno fatto carriera alla luce del sole, aiutando San Potter
a salvare il mondo, non tutti possono innamorarsi della ragazza sbagliata e poi
sposarsela. Non tutti hanno la possibilità di costruirsi una vita, Draco.-
Il biondo si passò una mano sul volto nascondendo
l’espressione stanca e dispiaciuta.
-Scusa, Blaise. Cazzo, lo so che per te è tutto diverso,
tutto più difficile. So che non vorresti essere in questa situazione. Cazzo se
lo so. Sono il tuo migliore amico e a me è andata bene. Meravigliosamente. A te
no. Lo so, scusa.-
Blaise gli diede una virile pacca sulla spalla.
-Lascia stare. Senti, io volevo solo un consiglio dal grande
playboy.-
-Un consiglio? Altro che consiglio. Ora ascolta il maestro,
ti insegno tutto io.-
Camilla e Daniel scendevano fianco a fianco l’imponente
scalinata che portava al parco di Hogwarts.
-Daniel, si può sapere dove mi stai portando? Dov’è questo
benedetto fiore?-
-Piantala di fare tutte queste storie, sei una lagna. È
vicino alla capanna del guardiacaccia. Tu cammina, quando arriviamo ti
avverto.-
-Non vedo perché dovevi farmelo vedere a quest’ora, poi.
Potevamo venire prima, finite le lezioni.-
-Finite le lezioni dovevi parlare con la Sellar. A
proposito, come ti è andato il compito?-
Camilla sorrise raggiante.
-Ho preso Eccellente!- comunicò gonfiandosi d’orgoglio.
Il ragazzo afferrò la sua mano e la strinse brevemente.
-Brava! Hai visto che ci sei riuscita? Dovevi solo
prepararti un po’.-
-Sì, ma senza di te non ce l’avrei mai fatta. Quindi, la
maggior parte dei complimenti doveva farli a te.-
-Non dire sciocchezze, il compito lo hai fatto tu, mica io.
Io ti ho solo dato una dritta su come e cosa studiare, ma hai fatto tutto tu,
da sola.-
Camilla fece finta di rifletterci su.
-Forse hai ragione. In realtà sei stato inutile, io sono un
genio e basta.-
Lui sghignazzò.
-Molto simpatica, Malfoy.-
-Grazie, Nott. Comunque, la professoressa ha detto che
saresti un ottimo elemento se non criticassi sempre tutto quello che fa.-
-Ha detto questo? Brutta vecchia pipistrella! Non è colpa
mia se non sa insegnare. Dice cose poco precise e io la correggo, non faccio
mica niente di strano. Non posso permettere che i miei compagni imparino cose
sbagliate. Stiamo parlando di Difesa, una materia importante, mica di Storia
della Magia. Se uno non sa in che anno è avvenuta la Battaglia di Rubkin non
importa, ma se uno non sa in che situazione si può usare un incantesimo di
respinta è grave. Se mio padre sapesse che razza di insegnate abbiamo… Ma non
siamo più ai tempi di Silente, quando con il Preside si poteva parlare.-
-Perché dici così? La McGranitt è sempre pronta per
ascoltare gli allievi.-
-Gli allievi, ma non i genitori. Crede che la scuola come la
gestisce lei sia perfetta, non ammette critiche.-
-Perché se tutti fossero come te ne sarebbe sommersa. Ti lamenti
per tutto. Come una femminuccia. A me piace come la McGranitt gestisce la
scuola. È una grande donna.-
Daniel sbuffò.
-Queste sono parole di tua madre, vero? O forse di Potter.
Ho indovinato?-
Camilla gli diede una leggera spintarella con il fianco.
-Di mamma, ma questo non c’entra niente. Lo penso anche io.
E poi tu provi ostilità verso la Preside perché tuo padre te ne ha parlato
male, non per altro.-
-Ovvio. Ma dovresti parlare con mio padre, potrebbe dirti
cose molto interessanti.-
-Anche tu con mia madre, allora.-
-Combina l’incontro, io non ho problemi.-
-Guarda che…
-Lo fai davvero, certo. Adesso smetti di parlare, siamo
arrivati e non vorrei svegliare il gigante. Sai, non si sa mai come potrebbe
reagire.-
La ragazzina alzò gli occhi al cielo.
-Si chiama Hagrid e dovresti smettere di essere così
maleducato. È un nostro professore ed è simpatico. Non farebbe del male a
nessuno.-
-Sì, Granger. Chiudi quella boccaccia ora.-
Fecero qualche altro passo nel più completo silenzio. Daniel
la condusse dietro alla capanna, ai limiti della Foresta Proibita, e si
inginocchiò ai piedi di un grande albero.
-Vieni, Camilla. Mettiti vicino a me.-
Lei gli si accucciò accanto e guardò per terra.
-Daniel, io non vedo niente.-
-Perché è un Fiore Timido.-
Camilla alzò lo sguardo sull’amico.
-Fiore Timido?-
-Sì. È una specie molto rara. Si riesce a vedere solo con un
incantesimo. Però il suo profumo si sente lo stesso. Abbassati e annusa.-
Lei ubbidì ed un lieve odore dolciastro le arrivò al naso.
-È vero, lo sento!-
-Certo che è vero.- tirò fuori la bacchetta. –Ora te lo
faccio vedere. “Mostrati”!- ordinò e piano i contorni presero a crearsi.
Dopo qualche secondo un bellissimo fiorellino di un tenue rosso comparve
davanti a loro, facendo emettere un “oh” di sorpresa alla ragazzina. Daniel
spostò lo sguardo su Camilla.
-Allora, ti piace?-
-Eccome! Daniel, è bellissimo.- esclamò sorridendogli.
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Per questo mi sono permesso
di… ecco… farti un piccolo regalo. Non è niente di che, l’ho visto in un
negozietto a Diagon Alley e ho pensato… ma è inutile che continui a parlare,
guarda e giudica tu. Tieni.-
Le mise in mano un anellino d’argento. Delle perline rosse
ritraevano lo stesso fiore che avevano appena visto. Camilla ringraziò il cielo
che fosse piuttosto buio intorno a loro, era arrossita violentemente.
-Grazie, Daniel. Ma… perché mi fai un regalo?-
Lui distolse lo sguardo dai suoi occhi.
-Perché… beh, per il voto che hai avuto in Difesa.-
-E come facevi a sapere che avrei ottenuto un buon voto?-
-Perché sei una ragazza intelligente e avevi studiato molto.
E poi… perché noi due siamo… siamo…
-Amici?- suggerì Camilla.
Daniel sospirò, stringendo le labbra.
-Amici, certo. Volevo fare un regalo alla mia migliore
amica, tutto qua. Ti piace?-
-È bellissimo!-
Si sedettero uno di fianco all’altro, tra loro il fiore.
-Molto lieto che ti piaccia.- incrociò le braccia dietro
alla testa e si appoggiò al tronco dell’albero. –Allora, hai qualcos’altro da
raccontarmi?-
La ragazzina ci pensò su.
-Ti ho già detto che ho preso Eccellente a Difesa?-
-Almeno venti volte. Altro?-
-Ehm… sì, ci sarebbe un’altra cosa. Hai presente la mia
amica? Cecilia?-
-Quella con cui sei sempre in giro?-
-Sì, lei. È carina, no?-
Daniel scrollò le spalle.
-Non lo so, non ci ho mai fatto caso. Perché?-
-Perché lei ti trova molto carino. Voleva… cioè, andresti
con lei alla festa di Halloween?-
Lui si oscurò in volto.
-Tu con chi ci vai?-
-Beh… con nessuno, con le amiche. È solo una festa, non un
ballo. Non bisogna per forza essere in coppia.-
-Appunto. Io pensavo che saremmo stati insieme, infatti.-
-Sì, ma… poi Cecilia mi ha detto quello e… puoi andare con
lei, non c’è problema. Tanto ci vediamo lo stesso.-
Il ragazzo storse il naso.
-Non so se ne ho voglia.-
-Perché? Guarda che è molto carina. Ha gli occhi verdi.-
-È una Grifondoro.- obiettò Daniel.
-Anche io.-
-Tuo padre è Draco Malfoy, il principe dei Serpeverde. E poi
sei mia amica, è un’altra cosa. I miei amici lo sanno che passo del tempo con
te, ma se andassi con lei… Chissà cosa penserebbero.-
-Davvero ti importa? Senti, Cecilia è mia amica e…
-Va bene, ci vado. Però lo faccio per te, non perché ne ho
particolarmente voglia. Capito?-
-Come vuoi.- si alzò ed iniziò a correre per il sentiero.
Daniel la seguì.
-Ehi, Camilla, dove vai? Abbiamo ancora una mezz’oretta
prima del coprifuoco.-
-Vado a dire a Cecilia che hai detto di sì! Ci vediamo
domani, buonanotte, Daniel!-
Il ragazzo si fermò, sbuffando.
-Sì, certo. Buonanotte.- sbottò prima di rientrare a scuola
e dirigersi verso i sotterranei.
Blaise e Sabrina erano seduti su un divanetto più o meno
appartato del grande salone di Malfoy Manor, addobbato con zucche fluttuanti e
dispettosi gatti neri che spuntavano dai posti più impensabili gustandosi le
urla spaventate degli invitati. Un’idea di Draco, naturalmente.
Il braccio del moro si avvicinava alle spalle della ragazza
e poi si ritraeva ad intervalli regolari di due minuti. Sabrina sbuffò
rumorosamente.
-Blaise, hai intenzione di abbracciarmi o devo andare a
chiedere a qualcun altro?-
Il ragazzo strinse gli occhi, guardandola male.
-Vai pure se vuoi.-
Lei gli restituì l’occhiata di fuoco, ma non si mosse.
Blaise ghignò.
-Beh, non vai?-
-No.-
-Perché?-
-Perché non mi va. Allora, questo braccio?-
Da parte del moro nessuna reazione. Sabrina gli afferrò il
tanto agognato braccio e se lo mise sulle spalle lasciate scoperte
dall’elegante vestito.
-Mi dici cosa c’è che non va, Blaise?-
-Non mi piacciono le feste. Per niente. Non mi piace stare
in mezzo alle gente. Soprattutto quando potrei passare il mio tempo in modo
assai più proficuo.-
-Non è vero. È per me.- si girò a fissarlo negli occhi,
l’espressione tesa. –Potevamo benissimo venirci separati, io non avevo
problemi. Sei tu che mi hai invitato.-
-Sì. Sì, lo so. Senti… perché non ce ne andiamo? Nei miei
appartamenti. Devo… parlarti.-
Sabrina annuì. Voleva dirle che non voleva più vederla.
Ovvio. Gli uomini adoravano dire “devo parlarti” quando ti volevano scaricare.
Che poi loro due non stavano nemmeno assieme, quindi “scaricare” non era
appropriato. Probabilmente era per la sua scarsa arte amatoria. Non faceva
sesso abbastanza bene, per lui. Quando si vedevano facevano sesso, quindi
qualcosa non doveva andare in quel frangente. Per forza. Che strano, però,
credeva che tutta la pratica che aveva fatto all’università sarebbe servita a
qualcosa. Le si formò un groppo in gola, ma lo seguì senza fiatare.
Arrivati alle stanze Blaise le aprì le porte con galanteria.
La seguì all’interno e prese a misurare la stanza a grandi passi, torcendosi le
mani.
-Senti, Sabrina…
-No, Blaise. Senti tu.- lo interruppe lei scattando
in piedi. Era risaputo che nelle situazioni critiche la calma non fosse il suo
pregio predominante. –Mi vuoi scaricare perché non so fare sesso? Perché se
fosse così saresti il primo a pensarlo.-
Il moro la fissò sconcertato.
-Sabrina…
-Oppure ti vergogni di me? Lo so, tu sei bello e tenebroso,
io una insignificante biondina…
-Sabrina…
-O se invece fosse per quella volta che…
-Sabrina!- sbottò chiudendole la bocca con una mano. –Cosa
cazzo stai dicendo?-
Lei cercava di divincolarsi, arrabbiata, farfugliando
qualcosa di incomprensibile contro il suo palmo.
-Ti libero se mi giuri che ti calmerai e mi spiegherai
quello che stavi dicendo. Va bene? Fai cenno di sì.-
Sabrina mosse lentamente la testa in su e in giù ed il
ragazzo la liberò.
-Sai di cosa stavo parlando.-
-No, invece non lo so. Hai detto un mucchio di cavolate
riguardo alla tua incapacità a letto e alla tua bellezza. Non capisco.-
-Tu… volevi parlarmi per dirmi che non mi vuoi più vedere,
no? Io stavo solo…
-Aspetta, aspetta. Chi ti ha detto che volevo dirti una cosa
del genere?- domandò lui, oscurandosi in volto. Se Draco aveva osato dire
qualcosa ad Hermione e quella aveva travisato tutto, inventandosi una cavolata
del genere lui… non sapeva cosa avrebbe fatto. Altro che Maledizioni senza
Perdono.
-Nessuno. Hai detto di volermi parlare e io ho pensato…
perché, non mi vuoi scaricare?-
-Non potrei scaricarti nemmeno se lo volessi. Coppia libera,
ricordi?-
-Sì, ma… beh, allora cosa vuoi?-
-Avere la possibilità di poterti mai scaricare, un giorno,
se lo desiderassi.-
Sabrina lo guardò senza capire.
-Dio santo, mi confondi.-
-No, non voglio confonderti. Mi chiedevo solo se… non
potessimo metterci insieme. Nel senso che io sto con te e con nessun altra. E
viceversa.-
-Oh… metterci insieme? Tu avevi detto che non volevi
legami.-
Blaise si lasciò cadere sul letto e nascose la faccia nel
cuscino.
-E se vuoi la verità penso ancora che sia meglio non
legarci. Però prima lo pensavo per me, perché l’idea di legarmi ad una persona,
pensare a lei e tutte quelle cose lì non mi piaceva affatto. Ora, invece, dopo
questi tre mesi in cui ci siamo frequentati… mi preoccupo per te. E questo mi
ha fatto capire che ormai un legame si è creato. Senza che io lo volessi o che
me ne accorgessi, ma… si è creato. E lo sai cosa? Mi piace. Mi piace questo
legame. Non voglio combatterci contro. Voglio arrendermi, lasciarmi andare.
Però, naturalmente, dipende anche da te.-
-Un legame… e perché dovresti preoccuparti per me?-
-Perché te l’ho detto, non sono una persona affidabile, che
può dare sicurezza.-
Sabrina si morse il labbro inferiore.
-Beh… sai una cosa, Blaise? Nemmeno io sono una persona
affidabile. Ho ventisette anni ed una sola storia importante alle spalle.
Quella con Harry, che è durata poco più di un anno. Per il resto sono state
cavolate, mai durate più di un paio di settimane. Non sono fedele, te lo dico
francamente. Mi piace divertirmi. Neppure io sono una persona affidabile.
Dovrei essere più preoccupata io per te, che tu per me. Perché tu hai un buon
motivo per non essere affidabile. Il tuo lavoro. Io ho solo i miei capricci.
Sono una bambina viziata, Blaise. Tu un uomo ed io una stupida ragazzina. Sei
tu quello che rischia di più.-
Il moro si sollevò sui gomiti per poterla fissare negli
occhi.
-Sei stata onesta… ma mi dispiace, non ti credo. Mi hai
dimostrato di non essere una bambina. Sei una donna, Sabrina. Una bellissima
donna che si diverte perché ogni uomo di questo pianeta farebbe carte false per
passare anche una sola notte con lei. Ma io… io voglio passarle tutte con te,
Sabrina.- fece un sorriso tirato. –Tutte quelle che passo qui a Malfoy Manor.
Non ti prometto niente. Niente di niente, anche perché non ho nulla da
prometterti. Non ho cose materiali, non ho una casa… non ho nemmeno una vita.
Posso solo metterti in guardia su di me: sono un Mangiamorte. Non ho niente che
mi appartenga, non ho controllo. Però ho… il mio cuore che batte più forte ogni
volta che… facciamo l’amore. Ora devo solo sapere… tu cosa provi?-
Lei sorrise.
-Caldo.-
Il moro alzò gli occhi al soffitto.
-Almeno quando parliamo di qualcosa di serio non puoi dire
qualcosa di normale?-
Sabrina scrollò le spalle.
-Sto cercando di spiegarti cosa provo. Ascoltami.-
-Ti ascolto. Ma tu, ti prego, fammi capire.-
-Cercherò. Allora… quando ti vedo… mi agito. E sento caldo.
Tanto caldo. Mi sento calda.-
Lui ghignò impercettibilmente.
-Quello vuol dire essere eccitata. È un’altra cosa.-
-Anche quando sono calda…- si sedette sul letto vicino a lui
e si appoggiò una mano sul petto, all’altezza del cuore. -…qua dentro?-
Blaise l’attirò contro il suo corpo, prendendola per un
braccio. La baciò.
-Immagino che questa sia la cosa più simile ad una
dichiarazione che potrò mai ottenere da te.-
-Immagino di sì. Non sono brava in queste cose.-
Il ragazzo fece scorrere la mano sulla sua schiena.
-Sei brava in altro, mi accontento.-
Si baciarono, iniziando a spogliarsi. All’altezza della
cintura il moro la fermò, trattenendole i polsi in una stretta gentile.
-Allora… tentiamo? Ci imbarchiamo in questa relazione?
Facciamo il danno?-
Sabrina fece passare la lingua sul lobo dell’orecchio destro
di lui.
-Sei il danno più bello ed intrigante che io abbia mai
fatto.-
-Lo so. Sei una donna coraggiosa. Molto coraggiosa.-
-Puoi dirlo forte! Ho visto tre volte la videocassetta del
parto di Hermione. Quando è nata Camilla.-
Blaise la guardò confuso.
-E questo cosa c’entra?-
-È una cosa disgustosa, Blaise. Tutto sangue e… bleah! Ti
assicuro, ci vuole molto, molto coraggio!-
Scoppiarono a ridere entrambi e poi si concentrarono su ben
altre cose.
Cecilia si voltò verso Camilla, guardandola con espressione
da cucciola smarrita.
-Secondo te vado bene così?-
Indossava una gonna di velluto nero, lunga fino alle caviglie
ed una camicia bianca con le maniche svasate, in stile indiano. I capelli
castano chiaro erano raccolti in una coda alta. Elegante, eppure sbarazzina.
-Stai molto bene, Ceci.- disse l’amica con sincerità.
-Credi che piacerò a Daniel?-
-Credo proprio di sì. Non vedo perché non dovresti.-
-Perché forse a lui piace già qualcun’altra.-
-No, non credo proprio. Sono la sua migliore amica, me
l’avrebbe detto.-
Cecilia la guardò dubbiosa. Forse lui aveva cercato
di dirglielo, ma lei non aveva recepito il messaggio.
-Se è così, allora… sto davvero bene?-
-Sei bellissima. Spero che tu lo riceva il tuo primo bacio.-
-Grazie, Cami.- le mise un braccio sulle spalle ed insieme
scesero in Sala Grande, decorata con zucche e candele fluttuanti. Daniel le
attendeva accanto al tavolo delle bevande, chiacchierando animatamente con Roy
Magister, un Serpeverde del terzo anno dal fisico possente e lo sguardo duro.
Non appena le vide sfoggiò un sorriso cordiale, che a Camilla sembrò vagamente
finto.
-Roy, lascia che ti presenti Camilla, una mia cara amica, e
Cecilia, sua compagna di Casa.-
Il ragazzo fece un brusco cenno con il capo, che di saluto
aveva veramente poco, e mugugnò un “ah, Grifondoro” di scherno.
-Grifondoro, sì, ma ottimi elementi.- le difese Daniel con
una scrollata di spalle. Sorrise a Cecilia e s’inchinò brevemente, con una
galanteria che risultava strana compiuta da un ragazzino di quell’età. Le tese
un braccio, che lei afferrò all’istante.
-Vuoi ballare?- le domandò indicando la pista già ingombra
di gente.
-Sarebbe fantastico!-
-Molto bene. Sono un ballerino provetto, sai? Lo dico senza
alcuna presunzione.-
Cecilia ridacchiò.
-Ora vedremo.- mormorò seguendolo al centro della Sala.
Camilla guardò il ragazzo che aveva davanti, leggermente
spaventata dalla sua stazza.
-Io… andrei, se…
-Tu sei la figlia di Malfoy, vero?-
-Sì, sono io.-
-I nostri padri si conoscono, alle volte trattano assieme.
Con anche Nott. Senti… ti presento i miei amici, vuoi?-
La ragazzina si strinse nelle spalle.
-Io sono del primo anno, loro…
-Non importa l’età. Nel nostro gruppo ci sono ragazzi che
vanno dal primo al settimo anno, senza distinzione. A Serpeverde ci si divide
per pensiero, non certo per età. Non abbiamo il lusso che avete voi cari
Grifondoro.-
-Pensiero?-
-Certo, pensiero. Chi sta dalla parte dei Mangiamorte, chi
sta contro i Mangiamorte. Il nostro gruppo è quello contro, naturalmente. Credo
che ti accetteranno senza problemi, dato chi è tuo padre. Serpeverde per
eccellenza, Auror per eccellenza.-
-Beh… preferirei che mi accettassero per me, non certo per
mio padre.-
Lui la guardò inarcando un sopracciglio.
-Il mondo è una trappola, Malfoy. Qua nessuno è accettato
semplicemente per quello che è.-
-A Serpeverde, forse.-
Roy scrollò le spalle.
-Forse. Ma non ne sarei così sicuro. Comunque, ecco i miei
amici.- le presentò un gruppetto di una ventina di persone, tutti Serpeverde
tranne una ragazza di Corvonero. Stavano parlando dell’ultima partita di
Quidditch del campionato scolastico, nella quale Serpeverde aveva battuto
Tassorosso con un vantaggio di ben trecento punti. Dopo il discorso si spostò
sulle squadre più importanti e Camilla venne coinvolta nella conversazione,
sommersa di domande sul suo vero padre Ron, grande portiere dei Cannoni di
Chudley, suo padre Draco e suo zio Harry, celeberrimi cercatori rispettivamente
di Serpeverde e Grifondoro, ai tempi.
Sulla pista, intanto, Daniel e Cecilia volteggiavano sulle
note di una delle più celebri canzoni delle Sorelle Stravagarie che, sebbene
non fossero uno tra i gruppi più emergenti, spopolavano ancora tra i giovani
maghi. Il ragazzo le cingeva la vita con un braccio, mentre con l’altro teneva
stretta la mano di lei. Il suo modo di ballare era davvero ineccepibile, stava
dritto, eppure non risultava rigido. Riusciva a condurla magnificamente. E non
le schiacciava i piedi, cosa che, secondo i racconti delle sue amiche più
grandi, i ragazzi facevano spesso e volentieri.
-Daniel… balli davvero bene.- gli sussurrò piano,
arrossendo.
Lui sospirò e sorrise brevemente.
-Lieto di sapere che mio padre non ha buttato via i soldi,
con quelle sue lezioni di danza.-
Cecilia lo guardò inarcando le sopracciglia.
-Lezioni?-
-Sì, lezioni. Si conviene che un ragazzo del mio rango
sappia ballare. Almeno discretamente, se non bene.-
-Beh… per me è la prima volta, sai? Il mio primo ballo.
Spero che sia abbastanza brava per te.-
-Non si nota affatto, sei molto brava.- mormorò gentilmente.
Lanciò un’occhiata al tavolino dove aveva visto Camilla chiacchierare con Roy e
tutti gli altri. Strinse involontariamente la mano sulla schiena della ragazza
con cui stava ballando. Vide Camilla scoppiare a ridere, trascinando poi in
quella risata tutto il gruppo. Distolse lo sguardo.
-Senti, ti va di andare a prendere qualcosa da bere? So che
non è bello interrompere a metà di una canzone, ma sono stanco.-
-Certo, per me non c’è problema.-
Abbandonarono la pista e si sedettero in un angolo, dal
quale Daniel poteva vedere Camilla senza però essere visto. Non che a lei
venisse in mente di guardarlo, comunque.
Iniziò a chiacchierare amabilmente con Cecilia,
raccontandole alcuni aneddoti sulla vita che conduceva alla Residenza Nott, o
su Hogwarts. Lei pendeva dalle sue labbra e non lo contraddiceva mai. Le
avrebbe anche potuto dire di essere un vampiro e lei avrebbe annuito guardandolo
estasiata. La cosa gli dava parecchio fastidio. Odiava non venire contraddetto.
Odiava non poter sbuffare contrariato e non poter esclamare seccato “Malfoy”,
scuotendo la testa. Odiava che lì con lui non ci fosse Camilla, la sua migliore
amica. Se fosse stato un uomo, come suo padre gli ripeteva sempre di essere, si
sarebbe scusato con la sua dama, si sarebbe alzato, sarebbe andato da Camilla e
avrebbe preteso che lei lo raggiungesse al tavolo e conversasse con lui. Ma non
era un uomo, era un ragazzino di undici anni che di ragazze ci capiva poco.
Sorrise a Cecilia ed il suo sguardo tornò verso Camilla. Stava bevendo del
succo di zucca dal bicchiere che Roy le aveva porto. Gli sorrise. Il ragazzo
guardò Cecilia, che lo fissava con espressione adorante. La voce della Preside
annunciò che la mezzanotte era arrivata e che la festa era finita. Tutti si
alzarono, preparandosi a tornare nei propri dormitori. Daniel fece lo stesso,
aiutando la sua accompagnatrice. In piedi uno davanti all’altro si sorrisero.
-Cecilia, vuoi che ti accompagni alla torre di Grifondoro?-
-No, grazie, ora cerco Camilla e vado con lei. Te la
saluto?-
-Come preferisci. Mi ha fatto piacere passare questa serata
con te. Spero ce ne saranno delle altre simili.-
-Lo spero anche io. Allora… buonanotte, Daniel.-
Lui si chinò leggermente in avanti, depositandole un lieve
bacio sulla guancia destra, che diventò scarlatta all’istante.
-Buonanotte a te, Cecilia. Sogni d’oro.- le disse prima di
scomparire nei sotterranei.
Capitolo dedicato a Blaise e Sabrina e Camilla e Daniel.
Poco a Draco ed Herm, ma per loro c’è sempre taaaanto spazio! ^^ Contenti che
Sabri e Blaise abbiano deciso di “mettersi assieme” ufficialmente? Io sì! =p
Ringrazio: Minako-chan (mi piacerebbe davvero
scrivere una Draco/Ginny. Draco è il personaggio maschile sul quale secondo me
si riesce a lavorare meglio. È difficile, certo, perché è comunque un
personaggio piuttosto buio e chiuso per quanto riguarda il carattere, ma è
quello che ha più sfaccettature, quello che ti permette di scavare a fondo e di
tirare fuori di più. Associarlo ad Hermione mi riesce “facile”, perché comunque
sono entrambi maturi, intelligenti, determinati, quindi, in un certo senso, si
somigliano. Ginny invece la vedo come una “ragazzina”, nel senso buono del
termine. Insomma, un personaggio fresco e tutto peperino, che non so bene come
intrecciare nei toni piuttosto “gravi”, che ispira Draco. Non so se mi sono
spiegata. Vabbè, non importa. Importa che la coppia non mi dispiace affatto e
che spero di riuscire a scrivere qualcosa su di loro. Aspetto l’ispirazione.
^^), nikita (ma Herm è così buooona, non avrebbe potuto scagliare
una Maledizione senza Perdona. Anche se mi sa tanto che c’è andata vicina!), valy
(Daniel e Camilla… non sai cosa gli sto combinando! ^^), JessicaMalfoy,
Romy (eheheh le banane!), bimba88 (visto, Blaise si
è innamorato. Per quanto riguarda Sabrina che mette la testa a posto… eh,
questa è dura! Molto dura! Però se a lui piace così…), miyu, MissBecker…………………GRAZIE
A TUTTI!!!
Hermione era seduta sul freddo pavimento del bagno del suo
studio. Accanto a lei Sabrina le lanciava occhiate di sottecchi.
-Herm…
-Ce l’hai, Sabri?-
-Sì, ce l’ho. Te… te lo do?-
La mora sorrise.
-Cosa vuoi farne, altrimenti?-
-Non so… potrei farlo io.-
-Cosa?! Tu non…
-No! No, non dirlo nemmeno per scherzo. Era… una battuta.-
Hermione sghignazzò.
-Ah, una battuta. Scusa, ma oggi sono così… stralunata che
non capisco niente. Nemmeno le tue battute.-
-Non preoccuparti, era piuttosto stupida. Non l’ho capita
neanche io, se devo essere sincera.- sospirò. –Sei pronta?-
Delle parole che Draco aveva detto qualche mese prima le
tornarono in mente. Si strinse nelle spalle ed appoggiò la testa contro il
bordo della vasca, chiudendo gli occhi.
-Credi davvero che si possa essere pronti?-
-Scusa se te lo dico, ma tu devi esserlo. Perché io
ho speso parecchio per questo coso e non ho intenzione di buttarlo via. Sei la
mia migliore amica e cederei un braccio, una gamba e la testa per te, ma i
soldi purtroppo non li trovo sugli alberi, quindi… forza e coraggio, tesoro.-
-Forza e coraggio… Cazzo, Sabri, se dovesse…
-I se non esistono, ‘Mione.-
-Sì che esistono. Ci sono due possibilità ed io devo
riflettere. Devo sapere cosa farò se dovesse risultare una cosa o l’altra.
Devo… prepararmi.-
-Non serve prepararsi. Lo sai, Hermione. Non è un esame. Non
capisco perché tu non possa essere tranquilla. Ti è già successo. E questa
volta sei preparata. Sarebbe una cosa bellissima, no? Non ti renderebbe
felice?-
-Felice…- spostò lo sguardo sulla bionda, che le sorrideva
rassicurante. –Felice… sì, felice. Certo, che scema che sono. Non potrei che
essere felice.- si alzò in piedi risolutamente. –Dammelo, Sabrina!-
L’amica le tese una scatolina bianca con una riga blu
disegnata sopra, poi uscì dal bagno.
-Herm, mi raccomando, leggi bene le istruzioni!- le gridò da
dietro la porta.
La mora si sedette sulla tavoletta del gabinetto, fissando
quella scatola con estremo timore. Ma anche con reverenza. Come poteva una
semplice scatola, un semplice bastoncino, far sentire le persone
così? Non sapeva come, ma poteva. Con mani tremanti aprì l’involucro e tirò
fuori il tutto. Lesse il foglietto illustrativo distrattamente. Tanto sapeva
già cosa doveva fare, l’aveva già fatto una volta. Compì l’opera e poi uscì dal
bagno, tenendo il bastoncino chiuso nel pugno della mano destra. Sorrise
nervosamente a Sabrina.
-Ho… fatto.-
-Fatto?- l’amica la guardò apprensiva. –E… allora?-
-Tre minuti. Devo aspettare tre minuti.-
-Ma funziona anche se lo stritoli?-
-Cosa?- si fissò la mano. –Oh.- allentò di un poco la presa.
–Non farci caso, sono fin troppo agitata.-
-Lo so. Adesso aspettiamo i tre minuti e poi vediamo se è
davvero il caso di agitarsi oppure no.-
Restarono in silenzio, fissando entrambe l’orologio che
ticchettava indisturbato appeso alla parete dello studio.
-Herm… ehi, Herm… credo che dovresti guardarlo. Sono passati
i tre minuti.-
-Oh… di già?-
-Sì, a meno che non ci sia un incantesimo sul tuo orologio.-
-No, nessun incantesimo, il mio orologio è… oh, era una
battuta.-
-Sì, era una battuta. Un’altra. Sai cosa faccio, Herm? La
smetto di fare battute. Non è il momento. Forza e coraggio, ora apri la tua
bella manina e dimmi quanti puntini ci sono su quel coso.-
La mora sospirò pesantemente e fece come le era stato detto.
-Con gli occhi chiusi non funziona, ‘Mione.-
-Lo so, ora li apro.- passò qualche secondo. –Anzi no, non
ce la faccio. Guarda tu!- pregò l’amica ficcandole in mano il bastoncino.
Sabrina guardò senza indugio, piena di curiosità. Spalancò
la bocca. Due. Due puntini blu, ben visibili. Presenti ed indelebili.
-Hermione…
-Quanti sono?-
-Due. Sono due.-
La mora aprì gli occhi e fissò l’amica.
-Quanti, Sabri?-
-Due. Due, due, due!-
-O mio Dio. Non ci credo. Fammi vedere.- le strappò di mano
il bastoncino. Erano veramente due. Eccome, se erano due. Erano lì, due, sì, due
e non facevano che dirle: “siamo qui! Siamo qui, siamo due, siamo qui!”.
-Cazzo… cazzo, Sabrina, sono due!-
La bionda annuì, sorridendole.
-Sì.-
-E quindi sono… o santissimo cielo, sono… sono incinta!- le
saltò tra le braccia, un po’ ridendo e un po’ piangendo. –Sono incinta!
Incinta, incinta, incinta! Aspetto un bambino!-
Sabrina la strinse forte, gioendo con lei, ma soprattutto
cercando di calmarla. Le scompigliò gentilmente i capelli e le pulì le lacrime
di felicità con un dito. Poi le depositò un dolce bacio sulla guancia.
-Signora Malfoy, lei aspetta un bambino.-
Hermione si lasciò cadere lunga distesa sul parquet.
-Non ci credo, Sabri.-
-Credici, perché è esattamente così.- si sedette vicino ai
suoi piedi. –Come ti senti, tesoro? Sinceramente.-
-Sono spaventata. Non dovrei esserlo, ho già avuto un
figlio, certo, ma… adesso è tutta un’altra cosa, sono sposata, mio marito mi
ama e lo desideravamo entrambe, però… ho lo stesso paura. Ma sono anche
felicissima. Credo che dalla scenata di poco fa tu lo abbia potuto dedurre.
Sabrina, sono così… così contenta.- si strinse nelle spalle. –Ed è anche merito
tuo, sai, perché senza di te non avrei nemmeno… beh, anche tu hai i tuoi meriti.-
-Dio benedica me ed i test di gravidanza.-
Hermione ridacchiò.
-Amen.-
-Amen. Ma… tesoro, come lo dirai a Draco?-
-Io odio in Natale.-
Camilla si voltò verso Daniel guardandolo perplessa.
-Cosa?-
-Io odio il Natale.- ripeté il ragazzo in tono piatto.
L’espressione impassibile, come sempre.
-Io invece adoro il Natale. Perché a te non piace?-
-Perché è noioso. Boriosi arroganti sempre in giro per casa
mia, cene importanti tutte le sere, lo smoking sempre addosso. No, non mi piace
per niente. Lo odio.-
Camilla si allontanò da lui e prese a volteggiare sotto la
neve che scendeva lenta, con le braccia aperte ed il viso rivolto al cielo. Il
parco di Hogwarts era deserto, in mezzo loro due, due ragazzini avvolti nei
cappotti pesanti, in quel tappeto bianco, in quella distesa di neve.
-Come fa a non piacerti tutto questo?-
-Tutto questo io non lo vedo nemmeno. Tu non immagini come
sia vivere con mio padre. Deve essere tutto prefetto, non posso uscire in
giardino perché non è conveniente che gli ospiti vedano il figlio del padrone
di casa “pascolare” fuori, è da maleducati, sembra che non si apprezzi la loro
compagnia. E poi non posso giocare con la neve, perché naturalmente non posso
sporcarmi.-
Camilla sgranò gli occhi.
-Non puoi giocare con la neve?-
-No, non posso. Perché, tu ci giochi?-
-Sì! A casa facciamo la guerra, sai? Maschi contro femmine.
Io, mamma, zia Ginny e Sabrina contro papà, zio Harry, Neville e…- trattenne al
limite il nome Blaise. -…un altro amico di papà. Anche se finisce sempre che
papà e zio Harry fanno la lotta da soli. Mamma e zia Ginny scuotono la testa
rassegnate e dicono che gli sembra di stare in mezzo a dodicenni. Calcola che
poi, quando rientrano in casa esausti e completamente fradici, devono anche
asciugarli. Comunque non vince nessuno, ma continuano a beccarsi fino a
Capodanno.-
Daniel la guardava affascinato.
-Malfoy… fa davvero queste cose?-
-Sì… ma non dirlo a tuo padre, Daniel! Altrimenti papà mi
uccide.-
Il ragazzo ridacchiò.
-Sì, penso anche io.-
-Mi strangolerebbe all’istante. Sai, lui non vuole che si
sappia in giro, ma è molto dolce. Con noi non è freddo ed impassibile. Vuole
sempre comandare, prende in giro più o meno tutti, ma è dolce. Voglio bene al
mio papà, è insostituibile.- sospirò. –Tu al tuo non vuoi bene?-
-Sì che gli voglio bene, ovvio. So di essere trattato
comunque bene, non mi punisce in modo troppo duro, mi impone solo di studiare e
di comportarmi come conviene ad un Nott, non si intromette nelle mie amicizie
più di tanto. Non vivo male, anzi. Solo che certe volte vorrei… essere come te.
Credevo che non fosse possibile, tutti i miei amici sono trattati come me, se
non peggio. Ero convinto così. Poi però sei arrivata tu. E sei figlia di Draco
Malfoy. E se tuo padre ti tratta così… vorrei che lo facesse anche il mio con
me.-
Camilla si morse il labbro inferiore, non sapendo bene cosa
dire.
-Daniel…
-Ma poi realizzo che non è possibile, perché mia madre non è
come la tua. Mia madre pende sempre dalle labbra di mio padre e fa tutto quello
che dice lui. Devo essere un uomo, non un bambino. Quindi niente abbracci,
niente giochi. Niente di niente.-
-Oh, Daniel… mi dispiace che tu non sia felice.- mormorò la
ragazzina. –Però… a qualcosa possiamo rimediare.- di slancio gli gettò le
braccia al collo e lo strinse forte. Lui restò spiazzato, le guance gli si
colorarono inaspettatamente di rosso.
-Cosa… cosa fai?-
-Ti abbraccio. Io non voglio che tu sia un uomo, voglio solo
che tu sia il mio migliore amico Daniel.- si staccò, indietreggiò di qualche
passo e senza lasciare gli occhi del ragazzo si abbassò a raccogliere delle
neve nella mano guantata. La modellò a forma di palla e la sventolò davanti al
viso dell’amico.
-Camilla, cos’hai intenzione di fare?-
-Ti faccio giocare.-
-Sì, ma… aspetta, fai prendere anche a me la neve…
La palla gli arrivò dritta sul naso e Camilla iniziò a
correre.
-Ehi, così non è leale! Torna qui, imbrogliona!-
Prese ad inseguirla, lanciando palle di neve e riparandosi
dai suoi attacchi. Corsero per una decina di minuti, giocando, fino a che non riuscì
a raggiungerla e non le si buttò addosso, atterrandola.
-Allora, Malfoy, adesso come la metti?- le chiese ansimante
a pochi centimetri dal suo viso.
-Hai vinto, Nott. Hai vinto, va bene.-
Daniel ridacchiò e sentì qualcosa di caldo salirgli alle
gambe, allo stomaco e poi più su, al petto. Si chiese come fosse possibile,
dato che l’aria era gelida e gli sferzava il viso in maniera quasi dolorosa.
Fissò Camilla negli occhi e si accorse che tra il colore ambra c’erano delle
piccole pagliuzze dorate. Erano così vicini… di colpo si scostò, mettendosi
disteso sulla neve, di fianco a lei. Chiuse gli occhi.
-Sì, ho vinto.- mormorò piano. Restarono in silenzio per un
po’, ognuno perso nei propri pensieri.
-Daniel facciamo gli angioletti!- esclamò Camilla all’improvviso.
Lui si sollevò sui gomiti.
-Gli angioletti?-
-Sì. Sai come si fanno? Guarda.-
Prese ad agitarsi, aprendo e chiudendo gambe e braccia. Il
ragazzo scoppiò a ridere.
-Ma funziona?-
-Certo che funziona! Dai, fallo anche tu!-
-Secondo me siamo troppo imbacuccati.- mormorò lui,
scettico, imitandola. Dopo un po’ si alzarono per ammirare la loro opera.
-Non sono un granchè.- mormorò Camilla facendo una smorfia.
-In effetti no.- concordò il ragazzo. Tirò fuori la
bacchetta. –Li sistemo in un attimo.- fece per pronunciare l’incantesimo, ma
un’occhiata penetrante dell’amica lo fece bloccare.
-Che c’è?-
-Non puoi modificarli con un incantesimo!-
-Perché? Così diventano più belli.-
-Ma non sono più quelli che abbiamo fatto noi! A me
piacciono così come sono, anche se non sono belli.-
Daniel ripose la bacchetta nella tasca interne del mantello.
-Come preferisci.- le prese la mano, delicatamente, e poi la
lasciò andare. –Allora… adesso dobbiamo salutarci. Buone vacanze, Camilla.-
Lei si girò, con un sorrisetto sulle labbra.
-Quest’anno lo saranno anche per te.-
-Certo. Pensare a te che ti stai divertendo mi renderà
felice.- sussurrò lui, quasi più a se stesso che a lei.
-Errore, tu verrai con me.-
-Cosa?-
-Sì, le passerai da me le vacanze. A Malfoy Manor.-
-Ma non… posso. Mio padre…
-Chiedo al mio papà di parlare con il tuo. Forza, andiamo
alla Guferia!-
Hermione si avviò con passo lento verso l’ufficio di Draco.
Era passato un giorno dalla grande scoperta, era andata al San Mungo per un
controllo, dove le avevano detto che era al secondo mese e che tutto stava
andando bene, ma ancora non aveva detto niente al marito. Aveva bisogno di
trovare un modo appropriato per dirglielo. Povero Draco, sarebbe stato uno
shock. Certo, sarebbe stato contento, dopotutto era stato lui a dirle di non
prendere più la pillola, ma… bisognava comunque comunicarglielo con calma.
Ecco, calma. Si chiedeva come avrebbe potuto dirglielo con calma quando
lei era agitatissima. Proprio non lo sapeva. Però doveva dirglielo. Ovvio che
doveva dirglielo. E no, non poteva aspettare ancora qualche mese, quando la
pancia avrebbe cominciato a vedersi.
Bussò alla porta. Piano, sperando che in realtà lui non
sentisse o non fosse lì.
-Avanti.- disse invece la voce di Draco.
La ragazza entrò strascicando i piedi, evitando il suo
sguardo.
-L’inquinamento. L’ho quasi finito, ma non riuscivo a
concentrarmi.-
Il biondo si alzò e la raggiunse. Le mise le mani attorno ai
fianchi e la strinse contro il proprio petto. Le depositò un bacio sulla
fronte.
-Draco… cosa fai?-
-Mi sono accorto di non aver ancora salutato per bene mia
moglie, oggi. Stamattina volevo aspettarti ma avevo una riunione con Potter.-
Si baciarono e lui la spinse gentilmente contro la parete.
Prese a sbottonarle la camicetta.
-Draco… dai, non adesso.- sussurrò lei contro il suo
orecchio.
-Perché no? Mi è venuto in mente che non abbiamo mai fatto
l’amore nel mio studio. Nel tuo sì e nel mio no. Non è giusto e voglio
pareggiare i conti.-
Hermione si abbandonò a quelle mani che la facevano
impazzire ogni volta di più, lasciandosi andare. Così era più facile. Quando
ormai era rimasta con indosso solo il reggiseno lo fermò.
-Draco… tesoro, aspetta.-
Lui le baciò la clavicola.
-Cosa c’è?-
-Devo… dirti una cosa.-
Il ragazzo si raddrizzò e si passò una mano tra i capelli.
-Dimmi, Hermione.-
-Io… noi…- si morse il labbro inferiore. Non ce la faceva.
Non ce l’avrebbe mai fatta. –Hai parlato con il padre di Daniel?-
-Sì, certo. Sono andato prima che tu arrivassi. Theodore non
era molto d’accordo, voleva che il figlio partecipasse ad alcune cene d’affari
con i ministri della magia dell’Europa che avrebbe organizzato qualche giorno
dopo Natale, ma sono riuscito a convincerlo.-
-Bene. Camilla ci teneva davvero che il suo amico passasse
le vacanze con noi. Sono così carini, non credi?-
-Credo che Theo si stia mettendo in testa di combinare
qualcosa tra loro due e la cosa non mi piace affatto.-
Hermione storse il naso.
-Qualcosa di che genere?-
-Di… farli mettere assieme. Mi ha confessato che non gli
dispiacerebbe affatto se Nott e Malfoy si imparentassero.-
-Dio, che cosa disgustosa! E tu cosa hai risposto?-
-Che se i nostri figli decidessero di stare insieme di loro
spontanea volontà andrebbe bene, mi potrebbe anche fare piacere, ma che non ho
intenzione di spingere mia figlia tra le braccia di una persona che non ama. E
soprattutto non adesso, a undici anni.-
La mora lo baciò dolcemente sulla guancia.
-Bravo, Draco. Camilla sposerà la persona che amerà,
ovviamente. E poi si sa che i matrimoni combinati non funzionano.-
-Questo non è detto. Theodore e sua moglie, ad esempio, sono
stati promessi a scuola, al secondo anno. Si sono sposati non amandosi, ma
adesso non credo che potrebbero stare l’uno senza l’altro.-
-Sì, ma io non voglio che Camilla sia costretta ad
innamorarsi.-
-Infatti. Sono perfettamente d’accordo, anche se un
matrimonio combinato non sempre rende infelici le persone. Comunque i ragazzi
arrivano più tardi, vanno prima al maniero dei Nott a prendere alcune cose per
Daniel e poi li accompagna qui Theodore. Quindi, noi abbiamo ancora un po’ di
tempo.- le sussurrò all’orecchio prima di tornare a baciarla.
-Draco… aspetta, aspetta. E hai sistemato con Blaise?-
-Sì, ho sistemato anche con lui. Nei pochi giorni in cui non
sarà impegnato starà a casa di Sabrina. La cosa non gli dispiaceva affatto. Se
vogliamo poi possiamo andarlo a trovare lì, magari il giorno di Natale.-
-Certo. Sono una bella coppia, no? Lui così composto, lei
tutta fuori di testa… credi che durerà?-
Draco le leccò sensualmente il collo.
-In questo momento della vita sentimentale del mio migliore
amico non me ne frega assolutamente niente.-
Hermione ridacchiò.
-E cosa ti interessa in questo momento?-
-La mia vita sessuale. Tesoro, voglio fare l’amore con te.
Sto morendo dalla voglia.- mormorò accarezzandole una coscia.
La mora gli gettò le braccia al collo.
-Oh, Draco. Ti amo da morire. E… io…
Il biondo le scostò una ciocca di capelli dal volto.
-E tu?-
-E anch’io voglio fare l’amore con te.-
-Allora smetti di parlare, mi bella signora Malfoy, e datti
da fare.-
-Grazie di aver concesso a Daniel di passare le vacanze con
noi, signor Nott.- sussurrò timidamente Camilla. Erano davanti al camino,
pronti ad andare.
-Figurati, Camilla. A mio figlio fa piacere, quindi…-
scrollò le spalle e spostò lo sguardo sul ragazzo. –Comportati bene, Daniel.
Offriti di aiutare Draco, ma non essere d’impiccio. Sii educato. Porta onore al
nome Nott.-
-Certo, padre.-
-Molto bene. Buone vacanze, ragazzi.- strinse brevemente il
braccio della ragazzina. –Porta i nostri saluti ed i nostri auguri ai tuoi
genitori, cara. E di’ a tuo padre che mi dispiace non potervi accompagnare, ma
ho una riunione e proprio non posso arrivare in ritardo.-
-Non si preoccupi, signor Nott, so usare la Polvere Volante.
Buon Natale!-
I due giovani scomparirono tra le fiamme verdi del camino e
comparirono poco dopo tra quelle del camino centrale di Malfoy Manor, quello
nell’ingresso.
-Questa è casa mia!- esclamò Camilla allargando le braccia.
–Mamma, papà!- chiamò poi.
Draco ed Hermione comparvero dall’alto dell’imponente
scalinata.
-Camilla, non urlare.- la ammonì dolcemente il biondo.
Sorrise a Daniel. –Ben arrivato, Daniel.-
-Grazie, signor Malfoy. Mio padre si scusa, ma non è potuto
venire. Aveva del lavoro molto importante da sbrigare. Una riunione.-
-Non c’è problema.- disse gentilmente Hermione, prendendo i
loro cappotti e dandoli ad un elfo domestico. –Dovrete essere stanchi. Camilla,
accompagna Daniel di sopra e fagli vedere la sua stanza. Riposatevi un po’, vi
chiamo quando è pronta la cena.-
La ragazzina condusse l’amico su per le scale, fino all’ala
dedicata ai padroni di casa.
-Vedi, da questa porta in poi ci sono i nostri appartamenti.
La mia stanza, quella di mamma e papà e gli studi. Papà voleva metterti in una
stanza degli ospiti, ma era dall’altra parte della casa e non volevo che fossi
così lontano, quindi alla fine abbiamo deciso di metterti nella mia vecchia stanza,
quella che usavo quando ero più piccola. Non ha il bagno privato, ce l’ha in
comune con il mio, spero non ti dispiaccia.-
Lui scosse la testa.
-No, non preoccuparti. Sono contento di stare vicino a te.
Cosa c’è dall’altra parte della casa?-
-Salendo le scale e girando a destra c’è l’ala per i membri
dell’Ordine. Dall’altra parte le stanze per gli ospiti. Di sotto l’ingresso, il
salotto, la sala da pranzo e quella per i banchetti, che non usiamo quasi mai.
Anche se credo che stasera ceneremo lì, dato che è la vigilia di Natale e sarà
presente tutto l’Ordine, anche i membri più anziani. Se vai ancora più sotto ci
sono le cucine e gli alloggi degli elfi domestici.-
Il ragazzo la guardò perplesso.
-Gli alloggi?-
-Sì, mamma ha insistito che avessero degli alloggi almeno
decenti. È giusto, poverini.- lo trascinò davanti alla finestra ed indicò un
piccolo cottage al bordo del grande parco. -La vedi quella? Quella è la casa di
zio Harry e zia Ginny. L’hanno fatta costruire quando si sono sposati, per
avere più intimità. Comunque, ci dormono solo, perché sono quasi sempre qui.-
Lo condusse attraverso una porta sulla quale era appesa la
scritta “Camilla”, fatta con la plastilina.
-E questa è la mia camera.-
Daniel si guardò intorno, a bocca aperta. C’era un mobile
con delle bambole ed uno pieno di libri. Sulla coperta azzurra, sulla quale era
disegnato un gatto nero, erano appoggiati alcuni peluches. Le pareti erano di
un semplice bianco, con qualche poster inanimato di cantanti babbani e qualcuno
di streghe famose, che ghignavano con aria arcigna. Sopra il letto troneggiava
una fotografia ingrandita di un ragazzo dai capelli rossi che sfrecciava su una
scopa, zigzagando tra gli anelli esalutando di tanto in tanto. Sotto c’era una dedica: “Alla mia dolce
Camilla. Sarò sempre con te, ricordalo. Ti voglio bene, papà.”.
-Questo è il tuo vero padre, Ronald Weasley.-
-Sì, è lui.-
-A Draco non da fastidio che tu lo tenga appeso qui?-
Camilla scrollò le spalle.
-No, non credo. Dice sempre che non devo scegliere tra lui ed
il mio vero papà. Voglio bene a tutti e due e lui lo sa.-
-Dev’essere difficile avere due padri. Io ne ho uno e spesso
non lo sopporto. Se dovessi averne due… non credo che ce la farei.-
-Non è poi così terribile. Papà Ron non lo vedo tanto
spesso, sai è sposato ed ha anche una figlia. Ha da fare. Manda biglietti per
Natale ed il mio compleanno, e passo con lui un mese d’estate, quando finisce
il campionato. È simpatico, mi piace stare con lui. E poi… è il mio papà.-
-Capisco. Inoltre immagino che tu riceva anche doppi
regali.- sghignazzò Daniel.
-Sì, doppi regali. Domani vedrai quanti sono! Vieni, ti
faccio vedere la tua, di stanza.-
Lo accompagnò nella camera adiacente alla sua. Era simile
all’altra, ma più spoglia. Comunque accogliente.
-Grazie, Camilla.-
-Prego. Io… ti lascio riposare un po’. Sono di là, se hai
bisogno.-
-Sì, va bene… anzi, no, stai qui con me.- si sdraiò sul
letto e le fece cenno di mettersi vicino a lui. –Così mi racconti per bene cosa
fate voi a Natale.-
Sabrina entrò in salotto, dove Hermione e Ginny stavano
chiacchierando animatamente, ed inciampò nel tavolino, facendo un baccano
incredibile. Zoppicando ed imprecando, si accomodò sul divano. La rossa
sospirò.
-Quanto sei rumorosa, Sabrina. Tra te e Thonks non saprei
proprio dire chi combina più danni.-
-Thonks, Ginny. Devo ricordarti che ha rotto il mobile
all’entrata? E l’avevo appena comprato!- sbottò la padrona di casa.
-Come sei materialista, ‘Mione.- la riprese bonariamente
Sabrina. –Ma non sono venuta per farmi criticare. Allora, gliel’hai detto?-
-Ancora no. Non ce l’ho fatta.- mormorò sconsolata la mora.
–Stavo per dirglielo, poi ho iniziato a parlare di un’altra cosa e poi abbiamo
fatto altro e… alla fine non gliel’ho detto.-
Ginny si drizzò a sedere.
-Detto cosa? A chi?-
-Gin… lo saprai presto. Perché ho intenzione di annunciarlo
a cena. Ad affrontare la sua reazione da sola non ce la faccio, ma… se ci sono
tutti… spero di riuscirci.-
Ginevra passava lo sguardo da una all’altra. Si fermò sulla
mano di Hermione, inconsapevolmente appoggiata sulla pancia.
-Oh… Per la barba di Merlino, Herm… non sarai mica incinta!-
sussurrò a bassa voce, guardandosi in giro.
-Io… ecco… sì.-
-Oh, tesoro!- l’abbracciò. –Quando l’hai saputo?-
-Ieri. Ho fatto il test di gravidanza.-
-Il test… perché non sei venuta al San Mungo?-
-Ci sono andata, dopo. Mi ha visitato Celestina, ha detto
che è tutto a posto.-
-È molto brava, Celestina. Ma… credi davvero che sia una
buona idea dirlo a cena?-
-Perché no?-
-Perché… non so, Draco potrebbe svenire.-
Hermione scoppiò a ridere.
-Mio marito, il mio freddo ed impassibile marito, che
sviene? No, Ginny, non è possibile.-
La rossa scrollò le spalle.
-Se lo dici tu.-
In quel momento scesero Camilla e Daniel, i capelli
scompigliati e l’espressione assonnata.
-Belli Addormentati, buongiorno.- salutò Sabrina con un
sorriso.
-Ciao, Sabri. Lui è Daniel, il mio migliore amico. Daniel,
loro sono Sabrina e zia Ginny.- presentò la ragazzina e lui s’inchinò davanti a
tutte e due, cavallerescamente.
-Onorato di conoscervi.-
Camilla gli diede una botta con il fianco.
-Daniel, lascia stare la galanteria. Stasera ci saranno un
centinaio di persone, non puoi inchinarti davanti a tutti.-
Lui la guardò male e lei sorrise, trascinandolo fuori dalla
sala.
-Dai, andiamo a vedere dove sono gli altri.-
Sabrina sospirò, voltandosi verso Hermione.
-Come sono carini!- esclamò stringendosi le mani giunte
contro il petto. –Così piccoli! Eh tra poco zia Sabrina dovrà farle un
discorsetto. Sai, api, fiori, polline…
Ginny ridacchiò.
-Ci ha già pensato Harry.-
Le altre due si girarono di scatto.
-Cosa?!- sbottarono all’unisono.
-Ecco, lui… andiamo a cena, d’accordo?-
Hermione strizzò gli occhi.
-Ne riparliamo, Ginny. Tuo marito ha dato consigli a Ron e
poi… è arrivata Camilla. Afferrato?-
-Tesoro, non credo siano stati i consigli di Harry. Se tu
sapessi com’è a letto…-
Sabrina annuì solennemente e fece per dire qualcosa, ma
un’occhiataccia della rossa la zittì. Si guardarono e dopo un attimo
scoppiarono tutte e tre a ridere, incamminandosi verso la sala da pranzo. Ci
volle un buon quarto d’ora, prima che si accomodassero tutti. La cena fu lunga
e chiassosa, com’era sempre quella della Vigilia. Daniel conobbe i Weasley,
tutti quanti tranne Ronald, le loro mogli, Remus Lupin, Malocchio Moody, Neville,
Semeaus, Dean e quasi tutti i componenti dell’Ordine della Fenice. Passò la
serata a stringere mani, ma si divertì. La casa di Camilla era talmente diversa
dalla sua! Qui regnava il caos, al maniero Nott l’ordine ed il silenzio. Più di
una volta si chiese come facesse Draco, cresciuto nello stesso modo in cui era
cresciuto suo padre, composto e freddo, a sopportare tutto quello. Ma ogni
volta che guardava verso di lui lo coglieva con il solito ghigno sul volto,
intento a chiacchierare con gli altri, perfettamente a suo agio. Si chiese
anche se lui avrebbe mai fatto parte di quella grande famiglia, se si fosse
ritrovato con Camilla come sposa e se a Natale non fossero stati invitati anche
loro alla cena, se Hermione non li avesse accolti con un sorriso ed un
abbraccio, conducendoli verso la tavolata imbandita, come aveva fatto Molly
Weasley con i suoi figli. Gli sarebbe piaciuto.
Hermione, nel frattempo, non aveva mangiato praticamente
niente, sebbene ora dovesse mangiare per due, come le aveva scherzosamente
fatto notare Sabrina. Aveva passato il tempo torcendosi le mani e fissando
Draco, che parlava con colleghi ed amici. Dopo il dolce, decise che era
arrivato il momento. Si alzò in piedi, battendo brevemente il coltello sul
calice dello champagne. Sabrina e Ginny si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Draco la fissò, confuso.
-Dovrei… dare una notizia a tutti voi. Anche se soprattutto
a Draco.-
Il biondo scattò sull’attenti. Non aveva di idea di cosa
stesse parlando, e la cosa lo metteva piuttosto a disagio.
-Dimmi, tesoro.-
-Io… ecco, io… volevo dirtelo in privato, tesoro, ma proprio
non sapevo come e… oh, al diavolo, come viene, viene… sono incinta!-
Draco spalancò gli occhi. Spalancò la bocca. Non disse una
parola. Come tutto il resto della sala. Hermione si morse il labbro inferiore,
grattandosi la testa.
-Sorpresa.- mormorò flebilmente.
Draco parve riprendersi dal suo stato di trance. Si alzò,
lentamente, e si avvicinò. L’abbracciò, sempre con la bocca e gli occhi
spalancati. All’improvviso, prendendo la ragazza alla sprovvista, la sollevò di
peso, facendola volteggiare un paio di volte. In quel momento si rianimò tutta
la stanza, che prese ad applaudire. La signora Weasley, come da tradizione,
scoppiò a piangere. Harry lanciò un’occhiata triste alla moglie, ma si andò a
complimentare con la migliore amica. In tutto quel trambusto, l’unica che non
applaudiva era Camilla. Fissava la madre con sguardo duro, scuotendo la testa
di tanto in tanto. Hermione se ne accorse e le si avvicinò, cercando di abbracciarla,
ma la ragazzina se ne andò correndo. Qualche attimo dopo si sentì sbattere una
porta al piano di sopra. La mora fece per seguirla, ma Daniel la trattenne.
-Devo andare da mia figlia, io…
-Signora Malfoy… la prego, lasci che ci parli io. Lei si
goda la sua felicità, se lo merita. Sono davvero molto contento per lei ed il
signor Malfoy. E lo sarà anche Camilla, ne sono sicuro. Le ci vorrà solo
qualche giorno per abituarsi al fatto che non sarà più l’unica bambina di
casa.-
-Daniel, ti ringrazio, ma devo parlare con Camilla, lei sarà
sempre la mia bambina, e…
-In questo momento credo che dovrebbe pensare a suo marito.-
indicò Draco con un cenno del capo, che abbracciava tutti, indistintamente, con
uno sguardo ebete sul volto. –Con Camilla parlo io. Se andasse da lei ora,
mentre è arrabbiata, Camilla potrebbe dirle cose che in realtà non pensa. Per
favore, faccia andare me.-
Hermione annuì, sconsolata. Aveva dato per scontato che sua
figlia sarebbe stata felice per lei. Che anche lei volesse un fratellino. Ma
forse chiedeva troppo. Forse doveva dare il tempo a sua figlia di abituarsi
all’idea. Le avrebbe parlato più avanti. Tornò a dedicarsi a Draco, ormai
impazzito, e a prendere complimenti.
Ciao! Allora, allora… piccolo/a biondino/a ghignante in
arrivo! Non potevo non farlo/a arrivare. Insomma, ce lo vedete Draco alle prese
con pannolini e pianti notturni? Immagino che mi divertirò da morire a scrivere
i prossimi capitoli! ^^
Ringrazio: Patty, Minako-chan (grazie
davvero, perché ora che mi hai messo la pulce nell’orecchio per una Draco/Ginny
qualche idea mi sta venendo… se riesco a scriverla per bene e la pubblico, te
la dedico sicuramente!), shannara_810 (non sei un mostro, sei un
tesoro! Come il Draco della tua fic!!), JessicaMalfoy (eh,
Cecilia ce la dovevo mettere in mezzo per forza… se non gli complico un po’ la
vita a quei due quando sono piccoli, pensano che sia tutto facile! ^^), valy,
romy (se c’è riuscito Draco, a dire ti amo, vuoi che non ci
riesca Blaise… ^^), MissBecker, bimba88 (eh,
Camilla bisogna capirla, poverina: metà dei suoi geni sono di Ron, i “fatti
della vita” glieli ha spiegati Harry Potter e passa il suo tempo ad ascoltare
le barzellette di Neville… è normale che sia un po’ tarda… eheheh^^), JulyChan
(sono stata tre settimane a Brighton, non so se lo conosci, è sul mare.
Anch’io ero in un college e mi sono divertita un pacco! Poi sono andata con due
mie amiche e quando ci si mette insieme… puf, il nostro buon senso, il pudore,
la responsabilità e la vergogna spariscono. Strano fenomeno che ancora non
siamo riuscite a spiegarci! Comunque, è stato davvero bello!)
GRAZIE ANCHE A TUTTI! Anche a coloro che leggono ma non
recensiscono!
Ah può darsi che quando inizia la scuola posti una fic alla
domenica, l’altra, e questa al mercoledì o il giovedì, di modo che non debba
finire i capitoli per lo stesso giorno. Possibilissimi saranno i ritardi di
qualche giorno, almeno fino a che non sarò rientrata con la testa nei teoremi e
nelle formule chimiche… le prime settimane di scuola per me sono sempre un
trauma e se non ripasso mi prendo una stangata dietro al collo! E non è una
bella cosa… ^^
Daniel bussò
alla porta della stanza di Camilla. Non ricevette risposta, così abbassò la
maniglia ed entrò. Lei era sul letto, un coniglio di peluche stretto contro il
petto e gli occhi arrossati dal pianto. Quando lo vide gli rivolse uno sguardo
vacuo e poi riprese a fissare il parco fuori dalla finestra.
-Camilla…
-Non voglio parlare. Sono arrabbiata con tutti.-
Il ragazzo si avvicinò di più e si sedette accanto ai suoi
piedi.
-Anche con me?-
-Sì.-
-Perché? Cos’ho fatto io?-
-Tu… sei felice per loro!-
-Certo che sono felice per loro! Avere un bambino è una cosa
bella, Camilla. Anche tu dovresti essere felice per loro. Avrai un fratellino o
una sorellina. Perché non sei felice?-
-Perché… non voglio né un fratello né una sorella! Io sto
bene così!-
-Ma Camilla…
-Lo sapevo che sarebbe successo! Lo sapevo! Si sono sposati
per quello. Perché mamma voleva un altro figlio, ma non come me. Allora si è
sposata papà e così può avere un figlio nuovo, uno che è nato giusto, nel
matrimonio, e tenersi lui come figlio vero!-
Daniel sospirò, affranto.
-Perché dici questo cose? Non è vero, non è vero niente.
Draco e tua madre si sono sposati perché si amano ed ora avranno un figlio per
lo stesso motivo. E comunque non esiste un figlio “giusto” ed un figlio “sbagliato”.
Tu sei giustissima. Tua madre ti ama, il tuo vero padre ti ama, Draco ti ama
come se tu fossi figlia sua. Tutti qui ti amano. Sei la cosa più giusta che ci
sia. Di cosa hai paura, Camilla? Non capisco.-
-Ho paura che… Daniel, papà mi ama come se io fossi sua
figlia, ma non sono sua figlia. Quel bambino sarà suo figlio. Credi
davvero che una volta che ci sarà papà riuscirà a non fare differenze? Credi
davvero che riuscirà a non pensare “questo l’ho fatto io e quello no”?-
-Certo che lo credo. Ne sono fermamente convinto. Mi è
bastato vederlo dieci minuti con te per capire che non farà mai differenze. Se
c’è qualcuno che si deve preoccupare, quello è il bambino che arriverà. Non tu.
Sei tu sua figlia. Sei tu la sua bambina. È così, punto e basta.-
Camilla tirò su con il naso.
-Ma io non lo voglio un fratellino. Sto bene così.-
-Davvero? Pensaci. Quando sarai grande e lui sarà ad
Hogwarts, potrai raccontargli di com’era quando ci andavi tu e cosa facevi.
Potrai dargli consigli sui professori e sarai il suo punto di riferimento.
Chiederà a te, quando avrà bisogno di qualcosa. Ti coprirà quando uscirai la
sera, distraendo i tuoi genitori. Sarà bello, vedrai.-
-Come… come fai a sapere tutte queste cose? Tu sei figlio
unico.-
Il ragazzo si morse il labbro inferiore, fissandola
attentamente.
-Se ti dico una cosa…- sussurrò piano. -… giuri di non dirla
a nessuno? Mai a nessuno, mai nella vita.-
-Io… sì, lo giuro.- assicurò la ragazzina intrecciando le
dita e baciandole due volte.
-Avevo un fratello più grande, anni fa. Gli volevo tanto
bene. Mi raccontava sempre cose fantastiche, di Hogwarts e dei suoi amici,
delle feste che facevano e di quando uscivano di nascosto. Mi raccontava come
entrare nello studio del professor Rüf e mettergli in disordine i libri per
farlo arrivare in ritardo a lezione e di cosa bisognava dire a Piton per farlo
stare dalla propria parte. Io lo adoravo, davvero. E darei qualunque cosa per
poterlo riavere con me.-
Camilla tirò su con il naso un’altra volta e si appoggiò con
la schiena contro la testiera del letto, estremamente interessata.
-E… dov’è adesso? Cosa gli è successo?-
-È morto. Lui… era passato al Lato Oscuro, era un
Mangiamorte. Gli Auror l’hanno ucciso. Hanno fatto bene, è stato lui a
sbagliare. Questa è l’unica cosa che non riesco a perdonargli. Comunque, per
fortuna nessuno è venuto a sapere niente. Mio padre ha messo a tacere la
faccenda sborsando un mucchio di soldi e nessuno ne parla mai. Oltre alla mia
famiglia sei l’unica che lo sa.-
-Daniel… mi dispiace da morire. Mi dispiace che tu stia
male. E adesso mi sento così stupida, una bambina capricciosa, che…
-No, no, no. Non volevo farti sentire così, volevo solo
farti capire che avere un fratello è bello. Che è molto meglio che essere solo.
Come invece mi sento io da quando lui se n’è andato.-
-Tu… tu non sei solo! Ci sono io con te.- mormorò la
ragazzina gettandogli le braccia al collo. Affondò il naso nei suoi capelli,
mentre Daniel si irrigidiva come non mai. Piano, prese a passargli una mano
aperta sulla schiena, in una dolce carezza. Il ragazzo alzò il volto fino ad
incontrare i suoi occhi.
-Camilla… grazie di tutto. Dovevo aiutarti e consolarti e
invece sei tu che lo stai facendo con me.-
Lei si tirò su, il solito sorriso di nuovo sul volto.
-Gli amici servono a questo, no?-
-Immagino di sì. Senti, Camilla, io… ti voglio bene.-
mormorò Daniel abbassando lo sguardo. –Cioè… tanto bene.-
La ragazzina lo fissò, cercando di leggere l’espressione
dell’amico, che però appariva indecifrabile.
-Anche… anche io.-
-No, Camilla, io…
-Ascolta… devo andare dai miei, Daniel.- disse lei, in preda
al panico. Stava succedendo qualcosa, ma non capiva cosa. E odiava non capire.
Così evitava il problema e se ne andava. Lo faceva anche a casa, con Draco ed
Hermione.
Il ragazzo annuì, sconsolato.
-Va bene, vai. Ci vediamo domani mattina.-
-Okay. Ti vengo a svegliare, così apriamo i regali insieme.-
Hermione si lasciò cadere sul letto e si abbandonò ai
singhiozzi. Draco osservò per qualche attimo la sua schiena che sussultava
ritmicamente, prima di rendersi conto che stava piangendo. Perse l’espressione
ebete, che aveva tenuto fino a quel momento, e si precipitò accanto alla
moglie. Le cinse le spalle con un braccio e la vita con l’altro, coinvolgendola
nel calore del proprio corpo. Dopo qualche minuto si staccò e le posò due dita
sotto il mento, costringendola a guardarlo.
-Cosa c’è, Hermione? Perché piangi?-
-Sono… sono tutti arrabbiati con me! Camilla perché non è
felice che io sia incinta, tu perché ti ho detto una cosa così importante
davanti a tutti e…
-No!- la interrupe il biondo, questa volta duramente. –No,
io non sono arrabbiato con te! Guardami negli occhi, Hermione.- lei lo fece e
notò i lineamenti del viso del ragazzo addolcirsi, mentre le sue labbra fini si
incurvavano in un sorriso. –Io non sono arrabbiato. Mi hai appena detto che
aspettiamo un bambino, non posso essere arrabbiato. Ho… ho anche abbracciato
Potter. Ho abbracciato i gemelli Weasley! Renditi conto, tesoro. Io non
sono arrabbiato. E non mi importa se me l’hai detto davanti a tutti. Non mi
sarebbe importato nemmeno se me l’avessi detto nel bel mezzo di una riunione
con quindicimila persone. Questo… questo è il giorno più bello della mia vita.
E tu mi hai appena dato la notizia più bella della mia vita. Hermione…- chiuse
gli occhi ed agitò una mano in aria, cercando le parole per esprimere quello
che sentiva dentro. -… un bambino. Un figlio, un figlio tuo e mio. Io… io
padre. Non puoi capire. Davvero non puoi capire quanto io sia felice.-
Hermione tirò su con il naso e gli sorrise.
-Oh, Draco. Avrei voluto dirtelo in un modo carino, avrei
voluto parlarne con calma con Camilla, avrei voluto rassicurarla sul fatto che
questo figlio non cambierà l’amore che provo per lei. È andato tutto per il
verso sbagliato.-
-Ma tutto si sistemerà, vedrai. Domani mattina parleremo con
Camilla, insieme, e le diremo che non deve preoccuparsi, che non cambierà
niente, se non che anche lei avrà qualcun altro a cui voler bene. Che non dovrà
più stare ad annoiarsi con noi adulti, ma avrà qualcuno con cui parlare. Le
diremo anche che le frutterà anche un bel po’ di soldi, dato che per fare la
baby-sitter la pagheremo.-
-Non… non posso aspettare domani mattina. Lei… lei è la mia
bambina, Draco. Non so se puoi capire, ma… è mia. L’ho fatta nascere. E sebbene
amerò i miei figli nello stesso modo, lei… Camilla sarà sempre la prima. Sarà
quella piccola creaturina che mi sono ritrovata tra le braccia a soli
diciassette anni, che ho tirato su combattendo contro tutti. Sarà la prima a
cui ho insegnato a camminare, a parlare, a leggere e a scrivere. Sarà la prima
che ho visto andare a scuola e prendere buoni voti, rendendomi orgogliosa di
lei. Sarà la prima, e questo nessuno potrà mai cambiarlo. Camilla è… la mia
bambina. Naturalmente, è probabile che per te non sia la stessa cosa.-
Draco sgranò gli occhi, scuotendo la testa.
-Camilla è la prima a cui io abbia mai insegnato ad
allacciarsi le scarpe. La prima che mi abbia mai chiamato papà. Anche per me è
la prima. E quando arriverà il secondo o la seconda e tutta la squadra di
Quidditch che voglio farti sfornare l’amore che ho dentro si moltiplicherà, ci
sarà la stessa razione per ognuno, ma quello che provo per Camilla non
diminuirà mai.-
Hermione sorrise e gli accarezzò una guancia.
-Questo dillo a lei.-
-Glielo dico anche subito. Andiamo da lei, dai.-
Si alzarono e la ragazza gli rivolse un’occhiata penetrante.
-Quando torniamo, parliamo della storia della squadra di
Quidditch.-
Si sorrisero e Draco aprì la porta, ritrovandosi davanti
Camilla, la mano alzata nel gesto di bussare.
-Ciao, Camilla.- mormorò tirandosi indietro per farla
entrare.
-Ciao, papà.- tentennò appena. –Ciao, mamma.-
-Ciao, tesoro. Ascolta…
-No, mamma, fammi parlare un attimo. Per favore. Sono… mi
sono comportata da stupida. Non lo so perché non ti ho detto che ero contenta e
invece sono scappata via. Non volevo. Solo che lo hai detto così
all’improvviso, non me lo aspettavo, poi papà non capivo se era felice o no…
non capivo più niente.-
Hermione si precipitò ad abbracciare la figlia.
-Non voglio spiegazioni, Camilla. Non ce n’è bisogno. Ho
sbagliato anche io. È solo che sono passati undici anni, quasi dodici da quando
ho avuto te. Ha preso anche me alla sprovvista. E mi dispiace di averti
confusa. Credo di aver confuso anche Draco, anche se naturalmente lui non lo
vuole ammettere.-
Il biondo inarcò un sopracciglio.
-Non sono affatto confuso.- puntualizzò. –Piuttosto, vorrei
dire qualcosa a Camilla. Ecco, piccola, io…
La ragazzina si morse il labbro inferiore.
-Non c’è bisogno che tu dica niente, papà. Ho… sentito già
quello che hai detto alla mamma. Quando ero fuori dalla porta.-
-Quante volte devo dirti di non origliare?- la rimproverò
bonariamente Draco. Hermione gli rifilò una gomitata nel fianco.
-Stai zitto, che ti ha fatto un favore. Altrimenti a
ripetere le cose che hai detto a me saresti stato tutto un balbettamento.-
-Figurati! Un grande oratore come me!- esclamò lui offeso,
tornando sotto le coperte. La mora lo fissò per qualche istante e poi si chinò
per dire qualcosa a Camilla nell’orecchio. La ragazzina si aprì in un sorriso
che andava da un orecchio all’altro e si buttò direttamente sul ragazzo,
prendendo a fargli il solletico. All’istante si scatenò una battaglia
all’ultimo pizzicotto, che durò fino a quando Hermione, dopo essersi fatta una
doccia veloce, essersi struccata e spazzolata i capelli ed aver passato un
quarto d’ora buono contemplandosi la pancia ancora perfettamente liscia davanti
allo specchio, tornò nella stanza a rivendicare il letto ed il marito. Li trovò
esausti, lei nelle braccia di lui, intenti a darsi ancora qualche spintarella,
ma senza più la foga di prima.
-Mamma, non riesco nemmeno ad alzarmi.- sussurrò Camilla con
il fiato corto.
-Oh, Cami…- sbottò la mora. La ragazzina sporse il labbro
inferiore e sfoderò la sua migliore espressione da cucciolo ferito. Hermione
roteò gli occhi. –E va bene, ma solo per questa notte. E solo se non inizi a
muoverti come una scalmanata. Ah, cosa penserà Daniel venendo a sapere che vuoi
ancora dormire con i genitori?-
Lei scrollò le spalle, raggomitolandosi tra le braccia del
biondo, ormai già addormentato.
-Che sono fortunata.-
Il giorno di Natale Daniel si svegliò ritrovandosi la faccia
di Camilla a due centimetri dalla propria. Per un attimo pensò di stare
sognando, ma quando mise a fuoco i lineamenti e notò le labbra della ragazzina
incurvarsi in un sorrisetto che conosceva fin troppo bene, si rese conto che
non era affatto un sogno. Si scostò bruscamente, facendola capitombolare giù
dal letto. Poi si alzò in tutta velocità, tendendole una mano e tirandola su.
-Scusami.- mormorò con voce assonnata.
-Scusami tu, devo averti spaventato.-
Lui annuì, poco convinto.
-Già, è così.-
In realtà, non era per niente così. Solo… ultimamente non
riusciva ad averla tanto vicina senza che qualcosa si muovesse, all’interno
dello stomaco. Ed era una sensazione che lo metteva in estremo disagio.
-Allora non ti sveglierò mai più in questo modo, prometto.
Ma non è il momento di parlare… giù ci sono i regali!-
Daniel le rivolse uno sguardo vacuo.
-Oggi è Natale.- constatò con voce piatta. –Me n’ero
scordato.-
-E dai, non dirlo con quel tono! Qui il Natale è una cosa
bellissima. Forza, muoviti e lo vedrai a te!- esclamò prendendolo per un
braccio e trascinandolo giù dal letto. –Andiamo, Daniel!-
-Ma… sono in pigiama!- protestò lui indicando l’elegante
completo di seta grigio perla che indossava.
-Lo sono anch’io, cosa importa? E di sicuro non saremo gli
unici, dato che oggi non si lavora. Almeno Neville lo sarà. Devi vedere il suo,
di pigiama. È orribile, rosso con le renne!-
Andarono al piano di sotto, Camilla saltellando e Daniel
facendo attenzione che lei non scivolasse e si rompesse una gamba proprio il
giorno di Natale. Quando arrivarono nel salone, però, nemmeno lui poté evitare
di trattenere il fiato, di fronte all’enorme abete addobbato che gli elfi
domestici avevano preparato durante la notte. Arrivava fin quasi al soffitto e
sotto di esso c’erano come minimo un centinaio di regali.
-Li vedi i pacchi? Non sono nemmeno tutti. Sono solo i
nostri e quelli dei membri dell’Ordine che abitano qui. Ad esempio, quelli di
nonna Molly e nonno Arthur non ci sono. Li portano poi quando vengono. Così
come papà Ron, che di solito fa un salto nel pomeriggio.- spiegò Camilla
tentando di trovare Hermione in mezzo a tutta quella bolgia.
-È sempre così, non la trovo mai. Ma ho un metodo
infallibile.- prese fiato. –Mammaaaa!- gridò. Due secondi, e la mora era da
loro, davanti a lei fluttuavano due pacchi.
-Camilla, insomma, non urlare.- borbottò contrariata. Poi
sorrise. –Buongiorno, Daniel. Mi dispiace per la confusione, ma qui a Natale è
sempre così. Ma tempo un paio di giorni e vedrai che ti abitui.-
-Grazie, signora Malfoy. Comunque, non mi trovo affatto male
con voi.- rispose cordialmente il ragazzo, ma senza riuscire a staccare lo
sguardo dai regali. Hermione lo notò e si diede una manata sulla fronte.
-Oh, che stupida, me ne stavo dimenticando. Questo è per te,
Camilla.- le porse il primo pacco, incartato in rosso e oro. Il secondo, verde
e argento, lo mise in mano a Daniel. –Da parte mia e di Draco.- spiegò.
–Daniel, spero che il regalo ti piaccia. Non conoscevo i tuoi gusti, così ho
affidato tutto a Draco, che mi sembrava più adatto per scegliere un regalo ad
un maschio. Io sarei stata capace di comprarti un cagnolino di peluche o
qualcosa del genere. Comunque, a giudicare dalla carta, secondo me ha fatto un
buon lavoro.-
Daniel era troppo scioccato per dire qualsiasi cosa. Non
credeva che avrebbe ricevuto un regalo. Non da loro, che non erano nemmeno familiari.
Guardò Camilla, che si stava misurando la gonna appena ricevuta, ringraziando
continuamente la madre e Draco, che era appena arrivato. Poi tornò a fissare il
proprio regalo. Lo scartò e tirò fuori un libricino di pelle consunta. Lo
studiò un attimo, perplesso.
-Aprilo alla prima pagina.- gli consigliò il biondo. Il
ragazzo fece come gli era stato detto e vedendo il titolo scritto in una
calligrafia minuta ed ordinata sgranò gli occhi.
-“Manuale di
sopravvivenza per Serpeverde propensi ad infrangere le regole della scuola”.-
lesse ad alta voce. –“Di Draco
Malfoy, Blaise Zabini e Theodore Nott”. Signor Malfoy… grazie.-
-Di niente, Daniel. Non sapevo cosa prenderti, poi in un
cassetto ho trovato questo e ho pensato che poteva esserti utile. Tanto la mia
Camilla è finita in quel di Grifondoro, non se ne farebbe niente. Tu, invece…
beh, diciamo che a me e a tuo padre è servito parecchio.-
Daniel sorrise, pensando a suo padre e Draco che si
aggiravano circospetti nel corridoio dei sotterranei.
-Ne… farò buon uso. Io… mi dispiace, ma non ho alcun dono
per voi.-
Camilla gli rivolse uno sguardo contrariato.
-Non devi fare i regali ai grandi.-
Hermione annuì.
-Vero, ma se ogni tanto ci fai un regalo di certo non ci
offendiamo, Cami. Ma fa niente, lasciamo stare. Piuttosto, andate a vestirvi
che tra poco c’è la battaglia di palle di neve!-
Dean Thomas fece comparire un fazzolettino rosso e si
amplificò la voce.
-Allora, vediamo se c’è tutto per organizzare la consueta
battaglia di neve del giorno di Natale. Malfoy Manor è impeccabilmente
addobbata. Il nostro fedele pubblico è già schierato.- fece un gesto verso il
centinaio di persone che si stringeva nei propri cappotti ai lati del parco. –E
già schierate sono anche le squadre. Alla mia destra, le dolci donzelle.
Hermione, Camilla, Sabrina e Ginevra. Alla mia sinistra, i maschietti. Draco,
Harry, Neville ed in sostituzione di un caro amico che probabilmente se ne sta
a letto e non qui a congelarsi come noi, Daniel Nott, una scoperta. Ed ora,
signore e signori raccogliete la prima palla di neve e… via!-
In un attimo, non si vide altro che bianco. Camilla mirava
Daniel, Hermione, Sabrina e Ginny davano addosso al povero Neville, che ormai
non tentava più nemmeno di contrattaccare, si preoccupava solamente di coprirsi
il volto con le mani, e Draco ed Harry si erano lanciati nella solita battaglia
personale.
-E una palla manca il nostro Potter di qualche centimetro,
mentre il signor Paciock è ormai colpito e affondato.- commentava Dean.
–Inoltre possiamo vedere che la piccola di casa tiene testa egregiamente al
signorino Nott. E… Malfoy, non barare, niente magia!- sbuffò sonoramente.
–Scusatelo, gentile pubblico, ma le abitudini Serpeverde sono difficili da
reprimere.- Una palla di neve volò dritta verso di lui, ma il ragazzo fu
abbastanza veloce da evitarla. –Insomma, signori, non accanitevi contro un
povero commentatore. Che tra parentesi sono anche completamente imparziale e…-
a zittirlo fu la seconda palla di neve lanciata da Draco, che questa volta lo
prese in pieno. Camilla, nel frattempo, era riuscita ad atterrare Daniel e gli
stava sadicamente infilando la neve nel colletto del maglione.
-Ti arrendi?- domandò ansimando.
-Mai!- replicò lui tornando a dimenarsi. –Non perdo contro
una donna.-
-Ah no?- prese un’altra manciata di neve e gliela agitò
davanti al volto.
-No. Fa’ pure quello che vuoi, ormai sono bagnato fino al
midollo.-
-Come vuoi.- avvicinò pericolosamente la mano all’orlo del
maglione. –Allora te la spalmo sulla pancia.-
-Cosa?! No… no aspetta, scherzavo, mi arrendo!-
Camilla sorrise soddisfatta.
-Bravo bambino.- si girò verso il gruppetto che teneva fermo
Neville. –Mamma! Ho atterrato Daniel! Abbiamo vinto!-
Hermione fece un gesto a Dean, che decretò la fine
dell’incontro.
-E anche per questo anno la vittoria è del gentil sesso!
Harry, Draco… è finita.- tentò di dire, sapendo bene che non avrebbe
funzionato. –Potter, Malfoy, smettetela!- sospirò sconsolato. –E anche per
quest’anno ci dobbiamo sorbire la celebre battaglia tra Potter e Malfoy. Mettetevi
comodi gente, non durerà poco.-
Hermione sbuffò sonoramente, scuotendo la testa. Agitò la
bacchetta e fece comparire una decina di coperte, raggiungendo Camilla. Ne
diede una a testa alla figlia e al ragazzo, raccomandandogli di coprirsi.
-Voi cosa fate, ragazzi? Io aspetto che questi due… caproni
la finiscano. Quindi per una buona mezz’ora sono impegnata qui.-
Daniel lanciò uno sguardo preoccupato alle due figure che
avevano smesso di colpirsi a suon di palle ed ora si rotolavano direttamente
nella neve, l’uno sull’altro intenti a darsele di santa ragione.
-Signora Malfoy… suo marito ed il signor Potter si stanno picchiando.-
le fece notare.
-No, non sul serio, stai tranquillo. Non si fanno male.-
roteò gli occhi. –Non tanto. E poi gli fa bene, durante le vacanze si abbuffano
e poi si lamentano che sono fuori forma per combattere. Così, almeno, si
allenano.- spiegò tranquillamente Hermione. –Per me è bello vedere mio marito,
quella stessa persona che per un anno è stata compostamente seduta alla
scrivania a scrivere rapporti di battaglie, rotolarsi nella neve completamente
bagnato e spettinato. Ma voi non siete obbligati a restare.-
Camilla annuì.
-Infatti andiamo da un’altra parte. Devo ancora dare a
Daniel il mio regalo.-
-Va bene. Ma chiudete i cappotti e mettetevi addosso la
coperta, che fa freddo!-
La ragazzina assicurò che non sarebbero morti assiderati e
poi trascinò l’amico lontano dalla madre.
-Cami… dove stiamo andando?-
Lei sorrise.
-Sorpresa.-
Daniel storse il naso.
-L’ultima volta che ho sentito dire sorpresa è stato ieri,
quando tua madre ha annunciato che era incinta.- mormorò preoccupato.
-Io non sono incinta!-
-Vorrei ben vedere. Anche perché avresti dovuto…- il ragazzo
arrossì violentemente. –Beh, immagino tu sappia come nascono i bambini.-
Il volto di Camilla prese il colore dei capelli del padre
biologico e lei abbassò lo sguardo.
-Sì… lo so.- scrollò le spalle. –Comunque la mia sorpresa
non ha niente a che fare con… i bambini. Adesso, chiudi gli occhi.-
Lui ubbidì, seppur contro voglia. Non amava non vedere le
cose. Si lasciò guidare dalle mani della ragazzina, delicatamente appoggiate
sulle sue spalle.
-Posso aprirli?- domandò con voce imbronciata dopo qualche
attimo.
-Aspetta…- lo sospinse avanti ancora di un passo. –Adesso
sì!-
Daniel aprì gli occhi e sorrise, accarezzando con una mano
le fronde innevate del salice piangente.
-Il posto dove ci siamo conosciuti. Sei stata carina a
portarmi qui, Camilla.-
-E tu sei stato carino a mostrarmi il Fiore Timido. Volevo
ricambiare. E poi volevo darti il mio regalo in un posto originale.-
-D’accordo, ma…- estrasse un pacchetto di forma non ben
definita dalla tasca interna del cappotto. -…prima il mio!-
Camilla scartò il dono e sgranò gli occhi quando vide il
bellissimo fermaglio in argento.
-Daniel, è… bellissimo! È uguale a quello di…
-Cassandra Hartkins, esatto. Lo hai ammirato tanto e così ho
deciso di regalartelo. Solo, ho cambiato i colori. Il rosso ti si addice molto
più del verde.- strinse brevemente le labbra. –Per ovvie ragioni.-
-Beh… grazie! Ora apri il mio.- gli diede una piccola
scatolina di velluto color porpora. –Spero che non la trovi una sciocchezza,
forse pensi che possa essere una cosa da bambini, ma…
Il ragazzo le posò due dita sulle labbra, sorridendo.
-Fammelo almeno aprire, accidenti.-
-Oh… sì, scusa.-
Daniel aprì la scatola e tirò fuori il ciondolo raffigurante
un salice come quello che li stava riparando in quel momento, sotto di esso
incise le iniziali C.M. e D.N.
-I… nostri nomi.-
-Già. Ho pensato che… questo…- indicò l’albero. -… potesse
essere il simbolo della nostra amicizia. E poi, naturalmente le nostre
iniziali, perché… beh, perché siamo noi due. Guarda…- sbottonò il primo bottone
del cappotto e tirò fuori una collanina identica a quella che lui aveva in
mano. -… ne ho una anche io. E la terrò al collo fino a quando saremo amici.-
sorrise. –Quindi, per molto, molto tempo.-
-Camilla, questo regalo è bellissimo.- si sedette per terra,
la schiena contro il tronco del salice, come quella prima volta che avevano
parlato, e le fece cenno di imitarlo. –E questo Natale è il più bello che io
abbia mai passato. E tutto grazie a te.-
La ragazzina arrossì leggermente. Poi lo fissò negli occhi,
sorridendo.
-E siamo solo all’inizio!-
Draco spinse Hermione contro la parete del corridoio appena
fuori dalla camera da letto, baciandola con passione. Lei sorrise contro le sue
labbra, aprendo la porta con la bacchetta. Finirono avvinghiati sul letto,
continuando a baciarsi. Fu la ragazza a staccarsi per prima.
-Draco… amore, aspetta.- ansimò. –Ti devo dare il tuo
regalo…
-Zitta, sei tu il mio regalo.- mugugnò lui in risposta,
avventurandosi con le mani sotto alla camicetta appena sbottonata.
-No, dai… prima i regali. E poi… dobbiamo fare il punto
della situazione.-
Il biondo sospirò pesantemente, togliendosi dal corpo di lei
e distendendosi sul letto, gli occhi rivolti al soffitto e l’espressione
imbronciata.
-Non capisco perché tu debba sempre fare questa cosa a
Natale. Non puoi farlo a Capodanno, come le persone normali?-
-A Capodanno si fa il resoconto dell’anno, a Natale lo si fa
di Natale. Per…
-… per vedere se abbiamo passato un buon Natale.- cantilenò
Draco. –Lo so, lo so. Ma non possiamo prima fare l’amore? Ci pensiamo dopo alle
tue cavolate.-
-Non sono cavolate! Sono cose che facevo fin da bambina e
che non ho intenzione di smettere di fare solo perché tu sei malato di sesso!-
-Ehi! Non sono malato di sesso. Ho solo voglia di fare
l’amore con mia moglie, non mi sembra una cosa tanto strana.-
-Sì, ma con tua moglie hai già fatto l’amore stamattina. Due
volte.-
-Perché lei ieri sera mi ha detto che era incinta. Ed io
volevo festeggiare facendo l’amore, ma poi nostra figlia, preoccupata di non
essere più la piccola di casa, ha deciso di dormire nel nostro letto. Così non
ho potuto fare niente e stamattina ho recuperato.-
-E anche oggi pomeriggio, quando tutti si stavano sbafando
il secondo panettone.-
-Ero stato un’ora immerso nella neve fino al collo, dovevo
scaldarmi e sgranchirmi i muscoli intorpiditi.-
-Oh, e così adesso sono la tua palestra.- sbottò Hermione,
fintamente offesa.
-Va bene, ho capito, facciamo il punto della situazione e
scambiamoci i regali, che altrimenti stasera non si combina niente.-
La mora gli rivolse uno sguardo penetrante.
-Guarda che non stai migliorando. Comunque, passiamo alle
cose importanti. Svegliarci felici?-
Draco sbuffò pesantemente.
-Fatto.-
-Fare a nostra figlia il regalo che desiderava.-
-Fatto.-
-Fare un regalo all’amico di nostra figlia, sorprendendolo.-
Il biondo sorrise.
-Fatto.-
-Andare a trovare Blaise, rinchiuso nell’appartamento della
sua ragazza. Fargli gli auguri e dargli il regalo.-
-Aggiungi e trovarlo completamente nudo in bagno, facendolo
diventare rosso come non so cosa. Comunque, fatto.-
-Bene. Essere felici prima di andare a dormire.-
-Quasi fatto. Basterebbe solo che tu la finissi di parlare e
venissi qua. Nuda, possibilmente.-
-Cretino. Abbiamo finito. E anche questo, è stato un buon
Natale.-
Draco si tirò su sui gomiti, arricciando il naso.
-Perché al tuo cavolo di elenco non aggiungi mai “uccidere
Potter a suon di palle di neve”?-
-Perché non ci riesci mai.-
Il ragazzo si lasciò ricadere sul cuscino.
-Quest’anno ci sono andato vicino.-
-Certo, come no.- Hermione gli si avvicinò a gattoni e lo
baciò dolcemente sulle labbra. –E adesso…
-Sesso!-
-No! I regali! Guarda che tu davvero sei malato!-
-È perché tu mi fai penare tanto. E forza, dammi questo
regalo così la facciamo finita.-
-I regali non si prendono così. Ci vuole calma.-
Il ragazzo chiuse gli occhi e sospirò, prendendo aria.
-Va bene. Ora sono perfettamente calmo. Dammi il regalo.-
La mora roteò la bacchetta e fece comparire un pacchetto
rettangolare, piuttosto pesante. Lui lo scartò e quando capì di cosa si
trattava spalancò gli occhi. Un grande tomo rilegato in pura pelle di drago.
-Per la barba di Merlino.- scandì lentamente. –È… è…
-Il tuo album di fotografie. Quello fatto a mano da tua
madre.-
-Hermione… come… come hai fatto ad averlo.-
-Ho degli amici al Ministero.- mormorò lei facendogli
l’occhiolino.
-Chi…- fece una smorfia. –Arthur Weasley.-
-Precisamente.-
-Vuol dire che… dovrò ringraziarlo.-
Hermione sorrise.
-Immagino di sì. Ma più di tutti devi ringraziare me. Ti…
piace? Perché non ero sicura che tu lo volessi. Cioè, sapevo che lo volevi, me
ne avevi parlato un po’ di tempo fa, dicendomi che ti sarebbe piaciuto
riaverlo. E so che a tua madre eri molto attaccato, ma… sono pur sempre ricordi
di una vita che detestavi.-
Draco le accarezzò una guancia.
-Appunto. E tu mi hai appena donato gli unici ricordi
belli di una vita che detestavo. Quelli che tenevo a riavere con me.
Come hai fatto ad averlo?-
-Ero al Ministero con Arthur e siamo andati nella sala dove
tengono le cose sequestrate perché lui doveva prendere una cosa ed ho visto che
c’era tutto quello che avevano preso dalla stanza di tuo padre. Mi sono girata
dall’altra parte, non volevo vedere cose orribili, ma poi questo libro ha
attirato la mia attenzione. L’ho sfogliato e ho capito cos’era, così ho pregato
Arthur di trovare un modo per farmelo avere. Caramell non voleva darcelo,
diceva che poteva finire nei guai, ma quando gli abbiamo detto che ti avremmo
riferito che a lui non andava giù ridarti qualcosa che infondo era tuo,
ce l’ha quasi lanciato addosso. Quell’uomo ha una paura matta di te, Draco.-
-Quell’uomo è un rammollito, ha paura di qualsiasi persona
che sia abbastanza furba da fargli capire che sa che lui ha paura.-
-Oh, certo, dovrebbero fare te Ministro della Magia. Ci
sarebbero molti miglioramenti. Ad Hogwarts, ad esempio, esisterebbe solo
Serpeverde.-
-Oh, non credo. Hogwarts ha dimostrato più di una volta di
essere al di sopra del Ministero. E poi non dire così, non ti piacerebbe essere
la moglie di un Ministro?-
Hermione gli diede un bacio.
-Non credo, è già abbastanza faticoso essere la moglie del
salvatore del mondo magico.-
Draco ridacchiò.
-Immagino che tu abbia ragione. Comunque… grazie. È un
regalo meraviglioso. Non potevo chiedere cosa migliore.-
-E mi sono permessa anche di…- sfogliò l’album fino alla
fine. -… aggiungere queste.- mormorò, studiando la reazione del biondo. Aveva
riempito l’ultima pagina con foto della madre, partendo da quando era solo una
ragazzina ed arrivando alla bellissima donna che era quando morì.
-Hermione…- sfiorò una foto con un dito. –E queste dove le
hai trovate?-
-In giro, sui giornali, al Ministero… nei cassetti di casa.
Ho cercato in qualunque posto avrei potuto trovare qualcosa.- lo guardò
attentamente, guardò quei fili dorati che gli ricadevano scomposti sulla
fronte, guardò gli occhi azzurri, dentro ai quali ormai sapeva leggere, guardò
il naso dritto, i lineamenti duri, che gli davano un’aria di fierezza, ma che
si addolcivano quando il suo sguardo era posato su di lei o su Camilla. –Sei
bello come tua madre. In realtà non assomigli a Lucius, assomigli a lei.-
Draco sorrise, i suoi occhi ancora puntati sulle immagini
che lo salutavano di tanto in tanto.
-Hai davvero cercato queste foto per me?-
-Sì. L’unico ricordo che avevi di tua madre l’hai dato a
me.- tirò fuori l’anello che portava al collo, appeso ad una catenina d’oro
bianco. –E ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere… averla sempre vicino.
Sebbene mia madre sia terribilmente chiacchierona, indiscreta e non perda
occasione per fare battutine che spesso e volentieri mi mettono a disagio io
non saprei come fare senza di lei. E tu sei stato fin troppo senza.-
Finalmente il ragazzo alzò lo sguardo. Se Hermione non lo
avesse conosciuto così bene avrebbe detto che sarebbe scoppiato in lacrime da
un momento all’altro. E per un istante, un istante solo, Draco desiderò farlo.
Desiderò piangere. Naturalmente non lo fece. Invece, sorrise alla moglie.
-Credevo che non mi sarei mai innamorato di una Mezzosangue.
Credevo che non mi sarei mai innamorato di una Grifondoro. Credevo che comunque
non avrei mai sposato una donna con caratteristiche del genere. Credevo
che non sarei stato un buon padre. Mi hai smentito tutte le volte, saccente
ragazzina. Credevo… credevo che non avrei amato nessuna donna come ho amato mia
madre. Hai dovuto smentirmi anche questa volta.-
La ragazza sorrise.
-Adoro farti vedere che avevo ragione io.-
-Ah, lo so!- le scompigliò i capelli, beccandosi una
gomitata nel fianco. Hermione detestava avere mani altrui nei capelli. A meno
che queste non le facessero una carezza. –Adesso… il mio regalo. Non reggerà il
confronto, naturalmente. Ma l’ho comprato, quindi…- le mise in mano una
scatolina della gioielleria più costosa di Hogsmead. –Dai, apri.-
La mora ubbidì, estraendo due orecchini di brillanti.
-Oh, Draco… sono quelli che…
-… hai visto da Krissity e hai detto: “oh Santo Merlino,
Draco, sono stupendi! Pensa come starebbero alle mie orecchie!”- le fece
il verso lui.
-Io non…- sbuffò. –E va bene, ho detto proprio così.-
mormorò imbronciata.
-E io te li ho comprati. Buon Natale, tesoro. Il mio è stato
stupendo.-
-Ne sono felice. Ora possiamo anche… fare altro.- si sdraiò
sul letto con mosse sensuali, ma si tirò subito su, sentendo qualcosa di duro
sotto alla testa. Frugò sotto al cuscino ed estrasse un’altra scatola.
-E questo cos’è?-
-Un’extra sul regalo.- sorrise il biondo.
Hermione aprì e quando vide il contenuto quasi non riuscì a
trattenere le lacrime di commozione. Nella sua mano, grandi appena quanto il
palmo, stavano due scarpine fatte a maglia, una rosa ed una azzurra.
-Queste non sono per nostro figlio. Perché… beh, perché i
Malfoy non vanno in giro con scarpe del genere. Queste sono per te, Hermione.
Per dirti che sono felicissimo che avremo un bambino insieme. O una bambina.-
-Cosa… io invece cosa devo fare per dirti che ti amo?-
Draco roteò gli occhi.
-Vieni qui e facciamo questo benedetto sesso.-
-Detto…- la ragazza gli montò a cavalcioni e gli strappò
quasi la camicia di dosso. -… fatto.- mormorò baciandolo con passione.
Forse l’ultima scena tra Draco ed Hermione è un pochettino
melensa, ma che volete, a Natale anche il signor Malfoy si sente più buono…
Ringrazio: Savannah (ah, che bello tornare a
rispondere alle tue recensioni! ^^ eheheh povero Harry tutte le colpe sono
sue!), patty (Harry è il nostro capro espiatorio. Ma a lui piace!
[credo]^^), Minako-chan (mi è venuta un’idea che per una one-shot
Draco/Gin… è incredibile come prima non avevo idee su di loro ed ora sono
sommersa! Tutto merito tuo. Grazie!), valy, JessicaMalfoy,
JulyChan (un Malfotter!!! Ahahah mi fai morire! Cmq non avevo
pensato alla data di nascita in tutta sincerità. Se nasce il 31 luglio Draco lo
affoga, mi sa tanto. Mi preoccuperò di evitare la strage. Ciao!), bimba88
(Daniel ce la fa a far ragionare Camilla… ma lei è proprio tonta, eh! ^^)
Capitolo 13 *** Il settimo cielo è difficile da raggiungere ***
GIORNATE STORTE COMPORTANO PERSONE TRISTI
IL SETTIMO CIELO È DIFFICILE DA RAGGIUNGERE
Sabrina zittì
la sveglia babbana con una manata e sbadigliò in modo assai poco fine, come di
consueto. Diede una leggera spintarella al ragazzo che dormiva accanto a lei.
-Dai, Blaise. È ora di alzarsi.-
Il moro emise un mugugno indistinto e si schiacciò il
cuscino sulla testa.
La ragazza sbuffò, tirando il lenzuolo verso di sé, in modo
da scoprirlo. Quando si ritrovò davanti quel corpo nudo, però, si affrettò a
ricoprirlo. Non era il momento di saltargli addosso. Lo scosse di nuovo, questa
volta più forte, e si riappropriò del cuscino. Gli tirò una ciocca di cappelli.
-Andiamo, Blaise. Alzati o io mi riaddormento e addio, i
tuoi amici ci ammazzano tutti e due. A quest’ora del mattino puoi chiedermi di
svegliarmi, ma non puoi pretendere che resti sveglia.-
-Perché, che ore sono?- brontolò lui senza muoversi di un
solo millimetro.
-Le cinque. L’ora in cui tu hai puntato la sveglia e la
stessa ora in cui tu mi hai chiesto di svegliarti. Le fottutissime cinque del
mattino.-
-Appunto, le fottutissime cinque. Falle diventare le
fottutissime cinque e un quarto.-
Sabrina sbuffò, stropicciandosi gli occhi per l’ennesima
volta. Per quanto le facesse piacere averlo a nel letto, in quel momento non
desiderava altro che la smettesse di fare il bambino e se ne andasse il più
velocemente possibile, dato che lei iniziava a lavorare alle nove e non aveva
intenzione di perdere altre ore di sonno.
-Devi andare, lo sai.-
-Voglio dormire.-
-Sono incinta.-
Il ragazzo scattò seduto all’istante, guardandola
spaventato.
-Cosa?!-
Lei gli tirò uno scappellotto sulla testa.
-Scherzavo. Volevo solo farti alzare. E ha funzionato.-
-Volevi solo farmi venire un infarto.- mormorò Blaise
portandosi una mano al cuore. –Tu sei pazza.-
-Di te.- rispose lei baciandolo dolcemente.
-Fantastico.- sorrise il moro alzandosi di malavoglia dal
letto e dirigendosi in bagno per una doccia veloce. Tornò poco dopo con un
asciugamano avvolto attorno alla vita e la bacchetta in mano, con la quale si
asciugò i capelli. Prese a frugare tra i vestiti sparsi sul pavimento, buttati
là la sera prima a causa dell’esigenza di togliersi quell’orribile divisa che
lo catalogava come “assassino” e di trovarsi nudo contro il corpo della propria
ragazza, e recuperò i pantaloni e la maglia nera a collo alto. Prese a
vestirsi, dando le spalle alla ragazza. –Comunque… tu… ecco… ti piacerebbe
avere un bambino?- le domandò sottovoce.
-Adesso?-
-Adesso. O comunque nell’immediato futuro.-
Sabrina si morse il labbro inferiore, riflettendo.
-No. Adesso no e neanche nell’immediato futuro. Ma cosa c’è
in questo periodo? Sono tutti fissati con i bambini. Hermione, Ginny…
-Avere un figlio è bello.- sussurrò il moro.
-Sicuramente, ma questa è un’epidemia.-
-Non scherzare, Sabrina. Senti… da tanto volevo parlartene.
Sei davvero convinta di voler stare con me? Non so, vedo Hermione così contenta
con la sua pancia… e anche Draco, non l’ho mai visto tanto emozionato. E ho
pensato… se lo desiderassi anche tu? Con me non potrai mai avere un bambino. Non…
non sarebbe meglio lasciarci, di modo che tu ti possa costruire una vita
normale?-
La bionda sbuffò, ficcando la testa sotto il letto ed
estraendo i calzini del ragazzo. Glieli lanciò piuttosto brutalmente.
-Non dire stronzate.- sibilò scandendo bene le parole. –Per
ora, voglio avere solo te. Per ora, non ho alcuna intenzione di lasciarti. A
meno che, naturalmente, tu non lo voglia.-
-No, non voglio che mi lasci.-
-Bene, allora smettila di farneticare.-
-È un discorso che dovremo fare.-
-È un discorso che faremo quando sarà il momento. Adesso,
va’ a… lavorare. Se vogliamo anche solo parlarne, dobbiamo evitare che i
Mangiamorte si insospettiscano e ti facciano a fettine.-
Blaise sospirò pesantemente, rigirandosi tra le mani la
maschera d’argento.
-Forse hai ragione.- si sedette sul bordo del letto e la
baciò. –È meglio che vada. Cosa fai oggi?-
-Lavoro fino alle due e poi sono da Ginny. Oggi lei ed Harry
andavano a ritirare gli esami, qualunque sia l’esito avrà bisogno di qualcuno
con cui parlare. Se dovesse risultare che hanno dei problemi Hermione non
sarebbe certo l’amica più azzeccata, dato che è felicemente incinta. E si sa
che Harry ha la pessima abitudine di dire la cosa sbagliata al momento
sbagliato. E poi voglio portarle anche qualche depliant su rimedi della nostra
medicina.-
-Va bene. Allora divertiti e fai la brava.-
La bionda sorrise maliziosamente.
-Come no.- abbassò lo sguardo. –Tu quando torni?-
-Lo sai che non posso dirti niente di preciso. Torno quando
ho finito.-
Sabrina sporse il labbro inferiore, sbattendo le ciglia.
Blaise roteò gli occhi, stringendo le labbra.
-Cercherò tra massimo una settimana, ma non ti prometto
niente.-
Lei si alzò in piedi sul letto e gli gettò le braccia al
collo, baciandolo.
-D’accordo, io ti aspetto.- gli mise la maschera sul viso.
–Non ti auguro buon lavoro, perché so bene che non lo sarà. Ti auguro buon
rientro. Perché quello, ti assicuro, lo sarà.-
Ginevra strinse la mano sudaticcia di Harry, facendolo
gemere di dolore per l’ennesima volta.
-Gin, ti prego, lasciami.- implorò lui con praticamente le
lacrime agli occhi. –Mi fai male.-
-Stai zitto.- lo freddò lei. –Sono troppo agitata per
preoccuparmi di te.-
-Amore…
-Harry, ti prego, non parlarmi fino a che non avremo quei
cazzo di risultati.-
Il moro si zittì, schiacciandosi ancora di più contro lo
schienale della sedia di plastica del reparto Maternità del San Mungo. Quando
era riuscito a farle fare gli esami aveva pensato che il peggio fosse passato,
ma dimenticava i risultati. Gli dispiaceva vedere la moglie in quelle
condizioni e non poter fare niente. Era nervosa e scorbutica. Spesso e
volentieri cattiva. Probabilmente dipendeva dalla gravidanza di Hermione. Ginny
era combattuta, su quel punto. Felicissima per l’amica. Invidiosa ed arrabbiata
che non le fosse toccata la stessa sorte. E più cercava di reprimere i
sentimenti negativi che aveva dentro, più si chiudeva in se stessa. Ed Harry
non sapeva più cosa fare. Così passava a Grimmauld Place il più tempo
possibile, stava in ufficio fino a tardi e si immergeva nel lavoro come mai
aveva fatto. Avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace lui, prima di riuscire a
farlo mettere a posto alla moglie. Spesso sospettava che forse gli sarebbe
bastato solo parlare con un amico. Ma quello era un bel problema. Non voleva
parlare con Hermione, perché per quanto lei gli volesse bene, non avrebbe
potuto dire altro che di portare pazienza con Ginny, che stava soffrendo, e di
starle accanto. Aveva bisogno… di un uomo. Ma qualcuno con cui fosse in
confidenza, perché quelle erano cose personali, che non avrebbe detto mai a
nessuno se non… a Ron. Ma Ron non era più un amico. Era colui che era per
Camilla: quello che porta i regali a Natale. Con la sola differenza che Camilla
lo amava.
Si distolse dai suoi amari pensieri e spostò lo sguardo
sulla moglie.
-Tra poco sarà tutto finito, Gin.- le sussurrò all’orecchio.
-Tra poco sarà tutto.- mormorò lei in risposta, le palpebre
appena socchiuse. –Non finito. Tra poco sarà tutto e basta. Tra poco sapremo
tutto.-
-È… quello che intendevo.-
-Allora non dire una cosa per un’altra.- sbottò la rossa
inviperita.
Harry deglutì e si girò dall’altra parte, offeso. Dopo un
attimo la mano di Ginevra si appoggiò sul suo braccio in una carezza gentile.
-Andiamo, Harry, scusa. Io…
-Lo so. Non parlo più fino a che non siamo usciti da qua.-
Lei annuì.
-Grazie.-
Restarono in silenzio fino a quando l’assistente della
Medimaga non li chiamò. Ginny si alzò di scatto, infilandosi con passo deciso
nella porta dello studio, trascinandosi dietro il marito.
La Medimaga era seduta dietro alla scrivania e stava
rileggendo alcune pergamene, la fronte corrugata in un’espressione concentrata.
Non appena li vide entrare appoggiò il tutto sul tavolo e sorrise cordialmente.
-Buongiorno, Ginevra. Harry. Accomodatevi, prego. Ginevra,
ho saputo che hai proposto una cosa molto interessante al reparto Incidenti da
Fatture. Com’è andata?-
-Bene, ma… non siamo qui per parlare di questo, Celestina.-
La donna annuì, comprensiva.
-Certo, hai perfettamente ragione. Allora, le analisi. Prima
di tutto vorrei spiegarvi un attimo come si sono svolte. Per fare questo genere
di analisi preleviamo un campione di…
La rossa fece un gesto seccato.
-Sono una Medimaga, Celestina. Le so queste cose,
vieni al sodo.-
-Certo, ma Harry…
-A Harry non interessa.- abbaiò.
Il moro lanciò uno sguardo di avvertimento a Celestina, che
scrollò le spalle.
-Va bene, allora procediamo. I risultati… purtroppo non sono
buoni.- Ginny impallidì, ma non emise alcun suono. Harry sospirò.
-È… colpa mia?- domandò con la vocina di un bambino.
-Non si può certo parlare di “colpa”, Harry. Comunque, no,
il problema non sei tu. L’efficienza dei tuoi spermatozoi rientra perfettamente
nella media.-
Ginevra quasi scoppiò a piangere.
-Quindi… sono io?-
-Purtroppo sì. Hai un problema d’infertilità. Le tube di
Falloppio non permettono il passaggio degli spermatozoi. Una piccola
ostruzione, della quale non ti sei mai accorta perché non crea disturbi, ma che
non permette che l’ovulo venga fecondato.-
La ragazza annuì, facendo cenno che aveva capito, ma non
parlò. Le labbra erano sigillate, le mani strette a pugno. Lanciò uno sguardo
implorante al marito, che le accarezzò dolcemente una spalla.
-E… cosa si può fare?- chiese Harry.
-Beh, tanto per cominciare continuare a provare con il metodo
tradizionale. Le possibilità che i tuoi spermatozoi, Harry, raggiungano l’ovulo
sono molto basse, ma non pari a zero. Con un metodo clinico, invece, si
potrebbe provare ad intervenire direttamente sull’ostacolo, eliminandolo. Ma la
cosa è rischiosa. La magia è estremamente efficiente nell’ambito medico, ma
poco precisa. E si tratterebbe di un intervento che necessita della massima
precisione. È una zona delicata, qualsiasi errore potrebbe peggiorare la
situazione.- sospirò. –Oppure si potrebbe cercare di aggirare l’ostacolo. Dare
agli spermatozoi un aiuto con la magia, cercando di fargli risalire le tube di
Falloppio. Questo sarebbe il modo più semplice, ma niente è sicuro.
Intervenire, qualunque sia il metodo, comporta dei rischi.-
-Quali… quali sono i rischi?- domandò Ginny, parlando per la
prima volta dopo una ventina di minuti di silenzio.
-Quello meno grave è che il tentativo fallisca. Si potrebbe
riprovare, naturalmente. Però c’è sempre la possibilità che qualcosa vada
storto. Ripeto, la magia può essere utilissima per guarire e per medicare, ma
quando bisogna intervenire in questo modo, le possibilità che l’incantesimo
danneggi qualche tessuto interno non dico che sia elevata, ma sicuramente
presente.-
Harry si mangiucchiava nervosamente le unghie.
-Vuol dire che è… pericoloso?-
-Poco per Ginevra, ma… beh, per ora c’è la possibilità che
voi abbiate un figlio. Se succedesse qualcosa, non ci sarebbe più nemmeno
quella.-
Ginny annuì.
-Capisco. Ma preferisco non avere un figlio sapendo di aver
fatto tutto il possibile per averlo, che non tentare nemmeno.- disse risoluta.
-Gin, tesoro, io non voglio che ti succeda niente…
-Harry, te l’ho già detto, io voglio un figlio.
Voglio essere una madre. Io… sento di dover essere una madre.-
-Sì, ma…
-Avrete tempo per parlarne.- l’interruppe gentilmente la
Medimaga. –Io sono sempre qui e non c’è nessun fattore che delimiti un certo
periodo di tempo durante il quale dovrete scegliere qualcosa. Tranne la
menopausa, naturalmente, ma quella è lontana. Basterà che Ginevra salga a dirmi
cosa avete deciso. Oppure per qualsiasi ulteriore informazione.-
Il ragazzo sospirò.
-Va bene, grazie di tutto.- si voltò verso la moglie.
–Ginny, hai altro da aggiungere?-
-No, niente. Possiamo… anche andare.-
Appena fuori dallo studio la rossa si nascose tra le braccia
di Harry, scoppiando a piangere. Lui le asciugò le lacrime.
-Tesoro…
-No, Harry, lasciami parlare. Sono stata… veramente orribile.
Veramente, veramente orribile. E poi è anche venuto fuori che… sono io
il problema. E se tu decidessi di lasciarmi per trovarti una donna che possa
darti dei figli… beh, ti posso capire.- mormorò tirando su con il naso. Il moro
scoppiò a ridere.
-Tu sei completamente impazzita! Non potrei mai lasciarti,
ti ho sposato, voglio stare con te. Con o senza bambini. Se ci fosse un piccolo
Potter sgambettante sarebbe molto, molto bello, ma se anche non ci fosse…
farebbe niente, Ginny. Mi basta un solo Potter. E sei tu.-
-Oh, Harry! Però promettimi che almeno proveremo. Ti prego!-
-Solo se tu prima mi prometti che ti calmerai. Prima
promettimi che questa cosa non sarà al centro della tua vita, che non occuperà
tutti i tuoi pensieri. Perché prima di tutto tu devi sentirti bene, devi
sentirti tranquilla. E se continui a pensarci diventi ansiosa, ti agiti e non va
bene. Non sei più tu. Prometti, e io prometto.-
Lei annuì.
-Okay, prometto. Facciamo… facciamo così. Aspettiamo ancora
un paio di mesi, sentiamo altri pareri, chiediamo ulteriori informazioni. Poi…
poi vedremo. Io, intanto, mi calmo. Hai perfettamente ragione, ragione su
tutto. Ultimamente non mi sono dedicata per niente a te e non è giusto.-
-Lascia stare, io non ti sono stato vicino, è anche colpa
mia.-
La ragazza gli accarezzò una guancia, sorridendo tra le
lacrime.
-Sappiamo tutti che non sei di grande compagnia.-
-Ah, grazie!- sbottò lui, fintamente offeso.
-Non prendertela, tesoro, è così. Adesso dai, andiamo a
casa. Magari a… “continuare a provare con il metodo tradizionale”?-
-Ah… ora si ragiona, donna!-
-Mi sento così gonfia!- sbottò Hermione guardandosi
nuda allo specchio della camera da letto con espressione imbronciata.
Draco distolse lo sguardo dai fogli che si era portato
dall’ufficio per lavorare stando accanto alla moglie e scrollò le spalle.
-Perché sei incinta.- rispose distrattamente.
-Lo so! Sono così… così…
-Incinta.- concluse il biondo chiudendo la cartelletta.
Aveva la brutta sensazione che stesse per cominciare il “quarto d’ora di umore
nero”. Supportata anche dal fatto che il “quarto d’ora di buon umore” purtroppo
era già passato.
-Sì.- mugolò la mora guardandosi di profilo. –Guarda! Sono brutta!-
Lui si alzò dal letto e l’abbracciò da dietro. Tuffò il naso
tra i suoi capelli, inspirando l’odore di shampoo alla cannella e di lei.
-Non sei assolutamente brutta, Hermione.- passò le mani
sulla pancia, accarezzandola. Poi le baciò una guancia. –Guardati. Sei una
donna bellissima. Una donna incinta bellissima. Non ti ho mai vista così bella.
Bella e felice. Perché ti vengono in mente certe cose?-
-Perché sono solo al quinto mese ed ho già una pancia del
genere. Cosa sarò al nono mese?-
-Un donna al nono mese di gravidanza. E comunque la tua
pancia non è tanto grande, tesoro. Almeno, per me non lo è. E se anche fosse il
doppio di quello che è tu mi piaceresti lo stesso. La pancia che a te non piace
è quella che porta il nostro bambino. Io… io la adoro.-
-Ma certo che la adori, tu non la porti! Non pesa sulla tua
schiena, non… non ce l’hai tu! Non sei tu incinta! Non sei tu che deve andare
al bagno venti volte all’ora, non sei tu che non può più dormire sulla pancia!-
-Hermione… non è colpa mia se sono un uomo e non posso
rimanere incinta.-
Lei si girò e gli puntò minacciosamente un dito contro.
-Malfoy, vuoi forse dirmi che se tu avessi potuto saresti
rimasto incinta al posto mio?-
Lui prese a gesticolare, spiazzato dalla domanda.
-Ecco, io… beh… certo!- intercettò una sua occhiataccia.
–Okay, non l’avrei mai fatto, ma per il semplice fatto che non ne sarei mai
capace.-
-Perché, tu credi forse che io ne fossi capace quando ho
avuto Camilla?-
-Non so però voi… le donne, insomma… siete fatte apposta.-
I sopraccigli di Hermione quasi toccarono l’attaccatura dei
capelli.
-Cosa?! Staresti dicendo che sono… anzi, che noi donne siamo
un forno dal quale voi uomini potete sfornare i vostri figli?! È questo che
stai dicendo? Sei… sei uno schifoso maschilista!-
Draco si passò una mano sugli occhi, scuotendo la testa.
-Non… non intendevo questo.- tornò ad abbracciarla. –Senti…
sono uno schifoso uomo maschilista e non posso capire quello che stai passando.
Non faccio che dire cose sbagliate e che ti fanno arrabbiare, ma… posso dirti
che sei bellissima. Posso dirti che non appena metterai al mondo il nostro
bambino non ti pentirai di avere sopportato la pancia per nove mesi. Perché
farò del mio meglio per essere il miglior padre del mondo. E tu potrai
riposarti quanto vorrai, perché io… io giuro che non lo lascerò solo un
attimo.-
Hermione sorrise ed i loro occhi di incontrarono nello
specchio.
-Non ti lascerò tutto il piacere di passare il tempo con
nostro figlio.-
Draco le accarezzò una spalla nuda, che baciò subito dopo.
Avvicinò le labbra al suo orecchio.
-Hermione… com’è avere un figlio? Voglio dire, com’è quando
è piccolo? So cosa si prova dai cinque anni in su. Prima, com’è?-
-È… una sensazione fantastica. Hai in mano questo fagottino
e non riesci a pensare ad altro se non al fatto che è così… tuo. Vedi il
suo naso, i suoi capelli e pensi che siano uguali ai tuoi. Anche se non è vero,
a te sembra così. E poi si attacca al tuo seno e beve il tuo latte e tu dici
“santo cielo, è mio e lo nutro anche. Sono tutto quello di cui hai bisogno”.
Poi cresce e tu lo vedi gattonare. Gli senti dire la prima parola, senti che ti
chiama mamma. E… Draco, è bellissimo avere un figlio.-
Lui annuì, lo sguardo perso.
-Non vedo l’ora che nasca. Sono… sono così patetico, ma non
vedo l’ora che nasca.-
La mora ridacchiò.
-Non sei assolutamente patetico. La tua corazza Malfoy agli
occhi degli altri è ancora intatta, non preoccuparti.-
-Ai tuoi no. Merlino, sono così apprensivo con te. So
benissimo che ne sai mille volte più di me, che te la sai cavare anche se non
ci sono io che ti sto dietro tutto il santo giorno. So benissimo che
preferiresti che non fossi sempre con te, che vorresti avere i tuoi spazi. Ma
credimi, non ci riesco. Devo stare con te. E per questo sono patetico.-
-Questo ti rende il marito migliore del mondo. Se per te è
nuovo avere una moglie incinta, per me è nuovo avere un marito che mi abbracci
durante la notte. Uno che abbracci la mia pancia sebbene quella diventi più
gigantesca di giorno in giorno.-
-E la cosa inizia a diventare difficoltosa. Però non
smetterò di abbracciare la tua pancia.- le sorrise. –Parola di Malfoy.-
Ginny entrò in casa e lasciò cadere le borse sulla sedia
dell’ingresso. Poi sbuffando si diresse in salotto con passo strascicato.
Davanti al divano, però, si bloccò: qualcuno, che non riusciva a distinguere
per il troppo buio, stava dormendo su di esso, russando poco finemente. Facendo
bene attenzione a non fare rumore estrasse la bacchetta ed accese la luce.
Riconobbe Sabrina, i capelli sparsi sul bracciolo, gli occhi chiusi e la bocca
aperta. Si sedette per terra e la scrollò gentilmente. Lei grugnì, spalancando
gli occhi. Si guardò intorno con aria spaesata, poi vide l’amica che la fissava
con un mezzo sorriso, e si stropicciò gli occhi.
-Ciao, Gin.- mormorò con voce assonnata.
-Ciao, Bella Addormentata. Cosa ci fai sul mio divano?-
-Mi hanno fatto entrare i tuoi gnomi.-
-Elfi.- la corresse la rossa.
-Sì, quelli. Volevo farti una sorpresa per quando tornavi.-
indicò il tavolo della cucina, sul quale era appoggiata una torta al
cioccolato. –Però non sei tornata quando aveva detto Hermione, così mi sono
messa sul tuo bel divano, che è così comodo… e mi sono addormentata.- spiegò la
bionda mettendosi seduta e stringendosi un cuscino contro al petto, come faceva
sempre quando non era per niente felice di essere stata svegliata.
-Harry mi ha portato a Diagon Alley a fare shopping e si è
fatto tardi. Ma perché tutto questo sonno, il bel Zabini ti fa impazzire?- le
domandò comprensiva Ginevra. Davvero non riusciva a capire come potesse stare
con un Mangiamorte. Non perché fosse un Mangiamorte, sapeva perfettamente che
Blaise era un bravo ragazzo, ma perché doveva essere una vita d’inferno, senza
sicurezze, da vivere alla giornata. Ma era risaputo, Sabrina adorava vivere
alla giornata.
-Stamattina se n’è andato alle cinque. Mi dice che può
benissimo andarsene senza svegliarmi, fare le cose in silenzio e con la luce
spenta è una sua arte, ma figurati se lo lascio andare senza salutarmi, quando
non so nemmeno dopo quanto lo rivedrò.- sospirò scrollando le spalle.
–Comunque, non è di me che bisogna parlare. Com’è andata?-
Ginny appoggiò la testa sul divano.
-Sono io che non posso avere bambini. Harry è a posto.-
-Oh. Mi… dispiace da morire. Cos’hai che non va?-
-Le tube di Falloppio.-
-Non permettono il passaggio degli spermatozoi.- indovinò la
bionda assumendo la sua migliore aria professionale.
-Conosci… hai già incontrato donne con questo problema dove
lavori?-
-In realtà no. Da noi… c’è un metodo, la fecondazione
assistita, che serve a far rimanere incinta donne che non possono avere
bambini.- le mostrò i depliant sul comodino. –Ti ho portato qualche
informazione, dopo puoi leggerli con calma. Comunque, l’ho studiata. Ci sono
varie tecniche. L’inseminazione artificiale, che si usa in situazioni di
impotenza da parte dell’uomo oppure se ci sono dei disturbi nell’apparato
riproduttore femminile, ad esempio se non c’è secrezione di muco cervicale. Poi
c’è la fecondazione in vitro, che serve apposta per il tuo problema, si usa
quando le tube di Falloppio sono occluse. Praticamente, consiste nella
fecondazione al di fuori della donna. Poi si impianta l’ovulo fecondato
nell’utero.- spiegò brevemente Sabrina, scrutando la reazione dell’amica, che
si stava torcendo le mani.
-E… funziona?-
-Ci sono possibilità, sì. È una tecnica abbastanza usata.-
-Io… Sabri, sono una strega. Mi fido mille volte più della
magia che della medicina babbana, come tu ti fidi mille volte di più della
medicina babbana che della magia. Però… la Medimaga mi ha detto che corro
parecchi rischi ad intervenire con la magia. Cioè… che rischio di non poter più
riprovare, che rischi di danneggiare qualche tessuto interno. Ma dei medici
babbani… non so.-
-Beh… capisco che tu ti fidi più delle cose che conosci.
Considerando che stiamo parlando di una cosa molto importante, non è
un’operazione alle tonsille. Ma… leggi le cose che ti ho portato, va bene? E
poi magari prendi un appuntamento con un ginecologo. Conosco quello
dell’ospedale dove lavoro, e a quanto ne so è veramente bravo. Lui saprà
spiegarti le cose molto meglio di me. E poi credo che ascoltare altri pareri
sia una cosa che tu debba fare.-
La rossa annuì.
-Grazie, Sabrina. Ne… parlerò con Harry.-
-Prego. Comunque… lo so che avere un bambino ti piacerebbe
davvero da morire. Si è sempre visto da come accudivi Camilla, sei dolce eppure
con polso. Saresti… perfetta come mamma.-
La rossa scrollò le spalle.
-Il fatto è che sono abituata ad avere una famiglia
numerosa. Mi è sempre piaciuto pensare che da grande sarei diventata come mia
madre, mi piaceva l’idea di una casa piena di figli. Mi ricordo il sorriso di
mia madre quando eravamo ad Hogwarts e tornavamo a casa per Natale. Quando
eravamo ancora tutti insieme. Quasi tutti. Percy, Fred e George, Ron, io. Harry
ed Hermione, naturalmente. Mi chiedevo come potesse mia madre essere tanto
felice di dover cucinare per tutti noi, ognuno che voleva una cosa diversa.
Adesso lo capisco, perché vorrei anch’io qualcuno a cui cucinare. C’è Camilla,
vero, ma… sai cosa mi ha detto quando è tornata per Natale? Ho portato un
piatto di pasticcio di formaggio a lei e al suo amichetto e mi ha risposto che
non poteva mangiarlo perché ingrassava. Ti rendi conto, è così giovane e già
pensa alla linea.-
-O forse pensava solo a quanto si mangia solitamente qui a
Malfoy Manor durante le vacanze di Natale ed ha avuto la saggezza di
rifiutare.-
Ginny sghignazzò.
-Forse. Hai visto quanto è diventata grande la nostra
Camilla? Quasi non ci credo, sembra ieri che Hermione e Malfoy l’hanno portata
qui per la prima volta.-
-Invece tra poco sentiremo le sue urla da giovane
adolescente che se la prende per tutto con la madre.-
La rossa inarcò un sopracciglio.
-E da quando sai come si comporta un giovane adolescente?-
-Scherzi, sono stata una giovane adolescente fino a qualche
anno fa!-
-No, il fatto è che tu vivi come una giovane
adolescente. Perché io non mi ricordo com’ero.-
-Io perfettamente.-
-Allora dirò ad Hermione di mandare Camilla da te quando non
saprà come prenderla.- sorrise. –Quella bambina è di tutti. Ma sta crescendo.
Per quanto ancora si farà abbracciare da me? Per quanto mi considererà ancora
la zia Ginny, quella che le fa la cioccolata calda quando è triste? Quand’è che
diventerò invece zia Ginny la piattola, che non fa altro che rompere?-
Sabrina le scompigliò gentilmente i capelli.
-Non credo che lo diventerai mai. Tranne forse quando
diventerà la giovane adolescente di cui stavamo parlando prima. Ma sta’
tranquilla, diventeremo tutti qualcosa d’altro. Io sarò quella strana, Hermione
quella che non la capisce. Draco… oh mio Dio, ti immagini Draco alle prese con
una ragazzina nel pieno dell’adolescenza?-
Ginevra scoppiò a ridere.
-Alle prese con una ragazzina nel pieno dell’adolescenza e
con un bambino di appena qualche anno. Secondo me, impazzisce.-
-Ah, sicuramente!- concordò Sabrina. –Sarà… uno spettacolo!-
Draco uscì nel parco e si sorprese di vedere una sagoma
scura seduta in riva al lago. La osservò per un attimo e si accorse che era
Potter, i riccioli ribelli che svolazzavano mossi dalla leggera brezza. Gli si
avvicinò con passo lento e gli si sedette accanto.
-Ehi, Potter.- disse con voce strascicata.
-Malfoy.- rispose lui con lo stesso tono.
Restarono zitti per qualche attimo scrutando l’incresparsi
dell’acqua.
-Ah, Potter… Hermione mi ha detto che i risultati delle
analisi vi arrivavano oggi.-
-Già, oggi.-
-E… come sono andati?-
Harry si girò appena e gli lanciò un’occhiata di traverso.
-Non possiamo avere bambini.-
Il biondo deglutì.
-Oh. Mi… dispiace. Sinceramente, Potter.-
-Grazie.-
-Senti, ma non c’è qualcosa da fare? Qualche cura o roba del
genere?-
-Sì, ma niente garanzia sulla riuscita dell’intervento.-
-E proverete lo stesso?-
Il moro annuì con fare sicuro.
-Ginny vuole provare, quindi proveremo. E poi lo voglio
anche io. Sai…- strinse le labbra e lasciò passare qualche attimo di silenzio.
–… ti invidio.- confessò alla fine.
Draco ghignò.
-Non dire cose delle quali tra meno di un minuto ti sarai
pentito.-
L’altro ragazzo sbuffò impercettibilmente.
-Cazzo, hai ragione, fa’ finta che non abbia detto niente.-
-No, non si fa così. Io non dimentico. Però se… ti dicessi
una cosa che poi vorrei non avere detto, allora saremmo pari.-
Harry socchiuse appena le palpebre, guardandolo incuriosito.
-Spara, Malfoy.-
-Sono tremendamente spaventato da questo bambino. Ad
Hermione non posso dirlo, voglio che pensi soltanto che sia felice, non la
voglio far preoccupare.- scrollò le spalle. –Che poi io sono veramente felice,
ma anche spaventato. Così spaventato che… a volte vorrei che succedesse com’è
successo con Camilla. Vorrei andarmene e tornare quando il bambino è già
grande, quando non si ha a che fare con pannolini e pianti notturni. Dio, hai
mai visto come sono piccoli i bambini appena nati? E se lo faccio cadere? Sono
schifosamente sgarbato con le cose piccole. Guarda come tratto gli elfi
domestici!-
Il moro inarcò un sopracciglio.
-Non credo che dovresti paragonare tuo figlio ad un elfo
domestico.- disse facendo una smorfia.
-Hai capito cosa intendevo.- lo freddò l’altro. –Non so se
posso avere un figlio.-
-Credo che sia troppo tardi per pensarci ora, Malfoy. Tua
moglie è al quinto mese.-
-Io non ho avuto tempo per pensarci. È rimasta
incinta all’improvviso.-
Harry lo fissò negli occhi.
-Vuoi dire che il bambino era… indesiderato?-
-Inaspettato.- corresse Draco distogliendo lo sguardo.
-Non è la stessa cosa.-
-No, non lo è.-
-Inaspettato vuol dire non programmato, ma comunque
accettato.-
Il biondo sospirò.
-Appunto. Io… adoro programmare. E avrei voluto programmare
anche questo.-
-Questa è una stronzata bella e buona, Malfoy. Nella tua
vita di programmato non c’è praticamente niente. Hai forse programmato di
tradire tutta la tua famiglia? Hai forse programmato di combattere al mio
fianco o di innamorarti di Hermione? Hai programmato di infiltrarti nel covo di
tuo padre e di essere salvato per puro culo dal tuo migliore amico? La tua vita
è una delle più incasinate e meno programmate. E poi… io e Ginny programmiamo da
quando ci siamo sposati. Ma non tutto va come vogliamo. Le cose succedono e tu
decidi se accettarle oppure no. E se tu in questa occasione non volessi
accettare sai cosa perderesti?-
-Perderei… tutta la mia vita.-
-Esattamente. Perderesti Hermione, la moglie che adori, e
Camilla, tua figlia. Perderesti il figlio che avete concepito insieme.
Perderesti tutti gli anni della tua vita più felici, quelli in cui vi siete
amati.-
-Lo so. E non posso perdere tutto questo. Naturalmente
accetto. Perché sono innamorato di Hermione. Ho combattuto per lei.-
-Hai rischiato di morire, per lei.- annuì Harry.
-E amo anche quel bambino che ancora non è nato. Però…
quando c’è questa meschina insicurezza che mi prende lo stomaco, cosa faccio?-
-La scacci.-
-Non riesco a farlo se c’è Hermione. Lei è così dannatamente
sicura!-
-Allora… prendi spazio. Questo puoi farlo. Allontanarti di
un poco, intendo. Che ne so… casa mia è sempre aperta, Malfoy. Se hai bisogno
di spazio io te la lascio. Porto la mia isterica moglie a fare un giro e tu hai
tutto il tempo che vuoi per riflettere. Basta che poi…
-… io torni da lei.- concluse Draco.
-Da loro.- lo corresse il moro.
-Da loro.- ripeté l’altro ragazzo sorridendo.
Capitolo piuttosto triste. Cioè… negativo, più che triste.
Ma oggi mi sento così, non potevo scrivere diversamente. Mi dispiace, spero che
apprezziate lo stesso. Vorrei aggiungere che le cose mediche scritte non so se
sono giuste al cento per cento. Ad esempio, i rimedi magici per risolvere il
problema di Ginny me li sono completamente inventati. Quelli che le illustra
invece Sabrina li ho cercati sull’enciclopedia e spero di non aver scritto
qualche cavolata enorme. Le mie conoscenze in materia medica sono alquanto
imprecise, quindi mi sono affidata alle informazioni che ho trovato.
Un’ultima piccola cosa prima dei ringraziamenti: ora che ho
gli orari definitivi di scuola ho deciso in che giorni postare le fic. “Our
Life” la domenica, che tanto i capitoli sono già scritti quasi tutti, e
“Viaggiare incontro al destino” il giovedì, dato che ho il pomeriggio libero.
Scusate per i casini, ma uscendo di casa il mattino alle sette e tornando dopo
le cinque trovare il tempo per scrivere qualcosa che mi soddisfi è piuttosto
complicato. ^^
Ringrazio: Shannara_810 (sublime… straordinaria…
musa ispiratrice… *_*!!! Credo che presto avrai un monumento piazzato in mezzo
al mio giardino! Per Daniel e Cami… non lo so, ancora non ho deciso. Però ho
una qualche ideuzza!), Savannah (devo ammettere che anche a me
Daniel piace sempre di più… accidenti a me, perché l’ho fatto così piccolo?!
^^), valy, patty (eh no, purtroppo per Harry e
Ginny nessun regalo “particolare” sotto l’albero. Anzi. Però… ci saranno
sorprese anche per loro. Belle sorprese!), Minako-chan, JulyChan
(July, insomma, sono padre e figlia! *_* cosa pensi! Comunque il sesso del
bambino non ho intenzione di dirlo fino a che non nasce! Eheheh… Mistero,
mistero, mistero… ^^ Ah, e sono arrivata alla conclusione che Camilla ci è!), JessicaMalfoy,
Bimba88 (sì, Blaise c’è. Lui e Sabrina avranno un po’ più di
spazio tra qualche capitolo)
Comunque, sempre grazie a tutti! Ora vado a vedermi Harry
alle prese con la Camera dei Segreti. So le battute a memoria ma ogni volta me
lo gusto come se lo vedessi per la prima volta! ^^’
Cecilia gettò l’ultimo libro che aveva sulla scrivania nel
baule e sospirò teatralmente.
-E con questo ho finito! Baule pieno, pronta per tornarmene
a casa ed affrontare una calda estate ricca di eventi! Non vedo l’ora di essere
sulla spiaggia, spalmata sotto il sole… ma… Camilla, mi stai ascoltando?-
domandò guardando l’amica di traverso. L’altra ragazza la ignorò, continuando a
guardare fuori dalla finestra. Sembrava persa in un altro mondo. Cecilia,
inviperita per aver parlato al muro per un buon quarto d’ora, le si avvicinò e
le diede un pizzicotto sul braccio.
-Ah! Ehi!- sbottò Camilla massaggiandosi il punto dolente.
–Che c’è?-
-C’è che non mi stavi ascoltando!-
-Oh… scusa. Cosa stavi dicendo?-
L’amica sospirò, ravviandosi una ciocca di capelli biondi
dietro l’orecchio.
-Niente, lascia stare. Deliri dell’ultimo giorno di scuola.-
-E perché stai delirando? Tu sei contenta che la scuola sia
finita.-
-Ovviamente. Perché, tu no?-
Camilla si strinse nelle spalle.
-Non lo so. A casa mia c’è un po’ di scompiglio. E Sabrina
dice che mamma è enorme! Quasi non riesce a muoversi. Così se ne sta a
letto tutto il giorno. E non può nemmeno lavorare, quindi è piuttosto isterica.
Zio Harry mi ha scritto di non spaventarmi se casa mi sembra una gabbia di
matti molto più di quanto mi sembrasse a Natale. A quanto pare stanno tutti
impazzendo. Non so se ho voglia di lasciare la pace di Hogwarts e catapultarmi
tra il casino di Malfoy Manor.-
-Pace… qui?! Ti sei accorta che nelle ultime due settimane
non abbiamo fatto altro che fare compiti in classe? La pace l’hai trovata solo
tu!-
-È normale, i professori devono dare i voti, hanno bisogno
di sapere se abbiamo studiato oppure no. E poi non è stato così pesante.-
-Per te, forse! Se anche avessi preso un voto bassissimo non
ti avrebbe cambiato niente, dato che per tutto l’anno hai preso Eccellente. Io
rischiavo di beccarmi l’insufficienza in Pozioni!-
-Piton non ti darà un’insufficienza.- la tranquillizzò
l’amica.
-E come fai a dirlo?-
-Beh… perché sa che ti voglio bene, no?-
Cecilia scoppiò a ridere.
-Come se Severus *Arcigno e Cattivo* Piton potesse pensare a
cose del genere.-
Anche Camilla ridacchiò.
-Hai ragione. Però hai preso un buon voto nell’ultimo
compito, quindi non dovresti temere niente.-
-Ah, lo spero. Comunque… si può sapere cosa stai guardando?
Sei lì da un’ora!-
La ragazzina arrossì.
-Io… niente di particolare. Il parco.-
Cecilia la scrutò, storcendo il naso.
-Non me la stai raccontando giusta, guarda che ormai ti
conosco!- si avvicinò con aria circospetta alla finestra e guardò fuori.
Sorrise. –Bene, bene, bene. Giocatori di Quidditch! Ottima scelta, tutti gli
atleti hanno un fisico prestante e…
-Non stavo guardando la partita! E poi non c’è niente da
guardare, è solo una stupida amichevole di fine anno tra Serpeverde e Corvonero
del primo!-
-Oh, ma certo, non stavi guardando. Proprio per questo sai
che tipo di partita è, che Case stanno giocando e di che anno sono i giocatori.
Chissà cosa sapresti, se stessi guardando!-
-Ceci…
-Shh, fammi vedere chi sono i giocatori. Tanto lo individuo
il tuo bell’idolo. Vediamo… per Serpeverde c’è quel simpaticone di Collins,
McDavis… oh. Okay, trovato! Il tuo solito bel moretto…
-Dai, Cecilia, ancora con questa storia! Non stavo guardando
Daniel!-
L’altra ragazza alzò la testa di scatto e dopo un attimo
tornò a guardare giù.
-Perché, c’è anche Daniel? Dove…- sul volto le si dipinse
uno sguardo ebete. –Oh, eccolo. Quanto è bello!-
Camilla ammutolì.
-Non… non te n’eri accorta? Allora… di chi stavi parlando?-
-Di Josh Harrows di Corvonero, naturalmente.- mormorò senza
distogliere lo sguardo dal campo di Quidditch. –Nina Stanford mi ha detto che
vi ha visti, ieri, fuori dalla serra numero due. E che… eravate abbracciati!-
-Ecco, io…- era rossa come un peperone, le guance
incandescenti. –Accidenti a Nina Stanford e alla linguaccia dei Tassorosso!
Quando te l’ha detto?-
-Non cambiare argomento, furbacchiona! Voglio il resoconto
di quello che è successo!-
Camilla non riuscì a reprimere un sorriso.
-Beh… ti ricordi che dopo Erbologia sono tornata alla serra
perché avevo dimenticato di chiedere una cosa alla Sprite? Ecco, io sono
andata, ho parlato con la professoressa e poi sono uscita per tornare al
castello. Però mi sono ricordata che Daniel aveva Cura delle Creature Magiche
con i Corvonero, così mi sono fermata ad aspettarlo. Solo che i Serpeverde
avevano fatto scappare non so che strano animale e quindi Hagrid aveva lasciato
andare solo i Corvonero. Stavo per andarmene, ma Josh mi ha chiamata e mi ha
detto che voleva dirmi una cosa. Mi ha portato davanti alla serra e… mi ha
detto che mi trova molto carina!-
Cecilia aveva spostato l’attenzione sull’amica ed ora
pendeva dalle sue labbra.
-E tu cosa hai risposto?-
-Ho detto… grazie. Ceci, ero nel panico! Nessun ragazzo mi
aveva mai… detto una cosa del genere! Lui ha sorriso e mi ha detto che sperava
che l’anno prossimo potessimo conoscerci meglio. Poi mi ha abbracciato.-
-E… vi siete baciati?-
-No! Però siamo stati uno tra le braccia dell’altro per… un
bel po’!-
-Josh è molto carino.- constatò l’altra ragazza strizzando
gli occhi per individuarlo mentre svolazzava tra gli anelli. –E poi è bravo a
Quidditch e alla squadra di Corvonero serve un portiere per l’anno prossimo. Ci
sono buone possibilità che venga preso. E sai quanta popolarità porta stare con
uno che gioca?! Ma… pensi che lui ti piaccia?-
-Io… non lo so. Cioè… m’interessa, questo sì.- sorrise.
–Credo che mi piaccia.- confessò arrossendo.
-Bello!-
-Già! Ma tu? L’hai ricevuto il tuo primo bacio? Mica avevi
scommesso?-
Cecilia si oscurò in volto.
-Infatti devo cinque galeoni a quell’arpia di Mary!-
-Ma… credevo che tu e Daniel… insomma, vi siete visti anche
l’altra sera!-
-Sì, ma… è strano, non riesco a capire se lui vuole baciarmi
oppure no! Quando ci vediamo per lo più parliamo o giochiamo a qualcosa.
Insomma, non sono veri e propri appuntamenti. Cioè, ci comportiamo come
semplici amici. Però… immagino che se non gli piacessi almeno un po’ non
passerebbe del tempo con me, no? Considerando che non abbiamo lo stesso rapporto
che avete voi, non ci vogliamo un bene così fraterno. E che io sono di
Grifondoro e lui di Serpeverde. Non so più cosa fare, Cami.-
-Beh… ora lui è giù e presto la partita sarà finita. Collins
ha già sfiorato il boccino un paio di volte. Potresti… andare da lui e
baciarlo. Se perdono, per consolarlo; se vincono, per festeggiare. Vorrei
proprio che tu ricevessi il bacio che tanto desideri, Ceci!-
-Dici… che posso farlo? Mi vergogno!-
Camilla scoppiò a ridere.
-Tu che ti vergogni? Chi ha cantato la canzone più
famosa delle Sorelle Stravagarie davanti a tutti alla festa di fine anno? Tu
non sai dove stia di casa, la vergogna!-
Cecilia arrossì leggermente.
-Beh… hai ragione! Vado giù!-
Si cambiò, mettendosi un vestitino leggero di un
bell’azzurro, diede un bacio frettoloso sulla guancia dell’amica e si fiondò
fuori dal dormitorio femminile. Camilla tornò a guardare dalla finestra e poco
dopo la vide uscire dal portone principale, dirigendosi tutta impettita verso
il campo da Quidditch.
La vide fermarsi davanti al tronco di un grande pino, di
fianco agli spogliatoi, e la vide sventolare una mano verso i giocatori, in
segno di saluto. La partita finì quasi subito, vittoria dei Serpeverde. Scesero
tutti a terra e Daniel si fermò a parlare con Cecilia, prevedibilmente. Camilla
vide che lei lo portava lontano dagli altri, dietro al campo. La vide dire
qualcosa e li vide scoppiare a ridere entrambi. Poi li vide guardarsi senza
parlare, uno in piedi davanti all’altro. Vide che Cecilia piegava la testa di
lato e che Daniel si abbassava di un poco. Vide chiaramente i loro visi tanto
vicini da toccarsi. E sapeva che a toccarsi in realtà erano le loro bocche. Le
loro labbra. Anche se non lo vedeva lo sapeva. Perché si stavano indubbiamente
baciando. Chiuse di scatto le tende rosse con le rifiniture d’oro, e non vide
più niente.
Ginevra e Sabrina si scambiarono un’occhiata.
-Draco… potresti per favore portare qui i regali che ci sono
nell’ingresso?- domandò la rossa senza guardarlo negli occhi.
Il ragazzo sbatté la Gazzetta del Profeta sulla scrivania e
sbuffando uscì dalla stanza. Rientrò poco dopo, le braccia ingombre da
pacchetti e pacchettini. Li depositò sul tavolo davanti alle due donne e si
fermò a guardarle, lo sguardo duro.
-Devo fare altro?- sibilò.
Sabrina si morse il labbro inferiore.
-Se tu potessi…
-No!- quasi urlò Draco. –Non ho intenzione di fare più
niente, Sabrina! E tu… - puntò un dito contro Ginny, che si appiattì contro lo
schienale del divano. -… tu hai una bacchetta, santa donna! Usala, per la barba
di Merlino!-
-Draco…- provò a dire una terza voce.
-Niente Draco! Io… Oh, Blaise, sei tu.- disse calmandosi un
poco.
-In persona. Cosa c’è da urlare tanto?-
-C’è che non ce la faccio più ad andare avanti e indietro!
Portare pacchi, prendere l’argenteria, spostare i divani… non ce la faccio
più!-
-Dai, Draco, ora ti aiuto a dare una mano alle ragazze e poi
ce ne andiamo a fare un giro e…
-Non ho alcuna intenzione di dare una mano per preparare una
festa alla quale non sono nemmeno stato invitato, Blaise!- sbottò arrabbiato il
biondo.
-È per Hermione, Draco.-
-È la festa per mio figlio!-
-Non ti abbiamo invitato semplicemente perché saremo tutte
donne.- spiegò pazientemente Ginevra. –Infatti non sono stati invitati né
Harry, né Blaise. Nessun uomo. Però, se ci tieni tanto, vieni pure!-
-No, grazie! Invitarmi così non vale! Merlino! Stare in
questa casa è un inferno! Mia moglie mi ha cacciato da camera mia, Molly
Wealsey mi ha cacciato dalla cucina. E tra parentesi mi chiedo perché diavolo
debba cucinare in casa mia! E se vengo qui devo stare ad ascoltare due
donnicciole che chiacchierano e mi fanno preparare una festa alla quale non
sono stato invitato!- sbottò sbattendo un pugno sulla scrivania.
In quel momento entrò Harry, che intercettò lo sguardo di
Blaise.
-Ehm… stavo pensando di andare a bere qualcosa a casa mia.-
mormorò con un po’ di soggezione. Non gli piaceva per niente quando Malfoy si
arrabbiava. –Solo noi uomini.-
Draco roteò gli occhi, facendo comparire il mantello.
-Non dirò mai più una cosa del genere, ma che Merlino ti
benedica, Potter! Usciamo di qua!-
-E dove andiamo?- chiese l’allegra voce di Ronald Weasley.
Ginevra quasi cadde dal divano.
-Ron! Cosa ci fai qui?-
-Dato che Calì…- mise un braccio sulle spalle della moglie.
-… veniva a dare una mano, ho deciso di fare un salto anche io. Così vedo
Hermione incinta di otto mesi.- spiegò con un sorriso.
-Hai già avuto l’occasione di vederla incinta di otto mesi.-
ringhiò Draco, l’espressione ora di nuovo dura. Gli altri si scambiarono uno
sguardo preoccupato.
-Infatti, ma… l’ho stupidamente sprecata. Voglio… mi
piacerebbe molto assistere alla festa per il bambino. E poi è una festa a
sorpresa, no? Chi può sorprendere Hermione più di me? Ho portato anche un
regalo!-
-Nessuno se ne fa niente dei tuoi regali, Weasley.- sbottò
il biondo.
Ron si spostò di fronte a lui, occhi negli occhi.
-Camilla ha deciso che passerà con me solo due settimane,
quest’estate. Perché vuole stare a casa con il bambino. Allora io do i provini
per la nazionale. Parto domani. Ma prima voglio salutare mia figlia.-
Passò qualche secondo, durante i quali imperversò quella
silenziosa guerra di sguardi. Alla fine Draco si voltò verso Sabrina.
-Siamo a casa Potter. Poi andiamo a King’s Cross a prendere i ragazzi. Dopo
torneremo qui e parteciperemo alla festa. Tutti.-
-O quasi.- aggiunse Blaise con un sorriso triste dando un
bacio alla propria ragazza e mettendo un braccio sulle spalle del migliore
amico.
Ron fissò Harry.
-Zabini e Sabrina? Ci sono parecchie cose che mi devi
raccontare, Potter.-
-Più di quante immagini, Weasley. Ma non so se te le
racconterò.-
-Ora vedremo.- sorrise il rosso dandogli una virile pacca
sulla spalla.
-Che cosa commovente.- sbottò Ginny guardando storto il
fratello. –Ma adesso uscite, noi abbiamo da fare!-
Quando finalmente i ragazzi se ne furono andati, Calì si
accomodò sul divano accanto a Sabrina, leggermente imbarazzata.
-Sarà sicuro lasciarli andare da soli?- domandò facendo un
cenno verso il portone.
-Scusa se te lo dico, ma se mio fratello e Malfoy si
scannano, a me va più che bene. Piuttosto, come sta la piccola Stefany?-
-Bene, grazie. Ron voleva portarla e ci ho messo tre ore a
spiegargli che non era una buona idea. Insomma, se la festa è per un bimbo che
deve nascere non si può di certo portare un’altra bambina di appena un anno e
mezzo!-
-Mio fratello è un testone.- sospirò Ginny sconsolata. –Mi
chiedo come tu possa vivere con lui!-
-Ah, non è poi così terribile. E poi…
-Senti, posso chiederti una cosa?- l’interruppe Sabrina, sul
volto il suo solito sguardo da ragazzina senza vergogna.
-Sei liberissima di dire di no, Calì.- l’avvisò la rossa
riprendendo ad incartare i regali. –Le domande di Sabrina sono piuttosto toste
e spesso e volentieri preferiresti ficcarti in bocca la bacchetta, piuttosto
che rispondere.-
Calì sorrise alla bionda.
-Puoi. Però ti prego, abbia pietà di me.-
Sabrina strinse brevemente gli occhi, cercando le parole
giuste.
-Lui è un buon padre?- domandò alla fine. Sul volto uno
sguardo duro. –Perché io lo voglio sapere. Ho passato… tanto tempo ad odiare un
certo Ronald senza volto. Da quando Hermione mi ha raccontato tutta la storia.
E ho passato… non so quanto tempo a chiedermi… se quel bastardo non l’avesse
lasciata, come avrebbe vissuto? Lui sarebbe stato un buon padre?- fissò l’altra
ragazza negli occhi. –Lui è un buon padre?-
-Ronald…- Calì sospirò. –Ronald cerca di essere un buon
padre, sì. Vuole molto bene a nostra figlia e si impegna a non farle mancare
niente, a darmi una mano, a… fare tutto. Ed io so che passare del tempo con
Stefy è la cosa che ama di più. Quindi credo che sì, sia un buon padre. E… mi
dispiace davvero che non abbia fatto lo stesso con Camilla. Io… non so tutta la
storia e non credo di volerla sapere, non sono affari miei, ma… sento
quanto lui tenga a sua figlia. Quando Camilla passa l’estate con noi, gli si
illuminano gli occhi. E… mentirei se dicessi che vorrei che fosse restato con
Hermione, perché altrimenti noi non ci saremmo mai sposati e non avremmo mai
avuto la bambina che ora abbiamo, ma so che a lui dispiace. Gli dispiace di
aver fatto quello che ha fatto. Questo lo so.-
Lo sguardo di Sabrina si addolcì di un poco.
-Grazie. Avevo… solo bisogno di sentirtelo dire. Ah, ehm…
non parliamo ad Hermione di questa conversazione, va bene?-
Calì sorrise.
-Va bene.-
Ginny appoggiò una mano sulla spalla della bionda, ben
sapendo quanto l’argomento “Ron” la facesse arrabbiare. Se Hermione era
riuscita a perdonarlo per il bene della figlia, lei non l’aveva fatto. Per
Sabrina quel ragazzo era solo lo sconosciuto che aveva fatto piangere la sua
migliore amica fin troppe volte.
-Non è il caso di pensare al passato, Sabri.- disse
dolcemente la rossa. –Mio fratello era un immaturo ragazzino di diciassette
anni, ma adesso è diventato un uomo. E ce lo dice sua moglie, la madre della
sua bambina. E Camilla sta bene, ha trovato un padre. Ed Hermione un marito. E
noi stiamo preparando una festa per lei ed il suo bambino. È finito tutto
bene.-
-Vero.- concordò Sabrina.
Calì fece il fiocco ad un pacco con un colpo di bacchetta.
-Per fortuna.- aggiunse con un sorriso. –Comunque…
continuate a dire bambino perché… sarà un maschietto?- domandò curiosa.
A Ginny si illuminarono gli occhi.
-No, loro non l’hanno voluto sapere prima. Però secondo me è
una femminuccia!-
Sabrina sbuffò.
-Ti dico che è un maschio, Gin!-
-Io sono una Medimaga, tesoro! Si vede dalla pancia
che sarà una femmina!-
-Non venire a dire queste cose a me, tesoro!- sbottò
la bionda. –Perché anche io sono un medico!-
-Un’assistente.- puntualizzò Ginevra stringendo gli occhi
fino a ridurli due fessure.
-Assistente di professione, ma medico di laurea! E comunque
non lo dico per la pancia, lo dico perché lo sento!-
-Se c’è qualcuno che deve sentire qualcosa, cara,
quella sono io! Fino a prova contraria io sono una strega!-
-Ed io sono la migliore amica della madre!-
-Ehi, non litigate!- tentò di dire Calì, ma un’occhiataccia
da parte delle altre due la zittì. Accidenti, perché Ronald se n’era andato?
Eppure lo sapeva che si stava cacciando nei guai: una Weasley che aveva avuto
il colpo di genio di sposare Potter ed una babbana che stava con un Mangiamorte
traditore non promettevano nulla di buono!
Camilla controllò per l’ennesima volta di non aver
dimenticato niente e con uno svogliato gesto della bacchetta fece fluttuare il
proprio baule fino alla Sala Comune, dove erano già accatastati gli altri,
pronti per essere caricati sull’espresso di Hogwarts. Si lasciò cadere su una
poltrona e si immerse in un libro, quando una ragazza del terzo anno la informò
che fuori dal ritratto della Signora Grassa c’era un ragazzo che voleva parlare
con lei. Perplessa si alzò ed uscì, ritrovandosi davanti Josh Harrows intento a
misurare il corridoio a grandi passi. Non appena la vide le sorrise.
-Ciao, Camilla.-
-Ciao.- rispose lei arrossendo leggermente. –Cosa ci fai
qua?-
-Ecco…- le si parò davanti, torcendosi le mani. –Ieri… cioè,
non ti ho detto quanto… mi sia piaciuto… abbracciarti.- sussurrò tutto d’un
fiato.
-Oh. Beh…
-Però so che tu hai… una certa affinità con quel Serpeverde,
quel Nott. Così io…
Camilla scosse la testa.
-No! Senti tutti pensano che tra me e Daniel ci sia… chissà
che cosa, ma… io e lui siamo solo amici! Solo quello.- assicurò
sorridendo. I lineamenti del ragazzo si rilassarono, mentre anche lui si apriva
in un sorriso.
-Davvero?-
-Davvero.-
-Ma… a te è piaciuto, ieri? Cioè… tu… mi piaci, ecco.-
Il cuore di Camilla prese a battere più forte.
-Io non lo so bene, ma credo che… insomma, anche tu mi
piaccia.-
-Oh… Merlino.- mormorò il ragazzo mangiucchiandosi le unghie
della mano destra. –Beh… allora… ci… piacciamo.-
-Sembra di sì.-
Lui le si avvicinò, scostandole gentilmente una ciocca di
capelli dal viso. L’abbracciò e la ragazzina poté sentire il suo cuore che
batteva all’impazzata. Ricambiò l’abbraccio e quando lui le appoggiò le due
mani sulle spalle lo lasciò fare. Alzò di un poco il viso ed incontrò i suoi
occhi. I loro nasi che praticamente si sfioravano. Chiuse gli occhi, perché non
sapeva che altro fare, e non si ritrasse quando le labbra di Josh, fredde e
umidicce, toccarono le sue. Fu un contatto che durò pochissimo, un paio di
secondi. Poi lui si staccò e le sorrise, le guance in fuoco. Si pulì la bocca
con il dorso della mano e Camilla fece lo stesso.
-Ecco… cioè… io…- tentò di balbettare. –Adesso… dovrei
andare a… cioè, sono tutti dentro…
Lui annuì.
-Anche… anche io devo… andare nella mia Sala Comune. Ci
vediamo sul treno o… alla stazione o… l’anno prossimo. Ciao Camilla, è… stato…
bello. Insomma… il bacio.-
La ragazzina annuì.
-Ciao, Josh.-
Lo guardò scomparire giù dalle scale e si sfiorò le labbra
con un dito. Aveva appena dato il suo primo bacio. A Josh Harrows, primo anno
Corvonero. Rientrò nella Sala Comune, deliberatamente ignorando l’occhiolino
della Signora Grassa, e riprese a leggere. Però ora per arrivare in fondo alla
pagina le occorrevano una ventina di minuti.
Daniel fermò la signora con il carrello dei dolci e comprò
una discreta quantità di Cioccorane. Ne offrì una a Camilla, che rifiutò. Lui
la fissò con tanto d’occhi.
-Cosa?! Camilla Malfoy, Miss Golosità, che rifiuta una
Cioccorana? Ma stai bene?-
La ragazzina fece un gesto seccato con la mano e tornò a
fissare il paesaggio che veloce scorreva fuori dal finestrino. Daniel le
appoggiò una mano sul braccio, scrutandola attentamente.
-C’è qualcosa che non va, Camilla? Parlo seriamente, questa
volta.-
Lei scrollò le spalle. Perché non la lasciava stare? Voleva
solo stare in pace a… pensare. Al suo primo bacio.
-No, Daniel. Sto bene.-
-A me non sembra affatto.- constatò lui sospirando. –Ma se
non me ne vuoi parlare di certo non posso obbligarti. Piuttosto, dammi un
consiglio. Credi che la coperta che ho fatto prendere a mia madre per il
bambino piacerà a tua madre?-
-Credo di sì. Si sa che i bambini sono sempre avvolti nelle
coperte.-
-Se lo dici tu.- mormorò lui dubbioso. –Spero davvero che le
piaccia. È così gentile a volermi ospitare anche se poi avrà tanto da fare con
il bambino!-
Camilla alzò gli occhi su di lui.
-Ah, perché, vieni ancora a casa mia?-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
-Forse non dovrei? Sono stato invitato. Da te, casomai te ne
fossi dimenticata.-
-Lo so, ma pensavo che ora tu fossi troppo… occupato
per venire da me.-
-Occupato? Ma che stai dicendo?-
-Non so, magari… avevi programmato di passare un po’ di
tempo a casa della tua fidanzata.-
A Daniel andò di traverso la Cioccorana che aveva appena
messo in bocca.
-Io non ho una fidanzata!-
-Come no. E Cecilia?-
-Oh… Cecilia. Cosa sai?-
-Che vi siete baciati.- mormorò Camilla senza guardarlo
negli occhi.
-Io…
-E non provare a dirmi che non è vero, perché vi ho visti.-
-Tu mi hai… spiato?!- esclamò sgranando gli occhi.
-No!- Camilla arrossì. –Ti ho solo visto!-
-E da dove, se è lecito chiedere? Eravamo dietro al campo di
Quidditch, vederci sarebbe stato impossibile.-
-Dalla Torre di Grifondoro. Dalla mia stanza. Vi ho visti
dalla finestra, per caso.-
-Va bene, ci siamo baciati. E allora?-
-E allora… niente, ho solo chiesto se non avevi programmato
di passare del tempo con lei.-
-Non passo del tempo con chi mi usa per vincere una scommessa.-
Camilla spalancò la bocca.
-Lo… sai.-
-Lo so.- disse lui scrollando le spalle.
-Ma… a lei piaci sul serio, Daniel. Me l’ha detto!-
-Non mi interessa, mi ha usato per vincere una scommessa.-
replicò lui girandosi bruscamente verso il finestrino.
-Ma se lo sapevi, perché ti sei lasciato baciare?-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-Perché ne avevo voglia.- posò gli occhi su di lei ed il suo
sguardo si addolcì di un poco. –Comunque, non sono l’unico che ha dato il suo
primo bacio.- mormorò scrutandola. Camilla arrossì.
-Cosa?-
-So di te e Harrows.-
-E come fai a saperlo? Se quella spiona di Nina Stanford ha
aperto di nuovo quella sua boccaccia io…
-No, prima ho sentito un’interessantissima conversazione tra
il Barone Sanguinario e Piton.-
-Su di me?- domandò Camilla sorpresa.
-Precisamente. Il Barone stava dicendo a Piton che Josh
Harrows ti ha baciato. Un bacio contornato da, cito le sue parole, “infantili
balbettamenti che di certo non si addicono ad un uomo”.-
-Ed il Barone Sanguinario da chi caspita l’ha saputo? E poi…
perché mai quei due dovevano parlare di me?-
-Credo che Piton si sia autonominato tuo angelo custode qui
a scuola. Comunque, il Barone l’ha saputo da quel simpaticone di Pix.-
-Accidenti a lui!- inveì contro il Poltergeist. Poi spostò
lo sguardo sull’amico. –Ti da… fastidio?-
-Che tu abbia baciato in ragazzino idiota di Corvonero?-
Lei lo fulminò.
-Che io abbia baciato Josh.-
-Non saprei. Ti è piaciuto?-
Camilla arrossì.
-Beh… sì, direi di sì.-
Daniel aprì la bocca, ma non riuscì a dire una parola.
Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e ritentò.
-Se ti è piaciuto non mi da fastidio. Però… tu me l’avresti
detto?-
-Ecco… no.-
-Perché? Sono il tuo migliore amico, no? Avresti dovuto
dirmelo.-
-E tu avresti dovuto dirmi di Cecilia.-
-Lo sapevi già. Voi due passate assieme ventiquattro ore su
ventiquattro, non potevi non saperlo. E poi a me non è piaciuto. Quindi non
capiterà più. Quindi non era importante dirtelo. Ma se a te è piaciuto…
-Non te l’ho detto perché era imbarazzante.- spiegò Camilla.
–E poi… nemmeno io so se capiterà ancora.-
-Credevo che… voi due steste assieme o qualcosa del genere.-
-Non abbiamo parlato di questo. Per ora considero quel bacio
solo un bacio.-
-Ma è stato il tuo primo bacio. Quello che… cioè, il più
bello. Non lo devi dare ad una persona che non ti piace.-
-Tu l’hai fatto.-
-Io sono un ragazzo. I ragazzi lo fanno.-
Camilla scrollò le spalle.
-Comunque, a me Josh piace.-
Il cuore del ragazzo mancò un battito.
-Ah.- mormorò prendendo un libro dal baule e mettendosi a leggere,
chiudendo così la conversazione.
Harry depositò i quattro bicchieri nel lavandino e prese il
mantello dallo schienale della sedia.
-Dobbiamo andare, signori.- disse indicando l’orologio
appeso alla parete. –Camilla e Daniel arriveranno a momenti. Dobbiamo
smaterializzarci.-
Ronald lo guardò perplesso.
-E chi sarebbe Daniel?- domandò.
-Daniel Nott, l’amico di… nostra figlia.- spiegò
Draco mentre un ghigno gli solcava il viso. Blaise ed Harry si scambiarono uno
sguardo.
-Nott? Figlio del…
-Figlio dell’ambasciatore Nott, con il quale Potter ed io
abbiamo trattato molto spesso. Si sono conosciuti al mio matrimonio.-
-E tu permetti che… nostra figlia frequenti un
ragazzo?- chiese Ron corrugando la fronte. –Perché io non voglio assolutamente
che Camilla frequenti un ragazzo! Uno che io non conosco affatto, tra l’altro!-
-Questo non è un problema mio, Weasley. Io conosco Daniel e
ti dico che è a posto. E comunque, sono solo amici.-
-Oh, ma certo! Anche io ed Hermione eravamo “solo amici”!-
sbottò il rosso mettendosi il mantello.
-Non credo che quello che avete fatto tu ed Hermione lo farà
anche Camilla.- ribatté Draco bruscamente.
-Anche perché quei due sono ragazzini, Weasley.- intervenne
Blaise. –Hanno solo dodici anni, l’unica cosa che fanno assieme è parlare e
giocare. Non c’è da preoccuparsi.-
-Camilla è la mia bambina ed io mi preoccupo!- tornò a
fissare il biondo. –Hermione approva?-
-Hermione approva ed è proprio lei che ha proposto a Camilla
di invitarlo per tutto il mese di giugno. Pensa che così lei non si sentirà
messa da parte quando nascerà il bambino.-
-Potevate… prenderle un cane!-
-Ha già un gatto.-
-E non bastava?-
-No, Weasley.- disse Draco alzando gli occhi al soffitto.
–Avere una figlia non è come avere un giocattolo. Non puoi sistemarla con un
gatto. Lo sapessi, se non avessi abbandonato mia moglie dopo averla messa
incinta.-
Ronald lo guardò duramente.
-Ho sbagliato, hai ragione. Lo ammetto. Ma ricordati che se
io non l’avessi abbandonata, ora non sarebbe tua moglie, sarebbe mia moglie!-
E per la seconda volta in una sola giornata, Draco Malfoy
non seppe cosa rispondere. Afferrò il proprio mantello e se lo mise sulle
spalle.
-Adesso andiamo, non voglio far aspettare Camilla.- assestò
una poderosa pacca sulla spalla del migliore amico. –Ciao, Blaise.-
-Ciao, Draco. Potter.- serrò le labbra. –Weasley. Qualcuno
dica a Sabrina che sono a casa sua.-
-Sarà fatto.- assicurò il biondo sventolando una mano. Si
volse verso gli altri. –Ci smaterializziamo nel vicolo accanto King’s Cross.
Weasley, non perderti.-
Scomparvero e si ritrovarono qualche secondo dopo. Tutti e
tre, con grande rammarico di Draco. Si diressero all’interno della stazione
senza parlare ed attraversarono la barriera, ritrovandosi sul binario 9 ¾, dove
altri genitori attendevano il rientro dei figli da Hogwarts. Molti guardavano
di sottecchi lo strano terzetto di eroi, due nazionali e uno del Quidditch, che
mai si erano visti insieme. Qualche ragazza, presumibilmente sorella maggiore
smaliziata, sorrise e sbatté gli occhi all’indirizzo di Draco. Qualche mamma
sospirò e lanciò uno sguardo amorevole ad Harry, molto simile a quelli che gli
rivolgeva Molly Weasley, mentre qualche marito confabulava con un amico,
chiedendo se fosse risultato maleducato chiedendo un autografo all’idolo che
ogni domenica lo faceva andare allo stadio di Quidditch. Ma nessuno osò fare
niente. Quei tre, insieme, non invogliavano ad avvicinarsi.
Il treno arrivò dopo un paio di minuti ed il binario si
riempì di schiamazzi, saluti ed abbracci. Draco individuò Camilla e Daniel in
mezzo a tutta quella folla e li raggiunse, trascinandosi dietro gli altri due.
-Papà!- esclamò la ragazzina saltandogli in braccio e
baciandolo sulla guancia. –Ciao zio Harry.- Poi si accorse della terza persona.
–Papà, ci sei anche tu!- corse ad abbracciarlo. –Lui è Daniel.- disse indicando
il ragazzo, che era indietreggiato parecchio, mettendosi timidamente al fianco
di Draco, davanti a quel bizzarro ricongiungimento familiare.
Ronald lo scrutò, guardandolo dall’alto in basso.
-Ciao, ragazzo.-
-Salve, signor Weasley.- sorrise Daniel stringendogli la
mano. –Sono Daniel Nott, signore. Un amico di… Camilla.- stava per dire “sua
figlia”, ma gli sembrava di tradire Draco.
Il rosso storse il naso. Com’era schifosamente composto.
Degno figlio di Nott.
-Di che Casa sei?- domandò intuendo già che la risposta non
gli sarebbe piaciuta.
-Serpeverde, signore.-
Appunto.
-Accidenti. Un Serpeverde ed una Grifondoro.
Bell’accoppiata. Di solito dura poco.-
Daniel sorrise.
-Beh, sotto gli occhi abbiamo un esempio che dice il
contrario, signor Weasley. I signori Malfoy stanno perfettamente bene, assieme.
Quindi io continuo a credere che l’amicizia tra Camilla e me possa funzionare.-
disse cordialmente. Draco si aprì in un sorriso a trentadue denti.
-Che ti avevo detto, Weasley?- domandò mettendo un braccio
sulle spalle del ragazzino. –Un tipo a posto.-
Appena il gruppetto con i due studenti comparve nel salotto
di Malfoy Manor una Ginevra esagitata sbuffò e con poca grazia si appropriò dei
loro soprabiti, affibbiandoli a due elfi domestici.
-Siete arrivati, finalmente!- sbottò. –Qua ci sono già
tutti. Anche gli uomini, dato che i signorini…- lanciò uno sguardo di sbieco a
Draco e Ronald. -… hanno deciso di partecipare. Ma manca la festeggiata!-
aspettò che il biondo andasse al piano di sopra, ma lui aveva preso a
chiacchierare con un collega di alcuni incantesimi scoperti da poco. –Malfoy!-
tuonò. Il ragazzo sussultò.
-Sì, piccola Weasley?- domandò seccato.
-Va’ a chiamare tua moglie!- lo guardò allontanarsi. –E sono
Potter!- gli gridò dietro agitando il pugno in aria.
Draco fece i gradini a due a due e mise la mano sulla
maniglia. Poi si ricordò che ultimamente non aveva libertà d’accesso nemmeno
alla propria camera da letto. Bussò un paio di volte.
-Avanti!- gli arrivò la brusca risposta della moglie.
Il ragazzo entrò con passo deciso.
-Tesoro…
-Oh, Draco. Ciao, amore.- mormorò Hermione tendendo le mani
verso di lui per farsi abbracciare.
-Ciao. Sei… felice di vedermi?- chiese Draco stupito. Gli
sbalzi d’umore ancora non li riusciva a capire. Solo un paio d’ore prima aveva
minacciato di scannarlo. E solo perché non era riuscito a trovarle la zucca
blu, un particolare tipo di zucca coltivato solamente dai Goblin dell’Australia
meridionale.
-Ma certo che sono felice di vederti! Draco, io ti amo!
Camilla è arrivata? E Daniel?-
-Tutti a casa. E proprio Camilla mi chiedeva se potevo
convincerti a venire giù per un po’. Ha detto che vuole fare merenda con la sua
mamma.-
-Oh, che dolce!- esclamò Hermione. –Certo che vengo giù.- si
alzò dal letto con un po’ di fatica. La sua pancia era davvero enorme.
Si mise l’accappatoio di seta e si fece aiutare da Draco a scendere le scale.
Arrivata in Salone, spalancò la bocca, le lacrime che già salivano agli occhi
quando tutti presero ad applaudire.
-Oddio! Una festa per me! E guardate quanti siete… Oh, Calì,
Ronald, ci siete anche voi!-
Sabrina corse ad abbracciarla.
-Già! E sono qui tutti per te, tesoro. Sei contenta?-
-Ma certo che sono contenta! Grazie a tutti!- si guardò in
giro. –Non ci sarebbe qualcosa da mangiare?-
La scortarono in salotto ed ogni singola persona si diede da
fare per portarle qualunque genere di cibo. Solo dopo che fu sazia, si accorse
di non aver ancora parlato con Camilla e Daniel. Li mandò a chiamare da Harry
ed i due ragazzi si accomodarono sul divano di fianco a lei.
-Buongiorno, signora Malfoy.-
-Ciao, Daniel.- gli sorrise. –Come mi trovi?-
-È così…- trattenne a stento la parola “grande”. -… bella!-
Le lacrime riempirono gli occhi di Hermione. Il ragazzo
guardò spaventato Draco, che aveva avuto la buona idea di stare vicino alla
figlia: la madre incinta era diventata molto strana.
-Non preoccuparti.- lo tranquillizzò con un sussurro. –È
normale, nelle ultime due settimane non fa altro che piangere. Tu acconsenti a
tutto quello che dice e svignatela il prima possibile.-
-Grazie, Daniel! Sei così tenero! Com’è andato l’anno ad
Hogwarts?-
-Ehm… molto bene, grazie. Non ho i voti di sua figlia, ma me
la cavo.-
-Non fare il modesto, Daniel.- lo riprese bonariamente
Camilla. –In Pozioni ha preso Oltre Ogni Previsione, così come in Erbologia ed
in Storia della Magia.-
-Ma appena una sufficienza in Cura delle Creature Magiche.-
-Cosa importa, quando tutto il resto è praticamente
perfetto? Hai quasi gli stessi voti che aveva la mia mamma.-
Hermione annuì, mentre il riflesso della studentessa modello
che vantava tanto a scuola si riappropriava del suo viso per qualche secondo.
-Io avevo Oltre Ogni Previsione in praticamente tutte le
materie e…- all’improvviso sgranò gli occhi, portandosi fulmineamente una mano
sulla pancia. Draco si inginocchiò ai suoi piedi con la velocità di un razzo,
fissandola spaventato. –Che c’è?-
-Niente… ha scalciato!-
Gli occhi di Camilla si illuminarono.
-Davvero?-
-Sì, tocca.- prese la mano della figlia tra la propria e la
condusse sul punto dove il bambino aveva deciso di allenarsi come attaccante.
-Merlino, l’ho sentito! Daniel, tocca!-
Il ragazzo allungò timidamente una mano, che ritrasse dopo
pochi attimi. Sul viso un sorriso.
Hermione guardò dolcemente il marito.
-Draco, non vuoi toccare anche tu?-
Il biondo si torse nervosamente le mani.
-Ecco… immagino di sì.-
-Qui, senti.-
Lui avvicinò piano un dito. Poi tutto il palmo aperto. Sotto
la superficie sentì qualcosa muoversi, dei leggeri colpetti. D’un tratto
realizzò che quello era suo figlio. Si alzò di scatto, negli occhi
l’espressione confusa.
-Io… arrivo subito, Hermione. State con lei, ragazzi.-
Abbandonò la casa sotto lo sguardo perplesso dei Potter.
-Che succede?- domandò Ginny sottovoce.
-Non lo so.-
-E che aspetti? Seguilo, sembrava sconvolto!-
Il moro scosse la testa.
-No, perché io?-
-Perché, oltre a Blaise, sei l’unico che riesca a farsi dire
qualcosa da lui! Muoviti, Potter!-
Harry corse fuori e vide la sagoma scura di Draco avvicinarsi
a grandi passi a casa sua. Lo raggiunse sulla porta.
-Malfoy… che è successo? Che stai facendo?-
-Hai… presente lo spazio di cui parlavamo un po’ di tempo
fa?-
-Sì.-
-Hai presente che hai detto che casa tua era sempre
disponibile?-
-Certo.-
-Beh… ho bisogno adesso di quello spazio.-
Harry lo fissò per un lungo attimo: gli occhi del biondo
chiedevano soltanto di non fare domande. Lentamente, annuì. Aprì la porta con
un colpo di bacchetta.
-Va bene, Malfoy. La stanza degli ospiti è in soffitta, lo
sai. Se quando rientriamo vuoi stare ancora un po’ da noi fa’ pure, ma non
farti sentire da Ginny. Non credo approverebbe.-
Draco strinse la bacchetta tra la mano sudata.
-Grazie, Potter.- mormorò prima di sparire in casa.
Alle volte anche Draco Malfoy ha paura. Ma credo sia
normale. Vediamo che combinerà (ma non preoccupatevi, non farà troppe
sciocchezze. È spaventato, mica scemo ^^)
Ringrazio: Shannara_810 (e credo che in questo
capitolo si renda ancora più umano, no?), Minako-chan, Bimba88
(la fic sarà di una ventina di capitoli, salvo modifiche dell’ultimo momento.
Comunque, il rapporto che si sta formando tra Draco ed Harry mi piace molto.
Insomma, non saranno mai “amici” come lo erano ad esempio Harry e Ron, non
sarebbe mai possibile, ma hanno instaurato una “distaccata intesa” che mi
piace. Avranno altre occasioni per collaborare^^), Evian
(grazie!), Patty, Romy (piano piano lo
diventeranno… anche se non so se “amici” sia il termine più adatto per
descriverli^^), JulyChan (ma ciao, July! Cmq forse non ci sarà
Ginny che arriva durante gli ultimi trenta secondi gridando “sono incinta!”, ma
sto organizzando qualche bella sorpresa anche per lei e Patatino Potty. I tuoi
commenti fanno sempre un mucchio di piacere!), Savannah (sta
sicura che se preferisce glieli faccio pure io i figli!! ^^’)
Un fastidioso raggio di sole s’insinuò sotto la coltre di
ricci di Hermione, facendole aprire stancamente gli occhi. Mugugnò,
stropicciandosi gli occhi ed allungando una mano accanto a sé. Stranamente, il
posto di Draco era vuoto, le coperte sistemate. Come se non ci avesse dormito
nessuno.
-Draco?- chiamò la mora, guardandosi intorno. –Draco, dove
sei?-
Possibile che avesse rifatto la sua parte di letto dopo
essersi svegliato? Forse l’aveva fatto per non farla arrabbiare. Ultimamente lo
aveva trattato così male, poverino. Lui era stato dolce, un marito perfetto.
Aveva continuato ad abbracciarla, di notte, anche se la sua pancia diventava
sempre più enorme. Le aveva ripetuto che era bellissima almeno venti volte al
giorno. L’aveva resa la donna incinta più felice del mondo. E lei non aveva
fatto altro che trattarlo male. Non faceva apposta, in realtà. Semplicemente
era il suo modo di affrontare la gravidanza. Quando aspettava Camilla era così
arrabbiata con Ronald e con se stessa che si era sfogata trattando a pesce in
faccia chiunque le fosse stato vicino. I suoi genitori erano sulla soglia della
crisi di nervi. Però, aveva funzionato. Era diventato tutto più sopportabile.
Così, probabilmente, la sua mente aveva registrato che la cosa funzionava e ne
aveva approfittato. Grazie a Merlino, Draco aveva accettato la situazione a
testa bassa, a volte prendendola un po’ in giro, a volte semplicemente
andandosene dalla stanza. Non era mai stato sgarbato, non le aveva mai risposto
male. Ed Hermione sapeva quanto fosse difficile per lui reprimere la rabbia,
quando questa lo assaliva. Ed era sicura che lo avesse assalito piuttosto
spesso, dato che gliene aveva fatte di tutti i colori. Spesso e volentieri lo
aveva anche cacciato dalla camera da letto.
Quindi, era piuttosto probabile che quella mattina si fosse
alzato presto, avesse rifatto il letto e fosse andato a lavorare. Negli ultimi
tre mesi tutto il tempo che non passava con lei lo passava a Grimmauld Place,
in ufficio.
-Draco o qualsiasi altra buon’anima disposta ad aiutare una
povera donna incinta, per favore, venite a farmi alzare dal letto!- esclamò
agitando la bacchetta un paio di volte. Malocchio Moody le aveva gentilmente
collegato la bacchetta al camino in salotto: se aveva bisogno di qualcosa le
bastava agitarla e in sala sarebbero fuoriuscite scintille rosse. Semplice,
essenziale e funzionale.
In due minuti Ginevra fu da lei, alcune pergamene in mano e
l’espressione corrucciata.
-Buongiorno donna incinta. Come ti senti oggi?- la salutò
distrattamente.
-Ciao, donna impegnata. Oggi mi sento piuttosto bene, anche
se a mio modesto parere sono leggermente troppo enorme. Cosa stai facendo?-
-Mi fa piacere vederti allegra. Comunque, sto leggendo.-
Hermione roteò gli occhi.
-Sono incinta, mica rimbecillita. Ho capito che stai
leggendo, ma cosa?-
Ginny si mordicchiò il labbro inferiore.
-Delle cose…- mormorò scrollando le spalle.
-Gin… non riesce ad ingannarmi il misterioso Malfoy, vuoi
riuscirci tu?-
-Oh… va bene. Sono informazioni sull’adozione.-
Hermione si sistemò meglio sui cuscini.
-Davvero? Perché? Cioè, è una cosa molto bella, ma pensavo
che preferissi provare ad avere un figlio tuo.-
-Infatti ci voglio provare. E ci proverò. Però… non ho molte
possibilità, è tutto in forse. Ed io un figlio lo voglio. E poi… adottare un
bambino è una bella cosa.-
-Sicuramente è una bella cosa.- la scrutò un attimo. –Non è
stata Sabrina ad obbligarti a leggere quelle cose, vero?-
Ginny ridacchiò. Povera Sabri, anche quando non c’entrava
veniva tirata in causa.
-No, non è stata lei. È stata… ho pensato a Camilla.-
-Camilla?-
-Già, la nostra Camilla. Ho pensato che… non tutte le
ragazze sono forti come te. Lo vedo al San Mungo. Troppe ragazze troppo
giovani, che non sanno come fare ad accudire i loro bambini. Oppure, bambini
orfani. Pensa al mio Harry. Ho pensato che… forse potrei mettere da parte il
mio egoismo e dare una casa ad un bambino che invece dovrebbe vivere in un
orfanotrofio. O con persone che non lo amano.-
Hermione tese le braccia ed abbracciò l’amica, pancia
permettendo.
-Ginny, sei una persona meravigliosa! Io non avrei mai
potuto abbandonare la mia Camilla, ma andare avanti è stata dura. Non… immagino
che non tutti ce la facciano.-
-Infatti. Ho preso i depliant di alcuni orfanotrofi. Qui a
Londra ce ne sono tre.-
-Ne hai parlato con Harry?-
-Sì, certo. Credo che lui preferisca così. È preoccupato per
la mia operazione. Non vuole che mi accada nulla di male. Non capisce che per
me la cosa più bella sarebbe un figlio mio. O forse sono io che non capisco
lui. Lui vuole solo avere un bambino. E se fosse nostro sarebbe più bello,
certo, ma quello che gli importa veramente è solo avere un bambino. Inoltre, se
ne prendessimo uno in difficoltà, credo che per lui sarebbe come prendere un
piccolo se stesso. Vorrei poter essere come lui.-
Hermione le accarezzò dolcemente un braccio.
-Sono sicura che alla fine tutto andrà a posto. In un modo o
nell’altro avrete il vostro bambino.-
-Speriamo. Dopotutto è quello che conta. Anche se… non ho
mai tenuto in braccio un bambino piccolo. Un bambino appena nato.-
La mora si passò una mano sul ventre.
-Credo che quello lo farai comunque. Non vorrai mica
sottrarti al tuo lavoro di zia, vero?-
-Assolutamente no!- la scrutò un momento. –E tu davvero non
vuoi sapere di che sesso sarà il pargoletto?- domandò rigirandosi la bacchetta
tra le mani. –Un piccolo incantesimo…
-Ginny, piantala! Non voglio saperlo, va bene? Io e Draco
abbiamo deciso di aspettare e aspetteremo.-
-Sì, ma non sei neanche un po’ curiosa?-
-E tu non hai nemmeno un po’ di doppi fini?- chiese Hermione
guardandola da sotto in su.
-Io…
-So della scommessa con Sabrina.-
Ginevra si passò una mano tra i capelli.
-Ah, lo sai?- domandò in tono casuale.
-Già. E non cambierò idea. Dovrete aspettare anche voi. E
poi mancano solo tre settimane, no?-
-Giusto.- sospirò. –Ma davvero non vuoi sapere…
Hermione sbuffò rumorosamente.
-Gin, non voglio sapere. Punto e basta. Quello che vorrei
sapere, invece, è dove caspita si è ficcato mio marito. L’hai visto?-
-Stamattina no, mi spiace. Ma io sono arrivata piuttosto
tardi, probabilmente sarà già andato al lavoro. Harry mi ha detto che i
Mangiamorte in questo periodo sono più agitati del solito. Hanno parecchio da
fare a Grimmauld Place.-
-Poverini.-
-Davvero. Comunque, le hai prese le vitamine?-
Hermione sospirò. Ecco che iniziava a fare la Medimaga.
-Certo che le ho prese.-
-Bene. Allora passo tra un attimo e controllo il battito sia
tuo che del bambino.-
-Gin, Celestina ha detto che non è necessario farlo ogni
giorno e…
-Non mi interessa, Hermione. Io voglio farlo. E tu devi
stare zitta, perché sei una mia paziente. Sto a casa dal lavoro apposta per
badare a te, quindi devi farmi lavorare.-
-Va bene. Allora, dato che sei la mia infermiera personale,
potresti cortesemente aiutarmi ad alzarmi dal letto? Non ce la faccio più a
stare distesa.-
Ginny scosse la testa.
-No no, non se ne parla.-
Hermione spalancò la bocca.
-Cosa vorrebbe dire che non se ne parla?-
-Non prima che io abbia controllato se tu e il bambino state
bene!-
-Ma Gin…
-Niente Gin, è così e basta.- si alzò dal letto ed imboccò
la porta. –Fa’ la brava, Hermione.-
La mora grugnì, guardandola in cagnesco.
-Allora voglio mio marito.-
Ginevra scrollò le spalle.
-Come vuoi. Lo dico ad Harry. Ci vediamo tra poco.-
Ginny arrivò in fondo alle scale giusto in tempo per vedere
Harry comparire tra le fiamme verdi del camino.
-Ciao, tesoro.- lo salutò allegramente. –Come mai già qui?-
-Devo prendere una cosa nell’ufficio di Malfoy. Come sta
Hermione?-
-Bene. Sto andando a prenderle le vitamine in cucina. Vieni
con me.-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-No, Gin, devo andare a…
Lei sbatté le ciglia un paio di volte.
-Ma stamattina non mi hai svegliata quando sei uscito. Non
ti ho nemmeno salutato…
Harry si bloccò a metà della scalinata.
-E come vorresti salutarmi?-
-Vieni in cucina che te lo faccio vedere.-
In un secondo Harry ridiscese le scale a seguì la moglie
nella cucina dei Malfoy.
-Timmy e Tammy, le vitamine per la signora Malfoy.- disse la
ragazza perentoria. Due elfi domestici abbandonarono la sala e tornarono poco
dopo con un’ampolla viola.
-Ecco, signora Potter.- dissero in coro, inchinandosi. Harry
fece un gesto seccato con la mano.
-Grazie, grazie, ma ora andatevene.- si guardò intorno.
–Tutti. Io e mia moglie dobbiamo discutere di una cosa molto importante.-
La cucina si svuotò in un attimo ed il moro abbracciò
Ginevra da dietro.
-Ora siamo soli, mio piccolo fiore. Salutami.-
Ginny inarcò un sopracciglio.
-Stavano cucinando. E tu li hai mandati via. Hermione si
arrabbierà. Molto.-
Lui scrollò le spalle.
-Cucinerò io per lei. Con le mie mani. Ma ora tu baciami,
mogliettina.-
Lei non se lo fece ripetere due volte e si rigirò tra le sue
braccia, cingendogli il collo con le braccia. Si baciarono ed Harry la fece
audacemente sedere sul bancone. Ripresero a baciarsi, le mani di lui che le
accarezzavano dolcemente la schiena.
-Harry, Ginny!- esclamò all’improvviso una voce a metà tra
il sorpreso e l’indignato. Ginevra scivolò giù dal piano della cucina alla
velocità della luce.
-Ciao, mamma.- mormorò rassettandosi il vestito.
-Ciao, Molly.- salutò Harry passandosi una mano tra i
capelli. –Che piacere vederti ora.- aggiunse sarcasticamente a bassa
voce.
-Harry Potter, ti ho sentito, razza di mascalzone!- sbottò
la signora Weasley puntandogli contro un dito. –E non credere che non sappia
che sei stato tu a convincere la mia bambina a fare quello che stavate facendo
qui in cucina. Che, tra l’altro, non è nemmeno la vostra.-
Il moro le sorrise.
-Eh, Molly, tua figlia è cambiata parecchio. Non è più la
santarellina che conoscevi tu.- la prese in giro.
Molly sorrise di rimando.
-Ma certo. È peggiorata quando ti ha sposato.- ribatté
sospingendoli fuori dalla cucina.
In salotto Harry fissò la moglie perplesso.
-Che voleva dire?-
Ginevra sospirò.
-Che non sei esattamente un buon esempio.- spiegò
pazientemente. –Ma stava scherzando, tesoro.- aggiunse vedendo la faccia del
marito.
-Oh, certo.- gettò uno sguardo all’orologio. –Ora è meglio
che vada. Uso direttamente il camino dello studio di Malfoy, così non rischio
di incontrare di nuovo la mia cara suocera che non mi apprezza.-
-Va bene.- Ginny gli diede un bacio. –Buon lavoro, tesoro.
Ah, fai venire qui Draco, per favore. Hermione ha detto che non ha intenzione
di stare a letto, se non ha suo marito.-
Harry sbarrò gli occhi.
-Ehm… in realtà… Malfoy non è a Grimmauld Place.- mormorò.
-E dov’è?-
-È… cioè, aveva…- fissò la moglie negli occhi. Se anche
avesse mentito, lei lo avrebbe smascherato. Ormai la conosceva. –Non lo so.-
disse infine con un filo di voce.
-Come sarebbe a dire che non lo sai? Non è venuto in
ufficio, stamattina?-
-Ehm… esatto.- almeno questa non era una bugia.
-E allora dov’è?- domandò una voce isterica. I coniugi
Potter si girarono, trovandosi davanti Hermione, il volto arrossato e
l’espressione indecifrabile. Ginny corse sulle scale, aiutandola a scendere.
-Herm, dovevi rimanere a letto!-
-Dov’è Draco?- domandò di nuovo lei, ignorando l’amica.
–Harry, dov’è?-
Il moro evitò di guardarla. Voleva dirle la verità, ma
sapeva che se le avesse detto cosa stava passando Draco lei non l’avrebbe presa
bene. E non voleva assolutamente che litigassero a tre settimane dalla nascita
del bambino.
-Non lo so. Però… può darsi che sia andato a fare una cosa…
una cosa per il lavoro…
-Ne sei sicuro?- mormorò Hermione angosciata. Ripensò al
letto perfettamente intatto. –Oh… non è neanche tornato a dormire!- realizzò
all’improvviso. Ginny si voltò verso di lei. –Che vuol dire che non è nemmeno
tornato a dormire?-
-Stamattina le coperte erano perfette, ma ho pensato che
avesse rifatto la sua parte di letto… invece… oddio e se gli è successo
qualcosa?-
Harry scosse la testa.
-No, assolutamente no. Sono sicuro che sta benissimo.-
-E se non dovesse…
-Mamma, che succede?- domandò la voce assonnata di Camilla.
Era appena arrivata in salotto, accompagnata da Daniel.
Hermione le sorrise, cercando di scacciare l’espressione
preoccupata che le solcava il viso.
-Niente, Cami. Tornate di sopra, ragazzi.-
-Ma dov’è papà?-
-Tuo padre ora non c’è.- le rispose gentilmente Ginevra. –Ma
non preoccuparti. Adesso andate di sopra. Per favore.-
I due ragazzi risalirono le scale. Daniel che la scrutava
preoccupato.
-Cosa sta succedendo, Camilla?-
Lei si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
-È già successo una volta.- mormorò tirando su con il naso.
-Cosa?-
-Che papà non tornasse a dormire senza dire niente.-
Daniel strinse le labbra.
-Perché, cosa è successo?-
-Lui… ha litigato con il mio papà Ron. In modo davvero
brutto. E dopo se n’è andato e non è tornato per dei mesi. Mia madre è stata
malissimo. Non voglio che succeda di nuovo.-
Il ragazzo l’abbracciò.
-Non succederà di nuovo. Stai tranquilla.-
Si alzò, mettendosi il mantello.
-Daniel… dove vai?-
-Arrivo tra un po’. Tu stai tranquilla, Camilla. Torno tra
un attimo, davvero.-
Daniel s’incamminò verso la casa dei Potter, il passo deciso
e lo sguardo determinato. Odiava quando Camilla stava male. Gli si mozzava il
respiro ad ogni sua lacrima. Scavalcò lo steccato ed aggirò la casa,
ritrovandosi sul giardino di dietro. Sotto una grande quercia, seduto con la
schiena appoggiata contro il tronco, c’era Draco. I capelli biondi che
svolazzavano per la leggera brezza, gli occhi puntati sull’orizzonte. Daniel si
avvicinò piano.
-Signor Malfoy.-
Il biondo sussultò, girandosi di scatto.
-Oh, Daniel. Come facevi a sapere che ero qui?-
-Importa?- chiese il ragazzino sedendosi davanti a lui. In
quel preciso momento lo odiava. La sua famiglia impazziva a cercarlo e lui se
ne stava lì, tranquillo.
-Certo che importa. Volevo giusto starmene da solo.-
-L’ho vista stamattina. Dalla mia stanza si vede questo
giardino. Perché… perché non è tornato a dormire a casa?-
Draco evitò il suo sguardo.
-Non sono affari tuoi, Daniel. Anzi, ti pregherei di tornare
a casa e di non dire a nessuno che sono qui.-
-Non me ne vado se lei non viene con me, signor Malfoy.-
disse cocciuto.
Il biondo sbuffò.
-Ma cosa vuoi da me, si può sapere?-
-Sua moglie è preoccupata, così come tutte le altre persone
che sono a Malfoy Manor. Ed il signor Potter non sa più come mentire.-
-Non ti deve riguardare neanche questo.-
-Invece mi riguarda, perché anche Camilla soffre.-
-Lascia fuori da questa situazione Camilla. Io sono suo
padre, lei non ti deve interessare.-
-E invece mi interessa!- sbottò Daniel guardandolo male. –Perché
io le voglio bene!-
-Anche io le voglio bene!- rispose nello stesso tono
Draco.-Non capisci! Sei solo un ragazzino!-
-Forse sono solo un ragazzino. Ma in questo momento, signor
Malfoy, credo che tra i due sia io il più maturo. Credo che… se uno è innamorato
non scappa davanti alle difficoltà. Non abbandona la persona che ama. Anche se
è spaventato, anche se lei non lo tratta esattamente come vorrebbe essere
trattato.- “anche se lei bacia un altro” aggiunse mentalmente. Draco lo fissò.
Dopo un attimo si prese la testa tra le mani.
-Sei solo un ragazzino.- ripeté.
Daniel sospirò.
-Signor Malfoy, per favore. Torni a casa. Tanto… lo sa
benissimo che non potrebbe stare senza la signora Malfoy. E cosa vuole fare,
comportarsi come il vero padre di Camilla? Comportarsi come quella persona che
disprezza tanto? Sa cosa ho sempre pensato io? Che fosse lei il padre giusto
per Camilla. Sono sempre stato dalla sua parte, anche se Ronald Weasley non lo
conoscevo nemmeno. L’ho conosciuto ieri e devo dire che non mi piace affatto.
Secondo me è lei la persona che Camilla e la signora Malfoy si meritano. Però…
in questo momento sta sbagliando.- lo fissò negli occhi. –Per favore… la prego…
torni a casa.-
Draco scosse la testa.
-Ho bisogno di più tempo, Daniel. Non puoi capire come mi
sento.-
-Infatti non lo capisco. Non capisco perché si stia
comportando così. So solo che appena me ne sono andato Camilla stava piangendo.
E… io… io non sopporto vederla piangere.- confessò a bassa voce.
Il biondo lo fissò negli occhi. Ed in quel momento desiderò
aver detto a Nott che andava bene, che poteva promettere Camilla e Daniel. Quel
ragazzino era un partito perfetto. Anche se aveva solo dodici anni. Sospirando
si alzò e si spazzolò i pantaloni.
-Andiamo.-
Daniel lo seguì, un sorriso di vittoria sul volto.
-Se vuole parlare ancora con me, signor Malfoy, non esiti a
chiederlo.- disse serio. Draco lo scrutò un attimo. Poi scrollò le spalle.
-Non dire sciocchezze.- lo freddò. –Non ho bisogno di
parlare con te.-
Daniel inarcò un sopracciglio, ma non fece commenti.
Arrivarono a Malfoy Manor ed entrarono. Il salotto era
stranamente vuoto. Il biondo si guardò intorno.
-Qua non c’è nessuno. Se è uno stupido scherzo, Daniel…
-Le giuro che non è uno scherzo!- si difese il ragazzino
guardandolo spaventato. –Erano tutti qua e… dov’è Camilla?- salì due scalini.
–Camilla?- chiamò a gran voce. Non ottenne risposta. Corse di sopra e tornò da
Draco poco dopo.
-Non c’è.- comunicò in tono angosciato.
-Okay, calma. Dovranno essere andati da qualche parte…
-Erano qua! C’era sua moglie, io e Camilla, i signori
Potter… erano qua!-
-Dove possono…
-Malfoy!- esclamò una voce ansimante proveniente
dall’ingresso. Draco si girò.
-Potter. Cos’è successo?-
Harry si premette una mano sul petto, cercando di respirare.
-Ti ho cercato ovunque. Pensavo te ne fossi andato sul
serio. Merlino che corsa.-
-Potter, piantala di cianciare! Dov’è mia moglie?-
-Hermione è all’ospedale. Sta…
-Ospedale?- Draco sbiancò. –Che vuol dire all’ospedale? Sta
male? Si sente male, è svenuta? Cos’è successo? Santo cielo, Potter, parla!-
-Tua moglie sta per partorire.-
Il biondo sgranò gli occhi.
-Cosa… mancano ancora tre settimane.-
-Invece no. Le si sono rotte le acque. È successo
all’improvviso. Ci sono Ginny e Molly con lei. E anche Camilla. Non devi
preoccuparti, però dobbiamo andare al San Mungo.-
Draco annuì, cercando di calmarsi. Hermione stava per
partorire. Stava per partorire il loro bambino. O bambina. E lui se lo stava
per perdere.
-Certo, andiamo.- prese una manciata di Polvere Volante e
trascinò con sé Daniel. –Reparto Maternità, vero Potter?- il moro annuì. –Okay.
Ci vediamo lì tra un minuto.-
Sabrina misurava a grandi passi la sala d’aspetto del
Reparto Maternità, quando Draco e Daniel spuntarono dal camino lì accanto. Fece
un salto di mezzo metro.
-Oddio, che spavento! Draco, sei arrivato…
-Dov’è Hermione?-
-Di là. C’è la vostra ginecologa con lei. E Ginny. Camilla è
con Molly alla caffetteria.-
-Devo vederla.-
-Ora non puoi. Sta partorendo, Draco.-
-No… non può… cioè, è troppo presto… Pensavo ci fosse il
travaglio e…
-Hanno accorciato i tempi con la magia, a quanto ho capito.-
Draco si lasciò cadere su una sedia.
-Perché? Ci sono complicazioni, il bambino non sta bene…
perché?-
-Niente di grave. Lei si è solo agitata un po’ troppo, così
hanno pensato che fosse meglio affrettare un pochino i tempi. Ma non le
succederà niente, non preoccuparti. Tra poco vedrai tua moglie e… il tuo
bambino.-
Lui la scrutò un attimo. Poi si alzò in piedi e l’abbracciò.
Era la prima volta che lo faceva da quando si conoscevano.
-Io vorrei… cioè, mi piacerebbe… voglio vedere mio figlio
nascere.- le comunicò deciso.
Sabrina scoppiò a ridere.
-Che c’è?- domandò Draco bruscamente. Odiava che si ridesse
di lui.
-Guardami negli occhi, Malfoy. Tu non vuoi vedere un
parto. Te lo assicuro, tu non lo vuoi. Per quanto tu possa poeticamente dire
che la nascita di una persona, del proprio figlio, sia la cosa più bella da
vedere, io ti dico che fa schifo. Tua moglie urla come un’ossessa, e non
certo di piacere, e la prima immagine di tuo figlio che hai è un robino tutto
ricoperto di sangue e simili. Non è una bella cosa.-
Draco la guardò leggermente inorridito.
-Va bene, resto qui.- decise a bassa voce. Sabrina gli si
sedette accanto.
-Inoltre, io non saprei cosa dire a quel simpatico
ragazzino.- disse indicando con un cenno del capo Daniel, che fissava un po’
perplesso i poster di madri che allattavano i figli a seno scoperto.
Il biondo scrollò le spalle. Lanciò un’occhiataccia a
Sabrina.
-Non è un ragazzino.- precisò stizzito. –È un amico di
Camilla, quindi trattalo bene. Comunque, tu non parlerai con lui, parlerai con
me. E vedi di distrarmi bene, perché sono molto agitato.-
-E chi parlerà con lui?-
-Ora arriva Potter. Muoviti, distraimi.-
Sabrina arricciò le labbra in un sorrisino sexy.
-Come vuoi che ti distragga?- domandò con voce sensuale.
Draco si prese la testa tra le mani.
-Oh santissimo Merlino. Mia moglie sta partorendo e la sua
migliore amica flirta con me.-
-È l’unico modo che conosco per distrarre le persone.- si
giustificò Sabrina fulminandolo con un’occhiata.
-Beh, trovane un altro, cortesemente. Raccontami qualcosa.-
-Raccontarti qualcosa… vediamo… posso dirti cosa abbiamo
fatto io e Blaise l’ultima volta che ci siamo visti.-
Il ragazzo fece una smorfia.
-Ma di solito fate sesso.-
-Appunto. È l’unica cosa interessante che mi viene in
mente.-
Draco ci pensò su un attimo. Poi scrollò le spalle.
-Racconta.-
Ginny uscì dalla porta bianca del Reparto Maternità e
quattro persone puntarono gli occhi su di lei.
-Oh, Draco, sei qui. Molto bene. Hermione…
-Come sta?- domandò il biondo apprensivo.
-Benissimo. Così come l’ultimo piccolo Malfoy.-
Il cuore di Draco mancò un battito.
-Merlino.- mormorò piano. –È un maschio o una femmina?-
Ginevra sorrise enigmaticamente.
-Scoprilo tu stesso.-
-Posso entrare?-
-Ora sì. Stanza 32.-
Il ragazzo scattò in piedi e corse attraverso il corridoio.
Arrivò davanti alla porta e prese fiato. Stava per vedere suo figlio. Suo
figlio. Bussò.
-Avanti.- disse la voce di Hermione.
Draco entrò e si avvicinò al letto. Accarezzò la fronte
della moglie e la baciò dolcemente sulle labbra.
-Tesoro…
-Draco, grazie al cielo sei arrivato.-
-Amore. Come stai? Sei tutta sudata.-
La mora sorrise stancamente.
-Partorire è faticoso. Ma sto bene, non preoccuparti. E
anche…
-Dov’è il piccolo? O la piccola.-
-Con Celestina per i controlli che devono fare alla nascita.
Tra un minuto sarà qui. Ma Ginny non ti ha ancora detto se è un maschietto o
una femminuccia?-
-No. Ha detto che potevo vederlo da me.-
Hermione sorrise.
-Benissimo. Allora anche io ti rispondo così. Un attimo e lo
saprai.-
-Non vedo l’ora.- prese fiato. –Senti, Hermione, per quello
che è successo… per il fatto che non sono tornato a dormire… io…
-Non mi importa, Draco. L’importante è che ora sei qui.-
-No, devo spiegarti… il fatto è che ho avuto…
La ragazza gli accarezzò dolcemente una guancia.
-Essere spaventati è normale. Aspetta di avere la piccola
creaturina che abbiamo fatto tra le braccia e ti dimenticherai cosa sia, la
paura.- inarcò un sopracciglio. –Naturalmente, per punizione per essertene
andato, per le prime due settimane ti alzerai tu di notte, quando piangerà.-
Draco sorrise, la coscienza nettamente più leggera.
-Va bene. Ora…
In quell’istante la porta si aprì e fecero il loro ingresso
Camilla e la signora Weasley. Un fagottino di coperte tra le braccia della
donna. Draco quasi non cadde dal letto.
-È…
-Questo è tuo figlio, Draco.- disse gentilmente la signora
Weasley, mettendogli il pargoletto in braccio. Il ragazzo guardò il bambino,
due occhioni azzurri identici ai suoi, ed un ciuffetto di capelli biondi. Era
suo. Suo e nessuno glielo avrebbe mai portato via. Gli sorrise dolcemente.
-Tesoro, non vuoi vedere se è un maschio o una femmina?-
domandò Hermione.
-È un maschio.- disse il biondo, rendendosi conto solo in
quel momento che in effetti non aveva guardato. –Lo sento.- mormorò come
spiegazione.
-Per forza, è uguale a te.- esclamò Camilla, che si era
seduta sul letto della madre. –Non assomiglia per niente alla mamma.-
Draco alzò lo sguardo su di lei.
-Mi sembra giusto. Tu sei la copia di tua madre, lui la
mia.-
-Ragionevole.- sorrise Molly Weasley. –Ora vai vicino a tua
moglie, Draco.- lo spinse verso il letto. –Voglio fare una foto a tutta la
famiglia.-
Hermione prese il piccolo tra le braccia e Draco le appoggiò
una mano sulla spalla. Molly scattò tre foto e se il biondo non avesse iniziato
a brontolare probabilmente ce ne sarebbero state molte altre.
Nei minuti seguenti li raggiunsero tutti gli altri ed Harry
fece comparire una bottiglia di spumante e dei bicchieri.
Sabrina alzò il calice per il brindisi.
-Bene, dato che sono la più simpatica il discorsetto tocca a
me. Allora… sentite congratulazioni alla famiglia Malfoy ed al piccolo…- sgranò
gli occhi. –Oddio, non gli avete dato il nome!-
Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo.
-Alexander.- dissero in coro.
-Perché Alexander?- domandò Harry perplesso. –Non conosciamo
nessuno che si chiami Alexander.-
-Appunto.- sospirò la mora. –L’abbiamo fatto apposta. Così,
per non creare disaccordi.-
-Oh, ma certo. Perché immagino proprio che Malfoy pensasse
di chiamare suo figlio Lucius…
Draco roteò gli occhi.
-Vuoi morire, Potter?-
-Ehm… no, non oggi, grazie.-
-Allora chiudi quella boccaccia. Si chiama Alexander, punto
e basta.- accarezzò con lo sguardo il bimbo. –Alex.- puntualizzò.
-Sì, va bene, come vi pare. Ora possiamo brindare, per
favore?- sbottò Sabrina interrompendo quel simpatico scambio di battute. La
stanza si zittì in un attimo. –Bene. Stavo dicendo, prima di venire bruscamente
interrotta. Sentite congratulazioni alla famiglia Malfoy ed un grande benvenuto
al piccolo Alex.-
Brindarono e poi Ginny si affrettò a far scomparire la
bottiglia.
-Siamo in ospedale. Non si può bere, qui.- spiegò
stringendosi nelle spalle. –Festeggeremo a casa.-
Sabrina annuì, poi si ricordò della scommessa con Ginevra.
-Ah, Gin…
-Scusa, Sabri. Ma ora devo andare da… Celestina. A prendere
i risultati delle analisi e tutto quanto. Sai, tipo quanto pesa e simili.-
-Oh… okay, vai.- la guardò uscire di fretta e furia dalla
stanza. –Ma guarda che tanto dopo me li devi dare, quei dieci galeoni! E
possibilmente anche accompagnarmi in un negozio dove li posso spendere!- le
gridò dietro.
Visto, Draco è rinsavito piuttosto in fretta ^^. Comunque,
questo capitolo devo dire che mi piace proprio! Adoro Daniel… ma lasciamo
perdere e passiamo ai ringraziamenti:
Savannah (no, non ha fatto cavolate immense,
ha solo avuto una delle sue… piccole crisi d’ansia. Ormai lo conosci, sai
quanto è strano. Tutti quegli sbalzi d’umore… mente bacata Malfoy ^^), Patty
(purtroppo Blaise è sempre un pochettino malinconico… ma Sabrina versione
consolatrice-coccolatrice funziona sempre! Comunque nel prossimo capitolo
Blaise e Sabri ci saranno sicuramente! Proprio all’inizio se non ricordo
male…), Minako-chan, Shannara_810 (ah, niente di troppo
strano per Draco, solo… alle volte è un po’ strano, ma solitamente rinsavisce…
o almeno, c’è sempre qualcuno che pensa a farlo rinsavire! ^^), valy, lucilla91,
JulyChan (non avevo notato che lo facevo sfrattare da ben due
fic… ^^. Però dai, gli ho fatto avere un bimbo uguale a lui, mi avrà perdonata,
no? Ciau, ci sentiamo sul forum!)
Grazie a
tutti, anche a quelli che leggono soltanto!
Sabrina bloccò l’entrata alla stanza da letto dei Malfoy a
Blaise afferrandolo per un braccio.
-Non entrare.- gli intimò seriamente.
Il ragazzo la fissò perplesso.
-Cosa caspita stai dicendo?-
-Fidati di me, Blaise. Tu non vuoi vedere la scena che si è
appena presentata ai miei occhi. No, tu non vuoi.-
Blaise sgranò gli occhi.
-Stanno facendo sesso?!-
-No! Ma pensi solo a quello?-
Lui scrollò le spalle.
-Sì, esattamente come te. Ma se non stanno facendo niente di
sconcio perché non posso entrare?-
-Perché ti commuoveresti. Tu sei una femminuccia, Blaise.-
Il ragazzo spalancò la bocca, indignato.
-Io non sono una femminuccia! E piantala di guardarmi così.
Dai, fammi entrare, voglio vedere il piccolo.-
-No, adesso non puoi. Davvero ti commuoveresti. Ti conosco,
Blaise. Scoppieresti a piangere.-
-Fallo decidere a me, almeno!-
-Va bene, va bene, guarda.-
Si spostò per farlo passare e si fermò ad osservare la sua
faccia. A Blaise si strinse il cuore: distesi sul letto c’erano Draco con il bimbo
in braccio, Camilla nel mezzo ed Hermione con la testa appoggiata sulla spalla
del marito ed il braccio attorno alle spalle della figlia. Tutti beatamente
addormentati. Un quadretto tanto dolce che il ragazzo stava davvero per
commuoversi. Si trattenne solo per non dare soddisfazione a Sabrina.
-Allora, che dici?- lo pungolò lei.
-Che vorrei fare una foto. Peccato che non abbia qua la
macchina fotografica.-
-Oh, per quello non c’è problema!- Sabrina tirò fuori il
cellulare. –Scatta con questo.-
Blaise le lanciò un’occhiata significativa, grattandosi la
testa con aria smarrita.
-Capito, faccio io. Anche se qualche volta potresti
applicarti un po’. È un telefonino, mica uno shuttle.-
-Senti, è già bello se ho imparato ad usare la televisione.-
-Oh, lasciamo stare. Fammi concentrare, altrimenti la foto
mi viene tutta mossa.-
Si mise in posizione, la lingua tra i denti, il braccio teso
ed il cellulare puntato sulla famiglia Malfoy. Scattò, facendo un baccano
incredibile. Il piccolo Alex scoppiò a piangere all’istante, svegliando tutti
gli altri. Blaise si coprì gli occhi con la mano.
-Sabri, accidenti!-
-Ehm… scusate, ho dimenticato di metterlo silenzioso.-
-Ma pensa.- mormorò Draco facendo una smorfia e tentando di
calmare il figlioletto, che si dimenava come un disperato. Hermione gli tirò un
buffetto sul braccio.
-Non importa. Tanto ci dovevamo svegliare lo stesso.- la
mora si alzò. –Ciao, Blaise. Finalmente ce l’hai fatta a venire!-
-Già. Mi è spiaciuto non essere venuto prima, ma… il lavoro
non l’ha permesso.-
Draco si alzò, Alex sempre in braccio, e si avvicinò
all’amico.
-Non fa niente, basta che tu sia venuto. Guarda… guarda
quanto è bello mio figlio.-
-Bello è bello, ha preso tutto da te.- commentò il moro.
–Speriamo almeno che il carattere sia quello di tua moglie, però. Non so se la
gente potrebbe sopportare un altro te.-
Il biondo ghignò.
-Tutti vorrebbero un altro me. Comunque, piantala di sparare
cazzate e prendilo in braccio.-
Blaise lo fissò spaventato.
-Aspetta… io non sono capace.- mormorò scuotendo la testa.
Camilla gli passò accanto.
-È facile, Blaise.- disse in tono esperto. –Io l’ho tenuto
in braccio un mucchio di volte!-
Hermione gli sorrise.
-Vero. E anche Sabrina. E se lei è riuscita a non
farlo cadere, puoi riuscirci benissimo anche tu.-
-Sei molto simpatica, ‘Mione. Davvero simpatica, la mia
migliore amica. Ma ricordati bene che io ho tenuto in braccio anche Camilla,
quando era piccola!-
-Camilla aveva un anno, quando ti ho conosciuta, non una
settimana.-
-Non cambia molto, un paio di centimetri.-
-Come no.-
Draco sbuffò, interrompendo le due ragazze.
-Facciamo prendere in braccio mio figlio al mio migliore
amico, per piacere? Prima che Alex vada ad Hogwarts, possibilmente.-
-Daglielo, Draco.- disse Hermione ragionevolmente.
Il biondo mise il broncio.
-Ho paura di farlo cadere.- confessò a bassa voce.
La mora alzò gli occhi al soffitto, accorrendo in aiuto del
marito. Prese il bimbo e lo mise in mano a Blaise, che lo accolse rigidamente
tra le sue braccia. Senza muoversi assolutamente, gli sorrise.
-È… carino.- sussurrò.
Sabrina gli si affiancò.
-Guarda che puoi toccarlo.- gli fece presente accarezzando
dolcemente una guanciotta paffuta del piccolo.
-Non posso sia tenerlo in braccio che toccarlo.-
-Ma certo che puoi.- Sabrina gli fece mettere un braccio
sotto il corpo di Alex e glielo fece avvicinare al petto, di modo che l’altra
sua mano fosse libera. –Visto? Dai, accarezzalo. È morbidissimo!-
Blaise gli sfiorò la fronte con un dito, mentre un sorriso
si apriva sul suo volto.
-Draco, hai fatto un lavoro splendido.- commentò ammirato.
-Grazie, amico. Sinceramente lo penso anche io e…
Un “ehm, ehm” seccato lo interruppe. Si voltò verso la
moglie.
-Cioè… Blaise, insomma, quanto sei maleducato! Io ed
Hermione abbiamo fatto un lavoro splendido.-
Il moro annuì.
-Certo, scusa Hermione. Anche tu sei stata magnifica.-
La ragazza lo guardò storto.
-Ricorda sempre, Blaise, che gli uomini si godono la parte
divertente, ma poi sono le donne che fanno tutto il lavoro!-
Blaise la fissò vagamente intimorito. Non voleva entrare in
discorsi del genere. Con Sabrina ci litigava sempre.
-Certo, Hermione. Hai perfettamente ragione.-
-Appunto.- la mora si guardò intorno. –Ragazzi, ma non vi
pare che manchi qualcuno?-
Camilla emise un rantolo.
-Daniel!- esclamò battendosi una manata sulla fronte. –L’ho
lasciato con nonno Arthur!-
Draco si riappropriò del figlio che, seppur a malincuore,
Blaise gli dovette ridare.
-Arthur Weasley è a casa nostra?- domandò.
-Sì. Dato che la nonna in questi giorni sta da noi, ha
deciso di venire anche lui.-
Il biondo sbuffò rumorosamente.
-Puoi anche dire ai tuoi nonni che non è necessario che
stiano qui sempre. Tua madre ha già avuto un figlio, sa come si fa.-
Camilla scrollò le spalle.
-E perché? A me fa piacere che i nonni siano qui.-
-Beh, il discorso non è questo.- intervenne Hermione prima
che scoppiasse una lite. A Draco non faceva molto piacere che i Weasley più
anziani stessero a Malfoy Manor. Forse per il fatto che Camilla tendeva a stare
più con loro che con lui. –Se Daniel è con lui va bene.-
La ragazzina sorrise.
-Immagino di sì. Nonno ha portato una radio babbana. Gli ha
fatto un incantesimo e…
Draco non la lasciò finire di parlare e si precipitò giù
dalle scale, sotto lo sguardo stranito di Sabrina.
-Herm, dovresti far dare una controllatina a tuo marito. Ha
qualcosa che non va con i nervi.-
Hermione scoppiò a ridere.
-No, sta bene. È solo andato a salvare Daniel.-
-Perché, che c’è di male in una radio?-
-In una radio niente, ma in una radio modificata da Arthur
Weasley… l’ultima volta che ha messo le mani nel mio computer quello è saltato
in aria dopo quattro minuti che lo avevo acceso, bruciandomi una ciocca di
capelli.-
Harry bevve un altro po’ di Champagne dal suo bicchiere, poi
lo posò sul tavolo e strinse la mano della moglie, seduta di fronte a lui.
-Ginevra Potter, io ti amo.- le sussurrò.
-Ti amo anch’io, Harry.- rispose lei sorridendogli.
-Perfetto.- frugò nella tasca e tirò fuori una scatolina
quadrata. –Buon anniversario, amore.-
Ginny prese il regalo e lo scartò: un paio di orecchini di
perle, classici. Molto eleganti. Proprio quelli che voleva comprare da
indossare alla festa per il piccolo Alex.
-Oh, Harry! Grazie, sono splendidi.-
-Prego, tesoro.-
Lei gli tese un pacco grande e sformato.
-Questo è il tuo regalo.-
Harry lo aprì e quando vide quello di cui si trattava
scoppiò a ridere: un grosso cuscino rosso, a forma di cuore, che avevano visto
insieme qualche settimana prima. A lui era piaciuto da morire e l’aveva pregata
di comprarlo, ma lei aveva sostenuto che era orribile e così erano tornati a
casa a mani vuote.
-Gin, me lo hai preso!-
-Già. E ci ho anche fatto scrivere i nostri nomi sopra. Ma
non illuderti che te lo faccia tenere sul letto!-
-Ma certo che no, mogliettina. Sul letto ci siamo sempre e
solo io e te, lo sai. Questo lo metterò… sul divano in salotto, di modo che
possano vedere tutti quanti ci amiamo.-
Ginevra inorridì.
-Attenzione a te, Potter!-
Harry ridacchiò e poi andò a pagare il conto. Tornò dalla
moglie.
-Tesoro, cosa vuoi fare adesso?-
-Ti va bene una passeggiata per Hogsmead?-
-Shopping?- ammiccò il ragazzo. –Oggi ti compro tutto quello
che vuoi.-
Ginny ci pensò su.
-No, non shopping. Ho solo voglia di fare un giro e di stare
un po’ con te. Stai lavorando tanto ultimamente.-
-Lo so. Ma i Mangiamorte sono piuttosto agitati ed in
ufficio manca Malfoy. Mi secca dirlo ma senza di lui va tutto a rilento.-
-Beh, certo, tu non ricatti nessuno e la gente tende a
rilassarsi, quando capisce che anche se fa le cose con calma non gli succede
niente. Dovresti comportarti un po’ più come lui, Harry.-
-Così poi tutti odiano anche me.-
-Nessuno odia Malfoy. Tranne Neville, forse. Ma quello è
vecchio rancore. Anzi, tutti lo stimano e lo rispettano.-
-Vorresti dire che a me, invece, non mi stimano e non mi rispettano?-
-No, voglio dire che stimano e rispettano Malfoy come un
capo, mentre stimano e rispettano te come amico. E sebbene tu sia in
effetti loro amico, sei soprattutto il loro capo.-
-Oh.- Harry parve pensarci su. –Forse hai ragione. Ma non
voglio parlare di Malfoy il giorno del nostro anniversario, va bene?-
Ginny si alzò, prese il mantello, lo appoggiò sulle spalle e
prese il marito a braccetto. Lo baciò dolcemente sulle labbra.
-Va bene.-
Uscirono e presero a camminare abbracciati, sorridendo. Come
fossero stati due ragazzini. Era quello il bello di stare con Harry. Lui si
comportava come un ragazzino ingenuo e le regalava emozioni nuove, fresche. Ci
si dimenticava di essere ormai sulla soglia dei trent’anni, di avere una casa a
cui badare ed un lavoro che non sempre era piacevole svolgere, e ci si
ricordava solamente di quanto ci si voleva bene.
A Ginny tornavano sempre in mente le notti in cui lo
guardava dormire, di nascosto, quando lui passava la fine dell’estate alla
Tana. Ed era bello pensare che ora aveva la possibilità di guardarlo tutte le
notti, di stringersi a lui. Ed era bello sapere che anche se lei era brusca e
scorbutica, anche se litigavano, lo avrebbe potuto guardare comunque, perché
lui sarebbe sempre tornato da lei.
-Harry, andiamo dove non siamo mai stati.- propose
all’improvviso.
-In che senso?-
-Quando veniamo ad Hogsmead andiamo sempre dalle stesse
parti. Siamo talmente indaffarati che non guardiamo neppure il villaggio, solo
i soliti quattro negozi che ci servono. Oggi giriamo per le vie che non abbiamo
mai visto.-
Harry si guardò intorno.
-Cioè, ad esempio ora, invece di girare qui, che è la strada
che porta all’ufficio postale, andiamo dall’altra parte?-
Ginny si voltò.
-In via Edoardo il Bruto? Tu sei mai stato in via Edoardo il
Bruto?-
-No.-
-Bene, allora andiamo di lì.-
Andarono a zonzo senza mèta per un bel po’, parlando di
tutto e di niente, fermandosi agli angoli delle vie a baciarsi, come se davvero
fossero stati due ragazzini al loro primo appuntamento. Sotto al cartello di
una via, Ginevra si bloccò.
-Siamo mai stati in via Penelope la Maganò?- domandò
corrugando la fronte.
-No, non mi pare.- le rispose Harry abbracciandola da dietro
e dandole un bacio sul collo.
-Eppure a me dice qualcosa… sicuro che non ci sia qualche negozio?
L’alimentari, la sarta… una libreria, una farmacia?-
-Non lo so. Non mi ricordo il nome di tutte le vie in cui
facciamo compere, Gin. Però mi sembra di non essere mai passato di qui.-
-Forse…- d’un tratto le venne in mente. –Oh.- disse
soltanto.
Harry la scrutò.
-Che c’è, amore?-
-C’è… andiamo di qua, per favore. Facciamoci un altro regalo
di anniversario.-
Lui scrollò le spalle.
-Come vuoi, oggi comandi tu.- intercettò lo sguardo delle
moglie. –Va bene, come tutti gli altri giorni.-
Camminarono mano nella mano fino a che non furono davanti ad
un grande edificio di mattoncini rossi. Harry si guardò intorno con aria
spaesata.
-E questo cos’è?-
Ginny indicò la mano un cartello accanto al portone.
-Leggi.-
-“Orfanotrofio
Donna Sole. Amore, accoglienza e protezione per ogni bambino che purtroppo non
è stato fortunato.”- lesse ad alta voce Harry.
Si morse il labbro inferiore. -Un
orfanotrofio? Vuoi… entrare?-
Ginevra alzò le spalle.
-Siamo qui, Harry. Entriamo e facciamo una visita a questi
bambini. Tanto… ce ne sono tre di orfanotrofi qui, da uno dovevamo pur
iniziare. E visto che ci siamo praticamente capitati davanti…
-Okay, tesoro, come vuoi.-
-Ma sempre solo se a te va bene.-
Harry le sorrise.
-Certo che mi va bene. Anzi, mi fa piacere. Dai, andiamo.-
Avanzarono per il vialetto ed una volta davanti al portone
il ragazzo suonò il campanello. Venne ad aprire una donna sulla cinquantina,
con dei ricci capelli grigi e l’espressione gentile. Sussultò leggermente,
riconoscendo Harry Potter, il salvatore del mondo magico.
-Oh… signor
Potter… Harry Potter…- mormorò sottovoce. Lui sorrise, tendendo la mano.
-In persona. E questa è mia moglie Ginevra.-
-Io sono… Donna Sole. Beh… prego entrate.-
Si spostò e loro si fecero strada nell’ingresso.
-Prego, datemi i mantelli.- li prese e con un gesto di
bacchetta li appese su di un vecchio appendiabiti. –A cosa devo l’onore della
vostra visita? È per un’eventuale adozione o siete venuti solo a trovare i
bambini?-
Ginny deglutì.
-Per un’eventuale adozione.-
-Oh, allora seguitemi pure in ufficio. Da questa parte,
prego.-
Li condusse lungo un largo corridoio, fino ad una stanza con
la porta di vetro. Li fece accomodare su due poltroncine di velluto marrone,
mentre lei si sedette dall’altra parte della scrivania.
-Volevate informazioni sull’adozione?-
Harry annuì.
-Sì, volentieri.-
-Bene… per adottare un bambino prima di tutto serve tanto
amore e tanto desiderio di avere un figlio. Ma solitamente chi viene qua questa
cosa la possiede già dentro. Il più delle volte sono coppie che non possono
avere figli.-
-È… il nostro problema.- mormorò Ginny abbassando lo
sguardo.
Donna Sole le sorrise dolcemente.
-Cose che capitano, purtroppo, signora Potter.- sospirò e
continuò. –Inoltre, è consigliabile essere sposati. Non c’è nessuna legge
magica che vieti l’adozione a genitori singoli, ma solitamente se la coppia è
sposata le cose si svolgono più in fretta. Per voi, comunque, non c’è problema.
Da ultimo, bisogna avere un reddito abbastanza alto da dimostrare di potersi
permettere di dare al bambino tutto quello di cui ha bisogno, come una casa
accogliente, cibo, vestiti, occorrente per la scuola e tutto quello che serve.
Se si hanno questi requisiti, si può adottare un bambino.-
-Beh… noi li avremmo.- disse con foga Ginny. -Vogliamo un
bambino, siamo sposati e possiamo dargli tutto quello che gli serve. Nella
nostra casa c’è anche una stanza in più, l’avevamo fatta apposta per…- le si
incrinò leggermente la voce. Si schiarì la gola. –Insomma, il posto c’è già,
senza neppure fare dei lavori. Io ed Harry lavoriamo entrambi, ma se fosse
necessario io potrei anche restare a casa, il reddito di mio marito è piuttosto
alto. E sono una Medimaga, cosa che credo sia sempre utile.- spiegò Ginny
gesticolando.
-Mi sembra una situazione ideale, signora Potter. Avete già
avuto a che fare con dei bambini?-
Harry annuì vigorosamente.
-Abbiamo molti nipoti. Uno nato appena una settimana fa.-
-Il… figlio di Draco ed Hermione Malfoy, vero?- chiese
arrossendo leggermente. Era come una confessione scritta del fatto che leggesse
il Settimanale delle Streghe.
-Esatto. Viviamo vicini, siamo una famiglia molto unita.
Camilla, la prima figlia di Hermione, è molto legata a noi.-
La donna annuì.
-Perfetto. Davvero una situazione ideale. La presenza di
altri bambini può essere molto utile per far ambientare il bimbo.-
-Ma come si fa? Voglio dire, dobbiamo portare dei documenti
qui, o al Ministero…
-Prima di tutto dovete portare all’orfanotrofio i documenti
che provano quello di cui abbiamo appena parlato, ossia che avete i mezzi
necessari per mantenere un figlio, quindi il resoconto del reddito e qualcosa
che attesti che avete dei soldi da parte. Basta una lettera del direttore della
Gringott. Poi verrò io a visitare la vostra casa. Con i documenti ed una mia
lettera che comunica la mia approvazione bisogna andare al Ministero. Può darsi
che mandino anche un loro assistente sociale a controllare la casa, ma
solitamente si fidano del mio giudizio. Se tutto è a posto, basta una firma del
Ministro della Magia ed è fatto.-
Ginny si passò una mano tra i capelli.
-E… quanto tempo ci vorrebbe per finire le pratiche?-
-Tre, quattro mesi.- sorrise stancamente. –Meno di una
gravidanza.-
Ginevra guardò il marito. Poi di nuovo la donna.
-Ed il bambino lo… scegliamo? E se non si trova bene con
noi?-
-Il bambino lo scegliete, certamente. Potete anche decidere
di tenerlo con voi ad esempio due settimane e vedere come va. Se ci sono dei
problemi non sono quasi mai da parte dei bambini. Tutte le povere creature che
stanno qua vogliono solo una famiglia e dell’amore. Io cerco di farli stare
tutti bene, ma sono tanti ed io sono sola. Non è la stessa cosa che avere due
genitori. Cerco di far assomigliare questo posto ad una casa, ma più che altro
è un albergo. Non potranno mai essere felici qui come lo sarebbero in una casa.
Comunque, la maggior parte delle volte è amore a prima vista.- sorrise. –Una
coppia viene qui e tra tutti i bambini che ci sono se ne innamora di uno. E già
la seconda volta che lo vede, che lo viene a trovare di nuovo e che sta
iniziando le pratiche, inizia già a pensare a quanto bene gli vorrà. I bambini
percepiscono tutto questo.-
Ginny strinse la mano di Harry sotto al tavolo.
-Possiamo… vedere i bambini, adesso?- domandò con voce
emozionata.
Donna Sole si alzò e sorridendo aprì la porta.
-Certo. A quest’ora sono tutti nella Sala Comune, dove
possono giocare.- ripercorsero il corridoio e salirono un piano di scale.
–Perdonateli se c’è un po’ di disordine, ma si sa, sono bambini.-
Dopo un altro corridoio si iniziarono a sentire delle voci
allegre ed il rumore di risate. Arrivarono ad una grande sala guarnita da
quattro grandi divani e degli scaffali con giochi e libri. Sulle pareti foto di
altri bimbi, che sorridevano sdentatamente e salutavano con la mano. Una
quindicina di bambini giocavano e chiacchieravano tra loro. Donna Sole batté
due volte le mani ed il vociare si ridusse ad un bisbigliare sottovoce.
-Ragazzi, c’è una visita per voi. Mi raccomando, fate i
bravi, facciamo bella figura.- si rivolse ai Potter. –Avete mezz’oretta. Mi
spiace darvi un limite di tempo, ma alle due e mezza c’è il riposino. Parlate
con i bambini, fategli pure delle domande. Gli piace conoscere gente nuova. Io
comunque resto qui in sala.-
Ginny annuì e si strinse ad Harry. Tutti quei bambini la
mettevano un po’ in soggezione. Avevano smesso di fare quello che stavano
facendo e li scrutavano con curiosità.
-Rilassati, tesoro.- le mormorò il ragazzo in un orecchio.
-Uno di loro potrebbe essere nostro figlio entro quattro
mesi.-
-Maggior ragione per rilassarsi.-
La rossa annuì e sorrise ad una bimbetta di al massimo
quattro anni che si stava avvicinando a loro con piccoli passettini. Si chinò
per poterla guardare negli occhi.
-Ciao, piccola.- la salutò.
-Ciao.- la bambina tese una mano per sfiorarle i capelli.
–Come sono rossi!- esclamò. Ginny la guardò sorpresa.
-Ti piacciono?-
-Sì, tanto.-
-Anche i tuoi sono belli, così biondi e riccioluti.-
La bimba iniziò ad arrotolare una ciocca di ricci attorno al
dito.
-Lo so.- le rivolse un sorriso sdentato. –Vuoi venire a
giocare con me e con le mie amiche?-
-Certo!-
Harry guardò con un sorriso la bambina che trascinava Ginny
a sedersi per terra con altre cinque bimbe che stavano facendo finta di
imboccare delle bambole di pezza. Lui si guardò intorno e decise di andare a
sedersi accanto ad un ragazzino sui sei anni, che era sdraiato da solo sul
tappeto, intento a leggere un libro.
-Ehi… ehm… ciao.-
Lui alzò appena lo sguardo dalle pagine.
-Ciao.-
-Come stai?-
-Bene. E tu?-
-Bene. Senti… come ti chiami? Io sono Harry.-
Il bambino posò gli occhi su di lui, scrutandolo. Lo sguardo
indugiò sulla cicatrice.
-Io sono Simon. Sei Harry Potter?-
-Sì. Mi conosci?-
-Tutti ti conoscono.- rispose lui. Sorrise. –Mia mamma
diceva sempre che ti assomigliavo.-
Un po’ era vero. Aveva i capelli scuri come lui. Con la
differenza, però, che lui aveva gli occhi blu, non verdi. Di un blu profondo,
ancora più profondo di quello degli occhi di Blaise Zabini.
-Ed era un complimento?-
-Credo di sì.-
Restarono in silenzio per un attimo.
-Allora…- iniziò Harry titubante. –Tu hai… conosciuto la tua
mamma?-
-Già. È morta tre anni fa. E anche il papà.-
-Oh… mi dispiace.- prese fiato. –Anche i miei genitori sono
morti. Tanto tempo fa, però.-
Simon scrollò le spalle.
-Non fa niente.- sorrise tristemente. –Di loro ho tante
foto.-
Harry annuì.
-Già, anche io ho tante foto dei miei genitori. Così… ci si
sente meno soli, vero?-
-Delle volte.-
Si sorrisero ed in quel momento arrivò Ginevra. Mise una
mano sulla spalla del marito.
-Harry, tesoro, dobbiamo andare, sono quasi le due e mezza.-
-Va bene. Ginny, ti presento un mio nuovo amico. Si chiama
Simon. Simon, lei è mia moglie Ginny.-
-Ciao, Simon.- salutò la ragazza sorridendogli. –Cosa stai
leggendo di bello?-
-Un libro sulle piante magiche.- rispose lui mostrando la
copertina.
-Oh, la versione per bambini di “Erbe e funghi Magici”.
Ti interessano queste cose?-
-Un po’.-
-Bello. Io sono una Medimaga, sai? Le erbe ed i funghi sono
importantissime nel mio lavoro.-
Lo sguardo del bambino si illuminò.
-Davvero?-
-Sì, davvero. Senti… quando torno qui ti porto qualche altro
libro, okay?-
Lui annuì, felice.
-Sì!-
-Va bene. Allora ciao, Simon.-
Harry e Ginny uscirono dal salone, dove li stava aspettando
Donna Sole.
-Oh, Simon.
È il più grande, tra qualche mese farà i sei anni. È molto sveglio, un
ragazzo intelligente. È arrivato qua tre anni fa, entrambi i suoi genitori sono
morti.-
Ginevra si premette le mani sul cuore.
-Poverino. Cosa è successo?-
-Erano in vacanza in Francia, quando c’è stato un attacco.
Sono stati brutalmente assassinati da due Mangiamorte.-
Harry sbarrò gli occhi. Fissò la donna. Poi fissò Ginny. E
la ragazza seppe in quel momento che se mai avessero adottato un bambino,
sarebbe stato Simon.
Harry baciò Ginny sulle labbra e le rivolse un’occhiata
maliziosa.
-Ora che si fa, andiamo a casa nostra, sul nostro bel letto
e ci dedichiamo alla nobile arte dell’amore?-
-Veramente pensavo di andare a salutare il piccolo Alex.-
mormorò la ragazza sorridendogli.
L’entusiasmo del moro si afflosciò all’istante.
-Gin, abbiamo visto bambini fino adesso.-
Lei gli accarezzò dolcemente una guancia.
-Davvero non vuoi vedere il nostro piccolo, dolce, biondo e
paffutello nipotino?-
-Ehm… okay, andiamo prima dai Malfoy. Però ci stiamo poco,
eh. Voglio passare un po’ di tempo con mia moglie. A letto, possibilmente.-
Ginevra sorrise.
-Come vuoi.-
Si abbracciarono e si smaterializzarono insieme.
Il salotto di Malfoy Manor era affollato come sempre.
Camilla e Daniel chiacchieravano fitto fitto in un angolo, seduti per terra;
Draco discuteva animatamente con Dean Thomas e Blaise sul divano, mentre tutte le
donne, Hermione, Molly Weasley e Sabrina, erano raccolte attorno al lettino di
Alex, il quale emetteva acuti versetti, compiaciuto di ricevere tante
attenzioni.
-Ciao a tutti!- esclamò Ginny dirigendosi a passo deciso
verso le amiche e la madre.
-Ciao, ragazzi.- salutò Hermione senza distogliere lo
sguardo dal bimbo. –Buon anniversario!-
-Grazie.- Harry si fece spazio tra la crocchia di donne.
–Fatemi vedere il mio nipotino.- gli accarezzò la fronte con delicatezza. –Ma
quanto sei carino! Sei bello, ma bello, ma bello… bellissimo! Così carino…
Cucciolo! Sorridi allo zio… dai, fai un sorriso allo zio… lo so che puoi…
-Potter.-
La voce di Draco risuonò parecchio minacciosa. Harry si
voltò a guardarlo.
-Che c’è, Malfoy?-
-Piantala di parlare a mio figlio in questo modo. Non lo
voglio deficiente.-
-Certo, Malfoy.- assicurò Harry scrollando le spalle.
Controllò che il biondo tornasse alla conversazione e si dedicò nuovamente ad
Alex. Riprese a parlare a voce più bassa.
Ad un certo punto, un forte crack risuonò nell’ingresso.
-Dev’essere Arthur.- disse distrattamente la signora
Weasley. –Ha detto che veniva qui finito il lavoro.-
-Purtroppo per voi,- mormorò una voce glaciale. –non sono
Wealsey il babbanofilo.-
Tutti si voltarono: sulla soglia c’era un uomo, la divisa
nera ed una maschera d’argento sul viso. Un Mangiamorte. In un attimo ne
comparvero molti altri accanto a lui.
Negli occhi di tutti si poteva leggere il panico. Camilla si
strinse a Daniel ed insieme si schiacciarono contro il muro. Molly e Ginny si presero
per mano, Sabrina si portò le mani al petto, spaventata, mentre Hermione
serrava le dita attorno alle assi di legno del lettino. Pregò che Alex non
scoppiasse a piangere. Fortunatamente, anche il bambino sembrava aver capito
che era meglio stare zitto.
Harry, Draco e Dean scattarono in piedi e sguainarono
prontamente la bacchetta. Blaise si alzò lentamente, il cuore che gli batteva
forte in gola, ed avanzò di un passo.
Il Mangiamorte al centro rise sommessamente.
-Oh, Zabini. Allora è vero. E io che non ci credevo. E tutto
per una babbana putt…
-Stupeficium!- gridò Blaise prima che quello potesse
finire la frase. L’altro schivò il colpo con prontezza di riflessi, mentre due
Mangiamorte scattavano in avanti e gli puntavano la bacchetta alla gola. Il moro
deglutì.
-Va bene, prendetemi.- disse piano. Il cuore di Sabrina
mancò un battito. –Prendetemi e uccidetemi. Ma non davanti a loro.-
-Oh no, Zabini, non credo proprio che tu sia nella posizione
di poter dare ordini. Inoltre, sai benissimo che un traditore non se la può
cavare così facilmente. Sarai giustamente torturato e dopo, quando avrai
capito cosa vuol dire tradire i tuoi compagni, potrai essere ucciso. Ma non
siamo qui per occuparci di te, ora. Ci sono prede migliori.- passò lo sguardo
per la stanza. –Malfoy. Siamo qua per Malfoy.-
Draco fece un passo avanti, leggermente sorpreso.
-Volete me? Quale onore. Beh… forza, prendetemi.-
-Io mi faccio avanti, perché ucciderti sarà la mia più
grande soddisfazione, sporco traditore. Ma non siamo qui nemmeno per te.
Siamo qui per un altro Malfoy.- ghignò sadicamente. –Tu hai ucciso il più
vecchio. Ora noi uccideremo il più giovane.-
Draco urlò di rabbia, scagliando un incantesimo, e la
battaglia cominciò. Hermione prese in braccio Alex e tentò di Smaterializzarsi,
ma non ci riuscì. Evidentemente i Mangiamorte dovevano aver fatto un
incantesimo alla casa. Strinse il piccolo contro il petto e sguainò la
bacchetta. Lanciò uno Schiantesimo contro un Mangiamorte, ma lo colpì solo di
striscio. Era arrugginita, era da tanto che non si esercitava.
-Draco!- chiamò disperata. Ma nessuno poté accorrere in suo
aiuto, tutti stavano combattendo. Draco schivò di poco una Cruciatus. Harry si
reggeva il braccio sanguinante con una mano, mentre con l’altra teneva testa ad
un Mangiamorte. Blaise si era liberato dai due che lo tenevano fermo e cercava
di proteggere Sabrina, che si era accasciata al suolo piangendo. Molly e Ginny
combattevano fianco a fianco contro tre Mangiamorte. Dean era corso a chiamare
aiuto; i Mangiamorte erano in troppi, non ce l’avrebbero mai fatta da soli.
Camilla e Daniel erano ancora rintanati nell’angolo e pregavano che nessuno li
vedesse. Purtroppo non fu così: un Mangiamorte li scorse e si avvicinò
ghignando. Gli puntò contro la bacchetta.
-Avada…- Hermione non pensò più. Con Alex in braccio
si scagliò contro il Mangiamorte. L’urto riuscì a sviare la maledizione, ma il
bambino le sfuggì dalle mani.
-Wingardium Leviosa!- esclamò Daniel puntando la
bacchetta davanti a sé. Alex non cadde, ma era troppo lontano perché Hermione
potesse prenderlo. Era sospeso in aria, una preda fin troppo facile.
-Avada Kedavra!- ruggì qualcuno. Nello stesso istante
Ginny pronunciò le stesse parole contro il Mangiamorte. Gli incantesimi si
scontrarono e tornarono direttamente indietro al mittente. Ginny fu sbalzata
contro il muro, gli occhi chiusi ed un rivolo si sangue che colava dalla bocca
appena dischiusa.
-Noooo!-
Harry corse a soccorrere la moglie, mentre Draco gli copriva
le spalle, schiantando Mangiamorte. In quel momento arrivarono i rinforzi,
circa una cinquantina di membri dell’Ordine.
I pochi Mangiamorte rimasti in vita si Smaterializzarono in
pochi secondi. La stanza si zittì. Nell’aria solo il pianto di Harry Potter.
Molly Weasley, lo sguardo straziato, si lasciò cadere
accanto a lui, stringendolo contro il proprio petto. Hermione piangeva,
abbracciando Camilla, Daniel ed il piccolo Alex. Draco si passava nervosamente
le mani tra i capelli, fissando scioccato il corpo inerte di Ginny. I
componenti dell’Ordine si guardavano, molti con gli occhi lucidi.
La sala era invasa solo dai singhiozzi di Molly e dai
sussurri di Harry.
-Amore… piccola, apri gli occhi. Ti prego, apri gli occhi.
Ginny, io ti amo. Non puoi lasciarmi. Non puoi lasciarmi anche tu. Dobbiamo…
abbiamo ancora tanto da stare insieme. Tutta la nostra vita. Dobbiamo ancora
avere un bambino. Abbiamo ancora tanto. Non lasciarmi, amore mio. Ti prego, non
lasciarmi.- mormorava senza tregua, stringendola convulsamente a sé.
Sabrina si staccò dal fianco di Blaise e si avvicinò
cautamente alla ragazza stesa a terra. S’inginocchiò accanto ad Harry,
guardando Ginny. Non poteva essere morta veramente. In fin dei conti non le era
successo niente… solo parole, solo una stupidissima luce verde. Non poteva
essere morta davvero. Le accarezzò piano la fronte con la mano destra, mentre
la sinistra andava a tastare il polso in un gesto automatico. All’improvviso,
il suo sguardo s’illuminò.
-Non è morta!- esclamò col fiato corto per la sorpresa. –Non
è morta! Il cuore batte… lo sento!- si rimboccò le maniche. –Togliti, Harry.
Devo farle il massaggio cardiaco.-
Lui scosse lentamente la testa.
-Non è possibile, Sabrina. Tu non lo sai… l’Avada Kedavra…
non si sopravvive.-
-Togliti, ho detto! Cazzo, spostati!-
Gli diede una spinta e si piazzò davanti a Ginny. Portò le
mani al petto dell’amica, iniziando il massaggio cardiaco. I movimenti erano
decisi, le sue dita si muovevano con fare esperto. Dopo un paio di minuti,
durante i quali ogni singolo membro presente nella stanza aveva trattenuto il
respiro, Ginevra aprì gli occhi. Harry fu subito su di lei. La strinse forte,
baciandole una guancia.
-Ginny… Ginny, santo cielo, sei viva. Amore…
-Harry.- sussurrò lei flebilmente. –Harry, cos’è successo?
Ricordo solo di aver lanciato l’incantesimo contro quel Mangiamorte che voleva
uccidere Alex e poi… poi più niente.-
-Lascia stare, amore mio. Non pensarci. Dopo le spiegazioni.
Ora chiudi gli occhi, non sforzarti. Ti portiamo al San Mungo.- sorrise. –È un
miracolo. Questo è un miracolo. Stai bene, Ginny.- rivolse un sorriso alla
signora Weasley, che si teneva una mano sul petto, il volto rigato dalle
lacrime, gli occhi sbarrati. Una mano che accarezzava i capelli rossi della
figlia. –Ginny sta bene. La nostra Ginny è viva.-
Draco si schiarì la gola.
-Potter… porta tua moglie al San Mungo.- cercò Hermione con
lo sguardo. –Vai anche tu, porta i bambini. Credo che un controllo faccia bene
a tutti.-
La mora annuì.
-Tu dove vai, Draco? Sei ferito.- mormorò accennando con il
capo al sangue che gli colava su una gamba.
-Lascia stare, è solo un graffio. Devo andare al Ministero.
Devo parlare con il Ministro… Blaise ormai è stato scoperto, quindi è
prosciolto dal Giuramento del Marchio. Può rivelarci il covo segreto dei
Mangiamorte, non è vero Blaise?-
Il moro annuì lentamente.
-Infatti. Inoltre è arrivato il tempo che si prenda anche
lui i riconoscimenti che si merita. Ed una nuova vita, finalmente.-
-Vengo anch’io!- esclamò Sabrina, scattando in piedi.
Blaise le si avvicinò e la baciò dolcemente sulle labbra.
-Vai al San Mungo, Sabri. Tanto… avremo una vita intera per
stare insieme. Insieme senza nasconderci. Insieme sempre. Sabri… ci vediamo
dopo.- assicurò con un sorriso prima di scomparire assieme a Draco attraverso
il camino.
Allora, inizialmente avevo concluso questo capitolo con la
presunta morte di Ginny, di modo che nel prossimo capitolo avrei potuto farvi
la sorpresa e farvela ritrovare viva. Però poi mi sembrava un po’ una carognata
ed il capitolo con l’happy ending mi piaceva di più…
Comunque, che ne dite? A me piace, anche se mi piacerebbe
essere più brava a descrivere le scene particolarmente dinamiche. Quando ci
sono troppe cose insieme da scrivere mi sembra che il tono della storia diventi
“stopposo”, che non riesca a rendere le cose chiare, così tendo ad accorciare i
pezzi del genere. Ma spero che mi sia venuto comunque abbastanza bene la scena
dell’attacco. Per il resto sono soddisfatta. E poi… Blaise in libertà,
finalmente!
Ringrazio: patty, aledra_xan, Minako-chan
(che ne dici della prima scena del capitolo? Era tutta per te!), shannara_810
(Camilla è qualcosina di più di svampita… ma cosa vuoi, il padre naturale è
Ron, che non è mica una cima in quanto ad acume! E poi ha vissuto per anni con
Harry… sono cose che non si superano velocemente! ^^ però prima o poi anche
Camilla si sveglierà!), savannah (anche io ho un debole per i
bimbi adottati! Comunque per ora Harry e Ginny sono solo andati ad informarsi,
però nei prossimi capitoli darò più spazio alla loro situazione e alla loro
eventuale scelta. Un bacione, tesoro!), JulyChan (non avevo
pensato che Alexander poteva essere anche Alex Band… contenta di aver azzeccato
il nome! Ah, piccola precisazione: nooooo, Alex mica è nato il 31 luglio… non è
un Malfotter, non preoccuparti! Ciao, bacioni!), lucilla91 (no,
alla fine manca ancora un po’^^)
Grazie a tutti!
P.S. per chi segue “Viaggiare incontro al destino”: mi manca
poco per finire il capitolo e lo posterò tra un paio di giorni al massimo. Mi
spiace per questi ritardi, ma con i compiti e lo studio in una settimana
proprio non ci sto dentro.
Nella stanza di Ginevra Weasley al San Mungo erano raccolte
una ventina di persone, parecchie di più di quante ne consentisse il
regolamento. Ma né i Malfoy, né i Potter, né i Weasley si erano mai curati
troppo dei regolamenti. E nessuno aveva osato dire nulla, in quei cinque giorni
che Ginny aveva passato all’ospedale, data soprattutto l’importanza dei
visitatori.
-Sei un’eroina, Ginny.- stava dicendo Hermione con un
sorriso. –Hai salvato il mio Alex. Sei la mia eroina personale.-
La rossa ricambiò il sorriso.
-Trovo che sarebbe un’idea carina dedicarmi una statua.
Qualcosa di poco appariscente, naturalmente, tipo qualcosa dieci metri per
cinquanta, oro massiccio e diamanti. Da mettere in giardino.-
Draco le lanciò un’occhiata.
-Come no, piccola Weasley. E comunque non va a te tutto il
merito. Anche Daniel ha i suoi riconoscimenti da prendere.-
Tutti si voltarono verso il ragazzino che stava confabulando
con Camilla. Sentendosi osservato alzò lo sguardo.
-Cosa c’è?- domandò con espressione perplessa.
-Stavamo dicendo che se dobbiamo fare una statua d’oro
massiccio a Ginny ne mettiamo una anche a te.- spiegò Harry.
-Oh, non è necessario, signor Potter.- disse Daniel
scrollando le spalle ed arrossendo leggermente sulle gote. –Non ho fatto
niente, solo un elementare incantesimo.-
-Ah, andiamo, non c’è bisogno di essere così modesti.- disse
allegramente una voce profonda dalla soglia.
-Ronald!- esclamò Ginny sorridendo appena.
-Ciao, sorellina. Come stai?-
Lei si mosse nel letto.
-Dovrei essere morta, ma… sto bene.-
-Grazie a Merlino.- commentò Ron. Si avvicinò a passo deciso
al letto e stampò un sonoro bacio sulla guancia della sorella. Poi andò da
Camilla e le scompigliò i capelli. Lei emise uno sbuffo contrariato, slacciando
la treccia e cominciando a rifarla.
-Papà, insomma, mi scombini sempre la pettinatura!- si
lamentò imbronciandosi. Daniel sorrise tra sé. La trovava così carina, quando
metteva il broncio. Sporgeva le labbra in fuori, arricciava il naso e lanciava
in giro occhiatacce. A quel punto lui la guardava, e lei gli strizzava
l’occhio, facendogli capire che in realtà non era arrabbiata.
-Ah, lamentosa come una vera Malfoy.- disse scuotendo la
testa ed incassando con un sorriso lo sguardo ostile e parecchio contrariato di
Draco, che però, con somma gioia di tutti i presenti, si limitò a quella
occhiata e non commentò. –Comunque, nessuno è stato in grado di spiegarmi in
modo completo cosa diavolo è successo.-
Hermione si morse le labbra, facendo un passo avanti.
-Ci hanno attaccati.- spiegò in tono duro. –Ancora non siamo
a riusciti a capire come hanno annullato gli incantesimi di protezione. Ci
hanno attaccati e noi eravamo impreparati. Volevano…- la voce le si incrinò
appena. – volevano Alex. Una vendetta. Alex per Lucius.-
Draco le mise un braccio sulle spalle, stringendola al
proprio fianco.
-Mio figlio per mio padre.- continuò lui. –Un’idea degna di
loro. Comunque noi eravamo troppo pochi per coprirli tutti. Combattevamo e…
Camilla e Daniel sono rimasti scoperti. Si erano rifugiati in un angolo, ma un
Mangiamorte li ha notati e si è avvicinato. Hermione gli si è buttata addosso
ed Alex le è sfuggito dalle mani. Daniel ha fatto in modo che non cadesse a
terra. È rimasto sospeso in aria e un altro Mangiamorte ha lanciato… un’Avada
Kedavra. Nello stesso momento in cui l’ha fatto Ginevra. Le Maledizioni si sono
scontrate e poi non so più cos’è successo. Il Mangiamorte è morto, abbiamo
controllato più e più volte. Lei no.- rivolse un ghigno a Ginny. –Malconcia, ma
viva, piccola Weasley.-
Ronald si grattò la testa.
-Non si sopravvive ad una Maledizione del genere. L’Anatema
che uccide. Non è… normale che mia sorella sia sopravvissuta.- commentò
dubitando delle sue stesse parole.
Harry sospirò.
-Esatto. Non è una cosa normale. L’unica altra persona a cui
sia mai capitato, sono io. E sappiamo tutti il motivo. E sarebbe una cosa
spiegabile se fosse capitata di nuovo, ma nessuno è morto per salvarla. La
situazione è diversa. Forse è successo qualcosa quando gli incantesimi si sono
scontrati. Forse uno ha perso potenza. Io e Malfoy stiamo controllando. Non lo
so. So solo che è un miracolo che la mia Ginny sia viva.- guardò amorevolmente
la moglie e poi il piccolo Alex, che dormiva beatamente tra le braccia di Molly
Weasley. –Anzi, è un miracolo che siamo tutti vivi. Eravamo impreparati,
tutto poteva andare molto, veramente molto peggio.-
Ron annuì gravemente, la sua perenne espressione allegra
momentaneamente scomparsa.
-Già. Davvero molto peggio. Ora cosa succederà? Voglio dire,
per la sicurezza di Alex e di tutti, cosa farete? Può darsi che i Mangiamorte
attacchino ancora, che…
Draco scosse risolutamente la testa.
-Staranno tranquilli per un po’. Blaise è stato dichiarato
traditore e questo l’ha reso libero di comunicarci dove si trova il loro covo,
il quartier generale. Appena successo tutto, quando io e Blaise siamo andati al
Ministero, hanno mandato una squadra di Auror. Ne hanno uccisi molti, il colpo
più grosso che abbiamo mai fatto. Inoltre io, Potter e Paciock abbiamo rifatto
gli incantesimi di protezione a Malfoy Manor.-
Hermione gli scoccò un’occhiata.
-Diglielo, Draco.-
Lui si voltò dall’altra parte, prendendo a parlare con
Arthur Weasley.
-Ah, come sei infantile.- sbottò la moglie scuotendo
impercettibilmente la testa ed andando a vedere cosa stavano combinando Daniel
e Camilla, che avevano preso a trafficare con qualcosa sotto al letto di
Ginevra.
Ron inarcò un sopracciglio.
-Dirmi cosa?-
-Non ci si può più Materializzare o Smaterializzare dentro i
confini di Malfoy Manor.- disse Ginny passando divertita lo sguardo da Hermione
a Draco. –E neanche a casa nostra. Quindi, se vuoi passare a trovarci, avvisa
prima, che ti apriamo l’accesso al camino.-
-Okay, non c’è problema. Anche se… beh, per un po’ starò
via. Mi hanno preso per la Nazionale!- esclamò con voce emozionata.
Camilla saltò su all’istante, correndo ad abbracciare il
padre naturale.
-Bravo, papà! Se entri in Nazionale possiamo avere i
biglietti gratis, vero? In Tribuna d’Onore!-
-Certo, ma… non sapevo ti interessasse il Quidditch.-
-Beh… a me non tanto, però a Daniel…
-Oh, Daniel.- la interruppe il rosso spostando lo sguardo
sull’amico della figlia, che si era eclissato dietro le spalle di Draco. Quando
nella stanza c’era anche Ronald Weasley iniziava stranamente a sudare freddo. E
sembrava che, oltre a Camilla, Draco Malfoy fosse l’unico in grado di
tranquillizzarlo un poco.
-Sì, signor
Weasley.-
-Ti piace il Quidditch?-
-Sì, signor Weasley.- rispose di nuovo lui. –Gioco spesso, a
scuola. Ed il capitano di Serpeverde ha detto che ho buone probabilità di
entrare a far parte della squadra, l’anno prossimo.-
-Oh, smettila con questo “signore”, non mi piace affatto.
Comunque, complimenti. Ricordo com’era giocare a Hogwarts. Divertente.- scrollò
le spalle. -Ve li posso dare i biglietti, certo. Beh, sempre che Hermione sia
d’accordo.- fece una smorfia. –E che Malfoy sia d’accordo che Hermione sia
d’accordo.-
Draco strinse gli occhi.
-Ah, io sono d’accordo. Ma naturalmente dovrai procurare un
biglietto anche per me, non li posso mica lasciare andare da soli.-
Ronald sorrise sarcasticamente.
-Ma certo, Malfoy. Tutto quello che vuoi.-
Continuarono a lanciarsi occhiatacce fino a che Ginny non
emise un sonoro sbuffo.
-Ehi! Siete qui per me, casomai ve lo foste dimenticati.
Tornate a coccolarmi, forza!-
Sabrina saltò sul letto e praticamente addosso a Blaise, che
dormiva della grossa.
-Amooore, sei sveglio?- domandò accarezzandogli dolcemente
il collo. Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile e si girò dall’altra parte.
La ragazza non si scoraggiò affatto e riprese a scuoterlo.
-Dai, alzati. Per favore, Blaise.-
-Sabri… non voglio alzarmi.-
Lei gli salì sopra a cavalcioni, baciandolo sulla bocca.
-Neanche se a chiedertelo sono io? Neanche se sbatto i miei
occhioni per te?- da lui nessuna reazione. Sbuffò. –Va bene, se ti alzi io mi
spoglio.-
Blaise aprì un occhio ed incontrò il malizioso sorriso della
bionda. In un attimo fu sveglio. Si sistemò contro la testiera del letto e
schioccò la lingua.
-Su, spogliati.- la incoraggiò.
Sabrina sorrise furbescamente.
-No, non adesso. Mi sono già spogliata abbastanza ieri sera,
non ti pare?-
Lui l’attirò a sé, baciandola con passione.
-Non mi pare per niente. Ho voglia di fare l’amore con te,
Sabri.-
-Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, Blaise. Guarda… sono
le undici e noi siamo ancora a letto. Insieme. Tu non devi andare al lavoro.
Non devi metterti un’orrida divisa nera e lasciarmi qui da sola. Possiamo stare
insieme quando e quanto ci pare. E allora… usciamo! Ho voglia di uscire con te,
ho voglia di mostrarti in giro. Di far vedere a tutti che sei il mio uomo.-
Il ragazzo parve pensarci su.
-Vuoi mostrarmi perché sono bello?- chiese infine, un ghigno
compiaciuto sul volto.
-Perché sei dannatamente bello.- mormorò lei in risposta,
iniziando a vestirsi e lanciandogli un paio di jeans.
-Okay, allora si può fare. Dove andiamo?-
-Dove vuoi. Possiamo stare tra la tua gente o tra la mia.
Non mi cambia niente. Mi basta andare in giro e farlo con te. Ti rendi conto
che è la prima volta, da quando ci conosciamo?-
-Eccome. Andiamo… nella parte babbana. Sai, tra i maghi è
tutto più complicato. Le acque sono ancora agitate. Mi vedrebbero tutti ancora
come un Mangiamorte. Dopotutto, il Marchio Nero è ancora sul mio braccio.-
Sabrina si morse il labbro inferiore, sistemandosi i capelli
davanti allo specchio.
-Ma è uscito scritto sul vostro giornale, che tu hai tradito
quegli assassini e da tempo passavi informazioni all’Ordine del… di
quell’uccello!-
Blaise scoppiò a ridere.
-Della Fenice, Sabri. È l’Ordine della Fenice. E comunque è
vero, la Gazzetta del Profeta l’ha scritto, ma è passata solo una settimana.
Non c’è ancora stata la conferenza di Draco e Potter. Preferisco non rischiare
che la nostra prima uscita venga rovinata.-
Sabrina scrollò le spalle.
-Come vuoi.- finì di truccarsi e all’improvviso gli occhi
azzurri si illuminarono. –Ho avuto un’idea geniale!- esclamò battendo un pugno
sull’armadietto del bagno.
Blaise inarcò un sopracciglio. C’era sempre qualcosa da
temere con le sue idee geniali.
-Spara.-
-Andiamo dai miei!-
-Dai tuoi… intendi i tuoi genitori?- mormorò lui con un filo
di voce. Non aveva mai incontrato i genitori di nessuna ragazza. Anche perché
dai tempi della scuola non aveva avuto una ragazza di cui poter incontrare i
genitori.
-Certo, dai miei genitori! Così ti faccio vedere il paese
dove sono nata e cresciuta. E poi… e poi ti faccio vedere anche l’università
dove ho conosciuto Hermione. È tutto vicino. Così saremo in mezzo alla gente,
ma in famiglia. Dai, sarà divertente!-
-Ma… sono le undici, non disturberemo a casa tua?-
-Figurati! Ora chiamo mia madre e le dico che ci fermiamo a
pranzo. Non è un problema, l’ho già fatto altre volte. Le fa piacere!-
Blaise l’afferrò per un braccio mentre gli passava davanti.
-Vuoi dire che hai già portato altri ragazzi da tua madre?
Vuol dire… che lo fai spesso?-
Sabrina lo fissò negli occhi. Si passò nervosamente una mano
tra i capelli.
-Voglio dire che già altre volte sono andata a pranzo dai
miei con così poco preavviso. Sei… tu sei il primo che porto a casa a far
conoscere ai miei genitori.- confessò. Un velo di incertezza nel solito tono
spensierato. Il ragazzo annuì, lentamente, mentre un sorriso gli si apriva sul
volto.
-Perfetto.-
Lei gli baciò una guancia, prima di correre in salotto a
recuperare il cellulare.
-Perfetto davvero.- la sentì mormorare attraverso la porta.
La seguì di là e la osservò borbottare con in mano il
telefonino.
-Che c’è?-
-Ah, non c’è campo! Andiamo, dai, ai miei faremo una
sorpresa.-
-Ma…
-Oh, piantala di lamentarti!-
-Okay. Anche se non penso che si debba piombare a casa delle
persone in questo modo… però sono i tuoi genitori, fa’ come ti pare. Cosa
facciamo, ci Smaterializziamo là?-
-No, oggi niente roba strana.- gli sventolò sotto il naso le
chiavi della macchina. –Si va a modo mio!-
Si misero in viaggio, chiacchierando del più e del meno.
Blaise si torceva nervosamente le mani.
-Senti, ma… i tuoi genitori sono… voglio dire, come mi
presenterai?-
-Dirò che sei un assassino che ho rimorchiato al matrimonio
della mia migliore amica. Poi dirò che abbiamo fatto sesso e che mi hai
soddisfatta come pochi altri, e che quindi ho deciso di tenerti.-
-Eh?-
-Ti presenterò come il mio ragazzo, scemo.-
-Ah, ecco. Ma…
Sabrina lo zittì con un gesto della mano… che si affrettò a
rimettere sul volante, dato che la macchina aveva pericolosamente sbandato. Per
fortuna la strada era deserta.
-Ho già parlato di te a mia madre, qualche volta. Dirò solo:
“mamma, lui è Blaise, il mio ragazzo. Te ne avevo parlato, ricordi?”. Stai
tranquillo, Blaise!-
-Ho paura che… potrei non piacergli.-
-Oh, non dire sciocchezze! Sei riuscito a sopportarmi per
quasi un anno e gli piacerai già solo per quello. Inoltre sei il primo ragazzo
che porto a casa, come ti ho già detto, e questo a mia madre piacerà
senz’altro. Ha sempre voluto che le raccontassi della mia vita, diceva che
quasi non conosceva sua figlia. Così ora io le presento il mio ragazzo. E poi i
miei sono simpatici. E si fanno gli affari loro, in linea di massima.-
Il ragazzo annuì, mentre lei posteggiava, buttando quasi giù
la cassetta delle lettere, nel vialetto di una tipica casetta inglese. Scesero
insieme e si recarono davanti alla porta. Sabrina suonò e Blaise le strinse la
mano tra la sua.
-Rilassati.- gli mormorò lei dolcemente. –Ah, e non dire che
sei un mago, i miei non ne sanno niente!- aggiunse precipitosamente mentre la
porta bianca si apriva ed una donna compariva davanti a loro, l’espressione
stupita.
-Sabrina!- esclamò abbracciando la figlia. –Ciao, che
sorpresa!-
-Ciao, mamma! C’è un posto anche per noi a tavola?- salutò
la ragazza facendo un cenno verso di sé e Blaise.
-Ma certo che c’è! Tuo padre dovrebbe arrivare tra poco, è a
scuola, riunioni estive. Forza, entrate!-
Fece strada nell’ingresso, conducendoli in salotto, e li
fece accomodare su un divano di un viola intenso. Blaise passò con lo sguardo
la donna che aveva davanti. Sabrina aveva preso sicuramente da lei, erano
praticamente uguali. Stessi capelli biondi lunghi, stessi occhi azzurri. Stesso
fisico alto e longilineo. Stesso sguardo sbarazzino e stesso atteggiamento da
donne vissute. Stessa originalità nell’arredare la casa, aggiunse lanciando
un’occhiata dubbiosa ad una libreria fatta di canne di bambù che sembrava
avrebbe ceduto da un momento all’altro.
-E chi sarebbe questo bel ragazzo?- chiese allegramente la
donna distogliendolo dai suoi pensieri.
-Sono Blaise Zabini, signora.- rispose lui educatamente
tendendo la mano. –Piacere di conoscerla.-
Lei la strinse.
-Piacere mio, se non mi chiami “signora” e se mi dai del
tu.- gli fece l’occhiolino. –Non sono così vecchia. Comunque, io mi chiamo
Andrea.- gli rivolse un’occhiata penetrante. –E non osare fare commenti.-
-Neanche quello che è un nome molto bello, estremamente
originale se dato ad una donna?- domandò lui tentando di trasformare il ghigno
che gli aveva appena deformato le labbra in un sorriso.
-Quello te lo concedo.- disse Andrea compiaciuta. Guardò la
figlia. –Finalmente un amico dai modi gentili ed educati, Sabri.-
La ragazza scrollò le spalle.
-In realtà Blaise è il mio ragazzo.- comunicò in assoluta
tranquillità. La madre spalancò la bocca.
-Ragazzo?-
-Esatto. Stiamo insieme da quasi un anno.- aggiunse Blaise.
La bocca di Andrea si spalancò ancora di più.
-Un anno?-
Sabrina annuì.
-Già!-
-Beh… complimenti, Sabri. Ormai non ci speravo più… una
storia seria!-
Sabrina arrossì leggermente.
-Una storia seria, sì.- disse a bassa voce.
In quel momento, un omone altro come minimo un metro e
novanta, con quasi la stessa estensione di spalle, entrò nella stanza,
lanciando la felpa sullo schienale del divano. Blaise pensò a che faccia
dovevano avere i suoi poveri allievi, quando lo vedevano entrare in classe per
la prima volta.
-Chi è che avrebbe una storia seria qua dentro?- domandò
baciando Andrea sulle labbra.
-Nostra figlia.- comunicò la donna.
-Incredibile.- mormorò lui scrollando le spalle e andando a
stringere la mano che Blaise gli porgeva. –Benvenuto in casa mia, uomo che hai
fatto mettere la testa sulle spalle a mia figlia.-
-Ah… salve.- salutò il ragazzo, a disagio. Era abituato ad
essere freddo ed a ricevere in cambio freddezza, dalle persone che lo
circondavano e che non conosceva. Mentre questa gente lo stava accogliendo con
calore e simpatia.
-Come vi siete conosciuti?- domandò curiosa Andrea.
-È il migliore amico di Draco, il marito di Hermione.-
spiegò Sabrina. –Ci siamo incontrati al loro matrimonio. Abbiamo…- cercò la
parola giusta. – parlato per un po’ e ci siamo trovati subito.-
Blaise tentò di trattenere un ghigno.
-E che lavoro fai, Blaise?- chiese il padre di Sabrina, assumendo
per un attimo il cipiglio di “padre responsabile che si preoccupa che il
ragazzo della figlia le possa dare tutte le sicurezze necessarie”.
-Io… ecco, lavoro con Draco, nella sua… impresa.- rispose
tentennando appena.
-Perfetto. E… vivete assieme?-
Blaise e Sabrina si scambiarono uno sguardo. Ancora non
avevano parlato di quel punto. Lui aveva una stanza con bagno e salottino a
Malfoy Manor, l’aveva sempre avuta. Ed infatti aveva depositato lì le poche
cose che il Ministero era riuscito a salvare dal covo dei Mangiamorte quando lo
avevano distrutto. Ma da quando era successo tutto, aveva passato ogni notte da
Sabrina, nel suo appartamentino troppo piccolo per due, ma così confortevole,
secondo loro.
-In realtà io abito con degli amici a…
-Abitiamo insieme.- lo interruppe Sabrina all’improvviso.
Lui la fissò, perplesso.
-Cosa?-
-Perché non abitiamo insieme? Dai, andiamo ad abitare
insieme!-
Blaise aprì e richiuse la bocca. Prese un profondo respiro.
-Vuoi dire… che mi trasferisco da te? Che… abitiamo insieme
ufficialmente?-
Lei annuì.
-Sì, perché no?-
-Il tuo appartamento è troppo piccolo per tutte le nostre
cose.-
La ragazza scrollò le spalle.
-Non importa, ne cerchiamo un altro più grande. Una casa,
magari.-
Blaise sgranò gli occhi, riflettendo. Era una proposta
importante, che in teoria non andava fatta in modo così precipitoso e senza
pensarci su bene. Ma Sabrina era Sabrina, e la adorava proprio perché diceva le
cose come le venivano, diceva quello che pensava in quel momento, quello che le
suggeriva il cuore e non la mente.
-Beh… va bene. Vivere insieme… sarebbe veramente bello.-
Sabrina si girò trionfante verso i genitori.
-Rettifichiamo, viviamo insieme.-
Daniel e Camilla passeggiavano in silenzio nel parco di
Malfoy Manor, le loro braccia che si sfioravano appena con l’ondeggiare dei
loro corpi.
-Dove stiamo andando, Camilla?- domandò il ragazzo gettando
le mani all’indietro ed inarcando la schiena, esibendosi in uno stiracchiamento
che contrastava nettamente con il suo solito comportamento composto.
-A fare il bagno.- rispose lei in tutta tranquillità.
Daniel inarcò un sopracciglio.
-A fare il bagno? Nel laghetto?-
-No, nella terra.- sbottò Camilla roteando gli occhi.
–Ovvio, nel laghetto.-
-Ma… possiamo?-
-Certo, io e zia Ginny lo facciamo tutti gli anni,
d’estate.-
Lui annuì brevemente, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Non essere triste, tua zia sta bene. Dovresti essere
veramente felice. Di solito contro una Maledizione senza Perdono non si può
fare nulla. L’Imperius è l’unica delle tre che si possa contrastare. La
Cruciatus può essere sopportata. Ma l’Avada Kedavra… come ha detto tuo padre,
cioè, quello… insomma, il signor Weasley, nessuno era mai sopravvissuto,
prima.- fece una pausa. –Tranne Harry Potter, naturalmente.-
-Lo so. Mamma me ne aveva parlato delle Maledizioni senza
Perdono. È un miracolo, lo dicono tutti.- lo guardò negli occhi. –Secondo te…
c’entra il fatto che zia Ginny abbia sposato zio Harry? Voglio dire, forse le
ha passato qualcosa e…
Daniel scosse la testa.
-Come avrebbe fatto a passarle qualcosa?-
Camilla arrossì.
-Beh… loro due sono sposati…- sussurrò, senza riuscire a
continuare.
-E allora? Un matrimonio non è un legame abbastanza profondo
per passare la protezione contro una Maledizione.-
-Sì, ma… con un legame più profondo… Sai, dopo il
matrimonio due persone fanno… fanno…
-Oh.- disse Daniel, capendo all’improvviso. –Stai parlando
di… insomma, ho capito. Forse tua zia… forse è incinta!-
Camilla annuì.
-Stavo proprio pensando a quello! Può darsi, no? Che lei è
incinta ed il bambino l’ha protetta. Zio Harry deve avere dentro di sé quella
protezione che gli ha lasciato la sua mamma, no? Può averla passata al bambino,
che ora è nella pancia di zia Ginny.-
-Immagino di sì. In effetti il tuo ragionamento quadra,
Camilla. È una buona idea. Devi dirlo a tua zia.-
La ragazzina fece cenno di sì con la testa.
-Lo faccio appena torna a casa, cioè domani. Per ora,
godiamoci il nostro bagno!-
Daniel parve ricordarsi solo in quell’istante di non avere
il costume. Arrossì come non mai.
-Ehm… mi sa di non potere, Camilla. Io… non ho… il costume.-
confessò a bassa voce, imbarazzato.
-Oh… beh, non importa. Fallo con i boxer.- gli rivolse
un’occhiata furbetta. –Sperando che tu abbia almeno quelli.-
-Certo che ho i boxer!- replicò lui indignato. Cominciò a
spogliarsi, gettando a terra la camicia leggera e lasciando scoperto il torace
magro e bianco come il latte. Tolse anche i pantaloni, rivelando un paio di
boxer nero, verde e argento, con lo stemma di Serpeverde stampato sull’elastico.
Camilla fece tanto d’occhi, scoppiando a ridere.
-Non ci posso credere! Cos’è quella roba?-
-Sono i miei boxer, cosa vuoi che siano.- borbottò lui
guardandola male.
-Di Serpeverde?!-
-Che c’è, mi piacciono i colori!-
Un altro scroscio di risa gli arrivò come risposta.
-Ma guardati tu!- replicò Daniel offeso. –Con quel costume
così… così…
Cercò le parole per descrivere il due pezzi giallo con
fiorellini arancio e rossi, costituito dal pezzo sopra con i triangolini e dal
pezzo sotto a pantaloncino. Tremendamente carino, avrebbe voluto dire. Ma
quelle parole non avrebbero di certo risollevato la dignità dei suoi boxer.
-Così cosa?- lo spronò Camilla, le mani appoggiate sui
fianchi ed un sopracciglio inarcato.
-Così… succinto!- sbottò alla fine.
La ragazzina rise ancora più forte.
-Succinto? Succinto era l’abbigliamento di quella tua
compagna di Casa, quella con cui sei così intimo, quella Sally, che se ne
andava in giro con le minigonne e le camicette scollate in pieno inverno, mica
io che mi metto in costume da bagno in estate.-
Si guardarono male ancora per qualche attimo, poi Camilla
sbuffò.
-Basta litigare, dai. Facciamo il bagno!-
Gli trotterellò davanti, e lui, senza nemmeno rendersi conto
di farlo, l’afferrò per un braccio. Lei inciampò in una radice nel terreno e
gli cadde praticamente tra le braccia. Si rimise in piedi in un attimo,
arrossendo.
-Ma sei matto?! Mi hai quasi fatto ammazzare!-
-Scusa. Devo… dirti una cosa.-
Camilla lesse la tensione nei suoi occhi e smise di
dimenarsi, guardandolo seriamente.
-Ti ascolto.-
-Ecco… quando i Mangiamorte hanno attaccato, ho pensato… ho
pensato che saremmo morti, entrambi. Ho pensato che non ti avrei mai più
rivista ed è stato… terribile. Pensare che non avrei più visto i tuoi
occhi, i tuoi capelli, pensare che non avrei più sentito la tua voce… un
incubo.-
Camilla si morse il labbro inferiore, non sapendo cosa dire.
-Anche io ho avuto tanta paura.- sussurrò dopo un instante.
-Paura, sì. È la parola giusta, paura. Paura di perderti.-
abbassò lo sguardo, arrossendo. –Paura di perderti senza prima averti detto
che… Merlino, che…
La ragazzina sbarrò gli occhi. Le stava per dire qualcosa di
veramente importante, se lo sentiva. Qualcosa a cui non sarebbe stata in grado
di rispondere.
-Che?-
-Che io ti…- “amo”.
Quella piccola parolina premeva contro le sue labbra e gli sarebbe bastato
davvero poco per lasciarla uscire. Ma l’ingenuità nello sguardo di Camilla gli
diceva che non era pronta per una cosa del genere. Che gli avrebbe risposto che
per lei non era lo stesso o, peggio ancora, sarebbe scappata in lacrime e poco
dopo sarebbe arrivato Draco Malfoy intimandogli di non farsi più vedere. -…
voglio davvero tanto, tanto, tanto bene.- disse sorridendo. Lei ricambiò
il sorriso e gli gettò le braccia al collo. Il contatto tra la pelle della sua
pancia e la pelle della pancia di lei lo fece rabbrividire.
-Daniel, anche io ti voglio tanto, tanto, tanto bene! Sei il
mio migliore amico. Per fortuna siamo ancora insieme.-
-Già, per fortuna.- le depositò un timido, casto bacio sulla
fronte e poi la lasciò andare. Lei si tuffò, mentre lui guardava scetticamente
l’acqua. Aveva vissuto per qualche anno in Spagna, e ricordava che là l’estate
era parecchio diversa da quella fredda e grigia dell’Inghilterra. Gli sembrava
di essere già ad inizio autunno, e lui solitamente non faceva il bagno in
autunno.
-Camilla, quasi ci sto ripensando. Mi sa tanto che è fredda,
l’acqua.-
Lei gli fece la linguaccia.
-Se non provi come fai a saperlo? Dai, femminuccia!-
Lui si avvicinò alla riva, con l’intenzione di immergere
solo le dita di un piede, quando Camilla lo spruzzò, bagnandolo da capo a
piedi. Rabbrividendo, si buttò in acqua, esibendosi in un prefetto, e ben poco
aggraziato, tuffo a bomba.
-Questa me la paghi, Malfoy!- ruggì una volta riemerso dal
tuffo.
-Ma davvero? Allora vieni a prendermi, Nott!-
Hermione e Draco erano sdraiati su una coperta stesa
sull’erba fresca e verde del parco, poco lontano dal laghetto. In mezzo a loro
c’era Alex, disteso sulla schiena, che agitava le manine paffute in aria,
emettendo incomprensibili versetti.
Hermione lanciava sguardi di sottecchi verso i ragazzi in
acqua, che si schizzavano ridendo.
-Draco, credo che le abbia detto che la ama.- mormorò piano,
accarezzando con la mano la schiena del marito, che sonnecchiava sdraiato sulla
pancia.
-No, non l’ha fatto.- rispose lui tranquillamente, gli occhi
socchiusi.
-Come fai a dirlo? Forse a te non farà piacere sapere che
Camilla è diventata grande, che qualcuno, un ragazzo, possa interessarsi a lei
nel senso strettamente romantico, ma…
-Non è questo, lui non le ha detto che la ama.- si sollevò
su un gomito, mostrando un lungo filo gelatinoso che dal suo orecchio si
disperdeva nel prato. –Ho sentito tutto quello che ha detto lui. E lei.-
-Draco! Non puoi usare le Orecchie Oblunghe per ascoltare le
conversazioni private di nostra figlia e dei suoi amici! È… scorretto!-
-È mia figlia, non è scorretto! Devo essere informato su
quello che le succede!-
-Sì, ma al massimo le chiedi di dirti quello che le
ha detto Daniel. Le chiedi se te ne vuole parlare. Questo è corretto. Se
scopre che hai origliato si arrabbia e non ci dice più niente.-
Il biondo sospirò.
-È ancora troppo piccola per arrabbiarsi se ascolto una
delle sue conversazioni. Ancora troppo poco furba per capire che starei
mentendo, se le dicessi che capitavo di lì per caso e che in realtà non era mia
intenzione ascoltare. Ho ancora un po’ di tempo, prima che lei si metta in
testa di avere una vita privata. Lasciamelo godere.-
-Comunque sia, non è giusto! Sono affari suoi, Draco! Se ha
bisogno di qualcosa, verrà lei a parlartene o a chiederti consiglio. Non puoi
intrometterti.-
-Ma io non ho nessuna intenzione di intromettermi. Ho solo
ascoltato. Ma se secondo te anche questo è sbagliato, la questione si risolve
in modo semplice: non ti dico niente, così la tua coscienza è a posto.-
Hermione gli lanciò un’occhiataccia e tornò a dedicare tutta
la propria attenzione al piccolo Alex.
-Non lo voglio sapere, tanto.- sbottò sottovoce. Lui ghignò,
scrollando le spalle e rimettendosi giù.
-Come ti pare.-
Passarono alcuni momenti di silenzio, rotti soltanto da Alex
che ridacchiava nel tipico modo dei bambini, additando una farfalla che gli era
appena passata davanti agli occhi.
-Me se non le ha detto che la ama, perché lei gli è saltata
al collo?- domandò Hermione dopo un attimo, senza riuscire a trattenersi.
Draco si voltò verso di lei, fissandola negli occhi con aria
di superiorità.
-Mi spiace, ma non credo di potertelo dire. Non posso
permetterti di fare qualcosa di scorretto nei confronti di tua figlia.-
La mora socchiuse le palpebre, esibendosi nella sua migliore
espressione risentita.
-Prima che tu ascoltassi, scorretto sarebbe stato
ascoltare. Ma ora, che tu ormai ascoltato, scorretto sarebbe non
chiederti cosa si sono detti. Perché, conoscendoti, potresti fare qualcosa di
strano. Ed io non lo posso permettere, devo sapere cosa è successo per essere
eventualmente in grado di fermarti.-
-Ragionamento contorto, ma accettabile.- commentò lui
laconicamente. –Farò finta di aver creduto a questa stupidaggine e ti
racconterò cosa è successo. Ma solamente perché così se Camilla dovesse
incolpare qualcuno di ficcanasaggio, ci saresti di mezzo anche tu.-
-Okay, okay, basta che racconti.- sbuffò spazientita
Hermione.
-Le ha detto che non avrebbe potuto sopportare di non
vederla più. Ha detto che aveva avuto paura di perderla e di non rivederla più
prima di averle detto che…
-…l’amava!- concluse la mora portandosi le mani giunte al
petto, lo sguardo luccicante d’emozione.
-No. In realtà credo che lui lo stesse per dire, ma alla
fine deve aver cambiato idea, perché ha esitato per una trentina di secondi e
poi le ha detto che le voleva tanto, tanto, tanto bene.-
-Con tre “tanto”?-
-Precisamente.-
-Beh, ma in pratica è stato come dirle che l’amava.-
-Se è stato così, Camilla non l’ha colto. Gli ha risposto
che anche lei gli voleva bene con tre “tanto” e poi lo ha abbracciato. E poi si
è buttata in acqua, chiudendo la discussione.-
-Oh.- commentò Hermione, delusa. –Mi dispiace.-
-Davvero?-
-A te no?-
-Non lo so. Camilla è ancora piccola.-
-Camilla è giovane, non piccola. È diverso. Forse per te
potrà sembrare presto per i ragazzi, ma di questi tempi va tutto più veloce.
Non è così giovane per il ragazzo giusto. Non si è mai troppo
giovani per il ragazzo giusto.-
-Trovi? Io penso che non si capisca qual è il ragazzo giusto
fino a che non si è maturi sul serio. Voglio dire, prendi te. Pensavi che
Weasley fosse il ragazzo giusto, tanto che è venuta fuori Camilla. E poi invece
è successo quel che è successo.-
Hermione sospirò, prendendo ad accarezzare la testolina
ricoperta da morbidi capelli biondi di Alex.
-In realtà io mi sono imposta di pensare che Ronald
fosse il ragazzo giusto quando ho saputo che aspettavo Camilla. Prima…
semplicemente respingevo il pensiero, mi dicevo che non dovevo pensare a cose
come il ragazzo giusto, che era troppo presto. Ron era solo il ragazzino
imbranato e testardo di cui mi ero innamorata al terzo anno e che con fatica
ero riuscita a conquistare al settimo. Non sapevo fino a dove saremmo arrivati
né fino a quando sarebbe durata. Lo amavo quando stavamo assieme, certo, ma non
avevo nessuna certezza sul futuro riguardo i miei sentimenti. Se invece avessi
incontrato te, prima…
-Mi hai incontrato prima, Hermione. Mi hai incontrato quando
io ero Malfoy il Furetto Rimbalzante e tu Granger la Mezzosangue Zannuta.
Eravamo due ragazzini che non sapevano nemmeno cosa volevano dalla vita, così
si accanivano l’uno contro l’altro. Non avrebbe mai, mai funzionato tra
noi due, a scuola. Poi siamo cresciuti, maturati, e ci siamo incontrati davvero.
Per l’amore serve maturità.- concluse Draco sospirando.
-Allora Daniel l’ha già raggiunta, perché sa di essere il
ragazzo giusto per Camilla. E lo sai anche tu, come lo so io. Glielo si legge
negli occhi. Possibile che Camilla non lo veda?-
-Possibile. Forse lo intuisce, ma non se ne rende conto fino
in fondo.-
-E… Daniel la aspetterà?-
-Non lo so. Ricordati, però, che un Serpeverde ottiene
sempre quello che vuole. Anche a costo di aspettare anni.-
Hermione baciò prima lui e poi Alex.
-Speriamo.-
Draco posò lo sguardo sul cielo azzurro che li sovrastava.
Poi si girò a guardare Camilla e Daniel. Erano appena usciti dall’acqua e lui
si stava premurando che lei si avvolgesse tutta nell’asciugamano e che non
prendesse freddo. Prese a strofinarle una mano sul braccio, scaldandola.
-Speriamo.- concordò sottovoce, in tono talmente basso che
la ragazza faticò a sentirlo.
Dai, è andato tutto bene… che dolce, Daniel, no? Ah, che
bella che era quell’età…
Ringrazio: Minako-chan (grazie!!), patty,
July (quell’indirizzo è importante per Ginny perché lei sa già
che lì c’è l’orfanotrofio… però non l’aveva detto ad Harry, così sembra che ci
arrivano per caso, ma lei aveva riconosciuto la via. Cmq se Simon ha qualche affinità con Harry e Neville… noooo,
poveraccio! ^^’. Cioè, qualcuna potrebbe anche averla, quelle infatti che dici
tu, ma… no, Simon è decisamente più sveglio di quei due messi insieme!), shannara_810,
bimba88 (10 anni di vita… scuuuusa!! ^^ ciao, carissima!)
Ginevra scrollò per l’ennesima volta Harry, che si girò
dall’altra parte, tirandosi le coperte ed il cuscino sopra la testa.
-Harry! Svegliati!- sbottò con uno sbuffo esasperato.
-No, Gin… ancora un minuto, ti prego. Da domani devo tornare
al lavoro, è l’ultimo giorno in cui posso dormire fino a tardi…
-Se sei così stanco, forse dovresti andare a letto prima.-
osservò la ragazza incrociando le braccia contro il petto. –Quindi, proporrei
di abolire le pratiche amorose che svolgiamo prima di addormentarci.-
Harry scalciò le coperte, tirandosi a sedere all’istante. Si
stropicciò gli occhi e recuperò gli occhiali sul comodino.
-Sei tremendamente immaturo, Harry Potter.- rispose lei
allungandosi sul letto per dargli un bacio a fior di labbra. –Comunque ti ho
svegliato perché la tua Edwige ha appena portato una lettera che non mi ha
nemmeno voluto far vedere. Quando ho tentato di sfilargliela mi ha quasi
beccato. Tutte le volte la stessa storia, se una lettera è indirizzata a te a
me non la da! Non potresti spiegarle una volta per tutte che sono tua moglie e
che non hai niente da nascondermi?- strinse gli occhi, riducendoli a due
fessure. –Sempre che tu non abbia realmente qualcosa da nascondermi.-
Il moro scosse violentemente la testa.
-No, tesoro, io non ti nascondo niente.- si affrettò a
garantire. Ginny era piuttosto gelosa e per quanto la cosa lo lusingasse, alle
volte lo metteva proprio in difficoltà.
-Meglio così. E se tu lo facessi… attenzione, Potter, sono
una brava investigatrice.- lo mise in guardia Ginny puntandogli contro un dito,
che fece addossare Harry contro la testiera del letto.
-Lo so, amore, lo so. Ora… ehm… dov’è Edwige?-
-In cucina, ho dato qualche biscotto a quell’uccellaccio,
anche se non se lo meritava proprio.- tornò a sorridere amorevolmente. –E c’è
anche il caffè pronto per te, tesoro.-
Il ragazzo seguì la moglie in cucina, annusando l’aroma di
caffè che aleggiava nell’aria. Quella donna non faceva che rimproverarlo,
certo, ma lo viziava anche parecchio, si disse Harry. Si sedette al suo solito
posto e si servì tre frittelle. Buonissime, ricetta della signora Weasley. Fece
colazione e poi prese la lettera dalla zampa di Edwige. Ginny sedeva di fronte
a lui, fulminando la civetta con lo sguardo.
-Di chi è, Harry?-
-È… del Ministero.- rispose lui perplesso, indicando il
sigillo rosso che chiudeva la busta. –Qualcosa del lavoro, immagino. Strano,
sanno che sono in vacanza e comunque solitamente mandano tutto in ufficio a
Grimmauld Place. Spero solo che non sia successo qualcosa di grave.-
Aprì la busta e spiegò la pergamena, leggendola velocemente.
Arrivato alla fine, posò gli occhi sulla moglie, che lo stava fissando con
apprensione.
-C’è qualcosa che non va?- domandò preoccupata. –Un altro
attacco?-
-No, non riguarda il lavoro. Riguarda… la nostra famiglia.-
-La nostra famiglia? Che vuol dire? È successo…
-Vuol dire che presto… saremo in tre. Ci hanno concesso
l’adozione di Simon!-
Ginny appoggiò la tazza sul tavolo, piano, temendo che se
non avesse controllato i movimenti l’avrebbe sbattuta con talmente tanto
entusiasmo che l’avrebbe rotta.
-Oh… Merlino… così all’improvviso, devo sistemare la stanza,
non so che piatto preferisce, non so come…
Harry crollò in ginocchio davanti a lei e le strinse le mani
nelle proprie. La fissò negli occhi.
-Simon verrà da noi. Gin… sono la persona più felice del
mondo. Non lo sei anche tu?-
Lei sospirò e gli accarezzò dolcemente una guancia.
-Eccome se lo sono. Però… Harry, dobbiamo organizzare tutto,
devo andare a comprare coperte e… non lo so, dei poster da appendere, qualcosa
di carino, dei biscotti, qualche libro per bambini, dei…
-Ginny… tesoro, calma. Abbiamo due settimane. Simon verrà da
noi tra due settimane esatte, abbiamo tutto il tempo per organizzare la sua
stanza e tutta la casa. Accidenti… non vedo l’ora.-
La rossa gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte,
quasi facendogli male. Lo baciò.
-Anche io non vedo l’ora! Come sono agitata. Devo… devo fare
qualcosa per scaricare la tensione, per sfogarmi. Cosa posso fare… devo fare
qualcosa!-
Harry si tirò in piedi, un sorrisetto malizioso che gli
incurvava le labbra.
-Io avrei un’idea…- disse ammiccando alla camera da letto.
Ginny neppure lo notò, continuando a misurare la cucina a grandi passi. Il
ragazzo sbuffò sottovoce, grattandosi la testa.
-Gin…
-Non ora, Harry, sto pensando!- lo riprese in tono brusco.
-Amore…
All’improvviso la ragazza si voltò verso di lui, ora
sorridendo.
-Trovato cosa fare!- comunicò allegramente.
-Perfetto.- commentò Harry avvicinandosi e cingendole la
vita con le braccia forti. –Allora, mia bella mogliettina, che hai intenzione
di fare al tuo adorato maritino?- domandò baciandola.
-Una frittata.- rispose lei divincolandosi e facendo
apparire padella e uova con un colpo di bacchetta.
Il ghigno sul viso del moro si spense.
-Una frittata? Che vuol dire che vuoi farmi una frittata?-
-Cucinare mi distrae e mi calma.- spiegò lei con estrema
tranquillità. –Quindi, ti faccio una frittata. Ti piace, no?-
-Sì, mi piace, ma io pensavo che avremmo fatto qualcosa… insieme.-
mormorò Harry, vagamente deluso.
Ginevra richiamò con la bacchetta un grazioso grembiule rosa
confetto che ostentava orgogliosamente la scritta “Weasley in cucina…
assicurata la pancia piena!” sul davanti, personalmente ricamata dalla
signora Weasley, e lo tese al marito.
-Allora aiutami, tesoro.-
Harry guardò perplesso il grembiule.
-Io veramente intendevo un’altra cosa…- intercettò lo
sguardo che non ammetteva repliche della ragazza. -…ma credo che cucinare vada
bene lo stesso.- concluse afflitto, infilandosi l’indumento e chiudendo con un
colpo di bacchetta le tende. Se fosse passato Malfoy e l’avesse visto, sarebbe
stata decretata la sua morte. Neanche gli elfi domestici avrebbero più portato
rispetto.
Draco alzò lo sguardo su Hermione, che stava entrando in
quel momento nel salone.
-Alex?- domandò tornando a prestare attenzione ai documenti
che aveva appoggiati sulle gambe compostamente accavallate.
-Dorme, finalmente.- rispose Hermione lasciandosi cadere
accanto a lui sul divano.
-Camilla e Daniel?-
-Con Sabrina e Blaise nella Londra babbana, a fare un giro
per negozi. Conoscendo Sabrina staranno fuori tutto il pomeriggio.-
-Vacanziero Potter e la piccola Weasley?-
-A casa loro, a godersi le vacanze.-
-Gli altri?-
-A Grimmauld Place, immagino. Posso controllare i vari
amici, parenti e figli, Draco, ma i tuoi dipendenti te li dovresti gestire tu.-
-Allora se la solita predisposizione a farsi trovare nel
posto sbagliato al momento sbagliato, peculiarità dei cari Grifoni di
cui sono a capo, non si fa sentire, dovrebbero essere ovunque, ma non qui.-
Hermione appoggiò il capo sulle sue gambe, incurante del
fatto che gli avesse appena fatto cadere tutti i fogli.
-Cazzo… Hermione, li avevo appena sistemati!-
Lei spense le sue proteste in un bacio.
-Dopo ti aiuto a rimetterli in ordine. Non vorrai veramente
dirmi che per una volta che abbiamo l’intera Malfoy Manor a nostra
disposizione, tu preferisci lavorare.-
Draco ghignò, passandole un braccio attorno al collo ed
attirandola verso il suo petto.
-Non dire sciocchezze.- la riprese con voce bassa e
vellutata. Le sfiorò le labbra con le proprie, chiedendosi come aveva fatto a
reprimere i propri istinti tutte quelle notti in cui Alex li aveva tenuti
svegli, quelle notti in cui le poche volte che si trovavano assieme nel letto
c’era la presenza del loro figlioletto, che riempiva il cuore di gioia, ma che
sicuramente non riusciva a saziare il desiderio di fare l’amore con la donna
amata.
-Per fortuna. Perché mi sembrava davvero che te la fossi
presa, per quelle scartoffie.-
-Scartoffie? Non sai quel che dici, donna. “Scartoffie” sono
i tuoi articoletti da giornale babbano, non certo il mio lavoro.- sbottò lui
fintamente offeso.
-Stai dicendo che il mio lavoro è meno del tuo?-
-Tu puoi forse dire il contrario? Proteggo migliaia e
migliaia di maghi, io. Tu fai forse qualcosa più di me?-
-Io informo la gente. Il mio lavoro è importante quasi
quanto il tuo.- replicò stizzita Hermione.
-Davvero? Io conosco un altro tuo lavoro, che sai
fare meglio e che secondo me è parecchio più utile.- mormorò lui invertendo le
posizioni e sovrastandola con il proprio corpo. Riprese a baciarla,
investendola di tutta quella passione che fino a quel momento non aveva potuto
dimostrarle.
Hermione non si tirò indietro e prese a slacciargli la
camicia candida, senza staccare la bocca da quella del marito. Accolse il suo
bacino ancora ricoperto dai pantaloni tra le gambe e si spinse di più contro il
suo corpo caldo e accogliente come sempre.
-Draco, ti amo.- sussurrò contro il suo orecchio, poi
mordicchiandoglielo dolcemente.
-Tre giorni.- mormorò lui in risposta. La mora si scostò di
un poco.
-Cosa?-
-Erano tre giorni che non me lo dicevi.-
-Hai contato i giorni?-
-Ovviamente. Non ti senti in colpa, signora Malfoy? Per tre
lunghi giorni non hai detto a tuo marito che lo ami.-
-Nemmeno tu l’hai detto a me.-
-Il mio ti amo era compreso nei miei abbracci, nella
pressione della mia mano sul tuo fianco, nel…
-Capito, capito. Stai forse tentando di farmi sentire in
colpa?- domandò Hermione lasciando che i palmi del biondo vagassero sotto la
sua maglietta, accarezzando dolcemente la sua pelle.
-Oh, sì, voglio che tu ti senta veramente molto in
colpa e che trovi un modo per farti perdonare.-
-Mmh… mi sta venendo qualche idea, sai?- mormorò
sensualmente lei facendogli scivolare la camicia giù dalle spalle muscolose e
dandogli un bacio sulla clavicola.
-Forza, allora. Fammi vedere cosa sai fare, tesoro.-
Un applauso proveniente dall’ingresso ruppe l’atmosfera e
Draco ed Hermione si separarono alla velocità della luce.
-Ottimo spettacolino indecente.- commentò Harry annuendo con
aria divertita, mentre Ginny si girava, borbottando qualcosa a proposito del
fatto che non faceva bene al suo stomaco vedere Draco Malfoy senza camicia e
con la cerniera dei pantaloni aperta.
-Potter, non ti hanno insegnato a bussare?- domandò
Draco rivestendosi con uno sbuffo. Fece una smorfia. –Ecco, piccola Weasley,
puoi girarti senza temere che il mio fisico prestante minacci la fedeltà verso
tuo marito.- aggiunse poi ghignando.
-Hermione, mi meraviglio di te.- disse Ginevra,
deliberatamente ignorando il biondo. –Fare… quello con un bambino al
piano di sopra.-
-Non ti aspetterai mica che non facciamo più sesso solo perché
ora c’è un bambino!- sbottarono due voci in coro. Harry e Draco si fissarono,
il primo seriamente preoccupato ed il secondo perplesso.
-Tu non hai un bambino, Potter.- gli fece notare il biondo.
L’altro gli rivolse un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
-Veramente non è proprio così. Ecco… io e Ginny siamo venuti
proprio per dirvi questo.-
Hermione spalancò la bocca e corse ad abbracciare Ginevra.
-Sei incinta! Un altro miracolo, Gin!-
La rossa sorrise tristemente, scostandosi dalle braccia dell’amica.
-Non sono incinta, ‘Mione. Quello che Harry intendeva dire è
che ci hanno concesso l’adozione di Simon. Tra due settimane verrà da noi.-
Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo.
-Povero ragazzo, non ha idea di cosa lo aspetta.- commentò
il biondo con un’alzata di spalle. Intercettò lo sguardo assassino di Ginny.
–Ma sono sicuro che si troverà bene.- aggiunse facendo una smorfia. La moglie
gli tirò una gomitata nelle costole.
-Piantala di fare l’antipatico. È felice per voi, è il suo
modo di dirlo.-
Ginevra roteò gli occhi.
-Ma certo, lo sappiamo. Ormai lo conosciamo, non potevamo di
certo aspettarci un abbraccio.-
-Io non vorrei mai abbracciare Malfoy.- sbottò Harry
rabbrividendo. Draco gli lanciò un’occhiataccia.
-E la cosa è reciproca, Potter.- precisò all’istante.
-Sì, va bene, va bene, nessuno dovrà abbracciare nessuno.-
assicurò Hermione mettendo fine al battibecco tra i due. –Abbiamo perso di
vista il punto principale.-
-Il fatto che mia moglie ritenga inopportuno fare sesso con
un bambino in casa?-
-È inopportuno farlo con un bambino in casa solo se questo
potrebbe scoprirti.- spiegò Draco con aria da perfetto esperto. –Ma se fai un
po’ d’attenzione lo puoi fare senza problemi. Ad esempio, quando lui sta
dormendo voi potete…
-Potter, Malfoy, nemmeno questo era il punto!- sbraitò
Hermione, mentre Ginevra si passava una mano sugli occhi, scuotendo la testa. I
due la fissarono perplessi.
-E qual è?-
-Il punto è che presto un bambino farà parte della famiglia
Potter. Un bambino che non aveva famiglia presto ne avrà una. Anzi, più di una,
in effetti. Avrà voi, noi, e tutti gli altri. È una cosa bellissima.-
Ginny sorrise, lasciandosi avvolgere dall’abbraccio del
marito.
-Bellissima davvero. Credete… credete che sarò una buona
madre?- domandò con una punta d’ansia nel tono di voce.
-Ma certo che sarai una buona madre, Ginny. Adori i bambini,
hai fatto pratica con Camilla ed hai l’esempio di tua madre, che è impeccabile.
Sarai sicuramente una buona madre, tesoro.-
La rossa sospirò, rivolgendo un sorriso teso ad Hermione.
-Lo spero proprio.- mormorò. E detto questo cadde a terra,
svenuta.
-Innerva!-
Improvvisamente, gli occhi di Ginny si riaprirono. Si portò
una mano al volto, per ripararsi dalla troppa luce, guardandosi attorno. Harry
ed Hermione erano sporti su di lei, il primo che le reggeva la testa e la
seconda che le sventolava una mano davanti al viso. Draco era in piedi, che si
rigirava la bacchetta tra le dita, lo sguardo vagamente preoccupato.
Hermione strinse gli occhi, fissandola seriamente.
-Aspetta, che vuol dire “un’altra volta”? Ti è già
capitato?-
-Sì, è da quando sono tornata a casa dal San Mungo che non
mi sento molto bene ed ogni tanto svengo.-
-Ginny, dannazione!- la riprese l’amica scuotendo la
testa. –Dovevi dirlo e andare a farti vedere! Non sappiamo bene cosa è successo
con quella Maledizione, è pericoloso avere dei sintomi e non controllare cosa
siano. Dovresti saperlo meglio di me, sei una Medimaga, no?- sbuffò e si voltò
verso Harry. –E tu lo sapevi, immagino. Dovevi portarla al San Mungo!-
Il ragazzo si scompigliò i capelli.
-Io volevo, ma non me lo ha permesso.- spiegò.
Nessuno ebbe il coraggio di replicare. Se Ginevra non voleva fare una cosa, non
la faceva e basta.
-Va bene, non importa.- tagliò corto Hermione. –Ma adesso ci
andiamo, al San Mungo. Non è normale svenire così, Gin. Non è normale.-
Ginevra si tirò in piedi, aiutata da Harry. Prese una
manciata di polvere volante e la gettò bruscamente nel camino di Malfoy Manor.
-Quasi quasi preferivo quando c’era Ronald, a preoccuparsi
per me.- la sentirono borbottare mentre si lasciava inghiottire dalle fiamme
verdi. Harry sospirò, ficcando la mano nel contenitore sopra al camino.
-È agitata per la storia di Simon, ma si sistemerà tutto,
non preoccupatevi. Vado da lei, voi restate pure qui.-
-No, veniamo con te.- mormorò Hermione scuotendo la testa
preoccupata.
-No, Herm, non ce n’è bisogno. Restate qua, voi.- lanciò
un’occhiata a Draco. –Così continuate quello che stavate facendo. Ci vediamo
stasera a cena.-
Scomparve anche lui nel camino e comparve in quello
dell’Accettazione del San Mungo. Una Medimaga gli sorrise.
-Signor Potter, è qui per sua moglie, non è vero?-
Il ragazzo fece un cenno d’assenso.
-Quarto Piano, reparto Visite Rapide. L’ascensore è da
quella parte.-
Harry ringraziò ed andò dove gli era stato detto. Ginny era
in sala d’aspetto, che camminava avanti e indietro, i tacchi che picchiettavano
sul pavimento provocando un fastidioso sottofondo.
-Gin…
-Harry. Non era necessario farmi venire qua al San Mungo,
sai? Non è niente, sono solo debole. Mi hanno lanciato contro una Maledizione
Senza Perdono, non si può pretendere che io saltelli in giro come se non fosse
successo niente.-
-È solo un controllo, tesoro. Può darsi che tu sia solo
debole, ma un controllo non è mai inutile. Una visita, una cosa veloce, e ce ne
torniamo a casa. Solo per essere più tranquilli.- la strinse in un abbraccio e
le depositò un lieve bacio sui capelli. –Dopo andiamo ad Hogsmead e compriamo
qualcosa per Simon. Qualcosa di carino.-
-Davvero? Secondo te se gli prendo un copriletto di qualche
squadra di Quidditch va bene? Per cosa terrà?-
-Per i Cannoni di Chudley, sicuramente.-
-Speriamo. Così gli posso far conoscere Ronald. E mio
fratello si renderà utile, per una volta.-
Harry ridacchiò, passandole una mano tra i capelli. Le posò
due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.
-Ti amo, Ginny.- disse seriamente. –E sono contentissimo che
Simon verrà da noi.-
-Anche io ti amo, Harry.-
Una giovane apprendista Guaritrice appena entrata si
appoggiò allo stipite della porta, sospirando rumorosamente. Ginevra si voltò.
-Sì?-
La ragazza sussultò.
-Ah… ehm… può entrare, signora Potter.- disse arrossendo
furiosamente.
-Grazie.-
Entrarono nello studio.
-Ciao, Sandy.- salutò la rossa.
-Ciao, Ginevra, cara. Dimmi, cosa c’è? Cosa ti senti?-
-In realtà non ho niente. Mio marito…- fece un cenno verso
Harry, che si era seduto in un angolo. -… ha tanto insistito e…
-Cosa ti senti?- domandò di nuovo la Medimaga sorridendo.
Conosceva l’abitudine della ragazza di sminuire sempre tutto.
-Da un po’ di tempo, da quando… mi è stata scagliata addosso
quella Maledizione, ho qualche disturbo.-
-Che tipo di disturbo?-
-Nausea, vomito, qualche volta svengo… soliti, banali
sintomi di debolezza, ma nessuno mi da retta.- spiegò sbrigativamente Ginny,
lanciando un’occhiata ad Harry.
-Beh, può darsi che sia solo un po’ di debolezza.
Comprensibile. Non penso sia nulla di grave, ma facciamo un controllo veloce lo
stesso, già che sei qui. Stenditi.-
La ragazza ubbidì e Sandy le passò varie volte la bacchetta
sul corpo, pronunciando incantesimi a bassa voce. Ginevra guardava annoiata i
libri di Pozioni nello scaffale alla sua sinistra.
-Ora posso rivestirmi?- domandò dopo un po’.
-Un ultimo incantesimo, aspetta. Mi sembra davvero
impossibile, conoscendo il tuo problema, ma… ho sentito qualcosa di strano che…
non so.-
Puntò la bacchetta all’altezza del ventre della rossa,
mormorando una formula. All’improvviso, scaturì una luce bianca.
Ginny sgranò gli occhi e fissò la Medimaga, altrettanto
perplessa.
-Sandy, era un incantesimo…- agitò in aria la mano, non
riuscendo a finire la frase.
-Sì.- rispose l’altra, mordendosi il labbro inferiore.
Harry passava lo sguardo da una all’altra, preoccupato.
-Che succede? Cos’hai, tesoro? Per cos’era l’incantesimo?-
Ginevra gli strinse le mani tra le proprie.
-L’incantesimo…- deglutì. –Non so come sia possibile, ma
l’incantesimo ha appena rivelato che sono incinta, Harry.-
Lui sbatté un paio di volte le palpebre, scuotendo la testa.
-Tu non… cioè, noi non… non possiamo avere bambini. Cosa
vuol dire, che il tuo problema si è… risolto? Così, all’improvviso?-
-No.- disse Sandy. –Il problema di Ginevra c’è ancora, l’ho
sentito. Però è incinta. Non so come sia potuto accadere.-
-Ci… dev’essere stato un errore, allora. L’incantesimo deve
avere sbagliato.- mormorò Harry, affranto.
-Impossibile.- assicurò la Medimaga scuotendo la testa. –Può
capitare che non riveli una gravidanza quando invece c’è, ma… non il contrario.
Non può accadere semplicemente perché la luce bianca che avete visto è quella
rilasciata dal bambino.-
Harry spostò lo sguardo dalla moglie all’altra donna.
-Che vuol dire che l’ha rilasciata il bambino?-
-Beh, non il bambino in sé, naturalmente, dato che non è
ancora formato, ma il feto. È una sorta di… stimolo, qualcosa che induce quello
che c’è nella pancia di Ginevra a reagire. La reazione consiste nella luce
bianca. È lo stesso incantesimo che si usa per determinare il sesso, ma la cosa
si può fare solo tra un paio di mesi, quando il bambino sarà abbastanza formato
per reagire in modo corretto allo stimolo, ossia rilasciando una luce blu se è
maschio ed una luce rosa se è…- s’interruppe, intercettando lo sguardo
allucinato del moro. Si schiarì la gola. –Comunque, come ho già detto, è presto
per questo. Per ora, sappiamo solo che avrete un bambino.-
Harry si passò una mano tra i capelli, nervosamente.
-Avremo un bambino.- ripeté sommessamente. Guardò la moglie,
sorridendo. –Avremo un bambino!- gridò prendendola in braccio e strappandole un
grido a metà tra la sorpresa e la protesta.
-Harry!- esclamò, arrossendo davanti al sorriso caloroso
della Medimaga. –Mettimi giù, Harry!-
Lui la baciò, senza però accennare a lasciarla. Ginevra
ricambiò il bacio, imbarazzata come non mai. Si staccò, dandogli una pacca sul
braccio.
-Adesso mettimi giù sul serio, Harry. Stiamo facendo della
scena.-
Il ragazzo l’accontentò, ma non smise di sorridere come
un’idiota.
-Ginny… amore mio, un bambino. Sarà bellissimo. Prima
abbiamo saputo di Simon, poi…- all’improvviso, il suo sorriso si spense, così
come quello di Ginny, che aveva avuto lo stesso pensiero.
-Simon.- disse piano il ragazzo, stringendo le labbra.
-Come… come si fa?-
La rossa scosse la testa, stringendosi nelle spalle.
-Santo cielo, non lo so. Voglio dire… due bambini.
Uno nostro, piccolo, che dovremo accudire dalla nascita ed un altro, che non
conosciamo nemmeno, che ha avuto i genitori fino a poco tempo fa, di sei anni.
Non so… Harry, non so se ce la possiamo fare. Due bambini… sono difficili da
accudire. In questo caso ancora più difficili. Se ci dovessimo buttare in
questa impresa…
-Non ce la faremmo?- domandò lui, mordendosi il labbro
inferiore.
Ginny sorrise.
-Mia madre ha cresciuto i gemelli, avendo già Bill, Charlie
e Percy. Se lei ce l’ha fatta con tali scalmanati, tutto il resto è fattibile.
Bisogna vedere se ce la sentiamo.-
Il moro le accarezzò gentilmente i capelli.
-Tu te la senti?-
-Io penso che… sono una persona precisa e mantengo sempre
gli impegni. Non ho alcuna intenzione di dire a Simon che non lo adotteremo.-
gli sorrise. –Anche perché so che tu vuoi aiutare Simon.-
-Oh… davvero, Ginny?- domandò entusiasta, gli occhi che
luccicavano di nuovo.
-Per me va bene. Se devo fare dei sacrifici per la nostra
famiglia, li faccio volentieri. Più che volentieri. Però… bisogna chiedere a
lui, Harry.-
-A lui?-
-A Simon. Potrebbe… potrebbe non volere più venire da noi,
una volta saputo che aspettiamo un altro bambino. La paura di venire messo da
parte… di venire abbandonato ancora una volta… sarebbe comprensibile, se
rifiutasse.-
Il ragazzo le strinse una mano nella propria.
-Facciamo così, prendiamoci ancora qualche giorno per
pensarci, va bene? Poi prenderemo una decisione sicura e… andremo a parlargli,
in tutti e due i casi.-
Draco Malfoy spulciò minuziosamente i fogli che gli erano
appena stati recapitati, mentre John Spelley, un ragazzo di non più di
vent’anni, investito da pochi giorni della carica di tuttofare, o piccolo
schiavetto, come l’aveva simpaticamente ribattezzato Draco, aspettava
diligentemente in un angolo.
-Spelley!- tuonò il biondo, la fronte corrugata e
l’espressione dura.
-Sì, signor Malfoy?- domandò lui, sussultando.
-Mancano i documenti di Potter. Quelli sullo sventato
attacco dell’altro ieri. Bisogna archiviare il verbale del Ministero, lo stava
controllando Potter.-
-Sì, signore, ma il signor Potter… non ha finito, signore.
Io… non credo che abbia nemmeno iniziato, in realtà.-
-Che cosa vorrebbe dire che non ha neppure iniziato?!
Gliel’ho dato due giorni fa!- sbottò Draco alterandosi. Da quando aveva finito
le vacanze Potter stava proprio lasciando a desiderare, quando si trattava di
lavoro. Ed era una cosa inaccettabile, soprattutto considerando l’attacco a
Malfoy Manor di poco tempo prima. Non potevano assolutamente abbassare la
guardia, non ora.
-Io… non so cosa dirle. Ecco…
-Non importa.- tagliò corto il biondo con un gesto seccato
della mano. –Torna a fare quel che devi, ci penso io.-
Percorse impettito il corridoio di Grammauld Place che
portava all’ufficio del collega ed entrò senza curarsi di bussare. Sospirò,
notando la scena piuttosto desolante che si trovava davanti: Harry era seduto
dietro alla scrivania, lo sguardo puntato fuori dalla finestra, completamente
perso. Non si era nemmeno accorto che fosse entrato qualcuno. Sul tavolo, tra i
documenti a cui avrebbe dovuto lavorare, giacevano abbandonati pezzettini di
pergamena bruciacchiata e la bacchetta magica. Evidentemente aveva trovato un
buon modo per rilassare i nervi.
Draco avanzò lentamente e si sedette sulla sedia di fronte
alla scrivania. Harry non si voltò e non ebbe alcuna reazione.
-Potter…- lo chiamò piano. Il moro sussultò leggermente,
spostando lo sguardo su di lui.
-Oh,
Malfoy. Ciao.-
-Non “ciao”, Potter. Non stai lavorando.-
-Cosa… ah, il verbale. Ci sto mettendo qualche giorno in più
del previsto, ma…
-Non c’è ma, Potter. Un verbale di quel genere si controlla
in dieci minuti. L’hai sempre controllato in dieci minuti. E sono passati già
due giorni da quando te l’ho consegnato. Così non va bene. Piuttosto di darti
alla piromania dovresti lavorare, sai.-
-Sì… lo so.- mormorò lui, vago, mentre il suo sguardo
tornava alla finestra. –Ma… senti, Malfoy, in questo momento ho… molti pensieri
per la testa.-
Draco si chinò di poco in avanti, piegandosi sulla
scrivania.
-Lo so, Potter. E capisco, t’assicuro…
-Allora lasciami un po’ di respiro.-
-No. Sono dell’opinione che se si hanno dei problemi bisogna
risolverli, non rimuginarci sopra. E per quanto ne so su questo punto sei
sempre stato d’accordo con me.-
Harry scrollò le spalle.
-È complicato.-
-Cosa? Cosa dovresti fare, Potter? Qual è il tuo problema?-
-Lo sai il mio problema, Malfoy. Aspetto un figlio, e la
cosa mi rende felicissimo, ma ne dovremmo adottare un altro e non so se è
ancora disposto ad accettare.-
-È inutile che tu e tua moglie stiate ad affliggervi così,
quando per avere una risposta basterebbe andare a chiedere a Simon.-
-Ginny è agitata per il bambino, angosciata, ancora non
riesce a capacitarsi di essere rimasta incinta, non sarebbe una buona idea
portarla da Simon.-
-Allora vacci tu. Da quanto ho capito sei tu quello che ha
più confidenza con il bambino.-
-Non posso andare da solo, Malfoy. Non so mantenere la
calma, non so…
-Vengo io con te.- l’interruppe Draco seriamente.
-Cosa? No…
-Perché no?-
-Perché… perché sei Malfoy.-
Il biondo inarcò un sopracciglio.
-Stai facendo discriminazione, Potter? Contro l’uomo che ha
sposato la tua migliore amica, il padre dei tuoi nipoti? Pensavo avessimo
superato questa fase. Molti anni fa.-
-Non intendevo quello, lo sai.-
-Alle volte è davvero difficile sapere quello che intendi.
Comunque non mi interessa e non è questo il punto.- sospirò. –Il punto è che il
tuo problema blocca il mio lavoro. E come capo devo assicurarmi che tutto
funzioni. Quindi, verrò con te e… non lo so, ti sosterrò moralmente, o quello
che ti pare. Basta che risolviamo la questione e tu torni a lavorare. Mi servi
qui, Potter. La tua testa mi serve qui.- si alzò in piedi e lo fissò
risolutamente negli occhi. –Muoviamoci, prima andiamo e prima torniamo.-
Harry si alzò, sospirando.
-E va bene. Via Penelope la Maganò. Smaterializzati nel
posto giusto, Malfoy.-
Scomparvero, ritrovandosi poco dopo davanti all’Orfanotrofio
di Donna Sole. Draco scrutò di sottecchi il moro.
-Potter… sei pronto?-
-Io… ma certo che sono pronto, Malfoy.- assicurò puntando
l’ingresso a passo deciso. Bussò e Donna Sole li fece entrare.
-Signor Potter, che piacere! È venuto a trovare Simon?-
Harry sorrise appena, torcendosi nervosamente le mani.
Lanciò un’occhiata a Draco.
-Mia moglie è incinta.- sparò a bruciapelo.
Lo sguardo della donna si oscurò per un istante.
-Oh… beh, è… una cosa molto bella. Congratulazioni, signor
Potter. Io penso che…
-Il fatto non crea problemi con l’adozione, vero?- domandò
Draco interrompendola.
-Non a livello legale, naturalmente. Però bisogna vedere se
i signori Potter sono disposti a prendersi la responsabilità di crescere due
figli insieme. Un bambino adottato può anche creare problemi, per lui vuol dire
inserirsi in un nucleo familiare sconosciuto, non è facile. E non è facile
nemmeno per i genitori adottivi, naturalmente.-
-Sì, va bene, ma il mio… amico e sua moglie ne hanno parlato
e hanno deciso di affrontare la cosa. Vogliono ancora Simon. C’è possibilità
che sia il bambino a rifiutare?- domandò ancora il biondo, ignorando del tutto
Harry, che tentava di infilare qualche parola nel discorso, con scarsi
risultati.
-Certo che c’è la possibilità.-
-E come bisogna fare?-
-Parlargli. Solo parlargli e chiedergli se per lui va bene
lo stesso.-
Draco si girò trionfante verso il moro.
-Visto? Basta andare a parlargli. Forza, vai a cercarlo e
chiediglielo. Su, muoviti.-
-Oh… okay, vado. Donna Sole, sa dirmi dov’è Simon?-
-Sono qui.- mormorò una vocetta dietro di loro. Si girarono
tutti all’improvviso: Simon era in fondo al corridoio, appoggiato allo stipite
della porta del salone, e li guardava mangiucchiandosi le unghie.
-Simon.- lo rimproverò bonariamente la donna. –Non si
ascoltano le conversazioni dei grandi, lo sai.-
-Scusa. Adesso ho sentito, però.-
Harry ebbe una fitta al cuore.
-Già, hai sentito. Cosa ne pensi, Simon?-
Il bambino alzò le spalle, facendo un passo avanti. Si
dondolò sulle punte, arricciando il naso.
-Non lo so.- mormorò. –Mi andrebbe bene avere un fratellino.
Non l’ho mai avuto, sarebbe bello. Però non saremmo veramente fratelli, vero?
Lui sarebbe tuo figlio, io no. Non so se…- fece una pausa, cercando le parole
giuste. -… tu e Ginny mi vorrete bene come a lui. Io voglio una mamma e un papà
come tutti gli altri bambini. Come il tuo bambino. Sarete lo stesso la mia
mamma e il mio papà?-
Draco scrollò le spalle, voltandosi verso il moro.
-Digli che sarà così, Potter.-
Harry prese fiato, ma non emise alcun suono. Simon lo
guardava, la speranza di un bambino di sei anni negli occhi. Speranza che dopo
qualche minuto venne sostituita dalla delusione. Il labbro inferiore del bimbo
si sporse pericolosamente in fuori, ma prima che gli adulti potessero vedere
anche una sola lacrima, lui era fuggito via.
Donna Sole si strinse nelle spalle, spostando lo sguardo sul
moro.
-Signor Potter, capisco che…
-No! No, non è così. È solo… santo cielo, non posso
rispondere ad una domanda del genere. So che è solo un bambino, che avrei
potuto dire semplicemente di sì, ma non voglio iniziare con una bugia, non… il
fatto è che non lo so. Posso volergli bene, ma non posso promettergli di essere
un genitore. Per il semplice fatto che non so se sono in grado di essere
un buon genitore e…
-Potter.- lo interruppe Draco in tono calmo, ma con una nota
seccata. –Lo vuoi quel bambino?-
-Sì che lo voglio.-
-Bene, allora lo avrai. Farà parte della tua famiglia, punto
e basta. Lascia fare a me.-
Fece un cenno alla donna e al moro, e si diresse su per le
scale, dove era scappato Simon.
Fermò una bimbetto di circa cinque anni, che si appiattì
contro il muro non appena riconobbe la figura che aveva davanti. La sua fama lo
precedeva anche tra i bambini. E sembrava che non fosse tanto più bella di
quella che aveva tra gli adulti
-Ehm… non ti faccio niente.- la rassicurò passandosi una
mano tra i capelli. –Volevo solo… sai dirmi dov’è Simon?- strinse le labbra.
–Per favore, piccolino?-
-È… nella sua stanzetta.- balbettò lui arricciando un lembo
dei pantaloncini sul dito cicciottello. –In fondo in fondo, laggiù.-
-Vuoi dire in fondo al corridoio?-
-Sì.- rispose il bambino sgranando gli occhi ed annuendo
solennemente.
-Bene, grazie. Ehm… ciao, piccolo.-
-Ciao, Draco Malfoy.-
Dopodiché corse via, e Draco decise di ignorare di proposito
il fragoroso “correte, c’è Draco Malfoy che sta andando nella stanza di Simon!”
che echeggiò per il corridoio.
Arrivò all’ultima porta del corridoio e bussò.
-Lasciami stare, Danny, o lo dico a Donna Sole!- minacciò
una vocina rauca dall’interno.
-Non sono Danny.- disse il biondo entrando. Simon era seduto
sul letto, imbronciato, stringendo il cuscino tra le braccia, il naso che
colava. Appena riconobbe l’intruso, si asciugò le lacrime con il dorso della
mano.
-Cosa vuoi?- chiese, sospettoso.
-Non preoccuparti. Non mangio i bambini, sai.- lo
tranquillizzò Draco con il miglior sorriso che gli riusciva.
-Lo so.-
-Ah, per fortuna. I tuoi compagni sembrava avessero qualche
dubbio a proposito.-
-I miei compagni sono dei mocciosi.- replicò il bambino, la
fronte corrugata in un’espressione dura. Draco non poté fare a meno di
apprezzare il commento e fare cenno di sì con la testa.
-Ma tu non lo sei, vero?-
-No, io no.-
Il ragazzo si inginocchiò, fino ad incontrare gli occhi di
Simon.
-In questo momento non lo stai dimostrando.- gli disse. Il
tono carico di freddezza, eppure lo sguardo gentile. Il bimbo non rispose,
limitandosi a soffiarsi rumorosamente il naso nel piumino.
Draco evitò accuratamente di posare gli occhi sulla coperta
e si concentrò su quello che doveva dire.
-Simon… hai deciso che non vuoi più andare con Harry?-
-No, non ci voglio più andare.-
-Ne sei proprio sicuro?-
-Sì.-
-Va bene.- sospirò il biondo passandosi una mano tra i
capelli. –Facciamo così: ti faccio una sola domanda, poi ti lascio stare.
Okay?-
Simon lo fissò scettico. Poi acconsentì. Draco si sedette
sul suo letto, a gambe incrociate e sorrise.
-Chiudi gli occhi.- il bambino ubbidì. –Adesso, immaginati
da grande.-
Simon corrugò la fronte.
-Vuoi dire quando avrò dieci anni?-
Il ragazzo sghignazzò.
-Facciamo quindici. Ci sei?-
-Sì.-
-Ecco. Ora, descrivimi i tuoi genitori.-
Il nasino di Simon si arricciò impercettibilmente, mentre
sul volto si dipingeva un sorriso.
-La mia mamma è tanto bella, e anche il mio papà.-
-Sì, ma come sono? Come hanno i capelli? E gli occhi?-
-Il mio papà ha i capelli marroni e gli occhi scuri, mentre
la mia mamma ha i capelli biondi e gli occhi azzurri azzurri, come il cielo.-
-E… non sono Harry e Ginny, vero?-
Simon aprì gli occhi di scatto, guardando il biondo con aria
colpevole.
-No.- mormorò piano.
-Infatti. È e sempre sarà così, Simon: i tuoi genitori sono
quelli che ti hanno messo al mondo, quelli che hai conosciuto e che purtroppo
ora non ci sono più. Non puoi sostituirli, nessun altro sarà in grado di farti
da genitore come te ne facevano loro. Però qualcuno potrebbe prendersi cura di
te lo stesso e volerti bene. Ed io credo che Harry e Ginny siano le persone
migliori che potevano capitarti. Ginevra è molto dolce ed ha un cuore grande.
Ha sempre desiderato una famiglia numerosa, ti assicuro che avere sia te che il
bambino che aspetta per lei è una cosa bellissima. Ed Harry… potrai sempre
parlare con lui, Simon. Ti ascolta e… è la persona che ti può capire di più. Ha
perso i genitori, come te. Se tu deciderai di andare a vivere dai Potter, forse
non troverai una madre ed un padre, come l’immagini tu, ma troverai sicuramente
una famiglia. Qualcuno che ti voglia bene e che ti dia sostegno e protezione. E
non solo Harry e Ginny, ma tante altre persone. La mia famiglia, tanto per
cominciare. Mia moglie è… mia moglie è un tesoro e non vede l’ora di essere
chiamata zia. Poi c’è Camilla, mia figlia di dodici anni. È dolce e simpatica,
anche con lei puoi parlare. Poi ci sono Sabrina, lei è tutta matta, e Neville
Paciock. Lui ti può insegnare tanto sulle erbe magiche, sai. È un vero esperto.
E poi tante altre persone, come i signori Weasley, i genitori di Ginny. Ti
vorranno bene come ad un nipote, vedrai. Loro vogliono bene a tutti. Persino a
me, pensa. E poi una marea di zii, cugini e…- s’interruppe, rendendosi conto di
quanto si stava accalorando a parlare di persone che spesso e volentieri non
faceva altro che prendere in giro. Strinse le labbra. –Quello che voglio dire,
è che siamo una famiglia incasinata. Ma siamo una famiglia. E se tu mi dici che
non vuoi venire da noi, che preferisci aspettare qualcuno che ti prometta che
sarà un genitore fantastico, allora io me ne vado e tu non mi vedi più. Ma se
mi dici che va bene, che andrai da Harry, allora io ti prometto…- gli mise due
dita sotto il mento, costringendolo a guardarlo negli occhi. -… ti prometto che
ti daremo una famiglia. Non due genitori, forse, ma una famiglia.- gli sorrise.
–Parola di Malfoy.-
Simon sembrò riflettere freneticamente su tutto quel
discorso complicato che aveva appena dovuto ascoltare. Dopo una manciata di
secondi di silenzio, un sorriso bagnato di lacrime comparve sul suo faccino
rotondo.
-Quel tuo bel sorrisino era un sì?- domandò Draco ghignando.
-Voglio essere adottato da Harry Potter.- comunicò il
bambino fermamente.
-Perfetto!- esclamò Draco scattando in piedi. –Tra una
settimana, sarai da noi. Prepara le valigie, piccolo!-
Tornò di sotto, un ghigno compiaciuto sul volto. Diede una
poderosa pacca sulla spalla di Harry, che stava farfugliando mille scuse e
spiegazioni a Donna Sole, che ascoltava seria e dispiaciuta.
-Potter, giura che mi bacerai i piedi fino alla mia morte.-
mormorò il biondo con voce strascicata.
-Simon… Simon verrà da noi?-
-Simon verrà da noi, sì.-
Harry lo fissò sbigottito.
-Come hai fatto, Malfoy? Non… non lo avrai mica minacciato!-
-Non dire stron…- lanciò un’occhiata ai bambini che li
stavano spiando da dietro la porta del salone, credendo di non essere visti.
–Certo che no, Potter.-
-E allora cosa gli hai detto?-
Il biondo fece un gesto di saluto verso Donna Sole, poi
s’incamminò verso l’uscita, seguito a ruota da Harry.
-Dai, cosa gli hai detto?-
Draco scrollò le spalle.
-Non credere che mi abbassi a darti la soddisfazione di
raccontarti tutti i complimenti che ti ho fatto, Potter.- mormorò con un ghigno
prima di Smaterializzarsi.
Naturalmente, nel prossimo capitolo, che sarà l’ultimo (e
poi ci sarà l’epilogo), avrete le spiegazioni dovute riguardo il “miracolo” che
ha permesso a Ginny di rimanere incinta.
Ringrazio vivamente: flycka-cla (tranquilla…
^^! E grazie per i complimenti!), minako-chan (Draco non calcola
molto Alex in pubblico, ma sai com’è… quando c’è altra gente si vergogna di
mostrare sentimenti per qualsiasi persona che non sia se stesso…), July
(sono contenta che ti piacciano i miei nomi! Eheheh vuol dire che abbiamo gli
stessi gusti…. Cmq quel “ti amo” che Daniel stava quasi per dire anche a me
sembrava affrettato, così non gliel’ho fatto dire… però, che lui senta qualcosa
di molto forte, anche se magari non così forte come quel tipo di amore,
è inequivocabile, no? Ciau ciau, tesora!), lucilla91
Capitolo 19 *** La nostra grande, bella, incasinata famiglia allargata ***
LA NOSTRA GRANDE, BELLA, INCASINATA
LA NOSTRA GRANDE, BELLA,
INCASINATA
FAMIGLIA ALLARGATA
Hermione diede un colpo di bacchetta al bollitore del the ed
aspettò che fischiasse. Poi versò la bevanda calda in due tazze di ceramica,
rigorosamente dipinte a mano, pezzi del regalo di nozze di mamma e papà
Granger, e le depose su un vassoio. Salì le scale e spinse con un fianco la
porta della biblioteca. Dalla soglia accarezzò con lo sguardo la sagoma di
Draco, che stava seduto dietro alla scrivania di mogano scuro posta al centro
della stanza. Le gambe distese sotto al tavolo, la guancia appoggiata sul dorso
della mano, l’espressione concentrata. Aperti davanti a lui una decina di
voluminosi tomi.
Avanzò fino a lui, appoggiando il vassoio sulla scrivania ed
aggirando il tavolo, sedendosi sul bracciolo della poltrona. Gli accarezzò
dolcemente il collo.
-Come stai, mio bel maritino?-
-Sono stanco e mi fanno male gli occhi.- mormorò Draco
passando una braccio attorno alla vita della mora. –Ma non mi lamento, dato che
per la prima volta da quando stiamo insieme ti sei premurata di prepararmi un
the e portarmelo.-
-Se volevi qualcuno che ti portasse il the dovevi sposare un
elfo domestico, tesoro.- disse lei candidamente depositandogli un bacio sui
capelli.
-Ho sposato la loro protettrice ed è quasi la stessa cosa.-
-Con la differenza che io non sono verde.-
-E che non sai cucinare.- aggiunse il ragazzo ghignando.
-Io so cucinare.- ribatté Hermione.
-Oh, ma certo, ed il fatto che Molly Weasley non ti lasci
entrare in cucina ne è la conferma.-
-Molly non lascia avvicinare nessuno alla cucina, quando c’è
dentro lei.-
-A Capodanno di due anni fa mi ha lasciato aggiungere del
rosmarino al sugo del suo arrosto.-
-Io continuo a sostenere che non se ne sia accorta.- disse
lei scuotendo appena la testa. –Non lascia che nemmeno Ginny, che cucina quasi
come lei, modifichi una delle sue creazioni.-
-Come ti pare, ma smettiamola di parlare di mangiare che
altrimenti mi viene fame e non ho intenzione di abbandonare le ricerche prima
di aver scoperto qualcosa.-
Hermione sospirò, scivolando a sedere sulle ginocchia di
Draco.
-Non hai ancora trovato niente?-
-Continuo a girare sempre intorno alla stessa cosa, senza
arrivare ad una conclusione.-
-Alla fine che strada hai scelto di seguire?-
-Quella di Potter. Potter deve aver passato a sua moglie una
sorta di protezione quando il bambino ha preso a formarsi. È la cosa più logica
che mi venga in mente, ma ci sono fin troppi fatti che non tornano.-
-Del genere?-
-Non è documentato da nessuna parte che una cosa del genere
possa avvenire. Voglio dire, per quello che è successo a Potter c’è una
spiegazione: sua madre è morta per salvarlo. In un certo senso si può dire che
l’abbia fatto anche la piccola Weasley per salvare Alex. Però lei non si è
messa tra Alex e la Maledizione, ha scagliato una Maledizione contro colui che
la stava scagliando su Alex. Ed il Mangiamorte è morto, mentre lei no.-
-Ma la gravidanza potrebbe averle dato quella forza per
ostacolare la Maledizione, no?- buttò lì Hermione scrollando le spalle.
-Nei tempi in cui il Signore Oscuro regnava situazioni
simili era frequenti: donne incinte che venivano attaccate dai Mangiamorte un
giorno sì ed uno no. Chiaramente era comodo fare fuori il discendente di una
casata quando questo ancora non era nato, si risparmiava molta più fatica e si
facevano fuori due ostacoli in un colpo solo. Naturalmente, l’unico metodo che
queste madri vedevano per difendersi era quello di scagliare a loro volta
l’Anatema che uccide. Spesso e volentieri, però, erano le donne a morire mentre
i Mangiamorte restavano in vita.- prese un respiro profondo. –Quindi, se la
piccola Weasley è rimasta in vita, non si può dire solamente che sia successo
perché era incinta. Si può sempre dire, però, che sia successo perché era
incinta di Potter. Evidentemente, non è solo San Potter, non è solo il
bambino-che-è-sopravvissuto, ma è anche l’uomo dagli spermatozoi salvavita.-
La ragazza sfogliò gli appunti che erano sul tavolo.
-Ma non sei ancora convinto, vero? È perché non hai trovato
documentazioni?-
-No. Sul fatto che non ci siano documentazioni mi sono messo
il cuore in pace. È anche logico che non ci sia niente: Potter è l’unico
sopravvissuto ad una Kedavra, quindi anche i suoi spermatozoi sono unici. E se
una cosa non è successa prima, non è documentata.-
-E allora cosa c’è?-
-Una cosa molto semplice: la piccola Weasley non poteva
avere bambini. Non poteva rimanere incinta, il suo utero non permetteva il
passaggio dei super-spermatozoi di Potter.- schioccò la lingua. –Siamo venuti a
sapere che ora aspetta un bambino e abbiamo pensato tutti che il mistero si
fosse chiarito, che grazie al bambino si era salvata. Però, io non credo che
sia possibile.-
-Ma non c’è altra spiegazione.- mormorò Hermione.
-Non l’abbiamo ancora trovata. Ci dev’essere. Forse, non sto
cercando nei libri giusti.-
-Dove hai cercato?-
-“Contrastare le Maledizioni”, “Miracoli della Magia” e
libri che parlassero di cose del genere.- sospirò. –Hai qualche altro
suggerimento?-
-Non saprei. Forse… qualcosa sull’amore?-
Draco strabuzzò gli occhi.
-Sull’amore?-
-Sì. Probabilmente tu non lo sai, ma Silente ha sempre
sostenuto che Harry fosse sopravvissuto per merito dell’amore di Lily.-
-Certo che lo amava, se è morta per salvarlo.-
-Infatti. Ma Harry è sopravvissuto non perché sua madre è
morta per lui, ma perché sua madre lo amava.-
-Non capisco la differenza.-
-La differenza sta nel fatto che Ginny non è morta per
salvare Alex, semplicemente…
-… ha desiderato che lui vivesse.- completò il biondo
parlando quasi a se stesso.
Hermione lo fissò perplessa.
-Cosa?-
-Sì, certo… non c’entra con l’amore, c’entra con la vita!-
-Draco, non capisco.-
-Mio padre mi ha insegnato… forse ho capito…
-Draco, ma cosa…
-Devo andare da Piton, Hermione. Devo chiedergli se quello
che mi è venuto in mente è possibile. Torno appena so qualcosa.- fece comparire
il mantello con un gesto della bacchetta. –Augurami buona fortuna!-
-Buona fortuna.- mormorò scettica la ragazza chiedendo ad un
elfo domestico di portarle dei biscotti da sgranocchiare insieme al the, che,
ormai era chiaro, avrebbe dovuto consumare da sola.
Simon posò la valigia per terra e corse incontro a Donna
Sole, abbracciandola all’altezza della vita. La donna scoppiò a ridere,
ricambiando l’abbraccio.
-Dai, Simon, non è necessario fare così. Verrai a trovarci
spesso, non preoccuparti.-
-Verremo spessissimo.- assicurò anche Ginevra prendendo la
valigia del bambino e mettendola in mano ad Harry. –Verremo ogni volta che
vuoi, per noi non c’è problema.-
Simon sorrise, salutando tutti, e poi tornò dai Potter.
-Ciao, Donna Sole. Ciao a tutti.- disse tirando su con il
naso. Ignorò di proposito la lacrima che scendeva sulla guancia destra della
donna, altrimenti sapeva che avrebbe pianto anche lui. E non voleva di certo
fare la figura della femminuccia davanti alla sua nuova famiglia.
-Sei pronto?- domandò dolcemente Ginny.
-Io… sì, sono pronto.-
-Va bene, allora andiamo.- disse Harry. –Ti sei mai
Smaterializzato, Simon?-
-No, mai. Ma Terry, il mio amico Terry, l’ha fatto e mi ha
detto che è fortissimo! È fortissimo, Harry?-
Il moro sorrise, notando quanto il bambino era eccitato.
-È come se ti strappassero lo stomaco dalla pancia.- rispose
con sincerità, beccandosi un’occhiataccia da parte della moglie.
-Così lo spaventi, Harry!-
-Non mi sembra affatto spaventato.- ribatté lui indicando il
bambino che aveva preso a saltellare su e giù gridando “forte!”.
-No, neanche a me. Ehm… fermalo, Harry.-
-Simon… dobbiamo andare.-
-Ah, sì. Va bene, andiamo.-
-Okay. Allora prendi Ginny per mano.-
Il bambino ubbidì ed i tre si Smaterializzarono, comparendo
poco dopo appena fuori dalla proprietà di Malfoy Manor. Simon spalancò la
bocca, guardando davanti a sé. La villa era davvero uno spettacolo, vista dal
davanti. L’imponente costruzione era immersa nel verde del parco e tra gli
alberi s’intravedeva appena l’acqua azzurra del laghetto.
-Noi… abitiamo lì?- domandò trattenendo quasi il fiato.
-Ecco… no, non esattamente. Quella è la casa dei Malfoy.-
spiegò Ginevra. –Ci abitano loro e tutti i membri dell’Ordine della Fenice.
Casa nostra è più piccola, però è carina. Io ed Harry l’abbiamo fatta costruire
quando ci siamo sposati. All’inizio ti sembrerà così minuscola, in confronto a
Malfoy Manor, ma ti assicuro che alla fine la preferirai. C’è sempre più calma
e se non trovi le scarpe non devi guardare in duecento stanze. Comunque,
passerai molto tempo anche a Malfoy Manor, è lì che ci ritroviamo sempre
tutti.-
-Oh… e dove andiamo adesso?-
-Stiamo un po’ nel parco. So che forse avresti preferito
andare semplicemente a casa, vedere la tua camera e tutte quelle cose lì, ma
mia madre ha insistito per fare… una piccola festa in onore del tuo arrivo. Ma
giuro che riuscirò a farti scappare il prima possibile.-
-Una festa? Per me? Non voglio andare via da una festa per
me.-
Harry fece scomparire la valigia con un colpo di bacchetta
ed aprì i cancelli di Malfoy Manor, tirandosi indietro per far entrare la
moglie e Simon.
-Molly sarà felice di questo.- commentò con un sorriso,
mente tutti e tre si dirigevano verso il vociare che proveniva dal parco.
-Sono arrivati!- esclamò concitata la signora Weasley non
appena li vide. Gli corse incontro, asciugandosi le mani su grembiule rosso che
indossava. Sorrise al bambino.
-Ciao, Simon. Io sono Molly Weasley, la mamma di Ginevra.-
-Ciao.- sussurrò timidamente lui, afferrando la mano di
Harry e stringendola.
-Benvenuto tra noi.- gli sorrise la signora Weasley.
-Oh… ehm, grazie.-
-Vuoi un pasticcino, caro?-
Gliene mise in bocca uno appena fatto, mentre Ginny si
premurava di sottrarlo alle grinfie della madre. Lo portò da Hermione.
-Simon, lei è Hermione. La moglie di Draco.-
-Draco è simpatico.- mormorò il bambino stringendole la
mano. La mora si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere, notando
l’occhiata stralunata di metà dei presenti.
-Sì, è simpatico.-
-Già. Lui è tuo figlio?- domandò indicando il piccolo Alex,
che dormiva beatamente tra le sue braccia.
-Sì, lui è Alex. E poi c’è Camilla, mia figlia più grande.
Che mi chiedo dove caspita si sia cacciata.-
-Sono qui!- esclamò la voce allegra di Camilla. –Scusate, io
e Daniel stavamo facendo i compiti.-
Hermione alzò gli occhi al cielo.
-Come no. Lo so che stavate giocando a scacchi magici.-
-Camilla ha perso.- precisò Daniel ghignando. –Comunque, tu
devi essere Simon, non è così?-
Il bambino annuì, guardando affascinato il ragazzino.
-Tu chi sei?-
-Io sono Daniel Nott, un amico di Camilla. Lei è Camilla.-
disse facendo un cenno alla mora, che sorrise.
-Ginny è mia zia, quindi… noi siamo cugini.- spiegò con una
scrollata di spalle. –Ciao.-
-Ciao. Voi giocate a scacchi magici?-
-Sì, ma con lei non c’è gusto, vinco sempre.- commentò
Daniel. –A te piace giocare a scacchi magici?-
-Sì. Io giocavo sempre con Carl, un mio compagno
dell’orfanotrofio. Però nemmeno io mi divertivo, lui non sapeva giocare.-
Daniel lo scrutò per un attimo. Poi ghignò.
-Signora Potter, le dispiace se io, Simon e Camilla andiamo
a giocare a scacchi magici?-
-Veramente… la festa era proprio per Simon, non…- sospirò,
era assolutamente incapace di resistere agli occhioni di Camilla ed era il caso
che facesse qualcosa per rimediare al problema. –Potete andare. A condizione
che andiate a casa nostra e che gli facciate vedere la sua stanza. Abbiamo una
scacchiera nell’armadio in camera mia e di Harry, Cami tu sai dov’è.-
Camilla annuì, mentre afferrava la mano di Simon e lo
trascinava verso il cottage dei Potter. Una volta arrivati spalancò la porta,
facendolo entrare.
-Ehm… immagino di dover dire benvenuto a casa tua.- disse la
ragazzina facendogli cenno di andare in salotto e correndo su per le scale.
Il bambino sorrise.
-È una bella casa!- esclamò allegramente.
-Lo penso anch’io.- convenne Daniel.
-Senti, ma tu dove vivi?- gli domandò Simon perplesso.
-Io vivo a casa mia, alla Residenza dei Nott. Ho passato qui
l’estate perché Camilla mi ha invitato.-
-Tu e Camilla siete fidanzati?-
Daniel per poco non cadde dal divano.
-No, in realtà no.-
-E perché? Camilla è molto carina.- assentì Simon annuendo.
-Sì, ma… Simon, quando si hanno dodici anni le cose sono un
pochino più complicate di quando se ne hanno… quanti anni hai?-
-Sei.- rispose pronto il bambino.
-Di quando se ne hanno sei.-
-Allora sono cose da grandi.-
-Sì, sono cose da grandi.-
In quel momento Camilla scese trotterellando dalle scale, in
mano la scacchiera.
-Trovata! Simon, ti consiglio di non frugare mai
nell’armadio di zio Harry perché c’è davvero un casino tremendo!-
Il bambino ridacchiò, guardando i pezzi disporsi sulla
scacchiera.
-Allora Harry non è ordinato?-
-Zio Harry e l’ordine vanno d’accordo come zia Ginny ed il
disordine.- sbuffò Camilla sedendosi su una poltrona; da come quei due avevano
preso a guardarsi, con il tipico sguardo di due persone che hanno tutta l’intenzione
di vincere, era chiaro che lei non avrebbe giocato. Ma andava bene lo
stesso. Era bello vedere Daniel familiarizzare con qualcuno che non fosse lei.
-Vuoi dire che Harry e Ginevra non vanno d’accordo?-
-No, zia e zio vanno d’accordissimo! Voglio dire, lei lo
comanda come un cagnolino, però si vogliono bene.-
-E… Ginny è brava? Cioè… è dolce? Come… come una mamma.-
domandò sottovoce Simon.
Daniel e Camilla si scambiarono uno sguardo.
-Zia Ginny è una delle persone più dolci che conosco. Zia
Ginny è dolce come una mamma ed un papà messi insieme. Ti piacerà, vedrai.-
-Lo spero tanto. Senti, Camilla… posso parlare con te? Ogni
tanto…-
-Certo che puoi parlare con me! E anche con Daniel, se vuoi.
Puoi parlare con tutti, qui dentro.- fece una smorfia. –Anche se forse non con
Sabrina. Sai, lei è un po’ matta.-
-Sabrina non è matta.- s’intromise Daniel ordinando ad un cavallo
di spostarsi. –È solo strana.-
-Chi è Sabrina?-
-Sabrina è la migliore amica di mia mamma.- spiegò Camilla.
–Sono andate assieme all’università babbana. E Sabrina è stata con zio Harry
per un po’. Poi si sono lasciati e zio Harry ha sposato zia Ginny.-
Simon la fissava con gli occhi sgranati.
-E Sabrina?-
-Sabrina sta con Blaise.-
-Blaise Zabini? Quello che era un Mangiamorte?-
-Sì. Ma non lo è più, l’hai sentito, vero? -
-Sì, Donna Sole l’ha letto sul giornale e…- s’interruppe un
attimo, studiando la scacchiera. –Scacco matto!-
Daniel controllò che avesse veramente perso, incredulo.
-Miseriaccia!- esclamò.
Simon gli sorrise.
-Facciamo un’altra partita, così mi raccontate qualcos’altro
su Harry e Ginny?-
Ginevra scostò una ciocca di capelli biondi dalla fronte di
Alex, lanciando un’occhiata verso casa sua, dove dalla finestra si vedevano
Daniel e Simon, seduti per terra, la scacchiera sul pavimento in mezzo e loro,
e Camilla, seduta sul divano.
-È appena arrivato e già preferisce la compagnia di qualcun
altro alla mia.- si lamentò facendo una smorfia.
Hermione sorrise.
-Non dire sciocchezze, tesoro. È solo che sicuramente si
trova più a suo agio con i ragazzi che con gli adulti. E poi è bello che inizi
da subito a fare amicizia con Daniel e Camilla, no?-
-Sì, credo di sì.-
-Simon è davvero adorabile. Mi ricorda tanto Harry.- sorrise
la mora.
-È vero. Credo sia per quello che lui se n’è innamorato
dalla prima volta che lo ha visto.-
-Sono davvero contenta per voi, Gin. Simon ed il bambino in
arrivo… il tuo sogno si sta avverando, non è vero?-
-Si sta proprio avverando. C’è solo una cosa…
-Cosa?-
-Come ho fatto a sopravvivere, Hermione? Sono felicissima
che sia successo, ma non posso fare a meno di chiedermi…
-Io lo so.- mormorò una voce strascicata dal fondo della
stanza. Le due ragazze si girarono di scatto, ritrovandosi davanti Draco.
-Che vuol dire che lo sai, Draco?-
-Ho scoperto come è potuto accadere, piccola Weasley.- disse
lui togliendosi il mantello e consegnandolo ad un elfo domestico. –Dov’è
Potter? Immagino che anche lui sia curioso di saperlo.-
Ginevra chiamò Harry, che fu in salotto in un attimo.
-Malfoy… davvero sai come Ginny è riuscita a sopravvivere?-
-Sì. L’ho scoperto giusto qualche minuto fa.-
-È perché ero incinta?-
-No. Lo pensavo all’inizio, ma poi mi è venuta in mente una
cosa… Pensavo che tu fossi sopravvissuta perché eri incinta, invece sei rimasta
incinta perché sei sopravvissuta.-
Ginny lo fissò perplessa.
-Che vorrebbe dire?-
-Per scagliare una Kedavra che funzioni, piccola Weasley,
non bastano le parole ed il semplice movimento della bacchetta. Bisogna
desiderare che la persona che abbiamo davanti muoia.-
Harry annuì. Ricordava di quando il Generale dell’Accademia
Auror aveva insegnato le Maledizioni senza Perdono.
-E bisogna fare attenzione che quello, la morte, sia
l’unico pensiero che abbiamo in testa. Quando mio padre mi ha insegnato le
Maledizioni senza Perdono me l’ha ripetuto molte volte: concentrarsi sulla
morte. Bisogna pensare di ucciderlo semplicemente per il desiderio di vederlo
morto. Tu non hai pensato a quello, vero?-
Ginevra scosse intensamente la testa.
-No.-
-Tu hai pensato di ucciderlo perché desideravi che Alex
vivesse, giusto?-
-Sì, è giusto.-
-E sta qui la chiave, piccola Weasley. Hai desiderato la
Vita. E la Maledizione, scontrandosi con l’altra, ti è tornata indietro, si è
schiantata su di te. E non solo ti ha tenuta in vita, ma ti ha anche regalato un’altra
vita. Per quello sei rimasta incinta.-
Harry spalancò la bocca.
-Ma è possibile?-
-Certo che è possibile. Ricordavo qualcosa, ma non ne ero
sicuro. Allora sono andato da Severus e me lo ha confermato. Deve essere
successo per forza questo, anche perché non c’è altra spiegazione.-
Ginny si passò una mano tra i capelli rossi.
-C’è una cosa che non capisco, Draco. La mia Maledizione
era… buona? Cioè, se non fosse tornata indietro, avrebbe ucciso il
Mangiamorte?-
-Sì, lo avrebbe ucciso. Perché tu volevi ucciderlo,
però non volevi farlo per vederlo morto, volevi farlo solamente per far vivere
qualcun altro. Mio figlio, in questo caso.-
-Oh… Merlino. Non credevo potesse accadere qualcosa del
genere.-
-Non era mai capitato prima. O se è successo, nessuno si è
preso la briga di documentarlo. Comunque, adesso è tutto risolto, no?-
-Sì, certo. Solo una cosa… avrò ripercussioni di questa
cosa? Voglio dire, succederà qualcosa al mio bambino o…
-No, alcuna ripercussione sul bambino.- ghignò. –Tranne,
forse, una cicatrice. Tale padre e tale figlio, giusto Potter?-
Una fiammata di scintille rosse fuoriuscì dal camino di casa
Potter, facendo spaventare a morte Simon.
-Merlino, cosa succede?-
Camilla scoppiò a ridere.
-Non preoccuparti, è il segnale di nonna Molly per dire che
è pronto da mangiare. Prima che Dean lo installasse zia Ginny e zio Harry erano
sempre in ritardo per il pranzo e la nonna si arrabbiava ogni volta. Così
invece gli zii sanno sempre quando è pronto.-
Simon sgranò gli occhi.
-Forte!-
-Sì, forte. Una volta lo zio Harry era seduto là vicino e le
scintille gli hanno bruciacchiato i capelli! Lui si è offeso e non l’abbiamo
visto a cena per una settimana.-
Simon la fissò preoccupato.
-E poi?-
-Poi nonna gli ha portato la sua torta speciale e lo zio
Harry si è dimenticato del perché era arrabbiato.-
-Dev’essere una torta davvero buona.-
Daniel sorrise, avviandosi verso la porta.
-Oh, lo è! La torta di Molly Weasley è buonissima! Però, se
la vuoi mangiare, ci conviene muoverci. Non riserva il dessert a chi arriva in
ritardo.-
Tutti e tre si incamminarono verso Malfoy Manor.
Attraversarono il salone gremito di gente ed arrivarono in sala da pranzo, dove
Ginny dava direttive su dove sedersi. Quando li vide sorrise.
-Ciao, ragazzi. Volete stare insieme voi tre? Simon?-
Il bambino annuì timidamente.
-Sì, mi piacerebbe. Camilla e Daniel sono simpatici.-
-Va bene, vi metto in un angolo. Dall’altre parte del
tavolo. A capotavola, Daniel, se vuoi. Cami, tieni il posto a me e ad Harry,
per favore.- regalò un dolce sorriso a Simon e poi andò a dirigere gli altri,
sbraitando ordini. Sistemare tutte le persone di Malfoy Manor in una sola
stanza non era mai una cosa semplice e ci voleva ogni santa volta almeno una
mezz’oretta. Quando tutti furono finalmente sistemati Molly Weasley diede
ordine agli elfi domestici, che cominciarono a portare le pietanze in sala.
Simon fissava con la bocca spalancata le decine di
creaturine verdi con enormi vassoi che levitavano davanti a loro.
-Quanti sono!- esclamò emozionato. –Non ne ho mai visti
tanti tutti assieme!-
-Sono tanti, vero?- domandò Camilla scrollando le spalle.
–Anche a me facevano impressione, all’inizio. Ma poi ci si abitua, sai. Basta
farci l’occhio.-
-Anche tu ne hai, Daniel?- chiese il bambino curioso.
-Sì, ma non così tanti. Noi ne abbiamo una decina, ma
dopotutto siamo solo in tre. Naturalmente qua ne servono molti di più, dato che
ci abitano tante persone. Però pensa che ad Hogwarts ce ne sono come minimo
cinque volte tanto i miei e quelli di Malfoy Manor messi assieme.-
-Davvero?!-
-Sì. Forse anche di più.- sorrise Harry sedendosi accanto al
bimbo. –Però non li vedi. Stanno tutto il giorno in cucina e puliscono durante
le lezioni. Io, in sette anni, ne ho visto solamente uno.-
-Davvero zio Harry?- domandò Camilla sporgendosi in avanti
per prendere una fetta di pane. –Non me l’hai mai raccontato!-
Harry si passò una mano tra i capelli.
-Mai? Che strano!-
-Forse non tutti sono interessati alla tua vita, Potter.-
commentò Draco passandogli dietro e facendo l’occhiolino a Simon.
-Guarda che me l’ha chiesto lei!- replicò offeso.
-No, mia figlia ti ha solo fatto notare che non gliel’hai
raccontato, mica che lo vuole sentire.-
-Invece lo voglio sentire!- esclamò Camilla giusto per il
gusto di contraddire il padre. Adorava farlo, adorava vederlo stringere gli
occhi e lanciarle uno sguardo raggelante. Era bello scherzare con lui, era
bello come volergli bene.
-Traditrice.- sibilò il biondo tirandole gentilmente la coda
alta. –Se vuoi tanto bene al tuo caro zio, fatti dare da lui il bacio della
buonanotte!- disse fintamente offeso.
La ragazzina arrossì, lanciando uno sguardo imbarazzato a
Daniel.
-Io non mi faccio baciare da mio padre tutte le sere.-
puntualizzò.
-No, è vero, una sera da me ed una sera da Hermione.
Immagino che Daniel non lo faccia più, no?-
Lui scosse la testa, stando al gioco. Veramente gli sarebbe
piaciuto ricevere un bacio dai suoi genitori, ma si sarebbe ben guardato dal
dirlo. Davanti a Draco, soprattutto.
Camilla arrossì ancora di più e Ginny accorse in suo aiuto,
dando una spinta con il fianco a Draco.
-Lascia stare la mia nipotina, Malfoy!- esclamò con un sorriso
mentre si sedeva accanto a Camilla.
-Anche tu ti metti contro di me, piccola Weasley? Va bene,
allora me ne vado. Vado da Alex, dato che lui mi vuole bene!-
Camilla gli fece la linguaccia e Simon scoppiò a ridere. Gli
piaceva quella casa e l’atmosfera allegra e simpatica che vi regnava. Gli
piaceva la sua nuova famiglia. Non erano i suoi genitori, certo, ma erano tante
persone che lo avevano appena incontrato e che già lo avevano accettato tra
loro. Harry lo osservò per un attimo, sistemandosi un ciuffo dispettoso dietro
all’orecchio. Gli sorrise. Poi sorrise a Ginny, che li stava guardando
entrambi, mentre si sfiorava il ventre con una mano. Ed in quel momento capì di
essere stato così felice solo alcune volte, la notte, quando sognava i suoi
genitori.
In quel momento si udì uno schiocco, un tonfo e poi una
risata sguaiata e qualche attimo dopo Sabrina e Blaise fecero il loro ingresso
in sala, sotto gli sguardi di un centinaio di persone. La bionda si fermò sulla
porta, grattandosi la testa con aria sperduta.
-Siamo in ritardo?- domandò sgranando gli occhi.
-Leggermente.- rispose Molly Weasley scuotendo la testa
rassegnata.
-Però questa volta non è colpa mia. Blaise ci mette ore
a pettinarsi i capelli! Dovreste vederlo, prima se li pettina in giù, poi…-
intercettò lo sguardo del ragazzo. –Ma non c’entra. Allora, dov’è il nuovo
arrivato? Lo voglio salutare!-
-Credo che dopo questa tua entrata ne farebbe volentieri a
meno.- ghignò Draco. –Comunque, è con i ragazzi, Potter e Ginevra in fondo al
tavolo.-
Sabrina e Blaise
avanzarono fino a raggiungere Ginny.
-Ciao, famiglia Potter!- esclamò la ragazza facendo un
sorrisone. –Ciao Cami, ciao Daniel! E tu devi essere Simon!-
Il bambino annuì fissandola, spaventato da tanto entusiasmo.
-Sì. Ciao.-
-Ciao! Io sono Sabrina e lui è Blaise.-
-Non fare caso alla sua irruenza, in fondo è buona.- lo
tranquillizzò Daniel sorridendo alla bionda.
-Grazie Daniel. Davvero non so come farei senza di te.-
annuì lei con convinzione. –Comunque, piacere di conoscerti, Simon.-
-Anche per me.- aggiunse Blaise stringendogli la mano. –Ci
vedremo sicuramente dopo, Simon. Ora vi lasciamo mangiare, che Molly si
arrabbia se facciamo diventare fredde le cose.-
La cena riprese e si svolse tra chiacchiere e risate, come
succedeva sempre, quando erano tutti assieme.
Poco prima del dolce, nessuno si stupì di vedere Draco
Malfoy alzarsi e picchiettare con il coltello sul calice dello champagne. Ormai
si era fissato con i brindisi, ne aveva fatto uno per la nascita di Alex,
lecito e dovuto, ma anche uno per il suo primo sorriso, per la nottata in cui
aveva dormito per più ore di fila, per il primo versetto e per altri motivi che
la maggior parte degli abitanti di Malfoy Manor aveva dimenticato.
-Signore e signori, questa sera ci sono parecchie cose a cui
brindare. Primo fra tutti, l’arrivo di Simon.- sorrise al bambino. –Benvenuto
in casa Potter ed anche in casa nostra. Poi alla signora Potter, che come tutti
saprete è finalmente in dolce attesa, augurandoci che il bambino o la bambina
non assomigli al padre.- rivolse un ghigno ad Harry, che fece una smorfia. –Uno
a Daniel, che domani se ne tornerà a casa. C’eravamo abituati ad avere qualcuno
che tenesse occupata la mia poco riconoscente figlia, invece ora ce la dovremo
sorbire di nuovo noi. Grazie al cielo tra poco ricomincia la scuola.- sorrise a
Camilla, che gli stava facendo la linguaccia. -Infine a mia moglie, perché è
mia moglie, e a mio figlio, perché mi assomiglia.- concluse mentre la gente
scoppiava a ridere e brindava, facendo rumorosamente tintinnare i calici.
-Aspettate, aspettate!- esclamò Sabrina schizzando in piedi.
–Posso dire una cosa?-
-Certo che puoi.- disse Hermione lentamente, scambiando uno
sguardo con il marito.
-Okay, ascoltate. Io… sono incinta!-
Tutti si guardarono. Poi, un tonfo. La ragazza si voltò
verso Blaise , che ora giaceva a terra svenuto.
-Blaise… no, stavo scherzando! Non è vero… mi sembrava solo
una cosa carina da dire in questo momento. Blaise, riprenditi! Scherzavo, non
sono incinta… non aspettiamo un bambino… ma sei svenuto veramente? Che razza di
femminuccia!-
E così eccoci alla fine! Questo è l’ultimo capitolo
ufficiale, poi ci sarà l’epilogo, che sarà ambientato qualche anno più tardi di
questo ultimo capitolo, in cui verranno sistemate alcune cosette che sono
decisamente rimaste in sospeso (indovinate chi devo ancora sistemare?)…
Scrivere questa fic mi ha fatto molto piacere e mi ha fatto
piacere che vi sia piaciuta. Alcuni mi hanno chiesto di fare un altro seguito,
ma… non lo so. Evidentemente il seguito dovrebbe essere impostato sui “piccoli
che diventano grandi” e la coppia Draco/Hermione sarebbe messa da parte per
forza di cose… e mi dispiacerebbe molto. Quindi no, non credo che farò un
seguito. Però, se vi potrebbe far piacere, potrei fare qualche one-shot, sempre
con i protagonisti di questa storia. Magari qualche episodio divertente,
qualche missing moments (si chiamano così, vero?) che non ho inserito nella
trama oppure qualcosa che riguarda il futuro, quando Camilla e Daniel sono più
grandi. Quella mi sembra un’idea carina che potrei mettere in atto
Ringrazio: lilyblack, hermy91, minako-chan,flycka-cla, herm,
shannara_810, lucilla91, danymalfoy
(non so come mi immagino Draco da adulto… voglio dire, fisicamente me lo
raffiguro biondo, piuttosto magro e… beh, bello, ma non assomigliante a nessuno
che esista realmente – anche se Spike sarebbe un buon ripiego, dato che mica lo
butterei via –. Draco me lo immagino affascinante ed elegante nei movimenti; di
carattere lo piuttosto burbero e scorbutico, spesso indisponente, ma molto ironico.
Poi con le persone a cui tiene lo immagino comunque dolce, come ho sempre
cercato di renderlo nelle mie fic Insomma… beh, l’uomo che farebbe per me!^^), bimba88
(non voglio svelarti troppo sull’epilogo, ma come ho detto prima sarà
ambientato qualche anno dopo a ora… dopo l’ultimo anno ad Hogwarts, più
precisamente. E, come hai detto tu, Camilla e Daniel saranno un po’ più maturi…
il resto sorpresa! Ciau!)
Grazie a tutti della pazienza che avete avuto a leggere e a
recensire… vorrei aggiungere altri mille “grazie”, ma credo che li terrò per l’epilogo,
altrimenti poi domenica prossima non so cosa dire! ^^’
Come da migliore tradizione, Harry Potter era confuso.
Tutta la sua famiglia era impegnata ad agghindarsi e ad
impacchettare regali per un qualche motivo a lui sconosciuto. Inoltre, sua
moglie era come scomparsa. Si spostò in salotto dove, stranamente, regnava la
calma più assoluta.
-Dov’è Ginny?- domandò a Simon, che seduto sul divano era
immerso in una pergamena sgualcita. Lui nemmeno lo sentì, emise un flebile
sospiro, si strinse la lettera contro il petto e poi fece una cosa molto
strana: la annusò.
Harry si avvicinò, sedendosi accanto a lui.
-Simon, che caspita… ma che schifo, cos’è questa puzza?-
Il ragazzo alzò gli occhi su di lui, stupito che nella
stanza ci fosse qualcun altro.
-Ah, papà. Non ti ho sentito arrivare.-
-Me ne sono accorto. Cos’è questa puzza? Tua sorella non
starà di nuovo tentando di cucinare…
-No, Dana non c’entra. È la lettera. E non è puzza, è
profumo! Ha profumato lalettera!-
Harry corrugò la fronte.
-La lettera?-
-Non la lettera, papà. La lettera!-
-Non capisco cosa… no! La lettera che hai in mano… è di
Michelle? La ragazzina di Tassorosso che ti piace?-
-Sì!- esclamò Simon, mentre uno sguardo ebete s’impossessava
del suo volto.
-Davvero? E bravo il mio ragazzo!- commentò il moro con il
tono che riservava a quei virili momenti di confessioni padre-figlio, dandogli
una poderosa pacca sulla spalla. –Cosa dice?-
-Che le farebbe piacere che ci vedessimo durante l’estate.
Cosa dico? Cosa le rispondo? La invito a Diagon Alley? O forse ad Hogsmead? Lì
c’è quel localino di Madama Piediburro dove…- s’interruppe, intercettando lo
sguardo di Harry, ed arrossì furiosamente. –Io in realtà non so com’è, me ne
hanno parlato alcuni miei amici che ci hanno portato le loro ragazze.-
-Oh, anche tuo padre lo conosce benissimo!- assicurò la voce
divertita di Ginevra, che fece il suo ingresso in salotto in un frusciante
vestito di raso rosso. –Durante il suo quarto anno ci ha portato la sua prima
ragazza, Cho Chang, bellissima Corvonero di un anno più grande. Nel bel mezzo
dell’appuntamento le ha detto che dopo doveva vedersi con Hermione e lei l’ha
piantato nel locale sotto lo sguardo di tutti gli altri.- sorrise al marito e
si chinò per dargli un lieve bacio sulle labbra. –È uno degli aneddoti
preferiti di Ronald.- poi passò in rassegna con lo sguardo sia Harry che Simon
e si oscurò in volto.
-Non siete ancora pronti!- esclamò contrariata. Padre e
figlio si scambiarono uno sguardo.
-Per la festa a Malfoy Manor, dici?-
-Certo, per cosa altrimenti?!-
-Perché, bisognava vestirsi eleganti?-
Ginny roteò gli occhi, sbuffando esasperata.
-Secondo te perché mai mi sono vestita così, se non si
richiedeva un certo abbigliamento? Sarei andata in jeans!-
-Ah.- mormorò Harry. Si alzò sbuffando. –Che io, poi,
non ho ancora capito cosa diamine si festeggia stasera.-
-Il diploma di Camilla!- disse prontamente Simon, gli occhi
che scintillavano. Camilla era la persona con cui aveva legato di più in
assoluto. Avevano qualche anno di differenza, cinque, che nel periodo
dell’adolescenza erano molti, ma si volevano davvero tanto bene. Come se
fossero due fratelli, ma non solo. Erano amici e confidenti. Camilla gli
parlava di scuola, dei G.U.F.O e dei M.A.G.O, e delle cotte, e sebbene fossero
problemi che lui ancora non aveva affrontato, la ascoltava attentamente e
cercava sempre di darle un buon consiglio. E lei ricambia, naturalmente. Era
stato grazie ai suoi consigli se era riuscito a dire a Michelle Berrys che gli
piaceva.
-E anche per il compleanno di Alex.- dissero in coro due
bimbe dai capelli rosso fuoco, appena entrate nel salotto mano nella mano.
Sarah e Joanne, quattro anni. Gemelle. Due coppie identiche della madre.
Anche in quanto a carattere determinato.
-E per l’inizio dell’estate.- aggiunse il tono saccente
Dana, cinque anni. La bambolina della famiglia. Aveva preso i capelli scuri del
padre, con l’unica differenza che i suoi non erano costantemente in disordine,
ma erano lunghi e boccolosi, e gli occhi azzurri della madre. Una bellezza.
-C’erano tutte queste cose da festeggiare e così hanno
deciso di mettere tutto insieme e fare una festa grandissima!- riassunse Lily
in tono spiccio, strattonando con un gesto seccato il vestitino azzurro. Se
Dana era la signorina, lei era il maschiaccio. Aveva sei anni e passava il
tempo a giocare a Quidditch con Simon.
Harry la fissò, percorrendola con lo sguardo. Sulla fronte,
appena sopra al sopracciglio destro, c’era una piccola cicatrice, una piccola
strisciolina di pelle un poco più chiara. Non visibile come la sua, anzi, quasi
trasparente, ma c’era. Il ricordo di una cosa brutta, che però aveva dato a lui
e a Ginny la possibilità di crearsi la numerosa famiglia che avevano ora. Gli
sembrava strano vederla con la gonna, quando solitamente non indossava altro
che jeans, spesso e volentieri rotti in vari punti, e comode magliette larghe.
Sorrise. Lily era la sua consolazione in quel mondo di donne.
-Allora mi sa proprio che ci dovremo cambiare, papà.- sbuffò
Simon incamminandosi su per le scale. Harry lo seguì, sospirando pesantemente.
Il ragazzino si voltò e gli sorrise.
-Dai, papà, andiamo a salutare e poi ce la svignamo.-
-Come no, Sim. Tu te la svigni con Camilla e io me ne devo
stare lì, impagliato come un pinguino nel mio smoking.-
-Ah, non so proprio se Camilla avrà tempo per me. Ci saranno
tutti i suoi amici, stasera.- fece una smorfia. –Anche quel Handers.-
-Handers? Jonathan Handers? Quello che ha portato a casa
questo Natale? Credevo si fossero lasciati.-
-Si erano lasciati.- puntualizzò Simon sbuffando.
–Poi lui le ha regalato delle rose e si sono rimessi assieme. Tu come la chiami
una cosa del genere, papà? Io la chiamo abbindolamento.-
-Sono perfettamente d’accordo con te.- annuì Harry.
-Già. E poi a me quello non è mai piaciuto. È così
arrogante!-
-Oh, neanche a me piace! E neanche a Malfoy, sta’
tranquillo. Deve fare attenzione a quello che combina, stasera. Hai visto come
lo guardava Malfoy a Natale, quando l’ha baciata sotto il vischio?-
-Eccome se ho visto!- ridacchiò Simon. –Se zia Hermione non
l’avesse trattenuto gli avrebbe staccato la testa!-
Harry si concesse un ghigno.
-Vero. Senti, Simon, ma tu… lei con te parla, no? Non è che…
insomma, tra lei e Daniel…
Il ragazzino scosse tristemente la testa.
-Niente da fare.-
-Ma non le piace? Io proprio non le capisco le donne! C’è
questo ragazzo che morirebbe per lei e lei se ne frega!-
-Non è che se ne frega, pa’. È che… non crede che Daniel sia
innamorato di lei. Se lui l’abbraccia lei crede che sia perché sono amici. E
quando cerco di aprirle gli occhi sai cosa fa? Mi si mette sa ridere in faccia
e mi da del ragazzino. Dice che tra loro funziona così, sono solo amici. E
quando le chiedo come mai secondo lei Daniel non abbia ancora avuto una storia
seria, lei mi risponde che evidentemente non ha ancora trovato la ragazza
giusta. Io allora ribatto che è perché secondo Daniel è lei la ragazza
giusta, ma Camilla sbuffa, scrolla le spalle e cambia argomento. È una testarda
tremenda!-
-Influenza di Malfoy.- disse Harry annuendo gravemente. I
due si sorrisero, poi Simon gli diede una pacca sul braccio e si chiuse in
camera sua per cambiarsi.
-Sabri, che pancione!- esclamò Hermione facendole la
linguaccia, mentre la bionda avanzava per il salotto a braccetto con Blaise
ostentando orgogliosamente la pancia che si intravedeva appena sotto la stoffa
verde chiaro del vestito elegante.
-Stai zitta, tu! Stai solo morendo d’invidia perché tu, a
cinque mesi, eri già enorme, mentre io sono in perfetta forma!-
Le due amiche si abbracciarono, mentre Draco e Blaise si
scambiarono una virile pacca sulla spalla.
-Come ti va, Blaise?-
-Tutto bene. Non è terribile come dicevi tu, avere una
ragazza incinta.-
-Non è terribile? Vuoi dire che ti piace impazzire per
cercare gelato al gusto di panettone?-
-Non so… Sabrina mi ha sempre chiesto cose strane, quindi
immagino di esserci abituato.-
Draco ghignò.
-Anche questo è vero.-
-Blaise… tesoro, Hermione chiede a quando la proposta di
matrimonio.- disse Sabrina girandosi verso il ragazzo e fissandolo con sguardo
penetrante.
-Quanto sei bugiarda! Hermione non l’ha chiesto… Hermione,
l’hai chiesto?-
La ragazza scosse la testa, beccandosi un’occhiataccia da
parte dell’amica.
-Vedi, non l’ha chiesto. Devi smetterla, Sabri!- la cinse
con un braccio e la baciò sulle labbra. –Ho intenzione di stupirti, quando ti
chiederò di sposarmi. Quindi smettila di buttarmi lì la cosa. Tanto te lo
chiedo, cosa credi?-
-Sì, ma muoviti!-
-Con calma, amore mio. Con calma. E poi fino a ieri mica
volevi avere il bambino prima di sposarti? Dicevi che faceva più star del
cinema.-
-Infatti, ma Hermione ha detto che così la copio.- disse con
voce lamentosa.
Blaise e la mora scoppiarono a ridere, mentre Draco riempì
due calici di champagne e glieli tese.
-Tu no, Sabrina.- disse ghignando. –L’alcol farebbe male al
bambino. E dato che vista la madre la sua sanità mentale è già andata a farsi
benedire, vorrei salvaguardare almeno la sua salute.-
Lei inarcò un sopracciglio e lo guardò con aria di
sufficienza.
-Sono arrivati Ginny, Harry e la mandria. Andiamo a
salutarli Blaise.- suggerì in tono fintamente offeso.
-Va bene, andiamo. Ci vediamo dopo, ragazzi.-
Draco li osservò andarsene e strinse Hermione tra le
braccia.
-Sono una bella coppia, non trovi?- chiese affondando il
naso tra i suoi capelli.
-Sono fantastici insieme. Sabrina è così felice di diventare
mamma!-
-Anche Blaise lo è. Però adesso non parliamo dei nostri
rispettivi migliori amici, tesoro.-
La mora sorrise baciandolo dolcemente sulle labbra.
-E di cosa vorresti parlare?-
-Di una cosa a cui stavo pensando.-
-Sentiamo.-
-Che ne diresti se noi due… aggiungessimo un altro Malfoy
alla collezione?-
Lei lo fissò fintamente perplessa.
-Facciamo collezione di Malfoy?-
-Naturalmente. Per ora abbiamo due pezzi: la bruna ed il
biondo. Io proporrei di provare un’altra volta. Chissà che non ne venga fuori
il giusto mix tra me e te. Che so, una mora con dei profondi occhi azzurri.
Sarebbe una bellezza, non credi? O magari un maschio, così diventerebbe un
playboy come me.- intercettò lo sguardo della moglie. –Voglio dire, come lo ero
una volta.- la baciò. –Che ne dici?-
-Dico che dovresti chiedermelo stasera.-
-A letto?-
-Sì.-
-Perché sono talmente bravo che non puoi far altro che dirmi
di sì.-
-Precisamente.- sorrise Hermione.
-Va bene, lo farò. Però forse potremmo anche darci da fare
adesso, ci imboschiamo da qualche parte e…
-Che schifo!- esclamò una voce strascicata in tono
indignato. –Mamma, papà, non in pubblico!-
I coniugi Malfoy si staccarono e si ritrovarono davanti il
ghigno di Alex, del tutto identico a quello del padre. Erano davvero due gocce
d’acqua. Stessi capelli biondi e stessi occhi azzurri. Erano gli stessi anche i
lineamenti, duri e fieri.
-Che c’è tesoro?- domandò Hermione sorridendo al figlio.
-Sono arrivati gli zii ed i Weasley. Posso andare a giocare
con Stefy, Simon e Lily in giardino?-
-Certo che puoi.-
-Va bene, allora ciao, ci vediamo dopo. Ah, papà…
-Sì?-
-È arrivato anche Jonathan Handers.-
Draco si sporse in avanti, in modo da guardare il figlio
negli occhi.
-Novità?-
-Draco!- lo rimproverò Hermione. –Fatti gli affari tuoi!
Camilla è abbastanza grande per…
-Shh!- la zittì il marito con un gesto seccato. –Dai, Alex.-
-Li ho visti qualche minuto fa in giardino. Stavano
litigando.-
Il biondo ghignò.
-Bene, bene, bene. Perché?-
-Non ho capito, ma a quanto pare lei gli ha detto di non
volerlo più vedere.-
-Perfetto!- frugò nelle tasche, tirando fuori due galeoni.
–Bel lavoro, Alex!-
Il bambino incassò i soldi e se ne andò, ignorando lo
sguardo inquisitore della madre.
-Draco!- sbottò Hermione. –È una cosa… subdola e meschina!
Corrompere tuo figlio per impicciarti degli affari di tua figlia! Io davvero
non posso tollerare…
Lui la zittì con un bacio.
-Hermione, io ti amo. Però… stai fuori da questa cosa, va
bene? Sono suo padre e devo proteggerla. Quello è un cretino che la prende in
giro ed io non ho intenzione di lasciare che soffra per un idiota del genere.
Lascia fare a me.-
-Ma…
Non ebbe il tempo di replicare, che lui era già sparito.
Ronald Weasley cercava di stare dietro alla moglie, che
correva da una parte all’altra del salone sbracciandosi a destra e a manca per
salutare.
-Calì, tesoro, vorresti cortesemente aspettarmi e non…
-Ron, guarda là, c’è Elisabeth!-
-E chi è Elisabeth?-
-La moglie di Neville! E il loro bimbo. Guarda com’è carino,
così paffutello! Andiamo a salutarli, dai.-
-Vai tu, cara. Io…
mi cerco qualcuno con cui parlare, va bene?-
-Come vuoi. Ci vediamo dopo.-
Lui annuì e si guardò intorno. Si sentiva sempre spaesato
quando c’erano le feste a Malfoy Manor. Nessuno lo acclamava e nessuno gridava
il suo nome, tanto per cominciare. Non che fosse una cosa necessaria, per
carità, ma lo faceva sentire più a suo agio. A casa Malfoy, invece si sentiva
costantemente fuori luogo. I suoi rapporti con Hermione non erano più freddi
come dopo la epica litigata, ma neanche particolarmente affiatati. Si
trattavano con distaccata cordialità e dopo i primi dieci minuti non sapevano
più cosa dirsi. Di Malfoy era meglio non parlare, Ronald immaginava che non lo
uccidesse solo per il bene della figlia che “avevano in comune”, come piaceva
dire a Camilla. Con Zabini e Sabrina non aveva alcuna confidenza, ma era sicuro
che fossero piuttosto ostili nei suoi confronti. E poteva anche capire,
naturalmente. Insomma, lui era il migliore amico di Malfoy, non si poteva
aspettare altro, mentre lei era la migliore amica di Hermione, era colei che
l’aveva vista piangere per colpa sua. Ginny, sua sorella, era come la loro
madre: sempre impegnata. O in cucina, o con i bambini, ma per lui non aveva mai
tempo.
Poi c’era Harry. Poteva dire che erano amici. Non come ai
tempi di Hogwarts, naturalmente, ma erano amici. Ad entrambi piaceva la
compagnia dell’altro e qualche volta andavano a bere qualcosa al Testa di
Porco.
Poi c’era Camilla, la sua bambina che bambina non era più.
Una volta, non appena lo vedeva, gli saltava al collo e non lo mollava più. Lo
ascoltava raccontare delle partite di Quidditch, degli allenamenti e di tutto
quanto e pendeva dalle sue labbra. Ora, invece, lo liquidava con un abbraccio
ed un bacio veloce e poi tornava ai suoi affari, lasciandolo in balìa di quegli
adulti che non lo prendevano poi tanto in considerazione.
Si sedette su uno sgabello del bar che avevano allestito in
un angolo ed ordinò un Whisky Incendiario. Lasciò che lo sguardo vagasse sulla
pista da ballo ed individuò la figlia stretta ad un ragazzo dai capelli biondi.
Corrugò la fronte, notando la mano di lui muoversi sulla sua schiena, lasciata
scoperta dall’elegante vestito color panna, ed avvicinarsi sempre di più al suo
fondoschiena.
-Uccideresti, Weasley?- sussurrò una voce strascicata alle
sue spalle. –Anche io.-
Ronald si girò, ritrovandosi davanti il ghigno di Draco
Malfoy.
-Fino a Natale non stava con un altro?-
-Sì, con Jonathan Handers. Ma a quanto mi ha detto il mio
informatore dieci minuti fa si sono lasciati e lei gli ha detto che non vuole
più vederlo.-
Ron inarcò un sopracciglio.
-Simon?-
-Alex. Li ha visti in giardino.-
-E allora questo con le mani a ventosa chi sarebbe?-
-Stuartson, Grifondoro.-
-Il figlio del Viceministro?-
-Precisamente. A quanto mi ha detto Potter, che glielo ha
detto Simon, sta dietro a Camilla da un bel po’. A lei è sempre piaciuto, ma
non più di quanto le piacesse Handers. Sembra un bravo ragazzo, eppure le sue
mani sono disgustosamente appoggiate sul corpo di mia figlia. La cosa non mi va
bene.-
-Oh, nemmeno a me!- esclamò Ronald annuendo. –Ma cosa ci
possiamo fare? Dopotutto Camilla ha diciotto anni, non possiamo immischiarci
nella sua vita, no Malfoy? A quest’età è normale che si interessi ai ragazzi e
noi non possiamo impedirglielo. Non possiamo controllarla costantemente.-
-No, infatti. Se avessi potuto controllarla o impedirle di
frequentare i ragazzi lo avrei già fatto; da solo, senza neanche venire a
chiedere il tuo aiuto.-
L’altro lo fissò intensamente.
-Che vuoi dire?-
-Che si può arrivare ad un compromesso.-
-Cioè?-
-Lei può frequentare un ragazzo. Un bravo ragazzo che la
stimi, la rispetti e soprattutto la ami. Hai presente di chi sto parlando?-
Gli sguardi di entrambi saettarono verso la parte opposta
della pista da ballo dove, seduto su un divanetto, Daniel chiacchierava con una
bella ragazza dai capelli color mogano. Era diventato davvero un bel ragazzo,
alto più di un metro e ottanta, il fisico asciutto ma compatto. Con i suoi
capelli scuri e gli occhi verde brillante erano molte le fanciulle che gli
ronzavano intorno. Ma lui non si era mai aperto più di tanto con nessuna. Le
sue storie erano fugaci e tra le ragazze della scuola era risaputo che se lui
si fosse mai imbarcato in una relazione seria con una di loro, avrebbero dovuto
costantemente combattere contro Camilla Malfoy.
-Nott?-
-Già.-
-Se devo essere sincero non l’ho mai stimato
particolarmente.-
-Perché sei imbottito di pregiudizi, Weasley. Daniel Nott è
stato un Serpeverde, cosa secondo me tutt’altro che negativa, e tu lo giudichi
per questo. Però lo hai visto assieme a Camilla. Dimmi se nei suoi occhi non
hai visto amore, solo una marea d’amore.-
Ronald ci pensò su, rivedendo nella sua testa tutti i
Natali, compleanni e varie festività in cui li aveva visti assieme. Annuì.
-Quindi sei d’accordo con me?- domandò Draco ghignando.
-Questa volta sì, Malfoy. Ma Camilla…
-Camilla non ha mai detto di essere innamorata di lui, ma
non ha mai nemmeno smentito. Camilla crede che lui non sia innamorato di lei.
Quindi, dobbiamo solo dire a Daniel che deve essere più esplicito.-
-Hai… hai intenzione di parlare con Daniel?-
-Ovviamente. E tu mi accompagnerai.-
-Io?- Ron scosse la testa. –No, non voglio immischiarmi.-
Draco lo raggelò con un’occhiata.
-Non vuoi? Guarda la pista, Weasley. Guarda Camilla. Guarda
la mano di quel bastardo che si muove su e giù per la sua schiena. Lo vedi
Stuartson che si china in avanti e le sussurra all’orecchio? Sai cosa le sta
dicendo? Le sta dicendo: “usciamo a prendere un po’ d’aria, piccola. Andiamo in
giardino, dove possiamo stare un po’ in pace da soli.” Questo le sta dicendo.-
-Come fai a sapere cosa le sta dicendo?-
-Perché ho detto cose del genere alle ragazze per anni.
Tecnica perfetta. Sai qual è il passo successivo? La si porta in giardino e poi
si tenta di baciarla. E ti ricordi di quella mano che vagava sulla sua schiena,
Weasley? Ti assicuro che si sposta dalla schiena! Sfiora prima gli zigomi, poi
il collo… poi il seno e…
-Da Nott, subito!- sbottò Ronald scattando in piedi.
Draco lo seguì ghignando.
-Sapevo che saresti stato d’accordo.-
Si avvicinarono a Daniel e alla ragazza, che sembravano
piuttosto impegnati in una conversazione che coinvolgeva senz’altro la lingua,
ma ben poche parole.
-Malfoy… sembra che Nott non sia poi così innamorato di Camilla,
non ti pare? Forse dovremmo lasciar perdere, non disturbiamoli…
-Bazzecole, Weasley. Sta a vedere.- si schiarì rumorosamente
la voce ed i due ragazzi si staccarono di colpo, imbarazzati. Lei raccolse la
sua borsetta e si diresse indispettita verso il bar, fulminando Daniel con lo
sguardo. Lui sospirò.
-Salve signor Malfoy. Signor Weasley. Posso fare qualcosa
per voi?-
-In realtà sì, Daniel, volevamo parlarti un attimo.- Draco
si sedette alla destra del ragazzo e fece cenno a Ron di accomodarsi dalla parte
opposta. –Disturbiamo?-
-Ecco… non esattamente. Sybille è… solo una compagna di
scuola, niente di più.-
-Perfetto, immaginavo. Senti, conosci il ragazzo che sta
ballando con Camilla?-
-Heric Stuartson, figlio del Viceministro.- disse
prontamente lui, senza bisogno di guardare in pista. –Grifondoro appena
diplomato.-
-Sai perché Camilla sta ballando con lui e non con Handers?-
-No.-
-Perché Camilla ha scaricato Handers qualche minuto fa.-
Daniel alzò lo sguardo su Draco, stupito, mentre il suo
cuore mancava un battito.
-Davvero?-
-Sì, davvero.- assicurò Ronald annuendo. –Adesso è single e
quel porco di Stuartson ci sta già provando.-
-Esatto.- disse Draco. –Ma noi per Camilla non vogliamo né
Handers né Stuartson. Non fanno per lei.-
-Già, sono d’accordo. Lei è dolce e gentile e bellissima,
mentre loro sono così boriosi ed arroganti e…
-E non la amano.- concluse Ronald sospirando.
-E invece noi vogliamo qualcuno che la ami.- mormorò Draco.
–Noi vogliamo te, Daniel. Perché tu la ami, vero?-
Daniel arrossì, sprofondando nei cuscini del divanetto.
-Ecco, io…- trasse un profondo sospiro. –Sì. Sì, la amo da
un mucchio di tempo. Mi sono innamorato di lei la prima volta che l’ho vista al
vostro matrimonio, seduta da sola sotto il salice in giardino. Io la amo, farei
di tutto per Camilla, ma lei non…
-Tu non le hai mai detto niente di preciso e lei è confusa.-
sbottò Draco.
-Io ho cercato di dirglielo. In tutti questi anni non ho
fatto altro che tentare di farle capire che vorrei più dell’amicizia. Mi
dispiace signor Malfoy, nemmeno sa quanto mi dispiace, ma lei non mi ricambia.
Lei non mi ama.- disse Daniel amaramente.
Draco inarcò un sopracciglio, guardandolo da sotto in su.
-Camilla è timida ed ingenua. L’hai conosciuta che era
troppo piccola per rendersi conto che le occhiate che le dedicavi nascondevano
sotto qualcosa di più di quello che si vedeva. Hai continuato a dedicarle
quelle occhiate mentre cresceva, senza alcuna spiegazione, e lei ha continuato
ad interpretarle come segno d’amicizia. Devi smettere di cercare di farle
capire, devi dirglielo e basta. Devi essere diretto.-
Daniel sospirò frustrato.
-Ma lei non pensa a me in quel modo! Se le dicessi che la
amo lei mi risponderebbe di no e tutto sarebbe compromesso. Se da lei non posso
avere l’amore, almeno non voglio perdere l’amicizia.-
-Ascolta, Daniel.- disse Ronald sorridendogli. –So come ti
senti. Per me ed Hermione è stato così.- Draco fece una smorfia e Ron gli
lanciò un’occhiataccia. –Vuoi che Camilla si metta con Daniel? E allora
lasciami parlare. Dicevo, per me ed Hermione è stato così. Mi sono innamorato
di lei al primo anno e fino al sesto non ho avuto il coraggio di fare niente.
Sono stato a guardarla mentre si tramutava in una bellezza ed usciva con
persone importanti come Viktor Krum. Mi sentivo impotente… era la mia migliore
amica e non aveva mai dimostrato interesse per me in quel senso.-
Daniel lo ascoltava attentamente.
-E poi? Come ha fatto a dichiararsi?-
-Come ho fatto? Nemmeno mi ricordo come ho fatto. Come ho
fatto a trovare il coraggio.- sospirò al pensiero. –Mi era arrivata voce che
Terence Higgs aveva deciso di chiederle di uscire. Ero arrabbiato da morire e
lo ero con me stesso, perché sapevo quello che stava per succedere e non avevo
il coraggio di fare niente. Mi sembrava di morire. Mi dicevo: “ha sedici anni,
Ron. Vuole un ragazzo, vuole una storia seria. E Higgs gioca a Quidditch, a lei
piacciono quelli che giocano a Quidditch. E poi lui è un bel ragazzo, lo dicono
tutte. Si metteranno assieme, si sposeranno, faranno dei figli, si ameranno,
staranno assieme per tutta la vita. E tu starai a guardare. Starai a guardare,
razza di coglione”. Se non avessi fatto niente, non me lo sarei mai perdonato.
Così sono andato da lei. Eravamo in Sala Comune, davanti al camino. Lei stava
leggendo un libro. Io mi sono avvicinato da dietro, intenzionato a farle tutto
un bel discorso, qualcosa di romantico tipo “è da un po’ che penso a te in modo
differente”, “mi piacerebbe che approfondissimo la nostra amicizia” e cose del
genere.-
-E cosa le ha detto?- domandò Daniel, che pendeva dalle
labbra di Ronald.
-Che l’amavo. Le ho detto che l’amavo, nient’altro.-
-E lei?-
-Prima ha sgranato gli occhi. Poi è scoppiata a ridere.
Anch’io mi sono messo a ridere e l’ho baciata. Avevo paura, ancora non mi aveva
dato una risposta affermativa. Però lei ha ricambiato il bacio ed io in quel
momento ho pensato che saremmo rimasti insieme per tutta la vita.- sospirò,
lanciando uno sguardo a Draco. –Purtroppo non è andata così, ma… beh, siamo
stati assieme. E se io quel giorno non glielo avessi detto, probabilmente
adesso non me lo sarei ancora perdonato. Devi tentare, Daniel. Magari non vi
sposerete e non vivrete assieme per tutta la vita, ma se non tenti non lo
saprai mai.-
Daniel lo fissò. Poi fissò Draco.
-Signor Malfoy…
-Anche secondo me dovresti andare, Daniel. Buttati. Secondo
me Camilla vuole te. Forse non se n’è ancora resa conto, ma anche lei ti ama.
Anche quando stava con Handers, non appena tu chiamavi lei correva da te. Devi
buttarti, Merlino, devi buttarti!-
-Devo buttarmi.- ripeté Daniel annuendo con convinzione.
Scattò in piedi. –Ora mi butto. Ora mi butto!- si voltò verso i due uomini, che
lo guardavano incoraggianti. –Fatemi gli auguri.-
-Auguri!- risposero in coro Draco e Ronald. Poi si
fulminarono con lo sguardo, entrambi schifati. Lo guardarono avviarsi con passo
deciso verso la pista da ballo.
-Non… non sapevo che vi foste messi assieme così, Weasley.-
mormorò il biondo senza guardarlo. –Tu ed Hermione, intendo.-
L’altro scrollò le spalle.
-Mi sono inventato quella storia di Higgs. Era solo per
adattare il racconto alla situazione di Camilla. Se solo Daniel sapesse chi è
Higgs, non avrebbe creduto ad una parola.-
-Perché?-
-Higgs era un Serpeverde.-
Draco ghignò.
-Ah già. Certe volte mi dimentico che li odiava.-
Ron gli lanciò un’occhiata di traverso.
-E chissà perché.-
Daniel batté due dita sulla spalla di Stuartson, sorridendo
con finta cordialità.
-Mi cederesti la dama per un ballo?- domandò.
Il ragazzo emise un verso che assomigliava parecchio ad un grugnito
e si scostò di malavoglia da Camilla.
-Ci vediamo dopo?- le chiese stampandole un bacio sulla
guancia.
-Forse.- sussurrò lei sorridendogli e lasciandosi avvolgere
dalle braccia forti di Daniel. Non appena il precedente cavaliere se ne fu
andato, sbuffò.
-Heric balla come un cane.- commentò facendo una smorfia.
Daniel scoppiò a ridere, stringendola un poco di più.
-Evidentemente lui non ha preso lezioni come ho fatto io.-
disse ghignando.
-Immagino di no. Lui non è abbastanza raffinato.-
-Naturalmente. Sono pochi quelli raffinati come me. Ma cosa
vuoi, se si desidera far colpo su una signora saper ballare è fondamentale.-
-A quanto ho visto poco fa anche l’arte di saper usare la
lingua non è da sminuire.-
Daniel arrossì.
-Mi hai visto con Sybille, vero?-
-Sarebbe stato difficile non vedervi, dato che quel
divanetto è piazzato in mezzo alla sala.-
-Giusto.-
-Allora che mi dici, lei ti piace? Ti può interessare?-
-No, direi di no.-
Camilla ghignò, alzandosi in punta di piedi ed avvicinandosi
al suo orecchio.
-Sei sicuro di non essere gay, Dan?-
-Sicurissimo. Comunque non parliamo di me, parliamo di te.
Ho saputo che hai mollato Handers.-
-L’hai saputo dalla strana coppia, vero?-
Daniel la fissò perplesso.
-Scusa?-
-Sì, la strana coppia. Papà e papà. Malfoy e Weasley. Ho visto che ti hanno
braccato.-
Il ragazzo ridacchiò.
-Ah. Sì, l’ho saputo da loro. Ma tanto me l’avresti detto
tu, no?-
Camilla sospirò, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Doveva ammettere che Daniel sapeva ballare proprio bene. Sapeva condurla
perfettamente e la faceva volteggiare come se non pesasse nulla.
-Immagino di sì, ti dico tutto di solito.-
-Già. Perché l’hai lasciato, Camilla? Pensavo ti piacesse.-
-Mi piaceva, infatti. Però… Dan, non lo so. Non voglio più
stare con lui. Gli interessava solo…- arrossì. –Insomma… quello.-
Daniel sussultò.
-Voi due non…
-No!- esclamò Camilla scuotendo la testa.
-E lui non ha nemmeno tentato di toccarti, vero?-
-No. Sì. Cioè…
-Se ti ha fatto qualcosa, giuro che gli lancio una
Maledizione senza…
-No, Daniel, no! Non ha tentato niente! Solo… me l’ha
chiesto.- arrossì ulteriormente. –Voglio dire… non è una richiesta tanto
strana, siamo stati assieme per più di sei mesi, però… non me la sentivo. E lui
iniziava veramente ad insistere. Non che lo dicesse esplicitamente, ma ci
provava. E io con un ragazzo voglio anche poterci parlare. Insomma, tutte le
volte che eravamo da soli non facevo nemmeno in tempo a salutarlo che lui mi
baciava e… ma non so nemmeno perché ti sto raccontando tutto questo.-
-Perché sai che con me puoi parlare, Cami. Con me
puoi parlare.-
Lei annuì, sorridendo.
-Sì, con te posso parlare.- si staccò dalla sua spalla e lo
scrutò in volto. –Ma anche tu puoi parlare con me, lo sai. Ultimamente sei
stato così freddo… c’è qualcosa che non va?-
Daniel sospirò. Da quando era diventato freddo? Da quando
aveva Camilla ed Handers avevano festeggiato l’anniversario dei tre mesi. Tre
mesi. Da quando lui aveva capito che per lei stava diventando una cosa
seria.
-C’è una cosa che voglio dirti, Camilla.- sussurrò piano, la
voce che gli tremava.
-Cosa?-
-Ecco…- tirò fuori la bacchetta. –Lascia che faccia una
cosa.-
La ragazza si staccò appena, aveva la bacchetta puntata
contro il petto.
-Che… che vuoi fare?-
-Giuro che non voglio ucciderti.- ridacchiò lui. –Voglio
fare una cosa. Ti fidi di me, vero?-
-Naturalmente.-
Lui sorrise e mormorò qualche parola sottovoce. Poi rimise
via la bacchetta.
-Fatto.-
-Cos’hai fatto?-
-Guarda la tua collanina.-
Camilla mise una mano nel corsetto del vestito, estraendo la
collanina con inciso il salice ed i loro nomi. La osservò attentamente e
spalancò la bocca. Le loro iniziali erano rimaste invariate, ma il salice non
c’era più. Al suo posto, un cuore. Alzò lo sguardo su Daniel, che la fissava
ansioso.
-Daniel… cosa vuol dire?-
-Non potevo più fare finta di niente, Camilla. Non riesco
più a far finta che la tua amicizia mi basti. Non mi basta più. Sono
innamorato di te.- confessò tutto d’un fiato.
-Daniel… oh, Dan… non so cosa dire… io…
-Non ricambi.- disse lui amaramente. Non stavano più
ballando, erano fermi in mezzo alla pista. –Va bene, va bene anche così. Ti
prego solo di non respingermi. Ti prego di non rompere l’amicizia che ci lega,
perché io ci tengo moltissimo e…
-No! No, aspetta…- mormorò Camilla in preda al panico. –Non
è così… cioè, non lo so. È solo che… adesso viene fuori che ti sei innamorato
di me, noi due siamo amici, non mi sono mai accorta di niente, non… è così
improvviso!-
-Non è improvviso. Mi sono innamorato di te dalla prima
volta che ti ho visto. Sono sette anni che sono innamorato di te. Ed io ho
cercato di farti capire, ma… evidentemente non sono stato abbastanza bravo.
Scusami se ho aspettato tutto questo tempo. Scusami… scusami anche se ti amo,
perché non so se sia una cosa buona. Se tu non provi la stessa cosa forse non è
una cosa buona. Però…
-Daniel, ascoltami, ti prego. Mi sento così… confusa! Tu sei
Daniel, il mio Daniel… non so cosa fare.-
-Nemmeno io so cosa fare.- disse lui sottovoce. –Tu sei…
così bella. Adoro tutto di te.- la guardò e quelle parole gli parvero ancora
più vere. Adorava veramente tutto di lei. I suoi occhi per prima cosa. Così
scuri e… caldi. E poi quelle lentiggini. Le avrebbe baciate una per una se solo
lei glielo avesse permesso. Sorrise. –Tu mi ami?- domandò chiudendo gli occhi.
-Oh, Daniel. Una domanda così… non so rispondere. Non so
cosa mi sta succedendo. Anche io adoro tutto di te. Io ti adoro e… il mio cuore
non hai mai battuto tanto forte. Lo senti?-
Lui rimase zitto. Riusciva a sentire solo il suo, di cuore,
che sembrava come impazzito. Allora si sporse in avanti, appoggiando l’orecchio
sul petto di Camilla. E lo sentì. Sentì come batteva forte. E allora sorrise.
Perché forse lei non l’aveva ancora capito, ma quella era la prova. Lei lo
amava.
Camilla arrossì. Mosse il viso in avanti, affondando il naso
tra i capelli di Daniel. Era così… suo. E si rese conto in quel momento
che lo era sempre stato. Le venne in mente come stava bene con lui. L’aveva
sempre considerata una cosa normale, ma capì che non lo era. Si era sempre
chiesta perché con gli altri ragazzi non si sentisse mai bene come con Daniel.
Ora aveva la risposta.
-Anche io ti amo.- sussurrò. Lui si tirò su e la strinse.
Una stretta forte e dolce e decisa e tenera e tante altre cose che Camilla non
riusciva a descrivere.
-Davvero mi ami?- le chiese con gli occhi che luccicavano.
Lei gli sorrise.
-Baciami, Daniel.-
Si baciarono. Poi si staccarono, si sorrisero e si baciarono
ancora e ancora. Molte altre coppie si erano fermate a guardarli, ma non
importava. A loro non importava.
-Draco, tesoro, che sta succedendo? Cosa stai…
Lui le mise due dita sulle labbra e le indicò la pista da
ballo con un dito. Hermione guardò e scrollò le spalle.
-Camilla si è rimessa con Handers e si stanno
sbaciucchiando. Che novità! Quei due si lasciano e…
-Tesoro…
-… e si riprendono come se fossero…
-Amore…
-… non so che cosa e…
-Hermione!-
La mora fulminò il marito con lo sguardo.
-Che c’è?-
-Quello non è Handers.-
Hermione tornò a guardare la pista da ballo. I due ragazzi
avevano ripreso a ballare e mentre volteggiavano lei poté vedere in faccia il
ragazzo. Spalancò la bocca.
-È Daniel!- esclamò sorpresa.
-Già!-
-Ma… cos’è successo?-
-È tutto merito mio!- disse Draco gonfiandosi d’orgoglio. –E
di Weasley.- aggiunse a voce più bassa sentendo il rosso che si schiariva
eloquentemente la voce. –Abbiamo parlato a Daniel, lui ha parlato con Camilla
e… vittoria, stanno assieme!-
Hermione scosse lentamente la testa.
-Ti avevo detto…
-Di non impicciarmi, lo so. Ma io non ti ho ascoltato e quello
che ho fatto li ha fatti mettere assieme. Perciò vedi di non trovare niente da
ridire.-
-Non sono d’accordo sul metodo, però dato il risultato
eviterò ogni rimprovero nei tuoi confronti. Ma sappi che non condivido.- si
voltò verso Ron. –E non appoggio nemmeno te. Non avresti dovuto dargli retta!-
-Scusa.- mugolò lui intimorito. Si dileguò, dicendo che
doveva andare a cercare la moglie, prima che Hermione prendesse a sgridarlo.
Draco si chinò sulla mora e la baciò dolcemente sulle
labbra.
-Ti va di ballare?-
-Sì, certo.-
Si spostarono sulla pista, iniziando a volteggiare sulle
note della canzone. Passarono accanto a Daniel e Camilla, che si muovevano
lentamente, abbracciati, e Draco rispose con un ghigno al sorriso del ragazzo.
Girarono e lui si ritrovò faccia a faccia con Blaise. Rivolse un ghigno anche a
lui.
-Quante cose sono cambiate da quando ci siamo sposati,
Hermione.- sussurrò all’orecchio della moglie.
-È vero.- sospirò lei appoggiando il capo contro il suo
petto. –Guarda com’è cresciuta Camilla. È così bella innamorata.-
-E poi Alex. Sta diventando uguale a me in tutto e per
tutto.-
-Ancora non ho deciso se sia una buona cosa.- ridacchiò
Hermione.
-È una buona cosa, te lo dico io.-
-Se lo dici tu.- sorrise. -Poi Ginny ed Harry, con la
numerosa famiglia che sognavano.-
-La piccola Weasley non poteva averne nessuno e poi ne ha
avuti quattro.- ghignò. –La macchina dei bambini.-
-Non è carino definirla così, però… è quello che voleva lei.
Tanti bimbi, tanti dolci bimbi.-
-Che crescono e diventano tanti scorbutici adolescenti.-
Hermione sorrise.
-Ah, questi sono affari suoi e di Harry!-
-Indubbiamente, io non ho intenzione di dare una mano.
Tranne che con Simon, ma lui è tranquillo.-
-Lui non è stato creato con gli spermatozoi di Harry e per
te è questo che conta.-
Draco ghignò.
-Come sono trasparente per te, donna.-
-Infatti. Poi ci sono Blaise e Sabrina, la bella ed il
Mangiamorte.-
-La pazza ed il Mangiamorte.- la corresse il biondo.
-Sottigliezze. La bella o pazza che tu voglia sta con
Blaise, che nel frattempo non è più un Mangiamorte, ma un rispettabilissimo
Auror ed insieme aspettano un bambino.-
-E si sposeranno.-
-Se lui glielo chiederà.-
-Se lei gli permetterà di chiederglielo.-
Hermione gli lanciò un’occhiataccia.
-La vuoi smettere di contraddirmi?-
Draco scoppiò a ridere e la face volteggiare più
velocemente.
-Non ci riesco, è troppo divertente.-
-Non sono dello stesso parere.-
-Non lo sei quasi mai, ci sono abituato.-
-Questo non è vero. Quando dici che mi ami sono del tuo
stesso identico parere.-
Lui inarcò un sopracciglio.
-Ma davvero?-
-Sì.-
-Allora devo dirti che ti amo?-
Hermione alzò il volto verso di lui ed accolse il suo bacio.
-Sì.-
-Ti amo, Hermione.-
Lei sorrise, scostandogli una ciocca di capelli biondi dal
viso.
-Anche io ti amo, Draco.-
E così siamo arrivati alla fine. Sono un po’ triste, però…
beh, prima o poi doveva finire, no?
Comunque, ci terrei a ringraziare tutte le persone che mi
hanno seguita e che hanno letto e recensito, siete state tutte mitiche! Minako-chan
(mia cara… e me lo devi pure chiedere se puoi pubblicizzare la mia fic sul
forum?! Mi fai il regalo di Natale! Comunque ho sistemato Daniel e Camilla…
fammi sapere se ti ho soddisfatta!), alex(cosa posso dire…
grazie! ^^), flycka – cla, JulyChan (Ginny e Sabrina
incinta… eccome se mi immagino il casino! La seconda che continua a far casino
e la prima, Medimaga superdiligente, che ha un attacco isterico ogni volta che
Sabrina si muove. E poi me li vedo, Blaise ed Harry che pendono dalle labbra di
Draco che fa l’esperto e che racconta come cambiare pannolini ecc ecc… vabbé,
lasciamo stare! ^^ Sempre mille grazie per i tuoi commenti troppo carini e
divertentissimi!), Lucilla91 (beh, la fine proprio fine è questa…
spero ti sia piaciuta!), bimba88 (Herm/Blaise? No, non ci ho mai
pensato, perché mi sono sempre concentrata su altre coppie. Doveri inquadrare
per bene il carattere di Blaise, però potrebbe essere una cosa interessante!
Appena la scuola mi lascerà un po’ di tempo – sto impazzendo, non ho più tempo
di fare niente! – ci penserò su. Grazie dei commenti, sono sempre troppo
carini!)