Our life

di kamomilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proposta di matrimonio... la seconda ***
Capitolo 2: *** Grandi Notizie ***
Capitolo 3: *** Preparativi ***
Capitolo 4: *** Il matrimonio - parte prima ***
Capitolo 5: *** Il matrimonio - seconda parte ***
Capitolo 6: *** Risvegli ***
Capitolo 7: *** Partenza ***
Capitolo 8: *** Grifondoro vincitore ***
Capitolo 9: *** Voglio tornare a casa ***
Capitolo 10: *** Feste di Halloween ***
Capitolo 11: *** Sorpresa ***
Capitolo 12: *** Buon Natale ***
Capitolo 13: *** Il settimo cielo è difficile da raggiungere ***
Capitolo 14: *** Bisogno di spazio ***
Capitolo 15: *** L'emozione più forte ***
Capitolo 16: *** Attacco a sorpresa ***
Capitolo 17: *** Tornare alla normalità ***
Capitolo 18: *** Piccola grande sorpresa ***
Capitolo 19: *** La nostra grande, bella, incasinata famiglia allargata ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Proposta di matrimonio... la seconda ***


PROPOSTA DI MATRIMONIO

Salve a tutti! Prima di iniziare con la fic mi sembra giusto fare alcune precisazioni affinché siano chiari i tempi e tutto il resto. La storia si svolge poco dopo l’epilogo di “Una nuova vita”, quindi, giusto per rispolverare la fine dell’altra storia, Draco è tornato da Hermione e le ha chiesto di sposarla, ma lei ha rifiutato; Harry e Sabrina si sono lasciati ed ora lui è sposato con Ginny (questa cosa ha lasciato qualcuno perplesso, ma qui verranno spiegate un po’ di cose); Ron si è sposato con Calì ed hanno avuto da poco una bimba. Per il resto… leggete e fatemi sapere che ne pensate! Non ho altro da dire se non che ringrazio coloro che hanno recensito l’altra storia, “Una nuova vita”, perché se sono arrivata in fondo è tutto merito loro! Bacioni e buona lettura.

 

 

 

 

 

PROPOSTA DI MATRIMONIO... LA SECONDA

 

 

 

 

 

La sveglia magica suonò puntuale alle 7.00, come tutte le mattine. Hermione Granger la spense con una manata, facendola cadere per terra, e si rintanò di nuovo sotto le coperte. Tanto ci avrebbe pensato Draco a farla alzare. Tutti i giorni ci pensava lui. Tese una mano verso sinistra, ma non vi trovò quel corpo caldo che tutte le notti le teneva compagnia. Aprì un occhi e si guardò intorno.

-Draco?- chiamò piano.

-Arrivo!- la voce del ragazzo risuonò per i corridoi dell’ala sud di Malfoy Manor, quella che non era riservata all’Ordine ma a loro, a lei, Draco e Camilla.

Hermione si tirò su a sedere sul letto, coprendosi il seno con il lenzuolo di seta rosso.

-Ma dove sei?-

Lui comparve sulla porta con in mano un vassoio con la colazione, leggermente ansimante per aver fatto due piani di scale di corsa.

-Ma ti sei già alzata?! Di solito non lo fai prima di dieci minuti, dopo aver spento la sveglia.-

Lei gli sorrise.

-Mi hai portato la colazione?-

Draco appoggiò il vassoio sul comodino e si buttò a letto.

-Sì. Ma solo perché oggi è un giorno importante, non farci l’abitudine. Anzi, ora che hai finito la scuola, e aggiungerei finalmente, la colazione a letto me la porterai tu.-

Hermione inarcò un sopracciglio.

-Certo, contaci! Ti pare che dopo aver fatto quattro anni di università e due anni di specializzazione possa anche solo venirmi in mente di venire a fare la casalinga per te? Tu sei matto!-

Il biondo la baciò dolcemente.

-Non mi sembra un sacrificio tanto grande da fare per il ragazzo che ami.-

-Sei estremamente presuntuoso.-

Draco la fece adagiare sotto di sé, facendo attenzione a non schiacciarla con il peso del suo corpo muscoloso.

-No, sono estremamente eccitante. Non è vero signorina Granger?-

Hermione lo baciò prima sulle labbra. Poi passò al collo, deliziandolo con piccoli morsetti e lasciando segni piuttosto evidenti del proprio passaggio.

-È vero, signor Malfoy. Ma faccia attenzione, perché ora che sono una giornalista vera, con tanto di specializzazione, potrei anche decidere di essermi stancata di lei e trovarmi qualcuno di più eccitante.-

Lui scrollò le spalle.

-Cerca pure, ma sta sicura che un altro eccitante come me non lo trovi.-

La mora gli sorrise e poi sgattaiolò fuori dalla sua stretta. Draco si lasciò cadere sul materasso.

-Dai, non vestirti subito! Per favore, resta qui al calduccio ancora un po’.-

-Tesoro, io sto per laurearmi, per prendere l’attestato della specializzazione, non posso restare a dormire!-

-Ti stai per laureare per la seconda volta, non è poi questa novità. E poi la tua laurea non sarà mica più importante di me!-

Hermione finì d’infilarsi i jeans e si chinò a baciare il ragazzo sui capelli biondi.

-Infatti non ho mai detto una cosa del genere. Ho solo detto che mi laureo e non posso arrivare in ritardo, altrimenti mi becco la tonaca più brutta. È successo l’altra volta, ero chiusa in una veste nera che mi stava incredibilmente stretta e che mi faceva sudare! Non voglio ripetere la stessa orribile esperienza! Quindi, Draco, se vuoi accompagnarmi vedi di alzarti, altrimenti andrò da sola con Camilla.-

Il ragazzo sbuffò e abbandonò controvoglia il letto. Prese un paio di pantaloni neri eleganti dall’armadio ed una camicia grigia di seta.

-A proposito di Camilla, ti conviene andare a svegliarla. Da quando sono iniziate le vacanze non si alza prima delle undici.-

-Io invece scommetto che è già sveglia.-

Draco si sistemò i capelli davanti allo specchio del bagno.

-Come fai ad esserne sicura?-

-Perché ieri sera ha promesso di prepararmi la colazione.-

-Quindi hai intenzione di farne due?- domandò lui accennando con il capo al vassoio ormai vuoto sul comodino. –Guarda che è così che metti su la ciccia.- disse pizzicandola sui fianchi.

-Dai, lasciami stare! E poi quando la baci, la mia ciccia, non sembra che ti dispiaccia così tanto!-

Lui la strinse da dietro e la baciò sul collo.

-Infatti ho detto che è così che ti viene, mica che mi dispiace.- ghignò. –Basta che la tua pancia resti di dimensioni normali e che non diventi un pallone.-

Hermione si morse il labbro inferiore, pensando al significato che potevano assumere le parole del biondo. La prima immagine che le veniva in mente sentendo parlare di “pancia come un pallone” non era quella di una donna che aveva esagerato con la colazione, ma una donna incinta. Quando lei aspettava Camilla Ron gliel’aveva detto mille volte che la sua pancia assomigliava ad un’enorme pluffa. E tutte le sante volte scoppiava a ridere. E quante volte lei lo aveva picchiato per quelle battutacce? Praticamente tutte. Fino a quando si erano mollati. E poi, quando suo padre aveva superato lo shock della gravidanza della sua bambina, aveva iniziato lui a rivolgersi alla sua pancia con l’appellativo di pallone.

Draco parve accorgersi dell’effetto che avevano suscitato le sue parole sulla ragazza e le sorrise.

-Io… Senti Hermione, io…

La mora lo fissò negli occhi, a metà tra l’incuriosito e l’impaurito.

-Cosa?-

Lui deglutì.

-Andiamo giù, non vorrai mica che la colazione di Camilla si raffreddi.-

Hermione annuì, vagamente delusa. Poi sospirò e sorrise.

-Certo, andiamo. Anche se conoscendo mia figlia si sarà dimenticata che mi voleva preparare la colazione. Ha preso dalla madre, cucinare non è il suo forte.-

Draco sghignazzò.

-Se ha preso da sua madre è un bene che non cucini! Mi hai propinato le tue prelibatezze solo una volta e ho seriamente rischiato di morire.-

Lei fece una smorfia e lo trascinò giù dalle scale, diretta verso le sala da pranzo.

-Tu mi avevi detto che il peperoncino ti piaceva!-

-Sì, ma che tenevo lo stesso al mio palato era sottointeso!-

Arrivarono nel Salone, dove incontrarono Harry Potter e Blaise Zabini che stavano discutendo animatamente.

-Senti, Potter, io sono un Mangiamorte, hai presente, ammazzo le persone, vi odio tutti quanti, voglio uccidervi…

-Non dire sciocchezze, Zabini, tu non ammazzi nessuno e non vuoi ucciderci!-

Il moro roteò gli occhi.

-Ovvio che non voglio uccidervi, lo dicevo per farti capire che non posso venire alla consegna della laurea della Granger! Non posso farmi vedere in giro!-

-Ma neanche se ti nascondi, neanche se…

Hermione accorse in aiuto di Blaise.

-Harry, lascialo stare! Non pretendo di certo che Blaise venga alla cerimonia, so benissimo che non può farsi vedere in giro! È già tanto che sia riuscito ad essere qui in questi giorni.-

Il ragazzo le rivolse un sorrise grato e lanciò un’occhiataccia ad Harry.

-Visto, Potter?-

-Certo, ho visto! Ho visto anche che a te di Hermione non te ne frega niente!-

Il moro diventò paonazzo dalla rabbia.

-Questo non è vero! Le voglio bene quanto gliene vuoi tu e calcola che io sono un ex Serpeverde, per di più Mangiamorte, e che prima che lei si mettesse con Draco la odiavo!-

Hermione guardò Draco.

-Ma per cosa stanno litigando?-

-Per il gusto di litigare. Lo sai che tutte le volte che Blaise è a casa si scannano, ormai non possiamo farci niente. Io e Potter siamo diventati “amici” e lui si è dovuto trovare qualcun altro da importunare.-

-Sì, ma povero Blaise!-

Il biondo sbuffò divertito.

-Figurati, lui ci va a nozze! Ha tanta di quella rabbia repressa che non appena trova qualcuno disposto a farlo sfogare ne approfitta. Lasciamoli stare, no? Fin che non iniziano a lanciarsi addosso incantesimi che fastidio ci danno?-

La ragazza alzò lo spalle.

-In effetti nessuno.-

Si sorrisero e raggiunsero la sala da pranzo. Camilla era seduta a capotavola e si stava imburrando una fetta di pane. Accanto a lei Neville stava raccontando una delle sue famose barzellette, facendo sbellicare la ragazzina e qualche altro membro dell’Ordine.

-Paciock, mi rimbecillisci la figlia con tutte queste idiozie!- sbottò Draco avvicinandosi al tavolo e baciando Camilla sui capelli.

-Scusa Malfoy, non volevo rovinare il tipico umorismo nero della tua famiglia con un po’ di sano humor inglese.-

Il biondo gli rivolse un’occhiata gelida. Neville abbassò lo sguardo. A volte si dimenticava che pur essendo felicemente fidanzato con una delle sue più care amiche rimaneva il solito antipatico Serpeverde che ad Hogwarts gli sabotava le pozioni e che ora non aveva divertimento migliore che sottometterlo.

Hermione strinse brevemente la spalla di Neville, gesto che lo rassicurò di un poco, e poi rivolse la sua attenzione a Camilla.

-Mica mi dovevi preparare la colazione?-

La ragazzina sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca.

-Oh, mamma… me ne sono completamente dimenticata!-

La mora scoppiò a ridere e scambiò uno sguardo con Draco.

-Fa niente, tesoro. Piuttosto, io vado già all’università. Tu vieni dopo con Draco, va bene? Là dovete trovarmi Sabrina, che sicuramente starà cercando di attaccare bottone con qualcuno. I posti ve li ho riservati nella prima fila destinata ai parenti. Sono sei, per te e Draco, Sabri, Harry, Ginny e Molly. Capito?-

Camilla sbuffò.

-Capito, mamma, capito! Sono tre settimane che ci ripeti le stesse cose!-

Hermione diede un frettoloso bacio prima alla figlia e poi al biondo.

-Ve le ripeto perché so che se non ve le ripetessi andreste chissà dove. Ora vado! Ciao a tutti, ci vediamo tra un’oretta!-

 

 

 

 

 

Draco guardò per l’ennesima volta l’orologio.

-Camilla, per la barba di Merlino, sei pronta?!-

La ragazzina arrivò correndo dalle scale.

-Eccomi! Insomma, papà, cos’è tutta questa fretta? Abbiamo un casino di tempo!-

-Non abbiamo un casino di tempo, Camilla! Tua madre ci sta aspettando!-

-Iniziano sempre in ritardo, queste cose! Ricordati che abbiamo a che fare con il mondo babbano, non sono famosi per la loro puntualità.-

-Sarà, ma io voglio andare! Forza.-

Camilla lo prese per mano e gliela strinse. Draco le restituì la stretta ed insieme si smaterializzarono. Arrivarono in un vicolo non lontano dall’università.

-Papà, ci pensi, mamma finisce la scuola ed io la inizio!- uno sguardo triste le solcò il volto. –Sempre che mi arrivi la lettera da Hogwarts.-

Draco le mise due dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo.

-Ascoltami bene, tu andrai ad Hogwarts, questo è sicuro. La tua lettera arriverà. Tutto a tempo debito.-

Lei inarcò un sopracciglio.

-Tutto a tempo debito? Come la tua proposta di matrimonio?-

Il biondo inciampò. Accidenti alla linguaccia che quella ragazzina aveva ereditato dalla madre.

-Questo cosa c’entra?-

-Niente. Quando hai intenzione di chiederle di sposarti?-

-E tu quando hai intenzione di farti gli affari tuoi?-

-Questi sono affari miei! Voglio solo che… siamo una famiglia.-

Draco prese fiato. Parlare di quelle cose lo facevano sentire strano anche dopo cinque anni.

-Ma noi siamo una famiglia, piccola.-

Nelle sue iridi ghiacciate si ritrovò quelle di Camilla.

-Non è vero.-

-Non una famiglia convenzionale, forse. Ma siamo una famiglia. Viviamo insieme, ci vogliamo bene… mi chiami anche papà. Cosa c’è che non va?-

-C’è che… ho chiesto a mamma di parlarmi di quando andavate a scuola. Ho saputo di Harry, di lei e del papà. E di te… e che vi odiavate. Che vi odiavate perché la mamma era una mezza babbana, perché papà era un Wealsey, perché lo zio era un Potter, perché tu eri un Malfoy, figlio di una persona cattiva. E io? Cosa sono?-

Draco la guardò perplesso.

-Cosa vuol dire che non sai cosa sei?-

-Sono una Granger, perché la mia mamma lo è. Sono una Wealsey, perché quello lo è il mio papà. O sono una Malfoy, perché lo sei tu, che mi hai fatto da papà da quando avevo cinque anni. Cosa sono? Se tu sposassi mamma, sarei sicura.-

Il biondo si fermò di colpo, mettendosi in ginocchio davanti a lei.

-Ascoltami bene, Camilla. Quello che sto per dirti è molto importante. Quando andavo a scuola io il cognome contava. Ed anche io credevo in questa cosa e mi comportavo “da Malfoy”. Poi un giorno mi sono accorto che in realtà il cognome non conta niente. Che non dovevo seguire la strada, molto brutta tra l’altro, di mio padre solo perché mi chiamavo come lui. Allora mi sono comportato “da Draco”. Tu comportati da Camilla e nient’altro, va bene? Non c’entra che tu sia Granger, Weasley o Malfoy, sii te stessa e basta. E se hai proprio bisogno di avere un cognome… all’anagrafe ti chiami Camilla Granger. Però, se preferisci, il mio cognome te lo cedo volentieri. E credo che anche Weasley sia ben disposto a fare lo stesso con il suo. Sta a te la scelta.-

La ragazzina lo abbracciò e annuì.

-Va bene. Ma… questo vuol dire che non hai intenzione di sposare la mamma?-

Draco ghignò.

-Te l’ho già detto, piccola… tutto a tempo debito.-

 

 

 

 

 

Hermione andò a ritirare l’attestato di specializzazione, baciò il preside della Harford sulla guancia e sorrise alla sua famiglia: Camilla, la sua bambina, Draco, il suo amore, Sabrina, la sua migliore amica, Harry e Ginny, i fratelli che non aveva mai avuto, Molly, la sua seconda mamma. Erano tutti lì, a guardarla. Per la seconda volta. Il cuore le si riempì di gioia. Era così bello che fossero tutti insieme per lei, tutti sorridenti. Mancavano i suoi genitori, certo, ma loro erano in America e avevano comunque promesso di andarla a trovare presto.

Si sedette al suo posto, agitata. Ora che aveva l’attestato voleva solo abbracciare Draco. Ma la coda era ancora lunga, doveva aspettare ancora un po’. Si mise a fantasticare sul regalo che Draco le aveva promesso. Aveva detto che sarebbe stata una sorpresa e lei, da brava bambina, non aveva tentato di estorcergli alcuna confessione. Però sperava in qualcosa di grande. Draco era solito fare le cose in grande, senza badare a spese, quando c’era in ballo qualcosa d’importante. Per la sua laurea le aveva regalato un viaggio alle Maldive. Due settimane da soli, su un isolotto sperduto nell’Oceano Indiano. Era stato un sogno. Hermione amava Camilla, ogni giorno con sua figlia era un giorno bellissimo, speciale ed unico, ma alle volte aveva bisogno di stare da sola con il suo ragazzo. Aveva bisogno d’intimità. E ne aveva avuta in quelle due settimane. Eccome se ne aveva avuta. Ma ne voleva ancora. E forse ne avrebbe avuta. Si girò leggermente. Draco stava chiacchierando con Harry, ma quando notò che lei lo stava guardando distolse lo sguardo dal moro e le sorrise. Lei gli rispose con un’occhiata maliziosa, che venne prontamente ricambiata.

-Hermione, non vorrei disturbare il tuo sexy discorso silenzioso con il tuo ragazzo, ma la cerimonia è finita. Dobbiamo alzarci e lanciare i cappelli. Non vorrai mica rimanere seduta mentre tutti sono in piedi!-

La ragazza arrossì e scattò in piedi.

-Scusa, Liza, non me n’ero accorta!-

La compagna di corso ridacchiò.

-Lo so, quando ti sta guardando un bel biondo come il tuo Draco è difficile accorgersi di certe cose…

Hermione fece per ribattere, quando un braccio la cinse per la vita.

-Qualcuno ha forse parlato di me?- domandò Harry baciando sulla guancia la propria migliore amica.

Ginny gli diede uno scappellotto sulla testa.

-Sei forse biondo, tu?-

-No, ma ho sentito solo “bel” e ho dedotto che si stesse parlando di me.-

Draco ghignò.

-Hai dedotto male, Potter. Si stava parlando di me! Come sempre. Guarda che sono io quello bello.-

-Se tu sei quello bello io sono quello intelligente. Mi va bene lo stesso, eh.-

Il biondo fece una smorfia.

-Quello intelligente! Proprio!-

-Quello intelligente e quello simpatico!- rincarò Harry gonfiandosi d’orgoglio.

-Sì? Allora, visto che sei quello simpatico, ti prendiamo come baby-sitter per stasera. Io porto fuori la mia ragazza.-

Camilla si oscurò in volto.

-Io non ho bisogno di una baby-sitter! Posso stare a casa anche da sola!-

-Ma non starai a casa.- disse il biondo facendole l’occhiolino. –Il tuo zio preferito ti porterà al Luna Park!-

La ragazzina iniziò a saltellare.

-Davvero?!-

-Se va bene alla zia Ginny.-

La ragazza annuì.

-Certo, per me non c’è problema!-

-Ehi, vengo anch’io!- sbottò Sabrina infilandosi tra Draco ed Hermione. –Insomma, sono l’unica non accoppiata e se non mi piazzo qui in mezzo nessuno mi si fila!-

Hermione scoppiò a ridere e diede un bacio sulla guancia della migliore amica.

-Poverina!-

La bionda le fece la linguaccia.

-Poverina sì, non prendermi in giro! Qua a nessuno importa di me!-

Harry le sorrise.

-Oh, come sei noiosa! Va bene, ti portiamo con noi! Così la serata dei nostri piccioncini non sarà rovinata perché tu ti senti esclusa.-

Hermione annuì con convinzione e sorrise a Draco.

-Così stasera siamo soli soletti.- gli sussurrò.

-Ho già in mente cosa fare, tesoro.- gli rispose lui con lo stesso tono. Sabrina passò lo sguardo dall’uno all’altra.

-Perché, che dovete fare?- domandò curiosa. Tutti scoppiarono a ridere, mentre Draco si tolse il suo braccio dalle spalle.

-Ma tu sei sempre in mezzo?!-

 

 

 

 

 

Malfoy Manor quella sera era stranamente silenziosa. Draco aveva fatto in modo che tutti si trovassero migliore sistemazione per la nottata. Nella grande casa c’erano solo lui ed Hermione.

-Tesoro, sei pronta?- domandò il biondo abbracciandola da dietro.

-Quasi. Mi tiri su la cerniera del vestito?-

Lui ubbidì.

-Stasera dei bellissima.-

-Vorrei ben vedere, l’ho pagato una cifra stratosferica!-

Il ragazzo ridacchiò.

-Come sei materialista, Granger!-

-Io ho imparato a guadagnarmeli i soldi, Malfoy! So che fatica si fa a tirare su i quattrini e quindi quando li spendo mi preoccupo sempre di non buttarli via! Questo vestito, però… era bellissimo, dovevo comprarlo!-

-Già. E sopra di te è ancora più bello.-

Hermione si rigirò nelle sua braccia.

-Mi stai adulando?-

-No, ero sincero.-

Si baciarono e dalla foga caddero abbracciati sul letto. La ragazza si staccò dalle labbra del biondo.

-Draco… la cena possiamo anche saltarla per stasera.- lo baciò di nuovo. –Restiamo qui. Io non ho fame. Se non di te.-

Lui le sorrise.

-No, stasera no. Andiamo giù. Abbiamo tutta la notte per questo.-

-Ma…

-Non c’è ma. Adesso andiamo giù. Vedrai, fidati di me.-

Hermione annuì, curiosa di sapere perché tanta insistenza nel voler cenare.

Si recarono al piano di sotto. Nella sala da pranzo candelabri d’argento erano posati un po’ dappertutto. La stanza era tutta uno scintillio.

-Draco… non era necessario fare tutto questo!-

Il ragazzo ghignò.

-Oh, sì che lo era! Vedrai, tesoro, vedrai…

Gli elfi domestici servirono la prelibata cena e loro due chiacchierarono di tutto, come facevano sempre quando erano da soli. Hermione continuava a guardarsi intorno, cercando di notare se qualche pacchetto era stato nascosto in qualche angolo. Ma sembrava tutto normale. Solo Draco a tratti appariva estremamente nervoso. Finito il dessert la mora si decise a parlare.

-Draco, ma… la mia sorpresa?-

Lui si finse perplesso.

-La tua sorpresa? Perché, dovevo farti una sorpresa? La cena non ti basta?-

-Sì, ma… lo so che mi hai fato una sorpresa! Dai, tirala fuori…- fece gli occhioni da cucciolo.

Draco si morse il labbro inferiore.

-Sicura di volerla?-

-Vuoi scherzare?! Certo che la voglio! Dov’è?-

Lui si alzò in piedi e prese il mazzo di rose che stava davanti a lei. Gliene tese una. Poi la seconda, poi la terza. Rimase l’ultima, con appeso un pacchettino. Glielo mise in mano.

-Aprilo piano. Non voglio che tu mi svenga sul più bello.-

Hermione prese l’involucro rosso con mani tremanti. Era qualcosa di costoso, ne era certa. Portava il segno della più prestigiosa gioielleria di Diagon Alley. Forse era quel pendente che avevano visto qualche giorno prima e che le era piaciuto tanto. Piano, lo scartò. Dentro c’era una scatolina. Una scatolina che sembrava tanto quella di un anello. Il cuore prese a batterle forte nel petto. Guardò Draco: sorrideva. Nei suoi occhi grigi si poteva leggere la tensione ed il nervosismo, ma il suo sorriso era dolce e felice. Hermione prese coraggio ed aprì la scatola. Dentro c’era un bellissimo anello d’oro bianco con inciso sopra un serpente, molto simile a quello di Narcissa, che la mora portava al dito da ormai cinque anni.

-Draco…

Lui le appoggiò un dito sulle labbra.

-Shhh, non dire nulla, fai parlare me.- prese fiato. –Hermione Granger, mi vuoi sposare?-

-Io…- gli lanciò le braccia al collo. –Sì! Lo voglio, Draco! Voglio sposarti!-

Si baciarono. Dopo un’infinita quantità di tempo si staccarono, seppur controvoglia. Il ragazzo le sorrise.

-Per fortuna hai detto di sì. Essere rifiutato una seconda volta sarebbe stato un colpo troppo duro per il mio povero ego!-

Scoppiarono a ridere insieme, un po’ stupidamente, troppo emozionati per parlare ancora, e poi ripresero a baciarsi.

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Capitolo 2
*** Grandi Notizie ***


GRANDI RIVELAZIONI

GRANDI NOTIZIE

 

 

 

 

 

Hermione si svegliò tardi, la mattina dopo, e si stupì di trovare Draco ancora addormentato accanto a sé. Solitamente era mattiniero, ma c’era anche da dire che durante la notte avevano fatto di tutto tranne che dormire. Si mosse lentamente, cercando di non svegliarlo, ma la cosa fu del tutto inutile. Il lavoro di Auror gli aveva affinato i sensi in un modo incredibile.

-Dove vai?- le chiese con la voce impastata dal sonno.

-Da nessuna parte. Volevo solo chiudere la finestra, ho freddo.-

-Allora non serve che ti alzi, ti scaldo io.-

L’abbracciò, stringendola al suo corpo con fare possessivo. Hermione adorava quando la teneva così tra le sue braccia. Si sentiva invincibile, intoccabile da qualsiasi cosa. Lo baciò dolcemente sulle labbra.

-Draco…-

-Che c’è?-

-Mi hai davvero chiesto di sposarti?-

Lui assunse un’espressione stupita.

-Ti ho chiesto di sposarmi? No, te lo sarai sognata!-

La ragazza si guardò d’istinto la mano dove portava l’anello. Non c’era quello di Narcissa, ma quello nuovo che Draco le aveva donato la sera prima. Gli tirò un piccolo schiaffo sul petto e gli si raggomitolò contro.

-Cretino.-

-Cretina tu. Certo che te l’ho chiesto.-

-Beh, poteva anche darsi che me lo fossi sognata davvero. Sapessi quante volte l’ho fatto in questi anni.-

Il biondo le diede un lieve bacio sui capelli.

-Lo so. Volevo solo che tu finissi i tuoi studi. Era solo quello che mi bloccava, altrimenti l’avrei fatto molto tempo fa.-

Lei sorrise.

-Già, sperando che io dicessi di no.-

Draco ghignò.

-No, quello l’ho fatto solo una volta. Però scusami, con quel no che mi hai dato la prima volta non mi hai mica invogliato a richiedertelo tanto presto.-

Hermione mise il broncio.

-Ora sarebbe colpa mia.-

-Ovvio. Sei una donna che non invoglia a chiederla in matrimonio.-

-E allora perché me l’hai chiesto?-

-Perché ti amo.-

La mora lo baciò e lo strinse. Non le diceva spesso che l’amava. Era risaputo che Draco Malfoy non amasse esprimere i propri sentimenti attraverso le parole. Però glielo dimostrava. Glielo dimostrava ogni giorno che passavano assieme, con ogni abbraccio, con ogni bacio. Glielo dimostrava non facendo mancare niente né a lei, né alla sua bambina, preoccupandosi per loro, rassicurandole ogni volta che ce ne fosse bisogno, difendendole in ogni occasione. Non c’era stata una sola volta che Hermione avesse dubitato dell’amore di Draco. Anche quando litigavano e non si rivolgevano la parola per giorni, a volte addirittura per settimane, anche quando non erano d’accordo su qualcosa, lei era sicura che il ragazzo l’amasse. E naturalmente faceva del suo meglio per ricambiare, per farlo sentire come la faceva sentire lui.

-Ah, ecco.-

Si baciarono, sorridendo labbra contro labbra. Draco prese ad accarezzare le gambe lisce di Hermione, dolcemente, passando il palmo aperto su tutta la loro lunghezza. La ragazza fece lo stesso con il petto di lui. Iniziò a baciargli il collo, stuzzicò i lobi delle orecchie con la lingua. Approfondirono il bacio. Fu quando il biondo si posizionò tra le cosce di lei, che venne fermato.

-Ma tu non devi andare a lavorare? Sono le dieci passate.-

-Per stamattina possono fare a meno di me.- mormorò lui deliziando il suo collo con stuzzicanti baci.

-Sei sicuro?-

Il ragazzo si fermò e si tirò su, ghignando.

-No. Hanno bisogno di me, ma sono un bastardo egoista e voglio starmene a letto con la mia donna, non voglio andare a lavorare.-

-Ne sono onorata, ma se vuoi che ti sposi devi dimostrarti affidabile. Non voglio mica ritrovarmi in mezzo alla strada all’improvviso. Ho bisogno di qualcuno che porti i soldi a casa, dato che quello che mi daranno al giornale non è esattamente quella che si definisce una gran cifra.-

-Perché tu sei cocciuta. Sono uno dei salvatori del mondo magico, potrei farti avere il posto di caporedattore della Gazzetta del Profeta in un paio di settimane. Ma tu no, ragazzina, vuoi per forza andare a lavorare in quel buco di babbani.-

-Non voglio essere raccomandata, Draco. Ho studiato tanto e voglio dimostrare quanto ho studiato lavorando. Se diventerò redattore capo sarà perché mi ritengono all’altezza dell’incarico, non perché tu hai “gentilmente” chiesto a qualcuno di lasciare il suo posto a mio favore.-

Il ragazzo si alzò ed iniziò a vestirsi.

-Come vuoi. Comunque non l’avrei chiesto gentilmente.-

Hermione sorrise.

-Era tra virgolette.-

-Bene. Allora io vado a svegliare Camilla e poi vado a Grimmauld Place. Tu cosa fai?-

-Non so, credo che andrò da Sabrina.-

Il ragazzo ghignò.

-A raccontarle della proposta?-

La mora si morse il labbro inferiore.

-Ti darebbe fastidio?-

-Figurati! Ormai ho capito che non può succedere qualcosa di bello senza che Sabrina lo venga a sapere nell’immediato futuro. Rendimi giustizia, però.-

-Lo farò.-

-Brava. Per dirlo agli altri… stasera abbiamo una riunione generale. Ti mando un gufo appena finiamo, così mangiamo lì e comunichiamo la notizia a tutti. Altrimenti ci mettiamo un anno se dobbiamo dirlo ad ognuno.-

-Credo anch’io. Allora a dopo.- si alzò e gettò le braccia al collo del biondo. –Ciao.-

Lui la baciò.

-Ciao, Hermione. A stasera.- la guardò per un attimo. –Sei bella con addosso solamente quelle microscopiche mutandine.-

La ragazza sorrise compiaciuta.

-Grazie. Senti… forse dovremmo dire a Camilla del matrimonio. Voglio dire, potrebbe offendersi se venisse a saperlo solo stasera come tutti gli altri. Dobbiamo dirglielo prima. Vuoi esserci anche tu o faccio da sola? Tanto non potrebbe che esserne felice, viviamo come una famiglia da un sacco di tempo, per lei non cambierà niente.-

-Qualcosa le cambierà.- mormorò Draco con un sorriso, rammentando la conversazione che aveva avuto con la ragazzina il giorno prima.

Hermione corrugò la fronte.

-Cosa le cambierà?-

-Niente, non preoccuparti. Ieri mi ha detto una cosa. Ma è una sciocchezza, stasera ti spiego. Posso comunicarle io la notizia?-

-Certo, però… poi stasera mi spieghi cosa le cambia, eh! Non mi piace che tu e mia figlia abbiate dei segreti.-

-Gelosa.-

Si diedero un ultimo bacio e Draco uscì dalla porta.

 

 

 

 

 

Draco bussò alla stanza di Camilla.

-Avanti!- gli rispose la voce allegra della ragazzina.

Lui entrò e guardò la stanza con espressione severa.

-Insomma, Camilla, non potresti mettere un po’ d’ordine? Quasi non si può entrare!-

Lei sbuffò.

-Non essere noioso, papà.- lo rimproverò dolcemente.

Il biondo fece per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola. Quando si ritrovava immerso in quegli occhi scuri, così simili a quelli di Hermione, non riusciva più a sgridarla, non riusciva più ad essere fermo e deciso come invece avrebbe dovuto essere in certi casi.

-Prima di stasera metti in ordine.- concluse poco convinto il ragazzo. Improvvisamente fu illuminato da un’idea che sicuramente avrebbe funzionato. –Mando tua madre a controllare.-

Infatti l’espressione di Camilla mutò e subito prese a raccattare da terra i vari libri, giocattoli e quant’altro. Tra Draco ed Hermione era lei quella severa. Cosa che aveva stupito e che ancora continuava a stupire amici e conoscenti.

-Sto mettendo in ordine, non preoccuparti. Come mai non sei all’Ordine, papà?-

-Perché devo dirti una cosa.-

-Dimmi.-

Draco sbuffò e la prese per le braccia, fermandola e costringendola a sedersi sul letto accanto a lui.

-Se continui a fare su e giù per la stanza mi rovini la notizia.-

Camilla sorrise.

-Scusa. Che notizia?-

-Ho chiesto a tua madre di sposarmi.-

La ragazzina sgranò gli occhi. Boccheggiò un paio di volte, aprendo e chiudendo la bocca senza emettere un solo suono. Poi si buttò tra le braccia del biondo. Lo strinse forte e lui le diede un bacio sui capelli.

-Sei contenta, piccola?-

-Da morire! Bravo, papà! Ma… è per quello che ti ho detto ieri? Perché non volevo obbligarti a…

-Non mi hai affatto obbligato, Camilla. Lo avevo in programma da tanto e ho comprato l’anello il giorno stesso in cui Hermione mi ha detto la data della consegna dell’attestato della specializzazione. Per questo ieri ti ho detto tutto a tempo debito.-

-Papà… non so cosa dire, sono felicissima! Non vedevo l’ora che glielo chiedessi.-

-Benissimo. Non dire niente a nessuno, però. Vogliamo dare la notizia stasera, ceniamo tutti a Grimmauld Place.-

La ragazzina prese a saltellare.

-Allora sono la prima a saperlo!-

-Ovvio. Adesso vado a lavorare. Ci vediamo stasera, piccola.-

-Ciao. Salutami lo zio Harry.-

-Come vuoi. E metti in ordine!-

Camilla aspettò che Draco arrivasse sulla porta e poi lo richiamò.

-Cosa c’è?-

-Per quello che ti ho detto ieri, per quella storia dei cognomi… prenderò il tuo perché sposi mamma, ma stanotte ci ho pensato e se anche tu non l’avessi sposata io avrei voluto chiamarmi come te.-

Il ragazzo fece un breve inchino.

-Bene. Onorato di accogliere al più presto altre due Malfoy tra le mie braccia. Ciao, piccola.-

 

 

 

 

 

Hermione si vestì e scese per fare colazione. Al tavolo trovò Camilla, che appena la vide corse ad abbracciarla.

-Ciao, mamma!-

-Ciao, tesoro. Come mai tutte queste effusioni?-

La ragazzina le sorrise complice.

-Papà me l’ha detto.-

La mora la guardò preoccupata.

-Per te va bene, vero Camilla? Non ti crea problemi che io e Draco ci sposiamo, no?-

-No, mamma! Anzi, sono troppo felice! Volevo tanto avere una mamma e un papà. Cioè, averli che stavano insieme da sposati. Non che cambi tanto, però… quando mi veniva a prendere papà il giorno dopo mi chiedevano di lui e io spiegavo che lui non era il mio vero papà, ma quello che stava con te. D’ora in poi posso dire che quello non è il mio vero papà, ma almeno che tu e lui siete sposati.-

Hermione guardò perplessa la figlia, ma non disse niente. Per lei era piuttosto semplice, non era sposata e stava con un ragazzo che non era il vero padre di sua figlia. Non era una cosa fuori dal comune. Ma per Camilla doveva essere tutto molto più complicato. Lei era una bambina e frequentava bambine, che non erano certamente in grado di capire come potesse lei vivere con una persona che non era suo padre, che non le somigliava per niente, ma che chiamava papà. Se ora le cose le fossero state più semplici da spiegare, allora era contenta che il suo matrimonio non solo rendesse lei felicissima, ma aiutasse anche Camilla.

La mora, più tranquilla, si sedette al tavolo e si versò una tazza di caffè nero.

-Bene, speravo tanto che la prendessi in questo modo. Draco ti ha detto di non dire niente a nessuno?-

-Sì, me l’ha detto. Non vedo l’ora di stasera! Scommetto che la nonna avrà un infarto!-

Hermione ridacchiò, pensando alla prevedibile reazione di Molly Weasley.

-Già, penso anche io. Avrà una reazione esagerata, com’è nel suo stile, ma sarà contenta.-

Camilla pucciò una fetta di pane nella cioccolata calda.

-Saranno tutti felici, mamma.-

-Sì, lo so. Cosa fai oggi? Io vado da Sabrina, vieni anche tu?-

-Veramente Evelyn mi ha chiesto di andare a giocare da lei. Posso?-

-A che ora?-

-Adesso, prima di pranzo. Ha detto che posso mangiare da lei e tu puoi venirmi a prendere di pomeriggio, quando vuoi.-

-Allora va bene. Io finisco di fare colazione, tu ti vesti e poi andiamo.-

La ragazzina corse di sopra e ritornò dopo un po’, vestita e pettinata. Hermione l’accompagnò dalla sua amica e poi andò da Sabrina. Da quando la sua migliore amica aveva finito l’università, due anni prima di lei, dato che non aveva fatto la specializzazione, viveva in un appartamentino appena fuori Londra. Entrò con la chiave che stava sotto allo zerbino e si fece largo tra il disordine. Con gli anni Sabrina non era cambiata molto, era sempre la solita ragazza allegra, casinista e che non amava i legami. L’unica storia lunga che aveva avuto era stata quella con Harry, che è durata un anno e mezzo. Stavano bene assieme, ma erano troppo diversi. Harry iniziava a sentire il bisogno di crearsi una famiglia, di avere qualcuno d’accudire, mentre Sabrina teneva, e tiene tuttora, alla sua libertà. Inoltre non si sentiva pronta per fare la moglie e la mamma. Così si erano lasciati, decidendolo di comune accordo. Sabrina era tornata alle sue storie corte e all’insegna del divertimento, mentre Harry si era messo con Ginny. Comunque erano rimasti amici, lui e Sabri. E anche Ginny aveva messo da parte la gelosia, capendo che tra il marito e la sua ex ragazza non c’era davvero più niente, e spesso tutti e tre uscivano assieme, con Hermione, Camilla e Draco, o anche da soli.

-Sabri!- gridò la mora lasciandosi cadere sul divano. –Sei in casa?-

-Arrivo!- le rispose una voce che proveniva da un angolo indistinto dell’appartamento. –Sto facendo la doccia, arrivo subito!-

Hermione prese a riordinare in giro, giusto per fare qualcosa. Sabrina arrivò dopo una decina di minuti, avvolta in un accappatoio verde scuro.

-Ciao, Herm! Come va il tuo primo giorno senza la scuola?-

-Una vera liberazione!-

-Te l’avevo detto di lasciar perdere la specializzazione! Guarda me, sono felice e soddisfatta del mio lavoro!-

La mora scoppiò a ridere.

-Ma se fai l’assistente dottoressa da due anni! Con la specializzazione, invece, ora saresti un chirurgo.-

-Forse, ma mi va bene così. Piuttosto, cosa ci fai qui?-

-Ho una cosa da dirti!- esclamò Hermione felice di poter finalmente parlare della grande novità.

-Davvero? Anche io! Forza, prima tu!-

-No, prima tu! La mia è incredibile, te la dico dopo!-

-La tua è incredibile? Aspetta di sapere la mia!- si sedette sul divano a gambe incrociate. –Allora, ero dal dottor Dool e stavo riordinando alcune ricette, quando entra un tipo. Io non ci faccio molto caso e senza neanche degnarlo di uno sguardo gli dico di andare in sala d’aspetto. Dopo un attimo arriva Mimì, la tirocinante, che tutta eccitata mi fa: “hai visto che c’è in sala d’aspetto?” e io le dico che non lo so, che non ho visto. E lei mi dice che era Beckham! Allora vado a vedere ed era proprio lui, David Beckham!-

Hermione la guardò perplessa.

-E chi sarebbe scusa?-

-Come chi sarebbe! David Beckham, il calciatore! Quello che sta con Viktoria delle Spice Girls! David Beckham, ‘Mione, quel gran pezzo di ragazzo!-

-Ah, ho capito chi è! A me non sembra tutto questo splendore.-

Sabrina s’imbronciò.

-Tu di ragazzi non capisci niente! Lui è… fantastico! Comunque, mi ha fatto l’autografo! L’ho appeso sopra il letto!- sospirò con lo sguardo sognante. Tornò a guardare Hermione. –Comunque, la tua grande notizia?-

-Tieniti forte… sei pronta?-

-A tutto!-

-Draco mi ha chiesto di sposarlo!-

Sabrina per poco non cadde dal divano.

-O mio Dio!- esclamò abbracciando l’amica. –Oddio, Oddio, Oddio! Te l’ha chiesto! Ormai non ci speravo più!-

-Sabri!- sbottò Hermione fintamente seccata. L’amica scoppiò a ridere.

-Oh, scusa! Volevo dire… beh, volevo dire quello che ho detto! Il ragazzo non è stato esattamente velocissimo a farti la grande domanda, tanto che pensavo non l’avrebbe fatto, ma ora l’ha fatto, quindi… auguri, tesoro! Sono così felice per te!-

-Grazie. Anche io sono felice!-

-E… come te l’ha chiesto? Forza, racconta!-

 

 

 

 

 

L’atmosfera a Grimmauld Place era allegra e piena di brio. La riunione doveva essere andata bene, non troppo lunga e non troppo pesante, ed ora tutti i membri dell’Ordine non vedevano l’ora di dedicarsi alla grigliata mista che Arthur Weasley stava cuocendo in giardino.

Ad un lato del tavolo Draco e Blaise chiacchieravano, per quanto conversare laconicamente come erano soliti fare loro potesse definirsi chiacchierare.

-Draco, ti vedo strano.- stava dicendo il moro con tono leggermente annoiato. –Cos’hai fatto?-

L’altro ragazzo scosse le testa.

-Niente Blaise, lascia stare.-

-Non lascio stare! Odio essere l’unico a non sapere le cose. Ti ricordo che io non me ne sto tutto il giorno qua a fare niente come invece fate voi. Io lavoro, mi sorbisco ogni giorno le inutili ciance di Mangiamorte insopportabili e rischio Maledizioni senza Perdono per riuscire a partecipare a riunioni come quella di stasera. Quindi, quando ti dico che ti vedo strano, gradirei che tu mi spiegassi perché ho questa sensazione.-

-Perché sei un Mangiamorte ficcanaso e rompicoglioni. Nessuno sa niente, non c’è sotto niente.- sbottò il biondo, anche se nei suoi occhi grigi lasciavano intendere tutto il contrario.

-Nessuno sa niente… vuol dire che tutti prima o poi sapranno qualcosa?-

Draco sbuffò.

-Piantala. Non mi estorcerai una sola parola.-

Blaise lo scrutò a lungo. Il ghigno che solcava il volto del suo migliore amico non era il suo solito ghigno. C’era… qualcosa di strano. Cosa poteva essere? Osservò la direzione del suo sguardo. Era puntato sulla Granger, come sempre, che poco più in là aiutava Molly Weasley a condire l’insalata. Eppure non la guardava come la guardava solitamente. C’era della complicità in più, come se avessero una segreto. La logica mente del ragazzo finalmente arrivò alla conclusione più probabile: Draco doveva aver fatto la Grande Domanda alla sua ragazza. Sogghignò.

-Ora ho capito.- mormorò. –L’hai fatto, vero?-

-Fatto cosa?- domandò il biondo facendo finta di non capire.

-Andiamo, Draco… quello!-

-Fare sesso? Sì, lo faccio spesso.-

Bliase alzò gli occhi al cielo.

-Non quello! Intendevo… chiederglielo. Ad Hermione.-

L’altro ragazzo scrollò le spalle.

-Non capisco di cosa tu stia parlando.-

-Di…

-Forza, uomini, a tavola!- tuonò la potente voce della signora Weasley, impedendo a Zabini di andare avanti con l’interrogatorio che stava facendo al suo migliore amico.

Hermione raggiunse Draco e gli sedette accanto. In faccia a loro, seduta tra Molly ed Arthur, Camilla si prendeva le coccole dei nonni.

Vari complimenti si levarono dalla tavolata quando la gente iniziò a mangiare. L’atmosfera era calda e gioiosa e la cena si consumò in fretta, tra chiacchiere e brindisi vari. Dopo il dolce Draco decise che era arrivato il momento di comunicare la notizia. Si alzò in piedi, battendo la lama del coltello contro il calice di Champagne che Remus Lupin aveva tirato fuori per festeggiare non si sa bene cosa. Ora avrebbero avuto un motivo vero per festeggiare, si disse il biondo sorridendo tra sé. L’attenzione fu subito concentrata su di lui.

-Io ed Hermione vorremo fare un annuncio!- esordì facendo cenno alla ragazza di alzarsi. I coniugi Weasley si scambiarono uno sguardo a metà tra il preoccupato ed il curioso. –Noi…- Draco lanciò una fugace occhiata a Camilla. Le brillavano gli occhi di felicità. –Noi ci sposiamo!- esclamò trattenendo a stento l’emozione. Ci furono una trentina di secondi di silenzio, durante i quali ogni persona guardò con aria sorpresa colui che sedeva accanto a sé. Poi, un applauso si levò nell’aria: Blaise si era alzato in piedi e sorrideva all’amico in modo complice. Ci aveva visto giusto. Tempo una manciata di secondi e tutti seguirono il suo esempio, accorrendo ad abbracciare e a complimentarsi con i futuri sposi.

Hermione strinse a sé Molly, che come aveva predetto era scoppiata in lacrime.

-Auguri, ragazzi miei.- mormorava tra le lacrime. –Sono davvero felice per voi, vi auguro ogni bene.-

Draco, seppur restando piuttosto rigido, si lasciò abbracciare dalla donna.

-Grazie, Molly.- disse educatamente. Per quanto avesse imparato a rispettare la maggior parte dei Weasley, quella rimaneva pur sempre la madre di quel disgraziato che aveva messo incinta e poi vigliaccamente abbandonato la sua ragazza. La sua futura moglie, si corresse mentalmente.

-Prego.- tirò su col naso. –Insomma, era ora che questa povera bambina avesse una madre ed un padre sposati!- esclamò sorridendo dolcemente alla nipotina.

Lupin strinse calorosamente la spalla ad Hermione.

-Siamo davvero tutti felici.- lanciò uno sguardo a Draco. –Anche se ormai non ci speravamo più.-

Il biondo baciò la propria ragazza sui capelli.

-Stavo solo aspettando il momento giusto. Per sorprendervi tutti.-

Harry gli strinse la mano.

-E ci sei riuscito, Malfoy. Ci sei riuscito. A quando la data?-

Draco si ritrovò spiazzato dalla domanda. Non avevano ancora parlato della data precisa.

-Noi non…

-Il 24 agosto.- lo precedette Hermione.

Il biondo si voltò verso di lei.

-Perché?-

-Non lo so. Perché voglio così. A te va bene?-

-A me va bene tutto, Hermione.-

-Allora è deciso.- rivolse un sorriso alla tavolata. –Naturalmente siete tutti invitati.-

I membri dell’Ordine sorrisero e poi ritornarono al proprio dessert, commentando, sempre in maniera positiva, la decisione dei due giovani. Dopo la sorprendente parentesi tutto stava tornando alla normalità. Hermione si dedicò ad ascoltare gli utili consigli di Ginny sul matrimonio, mentre Draco prese a giocare con Camilla. All’improvviso un gufo dall’aspetto regale si poco accanto a loro, sul prato. Harry, riconoscendo la lettera chiusa con il familiare simbolo di Hogwarts, si affrettò a raggiungere il collega e la ragazzina.

-Draco, aspettavamo un gufo da Hogwarts?-

-No. Chissà cos’è.-

-Secondo me non è per voi.- s’intromise Blaise facendo l’occhiolino a Camilla e tendendole la busta.

La ragazzina l’aprì con il cuore in gola. Una volta finito di leggere si buttò tra le braccia del biondo.

-Piccola, cos’è?-

-È… Papà, è… la lettera di Hogwarts! Andrò ad Hogwarts!-

-Ne ero sicuro! Complimenti, Camilla.-

Hermione accorse, sentendo gli strilli gioiosi della figlia.

-Cosa è successo, Camilla? Cos’è quella?-

-La lettera di Hogwarts! È la lettera di Hogwarts, mamma!-

Si abbracciarono, felici.

Harry mise una braccio sulla spalla della moglie, guardando la scena con un sorriso.

-Che bella giornata, vero Gin?-

-Già. La giornata delle Grandi Notizie.-

Il ragazzo la baciò dolcemente.

-Sai quale altra notizia potrebbe rendere perfetta questa giornata?-

-Sì, Harry, lo so.- sospirò. –Però purtroppo non riceverai quella notizia. Non sono incinta. Non ancora.-

-Ma noi continuiamo a provarci, vero tesoro? Noi continuiamo a provarci.-

Ginny gli sorrise.

-Certo che continuiamo a provarci. Se tu ti dessi per vinto non ti chiameresti Harry Potter. Quindi continuiamo a provarci. E speriamo che prima o poi io riesca a rimanere incinta.-

 

 

 

 

 

 

A voi il secondo capitolo! Mmmmh… pensavo che sarebbe stato difficile creare un Draco ed una Hermione adulti, ancora più adulti di quanto non fossero in “Una nuova vita”, ma sono stata smentita. Mi piace scrivere di loro! (e per fortuna, ci sarebbe da aggiungere!^^)… Comunque, non ho altro da dire, passo ai ringraziamenti: dana, savannah, nikita, isabell, kishal, patty, shannara_810, -jo- (certo che mi ricordo di te!), super gaia, mirtilla, bimba88……………………………………………………..GRAZIE MILLE!!!! E naturalmente grazie anche a tutti quelli che leggono e non recensiscono!

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Capitolo 3
*** Preparativi ***


PREPARATIVI

PREPARATIVI

 

 

 

 

 

Hermione era seduta sul pavimento del suo studio, intenta a spulciare meticolosamente la lista di tutte le cose da fare in vista del matrimonio. Accanto a lei Ginny e Sabrina, che in teoria erano venute per darle una mano, chiacchieravano senza sosta.

-Però! È carino!- esclamò la rossa ammirando la foto con tanto di autografo di David Beckham che l’altra ragazza si portava nel portafogli da ormai tre settimane.

-Cavoli se è carino! È… bellissimo! Lui è tutto quello che una ragazza possa desiderare.-

-Io preferisco il mio Draco.- mormorò Hermione senza alzare lo sguardo dalla pergamena spiegazzata.

Le altre due sussultarono, ricordandosi del motivo per cui erano lì.

-Oh, Herm, eri così silenziosa che ci eravamo dimenticate di te.- borbottò Ginny imbarazzata.

Sabrina scoppiò a ridere.

-Non è silenziosa, è assolutamente troppo agitata!-

La mora, punta sul vivo, arrossì.

-Non sono affatto agitata!- sbottò. In realtà non era vero: lei era agitata! Dalla famosa cena si sentiva estremamente nervosa, anche se non sapeva il perché. Ginny aveva avanzato la teoria che avesse paura delle responsabilità che avrebbe dovuto affrontare una volta diventata una Malfoy. Forse era davvero così. Avevano vissuto insieme per cinque anni, lei e Draco, praticamente come una coppia sposata, ma dopo il matrimonio tutto sarebbe stato più… ufficiale. La gente avrebbe parlato. Dopotutto Draco, sebbene facesse di tutto per tenere la sua vita ben lontana dalla cronaca mondana, era comunque un personaggio “pubblico”. Assieme ad Harry Potter aveva salvato il mondo magico dalla minaccia di Voldemort. Sommato a quello bisognava anche dire che era un Malfoy. Draco Malfoy l’Auror, figlio di Narcissa Black Malfoy la Ribelle e di Lucius Malfoy il Mangiamorte. Non era sicuramente facile essere Draco Malfoy, questo bisognava dirlo e sottolinearlo più e più volte. Finora Hermione era entrata nella vita “pubblica” del suo ragazzo poche volte. Lui preferiva tenerla fuori da quelle “stupide chiacchiere inutili”, come le chiamava. Ma una volta diventata sua moglie non si sarebbe più potuta sottrarre come ora. Ogni qual volta ci fosse stata una particolare ricorrenza della sconfitta del Signore Oscuro lei avrebbe dovuto partecipare, proprio come faceva Ginny da quando era diventata la moglie di Harry. Era così che funzionava.

-Herm… Hey, Herm!- la voce divertita della sua migliore amica la distolse dai suoi pensieri.

-Che c’è?-

-Ginny ti ha fatto una domanda.-

Hermione si girò verso la rossa.

-Scusami Gin, non stavo ascoltando. Cosa mi hai chiesto?-

-Ti ho chiesto cosa c’è sulla lista per oggi. Che dobbiamo fare?-

-Oggi…- la ragazza scorse velocemente le voci spuntante, la minoranza, e quelle non spuntate, la maggioranza. Mancava poco più di un mese al matrimonio e dovevano fare ancora molta roba. Però, quando vide l’impegno del giorno, sul suo viso comparve un sorriso. –Oggi il vestito!-

Sabrina spalancò la bocca. Aspettava quel giorno da quando ad Hermione era venuta in mente l’idea della lista.

-Che bello, il vestito!-

-Già!- concordò la mora ripiegando la pergamena e mettendosela nella tasca posteriore dei jeans. –Ne voglio uno… fantastico!- fece un ghigno, molto simile a quello del futuro marito. Le altre due si scambiarono uno sguardo: era impressionante quanto quel tratto caratteristico di Draco fosse passato subito sia ad Hermione che a Camilla. E faceva anche un po’ impressione. –E… il mio amore mi ha detto di non badare a spese!-

-Beh, tesoro, vedi la fortuna di sposarsi uno ricco? Io, invece, sfigata come sono mi beccherò uno sfigato bruttino e senza un soldo.- mormorò la bionda. Ginny fece una smorfia.

-Non ti preoccupare, mio fratello è già occupato.-

-Tuo fratello ne ha di soldi.-

-Sì, ma non si sa fino a quando ne prenderà. Le carriere con il Quidditch sono sempre in bilico. E poi anche se si ritrova con una villa grande quasi quanto questa resta sempre bruttino e sfigato.-

Sabrina storse il naso.

-Se lo dici tu! Comunque andiamo? Cioè, ci… insomma, che mi porta?-

Hermione alzò gli occhi al soffitto.

-Smaterializziamo, Sabri. Possibile che tu non abbia ancora imparato le cose più basilari del mondo della magia?-

-Scherzi?! So che per pulire le tazze sporche basta agitare la bacchetta e dire gratta e netta! Sono queste le cose basilari, mia cara. Ora andiamo?-

Ginny le prese sottobraccio ed insieme scomparirono, per ritrovarsi poco dopo a Diagon Alley, davanti al negozio di Madama Sinistra, una delle sarte migliori del posto. Entrarono e presero a gironzolare, aspettando che la proprietaria finisse con un cliente. Una vecchia donna dalle mani incallite le raggiunse dopo una decina di minuti.

-Posso esservi utile?- domandò cortesemente.

-Sì!- disse Sabrina allegramente. –La mia migliore amica…- indicò Hermione. -… si sposa e avremmo bisogno di un vestito.-

Madama Sinistra sorrise.

-Un’altra sposa! Che bellezza! Venite, mie care, vi faccio vedere un po’ di modelli.-

Si misero attorno ad un tavolo ingombro di pergamene con abiti disegnati e di campioni di stoffa. Hermione ci mise due orette buone ad arrivare ad una conclusione. La sua indecisione ora verteva su due soli modelli. La sarta le prese le misure e le disse che glieli avrebbe fatti entrambi e che poi avrebbe potuto scegliere quello che più la convinceva una volta indossato.

-Grazie, Madama! È stata davvero utile.- sussurrò Ginny al posto della mora, dato che quest’ultima era ancora tutta presa dai disegni degli abiti.

-È stato un piacere! Piuttosto, per i vestiti delle damigelle?-

La rossa guardò Sabrina, non sapendo bene cosa rispondere. Non avevano ancora parlato di quell’argomento. Hermione passò lo sguardo da una all’altra. Si schiarì la voce.

-A proposito di questo… Sabri, vorresti essere la mia testimone?-

La bionda per poco non svenne.

-Io?!-

-No, Sabrina quella dietro! Certo, tu, scema!-

-Ma… io… pensavo che l’avresti chiesto a Ginny! Voi due siete come sorelle…

La mora sorrise a Ginevra.

-Infatti lo siamo. Ho pensato di chiederlo a te, Gin. E spero che tu non ti offenda se non lo faccio. Però vorrei che fossi tu, Sabri, la mia testimone. Quando ancora non ero tornata e non avevo riallacciato i rapporti con loro sei stata tu l’unica a starmi vicina. Anche tu sei come una sorella.-

La bionda l’abbracciò, felice.

-Allora, se è così, grazie! Grazie davvero!-

-Non c’è di che! Ginny… per te va bene lo stesso, vero? Avrei voluto avervi tutte e due, ma non è permesso.-

-Certo che per me va bene, Herm! Basta che ti faccia da damigella!-

-Ovvio. Quindi, Madama Sinistra, ci servono ancora un abito da testimone ed uno da damigella d’onore!-

 

 

 

 

 

Draco era seduto sulla sua scrivania, controllando alcuni rapporti che Blaise, che era accomodato sulla poltrona, gli aveva appena portato.

-Allora, Draco, hai deciso per quella cosa?-

-Credo di sì. Però non ne sono ancora sicuro. Avrei voluto veramente che fossi tu il mio testimone.-

Il moro sorrise tristemente.

-Ma non si può. Lui andrà più che bene. Però devi muoverti a chiederglielo, sai che non ama le cose fatte all’ultimo momento.-

-Sì, lo so. Lo faccio appena posso.-

Blaise guardò la grande pendola che ticchettava in un angolo dello studio.

-Vai adesso.-

Draco sollevò lo sguardo.

-Adesso?-

-Adesso, sì. Ora non ha niente da fare, è l’ora di pranzo.-

-No, Blaise. Devo finire qui.-

-Finisco io, puoi andare!-

-Sicuro?-

-Sicurissimo! Vai!-

Il biondo non se lo fece ripetere due volte e si smaterializzò. Comparve qualche attimo dopo davanti ai grandi cancelli di Hogwarts. Un Elfo Guardiano, riconoscendo l’eroe nazionale, s’inchinò leggermente e lo fece passare.

-Bentornato ad Hogwarts, signor Malfoy!-

Draco accennò un saluto col capo e poi entrò. Naturalmente niente era cambiato. Il grande parco era rimasto immutato, così come il lago, dal quale a tratti spuntava qualche tentacolo della piovra gigante, ed il castello. Andò dritto verso la sua mèta, evitando di farsi vedere. Nei sotterranei l’aria era cupa e scura come ricordava, e come gli piaceva tanto. Arrivò davanti ad una porta in pietra con scolpito un Serpente e ne accarezzò il profilo. Quanti ricordi. Sussurrò la parola d’ordine e docilmente la porta si aprì. Entrò: anche lì nulla era cambiato. Le ampolle erano ancora sistemate sugli scaffali classificate per effetti e l’atmosfera era ancora tetra.

-Chi va là!- esclamò una voce untuosa. Il biondo si ritrovò una bacchetta puntata alla gola.

-Severus… sono io, Draco. Abbassa quella bacchetta.-

Il professore rise sommessamente.

-Scusa, Draco. Era da tanto che non venivi qui e così ho scambiato i tuoi passi felpati per quelli di qualche studente che aveva voglia di una bella punizione. Come stai?-

-Va tutto bene. E tu? Ancora non te l’hanno data la cattedra di Difesa?-

L’uomo ghignò.

-Ormai ci ho rinunciato. Quando il Preside era Silente avevo ancora qualche possibilità, ma con Minerva… Comunque, parliamo di cose ben più importanti: ho saputo del matrimonio.-

-Già. Il matrimonio. È per quello che sono venuto.-

-Cosa c’è, ti sei già pentito di aver fatto una simile proposta alla signorina Granger?-

Draco scosse la testa.

-Assolutamente no, niente del genere. Ti volevo solo chiedere se verrai.-

Severus alzò un sopracciglio.

-Ora non si usa più mandare gli inviti?-

-Certo che si usa, ma volevo chiedertelo di persona.-

-Ah. Onorato di tale trattamento. Comunque sì, verrò. Sei sempre il mio figlioccio, non mancherei per nulla al mondo.- sorrise brevemente. –Credo che tua madre potrebbe risvegliarsi dal mondo dei morti e venire a lanciarmi contro una Maledizione senza Perdono se mancassi al giorno più importante della tua vita.-

A sentir nominare sua madre Draco sussultò. Dopo un attimo, però, sorrise. Severus le voleva bene, l’aveva capito. Quando era a scuola gli parlava di lei per ore.

-Credo anch’io. Inoltre volevo chiederti un’altra cosa.-

Il professore si appoggiò al mobile dietro di sé.

-Dimmi, Draco.-

-Vorrei che tu mi facessi da testimone, Severus.-

Piton si puntò un dito contro il petto, sorpreso.

-Io?-

-Sì, tu. Vorrei il mio padrino come mio testimone.-

-Se è così… va bene. Non me l’aspettavo per il semplice motivo che pensavo l’avresti chiesto a Potter. Ora non siete “amici”?-

Draco rise sarcasticamente.

-Ci ho pensato, in effetti! Ma poi ho deciso per te. Non per niente, ma la testimone di Hermione sarà la ex di Potter e allora non potevo scegliere lui, altrimenti la piccola Weasley sarebbe stata gelosa.-

-Oh, certo. E chi sarebbe questa ex di Potter?-

-Una bella ragazza. Anche se parla troppo. Una babbana.-

L’uomo quasi si strozzò.

-Una babbana? Che parla troppo, per di più!-

-Già. Ma è simpatica. Una tipa sveglia. E comunque, se dovesse riempirti la testa di chiacchiere, potresti sempre Schiantarla. Oppure usare una di quelle merendine che i gemelli Weasley hanno appena inventato. Ti fanno sentire solo quello che vuoi sentire.-

-Utili, direi. Un buon cervello, quei due. Peccato che lo sprechino per sciocchezze del genere.-

-Peccato davvero. Eppure tirano su un sacco di soldi.-

Ghignarono insieme, mentre la campanella risuonò per il castello.

-Allora accetto, Draco.-

-Bene, ti darò i dettagli della prova dell’abito e tutte quelle cose il prima possibile. Buona lezione, Severus. Togli molti punti a Grifondoro.-

-Oh, lo faccio sempre! È ancora il mio passatempo preferito. Salutami la tua futura moglie.-

-Non mancherò!-

 

 

 

 

 

Ginny stava ricontrollando gli inviti da spedire, quando una nome attirò la sua attenzione. “Famiglia Parkinson”. Si chiese se non ci fosse un errore. Forse era meglio domandare da Hermione, non voleva di certo che ci fossero ospiti indesiderati. Si fiondò in camera sua. La mora stava lavorando al suo computer babbano ed alzò lo sguardo dallo schermo non appena sentì il tono di voce dell’amica.

-Ginny, cos’è successo?-

-‘Mione… è normale che queste persone siamo state invitate al tuo matrimonio?-

La ragazza prese in mano l’elegante busta e quando vi lesse il nome sgranò gli occhi. Evidentemente anche per lei era una novità.

-I Parkinson! Pansy Parkinson! Al mio matrimonio!- uscì dalla stanza come una furia, diretta allo studio di Draco. Lui era intento ad esaminare il rapporto di un attacco di Mangiamorte in Danimarca assieme ad Harry, ma abbandonò immediatamente la noiosa lettura non appena vide la faccia rossa della ragazza.

-Tesoro, cosa c’è?-

-C’è che hai invitato Pansy Parkinson al nostro matrimonio!-

Harry, presagendo tempesta, si dileguò vigliaccamente.

Draco si strofinò gli occhi.

-Infatti.-

-E per quale motivo lo avresti fatto, sentiamo!-

-Te l’ho detto, perché il Ministro della Magia vuole che sia un matrimonio pubblico, come quello che ha fatto Potter.-

Hermione incrociò le braccia al petto.

-Non ci vedo alcuna relazione.-

-Dato che i Parkinson si sono alleati con noi dobbiamo invitarli. Tutto qua.-

-Sì, ma lei è la tua ex! Io non la voglio al nostro matrimonio!-

Draco tentò di abbracciarla, ma venne fermamente respinto.

-Non posso farci niente, Hermione. Anche io preferirei non invitarla. Se vuoi la verità vorrei avere una matrimonio tranquillo, come la gente normale. Ma non siamo gente normale e allora dobbiamo adattarci.-

-Io-non-la-voglio!- scandì lentamente la ragazza.

-Allora spera che abbia già un altro impegno e dica di no! Io non posso farci niente!-

-Invece dovresti farci qualcosa, perché così non va bene!-

Il biondo ghignò.

-Non ti facevo così gelosa, Granger.-

-Non è gelosia, Malfoy! Semplicemente non voglio gente che detesto al mio matrimonio, dato che quello in teoria sarà il giorno più bello della mia vita!-

-E lo sarà infatti. Ma lo sarà con Pansy e la sua famiglia.-

-“Pansy e la sua famiglia”.- gli fece il verso lei.

Draco si rabbuiò in volto.

-Scusami tanto, ma il tuo ex viene! Weasley, quello che ti ha messa incinta, viene! E io non ho detto nulla al riguardo!-  

-Sì, ma Ronald è sposato ed ha una figlia! Inoltre gli ho mandato l’invito non certo perché smaniavo per averlo tra gli invitati, ma perché lui al suo matrimonio mi ha invitato, e quindi dovevo ricambiare la cortesia, e perché Camilla mi ha gentilmente chiesto di invitarlo! Non per altro!-

-Io invece ho invitato Pansy e la sua famiglia perché me l’ha imposto Caramell, non per altro.- replicò Draco con un sospiro.

Hermione si accasciò sul tappeto.

-Rovinerà tutto! Quella ancora non ti ha dimenticato, rovinerà tutto!-

Il biondo le si sedette accanto.

-Non rovinerà niente. Sarà il giorno più bello della nostra vita, che lei ci sia oppure no. Ci saranno talmente tanti invitati che non la vedrai neanche.-

-Lo spero tanto. Mi ricordo come ti stava dietro a scuola.-

-Non siamo più ai tempi della scuola, Hermione. E lei può starmi dietro quanto vuole, ma alla fine sull’altare, accanto a me, ci sarai tu, non lei. Lei sarà solo una spettatrice. Indesiderata, tra l’altro.-

Hermione annuì, molto lentamente.

-Draco… non sono sicura.-

Il cuore del biondo mancò un battito.

-Di cosa non sei sicura? Di… me?-

-Di quello che stiamo per fare.-

Calò il silenzio. Il ragazzo si allontanò di qualche centimetro. Non poteva pensarlo veramente.

-Non puoi pensarlo veramente.- disse, piano. La voce che tremava appena.

-Non lo so.- bisbigliò in risposta la mora. E davvero in quel momento non lo sapeva. Non sapeva più niente. Lui le mise due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo negli occhi. Hermione si accorse che l’azzurro era velato di terrore. Terrore puro. Terrore che lei lo respingesse. Di nuovo.

-Hermione… cosa non sai? Non sai se vuoi sposarmi adesso o non sai se vuoi sposarmi?-

-Non so se tutto questo è giusto.-

Lui scosse la testa, lentamente, cercando di trovare le parole adatte.

-Io credo… io credo che tu non debba cercare qualcosa di giusto. Niente è mai stato giusto nella tua vita. Voglio dire… non è stato giusto ritrovarti abbandonata dalla persona che ti doveva amare. Non è stato giusto esserti ritrovata con una bambina da crescere da sola. Non è stato giusto che io ti abbia fatta innamorare e non è stato giusto che dopo ti abbia abbandonata per vigliaccheria. Non è stato giusto che tu ti sia ritrovata a piangere tra le braccia di Potter per causa mia. Niente è stato giusto. Ma dimmi… dimmi, come definisci il giusto? Io credo che tu debba fare solo quello che ti rende felice. Cosa ti rende felice?-

Hermione gli strinse una mano tra le sue, facendogli quasi male.

-Tu.-

-Io… e allora…

-Allora voglio sposarti, Draco. Ma… ho paura.-

Il biondo si passò una mano sul volto.

-Paura di cosa? Io non capisco. Ti prego, fammi capire.-

-Che dopo tra noi cambi. Io che ingrasso e smetto di vestirmi bene, tu che arrivi la sera, mi dai una volgare pacca sul sedere e mi dici “ehi, donna, cosa c’è per cena?”. Paura che diventiamo noiosi, non facciamo più l’amore ed iniziamo ad odiarci.-

-No.- ribatté lui in tono sicuro. In tono duro, perfino. –No.- ripeté. La fissò per qualche secondo. –No.- disse una terza volta. –Questi sono i pensieri di una ragazzina. Una ragazzina che non conosce la vita. Che non conosce me. Perché se tu mi conoscessi non ti sarebbe nemmeno venuta in mente una cosa del genere. Voglio sposarti perché desidero passare il resto della mia vita con te. Sia che tu ingrassi, sia che tu inizi a vestirti di stracci. E mai ti darei una pacca su sedere chiamandoti “donna”. Perché io ti rispetto, Hermione.- strinse le labbra. –E mai potrei non desiderare di fare l’amore con te. Ogni volta che facciamo l’amore per me è come respirare. Ed io sono un uomo, io devo rspirare.  Perché io ti amo, Hermione.- le lanciò un’occhiata. –Anche se comincio a pensare che sia tu, quella che non mi ama.-

La ragazza spalancò la bocca.

-Oh, Draco. Non dire sciocchezze, ti prego. Lo sai che ti amo.-

-Certo che lo so, ma me ne hai appena fatto dubitare. Ascolta… ci amiamo, ora abbiamo chiarito. Quindi, non capisco su cosa tu possa avere ancora dei dubbi.-

-Io… cazzo, non lo so. Non so nemmeno perché ti abbia detto che non ero sicura. Sono sicurissima del nostro matrimonio. Dimentica quello che ti ho detto, va bene?- si morse il labbro inferiore. –Anzi no, tienilo presente. Tieni presente che diventare tua moglie è l’unica cosa di cui sono sicura, ma che alle volte mi sento… come se tutto quello che sta accadendo fosse… troppo. E quando ho quei pensieri…

-Quando hai quei pensieri vieni da me. Ed io ti ripeterò quello che ti ho detto oggi. Ti ripeterò perché mi sono innamorato di te e perché noi due meritiamo di sposarci e di vivere felici. Hai capito?-

La mora annuì, tirando su con il naso. Non era più arrabbiata, non era più insicura, era solo stanca.

-Sì. Scusami per la scenata.-

-Non importa, lascia stare. Era da un po’ che non ti arrabbiavi con me e iniziavo a preoccuparmi. Comunque siamo solo stressati dai preparativi del matrimonio. Se avessimo fissato la data un po’ più in là avremmo potuto fare le cose con più calma e sicuramente non ci saremmo agitati in questo modo, ma abbiamo deciso così, quindi… ancora un mesetto e saremo sposati. Fino ad allora, sopportiamo.-

-Va bene. Ora devi lavorare?-

Draco contò mentalmente le pratiche che ancora doveva controllare e poi archiviare: una ventina, come minimo. Ma non ne aveva proprio voglia.

-No, faccio fare a Potter. Sai cosa facciamo? Ora ce ne andiamo su, facciamo un bel bagno caldo e poi facciamo l’amore. Così ci rilassiamo. Okay?-

Lo sguardo di Hermione s’illuminò, all’allettante proposta.

-Okay!- esclamò balzando in piedi, improvvisamente non più stanca.

Corsero fuori dalla porta, travolgendo quasi Harry che pazientemente stava aspettando la fine della lite.

-Insomma!- borbottò vagamente indignato reggendosi al muro per non cadere. A dargli una mano fu Camilla.

-Zio Harry, mamma e papà stavano litigando?-

-Già, ma a quanto pare hanno deciso di fare pace.-

-Di fare sesso.- lo corresse la ragazzina. Il moro prese a tossicchiare.

-Cosa?!-

-Sesso. Mamma e papà sono andati a fare sesso.-

-Camilla… chi ti ha detto questa cosa?-

-Andrew, un mio amico. Ha detto che i grandi per fare pace fanno sesso.-

Harry si grattò il mento, estremamente imbarazzato.

-E ti ha spiegato anche che cos’è?-

-No… Perché, cos’è?-

Il ragazzo s’irrigidì. Possibile che toccasse a lui spiegarle certe cose? Non ci poteva pensare Hermione? Oh, no, lei era troppo presa a farlo per parlarne a sua figlia.

-Ecco, vedi… È una cosa bella, che… Insomma, quando si è grandi…

La ragazzina lo guardava intensamente, pendendo dalle sue labbra e facendolo sentire parecchio a disagio. Doveva assolutamente trovare una via d’uscita.

-Il sesso è una cosa molto bella che… Sai come funziona con i fiori e il polline?-

Camilla scosse la testa.

-No, come funziona?-

-Ma non ti hanno insegnato niente in quella scuola babbana? Funziona… beh, non lo so, ma non è importante, non c’entra molto. Comunque…- vide Ginny, seduta sul divano intenta a dare ordini ad una ventina di gufi. –Vai a chiedere a zia Ginny come funziona. Lei lo sa meglio di me.-

-Davvero?-

-Certo. Lei sa tutto meglio di me. Forza, vai!-

La ragazzina corse dalla rossa e lui la seguì.

-Zia Ginny, posso chiederti una cosa?- domandò Camilla. L’altra alzò gli occhi dalla lista che teneva in grembo.

-Ma certo che puoi.-

-Ho chiesto allo zio Harry cosa sia il sesso e lui mi ha detto che su quello tu sei più brava.-

-Ah, questo sicuramente!- mormorò Ginevra scrollando le spalle. Il marito le lanciò un’occhiataccia.

-Cosa vorresti dire?-

-Che ora so da chi hanno preso i tuoi spermatozoi, amore. Sono vigliacchi proprio come te.-

Il moro s’incupì.

-Oh, Ginny!-

Si guardarono in cagnesco. Camilla sbuffò sonoramente.

-Oh, visto che qui nessuno mi ascolta io vado a chiedere a Andrew cos’è!- esclamò correndo su per le scale. Harry impallidì.

-Oh mio Dio. Vado a dirle che non deve chiedere ad un ragazzo di spiegarle cosa sia il sesso prima dei trentacinque anni!-

-Ti amo!- gli gridò dietro la rossa.

-Anch’io!- si affacciò dalle scale. –E i miei spermatozoi non sono vigliacchi!-

-Certo che no!- gridò Ginny. –Forse sono solo pigri.- mormorò poi sottovoce tornando agli inviti.

 

 

 

 

 

Oh, un altro capitolo tutto per voi! C’è un po’ di tensione… ma penso sia normale. Cioè, io non mi sono mai sposata, ma penso che il nervosismo sia tanto. Anche la felicità, certo, ma molto nervosismo. Insomma, Hermione sta per sposare Draco Malfoy! E ho detto tutto… Vabbè, lasciamo perdere. Piuttosto, passiamo ai ringraziamenti:

Savannah (damigelle assatanate… mi hai dato un’idea! Comunque, per quanto riguarda un Harryno anche il fato ha pensato che fosse una catastrofe naturale e così sta dando qualche problema ai nostri coniugi Potter… situazione un po’ complicata, che verrà spiegata nei prossimi capitoli. Ciao, un bacio!), bimba88 (sì, Ron e Calì sono invitati al matrimonio e come hai visto Draco non ha perso occasione per farlo notare ad Herm… però lei lo sa rimettere al suo posto. Ah, povero Draco!^^), isabell, valy, sky88, super gaia, mirtilla, patty (Sabrina avrà presto una bella sorpresa, vedrai!)

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Il matrimonio - parte prima ***


IL MATRIMONIO

IL MATRIMONIO

Parte prima

 

 

 

 

La cosa che svegliò Hermione il giorno del suo matrimonio fu un piede. Il piede di Sabrina, per la precisione, che la ragazza le aveva infilato praticamente nell’occhio rigirandosi irrequieta nel letto. Avevano dormito tutte assieme, lei, la sua migliore amica e Ginny, per festeggiare la sua ultima notte da “signorina”.

Hermione scostò un lembo della camicia di Sean, uno dei dieci spogliarellisti che Sabrina aveva ingaggiato per l’addio al nubilato, con la quale aveva dormito, e si alzò. Il piede di un’amica in faccia non era davvero il massimo. Le guardò dormire, la bionda e la rossa, strette in un abbraccio dettato dal sonno. Erano così belle. Le erano state così vicine. Eppure lei si sentiva sola. Non sola come abbandonata, ma sola come sola. Aveva paura di sposarsi, ma sarebbe arrivata a quell’altare. Forte e decisa, come sempre. Da sola. E poi, superata la navata della Chiesa, superata la cerimonia, superato l’incontro con invitati indesiderati, superato il pranzo, non sarebbe stata sola mai più. Draco ci sarebbe sempre stato. Per lei. Stava sorridendo al suo riflesso quando qualcuno bussò piano. Un elfo domestico mise dentro la testolina verde.

-Signorina Granger, ci sarebbe il signor Piton, signorina. Posso farlo entrare, signorina?-

-Certo.-

L’elfo si spostò leggermente ed il professore di Pozioni entrò nella stanza. Hermione fece un salto per lo spavento e afferrò il lenzuolo per coprirsi.

-Professore… Credevo che Tilly intendesse farla entrare in casa, non qui!-

L’uomo arrossì.

-Certo. Stupide, queste creature.-

La mora lo guardò contrariata, ma non replicò.

-Cosa voleva?- chiese invece.

-Volevo… beh, innanzitutto evitiamo questi formalismi, signorina Granger. Non sono più il suo professore ed io e il suo futuro siamo molto in contatto, quindi mi chiami Severus. Anzi, chiamami Severus, diamoci anche del tu.-

Hermione si passò una mano tra i capelli, cercando di non scoppiandogli ridere in faccia. Era terribilmente buffo, con quell’espressione sofferente. Per quanto rispettasse la decisione del suo figlioccio evidentemente non era ancora troppo propenso ad apprezzare i Grifondoro. Anche se erano ex Grifondoro ed Hermione era la sua migliore allieva.

-Va bene… Severus. E tu chiamami Hermione.-

L’uomo serrò leggermente le labbra, ma poi si aprì in un ghigno che la mora interpretò come un sorriso.

-Certo. Ora vado da Draco. Lei… tu vestiti. Immagino ci voglia parecchio tempo per preparare una sposa.-

-Infatti. Ma sei venuto solo per dirmi di darci del tu, Severus?-

-Draco mi ha mandato a controllare che tu ti svegliassi e che fossi ancora decisa a sposarlo.- confessò lui a bassa voce.

Hermione sorrise. Il fatto di mandare a controllare che la propria ragazza fosse ancora convinta a sposarsi non era certo segno di sicurezza. E molto raramente Draco era insicuro. E questo faceva sentire la ragazza più tranquilla: non era la sola ad essere spaventata.

-Bene… di’ pure a Draco che voglio ancora sposarlo.-

-Lo farò. Allora… ci vediamo tra un paio d’ore in Chiesa. Buona fortuna, Hermione.-

Non appena Severus ebbe abbandonato la stanza Hermione decise di svegliare le altre. Non era davvero il caso di arrivare in ritardo il giorno del proprio matrimonio. Lei, poi, che in ritardo non ci arrivava mai. Prese a scuotere Sabrina, ma senza grandi risultati. Iniziò a farle il solletico.

-No! No, dai, Herm… ancora cinque minuti!- mugolò la bionda rigirandosi tra le lenzuola.

-Non oggi, Sabri! Io oggi mi sposo!-

La ragazza fu sveglia in un attimo.

-Tu oggi ti sposi.- mormorò piano. –Cazzo, oggi ti sposi.-

-Oggi si sposa.- annuì Ginny stropicciandosi gli occhi.

Sabrina corse ad abbracciare Hermione.

-La mia piccolina si sposa!- esclamò stringendola forte. –E nessuno le ha spiegato cosa succede la prima notte di nozze!-

La mora fece un’espressione innocente.

-Perché, cosa succede?-

Ginny passava lo sguardo da una all’altra, aspettando il perverso racconto. Racconto che non arrivò, perché Camilla fece il suo ingresso nella stanza con indosso il vestito da damigella.

Hermione spalancò la bocca.

-Tesoro… sei bellissima!-

La ragazzina fece un giro su se stessa per farsi ammirare in tutto il suo splendore.

-Lo so, mamma!-

Sabrina l’abbracciò.

-Com’è modesta la mia nipotina!- esclamò stampandole un bacio sul naso.

-So anche questo! Comunque i nonni sono arrivati!-

Hermione corse al piano di sotto, precipitandosi tra le braccia dei genitori che non vedeva ormai da un annetto.

Jane Granger abbracciò la figlia.

-Bambina mia.- le sussurrò all’orecchio. –Come sono felice di vederti!-

-Anch’io, mamma!- si staccò dalla donna e baciò John Granger su entrambe le guance. –Ciao, papà!-

-Ciao, ‘Mione.-

Si scambiarono qualche altro saluto e poi la signora Granger mise un braccio sulle spalle di Sabrina e uno su quelle di Ginny.

-Non è tempo chiacchiere, ragazze! Forza, trovatemi qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato! Abbiamo una sposa da preparare!-

 

 

 

 

 

Draco gettò la cravatta contro il muro della stanza di Harry e Ginny. Non riusciva a fare il nodo. Era una cosa incredibile, dato che fino al giorno prima era il re indiscusso dei nodi alla cravatta.

Il padrone di casa entrò in camera.

-Malfoy, hai bisogno di aiuto?-

Il biondo gli lanciò un’occhiataccia.

-Non sono deficiente, Potter.-

-Non deficiente, solo agitato. È normale.-

-Non sono neanche agitato. Non ne ho motivo.-

Il moro inarcò un sopracciglio.

-Certo che ne hai motivo: stai per sposarti.-

-Con la donna con la quale vivo da cinque anni a questa parte.-

-Questo non c’entra, Malfoy. Il matrimonio è un passo importante. Vuol dire che starete insieme per tutta la vita. Vuol dire che Camilla diventerà tua figlia ancor più di quanto lo sia adesso, vuol dire che dividerete tutto. Vuol dire che farai sesso solo con lei e che non potrai neanche più pensare di fare sesso con qualcun’altra. Vorrei vedere se non ti spaventasse.-

Draco lo guardò di traverso.

-Così non mi aiuti affatto. Ora mi viene da vomitare. Dall’agitazione, s’intende.-

-Io credo che sia piuttosto per quello che hai bevuto ieri sera.-

Ghignarono, ma quando si accorsero che lo stavano facendo insieme si affrettarono a cambiare espressione.

-Beh, non c’è niente di male, era la mia festa. Comunque neppure tu sei andato tanto leggero. Dovrei dirlo alla piccola Weasley.-

-In questo caso non ti conviene minacciare, Malfoy, dato che tu ti sei portato a casa l’indirizzo del camino di quella ballerina bionda.-

-Figurati! L’ho dato a Paciock.-

Il moro inarcò un sopracciglio.

-A Neville? E come mai?-

Draco ghignò, ma evitò accuratamente d’incrociare lo sguardo dell’altro ragazzo.

-Perché mi andava.-

Harry si distese sul letto e lo fissò. Quando il biondo faceva il vago e non lo guardava negli occhi voleva dire che aveva combinato qualcosa di cattivo a scapito di qualcun altro. Qualche ex Grifondoro suo amico, solitamente.

-Perché?- domandò ancora.

-Perché non era il mio tipo.-

Il moro sbuffò.

-Andiamo, Malfoy! Vuoi forse dirmi che in un’altra situazione, se tu non ti stessi per sposare con Hermione, non ci avresti provato? Quella ragazza era un portento, con tutte quelle curve al posto giusto, quelle movenze sensuali… era stupenda.- disse assumendo un’espressione sognante e tracciando per aria con le mani la sagoma di una donna.

-Di curve ne aveva un po’ troppe per i miei gusti.- replicò Draco facendo una smorfia.

-Vuoi forse dirmi che non ti piacciono le donne formose?-

-Le donne formose? Certo che mi piacciono. Le donne formose.-

Harry lo fissò senza capire.

-Che vuoi dire?-

Un ghigno peggiore dei soliti gli solcò il viso.

-Perché non era una bionda favolosa, era un biondo favoloso!-

Il moro rimase interdetto.

-Cosa… Oddio! Come fai a saperlo?-

-L’ho guardato di profilo. E non avevo lo sguardo puntato sul seno, come tutti voi. Guardavo leggermente più in giù. E ti assicuro che anche lì c’era parecchio da vedere.-

Harry lo guardò con la bocca spalancata. In effetti, ora che ci pensava, quando aveva ballato con lei… cioè, con lui, aveva sentito qualcosa di strano premergli contro la gamba attraverso la minigonna, ma sul momento, con la mente annebbiata dall’alcol, non ci aveva fatto troppo caso. Adesso tutto si spiegava.

-Mi sono strofinato contro ad un travestito.- mormorò a bassa voce, leggermente schifato.

-Questa è la punizione per esserti strofinato contro qualcuno che non fosse tua moglie. Comunque, se ti può consolare, lo hanno fatto tutti, Severus compreso.-

Il moro si strinse nelle spalle.

-Tu no.-

-Io sono un egregio osservatore. E sono anche molto fedele.-

-E anche molto bastardo. Devi dirlo a Neville.-

Il biondo scoppiò a ridere.

-Neanche per sogno! Voglio proprio vedere la faccia che avrà al lavoro il giorno dopo il loro primo appuntamento!-

Restarono zitti per un po’, ognuno immerso nei propri pensieri. Dopo un attimo Draco sospirò.

-Potter… mi fai questo fottutissimo nodo?-

Il moro raccolse la cravatta dal pavimento e gliela mise al collo. La allacciò lentamente e l’altro ragazzo per un attimo pensò che avrebbe voluto avere suo padre, al posto del suo socio, che lo aiutava in una cosa del genere. Ma suo padre non c’era. E se anche ci fosse stato non lo avrebbe di certo aiutato a sistemare una stupida cravatta. Sospirò tristemente.

-Non alitarmi in faccia, Malfoy!-

Il biondo lo fulminò con un’occhiata.

-Vaffanculo, Potter! Non stavo alitando, stavo sospirando.-

-Come vuoi.-

Si scrutarono per qualche attimo. Draco si morse il labbro inferiore.

-Potter… come hai fatto a non svenire quando la Weasley ha percorso la navata? Non ti tremavano le gambe? Non…

-Le gambe mi tremavano, mi sentivo svenire, mi veniva da vomitare, pensavo che dovevo andare in bagno, mi chiedevo se le mie mani non fossero troppo grandi rispetto alle mie braccia, se i miei capelli non fossero diventati improvvisamente verdi o se la mia ragazza non avrebbe detto di no al prete. Poi ho guardato Ginevra negli occhi e… all’improvviso non esisteva altro che lei.-

Il biondo gli regalò uno dei suoi rarissimi sorrisi sinceri.

-Ce la farò.- disse. Anche se più che un’affermazione sembrava una domanda. Harry tirò ed il nodo alla cravatta uscì perfetto.

-Ce la farai.- assicurò in un sussurro.

 

 

 

 

 

Camilla sorrise alla madre e corse ad abbracciarla.

-Mamma, sei davvero bella!- esclamò non appena si fu staccata per guardarla meglio. Hermione si lisciò l’ampia gonna del candido vestito.

-Grazie tesoro, ma tu non dovresti essere qui. Devi spargere i petali di rosa prima del mio ingresso… ed io devo entrare tra poco!-

-Lo so, mamma, lo so. Ma iniziamo tra un paio di minuti.-

La mora la guardò spaventata.

-E perché?-

-Perché Sabrina non trova le fedi.-

-Cosa?!-

Il signor Granger arrivò di corsa.

-Papà, Sabrina ha davvero perso le fedi?- domandò la mora in preda al panico.

-Sì, ma le ha ritrovate. Camilla, devi iniziare ad entrare. Stai ferma sulla porta e quando Draco ti fa segno inizia a camminare.- spinse la nipote verso l’entrata e sorrise alla figlia. –Noi abbiamo ancora un paio di minuti, stanno sistemando le ultime cose.-

Hermione annuì brevemente, stringendo la mano del padre.

-Va bene.-

Restarono in silenzio per un po’. John si schiarì la voce.

-Draco è già al suo posto.- mormorò.

La ragazza si volse verso di lui.

-Cosa?-

-Draco è già arrivato, è già là sull’altare.-

Hermione sorrise.

-Grazie, papà, sono lieta di sapere che il mio futuro marito è venuto al nostro matrimonio.-

Anche lui sorrise.

-Scusa, volevo solo dire…- sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli brizzolati. –Hermione… ti prego di ascoltarmi, avrei una cosa da dirti.- lei annuì, perplessa, e gli fece cenno di andare avanti. -Quando sei rimasta incinta mi hai deluso.- sussurrò. La mora fece per dire qualcosa, ma lui la fermò, mettendole dolcemente due dita sulle labbra. –Mi hai deluso molto. Non perché fossi rimasta incinta, ma perché in quel momento ho visto infrangersi tutti i tuoi progetti, tutti i tuoi sogni. Pensavo che ti saresti sposata con Ronald e che saresti stata a casa a badare alla bambina e a lui. A fare la moglie. E non era quello che volevi. Io lo sapevo che non era quello che desideravi. Eri come tua madre, una donna libera, che aspirava alla carriera. Volevi fare l’università, diventare giornalista… e una volta sposata non avresti di sicuro avuto quell’opportunità. Invece ti è andata peggio di quanto avessi pensato. Eri da sola con una bambina, senza un uomo che ti aiutasse ad andare avanti. Avevi il nostro appoggio, certo, ma ricordo come ti costava chiederci aiuto. Eri così orgogliosa! Ma nonostante tutto sei andata avanti a testa alta. Hai combattuto, hai lavorato, hai messo da parte i soldi, curando e amando sempre la tua Camilla. E i tuoi sogni li hai realizzati tutti.- la strinse contro lo smoking che odorava di nuovo. –Sono davvero molto fiero di te. Davvero molto fiero. E so che sarai felice con il tuo uomo, con Draco, perché te lo meriti, tesoro. Ti meriti tutta la felicità del mondo.-

-Grazie, papà.- sussurrò Hermione in risposta mentre la marcia nuziale iniziava a suonare.

 

 

 

 

 

 

Accanto all’altare Draco sorrideva nervosamente all’obbiettivo della macchina fotografica magica di Colin Canon, l’inviato della Gazzetta del Profeta incaricato del servizio sul suo matrimonio. Ringraziò il cielo che avessero mandato lui, un giovane reporter alle prime armi e che aveva conosciuto a scuola, piuttosto che la solita ed invadente Rita Skeeter. Almeno non doveva preoccuparsi che le parole che avrebbe detto venissero variate e piacimento dell’intervistatore, come invece succedeva praticamente ogni volta. Non appena l’organo attaccò spostò lo sguardo sulla porta d’entrata. Fece un breve cenno a Camilla, che avanzò lentamente. Camminava piano, come le era stato detto, con la schiena dritta, la testa alta. La stessa camminata che teneva solitamente Hermione e che sicuramente avrebbe tenuto anche quando sarebbe stato il suo turno di percorrere la navata. Le sorrise. Un attimo dopo fece il suo ingresso anche la sposa. Tutti si alzarono. Draco poteva sentire i commenti ammirati degli invitati. Dicevano che era bella. La guardò. Era bella davvero. Indossava un abito bianco, classico, con la gonna ampia ed un delicato ricamo sulla scollatura, un lungo strascico. Era splendida. Le sorrise. Era sua. La osservò farsi baciare dal padre su entrambe le guance e, non appena lei gli tese la mano, l’afferrò. La presa era salda, sicura. Da Malfoy. Si sorrisero e poi si volsero entrambi verso il prete. La cerimonia iniziò e qualcuno in prima fila attaccò a singhiozzare. Ronald Weasley, imbarazzato, tirò una lieve gomitata nel fianco della madre.

-Mamma, nessuno ha ancora parlato e tu già piangi! Che farai quando diranno “sì”?-

Molly singhiozzò ancora più forte.

-Sono così belli.- mormorò tirando su con il naso. Sospirò. –E potevi esserci tu al posto di Draco.-

Quelle parole colpirono Ron dritto al cuore. Poteva esserci lui, era vero. Poteva esserci lui. Per un po’ ci aveva pensato. A riallacciare i rapporti con Hermione. Era perfino andato da lei con l’intenzione di chiederle di sposarlo. Ma aveva avuto una brutta sorpresa: Camilla in braccio a Draco Malfoy. E allora aveva capito che no, non ci sarebbe mai stato lui all’altare accanto alla madre di sua figlia. Sorrise tristemente.

-Potevo. Ma è meglio così, mamma.-

La signora Weasley si soffiò rumorosamente il naso.

-Forse. Dopotutto l’importante è che Hermione sia felice.-

-Già. È questo l’importante.-

Si sorrisero goffamente. Era da tanto che non lo facevano. Ronald si passò una mano tra i capelli.

-Mamma… mi è dispiaciuto che non fossi presente al mio matrimonio.-

-Anche a me. Purtroppo io e tuo padre avevamo un incarico dell’Ordine da portare a termine. Ma Camilla mi ha raccontato tutto. Era molto eccitata, ha detto che Calì era stupenda.-

-Sì, era molto bella.- le sorrise. –Arriva dopo con la bambina.-

Gli occhi lucidi di Molly s’illuminarono.

-Hai portato Stefany?-

-Sì, volevo… fartela vedere. E anche a Camilla e ad Hermione. Volevo farvela conoscere.- sospirò. –Non come con Camilla. Volevo… voglio che sia tutto diverso.-

La madre gli strinse la mano.

-Sono contenta che tu abbia deciso così.-

Si concentrarono sulla cerimonia. “Sì, lo voglio.” Lo avevano appena detto e molti altri singhiozzi si erano sollevati dalle panche della chiesa. Draco ed Hermione stavano leggendo i voti e scambiandosi gli anelli. Ronald fissò la fede che portava al dito. Si girò di nuovo verso Molly.

-Mamma, ho sbagliato tutto con Hermione e Camilla. Sono stato egoista, cattivo e… spregevole. Le ho abbandonate, non mi sono più fatto sentire. Mi importava solo di me stesso. Della mia carriera sportiva.- strinse le labbra. –Ma sono cambiato. Sono cambiato davvero. Mi puoi perdonare, mamma?-

Molly guardò il figlio. Occhi negli occhi, mare nel mare.

-Sono tua madre, Ronald. Certo che posso.- si sorrisero. –Ma adesso lasciami piangere in pace, per favore. La nostra Hermione si sta sposando.-

Ron fissò lo sguardo sulla sposa. “Auguri, ‘Mione” pensò sentendo il groppo che aveva in gola sciogliersi.

 

 

 

 

 

Draco tolse una manciata di chicchi di riso dai capelli di Hermione.

-Sei piena! Ti rendi conto che abbiamo a che fare con delle bestie? Guarda te, non sei mia moglie, sei la donna di riso!-

Lei ridacchiò.

-È stata Sabrina. Non so come abbia fatto, ma è stata lei. Forse l’incantesimo l’avrà fatto Ginny, ma l’idea deve essere stata sua. Appena arriviamo in giardino mi scrollo per bene. Quella ragazza…

Draco le chiuse la bocca con un bacio.

-Ciao…- sussurrò sulle sue labbra. -… signora Malfoy.-

Hermione si strinse a lui.

-Ciao signor Malfoy. Come si sente ora che è sposato?-

Lui finse di pensarci.

-Non saprei. Per ora bene. Ma credo che potrò darle un’opinione più precisa dopo la prima notte di nozze.-

-Allora deve aspettare ancora un po’. Adesso c’è la festa, ricorda?-

Draco storse il naso.

-Non possiamo evitarla quella stupida festa? Scappiamo, signora Malfoy.-

Hermione rise e gli diede un buffetto sulla guancia.

-Ci sono quasi duecento persone, non possiamo fare una cosa del genere.-

-E chi lo dice? I Malfoy sono imprevedibili. Possiamo fare quel che ci pare. E poi devi dimostrarmi che sei all’altezza di Draco Malfoy.-

-Scusami? Piuttosto sei tu che devi dimostrare di meritare di stare con me, amore. Ma lo farai in un altro momento. Non possiamo evitare la festa. Alla quale, tra parentesi, siamo già in ritardo. Si può sapere dove stiamo andando?-

Stavano correndo lungo il corridoio del primo piano dell’ala nord di Malfoy Manor.

-Gli sposi devono farsi attendere. E poi la festa è in giardino, ci mettiamo due minuti ad arrivare giù. Comunque, andiamo da Blaise.-

-Da Blaise? È qua?-

-Sì, in camera sua. Ha detto che voleva vederti vestita da sposa.-

Quando arrivarono alla stanza del ragazzo lo trovarono seduto sulla sua poltrona preferita intento a leggere un libro. Non appena lui li vide appoggiò “Guida ai più pericolosi incantesimi oscuri” sul tavolino e balzò in piedi, sorridendo ad entrambi.

-Buongiorno signor Malfoy…- diede una pacca all’amico. –E anche a te, signora Malfoy.-

Hermione ricambiò il sorriso.

-Ciao, Blaise. Sono contenta che tu sia qui, ma… non era necessario.-

-E non vederti con questo meraviglioso abito? Non sarei mancato per nulla al mondo!-

La ragazza arrossì. Non era abituata a ricevere tanti complimenti in un solo giorno.

-Grazie. Mi dispiace che tu te ne debba stare chiuso qua dentro mentre tutti sono giù a festeggiare.-

-Io verrei volentieri giù, ma non credo che seminare il panico il giorno del matrimonio del mio migliore amico sia una buona idea. Comunque preferisco starmene qui piuttosto che con gli altri Mangiamorte. Non fanno altro che prendervi in giro. Dicono che il grande playboy Draco Malfoy non può sposarsi. Può essere passato dalla parte degli Auror, ma non può sposarsi. Dicono che non…- fece un gesto piuttosto esplicito. -… ti funziona più.-

Il biondo ridacchiò.

-Dovrebbero chiedere a mia moglie.-

-Credo che riceverebbero solo conferme.- mormorò il moro con una smorfia. Draco spalancò la bocca, fintamente indignato.

-Che razza di amico! Sono molto offeso, Blaise, molto offeso!- sbottò trascinando fuori dalla stanza Hermione, che assicurò che sarebbero tornati a salutarlo alla fine della cerimonia.

Uscirono in giardino dalla porta secondaria. Il parco di Malfoy Manor era attraversato da lunghe tavolate imbandite di ogni ben di Dio, attorno alle quali giravano gruppetti di invitati. Colin Canon fotografava a più non posso, pregando chiunque gli capitasse sotto tiro di mettersi in posa e di non muoversi. Sabrina si guardava intorno sbattendo vezzosamente le ciglia, negli occhi azzurri passava ad intermittenza la scritta “sono single!”.

-Che casino.- borbottò Draco.

-Già.- concordò lei. –E dobbiamo anche salutare tutti.-

Sospirarono insieme e avanzarono lentamente. I primi a raggiungerli furono i genitori di Hermione, poi i membri dell’Ordine e i vari amici e conoscenti. Per ultima si fece avanti una bella donna dai lunghi capelli biondi. Indossava un vestito rosso fuoco, con una profonda scollatura, che arrivava quasi all’ombelico. Si muoveva ancheggiando, fissando Draco dritto negli occhi. Hermione non fece fatica a capire chi fosse: Pansy Pakinson. Era arrivato il momento che tanto temeva. Ed era del tutto decisa a superarlo indenne.

-Draco!- esclamò con voce vellutata. –Quanto tempo!-

Lui deglutì. Quella non era la ragazzina insopportabile, appiccicosa e dalla vocetta acuta con cui stava a scuola. Quella era una donna. Davvero una bella donna.

-Pansy.- disse soltanto, mettendo un braccio sulle spalle di Hermione. La bionda spostò il suo sguardo sulla sposa.

-Granger.- mormorò seccamente.

-Parkinson.- rispose lei con lo stesso tono. –Benvenuta in casa mia.-

-Molte grazie. Vedo che non è cambiata per niente.- le regalò un sorriso tirato. –La conosco molto bene, Malfoy Manor, sai? Quasi come le mie tasche, Granger.-

-Malfoy, mia cara. Sono sposata con l’ultimo discendente Malfoy, casomai non te ne fossi accorta. Questo è il nostro matrimonio. Comunque, non ne sarei così sicura. Fuori è rimasta uguale, ma l’interno è cambiato parecchio. Dentro ho fatto parecchie modifiche, in questi cinque anni.-

-Allora vorrà dire che Draco mi farà fare un giro, più tardi.-

Il ragazzo, sentendosi tirato in ballo, si torse nervosamente le mani.

-Certamente. Dopo io… o qualcun altro ti faremo vedere la casa.- si schiarì la voce. –Ora scusami, Pansy, ma io ed Hermione… e mia moglie, dobbiamo dedicare del tempo anche agli altri invitati. Sai c’è anche il servizio fotografico e…

La bionda gli sorrise dolcemente.

-Capisco, Draco. Ci vediamo dopo.-

Se ne andò, lasciando dietro di sé una scia di costoso profumo. Hermione guardò il marito. –Potevi evitare si sbavare.-

Lui riacquistò la sua maschera d’indifferenza.

-Non stavo sbavando.-

-Lo stavi facendo, invece.-

-Hermione… Pansy non è più quella stupida sedicenne con la quale facevo sesso ad Hogwarts che ricordavo, ora è una donna, molto bella, e la cosa mi ha stupito. Ma questo non cambia la mia opinione su di lei: è una persona spregevole. E soprattutto non tocca i sentimenti che provo per te. Ti amo, Hermione Malfoy. Amo te e nessun altro.-

 

 

 

 

Voilà la prima parte del capitolo sul matrimonio! L’ho diviso in due perché altrimenti mi veniva troppo lungo. Comunque, questa parte è relativamente tranquilla. Spero di essere riuscita a far passare le paure e l’agitazione di Draco ed Hermione. In effetti ero parecchio in difficoltà con questo chap, dato che comunque non mi sono mai sposata (me povera piccola ragazzina!^^) e che rendere delle sensazioni che non ho mai provato non è così semplice. Spero apprezziate i miei sforzi e che vi sia piaciuto!

Ringrazi: Savannah (no, scusami, io ti adoro ma questo non lo posso permettere: se Draco non dovesse sposare Hermione io sarei la prima candidata delle lista! Comunque, è andata male a tutte e due, si sono sposati! Comunque, nel prossimo chap, sorpresa anche per Camilla! Qualcuno di più sveglio di Potty, ti assicuro!), bimba88, patty (Blaise… presto tornerà ad essere più presente, ma non ti dico se la tua intuizione è giusto oppure no! = p Eheheh ^^), super gaia, mimmyna, valy, mirtilla (eh, povero Harry! Mi fa un po’ pena, alle volte. Dovrei trovare qualcosa per farlo felice! Ci penserò! ^^), MissBecker………………….. THANKS!!!!!

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Capitolo 5
*** Il matrimonio - seconda parte ***


IL MATRIMONIO

IL MATRIMONIO

Parte seconda

 

 

 

 

 

Sabrina ammiccò al cameriere-barista moro e gli regalò un sorriso sexy.

-Mi versi un altro whisky incendiato?- domandò parlando a pochi centimetri dalle sue labbra.

-Incendiario.- la corresse lui ricambiando il sorriso.

-Incendiario, sì, scusa.- ridacchiò. –Qui anche i drink hanno nomi strani.-

-Tu non sei una strega, vero? Sei una babbana.-

-Esatto.-

-Allora sei una parente della sposa. Draco Malfoy non ha parenti babbani.-

-Sono la migliore amica di Hermione Gran… cioè, Malfoy. Tu sei…

-Il cameriere.- concluse lui facendo una smorfia. La bionda sorrise.

-Intendevo il tuo nome.-

-Ah. Andreas. Tu?-

-Io sono Sabrina e…

-… e deve assolutamente andare dalla sua amica!- s’intromise Draco prendendola per il braccio e trascinandola lontano dal bar.

-Ehi!- sbottò lei. –Con quello poteva uscirci qualcosa!-

-Ci provi con i camerieri?!-

-Tua moglie faceva la cameriera prima di iscriversi all’università.-

-Questo non c’entra affatto! Ora mia moglie è mia moglie e tu sei la sua migliore amica ed io non posso permettere che i fotografi ti ritraggano a flirtare con il cameriere!-

-Allora trovami qualcun altro con cui flirtare, perché io mi sto annoiando! Voglio parlare con Herm, ma lei deve passare il tempo con i boriosi arroganti che per colpa della tua voglia di salvare il mondo sono venuti al vostro matrimonio!-

Draco le lanciò un’occhiataccia.

-Non parlarmi così. E non lamentarti anche tu, che proprio non è il caso. Ti assicuro che avere tra i piedi tutti questi boriosi arroganti non mi fa affatto piacere.-

-Non vedo che differenza faccia a te, dato che là c’è Hermione, non tu! Tu vieni ad impicciarti degli affari miei!-

Il ragazzo sbuffò e fece un gesto seccato con la mano.

-Fai quello che vuoi, ma non provarci con i camerieri! Vado da mia moglie!- e se ne andò con passo deciso. Sabrina era di nuovo sola. Si guardò intorno: c’erano solo coppie. Draco ed Hermione, mano nella mano, chiacchieravano amabilmente con Cornellius Caramell, il Ministro della Magia, Arthur e Molly Weasley ballavano in mezzo al giardino, così come Fred e George con le loro consorti. Ron e Calì invece erano in posa davanti alla macchina fotografica di Colin Canon con la bambina in braccio. Una bionda che non aveva mai visto sussurrava qualcosa all’orecchio di un elegante sessantenne. Erano tutti dannatamente accoppiati. Guardò meglio. Non tutti. Appoggiato ad una grande quercia c’era Harry. Da solo. Sabrina gli si avvicinò di soppiatto, urlandogli poi un ciao nell’orecchio. Il ragazzo fece un salto di mezzo metro.

-Sabrina! Santo cielo, che spavento!- disse portandosi una mano al petto.

Lei gli sorrise.

-Mi sto annoiando.- cantilenò.

-Ma dai, al matrimonio della tua migliore amica ti annoi?-

-Sì. Per carità, solo felicissima per Hermione, ma… oggi lei non ha troppo tempo per me, con tutta la gente che c’è qui! E non posso nemmeno flirtare, Draco “qui comando io” me l’ha proibito!-

-Beh, è casa sua…

-Non ti ci mettere pure tu!-

Harry scoppiò a ridere.

-Okay, scusa. Ma così, giusto per curiosità, con chi stavi flirtando?-

-Con il barista.-

La risata del moro aumentò d’intensità. Sabrina lo fulminò con lo sguardo.

-Si può sapere cosa c’è da ridere?!-

-Ci stavi provando con il barista? Qua ci saranno una cinquantina di ricchissimi giovani amici e conoscenti di Malfoy e tu ti trovi un barista?-

-Hanno il fascino della divisa.- si difese la bionda stringendosi nelle spalle.

-Tu sei matta!-

-Lo so, ma sono disperata! Voglio qualcuno che mi faccia le coccole.- piagnucolò.

Harry le si avvicinò e la strinse a sé, scompigliandole i capelli. Era un contatto del tutto fraterno ma Sabrina non poté fare a meno di ritornare con la mente ai tempi in cui stavano assieme. E a come si sentiva quando lui la stringeva così. Senza quasi rendersene conto appoggiò la testa sul petto muscoloso di lui.

-Ginny è fortunata, Harry. Ad averti come marito, intendo.-

Il moro allentò di un poco la stretta. Non avevano più avuto conversazioni di quel tono da quando si erano lasciati.

-Grazie, Sabri.-

-È la verità. A volte vorrei non averti mai lasciato.-

Harry si districò da lei.

-Sabrina…

Non poté andare avanti, che la bionda posò le sue labbra su quelle di lui. Fu un bacio breve, superficiale, ma quando si staccarono entrambi tremavano. Si guardarono, spaventati. Sabrina si coprì gli occhi con le mani.

-Dio santo, Harry… scusami! Ho fatto una cosa stupida, io… non volevo! Ti giuro che non volevo! Dio… tu neanche mi piaci più! Volevo solo baciare qualcuno e… dannazione, ma perché ho trovato te?!-

Lui scollò le spalle, senza sapere bene cosa dire.

-Io sono sposato.- sussurrò solo.

-Lo so! E con una mia cara amica, per di più! Senti… facciamo finta che non sia successo niente, va bene? Non ti offendere, ma davvero non m’interessi più. Non so cosa mi sia preso!- borbottò Sabrina prima di scappare via.

 

 

 

 

 

Camilla si sedette sotto al suo albero preferito, il grande salice piangente che Draco aveva piantato in onore del suo nono compleanno. Adorava stare lì sotto. I rami piegati in avanti le garantivano un bel fresco anche nei giorni più caldi e poi le sembrava che nessuno potesse vederla. Ed in quel momento non le sarebbe dispiaciuto essere invisibile. Un centinaio di persone che non aveva mai visto l’avevano abbracciata e le avevano fatto un mucchio di domande, secondo lei parecchio inopportune, su come si sentisse vedendo che sua madre si sposava con qualcuno che non fosse il suo vero padre. Naturalmente lei aveva tranquillamente risposto che Draco praticamente era suo padre, ma le avevano dato fastidio lo stesso.

Si era appena appoggiata contro al tronco dell’albero, quando un ragazzino su per giù della sua età la raggiunse.

-Ciao!- le disse accomodandosi accanto a lei.

-Ciao.- rispose timidamente.

-Io sono Daniel Nott. Tu come ti chiami?-

-Camilla.-

Lui annuì.

-Sei la figlia di Draco Malfoy.-

La ragazzina rimase stupita. Dopo ore che la gente non faceva che chiederle se fosse figlia di Hermione arrivava uno che le chiedeva, anzi, constatava, che era la figlia di Draco. Era una situazione strana.

-Sì.-

-Papà mi ha parlato spesso di te. Tu non mi conosci?-

Camilla si morse il labbro inferiore. Ci faceva una figuraccia a dirgli che non lo conosceva? Ma se avesse mentito smascherarla non sarebbe stato difficile. Non aveva molte possibilità.

-Io… no, non ho mai sentito parlare di te.- lo guardò titubante. –Scusami.- aggiunse dispiaciuta.

Lui scrollò le spalle.

-Non fa niente, non preoccuparti. Tuo padre non ama parlare degli affari in famiglia, vero?-

-No, in effetti no. Con la mamma, forse. Ma non con me. Dice che a quelle cose devo pensare il più tardi possibile.-

Il ragazzino le si sedette accanto.

-È comprensibile. Sai che suo padre lo costringeva a partecipare a tutte le riunioni che teneva con i suoi compari? Lo fa anche mio padre con me, ma lui è un ambasciatore, mica un Mangiamorte!-

Camilla lo fissò con la bocca aperta e gli occhi sgranati.

-Come fai a sapere così tante cose? E… come fai a sapere del padre di papà?-

-Perché, tu non sai niente?- domandò stupito.

-No. Cioè, so che lui era cattivo, ma non so niente.-

-Strano. C’è anche scritto in molti libri, sai? Lucius Malfoy era il braccio destro di Tu-sai-chi, quando il Signore Oscuro era ancora in vita. Poi, quando Lui è stato ammazzato da Harry Potter e da tuo padre, Lucius ha continuato a fare casini, a organizzare attacchi e cose del genere. Ma all’improvviso, è morto. Assassinato, si dice, ma nessuno ha mai trovato il colpevole. Invece Draco Malfoy, tuo padre, è un brav’uomo. O almeno così dice mio padre. Io Draco l’ho visto solo un paio di volte.- concluse Daniel passandosi con disinvoltura una mano tra i capelli. Lei lo squadrò da capo a piedi. Come faceva un ragazzino a parlare tanto? E soprattutto a dire cose tanto importanti? Come faceva a sapere così tanto? In dieci minuti aveva scoperto più cose sul conto del padre di suo padre di quanto Draco stesso non le avesse mai detto in cinque anni.

-Daniel… ma tutto questo che mi hai detto c’è scritto sui libri?-

Lui ridacchiò.

-No! Me l’ha detto il mio papà.-

-E chi è? Il tuo papà, voglio dire.-

-Theodore Nott. Lui e Draco andavano a scuola insieme, sai? Con anche Pansy Parkinson, che è venuta al matrimonio.- le indicò una bella donna bionda che ballava con un giovane ragazzo sulla pista e che, come Camilla aveva notato nel corso della giornata, lanciava spesso occhiate sconvenienti a suo padre… quello biondo. –E con anche Blaise Zabini. Solo che lui è diventato Mangiamorte.-

Camilla si dovette trattenere per non fare commenti. Odiava non poter dire la verità su di lui, ma sapeva bene che doveva stare zitta. Quindi scrollò semplicemente le spalle.

-Quasi tutti i compagni di papà sono diventati Mangiamorte.-

-Quasi tutti i Serpeverde.- concordò il ragazzino. Poi la guardò, ora incuriosito. –Tu sei una strega? Hai ricevuto la lettera di Hogwarts?-

-Sì! Quasi un mese fa. E tu sei un mago?-

-Ovvio. Devi fare il primo anno a settembre, vero?-

-Vero.-

-Anche io! Forse… saremo compagni di Casa. Credi di sapere dove andrai?-

Lei aggrottò le sopracciglia.

-Non lo si può sapere prima! Te lo dice il Cappello Parlante quando te lo mettono in testa il primo giorno di scuola!-

-Hai ragione, ma lo si può immaginare. Voglio dire, io so già dove probabilmente finirò.-

-E dove?-

-A Serpeverde!- esclamò lui gonfiandosi d’orgoglio.

Lei gli lanciò un’occhiata di rimprovero.

-Ma se hai appena detto che tutti i Serpeverde diventano Mangiamorte!-

-Ho detto quasi, e poi sono diventati! Io non diventerò di certo un Mangiamorte, ma sarò un Serpeverde!-

-E come fai ad esserne così sicuro?-

-Mio padre e mia madre erano entrambi Serpeverde, faccio due più due.-

Camilla arricciò il naso.

-Quello non vuol dire niente! La moglie di mio papà… ehm… l’altro papà, non Draco, lei era una Grifondoro, come tutti e due i suoi genitori, mentre la sua gemella è diventata Corvonero! I genitori non c’entrano.-

Lui scrollò le spalle.

-C’entrano, invece. Oltre al patrimonio genetico ti lasciano anche l’educazione. E se uno è stato educato da un Serpeverde ha un’educazione da Serpeverde, e quindi un carattere da Serpeverde.-

-Ah, davvero?- borbottò la ragazzina. Quel Daniel iniziava a darle su i nervi, con quel suo modo di fare da saputello. –Allora dimmi io cosa sarò! Il mio vero papà era un Grifondoro, come la mia mamma, ma sono cresciuta anche con Draco, che era un Serpeverde. Dai, cosa sarò?-

-Beh… dipende. Tua madre ha un carattere forte, così come Draco. A questo punto le possibilità sarebbero al cinquanta percento a tra Serpeverde e Grifondoro. Chi è il tuo vero padre?-

Lei gli scoccò un’occhiata.

-Strano che tu non lo sappia.-

-Mio padre mi parla solo delle persone con cui tratta. E, a meno che tuo padre non sia Harry Potter o qualcun altro di famoso, sui libri non c’è scritto di ogni mago che esista sulla faccia della Terra.-

-Ma il mio papà è famoso! Il mio papà è Ronald Weasley, il portiere dei Cannoni di Chudley!-

Il ragazzino non parve per niente impressionato.

-A dire la verità il Quidditch non mi piace granché, ma ho presente chi è. I giornali alle volte non ne parlano molto bene…- Camilla lo interruppe con un indignato “ehi!”, ma lui continuò come se nulla fosse. -… ma se ha fatto una figlia bella come te non deve essere una persona tanto terribile.-

La ragazzina arrossì. Non aveva mai ricevuto complimenti del genere da un ragazzo. E non sapeva se sentirsi lusingata o vagamente offesa. Alla fine optò per la prima possibilità. Gli sorrise.

-Grazie.-

-Prego.- rispose lui tranquillamente. –Comunque, non ho idea di dove finirai ad Hogwarts. Staremo a vedere.-

-Staremo a vedere.- ripeté lei sottovoce. Calò il silenzio e Camilla appoggiò la testa contro il tronco dell’albero, chiudendo gli occhi e lasciandosi solleticare dal venticello che arrivava dal laghetto poco lontano. Dopo un po’ riaprì gli occhi e si voltò verso il suo strambo nuovo amico. Lui fece lo stesso e finirono per guardarsi negli occhi. Camilla si ritrovò a pensare che quel ragazzino parlava troppo, ma che le sue chiacchiere le facevano piacere.

-Daniel… raccontami qualcos’altro su mio padre e tuo padre quando erano a scuola.- sussurrò serrando nuovamente le palpebre.

 

 

 

 

 

Sabrina correva per i corridoi di Malfoy Manor, dandosi mentalmente della stupida. Doveva calmarsi. E pensare alla cosa ignobile che aveva fatto. Si fiondò dentro la prima porta aperta che trovò. Era buio, ma andava bene così. Era meglio che la luce non la mostrasse come la persona orribile che era.

-Ho baciato un uomo sposato, ho baciato un uomo sposato, ho baciato un uomo sposato…- iniziò a sussurrare come se fosse una strana cantilena. Si prese la testa tra le mani. –Ho baciato Harry Potter, cazzo!- sbottò alla fine.

-Che schifo!- commentò una voce dall’oscurità del fondo della stanza. La ragazza si girò di scatto e si affrettò ad accendere la luce. Su di una poltrona di elegante velluto marrone scuro sedeva un ragazzo, le gambe accavallate ed un libro chiuso appoggiato sulle ginocchia.

-E tu chi saresti?- gli domandò serrando gli occhi fino a ridurli a fessure.

-Non credo siano affari tuoi. Piuttosto, che sei tu.- replicò calmo lui appoggiando il tomo sul tavolinetto ed alzandosi in piedi. Sabrina notò che indossava uno strano mantello nero. Inoltre era molto alto, con dei capelli neri quanto la pece e dei magnetici, ed anche insoliti, occhi blu. Il suo sguardo scivolò più in giù, con il preciso intento di fermarsi sulle sue cosce, ma il suo cammino venne bloccato prima, all’altezza dell’avambraccio. Inorridita constatò che vi era tatuato il Marchio Nero, il simbolo di quel pazzo strampalato che prima che Harry e Draco lo uccidessero andava in giro a fare stragi di maghi e non. Piano, indietreggiò. Hermione le aveva detto come fare in casi del genere: agire con calma e sangue freddo. E lei stava facendo bene. E fece bene fino a quando non arrivò a sbattere contro il muro e notò che la porta era stata magicamente chiusa a chiave. A quel punto la vera Sabrina prese il sopravvento.

-Lasciami andare, maniaco!- iniziò a gridare.

Il ragazzo la guardò stupito.

-Io non ti ho toccato!-

-Lasciami andare lo stesso! Lo so cosa sei! Sei un… un… un coso, un Mangia… Mangiaqualcosa! Stai lontano da me!-

Lui la fissò per un attimo e poi inaspettatamente scoppiò a ridere.

-E tu sei Sabrina! Finalmente ti conosco.-

La bionda lasciò a metà la sua crisi isterica per assumere un’espressione confusa.

-Come fai a sapere chi sono?- aggrottò le sopracciglia. –Mi spii?-

-Figurati! Io sono Blaise Zabini. Immagino che tu abbia già sentito parlare di me.-

La ragazza annuì, sorpresa. E così era quello il migliore amico di Draco. In cinque anni non lo aveva mai incontrato, considerando che lui non era spesso a casa e che lei preferiva incontrare Hermione e Camilla fuori da Malfoy Manor, dato che vedere esserini verdi chiederle se gradiva un altro po’ di the le faceva ancora una certa impressione.

-Sei… il cattivo buono.- mormorò.

Lui sorrise.

-Preferirei il buono costretto a diventare cattivo.-

Anche lei sorrise.

-Come vuoi. Ma come hai fatto a riconoscermi?-

-Hermione e Camilla mi hanno parlato spesso di te. Anche Draco, alcune volte. Ha detto che eri strana, rumorosa e particolarmente portata per i guai. Non appena ho sentito una furia entrare in camera mia, dirsi da sola che aveva baciato un uomo sposato, per la precisione Harry Potter, e poi vedere che mi riconosceva, ma mi chiamava “Mangiaqualcosa”, ho pensato che non potevi essere che tu. Invece a te non è venuto in mente che potessi essere io?-

-Veramente no. Cioè, ti immaginavo diverso, e quindi ho subito scartato l’idea.-

Blaise le si avvicinò di qualche passo.

-Davvero? E come mi immaginavi?-

-Non so… in fin dei conti sei comunque dalla parte dei cattivi. Ti immaginavo… sporco. Brutto.-

-Invece?-

-Invece sei un dio greco alto e muscoloso con degli occhi molto intriganti.- sussurrò la bionda sorridendogli maliziosa. Sorriso che venne prontamente ricambiato.

-Grazie. Anche tu sei molto carina. Quindi, lieto di conoscerti.-

-Il piacere è mio.- replicò lei osservandolo compiaciuta mentre si chinava leggermente per sfiorarle il dorso della mano con le labbra. Dopo un attimo si raddrizzò e si accomodò su un divanetto, facendole cenno di sedersi accanto a lui.

-Ora che le presentazioni sono fatte, parliamo di cose importanti: perché hai baciato Harry Potter, l’uomo sposato?-

La ragazza sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.

-Lascia perdere, è una cosa stupida.- fece una smorfia. –E poi comunque non sono affari tuoi.-

-Miei no. Della piccola Weasley, forse.- ghignò il moro.

Sabrina spalancò la bocca.

-Che stronzo! Come è facile riconoscervi a voi… come vi chiamate? Qualcosa che ha a che fare con i serpenti. Con le serpi.-

-Serpeverde. E sì, è veramente facile riconoscerci. Ma non è altrettanto facile ingannarci, per quanto uno possa essere furbo. Quindi, non cambiare argomento. Perché hai baciato Potter?-

-Perché avevo voglia di baciare qualcuno. Qua tutti sono accoppiati, si divertono, mentre io sono da sola e mi annoio. E non posso nemmeno provarci con i camerieri, Draco me l’ha proibito.-

-Quindi hai baciato Harry perché avevi voglia di baciare qualcuno, non lui. Per fortuna, iniziavo a dubitare della tua sanità mentale.-

-Guarda che io ed Harry siamo stati assieme! Comunque è così, non cercavo lui, solo… qualcuno.-

-Ma l’hai lasciato. E lui si è sposato la Weasley. E tu cerchi persone da baciare.-

Sabrina si sistemò meglio contro lo schienale del divano, in modo da essere a pochi centimetri dalle sue labbra del ragazzo.

-Già.-

-E… ti andrebbe bene un bravo ragazzo che fa la parte del cattivo? È costretto a restarsene chiuso in una stanza a guardare dalla finestra il matrimonio del suo migliore amico, ma in compenso è muscoloso e ha degli occhi molto intriganti.-

La ragazza lo guardò da sotto in su.

-Credo che potrebbe andare bene, sì.-

Blaise si chinò su di lei, lentamente.

-Anche se è un Mangiamorte?-

-Si sa che i cattivi ragazzi sono molto più focosi e passionali degli altri. Quindi… piantala di parlare e baciami.-

Lui le sfiorò le labbra con le sue. La bionda aprì la bocca per approfondire il bacio, ma il ragazzo si ritrasse leggermente.

-Non darmi ordini… ricordati che comando io.-

-Lo vedremo.- commentò Sabrina prima di spingerlo con le mani contro il bracciolo del divano e baciarlo.

 

 

 

 

 

Hermione abbracciò un'altra volta i suoi genitori.

-Mamma, papà, la vostra stanza è nell’ala est del maniero. Vi accompagna Dolly, va bene?- chiamò un elfo domestico e gli diede le direttive. –Naturalmente fate come se foste a casa vostra. Domattina scendete quando ne avete voglia e se io, Draco o Camilla non siamo ancora in sala da pranzo rivolgetevi agli elfi domestici. Ci sarà un po’ di casino, con i membri dell’Ordine, ma… non fateci caso. E se…

Draco le posò delicatamente una mano sulla bocca.

-Hermione, non è la prima volta che i tuoi stanno qui. Lasciali andare a dormire, saranno esausti. Sono arrivati stamattina presto e sono stati in piedi tutto il giorno.-

Jane Granger annuì.

-Draco ha ragione, tesoro. E poi non dovete sprecare la vostra prima notte di nozze a parlare con noi. Avrete ben altro da fare, immagino.- sussurrò facendo l’occhiolino al ragazzo, che si colorò leggermente di rosso sulle guance. Non era abituato a sentirsi dire certe cose dai genitori di sua moglie.

-Mamma!- esclamò Hermione, altrettanto imbarazzata.

-Andiamo, tesoro, siamo tutti adulti, non ti devi vergognare. E poi credo che a Camilla farebbe piacere avere una sorellina o un fratellino.-

La mora diventò ancora più rossa e abbassò lo sguardo.

-Facciamo le cose con calma, mamma. Ci siamo appena sposati!- guardò Draco. –Facciamo le cose con calma.- ripeté sorridendo.

-Sì, ma…

John accorse in aiuto della figlia, sapendo che quando la moglie si metteva in testa una cosa non la lasciava tanto presto.

-Tesoro, lasciali stare. Non è il caso di parlarne adesso. Forza, andiamo a letto.-

Salutarono un’ultima volta e poi la signora Granger seguì il marito. Draco ed Hermione si guardarono intorno: finalmente erano soli.

-Dobbiamo andare da Blaise.- gli ricordò la ragazza.

-No, credo che abbia trovato qualcosa da fare.- replicò lui serafico. Lei lo scrutò negli occhi.

-Cosa sai che io non so?-

-Una cosa che saprai presto. Ma non parliamone adesso.- la baciò.

-Non parliamone adesso.- si dichiarò d’accordo lei. –Andiamo in camera. Voglio fare l’amore con te.-

-Ed io voglio farlo con te. Con mia… moglie.- disse Draco assaporando l’ultima parola. Senza che lei se lo aspettasse la prese in braccio.

-Draco! Cosa fai?!-

-Ti porto in braccio. Non è un’usanza babbana?-

-Sì, ma… peso!-

-Sciocchezze.-

Arrivarono davanti alla loro stanza e lui aprì la porta con un poco delicato calcio. Facendo attenzione a non sgualcirle l’abito appoggiò la ragazza sul letto, che per l’occasione gli elfi domestici avevano rifatto con candide lenzuola leggere. Si distese accanto a lei ed iniziò ad accarezzarla.

-Amore… non credo di essere in grado di toglierti questo vestito. Sai che non ho pazienza in queste cose. E calcolando che Camilla mi hai detto che stamattina a vestirti ci hai messo un’ora, non ci vorrà poco.-

Hermione gli allentò il tanto sudato nodo della cravatta e gliela sfilò.

-Le mani sono l’unico modo che conosci per togliere i vestiti?-

-Dipende… posso usare la magia?-

-Sei un mago maggiorenne, quindi credo che il Ministro della Magia non avrà niente in contrario.-

Il ragazzo sogghignò e mormorò qualche parola a bassa voce, sfiorando la cerniera dell’abito bianco con la punta della bacchetta. La mora si ritrovò con indosso solo la biancheria intima, anch’essa bianca e ricamata dalle fate del nord. Si baciarono, mentre lei lo spogliava. Fecero l’amore e fu stupendo. Anche tutte le altre volte era stato stupendo ma quella notte lo fu di più. Avevano maggiore consapevolezza dei loro sentimenti, erano più adulti. Erano sposati. Giunsero all’orgasmo insieme, sussurrando l’uno il nome dell’altro. Quando tutto fu finito si abbracciarono.

-Allora, mai dolce signora Malfoy. A questo punto posso confermare che da sposato mi sento davvero molto bene.-

-È stata una bella giornata.- sussurrò Hermione. –Anche se Pansy ti lanciava occhiate languide, anche se la metà delle persone che c’erano l’avrò vista su per giù due volte, è stata una bella giornata. I miei genitori erano commossi, i Weasley erano commossi.- ridacchiò. –Ronald era commosso. Piangeva, in chiesa. Non l’hai visto?-

-Guardare Weasley non è la mia attività preferita.-

-Ma pensa!-

Draco le fece la linguaccia.

-Scema. Finisci di tessere le lodi di questa giornata.-

-Sabrina… non so cosa abbia combinato, ma dopo le due non l’ho più vista, quindi immagino che abbia trovato qualcuno con cui passare il suo tempo. Remus e Tonks hanno ballato assieme, Severus ha passato la giornata a mostrare al Ministro le sue Pozioni appena sperimentate e Camilla ha trovato un amico. Il suo primo amico mago.-

Draco appoggiò la testa sul cuscino di lei.

-E sei contenta?-

-Sì. Almeno quando andrà ad Hogwarts conoscerà già qualcuno.-

-Conosce già le figlie di Sandra e Tom e la figlia di… quell’altro Weasley, come si chiama poi.- replicò il biondo. Non voleva fare il padre geloso e possessivo, ma il fatto che Camilla si facesse degli amici così, amici maschi, e che lui non lo sapesse, non gli andava tanto giù.

-Bill. Comunque sua figlia è al secondo anno, mentre le figlie di Sandra una al sesto e una al settimo. Camilla ha bisogno di qualcuno della sua età, qualcuno che ad Hogwarts si senta nuovo come lei.-

Il ragazzo si stiracchiò e poi tornò ad abbracciarla.

-Forse hai ragione. E chi sarebbe questo nuovo amico?-

-Daniel Nott. Lo conosci?-

-Certo. Il figlio di Theodore. Un ragazzino in gamba, anche se secondo me suo padre lo coinvolge troppo negli affari.-

Hermione rifletté.

-Ma Theodore Nott non era passato al lato Oscuro? Credevo che tu fossi l’unico Serpeverde che non era diventato Mangiamorte.-

-Lo credevo anche io fino a che non sono venuto a sapere che Theo alla fine del settimo anno era scappato e che era diventato Ministro dell’ambasciata di Francoforte a soli venti anni. Da qualche anno è tornato qui e spesso tratto con lui. Comunque, Daniel è in gamba. Ma lui e Camilla non andranno mai d’accordo.-

-E perché mai?-

-Perché sono entrambi troppo saputelli. Inoltre uno finirà a Serpeverde e l’altra…- strinse le labbra. -… a Grifondoro. Non possono essere amici. Non ad Hogwarts. Non funzionerebbe.-

-Noi due ci siamo appena sposati. Tutto è possibile.-

Draco la baciò. Poi la baciò ancora e ancora.

-Forse hai ragione.- sbadigliò. –Ora ti prego, dormiamo. Sono stanchissimo, ma se mi lasci riposare domani mattina ti do il bis della nostra notte di nozze.-

-Va bene, dormiamo. Anche io sono stanca.- gli scompigliò i capelli biondi e spense la luce. –Allora… buonanotte, Draco.-

-Buonanotte, Hermione.- passarono un paio di secondi. –Ti amo.-

La ragazza sorrise. Quel giorno glielo aveva detto molte volte e non pensava che glielo avrebbe detto anche prima di dormire. Invece lo aveva fatto.

-Ti amo anche io, Draco.-

 

 

 

 

 

Voilà la seconda parte del matrimonio. Tutti felici e contenti… come è giusto che sia. Visto quanti guai che combina Sabrina? Tanto per cambiare.

Ringrazio: Savannah (Patapansy è una che tiene duro. Ma anche Hermione c’ha un bel caratterino! Eheheh, vedrai che succederà più avanti), dana (eh sì, a trovarlo uno come Draco! Io lo ADORO! Ma hai ragione, i miracoli non esistono… anche se si può continuare a sperare!), super gaia (sempre un grazie enorme per i complimenti!), valy (Draco infedele… mai! Sai com’è, orgoglio Malfoy, quando dice una cosa [come “sì” davanti ad un prete], la mantiene… o almeno speriamo!), kishal (ciaoooo!! Made-by-kamomilla, bellissimo! Eheheh… comunque stai calma, non fare niente e non uccidere nessuno, non vorrei che Herm ammazzasse te… poi chi mi lascia le recensioni?! ^^), mirtilla (Pansy è stata buonina buonina. Per adesso, almeno. Comunque, due sorprese già svelate: Blaise per la nostra Sabrina e Daniel per Camilla… ma ce ne saranno delle altre!), JessicaMalfoy (conoscendo Molly è possibile che stia ancora piangendo! ^^), mimmyna………….GRAZIE!!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Risvegli ***


RISVEGLI

RISVEGLI

 

 

 

 

 

Sabrina si svegliò per il troppo buio. Era abituata ai raggi del sole che le solleticavano il viso. Era abituata a lamentarsi di quel fatto. Le piaceva lamentarsi di quel fatto.

Quella mattina, invece, la stanza era immersa nel buio. Pensò che fosse notte, ma la smentì l’orologio digitale che portava al polso: erano le undici. All’improvviso, la luce si accese. Un bel ragazzo dai capelli color pece le sorrideva dalla soglia.

-Ben svegliata.- le disse. Il tono era cordiale, ma c’era un non so che di finto.

La bionda si tirò su, premurandosi di coprirsi il seno con il lenzuolo di seta grigio perla.

-Ciao.-

Lui le si avvicinò lentamente.

-Ti ricordi chi sono, vero? Ti ricordi… cos’abbiamo fatto.-

-Certo che mi ricordo, Blaise. Mi ricordo tutto. Non faccio sesso quando so che la mattina dopo non riuscirò a ricordarlo.-

-Mi sei sembrata spaesata.-

-Quando mi sveglio sono sempre così, anche a casa mia.-

Si scrutarono. Il moro sembrava a disagio. Molto a disagio. Si sedette sul letto.

-Senti, Sabrina… se mi dici di tenere la bocca chiusa con Hermione… posso capire.-

La ragazza scrollò le spalle.

-Blaise… la mia vita sessuale non riguarda la mia migliore amica. Non le deve interessare con chi vado a letto.- fece una smorfia. –A meno che non vada a letto con Draco, naturalmente. Ma non credo che questo possa mia accadere, dato che i biondi non mi piacciono. Comunque, probabilmente glielo dirò. Ma di questo tu non ti devi preoccupare.-

-Non mi preoccupo affatto. Era solo una domanda.-

Sabrina gli sfiorò la guancia con un dito. Era fredda. Ma ricordò che anche la sera prima, quando i loro spiriti bollivano, il corpo di lui era freddo. Immaginò che fosse una peculiarità dei… Serpecosi, come si chiamavano poi. Doveva ricordarsi di chiedere conferma ad Hermione.

-Bene. Perché sembravi preoccupato, ma forse era solo una mia impressione.-

-Immagino di sì.- strinse le labbra. –Come ti senti?-

La bionda sbuffò.

-Senti, Blaise, se sei pentito di quello che abbiamo fatto dillo subito, che mi vesto e me ne vado. Speravo in una replica di ieri notte, ma sto trovando solo freddezza. Non sono una ragazza a cui piace essere presa in giro.-

Lui sgranò gli occhi.

-Non ti sto prendendo in giro, Sabrina.- assicurò con voce dura. –E non mi sono affatto pentito. Pensavo solo che forse… tu ti fossi pentita.-

La ragazza scosse la testa, come se la cosa fosse di un’assurdità estrema.

-Non mi pento di fare sesso con chi sa fare sesso tanto bene.-

Lui rise sarcasticamente.

-Tu sei… una babbana. Non capisci cosa vuol dire. Non sono un ragazzo affidabile. Il mio lavoro non mi dà la possibilità di esserlo. Posso non tornare a casa per settimane… per mesi. Rischio la vita ogni santo giorno.-

-Tu sei matto! Abbiamo fatto sesso una volta e mi vieni a parlare di queste cose? Ti assicuro che non ho nessuna intenzione di sposarti, se è questo quello a cui stai pensando.-

Blaise la scrutò. Quella ragazza non capiva. Non capiva quello che stava dicendo. Non capiva che non poteva darle la sicurezza che Draco dava ad Hermione. Non poteva darle alcuna sicurezza. Ed era quello che le ragazze cercavano. Poteva intrattenersi ogni tanto con qualche Mangiamorte, tutte belle donne che, come lui, sapevano che non era il caso di superare il confine del puro sesso per divertimento. Molte ragazze dell’Ordine ci avevano provato e tuttora gli ronzavano intorno, ma lui aveva giurato di non pensarci nemmeno. Lui sapeva fin dove poteva spingersi, ma loro non lo sapevano. Già la notte appena passata aveva infranto le regole. Ma lei era così… intrigante.

Sabrina sembrò intuire i suoi pensieri.

-Blaise, nemmeno ti conosco. Non sto cercando una relazione, sta’ tranquillo. Non voglio le stesse cose di Hermione. Io non sono Hermione. Non ho una figlia che ha bisogno di un padre, non ho bisogno di sicurezza. Ma non nego che approfondire il nostro rapporto non mi dispiacerebbe. Mi piaci, ma… non sono innamorata. Non sono più un’adolescente e non ho più i sogni e le aspettative delle adolescenti. Non cerco l’amore e eterno e so che il principe azzurro non esiste. Non cerco legami, solo… compagnia.-

Il moro strinse gli occhi.

-Solo compagnia.- ripeté. –Niente legami.-

-No, alcun legame. Non di quelli profondi, intendo. Cioè, se mi incontri in giro e mi saluti non mi offendo, ma… oh, insomma, credo che tu abbia capito.-

Lui scoppiò a ridere.

-Sì, ho capito.-

-Bene. Quindi… credi che si possa fare?-

Blaise lasciò cadere a terra il mantello nero che indossava.

-Credo di sì.-

-E credi che si possa fare anche la replica che tanto bramavo?-

Lui si abbassò e leccò sensualmente il labbro della ragazza.

-Credo che si possa fare anche quello.-

 

 

 

 

 

Quando Harry si svegliò Ginny era distesa sul materasso con le gambe appoggiate sulla spalliera del letto. Ogni tanto le muoveva un poco, sollevandosi sul bacino. Il ragazzo si strofinò gli occhi: no, non aveva le allucinazioni, sua moglie era davvero in quella posizione.

-Gin, tesoro, che stai facendo?- le domandò trattenendo le risate.

Ginevra aveva l’espressione seria ed una piccola ruga di concentrazione le solcava la fronte.

-Resto incinta, Harry.- rispose lei con uno sbuffo. A stare a quel modo le si mozzava il fiato.

-Non credo si faccia così.-

La ragazza gli lanciò un’occhiataccia.

-Sei molto spiritoso!-

-Grazie.- ridacchiò. –Senti, Gin, non riesco a stare serio se ti devo guardare da sotto in su.-

-Non ho intenzione di cambiare la mia posizione solo perché a te fa ridere!- ribatté lei secca.

Harry accarezzò una ciocca di capelli rossi che ricadevano scomposti sul materasso.

-Va bene, smetto di prenderti in giro. Ma ti prego, almeno spiegami cosa caspita stai facendo.-

Lei scrollò le spalle, per quanto le sue spalle potessero essere scrollate messe così com’erano.

-Te l’ho detto, sto cercando di rimanere incinta.-

-Ancora non colgo la relazione tra te che te ne stai a testa in giù dalla parte sbagliata del letto ed il fatto di restare incinta.-

-Beh… se le mie gambe sono alzate c’è più possibilità che… insomma, che tutto quello che deve confluire nel mio utero confluisca nel mio utero. Capito?-

-Tu staresti… dando una mano al mio sperma?-

Ginny si mordicchiò il labbro.

-Se la vuoi prendere così…-

-Come la dovrei prendere? È quello che stai facendo.-

-Sì, ma… non ti offendere, eh amore. Sto solo… tentando qualcosa di nuovo.-

-Non mi offendo, Gin, ma… non credo che sia una cosa che funzioni. Dovremmo tentare qualcosa di più… medico in primo luogo. E poi magico, se dovesse venire fuori che noi… non possiamo avere dei bambini.-

La ragazza scosse la testa.

-Non voglio avere dei figli per magia. Voglio avere dei figli dall’amore che proviamo l’uno per l’altra.-

-Anch’io lo voglio, tesoro. Ma è da quando ci siamo sposati che proviamo e ancora non sei rimasta incinta.-

-Un anno non è molto. Per avere un bambino, voglio dire. Ci vuole tempo.- sorrise appena. –Te lo dice una Medimaga.-

-Me lo dice la mia Medimaga preferita ed io le credo. Ma sarei comunque più tranquillo se ci facessimo vedere. Per vedere se hai ragione tu o… se purtroppo abbiamo qualche problema.-

-Io non ho alcun problema. Lo so, Harry, lo sento. Io devo diventare mamma. Lo sento dentro che diventerò mamma. Harry, lo sogno da quando ero piccola, da quando portavo a passeggio le mie bambole in un passeggino giocattolo tutto rosa e parecchio scassato.-

Il moro sorrise e le diede un buffetto sulla guancia.

-Saresti una mamma perfetta. Io non so che padre sarei, non ho avuto un esempio da seguire, ma accanto a te ce la farei, Gin. Però…- sospirò pesantemente. –Però ho affrontato tante cose. Troppe cose. Non belle. Ho tante… ferite. Non è detto che dentro di me sia tutto a posto.-

-Non dire sciocchezze! Credo che tu-sai-chi non mirasse al tuo… piccolo amico.-

Harry inarcò un sopracciglio, vagamente offeso.

-Piccolo?-

-Io non…- gli lanciò un’occhiata di sbieco. –Scemo, hai capito cosa intendevo dire.-

-Sì, ho capito. Ma non si sa mai, Gin. Un controllo non ci costerebbe niente e ci darebbe un po’ di tranquillità. Se poi venisse fuori che non c’è nessun problema meglio, vorrebbe dire che ci serve solamente tempo, se invece ci fosse qualcosa sapremmo cosa fare.-

-Non lo so. Io… non voglio farmi vedere. Sono sicura che non sia necessario, che dobbiamo solo avere pazienza. E continuare a provare.-

-Continuare a stare in quella posizione, quindi?-

Ginevra sorrise.

-No, intendevo provare nell’altro modo. Quello che ci piace di più.- gli fece cenno di mettersi come lei. Ora potevano guardarsi negli occhi, anche se dovevano girare il collo in modo piuttosto doloroso. –Facciamo così, diamoci ancora un po’ di tempo. Ancora… qualche mese. E se entro novembre, che c’è il mio compleanno, se entro allora non sarò incinta, andremo da un Medimago. Da Sally, che è la migliore. Va bene?-

Harry annuì.

-Va bene.- le accarezzò la mano e prese a guardare il soffitto. Restarono in silenzio per un po’. Dopo un attimo la ragazza gli tirò una lieve gomitata.

-A che pensi?-

-Al fatto che il soffitto non lo puliamo mai. Guarda quante ragnatele.-

Ginny scoppiò a ridere.

-È vero, fa schifo. Dopo lo pulisco.-

-Brava. È ora che ti decidi a fare la donna di casa.- la prese in giro lui.

-Scusami?! Sono per la divisione dei lavori domestici. Puliscile tu le ragnatele.-

-Sì, certo. Tu, invece, a cosa stavi pensando?-

-Mi è venuta un’idea.-

Il moro la guardò di traverso.

-Che idea?-

-Dobbiamo farlo adesso. L’amore, voglio dire. Dobbiamo farlo adesso, Harry.-

-Come vuoi, piccola. Sai che sono sempre pronto!-

-Certo, ma dobbiamo farlo così. In questa posizione. Così mentre lo facciamo i tuoi spermatozoi ricevono già la spinta!-

Harry rotolò in mezzo alle sue gambe. Non era affatto comodo.

-Tesoro… io ti do retta, ma se poi mi viene mal di schiena chi le toglie le ragnatele del soffitto?-

 

 

 

 

 

Hermione si strinse al corpo caldo di Draco. Lo baciò sulla guancia. Poi sulla palpebra destra, dopo su quella sinistra. Infine sulle labbra. Piano, delicatamente. Dolcemente.

-Ciao, mio bellissimo maritino.-

-Ciao. Ben svegliata. Come stai?-

Lei lo guardò maliziosamente.

-Stanca. Ma felice.-

Il biondo ghignò.

-Perfetto, il mio modo di stordire le donne funziona ancora. Sono un grande uomo. E anche un amante eccezionale, naturalmente.-

-E per niente modesto.-

-Ovvio.-

Restarono abbracciati, ognuno perso nei propri pensieri. Dopo un po’ Draco sospirò.

-Ti senti diversa, Hermione?-

-Che intendi dire?- chiese lei perplessa.

-Dopo il matrimonio, voglio dire. Ti senti diversa in un qualche modo?-

La mora si strinse nelle spalle.

-Non lo so. No, non credo. Voglio dire, sento di amarti, ma questa non è una novità.- si voltò verso di lui. –Perché, tu ti senti diverso?-

-Sì. Mi sento più grande. Più adulto, più maturo. Ora sono marito. Ora sono padre, molto più di prima. E ancora non ho sperimentato quale sarà la differenza effettiva nel mio modo di comportarmi, anzi, non so nemmeno se ce ne sarà una, ma dentro mi sento più grande.-

-Beh, credo sia normale. Ora siamo una famiglia, una vera e propria. Siamo tutti Malfoy. Questo lo sento anch’io, ma credo che per te sia più accentuata, come sensazione.- rifletté un momento. -Ho ricevuto un’educazione molto diversa dalla tua, la mia famiglia era molto unita, quindi mi sono abituata a vedere “mamma e papà”, “marito e moglie”, fin da piccola. Poi ho avuto Camilla e sono cresciuta molto di più. Ora il matrimonio. Ho avuto tutto per gradi. Per te, invece, deve essere una cosa tutta nuova. Che arriva tutta insieme.- lo guardò. –Ho ragione?-

Draco annuì, lentamente.

-Hai ragione. Sai, credevo di essere diventato adulto quando ho parlato con mio padre. Prima che morisse.- fece un sorriso tirato. –Prima che Blaise lo uccidesse.- puntualizzò. –Invece so che mi sbagliavo. Ora sono diventato adulto. Adesso che siamo sposati.- sospirò. –In questi cinque anni tu e Camilla siete state la mia famiglia, su questo non c’è dubbio. Però dentro ho sempre avuto una parte dove c’ero io ed io soltanto. La mia parte più intima, quella che avrei tirato fuori se qualcosa tra noi fosse andata male e se ci fossimo mollati. Vi ho dato tanto di me, ma non tutto. Avevo bisogno di conservare qualcosa. Adesso invece… quel qualcosa non lo voglio. Non lo voglio più. Non ci sono più io… non ci sei più tu. Ci siamo noi. E solamente ora, che ho capito di poter accettare questo, sono diventato adulto. È una sensazione molto forte.-

Hermione gli passò le dita nei capelli biondi, intrecciandole a loro. Lui affondò il naso nel suo collo ed aspirò il profumo della pelle della moglie.

-Vuoi sapere quando ho capito che non avevo più bisogno di nascondere una parte di me, Hermione?-

La mora, con gli occhi lucidi dall’emozione delle parole del ragazzo, annuì lentamente.

-Quando hai percorso la navata. Eri… bellissima. Eri mia.- la strinse un po’ di più. –Così mia!-

La ragazza scoppiò in singhiozzi, non riuscendo più a trattenersi. Draco la fissò con un mezzo sorriso.

-Cosa cavolo fai, piangi? Ti dico cose che probabilmente non ti dirò mai più nella vita, dato che per quanto sposato ed innamorato sai benissimo che non mi sento troppo a mio agio a dire cose del genere, e tu ti metti a piangere?-

Hermione sorrise tra le lacrime.

-Appunto, non sono abituata a sentirmi dire cose così.- tirò su con il naso. –È colpa tua.-

-Come sempre. Senti… io vado in bagno e mi faccio una doccia. Tu ti riprendi e poi scendiamo a fare colazione, va bene?-

-Va bene. A dopo.-

Draco la baciò sulla bocca e si alzò dal letto, imboccando la porta della toilette.

-A tra un attimo.-

Si sistemarono, si vestirono, e poi scesero in sala da pranzo. Il tavolo era imbandito con ogni ben di Dio per la colazione e attorno vi sedevano varie persone, compresi il signore e la signora Granger, la quale stava spiegando ad un povero elfo domestico come preferiva le uova. Non appena i novelli sposi fecero il loro ingresso nella sala calò il silenzio e tutti si voltarono a guardarli.

-Guarda che occhiaie!- Hermione sentì distintamente mormorare ad una ragazzina, l’aiutante di Neville. La mora arrossì, mentre Draco aveva stampata sul viso la sua classica espressione impassibile.

-Buongiorno.- salutò cordialmente. Hermione immaginò solo perché c’erano i suoi genitori.

-Buongiorno.- gli risposero varie voci, alcune allegre, alcune ancora assonnate.

-I miei ragazzi!- civettò Jane Granger. –Forza, sedetevi qui vicino a noi! Stavo spiegando a questo esserino come preparare la mia colazione. Ho i miei dubbi che sappiano cucinare.-

-Lo sanno fare molto bene, Jane, fidati.- disse Draco andando a prendere posto accanto a lei. –Non avranno un bell’aspetto, ma sanno lavorare.-

-Oh. Allora ti do retta. Spero solo che quel… folletto non si sia offeso.-

-Elfo.- la corresse la figlia sorridendole. Sua madre era un po’ come Sabrina, quello che non lo riteneva “normale” non si dava nemmeno la briga di impararlo. –Comunque non si offendono, non preoccuparti. Anzi, più richieste fai e più sono felici. Secondo me questo modo di vivere è ingiusto, io…

-Per loro funziona così, Hermione.- l’interruppe Draco con uno sbuffo. –Non far venire il mal di testa a tua madre con questa storia, va bene? Non il secondo giorno in cui è qui.-

-Oh, Draco…- si bloccò e prese a fissare un punto sopra la spalla del biondo. –Sabrina, che ci fai qui?!- esclamò dopo che ebbe riconosciuto la bionda che si aggirava con aria circospetta nel corridoio.

La ragazza le andò incontro con passo insicuro, seguita da Blaise, che ben deciso a non dare nell’occhio fece il giro del tavolo e si sedette in faccia a Draco con espressione tranquilla.

-Io… niente. Stavo solo… ma non voi non dovevate essere in viaggio di nozze?-

-No, lo sai, partiamo dopo settembre, quando Camilla è ad Hogwarts. Ma non cambiare argomento, che ci fai qui?- la guardò, sospettosa. –E perché indossi ancora i vestiti di ieri? Hai dormito qui?-

-Non ho esattamente… dormito.- mugugnò scrollando le spalle. Non voleva dare spiegazioni davanti a tutte quelle persone. –Piuttosto, ci sarebbe un po’ di caffè?-

Un elfo domestico si precipitò a portarle una tazzina.

-Grazie… cosino.-

-Prego, signorina Sabrina, prego.- rispose Tibbity inchinandosi leggermente. La bionda sorrise, accomodandosi vicino a Blaise, seppur ad una certa distanza. Sotto al tavolo la mano di lui scivolò sulla sua gamba, facendola sussultare. Guardò di fronte a sé. La migliore amica la stava ancora osservando con attenzione.

-Herm… ti spiego dopo. Promesso.-

La mora annuì e tirò una gomitata a Draco, che stava ghignando. Lui sapeva e lei no. La cosa le dava parecchio fastidio, ma doveva aspettare ancora poco. La curiosità la stava assalendo. Quando c’era di mezzo Sabrina ci si poteva aspettare qualsiasi cosa. Davvero qualsiasi. Anche se, questa volta, qualcosa poteva prevedere. La sua amica era stata a letto con qualcuno, chiaramente. Percorse la tavolata con lo sguardo. C’erano Neville e Dean, ma erano da scartare. Entrambi erano già occupati e poi decisamente non erano il tipo di Sabrina. Alcune nuove reclute, ma erano troppo giovani. Lupin e Moddy, troppo vecchi. E Draco e Blaise, fuori in principio, il primo perché era suo marito ed il secondo perché lui e la sua migliore amica ancora non si erano conosciuti. Non riusciva a capire chi potesse essere, non aveva assolutamente idea. Sbuffò. Sabrina mandò giù il caffè tutto di un sorso e scattò in piedi, come se qualcosa l’avesse punta. Blaise si era avventurato un po’ troppo su con quella mano. Fece un cenno ad Hermione.

-Ehm… usciamo un attimo?-

La mora non se lo fece ripetere due volte e la trascinò di fuori. Dalla foga non si accorse che Blaise e Draco si erano fulmineamente chinati uno verso l’altro, ghignando.

-Sabri… cosa c’è?-

-Io… ho fatto un po’ di casini.-

-Questo l’avevo capito, ma cosa hai fatto?-

-Sono andata a letto con Blaise.-

-Cosa?!-

-Sono andata a letto con Blaise.- ripeté la bionda alzando gli occhi al soffitto.

L’amica la guardò. Sospirò.

-Cosa?!-

-E non solo.- aggiunse Sabrina.

-Oddio.-

-Ho baciato anche Harry.-

-Cosa?!-

La bionda sbuffò.

-Herm, potresti dire qualcosa d’altro?-

Hermione la guardò con gli occhi sbarrati.

-Ora non ho parlato io, Sabri.-

Si girarono insieme, trovandosi davanti una Ginny furente ed un Harry che si guardava le unghie con aria spaventata. La rossa si voltò verso il marito.

-È vero, Harry?-

-Ecco… sì.-

Il volto di Ginevra assunse il colore dei suoi capelli. Si avventò sulla bionda, che, presa alla sprovvista, cadde a terra. Si scrutarono per un momento, Ginny a cavalcioni su Sabrina, e poi iniziarono a tirarsi selvaggiamente i capelli.

Harry ed Hermione si guardarono, sgomenti, troppo scioccati per fare qualsiasi cosa. La ragazza fu la prima a riprendersi e corse in sala da pranzo, intimando al moro di mettersi in mezzo. Poco dopo non era solo lui che tentava di separarle, ma anche Draco e Blaise, mentre gli altri membri dell’Ordine disposti in cerchio guardavano le due ragazze al centro lottare furiosamente, incitando ora l’una, ora l’altra.

Ci volle un quarto d’ora buono per riuscire a separarle. Alla fine si ritrovarono tutti ansimanti, con Hermione tra la rossa e la bionda, ed i ragazzi che si contavano i graffi, lanciando bestemmie.

-Ma che vi prende?!- sbottò la neo signora Malfoy stando bene attenta a controllare che non si scagliassero di nuovo l’una contro l’altra.

-Questa… questa qui ha baciato mio marito!- urlò Ginevra puntando un dito minaccioso verso Sabrina. –Giuro che se ti becco, io… ti ammazzo. Sgualdrinella, ti ammazzo.-

Dal cerchio si levò un fischio.

-Io non volevo! Ginny, ti giuro che non volevo! Mi ha anche fatto schifo!- si difese l’altra massaggiandosi le tempie. Quella cosa le stava facendo venire un forte mal di testa.

-Davvero?! Davvero?! Per la barba di Merlino, io… hai baciato mio marito, cazzo!-

Harry spinse di lato Hermione, prendendo il suo posto tra le due.

-Ginny, tesoro… davvero non voleva! Mi ha detto che non voleva subito dopo che è successo. Mi ha chiesto scusa. Davvero non voleva.-

Ginevra annuì lentamente, fissando il moro negli occhi. Gli credeva. Harry non sapeva mentire. Non a lei. Con la stessa lentezza si girò verso Sabrina.

-Ti credo.- mormorò. –Perché sei la migliore amica di Hermione e perché sei anche mia amica. Insomma, farò finta che non sia mai successo. Però… santo cielo, perché hai baciato mio marito?!-

La bionda sbuffò.

-Non lo so! Cazzo, non lo so Gin, davvero! Volevo baciare qualcuno e lui era lì! Lui non c’entra niente! Se fosse stato qualcun altro, avrei baciato qualcun altro. Harry non mi interessa più, te lo giuro!-

Blaise sospirò e si mosse lentamente verso Sabrina, appoggiandole una mano sul fianco.

-Non sta mentendo.- mormorò piano.

I ragazzi dell’Ordine spostavano lo sguardo da una persona all’altra, ormai piuttosto confusi. Ginny strizzò gli occhi.

-Vuoi dire che… voi due…

-Sì, dopo Potter ha baciato me. E ti posso assicurare, piccola Weasley, che il bacio con tuo marito, a confronto, non era niente. Altrimenti ora Potter non sarebbe con te e non riuscirebbe a guardarti negli occhi. Ti assicuro.-

La rossa annuì e se ne andò, tirandosi dietro Hermione e, seppur in modo molto rigido, fece un cenno anche a Sabrina. Una volta che le lottatrici se ne furono andate anche gli altri lasciarono la sala d’ingresso, delusi che non avessero visto sangue. Qualcuno commentò che sarebbe stato carino metterle in una vasca piena di fango. Rimasero solo Draco, Harry e Blaise.

-Il tempo delle grandi svolte.- mormorò il biondo ghignando. Il suo migliore amico annuì.

-Già. Tu ti sposi. Io vado a letto con la migliore amica di tua moglie, che è una babbana, tra l’altro. Che roba!-

Harry sospirò.

-Beh, io cosa devo dire… due ragazze si sono picchiate per me!-

 

 

 

 

 

Ecco, un altro capitolo! Come adoro Sabrina! Mi sta troppo simpatica. Vedremo che riuscirà a combinare con Blaise. Comunque, per ora è tutto relativamente tranquillo. Cioè, diciamo che Ginny e Sabrina non si sono fatte poi tanto bene. E per fortuna che la nostra Weasley in Potter si fida del marito. Immaginate che al suo posto ci fosse stata Hermione… allora sì che ci sarebbero stati spargimenti di sangue!

Comunque, passiamo ai ringraziamenti: mimmyna, savannah (e anche a Sabrina gli è andata bene. Insomma, la mora si prende il biondo, la bionda si prende il moro e noi rimaniamo a bocca asciutta. C’è qualcosa che non va! I vacanzieri arrivano tra una mezz’oretta al massimo. Volevo aggiornare ieri, ma non ci sono riuscita ^^), valy (Ginny si incavola, ma per fortuna perdona… più o meno), dana, kishal (oddio un piccolo Potter e un piccolo Malfoy insieme… si salvi chi può!), patty (già, lo sapevi. Complimenti per aver indovinato. Comunque l’idea di metterli assieme mi è venuta così, giusto perché non erano accoppiati, ma più ci penso e più mi piacciono insieme! E anche Camilla andando avanti avrà sempre più spazio. Sempre grazie per le magnifiche recensioni), mirtilla (sì, ma tu ce li vedi un Harryno e un Drachino che gattonano assieme per Malfoy Manor? Immagina i danni! E poi degli elfi domestici ne vogliamo parlare? Scapperebbero al volo, altro che “a loro servire piace”! Eheheh… ^^), JessicaMalfoy, super gaia, andromeda89, MissBecker (tutto il genere femminile invidia Hermione! Eh, con il marito che si è trovata! E anche a Sabrina è andata piuttosto bene…), julychan…………………………GRAZIE A TUTTI! Anche a coloro che leggono ma non commentano.

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Capitolo 7
*** Partenza ***


VOGLIO TORNARE A CASA

PARTENZA

 

 

 

 

 

Camilla bussò alla porta dello studio di Draco.

-Avanti!- disse il ragazzo, burbero. Quando lavorava assumeva un’aria ancora più austera e gelida del normale, con il preciso intento di far capire ai membri dell’Ordine chi era il capo e di scoraggiare eventuali scocciatori. Quando vide la ragazzina, però, il suo ghigno tirato si distese in un sorriso.

-Ciao, piccola. Che c’è?-

-Papà… ti disturbo?-

-Non particolarmente. Sto controllando i verbali di quei due Mangiamorte processati settimana scorsa. Tante parole per descrivere fatti che ormai conosco a memoria, quindi fare un attimo di pausa mi fa piacere. Hai bisogno?-

Camilla avanzò lentamente nella stanza. Quello studio le incuteva sempre parecchio timore, con i quadri di persone morte da tempo che la scrutavano ogni volta che vi entrava, mormorando tra loro. Sugli scaffali marchingegni per stanare la magia nera e ampolle di Pozioni. Il tutto contornato dall’oscurità che creavano i pesanti tendaggi grigi.

-Volevo… chiederti una cosa.-

Il biondo si mise comodo sulla poltrona dietro alla scrivania, allungando le gambe sotto di essa.

-Dimmi.-

-Potresti accompagnarmi a Diagon Alley a comprare le cose per Hogwarts? Mamma ha molto da fare, deve finire l’articolo per il giornale prima della luna di miele, e poi sai com’è, sempre così ansiosa… mi comprerebbe qualcosa come una divisa per ogni giorno di scuola e dodici bacchette.-

Draco si puntò un dito contro il petto, sorpreso. Pensava che Camilla attendesse quel giorno per poter passare un po’ di tempo con la madre, per fare quelle cose che facevano le madri con le figlie, tipo comprare i calderoni e poi andare a bere una burrobirra al Paiolo Magico per parlare di come potrà andare l’anno scolastico, per scambiarsi paure e consigli. Tutte quelle cose che a lui non riuscivano particolarmente bene. Invece, la ragazzina aveva chiesto a lui.

-Davvero vuoi che venga io con te?-

-Mi… farebbe piacere. Solo se tu ne hai voglia, però.-

Il ragazzo annuì, deciso.

-Certo che ne ho voglia. Solo, non sono molto portato per questo genere di cose. Posso farti avere tutte le cose che sono sulla lista in breve tempo, ma non aspettarti una gran conversazione. Sai che non sono un oratore.-

Camilla gli sorrise.

-Non è vero, papà. Io parlo bene con te. Anche con la mamma, ma con te di più.-

Draco la scrutò interessato.

-Perché?- chiese semplicemente.

-Perché… non lo so, alle volte sento che certe cose non le posso dire alla mamma. Non perché ci sia qualcosa di male in quello che ho da dire, ma… lei fa così tante domande! Per carità, mi piace che faccia domande, mi fa sentire che le interessa quello che mi succede, ma con te è diverso. Sei pratico, tu. Quando ho bisogno di consigli concreti, preferisco chiedere a te, perché sono sicura che per prima cosa cercherai di fornirmi una soluzione. Mamma mi dice sempre di pensare alle cose, ma certe volte non ho voglia di pensare, ho solo voglia di fare quello che mi passa per la mente. E tu mi hai insegnato a seguire sempre quello che mi dice il cuore.-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio.

-Davvero ti ho insegnato questo? Cioè… sono contento di avertelo insegnato, ma non ricordo di averlo fatto.-

Camilla si strinse nelle spalle. In effetti lui non le aveva mai detto “segui sempre quello che ti dice il cuore”, ma glielo aveva fatto capire molte volte.

-Non l’hai proprio fatto… mi hai dato tanti piccoli segnali, papà. So che hai abbandonato la tua famiglia perché non volevi fare una strada che non sentivi come tua. Poi hai incontrato la mamma, con la quale a scuola non eri molto amico perché lei era una Grifondoro e tu un Serpeverde. Ti sei innamorato di lei e te ne sei fregato di tutto e di tutti. Poi è arrivato papà. È successo un casino enorme, ma alla fine sei tornato. E adesso tu e mamma siete sposati. E sei il mio papà. Forse non te ne accorgi nemmeno, ma tutto questo mi insegna delle cose.-

Draco le sorrise debolmente. La sua barriera stava per cedere, le lacrime erano vicine.

-E cosa ti ho insegnato, piccola?-

-Oltre a seguire sempre quello che dice il mio cuore?-

-Sì, oltre a quello. Che altro?-

Camilla rifletté.

-Ad avere coraggio. Ad essere forte. Anche la mamma è forte, ma è forte nel senso che riesce ad andare avanti da sola. Ha cresciuto me senza papà Ron, ma se dovesse fare il lavoro che fai tu non credo che riuscirebbe. Non saprebbe comandare tante persone perché è brava fino a che quello che deve fare riguarda lei. Tu invece mi hai insegnato che se credo che quello che ho in mente sia giusto, devo cercare di farlo capire agli altri.-

-Stai dicendo…

-Sto dicendo che sei il mio mito, papà. Da grande vorrei assomigliare a te. Alla mamma assomiglio già, il mio carattere è praticamente uguale al suo. Però come te vorrei diventare. Sei il mio esempio.-

Il ragazzo si alzò in piedi e fece il giro della scrivania, raggiungendo Camilla. La guardò per un attimo negli occhi e poi si chinò ad abbracciarla. La strinse forte, come mai aveva fatto.

-Santo cielo, Camilla. Sei la mia bambina. La mia bambina. Neanche immagini quanto mi possano rendere felice le tue parole.- si staccò da lei, sorridendole dolcemente. –Ci sono riuscito.- mormorò piano.

La ragazzina ricambiò il sorriso.

-Riuscito a fare cosa?-

-A crescere mia figlia come avrei voluto essere cresciuto io. Avevo tanta paura di sbagliare, di commettere gli errori che aveva commesso mio padre con me, rendendomi tremendamente infelice e costringendomi a scappare il prima possibile. Hermione diceva che sarebbe bastato volerti bene, ma non ne ero convinto. Per niente. Mi sembrava troppo facile. Però non sapevo cosa fare, così mi sono imposto di essere sempre e solo me stesso. E tu mi stai dicendo che ci sono riuscito. Di tua spontanea volontà, senza nemmeno che te lo avessi chiesto.-

Camilla annuì, anche se le restava un po’ difficile comprendere quello che le stava dicendo Draco, ma aveva capito che lo aveva appena reso felice. Si guardarono per un attimo, leggermente imbarazzati. Non avevano mai avuto momenti del genere. Momenti dove parlavano sì, ma non si erano mai detti cose così. Il biondo ci schiarì la gola.

-Bene… allora facciamo per domani, a Diagon Alley? Così se dovessimo dimenticare qualcosa avremmo comunque qualche giorno per andare a prenderlo.-

-Va bene, papà. Allora… io adesso vado a dirlo alla mamma, così si mette il cuore in pace. Era preoccupata per questa cosa.-

-Certo, vai. Dille che appena ho finito qui passo a salutarla.-

-Okay. Papà…

-Sì, piccola?-

-Ti voglio bene.-

Passò quasi un minuto.

-Te ne voglio anch’io.-

 

 

 

 

 

Hermione alzò lo sguardo dal computer portatile incantato e sorrise a Sabrina, che stava entrando in quel momento.

-Ehi, ciao. Come stai?-

La bionda scrollò le spalle.

-Incasinata.-

-Tu sei sempre incasinata, tesoro.- mormorò l’altra ragazza sghignazzando.

-Ti prego, non infierire, ‘Mione. Che proprio non è il caso. Sono a pezzi.-

-Hai parlato con Ginny?-

-Sì, giusto stamattina. Mi sono scusata per la duecentesima volta. È una settimana che non faccio altro che dirle che non volevo. E davvero io non volevo. Cazzo, che schifo di situazione.-

-Ginny ti ha perdonata, deve solo sbollire un po’. Mi ha detto che ha capito che sei stata sincera con lei, dopo. Che davvero non volevi baciare Harry. Solo che lei non se lo aspettava. Credeva che non l’avresti mai fatto, ma non aveva tenuto conto della tua impulsività. Le ho detto che tu sei fatta così, che se qualcosa ti viene in mente la fai, e che solitamente non te ne penti. Se invece lo fai, allora vuol dire che davvero sei pentita.-

-Grazie, avvocato del diavolo.-

-Prego. Comunque, ancora una settimana e si calmerà, vedrai. Tu lasciala in pace per qualche giorno, alla fine sarà lei a venire da te. Lo sai com’è fatta Ginny.-

-Già, lo so com’è fatta.- ripeté la ragazza lasciandosi cadere a peso morto sul divanetto di stoffa rosso scuro. Appoggiò i piedi sui braccioli e sbadigliò poco finemente.

-È colpa tua, Herm. Hai preferito parlare con quei vecchi bacucchi degli amici di tuo marito, piuttosto che stare con me. Io mi sono annoiata e quando mi annoio ho voglia di baciare qualcuno. Lo sai e avresti dovuto prevederlo.-

-Ma certo, è colpa mia. Piuttosto, Blaise?-

La bionda fece una smorfia.

-Non l’ho più visto.-

-Ha mandato un gufo a Draco questa mattina e ha detto che era impegnato in una missione. Sarà di ritorno entro domani sera e farà un salto qui il prima possibile. Quindi è normale che tu non l’abbia più visto.- la rassicurò Hermione. -Intendevo solo dire… avete fatto l’amore, no? Com’è stato?-

-È stato… bello, Herm. Eccitante da morire. Non lo conoscevo neppure, è stata una cosa così improvvisa! Io ero lì, avevo voglia di un uomo, lui era lì, con quegli occhi così intriganti… è stato fantastico, è l’unico modo che mi viene in mente per definire la cosa.-

-Ma… è stato gentile?-

-Sì. Passionale, ma gentile.-

-Anche dopo?-

-Dopo ci siamo addormentati insieme. Senza abbracciarci e sussurrarci le paroline dolci, quindi a te non sarebbe piaciuto, ma a me è andato più che bene. La mattina dopo l’ho trovato già in piedi che mi fissava da un angolo. Abbiamo parlato e lui mi ha detto delle cose… non erano molto belle, ma neanche offensive. Credo che abbia solo pensato che essere onesto fosse la cosa migliore, la prima da fare per chiarire la situazione.-

Hermione annuì interessata.

-E cosa ti ha detto?-

-Mi ha detto che non è un ragazzo che può darmi delle sicurezze, che non potrò mai fare affidamento su di lui perché ha un lavoro che gli fa rischiare la vita ogni santo giorno. Che non vuole legami.-

-E tu che gli hai risposto?-

-Che non li voglio neppure io, i legami.-

La mora scrollò le spalle.

-Quindi… vi siete trovati.-

-Se vuoi metterla così.-

-Mi sembra un bel modo di metterla. Comunque, come siete rimasti?-

-Niente legami, niente storia seria, solo compagnia.-

-E ti va bene? Cioè, tu sei felice?-

-Sì. Anzi, no, in realtà non ne ho idea, ma voglio provare e vedere che succede.-

-Già, hai sempre amato la sperimentazione.-

-Non per niente sono un medico.- rispose Sabrina sorridendo all’amica. Restarono zitte per qualche attimo, ognuna persa nei propri pensieri. Poi la bionda si ricordò di quello che voleva chiedere all’amica.

-Ah, Herm… anche il corpo di Draco è sempre freddo? L’ho notato e mi chiedevo se fosse così per tutti loro o se mi fossi beccata un Serpe… Serpeverde strano.-

Hermione sorrise e storse il naso. Chi faceva caso al calore del corpo dello sconosciuto con cui stava facendo sesso sfrenato?

-All’inizio. I primi tempi era sempre freddo, soprattutto al mattino. Credo che vivere in un sotterraneo per sette anni della propria vita abbia dato i suoi frutti. O forse è la loro vita tutta complicata che ha creato uno strato di ghiaccio intorno a loro. Draco alla fine si è sciolto.-

-Allora devo solo farlo sciogliere.-

La mora ghignò e andò a sedersi accanto alla amica.

-E credo che tu sappia anche molto bene come fare.-

Scoppiarono a ridere insieme, abbracciandosi. Sabrina si morse il labbro inferiore, diventando all’improvviso seria.

-Senti, Hermione… credi che mi stia mettendo in un casino enorme? Credi che con Blaise non potrà mai funzionare, che io stia facendo una cazzata?-

-Devo essere sincera?-

-Sempre, tesoro.-

-Va bene. Sì, penso che intraprendere una relazione con Blaise sia una cazzata. Una cazzata stratosferica. Perché quello che lui ti ha detto è vero, non puoi aspettarti sicurezza, non puoi aspettarti un rapporto tranquillo fatto di passeggiate mano nella mano. Non puoi metterlo in mostra come sei solita fare e non puoi vantarti con le amiche. Però bisogna anche dire che Blaise è un bravo ragazzo, fondamentalmente buono. E se secondo te vale la pena provare, allora io ti appoggio. Lo sai.-

 

 

 

 

 

Draco e Camilla camminavano per Diagon Alley senza tenersi per mano, ma con le braccia che si sfioravano ad ogni passo. La gente li guardava nascondendo un sorriso, sorpresi ma soprattutto felici di vedere il loro gelido e burbero angelo custode in giro con una ragazzina esagitata che additava ogni vetrina davanti alla quale passavano.

-Camilla… stai buona, calmati.- la rimproverò, ma il suo tono non era severo, piuttosto divertito.

-Scusa, papà, ma sono così agitata! Sto per comprare le cose per andare ad Hogwarts!-

-Va bene, ma se cammini con il naso per aria finisce che cadi e ad Hogwarts non ci vai proprio.-

-Oh, non portare sfortuna!- esclamò Camilla facendogli la linguaccia. Draco ghignò.

-Scusa. Dove vuoi andare per prima cosa?-

-A prendere la bacchetta!-

Si diressero chiacchierando da Ollivander, il quale li accolse con il suo solito sorriso reverenziale.

-Benvenuto nel mio negozio, signor Malfoy. Cosa posso fare per lei?-

-Per me niente, Ollivander. Ma Camilla ha bisogno di una bacchetta. Frequenterà Hogwarts il primo settembre.-

-Ma certo, sono lieto di servire la giovane signorina Malfoy.- tirò fuori qualche scatola lunga e nera e mise in mano alla ragazzina una bacchetta. –Questa è una sedici pollici, miss. Interno di agrifoglio e pungitopo. Flessibile. La provi, forza.-

Camilla la prese in mano e la agitò qualche volta. Non successe niente. Guardò Draco, in cerca di qualche segno. Si sentiva molto stupida.

-Coraggio, piccola. Non pretenderai che trovi la tua bacchetta già al primo tentativo! A me ce ne sono voluti sette prima che trovassi quella giusta.-

Ollivander sorrise ad entrambi.

-Mi spiace contraddirla, signor Malfoy, ma è la bacchetta che trova il mago.-

Draco annuì.

-Certo, lo so. Forza, piccola, prova di nuovo.-

Camilla prese in mano un’altra bacchetta, un’altra, un’altra ancora, ma il risultato fu sempre lo stesso. La ragazzina sospirò pesantemente.

-Papà…

-Oh, prova questa.- mormorò il biondo prendendo una scatola a caso e ficcandogliela in mano, dispiaciuto che lei si stesse demoralizzando. –Che cos’è, Ollivander?-

L’anziano mago si lisciò la barba bianca.

-Oh. Bacchetta molto speciale, signore. Io non… se è quella giusta, vuol dire che davvero nulla è lasciato al caso. La provi prima, signorina. Dopo le spiegazioni.-

Camilla ubbidì ed agitò in aria la bacchetta. Scintille rosse scaturirono dall’estremità e la ragazzina prese a saltellare. Ollivander batté le mani. Draco guardò prima l’una, poi l’altro.

-Mi può spiegare cosa c’è di tanto speciale?-

-Oh, molto, signore. Quella bacchetta… l’essenza magica è costituita da salice piangente, simbolo d’intelligenza, che compone anche quella della signora Granger… anzi, Malfoy. Poi da aghi di pino, la libertà, presenti nella bacchetta del signor Weasley. Ed infine il coraggio. Corde di cuore di drago. E dove sono quelle, signore?-

Il biondo sorrise alla figlia.

-Nella mia bacchetta.- rispose.

-Esatto, signor Malfoy. La bacchetta ha scelto la sua legittima proprietaria. Ne faccia buon uso, signorina.-

Camilla annuì e, dopo aver preso per mano il ragazzo, lo trascinò fuori dal negozio, con il nuovo acquisto al sicuro nella tasca del mantello.

-Piccola, andiamo a prendere una animale, va bene? Voglio regalarti qualcosa di bello.-

Si diressero all’emporio del Gufo, fermandosi prima a mangiare un gelato da Florian Fortebraccio. Entrarono nel negozio e Camilla prese a guardarsi in giro, innamorandosi all’istante di tutti gli animali presenti.

-Papà, voglio quello! Anzi no, quello… o forse…

Draco scoppiò a ridere, prendendola per un braccio.

-Calma, calma. Puoi portarne uno solo, non agitarti così.-

-Ma scegliere è impossibile! Sono tutti così carini.-

-Va bene, ragioniamo con calma. Puoi scegliere tra un topo, un gatto o un gufo. Inizia a scartarne uno.-

Camilla storse il naso.

-Il topo.-

-Saggia scelta. Tuo padre ne aveva uno e si è rivelato essere un Animagus che aveva ucciso qualcosa come tredici persone. Per fortuna che non hai preso da lui!-

-Papà.- lo riprese lei.

-Sì, scusa. È che i topi proprio non li sopporto. Ma torniamo a noi. Tra un gatto e un gufo?-

-Mmmh… Il gufo! No, meglio il gatto! Ma forse…

-Ho capito, così non ci arriviamo. Vediamo… i gufi portano la posta, ma non sono molto di compagnia. I gatti… io personalmente li odio.-

-La mamma…

-Tua madre sceglierebbe un gatto senza pensarci due volte.- sospirò lui ricordandosi di quell’orribile palla di pelo arancione che aveva a scuola.

-Allora… un gatto!-

-E gatto sia.- comunicò il ragazzo alla commessa. Camilla ne scelse uno nero, longilineo, dagli occhi azzurri quasi come quelli di suo padre.

-Così mi sembra di averti vicino.- gli spiegò.

-Carino.- sorrise lui.

-Già. Adesso?-

-Adesso i libri, direi.-

Andarono al Ghirigoro, poi a comprare il calderone e gli ingredienti per Pozioni. Dopo a farsi fare la divisa ed infine, circa un’oretta più tardi, si lasciarono cadere sulla sedie di legno durissimo del Paiolo Magico. Tom, il barista, li raggiunse in un batter d’occhio.

-Signor Malfoy! Che piacere vederla! E anche lei, signorina!-

Camilla salutò calorosamente, mentre Draco si limitò a fare un cenno col capo, ma l’uomo non sembrò accorgersi di quella freddezza. Sapeva che Malfoy non amava i convenevoli.

-E la sua signora? Hermione come sta?-

-Molto bene, grazie.- grugnì il biondo. –Vorremo due burrobirre bollenti, per favore.-

Tom scomparve, dirigendosi verso il bancone. Il ragazzo occhieggiò al bagno delle signore.

-Io e tua madre ci siamo baciati qui per la prima volta.- mormorò sottovoce, imbarazzato come un bambino che confessava alla mamma che aveva rubato la marmellata.

-Che schifo.- commentò Camilla facendo una smorfia.

Lui ghignò.

-Lo dici tu.-

-Papà, ti prego, non voglio parlare di queste cose!-

-Come preferisci. Parliamo di qualcos’altro. Sei preoccupata per la scuola?-

La ragazzina sembrò rifletterci su.

-No. Non troppo.-

-Meglio così. Ad Hogwarts ti sentirai subito a casa. È un posto accogliente, vedrai.-

-Lo spero. Poi, adesso che conosco Daniel… prima avevo paura che sarei arrivata lì senza conoscere nessuno e che gli altri mi avrebbero messa da parte, ma ora… sono più tranquilla.-

Draco strinse gli occhi.

-Daniel…- mormorò.

-Sì, sai, il mio amico. Ha detto che ti conosce.-

-Già, il figlio di Nott. Io e suo padre eravamo compagni di Casa a scuola. Sono… persone che apprezzo. Anche se, se assomigli anche solo vagamente a tua madre, del mio apprezzamento te ne fai ben poco.-

-Non è vero. Del tuo permesso, forse, me ne posso fare poco. Ma il fatto che tu apprezzi i miei amici mi piace.-

Il biondo fece un ghigno.

-Bella risposta. Inizi ad assomigliarmi. A me è questo che piace.-

-Anche a me!-

-Bene.- Draco ringraziò la cameriera per le bibite. Innalzò il suo bicchiere, facendo cenno a Camilla di fare la stessa cosa. –Allora brindiamo.-

-A cosa?-

-A te che vai ad Hogwarts. A te che diventi grande.-

I calici tintinnarono e dal loro interno fuoriuscì parecchio liquido bollente, mentre Draco e Camilla si sorridevano, brindando alla partenza della ragazzina.

 

 

 

 

 

La mattina del primo settembre Hermione correva agitatissima da una parte all’altra di Malfoy Manor. Draco riuscì a beccarla sul pianerottolo delle scale tra il primo ed il secondo piano dell’ala nord. La bloccò, mettendola spalle al muro.

-Santo cielo, Granger, vedi di calmarti!- sbottò accarezzandole lentamente un braccio, con l’intento di farla calmare, ma con l’esito di farla agitare ancora di più.

-Malfoy.- precisò la mora quasi grugnendo.

-No, questo non è un comportamento da Malfoy.-

-Oh, perché, cambio cognome a seconda dei miei comportamenti? Questo non c’era scritto sui documenti del matrimonio.-

-Andiamo, Hermione, non litighiamo per questo genere di cose. Forza, tesoro, dimmi perché stai facendo avanti e indietro dalle sette.-

-Sto solo controllando se Camilla ha preso tutto.-

-Le hai preparato il baule per Hogwarts due giorni fa, fino ad oggi non hai fatto altro che fare liste sulle cose da portare e sei sempre arrivata alla conclusione che ha preso tutto. E se per caso avesse dimenticato qualcosa, gliela spediremo senza problemi, basterà una sua lettera. È tutto sotto controllo, Hermione.-

-Sì, ma noi andiamo in luna di miele domani, se Camilla dovesse spedire un gufo…

-Ci sarebbero Potter ed altri duecento membri dell’Ordine che abitano in questa casa. Più una cinquantina di elfi domestici. Non vedo il problema.-

-Oh, tu non puoi capire! Camilla… non sono mai stata senza di lei da quando è nata!-

-Io non posso dire da quando è nata, ma da questi ultimi cinque anni. Capisco benissimo cosa provi, ma credo che tu debba cercare di nasconderlo. Vuoi fare agitare anche lei?-

-Certo che no!-

-Appunto, quindi fai un bel respiro…- lei ubbidì. -… conta fino a dieci…- fece anche quello. -…baciami…- lo baciò. -… e adesso andiamo giù. Tu sorridi a tua figlia, le chiedi se deve fare ancora qualcos’altro e poi, se è tutto a posto, andiamo. Va bene?-

-Va bene.-

Si recarono al piano di sotto, mano nella mano. Uno con un ghigno e l’altra con un sorrisino teso.

Hermione sorrise a Camilla che, seduta sul baule, raccomandava a Tilly, il suo elfo domestico preferito, di fare attenzione alla sua Rosa Rosetta, il fiore incantato che le avevano regalato Harry e Ginny per il suo decimo compleanno.

-Tesoro… sei pronta?-

-Sì, mamma.- arricciò il naso. –E sì, ho preso tutto. Sono a posto.-

-Benissimo.-

Draco lanciò uno sguardo al grande orologio del salone.

-È presto, ma io proporrei di andare già a King’s Cross, facciamo colazione tutti insieme e poi ti accompagniamo al binario 9 ¾ . Cosa ne dici?-

-Che sarebbe fantastico!-

-Perfetto. Allora noi andiamo. I Weasley quando arrivano?-

-Non arrivano. Camilla ha già salutato tutti. Se fossero venuti, ci sarebbe stato troppo casino. Conosci la famiglia.-

-Fin troppo bene, per i miei gusti. Forza, andiamo.-

Prese per mano Camilla e tutti e tre si smaterializzarono in un vicolo vicino alla stazione. Arrivarono chiacchierando a King’s Cross e si fermarono ad una bar a fare colazione, mentre Draco faceva commenti poco carini sui babbani che gli passavano accanto, beccandosi parecchie gomitate da parte di Hermione.

-E pensare che se non la incontravo io, tua madre, potevi ritrovarti a girovagare qua in giro con la faccia da ebete che hanno tutti questi babbani.- sbuffò il biondo ghignando.

-Non ci sarebbe stato nulla di male, Draco.- lo riprese la ragazza guardandolo male. Dopotutto lei era mezza babbana e ogni volta che veniva detta una frase del genere si sentiva offesa.

-Mah… Camilla, tu che dici?-

-Beh, io…

-Camilla! Ciao, Camilla!-

La ragazzina, sentendosi chiamare, si voltò di scatto. A pochi metri Daniel Nott la stava compostamente salutando sventolando una mano.

-Ciao!-

Il ragazzino si avvicinò al tavolo, seguito dal padre e dalla madre. Draco si alzò, lasciando la sedia alla signora Nott.

-Buongiorno, Theodore.- salutò cordialmente il capofamiglia.

-Buongiorno a te, Draco. I nostri figli hanno già fatto amicizia.- disse l’altro facendo un cenno con la testa verso i due più giovani, che si erano messi a discutere dei libri di testo.

-Già. Mi fa piacere che Camilla parta con qualcuno di conosciuto. Lei non ha frequentato molti ragazzi della sua età, a casa.-

La signora Nott annuì.

-Daniel mi ha detto che avete mandato Camilla in una scuola babbana. È vero?- chiese rivolta ad Hermione. Lei si morse il labbro inferiore.

-Sì, è così. Ho pensato… che non poteva di certo farle male. Dopotutto si ritrovava con i compagni dell’asilo, non potevo toglierla dai suoi amici così.-

-Ma certo, capisco. Noi abbiamo fatto studiare nostro figlio in casa e secondo me è un po’ solitario. Mi fa piacere che abbia trovato un’amica.- disse Theodore, sorridendo al ragazzino, che, sentendo il proprio nome, aveva preso ad ascoltare.

-Studiare a casa mi ha fatto piacere, padre.- disse scrollando le spalle.

-Ma certo, Daniel.- lanciò uno sguardo all’orologio. –Direi di andare, signori, sono le undici meno dieci e dovete scegliervi uno scompartimento. Ricordi che lotta all’inizio di ogni anno, Draco? Non stavamo mai seduti.-

Il biondo ghignò.

-Perché eravamo troppo presi a cercare Potter e i suoi amici per dargli fastidio, non perché mancassero dei posti.-

Hermione gli diede una leggera pacca sul braccio.

-Sei incredibile.- mormorò scuotendo la testa.

Si recarono tutti e sei davanti al binario 9 ¾ e Camilla si ritrovò a fissare perplessa la barriera tra il binario 9 e 10.

-Mamma… il binario non c’è!- esclamò sconvolta.

Gli altri si guardarono l’un l’altro, mente Daniel scoppiò a ridere. Si fermò ad un’occhiata di rimprovero lanciatagli dalla signora Nott.

-Scusami, madre.- si rivolse all’amica. –Scusami anche tu, Camilla. Non volevo prenderti in giro, pensavo solo che sapessi come si arriva al binario.-

Camilla mise il broncio.

-No, non lo so. Spiegamelo tu che sai tutto.-

-Devi passare attraverso la barriera.-

-Io… attraverso?! Non è possibile!-

-Siamo maghi, mia cara.- le sorrise gentilmente Theodore. –Niente è impossibile. Forza, va’ per prima con Daniel. Se sei agitata, corri.-

Camilla guardò titubante il ragazzino che le stava accanto.

-Sei pronta?- le chiese lui scrutandola.

-Sì.-

-Allora andiamo.- presero a camminare con passo spedito. Camilla vedeva la barriera avvicinarsi sempre di più. Si sarebbero schiantati, era sicura. Iniziarono a correre entrambi.

-Dammi la mano, Daniel!- urlò preparandosi all’urto… che non avvenne. Invece si ritrovò davanti ad una vecchia carrozza rossa sulla quale troneggiava la scritta “Espresso per Hogwarts”. Ovunque c’erano ragazzi esagitati con bauli uguali ai loro e genitori che li rincorrevano, in preda ad una crisi di nervi.

-Ma…

-Benvenuta al binario 9 ¾ - disse il giovane sorridendo alla ragazzina. –E chiudi quella bocca, entrano le mosche.-

In quell’istante comparvero anche gli adulti ed Hermione si ritrovò a tirare un’altra gomitata a Draco, che aveva mormorato in tono seccato: -Cazzo, la tiene per mano!- occhieggiando verso la sua “bambina”.

Si avvicinarono tutti alla seconda carrozza, quella riservata agli studenti del primo anno.

-Allora, ragazzi. È arrivato il grande momento.- disse Hermione, avvicinandosi alla figlia. Non sapeva come avrebbe fatto a non piangere al momento della partenza. Gli occhi già iniziavano a pizzicarle.

-La signora Malfoy ha ragione.- convenne Theodore. –Comportati bene, Daniel, e studia. Ricorda che lo studio è importante, senza quello non si va da nessuna parte nella vita.-

-Anche tu, Camilla.- asserì Draco, serio. La moglie gli rivolse un’occhiata torva.

-Divertiti, tesoro.- sussurrò alla ragazzina chinandosi verso di lei e abbracciandola. –Ti voglio bene.-

-Te ne voglio anch’io, mamma. E anche a te, papà.-

Il biondo sorrise e si chinò a sua volta per abbracciarla. Così fecero i signori Nott con il figlio, anche se molto più compostamente.

Si guardarono, tutti e sei. Un fischio risuonò nell’aria.

-È… meglio che saliate.- disse Draco sospingendo i due studenti verso gli scalini del treno e caricando i loro due bauli con un incantesimo. Quando Camilla si affacciò al finestrino Hermione si sciolse in un mare di lacrime.

-Oh, andiamo, Hermione, mica va al patibolo!- esclamò il marito mettendole un braccio sulle spalle e stringendola a sé. La signora Nott le sorrise gentilmente.

-Torneranno per le vacanze di Natale.- sussurrò accarezzandole brevemente un braccio.

-Certo, mamma, ci vedremo a Natale! E poi ti scrivo un gufo appena arrivo!- assicurò Camilla agitando la mano come saluto.

-Guai a te se non lo fai, ragazzina!- la minacciò Hermione tirando su con il naso.

-Va bene! Ciao!-

Il capostazione fischiò un’altra volta ed il treno prese a muoversi. La mora lo rincorse per qualche metro e poi si fermò alla fine del marciapiede del binario, ansimando.

Draco la raggiunse e la baciò sulla fronte.

-Tesoro. Camilla starà bene. Hogwarts è un posto stupendo, lo sai.-

-Draco… la mia bambina sta crescendo.-

Il biondo annuì.

-Già. La nostra bambina sta crescendo.-

 

 

 

 

 

Ecco il settimo capitolo. Che ve ne pare? A me sinceramente piace. Adoro scrivere di Draco e Camilla. Lui, grande uomo vissuto, che della vita sa praticamente tutto, e lei, giovane ragazzina, ingenua come tutte le ragazzine di undici anni, si incontrano a metà, in quello spazio riservato all’insicurezza che provano tutte le persone. Insomma, in un certo senso sono molto simili.

Comunque, prima dei ringraziamenti devo dire una cosa che mi costa molto dire: purtroppo in questa settimana non sono riuscita a scrivere il capitolo di “Viaggiare incontro al destino”. Domani mattina parto per Londra ed ho avuto molto da fare. Anche per il fatto del terribile attentato. Siamo un gruppo di amiche e abbiamo dovuto vedere se i nostri genitori erano ancora d’accordo a lasciarci andare, poi abbiamo cambiato volo e cose del genere. Oggi sono stata tutto il tempo al computer e qualcosa ho buttato giù, ma di postare un capitolo che non è venuto fuori come volevo proprio non me la sento. Preferisco farvi aspettare ma farvi leggere qualcosa che davvero mi soddisfi. È davvero un peccato che non sia riuscita a scrivere, perché ci tenevo ad aggiornare. Ma purtroppo “Viaggiare incontro al destino” è una ff che scrivo capitolo per capitolo, al contrario di “Our life”, con la quale sono avanti già di qualche chap. Sarebbe molto più comodo se i capitoli che prendono forma nella mia testa si scrivessero già da soli su computer, ma questa è fantascienza. Per ora. Ma non divaghiamo. Tornerò il 6 agosto e sistemerò subito il capitolo. Ah, non sapete quanto mi costa non poter scrivere per tre settimane! Dopo un paio di giorni le dita iniziano a formicolare! Comunque, spero che non mi abbandonerete perché non scriverò per tanto tempo. Mi farò perdonare! =)

Ringraziamenti:

Nikita (pardon se non in tutti i capitoli mi ricordo di scrivere “grazie anche a chi non commenta”. Ma sappi che se anche non commenti a me fa davvero molto, molto piacere che tu legga la mia storia!), Savannah (ciao, carissima! Eheheh sei troppo cattiva con Harry! E mi sa che mi stai contagiando, tra un po’ anche Ginny lo strapazzerà ben benino. E ricordati che quando posterai i capitoli della tua meravigliosa storia, anche se non commenterò perché non avrò un computer, un “fantastico” te lo riservo lo stesso, perché so già che sarà così. E ti prego, ti prego, ti prego, non me ne volere per i vacanzieri!! *-* grazie “me che ti sorride e spalanca gli occhioni”.), valy, mimmyna, patty (come sempre grazie!), super gaia, JessicaMalfoy, bimba88 (la parola “bravissima” va benissimo!!! ^^ Grazie anche a te, un bacio)

Insomma… GRAZIE A TUTTI a chi commenta e a chi no!

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Capitolo 8
*** Grifondoro vincitore ***


VOGLIO TORNARE A CASA

GRIFONDORO VINCITORE

 

 

 

 

 

-Camilla, dove ci mettiamo?- domandò Daniel guardandosi intorno. Lo scompartimento si stava lentamente riempiendo e loro due ancora non si erano seduti.

Lei alzò le spalle.

-Dove vuoi tu, per me è uguale.-

Il ragazzino occupò un posto vicino al finestrino e le fece cenno di sedersi in faccia a lui. Camilla ubbidì, grattandosi la testa, imbarazzata. Per quanto considerasse Daniel un amico, lo aveva visto solamente un’altra volta, oltre a quella. E in quell’occasione si trovavano a Malfoy Manor, quindi lei “giocava in casa”. Adesso, invece, era completamente sola, senza la mamma né il papà, e capiva che tra i due, era lei a saperne di meno su Hogwarts.

Lui la scrutò attentamente.

-A scuola sarà bello.- disse dopo un attimo.

-Lo spero.-

-È così, te lo dico io, non lo devi sperare.-

Lei sorrise.

-Parli come mio padre.-

-E ti da fastidio?- s’informò il ragazzo.

-No, direi di no. Però è strano. Io non parlo in un modo così… formale.-

-Già, l’ho notato. La verità è che sono abituato a parlare come mio padre, che parla come il tuo perché hanno ricevuto la stessa educazione e perché sono stati istruiti allo stesso modo, prima a casa con un precettore e dopo ad Hogwarts, a Serpeverde.-

Camilla si mosse irrequieta sul sedile.

-Sono meno di te, forse?- chiese a disagio.

Lui scoppiò a ridere.

-Non dire sciocchezze, Camilla. Non sono migliore di nessun mago, io. Dei babbani, ma non dei maghi. I maghi sono la mia gente ed io non sono superiore a nessuno della mia razza.-

La ragazzina storse il naso.

-Questo è razzismo, sai?-

-No, non è razzismo. È la realtà: noi siamo superiori della gente senza poteri magici.-

-Non è vero. I miei nonni materni sono babbani, ma io non mi sento affatto superiore a loro. Noi abbiamo i poteri e loro no, ma siamo tutti uguali.-

Daniel ghignò.

-Questa è tua madre.- mormorò piano.

-Mia madre? Che c’entra mia madre?-

-È tua madre che ti ha messo in testa tutte queste cose. Perché tuo padre, Draco intendo, la pensa esattamente come me e come il resto della mia famiglia. E anche tutta la sua famiglia.-

Camilla scosse la testa.

-La famiglia di papà la pensava così ed era cattiva. Erano tutti Mangiamorte, infatti. Papà non è così e non la pensa così. A lui i babbani semplicemente non stanno simpatici, ma non per questo si sente superiore a loro.-

-Sbagli, Camilla. Tuo padre la pensa esattamente come ti ho detto. I babbani li disprezza con tutto il cuore. E poi nella sua famiglia non erano tutti Mangiamorte, sai? C’era quello, il padrino di Harry Potter, il Black.- fece una smorfia. –Sirius Black. Lui non era un Mangiamorte. Cioè, all’inizio si pensava così, ma poi… la conosci la storia?-

-Sì, lo zio Harry me l’ha raccontata. Ma a parte lui, erano tutti Mangiamorte?-

-No. C’era anche Narcissa, la moglie di Lucius Malfoy, che non era una Mangiamorte. Ho letto su qualche libro che non lo era diventata perché era malata, molto malata. Alcuni dicono che è riuscita a dare alla luce Draco per miracolo ed è morta quando lui aveva circa nove anni. I più maligni sussurrano addirittura che Draco non fosse figlio suo.-

Camilla sbuffò.

-Sciocchezze. La mamma di Draco gli voleva bene. Gli aveva lasciato un anello, ma l’aveva Lucius e allora papà è andato a riprenderlo per darlo alla mia mamma. Ora lei ha la fede, ma lo tiene su una collanina d’oro appesa al collo. È bellissimo, con inciso un serpente dagli occhi di brillanti e la scritta Malfoy accanto.-

Daniel sorrise.

-Lo immagino. Quell’anello sarà tuo, lo sai? Quando ti sposerai il tuo fidanzato ti darà il suo anello, ma avrai anche quello, te lo darà Draco.-

Lei arrossì violentemente.

-No, non credo.-

-Io credo di sì. È tradizione. Deve tramandarsi di generazione in generazione. Dovrebbe passare ad un figlio maschio, ma secondo me sarebbe giusto che lo avessi tu. Dopotutto, quando Draco ha chiesto di sposarlo a tua madre, è un po’ come se lo avesse chiesto anche a te, dato che eri già abbastanza grande.-

-Stai farneticando, Daniel. Non sarà mio l’anello di mamma.-

-Non lo avrai solamente se non ti sposerai. E tu vuoi sposarti, vero?-

Camilla si morse il labbro inferiore.

-Non lo so. Cioè, immagino di sì, ma adesso non te lo so dire. Ho così tanto tempo davanti!-

Lui la guardò per un attimo, indugiando sui contorni del suo volto. Era come se la stesse accarezzando con lo sguardo. Sorrise.

-Come sei ingenua, Camilla. È proprio vero che viviamo in mondi diversi. E pensare che basta una persona per distruggere un modo di vivere.-

Lei lo guardò perplessa.

-Che vuoi dire?-

-Che è come se non vivessi con un Malfoy. Vivi con i suoi soldi, ma non con il suo modo di vivere.-

-Non sono i soldi che mi interessano, mi interessa il mio papà!- precisò la ragazzina offesa.

-Certamente, non volevo dire questo. Volevo solo dire che a Draco deve interessare davvero tanto tua madre, perché per adottare la sua ha abbandonato tutta l’educazione che ha ricevuto da piccolo.-

-Oh. Che educazione?-

-Quella tipica dei maghi Purosangue. Quella che sto ricevendo anche io. Se l’avessi ricevuta anche tu, non avresti tanto tempo davanti.-

Camilla inarcò un sopracciglio, scettica.

-Che vuoi dire, che dovrei decidere di sposarmi entro una data precisa?-

-Se sei fortunata, sì. Altrimenti ti potrebbe capitare un matrimonio combinato. A Draco è capitato così. Se non avesse tradito suo padre, avrebbe dovuto sposare Pansy Parkinson.-

-Quella bionda che c’era al matrimonio?- domandò la ragazzina sgranando gli occhi.

-Proprio lei. Sono stati assieme per tutti i sette anni di Hogwarts. Mio padre mi ha raccontato che lei era innamorata veramente di Draco, ma lui no, a lui non interessava.-

-Perché a lui interessa la mia mamma!-

-All’epoca no, odiava la tua mamma.-

-Ma adesso la ama.-

-Adesso sì. Infatti si sono anche sposati.-

Restarono zitti entrambi per un po’. Dopo un attimo Camilla sospirò.

-Se tuo papà ti dicesse che devi scegliere qualcuno da sposare, chi sceglieresti?-

Lui si prese qualche minuto di tempo per riflettere. Abbassò lo sguardo e arrossì leggermente sulle gote. Anche se con il pallore che solitamente aveva il suo viso si poteva al massimo dire che era diventato del colorito che avevano tutte le altre persone in condizioni normali.

-Te, credo.-

Camilla divenne rossa come non mai. Se avesse preso la capigliatura del padre, faccia e capelli non si sarebbero potuti distinguere.

-Me? Perché?-

Lui rialzò lo sguardo e la fissò negli occhi. Verde dentro ambra.

-Perché sei simpatica. E perché sei mia amica, sei una persona che stimo, anche se ti conosco poco. Se dovessi scegliere una persona con cui passare il resto della mia vita, ne sceglierei una con la quale posso parlare. Tutte le altre ragazze che conosco hanno la puzza sotto il naso e capiscono un quarto di quello che dico. Tu, invece, sei diversa.-

La ragazzina sorrise.

-Anche io sceglierei te.- disse, ma Daniel non la sentì, la sua voce venne coperta dal cigolio della porta dello scompartimento che si apriva.

 

 

 

 

 

 

Draco sbuffò per l’ennesima volta, rigirandosi tra le mani il biglietto aereo per le Seychelles, la destinazione del viaggio di nozze.

-Hermione… mi guardano tutti!- sbottò fulminando un’anziana signora che gli stava passando accanto.

-Perché hai quell’orribile broncio sulla faccia, Draco. Dovresti essere felice di passare due intere settimane con la tua mogliettina.-

-Infatti lo sono, ma non capisco perché dobbiamo arrivarci con un… coso dei babbani. Se volevi tanto volare ti ci portavo con la mia scopa, sull’isola. Lo sai che non sopporto di stare in mezzo a questa gente. Perché dobbiamo prendere l’aereo?!-

La mora gli lanciò un’occhiata di fuoco.

-Davvero devo ricordartelo un’altra volta?-

-Sì, dovresti davvero.-

Ginny, seduta lì accanto assieme ad Harry, abbandonò la lettura di un depliant della Sardegna e sbattè la Gazzetta del Profeta di qualche giorno prima in grembo al biondo. Sulla prima pagina troneggiava il titolo:”Decisa la mèta del viaggio di nozze dell’eroe nazionale Draco Malfoy e della moglie Hermione: Seychelles. Alcuni inviati del nostro giornale sono già pronti ad  accoglierli al porto delle Passaporte Internazionali. Sensazionale intervista!”.

-Ecco perché.-

Il ragazzo alzò le spalle.

-Non mi sembra così grave. Se il nostro matrimonio interessa alla gente a me non importa. Al massimo due settimane e qualche pettegolezzo decisamente più succoso occuperà le loro menti. Bastava concedergli qualche minuto d’intervista e poi ci avrebbero lasciati in pace. Sanno benissimo che non amo questo genere di chiacchiere.-

-Se ne fregano di quello che ami o non ami, Draco.- sbottò Hermione. –Gliene frega solo di quello che gli interessa.-

-Sciocchezze. Se dico di lasciarmi stare mi lasciano stare perché hanno paura di me. Dovevi lasciarmi fare, a quest’ora potevamo essere già là.-

Harry si alzò, infilandosi tra i due.

-Andiamo, ragazzi, non litigate per cose di questo genere. Ormai è andata così, Malfoy, non è il caso di discutere. Sarà un’esperienza, no?-

Il biondo scrollò le spalle e si tuffò tra le pagine di una rivista.

-Ma certo, Potter. Non morirò. Ma terrò il broncio per tutto il viaggio.-

La moglie gli si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla coscia, sorridendogli.

-A questo sono abituata, tesoro.-

-Appunto.- sospirò. –Non vedo l’ora di essere là. Voglio godermi la spiaggia, il sole…

-Malfoy, vuol dire che tornerai indietro abbronzato?- domandò Ginny inarcando le sopracciglia.

-Certo che no, piccola Weasley.-

-Potter.- precisò lei, stizzita. Sia Draco che Blaise non tenevano affatto conto del fatto che si fosse sposata. E la cosa le dava un certo fastidio.

-Come preferisci. Comunque, non amo il sole e non lo prenderò. Ma l’aria del mare… quella è un’altra cosa. Se potessi ne imprigionerei un po’ e la spedirei a Camilla. O forse facciamo prima ad andare in vacanza tutti e tre insieme, per una volta.-

Al nome della figlia, Hermione sbarrò gli occhi. Sospirò.

-Chissà che starà facendo, povera piccola.- disse sconsolata.

Harry le sorrise.

-Si starà divertendo, non preoccuparti.- guardò l’orologio che aveva al polso. –A quest’ora la McGranitt li starà radunando per lo Smistamento.-

Draco ed Hermione si guardarono, entrambi con un ghigno.

-Bene, bene, bene.- mormorò lui. –Il momento della verità è arrivato.- si passò una mano tra i ciuffi biondi che gli ricadevano sulla fronte. –Grifondoro o Serpeverde?-

La mora scrollò le spalle, tornando seria.

-Non importa, Draco. Non è una gara.-

Si scrutarono.

-Comunque,- continuò lei. –Grifondoro.-

-È figlia tua, ma l’educazione l’ha ricevuta da entrambi.- mormorò il biondo facendo una smorfia.

L’annuncio che il loro volo iniziava ad imbarcare risuonò nell’aeroporto.

Hermione si avvicinò al ragazzo quel tanto affinché i loro nasi si sfiorassero.

-Vedremo, Malfoy.- sussurrò prima di prendere la borsa ed abbracciare gli amici.

 

 

 

 

 

Radunati in una saletta accanto alla Sala Grande, gli studenti del primo anno si scrutavano l’un l’altro, leggermente agitati. Una professoressa dall’aria austera, che Camilla, grazie ai racconti e alle descrizioni della madre, riconobbe come la McGranitt, Preside nonché insegnante di Trasfigurazione, aveva appena annunciato che lo Smistamento sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti.

Daniel, intanto, si guardava intorno, salutando ragazzi e ragazze con cenni della mano.

-Come fai a conoscere tanta gente?- gli domandò la ragazzina scocciata dal fatto che all’improvviso per lui fosse diventata quasi invisibile.

-Figli di amici di mio padre. Famiglie in vista come Greengrass, Blackblood, Scarlett. Gente che si frequenta alle feste noiose e alle riunioni d’affari, niente di che.-

-E non me li presenti? Sono tuoi amici, no?-

-No, sono miei conoscenti. Comunque, se proprio ci tieni, dopo te li presento. Ora non ne ho voglia. Non prima dello Smistamento.-

Camilla gli lanciò un’occhiataccia.

-Certo, perché dipende tutto da dove finisco io, vero? Loro saranno tutti Serpeverde, come te, e se anche io diventerò Serpeverde, allora me li presenterai. Se sarò una Grifondoro, invece… in quel caso mi lasci da sola, ad arrangiarmi, mentre tu te la spassi con loro.-

Lui scoppiò a ridere.

-Mi chiedo come faccia Draco a sopportarti. Ma anche tua madre è così paranoica?-

-Nessuno è paranoico, nella mia famiglia.- precisò Camilla offesa.

-Tu sì.- le sorrise. –Come puoi pensare che ti lascerei da sola? Non lo farei mai. Ti ho detto che siamo amici. Io non ritiro mai quello che dico.- le diede un buffetto sulla guancia ed abbassò la voce. –Ti ho anche detto che ti sposerei, no?-

La ragazzina arrossì, ma continuò a guardarlo negli occhi. Aveva capito che scherzava. Ridacchiò.

-Sì, l’hai detto. Scusa, non voglio sempre darti addosso, ma tu dici cose così… antipatiche alle volte. Cioè, so che tu non vorresti essere antipatico, ma…

-Lo so, Camilla. Mi conosco e conosco i miei difetti.- la scrutò un attimo. –Presto, se continuerai ad essere mia amica, li scoprirai anche tu. Sono tanti, ma se la nostra amicizia sarà sincera li accetterai. Ed io accetterò i tuoi.- sospirò. –È questo che ci differenzierà dalle persone che conosco qua dentro. Loro sono egoisti, non gliene frega di niente e di nessuno, se non di loro stessi. Tra noi non voglio che sia così. Perché so che tu non sei abituata ad essere così. Io, invece, lo sono, ma non mi piace, non mi piace per niente. Per questo voglio tenerti ben lontana da loro.-

La ragazzina fece cenno di sì con la testa, ravviandosi una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio. Se Daniel diceva che quella non era bella gente, allora lei gli credeva. Anche perché, lì dentro, non sapeva a chi credere, se non a lui.

-Va bene.-

La professoressa McGranitt entrò in quel momento.

-Un po’ di ordine, ragazzi!- disse sbrigativamente, percorrendo la fila e dispensando consigli e rimproveri. –Allora, non appena entrerete vi disporrete in fondo alla Sala Grande. Ascolteremo insieme la canzone del Cappello Parlante e poi io vi chiamerò in ordine alfabetico. Voi percorrerete la Sala e vi siederete sullo sgabello. Vi metterò in testa il Cappello e lui vi smisterà nella Casa che riterrà più idonea alla vostra persona ed al vostro carattere. Fidatevi, sa quello che fa. Riesce a leggervi nel più profondo dell’anima e non sbaglia mai. Una volta smistati, vi accomoderete al vostro tavolo. Finita la cerimonia ci sarà il banchetto e dopo i Prefetti ed i Caposcuola vi accompagneranno ai dormitori della vostra Casa. Vi forniranno la parola d’ordine e tutte le informazioni di cui avrete bisogno. Domande?-

Nessuno osò fiatare, così la donna li condusse davanti al grande portone, spalancandolo.

Camilla entrò con passo indeciso, ma ci pensò Daniel a trascinarla. La prese per una manica e la spostò all’angolo, tenendola vicino a sé.

-Guarda il soffitto.- le sussurrò all’orecchio. Lei spostò lo sguardo verso l’alto e sgranò gli occhi. Una distesa di stelle in un cielo blu scuro li sovrastava.

-Ma… com’è possibile?-

-È incantato.- spiegò lui. –L’incantesimo è tenuto segreto, però.-

-È bellissimo!-

-Puoi dirlo forte.-

La McGranitt gli rivolse un’occhiataccia, costringendoli a zittirsi. Nella Sala Grande calò il silenzio e tutti ascoltarono la canzone del Cappello Parlante. Una volta finita, la professoressa lo raggiunse e spiegò una pergamena.

-Angees, Cathrina.- chiamò in tono sicuro. La sua voce risuonò ovunque, potente e decisa.

Camilla aspettò il suo turno, agitata, perdendosi nelle chiacchiere di Daniel.

-Malfoy, Camilla.- scandì la Preside. Nella Sala si levò un brusio, messo a tacere da un’occhiata severa del professor Piton.

-Forza.- le sussurrò Daniel spingendola leggermente. –Forza.- ripeté facendole l’occhiolino.

La ragazzina percorse la Sala. Le tremavano le gambe eppure teneva la testa alta, come aveva visto  fare a Draco mille e mille volte. Dopotutto, era sua figlia. Arrivò in fondo e si lasciò quasi cadere sullo sgabello. La professoressa le mise in testa il Cappello e lei si sentì immensamente stupida, ma cercò di scacciare il pensiero. Infondo lo avevano messo sia sua madre che suo padre, era necessario.

“Sono brutto e rattoppato, Camilla, ma non sono poi tanto male, ti assicuro” le sussurrò una vocina nella mente. “Le mie decisioni le so prendere molto bene, non ho mai commesso un errore. Quindi, pensiamo a dove metterti.” Passò qualche secondo di silenzio. “Vedo coraggio e caparbietà, dentro di te. Vedo determinazione ed una certa predisposizione per lo studio. Anche molta vivacità, però. Accidenti, sei difficile. Una perfetta Grifondoro. Una perfetta Serpeverde. Una Malfoy, per di più. A questo la gente dà peso. I cognomi contano, è un dato di fatto.” Passò un altro attimo di silenzio. “Sei disposta a rischiare, Camilla?” le domandò il Cappello. Lei rispose mentalmente di sì. Rischiare era una cosa che aveva nel sangue, come tutti quelli che conosceva. Sua madre, suo padre. Entrambe i suoi padri. Harry, Blaise. “Molto bene. Allora… una Malfoy a… GRIFONDORO!”. L’ultima parola era stata urlata, di modo che fosse sentita da tutti. Camilla si alzò, felice di essere stata smistata nella stessa casa di sua madre e di suo padre Ronald. Ma allo stesso tempo era triste. Draco ci sperava. Si sedette al tavolo dei nuovi compagni tra gli applausi generali e guardò verso il fondo della Sala. Daniel la stava cercando con lo sguardo. Sorrideva. Lei ricambiò il sorriso ed aspettò che lo chiamassero.

-Nott, Daniel.- disse la Preside. Lui venne avanti, con la sua solita camminata fiera. Si sedette e passarono pochi attimi prima che il Cappello gridasse Serpeverde. Sospirando raggiunse il suo tavolo. Camilla abbassò lo sguardo. Ecco, ora erano separati. In due Case diverse, due Case nemiche da tempo. Si sentì triste. Posò lo sguardo sull’amico: le stava sorridendo di nuovo. E un po’ si sentì rassicurata.

 

 

 

 

 

Draco ed Hermione erano appena arrivati e si stavano sistemando nella stanza d’albergo, la Royal Suite che si erano concessi come regalo di nozze. La ragazza disfaceva i bagagli con pigri colpi di bacchetta, mentre il biondo era disteso supino sul letto, intento a godersi la morbidezza del materasso.

-Draco, ti prego, dammi una mano.- mormorò Hermione con voce sofferente. –Ci siamo appena sposati e tu già inizi a far fare tutto a me.-

Lui si sollevò su di un gomito e ghignò.

-Astuta, Malfoy, ma non mi freghi. Non vuoi che ti aiuti, anche perché non stai facendo niente se non recitare stupidi incantesimi casalinghi, vuoi solo che non mi addormenti per potermi saltare addosso non appena finito.-

-Oh, sono davvero così trasparente?-

-Per tuo marito sì.-

-Veramente?-

-Certo. Ed è giusto che sia così. Perché, io non lo sono per te?-

Hermione si girò appena e gli sorrise da sopra la spalla lasciata scoperta dalla maglietta troppo larga di Draco che si era messa.

-Lo sei, ovviamente. Mi basta guardarti negli occhi per sapere quello che stai pensando.-

-Sul serio?- domandò il biondo, facendole cenno di avvicinarsi. Lei gettò la bacchetta sul pavimento, incurante del fatto che l’elegante vestito nero da sera che aveva comprato da poco e che stava allegramente fluttuando verso la cabina-armadio fosse anch’esso caduto a terra. Quando furono a pochi centimetri di distanza lui incurvò le labbra fini in un sorrisetto furbo.

-Allora dimmi, Hermione, cosa sto pensando?- le domandò fissandola negli occhi. I suoi, solitamente così azzurri, erano scuriti dal desiderio. Un desiderio che gli attanagliava lo stomaco e che lo coglieva sempre alla sprovvista, sebbene lo provasse da molto, molto tempo. Da quella prima volta in cui l’aveva baciata al Paiolo Magico, fino a quando avevano fatto l’amore nell’appartamento di lei e poi ancora per tutte le volte che erano venute dopo. Ed erano state tante, veramente tante. E quel desiderio non era cambiato, non era mai diventato abitudine. Era aumentato fino al punto che quando lo provava non sapeva che altro fare se non andarla a cercare, sia che lui dovesse finire di lavorare, sia che lei fosse all’università, sia che ci fosse Camilla o qualsiasi altra persona. Ed in quel momento, lo stava provando, forte come non mai.

-Tu stai pensando che mi vuoi.- sussurrò dolcemente Hermione, guardandolo maliziosamente. Sbatté vezzosamente le ciglia. –Oh, sì, tu mi vuoi, tesoro. Vuoi il mio corpo.-

Draco ghignò.

-No, io voglio tutta te stessa, mogliettina.-

-Zitto, non parlare. Non contraddirmi. Altrimenti… mi passerà la voglia di fare quello che voglio fare.-

Lui inarcò un sopracciglio.

-Perché, cosa vorresti fare?-

-Voglio giocare. Voglio fare qualcosa di diverso.-

-Fare l’amore con me ti annoia?- chiese il biondo, anche se era già sicuro della risposta.

-No, fare l’amore con te è la cosa più bella che ci sia, ma oggi voglio farti un regalo speciale. Niente di… particolarmente strano, voglio solo farti impazzire, per una volta.-

-Tu mi fai impazzire sempre. Impazzisco anche solo a guardarti. Ma se vuoi provare qualcosa di nuovo, per me va bene. Cosa vuoi fare?-

-Voglio comandare io.-

Draco schioccò la lingua.

-Ti concedo questo privilegio. Per questa volta. Sta’ pure sopra, se preferisci. Così fai un po’ di ginnastica.-

Hermione cambiò espressione in un istante e si accasciò sul petto del ragazzo.

-Santo cielo, Draco, dovevi proprio farla questa osservazione? Quasi mi fai passare la voglia.-

Lui sghignazzò e le accarezzò sensualmente un braccio.

-Scusa, non volevo. Ma dovrai abituarti, i mariti ne fanno di queste battutine.-

-È per quello che i matrimoni vanno in crisi, perché il marito fa battute del genere, alla moglie passa la voglia e non si fa più l’amore. È questo che vuoi che ci succeda?-

-Assolutamente no. Comunque, non potrebbe mai succedere a noi. Tu sei assatanata ed io un’autentica macchina del sesso. Noi non siamo come le altre coppie.-

La mora gli tirò uno scappellotto sul petto, fingendosi indignata.

-Io non sono assatanata!-

-Oh, sì che lo sei!- esclamò Draco mordicchiandole leggermente il labbro inferiore. –E lo dimostra quello che stavi facendo prima. E gradirei che tu continuassi.-

Hermione non se lo fece ripetere due volte e riprese la sua opera nel punto in cui l’aveva lasciata. Si sollevò leggermente, quel tanto da permettere alle sue mani di percorrere il petto muscoloso del marito. Glielo baciò, partendo dal collo e scendendo verso l’ombelico. Arrivata a quel punto lo accarezzò piano con la lingua, sentendosi soddisfatta ogni volta che riusciva a fargli emettere un gemito. Era così che si sentiva lui, ogni volta che capiva che i suoi gesti stavano procurando piacere alla persona amata? Sì, era così. Tornò a baciarlo sulle labbra, mentre con le mani si dedicava a slacciare la cintura dei jeans. Tolta quella, li sbottonò e tirò giù la zip. A quel punto, Draco non poté più resistere. Con uno scatto di reni invertì le posizioni e si sistemò tra le gambe di Hermione. Adorava quella posizione, il corpo della ragazza sembrava plasmato apposta per accogliere il suo. Se fosse andato a letto con un’altra donna, avrebbe trovato in lei le cosce modellate a quel modo, fatte apposta per poterci appoggiare le sue ginocchia? Avrebbe avuto i fianchi così fini di modo che i suoi gomiti potessero essere messi come li metteva con Hermione? Lui sospettava di no. Sospettava che ormai il suo posto fosse con lei e che con chiunque altra non sarebbe potuto stare, perché quella non sarebbe stata capace di fare l’amore con lui, non sarebbe stata capace di rimetterlo a posto con una battuta quando lui aveva bisogno di quello oppure in grado di stare zitta e di esprimere tutto quello che le passava per la testa con una sola carezza quando lui non desiderava altro che silenzio e tacita comprensione. No, nessun’altra poteva mai essere come la splendida donna che aveva sposato.

Aprì gli occhi e notò che la mora lo guardava contrariata. Ghignò.

-Che c’è?-

-Avevo detto che volevo comandare.-

-Non puoi.-

-Avevi detto di sì.-

-E adesso dico di no. Hermione… ti farò comandare altre volte, te lo prometto. Ma adesso… adesso voglio sentirti così, sotto di me. Ve bene?-

Lei annuì, guardandolo negli occhi.

-Certo che va bene. Va bene tutto.-

Parecchio tempo dopo, quando fu tutto finito, Draco prese un profondo sospiro ed uscì da Hermione, si sdraiò accanto a lei e la strinse al proprio corpo sudato con un braccio. Chiuse gli occhi, rilassandosi. La scarica di piacere che provava facendo l’amore con lei gli richiedeva qualche minuto buono per riprendersi. Quando li riaprì, la ragazza lo stava fissando, sul volto l’espressione pensierosa.

-Hermione… cosa c’è?-

La mora sorrise.

-Niente, mi piace guardarti in questi momenti. I lineamenti del tuo volto si rilassano e ti conferiscono un’aria angelica.-

-Perché io sono un angelo.- precisò lui ghignando.

-Oh, no, gli angeli non ghignano e soprattutto non fanno quelle cose deliziose che abbiamo appena fatto. Non sai fare l’angelo, Draco.-

-E tu non sai fare la bugiarda.- la baciò. –Forza, dimmi cosa ti preoccupa.-

Hermione sospirò. Per una volta avrebbe voluto essere stata in grado di mentirgli guardandolo negli occhi.

-Io… credo di essermi dimenticata di prendere la pillola.- mormorò distogliendo lo sguardo da lui.

Il ragazzo la scostò di un poco, cercando quello stesso sguardo che lei gli aveva appena negato.

-Vuoi dire che…

-Che c’è la possibilità che io rimanga incinta.-

Calò il silenzio. La ragazza si mosse irrequieta nel suo abbraccio.

-Draco… di’ qualcosa, ti prego.-

-Beh…- inaspettatamente, il biondo scoppiò a ridere. Hermione lo fissò, perplessa, e poi si lasciò andare in quell’ilarità. Dopo minuti di risa, entrambi cercarono di riprendere il controllo.

La ragazza tirò un respiro profondo e si voltò a guardarlo.

-Draco, mi vuoi dire cosa ci cavolo ci trovi da ridere?-

Lui scrollò le spalle, sul viso il solito ghigno.

-Niente. Scusa.-

-No, ora me lo dici!- insisté lei.

-Io… senti, io pensavo che tu avessi smesso di prendere la pillola dal giorno in cui ci siamo sposati. È un mese che ogni volta che facciamo l’amore io mi faccio mille e mille elucubrazioni mentali pensando che tu possa rimanere incinta. E adesso mi vieni a dire che è stato tutto inutile perché tu hai continuato a prenderla, la pillola.-

Hermione si passò una mano tra i capelli.

-Sei impossibile, Malfoy! Non avrei mai smesso di prenderla senza dirti niente. Comunque, tu avresti potuto chiedere.-

Lui distolse lo sguardo.

-Non è una cosa da chiedere ad una signora.-

-Figurati, sono tua moglie!-

-Sì, ma… beh… comunque ora non importa, no? La pillola non l’hai… presa.-

-Già.-

Restarono in silenzio per qualche attimo. Non un silenzio teso, ma pur sempre un silenzio che faceva aumentare il peso sullo stomaco di Hermione.

-Draco… se io restassi incinta, cosa succederebbe?- domandò sottovoce.

-Credo che ti gonfieresti come un pallone, che inizieresti ad avere le nausee e a chiedermi di trovarti gelato alle barbabietole e fichi e che dopo nove mesi ci ritroveremmo con un pargoletto. Un bellissimo bambino biondo con gli occhi azzurri.-

-Cretino. Intendevo… ti andrebbe bene? Cioè, saresti felice?- sospirò. –Insomma, lo vuoi un figlio?-

Il ragazzo si prese un paio di minuti per rispondere.

-Hermione… certo che lo voglio un figlio. Eccome se lo voglio. Se devo essere sincero speravo che capitasse il più tardi possibile. Non perché non lo desideri, per carità, semplicemente perché la cosa mi spaventa. Però, se dovesse capitare… beh, non potrei che essere felice.-

La ragazza lo abbracciò, contenta di quelle parole.

-Quindi, Draco, potresti essere pronto ad avere un figlio?-

-Pronto… non credo si sia mai pronti. Cioè, quando hai avuto Camilla non sapevi a cosa stavi andando incontro ed ora lo sai, ma credi davvero di essere “pronta” a tornare a maneggiare pannolini sporchi e ad avere a che fare con strazianti pianti notturni? Non credo che si possa essere “pronti” per un figlio. Io ancora meno, per me sarebbe la prima volta. Però, ti ho già detto, avere un figlio con mia moglie non può che rendermi felice.-

Hermione si strinse al corpo del marito, sospirando.

-Forse hai ragione, Draco. Comunque, niente è detto. Ho dimenticato di prendere la pillola solo una volta, non devo per forza essere rimasta incinta.-

-Ovvio. Dormiamo un po’, ti va?-

Restarono così, abbracciati, e chiusero gli occhi. Il loro sonno, però, fu interrotto da un bel gufo bruno, che bussò alla finestra.

-Oh, no, spero per Potter che non sia un gufo mandato dal lavoro, perché ho detto chiaro e tondo che non volevo essere disturbato per nessun motivo, nemmeno se il Signore Oscuro avesse deciso di risorgere giusto mentre noi…

-Piantala, Mister Lamento, non è di Harry, questo è un gufo di Hogwarts!- esclamò la mora correndo ad aprire. Se veniva dalla scuola non poteva che essere…

-Camilla!- realizzò Draco, scattando anch’esso in piedi. –Che ci dice com’è andato lo Smistamento.- si avventò sulla moglie. –Forza, Hermione, dammi quella lettera! Devo essere io a leggere se è stata Smistata a Grifondoro…- accompagnò la parola con una smorfia. -…o a Serpeverde.-

-E chi lo dice? La figlia è la mia.-

-La figlia è di tutti e due ed io sono il capofamiglia.-

-Errore, in casa nostra non vige la regola del Padre Padrone.-

-Allora devo leggere io perché sono il più curioso. Andiamo!-

Hermione gli cedette la pergamena arrotolata e si aprì in un ghigno.

-Va bene, tanto l’importante è che io ho vinto. È andata a Grifondoro, me lo sento.-

-Ora vediamo.- mormorò il ragazzo, risoluto, liberando la lettera dal cordoncino che la teneva legata a metà. Lentamente, lesse tutto. Una volta finito, spostò lo sguardo sulla moglie. Sorrise.

-Serpeverde.- gongolò.

La mora sgranò gli occhi.

-Non è possibile!- gli strappò di mano la pergamena e lesse tutto d’un fiato.

-Cretino! Sei un idiota, mi hai fatto prendere un colpo! Mio Dio, la mia bambina è una Grifondoro! Non una Serpe, un Grifone!- esclamò esultante. –E, Malfoy, ho vinto io.-

Lui scrollò le spalle.

-Per questa volta. E poi la nostra non era una gara, l’hai detto tu.-

-Stronzate, questa era una gara bella e buona ed ho vinto io! Come sono felice!-

-Sì, sì, va bene. Ora io dormo, così non ti devo sentire per forza. Svegliami per l’ora di cena.-

-Ma certo, dormi e sogna nostra figlia vestita di rosso e di oro! Io vado a vedere com’è la spiaggia.-

Hermione si vestì velocemente ed imboccò la porta. Era mezza fuori, quando sentì il basso richiamo del marito.

-Hermione…

-Cosa?-

-Non prenderla più, la pillola.-

 

 

 

 

 

Grifondoro! Contenti? Volevo far finire Camilla a Serpeverde, sarebbe stata una cosa divertente, ma lo dovevo ad Hermione. E ad Harry. E a Ginny. Insomma, vince la maggioranza. Che altro dire… adoro il mio Draco sempre di più. Me lo sogno di notte. (Ehm… ed il fatto che me lo sogno piuttosto… svestito… non c’entra affatto.)

Ringraziamenti:

Mimmyna, kishal (mi spiace, niente Sabri e Blaise in questo capitolo. Volevo dedicare un po’ di tempo alle due partenze, Draco ed Herm, Camilla e Daniel. Comunque, Blaise e Sabrina saranno i primi che compariranno nel prossimo chap!), savannah (letto il sesto libro? Io l’ho divorato. Molto bello. Anche se… mi ha messo una curiosità enorme! Ha lasciato tutte le cose importanti in sospeso! Vabbè, ci vuole calma e sangue freddo (parole mie, eh!) e si deve aspettare ancora qualche annetto per il settimo libro. Intanto, aspetto il sesto in italiano per vedere se ho capito giusto! ^^), nikita, patty, JulyChan, lilyblack, valy, super gaia, MissBacker, JessicaMalfoy, bimba88 (ah, anche io ho avuto brutte esperienze con pizza e ketchup! Gli inglesi lo infilano dappertutto! E io, ingenua, che lo mettevo solo sulle patatine al McDonald’s!)

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Capitolo 9
*** Voglio tornare a casa ***


VOGLIO TORNARE A CASA

VOGLIO TORNARE A CASA

 

 

 

 

 

Sabrina camminava per il grande parco di Malfoy Manor fissando il laghetto con aria assorta. Hermione aveva ragione, era bastata una settimana a Ginny per calmarsi ed ora erano amiche come prima. Più o meno. La rossa sosteneva di poter far finta che quel bacio non ci fosse mai stato, ma aveva preso a far uscire Harry ogni volta che lei andava a trovarli. Non che le dispiacesse più di tanto, per carità. Sabrina voleva bene ad Harry, ma era con Ginny che preferiva stare e parlare. Considerando soprattutto che per lei era un periodo piuttosto complicato: Harry era riuscito a convincerla ad andare da un medico. Uno di loro, un mago, ma pur sempre un medico. Il fatto che Ginny ancora non fosse rimasta incinta li metteva un po’ in crisi. Sabrina sospirò, pensando che lei non poteva neanche pensare di rimanere incinta perché non solo non era sposata, come Hermione e Ginny, ma non aveva neppure un ragazzo. Già, perché la cosa più simile ad un ragazzo che avesse, era uno che ogni santo giorno se ne stava al capezzale di pazzi maniaci con l’aspirazione di uccidere gente e far risorgere uno che era stato ammazzato giusto dal suo migliore amico. E che non si faceva vedere da parecchie settimane. No, la situazione non era per niente incoraggiante.

Si sedette sulla riva e prese a lanciare i sassolini in acqua. All’improvviso, due mani le coprirono gli occhi. Erano mani forti, sicuramente di un ragazzo.

-Harry, dai lasciami, non è giornata.- sbottò seccata, cercando di scrollarsi di dosso quel rompiscatole.

-Potter, Potter, sempre e solo Potter. Potrei pensare che sia lui l’oggetto dei suoi sogni più segreti.- le sussurrò all’orecchio una voce vellutata.

-Io… Blaise, sei tu?-

Le mani che le bloccavano la vista si tolsero dal suo viso e lei poté distinguere il contorno del ghigno del ragazzo. Le si sedette accanto, evitando accuratamente il suo sguardo.

-Sabrina… ciao. Come stai?-

-Io sto bene, Blaise. E tu?-

-Anch’io. Senti… non mi sono fatto vedere molto di questi tempi perché…

-Sì, lo so, avevi una missione.-

-Come fai a saperlo?-

-Ho… chiesto in giro.-

Il moro scoppiò a ridere.

-Ti sei addirittura informata?-

Sabrina gli rivolse un’occhiata lampeggiante.

-Scusami se ho voluto sapere se tu fossi impegnato ad ammazzare gente o se fossi scappato dopo la nostra notte insieme.-

-Io non ammazzo gente!- precisò lui punto sul vivo.

-Fai finta di ammazzarla.-

-E c’è una bella differenza! Comunque, tu cos’hai fatto nel frattempo?-

-Oh, niente di speciale. Sono uscita, ho conosciuto gente… le solite cose.-

Blaise inarcò un sopracciglio.

-Certo, le solite cose… hai conosciuto gente, sei uscita…- le rivolse un ghigno. –Guarda che io non sono per niente geloso. E comunque non ne avrei motivo, il nostro è un rapporto senza legami, ricordi? Possiamo uscire con chi ci pare.-

-Certo.-

-Ed il fatto che io non esco con nessuno, se non con te, per principio, non ti deve far rifiutare un qualunque invito di qualche giovane dal fisico prestante. Sempre che tu non preferisca tenerti per me. Ma dev’essere una tua scelta, non te lo impongo, naturalmente, e nemmeno te lo chiedo.-

Sabrina strinse gli occhi e arricciò il naso.

-Hai finito con questa sceneggiata? Se tu non sei geloso io non sono la solita ragazzina civetta da prendere in giro, va bene?-

Il moro avvicinò il proprio viso a quello della bionda.

-Va bene. Ora che abbiamo chiarito, che vogliamo a fare?-

Lei annullò la breve distanza che separava le loro bocche e lo coinvolse in un bacio che di casto aveva ben poco.

-Dimmelo tu.-

-Andiamo nei miei appartamenti.-

Si alzarono e correndo arrivarono alla camera del ragazzo. Non erano neanche entrati che lui l’aveva spinta contro al muro e aveva preso a baciarla con foga, recuperando il tempo in cui non aveva avuto quel corpo che lo attirava tanto sotto mano. Sabrina, dal canto suo, iniziò a sbottonargli la camicia, passando la mano su quel petto muscoloso e freddo. Era così bello… doveva assolutamente poterlo guardare. Allungò una mano tastando alla ceca la parete, fino a che non trovò la luce. L’accese e si staccò da lui per osservarlo in tutto il suo splendore, ma la cosa che la colpì non furono i muscoli del moro, bensì l’armamentario che c’era sul letto. Una distesa di coltelli e armi varie. Blaise notò lo sguardo a metà tra il contrariato ed i preoccupato della ragazza.

-Ehi… cosa c’è? Sono stato troppo brusco? È che…

-No, non è per quello.- fece un cenno verso il letto. –Quella roba cos’è?-

Il moro si girò.

-Oh, quello. Sono… credo di doverli definire “i ferri del mestiere”. L’equipaggiamento dei Mangiamorte. Lo stavo mettendo via, quando ti ho vista. Ho lasciato tutto così e sono venuto da te, non sapendo quanto ti saresti fermata. Ora li faccio sparire, stai tranquilla.- assicurò afferrando la bacchetta.

Lei si strinse nelle spalle.

-No… no, fa niente.-

-Fa niente? Cosa c’è adesso?-

-C’è che… senti non mi va di fare sesso dove ci sono quel genere di coltelli, va bene?-

-Guarda che non li uso. Non… non ho mai ucciso nessuno con quella roba. Servono solo per spaventare i babbani, per fare del male si usa la bacchetta.-

-Io sono una babbana e sono spaventata.-

Blaise la fissò con sguardo addolorato.

-Non li userei mai contro di te, Sabrina. E nemmeno contro nessun altro. Credimi.-

-Ti credo, ma… voglio andare a casa, Blaise. Non mi va per niente di stare qui.-

Il ragazzo sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.

-Come vuoi. Beh… allora ciao. Ci vediamo, Sabrina.-

La bionda lo guardò stranita.

-Come, tu non vieni? Pensavo avessi intenzione di… passare un po’ di tempo con me.-

-Sì, ma hai detto che…

-Ho detto che voglio andare a casa, non che ci voglio andare da sola. Ho un appartamento tutto mio, non c’è problema, possiamo… smaterializzarci là. Non c’è pericolo per te, vero?-

Il ragazzo scosse la testa, deciso.

-No, non ce n’è. Credevo che tu non volessi più… Beh, non è così. Forza, andiamo.- le mise un braccio sulle spalle ed insieme scomparvero.

 

 

 

 

 

Hermione sbirciò fuori da dietro la tenda candida della Royal Suite. Draco la raggiunse.

-Sono ancora lì?- domandò bruscamente, quasi grugnendo.

-Sembrerebbe di no, non vedo nessuno. Ma Dio solo sa cosa sono capaci di fare, questi qui.-

Il ragazzo sbuffò.

-E dire che sono tuoi colleghi.-

-Cosa?! Non osare dire una cosa del genere, Draco! Non osare paragonarmi a loro! Io sono una giornalista seria, una che ha studiato e si è laureata all’università con voti eccellenti, non una rompicoglioni che dedica la propria vita a rendere un inferno quella degli altri, sai?! Io sono una giornalista, non ho niente in comune con questi stupidi paparazzi che si appostano dietro ai cespugli per poterci fotografare!- riprese fiato. –Che poi mi chiedo cosa ci sia d’interessante in noi due. Siamo due persone in viaggio di nozze, come ce ne sono tante altre.- si grattò il mento, fingendosi pensierosa. –Oh, no, aspetta. Lo so perché non ci lasciano più in pace. Per quell’articolo della tua cara ex fidanzata!-

Il biondo si girò di scatto.

-Piantala! Piantala, Hermione, con questa storia! Non c’entro, lo sai benissimo! Piantala di metterla come se fosse colpa mia! Sono stato obbligato ad invitarla! E comunque comportarti da ragazzina gelosa non è la soluzione!- si passò nervosamente una mano tra i capelli. –E che cazzo!-

La ragazza sospirò, lasciandosi scivolare sul pavimento. Prese in mano il Settimanale delle Streghe, che giaceva accanto a lei. Buttò un occhio sull’articolo in prima pagina e si ritrovò a dover reprimere un brivido.

“ELOGIO A DRACO MALFOY” era il titolo. “Draco Malfoy era il mio promesso sposo, quando eravamo a scuola. I nostri padri si conoscevano, eravamo nella stessa Casa, Serpeverde, e sembrava che tutto stesse andando per il meglio. Poi, è arrivata Hermione Granger.” L’articolo iniziava a quel modo. Seguiva un resoconto dettagliato del rapporto di amore che Draco aveva con Pansy ed uno altrettanto preciso del rapporto di odio che invece aveva con Hermione. Poi si raccontava di come il ragazzo si fosse progressivamente staccato dalla fidanzata dell’epoca e dalla famiglia e di come si fosse ritrovato a sconfiggere il Signore Oscuro combattendo al fianco di Harry Potter. Veniva elogiata la sua bravura nel capire dove stesse il “giusto” e dove lo “sbagliato”. Dopo, si passava ad ammirare il suo corpo. “Io l’ho incontrato al suo matrimonio e posso garantire che Draco è ancora in perfetta forma, sebbene qualche anno sia passato anche per lui e che si sia ritrovato a dover badare ad una nuova fidanzata e ad una figlia illegittima. Ma la domanda che ci facciamo noi streghe è: ora che si è sposato, si preoccuperà ancora della condizione fisica o si lascerà andare? Noi ci auguriamo che continui a mantenersi così com’è perché se la moglie può apprezzarlo per la sua gentilezza e docilità, noi preferiamo ricordarlo crudele e tenebroso e continuare ad ammirare il suo splendido corpo.” Alla fine, costituita da un ghirigoro che occupava quasi un quarto di pagina, c’era la firma: “Sempre vostra, Pansy Parkinson”. Naturalmente tutto l’articolo era guarnito da foto di lei e Draco insieme, al Ballo del Ceppo, e da altre foto, che ritraevano il biondo ai tempi della scuola con indosso la divisa da Quidditch che salutava allegramente in sella alla sua scopa o che coglievano il suo sorriso di circostanza quando ritirava un qualche premio assieme ad Harry. Nessuna dove ci fosse anche Hermione, nessuna del matrimonio.

Appena l’aveva letto, pochi giorni prima, mentre si godeva un massaggio fatto da Dana, la massaggiatrice professionista dell’hotel, aveva praticamente avuto un infarto. Aveva chiamato Draco e glielo aveva fatto vedere. Lui era rimasto altrettanto scioccato e aveva giurato di non saperne niente. L’episodio si era concluso così e non ci sarebbe neanche dovuto essere motivo di litigare se, quella sera stessa, dei fotografi non li avessero seguiti per tutto il parco smaniando per qualche foto. Da due giorni la loro vacanza si era trasformata in un incubo.

Draco le si sedette accanto, guardandola dispiaciuto.

-Scusami, non volevo urlarti contro.-

-Lo so, lo so, nessuno dei due li sopporta più questi qui. Sai cosa ti dico? Dobbiamo affrontarli. Forza, usciamo e diciamogli che devono lasciarci stare!-

Lui scattò in piedi, saltellando per scaldare i muscoli.

-Dici davvero?-

-Sì. Ma la situazione la mettiamo a posto con il dialogo, mi raccomando, quindi tieni a freno i tuoi istinti.-

-Certo, certo.- le passò un prendisole azzurro e la sospinse fuori dalla porta. –Ora ce ne liberiamo, sta’ tranquilla.-

Non appena furono usciti, i flash cominciarono a scattare all’impazzata. Una ventina di persone gli furono addosso, chiudendoli a cerchio.

Draco strinse pericolosamente gli occhi. Sguainò la bacchetta, puntandola a turno sui fotografi.

-Va bene, questa è guerra. Vi do tre minuti per sparire, dopo userò la magia. Non sono una persona paziente e con cui si può parlare, dovreste saperlo. Quindi se dico una cosa la faccio, intesi?-

-Oh, suvvia, Draco. Lo faresti davvero?- chiese una voce sensuale proveniente da dietro le loro spalle. I coniugi Malfoy si girarono insieme, ritrovandosi davanti una splendente Pansy Parkinson stretta in un mini bikini nero guarnito da diamantini che valevano una fortuna l’uno.

Il biondo ghignò. Quella ragazza era…

-Impossibile, Pansy. Sei impossibile.- disse piano, con voce dura. –Cosa vuoi dalla mia vita, si può sapere?-

Lei gli lanciò un’occhiata significativa.

-Quello che voglio non posso averlo.- rivolse un sorriso finto ad Hermione. –Quindi mi accontenterò di un’intervista. Sempre che la tua mogliettina cara sia d’accordo.-

-Un’intervista? E poi ci lascerai in pace?-

-Sì.- sbatté vezzosamente le ciglia e si aprì in un sorrisino innocente. –Te lo prometto.-

Draco si voltò verso Hermione.

-Tesoro… per te va bene?-

La mora incrociò le braccia al petto.

-Solo se posso assistere.-

Pansy annuì.

-Oh, ma certo. Se non ti fidi di lui…

-È di te che non mi fido, stupida.-

La bionda li condusse ad un bungalow e li fece entrare. Fece accomodare Draco su una sedia e gli si parò davanti.

-Allora, signor Malfoy, è pronto?-

-Sì, sono pronto. Muoviti Pansy, non voglio restare in tua compagnia più del tempo necessario.-

-Va bene. Prima domanda: sua moglie è una ex Grifondoro e discende da babbani. Considerando che lei ha sempre odiato questo genere di persone, come ha fatto a sposarla?-

-Ci siamo innamorati e poi sposati. Che Hermione sia stata una Grifondoro o che discenda da babbani è una cosa futile, che non interferisce affatto con i sentimenti che provo per lei.-

-Molto bene. Seconda domanda: come si sente ad avere una figlia illegittima?-

-Estremamente bene.-

-Quindi i vostri rapporti sono buoni? Non le interessa che sia stata concepita con un altro, precisamente con Ronald Weasley, suo acerrimo nemico con Harry Potter ai tempi della scuola? Tra lei ed il signor Weasley, comunque, non corre buon sangue, o sbaglio?-

-No, i miei rapporti con Weasley non sono affatto buoni perché non lo apprezzo particolarmente come persona e la cosa è reciproca. I miei rapporti con Camilla, invece, sono bellissimi. La amo come se fosse figlia mia. Il fatto che sia stata concepita con un altro uomo non mi crea particolari problemi e comunque non mi riguarda, dato che quando Camilla è nata tra me ed Hermione c’era odio profondo, come mi hai ricordato tu un minuto fa.-

-Ma certo. Ultima domanda.- gli si avvicinò di qualche passo e prese a strusciarglisi addosso. Draco rimase immobile, rigido, con lo sguardo duro, mentre Hermione, in fondo alla stanza, trattenne un gemito arrabbiato. –Lei è fedele, signor Malfoy? Resiste anche alle donne belle ed eccitanti? Anche a me? Ricorda come stavamo bene insieme? Com’era fare sesso con me? Lo ricorda?-

Lui le appoggiò le mani sui fianchi e la spinse lontano da sé.

-Lo ricordo, Pansy. Ricordo come facevamo sesso e ricordo che oltre a quello non c’era assolutamente niente. Ricordo tutto, Pansy. E sai cosa ti dico? Ti dico che è un brutto ricordo. Ti dico che non lo posso e non ti posso nemmeno paragonare ad Hermione. Perché lei è perfetta, lei è tutto quello che io possa desiderare.- si alzò di scatto. –Ed ora che hai avuto la tua intervista, vattene e lasciami in pace. Non esiterò ad usare la bacchetta se tu dovessi importunare ancora una volta me od un altro componente della mia famiglia. Hai capito?-

La bionda gli rivolse uno sguardo annoiato.

-Sì, Draco, ho capito.- si girò e dedicò un ghigno ad Hermione. -Hai sentito, Granger? Sei perfetta.-

La mora le si avvicinò, un’espressione che non prometteva nulla di buono dipinta sul volto.

-No, Parkinson, non sono perfetta. Vuoi sapere cosa sono? Sono molto, molto arrabbiata!- e prima che l’altra potesse dire qualsiasi altra cosa Hermione le assestò un potente cazzotto sul naso. Non appena si fu accorta del gesto, si portò una mano alla bocca e sgranò gli occhi.

-Oh mio Dio.- riuscì solamente a mormorare. Draco scoppiò a ridere. Raggiunse la moglie e le mise un braccio sulle spalle, mente un nugolo di fotografi accorreva in aiuto di Pansy con fazzolettini e bacchette.

Il biondo condusse fuori la moglie e la abbracciò stretta.

-Per fortuna che hai detto “la situazione la mettiamo a posto con il dialogo”!-

-Guarda che le è andata ancora bene, potevo usare la bacchetta e farle molto più male!-

-Credo che avrebbe preferito una Avada Kedavra al posto di quel cazzotto, sai? Ora lei hai rovinato il naso e rimetterselo a posto le costerà parecchio.- si concesse una risatina sarcastica. –Non è cambiata affatto, avevi ragione. Anzi, è diventata più spregevole. Io, invece, pensavo che un minimo fosse migliorata.-

-L’aspetto non è tutto, Draco. È migliorata esteticamente, ma dentro è rimasta marcia. Non tutti sono come te.-

-Accidenti, Lady Malfoy. Mi ha fatto un bel complimento!-

-Non farci l’abitudine.-

Si sorrisero e poi il biondo sospirò.

-Cosa vuoi fare adesso? Immagino che restare qui proprio non ti vada. Se vuoi posso provare a vedere se in un altro albergo…

-No. Torniamo a casa, Draco. Voglio tornare a casa. Ormai questa vacanza è distrutta.-

-Come preferisci, Hermione. Comunque ci rifaremo. Te lo prometto.- la prese per mano e si smaterializzarono.

 

 

 

 

 

Camilla sbatté la borsa piena di libri sul letto a baldacchino dalle coperte rosse e oro e si lasciò cadere su di esso a peso morto. Non ce la faceva più. Era appena finita la seconda settimana di scuola e già odiava Hogwarts. Cecilia, una sua compagna di stanza, le si avvicinò titubante.

-Camilla? Cami, cosa c’è?-

La ragazzina si tirò su e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

-Niente, Ceci, lascia stare. Non ho niente.-

-Lezione con la Sellar?- le domandò comprensiva l’amica.

-Proprio lei. Non la sopporto! Chi glielo dice che sono il genio di Difesa contro le Arti Oscure?-

-Se lo immagina. Sei la figlia di Draco Malfoy e vivi con lui e con Harry Potter, i salvatori del mondo magico. Probabilmente pensa che tuo padre ti abbia già insegnato tutto.-

-Invece non è così! Mio padre non mi ha insegnato niente di particolare! Non vedo come mai debba essere trattata diversamente dagli altri! E poi scusa, io sono della sua Casa, dovrebbe incoraggiarmi, non mettermi in difficoltà!-

Cecilia le accarezzò gentilmente una spalla.

-Infatti non è giusto per niente. Secondo me la Sellar è gelosa perché tu stai in manica al professor Piton. Le sembra che lui le stia rubando un’allieva.-

Camilla ridacchiò.

-Non dire sciocchezze, Ceci, il professor Piton mi tratta come tratta tutti gli altri.-

-Oh, questa è bella! Ti tratta come tutti gli altri Serpverde, non come tutti gli altri!-

-Beh lui ha buoni rapporti con mio padre e…

-Non ti devi giustificare con nessuno, lascia stare. Tu stai particolarmente simpatica a Piton, altri studenti ad altri prof. È così che va. Comunque, per quanto riguarda Difesa… io credo che tu glielo debba dire alla Sellar. Non può chiederti cose che ancora non abbiamo studiato.-

-Oh, hai perfettamente ragione, Cecilia. Ma sai come sono, sono timida!-

-Beh… potresti chiedere al tuo amico di Serpeverde!- sussurrò l’amica sghignazzando e strizzandole l’occhio.

-Cecilia! Non vedo perché dovrei chiedere a Daniel.-

-Perché così potreste passare un po’ di tempo insieme, tu e lui per i corridoi bui di Hogwarts, da soli…

Camilla spalancò la bocca.

-Cecilia, insomma! Piantala di insinuare queste cose! Io e Daniel siamo solo amici, te l’ho già detto! Anzi, migliori amici!-

-E da quando?-

-Da martedì. Mi ha detto che io sono la sua più grande amica, la migliore!-

-Vedi, fa le cose in fretta. Due settimane che siete a scuola e già passa da “amica” a “migliore amica”. Tra un po’ sarete fidanzati, fidati di me!-

-Non dire sciocchezze! Quando due sono migliori amici lo restano per tutta la vita, il loro rapporto non cambia.-

-Sì, certo, guarda cos’è successo ai tuoi genitori! Erano migliori amici e poi hanno avuto te!-

-E poi hanno litigato, infatti. I migliori amici non si possono fidanzare, non va bene!-

-Se lo dici tu… Ma in tutta sincerità puoi dire che non hai mai pensato a come sarebbe… baciare Daniel?-

La ragazzina scosse violentemente la testa.

-No, mai! Non… non mi interessano certe cose! Che schifo!-

-Sì, certo, certo! A chi la vuoi dare a bere?-

-Cecilia, se continui a dire cose del genere giuro che non ti parlo più! Ora andiamo a cena, così chiudiamo questo orripilante discorso.-

-Okay, andiamo.- acconsentì Cecilia. –Ma questo “orripilante discorso” non finisce qui, mia cara amica!-

Lasciarono la Sala Comune e si avviarono verso la Sala Grande, dove la cena stava per essere servita. Si accomodarono al tavolo di Grifondoro, assieme ai compagni di Casa. Camilla salutò Shirley, la figlia di suo zio Bill, e si servì della pasta al forno. Come tutte le sere, il suo sguardo andò al tavolo di Serpeverde. Daniel stava chiacchierando animatamente con una compagna, una certa Sally, una bellissima ragazza bionda del secondo anno. Erano sempre insieme, constatò storcendo il naso. Intercettò lo sguardo di Cecilia e scosse impercettibilmente la testa. Non era vero, non era assolutamente gelosa. Solo le dava fastidio che qualcun’altra instaurasse con il ragazzo un rapporto di amicizia come quello che avevano già loro due. Insomma, era lei che era arrivata ad Hogwarts conoscendo già Daniel. Era il suo amico! Smise di guardare e si concentrò sul cibo. Ingurgitò in tutta velocità quello che aveva nel piatto. Preferiva nettamente andare in biblioteca a finire la ricerca di Trasfigurazione piuttosto che guardare “quella là” che faceva la civetta con il suo amico.

Il ragazzo alzò lo sguardo giusto in tempo per vederla lasciare la stanza tutta impettita. Si scusò con la compagna e seguì l’amica con passo lento e strascicato. Tanto sapeva dove stava andando. Erano un paio di giorni che si comportava in modo strano, lasciando la Sala nei momenti più improvvisi. Forse Hogwarts non le piaceva come lui si era augurato.

Arrivò a destinazione e sorrise alla bibliotecaria.

-Buonasera, Madama. Mi saprebbe dire dov’è la signorina Malfoy?-

-Buonasera a lei, signor Nott. Camilla dovrebbe essere al tavolino all’angolo.- sorrise. –Dove si metteva sempre la signorina Granger. Oh… Malfoy, volevo dire.- tornò ad assumere lo sguardo severo. –Se dovete parlare fatelo sottovoce o uscite, però. Qui c’è bisogno di silenzio.-

-Certo, Madama.-

Si avventurò per gli scaffali colmi di tomi polverosi e quando la vide cercò di fare il meno rumore possibile. Lei era di schiena, non si era accorta di nulla. Le coprì gli occhi e sussurrò un “chi è?”.

-Daniel, so che sei tu.-

Il ragazzo si accomodò sulla sedia di fronte e lei.

-Come mai hai mangiato tanto in fretta?-

-Devo finire questa cosa.- spiegò Camilla facendo un cenno verso la pergamena sulla quale stava scrivendo.

-Ma è per lunedì!-

-E allora?-

-Allora hai tutto il weekend per farlo, perché proprio durante l’ora di cena?-

-Così, perché mi andava. Tu, invece, perché sei venuto qui? Credevo che fossi impegnato.-

Daniel scrollò le spalle.

-Mi sono liberato. Ti ho vista salire e ti ho seguita.-

Camilla sorrise.

-Non è carino seguire le presone.-

-Dipende dal fine che spinge una persona a seguirne un’altra. Io ti ho seguita perché il venerdì non abbiamo lezioni in comune e quindi oggi non ti ho ancora parlato. In questo caso, quindi, seguirti per vedere come stavi e se avevi bisogno di qualcosa è stata una cosa carina.-

-Se lo dici tu… comunque non mi hai chiesto né come sto, né se ho bisogno di qualcosa.-

-Come stai? Hai bisogno di qualcosa?-

-Sto male e vorrei che tu lanciassi una fattura sulla Sellar.-

Lui parve contemplare l’idea.

-Sì, si può fare.-

-Daniel!- lo riprese bonariamente la ragazzina.

Lui sghignazzò.

-Scusa, ma neanche a me sta troppo simpatica quella lì. Questa settimana e ha già tolto non so quanti punti a Serpeverde! E solo perché Davids ha lanciato per sbaglio una Fattura Gambemolli su una Tassorosso che alzava continuamente la mano. Comunque, qual è il problema?-

-Il problema è che, siccome sono figlia di Draco Malfoy, pretende che io sappia già tutto di Difesa. Invece io ne so quanto gli altri: zero.-

-Beh… dovresti dirlo alla Preside.-

-Figurati! Così passo subito per la ragazzina spiona!-

-Se continui a venire tutte le sere in biblioteca passi per la ragazzina secchiona e non so cosa sia peggio.-

-Sei molto gentile!- sbottò offesa Camilla.

-Lo dico per te. Comunque, se vuoi un mio consiglio dovresti dimostrare di saper rispondere a tutte le domande e di saperne addirittura più di lei.-

-Oh, certo, semplice se io fossi un genio!-

-Smettila con tutto questo sarcasmo, assomigli così tanto a tuo padre che mi fai venire i brividi. Comunque, basta studiare. Posso aiutarti io, se vuoi.-

-Credi davvero che potrei diventare più brava di una professoressa?-

-Non più brava, solo che potresti saperne abbastanza per rispondere correttamente a tutte le sue domande e dimostrarle che non sei una persona dalle quale conviene prendersi gioco. Si può fare, Camilla. Ci stai?-

La ragazzina sorrise entusiasta.

-Certo che ci sto!-

-Perfetto. Iniziamo lunedì, dopo le lezioni del pomeriggio. Adesso occupiamoci dell’altro problema.-

-Quale altro problema?-

-Mi hai detto che stai male. Quello è un problema che dobbiamo risolvere. Cos’è che ti potrebbe far stare meglio?-

-Tornare a casa.- rispose lei sicura, senza indugiare un secondo.

-Oh. Mi spiace, ma la cosa non si può fare. Altro?-

Camilla arrossì e abbassò lo sguardo.

-Ci sarebbe un’altra cosa… ma non voglio che tu la faccia.-

-Andiamo, Camilla, come faccio ad aiutarti se tu fai così? Forza, dimmi cos’è.-

-No, mi vergogno!-

-Di me? Ti vergogni di me? Che sciocca.- mormorò Daniel dolcemente.

-Non sono sciocca! È solo che… è una cosa da bambini.-

-Non importa, se ti fa stare meglio.- insistette il ragazzo.

-Ve bene. Allora… ecco, mamma mi… racconta sempre una storia, quando sono triste.-

-Una storia. E io che pensavo che mi dovessi mettere in mutande e ballare sul tavolo o qualcosa del genere. Posso raccontarti benissimo una storia. È una precisa o…

-No, se ne inventa una diversa ogni volta.-

-Bene. Adesso appoggia la testa sul tavolo e rilassati. Stai per ascoltare la storia migliore del mondo!-

 

 

 

 

 

Ginny ed Harry erano nel grande parco del San Mungo, seduti su una panchina. All’improvviso, la ragazza balzò in piedi, facendo sussultare il marito.

-Ginny, tesoro…

-Sono pronta, Harry. Pronta ad entrare. Andiamo.-

Lui la guardò e si alzò lentamente.

-Sei… sicura?-

-Sicurissima.-

-Questa volta davvero?-

Era già la sesta volta che si ripeteva la stessa scena: si alzavano, camminavano mano nella mano fino alla porta, stavano per entrare e lei si nascondeva tra le sue braccia, pregandolo di non odiarla e dicendogli che proprio non ce la faceva ad andare avanti.

-Questa volta davvero!-

-Guarda che possiamo anche tornare a casa. Dopotutto la mattina dopo il matrimonio di Hermione avevamo stabilito di aspettare fino a novembre. Per me non c’è problema, Gin, davvero!-

-Lo so, Harry, ma voglio farlo! Devo… sapere.-

-Bene.- risolutamente strinse la sua mano dentro la propria ed insieme si incamminarono verso la porta. Trascinandola leggermente riuscì anche a farla entrare. La rossa sospirò.

-Okay, siamo dentro.-

-Sì, siamo dentro. Andiamo avanti?-

-Avanti. Avanti a tutta birra, andiamo avanti.-

Mano a mano che procedevano per il corridoio Ginny si sbracciava a salutare i colleghi ed Harry pensò che fosse soprattutto per prendere tempo. Si chiese se non fosse il caso di insistere per andarsene da lì. Magari per portarla a fare spese o a mangiare in un ristorantino elegante. Sua moglie era estremamente agitata e lui odiava vederla così e non poter fare niente. Ma Ginevra era tremendamente testarda e quando si metteva in testa una cosa, anche se ci metteva parecchio tempo, la portava a termine. Arrivarono al reparto Maternità e si fermarono davanti alla giovane aiuto Medimaga.

-Posso esservi utile, signori Potter?- domandò questa sorridendo gentilmente.

-Sì. Noi… avevamo un appuntamento con la Medimaga Celestina Stanford.- rispose Harry continuando a stringere la mano della moglie.

-Certo. Credo che stia visitando, vado a vedere tra quanto tempo sarà libera. Aspettatemi qui, prego.-

Sparì dietro l’angolo e tornò poco dopo comunicando che ci sarebbe voluto più o meno un quarto d’ora. Harry e Ginny presero posto nella sala d’aspetto. La ragazza fissava seccata le madri che dai poster appesi alle pareti la salutavano, stringendosi al petto i loro bei bambini ancora in fasce.

-Devo dire ad Andreas di toglierli, questi benedetti cosi. Alle donne che hanno il mio stesso problema non piacciono affatto, sai?-

Lui alzò lo sguardo dalla rivista che aveva in mano.

-Immagino, tesoro.-

-Già… beh, domani glielo dico, sta’ sicuro!-

Prese anche lei una rivista e si mise a leggere. Dopo una decina di minuti che erano lì la ragazza di prima fece capolino.

-Signor Potter, signora, la Medimaga vi attende. Seguitemi, prego, vi accompagno.-

Ginny le rivolse un’occhiata di fuoco.

-Io lavora qui, carissima, conosco la strada.-

L’altra sembrò spiazzata da una risposta tanto brusca, ma riprese subito il controllo.

-Ma certo, mi scusi.-

Harry si alzò e tese una mano alla moglie.

-Allora andiamo?-

-Certo che andiamo.-

Il moro si avviò alla porta, ma non sentendo altri passi oltre ai suoi si bloccò.

-Ginny…

-Andiamo, andiamo.- lo guardò. –Andiamo a casa, per favore.-

Harry corse ad abbracciarla.

-Oh, tesoro, mi dispiace così tanto!-

-Lo so, lo so. Prima o poi ce la farò a superare questo blocco mentale, vedrai. Mi serve solo… tempo. Non avercela con me.-

-Non ce l’ho con te, Gin.-

Le stampò un bacio sui capelli e si smaterializzarono.

 

 

 

 

 

Che dire? Non tutti sono felici e contenti, insomma. Però, in fondo, per stare bene, servono soprattutto l’amore e l’amicizia. E queste sono le uniche due cose che ai nostri eroi non mancano!

Ringraziamenti: mimmyna, patty (eh, un piccolo Drachetto Drachettino… bella idea, bellissima idea… vedremo! ^^), valy (viaggio di nozze piuttosto incasinato… ma il viaggio di nozze dei Malfoy poteva mai essere tranquillo e pacifico? Mi pare ovvio di no^^), minako-chan (mi considero privilegiata, onorata e molti altri –ata! Grazie, grazie, grazie!!!), bimba88 (Daniel e Camilla… sono troppo carini, vero! Ma lei è un po’ addormentatina, non so se ci scappa la love story… staremo a vedere!^^), MissBecker………….THANK YOU VERY MUCH!! (visto che quasi un mese in Inghilterra è servito a qualcosa? =p

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Capitolo 10
*** Feste di Halloween ***


HALLOWEEN E SORPRESE

FESTE DI HALLOWEEN

 

 

 

 

 

Camilla si avvicinò alla cattedra con passo sicuro, non mollando lo sguardo della professoressa. La scrutava negli occhi, come Daniel le aveva consigliato di fare. Stava per scoprire se avesse fatto progressi con Difesa contro le Arti Oscure oppure se proprio non fosse portata per la materia e dovesse rinunciare ad un Eccellente, voto che invece aveva in tutte le altre materie.

La professoressa Sellar le rivolse uno sguardo penetrante.

-Si è fatta aiutare, signorina Malfoy?-

-Perché, professoressa?-

-Perché questo è un ottimo compito. Ha visto che può darmi quello che le chiedo?- le sorrise, per la prima volta dall’inizio dell’anno. –Ho fatto bene a spronarla?-

Camilla ricambiò il sorriso.

-Sì, ha fatto bene. Io… pensavo di non starle simpatica.-

-Non lascio che simpatia ed antipatia interferiscano con l’insegnamento. Ma lei, comunque, non mi sta affatto antipatica. Volevo solo che sfruttasse al massimo le sue capacità.-

-Beh… grazie. Però non ho studiato da sola, mi ha aiutato un amico. Daniel Nott, di Serpeverde.-

-Certo. Un ottimo elemento, se non fosse per la sua brutta abitudine di criticare ogni cosa che viene detta.-

-Ah, è fatto così. Ora… io andrei, professoressa. Grazie di tutto.-

-Certo, cara, vada pure.-

-Arrivederci.-

Uscì dall’aula e si buttò tra le braccia di Cecilia, che l’attendeva fuori.

-Allora?-

-Allora ho preso Eccellente! Mi ha anche fatto i complementi! Ha detto che ho fatto un ottimo lavoro!-

-Perfetto. Visto che non dovevi buttarti giù? E poi…- le sue labbra si incurvarono in un grazioso sorriso malizioso, per quanto potesse essere malizioso il sorriso di una ragazzina di undici anni piuttosto sveglia. -…ora hai una scusa per ringraziare Daniel come si deve! Se capisci cosa intendo.-

L’amica le lanciò un’occhiataccia.

-La vuoi finire con questa storia? Non ti sopporto più, insomma! Quante volte te lo devo dire? Io non voglio assolutamente baciare Daniel! Non voglio che sia il mio ragazzo, va bene? Non so più come fartelo capire.-

-Va bene, va bene. È solo che non capisco come faccia a non piacerti. Dopotutto è molto carino.-

-Sì, ma è un amico. E poi non voglio trovarmi un ragazzo così, subito. Non… insomma, ci sono cose più interessanti dei ragazzi.-

Cecilia scrollò le spalle.

-Se lo dici tu.- mormorò seguendo con lo sguardo un biondo Corvonero che passava di lì. –Non capisco come facciano a non interessarti. Sono così… affascinanti. E poi io ho scommesso con Mary che avrei dato il mio primo bacio entro la fine dell’anno. Quindi, devo darmi da fare a trovarmi un ragazzo.-

Camilla roteò gli occhi.

-Una vittima, vorrai dire.-

-Chiamalo come vuoi.-

-Ma scusami, se tu devi trovarti un ragazzo, perché rompi tanto l’anima a me?- la fissò negli occhi verdi per qualche istante. -Mica ti piacerà Daniel, vero? È per questo che continui a parlare di lui, che continui a fissarlo. Non lo fai per me, lo fai per te!-

A quell’affermazione vide l’amica arrossire per la prima volta da quando l’aveva conosciuta.

-Oh, per la barba di Merlino, è così! Non ci credo, Daniel ti piace! Il mio amico Daniel!-

-Ti… dispiace?-

-Ah… no. Cioè, meglio tu che quella Sally! Ma cosa hai intenzione di fare? È lui che vuoi baciare?-

Cecilia si strinse nelle spalle.

-Se fosse possibile.-

-Bhe… vuoi che gli chieda qualcosa? Non so, se tu a lui piaci?-

-Dipende. Lo farai con tatto?-

-Ovvio. Così, poi, puoi invitarlo alla festa di Halloween.-

-Va bene. Vai adesso?-

-No, lo vedo stasera. Prima del coprifuoco andiamo in giardino perché mi vuole far vedere un fiore che ha scoperto. Dice che è molto raro o qualcosa del genere. Mi chiedo come possa un maschio interessarsi ai fiori.-

Camilla si avviò per il corridoio. Cecilia la seguì, guardandola sconsolata. Come faceva un maschio ad interessarsi ai fiori? Ovviamente non era ai fiori che si interessava.

 

 

 

 

 

Draco stava spiegando ad un elfo domestico dove avesse sbagliato con il cocktail che gli aveva chiesto, quando Blaise entrò trafelato nello studio. Si accomodò sul divanetto di pelle nera ed attese che l’amico avesse finito torcendosi le mani.

Il biondo congedò l’esserino verde e si dedicò al ragazzo.

-Blaise, come mai quella faccia?-

-Ho invitato Sabrina alla festa di Halloween.-

-Alla festa di Halloween che facciamo qua a casa?-

-No, a quella che facciamo nel covo dei Mangiamorte.- sbuffò. –Ovvio, a quella che facciamo qua.-

-Non c’è bisogno che tu sia così acido. Comunque hai fatto una cosa inutile, era già invitata. Prima di essere la ragazza che tu ti porti a letto è la migliore amica della padrona di casa, casomai te ne fossi dimenticato.-

Blaise si massaggiò le tempie.

-Lo so che era già invitata, ma io le ho chiesto di venirci con me.-

L’altro ragazzo si sedette sulla scrivania.

-Ancora non capisco. C’è una festa, siete invitati entrambi… ovvio che sarete insieme.-

-No, Draco, non è ovvio!-

-Senti, Balise, non fare la donnina isterica con me! Spiegami o vattene, non ho tempo da perdere!-

Il moro sospirò, prendendo fiato.

-Va bene, ti spiego. Io e Sabrina non stiamo insieme. Abbiamo un rapporto che non ci lega l’uno all’altro. Saremo insieme alla stessa festa, nella stessa stanza, ma volendo lei potrebbe dedicarsi a flirtare con un altro. Ed io non potrei dire niente. Quindi, chiedendole di venirci con me, le ho chiesto di non essere più “io e lei”, ma di essere “noi”. Capisci?-

-Ora sì, ma non vedo il problema.-

-Il problema è che… oh, cazzo, è come se fosse il nostro primo appuntamento.-

-Santo Merlino.- borbottò Draco. –Santo Merlino.- ripeté scoppiando a ridere. –Gli adolescenti hanno il “primo appuntamento”, Blaise. Gli uomini adulti, e tu dovresti rientrare in questa categoria, non pensano a queste cose. Escono insieme, punto e basta. Inoltre, tu e Sabrina andate a letto insieme da almeno un paio di mesi. Questo non sarebbe il primo appuntamento.-

-Certo che lo è. È la prima volta che ci facciamo vedere insieme da qualcuno e che non siamo chiusi in una stanza. Non so come comportarmi.-

-Comportati come tutte le altre volte in cui state insieme.-

-Oh, va bene, allora le salto addosso.-

-Idiota. Non parlate mai?-

-Draco, io sono qui meno di una volta a settimana. Credi che sprechiamo tempo a parlare, quando ci vediamo?-

-Blaise, non lo so. Cosa vuoi che ne sappia io di quello che fate? Stavo solo cercando di darti una mano. Comunque, fa’ quello che si fa quando si esce con le donne.-

Il moro si alzò e prese a camminare su e giù per la stanza.

-Io non so cosa si fa quando si esce con le donne. Non esco con una di loro da quando eravamo ad Hogwarts.-

Draco lo fissò stringendo gli occhi.

-Non è vero. Non è possibile che tu sia stato tutto questo tempo senza… donne.-

-È possibile, invece. Ricordi il nostro motto? Quello che avevamo a scuola?-

Il biondo ghignò.

-Per vivere non è necessaria una ragazza, basta il sesso.- disse schioccando la lingua.

-Esatto. Beh, non è una cazzata, per me è stato così. Fugaci incontri con Mangiamorte dal corpo splendido che spesso non si toglievano nemmeno la maschera. Sempre una ragazza diversa. Questo è il mio primo appuntamento dopo undici anni di sveltine. Permetti che sia agitato?-

-Permetto. Anche se mi sembra piuttosto ridicolo il tuo comportamento. Alla soglia dei trent’anni.-

Blaise fissò l’amico duramente.

-Non tutti hanno avuto la fortuna di fare esperienze, Draco. Non tutti hanno potuto tradire pubblicamente il Signore Oscuro ed i suoi seguaci, non tutti hanno fatto carriera alla luce del sole, aiutando San Potter a salvare il mondo, non tutti possono innamorarsi della ragazza sbagliata e poi sposarsela. Non tutti hanno la possibilità di costruirsi una vita, Draco.-

Il biondo si passò una mano sul volto nascondendo l’espressione stanca e dispiaciuta.

-Scusa, Blaise. Cazzo, lo so che per te è tutto diverso, tutto più difficile. So che non vorresti essere in questa situazione. Cazzo se lo so. Sono il tuo migliore amico e a me è andata bene. Meravigliosamente. A te no. Lo so, scusa.-

Blaise gli diede una virile pacca sulla spalla.

-Lascia stare. Senti, io volevo solo un consiglio dal grande playboy.-

-Un consiglio? Altro che consiglio. Ora ascolta il maestro, ti insegno tutto io.-

 

 

 

 

 

Camilla e Daniel scendevano fianco a fianco l’imponente scalinata che portava al parco di Hogwarts.

-Daniel, si può sapere dove mi stai portando? Dov’è questo benedetto fiore?-

-Piantala di fare tutte queste storie, sei una lagna. È vicino alla capanna del guardiacaccia. Tu cammina, quando arriviamo ti avverto.-

-Non vedo perché dovevi farmelo vedere a quest’ora, poi. Potevamo venire prima, finite le lezioni.-

-Finite le lezioni dovevi parlare con la Sellar. A proposito, come ti è andato il compito?-

Camilla sorrise raggiante.

-Ho preso Eccellente!- comunicò gonfiandosi d’orgoglio.

Il ragazzo afferrò la sua mano e la strinse brevemente.

-Brava! Hai visto che ci sei riuscita? Dovevi solo prepararti un po’.-

-Sì, ma senza di te non ce l’avrei mai fatta. Quindi, la maggior parte dei complimenti doveva farli a te.-

-Non dire sciocchezze, il compito lo hai fatto tu, mica io. Io ti ho solo dato una dritta su come e cosa studiare, ma hai fatto tutto tu, da sola.-

Camilla fece finta di rifletterci su.

-Forse hai ragione. In realtà sei stato inutile, io sono un genio e basta.-

Lui sghignazzò.

-Molto simpatica, Malfoy.-

-Grazie, Nott. Comunque, la professoressa ha detto che saresti un ottimo elemento se non criticassi sempre tutto quello che fa.-

-Ha detto questo? Brutta vecchia pipistrella! Non è colpa mia se non sa insegnare. Dice cose poco precise e io la correggo, non faccio mica niente di strano. Non posso permettere che i miei compagni imparino cose sbagliate. Stiamo parlando di Difesa, una materia importante, mica di Storia della Magia. Se uno non sa in che anno è avvenuta la Battaglia di Rubkin non importa, ma se uno non sa in che situazione si può usare un incantesimo di respinta è grave. Se mio padre sapesse che razza di insegnate abbiamo… Ma non siamo più ai tempi di Silente, quando con il Preside si poteva parlare.-

-Perché dici così? La McGranitt è sempre pronta per ascoltare gli allievi.-

-Gli allievi, ma non i genitori. Crede che la scuola come la gestisce lei sia perfetta, non ammette critiche.-

-Perché se tutti fossero come te ne sarebbe sommersa. Ti lamenti per tutto. Come una femminuccia. A me piace come la McGranitt gestisce la scuola. È una grande donna.-

Daniel sbuffò.

-Queste sono parole di tua madre, vero? O forse di Potter. Ho indovinato?-

Camilla gli diede una leggera spintarella con il fianco.

-Di mamma, ma questo non c’entra niente. Lo penso anche io. E poi tu provi ostilità verso la Preside perché tuo padre te ne ha parlato male, non per altro.-

-Ovvio. Ma dovresti parlare con mio padre, potrebbe dirti cose molto interessanti.-

-Anche tu con mia madre, allora.-

-Combina l’incontro, io non ho problemi.-

-Guarda che…

-Lo fai davvero, certo. Adesso smetti di parlare, siamo arrivati e non vorrei svegliare il gigante. Sai, non si sa mai come potrebbe reagire.-

La ragazzina alzò gli occhi al cielo.

-Si chiama Hagrid e dovresti smettere di essere così maleducato. È un nostro professore ed è simpatico. Non farebbe del male a nessuno.-

-Sì, Granger. Chiudi quella boccaccia ora.-

Fecero qualche altro passo nel più completo silenzio. Daniel la condusse dietro alla capanna, ai limiti della Foresta Proibita, e si inginocchiò ai piedi di un grande albero.

-Vieni, Camilla. Mettiti vicino a me.-

Lei gli si accucciò accanto e guardò per terra.

-Daniel, io non vedo niente.-

-Perché è un Fiore Timido.-

Camilla alzò lo sguardo sull’amico.

-Fiore Timido?-

-Sì. È una specie molto rara. Si riesce a vedere solo con un incantesimo. Però il suo profumo si sente lo stesso. Abbassati e annusa.-

Lei ubbidì ed un lieve odore dolciastro le arrivò al naso.

-È vero, lo sento!-

-Certo che è vero.- tirò fuori la bacchetta. –Ora te lo faccio vedere. “Mostrati”!- ordinò e piano i contorni presero a crearsi. Dopo qualche secondo un bellissimo fiorellino di un tenue rosso comparve davanti a loro, facendo emettere un “oh” di sorpresa alla ragazzina. Daniel spostò lo sguardo su Camilla.

-Allora, ti piace?-

-Eccome! Daniel, è bellissimo.- esclamò sorridendogli.

-Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Per questo mi sono permesso di… ecco… farti un piccolo regalo. Non è niente di che, l’ho visto in un negozietto a Diagon Alley e ho pensato… ma è inutile che continui a parlare, guarda e giudica tu. Tieni.-

Le mise in mano un anellino d’argento. Delle perline rosse ritraevano lo stesso fiore che avevano appena visto. Camilla ringraziò il cielo che fosse piuttosto buio intorno a loro, era arrossita violentemente.

-Grazie, Daniel. Ma… perché mi fai un regalo?-

Lui distolse lo sguardo dai suoi occhi.

-Perché… beh, per il voto che hai avuto in Difesa.-

-E come facevi a sapere che avrei ottenuto un buon voto?-

-Perché sei una ragazza intelligente e avevi studiato molto. E poi… perché noi due siamo… siamo…

-Amici?- suggerì Camilla.

Daniel sospirò, stringendo le labbra.

-Amici, certo. Volevo fare un regalo alla mia migliore amica, tutto qua. Ti piace?-

-È bellissimo!-

Si sedettero uno di fianco all’altro, tra loro il fiore.

-Molto lieto che ti piaccia.- incrociò le braccia dietro alla testa e si appoggiò al tronco dell’albero. –Allora, hai qualcos’altro da raccontarmi?-

La ragazzina ci pensò su.

-Ti ho già detto che ho preso Eccellente a Difesa?-

-Almeno venti volte. Altro?-

-Ehm… sì, ci sarebbe un’altra cosa. Hai presente la mia amica? Cecilia?-

-Quella con cui sei sempre in giro?-

-Sì, lei. È carina, no?-

Daniel scrollò le spalle.

-Non lo so, non ci ho mai fatto caso. Perché?-

-Perché lei ti trova molto carino. Voleva… cioè, andresti con lei alla festa di Halloween?-

Lui si oscurò in volto.

-Tu con chi ci vai?-

-Beh… con nessuno, con le amiche. È solo una festa, non un ballo. Non bisogna per forza essere in coppia.-

-Appunto. Io pensavo che saremmo stati insieme, infatti.-

-Sì, ma… poi Cecilia mi ha detto quello e… puoi andare con lei, non c’è problema. Tanto ci vediamo lo stesso.-

Il ragazzo storse il naso.

-Non so se ne ho voglia.-

-Perché? Guarda che è molto carina. Ha gli occhi verdi.-

-È una Grifondoro.- obiettò Daniel.

-Anche io.-

-Tuo padre è Draco Malfoy, il principe dei Serpeverde. E poi sei mia amica, è un’altra cosa. I miei amici lo sanno che passo del tempo con te, ma se andassi con lei… Chissà cosa penserebbero.-

-Davvero ti importa? Senti, Cecilia è mia amica e…

-Va bene, ci vado. Però lo faccio per te, non perché ne ho particolarmente voglia. Capito?-

-Come vuoi.- si alzò ed iniziò a correre per il sentiero. Daniel la seguì.

-Ehi, Camilla, dove vai? Abbiamo ancora una mezz’oretta prima del coprifuoco.-

-Vado a dire a Cecilia che hai detto di sì! Ci vediamo domani, buonanotte, Daniel!-

Il ragazzo si fermò, sbuffando.

-Sì, certo. Buonanotte.- sbottò prima di rientrare a scuola e dirigersi verso i sotterranei.

 

 

 

 

 

Blaise e Sabrina erano seduti su un divanetto più o meno appartato del grande salone di Malfoy Manor, addobbato con zucche fluttuanti e dispettosi gatti neri che spuntavano dai posti più impensabili gustandosi le urla spaventate degli invitati. Un’idea di Draco, naturalmente.

Il braccio del moro si avvicinava alle spalle della ragazza e poi si ritraeva ad intervalli regolari di due minuti. Sabrina sbuffò rumorosamente.

-Blaise, hai intenzione di abbracciarmi o devo andare a chiedere a qualcun altro?-

Il ragazzo strinse gli occhi, guardandola male.

-Vai pure se vuoi.-

Lei gli restituì l’occhiata di fuoco, ma non si mosse. Blaise ghignò.

-Beh, non vai?-

-No.-

-Perché?-

-Perché non mi va. Allora, questo braccio?-

Da parte del moro nessuna reazione. Sabrina gli afferrò il tanto agognato braccio e se lo mise sulle spalle lasciate scoperte dall’elegante vestito.

-Mi dici cosa c’è che non va, Blaise?-

-Non mi piacciono le feste. Per niente. Non mi piace stare in mezzo alle gente. Soprattutto quando potrei passare il mio tempo in modo assai più proficuo.-

-Non è vero. È per me.- si girò a fissarlo negli occhi, l’espressione tesa. –Potevamo benissimo venirci separati, io non avevo problemi. Sei tu che mi hai invitato.-

-Sì. Sì, lo so. Senti… perché non ce ne andiamo? Nei miei appartamenti. Devo… parlarti.-

Sabrina annuì. Voleva dirle che non voleva più vederla. Ovvio. Gli uomini adoravano dire “devo parlarti” quando ti volevano scaricare. Che poi loro due non stavano nemmeno assieme, quindi “scaricare” non era appropriato. Probabilmente era per la sua scarsa arte amatoria. Non faceva sesso abbastanza bene, per lui. Quando si vedevano facevano sesso, quindi qualcosa non doveva andare in quel frangente. Per forza. Che strano, però, credeva che tutta la pratica che aveva fatto all’università sarebbe servita a qualcosa. Le si formò un groppo in gola, ma lo seguì senza fiatare.

Arrivati alle stanze Blaise le aprì le porte con galanteria. La seguì all’interno e prese a misurare la stanza a grandi passi, torcendosi le mani.

-Senti, Sabrina…

-No, Blaise. Senti tu.- lo interruppe lei scattando in piedi. Era risaputo che nelle situazioni critiche la calma non fosse il suo pregio predominante. –Mi vuoi scaricare perché non so fare sesso? Perché se fosse così saresti il primo a pensarlo.-

Il moro la fissò sconcertato.

-Sabrina…

-Oppure ti vergogni di me? Lo so, tu sei bello e tenebroso, io una insignificante biondina…

-Sabrina…

-O se invece fosse per quella volta che…

-Sabrina!- sbottò chiudendole la bocca con una mano. –Cosa cazzo stai dicendo?-

Lei cercava di divincolarsi, arrabbiata, farfugliando qualcosa di incomprensibile contro il suo palmo.

-Ti libero se mi giuri che ti calmerai e mi spiegherai quello che stavi dicendo. Va bene? Fai cenno di sì.-

Sabrina mosse lentamente la testa in su e in giù ed il ragazzo la liberò.

-Sai di cosa stavo parlando.-

-No, invece non lo so. Hai detto un mucchio di cavolate riguardo alla tua incapacità a letto e alla tua bellezza. Non capisco.-

-Tu… volevi parlarmi per dirmi che non mi vuoi più vedere, no? Io stavo solo…

-Aspetta, aspetta. Chi ti ha detto che volevo dirti una cosa del genere?- domandò lui, oscurandosi in volto. Se Draco aveva osato dire qualcosa ad Hermione e quella aveva travisato tutto, inventandosi una cavolata del genere lui… non sapeva cosa avrebbe fatto. Altro che Maledizioni senza Perdono.

-Nessuno. Hai detto di volermi parlare e io ho pensato… perché, non mi vuoi scaricare?-

-Non potrei scaricarti nemmeno se lo volessi. Coppia libera, ricordi?-

-Sì, ma… beh, allora cosa vuoi?-

-Avere la possibilità di poterti mai scaricare, un giorno, se lo desiderassi.-

Sabrina lo guardò senza capire.

-Dio santo, mi confondi.-

-No, non voglio confonderti. Mi chiedevo solo se… non potessimo metterci insieme. Nel senso che io sto con te e con nessun altra. E viceversa.-

-Oh… metterci insieme? Tu avevi detto che non volevi legami.-

Blaise si lasciò cadere sul letto e nascose la faccia nel cuscino.

-E se vuoi la verità penso ancora che sia meglio non legarci. Però prima lo pensavo per me, perché l’idea di legarmi ad una persona, pensare a lei e tutte quelle cose lì non mi piaceva affatto. Ora, invece, dopo questi tre mesi in cui ci siamo frequentati… mi preoccupo per te. E questo mi ha fatto capire che ormai un legame si è creato. Senza che io lo volessi o che me ne accorgessi, ma… si è creato. E lo sai cosa? Mi piace. Mi piace questo legame. Non voglio combatterci contro. Voglio arrendermi, lasciarmi andare. Però, naturalmente, dipende anche da te.-

-Un legame… e perché dovresti preoccuparti per me?-

-Perché te l’ho detto, non sono una persona affidabile, che può dare sicurezza.-

Sabrina si morse il labbro inferiore.

-Beh… sai una cosa, Blaise? Nemmeno io sono una persona affidabile. Ho ventisette anni ed una sola storia importante alle spalle. Quella con Harry, che è durata poco più di un anno. Per il resto sono state cavolate, mai durate più di un paio di settimane. Non sono fedele, te lo dico francamente. Mi piace divertirmi. Neppure io sono una persona affidabile. Dovrei essere più preoccupata io per te, che tu per me. Perché tu hai un buon motivo per non essere affidabile. Il tuo lavoro. Io ho solo i miei capricci. Sono una bambina viziata, Blaise. Tu un uomo ed io una stupida ragazzina. Sei tu quello che rischia di più.-

Il moro si sollevò sui gomiti per poterla fissare negli occhi.

-Sei stata onesta… ma mi dispiace, non ti credo. Mi hai dimostrato di non essere una bambina. Sei una donna, Sabrina. Una bellissima donna che si diverte perché ogni uomo di questo pianeta farebbe carte false per passare anche una sola notte con lei. Ma io… io voglio passarle tutte con te, Sabrina.- fece un sorriso tirato. –Tutte quelle che passo qui a Malfoy Manor. Non ti prometto niente. Niente di niente, anche perché non ho nulla da prometterti. Non ho cose materiali, non ho una casa… non ho nemmeno una vita. Posso solo metterti in guardia su di me: sono un Mangiamorte. Non ho niente che mi appartenga, non ho controllo. Però ho… il mio cuore che batte più forte ogni volta che… facciamo l’amore. Ora devo solo sapere… tu cosa provi?-

Lei sorrise.

-Caldo.-

Il moro alzò gli occhi al soffitto.

-Almeno quando parliamo di qualcosa di serio non puoi dire qualcosa di normale?-

Sabrina scrollò le spalle.

-Sto cercando di spiegarti cosa provo. Ascoltami.-

-Ti ascolto. Ma tu, ti prego, fammi capire.-

-Cercherò. Allora… quando ti vedo… mi agito. E sento caldo. Tanto caldo. Mi sento calda.-

Lui ghignò impercettibilmente.

-Quello vuol dire essere eccitata. È un’altra cosa.-

-Anche quando sono calda…- si sedette sul letto vicino a lui e si appoggiò una mano sul petto, all’altezza del cuore. -…qua dentro?-

Blaise l’attirò contro il suo corpo, prendendola per un braccio. La baciò.

-Immagino che questa sia la cosa più simile ad una dichiarazione che potrò mai ottenere da te.-

-Immagino di sì. Non sono brava in queste cose.-

Il ragazzo fece scorrere la mano sulla sua schiena.

-Sei brava in altro, mi accontento.-

Si baciarono, iniziando a spogliarsi. All’altezza della cintura il moro la fermò, trattenendole i polsi in una stretta gentile.

-Allora… tentiamo? Ci imbarchiamo in questa relazione? Facciamo il danno?-

Sabrina fece passare la lingua sul lobo dell’orecchio destro di lui.

-Sei il danno più bello ed intrigante che io abbia mai fatto.-

-Lo so. Sei una donna coraggiosa. Molto coraggiosa.-

-Puoi dirlo forte! Ho visto tre volte la videocassetta del parto di Hermione. Quando è nata Camilla.-

Blaise la guardò confuso.

-E questo cosa c’entra?-

-È una cosa disgustosa, Blaise. Tutto sangue e… bleah! Ti assicuro, ci vuole molto, molto coraggio!-

Scoppiarono a ridere entrambi e poi si concentrarono su ben altre cose.

 

 

 

 

 

Cecilia si voltò verso Camilla, guardandola con espressione da cucciola smarrita.

-Secondo te vado bene così?-

Indossava una gonna di velluto nero, lunga fino alle caviglie ed una camicia bianca con le maniche svasate, in stile indiano. I capelli castano chiaro erano raccolti in una coda alta. Elegante, eppure sbarazzina.

-Stai molto bene, Ceci.- disse l’amica con sincerità.

-Credi che piacerò a Daniel?-

-Credo proprio di sì. Non vedo perché non dovresti.-

-Perché forse a lui piace già qualcun’altra.-

-No, non credo proprio. Sono la sua migliore amica, me l’avrebbe detto.-

Cecilia la guardò dubbiosa. Forse lui aveva cercato di dirglielo, ma lei non aveva recepito il messaggio.

-Se è così, allora… sto davvero bene?-

-Sei bellissima. Spero che tu lo riceva il tuo primo bacio.-

-Grazie, Cami.- le mise un braccio sulle spalle ed insieme scesero in Sala Grande, decorata con zucche e candele fluttuanti. Daniel le attendeva accanto al tavolo delle bevande, chiacchierando animatamente con Roy Magister, un Serpeverde del terzo anno dal fisico possente e lo sguardo duro. Non appena le vide sfoggiò un sorriso cordiale, che a Camilla sembrò vagamente finto.

-Roy, lascia che ti presenti Camilla, una mia cara amica, e Cecilia, sua compagna di Casa.-

Il ragazzo fece un brusco cenno con il capo, che di saluto aveva veramente poco, e mugugnò un “ah, Grifondoro” di scherno.

-Grifondoro, sì, ma ottimi elementi.- le difese Daniel con una scrollata di spalle. Sorrise a Cecilia e s’inchinò brevemente, con una galanteria che risultava strana compiuta da un ragazzino di quell’età. Le tese un braccio, che lei afferrò all’istante.

-Vuoi ballare?- le domandò indicando la pista già ingombra di gente.

-Sarebbe fantastico!-

-Molto bene. Sono un ballerino provetto, sai? Lo dico senza alcuna presunzione.-

Cecilia ridacchiò.

-Ora vedremo.- mormorò seguendolo al centro della Sala.

Camilla guardò il ragazzo che aveva davanti, leggermente spaventata dalla sua stazza.

-Io… andrei, se…

-Tu sei la figlia di Malfoy, vero?-

-Sì, sono io.-

-I nostri padri si conoscono, alle volte trattano assieme. Con anche Nott. Senti… ti presento i miei amici, vuoi?-

La ragazzina si strinse nelle spalle.

-Io sono del primo anno, loro…

-Non importa l’età. Nel nostro gruppo ci sono ragazzi che vanno dal primo al settimo anno, senza distinzione. A Serpeverde ci si divide per pensiero, non certo per età. Non abbiamo il lusso che avete voi cari Grifondoro.-

-Pensiero?-

-Certo, pensiero. Chi sta dalla parte dei Mangiamorte, chi sta contro i Mangiamorte. Il nostro gruppo è quello contro, naturalmente. Credo che ti accetteranno senza problemi, dato chi è tuo padre. Serpeverde per eccellenza, Auror per eccellenza.-

-Beh… preferirei che mi accettassero per me, non certo per mio padre.-

Lui la guardò inarcando un sopracciglio.

-Il mondo è una trappola, Malfoy. Qua nessuno è accettato semplicemente per quello che è.-

-A Serpeverde, forse.-

Roy scrollò le spalle.

-Forse. Ma non ne sarei così sicuro. Comunque, ecco i miei amici.- le presentò un gruppetto di una ventina di persone, tutti Serpeverde tranne una ragazza di Corvonero. Stavano parlando dell’ultima partita di Quidditch del campionato scolastico, nella quale Serpeverde aveva battuto Tassorosso con un vantaggio di ben trecento punti. Dopo il discorso si spostò sulle squadre più importanti e Camilla venne coinvolta nella conversazione, sommersa di domande sul suo vero padre Ron, grande portiere dei Cannoni di Chudley, suo padre Draco e suo zio Harry, celeberrimi cercatori rispettivamente di Serpeverde e Grifondoro, ai tempi.

Sulla pista, intanto, Daniel e Cecilia volteggiavano sulle note di una delle più celebri canzoni delle Sorelle Stravagarie che, sebbene non fossero uno tra i gruppi più emergenti, spopolavano ancora tra i giovani maghi. Il ragazzo le cingeva la vita con un braccio, mentre con l’altro teneva stretta la mano di lei. Il suo modo di ballare era davvero ineccepibile, stava dritto, eppure non risultava rigido. Riusciva a condurla magnificamente. E non le schiacciava i piedi, cosa che, secondo i racconti delle sue amiche più grandi, i ragazzi facevano spesso e volentieri.

-Daniel… balli davvero bene.- gli sussurrò piano, arrossendo.

Lui sospirò e sorrise brevemente.

-Lieto di sapere che mio padre non ha buttato via i soldi, con quelle sue lezioni di danza.-

Cecilia lo guardò inarcando le sopracciglia.

-Lezioni?-

-Sì, lezioni. Si conviene che un ragazzo del mio rango sappia ballare. Almeno discretamente, se non bene.-

-Beh… per me è la prima volta, sai? Il mio primo ballo. Spero che sia abbastanza brava per te.-

-Non si nota affatto, sei molto brava.- mormorò gentilmente. Lanciò un’occhiata al tavolino dove aveva visto Camilla chiacchierare con Roy e tutti gli altri. Strinse involontariamente la mano sulla schiena della ragazza con cui stava ballando. Vide Camilla scoppiare a ridere, trascinando poi in quella risata tutto il gruppo. Distolse lo sguardo.

-Senti, ti va di andare a prendere qualcosa da bere? So che non è bello interrompere a metà di una canzone, ma sono stanco.-

-Certo, per me non c’è problema.-

Abbandonarono la pista e si sedettero in un angolo, dal quale Daniel poteva vedere Camilla senza però essere visto. Non che a lei venisse in mente di guardarlo, comunque.

Iniziò a chiacchierare amabilmente con Cecilia, raccontandole alcuni aneddoti sulla vita che conduceva alla Residenza Nott, o su Hogwarts. Lei pendeva dalle sue labbra e non lo contraddiceva mai. Le avrebbe anche potuto dire di essere un vampiro e lei avrebbe annuito guardandolo estasiata. La cosa gli dava parecchio fastidio. Odiava non venire contraddetto. Odiava non poter sbuffare contrariato e non poter esclamare seccato “Malfoy”, scuotendo la testa. Odiava che lì con lui non ci fosse Camilla, la sua migliore amica. Se fosse stato un uomo, come suo padre gli ripeteva sempre di essere, si sarebbe scusato con la sua dama, si sarebbe alzato, sarebbe andato da Camilla e avrebbe preteso che lei lo raggiungesse al tavolo e conversasse con lui. Ma non era un uomo, era un ragazzino di undici anni che di ragazze ci capiva poco. Sorrise a Cecilia ed il suo sguardo tornò verso Camilla. Stava bevendo del succo di zucca dal bicchiere che Roy le aveva porto. Gli sorrise. Il ragazzo guardò Cecilia, che lo fissava con espressione adorante. La voce della Preside annunciò che la mezzanotte era arrivata e che la festa era finita. Tutti si alzarono, preparandosi a tornare nei propri dormitori. Daniel fece lo stesso, aiutando la sua accompagnatrice. In piedi uno davanti all’altro si sorrisero.

-Cecilia, vuoi che ti accompagni alla torre di Grifondoro?-

-No, grazie, ora cerco Camilla e vado con lei. Te la saluto?-

-Come preferisci. Mi ha fatto piacere passare questa serata con te. Spero ce ne saranno delle altre simili.-

-Lo spero anche io. Allora… buonanotte, Daniel.-

Lui si chinò leggermente in avanti, depositandole un lieve bacio sulla guancia destra, che diventò scarlatta all’istante.

-Buonanotte a te, Cecilia. Sogni d’oro.- le disse prima di scomparire nei sotterranei.

 

 

 

 

 

Capitolo dedicato a Blaise e Sabrina e Camilla e Daniel. Poco a Draco ed Herm, ma per loro c’è sempre taaaanto spazio! ^^ Contenti che Sabri e Blaise abbiano deciso di “mettersi assieme” ufficialmente? Io sì! =p

Ringrazio: Minako-chan (mi piacerebbe davvero scrivere una Draco/Ginny. Draco è il personaggio maschile sul quale secondo me si riesce a lavorare meglio. È difficile, certo, perché è comunque un personaggio piuttosto buio e chiuso per quanto riguarda il carattere, ma è quello che ha più sfaccettature, quello che ti permette di scavare a fondo e di tirare fuori di più. Associarlo ad Hermione mi riesce “facile”, perché comunque sono entrambi maturi, intelligenti, determinati, quindi, in un certo senso, si somigliano. Ginny invece la vedo come una “ragazzina”, nel senso buono del termine. Insomma, un personaggio fresco e tutto peperino, che non so bene come intrecciare nei toni piuttosto “gravi”, che ispira Draco. Non so se mi sono spiegata. Vabbè, non importa. Importa che la coppia non mi dispiace affatto e che spero di riuscire a scrivere qualcosa su di loro. Aspetto l’ispirazione. ^^), nikita (ma Herm è così buooona, non avrebbe potuto scagliare una Maledizione senza Perdona. Anche se mi sa tanto che c’è andata vicina!), valy (Daniel e Camilla… non sai cosa gli sto combinando! ^^), JessicaMalfoy, Romy (eheheh le banane!), bimba88 (visto, Blaise si è innamorato. Per quanto riguarda Sabrina che mette la testa a posto… eh, questa è dura! Molto dura! Però se a lui piace così…), miyu, MissBecker…………………GRAZIE A TUTTI!!!

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Capitolo 11
*** Sorpresa ***


SORPRESA

SORPRESA

 

 

 

 

 

Hermione era seduta sul freddo pavimento del bagno del suo studio. Accanto a lei Sabrina le lanciava occhiate di sottecchi.

-Herm…

-Ce l’hai, Sabri?-

-Sì, ce l’ho. Te… te lo do?-

La mora sorrise.

-Cosa vuoi farne, altrimenti?-

-Non so… potrei farlo io.-

-Cosa?! Tu non…

-No! No, non dirlo nemmeno per scherzo. Era… una battuta.-

Hermione sghignazzò.

-Ah, una battuta. Scusa, ma oggi sono così… stralunata che non capisco niente. Nemmeno le tue battute.-

-Non preoccuparti, era piuttosto stupida. Non l’ho capita neanche io, se devo essere sincera.- sospirò. –Sei pronta?-

Delle parole che Draco aveva detto qualche mese prima le tornarono in mente. Si strinse nelle spalle ed appoggiò la testa contro il bordo della vasca, chiudendo gli occhi.

-Credi davvero che si possa essere pronti?-

-Scusa se te lo dico, ma tu devi esserlo. Perché io ho speso parecchio per questo coso e non ho intenzione di buttarlo via. Sei la mia migliore amica e cederei un braccio, una gamba e la testa per te, ma i soldi purtroppo non li trovo sugli alberi, quindi… forza e coraggio, tesoro.-

-Forza e coraggio… Cazzo, Sabri, se dovesse…

-I se non esistono, ‘Mione.-

-Sì che esistono. Ci sono due possibilità ed io devo riflettere. Devo sapere cosa farò se dovesse risultare una cosa o l’altra. Devo… prepararmi.-

-Non serve prepararsi. Lo sai, Hermione. Non è un esame. Non capisco perché tu non possa essere tranquilla. Ti è già successo. E questa volta sei preparata. Sarebbe una cosa bellissima, no? Non ti renderebbe felice?-

-Felice…- spostò lo sguardo sulla bionda, che le sorrideva rassicurante. –Felice… sì, felice. Certo, che scema che sono. Non potrei che essere felice.- si alzò in piedi risolutamente. –Dammelo, Sabrina!-

L’amica le tese una scatolina bianca con una riga blu disegnata sopra, poi uscì dal bagno.

-Herm, mi raccomando, leggi bene le istruzioni!- le gridò da dietro la porta.

La mora si sedette sulla tavoletta del gabinetto, fissando quella scatola con estremo timore. Ma anche con reverenza. Come poteva una semplice scatola, un semplice bastoncino, far sentire le persone così? Non sapeva come, ma poteva. Con mani tremanti aprì l’involucro e tirò fuori il tutto. Lesse il foglietto illustrativo distrattamente. Tanto sapeva già cosa doveva fare, l’aveva già fatto una volta. Compì l’opera e poi uscì dal bagno, tenendo il bastoncino chiuso nel pugno della mano destra. Sorrise nervosamente a Sabrina.

-Ho… fatto.-

-Fatto?- l’amica la guardò apprensiva. –E… allora?-

-Tre minuti. Devo aspettare tre minuti.-

-Ma funziona anche se lo stritoli?-

-Cosa?- si fissò la mano. –Oh.- allentò di un poco la presa. –Non farci caso, sono fin troppo agitata.-

-Lo so. Adesso aspettiamo i tre minuti e poi vediamo se è davvero il caso di agitarsi oppure no.-

Restarono in silenzio, fissando entrambe l’orologio che ticchettava indisturbato appeso alla parete dello studio.

-Herm… ehi, Herm… credo che dovresti guardarlo. Sono passati i tre minuti.-

-Oh… di già?-

-Sì, a meno che non ci sia un incantesimo sul tuo orologio.-

-No, nessun incantesimo, il mio orologio è… oh, era una battuta.-

-Sì, era una battuta. Un’altra. Sai cosa faccio, Herm? La smetto di fare battute. Non è il momento. Forza e coraggio, ora apri la tua bella manina e dimmi quanti puntini ci sono su quel coso.-

La mora sospirò pesantemente e fece come le era stato detto.

-Con gli occhi chiusi non funziona, ‘Mione.-

-Lo so, ora li apro.- passò qualche secondo. –Anzi no, non ce la faccio. Guarda tu!- pregò l’amica ficcandole in mano il bastoncino.

Sabrina guardò senza indugio, piena di curiosità. Spalancò la bocca. Due. Due puntini blu, ben visibili. Presenti ed indelebili.

-Hermione…

-Quanti sono?-

-Due. Sono due.-

La mora aprì gli occhi e fissò l’amica.

-Quanti, Sabri?-

-Due. Due, due, due!-

-O mio Dio. Non ci credo. Fammi vedere.- le strappò di mano il bastoncino. Erano veramente due. Eccome, se erano due. Erano lì, due, sì, due e non facevano che dirle: “siamo qui! Siamo qui, siamo due, siamo qui!”.

-Cazzo… cazzo, Sabrina, sono due!-

La bionda annuì, sorridendole.

-Sì.-

-E quindi sono… o santissimo cielo, sono… sono incinta!- le saltò tra le braccia, un po’ ridendo e un po’ piangendo. –Sono incinta! Incinta, incinta, incinta! Aspetto un bambino!-

Sabrina la strinse forte, gioendo con lei, ma soprattutto cercando di calmarla. Le scompigliò gentilmente i capelli e le pulì le lacrime di felicità con un dito. Poi le depositò un dolce bacio sulla guancia.

-Signora Malfoy, lei aspetta un bambino.-

Hermione si lasciò cadere lunga distesa sul parquet.

-Non ci credo, Sabri.-

-Credici, perché è esattamente così.- si sedette vicino ai suoi piedi. –Come ti senti, tesoro? Sinceramente.-

-Sono spaventata. Non dovrei esserlo, ho già avuto un figlio, certo, ma… adesso è tutta un’altra cosa, sono sposata, mio marito mi ama e lo desideravamo entrambe, però… ho lo stesso paura. Ma sono anche felicissima. Credo che dalla scenata di poco fa tu lo abbia potuto dedurre. Sabrina, sono così… così contenta.- si strinse nelle spalle. –Ed è anche merito tuo, sai, perché senza di te non avrei nemmeno… beh, anche tu hai i tuoi meriti.-

-Dio benedica me ed i test di gravidanza.-

Hermione ridacchiò.

-Amen.-

-Amen. Ma… tesoro, come lo dirai a Draco?-

 

 

 

 

 

-Io odio in Natale.-

Camilla si voltò verso Daniel guardandolo perplessa.

-Cosa?-

-Io odio il Natale.- ripeté il ragazzo in tono piatto. L’espressione impassibile, come sempre.

-Io invece adoro il Natale. Perché a te non piace?-

-Perché è noioso. Boriosi arroganti sempre in giro per casa mia, cene importanti tutte le sere, lo smoking sempre addosso. No, non mi piace per niente. Lo odio.-

Camilla si allontanò da lui e prese a volteggiare sotto la neve che scendeva lenta, con le braccia aperte ed il viso rivolto al cielo. Il parco di Hogwarts era deserto, in mezzo loro due, due ragazzini avvolti nei cappotti pesanti, in quel tappeto bianco, in quella distesa di neve.

-Come fa a non piacerti tutto questo?-

-Tutto questo io non lo vedo nemmeno. Tu non immagini come sia vivere con mio padre. Deve essere tutto prefetto, non posso uscire in giardino perché non è conveniente che gli ospiti vedano il figlio del padrone di casa “pascolare” fuori, è da maleducati, sembra che non si apprezzi la loro compagnia. E poi non posso giocare con la neve, perché naturalmente non posso sporcarmi.-

Camilla sgranò gli occhi.

-Non puoi giocare con la neve?-

-No, non posso. Perché, tu ci giochi?-

-Sì! A casa facciamo la guerra, sai? Maschi contro femmine. Io, mamma, zia Ginny e Sabrina contro papà, zio Harry, Neville e…- trattenne al limite il nome Blaise. -…un altro amico di papà. Anche se finisce sempre che papà e zio Harry fanno la lotta da soli. Mamma e zia Ginny scuotono la testa rassegnate e dicono che gli sembra di stare in mezzo a dodicenni. Calcola che poi, quando rientrano in casa esausti e completamente fradici, devono anche asciugarli. Comunque non vince nessuno, ma continuano a beccarsi fino a Capodanno.-

Daniel la guardava affascinato.

-Malfoy… fa davvero queste cose?-

-Sì… ma non dirlo a tuo padre, Daniel! Altrimenti papà mi uccide.-

Il ragazzo ridacchiò.

-Sì, penso anche io.-

-Mi strangolerebbe all’istante. Sai, lui non vuole che si sappia in giro, ma è molto dolce. Con noi non è freddo ed impassibile. Vuole sempre comandare, prende in giro più o meno tutti, ma è dolce. Voglio bene al mio papà, è insostituibile.- sospirò. –Tu al tuo non vuoi bene?-

-Sì che gli voglio bene, ovvio. So di essere trattato comunque bene, non mi punisce in modo troppo duro, mi impone solo di studiare e di comportarmi come conviene ad un Nott, non si intromette nelle mie amicizie più di tanto. Non vivo male, anzi. Solo che certe volte vorrei… essere come te. Credevo che non fosse possibile, tutti i miei amici sono trattati come me, se non peggio. Ero convinto così. Poi però sei arrivata tu. E sei figlia di Draco Malfoy. E se tuo padre ti tratta così… vorrei che lo facesse anche il mio con me.-

Camilla si morse il labbro inferiore, non sapendo bene cosa dire.

-Daniel…

-Ma poi realizzo che non è possibile, perché mia madre non è come la tua. Mia madre pende sempre dalle labbra di mio padre e fa tutto quello che dice lui. Devo essere un uomo, non un bambino. Quindi niente abbracci, niente giochi. Niente di niente.-

-Oh, Daniel… mi dispiace che tu non sia felice.- mormorò la ragazzina. –Però… a qualcosa possiamo rimediare.- di slancio gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte. Lui restò spiazzato, le guance gli si colorarono inaspettatamente di rosso.

-Cosa… cosa fai?-

-Ti abbraccio. Io non voglio che tu sia un uomo, voglio solo che tu sia il mio migliore amico Daniel.- si staccò, indietreggiò di qualche passo e senza lasciare gli occhi del ragazzo si abbassò a raccogliere delle neve nella mano guantata. La modellò a forma di palla e la sventolò davanti al viso dell’amico.

-Camilla, cos’hai intenzione di fare?-

-Ti faccio giocare.-

-Sì, ma… aspetta, fai prendere anche a me la neve…

La palla gli arrivò dritta sul naso e Camilla iniziò a correre.

-Ehi, così non è leale! Torna qui, imbrogliona!-

Prese ad inseguirla, lanciando palle di neve e riparandosi dai suoi attacchi. Corsero per una decina di minuti, giocando, fino a che non riuscì a raggiungerla e non le si buttò addosso, atterrandola.

-Allora, Malfoy, adesso come la metti?- le chiese ansimante a pochi centimetri dal suo viso.

-Hai vinto, Nott. Hai vinto, va bene.-

Daniel ridacchiò e sentì qualcosa di caldo salirgli alle gambe, allo stomaco e poi più su, al petto. Si chiese come fosse possibile, dato che l’aria era gelida e gli sferzava il viso in maniera quasi dolorosa. Fissò Camilla negli occhi e si accorse che tra il colore ambra c’erano delle piccole pagliuzze dorate. Erano così vicini… di colpo si scostò, mettendosi disteso sulla neve, di fianco a lei. Chiuse gli occhi.

-Sì, ho vinto.- mormorò piano. Restarono in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri.

-Daniel facciamo gli angioletti!- esclamò Camilla all’improvviso. Lui si sollevò sui gomiti.

-Gli angioletti?-

-Sì. Sai come si fanno? Guarda.-

Prese ad agitarsi, aprendo e chiudendo gambe e braccia. Il ragazzo scoppiò a ridere.

-Ma funziona?-

-Certo che funziona! Dai, fallo anche tu!-

-Secondo me siamo troppo imbacuccati.- mormorò lui, scettico, imitandola. Dopo un po’ si alzarono per ammirare la loro opera.

-Non sono un granchè.- mormorò Camilla facendo una smorfia.

-In effetti no.- concordò il ragazzo. Tirò fuori la bacchetta. –Li sistemo in un attimo.- fece per pronunciare l’incantesimo, ma un’occhiata penetrante dell’amica lo fece bloccare.

-Che c’è?-

-Non puoi modificarli con un incantesimo!-

-Perché? Così diventano più belli.-

-Ma non sono più quelli che abbiamo fatto noi! A me piacciono così come sono, anche se non sono belli.-

Daniel ripose la bacchetta nella tasca interne del mantello.

-Come preferisci.- le prese la mano, delicatamente, e poi la lasciò andare. –Allora… adesso dobbiamo salutarci. Buone vacanze, Camilla.-

Lei si girò, con un sorrisetto sulle labbra.

-Quest’anno lo saranno anche per te.-

-Certo. Pensare a te che ti stai divertendo mi renderà felice.- sussurrò lui, quasi più a se stesso che a lei.

-Errore, tu verrai con me.-

-Cosa?-

-Sì, le passerai da me le vacanze. A Malfoy Manor.-

-Ma non… posso. Mio padre…

-Chiedo al mio papà di parlare con il tuo. Forza, andiamo alla Guferia!-

 

 

 

 

 

Hermione si avviò con passo lento verso l’ufficio di Draco. Era passato un giorno dalla grande scoperta, era andata al San Mungo per un controllo, dove le avevano detto che era al secondo mese e che tutto stava andando bene, ma ancora non aveva detto niente al marito. Aveva bisogno di trovare un modo appropriato per dirglielo. Povero Draco, sarebbe stato uno shock. Certo, sarebbe stato contento, dopotutto era stato lui a dirle di non prendere più la pillola, ma… bisognava comunque comunicarglielo con calma. Ecco, calma. Si chiedeva come avrebbe potuto dirglielo con calma quando lei era agitatissima. Proprio non lo sapeva. Però doveva dirglielo. Ovvio che doveva dirglielo. E no, non poteva aspettare ancora qualche mese, quando la pancia avrebbe cominciato a vedersi.

Bussò alla porta. Piano, sperando che in realtà lui non sentisse o non fosse lì.

-Avanti.- disse invece la voce di Draco.

La ragazza entrò strascicando i piedi, evitando il suo sguardo.

-Ciao, Draco.-

-Hermione, tesoro. Cosa c’è? Credevo stessi lavorando. Mica dovevi finire quell’articolo su… cos’era?-

-L’inquinamento. L’ho quasi finito, ma non riuscivo a concentrarmi.-

Il biondo si alzò e la raggiunse. Le mise le mani attorno ai fianchi e la strinse contro il proprio petto. Le depositò un bacio sulla fronte.

-Draco… cosa fai?-

-Mi sono accorto di non aver ancora salutato per bene mia moglie, oggi. Stamattina volevo aspettarti ma avevo una riunione con Potter.-

Si baciarono e lui la spinse gentilmente contro la parete. Prese a sbottonarle la camicetta.

-Draco… dai, non adesso.- sussurrò lei contro il suo orecchio.

-Perché no? Mi è venuto in mente che non abbiamo mai fatto l’amore nel mio studio. Nel tuo sì e nel mio no. Non è giusto e voglio pareggiare i conti.-

Hermione si abbandonò a quelle mani che la facevano impazzire ogni volta di più, lasciandosi andare. Così era più facile. Quando ormai era rimasta con indosso solo il reggiseno lo fermò.

-Draco… tesoro, aspetta.-

Lui le baciò la clavicola.

-Cosa c’è?-

-Devo… dirti una cosa.-

Il ragazzo si raddrizzò e si passò una mano tra i capelli.

-Dimmi, Hermione.-

-Io… noi…- si morse il labbro inferiore. Non ce la faceva. Non ce l’avrebbe mai fatta. –Hai parlato con il padre di Daniel?-

-Sì, certo. Sono andato prima che tu arrivassi. Theodore non era molto d’accordo, voleva che il figlio partecipasse ad alcune cene d’affari con i ministri della magia dell’Europa che avrebbe organizzato qualche giorno dopo Natale, ma sono riuscito a convincerlo.-

-Bene. Camilla ci teneva davvero che il suo amico passasse le vacanze con noi. Sono così carini, non credi?-

-Credo che Theo si stia mettendo in testa di combinare qualcosa tra loro due e la cosa non mi piace affatto.-

Hermione storse il naso.

-Qualcosa di che genere?-

-Di… farli mettere assieme. Mi ha confessato che non gli dispiacerebbe affatto se Nott e Malfoy si imparentassero.-

-Dio, che cosa disgustosa! E tu cosa hai risposto?-

-Che se i nostri figli decidessero di stare insieme di loro spontanea volontà andrebbe bene, mi potrebbe anche fare piacere, ma che non ho intenzione di spingere mia figlia tra le braccia di una persona che non ama. E soprattutto non adesso, a undici anni.-

La mora lo baciò dolcemente sulla guancia.

-Bravo, Draco. Camilla sposerà la persona che amerà, ovviamente. E poi si sa che i matrimoni combinati non funzionano.-

-Questo non è detto. Theodore e sua moglie, ad esempio, sono stati promessi a scuola, al secondo anno. Si sono sposati non amandosi, ma adesso non credo che potrebbero stare l’uno senza l’altro.-

-Sì, ma io non voglio che Camilla sia costretta ad innamorarsi.-

-Infatti. Sono perfettamente d’accordo, anche se un matrimonio combinato non sempre rende infelici le persone. Comunque i ragazzi arrivano più tardi, vanno prima al maniero dei Nott a prendere alcune cose per Daniel e poi li accompagna qui Theodore. Quindi, noi abbiamo ancora un po’ di tempo.- le sussurrò all’orecchio prima di tornare a baciarla.

-Draco… aspetta, aspetta. E hai sistemato con Blaise?-

-Sì, ho sistemato anche con lui. Nei pochi giorni in cui non sarà impegnato starà a casa di Sabrina. La cosa non gli dispiaceva affatto. Se vogliamo poi possiamo andarlo a trovare lì, magari il giorno di Natale.-

-Certo. Sono una bella coppia, no? Lui così composto, lei tutta fuori di testa… credi che durerà?-

Draco le leccò sensualmente il collo.

-In questo momento della vita sentimentale del mio migliore amico non me ne frega assolutamente niente.-

Hermione ridacchiò.

-E cosa ti interessa in questo momento?-

-La mia vita sessuale. Tesoro, voglio fare l’amore con te. Sto morendo dalla voglia.- mormorò accarezzandole una coscia.

La mora gli gettò le braccia al collo.

-Oh, Draco. Ti amo da morire. E… io…

Il biondo le scostò una ciocca di capelli dal volto.

-E tu?-

-E anch’io voglio fare l’amore con te.-

-Allora smetti di parlare, mi bella signora Malfoy, e datti da fare.-

 

 

 

 

 

-Grazie di aver concesso a Daniel di passare le vacanze con noi, signor Nott.- sussurrò timidamente Camilla. Erano davanti al camino, pronti ad andare.

-Figurati, Camilla. A mio figlio fa piacere, quindi…- scrollò le spalle e spostò lo sguardo sul ragazzo. –Comportati bene, Daniel. Offriti di aiutare Draco, ma non essere d’impiccio. Sii educato. Porta onore al nome Nott.-

-Certo, padre.-

-Molto bene. Buone vacanze, ragazzi.- strinse brevemente il braccio della ragazzina. –Porta i nostri saluti ed i nostri auguri ai tuoi genitori, cara. E di’ a tuo padre che mi dispiace non potervi accompagnare, ma ho una riunione e proprio non posso arrivare in ritardo.-

-Non si preoccupi, signor Nott, so usare la Polvere Volante. Buon Natale!-

I due giovani scomparirono tra le fiamme verdi del camino e comparirono poco dopo tra quelle del camino centrale di Malfoy Manor, quello nell’ingresso.

-Questa è casa mia!- esclamò Camilla allargando le braccia. –Mamma, papà!- chiamò poi.

Draco ed Hermione comparvero dall’alto dell’imponente scalinata.

-Camilla, non urlare.- la ammonì dolcemente il biondo. Sorrise a Daniel. –Ben arrivato, Daniel.-

-Grazie, signor Malfoy. Mio padre si scusa, ma non è potuto venire. Aveva del lavoro molto importante da sbrigare. Una riunione.-

-Non c’è problema.- disse gentilmente Hermione, prendendo i loro cappotti e dandoli ad un elfo domestico. –Dovrete essere stanchi. Camilla, accompagna Daniel di sopra e fagli vedere la sua stanza. Riposatevi un po’, vi chiamo quando è pronta la cena.-

La ragazzina condusse l’amico su per le scale, fino all’ala dedicata ai padroni di casa.

-Vedi, da questa porta in poi ci sono i nostri appartamenti. La mia stanza, quella di mamma e papà e gli studi. Papà voleva metterti in una stanza degli ospiti, ma era dall’altra parte della casa e non volevo che fossi così lontano, quindi alla fine abbiamo deciso di metterti nella mia vecchia stanza, quella che usavo quando ero più piccola. Non ha il bagno privato, ce l’ha in comune con il mio, spero non ti dispiaccia.-

Lui scosse la testa.

-No, non preoccuparti. Sono contento di stare vicino a te. Cosa c’è dall’altra parte della casa?-

-Salendo le scale e girando a destra c’è l’ala per i membri dell’Ordine. Dall’altra parte le stanze per gli ospiti. Di sotto l’ingresso, il salotto, la sala da pranzo e quella per i banchetti, che non usiamo quasi mai. Anche se credo che stasera ceneremo lì, dato che è la vigilia di Natale e sarà presente tutto l’Ordine, anche i membri più anziani. Se vai ancora più sotto ci sono le cucine e gli alloggi degli elfi domestici.-

Il ragazzo la guardò perplesso.

-Gli alloggi?-

-Sì, mamma ha insistito che avessero degli alloggi almeno decenti. È giusto, poverini.- lo trascinò davanti alla finestra ed indicò un piccolo cottage al bordo del grande parco. -La vedi quella? Quella è la casa di zio Harry e zia Ginny. L’hanno fatta costruire quando si sono sposati, per avere più intimità. Comunque, ci dormono solo, perché sono quasi sempre qui.-

Lo condusse attraverso una porta sulla quale era appesa la scritta “Camilla”, fatta con la plastilina.

-E questa è la mia camera.-

Daniel si guardò intorno, a bocca aperta. C’era un mobile con delle bambole ed uno pieno di libri. Sulla coperta azzurra, sulla quale era disegnato un gatto nero, erano appoggiati alcuni peluches. Le pareti erano di un semplice bianco, con qualche poster inanimato di cantanti babbani e qualcuno di streghe famose, che ghignavano con aria arcigna. Sopra il letto troneggiava una fotografia ingrandita di un ragazzo dai capelli rossi che sfrecciava su una scopa, zigzagando tra gli anelli e  salutando di tanto in tanto. Sotto c’era una dedica: “Alla mia dolce Camilla. Sarò sempre con te, ricordalo. Ti voglio bene, papà.”.

-Questo è il tuo vero padre, Ronald Weasley.-

-Sì, è lui.-

-A Draco non da fastidio che tu lo tenga appeso qui?-

Camilla scrollò le spalle.

-No, non credo. Dice sempre che non devo scegliere tra lui ed il mio vero papà. Voglio bene a tutti e due e lui lo sa.-

-Dev’essere difficile avere due padri. Io ne ho uno e spesso non lo sopporto. Se dovessi averne due… non credo che ce la farei.-

-Non è poi così terribile. Papà Ron non lo vedo tanto spesso, sai è sposato ed ha anche una figlia. Ha da fare. Manda biglietti per Natale ed il mio compleanno, e passo con lui un mese d’estate, quando finisce il campionato. È simpatico, mi piace stare con lui. E poi… è il mio papà.-

-Capisco. Inoltre immagino che tu riceva anche doppi regali.- sghignazzò Daniel.

-Sì, doppi regali. Domani vedrai quanti sono! Vieni, ti faccio vedere la tua, di stanza.-

Lo accompagnò nella camera adiacente alla sua. Era simile all’altra, ma più spoglia. Comunque accogliente.

-Grazie, Camilla.-

-Prego. Io… ti lascio riposare un po’. Sono di là, se hai bisogno.-

-Sì, va bene… anzi, no, stai qui con me.- si sdraiò sul letto e le fece cenno di mettersi vicino a lui. –Così mi racconti per bene cosa fate voi a Natale.-

 

 

 

 

 

Sabrina entrò in salotto, dove Hermione e Ginny stavano chiacchierando animatamente, ed inciampò nel tavolino, facendo un baccano incredibile. Zoppicando ed imprecando, si accomodò sul divano. La rossa sospirò.

-Quanto sei rumorosa, Sabrina. Tra te e Thonks non saprei proprio dire chi combina più danni.-

-Thonks, Ginny. Devo ricordarti che ha rotto il mobile all’entrata? E l’avevo appena comprato!- sbottò la padrona di casa.

-Come sei materialista, ‘Mione.- la riprese bonariamente Sabrina. –Ma non sono venuta per farmi criticare. Allora, gliel’hai detto?-

-Ancora no. Non ce l’ho fatta.- mormorò sconsolata la mora. –Stavo per dirglielo, poi ho iniziato a parlare di un’altra cosa e poi abbiamo fatto altro e… alla fine non gliel’ho detto.-

Ginny si drizzò a sedere.

-Detto cosa? A chi?-

-Gin… lo saprai presto. Perché ho intenzione di annunciarlo a cena. Ad affrontare la sua reazione da sola non ce la faccio, ma… se ci sono tutti… spero di riuscirci.-

Ginevra passava lo sguardo da una all’altra. Si fermò sulla mano di Hermione, inconsapevolmente appoggiata sulla pancia.

-Oh… Per la barba di Merlino, Herm… non sarai mica incinta!- sussurrò a bassa voce, guardandosi in giro.

-Io… ecco… sì.-

-Oh, tesoro!- l’abbracciò. –Quando l’hai saputo?-

-Ieri. Ho fatto il test di gravidanza.-

-Il test… perché non sei venuta al San Mungo?-

-Ci sono andata, dopo. Mi ha visitato Celestina, ha detto che è tutto a posto.-

-È molto brava, Celestina. Ma… credi davvero che sia una buona idea dirlo a cena?-

-Perché no?-

-Perché… non so, Draco potrebbe svenire.-

Hermione scoppiò a ridere.

-Mio marito, il mio freddo ed impassibile marito, che sviene? No, Ginny, non è possibile.-

La rossa scrollò le spalle.

-Se lo dici tu.-

In quel momento scesero Camilla e Daniel, i capelli scompigliati e l’espressione assonnata.

-Belli Addormentati, buongiorno.- salutò Sabrina con un sorriso.

-Ciao, Sabri. Lui è Daniel, il mio migliore amico. Daniel, loro sono Sabrina e zia Ginny.- presentò la ragazzina e lui s’inchinò davanti a tutte e due, cavallerescamente.

-Onorato di conoscervi.-

Camilla gli diede una botta con il fianco.

-Daniel, lascia stare la galanteria. Stasera ci saranno un centinaio di persone, non puoi inchinarti davanti a tutti.-

Lui la guardò male e lei sorrise, trascinandolo fuori dalla sala.

-Dai, andiamo a vedere dove sono gli altri.-

Sabrina sospirò, voltandosi verso Hermione.

-Come sono carini!- esclamò stringendosi le mani giunte contro il petto. –Così piccoli! Eh tra poco zia Sabrina dovrà farle un discorsetto. Sai, api, fiori, polline…

Ginny ridacchiò.

-Ci ha già pensato Harry.-

Le altre due si girarono di scatto.

-Cosa?!- sbottarono all’unisono.

-Ecco, lui… andiamo a cena, d’accordo?-

Hermione strizzò gli occhi.

-Ne riparliamo, Ginny. Tuo marito ha dato consigli a Ron e poi… è arrivata Camilla. Afferrato?-

-Tesoro, non credo siano stati i consigli di Harry. Se tu sapessi com’è a letto…-

Sabrina annuì solennemente e fece per dire qualcosa, ma un’occhiataccia della rossa la zittì. Si guardarono e dopo un attimo scoppiarono tutte e tre a ridere, incamminandosi verso la sala da pranzo. Ci volle un buon quarto d’ora, prima che si accomodassero tutti. La cena fu lunga e chiassosa, com’era sempre quella della Vigilia. Daniel conobbe i Weasley, tutti quanti tranne Ronald, le loro mogli, Remus Lupin, Malocchio Moody, Neville, Semeaus, Dean e quasi tutti i componenti dell’Ordine della Fenice. Passò la serata a stringere mani, ma si divertì. La casa di Camilla era talmente diversa dalla sua! Qui regnava il caos, al maniero Nott l’ordine ed il silenzio. Più di una volta si chiese come facesse Draco, cresciuto nello stesso modo in cui era cresciuto suo padre, composto e freddo, a sopportare tutto quello. Ma ogni volta che guardava verso di lui lo coglieva con il solito ghigno sul volto, intento a chiacchierare con gli altri, perfettamente a suo agio. Si chiese anche se lui avrebbe mai fatto parte di quella grande famiglia, se si fosse ritrovato con Camilla come sposa e se a Natale non fossero stati invitati anche loro alla cena, se Hermione non li avesse accolti con un sorriso ed un abbraccio, conducendoli verso la tavolata imbandita, come aveva fatto Molly Weasley con i suoi figli. Gli sarebbe piaciuto.

Hermione, nel frattempo, non aveva mangiato praticamente niente, sebbene ora dovesse mangiare per due, come le aveva scherzosamente fatto notare Sabrina. Aveva passato il tempo torcendosi le mani e fissando Draco, che parlava con colleghi ed amici. Dopo il dolce, decise che era arrivato il momento. Si alzò in piedi, battendo brevemente il coltello sul calice dello champagne. Sabrina e Ginny si scambiarono uno sguardo preoccupato. Draco la fissò, confuso.

-Dovrei… dare una notizia a tutti voi. Anche se soprattutto a Draco.-

Il biondo scattò sull’attenti. Non aveva di idea di cosa stesse parlando, e la cosa lo metteva piuttosto a disagio.

-Dimmi, tesoro.-

-Io… ecco, io… volevo dirtelo in privato, tesoro, ma proprio non sapevo come e… oh, al diavolo, come viene, viene… sono incinta!-

Draco spalancò gli occhi. Spalancò la bocca. Non disse una parola. Come tutto il resto della sala. Hermione si morse il labbro inferiore, grattandosi la testa.

-Sorpresa.- mormorò flebilmente.

Draco parve riprendersi dal suo stato di trance. Si alzò, lentamente, e si avvicinò. L’abbracciò, sempre con la bocca e gli occhi spalancati. All’improvviso, prendendo la ragazza alla sprovvista, la sollevò di peso, facendola volteggiare un paio di volte. In quel momento si rianimò tutta la stanza, che prese ad applaudire. La signora Weasley, come da tradizione, scoppiò a piangere. Harry lanciò un’occhiata triste alla moglie, ma si andò a complimentare con la migliore amica. In tutto quel trambusto, l’unica che non applaudiva era Camilla. Fissava la madre con sguardo duro, scuotendo la testa di tanto in tanto. Hermione se ne accorse e le si avvicinò, cercando di abbracciarla, ma la ragazzina se ne andò correndo. Qualche attimo dopo si sentì sbattere una porta al piano di sopra. La mora fece per seguirla, ma Daniel la trattenne.

-Devo andare da mia figlia, io…

-Signora Malfoy… la prego, lasci che ci parli io. Lei si goda la sua felicità, se lo merita. Sono davvero molto contento per lei ed il signor Malfoy. E lo sarà anche Camilla, ne sono sicuro. Le ci vorrà solo qualche giorno per abituarsi al fatto che non sarà più l’unica bambina di casa.-

-Daniel, ti ringrazio, ma devo parlare con Camilla, lei sarà sempre la mia bambina, e…

-In questo momento credo che dovrebbe pensare a suo marito.- indicò Draco con un cenno del capo, che abbracciava tutti, indistintamente, con uno sguardo ebete sul volto. –Con Camilla parlo io. Se andasse da lei ora, mentre è arrabbiata, Camilla potrebbe dirle cose che in realtà non pensa. Per favore, faccia andare me.-

Hermione annuì, sconsolata. Aveva dato per scontato che sua figlia sarebbe stata felice per lei. Che anche lei volesse un fratellino. Ma forse chiedeva troppo. Forse doveva dare il tempo a sua figlia di abituarsi all’idea. Le avrebbe parlato più avanti. Tornò a dedicarsi a Draco, ormai impazzito, e a prendere complimenti.

 

 

 

 

 

Ciao! Allora, allora… piccolo/a biondino/a ghignante in arrivo! Non potevo non farlo/a arrivare. Insomma, ce lo vedete Draco alle prese con pannolini e pianti notturni? Immagino che mi divertirò da morire a scrivere i prossimi capitoli! ^^

Ringrazio: Patty, Minako-chan (grazie davvero, perché ora che mi hai messo la pulce nell’orecchio per una Draco/Ginny qualche idea mi sta venendo… se riesco a scriverla per bene e la pubblico, te la dedico sicuramente!), shannara_810 (non sei un mostro, sei un tesoro! Come il Draco della tua fic!!), JessicaMalfoy (eh, Cecilia ce la dovevo mettere in mezzo per forza… se non gli complico un po’ la vita a quei due quando sono piccoli, pensano che sia tutto facile! ^^), valy, romy (se c’è riuscito Draco, a dire ti amo, vuoi che non ci riesca Blaise… ^^), MissBecker, bimba88 (eh, Camilla bisogna capirla, poverina: metà dei suoi geni sono di Ron, i “fatti della vita” glieli ha spiegati Harry Potter e passa il suo tempo ad ascoltare le barzellette di Neville… è normale che sia un po’ tarda… eheheh^^), JulyChan (sono stata tre settimane a Brighton, non so se lo conosci, è sul mare. Anch’io ero in un college e mi sono divertita un pacco! Poi sono andata con due mie amiche e quando ci si mette insieme… puf, il nostro buon senso, il pudore, la responsabilità e la vergogna spariscono. Strano fenomeno che ancora non siamo riuscite a spiegarci! Comunque, è stato davvero bello!)

GRAZIE ANCHE A TUTTI! Anche a coloro che leggono ma non recensiscono!

Ah può darsi che quando inizia la scuola posti una fic alla domenica, l’altra, e questa al mercoledì o il giovedì, di modo che non debba finire i capitoli per lo stesso giorno. Possibilissimi saranno i ritardi di qualche giorno, almeno fino a che non sarò rientrata con la testa nei teoremi e nelle formule chimiche… le prime settimane di scuola per me sono sempre un trauma e se non ripasso mi prendo una stangata dietro al collo! E non è una bella cosa… ^^

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Capitolo 12
*** Buon Natale ***


BUON NATALE

BUON NATALE

 

 

 

 

 

Daniel bussò alla porta della stanza di Camilla. Non ricevette risposta, così abbassò la maniglia ed entrò. Lei era sul letto, un coniglio di peluche stretto contro il petto e gli occhi arrossati dal pianto. Quando lo vide gli rivolse uno sguardo vacuo e poi riprese a fissare il parco fuori dalla finestra.

-Camilla…

-Non voglio parlare. Sono arrabbiata con tutti.-

Il ragazzo si avvicinò di più e si sedette accanto ai suoi piedi.

-Anche con me?-

-Sì.-

-Perché? Cos’ho fatto io?-

-Tu… sei felice per loro!-

-Certo che sono felice per loro! Avere un bambino è una cosa bella, Camilla. Anche tu dovresti essere felice per loro. Avrai un fratellino o una sorellina. Perché non sei felice?-

-Perché… non voglio né un fratello né una sorella! Io sto bene così!-

-Ma Camilla…

-Lo sapevo che sarebbe successo! Lo sapevo! Si sono sposati per quello. Perché mamma voleva un altro figlio, ma non come me. Allora si è sposata papà e così può avere un figlio nuovo, uno che è nato giusto, nel matrimonio, e tenersi lui come figlio vero!-

Daniel sospirò, affranto.

-Perché dici questo cose? Non è vero, non è vero niente. Draco e tua madre si sono sposati perché si amano ed ora avranno un figlio per lo stesso motivo. E comunque non esiste un figlio “giusto” ed un figlio “sbagliato”. Tu sei giustissima. Tua madre ti ama, il tuo vero padre ti ama, Draco ti ama come se tu fossi figlia sua. Tutti qui ti amano. Sei la cosa più giusta che ci sia. Di cosa hai paura, Camilla? Non capisco.-

-Ho paura che… Daniel, papà mi ama come se io fossi sua figlia, ma non sono sua figlia. Quel bambino sarà suo figlio. Credi davvero che una volta che ci sarà papà riuscirà a non fare differenze? Credi davvero che riuscirà a non pensare “questo l’ho fatto io e quello no”?-

-Certo che lo credo. Ne sono fermamente convinto. Mi è bastato vederlo dieci minuti con te per capire che non farà mai differenze. Se c’è qualcuno che si deve preoccupare, quello è il bambino che arriverà. Non tu. Sei tu sua figlia. Sei tu la sua bambina. È così, punto e basta.-

Camilla tirò su con il naso.

-Ma io non lo voglio un fratellino. Sto bene così.-

-Davvero? Pensaci. Quando sarai grande e lui sarà ad Hogwarts, potrai raccontargli di com’era quando ci andavi tu e cosa facevi. Potrai dargli consigli sui professori e sarai il suo punto di riferimento. Chiederà a te, quando avrà bisogno di qualcosa. Ti coprirà quando uscirai la sera, distraendo i tuoi genitori. Sarà bello, vedrai.-

-Come… come fai a sapere tutte queste cose? Tu sei figlio unico.-

Il ragazzo si morse il labbro inferiore, fissandola attentamente.

-Se ti dico una cosa…- sussurrò piano. -… giuri di non dirla a nessuno? Mai a nessuno, mai nella vita.-

-Io… sì, lo giuro.- assicurò la ragazzina intrecciando le dita e baciandole due volte.

-Avevo un fratello più grande, anni fa. Gli volevo tanto bene. Mi raccontava sempre cose fantastiche, di Hogwarts e dei suoi amici, delle feste che facevano e di quando uscivano di nascosto. Mi raccontava come entrare nello studio del professor Rüf e mettergli in disordine i libri per farlo arrivare in ritardo a lezione e di cosa bisognava dire a Piton per farlo stare dalla propria parte. Io lo adoravo, davvero. E darei qualunque cosa per poterlo riavere con me.-

Camilla tirò su con il naso un’altra volta e si appoggiò con la schiena contro la testiera del letto, estremamente interessata.

-E… dov’è adesso? Cosa gli è successo?-

-È morto. Lui… era passato al Lato Oscuro, era un Mangiamorte. Gli Auror l’hanno ucciso. Hanno fatto bene, è stato lui a sbagliare. Questa è l’unica cosa che non riesco a perdonargli. Comunque, per fortuna nessuno è venuto a sapere niente. Mio padre ha messo a tacere la faccenda sborsando un mucchio di soldi e nessuno ne parla mai. Oltre alla mia famiglia sei l’unica che lo sa.-

-Daniel… mi dispiace da morire. Mi dispiace che tu stia male. E adesso mi sento così stupida, una bambina capricciosa, che…

-No, no, no. Non volevo farti sentire così, volevo solo farti capire che avere un fratello è bello. Che è molto meglio che essere solo. Come invece mi sento io da quando lui se n’è andato.-

-Tu… tu non sei solo! Ci sono io con te.- mormorò la ragazzina gettandogli le braccia al collo. Affondò il naso nei suoi capelli, mentre Daniel si irrigidiva come non mai. Piano, prese a passargli una mano aperta sulla schiena, in una dolce carezza. Il ragazzo alzò il volto fino ad incontrare i suoi occhi.

-Camilla… grazie di tutto. Dovevo aiutarti e consolarti e invece sei tu che lo stai facendo con me.-

Lei si tirò su, il solito sorriso di nuovo sul volto.

-Gli amici servono a questo, no?-

-Immagino di sì. Senti, Camilla, io… ti voglio bene.- mormorò Daniel abbassando lo sguardo. –Cioè… tanto bene.-

La ragazzina lo fissò, cercando di leggere l’espressione dell’amico, che però appariva indecifrabile.

-Anche… anche io.-

-No, Camilla, io…

-Ascolta… devo andare dai miei, Daniel.- disse lei, in preda al panico. Stava succedendo qualcosa, ma non capiva cosa. E odiava non capire. Così evitava il problema e se ne andava. Lo faceva anche a casa, con Draco ed Hermione.

Il ragazzo annuì, sconsolato.

-Va bene, vai. Ci vediamo domani mattina.-

-Okay. Ti vengo a svegliare, così apriamo i regali insieme.-

 

 

 

 

 

Hermione si lasciò cadere sul letto e si abbandonò ai singhiozzi. Draco osservò per qualche attimo la sua schiena che sussultava ritmicamente, prima di rendersi conto che stava piangendo. Perse l’espressione ebete, che aveva tenuto fino a quel momento, e si precipitò accanto alla moglie. Le cinse le spalle con un braccio e la vita con l’altro, coinvolgendola nel calore del proprio corpo. Dopo qualche minuto si staccò e le posò due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo.

-Cosa c’è, Hermione? Perché piangi?-

-Sono… sono tutti arrabbiati con me! Camilla perché non è felice che io sia incinta, tu perché ti ho detto una cosa così importante davanti a tutti e…

-No!- la interrupe il biondo, questa volta duramente. –No, io non sono arrabbiato con te! Guardami negli occhi, Hermione.- lei lo fece e notò i lineamenti del viso del ragazzo addolcirsi, mentre le sue labbra fini si incurvavano in un sorriso. –Io non sono arrabbiato. Mi hai appena detto che aspettiamo un bambino, non posso essere arrabbiato. Ho… ho anche abbracciato Potter. Ho abbracciato i gemelli Weasley! Renditi conto, tesoro. Io non sono arrabbiato. E non mi importa se me l’hai detto davanti a tutti. Non mi sarebbe importato nemmeno se me l’avessi detto nel bel mezzo di una riunione con quindicimila persone. Questo… questo è il giorno più bello della mia vita. E tu mi hai appena dato la notizia più bella della mia vita. Hermione…- chiuse gli occhi ed agitò una mano in aria, cercando le parole per esprimere quello che sentiva dentro. -… un bambino. Un figlio, un figlio tuo e mio. Io… io padre. Non puoi capire. Davvero non puoi capire quanto io sia felice.-

Hermione tirò su con il naso e gli sorrise.

-Oh, Draco. Avrei voluto dirtelo in un modo carino, avrei voluto parlarne con calma con Camilla, avrei voluto rassicurarla sul fatto che questo figlio non cambierà l’amore che provo per lei. È andato tutto per il verso sbagliato.-

-Ma tutto si sistemerà, vedrai. Domani mattina parleremo con Camilla, insieme, e le diremo che non deve preoccuparsi, che non cambierà niente, se non che anche lei avrà qualcun altro a cui voler bene. Che non dovrà più stare ad annoiarsi con noi adulti, ma avrà qualcuno con cui parlare. Le diremo anche che le frutterà anche un bel po’ di soldi, dato che per fare la baby-sitter la pagheremo.-

-Non… non posso aspettare domani mattina. Lei… lei è la mia bambina, Draco. Non so se puoi capire, ma… è mia. L’ho fatta nascere. E sebbene amerò i miei figli nello stesso modo, lei… Camilla sarà sempre la prima. Sarà quella piccola creaturina che mi sono ritrovata tra le braccia a soli diciassette anni, che ho tirato su combattendo contro tutti. Sarà la prima a cui ho insegnato a camminare, a parlare, a leggere e a scrivere. Sarà la prima che ho visto andare a scuola e prendere buoni voti, rendendomi orgogliosa di lei. Sarà la prima, e questo nessuno potrà mai cambiarlo. Camilla è… la mia bambina. Naturalmente, è probabile che per te non sia la stessa cosa.-

Draco sgranò gli occhi, scuotendo la testa.

-Camilla è la prima a cui io abbia mai insegnato ad allacciarsi le scarpe. La prima che mi abbia mai chiamato papà. Anche per me è la prima. E quando arriverà il secondo o la seconda e tutta la squadra di Quidditch che voglio farti sfornare l’amore che ho dentro si moltiplicherà, ci sarà la stessa razione per ognuno, ma quello che provo per Camilla non diminuirà mai.-

Hermione sorrise e gli accarezzò una guancia.

-Questo dillo a lei.-

-Glielo dico anche subito. Andiamo da lei, dai.-

Si alzarono e la ragazza gli rivolse un’occhiata penetrante.

-Quando torniamo, parliamo della storia della squadra di Quidditch.-

Si sorrisero e Draco aprì la porta, ritrovandosi davanti Camilla, la mano alzata nel gesto di bussare.

-Ciao, Camilla.- mormorò tirandosi indietro per farla entrare.

-Ciao, papà.- tentennò appena. –Ciao, mamma.-

-Ciao, tesoro. Ascolta…

-No, mamma, fammi parlare un attimo. Per favore. Sono… mi sono comportata da stupida. Non lo so perché non ti ho detto che ero contenta e invece sono scappata via. Non volevo. Solo che lo hai detto così all’improvviso, non me lo aspettavo, poi papà non capivo se era felice o no… non capivo più niente.-

Hermione si precipitò ad abbracciare la figlia.

-Non voglio spiegazioni, Camilla. Non ce n’è bisogno. Ho sbagliato anche io. È solo che sono passati undici anni, quasi dodici da quando ho avuto te. Ha preso anche me alla sprovvista. E mi dispiace di averti confusa. Credo di aver confuso anche Draco, anche se naturalmente lui non lo vuole ammettere.-

Il biondo inarcò un sopracciglio.

-Non sono affatto confuso.- puntualizzò. –Piuttosto, vorrei dire qualcosa a Camilla. Ecco, piccola, io…

La ragazzina si morse il labbro inferiore.

-Non c’è bisogno che tu dica niente, papà. Ho… sentito già quello che hai detto alla mamma. Quando ero fuori dalla porta.-

-Quante volte devo dirti di non origliare?- la rimproverò bonariamente Draco. Hermione gli rifilò una gomitata nel fianco.

-Stai zitto, che ti ha fatto un favore. Altrimenti a ripetere le cose che hai detto a me saresti stato tutto un balbettamento.-

-Figurati! Un grande oratore come me!- esclamò lui offeso, tornando sotto le coperte. La mora lo fissò per qualche istante e poi si chinò per dire qualcosa a Camilla nell’orecchio. La ragazzina si aprì in un sorriso che andava da un orecchio all’altro e si buttò direttamente sul ragazzo, prendendo a fargli il solletico. All’istante si scatenò una battaglia all’ultimo pizzicotto, che durò fino a quando Hermione, dopo essersi fatta una doccia veloce, essersi struccata e spazzolata i capelli ed aver passato un quarto d’ora buono contemplandosi la pancia ancora perfettamente liscia davanti allo specchio, tornò nella stanza a rivendicare il letto ed il marito. Li trovò esausti, lei nelle braccia di lui, intenti a darsi ancora qualche spintarella, ma senza più la foga di prima.

-Mamma, non riesco nemmeno ad alzarmi.- sussurrò Camilla con il fiato corto.

-Oh, Cami…- sbottò la mora. La ragazzina sporse il labbro inferiore e sfoderò la sua migliore espressione da cucciolo ferito. Hermione roteò gli occhi. –E va bene, ma solo per questa notte. E solo se non inizi a muoverti come una scalmanata. Ah, cosa penserà Daniel venendo a sapere che vuoi ancora dormire con i genitori?-

Lei scrollò le spalle, raggomitolandosi tra le braccia del biondo, ormai già addormentato.

-Che sono fortunata.-

 

 

 

 

 

Il giorno di Natale Daniel si svegliò ritrovandosi la faccia di Camilla a due centimetri dalla propria. Per un attimo pensò di stare sognando, ma quando mise a fuoco i lineamenti e notò le labbra della ragazzina incurvarsi in un sorrisetto che conosceva fin troppo bene, si rese conto che non era affatto un sogno. Si scostò bruscamente, facendola capitombolare giù dal letto. Poi si alzò in tutta velocità, tendendole una mano e tirandola su.

-Scusami.- mormorò con voce assonnata.

-Scusami tu, devo averti spaventato.-

Lui annuì, poco convinto.

-Già, è così.-

In realtà, non era per niente così. Solo… ultimamente non riusciva ad averla tanto vicina senza che qualcosa si muovesse, all’interno dello stomaco. Ed era una sensazione che lo metteva in estremo disagio.

-Allora non ti sveglierò mai più in questo modo, prometto. Ma non è il momento di parlare… giù ci sono i regali!-

Daniel le rivolse uno sguardo vacuo.

-Oggi è Natale.- constatò con voce piatta. –Me n’ero scordato.-

-E dai, non dirlo con quel tono! Qui il Natale è una cosa bellissima. Forza, muoviti e lo vedrai a te!- esclamò prendendolo per un braccio e trascinandolo giù dal letto. –Andiamo, Daniel!-

-Ma… sono in pigiama!- protestò lui indicando l’elegante completo di seta grigio perla che indossava.

-Lo sono anch’io, cosa importa? E di sicuro non saremo gli unici, dato che oggi non si lavora. Almeno Neville lo sarà. Devi vedere il suo, di pigiama. È orribile, rosso con le renne!-

Andarono al piano di sotto, Camilla saltellando e Daniel facendo attenzione che lei non scivolasse e si rompesse una gamba proprio il giorno di Natale. Quando arrivarono nel salone, però, nemmeno lui poté evitare di trattenere il fiato, di fronte all’enorme abete addobbato che gli elfi domestici avevano preparato durante la notte. Arrivava fin quasi al soffitto e sotto di esso c’erano come minimo un centinaio di regali.

-Li vedi i pacchi? Non sono nemmeno tutti. Sono solo i nostri e quelli dei membri dell’Ordine che abitano qui. Ad esempio, quelli di nonna Molly e nonno Arthur non ci sono. Li portano poi quando vengono. Così come papà Ron, che di solito fa un salto nel pomeriggio.- spiegò Camilla tentando di trovare Hermione in mezzo a tutta quella bolgia.

-È sempre così, non la trovo mai. Ma ho un metodo infallibile.- prese fiato. –Mammaaaa!- gridò. Due secondi, e la mora era da loro, davanti a lei fluttuavano due pacchi.

-Camilla, insomma, non urlare.- borbottò contrariata. Poi sorrise. –Buongiorno, Daniel. Mi dispiace per la confusione, ma qui a Natale è sempre così. Ma tempo un paio di giorni e vedrai che ti abitui.-

-Grazie, signora Malfoy. Comunque, non mi trovo affatto male con voi.- rispose cordialmente il ragazzo, ma senza riuscire a staccare lo sguardo dai regali. Hermione lo notò e si diede una manata sulla fronte.

-Oh, che stupida, me ne stavo dimenticando. Questo è per te, Camilla.- le porse il primo pacco, incartato in rosso e oro. Il secondo, verde e argento, lo mise in mano a Daniel. –Da parte mia e di Draco.- spiegò. –Daniel, spero che il regalo ti piaccia. Non conoscevo i tuoi gusti, così ho affidato tutto a Draco, che mi sembrava più adatto per scegliere un regalo ad un maschio. Io sarei stata capace di comprarti un cagnolino di peluche o qualcosa del genere. Comunque, a giudicare dalla carta, secondo me ha fatto un buon lavoro.-

Daniel era troppo scioccato per dire qualsiasi cosa. Non credeva che avrebbe ricevuto un regalo. Non da loro, che non erano nemmeno familiari. Guardò Camilla, che si stava misurando la gonna appena ricevuta, ringraziando continuamente la madre e Draco, che era appena arrivato. Poi tornò a fissare il proprio regalo. Lo scartò e tirò fuori un libricino di pelle consunta. Lo studiò un attimo, perplesso.

-Aprilo alla prima pagina.- gli consigliò il biondo. Il ragazzo fece come gli era stato detto e vedendo il titolo scritto in una calligrafia minuta ed ordinata sgranò gli occhi.

-“Manuale di sopravvivenza per Serpeverde propensi ad infrangere le regole della scuola”.- lesse ad alta voce. –“Di Draco Malfoy, Blaise Zabini e Theodore Nott”. Signor Malfoy… grazie.-

-Di niente, Daniel. Non sapevo cosa prenderti, poi in un cassetto ho trovato questo e ho pensato che poteva esserti utile. Tanto la mia Camilla è finita in quel di Grifondoro, non se ne farebbe niente. Tu, invece… beh, diciamo che a me e a tuo padre è servito parecchio.-

Daniel sorrise, pensando a suo padre e Draco che si aggiravano circospetti nel corridoio dei sotterranei.

-Ne… farò buon uso. Io… mi dispiace, ma non ho alcun dono per voi.-

Camilla gli rivolse uno sguardo contrariato.

-Non devi fare i regali ai grandi.-

Hermione annuì.

-Vero, ma se ogni tanto ci fai un regalo di certo non ci offendiamo, Cami. Ma fa niente, lasciamo stare. Piuttosto, andate a vestirvi che tra poco c’è la battaglia di palle di neve!-

 

 

 

 

 

Dean Thomas fece comparire un fazzolettino rosso e si amplificò la voce.

-Allora, vediamo se c’è tutto per organizzare la consueta battaglia di neve del giorno di Natale. Malfoy Manor è impeccabilmente addobbata. Il nostro fedele pubblico è già schierato.- fece un gesto verso il centinaio di persone che si stringeva nei propri cappotti ai lati del parco. –E già schierate sono anche le squadre. Alla mia destra, le dolci donzelle. Hermione, Camilla, Sabrina e Ginevra. Alla mia sinistra, i maschietti. Draco, Harry, Neville ed in sostituzione di un caro amico che probabilmente se ne sta a letto e non qui a congelarsi come noi, Daniel Nott, una scoperta. Ed ora, signore e signori raccogliete la prima palla di neve e… via!-

In un attimo, non si vide altro che bianco. Camilla mirava Daniel, Hermione, Sabrina e Ginny davano addosso al povero Neville, che ormai non tentava più nemmeno di contrattaccare, si preoccupava solamente di coprirsi il volto con le mani, e Draco ed Harry si erano lanciati nella solita battaglia personale.

-E una palla manca il nostro Potter di qualche centimetro, mentre il signor Paciock è ormai colpito e affondato.- commentava Dean. –Inoltre possiamo vedere che la piccola di casa tiene testa egregiamente al signorino Nott. E… Malfoy, non barare, niente magia!- sbuffò sonoramente. –Scusatelo, gentile pubblico, ma le abitudini Serpeverde sono difficili da reprimere.- Una palla di neve volò dritta verso di lui, ma il ragazzo fu abbastanza veloce da evitarla. –Insomma, signori, non accanitevi contro un povero commentatore. Che tra parentesi sono anche completamente imparziale e…- a zittirlo fu la seconda palla di neve lanciata da Draco, che questa volta lo prese in pieno. Camilla, nel frattempo, era riuscita ad atterrare Daniel e gli stava sadicamente infilando la neve nel colletto del maglione.

-Ti arrendi?- domandò ansimando.

-Mai!- replicò lui tornando a dimenarsi. –Non perdo contro una donna.-

-Ah no?- prese un’altra manciata di neve e gliela agitò davanti al volto.

-No. Fa’ pure quello che vuoi, ormai sono bagnato fino al midollo.-

-Come vuoi.- avvicinò pericolosamente la mano all’orlo del maglione. –Allora te la spalmo sulla pancia.-

-Cosa?! No… no aspetta, scherzavo, mi arrendo!-

Camilla sorrise soddisfatta.

-Bravo bambino.- si girò verso il gruppetto che teneva fermo Neville. –Mamma! Ho atterrato Daniel! Abbiamo vinto!-

Hermione fece un gesto a Dean, che decretò la fine dell’incontro.

-E anche per questo anno la vittoria è del gentil sesso! Harry, Draco… è finita.- tentò di dire, sapendo bene che non avrebbe funzionato. –Potter, Malfoy, smettetela!- sospirò sconsolato. –E anche per quest’anno ci dobbiamo sorbire la celebre battaglia tra Potter e Malfoy. Mettetevi comodi gente, non durerà poco.-

Hermione sbuffò sonoramente, scuotendo la testa. Agitò la bacchetta e fece comparire una decina di coperte, raggiungendo Camilla. Ne diede una a testa alla figlia e al ragazzo, raccomandandogli di coprirsi.

-Voi cosa fate, ragazzi? Io aspetto che questi due… caproni la finiscano. Quindi per una buona mezz’ora sono impegnata qui.-

Daniel lanciò uno sguardo preoccupato alle due figure che avevano smesso di colpirsi a suon di palle ed ora si rotolavano direttamente nella neve, l’uno sull’altro intenti a darsele di santa ragione.

-Signora Malfoy… suo marito ed il signor Potter si stanno picchiando.- le fece notare.

-No, non sul serio, stai tranquillo. Non si fanno male.- roteò gli occhi. –Non tanto. E poi gli fa bene, durante le vacanze si abbuffano e poi si lamentano che sono fuori forma per combattere. Così, almeno, si allenano.- spiegò tranquillamente Hermione. –Per me è bello vedere mio marito, quella stessa persona che per un anno è stata compostamente seduta alla scrivania a scrivere rapporti di battaglie, rotolarsi nella neve completamente bagnato e spettinato. Ma voi non siete obbligati a restare.-

Camilla annuì.

-Infatti andiamo da un’altra parte. Devo ancora dare a Daniel il mio regalo.-

-Va bene. Ma chiudete i cappotti e mettetevi addosso la coperta, che fa freddo!-

La ragazzina assicurò che non sarebbero morti assiderati e poi trascinò l’amico lontano dalla madre.

-Cami… dove stiamo andando?-

Lei sorrise.

-Sorpresa.-

Daniel storse il naso.

-L’ultima volta che ho sentito dire sorpresa è stato ieri, quando tua madre ha annunciato che era incinta.- mormorò preoccupato.

-Io non sono incinta!-

-Vorrei ben vedere. Anche perché avresti dovuto…- il ragazzo arrossì violentemente. –Beh, immagino tu sappia come nascono i bambini.-

Il volto di Camilla prese il colore dei capelli del padre biologico e lei abbassò lo sguardo.

-Sì… lo so.- scrollò le spalle. –Comunque la mia sorpresa non ha niente a che fare con… i bambini. Adesso, chiudi gli occhi.-

Lui ubbidì, seppur contro voglia. Non amava non vedere le cose. Si lasciò guidare dalle mani della ragazzina, delicatamente appoggiate sulle sue spalle.

-Posso aprirli?- domandò con voce imbronciata dopo qualche attimo.

-Aspetta…- lo sospinse avanti ancora di un passo. –Adesso sì!-

Daniel aprì gli occhi e sorrise, accarezzando con una mano le fronde innevate del salice piangente.

-Il posto dove ci siamo conosciuti. Sei stata carina a portarmi qui, Camilla.-

-E tu sei stato carino a mostrarmi il Fiore Timido. Volevo ricambiare. E poi volevo darti il mio regalo in un posto originale.-

-D’accordo, ma…- estrasse un pacchetto di forma non ben definita dalla tasca interna del cappotto. -…prima il mio!-

Camilla scartò il dono e sgranò gli occhi quando vide il bellissimo fermaglio in argento.

-Daniel, è… bellissimo! È uguale a quello di…

-Cassandra Hartkins, esatto. Lo hai ammirato tanto e così ho deciso di regalartelo. Solo, ho cambiato i colori. Il rosso ti si addice molto più del verde.- strinse brevemente le labbra. –Per ovvie ragioni.-

-Beh… grazie! Ora apri il mio.- gli diede una piccola scatolina di velluto color porpora. –Spero che non la trovi una sciocchezza, forse pensi che possa essere una cosa da bambini, ma…

Il ragazzo le posò due dita sulle labbra, sorridendo.

-Fammelo almeno aprire, accidenti.-

-Oh… sì, scusa.-

Daniel aprì la scatola e tirò fuori il ciondolo raffigurante un salice come quello che li stava riparando in quel momento, sotto di esso incise le iniziali C.M. e D.N.

-I… nostri nomi.-

-Già. Ho pensato che… questo…- indicò l’albero. -… potesse essere il simbolo della nostra amicizia. E poi, naturalmente le nostre iniziali, perché… beh, perché siamo noi due. Guarda…- sbottonò il primo bottone del cappotto e tirò fuori una collanina identica a quella che lui aveva in mano. -… ne ho una anche io. E la terrò al collo fino a quando saremo amici.- sorrise. –Quindi, per molto, molto tempo.-

-Camilla, questo regalo è bellissimo.- si sedette per terra, la schiena contro il tronco del salice, come quella prima volta che avevano parlato, e le fece cenno di imitarlo. –E questo Natale è il più bello che io abbia mai passato. E tutto grazie a te.-

La ragazzina arrossì leggermente. Poi lo fissò negli occhi, sorridendo.

-E siamo solo all’inizio!-

 

 

 

 

 

Draco spinse Hermione contro la parete del corridoio appena fuori dalla camera da letto, baciandola con passione. Lei sorrise contro le sue labbra, aprendo la porta con la bacchetta. Finirono avvinghiati sul letto, continuando a baciarsi. Fu la ragazza a staccarsi per prima.

-Draco… amore, aspetta.- ansimò. –Ti devo dare il tuo regalo…

-Zitta, sei tu il mio regalo.- mugugnò lui in risposta, avventurandosi con le mani sotto alla camicetta appena sbottonata.

-No, dai… prima i regali. E poi… dobbiamo fare il punto della situazione.-

Il biondo sospirò pesantemente, togliendosi dal corpo di lei e distendendosi sul letto, gli occhi rivolti al soffitto e l’espressione imbronciata.

-Non capisco perché tu debba sempre fare questa cosa a Natale. Non puoi farlo a Capodanno, come le persone normali?-

-A Capodanno si fa il resoconto dell’anno, a Natale lo si fa di Natale. Per…

-… per vedere se abbiamo passato un buon Natale.- cantilenò Draco. –Lo so, lo so. Ma non possiamo prima fare l’amore? Ci pensiamo dopo alle tue cavolate.-

-Non sono cavolate! Sono cose che facevo fin da bambina e che non ho intenzione di smettere di fare solo perché tu sei malato di sesso!-

-Ehi! Non sono malato di sesso. Ho solo voglia di fare l’amore con mia moglie, non mi sembra una cosa tanto strana.-

-Sì, ma con tua moglie hai già fatto l’amore stamattina. Due volte.-

-Perché lei ieri sera mi ha detto che era incinta. Ed io volevo festeggiare facendo l’amore, ma poi nostra figlia, preoccupata di non essere più la piccola di casa, ha deciso di dormire nel nostro letto. Così non ho potuto fare niente e stamattina ho recuperato.-

-E anche oggi pomeriggio, quando tutti si stavano sbafando il secondo panettone.-

-Ero stato un’ora immerso nella neve fino al collo, dovevo scaldarmi e sgranchirmi i muscoli intorpiditi.-

-Oh, e così adesso sono la tua palestra.- sbottò Hermione, fintamente offesa.

-Va bene, ho capito, facciamo il punto della situazione e scambiamoci i regali, che altrimenti stasera non si combina niente.-

La mora gli rivolse uno sguardo penetrante.

-Guarda che non stai migliorando. Comunque, passiamo alle cose importanti. Svegliarci felici?-

Draco sbuffò pesantemente.

-Fatto.-

-Fare a nostra figlia il regalo che desiderava.-

-Fatto.-

-Fare un regalo all’amico di nostra figlia, sorprendendolo.-

Il biondo sorrise.

-Fatto.-

-Andare a trovare Blaise, rinchiuso nell’appartamento della sua ragazza. Fargli gli auguri e dargli il regalo.-

-Aggiungi e trovarlo completamente nudo in bagno, facendolo diventare rosso come non so cosa. Comunque, fatto.-

-Bene. Essere felici prima di andare a dormire.-

-Quasi fatto. Basterebbe solo che tu la finissi di parlare e venissi qua. Nuda, possibilmente.-

-Cretino. Abbiamo finito. E anche questo, è stato un buon Natale.-

Draco si tirò su sui gomiti, arricciando il naso.

-Perché al tuo cavolo di elenco non aggiungi mai “uccidere Potter a suon di palle di neve”?-

-Perché non ci riesci mai.-

Il ragazzo si lasciò ricadere sul cuscino.

-Quest’anno ci sono andato vicino.-

-Certo, come no.- Hermione gli si avvicinò a gattoni e lo baciò dolcemente sulle labbra. –E adesso…

-Sesso!-

-No! I regali! Guarda che tu davvero sei malato!-

-È perché tu mi fai penare tanto. E forza, dammi questo regalo così la facciamo finita.-

-I regali non si prendono così. Ci vuole calma.-

Il ragazzo chiuse gli occhi e sospirò, prendendo aria.

-Va bene. Ora sono perfettamente calmo. Dammi il regalo.-

La mora roteò la bacchetta e fece comparire un pacchetto rettangolare, piuttosto pesante. Lui lo scartò e quando capì di cosa si trattava spalancò gli occhi. Un grande tomo rilegato in pura pelle di drago.

-Per la barba di Merlino.- scandì lentamente. –È… è…

-Il tuo album di fotografie. Quello fatto a mano da tua madre.-

-Hermione… come… come hai fatto ad averlo.-

-Ho degli amici al Ministero.- mormorò lei facendogli l’occhiolino.

-Chi…- fece una smorfia. –Arthur Weasley.-

-Precisamente.-

-Vuol dire che… dovrò ringraziarlo.-

Hermione sorrise.

-Immagino di sì. Ma più di tutti devi ringraziare me. Ti… piace? Perché non ero sicura che tu lo volessi. Cioè, sapevo che lo volevi, me ne avevi parlato un po’ di tempo fa, dicendomi che ti sarebbe piaciuto riaverlo. E so che a tua madre eri molto attaccato, ma… sono pur sempre ricordi di una vita che detestavi.-

Draco le accarezzò una guancia.

-Appunto. E tu mi hai appena donato gli unici ricordi belli di una vita che detestavo. Quelli che tenevo a riavere con me. Come hai fatto ad averlo?-

-Ero al Ministero con Arthur e siamo andati nella sala dove tengono le cose sequestrate perché lui doveva prendere una cosa ed ho visto che c’era tutto quello che avevano preso dalla stanza di tuo padre. Mi sono girata dall’altra parte, non volevo vedere cose orribili, ma poi questo libro ha attirato la mia attenzione. L’ho sfogliato e ho capito cos’era, così ho pregato Arthur di trovare un modo per farmelo avere. Caramell non voleva darcelo, diceva che poteva finire nei guai, ma quando gli abbiamo detto che ti avremmo riferito che a lui non andava giù ridarti qualcosa che infondo era tuo, ce l’ha quasi lanciato addosso. Quell’uomo ha una paura matta di te, Draco.-

-Quell’uomo è un rammollito, ha paura di qualsiasi persona che sia abbastanza furba da fargli capire che sa che lui ha paura.-

-Oh, certo, dovrebbero fare te Ministro della Magia. Ci sarebbero molti miglioramenti. Ad Hogwarts, ad esempio, esisterebbe solo Serpeverde.-

-Oh, non credo. Hogwarts ha dimostrato più di una volta di essere al di sopra del Ministero. E poi non dire così, non ti piacerebbe essere la moglie di un Ministro?-

Hermione gli diede un bacio.

-Non credo, è già abbastanza faticoso essere la moglie del salvatore del mondo magico.-

Draco ridacchiò.

-Immagino che tu abbia ragione. Comunque… grazie. È un regalo meraviglioso. Non potevo chiedere cosa migliore.-

-E mi sono permessa anche di…- sfogliò l’album fino alla fine. -… aggiungere queste.- mormorò, studiando la reazione del biondo. Aveva riempito l’ultima pagina con foto della madre, partendo da quando era solo una ragazzina ed arrivando alla bellissima donna che era quando morì.

-Hermione…- sfiorò una foto con un dito. –E queste dove le hai trovate?-

-In giro, sui giornali, al Ministero… nei cassetti di casa. Ho cercato in qualunque posto avrei potuto trovare qualcosa.- lo guardò attentamente, guardò quei fili dorati che gli ricadevano scomposti sulla fronte, guardò gli occhi azzurri, dentro ai quali ormai sapeva leggere, guardò il naso dritto, i lineamenti duri, che gli davano un’aria di fierezza, ma che si addolcivano quando il suo sguardo era posato su di lei o su Camilla. –Sei bello come tua madre. In realtà non assomigli a Lucius, assomigli a lei.-

Draco sorrise, i suoi occhi ancora puntati sulle immagini che lo salutavano di tanto in tanto.

-Hai davvero cercato queste foto per me?-

-Sì. L’unico ricordo che avevi di tua madre l’hai dato a me.- tirò fuori l’anello che portava al collo, appeso ad una catenina d’oro bianco. –E ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere… averla sempre vicino. Sebbene mia madre sia terribilmente chiacchierona, indiscreta e non perda occasione per fare battutine che spesso e volentieri mi mettono a disagio io non saprei come fare senza di lei. E tu sei stato fin troppo senza.-

Finalmente il ragazzo alzò lo sguardo. Se Hermione non lo avesse conosciuto così bene avrebbe detto che sarebbe scoppiato in lacrime da un momento all’altro. E per un istante, un istante solo, Draco desiderò farlo. Desiderò piangere. Naturalmente non lo fece. Invece, sorrise alla moglie.

-Credevo che non mi sarei mai innamorato di una Mezzosangue. Credevo che non mi sarei mai innamorato di una Grifondoro. Credevo che comunque non avrei mai sposato una donna con caratteristiche del genere. Credevo che non sarei stato un buon padre. Mi hai smentito tutte le volte, saccente ragazzina. Credevo… credevo che non avrei amato nessuna donna come ho amato mia madre. Hai dovuto smentirmi anche questa volta.-

La ragazza sorrise.

-Adoro farti vedere che avevo ragione io.-

-Ah, lo so!- le scompigliò i capelli, beccandosi una gomitata nel fianco. Hermione detestava avere mani altrui nei capelli. A meno che queste non le facessero una carezza. –Adesso… il mio regalo. Non reggerà il confronto, naturalmente. Ma l’ho comprato, quindi…- le mise in mano una scatolina della gioielleria più costosa di Hogsmead. –Dai, apri.-

La mora ubbidì, estraendo due orecchini di brillanti.

-Oh, Draco… sono quelli che…

-… hai visto da Krissity e hai detto: “oh Santo Merlino, Draco, sono stupendi! Pensa come starebbero alle mie orecchie!”- le fece il verso lui.

-Io non…- sbuffò. –E va bene, ho detto proprio così.- mormorò imbronciata.

-E io te li ho comprati. Buon Natale, tesoro. Il mio è stato stupendo.-

-Ne sono felice. Ora possiamo anche… fare altro.- si sdraiò sul letto con mosse sensuali, ma si tirò subito su, sentendo qualcosa di duro sotto alla testa. Frugò sotto al cuscino ed estrasse un’altra scatola.

-E questo cos’è?-

-Un’extra sul regalo.- sorrise il biondo.

Hermione aprì e quando vide il contenuto quasi non riuscì a trattenere le lacrime di commozione. Nella sua mano, grandi appena quanto il palmo, stavano due scarpine fatte a maglia, una rosa ed una azzurra.

-Queste non sono per nostro figlio. Perché… beh, perché i Malfoy non vanno in giro con scarpe del genere. Queste sono per te, Hermione. Per dirti che sono felicissimo che avremo un bambino insieme. O una bambina.-

-Cosa… io invece cosa devo fare per dirti che ti amo?-

Draco roteò gli occhi.

-Vieni qui e facciamo questo benedetto sesso.-

-Detto…- la ragazza gli montò a cavalcioni e gli strappò quasi la camicia di dosso. -… fatto.- mormorò baciandolo con passione.

 

 

 

 

 

Forse l’ultima scena tra Draco ed Hermione è un pochettino melensa, ma che volete, a Natale anche il signor Malfoy si sente più buono…

Ringrazio: Savannah (ah, che bello tornare a rispondere alle tue recensioni! ^^ eheheh povero Harry tutte le colpe sono sue!), patty (Harry è il nostro capro espiatorio. Ma a lui piace! [credo]^^), Minako-chan (mi è venuta un’idea che per una one-shot Draco/Gin… è incredibile come prima non avevo idee su di loro ed ora sono sommersa! Tutto merito tuo. Grazie!), valy, JessicaMalfoy, JulyChan (un Malfotter!!! Ahahah mi fai morire! Cmq non avevo pensato alla data di nascita in tutta sincerità. Se nasce il 31 luglio Draco lo affoga, mi sa tanto. Mi preoccuperò di evitare la strage. Ciao!), bimba88 (Daniel ce la fa a far ragionare Camilla… ma lei è proprio tonta, eh! ^^)

Grazie a tutti!

 

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Capitolo 13
*** Il settimo cielo è difficile da raggiungere ***


GIORNATE STORTE COMPORTANO PERSONE TRISTI

IL SETTIMO CIELO È DIFFICILE DA RAGGIUNGERE

 

 

 

 

 

Sabrina zittì la sveglia babbana con una manata e sbadigliò in modo assai poco fine, come di consueto. Diede una leggera spintarella al ragazzo che dormiva accanto a lei.

-Dai, Blaise. È ora di alzarsi.-

Il moro emise un mugugno indistinto e si schiacciò il cuscino sulla testa.

La ragazza sbuffò, tirando il lenzuolo verso di sé, in modo da scoprirlo. Quando si ritrovò davanti quel corpo nudo, però, si affrettò a ricoprirlo. Non era il momento di saltargli addosso. Lo scosse di nuovo, questa volta più forte, e si riappropriò del cuscino. Gli tirò una ciocca di cappelli.

-Andiamo, Blaise. Alzati o io mi riaddormento e addio, i tuoi amici ci ammazzano tutti e due. A quest’ora del mattino puoi chiedermi di svegliarmi, ma non puoi pretendere che resti sveglia.-

-Perché, che ore sono?- brontolò lui senza muoversi di un solo millimetro.

-Le cinque. L’ora in cui tu hai puntato la sveglia e la stessa ora in cui tu mi hai chiesto di svegliarti. Le fottutissime cinque del mattino.-

-Appunto, le fottutissime cinque. Falle diventare le fottutissime cinque e un quarto.-

Sabrina sbuffò, stropicciandosi gli occhi per l’ennesima volta. Per quanto le facesse piacere averlo a nel letto, in quel momento non desiderava altro che la smettesse di fare il bambino e se ne andasse il più velocemente possibile, dato che lei iniziava a lavorare alle nove e non aveva intenzione di perdere altre ore di sonno.

-Devi andare, lo sai.-

-Voglio dormire.-

-Sono incinta.-

Il ragazzo scattò seduto all’istante, guardandola spaventato.

-Cosa?!-

Lei gli tirò uno scappellotto sulla testa.

-Scherzavo. Volevo solo farti alzare. E ha funzionato.-

-Volevi solo farmi venire un infarto.- mormorò Blaise portandosi una mano al cuore. –Tu sei pazza.-

-Di te.- rispose lei baciandolo dolcemente.

-Fantastico.- sorrise il moro alzandosi di malavoglia dal letto e dirigendosi in bagno per una doccia veloce. Tornò poco dopo con un asciugamano avvolto attorno alla vita e la bacchetta in mano, con la quale si asciugò i capelli. Prese a frugare tra i vestiti sparsi sul pavimento, buttati là la sera prima a causa dell’esigenza di togliersi quell’orribile divisa che lo catalogava come “assassino” e di trovarsi nudo contro il corpo della propria ragazza, e recuperò i pantaloni e la maglia nera a collo alto. Prese a vestirsi, dando le spalle alla ragazza. –Comunque… tu… ecco… ti piacerebbe avere un bambino?- le domandò sottovoce.

-Adesso?-

-Adesso. O comunque nell’immediato futuro.-

Sabrina si morse il labbro inferiore, riflettendo.

-No. Adesso no e neanche nell’immediato futuro. Ma cosa c’è in questo periodo? Sono tutti fissati con i bambini. Hermione, Ginny…

-Avere un figlio è bello.- sussurrò il moro.

-Sicuramente, ma questa è un’epidemia.-

-Non scherzare, Sabrina. Senti… da tanto volevo parlartene. Sei davvero convinta di voler stare con me? Non so, vedo Hermione così contenta con la sua pancia… e anche Draco, non l’ho mai visto tanto emozionato. E ho pensato… se lo desiderassi anche tu? Con me non potrai mai avere un bambino. Non… non sarebbe meglio lasciarci, di modo che tu ti possa costruire una vita normale?-

La bionda sbuffò, ficcando la testa sotto il letto ed estraendo i calzini del ragazzo. Glieli lanciò piuttosto brutalmente.

-Non dire stronzate.- sibilò scandendo bene le parole. –Per ora, voglio avere solo te. Per ora, non ho alcuna intenzione di lasciarti. A meno che, naturalmente, tu non lo voglia.-

-No, non voglio che mi lasci.-

-Bene, allora smettila di farneticare.-

-È un discorso che dovremo fare.-

-È un discorso che faremo quando sarà il momento. Adesso, va’ a… lavorare. Se vogliamo anche solo parlarne, dobbiamo evitare che i Mangiamorte si insospettiscano e ti facciano a fettine.-

Blaise sospirò pesantemente, rigirandosi tra le mani la maschera d’argento.

-Forse hai ragione.- si sedette sul bordo del letto e la baciò. –È meglio che vada. Cosa fai oggi?-

-Lavoro fino alle due e poi sono da Ginny. Oggi lei ed Harry andavano a ritirare gli esami, qualunque sia l’esito avrà bisogno di qualcuno con cui parlare. Se dovesse risultare che hanno dei problemi Hermione non sarebbe certo l’amica più azzeccata, dato che è felicemente incinta. E si sa che Harry ha la pessima abitudine di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. E poi voglio portarle anche qualche depliant su rimedi della nostra medicina.-

-Va bene. Allora divertiti e fai la brava.-

La bionda sorrise maliziosamente.

-Come no.- abbassò lo sguardo. –Tu quando torni?-

-Lo sai che non posso dirti niente di preciso. Torno quando ho finito.-

Sabrina sporse il labbro inferiore, sbattendo le ciglia. Blaise roteò gli occhi, stringendo le labbra.

-Cercherò tra massimo una settimana, ma non ti prometto niente.-

Lei si alzò in piedi sul letto e gli gettò le braccia al collo, baciandolo.

-D’accordo, io ti aspetto.- gli mise la maschera sul viso. –Non ti auguro buon lavoro, perché so bene che non lo sarà. Ti auguro buon rientro. Perché quello, ti assicuro, lo sarà.-

 

 

 

 

 

Ginevra strinse la mano sudaticcia di Harry, facendolo gemere di dolore per l’ennesima volta.

-Gin, ti prego, lasciami.- implorò lui con praticamente le lacrime agli occhi. –Mi fai male.-

-Stai zitto.- lo freddò lei. –Sono troppo agitata per preoccuparmi di te.-

-Amore…

-Harry, ti prego, non parlarmi fino a che non avremo quei cazzo di risultati.-

Il moro si zittì, schiacciandosi ancora di più contro lo schienale della sedia di plastica del reparto Maternità del San Mungo. Quando era riuscito a farle fare gli esami aveva pensato che il peggio fosse passato, ma dimenticava i risultati. Gli dispiaceva vedere la moglie in quelle condizioni e non poter fare niente. Era nervosa e scorbutica. Spesso e volentieri cattiva. Probabilmente dipendeva dalla gravidanza di Hermione. Ginny era combattuta, su quel punto. Felicissima per l’amica. Invidiosa ed arrabbiata che non le fosse toccata la stessa sorte. E più cercava di reprimere i sentimenti negativi che aveva dentro, più si chiudeva in se stessa. Ed Harry non sapeva più cosa fare. Così passava a Grimmauld Place il più tempo possibile, stava in ufficio fino a tardi e si immergeva nel lavoro come mai aveva fatto. Avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace lui, prima di riuscire a farlo mettere a posto alla moglie. Spesso sospettava che forse gli sarebbe bastato solo parlare con un amico. Ma quello era un bel problema. Non voleva parlare con Hermione, perché per quanto lei gli volesse bene, non avrebbe potuto dire altro che di portare pazienza con Ginny, che stava soffrendo, e di starle accanto. Aveva bisogno… di un uomo. Ma qualcuno con cui fosse in confidenza, perché quelle erano cose personali, che non avrebbe detto mai a nessuno se non… a Ron. Ma Ron non era più un amico. Era colui che era per Camilla: quello che porta i regali a Natale. Con la sola differenza che Camilla lo amava.

Si distolse dai suoi amari pensieri e spostò lo sguardo sulla moglie.

-Tra poco sarà tutto finito, Gin.- le sussurrò all’orecchio.

-Tra poco sarà tutto.- mormorò lei in risposta, le palpebre appena socchiuse. –Non finito. Tra poco sarà tutto e basta. Tra poco sapremo tutto.-

-È… quello che intendevo.-

-Allora non dire una cosa per un’altra.- sbottò la rossa inviperita.

Harry deglutì e si girò dall’altra parte, offeso. Dopo un attimo la mano di Ginevra si appoggiò sul suo braccio in una carezza gentile.

-Andiamo, Harry, scusa. Io…

-Lo so. Non parlo più fino a che non siamo usciti da qua.-

Lei annuì.

-Grazie.-

Restarono in silenzio fino a quando l’assistente della Medimaga non li chiamò. Ginny si alzò di scatto, infilandosi con passo deciso nella porta dello studio, trascinandosi dietro il marito.

La Medimaga era seduta dietro alla scrivania e stava rileggendo alcune pergamene, la fronte corrugata in un’espressione concentrata. Non appena li vide entrare appoggiò il tutto sul tavolo e sorrise cordialmente.

-Buongiorno, Ginevra. Harry. Accomodatevi, prego. Ginevra, ho saputo che hai proposto una cosa molto interessante al reparto Incidenti da Fatture. Com’è andata?-

-Bene, ma… non siamo qui per parlare di questo, Celestina.-

La donna annuì, comprensiva.

-Certo, hai perfettamente ragione. Allora, le analisi. Prima di tutto vorrei spiegarvi un attimo come si sono svolte. Per fare questo genere di analisi preleviamo un campione di…

La rossa fece un gesto seccato.

-Sono una Medimaga, Celestina. Le so queste cose, vieni al sodo.-

-Certo, ma Harry…

-A Harry non interessa.- abbaiò.

Il moro lanciò uno sguardo di avvertimento a Celestina, che scrollò le spalle.

-Va bene, allora procediamo. I risultati… purtroppo non sono buoni.- Ginny impallidì, ma non emise alcun suono. Harry sospirò.

-È… colpa mia?- domandò con la vocina di un bambino.

-Non si può certo parlare di “colpa”, Harry. Comunque, no, il problema non sei tu. L’efficienza dei tuoi spermatozoi rientra perfettamente nella media.-

Ginevra quasi scoppiò a piangere.

-Quindi… sono io?-

-Purtroppo sì. Hai un problema d’infertilità. Le tube di Falloppio non permettono il passaggio degli spermatozoi. Una piccola ostruzione, della quale non ti sei mai accorta perché non crea disturbi, ma che non permette che l’ovulo venga fecondato.-

La ragazza annuì, facendo cenno che aveva capito, ma non parlò. Le labbra erano sigillate, le mani strette a pugno. Lanciò uno sguardo implorante al marito, che le accarezzò dolcemente una spalla.

-E… cosa si può fare?- chiese Harry.

-Beh, tanto per cominciare continuare a provare con il metodo tradizionale. Le possibilità che i tuoi spermatozoi, Harry, raggiungano l’ovulo sono molto basse, ma non pari a zero. Con un metodo clinico, invece, si potrebbe provare ad intervenire direttamente sull’ostacolo, eliminandolo. Ma la cosa è rischiosa. La magia è estremamente efficiente nell’ambito medico, ma poco precisa. E si tratterebbe di un intervento che necessita della massima precisione. È una zona delicata, qualsiasi errore potrebbe peggiorare la situazione.- sospirò. –Oppure si potrebbe cercare di aggirare l’ostacolo. Dare agli spermatozoi un aiuto con la magia, cercando di fargli risalire le tube di Falloppio. Questo sarebbe il modo più semplice, ma niente è sicuro. Intervenire, qualunque sia il metodo, comporta dei rischi.-

-Quali… quali sono i rischi?- domandò Ginny, parlando per la prima volta dopo una ventina di minuti di silenzio.

-Quello meno grave è che il tentativo fallisca. Si potrebbe riprovare, naturalmente. Però c’è sempre la possibilità che qualcosa vada storto. Ripeto, la magia può essere utilissima per guarire e per medicare, ma quando bisogna intervenire in questo modo, le possibilità che l’incantesimo danneggi qualche tessuto interno non dico che sia elevata, ma sicuramente presente.-

Harry si mangiucchiava nervosamente le unghie.

-Vuol dire che è… pericoloso?-

-Poco per Ginevra, ma… beh, per ora c’è la possibilità che voi abbiate un figlio. Se succedesse qualcosa, non ci sarebbe più nemmeno quella.-

Ginny annuì.

-Capisco. Ma preferisco non avere un figlio sapendo di aver fatto tutto il possibile per averlo, che non tentare nemmeno.- disse risoluta.

-Gin, tesoro, io non voglio che ti succeda niente…

-Harry, te l’ho già detto, io voglio un figlio. Voglio essere una madre. Io… sento di dover essere una madre.-

-Sì, ma…

-Avrete tempo per parlarne.- l’interruppe gentilmente la Medimaga. –Io sono sempre qui e non c’è nessun fattore che delimiti un certo periodo di tempo durante il quale dovrete scegliere qualcosa. Tranne la menopausa, naturalmente, ma quella è lontana. Basterà che Ginevra salga a dirmi cosa avete deciso. Oppure per qualsiasi ulteriore informazione.-

Il ragazzo sospirò.

-Va bene, grazie di tutto.- si voltò verso la moglie. –Ginny, hai altro da aggiungere?-

-No, niente. Possiamo… anche andare.-

Appena fuori dallo studio la rossa si nascose tra le braccia di Harry, scoppiando a piangere. Lui le asciugò le lacrime.

-Tesoro…

-No, Harry, lasciami parlare. Sono stata… veramente orribile. Veramente, veramente orribile. E poi è anche venuto fuori che… sono io il problema. E se tu decidessi di lasciarmi per trovarti una donna che possa darti dei figli… beh, ti posso capire.- mormorò tirando su con il naso. Il moro scoppiò a ridere.

-Tu sei completamente impazzita! Non potrei mai lasciarti, ti ho sposato, voglio stare con te. Con o senza bambini. Se ci fosse un piccolo Potter sgambettante sarebbe molto, molto bello, ma se anche non ci fosse… farebbe niente, Ginny. Mi basta un solo Potter. E sei tu.-

-Oh, Harry! Però promettimi che almeno proveremo. Ti prego!-

-Solo se tu prima mi prometti che ti calmerai. Prima promettimi che questa cosa non sarà al centro della tua vita, che non occuperà tutti i tuoi pensieri. Perché prima di tutto tu devi sentirti bene, devi sentirti tranquilla. E se continui a pensarci diventi ansiosa, ti agiti e non va bene. Non sei più tu. Prometti, e io prometto.-

Lei annuì.

-Okay, prometto. Facciamo… facciamo così. Aspettiamo ancora un paio di mesi, sentiamo altri pareri, chiediamo ulteriori informazioni. Poi… poi vedremo. Io, intanto, mi calmo. Hai perfettamente ragione, ragione su tutto. Ultimamente non mi sono dedicata per niente a te e non è giusto.-

-Lascia stare, io non ti sono stato vicino, è anche colpa mia.-

La ragazza gli accarezzò una guancia, sorridendo tra le lacrime.

-Sappiamo tutti che non sei di grande compagnia.-

-Ah, grazie!- sbottò lui, fintamente offeso.

-Non prendertela, tesoro, è così. Adesso dai, andiamo a casa. Magari a… “continuare a provare con il metodo tradizionale”?-

-Ah… ora si ragiona, donna!-

 

 

 

 

 

-Mi sento così gonfia!- sbottò Hermione guardandosi nuda allo specchio della camera da letto con espressione imbronciata.

Draco distolse lo sguardo dai fogli che si era portato dall’ufficio per lavorare stando accanto alla moglie e scrollò le spalle.

-Perché sei incinta.- rispose distrattamente.

-Lo so! Sono così… così…

-Incinta.- concluse il biondo chiudendo la cartelletta. Aveva la brutta sensazione che stesse per cominciare il “quarto d’ora di umore nero”. Supportata anche dal fatto che il “quarto d’ora di buon umore” purtroppo era già passato.

-Sì.- mugolò la mora guardandosi di profilo. –Guarda! Sono brutta!-

Lui si alzò dal letto e l’abbracciò da dietro. Tuffò il naso tra i suoi capelli, inspirando l’odore di shampoo alla cannella e di lei.

-Non sei assolutamente brutta, Hermione.- passò le mani sulla pancia, accarezzandola. Poi le baciò una guancia. –Guardati. Sei una donna bellissima. Una donna incinta bellissima. Non ti ho mai vista così bella. Bella e felice. Perché ti vengono in mente certe cose?-

-Perché sono solo al quinto mese ed ho già una pancia del genere. Cosa sarò al nono mese?-

-Un donna al nono mese di gravidanza. E comunque la tua pancia non è tanto grande, tesoro. Almeno, per me non lo è. E se anche fosse il doppio di quello che è tu mi piaceresti lo stesso. La pancia che a te non piace è quella che porta il nostro bambino. Io… io la adoro.-

-Ma certo che la adori, tu non la porti! Non pesa sulla tua schiena, non… non ce l’hai tu! Non sei tu incinta! Non sei tu che deve andare al bagno venti volte all’ora, non sei tu che non può più dormire sulla pancia!-

-Hermione… non è colpa mia se sono un uomo e non posso rimanere incinta.-

Lei si girò e gli puntò minacciosamente un dito contro.

-Malfoy, vuoi forse dirmi che se tu avessi potuto saresti rimasto incinta al posto mio?-

Lui prese a gesticolare, spiazzato dalla domanda.

-Ecco, io… beh… certo!- intercettò una sua occhiataccia. –Okay, non l’avrei mai fatto, ma per il semplice fatto che non ne sarei mai capace.-

-Perché, tu credi forse che io ne fossi capace quando ho avuto Camilla?-

-Non so però voi… le donne, insomma… siete fatte apposta.-

I sopraccigli di Hermione quasi toccarono l’attaccatura dei capelli.

-Cosa?! Staresti dicendo che sono… anzi, che noi donne siamo un forno dal quale voi uomini potete sfornare i vostri figli?! È questo che stai dicendo? Sei… sei uno schifoso maschilista!-

Draco si passò una mano sugli occhi, scuotendo la testa.

-Non… non intendevo questo.- tornò ad abbracciarla. –Senti… sono uno schifoso uomo maschilista e non posso capire quello che stai passando. Non faccio che dire cose sbagliate e che ti fanno arrabbiare, ma… posso dirti che sei bellissima. Posso dirti che non appena metterai al mondo il nostro bambino non ti pentirai di avere sopportato la pancia per nove mesi. Perché farò del mio meglio per essere il miglior padre del mondo. E tu potrai riposarti quanto vorrai, perché io… io giuro che non lo lascerò solo un attimo.-

Hermione sorrise ed i loro occhi di incontrarono nello specchio.

-Non ti lascerò tutto il piacere di passare il tempo con nostro figlio.-

Draco le accarezzò una spalla nuda, che baciò subito dopo. Avvicinò le labbra al suo orecchio.

-Hermione… com’è avere un figlio? Voglio dire, com’è quando è piccolo? So cosa si prova dai cinque anni in su. Prima, com’è?-

-È… una sensazione fantastica. Hai in mano questo fagottino e non riesci a pensare ad altro se non al fatto che è così… tuo. Vedi il suo naso, i suoi capelli e pensi che siano uguali ai tuoi. Anche se non è vero, a te sembra così. E poi si attacca al tuo seno e beve il tuo latte e tu dici “santo cielo, è mio e lo nutro anche. Sono tutto quello di cui hai bisogno”. Poi cresce e tu lo vedi gattonare. Gli senti dire la prima parola, senti che ti chiama mamma. E… Draco, è bellissimo avere un figlio.-

Lui annuì, lo sguardo perso.

-Non vedo l’ora che nasca. Sono… sono così patetico, ma non vedo l’ora che nasca.-

La mora ridacchiò.

-Non sei assolutamente patetico. La tua corazza Malfoy agli occhi degli altri è ancora intatta, non preoccuparti.-

-Ai tuoi no. Merlino, sono così apprensivo con te. So benissimo che ne sai mille volte più di me, che te la sai cavare anche se non ci sono io che ti sto dietro tutto il santo giorno. So benissimo che preferiresti che non fossi sempre con te, che vorresti avere i tuoi spazi. Ma credimi, non ci riesco. Devo stare con te. E per questo sono patetico.-

-Questo ti rende il marito migliore del mondo. Se per te è nuovo avere una moglie incinta, per me è nuovo avere un marito che mi abbracci durante la notte. Uno che abbracci la mia pancia sebbene quella diventi più gigantesca di giorno in giorno.-

-E la cosa inizia a diventare difficoltosa. Però non smetterò di abbracciare la tua pancia.- le sorrise. –Parola di Malfoy.-

 

 

 

 

 

Ginny entrò in casa e lasciò cadere le borse sulla sedia dell’ingresso. Poi sbuffando si diresse in salotto con passo strascicato. Davanti al divano, però, si bloccò: qualcuno, che non riusciva a distinguere per il troppo buio, stava dormendo su di esso, russando poco finemente. Facendo bene attenzione a non fare rumore estrasse la bacchetta ed accese la luce. Riconobbe Sabrina, i capelli sparsi sul bracciolo, gli occhi chiusi e la bocca aperta. Si sedette per terra e la scrollò gentilmente. Lei grugnì, spalancando gli occhi. Si guardò intorno con aria spaesata, poi vide l’amica che la fissava con un mezzo sorriso, e si stropicciò gli occhi.

-Ciao, Gin.- mormorò con voce assonnata.

-Ciao, Bella Addormentata. Cosa ci fai sul mio divano?-

-Mi hanno fatto entrare i tuoi gnomi.-

-Elfi.- la corresse la rossa.

-Sì, quelli. Volevo farti una sorpresa per quando tornavi.- indicò il tavolo della cucina, sul quale era appoggiata una torta al cioccolato. –Però non sei tornata quando aveva detto Hermione, così mi sono messa sul tuo bel divano, che è così comodo… e mi sono addormentata.- spiegò la bionda mettendosi seduta e stringendosi un cuscino contro al petto, come faceva sempre quando non era per niente felice di essere stata svegliata.

-Harry mi ha portato a Diagon Alley a fare shopping e si è fatto tardi. Ma perché tutto questo sonno, il bel Zabini ti fa impazzire?- le domandò comprensiva Ginevra. Davvero non riusciva a capire come potesse stare con un Mangiamorte. Non perché fosse un Mangiamorte, sapeva perfettamente che Blaise era un bravo ragazzo, ma perché doveva essere una vita d’inferno, senza sicurezze, da vivere alla giornata. Ma era risaputo, Sabrina adorava vivere alla giornata.

-Stamattina se n’è andato alle cinque. Mi dice che può benissimo andarsene senza svegliarmi, fare le cose in silenzio e con la luce spenta è una sua arte, ma figurati se lo lascio andare senza salutarmi, quando non so nemmeno dopo quanto lo rivedrò.- sospirò scrollando le spalle. –Comunque, non è di me che bisogna parlare. Com’è andata?-

Ginny appoggiò la testa sul divano.

-Sono io che non posso avere bambini. Harry è a posto.-

-Oh. Mi… dispiace da morire. Cos’hai che non va?-

-Le tube di Falloppio.-

-Non permettono il passaggio degli spermatozoi.- indovinò la bionda assumendo la sua migliore aria professionale.

-Conosci… hai già incontrato donne con questo problema dove lavori?-

-In realtà no. Da noi… c’è un metodo, la fecondazione assistita, che serve a far rimanere incinta donne che non possono avere bambini.- le mostrò i depliant sul comodino. –Ti ho portato qualche informazione, dopo puoi leggerli con calma. Comunque, l’ho studiata. Ci sono varie tecniche. L’inseminazione artificiale, che si usa in situazioni di impotenza da parte dell’uomo oppure se ci sono dei disturbi nell’apparato riproduttore femminile, ad esempio se non c’è secrezione di muco cervicale. Poi c’è la fecondazione in vitro, che serve apposta per il tuo problema, si usa quando le tube di Falloppio sono occluse. Praticamente, consiste nella fecondazione al di fuori della donna. Poi si impianta l’ovulo fecondato nell’utero.- spiegò brevemente Sabrina, scrutando la reazione dell’amica, che si stava torcendo le mani.

-E… funziona?-

-Ci sono possibilità, sì. È una tecnica abbastanza usata.-

-Io… Sabri, sono una strega. Mi fido mille volte più della magia che della medicina babbana, come tu ti fidi mille volte di più della medicina babbana che della magia. Però… la Medimaga mi ha detto che corro parecchi rischi ad intervenire con la magia. Cioè… che rischio di non poter più riprovare, che rischi di danneggiare qualche tessuto interno. Ma dei medici babbani… non so.-

-Beh… capisco che tu ti fidi più delle cose che conosci. Considerando che stiamo parlando di una cosa molto importante, non è un’operazione alle tonsille. Ma… leggi le cose che ti ho portato, va bene? E poi magari prendi un appuntamento con un ginecologo. Conosco quello dell’ospedale dove lavoro, e a quanto ne so è veramente bravo. Lui saprà spiegarti le cose molto meglio di me. E poi credo che ascoltare altri pareri sia una cosa che tu debba fare.-

La rossa annuì.

-Grazie, Sabrina. Ne… parlerò con Harry.-

-Prego. Comunque… lo so che avere un bambino ti piacerebbe davvero da morire. Si è sempre visto da come accudivi Camilla, sei dolce eppure con polso. Saresti… perfetta come mamma.-

La rossa scrollò le spalle.

-Il fatto è che sono abituata ad avere una famiglia numerosa. Mi è sempre piaciuto pensare che da grande sarei diventata come mia madre, mi piaceva l’idea di una casa piena di figli. Mi ricordo il sorriso di mia madre quando eravamo ad Hogwarts e tornavamo a casa per Natale. Quando eravamo ancora tutti insieme. Quasi tutti. Percy, Fred e George, Ron, io. Harry ed Hermione, naturalmente. Mi chiedevo come potesse mia madre essere tanto felice di dover cucinare per tutti noi, ognuno che voleva una cosa diversa. Adesso lo capisco, perché vorrei anch’io qualcuno a cui cucinare. C’è Camilla, vero, ma… sai cosa mi ha detto quando è tornata per Natale? Ho portato un piatto di pasticcio di formaggio a lei e al suo amichetto e mi ha risposto che non poteva mangiarlo perché ingrassava. Ti rendi conto, è così giovane e già pensa alla linea.-

-O forse pensava solo a quanto si mangia solitamente qui a Malfoy Manor durante le vacanze di Natale ed ha avuto la saggezza di rifiutare.-

Ginny sghignazzò.

-Forse. Hai visto quanto è diventata grande la nostra Camilla? Quasi non ci credo, sembra ieri che Hermione e Malfoy l’hanno portata qui per la prima volta.-

-Invece tra poco sentiremo le sue urla da giovane adolescente che se la prende per tutto con la madre.-

La rossa inarcò un sopracciglio.

-E da quando sai come si comporta un giovane adolescente?-

-Scherzi, sono stata una giovane adolescente fino a qualche anno fa!-

-No, il fatto è che tu vivi come una giovane adolescente. Perché io non mi ricordo com’ero.-

-Io perfettamente.-

-Allora dirò ad Hermione di mandare Camilla da te quando non saprà come prenderla.- sorrise. –Quella bambina è di tutti. Ma sta crescendo. Per quanto ancora si farà abbracciare da me? Per quanto mi considererà ancora la zia Ginny, quella che le fa la cioccolata calda quando è triste? Quand’è che diventerò invece zia Ginny la piattola, che non fa altro che rompere?-

Sabrina le scompigliò gentilmente i capelli.

-Non credo che lo diventerai mai. Tranne forse quando diventerà la giovane adolescente di cui stavamo parlando prima. Ma sta’ tranquilla, diventeremo tutti qualcosa d’altro. Io sarò quella strana, Hermione quella che non la capisce. Draco… oh mio Dio, ti immagini Draco alle prese con una ragazzina nel pieno dell’adolescenza?-

Ginevra scoppiò a ridere.

-Alle prese con una ragazzina nel pieno dell’adolescenza e con un bambino di appena qualche anno. Secondo me, impazzisce.-

-Ah, sicuramente!- concordò Sabrina. –Sarà… uno spettacolo!-

 

 

 

 

 

Draco uscì nel parco e si sorprese di vedere una sagoma scura seduta in riva al lago. La osservò per un attimo e si accorse che era Potter, i riccioli ribelli che svolazzavano mossi dalla leggera brezza. Gli si avvicinò con passo lento e gli si sedette accanto.

-Ehi, Potter.- disse con voce strascicata.

-Malfoy.- rispose lui con lo stesso tono.

Restarono zitti per qualche attimo scrutando l’incresparsi dell’acqua.

-Ah, Potter… Hermione mi ha detto che i risultati delle analisi vi arrivavano oggi.-

-Già, oggi.-

-E… come sono andati?-

Harry si girò appena e gli lanciò un’occhiata di traverso.

-Non possiamo avere bambini.-

Il biondo deglutì.

-Oh. Mi… dispiace. Sinceramente, Potter.-

-Grazie.-

-Senti, ma non c’è qualcosa da fare? Qualche cura o roba del genere?-

-Sì, ma niente garanzia sulla riuscita dell’intervento.-

-E proverete lo stesso?-

Il moro annuì con fare sicuro.

-Ginny vuole provare, quindi proveremo. E poi lo voglio anche io. Sai…- strinse le labbra e lasciò passare qualche attimo di silenzio. –… ti invidio.- confessò alla fine.

Draco ghignò.

-Non dire cose delle quali tra meno di un minuto ti sarai pentito.-

L’altro ragazzo sbuffò impercettibilmente.

-Cazzo, hai ragione, fa’ finta che non abbia detto niente.-

-No, non si fa così. Io non dimentico. Però se… ti dicessi una cosa che poi vorrei non avere detto, allora saremmo pari.-

Harry socchiuse appena le palpebre, guardandolo incuriosito.

-Spara, Malfoy.-

-Sono tremendamente spaventato da questo bambino. Ad Hermione non posso dirlo, voglio che pensi soltanto che sia felice, non la voglio far preoccupare.- scrollò le spalle. –Che poi io sono veramente felice, ma anche spaventato. Così spaventato che… a volte vorrei che succedesse com’è successo con Camilla. Vorrei andarmene e tornare quando il bambino è già grande, quando non si ha a che fare con pannolini e pianti notturni. Dio, hai mai visto come sono piccoli i bambini appena nati? E se lo faccio cadere? Sono schifosamente sgarbato con le cose piccole. Guarda come tratto gli elfi domestici!-

Il moro inarcò un sopracciglio.

-Non credo che dovresti paragonare tuo figlio ad un elfo domestico.- disse facendo una smorfia.

-Hai capito cosa intendevo.- lo freddò l’altro. –Non so se posso avere un figlio.-

-Credo che sia troppo tardi per pensarci ora, Malfoy. Tua moglie è al quinto mese.-

-Io non ho avuto tempo per pensarci. È rimasta incinta all’improvviso.-

Harry lo fissò negli occhi.

-Vuoi dire che il bambino era… indesiderato?-

-Inaspettato.- corresse Draco distogliendo lo sguardo.

-Non è la stessa cosa.-

-No, non lo è.-

-Inaspettato vuol dire non programmato, ma comunque accettato.-

Il biondo sospirò.

-Appunto. Io… adoro programmare. E avrei voluto programmare anche questo.-

-Questa è una stronzata bella e buona, Malfoy. Nella tua vita di programmato non c’è praticamente niente. Hai forse programmato di tradire tutta la tua famiglia? Hai forse programmato di combattere al mio fianco o di innamorarti di Hermione? Hai programmato di infiltrarti nel covo di tuo padre e di essere salvato per puro culo dal tuo migliore amico? La tua vita è una delle più incasinate e meno programmate. E poi… io e Ginny programmiamo da quando ci siamo sposati. Ma non tutto va come vogliamo. Le cose succedono e tu decidi se accettarle oppure no. E se tu in questa occasione non volessi accettare sai cosa perderesti?-

-Perderei… tutta la mia vita.-

-Esattamente. Perderesti Hermione, la moglie che adori, e Camilla, tua figlia. Perderesti il figlio che avete concepito insieme. Perderesti tutti gli anni della tua vita più felici, quelli in cui vi siete amati.-

-Lo so. E non posso perdere tutto questo. Naturalmente accetto. Perché sono innamorato di Hermione. Ho combattuto per lei.-

-Hai rischiato di morire, per lei.- annuì Harry.

-E amo anche quel bambino che ancora non è nato. Però… quando c’è questa meschina insicurezza che mi prende lo stomaco, cosa faccio?-

-La scacci.-

-Non riesco a farlo se c’è Hermione. Lei è così dannatamente sicura!-

-Allora… prendi spazio. Questo puoi farlo. Allontanarti di un poco, intendo. Che ne so… casa mia è sempre aperta, Malfoy. Se hai bisogno di spazio io te la lascio. Porto la mia isterica moglie a fare un giro e tu hai tutto il tempo che vuoi per riflettere. Basta che poi…

-… io torni da lei.- concluse Draco.

-Da loro.- lo corresse il moro.

-Da loro.- ripeté l’altro ragazzo sorridendo.

 

 

 

 

 

Capitolo piuttosto triste. Cioè… negativo, più che triste. Ma oggi mi sento così, non potevo scrivere diversamente. Mi dispiace, spero che apprezziate lo stesso. Vorrei aggiungere che le cose mediche scritte non so se sono giuste al cento per cento. Ad esempio, i rimedi magici per risolvere il problema di Ginny me li sono completamente inventati. Quelli che le illustra invece Sabrina li ho cercati sull’enciclopedia e spero di non aver scritto qualche cavolata enorme. Le mie conoscenze in materia medica sono alquanto imprecise, quindi mi sono affidata alle informazioni che ho trovato.

Un’ultima piccola cosa prima dei ringraziamenti: ora che ho gli orari definitivi di scuola ho deciso in che giorni postare le fic. “Our Life” la domenica, che tanto i capitoli sono già scritti quasi tutti, e “Viaggiare incontro al destino” il giovedì, dato che ho il pomeriggio libero. Scusate per i casini, ma uscendo di casa il mattino alle sette e tornando dopo le cinque trovare il tempo per scrivere qualcosa che mi soddisfi è piuttosto complicato. ^^

Ringrazio: Shannara_810 (sublime… straordinaria… musa ispiratrice… *_*!!! Credo che presto avrai un monumento piazzato in mezzo al mio giardino! Per Daniel e Cami… non lo so, ancora non ho deciso. Però ho una qualche ideuzza!), Savannah (devo ammettere che anche a me Daniel piace sempre di più… accidenti a me, perché l’ho fatto così piccolo?! ^^), valy, patty (eh no, purtroppo per Harry e Ginny nessun regalo “particolare” sotto l’albero. Anzi. Però… ci saranno sorprese anche per loro. Belle sorprese!), Minako-chan, JulyChan (July, insomma, sono padre e figlia! *_* cosa pensi! Comunque il sesso del bambino non ho intenzione di dirlo fino a che non nasce! Eheheh… Mistero, mistero, mistero… ^^ Ah, e sono arrivata alla conclusione che Camilla ci è!), JessicaMalfoy, Bimba88 (sì, Blaise c’è. Lui e Sabrina avranno un po’ più di spazio tra qualche capitolo)

Comunque, sempre grazie a tutti! Ora vado a vedermi Harry alle prese con la Camera dei Segreti. So le battute a memoria ma ogni volta me lo gusto come se lo vedessi per la prima volta! ^^’

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Capitolo 14
*** Bisogno di spazio ***


BISOGNO DI SPAZIO

BISOGNO DI SPAZIO

 

 

 

 

 

Cecilia gettò l’ultimo libro che aveva sulla scrivania nel baule e sospirò teatralmente.

-E con questo ho finito! Baule pieno, pronta per tornarmene a casa ed affrontare una calda estate ricca di eventi! Non vedo l’ora di essere sulla spiaggia, spalmata sotto il sole… ma… Camilla, mi stai ascoltando?- domandò guardando l’amica di traverso. L’altra ragazza la ignorò, continuando a guardare fuori dalla finestra. Sembrava persa in un altro mondo. Cecilia, inviperita per aver parlato al muro per un buon quarto d’ora, le si avvicinò e le diede un pizzicotto sul braccio.

-Ah! Ehi!- sbottò Camilla massaggiandosi il punto dolente. –Che c’è?-

-C’è che non mi stavi ascoltando!-

-Oh… scusa. Cosa stavi dicendo?-

L’amica sospirò, ravviandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.

-Niente, lascia stare. Deliri dell’ultimo giorno di scuola.-

-E perché stai delirando? Tu sei contenta che la scuola sia finita.-

-Ovviamente. Perché, tu no?-

Camilla si strinse nelle spalle.

-Non lo so. A casa mia c’è un po’ di scompiglio. E Sabrina dice che mamma è enorme! Quasi non riesce a muoversi. Così se ne sta a letto tutto il giorno. E non può nemmeno lavorare, quindi è piuttosto isterica. Zio Harry mi ha scritto di non spaventarmi se casa mi sembra una gabbia di matti molto più di quanto mi sembrasse a Natale. A quanto pare stanno tutti impazzendo. Non so se ho voglia di lasciare la pace di Hogwarts e catapultarmi tra il casino di Malfoy Manor.-

-Pace… qui?! Ti sei accorta che nelle ultime due settimane non abbiamo fatto altro che fare compiti in classe? La pace l’hai trovata solo tu!-

-È normale, i professori devono dare i voti, hanno bisogno di sapere se abbiamo studiato oppure no. E poi non è stato così pesante.-

-Per te, forse! Se anche avessi preso un voto bassissimo non ti avrebbe cambiato niente, dato che per tutto l’anno hai preso Eccellente. Io rischiavo di beccarmi l’insufficienza in Pozioni!-

-Piton non ti darà un’insufficienza.- la tranquillizzò l’amica.

-E come fai a dirlo?-

-Beh… perché sa che ti voglio bene, no?-

Cecilia scoppiò a ridere.

-Come se Severus *Arcigno e Cattivo* Piton potesse pensare a cose del genere.-

Anche Camilla ridacchiò.

-Hai ragione. Però hai preso un buon voto nell’ultimo compito, quindi non dovresti temere niente.-

-Ah, lo spero. Comunque… si può sapere cosa stai guardando? Sei lì da un’ora!-

La ragazzina arrossì.

-Io… niente di particolare. Il parco.-

Cecilia la scrutò, storcendo il naso.

-Non me la stai raccontando giusta, guarda che ormai ti conosco!- si avvicinò con aria circospetta alla finestra e guardò fuori. Sorrise. –Bene, bene, bene. Giocatori di Quidditch! Ottima scelta, tutti gli atleti hanno un fisico prestante e…

-Non stavo guardando la partita! E poi non c’è niente da guardare, è solo una stupida amichevole di fine anno tra Serpeverde e Corvonero del primo!-

-Oh, ma certo, non stavi guardando. Proprio per questo sai che tipo di partita è, che Case stanno giocando e di che anno sono i giocatori. Chissà cosa sapresti, se stessi guardando!-

-Ceci…

-Shh, fammi vedere chi sono i giocatori. Tanto lo individuo il tuo bell’idolo. Vediamo… per Serpeverde c’è quel simpaticone di Collins, McDavis… oh. Okay, trovato! Il tuo solito bel moretto…

-Dai, Cecilia, ancora con questa storia! Non stavo guardando Daniel!-

L’altra ragazza alzò la testa di scatto e dopo un attimo tornò a guardare giù.

-Perché, c’è anche Daniel? Dove…- sul volto le si dipinse uno sguardo ebete. –Oh, eccolo. Quanto è bello!-

Camilla ammutolì.

-Non… non te n’eri accorta? Allora… di chi stavi parlando?-

-Di Josh Harrows di Corvonero, naturalmente.- mormorò senza distogliere lo sguardo dal campo di Quidditch. –Nina Stanford mi ha detto che vi ha visti, ieri, fuori dalla serra numero due. E che… eravate abbracciati!-

-Ecco, io…- era rossa come un peperone, le guance incandescenti. –Accidenti a Nina Stanford e alla linguaccia dei Tassorosso! Quando te l’ha detto?-

-Non cambiare argomento, furbacchiona! Voglio il resoconto di quello che è successo!-

Camilla non riuscì a reprimere un sorriso.

-Beh… ti ricordi che dopo Erbologia sono tornata alla serra perché avevo dimenticato di chiedere una cosa alla Sprite? Ecco, io sono andata, ho parlato con la professoressa e poi sono uscita per tornare al castello. Però mi sono ricordata che Daniel aveva Cura delle Creature Magiche con i Corvonero, così mi sono fermata ad aspettarlo. Solo che i Serpeverde avevano fatto scappare non so che strano animale e quindi Hagrid aveva lasciato andare solo i Corvonero. Stavo per andarmene, ma Josh mi ha chiamata e mi ha detto che voleva dirmi una cosa. Mi ha portato davanti alla serra e… mi ha detto che mi trova molto carina!-

Cecilia aveva spostato l’attenzione sull’amica ed ora pendeva dalle sue labbra.

-E tu cosa hai risposto?-

-Ho detto… grazie. Ceci, ero nel panico! Nessun ragazzo mi aveva mai… detto una cosa del genere! Lui ha sorriso e mi ha detto che sperava che l’anno prossimo potessimo conoscerci meglio. Poi mi ha abbracciato.-

-E… vi siete baciati?-

-No! Però siamo stati uno tra le braccia dell’altro per… un bel po’!-

-Josh è molto carino.- constatò l’altra ragazza strizzando gli occhi per individuarlo mentre svolazzava tra gli anelli. –E poi è bravo a Quidditch e alla squadra di Corvonero serve un portiere per l’anno prossimo. Ci sono buone possibilità che venga preso. E sai quanta popolarità porta stare con uno che gioca?! Ma… pensi che lui ti piaccia?-

-Io… non lo so. Cioè… m’interessa, questo sì.- sorrise. –Credo che mi piaccia.- confessò arrossendo.

-Bello!-

-Già! Ma tu? L’hai ricevuto il tuo primo bacio? Mica avevi scommesso?-

Cecilia si oscurò in volto.

-Infatti devo cinque galeoni a quell’arpia di Mary!-

-Ma… credevo che tu e Daniel… insomma, vi siete visti anche l’altra sera!-

-Sì, ma… è strano, non riesco a capire se lui vuole baciarmi oppure no! Quando ci vediamo per lo più parliamo o giochiamo a qualcosa. Insomma, non sono veri e propri appuntamenti. Cioè, ci comportiamo come semplici amici. Però… immagino che se non gli piacessi almeno un po’ non passerebbe del tempo con me, no? Considerando che non abbiamo lo stesso rapporto che avete voi, non ci vogliamo un bene così fraterno. E che io sono di Grifondoro e lui di Serpeverde. Non so più cosa fare, Cami.-

-Beh… ora lui è giù e presto la partita sarà finita. Collins ha già sfiorato il boccino un paio di volte. Potresti… andare da lui e baciarlo. Se perdono, per consolarlo; se vincono, per festeggiare. Vorrei proprio che tu ricevessi il bacio che tanto desideri, Ceci!-

-Dici… che posso farlo? Mi vergogno!-

Camilla scoppiò a ridere.

-Tu che ti vergogni? Chi ha cantato la canzone più famosa delle Sorelle Stravagarie davanti a tutti alla festa di fine anno? Tu non sai dove stia di casa, la vergogna!-

Cecilia arrossì leggermente.

-Beh… hai ragione! Vado giù!-

Si cambiò, mettendosi un vestitino leggero di un bell’azzurro, diede un bacio frettoloso sulla guancia dell’amica e si fiondò fuori dal dormitorio femminile. Camilla tornò a guardare dalla finestra e poco dopo la vide uscire dal portone principale, dirigendosi tutta impettita verso il campo da Quidditch.

La vide fermarsi davanti al tronco di un grande pino, di fianco agli spogliatoi, e la vide sventolare una mano verso i giocatori, in segno di saluto. La partita finì quasi subito, vittoria dei Serpeverde. Scesero tutti a terra e Daniel si fermò a parlare con Cecilia, prevedibilmente. Camilla vide che lei lo portava lontano dagli altri, dietro al campo. La vide dire qualcosa e li vide scoppiare a ridere entrambi. Poi li vide guardarsi senza parlare, uno in piedi davanti all’altro. Vide che Cecilia piegava la testa di lato e che Daniel si abbassava di un poco. Vide chiaramente i loro visi tanto vicini da toccarsi. E sapeva che a toccarsi in realtà erano le loro bocche. Le loro labbra. Anche se non lo vedeva lo sapeva. Perché si stavano indubbiamente baciando. Chiuse di scatto le tende rosse con le rifiniture d’oro, e non vide più niente.

 

 

 

 

 

Ginevra e Sabrina si scambiarono un’occhiata.

-Draco… potresti per favore portare qui i regali che ci sono nell’ingresso?- domandò la rossa senza guardarlo negli occhi.

Il ragazzo sbatté la Gazzetta del Profeta sulla scrivania e sbuffando uscì dalla stanza. Rientrò poco dopo, le braccia ingombre da pacchetti e pacchettini. Li depositò sul tavolo davanti alle due donne e si fermò a guardarle, lo sguardo duro.

-Devo fare altro?- sibilò.

Sabrina si morse il labbro inferiore.

-Se tu potessi…

-No!- quasi urlò Draco. –Non ho intenzione di fare più niente, Sabrina! E tu… - puntò un dito contro Ginny, che si appiattì contro lo schienale del divano. -… tu hai una bacchetta, santa donna! Usala, per la barba di Merlino!-

-Draco…- provò a dire una terza voce.

-Niente Draco! Io… Oh, Blaise, sei tu.- disse calmandosi un poco.

-In persona. Cosa c’è da urlare tanto?-

-C’è che non ce la faccio più ad andare avanti e indietro! Portare pacchi, prendere l’argenteria, spostare i divani… non ce la faccio più!-

-Dai, Draco, ora ti aiuto a dare una mano alle ragazze e poi ce ne andiamo a fare un giro e…

-Non ho alcuna intenzione di dare una mano per preparare una festa alla quale non sono nemmeno stato invitato, Blaise!- sbottò arrabbiato il biondo.

-È per Hermione, Draco.-

-È la festa per mio figlio!-

-Non ti abbiamo invitato semplicemente perché saremo tutte donne.- spiegò pazientemente Ginevra. –Infatti non sono stati invitati né Harry, né Blaise. Nessun uomo. Però, se ci tieni tanto, vieni pure!-

-No, grazie! Invitarmi così non vale! Merlino! Stare in questa casa è un inferno! Mia moglie mi ha cacciato da camera mia, Molly Wealsey mi ha cacciato dalla cucina. E tra parentesi mi chiedo perché diavolo debba cucinare in casa mia! E se vengo qui devo stare ad ascoltare due donnicciole che chiacchierano e mi fanno preparare una festa alla quale non sono stato invitato!- sbottò sbattendo un pugno sulla scrivania.

In quel momento entrò Harry, che intercettò lo sguardo di Blaise.

-Ehm… stavo pensando di andare a bere qualcosa a casa mia.- mormorò con un po’ di soggezione. Non gli piaceva per niente quando Malfoy si arrabbiava. –Solo noi uomini.-

Draco roteò gli occhi, facendo comparire il mantello.

-Non dirò mai più una cosa del genere, ma che Merlino ti benedica, Potter! Usciamo di qua!-

-E dove andiamo?- chiese l’allegra voce di Ronald Weasley.

Ginevra quasi cadde dal divano.

-Ron! Cosa ci fai qui?-

-Dato che Calì…- mise un braccio sulle spalle della moglie. -… veniva a dare una mano, ho deciso di fare un salto anche io. Così vedo Hermione incinta di otto mesi.- spiegò con un sorriso.

-Hai già avuto l’occasione di vederla incinta di otto mesi.- ringhiò Draco, l’espressione ora di nuovo dura. Gli altri si scambiarono uno sguardo preoccupato.

-Infatti, ma… l’ho stupidamente sprecata. Voglio… mi piacerebbe molto assistere alla festa per il bambino. E poi è una festa a sorpresa, no? Chi può sorprendere Hermione più di me? Ho portato anche un regalo!-

-Nessuno se ne fa niente dei tuoi regali, Weasley.- sbottò il biondo.

Ron si spostò di fronte a lui, occhi negli occhi.

-Camilla ha deciso che passerà con me solo due settimane, quest’estate. Perché vuole stare a casa con il bambino. Allora io do i provini per la nazionale. Parto domani. Ma prima voglio salutare mia figlia.-

Passò qualche secondo, durante i quali imperversò quella silenziosa guerra di sguardi. Alla fine Draco si voltò verso Sabrina.

-Siamo a casa Potter. Poi andiamo a King’s Cross a prendere i ragazzi. Dopo torneremo qui e parteciperemo alla festa. Tutti.-

-O quasi.- aggiunse Blaise con un sorriso triste dando un bacio alla propria ragazza e mettendo un braccio sulle spalle del migliore amico.

Ron fissò Harry.

-Zabini e Sabrina? Ci sono parecchie cose che mi devi raccontare, Potter.-

-Più di quante immagini, Weasley. Ma non so se te le racconterò.-

-Ora vedremo.- sorrise il rosso dandogli una virile pacca sulla spalla.

-Che cosa commovente.- sbottò Ginny guardando storto il fratello. –Ma adesso uscite, noi abbiamo da fare!-

Quando finalmente i ragazzi se ne furono andati, Calì si accomodò sul divano accanto a Sabrina, leggermente imbarazzata.

-Sarà sicuro lasciarli andare da soli?- domandò facendo un cenno verso il portone.

-Scusa se te lo dico, ma se mio fratello e Malfoy si scannano, a me va più che bene. Piuttosto, come sta la piccola Stefany?-

-Bene, grazie. Ron voleva portarla e ci ho messo tre ore a spiegargli che non era una buona idea. Insomma, se la festa è per un bimbo che deve nascere non si può di certo portare un’altra bambina di appena un anno e mezzo!-

-Mio fratello è un testone.- sospirò Ginny sconsolata. –Mi chiedo come tu possa vivere con lui!-

-Ah, non è poi così terribile. E poi…

-Senti, posso chiederti una cosa?- l’interruppe Sabrina, sul volto il suo solito sguardo da ragazzina senza vergogna.

-Sei liberissima di dire di no, Calì.- l’avvisò la rossa riprendendo ad incartare i regali. –Le domande di Sabrina sono piuttosto toste e spesso e volentieri preferiresti ficcarti in bocca la bacchetta, piuttosto che rispondere.-

Calì sorrise alla bionda.

-Puoi. Però ti prego, abbia pietà di me.-

Sabrina strinse brevemente gli occhi, cercando le parole giuste.

-Lui è un buon padre?- domandò alla fine. Sul volto uno sguardo duro. –Perché io lo voglio sapere. Ho passato… tanto tempo ad odiare un certo Ronald senza volto. Da quando Hermione mi ha raccontato tutta la storia. E ho passato… non so quanto tempo a chiedermi… se quel bastardo non l’avesse lasciata, come avrebbe vissuto? Lui sarebbe stato un buon padre?- fissò l’altra ragazza negli occhi. –Lui è un buon padre?-

-Ronald…- Calì sospirò. –Ronald cerca di essere un buon padre, sì. Vuole molto bene a nostra figlia e si impegna a non farle mancare niente, a darmi una mano, a… fare tutto. Ed io so che passare del tempo con Stefy è la cosa che ama di più. Quindi credo che sì, sia un buon padre. E… mi dispiace davvero che non abbia fatto lo stesso con Camilla. Io… non so tutta la storia e non credo di volerla sapere, non sono affari miei, ma… sento quanto lui tenga a sua figlia. Quando Camilla passa l’estate con noi, gli si illuminano gli occhi. E… mentirei se dicessi che vorrei che fosse restato con Hermione, perché altrimenti noi non ci saremmo mai sposati e non avremmo mai avuto la bambina che ora abbiamo, ma so che a lui dispiace. Gli dispiace di aver fatto quello che ha fatto. Questo lo so.-

Lo sguardo di Sabrina si addolcì di un poco.

-Grazie. Avevo… solo bisogno di sentirtelo dire. Ah, ehm… non parliamo ad Hermione di questa conversazione, va bene?-

Calì sorrise.

-Va bene.-

Ginny appoggiò una mano sulla spalla della bionda, ben sapendo quanto l’argomento “Ron” la facesse arrabbiare. Se Hermione era riuscita a perdonarlo per il bene della figlia, lei non l’aveva fatto. Per Sabrina quel ragazzo era solo lo sconosciuto che aveva fatto piangere la sua migliore amica fin troppe volte.

-Non è il caso di pensare al passato, Sabri.- disse dolcemente la rossa. –Mio fratello era un immaturo ragazzino di diciassette anni, ma adesso è diventato un uomo. E ce lo dice sua moglie, la madre della sua bambina. E Camilla sta bene, ha trovato un padre. Ed Hermione un marito. E noi stiamo preparando una festa per lei ed il suo bambino. È finito tutto bene.-

-Vero.- concordò Sabrina.

Calì fece il fiocco ad un pacco con un colpo di bacchetta.

-Per fortuna.- aggiunse con un sorriso. –Comunque… continuate a dire bambino perché… sarà un maschietto?- domandò curiosa.

A Ginny si illuminarono gli occhi.

-No, loro non l’hanno voluto sapere prima. Però secondo me è una femminuccia!-

Sabrina sbuffò.

-Ti dico che è un maschio, Gin!-

-Io sono una Medimaga, tesoro! Si vede dalla pancia che sarà una femmina!-

-Non venire a dire queste cose a me, tesoro!- sbottò la bionda. –Perché anche io sono un medico!-

-Un’assistente.- puntualizzò Ginevra stringendo gli occhi fino a ridurli due fessure.

-Assistente di professione, ma medico di laurea! E comunque non lo dico per la pancia, lo dico perché lo sento!-

-Se c’è qualcuno che deve sentire qualcosa, cara, quella sono io! Fino a prova contraria io sono una strega!-

-Ed io sono la migliore amica della madre!-

-Ehi, non litigate!- tentò di dire Calì, ma un’occhiataccia da parte delle altre due la zittì. Accidenti, perché Ronald se n’era andato? Eppure lo sapeva che si stava cacciando nei guai: una Weasley che aveva avuto il colpo di genio di sposare Potter ed una babbana che stava con un Mangiamorte traditore non promettevano nulla di buono!

 

 

 

 

Camilla controllò per l’ennesima volta di non aver dimenticato niente e con uno svogliato gesto della bacchetta fece fluttuare il proprio baule fino alla Sala Comune, dove erano già accatastati gli altri, pronti per essere caricati sull’espresso di Hogwarts. Si lasciò cadere su una poltrona e si immerse in un libro, quando una ragazza del terzo anno la informò che fuori dal ritratto della Signora Grassa c’era un ragazzo che voleva parlare con lei. Perplessa si alzò ed uscì, ritrovandosi davanti Josh Harrows intento a misurare il corridoio a grandi passi. Non appena la vide le sorrise.

-Ciao, Camilla.-

-Ciao.- rispose lei arrossendo leggermente. –Cosa ci fai qua?-

-Ecco…- le si parò davanti, torcendosi le mani. –Ieri… cioè, non ti ho detto quanto… mi sia piaciuto… abbracciarti.- sussurrò tutto d’un fiato.

-Oh. Beh…

-Però so che tu hai… una certa affinità con quel Serpeverde, quel Nott. Così io…

Camilla scosse la testa.

-No! Senti tutti pensano che tra me e Daniel ci sia… chissà che cosa, ma… io e lui siamo solo amici! Solo quello.- assicurò sorridendo. I lineamenti del ragazzo si rilassarono, mentre anche lui si apriva in un sorriso.

-Davvero?-

-Davvero.-

-Ma… a te è piaciuto, ieri? Cioè… tu… mi piaci, ecco.-

Il cuore di Camilla prese a battere più forte.

-Io non lo so bene, ma credo che… insomma, anche tu mi piaccia.-

-Oh… Merlino.- mormorò il ragazzo mangiucchiandosi le unghie della mano destra. –Beh… allora… ci… piacciamo.-

-Sembra di sì.-

Lui le si avvicinò, scostandole gentilmente una ciocca di capelli dal viso. L’abbracciò e la ragazzina poté sentire il suo cuore che batteva all’impazzata. Ricambiò l’abbraccio e quando lui le appoggiò le due mani sulle spalle lo lasciò fare. Alzò di un poco il viso ed incontrò i suoi occhi. I loro nasi che praticamente si sfioravano. Chiuse gli occhi, perché non sapeva che altro fare, e non si ritrasse quando le labbra di Josh, fredde e umidicce, toccarono le sue. Fu un contatto che durò pochissimo, un paio di secondi. Poi lui si staccò e le sorrise, le guance in fuoco. Si pulì la bocca con il dorso della mano e Camilla fece lo stesso.

-Ecco… cioè… io…- tentò di balbettare. –Adesso… dovrei andare a… cioè, sono tutti dentro…

Lui annuì.

-Anche… anche io devo… andare nella mia Sala Comune. Ci vediamo sul treno o… alla stazione o… l’anno prossimo. Ciao Camilla, è… stato… bello. Insomma… il bacio.-

La ragazzina annuì.

-Ciao, Josh.-

Lo guardò scomparire giù dalle scale e si sfiorò le labbra con un dito. Aveva appena dato il suo primo bacio. A Josh Harrows, primo anno Corvonero. Rientrò nella Sala Comune, deliberatamente ignorando l’occhiolino della Signora Grassa, e riprese a leggere. Però ora per arrivare in fondo alla pagina le occorrevano una ventina di minuti.

 

 

 

 

 

Daniel fermò la signora con il carrello dei dolci e comprò una discreta quantità di Cioccorane. Ne offrì una a Camilla, che rifiutò. Lui la fissò con tanto d’occhi.

-Cosa?! Camilla Malfoy, Miss Golosità, che rifiuta una Cioccorana? Ma stai bene?-

La ragazzina fece un gesto seccato con la mano e tornò a fissare il paesaggio che veloce scorreva fuori dal finestrino. Daniel le appoggiò una mano sul braccio, scrutandola attentamente.

-C’è qualcosa che non va, Camilla? Parlo seriamente, questa volta.-

Lei scrollò le spalle. Perché non la lasciava stare? Voleva solo stare in pace a… pensare. Al suo primo bacio.

-No, Daniel. Sto bene.-

-A me non sembra affatto.- constatò lui sospirando. –Ma se non me ne vuoi parlare di certo non posso obbligarti. Piuttosto, dammi un consiglio. Credi che la coperta che ho fatto prendere a mia madre per il bambino piacerà a tua madre?-

-Credo di sì. Si sa che i bambini sono sempre avvolti nelle coperte.-

-Se lo dici tu.- mormorò lui dubbioso. –Spero davvero che le piaccia. È così gentile a volermi ospitare anche se poi avrà tanto da fare con il bambino!-

Camilla alzò gli occhi su di lui.

-Ah, perché, vieni ancora a casa mia?-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio.

-Forse non dovrei? Sono stato invitato. Da te, casomai te ne fossi dimenticata.-

-Lo so, ma pensavo che ora tu fossi troppo… occupato per venire da me.-

-Occupato? Ma che stai dicendo?-

-Non so, magari… avevi programmato di passare un po’ di tempo a casa della tua fidanzata.-

A Daniel andò di traverso la Cioccorana che aveva appena messo in bocca.

-Io non ho una fidanzata!-

-Come no. E Cecilia?-

-Oh… Cecilia. Cosa sai?-

-Che vi siete baciati.- mormorò Camilla senza guardarlo negli occhi.

-Io…

-E non provare a dirmi che non è vero, perché vi ho visti.-

-Tu mi hai… spiato?!- esclamò sgranando gli occhi.

-No!- Camilla arrossì. –Ti ho solo visto!-

-E da dove, se è lecito chiedere? Eravamo dietro al campo di Quidditch, vederci sarebbe stato impossibile.-

-Dalla Torre di Grifondoro. Dalla mia stanza. Vi ho visti dalla finestra, per caso.-

-Va bene, ci siamo baciati. E allora?-

-E allora… niente, ho solo chiesto se non avevi programmato di passare del tempo con lei.-

-Non passo del tempo con chi mi usa per vincere una scommessa.-

Camilla spalancò la bocca.

-Lo… sai.-

-Lo so.- disse lui scrollando le spalle.

-Ma… a lei piaci sul serio, Daniel. Me l’ha detto!-

-Non mi interessa, mi ha usato per vincere una scommessa.- replicò lui girandosi bruscamente verso il finestrino.

-Ma se lo sapevi, perché ti sei lasciato baciare?-

Il ragazzo scrollò le spalle.

-Perché ne avevo voglia.- posò gli occhi su di lei ed il suo sguardo si addolcì di un poco. –Comunque, non sono l’unico che ha dato il suo primo bacio.- mormorò scrutandola. Camilla arrossì.

-Cosa?-

-So di te e Harrows.-

-E come fai a saperlo? Se quella spiona di Nina Stanford ha aperto di nuovo quella sua boccaccia io…

-No, prima ho sentito un’interessantissima conversazione tra il Barone Sanguinario e Piton.-

-Su di me?- domandò Camilla sorpresa.

-Precisamente. Il Barone stava dicendo a Piton che Josh Harrows ti ha baciato. Un bacio contornato da, cito le sue parole, “infantili balbettamenti che di certo non si addicono ad un uomo”.-

-Ed il Barone Sanguinario da chi caspita l’ha saputo? E poi… perché mai quei due dovevano parlare di me?-

-Credo che Piton si sia autonominato tuo angelo custode qui a scuola. Comunque, il Barone l’ha saputo da quel simpaticone di Pix.-

-Accidenti a lui!- inveì contro il Poltergeist. Poi spostò lo sguardo sull’amico. –Ti da… fastidio?-

-Che tu abbia baciato in ragazzino idiota di Corvonero?-

Lei lo fulminò.

-Che io abbia baciato Josh.-

-Non saprei. Ti è piaciuto?-

Camilla arrossì.

-Beh… sì, direi di sì.-

Daniel aprì la bocca, ma non riuscì a dire una parola. Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e ritentò.

-Se ti è piaciuto non mi da fastidio. Però… tu me l’avresti detto?-

-Ecco… no.-

-Perché? Sono il tuo migliore amico, no? Avresti dovuto dirmelo.-

-E tu avresti dovuto dirmi di Cecilia.-

-Lo sapevi già. Voi due passate assieme ventiquattro ore su ventiquattro, non potevi non saperlo. E poi a me non è piaciuto. Quindi non capiterà più. Quindi non era importante dirtelo. Ma se a te è piaciuto…

-Non te l’ho detto perché era imbarazzante.- spiegò Camilla. –E poi… nemmeno io so se capiterà ancora.-

-Credevo che… voi due steste assieme o qualcosa del genere.-

-Non abbiamo parlato di questo. Per ora considero quel bacio solo un bacio.-

-Ma è stato il tuo primo bacio. Quello che… cioè, il più bello. Non lo devi dare ad una persona che non ti piace.-

-Tu l’hai fatto.-

-Io sono un ragazzo. I ragazzi lo fanno.-

Camilla scrollò le spalle.

-Comunque, a me Josh piace.-

Il cuore del ragazzo mancò un battito.

-Ah.- mormorò prendendo un libro dal baule e mettendosi a leggere, chiudendo così la conversazione.

 

 

 

 

 

Harry depositò i quattro bicchieri nel lavandino e prese il mantello dallo schienale della sedia.

-Dobbiamo andare, signori.- disse indicando l’orologio appeso alla parete. –Camilla e Daniel arriveranno a momenti. Dobbiamo smaterializzarci.-

Ronald lo guardò perplesso.

-E chi sarebbe Daniel?- domandò.

-Daniel Nott, l’amico di… nostra figlia.- spiegò Draco mentre un ghigno gli solcava il viso. Blaise ed Harry si scambiarono uno sguardo.

-Nott? Figlio del…

-Figlio dell’ambasciatore Nott, con il quale Potter ed io abbiamo trattato molto spesso. Si sono conosciuti al mio matrimonio.-

-E tu permetti che… nostra figlia frequenti un ragazzo?- chiese Ron corrugando la fronte. –Perché io non voglio assolutamente che Camilla frequenti un ragazzo! Uno che io non conosco affatto, tra l’altro!-

-Questo non è un problema mio, Weasley. Io conosco Daniel e ti dico che è a posto. E comunque, sono solo amici.-

-Oh, ma certo! Anche io ed Hermione eravamo “solo amici”!- sbottò il rosso mettendosi il mantello.

-Non credo che quello che avete fatto tu ed Hermione lo farà anche Camilla.- ribatté Draco bruscamente.

-Anche perché quei due sono ragazzini, Weasley.- intervenne Blaise. –Hanno solo dodici anni, l’unica cosa che fanno assieme è parlare e giocare. Non c’è da preoccuparsi.-

-Camilla è la mia bambina ed io mi preoccupo!- tornò a fissare il biondo. –Hermione approva?-

-Hermione approva ed è proprio lei che ha proposto a Camilla di invitarlo per tutto il mese di giugno. Pensa che così lei non si sentirà messa da parte quando nascerà il bambino.-

-Potevate… prenderle un cane!-

-Ha già un gatto.-

-E non bastava?-

-No, Weasley.- disse Draco alzando gli occhi al soffitto. –Avere una figlia non è come avere un giocattolo. Non puoi sistemarla con un gatto. Lo sapessi, se non avessi abbandonato mia moglie dopo averla messa incinta.-

Ronald lo guardò duramente.

-Ho sbagliato, hai ragione. Lo ammetto. Ma ricordati che se io non l’avessi abbandonata, ora non sarebbe tua moglie, sarebbe mia moglie!-

E per la seconda volta in una sola giornata, Draco Malfoy non seppe cosa rispondere. Afferrò il proprio mantello e se lo mise sulle spalle.

-Adesso andiamo, non voglio far aspettare Camilla.- assestò una poderosa pacca sulla spalla del migliore amico. –Ciao, Blaise.-

-Ciao, Draco. Potter.- serrò le labbra. –Weasley. Qualcuno dica a Sabrina che sono a casa sua.-

-Sarà fatto.- assicurò il biondo sventolando una mano. Si volse verso gli altri. –Ci smaterializziamo nel vicolo accanto King’s Cross. Weasley, non perderti.-

Scomparvero e si ritrovarono qualche secondo dopo. Tutti e tre, con grande rammarico di Draco. Si diressero all’interno della stazione senza parlare ed attraversarono la barriera, ritrovandosi sul binario 9 ¾, dove altri genitori attendevano il rientro dei figli da Hogwarts. Molti guardavano di sottecchi lo strano terzetto di eroi, due nazionali e uno del Quidditch, che mai si erano visti insieme. Qualche ragazza, presumibilmente sorella maggiore smaliziata, sorrise e sbatté gli occhi all’indirizzo di Draco. Qualche mamma sospirò e lanciò uno sguardo amorevole ad Harry, molto simile a quelli che gli rivolgeva Molly Weasley, mentre qualche marito confabulava con un amico, chiedendo se fosse risultato maleducato chiedendo un autografo all’idolo che ogni domenica lo faceva andare allo stadio di Quidditch. Ma nessuno osò fare niente. Quei tre, insieme, non invogliavano ad avvicinarsi.

Il treno arrivò dopo un paio di minuti ed il binario si riempì di schiamazzi, saluti ed abbracci. Draco individuò Camilla e Daniel in mezzo a tutta quella folla e li raggiunse, trascinandosi dietro gli altri due.

-Papà!- esclamò la ragazzina saltandogli in braccio e baciandolo sulla guancia. –Ciao zio Harry.- Poi si accorse della terza persona. –Papà, ci sei anche tu!- corse ad abbracciarlo. –Lui è Daniel.- disse indicando il ragazzo, che era indietreggiato parecchio, mettendosi timidamente al fianco di Draco, davanti a quel bizzarro ricongiungimento familiare.

Ronald lo scrutò, guardandolo dall’alto in basso.

-Ciao, ragazzo.-

-Salve, signor Weasley.- sorrise Daniel stringendogli la mano. –Sono Daniel Nott, signore. Un amico di… Camilla.- stava per dire “sua figlia”, ma gli sembrava di tradire Draco.

Il rosso storse il naso. Com’era schifosamente composto. Degno figlio di Nott.

-Di che Casa sei?- domandò intuendo già che la risposta non gli sarebbe piaciuta.

-Serpeverde, signore.-

Appunto.

-Accidenti. Un Serpeverde ed una Grifondoro. Bell’accoppiata. Di solito dura poco.-

Daniel sorrise.

-Beh, sotto gli occhi abbiamo un esempio che dice il contrario, signor Weasley. I signori Malfoy stanno perfettamente bene, assieme. Quindi io continuo a credere che l’amicizia tra Camilla e me possa funzionare.- disse cordialmente. Draco si aprì in un sorriso a trentadue denti.

-Che ti avevo detto, Weasley?- domandò mettendo un braccio sulle spalle del ragazzino. –Un tipo a posto.-

 

 

 

 

 

Appena il gruppetto con i due studenti comparve nel salotto di Malfoy Manor una Ginevra esagitata sbuffò e con poca grazia si appropriò dei loro soprabiti, affibbiandoli a due elfi domestici.

-Siete arrivati, finalmente!- sbottò. –Qua ci sono già tutti. Anche gli uomini, dato che i signorini…- lanciò uno sguardo di sbieco a Draco e Ronald. -… hanno deciso di partecipare. Ma manca la festeggiata!- aspettò che il biondo andasse al piano di sopra, ma lui aveva preso a chiacchierare con un collega di alcuni incantesimi scoperti da poco. –Malfoy!- tuonò. Il ragazzo sussultò.

-Sì, piccola Weasley?- domandò seccato.

-Va’ a chiamare tua moglie!- lo guardò allontanarsi. –E sono Potter!- gli gridò dietro agitando il pugno in aria.

Draco fece i gradini a due a due e mise la mano sulla maniglia. Poi si ricordò che ultimamente non aveva libertà d’accesso nemmeno alla propria camera da letto. Bussò un paio di volte.

-Avanti!- gli arrivò la brusca risposta della moglie.

Il ragazzo entrò con passo deciso.

-Tesoro…

-Oh, Draco. Ciao, amore.- mormorò Hermione tendendo le mani verso di lui per farsi abbracciare.

-Ciao. Sei… felice di vedermi?- chiese Draco stupito. Gli sbalzi d’umore ancora non li riusciva a capire. Solo un paio d’ore prima aveva minacciato di scannarlo. E solo perché non era riuscito a trovarle la zucca blu, un particolare tipo di zucca coltivato solamente dai Goblin dell’Australia meridionale.

-Ma certo che sono felice di vederti! Draco, io ti amo! Camilla è arrivata? E Daniel?-

-Tutti a casa. E proprio Camilla mi chiedeva se potevo convincerti a venire giù per un po’. Ha detto che vuole fare merenda con la sua mamma.-

-Oh, che dolce!- esclamò Hermione. –Certo che vengo giù.- si alzò dal letto con un po’ di fatica. La sua pancia era davvero enorme. Si mise l’accappatoio di seta e si fece aiutare da Draco a scendere le scale. Arrivata in Salone, spalancò la bocca, le lacrime che già salivano agli occhi quando tutti presero ad applaudire.

-Oddio! Una festa per me! E guardate quanti siete… Oh, Calì, Ronald, ci siete anche voi!-

Sabrina corse ad abbracciarla.

-Già! E sono qui tutti per te, tesoro. Sei contenta?-

-Ma certo che sono contenta! Grazie a tutti!- si guardò in giro. –Non ci sarebbe qualcosa da mangiare?-

La scortarono in salotto ed ogni singola persona si diede da fare per portarle qualunque genere di cibo. Solo dopo che fu sazia, si accorse di non aver ancora parlato con Camilla e Daniel. Li mandò a chiamare da Harry ed i due ragazzi si accomodarono sul divano di fianco a lei.

-Buongiorno, signora Malfoy.-

-Ciao, Daniel.- gli sorrise. –Come mi trovi?-

-È così…- trattenne a stento la parola “grande”. -… bella!-

Le lacrime riempirono gli occhi di Hermione. Il ragazzo guardò spaventato Draco, che aveva avuto la buona idea di stare vicino alla figlia: la madre incinta era diventata molto strana.

-Non preoccuparti.- lo tranquillizzò con un sussurro. –È normale, nelle ultime due settimane non fa altro che piangere. Tu acconsenti a tutto quello che dice e svignatela il prima possibile.-

-Grazie, Daniel! Sei così tenero! Com’è andato l’anno ad Hogwarts?-

-Ehm… molto bene, grazie. Non ho i voti di sua figlia, ma me la cavo.-

-Non fare il modesto, Daniel.- lo riprese bonariamente Camilla. –In Pozioni ha preso Oltre Ogni Previsione, così come in Erbologia ed in Storia della Magia.-

-Ma appena una sufficienza in Cura delle Creature Magiche.-

-Cosa importa, quando tutto il resto è praticamente perfetto? Hai quasi gli stessi voti che aveva la mia mamma.-

Hermione annuì, mentre il riflesso della studentessa modello che vantava tanto a scuola si riappropriava del suo viso per qualche secondo.

-Io avevo Oltre Ogni Previsione in praticamente tutte le materie e…- all’improvviso sgranò gli occhi, portandosi fulmineamente una mano sulla pancia. Draco si inginocchiò ai suoi piedi con la velocità di un razzo, fissandola spaventato. –Che c’è?-

-Niente… ha scalciato!-

Gli occhi di Camilla si illuminarono.

-Davvero?-

-Sì, tocca.- prese la mano della figlia tra la propria e la condusse sul punto dove il bambino aveva deciso di allenarsi come attaccante.

-Merlino, l’ho sentito! Daniel, tocca!-

Il ragazzo allungò timidamente una mano, che ritrasse dopo pochi attimi. Sul viso un sorriso.

Hermione guardò dolcemente il marito.

-Draco, non vuoi toccare anche tu?-

Il biondo si torse nervosamente le mani.

-Ecco… immagino di sì.-

-Qui, senti.-

Lui avvicinò piano un dito. Poi tutto il palmo aperto. Sotto la superficie sentì qualcosa muoversi, dei leggeri colpetti. D’un tratto realizzò che quello era suo figlio. Si alzò di scatto, negli occhi l’espressione confusa.

-Io… arrivo subito, Hermione. State con lei, ragazzi.-

Abbandonò la casa sotto lo sguardo perplesso dei Potter.

-Che succede?- domandò Ginny sottovoce.

-Non lo so.-

-E che aspetti? Seguilo, sembrava sconvolto!-

Il moro scosse la testa.

-No, perché io?-

-Perché, oltre a Blaise, sei l’unico che riesca a farsi dire qualcosa da lui! Muoviti, Potter!-

Harry corse fuori e vide la sagoma scura di Draco avvicinarsi a grandi passi a casa sua. Lo raggiunse sulla porta.

-Malfoy… che è successo? Che stai facendo?-

-Hai… presente lo spazio di cui parlavamo un po’ di tempo fa?-

-Sì.-

-Hai presente che hai detto che casa tua era sempre disponibile?-

-Certo.-

-Beh… ho bisogno adesso di quello spazio.-

Harry lo fissò per un lungo attimo: gli occhi del biondo chiedevano soltanto di non fare domande. Lentamente, annuì. Aprì la porta con un colpo di bacchetta.

-Va bene, Malfoy. La stanza degli ospiti è in soffitta, lo sai. Se quando rientriamo vuoi stare ancora un po’ da noi fa’ pure, ma non farti sentire da Ginny. Non credo approverebbe.-

Draco strinse la bacchetta tra la mano sudata.

-Grazie, Potter.- mormorò prima di sparire in casa.

 

 

 

 

 

Alle volte anche Draco Malfoy ha paura. Ma credo sia normale. Vediamo che combinerà (ma non preoccupatevi, non farà troppe sciocchezze. È spaventato, mica scemo ^^)

Ringrazio: Shannara_810 (e credo che in questo capitolo si renda ancora più umano, no?), Minako-chan, Bimba88 (la fic sarà di una ventina di capitoli, salvo modifiche dell’ultimo momento. Comunque, il rapporto che si sta formando tra Draco ed Harry mi piace molto. Insomma, non saranno mai “amici” come lo erano ad esempio Harry e Ron, non sarebbe mai possibile, ma hanno instaurato una “distaccata intesa” che mi piace. Avranno altre occasioni per collaborare^^), Evian (grazie!), Patty, Romy (piano piano lo diventeranno… anche se non so se “amici” sia il termine più adatto per descriverli^^), JulyChan (ma ciao, July! Cmq forse non ci sarà Ginny che arriva durante gli ultimi trenta secondi gridando “sono incinta!”, ma sto organizzando qualche bella sorpresa anche per lei e Patatino Potty. I tuoi commenti fanno sempre un mucchio di piacere!), Savannah (sta sicura che se preferisce glieli faccio pure io i figli!! ^^’)

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Capitolo 15
*** L'emozione più forte ***


L’EMOZIONE PIÙ FORTE

L’EMOZIONE PIÙ FORTE

 

 

 

 

 

Un fastidioso raggio di sole s’insinuò sotto la coltre di ricci di Hermione, facendole aprire stancamente gli occhi. Mugugnò, stropicciandosi gli occhi ed allungando una mano accanto a sé. Stranamente, il posto di Draco era vuoto, le coperte sistemate. Come se non ci avesse dormito nessuno.

-Draco?- chiamò la mora, guardandosi intorno. –Draco, dove sei?-

Possibile che avesse rifatto la sua parte di letto dopo essersi svegliato? Forse l’aveva fatto per non farla arrabbiare. Ultimamente lo aveva trattato così male, poverino. Lui era stato dolce, un marito perfetto. Aveva continuato ad abbracciarla, di notte, anche se la sua pancia diventava sempre più enorme. Le aveva ripetuto che era bellissima almeno venti volte al giorno. L’aveva resa la donna incinta più felice del mondo. E lei non aveva fatto altro che trattarlo male. Non faceva apposta, in realtà. Semplicemente era il suo modo di affrontare la gravidanza. Quando aspettava Camilla era così arrabbiata con Ronald e con se stessa che si era sfogata trattando a pesce in faccia chiunque le fosse stato vicino. I suoi genitori erano sulla soglia della crisi di nervi. Però, aveva funzionato. Era diventato tutto più sopportabile. Così, probabilmente, la sua mente aveva registrato che la cosa funzionava e ne aveva approfittato. Grazie a Merlino, Draco aveva accettato la situazione a testa bassa, a volte prendendola un po’ in giro, a volte semplicemente andandosene dalla stanza. Non era mai stato sgarbato, non le aveva mai risposto male. Ed Hermione sapeva quanto fosse difficile per lui reprimere la rabbia, quando questa lo assaliva. Ed era sicura che lo avesse assalito piuttosto spesso, dato che gliene aveva fatte di tutti i colori. Spesso e volentieri lo aveva anche cacciato dalla camera da letto.

Quindi, era piuttosto probabile che quella mattina si fosse alzato presto, avesse rifatto il letto e fosse andato a lavorare. Negli ultimi tre mesi tutto il tempo che non passava con lei lo passava a Grimmauld Place, in ufficio.

-Draco o qualsiasi altra buon’anima disposta ad aiutare una povera donna incinta, per favore, venite a farmi alzare dal letto!- esclamò agitando la bacchetta un paio di volte. Malocchio Moody le aveva gentilmente collegato la bacchetta al camino in salotto: se aveva bisogno di qualcosa le bastava agitarla e in sala sarebbero fuoriuscite scintille rosse. Semplice, essenziale e funzionale.

In due minuti Ginevra fu da lei, alcune pergamene in mano e l’espressione corrucciata.

-Buongiorno donna incinta. Come ti senti oggi?- la salutò distrattamente.

-Ciao, donna impegnata. Oggi mi sento piuttosto bene, anche se a mio modesto parere sono leggermente troppo enorme. Cosa stai facendo?-

-Mi fa piacere vederti allegra. Comunque, sto leggendo.-

Hermione roteò gli occhi.

-Sono incinta, mica rimbecillita. Ho capito che stai leggendo, ma cosa?-

Ginny si mordicchiò il labbro inferiore.

-Delle cose…- mormorò scrollando le spalle.

-Gin… non riesce ad ingannarmi il misterioso Malfoy, vuoi riuscirci tu?-

-Oh… va bene. Sono informazioni sull’adozione.-

Hermione si sistemò meglio sui cuscini.

-Davvero? Perché? Cioè, è una cosa molto bella, ma pensavo che preferissi provare ad avere un figlio tuo.-

-Infatti ci voglio provare. E ci proverò. Però… non ho molte possibilità, è tutto in forse. Ed io un figlio lo voglio. E poi… adottare un bambino è una bella cosa.-

-Sicuramente è una bella cosa.- la scrutò un attimo. –Non è stata Sabrina ad obbligarti a leggere quelle cose, vero?-

Ginny ridacchiò. Povera Sabri, anche quando non c’entrava veniva tirata in causa.

-No, non è stata lei. È stata… ho pensato a Camilla.-

-Camilla?-

-Già, la nostra Camilla. Ho pensato che… non tutte le ragazze sono forti come te. Lo vedo al San Mungo. Troppe ragazze troppo giovani, che non sanno come fare ad accudire i loro bambini. Oppure, bambini orfani. Pensa al mio Harry. Ho pensato che… forse potrei mettere da parte il mio egoismo e dare una casa ad un bambino che invece dovrebbe vivere in un orfanotrofio. O con persone che non lo amano.-

Hermione tese le braccia ed abbracciò l’amica, pancia permettendo.

-Ginny, sei una persona meravigliosa! Io non avrei mai potuto abbandonare la mia Camilla, ma andare avanti è stata dura. Non… immagino che non tutti ce la facciano.-

-Infatti. Ho preso i depliant di alcuni orfanotrofi. Qui a Londra ce ne sono tre.-

-Ne hai parlato con Harry?-

-Sì, certo. Credo che lui preferisca così. È preoccupato per la mia operazione. Non vuole che mi accada nulla di male. Non capisce che per me la cosa più bella sarebbe un figlio mio. O forse sono io che non capisco lui. Lui vuole solo avere un bambino. E se fosse nostro sarebbe più bello, certo, ma quello che gli importa veramente è solo avere un bambino. Inoltre, se ne prendessimo uno in difficoltà, credo che per lui sarebbe come prendere un piccolo se stesso. Vorrei poter essere come lui.-

Hermione le accarezzò dolcemente un braccio.

-Sono sicura che alla fine tutto andrà a posto. In un modo o nell’altro avrete il vostro bambino.-

-Speriamo. Dopotutto è quello che conta. Anche se… non ho mai tenuto in braccio un bambino piccolo. Un bambino appena nato.-

La mora si passò una mano sul ventre.

-Credo che quello lo farai comunque. Non vorrai mica sottrarti al tuo lavoro di zia, vero?-

-Assolutamente no!- la scrutò un momento. –E tu davvero non vuoi sapere di che sesso sarà il pargoletto?- domandò rigirandosi la bacchetta tra le mani. –Un piccolo incantesimo…

-Ginny, piantala! Non voglio saperlo, va bene? Io e Draco abbiamo deciso di aspettare e aspetteremo.-

-Sì, ma non sei neanche un po’ curiosa?-

-E tu non hai nemmeno un po’ di doppi fini?- chiese Hermione guardandola da sotto in su.

-Io…

-So della scommessa con Sabrina.-

Ginevra si passò una mano tra i capelli.

-Ah, lo sai?- domandò in tono casuale.

-Già. E non cambierò idea. Dovrete aspettare anche voi. E poi mancano solo tre settimane, no?-

-Giusto.- sospirò. –Ma davvero non vuoi sapere…

Hermione sbuffò rumorosamente.

-Gin, non voglio sapere. Punto e basta. Quello che vorrei sapere, invece, è dove caspita si è ficcato mio marito. L’hai visto?-

-Stamattina no, mi spiace. Ma io sono arrivata piuttosto tardi, probabilmente sarà già andato al lavoro. Harry mi ha detto che i Mangiamorte in questo periodo sono più agitati del solito. Hanno parecchio da fare a Grimmauld Place.-

-Poverini.-

-Davvero. Comunque, le hai prese le vitamine?-

Hermione sospirò. Ecco che iniziava a fare la Medimaga.

-Certo che le ho prese.-

-Bene. Allora passo tra un attimo e controllo il battito sia tuo che del bambino.-

-Gin, Celestina ha detto che non è necessario farlo ogni giorno e…

-Non mi interessa, Hermione. Io voglio farlo. E tu devi stare zitta, perché sei una mia paziente. Sto a casa dal lavoro apposta per badare a te, quindi devi farmi lavorare.-

-Va bene. Allora, dato che sei la mia infermiera personale, potresti cortesemente aiutarmi ad alzarmi dal letto? Non ce la faccio più a stare distesa.-

Ginny scosse la testa.

-No no, non se ne parla.-

Hermione spalancò la bocca.

-Cosa vorrebbe dire che non se ne parla?-

-Non prima che io abbia controllato se tu e il bambino state bene!-

-Ma Gin…

-Niente Gin, è così e basta.- si alzò dal letto ed imboccò la porta. –Fa’ la brava, Hermione.-

La mora grugnì, guardandola in cagnesco.

-Allora voglio mio marito.-

Ginevra scrollò le spalle.

-Come vuoi. Lo dico ad Harry. Ci vediamo tra poco.-

 

 

 

 

 

Ginny arrivò in fondo alle scale giusto in tempo per vedere Harry comparire tra le fiamme verdi del camino.

-Ciao, tesoro.- lo salutò allegramente. –Come mai già qui?-

-Devo prendere una cosa nell’ufficio di Malfoy. Come sta Hermione?-

-Bene. Sto andando a prenderle le vitamine in cucina. Vieni con me.-

Il ragazzo scrollò le spalle.

-No, Gin, devo andare a…

Lei sbatté le ciglia un paio di volte.

-Ma stamattina non mi hai svegliata quando sei uscito. Non ti ho nemmeno salutato…

Harry si bloccò a metà della scalinata.

-E come vorresti salutarmi?-

-Vieni in cucina che te lo faccio vedere.-

In un secondo Harry ridiscese le scale a seguì la moglie nella cucina dei Malfoy.

-Timmy e Tammy, le vitamine per la signora Malfoy.- disse la ragazza perentoria. Due elfi domestici abbandonarono la sala e tornarono poco dopo con un’ampolla viola.

-Ecco, signora Potter.- dissero in coro, inchinandosi. Harry fece un gesto seccato con la mano.

-Grazie, grazie, ma ora andatevene.- si guardò intorno. –Tutti. Io e mia moglie dobbiamo discutere di una cosa molto importante.-

La cucina si svuotò in un attimo ed il moro abbracciò Ginevra da dietro.

-Ora siamo soli, mio piccolo fiore. Salutami.-

Ginny inarcò un sopracciglio.

-Stavano cucinando. E tu li hai mandati via. Hermione si arrabbierà. Molto.-

Lui scrollò le spalle.

-Cucinerò io per lei. Con le mie mani. Ma ora tu baciami, mogliettina.-

Lei non se lo fece ripetere due volte e si rigirò tra le sue braccia, cingendogli il collo con le braccia. Si baciarono ed Harry la fece audacemente sedere sul bancone. Ripresero a baciarsi, le mani di lui che le accarezzavano dolcemente la schiena.

-Harry, Ginny!- esclamò all’improvviso una voce a metà tra il sorpreso e l’indignato. Ginevra scivolò giù dal piano della cucina alla velocità della luce.

-Ciao, mamma.- mormorò rassettandosi il vestito.

-Ciao, Molly.- salutò Harry passandosi una mano tra i capelli. –Che piacere vederti ora.- aggiunse sarcasticamente a bassa voce.

-Harry Potter, ti ho sentito, razza di mascalzone!- sbottò la signora Weasley puntandogli contro un dito. –E non credere che non sappia che sei stato tu a convincere la mia bambina a fare quello che stavate facendo qui in cucina. Che, tra l’altro, non è nemmeno la vostra.-

Il moro le sorrise.

-Eh, Molly, tua figlia è cambiata parecchio. Non è più la santarellina che conoscevi tu.- la prese in giro.

Molly sorrise di rimando.

-Ma certo. È peggiorata quando ti ha sposato.- ribatté sospingendoli fuori dalla cucina.

In salotto Harry fissò la moglie perplesso.

-Che voleva dire?-

Ginevra sospirò.

-Che non sei esattamente un buon esempio.- spiegò pazientemente. –Ma stava scherzando, tesoro.- aggiunse vedendo la faccia del marito.

-Oh, certo.- gettò uno sguardo all’orologio. –Ora è meglio che vada. Uso direttamente il camino dello studio di Malfoy, così non rischio di incontrare di nuovo la mia cara suocera che non mi apprezza.-

-Va bene.- Ginny gli diede un bacio. –Buon lavoro, tesoro. Ah, fai venire qui Draco, per favore. Hermione ha detto che non ha intenzione di stare a letto, se non ha suo marito.-

Harry sbarrò gli occhi.

-Ehm… in realtà… Malfoy non è a Grimmauld Place.- mormorò.

-E dov’è?-

-È… cioè, aveva…- fissò la moglie negli occhi. Se anche avesse mentito, lei lo avrebbe smascherato. Ormai la conosceva. –Non lo so.- disse infine con un filo di voce.

-Come sarebbe a dire che non lo sai? Non è venuto in ufficio, stamattina?-

-Ehm… esatto.- almeno questa non era una bugia.

-E allora dov’è?- domandò una voce isterica. I coniugi Potter si girarono, trovandosi davanti Hermione, il volto arrossato e l’espressione indecifrabile. Ginny corse sulle scale, aiutandola a scendere.

-Herm, dovevi rimanere a letto!-

-Dov’è Draco?- domandò di nuovo lei, ignorando l’amica. –Harry, dov’è?-

Il moro evitò di guardarla. Voleva dirle la verità, ma sapeva che se le avesse detto cosa stava passando Draco lei non l’avrebbe presa bene. E non voleva assolutamente che litigassero a tre settimane dalla nascita del bambino.

-Non lo so. Però… può darsi che sia andato a fare una cosa… una cosa per il lavoro…

-Ne sei sicuro?- mormorò Hermione angosciata. Ripensò al letto perfettamente intatto. –Oh… non è neanche tornato a dormire!- realizzò all’improvviso. Ginny si voltò verso di lei. –Che vuol dire che non è nemmeno tornato a dormire?-

-Stamattina le coperte erano perfette, ma ho pensato che avesse rifatto la sua parte di letto… invece… oddio e se gli è successo qualcosa?-

Harry scosse la testa.

-No, assolutamente no. Sono sicuro che sta benissimo.-

-E se non dovesse…

-Mamma, che succede?- domandò la voce assonnata di Camilla. Era appena arrivata in salotto, accompagnata da Daniel.

Hermione le sorrise, cercando di scacciare l’espressione preoccupata che le solcava il viso.

-Niente, Cami. Tornate di sopra, ragazzi.-

-Ma dov’è papà?-

-Tuo padre ora non c’è.- le rispose gentilmente Ginevra. –Ma non preoccuparti. Adesso andate di sopra. Per favore.-

I due ragazzi risalirono le scale. Daniel che la scrutava preoccupato.

-Cosa sta succedendo, Camilla?-

Lei si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

-È già successo una volta.- mormorò tirando su con il naso.

-Cosa?-

-Che papà non tornasse a dormire senza dire niente.-

Daniel strinse le labbra.

-Perché, cosa è successo?-

-Lui… ha litigato con il mio papà Ron. In modo davvero brutto. E dopo se n’è andato e non è tornato per dei mesi. Mia madre è stata malissimo. Non voglio che succeda di nuovo.-

Il ragazzo l’abbracciò.

-Non succederà di nuovo. Stai tranquilla.-

Si alzò, mettendosi il mantello.

-Daniel… dove vai?-

-Arrivo tra un po’. Tu stai tranquilla, Camilla. Torno tra un attimo, davvero.-

 

 

 

 

 

Daniel s’incamminò verso la casa dei Potter, il passo deciso e lo sguardo determinato. Odiava quando Camilla stava male. Gli si mozzava il respiro ad ogni sua lacrima. Scavalcò lo steccato ed aggirò la casa, ritrovandosi sul giardino di dietro. Sotto una grande quercia, seduto con la schiena appoggiata contro il tronco, c’era Draco. I capelli biondi che svolazzavano per la leggera brezza, gli occhi puntati sull’orizzonte. Daniel si avvicinò piano.

-Signor Malfoy.-

Il biondo sussultò, girandosi di scatto.

-Oh, Daniel. Come facevi a sapere che ero qui?-

-Importa?- chiese il ragazzino sedendosi davanti a lui. In quel preciso momento lo odiava. La sua famiglia impazziva a cercarlo e lui se ne stava lì, tranquillo.

-Certo che importa. Volevo giusto starmene da solo.-

-L’ho vista stamattina. Dalla mia stanza si vede questo giardino. Perché… perché non è tornato a dormire a casa?-

Draco evitò il suo sguardo.

-Non sono affari tuoi, Daniel. Anzi, ti pregherei di tornare a casa e di non dire a nessuno che sono qui.-

-Non me ne vado se lei non viene con me, signor Malfoy.- disse cocciuto.

Il biondo sbuffò.

-Ma cosa vuoi da me, si può sapere?-

-Sua moglie è preoccupata, così come tutte le altre persone che sono a Malfoy Manor. Ed il signor Potter non sa più come mentire.-

-Non ti deve riguardare neanche questo.-

-Invece mi riguarda, perché anche Camilla soffre.-

-Lascia fuori da questa situazione Camilla. Io sono suo padre, lei non ti deve interessare.-

-E invece mi interessa!- sbottò Daniel guardandolo male. –Perché io le voglio bene!-

-Anche io le voglio bene!- rispose nello stesso tono Draco.-Non capisci! Sei solo un ragazzino!-

-Forse sono solo un ragazzino. Ma in questo momento, signor Malfoy, credo che tra i due sia io il più maturo. Credo che… se uno è innamorato non scappa davanti alle difficoltà. Non abbandona la persona che ama. Anche se è spaventato, anche se lei non lo tratta esattamente come vorrebbe essere trattato.- “anche se lei bacia un altro” aggiunse mentalmente. Draco lo fissò. Dopo un attimo si prese la testa tra le mani.

-Sei solo un ragazzino.- ripeté.

Daniel sospirò.

-Signor Malfoy, per favore. Torni a casa. Tanto… lo sa benissimo che non potrebbe stare senza la signora Malfoy. E cosa vuole fare, comportarsi come il vero padre di Camilla? Comportarsi come quella persona che disprezza tanto? Sa cosa ho sempre pensato io? Che fosse lei il padre giusto per Camilla. Sono sempre stato dalla sua parte, anche se Ronald Weasley non lo conoscevo nemmeno. L’ho conosciuto ieri e devo dire che non mi piace affatto. Secondo me è lei la persona che Camilla e la signora Malfoy si meritano. Però… in questo momento sta sbagliando.- lo fissò negli occhi. –Per favore… la prego… torni a casa.-

Draco scosse la testa.

-Ho bisogno di più tempo, Daniel. Non puoi capire come mi sento.-

-Infatti non lo capisco. Non capisco perché si stia comportando così. So solo che appena me ne sono andato Camilla stava piangendo. E… io… io non sopporto vederla piangere.- confessò a bassa voce.

Il biondo lo fissò negli occhi. Ed in quel momento desiderò aver detto a Nott che andava bene, che poteva promettere Camilla e Daniel. Quel ragazzino era un partito perfetto. Anche se aveva solo dodici anni. Sospirando si alzò e si spazzolò i pantaloni.

-Andiamo.-

Daniel lo seguì, un sorriso di vittoria sul volto.

-Se vuole parlare ancora con me, signor Malfoy, non esiti a chiederlo.- disse serio. Draco lo scrutò un attimo. Poi scrollò le spalle.

-Non dire sciocchezze.- lo freddò. –Non ho bisogno di parlare con te.-

Daniel inarcò un sopracciglio, ma non fece commenti.

Arrivarono a Malfoy Manor ed entrarono. Il salotto era stranamente vuoto. Il biondo si guardò intorno.

-Qua non c’è nessuno. Se è uno stupido scherzo, Daniel…

-Le giuro che non è uno scherzo!- si difese il ragazzino guardandolo spaventato. –Erano tutti qua e… dov’è Camilla?- salì due scalini. –Camilla?- chiamò a gran voce. Non ottenne risposta. Corse di sopra e tornò da Draco poco dopo.

-Non c’è.- comunicò in tono angosciato.

-Okay, calma. Dovranno essere andati da qualche parte…

-Erano qua! C’era sua moglie, io e Camilla, i signori Potter… erano qua!-

-Dove possono…

-Malfoy!- esclamò una voce ansimante proveniente dall’ingresso. Draco si girò.

-Potter. Cos’è successo?-

Harry si premette una mano sul petto, cercando di respirare.

-Ti ho cercato ovunque. Pensavo te ne fossi andato sul serio. Merlino che corsa.-

-Potter, piantala di cianciare! Dov’è mia moglie?-

-Hermione è all’ospedale. Sta…

-Ospedale?- Draco sbiancò. –Che vuol dire all’ospedale? Sta male? Si sente male, è svenuta? Cos’è successo? Santo cielo, Potter, parla!-

-Tua moglie sta per partorire.-

Il biondo sgranò gli occhi.

-Cosa… mancano ancora tre settimane.-

-Invece no. Le si sono rotte le acque. È successo all’improvviso. Ci sono Ginny e Molly con lei. E anche Camilla. Non devi preoccuparti, però dobbiamo andare al San Mungo.-

Draco annuì, cercando di calmarsi. Hermione stava per partorire. Stava per partorire il loro bambino. O bambina. E lui se lo stava per perdere.

-Certo, andiamo.- prese una manciata di Polvere Volante e trascinò con sé Daniel. –Reparto Maternità, vero Potter?- il moro annuì. –Okay. Ci vediamo lì tra un minuto.-

 

 

 

 

 

Sabrina misurava a grandi passi la sala d’aspetto del Reparto Maternità, quando Draco e Daniel spuntarono dal camino lì accanto. Fece un salto di mezzo metro.

-Oddio, che spavento! Draco, sei arrivato…

-Dov’è Hermione?-

-Di là. C’è la vostra ginecologa con lei. E Ginny. Camilla è con Molly alla caffetteria.-

-Devo vederla.-

-Ora non puoi. Sta partorendo, Draco.-

-No… non può… cioè, è troppo presto… Pensavo ci fosse il travaglio e…

-Hanno accorciato i tempi con la magia, a quanto ho capito.-

Draco si lasciò cadere su una sedia.

-Perché? Ci sono complicazioni, il bambino non sta bene… perché?-

-Niente di grave. Lei si è solo agitata un po’ troppo, così hanno pensato che fosse meglio affrettare un pochino i tempi. Ma non le succederà niente, non preoccuparti. Tra poco vedrai tua moglie e… il tuo bambino.-

Lui la scrutò un attimo. Poi si alzò in piedi e l’abbracciò. Era la prima volta che lo faceva da quando si conoscevano.

-Io vorrei… cioè, mi piacerebbe… voglio vedere mio figlio nascere.- le comunicò deciso.

Sabrina scoppiò a ridere.

-Che c’è?- domandò Draco bruscamente. Odiava che si ridesse di lui.

-Guardami negli occhi, Malfoy. Tu non vuoi vedere un parto. Te lo assicuro, tu non lo vuoi. Per quanto tu possa poeticamente dire che la nascita di una persona, del proprio figlio, sia la cosa più bella da vedere, io ti dico che fa schifo. Tua moglie urla come un’ossessa, e non certo di piacere, e la prima immagine di tuo figlio che hai è un robino tutto ricoperto di sangue e simili. Non è una bella cosa.-

Draco la guardò leggermente inorridito.

-Va bene, resto qui.- decise a bassa voce. Sabrina gli si sedette accanto.

-Inoltre, io non saprei cosa dire a quel simpatico ragazzino.- disse indicando con un cenno del capo Daniel, che fissava un po’ perplesso i poster di madri che allattavano i figli a seno scoperto.

Il biondo scrollò le spalle. Lanciò un’occhiataccia a Sabrina.

-Non è un ragazzino.- precisò stizzito. –È un amico di Camilla, quindi trattalo bene. Comunque, tu non parlerai con lui, parlerai con me. E vedi di distrarmi bene, perché sono molto agitato.-

-E chi parlerà con lui?-

-Ora arriva Potter. Muoviti, distraimi.-

Sabrina arricciò le labbra in un sorrisino sexy.

-Come vuoi che ti distragga?- domandò con voce sensuale.

Draco si prese la testa tra le mani.

-Oh santissimo Merlino. Mia moglie sta partorendo e la sua migliore amica flirta con me.-

-È l’unico modo che conosco per distrarre le persone.- si giustificò Sabrina fulminandolo con un’occhiata.

-Beh, trovane un altro, cortesemente. Raccontami qualcosa.-

-Raccontarti qualcosa… vediamo… posso dirti cosa abbiamo fatto io e Blaise l’ultima volta che ci siamo visti.-

Il ragazzo fece una smorfia.

-Ma di solito fate sesso.-

-Appunto. È l’unica cosa interessante che mi viene in mente.-

Draco ci pensò su un attimo. Poi scrollò le spalle.

-Racconta.-

 

 

 

 

 

Ginny uscì dalla porta bianca del Reparto Maternità e quattro persone puntarono gli occhi su di lei.

-Oh, Draco, sei qui. Molto bene. Hermione…

-Come sta?- domandò il biondo apprensivo.

-Benissimo. Così come l’ultimo piccolo Malfoy.-

Il cuore di Draco mancò un battito.

-Merlino.- mormorò piano. –È un maschio o una femmina?-

Ginevra sorrise enigmaticamente.

-Scoprilo tu stesso.-

-Posso entrare?-

-Ora sì. Stanza 32.-

Il ragazzo scattò in piedi e corse attraverso il corridoio. Arrivò davanti alla porta e prese fiato. Stava per vedere suo figlio. Suo figlio. Bussò.

-Avanti.- disse la voce di Hermione.

Draco entrò e si avvicinò al letto. Accarezzò la fronte della moglie e la baciò dolcemente sulle labbra.

-Tesoro…

-Draco, grazie al cielo sei arrivato.-

-Amore. Come stai? Sei tutta sudata.-

La mora sorrise stancamente.

-Partorire è faticoso. Ma sto bene, non preoccuparti. E anche…

-Dov’è il piccolo? O la piccola.-

-Con Celestina per i controlli che devono fare alla nascita. Tra un minuto sarà qui. Ma Ginny non ti ha ancora detto se è un maschietto o una femminuccia?-

-No. Ha detto che potevo vederlo da me.-

Hermione sorrise.

-Benissimo. Allora anche io ti rispondo così. Un attimo e lo saprai.-

-Non vedo l’ora.- prese fiato. –Senti, Hermione, per quello che è successo… per il fatto che non sono tornato a dormire… io…

-Non mi importa, Draco. L’importante è che ora sei qui.-

-No, devo spiegarti… il fatto è che ho avuto…

La ragazza gli accarezzò dolcemente una guancia.

-Essere spaventati è normale. Aspetta di avere la piccola creaturina che abbiamo fatto tra le braccia e ti dimenticherai cosa sia, la paura.- inarcò un sopracciglio. –Naturalmente, per punizione per essertene andato, per le prime due settimane ti alzerai tu di notte, quando piangerà.-

Draco sorrise, la coscienza nettamente più leggera.

-Va bene. Ora…

In quell’istante la porta si aprì e fecero il loro ingresso Camilla e la signora Weasley. Un fagottino di coperte tra le braccia della donna. Draco quasi non cadde dal letto.

-È…

-Questo è tuo figlio, Draco.- disse gentilmente la signora Weasley, mettendogli il pargoletto in braccio. Il ragazzo guardò il bambino, due occhioni azzurri identici ai suoi, ed un ciuffetto di capelli biondi. Era suo. Suo e nessuno glielo avrebbe mai portato via. Gli sorrise dolcemente.

-Tesoro, non vuoi vedere se è un maschio o una femmina?- domandò Hermione.

-È un maschio.- disse il biondo, rendendosi conto solo in quel momento che in effetti non aveva guardato. –Lo sento.- mormorò come spiegazione.

-Per forza, è uguale a te.- esclamò Camilla, che si era seduta sul letto della madre. –Non assomiglia per niente alla mamma.-

Draco alzò lo sguardo su di lei.

-Mi sembra giusto. Tu sei la copia di tua madre, lui la mia.-

-Ragionevole.- sorrise Molly Weasley. –Ora vai vicino a tua moglie, Draco.- lo spinse verso il letto. –Voglio fare una foto a tutta la famiglia.-

Hermione prese il piccolo tra le braccia e Draco le appoggiò una mano sulla spalla. Molly scattò tre foto e se il biondo non avesse iniziato a brontolare probabilmente ce ne sarebbero state molte altre.

Nei minuti seguenti li raggiunsero tutti gli altri ed Harry fece comparire una bottiglia di spumante e dei bicchieri.

Sabrina alzò il calice per il brindisi.

-Bene, dato che sono la più simpatica il discorsetto tocca a me. Allora… sentite congratulazioni alla famiglia Malfoy ed al piccolo…- sgranò gli occhi. –Oddio, non gli avete dato il nome!-

Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo.

-Alexander.- dissero in coro.

-Perché Alexander?- domandò Harry perplesso. –Non conosciamo nessuno che si chiami Alexander.-

-Appunto.- sospirò la mora. –L’abbiamo fatto apposta. Così, per non creare disaccordi.-

-Oh, ma certo. Perché immagino proprio che Malfoy pensasse di chiamare suo figlio Lucius…

Draco roteò gli occhi.

-Vuoi morire, Potter?-

-Ehm… no, non oggi, grazie.-

-Allora chiudi quella boccaccia. Si chiama Alexander, punto e basta.- accarezzò con lo sguardo il bimbo. –Alex.- puntualizzò.

-Sì, va bene, come vi pare. Ora possiamo brindare, per favore?- sbottò Sabrina interrompendo quel simpatico scambio di battute. La stanza si zittì in un attimo. –Bene. Stavo dicendo, prima di venire bruscamente interrotta. Sentite congratulazioni alla famiglia Malfoy ed un grande benvenuto al piccolo Alex.-

Brindarono e poi Ginny si affrettò a far scomparire la bottiglia.

-Siamo in ospedale. Non si può bere, qui.- spiegò stringendosi nelle spalle. –Festeggeremo a casa.-

Sabrina annuì, poi si ricordò della scommessa con Ginevra.

-Ah, Gin…

-Scusa, Sabri. Ma ora devo andare da… Celestina. A prendere i risultati delle analisi e tutto quanto. Sai, tipo quanto pesa e simili.-

-Oh… okay, vai.- la guardò uscire di fretta e furia dalla stanza. –Ma guarda che tanto dopo me li devi dare, quei dieci galeoni! E possibilmente anche accompagnarmi in un negozio dove li posso spendere!- le gridò dietro.

 

 

 

 

 

Visto, Draco è rinsavito piuttosto in fretta ^^. Comunque, questo capitolo devo dire che mi piace proprio! Adoro Daniel… ma lasciamo perdere e passiamo ai ringraziamenti:

Savannah (no, non ha fatto cavolate immense, ha solo avuto una delle sue… piccole crisi d’ansia. Ormai lo conosci, sai quanto è strano. Tutti quegli sbalzi d’umore… mente bacata Malfoy ^^), Patty (purtroppo Blaise è sempre un pochettino malinconico… ma Sabrina versione consolatrice-coccolatrice funziona sempre! Comunque nel prossimo capitolo Blaise e Sabri ci saranno sicuramente! Proprio all’inizio se non ricordo male…), Minako-chan, Shannara_810 (ah, niente di troppo strano per Draco, solo… alle volte è un po’ strano, ma solitamente rinsavisce… o almeno, c’è sempre qualcuno che pensa a farlo rinsavire! ^^), valy, lucilla91, JulyChan (non avevo notato che lo facevo sfrattare da ben due fic… ^^. Però dai, gli ho fatto avere un bimbo uguale a lui, mi avrà perdonata, no? Ciau, ci sentiamo sul forum!)

Grazie a tutti, anche a quelli che leggono soltanto!

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Capitolo 16
*** Attacco a sorpresa ***


CONTI IN SOSPESO

ATTACCO A SORPRESA

 

 

 

 

 

Sabrina bloccò l’entrata alla stanza da letto dei Malfoy a Blaise afferrandolo per un braccio.

-Non entrare.- gli intimò seriamente.

Il ragazzo la fissò perplesso.

-Cosa caspita stai dicendo?-

-Fidati di me, Blaise. Tu non vuoi vedere la scena che si è appena presentata ai miei occhi. No, tu non vuoi.-

Blaise sgranò gli occhi.

-Stanno facendo sesso?!-

-No! Ma pensi solo a quello?-

Lui scrollò le spalle.

-Sì, esattamente come te. Ma se non stanno facendo niente di sconcio perché non posso entrare?-

-Perché ti commuoveresti. Tu sei una femminuccia, Blaise.-

Il ragazzo spalancò la bocca, indignato.

-Io non sono una femminuccia! E piantala di guardarmi così. Dai, fammi entrare, voglio vedere il piccolo.-

-No, adesso non puoi. Davvero ti commuoveresti. Ti conosco, Blaise. Scoppieresti a piangere.-

-Fallo decidere a me, almeno!-

-Va bene, va bene, guarda.-

Si spostò per farlo passare e si fermò ad osservare la sua faccia. A Blaise si strinse il cuore: distesi sul letto c’erano Draco con il bimbo in braccio, Camilla nel mezzo ed Hermione con la testa appoggiata sulla spalla del marito ed il braccio attorno alle spalle della figlia. Tutti beatamente addormentati. Un quadretto tanto dolce che il ragazzo stava davvero per commuoversi. Si trattenne solo per non dare soddisfazione a Sabrina.

-Allora, che dici?- lo pungolò lei.

-Che vorrei fare una foto. Peccato che non abbia qua la macchina fotografica.-

-Oh, per quello non c’è problema!- Sabrina tirò fuori il cellulare. –Scatta con questo.-

Blaise le lanciò un’occhiata significativa, grattandosi la testa con aria smarrita.

-Capito, faccio io. Anche se qualche volta potresti applicarti un po’. È un telefonino, mica uno shuttle.-

-Senti, è già bello se ho imparato ad usare la televisione.-

-Oh, lasciamo stare. Fammi concentrare, altrimenti la foto mi viene tutta mossa.-

Si mise in posizione, la lingua tra i denti, il braccio teso ed il cellulare puntato sulla famiglia Malfoy. Scattò, facendo un baccano incredibile. Il piccolo Alex scoppiò a piangere all’istante, svegliando tutti gli altri. Blaise si coprì gli occhi con la mano.

-Sabri, accidenti!-

-Ehm… scusate, ho dimenticato di metterlo silenzioso.-

-Ma pensa.- mormorò Draco facendo una smorfia e tentando di calmare il figlioletto, che si dimenava come un disperato. Hermione gli tirò un buffetto sul braccio.

-Non importa. Tanto ci dovevamo svegliare lo stesso.- la mora si alzò. –Ciao, Blaise. Finalmente ce l’hai fatta a venire!-

-Già. Mi è spiaciuto non essere venuto prima, ma… il lavoro non l’ha permesso.-

Draco si alzò, Alex sempre in braccio, e si avvicinò all’amico.

-Non fa niente, basta che tu sia venuto. Guarda… guarda quanto è bello mio figlio.-

-Bello è bello, ha preso tutto da te.- commentò il moro. –Speriamo almeno che il carattere sia quello di tua moglie, però. Non so se la gente potrebbe sopportare un altro te.-

Il biondo ghignò.

-Tutti vorrebbero un altro me. Comunque, piantala di sparare cazzate e prendilo in braccio.-

Blaise lo fissò spaventato.

-Aspetta… io non sono capace.- mormorò scuotendo la testa.

Camilla gli passò accanto.

-È facile, Blaise.- disse in tono esperto. –Io l’ho tenuto in braccio un mucchio di volte!-

Hermione gli sorrise.

-Vero. E anche Sabrina. E se lei è riuscita a non farlo cadere, puoi riuscirci benissimo anche tu.-

-Sei molto simpatica, ‘Mione. Davvero simpatica, la mia migliore amica. Ma ricordati bene che io ho tenuto in braccio anche Camilla, quando era piccola!-

-Camilla aveva un anno, quando ti ho conosciuta, non una settimana.-

-Non cambia molto, un paio di centimetri.-

-Come no.-

Draco sbuffò, interrompendo le due ragazze.

-Facciamo prendere in braccio mio figlio al mio migliore amico, per piacere? Prima che Alex vada ad Hogwarts, possibilmente.-

-Daglielo, Draco.- disse Hermione ragionevolmente.

Il biondo mise il broncio.

-Ho paura di farlo cadere.- confessò a bassa voce.

La mora alzò gli occhi al soffitto, accorrendo in aiuto del marito. Prese il bimbo e lo mise in mano a Blaise, che lo accolse rigidamente tra le sue braccia. Senza muoversi assolutamente, gli sorrise.

-È… carino.- sussurrò.

Sabrina gli si affiancò.

-Guarda che puoi toccarlo.- gli fece presente accarezzando dolcemente una guanciotta paffuta del piccolo.

-Non posso sia tenerlo in braccio che toccarlo.-

-Ma certo che puoi.- Sabrina gli fece mettere un braccio sotto il corpo di Alex e glielo fece avvicinare al petto, di modo che l’altra sua mano fosse libera. –Visto? Dai, accarezzalo. È morbidissimo!-

Blaise gli sfiorò la fronte con un dito, mentre un sorriso si apriva sul suo volto.

-Draco, hai fatto un lavoro splendido.- commentò ammirato.

-Grazie, amico. Sinceramente lo penso anche io e…

Un “ehm, ehm” seccato lo interruppe. Si voltò verso la moglie.

-Cioè… Blaise, insomma, quanto sei maleducato! Io ed Hermione abbiamo fatto un lavoro splendido.-

Il moro annuì.

-Certo, scusa Hermione. Anche tu sei stata magnifica.-

La ragazza lo guardò storto.

-Ricorda sempre, Blaise, che gli uomini si godono la parte divertente, ma poi sono le donne che fanno tutto il lavoro!-

Blaise la fissò vagamente intimorito. Non voleva entrare in discorsi del genere. Con Sabrina ci litigava sempre.

-Certo, Hermione. Hai perfettamente ragione.-

-Appunto.- la mora si guardò intorno. –Ragazzi, ma non vi pare che manchi qualcuno?-

Camilla emise un rantolo.

-Daniel!- esclamò battendosi una manata sulla fronte. –L’ho lasciato con nonno Arthur!-

Draco si riappropriò del figlio che, seppur a malincuore, Blaise gli dovette ridare.

-Arthur Weasley è a casa nostra?- domandò.

-Sì. Dato che la nonna in questi giorni sta da noi, ha deciso di venire anche lui.-

Il biondo sbuffò rumorosamente.

-Puoi anche dire ai tuoi nonni che non è necessario che stiano qui sempre. Tua madre ha già avuto un figlio, sa come si fa.-

Camilla scrollò le spalle.

-E perché? A me fa piacere che i nonni siano qui.-

-Beh, il discorso non è questo.- intervenne Hermione prima che scoppiasse una lite. A Draco non faceva molto piacere che i Weasley più anziani stessero a Malfoy Manor. Forse per il fatto che Camilla tendeva a stare più con loro che con lui. –Se Daniel è con lui va bene.-

La ragazzina sorrise.

-Immagino di sì. Nonno ha portato una radio babbana. Gli ha fatto un incantesimo e…

Draco non la lasciò finire di parlare e si precipitò giù dalle scale, sotto lo sguardo stranito di Sabrina.

-Herm, dovresti far dare una controllatina a tuo marito. Ha qualcosa che non va con i nervi.-

Hermione scoppiò a ridere.

-No, sta bene. È solo andato a salvare Daniel.-

-Perché, che c’è di male in una radio?-

-In una radio niente, ma in una radio modificata da Arthur Weasley… l’ultima volta che ha messo le mani nel mio computer quello è saltato in aria dopo quattro minuti che lo avevo acceso, bruciandomi una ciocca di capelli.-

 

 

 

 

 

Harry bevve un altro po’ di Champagne dal suo bicchiere, poi lo posò sul tavolo e strinse la mano della moglie, seduta di fronte a lui.

-Ginevra Potter, io ti amo.- le sussurrò.

-Ti amo anch’io, Harry.- rispose lei sorridendogli.

-Perfetto.- frugò nella tasca e tirò fuori una scatolina quadrata. –Buon anniversario, amore.-

Ginny prese il regalo e lo scartò: un paio di orecchini di perle, classici. Molto eleganti. Proprio quelli che voleva comprare da indossare alla festa per il piccolo Alex.

-Oh, Harry! Grazie, sono splendidi.-

-Prego, tesoro.-

Lei gli tese un pacco grande e sformato.

-Questo è il tuo regalo.-

Harry lo aprì e quando vide quello di cui si trattava scoppiò a ridere: un grosso cuscino rosso, a forma di cuore, che avevano visto insieme qualche settimana prima. A lui era piaciuto da morire e l’aveva pregata di comprarlo, ma lei aveva sostenuto che era orribile e così erano tornati a casa a mani vuote.

-Gin, me lo hai preso!-

-Già. E ci ho anche fatto scrivere i nostri nomi sopra. Ma non illuderti che te lo faccia tenere sul letto!-

-Ma certo che no, mogliettina. Sul letto ci siamo sempre e solo io e te, lo sai. Questo lo metterò… sul divano in salotto, di modo che possano vedere tutti quanti ci amiamo.-

Ginevra inorridì.

-Attenzione a te, Potter!-

Harry ridacchiò e poi andò a pagare il conto. Tornò dalla moglie.

-Tesoro, cosa vuoi fare adesso?-

-Ti va bene una passeggiata per Hogsmead?-

-Shopping?- ammiccò il ragazzo. –Oggi ti compro tutto quello che vuoi.-

Ginny ci pensò su.

-No, non shopping. Ho solo voglia di fare un giro e di stare un po’ con te. Stai lavorando tanto ultimamente.-

-Lo so. Ma i Mangiamorte sono piuttosto agitati ed in ufficio manca Malfoy. Mi secca dirlo ma senza di lui va tutto a rilento.-

-Beh, certo, tu non ricatti nessuno e la gente tende a rilassarsi, quando capisce che anche se fa le cose con calma non gli succede niente. Dovresti comportarti un po’ più come lui, Harry.-

-Così poi tutti odiano anche me.-

-Nessuno odia Malfoy. Tranne Neville, forse. Ma quello è vecchio rancore. Anzi, tutti lo stimano e lo rispettano.-

-Vorresti dire che a me, invece, non mi stimano e non mi rispettano?-

-No, voglio dire che stimano e rispettano Malfoy come un capo, mentre stimano e rispettano te come amico. E sebbene tu sia in effetti loro amico, sei soprattutto il loro capo.-

-Oh.- Harry parve pensarci su. –Forse hai ragione. Ma non voglio parlare di Malfoy il giorno del nostro anniversario, va bene?-

Ginny si alzò, prese il mantello, lo appoggiò sulle spalle e prese il marito a braccetto. Lo baciò dolcemente sulle labbra.

-Va bene.-

Uscirono e presero a camminare abbracciati, sorridendo. Come fossero stati due ragazzini. Era quello il bello di stare con Harry. Lui si comportava come un ragazzino ingenuo e le regalava emozioni nuove, fresche. Ci si dimenticava di essere ormai sulla soglia dei trent’anni, di avere una casa a cui badare ed un lavoro che non sempre era piacevole svolgere, e ci si ricordava solamente di quanto ci si voleva bene.

A Ginny tornavano sempre in mente le notti in cui lo guardava dormire, di nascosto, quando lui passava la fine dell’estate alla Tana. Ed era bello pensare che ora aveva la possibilità di guardarlo tutte le notti, di stringersi a lui. Ed era bello sapere che anche se lei era brusca e scorbutica, anche se litigavano, lo avrebbe potuto guardare comunque, perché lui sarebbe sempre tornato da lei.

-Harry, andiamo dove non siamo mai stati.- propose all’improvviso.

-In che senso?-

-Quando veniamo ad Hogsmead andiamo sempre dalle stesse parti. Siamo talmente indaffarati che non guardiamo neppure il villaggio, solo i soliti quattro negozi che ci servono. Oggi giriamo per le vie che non abbiamo mai visto.-

Harry si guardò intorno.

-Cioè, ad esempio ora, invece di girare qui, che è la strada che porta all’ufficio postale, andiamo dall’altra parte?-

Ginny si voltò.

-In via Edoardo il Bruto? Tu sei mai stato in via Edoardo il Bruto?-

-No.-

-Bene, allora andiamo di lì.-

Andarono a zonzo senza mèta per un bel po’, parlando di tutto e di niente, fermandosi agli angoli delle vie a baciarsi, come se davvero fossero stati due ragazzini al loro primo appuntamento. Sotto al cartello di una via, Ginevra si bloccò.

-Siamo mai stati in via Penelope la Maganò?- domandò corrugando la fronte.

-No, non mi pare.- le rispose Harry abbracciandola da dietro e dandole un bacio sul collo.

-Eppure a me dice qualcosa… sicuro che non ci sia qualche negozio? L’alimentari, la sarta… una libreria, una farmacia?-

-Non lo so. Non mi ricordo il nome di tutte le vie in cui facciamo compere, Gin. Però mi sembra di non essere mai passato di qui.-

-Forse…- d’un tratto le venne in mente. –Oh.- disse soltanto.

Harry la scrutò.

-Che c’è, amore?-

-C’è… andiamo di qua, per favore. Facciamoci un altro regalo di anniversario.-

Lui scrollò le spalle.

-Come vuoi, oggi comandi tu.- intercettò lo sguardo delle moglie. –Va bene, come tutti gli altri giorni.-

Camminarono mano nella mano fino a che non furono davanti ad un grande edificio di mattoncini rossi. Harry si guardò intorno con aria spaesata.

-E questo cos’è?-

Ginny indicò la mano un cartello accanto al portone.

-Leggi.-

-“Orfanotrofio Donna Sole. Amore, accoglienza e protezione per ogni bambino che purtroppo non è stato fortunato.”- lesse ad alta voce Harry. Si morse il labbro inferiore. -Un orfanotrofio? Vuoi… entrare?-

Ginevra alzò le spalle.

-Siamo qui, Harry. Entriamo e facciamo una visita a questi bambini. Tanto… ce ne sono tre di orfanotrofi qui, da uno dovevamo pur iniziare. E visto che ci siamo praticamente capitati davanti…

-Okay, tesoro, come vuoi.-

-Ma sempre solo se a te va bene.-

Harry le sorrise.

-Certo che mi va bene. Anzi, mi fa piacere. Dai, andiamo.-

Avanzarono per il vialetto ed una volta davanti al portone il ragazzo suonò il campanello. Venne ad aprire una donna sulla cinquantina, con dei ricci capelli grigi e l’espressione gentile. Sussultò leggermente, riconoscendo Harry Potter, il salvatore del mondo magico.

-Oh… signor Potter… Harry Potter…- mormorò sottovoce. Lui sorrise, tendendo la mano.

-In persona. E questa è mia moglie Ginevra.-

-Io sono… Donna Sole. Beh… prego entrate.-

Si spostò e loro si fecero strada nell’ingresso.

-Prego, datemi i mantelli.- li prese e con un gesto di bacchetta li appese su di un vecchio appendiabiti. –A cosa devo l’onore della vostra visita? È per un’eventuale adozione o siete venuti solo a trovare i bambini?-

Ginny deglutì.

-Per un’eventuale adozione.-

-Oh, allora seguitemi pure in ufficio. Da questa parte, prego.-

Li condusse lungo un largo corridoio, fino ad una stanza con la porta di vetro. Li fece accomodare su due poltroncine di velluto marrone, mentre lei si sedette dall’altra parte della scrivania.

-Volevate informazioni sull’adozione?-

Harry annuì.

-Sì, volentieri.-

-Bene… per adottare un bambino prima di tutto serve tanto amore e tanto desiderio di avere un figlio. Ma solitamente chi viene qua questa cosa la possiede già dentro. Il più delle volte sono coppie che non possono avere figli.-

-È… il nostro problema.- mormorò Ginny abbassando lo sguardo.

Donna Sole le sorrise dolcemente.

-Cose che capitano, purtroppo, signora Potter.- sospirò e continuò. –Inoltre, è consigliabile essere sposati. Non c’è nessuna legge magica che vieti l’adozione a genitori singoli, ma solitamente se la coppia è sposata le cose si svolgono più in fretta. Per voi, comunque, non c’è problema. Da ultimo, bisogna avere un reddito abbastanza alto da dimostrare di potersi permettere di dare al bambino tutto quello di cui ha bisogno, come una casa accogliente, cibo, vestiti, occorrente per la scuola e tutto quello che serve. Se si hanno questi requisiti, si può adottare un bambino.-

-Beh… noi li avremmo.- disse con foga Ginny. -Vogliamo un bambino, siamo sposati e possiamo dargli tutto quello che gli serve. Nella nostra casa c’è anche una stanza in più, l’avevamo fatta apposta per…- le si incrinò leggermente la voce. Si schiarì la gola. –Insomma, il posto c’è già, senza neppure fare dei lavori. Io ed Harry lavoriamo entrambi, ma se fosse necessario io potrei anche restare a casa, il reddito di mio marito è piuttosto alto. E sono una Medimaga, cosa che credo sia sempre utile.- spiegò Ginny gesticolando.

-Mi sembra una situazione ideale, signora Potter. Avete già avuto a che fare con dei bambini?-

Harry annuì vigorosamente.

-Abbiamo molti nipoti. Uno nato appena una settimana fa.-

-Il… figlio di Draco ed Hermione Malfoy, vero?- chiese arrossendo leggermente. Era come una confessione scritta del fatto che leggesse il Settimanale delle Streghe.

-Esatto. Viviamo vicini, siamo una famiglia molto unita. Camilla, la prima figlia di Hermione, è molto legata a noi.-

La donna annuì.

-Perfetto. Davvero una situazione ideale. La presenza di altri bambini può essere molto utile per far ambientare il bimbo.-

-Ma come si fa? Voglio dire, dobbiamo portare dei documenti qui, o al Ministero…

-Prima di tutto dovete portare all’orfanotrofio i documenti che provano quello di cui abbiamo appena parlato, ossia che avete i mezzi necessari per mantenere un figlio, quindi il resoconto del reddito e qualcosa che attesti che avete dei soldi da parte. Basta una lettera del direttore della Gringott. Poi verrò io a visitare la vostra casa. Con i documenti ed una mia lettera che comunica la mia approvazione bisogna andare al Ministero. Può darsi che mandino anche un loro assistente sociale a controllare la casa, ma solitamente si fidano del mio giudizio. Se tutto è a posto, basta una firma del Ministro della Magia ed è fatto.-

Ginny si passò una mano tra i capelli.

-E… quanto tempo ci vorrebbe per finire le pratiche?-

-Tre, quattro mesi.- sorrise stancamente. –Meno di una gravidanza.-

Ginevra guardò il marito. Poi di nuovo la donna.

-Ed il bambino lo… scegliamo? E se non si trova bene con noi?-

-Il bambino lo scegliete, certamente. Potete anche decidere di tenerlo con voi ad esempio due settimane e vedere come va. Se ci sono dei problemi non sono quasi mai da parte dei bambini. Tutte le povere creature che stanno qua vogliono solo una famiglia e dell’amore. Io cerco di farli stare tutti bene, ma sono tanti ed io sono sola. Non è la stessa cosa che avere due genitori. Cerco di far assomigliare questo posto ad una casa, ma più che altro è un albergo. Non potranno mai essere felici qui come lo sarebbero in una casa. Comunque, la maggior parte delle volte è amore a prima vista.- sorrise. –Una coppia viene qui e tra tutti i bambini che ci sono se ne innamora di uno. E già la seconda volta che lo vede, che lo viene a trovare di nuovo e che sta iniziando le pratiche, inizia già a pensare a quanto bene gli vorrà. I bambini percepiscono tutto questo.-

Ginny strinse la mano di Harry sotto al tavolo.

-Possiamo… vedere i bambini, adesso?- domandò con voce emozionata.

Donna Sole si alzò e sorridendo aprì la porta.

-Certo. A quest’ora sono tutti nella Sala Comune, dove possono giocare.- ripercorsero il corridoio e salirono un piano di scale. –Perdonateli se c’è un po’ di disordine, ma si sa, sono bambini.-

Dopo un altro corridoio si iniziarono a sentire delle voci allegre ed il rumore di risate. Arrivarono ad una grande sala guarnita da quattro grandi divani e degli scaffali con giochi e libri. Sulle pareti foto di altri bimbi, che sorridevano sdentatamente e salutavano con la mano. Una quindicina di bambini giocavano e chiacchieravano tra loro. Donna Sole batté due volte le mani ed il vociare si ridusse ad un bisbigliare sottovoce.

-Ragazzi, c’è una visita per voi. Mi raccomando, fate i bravi, facciamo bella figura.- si rivolse ai Potter. –Avete mezz’oretta. Mi spiace darvi un limite di tempo, ma alle due e mezza c’è il riposino. Parlate con i bambini, fategli pure delle domande. Gli piace conoscere gente nuova. Io comunque resto qui in sala.-

Ginny annuì e si strinse ad Harry. Tutti quei bambini la mettevano un po’ in soggezione. Avevano smesso di fare quello che stavano facendo e li scrutavano con curiosità.

-Rilassati, tesoro.- le mormorò il ragazzo in un orecchio.

-Uno di loro potrebbe essere nostro figlio entro quattro mesi.-

-Maggior ragione per rilassarsi.-

La rossa annuì e sorrise ad una bimbetta di al massimo quattro anni che si stava avvicinando a loro con piccoli passettini. Si chinò per poterla guardare negli occhi.

-Ciao, piccola.- la salutò.

-Ciao.- la bambina tese una mano per sfiorarle i capelli. –Come sono rossi!- esclamò. Ginny la guardò sorpresa.

-Ti piacciono?-

-Sì, tanto.-

-Anche i tuoi sono belli, così biondi e riccioluti.-

La bimba iniziò ad arrotolare una ciocca di ricci attorno al dito.

-Lo so.- le rivolse un sorriso sdentato. –Vuoi venire a giocare con me e con le mie amiche?-

-Certo!-

Harry guardò con un sorriso la bambina che trascinava Ginny a sedersi per terra con altre cinque bimbe che stavano facendo finta di imboccare delle bambole di pezza. Lui si guardò intorno e decise di andare a sedersi accanto ad un ragazzino sui sei anni, che era sdraiato da solo sul tappeto, intento a leggere un libro.

-Ehi… ehm… ciao.-

Lui alzò appena lo sguardo dalle pagine.

-Ciao.-

-Come stai?-

-Bene. E tu?-

-Bene. Senti… come ti chiami? Io sono Harry.-

Il bambino posò gli occhi su di lui, scrutandolo. Lo sguardo indugiò sulla cicatrice.

-Io sono Simon. Sei Harry Potter?-

-Sì. Mi conosci?-

-Tutti ti conoscono.- rispose lui. Sorrise. –Mia mamma diceva sempre che ti assomigliavo.-

Un po’ era vero. Aveva i capelli scuri come lui. Con la differenza, però, che lui aveva gli occhi blu, non verdi. Di un blu profondo, ancora più profondo di quello degli occhi di Blaise Zabini.

-Ed era un complimento?-

-Credo di sì.-

Restarono in silenzio per un attimo.

-Allora…- iniziò Harry titubante. –Tu hai… conosciuto la tua mamma?-

-Già. È morta tre anni fa. E anche il papà.-

-Oh… mi dispiace.- prese fiato. –Anche i miei genitori sono morti. Tanto tempo fa, però.-

Simon scrollò le spalle.

-Non fa niente.- sorrise tristemente. –Di loro ho tante foto.-

Harry annuì.

-Già, anche io ho tante foto dei miei genitori. Così… ci si sente meno soli, vero?-

-Delle volte.-

Si sorrisero ed in quel momento arrivò Ginevra. Mise una mano sulla spalla del marito.

-Harry, tesoro, dobbiamo andare, sono quasi le due e mezza.-

-Va bene. Ginny, ti presento un mio nuovo amico. Si chiama Simon. Simon, lei è mia moglie Ginny.-

-Ciao, Simon.- salutò la ragazza sorridendogli. –Cosa stai leggendo di bello?-

-Un libro sulle piante magiche.- rispose lui mostrando la copertina.

-Oh, la versione per bambini di “Erbe e funghi Magici”. Ti interessano queste cose?-

-Un po’.-

-Bello. Io sono una Medimaga, sai? Le erbe ed i funghi sono importantissime nel mio lavoro.-

Lo sguardo del bambino si illuminò.

-Davvero?-

-Sì, davvero. Senti… quando torno qui ti porto qualche altro libro, okay?-

Lui annuì, felice.

-Sì!-

-Va bene. Allora ciao, Simon.-

Harry e Ginny uscirono dal salone, dove li stava aspettando Donna Sole.

-Allora, è andato tutto bene?-

-Si, grazie. Sono tutti adorabili.-

-Ha perfettamente ragione, signora Potter. Signor Potter?-

-Quel bambino con cui ho parlato io… Simon…

-Oh, Simon. È il più grande, tra qualche mese farà i sei anni. È molto sveglio, un ragazzo intelligente. È arrivato qua tre anni fa, entrambi i suoi genitori sono morti.-

Ginevra si premette le mani sul cuore.

-Poverino. Cosa è successo?-

-Erano in vacanza in Francia, quando c’è stato un attacco. Sono stati brutalmente assassinati da due Mangiamorte.-

Harry sbarrò gli occhi. Fissò la donna. Poi fissò Ginny. E la ragazza seppe in quel momento che se mai avessero adottato un bambino, sarebbe stato Simon.

 

 

 

 

 

Harry baciò Ginny sulle labbra e le rivolse un’occhiata maliziosa.

-Ora che si fa, andiamo a casa nostra, sul nostro bel letto e ci dedichiamo alla nobile arte dell’amore?-

-Veramente pensavo di andare a salutare il piccolo Alex.- mormorò la ragazza sorridendogli.

L’entusiasmo del moro si afflosciò all’istante.

-Gin, abbiamo visto bambini fino adesso.-

Lei gli accarezzò dolcemente una guancia.

-Davvero non vuoi vedere il nostro piccolo, dolce, biondo e paffutello nipotino?-

-Ehm… okay, andiamo prima dai Malfoy. Però ci stiamo poco, eh. Voglio passare un po’ di tempo con mia moglie. A letto, possibilmente.-

Ginevra sorrise.

-Come vuoi.-

Si abbracciarono e si smaterializzarono insieme.

Il salotto di Malfoy Manor era affollato come sempre. Camilla e Daniel chiacchieravano fitto fitto in un angolo, seduti per terra; Draco discuteva animatamente con Dean Thomas e Blaise sul divano, mentre tutte le donne, Hermione, Molly Weasley e Sabrina, erano raccolte attorno al lettino di Alex, il quale emetteva acuti versetti, compiaciuto di ricevere tante attenzioni.

-Ciao a tutti!- esclamò Ginny dirigendosi a passo deciso verso le amiche e la madre.

-Ciao, ragazzi.- salutò Hermione senza distogliere lo sguardo dal bimbo. –Buon anniversario!-

-Grazie.- Harry si fece spazio tra la crocchia di donne. –Fatemi vedere il mio nipotino.- gli accarezzò la fronte con delicatezza. –Ma quanto sei carino! Sei bello, ma bello, ma bello… bellissimo! Così carino… Cucciolo! Sorridi allo zio… dai, fai un sorriso allo zio… lo so che puoi…

-Potter.-

La voce di Draco risuonò parecchio minacciosa. Harry si voltò a guardarlo.

-Che c’è, Malfoy?-

-Piantala di parlare a mio figlio in questo modo. Non lo voglio deficiente.-

-Certo, Malfoy.- assicurò Harry scrollando le spalle. Controllò che il biondo tornasse alla conversazione e si dedicò nuovamente ad Alex. Riprese a parlare a voce più bassa.

Ad un certo punto, un forte crack risuonò nell’ingresso.

-Dev’essere Arthur.- disse distrattamente la signora Weasley. –Ha detto che veniva qui finito il lavoro.-

-Purtroppo per voi,- mormorò una voce glaciale. –non sono Wealsey il babbanofilo.-

Tutti si voltarono: sulla soglia c’era un uomo, la divisa nera ed una maschera d’argento sul viso. Un Mangiamorte. In un attimo ne comparvero molti altri accanto a lui.

Negli occhi di tutti si poteva leggere il panico. Camilla si strinse a Daniel ed insieme si schiacciarono contro il muro. Molly e Ginny si presero per mano, Sabrina si portò le mani al petto, spaventata, mentre Hermione serrava le dita attorno alle assi di legno del lettino. Pregò che Alex non scoppiasse a piangere. Fortunatamente, anche il bambino sembrava aver capito che era meglio stare zitto.

Harry, Draco e Dean scattarono in piedi e sguainarono prontamente la bacchetta. Blaise si alzò lentamente, il cuore che gli batteva forte in gola, ed avanzò di un passo.

Il Mangiamorte al centro rise sommessamente.

-Oh, Zabini. Allora è vero. E io che non ci credevo. E tutto per una babbana putt…

-Stupeficium!- gridò Blaise prima che quello potesse finire la frase. L’altro schivò il colpo con prontezza di riflessi, mentre due Mangiamorte scattavano in avanti e gli puntavano la bacchetta alla gola. Il moro deglutì.

-Va bene, prendetemi.- disse piano. Il cuore di Sabrina mancò un battito. –Prendetemi e uccidetemi. Ma non davanti a loro.-

-Oh no, Zabini, non credo proprio che tu sia nella posizione di poter dare ordini. Inoltre, sai benissimo che un traditore non se la può cavare così facilmente. Sarai giustamente torturato e dopo, quando avrai capito cosa vuol dire tradire i tuoi compagni, potrai essere ucciso. Ma non siamo qui per occuparci di te, ora. Ci sono prede migliori.- passò lo sguardo per la stanza. –Malfoy. Siamo qua per Malfoy.-

Draco fece un passo avanti, leggermente sorpreso.

-Volete me? Quale onore. Beh… forza, prendetemi.-

-Io mi faccio avanti, perché ucciderti sarà la mia più grande soddisfazione, sporco traditore. Ma non siamo qui nemmeno per te. Siamo qui per un altro Malfoy.- ghignò sadicamente. –Tu hai ucciso il più vecchio. Ora noi uccideremo il più giovane.-

Draco urlò di rabbia, scagliando un incantesimo, e la battaglia cominciò. Hermione prese in braccio Alex e tentò di Smaterializzarsi, ma non ci riuscì. Evidentemente i Mangiamorte dovevano aver fatto un incantesimo alla casa. Strinse il piccolo contro il petto e sguainò la bacchetta. Lanciò uno Schiantesimo contro un Mangiamorte, ma lo colpì solo di striscio. Era arrugginita, era da tanto che non si esercitava.

-Draco!- chiamò disperata. Ma nessuno poté accorrere in suo aiuto, tutti stavano combattendo. Draco schivò di poco una Cruciatus. Harry si reggeva il braccio sanguinante con una mano, mentre con l’altra teneva testa ad un Mangiamorte. Blaise si era liberato dai due che lo tenevano fermo e cercava di proteggere Sabrina, che si era accasciata al suolo piangendo. Molly e Ginny combattevano fianco a fianco contro tre Mangiamorte. Dean era corso a chiamare aiuto; i Mangiamorte erano in troppi, non ce l’avrebbero mai fatta da soli. Camilla e Daniel erano ancora rintanati nell’angolo e pregavano che nessuno li vedesse. Purtroppo non fu così: un Mangiamorte li scorse e si avvicinò ghignando. Gli puntò contro la bacchetta.

-Avada…- Hermione non pensò più. Con Alex in braccio si scagliò contro il Mangiamorte. L’urto riuscì a sviare la maledizione, ma il bambino le sfuggì dalle mani.

-Wingardium Leviosa!- esclamò Daniel puntando la bacchetta davanti a sé. Alex non cadde, ma era troppo lontano perché Hermione potesse prenderlo. Era sospeso in aria, una preda fin troppo facile.

-Avada Kedavra!- ruggì qualcuno. Nello stesso istante Ginny pronunciò le stesse parole contro il Mangiamorte. Gli incantesimi si scontrarono e tornarono direttamente indietro al mittente. Ginny fu sbalzata contro il muro, gli occhi chiusi ed un rivolo si sangue che colava dalla bocca appena dischiusa.

-Noooo!-

Harry corse a soccorrere la moglie, mentre Draco gli copriva le spalle, schiantando Mangiamorte. In quel momento arrivarono i rinforzi, circa una cinquantina di membri dell’Ordine.

I pochi Mangiamorte rimasti in vita si Smaterializzarono in pochi secondi. La stanza si zittì. Nell’aria solo il pianto di Harry Potter.

Molly Weasley, lo sguardo straziato, si lasciò cadere accanto a lui, stringendolo contro il proprio petto. Hermione piangeva, abbracciando Camilla, Daniel ed il piccolo Alex. Draco si passava nervosamente le mani tra i capelli, fissando scioccato il corpo inerte di Ginny. I componenti dell’Ordine si guardavano, molti con gli occhi lucidi.

La sala era invasa solo dai singhiozzi di Molly e dai sussurri di Harry.

-Amore… piccola, apri gli occhi. Ti prego, apri gli occhi. Ginny, io ti amo. Non puoi lasciarmi. Non puoi lasciarmi anche tu. Dobbiamo… abbiamo ancora tanto da stare insieme. Tutta la nostra vita. Dobbiamo ancora avere un bambino. Abbiamo ancora tanto. Non lasciarmi, amore mio. Ti prego, non lasciarmi.- mormorava senza tregua, stringendola convulsamente a sé.

Sabrina si staccò dal fianco di Blaise e si avvicinò cautamente alla ragazza stesa a terra. S’inginocchiò accanto ad Harry, guardando Ginny. Non poteva essere morta veramente. In fin dei conti non le era successo niente… solo parole, solo una stupidissima luce verde. Non poteva essere morta davvero. Le accarezzò piano la fronte con la mano destra, mentre la sinistra andava a tastare il polso in un gesto automatico. All’improvviso, il suo sguardo s’illuminò.

-Non è morta!- esclamò col fiato corto per la sorpresa. –Non è morta! Il cuore batte… lo sento!- si rimboccò le maniche. –Togliti, Harry. Devo farle il massaggio cardiaco.-

Lui scosse lentamente la testa.

-Non è possibile, Sabrina. Tu non lo sai… l’Avada Kedavra… non si sopravvive.-

-Togliti, ho detto! Cazzo, spostati!-

Gli diede una spinta e si piazzò davanti a Ginny. Portò le mani al petto dell’amica, iniziando il massaggio cardiaco. I movimenti erano decisi, le sue dita si muovevano con fare esperto. Dopo un paio di minuti, durante i quali ogni singolo membro presente nella stanza aveva trattenuto il respiro, Ginevra aprì gli occhi. Harry fu subito su di lei. La strinse forte, baciandole una guancia.

-Ginny… Ginny, santo cielo, sei viva. Amore…

-Harry.- sussurrò lei flebilmente. –Harry, cos’è successo? Ricordo solo di aver lanciato l’incantesimo contro quel Mangiamorte che voleva uccidere Alex e poi… poi più niente.-

-Lascia stare, amore mio. Non pensarci. Dopo le spiegazioni. Ora chiudi gli occhi, non sforzarti. Ti portiamo al San Mungo.- sorrise. –È un miracolo. Questo è un miracolo. Stai bene, Ginny.- rivolse un sorriso alla signora Weasley, che si teneva una mano sul petto, il volto rigato dalle lacrime, gli occhi sbarrati. Una mano che accarezzava i capelli rossi della figlia. –Ginny sta bene. La nostra Ginny è viva.-

Draco si schiarì la gola.

-Potter… porta tua moglie al San Mungo.- cercò Hermione con lo sguardo. –Vai anche tu, porta i bambini. Credo che un controllo faccia bene a tutti.-

La mora annuì.

-Tu dove vai, Draco? Sei ferito.- mormorò accennando con il capo al sangue che gli colava su una gamba.

-Lascia stare, è solo un graffio. Devo andare al Ministero. Devo parlare con il Ministro… Blaise ormai è stato scoperto, quindi è prosciolto dal Giuramento del Marchio. Può rivelarci il covo segreto dei Mangiamorte, non è vero Blaise?-

Il moro annuì lentamente.

-Infatti. Inoltre è arrivato il tempo che si prenda anche lui i riconoscimenti che si merita. Ed una nuova vita, finalmente.-

-Vengo anch’io!- esclamò Sabrina, scattando in piedi.

Blaise le si avvicinò e la baciò dolcemente sulle labbra.

-Vai al San Mungo, Sabri. Tanto… avremo una vita intera per stare insieme. Insieme senza nasconderci. Insieme sempre. Sabri… ci vediamo dopo.- assicurò con un sorriso prima di scomparire assieme a Draco attraverso il camino.

 

 

 

 

 

Allora, inizialmente avevo concluso questo capitolo con la presunta morte di Ginny, di modo che nel prossimo capitolo avrei potuto farvi la sorpresa e farvela ritrovare viva. Però poi mi sembrava un po’ una carognata ed il capitolo con l’happy ending mi piaceva di più…

Comunque, che ne dite? A me piace, anche se mi piacerebbe essere più brava a descrivere le scene particolarmente dinamiche. Quando ci sono troppe cose insieme da scrivere mi sembra che il tono della storia diventi “stopposo”, che non riesca a rendere le cose chiare, così tendo ad accorciare i pezzi del genere. Ma spero che mi sia venuto comunque abbastanza bene la scena dell’attacco. Per il resto sono soddisfatta. E poi… Blaise in libertà, finalmente!

Ringrazio: patty, aledra_xan, Minako-chan (che ne dici della prima scena del capitolo? Era tutta per te!), shannara_810 (Camilla è qualcosina di più di svampita… ma cosa vuoi, il padre naturale è Ron, che non è mica una cima in quanto ad acume! E poi ha vissuto per anni con Harry… sono cose che non si superano velocemente! ^^ però prima o poi anche Camilla si sveglierà!), savannah (anche io ho un debole per i bimbi adottati! Comunque per ora Harry e Ginny sono solo andati ad informarsi, però nei prossimi capitoli darò più spazio alla loro situazione e alla loro eventuale scelta. Un bacione, tesoro!), JulyChan (non avevo pensato che Alexander poteva essere anche Alex Band… contenta di aver azzeccato il nome! Ah, piccola precisazione: nooooo, Alex mica è nato il 31 luglio… non è un Malfotter, non preoccuparti! Ciao, bacioni!), lucilla91 (no, alla fine manca ancora un po’^^)

Grazie a tutti!

 

P.S. per chi segue “Viaggiare incontro al destino”: mi manca poco per finire il capitolo e lo posterò tra un paio di giorni al massimo. Mi spiace per questi ritardi, ma con i compiti e lo studio in una settimana proprio non ci sto dentro.

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Capitolo 17
*** Tornare alla normalità ***


VITA

TORNARE ALLA NORMALITÀ

 

 

 

 

 

Nella stanza di Ginevra Weasley al San Mungo erano raccolte una ventina di persone, parecchie di più di quante ne consentisse il regolamento. Ma né i Malfoy, né i Potter, né i Weasley si erano mai curati troppo dei regolamenti. E nessuno aveva osato dire nulla, in quei cinque giorni che Ginny aveva passato all’ospedale, data soprattutto l’importanza dei visitatori.

-Sei un’eroina, Ginny.- stava dicendo Hermione con un sorriso. –Hai salvato il mio Alex. Sei la mia eroina personale.-

La rossa ricambiò il sorriso.

-Trovo che sarebbe un’idea carina dedicarmi una statua. Qualcosa di poco appariscente, naturalmente, tipo qualcosa dieci metri per cinquanta, oro massiccio e diamanti. Da mettere in giardino.-

Draco le lanciò un’occhiata.

-Come no, piccola Weasley. E comunque non va a te tutto il merito. Anche Daniel ha i suoi riconoscimenti da prendere.-

Tutti si voltarono verso il ragazzino che stava confabulando con Camilla. Sentendosi osservato alzò lo sguardo.

-Cosa c’è?- domandò con espressione perplessa.

-Stavamo dicendo che se dobbiamo fare una statua d’oro massiccio a Ginny ne mettiamo una anche a te.- spiegò Harry.

-Oh, non è necessario, signor Potter.- disse Daniel scrollando le spalle ed arrossendo leggermente sulle gote. –Non ho fatto niente, solo un elementare incantesimo.-

-Ah, andiamo, non c’è bisogno di essere così modesti.- disse allegramente una voce profonda dalla soglia.

-Ronald!- esclamò Ginny sorridendo appena.

-Ciao, sorellina. Come stai?-

Lei si mosse nel letto.

-Dovrei essere morta, ma… sto bene.-

-Grazie a Merlino.- commentò Ron. Si avvicinò a passo deciso al letto e stampò un sonoro bacio sulla guancia della sorella. Poi andò da Camilla e le scompigliò i capelli. Lei emise uno sbuffo contrariato, slacciando la treccia e cominciando a rifarla.

-Papà, insomma, mi scombini sempre la pettinatura!- si lamentò imbronciandosi. Daniel sorrise tra sé. La trovava così carina, quando metteva il broncio. Sporgeva le labbra in fuori, arricciava il naso e lanciava in giro occhiatacce. A quel punto lui la guardava, e lei gli strizzava l’occhio, facendogli capire che in realtà non era arrabbiata.

-Ah, lamentosa come una vera Malfoy.- disse scuotendo la testa ed incassando con un sorriso lo sguardo ostile e parecchio contrariato di Draco, che però, con somma gioia di tutti i presenti, si limitò a quella occhiata e non commentò. –Comunque, nessuno è stato in grado di spiegarmi in modo completo cosa diavolo è successo.-

Hermione si morse le labbra, facendo un passo avanti.

-Ci hanno attaccati.- spiegò in tono duro. –Ancora non siamo a riusciti a capire come hanno annullato gli incantesimi di protezione. Ci hanno attaccati e noi eravamo impreparati. Volevano…- la voce le si incrinò appena. – volevano Alex. Una vendetta. Alex per Lucius.-

Draco le mise un braccio sulle spalle, stringendola al proprio fianco.

-Mio figlio per mio padre.- continuò lui. –Un’idea degna di loro. Comunque noi eravamo troppo pochi per coprirli tutti. Combattevamo e… Camilla e Daniel sono rimasti scoperti. Si erano rifugiati in un angolo, ma un Mangiamorte li ha notati e si è avvicinato. Hermione gli si è buttata addosso ed Alex le è sfuggito dalle mani. Daniel ha fatto in modo che non cadesse a terra. È rimasto sospeso in aria e un altro Mangiamorte ha lanciato… un’Avada Kedavra. Nello stesso momento in cui l’ha fatto Ginevra. Le Maledizioni si sono scontrate e poi non so più cos’è successo. Il Mangiamorte è morto, abbiamo controllato più e più volte. Lei no.- rivolse un ghigno a Ginny. –Malconcia, ma viva, piccola Weasley.-

Ronald si grattò la testa.

-Non si sopravvive ad una Maledizione del genere. L’Anatema che uccide. Non è… normale che mia sorella sia sopravvissuta.- commentò dubitando delle sue stesse parole.

Harry sospirò.

-Esatto. Non è una cosa normale. L’unica altra persona a cui sia mai capitato, sono io. E sappiamo tutti il motivo. E sarebbe una cosa spiegabile se fosse capitata di nuovo, ma nessuno è morto per salvarla. La situazione è diversa. Forse è successo qualcosa quando gli incantesimi si sono scontrati. Forse uno ha perso potenza. Io e Malfoy stiamo controllando. Non lo so. So solo che è un miracolo che la mia Ginny sia viva.- guardò amorevolmente la moglie e poi il piccolo Alex, che dormiva beatamente tra le braccia di Molly Weasley. –Anzi, è un miracolo che siamo tutti vivi. Eravamo impreparati, tutto poteva andare molto, veramente molto peggio.-

Ron annuì gravemente, la sua perenne espressione allegra momentaneamente scomparsa.

-Già. Davvero molto peggio. Ora cosa succederà? Voglio dire, per la sicurezza di Alex e di tutti, cosa farete? Può darsi che i Mangiamorte attacchino ancora, che…

Draco scosse risolutamente la testa.

-Staranno tranquilli per un po’. Blaise è stato dichiarato traditore e questo l’ha reso libero di comunicarci dove si trova il loro covo, il quartier generale. Appena successo tutto, quando io e Blaise siamo andati al Ministero, hanno mandato una squadra di Auror. Ne hanno uccisi molti, il colpo più grosso che abbiamo mai fatto. Inoltre io, Potter e Paciock abbiamo rifatto gli incantesimi di protezione a Malfoy Manor.-

Hermione gli scoccò un’occhiata.

-Diglielo, Draco.-

Lui si voltò dall’altra parte, prendendo a parlare con Arthur Weasley.

-Ah, come sei infantile.- sbottò la moglie scuotendo impercettibilmente la testa ed andando a vedere cosa stavano combinando Daniel e Camilla, che avevano preso a trafficare con qualcosa sotto al letto di Ginevra.

Ron inarcò un sopracciglio.

-Dirmi cosa?-

-Non ci si può più Materializzare o Smaterializzare dentro i confini di Malfoy Manor.- disse Ginny passando divertita lo sguardo da Hermione a Draco. –E neanche a casa nostra. Quindi, se vuoi passare a trovarci, avvisa prima, che ti apriamo l’accesso al camino.-

-Okay, non c’è problema. Anche se… beh, per un po’ starò via. Mi hanno preso per la Nazionale!- esclamò con voce emozionata.

Camilla saltò su all’istante, correndo ad abbracciare il padre naturale.

-Bravo, papà! Se entri in Nazionale possiamo avere i biglietti gratis, vero? In Tribuna d’Onore!-

-Certo, ma… non sapevo ti interessasse il Quidditch.-

-Beh… a me non tanto, però a Daniel…

-Oh, Daniel.- la interruppe il rosso spostando lo sguardo sull’amico della figlia, che si era eclissato dietro le spalle di Draco. Quando nella stanza c’era anche Ronald Weasley iniziava stranamente a sudare freddo. E sembrava che, oltre a Camilla, Draco Malfoy fosse l’unico in grado di tranquillizzarlo un poco.

-Sì, signor Weasley.-

-Ti piace il Quidditch?-

-Sì, signor Weasley.- rispose di nuovo lui. –Gioco spesso, a scuola. Ed il capitano di Serpeverde ha detto che ho buone probabilità di entrare a far parte della squadra, l’anno prossimo.-

-Oh, smettila con questo “signore”, non mi piace affatto. Comunque, complimenti. Ricordo com’era giocare a Hogwarts. Divertente.- scrollò le spalle. -Ve li posso dare i biglietti, certo. Beh, sempre che Hermione sia d’accordo.- fece una smorfia. –E che Malfoy sia d’accordo che Hermione sia d’accordo.-

Draco strinse gli occhi.

-Ah, io sono d’accordo. Ma naturalmente dovrai procurare un biglietto anche per me, non li posso mica lasciare andare da soli.-

Ronald sorrise sarcasticamente.

-Ma certo, Malfoy. Tutto quello che vuoi.-

Continuarono a lanciarsi occhiatacce fino a che Ginny non emise un sonoro sbuffo.

-Ehi! Siete qui per me, casomai ve lo foste dimenticati. Tornate a coccolarmi, forza!-

 

 

 

 

 

Sabrina saltò sul letto e praticamente addosso a Blaise, che dormiva della grossa.

-Amooore, sei sveglio?- domandò accarezzandogli dolcemente il collo. Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile e si girò dall’altra parte. La ragazza non si scoraggiò affatto e riprese a scuoterlo.

-Dai, alzati. Per favore, Blaise.-

-Sabri… non voglio alzarmi.-

Lei gli salì sopra a cavalcioni, baciandolo sulla bocca.

-Neanche se a chiedertelo sono io? Neanche se sbatto i miei occhioni per te?- da lui nessuna reazione. Sbuffò. –Va bene, se ti alzi io mi spoglio.-

Blaise aprì un occhio ed incontrò il malizioso sorriso della bionda. In un attimo fu sveglio. Si sistemò contro la testiera del letto e schioccò la lingua.

-Su, spogliati.- la incoraggiò.

Sabrina sorrise furbescamente.

-No, non adesso. Mi sono già spogliata abbastanza ieri sera, non ti pare?-

Lui l’attirò a sé, baciandola con passione.

-Non mi pare per niente. Ho voglia di fare l’amore con te, Sabri.-

-Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, Blaise. Guarda… sono le undici e noi siamo ancora a letto. Insieme. Tu non devi andare al lavoro. Non devi metterti un’orrida divisa nera e lasciarmi qui da sola. Possiamo stare insieme quando e quanto ci pare. E allora… usciamo! Ho voglia di uscire con te, ho voglia di mostrarti in giro. Di far vedere a tutti che sei il mio uomo.-

Il ragazzo parve pensarci su.

-Vuoi mostrarmi perché sono bello?- chiese infine, un ghigno compiaciuto sul volto.

-Perché sei dannatamente bello.- mormorò lei in risposta, iniziando a vestirsi e lanciandogli un paio di jeans.

-Okay, allora si può fare. Dove andiamo?-

-Dove vuoi. Possiamo stare tra la tua gente o tra la mia. Non mi cambia niente. Mi basta andare in giro e farlo con te. Ti rendi conto che è la prima volta, da quando ci conosciamo?-

-Eccome. Andiamo… nella parte babbana. Sai, tra i maghi è tutto più complicato. Le acque sono ancora agitate. Mi vedrebbero tutti ancora come un Mangiamorte. Dopotutto, il Marchio Nero è ancora sul mio braccio.-

Sabrina si morse il labbro inferiore, sistemandosi i capelli davanti allo specchio.

-Ma è uscito scritto sul vostro giornale, che tu hai tradito quegli assassini e da tempo passavi informazioni all’Ordine del… di quell’uccello!-

Blaise scoppiò a ridere.

-Della Fenice, Sabri. È l’Ordine della Fenice. E comunque è vero, la Gazzetta del Profeta l’ha scritto, ma è passata solo una settimana. Non c’è ancora stata la conferenza di Draco e Potter. Preferisco non rischiare che la nostra prima uscita venga rovinata.-

Sabrina scrollò le spalle.

-Come vuoi.- finì di truccarsi e all’improvviso gli occhi azzurri si illuminarono. –Ho avuto un’idea geniale!- esclamò battendo un pugno sull’armadietto del bagno.

Blaise inarcò un sopracciglio. C’era sempre qualcosa da temere con le sue idee geniali.

-Spara.-

-Andiamo dai miei!-

-Dai tuoi… intendi i tuoi genitori?- mormorò lui con un filo di voce. Non aveva mai incontrato i genitori di nessuna ragazza. Anche perché dai tempi della scuola non aveva avuto una ragazza di cui poter incontrare i genitori.

-Certo, dai miei genitori! Così ti faccio vedere il paese dove sono nata e cresciuta. E poi… e poi ti faccio vedere anche l’università dove ho conosciuto Hermione. È tutto vicino. Così saremo in mezzo alla gente, ma in famiglia. Dai, sarà divertente!-

-Ma… sono le undici, non disturberemo a casa tua?-

-Figurati! Ora chiamo mia madre e le dico che ci fermiamo a pranzo. Non è un problema, l’ho già fatto altre volte. Le fa piacere!-

Blaise l’afferrò per un braccio mentre gli passava davanti.

-Vuoi dire che hai già portato altri ragazzi da tua madre? Vuol dire… che lo fai spesso?-

Sabrina lo fissò negli occhi. Si passò nervosamente una mano tra i capelli.

-Voglio dire che già altre volte sono andata a pranzo dai miei con così poco preavviso. Sei… tu sei il primo che porto a casa a far conoscere ai miei genitori.- confessò. Un velo di incertezza nel solito tono spensierato. Il ragazzo annuì, lentamente, mentre un sorriso gli si apriva sul volto.

-Perfetto.-

Lei gli baciò una guancia, prima di correre in salotto a recuperare il cellulare.

-Perfetto davvero.- la sentì mormorare attraverso la porta.

La seguì di là e la osservò borbottare con in mano il telefonino.

-Che c’è?-

-Ah, non c’è campo! Andiamo, dai, ai miei faremo una sorpresa.-

-Ma…

-Oh, piantala di lamentarti!-

-Okay. Anche se non penso che si debba piombare a casa delle persone in questo modo… però sono i tuoi genitori, fa’ come ti pare. Cosa facciamo, ci Smaterializziamo là?-

-No, oggi niente roba strana.- gli sventolò sotto il naso le chiavi della macchina. –Si va a modo mio!-

Si misero in viaggio, chiacchierando del più e del meno. Blaise si torceva nervosamente le mani.

-Senti, ma… i tuoi genitori sono… voglio dire, come mi presenterai?-

-Dirò che sei un assassino che ho rimorchiato al matrimonio della mia migliore amica. Poi dirò che abbiamo fatto sesso e che mi hai soddisfatta come pochi altri, e che quindi ho deciso di tenerti.-

-Eh?-

-Ti presenterò come il mio ragazzo, scemo.-

-Ah, ecco. Ma…

Sabrina lo zittì con un gesto della mano… che si affrettò a rimettere sul volante, dato che la macchina aveva pericolosamente sbandato. Per fortuna la strada era deserta.

-Ho già parlato di te a mia madre, qualche volta. Dirò solo: “mamma, lui è Blaise, il mio ragazzo. Te ne avevo parlato, ricordi?”. Stai tranquillo, Blaise!-

-Ho paura che… potrei non piacergli.-

-Oh, non dire sciocchezze! Sei riuscito a sopportarmi per quasi un anno e gli piacerai già solo per quello. Inoltre sei il primo ragazzo che porto a casa, come ti ho già detto, e questo a mia madre piacerà senz’altro. Ha sempre voluto che le raccontassi della mia vita, diceva che quasi non conosceva sua figlia. Così ora io le presento il mio ragazzo. E poi i miei sono simpatici. E si fanno gli affari loro, in linea di massima.-

Il ragazzo annuì, mentre lei posteggiava, buttando quasi giù la cassetta delle lettere, nel vialetto di una tipica casetta inglese. Scesero insieme e si recarono davanti alla porta. Sabrina suonò e Blaise le strinse la mano tra la sua.

-Rilassati.- gli mormorò lei dolcemente. –Ah, e non dire che sei un mago, i miei non ne sanno niente!- aggiunse precipitosamente mentre la porta bianca si apriva ed una donna compariva davanti a loro, l’espressione stupita.

-Sabrina!- esclamò abbracciando la figlia. –Ciao, che sorpresa!-

-Ciao, mamma! C’è un posto anche per noi a tavola?- salutò la ragazza facendo un cenno verso di sé e Blaise.

-Ma certo che c’è! Tuo padre dovrebbe arrivare tra poco, è a scuola, riunioni estive. Forza, entrate!-

Fece strada nell’ingresso, conducendoli in salotto, e li fece accomodare su un divano di un viola intenso. Blaise passò con lo sguardo la donna che aveva davanti. Sabrina aveva preso sicuramente da lei, erano praticamente uguali. Stessi capelli biondi lunghi, stessi occhi azzurri. Stesso fisico alto e longilineo. Stesso sguardo sbarazzino e stesso atteggiamento da donne vissute. Stessa originalità nell’arredare la casa, aggiunse lanciando un’occhiata dubbiosa ad una libreria fatta di canne di bambù che sembrava avrebbe ceduto da un momento all’altro.

-E chi sarebbe questo bel ragazzo?- chiese allegramente la donna distogliendolo dai suoi pensieri.

-Sono Blaise Zabini, signora.- rispose lui educatamente tendendo la mano. –Piacere di conoscerla.-

Lei la strinse.

-Piacere mio, se non mi chiami “signora” e se mi dai del tu.- gli fece l’occhiolino. –Non sono così vecchia. Comunque, io mi chiamo Andrea.- gli rivolse un’occhiata penetrante. –E non osare fare commenti.-

-Neanche quello che è un nome molto bello, estremamente originale se dato ad una donna?- domandò lui tentando di trasformare il ghigno che gli aveva appena deformato le labbra in un sorriso.

-Quello te lo concedo.- disse Andrea compiaciuta. Guardò la figlia. –Finalmente un amico dai modi gentili ed educati, Sabri.-

La ragazza scrollò le spalle.

-In realtà Blaise è il mio ragazzo.- comunicò in assoluta tranquillità. La madre spalancò la bocca.

-Ragazzo?-

-Esatto. Stiamo insieme da quasi un anno.- aggiunse Blaise. La bocca di Andrea si spalancò ancora di più.

-Un anno?-

Sabrina annuì.

-Già!-

-Beh… complimenti, Sabri. Ormai non ci speravo più… una storia seria!-

Sabrina arrossì leggermente.

-Una storia seria, sì.- disse a bassa voce.

In quel momento, un omone altro come minimo un metro e novanta, con quasi la stessa estensione di spalle, entrò nella stanza, lanciando la felpa sullo schienale del divano. Blaise pensò a che faccia dovevano avere i suoi poveri allievi, quando lo vedevano entrare in classe per la prima volta.

-Chi è che avrebbe una storia seria qua dentro?- domandò baciando Andrea sulle labbra.

-Nostra figlia.- comunicò la donna.

-Incredibile.- mormorò lui scrollando le spalle e andando a stringere la mano che Blaise gli porgeva. –Benvenuto in casa mia, uomo che hai fatto mettere la testa sulle spalle a mia figlia.-

-Ah… salve.- salutò il ragazzo, a disagio. Era abituato ad essere freddo ed a ricevere in cambio freddezza, dalle persone che lo circondavano e che non conosceva. Mentre questa gente lo stava accogliendo con calore e simpatia.

-Come vi siete conosciuti?- domandò curiosa Andrea.

-È il migliore amico di Draco, il marito di Hermione.- spiegò Sabrina. –Ci siamo incontrati al loro matrimonio. Abbiamo…- cercò la parola giusta. – parlato per un po’ e ci siamo trovati subito.-

Blaise tentò di trattenere un ghigno.

-E che lavoro fai, Blaise?- chiese il padre di Sabrina, assumendo per un attimo il cipiglio di “padre responsabile che si preoccupa che il ragazzo della figlia le possa dare tutte le sicurezze necessarie”.

-Io… ecco, lavoro con Draco, nella sua… impresa.- rispose tentennando appena.

-Perfetto. E… vivete assieme?-

Blaise e Sabrina si scambiarono uno sguardo. Ancora non avevano parlato di quel punto. Lui aveva una stanza con bagno e salottino a Malfoy Manor, l’aveva sempre avuta. Ed infatti aveva depositato lì le poche cose che il Ministero era riuscito a salvare dal covo dei Mangiamorte quando lo avevano distrutto. Ma da quando era successo tutto, aveva passato ogni notte da Sabrina, nel suo appartamentino troppo piccolo per due, ma così confortevole, secondo loro.

-In realtà io abito con degli amici a…

-Abitiamo insieme.- lo interruppe Sabrina all’improvviso. Lui la fissò, perplesso.

-Cosa?-

-Perché non abitiamo insieme? Dai, andiamo ad abitare insieme!-

Blaise aprì e richiuse la bocca. Prese un profondo respiro.

-Vuoi dire… che mi trasferisco da te? Che… abitiamo insieme ufficialmente?-

Lei annuì.

-Sì, perché no?-

-Il tuo appartamento è troppo piccolo per tutte le nostre cose.-

La ragazza scrollò le spalle.

-Non importa, ne cerchiamo un altro più grande. Una casa, magari.-

Blaise sgranò gli occhi, riflettendo. Era una proposta importante, che in teoria non andava fatta in modo così precipitoso e senza pensarci su bene. Ma Sabrina era Sabrina, e la adorava proprio perché diceva le cose come le venivano, diceva quello che pensava in quel momento, quello che le suggeriva il cuore e non la mente.

-Beh… va bene. Vivere insieme… sarebbe veramente bello.-

Sabrina si girò trionfante verso i genitori.

-Rettifichiamo, viviamo insieme.-

 

 

 

 

 

Daniel e Camilla passeggiavano in silenzio nel parco di Malfoy Manor, le loro braccia che si sfioravano appena con l’ondeggiare dei loro corpi.

-Dove stiamo andando, Camilla?- domandò il ragazzo gettando le mani all’indietro ed inarcando la schiena, esibendosi in uno stiracchiamento che contrastava nettamente con il suo solito comportamento composto.

-A fare il bagno.- rispose lei in tutta tranquillità.

Daniel inarcò un sopracciglio.

-A fare il bagno? Nel laghetto?-

-No, nella terra.- sbottò Camilla roteando gli occhi. –Ovvio, nel laghetto.-

-Ma… possiamo?-

-Certo, io e zia Ginny lo facciamo tutti gli anni, d’estate.-

Lui annuì brevemente, mordicchiandosi il labbro inferiore.

-Non essere triste, tua zia sta bene. Dovresti essere veramente felice. Di solito contro una Maledizione senza Perdono non si può fare nulla. L’Imperius è l’unica delle tre che si possa contrastare. La Cruciatus può essere sopportata. Ma l’Avada Kedavra… come ha detto tuo padre, cioè, quello… insomma, il signor Weasley, nessuno era mai sopravvissuto, prima.- fece una pausa. –Tranne Harry Potter, naturalmente.-

-Lo so. Mamma me ne aveva parlato delle Maledizioni senza Perdono. È un miracolo, lo dicono tutti.- lo guardò negli occhi. –Secondo te… c’entra il fatto che zia Ginny abbia sposato zio Harry? Voglio dire, forse le ha passato qualcosa e…

Daniel scosse la testa.

-Come avrebbe fatto a passarle qualcosa?-

Camilla arrossì.

-Beh… loro due sono sposati…- sussurrò, senza riuscire a continuare.

-E allora? Un matrimonio non è un legame abbastanza profondo per passare la protezione contro una Maledizione.-

-Sì, ma… con un legame più profondo… Sai, dopo il matrimonio due persone fanno… fanno…

-Oh.- disse Daniel, capendo all’improvviso. –Stai parlando di… insomma, ho capito. Forse tua zia… forse è incinta!-

Camilla annuì.

-Stavo proprio pensando a quello! Può darsi, no? Che lei è incinta ed il bambino l’ha protetta. Zio Harry deve avere dentro di sé quella protezione che gli ha lasciato la sua mamma, no? Può averla passata al bambino, che ora è nella pancia di zia Ginny.-

-Immagino di sì. In effetti il tuo ragionamento quadra, Camilla. È una buona idea. Devi dirlo a tua zia.-

La ragazzina fece cenno di sì con la testa.

-Lo faccio appena torna a casa, cioè domani. Per ora, godiamoci il nostro bagno!-

Daniel parve ricordarsi solo in quell’istante di non avere il costume. Arrossì come non mai.

-Ehm… mi sa di non potere, Camilla. Io… non ho… il costume.- confessò a bassa voce, imbarazzato.

-Oh… beh, non importa. Fallo con i boxer.- gli rivolse un’occhiata furbetta. –Sperando che tu abbia almeno quelli.-

-Certo che ho i boxer!- replicò lui indignato. Cominciò a spogliarsi, gettando a terra la camicia leggera e lasciando scoperto il torace magro e bianco come il latte. Tolse anche i pantaloni, rivelando un paio di boxer nero, verde e argento, con lo stemma di Serpeverde stampato sull’elastico. Camilla fece tanto d’occhi, scoppiando a ridere.

-Non ci posso credere! Cos’è quella roba?-

-Sono i miei boxer, cosa vuoi che siano.- borbottò lui guardandola male.

-Di Serpeverde?!-

-Che c’è, mi piacciono i colori!-

Un altro scroscio di risa gli arrivò come risposta.

-Ma guardati tu!- replicò Daniel offeso. –Con quel costume così… così…

Cercò le parole per descrivere il due pezzi giallo con fiorellini arancio e rossi, costituito dal pezzo sopra con i triangolini e dal pezzo sotto a pantaloncino. Tremendamente carino, avrebbe voluto dire. Ma quelle parole non avrebbero di certo risollevato la dignità dei suoi boxer.

-Così cosa?- lo spronò Camilla, le mani appoggiate sui fianchi ed un sopracciglio inarcato.

-Così… succinto!- sbottò alla fine.

La ragazzina rise ancora più forte.

-Succinto? Succinto era l’abbigliamento di quella tua compagna di Casa, quella con cui sei così intimo, quella Sally, che se ne andava in giro con le minigonne e le camicette scollate in pieno inverno, mica io che mi metto in costume da bagno in estate.-

Si guardarono male ancora per qualche attimo, poi Camilla sbuffò.

-Basta litigare, dai. Facciamo il bagno!-

Gli trotterellò davanti, e lui, senza nemmeno rendersi conto di farlo, l’afferrò per un braccio. Lei inciampò in una radice nel terreno e gli cadde praticamente tra le braccia. Si rimise in piedi in un attimo, arrossendo.

-Ma sei matto?! Mi hai quasi fatto ammazzare!-

-Scusa. Devo… dirti una cosa.-

Camilla lesse la tensione nei suoi occhi e smise di dimenarsi, guardandolo seriamente.

-Ti ascolto.-

-Ecco… quando i Mangiamorte hanno attaccato, ho pensato… ho pensato che saremmo morti, entrambi. Ho pensato che non ti avrei mai più rivista ed è stato… terribile. Pensare che non avrei più visto i tuoi occhi, i tuoi capelli, pensare che non avrei più sentito la tua voce… un incubo.-

Camilla si morse il labbro inferiore, non sapendo cosa dire.

-Anche io ho avuto tanta paura.- sussurrò dopo un instante.

-Paura, sì. È la parola giusta, paura. Paura di perderti.- abbassò lo sguardo, arrossendo. –Paura di perderti senza prima averti detto che… Merlino, che…

La ragazzina sbarrò gli occhi. Le stava per dire qualcosa di veramente importante, se lo sentiva. Qualcosa a cui non sarebbe stata in grado di rispondere.

-Che?-

-Che io ti…-  amo”. Quella piccola parolina premeva contro le sue labbra e gli sarebbe bastato davvero poco per lasciarla uscire. Ma l’ingenuità nello sguardo di Camilla gli diceva che non era pronta per una cosa del genere. Che gli avrebbe risposto che per lei non era lo stesso o, peggio ancora, sarebbe scappata in lacrime e poco dopo sarebbe arrivato Draco Malfoy intimandogli di non farsi più vedere. -… voglio davvero tanto, tanto, tanto bene.- disse sorridendo. Lei ricambiò il sorriso e gli gettò le braccia al collo. Il contatto tra la pelle della sua pancia e la pelle della pancia di lei lo fece rabbrividire.

-Daniel, anche io ti voglio tanto, tanto, tanto bene! Sei il mio migliore amico. Per fortuna siamo ancora insieme.-

-Già, per fortuna.- le depositò un timido, casto bacio sulla fronte e poi la lasciò andare. Lei si tuffò, mentre lui guardava scetticamente l’acqua. Aveva vissuto per qualche anno in Spagna, e ricordava che là l’estate era parecchio diversa da quella fredda e grigia dell’Inghilterra. Gli sembrava di essere già ad inizio autunno, e lui solitamente non faceva il bagno in autunno.

-Camilla, quasi ci sto ripensando. Mi sa tanto che è fredda, l’acqua.-

Lei gli fece la linguaccia.

-Se non provi come fai a saperlo? Dai, femminuccia!-

Lui si avvicinò alla riva, con l’intenzione di immergere solo le dita di un piede, quando Camilla lo spruzzò, bagnandolo da capo a piedi. Rabbrividendo, si buttò in acqua, esibendosi in un prefetto, e ben poco aggraziato, tuffo a bomba.

-Questa me la paghi, Malfoy!- ruggì una volta riemerso dal tuffo.

-Ma davvero? Allora vieni a prendermi, Nott!-

 

 

 

 

 

Hermione e Draco erano sdraiati su una coperta stesa sull’erba fresca e verde del parco, poco lontano dal laghetto. In mezzo a loro c’era Alex, disteso sulla schiena, che agitava le manine paffute in aria, emettendo incomprensibili versetti.

Hermione lanciava sguardi di sottecchi verso i ragazzi in acqua, che si schizzavano ridendo.

-Draco, credo che le abbia detto che la ama.- mormorò piano, accarezzando con la mano la schiena del marito, che sonnecchiava sdraiato sulla pancia.

-No, non l’ha fatto.- rispose lui tranquillamente, gli occhi socchiusi.

-Come fai a dirlo? Forse a te non farà piacere sapere che Camilla è diventata grande, che qualcuno, un ragazzo, possa interessarsi a lei nel senso strettamente romantico, ma…

-Non è questo, lui non le ha detto che la ama.- si sollevò su un gomito, mostrando un lungo filo gelatinoso che dal suo orecchio si disperdeva nel prato. –Ho sentito tutto quello che ha detto lui. E lei.-

-Draco! Non puoi usare le Orecchie Oblunghe per ascoltare le conversazioni private di nostra figlia e dei suoi amici! È… scorretto!-

-È mia figlia, non è scorretto! Devo essere informato su quello che le succede!-

-Sì, ma al massimo le chiedi di dirti quello che le ha detto Daniel. Le chiedi se te ne vuole parlare. Questo è corretto. Se scopre che hai origliato si arrabbia e non ci dice più niente.-

Il biondo sospirò.

-È ancora troppo piccola per arrabbiarsi se ascolto una delle sue conversazioni. Ancora troppo poco furba per capire che starei mentendo, se le dicessi che capitavo di lì per caso e che in realtà non era mia intenzione ascoltare. Ho ancora un po’ di tempo, prima che lei si metta in testa di avere una vita privata. Lasciamelo godere.-

-Comunque sia, non è giusto! Sono affari suoi, Draco! Se ha bisogno di qualcosa, verrà lei a parlartene o a chiederti consiglio. Non puoi intrometterti.-

-Ma io non ho nessuna intenzione di intromettermi. Ho solo ascoltato. Ma se secondo te anche questo è sbagliato, la questione si risolve in modo semplice: non ti dico niente, così la tua coscienza è a posto.-

Hermione gli lanciò un’occhiataccia e tornò a dedicare tutta la propria attenzione al piccolo Alex.

-Non lo voglio sapere, tanto.- sbottò sottovoce. Lui ghignò, scrollando le spalle e rimettendosi giù.

-Come ti pare.-

Passarono alcuni momenti di silenzio, rotti soltanto da Alex che ridacchiava nel tipico modo dei bambini, additando una farfalla che gli era appena passata davanti agli occhi.

-Me se non le ha detto che la ama, perché lei gli è saltata al collo?- domandò Hermione dopo un attimo, senza riuscire a trattenersi.

Draco si voltò verso di lei, fissandola negli occhi con aria di superiorità.

-Mi spiace, ma non credo di potertelo dire. Non posso permetterti di fare qualcosa di scorretto nei confronti di tua figlia.-

La mora socchiuse le palpebre, esibendosi nella sua migliore espressione risentita.

-Prima che tu ascoltassi, scorretto sarebbe stato ascoltare. Ma ora, che tu ormai ascoltato, scorretto sarebbe non chiederti cosa si sono detti. Perché, conoscendoti, potresti fare qualcosa di strano. Ed io non lo posso permettere, devo sapere cosa è successo per essere eventualmente in grado di fermarti.-

-Ragionamento contorto, ma accettabile.- commentò lui laconicamente. –Farò finta di aver creduto a questa stupidaggine e ti racconterò cosa è successo. Ma solamente perché così se Camilla dovesse incolpare qualcuno di ficcanasaggio, ci saresti di mezzo anche tu.-

-Okay, okay, basta che racconti.- sbuffò spazientita Hermione.

-Le ha detto che non avrebbe potuto sopportare di non vederla più. Ha detto che aveva avuto paura di perderla e di non rivederla più prima di averle detto che…

-…l’amava!- concluse la mora portandosi le mani giunte al petto, lo sguardo luccicante d’emozione.

-No. In realtà credo che lui lo stesse per dire, ma alla fine deve aver cambiato idea, perché ha esitato per una trentina di secondi e poi le ha detto che le voleva tanto, tanto, tanto bene.-

-Con tre “tanto”?-

-Precisamente.-

-Beh, ma in pratica è stato come dirle che l’amava.-

-Se è stato così, Camilla non l’ha colto. Gli ha risposto che anche lei gli voleva bene con tre “tanto” e poi lo ha abbracciato. E poi si è buttata in acqua, chiudendo la discussione.-

-Oh.- commentò Hermione, delusa. –Mi dispiace.-

-Davvero?-

-A te no?-

-Non lo so. Camilla è ancora piccola.-

-Camilla è giovane, non piccola. È diverso. Forse per te potrà sembrare presto per i ragazzi, ma di questi tempi va tutto più veloce. Non è così giovane per il ragazzo giusto. Non si è mai troppo giovani per il ragazzo giusto.-

-Trovi? Io penso che non si capisca qual è il ragazzo giusto fino a che non si è maturi sul serio. Voglio dire, prendi te. Pensavi che Weasley fosse il ragazzo giusto, tanto che è venuta fuori Camilla. E poi invece è successo quel che è successo.-

Hermione sospirò, prendendo ad accarezzare la testolina ricoperta da morbidi capelli biondi di Alex.

-In realtà io mi sono imposta di pensare che Ronald fosse il ragazzo giusto quando ho saputo che aspettavo Camilla. Prima… semplicemente respingevo il pensiero, mi dicevo che non dovevo pensare a cose come il ragazzo giusto, che era troppo presto. Ron era solo il ragazzino imbranato e testardo di cui mi ero innamorata al terzo anno e che con fatica ero riuscita a conquistare al settimo. Non sapevo fino a dove saremmo arrivati né fino a quando sarebbe durata. Lo amavo quando stavamo assieme, certo, ma non avevo nessuna certezza sul futuro riguardo i miei sentimenti. Se invece avessi incontrato te, prima…

-Mi hai incontrato prima, Hermione. Mi hai incontrato quando io ero Malfoy il Furetto Rimbalzante e tu Granger la Mezzosangue Zannuta. Eravamo due ragazzini che non sapevano nemmeno cosa volevano dalla vita, così si accanivano l’uno contro l’altro. Non avrebbe mai, mai funzionato tra noi due, a scuola. Poi siamo cresciuti, maturati, e ci siamo incontrati davvero. Per l’amore serve maturità.- concluse Draco sospirando.

-Allora Daniel l’ha già raggiunta, perché sa di essere il ragazzo giusto per Camilla. E lo sai anche tu, come lo so io. Glielo si legge negli occhi. Possibile che Camilla non lo veda?-

-Possibile. Forse lo intuisce, ma non se ne rende conto fino in fondo.-

-E… Daniel la aspetterà?-

-Non lo so. Ricordati, però, che un Serpeverde ottiene sempre quello che vuole. Anche a costo di aspettare anni.-

Hermione baciò prima lui e poi Alex.

-Speriamo.-

Draco posò lo sguardo sul cielo azzurro che li sovrastava. Poi si girò a guardare Camilla e Daniel. Erano appena usciti dall’acqua e lui si stava premurando che lei si avvolgesse tutta nell’asciugamano e che non prendesse freddo. Prese a strofinarle una mano sul braccio, scaldandola.

-Speriamo.- concordò sottovoce, in tono talmente basso che la ragazza faticò a sentirlo.

 

 

 

 

 

Dai, è andato tutto bene… che dolce, Daniel, no? Ah, che bella che era quell’età…

Ringrazio: Minako-chan (grazie!!), patty, July (quell’indirizzo è importante per Ginny perché lei sa già che lì c’è l’orfanotrofio… però non l’aveva detto ad Harry, così sembra che ci arrivano per caso, ma lei aveva riconosciuto la via. Cmq se Simon ha qualche affinità con Harry e Neville… noooo, poveraccio! ^^’. Cioè, qualcuna potrebbe anche averla, quelle infatti che dici tu, ma… no, Simon è decisamente più sveglio di quei due messi insieme!), shannara_810, bimba88 (10 anni di vita… scuuuusa!! ^^ ciao, carissima!)

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Capitolo 18
*** Piccola grande sorpresa ***


VITA

PICCOLA GRANDE SORPRESA

 

 

 

 

 

Ginevra scrollò per l’ennesima volta Harry, che si girò dall’altra parte, tirandosi le coperte ed il cuscino sopra la testa.

-Harry! Svegliati!- sbottò con uno sbuffo esasperato.

-No, Gin… ancora un minuto, ti prego. Da domani devo tornare al lavoro, è l’ultimo giorno in cui posso dormire fino a tardi…

-Se sei così stanco, forse dovresti andare a letto prima.- osservò la ragazza incrociando le braccia contro il petto. –Quindi, proporrei di abolire le pratiche amorose che svolgiamo prima di addormentarci.-

Harry scalciò le coperte, tirandosi a sedere all’istante. Si stropicciò gli occhi e recuperò gli occhiali sul comodino.

-Sei crudele, Ginevra Potter.- mormorò sbadigliando.

-Sei tremendamente immaturo, Harry Potter.- rispose lei allungandosi sul letto per dargli un bacio a fior di labbra. –Comunque ti ho svegliato perché la tua Edwige ha appena portato una lettera che non mi ha nemmeno voluto far vedere. Quando ho tentato di sfilargliela mi ha quasi beccato. Tutte le volte la stessa storia, se una lettera è indirizzata a te a me non la da! Non potresti spiegarle una volta per tutte che sono tua moglie e che non hai niente da nascondermi?- strinse gli occhi, riducendoli a due fessure. –Sempre che tu non abbia realmente qualcosa da nascondermi.-

Il moro scosse violentemente la testa.

-No, tesoro, io non ti nascondo niente.- si affrettò a garantire. Ginny era piuttosto gelosa e per quanto la cosa lo lusingasse, alle volte lo metteva proprio in difficoltà.

-Meglio così. E se tu lo facessi… attenzione, Potter, sono una brava investigatrice.- lo mise in guardia Ginny puntandogli contro un dito, che fece addossare Harry contro la testiera del letto.

-Lo so, amore, lo so. Ora… ehm… dov’è Edwige?-

-In cucina, ho dato qualche biscotto a quell’uccellaccio, anche se non se lo meritava proprio.- tornò a sorridere amorevolmente. –E c’è anche il caffè pronto per te, tesoro.-

Il ragazzo seguì la moglie in cucina, annusando l’aroma di caffè che aleggiava nell’aria. Quella donna non faceva che rimproverarlo, certo, ma lo viziava anche parecchio, si disse Harry. Si sedette al suo solito posto e si servì tre frittelle. Buonissime, ricetta della signora Weasley. Fece colazione e poi prese la lettera dalla zampa di Edwige. Ginny sedeva di fronte a lui, fulminando la civetta con lo sguardo.

-Di chi è, Harry?-

-È… del Ministero.- rispose lui perplesso, indicando il sigillo rosso che chiudeva la busta. –Qualcosa del lavoro, immagino. Strano, sanno che sono in vacanza e comunque solitamente mandano tutto in ufficio a Grimmauld Place. Spero solo che non sia successo qualcosa di grave.-

Aprì la busta e spiegò la pergamena, leggendola velocemente. Arrivato alla fine, posò gli occhi sulla moglie, che lo stava fissando con apprensione.

-C’è qualcosa che non va?- domandò preoccupata. –Un altro attacco?-

-No, non riguarda il lavoro. Riguarda… la nostra famiglia.-

-La nostra famiglia? Che vuol dire? È successo…

-Vuol dire che presto… saremo in tre. Ci hanno concesso l’adozione di Simon!-

Ginny appoggiò la tazza sul tavolo, piano, temendo che se non avesse controllato i movimenti l’avrebbe sbattuta con talmente tanto entusiasmo che l’avrebbe rotta.

-Oh… Merlino… così all’improvviso, devo sistemare la stanza, non so che piatto preferisce, non so come…

Harry crollò in ginocchio davanti a lei e le strinse le mani nelle proprie. La fissò negli occhi.

-Simon verrà da noi. Gin… sono la persona più felice del mondo. Non lo sei anche tu?-

Lei sospirò e gli accarezzò dolcemente una guancia.

-Eccome se lo sono. Però… Harry, dobbiamo organizzare tutto, devo andare a comprare coperte e… non lo so, dei poster da appendere, qualcosa di carino, dei biscotti, qualche libro per bambini, dei…

-Ginny… tesoro, calma. Abbiamo due settimane. Simon verrà da noi tra due settimane esatte, abbiamo tutto il tempo per organizzare la sua stanza e tutta la casa. Accidenti… non vedo l’ora.-

La rossa gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte, quasi facendogli male. Lo baciò.

-Anche io non vedo l’ora! Come sono agitata. Devo… devo fare qualcosa per scaricare la tensione, per sfogarmi. Cosa posso fare… devo fare qualcosa!-

Harry si tirò in piedi, un sorrisetto malizioso che gli incurvava le labbra.

-Io avrei un’idea…- disse ammiccando alla camera da letto. Ginny neppure lo notò, continuando a misurare la cucina a grandi passi. Il ragazzo sbuffò sottovoce, grattandosi la testa.

-Gin…

-Non ora, Harry, sto pensando!- lo riprese in tono brusco.

-Amore…

All’improvviso la ragazza si voltò verso di lui, ora sorridendo.

-Trovato cosa fare!- comunicò allegramente.

-Perfetto.- commentò Harry avvicinandosi e cingendole la vita con le braccia forti. –Allora, mia bella mogliettina, che hai intenzione di fare al tuo adorato maritino?- domandò baciandola.

-Una frittata.- rispose lei divincolandosi e facendo apparire padella e uova con un colpo di bacchetta.

Il ghigno sul viso del moro si spense.

-Una frittata? Che vuol dire che vuoi farmi una frittata?-

-Cucinare mi distrae e mi calma.- spiegò lei con estrema tranquillità. –Quindi, ti faccio una frittata. Ti piace, no?-

-Sì, mi piace, ma io pensavo che avremmo fatto qualcosa… insieme.- mormorò Harry, vagamente deluso.

Ginevra richiamò con la bacchetta un grazioso grembiule rosa confetto che ostentava orgogliosamente la scritta “Weasley in cucina… assicurata la pancia piena!” sul davanti, personalmente ricamata dalla signora Weasley, e lo tese al marito.

-Allora aiutami, tesoro.-

Harry guardò perplesso il grembiule.

-Io veramente intendevo un’altra cosa…- intercettò lo sguardo che non ammetteva repliche della ragazza. -…ma credo che cucinare vada bene lo stesso.- concluse afflitto, infilandosi l’indumento e chiudendo con un colpo di bacchetta le tende. Se fosse passato Malfoy e l’avesse visto, sarebbe stata decretata la sua morte. Neanche gli elfi domestici avrebbero più portato rispetto.

 

 

 

 

 

Draco alzò lo sguardo su Hermione, che stava entrando in quel momento nel salone.

-Alex?- domandò tornando a prestare attenzione ai documenti che aveva appoggiati sulle gambe compostamente accavallate.

-Dorme, finalmente.- rispose Hermione lasciandosi cadere accanto a lui sul divano.

-Camilla e Daniel?-

-Con Sabrina e Blaise nella Londra babbana, a fare un giro per negozi. Conoscendo Sabrina staranno fuori tutto il pomeriggio.-

-Vacanziero Potter e la piccola Weasley?-

-A casa loro, a godersi le vacanze.-

-Gli altri?-

-A Grimmauld Place, immagino. Posso controllare i vari amici, parenti e figli, Draco, ma i tuoi dipendenti te li dovresti gestire tu.-

-Allora se la solita predisposizione a farsi trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato, peculiarità dei cari Grifoni di cui sono a capo, non si fa sentire, dovrebbero essere ovunque, ma non qui.-

Hermione appoggiò il capo sulle sue gambe, incurante del fatto che gli avesse appena fatto cadere tutti i fogli.

-Cazzo… Hermione, li avevo appena sistemati!-

Lei spense le sue proteste in un bacio.

-Dopo ti aiuto a rimetterli in ordine. Non vorrai veramente dirmi che per una volta che abbiamo l’intera Malfoy Manor a nostra disposizione, tu preferisci lavorare.-

Draco ghignò, passandole un braccio attorno al collo ed attirandola verso il suo petto.

-Non dire sciocchezze.- la riprese con voce bassa e vellutata. Le sfiorò le labbra con le proprie, chiedendosi come aveva fatto a reprimere i propri istinti tutte quelle notti in cui Alex li aveva tenuti svegli, quelle notti in cui le poche volte che si trovavano assieme nel letto c’era la presenza del loro figlioletto, che riempiva il cuore di gioia, ma che sicuramente non riusciva a saziare il desiderio di fare l’amore con la donna amata.

-Per fortuna. Perché mi sembrava davvero che te la fossi presa, per quelle scartoffie.-

-Scartoffie? Non sai quel che dici, donna. “Scartoffie” sono i tuoi articoletti da giornale babbano, non certo il mio lavoro.- sbottò lui fintamente offeso.

-Stai dicendo che il mio lavoro è meno del tuo?-

-Tu puoi forse dire il contrario? Proteggo migliaia e migliaia di maghi, io. Tu fai forse qualcosa più di me?-

-Io informo la gente. Il mio lavoro è importante quasi quanto il tuo.- replicò stizzita Hermione.

-Davvero? Io conosco un altro tuo lavoro, che sai fare meglio e che secondo me è parecchio più utile.- mormorò lui invertendo le posizioni e sovrastandola con il proprio corpo. Riprese a baciarla, investendola di tutta quella passione che fino a quel momento non aveva potuto dimostrarle.

Hermione non si tirò indietro e prese a slacciargli la camicia candida, senza staccare la bocca da quella del marito. Accolse il suo bacino ancora ricoperto dai pantaloni tra le gambe e si spinse di più contro il suo corpo caldo e accogliente come sempre.

-Draco, ti amo.- sussurrò contro il suo orecchio, poi mordicchiandoglielo dolcemente.

-Tre giorni.- mormorò lui in risposta. La mora si scostò di un poco.

-Cosa?-

-Erano tre giorni che non me lo dicevi.-

-Hai contato i giorni?-

-Ovviamente. Non ti senti in colpa, signora Malfoy? Per tre lunghi giorni non hai detto a tuo marito che lo ami.-

-Nemmeno tu l’hai detto a me.-

-Il mio ti amo era compreso nei miei abbracci, nella pressione della mia mano sul tuo fianco, nel…

-Capito, capito. Stai forse tentando di farmi sentire in colpa?- domandò Hermione lasciando che i palmi del biondo vagassero sotto la sua maglietta, accarezzando dolcemente la sua pelle.

-Oh, sì, voglio che tu ti senta veramente molto in colpa e che trovi un modo per farti perdonare.-

-Mmh… mi sta venendo qualche idea, sai?- mormorò sensualmente lei facendogli scivolare la camicia giù dalle spalle muscolose e dandogli un bacio sulla clavicola.

-Forza, allora. Fammi vedere cosa sai fare, tesoro.-

Un applauso proveniente dall’ingresso ruppe l’atmosfera e Draco ed Hermione si separarono alla velocità della luce.

-Ottimo spettacolino indecente.- commentò Harry annuendo con aria divertita, mentre Ginny si girava, borbottando qualcosa a proposito del fatto che non faceva bene al suo stomaco vedere Draco Malfoy senza camicia e con la cerniera dei pantaloni aperta.

-Potter, non ti hanno insegnato a bussare?- domandò Draco rivestendosi con uno sbuffo. Fece una smorfia. –Ecco, piccola Weasley, puoi girarti senza temere che il mio fisico prestante minacci la fedeltà verso tuo marito.- aggiunse poi ghignando.

-Hermione, mi meraviglio di te.- disse Ginevra, deliberatamente ignorando il biondo. –Fare… quello con un bambino al piano di sopra.-

-Non ti aspetterai mica che non facciamo più sesso solo perché ora c’è un bambino!- sbottarono due voci in coro. Harry e Draco si fissarono, il primo seriamente preoccupato ed il secondo perplesso.

-Tu non hai un bambino, Potter.- gli fece notare il biondo. L’altro gli rivolse un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

-Veramente non è proprio così. Ecco… io e Ginny siamo venuti proprio per dirvi questo.-

Hermione spalancò la bocca e corse ad abbracciare Ginevra.

-Sei incinta! Un altro miracolo, Gin!-

La rossa sorrise tristemente, scostandosi dalle braccia dell’amica.

-Non sono incinta, ‘Mione. Quello che Harry intendeva dire è che ci hanno concesso l’adozione di Simon. Tra due settimane verrà da noi.-

Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo.

-Povero ragazzo, non ha idea di cosa lo aspetta.- commentò il biondo con un’alzata di spalle. Intercettò lo sguardo assassino di Ginny. –Ma sono sicuro che si troverà bene.- aggiunse facendo una smorfia. La moglie gli tirò una gomitata nelle costole.

-Piantala di fare l’antipatico. È felice per voi, è il suo modo di dirlo.-

Ginevra roteò gli occhi.

-Ma certo, lo sappiamo. Ormai lo conosciamo, non potevamo di certo aspettarci un abbraccio.-

-Io non vorrei mai abbracciare Malfoy.- sbottò Harry rabbrividendo. Draco gli lanciò un’occhiataccia.

-E la cosa è reciproca, Potter.- precisò all’istante.

-Sì, va bene, va bene, nessuno dovrà abbracciare nessuno.- assicurò Hermione mettendo fine al battibecco tra i due. –Abbiamo perso di vista il punto principale.-

-Il fatto che mia moglie ritenga inopportuno fare sesso con un bambino in casa?-

-È inopportuno farlo con un bambino in casa solo se questo potrebbe scoprirti.- spiegò Draco con aria da perfetto esperto. –Ma se fai un po’ d’attenzione lo puoi fare senza problemi. Ad esempio, quando lui sta dormendo voi potete…

-Potter, Malfoy, nemmeno questo era il punto!- sbraitò Hermione, mentre Ginevra si passava una mano sugli occhi, scuotendo la testa. I due la fissarono perplessi.

-E qual è?-

-Il punto è che presto un bambino farà parte della famiglia Potter. Un bambino che non aveva famiglia presto ne avrà una. Anzi, più di una, in effetti. Avrà voi, noi, e tutti gli altri. È una cosa bellissima.-

Ginny sorrise, lasciandosi avvolgere dall’abbraccio del marito.

-Bellissima davvero. Credete… credete che sarò una buona madre?- domandò con una punta d’ansia nel tono di voce.

-Ma certo che sarai una buona madre, Ginny. Adori i bambini, hai fatto pratica con Camilla ed hai l’esempio di tua madre, che è impeccabile. Sarai sicuramente una buona madre, tesoro.-

La rossa sospirò, rivolgendo un sorriso teso ad Hermione.

-Lo spero proprio.- mormorò. E detto questo cadde a terra, svenuta.

 

 

 

 

 

-Innerva!-

Improvvisamente, gli occhi di Ginny si riaprirono. Si portò una mano al volto, per ripararsi dalla troppa luce, guardandosi attorno. Harry ed Hermione erano sporti su di lei, il primo che le reggeva la testa e la seconda che le sventolava una mano davanti al viso. Draco era in piedi, che si rigirava la bacchetta tra le dita, lo sguardo vagamente preoccupato.

-Sono svenuta un’altra volta, vero?- domandò Ginevra facendo una smorfia. –Che noia.-

Hermione strinse gli occhi, fissandola seriamente.

-Aspetta, che vuol dire “un’altra volta”? Ti è già capitato?-

-Sì, è da quando sono tornata a casa dal San Mungo che non mi sento molto bene ed ogni tanto svengo.-

-Ginny, dannazione!- la riprese l’amica scuotendo la testa. –Dovevi dirlo e andare a farti vedere! Non sappiamo bene cosa è successo con quella Maledizione, è pericoloso avere dei sintomi e non controllare cosa siano. Dovresti saperlo meglio di me, sei una Medimaga, no?- sbuffò e si voltò verso Harry. –E tu lo sapevi, immagino. Dovevi portarla al San Mungo!-

Il ragazzo si scompigliò i capelli.

-Io volevo, ma non me lo ha permesso.- spiegò. Nessuno ebbe il coraggio di replicare. Se Ginevra non voleva fare una cosa, non la faceva e basta.

-Va bene, non importa.- tagliò corto Hermione. –Ma adesso ci andiamo, al San Mungo. Non è normale svenire così, Gin. Non è normale.-

Ginevra si tirò in piedi, aiutata da Harry. Prese una manciata di polvere volante e la gettò bruscamente nel camino di Malfoy Manor.

-Quasi quasi preferivo quando c’era Ronald, a preoccuparsi per me.- la sentirono borbottare mentre si lasciava inghiottire dalle fiamme verdi. Harry sospirò, ficcando la mano nel contenitore sopra al camino.

-È agitata per la storia di Simon, ma si sistemerà tutto, non preoccupatevi. Vado da lei, voi restate pure qui.-

-No, veniamo con te.- mormorò Hermione scuotendo la testa preoccupata.

-No, Herm, non ce n’è bisogno. Restate qua, voi.- lanciò un’occhiata a Draco. –Così continuate quello che stavate facendo. Ci vediamo stasera a cena.-

Scomparve anche lui nel camino e comparve in quello dell’Accettazione del San Mungo. Una Medimaga gli sorrise.

-Signor Potter, è qui per sua moglie, non è vero?-

Il ragazzo fece un cenno d’assenso.

-Quarto Piano, reparto Visite Rapide. L’ascensore è da quella parte.-

Harry ringraziò ed andò dove gli era stato detto. Ginny era in sala d’aspetto, che camminava avanti e indietro, i tacchi che picchiettavano sul pavimento provocando un fastidioso sottofondo.

-Gin…

-Harry. Non era necessario farmi venire qua al San Mungo, sai? Non è niente, sono solo debole. Mi hanno lanciato contro una Maledizione Senza Perdono, non si può pretendere che io saltelli in giro come se non fosse successo niente.-

-È solo un controllo, tesoro. Può darsi che tu sia solo debole, ma un controllo non è mai inutile. Una visita, una cosa veloce, e ce ne torniamo a casa. Solo per essere più tranquilli.- la strinse in un abbraccio e le depositò un lieve bacio sui capelli. –Dopo andiamo ad Hogsmead e compriamo qualcosa per Simon. Qualcosa di carino.-

-Davvero? Secondo te se gli prendo un copriletto di qualche squadra di Quidditch va bene? Per cosa terrà?-

-Per i Cannoni di Chudley, sicuramente.-

-Speriamo. Così gli posso far conoscere Ronald. E mio fratello si renderà utile, per una volta.-

Harry ridacchiò, passandole una mano tra i capelli. Le posò due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.

-Ti amo, Ginny.- disse seriamente. –E sono contentissimo che Simon verrà da noi.-

-Anche io ti amo, Harry.-

Una giovane apprendista Guaritrice appena entrata si appoggiò allo stipite della porta, sospirando rumorosamente. Ginevra si voltò.

-Sì?-

La ragazza sussultò.

-Ah… ehm… può entrare, signora Potter.- disse arrossendo furiosamente.

-Grazie.-

Entrarono nello studio.

-Ciao, Sandy.- salutò la rossa.

-Ciao, Ginevra, cara. Dimmi, cosa c’è? Cosa ti senti?-

-In realtà non ho niente. Mio marito…- fece un cenno verso Harry, che si era seduto in un angolo. -… ha tanto insistito e…

-Cosa ti senti?- domandò di nuovo la Medimaga sorridendo. Conosceva l’abitudine della ragazza di sminuire sempre tutto.

-Da un po’ di tempo, da quando… mi è stata scagliata addosso quella Maledizione, ho qualche disturbo.-

-Che tipo di disturbo?-

-Nausea, vomito, qualche volta svengo… soliti, banali sintomi di debolezza, ma nessuno mi da retta.- spiegò sbrigativamente Ginny, lanciando un’occhiata ad Harry.

-Beh, può darsi che sia solo un po’ di debolezza. Comprensibile. Non penso sia nulla di grave, ma facciamo un controllo veloce lo stesso, già che sei qui. Stenditi.-

La ragazza ubbidì e Sandy le passò varie volte la bacchetta sul corpo, pronunciando incantesimi a bassa voce. Ginevra guardava annoiata i libri di Pozioni nello scaffale alla sua sinistra.

-Ora posso rivestirmi?- domandò dopo un po’.

-Un ultimo incantesimo, aspetta. Mi sembra davvero impossibile, conoscendo il tuo problema, ma… ho sentito qualcosa di strano che… non so.-

Puntò la bacchetta all’altezza del ventre della rossa, mormorando una formula. All’improvviso, scaturì una luce bianca.

Ginny sgranò gli occhi e fissò la Medimaga, altrettanto perplessa.

-Sandy, era un incantesimo…- agitò in aria la mano, non riuscendo a finire la frase.

-Sì.- rispose l’altra, mordendosi il labbro inferiore.

Harry passava lo sguardo da una all’altra, preoccupato.

-Che succede? Cos’hai, tesoro? Per cos’era l’incantesimo?-

Ginevra gli strinse le mani tra le proprie.

-L’incantesimo…- deglutì. –Non so come sia possibile, ma l’incantesimo ha appena rivelato che sono incinta, Harry.-

Lui sbatté un paio di volte le palpebre, scuotendo la testa.

-Tu non… cioè, noi non… non possiamo avere bambini. Cosa vuol dire, che il tuo problema si è… risolto? Così, all’improvviso?-

-No.- disse Sandy. –Il problema di Ginevra c’è ancora, l’ho sentito. Però è incinta. Non so come sia potuto accadere.-

-Ci… dev’essere stato un errore, allora. L’incantesimo deve avere sbagliato.- mormorò Harry, affranto.

-Impossibile.- assicurò la Medimaga scuotendo la testa. –Può capitare che non riveli una gravidanza quando invece c’è, ma… non il contrario. Non può accadere semplicemente perché la luce bianca che avete visto è quella rilasciata dal bambino.-

Harry spostò lo sguardo dalla moglie all’altra donna.

-Che vuol dire che l’ha rilasciata il bambino?-

-Beh, non il bambino in sé, naturalmente, dato che non è ancora formato, ma il feto. È una sorta di… stimolo, qualcosa che induce quello che c’è nella pancia di Ginevra a reagire. La reazione consiste nella luce bianca. È lo stesso incantesimo che si usa per determinare il sesso, ma la cosa si può fare solo tra un paio di mesi, quando il bambino sarà abbastanza formato per reagire in modo corretto allo stimolo, ossia rilasciando una luce blu se è maschio ed una luce rosa se è…- s’interruppe, intercettando lo sguardo allucinato del moro. Si schiarì la gola. –Comunque, come ho già detto, è presto per questo. Per ora, sappiamo solo che avrete un bambino.-

Harry si passò una mano tra i capelli, nervosamente.

-Avremo un bambino.- ripeté sommessamente. Guardò la moglie, sorridendo. –Avremo un bambino!- gridò prendendola in braccio e strappandole un grido a metà tra la sorpresa e la protesta.

-Harry!- esclamò, arrossendo davanti al sorriso caloroso della Medimaga. –Mettimi giù, Harry!-

Lui la baciò, senza però accennare a lasciarla. Ginevra ricambiò il bacio, imbarazzata come non mai. Si staccò, dandogli una pacca sul braccio.

-Adesso mettimi giù sul serio, Harry. Stiamo facendo della scena.-

Il ragazzo l’accontentò, ma non smise di sorridere come un’idiota.

-Ginny… amore mio, un bambino. Sarà bellissimo. Prima abbiamo saputo di Simon, poi…- all’improvviso, il suo sorriso si spense, così come quello di Ginny, che aveva avuto lo stesso pensiero.

-Simon.- disse piano il ragazzo, stringendo le labbra.

-Come… come si fa?-

La rossa scosse la testa, stringendosi nelle spalle.

-Santo cielo, non lo so. Voglio dire… due bambini. Uno nostro, piccolo, che dovremo accudire dalla nascita ed un altro, che non conosciamo nemmeno, che ha avuto i genitori fino a poco tempo fa, di sei anni. Non so… Harry, non so se ce la possiamo fare. Due bambini… sono difficili da accudire. In questo caso ancora più difficili. Se ci dovessimo buttare in questa impresa…

-Non ce la faremmo?- domandò lui, mordendosi il labbro inferiore.

Ginny sorrise.

-Mia madre ha cresciuto i gemelli, avendo già Bill, Charlie e Percy. Se lei ce l’ha fatta con tali scalmanati, tutto il resto è fattibile. Bisogna vedere se ce la sentiamo.-

Il moro le accarezzò gentilmente i capelli.

-Tu te la senti?-

-Io penso che… sono una persona precisa e mantengo sempre gli impegni. Non ho alcuna intenzione di dire a Simon che non lo adotteremo.- gli sorrise. –Anche perché so che tu vuoi aiutare Simon.-

-Oh… davvero, Ginny?- domandò entusiasta, gli occhi che luccicavano di nuovo.

-Per me va bene. Se devo fare dei sacrifici per la nostra famiglia, li faccio volentieri. Più che volentieri. Però… bisogna chiedere a lui, Harry.-

-A lui?-

-A Simon. Potrebbe… potrebbe non volere più venire da noi, una volta saputo che aspettiamo un altro bambino. La paura di venire messo da parte… di venire abbandonato ancora una volta… sarebbe comprensibile, se rifiutasse.-

Il ragazzo le strinse una mano nella propria.

-Facciamo così, prendiamoci ancora qualche giorno per pensarci, va bene? Poi prenderemo una decisione sicura e… andremo a parlargli, in tutti e due i casi.-

 

 

 

 

 

Draco Malfoy spulciò minuziosamente i fogli che gli erano appena stati recapitati, mentre John Spelley, un ragazzo di non più di vent’anni, investito da pochi giorni della carica di tuttofare, o piccolo schiavetto, come l’aveva simpaticamente ribattezzato Draco, aspettava diligentemente in un angolo.

-Spelley!- tuonò il biondo, la fronte corrugata e l’espressione dura.

-Sì, signor Malfoy?- domandò lui, sussultando.

-Mancano i documenti di Potter. Quelli sullo sventato attacco dell’altro ieri. Bisogna archiviare il verbale del Ministero, lo stava controllando Potter.-

-Sì, signore, ma il signor Potter… non ha finito, signore. Io… non credo che abbia nemmeno iniziato, in realtà.-

-Che cosa vorrebbe dire che non ha neppure iniziato?! Gliel’ho dato due giorni fa!- sbottò Draco alterandosi. Da quando aveva finito le vacanze Potter stava proprio lasciando a desiderare, quando si trattava di lavoro. Ed era una cosa inaccettabile, soprattutto considerando l’attacco a Malfoy Manor di poco tempo prima. Non potevano assolutamente abbassare la guardia, non ora.

-Io… non so cosa dirle. Ecco…

-Non importa.- tagliò corto il biondo con un gesto seccato della mano. –Torna a fare quel che devi, ci penso io.-

Percorse impettito il corridoio di Grammauld Place che portava all’ufficio del collega ed entrò senza curarsi di bussare. Sospirò, notando la scena piuttosto desolante che si trovava davanti: Harry era seduto dietro alla scrivania, lo sguardo puntato fuori dalla finestra, completamente perso. Non si era nemmeno accorto che fosse entrato qualcuno. Sul tavolo, tra i documenti a cui avrebbe dovuto lavorare, giacevano abbandonati pezzettini di pergamena bruciacchiata e la bacchetta magica. Evidentemente aveva trovato un buon modo per rilassare i nervi.

Draco avanzò lentamente e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. Harry non si voltò e non ebbe alcuna reazione.

-Potter…- lo chiamò piano. Il moro sussultò leggermente, spostando lo sguardo su di lui.

-Oh, Malfoy. Ciao.-

-Non “ciao”, Potter. Non stai lavorando.-

-Cosa… ah, il verbale. Ci sto mettendo qualche giorno in più del previsto, ma…

-Non c’è ma, Potter. Un verbale di quel genere si controlla in dieci minuti. L’hai sempre controllato in dieci minuti. E sono passati già due giorni da quando te l’ho consegnato. Così non va bene. Piuttosto di darti alla piromania dovresti lavorare, sai.-

-Sì… lo so.- mormorò lui, vago, mentre il suo sguardo tornava alla finestra. –Ma… senti, Malfoy, in questo momento ho… molti pensieri per la testa.-

Draco si chinò di poco in avanti, piegandosi sulla scrivania.

-Lo so, Potter. E capisco, t’assicuro…

-Allora lasciami un po’ di respiro.-

-No. Sono dell’opinione che se si hanno dei problemi bisogna risolverli, non rimuginarci sopra. E per quanto ne so su questo punto sei sempre stato d’accordo con me.-

Harry scrollò le spalle.

-È complicato.-

-Cosa? Cosa dovresti fare, Potter? Qual è il tuo problema?-

-Lo sai il mio problema, Malfoy. Aspetto un figlio, e la cosa mi rende felicissimo, ma ne dovremmo adottare un altro e non so se è ancora disposto ad accettare.-

-È inutile che tu e tua moglie stiate ad affliggervi così, quando per avere una risposta basterebbe andare a chiedere a Simon.-

-Ginny è agitata per il bambino, angosciata, ancora non riesce a capacitarsi di essere rimasta incinta, non sarebbe una buona idea portarla da Simon.-

-Allora vacci tu. Da quanto ho capito sei tu quello che ha più confidenza con il bambino.-

-Non posso andare da solo, Malfoy. Non so mantenere la calma, non so…

-Vengo io con te.- l’interruppe Draco seriamente.

-Cosa? No…

-Perché no?-

-Perché… perché sei Malfoy.-

Il biondo inarcò un sopracciglio.

-Stai facendo discriminazione, Potter? Contro l’uomo che ha sposato la tua migliore amica, il padre dei tuoi nipoti? Pensavo avessimo superato questa fase. Molti anni fa.-

-Non intendevo quello, lo sai.-

-Alle volte è davvero difficile sapere quello che intendi. Comunque non mi interessa e non è questo il punto.- sospirò. –Il punto è che il tuo problema blocca il mio lavoro. E come capo devo assicurarmi che tutto funzioni. Quindi, verrò con te e… non lo so, ti sosterrò moralmente, o quello che ti pare. Basta che risolviamo la questione e tu torni a lavorare. Mi servi qui, Potter. La tua testa mi serve qui.- si alzò in piedi e lo fissò risolutamente negli occhi. –Muoviamoci, prima andiamo e prima torniamo.-

Harry si alzò, sospirando.

-E va bene. Via Penelope la Maganò. Smaterializzati nel posto giusto, Malfoy.-

Scomparvero, ritrovandosi poco dopo davanti all’Orfanotrofio di Donna Sole. Draco scrutò di sottecchi il moro.

-Potter… sei pronto?-

-Io… ma certo che sono pronto, Malfoy.- assicurò puntando l’ingresso a passo deciso. Bussò e Donna Sole li fece entrare.

-Signor Potter, che piacere! È venuto a trovare Simon?-

Harry sorrise appena, torcendosi nervosamente le mani. Lanciò un’occhiata a Draco.

-Mia moglie è incinta.- sparò a bruciapelo.

Lo sguardo della donna si oscurò per un istante.

-Oh… beh, è… una cosa molto bella. Congratulazioni, signor Potter. Io penso che…

-Il fatto non crea problemi con l’adozione, vero?- domandò Draco interrompendola.

-Non a livello legale, naturalmente. Però bisogna vedere se i signori Potter sono disposti a prendersi la responsabilità di crescere due figli insieme. Un bambino adottato può anche creare problemi, per lui vuol dire inserirsi in un nucleo familiare sconosciuto, non è facile. E non è facile nemmeno per i genitori adottivi, naturalmente.-

-Sì, va bene, ma il mio… amico e sua moglie ne hanno parlato e hanno deciso di affrontare la cosa. Vogliono ancora Simon. C’è possibilità che sia il bambino a rifiutare?- domandò ancora il biondo, ignorando del tutto Harry, che tentava di infilare qualche parola nel discorso, con scarsi risultati.

-Certo che c’è la possibilità.-

-E come bisogna fare?-

-Parlargli. Solo parlargli e chiedergli se per lui va bene lo stesso.-

Draco si girò trionfante verso il moro.

-Visto? Basta andare a parlargli. Forza, vai a cercarlo e chiediglielo. Su, muoviti.-

-Oh… okay, vado. Donna Sole, sa dirmi dov’è Simon?-

-Sono qui.- mormorò una vocetta dietro di loro. Si girarono tutti all’improvviso: Simon era in fondo al corridoio, appoggiato allo stipite della porta del salone, e li guardava mangiucchiandosi le unghie.

-Simon.- lo rimproverò bonariamente la donna. –Non si ascoltano le conversazioni dei grandi, lo sai.-

-Scusa. Adesso ho sentito, però.-

Harry ebbe una fitta al cuore.

-Già, hai sentito. Cosa ne pensi, Simon?-

Il bambino alzò le spalle, facendo un passo avanti. Si dondolò sulle punte, arricciando il naso.

-Non lo so.- mormorò. –Mi andrebbe bene avere un fratellino. Non l’ho mai avuto, sarebbe bello. Però non saremmo veramente fratelli, vero? Lui sarebbe tuo figlio, io no. Non so se…- fece una pausa, cercando le parole giuste. -… tu e Ginny mi vorrete bene come a lui. Io voglio una mamma e un papà come tutti gli altri bambini. Come il tuo bambino. Sarete lo stesso la mia mamma e il mio papà?-

Draco scrollò le spalle, voltandosi verso il moro.

-Digli che sarà così, Potter.-

Harry prese fiato, ma non emise alcun suono. Simon lo guardava, la speranza di un bambino di sei anni negli occhi. Speranza che dopo qualche minuto venne sostituita dalla delusione. Il labbro inferiore del bimbo si sporse pericolosamente in fuori, ma prima che gli adulti potessero vedere anche una sola lacrima, lui era fuggito via.

Donna Sole si strinse nelle spalle, spostando lo sguardo sul moro.

-Signor Potter, capisco che…

-No! No, non è così. È solo… santo cielo, non posso rispondere ad una domanda del genere. So che è solo un bambino, che avrei potuto dire semplicemente di sì, ma non voglio iniziare con una bugia, non… il fatto è che non lo so. Posso volergli bene, ma non posso promettergli di essere un genitore. Per il semplice fatto che non so se sono in grado di essere un buon genitore e…

-Potter.- lo interruppe Draco in tono calmo, ma con una nota seccata. –Lo vuoi quel bambino?-

-Sì che lo voglio.-

-Bene, allora lo avrai. Farà parte della tua famiglia, punto e basta. Lascia fare a me.-

Fece un cenno alla donna e al moro, e si diresse su per le scale, dove era scappato Simon.

Fermò una bimbetto di circa cinque anni, che si appiattì contro il muro non appena riconobbe la figura che aveva davanti. La sua fama lo precedeva anche tra i bambini. E sembrava che non fosse tanto più bella di quella che aveva tra gli adulti

-Ehm… non ti faccio niente.- la rassicurò passandosi una mano tra i capelli. –Volevo solo… sai dirmi dov’è Simon?- strinse le labbra. –Per favore, piccolino?-

-È… nella sua stanzetta.- balbettò lui arricciando un lembo dei pantaloncini sul dito cicciottello. –In fondo in fondo, laggiù.-

-Vuoi dire in fondo al corridoio?-

-Sì.- rispose il bambino sgranando gli occhi ed annuendo solennemente.

-Bene, grazie. Ehm… ciao, piccolo.-

-Ciao, Draco Malfoy.-

Dopodiché corse via, e Draco decise di ignorare di proposito il fragoroso “correte, c’è Draco Malfoy che sta andando nella stanza di Simon!” che echeggiò per il corridoio.

Arrivò all’ultima porta del corridoio e bussò.

-Lasciami stare, Danny, o lo dico a Donna Sole!- minacciò una vocina rauca dall’interno.

-Non sono Danny.- disse il biondo entrando. Simon era seduto sul letto, imbronciato, stringendo il cuscino tra le braccia, il naso che colava. Appena riconobbe l’intruso, si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

-Cosa vuoi?- chiese, sospettoso.

-Non preoccuparti. Non mangio i bambini, sai.- lo tranquillizzò Draco con il miglior sorriso che gli riusciva.

-Lo so.-

-Ah, per fortuna. I tuoi compagni sembrava avessero qualche dubbio a proposito.-

-I miei compagni sono dei mocciosi.- replicò il bambino, la fronte corrugata in un’espressione dura. Draco non poté fare a meno di apprezzare il commento e fare cenno di sì con la testa.

-Ma tu non lo sei, vero?-

-No, io no.-

Il ragazzo si inginocchiò, fino ad incontrare gli occhi di Simon.

-In questo momento non lo stai dimostrando.- gli disse. Il tono carico di freddezza, eppure lo sguardo gentile. Il bimbo non rispose, limitandosi a soffiarsi rumorosamente il naso nel piumino.

Draco evitò accuratamente di posare gli occhi sulla coperta e si concentrò su quello che doveva dire.

-Simon… hai deciso che non vuoi più andare con Harry?-

-No, non ci voglio più andare.-

-Ne sei proprio sicuro?-

-Sì.-

-Va bene.- sospirò il biondo passandosi una mano tra i capelli. –Facciamo così: ti faccio una sola domanda, poi ti lascio stare. Okay?-

Simon lo fissò scettico. Poi acconsentì. Draco si sedette sul suo letto, a gambe incrociate e sorrise.

-Chiudi gli occhi.- il bambino ubbidì. –Adesso, immaginati da grande.-

Simon corrugò la fronte.

-Vuoi dire quando avrò dieci anni?-

Il ragazzo sghignazzò.

-Facciamo quindici. Ci sei?-

-Sì.-

-Ecco. Ora, descrivimi i tuoi genitori.-

Il nasino di Simon si arricciò impercettibilmente, mentre sul volto si dipingeva un sorriso.

-La mia mamma è tanto bella, e anche il mio papà.-

-Sì, ma come sono? Come hanno i capelli? E gli occhi?-

-Il mio papà ha i capelli marroni e gli occhi scuri, mentre la mia mamma ha i capelli biondi e gli occhi azzurri azzurri, come il cielo.-

-E… non sono Harry e Ginny, vero?-

Simon aprì gli occhi di scatto, guardando il biondo con aria colpevole.

-No.- mormorò piano.

-Infatti. È e sempre sarà così, Simon: i tuoi genitori sono quelli che ti hanno messo al mondo, quelli che hai conosciuto e che purtroppo ora non ci sono più. Non puoi sostituirli, nessun altro sarà in grado di farti da genitore come te ne facevano loro. Però qualcuno potrebbe prendersi cura di te lo stesso e volerti bene. Ed io credo che Harry e Ginny siano le persone migliori che potevano capitarti. Ginevra è molto dolce ed ha un cuore grande. Ha sempre desiderato una famiglia numerosa, ti assicuro che avere sia te che il bambino che aspetta per lei è una cosa bellissima. Ed Harry… potrai sempre parlare con lui, Simon. Ti ascolta e… è la persona che ti può capire di più. Ha perso i genitori, come te. Se tu deciderai di andare a vivere dai Potter, forse non troverai una madre ed un padre, come l’immagini tu, ma troverai sicuramente una famiglia. Qualcuno che ti voglia bene e che ti dia sostegno e protezione. E non solo Harry e Ginny, ma tante altre persone. La mia famiglia, tanto per cominciare. Mia moglie è… mia moglie è un tesoro e non vede l’ora di essere chiamata zia. Poi c’è Camilla, mia figlia di dodici anni. È dolce e simpatica, anche con lei puoi parlare. Poi ci sono Sabrina, lei è tutta matta, e Neville Paciock. Lui ti può insegnare tanto sulle erbe magiche, sai. È un vero esperto. E poi tante altre persone, come i signori Weasley, i genitori di Ginny. Ti vorranno bene come ad un nipote, vedrai. Loro vogliono bene a tutti. Persino a me, pensa. E poi una marea di zii, cugini e…- s’interruppe, rendendosi conto di quanto si stava accalorando a parlare di persone che spesso e volentieri non faceva altro che prendere in giro. Strinse le labbra. –Quello che voglio dire, è che siamo una famiglia incasinata. Ma siamo una famiglia. E se tu mi dici che non vuoi venire da noi, che preferisci aspettare qualcuno che ti prometta che sarà un genitore fantastico, allora io me ne vado e tu non mi vedi più. Ma se mi dici che va bene, che andrai da Harry, allora io ti prometto…- gli mise due dita sotto il mento, costringendolo a guardarlo negli occhi. -… ti prometto che ti daremo una famiglia. Non due genitori, forse, ma una famiglia.- gli sorrise. –Parola di Malfoy.-

Simon sembrò riflettere freneticamente su tutto quel discorso complicato che aveva appena dovuto ascoltare. Dopo una manciata di secondi di silenzio, un sorriso bagnato di lacrime comparve sul suo faccino rotondo.

-Quel tuo bel sorrisino era un sì?- domandò Draco ghignando.

-Voglio essere adottato da Harry Potter.- comunicò il bambino fermamente.

-Perfetto!- esclamò Draco scattando in piedi. –Tra una settimana, sarai da noi. Prepara le valigie, piccolo!-

Tornò di sotto, un ghigno compiaciuto sul volto. Diede una poderosa pacca sulla spalla di Harry, che stava farfugliando mille scuse e spiegazioni a Donna Sole, che ascoltava seria e dispiaciuta.

-Potter, giura che mi bacerai i piedi fino alla mia morte.- mormorò il biondo con voce strascicata.

-Simon… Simon verrà da noi?-

-Simon verrà da noi, sì.-

Harry lo fissò sbigottito.

-Come hai fatto, Malfoy? Non… non lo avrai mica minacciato!-

-Non dire stron…- lanciò un’occhiata ai bambini che li stavano spiando da dietro la porta del salone, credendo di non essere visti. –Certo che no, Potter.-

-E allora cosa gli hai detto?-

Il biondo fece un gesto di saluto verso Donna Sole, poi s’incamminò verso l’uscita, seguito a ruota da Harry.

-Dai, cosa gli hai detto?-

Draco scrollò le spalle.

-Non credere che mi abbassi a darti la soddisfazione di raccontarti tutti i complimenti che ti ho fatto, Potter.- mormorò con un ghigno prima di Smaterializzarsi.

 

 

 

 

 

Naturalmente, nel prossimo capitolo, che sarà l’ultimo (e poi ci sarà l’epilogo), avrete le spiegazioni dovute riguardo il “miracolo” che ha permesso a Ginny di rimanere incinta.

Ringrazio vivamente: flycka-cla (tranquilla… ^^! E grazie per i complimenti!), minako-chan (Draco non calcola molto Alex in pubblico, ma sai com’è… quando c’è altra gente si vergogna di mostrare sentimenti per qualsiasi persona che non sia se stesso…), July (sono contenta che ti piacciano i miei nomi! Eheheh vuol dire che abbiamo gli stessi gusti…. Cmq quel “ti amo” che Daniel stava quasi per dire anche a me sembrava affrettato, così non gliel’ho fatto dire… però, che lui senta qualcosa di molto forte, anche se magari non così forte come quel tipo di amore, è inequivocabile, no? Ciau ciau, tesora!), lucilla91

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Capitolo 19
*** La nostra grande, bella, incasinata famiglia allargata ***


LA NOSTRA GRANDE, BELLA, INCASINATA

LA NOSTRA GRANDE, BELLA, INCASINATA

FAMIGLIA ALLARGATA

 

 

 

 

 

Hermione diede un colpo di bacchetta al bollitore del the ed aspettò che fischiasse. Poi versò la bevanda calda in due tazze di ceramica, rigorosamente dipinte a mano, pezzi del regalo di nozze di mamma e papà Granger, e le depose su un vassoio. Salì le scale e spinse con un fianco la porta della biblioteca. Dalla soglia accarezzò con lo sguardo la sagoma di Draco, che stava seduto dietro alla scrivania di mogano scuro posta al centro della stanza. Le gambe distese sotto al tavolo, la guancia appoggiata sul dorso della mano, l’espressione concentrata. Aperti davanti a lui una decina di voluminosi tomi.

Avanzò fino a lui, appoggiando il vassoio sulla scrivania ed aggirando il tavolo, sedendosi sul bracciolo della poltrona. Gli accarezzò dolcemente il collo.

-Come stai, mio bel maritino?-

-Sono stanco e mi fanno male gli occhi.- mormorò Draco passando una braccio attorno alla vita della mora. –Ma non mi lamento, dato che per la prima volta da quando stiamo insieme ti sei premurata di prepararmi un the e portarmelo.-

-Se volevi qualcuno che ti portasse il the dovevi sposare un elfo domestico, tesoro.- disse lei candidamente depositandogli un bacio sui capelli.

-Ho sposato la loro protettrice ed è quasi la stessa cosa.-

-Con la differenza che io non sono verde.-

-E che non sai cucinare.- aggiunse il ragazzo ghignando.

-Io so cucinare.- ribatté Hermione.

-Oh, ma certo, ed il fatto che Molly Weasley non ti lasci entrare in cucina ne è la conferma.-

-Molly non lascia avvicinare nessuno alla cucina, quando c’è dentro lei.-

-A Capodanno di due anni fa mi ha lasciato aggiungere del rosmarino al sugo del suo arrosto.-

-Io continuo a sostenere che non se ne sia accorta.- disse lei scuotendo appena la testa. –Non lascia che nemmeno Ginny, che cucina quasi come lei, modifichi una delle sue creazioni.-

-Come ti pare, ma smettiamola di parlare di mangiare che altrimenti mi viene fame e non ho intenzione di abbandonare le ricerche prima di aver scoperto qualcosa.-

Hermione sospirò, scivolando a sedere sulle ginocchia di Draco.

-Non hai ancora trovato niente?-

-Continuo a girare sempre intorno alla stessa cosa, senza arrivare ad una conclusione.-

-Alla fine che strada hai scelto di seguire?-

-Quella di Potter. Potter deve aver passato a sua moglie una sorta di protezione quando il bambino ha preso a formarsi. È la cosa più logica che mi venga in mente, ma ci sono fin troppi fatti che non tornano.-

-Del genere?-

-Non è documentato da nessuna parte che una cosa del genere possa avvenire. Voglio dire, per quello che è successo a Potter c’è una spiegazione: sua madre è morta per salvarlo. In un certo senso si può dire che l’abbia fatto anche la piccola Weasley per salvare Alex. Però lei non si è messa tra Alex e la Maledizione, ha scagliato una Maledizione contro colui che la stava scagliando su Alex. Ed il Mangiamorte è morto, mentre lei no.-

-Ma la gravidanza potrebbe averle dato quella forza per ostacolare la Maledizione, no?- buttò lì Hermione scrollando le spalle.

-Nei tempi in cui il Signore Oscuro regnava situazioni simili era frequenti: donne incinte che venivano attaccate dai Mangiamorte un giorno sì ed uno no. Chiaramente era comodo fare fuori il discendente di una casata quando questo ancora non era nato, si risparmiava molta più fatica e si facevano fuori due ostacoli in un colpo solo. Naturalmente, l’unico metodo che queste madri vedevano per difendersi era quello di scagliare a loro volta l’Anatema che uccide. Spesso e volentieri, però, erano le donne a morire mentre i Mangiamorte restavano in vita.- prese un respiro profondo. –Quindi, se la piccola Weasley è rimasta in vita, non si può dire solamente che sia successo perché era incinta. Si può sempre dire, però, che sia successo perché era incinta di Potter. Evidentemente, non è solo San Potter, non è solo il bambino-che-è-sopravvissuto, ma è anche l’uomo dagli spermatozoi salvavita.-

La ragazza sfogliò gli appunti che erano sul tavolo.

-Ma non sei ancora convinto, vero? È perché non hai trovato documentazioni?-

-No. Sul fatto che non ci siano documentazioni mi sono messo il cuore in pace. È anche logico che non ci sia niente: Potter è l’unico sopravvissuto ad una Kedavra, quindi anche i suoi spermatozoi sono unici. E se una cosa non è successa prima, non è documentata.-

-E allora cosa c’è?-

-Una cosa molto semplice: la piccola Weasley non poteva avere bambini. Non poteva rimanere incinta, il suo utero non permetteva il passaggio dei super-spermatozoi di Potter.- schioccò la lingua. –Siamo venuti a sapere che ora aspetta un bambino e abbiamo pensato tutti che il mistero si fosse chiarito, che grazie al bambino si era salvata. Però, io non credo che sia possibile.-

-Ma non c’è altra spiegazione.- mormorò Hermione.

-Non l’abbiamo ancora trovata. Ci dev’essere. Forse, non sto cercando nei libri giusti.-

-Dove hai cercato?-

-“Contrastare le Maledizioni”, “Miracoli della Magia” e libri che parlassero di cose del genere.- sospirò. –Hai qualche altro suggerimento?-

-Non saprei. Forse… qualcosa sull’amore?-

Draco strabuzzò gli occhi.

-Sull’amore?-

-Sì. Probabilmente tu non lo sai, ma Silente ha sempre sostenuto che Harry fosse sopravvissuto per merito dell’amore di Lily.-

-Certo che lo amava, se è morta per salvarlo.-

-Infatti. Ma Harry è sopravvissuto non perché sua madre è morta per lui, ma perché sua madre lo amava.-

-Non capisco la differenza.-

-La differenza sta nel fatto che Ginny non è morta per salvare Alex, semplicemente…

-… ha desiderato che lui vivesse.- completò il biondo parlando quasi a se stesso.

Hermione lo fissò perplessa.

-Cosa?-

-Sì, certo… non c’entra con l’amore, c’entra con la vita!-

-Draco, non capisco.-

-Mio padre mi ha insegnato… forse ho capito…

-Draco, ma cosa…

-Devo andare da Piton, Hermione. Devo chiedergli se quello che mi è venuto in mente è possibile. Torno appena so qualcosa.- fece comparire il mantello con un gesto della bacchetta. –Augurami buona fortuna!-

-Buona fortuna.- mormorò scettica la ragazza chiedendo ad un elfo domestico di portarle dei biscotti da sgranocchiare insieme al the, che, ormai era chiaro, avrebbe dovuto consumare da sola.

 

 

 

 

 

Simon posò la valigia per terra e corse incontro a Donna Sole, abbracciandola all’altezza della vita. La donna scoppiò a ridere, ricambiando l’abbraccio.

-Dai, Simon, non è necessario fare così. Verrai a trovarci spesso, non preoccuparti.-

-Verremo spessissimo.- assicurò anche Ginevra prendendo la valigia del bambino e mettendola in mano ad Harry. –Verremo ogni volta che vuoi, per noi non c’è problema.-

Simon sorrise, salutando tutti, e poi tornò dai Potter.

-Ciao, Donna Sole. Ciao a tutti.- disse tirando su con il naso. Ignorò di proposito la lacrima che scendeva sulla guancia destra della donna, altrimenti sapeva che avrebbe pianto anche lui. E non voleva di certo fare la figura della femminuccia davanti alla sua nuova famiglia.

-Sei pronto?- domandò dolcemente Ginny.

-Io… sì, sono pronto.-

-Va bene, allora andiamo.- disse Harry. –Ti sei mai Smaterializzato, Simon?-

-No, mai. Ma Terry, il mio amico Terry, l’ha fatto e mi ha detto che è fortissimo! È fortissimo, Harry?-

Il moro sorrise, notando quanto il bambino era eccitato.

-È come se ti strappassero lo stomaco dalla pancia.- rispose con sincerità, beccandosi un’occhiataccia da parte della moglie.

-Così lo spaventi, Harry!-

-Non mi sembra affatto spaventato.- ribatté lui indicando il bambino che aveva preso a saltellare su e giù gridando “forte!”.

-No, neanche a me. Ehm… fermalo, Harry.-

-Simon… dobbiamo andare.-

-Ah, sì. Va bene, andiamo.-

-Okay. Allora prendi Ginny per mano.-

Il bambino ubbidì ed i tre si Smaterializzarono, comparendo poco dopo appena fuori dalla proprietà di Malfoy Manor. Simon spalancò la bocca, guardando davanti a sé. La villa era davvero uno spettacolo, vista dal davanti. L’imponente costruzione era immersa nel verde del parco e tra gli alberi s’intravedeva appena l’acqua azzurra del laghetto.

-Noi… abitiamo lì?- domandò trattenendo quasi il fiato.

-Ecco… no, non esattamente. Quella è la casa dei Malfoy.- spiegò Ginevra. –Ci abitano loro e tutti i membri dell’Ordine della Fenice. Casa nostra è più piccola, però è carina. Io ed Harry l’abbiamo fatta costruire quando ci siamo sposati. All’inizio ti sembrerà così minuscola, in confronto a Malfoy Manor, ma ti assicuro che alla fine la preferirai. C’è sempre più calma e se non trovi le scarpe non devi guardare in duecento stanze. Comunque, passerai molto tempo anche a Malfoy Manor, è lì che ci ritroviamo sempre tutti.-

-Oh… e dove andiamo adesso?-

-Stiamo un po’ nel parco. So che forse avresti preferito andare semplicemente a casa, vedere la tua camera e tutte quelle cose lì, ma mia madre ha insistito per fare… una piccola festa in onore del tuo arrivo. Ma giuro che riuscirò a farti scappare il prima possibile.-

-Una festa? Per me? Non voglio andare via da una festa per me.-

Harry fece scomparire la valigia con un colpo di bacchetta ed aprì i cancelli di Malfoy Manor, tirandosi indietro per far entrare la moglie e Simon.

-Molly sarà felice di questo.- commentò con un sorriso, mente tutti e tre si dirigevano verso il vociare che proveniva dal parco.

-Sono arrivati!- esclamò concitata la signora Weasley non appena li vide. Gli corse incontro, asciugandosi le mani su grembiule rosso che indossava. Sorrise al bambino.

-Ciao, Simon. Io sono Molly Weasley, la mamma di Ginevra.-

-Ciao.- sussurrò timidamente lui, afferrando la mano di Harry e stringendola.

-Benvenuto tra noi.- gli sorrise la signora Weasley.

-Oh… ehm, grazie.-

-Vuoi un pasticcino, caro?-

Gliene mise in bocca uno appena fatto, mentre Ginny si premurava di sottrarlo alle grinfie della madre. Lo portò da Hermione.

-Simon, lei è Hermione. La moglie di Draco.-

-Draco è simpatico.- mormorò il bambino stringendole la mano. La mora si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere, notando l’occhiata stralunata di metà dei presenti.

-Sì, è simpatico.-

-Già. Lui è tuo figlio?- domandò indicando il piccolo Alex, che dormiva beatamente tra le sue braccia.

-Sì, lui è Alex. E poi c’è Camilla, mia figlia più grande. Che mi chiedo dove caspita si sia cacciata.-

-Sono qui!- esclamò la voce allegra di Camilla. –Scusate, io e Daniel stavamo facendo i compiti.-

Hermione alzò gli occhi al cielo.

-Come no. Lo so che stavate giocando a scacchi magici.-

-Camilla ha perso.- precisò Daniel ghignando. –Comunque, tu devi essere Simon, non è così?-

Il bambino annuì, guardando affascinato il ragazzino.

-Tu chi sei?-

-Io sono Daniel Nott, un amico di Camilla. Lei è Camilla.- disse facendo un cenno alla mora, che sorrise.

-Ginny è mia zia, quindi… noi siamo cugini.- spiegò con una scrollata di spalle. –Ciao.-

-Ciao. Voi giocate a scacchi magici?-

-Sì, ma con lei non c’è gusto, vinco sempre.- commentò Daniel. –A te piace giocare a scacchi magici?-

-Sì. Io giocavo sempre con Carl, un mio compagno dell’orfanotrofio. Però nemmeno io mi divertivo, lui non sapeva giocare.-

Daniel lo scrutò per un attimo. Poi ghignò.

-Signora Potter, le dispiace se io, Simon e Camilla andiamo a giocare a scacchi magici?-

-Veramente… la festa era proprio per Simon, non…- sospirò, era assolutamente incapace di resistere agli occhioni di Camilla ed era il caso che facesse qualcosa per rimediare al problema. –Potete andare. A condizione che andiate a casa nostra e che gli facciate vedere la sua stanza. Abbiamo una scacchiera nell’armadio in camera mia e di Harry, Cami tu sai dov’è.-

Camilla annuì, mentre afferrava la mano di Simon e lo trascinava verso il cottage dei Potter. Una volta arrivati spalancò la porta, facendolo entrare.

-Ehm… immagino di dover dire benvenuto a casa tua.- disse la ragazzina facendogli cenno di andare in salotto e correndo su per le scale.

Il bambino sorrise.

-È una bella casa!- esclamò allegramente.

-Lo penso anch’io.- convenne Daniel.

-Senti, ma tu dove vivi?- gli domandò Simon perplesso.

-Io vivo a casa mia, alla Residenza dei Nott. Ho passato qui l’estate perché Camilla mi ha invitato.-

-Tu e Camilla siete fidanzati?-

Daniel per poco non cadde dal divano.

-No, in realtà no.-

-E perché? Camilla è molto carina.- assentì Simon annuendo.

-Sì, ma… Simon, quando si hanno dodici anni le cose sono un pochino più complicate di quando se ne hanno… quanti anni hai?-

-Sei.- rispose pronto il bambino.

-Di quando se ne hanno sei.-

-Allora sono cose da grandi.-

-Sì, sono cose da grandi.-

In quel momento Camilla scese trotterellando dalle scale, in mano la scacchiera.

-Trovata! Simon, ti consiglio di non frugare mai nell’armadio di zio Harry perché c’è davvero un casino tremendo!-

Il bambino ridacchiò, guardando i pezzi disporsi sulla scacchiera.

-Allora Harry non è ordinato?-

-Zio Harry e l’ordine vanno d’accordo come zia Ginny ed il disordine.- sbuffò Camilla sedendosi su una poltrona; da come quei due avevano preso a guardarsi, con il tipico sguardo di due persone che hanno tutta l’intenzione di vincere, era chiaro che lei non avrebbe giocato. Ma andava bene lo stesso. Era bello vedere Daniel familiarizzare con qualcuno che non fosse lei.

-Vuoi dire che Harry e Ginevra non vanno d’accordo?-

-No, zia e zio vanno d’accordissimo! Voglio dire, lei lo comanda come un cagnolino, però si vogliono bene.-

-E… Ginny è brava? Cioè… è dolce? Come… come una mamma.- domandò sottovoce Simon.

Daniel e Camilla si scambiarono uno sguardo.

-Zia Ginny è una delle persone più dolci che conosco. Zia Ginny è dolce come una mamma ed un papà messi insieme. Ti piacerà, vedrai.-

-Lo spero tanto. Senti, Camilla… posso parlare con te? Ogni tanto…-

-Certo che puoi parlare con me! E anche con Daniel, se vuoi. Puoi parlare con tutti, qui dentro.- fece una smorfia. –Anche se forse non con Sabrina. Sai, lei è un po’ matta.-

-Sabrina non è matta.- s’intromise Daniel ordinando ad un cavallo di spostarsi. –È solo strana.-

-Chi è Sabrina?-

-Sabrina è la migliore amica di mia mamma.- spiegò Camilla. –Sono andate assieme all’università babbana. E Sabrina è stata con zio Harry per un po’. Poi si sono lasciati e zio Harry ha sposato zia Ginny.-

Simon la fissava con gli occhi sgranati.

-E Sabrina?-

-Sabrina sta con Blaise.-

-Blaise Zabini? Quello che era un Mangiamorte?-

-Sì. Ma non lo è più, l’hai sentito, vero? -

-Sì, Donna Sole l’ha letto sul giornale e…- s’interruppe un attimo, studiando la scacchiera. –Scacco matto!-

Daniel controllò che avesse veramente perso, incredulo.

-Miseriaccia!- esclamò.

Simon gli sorrise.

-Facciamo un’altra partita, così mi raccontate qualcos’altro su Harry e Ginny?-

 

 

 

 

 

Ginevra scostò una ciocca di capelli biondi dalla fronte di Alex, lanciando un’occhiata verso casa sua, dove dalla finestra si vedevano Daniel e Simon, seduti per terra, la scacchiera sul pavimento in mezzo e loro, e Camilla, seduta sul divano.

-È appena arrivato e già preferisce la compagnia di qualcun altro alla mia.- si lamentò facendo una smorfia.

Hermione sorrise.

-Non dire sciocchezze, tesoro. È solo che sicuramente si trova più a suo agio con i ragazzi che con gli adulti. E poi è bello che inizi da subito a fare amicizia con Daniel e Camilla, no?-

-Sì, credo di sì.-

-Simon è davvero adorabile. Mi ricorda tanto Harry.- sorrise la mora.

-È vero. Credo sia per quello che lui se n’è innamorato dalla prima volta che lo ha visto.-

-Sono davvero contenta per voi, Gin. Simon ed il bambino in arrivo… il tuo sogno si sta avverando, non è vero?-

-Si sta proprio avverando. C’è solo una cosa…

-Cosa?-

-Come ho fatto a sopravvivere, Hermione? Sono felicissima che sia successo, ma non posso fare a meno di chiedermi…

-Io lo so.- mormorò una voce strascicata dal fondo della stanza. Le due ragazze si girarono di scatto, ritrovandosi davanti Draco.

-Che vuol dire che lo sai, Draco?-

-Ho scoperto come è potuto accadere, piccola Weasley.- disse lui togliendosi il mantello e consegnandolo ad un elfo domestico. –Dov’è Potter? Immagino che anche lui sia curioso di saperlo.-

Ginevra chiamò Harry, che fu in salotto in un attimo.

-Malfoy… davvero sai come Ginny è riuscita a sopravvivere?-

-Sì. L’ho scoperto giusto qualche minuto fa.-

-È perché ero incinta?-

-No. Lo pensavo all’inizio, ma poi mi è venuta in mente una cosa… Pensavo che tu fossi sopravvissuta perché eri incinta, invece sei rimasta incinta perché sei sopravvissuta.-

Ginny lo fissò perplessa.

-Che vorrebbe dire?-

-Per scagliare una Kedavra che funzioni, piccola Weasley, non bastano le parole ed il semplice movimento della bacchetta. Bisogna desiderare che la persona che abbiamo davanti muoia.-

Harry annuì. Ricordava di quando il Generale dell’Accademia Auror aveva insegnato le Maledizioni senza Perdono.

-E bisogna fare attenzione che quello, la morte, sia l’unico pensiero che abbiamo in testa. Quando mio padre mi ha insegnato le Maledizioni senza Perdono me l’ha ripetuto molte volte: concentrarsi sulla morte. Bisogna pensare di ucciderlo semplicemente per il desiderio di vederlo morto. Tu non hai pensato a quello, vero?-

Ginevra scosse intensamente la testa.

-No.-

-Tu hai pensato di ucciderlo perché desideravi che Alex vivesse, giusto?-

-Sì, è giusto.-

-E sta qui la chiave, piccola Weasley. Hai desiderato la Vita. E la Maledizione, scontrandosi con l’altra, ti è tornata indietro, si è schiantata su di te. E non solo ti ha tenuta in vita, ma ti ha anche regalato un’altra vita. Per quello sei rimasta incinta.-

Harry spalancò la bocca.

-Ma è possibile?-

-Certo che è possibile. Ricordavo qualcosa, ma non ne ero sicuro. Allora sono andato da Severus e me lo ha confermato. Deve essere successo per forza questo, anche perché non c’è altra spiegazione.-

Ginny si passò una mano tra i capelli rossi.

-C’è una cosa che non capisco, Draco. La mia Maledizione era… buona? Cioè, se non fosse tornata indietro, avrebbe ucciso il Mangiamorte?-

-Sì, lo avrebbe ucciso. Perché tu volevi ucciderlo, però non volevi farlo per vederlo morto, volevi farlo solamente per far vivere qualcun altro. Mio figlio, in questo caso.-

-Oh… Merlino. Non credevo potesse accadere qualcosa del genere.-

-Non era mai capitato prima. O se è successo, nessuno si è preso la briga di documentarlo. Comunque, adesso è tutto risolto, no?-

-Sì, certo. Solo una cosa… avrò ripercussioni di questa cosa? Voglio dire, succederà qualcosa al mio bambino o…

-No, alcuna ripercussione sul bambino.- ghignò. –Tranne, forse, una cicatrice. Tale padre e tale figlio, giusto Potter?-

 

 

 

 

 

Una fiammata di scintille rosse fuoriuscì dal camino di casa Potter, facendo spaventare a morte Simon.

-Merlino, cosa succede?-

Camilla scoppiò a ridere.

-Non preoccuparti, è il segnale di nonna Molly per dire che è pronto da mangiare. Prima che Dean lo installasse zia Ginny e zio Harry erano sempre in ritardo per il pranzo e la nonna si arrabbiava ogni volta. Così invece gli zii sanno sempre quando è pronto.-

Simon sgranò gli occhi.

-Forte!-

-Sì, forte. Una volta lo zio Harry era seduto là vicino e le scintille gli hanno bruciacchiato i capelli! Lui si è offeso e non l’abbiamo visto a cena per una settimana.-

Simon la fissò preoccupato.

-E poi?-

-Poi nonna gli ha portato la sua torta speciale e lo zio Harry si è dimenticato del perché era arrabbiato.-

-Dev’essere una torta davvero buona.-

Daniel sorrise, avviandosi verso la porta.

-Oh, lo è! La torta di Molly Weasley è buonissima! Però, se la vuoi mangiare, ci conviene muoverci. Non riserva il dessert a chi arriva in ritardo.-

Tutti e tre si incamminarono verso Malfoy Manor. Attraversarono il salone gremito di gente ed arrivarono in sala da pranzo, dove Ginny dava direttive su dove sedersi. Quando li vide sorrise.

-Ciao, ragazzi. Volete stare insieme voi tre? Simon?-

Il bambino annuì timidamente.

-Sì, mi piacerebbe. Camilla e Daniel sono simpatici.-

-Va bene, vi metto in un angolo. Dall’altre parte del tavolo. A capotavola, Daniel, se vuoi. Cami, tieni il posto a me e ad Harry, per favore.- regalò un dolce sorriso a Simon e poi andò a dirigere gli altri, sbraitando ordini. Sistemare tutte le persone di Malfoy Manor in una sola stanza non era mai una cosa semplice e ci voleva ogni santa volta almeno una mezz’oretta. Quando tutti furono finalmente sistemati Molly Weasley diede ordine agli elfi domestici, che cominciarono a portare le pietanze in sala.

Simon fissava con la bocca spalancata le decine di creaturine verdi con enormi vassoi che levitavano davanti a loro.

-Quanti sono!- esclamò emozionato. –Non ne ho mai visti tanti tutti assieme!-

-Sono tanti, vero?- domandò Camilla scrollando le spalle. –Anche a me facevano impressione, all’inizio. Ma poi ci si abitua, sai. Basta farci l’occhio.-

-Anche tu ne hai, Daniel?- chiese il bambino curioso.

-Sì, ma non così tanti. Noi ne abbiamo una decina, ma dopotutto siamo solo in tre. Naturalmente qua ne servono molti di più, dato che ci abitano tante persone. Però pensa che ad Hogwarts ce ne sono come minimo cinque volte tanto i miei e quelli di Malfoy Manor messi assieme.-

-Davvero?!-

-Sì. Forse anche di più.- sorrise Harry sedendosi accanto al bimbo. –Però non li vedi. Stanno tutto il giorno in cucina e puliscono durante le lezioni. Io, in sette anni, ne ho visto solamente uno.-

-Davvero zio Harry?- domandò Camilla sporgendosi in avanti per prendere una fetta di pane. –Non me l’hai mai raccontato!-

Harry si passò una mano tra i capelli.

-Mai? Che strano!-

-Forse non tutti sono interessati alla tua vita, Potter.- commentò Draco passandogli dietro e facendo l’occhiolino a Simon.

-Guarda che me l’ha chiesto lei!- replicò offeso.

-No, mia figlia ti ha solo fatto notare che non gliel’hai raccontato, mica che lo vuole sentire.-

-Invece lo voglio sentire!- esclamò Camilla giusto per il gusto di contraddire il padre. Adorava farlo, adorava vederlo stringere gli occhi e lanciarle uno sguardo raggelante. Era bello scherzare con lui, era bello come volergli bene.

-Traditrice.- sibilò il biondo tirandole gentilmente la coda alta. –Se vuoi tanto bene al tuo caro zio, fatti dare da lui il bacio della buonanotte!- disse fintamente offeso.

La ragazzina arrossì, lanciando uno sguardo imbarazzato a Daniel.

-Io non mi faccio baciare da mio padre tutte le sere.- puntualizzò.

-No, è vero, una sera da me ed una sera da Hermione. Immagino che Daniel non lo faccia più, no?-

Lui scosse la testa, stando al gioco. Veramente gli sarebbe piaciuto ricevere un bacio dai suoi genitori, ma si sarebbe ben guardato dal dirlo. Davanti a Draco, soprattutto.

Camilla arrossì ancora di più e Ginny accorse in suo aiuto, dando una spinta con il fianco a Draco.

-Lascia stare la mia nipotina, Malfoy!- esclamò con un sorriso mentre si sedeva accanto a Camilla.

-Anche tu ti metti contro di me, piccola Weasley? Va bene, allora me ne vado. Vado da Alex, dato che lui mi vuole bene!-

Camilla gli fece la linguaccia e Simon scoppiò a ridere. Gli piaceva quella casa e l’atmosfera allegra e simpatica che vi regnava. Gli piaceva la sua nuova famiglia. Non erano i suoi genitori, certo, ma erano tante persone che lo avevano appena incontrato e che già lo avevano accettato tra loro. Harry lo osservò per un attimo, sistemandosi un ciuffo dispettoso dietro all’orecchio. Gli sorrise. Poi sorrise a Ginny, che li stava guardando entrambi, mentre si sfiorava il ventre con una mano. Ed in quel momento capì di essere stato così felice solo alcune volte, la notte, quando sognava i suoi genitori.

In quel momento si udì uno schiocco, un tonfo e poi una risata sguaiata e qualche attimo dopo Sabrina e Blaise fecero il loro ingresso in sala, sotto gli sguardi di un centinaio di persone. La bionda si fermò sulla porta, grattandosi la testa con aria sperduta.

-Siamo in ritardo?- domandò sgranando gli occhi.

-Leggermente.- rispose Molly Weasley scuotendo la testa rassegnata.

-Però questa volta non è colpa mia. Blaise ci mette ore a pettinarsi i capelli! Dovreste vederlo, prima se li pettina in giù, poi…- intercettò lo sguardo del ragazzo. –Ma non c’entra. Allora, dov’è il nuovo arrivato? Lo voglio salutare!-

-Credo che dopo questa tua entrata ne farebbe volentieri a meno.- ghignò Draco. –Comunque, è con i ragazzi, Potter e Ginevra in fondo al tavolo.-

Sabrina e Blaise avanzarono fino a raggiungere Ginny.

-Ciao, famiglia Potter!- esclamò la ragazza facendo un sorrisone. –Ciao Cami, ciao Daniel! E tu devi essere Simon!-

Il bambino annuì fissandola, spaventato da tanto entusiasmo.

-Sì. Ciao.-

-Ciao! Io sono Sabrina e lui è Blaise.-

-Non fare caso alla sua irruenza, in fondo è buona.- lo tranquillizzò Daniel sorridendo alla bionda.

-Grazie Daniel. Davvero non so come farei senza di te.- annuì lei con convinzione. –Comunque, piacere di conoscerti, Simon.-

-Anche per me.- aggiunse Blaise stringendogli la mano. –Ci vedremo sicuramente dopo, Simon. Ora vi lasciamo mangiare, che Molly si arrabbia se facciamo diventare fredde le cose.-

La cena riprese e si svolse tra chiacchiere e risate, come succedeva sempre, quando erano tutti assieme.

Poco prima del dolce, nessuno si stupì di vedere Draco Malfoy alzarsi e picchiettare con il coltello sul calice dello champagne. Ormai si era fissato con i brindisi, ne aveva fatto uno per la nascita di Alex, lecito e dovuto, ma anche uno per il suo primo sorriso, per la nottata in cui aveva dormito per più ore di fila, per il primo versetto e per altri motivi che la maggior parte degli abitanti di Malfoy Manor aveva dimenticato.

-Signore e signori, questa sera ci sono parecchie cose a cui brindare. Primo fra tutti, l’arrivo di Simon.- sorrise al bambino. –Benvenuto in casa Potter ed anche in casa nostra. Poi alla signora Potter, che come tutti saprete è finalmente in dolce attesa, augurandoci che il bambino o la bambina non assomigli al padre.- rivolse un ghigno ad Harry, che fece una smorfia. –Uno a Daniel, che domani se ne tornerà a casa. C’eravamo abituati ad avere qualcuno che tenesse occupata la mia poco riconoscente figlia, invece ora ce la dovremo sorbire di nuovo noi. Grazie al cielo tra poco ricomincia la scuola.- sorrise a Camilla, che gli stava facendo la linguaccia. -Infine a mia moglie, perché è mia moglie, e a mio figlio, perché mi assomiglia.- concluse mentre la gente scoppiava a ridere e brindava, facendo rumorosamente tintinnare i calici.

-Aspettate, aspettate!- esclamò Sabrina schizzando in piedi. –Posso dire una cosa?-

-Certo che puoi.- disse Hermione lentamente, scambiando uno sguardo con il marito.

-Okay, ascoltate. Io… sono incinta!-

Tutti si guardarono. Poi, un tonfo. La ragazza si voltò verso Blaise , che ora giaceva a terra svenuto.

-Blaise… no, stavo scherzando! Non è vero… mi sembrava solo una cosa carina da dire in questo momento. Blaise, riprenditi! Scherzavo, non sono incinta… non aspettiamo un bambino… ma sei svenuto veramente? Che razza di femminuccia!-

 

 

 

 

 

E così eccoci alla fine! Questo è l’ultimo capitolo ufficiale, poi ci sarà l’epilogo, che sarà ambientato qualche anno più tardi di questo ultimo capitolo, in cui verranno sistemate alcune cosette che sono decisamente rimaste in sospeso (indovinate chi devo ancora sistemare?)…

Scrivere questa fic mi ha fatto molto piacere e mi ha fatto piacere che vi sia piaciuta. Alcuni mi hanno chiesto di fare un altro seguito, ma… non lo so. Evidentemente il seguito dovrebbe essere impostato sui “piccoli che diventano grandi” e la coppia Draco/Hermione sarebbe messa da parte per forza di cose… e mi dispiacerebbe molto. Quindi no, non credo che farò un seguito. Però, se vi potrebbe far piacere, potrei fare qualche one-shot, sempre con i protagonisti di questa storia. Magari qualche episodio divertente, qualche missing moments (si chiamano così, vero?) che non ho inserito nella trama oppure qualcosa che riguarda il futuro, quando Camilla e Daniel sono più grandi. Quella mi sembra un’idea carina che potrei mettere in atto

Ringrazio: lilyblack, hermy91, minako-chan,  flycka-cla, herm, shannara_810, lucilla91, danymalfoy (non so come mi immagino Draco da adulto… voglio dire, fisicamente me lo raffiguro biondo, piuttosto magro e… beh, bello, ma non assomigliante a nessuno che esista realmente – anche se Spike sarebbe un buon ripiego, dato che mica lo butterei via –. Draco me lo immagino affascinante ed elegante nei movimenti; di carattere lo piuttosto burbero e scorbutico, spesso indisponente, ma molto ironico. Poi con le persone a cui tiene lo immagino comunque dolce, come ho sempre cercato di renderlo nelle mie fic Insomma… beh, l’uomo che farebbe per me!^^), bimba88 (non voglio svelarti troppo sull’epilogo, ma come ho detto prima sarà ambientato qualche anno dopo a ora… dopo l’ultimo anno ad Hogwarts, più precisamente. E, come hai detto tu, Camilla e Daniel saranno un po’ più maturi… il resto sorpresa! Ciau!)

Grazie a tutti della pazienza che avete avuto a leggere e a recensire… vorrei aggiungere altri mille “grazie”, ma credo che li terrò per l’epilogo, altrimenti poi domenica prossima non so cosa dire! ^^’

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


QUANDO L’AMICIZIA DIVENTA AMORE

OUR LIFE

- Epilogo-

 

 

 

 

 

Come da migliore tradizione, Harry Potter era confuso.

Tutta la sua famiglia era impegnata ad agghindarsi e ad impacchettare regali per un qualche motivo a lui sconosciuto. Inoltre, sua moglie era come scomparsa. Si spostò in salotto dove, stranamente, regnava la calma più assoluta.

-Dov’è Ginny?- domandò a Simon, che seduto sul divano era immerso in una pergamena sgualcita. Lui nemmeno lo sentì, emise un flebile sospiro, si strinse la lettera contro il petto e poi fece una cosa molto strana: la annusò.

Harry si avvicinò, sedendosi accanto a lui.

-Simon, che caspita… ma che schifo, cos’è questa puzza?-

Il ragazzo alzò gli occhi su di lui, stupito che nella stanza ci fosse qualcun altro.

-Ah, papà. Non ti ho sentito arrivare.-

-Me ne sono accorto. Cos’è questa puzza? Tua sorella non starà di nuovo tentando di cucinare…

-No, Dana non c’entra. È la lettera. E non è puzza, è profumo! Ha profumato la lettera!-

Harry corrugò la fronte.

-La lettera?-

-Non la lettera, papà. La lettera!-

-Non capisco cosa… no! La lettera che hai in mano… è di Michelle? La ragazzina di Tassorosso che ti piace?-

-Sì!- esclamò Simon, mentre uno sguardo ebete s’impossessava del suo volto.

-Davvero? E bravo il mio ragazzo!- commentò il moro con il tono che riservava a quei virili momenti di confessioni padre-figlio, dandogli una poderosa pacca sulla spalla. –Cosa dice?-

-Che le farebbe piacere che ci vedessimo durante l’estate. Cosa dico? Cosa le rispondo? La invito a Diagon Alley? O forse ad Hogsmead? Lì c’è quel localino di Madama Piediburro dove…- s’interruppe, intercettando lo sguardo di Harry, ed arrossì furiosamente. –Io in realtà non so com’è, me ne hanno parlato alcuni miei amici che ci hanno portato le loro ragazze.-

-Oh, anche tuo padre lo conosce benissimo!- assicurò la voce divertita di Ginevra, che fece il suo ingresso in salotto in un frusciante vestito di raso rosso. –Durante il suo quarto anno ci ha portato la sua prima ragazza, Cho Chang, bellissima Corvonero di un anno più grande. Nel bel mezzo dell’appuntamento le ha detto che dopo doveva vedersi con Hermione e lei l’ha piantato nel locale sotto lo sguardo di tutti gli altri.- sorrise al marito e si chinò per dargli un lieve bacio sulle labbra. –È uno degli aneddoti preferiti di Ronald.- poi passò in rassegna con lo sguardo sia Harry che Simon e si oscurò in volto.

-Non siete ancora pronti!- esclamò contrariata. Padre e figlio si scambiarono uno sguardo.

-Per la festa a Malfoy Manor, dici?-

-Certo, per cosa altrimenti?!-

-Perché, bisognava vestirsi eleganti?-

Ginny roteò gli occhi, sbuffando esasperata.

-Secondo te perché mai mi sono vestita così, se non si richiedeva un certo abbigliamento? Sarei andata in jeans!-

-Ah.- mormorò Harry. Si alzò sbuffando. –Che io, poi, non ho ancora capito cosa diamine si festeggia stasera.-

-Il diploma di Camilla!- disse prontamente Simon, gli occhi che scintillavano. Camilla era la persona con cui aveva legato di più in assoluto. Avevano qualche anno di differenza, cinque, che nel periodo dell’adolescenza erano molti, ma si volevano davvero tanto bene. Come se fossero due fratelli, ma non solo. Erano amici e confidenti. Camilla gli parlava di scuola, dei G.U.F.O e dei M.A.G.O, e delle cotte, e sebbene fossero problemi che lui ancora non aveva affrontato, la ascoltava attentamente e cercava sempre di darle un buon consiglio. E lei ricambia, naturalmente. Era stato grazie ai suoi consigli se era riuscito a dire a Michelle Berrys che gli piaceva.

-E anche per il compleanno di Alex.- dissero in coro due bimbe dai capelli rosso fuoco, appena entrate nel salotto mano nella mano. Sarah e Joanne, quattro anni. Gemelle. Due coppie identiche della madre. Anche in quanto a carattere determinato.

-E per l’inizio dell’estate.- aggiunse il tono saccente Dana, cinque anni. La bambolina della famiglia. Aveva preso i capelli scuri del padre, con l’unica differenza che i suoi non erano costantemente in disordine, ma erano lunghi e boccolosi, e gli occhi azzurri della madre. Una bellezza.

-C’erano tutte queste cose da festeggiare e così hanno deciso di mettere tutto insieme e fare una festa grandissima!- riassunse Lily in tono spiccio, strattonando con un gesto seccato il vestitino azzurro. Se Dana era la signorina, lei era il maschiaccio. Aveva sei anni e passava il tempo a giocare a Quidditch con Simon.

Harry la fissò, percorrendola con lo sguardo. Sulla fronte, appena sopra al sopracciglio destro, c’era una piccola cicatrice, una piccola strisciolina di pelle un poco più chiara. Non visibile come la sua, anzi, quasi trasparente, ma c’era. Il ricordo di una cosa brutta, che però aveva dato a lui e a Ginny la possibilità di crearsi la numerosa famiglia che avevano ora. Gli sembrava strano vederla con la gonna, quando solitamente non indossava altro che jeans, spesso e volentieri rotti in vari punti, e comode magliette larghe. Sorrise. Lily era la sua consolazione in quel mondo di donne.

-Allora mi sa proprio che ci dovremo cambiare, papà.- sbuffò Simon incamminandosi su per le scale. Harry lo seguì, sospirando pesantemente. Il ragazzino si voltò e gli sorrise.

-Dai, papà, andiamo a salutare e poi ce la svignamo.-

-Come no, Sim. Tu te la svigni con Camilla e io me ne devo stare lì, impagliato come un pinguino nel mio smoking.-

-Ah, non so proprio se Camilla avrà tempo per me. Ci saranno tutti i suoi amici, stasera.- fece una smorfia. –Anche quel Handers.-

-Handers? Jonathan Handers? Quello che ha portato a casa questo Natale? Credevo si fossero lasciati.-

-Si erano lasciati.- puntualizzò Simon sbuffando. –Poi lui le ha regalato delle rose e si sono rimessi assieme. Tu come la chiami una cosa del genere, papà? Io la chiamo abbindolamento.-

-Sono perfettamente d’accordo con te.- annuì Harry.

-Già. E poi a me quello non è mai piaciuto. È così arrogante!-

-Oh, neanche a me piace! E neanche a Malfoy, sta’ tranquillo. Deve fare attenzione a quello che combina, stasera. Hai visto come lo guardava Malfoy a Natale, quando l’ha baciata sotto il vischio?-

-Eccome se ho visto!- ridacchiò Simon. –Se zia Hermione non l’avesse trattenuto gli avrebbe staccato la testa!-

Harry si concesse un ghigno.

-Vero. Senti, Simon, ma tu… lei con te parla, no? Non è che… insomma, tra lei e Daniel…

Il ragazzino scosse tristemente la testa.

-Niente da fare.-

-Ma non le piace? Io proprio non le capisco le donne! C’è questo ragazzo che morirebbe per lei e lei se ne frega!-

-Non è che se ne frega, pa’. È che… non crede che Daniel sia innamorato di lei. Se lui l’abbraccia lei crede che sia perché sono amici. E quando cerco di aprirle gli occhi sai cosa fa? Mi si mette sa ridere in faccia e mi da del ragazzino. Dice che tra loro funziona così, sono solo amici. E quando le chiedo come mai secondo lei Daniel non abbia ancora avuto una storia seria, lei mi risponde che evidentemente non ha ancora trovato la ragazza giusta. Io allora ribatto che è perché secondo Daniel è lei la ragazza giusta, ma Camilla sbuffa, scrolla le spalle e cambia argomento. È una testarda tremenda!-

-Influenza di Malfoy.- disse Harry annuendo gravemente. I due si sorrisero, poi Simon gli diede una pacca sul braccio e si chiuse in camera sua per cambiarsi.

 

 

 

 

 

-Sabri, che pancione!- esclamò Hermione facendole la linguaccia, mentre la bionda avanzava per il salotto a braccetto con Blaise ostentando orgogliosamente la pancia che si intravedeva appena sotto la stoffa verde chiaro del vestito elegante.

-Stai zitta, tu! Stai solo morendo d’invidia perché tu, a cinque mesi, eri già enorme, mentre io sono in perfetta forma!-

Le due amiche si abbracciarono, mentre Draco e Blaise si scambiarono una virile pacca sulla spalla.

-Come ti va, Blaise?-

-Tutto bene. Non è terribile come dicevi tu, avere una ragazza incinta.-

-Non è terribile? Vuoi dire che ti piace impazzire per cercare gelato al gusto di panettone?-

-Non so… Sabrina mi ha sempre chiesto cose strane, quindi immagino di esserci abituato.-

Draco ghignò.

-Anche questo è vero.-

-Blaise… tesoro, Hermione chiede a quando la proposta di matrimonio.- disse Sabrina girandosi verso il ragazzo e fissandolo con sguardo penetrante.

-Quanto sei bugiarda! Hermione non l’ha chiesto… Hermione, l’hai chiesto?-

La ragazza scosse la testa, beccandosi un’occhiataccia da parte dell’amica.

-Vedi, non l’ha chiesto. Devi smetterla, Sabri!- la cinse con un braccio e la baciò sulle labbra. –Ho intenzione di stupirti, quando ti chiederò di sposarmi. Quindi smettila di buttarmi lì la cosa. Tanto te lo chiedo, cosa credi?-

-Sì, ma muoviti!-

-Con calma, amore mio. Con calma. E poi fino a ieri mica volevi avere il bambino prima di sposarti? Dicevi che faceva più star del cinema.-

-Infatti, ma Hermione ha detto che così la copio.- disse con voce lamentosa.

Blaise e la mora scoppiarono a ridere, mentre Draco riempì due calici di champagne e glieli tese.

-Tu no, Sabrina.- disse ghignando. –L’alcol farebbe male al bambino. E dato che vista la madre la sua sanità mentale è già andata a farsi benedire, vorrei salvaguardare almeno la sua salute.-

Lei inarcò un sopracciglio e lo guardò con aria di sufficienza.

-Sono arrivati Ginny, Harry e la mandria. Andiamo a salutarli Blaise.- suggerì in tono fintamente offeso.

-Va bene, andiamo. Ci vediamo dopo, ragazzi.-

Draco li osservò andarsene e strinse Hermione tra le braccia.

-Sono una bella coppia, non trovi?- chiese affondando il naso tra i suoi capelli.

-Sono fantastici insieme. Sabrina è così felice di diventare mamma!-

-Anche Blaise lo è. Però adesso non parliamo dei nostri rispettivi migliori amici, tesoro.-

La mora sorrise baciandolo dolcemente sulle labbra.

-E di cosa vorresti parlare?-

-Di una cosa a cui stavo pensando.-

-Sentiamo.-

-Che ne diresti se noi due… aggiungessimo un altro Malfoy alla collezione?-

Lei lo fissò fintamente perplessa.

-Facciamo collezione di Malfoy?-

-Naturalmente. Per ora abbiamo due pezzi: la bruna ed il biondo. Io proporrei di provare un’altra volta. Chissà che non ne venga fuori il giusto mix tra me e te. Che so, una mora con dei profondi occhi azzurri. Sarebbe una bellezza, non credi? O magari un maschio, così diventerebbe un playboy come me.- intercettò lo sguardo della moglie. –Voglio dire, come lo ero una volta.- la baciò. –Che ne dici?-

-Dico che dovresti chiedermelo stasera.-

-A letto?-

-Sì.-

-Perché sono talmente bravo che non puoi far altro che dirmi di sì.-

-Precisamente.- sorrise Hermione.

-Va bene, lo farò. Però forse potremmo anche darci da fare adesso, ci imboschiamo da qualche parte e…

-Che schifo!- esclamò una voce strascicata in tono indignato. –Mamma, papà, non in pubblico!-

I coniugi Malfoy si staccarono e si ritrovarono davanti il ghigno di Alex, del tutto identico a quello del padre. Erano davvero due gocce d’acqua. Stessi capelli biondi e stessi occhi azzurri. Erano gli stessi anche i lineamenti, duri e fieri.

-Che c’è tesoro?- domandò Hermione sorridendo al figlio.

-Sono arrivati gli zii ed i Weasley. Posso andare a giocare con Stefy, Simon e Lily in giardino?-

-Certo che puoi.-

-Va bene, allora ciao, ci vediamo dopo. Ah, papà…

-Sì?-

-È arrivato anche Jonathan Handers.-

Draco si sporse in avanti, in modo da guardare il figlio negli occhi.

-Novità?-

-Draco!- lo rimproverò Hermione. –Fatti gli affari tuoi! Camilla è abbastanza grande per…

-Shh!- la zittì il marito con un gesto seccato. –Dai, Alex.-

-Li ho visti qualche minuto fa in giardino. Stavano litigando.-

Il biondo ghignò.

-Bene, bene, bene. Perché?-

-Non ho capito, ma a quanto pare lei gli ha detto di non volerlo più vedere.-

-Perfetto!- frugò nelle tasche, tirando fuori due galeoni. –Bel lavoro, Alex!-

Il bambino incassò i soldi e se ne andò, ignorando lo sguardo inquisitore della madre.

-Draco!- sbottò Hermione. –È una cosa… subdola e meschina! Corrompere tuo figlio per impicciarti degli affari di tua figlia! Io davvero non posso tollerare…

Lui la zittì con un bacio.

-Hermione, io ti amo. Però… stai fuori da questa cosa, va bene? Sono suo padre e devo proteggerla. Quello è un cretino che la prende in giro ed io non ho intenzione di lasciare che soffra per un idiota del genere. Lascia fare a me.-

-Ma…

Non ebbe il tempo di replicare, che lui era già sparito.

 

 

 

 

 

Ronald Weasley cercava di stare dietro alla moglie, che correva da una parte all’altra del salone sbracciandosi a destra e a manca per salutare.

-Calì, tesoro, vorresti cortesemente aspettarmi e non…

-Ron, guarda là, c’è Elisabeth!-

-E chi è Elisabeth?-

-La moglie di Neville! E il loro bimbo. Guarda com’è carino, così paffutello! Andiamo a salutarli, dai.-

-Vai tu, cara. Io… mi cerco qualcuno con cui parlare, va bene?-

-Come vuoi. Ci vediamo dopo.-

Lui annuì e si guardò intorno. Si sentiva sempre spaesato quando c’erano le feste a Malfoy Manor. Nessuno lo acclamava e nessuno gridava il suo nome, tanto per cominciare. Non che fosse una cosa necessaria, per carità, ma lo faceva sentire più a suo agio. A casa Malfoy, invece si sentiva costantemente fuori luogo. I suoi rapporti con Hermione non erano più freddi come dopo la epica litigata, ma neanche particolarmente affiatati. Si trattavano con distaccata cordialità e dopo i primi dieci minuti non sapevano più cosa dirsi. Di Malfoy era meglio non parlare, Ronald immaginava che non lo uccidesse solo per il bene della figlia che “avevano in comune”, come piaceva dire a Camilla. Con Zabini e Sabrina non aveva alcuna confidenza, ma era sicuro che fossero piuttosto ostili nei suoi confronti. E poteva anche capire, naturalmente. Insomma, lui era il migliore amico di Malfoy, non si poteva aspettare altro, mentre lei era la migliore amica di Hermione, era colei che l’aveva vista piangere per colpa sua. Ginny, sua sorella, era come la loro madre: sempre impegnata. O in cucina, o con i bambini, ma per lui non aveva mai tempo.

Poi c’era Harry. Poteva dire che erano amici. Non come ai tempi di Hogwarts, naturalmente, ma erano amici. Ad entrambi piaceva la compagnia dell’altro e qualche volta andavano a bere qualcosa al Testa di Porco.

Poi c’era Camilla, la sua bambina che bambina non era più. Una volta, non appena lo vedeva, gli saltava al collo e non lo mollava più. Lo ascoltava raccontare delle partite di Quidditch, degli allenamenti e di tutto quanto e pendeva dalle sue labbra. Ora, invece, lo liquidava con un abbraccio ed un bacio veloce e poi tornava ai suoi affari, lasciandolo in balìa di quegli adulti che non lo prendevano poi tanto in considerazione.

Si sedette su uno sgabello del bar che avevano allestito in un angolo ed ordinò un Whisky Incendiario. Lasciò che lo sguardo vagasse sulla pista da ballo ed individuò la figlia stretta ad un ragazzo dai capelli biondi. Corrugò la fronte, notando la mano di lui muoversi sulla sua schiena, lasciata scoperta dall’elegante vestito color panna, ed avvicinarsi sempre di più al suo fondoschiena.

-Uccideresti, Weasley?- sussurrò una voce strascicata alle sue spalle. –Anche io.-

Ronald si girò, ritrovandosi davanti il ghigno di Draco Malfoy.

-Fino a Natale non stava con un altro?-

-Sì, con Jonathan Handers. Ma a quanto mi ha detto il mio informatore dieci minuti fa si sono lasciati e lei gli ha detto che non vuole più vederlo.-

Ron inarcò un sopracciglio.

-Simon?-

-Alex. Li ha visti in giardino.-

-E allora questo con le mani a ventosa chi sarebbe?-

-Stuartson, Grifondoro.-

-Il figlio del Viceministro?-

-Precisamente. A quanto mi ha detto Potter, che glielo ha detto Simon, sta dietro a Camilla da un bel po’. A lei è sempre piaciuto, ma non più di quanto le piacesse Handers. Sembra un bravo ragazzo, eppure le sue mani sono disgustosamente appoggiate sul corpo di mia figlia. La cosa non mi va bene.-

-Oh, nemmeno a me!- esclamò Ronald annuendo. –Ma cosa ci possiamo fare? Dopotutto Camilla ha diciotto anni, non possiamo immischiarci nella sua vita, no Malfoy? A quest’età è normale che si interessi ai ragazzi e noi non possiamo impedirglielo. Non possiamo controllarla costantemente.-

-No, infatti. Se avessi potuto controllarla o impedirle di frequentare i ragazzi lo avrei già fatto; da solo, senza neanche venire a chiedere il tuo aiuto.-

L’altro lo fissò intensamente.

-Che vuoi dire?-

-Che si può arrivare ad un compromesso.-

-Cioè?-

-Lei può frequentare un ragazzo. Un bravo ragazzo che la stimi, la rispetti e soprattutto la ami. Hai presente di chi sto parlando?-

Gli sguardi di entrambi saettarono verso la parte opposta della pista da ballo dove, seduto su un divanetto, Daniel chiacchierava con una bella ragazza dai capelli color mogano. Era diventato davvero un bel ragazzo, alto più di un metro e ottanta, il fisico asciutto ma compatto. Con i suoi capelli scuri e gli occhi verde brillante erano molte le fanciulle che gli ronzavano intorno. Ma lui non si era mai aperto più di tanto con nessuna. Le sue storie erano fugaci e tra le ragazze della scuola era risaputo che se lui si fosse mai imbarcato in una relazione seria con una di loro, avrebbero dovuto costantemente combattere contro Camilla Malfoy.

-Nott?-

-Già.-

-Se devo essere sincero non l’ho mai stimato particolarmente.-

-Perché sei imbottito di pregiudizi, Weasley. Daniel Nott è stato un Serpeverde, cosa secondo me tutt’altro che negativa, e tu lo giudichi per questo. Però lo hai visto assieme a Camilla. Dimmi se nei suoi occhi non hai visto amore, solo una marea d’amore.-

Ronald ci pensò su, rivedendo nella sua testa tutti i Natali, compleanni e varie festività in cui li aveva visti assieme. Annuì.

-Quindi sei d’accordo con me?- domandò Draco ghignando.

-Questa volta sì, Malfoy. Ma Camilla…

-Camilla non ha mai detto di essere innamorata di lui, ma non ha mai nemmeno smentito. Camilla crede che lui non sia innamorato di lei. Quindi, dobbiamo solo dire a Daniel che deve essere più esplicito.-

-Hai… hai intenzione di parlare con Daniel?-

-Ovviamente. E tu mi accompagnerai.-

-Io?- Ron scosse la testa. –No, non voglio immischiarmi.-

Draco lo raggelò con un’occhiata.

-Non vuoi? Guarda la pista, Weasley. Guarda Camilla. Guarda la mano di quel bastardo che si muove su e giù per la sua schiena. Lo vedi Stuartson che si china in avanti e le sussurra all’orecchio? Sai cosa le sta dicendo? Le sta dicendo: “usciamo a prendere un po’ d’aria, piccola. Andiamo in giardino, dove possiamo stare un po’ in pace da soli.” Questo le sta dicendo.-

-Come fai a sapere cosa le sta dicendo?-

-Perché ho detto cose del genere alle ragazze per anni. Tecnica perfetta. Sai qual è il passo successivo? La si porta in giardino e poi si tenta di baciarla. E ti ricordi di quella mano che vagava sulla sua schiena, Weasley? Ti assicuro che si sposta dalla schiena! Sfiora prima gli zigomi, poi il collo… poi il seno e…

-Da Nott, subito!- sbottò Ronald scattando in piedi.

Draco lo seguì ghignando.

-Sapevo che saresti stato d’accordo.-

Si avvicinarono a Daniel e alla ragazza, che sembravano piuttosto impegnati in una conversazione che coinvolgeva senz’altro la lingua, ma ben poche parole.

-Malfoy… sembra che Nott non sia poi così innamorato di Camilla, non ti pare? Forse dovremmo lasciar perdere, non disturbiamoli…

-Bazzecole, Weasley. Sta a vedere.- si schiarì rumorosamente la voce ed i due ragazzi si staccarono di colpo, imbarazzati. Lei raccolse la sua borsetta e si diresse indispettita verso il bar, fulminando Daniel con lo sguardo. Lui sospirò.

-Salve signor Malfoy. Signor Weasley. Posso fare qualcosa per voi?-

-In realtà sì, Daniel, volevamo parlarti un attimo.- Draco si sedette alla destra del ragazzo e fece cenno a Ron di accomodarsi dalla parte opposta. –Disturbiamo?-

-Ecco… non esattamente. Sybille è… solo una compagna di scuola, niente di più.-

-Perfetto, immaginavo. Senti, conosci il ragazzo che sta ballando con Camilla?-

-Heric Stuartson, figlio del Viceministro.- disse prontamente lui, senza bisogno di guardare in pista. –Grifondoro appena diplomato.-

-Sai perché Camilla sta ballando con lui e non con Handers?-

-No.-

-Perché Camilla ha scaricato Handers qualche minuto fa.-

Daniel alzò lo sguardo su Draco, stupito, mentre il suo cuore mancava un battito.

-Davvero?-

-Sì, davvero.- assicurò Ronald annuendo. –Adesso è single e quel porco di Stuartson ci sta già provando.-

-Esatto.- disse Draco. –Ma noi per Camilla non vogliamo né Handers né Stuartson. Non fanno per lei.-

-Già, sono d’accordo. Lei è dolce e gentile e bellissima, mentre loro sono così boriosi ed arroganti e…

-E non la amano.- concluse Ronald sospirando.

-E invece noi vogliamo qualcuno che la ami.- mormorò Draco. –Noi vogliamo te, Daniel. Perché tu la ami, vero?-

Daniel arrossì, sprofondando nei cuscini del divanetto.

-Ecco, io…- trasse un profondo sospiro. –Sì. Sì, la amo da un mucchio di tempo. Mi sono innamorato di lei la prima volta che l’ho vista al vostro matrimonio, seduta da sola sotto il salice in giardino. Io la amo, farei di tutto per Camilla, ma lei non…

-Tu non le hai mai detto niente di preciso e lei è confusa.- sbottò Draco.

-Io ho cercato di dirglielo. In tutti questi anni non ho fatto altro che tentare di farle capire che vorrei più dell’amicizia. Mi dispiace signor Malfoy, nemmeno sa quanto mi dispiace, ma lei non mi ricambia. Lei non mi ama.- disse Daniel amaramente.

Draco inarcò un sopracciglio, guardandolo da sotto in su.

-Camilla è timida ed ingenua. L’hai conosciuta che era troppo piccola per rendersi conto che le occhiate che le dedicavi nascondevano sotto qualcosa di più di quello che si vedeva. Hai continuato a dedicarle quelle occhiate mentre cresceva, senza alcuna spiegazione, e lei ha continuato ad interpretarle come segno d’amicizia. Devi smettere di cercare di farle capire, devi dirglielo e basta. Devi essere diretto.-

Daniel sospirò frustrato.

-Ma lei non pensa a me in quel modo! Se le dicessi che la amo lei mi risponderebbe di no e tutto sarebbe compromesso. Se da lei non posso avere l’amore, almeno non voglio perdere l’amicizia.-

-Ascolta, Daniel.- disse Ronald sorridendogli. –So come ti senti. Per me ed Hermione è stato così.- Draco fece una smorfia e Ron gli lanciò un’occhiataccia. –Vuoi che Camilla si metta con Daniel? E allora lasciami parlare. Dicevo, per me ed Hermione è stato così. Mi sono innamorato di lei al primo anno e fino al sesto non ho avuto il coraggio di fare niente. Sono stato a guardarla mentre si tramutava in una bellezza ed usciva con persone importanti come Viktor Krum. Mi sentivo impotente… era la mia migliore amica e non aveva mai dimostrato interesse per me in quel senso.-

Daniel lo ascoltava attentamente.

-E poi? Come ha fatto a dichiararsi?-

-Come ho fatto? Nemmeno mi ricordo come ho fatto. Come ho fatto a trovare il coraggio.- sospirò al pensiero. –Mi era arrivata voce che Terence Higgs aveva deciso di chiederle di uscire. Ero arrabbiato da morire e lo ero con me stesso, perché sapevo quello che stava per succedere e non avevo il coraggio di fare niente. Mi sembrava di morire. Mi dicevo: “ha sedici anni, Ron. Vuole un ragazzo, vuole una storia seria. E Higgs gioca a Quidditch, a lei piacciono quelli che giocano a Quidditch. E poi lui è un bel ragazzo, lo dicono tutte. Si metteranno assieme, si sposeranno, faranno dei figli, si ameranno, staranno assieme per tutta la vita. E tu starai a guardare. Starai a guardare, razza di coglione”. Se non avessi fatto niente, non me lo sarei mai perdonato. Così sono andato da lei. Eravamo in Sala Comune, davanti al camino. Lei stava leggendo un libro. Io mi sono avvicinato da dietro, intenzionato a farle tutto un bel discorso, qualcosa di romantico tipo “è da un po’ che penso a te in modo differente”, “mi piacerebbe che approfondissimo la nostra amicizia” e cose del genere.-

-E cosa le ha detto?- domandò Daniel, che pendeva dalle labbra di Ronald.

-Che l’amavo. Le ho detto che l’amavo, nient’altro.-

-E lei?-

-Prima ha sgranato gli occhi. Poi è scoppiata a ridere. Anch’io mi sono messo a ridere e l’ho baciata. Avevo paura, ancora non mi aveva dato una risposta affermativa. Però lei ha ricambiato il bacio ed io in quel momento ho pensato che saremmo rimasti insieme per tutta la vita.- sospirò, lanciando uno sguardo a Draco. –Purtroppo non è andata così, ma… beh, siamo stati assieme. E se io quel giorno non glielo avessi detto, probabilmente adesso non me lo sarei ancora perdonato. Devi tentare, Daniel. Magari non vi sposerete e non vivrete assieme per tutta la vita, ma se non tenti non lo saprai mai.-

Daniel lo fissò. Poi fissò Draco.

-Signor Malfoy…

-Anche secondo me dovresti andare, Daniel. Buttati. Secondo me Camilla vuole te. Forse non se n’è ancora resa conto, ma anche lei ti ama. Anche quando stava con Handers, non appena tu chiamavi lei correva da te. Devi buttarti, Merlino, devi buttarti!-

-Devo buttarmi.- ripeté Daniel annuendo con convinzione. Scattò in piedi. –Ora mi butto. Ora mi butto!- si voltò verso i due uomini, che lo guardavano incoraggianti. –Fatemi gli auguri.-

-Auguri!- risposero in coro Draco e Ronald. Poi si fulminarono con lo sguardo, entrambi schifati. Lo guardarono avviarsi con passo deciso verso la pista da ballo.

-Non… non sapevo che vi foste messi assieme così, Weasley.- mormorò il biondo senza guardarlo. –Tu ed Hermione, intendo.-

L’altro scrollò le spalle.

-Mi sono inventato quella storia di Higgs. Era solo per adattare il racconto alla situazione di Camilla. Se solo Daniel sapesse chi è Higgs, non avrebbe creduto ad una parola.-

-Perché?-

-Higgs era un Serpeverde.-

Draco ghignò.

-Ah già. Certe volte mi dimentico che li odiava.-

Ron gli lanciò un’occhiata di traverso.

-E chissà perché.-

 

 

 

 

Daniel batté due dita sulla spalla di Stuartson, sorridendo con finta cordialità.

-Mi cederesti la dama per un ballo?- domandò.

Il ragazzo emise un verso che assomigliava parecchio ad un grugnito e si scostò di malavoglia da Camilla.

-Ci vediamo dopo?- le chiese stampandole un bacio sulla guancia.

-Forse.- sussurrò lei sorridendogli e lasciandosi avvolgere dalle braccia forti di Daniel. Non appena il precedente cavaliere se ne fu andato, sbuffò.

-Heric balla come un cane.- commentò facendo una smorfia. Daniel scoppiò a ridere, stringendola un poco di più.

-Evidentemente lui non ha preso lezioni come ho fatto io.- disse ghignando.

-Immagino di no. Lui non è abbastanza raffinato.-

-Naturalmente. Sono pochi quelli raffinati come me. Ma cosa vuoi, se si desidera far colpo su una signora saper ballare è fondamentale.-

-A quanto ho visto poco fa anche l’arte di saper usare la lingua non è da sminuire.-

Daniel arrossì.

-Mi hai visto con Sybille, vero?-

-Sarebbe stato difficile non vedervi, dato che quel divanetto è piazzato in mezzo alla sala.-

-Giusto.-

-Allora che mi dici, lei ti piace? Ti può interessare?-

-No, direi di no.-

Camilla ghignò, alzandosi in punta di piedi ed avvicinandosi al suo orecchio.

-Sei sicuro di non essere gay, Dan?-

-Sicurissimo. Comunque non parliamo di me, parliamo di te. Ho saputo che hai mollato Handers.-

-L’hai saputo dalla strana coppia, vero?-

Daniel la fissò perplesso.

-Scusa?-

-Sì, la strana coppia. Papà e papà. Malfoy e Weasley. Ho visto che ti hanno braccato.-

Il ragazzo ridacchiò.

-Ah. Sì, l’ho saputo da loro. Ma tanto me l’avresti detto tu, no?-

Camilla sospirò, appoggiando la testa sulla sua spalla. Doveva ammettere che Daniel sapeva ballare proprio bene. Sapeva condurla perfettamente e la faceva volteggiare come se non pesasse nulla.

-Immagino di sì, ti dico tutto di solito.-

-Già. Perché l’hai lasciato, Camilla? Pensavo ti piacesse.-

-Mi piaceva, infatti. Però… Dan, non lo so. Non voglio più stare con lui. Gli interessava solo…- arrossì. –Insomma… quello.-

Daniel sussultò.

-Voi due non…

-No!- esclamò Camilla scuotendo la testa.

-E lui non ha nemmeno tentato di toccarti, vero?-

-No. Sì. Cioè…

-Se ti ha fatto qualcosa, giuro che gli lancio una Maledizione senza…

-No, Daniel, no! Non ha tentato niente! Solo… me l’ha chiesto.- arrossì ulteriormente. –Voglio dire… non è una richiesta tanto strana, siamo stati assieme per più di sei mesi, però… non me la sentivo. E lui iniziava veramente ad insistere. Non che lo dicesse esplicitamente, ma ci provava. E io con un ragazzo voglio anche poterci parlare. Insomma, tutte le volte che eravamo da soli non facevo nemmeno in tempo a salutarlo che lui mi baciava e… ma non so nemmeno perché ti sto raccontando tutto questo.-

-Perché sai che con me puoi parlare, Cami. Con me puoi parlare.-

Lei annuì, sorridendo.

-Sì, con te posso parlare.- si staccò dalla sua spalla e lo scrutò in volto. –Ma anche tu puoi parlare con me, lo sai. Ultimamente sei stato così freddo… c’è qualcosa che non va?-

Daniel sospirò. Da quando era diventato freddo? Da quando aveva Camilla ed Handers avevano festeggiato l’anniversario dei tre mesi. Tre mesi. Da quando lui aveva capito che per lei stava diventando una cosa seria.

-C’è una cosa che voglio dirti, Camilla.- sussurrò piano, la voce che gli tremava.

-Cosa?-

-Ecco…- tirò fuori la bacchetta. –Lascia che faccia una cosa.-

La ragazza si staccò appena, aveva la bacchetta puntata contro il petto.

-Che… che vuoi fare?-

-Giuro che non voglio ucciderti.- ridacchiò lui. –Voglio fare una cosa. Ti fidi di me, vero?-

-Naturalmente.-

Lui sorrise e mormorò qualche parola sottovoce. Poi rimise via la bacchetta.

-Fatto.-

-Cos’hai fatto?-

-Guarda la tua collanina.-

Camilla mise una mano nel corsetto del vestito, estraendo la collanina con inciso il salice ed i loro nomi. La osservò attentamente e spalancò la bocca. Le loro iniziali erano rimaste invariate, ma il salice non c’era più. Al suo posto, un cuore. Alzò lo sguardo su Daniel, che la fissava ansioso.

-Daniel… cosa vuol dire?-

-Non potevo più fare finta di niente, Camilla. Non riesco più a far finta che la tua amicizia mi basti. Non mi basta più. Sono innamorato di te.- confessò tutto d’un fiato.

-Daniel… oh, Dan… non so cosa dire… io…

-Non ricambi.- disse lui amaramente. Non stavano più ballando, erano fermi in mezzo alla pista. –Va bene, va bene anche così. Ti prego solo di non respingermi. Ti prego di non rompere l’amicizia che ci lega, perché io ci tengo moltissimo e…

-No! No, aspetta…- mormorò Camilla in preda al panico. –Non è così… cioè, non lo so. È solo che… adesso viene fuori che ti sei innamorato di me, noi due siamo amici, non mi sono mai accorta di niente, non… è così improvviso!-

-Non è improvviso. Mi sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto. Sono sette anni che sono innamorato di te. Ed io ho cercato di farti capire, ma… evidentemente non sono stato abbastanza bravo. Scusami se ho aspettato tutto questo tempo. Scusami… scusami anche se ti amo, perché non so se sia una cosa buona. Se tu non provi la stessa cosa forse non è una cosa buona. Però…

-Daniel, ascoltami, ti prego. Mi sento così… confusa! Tu sei Daniel, il mio Daniel… non so cosa fare.-

-Nemmeno io so cosa fare.- disse lui sottovoce. –Tu sei… così bella. Adoro tutto di te.- la guardò e quelle parole gli parvero ancora più vere. Adorava veramente tutto di lei. I suoi occhi per prima cosa. Così scuri e… caldi. E poi quelle lentiggini. Le avrebbe baciate una per una se solo lei glielo avesse permesso. Sorrise. –Tu mi ami?- domandò chiudendo gli occhi.

-Oh, Daniel. Una domanda così… non so rispondere. Non so cosa mi sta succedendo. Anche io adoro tutto di te. Io ti adoro e… il mio cuore non hai mai battuto tanto forte. Lo senti?-

Lui rimase zitto. Riusciva a sentire solo il suo, di cuore, che sembrava come impazzito. Allora si sporse in avanti, appoggiando l’orecchio sul petto di Camilla. E lo sentì. Sentì come batteva forte. E allora sorrise. Perché forse lei non l’aveva ancora capito, ma quella era la prova. Lei lo amava.

Camilla arrossì. Mosse il viso in avanti, affondando il naso tra i capelli di Daniel. Era così… suo. E si rese conto in quel momento che lo era sempre stato. Le venne in mente come stava bene con lui. L’aveva sempre considerata una cosa normale, ma capì che non lo era. Si era sempre chiesta perché con gli altri ragazzi non si sentisse mai bene come con Daniel. Ora aveva la risposta.

-Anche io ti amo.- sussurrò. Lui si tirò su e la strinse. Una stretta forte e dolce e decisa e tenera e tante altre cose che Camilla non riusciva a descrivere.

-Davvero mi ami?- le chiese con gli occhi che luccicavano.

Lei gli sorrise.

-Baciami, Daniel.-

Si baciarono. Poi si staccarono, si sorrisero e si baciarono ancora e ancora. Molte altre coppie si erano fermate a guardarli, ma non importava. A loro non importava.

 

 

 

 

 

-Draco, tesoro, che sta succedendo? Cosa stai…

Lui le mise due dita sulle labbra e le indicò la pista da ballo con un dito. Hermione guardò e scrollò le spalle.

-Camilla si è rimessa con Handers e si stanno sbaciucchiando. Che novità! Quei due si lasciano e…

-Tesoro…

-… e si riprendono come se fossero…

-Amore…

-… non so che cosa e…

-Hermione!-

La mora fulminò il marito con lo sguardo.

-Che c’è?-

-Quello non è Handers.-

Hermione tornò a guardare la pista da ballo. I due ragazzi avevano ripreso a ballare e mentre volteggiavano lei poté vedere in faccia il ragazzo. Spalancò la bocca.

-È Daniel!- esclamò sorpresa.

-Già!-

-Ma… cos’è successo?-

-È tutto merito mio!- disse Draco gonfiandosi d’orgoglio. –E di Weasley.- aggiunse a voce più bassa sentendo il rosso che si schiariva eloquentemente la voce. –Abbiamo parlato a Daniel, lui ha parlato con Camilla e… vittoria, stanno assieme!-

Hermione scosse lentamente la testa.

-Ti avevo detto…

-Di non impicciarmi, lo so. Ma io non ti ho ascoltato e quello che ho fatto li ha fatti mettere assieme. Perciò vedi di non trovare niente da ridire.-

-Non sono d’accordo sul metodo, però dato il risultato eviterò ogni rimprovero nei tuoi confronti. Ma sappi che non condivido.- si voltò verso Ron. –E non appoggio nemmeno te. Non avresti dovuto dargli retta!-

-Scusa.- mugolò lui intimorito. Si dileguò, dicendo che doveva andare a cercare la moglie, prima che Hermione prendesse a sgridarlo.

Draco si chinò sulla mora e la baciò dolcemente sulle labbra.

-Ti va di ballare?-

-Sì, certo.-

Si spostarono sulla pista, iniziando a volteggiare sulle note della canzone. Passarono accanto a Daniel e Camilla, che si muovevano lentamente, abbracciati, e Draco rispose con un ghigno al sorriso del ragazzo. Girarono e lui si ritrovò faccia a faccia con Blaise. Rivolse un ghigno anche a lui.

-Quante cose sono cambiate da quando ci siamo sposati, Hermione.- sussurrò all’orecchio della moglie.

-È vero.- sospirò lei appoggiando il capo contro il suo petto. –Guarda com’è cresciuta Camilla. È così bella innamorata.-

-E poi Alex. Sta diventando uguale a me in tutto e per tutto.-

-Ancora non ho deciso se sia una buona cosa.- ridacchiò Hermione.

-È una buona cosa, te lo dico io.-

-Se lo dici tu.- sorrise. -Poi Ginny ed Harry, con la numerosa famiglia che sognavano.-

-La piccola Weasley non poteva averne nessuno e poi ne ha avuti quattro.- ghignò. –La macchina dei bambini.-

-Non è carino definirla così, però… è quello che voleva lei. Tanti bimbi, tanti dolci bimbi.-

-Che crescono e diventano tanti scorbutici adolescenti.-

Hermione sorrise.

-Ah, questi sono affari suoi e di Harry!-

-Indubbiamente, io non ho intenzione di dare una mano. Tranne che con Simon, ma lui è tranquillo.-

-Lui non è stato creato con gli spermatozoi di Harry e per te è questo che conta.-

Draco ghignò.

-Come sono trasparente per te, donna.-

-Infatti. Poi ci sono Blaise e Sabrina, la bella ed il Mangiamorte.-

-La pazza ed il Mangiamorte.- la corresse il biondo.

-Sottigliezze. La bella o pazza che tu voglia sta con Blaise, che nel frattempo non è più un Mangiamorte, ma un rispettabilissimo Auror ed insieme aspettano un bambino.-

-E si sposeranno.-

-Se lui glielo chiederà.-

-Se lei gli permetterà di chiederglielo.-

Hermione gli lanciò un’occhiataccia.

-La vuoi smettere di contraddirmi?-

Draco scoppiò a ridere e la face volteggiare più velocemente.

-Non ci riesco, è troppo divertente.-

-Non sono dello stesso parere.-

-Non lo sei quasi mai, ci sono abituato.-

-Questo non è vero. Quando dici che mi ami sono del tuo stesso identico parere.-

Lui inarcò un sopracciglio.

-Ma davvero?-

-Sì.-

-Allora devo dirti che ti amo?-

Hermione alzò il volto verso di lui ed accolse il suo bacio.

-Sì.-

-Ti amo, Hermione.-

Lei sorrise, scostandogli una ciocca di capelli biondi dal viso.

-Anche io ti amo, Draco.-

 

 

 

 

 

E così siamo arrivati alla fine. Sono un po’ triste, però… beh, prima o poi doveva finire, no?

Comunque, ci terrei a ringraziare tutte le persone che mi hanno seguita e che hanno letto e recensito, siete state tutte mitiche! Minako-chan (mia cara… e me lo devi pure chiedere se puoi pubblicizzare la mia fic sul forum?! Mi fai il regalo di Natale! Comunque ho sistemato Daniel e Camilla… fammi sapere se ti ho soddisfatta!), alex (cosa posso dire… grazie! ^^), flycka – cla, JulyChan (Ginny e Sabrina incinta… eccome se mi immagino il casino! La seconda che continua a far casino e la prima, Medimaga superdiligente, che ha un attacco isterico ogni volta che Sabrina si muove. E poi me li vedo, Blaise ed Harry che pendono dalle labbra di Draco che fa l’esperto e che racconta come cambiare pannolini ecc ecc… vabbé, lasciamo stare! ^^ Sempre mille grazie per i tuoi commenti troppo carini e divertentissimi!), Lucilla91 (beh, la fine proprio fine è questa… spero ti sia piaciuta!), bimba88 (Herm/Blaise? No, non ci ho mai pensato, perché mi sono sempre concentrata su altre coppie. Doveri inquadrare per bene il carattere di Blaise, però potrebbe essere una cosa interessante! Appena la scuola mi lascerà un po’ di tempo – sto impazzendo, non ho più tempo di fare niente! – ci penserò su. Grazie dei commenti, sono sempre troppo carini!)

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