Good morning, Kuro-papi!

di LetyJR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Ok

Ok, possiamo dire che questa fic è la dimostrazione pratica che mettere due menti malate con mezzo neurone ciascuno a dormire sotto lo stesso tetto è molto, molto pericoloso… soprattutto se una delle due (nella fattispecie la sottoscritta) la mattina apre gli occhi con in testa, chissà perché, una canzoncina idiota e la usa come sveglia per l’altra… XD Poi aggiungeteci che quella è una di quelle melodie maledette che se ti entrano in testa non te le schiodi più, uniteci la full immersion di Tsubasa di quest’ultimo periodo e ottenete il delirio…

È qualcosa di assolutamente alieno dai miei standard di scrittura (mai scritto niente di fluff io!), comunque spero vi piaccia ugualmente!

Un abbraccio,

Mistral

 

***

 

La coautrice qui sopra ha praticamente detto tutto...

Passando alle cose pratiche:


@ La canzone originale (e balletto annesso) la trovate su YouTube. Visto che sono tanto buona e cara (XD) vi risparmio la via crucis che ho passato per capire di quale canzone stesse parlando Mistral quella mattina (soprattutto perché io a stomaco vuoto fatico a ragionare)… questo
à [ http://www.youtube.com/watch?v=6ZTWvffZNqo ] è il link del video a cui io, Mistral e Mokona ci siamo inizialmente ispirate (spero non venga considerata pubblicità occulta, nel caso ditelo che lo tolgo XD).


@ Ricordando che tutti i personaggi sono di proprietà dei rispettivi autori (XD), posso però dire che:

La fangirlaggine assurda (ma nemmeno tanto) di Himawari-chan è mia, ed è legata al fatto che la cosplayerò (sì, voce del verbo cosplayare) in una delle prossime fiere. Non pensavo di raggiungere tali livelli di fangirlismo. Mi sbagliavo.

Le pucciose ripetizioni a raffica dei (delle?) Mokona sono mie, pensieri metaforici compresi.

Mie sono anche le figure da timidone di Shaoran e i cuoricini rosa di Watanuki.

Le parti di Fay sono opera di Mistral. A volte mi pento di averle fatto leggere Tsubasa, visto come si immedesima bene (nei miei Kuro-momenti vi giuro che è insopportabile!)

Idem come sopra per quanto riguarda Yuko. A volte mi pento di averle fatto leggere Holic, visto come si immedesima bene (e qui ringrazio la mia tappitudine per avermi fatto scampare il ruolo di Watanuki **)

La tenerezza filiale di Sakura è opera sua.

Le uscite di Domeki le sono venute benissimo, e ciò mi inquieta (ma prima di tutto mi diverte XD).


@ Piccola nota (ultima, poi vi lascio leggere in santa pace XD). La coautrice qui sopra di solito si impegola a scrivere fanfiction angst. Questa è la sua prima fluff (tendente al demenziale, poi…), quindi fatemi una cortesia… commentate, ok? Grazie mille ^_^



Come? A chi finirà il ruolo di Kuro-papi?

Leggete e lo saprete XD

Lety

 


 

 

Goodmorning, Kuro-papi!

 

CAPITOLO 1

Quella mattina, a Oto pioveva. Fay si alzò come al solito per primo ma, a differenza degli altri giorni, non era allegro anzi, quasi non sorrideva neppure. E non solo per la caviglia ancora dolorante che si era slogato la sera prima durante lo scontro con quel gruppo di oni; il pensiero che più di tutti lo incupiva (e dava fastidio soprattutto a lui che fosse così) era la discussione avuta subito dopo con Kurogane.

Il mago si impose di non pensarci e, zoppicando un po’, si diresse in cucina per iniziare a preparare la colazione per sé e per il resto della “famiglia”: i bambini probabilmente si sarebbero alzati di lì a poco, mentre papino avrebbe continuato a ronfare ancora per un pezzo, visto che era domenica e che quindi non sarebbe dovuto uscire a caccia con il suo ragazzo.

Nel frattempo la piccola Mokona si era svegliata e, dopo essersi liberata dal comodo e confortevole nido tra le braccia della principessa, era sgattaiolata fuori, attirata dai rumori. Zompettando aveva raggiunto la cucina, dove aveva trovato Fay intento ai fornelli. Stropicciandosi gli occhietti con le zampine aveva silenziosamente scalato uno degli sgabelli, fino a trovarsi sul tavolo già per metà apparecchiato, ed aveva raggiunto il suo posto come in trance, pensando agli ottimi dolci che avrebbe potuto assaggiare quella mattina. Seguivano quella stessa routine ormai da un mese e, come al solito, la polpettina bianca era ben preparata a rispondere a tono all'allegro, casinista ed entusiasta saluto del mago. Quel giorno, invece, silenzio… che strano...

 

“Fay-san?” sussurrò, avvicinandosi piano piano all'amico biondo che era intento a preparare quel che sembrava l’impasto per delle deliziose frittelle, l'espressione del viso nascosta dalla frangia che gli copriva gli occhi.

Sentendosi chiamare, il ragazzo alzò lo sguardo dalla ciotola che aveva in mano, regalando all’animaletto un largo sorriso, uno dei suoi soliti. “Ciao Mokona! Ben svegliata!”

Mokona smise di preoccuparsi, dimenticando subito l’inusuale silenzio con cui lui l’aveva accolta. “Buongiorno Fay-san!” rispose, avvicinandosi ancora un po’ “Mokona ha tanta fame… Mokona può dare una mano a Fay-san?”

“Certo che può!” ribatté pronto l’altro, accarezzandole la testolina “Tieni, mescola qui… e fai attenzione che non restino grumi. Questa è la pasta che serve per fare le frittelle che piacciono tanto alla principessa… io intanto preparo la cioccolata, va bene?”

La creaturina annuì e il mago si allontanò. Ma nei suoi gesti non c’era la sua tipica esuberanza: sorrideva, sì, ma non saltellava canticchiando tra i fornelli come tutte le mattine.

Mokona afferrò il cucchiaio e iniziò a mescolare ubbidiente, ma sentiva che c'era qualcosa che non andava. Gira e rigira, acqua e farina si stavano amalgamando bene, nonostante la piccola lavorasse in precario equilibrio sulle zampette e lanciando di nascosto continue occhiate al suo amico umano.

Sospirò, poggiando sul tavolo la ciotola con l'impasto pronto e saltellando poi verso il lavandino per sciacquare il cucchiaio. Perché non poteva essere tutto come in cucina, dove mescolando buoni ingredienti ottieni risultati ancora più buoni? Nella testolina della piccola, tutti loro erano proprio come gli ingredienti di un dolce… allora perché non riuscivano ad amalgamarsi bene? Le dispiaceva vedere Fay così triste (perché un Fay che non saltella come un matto è per forza un Fay triste) quindi zompettò verso di lui decisa a riportare l'armonia in cucina.

Guardandolo dal basso verso l'alto, strofinandosi nervosamente le zampette anteriori, chiese: “Fay-san è triste stamattina… Mokona è preoccupata! Perché Fay-san è triste? È successo qualcosa a Fay-san?”

Davanti all’agitazione della piccola, il mago si lasciò scappare una risata leggera, poi mise giù il pentolino che stava riempiendo di latte e allargò le mani, invitandola a farsi prendere in braccio.

“Non devi preoccuparti per me, Moko-chan! È tutto a posto… è soltanto che ieri sera Kuro-papi si è arrabbiato con me perché mi ero così incantato a guardarlo combattere contro quegli oni che mi sono fatto colpire e lui è stato costretto a portarmi a casa in braccio… sai com’è fatto papà, no?”

Mokona sorrise, ricordando la sera prima quando aveva visto arrivare Kurogane-san in veranda con Fay-san in spalla: all'inizio si era preoccupata, ma alla fine tutto era finito bene, no? Kurogane-san aveva anche scaricato Fay-san come fosse un sacco di patate, quindi era tutto come al solito, vero? E allora… qual era il problema?

“Sì, Mokona sa com’è fatto Kuro-papi! Kuro-papi fa tanto il cattivo, ma sotto sotto vuole bene a Mokona, a Fay-san, a Sakura-chan e a Shaoran-kun! Kuro-papi si arrabbia sempre con Fay-san, però… Mokona non riesce a capire perché questa volta Fay-san è triste!”

Il mago sorrise dolcemente: sì, perché questa volta era triste? In fondo, non era certo la prima volta che il ninja cercava di scavare nel suo passato e lui ne era sempre uscito bene. Solo che non era mai successo che gli dicesse che lo odiava… non che Fay fosse convinto che l’altro la pensasse davvero così, però… beh, non era bello sentirselo dire, ecco! Comunque non poteva raccontare alla polpettina bianca queste cose. C’era già Kuro-rin a fare domande scomode!

Decise di glissare, sperando che lei non fosse cocciuta come un certo spadaccino di sua conoscenza…

“Beh, diciamo che ieri mamma e papà hanno avuto una discussione spiacevole… sai, a volte capita tra genitori”

Oh beh, se il problema era solo questo… sarebbe stato un gioco da ragazzi sistemare le cose, no? Mokona tornò al suo posto e si sedette, la testolina appoggiata sulle zampine. Cosa poteva inventarsi per aiutare mamma e papà a fare pace? Improvvisamente, ecco l'idea! Mokona prese a saltellare sul posto, tutta emozionata

“Fay-san, Fay-san! Mokona ha un'idea! Perché Fay-san non prepara una sorpresa per Kuro-papi?”

Il mago la guardò, inarcando le sopracciglia mentre gli occhioni azzurri brillavano di eccitazione “Mi piacciono le sorprese! Cosa hai in mente Moko-chan?”

Euforica per essere riuscita a rallegrare il mago, Mokona attraversò saltando tutta la cucina per poi atterrargli sulla testa con un triplo salto mortale.

“Mokona pensa che potremmo trovare un modo per rallegrare Kuro-papi augurandogli il buongiorno con qualcosa di indimenticabile! Mokona pensava a una canzone o a un balletto!”

Fay rise, facendo un giro su se stesso. “Hyuu! Questa sì che è una bella idea!” poi però si fermò e la sua espressione si fece pensosa “Però c’è un problema… io non conosco niente di adatto… come facciamo Mokona?”

 

I due erano così immersi nella loro discussione che non notarono la porta aprirsi lentamente e fare capolino il visetto ancora un po’ assonnato della principessa. La ragazzina era già vestita di tutto punto e pronta per iniziare una nuova giornata di lavoro, ma arrivare in cucina e trovare il mago con Mokona sulla testa, entrambi con una faccia così concentrata… Sakura entrò timidamente, preoccupata di interrompere qualcosa di veramente importante.

“B-buongiorno Fay-san, ciao Mokona… vi disturbo?” domandò sottovoce dopo qualche istante.

“Buongiorno, Sakura-chan!” esclamò Mokona, saltandole in braccio. “Fay-san e Mokona stanno pensando a una sorpresa per far sorridere quel musone di Kuro-papi! Sakura-chan ci vuole dare una mano? Pensavamo a una canzone o a un balletto divertente!”

Sakura sorrise dolcemente; non aveva ancora capito nulla di quanto stessero pianificando quei due, ma se lo scopo era fare una sorpresa per far piacere a Kurogane era sicuramente qualcosa di positivo (il pensiero che il ninja molto probabilmente non avrebbe gradito non la sfiorò minimamente).

“Certo, vi aiuto volentieri” assentì subito.

Fay batté le mani entusiasta. “Hyuu! Perfetto Sakura-chan! Allora aiutaci a pensare a qualcosa che potremmo cantare o ballare tutti assieme…”

Sul viso della principessa si disegnò un’espressione pensierosa, che faceva perfettamente il paio con quella del mago. “Su questo punto purtroppo non saprei come aiutarvi, mi dispiace” ammise dopo un po’, con tono rammaricato.

Il silenzio era tornato nella piccola cucina del Caffè Occhi di Gatto. Fay rifletteva stando in piedi appoggiato muro, Sakura era rimasta accanto allo stipite della porta mentre la piccola Mokona camminava avanti e indietro sul tavolo della colazione. Improvvisamente la polpettina bianca si fermò, picchiando il pugnetto sul palmo della zampina sinistra.

“Mokona ha un'idea! Mokona, Fay-san e Sakura-chan possono chiedere aiuto a Yuko-san! Yuko-san saprà sicuramente consigliarci bene!”

“Ottima idea, Mokona!” esclamò il mago, galvanizzato. Poi però sembrò comprendere appieno le implicazioni del chiedere una qualsiasi cosa alla Strega delle Dimensioni e il suo entusiasmo si smorzò “Ma Yuko-san cosa vorrà in cambio?”

Anche la principessa pareva essere arrivata alla stessa conclusione. “Già, Fay-san ha ragione… e poi non credo che sia il caso di disturbare Yuko-san per queste cose…” lo disse con un po’ di titubanza, quasi le dispiacesse smontare l’idea che Mokona aveva proposto con tanto entusiasmo.

“Ma Mokona crede che Yuko-san sarà contenta di fare qualcosa per Kuro-papi… e poi potrebbe assistere alla nostra rappresentazione! Yuko-san adora la musica e il divertimento! Quando Mokona era a casa di Yuko-san, anche se Mokona dormiva Mokona sentiva che ogni tanto Yuko-san organizzava delle feste!”

Così dicendo Mokona saltellò verso lo specchio nel corridoio, e in pochi istanti l'immagine della Strega delle Dimensioni apparve davanti a loro.

Yuko era in quello che sembrava un parco, seduta su una strana panchina a forma di tigre, e accanto a lei stavano tre giovani. Quando lei salutò con un sorriso, uno dei tre ragazzi non si scompose minimamente, all’altro venne quasi un infarto mentre la terza rimase estasiata.

“Ciao Mokona, come stai? Perché mi hai chiamato, c’è forse qualche problema?”

“Yuko-san, Yuko-san! Buongiorno! Mokona è qui perché Mokona ha bisogno di un consiglio! Kuro-papi è sempre così imbronciato, allora Mokona, Fay-san e Sakura-chan volevano fargli una sorpresa, ma non sappiamo cosa fare per fargli iniziare la giornata in maniera allegra!”

La piccolina parlò tutto d'un fiato, assordando i presenti e anche quelli che ascoltavano dall'altra parte dello specchio.

Yuko si concesse una risata leggera. “Capisco… e avete pensato a qualcosa di particolare da fare per rallegrare Kurogane?”

“Beh, Mokona qui proponeva una canzone o un balletto” si intromise Fay, mentre Sakura alle sue spalle annuiva convinta “Ma non sappiamo da che parte cominciare…”

Nell’altra dimensione, la donna corrucciò le labbra rosso fuoco, posandoci sopra un dito ad enfatizzare un’espressione fintamente meditabonda. “Vediamo un po’ cosa vi posso consigliare…”

Dietro alla Strega, Watanuki iniziò ad arretrare silenziosamente. Ogni volta che venivano contattati da quel gruppetto di viaggiatori erano guai in arrivo! Peccato però che ogni suo tentativo di fuga venne clamorosamente annullato dalla dolce Himawari, la quale pensò bene di prendere lui e Domeki a braccetto.

“Oh, Watanuki-kun, Domeki-kun, non vi sembra una splendida idea? Come sono carini! Diamogli una mano anche noi!” esclamò la ragazza coi codini trascinando di peso i due per avvicinarsi ancora di più alle immagini proiettate dal Mokona nero.

L’arciere non reagì minimamente, né la sua espressione ieratica subì un qualsiasi mutamento. Yuko da parte sua sorrise soddisfatta alla reazione della giovane: se lei era così entusiasta, sarebbe stato molto più semplice far collaborare Watanuki… quanto a Domeki, non c’erano problemi di sorta – quel ragazzo rimaneva un mistero per lei, ma almeno eseguiva senza discutere. Ed era sicura che, se tutto fosse andato come stava pianificando, si sarebbe divertita un mondo…

“Cosa?! No, assolutamente no! Mi rifiuto! Non voglio aver niente a che fare con le richieste di quei cinque, io!” esclamò Watanuki, agitandosi come suo solito, ma il caldo sorriso entusiasta di Himawari (sommato alla presa ferrea che la gentile compagna di scuola stava esercitando sul suo braccio) gli fece subito cambiare idea. Il ragazzo sospirò, sconfitto, e passò a riconsiderare l'intera faccenda sotto una nuova prospettiva… poteva organizzare qualcosa con Himawari-chan e, se avesse avuto l'idea vincente, la ragazza l'avrebbe di sicuro apprezzato più di quell'idiota di Domeki! Cuoricini di ogni colore e dimensione presero a girargli attorno mentre pensava a un'idea da suggerire.

“Uhm, vediamo… pensavate a qualcosa in particolare?” esclamò Himawari, portandosi l'indice alle labbra.

“Mokona pensava a qualcosa di allegro, cantato e ballato! Mokona ricorda vagamente una canzoncina che Mokona ha sentito quando era ancora al negozio di Yuko-san, ma Mokona non ne sa il titolo…”

“L'hai sentita alla tv forse, Mokona-chan? Ragazzi, vi ricorda qualcosa?” chiese la giovane guardando interrogativamente gli altri due. Entrambi scossero la testa.

“Mokona l'ha sentita alla tv! Era una pubr… publitic… pubici…”

“Pubblicità?”

“Sì, Himawari-chan ha capito cosa voleva dire Mokona! Mokona ricorda che era qualcosa di allegro sul… sul buongiorno, ecco!”

“Puuu! Sì, anche Mokona se la ricorda! Era una canzoncina sulla prima colazione!” aggiunse la polpettina nera che fungeva da «proiettore» nel giardino.

“Bah! Qui non ci viene in mente niente, mi dispiace!” tagliò corto Watanuki. Voleva tornare al suo pic-nic con la dolce Himawari, e quella ricerca stava solo facendo perdere loro tempo. Gli dispiaceva per il gruppo, ma siamo sinceri: trovare quella canzone era come cercare un ago in un pagliaio di dimensioni astronomiche!

“Himawari-chan, lasciamo qui Domeki ad aiutare i nostri amici e noi facciamoci un po' di latte e cacao, ti va?”

Improvvisamente Himawari lasciò sia Watanuki che Doumeki, e abbassò il capo. Quando rialzò lo sguardo aveva gli occhi pieni di lacrime, ma uno splendido sorriso le illuminava il volto.

Watanuki rimase pietrificato a guardarla e, quando lei lo abbracciò esclamando «Watanuki-kun, sei un genio!» …svenne.

Dall’altra parte dello specchio, Fay e Sakura osservavano la scena perplessi. Non avevano capito molto di quel che stava succedendo ma, a quanto pareva, quella ragazzina con i codini aveva trovato una soluzione.

Ignorando il povero Watanuki, mollato immediatamente per terra come un sacco di patate, Himawari corse alla panchina dove avevano lasciato le loro cose. Dopo aver ribaltato la borsa tornò da Yuko, stereo e cassetta in mano ed espressione trionfante sul viso.

“Trovata! La canzone si intitola «Goodmorning», è un mese che la stiamo studiando per il musical di fine anno!”

“Sì! Anche Mokona se la ricorda! Era quella, giusto, Mokona? Era la pubblicità con quelli che sbattevano i cucchiaini!” esclamò il Mokona nero rivolto alla gemella, ricevendo un «Puuu!» entusiasta come risposta.

In tutto quel trambusto, Domeki non aveva assolutamente fatto una piega. Non era nel suo stile interessarsi troppo alle cose del mondo e il fatto che stessero parlando con una specie di coniglietto bianco, tramite il suo clone nero, con della gente che si trovava in un’altra dimensione non lo disturbava più di tanto. Non vedeva la ragione dell’entusiasmo di Himawari (ma lei era sempre stata così, quindi la si poteva comprendere), né capiva perché quella strana donna di nome Yuko avesse quel sorriso inquietante, ma soprattutto non sopportava le geremiadi di Watanuki. Lo pungolò con un rametto, senza praticamente guardarlo in faccia.

“Oi. Sei rumoroso, vedi di piantarla”

Watanuki alzò un braccio, tentando inutilmente di togliere l'«arma» dalle mani dell'amico.

“E tu vedi di smetterla!” sbraitò, rialzandosi e dandosi una spolverata agli abiti.

Notata l'espressione allegra di Himawari, ignorò Doumeki e le si avvicinò, in parte orgoglioso di essere riuscito ad aiutare quella che considerava la sua «Dea della fortuna», in parte curioso… nel suo delirio di cuoricini rosa non era infatti riuscito a capire come accidenti le sue lamentele avessero aiutato il gruppo a trovare la situazione. Aggiustatosi gli occhiali, Watanuki prese in mano la cassetta e lesse l'elenco di brani riportato sull'etichetta.

Ricordava perfettamente quella canzone… come avrebbe potuto dimenticarla? Il solo pensiero delle prove da incubo della recita di fine anno - l'unica consolazione era stata quella di poter ballare con la dolce Himawari-chan! - lo fecero impallidire leggermente. Beh, se non altro andava benissimo per quei tre, che cercavano una canzone da ballare e cantare…

Poi vide il sorriso complice e soddisfatto di Himawari-chan. Il ghigno inquietante di Yuko-san. Fece due più due.

Perché, in fondo, se vuoi imparare a ballare… qualcuno deve pur mostrarti come si fa, no?

Un urlo disumano si propagò per l'intero emisfero. Ma si interruppe subito. Avrebbe avuto bisogno di voce e fiato in abbondanza, nei minuti che sarebbero seguiti.

La Strega delle Dimensioni, ridendo con aria soddisfatta, gli sfilò la cassetta dalle mani, facendosela rimbalzare sul palmo. Accarezzò con fare noncurante il Mokona nero e si rivolse alla gemella bianca e ai due ragazzi accanto a lei.

“Molto bene, Mokona. Come immagino avrai capito, abbiamo risolto il vostro problema… ora parliamo del prezzo. Perché non credo che tu abbia potuto pensare che il mio intervento sarebbe stato gratis, vero?” sorrise, riuscendo in qualche misterioso modo a non farlo sembrare né una presa in giro né una minaccia “Sai che ti voglio bene, ma gli affari sono affari…”

Dietro la creaturina bianca, Fay e Sakura si guardarono perplessi, cercando di non sembrare troppo preoccupati: loro in fondo volevano solo fare una cosa divertente, ma le premesse non si stavano rivelando delle migliori.

La piccola Mokona riprese a camminare nervosamente avanti e indietro, facendo traballare tutta la proiezione da una parte e dall'altra. La principessa la prese in braccio e iniziò a coccolarla per calmarla, fermando il dondolio dell'immagine e salvando tutti i presenti da un attacco di mal di mare senza mare.

“Tranquilla Moko-chan, ci verrà sicuramente in mente qualcosa… vero Fay-san?”

Il mago sorrise rassicurante. “Hyuu! Certo che sì!” esclamò, cercando di suonare allegro e convincente. Ma in realtà nemmeno lui era poi così tranquillo. Si stavano impegolando in un ginepraio per fare una sorpresa a Kuro-puu (che di sicuro non avrebbe gradito – ma il divertimento era proprio vederlo infuriato) e per di più avevano tirato in mezzo la Strega… non era esattamente una combinazione vincente.

 

Proprio in quel momento la porta del corridoio si aprì cigolando e un confusissimo Shaoran entrò nelle sala, attirando l'attenzione di tutti. Era ancora mezzo assonnato, ma gli bastò guardarsi attorno per capire che c'era qualcosa che non andava… perché Fay-san e Sakura-hime avevano contattato Yuko-san? Era forse successo qualcosa?

Dimentico del sonno e della fame (era pur sempre ora di colazione), raggiunse di corsa la principessa e le prese la mano, agitato.

“Sakura-hime! Va tutto bene? È successo qualcosa di grave? Siamo stati attaccati?”

All’ingresso del ragazzo, dall’altra parte della proiezione, sulle labbra di Yuko si disegnò un sorriso significativo che strappò addirittura un inarcarsi di sopracciglio a Domeki, mentre Watanuki si spalmava una mano sulla faccia sotto lo sguardo perplesso di Himawari.

Fay commentò con un “Shaoran-kun è davvero adorabile quando si preoccupa della sua principessa”, detto a mezza voce e rivolto a tutti e a nessuno, mentre Sakura si dava da fare per rassicurare il ragazzo.

“Non ti preoccupare, Shaoran-kun, non è successo niente di grave… stiamo solo chiedendo un consiglio a Yuko-san perché Fay-san vuole fare una sorpresa a Kurogane-san” e l’occhiata che rivolse, non vista, al mago mentre pronunciava quelle parole sottintendeva quanto fosse felice che la mamma facesse una cosa del genere per il papà.

Shaoran tirò un sospiro di sollievo, poi arrossì quando si rese conto di essere sotto lo sguardo indagatore di tutti i presenti. Lasciò andare la mano di Sakura e le rispose, non senza balbettare leggermente per l'agitazione.

“Oh, se Sakura-hime lo desidera, posso dare una mano!” esclamò, inconsapevole del delirio in cui si stava cacciando.

“Sarebbe molto bello da parte tua, Shaoran-kun! Yuko-san ci stava giusto per spiegare cosa fare”

Himawari sorrise, gli occhi lucidi per l'emozione: erano così carini assieme, quei due! Quasi quanto Watanuki e Doumeki: si vedeva lontano un miglio che non potevano stare lontani l'uno dall'altro! Abbrancò per il collo i due ragazzi, avvicinandoli a sé e coccolandoli.

“Waaah! Sono terribilmente, incredibilmente pucciosi… non credete anche voi?”

Inutile dire che Doumeki rimase impassibile, sia alle coccole che alla visione dei due piccioncini. Watanuki, invece si limitò ad annuire, lo sguardo sognante perso chissà dove.

Yuko si intromise con un colpetto di tosse, mascherando un sorriso strano. “Mi spiace interrompervi, ragazzi” ma dal tono con cui lo disse si capiva che non gliene fregava poi più di tanto “però qui stavamo parlando d’affari… Mokona, il prezzo del mio aiuto sarà…” una pausa ad effetto e uno scintillio inquietante negli occhi cremisi “…assistere a tutte le prove e poi alla vostra rappresentazione. E vedere la faccia di Kurogane! Dovrai riprenderlo per tutto il tempo!”

Mokona si fermò davanti alla proiezione, silenziosa. Chinò la testolina, riflettendo sull'offerta della Strega delle Dimensioni, poi la rialzò sorridendo e prese a saltellare.

“Affare fatto, Yuko-san! Mokona è sempre contenta di fare affari con Yuko-san! In cambio dell'aiuto per ballo e canzone, Mokona farà assistere Yuko-san alla rappresentazione in onore di Kuro-papi!”

“Molto bene Mokona. E visto che il desiderio viene da te (anche se non ho dubbi che l’idea originale sia stata di qualcun altro…)” e qui non mancò un’occhiata significativa a Fay, il quale fece allegramente finta di non capire “voglio anche farti uno sconto: farò in modo che voi abbiate dei maestri che vi insegnino a ballare e cantare questa canzone, va bene?”

Il povero Watanuki, che si aspettava un'uscita del genere, chinò la testa sconfitto. Aveva già capito il piano di Yuko, e qual era il ruolo di loro tre in quella stupida farsa. Pensò che sì, forse avrebbe fatto meglio a restare a casa, quella mattina… Ma ora che anche la dolce Himawari-chan era coinvolta nel torbido intrigo della Strega delle Dimensioni non poteva certo abbandonarla al suo destino, no? Borbottando improperi di vario genere in direzione della sua datrice di lavoro, le prese la cassettina dalle mani e la inserì nello stereo.

“Vediamo di sbrigarci con questa idiozia, così possiamo tornarcene a casa tutti quanti… Himawari-chan, ti ricordi i passi, vero? E tu, Doumeki, vedi di non rovinare tutto come tuo solito!”

L’arciere lo degnò appena di uno sguardo in tralice. “Veramente di solito quello che cade sei tu, idiota…”

“Watanuki sei veramente un tesoro, sai!” cinguettò Yuko “E pensare che io non avevo detto ancora nulla… ma dato che siete tutti così entusiasti, prego, fate pure! Mokona, Fay, Shaoran, Sakura, guardate bene… una ripetizione è gratis ma due no, eh!”

“Oh su, ragazzi, non fate i brontoloni e diamoci da fare!” esclamò Himawari mettendosi in mezzo e regalando loro un altro sorriso dei suoi. “Per fortuna sarà un gioco da ragazzi, anche perché - l'avete notato? - se non contiamo Mokona-chan sono in tre giusti giusti, proprio come noi! Nemmeno a farlo apposta! Che coincidenza, eh?”

Watanuki si spalmò la mano sulla faccia. L'ultima cosa a cui voleva pensare, in quel momento, era proprio l'Hitzusen…

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


A Mirandina che ha finito la mat

A Mirandina che ha finito la maturità

 

Prima di lasciarvi alla lettura vi proponiamo…

 

L’ALMANACCO DEL GIORNO di *Giovedì 2 Luglio 2009*

Nella giornata di oggi si festeggiano i seguenti santi:

-   Santa Wikipedia da Internet, patrona delle fonti e delle ricerche bibliografiche.

-   Si ricorda inoltre il primo mesiversario della beatificazione di Santo Youtube, patrono degli archivi video.

 

È ufficialmente aperta la raccolte di firme per la proclamazione a Santo del povero Shaoran. Verrebbe eletto patrono degli impossibilmente pazienti (e a fine capitolo capirete perché!). Potete scaricare il modulo per l’adesione cliccando sul link in fondo alla pagina. 

 

Il sole tramonterà proprio nel momento in cui vi servirà per leggere ancora senza accendere la luce. La luna sorgerà quando le pare.

Anche questo è Hitzusen, no?

 


 

 

Goodmorning, Kuro-papi!

 

 

CAPITOLO 2

Himawari prese lo stereo e inserì la cassetta, passando poi l'apparecchio a Yuko. Presi per mano Watanuki e Domeki si allontanò un po' dal punto dove la Strega sedeva, in modo di avere più spazio per muoversi senza far male a qualcuno.

“Ok! Prima di cominciare, però, dovete decidere le parti! Nella recita di fine anno io interpreto la protagonista femminile e loro due i protagonisti maschili… Potreste seguire lo stesso schema, con Sakura-chan che prende il mio posto mentre Fay-san e Shaoran-kun sostituiscono Watanuki e Domeki…”

La ragazza con i codini si portò un indice alle labbra, pensierosa. Quella era la soluzione più logica e corretta, ma non ne era del tutto convinta… 

Watanuki, vista l'improvvisa confusione sul bellissimo volto della splendida Himawari, si avvicinò preoccupato alla ragazza. “Qualcosa non va, Himawari-chan?”

Anche Domeki aveva notato l’esitazione della giovane ma, a differenza dell’altro, non ci aveva messo molto ad arrivare alla conclusione. Aveva osservato apatico i tre strani tizi nell’altra dimensione e lanciato un’occhiata distratta ai suoi due compagni e gli era bastato per cogliere il nocciolo della questione: l’altezza. Quel tizio allampanato e l’altro timidone di là avevano perlomeno una spanna di differenza… il che li escludeva in automatico per la parte dei due protagonisti maschili che dovevano per forza essere alti uguali.

Sospirò scocciato e guardò storto Watanuki. “Idiota, non hai capito niente”

Prima che questi reagisse alla provocazione, montando come suo solito un pandemonio, l’arciere aveva già rivolto la sua attenzione a Fay che, dall’altra parte della proiezione, osservava incuriosito e divertito. “Ehi biondino! Tu sei troppo alto per far coppia con l’altro ragazzo… l’unica soluzione è che tu faccia la parte della protagonista”

Sentendosi chiamato in causa, il mago si stampò in faccia un ampio sorriso. “Oh, grazie del consiglio! Se per Sakura-chan non ci sono problemi faremo così, hyuu!

La principessa (che non aveva seguito molto bene tutto il discorso), si sentì in dovere di dichiararsi d’accordo per non creare complicazioni ulteriori. “Per me va benissimo, Fay-san. Himawari-chan, dimmi solo chi devo seguire per imparare i miei movimenti” chiese poi alla ragazza con un inchino.

Ignorando il battibecco scoppiato tra i due compagni di scuola, Himawari si riavvicinò a Mokona e rispose sorridendo alla principessa.

“Bene, Sakura-chan, tu dovrai seguire con attenzione i movimenti di Domeki-kun! Tu invece, Shaoran-kun, dovrai copiare esattamente i passi di Watanuki-kun, va bene?”

Shaoran osservò perplesso il giovane con gli occhiali, che in quel momento si stava agitando come un tarantolato, tutto preso nella sua discussione con l'arciere. Sospirò. L'impresa si prospettava ardua… ma un'occhiata complice della principessa gli fece tornare il coraggio (oltre a farlo arrossire di nuovo).

Fu quindi con voce più sicura che pose l'interrogativo a cui nessuno ancora aveva pensato.

“Ehm, scusate però… una cosa… per la musica come facciamo?”

“Puuuu!!! Alla musica pensa Mokona! Mokona può usare il pianoforte che c'è di là!” esclamò la polpettina bianca, iniziando a saltellare.

“Moko-chan, sai suonare il piano?” chiese Sakura, incuriosita. La piccolina era ogni giorno fonte di nuove sorprese.

“Certo! Mokona sa suonare il piano! Questa è una delle 108 abilità segrete di Mokona!”

“Bene, visto che anche questo problema è stato risolto direi che possiamo cominciare. Tutti ai vostri posti!” esclamò Himawari battendo sorridente le mani. Sì, si stava decisamente divertendo!

Afferrò Domeki e Watanuki - che ancora sbraitava affermando di essere arrivato alla soluzione del problema ben prima dell’arciere, ma di avergli lasciato il tempo di trarre le sue conclusioni, perché nella sua immensa bontà non voleva che l’altro facesse una brutta figura - e li riportò alla giusta distanza.

Con un cenno della testa, la ragazza invitò Yuko a far partire il pezzo.

 

La Strega pigiò il pulsante play quasi senza guardare: i suoi occhi cremisi, leggermente socchiusi, passarono eloquenti dai tre ragazzi accanto a lei a quelli che osservavano il tutto, perplessi ma attenti, attraverso la proiezione dei Mokona. Quando le prime note della canzone si diffusero nell’aria e Himawari pronunciò la sua battuta, scivolando lieve tra un Watanuki imbronciato e un Domeki assente, un sorriso soddisfatto si allargò sulle labbra di Yuko – era evidente che la donna si stava divertendo un mondo.

Appena la ragazza prese sottobraccio gli altri due, accennando qualche timido passo di tiptap e spostandosi con loro prima indietro e poi in avanti, anche la piccola Mokona bianca, dall'altra parte, sorrise. Stava andando esattamente come aveva immaginato!

Shaoran prese a fissare intensamente Watanuki, cercando di capire quali fossero i passi giusti da imparare. Chiuse gli occhi solo per un breve secondo, quando vide i tre chinarsi contemporaneamente in avanti. Si aspettava una sonora capocciata, ma per fortuna non accadde nulla del genere. Non che se ne sarebbe accorto, eh… il ragazzino era tutto preso dall’imbarazzo al pensiero di arrivare così vicino a Sakura-hime.

I passi successivi scivolarono via senza intoppi, con la Strega che batteva le mani a tempo e un sorriso estasiato sul volto.

Fay fino a quel momento non aveva avuto particolari problemi a seguire i movimenti leggeri di Himawari, ma, quando il terzetto di liceali presentò loro la sequenza successiva, rimase perplesso: si trattava di sedersi per qualche istante alternativamente sul ginocchio dei compagni. Il mago non aveva dubbi che con Shaoran la cosa sarebbe riuscita senza difficoltà (anche se, dall’altra parte, il tizio con gli occhiali che il ragazzino doveva imitare era caduto rovinosamente a terra… e il biondo onestamente non aveva capito se la cosa fosse voluta o meno), ma… con la principessa? Guardò interrogativamente Sakura e lei, intuendo cosa lo preoccupava, gli rispose con un candido sorriso.

“Non temere, Fay-san, riuscirò a sorreggerti senza problemi”

Rassicurato, Fay le sorrise di rimando. “Hyuu! Sei fantastica Sakura-chan!

Stavano per iniziare a provare il pezzo che era appena stato mostrato loro, ma poi la loro attenzione venne attratta dal caos che era scoppiato nell’altra dimensione.

“Stupido che non sei altro, tieni giù le mani dalla dolce Himawari-chan!” aveva esclamato Watanuki quando l'arciere aveva sorretto la ragazza durante la sequenza. Poco importava che l'altro avesse compiuto quei gesti con la solita freddezza, e solo per esigenze di copione. Avvicinarsi a quel modo alla gentile fanciulla significava dover passare prima sul suo cadavere!

Peccato però che, preso dalla foga, il ragazzo con gli occhiali non avesse fatto caso al passo successivo… e la compagna gli si era seduta sul ginocchio prendendolo alla sprovvista! Watanuki era quindi finito rovinosamente a terra, trascinandola con sé.

Ora, dopo essersi rialzato stava aiutando l'amica a fare altrettanto, ma sempre continuando a lamentarsi e agitarsi contro l'arciere, colpevole di averlo fatto distrarre.

Domeki osservava la scena impassibile: non aveva preso in braccio la ragazza perché realmente gliene importasse qualcosa (anche se molte studentesse della scuola avrebbero dato l’anima per essere al posto di Kunogi) ma solo perché questo prevedeva il balletto, e quell’esagitato aveva pure da ridire… oltretutto per poi finire a fare quella figura meschina facendola cadere…

“Sei un caso disperato” gli aveva detto con tono neutro. Quindi si era disinteressato completamente di lui e si era rivolto ai tre che stavano osservando confusi la scena, pigiati nello stretto ologramma proiettato dall’affarino nero. “Ehi voi, ovviamente non dovete imitare la caduta di questo idiota. Appena la pianta con le sue scenate vi facciamo rivedere il passaggio”

“Idiota a chi, idiota!” sbraitò Watanuki, agitando un pugno in direzione dell'altro e assumendo al contempo una colorazione tendente al rosso peperone.

Vista la confusione, Himawari pensò bene di intromettersi tra i due per riportare la calma… erano ancora all'inizio del balletto, e non avevano molto tempo a disposizione! “Watanuki-kun, Domeki-kun, non litigate! Sappiamo tutti che questo è il vostro modo per dimostrarvi che vi volete bene, ma questo non è né il luogo né il momento adatto! Su, su, torniamo ai nostri posti e ricominciamo!” esclamò, addolcendo il discorsetto con uno dei suoi migliori sorrisi. A Watanuki non rimase altra scelta che assecondarla e rimettersi in posizione.

“Himawari-chan ha ragione, Watanuki” concordò Yuko, guardandosi distrattamente le unghie. Poi un sorriso sinceramente inquietante le si allargò sul viso, mentre alzava gli occhi verso i tre ragazzi “Anche perché stai ritardando l’incasso del mio pagamento e potrei aggiungerlo ai tuoi debiti, sai?”

“Puu! E i debiti di Watanuki sono già taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaantii!” aggiunse la polpettina nera.

Il povero Watanuki impallidì al sol pensiero, e si mise mogio mogio ad attendere ulteriori istruzioni, rassegnandosi al suo tristo destino. 

 

Nel corridoio del caffè Occhi di Gatto, Shaoran scosse la testa incredulo. La missione della giornata si stava rivelando più complicata e pericolosa del previsto... non pensava che la Strega delle Dimensioni potesse essere così fiscale! Il ragazzo iniziava a temere che il buon proposito iniziale avrebbe portato più guai che altro, alla fine.

Davanti a quella scena, Fay si ripromise che mai e poi mai in vita sua avrebbe contratto un debito con Yuko: quella donna sapeva essere veramente inquietante, a volte. Uno scambio di sguardi con i ragazzi lo convinse che anche loro la pensavano allo stesso modo. Però in fondo non poteva fare a meno di ridere sentendo il Mokona nero prendere in giro lo sfortunato ragazzo con gli occhiali, il quale non faceva altro che agitarsi mentre il suo compagno lo guardava con un’espressione che al mago ricordava tanto quella impassibile di Kuro-puu nei suoi confronti (lui però non somigliava a quel Wata-qualcosa…!)

Si chinò verso la polpettina bianca che osservava la scena divertita. “Ehi Mokona, certo che Yuko-san non si annoierà mai ad avere intorno tutti i giorni quel terzetto, che ne dici? Sono così divertenti! Hyuu!”

“Puuu! Mokona è d'accordo! Anche Mokona trova Watanuki tanto tanto divertente!” rispose la piccolina. “Però Mokona pensa che sarà ancora più divertente vedere la faccia di Kuro-wanwan quando vedrà il balletto di Fay-san, Sakura-chan e Shaoran-kun!”

Sul volto del mago si allargò un luminoso sorriso “Sono sicuro che Kuro-rin apprezzerà molto il nostro sforzo! Non sei convinta anche tu Sakura-chan?” domandò, passando un braccio attorno alle spalle della principessa.

Lei arrossì appena e poi sorrise di rimando. “Ne sono sicura, Fay-san. Avete avuto una bellissima idea! Anzi, dobbiamo anche continuare…” proseguì poi, rivolgendosi ai ragazzi dall’altra parte della proiezione (o meglio, a Kunogi, perché gli altri due ancora erano immersi nella loro discussione) “Scusa Himawari-chan, sareste così gentili da farci rivedere l’ultimo passo?”

Rispondendo alla domanda della principessina con un cenno del capo, Himawari si diresse verso lo stereo. Sotto lo sguardo attento di Yuko premette il tasto rewind e subito dopo il tasto stop, facendo riavvolgere il nastro per i pochi secondi che avevano perso con la rovinosa caduta di Watanuki.

“Siete tutti pronti? Prema pure play, Yuko-san!”

La musica ripartì, guarda caso, proprio dal punto iniziale della sequenza. Himawari si sedette sul ginocchio dell'impassibile Domeki, mentre Watanuki reprimeva una smorfia e faceva finta di cantare. Poi le parti si invertirono, e la ragazza con i codini finì seduta sul ginocchio di Watanuki. Quando Himawari si alzò in piedi e prese per mano gli altri due, Watanuki iniziò a tirarla nella sua direzione, trascinandosi dietro anche l'arciere. 

Yuko seguiva l’esibizione dei ragazzi con aria compiaciuta, lanciando ogni tanto occhiate sornione agli altri tre dall’altra parte che guardavano attentamente. Con le dita tamburellava a tempo sul ginocchio, ridacchiando ogni volta che Watanuki incespicava su un passo. Domeki invece era molto bravo a ballare (anche se l’espressività non era proprio il suo forte, la donna doveva ammetterlo), però non le piaceva osservarlo… era così perfetto da risultare quasi noioso!

Quando i liceali ebbero concluso la sequenza, la Strega passò ad osservare il terzetto degli «allievi» che erano alle prese con il problema di trovare uno sgabello abbastanza basso su cui Fay potesse salire in piedi, senza arrivare così in alto da risultare ridicolo in confronto agli altri due. Alla fine avevano optato per la panchetta del pianoforte, ma il biondo era comunque costretto a stare chinato.

Guardando i suoi bambini dall’alto in basso, il mago rise, passandosi una mano tra i capelli. “Hyuu! Mi sa che sono un po’ troppo alto per voi, ragazzi… scusate…”

“Non ti preoccupare, Fay-san, va bene lo stesso!” lo rassicurò Sakura con un sorriso dolcissimo e la testa rovesciata all’indietro per riuscire a vederlo in viso.

Mentre Himawari faceva finta di cantare il pezzo successivo, come da copione Watanuki la prese per mano e la trascinò via. Ovviamente il gesto doveva servire a portarla il più lontano possibile da Domeki, o almeno così pensava lui. Il povero Watanuki non si era però accorto che, grazie alla rapida presa dell'amica, anche l'arciere era in coda al trenino...

Dopo una decina di passi, poi, la ragazza li aveva mollati lì da soli come due pesci lessi!

In tutta questa confusione Shaoran stava disperatamente cercando di prendere appunti. Un bloc-notes scovato chissà dove, una penna in mano e una matita sull'orecchio, stava tentando di distinguere i movimenti scoordinati di Watanuki dalle sequenze che avrebbe dovuto imparare. Ormai stava sudando freddo al solo pensiero di continuare con quello spettacolo, e già si pentiva di essersi svegliato.

 

La sequenza successiva mise in fortissima crisi praticamente tutti, a parte Domeki (ma da lui c’era da aspettarselo) e Himawari (il cui entusiasmo non si faceva scalfire da nulla, neanche dal pensiero che i suoi due compagni e i loro emuli nell’altra dimensione dovessero salire accanto a lei su una panchina inesistente e poi scalare una ringhiera altrettanto inesistente).

Watanuki tossì un paio di volte, nascondendo un sospiro di sollievo… poi non resistette e si girò verso l'orizzonte piangendo calde lacrime di commozione. In giro non aveva visto niente che somigliasse anche solo lontanamente a una ringhiera... e, niente ringhiera uguale niente sequenza, giusto? Non potevano certo inventarne una lì al momento, no? Quella parte era diventata la sua ossessione, durante le prove per la recita scolastica. L'avevano riprovata un migliaio di volte (anzi, no, un milione! Un miliardo!), e ogni volta aveva sbagliato qualcosa o aveva finito con il cadere malamente a terra. Ma stavolta la fortuna stava finalmente girando dalla sua parte... forse...

Quello che il ragazzo con gli occhiali non aveva calcolato era la presenza, poco distante da loro, di una casetta per bambini, di quelle rialzate tipo palafitta, con tanto di simil-quadro svedese fatto di corda.

“Usiamo quello al posto della ringhiera” decretò Domeki, dirigendosi a larghe falcate verso il piccolo edificio in legno. Era poco più alto di loro, ma tutto sommato non era poi così male per quel che se ne dovevano fare. Himawari lo seguì subito, allegra.

“Sei veramente intelligente, Domeki-kun…” aveva mormorato Yuko, non udita da nessuno fuorché dal piccolo Mokona, che le aveva rivolto un sorriso complice.

"Puu… Domeki-kun è perfetto per Watanuki-kun, neh Yuko-san?!” aveva risposto a tono la polpettina nera, seguendoli con lo sguardo mentre raggiungevano la casetta.

Watanuki strascicava i piedi, il viso stravolto e un muto «NOOOOOOO» sulle labbra, resistendo a malapena all'impulso di strozzare Domeki una volta per tutte… perché accidenti doveva sempre mettergli i bastoni tra le ruote, quello, eh!?

Però... Himawari-chan si era fermata ad aspettarlo, quindi non poteva rifiutarsi... Ingoiando l'ennesimo rospo della giornata, il giovane si avvicinò alla costruzione pregando tutti gli dèi dell'universo perché gli evitassero altre cadute umilianti di fronte alla sua «Dea della Fortuna».

A Oto erano tutti piuttosto perplessi, Shaoran in primis, e non solo per le reazioni spropositate di Watanuki.

“Fay-san, abbiamo un problema” disse, attirando l'attenzione del mago. “Per quella sequenza avremmo bisogno di un ripiano sopraelevato su cui arrampicarci. A parte che non saprei cosa utilizzare, non sarebbe troppo pericoloso per Sakura-hime?”

“Non ti devi preoccupare per me, Shaoran-kun!” lo rassicurò la principessa “Posso farcela, vedrai” e lo disse con un entusiasmo tale negli occhi che avrebbe fatto capitolare chiunque.

“Hyuu! La nostra Sakura-chan è una che non si fa abbattere dalle difficoltà, vero?” esclamò convinto Fay “Adesso vediamo un po’ come risolvere il problema di trovare qualcosa su cui arrampicarci… allora, vediamo bene come è fatto quell’affare che useranno i nostri maestri…” continuò poi, chinandosi verso la proiezione, mani sulle ginocchia e occhi stretti, come se stesse scrutando un oggetto misterioso mai visto prima.

La sua concentrazione  venne però interrotta da Mokona, che gli saltò gioiosamente in testa “Puu! Mokona ha un’idea! Perché Fay-san, Sakura-chan e Shaoran-kun non usano la scala che porta di sopra? Mokona pensa che potrebbe andare bene!”

Il biondino squadrò per qualche istante la scala con aria critica e la confrontò con la rete di corda di cui già Domeki stava saggiando la solidità e decise che, sì, poteva andare. “Hyuu! Mi sembra perfetta!” proclamò felice. Un istante dopo, senza che nessuno avesse potuto capire i suoi movimenti, era già in piedi in equilibrio sulla ringhiera, con un sorriso luminoso sul viso.

Anche la principessa sembrò contagiata dall’entusiasmo del mago perché prese per mano un perplesso Shaoran e lo trascinò da Fay. “Andiamo, Shaoran-kun! Voglio proprio provare questa sequenza… sarà divertentissimo, non credi?”

«No, per niente!» Questo pensava Shaoran, ma non poteva certo andarlo a dire alla principessa, giusto? Decise quindi di annuire, impegnandosi a sorriderle entusiasta… e fallendo miseramente.

Per fortuna lei non sembrò accorgersi della sua semi-paresi, ma l'improvviso pallore del ragazzino (preoccupato per l'incolumità dell'amata) non passò inosservato agli altri.

“Oh, guardate che carino! Ha paura che lei si faccia male, ma non le dice niente perché non vuole rovinarle il divertimento! Sembra di vedere Domeki-kun quando si preoccupa per te, non credi Watanuki-kun?” sussurrò intenerita Himawari.

Sentendosi chiamato in causa (e per di più in una causa come quella) l’arciere inarcò visibilmente le sopracciglia e lanciò un’occhiata indecifrabile al compagno. “Io non mi preoccupo per quest’idiota, lo salvo solo perché mi è stato chiesto” dichiarò infine, con la tipica inflessione incolore e lo sguardo ieratico puntato sul nulla. Ma chi l’avesse osservato con più attenzione (e Yuko non mancò di farlo) avrebbe colto degli insoliti frammenti di emozione nella sua voce, come se stesse recitando una parte imparata a memoria che però pareva cominciare a stargli stretta.

“Tu hai semplicemente capito cosa il destino ha in serbo per te, Domeki-kun” commentò poi pacata la donna “Al contrario di qualcun altro che invece continua a scappare…”

Davanti a quella frase sibillina, che sapeva vagamente di complimento, l’arciere rimase interdetto, ma non ebbe il tempo di replicare perché l’altro soggetto delle osservazioni di Kunogi e della Strega si fece sentire alla sua maniera: strepitando. Domeki si tappò teatralmente le orecchie con le mani, mentre Yuko scoppiava a ridere.

Incuranti del caos che era ancora una volta scoppiato nel giardino dell'altra dimensione, Fay si dondolava allegramente alla ringhiera mentre Sakura lo guardava estasiata. Shaoran li teneva d'occhio entrambi, un'espressione rassegnata dipinta in faccia, e intanto continuava a prendere nota degli improbabili movimenti mostrati da quegli ancora più improbabili ballerini.

Intanto Himawari aveva raggiunto Domeki davanti alla casetta e si era girata verso Watanuki, spronandolo ad aumentare il passo per continuare l'esibizione.

“Forza, Watanuki-kun, vieni qui! Facci vedere tutto l'ardore con cui ti sei impegnato per imparare questa sequenza!”

“Sì Watanuki, mostraci il tuo ardore giovanile!” aggiunse inaspettatamente la Strega, poi proseguì con entusiasmo e la sua successiva uscita spiazzò tutti: “Coraggio, team Gai! Rendete fiero il vostro sensei!”

“Puuuuu! Sì, Watanuki-kun deve metterci tutto l'ardore che brucia come fiamma eterna nel suo cuore! Mokona può dare una mano, se Watanuki-kun vuole!”

“Eh? Ma che diavolo...” si chiese Watanuki, smettendo un secondo di bofonchiare. “Noooo… Sta fermo! Non voglio il tuo aiuto! Non lo voglioooo!” esclamò poi prendendo a correre verso la casetta, il più lontano possibile dal Mokona nero che, armato di pennarello indelebile, voleva dargli… una ripassata alle sopracciglia!

“E tu fa qualcosa, accidenti! Non possiamo arrenderci così a queste follie!” sbraitò in direzione di Domeki, ricevendo in risposta un'occhiata assolutamente indifferente.

“E perché dovrei? Rock Lee mi sta anche simpatico... e poi, a differenza tua, non è così rumoroso” ribatté piatto l'arciere, senza staccarsi dalla rete di corda su cui si era pigramente appoggiato per meglio godersi la scena.

“Eh sì, Naruto era proprio un bel manga all’inizio… molto realistico…” commentò a mezza voce Yuko, braccia conserte ed espressione soddisfatta, mentre l’animaletto al suo fianco annuiva convinto.

A Oto, il terzetto di viaggiatori non stava capendo assolutamente nulla della scena, ma era innegabile che lo spettacolo fosse parecchio divertente. Fay infatti, che era addirittura sceso dalla ringhiera e si era avvicinato alla proiezione di Mokona per vedere meglio, era ormai finito piegato in due a tenersi la pancia dal tanto ridere, mentre accanto a lui la principessa si sforzava con poco successo di nascondere le risate dietro una mano educata. Per contro, Shaoran era allibito da quanto stava accadendo di là e pregava tutti gli dèi del cielo che la loro polpettina bianca non se ne uscisse un giorno con delle trovate come quelle del suo gemello nero.

“Dai, ragazzi, diamoci da fare!” esclamò infine con piglio combattivo Himawari che nel frattempo aveva ripescato delle forcine dalla borsa e le aveva usate per arrotolare i codini in due crocchie ai lati della testa. Avrebbero dovuto correre su e giù un paio di volte, non era il caso di far finire i capelli in faccia o negli occhi a qualcuno!

Quando finalmente la calma ritornò nei giardinetti, Watanuki e Domeki si portarono vicini alla compagna, e Yuko fece ripartire la musica.

Shaoran spalancò tanto d'occhi quando vide Himawari salire sul primo piano della casetta, e i due ragazzi superarla contemporaneamente, tenendosi uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, per poi aggrapparsi alla rete del piano superiore. Non considerava l'azione in sé molto difficile, però stava cominciando a riflettere sul come compiere l'intero passaggio e nel frattempo fare attenzione che Sakura-hime non si facesse male.

Sospirò. Per essere in due posti allo stesso tempo bisognerebbe avere il dono dell'ubiquità, o almeno la capacità di sdoppiarsi…

Comunque una soluzione avrebbe dovuto trovarla in fretta, perché la principessa pareva veramente entusiasta di quanto le stavano mostrando i loro maestri dell’altra dimensione. E Shaoran ricordava bene quanto potesse essere imprudente una Sakura entusiasta… per di più Fay-san sembrava anche lui molto preso da tutta la faccenda e quindi il ragazzo non se la sentiva proprio di distrarlo chiedendogli una mano per badare a che la Hime non si facesse del male. Il mago infatti, era tornato ad accucciarsi sulla ringhiera della scala (e come facesse a restare in equilibrio pur dondolandosi a ritmo di musica in quella maniera era un mistero) e seguiva con attenzione tutti i movimenti di Himawari.

Ogni sua riflessione fu comunque interrotta dall'urlo entusiasta di Mokona. Senza che Shaoran se ne accorgesse, infatti, i ragazzi di Yuko avevano terminato la loro esibizione esplicativa e la polpettina bianca aveva iniziato a strepitare per dare inizio alle prove generali. Non c'era più tempo per trovare un rimedio, una scusa, un «qualcosa» che evitasse il compiersi della tragedia... L'unica era sperare che l'Hitzusen fosse favorevole, una volta tanto.


Mentre i ragazzi dell'altra dimensione tornavano ad accomodarsi sulle coperte stese per il picnic sull'erba, finalmente liberi di riposarsi dopo le fatiche (fisiche e morali) appena affrontate, Shaoran e Fay spostarono un tavolo e un sedia davanti alla scala per permettere a Kurogane-san di assistere alla scenetta durante la colazione.

Una volta preparato il tutto, Mokona saltò sul pianoforte e iniziò a strimpellare le prime note dell’ormai conosciuta canzoncina.

I ragazzi si misero in posizione e il mago dette inizio alla recita, scivolando leggero in mezzo ai due e non mancando anche di arricchire i movimenti che gli aveva mostrato Himawari con improvvisazioni proprie, quasi che non avesse fatto altro che ballare musical per tutta la vita. La ragazza con i codini lo osservava rapita, gli occhioni luccicanti e le mani strette a pugno unite davanti alle labbra. La sua attenzione deviava dal biondino solo quando Shaoran e Sakura si trovavano ad interagire, ma ugualmente la sua espressione estasiata non mutava.

Watanuki, seduto vicino all'amica, iniziò a lanciare occhiate di fuoco al mago, reo di aver imparato i passi a tempo di record e soprattutto di aver calamitato l'attenzione della dolce Himawari-chan. Considerata però l'inutilità di quelle occhiate, prima si mise a tracciare cerchiolini per terra, poi decise di sfogliare una margheritina che aveva avuto la sfortuna di crescere lì accanto, sperando di terminare il giro con un «m'ama» da dedicare alla sua bella. Domeki e Yuko scossero entrambi la testa al comportamento assurdo di Watanuki e ripresero a guardare lo spettacolo. 

L’esecuzione del terzetto di ballerini improvvisati corse via senza intoppi, fino alla sequenza incriminata della ringhiera. Secondo copione, quando fu il momento Fay scattò all’indietro con perfetto tempismo ma, invece che limitarsi come da accordi a fermarsi a terra di fianco alla scala, saltò addirittura in piedi sul corrimano, strappando un grido di ammirazione a Himawari e un vistoso cenno di approvazione alla Strega.

Quando Shaoran se ne rese conto, lanciò un’occhiata alla principessa con la muta preghiera a rimanere, almeno lei, nei binari concordati.

Sakura gli sorrise dolcemente, decidendo che, visto quanto era apprensivo Shaoran-kun, forse era meglio evitare di mettere in pratica l’idea che gli era venuta in mente. Annuì appena in direzione del ragazzo e poi si limitò a salire sul primo gradino, celando quel poco di rammarico per non poter anche lei arrampicarsi su per la ringhiera come stava facendo il suo compagno all’altro capo della scala. 

Shaoran completò il terzo passaggio della salita, arrivando ad abbarbicarsi all’angolo della balaustra del primo piano, lì dove la scala si congiungeva al corridoio davanti alle camere da letto. Appena la sua presa fu salda, si diede un istante per considerare la situazione: la parte più difficile era passata e tutto era andato nel migliore dei modi. Sakura-hime non aveva fatto colpi di testa e aveva salito solamente i primi tre gradini. È vero, Fay-san continuava a saltellare in precario equilibrio sulla ringhiera ripida e stretta, ma non era ancora volato di sotto né si era sfracellato sugli scalini… e poi, in fondo, il mago era in grado di badare a se stesso, no?

Stava per concedersi un sospiro di sollievo per iniziare infine a scendere, quando sentì la porta più vicina aprirsi di scatto. E subito dopo un voce brusca e molto, molto scocciata che domandava:

“Qualcuno mi vuol spiegare cosa diavolo sta succedendo qui?!”

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


A Mirandina che ha finito la mat

L’ALMANACCO DEL GIORNO di *Venerdì 17 Luglio 2009*

Nella giornata di oggi si festeggiano i seguenti santi:
-  Santa Himawari, patrona delle sfighe e del fato avverso.

Prosegue intanto la raccolta firme per la proclamazione del povero Shaoran a “Santo patrono degli impossibilmente pazienti”
 
Se la Santa del Giorno avrà anche oggi lezione di piano, il sole tramonterà e la luna sorgerà.
In caso contrario, beh... è stato bello conoscervi!

 

E, se Hitsuzen vorrà, Yuko e Himawari saranno presenti al RiminiComics settimana prossima... se volete conoscerci (o, più realisticamente, ucciderci) sapete dove trovarci XD

 

 


 

 

Goodmorning, Kuro-papi!

 

 

CAPITOLO 3

Shaoran voltò la testa lentamente, sperando in un pessimo scherzo della propria immaginazione. O forse stava ancora dormendo e tutto quel delirio (quel balletto… e soprattutto quella dannata sequenza!) era solo un orribile incubo! Sì doveva essere così!

Ma quando girò del tutto la testa in direzione delle camere, quello che vide lo fece trasalire. Era tutto vero. Era stato incastrato in quel folle piano, e ora che Kurogane-san era uscito dalla stanza, l'aveva visto aggrappato alla colonnina come un koala all'albero di eucalipto! Shaoran sbiancò e quasi perse la presa, ma subito si ricompose, allacciando alla bell'e meglio braccia e gambe alla balaustra. Più forte della paura di cadere, fu la vergogna che gli fece arrossire il volto quando si rese finalmente conto della figura che stava facendo davanti al suo maestro.

 

Non era una bella giornata, quella, per Kurogane. Già di solito non aveva un buon carattere. Quella notte, poi, aveva dormito male (colpa dello stupido mago e della strana serata passata in quell'altrettanto strano bar), e ogni speranza di recuperare il sonno perduto dormendo un po' più del solito (era domenica, accidenti!) era andata a farsi benedire quando quei quattro (i tre bambini e la polpettina di pelo) avevano cominciato a fare casino. Si può ben immaginare cosa gli passò per la testa quando uscì dalla camera e si trovò un folle biondo in piedi sulla ringhiera, una principessina che lo guardava adorante… e un allievo appeso alla balaustra!

Fu quindi forzandosi a restare calmo che infranse il silenzio che era caduto al suo ingresso.

“Allora? Cos'è questo casino infernale?!”

 

Nel momento in cui, dalla sua assurda posizione accucciato sul corrimano a metà della scala, anche Fay aveva sentito la porta aprirsi e la voce scocciata di Kuro-wanwan, aveva per un attimo sperato di essersi sbagliato. Il ninja si era svegliato troppo presto! In quel modo lui e i bambini non avrebbero avuto tempo di perfezionare il loro balletto… ma d’altronde, conoscendo il sonno leggero e agitato dello spadaccino, gli era andata fin troppo bene che avesse dormito fino a quel momento. Ormai però il danno era fatto e papino adesso sembrava molto irritato… e quando papino era irritato toccava a mamma calmarlo, no?

“Buongiorno, Kuro-papi!” Aveva esclamato Fay con il suo miglior sorriso, mentre saltava agilmente giù dal corrimano, andando ad atterrare sul pianerottolo in cima alla scala. Con lo slancio acquisito, in un unico fluido movimento si era poi lanciato verso Kurogane, aggrappandosi al suo collo.

Sia Sakura che Shaoran assistettero alle evoluzioni del mago, ma con reazioni differenti. Lei si coprì gli occhi con le mani, temendo di vederlo cadere nel bel mezzo della piroetta dal corrimano al pianerottolo. Quando li riaprì si portò le mani al petto e ricominciò a respirare, finendo poi per sorridere felice al gesto affettuoso del biondo.

Shaoran invece, ben conscio delle possibili conseguenze di quel gesto (che mai prima d'ora era stato accolto positivamente - e purtroppo il ragazzino non vedeva un motivo per cui questa volta dovesse essere diverso…), rischiò una seconda volta di perdere la presa per lo shock. Gli occhi spalancati e il sudore freddo che gli correva giù per la schiena, si aggrappò con tutte le sue forze alla colonna, in attesa della tempesta che, ne era convinto, si sarebbe scatenata di li a poco.

Nel frattempo, attratta dai rumori, Mokona era saltata giù dal pianoforte e si era diretta verso le scale, affiancandosi non vista alla principessa. La creaturina era arrivata giusto in tempo per mostrare anche alla Strega e agli altri ragazzi la follia di Fay (perché anche la polpettina bianca non aveva dubbi nel definire tale quell’abbraccio!).

Nell’altra dimensione, dove tutti ignoravano gli strani rapporti tra il mago e lo spadaccino, il salto del biondo fu invece giudicato esattamente per quel che appariva: un pregevole gesto atletico. Talmente pregevole che addirittura Domeki si sentì in dovere di commentare con un vagamente ammirato “Notevole quel tipo…”

Solo Watanuki non capiva cosa ci trovassero tutti di così entusiasmante. Certo, era stato bravo… ma pensava che il ragazzo biondo avesse comunque esagerato: avrebbe potuto farsi del male! In più, l'espressione dell'altro dimostrava chiaramente che non aveva apprezzato affatto il gesto… non quanto Himawari-chan, che all'inizio aveva avuto la stessa reazione della ragazzina di nome Sakura, ma poi era finita di nuovo a guardarlo estasiata (e Watanuki maledì un’altra volta la propria goffaggine nell'imparare quel dannato balletto).

Dal canto suo, Yuko non aveva ancora detto una parola di fronte alla nuova piega presa dagli eventi dopo la comparsa di Kurogane. Per una come lei, che adorava osservare le trame contorte disegnate dalle azioni spesso apparentemente inconsulte degli esseri umani, dai loro desideri inespressi e dai segreti nascosti, il mago e lo spadaccino dovevano essere uno spettacolo impagabile – eppure la donna stranamente taceva. Si era chinata in avanti, posando il mento sulle mani, i gomiti puntellati sulle ginocchia e una smorfia insolita sulle labbra.

“Stavolta ha fatto un passo in più del dovuto… la corda era troppo tesa, ma ha voluto ugualmente tirare ancora: non bisogna mai sfidare così la sorte” Quel commento enigmatico, pronunciato a mezza voce e non rivolto ad un interlocutore preciso, rimase a galleggiare nell’aria, senza che nessuno (tranne i due manju) ne cogliesse l’esatto significato. Poi la Strega cambiò tono all’improvviso, rivolgendosi allegramente alla creaturina bianca: “Mokona, mi raccomando: da qui in avanti non perderti nulla, eh!”

La piccola Mokona, che ad essere sincera si stava un po' preoccupando, annuì rinfrancata dalle parole della donna. Se Yuko continuava a scherzarci su forse non tutto era perduto…

Continuò quindi ad osservare la scena con attenzione, stando comoda comoda tra le braccia di Sakura.

Peccato che le parole di Yuko non avessero raggiunto solo le sue finissime orecchie. Anche Kurogane aveva udito la voce della Strega delle Dimensioni, e ciò aveva improvvisamente mutato la sua espressione truce in una ricca di intenti omicidi.

Cercando di muovere la testa per guardare fisso negli occhi lo stupido mago che gli era ancora avvinghiato al collo, sbottò, agitandosi come un forsennato (nei limiti del possibile, ovvio): “E mi vuoi spiegare cosa c’entra QUELLA?!”

Alla domanda del ninja (urlatagli a pochi centimetri dal viso – perché, per quanto Fay ci avesse provato, non poteva tirare indietro la testa più di tanto), il biondo si stampò in faccia un ampio sorriso. “Hyuu! Stai calmo, Kuro-rin! Le abbiamo solo chiesto una mano per prepararti una sorpresa… ma tu ti sei svegliato troppo presto! Rovini sempre tutto con la tua fretta, Kuro-puu!”

“Una mano per prepararmi una sorpresa?! Dovresti sapere benissimo che quella strega non fa mai niente per niente, idiota! E ora cosa vorrà, me lo dici?! Ah, ma non intendo pagare nemmeno una piccola parte di quello che vi ha estorto… E soprattutto non voglio nessuna sorpresa che lei abbia contribuito a preparare! Ne ho piene le tasche, me ne torno in camera mia!” urlò Kurogane, indicando ossessivamente la polpetta bianca, da dove aveva sentito arrivare la voce di Yuko, e cercando al contempo di scollarsi il mago di dosso.

Per sottolineare ancora meglio le sue intenzioni (e, precisiamo, non era una fuga, quella. Era solo il saggio comportamento di una persona sana di mente che si tiene più lontana possibile dagli eventi che possono costituire una minaccia), si girò in direzione della propria camera e iniziò a camminare verso la porta, pestando i piedi e mollando gomitate al suo biondo carico.

Fu questione di un attimo. Appena superata la soglia, non si sa come il ninja riuscì a liberarsi dalla presa ferrea del mago e, afferratolo per la camicia, lo lanciò letteralmente fuori dalla propria stanza, sbattendo subito dopo l'uscio con forza.

 

Shaoran, che era ancora abbarbicato alla colonnina, rischiò di nuovo di cadere quando vide Fay volare nella sua direzione e poi atterrare rovinosamente a pochi centimetri da lui, impattando di schiena contro lo spigolo che univa la ringhiera del pianerottolo al corrimano della scala.

Se già visto con gli occhi del ragazzo il volo del mago era stato abbastanza impressionante, la principessa, dalla sua posizione in basso ai gradini era rimasta terrorizzata dalla violenza dello schianto contro la ringhiera, che prese a vibrare. Sakura si era portata una mano alla bocca e non era riuscita a trattenere uno spaventato “Fay-san!”, soprattutto quando, dopo l’impatto, aveva visto il biondo rimbalzare indietro inerte, cadere malamente su una spalla e quindi finire a terra supino con un tonfo sordo, il capo rovesciato giù dal pianerottolo. La principessa aveva iniziato a salire i gradini di corsa per avvicinarsi all’amico, ma poi si era fermata intimorita a qualche scalino di distanza, quando Fay, restando fermo in quell’assurda posizione e coprendosi gli occhi con un braccio, aveva iniziato a ridere, di una risata quasi folle che sapeva di isterico e vagamente triste. E quel riso incomprensibile aveva preoccupato anche Shaoran, ancora di più dell’assoluta mancanza di reazioni del mago – il ragazzo se n’era accorto che Fay non aveva fatto nulla per limitare, per quanto possibile, i danni dell’impatto con la ringhiera e poi a terra, né aveva emesso un minimo (istintivo) grido, nonostante l’urto fosse stato sicuramente doloroso.

Rispondendo anche all’accorato sguardo della principessa, Shaoran saltò sul pianerottolo e si avvicinò al biondino, ancora sdraiato sul pavimento di legno.

“Tutto bene, Fay-san?” gli domandò timidamente.

Questi smise di ridere e lo guardò appena, alzando solo un po’ il braccio dagli occhi e sollevando la testa quel tanto che bastava per vederlo in viso.

“Stai tranquillo, Shaoran-kun, non è successo niente… lo sai che Kuro-pippi ogni tanto è un po’ troppo irruento”

Shaoran allungò la destra per aiutare il mago a rialzarsi, scuotendo la testa. Certo che a volte gli adulti si comportavano proprio come dei bambini… non si rendevano conto che si sarebbe potuto far male qualcuno?

“Sicuro che vada tutto bene? È stato un bel volo…”

 

Medesima preoccupazione veniva in quel momento espressa da Watanuki che, dopo aver assistito alla scena, era decisamente impallidito. Accidenti, con un colpo del genere avrebbe potuto anche spezzarsi l'osso del collo!

Suo malgrado, per tranquillizzarsi si avvicinò non visto a Domeki. Odiava ammetterlo ma fra loro l'arciere era il più esperto in cadute e affini, con tutta l'attività sportiva che svolgeva nei club scolastici, quindi era l'unico che probabilmente poteva rispondere alla sua domanda…

“Ma come ha fatto a non farsi male?” sussurrò, in modo che Himawari-chan non lo sentisse.

La ragazza era rimasta scossa dall'accaduto quasi quanto Sakura-chan, e ora che si era ripresa dopo aver visto che il mago stava bene, Watanuki non intendeva farla preoccupare di nuovo.

Domeki strinse gli occhi e incrociò le braccia al petto “Si è sicuramente fatto male” rispose subito dopo, calcando la voce sull’avverbio e ignorando il sussulto dell’altro alle sue parole. “Anzi, per quella caduta scomposta potrebbe anche essersi lussato una spalla. Di sicuro, sopporta bene il dolore”

La Strega, che negli ultimi momenti non aveva smesso di osservare ciò che stava accadendo a Oto, sentendo la spiegazione dell’arciere si volse verso i due giovani, uno strano sorriso (di quelli suoi, così indecifrabili – inquietanti avrebbe detto Watanuki) a incresparle le labbra. “Per certi tipi di dolore, Fay ha una soglia di sopportazione molto alta… per altri invece è molto sensibile”

Se anche uno dei ragazzi avesse voluto replicare, la donna non gliene diede modo, perché il Mokona nero attrasse di nuovo la sua attenzione sull’altra dimensione. “Yuko, Fay-san sta cercando di alzarsi…”

 

Il mago infatti aveva afferrato la mano che gli veniva tesa dal ragazzino e lentamente si stava tirando seduto.

“Hyuu, sei troppo apprensivo Shaoran-kun!” lo rimproverò affettuosamente Fay con il suo consueto sorriso – un sorriso solo appena più tirato del solito, nello sforzo di nascondere la smorfia sofferente che avrebbe tanto voluto concedersi. La schiena infatti gli faceva un male tremendo e così anche la testa, ma non solo dove aveva picchiato contro lo spigolo della colonna, sentiva proprio un dolore diffuso che lo intontiva un po’.

Ad ogni modo non doveva far capire niente ai bambini, altrimenti si sarebbero preoccupati e poi avrebbero tormentato Kuro-puu fino a farlo sentire in colpa per avergli fatto male… e questo Fay non lo voleva proprio, la situazione con lo spadaccino era già complicata di suo. Comunque il mago non dubitava delle sue doti di attore: sapeva benissimo di essere in grado nascondere quel che provava, che si trattasse di gioia o dolore, doveva solo concentrarsi.

Stava per rabbonire Shaoran con un’altra frase vuota, quando la principessa si lasciò scappare un’esclamazione spaventata. “Fay-san! La tua schiena!”

Il biondo non ebbe il tempo di dire niente; Sakura gli si avvicinò, mettendo come suo solito da parte la timidezza perché troppo presa dall’emozione, e gli abbassò il colletto della camicia sulle spalle, scoprendo un segno violaceo, evidentissimo sulla sua carnagione diafana, che risaliva da sotto l’indumento fin sul collo.

Sentendo quelle mani fresche su di sé, Fay maledì il ninja che, avendolo afferrato per la camicia, aveva fatto sì che questa gli scivolasse fuori dai pantaloni e quindi potesse poi scorrere indietro, quel tanto da rivelare una parte del lungo livido che la botta gli aveva procurato su tutta la schiena.

Sakura si portò una mano alla bocca, ma subito si ricompose. C'era determinazione nel suo sguardo quando si rivolse a Shaoran, chiedendogli se fosse avanzato dell'unguento curativo da mettere su quei lividi.

Shaoran annuì, guardandola negli occhi con lo stesso sentimento. Anche se quel giocare alla «famigliola felice» continuava a sembrargli un'idea alquanto assurda, al punto in cui erano arrivati il ragazzino considerava ormai i suoi compagni di viaggio come una famiglia vera e propria… e questa volta toccava a loro prendersi cura della «mamma»!

“Mokona ricorda che Shaoran-kun ha messo la boccettina nell'armadietto in salotto!” esclamò la polpettina bianca, mentre continuava a fissare di sottecchi la strana espressione del mago. Se possibile sembrava ancora più triste di quando l'aveva trovato a cucinare quella mattina! Poteva essere che l'idea della sorpresa a Kuro-papi avesse solo peggiorato le cose?

Ma appena il ragazzo si alzò per scendere le scale, Fay lo afferrò per un polso con un sorriso. “Lascia stare l’unguento, Shaoran-kun! Tienilo per i lividi che ti procura quell’inflessibile maestro che è Kuro-pon! Io sto bene, te l’ho detto!” la voce era allegra mentre lo diceva e, per confermare le sue parole, il mago tentò anche di alzarsi in piedi da solo.

Ce la fece, ma fu solo perché dava le spalle ad entrambi che i bambini non si accorsero che, dal dolore, si era morso il labbro per non tradirsi.

 

Quel che Fay non sapeva era che non sempre è necessario vedere una persona in viso per capire cosa sta provando.

Mokona, che aveva seguito lo scambio di battute tra i tre stando tutta mogia vicino alla scala, dopo aver dato il suo piccolo contributo aveva ripreso a fissare intensamente il mago, leggendo la verità nei suoi movimenti incerti. Oltre al senso di colpa, vederlo così preso dallo sforzo di fingere un'allegria inesistente le metteva addosso una tristezza incredibile.

Tutto questo rimescolio di sensazioni era finito, per quella strana alchimia che si crea tra due gemelli (o comunque tra due esseri magici che hanno la stessa origine), dritto dritto anche nell'animo del Mokona nero che stava mantenendo il collegamento nell'altra dimensione.

Questi abbassò le orecchie, partecipe delle preoccupazioni della sorella, e sospirando si rivolse a Yuko. Certo il biondo se l'era cercata, ma…

“Yuko… Fay-san ha combinato un pasticcio e ora, come è giusto che sia, deve farsi carico delle conseguenze delle sue azioni. Però… non è un po' troppo esagerata come punizione?”

Prima di rispondere, la Strega lanciò un'occhiata significativa ai ragazzi che, accanto a lei, osservavano ciò che stava accadendo a Oto. Carezzò con due dita la testolina dell'animaletto nero che la guardava preoccupato, poi rispose, accennando un sorriso.

“Mokona, sai benissimo che la sofferenza che Fay sta provando in questo momento non è conseguenza solamente di ciò che ha fatto poco fa. Gli uomini sono incredibilmente testardi nel credere che a ciascuna loro azione corrisponda sempre una sola reazione e rifiutano invece con tutte le forze di accettare che ogni singolo gesto che compiono abbia ripercussioni su molteplici avvenimenti del loro futuro...” si interruppe qualche istante e, notando l'attenzione con cui Domeki la stava ascoltando, lasciò che il suo sorriso si allargasse “Questo ovviamente vale sia in positivo che in negativo. Ciò che Fay deve fare ora è rendersi conto che, se vuole sistemare le cose, deve togliersi la maschera, almeno con la persona per lui più importante, e dirgli la verità”

“Mokona ha capito… però a noi dispiace comunque vederlo così…” sospirò di nuovo la palla di pelo nero.

Questa volta fu Himawari, vedendolo giù di corda, ad avvicinarsi per consolarlo. “Su, non essere così triste…” sussurrò, sorridendogli e accarezzandogli le orecchie “Vedrai che andrà tutto bene, piccolino!”

 

Intanto il mago era riuscito a tirarsi in piedi da solo e, dopo essersi abituato alle fitte dolorose che gli partivano dalla schiena ad ogni minimo movimento, era pronto a continuare a far finta che tutto andasse a meraviglia. Poggiò una mano sulla spalla di un preoccupato Shaoran e con l'altra scompigliò i capelli della principessa.

“Su bambini! È vero, papà si è svegliato troppo presto e non abbiamo avuto il tempo di provare bene, ma abbiamo comunque un balletto da mostrargli no? ” vedendo che Sakura stava per ribattere qualcosa, la precedette e, forzandosi a sorridere, continuò: "Davvero, non devi preoccuparti per me, Sakura-chan! Piuttosto cerca di convincere Kuro-myu a uscire dalla stanza, intanto io e Shaoran-kun scendiamo di sotto a finire di preparare la colazione, ok?”

 

All'interno della stanza, Kurogane stava sfogando la propria rabbia in silenzio, lucidando più e più volte la propria katana. Dopo aver passato un'ultima volta il panno alzò la spada davanti a sé, trovando la propria immagine riflessa sulla lama ormai lucida.

A memoria, da che era in viaggio con quei quattro non si era mai arrabbiato in quel modo, e soprattutto ricordava di non aver quasi mai agito senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Sangue freddo e calma interiore erano le qualità migliori di un buon guerriero, e sapeva di poterle dimostrare come e quando voleva. Allora perché aveva reagito in quel modo assurdo? Perché quello stupido idiota di un mago riusciva come niente a farlo uscire dai gangheri? Anche quella notte… aveva dormito male per colpa sua!

Eppure, a pensarci bene… in quel momento, la cosa che, incredibilmente, lo faceva irritare di più non era l'atteggiamento del biondino che aveva appena buttato fuori dalla propria camera (anche se ne faceva volentieri a meno). E non era nemmeno la presenza di quella stregaccia (anche se ne faceva volentieri a meno!).

Rinfoderò la katana con un gesto brusco. Kurogane era arrabbiato con sé stesso. Quella patetica storia della «famigliola felice» lo stava ammorbidendo. Si stava affezionando, accidenti! Perfino le minacce della sera prima, benché proferite con tono carico d'odio e disprezzo, in fondo nascondevano qualcos'altro…

Sospirò, passandosi una mano sulla faccia e mettendosi a sedere schiena alla porta. Cercando, forse inconsciamente, di sentire le voci e i movimenti delle persone che, nonostante tutto, stava iniziando a considerare compagni… e forse avrebbe fatto meglio ad evitare.

Per un attimo aveva pensato di uscire dalla stanza, per chiedere scu-… sincerarsi di non essere stato troppo brusco nell'accompagnare il biondo fuori dalla porta, e invece si era ritrovato a digrignare rabbiosamente i denti nell'udire la risata isterica del mago. A quanto pareva non si era fatto nulla… non che la cosa gli interessasse, eh! Stava facendo l'idiota come al solito, prendendolo in giro con quei nomignoli altrettanto idioti, mentre i ragazzini là fuori si preoccupavano di ritrovare dell'unguento per lui.

Si risedette a gambe incrociate contro la porta, intenzionato a non muoversi di lì almeno fino all'ora di pranzo. Era l'unico modo per evitare un omicidio.    

 

Quando il biondino gli aveva proposto di scendere a preparare la colazione, Shaoran aveva dovuto essere onesto con se stesso e ammettere che quella era la prima cosa sensata che sentiva dire quella mattina. Ragion per cui si era sforzato di sorridere convinto e aveva iniziato ad avviarsi giù per le scale, senza però staccare gli occhi da Fay che lo seguiva qualche passo indietro (perché, nonostante le rassicurazione del mago, il ragazzino non poteva credere che quella botta tremenda non gli avesse lasciato conseguenze!).

Dal canto suo, Fay era ormai riuscito a rimettere la solita maschera sorridente, anche se doveva ammettere che i sorrisi e le risate non gli uscivano spontanei come sempre. Ma più che il dolore fisico, a impedirgli di recitare perfettamente la parte che si era imposto era la rabbia che aveva letto negli occhi di Kuro-sama quando gli stava appeso al collo. E ormai il mago conosceva abbastanza lo spadaccino da capire che non era quel gesto in sé e per sé ad averlo fatto infuriare così tanto (certo, anche quello aveva contribuito e, a mente fredda, il biondo si rendeva conto di aver forse un po’ esagerato, soprattutto visto quanto successo la sera prima…). Il problema vero, dedusse amaramente Fay, era che Kuro-wanko non gli aveva perdonato quella discussione che avevano avuto dopo lo scontro con gli oni. Con quelle parole che gli aveva detto mentre gli puntava il fodero della spada alla gola, non gli stava solo esponendo il suo punto di vista: il ninja lo odiava davvero, odiava lo stupido mago di Celes.

E, resosene conto, Fay odiò se stesso (ancora un po’ di più) per la tristezza che quella constatazione gli metteva addosso.  

Perso nei suoi pensieri, il biondino non si era accorto che lui e Shaoran erano arrivati nella cucina del caffè, al pian terreno, ma soprattutto che il ragazzo gli stava facendo una domanda. Si riscosse solo quando udì vagamente un’intonazione interrogativa nella sua voce educata e poi un silenzio d’attesa; in automatico sorrise e concluse che quello non era proprio il momento delle riflessioni scomode.

 

Rimasta sola sul pianerottolo, Sakura prese un profondo sospiro: va bene, Fay-san le aveva chiesto di far uscire dalla stanza Kuro-my… no, cioè, Kurogane-san!, ma lei non aveva la minima idea di come fare… aveva un grande rispetto per il ninja, però doveva ammettere che certe volte l’uomo aveva un carattere davvero scorbutico. E in questo caso era stato proprio scortese con Fay-san…

Imbarazzata dal suo pensiero ardito, la principessina arrossì e si portò una mano alla bocca come per zittirsi, nonostante non avesse detto una parola: non doveva permettersi di pensare certe cose! Scosse lievemente la testa, si aggiustò la gonna e sorrise alla piccola Mokona, facendole cenno di saltarle in braccio.

“Puuuu! Mokona dà una mano a Sakura-chan!”, esclamò la polpettina bianca, concentrando tutto il suo entusiasmo per infondere più fiducia alla principessa.

Il sorriso della ragazzina si allargò. “Grazie dell’aiuto, Moko-chan! Dai, coraggio, cerchiamo di convincere Kurogane-san…”

Sakura strinse le labbra e la sua espressione si fece seria e concentrata. Poi si avvicinò lentamente alla porta ancora chiusa. Bussò piano e solo per educazione: in qualche modo sapeva che lo spadaccino era lì subito dietro l’uscio e che, molto probabilmente, non si era perso una sola parola di quanto successo da dopo che si era richiuso nella sua stanza – e questo le dava un po’ di speranza, perché era sicura che in realtà lo scontroso guerriero volesse molto bene a tutti loro, ma anche e soprattutto a Fay-san.

“Kurogane-san? Mi senti?”

Sentitosi chiamare, il ninja rialzò la testa. Era la voce della principessa, quella, quindi il ragazzo e lo stupido mago erano scesi al piano di sotto come aveva immaginato. Sospirò, lasciandosi scappare un borbottio sommesso. Fosse stato l’idiota a cercare di tirarlo fuori da lì, sapeva che non gli sarebbe costata fatica ignorarlo. Ma la ragazzina… lei era tutto un altro paio di maniche. Anche se non era così dannatamente insistente, piantagrane e saccente, gli ricordava troppo Tomoyo-Hime… e lui non era mai stato capace di dire di no a Tomoyo-Hime…

“Hn…”

Rinfrancata dall’aver avuto un minimo di risposta, Sakura sorrise di nuovo (e non importava se il ninja non poteva vederla - ricordava che una volta qualcuno le aveva detto che il sorriso si sente anche nella voce) e si azzardò a continuare.

“Kurogane-san, per favore verresti a fare colazione con tutti noi?” Avrebbe voluto aggiungere che sarebbe stato bello, perché Fay-san aveva preparato tante cose buone e che quando si riunivano tutti attorno ad un tavolo lei era felice, perché si poteva sentire assurdamente un po’ «in famiglia», ma qualcosa le diceva che in quel modo avrebbe solo peggiorato le cose.

Kurogane si trovava nella pessima situazione di chi pensa di fare una cosa ma finisce suo malgrado per fare l’esatto opposto. Era ben deciso a non uscire di lì, dannazione. E allora perché si era già alzato in piedi e aveva le dita su quella stupida maniglia?!

Si portò le mani ai capelli in un gesto di stizza, poi abbandonò le braccia lungo i fianchi, rassegnato.

 

Nel giardino, intanto, Watanuki stava osservando, come tutti, la scena che Mokona stava trasmettendo. O meglio, che avrebbe dovuto trasmettere, non fosse che la bestiola, stando in braccio a Sakura, si trovava troppo vicina alla porta per mostrare qualcosa di diverso dalle venature del legno! Il ragazzo interruppe per un attimo il filo logico dei propri pensieri – che lo stavano portando a paragonare la dolcezza dimostrata dalla piccola Sakura con quella incommensurabile della sua adorata Himawari-chan – per rivolgersi al Mokona nero.

“Ohi, polpetta, dì alla tua collega dall’altra parte di allontanarsi un po’, qui non riusciamo a vedere niente!”, disse, avvicinandosi e tirandogli un orecchio.

“Puuu! Watanuki non sa che stare troppo vicino al video fa male agli occhi? Mokona vuole bene a Watanuki e si preoccupa per la sua salute!” esclamò la polpetta nera girando su se stessa e cercando di liberare l’orecchio dalla presa.

“Ma Mokona non sa che questo non è mica un televisore?” ribatté il giovane, imitando la vocina della bestiola.

“Puu! Watanuki è scortese a imitare Mokona! Ora Mokona lo punirà con un calcio rotante!” replicò il manju. Detto fatto, saltò in verticale e, con un triplo salto mortale, tirò un calcio a zampa tesa in testa a Watanuki.

“Ehi, ma sei matto? Mi hai fatto male!” esclamò il ragazzo, sfregandosi la parte colpita. Poi d’un tratto si mise ben dritto e, mani sui fianchi ed espressione da supereroe, proclamò: “Anche se, ovviamente, solo il grande Chuck Norris potrebbe tirare un calcio rotante abbastanza potente da abbattere il geniale Watanuki!”

Tutto preso dai suoi deliri di onnipotenza, il ragazzo con gli occhiali non si accorse che uno dei suoi compagni non stava gradendo per niente l’intermezzo comico messo in scena da lui e dall’animaletto nero.

“Oi, vedi di piantarla” lo zittì infatti all’improvviso Domeki, tirandogli una pacca sul coppino.

“Ma ha cominciato lui!” piagnucolò l’altro, indicando Mokona – che era tornato tranquillamente al suo posto sulle ginocchia di Yuko – e massaggiandosi alternativamente fronte e nuca.

Come suo solito, l’arciere ignorò senza scomporsi le proteste di Watanuki e si risedette, sul viso la tipica espressione impassibile. “Idiota. Sei rumoroso e infantile”

La risposta piccata di Watanuki venne prontamente bloccata dall’intervento di Himawari, che mettendosi un dito davanti alla bocca gli intimò sorridendo di fare un po’ di silenzio… era lì che moriva dalla curiosità di sapere quale sarebbe stata la risposta di Kurogane, e se i due continuavano a parlare rischiava di perdersela!

Come se l’intervento della sue dolce Dea della Fortuna avesse avuto bisogno di essere reso per Watanuki più incisivo, anche la Strega sottolineò con un cenno del capo e un sorriso molto significativo che pure lei non aveva intenzione di perdersi lo spettacolo. 

Il ragazzo, quindi, decise saggiamente di tacere e di risedersi nel suo angolino sotto lo sguardo indifferente di Domeki, ma non senza avergli prima lanciato un’ultima occhiataccia.

 

Sakura intanto era ancora pazientemente in attesa davanti alla porta; dopo alcuni istanti di totale silenzio, però, concluse che Kurogane-san non ne voleva proprio sapere di uscire di lì. Sconsolata, abbassò gli occhi e fece per andarsene; però all’ultimo l’educazione e la sua innata gentilezza la fecero fermare. Decise quantomeno di informare il ninja che se ne stava andando.

Picchiò lievemente con il pugno sull’uscio per richiamare l’attenzione dello spadaccino. “Kurogane-san? Credo di aver capito che non vuoi proprio venire giù con noi…” una piccola pausa, sperando di essere smentita, magari anche un po’ rudemente “Non voglio inquietarti ancora, quindi non insisto più. Scendo di sotto dagli altri, ma se cambi idea ti aspettiamo, eh?”

Un altro istante di silenzio, poi la principessa si allontanò con passi lievi e veloci verso le scale.

Dietro la porta, Kurogane stava continuando a litigare con se stesso. Ancora un po’ e prendeva a testate il legno, tanto era combattuto tra l’assecondare la principessa e il continuare cocciutamente a restare nel suo arrabbiato isolamento. Quando però la sentì allontanarsi, dopo essersi scusata del disturbo (proprio lei, che a parer suo era quella che disturbava meno, lì in mezzo!) e soprattutto non insistendo (al contrario di quanto avrebbe fatto un certo idiota biondo), il suo orgoglio venne zittito da un’improvvisa quanto inusuale voglia di non provocarle un dispiacere. Spalancò la porta all’improvviso e uscì dalla stanza con passo marziale, lo sguardo fisso davanti a sé.

Appena Sakura sentì la porta aprirsi, si bloccò sul primo gradino, mentre un sorriso luminoso le si era già allargato sulle labbra. Fece appena in tempo a intravvedere la sagoma del ninja piombarle alle spalle e ad appiattirsi contro il muro, un po’ intimorita, che già Kurogane l’aveva raggiunta.

Lo spadaccino si fermò per un istante a fianco alla principessa. “Sono qui solo perché me l’hai chiesto tu, sia ben chiaro” dichiarò deciso, senza rivolgerle uno sguardo. “Non c’è nessun altro dannato motivo” aggiunse poi sottovoce fra sé e sé, seguendo con gli occhi i movimenti del mago che con Shaoran stava spostando i mobili nella loro cucina-soggiorno.

Quella precisazione non richiesta dell’uomo lasciò Sakura leggermente perplessa, ma la ragazza decise di non darvi troppo peso. Sfiorò lievemente il braccio del ninja e annuì appena. “Certo, Kurogane-san…” si interruppe un attimo, incerta se fosse opportuno o meno concludere la frase così come le era venuta in mente. Ma quando notò che il guerriero stava per proseguire, decise di buttarsi. “E… grazie…” buttò fuori in tutta fretta, ritraendo di scatto la mano e abbassando gli occhi sulla testolina bianca di Mokona.

“Hn” ripeté lui, improvvisamente imbarazzato. Accidenti alle principesse, che non si sa come riescono sempre ad arrivarti al cuore con una semplice parola! Reprimendo l'istinto di posarle una mano sul capo per scompigliarle i capelli (gesto raro, da parte sua, ma che stava diventando difficile evitare) Kurogane riprese silenziosamente a scendere, sul viso una smorfia che somigliava sempre più ad un sorriso intenerito.

 

Quando i passi volutamente pesanti di Kurogane risuonarono sulle scale, per un impercettibile istante Fay si irrigidì e i suoi movimenti (che fino a quel momento si era imposto di mantenere fluidi e lievi come al solito, nonostante la schiena non gli desse pace) si fecero più lenti, quasi esitanti. Shaoran, che non lo perdeva d’occhio un secondo, notò la sua indecisione e, temendo che il dolore per la botta si fosse fatto troppo forte, gli sottrasse subito da sotto mano la sedia che il mago stava per spostare.

“Non ti preoccupare, Fay-san! Se non ce la fai, qui finisco io” esclamò il ragazzino, sorridente.

L’altro rimase interdetto e non seppe far altro che passarsi una mano tra i capelli, ridacchiando. “Shaoran-kun, sei tremendo! Davvero non mi credi se ti dico che sto bene? Sei diventato diffidente come Kuro-pin”

“Ma…” iniziò il ragazzino, per poi interrompersi. Da dietro le spalle di Fay aveva visto Kurogane scendere gli ultimi gradini della scala e dirigersi verso di loro. Deglutì nervosamente, stringendo la presa sullo schienale della sedia che ancora teneva.

“Se è diventato diffidente pure lui ci sarà un motivo, non credi, stupido mago?”

Kurogane, avvicinandosi ai due, aveva ascoltato il loro breve scambio di battute e la sua mente da guerriero stava già analizzando la situazione, per sviluppare la strategia più adatta ad affrontare il resto della giornata.

L'intervento della principessina gli aveva consentito di riacquistare un po' della calma perduta, quindi questa volta era riuscito a leggere sia quello che stava dietro il tono scherzoso del biondo sia la sottile preoccupazione del suo allievo. 

Decise comunque di non aggiungere altro. Prese la sedia dalle mani di Shaoran, la portò al tavolo e si sedette, incrociando le braccia.

“Allora, questa colazione?”

 

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Capitolo 4
*** 4. ***


A Mirandina che ha finito la mat

L'ALMANACCO DEL GIORNO di *Giovedì 13 Agosto 2009*

 

Nella giornata di oggi si festeggiano i seguenti santi:

-          Santa Yuko, patrona e protettrice delle coppiette yaoi, delle macchinazioni, degli entomologi e dei viaggiatori (soprattutto quelli dediti ai trasferimenti interdimensionali).

 

Continua la raccolta delle firme per la santificazione del giovane Shaoran. Le due autrici hanno provato ad organizzare un banchetto atto allo scopo durante la loro partecipazione al Riminicomics, ma Watanuki si è rifiutato di preparare gli stuzzichini da offrire e il Comune non ha rilasciato gli appositi permessi.

Che ci volete fare, anche questo è Hitzusen...

 

Oggi il sole sorgerà quando Domeki riuscirà ad articolare tre parole di fila.

Tramonterà quando Himawari smetterà di fangirlare (per farla breve, preparatevi a una notte e a un giorno della durata di sei mesi, come al polo).

La luna sorgerà il più tardi possibile, almeno le due autrici riusciranno a vedere una di quelle dannate stelle che tecnicamente dovrebbero cadere in questo periodo... se poi la stella cadente è come Kuro-shine, tanto meglio!

(Le due autrici, in ginocchio e a mani giunte, implorano: Wren, aggiorna, per piacere!!! ç_ç )

 

Note e disclaimer:

- il copyright sul santo del giorno appartiene a Covianna (che abbracciamo e ringraziamo per la collaborazione ^_^ )

- Kuro-shine, preso direttamente dalla fanfiction "Starry Christmas", appartiene a Wren.

 

 

 


 

 

Goodmorning, Kuro-papi!

 

 

CAPITOLO 4

“Allora, questa colazione?”

La domanda brusca di Kurogane risuonò nella stanza fattasi improvvisamente silenziosa, con l’unico sottofondo della pioggia che ancora cadeva.

Fu solo per un istante, ma in quell’istante sembrò quasi che il mondo si fermasse. Poi Fay riuscì a riprendersi, rimettendosi la solita maschera (e sperando con tutto se stesso di riuscire, almeno per un po’, ad indossarla alla perfezione).

“Te la porto subito, Kuro-pin! Cosa vuoi mangiare? ” domandò con un largo sorriso, piroettando fino al tavolo dove si era accomodato il ninja e sporgendosi in avanti verso di lui, le mani puntate sul piano di legno.

Kurogane, che aveva seguito con apparente indifferenza l'alternarsi di emozioni sul volto del biondo mentre questi si avvicinava, inarcò leggermente un sopracciglio quando lo vide appoggiarsi al tavolo. Il suo occhio allenato aveva subito notato la difficoltà che il mago aveva nel muoversi, ma decise di continuare a far finta di nulla.

“Qualcosa di meno dolce delle schifezze che mi propini di solito andrà bene” gli rispose, brusco come sempre. Eppure per qualche assurdo motivo non era riuscito a terminare la frase con il solito insulto.

Il fatto è che c'era qualcosa che gli rimescolava dentro. Preoccupazione, forse? Senso di colpa? Una sottile vena di inquietudine, data dalla consapevolezza che l'idiota stava probabilmente sottovalutando un problema fisico che proprio lui gli aveva causato? Kurogane non riusciva a capire, quindi decise temporaneamente di lasciar perdere, mettendo in un angolino tutti i pensieri strani che gli giravano per la testa.

In questo gli diede involontariamente una mano la principessa, che gli arrivò accanto proprio in quel momento con la polpetta bianca tra le braccia. Quando incrociò il suo sguardo severo, Sakura sorrise: sprizzava gioia da tutti i pori al vederlo seduto a tavola con loro. Ma anche lei, pur in tutto il suo candore, doveva essersi accorta che Fay non stava poi così bene, perché gli aveva lanciato discretamente un’occhiata dubbiosa, cercando quindi una conferma negli occhi di Shaoran.

Il ragazzino si stava in quel momento avvicinando agli altri tre, dopo aver finito di sistemare le ultime cose ed aver arrotolato e messo da parte il tappeto davanti alle scale (se proprio dovevano fare quel balletto, almeno voleva essere sicuro che Sakura-hime non rischiasse di farsi male scivolando o inciampando…).

Portando l'ultima sedia al tavolo aveva poi colto l'occhiata preoccupata della principessa, occhiata alla quale aveva potuto rispondere solo alzando le spalle e scuotendo leggermente il capo. Si rendeva conto anche lui che Fay-san non era in piena forma, ma non poteva fare altro che aiutarlo per quanto possibile senza che quest ultimo se ne rendesse conto.

“Ecco qua la colazione per il nostro Kuro-tan!” cinguettò il mago, avvicinandosi alla tavola apparecchiata con un vassoio stracarico. Vassoio che il ninja occhieggiò perplesso ma, stranamente, senza fiatare. “Hyuu! Stamattina, appositamente per Kuro-puu, la casa propone chiffon cake alle fragole, brioche al cioccolato, bomboloni alla crema e una moka intera di caffè nero bollente! Contento Kuro-myu?”

Fay concluse la sua presentazione con l’entusiasmo di un artista che illustri le meraviglie della sua ultima creazione. Sapeva perfettamente di essere fin troppo sopra le righe e di star spingendo la sua esuberanza a livelli esagerati, rischiando ancora di più di venir smascherato - visto e considerato che, dannazione, i bambini sapevano benissimo in che stato era la sua schiena. Eppure non riusciva a fermarsi. Inconsciamente era come se temesse che, tenendo un atteggiamento più dimesso, avrebbe finito con lo scoprirsi troppo rivelando a tutti ciò che invece doveva tassativamente rimanere nascosto.

“Hn.” mugugnò il ninja storcendo il naso. Il mago continuava a comportarsi da perfetto idiota, e quella ne era la dimostrazione più evidente. Non solo si forzava fisicamente, ma continuava a ostentare, nonostante tutto, il suo solito comportamento assurdo e apparentemente normale. Se non fosse già riuscito a leggere dietro a quella recita perpetua, Kurogane avrebbe reagito molto peggio alla vista del vassoio pieno di zuccheri…

Invece si limitò a guardare malissimo prima il mago, poi la torta, poi la brioche e i bomboloni. Arrivato alla moka fumante riuscì addirittura a rilassarsi leggermente, quasi rallegrandosi del fatto che almeno per il caffè avrebbe potuto tenere la quantità di zucchero a un livello umano…

Si stava decisamente rammollendo.

 

“Visto, piccolino? Sakura-chan è riuscita a farlo uscire!” disse Himawari, rivolgendosi con fare complice alla manju nera.

“Puuuu! È uscito, è uscito!” rispose cantilenando Mokona, saltellando sul posto. Ma, come la ragazzina con i codini, dentro di sé la palla di pelo non era convinta al 100% che tutto si fosse risolto. Anzi…

Anche Watanuki dal suo angolino se n'era accorto e, ancora un po' scocciato per essere stato zittito, commentò: “Bene, è uscito da quella stupida stanza, contente? Non che sia cambiato granché, eh. Cavolo, lo vedo pure io che è uscito di lì solo grazie all'intervento della ragazzina… È ancora arrabbiato e la situazione non si è certo sistemata”.

“Credevi davvero che si sarebbe sistemata?” si intromise inaspettatamente Domeki “Sei veramente un idiota”.

“Beh, forse se «qualcuno» non ci avesse messo il naso le cose sarebbero andate diversamente!” rispose lui, lanciando un'occhiata eloquente in direzione della Strega delle Dimensioni.

“Stai forse alludendo a me, Watanuki?” domandò pigramente Yuko, posando il mento sul dorso della mano. Anche se ne avrebbe avuto motivo, non sembrava infastidita dall’insinuazione del ragazzo.

“Aaah, e me lo chiede pure?” sbraitò lui mettendosi le mani nei capelli. “Se non si fosse fatta sentire dal ninja, forse lui non si sarebbe arrabbiato tanto, no?!”

Il sorriso e la tranquillità con cui la donna rispose alla sfuriata del suo dipendente stupirono tutti, anche se i presenti ben conoscevano i suoi modi di fare. “Io ho semplicemente chiesto che mi venisse corrisposto il mio pagamento, come da accordi. E se pure Kurogane è insofferente alla mia presenza, Watanuki, ciò non ti giustifica nell’imputare a me la colpa del suo atteggiamento nei confronti di Fay. Ciò che è successo tra loro è stato voluto dall’Hitsuzen ed è esito inevitabile del desiderio che mi è stato chiesto di esaudire. Chi ha espresso quel desiderio è colui il quale deve farsi carico delle conseguenze che esso ha provocato e provocherà, io sono semplicemente un tramite.”

“Bah. Ma perché proprio QUEL pagamento, mi chiedo… Un giorno di questi mi piacerebbe sapere con che criterio decide cosa le deve esser dato per compensare i desideri che esaudisce, Yuko-san” ribatté Watanuki scuotendo la testa e tornando nel suo angolino, più pensieroso di prima.

Forse il ragazzo non si aspettava una risposta al suo mugugno, ma la Strega gliela volle ugualmente concedere. “Tutto ciò che io chiedo come compenso non dipende da me, ma dalla necessità. Il mio negozio è stato creato non solo per esaudire desideri contingenti, ma soprattutto in vista di un giorno che verrà. Ed è in funzione di quel giorno che io chiedo un determinato pagamento. Quando sarà il momento lo capirai anche tu, Watanuki.”

“Sì, ma…”

La debole protesta di Watanuki venne interrotta nuovamente dalla dolce Himawari.

“Ragazzi, fate silenzio! Stanno cominciando…”

 

Nel frattempo, a Oto, Kurogane stava ancora studiando il vassoio pieno di dolci che Fay aveva portato al tavolo.

Valutate attentamente le scelte, optò per la brioche al cioccolato (sperando che fosse fondente, e non al latte). Poi, senza dire una parola, si versò una tazzina di caffè e si mise a cercare qualcosa nel cassetto del tavolo. Dopo pochi istanti lo richiuse, l'ultimo numero del suo manga preferito fra le mani, e si mise a leggere sbocconcellando il dolce.

Vedendo il ninja trincerarsi dietro le pagine del volumetto Fay aprì la bocca per tentare di dire qualcosa, ma la solita battuta, che gli veniva spontanea in situazioni del genere, in quel momento proprio non ne voleva sapere di farsi trovare, persa chissà dove tra il dolore alla schiena e quello, molto più profondo, al centro del petto. Fu questione di mezzo secondo, ma poi il mago riuscì malamente a sorridere e a scambiare quello che voleva essere uno sguardo complice con Shaoran e Sakura, come a dire «Guardate papà che maleducato».

In realtà nessuno di loro tre sapeva bene come comportarsi… Kurogane stava facendo esattamente quel che faceva tutte le mattine, è vero, ma quella non era una mattina come tutte le altre! Avevano preparato una sorpresa per lui… e lui cosa faceva?

Mokona, invece, sapeva esattamente cosa doveva fare. Kuro-papi si era messo a leggere, e di solito quando leggeva non si riusciva a farlo smettere prima della fine del volume… questo avrebbe mandato all'aria il loro piano! Sakura ci teneva tanto, e anche Shaoran, e Fay era così triste per quello che era successo…

Doveva fermarlo, assolutamente. Non poteva permettere che i loro sforzi risultassero inutili!

Espressione determinata e musetto duro, la manju bianca saltò giù dalle braccia della principessa e rimbalzò sul tavolo, finendo proprio sulla pagina che Kurogane stava leggendo.

“Puuuuuu! Mokona, Sakura-chan, Shaoran-kun e Fay-san hanno una sorpresa per Kurogane-san! Quindi ora Kuro-papi chiude il libro e ascolta, puuuu!” gridò, saltellando più volte dal manga alla testa di Kurogane per sottolineare il più possibile il concetto.

Quando le sembrò di aver attirato sufficientemente l'attenzione del ninja, che con un sospiro decise di rinunciare alla lettura (ma non certo perché gli importasse della loro sorpresa, sia chiaro!), Mokona saltò giù dal tavolo e corse nell'altra stanza, non senza aver prima dato una veloce occhiata all'oggetto magico nascosto sulla mensola dietro Kurogane. La falsa statuetta a forma di farfalla avrebbe permesso alla Strega delle Dimensioni, e ai ragazzi che l'accompagnavano, di assistere allo spettacolo anche senza l'ausilio delle due manju! Soddisfatta e impaziente di cominciare, Mokona aumentò la velocità. Pochi istanti dopo si sentirono le prime note del pianoforte riempire l'aria.

L’iniziativa della polpettina bianca fu accolta con grande favore da Fay e dai due ragazzini: da soli proprio non avrebbero saputo come fare per sbloccare la situazione, e la piccola era l’unica che poteva permettersi di saltare in testa al ninja senza rischiare la pelle (se non altro perché, se l’avesse fatta fuori, poi Kurogane non avrebbe più avuto un mezzo per tornare a casa e la prospettiva non gli sarebbe piaciuta). Appena la manju si allontanò verso il pianoforte, bastò un’occhiata entusiasta di Sakura per radunare attorno a sé Shaoran e il mago e farli mettere in posizione.

Il ragazzino eseguì immediatamente, al grido mentale di «prima cominciamo, prima finiamo».
Certo la sua preoccupazione per l'incolumità della principessa era diminuita drasticamente quando aveva notato di sfuggita l'espressione di Fay-san mentre questi raggiungeva la propria postazione.
Vedeva chiaramente quanto il mago provasse dolore nel compiere anche i più semplici movimenti ed era triste per questo, ma al contempo ne ammirava la tenacia. Sperava tuttavia che questa volta il biondo si sarebbe trattenuto dall'esagerare… magari anche Sakura-hime avrebbe evitato di compiere azioni pericolose!
Si girò verso di lei, una nuova speranza a dargli forza, ma la sua si rivelò una mera illusione.
Vista la poca esuberanza di Fay-san, infatti, la principessa sembrava ben decisa a mettercela tutta per raddoppiare la propria.
Shaoran sospirò, sconfitto, mentre Mokona attaccava a cantare dando il via alla prima sequenza di passi.

 

Il balletto scivolò via senza particolari intoppi. Il biondo era un ballerino nato e, sebbene la sua esecuzione non fosse all’altezza di quella spumeggiante delle prove, osservarlo restava comunque un degno spettacolo, anche perché il suo sorriso luminoso restava sempre lo stesso.

Vedendo quel sorriso la principessa non poté fare a meno di impegnarsi per esserne all’altezza, e cercò di mettere in ognuno dei suoi movimenti tutta la gioia che provava nell’essere lì con loro per trasmetterla sia a Fay-san, per comunicargli la sua vicinanza, sia a Kurogane-san, perché in fondo stavano facendo tutto questo per lui, per farlo felice.

Dimentico per un attimo della colazione, Kurogane si accomodò meglio sulla sedia e incrociò le braccia, prestando attenzione ai movimenti degli altri tre. All'inizio aveva pensato di assistere all'esibizione solo per non dare pensieri alla principessina, ma sotto sotto anche il ninja era una persona curiosa.

In più quello strano balletto, benché arrangiato in poco tempo, si stava rivelando un interessante condensato di ritmo e coordinazione: tutte caratteristiche che una mentalità militare e pratica come la sua approvava (anche se quella «canzone» era altamente discutibile, diciamolo…)

Si grattò la testa e riprese in mano la tazzina, appuntandosi mentalmente l'idea di utilizzare la musica per i nuovi esercizi di Shaoran. Certo, il ragazzino non sembrava particolarmente esaltato dalla novità, e a quanto pare un po' si vergognava di alcune parti… ma questo Kurogane poteva capirlo (soprattutto dopo averlo visto appeso come un salame alla colonnina delle scale). Decise quindi che gliene avrebbe parlato, ma senza obbligarlo.

Ogni ulteriore analisi obiettiva delle sequenze, però, gli venne preclusa quando vide il visino sorridente di Sakura. Allegra ed entusiasta, la principessina si stava impegnando a fondo e al contempo si stava divertendo. Sì, erano un incredibile divertimento e un immenso affetto ciò che Kurogane lesse nel sorriso e negli occhi della ragazzina quando incrociò per un attimo il suo sguardo. Ci stava mettendo il cuore, senza alcun dubbio. Il ninja, senza volerlo, sorrise leggermente. Ah, possibile che un sorriso potesse condizionarlo a tal punto? Tomoyo-Hime, la piccola Sakura, Fay…

Si interruppe, quasi sputando il caffè ormai freddo che stava sorseggiando. Che accidenti c'entrava lo stupido mago, adesso?!

Come attratto da una calamita invisibile volse lo sguardo verso il biondo, che fino a pochi istanti prima aveva ostinatamente ignorato. In quel momento la sua parte prevedeva che arretrasse velocemente rispetto agli altri due e, se il mago avesse voluto seguire ciò che aveva fatto durante le prove, avrebbe dovuto salire con un solo balzo in piedi sul corrimano della scala. Pur rendendosi conto di star chiedendo davvero troppo al suo fisico, Fay provò ugualmente quel salto, ma evidentemente era arrivato al limite perché tutto ciò che ottenne fu una fitta lancinante che, dalla base della schiena, gli si propagò fino alla testa disegnandogli sul viso una smorfia dolorosa che non riuscì proprio a trattenere (fortuna che almeno non era nel campo visivo dei bambini!);  dovette quindi limitarsi a rimanere alla base della scala, cominciando a pensare ad una scusa da propinare a Shaoran e Sakura per spiegar loro perché non era salito in piedi sulla ringhiera come prima.

Kurogane strinse gli occhi, fissandolo attentamente. La smorfia che il biondo aveva appena lasciato scappare, assieme alla mancata salita sul corrimano (quell'idiozia non era parte della scenetta?), indicavano chiaramente che lo stupido mago stava di nuovo nascondendo la verità sulle sue condizioni. La schiena gli faceva male, e molto. Il ninja contrasse la mascella e appoggiò un po' troppo bruscamente la tazzina sul tavolo, ma poi riprese il controllo. Anche se moriva dalla voglia di cantargliene quattro, non intendeva interrompere l'esibizione per urlare dietro all'idiota. Ormai erano alla fine del balletto, notò collegando gli ultimi movimenti con le posizioni assurde in cui li aveva trovati al suo ingresso, tanto valeva farli finire… altrimenti la ragazzina si sarebbe rattristata, Shoaran sarebbe andato in panico e lui avrebbe dovuto render conto dell'inusuale preoccupazione nei confronti dell'altro. No, meglio lasciar perdere. Per il momento.

 

Arretrando per raggiungere la scala per l’ultima sequenza, Sakura notò immediatamente che Fay-san non era salito in piedi sulla ringhiera come durante le prove. Per un attimo ebbe paura che le condizioni del suo biondo amico si fossero improvvisamente aggravate, sebbene il suo sorriso non fosse mutato da prima… incerta, lanciò un’occhiata a Shaoran, ripromettendosi anche che, una volta finito il loro spettacolo avrebbe trovato un momento per parlare a quattr’occhi con Fay-san… e magari anche con Kurogane-san, perché la ragazzina sospettava seriamente che ciò che pensava e faceva il ninja influenzasse parecchio il mago… e viceversa, ovviamente…

Persa dietro i suoi pensieri, Sakura riuscì appena in tempo a concentrarsi per non far spezzare il suo sorriso e recuperare il tempo dei passi per la posa finale.

Anche Shaoran notò lo strano comportamento del mago e scosse la testa, preoccupato, ma subito si riprese. Sakura-hime aveva visto che Fay-san non stava bene, a quanto pare però era decisa a far finta di nulla per portare a compimento la loro impresa senza ulteriori intoppi. Shaoran le regalò senza esser visto un'occhiata intenerita, orgoglioso della sua determinazione, e poi fece del suo meglio per supportarla sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi a trentadue denti da quel momento fino alla fine della canzone.

Notando che i ragazzini a fianco a lui continuavano a ballare tranquilli, Fay si rilassò impercettibilmente: per fortuna parevano non essersi accorti di nulla. Continuando a sorridere, cercò di inventarsi una posa carina per concludere il balletto mentre sentiva nell’altra stanza Mokona strimpellare note su note, probabilmente del tutto a casaccio, ma che nell’insieme facevano proprio un bell’effetto. Voltò appena gli occhi alla sua destra, notando Shaoran ben abbarbicato alla colonna d’angolo; poi li voltò a sinistra e vide la principessa graziosamente piazzata sul terzo gradino della scala… sì, erano proprio arrivati alla fine. Il suo sorriso si fece ancora un po’ più ampio mentre allargava le braccia, il destro più su e l’altro più giù, a seguire la diagonale della scalinata.

“Goodmorning Kuro-papi!” esclamò infine, mettendoci tutto l’entusiasmo che riuscì a raccogliere.

 

I ragazzi nel giardino dell'altra dimensione, che avevano seguito con il fiato sospeso l'intero spettacolino, si alzarono in piedi e iniziarono ad applaudire con entusiasmo. Himawari batteva le mani e sorrideva raggiante, orgogliosa dei suoi «alunni», e ogni tanto si asciugava una lacrimuccia.

Watanuki, vista la sua amata così allegra ed emozionata, non poteva fare diversamente che imitarla esultando come un bambino a Natale (ovviamente ricoprendo di complimenti la ragazza con i codini, a suo parere unica artefice di siffatta coreografia da Oscar).

Infastidito dall’esultanza rumorosa del ragazzo con gli occhiali, Domeki si tappò le orecchie, guardandolo malissimo. “Idiota, sei troppo casinista. Abbiamo capito che ti è piaciuto, ora sta zitto.”

“Ah, ma taci! Non sei proprio capace di apprezzare le cose belle, tu!” rispose il più giovane, agitandosi come suo solito.

Yuko, dal canto suo, applaudiva contenta. Apparentemente il pagamento era stato versato ed era soddisfacente, ma la Strega non aveva ancora chiesto a Mokona di interrompere il collegamento con Oto. Si limitava ad annuire ripetutamente, con una strana espressione sorridente, ma senza dire una parola.

“Puu! Sono stati proprio bravi, vero Yuko?” esclamò la manju nera, scolandosi l’ultimo goccio di una bottiglia di sakè alta il doppio di lei.

“Molto bravi, sì…” confermò la donna “Ma il bello inizia adesso, Mokona… aspetta e vedrai” concluse infine, sorridendo enigmatica. 

 

La polpetta di pelo bianca, contenta e soddisfatta per la buona riuscita del piano, raggiunse saltellando il resto della «famiglia». Arrivata nel salottino, vide che Shaoran e Sakura si erano avvicinati al tavolo e stavano in silenzio. La manju si mise quindi a fianco alla principessa, curiosa di capire cosa stesse succedendo.

Alla fine dell'esibizione Kurogane non aveva applaudito come i ragazzi nel giardino, ma ciò non stava a significare che non avesse gradito quel buongiorno diverso dal solito. Solo non era abituato a esprimersi con complimenti affettuosi o gesti troppo sentimentali…

Gli sguardi carichi di attesa dei due più piccoli, però, non gli lasciavano scelta. Probabilmente anche Fay aveva la stessa espressione carica di tensione, rifletté, ma in quel momento il ninja non sarebbe riuscito a distinguere se tale sentimento fosse reale o meno. Decise quindi di non farsi venire nemmeno il dubbio, ignorandolo completamente.

Kurogane, indicando davanti a sé, aveva quindi fatto mettere in fila i due più giovani e ora camminava avanti e indietro, pensando al modo giusto per esprimere il proprio apprezzamento. Passata più volte in rassegna la «sua» truppa, cercando le parole e i gesti adatti, si fermò davanti alla principessa. Allungando una mano in maniera impacciata, gliela pose sul capo e le scompigliò i capelli.

“Sei stata brava, ragazzina. Affronta con uguale entusiasmo la vita di tutti i giorni e vedrai che arriverai lontano.” disse dopo un attimo di leggero imbarazzo, schiarendosi la voce.

Sakura annuì con fervore a quell’inaspettato complimento, arrossendo vistosamente. Poi alzò il viso e guardò dritto negli occhi il burbero spadaccino. “Ti prometto che farò del mio meglio, Kurogane-san… e grazie! Sono contenta che tu abbia apprezzato il nostro impegno!”

Preso alla sprovvista da quell'esplosione di entusiasmo, Kurogane fece un passo all'indietro. Però si riprese immediatamente, annuendo e sorridendole complice prima di passare al proprio allievo.

Una mano sulla spalla e un mezzo sogghigno d'intesa servirono perché Shaoran, che fino a quel momento era rimasto in piedi a fissarsi la punta delle scarpe, alzasse lo sguardo a incontrare quello del suo maestro.

“Vedo che sei migliorato nella coordinazione. Devi lavorare ancora un po' sull'equilibrio, ma sei sulla buona strada. Continua così.”

Anche Shaoran arrossì, orgoglioso. Un complimento da parte di Kurogane-san valeva tutte le varie figure da pesce lesso che era riuscito a rimediare dall'inizio di quell'assurda giornata!

Mentre il ninja distribuiva quei suoi rarissimi elogi ai ragazzini (che se li erano meritati tutti, peraltro!), Fay li osservava stando un passo indietro. Lui non era stato chiamato ad avvicinarsi al tavolo, anzi. A dirla tutta, Kuro-pon aveva proprio fatto finta di non vederlo – e questo un po’ al mago era dispiaciuto, ma in fondo non se l’era nemmeno presa: sapeva benissimo di meritarsi la rabbia di Kuro-rin… Quindi era rimasto silenzioso e sorridente spettatore del consolidarsi di quel suo sogno di «famiglia felice», e poco gli importava se lui non era incluso, purché gli altri fossero contenti (doveva assolutamente convincersi che fosse così, altrimenti non sarebbe più riuscito ad andare avanti).

 

Dopo aver finito di complimentarsi con i ragazzini, che alla fine avevano deciso di andare a festeggiare con un'abbonante colazione nella cucina a fianco, Kurogane era tornato al suo posto, pronto a riprendere la lettura da dove l'aveva interrotta. Nel brevissimo tragitto tra la scala e il tavolo non era riuscito a lanciare neanche uno sguardo allo stupido mago. In cuor suo era ancora arrabbiato, ed era certo che se gli avesse rivolto la parola questi avrebbe sicuramente trovato un aggancio per una delle sue innumerevoli idiozie. A quel punto il ninja non sarebbe riuscito a trattenersi e lo avrebbe prima insultato, poi rincorso armi in pugno come era già successo ogni volta da quando si erano conosciuti.
Non che gli dispiacesse, eh. Ma Kurogane era stufo di giocare. Se voleva cavare qualcosa da quella testa bacata si rendeva conto di dover cambiare metodo.
Sempre ignorandolo, quindi, si limitò a finire la brioche e ad allungare un braccio con la tazzina vuota perché il mago la riempisse con altro caffè caldo.

Da che avevano finito il balletto, Fay non aveva smesso un attimo il suo sorriso e quando i ragazzi si erano allontanati per andare a fare finalmente colazione li aveva accompagnati con un materno “Andate pure, bambini, qui ci penso io a sistemare”.

Ed effettivamente era ciò che il mago aveva in mente di fare (tutto pur di non incrociare nemmeno di sfuggita lo sguardo di Kuro-ku), per poi andarsene da qualche parte a riposare un po' ed essere in forma per poter riprendere la recita all'ora di pranzo e in seguito il pomeriggio, quando avrebbe aperto il locale.

Sospirò quindi di sollievo tra sé e sé quando vide il ninja risedersi al suo posto e cacciare di nuovo la testa nelle pagine del suo adorato manga. Quando però lui allungò imperiosamente la mano con la tazza vuota, come a chiedere senza parlare che Fay gliela riempisse di nuovo, il mago rimase un attimo incerto - va bene, Kuro-chii era arrabbiato di brutto con lui, ma non era mai arrivato a comportamenti di quel genere. Il suo sempiterno sorriso gli vacillò per un attimo sulle labbra, ma poi il biondino versò il caffè all'altro in silenzio e subito dopo, senza aggiungere altro, si defilò.


Oh, finalmente un po' di pace, pensò lo spadaccino senza alzare gli occhi dalla pagina.

Peccato che l'improvviso atterraggio della manju bianca, fastidiosissimo replay di quanto avvenuto poco prima, gli fece cadere il manga nel piatto del dolce. Ringhiando, Kurogane prese l'animaletto per le orecchie, portandoselo ad altezza occhi.
“Si può sapere cosa accidenti vuoi?”
“Puuuu! Anche Mokona è stata brava! Anche Mokona vuole i complimenti di Kuro-papi!” esclamò la piccolina, iniziando a dondolare a mezz'aria.
“Bah! Sì, hai suonato bene, contenta?”
“Puuu!!! Mokona è contenta che Kuro-papi abbia apprezzato una delle 108 tecniche segrete di Mokona!” rispose lei, liberandosi e spostandosi più indietro sul tavolo.
Kurogane riprese il volumetto e ricominciò a leggere, ma non sapeva che l'esserino magico non aveva affatto finito. Presa una rincorsa, Mokona riatterrò per l'ennesima volta sulla pagina aperta del manga.
Il ninja fece per urlarle contro di nuovo, ma l'espressione seria della piccola interruppe sul nascere il suo sfogo.
“Mokona però non capisce una cosa” sussurrò la polpetta di pelo. “Mokona non capisce perché Kuro-papi non ha fatto i complimenti a Fay-san...”

Kurogane, che si era accorto della fuga del mago appena questi aveva lasciato la stanza, non si aspettava una domanda del genere. Sospirò, passandosi una mano sul viso, in apparenza scocciato ma in realtà contento che ognuno dei componenti di quella strana «famiglia» a suo modo si preoccupasse per gli altri.

Nel salottino erano rimasti solo loro due, quindi Kurogane considerò che forse, una volta tanto senza testimoni, si poteva permettere di trattare la polpetta di pelo come un membro della famiglia (come questa effettivamente meritava) senza dover poi trovare giustificazioni agli occhi degli altri.

Chiuso il manga e spostati piatto e tazzina, Kurogane prese con entrambe le mani la bestiolina e la posò sul tavolo davanti a sé. Poi, mentre la piccola lo guardava perplessa per il suo comportamento così insolito, incrociò le braccia sul tavolo e ci si appoggiò con il mento in modo poterla guardare dritta negli occhi.

“Vedi polpetta, so che probabilmente è una cosa difficile da capire, ma… se non gli ho fatto i complimenti e mi sono comportato in quel modo ho i miei motivi. Però tu non ti preoccupare, ok? Lascia fare a me, sono sicuro che andrà tutto bene” le spiegò sottovoce. “Su, raggiungi i ragazzini in cucina e fai colazione. Ah, comunque… questa conversazione tra noi due non è mai accaduta, intesi?” concluse, spingendola poco alla volta verso l'orlo del tavolo per convincerla a scendere.

Mokona saltò giù e si voltò verso di lui, lo sguardo ancora confuso ma meno triste di prima. Annuì più volte, poi sorridendo trotterellò verso la cucina.

Rimasto solo, Kurogane tirò un sospiro di sollievo. Qualcosa dentro di lui gli diceva che poteva fidarsi della discrezione della manju bianca. Per fortuna. Aveva pur sempre la sua reputazione di papà burbero e severo da difendere, lui! E ora il «papà» aveva un paio di paroline da dire alla «mamma»…

Si alzò nuovamente dal tavolo, deciso a trovare il mago.

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Capitolo 5
*** 5. ***


A Mirandina che ha finito la mat

L’ALMANACCO DEL GIORNO di *Domenica 20 Settembre 2009*

 

Nella giornata di oggi si festeggiano i seguenti santi:

-  Santa Oluha del Clover, patrona della musica malinconica e delle fughe romantiche.

 

Ad acclamazione popolare, il povero Shaoran da oggi è ufficialmente Santo patrono degli impossibilmente pazienti, oltre che unica voce della coscienza in questo gruppetto di folli.

 

Si celebra inoltre l'Hitsuzen, che in data odierna ci ha dato prova della sua esistenza presso la Fumettopoli (Hotel Executive - Porta Garibaldi, Milano). È solo grazie ad esso che Yuko e Himawari hanno avuto il piacere di conoscere un simpaticissimo gruppetto di cosplayer di Tsubasa con cui hanno amabilmente chiacchierato e fatto foto.

 

Dedicata a Kurogane, Fay, Sakura e Shaoran (Infinity version), sperando che capitino di qui XD

 

 


 

 

Goodmorning, Kuro-papi!

 

 

CAPITOLO 5

“…il bello inizia adesso, Mokona… aspetta e vedrai” le ultime, enigmatiche parole di Yuko riguardo ciò che stava accadendo a Oto avevano lasciato tutti perplessi.

Dopo averle pronunciate, la Strega non aveva più parlato, limitandosi ad accendere il lungo bocchino e tirandone lente boccate di fumo.

Dopo qualche istante, Domeki le si era avvicinato, sul viso la solita espressione fredda. Non gli tornava affatto il motivo per cui quella donna (che di certo non faceva mai nulla a caso) aveva voluto continuare ad osservare le vicende del biondino e dell’altro tizio scontroso… o meglio, aveva trovato una sola spiegazione, ma non gli piaceva per niente. Decise quindi di chiederlo direttamente a lei, ponendogli però la domanda in modo che lei non potesse eluderla con una delle sue risposte sibilline: “Yuko-san, posso sapere per quale ragione vuole che io e Watanuki stiamo a guardare quei due che litigano?”

Yuko non rispose. A interrompere il silenzio di attesa che era calato dopo la domanda dell'arciere fu Himawari, che scoppiò a ridere deliziata. Quando riuscì a calmarsi un po', la ragazza con i codini diede tranquillamente la sua versione della storia.

“Ma come, Domeki-kun, non te ne sei accorto nemmeno tu? Fay-san e Kurogane-san sono così carini assieme! Certo sembra si sopportino a malapena, o che addirittura si odino, ma sotto sotto si vogliono un gran bene… prima o poi riusciranno a rendersene conto entrambi, e allora le cose si sistemeranno! Proprio come tra te e Watanuki-kun!” decretò lei, il suo solito sorriso a illuminarle il viso.

Domeki accolse quella spiegazione con un lieve inarcarsi di sopracciglia: lui che voleva un gran bene a Watanuki? Avrebbe mentito a se stesso negando recisamente quell’affermazione, ma d’altro canto non si sentiva neanche di sottoscriverla… semplicemente perché non ci aveva mai riflettuto.

Dal canto suo, Yuko non confermò né smentì nulla delle parole di Kunogi. Si limitò a sorridere, uno di quei suoi sorrisi così strani che facevano sempre correre un brivido lungo la schiena di chi la conosceva.

Quel sorriso ovviamente non passò inosservato a Watanuki che sbiancò ulteriormente, dopo essere già impallidito all'uscita della ragazza. Senza proferire parola, il giovane con gli occhiali si alzò e iniziò a riordinare, perdendosi in mille pensieri e di conseguenza incespicando tra piatti, posate e cuscini.

Non riusciva a sopportare l'idea di dover avere a che fare con l'arciere, ma a pensarci bene non riusciva nemmeno a capire da dove nascesse questa insofferenza. La frase di Himawari-chan, benché uscita dalle labbra rosee della sua Dea della Fortuna, gli sembrava assurda e azzardata, eppure… più ci pensava… Forse non ne era più così convinto. Ma solo forse, eh.

“Aaaaah, non ne posso più di questa storia!” sbottò infine Watanuki. “Io me ne torno al negozio, si sta facendo sera e devo ancora preparare la cena!” esclamò, caricandosi armi e bagagli in spalla e allontanandosi rapidamente da Yuko, Himawari-chan e soprattutto da Domeki.

La Strega rimase ad osservare divertita i movimenti affannosi e scoordinati del suo dipendente. La cosa più bella era che, sebbene lui non se ne rendesse conto, i suoi pensieri erano perfettamente leggibili sul suo viso e, soprattutto nel suo sguardo, che ora fuggiva in tutti i modi l’arciere pur non potendo fare a meno di lanciargli occhiate di sottecchi. Questi, dal canto suo, se ne stava impassibile un poco discosto dal gruppo ma, notò Yuko, quegli occhi dorati continuavano a cercare i suoi: era da lei che Domeki Shizuka voleva una risposta, non se ne faceva niente di quella (pur quasi del tutto esatta) di Himawari. Peccato che la Strega non avesse nessuna intenzione di dargliela quella risposta. Non spettava a lei risolvere quel tipo di problema… anche se ci metteva volentieri lo zampino, se ciò poteva rivelarsi utile!

All’improvviso, Yuko si alzò in piedi, battendo le mani. “Bene ragazzi, visto che oramai è tardi per restare ancora qui all’aperto, che ne dite di trasferirci tutti al tempio di Domeki-kun? Watanuki potrebbe prepararci una bella cena!”

“Puuuu! Con tanto sakè, vero Watanuki?” aggiunse il Mokona nero, accoccolato tra le braccia di Himawari.

Per tutta risposta Watanuki inciampò, facendo cadere le stoviglie e finendo faccia a terra. Poi, come se niente fosse, si rialzò e ripartì con il suo carico in direzione del tempio, borbottando sotto gli occhi divertiti di Yuko e Himawari e lo sguardo vagamente perplesso di Domeki.

 

Dopo aver lasciato in silenzio il salottino dove Kurogane stava facendo colazione, Fay era scivolato rapido tra le stanze della casa alla ricerca di un posto dove poter stare qualche momento da solo a riposare un po’. Senza sapere come, si era infine ritrovato nel locale principale del cafè vero e proprio, nel cui angolo troneggiava il pianoforte a coda su cui Mokona aveva appena finito di suonare. Il mago sorrise lievemente, salendo i tre scalini che portavano al palco rialzato su cui era collocato lo strumento e vi si avvicinò, facendo scorrere con delicatezza le dita sulla tastiera, ma senza ricavarne alcun suono.

Quel piano gli faceva tornare in mente quello (molto più bello) che aveva visto la sera precedente al Clover, dove si era recato in compagnia di Kuro-wanwan e dove c’era quella ragazza che cantava quella canzone così triste…

Per impedire ai suoi pensieri di tornare a scivolare sul ninja e sull’improvviso peggioramento dei loro rapporti (guarda caso cominciato proprio la sera prima e proprio per una frase che lui si era fatto sfuggire ascoltando quella canzone - e qui qualcuno avrebbe tirato in ballo l’Hitsuzen…) Fay provò ad accennare le prime note di quel motivo.

Scoprì di avere un buon orecchio per la musica, perché riuscì quasi subito a trovare la giusta sequenza di note dell’introduzione; il seguito, poi, venne praticamente da solo. Quando ebbe acquisito una certa sicurezza nell’eseguire la melodia, il mago provò anche a canticchiare il testo di quella che, più che una canzone, a lui continuava a sembrare una poesia.

“Toki no mukou / Kaze no machi he nee / Tsurete itte…”[i] su quelle ultime parole, la voce gli si spezzò per un attimo, ricordando il commento sprezzante dello spadaccino: «Se vuole davvero andarsene, può farlo da sola»… “Fosse così facile, Kuro-pon… ma non tutti sono forti come te, sai? Io per primo non lo sono… e tu mi odi anche per questo, non ho dubbi…” si ritrovò a mormorare, interrompendo il suo canto sussurrato. Ecco, non era proprio capace di non pensare a lui!

Sorrise appena, scuotendo la testa, poi ricominciò tutto da capo, senza curarsi di frenare la malinconia che traspariva dalla sua voce.

 

Le ricerche di Kurogane si interruppero improvvisamente quando sentì i primi accordi. Attirato dalla musica, il ninja si diresse quindi nella zona della cafè aperta al pubblico, quella con i tavolini, il bancone e soprattutto il pianoforte che il biondo in quel momento stava suonando.

Riconobbe subito la canzone udita la sera prima, ma decise di lasciarlo fare. A quanto pareva l'altro non si era accorto della sua presenza, e per Kurogane quello poteva essere uno dei rari momenti in cui sarebbe finalmente riuscito a vedere il «vero» Fay…

Rimase quindi in ascolto, appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte, continuando a fissarlo, fino a che il mago non iniziò a cantare.

Kurogane chiuse gli occhi, concentrandosi sulla melodia e sulle parole. In fondo non era una brutta canzone, anzi (anche se troppo sdolcinata per i suoi gusti), e il mago non se la cavava affatto male. La tecnica non era perfetta, va bene, ma nelle parole metteva un'intensità e un sentimento che il moro aveva sentito solo dalla cantante della sera prima. Gli faceva strano pensarlo, ma quel lato malinconico di Fay gli sembrava, oltre che stranamente adatto alla situazione, anche il suo aspetto più reale.

L'idea gli fece rimescolare il cuore (sì, si stava decisamente, assolutamente rammollendo!), quindi l'accantonò bruscamente e cominciò a rilassarsi, facendo vagare i pensieri.

Hn. Considerato che avrebbe dovuto affrontarlo di li a poco, calmarsi un po' non gli avrebbe fatto altro che bene.

Quando però il biondo interruppe l'esecuzione, cominciando a borbottare tra sé e sé parole che, a causa della distanza, lo spadaccino non riuscì a capire, Kurogane riaprì gli occhi e si staccò dal muro.

Proprio quando il mago, dopo aver ricominciato a cantare da capo, finì la prima strofa, il ninja decise di interromperlo e di passare all'azione.

“Oi. Si può sapere dove ti eri cacciato?”

Sentendosi chiamare (e per di più proprio da lui), Fay sussultò sorpreso, staccando immediatamente le mani dalla tastiera con aria vagamente colpevole. “Ciao Kuro-myu! Avevi bisogno di me?” esclamò subito dopo, sforzandosi di apparire tranquillo e sorridente come sempre.

Non si aspettava assolutamente che Kurogane venisse a cercarlo e sperava che non fosse lì per dirgliene quattro per la sorpresa che gli avevano organizzato – non che quello fosse un problema, in fondo le sfuriate di Kuro-puu l’avevano sempre divertito, perché il ninja non era proprio capace di stare agli scherzi e si comportava in maniera assurda. Soltanto che, nello stato d’animo in cui si trovava in quel momento, Fay non sapeva come avrebbe potuto reagire di fronte alla rabbia dell’altro. Fu anche per quel motivo che non si azzardò a scendere dalla pedana rialzata del pianoforte per avvicinarsi a lui, preferendo mantenere tra loro una sorta di distanza di sicurezza.

Kurogane alzò un sopracciglio di fronte alla calma (ovviamente fasulla, si vedeva lontano un miglio!) del biondino. Senza rispondere attraversò la saletta a grandi falcate, arrivando al primo scalino. Lì si appoggiò a una delle colonnine (non aveva certo bisogno di entrare nel suo spazio personale per non lasciarselo sfuggire…) e ricominciò a fissare il mago dal basso in alto.

“Te ne sei andato senza dire niente a nessuno, mi chiedevo dove fossi finito… cosa stai combinando?” disse poi, guardandolo in viso per cogliere ogni piccola sfumatura di quello sguardo, a volte troppo sfuggente.

Fay si irrigidì appena e, per reazione, il suo sorriso si fece ancora più ampio e luminoso. Accidenti, un inizio del genere non prometteva nulla di buono… In più, piazzandosi proprio sugli scalini d’accesso alla piattaforma, lo spadaccino gli stava implicitamente chiudendo ogni via di fuga: certo, il palchetto era circondato solo da una balaustra in legno, niente di impossibile da scavalcare… peccato che la sua schiena non fosse dello stesso parere. Non poteva far altro che resistere, sperando che Kuro-tan non fosse troppo spietato.

“Hyuu! Come sei carino a preoccuparti per me, Kuro-pippi! Comunque stai tranquillo, è tutto a posto, sto bene!” Menzogna spudorata, ma Fay non sapeva cos’altro fare: non poteva proprio permettersi di abbassare la maschera, soprattutto con lui.

Mantenendo calma e sangue freddo, il ninja salì la piccola scalinata e si portò davanti al mago. Allungando rapido un braccio, lo prese per una spalla, tirandolo verso di sé e sollevandogli la camicia con la mano libera. Non spalancò più di tanto gli occhi quando vide ciò che aveva sospettato (temuto) di trovare: il biondo aveva la schiena pallida coperta di lividi.

Sebbene il movimento dello spadaccino fosse stato piuttosto veloce, Fay riuscì assurdamente a coglierne ogni minimo istante. Sentì la presa, salda ma non violenta sulla spalla, l’aria più fresca sulla pelle quando Kurogane gli scoprì il dorso e immaginò senza fatica i suoi occhi severi che esaminavano gli ematomi.

Senza dire nulla, il ninja analizzò accuratamente ogni singola striatura violacea e anche le altre più leggere (lividi che al momento erano solo lievi arrossamenti della pelle, ma che sarebbero emersi in superficie nelle ore a venire). Non erano niente di particolarmente preoccupante, ma erano pur sempre dolorosi, valutò.

«E questo idiota si è messo a ballare come un cretino con la schiena in queste condizioni…» 

Bloccato da quella stretta autoritaria, Fay rimase rigido e muto. Beh, se aveva sperato di cavarsela con poco, si era clamorosamente sbagliato: avrebbe dovuto capire che questa volta il ninja era troppo arrabbiato per lasciarlo scappare o far finta di credere ai suoi sorrisi. E adesso che l’aveva smascherato in pieno, come sarebbe andata?

Il ninja prese un respiro profondo per abbattere l’ondata di rabbia (diretta al mago che raccontava balle... o a se stesso per il danno causato all'altro?) che minacciava di togliergli lucidità, e lo allontanò leggermente da sé.

 “Ah, e secondo te questo è «stare bene»?” gli chiese poi, incrociando le braccia e chinando il capo di lato, in attesa di una risposta.

Quando Kurogane lo lasciò andare (anzi, l’aveva proprio spinto via, quasi fosse… schifato dal suo atteggiamento?) il mago si azzardò a ridacchiare appena. “Non è niente di grave, davvero!”  tentò, lisciandosi nervosamente la camicia “Non fare quella faccia corrucciata, Kuro-bun, che poi ti vengono le rughe!”

“Niente di grave?” ribatté lui continuando a fissarlo, lo sguardo improvvisamente meno rabbioso, quasi stanco. Sbuffò. “Se non fosse niente di grave non ti muoveresti in maniera così innaturale per sentire meno dolore, quindi non credere di fregarmi con le tue bugie. E levati dalla faccia quel sorriso beota, per gli dèi…” proseguì con voce bassa, portandosi entrambe le mani alle tempie. Non era abituato a ragionare senza le armi in pugno, quindi stava iniziando a venirgli un mal di testa con i fiocchi.

No, decisamente Kuro-pin non era uno che si poteva intortare con una battuta o un’espressione sorridente, concluse Fay, senza tuttavia riuscire a reprimere un sorriso che sapeva di desiderata resa. Non aveva senso continuare a combattere contro di lui, gli leggeva dentro con troppa facilità… ma forse era esattamente questo che il mago inconsciamente voleva, anche se non l’avrebbe ammesso mai nemmeno a se stesso: aveva un disperato bisogno di qualcuno con cui essere sincero almeno un po’.

Abbassò gli occhi e voltò il capo di lato, cercando di sfuggire allo sguardo dello spadaccino. “Sei tu che sei troppo perspicace, Kuro-rin… e non farti venire mal di testa per me, non ne vale la pena…” si interruppe un attimo e prese un sospiro, come se stesse cercando la forza di proseguire “In fondo… mi odi, no? Quindi perché preoccuparti?” sussurrò infine, la voce appena udibile velata di tristezza malcelata.

Quelle quattro parole smozzicate non sfuggirono all'udito fino del ninja, che stavolta spalancò per davvero gli occhi per la sorpresa. Ok, non erano mai andati particolarmente d'accordo… ma da quello a odiare qualcuno ce ne passa! 

«Insomma, il mago non starà mica alludendo a ieri sera, vero?! Non può essere così idiota da aver incassato l'insulto senza capire il vero significato di quelle parole… non può, giusto?!» rifletté Kurogane, abbassando le braccia lungo i fianchi e mascherando lo stupore sotto la sua solita espressione imperscrutabile.

Sospirò grattandosi la testa, pensando alle parole giuste da usare per spiegargli come stavano realmente le cose, poi si avvicinò al biondino, prendendo un respiro profondo. Ci sarebbe voluta tutta la sua pazienza per spiegarsi senza irritarsi ulteriormente (con Fay e con se stesso).

 

“Ascoltami bene, stupido mago, è ora che tu la finisca sul serio con le tue storielle e i falsi sorrisi…” esordì, prendendo delicatamente il biondo per le spalle e scuotendolo appena. “Credi forse di ingannarci tutti? Persino i ragazzini di là, che ti hanno seguito in questa assurda idea del balletto, si sono accorti delle tue condizioni! Eppure sono stati zitti, hanno preferito tenersi le loro preoccupazioni e fare finta di nulla pur di non rovinare tutto. Perché credi l'abbiano fatto?”

Un sospiro, poi lo sguardo di Kurogane finì a lato sfuggendo quello azzurro del mago, il senso di colpa a ribaltargli lo stomaco. 

Fay aveva ascoltato senza fiatare, stupito dall’atteggiamento del ninja: aveva iniziato con la sua solita durezza, afferrandolo per le spalle come se volesse scrollarlo con energia per fargli entrare meglio il concetto in testa. Invece la sua voce non era mai salita di tono, né si era inasprita e gli scossoni non c’erano stati affatto… ma soprattutto… Kurogane aveva abbassato gli occhi, lasciandoli scivolare su un angolo di pavimento – proprio lui, che al suo allievo aveva sempre detto di non chinare mai la testa davanti a nulla!

“Kuro-sama…” iniziò il biondo, sussurrando. Ma lo spadaccino non gli diede il tempo di aggiungere altro.

“Persino io ho seguito fino in fondo e senza fiatare la vostra esibizione, e ti giuro che adesso ce la sto mettendo tutta per non farti a fette nonostante tu stia palesemente continuando a nascondere la verità su quei lividi, dannazione! Ora, se ai tuoi occhi quello che le nostre azioni hanno dimostrato è odio, va bene… ti odiamo, sì, ok? Tutti quanti, manju compresa. Contento?” concluse il ninja, tornando a guardare Fay dritto negli occhi e poi lasciandolo libero.

Quando Kurogane mollò la presa su di lui, il mago rimase immobile. Il discorso del moro l’aveva completamente preso in contropiede, non sapeva assolutamente come reagire. Si nascose il viso con una mano, scuotendo il capo.

“Sono davvero un idiota, eh Kuro-rin?” mormorò infine, la voce rotta da una risata amara appena accennata “Non avevo proprio capito nulla…”

“A quanto pare no… bah, a volte mi piacerebbe proprio sapere cosa ti passa in quella testa bacata. Se hai un dubbio chiedi, no?” gli rispose il ninja prima di voltarsi e raggiungere lentamente l'uscita. Mantenere il controllo stava diventando sempre più difficile, in quel mare di parole cominciava a sentirsi un po' confuso.

Dal canto suo, Fay era troppo spiazzato dalle parole dello spadaccino per notarne l’imbarazzo. Quando lo vide dirigersi verso la porta, sentì la tensione iniziare a sciogliersi e, di conseguenza, il dolore alla schiena accentuarsi, mentre una vocina dentro di lui lo spronava a resistere ancora per qualche istante, almeno finché l’altro non fosse uscito – poi avrebbe potuto lasciarsi scivolare a terra e riflettere con calma su quanto avvenuto.

Arrivato a metà strada però, Kurogane si fermò, girando la testa per lanciare un'ultima occhiata al biondo. “In ogni caso non credo tu sia veramente un idiota, idiota. Se tu lo fossi non perderei il mio tempo a spiegarti le cose, non credi?” esclamò con tono burbero ma leggermente imbarazzato.

Il mago colse in quello sguardo e nelle parole che seguirono una sorta di mano tesa per risolvere definitivamente lo screzio che li aveva divisi.

Alla vista di Kurogane che si allontanava in fretta per non mostrargli l'assurdo rossore che il quel momento gli stava colorando la faccia, un sorriso sincero si allargò sulle labbra del biondino che non riuscì a trattenersi dal raggiungere di corsa il ninja.

“Aspetta, Kuro-chii…”

Sentendo il mago chiamarlo e avvicinarglisi, fermandosi però un paio di passi indietro, lo spadaccino si bloccò ma continuò ostinatamente a dargli le spalle per non tradirsi. A Fay quell’atteggiamento all’apparenza freddo andava benissimo, perché gli consentiva di radunare le idee senza essere sottoposto, adesso che era così confuso e vulnerabile, allo sguardo indagatore dell’altro.

Il mago prese un respiro profondo, poi iniziò un po’ tentennante. “Senti Kuro-pon… io non sono molto bravo con i discorsi seri, però…” si interruppe con un nuovo sospiro e, prima di continuare, poggiò il capo sulle spalle del ninja, godendosi il calore che ne emanava “Ecco, io volevo ringraziarti… tutto qui…”

Kurogane, sentendo improvvisamente il peso del mago tra le scapole, si immobilizzò e trattenne il fiato. Non riusciva a vedere l'altro, ma aveva percepito chiaramente che questi aveva appoggiato la fronte alla sua schiena e ora stringeva tra le mani il tessuto del suo kimono. Riprese a respirare, cercando di calmare i battiti frenetici del proprio cuore, e nonostante si sentisse a disagio (non era abituato a gesti del genere!) cercò di rilassarsi il più possibile… se lo stupido mago sentiva la necessità di fare, beh, quello che stava facendo, non gliel'avrebbe certo impedito! Rispose ai ringraziamenti del biondo con un “Prego” che sembrava più un grugnito, continuando a guardare imbarazzatissimo dall'altra parte.

Sentendo la risposta mugugnata del ninja, Fay accennò un sorriso, ma senza spostarsi da quella posizione che, per quanto assurda, gli trasmetteva un senso di protezione e pace che non provava da molto.

“Però, Kuro-tan… non sperare che io adesso ti dica tutto quel che penso, capito? Altrimenti dove sarebbe il divertimento?” buttò lì poi, la voce venata della solita allegria. Il mago percepiva con chiarezza che tutto stava tornando come prima, ma nello stesso tempo era tutto diverso, specialmente tra loro, e questo lo rassicurava e lo rendeva felice.

Il ninja scosse la testa e chiuse gli occhi, decisamente più rilassato. Si era risolto tutto per il meglio, a quanto pareva, anche se una vocina dispettosa continuava a ricordargli che certe abitudini sono dure a morire…

Ghignò alla battuta del mago, anche se con un pizzico di tristezza si rese conto della verità che essa conteneva: probabilmente non avrebbe più avuto l'occasione di raccogliere le sue confidenze. Lo sapeva bene, e non intendeva farsi illusioni. Sorrise comunque, inconsapevolmente, decidendo che avrebbe tenuto per sempre nella memoria (e nel cuore) quella giornata, a testimonianza che non sempre l'improbabile equivale all'impossibile e che molte volte l'apparenza inganna.

 

Passarono un paio di minuti in confortevole silenzio prima che Kurogane decidesse di interrompere quel contatto.

Borbottando un brusco “Oi, mago, ora però scollati…” fece un passo in avanti e si girò su se stesso, pronto a prendere al volo l'idiota nel caso questi avesse (prevedibilmente) perso l'equilibrio.

Ma in effetti Fay non si trovò troppo sbilanciato dal movimento del ninja perché, sentendo le sue parole, era riemerso seppur a malincuore da quello stato di languore mentale in cui si stava lasciando scivolare ed era preparato a reagire. Vedendo però l’altro allargare le braccia, pronto a frenare la sua eventuale caduta, il mago decise di approfittarne e si lasciò apparentemente cadere a peso morto verso il moro.

In quel bravissimo istante che impiegò ad andare a impattare sul torace ampio dello spadaccino, poi, un’altra idea folle gli aveva attraversato il cervello e Fay si trovò a metterla in pratica ancora prima di essersi reso conto di averla pensata. Controllò la sua caduta puntando le mani sulle spalle di Kurogane e infine, sfruttando il movimento, posò la bocca su quella del ninja.

“Come vuoi tu, Kuro-wanko! ” gli sussurrò sulle labbra, prima di baciarlo nuovamente e subito dileguarsi.

Kurogane rimase un attimo completamente basito, lo sguardo fisso sulla porta che il biondo aveva appena attraversato di corsa e una mano a sfiorarsi la bocca.

 

Allontanatosi il più in fretta possibile dal ninja, Fay non resistette però alla curiosità di rimanere qualche istante ad osservarlo, curandosi ovviamente di stare ben fuori dal suo campo visivo! Ridacchiando tra sé e sé, si godette ogni singolo cambiamento della sua espressione mentre lo spadaccino elaborava quanto appena successo e lo razionalizzava: Kuro-bau in quel momento era semplicemente adorabile! Il biondino si ripromise che, alla prima occasione, avrebbe dovuto baciarlo di nuovo! (…anche perché non gli era dispiaciuto per niente…)

 

Kurogane era davvero senza parole: possibile che ogni volta che pensava di aver visto tutto, quel pazzo se ne usciva fuori con una trovata più assurda della precedente?!

Chinò il volto a terra, le braccia lungo ai fianchi, chiudendo gli occhi e iniziando a stringere spasmodicamente i pugni. L'improvviso pallore dato dallo sconcerto venne sostituito da una tonalità simile a quella dei pomodori maturi, mentre l'incredulità più assoluta lasciò pian piano il posto alla furia.

Quando la pressione raggiunse il massimo, beh… Kurogane esplose!

Raggiunta di corsa la propria stanza, prese la katana, tornò sul pianerottolo e la sguainò puntandola verso l'alto. Guardandosi bene attorno in cerca della sua preda, al grido di “Stupido mago, ti ammazzo!” partì all'inseguimento.

 

Come vide lo spadaccino riaprire gli occhi e scattare verso la porta, il biondo andò di corsa a cercare un nascondiglio sicuro, trovandolo infine nella cucina, dove ancora i bambini stavano chiacchierando dopo aver fatto colazione.

Davanti alle espressioni incredule e preoccupate dei due, Fay rispose con un ampio sorriso.

“Ragazzi, nascondetemi per un po’! Dopo vi spiego tutto!” esclamò ridendo, prima di infilarsi sotto al tavolo, benedicendo l’idea della principessa di mettere una tovaglia che toccasse terra.

I due ragazzini continuarono quindi a chiacchierare, facendo finta di nulla. All’improvviso la porta della cucina si spalancò di nuovo, lasciando entrare un Kurogane particolarmente inviperito che si guardò attorno con sguardo sottile, in cerca di indizi del passaggio del mago.

Il ninja si rivolse a Shaoran e Sakura, chiedendo loro se avevano visto passare la «cara mammina», ma quando non ricevette risposta (non si sa se per panico o per evitare bugie) li lasciò perdere e ricominciò la ricerca nelle altre stanze. 

Appena lo spadaccino si fu allontanato, Fay cacciò fuori un poco la testa da sotto il tavolo, ridacchiando. “Grazie mille, bambini! Mi sa che questa volta papino ci metterà un po’ per digerire lo scherzetto che gli ho fatto…”

Entrambi lo guardarono, lei con curiosità e lui con sguardo perplesso. Di solito gli «scherzetti» di Fay-san avevano conseguenze catastrofiche... meglio saperne di più.

“Scherzetto, Fay-san? Cos'avete combinato, questa volta?!” esclamò sconsolato Shaoran, mentre Sakura lo supportava annuendo con foga.

“Tranquillo Shaoran-kun!” lo rassicurò il mago, scivolando con qualche difficoltà fuori da sotto il tavolo “E anche tu, Sakura-chan, non preoccuparti. Stavolta è davvero tutto a posto, credetemi!”

 

Nel frattempo Mokona, che era andata a spostare la statuetta a forma di farfalla con cui aveva trasmesso lo spettacolo alla dimensione di Yuko-san, stava gironzolando senza meta per la casa canticchiando uno dei suoi motivetti preferiti.

Vedendo uscire Kurogane dalla cucina si fermò, non sapendo come comportarsi dopo lo «scambio di opinioni» che avevano avuto nel salottino, ma la curiosità ebbe la meglio: aveva assolutamente bisogno di sapere se la questione si era risolta o meno, stava per impazzire dall'ansia!

Si arrampicò quindi su una delle mensole e tentò di nascondersi, alzando però lo sguardo per guardare il ninja in viso e ottenere un qualsiasi indizio sulla situazione attuale.

Ovviamente il movimento non passò inosservato agli occhi di Kurogane (che aveva visto anche dove si era nascosto il mago, cosa credete? Solo non era andato a tirarlo fuori da sotto al tavolo perché con quel giochino del gatto e del topo - pardon, del cane e del gatto - si stava divertendo troppo!).

Silenzioso il ninja le si avvicinò, e con uno strano ghigno le disse: “Sappi che avevo ragione. Come sempre, del resto” Poi, come se nulla fosse, se ne andò a continuare la caccia.

 

Mokona spalancò gli occhi per la sorpresa, ma subito di riprese e scese dalla mensola per correre in cucina a dare la buona notizia. Arrivò giusto in tempo per udire l'ultima frase del mago.

“Puuuu!!! Fay-san ha ragione!” strillò tutta contenta, saltellando e raggiungendo i tre al tavolo. “È veramente andato tutto a posto! Venendo in cucina Mokona ha incrociato Kuro-papi in corridoio, e Mokona ha visto che Kuro-papi stava perfino sorridendo!”

Quell’affermazione della manju stupì tutti, soprattutto Fay: Kuro-wanwan che sorrideva? Dopo che lui l’aveva baciato? Era semplicemente incredibile… ma ora non poteva permettersi di stare a riflettere sulle implicazioni della cosa. Si limitò quindi a sorridere, rassicurando i ragazzini: “Visto? Lo dice anche Mokona che è tutto a posto!”

Sakura, dal canto suo, accolse con gioia la notizia portata da Mokona. Per fortuna mamma e papà non erano più arrabbiati uno con l’altro… sì, si disse la principessina, Kurogane-san alle volte aveva un carattere un po’ difficile, ma in fondo era una persona dal cuore d’oro. E lei aveva ragione a pensare che volesse un gran bene a Fay-san. Sorrise luminosa. “Sono proprio contenta per tutti noi che non ci siano più problemi!”

“Già!” esclamò a sua volta Shaoran, annuendo contento.

Benché fosse cominciata decisamente male quella era davvero diventata una splendida giornata, pensò con soddisfazione Mokona lasciando la cucina e dirigendosi trotterellando verso la sala con il pianoforte.

Se ne stava quasi dimenticando: doveva ancora togliere la seconda statuetta a forma di farfalla che Yuko-san le aveva fatto nascondere in mezzo agli spartiti che erano disordinatamente sparsi sul pianoforte!

«Chissà perché, poi…», si chiese, prendendo l'oggetto magico e facendolo sparire. La piccola manju proprio non riusciva a capire cosa ci fosse di così divertente da filmare in una stanza vuota.

 

Nel tempio gestito dalla famiglia di Domeki, intanto, Yuko e gli altri avevano già finito di cenare. Seduti comodi sui cuscini parlavano tranquillamente del più e del meno, ormai sazi dopo l'ottima cena preparata da Watanuki  (il quale, dal canto suo, era tutt'altro che felice. Aveva dovuto cucinare seimila pietanze diverse su «consiglio» della Strega e dell'arciere, e nemmeno la presenza della bella Himawari-chan riusciva più a risollevargli il morale...).

Finito di sparecchiare, il ragazzo con gli occhiali rientrò in cucina e riapparve con il vassoio degli alcolici, mandando in visibilio sia Yuko che Mokona.

Dopo che Watanuki le ebbe servito il liquore, la donna cominciò a sorseggiarlo lentamente. Finito il primo bicchierino se ne riempì un altro, ma prima sospirò contenta ed esclamò: “Oh, è stata proprio una bella idea quella di venire qui, vero?”

Quando tutti si dissero d'accordo (ovviamente tutti tranne Watanuki, che però si fermò comunque alla porta per ascoltare cos'altro aveva da aggiungere la Strega delle Dimensioni), il sorriso di Yuko si fece più ampio.

“E la cena è stata davvero ottima, complimenti Watanuki!” aggiunse, prendendo la borsa e cercando qualcosa al suo interno. Dopo che ebbe trovato la sottile scatolina che stava cercando, la aprì e ne estrasse con delicatezza un cd.

Sulla copertina, in caratteri minuscoli, il titolo recitava «Missione Goodmorning - seconda parte».

Ed era il sorriso di chi la sapeva lunga e si divertiva a tenere gli altri sulle spine quello che le incurvava le labbra mentre sventolava il disco davanti agli occhi curiosi (chi più chi meno) dei tre ragazzi.

“Ora che abbiamo finito… che ne dite se ci guardiamo un bel film?” propose poi, con aria complice “In fondo, la notte è ancora giovane!”

 

 


[i] “Portami oltre il tempo, nella Città del Vento, là dove il sogno dei fiori bianchi si realizzerà”

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