Good morning, Kuro-papi! di LetyJR (/viewuser.php?uid=21042)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 1 *** 1. ***
Ok
Ok, possiamo dire che
questa fic è la dimostrazione pratica che mettere due menti malate con mezzo
neurone ciascuno a dormire sotto lo stesso tetto è molto, molto pericoloso…
soprattutto se una delle due (nella fattispecie la sottoscritta) la mattina apre
gli occhi con in testa, chissà perché, una canzoncina idiota e la usa come
sveglia per l’altra… XD Poi aggiungeteci che quella è una di quelle melodie
maledette che se ti entrano in testa non te le schiodi più, uniteci la full
immersion di Tsubasa di quest’ultimo periodo e ottenete il delirio…
È qualcosa di assolutamente
alieno dai miei standard di scrittura (mai scritto niente di fluff io!),
comunque spero vi piaccia ugualmente!
Un
abbraccio,
Mistral
***
La coautrice qui sopra ha
praticamente detto tutto...
Passando alle cose
pratiche:
@ La canzone originale (e balletto annesso) la trovate su YouTube. Visto che
sono tanto buona e cara (XD) vi risparmio la via crucis che ho passato per
capire di quale canzone stesse parlando Mistral quella mattina (soprattutto
perché io a stomaco vuoto fatico a ragionare)… questo
à
[
http://www.youtube.com/watch?v=6ZTWvffZNqo ] è il link del video a cui io,
Mistral e Mokona ci siamo inizialmente ispirate (spero non venga considerata
pubblicità occulta, nel caso ditelo che lo tolgo XD).
@ Ricordando che tutti i personaggi sono di proprietà dei rispettivi autori (XD),
posso però dire che:
La fangirlaggine assurda
(ma nemmeno tanto) di Himawari-chan è mia, ed è legata al fatto che la
cosplayerò (sì, voce del verbo cosplayare) in una delle prossime fiere. Non
pensavo di raggiungere tali livelli di fangirlismo. Mi sbagliavo.
Le pucciose ripetizioni a
raffica dei (delle?) Mokona sono mie, pensieri metaforici compresi.
Mie sono anche le figure da
timidone di Shaoran e i cuoricini rosa di Watanuki.
Le parti di Fay sono opera
di Mistral. A volte mi pento di averle fatto leggere Tsubasa, visto come si
immedesima bene (nei miei Kuro-momenti vi giuro che è insopportabile!)
Idem come sopra per quanto
riguarda Yuko. A volte mi pento di averle fatto leggere Holic, visto come si
immedesima bene (e qui ringrazio la mia tappitudine per avermi fatto scampare il
ruolo di Watanuki **)
La tenerezza filiale di
Sakura è opera sua.
Le uscite di Domeki le sono
venute benissimo, e ciò mi inquieta (ma prima di tutto mi diverte XD).
@ Piccola nota (ultima, poi vi lascio leggere in santa pace XD). La coautrice
qui sopra di solito si impegola a scrivere fanfiction angst. Questa è la sua
prima fluff (tendente al demenziale, poi…), quindi fatemi una cortesia…
commentate, ok? Grazie mille ^_^
…
…
Come? A chi finirà il ruolo di Kuro-papi?
Leggete e lo saprete XD
Lety
Goodmorning, Kuro-papi!
CAPITOLO 1
Quella mattina, a Oto
pioveva. Fay si alzò come al solito per primo ma, a differenza degli altri
giorni, non era allegro anzi, quasi non sorrideva neppure. E non solo per la
caviglia ancora dolorante che si era slogato la sera prima durante lo scontro
con quel gruppo di oni; il pensiero che più di tutti lo incupiva (e dava
fastidio soprattutto a lui che fosse così) era la discussione avuta subito dopo
con Kurogane.
Il mago si impose di non
pensarci e, zoppicando un po’, si diresse in cucina per iniziare a preparare la
colazione per sé e per il resto della “famiglia”: i bambini probabilmente si
sarebbero alzati di lì a poco, mentre papino avrebbe continuato a ronfare ancora
per un pezzo, visto che era domenica e che quindi non sarebbe dovuto uscire a
caccia con il suo ragazzo.
Nel frattempo la piccola
Mokona si era svegliata e, dopo essersi liberata dal comodo e confortevole nido
tra le braccia della principessa, era sgattaiolata fuori, attirata dai rumori.
Zompettando aveva raggiunto la cucina, dove aveva trovato Fay intento ai
fornelli. Stropicciandosi gli occhietti con le zampine aveva silenziosamente
scalato uno degli sgabelli, fino a trovarsi sul tavolo già per metà
apparecchiato, ed aveva raggiunto il suo posto come in trance, pensando agli
ottimi dolci che avrebbe potuto assaggiare quella mattina. Seguivano quella
stessa routine ormai da un mese e, come al solito, la polpettina bianca era ben
preparata a rispondere a tono all'allegro, casinista ed entusiasta saluto del
mago. Quel giorno, invece, silenzio… che strano...
“Fay-san?” sussurrò,
avvicinandosi piano piano all'amico biondo che era intento a preparare quel che
sembrava l’impasto per delle deliziose frittelle, l'espressione del viso
nascosta dalla frangia che gli copriva gli occhi.
Sentendosi chiamare, il
ragazzo alzò lo sguardo dalla ciotola che aveva in mano, regalando
all’animaletto un largo sorriso, uno dei suoi soliti. “Ciao Mokona! Ben
svegliata!”
Mokona smise di
preoccuparsi, dimenticando subito l’inusuale silenzio con cui lui l’aveva
accolta. “Buongiorno Fay-san!” rispose, avvicinandosi ancora un po’ “Mokona ha
tanta fame… Mokona può dare una mano a Fay-san?”
“Certo che può!” ribatté
pronto l’altro, accarezzandole la testolina “Tieni, mescola qui… e fai
attenzione che non restino grumi. Questa è la pasta che serve per fare le
frittelle che piacciono tanto alla principessa… io intanto preparo la
cioccolata, va bene?”
La creaturina annuì e il
mago si allontanò. Ma nei suoi gesti non c’era la sua tipica esuberanza:
sorrideva, sì, ma non saltellava canticchiando tra i fornelli come tutte le
mattine.
Mokona afferrò il
cucchiaio e iniziò a mescolare ubbidiente, ma sentiva che c'era qualcosa che non
andava. Gira e rigira, acqua e farina si stavano amalgamando bene, nonostante la
piccola lavorasse in precario equilibrio sulle zampette e lanciando di nascosto
continue occhiate al suo amico umano.
Sospirò, poggiando sul
tavolo la ciotola con l'impasto pronto e saltellando poi verso il lavandino per
sciacquare il cucchiaio. Perché non poteva essere tutto come in cucina, dove
mescolando buoni ingredienti ottieni risultati ancora più buoni? Nella testolina
della piccola, tutti loro erano proprio come gli ingredienti di un dolce… allora
perché non riuscivano ad amalgamarsi bene? Le dispiaceva vedere Fay così triste
(perché un Fay che non saltella come un matto è per forza un Fay triste) quindi
zompettò verso di lui decisa a riportare l'armonia in cucina.
Guardandolo dal basso
verso l'alto, strofinandosi nervosamente le zampette anteriori, chiese: “Fay-san
è triste stamattina… Mokona è preoccupata! Perché Fay-san è triste? È successo
qualcosa a Fay-san?”
Davanti all’agitazione
della piccola, il mago si lasciò scappare una risata leggera, poi mise giù il
pentolino che stava riempiendo di latte e allargò le mani, invitandola a farsi
prendere in braccio.
“Non devi preoccuparti per
me, Moko-chan! È tutto a posto… è soltanto che ieri sera Kuro-papi si è
arrabbiato con me perché mi ero così incantato a guardarlo combattere contro
quegli oni che mi sono fatto colpire e lui è stato costretto a portarmi a casa
in braccio… sai com’è fatto papà, no?”
Mokona sorrise, ricordando
la sera prima quando aveva visto arrivare Kurogane-san in veranda con Fay-san in
spalla: all'inizio si era preoccupata, ma alla fine tutto era finito bene, no?
Kurogane-san aveva anche scaricato Fay-san come fosse un sacco di patate, quindi
era tutto come al solito, vero? E allora… qual era il problema?
“Sì, Mokona sa com’è fatto
Kuro-papi! Kuro-papi fa tanto il cattivo, ma sotto sotto vuole bene a Mokona, a
Fay-san, a Sakura-chan e a Shaoran-kun! Kuro-papi si arrabbia sempre con
Fay-san, però… Mokona non riesce a capire perché questa volta Fay-san è triste!”
Il mago sorrise
dolcemente: sì, perché questa volta era triste? In fondo, non era certo la prima
volta che il ninja cercava di scavare nel suo passato e lui ne era sempre uscito
bene. Solo che non era mai successo che gli dicesse che lo odiava… non che Fay
fosse convinto che l’altro la pensasse davvero così, però… beh, non era bello
sentirselo dire, ecco! Comunque non poteva raccontare alla polpettina bianca
queste cose. C’era già Kuro-rin a fare domande scomode!
Decise di glissare,
sperando che lei non fosse cocciuta come un certo spadaccino di sua conoscenza…
“Beh, diciamo che ieri
mamma e papà hanno avuto una discussione spiacevole… sai, a volte capita tra
genitori”
Oh beh, se il problema era
solo questo… sarebbe stato un gioco da ragazzi sistemare le cose, no? Mokona
tornò al suo posto e si sedette, la testolina appoggiata sulle zampine. Cosa
poteva inventarsi per aiutare mamma e papà a fare pace? Improvvisamente, ecco
l'idea! Mokona prese a saltellare sul posto, tutta emozionata
“Fay-san, Fay-san! Mokona
ha un'idea! Perché Fay-san non prepara una sorpresa per Kuro-papi?”
Il mago la guardò,
inarcando le sopracciglia mentre gli occhioni azzurri brillavano di eccitazione
“Mi piacciono le sorprese! Cosa hai in mente Moko-chan?”
Euforica per essere
riuscita a rallegrare il mago, Mokona attraversò saltando tutta la cucina per
poi atterrargli sulla testa con un triplo salto mortale.
“Mokona pensa che potremmo
trovare un modo per rallegrare Kuro-papi augurandogli il buongiorno con qualcosa
di indimenticabile! Mokona pensava a una canzone o a un balletto!”
Fay rise, facendo un giro
su se stesso. “Hyuu! Questa sì che è una bella idea!” poi però si fermò e la sua
espressione si fece pensosa “Però c’è un problema… io non conosco niente di
adatto… come facciamo Mokona?”
I due erano così immersi
nella loro discussione che non notarono la porta aprirsi lentamente e fare
capolino il visetto ancora un po’ assonnato della principessa. La ragazzina era
già vestita di tutto punto e pronta per iniziare una nuova giornata di lavoro,
ma arrivare in cucina e trovare il mago con Mokona sulla testa, entrambi con una
faccia così concentrata… Sakura entrò timidamente, preoccupata di interrompere
qualcosa di veramente importante.
“B-buongiorno Fay-san,
ciao Mokona… vi disturbo?” domandò sottovoce dopo qualche istante.
“Buongiorno, Sakura-chan!”
esclamò Mokona, saltandole in braccio. “Fay-san e Mokona stanno pensando a una
sorpresa per far sorridere quel musone di Kuro-papi! Sakura-chan ci vuole dare
una mano? Pensavamo a una canzone o a un balletto divertente!”
Sakura sorrise dolcemente;
non aveva ancora capito nulla di quanto stessero pianificando quei due, ma se lo
scopo era fare una sorpresa per far piacere a Kurogane era sicuramente qualcosa
di positivo (il pensiero che il ninja molto probabilmente non avrebbe gradito
non la sfiorò minimamente).
“Certo, vi aiuto
volentieri” assentì subito.
Fay batté le mani
entusiasta. “Hyuu! Perfetto Sakura-chan! Allora aiutaci a pensare a qualcosa che
potremmo cantare o ballare tutti assieme…”
Sul viso della principessa
si disegnò un’espressione pensierosa, che faceva perfettamente il paio con
quella del mago. “Su questo punto purtroppo non saprei come aiutarvi, mi
dispiace” ammise dopo un po’, con tono rammaricato.
Il silenzio era tornato
nella piccola cucina del Caffè Occhi di Gatto. Fay rifletteva stando in piedi
appoggiato muro, Sakura era rimasta accanto allo stipite della porta mentre la
piccola Mokona camminava avanti e indietro sul tavolo della colazione.
Improvvisamente la polpettina bianca si fermò, picchiando il pugnetto sul palmo
della zampina sinistra.
“Mokona ha un'idea!
Mokona, Fay-san e Sakura-chan possono chiedere aiuto a Yuko-san! Yuko-san saprà
sicuramente consigliarci bene!”
“Ottima idea, Mokona!”
esclamò il mago, galvanizzato. Poi però sembrò comprendere appieno le
implicazioni del chiedere una qualsiasi cosa alla Strega delle Dimensioni e il
suo entusiasmo si smorzò “Ma Yuko-san cosa vorrà in cambio?”
Anche la principessa
pareva essere arrivata alla stessa conclusione. “Già, Fay-san ha ragione… e poi
non credo che sia il caso di disturbare Yuko-san per queste cose…” lo disse con
un po’ di titubanza, quasi le dispiacesse smontare l’idea che Mokona aveva
proposto con tanto entusiasmo.
“Ma Mokona crede che
Yuko-san sarà contenta di fare qualcosa per Kuro-papi… e poi potrebbe assistere
alla nostra rappresentazione! Yuko-san adora la musica e il divertimento! Quando
Mokona era a casa di Yuko-san, anche se Mokona dormiva Mokona sentiva che ogni
tanto Yuko-san organizzava delle feste!”
Così dicendo Mokona
saltellò verso lo specchio nel corridoio, e in pochi istanti l'immagine della
Strega delle Dimensioni apparve davanti a loro.
Yuko era in quello che
sembrava un parco, seduta su una strana panchina a forma di tigre, e accanto a
lei stavano tre giovani. Quando lei salutò con un sorriso, uno dei tre ragazzi
non si scompose minimamente, all’altro venne quasi un infarto mentre la terza
rimase estasiata.
“Ciao Mokona, come stai?
Perché mi hai chiamato, c’è forse qualche problema?”
“Yuko-san, Yuko-san!
Buongiorno! Mokona è qui perché Mokona ha bisogno di un consiglio! Kuro-papi è
sempre così imbronciato, allora Mokona, Fay-san e Sakura-chan volevano fargli
una sorpresa, ma non sappiamo cosa fare per fargli iniziare la giornata in
maniera allegra!”
La piccolina parlò tutto
d'un fiato, assordando i presenti e anche quelli che ascoltavano dall'altra
parte dello specchio.
Yuko si concesse una
risata leggera. “Capisco… e avete pensato a qualcosa di particolare da fare per
rallegrare Kurogane?”
“Beh, Mokona qui proponeva
una canzone o un balletto” si intromise Fay, mentre Sakura alle sue spalle
annuiva convinta “Ma non sappiamo da che parte cominciare…”
Nell’altra dimensione, la
donna corrucciò le labbra rosso fuoco, posandoci sopra un dito ad enfatizzare
un’espressione fintamente meditabonda. “Vediamo un po’ cosa vi posso
consigliare…”
Dietro alla Strega,
Watanuki iniziò ad arretrare silenziosamente. Ogni volta che venivano contattati
da quel gruppetto di viaggiatori erano guai in arrivo! Peccato però che ogni suo
tentativo di fuga venne clamorosamente annullato dalla dolce Himawari, la quale
pensò bene di prendere lui e Domeki a braccetto.
“Oh, Watanuki-kun,
Domeki-kun, non vi sembra una splendida idea? Come sono carini! Diamogli una
mano anche noi!” esclamò la ragazza coi codini trascinando di peso i due per
avvicinarsi ancora di più alle immagini proiettate dal Mokona nero.
L’arciere non reagì
minimamente, né la sua espressione ieratica subì un qualsiasi mutamento. Yuko da
parte sua sorrise soddisfatta alla reazione della giovane: se lei era così
entusiasta, sarebbe stato molto più semplice far collaborare Watanuki… quanto a
Domeki, non c’erano problemi di sorta – quel ragazzo rimaneva un mistero per
lei, ma almeno eseguiva senza discutere. Ed era sicura che, se tutto fosse
andato come stava pianificando, si sarebbe divertita un mondo…
“Cosa?! No, assolutamente
no! Mi rifiuto! Non voglio aver niente a che fare con le richieste di quei
cinque, io!” esclamò Watanuki, agitandosi come suo solito, ma il caldo sorriso
entusiasta di Himawari (sommato alla presa ferrea che la gentile compagna di
scuola stava esercitando sul suo braccio) gli fece subito cambiare idea. Il
ragazzo sospirò, sconfitto, e passò a riconsiderare l'intera faccenda sotto una
nuova prospettiva… poteva organizzare qualcosa con Himawari-chan e, se avesse
avuto l'idea vincente, la ragazza l'avrebbe di sicuro apprezzato più di
quell'idiota di Domeki! Cuoricini di ogni colore e dimensione presero a girargli
attorno mentre pensava a un'idea da suggerire.
“Uhm, vediamo… pensavate a
qualcosa in particolare?” esclamò Himawari, portandosi l'indice alle labbra.
“Mokona pensava a qualcosa
di allegro, cantato e ballato! Mokona ricorda vagamente una canzoncina che
Mokona ha sentito quando era ancora al negozio di Yuko-san, ma Mokona non ne sa
il titolo…”
“L'hai sentita alla tv
forse, Mokona-chan? Ragazzi, vi ricorda qualcosa?” chiese la giovane guardando
interrogativamente gli altri due. Entrambi scossero la testa.
“Mokona l'ha sentita alla tv! Era una pubr… publitic… pubici…”
“Pubblicità?”
“Sì,
Himawari-chan ha capito cosa voleva dire Mokona! Mokona ricorda che era qualcosa
di allegro sul… sul buongiorno, ecco!”
“Puuu! Sì, anche Mokona se la ricorda! Era una canzoncina sulla prima
colazione!” aggiunse la polpettina nera che fungeva da «proiettore» nel
giardino.
“Bah!
Qui non ci viene in mente niente, mi dispiace!” tagliò corto Watanuki. Voleva
tornare al suo pic-nic con la dolce Himawari, e quella ricerca stava solo
facendo perdere loro tempo. Gli dispiaceva per il gruppo, ma siamo sinceri:
trovare quella canzone era come cercare un ago in un pagliaio di dimensioni
astronomiche!
“Himawari-chan, lasciamo qui Domeki ad aiutare i nostri amici e noi facciamoci
un po' di latte e cacao, ti va?”
Improvvisamente Himawari lasciò sia Watanuki che Doumeki, e abbassò il capo.
Quando rialzò lo sguardo aveva gli occhi pieni di lacrime, ma uno splendido
sorriso le illuminava il volto.
Watanuki rimase pietrificato a guardarla e, quando lei lo abbracciò esclamando
«Watanuki-kun, sei un genio!» …svenne.
Dall’altra parte dello specchio, Fay e Sakura osservavano la scena perplessi.
Non avevano capito molto di quel che stava succedendo ma, a quanto pareva,
quella ragazzina con i codini aveva trovato una soluzione.
Ignorando il povero
Watanuki, mollato immediatamente per terra come un sacco di patate, Himawari
corse alla panchina dove avevano lasciato le loro cose. Dopo aver ribaltato la
borsa tornò da Yuko, stereo e cassetta in mano ed espressione trionfante sul
viso.
“Trovata! La canzone si
intitola «Goodmorning», è un mese che la stiamo studiando per il musical di fine
anno!”
“Sì! Anche Mokona se la
ricorda! Era quella, giusto, Mokona? Era la pubblicità con quelli che sbattevano
i cucchiaini!” esclamò il Mokona nero rivolto alla gemella, ricevendo un «Puuu!»
entusiasta come risposta.
In tutto quel trambusto,
Domeki non aveva assolutamente fatto una piega. Non era nel suo stile
interessarsi troppo alle cose del mondo e il fatto che stessero parlando con una
specie di coniglietto bianco, tramite il suo clone nero, con della gente che si
trovava in un’altra dimensione non lo disturbava più di tanto. Non vedeva la
ragione dell’entusiasmo di Himawari (ma lei era sempre stata così, quindi la si
poteva comprendere), né capiva perché quella strana donna di nome Yuko avesse
quel sorriso inquietante, ma soprattutto non sopportava le geremiadi di
Watanuki. Lo pungolò con un rametto, senza praticamente guardarlo in faccia.
“Oi. Sei rumoroso, vedi di
piantarla”
Watanuki alzò un braccio,
tentando inutilmente di togliere l'«arma» dalle mani dell'amico.
“E tu vedi di smetterla!”
sbraitò, rialzandosi e dandosi una spolverata agli abiti.
Notata l'espressione
allegra di Himawari, ignorò Doumeki e le si avvicinò, in parte orgoglioso di
essere riuscito ad aiutare quella che considerava la sua «Dea della fortuna», in
parte curioso… nel suo delirio di cuoricini rosa non era infatti riuscito a
capire come accidenti le sue lamentele avessero aiutato il gruppo a trovare la
situazione. Aggiustatosi gli occhiali, Watanuki prese in mano la cassetta e
lesse l'elenco di brani riportato sull'etichetta.
Ricordava perfettamente
quella canzone… come avrebbe potuto dimenticarla? Il solo pensiero delle prove
da incubo della recita di fine anno - l'unica consolazione era stata quella di
poter ballare con la dolce Himawari-chan! - lo fecero impallidire leggermente.
Beh, se non altro andava benissimo per quei tre, che cercavano una canzone da
ballare e cantare…
Poi vide il sorriso
complice e soddisfatto di Himawari-chan. Il ghigno inquietante di Yuko-san. Fece
due più due.
Perché, in fondo, se vuoi
imparare a ballare… qualcuno deve pur mostrarti come si fa, no?
Un urlo disumano si
propagò per l'intero emisfero. Ma si interruppe subito. Avrebbe avuto bisogno di
voce e fiato in abbondanza, nei minuti che sarebbero seguiti.
La Strega delle
Dimensioni, ridendo con aria soddisfatta, gli sfilò la cassetta dalle mani,
facendosela rimbalzare sul palmo. Accarezzò con fare noncurante il Mokona nero e
si rivolse alla gemella bianca e ai due ragazzi accanto a lei.
“Molto bene, Mokona. Come
immagino avrai capito, abbiamo risolto il vostro problema… ora parliamo del
prezzo. Perché non credo che tu abbia potuto pensare che il mio intervento
sarebbe stato gratis, vero?” sorrise, riuscendo in qualche misterioso modo a non
farlo sembrare né una presa in giro né una minaccia “Sai che ti voglio bene, ma
gli affari sono affari…”
Dietro la creaturina
bianca, Fay e Sakura si guardarono perplessi, cercando di non sembrare troppo
preoccupati: loro in fondo volevano solo fare una cosa divertente, ma le
premesse non si stavano rivelando delle migliori.
La piccola Mokona riprese
a camminare nervosamente avanti e indietro, facendo traballare tutta la
proiezione da una parte e dall'altra. La principessa la prese in braccio e
iniziò a coccolarla per calmarla, fermando il dondolio dell'immagine e salvando
tutti i presenti da un attacco di mal di mare senza mare.
“Tranquilla Moko-chan, ci
verrà sicuramente in mente qualcosa… vero Fay-san?”
Il mago sorrise
rassicurante. “Hyuu! Certo che sì!” esclamò, cercando di suonare allegro e
convincente. Ma in realtà nemmeno lui era poi così tranquillo. Si stavano
impegolando in un ginepraio per fare una sorpresa a Kuro-puu (che di sicuro non
avrebbe gradito – ma il divertimento era proprio vederlo infuriato) e per di più
avevano tirato in mezzo la Strega… non era esattamente una combinazione
vincente.
Proprio in quel momento la
porta del corridoio si aprì cigolando e un confusissimo Shaoran entrò nelle
sala, attirando l'attenzione di tutti. Era ancora mezzo assonnato, ma gli bastò
guardarsi attorno per capire che c'era qualcosa che non andava… perché Fay-san e
Sakura-hime avevano contattato Yuko-san? Era forse successo qualcosa?
Dimentico del sonno e
della fame (era pur sempre ora di colazione), raggiunse di corsa la principessa
e le prese la mano, agitato.
“Sakura-hime! Va tutto
bene? È successo qualcosa di grave? Siamo stati attaccati?”
All’ingresso del ragazzo,
dall’altra parte della proiezione, sulle labbra di Yuko si disegnò un sorriso
significativo che strappò addirittura un inarcarsi di sopracciglio a Domeki,
mentre Watanuki si spalmava una mano sulla faccia sotto lo sguardo perplesso di
Himawari.
Fay commentò con un
“Shaoran-kun è davvero adorabile quando si preoccupa della sua principessa”,
detto a mezza voce e rivolto a tutti e a nessuno, mentre Sakura si dava da fare
per rassicurare il ragazzo.
“Non ti preoccupare,
Shaoran-kun, non è successo niente di grave… stiamo solo chiedendo un consiglio
a Yuko-san perché Fay-san vuole fare una sorpresa a Kurogane-san” e l’occhiata
che rivolse, non vista, al mago mentre pronunciava quelle parole sottintendeva
quanto fosse felice che la mamma facesse una cosa del genere per il papà.
Shaoran tirò un sospiro di
sollievo, poi arrossì quando si rese conto di essere sotto lo sguardo indagatore
di tutti i presenti. Lasciò andare la mano di Sakura e le rispose, non senza
balbettare leggermente per l'agitazione.
“Oh, se Sakura-hime lo
desidera, posso dare una mano!” esclamò, inconsapevole del delirio in cui si
stava cacciando.
“Sarebbe molto bello da
parte tua, Shaoran-kun! Yuko-san ci stava giusto per spiegare cosa fare”
Himawari sorrise, gli
occhi lucidi per l'emozione: erano così carini assieme, quei due! Quasi quanto
Watanuki e Doumeki: si vedeva lontano un miglio che non potevano stare lontani
l'uno dall'altro! Abbrancò per il collo i due ragazzi, avvicinandoli a sé e
coccolandoli.
“Waaah! Sono
terribilmente, incredibilmente pucciosi… non credete anche voi?”
Inutile dire che Doumeki
rimase impassibile, sia alle coccole che alla visione dei due piccioncini.
Watanuki, invece si limitò ad annuire, lo sguardo sognante perso chissà dove.
Yuko si intromise con un
colpetto di tosse, mascherando un sorriso strano. “Mi spiace interrompervi,
ragazzi” ma dal tono con cui lo disse si capiva che non gliene fregava poi più
di tanto “però qui stavamo parlando d’affari… Mokona, il prezzo del mio aiuto
sarà…” una pausa ad effetto e uno scintillio inquietante negli occhi cremisi
“…assistere a tutte le prove e poi alla vostra rappresentazione. E vedere la
faccia di Kurogane! Dovrai riprenderlo per tutto il tempo!”
Mokona si fermò davanti
alla proiezione, silenziosa. Chinò la testolina, riflettendo sull'offerta della
Strega delle Dimensioni, poi la rialzò sorridendo e prese a saltellare.
“Affare fatto, Yuko-san!
Mokona è sempre contenta di fare affari con Yuko-san! In cambio dell'aiuto per
ballo e canzone, Mokona farà assistere Yuko-san alla rappresentazione in onore
di Kuro-papi!”
“Molto bene Mokona. E
visto che il desiderio viene da te (anche se non ho dubbi che l’idea originale
sia stata di qualcun altro…)” e qui non mancò un’occhiata significativa a Fay,
il quale fece allegramente finta di non capire “voglio anche farti uno sconto:
farò in modo che voi abbiate dei maestri che vi insegnino a ballare e cantare
questa canzone, va bene?”
Il povero Watanuki, che si
aspettava un'uscita del genere, chinò la testa sconfitto. Aveva già capito il
piano di Yuko, e qual era il ruolo di loro tre in quella stupida farsa. Pensò
che sì, forse avrebbe fatto meglio a restare a casa, quella mattina… Ma ora che
anche la dolce Himawari-chan era coinvolta nel torbido intrigo della Strega
delle Dimensioni non poteva certo abbandonarla al suo destino, no? Borbottando
improperi di vario genere in direzione della sua datrice di lavoro, le prese la
cassettina dalle mani e la inserì nello stereo.
“Vediamo di sbrigarci con
questa idiozia, così possiamo tornarcene a casa tutti quanti… Himawari-chan, ti
ricordi i passi, vero? E tu, Doumeki, vedi di non rovinare tutto come tuo
solito!”
L’arciere lo degnò appena
di uno sguardo in tralice. “Veramente di solito quello che cade sei tu, idiota…”
“Watanuki sei veramente un
tesoro, sai!” cinguettò Yuko “E pensare che io non avevo detto ancora nulla… ma
dato che siete tutti così entusiasti, prego, fate pure! Mokona, Fay, Shaoran,
Sakura, guardate bene… una ripetizione è gratis ma due no, eh!”
“Oh su, ragazzi, non fate
i brontoloni e diamoci da fare!” esclamò Himawari mettendosi in mezzo e
regalando loro un altro sorriso dei suoi. “Per fortuna sarà un gioco da ragazzi,
anche perché - l'avete notato? - se non contiamo Mokona-chan sono in tre giusti
giusti, proprio come noi! Nemmeno a farlo apposta! Che coincidenza, eh?”
Watanuki si spalmò la mano
sulla faccia. L'ultima cosa a cui voleva pensare, in quel momento, era proprio
l'Hitzusen…
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Capitolo 2 *** 2 ***
A Mirandina che ha finito la mat
A Mirandina che ha finito
la maturità
♥
Prima di lasciarvi alla
lettura vi proponiamo…
L’ALMANACCO DEL GIORNO
di *Giovedì 2 Luglio 2009*
Nella giornata di oggi si
festeggiano i seguenti santi:
-
Santa
Wikipedia da Internet, patrona delle fonti e delle ricerche bibliografiche.
-
Si ricorda
inoltre il primo mesiversario della beatificazione di Santo Youtube, patrono
degli archivi video.
È ufficialmente aperta la
raccolte di firme per la proclamazione a Santo del povero Shaoran. Verrebbe
eletto patrono degli impossibilmente pazienti (e a fine capitolo capirete
perché!). Potete scaricare il modulo per l’adesione cliccando sul link in fondo
alla pagina.
Il sole tramonterà proprio
nel momento in cui vi servirà per leggere ancora senza accendere la luce. La
luna sorgerà quando le pare.
Anche questo è Hitzusen,
no?
Goodmorning, Kuro-papi!
CAPITOLO 2
Himawari prese lo stereo e
inserì la cassetta, passando poi l'apparecchio a Yuko. Presi per mano Watanuki e
Domeki si allontanò un po' dal punto dove la Strega sedeva, in modo di avere più
spazio per muoversi senza far male a qualcuno.
“Ok! Prima di cominciare,
però, dovete decidere le parti! Nella recita di fine anno io interpreto la
protagonista femminile e loro due i protagonisti maschili… Potreste seguire lo
stesso schema, con Sakura-chan che prende il mio posto mentre Fay-san e
Shaoran-kun sostituiscono Watanuki e Domeki…”
La ragazza con i codini si
portò un indice alle labbra, pensierosa. Quella era la soluzione più logica e
corretta, ma non ne era del tutto convinta…
Watanuki, vista
l'improvvisa confusione sul bellissimo volto della splendida Himawari, si
avvicinò preoccupato alla ragazza. “Qualcosa non va, Himawari-chan?”
Anche Domeki aveva notato
l’esitazione della giovane ma, a differenza dell’altro, non ci aveva messo molto
ad arrivare alla conclusione. Aveva osservato apatico i tre strani tizi
nell’altra dimensione e lanciato un’occhiata distratta ai suoi due compagni e
gli era bastato per cogliere il nocciolo della questione: l’altezza. Quel tizio
allampanato e l’altro timidone di là avevano perlomeno una spanna di differenza…
il che li escludeva in automatico per la parte dei due protagonisti maschili che
dovevano per forza essere alti uguali.
Sospirò scocciato e guardò
storto Watanuki. “Idiota, non hai capito niente”
Prima che questi reagisse
alla provocazione, montando come suo solito un pandemonio, l’arciere aveva già
rivolto la sua attenzione a Fay che, dall’altra parte della proiezione,
osservava incuriosito e divertito. “Ehi biondino! Tu sei troppo alto per far
coppia con l’altro ragazzo… l’unica soluzione è che tu faccia la parte della
protagonista”
Sentendosi chiamato in
causa, il mago si stampò in faccia un ampio sorriso. “Oh, grazie del consiglio!
Se per Sakura-chan non ci sono problemi faremo così, hyuu!
♥
”
La principessa (che non
aveva seguito molto bene tutto il discorso), si sentì in dovere di dichiararsi
d’accordo per non creare complicazioni ulteriori. “Per me va benissimo, Fay-san.
Himawari-chan, dimmi solo chi devo seguire per imparare i miei movimenti” chiese
poi alla ragazza con un inchino.
Ignorando il
battibecco scoppiato tra i due compagni di scuola, Himawari si riavvicinò a
Mokona e rispose sorridendo alla principessa.
“Bene,
Sakura-chan, tu dovrai seguire con attenzione i movimenti di Domeki-kun! Tu
invece, Shaoran-kun, dovrai copiare esattamente i passi di Watanuki-kun, va
bene?”
Shaoran
osservò perplesso il giovane con gli occhiali, che in quel momento si stava
agitando come un tarantolato, tutto preso nella sua discussione con l'arciere.
Sospirò. L'impresa si prospettava ardua… ma un'occhiata complice della
principessa gli fece tornare il coraggio (oltre a farlo arrossire di nuovo).
Fu quindi
con voce più sicura che pose l'interrogativo a cui nessuno ancora aveva pensato.
“Ehm,
scusate però… una cosa… per la musica come facciamo?”
“Puuuu!!!
Alla musica pensa Mokona! Mokona può usare il pianoforte che c'è di là!” esclamò
la polpettina bianca, iniziando a saltellare.
“Moko-chan,
sai suonare il piano?” chiese Sakura, incuriosita. La piccolina era ogni giorno
fonte di nuove sorprese.
“Certo!
Mokona sa suonare il piano! Questa è una delle 108 abilità segrete di Mokona!”
“Bene, visto
che anche questo problema è stato risolto direi che possiamo cominciare. Tutti
ai vostri posti!” esclamò Himawari battendo sorridente le mani. Sì, si stava
decisamente divertendo!
Afferrò
Domeki e Watanuki - che ancora sbraitava affermando di essere arrivato alla
soluzione del problema ben prima dell’arciere, ma di avergli lasciato il tempo
di trarre le sue conclusioni, perché nella sua immensa bontà non voleva che
l’altro facesse una brutta figura - e li riportò alla giusta distanza.
Con un cenno della testa,
la ragazza invitò Yuko a far partire il pezzo.
La Strega pigiò il
pulsante play quasi senza guardare: i suoi occhi cremisi, leggermente socchiusi,
passarono eloquenti dai tre ragazzi accanto a lei a quelli che osservavano il
tutto, perplessi ma attenti, attraverso la proiezione dei Mokona. Quando le
prime note della canzone si diffusero nell’aria e Himawari pronunciò la sua
battuta, scivolando lieve tra un Watanuki imbronciato e un Domeki assente, un
sorriso soddisfatto si allargò sulle labbra di Yuko – era evidente che la donna
si stava divertendo un mondo.
Appena la ragazza prese
sottobraccio gli altri due, accennando qualche timido passo di tiptap e
spostandosi con loro prima indietro e poi in avanti, anche la piccola Mokona
bianca, dall'altra parte, sorrise. Stava andando esattamente come aveva
immaginato!
Shaoran prese a fissare
intensamente Watanuki, cercando di capire quali fossero i passi giusti da
imparare. Chiuse gli occhi solo per un breve secondo, quando vide i tre chinarsi
contemporaneamente in avanti. Si aspettava una sonora capocciata, ma per fortuna
non accadde nulla del genere. Non che se ne sarebbe accorto, eh… il ragazzino
era tutto preso dall’imbarazzo al pensiero di arrivare così vicino a
Sakura-hime.
I passi successivi
scivolarono via senza intoppi, con la Strega che batteva le mani a tempo e un
sorriso estasiato sul volto.
Fay fino a quel momento
non aveva avuto particolari problemi a seguire i movimenti leggeri di Himawari,
ma, quando il terzetto di liceali presentò loro la sequenza successiva, rimase
perplesso: si trattava di sedersi per qualche istante alternativamente sul
ginocchio dei compagni. Il mago non aveva dubbi che con Shaoran la cosa sarebbe
riuscita senza difficoltà (anche se, dall’altra parte, il tizio con gli occhiali
che il ragazzino doveva imitare era caduto rovinosamente a terra… e il biondo
onestamente non aveva capito se la cosa fosse voluta o meno), ma… con la
principessa? Guardò interrogativamente Sakura e lei, intuendo cosa lo
preoccupava, gli rispose con un candido sorriso.
“Non temere, Fay-san,
riuscirò a sorreggerti senza problemi”
Rassicurato, Fay le
sorrise di rimando. “Hyuu! Sei fantastica Sakura-chan!
♥”
Stavano per iniziare a
provare il pezzo che era appena stato mostrato loro, ma poi la loro attenzione
venne attratta dal caos che era scoppiato nell’altra dimensione.
“Stupido che non sei
altro, tieni giù le mani dalla dolce Himawari-chan!” aveva esclamato Watanuki
quando l'arciere aveva sorretto la ragazza durante la sequenza. Poco importava
che l'altro avesse compiuto quei gesti con la solita freddezza, e solo per
esigenze di copione. Avvicinarsi a quel modo alla gentile fanciulla significava
dover passare prima sul suo cadavere!
Peccato però che, preso
dalla foga, il ragazzo con gli occhiali non avesse fatto caso al passo
successivo… e la compagna gli si era seduta sul ginocchio prendendolo alla
sprovvista! Watanuki era quindi finito rovinosamente a terra, trascinandola con
sé.
Ora, dopo essersi rialzato
stava aiutando l'amica a fare altrettanto, ma sempre continuando a lamentarsi e
agitarsi contro l'arciere, colpevole di averlo fatto distrarre.
Domeki osservava la scena
impassibile: non aveva preso in braccio la ragazza perché realmente gliene
importasse qualcosa (anche se molte studentesse della scuola avrebbero dato
l’anima per essere al posto di Kunogi) ma solo perché questo prevedeva il
balletto, e quell’esagitato aveva pure da ridire… oltretutto per poi finire a
fare quella figura meschina facendola cadere…
“Sei un caso disperato”
gli aveva detto con tono neutro. Quindi si era disinteressato completamente di
lui e si era rivolto ai tre che stavano osservando confusi la scena, pigiati
nello stretto ologramma proiettato dall’affarino nero. “Ehi voi, ovviamente non
dovete imitare la caduta di questo idiota. Appena la pianta con le sue scenate
vi facciamo rivedere il passaggio”
“Idiota a chi, idiota!”
sbraitò Watanuki, agitando un pugno in direzione dell'altro e assumendo al
contempo una colorazione tendente al rosso peperone.
Vista la confusione,
Himawari pensò bene di intromettersi tra i due per riportare la calma… erano
ancora all'inizio del balletto, e non avevano molto tempo a disposizione!
“Watanuki-kun, Domeki-kun, non litigate! Sappiamo tutti che questo è il vostro
modo per dimostrarvi che vi volete bene, ma questo non è né il luogo né il
momento adatto! Su, su, torniamo ai nostri posti e ricominciamo!” esclamò,
addolcendo il discorsetto con uno dei suoi migliori sorrisi. A Watanuki non
rimase altra scelta che assecondarla e rimettersi in posizione.
“Himawari-chan ha ragione,
Watanuki” concordò Yuko, guardandosi distrattamente le unghie. Poi un sorriso
sinceramente inquietante le si allargò sul viso, mentre alzava gli occhi verso i
tre ragazzi “Anche perché stai ritardando l’incasso del mio pagamento e potrei
aggiungerlo ai tuoi debiti, sai?”
“Puu! E i debiti di
Watanuki sono già taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaantii!” aggiunse la
polpettina nera.
Il povero Watanuki
impallidì al sol pensiero, e si mise mogio mogio ad attendere ulteriori
istruzioni, rassegnandosi al suo tristo destino.
Nel corridoio del caffè
Occhi di Gatto, Shaoran scosse la testa incredulo. La missione della giornata si
stava rivelando più complicata e pericolosa del previsto... non pensava che la
Strega delle Dimensioni potesse essere così fiscale! Il ragazzo iniziava a
temere che il buon proposito iniziale avrebbe portato più guai che altro, alla
fine.
Davanti a quella scena,
Fay si ripromise che mai e poi mai in vita sua avrebbe contratto un debito con
Yuko: quella donna sapeva essere veramente inquietante, a volte. Uno scambio di
sguardi con i ragazzi lo convinse che anche loro la pensavano allo stesso modo.
Però in fondo non poteva fare a meno di ridere sentendo il Mokona nero prendere
in giro lo sfortunato ragazzo con gli occhiali, il quale non faceva altro che
agitarsi mentre il suo compagno lo guardava con un’espressione che al mago
ricordava tanto quella impassibile di Kuro-puu nei suoi confronti (lui però non
somigliava a quel Wata-qualcosa…!)
Si chinò verso la
polpettina bianca che osservava la scena divertita. “Ehi Mokona, certo che
Yuko-san non si annoierà mai ad avere intorno tutti i giorni quel terzetto, che
ne dici? Sono così divertenti! Hyuu!”
“Puuu! Mokona è d'accordo!
Anche Mokona trova Watanuki tanto tanto divertente!” rispose la piccolina. “Però
Mokona pensa che sarà ancora più divertente vedere la faccia di Kuro-wanwan
quando vedrà il balletto di Fay-san, Sakura-chan e Shaoran-kun!”
Sul volto del mago si
allargò un luminoso sorriso “Sono sicuro che Kuro-rin apprezzerà molto il nostro
sforzo! Non sei convinta anche tu Sakura-chan?” domandò, passando un braccio
attorno alle spalle della principessa.
Lei arrossì appena e poi
sorrise di rimando. “Ne sono sicura, Fay-san. Avete avuto una bellissima idea!
Anzi, dobbiamo anche continuare…” proseguì poi, rivolgendosi ai ragazzi
dall’altra parte della proiezione (o meglio, a Kunogi, perché gli altri due
ancora erano immersi nella loro discussione) “Scusa Himawari-chan, sareste così
gentili da farci rivedere l’ultimo passo?”
Rispondendo alla domanda
della principessina con un cenno del capo, Himawari si diresse verso lo stereo.
Sotto lo sguardo attento di Yuko premette il tasto rewind e subito dopo il tasto
stop, facendo riavvolgere il nastro per i pochi secondi che avevano perso con la
rovinosa caduta di Watanuki.
“Siete tutti pronti? Prema
pure play, Yuko-san!”
La musica ripartì, guarda
caso, proprio dal punto iniziale della sequenza. Himawari si sedette sul
ginocchio dell'impassibile Domeki, mentre Watanuki reprimeva una smorfia e
faceva finta di cantare. Poi le parti si invertirono, e la ragazza con i codini
finì seduta sul ginocchio di Watanuki. Quando Himawari si alzò in piedi e prese
per mano gli altri due, Watanuki iniziò a tirarla nella sua direzione,
trascinandosi dietro anche l'arciere.
Yuko seguiva l’esibizione
dei ragazzi con aria compiaciuta, lanciando ogni tanto occhiate sornione agli
altri tre dall’altra parte che guardavano attentamente. Con le dita tamburellava
a tempo sul ginocchio, ridacchiando ogni volta che Watanuki incespicava su un
passo. Domeki invece era molto bravo a ballare (anche se l’espressività non era
proprio il suo forte, la donna doveva ammetterlo), però non le piaceva
osservarlo… era così perfetto da risultare quasi noioso!
Quando i liceali ebbero
concluso la sequenza, la Strega passò ad osservare il terzetto degli «allievi»
che erano alle prese con il problema di trovare uno sgabello abbastanza basso su
cui Fay potesse salire in piedi, senza arrivare così in alto da risultare
ridicolo in confronto agli altri due. Alla fine avevano optato per la panchetta
del pianoforte, ma il biondo era comunque costretto a stare chinato.
Guardando i suoi bambini
dall’alto in basso, il mago rise, passandosi una mano tra i capelli. “Hyuu! Mi
sa che sono un po’ troppo alto per voi, ragazzi… scusate…”
“Non ti preoccupare,
Fay-san, va bene lo stesso!” lo rassicurò Sakura con un sorriso dolcissimo e la
testa rovesciata all’indietro per riuscire a vederlo in viso.
Mentre Himawari faceva
finta di cantare il pezzo successivo, come da copione Watanuki la prese per mano
e la trascinò via. Ovviamente il gesto doveva servire a portarla il più lontano
possibile da Domeki, o almeno così pensava lui. Il povero Watanuki non si era
però accorto che, grazie alla rapida presa dell'amica, anche l'arciere era in
coda al trenino...
Dopo una decina di passi,
poi, la ragazza li aveva mollati lì da soli come due pesci lessi!
In tutta questa confusione
Shaoran stava disperatamente cercando di prendere appunti. Un bloc-notes scovato
chissà dove, una penna in mano e una matita sull'orecchio, stava tentando di
distinguere i movimenti scoordinati di Watanuki dalle sequenze che avrebbe
dovuto imparare. Ormai stava sudando freddo al solo pensiero di continuare con
quello spettacolo, e già si pentiva di essersi svegliato.
La sequenza successiva
mise in fortissima crisi praticamente tutti, a parte Domeki (ma da lui c’era da
aspettarselo) e Himawari (il cui entusiasmo non si faceva scalfire da nulla,
neanche dal pensiero che i suoi due compagni e i loro emuli nell’altra
dimensione dovessero salire accanto a lei su una panchina inesistente e poi
scalare una ringhiera altrettanto inesistente).
Watanuki tossì un paio di
volte, nascondendo un sospiro di sollievo… poi non resistette e si girò verso
l'orizzonte piangendo calde lacrime di commozione. In giro non aveva visto
niente che somigliasse anche solo lontanamente a una ringhiera... e, niente
ringhiera uguale niente sequenza, giusto? Non potevano certo inventarne una lì
al momento, no? Quella parte era diventata la sua ossessione, durante le prove
per la recita scolastica. L'avevano riprovata un migliaio di volte (anzi, no, un
milione! Un miliardo!), e ogni volta aveva sbagliato qualcosa o aveva finito con
il cadere malamente a terra. Ma stavolta la fortuna stava finalmente girando
dalla sua parte... forse...
Quello che il ragazzo con
gli occhiali non aveva calcolato era la presenza, poco distante da loro, di una
casetta per bambini, di quelle rialzate tipo palafitta, con tanto di
simil-quadro svedese fatto di corda.
“Usiamo quello al posto
della ringhiera” decretò Domeki, dirigendosi a larghe falcate verso il piccolo
edificio in legno. Era poco più alto di loro, ma tutto sommato non era poi così
male per quel che se ne dovevano fare. Himawari lo seguì subito, allegra.
“Sei veramente
intelligente, Domeki-kun…” aveva mormorato Yuko, non udita da nessuno fuorché
dal piccolo Mokona, che le aveva rivolto un sorriso complice.
"Puu… Domeki-kun è
perfetto per Watanuki-kun, neh Yuko-san?!” aveva risposto a tono la polpettina
nera, seguendoli con lo sguardo mentre raggiungevano la casetta.
Watanuki strascicava i
piedi, il viso stravolto e un muto «NOOOOOOO» sulle labbra, resistendo a
malapena all'impulso di strozzare Domeki una volta per tutte… perché accidenti
doveva sempre mettergli i bastoni tra le ruote, quello, eh!?
Però... Himawari-chan si
era fermata ad aspettarlo, quindi non poteva rifiutarsi... Ingoiando l'ennesimo
rospo della giornata, il giovane si avvicinò alla costruzione pregando tutti gli
dèi dell'universo perché gli evitassero altre cadute umilianti di fronte alla
sua «Dea della Fortuna».
A Oto erano tutti
piuttosto perplessi, Shaoran in primis, e non solo per le reazioni spropositate
di Watanuki.
“Fay-san, abbiamo un
problema” disse, attirando l'attenzione del mago. “Per quella sequenza avremmo
bisogno di un ripiano sopraelevato su cui arrampicarci. A parte che non saprei
cosa utilizzare, non sarebbe troppo pericoloso per Sakura-hime?”
“Non ti devi preoccupare
per me, Shaoran-kun!” lo rassicurò la principessa “Posso farcela, vedrai” e lo
disse con un entusiasmo tale negli occhi che avrebbe fatto capitolare chiunque.
“Hyuu! La nostra
Sakura-chan è una che non si fa abbattere dalle difficoltà, vero?” esclamò
convinto Fay “Adesso vediamo un po’ come risolvere il problema di trovare
qualcosa su cui arrampicarci… allora, vediamo bene come è fatto quell’affare che
useranno i nostri maestri…” continuò poi, chinandosi verso la proiezione, mani
sulle ginocchia e occhi stretti, come se stesse scrutando un oggetto misterioso
mai visto prima.
La sua concentrazione
venne però interrotta da Mokona, che gli saltò gioiosamente in testa “Puu!
Mokona ha un’idea! Perché Fay-san, Sakura-chan e Shaoran-kun non usano la scala
che porta di sopra? Mokona pensa che potrebbe andare bene!”
Il biondino squadrò per
qualche istante la scala con aria critica e la confrontò con la rete di corda di
cui già Domeki stava saggiando la solidità e decise che, sì, poteva andare.
“Hyuu! Mi sembra perfetta!” proclamò felice. Un istante dopo, senza che nessuno
avesse potuto capire i suoi movimenti, era già in piedi in equilibrio sulla
ringhiera, con un sorriso luminoso sul viso.
Anche la principessa
sembrò contagiata dall’entusiasmo del mago perché prese per mano un perplesso
Shaoran e lo trascinò da Fay. “Andiamo, Shaoran-kun! Voglio proprio provare
questa sequenza… sarà divertentissimo, non credi?”
«No, per niente!» Questo
pensava Shaoran, ma non poteva certo andarlo a dire alla principessa, giusto?
Decise quindi di annuire, impegnandosi a sorriderle entusiasta… e fallendo
miseramente.
Per fortuna lei non sembrò
accorgersi della sua semi-paresi, ma l'improvviso pallore del ragazzino
(preoccupato per l'incolumità dell'amata) non passò inosservato agli altri.
“Oh, guardate che carino!
Ha paura che lei si faccia male, ma non le dice niente perché non vuole
rovinarle il divertimento! Sembra di vedere Domeki-kun quando si preoccupa per
te, non credi Watanuki-kun?” sussurrò intenerita Himawari.
Sentendosi chiamato in
causa (e per di più in una causa come quella) l’arciere inarcò visibilmente le
sopracciglia e lanciò un’occhiata indecifrabile al compagno. “Io non mi
preoccupo per quest’idiota, lo salvo solo perché mi è stato chiesto” dichiarò
infine, con la tipica inflessione incolore e lo sguardo ieratico puntato sul
nulla. Ma chi l’avesse osservato con più attenzione (e Yuko non mancò di farlo)
avrebbe colto degli insoliti frammenti di emozione nella sua voce, come se
stesse recitando una parte imparata a memoria che però pareva cominciare a
stargli stretta.
“Tu hai semplicemente
capito cosa il destino ha in serbo per te, Domeki-kun” commentò poi pacata la
donna “Al contrario di qualcun altro che invece continua a scappare…”
Davanti a quella frase
sibillina, che sapeva vagamente di complimento, l’arciere rimase interdetto, ma
non ebbe il tempo di replicare perché l’altro soggetto delle osservazioni di
Kunogi e della Strega si fece sentire alla sua maniera: strepitando. Domeki si
tappò teatralmente le orecchie con le mani, mentre Yuko scoppiava a ridere.
Incuranti del caos che era
ancora una volta scoppiato nel giardino dell'altra dimensione, Fay si dondolava
allegramente alla ringhiera mentre Sakura lo guardava estasiata. Shaoran li
teneva d'occhio entrambi, un'espressione rassegnata dipinta in faccia, e intanto
continuava a prendere nota degli improbabili movimenti mostrati da quegli ancora
più improbabili ballerini.
Intanto Himawari aveva
raggiunto Domeki davanti alla casetta e si era girata verso Watanuki,
spronandolo ad aumentare il passo per continuare l'esibizione.
“Forza, Watanuki-kun,
vieni qui! Facci vedere tutto l'ardore con cui ti sei impegnato per imparare
questa sequenza!”
“Sì Watanuki, mostraci il
tuo ardore giovanile!” aggiunse inaspettatamente la Strega, poi proseguì con
entusiasmo e la sua successiva uscita spiazzò tutti: “Coraggio, team Gai!
Rendete fiero il vostro sensei!”
“Puuuuu! Sì, Watanuki-kun
deve metterci tutto l'ardore che brucia come fiamma eterna nel suo cuore! Mokona
può dare una mano, se Watanuki-kun vuole!”
“Eh? Ma che diavolo...” si
chiese Watanuki, smettendo un secondo di bofonchiare. “Noooo… Sta fermo! Non
voglio il tuo aiuto! Non lo voglioooo!” esclamò poi prendendo a correre verso la
casetta, il più lontano possibile dal Mokona nero che, armato di pennarello
indelebile, voleva dargli… una ripassata alle sopracciglia!
“E tu fa qualcosa,
accidenti! Non possiamo arrenderci così a queste follie!” sbraitò in direzione
di Domeki, ricevendo in risposta un'occhiata assolutamente indifferente.
“E perché dovrei? Rock Lee
mi sta anche simpatico... e poi, a differenza tua, non è così rumoroso” ribatté
piatto l'arciere, senza staccarsi dalla rete di corda su cui si era pigramente
appoggiato per meglio godersi la scena.
“Eh sì, Naruto era proprio
un bel manga all’inizio… molto realistico…” commentò a mezza voce Yuko, braccia
conserte ed espressione soddisfatta, mentre l’animaletto al suo fianco annuiva
convinto.
A Oto, il terzetto di
viaggiatori non stava capendo assolutamente nulla della scena, ma era innegabile
che lo spettacolo fosse parecchio divertente. Fay infatti, che era addirittura
sceso dalla ringhiera e si era avvicinato alla proiezione di Mokona per vedere
meglio, era ormai finito piegato in due a tenersi la pancia dal tanto ridere,
mentre accanto a lui la principessa si sforzava con poco successo di nascondere
le risate dietro una mano educata. Per contro, Shaoran era allibito da quanto
stava accadendo di là e pregava tutti gli dèi del cielo che la loro polpettina
bianca non se ne uscisse un giorno con delle trovate come quelle del suo gemello
nero.
“Dai, ragazzi, diamoci da
fare!” esclamò infine con piglio combattivo Himawari che nel frattempo aveva
ripescato delle forcine dalla borsa e le aveva usate per arrotolare i codini in
due crocchie ai lati della testa. Avrebbero dovuto correre su e giù un paio di
volte, non era il caso di far finire i capelli in faccia o negli occhi a
qualcuno!
Quando finalmente la calma
ritornò nei giardinetti, Watanuki e Domeki si portarono vicini alla compagna, e
Yuko fece ripartire la musica.
Shaoran spalancò tanto
d'occhi quando vide Himawari salire sul primo piano della casetta, e i due
ragazzi superarla contemporaneamente, tenendosi uno alla sua destra e uno alla
sua sinistra, per poi aggrapparsi alla rete del piano superiore. Non considerava
l'azione in sé molto difficile, però stava cominciando a riflettere sul come
compiere l'intero passaggio e nel frattempo fare attenzione che Sakura-hime non
si facesse male.
Sospirò. Per essere in due
posti allo stesso tempo bisognerebbe avere il dono dell'ubiquità, o almeno la
capacità di sdoppiarsi…
Comunque una soluzione
avrebbe dovuto trovarla in fretta, perché la principessa pareva veramente
entusiasta di quanto le stavano mostrando i loro maestri dell’altra dimensione.
E Shaoran ricordava bene quanto potesse essere imprudente una Sakura entusiasta…
per di più Fay-san sembrava anche lui molto preso da tutta la faccenda e quindi
il ragazzo non se la sentiva proprio di distrarlo chiedendogli una mano per
badare a che la Hime non si facesse del male. Il mago infatti, era tornato ad
accucciarsi sulla ringhiera della scala (e come facesse a restare in equilibrio
pur dondolandosi a ritmo di musica in quella maniera era un mistero) e seguiva
con attenzione tutti i movimenti di Himawari.
Ogni sua riflessione fu
comunque interrotta dall'urlo entusiasta di Mokona. Senza che Shaoran se ne
accorgesse, infatti, i ragazzi di Yuko avevano terminato la loro esibizione
esplicativa e la polpettina bianca aveva iniziato a strepitare per dare inizio
alle prove generali. Non c'era più tempo per trovare un rimedio, una scusa, un
«qualcosa» che evitasse il compiersi della tragedia... L'unica era sperare che
l'Hitzusen fosse favorevole, una volta tanto.
Mentre i ragazzi dell'altra dimensione tornavano ad accomodarsi sulle coperte
stese per il picnic sull'erba, finalmente liberi di riposarsi dopo le fatiche
(fisiche e morali) appena affrontate, Shaoran e Fay spostarono un tavolo e un
sedia davanti alla scala per permettere a Kurogane-san di assistere alla
scenetta durante la colazione.
Una volta preparato il
tutto, Mokona saltò sul pianoforte e iniziò a strimpellare le prime note
dell’ormai conosciuta canzoncina.
I ragazzi si misero in
posizione e il mago dette inizio alla recita, scivolando leggero in mezzo ai due
e non mancando anche di arricchire i movimenti che gli aveva mostrato Himawari
con improvvisazioni proprie, quasi che non avesse fatto altro che ballare
musical per tutta la vita. La ragazza con i codini lo osservava rapita, gli
occhioni luccicanti e le mani strette a pugno unite davanti alle labbra. La sua
attenzione deviava dal biondino solo quando Shaoran e Sakura si trovavano ad
interagire, ma ugualmente la sua espressione estasiata non mutava.
Watanuki, seduto vicino
all'amica, iniziò a lanciare occhiate di fuoco al mago, reo di aver imparato i
passi a tempo di record e soprattutto di aver calamitato l'attenzione della
dolce Himawari-chan. Considerata però l'inutilità di quelle occhiate, prima si
mise a tracciare cerchiolini per terra, poi decise di sfogliare una margheritina
che aveva avuto la sfortuna di crescere lì accanto, sperando di terminare il
giro con un «m'ama» da dedicare alla sua bella. Domeki e Yuko scossero entrambi
la testa al comportamento assurdo di Watanuki e ripresero a guardare lo
spettacolo.
L’esecuzione del terzetto
di ballerini improvvisati corse via senza intoppi, fino alla sequenza
incriminata della ringhiera. Secondo copione, quando fu il momento Fay scattò
all’indietro con perfetto tempismo ma, invece che limitarsi come da accordi a
fermarsi a terra di fianco alla scala, saltò addirittura in piedi sul corrimano,
strappando un grido di ammirazione a Himawari e un vistoso cenno di approvazione
alla Strega.
Quando Shaoran se ne rese
conto, lanciò un’occhiata alla principessa con la muta preghiera a rimanere,
almeno lei, nei binari concordati.
Sakura gli sorrise
dolcemente, decidendo che, visto quanto era apprensivo Shaoran-kun, forse era
meglio evitare di mettere in pratica l’idea che gli era venuta in mente. Annuì
appena in direzione del ragazzo e poi si limitò a salire sul primo gradino,
celando quel poco di rammarico per non poter anche lei arrampicarsi su per la
ringhiera come stava facendo il suo compagno all’altro capo della scala.
Shaoran completò il terzo
passaggio della salita, arrivando ad abbarbicarsi all’angolo della balaustra del
primo piano, lì dove la scala si congiungeva al corridoio davanti alle camere da
letto. Appena la sua presa fu salda, si diede un istante per considerare la
situazione: la parte più difficile era passata e tutto era andato nel migliore
dei modi. Sakura-hime non aveva fatto colpi di testa e aveva salito solamente i
primi tre gradini. È vero, Fay-san continuava a saltellare in precario
equilibrio sulla ringhiera ripida e stretta, ma non era ancora volato di sotto
né si era sfracellato sugli scalini… e poi, in fondo, il mago era in grado di
badare a se stesso, no?
Stava per concedersi un
sospiro di sollievo per iniziare infine a scendere, quando sentì la porta più
vicina aprirsi di scatto. E subito dopo un voce brusca e molto, molto scocciata
che domandava:
“Qualcuno mi vuol spiegare
cosa diavolo sta succedendo qui?!”
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Capitolo 3 *** 3. ***
A Mirandina che ha finito la mat
L’ALMANACCO DEL GIORNO di
*Venerdì 17 Luglio 2009*
Nella giornata di oggi si festeggiano i seguenti santi:
- Santa Himawari, patrona delle sfighe e del fato avverso.
Prosegue intanto la raccolta firme per la proclamazione del povero Shaoran a
“Santo patrono degli impossibilmente pazienti”
Se la Santa del Giorno avrà anche oggi lezione di piano, il sole tramonterà e la
luna sorgerà.
In caso contrario, beh... è stato bello conoscervi!
E, se Hitsuzen vorrà, Yuko
e Himawari saranno presenti al RiminiComics settimana prossima... se volete
conoscerci (o, più realisticamente, ucciderci) sapete dove trovarci XD
Goodmorning, Kuro-papi!
CAPITOLO 3
Shaoran voltò la testa
lentamente, sperando in un pessimo scherzo della propria immaginazione. O forse
stava ancora dormendo e tutto quel delirio (quel balletto… e soprattutto quella
dannata sequenza!) era solo un orribile incubo! Sì doveva essere così!
Ma quando girò del tutto
la testa in direzione delle camere, quello che vide lo fece trasalire. Era tutto
vero. Era stato incastrato in quel folle piano, e ora che Kurogane-san era
uscito dalla stanza, l'aveva visto aggrappato alla colonnina come un koala
all'albero di eucalipto! Shaoran sbiancò e quasi perse la presa, ma subito si
ricompose, allacciando alla bell'e meglio braccia e gambe alla balaustra. Più
forte della paura di cadere, fu la vergogna che gli fece arrossire il volto
quando si rese finalmente conto della figura che stava facendo davanti al suo
maestro.
Non era una bella
giornata, quella, per Kurogane. Già di solito non aveva un buon carattere.
Quella notte, poi, aveva dormito male (colpa dello stupido mago e della strana
serata passata in quell'altrettanto strano bar), e ogni speranza di recuperare
il sonno perduto dormendo un po' più del solito (era domenica, accidenti!) era
andata a farsi benedire quando quei quattro (i tre bambini e la polpettina di
pelo) avevano cominciato a fare casino. Si può ben immaginare cosa gli passò per
la testa quando uscì dalla camera e si trovò un folle biondo in piedi sulla
ringhiera, una principessina che lo guardava adorante… e un allievo appeso alla
balaustra!
Fu quindi forzandosi a
restare calmo che infranse il silenzio che era caduto al suo ingresso.
“Allora? Cos'è questo
casino infernale?!”
Nel momento in cui, dalla
sua assurda posizione accucciato sul corrimano a metà della scala, anche Fay
aveva sentito la porta aprirsi e la voce scocciata di Kuro-wanwan, aveva per un
attimo sperato di essersi sbagliato. Il ninja si era svegliato troppo presto! In
quel modo lui e i bambini non avrebbero avuto tempo di perfezionare il loro
balletto… ma d’altronde, conoscendo il sonno leggero e agitato dello spadaccino,
gli era andata fin troppo bene che avesse dormito fino a quel momento. Ormai
però il danno era fatto e papino adesso sembrava molto irritato… e quando papino
era irritato toccava a mamma calmarlo, no?
“Buongiorno, Kuro-papi!”
Aveva esclamato Fay con il suo miglior sorriso, mentre saltava agilmente giù dal
corrimano, andando ad atterrare sul pianerottolo in cima alla scala. Con lo
slancio acquisito, in un unico fluido movimento si era poi lanciato verso
Kurogane, aggrappandosi al suo collo.
Sia Sakura che Shaoran
assistettero alle evoluzioni del mago, ma con reazioni differenti. Lei si coprì
gli occhi con le mani, temendo di vederlo cadere nel bel mezzo della piroetta
dal corrimano al pianerottolo. Quando li riaprì si portò le mani al petto e
ricominciò a respirare, finendo poi per sorridere felice al gesto affettuoso del
biondo.
Shaoran invece, ben
conscio delle possibili conseguenze di quel gesto (che mai prima d'ora era stato
accolto positivamente - e purtroppo il ragazzino non vedeva un motivo per cui
questa volta dovesse essere diverso…), rischiò una seconda volta di perdere la
presa per lo shock. Gli occhi spalancati e il sudore freddo che gli correva giù
per la schiena, si aggrappò con tutte le sue forze alla colonna, in attesa della
tempesta che, ne era convinto, si sarebbe scatenata di li a poco.
Nel frattempo, attratta
dai rumori, Mokona era saltata giù dal pianoforte e si era diretta verso le
scale, affiancandosi non vista alla principessa. La creaturina era arrivata
giusto in tempo per mostrare anche alla Strega e agli altri ragazzi la follia di
Fay (perché anche la polpettina bianca non aveva dubbi nel definire tale
quell’abbraccio!).
Nell’altra dimensione,
dove tutti ignoravano gli strani rapporti tra il mago e lo spadaccino, il salto
del biondo fu invece giudicato esattamente per quel che appariva: un pregevole
gesto atletico. Talmente pregevole che addirittura Domeki si sentì in dovere di
commentare con un vagamente ammirato “Notevole quel tipo…”
Solo Watanuki non capiva
cosa ci trovassero tutti di così entusiasmante. Certo, era stato bravo… ma
pensava che il ragazzo biondo avesse comunque esagerato: avrebbe potuto farsi
del male! In più, l'espressione dell'altro dimostrava chiaramente che non aveva
apprezzato affatto il gesto… non quanto Himawari-chan, che all'inizio aveva
avuto la stessa reazione della ragazzina di nome Sakura, ma poi era finita di
nuovo a guardarlo estasiata (e Watanuki maledì un’altra volta la propria
goffaggine nell'imparare quel dannato balletto).
Dal canto suo, Yuko non
aveva ancora detto una parola di fronte alla nuova piega presa dagli eventi dopo
la comparsa di Kurogane. Per una come lei, che adorava osservare le trame
contorte disegnate dalle azioni spesso apparentemente inconsulte degli esseri
umani, dai loro desideri inespressi e dai segreti nascosti, il mago e lo
spadaccino dovevano essere uno spettacolo impagabile – eppure la donna
stranamente taceva. Si era chinata in avanti, posando il mento sulle mani, i
gomiti puntellati sulle ginocchia e una smorfia insolita sulle labbra.
“Stavolta ha fatto un
passo in più del dovuto… la corda era troppo tesa, ma ha voluto ugualmente
tirare ancora: non bisogna mai sfidare così la sorte” Quel commento enigmatico,
pronunciato a mezza voce e non rivolto ad un interlocutore preciso, rimase a
galleggiare nell’aria, senza che nessuno (tranne i due manju) ne cogliesse
l’esatto significato. Poi la Strega cambiò tono all’improvviso, rivolgendosi
allegramente alla creaturina bianca: “Mokona, mi raccomando: da qui in avanti
non perderti nulla, eh!”
La piccola Mokona, che ad
essere sincera si stava un po' preoccupando, annuì rinfrancata dalle parole
della donna. Se Yuko continuava a scherzarci su forse non tutto era perduto…
Continuò quindi ad
osservare la scena con attenzione, stando comoda comoda tra le braccia di
Sakura.
Peccato che le parole di
Yuko non avessero raggiunto solo le sue finissime orecchie. Anche Kurogane aveva
udito la voce della Strega delle Dimensioni, e ciò aveva improvvisamente mutato
la sua espressione truce in una ricca di intenti omicidi.
Cercando di muovere la
testa per guardare fisso negli occhi lo stupido mago che gli era ancora
avvinghiato al collo, sbottò, agitandosi come un forsennato (nei limiti del
possibile, ovvio): “E mi vuoi spiegare cosa c’entra QUELLA?!”
Alla domanda del ninja
(urlatagli a pochi centimetri dal viso – perché, per quanto Fay ci avesse
provato, non poteva tirare indietro la testa più di tanto), il biondo si stampò
in faccia un ampio sorriso. “Hyuu! Stai calmo, Kuro-rin! Le abbiamo solo chiesto
una mano per prepararti una sorpresa… ma tu ti sei svegliato troppo presto!
Rovini sempre tutto con la tua fretta, Kuro-puu!”
“Una mano per prepararmi
una sorpresa?! Dovresti sapere benissimo che quella strega non fa mai niente per
niente, idiota! E ora cosa vorrà, me lo dici?! Ah, ma non intendo pagare nemmeno
una piccola parte di quello che vi ha estorto… E soprattutto non voglio nessuna
sorpresa che lei abbia contribuito a preparare! Ne ho piene le tasche, me ne
torno in camera mia!” urlò Kurogane, indicando ossessivamente la polpetta
bianca, da dove aveva sentito arrivare la voce di Yuko, e cercando al contempo
di scollarsi il mago di dosso.
Per sottolineare ancora
meglio le sue intenzioni (e, precisiamo, non era una fuga, quella. Era solo il
saggio comportamento di una persona sana di mente che si tiene più lontana
possibile dagli eventi che possono costituire una minaccia), si girò in
direzione della propria camera e iniziò a camminare verso la porta, pestando i
piedi e mollando gomitate al suo biondo carico.
Fu questione di un attimo.
Appena superata la soglia, non si sa come il ninja riuscì a liberarsi dalla
presa ferrea del mago e, afferratolo per la camicia, lo lanciò letteralmente
fuori dalla propria stanza, sbattendo subito dopo l'uscio con forza.
Shaoran, che era ancora
abbarbicato alla colonnina, rischiò di nuovo di cadere quando vide Fay volare
nella sua direzione e poi atterrare rovinosamente a pochi centimetri da lui,
impattando di schiena contro lo spigolo che univa la ringhiera del pianerottolo
al corrimano della scala.
Se già visto con gli occhi
del ragazzo il volo del mago era stato abbastanza impressionante, la
principessa, dalla sua posizione in basso ai gradini era rimasta terrorizzata
dalla violenza dello schianto contro la ringhiera, che prese a vibrare. Sakura
si era portata una mano alla bocca e non era riuscita a trattenere uno
spaventato “Fay-san!”, soprattutto quando, dopo l’impatto, aveva visto il biondo
rimbalzare indietro inerte, cadere malamente su una spalla e quindi finire a
terra supino con un tonfo sordo, il capo rovesciato giù dal pianerottolo. La
principessa aveva iniziato a salire i gradini di corsa per avvicinarsi
all’amico, ma poi si era fermata intimorita a qualche scalino di distanza,
quando Fay, restando fermo in quell’assurda posizione e coprendosi gli occhi con
un braccio, aveva iniziato a ridere, di una risata quasi folle che sapeva di
isterico e vagamente triste. E quel riso incomprensibile aveva preoccupato anche
Shaoran, ancora di più dell’assoluta mancanza di reazioni del mago – il ragazzo
se n’era accorto che Fay non aveva fatto nulla per limitare, per quanto
possibile, i danni dell’impatto con la ringhiera e poi a terra, né aveva emesso
un minimo (istintivo) grido, nonostante l’urto fosse stato sicuramente doloroso.
Rispondendo anche
all’accorato sguardo della principessa, Shaoran saltò sul pianerottolo e si
avvicinò al biondino, ancora sdraiato sul pavimento di legno.
“Tutto bene, Fay-san?” gli
domandò timidamente.
Questi smise di ridere e
lo guardò appena, alzando solo un po’ il braccio dagli occhi e sollevando la
testa quel tanto che bastava per vederlo in viso.
“Stai tranquillo,
Shaoran-kun, non è successo niente… lo sai che Kuro-pippi ogni tanto è un po’
troppo irruento”
Shaoran allungò la destra
per aiutare il mago a rialzarsi, scuotendo la testa. Certo che a volte gli
adulti si comportavano proprio come dei bambini… non si rendevano conto che si
sarebbe potuto far male qualcuno?
“Sicuro che vada tutto
bene? È stato un bel volo…”
Medesima preoccupazione
veniva in quel momento espressa da Watanuki che, dopo aver assistito alla scena,
era decisamente impallidito. Accidenti, con un colpo del genere avrebbe potuto
anche spezzarsi l'osso del collo!
Suo malgrado, per
tranquillizzarsi si avvicinò non visto a Domeki. Odiava ammetterlo ma fra loro
l'arciere era il più esperto in cadute e affini, con tutta l'attività sportiva
che svolgeva nei club scolastici, quindi era l'unico che probabilmente poteva
rispondere alla sua domanda…
“Ma come ha fatto a non
farsi male?” sussurrò, in modo che Himawari-chan non lo sentisse.
La ragazza era rimasta
scossa dall'accaduto quasi quanto Sakura-chan, e ora che si era ripresa dopo
aver visto che il mago stava bene, Watanuki non intendeva farla preoccupare di
nuovo.
Domeki strinse gli occhi e
incrociò le braccia al petto “Si è sicuramente fatto male” rispose subito dopo,
calcando la voce sull’avverbio e ignorando il sussulto dell’altro alle sue
parole. “Anzi, per quella caduta scomposta potrebbe anche essersi lussato una
spalla. Di sicuro, sopporta bene il dolore”
La Strega, che negli
ultimi momenti non aveva smesso di osservare ciò che stava accadendo a Oto,
sentendo la spiegazione dell’arciere si volse verso i due giovani, uno strano
sorriso (di quelli suoi, così indecifrabili – inquietanti avrebbe detto
Watanuki) a incresparle le labbra. “Per certi tipi di dolore, Fay ha una soglia
di sopportazione molto alta… per altri invece è molto sensibile”
Se anche uno dei ragazzi
avesse voluto replicare, la donna non gliene diede modo, perché il Mokona nero
attrasse di nuovo la sua attenzione sull’altra dimensione. “Yuko, Fay-san sta
cercando di alzarsi…”
Il mago infatti aveva
afferrato la mano che gli veniva tesa dal ragazzino e lentamente si stava
tirando seduto.
“Hyuu, sei troppo
apprensivo Shaoran-kun!” lo rimproverò affettuosamente Fay con il suo consueto
sorriso – un sorriso solo appena più tirato del solito, nello sforzo di
nascondere la smorfia sofferente che avrebbe tanto voluto concedersi. La schiena
infatti gli faceva un male tremendo e così anche la testa, ma non solo dove
aveva picchiato contro lo spigolo della colonna, sentiva proprio un dolore
diffuso che lo intontiva un po’.
Ad ogni modo non doveva
far capire niente ai bambini, altrimenti si sarebbero preoccupati e poi
avrebbero tormentato Kuro-puu fino a farlo sentire in colpa per avergli fatto
male… e questo Fay non lo voleva proprio, la situazione con lo spadaccino era
già complicata di suo. Comunque il mago non dubitava delle sue doti di attore:
sapeva benissimo di essere in grado nascondere quel che provava, che si
trattasse di gioia o dolore, doveva solo concentrarsi.
Stava per rabbonire
Shaoran con un’altra frase vuota, quando la principessa si lasciò scappare
un’esclamazione spaventata. “Fay-san! La tua schiena!”
Il biondo non ebbe il
tempo di dire niente; Sakura gli si avvicinò, mettendo come suo solito da parte
la timidezza perché troppo presa dall’emozione, e gli abbassò il colletto della
camicia sulle spalle, scoprendo un segno violaceo, evidentissimo sulla sua
carnagione diafana, che risaliva da sotto l’indumento fin sul collo.
Sentendo quelle mani
fresche su di sé, Fay maledì il ninja che, avendolo afferrato per la camicia,
aveva fatto sì che questa gli scivolasse fuori dai pantaloni e quindi potesse
poi scorrere indietro, quel tanto da rivelare una parte del lungo livido che la
botta gli aveva procurato su tutta la schiena.
Sakura si portò una mano
alla bocca, ma subito si ricompose. C'era determinazione nel suo sguardo quando
si rivolse a Shaoran, chiedendogli se fosse avanzato dell'unguento curativo da
mettere su quei lividi.
Shaoran annuì, guardandola
negli occhi con lo stesso sentimento. Anche se quel giocare alla «famigliola
felice» continuava a sembrargli un'idea alquanto assurda, al punto in cui erano
arrivati il ragazzino considerava ormai i suoi compagni di viaggio come una
famiglia vera e propria… e questa volta toccava a loro prendersi cura della
«mamma»!
“Mokona ricorda che
Shaoran-kun ha messo la boccettina nell'armadietto in salotto!” esclamò la
polpettina bianca, mentre continuava a fissare di sottecchi la strana
espressione del mago. Se possibile sembrava ancora più triste di quando l'aveva
trovato a cucinare quella mattina! Poteva essere che l'idea della sorpresa a
Kuro-papi avesse solo peggiorato le cose?
Ma appena il ragazzo si
alzò per scendere le scale, Fay lo afferrò per un polso con un sorriso. “Lascia
stare l’unguento, Shaoran-kun! Tienilo per i lividi che ti procura
quell’inflessibile maestro che è Kuro-pon! Io sto bene, te l’ho detto!” la voce
era allegra mentre lo diceva e, per confermare le sue parole, il mago tentò
anche di alzarsi in piedi da solo.
Ce la fece, ma fu solo
perché dava le spalle ad entrambi che i bambini non si accorsero che, dal
dolore, si era morso il labbro per non tradirsi.
Quel che Fay non sapeva
era che non sempre è necessario vedere una persona in viso per capire cosa sta
provando.
Mokona, che aveva seguito
lo scambio di battute tra i tre stando tutta mogia vicino alla scala, dopo aver
dato il suo piccolo contributo aveva ripreso a fissare intensamente il mago,
leggendo la verità nei suoi movimenti incerti. Oltre al senso di colpa, vederlo
così preso dallo sforzo di fingere un'allegria inesistente le metteva addosso
una tristezza incredibile.
Tutto questo rimescolio di
sensazioni era finito, per quella strana alchimia che si crea tra due gemelli (o
comunque tra due esseri magici che hanno la stessa origine), dritto dritto anche
nell'animo del Mokona nero che stava mantenendo il collegamento nell'altra
dimensione.
Questi abbassò le
orecchie, partecipe delle preoccupazioni della sorella, e sospirando si rivolse
a Yuko. Certo il biondo se l'era cercata, ma…
“Yuko… Fay-san ha
combinato un pasticcio e ora, come è giusto che sia, deve farsi carico delle
conseguenze delle sue azioni. Però… non è un po' troppo esagerata come
punizione?”
Prima di rispondere, la
Strega lanciò un'occhiata significativa ai ragazzi che, accanto a lei,
osservavano ciò che stava accadendo a Oto. Carezzò con due dita la testolina
dell'animaletto nero che la guardava preoccupato, poi rispose, accennando un
sorriso.
“Mokona, sai benissimo che
la sofferenza che Fay sta provando in questo momento non è conseguenza solamente
di ciò che ha fatto poco fa. Gli uomini sono incredibilmente testardi nel
credere che a ciascuna loro azione corrisponda sempre una sola reazione e
rifiutano invece con tutte le forze di accettare che ogni singolo gesto che
compiono abbia ripercussioni su molteplici avvenimenti del loro futuro...” si
interruppe qualche istante e, notando l'attenzione con cui Domeki la stava
ascoltando, lasciò che il suo sorriso si allargasse “Questo ovviamente vale sia
in positivo che in negativo. Ciò che Fay deve fare ora è rendersi conto che, se
vuole sistemare le cose, deve togliersi la maschera, almeno con la persona per
lui più importante, e dirgli la verità”
“Mokona ha capito… però a
noi dispiace comunque vederlo così…” sospirò di nuovo la palla di pelo nero.
Questa volta fu Himawari,
vedendolo giù di corda, ad avvicinarsi per consolarlo. “Su, non essere così
triste…” sussurrò, sorridendogli e accarezzandogli le orecchie “Vedrai che andrà
tutto bene, piccolino!”
Intanto il mago era
riuscito a tirarsi in piedi da solo e, dopo essersi abituato alle fitte dolorose
che gli partivano dalla schiena ad ogni minimo movimento, era pronto a
continuare a far finta che tutto andasse a meraviglia. Poggiò una mano sulla
spalla di un preoccupato Shaoran e con l'altra scompigliò i capelli della
principessa.
“Su bambini! È vero, papà
si è svegliato troppo presto e non abbiamo avuto il tempo di provare bene, ma
abbiamo comunque un balletto da mostrargli no?
♥”
vedendo che Sakura stava per ribattere qualcosa, la precedette e, forzandosi a
sorridere, continuò: "Davvero, non devi preoccuparti per me, Sakura-chan!
Piuttosto cerca di convincere Kuro-myu a uscire dalla stanza, intanto io e
Shaoran-kun scendiamo di sotto a finire di preparare la colazione, ok?”
All'interno della stanza,
Kurogane stava sfogando la propria rabbia in silenzio, lucidando più e più volte
la propria katana. Dopo aver passato un'ultima volta il panno alzò la spada
davanti a sé, trovando la propria immagine riflessa sulla lama ormai lucida.
A memoria, da che era in
viaggio con quei quattro non si era mai arrabbiato in quel modo, e soprattutto
ricordava di non aver quasi mai agito senza pensare alle conseguenze delle
proprie azioni. Sangue freddo e calma interiore erano le qualità migliori di un
buon guerriero, e sapeva di poterle dimostrare come e quando voleva. Allora
perché aveva reagito in quel modo assurdo? Perché quello stupido idiota di un
mago riusciva come niente a farlo uscire dai gangheri? Anche quella notte… aveva
dormito male per colpa sua!
Eppure, a pensarci bene…
in quel momento, la cosa che, incredibilmente, lo faceva irritare di più non era
l'atteggiamento del biondino che aveva appena buttato fuori dalla propria camera
(anche se ne faceva volentieri a meno). E non era nemmeno la presenza di quella
stregaccia (anche se ne faceva volentieri a meno!).
Rinfoderò la katana con un
gesto brusco. Kurogane era arrabbiato con sé stesso. Quella patetica storia
della «famigliola felice» lo stava ammorbidendo. Si stava affezionando,
accidenti! Perfino le minacce della sera prima, benché proferite con tono carico
d'odio e disprezzo, in fondo nascondevano qualcos'altro…
Sospirò, passandosi una
mano sulla faccia e mettendosi a sedere schiena alla porta. Cercando, forse
inconsciamente, di sentire le voci e i movimenti delle persone che, nonostante
tutto, stava iniziando a considerare compagni… e forse avrebbe fatto meglio ad
evitare.
Per un attimo aveva
pensato di uscire dalla stanza, per chiedere scu-… sincerarsi di non essere
stato troppo brusco nell'accompagnare il biondo fuori dalla porta, e invece si
era ritrovato a digrignare rabbiosamente i denti nell'udire la risata isterica
del mago. A quanto pareva non si era fatto nulla… non che la cosa gli
interessasse, eh! Stava facendo l'idiota come al solito, prendendolo in giro con
quei nomignoli altrettanto idioti, mentre i ragazzini là fuori si preoccupavano
di ritrovare dell'unguento per lui.
Si risedette a gambe
incrociate contro la porta, intenzionato a non muoversi di lì almeno fino
all'ora di pranzo. Era l'unico modo per evitare un omicidio.
Quando il biondino gli
aveva proposto di scendere a preparare la colazione, Shaoran aveva dovuto essere
onesto con se stesso e ammettere che quella era la prima cosa sensata che
sentiva dire quella mattina. Ragion per cui si era sforzato di sorridere
convinto e aveva iniziato ad avviarsi giù per le scale, senza però staccare gli
occhi da Fay che lo seguiva qualche passo indietro (perché, nonostante le
rassicurazione del mago, il ragazzino non poteva credere che quella botta
tremenda non gli avesse lasciato conseguenze!).
Dal canto suo, Fay era
ormai riuscito a rimettere la solita maschera sorridente, anche se doveva
ammettere che i sorrisi e le risate non gli uscivano spontanei come sempre. Ma
più che il dolore fisico, a impedirgli di recitare perfettamente la parte che si
era imposto era la rabbia che aveva letto negli occhi di Kuro-sama quando gli
stava appeso al collo. E ormai il mago conosceva abbastanza lo spadaccino da
capire che non era quel gesto in sé e per sé ad averlo fatto infuriare così
tanto (certo, anche quello aveva contribuito e, a mente fredda, il biondo si
rendeva conto di aver forse un po’ esagerato, soprattutto visto quanto successo
la sera prima…). Il problema vero, dedusse amaramente Fay, era che Kuro-wanko
non gli aveva perdonato quella discussione che avevano avuto dopo lo scontro con
gli oni. Con quelle parole che gli aveva detto mentre gli puntava il fodero
della spada alla gola, non gli stava solo esponendo il suo punto di vista: il
ninja lo odiava davvero, odiava lo stupido mago di Celes.
E, resosene conto, Fay
odiò se stesso (ancora un po’ di più) per la tristezza che quella constatazione
gli metteva addosso.
Perso nei suoi pensieri,
il biondino non si era accorto che lui e Shaoran erano arrivati nella cucina del
caffè, al pian terreno, ma soprattutto che il ragazzo gli stava facendo una
domanda. Si riscosse solo quando udì vagamente un’intonazione interrogativa
nella sua voce educata e poi un silenzio d’attesa; in automatico sorrise e
concluse che quello non era proprio il momento delle riflessioni scomode.
Rimasta sola sul
pianerottolo, Sakura prese un profondo sospiro: va bene, Fay-san le aveva
chiesto di far uscire dalla stanza Kuro-my… no, cioè, Kurogane-san!, ma lei non
aveva la minima idea di come fare… aveva un grande rispetto per il ninja, però
doveva ammettere che certe volte l’uomo aveva un carattere davvero scorbutico. E
in questo caso era stato proprio scortese con Fay-san…
Imbarazzata dal suo
pensiero ardito, la principessina arrossì e si portò una mano alla bocca come
per zittirsi, nonostante non avesse detto una parola: non doveva permettersi di
pensare certe cose! Scosse lievemente la testa, si aggiustò la gonna e sorrise
alla piccola Mokona, facendole cenno di saltarle in braccio.
“Puuuu! Mokona dà una mano
a Sakura-chan!”, esclamò la polpettina bianca, concentrando tutto il suo
entusiasmo per infondere più fiducia alla principessa.
Il sorriso della ragazzina
si allargò. “Grazie dell’aiuto, Moko-chan! Dai, coraggio, cerchiamo di
convincere Kurogane-san…”
Sakura strinse le labbra e
la sua espressione si fece seria e concentrata. Poi si avvicinò lentamente alla
porta ancora chiusa. Bussò piano e solo per educazione: in qualche modo sapeva
che lo spadaccino era lì subito dietro l’uscio e che, molto probabilmente, non
si era perso una sola parola di quanto successo da dopo che si era richiuso
nella sua stanza – e questo le dava un po’ di speranza, perché era sicura che in
realtà lo scontroso guerriero volesse molto bene a tutti loro, ma anche e
soprattutto a Fay-san.
“Kurogane-san? Mi senti?”
Sentitosi chiamare, il
ninja rialzò la testa. Era la voce della principessa, quella, quindi il ragazzo
e lo stupido mago erano scesi al piano di sotto come aveva immaginato. Sospirò,
lasciandosi scappare un borbottio sommesso. Fosse stato l’idiota a cercare di
tirarlo fuori da lì, sapeva che non gli sarebbe costata fatica ignorarlo. Ma la
ragazzina… lei era tutto un altro paio di maniche. Anche se non era così
dannatamente insistente, piantagrane e saccente, gli ricordava troppo
Tomoyo-Hime… e lui non era mai stato capace di dire di no a Tomoyo-Hime…
“Hn…”
Rinfrancata dall’aver
avuto un minimo di risposta, Sakura sorrise di nuovo (e non importava se il
ninja non poteva vederla - ricordava che una volta qualcuno le aveva detto che
il sorriso si sente anche nella voce) e si azzardò a continuare.
“Kurogane-san, per favore
verresti a fare colazione con tutti noi?” Avrebbe voluto aggiungere che sarebbe
stato bello, perché Fay-san aveva preparato tante cose buone e che quando si
riunivano tutti attorno ad un tavolo lei era felice, perché si poteva sentire
assurdamente un po’ «in famiglia», ma qualcosa le diceva che in quel modo
avrebbe solo peggiorato le cose.
Kurogane si trovava nella
pessima situazione di chi pensa di fare una cosa ma finisce suo malgrado per
fare l’esatto opposto. Era ben deciso a non uscire di lì, dannazione. E allora
perché si era già alzato in piedi e aveva le dita su quella stupida maniglia?!
Si portò le mani ai
capelli in un gesto di stizza, poi abbandonò le braccia lungo i fianchi,
rassegnato.
Nel giardino, intanto,
Watanuki stava osservando, come tutti, la scena che Mokona stava trasmettendo. O
meglio, che avrebbe dovuto trasmettere, non fosse che la bestiola, stando in
braccio a Sakura, si trovava troppo vicina alla porta per mostrare qualcosa di
diverso dalle venature del legno! Il ragazzo interruppe per un attimo il filo
logico dei propri pensieri – che lo stavano portando a paragonare la dolcezza
dimostrata dalla piccola Sakura con quella incommensurabile della sua adorata
Himawari-chan – per rivolgersi al Mokona nero.
“Ohi, polpetta, dì alla
tua collega dall’altra parte di allontanarsi un po’, qui non riusciamo a vedere
niente!”, disse, avvicinandosi e tirandogli un orecchio.
“Puuu! Watanuki non sa che
stare troppo vicino al video fa male agli occhi? Mokona vuole bene a Watanuki e
si preoccupa per la sua salute!” esclamò la polpetta nera girando su se stessa e
cercando di liberare l’orecchio dalla presa.
“Ma Mokona non sa che
questo non è mica un televisore?” ribatté il giovane, imitando la vocina della
bestiola.
“Puu! Watanuki è scortese
a imitare Mokona! Ora Mokona lo punirà con un calcio rotante!” replicò il manju.
Detto fatto, saltò in verticale e, con un triplo salto mortale, tirò un calcio a
zampa tesa in testa a Watanuki.
“Ehi, ma sei matto? Mi hai
fatto male!” esclamò il ragazzo, sfregandosi la parte colpita. Poi d’un tratto
si mise ben dritto e, mani sui fianchi ed espressione da supereroe, proclamò:
“Anche se, ovviamente, solo il grande Chuck Norris potrebbe tirare un calcio
rotante abbastanza potente da abbattere il geniale Watanuki!”
Tutto preso dai suoi
deliri di onnipotenza, il ragazzo con gli occhiali non si accorse che uno dei
suoi compagni non stava gradendo per niente l’intermezzo comico messo in scena
da lui e dall’animaletto nero.
“Oi, vedi di piantarla” lo
zittì infatti all’improvviso Domeki, tirandogli una pacca sul coppino.
“Ma ha cominciato lui!”
piagnucolò l’altro, indicando Mokona – che era tornato tranquillamente al suo
posto sulle ginocchia di Yuko – e massaggiandosi alternativamente fronte e nuca.
Come suo solito, l’arciere
ignorò senza scomporsi le proteste di Watanuki e si risedette, sul viso la
tipica espressione impassibile. “Idiota. Sei rumoroso e infantile”
La risposta piccata di
Watanuki venne prontamente bloccata dall’intervento di Himawari, che mettendosi
un dito davanti alla bocca gli intimò sorridendo di fare un po’ di silenzio… era
lì che moriva dalla curiosità di sapere quale sarebbe stata la risposta di
Kurogane, e se i due continuavano a parlare rischiava di perdersela!
Come se l’intervento della
sue dolce Dea della Fortuna avesse avuto bisogno di essere reso per Watanuki più
incisivo, anche la Strega sottolineò con un cenno del capo e un sorriso molto
significativo che pure lei non aveva intenzione di perdersi lo spettacolo.
Il ragazzo, quindi, decise
saggiamente di tacere e di risedersi nel suo angolino sotto lo sguardo
indifferente di Domeki, ma non senza avergli prima lanciato un’ultima
occhiataccia.
Sakura intanto era ancora
pazientemente in attesa davanti alla porta; dopo alcuni istanti di totale
silenzio, però, concluse che Kurogane-san non ne voleva proprio sapere di uscire
di lì. Sconsolata, abbassò gli occhi e fece per andarsene; però all’ultimo
l’educazione e la sua innata gentilezza la fecero fermare. Decise quantomeno di
informare il ninja che se ne stava andando.
Picchiò lievemente con il
pugno sull’uscio per richiamare l’attenzione dello spadaccino. “Kurogane-san?
Credo di aver capito che non vuoi proprio venire giù con noi…” una piccola
pausa, sperando di essere smentita, magari anche un po’ rudemente “Non voglio
inquietarti ancora, quindi non insisto più. Scendo di sotto dagli altri, ma se
cambi idea ti aspettiamo, eh?”
Un altro istante di
silenzio, poi la principessa si allontanò con passi lievi e veloci verso le
scale.
Dietro la porta, Kurogane
stava continuando a litigare con se stesso. Ancora un po’ e prendeva a testate
il legno, tanto era combattuto tra l’assecondare la principessa e il continuare
cocciutamente a restare nel suo arrabbiato isolamento. Quando però la sentì
allontanarsi, dopo essersi scusata del disturbo (proprio lei, che a parer suo
era quella che disturbava meno, lì in mezzo!) e soprattutto non insistendo (al
contrario di quanto avrebbe fatto un certo idiota biondo), il suo orgoglio venne
zittito da un’improvvisa quanto inusuale voglia di non provocarle un dispiacere.
Spalancò la porta all’improvviso e uscì dalla stanza con passo marziale, lo
sguardo fisso davanti a sé.
Appena Sakura sentì la
porta aprirsi, si bloccò sul primo gradino, mentre un sorriso luminoso le si era
già allargato sulle labbra. Fece appena in tempo a intravvedere la sagoma del
ninja piombarle alle spalle e ad appiattirsi contro il muro, un po’ intimorita,
che già Kurogane l’aveva raggiunta.
Lo spadaccino si fermò per
un istante a fianco alla principessa. “Sono qui solo perché me l’hai chiesto tu,
sia ben chiaro” dichiarò deciso, senza rivolgerle uno sguardo. “Non c’è nessun
altro dannato motivo” aggiunse poi sottovoce fra sé e sé, seguendo con gli occhi
i movimenti del mago che con Shaoran stava spostando i mobili nella loro
cucina-soggiorno.
Quella precisazione non
richiesta dell’uomo lasciò Sakura leggermente perplessa, ma la ragazza decise di
non darvi troppo peso. Sfiorò lievemente il braccio del ninja e annuì appena.
“Certo, Kurogane-san…” si interruppe un attimo, incerta se fosse opportuno o
meno concludere la frase così come le era venuta in mente. Ma quando notò che il
guerriero stava per proseguire, decise di buttarsi. “E… grazie…” buttò fuori in
tutta fretta, ritraendo di scatto la mano e abbassando gli occhi sulla testolina
bianca di Mokona.
“Hn” ripeté lui,
improvvisamente imbarazzato. Accidenti alle principesse, che non si sa come
riescono sempre ad arrivarti al cuore con una semplice parola! Reprimendo
l'istinto di posarle una mano sul capo per scompigliarle i capelli (gesto raro,
da parte sua, ma che stava diventando difficile evitare) Kurogane riprese
silenziosamente a scendere, sul viso una smorfia che somigliava sempre più ad un
sorriso intenerito.
Quando i passi volutamente
pesanti di Kurogane risuonarono sulle scale, per un impercettibile istante Fay
si irrigidì e i suoi movimenti (che fino a quel momento si era imposto di
mantenere fluidi e lievi come al solito, nonostante la schiena non gli desse
pace) si fecero più lenti, quasi esitanti. Shaoran, che non lo perdeva d’occhio
un secondo, notò la sua indecisione e, temendo che il dolore per la botta si
fosse fatto troppo forte, gli sottrasse subito da sotto mano la sedia che il
mago stava per spostare.
“Non ti preoccupare,
Fay-san! Se non ce la fai, qui finisco io” esclamò il ragazzino, sorridente.
L’altro rimase interdetto
e non seppe far altro che passarsi una mano tra i capelli, ridacchiando.
“Shaoran-kun, sei tremendo! Davvero non mi credi se ti dico che sto bene? Sei
diventato diffidente come Kuro-pin”
“Ma…” iniziò il ragazzino,
per poi interrompersi. Da dietro le spalle di Fay aveva visto Kurogane scendere
gli ultimi gradini della scala e dirigersi verso di loro. Deglutì nervosamente,
stringendo la presa sullo schienale della sedia che ancora teneva.
“Se è diventato diffidente
pure lui ci sarà un motivo, non credi, stupido mago?”
Kurogane, avvicinandosi ai
due, aveva ascoltato il loro breve scambio di battute e la sua mente da
guerriero stava già analizzando la situazione, per sviluppare la strategia più
adatta ad affrontare il resto della giornata.
L'intervento della
principessina gli aveva consentito di riacquistare un po' della calma perduta,
quindi questa volta era riuscito a leggere sia quello che stava dietro il tono
scherzoso del biondo sia la sottile preoccupazione del suo allievo.
Decise comunque di non
aggiungere altro. Prese la sedia dalle mani di Shaoran, la portò al tavolo e si
sedette, incrociando le braccia.
“Allora, questa
colazione?”
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Capitolo 4 *** 4. ***
A Mirandina che ha finito la mat
L'ALMANACCO DEL GIORNO di
*Giovedì 13 Agosto 2009*
Nella giornata di oggi si
festeggiano i seguenti santi:
-
Santa Yuko, patrona e protettrice delle coppiette yaoi, delle
macchinazioni, degli entomologi e dei viaggiatori (soprattutto quelli dediti ai
trasferimenti interdimensionali).
Continua la raccolta delle
firme per la santificazione del giovane Shaoran. Le due autrici hanno provato ad
organizzare un banchetto atto allo scopo durante la loro partecipazione al
Riminicomics, ma Watanuki si è rifiutato di preparare gli stuzzichini da offrire
e il Comune non ha rilasciato gli appositi permessi.
Che ci volete fare, anche
questo è Hitzusen...
Oggi il sole sorgerà quando
Domeki riuscirà ad articolare tre parole di fila.
Tramonterà quando Himawari
smetterà di fangirlare (per farla breve, preparatevi a una notte e a un giorno
della durata di sei mesi, come al polo).
La luna sorgerà il più
tardi possibile, almeno le due autrici riusciranno a vedere una di quelle
dannate stelle che tecnicamente dovrebbero cadere in questo periodo... se poi la
stella cadente è come Kuro-shine, tanto meglio!
(Le due autrici, in
ginocchio e a mani giunte, implorano: Wren, aggiorna, per piacere!!! ç_ç )
Note e disclaimer:
- il copyright sul santo
del giorno appartiene a Covianna (che abbracciamo e ringraziamo per la
collaborazione ^_^ )
- Kuro-shine, preso
direttamente dalla fanfiction "Starry Christmas", appartiene a Wren.
Goodmorning, Kuro-papi!
CAPITOLO 4
“Allora, questa
colazione?”
La domanda brusca di
Kurogane risuonò nella stanza fattasi improvvisamente silenziosa, con l’unico
sottofondo della pioggia che ancora cadeva.
Fu solo per un istante, ma
in quell’istante sembrò quasi che il mondo si fermasse. Poi Fay riuscì a
riprendersi, rimettendosi la solita maschera (e sperando con tutto se stesso di
riuscire, almeno per un po’, ad indossarla alla perfezione).
“Te la porto subito,
Kuro-pin! Cosa vuoi mangiare?
♥”
domandò con un largo sorriso, piroettando fino al tavolo dove si era accomodato
il ninja e sporgendosi in avanti verso di lui, le mani puntate sul piano di
legno.
Kurogane, che aveva
seguito con apparente indifferenza l'alternarsi di emozioni sul volto del biondo
mentre questi si avvicinava, inarcò leggermente un sopracciglio quando lo vide
appoggiarsi al tavolo. Il suo occhio allenato aveva subito notato la difficoltà
che il mago aveva nel muoversi, ma decise di continuare a far finta di nulla.
“Qualcosa di meno dolce
delle schifezze che mi propini di solito andrà bene” gli rispose, brusco come
sempre. Eppure per qualche assurdo motivo non era riuscito a terminare la frase
con il solito insulto.
Il fatto è che c'era
qualcosa che gli rimescolava dentro. Preoccupazione, forse? Senso di colpa? Una
sottile vena di inquietudine, data dalla consapevolezza che l'idiota stava
probabilmente sottovalutando un problema fisico che proprio lui gli aveva
causato? Kurogane non riusciva a capire, quindi decise temporaneamente di
lasciar perdere, mettendo in un angolino tutti i pensieri strani che gli
giravano per la testa.
In questo gli diede
involontariamente una mano la principessa, che gli arrivò accanto proprio in quel
momento con la polpetta bianca tra le braccia. Quando incrociò il suo sguardo
severo, Sakura sorrise: sprizzava gioia da tutti i pori al vederlo seduto a
tavola con loro. Ma anche lei, pur in tutto il suo candore, doveva essersi
accorta che Fay non stava poi così bene, perché gli aveva lanciato discretamente
un’occhiata dubbiosa, cercando quindi una conferma negli occhi di Shaoran.
Il ragazzino si stava in
quel momento avvicinando agli altri tre, dopo aver finito di sistemare le ultime
cose ed aver arrotolato e messo da parte il tappeto davanti alle scale (se
proprio dovevano fare quel balletto, almeno voleva essere sicuro che Sakura-hime
non rischiasse di farsi male scivolando o inciampando…).
Portando l'ultima sedia al
tavolo aveva poi colto l'occhiata preoccupata della principessa, occhiata alla
quale aveva potuto rispondere solo alzando le spalle e scuotendo leggermente il
capo. Si rendeva conto anche lui che Fay-san non era in piena forma, ma non
poteva fare altro che aiutarlo per quanto possibile senza che quest ultimo se ne
rendesse conto.
“Ecco qua la colazione per
il nostro Kuro-tan!” cinguettò il mago, avvicinandosi alla tavola apparecchiata
con un vassoio stracarico. Vassoio che il ninja occhieggiò perplesso ma,
stranamente, senza fiatare. “Hyuu! Stamattina, appositamente per Kuro-puu, la
casa propone chiffon cake alle fragole, brioche al cioccolato, bomboloni alla
crema e una moka intera di caffè nero bollente! Contento Kuro-myu?”
Fay concluse la sua
presentazione con l’entusiasmo di un artista che illustri le meraviglie della
sua ultima creazione. Sapeva perfettamente di essere fin troppo sopra le righe e di star spingendo la sua esuberanza a livelli esagerati, rischiando ancora di più di venir smascherato - visto e considerato che,
dannazione, i bambini sapevano benissimo in che stato era la sua schiena. Eppure
non riusciva a fermarsi. Inconsciamente era come se temesse che, tenendo un
atteggiamento più dimesso, avrebbe finito con lo scoprirsi troppo rivelando a
tutti ciò che invece doveva tassativamente rimanere nascosto.
“Hn.” mugugnò il ninja
storcendo il naso. Il mago continuava a comportarsi da perfetto idiota, e quella
ne era la dimostrazione più evidente. Non solo si forzava fisicamente, ma
continuava a ostentare, nonostante tutto, il suo solito comportamento assurdo e
apparentemente normale. Se non fosse già riuscito a leggere dietro a quella
recita perpetua, Kurogane avrebbe reagito molto peggio alla vista del vassoio
pieno di zuccheri…
Invece si limitò a
guardare malissimo prima il mago, poi la torta, poi la brioche e i bomboloni.
Arrivato alla moka fumante riuscì addirittura a rilassarsi leggermente, quasi
rallegrandosi del fatto che almeno per il caffè avrebbe potuto tenere la
quantità di zucchero a un livello umano…
Si stava decisamente
rammollendo.
“Visto, piccolino?
Sakura-chan è riuscita a farlo uscire!” disse Himawari, rivolgendosi con fare
complice alla manju nera.
“Puuuu! È uscito, è
uscito!” rispose cantilenando Mokona, saltellando sul posto. Ma, come la
ragazzina con i codini, dentro di sé la palla di pelo non era convinta al 100%
che tutto si fosse risolto. Anzi…
Anche Watanuki dal suo
angolino se n'era accorto e, ancora un po' scocciato per essere stato zittito,
commentò: “Bene, è uscito da quella stupida stanza, contente? Non che sia
cambiato granché, eh. Cavolo, lo vedo pure io che è uscito di lì solo grazie
all'intervento della ragazzina… È ancora arrabbiato e la situazione non si è
certo sistemata”.
“Credevi davvero che si
sarebbe sistemata?” si intromise inaspettatamente Domeki “Sei veramente un
idiota”.
“Beh, forse se «qualcuno»
non ci avesse messo il naso le cose sarebbero andate diversamente!” rispose lui,
lanciando un'occhiata eloquente in direzione della Strega delle Dimensioni.
“Stai forse alludendo a
me, Watanuki?” domandò pigramente Yuko, posando il mento sul dorso della mano.
Anche se ne avrebbe avuto motivo, non sembrava infastidita dall’insinuazione del
ragazzo.
“Aaah, e me lo chiede
pure?” sbraitò lui mettendosi le mani nei capelli. “Se non si fosse fatta
sentire dal ninja, forse lui non si sarebbe arrabbiato tanto, no?!”
Il sorriso e la
tranquillità con cui la donna rispose alla sfuriata del suo dipendente stupirono
tutti, anche se i presenti ben conoscevano i suoi modi di fare. “Io ho
semplicemente chiesto che mi venisse corrisposto il mio pagamento, come da
accordi. E se pure Kurogane è insofferente alla mia presenza, Watanuki, ciò non
ti giustifica nell’imputare a me la colpa del suo atteggiamento nei confronti di
Fay. Ciò che è successo tra loro è stato voluto dall’Hitsuzen ed è esito
inevitabile del desiderio che mi è stato chiesto di esaudire. Chi ha espresso
quel desiderio è colui il quale deve farsi carico delle conseguenze che esso ha
provocato e provocherà, io sono semplicemente un tramite.”
“Bah. Ma perché proprio
QUEL pagamento, mi chiedo… Un giorno di questi mi piacerebbe sapere con che
criterio decide cosa le deve esser dato per compensare i desideri che esaudisce,
Yuko-san” ribatté Watanuki scuotendo la testa e tornando nel suo angolino, più
pensieroso di prima.
Forse il ragazzo non si
aspettava una risposta al suo mugugno, ma la Strega gliela volle ugualmente
concedere. “Tutto ciò che io chiedo come compenso non dipende da me, ma dalla
necessità. Il mio negozio è stato creato non solo per esaudire desideri
contingenti, ma soprattutto in vista di un giorno che verrà. Ed è in funzione di
quel giorno che io chiedo un determinato pagamento. Quando sarà il momento lo
capirai anche tu, Watanuki.”
“Sì, ma…”
La debole protesta di
Watanuki venne interrotta nuovamente dalla dolce Himawari.
“Ragazzi, fate silenzio!
Stanno cominciando…”
Nel frattempo, a Oto,
Kurogane stava ancora studiando il vassoio pieno di dolci che Fay aveva portato
al tavolo.
Valutate attentamente le
scelte, optò per la brioche al cioccolato (sperando che fosse fondente, e non al
latte). Poi, senza dire una parola, si versò una tazzina di caffè e si mise a
cercare qualcosa nel cassetto del tavolo. Dopo pochi istanti lo richiuse,
l'ultimo numero del suo manga preferito fra le mani, e si mise a leggere
sbocconcellando il dolce.
Vedendo il ninja
trincerarsi dietro le pagine del volumetto Fay aprì la bocca per tentare di
dire qualcosa, ma la solita battuta, che gli veniva spontanea in situazioni del
genere, in quel momento proprio non ne voleva sapere di farsi trovare, persa
chissà dove tra il dolore alla schiena e quello, molto più profondo, al centro
del petto. Fu questione di mezzo secondo, ma poi il mago riuscì malamente a
sorridere e a scambiare quello che voleva essere uno sguardo complice con
Shaoran e Sakura, come a dire «Guardate papà che maleducato».
In realtà nessuno di loro
tre sapeva bene come comportarsi… Kurogane stava facendo esattamente quel che
faceva tutte le mattine, è vero, ma quella non era una mattina come tutte le
altre! Avevano preparato una sorpresa per lui… e lui cosa faceva?
Mokona, invece,
sapeva esattamente cosa doveva fare. Kuro-papi si era messo a leggere, e di
solito quando leggeva non si riusciva a farlo smettere prima della fine del
volume… questo avrebbe mandato all'aria il loro piano! Sakura ci teneva tanto, e
anche Shaoran, e Fay era così triste per quello che era successo…
Doveva fermarlo,
assolutamente. Non poteva permettere che i loro sforzi risultassero inutili!
Espressione determinata e
musetto duro, la manju bianca saltò giù dalle braccia della principessa e
rimbalzò sul tavolo, finendo proprio sulla pagina che Kurogane stava leggendo.
“Puuuuuu! Mokona,
Sakura-chan, Shaoran-kun e Fay-san hanno una sorpresa per Kurogane-san! Quindi
ora Kuro-papi chiude il libro e ascolta, puuuu!” gridò, saltellando più volte
dal manga alla testa di Kurogane per sottolineare il più possibile il concetto.
Quando le sembrò di aver
attirato sufficientemente l'attenzione del ninja, che con un sospiro decise di
rinunciare alla lettura (ma non certo perché gli importasse della loro sorpresa,
sia chiaro!), Mokona saltò giù dal tavolo e corse nell'altra stanza, non senza
aver prima dato una veloce occhiata all'oggetto magico nascosto sulla mensola
dietro Kurogane. La falsa statuetta a forma di farfalla avrebbe permesso alla
Strega delle Dimensioni, e ai ragazzi che l'accompagnavano, di assistere allo
spettacolo anche senza l'ausilio delle due manju! Soddisfatta e impaziente di
cominciare, Mokona aumentò la velocità. Pochi istanti dopo si sentirono le
prime note del pianoforte riempire l'aria.
L’iniziativa della
polpettina bianca fu accolta con grande favore da Fay e dai due ragazzini: da
soli proprio non avrebbero saputo come fare per sbloccare la situazione, e la
piccola era l’unica che poteva permettersi di saltare in testa al ninja senza
rischiare la pelle (se non altro perché, se l’avesse fatta fuori, poi Kurogane
non avrebbe più avuto un mezzo per tornare a casa e la prospettiva non gli
sarebbe piaciuta). Appena la manju si allontanò verso il pianoforte, bastò
un’occhiata entusiasta di Sakura per radunare attorno a sé Shaoran e il mago e
farli mettere in posizione.
Il ragazzino eseguì
immediatamente, al grido mentale di «prima cominciamo, prima finiamo».
Certo la sua preoccupazione per l'incolumità della principessa era diminuita
drasticamente quando aveva notato di sfuggita l'espressione di Fay-san mentre
questi raggiungeva la propria postazione.
Vedeva chiaramente quanto il mago provasse dolore nel compiere anche i più
semplici movimenti ed era triste per questo, ma al contempo ne ammirava la
tenacia. Sperava tuttavia che questa volta il biondo si sarebbe trattenuto
dall'esagerare… magari anche Sakura-hime avrebbe evitato di compiere azioni
pericolose!
Si girò verso di lei, una nuova speranza a dargli forza, ma la sua si rivelò una
mera illusione.
Vista la poca esuberanza di Fay-san, infatti, la principessa sembrava ben decisa
a mettercela tutta per raddoppiare la propria.
Shaoran sospirò, sconfitto, mentre Mokona attaccava a cantare dando il via alla
prima sequenza di passi.
Il balletto scivolò via
senza particolari intoppi. Il biondo era un ballerino nato e, sebbene la sua
esecuzione non fosse all’altezza di quella spumeggiante delle prove, osservarlo
restava comunque un degno spettacolo, anche perché il suo sorriso luminoso
restava sempre lo stesso.
Vedendo quel sorriso la
principessa non poté fare a meno di impegnarsi per esserne all’altezza, e cercò
di mettere in ognuno dei suoi movimenti tutta la gioia che provava nell’essere
lì con loro per trasmetterla sia a Fay-san, per comunicargli la sua vicinanza, sia
a Kurogane-san, perché in fondo stavano facendo tutto questo per lui, per farlo
felice.
Dimentico per un attimo
della colazione, Kurogane si accomodò meglio sulla sedia e incrociò le braccia,
prestando attenzione ai movimenti degli altri tre. All'inizio aveva pensato di
assistere all'esibizione solo per non dare pensieri alla principessina, ma sotto
sotto anche il ninja era una persona curiosa.
In più quello strano
balletto, benché arrangiato in poco tempo, si stava rivelando un interessante
condensato di ritmo e coordinazione: tutte caratteristiche che una mentalità
militare e pratica come la sua approvava (anche se quella «canzone» era
altamente discutibile, diciamolo…)
Si grattò la testa e
riprese in mano la tazzina, appuntandosi mentalmente l'idea di utilizzare la
musica per i nuovi esercizi di Shaoran. Certo, il ragazzino non sembrava
particolarmente esaltato dalla novità, e a quanto pare un po' si vergognava di
alcune parti… ma questo Kurogane poteva capirlo (soprattutto dopo averlo visto
appeso come un salame alla colonnina delle scale). Decise quindi che gliene
avrebbe parlato, ma senza obbligarlo.
Ogni ulteriore analisi
obiettiva delle sequenze, però, gli venne preclusa quando vide il visino
sorridente di Sakura. Allegra ed entusiasta, la principessina si stava
impegnando a fondo e al contempo si stava divertendo. Sì, erano un incredibile
divertimento e un immenso affetto ciò che Kurogane lesse nel sorriso e negli
occhi della ragazzina quando incrociò per un attimo il suo sguardo. Ci stava
mettendo il cuore, senza alcun dubbio. Il ninja, senza volerlo, sorrise
leggermente. Ah, possibile che un sorriso potesse condizionarlo a tal punto?
Tomoyo-Hime, la piccola Sakura, Fay…
Si interruppe, quasi
sputando il caffè ormai freddo che stava sorseggiando. Che accidenti c'entrava
lo stupido mago, adesso?!
Come attratto da una
calamita invisibile volse lo sguardo verso il biondo, che fino a pochi istanti
prima aveva ostinatamente ignorato. In quel momento la sua parte prevedeva che
arretrasse velocemente rispetto agli altri due e, se il mago avesse voluto
seguire ciò che aveva fatto durante le prove, avrebbe dovuto salire con un solo
balzo in piedi sul corrimano della scala. Pur rendendosi conto di star chiedendo
davvero troppo al suo fisico, Fay provò ugualmente quel salto, ma evidentemente
era arrivato al limite perché tutto ciò che ottenne fu una fitta lancinante che,
dalla base della schiena, gli si propagò fino alla testa disegnandogli sul viso
una smorfia dolorosa che non riuscì proprio a trattenere (fortuna che almeno non
era nel campo visivo dei bambini!); dovette quindi limitarsi a rimanere alla
base della scala, cominciando a pensare ad una scusa da propinare a Shaoran e
Sakura per spiegar loro perché non era salito in piedi sulla ringhiera come
prima.
Kurogane strinse gli
occhi, fissandolo attentamente. La smorfia che il biondo aveva appena lasciato
scappare, assieme alla mancata salita sul corrimano (quell'idiozia non era parte
della scenetta?), indicavano chiaramente che lo stupido mago stava di nuovo
nascondendo la verità sulle sue condizioni. La schiena gli faceva male, e molto.
Il ninja contrasse la mascella e appoggiò un po' troppo bruscamente la tazzina
sul tavolo, ma poi riprese il controllo. Anche se moriva dalla voglia di
cantargliene quattro, non intendeva interrompere l'esibizione per urlare dietro
all'idiota. Ormai erano alla fine del balletto, notò collegando gli ultimi
movimenti con le posizioni assurde in cui li aveva trovati al suo ingresso,
tanto valeva farli finire… altrimenti la ragazzina si sarebbe rattristata,
Shoaran sarebbe andato in panico e lui avrebbe dovuto render conto dell'inusuale
preoccupazione nei confronti dell'altro. No, meglio lasciar perdere. Per il
momento.
Arretrando per raggiungere
la scala per l’ultima sequenza, Sakura notò immediatamente che Fay-san non era
salito in piedi sulla ringhiera come durante le prove. Per un attimo ebbe paura
che le condizioni del suo biondo amico si fossero improvvisamente aggravate,
sebbene il suo sorriso non fosse mutato da prima… incerta, lanciò un’occhiata a
Shaoran, ripromettendosi anche che, una volta finito il loro spettacolo avrebbe
trovato un momento per parlare a quattr’occhi con Fay-san… e magari anche con
Kurogane-san, perché la ragazzina sospettava seriamente che ciò che pensava e
faceva il ninja influenzasse parecchio il mago… e viceversa, ovviamente…
Persa dietro i suoi
pensieri, Sakura riuscì appena in tempo a concentrarsi per non far spezzare il
suo sorriso e recuperare il tempo dei passi per la posa finale.
Anche Shaoran notò lo
strano comportamento del mago e scosse la testa, preoccupato, ma subito si
riprese. Sakura-hime aveva visto che Fay-san non stava bene, a quanto pare però
era decisa a far finta di nulla per portare a compimento la loro impresa senza
ulteriori intoppi. Shaoran le regalò senza esser visto un'occhiata intenerita,
orgoglioso della sua determinazione, e poi fece del suo meglio per supportarla
sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi a trentadue denti da quel momento fino
alla fine della canzone.
Notando che i ragazzini a
fianco a lui continuavano a ballare tranquilli, Fay si rilassò
impercettibilmente: per fortuna parevano non essersi accorti di nulla.
Continuando a sorridere, cercò di inventarsi una posa carina per concludere il
balletto mentre sentiva nell’altra stanza Mokona strimpellare note su note,
probabilmente del tutto a casaccio, ma che nell’insieme facevano proprio un
bell’effetto. Voltò appena gli occhi alla sua destra, notando Shaoran ben
abbarbicato alla colonna d’angolo; poi li voltò a sinistra e vide la principessa
graziosamente piazzata sul terzo gradino della scala… sì, erano proprio arrivati
alla fine. Il suo sorriso si fece ancora un po’ più ampio mentre allargava le
braccia, il destro più su e l’altro più giù, a seguire la diagonale della
scalinata.
“Goodmorning Kuro-papi!”
esclamò infine, mettendoci tutto l’entusiasmo che riuscì a raccogliere.
I ragazzi nel giardino
dell'altra dimensione, che avevano seguito con il fiato sospeso l'intero
spettacolino, si alzarono in piedi e iniziarono ad applaudire con entusiasmo.
Himawari batteva le mani e sorrideva raggiante, orgogliosa dei suoi «alunni», e
ogni tanto si asciugava una lacrimuccia.
Watanuki, vista la sua
amata così allegra ed emozionata, non poteva fare diversamente che imitarla
esultando come un bambino a Natale (ovviamente ricoprendo di complimenti la
ragazza con i codini, a suo parere unica artefice di siffatta coreografia da
Oscar).
Infastidito dall’esultanza
rumorosa del ragazzo con gli occhiali, Domeki si tappò le orecchie, guardandolo
malissimo. “Idiota, sei troppo casinista. Abbiamo capito che ti è piaciuto, ora
sta zitto.”
“Ah, ma taci! Non sei
proprio capace di apprezzare le cose belle, tu!” rispose il più giovane,
agitandosi come suo solito.
Yuko, dal canto suo,
applaudiva contenta. Apparentemente il pagamento era stato versato ed era
soddisfacente, ma la Strega non aveva ancora chiesto a Mokona di interrompere il
collegamento con Oto. Si limitava ad annuire ripetutamente, con una strana
espressione sorridente, ma senza dire una parola.
“Puu! Sono stati proprio
bravi, vero Yuko?” esclamò la manju nera, scolandosi l’ultimo goccio di una
bottiglia di sakè alta il doppio di lei.
“Molto bravi, sì…”
confermò la donna “Ma il bello inizia adesso, Mokona… aspetta e vedrai” concluse
infine, sorridendo enigmatica.
La polpetta di pelo
bianca, contenta e soddisfatta per la buona riuscita del piano, raggiunse
saltellando il resto della «famiglia». Arrivata nel salottino, vide che Shaoran
e Sakura si erano avvicinati al tavolo e stavano in silenzio. La manju si mise
quindi a fianco alla principessa, curiosa di capire cosa stesse succedendo.
Alla fine dell'esibizione
Kurogane non aveva applaudito come i ragazzi nel giardino, ma ciò non stava a
significare che non avesse gradito quel buongiorno diverso dal solito. Solo non
era abituato a esprimersi con complimenti affettuosi o gesti troppo
sentimentali…
Gli sguardi carichi di
attesa dei due più piccoli, però, non gli lasciavano scelta. Probabilmente anche
Fay aveva la stessa espressione carica di tensione, rifletté, ma in quel momento
il ninja non sarebbe riuscito a distinguere se tale sentimento fosse reale o
meno. Decise quindi di non farsi venire nemmeno il dubbio, ignorandolo
completamente.
Kurogane, indicando
davanti a sé, aveva quindi fatto mettere in fila i due più giovani e ora
camminava avanti e indietro, pensando al modo giusto per esprimere il proprio
apprezzamento. Passata più volte in rassegna la «sua» truppa, cercando le parole
e i gesti adatti, si fermò davanti alla principessa. Allungando una mano in
maniera impacciata, gliela pose sul capo e le scompigliò i capelli.
“Sei stata brava,
ragazzina. Affronta con uguale entusiasmo la vita di tutti i giorni e vedrai che
arriverai lontano.” disse dopo un attimo di leggero imbarazzo, schiarendosi la
voce.
Sakura annuì con fervore a
quell’inaspettato complimento, arrossendo vistosamente. Poi alzò il viso e
guardò dritto negli occhi il burbero spadaccino. “Ti prometto che farò del mio
meglio, Kurogane-san… e grazie! Sono contenta che tu abbia apprezzato il nostro
impegno!”
Preso alla sprovvista da
quell'esplosione di entusiasmo, Kurogane fece un passo all'indietro. Però si
riprese immediatamente, annuendo e sorridendole complice prima di passare al
proprio allievo.
Una mano sulla spalla e un
mezzo sogghigno d'intesa servirono perché Shaoran, che fino a quel momento era
rimasto in piedi a fissarsi la punta delle scarpe, alzasse lo sguardo a
incontrare quello del suo maestro.
“Vedo che sei migliorato
nella coordinazione. Devi lavorare ancora un po' sull'equilibrio, ma sei sulla
buona strada. Continua così.”
Anche Shaoran arrossì,
orgoglioso. Un complimento da parte di Kurogane-san valeva tutte le varie figure
da pesce lesso che era riuscito a rimediare dall'inizio di quell'assurda
giornata!
Mentre il ninja
distribuiva quei suoi rarissimi elogi ai ragazzini (che se li erano meritati
tutti, peraltro!), Fay li osservava stando un passo indietro. Lui non era stato
chiamato ad avvicinarsi al tavolo, anzi. A dirla tutta, Kuro-pon aveva proprio
fatto finta di non vederlo – e questo un po’ al mago era dispiaciuto, ma in
fondo non se l’era nemmeno presa: sapeva benissimo di meritarsi la rabbia di
Kuro-rin… Quindi era rimasto silenzioso e sorridente spettatore del consolidarsi
di quel suo sogno di «famiglia felice», e poco gli importava se lui non era
incluso, purché gli altri fossero contenti (doveva assolutamente convincersi che
fosse così, altrimenti non sarebbe più riuscito ad andare avanti).
Dopo aver finito di
complimentarsi con i ragazzini, che alla fine avevano deciso di andare a
festeggiare con un'abbonante colazione nella cucina a fianco, Kurogane era
tornato al suo posto, pronto a riprendere la lettura da dove l'aveva interrotta.
Nel brevissimo tragitto tra la scala e il tavolo non era riuscito a lanciare
neanche uno sguardo allo stupido mago. In cuor suo era ancora arrabbiato, ed era
certo che se gli avesse rivolto la parola questi avrebbe sicuramente trovato un
aggancio per una delle sue innumerevoli idiozie. A quel punto il ninja non
sarebbe riuscito a trattenersi e lo avrebbe prima insultato, poi rincorso armi
in pugno come era già successo ogni volta da quando si erano conosciuti.
Non che gli dispiacesse, eh. Ma Kurogane era stufo di giocare. Se voleva cavare
qualcosa da quella testa bacata si rendeva conto di dover cambiare metodo.
Sempre ignorandolo, quindi, si limitò a finire la brioche e ad allungare un
braccio con la tazzina vuota perché il mago la riempisse con altro caffè caldo.
Da che avevano finito il balletto, Fay non aveva smesso un attimo il suo sorriso
e quando i ragazzi si erano allontanati per andare a fare finalmente colazione
li aveva accompagnati con un materno “Andate pure, bambini, qui ci penso io a
sistemare”.
Ed effettivamente era ciò
che il mago aveva in mente di fare (tutto pur di non incrociare nemmeno di
sfuggita lo sguardo di Kuro-ku), per poi andarsene da qualche parte a riposare
un po' ed essere in forma per poter riprendere la recita all'ora di pranzo e in
seguito il pomeriggio, quando avrebbe aperto il locale.
Sospirò quindi di sollievo
tra sé e sé quando vide il ninja risedersi al suo posto e cacciare di nuovo la
testa nelle pagine del suo adorato manga. Quando però lui allungò imperiosamente
la mano con la tazza vuota, come a chiedere senza parlare che Fay gliela
riempisse di nuovo, il mago rimase un attimo incerto - va bene, Kuro-chii era
arrabbiato di brutto con lui, ma non era mai arrivato a comportamenti di quel
genere. Il suo sempiterno sorriso gli vacillò per un attimo sulle labbra, ma poi
il biondino versò il caffè all'altro in silenzio e subito dopo, senza
aggiungere altro, si defilò.
Oh, finalmente un po' di pace, pensò lo spadaccino senza alzare gli occhi dalla
pagina.
Peccato che l'improvviso
atterraggio della manju bianca, fastidiosissimo replay di quanto avvenuto poco
prima, gli fece cadere il manga nel piatto del dolce. Ringhiando, Kurogane prese
l'animaletto per le orecchie, portandoselo ad altezza occhi.
“Si può sapere cosa accidenti vuoi?”
“Puuuu! Anche Mokona è stata brava! Anche Mokona vuole i complimenti di
Kuro-papi!” esclamò la piccolina, iniziando a dondolare a mezz'aria.
“Bah! Sì, hai suonato bene, contenta?”
“Puuu!!! Mokona è contenta che Kuro-papi abbia apprezzato una delle 108 tecniche
segrete di Mokona!” rispose lei, liberandosi e spostandosi più indietro sul
tavolo.
Kurogane riprese il volumetto e ricominciò a leggere, ma non sapeva che l'esserino
magico non aveva affatto finito. Presa una rincorsa, Mokona riatterrò per
l'ennesima volta sulla pagina aperta del manga.
Il ninja fece per urlarle contro di nuovo, ma l'espressione seria della piccola
interruppe sul nascere il suo sfogo.
“Mokona però non capisce una cosa” sussurrò la polpetta di pelo. “Mokona non
capisce perché Kuro-papi non ha fatto i complimenti a Fay-san...”
Kurogane, che si era
accorto della fuga del mago appena questi aveva lasciato la stanza, non si
aspettava una domanda del genere. Sospirò, passandosi una mano sul viso, in
apparenza scocciato ma in realtà contento che ognuno dei componenti di quella
strana «famiglia» a suo modo si preoccupasse per gli altri.
Nel salottino erano
rimasti solo loro due, quindi Kurogane considerò che forse, una volta tanto
senza testimoni, si poteva permettere di trattare la polpetta di pelo come un
membro della famiglia (come questa effettivamente meritava) senza dover poi
trovare giustificazioni agli occhi degli altri.
Chiuso il manga e spostati
piatto e tazzina, Kurogane prese con entrambe le mani la bestiolina e la posò
sul tavolo davanti a sé. Poi, mentre la piccola lo guardava perplessa per il suo
comportamento così insolito, incrociò le braccia sul tavolo e ci si appoggiò con
il mento in modo poterla guardare dritta negli occhi.
“Vedi polpetta, so che
probabilmente è una cosa difficile da capire, ma… se non gli ho fatto i
complimenti e mi sono comportato in quel modo ho i miei motivi. Però tu non ti
preoccupare, ok? Lascia fare a me, sono sicuro che andrà tutto bene” le spiegò
sottovoce. “Su, raggiungi i ragazzini in cucina e fai colazione. Ah, comunque…
questa conversazione tra noi due non è mai accaduta, intesi?” concluse,
spingendola poco alla volta verso l'orlo del tavolo per convincerla a scendere.
Mokona saltò giù e si
voltò verso di lui, lo sguardo ancora confuso ma meno triste di prima. Annuì più
volte, poi sorridendo trotterellò verso la cucina.
Rimasto solo, Kurogane
tirò un sospiro di sollievo. Qualcosa dentro di lui gli diceva che poteva
fidarsi della discrezione della manju bianca. Per fortuna. Aveva pur sempre la
sua reputazione di papà burbero e severo da difendere, lui! E ora il «papà»
aveva un paio di paroline da dire alla «mamma»…
Si alzò nuovamente dal
tavolo, deciso a trovare il mago.
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Capitolo 5 *** 5. ***
A Mirandina che ha finito la mat
L’ALMANACCO DEL GIORNO di
*Domenica 20 Settembre 2009*
Nella giornata di oggi si
festeggiano i seguenti santi:
- Santa Oluha del Clover,
patrona della musica malinconica e delle fughe romantiche.
Ad acclamazione popolare,
il povero Shaoran da oggi è ufficialmente Santo patrono degli impossibilmente
pazienti, oltre che unica voce della coscienza in questo gruppetto di folli.
Si celebra inoltre
l'Hitsuzen, che in data odierna ci ha dato prova della sua esistenza presso la
Fumettopoli (Hotel Executive - Porta Garibaldi, Milano). È solo grazie ad esso
che Yuko e Himawari hanno avuto il piacere di conoscere un simpaticissimo
gruppetto di cosplayer di Tsubasa con cui hanno amabilmente chiacchierato e
fatto foto.
Dedicata a Kurogane, Fay,
Sakura e Shaoran (Infinity version), sperando che capitino di qui XD
Goodmorning, Kuro-papi!
CAPITOLO 5
“…il bello inizia adesso,
Mokona… aspetta e vedrai” le ultime, enigmatiche parole di Yuko riguardo ciò che
stava accadendo a Oto avevano lasciato tutti perplessi.
Dopo averle pronunciate,
la Strega non aveva più parlato, limitandosi ad accendere il lungo bocchino e
tirandone lente boccate di fumo.
Dopo qualche istante,
Domeki le si era avvicinato, sul viso la solita espressione fredda. Non gli
tornava affatto il motivo per cui quella donna (che di certo non faceva mai
nulla a caso) aveva voluto continuare ad osservare le vicende del biondino e
dell’altro tizio scontroso… o meglio, aveva trovato una sola spiegazione, ma non
gli piaceva per niente. Decise quindi di chiederlo direttamente a lei,
ponendogli però la domanda in modo che lei non potesse eluderla con una delle
sue risposte sibilline: “Yuko-san, posso sapere per quale ragione vuole che io e
Watanuki stiamo a guardare quei due che litigano?”
Yuko non rispose. A
interrompere il silenzio di attesa che era calato dopo la domanda dell'arciere
fu Himawari, che scoppiò a ridere deliziata. Quando riuscì a calmarsi un po', la
ragazza con i codini diede tranquillamente la sua versione della storia.
“Ma come, Domeki-kun, non
te ne sei accorto nemmeno tu? Fay-san e Kurogane-san sono così carini assieme!
Certo sembra si sopportino a malapena, o che addirittura si odino, ma sotto
sotto si vogliono un gran bene… prima o poi riusciranno a rendersene conto
entrambi, e allora le cose si sistemeranno! Proprio come tra te e Watanuki-kun!”
decretò lei, il suo solito sorriso a illuminarle il viso.
Domeki accolse quella
spiegazione con un lieve inarcarsi di sopracciglia: lui che voleva un gran bene
a Watanuki? Avrebbe mentito a se stesso negando recisamente quell’affermazione,
ma d’altro canto non si sentiva neanche di sottoscriverla… semplicemente perché
non ci aveva mai riflettuto.
Dal canto suo, Yuko non
confermò né smentì nulla delle parole di Kunogi. Si limitò a sorridere, uno di
quei suoi sorrisi così strani che facevano sempre correre un brivido lungo la
schiena di chi la conosceva.
Quel sorriso ovviamente
non passò inosservato a Watanuki che sbiancò ulteriormente, dopo essere già
impallidito all'uscita della ragazza. Senza proferire parola, il giovane con gli
occhiali si alzò e iniziò a riordinare, perdendosi in mille pensieri e di
conseguenza incespicando tra piatti, posate e cuscini.
Non riusciva a sopportare
l'idea di dover avere a che fare con l'arciere, ma a pensarci bene non riusciva
nemmeno a capire da dove nascesse questa insofferenza. La frase di
Himawari-chan, benché uscita dalle labbra rosee della sua Dea della Fortuna, gli
sembrava assurda e azzardata, eppure… più ci pensava… Forse non ne era più così
convinto. Ma solo forse, eh.
“Aaaaah, non ne posso più
di questa storia!” sbottò infine Watanuki. “Io me ne torno al negozio, si sta
facendo sera e devo ancora preparare la cena!” esclamò, caricandosi armi e
bagagli in spalla e allontanandosi rapidamente da Yuko, Himawari-chan e
soprattutto da Domeki.
La Strega rimase ad
osservare divertita i movimenti affannosi e scoordinati del suo dipendente. La
cosa più bella era che, sebbene lui non se ne rendesse conto, i suoi pensieri
erano perfettamente leggibili sul suo viso e, soprattutto nel suo sguardo, che
ora fuggiva in tutti i modi l’arciere pur non potendo fare a meno di lanciargli
occhiate di sottecchi. Questi, dal canto suo, se ne stava impassibile un poco
discosto dal gruppo ma, notò Yuko, quegli occhi dorati continuavano a cercare i
suoi: era da lei che Domeki Shizuka voleva una risposta, non se ne faceva niente
di quella (pur quasi del tutto esatta) di Himawari. Peccato che la Strega non
avesse nessuna intenzione di dargliela quella risposta. Non spettava a lei
risolvere quel tipo di problema… anche se ci metteva volentieri lo zampino, se
ciò poteva rivelarsi utile!
All’improvviso, Yuko si
alzò in piedi, battendo le mani. “Bene ragazzi, visto che oramai è tardi per
restare ancora qui all’aperto, che ne dite di trasferirci tutti al tempio di
Domeki-kun?
♥
Watanuki potrebbe
prepararci una bella cena!”
“Puuuu! Con tanto sakè,
vero Watanuki?” aggiunse il Mokona nero, accoccolato tra le braccia di Himawari.
Per tutta risposta
Watanuki inciampò, facendo cadere le stoviglie e finendo faccia a terra. Poi,
come se niente fosse, si rialzò e ripartì con il suo carico in direzione del
tempio, borbottando sotto gli occhi divertiti di Yuko e Himawari e lo sguardo
vagamente perplesso di Domeki.
Dopo aver lasciato in
silenzio il salottino dove Kurogane stava facendo colazione, Fay era scivolato
rapido tra le stanze della casa alla ricerca di un posto dove poter stare
qualche momento da solo a riposare un po’. Senza sapere come, si era infine
ritrovato nel locale principale del cafè vero e proprio, nel cui angolo
troneggiava il pianoforte a coda su cui Mokona aveva appena finito di suonare.
Il mago sorrise lievemente, salendo i tre scalini che portavano al palco
rialzato su cui era collocato lo strumento e vi si avvicinò, facendo scorrere
con delicatezza le dita sulla tastiera, ma senza ricavarne alcun suono.
Quel piano gli faceva
tornare in mente quello (molto più bello) che aveva visto la sera precedente al
Clover, dove si era recato in compagnia di Kuro-wanwan e dove c’era quella
ragazza che cantava quella canzone così triste…
Per impedire ai suoi
pensieri di tornare a scivolare sul ninja e sull’improvviso peggioramento dei
loro rapporti (guarda caso cominciato proprio la sera prima e proprio per una
frase che lui si era fatto sfuggire ascoltando quella canzone - e qui qualcuno
avrebbe tirato in ballo l’Hitsuzen…) Fay provò ad accennare le prime note di
quel motivo.
Scoprì di avere un buon
orecchio per la musica, perché riuscì quasi subito a trovare la giusta sequenza
di note dell’introduzione; il seguito, poi, venne praticamente da solo. Quando
ebbe acquisito una certa sicurezza nell’eseguire la melodia, il mago provò anche
a canticchiare il testo di quella che, più che una canzone, a lui continuava a
sembrare una poesia.
“Toki no
mukou / Kaze no machi he nee / Tsurete itte…”[i]
su quelle ultime parole, la voce gli si spezzò per un attimo, ricordando il
commento sprezzante dello spadaccino: «Se vuole davvero andarsene, può farlo da
sola»… “Fosse così facile, Kuro-pon… ma non tutti sono forti come te, sai? Io
per primo non lo sono… e tu mi odi anche per questo, non ho dubbi…” si ritrovò a
mormorare, interrompendo il suo canto sussurrato. Ecco, non era proprio capace
di non pensare a lui!
Sorrise appena, scuotendo
la testa, poi ricominciò tutto da capo, senza curarsi di frenare la malinconia
che traspariva dalla sua voce.
Le ricerche di Kurogane si
interruppero improvvisamente quando sentì i primi accordi. Attirato dalla
musica, il ninja si diresse quindi nella zona della cafè aperta al pubblico,
quella con i tavolini, il bancone e soprattutto il pianoforte che il biondo in
quel momento stava suonando.
Riconobbe subito la
canzone udita la sera prima, ma decise di lasciarlo fare. A quanto pareva
l'altro non si era accorto della sua presenza, e per Kurogane quello poteva
essere uno dei rari momenti in cui sarebbe finalmente riuscito a vedere il
«vero» Fay…
Rimase quindi in ascolto,
appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte, continuando a
fissarlo, fino a che il mago non iniziò a cantare.
Kurogane chiuse gli occhi,
concentrandosi sulla melodia e sulle parole. In fondo non era una brutta
canzone, anzi (anche se troppo sdolcinata per i suoi gusti), e il mago non se la
cavava affatto male. La tecnica non era perfetta, va bene, ma nelle parole
metteva un'intensità e un sentimento che il moro aveva sentito solo dalla
cantante della sera prima. Gli faceva strano pensarlo, ma quel lato malinconico
di Fay gli sembrava, oltre che stranamente adatto alla situazione, anche il suo
aspetto più reale.
L'idea gli fece
rimescolare il cuore (sì, si stava decisamente, assolutamente rammollendo!),
quindi l'accantonò bruscamente e cominciò a rilassarsi, facendo vagare i
pensieri.
Hn. Considerato che
avrebbe dovuto affrontarlo di li a poco, calmarsi un po' non gli avrebbe fatto
altro che bene.
Quando però il biondo
interruppe l'esecuzione, cominciando a borbottare tra sé e sé parole che, a
causa della distanza, lo spadaccino non riuscì a capire, Kurogane riaprì gli
occhi e si staccò dal muro.
Proprio quando il mago,
dopo aver ricominciato a cantare da capo, finì la prima strofa, il ninja decise
di interromperlo e di passare all'azione.
“Oi. Si può sapere dove ti
eri cacciato?”
Sentendosi chiamare (e per
di più proprio da lui), Fay sussultò sorpreso, staccando immediatamente le mani
dalla tastiera con aria vagamente colpevole. “Ciao Kuro-myu! Avevi bisogno di
me?” esclamò subito dopo, sforzandosi di apparire tranquillo e sorridente come
sempre.
Non si aspettava
assolutamente che Kurogane venisse a cercarlo e sperava che non fosse lì per
dirgliene quattro per la sorpresa che gli avevano organizzato – non che quello
fosse un problema, in fondo le sfuriate di Kuro-puu l’avevano sempre divertito,
perché il ninja non era proprio capace di stare agli scherzi e si comportava in
maniera assurda. Soltanto che, nello stato d’animo in cui si trovava in quel
momento, Fay non sapeva come avrebbe potuto reagire di fronte alla rabbia
dell’altro. Fu anche per quel motivo che non si azzardò a scendere dalla pedana
rialzata del pianoforte per avvicinarsi a lui, preferendo mantenere tra loro una
sorta di distanza di sicurezza.
Kurogane alzò un
sopracciglio di fronte alla calma (ovviamente fasulla, si vedeva lontano un
miglio!) del biondino. Senza rispondere attraversò la saletta a grandi falcate,
arrivando al primo scalino. Lì si appoggiò a una delle colonnine (non aveva
certo bisogno di entrare nel suo spazio personale per non lasciarselo sfuggire…)
e ricominciò a fissare il mago dal basso in alto.
“Te ne sei andato senza
dire niente a nessuno, mi chiedevo dove fossi finito… cosa stai combinando?”
disse poi, guardandolo in viso per cogliere ogni piccola sfumatura di quello
sguardo, a volte troppo sfuggente.
Fay si irrigidì appena e,
per reazione, il suo sorriso si fece ancora più ampio e luminoso. Accidenti, un
inizio del genere non prometteva nulla di buono… In più, piazzandosi proprio
sugli scalini d’accesso alla piattaforma, lo spadaccino gli stava implicitamente
chiudendo ogni via di fuga: certo, il palchetto era circondato solo da una
balaustra in legno, niente di impossibile da scavalcare… peccato che la sua
schiena non fosse dello stesso parere. Non poteva far altro che resistere,
sperando che Kuro-tan non fosse troppo spietato.
“Hyuu! Come sei carino a
preoccuparti per me, Kuro-pippi! Comunque stai tranquillo, è tutto a posto, sto
bene!” Menzogna spudorata, ma Fay non sapeva cos’altro fare: non poteva proprio
permettersi di abbassare la maschera, soprattutto con lui.
Mantenendo calma e sangue
freddo, il ninja salì la piccola scalinata e si portò davanti al mago.
Allungando rapido un braccio, lo prese per una spalla, tirandolo verso di sé e
sollevandogli la camicia con la mano libera. Non spalancò più di tanto gli occhi
quando vide ciò che aveva sospettato (temuto) di trovare: il biondo aveva la
schiena pallida coperta di lividi.
Sebbene il movimento dello
spadaccino fosse stato piuttosto veloce, Fay riuscì assurdamente a coglierne
ogni minimo istante. Sentì la presa, salda ma non violenta sulla spalla, l’aria
più fresca sulla pelle quando Kurogane gli scoprì il dorso e immaginò senza
fatica i suoi occhi severi che esaminavano gli ematomi.
Senza dire nulla, il ninja
analizzò accuratamente ogni singola striatura violacea e anche le altre più
leggere (lividi che al momento erano solo lievi arrossamenti della pelle, ma che
sarebbero emersi in superficie nelle ore a venire). Non erano niente di
particolarmente preoccupante, ma erano pur sempre dolorosi, valutò.
«E questo idiota si è
messo a ballare come un cretino con la schiena in queste condizioni…»
Bloccato da quella stretta
autoritaria, Fay rimase rigido e muto. Beh, se aveva sperato di cavarsela con
poco, si era clamorosamente sbagliato: avrebbe dovuto capire che questa volta il
ninja era troppo arrabbiato per lasciarlo scappare o far finta di credere ai
suoi sorrisi. E adesso che l’aveva smascherato in pieno, come sarebbe andata?
Il ninja prese un respiro
profondo per abbattere l’ondata di rabbia (diretta al mago che raccontava
balle... o a se stesso per il danno causato all'altro?) che minacciava di
togliergli lucidità, e lo allontanò leggermente da sé.
“Ah, e secondo te questo
è «stare
bene»?” gli chiese poi, incrociando le braccia e chinando il capo di lato, in
attesa di una risposta.
Quando Kurogane lo lasciò
andare (anzi, l’aveva proprio spinto via, quasi fosse… schifato dal suo
atteggiamento?) il mago si azzardò a ridacchiare appena. “Non è niente di grave,
davvero!” tentò, lisciandosi nervosamente la camicia “Non fare quella faccia
corrucciata, Kuro-bun, che poi ti vengono le rughe!”
“Niente di grave?” ribatté
lui continuando a fissarlo, lo sguardo improvvisamente meno rabbioso, quasi
stanco. Sbuffò. “Se non fosse niente di grave non ti muoveresti in maniera così
innaturale per sentire meno dolore, quindi non credere di fregarmi con le tue
bugie. E levati dalla faccia quel sorriso beota, per gli dèi…” proseguì con voce
bassa, portandosi entrambe le mani alle tempie. Non era abituato a ragionare
senza le armi in pugno, quindi stava iniziando a venirgli un mal di testa con i
fiocchi.
No, decisamente Kuro-pin
non era uno che si poteva intortare con una battuta o un’espressione sorridente,
concluse Fay, senza tuttavia riuscire a reprimere un sorriso che sapeva di
desiderata resa. Non aveva senso continuare a combattere contro di lui, gli
leggeva dentro con troppa facilità… ma forse era esattamente questo che il mago
inconsciamente voleva, anche se non l’avrebbe ammesso mai nemmeno a se stesso:
aveva un disperato bisogno di qualcuno con cui essere sincero almeno un po’.
Abbassò gli occhi e voltò
il capo di lato, cercando di sfuggire allo sguardo dello spadaccino. “Sei tu che
sei troppo perspicace, Kuro-rin… e non farti venire mal di testa per me, non ne
vale la pena…” si interruppe un attimo e prese un sospiro, come se stesse
cercando la forza di proseguire “In fondo… mi odi, no? Quindi perché
preoccuparti?” sussurrò infine, la voce appena udibile velata di tristezza
malcelata.
Quelle quattro parole
smozzicate non sfuggirono all'udito fino del ninja, che stavolta spalancò per
davvero gli occhi per la sorpresa. Ok, non erano mai andati particolarmente
d'accordo… ma da quello a odiare qualcuno ce ne passa!
«Insomma, il mago non
starà mica alludendo a ieri sera, vero?! Non può essere così idiota da aver
incassato l'insulto senza capire il vero significato di quelle parole… non può,
giusto?!» rifletté Kurogane, abbassando le braccia lungo i fianchi e mascherando
lo stupore sotto la sua solita espressione imperscrutabile.
Sospirò grattandosi la
testa, pensando alle parole giuste da usare per spiegargli come stavano
realmente le cose, poi si avvicinò al biondino, prendendo un respiro profondo.
Ci sarebbe voluta tutta la sua pazienza per spiegarsi senza irritarsi
ulteriormente (con Fay e con se stesso).
“Ascoltami bene, stupido
mago, è ora che tu la finisca sul serio con le tue storielle e i falsi sorrisi…”
esordì, prendendo delicatamente il biondo per le spalle e scuotendolo appena.
“Credi forse di ingannarci tutti? Persino i ragazzini di là, che ti hanno
seguito in questa assurda idea del balletto, si sono accorti delle tue
condizioni! Eppure sono stati zitti, hanno preferito tenersi le loro
preoccupazioni e fare finta di nulla pur di non rovinare tutto. Perché credi
l'abbiano fatto?”
Un sospiro, poi lo sguardo
di Kurogane finì a lato sfuggendo quello azzurro del mago, il senso di colpa
a ribaltargli lo stomaco.
Fay aveva ascoltato senza
fiatare, stupito dall’atteggiamento del ninja: aveva iniziato con la sua solita
durezza, afferrandolo per le spalle come se volesse scrollarlo con energia per
fargli entrare meglio il concetto in testa. Invece la sua voce non era mai
salita di tono, né si era inasprita e gli scossoni non c’erano stati affatto… ma
soprattutto… Kurogane aveva abbassato gli occhi, lasciandoli scivolare su un
angolo di pavimento – proprio lui, che al suo allievo aveva sempre detto di non
chinare mai la testa davanti a nulla!
“Kuro-sama…” iniziò il
biondo, sussurrando. Ma lo spadaccino non gli diede il tempo di aggiungere
altro.
“Persino io ho seguito
fino in fondo e senza fiatare la vostra esibizione, e ti giuro che adesso ce la
sto mettendo tutta per non farti a fette nonostante tu stia palesemente
continuando a nascondere la verità su quei lividi, dannazione! Ora, se ai tuoi
occhi quello che le nostre azioni hanno dimostrato è odio, va bene… ti odiamo,
sì, ok? Tutti quanti, manju compresa. Contento?” concluse il ninja, tornando a
guardare Fay dritto negli occhi e poi lasciandolo libero.
Quando Kurogane mollò la
presa su di lui, il mago rimase immobile. Il discorso del moro l’aveva
completamente preso in contropiede, non sapeva assolutamente come reagire. Si
nascose il viso con una mano, scuotendo il capo.
“Sono davvero un idiota,
eh Kuro-rin?” mormorò infine, la voce rotta da una risata amara appena accennata
“Non avevo proprio capito nulla…”
“A quanto pare no… bah, a
volte mi piacerebbe proprio sapere cosa ti passa in quella testa bacata. Se hai
un dubbio chiedi, no?” gli rispose il ninja prima di voltarsi e raggiungere
lentamente l'uscita. Mantenere il controllo stava diventando sempre più
difficile, in quel mare di parole cominciava a sentirsi un po' confuso.
Dal canto suo, Fay era
troppo spiazzato dalle parole dello spadaccino per notarne l’imbarazzo. Quando
lo vide dirigersi verso la porta, sentì la tensione iniziare a sciogliersi e, di
conseguenza, il dolore alla schiena accentuarsi, mentre una vocina dentro di lui
lo spronava a resistere ancora per qualche istante, almeno finché l’altro non
fosse uscito – poi avrebbe potuto lasciarsi scivolare a terra e riflettere con
calma su quanto avvenuto.
Arrivato a metà strada
però, Kurogane si fermò, girando la testa per lanciare un'ultima occhiata al
biondo. “In ogni caso non credo tu sia veramente un idiota, idiota. Se tu lo
fossi non perderei il mio tempo a spiegarti le cose, non credi?” esclamò con
tono burbero ma leggermente imbarazzato.
Il mago colse in quello
sguardo e nelle parole che seguirono una sorta di mano tesa per risolvere
definitivamente lo screzio che li aveva divisi.
Alla vista di Kurogane che
si allontanava in fretta per non mostrargli l'assurdo rossore che il quel
momento gli stava colorando la faccia, un sorriso sincero si allargò sulle
labbra del biondino che non riuscì a trattenersi dal raggiungere di corsa il
ninja.
“Aspetta, Kuro-chii…”
Sentendo il mago chiamarlo
e avvicinarglisi, fermandosi però un paio di passi indietro, lo spadaccino si
bloccò ma continuò ostinatamente a dargli le spalle per non tradirsi. A Fay
quell’atteggiamento all’apparenza freddo andava benissimo, perché gli consentiva
di radunare le idee senza essere sottoposto, adesso che era così confuso e
vulnerabile, allo sguardo indagatore dell’altro.
Il mago prese un respiro
profondo, poi iniziò un po’ tentennante. “Senti Kuro-pon… io non sono molto
bravo con i discorsi seri, però…” si interruppe con un nuovo sospiro e, prima di
continuare, poggiò il capo sulle spalle del ninja, godendosi il calore che ne
emanava “Ecco, io volevo ringraziarti… tutto qui…”
Kurogane, sentendo
improvvisamente il peso del mago tra le scapole, si immobilizzò e trattenne il
fiato. Non riusciva a vedere l'altro, ma aveva percepito chiaramente che questi
aveva appoggiato la fronte alla sua schiena e ora stringeva tra le mani il
tessuto del suo kimono. Riprese a respirare, cercando di calmare i battiti
frenetici del proprio cuore, e nonostante si sentisse a disagio (non era
abituato a gesti del genere!) cercò di rilassarsi il più possibile… se lo
stupido mago sentiva la necessità di fare, beh, quello che stava facendo, non
gliel'avrebbe certo impedito! Rispose ai ringraziamenti del biondo con un
“Prego” che sembrava più un grugnito, continuando a guardare imbarazzatissimo
dall'altra parte.
Sentendo la risposta
mugugnata del ninja, Fay accennò un sorriso, ma senza spostarsi da quella
posizione che, per quanto assurda, gli trasmetteva un senso di protezione e pace
che non provava da molto.
“Però, Kuro-tan… non
sperare che io adesso ti dica tutto quel che penso, capito? Altrimenti dove
sarebbe il divertimento?” buttò lì poi, la voce venata della solita allegria. Il
mago percepiva con chiarezza che tutto stava tornando come prima, ma nello
stesso tempo era tutto diverso, specialmente tra loro, e questo lo rassicurava e
lo rendeva felice.
Il ninja scosse la testa e
chiuse gli occhi, decisamente più rilassato. Si era risolto tutto per il meglio,
a quanto pareva, anche se una vocina dispettosa continuava a ricordargli che
certe abitudini sono dure a morire…
Ghignò alla battuta del
mago, anche se con un pizzico di tristezza si rese conto della verità che essa
conteneva: probabilmente non avrebbe più avuto l'occasione di raccogliere le sue
confidenze. Lo sapeva bene, e non intendeva farsi illusioni. Sorrise comunque,
inconsapevolmente, decidendo che avrebbe tenuto per sempre nella memoria (e nel
cuore) quella giornata, a testimonianza che non sempre l'improbabile equivale
all'impossibile e che molte volte l'apparenza inganna.
Passarono un paio di
minuti in confortevole silenzio prima che Kurogane decidesse di interrompere
quel contatto.
Borbottando un brusco “Oi,
mago, ora però scollati…” fece un passo in avanti e si girò su se stesso, pronto
a prendere al volo l'idiota nel caso questi avesse (prevedibilmente) perso
l'equilibrio.
Ma in effetti Fay non si
trovò troppo sbilanciato dal movimento del ninja perché, sentendo le sue parole,
era riemerso seppur a malincuore da quello stato di languore mentale in cui si
stava lasciando scivolare ed era preparato a reagire. Vedendo però l’altro
allargare le braccia, pronto a frenare la sua eventuale caduta, il mago decise
di approfittarne e si lasciò apparentemente cadere a peso morto verso il moro.
In quel bravissimo istante
che impiegò ad andare a impattare sul torace ampio dello spadaccino, poi,
un’altra idea folle gli aveva attraversato il cervello e Fay si trovò a metterla
in pratica ancora prima di essersi reso conto di averla pensata. Controllò la
sua caduta puntando le mani sulle spalle di Kurogane e infine, sfruttando il
movimento, posò la bocca su quella del ninja.
“Come vuoi tu, Kuro-wanko!
♥”
gli sussurrò sulle labbra, prima di baciarlo nuovamente e subito dileguarsi.
Kurogane rimase un attimo
completamente basito, lo sguardo fisso sulla porta che il biondo aveva appena
attraversato di corsa e una mano a sfiorarsi la bocca.
Allontanatosi il più in
fretta possibile dal ninja, Fay non resistette però alla curiosità di rimanere
qualche istante ad osservarlo, curandosi ovviamente di stare ben fuori dal suo
campo visivo! Ridacchiando tra sé e sé, si godette ogni singolo cambiamento
della sua espressione mentre lo spadaccino elaborava quanto appena successo e lo
razionalizzava: Kuro-bau in quel momento era semplicemente adorabile! Il
biondino si ripromise che, alla prima occasione, avrebbe dovuto baciarlo di
nuovo! (…anche perché non gli era dispiaciuto per niente…)
Kurogane era davvero senza
parole: possibile che ogni volta che pensava di aver visto tutto, quel pazzo se
ne usciva fuori con una trovata più assurda della precedente?!
Chinò il volto a terra, le
braccia lungo ai fianchi, chiudendo gli occhi e iniziando a stringere
spasmodicamente i pugni. L'improvviso pallore dato dallo sconcerto venne
sostituito da una tonalità simile a quella dei pomodori maturi, mentre
l'incredulità più assoluta lasciò pian piano il posto alla furia.
Quando la pressione
raggiunse il massimo, beh… Kurogane esplose!
Raggiunta di corsa la
propria stanza, prese la katana, tornò sul pianerottolo e la sguainò puntandola
verso l'alto. Guardandosi bene attorno in cerca della sua preda, al grido di
“Stupido mago, ti ammazzo!” partì all'inseguimento.
Come vide lo spadaccino
riaprire gli occhi e scattare verso la porta, il biondo andò di corsa a cercare
un nascondiglio sicuro, trovandolo infine nella cucina, dove ancora i bambini
stavano chiacchierando dopo aver fatto colazione.
Davanti alle espressioni
incredule e preoccupate dei due, Fay rispose con un ampio sorriso.
“Ragazzi, nascondetemi per
un po’! Dopo vi spiego tutto!” esclamò ridendo, prima di infilarsi sotto al
tavolo, benedicendo l’idea della principessa di mettere una tovaglia che
toccasse terra.
I due ragazzini
continuarono quindi a chiacchierare, facendo finta di nulla. All’improvviso la
porta della cucina si spalancò di nuovo, lasciando entrare un Kurogane
particolarmente inviperito che si guardò attorno con sguardo sottile, in cerca
di indizi del passaggio del mago.
Il ninja si rivolse a
Shaoran e Sakura, chiedendo loro se avevano visto passare la «cara mammina», ma
quando non ricevette risposta (non si sa se per panico o per evitare bugie) li
lasciò perdere e ricominciò la ricerca nelle altre stanze.
Appena lo spadaccino si fu
allontanato, Fay cacciò fuori un poco la testa da sotto il tavolo, ridacchiando.
“Grazie mille, bambini!
♥
Mi sa che questa volta papino ci metterà un po’ per digerire lo scherzetto che
gli ho fatto…”
Entrambi lo guardarono,
lei con curiosità e lui con sguardo perplesso. Di solito gli «scherzetti» di
Fay-san avevano conseguenze catastrofiche... meglio saperne di più.
“Scherzetto, Fay-san?
Cos'avete combinato, questa volta?!” esclamò sconsolato Shaoran, mentre Sakura
lo supportava annuendo con foga.
“Tranquillo Shaoran-kun!”
lo rassicurò il mago, scivolando con qualche difficoltà fuori da sotto il tavolo
“E anche tu, Sakura-chan, non preoccuparti. Stavolta è davvero tutto a posto,
credetemi!”
Nel frattempo Mokona, che
era andata a spostare la statuetta a forma di farfalla con cui aveva trasmesso
lo spettacolo alla dimensione di Yuko-san, stava gironzolando senza meta per la
casa canticchiando uno dei suoi motivetti preferiti.
Vedendo uscire Kurogane
dalla cucina si fermò, non sapendo come comportarsi dopo lo «scambio di
opinioni» che avevano avuto nel salottino, ma la curiosità ebbe la meglio: aveva
assolutamente bisogno di sapere se la questione si era risolta o meno, stava per
impazzire dall'ansia!
Si arrampicò quindi su una
delle mensole e tentò di nascondersi, alzando però lo sguardo per guardare il
ninja in viso e ottenere un qualsiasi indizio sulla situazione attuale.
Ovviamente il movimento
non passò inosservato agli occhi di Kurogane (che aveva visto anche dove si era
nascosto il mago, cosa credete? Solo non era andato a tirarlo fuori da sotto al
tavolo perché con quel giochino del gatto e del topo - pardon, del cane e del
gatto - si stava divertendo troppo!).
Silenzioso il ninja le si
avvicinò, e con uno strano ghigno le disse: “Sappi che avevo ragione. Come
sempre, del resto” Poi, come se nulla fosse, se ne andò a continuare la caccia.
Mokona spalancò gli occhi
per la sorpresa, ma subito di riprese e scese dalla mensola per correre in
cucina a dare la buona notizia. Arrivò giusto in tempo per udire l'ultima frase
del mago.
“Puuuu!!! Fay-san ha
ragione!” strillò tutta contenta, saltellando e raggiungendo i tre al tavolo. “È
veramente andato tutto a posto! Venendo in cucina Mokona ha incrociato Kuro-papi
in corridoio, e Mokona ha visto che Kuro-papi stava perfino sorridendo!”
Quell’affermazione della
manju stupì tutti, soprattutto Fay: Kuro-wanwan che sorrideva? Dopo che lui
l’aveva baciato? Era semplicemente incredibile… ma ora non poteva permettersi di
stare a riflettere sulle implicazioni della cosa. Si limitò quindi a sorridere,
rassicurando i ragazzini: “Visto? Lo dice anche Mokona che è tutto a posto!”
Sakura, dal canto suo,
accolse con gioia la notizia portata da Mokona. Per fortuna mamma e papà non
erano più arrabbiati uno con l’altro… sì, si disse la principessina,
Kurogane-san alle volte aveva un carattere un po’ difficile, ma in fondo era una
persona dal cuore d’oro. E lei aveva ragione a pensare che volesse un gran bene
a Fay-san. Sorrise luminosa. “Sono proprio contenta per tutti noi che non ci
siano più problemi!”
“Già!” esclamò a sua volta
Shaoran, annuendo contento.
Benché fosse cominciata
decisamente male quella era davvero diventata una splendida giornata, pensò con
soddisfazione Mokona lasciando la cucina e dirigendosi trotterellando verso la
sala con il pianoforte.
Se ne stava quasi
dimenticando: doveva ancora togliere la seconda statuetta a forma di farfalla
che Yuko-san le aveva fatto nascondere in mezzo agli spartiti che erano
disordinatamente sparsi sul pianoforte!
«Chissà perché, poi…», si
chiese, prendendo l'oggetto magico e facendolo sparire. La piccola manju proprio
non riusciva a capire cosa ci fosse di così divertente da filmare in una stanza
vuota.
Nel tempio gestito dalla
famiglia di Domeki, intanto, Yuko e gli altri avevano già finito di cenare.
Seduti comodi sui cuscini parlavano tranquillamente del più e del meno, ormai
sazi dopo l'ottima cena preparata da Watanuki (il quale, dal canto suo, era
tutt'altro che felice. Aveva dovuto cucinare seimila pietanze diverse su
«consiglio» della Strega e dell'arciere, e nemmeno la presenza della bella
Himawari-chan riusciva più a risollevargli il morale...).
Finito di sparecchiare, il
ragazzo con gli occhiali rientrò in cucina e riapparve con il vassoio degli
alcolici, mandando in visibilio sia Yuko che Mokona.
Dopo che Watanuki le ebbe
servito il liquore, la donna cominciò a sorseggiarlo lentamente. Finito il primo
bicchierino se ne riempì un altro, ma prima sospirò contenta ed esclamò: “Oh, è
stata proprio una bella idea quella di venire qui, vero?”
Quando tutti si dissero
d'accordo (ovviamente tutti tranne Watanuki, che però si fermò comunque alla
porta per ascoltare cos'altro aveva da aggiungere la Strega delle Dimensioni),
il sorriso di Yuko si fece più ampio.
“E la cena è stata davvero
ottima, complimenti Watanuki!” aggiunse, prendendo la borsa e cercando qualcosa
al suo interno. Dopo che ebbe trovato la sottile scatolina che stava cercando,
la aprì e ne estrasse con delicatezza un cd.
Sulla copertina, in
caratteri minuscoli, il titolo recitava «Missione Goodmorning - seconda parte».
Ed era il sorriso di chi
la sapeva lunga e si divertiva a tenere gli altri sulle spine quello che le
incurvava le labbra mentre sventolava il disco davanti agli occhi curiosi (chi
più chi meno) dei tre ragazzi.
“Ora che abbiamo finito…
che ne dite se ci guardiamo un bel film?” propose poi, con aria complice “In
fondo, la notte è ancora giovane!”
[i]
“Portami oltre il tempo, nella Città del Vento, là dove il sogno dei
fiori bianchi si realizzerà”
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