Enemies di JoJo (/viewuser.php?uid=4512)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-Una nuova alba ***
Capitolo 2: *** Novità alla pausa pranzo ***
Capitolo 3: *** Lezione di Matematica ***
Capitolo 4: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 5: *** Chiacchiere ***
Capitolo 1 *** Prologo-Una nuova alba ***
Prologo- Una nuova alba
Quella
non era affatto una notte buia e tempestosa, anzi.
Era
una mattina di primavera.
Il
sole era sorto da poco e l'aria era ancora fresca e sembrava
trascinarsi dietro l'umidità della notte.
Ma
lui, del bel paesaggio che gli stava intorno, non se ne era accorto e
in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri.
Stava
a testa in giù, legato stretto al sedile dalla cintura di
sicurezza. Sentiva la testa pulsargli sinistramente e dolori sparsi
in tutto il corpo, tranne che alle gambe che non sentiva più
da un pezzo.
Come
ci era finito lì?
Come
aveva fatto, l'auto su cui viaggiava, a finire fuori strada,
ribaltandosi più volte?
E
soprattutto: qualcuno sarebbe arrivato a salvarlo?
I
dubbi si cozzavano l'uno contro l'altro nella mente di Timothy DeLuca
e contribuivano a renderlo sempre più confuso.
Sapeva
che non sarebbe venuto nessuno, non su quella strada così
isolata e poco trafficata, eppure non riusciva a fare altro che
sperare che accadesse qualche miracolo inaspettato.
“Tirami
fuori da questa situazione e comincerò ad andare in chiesa
ogni settimana.” prometteva mentalmente, pregando ora questo
ora
quel dio.
Ma
in fondo sapeva benissimo che ogni speranza era vana.
Perdeva
sangue, troppo sangue, e lo perdeva a fiotti.
Fuori
da quell'auto schiacciata il sole era pallido e il silenzio regnava
sovrano, ma tutto quello che Timothy riusciva a vedere in quel
momento, il parabrezza scheggiato, il volante e il portachiavi a
forma di pinguino che gli aveva regalato la sua ragazza qualche sera
prima, arrivava ai suoi occhi tinto di rosso, per via della patina
vermiglia che gli colava sul viso.
Eppure,
al di là di ogni sua aspettativa, qualcosa accadde.
Per
prima cosa sentì un rombo e il rumore della lamiera
schiacciata.
Poi,
improvvisamente, si ritrovò alla luce dell'alba.
Chi
avrebbe dovuto ringraziare per quel miracolo?
Buddha?Allah?Gesù?
Se
lo stava domandando con insistenza, incurante del fatto che essere
riuscito miracolosamente a uscire dalla sua macchina accartocciata,
non significava matematicamente essere in salvo, quando la vide.
La
creatura più bella che avesse mai visto.
Era
pallida, estremamente pallida, come il sole di quella scialba mattina
primaverile, ed aveva lunghissimi capelli scuri. E la sua pelle
perfetta rifletteva la luce come se fosse fatta di diamanti.
Ma
ciò che lo colpì maggiormente, mentre
quell'angelica
creatura si chinava su di lui con sguardo preoccupato, furono gli
occhi.
Oro
puro.
Quando
sentì per la prima volta quel dolore acuto era ancora sotto
l'influsso magico di quegli occhi, ma se ne riscosse subito.
Il
fuoco cominciò a divorarlo e gli strappava forti grida.
“Uccidimi,
ti prego, uccidimi.” supplicava, guardando quella che pensava
fosse
la sua salvatrice.
Ma
lei si limitava a aggrottare la fronte perfetta e a osservarlo
tristemente.
Forse,
dopotutto, quella non era affatto un angelo.
Timothy
DeLuca morì tre giorni più tardi.
Et-voilà!Mi cimento
in una storia che coinvolge il mondo di Twilight!
Avviso:l'intera vicenda
è ambientata dopo il quarto libro, Breaking Down. Spero di
avervi incuriosito almeno un pò, ma dopotutto è
solo un piccolo prologo...
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Capitolo 2 *** Novità alla pausa pranzo ***
Novità alla pausa pranzo
La
mensa scolastica della Akiak High School non era mai stato un luogo
interessante.
Gli
studenti, per lo più annoiati dalle lezioni imminenti e
appena
frequentate, si limitavano a consumare il proprio pranzo, sfogando la
propria vivacità giovanile con giochi senza pretese e
conversazioni animate. Niente che non si potesse trovare in qualsiasi
altra scuola superiore dello Stato, dunque.
Quel
giorno, però, l'atmosfera particolare si poteva percepire
distintamente, e i mormorii rumorosi e carichi di aspettativa
sembravano quelli dei bambini alla mattina di Natale, pronti e
impazienti di aprire i propri doni.
“Ti
dico che sembrano tutti fotomodelli!” giurava una ragazza con
spessi occhiali calcati sul naso alla sua vicina che sgranocchiava
attenta un po' di pizza.
“Le
due ragazze sono di una bellezza mai vista.”
sospirò un
giovanotto nerboruto con aria trasognata, alla richiesta interessata
del suo gruppetto di amici.
In
ogni dove, nella piccola sala, le voci che si diffondevano portavano
ad una singola conclusione:
i
nuovi arrivati erano per certo speciali e affascinanti.
I
Cullen, questo era il nome della famiglia che si era appena
trasferita nella piccola cittadina di Akiak, nella fredda e
inospitale Alaska, aveva attirato su di sé l'attenzione
degli
abitanti fin dalla prima apparizione.
Il
dottor Carlisle Cullen, il capo famiglia, aveva preso servizio in uno
studio medico aperto da lui stesso, e aveva portato con sé
tutta la sua numerosa famiglia. Nonostante dimostrasse poco
più
che vent'anni, così come la sua consorte Esme, vantava
infatti
una prole formata da ben otto figli, adottivi e in affido, con
l'aggiunta di un cugino in visita.
“Eccoli,
arrivano.” fu il bisbiglio generale che si udì
prima che i
protagonisti di tanti pettegolezzi facessero ingresso nella mensa,
insolitamente affollata.
I
cuori di tutti parvero bloccarsi quando i nuovi venuti entrarono con
passo aggraziato, probabilmente consci del proprio fascino e
dell'effetto che avevano provocato.
“Quella
lì è Alice.” mormorò una
giovane dagli anonimi
capelli castani costretti in una coda altrettanto anonima alla
ragazza seduta accanto a lei, al tavolo centrale nella sala.
Con
un rapido cenno del capo, aveva indicato una specie di folletto
umano, con la faccia furba e i corti capelli neri scompigliati.
Alice, appunto, si muoveva quasi a passo di danza lungo il bancone
della mensa, reggendo il vassoio con una sola mano. Sulla sua faccia
perfetta si notava un sorrisetto divertito: probabilmente sapeva di
essere al centro delle conversazioni.
Il
ragazzo alto e slanciato dietro di lei, sembrava particolarmente
coinvolto da una conversazione con la ragazza che teneva per mano,
una bellezza bruna che non pareva molto felice di essere al centro
dell'attenzione di tutti.
“Quelli
sono Edward e Bella.- continuò la sua spiegazione la ragazza
al centro della sala rivolta all'amica- Stanno insieme. Così
come Alice e Jasper, uno dei due gemelli, che vanno già al
college. Sua sorella Rosalie, la supermodella bionda che abbiamo
visto qualche giorno fa, invece è già sposata con
Emmet, il fratello di Alice ed Edward!”
Finito
di parlare sorrise soddisfatta. Aveva fatto il diavolo a quattro per
avere tutte quelle informazioni, ed era stata una vera fortuna che il
negozio alimentare di sua madre si trovasse proprio a pochi passi dal
nuovo ipertecnologico ambulatorio del dottor Cullen.
“Sembra
la trama di Beautiful!” si lamentò una delle altre
ragazze
sedute al loro tavolo, il capo biondo chino su un quaderno pieno di
equazioni non risolte.
Le
sue amiche la ignorarono, troppo prese ad osservare l'ultimo membro
della famiglia, che stava prendendo posto in quel momento al tavolo
occupato dai fratelli.
“Quello
è Tim, il fratello di Bella.- disse saccente- Hanno anche
una
sorella più piccola, si chiama Nessie, e non sono adottati
come gli altri, ma solo in affido.”
Un
ragazzo bruno sbuffò contrariato “Sei davvero
sicura che
siano tutte impegnate, Amy?” domandò speranzoso.
Quella
annuì convinta, facendo sobbalzare la sua spessa coda di
cavallo “Fattene una ragione, Jack. Non c'è trippa
per
gatti.”
“Un
vero peccato che solo per voi ragazze si sia allargato il terreno di
caccia!” borbottò l'amico di Jack, scrollando le
spalle.
“Vi
dispiacerebbe smetterla?” sibilò di nuovo la
bionda, alzando
finalmente la testa.
Jack
sorrise compiaciuto, mentre l'altro non si fece sfuggire la ghiotta
occasione di punzecchiarla “Andiamo Morgan, non sarai
gelosa?Stanno
diventando più popolari di te, e sono qui solo da un
giorno!”
Morgan
fece un sorrisetto sarcastico, prima di fingesi teatralmente
sconvolta “Hai ragione Luke- frignò premendosi le
mani
contro il petto, per niente generoso- Come farò ora che non
sono più l'orfanella disperata della città? La
mia vita
non ha più senso!”
Luke
e Jack risero sguaiatamente nel guardare l'amica appoggiarsi una mano
sulla fronte e mimare un pianto disperato.
“Smettetela
di fare gli idioti!- sbottò Amy, stranamente agitata- Stanno
guardando da questa parte!”
Come
se non avesse mai parlato, Morgan continuò nella propria
pantomima, ma ahilei il suo pubblico aveva perso tutta la voglia di
ridere.
“Accidenti,
Tim è un sogno.” sospirò la ragazza
riccia,
mangiandosi letteralmente con gli occhi uno dei più giovani
dei Cullen, un giovanotto atletico dai capelli castani leggermente
lunghi.
Non
era necessario indicare il colore degli occhi come caratteristica:
sebbene non fossero uniti da un legame di sangue, tutti i nuovi
arrivati erano accomunati dagli stessi incantevoli occhi ambrati.
Morgan
agitò la mano affusolata con fare non curante, talmente
velocemente che lo smalto viola sulle sue unghie corte sembrava una
macchia indistinta “Sì, sì, certo,
Marissa. Vi
sposerete e avrete tanti bambini. Qualcuno di voi può
aiutarmi
con gli esercizi di trigonometria o devo farmi venire una cera
orribile perchè mi diate retta?”
Di
certo la bionda alludeva al colorito cadaverico e alle terribili
occhiaie, altre caratteristiche che accomunavano tutti i Cullen.
“Sul
serio, se il professor Bennet mi sospende di nuovo mio fratello mi
metterà agli arresti domiciliari a vita!”
piagnucolò
tornando a fissare le incomprensibili serie di numeri sul proprio
quaderno.
Marissa
si lisciò il maglione, in un tentativo di rassettarsi non
proprio velato, prima di rispondere “Andiamo Morgan: Louis
deve
smetterla di trattarti come un infante. Hai diciassette anni
ormai!”
“Vaglielo
a spiegare.” borbottò contrariata.
Nessuno
parve darle ascolto però, dato che Amy e Marissa di erano
immerse di nuovo in una conversazione sull'angelica bellezza dei
nuovi venuti, mentre Jack e Luke discutevano preoccupati dalla
probabile rivalità che i Cullen avrebbero potuto dargli
anche
sul campo da gioco.
“E
quel bestione chi diavolo è?” proruppe Luke non
appena un
energumeno dalla pelle scura entrò con ampie falcate nella
sala mensa.
Gli
altri quattro alzarono lo sguardo, seguendo la direzione di quello
dell'amico, e videro quello che sembrava più uno studente di
college che un liceale. Con passo ciondolante si diresse al tavolo
dei Cullen.
“E'
Jacob Black. È loro parente, dev'essere un cugino, o
giù
di lì!” spiegò Marissa, squadrando
attentamente anche
il nuovo arrivato.
Anche
Morgan si concesse di nuovo un'occhiata in direzione della famiglia
più in voga del momento. “Dev'essere anche un
pluriripetente
e...urgh!”
“Che
c'è Morgan?” domandarono all'unisono, preoccupati,
Jack e
Luke.
La
bionda si tappava il naso con una mano e aveva iniziato a fare
smorfie piuttosto ridicole.
“Questo
tanfo terribile!- riuscì a spiegare dopo un pò-
Non lo
sentite?”
I
suoi amici si guardarono intorno straniti, cercando di percepire
l'odore che la disturbava tanto.
“Non
c'è niente di diverso, Morgan.- borbottò Amy,
facendo
roteare gli occhi- La cucina della scuola non ha mai avuto un profumo
invitante.”
“Stavolta
è peggio.” ribadì, poco prima di
alzarsi e uscire
dalla sala.
“Ow...Quella
ragazza puzza quasi come voi!” si lamentò Jacob,
sedendosi
al tavolo dei Cullen, non appena al suo naso arrivò lo
spostamento d'aria causato dai movimenti rapidi di Morgan.
Edward
sorrise, scoprendo una fila di denti bianchissimi e perfetti
“Buffo.
È la stessa cosa che pensa di te.”
spiegò con il suo
tono vellutato.
“Povero
Jake- lo assecondò Bella, stringendo un poco la mano del
compagno- hai già perso una fan!”
“Certo,
certo. Come se la cosa potesse interessarmi.”
sbottò il
giovane indiano, assumendo una posa rilassata e di certo poco
educata.
Tim
sbriciolò senza interesse delle patatine che aveva nel
piatto.
Il solo sentire l'odore di quel cibo da umani gli faceva venire il
voltastomaco “Come se davvero avessimo l'occasione di fare
amicizia
con qualcuno. O di avere una vita normale.”
Edward
roteò gli occhi, Alice sbuffò e Bella
sospirò
prima di azzardare una risposta.
Solo
Jacob continuava imperterrito ad ingozzarsi, ben intenzionato a
finirsi da solo tutto il cibo che si trovava su quel tavolo.
“Tim,
te lo abbiamo spiegato un sacco di volte: non dobbiamo dare
nell'occhio.- disse con tono paziente- Ne va della sicurezza di noi
tutti.”
Capiva
come poteva sentirsi: era stato l'ultimo di loro a trasformarsi, poco
più di tre anni prima, e sentiva fortemente la mancanza
della
sua vita da umano.
Il
ragazzo si limitò ad annuire, facendo così
ondeggiare i
suoi capelli castani.
Non
era stato facile il suo primo anno da vampiro. Se non fosse stato per
Carlisle e tutta la sua famiglia sarebbe diventato di certo un mostro
assassino assetato di sangue.
Eppure
non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che forse sarebbe
stato meglio che Bella l'avesse lasciato a morire nella sua macchina,
anziché condannarlo a quella vita.
Ed ecco a velocità
supersonica il primo capitolo, ma non abituatevi troppo.
Allora: mi farete sapere che ne pensate della mia storia?Ho visto che
hanno letto in molti ma nessuno ha espresso la propria opinione.
In ogni caso, spero che sia di vostro gradimento: la famiglia Cullen si
è trasferita nell'inospitale Alaska ed alle sue fila si
è aggiunto Tim, un vampiro molto giovane e molto
attaccato alla propria libertà di azione.
Fatemi sapere che pensate della storia. Un bacio JoJo
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Capitolo 3 *** Lezione di Matematica ***
Lezione di matematica
Lui
la matematica la odiava.
C'era
una sola differenza da quando era diventato vampiro: da quel momento
aveva iniziato a capirla, ma non per questo poteva dire di aver
cambiato atteggiamento nei confronti di quella che riteneva la
più
fastidiosa e insulsa, fra tutto quel branco di nozioni altamente
elementari che era costretto imparare in quella scuola.
Lanciò
un'occhiata dietro di sé: Edward e Bella erano
lì, a
guardarsi languidamente negli occhi, come al solito.
Si
rigirò, con una smorfia disgustata.
Vivere
con i Cullen era la peggiore delle torture a cui si era sottoposto,
da quando aveva iniziato la sua vita da vampiro.
Coppie
felici.
Fortuna
che c'era Reneesme, ancora troppo piccola per pensare a questi
aspetti della vita.
Certo,
ancora qualche anno e di sicuro si sarebbe buttata fra le braccia di
un Jacob scodinzolante.
Letteralmente.
Un
piccolo colpetto lo fece girare di nuovo verso Edward
“I
tuoi pensieri mi disturbano.” lo avvertì il
ragazzo dai
capelli color bronzo.
Scrollò
le spalle e ritornò a guardare davanti a sé, non
prima
di aver analizzato attentamente tutte le persone presenti in classe.
Una
ragazza riccia continuava a guardarlo con occhi sognanti,
bisbigliando all'amica seduta di fianco a lei quanto fosse
incredibilmente bello. I due ragazzi seduti di fronte a loro, invece,
borbottavano qualcosa riguardo alla squadra di hockey.
Storse
la bocca. Preferiva di gran lunga il football, ma che poteva farci:
era in Alaska.
“Lieto
che abbia deciso di degnarci della sua presenza, signorina
Roberts.”
sbottò il professor Bennet, non appena Morgan
entrò
nell'aula.
Ancora
con occhi annoiati Tim si ritrovò a scrutare la nuova
arrivata
che lo osservava a sua volta stringendo gli occhi, apparentemente
infastidita.
Perfetto,
si ritrovò a pensare, pare che la mia nuova compagna di
corso
mi adori di già.
“Ma
si figuri.” rispose la biondina, strappando una sghignazzata
alla
classe.
Con
passi piccoli e aggraziati, per lo meno per un essere umano, gli
venne incontro e si sedette proprio accanto a lui.
Non
appena arrivò girò la testa di scatto,
improvvisamente
interessato dal libro che si trovava davanti.
Azzardò
a prendere una boccata d'aria: aveva preso l'abitudine di smettere di
respirare quando un umano gli si avvicinava troppo.
L'odore
della “signorina Roberts”, come l'aveva chiamata il
professore,
era buono, come quello di tutti gli umani, ma non aveva
alcunchè
che potesse spingerlo a rompere il giuramento fatto a Carlisle di non
attaccare nessuno e tanto meno di fare una strage in un' aula
scolastica.
Cominciò
a respirare regolarmente e sentì dietro di sé
Edward e
Bella tirare un respiro di sollievo.
“Io
sono Morgan.”
La
voce della sua compagna di banco gli arrivò improvvisa alle
orecchie. Era una voce cristallina, forse un po' troppo acuta, e
sembrava appartenere a una persona che si divertiva ad usarla per
prendersi gioco di chi le stava intorno.
“Timothy
Swan- si presentò educato, evitando di stringerle la mano-
Puoi chiamarmi Tim.”
La
ragazza annuì distratta.
“Senti,
te lo dico subito: sono una frana in matematica, se ti occorre aiuto
o altro io non...”
“Io
sono piuttosto bravo invece. Posso darti una mano se vuoi.”
si
propose Tim, interrompendola, e offrendole un sorriso solare.
Morgan
strizzò un poco gli occhi verde pino: ok, non era affatto da
lei, ma doveva ammettere che quel tipo aveva un sorriso da urlo
“Grazie, non ne ho bisogno.”
“Ma
se hai appena detto che sei una frana in matematica?”
protestò
Tim, aggrottando la fronte perfetta.
“Sono
una frana che preferisce essere una frana da sola, piuttosto che
essere aiutata da qualcuno.-spiegò la ragazza, scrollando le
spalle e voltandosi verso la cattedra- Credo sia colpa
dell'orgoglio.”
Il
professor Bennet aveva scarabocchiato qualcosa alla lavagna, nella
sua calligrafia illeggibile, e ora stava spiegando con un entusiasmo
che qualsiasi studente trovava fuori luogo ad una lezione di
matematica, una qualche regola astrusa.
“Signorina
Roberts c'è qualcosa che vuole condividere con il resto
della
classe?” domandò, senza nemmeno voltarsi, sapendo
già
chi fosse la fonte primaria e più problematica del brusio
alle
sue spalle.
La
bionda sbuffò. Quella volta non era affatto colpa sua!
“Uhm...Non
saprei. Potrei recitare una poesia se per lei va bene?”
ribatté
con sarcasmo.
Tim
strabuzzò gli occhi. A quando pare aveva a che fare con una
ragazzina ribelle.
Probabilmente
era una figlia di papà, talmente viziata da pensare di poter
fare ovunque la principessa e di poter avere ai propri piedi
chiunque.
Gli
sarebbe piaciuto sapere se il proprio quadro era abbastanza accurato.
Il giovane vampiro si voltò verso Edward il quale si
limitò
a scuotere la testa, facendo ondeggiare lievemente i suoi capelli
color bronzo.
Da
dietro gli spessi occhiali in tartaruga, il professor Bennet
lasciò
roteare i propri occhi, prima di puntarli di nuovo, insofferenti,
verso quell'alunna complicata.
“In
realtà, pensavo a qualcosa di più costruttivo-
sospirò,
rassegnato- Che ne dice di mostrarmi i compiti che le avevo assegnato
la scorsa settimana?”
Morgan
storse la bocca, sentendosi leggermente colpevole.
Era
la quinta volta che non eseguiva i compiti di matematica e, per
l'ennesima volta, era stata scoperta dal professore. Cominciava a
pensare che quel tizio scialbo e con un gusto estetico pessimo,
potesse possedere qualche dote soprannaturale.
Tim
le lanciò un'occhiata accorata. Se non fosse stato un nuovo
arrivato e avesse avuto quello che il professore stava chiedendo alla
sua compagna di banco, probabilmente glielo avrebbe allungato. Almeno
si sarebbe fatto un'amica al di fuori della famiglia Cullen.
Quella
storia del: siamo un clan di vampiri incredibilmente affiatati, lo
stava cominciando ad indispettire non poco.
Per
fortuna si erano trasferiti di nuovo...Dopo l'isolamento forzato a
cui era stato sottoposto per sedare il desiderio di sangue e il
successivo addestramento per imparare a convivere con gli umani,
aveva assolutamente bisogno di vedere gente nuova. Non che stare dai
Cullen fosse poi così male, ma erano tutti così
dannatamente perfetti ed in armonia con il mondo!
Timohty
era stato trasformato in vampiro pochi anni prima e non aveva ancora
dimenticato tutto ciò che aveva perso nel cambio da una vita
mortale ad una immortale.
Una
delle cose che gli mancavano era ad esempio comportarsi da
irresponsabile.
Come
poteva farlo se tutti intorno a lui lo guardavano come se fosse un
semi-dio e se i suoi genitori e fratelli adottivi lo avrebbero
rimproverato sgranando i loro occhi dorati e spiegandogli pacatamente
quanto un solo passo falso sarebbe stato un danno irreparabile per
tutti loro?
Sentì
un leggero colpetto alle gambe della sua sedia.
Tipico.
Il metaldetector di pensieri formato vampiro aveva sentito tutto. Di
nuovo.
“La
scusa del cane che mi ha mangiato i compiti è ancora
utilizzabile?” azzardò intanto la ragazza cercando
di
assumere l'espressione più angelica a cui potesse arrivare.
“Spiacente,
ma questa se l'è giocata settimana scorsa.”
rispose il
professor Bennet sospirando stancamente e sedendosi di nuovo alla
cattedra.
Stavolta
non poteva farne a meno: certo, lui poteva anche essere l'uomo
più
paziente del mondo ma quando era troppo era troppo. Stavolta
l'avrebbe spedita dal preside.
Stava
appunto per aprire bocca per farle una sonora strigliata quando un
inconfondibile dlin-dlong lo interruppe.
“La
signorina Morgan Roberts è desiderata nell'ufficio del
preside
Charlton.” annunciò l'altoparlante.
Il
professor Bennet sospirò e si passò rassegnato
una mano
fra i radi capelli.
“Nell'ufficio
del preside- commentò Tim a bassa voce- Sei una cattiva
ragazza, Morgan?”
La
ragazza ignorò il suo commento.
“Posso
andare?” domandò invece, mordendosi le guance
dall'interno
per cercare di non ridere della propria, sfacciata, fortuna.
“Certo,
certo.- borbottò il pover uomo prima di rivolgersi ad un
altro
studente- Puoi venire tu, Thompson, a far vedere la soluzione degli
esercizi?”
Mentre
un ragazzino dall'aria di primo della classe si dirigeva con passi
pesanti verso l'insegnate, Morgan indugiò un po', in piedi
di
fianco al proprio banco.
“Perchè
la nostra convivenza da compagni di banco fili liscia, Swan, devo
dirti una cosa.” disse con un'espressione resa seria dalle
sopracciglia aggrottate.
Il
giovane vampiro strizzò gli occhi, leggermente divertito da
quella formalità “Sono tutt'orecchie.”
“Quello
vicino alla finestra è il mio posto.”
spiegò
lapidaria la ragazza, mentre si infilava a tracolla la borsa color
kaki.
“C'è
scritto il tuo nome?” la sfidò Tim, alzando un
sopracciglio.
Tutta
quella spavalderia non parve intimorire per niente la biondina
“In
effetti...sì.”
Sporse
la mano verso di lui e ticchettò per un paio di volte
l'indice
sopra una scritta che aveva fatto qualche giorno prima con il
pennarello indelebile.
A
chiare lettere, sul ripiano inferiore del banco, c'era scritto:
Morgan Roberts.
“Oh.
- commentò Tim, senza riuscire a trattenere un sorriso
sornione- Allora sei davvero una cattiva ragazza: rovinare
così
le proprietà della scuola, davvero sconveniente.”
Morgan
stava per rispondere a modo, ma la voce del professor Bennet le
impedì di farlo.
“Signorina
Roberts!” tuonò l'uomo, facendo sobbalzare la
maggior parte
degli studenti.
“Ricevuto,
ricevuto.- sbottò la ragazza, alzando le braccia in segno di
resa- Me ne vado.”
Quando
poi sbattè alle proprie spalle la porta dell'aula, Tim aveva
ancora stampato in faccia un sorrisetto compiaciuto.
Forse,
pensò, aveva finalmente trovato un motivo per rivalutare la
matematica.
Ed ecco qua il secondo capitolo
ufficale...Iniziamo un pò a conoscere due dei nuovi
personaggi che ho inserito nella storia, ma ne mancano ancora un
pò, senza contare ovviamente i personaggi originali! Che ne
pensate? Fatemi sapere!
Baci JoJo
alice brendon cullen
: il primo commento!wow!sono contenta che la storia ti interessi e,
et-voilà!, ho postato abbastanza alla svelta, non trovi?
Alla prossima!
yle_cullen
: Grazie, sono contenta che ti piaccia il mio stile di scrittura ed
anche la storia! Al prossimo capitolo, bye!
Inoltre un infinito grazie a fata93
e youngacrtess
che hanno messo la
storia fra le seguite e anche a alice brendon cullen,
yle_cullen e PATRIZIA70
che l'hanno messa fra le
preferite!
Al prossimo capitolo!Bye!
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Capitolo 4 *** Nuove conoscenze ***
Nuove conoscenze
Per
il signor Thompson quella era una giornata che si preannunciava
decisamente proficua.
Il
vecchio signor Thompson era il proprietario dell'unica edicola di
Akiak e gestiva quel piccolo chiosco pieno di riviste e quotidiani da
più di venticinque anni.
Nonostante
ciò non si era ancora rassegnato alla quasi totale
indifferenza dei suoi concittadini verso La Gazzetta di Akiak, il
più
importante, nonché unico, quotidiano che si occupava della
cronaca locale della città e dei suoi dintorni.
Immancabilmente,
da quando aveva preso le redini del negozio lasciatogli in
eredità
dal padre come una specie di feudo moderno, sul bancone rimaneva una
pila solitaria di giornali, snobbati dalla maggior parte dei clienti.
E spesso quelle povere copie della Gazzetta a cui teneva tanto
diventavano -ahilui- un semplice combustibile che andava ad
alimentare il suo camino.
A
dispetto di tutto ciò però, in quel momento il
signor
Thompson stringeva fra le mani l'ultima copia della Gazzetta di Akiak
e stava per l'appunto consegnandola fra le mani diafane di una
ragazza mora, dall'acconciatura un po' retrò e dei grandi
occhi blu sognanti.
Non
era stupito di quel improvviso interesse per la cronaca locale.
In
prima pagina, immortalato nella sua divisa da guardiacaccia, e con
stampato sul viso quel sorriso aperto e sincero, Greg Roberts
sembrava un fotomodello. Accanto a lui svettava un articolo che
occupava da solo metà pagina, e una piccola nota rimandava
addirittura all'interno del giornale.
Certo,
non che al genere femminile che aveva improvvisamente desiderato
conoscere le ultime novità riguardanti la città
interessasse davvero ciò che era scritto nell'articolo, ma
la
cosa era da considerarsi notevole in ogni caso.
“Mettiamo
fine al controllo predatorio:Akiak contro il massacro dei
lupi.”
lesse una voce profonda e musicale.
Il
signor Thompson alzò il volto spaesato e si
ritrovò di
fronte il volto da attore di Hollywood del dottor Carlisle Cullen, il
nuovo medico della città, arrivato da poco con la sua
numerosa
famiglia.
Come
aveva fatto a non accorgersi del suo arrivo?Eppure il pavimento
cigolava come al solito.
“Sembra
un articolo interessante- continuò il dottore- potrei avere
una copia di questo giornale?”
Il
signor Thompson scosse la testa rammaricato “Mi dispiace, ma
ho
appena venduto l'ultima copia.- si scusò- Ho un altro
giornale
nazionale, va bene lo stesso?”
Carlisle
gli rivolse un sorriso gentile mentre annuiva “E
così quello
è il capo dei guardiacaccia di Akiak?”
“L'unico,
in realtà.- spiegò l'edicolante, mentre cercava
in
cassa gli spiccioli necessari per dare il resto al nuovo arrivato- La
guardia forestale lavora su tutta la zona, ma gli agenti locali sono
davvero pochi. Fortunatamente Greg compensa brillantemente con la sua
presenza: è molto bravo nel suo mestiere.”
“Roberts.-
lesse di nuovo, meditabondo, il dottor Cullen-Mi pare di aver
già
visto questo nome da qualche parte.”
Il
signor Thompson agitò in aria la mano “Sicuro!La
libreria
della città ha questo nome, ed anche l'allevamento di cani
da
corsa. I fratelli Roberts sono quattro e ognuno ha
un'attività
diversa.”
Carlisle
strizzò leggermente gli occhi dorati “Ne ha
nominate solo
tre, però.” gli fece notare.
“Morgan,
la più giovane va ancora scuola.- continuò l'uomo
con
l'aria di chi la sa lunga- Ma le posso giurare che presto
diventerà
una campionessa di hockey. Magari farà amicizia con i suoi
ragazzi, al liceo.”
Il
biondo vampiro gli rivolse un sorriso tirato “Lo spero. Ma i
miei
ragazzi sono molto riservati.”
Thompson
si passò una mano fra i capelli brizzolati “Buon
per loro.
Non è che sia una buona compagnia. È
molto...lunatica.”
Aveva
pronunciato l'ultima parola come se avesse detto che era una
spacciatrice di eroina, ed a Carlisle quel tono non sfuggì.
“Beh,
grazie per il giornale.- si congedò infine il dottore- E
buona
giornata.”
Uscì
da quel minuscolo negozio ancora prima che l'altro potesse rendersi
conto che se ne stava andando.
Akiak
non era male come città, pensò.
Gli
abitanti non erano molti e sembravano tutti ben disposti verso di
loro, il clima era freddo e il sole faceva capolino così
raramente da quelle coltri di nubi bianche e spumose come zucchero
filato che non dovevano preoccuparsi di doversi rintanare in casa per
troppo tempo, e in più c'era la vicinanza con il clan di
Denali.
Carlisle
era piuttosto soddisfatto di aver trovato una nuova casa con
così
tanti vantaggi.
Aveva
acquistato una grande baita poco fuori città, completamente
immersa dalla natura e abbastanza fuori mano da poter essere al
sicuro da qualsiasi sguardo indiscreto. Esme si era subito messa
all'opera per ristrutturarla e per apportare diverse modifiche
all'edificio e dato che c'era Rosalie ad occuparsi di Reneesme mentre
Bella era a scuola, aveva anche tutto il tempo necessario per finire
il proprio lavoro in pochissimo tempo.
C'erano
tutte le premesse perchè la loro permanenza ad Akiak
scorresse
tranquilla e serena come si aspettavano.
Ma,
d'altronde, si sa: non tutte le aspettative vengono soddisfatte, e in
quei giorni perfino il calmo e riflessivo Carlisle Cullen non
possedeva tutte le tessere necessarie per vedere l'immagine finale
del puzzle.
Dall'altro
lato della città, camminando nei corridoi dell'Akiak High
School mano nella mano con Bella, Edward Cullen si passò
lentamente la mano fra i folti capelli color del bronzo e
sbuffò
fra i denti.
A
sua moglie quel gesto non sfuggì.
“C'è
qualcosa che non va?” domandò, con la sua voce
melodiosa,
posando su di lui i suoi occhi color dell'oro.
Edward
scrollò le spalle “Stavo solo pensando.”
“A
cosa?” incalzò la vampira, continuando a camminare
al suo
fianco sotto lo sguardo ammirato degli altri studenti.
“Tu
credi che a Nessi piaccia l'Alaska?” domandò
quindi, con
espressione corrucciata.
Bella
non potè fare a meno si storcere leggermente la bocca per il
nomignolo con cui aveva chiamato la figlia. Di certo non lo trovava
più così insopportabile come agli inizi, eppure
ancora
non riusciva a sopportare che la sua splendida e bellissima figlia
avesse lo stesso soprannome del mostro di Lochness.
Sospirò
e fece roteare gli occhi “Non posso credere che tu ti stia
davvero
preoccupando per questo. Di nuovo.”
“Vorrei
tanto che abbia un'infanzia normale. Per quanto possibile,
intendo.”
si giustificò l'altro, con un sorriso imbarazzato sul volto
perfetto.
“Ma
lei non è una bambina normale, Edward.-disse conciliante- E
poi lei ha tutto quello che le serve: è felice. Non
c'è
alcun bisogno che tu ti crucci per niente.”
Il
vampiro annuì distrattamente e, come per rassicurare i
propri
pensieri, strinse leggermente di più il proprio braccio
muscoloso contro le esili spalle di sua moglie, che camminava al suo
fianco con espressione non del tutto serena. Aveva imparato a capire
per empatia quando il suo compagno aveva qualcosa che non andava, e
di solito sapeva esattamente cosa dire per fargli sparire ogni
dubbio.
“Ma
c'è qualcos'altro, giusto?” azzardò,
corrugando la
fronte.
Edward
contrasse la mascella squadrata e puntò gli occhi dorati
verso
un punto preciso del corridoio.
Bella
seguì la direzione del suo sguardo finchè non
incontrò
la figura smilza di una ragazza bionda che se ne stava immobile di
fronte al proprio armadietto.
Anche
Morgan li guardò per qualche secondo di troppo, e dopo
ritornò
a rimettere in ordine i propri libri, ascoltando distrattamente le
parole che la sua amica, in piedi di fianco a lei, le vomitava
nell'orecchio velocemente mentre con due mani abili raccoglieva in
una treccia i propri lunghi capelli castani.
“La
compagna di banco di Tim-borbottò Edward con tono
meditabondo-Ha una mente piuttosto interessante.”
La
giovane vampira alzò un sopracciglio perfetto
“Interessante?”
“Già.
È come se fosse formata da tanti scompartimenti
perfettamente
ordinati e sigillati. Nessuno dei suoi comportamenti è
davvero
spontaneo, ma frutto di un piano preestiente nella sua
mente.”
spiegò, tornando a fissare i propri occhi dorati in quelli
dello stesso colore della moglie.
“Strano,
mi ha dato un'impressione completamente diversa.- ammise Bella,
scrollando le spalle- Sembra una ragazza impulsiva e ribelle.”
“Invece
è estremamente razionale e
poi...”continuò il
vampiro, con tono meditabondo.
“Cosa?”
incalzò lei curiosa.
“Non
so. Sono convinto che ci sia qualcosa che mi sfugge.”
Bisbigliò
quelle parole, di modo che nessun altro oltre a Bella potesse
sentirle, proprio mentre oltrepassavano la ragazza bionda che,
camminando nella direzione opposta a quella in cui si dirigevano
loro, li aveva affiancati per qualche istante.
“E'
solo una studentessa di liceo-gli ricordò la vampira- quale
arcano segreto potrà nascondere?”
Edward
strinse le labbra, pensieroso.
“Hai
forse trovato qualche elemento che suggerisca una sua appartenenza al
mondo soprannaturale?” continuò allora Bella,
vedendolo così
incerto.
Il
vampiro tacque per qualche secondo e sua moglie desiderò
ardentemente di poter condividere il suo dono di leggere nella mente.
“No.”
concluse infine, mettendo fine a quella discussione.
La
camminata di Morgan Roberts faceva girare la testa. Letteralmente.
Fin
da quando aveva iniziato il liceo ad Akiak, poche settimane dopo
essersi trasferita in quella minuscola e sperduta cittadina
dell'Alaska, il suo incedere fiero e sicuro aveva suscitato un misto
di ammirazione e timore nei suoi compagni di scuola.
Nemmeno
l'arrivo dei Cullen l'aveva fatta retrocedere nella non ufficiale
classifica del passo più accattivante.
Certo,
la bionda non possedeva la grazia innata che faceva sembrare che
Alice danzasse piuttosto che camminare, e nemmeno l'eleganza senza
pari che conferiva a Bella la stessa andatura di una top
model...Tuttavia l'incedere di Morgan Roberts poteva considerarsi uno
degli eventi più particolari che si verificassero nei
corridoi
della Akiak High School.
Marissa
Rentford, Lucy Ferguson e Amy McFly ogni pomeriggio alla fine delle
lezioni le si affiancavano fiduciose, sperando di ricevere almeno la
metà delle attenzioni riservate alla loro bionda amica e di
riuscire almeno in parte ad imitare quella sua camminata fluida.
Eppure,
per quanto ormai ci provassero da quasi tre anni, i loro propositi
non erano rimasti che semplici sogni.
All'inizio
si erano fatte da parte come tutti gli altri studenti. Essendo Morgan
una nuova arrivata in città, ed essendo quello il primo anno
di liceo, le loro paure di ritrovarsi fianco a fianco con una ragazza
che sarebbe potuta benissimo essere una svalvolata non era in cima
alla loro lista dei desideri.
Non
c'era voluto molto, però, perchè tutti in
città
bramassero diventare amici di uno qualsiasi dei membri della famiglia
Roberts. Probabilmente era per via del loro aspetto sconvolgentemente
perfetto e per il fascino irresistibile di ciascuno dei quattro
fratelli. Fu da allora che Morgan smise di camminare sola per i
corridoi.
E,
da allora, la popolarità di Morgan non era mai stata messa
in
discussione da nessuno...
...fino
a quel giorno.
“Allora,
Morgan: pare proprio che tu abbia dei nuovi concorrenti al tuo ruolo
di Miss Akiak.” la schernì Jack.
“Ruolo
che esiste solo nella tua testa.” si lamentò la
ragazza,
facendo roteare gli occhi.
Le
altre tre ragazze, ridacchiarono deliziate da quel battibecco,
prendendo tuttavia le parti del giovanotto dai corti capelli a
spazzola.
“Io
lo darei a Bella.- continuò Luke, che non sembrava
intenzionato a far cadere il discorso- Avete visto che
schianto?”
“Urrà
per la nuova reginetta, allora.” Il tono piatto di Morgan, la
diceva lunga su come l'argomento la interessasse.
In
realtà il primo dei suoi pensieri in quel momento era quello
di uscire da quella scuola che le stava decisamente cominciando a
dare sui nervi, andare a recuperare suo fratello e poi tornarsene a
casa per una sana e tranquilla serata in famiglia.
Sì,
era proprio quello di cui aveva bisogno. Probabilmente così
si
sarebbe tolta dalla testa quel sorriso assurdamente bello...
E
finalmente il giorno dopo ci sarebbe stata la partita di hockey
così
avrebbe potuto scaricare sugli ignari avversari tutto lo stress in
eccesso. E tanti cari saluti a Tim Swan!
“Ehy
Morgan, non vieni con noi all'allenamento?” chiesero
preoccupati i
due ragazzi, vedendola dirigersi nella direzione opposta a quella del
palazzetto del ghiaccio.
Per
tutta risposta la ragazza si limitò a scrollare il capo,
facendo ondeggiare i boccoli dei suoi lunghi capelli biondi.
“Il
mister ti ammazzerà!” la rimbeccò Luke
e subito Jack
gli diede man forte.
“Domani
c'è la partita” addusse, sperando di convincerla,
ma Morgan
alzò le spalle noncurante, come se la cosa non la
riguardasse
più di tanto.
Amy
odiava quando l'amica faceva così! Era, secondo lei,
l'ennesimo modo per attirare l'attenzione generale su di sé,
fingendo di non interessarsi mai di niente e nessuno all'infuori di
se stessa.
Di
certo Amy, che era un po' invidiosa del successo della bionda, non
poteva sapere che quello era il vero e autentico carattere
dell'amica...Certo, peggiorato da alcune regole fraterne a cui non
poteva sottrarsi.
“Beh,
noi andiamo a vederlo l'allenamento!- sbottò quindi la
ragazza, voltandole le spalle e prendendo a braccetto Lucy e Marissa-
Ci teniamo alla nostra squadra, noi!”
Il
gruppetto si allontanò compatto,lasciandola così
sola
nel parcheggio trafficato e brulicante di gente della scuola.
Vedendola
comportarsi in quel modo, Morgan riflettè per qualche
secondo
su quale fosse il comportamento più consono alla situazione.
Avrebbe dovuto correrle dietro e staccarle la testa di netto, oppure
ridere del suo comportamento infantile?
Inspirò
profondamente e espirò solo diversi secondi dopo.
Sapeva
controllare i propri istinti sbagliati, eppure ogni volta sentiva il
bisogno di calmarsi più del necessario.
Inspirò
di nuovo e, mentre ispirava, dalle sue spalle sentì il
fragoroso rumore di alcuni freni.
Un
pò in ritardo, ma ecco qua il nuovo capitolo!Fra un
pò faremo conoscenza anche degli altri nuovi personaggi,
ovvero i fratelli di Morgan, e approfondiremo la conoscenza del nuovo
membro della famiglia Cullen!
Per ora, eccovi una foto di quella che penso possa essere una Morgan
ideale:
Che
ne pensate?io trovo sia perfetta con quell'aria un pò
snob!Nel prossimo capitolo metterò un'immagine di Tim!
Ah, grazie a chi ha letto la storia e l'ha messa fra i preferiti o le
seguite!
Al prossimo capitolo, baci, JoJo
(Magari potreste anche lasciare un commentino, che ne dite?
;-)
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Capitolo 5 *** Chiacchiere ***
Chiacchiere
Il
problema del nostro tempo è che tutti hanno voglia di
parlare,
ma
chi ha davvero qualcosa da dire?
_
Alessandro Guardiani _
Quando
Bella ed Edward raggiunsero gli altri al parcheggio, fra i membri
della loro famiglia era in corso una discussione che aveva come
protagonisti, come al solito, Tim e Jacob.
Timothy
era stato l'ultimo ad unirsi alla loro famiglia: dopo i primi tempi
in cui era stato tenuto isolato e sotto controllo da Jasper, gli era
stato permesso di entrare ufficialmente a casa Cullen.
Quel
giorno, ben stampato nella memoria di tutti, il neo vampiro non aveva
affatto perso la testa per il dolce sangue della tenera Reneesme ma,
incredibilmente, si era infuriato come un matto per la presenza di
Jacob.
Era
stata una scena incredibilmente surreale, lui, Tim, che ignorava
ancora la maggior parte delle regole dei vampiri, aveva individuato
immediatamente il suo nemico più mortale e aveva cercato di
attaccarlo.
Emmet
non aveva fatto troppa fatica a trattenerlo, ma da allora i
battibecchi fra i due si erano ripetuti talmente spesso da essere una
routine.
Ed
infatti, ancora una volta, stavano litigando.
Bella
si morse le labbra per non ridere. Perlomeno, pensò, non
erano
ancora arrivati a picchiarsi.
“Non
lamentarti, Jacob.- stava sbuffando Tim con sguardo annoiato- Non
è
colpa di nessuno se sei solo uno stupido cane incapace anche di fare
la guardia.”
“Certamente
è meglio che essere una sanguisuga come te!”
ringhiò
l'altro, ma la sua voce fu coperta da quella cristallina e acuta di
Alice.
“Grazie
al cielo siete arrivati!” trillò felice, alzandosi
dal
cofano della macchina, sopra al quale era comodamente seduta a gambe
incrociate.
“Non
mi lascerai mai più sola con questi due insieme, vero
Bella?”
implorò poi, mettendosi di fianco alla sua migliore amica.
La
bruna si limitò a sorridere ed annuire conciliante.
“Dovreste
finirla con questa storia. - li ammonì Edward facendo cenno
agli altri di salire in macchina-Anche Rosalie ha imparato ad
apprezzare Jacob.”
Prima
di chiudere la portiera del posto di guida Tim alzò un
sopracciglio scettico.
“Ok.
Ha quasi imparato ad apprezzare Jacob.- rettificò, causando
una risatina di Bella e Alice- Quello che sto cercando di dire
è
che convivere pacificamente è possibile, Timothy.”
Il
giovane vampiro al posto di guida fece una smorfia, e poi accese il
motore dell'Hammer, una passione che condivideva con Emmet.
“Non
vedo perchè tu rivolga queste prediche soltanto a
me!” si
lamentò digrignando i denti perfettamente bianchi.
“Forse
perchè te sei l'ultimo arrivato in famiglia e
perchè
prima di te la vita era praticamente perfetta.”
buttò fuori
tutto d'un fiato Jacob, senza pensarci troppo.
Nella
macchina per un breve istante calò un silenzio di tomba.
Dopo
di che, Edward ringhiò furente per il poco tatto del
licantropo, Bella borbottò al suo migliore amico di come si
stupisse ancora del fatto che fosse sprovvisto di un filtro fra
cervello e corde vocali e Alice disse semplicemente “Occhio
all'umana.”
“Stai
più attento la prossima volta.- sbottò Morgan,
puntandosi le mani sui fianchi coperti dal cappotto bianco
immacolato- Stavi per farmi schizzare del fango sugli
stivali.”
L'uomo
al volante sospirò rassegnato. La conosceva da sempre eppure
ogni volta si stupiva del suo attaccamento reverenziale verso gli
abiti. Anzi, verso gli abiti costosi.
Abbassò
il finestrino con la manovella manuale, dato che l'auto che gli era
stata fornita dallo stato non aveva certo fra le sue qualità
quella di essere tecnologicamente avanzata e si sporse all'esterno,
in quel freddo e umido pomeriggio autunnale.
“Ciao
anche a te, sorellina cara.” la salutò, facendosi
scivolare
dal naso gli occhiali da sole modello aviatore.
La
bionda si specchiò negli occhi grigi del suo interlocutore
“Sorellina cara che ho tentato di investire, per essere
precisi.”
Greg
scosse la testa facendo ondeggiare i folti capelli corvini
“Io ti
vengo a prendere a scuola e tu mi tratti così?Mi ferisci
Morgan, davvero.”
La
ragazza distese le labbra in un sorriso obliquo
“C'è sempre
qualcosa sotto quando fai troppo il fratellone premuroso. Prima di
salire su quella macchina vorrei essere messa a conoscenza di tutte
le variabili che ti hanno portato a questa decisione.”
Greg
si tolse il cappello da guardia forestale e scese dall'auto, subito
dopo aver spento il motore, e squadrò la sorella per qualche
lungo secondo.
“Non
è troppo corta quella gonna?” domandò
accigliato.
La
ragazza fece roteare gli occhi “Focalizza, Greg, focalizza.
Ti
avevo domandato perchè sei qui, ricordi?- sbottò,
incrociando le braccia al petto- E poi, questa gonna è
perfetta:mica vorrai che vada in giro vestita come una suora, vero?Se
non fosse per me la maggior parte delle ragazze della scuola
andrebbero ancora in giro vestite come boscaiole mancate!”
“E
poi sono io quello che deve focalizzare?” la
punzecchiò
l'altro, alzando un sopracciglio scuro.
Morgan
sbuffò indispettita “Ok. Ricominciamo la
conversazione.”
propose.
Greg
annuì sorridendo. Amava come le loro conversazioni non
seguissero mai un filo logico: con lei si sentiva per qualche secondo
ancora un ragazzo e non solo un capo famiglia responsabile.
“O
santo cielo!Greg, il mio fratello maggiore nonché
guardiacaccia di zona, è passato davanti alla mia scuola
proprio all'orario di uscita degli studenti.- recitò,
fingendosi stupita come se lo avesse appena visto- Mi domando se
questa cosa possa avere qualcosa a che fare con me!”
Il
ragazzo moro ridacchiò “Non devo essere
così
melodrammatico anche io, vero?”
“Focalizza!”
ribadì Morgan, senza riuscire a trattenere un sorriso.
“D'accordo.
Morgan, io e te dobbiamo parlare.”
La
bionda fece cadere le braccia lungo i fianchi “Oh, no!- si
lamentò-
Non c'è niente di buono all'orizzonte quando dici quella
frase
in quel modo!”
“Che
ne dici di continuare questa conversazione in un luogo più
privato?”propose Greg, cingendole le spalle con un braccio
muscoloso e indicando col capo un gruppetto di studenti piuttosto
numeroso poco più in là.
Morgan
guardò dall'altra parte della strada dove, di fronte
all'enorme e scintillante macchina dei Cullen e a maggior parte dei
membri di quella famiglia, Lucy la guardava mentre saliva in
macchina.
In
effetti, se quello che doveva dirgli il fratello doveva rimanere
confidenziale, forse era meglio che si spostassero altrove.
Per
qualche secondo fece vagare lo sguardo sui membri della nuova
famiglia. Gli piaceva quella con l'aria da folletto- come le avevano
detto che si chiamava?Allison?Allie?Ah,Alice!- aveva un ottimo gusto
per i vestiti. Con un sorriso pensò che forse era lei che
sceglieva gli abiti di tutta la famiglia, visto gli accostamenti
perfetti sfoggiati da tutti, ma poi si ricredette immediatamente:
nessuno poteva essere così dispotico da imporre i propri
gusti
in quel modo, giusto?
Edward
e Bella erano uno in fianco all'altra, come se fossero legati quasi
fisicamente, mentre il gigante maleodorante teneva le braccia
incrociate e sembrava scocciato per qualche motivo.
A
quanto sembrava, anche il suo nuovo compagno di banco (modello
mancato per Abercrombie and Fitch) non era di umore roseo.
Si
portò una mano dalle unghie corte, ma curate e perfettamente
laccate, davanti alla bocca e con un gesto aggraziato mandò
alla sua amica un bacio volante prima di chiudere la portiera con
violenza con un sorriso smagliante in faccia.
La
macchina inchiodò proprio a pochi passi da Lucy Ferguson
che,
impallidita e visibilmente spaventata, se ne stava immobile in mezzo
alla strada con i grandi occhi azzurri spalancati.
Timothy,
al voltante, sbuffò sonoramente mentre gli altri stavano
già
scendendo dalla macchina per sincerarsi delle condizioni dell'umana.
“Oh,andiamo.-
sbottò, ancora di pessimo umore- Mi sono fermato a
più
di mezzo metro da lei!”
Alice
alzò gli occhi al cielo, esasperata, prima di intimargli di
comportarsi da persona civile.
Il
giovane vampiro sospirò e imitò i fratelli, che
si
erano disposti intorno alla ragazza per sincerarsi delle sue
condizioni.
Edward
le si rivolse con voce vellutata, mentre nella sua mente lesse che
era convinta di essere stata miracolata da chissà quale
tragica fine dovuta all'incontro con l'enorme cofano della loro auto.
“Ci
dispiace di averti spaventata, ma sei spuntata all'improvviso sulla
strada.”
Sorrise
conciliante, così come gli altri vampiri, facendo arrossire
vistosamente Lucy. Non aveva visto nessuno di così bello.
Forse i Roberts potevano competere con loro, ma non ne era certa.
“N-non
fa niente.- balbettò imbarazzata- Ho solo preso un bello
spavento, tutto qui.”
“Siamo
desolati.” ribadì Edward con espressione
costernata.
“Posso
chiederti come mai eri così di fretta da ignorare qualsiasi
norma del regolamento stradale?” continuò a
parlare Bella,
con un sorriso abbagliante sul volto.
Lucy
pensò che avrebbe ucciso per avere un sorriso del genere, e
poi si ricordò che non rispondere alle domande che le
venivano
poste la facevano sembrare una svampita e cercò di formulare
una risposta coerente “Beh, ecco io stavo
cercando...”
Non
concluse la frase, ma fece vagare lo sguardo per il resto del
parcheggio lasciandolo fermare infine sull'esile figura di Morgan
che, poco più in là, parlava animatamente con il
capo
locale della guardia forestale, che si era sporto dall'abitacolo
rivelando una testa bruna e un sorriso ampio.
C'era
qualcosa nell'aspetto di quei due che urlava al mondo che erano
fratelli di sangue.
“Morgan?”
concluse per lei Tim, senza sforzarsi troppo di togliersi di dosso
l'espressione imbronciata. Anche il volto di Jacob era scuro e Lucy
per qualche secondo si domandò il motivo dell'umore pessimo
dei due ragazzi e, soprattutto, se fosse umanamente possibile essere
così attraenti e allo stesso tempo così
arrabbiati.
“Greg.”
disse invece, con voce leggermente sognante, spiazzando tutti.
“Greg?”
ripetè Alice fingendosi confusa. In realtà aveva
già
capito che doveva trattarsi del fratello maggiore della compagna di
classe di Edward, Bella e Tim.
Imbarazzatissima
la ragazza si portò una mano davanti alla bocca, arrossendo
vistosamente “Cioè, v-volevo dire Morgan.
Sì,
M-morgan!” balbettò.
Ecco,
pensò, aveva appena fatto la figura dell'idiota.
Captando
i suoi pensieri le labbra di Edward si incresparono in un sorriso.
Lucy
deglutì rumorosamente e continuò a parlare
“S-stavo
cercando Morgan ma a quanto pare se ne sta andando con suo fratello.
Volevo solo dirle che ha dimenticato da me il suo libro di
letteratura e che per dopodomani è previsto un test quindi
forse le sarebbe servito.”
“Non
sembra molto preoccupata della cosa.” borbottò
Jacob.
La
bionda si strinse nelle spalle “Benvenuti nel fantastico
mondo di
Morgan Roberts dove niente è più importante delle
camicette firmate.”
Alice
mostrò un ampio sorriso “Già mi piace,
quella
ragazza.”
“Eccola,
se ne va!” piagnucolò Lucy, vedendo Greg
rimettersi al posto
di guida.
Per
qualche secondo, mentre si portava le mani alle labbra e schioccava
silenziosamente un bacio di saluto verso Lucy, Tim ebbe la netta
sensazione che lo sguardo smeraldino della ragazza fosse rivolto a
lui.
Emmett
Cullen emise un ringhio gutturale che rieccheggiò in tutta
la
grande casa. La cosa, però, non parve impressionare affatto
il
televisore al plasma che aveva davanti che, imperterrito, continuava
a mandare il segnale disturbato, senza lasciargli vedere in pace la
partita di football.
“Si
può sapere quanto andrà avanti questa
storia?” sbottò
infine, trattenendosi a stento dal polverizzare lo schermo che aveva
davanti per il nervosismo.
“Fino
a quando Timothy non si sarà calmato.”
spiegò Esme
con tono preoccupato.
A
quanto le aveva raccontato Alice, all'uscita della scuola c'era stata
l'ennesima litigata fra Tim e Jacob e quest'ultimo aveva detto
qualche parola di troppo. Tuttavia, se il giovane licantropo sfogava
la propria rabbia trasformandosi e andando a caccia con Reneesme, il
suo nuovo figlio acquisito aveva vita più difficile.
E
il fatto che il suo dono lo rendesse in grado di creare e manipolare
energia elettrostatica ed elettromagnetica complicava le cose. O,
perlomeno, così la vedeva Emmet.
“Forse
dovremmo mandare Jacob ad una scuola di addestramento- propose
Rosalie, con un sorrisetto sul volto terribilmente bello- Ho sentito
che ce n'è una in zona: magari potrebbero insegnargli a
tenere
a freno la lingua.”
“Rosalie,
ti prego.” sospirò Esme, con lo sguardo fisso sul
televisore
che sembrava essere impazzito.
“Questa
situazione è insopportabile. Non potrebbe fulminare un
albero?” brontolò di nuovo Emmet, incrociando le
braccia
possenti.
“Emmet!”
lo richiamò Esme scioccata. Non se ne capacitava, ma la
maggior parte delle volte si stupiva ancora di quanto quel ragazzo
potesse essere grezzo. Non che fosse sempre una cosa negativa, certo,
era una delle caratteristiche che lo rendevano così limpido
e
gioviale, ma a volte un pizzico di sensibilità da parte sua
sarebbe davvero stata utile.
“Che
c'è?” ribattè il vampiro, guardandosi
intorno
sinceramente stupito.
Esme
e Rosalie si limitarono ad alzare lo sguardo al soffitto, esasperate,
proprio nel momento in cui entrarono nella stanza Jasper e Alice.
“Non
è cambiato nulla, vero?” domandò la
vampira,
accomodandosi con un gesto fluido sul bracciolo della poltrona.
Emmet
si fece sprofondare fra i cuscini del divano “Se lo sai
già
perchè lo domandi?” ribattè, spegnendo
con un gesto
secco il televisore tramite il telecomando.
Alice
parve ignorarlo “Si calmerà solo se qualcuno
andrà a
parlargli.”
“Credevo
fosse Edward a parlargli- protestò Jasper- Non è
quello
che hai visto?”
L'altra
stirò le labbra in un sorriso conciliante. Il suo dono di
prevedere il futuro le portava sempre grandi soddisfazioni: adorava
sapere in anticipo quello che stava per succedere. Certo, da quanto
Jacob aveva iniziato ad abitare con loro non era più facile
e
immediato come lo era in passato, ma l'effetto di sapere qualcosa in
più le volte in cui lui non era in giro era fenomenale. Sia
quello, sia il fatto che in casa non c'era cattivo odore.
“Edward
gli parlerà del fatto che non deve fraternizzare con gli
umani, in particolare con quella biondina con quegli stivali di
Cavalli, Carlisle dopo il lavoro gli farà un discorso sulla
famiglia.- spiegò saccente- Ora avrebbe bisogno di un
amico.”
Il
vampiro biondo non disse niente, si limitò a scambiare uno
sguardo con il resto della famiglia, e alla fine si mosse silenzioso,
avviandosi lungo il corridoio luminoso e poi su per le scale, fino ad
arrivare davanti alla porta della camera del nuovo fratello
acquisito.
Erano
amici, lui e Timothy, da quando era stato costretto a fargli da balia
subito dopo la sua trasformazione, ma ciò che non sopportava
di lui era il carattere. Era totalmente e irrimediabilmente lunatico
e, per uno come lui, che percepiva per empatia le sensazioni e gli
umori delle persone, la cosa risultava piuttosto stressante.
Alllungò
le mani lunghe e affusolate verso la maniglia e aprì la
porta
senza esitazione.
“Non
hai bussato.” gli fece notare Tim, senza staccare gli occhi
dalla
finestra, davanti a cui stava meditando da quando erano tornati.
Il
vento soffiava un po' più forte di quella mattina, piegando
leggermente i rami degli alberi. Insieme al suo ululato, riusciva
anche a sentire, sommesso, il singhiozzo del fiume Yukon, che
scorreva poco lontano da quella casa.
Jasper
non rispose, si limitò a chiudersi la porta alle spalle e a
sedersi sulla sedia di legno scuro, espressamente scelta da Esme
perchè intonata con il resto dell'arredamento della stanza
del
nuovo Cullen.
“Ho
sentito dire che la tua compagna di banco ti sta dando del filo da
torcere.- iniziò a parlare, la sua voce era morbida e
avvolgente e di certo per un umano qualunque sarebbe arrivata dove il
suo potere di manipolare le emozioni non poteva arrivare- Alice dice
che in futuro sarà anche peggio.”
L'altro
si voltò verso di lui, confuso “Non sei venuto qui
per
parlarmi della discussione con Jacob e per calmarmi, così
che
Em possa guardare la partita con calma?” domandò
incerto.
Jasper
fece roteare i suoi occhi dorati “C'è
già Carlisle
che ti parlerà di quello, questa sera, pensavo che una
chiacchierata su temi generali ti avrebbe giovato di
più.”
Tim
aggrottò le sopracciglia dritte: non era certo che il suo
fratello acquisito non stesse usando il suo potere.
“Preferisci
parlare di quello?” incalzò di nuovo il biondo,
sorridendogli incoraggiante.
“No.-
capitolò Timothy passandosi una mano fra i capelli scuri-
L'argomento scuola è ok.”
“Allora-
continuò Jasper, mentre lo osservava sedersi al bordo del
suo
letto, mero strumento ornamentale in quella camera- Com'è
questa Morgan?”
Tim
sbuffò, spazientito. Avere un fratello che sa leggere nel
pensiero era una seccatura enorme“Ed non riesce proprio a
tenere la
bocca chiusa, eh?”
“Impossibile
non farsi sfuggire qualcosa con un dono come il suo.”
ribattè
l'altro, scrollando le spalle.
“Beh
lei è...la reginetta della scuola. E, a quanto pare, vuole
tenersi ben stretto il suo territorio.” spiegò,
accompagnando le proprie parole con un gesto vago della mano.
Il
biondo sbuffò “Accidenti, Tim, parli come un
liceale.”
“Beh,
è quello che sono da qui all'eternità,
no?” ribattè
l'altro con un sorriso tirato.
Jasper
fece roteare gli occhi “Vai avanti.”
“Insomma,
lei è sicura di sé, arrogante e un po' viziata.
Cammina
come se fosse la padrona del mondo e pare che ci sia tutta la scuola
ai suoi piedi.-continuò a parlare con fervore- Ah, e fa
finta
di non essere interessata da noi quando in realtà lo
è.
Secondo te ha senso?Io lo trovo psicologicamente
interessante.”
Il
biondo aggrottò le sopracciglia “Quindi ti
piace?La conosci
da un giorno soltanto” gli fece notare.
“Non
ho mai detto che mi piace.-specificò Tim piccato- Ho detto
che
è psicologicamente interessante.”
“Ti
devo ricordare che percepisco le tue emozioni?”
replicò
Jasper con lo stesso tono.
“D'accordo-
capitolò sbuffando- E' anche piuttosto attraente dal punto
di
vista fisico.”
“Immagino
che non devo darti alcun tipo di avvertimento, in proposito. -
borbottò quindi Jasper, scuotendo leggermente la testa-
Alice
mi ha detto che ci penserà già Edward
stasera.”
Tim
sgranò gli occhi “Cosa?!”
Jasper
si strinse nelle spalle.
“Posso
ancora salvarmi?” mormorò l'altro, passandosi
stancamente
una mano sugli occhi.
“Non
credo.” Il sorriso che gli era comparso sul volto era
decisamente
divertito: probabilmente dipendeva dalla reazione teatrale del
ragazzo.
“Oh,
perfetto. Una ramanzina da parte di Carlisle, una da parte di
Edward...Non credo che ci sarà giornata peggiore di
questa!”
“Mai
dire mai.” lo corresse Jasper alzandosi e muovendo qualche
passo
verso la porta.
“Non
eri venuto qui a consolarmi?” domandò incerto Tim,
andandogli dietro.
“No.
È l'idea che ti sei fatto da solo.- specificò
l'altro
con un sorriso- Ed ora è meglio che smetti di creare
interferenze alla tv: Emmet vuole davvero vedere come andrà
a
finire la partita.”
Il
moro soffocò una risatina mentre lo seguiva giù
per le
scale: amava infastidire il fratello maggiore e, quella piccola
soddisfazione gli aveva restituito un po' di buon umore.
La
sedia cigolò rumorosamente mentre la ragazza si mosse,
accavallando le gambe affusolate.
“Ancora
qualche secondo, dolcezza, e Greg sarà da te.” le
rammentò
lo sceriffo LeBeau, lisciandosi i folti baffi ingrigiti
dall'età.
Lui
e Greg Roberts condividevano l'uso di quella catapecchia come ufficio
da quando il ragazzo si era trasferito in città con la sua
famiglia disastrata. Era un bravo guardiacaccia, nonché un
eccellente veterinario e Tom LeBeau era lieto di lavorare con lui.
Non era spocchioso, aveva la conversazione facile e soprattutto
sapeva fare il suo lavoro.
Ma
se c'era una cosa che lo divertiva più di altro era quando
Morgan, sua sorella, andava a trovarlo. Accadeva raramente in
realtà,
e pensò che ciò dipendesse dal fatto che il luogo
era
poco raggiungibile a piedi e che la ragazza non fosse munita di auto.
Fatto stava, che ogni volta che la vedeva si divertiva a
innervosirla, cosa che gli riusciva piuttosto bene, peraltro.
“Allora,
dolcezza- disse di nuovo, rivolgendosi alla biondina- altri guai a
scuola?Di solito è questo il solo motivo per cui vieni
qui.”
Morgan
si passò stancamente le dita sulle tempie, massaggiandosele
“Glielo ripeterò una volta soltanto, sceriffo: non
intendo
fare conversazione con lei- parlò lentamente, come se avesse
a
che fare con una persona eccessivamente stupida- diventerei
irritabile e acida e, stranamente, mio fratello prova per lei
un'inspiegabile simpatia per cui mi ha impedito di
insultarla.”
L'uomo
scosse la testa, divertito “Te lo dico io, ragazza, se non
fai
qualcosa per quel caratterino rimarrai zitella.”
“C'è
qualcosa che le fa credere che la cosa mi disturbi?”
ribattè
Morgan, incrociando le braccia al petto.
Innanzitutto,
sapeva che non era vero: sapeva di avere tutta la scuola ai propri
piedi e che, in sua presenza, qualsiasi essere di sesso maschile
tendeva a diventare un cagnolino scodinzolante.
E,
in secondo luogo, amava troppo la propria libertà per
imbrigliarsi da sola in una relazione. Ma, ovviamente, non aveva
alcuna intenzione di condividere i propri pensieri. Non con quel
cavernicolo!
La
porta dell'ufficio di Greg si aprì proprio mentre l'uomo
baffuto stava per aprire bocca di nuovo per parlare.
“Vieni
pure, Morgan.” la chiamò, mentre un uomo dall'aria
torva
usciva dalla stanza senza salutare nessuno.
La
ragazza si alzò di scatto, stizzita, e entrò
nell'angusto ufficio alzando il mento.
Quando
sentì sbattere la porta alle proprie spalle si
lasciò
andare sulla sedia dietro la scrivania, solitamente posto di lavoro
del fratello.
“Accomodati
pure dove vuoi.” la invitò Greg, con una punta di
sarcasmo.
“Io
non so proprio come fai a lavorare con quell'uomo!- sbottò
invece lei, ignorandolo- E' ributtante e viscido e totalmente inutile
all'umanità oltre che un pessimo esempio per la specie
umana.
Ah, a questo proposito, sai che il mondo è
sovraffollato?”
Il
ragazzo fece roteare gli occhi grigi “Morgan, tieni per te i
tuoi
istinti omicidi.”
Per
tutta risposta la bionda sbuffò, facendo velocemente passare
il suo sguardo per tutta la stanza. Non era molto grande, ma c'era
tutto quello che serviva a suo fratello per lavorare: una scrivania,
un paio di sedie, una per sé e l'altra per eventuali ospiti,
una lampada, cartine, libri e addirittura un computer e una stampate.
Davanti a lei, sul piano di legno, una ragazza mora con degli
incredibili occhi celesti le sorrideva amabile da una fotografia.
Distolse lo sguardo immediatamente.
“Almeno
ho aspettato per un buon motivo?” domandò con tono
annoiato.
Greg
si passò una mano fra i folti capelli scuri
“Ancora problemi
con i lupi.” commentò lapidario.
Morgan
si limitò ad annuire distrattamente.
Aspettava
che suo fratello le spiegasse il motivo per quell'insolito colloquio,
anche se sospettava già di cosa potesse trattarsi.
“Ho
saputo che alla partita di domani ci saranno gli osservatori del
college, e il mister dice che con il tuo talento sul campo la borsa
di studio è assicurata.” continuò
quindi il moro,
appoggiando la schiena muscolosa alla parete dietro di sé.
La
ragazza strabuzzò gli occhi stupita per un solo istante:
sospettava che suo fratello avesse dei contatti con la Cia
perchè,
benchè le notizie in una città così
piccola
volassero rapide, era quasi del tutto impossibile che si
diffondessero a quella velocità. Il preside gliel'aveva
comunicato solo quella mattina, santo cielo!
“Già,
l'avevo sentito dire...” borbottò in risposta,
qualche
secondo dopo.
Greg
le puntò addosso i suoi occhi grigio chiaro, dal taglio
allungato e l'espressione estremamente determinata “Devi
assolutamente fare del tuo peggio.”
Morgan
non sapeva se mettersi a ridere o prenderlo per matto.
“Sai,
qualsiasi altro fratello direbbe il contrario.” lo
punzecchiò,
alzando un sopracciglio.
“Ma
noi non siamo come qualsiasi altra famiglia, Morgan.-le
ricordò
il ragazzo, con tono esasperato-Dobbiamo assolutamente evitare di
attirare troppa attenzione su di noi.”
“Disse
l'uomo ritratto in prima pagina sulla gazzetta locale.”
ribattè,
inacidita.
Il
ragazzo sospirò, con una scintilla di amarezza nello sguardo
“Sai cosa intendo.”
Sì,
Morgan sapeva benissimo che cosa intendeva. Il fatto, poi, che non
riuscisse ad accettarlo era un altro paio di maniche, così
come quello che lei, per natura, amava primeggiare, cosa che
decisamente peggiorava le cose.
“Sì,
lo so.” capitolò infine.
“Brava
ragazza.” disse Greg, avvicinandosi a lei e stringendogli
affettuosamente una spalla.
La
bionda annuì distrattamente prima di inclinare la testa di
lato, pensierosa.
“Quindi
cosa proponi?Faccio una brutta entrata e spacco la caviglia a
qualcuno?” ghignò, divertita all'idea.
Greg
stava per rispondere quando la porta dell'ufficio si aprì ed
entrò un ragazzo alto, biondo e terribilmente bello.
“Non
essere esagerata: basta una slogatura.” disse, con un guizzo
divertito negli occhi blu.
Il
nuovo arrivato, dopo aver strizzato l'occhio in direzione di Morgan,
si girò verso il moro, con un sorriso ampio sul volto.
“Louis!-lo
rimbeccò Greg-Se sei venuto per incoraggiarla puoi anche
andartene.”
“Era
solo un'idea.” sbottò l'altro, con una scrollata
di spalle.
Per quanto fossero fratelli, non potevano essere più
diametralmente opposti, sia nell'aspetto fisico che in quello
psicologico.
“Totalmente
sbagliata.- continuò il guardiacaccia- Deve dare una cattiva
impressione agli osservatori, non attirare su di sé l'odio
della città.”
Morgan
scrollò le spalle “Non sarebbe un problema per
me...”
“Morgan,
ti prego. Domani dovrai semplicemente fare un brutto fallo e litigare
un po' con qualcuno. Nessuno vuole degli attaccabrighe in
squadra.”
spiegò, un po' dispiaciuto.
Sapeva
quanto alla sorella piacesse giocare nella squadra di hockey su
ghiaccio ma, d'altro canto, se qualcuno avesse iniziato ad avanzare
dei sospetti su di loro la faccenda sarebbe stata decisamente
più
grave.
“Neanche
il mister” riflettè ad alta voce la ragazza. E
quello,
pensò, significava una sola cosa: sarebbe stata cacciata
dalla
squadra, oltre che dal campo di gioco.
Louis
le rivolse un sorriso incoraggiante “E' un sacrificio che
devi
fare”
Morgan
si alzò di scatto, infastidita da tutta quella compassione
nei
suoi confronti: era benissimo in grado di rinunciare a qualcosa per
il bene comune, che si credevano? Di essere i soli responsabili in
famiglia?
“Non
mi importa poi granchè della squadra.”
borbottò, con
il broncio in faccia.
Grag
fece roteare gli occhi, divertito. L'orgoglio era la sola cosa che
governava il carattere di sua sorella. Avrebbe voluto farglielo
notare ma, sapendo che non avrebbe ottenuto niente, decise di
cambiare totalmente argomento.
“Tu
perchè sei qui?” domandò quindi
rivolgendosi al
ragazzo biondo, che era entrato improvvisamente nel suo studio poco
prima.
Sul
suo viso angelico si dipinse un ghigno obliquo “Non
può
essere una semplice visita di cortesia?”
Le
occhiate eloquenti che gli rivolsero gli altri due gli risposero
meglio di mille parole.
“Ok.-
capitolò, stringendosi nelle spalle ampie fasciate da un
dolcevita nero- Mi chiedevo se avessi notizie di Matt. Non che mi
manchi troppo, sia ben chiaro, ma la gente comincia a domandarsi il
perchè delle sue continue sparizioni.”
Morgan
annuì “Anche a scuola aspettano trepidanti il suo
ritorno.
La scusa dell'addestramento intensivo ai cani da slitta per loro
è
più che sufficiente.”
“Questo
perchè sono degli adolescenti senza cervello ma pieni di
interessi- spiegò Louis- Gli adulti senza cervello e senza
vita sociale sono decisamente più problematici.”
Greg
sospirò “Non fa niente. Da domani Matt
sarà di nuovo
con noi. Mi ha chiamato stamattina e mi ha detto che sente la tua
mancanza, Morgan.”
La
bionda mostrò un sorriso stiracchiato. Anche lei sentiva la
mancanza del suo ribelle e imprevedibile fratello maggiore, ma
sperava tanto che, quello che si sarebbe concluso l'indomani, sarebbe
stato per lui l'ultimo viaggio solitario alla ricerca di risposte che
non sarebbe mai riuscito ad ottenere.
Parlare
con Edward Cullen poteva risultare essere una vera tortura.
Non
per il carattere in sé del soggetto, sia ben chiaro, ma per
quel suo fastidiosissimo e inconveniente dono di saper leggere nel
pensiero di chiunque avesse dinnanzi.
Timothy
inspirò profondamente, mentre cercava di non invidiare
troppo
lo scudo scherma pensieri di Bella. Cavolo, quella vampira aveva
tutte le fortune!
Lanciò
l'ennesima occhiata al fratello adottivo che, ne era certo, stava
sondando i suoi pensieri proprio in quel momento, mentre il dottor
Cullen li degnò finalmente della sua presenza.
Si
sentiva come un condannato a morte l'attimo prima dell'iniezione
fatale.
“Oh,
ti pregò, non essere così melodrammatico.-
sbottò
Edward, passandosi una mano fra i capelli color bronzo- Dobbiamo solo
parlare.”
Carlisle
fece saettare i suoi grandi occhi color oro dal volto del nuovo
figlio a quello di Edward, ormai abituato al fatto che quest'ultimo
parlasse anche in risposta ai pensieri.
“E
così, eccoci qui!- annunciò Tim, incrociando le
braccia- Vi siete già divisi i ruoli del poliziotto buono e
quello cattivo?”
Il
dottore sospirò stancamente, mentre Edward fece roteare gli
occhi “E' solo una chiacchierata fra familiari, Tim, non
prenderla
così male.”
“Certo,
come no. - borbottò in risposta, per niente convinto- Non
dovrei avere una lampada puntata in faccia?”
“Figliolo,
se non ti va di parlare di quello che è successo oggi
possiamo
benissimo farne a meno.” disse allora il vampiro biondo,
guardandolo intensamente con un sorriso compassionevole sul bel
volto.
Tomothy
riuscì a sostenere il suo sguardo per pochi secondi, dopo di
che sbuffò, scacciandosi dalla faccia l'espressione
imbronciata e si lasciò cadere seduto su una sedia poco
distante.
Carlisle
e il suo candore abbagliante lo facevano sempre sentire in colpa.
Perlopiù di cose che nemmeno aveva fatto. Lasciò
che un
sorrisetto gli increspasse le labbra: doveva ammetterlo, era nato per
essere un padre di famiglia.
Lanciò
un'occhiata al fratello che lo stava guardando con la stessa
espressione e si rallegrò di non essere il solo a cedere al
potere inespresso del capofamiglia Cullen che, in quel momento, stava
riprendendo a parlare.
“Ho
sentito che stamattina c'è stato l'ennesimo battibecco fra
te
e Jacob.” disse,il tono di voce perfettamente misurato.
Tim
si strinse nelle spalle, come se la cosa non gli importasse, ma
dentro di sé ribolliva ancora.
Non
aveva certo chiesto lui di diventare un vampiro e se aveva
scombussolato l'equilibrio della famiglia Cullen con il suo arrivo,
bè, Bella avrebbe potuto pensarci prima di trasformarlo.
Edward
fece per aprire bocca per frenare gli assurdi pensieri del nuovo
fratello ma Carlisle fu più veloce.
“Tu
sei parte della famiglia, Timothy. Forse non apprezzi Jacob quanto
facciamo noi dato che non hai vissuto il momento della sventata
battaglia contro i Volturi, ma questo non importa.- spiegò
con
un sorriso paterno sulle labbra esangui- In una famiglia possono
esserci delle tensioni fra i suoi membri, ma al di là di
quelli c'è un legame così indissolubile che si
soprassiede su qualsiasi altra cosa. Capisci cosa voglio
dire?”
Gliene
dava atto. Carlisle Cullen sapeva come fare i discorsi.
“Uh-uh.”
bofonchiò, accennando poi un mezzo sorriso per rasserenare
il
suo nuovo padre.
La
situazione non poteva dirsi pienamente risolta, e Carlisle questo lo
sapeva bene. Ma, in cuor suo, sapeva anche che prima o poi, in un
modo o nell'altro, quei due sarebbero riusciti a trovare un'intesa.
Seppur minima.
Il
medico fece dondolare la testa in segno d'assenso e poi
spostò
lo sguardo su Edward.
“Volevi
dirci qualcosa?” domandò accorato.
Il
vampiro dalla chioma color bronzo annuì “Volevo
che mi
aiutassi a convincere Tim a lasciare perdere.”
“Lasciare
perdere cosa?” chiese il diretto interessato.
Edward
mantenne il proprio sguardo determinato fisso in quello del padre
“Gli umani.”
Tim
alzò le braccia, sconvolto “Accidenti, ma avete
una minima
idea di cosa sia la privacy, qua dentro?”
“Che
cosa intendi dire, Edward?” ribattè invece
Carlisle
aggrottando la fronte candida.
“Timothy
sta iniziando a sviluppare un certo interesse verso la sua compagna
di banco.” spiegò allora, incrociando le braccia.
Sapeva
benissimo a cosa portava quell'interesse e non aveva alcuna
intenzione che la sua storia si ripetesse.
“Che
male c'è?Voglio dire, ho solo pensato che Morgan sia
interessante e che spicchi rispetto alla massa di adolescenti che
frequenta la nostra scuola. È forse illegale?”
“No,
se la cosa si ferma qui.” replicò Edward con una
scrollata
di spalle.
Tim
alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.
“Morgan
Roberts?- domandò invece Carlisle- Ne ho sentito parlare,
anche se non in termini molto lusinghieri. Pare sia una compagnia
poco raccomandabile, secondo i genitori degli altri vostri
compagni.”
“Quindi
meglio non complicare la vita a nessuno.” ribadì
il vampiro
dai capelli rossicci.
Il
dottor Cullen si affrettò a dargli man forte “In
effetti,
Tim, credo che tuo fratello non abbia tutti i torti.”
Il
vampiro si alzò di scatto, in meno di una frazione di
secondo,
con espressione infuriata “Sapete una cosa: mi fate davvero
sentire
di nuovo parte di una famiglia!” ringhiò.
Non
era certo un complimento, e quello era palese.
Ma,
dopotutto, Tim odiava sentirsi dire quello che doveva fare.
C'è
qualcuno?!?No, perchè, vedo che la storia è letta
e che qualcuno l'ha anche messa fra i preferiti e fra le seguite ma qua
nessuno dice niente.
Sul serio, mi piacerebbe davvero sapere che ne
pensate!Orsù dunque, non mordo mica!eheheh
Comunque...ecco il nuovo capitolo, super in ritardo rispetto ai tempi
di pubblicazione che mi ero ripromessa di seguire...Che ne pensate?Me
lo dite?
Ora non ho molto tempo, quindi rimando le foto dei protagonisti al
prossimo capitolo dove vi presenterò meglio i
fratelli di Morgan e Tim!
Alla prossima! Baci, JoJo
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