Tu sarai una vera lady di Adelhait (/viewuser.php?uid=21571)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Giorno ***
Capitolo 3: *** Due fratelli ***
Capitolo 4: *** Primo incontro. ***
Capitolo 5: *** Questi non sono modi da vera lady. ***
Capitolo 1 *** Inizio ***
e Tu sarai una vera lady e
Inizio
Come si dice?
Dalle stelle alle stalle.
Beh, veramente è il contrario di ciò ch’è capitato
a me.
Infatti, la mia storia ha inizio così, da una
semplice, rozza, povera ragazza di un quartiere periferico di un’immensa
metropoli, che incontra un ragazzo dell’alta società.
Ora vi chiederete, questa è la classica storia di
Cenerentola…beh, un po’ lo è, anche se al contrario di lei io sono una ragazza
molto testarda, e sottolineo molto.
Ma sono anche piuttosto orgogliosa.
Sapete a quel tempo la mia vita scorreva così, tra
giornate di duro lavoro, bollette da pagare, affitti arretrati, infatti, il
padrone di casa ha sempre preteso la mia testa…e la fame.
Lo so che quest’ultima parola stoni, specialmente
se si abita in un paese industrializzato ma, ahimè, io ho sofferto per molto
tempo la fame.
Alcune volte ero costretta a chiedere un po’ di
riso alla mia vicina, perché i soldi non bastavano mai…soldi, maledetti
soldi.
Però, anche se loro erano carenti io ero felice lo
stesso, perché nel quartiere dove abitavo mi sentivo bene, la gente anche s’era
povera in canna sapeva sorridere alla vita.
Sì, io lo dico sempre bisogna sorridere, anche se
il mondo sta per crollarci addosso.
Ma ora bando alle ciance e via con il
racconto.
***
È l’alba di un nuovo dì, fa ancora freddo, io mi
rotolo nel letto con il mio vecchio piumone blu, quando quella maledetta sveglia
trilla come un’ossessa come a dirmi.
Su pelandrona è ora di alzarsi devi andare a
lavorare.
Allungo una mano verso il comodino sbilenco e
l’afferrò con rabbia, ottimo sono già nervosa a prima mattina.
L’avvicino al mio viso assonnato, dove solo
l’occhio destro si apre, l’altro non vuole proprio aprirsi.
Sbuffo.
-Che rottura, vorrei dormire ancora un pochettino.
Ma quando arriva la domenica?-.
Che bella domanda…facendo bene i calcoli oggi è
mercoledì, quindi mancano ancora altri tre giorni di lavoro.
Di duro e snervante lavoro.
Sospiro rassegnata, tolgo il piumone da sopra la
mia testa e mi metto a sedere, mi stiracchio e sbadiglio piuttosto
rumorosamente.
Mi gratto la pancia e mi guardo un po’ in giro,
osservo la mia stanza…allora di fronte a me c’è il vecchio armadio laccato
bianco.
Bianco? Un tempo lo era…ora lasciamo
perdere.
Ha un’anta scassata, infatti, bisogna fare
attenzione, quando si apre perché rischi di rimanere schiacciato sotto il suo
peso.
Poi mi soffermo sulla scrivania e libreria
incorporata, dove vi sono una quantità di libri famosissimi…scherzo.
Ma manga e riviste si possono catalogare come
libri? No, credo proprio di no.
Poi osservo la mia vecchia poltrona di tessuto
rosso, ormai sbiadito che amo alla follia, dove capeggia un bellissimo cuscino
di raso rosa, rammentato in più parti, colpa del mio vecchio gatto
Patù.
Lo so che ha un nome stupido, ma che volete farci
non ho molta fantasia con i nomi.
Ora passiamo alle pareti, sono bianche con qualche
poster…ho detto qualche?
Diciamo una ventina, ma sono poster mimetici, cioè
nascondono le numerose chiazze di muffa.
Metto i miei piedi nudi a terra e con molta
dolcezza esclamo.
-Porca pupazzola che freddo!-.
Mi alzo, anche se un po’ barcollo, mi dirigo verso
lo specchio posto accanto alla porta e dico.
-Buongiorno Rin!-.
Mi osservo ben bene, e noto che come sempre i miei
capelli neri sono arruffati.
Ma che volete farci nel sonno sono un piccolo
terremoto, infatti, alcune volte mi ritrovo a dormire a terra perché sono
cascata giù dal letto.
Povero Patù, quante volte l’ho
schiacciato.
Ma ora devo sbrigarmi, infatti, dico.
-Devo andare al mercato se no, quell’orco del capo
mi lincia viva-.
Apro la porta e veloce mi dirigo verso il bagno,
spero che ci sia l’acqua calda come detesto fare la doccia fredda.
Però non vi ho detto una cosa, io sono un’orfana
di diciotto anni, non ho nessuno che badi a me.
Ma dopotutto non mi è mai importato molto, anche
se viviamo in una società guidata da esseri sovrannaturali.
Youkai.
_________________
Eccomi ad iniziare una nuova fanfiction nata dalla
mia mente malata e contorta XD.
Cosa ve ne pare?
So che l’inizio e misero, ma presto faranno la loro entrata
anche gli altri personaggi. Un grosso bacio a chi leggerà e a chi recensirà
^^. |
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Capitolo 2 *** Giorno ***
Giorno
-Mamma che freddo-.
Esclamai, mentre uscivo di casa…beh, uscire alle
sei e mezza del mattino alla fine dell’inverno è logico avvertire
freddo.
Mi strofinai le braccia ben bene, anche se avevo
indosso una vecchia giacca a vento marrone un po’ rovinata, riuscivo lo stesso a
sentirlo.
Chiusi la porta con la chiave e la misi nel mio
zainetto nero.
-Ora a lavoro…uffa, che freddo-.
Intanto avvertivo il mio povero pancino
brontolare.
Brontolare?
Veramente mi stava mandando un sacco di
maledizioni, perché la sottoscritta non l’aveva riempito abbastanza...ora vi
starete chiedendo il perché, giusto?
Ebbene, non avendo mai e dico mai un becco di un
quattrino in tasca, non ho cenato e neanche fatto colazione.
-Mammina mia che fame-.
Sussurravo, mentre ponevo una mano sul ventre a
massaggiarlo.
-Su, su non fare così…aspetta un altro po’, quando
arriviamo al mercato rubo una bella mela e una banana così ti faccio tacere…così
non rompi più le scatole-.
Camminavo tra le vie ancora deserte, di tanto
intanto incontravo i corrieri che scaricavano i quotidiani alle edicole, ed io
furba mi avvicinavo e facendo delle moine da gatta morta riuscivo ad avere un
giornale gratis.
Che brava bimba che sono.
Camminavo con il mio bel quotidiano sotto braccio,
quando passai di fronte la vetrina di un negozio di alta moda.
Mi fermai ad osservarla con occhi
sognanti.
-Versace, Armani…che abiti meravigliosi, come
vorrei essere ricca-.
Mi trovai a fantasticare, quando il rumore di un
camion del trasporto del pane mi fece sobbalzare facendomi destare dal mio
meraviglioso sogno.
-Su Cenerentola al lavoro se no, l’orco cattivo ci
sbrana-.
Mi misi a correre a più non posso, ero davvero in
ritardo e quell’essere era davvero odioso verso i ritardatari.
Presi una bella scorciatoia tra i vicoli
puzzolenti, dannati spazzini, ma perché non pulite lì!
Povero il mio nasino alla francese…sì, alla
francese mi viene da ridere di fronte a questa bizzarra affermazione.
Sto per arrivare, intanto salto un paio di bidoni
dell’immondizia facendo sobbalzare qualche cane randagio ch’era intento a fare
colazione, beato lui.
Ma credo che lo spavento che gli ho fatto prendere
non sia stato di suo gradimento, infatti, mi ha inseguito come un ossesso per
tutto il tragitto abbaiando a più non posso.
Però devo ringraziarlo mi ha fatto arrivare appena
in tempo al lavoro, anche se il mio pantalone mi è strappato alla
caviglia.
Poveri jeans neri stinti…beh, pazienza.
-Rin finalmente sei arrivata!-.
Mi giro e vedo che a gridare è il mio compagno di
lavoro Kohaku, un ragazzo di diciannove anni con capelli castani legati in un
codino, occhi del medesimo colore e qualche lentiggine sul naso.
Infatti, questa caratteristica lo rende molto
bambino.
Sorrido, mentre lui si avvicina e mi dà la sua
solita pacca sulla schiena, facendomi quasi piegare…dovrebbe anche capire che
sono una donna e che non sono un uomo robusto, quindi mi posso far male, ma
credo che il suo cervello sia rimasto molto indietro.
-Brava Rin…allora dimmi come hai fatto ad arrivare
in tempo?-.
Mi dice, mentre continua a darmi pacche sulla
schiena, se non la smette prendo una cassetta di melanzane violette e gliela
tiro in testa.
-Ho fatto la gara con un bel cagnone…ecco
come…-.
Dico, mentre il cretino continua la sua
opera.
-Umh, ma che brava la nostra Rin-.
Mi dice ridendo, io ormai al limite della
sopportazione mi scosto e gli dico.
-Certo che sono brava, ma se continui così tra un
po’ mi ritroverò la spina dorsale sul d’avanti…pezzo di scemo-.
-Oh, ti ho fatto male?-.
Mi dice, mentre sul suo si dipinge un sorriso da
ebete, io sospiro rassegnata e non gli rispondo perché se no lo mandavo a quel
paese, ed essere volgare a prima mattina non mi sembrava bello.
Sospirando mi dirigo verso il capannone dove
ripongo la mia giacca nel mio armadietto sgangherato, prendo il mio bel
grembiule, bello?
È più bello un sacco dell’immondizia, comunque
dicevo…prendo il mio grembiule verde smeraldo, con qualche macchia di pomodoro,
e me lo infilo sopra il maglioncino di lana nera pesante.
Prendo il piccolo cortellino che mi serve per
tagliare le verdure, come i broccoli neri, e lo infilo nella tasca, richiudo lo
sportellino e sono pronta a cominciare la giornata.
Un altro giorno nel massacrante, maleodorante
mondo del lavoro, ma non immagino che oggi incontrerò qualcuno di molto
importante.
***
Il sole è appena sorto illuminando la stanza di un
giovane uomo, anzi no, di un giovane youkai.
Si alza dal letto infastidito dai suoi raggi,
prende la sua vestaglia e si dirige nel suo bagno personale a fare una bella
doccia, anche oggi si dirigerà al club.
Un luogo dove trascorre quasi metà della sua
giornata.
Entra nel bagno, si sveste, apre l’acqua facendo
cadere su di sé un caldo getto d’acqua che veloce fa aderire sulla sua pelle
chiara i suoi lunghi capelli d’argento.
Cosa avrebbe fatto oggi per spezzare la monotonia
della sua longeva vita?
Non lo sapeva, ma presto lo avrebbe
scoperto.
Sì, conoscerà un nuovo gioco dove capirà la cosa
più importante…i sentimenti…
_____________________
Rieccomi ad aggiornare, sono davvero felice che la
mia nuova fanfiction si è piaciuta ^^.
So che il nuovo capitolo è di nuovo corto, ma non
temete i prossimi saranno più lunghi.
Ringrazio di cuore Callistas – Ary22 – Intery –
Mikamey – Monik – Maryku – Isy_264.
Ringrazio anche chi solo legge. |
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Capitolo 3 *** Due fratelli ***
Due fratelli.
Era sceso al piano di sotto a consumare la sua
colazione.
Entrò nel grande salone, ben illuminato dal sole
mattutino.
Il suo sguardo ambrato si posò sull’immensa tavola
con la tovaglia di lino bianco, dove svettava al centro un meraviglioso vaso di
cristallo ricolmo di fiori freschissimi appena colti.
La tavola è ricolma di ogni ben di Dio ed è
apparecchiata per due, sa bene chi è l’altro commensale, infatti, sul suo bel
viso si dipinge una smorfia di disgusto.
-Inuyasha-.
Sussurra, mentre lentamente si avvicina, quando
sentì il buongiorno da parte della servitù.
-Buon Giorno Signor Sesshoumaru-.
Dicono in coro due cameriere e il maggiordomo,
mentre accennano un regale inchino.
Lui fece un cenno con il capo in segno di saluto e
si accomodò dove subito gli fu servita la colazione, ma mentre stava per bere un
sorso di caffè ecco che arriva un altro ragazzo con i suoi stessi capelli
d’argento leggermente arruffati dove spiccano due buffe orecchie canine, indice
della sua natura ibrida, hanyou, ed occhi d’orati, vestito
sportivo.
-Buon Giorno Fratello-.
Disse, mentre si sedeva di fronte a
lui.
-Giorno-.
Sbuffò l’altro, mentre riprese a bere il suo
caffè, ma poi fece un segno al suo maggiordomo di porgli il suo solito giornale,
che veloce gli da.
-Vedo che anche oggi siamo di buon
umore-.
Sogghigna Inuyasha, mentre comincia a gustarsi
un’ottima omelette ai frutti di bosco.
-Che programma c’è per oggi?-.
Domanda, ma ciò che ottiene è sempre la solita
risposta.
-Si va al club, come tutti i giorni del
resto…ma vedo che anche ieri sei rincasato tardi-.
Puntualizzò Sesshoumaru, mentre girava una pagina
del suo giornale.
-Denoto che sei diventato una mammina che si
preoccupa del suo piccolo che non è rincasato a casa presto. Non è che sotto,
sotto ti sto a cuore-.
Ironizzò l’hanyou, mentre sorseggiava il suo
caffè, attende fiducioso una risposta del fratello che arriva
puntuale.
-Certo ch’ero preoccupato-.
Disse calmo e piatto, facendo quasi strozzare
Inuyasha con il caffè che rimase allibito di fronte a quella
risposta.
-Davvero?-.
-Certo ch’ero preoccupato. Ero in ansia per una
delle mie macchine…sai benissimo che tengo molto a loro, per quanto riguarda
alla tua persona…beh, ci tengo a ben poco, se non tornavi era
meglio-.
-Lo immaginavo…ci sarebbe stato un vero cataclisma
se tu provavi un sentimento verso il tuo caro e dolce fratellino-.
-Fratellastro-.
Puntualizzò lo youkai che aveva riposto il suo
giornale sul vassoio d’argento.
Si alzò e disse, mentre si dirigeva verso la
porta.
-Allora vieni?-.
-Sì…sì…vengo, ma fammi finire-.
Disse Inuyasha, mentre si infilava l’ultimo pezzo
della sua omelette in bocca, rischiando di strozzarsi, ma per fortuna un buon
bicchiere di succo d’arancia sistemò il tutto.
Intanto Sesshoumaru lo guardò di sottecchi
trovandosi a pensare.
Per quale motivo ho deciso di prenderti a casa
mia? Per via di quella stupida promessa suppongo…
Scosse il capo e si incamminò verso il garage dove
si trovava una delle sue tantissime macchine, seguito a ruota da
Inuyasha.
Cosa mi aspetta oggi? Spero qualcosa d’importante
che spezzi la monotonia di questa mia longeva vita.
***
Bene ho caricato due belle cassette di pomodori,
anche belli maturi visto che uno dolcemente mi è cascato sul grembiule, e tre di
lattuga sul piccolo furgone che deve andare a quel club di
riccastri.
Beh, vorrei tanto andarci giusto per vedere la
gente che lo frequenta, ma sono sicura che sono esseri che hanno la puzza sotto
il naso ed io ho un dolce profumino di porri, e di sicuro mi etichetteranno come
piccola maialina.
Ma ora basta!
Devo concentrarmi sul mio lavoro se no, Mister "se
non ti sbrighi ti dimezzo lo stipendio" mi rimprovererà di nuovo, ma non finisco
di formulare questo pensiero che come per magia lui appare.
Un omaccione alto più di me, rozzo e cafone…grazie
a Ciccio è un Oni… comunque, si avvicina a me e a Kohaku che stiamo finendo di
caricare il furgone, sul suo viso zannuto si dipinge il suo solito ghigno
beffardo.
-Voi due oggi andrete al Club
Sengoku-.
Io lo guardo un po’ stranita e gli
domando.
-Perché? Non c’è Shippo il corriere?-.
Lui grugnisce e mi risponde.
-No! E’ malato, quindi andrete voi
due-.
-Ma perché noi due scusa?-.
Gli domando, mentre continuo a caricare una cassa
di mele golden, ho il viso rivolto verso il furgone e quindi non vedo il suo
volto furente.
-Cosa Stupida!? Tu sei una mia dipendente, se io
ti ordino di andare tu ci vai-.
-Ma dimmi perché noi due?-.
Continuo a domandargli, certo che sono brava a far
infuriare la gente.
-Vuoi essere licenziata? Anzi no, volete essere
licenziati?-.
Mi dice, mentre vedo il viso di Kohaku che cambia
di tonalità…mannaggia alla mia lingua, perciò mi affretto a dirgli.
-No, no, andiamo…sai che stavo scherzando. Sono
una mattacchiona-.
Ridacchio nervosa, mentre vedo il viso di quello
scherzo della natura dove si dipinge un bel sorriso, bel?
Ma sono scema?
È brutto più della fame quello lì, vorrei vomitare
per la cacchiata appena detta, ma mi do un po’ di contegno e sospiro.
-Brava, e ora sbrigatevi!-.
Ci urla, mentre se ne va lasciando me e Kohaku a
finire di caricare.
Beh, dopotutto non è male almeno vedrò questo
famoso club…chissà com’è la gente dentro.
Sono curiosa.
Finiamo di caricare e mi accomodo accanto a Kohaku
che accende il motore…si parte verso il futuro…
______________________
Rieccomi ad aggiornare, spero che questo nuovo
capitolo vi piaccia ^^.
Ringrazio di cuore chi a recensito e a chi a solo
letto, un mega kiss. |
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Capitolo 4 *** Primo incontro. ***
Primo incontro.
Il furgoncino cammina veloce nelle strade, ormai
abbiamo lasciato la zona povera, come la definisco io, ed ora ci troviamo nella
zona dei riccastri, sempre come li chiamo io, piene di ville.
Magari potessi vivere in una di quelle immense
case.
Sospiro, facendo appannare il vetro del
finestrino.
-Rin, cos’hai?-.
Mi domanda leggermente preoccupato Kohaku, che
intanto non smuove lo sguardo dalla strada.
-Niente-.
-Sicura? Sai che puoi parlare liberamente con me,
siamo sì, o no amici?-.
-Sì, ma non ho nulla fidati-.
Mi accomodo ben, benino sul sedile, poggio i piedi
sul cruscotto, cosa che fa storcere il naso al mio amico che sibila.
-Rin!-.
-Che c’è?-.
Gli domando con un tono di voce da falsa
innocente.
-Che c’è? Togli i piedi da lì!-.
Mi ringhia, io però faccio la meno sfreghista e
resto ferma lì, intanto di sottecchi lo guardo che sbuffa irritato…ah, come
adoro farlo infuriare.
D’un tratto il mio pancino comincia a brontolare,
più che brontolare ad urlare.
-Ops! Ho un leggero languorino-.
Dico imitando la voce di una snob, invece Kohaku
ridacchia dicendomi.
-Alla faccia del languorino-.
Anch’io rido, ma poi per magia tiro fuori dalla
tasca una bella banana matura... pancia mia fatti capanna.
I miei occhi l’hanno già divorata, mentre la
salivazione della mia bocca aumenta in quantità esponenziale…Homer Simpsons tu
non sei niente al mio confronto in fatto di bava.
La sbuccio veloce e me la ficco in bocca, ne
stacco un bel morso, le mie papille gustative sono in fermento.
Mastico lentamente, mentre con una mano mi tocco
una guancia…ora so cosa vuol dire andare in estasi.
Socchiudo gli occhi gustandomi il dolce frutto, ma
poi mi desto…certo che sono una vera cafona.
-Kohaku ne vuoi un morso?-.
Gliela offro, ma lui gentilmente declina il mio
gesto, beh, credo che gli abbia fatto schifo era tutta sbavata…
-Meglio così, tanto non te la davo-.
Gli dico ficcandomi un altro bel pezzo in
bocca.
-Grazie Rin, come sei dolce-.
Mi dice ironico lui, io rido e mastico
contemporaneamente, cosa davvero difficile per una persona normale, ma per me
no.
Purtroppo il frutto dolce e zuccheroso finisce,
lasciandomi la bocca asciutta, ma per fortuna ecco una bottiglietta
d’acqua.
L’apro e ne bevo quasi tutto il contenuto, finito
ciò faccio il mio bel ruttino di gradimento, facendo ridere Kohaku.
-Digerita?-.
Mi domanda e io gli rispondo.
-Certo. Digerita e affondata-.
Ridiamo di gusto.
Intanto arriviamo a destinazione, di fronte a noi
vi è un immenso cancello, io l’osservo, mentre Kohaku abbassa il finestrino,
tira fuori il braccio e pigia il bottone del citofono avvertendo che siamo
arrivati.
Ecco che si aprono le porte del mondo incantato e
noi poveri e umili mortali entriamo.
Io volto il capo a destra e a sinistra, tanto da
farmi venire un torcicollo.
-Oddio, qui è tutto meraviglioso!-.
Esclamo estasiata, mentre osservo le siepi che
costeggiano la strada, intravedo i giardini, la gente snob ed infine il grande
edificio bianco, con tende rosse e scritte dorate…non posso far altro che
sospirare.
Osservo le macchine di lusso che sono parcheggiate
nel gran piazzale che passiamo con il nostro furgoncino, ma una attira la mia
attenzione.
-Wow, un cavallino rosso fiammante…Kohaku, frena,
frena!-.
Obbligo il mio amico a fermarsi, giusto per
vederla meglio, ma quello che vedo dopo mi lascia senza fiato…oddio esce fuori
dall’abitacolo.
-Un angelo-.
Sussurro, mentre osservo il ragazzo dai lunghi
capelli d’argento legati in una bassa coda, vestito con un lungo cappotto nero,
porta un paio di occhiali scuri…peccato avrei voluto vedere il colore degli
occhi di quell’essere meraviglioso.
-Rin! Ci sei?-.
D’un tratto la mia visuale viene interrotta dalla
manaccia di Kohaku.
-Ma porca puzzola, togli quella
manaccia!-.
Ringhio, lui veloce la toglie, ma purtroppo il bel
fusto non c’era più…ho un istinto omicida, posso uccidere il mio
amico?
Ditemi di sì, ve ne prego.
Ma forse è meglio lasciar perdere, scuoto il capo
e mi riaccomodo sul sedile, mentre cerco di frenare la mia sete omicida…però non
era niente male il bel fusto, chissà s’è fidanzato?
Di sicuro sì…lasciamo perdere è la migliore cosa,
ora dobbiamo scaricare la merce.
Infatti, Kohaku è sceso ed ha già aperto il cofano
del furgoncino, io sospiro e scendo e comincio ad aiutarlo, ma non immagino
minimamente che due occhi color rubino mi osservano…saranno quegli occhi a
cambiare la mia vita?
***
Per quel giorno aveva optato per la Ferrari rossa,
cosa che fece sorridere l’hanyou che disse.
-La guido io!-.
Veloce si era messo alla portiera del posto di
guida, ma una mano artigliata seguita da uno sguardo raggelante gli fecero
cambiare idea.
-Cosa vorresti fare tu?-.
Aveva sibilato.
-Niente…niente…oggi, mi accomodo accanto a te e
sto buono, buonino-.
Disse Inuyasha tremando leggermente.
Alcune volte mi fa davvero paura, ha un brutto
carattere…sarà meglio assecondarlo, solo per oggi…
Si sedette al suo posto, accanato al fratello, che
intanto si era infilato gli occhiali scuri
Incrociò le braccia dietro la nuca, socchiuse gli
occhi.
-Parti, grande pilota-.
-Piantala sciocco!-.
Disse a denti stretti Sesshoumaru, non sopportava
proprio la presenza del fratellastro, ma per via di una promessa doveva
tenerselo accanto.
Sospirò e accese il motore, veloce uscì dal
garage, dove vi erano parcheggiate altre macchine sportive ed
eleganti.
Corse veloce, mentre Inuyasha rimaneva a guardare
fuori dal finestrino il panorama delle ville faraoniche di quel quartiere, che
gli sfrecciavano d’avanti gli occhi.
Sbuffò scocciato, intanto il guidatore lo guardò
di sottecchi e ogni volta si poneva la stessa medesima domanda, ma dopotutto da,
quando era venuto ad abitare in casa sua si sentiva meno solo.
Scosse leggermente il capo ed entrò nell’immenso
cancello del club, percorse la strada che portava al parcheggio e
sostò.
-Siamo arrivati. Scendi!-.
Disse senza mezzi termini Sesshoumaru, Inuyasha
fece una smorfia e aprì lo sportello.
-Certo che sei davvero la gentilezza fatta a
persona-.
Gli disse, mentre richiudeva la
portiera.
-Tks!-.
Gli rispose lo youkai, mentre chiudeva la
macchina, ma d’un tratto si sentì osservato, alzò lo sguardo e intravide
nell’abitacolo di un furgoncino del trasporto frutta una ragazza che lo
fissava.
-Ningen!-.
Sibilò a denti stretti, mentre si dirigeva alla
grande scalinata che portava all’ingresso dell’edificio, intanto Inuyasha gli si
era accostato sorridendo malefico.
-Certo che ami alla follia gli umani-.
-Piantala di scocciarmi!-.
-Su, dai stavo solo scherzando-.
Disse l’hanyou con faccia da finto innocente,
sotto, sotto si divertiva come un matto a dar fastidio al suo adorato fratello
maggiore.
Sesshoumaru sospirò e salì le scale, ma non poteva
sospettare che la ningen che aveva intravisto avrebbe cambiato la sua
vita…
_______________________
Rieccomi ad aggiornare, ora che ho un po’ di tempo
lo faccio più volentieri ^^.
Ringrazio di cuore chi ha commentato lo scorso
capitolo, ne sono davvero felice, ma anche chi l’ha messo tra i preferiti
^^.
Vi ringrazio di tutto cuore, un mega bacio e a
presto. |
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Capitolo 5 *** Questi non sono modi da vera lady. ***
Questi non sono modi da vera
lady.
Sospiro profondamente, mentre scendo dal
furgoncino.
Non ho mai amato scaricare le cassette piene di
merce. E queste a mio parere sono strapiene.
Sbuffo, mentre ne tiro fuori una, quando un
dipendente del club esce fuori dalle cucine.
-Finalmente-.
Sibila, mentre si avvicina.
-Alla buon’ora. Dove eravate finiti? Sapete che
ore sono?-.
Dice, mentre con il dito indice della mano destra,
picchietta sul vetro del suo orologio.
È un umano. E per l’appunto un aiuto cuoco, ma ha
un modo di esporsi nei confronti della gente, come un vero dittatore.
Io lo guardo storto. Anzi no, lo fulmino con lo
sguardo.
Ma come osa rivolgersi a me con quel
tono?
Infatti, comincio ad alzarmi le maniche del
maglione, mentre sento le mani prudermi. Lo voglio gonfiare di botte.
Ma purtroppo Kohaku interviene in aiuto del
demente. Brutto stupido i cavoletti tuoi non te li fai mai?
-Ci perdoni, ma abbiamo trovato traffico e siamo
arrivati con un po’ di ritardo-.
Dice Kohaku ridacchiando nervosamente, mentre
china il capo in segno di scuse. Io lo osservo e vorrei vomitare.
Com’è servile il mio amico.
Il demente (lo chiamerò così per pura simpatia) fa
una smorfia di stizza e ci ordina di scaricare la merce subito, e di riporla
nella cella frigorifera della cucina.
-Sbrigatevi, non posso sprecare tutto il giorno a
guardare voi che scaricate due cassettine di verdura-.
Io assottiglio di più lo sguardo, e comincio a
ringhiare peggio di cane idrofobo.
Lo odio.
Scendo dal furgone con in mano una cassa
d’insalata iceberg, comincio a incamminarmi e mi avvicino a lui.
Sorrido maleficamente.
D’un tratto come per magia la cassa cade sul piede
del povero demente che, comincia a ballare e a urlare dal dolore.
-Oh, mi scusi io non volevo farlo. Ma che razza di
sbadata che sono-.
Mi metto la mano davanti la bocca in segno di
scuse, e faccio la finta imbarazzata. Invece internamente rido a
crepapelle.
Però devo ammettere che è un bravo ballerino di
tarantella.
Intanto Kohaku sospira demoralizzato.
-Lo sapevo che sarebbe successo-.
Guardo il mio amico e gli sorrido. Devo ammettere
che ora mi sento bene, così impara quel demente a trattarmi così.
Ben ti sta.
I minuti passano e noi scarichiamo tutta la merce,
mentre il caro demente rimane in silenzio a guardarci. Non parla più, anzi si
massaggia il piede dolorante, io invece continuo a sorridere
soddisfatta.
Ripongo l’ultima cassetta e mi pulisco le mani sul
grembiule.
-Bene noi abbiamo finito-.
Mi avvicino al mio amico e gli dico di prendere la
fattura. Lui corre nel furgone e la va a prendere, mentre io guardo il caro
ballerino.
-Fa ancora male?-.
Gli domando sorridendo malefica. Lo vedo guardarmi
furioso.
-No-.
Sibila.
-Meno male-.
Sospiro, ma lo faccio per finta. Dopotutto non me
frega poi tanto di lui.
-Rin la fattura-.
Kohaku mi porge la fattura, ma io lo fulmino con
lo sguardo.
-Kohaku caro, la fattura non la devi dare a me, ma
al cliente-.
Sibilo, mentre lui arrossisce e scusandosi di
nuovo porge la fattura al cliente.
Alcune volte Kohaku si perde in un bicchiere
d’acqua. Pazienza.
Il demente (come adoro questo termine) legge con
perizia la nostra fattura, mentre noi attendiamo il tanto desiderato pagamento.
Dovete sapere che, se non torniamo al capannone
con i dindini, il nostro caro e amabile (voglio vomitare) datore di lavoro ci
spella vivi.
-Allora?-.
Domando impaziente, mentre incrocio le braccia la
petto e batto a terra il piede in segno d’impazienza.
-Ah, già il pagamento-.
Afferma l’aiuto cuoco con superbia. Lo vedo
mettere la mano in tasca e tirare fuori una piccola mazzetta di soldi. Lo
invidio.
Ci paga. Ma mi pone i soldi toccandomi
appena.
-Non preoccuparti non ho la scabbia-.
Lui mi guarda stranito, ma non sa cosa succederà
ora.
Mi ficco un dito nel naso, comincio la mia
spedizione e tiro fuori una caccoletta che, dolcemente poggio sulla mano del
demente che rimane di sale.
-Questo è la sua mancia-.
Sorrido.
-Ah, mi raccomando di non spenderla tutta. Ci
vediamo caro-.
Mi volto e mi dirigo verso il furgone ridendo come
una pazza, seguita da un Kohaku ammutolito e allibito.
Ma non sospetto che uno sguardo dorato mi osserva
curioso, e che mi avrebbe cambiato la vita.
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Oddio era un anno che non aggiornavo la fic, chiedo scusa e
perdono ^^’. |
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