Pezzi di vita

di Aida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo regalo ***
Capitolo 2: *** Perchè ti sopporto? ***
Capitolo 3: *** Incastrato da un cornetto ***
Capitolo 4: *** Piccolo problema... grande soluzione ***
Capitolo 5: *** Ricatti ***
Capitolo 6: *** Sprazzi di consapevolezza ***
Capitolo 7: *** Calore ***
Capitolo 8: *** Due grandi Teddy-teddy ***
Capitolo 9: *** Le domande esistenziali di Potter ***
Capitolo 10: *** Carta straccia ***
Capitolo 11: *** Foto familiare ***
Capitolo 12: *** Scoprire, stupito e commosso, che avevi le mie stesse identiche ossa ***



Capitolo 1
*** Il primo regalo ***


 

 

 

IL PRIMO REGALO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccolo lì che lo attende su una panchina, sei mesi che si frequentano e ancora si emoziona al solo vederlo, davvero imbarazzante. Si avvicina a lui che ancora ignaro della sua presenza e nota che di fianco al ragazzo c’è un pacchetto, sussulta; sarà per lui? Ma non ha tempo di pensarci, l'altro si è finalmente accorto del suo arrivo e gli fa un sorriso che ancora adesso riesce a sciogliere il ghiaccio che è in sé, gli si avvicina con la mente ormai dimentica di quello strano pacchetto. L’altro si alza per raggiungerlo e quando lo fa gli scocca un leggero bacio sulla guancia, strano, davvero strano. Con un sopracciglio inarcato per rimarcare la sua domanda inespressa lo saluta “Ciao.”

“Ciao.” gli risponde l’altro con voce imbarazzata.

“Come mai questo?” gli fa indicandogli la guancia. Non rispondendo lo trascina verso la panchina e lo fa sedere, adesso il pacchetto è di fianco a lui.

Si guardano negli occhi ed inizia a parlare “Quello era per dirti che per me sei importante, Draco”.

Oddei.

Nessuno lo aveva mai considerato importante oltre a sua madre.

“Sei arrossito” gli fa lui con vocina dolce.

“Harry...” Tenta di dire qualcosa, ma non ci riesce; Harry, che gli si era inginocchiato davanti, non se ne preoccupa e distoglie l’attenzione da lui per prendere il pacchetto e passarglielo. Draco emozionato oltre ogni misura e più che
arrossire impallidisce all’inverosimile; alla fine decide di scartare il pacchetto oltre che guardarlo attonito.

È il primo regalo di Harry. Mentre lo scarta nota che la carta è di un orrido rosso e che il contenuto sembra morbido sotto le sue mani, alza per un attimo lo sguardo e vede che Harry l’osserva con un enorme sorriso grattandosi, nel frattempo, la
cicatrice; indice del suo imbarazzo.

Finito di scartare il regalo Draco si trova di fronte un piccolo peluche, costernato nota che è un cervo. Rialza lo sguardo e vede che Harry lo guarda con un sorriso più enorme di quello di prima e con gli occhi lucidi, riporta lo sguardo sul peluche e nota che il cervo ha un ciondolo, lo prende vedendo che il pendaglio è un portafoto; lo apre sempre più incuriosito e ha la visione di un bel viso di donna dagli occhi verdi e i capelli rossi.

Iniziando, forse, a capire riporta l’attenzione su Harry, ormai anche lui con gli occhi lucidi. Restano per un po’ così, lui emozionato ad ammirare il suo ragazzo, ed
Harry a guardare il suo regalo.

Alla fine è Harry a parlare “Draco... ti presento i miei genitori”. Non avrebbe resistito molto, questo pensava, mentre cercava di non spezzarsi, il primo regalo e lui gli presenta i genitori, amava quel ragazzo.

“Harry... non so che dire.”

“Vuoi essere solo mio? Solo a questo devi rispondere, Draco. Vuoi essere per sempre mio come io lo sarò per te?”

Oddei.

Sarebbe morto se non avesse sentito le mani di Harry sulle cosce che lo tenevano ancorato alla realtà. Adesso era lì che lo guardava incerto, perché lui non rispondeva, pensando di aver fatto un errore, di essersi esposto troppo.

Per tranquillizzarlo gli risponde “Tu sei già mio, Potter.”

E finalmente il suo sguardo ritrova la gioia, Draco abbassa il suo e con voce flebile dice “Ed io sono già tuo”.

L’altro salta e lo abbraccia, si alza e lo trascina con sé e finalmente lo bacia, un bacio dolce, ma che lui provvide a far diventare passionale. Staccatisi e affannati, ancora abbracciati si sorridono.

“Dai, ti porto fuori.”

“E gli anelli, Potter?” fa con atteggiamento altero.

“Una cosa alla volta, Draco; prima i genitori e poi gli anelli, e mi pare che i tuoi manchino all’appello, no?” fa Harry con evidente divertimento.

Adesso però che ci rifletteva, vabbé riflettere tra le braccia di Harry era una parola grossa, la foto della donna aveva senso, ma perché un cervo per il padre?

“Harry perché un cervo per simboleggiare tuo padre? Non ha molto senso.”

“Oh Draco, ne ha, ne ha eccome.”

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Perchè ti sopporto? ***


 

 

 

 

 

Perchè ti sopporto?

 

 

 

 

 

 

 

 

“Voglio un cucciolo.”

“No, no e ancora no, capito? Leggi il labiale Potter, N-O.”

“Ma io lo voglio.”

“Per Merlino, Morgana, Salazar e tutti i maghi del mondo, ti devo obliviare perché tu non me lo chieda più?”

“No, devi diventare normale Draco. A te non piacciono gli animale, che siano essi cani, gatti, uccelli, serpenti, rospi, topi e furetti. Odi in modo sviscerale i bambini, anche quello più buono e dolce; infine sei razzista, disprezzi mezzosangue, sangue sporco, traditori del proprio sangue, babbani e tutta la gente che non ha il tuo stesso colore di pelle. In queste categorie poi ci sono le dovute eccezioni, Blaise, i gufi e forse i nostri figliocci.”

“Intelligente e pieno di qualità, eh Potter?... Non essere tanto convinto dei tuoi figliocci, sono una piaga.”

“Draco... mi domando... perché ti sopporto?”

“Ovvio, Potter, perché sono bello, intelligente, affascinante, glaciale, sexy, perfezionista, creativo a letto, ho gusto, sono ricco, ironico, simpatico, con modi squisiti, particolare...”

“Sì, sì, ma io penso che ti sopporto perché... ti amo, Draco.”

“Ah... bé, Harry anche per quello sì, anche per quello.”

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Incastrato da un cornetto ***


 

 

 

Incastrato da un cornetto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Draco si svegliò, aveva freddo, si girò e vide che l'altro lato del letto era vuoto.

Si rigirò verso il comodino e constatò che la sveglia segnava le 7:00. Era presto, terribilmente presto e lui aveva freddo ed era solo.

Il sole mattutino, che entrava nelle stanza, infastidiva i suoi occhi e per questo li chiuse. Erano giorni, ormai, che si svegliava sempre così presto e ne era irritato.

Lui era il tipo che al lavoro arrivava alle 11:00, volendo poteva anche non andarci; gestire gli affari dei Malfoy non era molto faticoso,soprattutto se avevi un mare di dipendenti ai tuoi ordini che facevano quasi ogni cosa.

C'era poco da fare, la giornata era iniziata inevitabilmente male. Voleva Harry. Voleva Harry anche solo per vederlo dormire abbarbicato al suo corpo fregandosene dell'effetto che gli faceva. Anche solo questo bastava.

Peccato che lui non ci fosse, peccato che lui fosse di nuovo al Ministero a seguire chissà quale caso e a prepararsi per chissà quale incontro formale, facendo in modo di ritornare un'altra volta stanco e un'altra volta tardi. Aprì gli occhi. Maledetto il giorno in cui era divenuto Auror!

Il sole evidenziava la polvere che c'era nell'aria e lui alzò una mano, incantato; cercò di prenderla, di ghermirla, di plasmarla, di scacciarla, come se fosse un bambino.

Anche la sera prima Harry era stanco, si era smaterializzato direttamente nella loro camera, si era spogliato, si era gettato sul letto, si era arrampicato sul suo corpo, l'aveva baciato e dopo un sospiro era crollato. Questo, ormai, avveniva da ben tre mesi. Non era contento, lo capiva,ma non era contento.

Lo voleva per tutto e lui non c'era, lo desiderava ma era sempre troppo stanco; iniziava a soffrire e a preoccuparsi.

La sveglia adesso annunciava le 7:30 e lui aveva fame ed era stufo di pensare. Si alzò dal quel letto freddo e si avviò verso la cucina; ma anche mentre camminava, mentre scendeva le scale e raggiungeva il luogo, continuò a pensare e soprattutto a Harry.

Una volta arrivato notò che il locale era un po' buio in confronto alla sua stanza. Lui odiava le ombre. La bacchetta era di sopra e non aveva voglia di andare a prenderla. Si avvicinò alla finestra, ne aprì i vetri e ne spalancò le ante. Il posto finalmente luminoso.

Avrebbe dovuto prepararsi la colazione manualmente e odiava non utilizzare la magia; ma lui era lì e la bacchetta di sopra e quindi lo avrebbe fatto, semplice logica. Chiuse i vetri e si spostò verso il tavolo e vide che su di esso c'era un sacchetto e un biglietto. Era sorpreso, era felice. Si avvicinò, sapeva cosa poteva contenere l'involucro, e prese il biglietto:

"Ti amo, scusami anche e ancora per ieri sera, mi dispiace... Maledetto il giorno in cui sono diventato Auror. Ti voglio...Quando mi sono svegliato eri bellissimo, mi stringevi forte nel sonno e avevi un'espressione triste, tra qualche giorno il mio solo pensiero sarà vedere su di te solo sorrisi. Mi dispiace, ma ti ripagherò( se vuoi in natura :) ).Ti amo,

Harry."

Già adesso lui esibiva un sorriso, quell'uomo era incredibile. Posò il biglietto sul tavolo e prese il sacchetto, lo aprì e ne prese il contenuto. Un cornetto, un cornetto al cioccolato...

Amava Harry, perchè riusciva sempre a trovare i suoi punti deboli per farlo capitolare in suo favore. In fondo, però, non era un mistero per nessuno che lui venerasse i cornetti al cioccolato. Se lo divorò, certo non era quello del bar Wizards di Weasley-Maierdi, ma non era male. Nel frattempo, per la sua foga, il biglietto era caduto e nel raccoglierlo notò che sul retro continuava:...

"P. S. : Mi dispiace, ma devo ricordarti che stasera tocca a noi badare ai bambini. Ti amo, a dopo."

Maledetto, ecco il perchè del cornetto, questo pensò Draco, e potevano essere maledetti anche i loro amici e le loro piaghe, lui voleva il suo Harry. Con un bellissimo e impagabile broncio, constatò di essere stato, di nuovo, incastrato da un cornetto.

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Capitolo 4
*** Piccolo problema... grande soluzione ***


 

 

 

 

Piccolo problema... grande soluzione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Harry...”

“Harryyy...”

“HARRYYYY...”

“Insomma, Draco, perché gridi? Che c’è in nome di Merlino?”

“Mi sono tagliato...”

“E rompi a me? T’ho già detto che le lamette per la barba non sono per te.”

“Potter ma io devo farmi la barba?!”

“T’ho detto che te l’avrei fatta io, mi pare?!...”

“...”

“Aaaaaaah... stupido orgoglio Malfoy... su, su mostrami la guancia che medico il taglio...”

“Aaaaaah... Harry...”

“...”

“Mmmmmh...”

“Ottimo! Sei proprio buono, Draco.”

“Ne vuoi ancora?”

“Ovvio... ma non ho bisogno di chiedere.”

“Salvatore del mondo magico un cazzo, tu sei...”

“...”

“Mmmmh...”

“Camera?”

“Camera... di corsa.”

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Ricatti ***


 

 

 

 

 

 

 

RICATTI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non tutte le ciambelle vengono col buco, e questo ormai Draco lo sapeva bene, avere Harry Potter come compagno insegna; ma non si aspettava di certo quello che successe.

Facciamo un passo indietro.

Ore 20.00. A casa Malfoy-Potter grandi preparativi, stasera uscita della felice coppia. Draco per l’occasione è elegantissimo, porta il suo Harry ad ammirare l’Aida, in fondo i Babbani qualcosa di buono lo avevano fatto. Harry invece stava cercando, ancora, tutto l’occorrente per arrivare alla stessa eleganza del suo principino. Ma alla fine rinunciò, e optò per un bel paio di jeans scuri abbinati ad una camicia verde, adorata da Draco, con sopra una giacca nera, il meglio che poteva fare, e non voleva pensare ai capelli.

Draco l’aspettava nell’ingresso e quando lo vide arrivare non seppe se ridere o piangere. Harry avanzava lentamente e sperava che Draco non iniziasse una delle sue solite solfe.

Ma invece eccolo che iniziava: “Insomma, ma come ti sei vestito? Stiamo andando a vedere un’ opera lirica mica a partecipare a un party... vabbeh... già è tardi, però ricorda che ti faccio venire solo perché così sei sexy, non perché hai raggiunto un qualche livello di eleganza, capito?” finì Draco con una mano sugli occhi.

Harry, felice di averla scampata, disse con un enorme sorriso “ Capito.”

Erano, ormai, con i loro soprabiti in mano, erano lì lì per uscire quando suonò il campanello. Draco non la prese bene, sapeva che Harry avrebbe risposto di certo, infondo poteva essere chiunque e se c’era un problema come avrebbero fatto poi a contattarli? Ah, stupido buonismo Grifondoro, era proprio quello il motivo per uscire; questo pensava Draco mentre il suo Harry tutto perplesso apriva la porta.

Alla vista del biondo si presentò una visione apocalittica... i suoi figliocci. Solo dopo un attimo di stordimento vide che erano accompagnati dai suoi due migliori amici: Blaise e Theo.

Harry invitò a entrare tutti, felicissimo di avere esseri urlanti per casa, e indirizzandoli in salotto. Draco aveva un brutto presentimento.

“Allora ragazzi, perché questa sorpresa?” esordì Harry sorridente.

I due piccioncini si guardarono un momento negli occhi e poi Blaise prese la parola: “Aehm... siamo qui per chiedervi un favore.” disse imbarazzato.

Draco, il quale, mentre tutti si erano seduti era rimasto in piedi, li guardava dall’alto e con voce monocorde chiese: “Che favore?”.

La coppia evitò accuratamente la domanda del biondo e continuò a conversare con Harry.

A un certo punto Theo chiese: “ Ma stavate uscendo?” , Harry rispose con un sì.

A questa risposta Theo si decise ed esordì: “Allora è meglio dirvelo subito... Siamo venuti qui stasera per chiedervi se questa volta potete badare voi ai bambini al posto nostro. Sapete è un mese che non usciamo un po’ e soprattutto insieme; se ricordate le ultime volte che si è usciti tutti insieme non ci siamo mai stati e speriamo che voi non ci negherete questa occasione” finì con sguardo e tono speranzoso.

Harry, già dimentico dell’Aida e felice di poter stare un po’ con i bambini, iniziò: “Ma certo, nessun...” ma non finì perché venne interrotto.

“Ci dispiace molto per voi, ma sta sera non possiamo occuparci di nessuno; se non di un bel palchetto con visuale perfetta a teatro.” fece Draco con sguardo omicida.

È vero che Harry i guai non se li cercava ma accettare di badare a quelle piaghe per una sera in più del dovuto per lui... è cercarseli i guai; povera casuccia sua.

“Ma Draco, in fondo, l’Aida la ridaranno anche domani sera, no?”

“Sì, ma noi abbiamo i biglietti per questa di sera.” fece innervosito.

“Draco che ti costa rinunciare?” fece Blaise con sguardo da cucciolo.

Ah, ma non lo fregava, lui non era Theo “ Mi costa, oltre al costo del biglietto, la mia sanità mentale; e poi ci tenevo a farla conoscere ad Harry.” disse, mentre osservava con ansia cosa stavano facendo le pesti.

Theo rispose: “A mali estremi, estremi rimedi... Draco ricorda, sei tu che mi costringi a questo... di certo non vuoi che una certa notte con il qui presente Potter venga divulgata alla stampa, vero?”

Harry era perplesso e Draco rispose con non curanza “Di quale notte parli?”

Blaise con un ghigno rispose al posto di Theo: “Oh, non ricordi nulla di una notte a Hogwarts, la luna piena, la foresta proibita e la tua nudità...”

“Ok, ok, basta non continuare, ma che centra quella notte con stasera?”

Il ghigno di Blaise si allargò e Theo rispose: “Beh, se tu stasera non badi ai bambini al posto nostro, noi divulgheremo la storia di quella sera con relativa foto.” finì candidamente Theo.

Harry era impallidito, Draco, invece, furioso disse: “ Ma questo è un ricatto!”

“Forse... ma vedila più come una contrattazione.” disse Blaise.

“Sì certo, in cui io non ho voce in capitolo.”

“Niente è perfetto a questo mondo.” fece comprensivo Theo.

“Va bene... baderemo noi a loro, divertitevi.” fece rassegnato Harry.

“Ma che dici? Cosa fai?” chiese stupito Draco.

“Accetto per evitare figuracce pubbliche, vuoi finire nudo sulla Gazzetta del Profeta?”

“No, non ci tengo... anche se grazie a me venderebbero molto di più.”

“Grazie a entrambi.” dissero sorridenti i due ricattatori.

La coppia di ricattati rispose: “Grazie un corno.”

 

 

 

 

Così quella sera una coppia di moretti si divertì, mentre un’altra badò a dei bambini.

Draco pensò, durante la serata, che non bisogna mai farsi amici dei serpeverde, potrebbero sfruttare ogni tuo difetto a loro vantaggio.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Sprazzi di consapevolezza ***


 

 

 

 

 

 

 

Sprazzi di consapevolezza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non cado, non cado, non cado, non cado. Sono apatico, sono depresso; posso volar via? Ti prego, ne ho bisogno.

__________________

P.O.V. Harry

Viaggerai solo per il piacere di farlo e non ti chiederai perché brami così tanto conoscere altri luoghi, ma io nel profondo saprò il vero motivo; ricerchi solo la tua vera casa e non vuoi altro.

__________________

Non sono pronto a riconoscermi per quel che sono. Voglio illudermi ancora per un
altro po’ di tempo.

__________________

Correre solo per il gusto di andare incontro al vento; solo per il rischio di annullarsi e ritornare con qualcosa da dire. BASTA. Sono stanco.

__________________

Il sole riscalda il vino che si trova nel bicchiere dimenticato sul tavolo di vetro nell’ingresso. Il proprietario è disteso sul tappeto in salotto; piange. Silenziosamente Draco piange; non sa neanche lui perché.

__________________

P.O.V. Harry

Una carezza per ogni tua lacrima domerà la tua tristezza?

__________________

Ti sembra di non provar niente, quando provi troppo, è una sensazione strana, ottunde i sensi e ottenebra la mente. Provare così tante cose insieme che forse credi di non star provando nulla; è quello che senti adesso. Sai che questo fa capo a una sola malattia: la CONFUSIONE.

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P.O.V Ron

Cosa vuoi saperne di lealtà, fiducia e rispetto?

__________________

Cravatta che mi stringe, che adorna, che ricorda. “Harry dimmi... avrò mai speranza di conquistare ciò che desidero?”

__________________

Avverti mai il bisogno di nasconderti da te stesso per dimenticare che possiedi un
cuore?

__________________

Desiderio... semplice, puro desiderio che senti la mia pelle, che traspare dal mio cuore nei tuoi confronti.

__________________

Pensavo e poi non pensavo più.

__________________

Tienimi stretta la mano mentre cerco di trovare il coraggio di fare l’ennesimo passo verso il mio futuro; sto per lasciare gran parte di me. Sono cambiato, sto ancora cambiando. Adesso capisco cose che prima consideravo futili. Stringi forte, fatti sentire, ho bisogno di un tuo contatto per fare ciò che devo fare.

__________________

P.O.V. Draco e Harry

“Sai prima pensavo che essere felici fosse strano.”

“Perché?”

“Perché chi ha conosciuto solo tristezza e sofferenza non sa cos’è la felicità e per questo trova strana quella altrui.”

“Ma... adesso... sei felice di essere felice?”

“Sì... direi di sì.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Calore ***


Calore

 

 

 

Siamo a Marzo, ma sembra di essere a Dicembre per il freddo intenso che avverto, la casa è silenziosa nei suoi mille rumori e per questo ho il bisogno di non sentirmi solo. Salgo le scale per entrare in camera e sei lì, raggomitolato nelle coperte in cerca, come me, di un fittizio calore. Sembri un gatto, dolce e temibile proprio come un felino, perché so bene che quando il tempo non ti aggrada diventi suscettibile e il letto diventa tua esclusiva proprietà; sì Draco, sei proprio un gatto. Sorrido avvicinandomi temerariamente al letto, ma il freddo e la stanchezza si fanno sentire molto più delle tue future proteste. Mi sdraio e per cercare di non infastidirti lo faccio lontano da te, lasciandoti anche le coperte; a volte sono davvero troppo Gryffindor o forse sono solo troppo innamorato. Quando, ormai, credevo di addormentarmi trasformato in un ghiacciolo, tu mi avvolgi nel tuo tepore. Il calore, adesso, è quasi troppo, ma ho sonno e qui, tra le tue braccia, sto fin troppo bene. Siamo diventati un piccolo bozzolo di calore in questa casa gelida e viva. Alla fine abbiamo bisogno entrambi l'uno dell'altro e sì, Draco, mio riottoso felino, abbiamo bisogno entrambi del caldo creato dai nostri corpi per essere davvero completi; con questi smielati pensieri mi addormento, ormai riscaldato nel tuo abbraccio.

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Due grandi Teddy-teddy ***


 

 

 

Due grandi Teddy-teddy

 

 

 

 

 

 

Vi prendete la mano e vi guardate, gesto semplice e spontaneo, ma so bene che per voi è una conquista. Ancora rido se ripenso a com'eravate, ma ogni volta che c'incontriamo mi scoppia il cuore a vedere cosa siete, cosa vi unisce.

Ed è così anche per mia figlia, la persona che riesce ad intenerirvi e a dannarvi nello stesso istante è quella che ha capito subito come siete. Adesso vedendovi lì seduti con le mani giunte e le facce stanche, beh, mi ricordate che siete due tenerissimi Teddy-teddy.

Oh, la mia Eleonor non poteva identificarvi in animali migliori, mphf, gli orsi. Merlino, scoppierei a ridere in questo momento se voi non stesse per addormentarvi, come vostro solito, uno sulla spalla dell'altro.

Succede sempre il primo giorno che decidiamo di passare una settimana riuniti e noi tutti non abbiamo la forza di farvi pesare una cosa così dolce.

Ok, ammetto che qualche non lieve riferimento sia uscito dalle mie bellissime labbra, ma ammetterete, e Draco tu per primo, che da una Serpeverde sarebbe stato strano il contrario. Questa cosa così tipicamente vostra è ormai collegata ad uno dei miei ricordi di madre più importanti e strani che si possa avere: alla prima parola di Eleonor.

Eccola lì che vi scorrazza intorno tentando un'impresa impossibile, svegliarvi dal vostro sonno letargico. Ancora mi riesce difficile credere che la sua prima parola non sia stata qualcosa riguardante me, ma voi. Si vede che con la vostra cattiva influenza già da piccola ha deciso di ribellarsi, la mia piccola Serpeverde.

Adesso mentre Hermione l'allontana e la indirizza verso i propri figli, per non disturbare il vostro scomodo sonno, io ripenso a quella domenica di gennaio di sette anni fa, quando la mia piccola, di un anno, era estasiata nel rimirare la vostra posizione contorta sulle sedie per riuscire a dormire vicini ( e la bocca aperta di Harry ).

Noi, ormai, abituati non vi facevamo troppo caso, ma dopo un'ora iniziai a preoccuparmi della sua immobilità e mi avvicinai a lei. Era lì che stringeva il suo orsetto incantato e vi guardava stupita.

Vedendomi incominciò a ridere e v'indicò per poi fare lo stesso con il suo peluche; e disse ( per la prima volta): "Teddy-teddy!" Mi stupii e il cuore sembrava volermi uscire dal petto, la mia bambina aveva parlato per la prima volta, non c'era madre più orgogliosa, poi collegai le sue parole e scoppiai a ridere insieme con lei.

Quello è stato, come voi dite, il risveglio più bello e imbarazzante che abbiate mai avuto. Guardandovi dormire beati adesso mi viene voglia di vendicarmi ancora una volta per avermi rubato la prima parola di Eleonor.

Mi sembraste due pavoni, quando vi raccontai che eravate voi gli artefici del suo primo suono coerente, anche se tuttora non siete contenti per come vi ha associati al suo orsacchiotto. Il vostro soprannome non mi dà più soddisfazione; vi imbarazzate troppo poco ormai, sì, il mio spirito vendicativo ha deciso cha ha voglia di svegliarvi con della bella acqua ghiacciata, sapete per rinvigorirvi e farvi essere subito ben partecipi...

"Ma quando si sveglieranno Teddy-teddy?" Sentite? Mia figlia vuole i suoi zii e voi non volete per nulla al mondo che pianga, e che io mi innervosisca, vero? Bene, è deciso, vi sveglio!...

"Blaise passami la bacchetta che sveglio gli orsi."
"Ok, ma come?"
"Tesoro! Ma con un classico intramontabile."

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Le domande esistenziali di Potter ***


 

 

 

 

 

 

Le domande esistenziali di Potter

 

 

 

 

 

"Draco, ma come lavate gli indumenti?"

 

"Potty, di certo non siamo noi maghi a lavare gli indumenti.

 

"Ah."

 

"Non fare quella faccia, ovviamente li lavano gli elfi domestici."

 

"Mmm, allora come fanno gli altri, quelli che non hanno gli elfi?"

 

"Harry, sono davvero costernato, hai mai sentito parlare d'incantesimi auto-pulenti?"

 

"Oh."

 

"Scusa, Harry, ma tu prima come facevi?"

 

"Ehm, facevo da me?"

 

"Per Salazar, ho per ragazzo un elfo domestico!"

 

"Ehi, però le mie colazioni a letto ti piacciono!"

 

"Non mettere su quel broncio, sai bene che per farmi felice la mattina mi basta anche un cornetto del Wizards."

 

"Bene! Allora domani mattina vai a fare colazione al Wizards."

 

"..."

 

"Harry, come mai mi hai chiesto come laviamo i vestiti?"

 

"..."

 

"..."

 

"Avevo solo macchiato la tua camicia di seta blu, ma tanto non devo preoccuparmene."

 

"Potter! Quella camicia era la mia preferita! La seta si rovina con gli incantesimi, lo sapevi? Ovvio che no, non sapevi nulla fino a un secondo fa. E non darei mai quel capo di vestiario ai miei elfi..."

 

"Oh, ma davvero?"

 

"Che hai da dire in tua discolpa?"

 

"Ops?"

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Carta straccia ***


Titolo: Carta straccia

Fandom: Harry Potter

Personaggio/Coppia: Draco/Harry

Rating: Pg13

Conteggio Parole: 697

Riassunto: Ogni hanno Harry subisce un'intervista da parte del Profeta ed è sempre la solita noia. Quest’anno sarà diverso, colpa di una domanda con ben poco tatto.

Scritta per: il prompt fluff generico, del Fluffathlon @

Note: Bè, questa è anche la mia decima fic della serie “Pezzi di vita” ed era da un po’ che non scrivevo di questi due. Sladh, ovvio, no? Sì, se ve lo domandate si rifà all’universo della mia serie. Ah, la frase di risposta è ispirata al film Milk.

Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno niente ed è solo la mia immaginazione che mi ha portata a scrivere questa cosa *più o meno*




Carta straccia






Era sfinito, dopo una giornata di missioni inutili e spesso indecorose voleva solo andare a casa, ma, stupido, si era dimenticato dell’annuale intervista al Profeta. Cosa aveva fatto di male nella vita? Meglio non addentrarsi in questioni del genere.
Hannah era anche simpatica e gentile, ma lui aveva solo voglia di vedere Draco e cominciava ad irritarsi per non poterlo fare immediatamente. Ogni anno era costretto a ripetere le stesse cose, a sentire le stesse domande, ma perché non copiare l’intervista dell’anno prima? No, evidentemente non era fattibile, meglio venire a rompere a lui ogni anno.
“Harry, tutto bene?” La voce di Hannah suonava preoccupata.
Sì, tutto bene stava solo per morire dalla noia e dalla stanchezza.
“Sì, Hannah, sono solo stanco.” Sperava che la tattica di Draco di far sentire in colpa funzionasse anche con gli altri e non solo con lui. “Oh, Harry, abbiamo finito. Un’ultima domanda e poi puoi andare a casa.” Ringraziò Merlino per avere come compagno una serpe che gli aveva insegnato i suoi trucchi.
“Bene, Hannah, spara.” Di certo non poteva fargli chissà quale domanda.
“Alcuni nostri lettori si chiedevano se tu credessi nella famiglia. Sai, in fondo, tu e il tuo compagno non potrete avere figli, anche se si sta prendendo la decisione di far adottare bambini anche a coppie come la vostra. Qualcosa da dire in merito?”
Sì, che era incazzato nero. Come osava, anzi, come osavano mettere in discussione il suo senso di famiglia, di mettere alla pubblica gogna il suo rapporto con Draco, la sua famiglia, e la lotta che si sta combattendo da mesi per la parità di diritti, da parte loro e di migliaia d’altre coppie; come osavano?
Era sminuire i loro sentimenti, i loro dolori, dimenticarsi che anche loro sono persone e considerare i figli come un gioco. Avrebbe risposto per le rime a lei e ai suoi ‘alcuni nostri lettori’, ma il pensiero dell’ex-Serpeverde lo calmò e lo mise nella giusta ottica per replicare.
“No, non siamo contro la famiglia. Noi siamo una famiglia ed è vero che non possiamo avere figli, ma Merlino sa quanto ci proviamo.”
E con un sorriso malizioso e gli occhi accesi dalla rabbia se n’andò, senza voltarsi indietro. Si smaterializzò per arrivare a casa, aveva l’assoluto bisogno della presenza del compagno.
“Potter, sei tu?” La voce di Draco proveniva dal salotto e lui corse per nascondersi fra le sue braccia.
L’altro era seduto sul divano e continuava a leggere un libro. Già a quella vista la sua rabbia iniziava ad evaporare, ma la delusione era difficile da far sparire, così come dimenticare il colpo basso appena ricevuto.
“Com’è andata la giornata?” Chiese il biondo continuando la lettura.
Male, peggio del solito, Draco. Alza lo sguardo e osservami. Questo pensava mentre si avvicinava e gli si gettava in grembo, in cerca di conferme, conforto e sicurezza. Draco l’osservò stupito dal suo comportamento, ancora più stupito quando lo vide ben bene in viso. Poi lo abbracciò stretto stretto.
“Che è successo?” Gli domandava incessantemente all’orecchio.
“Nulla.” Era la risposta bugiarda sussurrata sul suo collo.
Continuarono così finché il sonno non li colse.




La mattina dopo Draco sfogliava, ancora assonnato, il Profeta.
Lesse l’intervista di Harry e rimase a bocca aperta, atteggiamento ben poco Malfoy; poi volò, letteralmente, dal compagno ancora in coma sul divano e cominciò a divorarlo di baci.
Un Potter stupito, assonnato e felice, ancora dimentico del giorno prima, chiese: “Draco, come mai questo trattamento?”
Tra un bacio e l’altro Malfoy rispose: “Perché… sei… un… fottuto… stupido… sciocco… tenero… coraggioso… genio.”
“Draco, mi sei ammattito?” Fece sornione Harry.
L’altro si fermò e lo guardò negli occhi.
“Nient’affatto, Potter. So solo che ieri ti hanno ferito, ma che tu sei stato oltre l’altezza della situazione. La tua risposta è la mia. È quella di tutti noi e mi riconferma perché ti amo.”
Il moro fece due più due e comprese che il compagno aveva letto la “carta straccia”, ma se quella delusione aveva portato a quella reazione, era quasi felice di aver dovuto subire quell’intervista. L’ex-Grifondoro abbracciò il suo euforico ragazzo e cominciò a baciarlo approfonditamente.
“È solo merito tuo” Ripeteva a Draco tra un respiro e l’altro.



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Capitolo 11
*** Foto familiare ***


Titolo: Foto familiare

Fandom: Harry Potter

Personaggio/Coppia: Draco/Harry

Rating: Pg

Conteggio Parole: 591

Riassunto: Le famiglie la fanno ogni anno.

Scritta per: il prompt fluff domestico (famiglia), del Fluffathlon @

Note: Undicesima ff della serie “Pezzi di vita.” Slash e si basa sull’universo della mia serie. Seguito quasi ideale di Carta straccia. Credo di non aver centrato molto il prompt e non mi soddisfa molto, ma tant’è…

Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno niente ed è solo la mia immaginazione che mi ha portata a scrivere questa cosa *più o meno*


Foto familiare


Draco si guarda attorno sperando che Canon arrivi in fretta, perché anche se lui è abituato a quelle ricorrenze sa che Harry si sente, invece, a disagio. Draco non può dire di capirlo perfettamente, in fondo ha sempre odiato anche lui quelle cose, ma sa che per il compagno non è odio, è solo vero e proprio disagio per non aver mai fatto cose del genere; vorrebbe dimenticare che da bambino, invece, lui ne ha fatte a centinaia d’esperienze di questo tipo.
Il lato divertente della situazione è che stato lui ha voler fare tutto quel casino, ha invitare tutti, a convincere i suoi che Canon era più che perfetto, scegliere un qualsiasi giardino come luogo neutro, a mettere tutti d’accordo su orari ed impegni, ma per Harry poteva fare tutta quella fatica ed anche di più, gli sussurra il suo animo Malfoy. Soprattutto dopo quella stupida intervista voleva che Harry avesse una prova tangibile di avere una famiglia e quale miglior occasione della foto annuale che ogni famiglia fa?
Lo ha sorpreso non poco la partecipazione di tutti, ma hanno compreso che era una cosa importante e che era meglio non inimicarselo. Ed ora erano lì, solo ad attendere quel ritardatario di Canon, che Harry aveva voluto come fotografo, perché altrimenti non sarebbe stato tranquillo.
Draco si volta verso la direzione dove sono tutti riuniti e non può fare a meno di sorridere ferino. Non capita di vedere tutti i giorni Malfoy, Nott, Weasley, Parkinson e Paciock tutti insieme e la cosa può davvero avere il suo risultato, ma di certo l’effetto più bello è quello che ne ha Harry, un sorriso tranquillo e gioia negli occhi.
Draco non può fare a meno di notare come l’altro coccoli il pancione della Granger e di come ne scherzi con Pansy, a questo può solo fare un sospiro e voltarsi di nuovo verso il vialetto nell’attesa di Canon. Quando davvero stava cominciando ad irritarsi per il lungo ritardo, anche se sembrava accorgersene solo lui, ecco che il fotografo arriva. Draco rifila al nuovo venuto uno dei suoi sguardi più gelidi, e dopo le mille e una scusa del più piccolo possono finalmente avvicinarsi agli altri per fare la foto. All’improvviso il compagno è al suo fianco e gli strige la mano con forza, e lui sa bene che è nervoso, ma la famiglia è formata anche da questi ricordi. Davanti alla macchina fotografica Harry sembra rendersi conto che non c’è nulla per cui essere nervosi e il click dello scatto avviene senza che se n’accorga. Canon è entusiasta per la foto che è riuscito a fare, a suo dire stupenda, Draco non ne è convinto, ma dovrà aspettare domani per proferire il suo giudizio.
Il giorno seguente mentre Harry è impegnato nel preparare la cena arriva il gufo con la foto che il biondo afferra con trepidazione per poi rimanere incantato. Come ogni altro stupido e sciocco uomo innamorato, felice e con la fortuna di avere una famiglia pensa che non ce ne sia una più bella.
Non ha sentito Harry arrivargli alle spalle e quando sente avvolgersi nel suo abbraccio non può fare almeno di sussultare per la sorpresa. Ma resta ancora più sorpreso dalla frase che gli giunge all’orecchio: “Ogni anno, voglio farla ogni anno. Come tutti, perché anche io voglio i ricordi della mia famiglia. Solo che l’anno prossimo saremo solo io e te in quella foto. Pensi che basti come inizio?” Certo, pensa Draco, solo l’inizio di una famiglia tanto numerosa quanto quella ora ritratta nella foto.


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Capitolo 12
*** Scoprire, stupito e commosso, che avevi le mie stesse identiche ossa ***


Note: Ormai sono diventata un fantasma, presa tra studio e vita reale, ma anche tra il riuscire a finire la fic d'Archea e avere il tempo per la traduzione di una Sirius/Remus + un progetto che ha già il permesso + guardare i miei telefilm + leggere + scrivere + scrivere + scrivere...
Insomma sono un tantino occupata ^^' Sorry, gente! Bè, questa è anche la mia dodicesima fic della serie “Pezzi di vita”. Slash, ovvio, no? Sì, se ve lo domandate si rifà all’universo della mia serie. Il titolo è preso da Le cose in comune di Daniele Silvestri ed era palesemente il titolo giusto, no?

Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno niente ed è solo la mia immaginazione che mi ha portata a scrivere questa cosa *più o meno*

 

 

 

 

 


Scoprire, stupito e commosso, che avevi le mie stesse identiche ossa

 









Tre mesi, erano ben tre mesi che Draco frequentava Harry e ancora non se ne capacitava. Iniziato tutto un po’ per caso, anzi, per molto caso e per sfacciataggine o coraggio grifindoriano, continuavano ad andare avanti così come veniva senza preoccuparsi di darsi delle coordinate.
Una storia vissuta fra cornetti, amici stupiti, litigate e palate di sesso con l’assoluta certezza che sarebbe finita tanto in fretta così com’era iniziata. L’unico problema, il tarlo che stava consumando la mente di Draco, era aver scoperto che la loro storia era molto più di quel che lui credeva. Era risate, giochi infantili, cose in comune, asciugamani rubati, strizzatine d’occhio, un passato, fughe, attesa di una chiamata, nervosismo per un appuntamento e, tra le tante la cosa più bella, dormire assieme per svegliarsi con l’odore di cornetti il mattino. Insomma, la sera prima nel letto di Harry aveva scoperto che loro erano una coppia, che vivevano una vera e propria relazione nel senso più classico del termine.
A quell’epifania si era alzato ed era letteralmente fuggito da quel letto.
Ed ora era lì nel suo ufficio ad attendere la solita chiamata dell’altro, ancora confuso, ma con l’assoluta certezza di dover dare almeno una scusa per il suo comportamento. I pensieri di Draco furono interrotti dalla porta che si apriva e dal viso triste che ne faceva capolino. Il confronto per Malfoy, ora, sarebbe stato anche più complicato.
“Posso sapere il motivo della tua fuga o è un segreto di stato?” Chiese l’ex-Grifondoro, tra titubanza e sarcasmo, ma l’altro ad una domanda così diretta non ebbe la forza di rispondere e rimase zitto.
Meglio il silenzio per lui che la verità.
Come poteva annunciargli che era arrivato a provare per lui un sentimento così totalitario tanto da confonderlo spesso con se stesso, come poteva ridurre tutto ad un semplice ti amo, quando la sua presa di coscienza era così grande e così stupefacente da, quasi, terrorizzarlo? Non poteva, ma dallo sguardo sconfortato del moro doveva.
Lo fermò prima che uscisse dalla porta e non guardandolo negli occhi gli sussurrò: “Ho capito che… che… che non siamo poi così diversi, ma soprattutto che il mio sentimento per te è cresciuto tanto da diventare a… amo… oh, insomma, hai capito, no, Potter?” Draco fu ripagato, per quella dichiarazione sciocca e sdolcinata, da uno stupendo sorriso felice.


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