Ritorno nel Paese delle Meraviglie

di artemis89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Lo so cosa state pensando: un’altra crossover tra DGM e Alice. Ma che ci posso fare io se i personaggi di DGM ci stanno così ben come nel Paese delle Meraviglie?

Disclaimer: ovviamente i personaggi di DGM appartengono a Hoshino-sensei, così come quelli di Alice nel Paese delle Meraviglie appartengono a Carrol. L’unica cosa che mi appartiene è la mente malata che ha avuto l’idea di metterli insieme… e il personaggio di Artemis, ovviamente! ^__^

 

 

 

 Capitolo 1

 

La battaglia stava andando avanti ormai da dieci minuti buoni. E che battaglia.

Da una parte c’erano ben quatto esorcisti, mandati in missione insieme.

Dovevano andare a salvare alcuni finder rimasti bloccati in una piccola città in cui tutti gli abitanti erano ormai diventati akuma o erano stati uccisi da essi. Così Allen Walker, Lenalee Lee, Yuu Kanda e Lavi erano partiti senza ulteriori indugi, speranzosi di riuscire ad aiutare i loro compagni. Erano stati mandati quattro esorcisti, tra i migliori, perché Komui riteneva che la missione avrebbe potuto complicarsi inaspettatamente e non poteva certo mandare la sua sorellina da sola!

Accidenti a quell’uomo, mai una volta che si sbagliasse nelle sue previsioni.

Erano riusciti ad entrare in città ed a far fuggire i finder mentre loro tenevano a bada i numerosi akuma (la maggior parte dei quali di livello due, mannaggia!) quando all’improvviso chi ti compare se non due Noah?

E non due Noah qualunque. I loro nomi erano Road Camelot e Tyki Mikk, probabilmente i due nemici più noti e temuti da tutto l’Ordine Oscuro (bè, dopo il Conte del Millennio, si intende). Che fortuna!

Se prima la battaglia consisteva nel distruggere più akuma possibile, con l’entrata in scena dei due Noah le cose si erano decisamente complicate. Gli Esorcisti stavano combattendo più che egregiamente, ma non avrebbero certo potuto andare avanti in eterno e c’erano le loro vite in gioco.

“Ti preferivo di più quando ti comportavi come una brava bambola ubbidiente, sai?” disse Road all’unica altra ragazza presente.

“Bè Road, mi dispiace deluderti, ma non ho la minima intenzione di giocare con te stavolta.” rispose Lenalee, schivando le micidiali candele della bambina con un agile capriola, danzando con i suoi stivali che le permettevano di volteggiare in aria.

“Uhm, non importa tanto io voglio giocare solo con il mio Allen ” disse la piccola battendo le mani, gli occhi dorati che brillavano di malizia.

L’interessato, sentendosi tirato in causa, volta la testa verso di lei “Ah no, Road, non ricominciare con questa storia, hai capito?!”

“Baka Moyashi, guarda quello che fai!” sbottò improvvisamente un altro ragazzo, quello giapponese, i cui lunghi capelli corvini, raccolti in una alta coda di cavallo, si muovevano velocemente. Velocemente come i movimenti del giovane che con uno scatto rapidissimo di parò di fronte all’Esorcista dai capelli bianchi per bloccare l’attacco di un akuma diretto verso di lui.

“Possibile che non ti accorgi neanche quando vieni attaccato, stupido!” grido rivolto all’altro, mentre con un colpo della sua katana tagliava a metà l’akuma che aveva di fronte.

“Il mio nome è Allen, Bakanda!” fu l’unica risposta che ricevette, insieme ad un “Comunque, grazie” borbottato a mezza voce.

“A volte penso che quei due finiranno per farsi fuori a vicenda molto prima di venire uccisi da un nemico” sospirò un ragazzo dai capelli rossi, lanciando un’occhiata ai due.

“È possibile, ma se fossi in te non mi preoccuperei di questo adesso, Bunny-chan.” disse una voce alla sua destra. Il giovane fece appena in tempo a ruotare il suo enorme martello di lato per riuscire a parare l’attacco che l’uomo dai capelli neri e dagli occhi dorati gli aveva sferrato.

L’impatto lo fece arretrare di qualche passo, ma riuscì a rimanere in equilibrio. “Devi smetterla di chiamarmi in quel modo, Maledetto!” ringhiò il rosso.

“Bè, non posso farci niente se sembri un coniglietto, piccolo.” rispose l’altro con un sorriso.

“Ah, sta zitto!”

Ma l’altro si limitò a ridacchiare.

“A quanto pare lo zio Tyki si sta divertendo. Buon per lui, ma voglio giocare anch’io!” disse Road con un’espressione imbronciata che la faceva sembrare una bambina capricciosa. Ed in effetti era proprio questo: una bambina viziata che prendeva la vita come un gioco, persa nel suo mondo di sogni ed indifferente al dolore che provocava agli altri esseri umani.

Il combattimento proseguì, sempre allo stesso modo, con gli Esorcisti che ogni tanto riuscivano a distruggere un altro akuma (ormai ne erano rimasti solo un paio) e con i Noah che ogni tanto riuscivano a mandare a segno un colpo, seppur non grave, oltrepassando le difese dei loro avversari. Gli Esorcisti, infatti, combattevano in gruppo, aiutandosi l’un l’altro (persino Kanda) e questo li rendeva più forti e più difficili da cogliere di sorpresa.

Erano tutti riuniti i quella che una volta era la piazza del paese, ma che ora era solo lo scenario in rovina di una battaglia.

Quando finalmente un attacco ben mirato di Lenalee ed un Cross Grave di Allen riuscirono a distruggere gli ultimi due akuma rimasti, il combattimento si fermò per un attimo, mentre i contendenti prendevano fiato.

“Sembra che siamo rimasti in svantaggio numerico, Road” disse Tyki, raccogliendo il cilindro che era caduto a terra durante lo scontro.

“Non credo che sia un grosso problema, Tyki. Possiamo giocare ancoro un po’, vero?” rispose la bambina.

Gli Esorcisti erano immobili, in posizione difensiva. Osservavano i loro movimenti con attenzione, ansimando leggermente per la fatica.

“Sì, Road, credo di sì”

Stavano per ripartire all’attacco quando all’improvviso successo qualcosa. Al centro della piazza, proprio in mezzo ai combattenti, comparve uno strano simbolo che risplendeva di luce verde. Era di forma circolare, dal diametro di circa due metri, e con all’interno un intricato disegno di rami e foglie.

Tutti quanti restarono immobili ad osservarlo, le espressioni stupefatte. Si guardarono a vicenda, ognuno pensando fosse opera dell’altro, ma notando che la sorpresa era dipinta sul volto di tutti, la loro confusione aumentò ulteriormente.

Improvvisamente all’interno del cerchio comparve una ragazza.

Alta all’incirca come Lenalee, aveva lunghissimi capelli viola chiaro, di una tonalità simile al lilla, che gli arrivavano quasi a piedi e raccolti in due codini bassi e legati con dei nastri di colore azzurro chiaro. Indossava una camicia bianca piuttosto lunga, con un gilet viola senza maniche al di sopra. Le gambe erano in parte coperte da dei corti pantaloncini e da degli stivaletti bassi, entrambi di colore verde nero. Teneva in mano un grosso libro e aveva gli occhi chiusi. Quando li aprì, tutti poterono vedere che erano di un viola cupo.

Si guardò un attimo attorno come spaesata, poi notò le persone che la stavano osservando come se fosse un fantasma. A quel punto arrossì appena “Ah, s-scusate l’entrata improvvisa, ecco io-” si bloccò di colpo, osservando meglio i presenti.

A quel punto sorrise. “Li ho trovati!!!” disse, cominciando a saltellare di gioia. “Che bello! Il Maestro sarà così fiero di me”.

Sia gli Esorcisti che i Noah la osservarono con gli occhi spalancati.

“Sono l’unico idiota che non sta capendo un accidente qui?” chiese Lavi a voce alta.

“Probabilmente sei l’unico idiota, ma non sei certo l’unico a non capire un niente.” gli rispose Kanda con il suo solito tono ‘cordiale’.

“Grazie Yuu-chan, ora mi sento meglio. Però quel commento te lo potevi risparmiare.” disse il rosso mimando un’espressione ferita.

“Non chiamarmi per nome, Baka Usagi!”

Quella scena familiare, anche se piuttosto fuori luogo in quel momento, risvegliò tutti dallo stato confusionale in cui erano caduti.

Tyki alzò un sopracciglio “Cos’è una vostra nuova compagna questa?” chiese.

Allen lo guardò di sbieco “Ti sembra che indossi la nostra uniforme forse?”

“Se non è con voi, e sicuramente possiamo assicurarvi che noi non la conosciamo, allora chi è?” fece Road, dando voce alla domanda di tutti.

La ragazza intanto stava ancora saltellando allegramente sul posto, persa nel suo mondo. A quelle parole si riscosse “Oh è vero, non mi sono presentata. Che sbadata!” disse ridendo e dandosi una manata sulla fronte “Il mio nome è Artemis, molto lieta”

“Molto piacere, ma il nome da solo non ci aiuta molto…” disse Lenalee incerta.

“Sono venuta fin qui a cercare delle…ehm…persone. Il mio Maestro mi ha raccomandato di trovarle. Sapete lui è un po’ troppo vecchio per andare in giro ormai, gli fa male la schiena, così a mandato me. È il mio primo incarico importante” disse con un sorriso e gli occhi che luccicavano di orgoglio.

“Oh, questo si che chiarisce tutto.” fece Kanda ironico.

Lenalee gli scoccò un’occhiataccia, poi proseguì. “E…ehm…ecco, mi sembra che tu abbia detto che li hai trovati?”

“Certo sono proprio qui. Ci sono tutti”

“E chi sarebbero di preciso?” domandò Road guardandosi intorno. Non vedeva nessun altro nei paraggi.

La ragazza alzò il dito indice “Uno, due, tre e quattro.” disse indicando progressivamente Kanda, Allen, Lavi e Tyki. “Che fortuna che ho avuto a trovarvi tutti insieme! Di solito era impossibile vedervi girare in gruppo.”

Gli occhi dei quattro malcapitati si spalancarono ulteriormente, non capendo di cosa parlasse.

“Tyki, la conosci?” chiese Road rivolta all’uomo.

“Mai vista prima in vita mia” disse scuotendo la testa e alzando le braccia.

I tre ragazzi lo imitarono. “Stesso discorso per me” disse Lavi. “Idem” fece Allen. Kanda non disse una parola, limitandosi a guardare la ragazza come se fosse pazza (e c’era un’alta probabilità che lo fosse).

“Ah è normale. Quando ve ne siete andati il mio Maestro non mi aveva ancora preso come allieva. Per questo la mia faccia non vi è famigliare” li rassicurò Artemis.

Ma gli altri continuarono a non capire.

Il sorriso di Artemis sparì. Cominciava ad avere dei dubbi. “Che abbia sbagliato persone? Ma assomigliano così tanto alle immagini che ho visto.”

Fece per aprire il libro che aveva con sé, quando si sentì una musichetta provenire dalla ragazza. Lei infilò una mano in tasca e ne tirò fuori un piccolo orologio da taschino, da cui proveniva la melodia. “Maledizione a sto dannato aggeggio. È un secolo che non segna più l’ora giusta, cosa si mette a suonare adesso da fare?”

Il suo sguardo ritornò verso i ragazzi “Uhm, forse mi vuoi dire che ho visto giusto?” stette un attimo a pensare. Poi sorrise furbescamente. “Bè in questo caso, sarà meglio sbrigarsi!”

Aprì il libro che aveva in mano. Appena lo fece quello cominciò a levitare davanti a lei, mentre il simbolo ai suoi piedi cominciava nuovamente a risplendere.

Tutti i presenti si misero in posizione difensiva, non sapendo cosa aspettarsi.

Alzò gli occhi verso di loro. “È ora di tornare a casa.”

 

 

 

Artemis: E con questa fanno ben tre fic in corso…

Io: Brava Artemis, complimenti! Non ho neanche tempo per dormire ormai, cosa diavolo ti metti a scrivere da fare? Lo sai che se poi non pubblichi la gente ci rimane male?!

Artemis: ma…io… prometto che farò di tutto per tenermi in pari! (*espressione decisa*) E anche tu, finirai bene gli esami prima o poi, così da lasciare spazio alla tua personalità di autrice.

Io: aspetta e spera cocca! =_=

Artemis: noiosa. In ogni modo, spero che questa storia vi piaccia. Come al solito qualsiasi commento è più che ben accetto. ^_^

Io: se gli altri commentano le tue storie tanto quanto tu fai con le loro, stiamo fresche. U_U

Artemis: ma la vuoi smettere di rompere?! Mi rovini tutta l’atmosfera…

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 

Artemis cominciò a leggere.

“Alice, bruciando dalla curiosità, lo inseguì di corsa per il campo, facendo appena in tempo a vederlo sparire in una gran buca sotto la siepe. Un attimo dopo Alice si era infilata dietro di lui, senza minimamente riflettere a come avrebbe poi fatto per uscire. ”

Dal libro partirono all’improvviso delle lunghe strisce di luce, che sembravano composte dalle parole che la ragazza stava leggendo.

“Ma che diavolo…?” esclamò Kanda, ma non riuscì a finire la frase.

Le strisce partirono veloci verso i quattro ragazzi. Provarono a schivarle, ma esse si arrotolarono strette attorno ai loro corpi, bloccandoli e cominciando a trascinarli verso il libro.

 “Allen! Lavi! Kanda!” “Tyki!”  sbottarono all’unisono Lenalee e Road.

“Aaah, aiuto, fate qualcosa!” gridò Allen.

“Dannazione…non riesco a…muovermi” sibilò Lavi a denti stretti, mentre si dibatteva per cercare di liberarsi.

“Cosa diavolo sono queste cose? Non riesco a passarci attraverso” fece Tyki. Nonostante provasse ad usare i suoi poteri di Noah, quelle specie di corde si rifiutavano di lasciarlo andare.

Artemis continuò a leggere, impassibile.

“Per un po’ la tana si prolungava come una galleria, ma ad un certo punto sprofondava all’improvviso, tanto all’improvviso che Alice non ebbe neanche un momento per pensare a fermarsi; e si trovò a precipitare giù per quello che pareva un pozzo assai profondo.”

Appena ebbe pronunciato queste parole, davanti ai suoi piedi si spalancò un profondo buco, tipo quello descritto nel brano che aveva letto. Le ‘corde’ di parole cominciarono a convergere verso quel pozzo, trascinando i quattro giovani con loro.

“Maledizione!!!” gridò Kanda. Ma per quanto si muovesse e per quanta forza usasse, le corde non si rompevano. Sembravano fatte d’acciaio. Persino la lama della sua katana non riusciva a scalfirle.

Lenalee si slanciò veloce per cercare di aiutare i suoi compagni, ma una delle strisce luminose parti di scatto come una frusta, colpendola in pieno e mandandola a ruzzolare poco lontano.

Anche Road stava per muoversi, ma quando vide cosa era successo all’altra ragazza cambiò tattica. Fece comparire alcune delle sue candele e le spedì a tutta velocità contro Artemis. Esse però vennero respinte e caddero a terra, come se uno scudo circondasse la ragazza.

Intanto i quattro giovani erano ormai giunti sull’orlo del pozzo. Per quanti sforzi facessero, non riuscivano a liberarsi. 

Improvvisamente, però, le corde sparirono.

Ma ormai era troppo tardi. I loro piedi avevano già superato il bordo e l’unica cosa che gli rimase da fare fu precipitare all’interno del pozzo.

Lenalee lanciò un grido, tentando nuovamente di correre verso di loro, e la stessa cosa fece anche Road.

A quel punto però Artemis chiuse il libro e rivolse lo sguardo verso di loro. “Non preoccupatevi principesse, li prendo solo in prestito. Vi riporterò i vostri cavalieri appena possibile.”

E detto questo saltò anche lei nella buca, la quale dopo il suo passaggio si chiuse e sparì.

 

********************

“I casi erano due, o il pozzo era arci-profondo, o la sua caduta era assai lenta: il fatto è che Alice ebbe tutto il tempo, precipitando, di guardarsi intorno e chiedersi cos’altro le sarebbe accaduto a questo punto. Dapprima cercò di guardare in basso per distinguere la sua destinazione, ma era troppo buoi per vedere qualcosa; allora guardò le pareti del pozzo e notò che queste erano assai piene di credenze e scaffali; qua e là vide appesi quadri e carte geografiche. Prese al volo un vasetto da uno scaffale. L’etichetta diceva MARMELLATA DI ARANCE, ma con sua grande delusione il vasetto era vuoto; Alice non volle lasciarlo cadere, per paura di ammazzare qualcuno di sotto, e fece in modo di posarlo sopra una credenza, sempre durante la caduta.”

Erano finiti nel posto più strano che avessero mai visto.

Nonostante continuassero a cadere, andavano molto piano nel farlo, come se stessero affondando dentro dell’acqua.

Inoltre le pareti del pozzo, che inizialmente erano completamente nere, stavano cominciando a diventare sempre più colorate. Colori sgargianti e tonalità pastello, quasi come se fossero state disegnante da un bambino.

“Cominciò a credere di trovarmi nel mondo dei sogni di Road…” disse Lavi a bassa voce, guardandosi intorno, con gli occhi sgranati.

“Ah sì? Allora saresti così gentile da spiegarmi perché ci sono di mezzo anch’io?” replicò Tyki, il sarcasmo piuttosto evidente nel suo tono di voce.

“Bè, potresti essere un’illusione anche tu. Oppure potrebbe averti coinvolto per sbaglio. Succede anche ai migliori di sbagliare, a volte.” disse Lavi stringendosi nelle spalle.

“Sì, certo, come no.” borbottò l’altro con le braccia conserte e un’espressione seccata sul volto.

Ad un certo punto sentirono un ‘ouch’ provenire da Kanda e si girarono tutti verso di lui. Si stava massaggiando la testa e teneva in mano un barattolo di vetro.

“Yuu, che cosa -”

“Questo dannato coso mi è finito in testa!” sbottò e fece per lanciarlo via.

“Fermati Kanda!” lo bloccò Allen “Non sappiamo se ci sia qualcuno sotto. Se lo lanci potrebbe finirgli addosso.”

“Se non la pianti di dire stupidate so io a chi finirà addosso, Moyashi.”

“Il mio nome è Allen!! E non sto affatto dicendo stupidate. Sei tu che sei così stupido da prendertela persino con un semplice barattolo.”

“Dannato, chi sarebbe lo stupido? Parla quello che è capace di pensare solo con lo stomaco.”

“Allora lo ammetti che io sono in grado di pensare. Attività che, invece, per te è piuttosto sconosciuta.”

“Se non la pianti giuro che ti affetto, Moyashi. Hai capito?”

“Oh, sto tremando al solo pensiero.”

Tyki intanto li stava guardando, sbattendo le palpebre come non credendo a ciò che vedeva.

“Dì un po’” si rivolse all’Esorcista dai capelli rossi, che stava osservando la scena con sguardo annoiato “Ma fanno sempre così quei due?”

“Se non lo facessero comincerei seriamente a preoccuparmi” rispose Lavi. Poi sorrise “In realtà si vogliono molto bene, solo che fanno fatica a dimostrare il loro affetto reciproco” sussurrò.

Il barattolo, che fino ad un minuto prima si trovava in mano a Kanda, partì con velocità spaventosa per andare a sbattere con violenza sulla fronte di Lavi.

“Ahi!! Yuu, ma cosa-” iniziò, ma si bloccò di colpo quando vide lo sguardo omicida degli altri due.

“Prova a ripetere una cosa del genere e giuro che ti scuoio vivo” sibilò Kanda, con la voce che sembrava provenire direttamente dall’Oltretomba.

“Per una volta concordo con Kanda, sai” disse Allen sorridendo. Un sorriso dolce e innocente. Ma non bisogna mai fidarsi di Allen quando sorride, soprattutto in quel modo. Perché può diventare mooolto pericoloso.

Lavi alzò le mani in segno di resa. “Ok, ok, ho capito, non c’era bisogno di diventare violenti. Mi spiegate perché alla fine nei vostri battibecchi quello che ci rimette sono sempre io?”

I tre ragazzi sentirono una risatina provenire di lato e si girarono ad guardare Tyki che ridacchiava.

“Bè che hai da ridere tu?” lo apostrofò Kanda.

“Niente, niente. Solo che voi tre siete gli Esorcisti più strani che abbia mai conosciuto. Non che ne abbia conosciuti molti, in effetti, però direi che voi siete quasi alla pari con la mia famiglia.”

Gli altri tre lo guardarono dubbiosi. Stavano per replicare che difficilmente potevano competere con le stranezze della famiglia Noah, ma proprio in quel momento sentirono una voce piuttosto familiare provenire dall’alto.

“Siete ancora dietro ‘cadere’ voialtri? Guardate che dobbiamo sbrigarci, il passaggio non resta aperto in eterno.”

Alzarono al testa in tempo per vedere Artemis, con il libro ancora stretto in mano, che scendeva piuttosto velocemente verso di loro.

“Senti un po’ tu -” iniziò Kanda, ma la ragazza lo interruppe bruscamente.

“Non ora, vi ripeto che dobbiamo sbrigarci.” Si sentì un rumore provenire dall’alto. Quando alzarono la testa videro che il pozzo al di sopra delle loro teste si stava richiudendo su se stesso. E andava anche di corsa a farlo! “Visto?! Vi decidete a scendere sì o no?”

“Ci piacerebbe, se sapessimo come fare.” commentò Allen.

“È il colmo che sia proprio tu a chiedermelo. Sei tu l’esperto quando si parla di passaggi con il Mondo Esterno, no?”

“Ma ti ripeto che non so di che diavolo stai parlando!!”

“Oh insomma, adesso poi bas-” fece Artemis, ma venne interrotta dal rumore sordo, che aumentava sempre di più.

“Il tuo nome è Artemis, giusto?” disse Lavi alla ragazza. “Facci uscire da qui, poi potremmo discutere quanto ci pare, ok?”

Lei si limitò ad annuire. Aprì nuovamente il libro e mormorò qualcosa a voce bassa.

All’improvviso la ‘forza’ che permetteva ai ragazzi di cadere giù lentamente sparì. E loro si ritrovarono a precipitare veramente.

“Aaaahh!!!” fu il coro di voci che si sentì nel pozzo.

Per loro fortuna c’era dell’erba abbastanza folta ad attenderli in fondo. Finirono tutti a terra, uno sopra all’altro con un tonfo sordo. Allen, Lavi, Kanda e Tyki. 

“Io questa scena lo già vista.” disse Lavi.

“Io no. E non posso dire di avere apprezzato.” ribatté Tyki.

“Ma si può sapere come mai sono sempre io a finire sotto agli altri?” mormorò Allen. “Eppure dovrei essere il più leggero qui. (1)”

“Che, ho dei dubbi che tu lo sia, Moyashi, visto quanto mangi.”

Mentre si rialzavano sentirono Artemis che borbottava qualcosa “Uff, ma guarda te se dovevo beccare proprio quattro imbranati come voi.”

Si girarono verso di lei e la trovarono che in piedi, che li guardava con le braccia appoggiate sui fianchi.

“Allora, ragazzi, tutto a posto?”

Kanda esplose “A POSTO?! Come credi che possa essere tutto a posto? Sei comparsa dal nulla, ci hai trascinato qui contro la nostra volontà e come se non bastasse - ” si interruppe “A proposito, dove diavolo siamo finiti?”

Artemis sorrise.

“Signori miei, benvenuti nel Paese delle Meraviglie!”

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(1) io un’idea ce l’avrei sul perché finisci sempre ‘sotto’, Allen…

Evviva, secondo capitolo completato. Incredibile, ma vero! Spero che sarà di vostro gradimento ^___^

Un ringraziamento particolare a XShadeShinra per la sua recensione. Mi ha fatto tanto, tanto piacere!!

 

PostSciptum:

Volevo chiedere scusa a tutti coloro che seguono le altre fic da me pubblicate, per il tremendo ritardo che ho accumulato nel pubblicarle. Sono veramente dispiaciuta, però ultimamente la mia ispirazione verte moltissimo su questa fic e allora ne sto approfittando per scrivere il più possibile prima che essa svanisca come neve al sole. Vi giuro che farò il possibile per aggiornare anche le altre, ma non posso garantirvi scadenza regolari.

Mi scuso ancore per questo e vorrei ringraziare dal più profondo del cuore chi, nonostante tutto, continua a seguirmi. GRAZIE MILLE!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Salve a tutti! State bene? Io personalmente mi sto sciogliendo dal caldo.

Ecco a voi il terzo capitolo. Probabilmente sarà piuttosto noioso vista la parte di spiegazione (e non ho nemmeno finito =_= mi faccio dei viaggi mentali troppo complicati mannaggia!).

Comunque fatemi sapere cosa ne pensate, d’accordo? Anche le critiche sono gradite se mi aiutano a migliorare.

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Capitolo 3

 

L’affermazione di Artemis venne accolta da tre paia di occhi interrogativi e un unico occhio verde totalmente incredulo.

“A-aspetta un attimo? H-hai detto ‘Paese delle Meraviglie’?!”

Tutti si girarono verso il ragazzo dai capelli rossi che aveva parlato. Era pallidissimo e guardava Artemis come se avesse appena detto che il Conte del Millennio andava in giro a regalare dolcetti ai bambini.

“Lavi cosa succede?” gli chiese Allen.

“E prima hai nominato ‘Alice’, vero?” deglutì a fatica “Ma non è possibile!!”

Kanda stava perdendo la pazienza. Non che ne avesse una gran scorta con sé. Non dopo tutto quello che era successo. E certo non per le stranezze di Lavi.

“Ohi, Baka Usagi ti vuoi decidere a parlare chiaro?! Chi diavolo è questa Alice?”

“Alice è il personaggio di un libro per ragazzi che ho letto tempo fa. E il titolo è proprio ‘Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie’!”

“Stai dicendo-” intervenne Tyki alzando un sopracciglio “che ci troviamo DENTRO AD UN LIBRO?!” 

Finalmente la lampadina si accese anche nella testa di Allen e Kanda. “CHE COSA?!” gridarono all’unisono, girandosi di scatto verso Artemis.

Lei si limitò ad alzare le spalle. “Desolata, ma le cose stanno proprio così. Credevo l’aveste capito da un pezzo.”

“E ti aspetti che io creda ad una stupidata simile?”

Una vena comparve sulla fronte di Artemis. Poi sorrise “Bè se hai una spiegazione migliore, siamo pronti ad ascoltarti, piccolo-samurai-con-i-capelli-di-una-ragazzina.”

Ci vollero Allen e Lavi messi assieme per riuscire ad impedire a Kanda di saltare addosso alla ragazza e strangolarla con le sue mani.

“L’ammazzo!! Giuro che l’ammazzo!!!”

“Dai Yuu, calmati adesso. Cerchiamo di ragionare.”

Kanda si girò di scatto afferrando l’elsa della sua arma. “Adesso affetto anche te, Baka Usagi!”

Ma quando provò ad estrarre la spada, scoprì con orrore che non ci riusciva. “Ma cosa-?” Ci riprovò più volte ottenendo lo stesso risultato: Mugen non ne voleva sapere di uscire dal fodero.

“Credo che sia inutile che tu continui a provare” saltò su Tyki all’improvviso.

I tre esorcisti si voltarono verso di lui. “Cosa diavolo hai combinato, Noah?” ringhiò Kanda.

“Io? Assolutamente niente. Ma visto che io non riesco ad usare i miei poteri di Noah, penso che anche le vostre Innocence siano totalmente fuori uso al momento.” replicò l’altro calmissimo, le braccia conserte.

O almeno lo spero pensò.

La mano di Lavi scattò immediatamente verso il suo martello, mentre Allen cercava senza successo di attivare l’Innocence del suo braccio sinistro.

“Maledizione, è vero, non riesco ad invocarla! Che sta succedendo?”

Tyki sorrise. È vero che non poteva usare i suoi poteri, ma fintanto che anche gli Esorcisti erano disarmati, non doveva preoccuparsi.

“È perfettamente normale” interloquì Artemis, catturando in un secondo l’attenzione degli altri quattro “La magia proveniente dal Mondo Esterno non ha effetto qui. In questo mondo le regole sono diverse, come diversa è anche la magia che viene utilizzata.”

“Vuoi dire che in questo mondo è presente la magia?” chiese Lavi subito interessato.

Lo sguardo di Artemis diventò serio. “Ma per davvero non vi ricordate niente? Avete dimenticato tutto?” disse abbassando la testa.

Allen sospirò. “È da prima che continui a ripetere queste cose. Te lo abbiamo già detto, noi non ti conosciamo, non sappiamo di cosa stai parlando. Se non fosse stato per Lavi non saremmo nemmeno riusciti a capire dove siamo. Per cui, adesso, saresti così gentile da darci una spiegazione, per favore?”

E tornò a guardare Artemis in attesa di una risposta.

Che non arrivò. Artemis si limitò a rimanere a testa bassa con i capelli che le coprivano il volto, in silenzio.

Dopo aver lanciato un’occhiata agli altri Allen provò ad avvicinarsi e appoggiale una mano sulla testa con delicatezza. “Ehm, tutto bene?”

Quando Artemis alzò gli occhi erano pieni di lacrime.

La mano di Allen si paralizzò a mezz’aria.

“Complimenti, ragazzino, l’hai fatta piangere.” disse Tyki.

“Bel lavoro, Moyashi, l’hai fatta piangere.” aggiunse Kanda

“Hai un talento innato per far piangere le ragazze, Allen. Prima Lenalee adesso Artemis.” rincarò Lavi.

“Ma-ma io non ho fatto niente! Non sono stato scortese. Le ho anche chiesto ‘per favore’!”

Intanto Artemis non prestava la minima attenzione agli altri quattro.

“Cosa ho combinato? Avrò sbagliato persone?” si prese la testa fra le mani “Oh no!! Nonononononono!! Come faccio adesso? Il Maestro mi ucciderà davvero stavolta. Sempre se sono fortunata, potrebbe fare anche di peggio.” continuò con lacrime in stile manga che le scendevano sulle guance.

All’improvviso Tyki sospirò e si avvicino alla ragazza, prendendole gentilmente le mani e guadagnando la sua attenzione.

“Ascolta, adesso calmati per un momento. Cosa ne dici di provare a spiegarci tutto dall’inizio? In questo modo forse riusciremo ad aiutarti. Non possiamo fare niente se prima non capiamo cosa sta succedendo, no?” le disse sorridendo.

Artemis lo guardò per un attimo, poi annuì leggermente.

“Bene.”

Lavi guardò l’uomo con una certa ammirazione. “Wow, ci sai proprio fare con le donne, eh?”

Tyki si limitò ad alzare le spalle “Diciamo pure che ho una certa ‘esperienza in materia’.”

Lavi si chiese come mai quest’ultima osservazione gli avesse dato così fastidio. Cosa gliene importava a lui di cosa faceva Tyki?

Kanda sbuffò impaziente. “Che. Allora iniziamo con queste spiegazioni o vogliamo restare qui tutto il giorno a farci i complimenti a vicenda?”

“Ok facciamo così” disse Artemis “Vi faccio strada per arrivare alla casa del mio Maestro. Mentre camminiamo vi racconto tutto quello che so. Che ne dite?”

“Affare fatto.”

********************

“Se non ricordo male tu ti chiami Lavi, vero? Hai detto di aver letto il libro di Alice qualche tempo fa. Te lo ricordi ancora?”

Si erano inoltrati in un bosco piuttosto fitto, ma avevano presto trovato un sentiero non molto grande che si snodava all’interno di esso. Mentre camminavano incrociarono alcune piccole radure e attraversarono il guado di un piccolo ruscello. Più volte si trovarono davanti a delle biforcazioni del sentiero, ma Artemis conosceva la strada e, con lei alla guida, non persero tempo a decidere dove svoltare.

Una cosa però notarono tutti appena entrati nel bosco: non si sentiva alcun rumore. Gli alberi erano completamente immobili e non c’era traccia di uccelli o di altri animali.

Lavi sorrise. “Con chi credi di parlare. Io non mi dimentico mai niente, è il mio lavoro ricordare le cose.”

“Il libro raccontava la storia di una ragazzina di nome Alice che un giorno, mentre stava leggendo all’ombra di un albero nel suo giardino, vede improvvisamente passare un coniglio bianco, con indosso un panciotto in mano un orologio da taschino, che si lamenta di essere in tremendo ritardo. Stupita di vederlo, Alice lo insegue dentro ad una buca e viene catapultata all’interno di un mondo stranissimo, chiamato Paese delle Meraviglie. Qui fa la conoscenza di un sacco di strani personaggi, come il Cappellaio Matto, lo Stregatto, il Bruco Saggio e lo stesso Bianconiglio, che lei continua ad inseguire per tutta la storia. Alla fine arriva alla corte dei sovrani, che sono il Re e la Regina di Cuori, mentre i loro servitori sono le carte da gioco. La Regina vuole condannare Alice a morte, ma proprio prima che le taglino la testa, lei si risveglia di nuovo nel suo giardino e capisce che è stato tutto un sogno. Fine della storia.” concluse il giovane con un alzata di spalle.

“Tzk! Che idiozia!! Che bisogno c’era di scrivere un libro sullo stupido sogno di una stupida ragazzina?” fece torvo Kanda.

“A parte il fatto che Alice non è affatto una ‘stupida ragazzina’, come dici tu, questa è solo la versione ufficiale dei fatti. In realtà le cose sono andate un po’ diversamente.” disse Artemis. “Vedete, il fatto è che è stata proprio Alice a scrivere il libro.”

“Ma non è possibile! Ricordo che l’autore del libro era un certo Lewis Carrol (1).” replicò Lavi sorpreso.

“No, no quel tipo si è limitato a pubblicare la storia scritta da Alice con il proprio nome. Adesso vi spiego tutto.”

“Poco tempo dopo che Alice aveva avuto il suo ‘sogno’, girovagando per il giardino scoprì per caso il buco in cui aveva inseguito il Bianconiglio. Cominciò quindi a pensare che non si fosse trattato solo di un sogno. Preparò quindi alcune cose da portare con sé e si tuffò giù per il tunnel, ritrovandosi nuovamente in questo mondo. Scoperto che quello era il passaggio che collegava il suo mondo con questo, Alice cominciò a venire sempre più spesso nel Paese delle Meraviglie. Fece amicizia con la maggior parte degli abitanti, che le mostrarono il regno e l’aiutarono a sfuggire ai soldati reali, visto che la Regina di Cuori voleva ancora la sue testa. E le cose andarono avanti così per alcuni anni.”

Artemis proseguì il suo racconto mentre gli altri l’ascoltavano sempre più interessati.

“Purtroppo un giorno, tornando a casa dopo una delle sue ‘gite’, trovò una brutta sorpresa ad aspettarla: la sua casa era bruciata in un incendio. La sua famiglia era viva, ma dopo quello che era successo avrebbero dovuto trasferirsi da un’altra città, lontano da lì. Solo che Alice non voleva assolutamente perdere gli amici che aveva trovato e non aveva idea se ci fosse qualche altro passaggio oltre a quello nel suo giardino.” Artemis fece una breve pausa. “Così prese una decisione: lasciò un biglietto per salutare i genitori e la sorella e tornò nel Paese delle Meraviglie decisa a non fare più ritorno nel suo mondo.”

“Ma è assurdo!” intervenne Allen. “Ha lasciato la sua famiglia solo per poter vivere in questo qui?”

“Bè, la sua famiglia non era poi un gran che.” disse Artemis con una smorfia. “Suo padre era perennemente al lavoro, mentre sua madre dava più importanza alla vita mondana che alle figlie. L’unica a cui Alice voleva veramente bene era la sorella maggiore. Ma quando successe tutto sua sorella se ne era andata di casa perché si era sposata e con Alice non era rimasto nessuno.”

Sorrise leggermente. “Alice scelse di vivere insieme a degli amici che le volevano bene, piuttosto che rimanere con una famiglia che la ignorava.”

Ci fu un attimo di silenzio nel gruppo.

“Credo di cominciare a capire.” mormorò Allen.

“Comunque,” riprese Artemis “prima di partire scrisse una storia in cui raccontava il suo viaggio. Alice pensò che magari leggendo quel racconto qualcun altro avrebbe potuto trovare un passaggio il Paese delle Meraviglie come aveva fatto lei. Ma a quanto pare è stato sempre considerato solo una favola per bambini, perché nessun altro è mai arrivato in questo mondo dopo di lei.(2)” concluse scuotendo la testa.

“Bè noi però siamo qui e tu in tutto il tuo bel parlare non ci hai ancora spiegato il perché!” saltò su Kanda all’improvviso.

Artemis ridacchiò nervosamente. “Ah già. Ecco, vedete, questa è la parte più complicata da spiegare.”

“Spero per la tua incolumità futura che trovi un modo per riuscirci.”

“Sì, lo spero anch’io in effetti.”

Artemis stava cercando un modo per iniziare la spiegazione, quando improvvisamente, dopo una curva videro in lontananza una piccola casetta circondata da una specie di foresta fatta di funghi di dimensioni gigantesche.

“Pazzesco!” fischiò Tyki vedendola.

“Ah, siamo arrivati. Quella è la casa del mio Maestro.” li avvisò Artemis con un sorriso. “Entriamo, sono sicura che lui sarà in grado di spiegarvi le cose meglio di me.” fece una pausa. “Anche se in questo modo io rischio la vita.”

Lavi le mise una mano sulla spalla. “Non preoccuparti, sono sicuro che andrà tutto bene. Anche il mio Vecchio si arrabbia spesso con me, ma non è mai arrivato ad uccidermi.”

“Tu non conosci il mio Maestro.” disse la ragazza.

“Tu non conosci il Vecchio Panda.” replicò Lavi.

“Dai coraggio Artemis, andiamo.” le disse Allen.

Con un ultimo sospiro Artemis si avviò in direzione della casetta, seguita dagli altri quattro.

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(1) Lewis Carroll è uno pseudonimo, il vero nome è Charles Lutwidge Dodgson, però visto che viene sempre chiamato così ho preferito riportarne il ‘nome d’arte’.

(2) Tutta questa parte l’ho inventata io di sana pianta e probabilmente Carroll si starà rivoltando nella tomba in questo momento. Spero non mi lanci una maledizione…

 

Artemis: Oddio, sto per morire! Sto per morire! Nel prossimo capitolo morirò!!!

Io: non dire stupidaggini. Ti ho appena creata come personaggio non mi puoi morire di già.

Artemis: -sniff- allora tu mi vuoi bene?

Io: ma certo, sei il mio OC! (*abbraccio*) E poi mi servi, non posso mandare in giro quei quattro idioti da soli, sono capaci di far saltare in aria tutto quanto. Bè, no questo sarebbe Komui…comunque combinerebbero un bel po’ di guai.

Artemis: evviva, non muoio! Ma non è un po’ spoiler come notizia?

Io: va bè, i lettori porteranno pazienza. Alla prossima gente! ^_^

 

Ringraziamenti:

LadyDrago88:  già chissà cosa combineranno. Per questo ho bisogno che Artemis li tenga un po’ a bada. XD grazie per il commento.

Karin93: sei tu ad essere troppo carina! ^////^ Grazie mille. Le coppie sono anche le mie preferite, speriamo che salti fuori qualcosa di decente alla fine…

La dix Croix: innanzitutto grazie per la recensione, sei troppo gentile con me. Per rassicurarti, Lenalee starà fuori dai piedi per tutta la durata della storia, perché anche a me non va troppo a genio e sono sicura che si metterebbe in mezzo. Quindi OUT! Al suo posto c’è Artemis, ma lei si limiterà a fare da guida agli altri, se non si perdono (Allen di sicuro).

BloodyKamelot: grazie infinite. Ecco il seguito pronto per te, contenta? ^__^

XShadeShinra: le tue recensioni fanno la felicità di ogni autore */////*. Grazie mille!!!! Comunque, sì Artemis farà da Virgilio, però la vicenda non seguirà affatto la storia normale di Alice, quella è solo l’introduzione. Vedrai cosa ci ricamerò sopra :D e le due donzelle staranno fuori dai piedi te lo posso assicurare v_v non preoccuparti, io detesto le persone che non portano a compimento le fic, quindi io farò il possibile per completarle. Solo che non so in quanto tempo (quindi metti via il frustino, che mi fa un po’ paura…). A presto!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ehilà, è parecchio che non ci si sente, eh? (*alza timidamente un mano i segno di saluto*)

Ok, ammetto di starmi godendo le ferie senza mettere troppo impegno nelle fic. Che ci volete fare, le vacanze sono vacanze…

Comunque eccovi il nuovo capitolo, spero che gradiate!^^

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Capitolo 4

Arrivati davanti all’abitazione, Artemis fece un respiro profondo e aprì la porta.

“Maestro, sono io. Sono tornata.”

Nessun risposta.

“È impossibile che non ci sia, non esce mai di casa” disse Artemis con lo sguardo corrucciato.

Lei e gli altri entrarono in una piccola anticamera, completamente spoglia, fatta eccezione per un attaccapanni e un mobiletto basso con vari ripiani.

“Per favore, toglietevi le scarpe prima di entrare.”

I ragazzi fecero come gli era stato detto. Ne approfittarono anche per appendere le loro giacche sull’attaccapanni, perché dentro la casa facevo molto caldo. Fatto questo si diressero verso una porta colorata di verde che si trovava dall’altra parte dell’anticamera.

“Maestro sono io. Non mi ha sentito? Ci sono delle persone che vogliono vederla.” disse Artemis aprendola di scatto.

BAM!!

Non appena l’ebbe fatto, venne colpita in fronte da una sveglia ticchettante proveniente dall’interno della stanza. La ragazza cadde distesa per terra, gli occhi che roteavano. Gli altri quattro la guardarono sbalorditi.

“Certo che ti ho sentito, sono vecchio, mica sordo! Quante volte ti ho ripetuto di bussare prima di entrare?!”

“Cominciamo bene, direi. Poteva tirarmi qualcosa di più grande” mugolò Artemis, rialzandosi a fatica.

I ragazzi varcarono la porta con cautela, timorosi di veder volare qualche altro oggetto non identificato. Ad attenderli oltre la soglia c’era una stanza completamente diversa da qualsiasi cosa si sarebbero aspettati.

Era un tripudio di colori: le pareti erano decorate con arazzi e stoffe di colore acceso, il pavimento era ricoperto di tappeti in stile orientale, il rosso e il blu che dominavano sugli altri colori. C’erano due piccoli armadi in un angolo della stanza, mentre su un lato una piccola porticina socchiusa lasciava intravedere uno stanzino con un tavolo pieno di alambicchi e vetreria.

Proprio al centro della stanza, in mezzo ad un mare di cuscini, sedeva un uomo basso, completamente calvo, con due lunghissimi e sottili baffi neri che gli pendevano ai lati della bocca. Era vestito completamente di verde, con vestiti di foggia orientale e stava fumando un narghilé con aria corrucciata, un filo di fumo che gli usciva dalle labbra. Ma la cosa che più colpì i suoi ospiti furono le lunghe antenne che gli spuntavano sul capo.

“Questa poi!” sussurrò Tyki a mezza voce, gli occhi spalancati.

“Ad occhio e croce questo deve essere il Bruco. Wow, fuma davvero il narghilé!” fece Lavi con un largo sorrisetto.

“Allora, ragazza, vuoi avere la decenza di dirmi chi diavolo sono questi quattro?”

“Ha ecco Maestro loro sono quattro ‘ospiti’ provenienti dal Mondo Esterno. I loro nomi sono Yu-”

“Non ti azzardare a chiamarmi per nome!!!”

“-Ehm, volevo dire Kanda, Lavi, Tyki e Allen. Ragazzi questo è il mio Maestro, il Brucaliffo.”

“Piacere” risposero in coro i quattro giovani. Bè no, in realtà, Kanda si limitò ad un ‘Che!’, ma il senso generale era quello.

Il vecchio li osservò attentamente per alcuni istanti. I quattro cominciarono a sentirsi un po’ a disagio sotto quello sguardo penetrante. Guardarono Artemis in cerca di appoggio, ma lei sembrava ancora più tesa di loro, goccioline di sudore le scendevano ai lati del viso.

“Bene, bene” disse infine il Bruco “e così questi sarebbero i quattro avventurieri fuggiaschi, eh? Devo dire che il loro aspetto è cambiato parecchio. Ma suppongo che il Mondo Esterno faccia questo effetto, dopotutto.”

Tirò un lunga boccata, poi fece uscire il fumo in tanti piccoli anelli concentrici, che si dispersero nell’aria della stanza. Doveva averci mischiato qualche tipo di erba aromatica, perché l’odore del fumo non dava assolutamente fastidio, anzi sembrava profumare la stanza e creare un’atmosfera molto rilassante.

“Prego, prendete un cuscino e sedetevi, credo che abbiamo alcuni affari di cui discutere.”

I quattro si guardarono l’un l’altro per un momento, prima di sedersi a terra tra i cuscini.

“È da parecchio che non ci vediamo, sono sicuro che avrete un sacco di cose da raccontarmi, vero?”

Gli altri occupanti della stanza si irrigidirono. Allen lanciò un veloce occhiata agli altri prima di cominciare. “Ecco, noi veramente…non…non sapremo proprio da dove cominciare…” si mosse a disagio, non sapendo come spiegare tutto.

Lo sguardo del vecchio si fece sospettoso e si diresse verso di Artemis, notando che lei guardava da un'altra parte.

“Artemis.” disse con voce bassa. La ragazza si raddrizzò all’improvviso “Per caso, hai qualcosa da dirmi? Perché, sai, il mio consiglio è di farlo subito.”

Lei cominciò a sudare copiosamente. “Ah, ecco, ora che ci penso, in effetti una cosa ci sarebbe.” disse con un sorrisetto tirato.

“Sono tutto orecchie.”

Lei cominciò esitante, guardandosi le mani mentre univa la punta delle dita “Ecco, come vedi sono riuscita a trovare le persone che cercavi.” deglutì a fatica “Però, ecco ci sarebbe un piccolo problema…”

“Cioè?”

“Loro non…ecco…nonricordanoassolutamentenientediquestoMondo.” disse tutto d’un fiato.

Un lampo di irritazione passo negli occhi del vecchio. Il suo sguardo slittò verso i giovani. “È  vero?”

I quali si limitarono ad annuire leggermente, timorosi di dire una parola di troppo.

“Mi stai dicendo, che hai portato qui quattro sconosciuti che non ricordano niente? Anzi che forse non sono neanche le persone che stavamo cercando?” la voce del Bruco sembrava provenire dritta dritta dalle parti della Siberia del Nord.

“…”

Un ‘sì’ a malapena udibile venne sussurrato in risposta.

Ed in risposta a questo, la sveglia di prima finì per cozzare nuovamente e violentemente contro la testa della ragazza, provocando gli stessi effetti avuti in precedenza.

“STUPIDA APPRENDISTA!!!! Quand’è che imparerai a far funzionare quell’insulso cervello che ti ritrovi, anziché agire senza pensare? Ti avevo detto di cercare attentamente, non ti portarmi i primi che ti capitavano a tiro!!”

Tyki e Kanda erano rimasti paralizzati al loro posto, con Lavi e Allen che si erano nascosti dietro di loro, tremanti.

“Ne, Allen, questa scena ha un non-so-che di familiare.” (1)

“Già, anche a me.” (2)

Il vecchio sospirò tentando di calmarsi.

“Va bè, raccontatemi tutto. Dal principio.”

 
********************
 

Dopo alcuni minuti di spiegazione (ed una borsa del ghiaccio per Artemis) l’atmosfera all’interno della stanza sembrava essersi fatto più calma.

Il Bruco tirò una lunga boccata di fumo prima di ricominciare a parlare.

“Penso che la cosa migliore sia finire di spiegarvi come stanno le cose. Forse quando avrete la situazione completamente chiara in mente, potremo trovare una qualche soluzione per questo casino.”

Artemis intanto aveva preparato del tè e lo stava offrendo agli ospiti, ancora comodamente seduti sui morbidi cuscini.

“Come sapete già, Alice venne a stabilirsi definitivamente nel Paese delle Meraviglie. Però aveva un grosso problema da risolvere: la Regina di Cuori era ancora infuriata con Alice per quella vecchia storia e voleva a tutti i costi catturare la ragazza per condannarla a morte. Ovviamente Alice, con l’aiuto dei suoi nuovi amici si nascose ai soldati della Regina, ma la situazione stava diventando molto pericolosa. La Regina governava il regno al posto di suo marito il Re, troppo debole di volontà per opporsi a lei, e lo faceva attraverso la paura e le minacce. Così Alice e gli altri cominciarono a pensare ad un piano per liberarsi di lei.”

Una leggera pausa e qualche anello di fumo.

“Poi accadde un fatto che gli fece prendere una decisione definitiva: la Duchessa del Cheshire, nonché padrona dello Stregatto, venne decapitata dalla Regina con l’accusa di nascondere Alice in casa sua. Fu l’ultima goccia: Alice e i suoi amici, con l’aiuto di alcuni sudditi stufi del dominio della Regina, assaltarono i castello e deposero i regnanti. Alice però, che non voleva altri morti, decise di non uccidere la Regina, nonostante le sue colpe, ma la mandò in esilio in un altro regno lontano da qui, chiamato Regno al di là dello Specchio, e l’affidò alla custodia della regnante del luogo, la Regina Bianca. Dopo di che in comune accordo tutti gli abitanti del Paese delle Meraviglie elessero Alice come nuova regina.”

“Wow, incredibile quante cose sono successe che non sono scritte nel libro (3)” commentò Allen.

“È sempre così” gli disse Lavi “la verità non viene mai scritta tutta sui libri.”

“Ne sai forse qualcosa, Bookman?” gli chiese Tyki con un sorrisetto.

Lavi sorrise a sua volta. “Uhm, qualcosa forse.”

“Vogliamo smetterla e finirla una volta per tutte?!” sbottò Kanda. La storia stava andando per le lunghe ed il tè che gli aveva servito Artemis era troppo zuccherato per i suoi gusti.

“So che dal mio discorso può sembrare che la conclusione sia un classico ‘E vissero tutti felici e contenti’, ma purtroppo le cose non stanno affatto così” riprese il Bruco.

Un’altra boccata, un’altra fila di anelli di fumo.

“Alice è scomparsa nel nulla. E la Regina di Cuori è tornata a reclamare il suo trono. Ed è molto più potente di prima.”

Lo sguardo degli altri occupanti della stanza si fece attento. “In che senso ‘più potente’?” chiese Allen.

“Forse è il caso di spiegarvi qualcosa sulla magia che governa questo regno.” disse il Bruco. “Artemis.”

La ragazza annuì. “Vi ricordate quando vi ho detto che i vostri poteri non potevano funzionare qui?” Cenni di assenso. “Bè ecco come vi ho detto questo mondo ha una magia propria.”

“Molti abitanti di questo regno hanno dei ‘poteri magici’. Alcuni sono cose molto semplici, come fiori che parlano o alberi che si muovono. Ma man mano che il potere aumenta, aumentano anche le capacità e la pericolosità delle, chiamiamole, ‘magie’. Fin qui ci siamo?”

Altri cenni di assenso.

“In questo Mondo tutto si basa sul controllo: la magia ti da il controllo su qualcosa, che viene chiamato Regno, seppure entro certi limiti. Per esempio, al livello più basso c’è il controllo sugli oggetti, la possibilità di muoverli a piacimento e cose del genere.”

“Salendo di livello troviamo il controllo su elementi e cose incorporee: ad esempio si può muovere e modellare l’acqua, anche se non si ha la possibilità di crearla dal nulla, si deve usare quella già esistente.”

“Arrivando al livello più alto, invece, si ha il controllo sulla realtà stessa: cioè si possono controllare e modificare le caratteristiche stesse del mondo circostante, come ad esempio lo spazio e il tempo. E anche arrivare ad influire sulle persone.”

Quando la ragazza tacque, l’espressione sul volto degli altri era di totale meraviglia.

“M-ma è….un potere immenso!!” disse Lavi.

“E proprio qui sta il nostro problema.” intervenne il Bruco, che fino ad allora aveva ascoltato in silenzio. “Quando vi ho detto che la Regina era diventata molto più forte, intendevo dire che ha ottenuto un potere di livello massimo: il suo Regno è la Morte.”

“La Morte?!” chiese Tyki “Nel senso che può uccidere chiunque a piacimento?”

“No, non arriva a così tanto. Però può controllare ciò che è morto, compresi il corpo e gli spiriti dei defunti.”

“Intende dire…fa-fantasmi?” fece Allen rabbrividendo.

Il Vecchio annuì.

“Da quando è ritornata a prendere nuovamente possesso del regno ha fatto cose atroci!” intervenne Artemis con foga. “Ha fatto uccidere metà di tutte le guardie per poter creare un esercito di non-morti ai suoi ordini. E come se non bastasse ha trovato un modo per rinchiudere lo spirito di un animale dentro il corpo di un altro, modificandone l’indole e il corpo e creando dei mostri. Sta distruggendo questo Mondo e uccidendo i suoi abitanti solo per vendetta!!”

Dall’enfasi delle sue parole si capiva che soffriva parecchio per quello che stava succedendo.

“E voialtri non avete fatto niente per impedirlo? L’avete già sconfitta una volta che cavolo aspettate a farlo di nuovo?!” sbottò Kanda con irritazione. Odiava le persone che si lamentavano della loro situazione e non facevano assolutamente niente per cambiarla.

Artemis si girò di scatto verso di lui. “Credi che non ci abbiamo provato?! Credi che siamo rimasti fermi a guardare mentre distruggeva tutto quanto? Bè allora non hai capito un fico secco!! Dove credi che abbia trovato gli spiriti che tiene al suo servizio? Sai quanti di noi sono morti nel tentativo di fermarla?”

Stringeva i pugni così forte che le nocche erano diventate bianche. La rabbia era chiaramente leggibile sul suo volto, tanto che persino Kanda si sentì per un attimo intimorito.

“Non è stato facile batterla la prima volta, ma adesso sarà dieci volte più difficile. La Regina è diventata molto più forte di prima. E noi invece siamo diventati più deboli.”

“Come siete diventati più deboli?” chiese Tyki.

Questa volta fu il Bruco a rispondere. “Siamo diventati più deboli, perché i più forti di noi, coloro che avevano guidato la rivolta alcuni anni fa, adesso non sono più qui. Hanno lasciato questo Mondo.”

“Nel senso che sono stati uccisi anche loro?”

“No, nel senso che sono partiti per il Mondo Esterno.” Alcuni anelli di fumo si diressero verso i quattro, come a volerne incorniciare i volti. “È per questo che voi siete qua. Ho mandato Artemis a cercare quei quattro nella speranza che con il loro aiuto saremmo riusciti a fare qualcosa. Ma a quanto pare voi non siete le persone che stavamo cercando.”

“Questo è poco, ma sicuro! Andiamo, sembriamo forse quattro personaggi appena usciti da un libro?!” chiese Allen rivolgendosi soprattutto ad Artemis.

La ragazza arrossì leggermente. “Bè non sembrate neanche delle persone normali se è per questo!”

Il ragazzo dai capelli bianchi stava per ribattere, ma pensandoci sopra un attimo si rese conto che la ragazza non aveva tutti i torti.

“E poi” continuò Artemis cercando di giustificarsi. “Anche se non siete proprio uguali somigliate parecchio a quelli che stavo cercando. E l’Orologio si è anche messo a suonare.”

A questa frase le antenne del Bruco si drizzarono all’improvviso. “L’Orologio? Ma non era fermo?”

Artemis annuì “Infatti mi sono stupita anch’io. E ho pensato che forse voleva dire qualcosa…”

“Ehm, se foste così gentili da spiegarcelo anche a noi…” li interruppe Lavi, ma venne ignorato.

“Fammelo vedere un attimo.” disse il vecchio. Quando Artemis tirò fuori l’orologio da taschino e lo porse al suo maestro, egli si limitò a prenderlo in mano e a chiudere gli occhi. Stette in quella posizione per alcuni minuti, i cui nella stanza regnò un silenzio di attesa.

Quando il Bruco riaprì gli occhi, il suo sguardo si posò immediatamente sui quattro giovani. E un accenno di sorriso si dipinse sulle sue labbra.

“Non mi piace quel sorriso sapete? È lo stesso del Vecchio Panda.” sussurrò Lavi agli altri.

“Intendi Bookman?! Ma non l’ho mai visto sorridere!” replicò Allen.

“Allora sei stato fortunato. Quando il Vecchio sorride, vuol dire che qualcun altro sta per finire nei guai. In genere io.”

Senza dar segno di averli sentiti, il Bruco si girò verso Artemis. Con un cenno del capo indicò il grande libro che la ragazza aveva appoggiato di fianco a sé.

“Sai, forse il tuo errore non è poi stato così grosso. Credo proprio che dovremmo fare un tentativo, cosa ne dici?”

Il volto di Artemis si illuminò. “Certamente Maestro!”

Poi si girò verso i quattro giovani sorridendo. Un sorriso che voleva sembrare dolce e rassicurante. Ma che falliva nel suo intento.

“A me invece quello è un sorriso che non mi piace per niente. Mi ricorda moltissimo quello di Road quando ha appena trovato una nuova bambola con cui giocare.” mormorò Tyki.

Kanda scattò in piedi. “Oi, si può sapere cosa avete in mente voi due?!” Qualunque cosa stessero complottando, lui ne aveva già passate abbastanza per quel giorno.

“Non preoccuparti” gli disse Artemis, aprendo il libro davanti a sé. “Vedrete che sarà divertente.”

 

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(1) inserite un’immagine di Bookman con gli artigli da Panda

(2) inserite un’immagine di Cross con un martello in mano

(3) non ci sono scritte perché mi sono inventata tutta di sana pianta ovviamente. Lewis Carroll poteva essere un po’ fuori di testa, ma non fino a questo punto.

 

Ok, e con questo ho finito tutta la parte di spiegazione. Adesso possiamo cominciare con la storia vera e propria (ahahah, così posso tormentare un po’ i nostri bei ragazzi).

NOTA: L’idea per i ‘poteri magici’ l’ho presa da un gioco di ruolo chiamato Mage: il risveglio, edito dalla Whitewolf. Ovviamente l’ho un po’ modificato per adattarlo alla storia, ho preso spunto per i Regni. Spero che questo non sia considerato plagio 0_0”

Mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate^^

Ringraziamenti:

XShadeShinra: grazie infinite per la tua recensione! Sei troppo carina^^ spero che anche questo nuovo capitolo ti piaccia. Purtroppo è ancora di spiegazione, però ho cercato di metterci dentro a che qualche scenetta divertente, per alleggerire un po’. Speriamo funzioni.

Karin93: allora, per cominciare grazie del tuo commento. Sei stata molto carina a recensire e molto simpatica nei tuoi commenti. Per questo capitolo purtroppo la storia non andrà molto avanti, ma dal prossimo comincerò a lavorare sul serio. (anche per quanto riguarda le nostre coppiette, hihihi). Ah, se avessi un po’ di cioccolato anche per me ne sarei felice! Perché il cioccolato non basta mai^^

La dix Croix: */////* tesoro, sono diventata rossa come un pomodoro a leggere la tua recensione. Grazie mille per i complimenti!!! Mi fa piacere che Artemis ti piaccia^^ però mi dispiace, ma l’interesse di Lavi sarà tutto per il nostro bel Noah (chi non si sposerebbe Tyki? Anche se io preferirei Lavi XD). Magari Artemis gli darà una spintarella a quei quattro testoni…

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


FINITO!!! È incredibile, ci sono riuscita! Per un attimo ho pensato di non farcela, mi ero piantata terribilmente T_T

Non è certo un capolavoro, ma è già qualcosa no?^^

Mi raccomando, leggete e commentate!!

Ah, giusto, a momenti mi scordo: questo capitolo è dedicato a XShadeShinra!! Senza il suo continuo incitamento, non ce l’avrei mai fatta a finirlo. Spero che sia di tuo gradimento, tata^^

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Capitolo 5

 

Seguendo l’esempio di Kanda, anche gli altri si alzarono in piedi parecchio agitati.

“Ehi, non facciamo scherzi!” disse Lavi.

“E chi è che scherza?” replicò Artemis, prima di aprire il libro e cominciare a leggerne alcune parti.

D’un tratto le passò accanto di corsa un coniglio bianco dagli occhi rosa. In questo non c’era niente di tanto notevole; né ad Alice parve dopotutto così straordinario sentire il Coniglio dire fra sé: “Povero me! Povero me! Sto facendo tardi!”; ma quando il Coniglio estrasse veramente un orologio dal taschino del panciotto, lo guardò e affrettò il passo, Alice saltò in piedi, perché le balenò alla mente di non aver mai visto prima di allora un coniglio fornito di panciotto e taschino, per non parlare di orologi.

Lo stesso cerchio luminoso che era comparso ai piedi di Artemis quando li aveva trasportati fino al Paese delle Meraviglie apparve ora sotto i piedi dei quattro giovani, uno per ognuno, di colori differenti. Cercarono di allontanarsi e di evitarli, ma i loro piedi si rifiutarono di muoversi.

Alla vista di Alice il Gatto fece il suo sorriso. Aveva un’aria affabile, pensò lei: tuttavia aveva anche artigli molto lunghi e una gran quantità di denti, ragion per cui Alice pensò che era il caso di trattarlo con rispetto.

“Micetto del Cheshire” cominciò un po’ timidamente, perché non aveva la minima idea se l’altro avrebbe gradito quell’appellativo: ma il Gatto si limitò ad allargare il sorriso ancora di più.

Dai cerchi ai loro piedi le parole si alzarono in lunghe file, come note musicali su un pentagramma, cominciando ad circondarli.

“Oh no, di nuovo!” gridò Allen.

C’era un tavolo apparecchiato sotto un albero davanti alla casa e la Lepre Marzolina e il Cappellaio vi prendevano il tè: fra di loro c’era un Ghiro profondamente addormentato, e se ne servivano come cuscino, appoggiandoci i gomiti e parlando sopra il suo capo. Il tavolo era grande, ma i tre se ne stavano pigiati in un angolo. “Non c’è posto! Non c’è posto!” si misero a gridare videro Alice farsi avanti.

I quattro ragazzi ormai erano completamente nascosti dalle parole.

“Maledizione!!” gridarono all’unisono.

Ci fu un improvviso aumento della luce emanata dai cerchi, come un flash. Dopodichè essa cominciò ad affievolirsi fino a sparire del tutto.

Artemis e il Bruco poterono vedere i quattro giovani i piedi al centro della stanza, le braccia davanti al viso per ripararli dalla luce intensa. Proprio in quel momento aprirono gli occhi.

“Allora, Maestro, cosa ne pensa?”

Si guardarono l’un l’altro. Quando videro ciò che era successo i loro occhi si spalancarono a dismisura, le mani presero a tremare e quasi caddero a terra per lo spavento.

“AAHHHH!! COSA DIAVOLO E’ QUESTA ROBA?!?!?!”

Il Bruco fece un altro sorrisetto.

“Perfetto, ragazza mia. Perfetto.”

 

********************

 

Artemis era nascosta dietro alla schiena del suo maestro. Era lì da almeno dieci minuti.

Perché?

Perché al momento per lei, quello era l’unico posto sicuro. C’erano infatti quattro baldi giovanotti, in quell’istante seduti al centro della stanza, che emanavano tutti e quattro un’aura omicida rivolta verso un unico obiettivo: Artemis!

“Suvvia ragazzi non fate così. Non dovete prendervela così a male per un piccolo cambio d’abiti.”

Un ringhio basso proveniente da Kanda rispose alla sua affermazione.

Il giapponese era seduto a gambe incrociate sul suo cuscino e sembrava che da un momento all’altro la sua testa dovessero iniziare a fumare, tanto era arrabbiato. Ai piedi calzava degli stivaletti alti fino al ginocchio di colore nero; indossava dei pantaloni lunghi e aderenti, sempre neri, con molte fibbie ed in vita una grossa cintura viola, lasciata piuttosto larga; aveva poi una maglia priva di maniche e dal collo alto, a righe nere e viola. Per finire dei guanti neri senza dita, un nastro rosso al collo e uno a legargli i capelli.

“Il problema non sono i vestiti, dannata ragazzina!!!” sbraitò.

Già il problema non era quello. Il problema erano quelle due morbide orecchie da gatto che gli spuntavano sulla testa e quella lunga coda che si muoveva nervosamente dietro la sua schiena, entrambe di colore nero.

Gli altri tre non erano messi meglio di lui.

Di fianco a Kanda era seduto Allen, la faccia rossa per l’imbarazzo. Indossava una camicia bianca molto simile a quella che portava normalmente, chiusa intorno al collo con un nastro azzurro, con sopra un piccolo gilet di colore blu cielo. Ancora sopra una giacca molto elegante, chiusa con bottoni dorati, anch’essa bianca, che gli arrivava circa a metà coscia. Aveva pantaloni grigio scuro e stivaletti bassi alla caviglia. Sulle mani portava ancora i suoi guanti bianchi. Al contrario di Kanda però, lui aveva due bianche orecchie da coniglio e una coda corta e morbida, per fortuna coperta dalla giacca.

Proseguendo si trovava Lavi, in ginocchio, l’immagine stessa della depressione. Indossava una camicia bianca con le maniche slacciate e sopra di essa un gilet verde piuttosto corto, con un disegno scozzese e dei ricami in oro. Al collo un grosso nastro verde scuro legato a formare un fiocco. Portava dei pantaloni neri la cui lunghezza superava di poco il ginocchio, chiusi da una cintura con alcune catenelle attaccate, e ai piedi degli stivaletti corti, simili a quelli di Allen. E come Allen aveva orecchie e coda da coniglio, ma esse erano della stessa tonalità dei suoi capelli rossi.

Infine, seduto con la schiena appoggiata alla parete della stanza, si trovava Tyki con un espressione rassegnata sul volto. Indossava pantaloni neri, simili a quelli che portava di solito, e scarpe del medesimo colore. In vita aveva due cinture incrociate. Poi aveva una stranissima giacca: le maniche erano come quelle di una camicia, bianche e con i polsini molto decorati; il torso invece sembrava più quello di un gilet, rosso acceso e dei ricami dorati. Era allacciata solo per un paio di bottoni in basso e lasciava quindi scoperto parte del petto. Inoltre indossava una lunga cravatta, anch’essa rossa, dei guanti bianchi e un enorme cappello a cilindro, su cui era legata una fascia colorata con delle carte da gioco infilate dentro. Ma non si poteva lamentare troppo, a lui era andata quasi bene. Infatti non aveva nessun tipo di tratto animale, come succedeva invece per gli altri ragazzi.(1)

Allen alzò il viso verso Artemis, le guancie ancora tinte di rosso. “Per favore, potresti farci tornare come prima? Mi vergogno un sacco vestito così!”

“Ma dai!” rispose Artemis con un sorrisetto nervoso. “Guarda che sei davvero carino!”

“Non è questo il punto…” mormorò Allen in risposta.

Kanda lanciò un’occhiata veloce al ragazzo dai capelli bianchi che aveva appena parlato. In effetti non poteva non essere d’accordo con Artemis: i vestiti si adattavano perfettamente alla sua figura snella, le orecchie da coniglio si muovevano leggermente quando il ragazzo parlava e lo rendevano così… ‘carino’, Kanda non riusciva a trovare un’altra definizione.

Ma improvvisamente si diede uno schiaffo mentale. Carino?! Come aveva potuto pensare che il Moyashi fosse ‘carino?! Dannazione!! Quel mondo assurdo aveva effetti deleteri sulla sua salute mentale. Doveva andarsene e anche alla svelta!

“Oi stupida ragazzina! Non me ne frega niente di quello che pensi tu. Facci tornare subito normali e riportaci nel nostro Mondo! Sono stufo di rimanere qui!!” disse con voce seccata.

Anche gli altri tre malcapitati alzarono lo sguardo verso la ragazza, con aria supplichevole.

Artemis non rispose, si limitò a distogliere lo sguardo. Un gesto nervoso, che insospettì parecchio i quattro giovani.

“C'è qualcosa che non ci avete ancora detto per caso?” chiese Tyki a voce bassa, sperando con tutto il cuore che i suoi sospetti fossero infondati.

Artemis lanciò un’occhiata al suo maestro. “Bé ecco…”

Il Bruco lasciò uscire un filo di fumo dalle labbra. Era l’unico che non si era minimamente scomposto per quello che stava succedendo, anzi era rimasto seduto al suo posto a fumare, un’espressione di assoluta calma sul volto.

“Semplicemente,” disse rivolto ai ragazzi. “Non potete tornare nel vostro Mondo. Non ora perlomeno.”

“Cosa?! E perché?”

Il Bruco li guardò con uno sguardo del tipo ‘-ma mi sembra ovvio-’. “Perché non abbiamo la minima idea di come fare a riportarvi dall’altra parte.”

I quattro giovani guardarono il vecchio con uno sguardo di puro orrore.

“Non dire sciocchezze!! È stata quella ragazzina a portarci qui, quindi adesso ci riporterà anche indietro!” sbraitò Kanda.

Artemis alzò le mani, balbettando. “M-ma io vi ho po-portato qui perché nel libro c’è scritto co-come fare! Non ho nessuna idea di come si faccia ad uscirne però!!”

“In che senso ‘nel libro c’è scritto come fare’? Di che libro stai parlando?” chiese Lavi, tentando di capirci qualcosa.

 “Del libro che ha scritto Alice, quello che parla del nostro Mondo.” Lo sguardo di Artemis si corrucciò, come se stesse pensando ad un modo per spiegargli la faccenda. “All’inizio del libro c’è scritto come fa Alice ad arrivare qui, ma non c’è assolutamente scritto come fa ad uscirne!! Alla fine lei si limita a risvegliarsi in giardino e a pensare che sia tutto un sogno. Ve lo siete già scordato?”

Lavi annuì leggermente. “Cavoli, è vero…”

Allen fu preso dal panico. “Allora non potremo più andarcene?! Rimarremo bloccati in questo Mondo?!” disse con voce stridula.

“Temo proprio di sì.” rispose il Bruco, scuotendo la testa. “A meno che…” aggiunse poco dopo, lasciando volutamente la frase in sospeso.

“A meno che cosa?” chiese Kanda con sospetto.

“A meno che, ovviamente, non ci date una mano a ritrovare Alice. Lei è l’unica che sa come andarsene da qui.”

I quatto giovani si guardarono l’un l’altro per un lungo momento.

“Abbiamo altra scelta?”

Il Bruco sembrò pensarci su per un breve istante. “No, credo proprio di no.”

 

 

********************

 

“Allora avete finito di prepararvi?” chiese Kanda per l’ennesima volta.

I quattro ragazzi erano in piedi poco fuori dalla porta dell’abitazione, pronti a partire.

“Guarda che veramente noi siamo pronti da un pezzo, è Artemis che la tira per le lunghe.” gli rispose Lavi, mani dietro al testa e faccia annoiata.

“Arrivo, arrivo!” grido la ragazza dall’interno della casa. “Datemi il tempo di prendere le ultime cose.”

Uscì dalla porta sbuffando, con una borsa a tracolla appoggiata ad una spalla e un pacco lungo e sottile sotto il braccio, avvolto in un panno marrone e una scatola di legno tra le mani.

“Dì un po’, ma hai intenzione di portarti dietro tutta quella roba lì?” le chiese Tyki, mentre afferrava la borsa che le stava per cadere.

“Ah grazie Tyki!” disse con un sorriso. “Comunque no, prendo solo la borsa. Questa roba è per voi.”

Appoggiò a terra tutto quanto. Poi prese la scatola e la aprì: all’interno si trovavano alcuni sacchetti di colore celeste e alcuni di colore viola, chiusi con una cordicella.

Artemis alzò lo sguardo. “Kanda mi allungheresti la tua spada?” gli disse indicando la katana che il ragazzo aveva in mano.

Il giapponese le lanciò un’occhiataccia. “Scordatelo! Figurati se la do in mano ad una come te! Cosa ci vorresti fare con Mugen?!”

“Mugen? È il nome della spada? Che carino!” disse Artemis sorridendo, poi sospirò. “Kanda voglio solo mettere a posto la spada in modo che tu la possa usare.”

“Come faccio a sapere che mi posso fidare?”

“Ma certo che ti puoi fidare! Quando mai ti ho dato motivo di dubitare di me?”

“Praticamente in ogni momento da quando ti ho incontrata.”

“Oh, insomma! Me la vuoi dare o no?”

Kanda la osservò attentamente per qualche istante, ma non vedendo traccia di malizia negli occhi della ragazza le porse la sua spada, un po’ riluttante. Però rimase in piedi di fianco a lei, pronto ad intervenire.

Artemis prese la katana e la depose davanti a sé. Poi prese uno dei due sacchetti dentro alla scatola, lo aprì e verso il contenuto, che si rivelò essere una polvere finissima di colore bianco, direttamente sulla spada.

La polvere sembrò brillare di una tenue luce per un leggero istante, poi venne come assorbita dalla spada stessa. Sul fodero della katana comparvero delle sottili linee bianche, come dei ricami, che si intrecciarono a formare un complicato disegno.

Gli occhi di Kanda si spalancarono. “Cosa diavolo hai combinato ragazzina?!”

Artemis alzò gli occhi un po’ seccata. “Uffa, ma devi proprio brontolare per ogni cosa? Tieni, prova e dimmi come va.” gli disse porgendogli l’arma.

Il ragazzo la prese in mano, senza notare alcuna differenza di peso e di consistenza. L’unica cosa diversa erano quei disegni sul fodero. Quando afferrò l’elsa e provò ad estrarre la spada, Mugen uscì dal suo fodero con la suo solita naturalezza. Impugnandola saldamente, Kanda provò qualche fendente, trovandola perfettamente bilanciata e manovrabile. Ma quando provò ad attivare l’Innocence, la spada rimase totalmente inattiva.

“Wow, Yu-chan. ci sei riuscito. Vuol dire che adesso funziona?” gli chiese Lavi.

“Che, no! Mugen rifiuta di attivarsi! Si può sapere cosa gli hai fatto?”

Artemis alzò le spalle. “Mi sono limitata a renderla una comune spada di questo Mondo. Visto che tanto non c’era modo di utilizzare la magia presente al suo interno, almeno in questo modo potrai utilizzarla come arma, no?”

“Spero per te che saprai anche farla ritornare come prima quando questa storia sarà finita…”

Artemis sorrise. “Ovviamente.”

“Allora in questo caso mi tratterò dall’affettarti, per adesso. Ma la prossima volta avvertimi prima di farmi uno scherzo del genere.”

La ragazzo lo guardò con sguardo corrucciato, leggermente offesa.

Lavi le mise una mano sulla spalla. “Non prendertela, questo è il suo modo di dirti grazie.”

Artemis borbottò un ‘Che antipatico’ a mezza voce, poi rivolse la sua attenzione su Lavi. “Se ben ricordo anche tu avevi un arma in mano quando vi ho visti la prima volta…un grosso martello, mi sembra.”

Lavi afferro la sua Innocence e la porse alla ragazza. “Esatto, però come vedi adesso è tornato alle sue dimensioni normali. Non credo mi possa essere molto utile ridotto così.”

Lei lo prese in mano e lo osservò attentamente. “Vedrò cosa posso fare.”

Ripeté lo stesso procedimento usato per Mugen, versando la polvere sul piccolo martello: questa si illuminò debolmente, poi il bastone e la croce al di sopra del martello si colorarono di bianco.

A questo punto la ragazza prese uno dei sacchettini viola, si versò una manciata di polvere sul palmo della mano: questa era di colore rosso. “Prendilo in mano afferrandolo per l’impugnatura.” disse a Lavi, che era in piedi dietro di lei intento ad osservarla. Lui fece quello che gli era stato detto. A questo punto Artemis strofinò la polvere che aveva in mano sul martello, poi disse: “Adesso prova ad invocarlo come fai normalmente.”

Il rosso si concentrò sulla sua Innocence, chiedendo al martello di crescere. Questi prese a crescere sempre di più, per poi interrompersi improvvisamente dopo aver raggiunto circa le dimensioni di una mazza da cricket, solo con la testa più grossa.

“Basta, non posso fare di più. Temo che sia la grandezza massima.” disse Artemis con disappunto.

Lavi prese in mano il martello e provò a farlo volteggiare, per poi schiantarlo a terra con forza. “Non preoccuparti, direi che come grandezza è perfetta. Anche perché se adesso non ha più i poteri dell’Innocence, il peso aumenta con le dimensioni. Se diventasse troppo grande non riuscirei neanche a sollevarlo!” disse ridacchiando leggermente.

Allen si avvicinò lentamente ai due. “Puoi fare qualcosa anche per il mio braccio?” chiese rivolto alla ragazza.

Lei lo guardò con aria di scusa. “Mi dispiace, ma purtroppo posso intervenire solo sugli oggetti. Il tuo braccio fa parte di te, non posso fare niente per modificarlo.”

“Pazienza.” mormorò Allen. “L’ho sempre detto io che sarebbe stata meglio un’Innocence di tipo Equipaggiamento…”

Si voltò sospirando, andando a sbattere contro Tyki che si trovava dietro di lui.

“Oh scusa!” disse alzando lo sguardo verso l’uomo.

“Non importa.” rispose quello con un cenno del capo.

“Ah, Tyki. Ho qualcosa da darti.” intervenne Artemis all’improvviso, richiamando l’attenzione del moro.

Cominciò a srotolare l’involucro marrone che aveva posato di fianco a sé. Da esso estrasse un bellissimo bastone da passeggio, di colore nero lucido e con l’impugnatura lavorata a rappresentare la testa di un drago. Lo tese al Tyki.

“Un bastone da passeggio?” chiese Lavi osservandolo. “In effetti ti ci vedo andare in giro con un coso del genere.”

“Ah, ma questo bastone è particolare!” disse Artemis sorridendo. “Prova a staccare l’impugnatura dal bastone.”

Quando Tyki fece come gli era stato detto, l’impugnatura si separò dal bastone, mostrando la lama di una spada sottile nascosta all’interno di esso.

“Wow, niente male.” si complimentò Tyki estraendola del tutto. “Molto elegante devo dire.”

“Questo bastone apparteneva al tuo, come posso dire, predecessore. Lo ha lasciato qui quando se ne è andato. Ho pensato che potesse piacerti, e poi avere un’arma con sé non fa mai male di questi tempi.”

“Ottima idea. Grazie!”

“Hai qualcosa da dare anche a me?” chiese Allen. “Mi sento un po’ indifeso senza la mia Innocence.”

“Purtroppo non ho niente da poterti dare, Allen.” rispose la ragazza. “Il tuo predecessore non portava mai alcun tipo di arma con sé. L’unica cosa che aveva sempre dietro era il suo orologio da taschino.” E detto questo tirò nuovamente fuori l’orologio da taschino che i ragazzi avevano già visto in precedenza.

Artemis lo lanciò ad Allen. Questi lo prese al volo: era un bell’orologio di colore dorato. Il quadrante era bianco, con le ore indicate in numero romano e un fiore disegnato al centro. Sul retro dell’orologio era inciso lo stesso fiore, un giacinto.

“È molto bello.” disse Allen ammirandolo. “Però a quanto pare io sono l’unico senza un’arma…” sospirò, con le orecchie che si abbassavano.

“Su, su Moyashi-chan, non prendertela. Se ti troverai in pericolo, vedrai che Yuu-chan verrà a salvarti!” disse Lavi allegramente, dandogli delle leggere pacche sulla spalla.

“E perché diavolo dovrei salvare un Moyashi come lui?” sbottò Kanda.

“Oh, andiamo Yuu-chan! Lo hai fatto anche prima, quindi smettila di fingere e ammettilo che vuoi bene al nostro Allen-chan!” replicò il rosso con un largo sorriso.

“Col cavolo!! Quella è stata solo una reazione istintiva!” borbottò l’altro, imbarazzato.

“Sì, sì, facciamo finta di crederci…”

“Baka Usagi!! Ti ricordo che adesso ho di nuovo la mia Mugen ed è sufficientemente affilata per fare a fette un coniglio come te!” disse Kanda, impugnando la katana, la coda dritta e lo sguardo minaccioso.

Lavi alzò le mani, indietreggiando. “Ma Yuu, non c’è bisogno di arrabbiarsi così tanto…”

Kanda estrasse del tutto la spada, poi guardò Lavi dritto negli occhi. “Comincia a correre, coniglio.”

Lavi si girò con un urlo strozzato e cominciò a scappare, inseguito da Kanda.

Allen sospirò rumorosamente, scuotendo la testa, mentre Tyki li osservò allontanarsi alzando un sopracciglio.

“Sarà meglio fermarli prima che si perdano chissà dove.” disse Artemis. Quelli le lanciarono una breve occhiata, prima di allontanarsi anch’essi nella direzione presa dagli altri due.

“Ho idea che quei quattro finiranno per combinare un sacco di guai.” disse una voce dall’interno della casa.

Quando Artemis si girò, trovò il suo maestro sulla soglia, appoggiato alla stipite della porta.

“A me piacciono. Sono divertenti.” disse la ragazza sorridendo.

“Sono fuori di testa vorrai dire.” replicò il Bruco, alzando un sopracciglio. “Però in fondo in questo Mondo non c’è nessuno di normale. È il motto del regno: Qui siamo tutti matti.

“È vero. Adesso è meglio che vada. In fondo sono la loro guida.” ridacchiò la Artemis, dandogli le spalle.

“Va bene. E Artemis…”

La ragazza si voltò di nuovo. “Sì, Maestro?”

Il Bruco si voltò verso l’abitazione. “…Non ho intenzione di trovarmi un altro allievo. Quindi vedi di non morire, d’accordo? Sarebbe una terribile seccatura.” disse per poi scomparire all’interno.

Artemis rimase in piedi, un po’ sorpresa, a fissare la porta della casa richiudersi. Poi sorrise, voltandosi e mettendosi in cammino.

“Farò del mio meglio Maestro!!”

 

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(1) le idee per gli abiti le ho prese dai disegni di quest’artista: http://rannsama.deviantart.com/gallery/#X-Down. Andate a dare un’occhiata, sono davvero splendidi!!^^

Risposte Recensioni:

MissFreija:  Grazie infinite tesoro!! La tua recensione mi ha fatto arrossire dall’imbarazzo ^////^ sei troppo buona! Mi fa piacere che ti piaccia la fic e anche Artemis: mi sono parecchio affezionata a lei^^ e un ‘batti il cinque’ per Pandora Hearts: io mi sono praticamente innamorata di quel manga, lo adoro!! Spero che anche questo nuovo capitolo ti possa piacere. A presto!

XShadeShinra: ^//////^ le tue recensioni mi fanno sempre sciogliere come un gelato al sole! Grazie infinite, il tuo papiro è stato moooolto apprezzato. Posso solo sperare che anche questo nuovo capitolo ti soddisfi (visto che lo stai aspettando da tempo). Per la trama, dovrai aspettare e leggere i capitoli man mano che escono, perché non ho ancora un’idea precisa di come andrà avanti la storia. Diciamo che vado avanti un capitolo alla volta (anche se la tua idea del bacio non è niente male, me la tengo di riserva…XD). Buona lettura allora!!

 

 

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