Ritorno nel Paese delle Meraviglie di artemis89 (/viewuser.php?uid=60861)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Lo
so cosa state pensando: un’altra crossover tra DGM e Alice.
Ma che ci posso
fare io se i personaggi di DGM ci stanno così ben come nel
Paese delle
Meraviglie?
Disclaimer:
ovviamente i personaggi di DGM appartengono a Hoshino-sensei,
così come quelli
di Alice nel Paese delle Meraviglie appartengono a Carrol.
L’unica cosa che mi
appartiene è la mente malata che ha avuto l’idea
di metterli insieme… e il
personaggio di Artemis, ovviamente! ^__^
Capitolo
1
La battaglia stava
andando avanti ormai da dieci minuti buoni. E che battaglia.
Da una parte
c’erano
ben quatto esorcisti, mandati in missione insieme.
Dovevano andare a
salvare alcuni finder rimasti bloccati in una piccola città
in cui tutti gli
abitanti erano ormai diventati akuma o erano stati uccisi da essi.
Così Allen
Walker, Lenalee Lee, Yuu Kanda e Lavi erano partiti senza ulteriori
indugi,
speranzosi di riuscire ad aiutare i loro compagni. Erano stati mandati
quattro
esorcisti, tra i migliori, perché Komui riteneva che la
missione avrebbe potuto
complicarsi inaspettatamente e non poteva certo mandare la sua
sorellina da
sola!
Accidenti a
quell’uomo, mai una volta che si sbagliasse nelle sue
previsioni.
Erano riusciti ad
entrare in città ed a far fuggire i finder mentre loro
tenevano a bada i
numerosi akuma (la maggior parte dei quali di livello due, mannaggia!)
quando
all’improvviso chi ti compare se non due Noah?
E non due Noah
qualunque. I loro nomi erano Road Camelot e Tyki Mikk, probabilmente i
due
nemici più noti e temuti da tutto l’Ordine Oscuro
(bè, dopo il Conte del
Millennio, si intende). Che fortuna!
Se prima la battaglia
consisteva nel distruggere più akuma possibile, con
l’entrata in scena dei due
Noah le cose si erano decisamente complicate. Gli Esorcisti stavano
combattendo
più che egregiamente, ma non avrebbero certo potuto andare
avanti in eterno e
c’erano le loro vite in gioco.
“Ti preferivo
di più
quando ti comportavi come una brava bambola ubbidiente, sai?”
disse Road
all’unica altra ragazza presente.
“Bè
Road, mi dispiace
deluderti, ma non ho la minima intenzione di giocare con te
stavolta.” rispose
Lenalee, schivando le micidiali candele della bambina con un agile
capriola,
danzando con i suoi stivali che le permettevano di volteggiare in aria.
“Uhm, non
importa
tanto io voglio giocare solo con il mio Allen ♥”
disse la piccola battendo le
mani, gli occhi dorati che brillavano di malizia.
L’interessato,
sentendosi tirato in causa, volta la testa verso di lei “Ah
no, Road, non
ricominciare con questa storia, hai capito?!”
“Baka Moyashi,
guarda
quello che fai!” sbottò improvvisamente un altro
ragazzo, quello giapponese, i
cui lunghi capelli corvini, raccolti in una alta coda di cavallo, si
muovevano
velocemente. Velocemente come i movimenti del giovane che con uno
scatto
rapidissimo di parò di fronte all’Esorcista dai
capelli bianchi per bloccare
l’attacco di un akuma diretto verso di lui.
“Possibile che
non ti
accorgi neanche quando vieni attaccato, stupido!” grido
rivolto all’altro,
mentre con un colpo della sua katana tagliava a metà
l’akuma che aveva di fronte.
“Il mio nome
è Allen,
Bakanda!” fu l’unica risposta che ricevette,
insieme ad un “Comunque, grazie”
borbottato a mezza voce.
“A volte penso
che
quei due finiranno per farsi fuori a vicenda molto prima di venire
uccisi da un
nemico” sospirò un ragazzo dai capelli rossi,
lanciando un’occhiata ai due.
“È
possibile, ma se
fossi in te non mi preoccuperei di questo adesso,
Bunny-chan.” disse una voce
alla sua destra. Il giovane fece appena in tempo a ruotare il suo
enorme
martello di lato per riuscire a parare l’attacco che
l’uomo dai capelli neri e
dagli occhi dorati gli aveva sferrato.
L’impatto lo
fece
arretrare di qualche passo, ma riuscì a rimanere in
equilibrio. “Devi smetterla
di chiamarmi in quel modo, Maledetto!” ringhiò il
rosso.
“Bè,
non posso farci
niente se sembri un coniglietto, piccolo.” rispose
l’altro con un sorriso.
“Ah, sta
zitto!”
Ma l’altro si
limitò
a ridacchiare.
“A quanto pare
lo zio
Tyki si sta divertendo. Buon per lui, ma voglio giocare
anch’io!” disse Road
con un’espressione imbronciata che la faceva sembrare una
bambina capricciosa.
Ed in effetti era proprio questo: una bambina viziata che prendeva la
vita come
un gioco, persa nel suo mondo di sogni ed indifferente al dolore che
provocava
agli altri esseri umani.
Il combattimento
proseguì, sempre allo stesso modo, con gli Esorcisti che
ogni tanto riuscivano
a distruggere un altro akuma (ormai ne erano rimasti solo un paio) e
con i Noah
che ogni tanto riuscivano a mandare a segno un colpo, seppur non grave,
oltrepassando le difese dei loro avversari. Gli Esorcisti, infatti,
combattevano in gruppo, aiutandosi l’un l’altro
(persino Kanda) e questo li
rendeva più forti e più difficili da cogliere di
sorpresa.
Erano tutti riuniti i
quella che una volta era la piazza del paese, ma che ora era solo lo
scenario
in rovina di una battaglia.
Quando finalmente un
attacco ben mirato di Lenalee ed un Cross Grave di Allen riuscirono a
distruggere gli ultimi due akuma rimasti, il combattimento si
fermò per un
attimo, mentre i contendenti prendevano fiato.
“Sembra che
siamo
rimasti in svantaggio numerico, Road” disse Tyki,
raccogliendo il cilindro che
era caduto a terra durante lo scontro.
“Non credo che
sia un
grosso problema, Tyki. Possiamo giocare ancoro un po’,
vero?” rispose la bambina.
Gli Esorcisti erano
immobili, in posizione difensiva. Osservavano i loro movimenti con
attenzione,
ansimando leggermente per la fatica.
“Sì,
Road, credo di
sì”
Stavano per ripartire
all’attacco quando all’improvviso successo
qualcosa. Al centro della piazza,
proprio in mezzo ai combattenti, comparve uno strano simbolo che
risplendeva di
luce verde. Era di forma circolare, dal diametro di circa due metri, e
con
all’interno un intricato disegno di rami e foglie.
Tutti quanti
restarono immobili ad osservarlo, le espressioni stupefatte. Si
guardarono a
vicenda, ognuno pensando fosse opera dell’altro, ma notando
che la sorpresa era
dipinta sul volto di tutti, la loro confusione aumentò
ulteriormente.
Improvvisamente
all’interno del cerchio comparve una ragazza.
Alta
all’incirca come
Lenalee, aveva lunghissimi capelli viola chiaro, di una
tonalità simile al
lilla, che gli arrivavano quasi a piedi e raccolti in due codini bassi
e legati
con dei nastri di colore azzurro chiaro. Indossava una camicia bianca
piuttosto
lunga, con un gilet viola senza maniche al di sopra. Le gambe erano in
parte
coperte da dei corti pantaloncini e da degli stivaletti bassi, entrambi
di
colore verde nero. Teneva in mano un grosso libro e aveva gli occhi
chiusi.
Quando li aprì, tutti poterono vedere che erano di un viola
cupo.
Si guardò un
attimo
attorno come spaesata, poi notò le persone che la stavano
osservando come se
fosse un fantasma. A quel punto arrossì appena
“Ah, s-scusate l’entrata
improvvisa, ecco io-” si bloccò di colpo,
osservando meglio i presenti.
A quel punto sorrise.
“Li ho trovati!!!” disse, cominciando a saltellare
di gioia. “Che bello! Il
Maestro sarà così fiero di me”.
Sia gli Esorcisti che
i Noah la osservarono con gli occhi spalancati.
“Sono
l’unico idiota
che non sta capendo un accidente qui?” chiese Lavi a voce
alta.
“Probabilmente
sei
l’unico idiota, ma non sei certo l’unico a non
capire un niente.” gli rispose
Kanda con il suo solito tono ‘cordiale’.
“Grazie
Yuu-chan, ora
mi sento meglio. Però quel commento te lo potevi
risparmiare.” disse il rosso
mimando un’espressione ferita.
“Non chiamarmi
per
nome, Baka Usagi!”
Quella scena
familiare, anche se piuttosto fuori luogo in quel momento,
risvegliò tutti
dallo stato confusionale in cui erano caduti.
Tyki alzò un
sopracciglio “Cos’è una vostra nuova
compagna questa?” chiese.
Allen lo
guardò di
sbieco “Ti sembra che indossi la nostra uniforme
forse?”
“Se non
è con voi, e
sicuramente possiamo assicurarvi che noi non la conosciamo, allora chi
è?” fece
Road, dando voce alla domanda di tutti.
La ragazza intanto
stava ancora saltellando allegramente sul posto, persa nel suo mondo. A
quelle
parole si riscosse “Oh è vero, non mi sono
presentata. Che sbadata!” disse
ridendo e dandosi una manata sulla fronte “Il mio nome
è Artemis, molto lieta”
“Molto piacere,
ma il
nome da solo non ci aiuta molto…” disse Lenalee
incerta.
“Sono venuta
fin qui
a cercare delle…ehm…persone. Il mio Maestro mi ha
raccomandato di trovarle.
Sapete lui è un po’ troppo vecchio per andare in
giro ormai, gli fa male la
schiena, così a mandato me. È il mio primo
incarico importante” disse con un
sorriso e gli occhi che luccicavano di orgoglio.
“Oh, questo si
che
chiarisce tutto.” fece Kanda ironico.
Lenalee gli
scoccò
un’occhiataccia, poi proseguì.
“E…ehm…ecco, mi sembra che tu abbia
detto che li
hai trovati?”
“Certo sono
proprio
qui. Ci sono tutti”
“E chi
sarebbero di
preciso?” domandò Road guardandosi intorno. Non
vedeva nessun altro nei
paraggi.
La ragazza
alzò il
dito indice “Uno, due, tre e quattro.” disse
indicando progressivamente Kanda,
Allen, Lavi e Tyki. “Che fortuna che ho avuto a trovarvi
tutti insieme! Di
solito era impossibile vedervi girare in gruppo.”
Gli occhi dei quattro
malcapitati si spalancarono ulteriormente, non capendo di cosa parlasse.
“Tyki, la
conosci?”
chiese Road rivolta all’uomo.
“Mai vista
prima in
vita mia” disse scuotendo la testa e alzando le braccia.
I tre ragazzi lo
imitarono. “Stesso discorso per me” disse Lavi.
“Idem” fece Allen. Kanda non
disse una parola, limitandosi a guardare la ragazza come se fosse pazza
(e
c’era un’alta probabilità che lo fosse).
“Ah
è normale. Quando
ve ne siete andati il mio Maestro non mi aveva ancora preso come
allieva. Per
questo la mia faccia non vi è famigliare” li
rassicurò Artemis.
Ma gli altri
continuarono a non capire.
Il sorriso di Artemis
sparì. Cominciava ad avere dei dubbi. “Che abbia
sbagliato persone? Ma
assomigliano così tanto alle immagini che ho
visto.”
Fece per aprire il
libro che aveva con sé, quando si sentì una
musichetta provenire dalla ragazza.
Lei infilò una mano in tasca e ne tirò fuori un
piccolo orologio da taschino,
da cui proveniva la melodia. “Maledizione a sto dannato
aggeggio. È un secolo
che non segna più l’ora giusta, cosa si mette a
suonare adesso da fare?”
Il suo sguardo
ritornò verso i ragazzi “Uhm, forse mi vuoi dire
che ho visto giusto?” stette
un attimo a pensare. Poi sorrise furbescamente.
“Bè in questo caso, sarà meglio
sbrigarsi!”
Aprì il libro
che
aveva in mano. Appena lo fece quello cominciò a levitare
davanti a lei, mentre
il simbolo ai suoi piedi cominciava nuovamente a risplendere.
Tutti i presenti si
misero in posizione difensiva, non sapendo cosa aspettarsi.
Alzò gli occhi
verso
di loro. “È ora di tornare a casa.”
Artemis: E con questa
fanno ben tre fic in corso…
Io: Brava Artemis,
complimenti! Non ho neanche tempo per dormire ormai, cosa diavolo ti
metti a
scrivere da fare? Lo sai che se poi non pubblichi la gente ci rimane
male?!
Artemis:
ma…io…
prometto che farò di tutto per tenermi in pari!
(*espressione decisa*) E anche
tu, finirai bene gli esami prima o poi, così da lasciare
spazio alla tua
personalità di autrice.
Io: aspetta e spera
cocca! =_=
Artemis: noiosa. In
ogni modo, spero che questa storia vi piaccia. Come al solito qualsiasi
commento è più che ben accetto. ^_^
Io: se gli altri
commentano le tue storie tanto quanto tu fai con le loro, stiamo
fresche. U_U
Artemis: ma la vuoi
smettere di rompere?! Mi rovini tutta l’atmosfera…
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Artemis
cominciò a
leggere.
“Alice,
bruciando dalla curiosità, lo inseguì di corsa
per il campo, facendo appena in
tempo a vederlo sparire in una gran buca sotto la siepe. Un attimo dopo
Alice
si era infilata dietro di lui, senza minimamente riflettere a come
avrebbe poi
fatto per uscire. ”
Dal libro partirono
all’improvviso delle lunghe strisce di luce, che sembravano
composte dalle
parole che la ragazza stava leggendo.
“Ma che
diavolo…?”
esclamò Kanda, ma non riuscì a finire la frase.
Le strisce partirono
veloci verso i quattro ragazzi. Provarono a schivarle, ma esse si
arrotolarono
strette attorno ai loro corpi, bloccandoli e cominciando a trascinarli
verso il
libro.
“Allen!
Lavi! Kanda!” “Tyki!”
sbottarono all’unisono Lenalee e Road.
“Aaah, aiuto,
fate
qualcosa!” gridò Allen.
“Dannazione…non
riesco a…muovermi” sibilò Lavi a denti
stretti, mentre si dibatteva per cercare
di liberarsi.
“Cosa diavolo
sono
queste cose? Non riesco a passarci attraverso” fece Tyki.
Nonostante provasse
ad usare i suoi poteri di Noah, quelle specie di corde si rifiutavano
di
lasciarlo andare.
Artemis
continuò a
leggere, impassibile.
“Per
un po’ la tana si prolungava come una
galleria, ma ad un certo punto sprofondava all’improvviso,
tanto all’improvviso
che Alice non ebbe neanche un momento per pensare a fermarsi; e si
trovò a
precipitare giù per quello che pareva un pozzo assai
profondo.”
Appena ebbe
pronunciato queste parole, davanti ai suoi piedi si spalancò
un profondo buco,
tipo quello descritto nel brano che aveva letto. Le
‘corde’ di parole
cominciarono a convergere verso quel pozzo, trascinando i quattro
giovani con
loro.
“Maledizione!!!”
gridò Kanda. Ma per quanto si muovesse e per quanta forza
usasse, le corde non
si rompevano. Sembravano fatte d’acciaio. Persino la lama
della sua katana non
riusciva a scalfirle.
Lenalee si
slanciò
veloce per cercare di aiutare i suoi compagni, ma una delle strisce
luminose
parti di scatto come una frusta, colpendola in pieno e mandandola a
ruzzolare
poco lontano.
Anche Road stava per
muoversi, ma quando vide cosa era successo all’altra ragazza
cambiò tattica.
Fece comparire alcune delle sue candele e le spedì a tutta
velocità contro
Artemis. Esse però vennero respinte e caddero a terra, come
se uno scudo circondasse
la ragazza.
Intanto i quattro
giovani erano ormai giunti sull’orlo del pozzo. Per quanti
sforzi facessero,
non riuscivano a liberarsi.
Improvvisamente,
però, le corde sparirono.
Ma ormai era troppo
tardi. I loro piedi avevano già superato il bordo e
l’unica cosa che gli rimase
da fare fu precipitare all’interno del pozzo.
Lenalee lanciò
un
grido, tentando nuovamente di correre verso di loro, e la stessa cosa
fece
anche Road.
A quel punto
però
Artemis chiuse il libro e rivolse lo sguardo verso di loro.
“Non preoccupatevi
principesse, li prendo solo in prestito. Vi riporterò i
vostri cavalieri appena
possibile.”
E detto questo
saltò
anche lei nella buca, la quale dopo il suo passaggio si chiuse e
sparì.
********************
“I
casi erano due, o il pozzo
era arci-profondo, o la sua caduta era assai lenta: il fatto
è che Alice ebbe
tutto il tempo, precipitando, di guardarsi intorno e chiedersi
cos’altro le
sarebbe accaduto a questo punto. Dapprima cercò di guardare
in basso per
distinguere la sua destinazione, ma era troppo buoi per vedere
qualcosa; allora
guardò le pareti del pozzo e notò che queste
erano assai piene di credenze e
scaffali; qua e là vide appesi quadri e carte geografiche.
Prese al volo un
vasetto da uno scaffale. L’etichetta diceva MARMELLATA DI
ARANCE, ma con sua
grande delusione il vasetto era vuoto; Alice non volle lasciarlo
cadere, per
paura di ammazzare qualcuno di sotto, e fece in modo di posarlo sopra
una
credenza, sempre durante la caduta.”
Erano finiti nel
posto più strano che avessero mai visto.
Nonostante
continuassero a cadere, andavano molto piano nel farlo, come se
stessero
affondando dentro dell’acqua.
Inoltre le pareti del
pozzo, che inizialmente erano completamente nere, stavano cominciando a
diventare sempre più colorate. Colori sgargianti e
tonalità pastello, quasi
come se fossero state disegnante da un bambino.
“Cominciò
a credere
di trovarmi nel mondo dei sogni di Road…” disse
Lavi a bassa voce, guardandosi
intorno, con gli occhi sgranati.
“Ah
sì? Allora saresti
così gentile da spiegarmi perché ci sono di mezzo
anch’io?” replicò Tyki, il
sarcasmo piuttosto evidente nel suo tono di voce.
“Bè,
potresti essere
un’illusione anche tu. Oppure potrebbe averti coinvolto per
sbaglio. Succede
anche ai migliori di sbagliare, a volte.” disse Lavi
stringendosi nelle spalle.
“Sì,
certo, come no.”
borbottò l’altro con le braccia conserte e
un’espressione seccata sul volto.
Ad un certo punto
sentirono un ‘ouch’ provenire da Kanda e si
girarono tutti verso di lui. Si stava
massaggiando la testa e teneva in mano un barattolo di vetro.
“Yuu, che cosa
-”
“Questo dannato
coso
mi è finito in testa!” sbottò e fece
per lanciarlo via.
“Fermati
Kanda!” lo
bloccò Allen “Non sappiamo se ci sia qualcuno
sotto. Se lo lanci potrebbe
finirgli addosso.”
“Se non la
pianti di
dire stupidate so io a chi finirà addosso,
Moyashi.”
“Il mio nome
è
Allen!! E non sto affatto dicendo stupidate. Sei tu che sei
così stupido da
prendertela persino con un semplice barattolo.”
“Dannato, chi
sarebbe
lo stupido? Parla quello che è capace di pensare solo con lo
stomaco.”
“Allora lo
ammetti che
io sono in grado di pensare. Attività che, invece, per te
è piuttosto
sconosciuta.”
“Se non la
pianti
giuro che ti affetto, Moyashi. Hai capito?”
“Oh, sto
tremando al
solo pensiero.”
Tyki intanto li stava
guardando, sbattendo le palpebre come non credendo a ciò che
vedeva.
“Dì
un po’” si
rivolse all’Esorcista dai capelli rossi, che stava osservando
la scena con
sguardo annoiato “Ma fanno sempre così quei
due?”
“Se non lo
facessero
comincerei seriamente a preoccuparmi” rispose Lavi. Poi
sorrise “In realtà si
vogliono molto bene, solo che fanno fatica a dimostrare il loro affetto
reciproco” sussurrò.
Il barattolo, che
fino ad un minuto prima si trovava in mano a Kanda, partì
con velocità
spaventosa per andare a sbattere con violenza sulla fronte di Lavi.
“Ahi!! Yuu, ma
cosa-”
iniziò, ma si bloccò di colpo quando vide lo
sguardo omicida degli altri due.
“Prova a
ripetere una
cosa del genere e giuro che ti scuoio vivo” sibilò
Kanda, con la voce che
sembrava provenire direttamente dall’Oltretomba.
“Per una volta
concordo con Kanda, sai” disse Allen sorridendo. Un sorriso
dolce e innocente.
Ma non bisogna mai fidarsi di Allen quando sorride, soprattutto in quel
modo.
Perché può diventare mooolto pericoloso.
Lavi alzò le
mani in
segno di resa. “Ok, ok, ho capito, non c’era
bisogno di diventare violenti. Mi
spiegate perché alla fine nei vostri battibecchi quello che
ci rimette sono
sempre io?”
I tre ragazzi sentirono
una risatina provenire di lato e si girarono ad guardare Tyki che
ridacchiava.
“Bè
che hai da ridere
tu?” lo apostrofò Kanda.
“Niente,
niente. Solo
che voi tre siete gli Esorcisti più strani che abbia mai
conosciuto. Non che ne
abbia conosciuti molti, in effetti, però direi che voi siete
quasi alla pari
con la mia famiglia.”
Gli altri tre lo
guardarono dubbiosi. Stavano per replicare che difficilmente potevano
competere
con le stranezze della famiglia Noah, ma proprio in quel momento
sentirono una voce
piuttosto familiare provenire dall’alto.
“Siete ancora
dietro
‘cadere’ voialtri? Guardate che dobbiamo sbrigarci,
il passaggio non resta
aperto in eterno.”
Alzarono al testa in
tempo per vedere Artemis, con il libro ancora stretto in mano, che
scendeva
piuttosto velocemente verso di loro.
“Senti un
po’ tu -”
iniziò Kanda, ma la ragazza lo interruppe bruscamente.
“Non ora, vi
ripeto
che dobbiamo sbrigarci.” Si sentì un rumore
provenire dall’alto. Quando
alzarono la testa videro che il pozzo al di sopra delle loro teste si
stava
richiudendo su se stesso. E andava anche di corsa a farlo!
“Visto?! Vi decidete
a scendere sì o no?”
“Ci piacerebbe,
se
sapessimo come fare.” commentò Allen.
“È
il colmo che sia
proprio tu a chiedermelo. Sei tu l’esperto quando si parla di
passaggi con il
Mondo Esterno, no?”
“Ma ti ripeto
che non
so di che diavolo stai parlando!!”
“Oh insomma,
adesso
poi bas-” fece Artemis, ma venne interrotta dal rumore sordo,
che aumentava
sempre di più.
“Il tuo nome
è
Artemis, giusto?” disse Lavi alla ragazza. “Facci
uscire da qui, poi potremmo
discutere quanto ci pare, ok?”
Lei si limitò
ad
annuire. Aprì nuovamente il libro e mormorò
qualcosa a voce bassa.
All’improvviso
la
‘forza’ che permetteva ai ragazzi di cadere
giù lentamente sparì. E loro si
ritrovarono a precipitare veramente.
“Aaaahh!!!”
fu il
coro di voci che si sentì nel pozzo.
Per loro fortuna
c’era dell’erba abbastanza folta ad attenderli in
fondo. Finirono tutti a
terra, uno sopra all’altro con un tonfo sordo. Allen, Lavi,
Kanda e Tyki.
“Io questa
scena lo
già vista.” disse Lavi.
“Io no. E non
posso
dire di avere apprezzato.” ribatté Tyki.
“Ma si
può sapere
come mai sono sempre io a finire sotto agli altri?”
mormorò Allen. “Eppure
dovrei essere il più leggero qui. (1)”
“Che, ho dei
dubbi
che tu lo sia, Moyashi, visto quanto mangi.”
Mentre si rialzavano
sentirono Artemis che borbottava qualcosa “Uff, ma guarda te
se dovevo beccare
proprio quattro imbranati come voi.”
Si girarono verso di
lei e la trovarono che in piedi, che li guardava con le braccia
appoggiate sui
fianchi.
“Allora,
ragazzi,
tutto a posto?”
Kanda esplose
“A
POSTO?! Come credi che possa essere tutto a posto? Sei comparsa dal
nulla, ci
hai trascinato qui contro la nostra volontà e come se non
bastasse - ” si
interruppe “A proposito, dove diavolo siamo finiti?”
Artemis sorrise.
“Signori miei,
benvenuti nel Paese delle Meraviglie!”
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
(1) io un’idea ce
l’avrei sul perché finisci sempre
‘sotto’,
Allen…
Evviva, secondo capitolo completato.
Incredibile, ma vero!
Spero che sarà di vostro gradimento ^___^
Un ringraziamento particolare a XShadeShinra
per la sua recensione.
Mi ha fatto tanto, tanto piacere!!
PostSciptum:
Volevo chiedere scusa a tutti coloro
che seguono le altre
fic da me pubblicate, per il tremendo ritardo che ho accumulato nel
pubblicarle. Sono veramente dispiaciuta, però ultimamente la
mia ispirazione
verte moltissimo su questa fic e allora ne sto approfittando per
scrivere il
più possibile prima che essa svanisca come neve al sole. Vi
giuro che farò il
possibile per aggiornare anche le altre, ma non posso garantirvi
scadenza
regolari.
Mi scuso ancore per questo e vorrei
ringraziare dal più
profondo del cuore chi, nonostante tutto, continua a seguirmi. GRAZIE
MILLE!!
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Salve a tutti! State bene? Io
personalmente mi sto
sciogliendo dal caldo.
Ecco a voi il terzo capitolo.
Probabilmente sarà piuttosto
noioso vista la parte di spiegazione (e non ho nemmeno finito =_= mi
faccio dei
viaggi mentali troppo complicati mannaggia!).
Comunque fatemi sapere cosa ne
pensate, d’accordo? Anche le
critiche sono gradite se mi aiutano a migliorare.
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Capitolo
3
L’affermazione
di
Artemis venne accolta da tre paia di occhi interrogativi e un unico
occhio
verde totalmente incredulo.
“A-aspetta un
attimo?
H-hai detto ‘Paese delle Meraviglie’?!”
Tutti si girarono
verso il ragazzo dai capelli rossi che aveva parlato. Era pallidissimo
e
guardava Artemis come se avesse appena detto che il Conte del Millennio
andava
in giro a regalare dolcetti ai bambini.
“Lavi cosa
succede?”
gli chiese Allen.
“E prima hai
nominato
‘Alice’, vero?” deglutì a
fatica “Ma non è possibile!!”
Kanda stava perdendo
la pazienza. Non che ne avesse una gran scorta con sé. Non
dopo tutto quello
che era successo. E certo non per le stranezze di Lavi.
“Ohi, Baka
Usagi ti
vuoi decidere a parlare chiaro?! Chi diavolo è questa
Alice?”
“Alice
è il
personaggio di un libro per ragazzi che ho letto tempo fa. E il titolo
è
proprio ‘Le avventure di Alice nel Paese delle
Meraviglie’!”
“Stai
dicendo-”
intervenne Tyki alzando un sopracciglio “che ci troviamo
DENTRO AD UN
LIBRO?!”
Finalmente la
lampadina si accese anche nella testa di Allen e Kanda. “CHE
COSA?!” gridarono
all’unisono, girandosi di scatto verso Artemis.
Lei si limitò
ad
alzare le spalle. “Desolata, ma le cose stanno proprio
così. Credevo l’aveste
capito da un pezzo.”
“E ti aspetti
che io
creda ad una stupidata simile?”
Una vena comparve
sulla fronte di Artemis. Poi sorrise “Bè se hai
una spiegazione migliore, siamo
pronti ad ascoltarti,
piccolo-samurai-con-i-capelli-di-una-ragazzina.”
Ci vollero Allen e
Lavi messi assieme per riuscire ad impedire a Kanda di saltare addosso
alla
ragazza e strangolarla con le sue mani.
“L’ammazzo!!
Giuro
che l’ammazzo!!!”
“Dai Yuu,
calmati
adesso. Cerchiamo di ragionare.”
Kanda si girò
di
scatto afferrando l’elsa della sua arma. “Adesso
affetto anche te, Baka Usagi!”
Ma quando
provò ad
estrarre la spada, scoprì con orrore che non ci riusciva.
“Ma cosa-?” Ci
riprovò più volte ottenendo lo stesso risultato:
Mugen non ne voleva sapere di
uscire dal fodero.
“Credo che sia
inutile che tu continui a provare” saltò su Tyki
all’improvviso.
I tre esorcisti si
voltarono verso di lui. “Cosa diavolo hai combinato,
Noah?” ringhiò Kanda.
“Io?
Assolutamente
niente. Ma visto che io non riesco ad usare i miei poteri di Noah,
penso che
anche le vostre Innocence siano totalmente fuori uso al
momento.” replicò
l’altro calmissimo, le braccia conserte.
O
almeno lo spero pensò.
La mano di Lavi
scattò immediatamente verso il suo martello, mentre Allen
cercava senza
successo di attivare l’Innocence del suo braccio sinistro.
“Maledizione,
è vero,
non riesco ad invocarla! Che sta succedendo?”
Tyki sorrise.
È vero
che non poteva usare i suoi poteri, ma fintanto che anche gli Esorcisti
erano
disarmati, non doveva preoccuparsi.
“È
perfettamente
normale” interloquì Artemis, catturando in un
secondo l’attenzione degli altri
quattro “La magia proveniente dal Mondo Esterno non ha
effetto qui. In questo
mondo le regole sono diverse, come diversa è anche la magia
che viene
utilizzata.”
“Vuoi dire che
in
questo mondo è presente la magia?” chiese Lavi
subito interessato.
Lo sguardo di Artemis
diventò serio. “Ma per davvero non vi ricordate
niente? Avete dimenticato
tutto?” disse abbassando la testa.
Allen sospirò.
“È da
prima che continui a ripetere queste cose. Te lo abbiamo già
detto, noi non ti
conosciamo, non sappiamo di cosa stai parlando. Se non fosse stato per
Lavi non
saremmo nemmeno riusciti a capire dove siamo. Per cui, adesso, saresti
così
gentile da darci una spiegazione, per favore?”
E tornò a
guardare
Artemis in attesa di una risposta.
Che non
arrivò.
Artemis si limitò a rimanere a testa bassa con i capelli che
le coprivano il
volto, in silenzio.
Dopo aver lanciato
un’occhiata agli altri Allen provò ad avvicinarsi
e appoggiale una mano sulla
testa con delicatezza. “Ehm, tutto bene?”
Quando Artemis
alzò
gli occhi erano pieni di lacrime.
La mano di Allen si
paralizzò a mezz’aria.
“Complimenti,
ragazzino, l’hai fatta piangere.” disse Tyki.
“Bel lavoro,
Moyashi,
l’hai fatta piangere.” aggiunse Kanda
“Hai un talento
innato per far piangere le ragazze, Allen. Prima Lenalee adesso
Artemis.”
rincarò Lavi.
“Ma-ma io non
ho
fatto niente! Non sono stato scortese. Le ho anche chiesto
‘per favore’!”
Intanto Artemis non
prestava la minima attenzione agli altri quattro.
“Cosa ho
combinato?
Avrò sbagliato persone?” si prese la testa fra le
mani “Oh no!! Nonononononono!!
Come faccio adesso? Il Maestro mi ucciderà davvero stavolta.
Sempre se sono
fortunata, potrebbe fare anche di peggio.”
continuò con lacrime in stile manga
che le scendevano sulle guance.
All’improvviso
Tyki
sospirò e si avvicino alla ragazza, prendendole gentilmente
le mani e
guadagnando la sua attenzione.
“Ascolta,
adesso
calmati per un momento. Cosa ne dici di provare a spiegarci tutto
dall’inizio?
In questo modo forse riusciremo ad aiutarti. Non possiamo fare niente
se prima
non capiamo cosa sta succedendo, no?” le disse sorridendo.
Artemis lo
guardò per
un attimo, poi annuì leggermente.
“Bene.”
Lavi guardò
l’uomo
con una certa ammirazione. “Wow, ci sai proprio fare con le
donne, eh?”
Tyki si limitò
ad
alzare le spalle “Diciamo pure che ho una certa
‘esperienza in materia’.”
Lavi si chiese come
mai quest’ultima osservazione gli avesse dato così
fastidio. Cosa gliene
importava a lui di cosa faceva Tyki?
Kanda sbuffò
impaziente. “Che. Allora iniziamo con queste spiegazioni o
vogliamo restare qui
tutto il giorno a farci i complimenti a vicenda?”
“Ok facciamo
così”
disse Artemis “Vi faccio strada per arrivare alla casa del
mio Maestro. Mentre
camminiamo vi racconto tutto quello che so. Che ne dite?”
“Affare
fatto.”
********************
“Se non ricordo
male
tu ti chiami Lavi, vero? Hai detto di aver letto il libro di Alice
qualche
tempo fa. Te lo ricordi ancora?”
Si erano inoltrati in
un bosco piuttosto fitto, ma avevano presto trovato un sentiero non
molto
grande che si snodava all’interno di esso. Mentre camminavano
incrociarono
alcune piccole radure e attraversarono il guado di un piccolo ruscello.
Più
volte si trovarono davanti a delle biforcazioni del sentiero, ma
Artemis
conosceva la strada e, con lei alla guida, non persero tempo a decidere
dove
svoltare.
Una cosa però
notarono tutti appena entrati nel bosco: non si sentiva alcun rumore.
Gli
alberi erano completamente immobili e non c’era traccia di
uccelli o di altri
animali.
Lavi sorrise.
“Con
chi credi di parlare. Io non mi dimentico mai niente, è il
mio lavoro ricordare
le cose.”
“Il libro
raccontava
la storia di una ragazzina di nome Alice che un giorno, mentre stava
leggendo
all’ombra di un albero nel suo giardino, vede improvvisamente
passare un
coniglio bianco, con indosso un panciotto in mano un orologio da
taschino, che
si lamenta di essere in tremendo ritardo. Stupita di vederlo, Alice lo
insegue
dentro ad una buca e viene catapultata all’interno di un
mondo stranissimo,
chiamato Paese delle Meraviglie. Qui fa la conoscenza di un sacco di
strani
personaggi, come il Cappellaio Matto, lo Stregatto, il Bruco Saggio e
lo stesso
Bianconiglio, che lei continua ad inseguire per tutta la storia. Alla
fine
arriva alla corte dei sovrani, che sono il Re e la Regina di Cuori,
mentre i
loro servitori sono le carte da gioco. La Regina vuole condannare Alice
a
morte, ma proprio prima che le taglino la testa, lei si risveglia di
nuovo nel
suo giardino e capisce che è stato tutto un sogno. Fine
della storia.” concluse
il giovane con un alzata di spalle.
“Tzk! Che
idiozia!!
Che bisogno c’era di scrivere un libro sullo stupido sogno di
una stupida
ragazzina?” fece torvo Kanda.
“A parte il
fatto che
Alice non è affatto una ‘stupida
ragazzina’, come dici tu, questa è solo la
versione ufficiale dei fatti. In realtà le cose sono andate
un po’
diversamente.” disse Artemis. “Vedete, il fatto
è che è stata proprio Alice a
scrivere il libro.”
“Ma non
è possibile!
Ricordo che l’autore del libro era un certo Lewis Carrol
(1).” replicò Lavi sorpreso.
“No, no quel
tipo si
è limitato a pubblicare la storia scritta da Alice con il
proprio nome. Adesso
vi spiego tutto.”
“Poco tempo
dopo che
Alice aveva avuto il suo ‘sogno’, girovagando per
il giardino scoprì per caso
il buco in cui aveva inseguito il Bianconiglio. Cominciò
quindi a pensare che
non si fosse trattato solo di un sogno. Preparò quindi
alcune cose da portare
con sé e si tuffò giù per il tunnel,
ritrovandosi nuovamente in questo mondo.
Scoperto che quello era il passaggio che collegava il suo mondo con
questo,
Alice cominciò a venire sempre più spesso nel
Paese delle Meraviglie. Fece
amicizia con la maggior parte degli abitanti, che le mostrarono il
regno e
l’aiutarono a sfuggire ai soldati reali, visto che la Regina
di Cuori voleva
ancora la sue testa. E le cose andarono avanti così per
alcuni anni.”
Artemis
proseguì il
suo racconto mentre gli altri l’ascoltavano sempre
più interessati.
“Purtroppo un
giorno,
tornando a casa dopo una delle sue ‘gite’,
trovò una brutta sorpresa ad aspettarla:
la sua casa era bruciata in un incendio. La sua famiglia era viva, ma
dopo
quello che era successo avrebbero dovuto trasferirsi da
un’altra città, lontano
da lì. Solo che Alice non voleva assolutamente perdere gli
amici che aveva
trovato e non aveva idea se ci fosse qualche altro passaggio oltre a
quello nel
suo giardino.” Artemis fece una breve pausa.
“Così prese una decisione: lasciò
un biglietto per salutare i genitori e la sorella e tornò
nel Paese delle
Meraviglie decisa a non fare più ritorno nel suo
mondo.”
“Ma
è assurdo!”
intervenne Allen. “Ha lasciato la sua famiglia solo per poter
vivere in questo
qui?”
“Bè,
la sua famiglia
non era poi un gran che.” disse Artemis con una smorfia.
“Suo padre era
perennemente al lavoro, mentre sua madre dava più importanza
alla vita mondana
che alle figlie. L’unica a cui Alice voleva veramente bene
era la sorella
maggiore. Ma quando successe tutto sua sorella se ne era andata di casa
perché
si era sposata e con Alice non era rimasto nessuno.”
Sorrise leggermente.
“Alice scelse di vivere insieme a degli amici che le volevano
bene, piuttosto
che rimanere con una famiglia che la ignorava.”
Ci fu un attimo di
silenzio nel gruppo.
“Credo di
cominciare
a capire.” mormorò Allen.
“Comunque,”
riprese
Artemis “prima di partire scrisse una storia in cui
raccontava il suo viaggio.
Alice pensò che magari leggendo quel racconto qualcun altro
avrebbe potuto
trovare un passaggio il Paese delle Meraviglie come aveva fatto lei. Ma
a
quanto pare è stato sempre considerato solo una favola per
bambini, perché
nessun altro è mai arrivato in questo mondo dopo di
lei.(2)” concluse scuotendo
la testa.
“Bè
noi però siamo
qui e tu in tutto il tuo bel parlare non ci hai ancora spiegato il
perché!”
saltò su Kanda all’improvviso.
Artemis
ridacchiò
nervosamente. “Ah già. Ecco, vedete, questa
è la parte più complicata da
spiegare.”
“Spero per la
tua
incolumità futura che trovi un modo per riuscirci.”
“Sì,
lo spero anch’io
in effetti.”
Artemis stava
cercando un modo per iniziare la spiegazione, quando improvvisamente,
dopo una
curva videro in lontananza una piccola casetta circondata da una specie
di
foresta fatta di funghi di dimensioni gigantesche.
“Pazzesco!”
fischiò
Tyki vedendola.
“Ah, siamo
arrivati.
Quella è la casa del mio Maestro.” li
avvisò Artemis con un sorriso. “Entriamo,
sono sicura che lui sarà in grado di spiegarvi le cose
meglio di me.” fece una
pausa. “Anche se in questo modo io rischio la vita.”
Lavi le mise una mano
sulla spalla. “Non preoccuparti, sono sicuro che
andrà tutto bene. Anche il mio
Vecchio si arrabbia spesso con me, ma non è mai arrivato ad
uccidermi.”
“Tu non conosci
il
mio Maestro.” disse la ragazza.
“Tu non conosci
il
Vecchio Panda.” replicò Lavi.
“Dai coraggio
Artemis, andiamo.” le disse Allen.
Con un ultimo sospiro
Artemis si avviò in direzione della casetta, seguita dagli
altri quattro.
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
(1) Lewis Carroll è uno
pseudonimo, il vero nome è Charles
Lutwidge Dodgson, però visto che viene sempre chiamato
così ho preferito
riportarne il ‘nome d’arte’.
(2) Tutta questa parte l’ho
inventata io di sana pianta e
probabilmente Carroll si starà rivoltando nella tomba in
questo momento. Spero
non mi lanci una maledizione…
Artemis: Oddio, sto per morire! Sto
per morire! Nel prossimo
capitolo morirò!!!
Io: non dire stupidaggini. Ti ho
appena creata come
personaggio non mi puoi morire di già.
Artemis: -sniff- allora tu mi vuoi
bene?
Io: ma certo, sei il mio OC!
(*abbraccio*) E poi mi servi,
non posso mandare in giro quei quattro idioti da soli, sono capaci di
far
saltare in aria tutto quanto. Bè, no questo sarebbe
Komui…comunque
combinerebbero un bel po’ di guai.
Artemis: evviva, non muoio! Ma non
è un po’ spoiler come
notizia?
Io: va bè, i lettori
porteranno pazienza. Alla prossima
gente! ^_^
Ringraziamenti:
LadyDrago88:
già
chissà cosa combineranno. Per
questo ho bisogno che Artemis li tenga un po’ a bada. XD
grazie per il
commento.
Karin93:
sei tu ad essere troppo
carina! ^////^ Grazie mille. Le coppie sono anche le mie preferite,
speriamo
che salti fuori qualcosa di decente alla fine…
La dix Croix:
innanzitutto grazie per
la recensione, sei troppo gentile con me. Per rassicurarti, Lenalee
starà fuori
dai piedi per tutta la durata della storia, perché anche a
me non va troppo a
genio e sono sicura che si metterebbe in mezzo. Quindi OUT! Al suo
posto c’è
Artemis, ma lei si limiterà a fare da guida agli altri, se
non si perdono
(Allen di sicuro).
BloodyKamelot: grazie infinite. Ecco il seguito pronto per te,
contenta? ^__^
XShadeShinra:
le tue recensioni fanno
la felicità di ogni autore */////*. Grazie mille!!!!
Comunque, sì Artemis farà
da Virgilio, però la vicenda non seguirà affatto
la storia normale di Alice,
quella è solo l’introduzione. Vedrai cosa ci
ricamerò sopra :D e le due
donzelle staranno fuori dai piedi te lo posso assicurare v_v non
preoccuparti,
io detesto le persone che non portano a compimento le fic, quindi io
farò il possibile
per completarle. Solo che non so in quanto tempo (quindi metti via il
frustino,
che mi fa un po’ paura…). A presto!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Ehilà,
è
parecchio che non ci si sente, eh? (*alza timidamente un mano i segno
di
saluto*)
Ok,
ammetto di starmi godendo le ferie senza mettere troppo impegno nelle
fic. Che
ci volete fare, le vacanze sono vacanze…
Comunque
eccovi il nuovo capitolo, spero che gradiate!^^
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Capitolo 4
Arrivati
davanti all’abitazione, Artemis fece un respiro profondo e
aprì la porta.
“Maestro,
sono io. Sono tornata.”
Nessun
risposta.
“È
impossibile che non ci sia, non esce mai di casa” disse
Artemis con lo sguardo
corrucciato.
Lei e gli
altri entrarono in una piccola anticamera, completamente spoglia, fatta
eccezione per un attaccapanni e un mobiletto basso con vari ripiani.
“Per
favore, toglietevi le scarpe prima di entrare.”
I ragazzi
fecero come gli era stato detto. Ne approfittarono anche per appendere
le loro
giacche sull’attaccapanni, perché dentro la casa
facevo molto caldo. Fatto
questo si diressero verso una porta colorata di verde che si trovava
dall’altra
parte dell’anticamera.
“Maestro
sono io. Non mi ha sentito? Ci sono delle persone che vogliono
vederla.” disse
Artemis aprendola di scatto.
BAM!!
Non appena
l’ebbe fatto, venne colpita in fronte da una sveglia
ticchettante proveniente
dall’interno della stanza. La ragazza cadde distesa per
terra, gli occhi che
roteavano. Gli altri quattro la guardarono sbalorditi.
“Certo
che
ti ho sentito, sono vecchio, mica sordo! Quante volte ti ho ripetuto di
bussare
prima di entrare?!”
“Cominciamo
bene, direi. Poteva tirarmi qualcosa di più
grande” mugolò Artemis, rialzandosi
a fatica.
I ragazzi
varcarono la porta con cautela, timorosi di veder volare qualche altro
oggetto
non identificato. Ad attenderli oltre la soglia c’era una
stanza completamente
diversa da qualsiasi cosa si sarebbero aspettati.
Era un
tripudio di colori: le pareti erano decorate con arazzi e stoffe di
colore
acceso, il pavimento era ricoperto di tappeti in stile orientale, il
rosso e il
blu che dominavano sugli altri colori. C’erano due piccoli
armadi in un angolo
della stanza, mentre su un lato una piccola porticina socchiusa
lasciava
intravedere uno stanzino con un tavolo pieno di alambicchi e vetreria.
Proprio al
centro della stanza, in mezzo ad un mare di cuscini, sedeva un uomo
basso,
completamente calvo, con due lunghissimi e sottili baffi neri che gli
pendevano
ai lati della bocca. Era vestito completamente di verde, con vestiti di
foggia
orientale e stava fumando un narghilé con aria corrucciata,
un filo di fumo che
gli usciva dalle labbra. Ma la cosa che più colpì
i suoi ospiti furono le
lunghe antenne che gli spuntavano sul capo.
“Questa
poi!” sussurrò Tyki a mezza voce, gli occhi
spalancati.
“Ad
occhio
e croce questo deve essere il Bruco. Wow, fuma davvero il
narghilé!” fece Lavi
con un largo sorrisetto.
“Allora,
ragazza, vuoi avere la decenza di dirmi chi diavolo sono questi
quattro?”
“Ha
ecco
Maestro loro sono quattro ‘ospiti’ provenienti dal
Mondo Esterno. I loro nomi
sono Yu-”
“Non
ti
azzardare a chiamarmi per nome!!!”
“-Ehm,
volevo dire Kanda, Lavi, Tyki e Allen. Ragazzi questo è il
mio Maestro, il
Brucaliffo.”
“Piacere”
risposero in coro i quattro giovani. Bè no, in
realtà, Kanda si limitò ad un
‘Che!’, ma il senso generale era quello.
Il vecchio
li osservò attentamente per alcuni istanti. I quattro
cominciarono a sentirsi
un po’ a disagio sotto quello sguardo penetrante. Guardarono
Artemis in cerca
di appoggio, ma lei sembrava ancora più tesa di loro,
goccioline di sudore le
scendevano ai lati del viso.
“Bene,
bene” disse infine il Bruco “e così
questi sarebbero i quattro avventurieri
fuggiaschi, eh? Devo dire che il loro aspetto è cambiato
parecchio. Ma suppongo
che il Mondo Esterno faccia questo effetto, dopotutto.”
Tirò
un
lunga boccata, poi fece uscire il fumo in tanti piccoli anelli
concentrici, che
si dispersero nell’aria della stanza. Doveva averci mischiato
qualche tipo di
erba aromatica, perché l’odore del fumo non dava
assolutamente fastidio, anzi
sembrava profumare la stanza e creare un’atmosfera molto
rilassante.
“Prego,
prendete un cuscino e sedetevi, credo che abbiamo alcuni affari di cui
discutere.”
I quattro
si guardarono l’un l’altro per un momento, prima di
sedersi a terra tra i
cuscini.
“È
da
parecchio che non ci vediamo, sono sicuro che avrete un sacco di cose
da
raccontarmi, vero?”
Gli altri
occupanti della stanza si irrigidirono. Allen lanciò un
veloce occhiata agli
altri prima di cominciare. “Ecco, noi
veramente…non…non sapremo proprio da dove
cominciare…” si mosse a disagio, non sapendo come
spiegare tutto.
Lo sguardo
del vecchio si fece sospettoso e si diresse verso di Artemis, notando
che lei
guardava da un'altra parte.
“Artemis.”
disse con voce bassa. La ragazza si raddrizzò
all’improvviso “Per caso, hai
qualcosa da dirmi? Perché, sai, il mio consiglio
è di farlo subito.”
Lei
cominciò a sudare copiosamente. “Ah, ecco, ora che
ci penso, in effetti una
cosa ci sarebbe.” disse con un sorrisetto tirato.
“Sono
tutto orecchie.”
Lei
cominciò esitante, guardandosi le mani mentre univa la punta
delle dita “Ecco,
come vedi sono riuscita a trovare le persone che cercavi.”
deglutì a fatica
“Però, ecco ci sarebbe un piccolo
problema…”
“Cioè?”
“Loro
non…ecco…nonricordanoassolutamentenientediquestoMondo.”
disse tutto d’un fiato.
Un lampo
di irritazione passo negli occhi del vecchio. Il suo sguardo
slittò verso i
giovani. “È vero?”
I quali si
limitarono ad annuire leggermente, timorosi di dire una parola di
troppo.
“Mi
stai
dicendo, che hai portato qui quattro sconosciuti che non ricordano
niente? Anzi
che forse non sono neanche le persone che stavamo cercando?”
la voce del Bruco
sembrava provenire dritta dritta dalle parti della Siberia del Nord.
“…”
Un
‘sì’ a
malapena udibile venne sussurrato in risposta.
Ed in
risposta a questo, la sveglia di prima finì per cozzare
nuovamente e
violentemente contro la testa della ragazza, provocando gli stessi
effetti
avuti in precedenza.
“STUPIDA
APPRENDISTA!!!! Quand’è che imparerai a far
funzionare quell’insulso cervello
che ti ritrovi, anziché agire senza pensare? Ti avevo detto
di cercare
attentamente, non ti portarmi i primi che ti capitavano a
tiro!!”
Tyki e
Kanda erano rimasti paralizzati al loro posto, con Lavi e Allen che si
erano
nascosti dietro di loro, tremanti.
“Ne,
Allen, questa scena ha un non-so-che di familiare.” (1)
“Già,
anche a me.” (2)
Il vecchio
sospirò tentando di calmarsi.
“Va
bè,
raccontatemi tutto. Dal principio.”
********************
Dopo
alcuni minuti di spiegazione (ed una borsa del ghiaccio per Artemis)
l’atmosfera all’interno della stanza sembrava
essersi fatto più calma.
Il Bruco
tirò una lunga boccata di
fumo prima di ricominciare a parlare.
“Penso
che la cosa migliore sia
finire di spiegarvi come stanno le cose. Forse quando avrete la
situazione
completamente chiara in mente, potremo trovare una qualche soluzione
per questo
casino.”
Artemis
intanto aveva preparato del
tè e lo stava offrendo agli ospiti, ancora comodamente
seduti sui morbidi
cuscini.
“Come
sapete già, Alice venne a stabilirsi definitivamente nel
Paese delle
Meraviglie. Però aveva un grosso problema da risolvere: la
Regina di Cuori era
ancora infuriata con Alice per quella vecchia storia e voleva a tutti i
costi
catturare la ragazza per condannarla a morte. Ovviamente Alice, con
l’aiuto dei
suoi nuovi amici si nascose ai soldati della Regina, ma la situazione
stava
diventando molto pericolosa. La Regina governava il regno al posto di
suo
marito il Re, troppo debole di volontà per opporsi a lei, e
lo faceva
attraverso la paura e le minacce. Così Alice e gli altri
cominciarono a pensare
ad un piano per liberarsi di lei.”
Una
leggera pausa e qualche anello di fumo.
“Poi
accadde un fatto che gli fece prendere una decisione definitiva: la
Duchessa
del Cheshire, nonché padrona dello Stregatto, venne
decapitata dalla Regina con
l’accusa di nascondere Alice in casa sua. Fu
l’ultima goccia: Alice e i suoi
amici, con l’aiuto di alcuni sudditi stufi del dominio della
Regina,
assaltarono i castello e deposero i regnanti. Alice però,
che non voleva altri
morti, decise di non uccidere la Regina, nonostante le sue colpe, ma la
mandò
in esilio in un altro regno lontano da qui, chiamato Regno al di
là dello
Specchio, e l’affidò alla custodia della regnante
del luogo, la Regina Bianca.
Dopo di che in comune accordo tutti gli abitanti del Paese delle
Meraviglie
elessero Alice come nuova regina.”
“Wow,
incredibile quante cose sono successe che non sono scritte nel libro
(3)”
commentò Allen.
“È
sempre
così” gli disse Lavi “la
verità non viene mai scritta tutta sui libri.”
“Ne
sai
forse qualcosa, Bookman?” gli chiese Tyki con un sorrisetto.
Lavi
sorrise a sua volta. “Uhm, qualcosa forse.”
“Vogliamo
smetterla e finirla una volta per tutte?!” sbottò
Kanda. La storia stava
andando per le lunghe ed il tè che gli aveva servito Artemis
era troppo
zuccherato per i suoi gusti.
“So
che
dal mio discorso può sembrare che la conclusione sia un
classico ‘E vissero
tutti felici e contenti’, ma purtroppo le cose non stanno
affatto così” riprese
il Bruco.
Un’altra
boccata,
un’altra fila di anelli di fumo.
“Alice
è
scomparsa nel nulla. E la Regina di Cuori è tornata a
reclamare il suo trono.
Ed è molto più potente di prima.”
Lo sguardo
degli altri occupanti della stanza si fece attento. “In che
senso ‘più
potente’?” chiese Allen.
“Forse
è
il caso di spiegarvi qualcosa sulla magia che governa questo
regno.” disse il
Bruco. “Artemis.”
La ragazza
annuì. “Vi ricordate quando vi ho detto che i
vostri poteri non potevano
funzionare qui?” Cenni di assenso. “Bè
ecco come vi ho detto questo mondo ha
una magia propria.”
“Molti
abitanti di questo regno hanno dei ‘poteri magici’.
Alcuni sono cose molto
semplici, come fiori che parlano o alberi che si muovono. Ma man mano
che il
potere aumenta, aumentano anche le capacità e la
pericolosità delle,
chiamiamole, ‘magie’. Fin qui ci siamo?”
Altri
cenni di assenso.
“In
questo
Mondo tutto si basa sul controllo: la magia ti da il controllo su
qualcosa, che
viene chiamato Regno, seppure entro certi limiti. Per esempio, al
livello più
basso c’è il controllo sugli oggetti, la
possibilità di muoverli a piacimento e
cose del genere.”
“Salendo
di livello troviamo il controllo su elementi e cose incorporee: ad
esempio si
può muovere e modellare l’acqua, anche se non si
ha la possibilità di crearla
dal nulla, si deve usare quella già esistente.”
“Arrivando
al livello più alto, invece, si ha il controllo sulla
realtà stessa: cioè si
possono controllare e modificare le caratteristiche stesse del mondo
circostante, come ad esempio lo spazio e il tempo. E anche arrivare ad
influire
sulle persone.”
Quando la
ragazza tacque, l’espressione sul volto degli altri era di
totale meraviglia.
“M-ma
è….un potere immenso!!” disse Lavi.
“E
proprio
qui sta il nostro problema.” intervenne il Bruco, che fino ad
allora aveva
ascoltato in silenzio. “Quando vi ho detto che la Regina era
diventata molto
più forte, intendevo dire che ha ottenuto un potere di
livello massimo: il suo
Regno è la Morte.”
“La
Morte?!” chiese Tyki “Nel senso che può
uccidere chiunque a piacimento?”
“No,
non
arriva a così tanto. Però può
controllare ciò che è morto, compresi il corpo e
gli spiriti dei defunti.”
“Intende
dire…fa-fantasmi?” fece Allen rabbrividendo.
Il Vecchio
annuì.
“Da
quando
è ritornata a prendere nuovamente possesso del regno ha
fatto cose atroci!”
intervenne Artemis con foga. “Ha fatto uccidere
metà di tutte le guardie per
poter creare un esercito di non-morti ai suoi ordini. E come se non
bastasse ha
trovato un modo per rinchiudere lo spirito di un animale dentro il
corpo di un
altro, modificandone l’indole e il corpo e creando dei
mostri. Sta distruggendo
questo Mondo e uccidendo i suoi abitanti solo per vendetta!!”
Dall’enfasi
delle sue parole si capiva che soffriva parecchio per quello che stava
succedendo.
“E
voialtri non avete fatto niente per impedirlo? L’avete
già sconfitta una volta
che cavolo aspettate a farlo di nuovo?!” sbottò
Kanda con irritazione. Odiava
le persone che si lamentavano della loro situazione e non facevano
assolutamente niente per cambiarla.
Artemis si
girò di scatto verso di lui. “Credi che non ci
abbiamo provato?! Credi che
siamo rimasti fermi a guardare mentre distruggeva tutto quanto?
Bè allora non
hai capito un fico secco!! Dove credi che abbia trovato gli spiriti che
tiene
al suo servizio? Sai quanti di noi sono morti nel tentativo di
fermarla?”
Stringeva
i pugni così forte che le nocche erano diventate bianche. La
rabbia era
chiaramente leggibile sul suo volto, tanto che persino Kanda si
sentì per un
attimo intimorito.
“Non
è stato
facile batterla la prima volta, ma adesso sarà dieci volte
più difficile. La
Regina è diventata molto più forte di prima. E
noi invece siamo diventati più
deboli.”
“Come
siete diventati più deboli?” chiese Tyki.
Questa
volta fu il Bruco a rispondere. “Siamo diventati
più deboli, perché i più forti
di noi, coloro che avevano guidato la rivolta alcuni anni fa, adesso
non sono
più qui. Hanno lasciato questo Mondo.”
“Nel
senso
che sono stati uccisi anche loro?”
“No,
nel
senso che sono partiti per il Mondo Esterno.” Alcuni anelli
di fumo si
diressero verso i quattro, come a volerne incorniciare i volti.
“È per questo
che voi siete qua. Ho mandato Artemis a cercare quei quattro nella
speranza che
con il loro aiuto saremmo riusciti a fare qualcosa. Ma a quanto pare
voi non
siete le persone che stavamo cercando.”
“Questo
è
poco, ma sicuro! Andiamo, sembriamo forse quattro personaggi appena
usciti da
un libro?!” chiese Allen rivolgendosi soprattutto ad Artemis.
La ragazza
arrossì leggermente. “Bè non sembrate
neanche delle persone normali se è per
questo!”
Il ragazzo
dai capelli bianchi stava per ribattere, ma pensandoci sopra un attimo
si rese
conto che la ragazza non aveva tutti i torti.
“E
poi”
continuò Artemis cercando di giustificarsi. “Anche
se non siete proprio uguali somigliate
parecchio a quelli che stavo cercando. E l’Orologio si
è anche messo a
suonare.”
A questa
frase le antenne del Bruco si drizzarono all’improvviso.
“L’Orologio? Ma non
era fermo?”
Artemis
annuì “Infatti mi sono stupita anch’io.
E ho pensato che forse voleva dire
qualcosa…”
“Ehm,
se
foste così gentili da spiegarcelo anche a
noi…” li interruppe Lavi, ma venne
ignorato.
“Fammelo
vedere un attimo.” disse il vecchio. Quando Artemis
tirò fuori l’orologio da
taschino e lo porse al suo maestro, egli si limitò a
prenderlo in mano e a
chiudere gli occhi. Stette in quella posizione per alcuni minuti, i cui
nella
stanza regnò un silenzio di attesa.
Quando il
Bruco riaprì gli occhi, il suo sguardo si posò
immediatamente sui quattro giovani.
E un accenno di sorriso si dipinse sulle sue labbra.
“Non
mi
piace quel sorriso sapete? È lo stesso del Vecchio
Panda.” sussurrò Lavi agli altri.
“Intendi
Bookman?! Ma non l’ho mai visto sorridere!”
replicò Allen.
“Allora
sei stato fortunato. Quando il Vecchio sorride, vuol dire che qualcun
altro sta
per finire nei guai. In genere io.”
Senza dar
segno di averli sentiti, il Bruco si girò verso Artemis. Con
un cenno del capo
indicò il grande libro che la ragazza aveva appoggiato di
fianco a sé.
“Sai,
forse il tuo errore non è poi stato così grosso.
Credo proprio che dovremmo
fare un tentativo, cosa ne dici?”
Il volto
di Artemis si illuminò. “Certamente
Maestro!”
Poi si
girò verso i quattro giovani sorridendo. Un sorriso che
voleva sembrare dolce e
rassicurante. Ma che falliva nel suo intento.
“A
me
invece quello è un sorriso che non mi piace per niente. Mi
ricorda moltissimo
quello di Road quando ha appena trovato una nuova bambola con cui
giocare.”
mormorò Tyki.
Kanda
scattò in piedi. “Oi, si può sapere
cosa avete in mente voi due?!” Qualunque
cosa stessero complottando, lui ne aveva già passate
abbastanza per quel
giorno.
“Non
preoccuparti” gli disse Artemis, aprendo il libro davanti a
sé. “Vedrete che
sarà divertente.”
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
(1)
inserite un’immagine di Bookman con gli artigli da Panda
(2)
inserite un’immagine di Cross con un martello in mano
(3) non ci
sono scritte perché mi sono inventata tutta di sana pianta
ovviamente. Lewis
Carroll poteva essere un po’ fuori di testa, ma non fino a
questo punto.
Ok, e con
questo ho finito tutta la parte di spiegazione. Adesso possiamo
cominciare con
la storia vera e propria (ahahah, così posso tormentare un
po’ i nostri bei
ragazzi).
NOTA:
L’idea per i ‘poteri magici’
l’ho presa da un gioco di ruolo chiamato Mage:
il risveglio, edito dalla Whitewolf. Ovviamente
l’ho un po’ modificato per
adattarlo alla storia, ho preso spunto per i Regni. Spero che questo
non sia
considerato plagio 0_0”
Mi
raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate^^
Ringraziamenti:
XShadeShinra:
grazie
infinite per la tua recensione! Sei troppo carina^^ spero che anche
questo
nuovo capitolo ti piaccia. Purtroppo è ancora di
spiegazione, però ho cercato
di metterci dentro a che qualche scenetta divertente, per alleggerire
un po’.
Speriamo funzioni.
Karin93:
allora, per cominciare grazie del tuo commento. Sei stata molto
carina a recensire e molto simpatica nei tuoi commenti. Per questo
capitolo
purtroppo la storia non andrà molto avanti, ma dal prossimo
comincerò a
lavorare sul serio. (anche per quanto riguarda le nostre coppiette,
hihihi).
Ah, se avessi un po’ di cioccolato anche per me ne sarei
felice! Perché il
cioccolato non basta mai^^
La dix Croix:
*/////* tesoro, sono diventata rossa come un pomodoro a leggere
la tua recensione. Grazie mille per i complimenti!!! Mi fa piacere che
Artemis
ti piaccia^^ però mi dispiace, ma l’interesse di
Lavi sarà tutto per il nostro
bel Noah (chi non si sposerebbe Tyki? Anche se io preferirei Lavi XD).
Magari
Artemis gli darà una spintarella a quei quattro
testoni…
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
FINITO!!! È
incredibile, ci sono riuscita! Per un attimo ho pensato di non farcela,
mi ero
piantata terribilmente T_T
Non è certo un
capolavoro, ma è già qualcosa no?^^
Mi raccomando,
leggete e commentate!!
Ah, giusto, a momenti
mi scordo: questo capitolo è dedicato a XShadeShinra!!
Senza il suo
continuo incitamento, non ce l’avrei mai fatta a finirlo.
Spero che sia di tuo
gradimento, tata^^
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Capitolo
5
Seguendo
l’esempio di
Kanda, anche gli altri si alzarono in piedi parecchio agitati.
“Ehi, non
facciamo
scherzi!” disse Lavi.
“E chi
è che
scherza?” replicò Artemis, prima di aprire il
libro e cominciare a leggerne
alcune parti.
D’un tratto le
passò accanto di corsa un
coniglio bianco dagli occhi rosa. In questo non c’era niente
di tanto notevole;
né ad Alice parve dopotutto così straordinario
sentire il Coniglio dire fra sé:
“Povero me! Povero me! Sto facendo tardi!”; ma
quando il Coniglio estrasse
veramente un orologio dal taschino del panciotto, lo guardò
e affrettò il
passo, Alice saltò in piedi, perché le
balenò alla mente di non aver mai visto
prima di allora un coniglio fornito di panciotto e taschino, per non
parlare di
orologi.
Lo stesso cerchio
luminoso che era comparso ai piedi di Artemis quando li aveva
trasportati fino
al Paese delle Meraviglie apparve ora sotto i piedi dei quattro
giovani, uno
per ognuno, di colori differenti. Cercarono di allontanarsi e di
evitarli, ma i
loro piedi si rifiutarono di muoversi.
Alla vista di Alice il
Gatto fece il suo
sorriso. Aveva un’aria affabile, pensò lei:
tuttavia aveva anche artigli molto
lunghi e una gran quantità di denti, ragion per cui Alice
pensò che era il caso
di trattarlo con rispetto.
“Micetto del
Cheshire” cominciò un po’
timidamente, perché non aveva la minima idea se
l’altro avrebbe gradito
quell’appellativo: ma il Gatto si limitò ad
allargare il sorriso ancora di più.
Dai cerchi ai loro
piedi le parole si alzarono in lunghe file, come note musicali su un
pentagramma, cominciando ad circondarli.
“Oh no, di
nuovo!”
gridò Allen.
C’era un tavolo
apparecchiato sotto un albero
davanti alla casa e la Lepre Marzolina e il Cappellaio vi prendevano il
tè: fra
di loro c’era un Ghiro profondamente addormentato, e se ne
servivano come
cuscino, appoggiandoci i gomiti e parlando sopra il suo capo. Il tavolo
era
grande, ma i tre se ne stavano pigiati in un angolo. “Non
c’è posto! Non c’è
posto!” si misero a gridare videro Alice farsi avanti.
I quattro ragazzi
ormai erano completamente nascosti dalle parole.
“Maledizione!!”
gridarono all’unisono.
Ci fu un improvviso
aumento della luce emanata dai cerchi, come un flash.
Dopodichè essa cominciò
ad affievolirsi fino a sparire del tutto.
Artemis e il Bruco
poterono vedere i quattro giovani i piedi al centro della stanza, le
braccia
davanti al viso per ripararli dalla luce intensa. Proprio in quel
momento
aprirono gli occhi.
“Allora,
Maestro,
cosa ne pensa?”
Si guardarono
l’un
l’altro. Quando videro ciò che era successo i loro
occhi si spalancarono a dismisura,
le mani presero a tremare e quasi caddero a terra per lo spavento.
“AAHHHH!! COSA
DIAVOLO E’ QUESTA ROBA?!?!?!”
Il Bruco fece un
altro sorrisetto.
“Perfetto,
ragazza
mia. Perfetto.”
********************
Artemis era nascosta
dietro alla schiena del suo maestro. Era lì da almeno dieci
minuti.
Perché?
Perché al
momento per
lei, quello era l’unico posto sicuro. C’erano
infatti quattro baldi giovanotti,
in quell’istante seduti al centro della stanza, che emanavano
tutti e quattro
un’aura omicida rivolta verso un unico obiettivo: Artemis!
“Suvvia ragazzi
non
fate così. Non dovete prendervela così a male per
un piccolo cambio d’abiti.”
Un ringhio basso
proveniente da Kanda rispose alla sua affermazione.
Il giapponese era
seduto a gambe incrociate sul suo cuscino e sembrava che da un momento
all’altro la sua testa dovessero iniziare a fumare, tanto era
arrabbiato. Ai
piedi calzava degli stivaletti alti fino al ginocchio di colore nero;
indossava
dei pantaloni lunghi e aderenti, sempre neri, con molte fibbie ed in
vita una
grossa cintura viola, lasciata piuttosto larga; aveva poi una maglia
priva di
maniche e dal collo alto, a righe nere e viola. Per finire dei guanti
neri
senza dita, un nastro rosso al collo e uno a legargli i capelli.
“Il problema
non sono
i vestiti, dannata ragazzina!!!” sbraitò.
Già il
problema non
era quello. Il problema erano quelle due morbide orecchie da gatto che
gli
spuntavano sulla testa e quella lunga coda che si muoveva nervosamente
dietro
la sua schiena, entrambe di colore nero.
Gli altri tre non
erano messi meglio di lui.
Di fianco a Kanda era
seduto Allen, la faccia rossa per l’imbarazzo. Indossava una
camicia bianca
molto simile a quella che portava normalmente, chiusa intorno al collo
con un
nastro azzurro, con sopra un piccolo gilet di colore blu cielo. Ancora
sopra
una giacca molto elegante, chiusa con bottoni dorati,
anch’essa bianca, che gli
arrivava circa a metà coscia. Aveva pantaloni grigio scuro e
stivaletti bassi
alla caviglia. Sulle mani portava ancora i suoi guanti bianchi. Al
contrario di
Kanda però, lui aveva due bianche orecchie da coniglio e una
coda corta e
morbida, per fortuna coperta dalla giacca.
Proseguendo si
trovava Lavi, in ginocchio, l’immagine stessa della
depressione. Indossava una
camicia bianca con le maniche slacciate e sopra di essa un gilet verde
piuttosto corto, con un disegno scozzese e dei ricami in oro. Al collo
un
grosso nastro verde scuro legato a formare un fiocco. Portava dei
pantaloni
neri la cui lunghezza superava di poco il ginocchio, chiusi da una
cintura con
alcune catenelle attaccate, e ai piedi degli stivaletti corti, simili a
quelli
di Allen. E come Allen aveva orecchie e coda da coniglio, ma esse erano
della
stessa tonalità dei suoi capelli rossi.
Infine, seduto con la
schiena appoggiata alla parete della stanza, si trovava Tyki con un
espressione
rassegnata sul volto. Indossava pantaloni neri, simili a quelli che
portava di
solito, e scarpe del medesimo colore. In vita aveva due cinture
incrociate. Poi
aveva una stranissima giacca: le maniche erano come quelle di una
camicia,
bianche e con i polsini molto decorati; il torso invece sembrava
più quello di
un gilet, rosso acceso e dei ricami dorati. Era allacciata solo per un
paio di
bottoni in basso e lasciava quindi scoperto parte del petto. Inoltre
indossava
una lunga cravatta, anch’essa rossa, dei guanti bianchi e un
enorme cappello a
cilindro, su cui era legata una fascia colorata con delle carte da
gioco
infilate dentro. Ma non si poteva lamentare troppo, a lui era andata
quasi
bene. Infatti non aveva nessun tipo di tratto animale, come succedeva
invece
per gli altri ragazzi.(1)
Allen alzò il
viso
verso Artemis, le guancie ancora tinte di rosso. “Per favore,
potresti farci
tornare come prima? Mi vergogno un sacco vestito
così!”
“Ma
dai!” rispose
Artemis con un sorrisetto nervoso. “Guarda che sei davvero
carino!”
“Non
è questo il
punto…” mormorò Allen in risposta.
Kanda lanciò
un’occhiata veloce al ragazzo dai capelli bianchi che aveva
appena parlato. In
effetti non poteva non essere d’accordo con Artemis: i
vestiti si adattavano
perfettamente alla sua figura snella, le orecchie da coniglio si
muovevano
leggermente quando il ragazzo parlava e lo rendevano
così… ‘carino’, Kanda non
riusciva a trovare un’altra definizione.
Ma improvvisamente si
diede uno schiaffo mentale. Carino?! Come aveva potuto pensare che il
Moyashi
fosse ‘carino?! Dannazione!! Quel mondo assurdo aveva effetti
deleteri sulla
sua salute mentale. Doveva andarsene e anche alla svelta!
“Oi stupida
ragazzina!
Non me ne frega niente di quello che pensi tu. Facci tornare subito
normali e
riportaci nel nostro Mondo! Sono stufo di rimanere qui!!”
disse con voce
seccata.
Anche gli altri tre
malcapitati alzarono lo sguardo verso la ragazza, con aria
supplichevole.
Artemis non rispose,
si limitò a distogliere lo sguardo. Un gesto nervoso, che
insospettì parecchio
i quattro giovani.
“C'è
qualcosa che non
ci avete ancora detto per caso?” chiese Tyki a voce bassa,
sperando con tutto
il cuore che i suoi sospetti fossero infondati.
Artemis lanciò
un’occhiata al suo maestro. “Bé
ecco…”
Il Bruco
lasciò
uscire un filo di fumo dalle labbra. Era l’unico che non si
era minimamente
scomposto per quello che stava succedendo, anzi era rimasto seduto al
suo posto
a fumare, un’espressione di assoluta calma sul volto.
“Semplicemente,”
disse rivolto ai ragazzi. “Non potete tornare nel vostro
Mondo. Non ora
perlomeno.”
“Cosa?! E
perché?”
Il Bruco li
guardò
con uno sguardo del tipo ‘-ma mi sembra ovvio-’.
“Perché non abbiamo la minima
idea di come fare a riportarvi dall’altra parte.”
I quattro giovani
guardarono il vecchio con uno sguardo di puro orrore.
“Non dire
sciocchezze!! È stata quella ragazzina a portarci qui,
quindi adesso ci
riporterà anche indietro!” sbraitò
Kanda.
Artemis alzò
le mani,
balbettando. “M-ma io vi ho po-portato qui perché
nel libro c’è scritto co-come
fare! Non ho nessuna idea di come si faccia ad uscirne
però!!”
“In che senso
‘nel
libro c’è scritto come fare’? Di che
libro stai parlando?” chiese Lavi,
tentando di capirci qualcosa.
“Del
libro che ha scritto Alice, quello che
parla del nostro Mondo.” Lo sguardo di Artemis si
corrucciò, come se stesse
pensando ad un modo per spiegargli la faccenda.
“All’inizio del libro c’è
scritto come fa Alice ad arrivare qui, ma non c’è
assolutamente scritto come fa
ad uscirne!! Alla fine lei si limita a risvegliarsi in giardino e a
pensare che
sia tutto un sogno. Ve lo siete già scordato?”
Lavi annuì
leggermente. “Cavoli, è vero…”
Allen fu preso dal
panico. “Allora non potremo più andarcene?!
Rimarremo bloccati in questo
Mondo?!” disse con voce stridula.
“Temo proprio
di sì.”
rispose il Bruco, scuotendo la testa. “A meno
che…” aggiunse poco dopo,
lasciando volutamente la frase in sospeso.
“A meno che
cosa?” chiese
Kanda con sospetto.
“A meno che,
ovviamente, non ci date una mano a ritrovare Alice. Lei è
l’unica che sa come
andarsene da qui.”
I quatto giovani si
guardarono l’un l’altro per un lungo momento.
“Abbiamo altra
scelta?”
Il Bruco
sembrò
pensarci su per un breve istante. “No, credo proprio di
no.”
********************
“Allora avete
finito
di prepararvi?” chiese Kanda per l’ennesima volta.
I quattro ragazzi
erano in piedi poco fuori dalla porta dell’abitazione, pronti
a partire.
“Guarda che
veramente
noi siamo pronti da un pezzo, è Artemis che la tira per le
lunghe.” gli rispose
Lavi, mani dietro al testa e faccia annoiata.
“Arrivo,
arrivo!”
grido la ragazza dall’interno della casa. “Datemi
il tempo di prendere le
ultime cose.”
Uscì dalla
porta
sbuffando, con una borsa a tracolla appoggiata ad una spalla e un pacco
lungo e
sottile sotto il braccio, avvolto in un panno marrone e una scatola di
legno
tra le mani.
“Dì
un po’, ma hai
intenzione di portarti dietro tutta quella roba
lì?” le chiese Tyki, mentre
afferrava la borsa che le stava per cadere.
“Ah grazie
Tyki!”
disse con un sorriso. “Comunque no, prendo solo la borsa.
Questa roba è per
voi.”
Appoggiò a
terra
tutto quanto. Poi prese la scatola e la aprì:
all’interno si trovavano alcuni
sacchetti di colore celeste e alcuni di colore viola, chiusi con una
cordicella.
Artemis alzò
lo
sguardo. “Kanda mi allungheresti la tua spada?” gli
disse indicando la katana
che il ragazzo aveva in mano.
Il giapponese le
lanciò un’occhiataccia. “Scordatelo!
Figurati se la do in mano ad una come te!
Cosa ci vorresti fare con Mugen?!”
“Mugen?
È il nome
della spada? Che carino!” disse Artemis sorridendo, poi
sospirò. “Kanda voglio
solo mettere a posto la spada in modo che tu la possa usare.”
“Come faccio a
sapere
che mi posso fidare?”
“Ma certo che
ti puoi
fidare! Quando mai ti ho dato motivo di dubitare di me?”
“Praticamente
in ogni
momento da quando ti ho incontrata.”
“Oh, insomma!
Me la
vuoi dare o no?”
Kanda la
osservò
attentamente per qualche istante, ma non vedendo traccia di malizia
negli occhi
della ragazza le porse la sua spada, un po’ riluttante.
Però rimase in piedi di
fianco a lei, pronto ad intervenire.
Artemis prese la
katana e la depose davanti a sé. Poi prese uno dei due
sacchetti dentro alla
scatola, lo aprì e verso il contenuto, che si
rivelò essere una polvere
finissima di colore bianco, direttamente sulla spada.
La polvere
sembrò
brillare di una tenue luce per un leggero istante, poi venne come
assorbita
dalla spada stessa. Sul fodero della katana comparvero delle sottili
linee
bianche, come dei ricami, che si intrecciarono a formare un complicato
disegno.
Gli occhi di Kanda si
spalancarono. “Cosa diavolo hai combinato
ragazzina?!”
Artemis alzò
gli
occhi un po’ seccata. “Uffa, ma devi proprio
brontolare per ogni cosa? Tieni,
prova e dimmi come va.” gli disse porgendogli
l’arma.
Il ragazzo la prese
in mano, senza notare alcuna differenza di peso e di consistenza.
L’unica cosa
diversa erano quei disegni sul fodero. Quando afferrò
l’elsa e provò ad
estrarre la spada, Mugen uscì dal suo fodero con la suo
solita naturalezza.
Impugnandola saldamente, Kanda provò qualche fendente,
trovandola perfettamente
bilanciata e manovrabile. Ma quando provò ad attivare
l’Innocence, la spada
rimase totalmente inattiva.
“Wow, Yu-chan.
ci sei
riuscito. Vuol dire che adesso funziona?” gli chiese Lavi.
“Che, no! Mugen
rifiuta di attivarsi! Si può sapere cosa gli hai
fatto?”
Artemis alzò
le
spalle. “Mi sono limitata a renderla una comune spada di
questo Mondo. Visto
che tanto non c’era modo di utilizzare la magia presente al
suo interno, almeno
in questo modo potrai utilizzarla come arma, no?”
“Spero per te
che
saprai anche farla ritornare come prima quando questa storia
sarà finita…”
Artemis sorrise.
“Ovviamente.”
“Allora in
questo
caso mi tratterò dall’affettarti, per adesso. Ma
la prossima volta avvertimi
prima di farmi uno scherzo del genere.”
La ragazzo lo
guardò
con sguardo corrucciato, leggermente offesa.
Lavi le mise una mano
sulla spalla. “Non prendertela, questo è il suo
modo di dirti grazie.”
Artemis
borbottò un
‘Che antipatico’ a mezza voce, poi rivolse la sua
attenzione su Lavi. “Se ben
ricordo anche tu avevi un arma in mano quando vi ho visti la prima
volta…un
grosso martello, mi sembra.”
Lavi afferro la sua
Innocence e la porse alla ragazza. “Esatto, però
come vedi adesso è tornato
alle sue dimensioni normali. Non credo mi possa essere molto utile
ridotto
così.”
Lei lo prese in mano
e lo osservò attentamente. “Vedrò cosa
posso fare.”
Ripeté lo
stesso
procedimento usato per Mugen, versando la polvere sul piccolo martello:
questa
si illuminò debolmente, poi il bastone e la croce al di
sopra del martello si
colorarono di bianco.
A questo punto la
ragazza prese uno dei sacchettini viola, si versò una
manciata di polvere sul
palmo della mano: questa era di colore rosso. “Prendilo in
mano afferrandolo
per l’impugnatura.” disse a Lavi, che era in piedi
dietro di lei intento ad
osservarla. Lui fece quello che gli era stato detto. A questo punto
Artemis
strofinò la polvere che aveva in mano sul martello, poi
disse: “Adesso prova ad
invocarlo come fai normalmente.”
Il rosso si
concentrò
sulla sua Innocence, chiedendo al martello di crescere. Questi prese a
crescere
sempre di più, per poi interrompersi improvvisamente dopo
aver raggiunto circa
le dimensioni di una mazza da cricket, solo con la testa più
grossa.
“Basta, non
posso
fare di più. Temo che sia la grandezza massima.”
disse Artemis con disappunto.
Lavi prese in mano il
martello e provò a farlo volteggiare, per poi schiantarlo a
terra con forza.
“Non preoccuparti, direi che come grandezza è
perfetta. Anche perché se adesso
non ha più i poteri dell’Innocence, il peso
aumenta con le dimensioni. Se
diventasse troppo grande non riuscirei neanche a sollevarlo!”
disse
ridacchiando leggermente.
Allen si
avvicinò
lentamente ai due. “Puoi fare qualcosa anche per il mio
braccio?” chiese
rivolto alla ragazza.
Lei lo guardò
con
aria di scusa. “Mi dispiace, ma purtroppo posso intervenire
solo sugli oggetti.
Il tuo braccio fa parte di te, non posso fare niente per
modificarlo.”
“Pazienza.”
mormorò
Allen. “L’ho sempre detto io che sarebbe stata
meglio un’Innocence di tipo
Equipaggiamento…”
Si voltò
sospirando,
andando a sbattere contro Tyki che si trovava dietro di lui.
“Oh
scusa!” disse
alzando lo sguardo verso l’uomo.
“Non
importa.”
rispose quello con un cenno del capo.
“Ah, Tyki. Ho
qualcosa da darti.” intervenne Artemis
all’improvviso, richiamando l’attenzione
del moro.
Cominciò a
srotolare
l’involucro marrone che aveva posato di fianco a
sé. Da esso estrasse un
bellissimo bastone da passeggio, di colore nero lucido e con
l’impugnatura
lavorata a rappresentare la testa di un drago. Lo tese al Tyki.
“Un bastone da
passeggio?” chiese Lavi osservandolo. “In effetti
ti ci vedo andare in giro con
un coso del genere.”
“Ah, ma questo
bastone è particolare!” disse Artemis sorridendo.
“Prova a staccare
l’impugnatura dal bastone.”
Quando Tyki fece come
gli era stato detto, l’impugnatura si separò dal
bastone, mostrando la lama di
una spada sottile nascosta all’interno di esso.
“Wow, niente
male.”
si complimentò Tyki estraendola del tutto. “Molto
elegante devo dire.”
“Questo bastone
apparteneva al tuo, come posso dire, predecessore. Lo ha lasciato qui
quando se
ne è andato. Ho pensato che potesse piacerti, e poi avere
un’arma con sé non fa
mai male di questi tempi.”
“Ottima idea.
Grazie!”
“Hai qualcosa
da dare
anche a me?” chiese Allen. “Mi sento un
po’ indifeso senza la mia Innocence.”
“Purtroppo non
ho
niente da poterti dare, Allen.” rispose la ragazza.
“Il tuo predecessore non
portava mai alcun tipo di arma con sé. L’unica
cosa che aveva sempre dietro era
il suo orologio da taschino.” E detto questo tirò
nuovamente fuori l’orologio
da taschino che i ragazzi avevano già visto in precedenza.
Artemis lo
lanciò ad
Allen. Questi lo prese al volo: era un bell’orologio di
colore dorato. Il
quadrante era bianco, con le ore indicate in numero romano e un fiore
disegnato
al centro. Sul retro dell’orologio era inciso lo stesso
fiore, un giacinto.
“È
molto bello.”
disse Allen ammirandolo. “Però a quanto pare io
sono l’unico senza un’arma…”
sospirò, con le orecchie che si abbassavano.
“Su, su
Moyashi-chan,
non prendertela. Se ti troverai in pericolo, vedrai che Yuu-chan
verrà a
salvarti!” disse Lavi allegramente, dandogli delle leggere
pacche sulla spalla.
“E
perché diavolo
dovrei salvare un Moyashi come lui?” sbottò Kanda.
“Oh, andiamo
Yuu-chan! Lo hai fatto anche prima, quindi smettila di fingere e
ammettilo che
vuoi bene al nostro Allen-chan!” replicò il rosso
con un largo sorriso.
“Col cavolo!!
Quella
è stata solo una reazione istintiva!”
borbottò l’altro, imbarazzato.
“Sì,
sì, facciamo
finta di crederci…”
“Baka Usagi!!
Ti
ricordo che adesso ho di nuovo la mia Mugen ed è
sufficientemente affilata per
fare a fette un coniglio come te!” disse Kanda, impugnando la
katana, la coda
dritta e lo sguardo minaccioso.
Lavi alzò le
mani,
indietreggiando. “Ma Yuu, non c’è
bisogno di arrabbiarsi così tanto…”
Kanda estrasse del
tutto la spada, poi guardò Lavi dritto negli occhi.
“Comincia a correre,
coniglio.”
Lavi si girò
con un
urlo strozzato e cominciò a scappare, inseguito da Kanda.
Allen sospirò
rumorosamente, scuotendo la testa, mentre Tyki li osservò
allontanarsi alzando
un sopracciglio.
“Sarà
meglio fermarli
prima che si perdano chissà dove.” disse Artemis.
Quelli le lanciarono una
breve occhiata, prima di allontanarsi anch’essi nella
direzione presa dagli
altri due.
“Ho idea che
quei
quattro finiranno per combinare un sacco di guai.” disse una
voce dall’interno
della casa.
Quando Artemis si
girò, trovò il suo maestro sulla soglia,
appoggiato alla stipite della porta.
“A me
piacciono. Sono
divertenti.” disse la ragazza sorridendo.
“Sono fuori di
testa
vorrai dire.” replicò il Bruco, alzando un
sopracciglio. “Però in fondo in
questo Mondo non c’è nessuno di normale.
È il motto del regno: Qui siamo
tutti matti.”
“È
vero. Adesso è
meglio che vada. In fondo sono la loro guida.”
ridacchiò la Artemis, dandogli
le spalle.
“Va bene. E
Artemis…”
La ragazza si
voltò
di nuovo. “Sì, Maestro?”
Il Bruco si
voltò
verso l’abitazione. “…Non ho intenzione
di trovarmi un altro allievo. Quindi
vedi di non morire, d’accordo? Sarebbe una terribile
seccatura.” disse per poi
scomparire all’interno.
Artemis rimase in
piedi, un po’ sorpresa, a fissare la porta della casa
richiudersi. Poi sorrise,
voltandosi e mettendosi in cammino.
“Farò
del mio meglio
Maestro!!”
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
(1) le idee per gli
abiti le ho prese dai disegni di quest’artista: http://rannsama.deviantart.com/gallery/#X-Down.
Andate a dare un’occhiata, sono davvero splendidi!!^^
Risposte
Recensioni:
MissFreija:
Grazie
infinite tesoro!! La tua recensione mi ha fatto arrossire
dall’imbarazzo ^////^
sei troppo buona! Mi fa piacere che ti piaccia la fic e anche Artemis:
mi sono
parecchio affezionata a lei^^ e un ‘batti il
cinque’ per Pandora Hearts: io mi
sono praticamente innamorata di quel manga, lo adoro!! Spero che anche
questo
nuovo capitolo ti possa piacere. A presto!
XShadeShinra:
^//////^ le tue
recensioni mi fanno sempre sciogliere come un gelato al sole! Grazie
infinite,
il tuo papiro è stato moooolto apprezzato. Posso solo
sperare che anche questo
nuovo capitolo ti soddisfi (visto che lo stai aspettando da tempo). Per
la
trama, dovrai aspettare e leggere i capitoli man mano che escono,
perché non ho
ancora un’idea precisa di come andrà avanti la
storia. Diciamo che vado avanti
un capitolo alla volta (anche se la tua idea del bacio non è
niente male, me la
tengo di riserva…XD). Buona lettura allora!!
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