Romance.

di JadeDevour
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Early Sunsets Over Monroeville. ***
Capitolo 2: *** Demolition Lovers. ***
Capitolo 3: *** chiarimenti :] ***
Capitolo 4: *** My Way Home Is Through You. ***
Capitolo 5: *** Drowning Lessons. ***
Capitolo 6: *** Vampires Will Never Hurt You. ***
Capitolo 7: *** This Is The Best Day Ever. ***



Capitolo 1
*** Early Sunsets Over Monroeville. ***


dunque: questo primo capitolo è un puro e semplice esperimento. Tengo moltissimo a questa storia, che ho creato a partire da personaggi già ampiamente sviluppati e caratterizzati, nati da un gioco di ruolo: ognuno di essi ha un'identità ben precisa, che poi esternerò nel caso che la storia venga apprezzata e mi sia chiesto di continuare. Tengo a precisare che non è in alcun modo da considerare una fanfiction di twilight: come noterete i miei vampiri hanno caratteristiche diverse da quelle del libro, e sono decisamente più integrati all'interno del mondo umano. Spero vivamente che questo capitolo vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverlo *W* mi rendereste assurdamente felice lasciando un commento, anche brevissimo, positivo o negativo che sia, in modo da aiutarmi a migliorare il mio stile o in ogni caso capire se postare i capitoli seguenti o meno. Non mi resta che augurarvi una buona lettura *---*  Jade. Oh, piccolo appunto: ovviamente i continui riferimenti ai My Chemical Romance non sono casuali, ma in ogni caso anche questi particolari vi saranno più chiari nei capitoli seguenti :D

A blue, black shade of love.
Sent from above.
My hands are tied to worlds alone,
And this I know.
Your breath's like wine,
And just like clouds, my skin crawls.
It's so divine, the sky it glows with fields of light


Pioggia.
Mi abbraccio le ginocchia sottili, posandovi sopra le labbra, e osservo la pioggia ticchettare contro il vetro, fuori dalla mia finestra. Il cellulare accanto a me, lo schermo rivolto al copriletto viola, trilla attutito dal suono assordante e divino della musica che riempie la mia stanza avvolta dalla penombra. Non so se si tratti dell'ennesimo augurio da parte di qualcuno che nemmeno conosco: non ho realmente idea di come faccia un numero tanto spropositato di persone a possedere il mio numero. Sospetto che qualcuno l'abbia scritto sul muro del bagno della scuola o qualcosa di simile accanto alla data del mio compleanno, perchè, sul serio, non vedo altre spiegazioni.
Socchiudo appena gli occhi, con un leggero brivido nell'avvertire uno spiffero proveniente dalla porta/finestra solleticare le mie braccia, lasciate nude dalla canottiera viola chiaro che indosso, prima di scivolare giù dal letto ed avvicinarmi alla grande vetrata, dietro la quale le cime degli alberi stanno iniziando a piegarsi, schiacciate dal vento: sollevo lo sguardo, e rimango affascinata dal magnifico contrasto creato dalle nuvole nerissime, che lottano per la supremazia del cielo con pallidi ma tenaci raggi di sole che filtrano dove lo strato di nubi è meno denso, e d'un tratto confermano la propria superiorità con un poderoso tuono, che squarcia il vago fruscio della pioggia, dominante fino a quel preciso istante. Le mie dita, dalle unghie smaltate di nero, picchiettano appena contro il vetro, e quasi richiamata da quel suono sottilissimo abbasso lo sguardo e le fisso, come se non appartenessero al mio corpo: oh, lo smalto è rovinato, si è ridotto a piccole macchie nere.
Papà adora tenerlo così, e anche Jamie. E Matt, ultimamente, ho notato che di tanto in tanto la mia boccetta sparisce curiosamente, per poi tornare ridotta a metà nel cestino dei trucchi, paradossalmente in corrispondenza delle occasioni in cui il mio biondo fratellino si presenta indifferente con le unghie smaltate..ancora piuttosto male, non ci ha ancora fatto la mano e probabilmente è troppo orgoglioso per chiedere ad Elìn di aiutarlo.
Sorrido, mentre i miei occhi azzurro ghiaccio vagano per la superficie trasparente fino a posarsi stabilmente sul mio riflesso: mi agito, quasi a disagio nel vedermi scrutata dal mio stesso sguardo, e mi passo una mano tra i liscissimi capelli neri, che ricadono lucidi sulle spalle, decisamente più bianche della carnagione della quattord..quindicenne media.
Già, perchè oggi è il giorno del mio quindicesimo compleanno..è ora di crescere, piccola Jade. Ora di stabilire priorità e obbiettivi, ed impegnarsi per raggiungerli. Ora di aprire gli occhi e cavarsela da sola, e di lasciare da parte i sogni infantili, almeno per un pò, per dedicarsi all'immaginare cosa realmente vorrai e potrai diventare nella tua vita. Discorsi triti e ritriti, certo, solite frasi di circostanza, soliti consigli che ogni genitore declama al proprio figlio nel vederlo crescere, come se quelle semplici frasi potessero farlo sentire in pace con sè stesso. Mio padre non mi ha detto niente del genere, quando stamattina sono scesa scalza a fare colazione, l'espressione assonnata perfettamente identica a quella della mattina precedente, quando ero ancora quattordicenne e secondo i canoni del genitore medio i sogni infantili mi sarebbero stati ancora concessi, almeno fino a mezzanotte: no, lui mi ha sorriso, mi ha posato le mani sulle spalle, mi ha guardato negli occhi azzurri perfettamente identici ai suoi, e mi ha augurato un buon compleanno dichiarando:
"Sei stupenda, Jade."

Sorrido istintivamente, mentre il cellulare torna a trillare offeso, e con un leggero sbuffo mi allontano dal vetro, per poi lasciarmi cadere all'indietro sul letto, rimbalzando leggermente, ed afferrare l'iphone li accanto, roteando le pupille nel vedere il nome di Iris, uno delle due mie migliori amiche, lampeggiare sullo schermo, accanto ad una piccola foto in cui tecnicamente starebbe sorridendo: considerato che sarà la quarta volta che mi chiama senza risultato, però, persino quella sembra contratta in una smorfia minacciosa. Con una piccola fitta al cuore nel vedere due occhi verdi al di sopra del bordo della foto, unica parte visibile dello sfondo insieme ad una massa di meravigliosamente scompigliati capelli neri, mi porto finalente il cellulare all'orecchio, esordendo con un divertito
"pronto?"
"JADE! no scusa, ma hai idea di quante volte ti ho chiamato, nell'ultima mezz'ora?"
Allontano appena il cellulare, sfioro un paio di volte lo schermo fino al registro delle chiamate, e torno a ripristinate la comunicazione, cinguettando innocente
"dodici, forse?"
"ahah, sì, davvero divertente. Io e Maria qui a sbatterci per organizzarti una festa e tu a fare chissà cosa guardando chissà cosa."
"ancora con questa storia? Ma finiscila! Non faccio propr.."
"sì, sì. Allora, a che ora riesci ad arrivare?"
Lancio un'occhiata all'orologio sul comodino, e mi stringo appena nelle spalle, rendendomi conto subito dopo della perfetta inutilità del gesto, considerato che lei non può vedermi: evidentemente la mia capacità di giudizio dev'essere stata offuscata dalla foto sullo sfondo della sveglia. Sospiro, vagamente tentata dal prendere a testate il muro.
"mmm. Tra un paio d'orette?"
"COSA? Mezz'ora."
"un'ora e mezza!"
"un'ora, è la mia ultima offerta. Muovi il tuo stupendo culetto!"
Sbuffo nuovamente, e lancio svogliata il cellulare poco lontano. Non riuscirò a fare niente in un'ora. Voglio dire, devo ancora decidermi su che diavolo mettere!
Sto meditando senza alcun entusiasmo se infilarmi nella doccia o in camera dei miei per rubare qualche meraviglioso vestito alla mamma, quando il cellulare trilla nuovamente. Ancora Iris.
"oh, dimenticavo. Sono arrivati gli alcolici. Dieci casse, ci credi?"
Beh, suppongo che tutto sommato questa festa potrebbe anche rivelarsi interessante.

Quando mamma bussa alla porta, il pavimento della mia camera è letteralmente ricoperto da uno strato spessissimo di vestiti, e io me ne sto in mezzo, con un'espressione di puro panico dipinta sul viso. Il mio cellulare ha ripreso a trillare furiosamente nell'ultima mezz'ora, e questo semplicemente perchè dovrei già essere alla MIA festa da poco più di venti minuti: ma hey, avete idea di quanto sia dannatamente difficile decidere cosa indossare? Se siete una ragazza di appena quindici anni, con un armadio stracolmo di vestiti e la netta sensazione che nemmeno uno di questi sia azzeccato per la serata, allora sì, probabilmente l'avete. Sospiro, passandomi una mano tra i capelli neri, e mormoro un vago
"avanti.."
sollevando lo sguardo con un vago sorriso nel vedere mia madre, probabilmente la creatura più incantevole che possiate mai incontrare, fare capolino sulla soglia, sbattendo appena le ciglia nel notare la massa di vestiti scartati sparsa in masse scomposte qua e là per la stanza: apre la bocca per dire qualcosa, in particolare quando i suoi magnifici occhi viola si posano su una maglia rossa dalle maniche a sbuffo che ciondola a mezz'aria da sopra la lampada della scrivania. Poi, probabilmente impietosita dal mio sguardo implorante, torna a sorridere, sistemandosi una ciocca di capelli di un nero corvino perfettamente identico al mio dietro l'orecchio..quando sorride ci somigliamo ancora di più,papà lo dice sempre.
"problemi con i vestiti, amore?"
chiede, non senza una sfumatura ironica nel tono melodioso, e io annuisco, affranta.
"grossissimi problemi, mami!"
esclamo, e lei ride cristallina, posandosi le mani bianche sui fianchi sottili..rimane qualche istante in silenzio, la testa appena piegata, poi sorride e solleva una mano piccola e bianca, un indice sollevato, come a dirmi di aspettare un istante..sparisce in camera, e un istante
dopo ne fa ritorno trionfante, stringendo tra le mani il più bel vestito che io abbia mai visto in tutta la mia vita..e credetemi, ne ho visti centinaia, data l'apprezzabile abitudine della mia famiglia di non farsi alcun problema nello spendere miliardi su miliardi in, tra le altre cose, capi d'abbigliamento. è viola, ovviamente, essendo il colore preferito di mamma, ed è formato da un corpetto con stupendi e minuscoli fiori ricamati neri, e una gonna arricciata stile tutù. Mi getto su di lei con uno strillo entusiasta, brandendo il vestito che lei mi porge e stringendomelo al petto come un adoratissimo figlio ritrovato, mentre saltello qua e là per la stanza, semplicemente entusiasta: DIo, adoro mia madre, sul serio. NOn c'è giorno in cui non ringrazi il fatto che, almeno apparentemente, sia quasi una mia coetanea. Certo, questo comprende altri spiacevoli dettagli come il fatto che debba nutrirsi esclusivamente di sangue, e per ottenerlo uccida quasi ogni giorno un paio di persone. O che lei e mio padre passino intere giornate chiusi in camera loro, considerato il fervido appetito sessuale tipico dei vampiri, ma immagino siano dettagli trascurabili, nel panorama complessivo dei vantaggi che il loro stato comporta.
"grazie mami, grazie grazie grazie grazie!! Dio, non ti ringrazierò mai abbastanza, sul serio. Sei la mia salvatrice!"
esclamo, gli occhi azzurro ghiaccio che brillano, e lei ride cristallina, scuotendo la testa, mettendo in mostra i denti perfetti,di un bianco accecante.
"figurati, piccola..oh, non per metterti fretta, ma Gee ti sta aspettando giù da almeno quaranta minuti. Comunque non preoccuparti..ci sono anche Frankie ed Hel, è in buonissima compagnia."
sorride, e dal lampo che attraversa i suoi occhi viola sembra aver avvertito il battito mancato dal mio cuore (ancora) umano, nel sentir pronunciare quel nome.
Annuisco vaga, mordendomi il labbro inferiore, tutto l'entusiasmo improvvisamente convertitosi in qualcosa di meno ostentato, ma decisamente più intenso: prima che lei chiuda la porta mi sporgo appena verso lo spiraglio man mano più piccolo, come sperando di avvertire un qualsiasi, anche impercettibile segno della sua presenza, ma la porta si chiude prima che io possa aver carpito anche solo un frammento della sua voce, il suono più meraviglioso che io abbia mai sentito. Poi ride. Ride, probabilmente in seguito a qualcosa di detto da mamma, e io lo sento, e l'intera stanza, prima immersa nella penombra, sembra illuminarsi, come se i raggi di luce che prima filtravano timidi attraverso le nuvole nere le abbiano improvvisamente dissipate, e la piena luce del sole caldo di fine maggio si sia appropriata della mia camera..chiudo gli occhi, sospirando, lasciando che gli echi di quella seppur breve risata invadano ogni mia cellula, che ogni millimetro del mio corpo si impregni di frammenti di quel suono divino, e quando apro gli occhi, come ogni volta, avverto un leggero capogiro, e sono costretta a socchiudere gli occhi, portandomi una mano bianca alla testa, a sfiorare appena i capelli neri..è amore, questo? GLi adulti sembrano avere la singolare convinzione che un essere umano possa iniziare ad amare veramente solo allo scoccare di una precisa ora, e dopo un numero considerevole di anni trascorsi dalla sua nascita. COme se tutti i sentimenti che egli aveva, erroneamente, ricondotto all'amore fossero semplicemente germogli di questo. Qualcosa che al piccolo ingenuo pare immensamente forte e bello, ma che con il passare degli anni riconoscerà essere solo spiragli di luce tra le nubi..come se si potesse avvertire il calore del sole sulla pelle solo una volta raggiunta l'età adulta.
Tutti i tiepidi raggi precedenti sono definiti "cotte" "infatuazioni" "amori platonici".
Mi lascio cadere sul letto, sollevando una mano per sfiorarmi le labbra con la punta dell'indice. è veramente solo questo, che sento?
No, un raggio tanto piccolo non illuminerebbe mai un'intera stanza, nè mi scalderebbe tanto il cuore.
Con una lentezza quasi estenuante, come indifferente al cellulare che continua a squillare e alle lancette che ticchettano inesorabilmente dall'orologio sul comodino (ho sempre avuto un udito particolarmente raffinato, come ogni altro mio senso. Eredità dei miei genitori, immagino, sebbene i miei fratelli sostengono di aver sempre avuto percezioni prettamente umane): infilo il vestito, senza guardarmi allo specchio se non per truccarmi, matita nera per valorizzare gli occhi azzurro ghiaccio: mi sembra un crimine voler scurire in qualsiasi altro modo la mia adorata pelle, meravigliosamente pallida, e infilarmi un fiocchetto viola, con un teschietto nero all'interno. Un ultimo sguardo allo specchio, una domanda fuggevole che come ogni volta si presenta nella mia mente solo per essere repentinamente scacciata in un angolo della mia coscienza, con quella che appare come una certezza, pesante quanto un macigno, a tenerla ben inchiodata al suolo, senza permettere che alcuna speranza si sollevi in volo da essa: poi, dopo un respiro profondo, apro la porta e la richiudo dietro di me.

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Capitolo 2
*** Demolition Lovers. ***


Nel momento stesso in cui metto piede nella sala della mia stupenda quanto esageratamente grande casa ( vi basti pensare che questa è una delle quattro sale sparse per l'intera villa, e non sono nemmeno troppo sicura di dove sia la quarta) la situazione è la seguente.
Matt sta giocando alla play station con papà. Sorrido appena nel vederlo assolutamente concentrato nel terminare il suo livello, e il mio sorriso si allarga ulteriormente nel notare che papà smette per qualche istante di manovrare i pulsanti del joystick, in modo da finire fuori strada con la sua minuscola moto e portare mio fratello in netto vantaggio: lui infatti lancia in aria le braccia, esultando, e si rivolge a papà con un sorrisetto orgoglioso
"non dicevi che questa volta mi avresti battuto, papà? Ah!"
Lui sbuffa, scuotendo la testa e fingendosi profondamente amareggiato: si volta, e finge di ringhiare contro la mamma, che per tutta la durata della partita lo abbracciava da dietro, riempiendogli il collo di baci, nonostante lui di tanto in tanto protestasse ridendo, affermando che in quel modo lo distoglieva dall'importantissima sfida in corso..
"è colpa di tua madre, Matty, solo sua. La prossima volta la chiudo in cucina, e allora sì che ti straccerò."
proclama serissimo, per poi voltarsi ed abbracciare la mamma, attirandola con sè sul morbido tappeto, facendola strillare, ridere cristallina e poi limitarsi a ricambiare il suo bacio, cosa che fa distogliere lo sguardo a Matty, che con una leggera smorfia torna a dedicarsi al suo allenamento, giusto per essere sicuro di riuscire a vincere anche la volta successiva.
Sul divano dietro di loro, il solito sorrisetto appena accennato ( e se me lo concedete, esageratamente sexy) e i capelli mossi e castani, Frankie Madden sta sussurrando qualcosa nell'orecchio della sua altrettanto stupenda ragazza, Helena Valo. Il mio sguardo si sofferma qualche istante, senza riuscire ad evitarlo, sulle sue braccia, lasciate scoperte dalla sua canottiera preferita, nera e con il simbolo dei rolling stones sul davanti: il braccio sinistro ogni volta attira inevitabilmente le mia attenzione, per il meraviglioso tatuaggio che lo ricopre interamente. Non è l'unico che possiede, certo: sfruttando il suo potere, inusuale tra i vampiri, ovvero quello di poter sottoporsi a tatuaggi nonostante la sua pelle tecnicamente più dura del marmo, Frankie si scrive sul corpo ogni sensazione, passione, od evento fondamentale della sua esistenza, e lo stupendo "Helena" tatuato all'interno del braccio destro in un'elegante e magnifica grafia corsiva è un ulteriore prova di quanto, dopo più di due secoli spesi semplicemente come amici, sia davvero sicuro che la sua ragazza sia l'unica, vera donna della sua vita. E chi potrebbe dubitarlo, vedendoli insieme? Sono semplicemente pazzi l'uno per l'altra..e i loro
corpi sembrano completarsi perfettamente, la magnifica, sottile figura di Helena adagiata in grembo al suo altrettanto magnifico ragazzo, e le sue mani bianche che percorrono le braccia con cui lui le sta cingendo la vita, le mani di lui intrecciate sulla sua pancia piatta..sorrido, la testa appena piegata. Sono semplicemente stupendi, come i miei genitori. Come..una composizione marmorea, solo reale e infinitamente più incantevole.
Poi il mio sguardo scorre appena lungo il divano, e si posa sull'ultima persona presente nella stanza, essendo Elìn da qualche sua amica. La persona in questione se ne sta schiacciata, non perchè obbligata in quel minuscolo spazio ma per tenersi volutamente il più lontano possibile da Frankie ed Hel, contro il margine sinistro del divano, e io conosco esattamente quell'espressione, l'imbarazzo dipinto nei suoi occhi verdi. Io conosco esattamente ogni sua abitudine, sono perfettamente in grado di prevedere ogni suo gesto. Tra pochi istanti solleverà una mano per..ecco, così, per toccarsi i capelli, come sempre quando è nervoso. E socchiuderà appena gli occhi rivolto a Frankie, proprio come ha appena fatto.
è straordinario come tutto, dovunque io mi trovi, si tinga di una luce diversa, quando guardo Gerard Valo. Gee. Il mio migliore amico.
Tutto si tinge delle sfumature del meraviglioso verde dei suoi occhi. Un verde che cambia ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, seguendo i cambiamenti atmosferici, la diversa luce corrispondente al momento della giornata, seguendo le sue emozioni, un verde surreale da tanto è intenso, un verde dentro il quale potrei perdermi per giornate intere, se solo avessi l'occasione di guardarlo negli occhi per così tanto tempo, prima che lui distolga lo sguardo con un sorriso indulgente.
Ennesima, piccola fitta al cuore, che mi scuote abbastanza da poter sollevare una mano e rivolgere un sorriso a chi ha sollevato lo sguardo su di me, finalmente conscio della mia presenza.
"salve gente..sono finalmente pronta! Non ci speravate, eh?"
Hel sorride luminosamente, un sorriso di un bianco tanto accecante da abbagliarmi appena, e batte le mani tra loro, per poi portarsele alle labbra..
"Dio tesoro, ma guardati! Sei stupenda!"
cinguetta, lo sguardo ammirato che vorrei tanto veder dipinto sul viso del suo fratello gemello: sul suo visto stupendo, quel viso da bambino che di tanto in tanto vorrei schiaffeggiare, quando non sembra percepire i miei segnali, quando mi parla come se fossi una bambina, quando fa l'iperprotettivo. Non come un ragazzo geloso, come un fratello maggiore malfidente nei confronti degli amici della sorellina. Lo vorrei tanto schiaffeggiare..ma solo per poterlo riempire di baci l'attimo dopo.
Lui invece mi guarda con un sorriso leggero, lasciando che sia quello ad esprimere la sua evidentemente moderata ammirazione, un sorriso accennato tra tutti quegli esagerati complimenti, e a me viene voglia di sparire.
"grazie..andiamo, Gee? Sono già in ritardo.."
agito una mano in direzione dei miei genitori, che mi augurano di divertirmi, insieme con Frankie ed Hel, mentre Gee si alza, ed aperta la porta di casa solleva un sopracciglio nel notare le mie braccia bianche, lasciate scoperte dalle spalline sottili del vestito. Effettivamente sono rabbrividita, quando il vento troppo freddo mi ha colto di sorpresa: mi aspettavo perlomeno una temperatura degna di maggio, ma sollevando lo sguardo mi mordo il labbro inferiore nel notare che anche i raggi di luce sono spariti, schiacciati dalle nuvole nere..e in ogni caso, non sarebbero certo stati in grado di scaldarmi. Sono tanto concentrata nel domandarmi se smetterà mai di piovere, da sobbalzare lievemente quando qualcosa di fresco e pesante entra in contatto con la pelle arrossata dal vento e appena umida per le gocce di pioggia, realizzando solo dopo qualche istante che si tratta della giacca di pelle di Gee..il suo profumo intensissimo mi raggiunge prima che possa anche solo definirne la consistenza. Chiudo gli occhi e sospiro appena..il suo profumo su di me. è tutto quello che desidero.
Quando li riapro, rimango appena abbagliata dal suo sorriso da bambino, e vengo invasa da una straordinaria sensazione di calore nel sentirlo cingermi le spalle con un braccio, mentre ci avviamo verso la macchina, il suo ombrello nero aperto sopra di noi, a ripararci dalla pioggia
"ma l'avevi visto il tempo? Non ce l'hai un maglione?"
chiede ridendo, e io scuoto la testa, sforzandomi con tutta me stessa di immergermi totalmente nella modalità "migliore amica". Sorrido, quindi, e proclamo, sollevando appena il mento
"certo, ma nessuno stava abbastanza bene con il vestito!"
ridiamo insieme, raggiungendo finalmente la sua macchina, e una volta dentro mi rannicchio nella sua giacca, piegando appena le gambe e posando le ginocchia sul cruscotto, abitudine ereditata da mamma. Mi volto a guardarlo, affascinata semplicemente dal modo in cui lui inserisce le chiavi nel cruscotto e avvia il motore, o da come tamburella con le dita sul volante, seguendo il ritmo della musica che io stessa ho scelto..dallo specchietto ciondola appena un piccolo pipistrello, che abbiamo trovato in una delle nostre solite gite del sabato pomeriggio in giro per Reykjavic: giriamo per negozi, lui mi regge i sacchetti contenenti le svariate tonnellate di vestiti che compro ogni fine settimana, mi porta a mangiare da mac donald, dichiarando ogni volta come il suo resistere alla puzza di quella roba sia una prova evidentissima dell'affetto che lo lega a me, e andiamo al cinema. Ogni sabato così, e io passo l'intera settimana ad aspettare il momento in cui suonerà il campanello.
"sicuro di non voler venire anche tu alla festa?"
chiedo speranzosa, voltandomi appena verso di lui, che però scuote la testa, lo sguardo verde sulla strada e un leggero sorriso dipinto sul volto stupendo, prima di lanciarmi un'occhiata divertita.
"naaaa..ti lascio un pò libera, almeno il giorno del tuo compleanno. E poi sono troppo vecchio per questo genere di cose."
dichiara, scuotendo la testa con aria melodrammatica, e io rido, dandogli un pugno appena accennato (per non rischiare di sfracellarmi la mano sulla sua spalla marmorea.). Beh, effettivamente Gee ha quasi tre secoli, per quanto essendo stato trasformato a 23 anni, la sua età apparente rimarrà sempre quella..è al mondo da tre secoli, e io da giusto quindici anni. Wow. E spreco anche il mio tempo sperando che scelga di mettersi con me?
Vengo colpita da un pensiero improvviso, che mi fa sgranare appena gli occhi azzurro ghiaccio, e impietrire la mano con cui stavo distrattamente giocherellando con una ciocca di capelli neri.
E se..se non volesse venire perchè sta frequentando una ragazza, e vuole passare il pomeriggio con lei? UnUna ragazza..una vampira. Una stupenda vampira di almeno due secoli. Voglio dire, sarebbe perfettamente verosimile. Sarebbe comprensibile anche che lui eviti di parlarmente, per non farmi stare male. E sarebbe ancora più comprensibile la sua tendenza a non guardarmi mai per troppo tempo negli occhi, ultimamente, non come faceva prima, quando passavamo ore intere a giocare a chi rideva per primo..era il mio gioco preferito, da piccola. E ogni volta che lo sfidavo sapevo che nel caso avessi vinto, sarebbe stato solo perchè lui me l'aveva concesso. E protestavo ridendo, gli dicevo di non barare e non ridere solo per farmi vincere, e lui mi spettinava, e mormorava dolcemente che non rideva per finta, che lo faceva perchè era davvero felice di giocare con me, e che non avrebbe desiderato trascorrere il suo tempo in nessun altro modo..
Ultimamente, invece, mi guarda a malapena negli occhi. Niente è cambiato, ridiamo, giochiamo, e stiamo insieme nello stesso modo..solo, quando incrocio il suo sguardo, sorride appena e lo distoglie.
Mi mordo il labbro inferiore, mentre l'ipotesi della vampira diventa progressivamente una dolorosa certezza.
Non mi guarda più perchè si sente in colpa, lo so. Perchè sa che lo conosco tanto bene da leggere nel verde dei suoi occhi quello che mi sta nascondendo.
"eccoci qui."
dichiara lui, e io sussulto, guardando con gli occhi appena sgranati il locale dove Iris e Maria hanno organizzato la festa: dovunque palloncini, striscioni colorati con il mio nome. Tutto ciò dovrebbe rendermi immensamente felice, certo. E allora perchè ho dannatamente voglia di piangere?
Mi volto nuovamente verso Gee, incrociando il suo sguardo, e lui sorride e lo distoglie, guardando l'ora sull'orologio elettronico sotto al contachilometri.
"allora, a che ora ti vengo a prendere, più o meno? Mi chiami tu?"
Scuoto bruscamente la testa, quasi senza rendermene conto, e mi stringo appena nelle spalle al suo sguardo perplesso, per poi passarmi una mano tra i capelli e sorridere appena.
"no, torno a casa con..il fratello di Iris. Ha già detto che ci pensa lui. Tutto a posto."
lui annuisce, apparendo solo vagamente perplesso, ma torna subito a sorridere.
"ok..divertiti allora, piccola."
si sporge verso di me, premendo le labbra sulla mia guancia, e io ricambio baciandogli il viso a mio volta, e come ogni volta lotto per non intercettare invece le sue labbra: invece, mi allontano il prima possibile, e mi stringo nella sua giacca nera una volta che lui ha agitato appena la testa, per farmi segno di tenerla, vedendomi sfilarla. Mi stringo nella pelle nera impregnata dal suo profumo, mentre guardo la macchina allontanarsi, e una sola lacrima si mischia alle gocce di pioggia che mi sferzano il viso, nonostante l'ombrello nero.
Dove sta andando?
Dove stai andando, amore mio?
Scuoto la testa, e mi volto verso il locale: mi sembra quasi di sentire Iris sibilare agli altri di prepararsi al mio arrivo, l'ho notata spiarci dalla finestra, poco fa. Allora mi stampo un sorriso sulla faccia, sforzandomi di pensare alla magnifica serata che mi attende, e cammino verso la porta, sempre stretta nella giacca nera, per stamparmi il più possibile la sua essenza sulla pelle.

commentateeeeee. *___*
 
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Capitolo 3
*** chiarimenti :] ***


dunque, come prima cosa permettetemi di ringraziare le uniche due ragazze che hanno avuto il buon cuore di recensirmi fino a questo momento.
Grazie, non avete idea di quanto i vostri complimenti e anche solo la vostra attenzione significhi per me <3
Per quanto la mia storia non abbia ottenuto il successo che speravo, o perlomeno le recensioni [ vi prego, commentate. Qualsiasi cosa, anche "ma ritirati", è infinitamente apprezzata :D] mi sembra doveroso fare alcune precisazioni al fine di agevolarne la compresione e la lettura:
perciò, ho pensato di fare una lista dei personaggi con rispettivi "interpreti", in modo da farveli visualizzare anche meglio :D
No, non ho intenzione di porre il minimo cambiamento agli interpreti, perchè come avevo già detto tutti i personaggi sono già sviluppati e caratterizzati in una sede diversa da questo racconto, e non riuscirei a dipingermeli in modo diverso dal seguente. Dunque:

Jade Devour: 
vi metto direttamente la foto in cui l'ho immediatamente identificata. :] http://i34.tinypic.com/sbkp4n.jpg
Gerard Valo (vampiro): immagino si sia già capito che si tratta del magnifico Gerard Way :D
Jack Devour (padre di Jade , vampiro.): Jared Leto <3
Violet Devour (madre di Jade, vampira.): Hanna Beth <3 [ NON l'Hanna attuale, sia ben chiaro. L'adorabile Hanna delle pubblicità degli skelanimals, per intenderci.]
Elìn & Matt Devour (fratelli di Jade, gemelli): Elìn è l'adorabile Elle Fanning, Matt non ha un interprete da piccolo, l'avrà da cresciuto (ovvero ora, nel mio gdr :D)
Helena Valo (sorella gemella di Gerard, vampira.): Tracy Philips, la Helena del video dei My Chemical Romance :]
Frank Madden ( fidanzato di Helena, vampiro. ): Ville Valo, cantante degli Him :]

nel caso di qualsiasi altra richiesta di chiarimento o curiosità, ribadisco, le recensioni esistono per questo..e anche per farmi un immenso piacere :] tra poco in ogni caso pubblicherò il nuovo capitolo, mi sembra doveroso nei confronti delle due ragazze che mi stanno seguendo e che mi hanno commentato <3 a tutti gli altri, vi prego: ogni singolo commento è per me preziosissimo. Grazie mille, davvero :D Jade.

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Capitolo 4
*** My Way Home Is Through You. ***


Ricapitoliamo.
Esattamente un'ora fa, varcavo la soglia di questo locale, che adesso mi sembra enorme e ancora più luminoso di quando sono entrata e subito abbagliata dalle luci al neon che i miei amici mi hanno gentilmente puntato in faccia, tanto per aumentare l'effetto sorpresa e mettere bene in evidenza la mia matita sbavata dalle lacrime. Fortunatamente però nessuno se ne è accorto, o meglio, probabilmente l'hanno attribuito alla commozione per il momento di celebrità, e mi hanno subito trascinato, dopo strilli e abbracci di rito, nel vortice della festa. In questo momento, dopo aver abbondantemente assaggiato ogni singolo alcolico disponibile, con tanto di secondo giro per quelli particolarmente meritevoli, sono decisamente su di giri, e il pensiero di Gee e della vampira è stato ben relegato dall'alchool in un angolino della mia testa. Sto saltellando e ridendo con una bottiglia di bayliss alla menta in mano, cercando contemporaneamente di trattenere il cappellino a forma di cono, con la faccia di Gloomy Bear nero, sulla testa, ma quello non pare proprio collaborare, scivolando di continuo in avanti e ostruendomi la visuale.
"cappellino...fottuto."
dichiaro solennemente ad Iris, che ha un braccio intorno alle mie spalle, ancora coperte dalla giacca di pelle. Inizialmente la tenevo addosso con la scusa del freddo, ora l'alchool mi rende particolarmente determinata a tenermela ben stretta, e a ringhiare contro chiunque si avvicini e tenti di strapparmela a forza. Mi pare persino di aver buttato della vodka al mirtillo addosso a Peter, che tentava di strapparmela, urlandogli contro che la festa è la mia e decido io che cazzo indossare, e porco dio. Potrei anche decidere di togliere il vestito ma tenere la giacca, e nessuno dovrebbe protestare. è o non è la mia festa, cazzo? A quel punto per qualche strano motivo Peter ha immediatamente consentito a lasciarmi la giacca, ribattendo che certo, potrei benissimo farlo. Anzi, perchè non sul cubo? Ma io mi sono allontanata bestemmiando, dopo avergli leccato via un pò di preziosa vodka dalla mano.
Cazzo, i miei amici sono proprio strani.
Alla mia dichiarazione Iris scoppia sonoramente a ridere, e io mi unisco presto alle sue risate, che mi appaiono estremamente giustificate e contagiose, come se entrambe stessimo ricordando una battuta particolarmente divertente: lei si stacca da me in preda ad una crisi isterica e si accascia a terra, tenendosi la pancia e continuando a ridere di gusto, il viso pallido ormai solcato dalle lacrime, che si portano via residui di fard, tingendo appena di aranciato il suo vestito nero.
Ridendo a mia volta, ma non così tanto, prendo un altro sorso di baylees e mi avvicino alla prima coppia nelle vicinanze, rendendomi conto solo quando circondo le spalle di entrambi con le braccia di non avere la minima idea di chi siano.
Certo, non che la mia mente sia perfettamente sana..forse sono un pò brilla, ecco. Però non mi pare di averli mai visti, questi due. Socchiudo gli occhi azzurro ghiaccio, e punto un dito accusatore contro il primo che mi capita a tiro, ciondolando leggermente a destra prima di riuscire a raddrizzarmi e ritrovare la traiettoria: dopo una nuova risatina, divertita dalla mia scarsa mancanza d'equilibrio, torno ad ostentare una totalmente inefficace espressione minacciosa.
"voi..voi cazzo ci fate? Qua. Cazzo ci fate qua. Siete dei fooottuti?"
chiedo circospetta, alternando lo sguardo appena velato dal liquore tra i due, e quello più vicino a me, con i capelli biondi e una sola ciocca blu sul ciuffo sorride, allungando un braccio per circondarmi la vita. Questo migliora il mio equilibrio, e in un moto di gratitudine verso questo caro ragazzo torno a ridacchiare, abbandonando l'espressione indagatoria.
"dipende, piccola. Tu lo sei?"
Sbatto le ciglia, per poi assumere un'espressione assorta e pensierosa. Oooh, bella domanda. Ci penso un pò su, ciondolando di tanto in tanto, provvidenzialmente sostenuta dai miei due nuovi amici, nonchè perfetti sconosciuti ed imbucati alla mia festa di compleanno, per poi scuotere fermamente la testa, così forte da provocarmi una leggera nausea. Rido per il leggero capogiro, per poi rispondergli
"noooo. Non sono una fottuta. Mai stata fottuta. Cioè, mai stauna fottuta."
rido istericamente in seguito alla mia spontanea quanto involontaria dichiarazione di verginità, e il ragazzo che mi aveva posto la domanda solleva un sopracciglio, estremamente divertito, e dopo aver lanciato un'occhiata triondante all'amico mi si avvicina, anche troppo, e mi sussurra nell'orecchio
"vuoi esserlo?"
fortunatamente sono ancora abbastanza lucida da spingerlo via indignata e non accettare entusiasta la sua proposta, cosa che avrei anche potuto fare, un paio di bicchieri più tardi: agito minacciosamente la bottiglia di bayliss nella sua dichiarazione, continuando a sorreggermi al secondo e per ora innocente ragazzo per evitare di cadere sul pavimento in una pozza di liquore alla menta, mettendo a repentaglio la mia reputazione, al momento più vacillante di me.
"ma, cioè, sei cretino? Sì, lo sei. E sei anche un fottuto che cazzo, lo dicevo. Non da me, però."
preciso indignata, sorseggiando nuovamente il liquore in un impeto di nervosismo, e sento l'altro ragazzo accanto a me esclamare, irritato
"sei proprio un coglione, Joel!"
Mi volto verso di lui, perfettamente d'accordo, e questa sua dichiarazione me lo rende istintivamente simpatico. Lui si volta verso di me, e io sgrano appena gli occhi nel vedere il colore dei suoi: nonostante le luci abbaglianti e i miei sensi notevolmente distorti riesco perfettamente a distinguere le sue iridi verdi, verdissime, prima che lui mi sorrida con aria vagamente colpevole, continuando a mantenermi in piedi
"scusalo, Jade! Sei Jade, vero? Io mi chiamo Adam!"
annuisco solenne, ancora vagamente incantata dal colore dei suoi occhi, prima di mettere a fuoco tutto il resto. Capelli neri, con qualche ciocca viola. Perfettamente piastrati, e non scompigliati. Questo provoca in me una leggera smorfia, come se l'avessi già catalogato come possibile sosia di..suo, e questo dettaglio contribuisca a sbalzarlo dalla rosa dei candidati. Però sembra simpatico, e mi sta pur sempre salvando da un'inesorabile caduta, quindi gli rivolgo un sorrisone e annuisco vigorosamente, sollevando la bottiglia di Bayliss, come brindando in suo onore, prima di buttarne giù un gran sorso, che mi provoca un capogiro ancora maggiore. Rido nuovamente di me stessa, per poi allontanarmi ciondolando in direzione del cubo, sempre tampinata dal mio nuovo angelo custode, che si fa largo tra la folla, tenendomi costantemente d'occhio, mentre io canticchio e di tanto in tanto mi porto la bottiglia alle labbra.
"voglio salire qui."
dichiaro solennemente, tentando di arrampicarmi, e cadrei rovinosamente all'indieto se Adam non fosse nuovamente dietro di me, a sostenermi: mentre ridacchio, estremamente divertita, e lotto per liberarmi dalla sua presa e tornare a tentare una performance sul cubo, lo sento chiedere a qualcuno se conosce le mie migliori amiche: prima che possa trovare Maria, miracolosamente lucida, io mi sono già messa a ballare, abbracciata a lui, le braccia intorno al suo collo, e il viso vicinissimo al suo. Non ho la minima intenzione di baciarlo, ovviamente. Non so nemmeno se mi piace, non ricordo che faccia ha e non ho nemmeno voglia di sollevare lo sguardo per verificare i suoi tratti. Mi piacciono i suoi occhi, questo sì.
Ma per il momento voglio solo ballare..ballo e rido, stretta a lui, che sembra tranquillizzarsi un pò, ridacchiando nel sostenermi, almeno fino a quando non rischio di inciampare nei miei piedi, e lui sembra decidere che il mio limite è stato raggiunto e oltrepassato, per quanto io cerchi di protestare, fermandomi solo per salutare entusiasta Maria, vedendola avvicinarsi, richiamata dal mio accompagnatore, Albert. O Aiden? Boh.
"senti, non riesce nemmeno a stare in piedi. La devo potare a casa, o..?"
Maria mi lancia un'occhiata a metà tra l'esasperato e l'affettuoso, poi torna a rivolgersi al ragazzo, e scuote la testa, estraendo il cellulare dalla tasca della gonna leopardata che indossa "No, chiamo io il suo migliore amico.."
a questa dichiarazione, tornata improvvisamente quasi lucida, sgrano gli occhi e riesco persino a sorreggermi da sola, sporgendomi a vuoto nel tentare di acchiappare il cellulare dalle mani della mia migliore amica, strepitando di non chiamarlo.
No, non deve chiamarlo. Chissà dov'è, lui. Sicuramente con la sua bella vampira..mi sembra quasi di vederli. Lei, bianchissima, bionda e perfetta, abbracciata a lui sotto costose lenzuola, lo osserva rispondere al cellulare, e ruota appena le pupille, per poi chiedere lamentosa
"ancora la mocciosa? Oh, Gee, non può cavarsela da sola, per una volta? Non devi sempre fargli da baby sitter."
L'immagine mi nausea tanto da rischiare seriamente di farmi svenire. Adam, notando il mio improvviso e straordinario pallore, considerata la già notevolmente lattea tonalità della mia pelle, mi accompagna fino ad un divanetto, dove mi accascio, un braccio reclinato a coprirmi gli occhi, e rimango lì in uno stato di semiincoscienza, con curiose immagini originate dalle luci contro le mie palpebre chiuse e dal fragore della musica intorno a me. Per non parlare delle fitte allo stomaco, certo, o della nausea che di tanto in tanto mi attanaglia le viscere. Una cosa la distinguo chiaramente, però, tra tutte quelle percezioni distorte e quei suoni attutiti: il suono più meraviglioso mai esistito.
"tranquilla Maria, ora ci penso io..vieni qui, piccola spugna."sento Gee ridere, e poi, improvvisamente, le sue braccia che mi sollevano, la sensazione della sua pelle meravigliosamente fresca contro la fronte, il suo respiro sui capelli. Mi viene da piangere. Piangere per il sollievo, perchè lui ha trovato il tempo di farmi da baby sitter, nonostante la meravigliosamente perfetta vampira ed i suoi mezzi per trattenerlo. Piangere per quanto meravigliosamente io mi senta, tra le sue braccia, con la sua voce tanto vicina, che mi sussurra che ora mi porta a casa, che va tutto bene. Di dormire, se sono stanca. Piangere per la frustrazione, perchè non c'è dolore più grande che sentire la persona più importante della propria vita tanto vicina, sapendo però di non avere alcuna possibilità di avvicinarla ulteriormente a sè, di farla davvero propria. Apro gli occhi,proprio quando lui preme le labbra fredde sulla mia fronte, attenuando immediatamente ogni mio fastidio, e i miei occhi socchiusi incontrano quelli di Maria, che mi sorride e mi saluta con la mano, man mano che mi allontano, negli occhi la silenziosa consapevolezza che, per quanto sia davvero grata a lei e ad Iris per avermi organizzato quella festa magnifica, per me non c'è e non ci sarà mai modo più perfetto di quello, per festeggiare i miei quindici anni. Sentire le sue braccia intorno a me e il suo profumo impresso sulla mia pelle. Le sorrido appena, agitando vaga la mano, l'altro braccio intorno al collo di Gee, e chiudo nuovamente gli occhi, fino a sentire della notte, resa gelida dal temporale appena dissolto, sferzarmi la pelle intorpidita: la sensazione è tanto vivida da riscuotermi, e improvvisamente mi ritrovo quasi totalmente lucida, con la piena consapevolezza di essere abbracciata a quello che dovrei considerare solo il mio migliore amico. Sollevo lo sguardo, e incontro il suo, incredibilmente vicino. Lo sostengo, pregando con tutta me stessa che non lo distolga: mi aggrappo meglio al suo collo, raddrizzandomi leggermente, in modo da avvicinare ulteriormente le labbra alle sue, e mi sorprendo nel non vederlo minimamente intenzionato ad abbassare il suo sguardo meraviglioso: e io sbatto le ciglia, abbagliata da quel verde particolarmente intenso, intensissimo, come raramente ne ho visti, sebbene io abbia l'intera scala delle tonalità che le sue iridi possono assumere ben impressa nella mente: la timida ipotesi che quel verde tanto vivido sia dovuto ad un emozione forte quanto quella che sto provando io si fa largo nella mia mente, insieme ad una minuscola ma perfettamente udibile vocina.

"bacialo."
No, non se ne parla. Finirei solo per imbarazzarlo ed allontanarlo.
"bacialo. Lo vuole anche lui."
No, che non lo vuole. Voglio dire, l'avrebbe già capito e mi avrebbe assecondato in un qualsiasi modo. Non può non capirlo, ogni millimetro, ogni cellula del mio corpo canta il suo nome.
"bacialo, Jade. O ora, o mai più."
No..eppure basterebbe solo un minimo gesto. Le sue labbra sono così vicine..
"BACIALO!"

"credo..credo di dover vomitare."
sussurro, e sono decisamente grata che lui sia un vampiro, con velocità e percezioni surrealmente sviluppate, o avrei finito per gettarmi ulteriormente nel ridicolo, considerato che un secondo dopo sto già vomitando, china su me stessa, con lui che accanto a me mi sostiene, tenendomi indietro i capelli neri, in modo che non si sporchino..vomito per quelle che mi sembrano ore ma forse è solo una manciata da minuti, scossa da conati tremendi e violentissimi, per poi accasciarmi nuovamente contro di lui, che sospirando mi prende in braccio e mi adagia con estrema delicatezza sul sedile accanto al suo, sorridendo silenziosamente nel vedermi raggomitolarmi su me stessa, abbracciandomi le ginocchia..
Ho fallito. Un'ennesima occasione sfumata, dannazione.
La testa mi martella tanto da non farmi minimamente percepire lo scorrere del tempo, o lo spazio percorso: mi ritrovo improvvisamente nella mia camera, adagiata sul mio letto, con lui inginocchiato davanti a me, la testa appena piegata e un'espressione vagamente preoccupata dipinta sul volto bellissimo..apro gli occhi, prima socchiusi poi sgranati, solo per meglio ammirare la meravigliosa immensità dei suoi, e sollevo una mano per accarezzargli piano il viso bellissimo: pochi istanti, prima che lui mi prenda delicatamente la mano e me la baci, impedendomi di continuare ad accarezzarlo. I miei occhi tornano lucidi, ma spero attribuisca tutto all'alchool.
"Gee..perfavore, resta qui con me, stanotte. A farmi compagnia."
lo dico di getto, senza ragionarci, badando solo all'istinto, senza più pensare alla stupenda vampira impaziente di vederlo tornare per farci chissà cosa: rendendomi conto di ciò che ho appena chiesto apro la bocca per correggermi, sussurrando qualcosa per contraddirmi, ma mi sorprendo nel vederlo annuire dolcemente, con un leggero sorriso.
"va bene, piccola. Sto qui a farti compagnia..tutto quello che vuoi."
mormora con dolcezza, tornando ad accarezzarmi il viso, e io sono così contenta che scoppierei a piangere, in questo preciso istante, e magari gli confesserei anche tutto quello che desidero dirgli da un'infinità di tempo. Tutto quello che mi tengo ben chiuso nel cuore da giorni, mesi, persino anni. Ma una briciola di lucidità mi impedisce di espormi tanto clamorosamente, e io mi levo faticosamente a sedere, e borbottando qualcosa sul pigiama inizio ad armeggiare con la cerniera del vestito, mezza addormentata. Senza mostrare il minimo segno di imbarazzo lui prende il mio pigiama, adagiandolo accanto a me perchè io possa raggiungerlo senza fatica, mi bacia sui capelli, sussurra che va a cercarmi qualcosa per dormire meglio e sparisce con la solita armoniosa grazia fuori dalla porta della mia stanza, dandomi tutto il tempo per cambiarmi. Quando torna, sto giocherellando con il fiocchetto nero al centro dei pantaloncini viola del mio pigiama, e gli sorrido, prendendo dalle sue mani meravigliosamente bianche il bicchere che lui mi porge
"grazie, Gee.."
sussurro dolcemente, bevendo piccoli sorsi, con una lieve smorfia nell'avvertire il sapore acre del farmaco disciolto nell'acqua: inghiottito tutto a forza, mi raggomitolo sotto le coperte morbide, e sorrido incantata nel vederlo stendersi accanto a me, sollevato su un gomito, accarezzandomi i capelli neri, il tocco meravigliosamente fresco e delicato..e mi perdo nuovamente nei suoi occhi tanto vicini, avverto qualcosa, e non certo il farmaco, attanagliarmi lo stomaco, il ritmo del mio cuore aumentare improvvisamente, tutto il corpo pervaso da un piacevolissimo calore: tutte quelle sensazioni nuove e meravigliose che mi animano solo in sua presenza, sintomi di qualcosa che non ho avuto ancora il coraggio di dichiarare nemmeno a me stessa. Lui si sporge a premere le labbra sulla mia fronte, augurandomi la buonanotte, ma il farmaco mi ha già chiuso le palpebre, inducendomi semplicemente a rannicchiarmi meglio contro di lui: e mentre avverto le sue carezze sempre più distanti ma ugualmente meravigliose, il suo respiro profumato ancora tra i miei capelli, e il suo calore, per quanto paradossale possa sembrare se si parla di una creatura gelida quanto il marmo, pervadermi, facendomi sentire meravigliosamente sicura e protetta, sento la stessa vocina che prima mi consigliava di baciarlo, e che so in fondo essere la voce del mio cuore, dei miei desideri e dei miei innegabili ed intensissimi sentimenti, sussurrare una semplice frase, che ogni cellula del mio corpo canta insieme al suo nome, riempita dalla sua assoluta verità e purezza:

"Ti amo, Gee."

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Capitolo 5
*** Drowning Lessons. ***


prima di tutto, lasciatemi dire che mi ha fatto infinitamente piacere  vedere un numero di commenti un pò maggiore, e soprattutto vedere quanto la storia vi sia piaciuta *--* per accontentarvi posto subito un altro capitolo, anche perchè tra l'altro ne ho qualcun altro già pronto :D miraccomando, continuate a commentare, perchè non avete idea di quanto leggere le vostre recensioni mi renda felice :] Grazie mille a tutti quelli che l'hanno fatto, sul serio, mi avete illuminato la giornata <3 Buona lettura!

"dai, assaggialo. Provaci, almeno, è carne!"

rido, tendendo i bastoncini tesi intorno ad un pezzetto di pollo verso di lui, che però mi allontana il braccio, la mano delicatamente stretta intorno al mio polso ed una smorfia disgustata dipinta sul viso celestiale.
"carne decisamente troppo cotta, e bianca."
dichiara, con una smorfia ancora più evidente nell'avvertirne l'odore speziato, quando l'avvicino pericolosamente al suo naso, e io mi decido a ritrarre la mano e ad infilarmi il pezzetto di pollo in bocca, masticando e ridendo divertita.
è un sabato pomeriggio, e come sempre siamo insieme. Lancio un'occhiata veloce alla massa di sacchetti accanto alla sua sedia, sorridendo allegra nel pensare alla gonna magnifica che ho scovato in quel negozietto dietro la cattedrale, e Gee ride, sporgendosi appena in avanti, le braccia posate ai lati del suo piatto immacolato ed un sorrisetto divertito stampato sul viso bellissimo, avendo carpito la mia occhiata
"soddisfatta dei tuoi acquisti, piccola?"
annuisco allegra, e allungo una mano per scompigliargli i capelli neri, ridendo
"decisamente. Ma anche dei tuoi! La cravatta rossa ti sta da Dio, te l'ho detto che era un'aggiunta obbligata al tuo numero indefinito di camice nere."
rido nuovamente alla sua espressione, per poi sorridergli angelica, allungando una mano per sfiorare appena il dorso bianco della sua quando lui, dopo qualche secondo scarso speso inutilmente a tentare di fare l'offeso, torna a sorridere e scuote la testa, ancora una volta rassegnato di fronte alla sua sconclusionata e incorreggibile migliore amica. Io piego la testa, masticando pensosamente, mentre lo osservo guardarsi distrattamente intorno, e rifletto su quel preciso istante della mia esistenza.
è passato poco più di un anno dalla sera in cui ho compiuto quindici anni. Ora ne ho esattamente 16 e 22 giorni. Fisso per qualche istante il bottoncino a forma di teschietto bianco sulla camicia nera che Gee indossa: i primi bottoni sono slacciati, cosa decisamente verosimile, considerato che è fine giugno e si muore dal caldo. Io stesso indosso una canottiera azzurra con un teschio bianco ed una ragnatela, e una collana rigida a due palline intorno al collo. I miei capelli nerissimi, ancora più lunghi di come li tenevo un anno fa, ricadono lucidi sulle mie spalle sottili, in netto contrasto con la mia carnagione straordinariamente pallida, poco meno della pelle appena sotto al collo di Gee, che si intravede grazie ai bottoni slacciati, e in un angolo del mio labbro inferiore ora spicca un piercing, concessione di mamma e papà, un ennesimo regalo per il compleanno appena trascorso. Distolgo lo sguardo dalla pelle lattea del mio migliore amico, e torno a posarlo sul pollo che ancora mi rimane nel piatto, mente ci giocherello con le bacchette di legno ricoperte da ologrammi rossi: quando mi convinco quasi pienamente di averlo dimenticato, perlomeno in quel senso, di essere ormai perfettamente abituata a vederlo sotto la semplice luce dell'amicizia, ecco che ci ricasco, e per dettagli insignificanti come quelli..dannazione.
Per distrarmi da questi pensieri poco consoni alla filosofia accuratamente studiata e da me adottata, almeno tecnicamente, da poco più di due mesi, mi porto la punta della bacchetta alle labbra, sfiorandomi appena il piercing, per poi sollevare lo sguardo azzurro ghiaccio, ulteriormente evidenziato da una notevole dose di matita nera, per incontrare quello di un verde straordinariamente chiaro, dovuto alla sovrabbondanza di luce solare, di Gee: rimango qualche istante a fissarlo, poi dischiudo appena le labbra e dopo un attimo di esitazione dico
"sai, ho un ragazzo, ora."
Il piano ufficiale avrebbe previsto le sue felicitazioni: grandi sorrisi e vigorosi abbracci, conditi con una sfilza di domande entusiaste e curiose tipicamente da migliore amico.
Il piano segreto avrebbe previsto un improvviso incupimento, una frase come "e chi sarebbe questo stronzo?" ( decisamente inverosimile, considerato che Gee non direbbe mai qualcosa di simile) e una successiva dichiarazione.
Contro ogni previsione ( per quanto dovrei ormai essere abituata alla sua imprevedibilità ), lui invece si limita a sorridere. Non è un sorriso forzato, o gelido. è un sorriso decisamente sincero, ma anche moderato, privo di alcuna enfasi.
"davvero? Bene! Ti va di parlarmene?"
chiede, sporgendosi appena verso di me, la testa appena piegata e la guancia posata sul pugno chiuso, e io annuisco assorta e vagamente spiazzata, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli neri, arrotolandomela intorno al dito sottile, dall'unghia smaltata di nero con una sottile ragnatela bianca disegnata (adoro Iris). Mi stringo appena nelle spalle, incerta su dove iniziare, per poi chiedere, esitante, posando le bacchette
"hai presente Adam? C'era anche alla mia festa, quello con i capelli viola.."
lui annuisce subito, perfettamente tranquillo, e io annuisco appena a mia volta
"Ecco..lui."
Già, Adam. Il mio angelo custode del quindicesimo compleanno. I rapporti tra noi sono sempre stati piuttosto trasparenti: voglio dire, è sempre stato piuttosto chiaro quanto io gli piacessi, e non che lui mi sia mai stato indifferente, per quanto il giorno dopo il mio compleanno faticassi persino a ricordarmi il mio nome, e il trovarmi un suo messaggio sul cellulare in cui dichiarava di aver chiesto il mio numero a Maria per sapere come stavo mi aveva lasciata vagamente perplessa.
Avevo risposto vaga, affermando che si, grazie, ora stavo decisamente meglio, e ringraziandolo per la sua gentilezza, per quanto non avessi assolutamente idea di chi fosse: poi, mentre la mattina dopo armeggiavo con il lucchetto difettato del mio armadietto, a scuola..

"hey, ciao!"
mi volto, dopo una bestemmia sibilata, e sbatto le ciglia nel trovarmi davanti quel perfetto sconosciuto, che mi sorride e si sistema la tracolla dell'eastpack sulla spalla, evidentemente convinto di conoscermi.
"uhm..ciao."
saluto a mia volta, vagamente perplessa, e indietreggio quando lui ridendo si avvicina e mi apre l'armadietto con un unico pugno ben assestato nei dintorni della serratura: io sorrido radiosamente, grata
"hey, grazie mille! Come ti chiami?"
Ora è il suo turno di apparire perplesso: mi studia qualche istante, la testa appena piegata, e i capelli neri e viola, liscissimi, che scivolano appena di lato, rivelando un piercing al sopracciglio e due occhi mozzafiato, di un verde impressionante: quel dettaglio sembra ridestare in me qualche ricordo, ma sono solo immagini estremamente vaghe. Mi agito, vagamente a disagio, prima che lui mi chieda, divertito
"tu non sei Jade Devour?"
e al mio cenno positivo e perplesso ride nuovamente, passandosi una mano tra i capelli neri
"oh, probabilmente non ti ricordi nemmeno di me, con tutto quello che hai bevuto..mi chiamo Adam. Ero con te durante la tua festa, ieri sera, sono stato con te fino a quando il tuo ragazzo non è venuto a prenderti.."
Sbatto le ciglia. Il mio ragazzo? Il mio armadietto si apre cigolando, mentre lotto per comporre i mille frammenti del puzzle estremamente confuso composto dai miei ricordi della sera precedente, almeno fino a quando lui, lanciando un'occhiata alla parete interna del mio armadietto, indica una foto mia e di Gee e sorride indulgente, bendisposto nel ricordarmi anche le fattezze del mio fidanzato: a quel punto elaboro tutto, e sancisco la memoria ritrovata con un leggero strillo, puntando l'indice nella sua direzione
"ooooh, Adam! Sei tu, ora ricordo! No, lui non è il mio ragazzo, è, beh, il mio migliore amico. Comunque grazie per ieri sera, davvero!"
esclamo, con un sorriso adorabile e pieno di gratitudine, semplicemente dovuto al fatto che dopo avermi visto in quello stato ha ancora il coraggio di rivolgermi la parola, e lui scuote la testa, ridendo, prima di avviarsi con me verso l'aula dove si terrà la mia prossima lezione, mentre iniziamo a chiacchierare allegri, conoscendoci meglio l'un l'altra..

Dopo quel primo incontro, abbiamo iniziato a frequentarci in modo più assiduo: lui approfittava di ogni cambio dell'ora per vedermi, rintracciandomi in ogni angolo della scuola durante l'intervallo e sedendosi accanto a me in mensa, indagando sui locali che avrei frequentato la sera successiva per farsi trovare casualmente lì, passando interi pomeriggi con me su msn, con frequenti discussioni via web cam dove mi mostrava tonnellate di cartelli con il mio nome, quasi sempre seguito da cuori o frasi dolcissime. Quanto a me, ho attraversato almeno tre fasi, prima di ammettere a me stessa che tra di noi poteva nascere qualcosa.
Fase n°1: è un ragazzo davvero dolcissimo, ma non è sicuramente interessato a me. Siamo solo buoni amici..e comunque io mi metterò con Gee, è solo questione di giorni.
Fase n°2: ok, magari, in fondo, potrei anche piacergli. Ma lui non piace a me. Voglio dire, ok, è un bel ragazzo, ma io mi metterò con Gee, per quanto lui continui a trattarmi come una sorella minore.
Fase n°3: D'accordo, d'accordo. Decisamente gli piaccio, e lui piace a me. E Gee non ha la minima intenzione di mettersi con me.
La terza fase è stata sancita dalla mia sedicesima festa di compleanno, dove ci siamo baciati in cucina, dopo che lui mi ha seguito fin lì con la scusa di aiutarmi a recuperare altre lattine di birra: non il mio primo bacio, ma di certo il migliore che io avessi mai dato fino a quel momento. Il giorno dopo mi ha chiesto di metterci insieme, e io ho accettato.
Per quale motivo ho taciuto la cosa a Gee per ben 22 giorni? Non so. Non che mi sentissi in colpa nei suoi confronti, considerato che sfortunatamente tra noi non c'è mai stato più che un bacio sulla guancia o una carezza fraterna sui capelli: ho continuato ad uscire con lui ogni sabato pomeriggio, facendo ovviamente presente la cosa a Adam, continuato ad invitarlo alle mie gare di equitazione e raccontargli ogni singolo dettaglio della mia vita, esclusi quelli che riguardavano anche solo lontanamente Adam..ma la situazione sta iniziando a sfuggirmi di mano, e in ogni caso mi sento un'orribile migliore amica, nel continuare a nascondergli una parte tanto importante della mia attuale esistenza.
Certo, avrei preferito si mostrasse anche solo vagamente infast..
"sai, anche io..sto frequentando una ragazza."

Ok. Fermate tutto. COSA?
Sbatto le ciglia, arrossendo appena quando le bacchette mi sfuggono dalle mani, colpendo il pavimento con un lieve tintinnio, mentre dalla mia bocca esce solo un lieve mormorio strozzato: accenno con l'indice al pavimento e mi chino a raccoglierle, cercando contemporaneamente di ricompormi, e quando torno a guardarlo negli occhi la mia espressione è più o meno normale, per quanto un punto indefinito ma notevolmente vicino al cuore pulsa ancora, e dolorosamente.
"oh. Una..ragazza! Che bello."
commento, con un leggero, stiracchiato sorriso, e inizio a giocherellare nervosamente con una bacchetta, che tra pochissimo si spezzerà, a giudicare dalla pressione che sto imprimendo sul legno chiaro.
"e. Uhm. Come si..voglio dire, è una.."
Lui si adagia allo schienale, lo sguardo basso sulla tovaglia bianca e rossa, mentre giocherella con il cucchiaino immerso nella salsa cinese piccante, abbandonando l'intento con una smorfia a causa dell'odore sprigionatosi nell'agitare la sostanza rossastra e viscosa.
"no, non è una vampira. Si chiama Sandy, e ha 18 anni..l'ho incontrata in un pub, mentre ero a caccia."
Annuisco lentamente, l'odioso sorrisetto di circostanza ben stampato sulla faccia, per quanto ogni mia singola cellula si trovi in uno stato di shock, e le mie orecchie abbiano iniziato a fischiare. Ok, potevo accettare la vampira di due secoli, surrealmente stupenda, esperta, bionda, eterea, eccetera eccetera. Perchè sarebbe stata il mio opposto, totalmente diversa dalla fragile, piccola umana che sono. Ma una ragazza, un'umana con un paio d'anni, un misero paio d'anni più di me, questo non lo concepisco. Sono dilaniata: una parte di me è profondamente furiosa. Una parte si sente assurdamente in colpa e mi accusa di egoismo, perchè non desidero la sua felicità. Un'altra parte sta piangendo disperatamente, inconsolabile. E una quarta vorrebbe solo trovare questa Sandy, prenderle quella sua graziosa testolina e..
"dovremmo uscire tutti insieme! Stasera. Noi quattro. Sarebbe fantastico, non pensi? Magnifico!"
ma che cazzo stai dicendo? Non sarebbe magnifico. Sarebbe terribile. Fa che lui dica di no, fa che..
"ok. Sì, si può fare. Sento Sandy, ma penso che non ci siano problemi.."
sorride, apparendo sinceramente entusiasta della mia proposta, e io non posso che sancire la mia autosconfitta con un sorriso stiracchiato e un lievissimo cenno della testa, distogliendo lo sguardo dalle sue dita, che compongono il messaggio destinato alla sua ragazza, e mi sorprendo per un attimo a desiderare il potere della mamma, giusto per infliggermi un male ancora maggiore.
Due anni più di me, cazzo. Umana. E io? Io non sono abbastanza, per te? Sono la sorellina minore che non hai mai avuto, il tuo più azzardato istinto nei miei confronti è baciarmi sulla fronte?
Ti odio.
Ti odio
Ti odio
Ti amo.

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Capitolo 6
*** Vampires Will Never Hurt You. ***


Mi chiedo ancora che ci faccio qui.
Mi mordo nervosamente una pellicina accanto all'unghia del pollice, seduta sui gradini davanti a casa, mentre osservo Elìn e una sua amichetta dondolarsi ridendo e sfogliando un giornaletto sul nostro dondolo, poco lontano da me. Sorrido distrattamente, nel ricordarmi alla loro età: totalmente spensierata, senza la minima presunzione di distinguere l'amore da una semplice cotta nei confronti di una star dei telefilm, o del cantante rock più in voga del momento. Nel notare che le sto osservando arrossiscono vistosamente, ma poi tornano ad immergersi tra le pagine, ridacchiando, e io rido piano con loro, abbracciandomi le ginocchia lasciate scoperte dalla gonna scozzese che indosso..sollevo lo sguardo. è una serata bellissima, e il cielo sta iniziando a tingersi di sfumature aranciate, sanguinando nel tramonto prima di arrendersi definitivamente alla notte: è sempre stato il mio momento preferito, in tutto l'arco della giornata. Guardo quelle sfumature pastello, la testa appena piegata e gli occhi azzurro ghiaccio appena più chiari, che sembano tingersi delle stesse sfumature che pervadono la volta celeste, e sospirando lievemente penso alla serata che mi attende.
Tra una manciata di minuti incontrerò la ragazza del mio migliore amico. Ho trascorso l'intero pomeriggio nel cercare di immaginarmela, e l'immagine che ne è derivata è quella di una ragazza straordinariamente bella e sicura di sè.
Qualcuno di totalmente diverso da me, per quanto umano. Qualcuno in grado di attrarre Gee in un modo a me completamente sconosciuto, e che non sarò mai e poi mai in grado di ricreare con la mia timidezza, la mia dolcezza, la mia allegria e i miei sorrisi da bambina, il mio fisico che egli ha visto crescere anno dopo anno, da quando gli arrivavo a malapena al ginocchio e giravo abbracciata alla sua gamba.
E mi chiedo: sarei stata disposta a rinunciare ad un'infanzia, e parte dell'adolescenza, spesa al suo fianco, solo per poterlo attrarre una volta giunta a questi miei sedici anni?
I giochi, le passeggiate, i pomeriggi trascorsi a guardare i cartoni sul divano, il suo sdraiarsi con me sotto le lenzuola, cullandomi dolcemente, il suo medicarmi quando mi sbucciavo un ginocchio, senza il minimo fastidio nei confronti del sangue, il suo tenermi stretta a sè quando mi portava a fare il bagno in piscina o nel mare, il suo sorriso orgoglioso nel guardarmi recitare all'asilo e alle elementari, e successivamente alle mie gare di equitazione, le sue braccia tese nell'accogliermi quando mi veniva a prendere a scuola. Tutte queste immagini sfilano davanti ai miei occhi azzurro ghiaccio appena velati, ed io giungo ad un'unica, possibile, conclusione:
no. Tutto quello che abbiamo condiviso è troppo bello e importante per potervi rinunciare, e qualsiasi ragazza si altenerà o rimarrà al suo fianco non potrà mai dire di aver trascorso una vita intera insieme a lui.
Non avrà compiuto ogni minimo ma allo stesso tempo fondamentale passo della sua crescita con lui accanto. Io, io, e solo io. E per quanto lui si potrà allontanare da me, per quanto potrà magari costruirsi una famiglia, per quanto questo pensiero mi martori il cuore, dopo tutto il tempo trascorso nel fantasticare sui tratti dei nostri bambini, o a cercare vestiti neri da sposa su internet sognando di indossarli il giorno del nostro matrimonio, tutti questi momenti ci terranno uniti per sempre, a dispetto di ogni altro legame che entrambi intrecceremo, e questo pensiero, se non mi basterà, mi permetterà almeno di essere felice nel vederlo realizzato al fianco di una ragazza che non sono io.
Sono tanto immersa in questi pensieri, dal rendermi conto con un leggero sobbalzo dell'arrivo di Adam solo quando lui suona il clacson, divertito dalla mia aria assente: io mi alzo e gli sorrido, agitando appena la mano, e sistemandomi la borsa nera sulla spalla fingo di sparare, ridendo e formando una pistola con le dita, alla mia sorellina e alla sua amichetta, che nel vedere il mio ragazzo hanno iniziato a ridere eccitate..
"ciao..scusa, ero sovrapensiero."
spiego con un sorriso, salendo in macchina, e lui sorride e scuote la testa, sporgendosi appena verso di me per premere le labbra sulle mie, in segno di silenzioso saluto.
"figurati, piccola.."
posa una mano sul suo ginocchio, come sempre quando siamo insieme in macchina, e come sempre io vi poso sopra la mia, accarezzandogli piano il dorso della mano con il pollice. Adoro Adam. Non lo amo, ovviamente, non ancora:
ma sono sicura di non poterlo catalogare unicamente come sostituto di Gee, in virtù dell'impossibilità di averlo al mio fianco. Adoro davvero parlare con lui, passare i miei pomeriggi in giro per negozi mano nella mano, parlare di musica, trascorrere le lezioni a comunicare scrivendo su un foglio pieno di cuoricini, nel banco accanto al suo, e non posso negare nemmeno che mi attragga fisicamente.
Adam è semplicemente adorabile, forse il ragazzo perfetto.
Ma per qualche ragione, ogni volta che i miei occhi azzurro ghiaccio si posano su Gee inizio col sentirmi vagamente in colpa nei suoi confronti.
Tuttavia, nel quarto d'ora scarso trascorso in macchina in direzione del ristorante, riesco quasi a dimenticarmi dove ci stiamo dirigendo. Passiamo il nostro tempo ridendo, raccontandoci la nostra giornata e bisticciando sul cd da mettere: bisticcio che vinco puntualmente io, per poi inserire strillando trionfante il cd prescelto nel lettore, e sporgermi a baciarlo sulla guancia per consolarlo, prima di scivolare con le ginocchia sul cruscotto e tamburellare con le dita sottili sul mio ginocchio bianco, canticchiando quella melodia, mentre guardo le meravigliosame sfuamature del cielo dal finestrino abbassato, l'altra mano mollemente abbandonata a sfiorare lo spostamento d'aria causato dalla corsa dell'auto con la punta delle dita, godendomi la piacevole brezza che mi solletica il viso e mi scompiglia i capelli neri..ho gli occhi ancora chiusi, quando Adam mi informa che siamo arrivati, ma che Gee non è ancora arrivato. La stretta intorno al mio cuore alla prima parte dell'informazione si allenta appena, e io apro gli occhi, voltandomi verso di lui e proponendo di aspettare in macchina, accogliendo le sue labbra con un sorriso quando lui si piega verso di me per baciarmi..chiudo gli occhi, e mi concentro sul suo bacio, cercando contemporaneamente di tenere ben presente che è Adam a baciarmi, e non Gee. Con il primo ragazzo che ho baciato mi succedeva costantemente: sostituire alla sua immagine quella del mio migliore amico, intendo. Ma con Adam concentrarmi mi riesce decisamente più facile, probabilmente perchè, a dispetto di quello che ancora provo per l'altro, lui mi piace davvero. Continuo a baciarlo per un pò, almeno fino a quando non percepisco il lieve ma per me inconfondibile rumore dell'auto di Gee in avvicinamento, e lo scricchiolio delle ruote sulla ghiaia cosparsa per il parcheggio del ristorante: allora, dopo un silenzioso ma profondo respiro, apro gli occhi azzurro ghiaccio, e mi preparo a conoscere Sandy.
Per prima cosa mi volto, e scendo lentamente dalla macchina di Adam, cercando in tutti i modi di evitare l'immagine dell'auto di Gee e dei suoi occupanti, e per un pò l'impresa mi riesce bene. Poi, però, giunta accanto ad Adam, mi costringo a sollevare finalmente lo sguardo dai sassolini bianchi accanto alle mie ballerine, e la prima cosa che vedo è la schiena del mio migliore amico e i capelli neri e meravigliosamente spettinati sulla sua nuca, mentre lui apre la portiera dalla parte del guidatore, e subito cerco di ignorare la dolorosa constatazione che per me non l'ha mai fatto: poi, vedo Sandy.
è..beh, totalmente diversa da come l'immaginavo. Ha un viso molto dolce, dai tratti delicati, due occhi da bambola di un castano dorato incorniciati da lunghe ciglia, e capelli della stessa tonalità, appena mossi, che scivolano sulle spalle in boccoli armoniosi. Indossa un vestito nero, delizioso ma elegante nella sua semplicità, che mi fa sentire totalmente inadatta, con la gonna scozzese che Gee avrà visto almeno un milione di volte, considerato che la indossavo persino alle medie, e la camicetta nera dai bottoncini bianchi a forma di pipistrello che indosso. Sorride luminosamente, nel vedermi, e avvicinandosi a me mi abbraccia, con un espressione entusiasta così sincera dipinta sul viso da bambina, da impedirmi di elaborare un qualsiasi pensiero vendicativo nei suoi confronti..
"Jade, finalmente! Gee mi ha parlato così tanto di te..non vedevo l'ora di incontrarti!"
sorrido, fingendomi altrettanto entusiasta, e ricambio il suo abbraccio, stringendola appena a me, con una llieve fitta nel notare lo sguardo intenerito di Gee da sopra la sua spalla, e quando si allontana le rivolgo un ennesimo, apparentemente allegro sorriso, sistemandomi una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio.
"anche io Sandy, sul serio.."
dichiaro, ma quando Gee le circonda le spalle con un braccio e la bacia sui capelli, sorridendole quando il braccio sottile di lei gli circonda la vita, capisco che l'impresa di mostrarmi tanto entusiasta della sua presenza risulterà sempre più ardua, nel corso della serata. In ogni caso faccio lo stesso con Adam, che si incammina verso il ristorante, sedendosi accanto a me una volta individuato il tavolo prenotato dal mio migliore amico..Sandy inizia subito a far domande, l'entusiasmo che sprizza da tutti i pori, e la mano intrecciata a quella di Gee posata sul tavolo, in mezzo ai loro due piatti.
"Che bello, Jade..oh, ti sembrerò stupida, forse, ma sono davvero felice di conoscere la migliore amica di Gee.."
solleva lo sguardo su Gee, raggiante, e lui ricambia il suo sorriso dolcissimo, prima di iniziare ad accarezzarle piano il dorso dell mano con il pollice. Quel minimo movimento calamita la mia attenzione, tanto che sono costretta a farmi ripetere la domanda, considerato che i miei occhi azzurro ghiaccio ed ogni mia percezione erano inchiodati nel seguire il ritmo di quelle carezze leggerissime.
"come vi siete incontrati, tu e Gee?"
Sorrido, prima di recitare la storia su cui io e lui ci siamo accordati.
"siamo cresciuti insieme..le nostre famiglie sono da sempre molto amiche, e noi ci conosciamo fin dalla nascita. Beh, lui mi conosce fin dalla nascita, visto che io sono nata qualche anno dopo.."
rivolgo un sorriso che sembra più una smorfia a Gee, prima di abbassare lo sguardo sul menu, e isolarmi per qualche istante tra spaghetti alla carbonara e fiorentine, per evitare di scoppiare.
Le due coppie si isolano quindi per qualche istante, e dopo aver discusso per almeno dieci minuti con Adam, sempre ben calati dietro il menù, sui piatti da ordinare nel corso della serata, lo abbasso, sfoderando un ennesimo sorriso apparentemente entusiasta, che però mi si gela sul viso, gli occhi azzurro ghiaccio appena sgranati, pietrificata.
Gee e Sandy si stanno baciando, la mano di lei posata sulla sua guancia e quella di lui sul suo collo sottile, e io mi limito a fissarli, assistendo silenziosamente e con il fiato sospeso alla distruzione del mio mondo.
Voglio dire, era ovvio che si baciassero..qualsiasi coppia si bacia, no? E non certo sulla guancia, almeno a partire dai 10 anni. Ma è assurdo quanto quella visione mi giunga più violenta di un pugno allo stomaco, sgretolando ogni mia speranza, convinzione, promessa precedentemente fatta a me stessa. La risata di Adam mi arriva lontana ed indistinta, il brusio del ristorante attorno a noi si scioglie in un distorto rumore di sottofondo, cupo e profondamente irritante.
Lascio improvvisamente la mano di Adam, per evitare che percepisca il tremore incontrollato che ha improvvisamente colpito la mia: sono costretta a stringermi saldamente il polso nella mano libera, per evitare di dare nell'occhio, mentre mi alzo, rischiando di inciampare nella mia borsa nera, scivolata dallo schienale della sedia ai miei piedi.
"vado..vado un attimo in bagno."
riesco a dire, con un'apparenza di tranquillità, per rasserenare l'espressione perplessa e preoccupata di Adam, e senza rivolgere lo sguardo a Gee e Sandy, sperando ardentemente che lei non decida di seguirmi saltellando, pronta a soccorrermi in tutta la sua sublime perfezione, attirandosi ulteriore ammirazione da parte di quello che vorrei disperatamente fosse il mio ragazzo e invece è il suo, mi rinchiudo in uno dei cublicoli del bagno delle signore, scivolo con la schiena lungo la parete verdina, e inizio a piangere. Piango in modo prima sommesso, poi sempre più incontrollabile e disperato, scossa da violenti singhiozzi che mi inducono ad abbandonare ogni tentativo di autocontrollo e a rischiare di farmi urlare la mia frustrazione, ascoltata solo da piastrelle a rombi verdognoli e specchi che riflettono la mia totale inadeguatezza, per quella che mi sembra un'eternità: poi, giunta ad una sorta di improvvisa e decisamente vacillante pace interiore, mi asciugo il viso sbavato dalla matita nera con un tovagliolino di carta e mi rimmergo nella sala piena, senza però sedermi, una volta giunta al tavolo, dove invece poso una mano sulla spalla di Adam.
"hey..senti, sto davvero male. Possiamo..andare? Scusatemi, ma mi gira troppo la testa."
Mi giustifico rapidamente, sollevando appena la testa verso Gee e Sandy, senza però guardarli, e azzero l'audio appena prima di avvertire le esclamazioni preoccupate di Sandy, a cui rispondo con un leggero sorriso che dovrebbe apparire rassicurante, e che invece sembra solo sconsolato, aggettivo che effettivamente ben si adatta al mio stato attuale. Raccolgo la mia borsa, che mi calco distrattamente sulla spalla, e agito appena una mano in direzione della coppia felice, mormorando, appena udibile
"scusate ancora.."
e circondando la vita di Adam mi dirigo fuori dal ristorante, respirando a grandi boccate l'aria fresca e frizzante della sera, essendo ormai calato il buio..lui, preoccupato, si china a premere le labbra sui miei capelli neri, per poi scherzare, nell'ardua impresa di farmi ridere
"in una circostanza o nell'altra finisco sempre col sorreggerti mentre stai male, eh?"
e io non posso fare a meno di ridere appena, invasa dalla sgradevole ed amara consapevolezza di non meritarmi un ragazzo tanto premuroso nei miei confronti. Camminiamo in silenzio verso la macchina, dove io mi rannicchio sul sedile del guidatore, e una volta lì, passandomi una mano tra i capelli neri e liscissimi, mi volto verso di lui e chiedo, con la stessa istintività che mi ha dominata nel chiedere a Gee di fermarsi a dormire, più di un anno prima
"senti..ti va se andiamo a casa tua?"
Lui appare fondamentalmente perplesso, ma solo per un istante: poi si affretta ad annuire, senza dire altro, e posa una mano sul mio ginocchio, accarezzandolo piano, mentre mette in moto e io mi volto verso il finestrino, abbassandolo del tutto per non essere costretta a guardare il mio riflesso nel vetro. E così, concluderò questa giornata con la mia prima volta. Non mi sento in alcun modo nervosa, nè curiosa, nè spaventata, sono assolutamente distaccata dal mondo che mi circonda e dagli eventi che mi attendono. Tutto ciò che desidero è, fondamentalmente, premiare Adam per il suo essere tanto adorabile e premuroso nei miei confronti, considerato che non posso farlo con un sentimento puro quanto quello che lui probabilmente nutre, e smettere di pensare al resto. Compiere un passo tanto importante da scuotere la mia vita, strapparmi da questo insensato torpore e consegnarmi ad una fase tutta nuova della mia esistenza, una fase nella quale dominerà la consapevolezza che Gee è e sarà sempre e solo il mio migliore amico, quello a cui chiedere aiuto per convincere i miei genitori a passare l'intera notte con Adam. Chiudo gli occhi, senza la minima traccia di sonno: solo per imprimere gli ultimi momenti di quest'estremamente difficile parte della mia esistenza, composta da una manciata di anni costruiti di sorrisi, ma soprattutto di sogni ed illusioni, prima di scendere come un'automa dall'auto, nel sentirmi annunciare che siamo arrivati.
Non è la prima volta che passo la serata in casa di Adam, ma dai suoi gesti attenti e dal silenzio che accompagna la nostra entrata e il nostro indirizzarci verso la sua camera so che entrambi siamo perfettamente coscienti di quanto questa sera è decisamente diversa da tutte quelle che l'hanno preceduta. è una sera nuova, importante, una sera che sa, deve sapere, di noi. Una volta davanti al letto, la stanza dominata solo dal rumore dei nostri respiri, visto che l'intera famiglia di Adam è nella loro casa in montagna, io poso le mani sui suoi fianchi ed inizio a baciarlo. Lo bacio profondamente, disperatamente, aggrappandomi alle sue spalle come implorandolo di strapparmi da tutte quelle illusioni, e lui ricambia con la stessa foga, per poi rallentare appena il ritmo, come ricordandosi che per me sarà la prima volta, e non una qualsiasi seduta di sesso dove abbandonarsi alla foga del momento e alla spinta dell'eccitazione. Si stacca appena e mi guarda negli occhi, chiedendomi piano
"sei sicura?"
e io annuisco e torno a baciarlo prima che siano i miei occhi a tradirmi, mentre le mie mani scivolano convulsamente a raggiungere l'orlo della maglia, che gli sfilo, poco prima di sentirmi posare con la schiena sul materasso morbido del suo letto, e il suo corpo stendersi sopra al mio..anche lui mi toglie la maglia, e io fremo nel sentire la sua pelle tiepida contro la mia, solitamente più fredda di quella di qualsiasi altro umano, e mi sorprendo a trovare tutto ciò profondamente sbagliato, mi sorprendo a desiderare il gelo del marmo contro la mia pancia piatta, il lieve solletico di capelli scompigliati sul mento e non la carezza di ciocche estremamente lisce, mi sorpendo a desiderare che le mie dita incontrino la resistenza di una pelle inscalfibile quando la gelida roccia, e non che affondino appena in quella pelle tiepida, rosea e umana. Mi sorprendo nel desiderare che tutto ciò cessi, il più presto possibile, nel sentirmi la pelle bruciare sotto al suo tocco e la pelle fremere sgradevolmente nei punti in cui lui la bacia. E allora, mentre lui ha la testa piegata nel baciarmi il collo e io ho il mento posato sulla sua spalla e una mano sull'altra, inizio a piangere silenziosamente, prima di essere scossa da leggeri singhiozzi, che lo inducono a sollevarsi immediatamente dal mio corpo, come se mi fossi messa ad urlare di dolore: assiste con gli occhi verdi sgranati al mio pianto, mentre io lo guardo negli occhi, cercando disperatamente di scusarmi semplicemente con lo sguardo, e lui abbandona le braccia lungo al corpo e scuote la testa, con un sospiro rassegnato, ma non arrabbiato.
"oh, Jade.."
sussurra, porgendomi la maglia, che io mi infilo subito, e sedendosi al mio fianco, mentre mi levo a sedere a mia volta e mi passo una mano tra i capelli neri, continuando a piangere piano..rimaniamo qualche istante in silenzio, la stanza ora riempita dai miei leggeri singhiozzi, poi lui chiede, quasi dolcemente
"lo ami, vero? Gee."
ride appena ai miei occhi lucidi ma sorpresi, e continua, accarezzandomi i capelli neri, il tocco discreto ma delicatissimo
"mi illudevo che sarei riuscito a fartelo dimenticare, ma ora ho definitivamente capito che nessuno ci riuscirebbe."
Io mi calmo un pò, il labbro inferiore che trema appena, ma progressivamente si placa, e io sancisco la pace appena ritrovata con un sospiro profondo, prima di sussurrare, con un filo di voce
"mi dispiace, Adam. Ti giuro che ci ho provato, davvero."
Lui annuisce, tranquillo, accarezzandomi la schiena, e sussurra che lo sa. Poi rimane in silenzio, mentre scivolo in bagno a lavarmi il viso, e quando torno in camera lui mi aspetta già in piedi, le chiavi dell'auto che ruotano appena intorno al suo dito, e l'espressione perfettamente tranquilla: mi sorride appena, rassicurante, per poi scortarmi in silenzio fino alla porta, tenendomi aperta la porta dell'auto mentre mi infilo al suo interno, e mantenendo il silenzio durante tutto il viaggio, semplicemete per risparmiare ad entrambi frasi di circostanza che renderebbero il tutto sgradevole, mentre ora appare semplicemente come scontato ed inevitabile. Giunti davanti a casa mia, mi sorride, senza accennare a volermi baciare, e io lo trovo un gesto decisamente maturo e affettuoso. Il non costringerci a concludere il tutto con qualcosa che nessuno dei due desidera, non così.
"buona fortuna, Jade. Sei una ragazza fantastica, e anche lui lo sa."
Annuisco appena, mordendomi il labbro inferiore, e mi sporgo a baciarlo, ma sulla guancia, come il saluto silenzioso di un'amica nei confronti di chi le è stato accanto in un momento difficile.
"grazie, Adam..davvero. Ci rivediamo a scuola.."
Scivolo giù dall'auto, guardandola allontanarsi lungo la strada davanti casa mia, le braccia incrociate e gli occhi appena velati, e mi domando come si senta Sandy in questo preciso istante. Sandy, che forse non si è mai fatta medicare un ginocchio sbucciato da lui, ma che in questo momento lo sta abbracciando, baciando, e a cui lui sta permettendo di guardarlo negli occhi per tutto il tempo che desidera. Sollevo lo sguardo sulle stelle che punteggiano il blu notte del cielo sopra di me, solleticata dalla brezza che arriva dal mare e dalla consapevolezza di essere davvero sola, e vorrei avere ancora quattro anni, per poterlo abbracciare quanto voglio, ma soprattutto per non avere il minumo dubbio su quanto meraviglioso sarà il nostro futuro insieme.

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Capitolo 7
*** This Is The Best Day Ever. ***


nonostante questa storia non abbia avuto un gran successo, e la cosa mi abbia alquanto delusa, visto che ci tengo davvero e ne sono piuttosto orgogliosa, ho deciso di pubblicare un nuovo capitolo per ringraziare coloro che mi hanno comunque recensito, e in particolare sweet_revenge, a cui dedico questo capitolo. Grazie davvero!  Spero che sia all'altezza delle vostre aspettative ^^ non è l'ultimo, ne ho molti altri da parte, quindi se volete che io continui, scrivetemi almeno una recensione. Grazie mille!

"Ti amo, Gee. Ti amo da morire, ti amerò per sempre.."

"Ti amo tanto anche io, piccola.."
Non ci posso credere. Le nostre labbra sono così vicine, i suoi occhi verdi non sono mai stati animati da una sfumatura tanto meravigliosa, nè si è mai rivolto a me con un tono tanto pervaso di dolcezza.
Le nostre labbra sono così vicine, Dio.
Così vicine. Ancora un millimetro, e..

"Tesoro?"
Dio Gee, ci stiamo per baciare, per la prima e assurdamente desiderata volta.. Non potresti aspettare la fine del bacio per dirmi qualsiasi cosa tu..
Oh. Apro gli occhi azzurro ghiaccio, tenendoli appena socchiusi, momentaneamente succubi del sonno, o meglio, di quel sogno meraviglioso, come se ogni parte di me lottasse disperatamente per non abbandonare quell'immagine immensamente stupenda almeno quanto impossibile, ma pochi istanti dopo sono costretta ad arrendermi alla crudele evidenza, e mi sollevo appena sui gomiti, pian piano invasa dalla cruda consapevolezza che sì, quella è esattamente la mia camera, no, Gee non è accanto a me, e già, i capelli tremendamente scompigliati e la matita sbavata che vedo riflessi nello specchio accanto alla porta sono tutta roba mia. Dopo essere giunta a questa triste conclusione, metto a fuoco la porta semiaperta e la sagoma di papà sulla soglia, e sorridendo appena mi levo a sedere, sollevando una mano per tentare pigramente di appiattirmi i capelli neri, rassegnata già in partenza.
"ci..ciaaaaaaaaaahhhhho, papi.."
saluto, intermezzando la dichiarazione con un sonoro sbadiglio, e lui ride divertito, aprendo un pò più la porta
"ciao, tesoro..mi dispiace averti svegliato, volevamo solo dirti che usciamo per un paio d'ore con Matty ed Elìn."
Alle sue spalle compare la mamma, che lo abbraccia da dietro, allacciando le mani piccole e bianche sui suoi addominali, e gli bacia una spalla, a cui fatica notevolmente ad arrivare, data la loro vistosa ed adorabile differenza di statura. Sorride prima a mio padre, e io mi sciolgo puntualmente: adoro il sorriso innamorato di mia madre. Voglio dire, è sicuramente una delle cose più incantevoli mai esistite. Sorrido a mia volta quando lei mi rivolge lo sguardo
"a dopo tesoro! Se ti viene fame prima del nostro rientro e vuoi ordinare da mangiare i volantini sono.."
"accanto al telefono mami, lo so. Ma penso andrò in spiaggia con Gee."
E questa come ti è venuta in mente?
Scaccio la vocina della mia fastidiosissima coscienza, agitando appena la mano in direzione dei miei genitori prima, e dei miei adorabili fratelli poi, prima di stiracchiarmi pigramente, mordendomi il labbro inferiore e giocherellando con una ciocca di capelli lucidi e neri. Dunque, esaminiamo la situazione attuale: Ho un'assurda, incontrollabile voglia di stare con Gee. E questa, a dire il vero, è una caratteristica di ogni singolo istante, e non certo del solo, limitato momento attuale: ma la catalogo come tale, passando ai dati successivi.
Devo trovare una scusa per strappare Gee a Sandy. Non che abbia la certezza assoluta che in questo momento siano insieme: ma ieri mattina, dopo la disastrosa serata al ristorante, mi ha mandato un suo tipico, premuroso e dolcissimo messaggio in cui mi chiedeva se mi fossi ripresa, incantandomi con la dolcezza delle sue parole almeno fino a quando il mio pollice, premendo la freccetta in giù, non mi ha rivelato la disarmante conclusione
"anche Sandy era preoccupata, ti adora davvero."
Oh, povera piccola Sandy, mi dispiace di averla messa in tale agitazione, sul serio. Vogliamo parlare di come lei mi abbia palesemente sottratto il migliore amico, privandomi del suo conforto e delle opportunità di poterlo vedere, opportunità che prima si sprecavano? Beh, ok, non è esattamente così. In realtà so della loro storia da due giorni, per quanto probabilmente durasse già da qualche tempo, e lui ha continuato a frequentarmi esattamente con lo stesso ritmo, senza ostentare inesistenti impegni, ma l'avrebbe sicuramente fatto, se non mi volesse tanto bene. Già, tanto bene. Solo, tanto bene.
Ringhio, frustrata ( è una cosa che mi capita spesso, quando sono particolarmente nervosa. Non è come se una qualsiasi altra persona tentasse di ringhiare, il mio è decisamente più..animale, ecco.), e torno a riflettere, tentando di non ripensare all'ennesima, tragica conclusione di quel mio momento di riflessioni post-sonno, e alla fine giungo ad un'ennesima, infallibile teoria: che sotto la doccia si riflette decisamente meglio. Perciò mi alzo stancamente, trascinandomi fino al mio bagno personale, fortunatamente comunicante alla stanza: valuto per qualche istante se attraversare parte della casa per raggiungere la tanto agognata doccia dei miei genitori, con tanto di stereo interno e sedile, ma il pensiero della varietà di cose che hanno fatto al suo interno mi fa decisamente desistere. Quindi, mi limito a sfilarmi pigramente la maglia extra large, residuo di Jamie prima del suo trasferimento a Los Angeles, che papà ha portato in Islanda confondendola con una delle sue, e la poso accuratamente sul letto, attenta a non stropicciarla. Se mi concentro mi sembra di sentire ancora il profumo buonissimo del mio fratellone, che mi manca semplicemente da impazzire. Terminato di spogliarmi, mi infilo sotto la doccia, e mentre mi godo con un sospiro beato la sensazione dell'acqua calda sulla pelle, gli occhi chiusi, mi do da fare per elaborare il mio piano.
Mentre traccio disegni indefiniti (oh, ok, principalmente G con cuori accanto, spesso curiosamente abbinate a J ) sul vapore formatosi sulla parete della doccia, però, mi viene un'idea geniale.
Voglio dire, mi sono appena lasciata con il mio ragazzo, no? Sì, questo è inopinabile. E non è un'occasione in cui si ha un urgentissimo bisogno del conforto del proprio migliore amico? Oh, sì che lo è.
Per quanto mi senta terribilmente in colpa per aver fatto soffrire Adam, non si può negare che la fine della nostra storia è pur sempre una scusa perfetta per sottrarre Gee alla sua perfettissima ragazza. Trionfante, mi insapono velocemente corpo e capelli neri, immersa nell'aroma di vaniglia, per poi scivolare fuori dalla doccia, avvolta nel mio accappatoio di Gloomy Bear, con tanto di testa del piccolo orso sanguinario sul cappuccio, e scivolare in camera, infilandomi rapidamente un completo viola con cuoricini neri in rilievo, pantaloncini di jeans nero appena sfilacciato sui bordi, e una canottiera viola con la sagoma nera di una chitarra elettrica, i bordi del quale sono ricoperti da borchie, così come la scritta "hard rock cafè LA", subito sotto: regalo di Jamie, che appena può mi spedisce tonnellate di souvenir comprati in ogni singolo negozio dell'immensa città dove vive. Infilo rapidamente all star basse e viola, dalle stringhe nere, mi pettino e mi trucco, aggiungendo semplicemente una buona dose di matita nera: se Gee non è troppo distratto dalla sua bella (ennesimo ringhio gutturale) arriverà praticamente subito, e so di dovermi preparare accuratamente, prima di mandargli il fatidico messaggio.
Una volta pronta mi accoccolo sul letto, brandisco l'iphone e scrivo, dopo un attimo di esitazione
"hey..sei tanto occupato? Avrei bisogno di parlarti."
Invio. Non faccio nemmeno in tempo ad abbassare il cellulare, che quello vibra nuovamente, segnalandomi la celerissima e breve risposta del mio migliore amico
"arrivo subito."
Meno di tre minuti dopo, il trillo del campanello risuona per la casa, e dopo un respiro profondo mi appresto a scivolare giù dal letto ed avviarmi verso la porta, mordicchiandomi appena il piercing al labbro inferiore prima di aprirla.
Ed eccolo, eccolo in tutto il suo splendore. I capelli neri scompigliati, gli occhi di un verde tendente al nocciola per via delle nuvole che oggi infestano il cielo islandese, le mani affondate nelle tasche della sua solita giacca di pelle nera: perfetto.
Dopo una piccola fitta al cuore nel constatare quanto, come ogni volta, sia ancora più bello di quanto ricordassi, sorrido e spalanco appena le braccia, fingendomi sorpresa, sebbene mi sfugga un sorrisetto divertito
"mi hai preso in parola, eh?"
Lui sorride, un sorriso appena accennato ma bello come ogni altro. Il suo meraviglioso, dolcissimo sorriso da bimbo, che ogni volta me lo fa amare in maniera ancor più intensa e clamorosa. Dio, Dio, quanto ti amo.
"Quando Gerard Valo fa una promessa, è quella."
solleva un sopracciglio, nel non vedermi minimamente intenzionata a prendere una felpa, sebbene quel giorno nuvoloso abbia portato con sè una sera altrettanto uggiosa: ma per il momento non ho freddo. E in ogni caso i brividi non possono rivelarsi che l'ennesima scusa per stringermi un pò più a lui. Lo prendo a braccetto, e gli chiedo, tranquilla
"andiamo alla nostra spiaggia?"
Lui annuisce, semplicemente, rimanendo in silenzio, e ci avviamo insieme verso il nostro tratto di spiaggia preferito, lo stesso da tredici anni, quando passavamo interi pomeriggi giocando con l'acqua o costruendo maestosi castelli di sabbia.
La nostra spiaggia. è straziante e allo stesso tempo incantevole come quest'espressione suoni incredibilmente romantica, senza alcuna ragione effettiva che ne dimostri l'importanza, almeno nel campo di questo genere di sentimenti. Il cielo si sta avviando al tramonto, che anticipa con sfumature rossastre, incantandomi come sempre per la meravigliosa varietà di colori che il cielo Islandese è in grado di offrire. Il cielo, e il mare. Amo infinitamente questo paese, lo sento davvero mio.
Giunti sulla sabbia, calcio via le mie all star, rimanendo a piedi nudi, le unghie smaltate di nero, e mi siedo davanti a lui: scelgo di tenere le mani intrecciate, per il momento, più che altro per non cedere all'incredibile tentazione di intrecciarle alle sue, così spaventosamente vicine. Tutt'un tratto, mi sento stranamente nervosa, come mai mi sono sentita in sua presenza, e la sensazione decisamente non mi piace: è come se qualcosa tra noi stesse cambiando, e l'allontanarmi da lui, l'assottigliare ulteriormente il già per me appena sufficente rapporto d'amicizia che ci lega, mi distruggerebbe.
"allora, di cosa volevi parlarmi?"
dice all'improvviso lui, la testa appena piegata e gli occhi verdissimi: quando cerco di incrociarli lui rivolge lo sguardo al mare. Qualche istante, prima di tornare a guardarmi, una manciata di secondi con l'unica funzione di interrompere il nostro contatto visivo, che altrimenti si sarebbe rivelato troppo prolungato. Gli occhi iniziano a pungermi, ma potrei sempre ricondurre le lacrime a qualche granello di sabbia.
"beh..io e Adam ci siamo lasciati."
Lui sbatte appena le ciglia: sembra persino scosso, poi sorpreso, poi torna ad assumere un'espressione perfettamente pacata, e piega appena la testa, i capelli neri ulteriormente scompigliati dal leggero vento spinto dal mare.
"come mai, se posso chiedertelo? Mi sembrava che le cose tra voi andassero bene."
sussurra, e io abbasso lo sguardo, posandolo sulla mia mano destra, che dalle mie ginocchia è scivolata sulla sabbia, a tracciare disegni indefiniti. Mi accorgo che il mio dito sta automaticamente seguendo le linee che lo porteranno a formare la lettera G, e gli impongo di fermarsi, e trasformare la linea curva appena tracciata in un'anonima spirale. La sua mano è così vicina..è sicuramente solo un'illusione,ma mi sembra persino che le sue dita si stiano muovendo appena verso le mie.
Poi, mi stringo appena nelle spalle, preda di una silenziosa ma accerrima lotta interiore. La stessa che mi dilaniava più di un anno prima, la lotta tra la voce della mente, quella che ha paura di soffrire, che si basa sulla razionalità ed è incatenata da timori e paranoie elaborate nel corso di tutto questo tempo speso ad ammirarlo, tentando di decodificare ogni suo minimo segnale e finendo col convincermi che per me non ci sarà mai nessuna speranza, e la voce del cuore. Quella che ha un bisogno impellente e disperato di rivelargli tutto quello che sento quando lo guardo negli occhi, di fargli ascoltare come ogni mia cellula canti il suo nome. Quella che vuole l'assoluta certezza che quell'io e lui non potrà mai diventare un noi.

Diglielo.
No.
Diglielo.
Ma se..
Diglielo. Ora o mai più, e questa volta davvero.

"il fatto è che io..sono innamorata di un altro."
Tale dichiarazione viene seguita da qualche istante di silenzio. Si avverte solo il soffio leggero del vento e lo stridere dei gabbiani, al largo. Lui non si muove: o meglio, persino le sue dit si pietrificano, immobili come ogni altra parte del suo corpo, come solo i vampiri sanno divenire. Poi sembra sciogliersi, e sbatte almeno le ciglia, prima di distogliere lo sguardo e sussurrare, evidentemente sicuro di non essere sentito
"anche io sono innamorato, ma per lei sembro non esistere.."
Sgrano gli occhi, che si riempiono immediatamente di lacrime, senza alcuna utopistica possibilità di impedirglielo, sebbene la mia testa quasi mi dolga, da quanto mi sto sforzando di bloccare i miei ultimamente sovrutilizzati dotti lacrimari. L'ha detto. è innamorato. E non si tratta di Sandy, no, non perdo tempo nemmeno a vagliare quest'ipotesi, considerata che lui sembrava più che propensa a considerare la sua esistenza. Si tratta di una vampira. è così. La vampira bionda ed eterea torna a farsi prepotentemente spazio nella mia mente, sorridendomi beffarda. è ovvio: lui aveva tentato di concentrarsi su una piccola e dolce umana per tentare di dimenticarla, ma aveva miseramente fallito. Ne era ancora innamorato, incatenato alla sua perfezione, ma lei non sembra intenzionata a concedergli il suo amore. Com'è possibile? Com'è possibile avere una tale fortuna, e non desiderare sfruttarla? Avere il suo amore e respingerlo, possedere il suo cuore e calpestarlo?
Vorrei averla qui davanti, in questo preciso istante. Troverei il modo di straziare la sua pelle inscalfibile, la farei soffrire almeno quanto lei sta facendo soffrire lui. Il mio dolore non conta: è facilmente trascurabile, in vista della sua felicità. Ma il suo, oh, il suo..l'idea che possa soffrire è quanto di più devastante e terribile io riesca a concepire, e il sapere che qualcuno gli stia infliggendo questo dolore mi fa solo rimpiangere di non avere alcuna possibilità di attrarlo. Perchè io il suo cuore lo conserverei come ciò che di più prezioso potrei possedere, come la fortuna più grande che mi potesse capitare. Mi strapperei il cuore, per difendere l'incolumità del suo. Io morirei, per renderlo felice.
"Lo conosco?"
Le sue parole interrompono le mie riflessioni, e io sollevo lo sguardo azzurro ghiaccio, incontrando i suoi, verdi: ormai sto piangendo senza ritegno, seppur silenziosamente, ma lui sembra ricondurlo alle mie pene d'amore ,visto che quando scuoto la testa, lasciandomi sfuggire un leggero singhiozzo, sospira e sussurra
"Jade, tu sei una ragazza incredibile. Chiunque lo potrebbe dire, e credimi, non c'è nessuno che sapendo di porterti avere rinuncerebbe a te. Dovresti dirgli quello che provi.."
Singhiozzo nuovamente. Certo, nessuno a parte te, l'unico che mi potrebbe davvero avere. Scuoto nuovamente la testa, passandomi una mano tra i capelli neri, cospargendoli di invisibili granellini di sabbia.
"oh, certo. E cosa dovrei dirgli, Gee? Guardarlo semplicemente negli occhi e dirgli che lo amo?"
cala nuovamente il silenzio, interrotto solo dai miei singhiozzi, e io mi sorprendo che non riesca a sentire quello che tutto il mio corpo, ogni singola parte di me, a parte le labbra, sta urlando:
Ti amo, Ti amo, Ti amo.
"posso seguire il tuo consiglio?"
Oh, perfetto. Ora grazie alle mie geniali idee, striscerà fino alla bellissima ed eterea vampira, la guarderà negli occhi e le dichiarerà il suo amore, senza mezzi termini. E probabilmente quella resterà tanto impressionata da tale spontanea e romantca dichiarazione da accettare la sua corte, e vissero tutti felici e contenti. Tutti tranne Jade.
Singhiozzando ormai in modo incontrollabile annuisco, con una tremante, leggera alzata di spalle, prima di sollevare gli occhi per incrociare i suoi: e allora lui, dopo essersi appena morso il labbro inferiore, dischiude le labbra e sussurra
"Ti amo."

Un attimo. Questo non l'ho detto io. Non l'ho sussurrato nella mia testa, non l'ho scandito a fior di labbra, non l'ho urlato silenziosamente.
Ma no, non è possibile. è surreale. è ancora tutto un sogno: attendo solo il momento in cui papà mi chiamerà, e io mi ritroverò nel mio letto, tanto frustrata da voler prendere a pugni il cuscino.
Ma papà non mi chiama, io non mi sveglio: ci siamo solo io, con gli occhi azzurro ghiaccio sgranati e le labbra appena socchiuse, lui, che mi guarda con un'espressione che non gli ho mai visto, tra lo spaventato e l'implorante, e intimorito dal mio silenzio abbassa lo sguardo, a disagio, sollevandolo nuovamente solo quando io mi sento sussurrare:
"Ripetilo."
Lui sembra animato da una nuova speranza, e dopo essersi morso il labbro inferiore lo sussurra nuovamente, sussurra quelle due celestiali parole:
"Ti amo.."
E allora tutti i miei dubbi, le mie paranoie, i miei sogni, i miei incubi, le immagini elaborate dalla mia mente, le parole scritte su pagine di diario, le foto consumate a forza di essere guardate, tutto svanisce dalla mia testa.
Esistiamo solo io, lui, e quelle due parole. E le mie mani che si intrecciano alle sue, ora, come attirate da una calamita, e le stringono quasi convulsamente, insensibili alla loro durezza.
Esistiamo solo io e lui.

"Ti amo anche io.."


E sul mio viso non può che dipingersi un sorriso dolcissimo, un sorriso innamorato ai miei occhi ancora più incantevole di quello di mia madre, soprattutto quando si mescola al suo, il suo meraviglioso sorriso da bimbo..non più moderato, non più di circostanza. Appena sorpreso, certo, come il mio, nello scoprire quella sera di giugno che tutti i nostri sogni coincidevano, che ci siamo sempre desiderati e mai capiti, affiancati ma mai incontrati, sfiorati ma mai abbracciati, sussurrati ma mai dichiarati, sognati ma mai vissuti, sorrisi ma mai baciati..almeno fino a quel meraviglioso momento. Il momento del tramonto, il cui il cielo si tinge di magnifiche sfumature pastello, aranciate, rosate, rossastre. Il cielo sfida il mare, lo tinge di rosso, il cielo ci abbraccia, il cielo festeggia tutti i nostri sogni realizzati in un solo, meraviglioso istante:
Il cielo sorride, mentre io premo le labbra su quelle di Gerard Valo, il mio migliore amico, l'amore della mia vita.
E le sento meravigliosamente fredde contro alle mie, fredde e dure come se stessi baciando quelle di una surrealmente perfetta statua di marmo: vi premo contro le mie, morbide e tiepide, desiderando assorbirne la meravigliosa freddezza, mentre scivolo appena in avanti e sento le sue mani stringere le mie, attente a non farmi male: poi, gli occhi chiusi, le dischiudo, e la sensazione della sua lingua stupendamente fredda che scivola nella mia bocca e incontra la mia è ancora più meravigliosamente sublime che in ogni mio sogno, anche il più azzardato, semplicemente perchè è tanto vivida e reale da rischiare di farmi tornare a piangere, lacrime non più sofferte ma desiderate, lacrime di sollievo e incredibile felicità.
Le nostre lingue danzano e si intrecciano tra le nostre labbra, mentre le nostre bocche si muovono insieme, in perfetta sintonia, e ci stacchiamo solo per sorriderci, per assicurarci nuovamente che tutto ciò che stiamo vivendo sia reale e non l'ennesimo sogno: ma no, non è un sogno, e l'inizio della nostra realtà.
E non esistiamo più semplicemente io e lui.

Esistiamo noi.

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