Romance. di JadeDevour (/viewuser.php?uid=82898)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Early Sunsets Over Monroeville. ***
Capitolo 2: *** Demolition Lovers. ***
Capitolo 3: *** chiarimenti :] ***
Capitolo 4: *** My Way Home Is Through You. ***
Capitolo 5: *** Drowning Lessons. ***
Capitolo 6: *** Vampires Will Never Hurt You. ***
Capitolo 7: *** This Is The Best Day Ever. ***
Capitolo 1 *** Early Sunsets Over Monroeville. ***
dunque: questo primo
capitolo è un puro e semplice esperimento. Tengo moltissimo
a questa storia, che ho creato a partire da personaggi già
ampiamente sviluppati e caratterizzati, nati da un gioco di ruolo:
ognuno di essi ha un'identità ben precisa, che poi
esternerò nel caso che la storia venga apprezzata e mi sia
chiesto di continuare. Tengo a precisare che non è in alcun
modo da considerare una fanfiction di twilight: come noterete i miei
vampiri hanno caratteristiche diverse da quelle del libro, e sono
decisamente più integrati all'interno del mondo umano. Spero
vivamente che questo capitolo vi piaccia almeno quanto è
piaciuto a me scriverlo *W* mi rendereste assurdamente felice lasciando
un commento, anche brevissimo, positivo o negativo che sia, in modo da
aiutarmi a migliorare il mio stile o in ogni caso capire se postare i
capitoli seguenti o meno. Non mi resta che augurarvi una buona lettura
*---* Jade. Oh, piccolo appunto: ovviamente i continui
riferimenti ai My Chemical Romance non sono casuali, ma in ogni caso
anche questi particolari vi saranno più chiari nei capitoli
seguenti :D
A blue, black shade of love.
Sent from above.
My hands are tied to worlds alone,
And this I know.
Your breath's like wine,
And just like clouds, my skin crawls.
It's so divine, the sky it glows with fields of light
Pioggia.
Mi abbraccio le ginocchia sottili, posandovi sopra le labbra, e osservo
la pioggia ticchettare contro il vetro, fuori dalla mia finestra. Il
cellulare accanto a me, lo schermo rivolto al copriletto viola, trilla
attutito dal suono assordante e divino della musica che riempie la mia
stanza avvolta dalla penombra. Non so se si tratti dell'ennesimo
augurio da parte di qualcuno che nemmeno conosco: non ho realmente idea
di come faccia un numero tanto spropositato di persone a possedere il
mio numero. Sospetto che qualcuno l'abbia scritto sul muro del bagno
della scuola o qualcosa di simile accanto alla data del mio compleanno,
perchè, sul serio, non vedo altre spiegazioni.
Socchiudo appena gli occhi, con un leggero brivido nell'avvertire uno
spiffero proveniente dalla porta/finestra solleticare le mie braccia,
lasciate nude dalla canottiera viola chiaro che indosso, prima di
scivolare giù dal letto ed avvicinarmi alla grande vetrata,
dietro la quale le cime degli alberi stanno iniziando a piegarsi,
schiacciate dal vento: sollevo lo sguardo, e rimango affascinata dal
magnifico contrasto creato dalle nuvole nerissime, che lottano per la
supremazia del cielo con pallidi ma tenaci raggi di sole che filtrano
dove lo strato di nubi è meno denso, e d'un tratto
confermano la propria superiorità con un poderoso tuono, che
squarcia il vago fruscio della pioggia, dominante fino a quel preciso
istante. Le mie dita, dalle unghie smaltate di nero, picchiettano
appena contro il vetro, e quasi richiamata da quel suono sottilissimo
abbasso lo sguardo e le fisso, come se non appartenessero al mio corpo:
oh, lo smalto è rovinato, si è ridotto a piccole
macchie nere.
Papà adora tenerlo così, e anche Jamie. E Matt,
ultimamente, ho notato che di tanto in tanto la mia boccetta sparisce
curiosamente, per poi tornare ridotta a metà nel cestino dei
trucchi, paradossalmente in corrispondenza delle occasioni in cui il
mio biondo fratellino si presenta indifferente con le unghie
smaltate..ancora piuttosto male, non ci ha ancora fatto la mano e
probabilmente è troppo orgoglioso per chiedere ad
Elìn di aiutarlo.
Sorrido, mentre i miei occhi azzurro ghiaccio vagano per la superficie
trasparente fino a posarsi stabilmente sul mio riflesso: mi agito,
quasi a disagio nel vedermi scrutata dal mio stesso sguardo, e mi passo
una mano tra i liscissimi capelli neri, che ricadono lucidi sulle
spalle, decisamente più bianche della carnagione della
quattord..quindicenne media.
Già, perchè oggi è il giorno del mio
quindicesimo compleanno..è ora di crescere, piccola Jade.
Ora di stabilire priorità e obbiettivi, ed impegnarsi per
raggiungerli. Ora di aprire gli occhi e cavarsela da sola, e di
lasciare da parte i sogni infantili, almeno per un pò, per
dedicarsi all'immaginare cosa realmente vorrai e potrai diventare nella
tua vita. Discorsi triti e ritriti, certo, solite frasi di circostanza,
soliti consigli che ogni genitore declama al proprio figlio nel vederlo
crescere, come se quelle semplici frasi potessero farlo sentire in pace
con sè stesso. Mio padre non mi ha detto niente del genere,
quando stamattina sono scesa scalza a fare colazione, l'espressione
assonnata perfettamente identica a quella della mattina precedente,
quando ero ancora quattordicenne e secondo i canoni del genitore medio
i sogni infantili mi sarebbero stati ancora concessi, almeno fino a
mezzanotte: no, lui mi ha sorriso, mi ha posato le mani sulle spalle,
mi ha guardato negli occhi azzurri perfettamente identici ai suoi, e mi
ha augurato un buon compleanno dichiarando:
"Sei stupenda, Jade."
Sorrido istintivamente, mentre il cellulare torna a trillare offeso, e
con un leggero sbuffo mi allontano dal vetro, per poi lasciarmi cadere
all'indietro sul letto, rimbalzando leggermente, ed afferrare l'iphone
li accanto, roteando le pupille nel vedere il nome di Iris, uno delle
due mie migliori amiche, lampeggiare sullo schermo, accanto ad una
piccola foto in cui tecnicamente starebbe sorridendo: considerato che
sarà la quarta volta che mi chiama senza risultato,
però, persino quella sembra contratta in una smorfia
minacciosa. Con una piccola fitta al cuore nel vedere due occhi verdi
al di sopra del bordo della foto, unica parte visibile dello sfondo
insieme ad una massa di meravigliosamente scompigliati capelli neri, mi
porto finalente il cellulare all'orecchio, esordendo con un divertito
"pronto?"
"JADE! no scusa, ma hai idea di quante volte ti ho chiamato,
nell'ultima mezz'ora?"
Allontano appena il cellulare, sfioro un paio di volte lo schermo fino
al registro delle chiamate, e torno a ripristinate la comunicazione,
cinguettando innocente
"dodici, forse?"
"ahah, sì, davvero divertente. Io e Maria qui a
sbatterci per organizzarti una festa e tu a fare chissà cosa
guardando chissà cosa."
"ancora con questa storia? Ma finiscila! Non faccio propr.."
"sì, sì. Allora, a che ora riesci ad
arrivare?"
Lancio un'occhiata all'orologio sul comodino, e mi stringo appena nelle
spalle, rendendomi conto subito dopo della perfetta
inutilità del gesto, considerato che lei non può
vedermi: evidentemente la mia capacità di giudizio
dev'essere stata offuscata dalla foto sullo sfondo della sveglia.
Sospiro, vagamente tentata dal prendere a testate il muro.
"mmm. Tra un paio d'orette?"
"COSA? Mezz'ora."
"un'ora e mezza!"
"un'ora, è la mia ultima offerta. Muovi il tuo
stupendo culetto!"
Sbuffo nuovamente, e lancio svogliata il cellulare poco lontano. Non
riuscirò a fare niente in un'ora. Voglio dire, devo ancora
decidermi su che diavolo mettere!
Sto meditando senza alcun entusiasmo se infilarmi nella doccia o in
camera dei miei per rubare qualche meraviglioso vestito alla mamma,
quando il cellulare trilla nuovamente. Ancora Iris.
"oh, dimenticavo. Sono arrivati gli alcolici. Dieci casse, ci
credi?"
Beh, suppongo che tutto sommato questa festa potrebbe anche rivelarsi
interessante.
Quando mamma bussa alla porta, il pavimento della mia camera
è letteralmente ricoperto da uno strato spessissimo di
vestiti, e io me ne sto in mezzo, con un'espressione di puro panico
dipinta sul viso. Il mio cellulare ha ripreso a trillare furiosamente
nell'ultima mezz'ora, e questo semplicemente perchè dovrei
già essere alla MIA festa da poco più di venti
minuti: ma hey, avete idea di quanto sia dannatamente difficile
decidere cosa indossare? Se siete una ragazza di appena quindici anni,
con un armadio stracolmo di vestiti e la netta sensazione che nemmeno
uno di questi sia azzeccato per la serata, allora sì,
probabilmente l'avete. Sospiro, passandomi una mano tra i capelli neri,
e mormoro un vago
"avanti.."
sollevando lo sguardo con un vago sorriso nel vedere mia madre,
probabilmente la creatura più incantevole che possiate mai
incontrare, fare capolino sulla soglia, sbattendo appena le ciglia nel
notare la massa di vestiti scartati sparsa in masse scomposte qua e
là per la stanza: apre la bocca per dire qualcosa, in
particolare quando i suoi magnifici occhi viola si posano su una maglia
rossa dalle maniche a sbuffo che ciondola a mezz'aria da sopra la
lampada della scrivania. Poi, probabilmente impietosita dal mio sguardo
implorante, torna a sorridere, sistemandosi una ciocca di capelli di un
nero corvino perfettamente identico al mio dietro l'orecchio..quando
sorride ci somigliamo ancora di più,papà lo dice
sempre.
"problemi con i vestiti, amore?"
chiede, non senza una sfumatura ironica nel tono melodioso, e io
annuisco, affranta.
"grossissimi problemi, mami!"
esclamo, e lei ride cristallina, posandosi le mani bianche sui fianchi
sottili..rimane qualche istante in silenzio, la testa appena piegata,
poi sorride e solleva una mano piccola e bianca, un indice sollevato,
come a dirmi di aspettare un istante..sparisce in camera, e un istante
dopo ne fa ritorno trionfante, stringendo tra le mani il più
bel vestito che io abbia mai visto in tutta la mia vita..e credetemi,
ne ho visti centinaia, data l'apprezzabile abitudine della mia famiglia
di non farsi alcun problema nello spendere miliardi su miliardi in, tra
le altre cose, capi d'abbigliamento. è viola, ovviamente,
essendo il colore preferito di mamma, ed è formato da un
corpetto con stupendi e minuscoli fiori ricamati neri, e una gonna
arricciata stile tutù. Mi getto su di lei con uno strillo
entusiasta, brandendo il vestito che lei mi porge e stringendomelo al
petto come un adoratissimo figlio ritrovato, mentre saltello qua e
là per la stanza, semplicemente entusiasta: DIo, adoro mia
madre, sul serio. NOn c'è giorno in cui non ringrazi il
fatto che, almeno apparentemente, sia quasi una mia coetanea. Certo,
questo comprende altri spiacevoli dettagli come il fatto che debba
nutrirsi esclusivamente di sangue, e per ottenerlo uccida quasi ogni
giorno un paio di persone. O che lei e mio padre passino intere
giornate chiusi in camera loro, considerato il fervido appetito
sessuale tipico dei vampiri, ma immagino siano dettagli trascurabili,
nel panorama complessivo dei vantaggi che il loro stato comporta.
"grazie mami, grazie grazie grazie grazie!! Dio, non ti
ringrazierò mai abbastanza, sul serio. Sei la mia
salvatrice!"
esclamo, gli occhi azzurro ghiaccio che brillano, e lei ride
cristallina, scuotendo la testa, mettendo in mostra i denti perfetti,di
un bianco accecante.
"figurati, piccola..oh, non per metterti fretta, ma
Gee ti sta aspettando giù da almeno quaranta minuti.
Comunque non preoccuparti..ci sono anche Frankie ed Hel, è
in buonissima compagnia."
sorride, e dal lampo che attraversa i suoi occhi viola sembra aver
avvertito il battito mancato dal mio cuore (ancora) umano, nel sentir
pronunciare quel nome.
Annuisco vaga, mordendomi il labbro inferiore, tutto l'entusiasmo
improvvisamente convertitosi in qualcosa di meno ostentato, ma
decisamente più intenso: prima che lei chiuda la porta mi
sporgo appena verso lo spiraglio man mano più piccolo, come
sperando di avvertire un qualsiasi, anche impercettibile segno della
sua presenza, ma la porta si chiude prima che io possa aver carpito
anche solo un frammento della sua voce, il suono più
meraviglioso che io abbia mai sentito. Poi ride. Ride, probabilmente in
seguito a qualcosa di detto da mamma, e io lo sento, e l'intera stanza,
prima immersa nella penombra, sembra illuminarsi, come se i raggi di
luce che prima filtravano timidi attraverso le nuvole nere le abbiano
improvvisamente dissipate, e la piena luce del sole caldo di fine
maggio si sia appropriata della mia camera..chiudo gli occhi,
sospirando, lasciando che gli echi di quella seppur breve risata
invadano ogni mia cellula, che ogni millimetro del mio corpo si
impregni di frammenti di quel suono divino, e quando apro gli occhi,
come ogni volta, avverto un leggero capogiro, e sono costretta a
socchiudere gli occhi, portandomi una mano bianca alla testa, a
sfiorare appena i capelli neri..è amore, questo? GLi adulti
sembrano avere la singolare convinzione che un essere umano possa
iniziare ad amare veramente solo allo scoccare di una precisa ora, e
dopo un numero considerevole di anni trascorsi dalla sua nascita. COme
se tutti i sentimenti che egli aveva, erroneamente, ricondotto
all'amore fossero semplicemente germogli di questo. Qualcosa che al
piccolo ingenuo pare immensamente forte e bello, ma che con il passare
degli anni riconoscerà essere solo spiragli di luce tra le
nubi..come se si potesse avvertire il calore del sole sulla pelle solo
una volta raggiunta l'età adulta.
Tutti i tiepidi raggi precedenti sono definiti "cotte" "infatuazioni"
"amori platonici".
Mi lascio cadere sul letto, sollevando una mano per sfiorarmi le labbra
con la punta dell'indice. è veramente solo questo, che sento?
No, un raggio tanto piccolo non illuminerebbe mai un'intera stanza,
nè mi scalderebbe tanto il cuore.
Con una lentezza quasi estenuante, come indifferente al cellulare che
continua a squillare e alle lancette che ticchettano inesorabilmente
dall'orologio sul comodino (ho sempre avuto un udito particolarmente
raffinato, come ogni altro mio senso. Eredità dei miei
genitori, immagino, sebbene i miei fratelli sostengono di aver sempre
avuto percezioni prettamente umane): infilo il vestito, senza guardarmi
allo specchio se non per truccarmi, matita nera per valorizzare gli
occhi azzurro ghiaccio: mi sembra un crimine voler scurire in qualsiasi
altro modo la mia adorata pelle, meravigliosamente pallida, e infilarmi
un fiocchetto viola, con un teschietto nero all'interno. Un ultimo
sguardo allo specchio, una domanda fuggevole che come ogni volta si
presenta nella mia mente solo per essere repentinamente scacciata in un
angolo della mia coscienza, con quella che appare come una certezza,
pesante quanto un macigno, a tenerla ben inchiodata al suolo, senza
permettere che alcuna speranza si sollevi in volo da essa: poi, dopo un
respiro profondo, apro la porta e la richiudo dietro di me.
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Capitolo 2 *** Demolition Lovers. ***
Nel momento stesso in cui metto
piede nella sala della mia stupenda quanto esageratamente grande casa (
vi basti pensare che questa è una delle quattro sale sparse
per l'intera villa, e non sono nemmeno troppo sicura di dove sia la
quarta) la situazione è la seguente.
Matt sta giocando alla play station con papà. Sorrido appena
nel vederlo assolutamente concentrato nel terminare il suo livello, e
il mio sorriso si allarga ulteriormente nel notare che papà
smette per qualche istante di manovrare i pulsanti del joystick, in
modo da finire fuori strada con la sua minuscola moto e portare mio
fratello in netto vantaggio: lui infatti lancia in aria le braccia,
esultando, e si rivolge a papà con un sorrisetto orgoglioso
"non dicevi che questa volta mi avresti battuto,
papà? Ah!"
Lui sbuffa, scuotendo la testa e fingendosi profondamente amareggiato:
si volta, e finge di ringhiare contro la mamma, che per tutta la durata
della partita lo abbracciava da dietro, riempiendogli il collo di baci,
nonostante lui di tanto in tanto protestasse ridendo, affermando che in
quel modo lo distoglieva dall'importantissima sfida in corso..
"è colpa di tua madre, Matty, solo sua. La
prossima volta la chiudo in cucina, e allora sì che ti
straccerò."
proclama serissimo, per poi voltarsi ed abbracciare la mamma,
attirandola con sè sul morbido tappeto, facendola strillare,
ridere cristallina e poi limitarsi a ricambiare il suo bacio, cosa che
fa distogliere lo sguardo a Matty, che con una leggera smorfia torna a
dedicarsi al suo allenamento, giusto per essere sicuro di riuscire a
vincere anche la volta successiva.
Sul divano dietro di loro, il solito sorrisetto appena accennato ( e se
me lo concedete, esageratamente sexy) e i capelli mossi e castani,
Frankie Madden sta sussurrando qualcosa nell'orecchio della sua
altrettanto stupenda ragazza, Helena Valo. Il mio sguardo si sofferma
qualche istante, senza riuscire ad evitarlo, sulle sue braccia,
lasciate scoperte dalla sua canottiera preferita, nera e con il simbolo
dei rolling stones sul davanti: il braccio sinistro ogni volta attira
inevitabilmente le mia attenzione, per il meraviglioso tatuaggio che lo
ricopre interamente. Non è l'unico che possiede, certo:
sfruttando il suo potere, inusuale tra i vampiri, ovvero quello di
poter sottoporsi a tatuaggi nonostante la sua pelle tecnicamente
più dura del marmo, Frankie si scrive sul corpo ogni
sensazione, passione, od evento fondamentale della sua esistenza, e lo
stupendo "Helena" tatuato all'interno del braccio destro in un'elegante
e magnifica grafia corsiva è un ulteriore prova di quanto,
dopo più di due secoli spesi semplicemente come amici, sia
davvero sicuro che la sua ragazza sia l'unica, vera donna della sua
vita. E chi potrebbe dubitarlo, vedendoli insieme? Sono semplicemente
pazzi l'uno per l'altra..e i loro
corpi sembrano completarsi perfettamente, la magnifica, sottile figura
di Helena adagiata in grembo al suo altrettanto magnifico ragazzo, e le
sue mani bianche che percorrono le braccia con cui lui le sta cingendo
la vita, le mani di lui intrecciate sulla sua pancia piatta..sorrido,
la testa appena piegata. Sono semplicemente stupendi, come i miei
genitori. Come..una composizione marmorea, solo reale e infinitamente
più incantevole.
Poi il mio sguardo scorre appena lungo il divano, e si posa sull'ultima
persona presente nella stanza, essendo Elìn da qualche sua
amica. La persona in questione se ne sta schiacciata, non
perchè obbligata in quel minuscolo spazio ma per tenersi
volutamente il più lontano possibile da Frankie ed Hel,
contro il margine sinistro del divano, e io conosco esattamente
quell'espressione, l'imbarazzo dipinto nei suoi occhi verdi. Io conosco
esattamente ogni sua abitudine, sono perfettamente in grado di
prevedere ogni suo gesto. Tra pochi istanti solleverà una
mano per..ecco, così, per toccarsi i capelli, come sempre
quando è nervoso. E socchiuderà appena gli occhi
rivolto a Frankie, proprio come ha appena fatto.
è straordinario come tutto, dovunque io mi trovi, si tinga
di una luce diversa, quando guardo Gerard Valo. Gee. Il mio migliore
amico.
Tutto si tinge delle sfumature del meraviglioso verde dei suoi occhi.
Un verde che cambia ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, seguendo i
cambiamenti atmosferici, la diversa luce corrispondente al momento
della giornata, seguendo le sue emozioni, un verde surreale da tanto
è intenso, un verde dentro il quale potrei perdermi per
giornate intere, se solo avessi l'occasione di guardarlo negli occhi
per così tanto tempo, prima che lui distolga lo sguardo con
un sorriso indulgente.
Ennesima, piccola fitta al cuore, che mi scuote abbastanza da poter
sollevare una mano e rivolgere un sorriso a chi ha sollevato lo sguardo
su di me, finalmente conscio della mia presenza.
"salve gente..sono finalmente pronta! Non ci speravate,
eh?"
Hel sorride luminosamente, un sorriso di un bianco tanto accecante da
abbagliarmi appena, e batte le mani tra loro, per poi portarsele alle
labbra..
"Dio tesoro, ma guardati! Sei stupenda!"
cinguetta, lo sguardo ammirato che vorrei tanto veder dipinto sul viso
del suo fratello gemello: sul suo visto stupendo, quel viso da bambino
che di tanto in tanto vorrei schiaffeggiare, quando non sembra
percepire i miei segnali, quando mi parla come se fossi una bambina,
quando fa l'iperprotettivo. Non come un ragazzo geloso, come un
fratello maggiore malfidente nei confronti degli amici della sorellina.
Lo vorrei tanto schiaffeggiare..ma solo per poterlo riempire di baci
l'attimo dopo.
Lui invece mi guarda con un sorriso leggero, lasciando che sia quello
ad esprimere la sua evidentemente moderata ammirazione, un sorriso
accennato tra tutti quegli esagerati complimenti, e a me viene voglia
di sparire.
"grazie..andiamo, Gee? Sono già in ritardo.."
agito una mano in direzione dei miei genitori, che mi augurano di
divertirmi, insieme con Frankie ed Hel, mentre Gee si alza, ed aperta
la porta di casa solleva un sopracciglio nel notare le mie braccia
bianche, lasciate scoperte dalle spalline sottili del vestito.
Effettivamente sono rabbrividita, quando il vento troppo freddo mi ha
colto di sorpresa: mi aspettavo perlomeno una temperatura degna di
maggio, ma sollevando lo sguardo mi mordo il labbro inferiore nel
notare che anche i raggi di luce sono spariti, schiacciati dalle nuvole
nere..e in ogni caso, non sarebbero certo stati in grado di scaldarmi.
Sono tanto concentrata nel domandarmi se smetterà mai di
piovere, da sobbalzare lievemente quando qualcosa di fresco e pesante
entra in contatto con la pelle arrossata dal vento e appena umida per
le gocce di pioggia, realizzando solo dopo qualche istante che si
tratta della giacca di pelle di Gee..il suo profumo intensissimo mi
raggiunge prima che possa anche solo definirne la consistenza. Chiudo
gli occhi e sospiro appena..il suo profumo su di me. è tutto
quello che desidero.
Quando li riapro, rimango appena abbagliata dal suo sorriso da bambino,
e vengo invasa da una straordinaria sensazione di calore nel sentirlo
cingermi le spalle con un braccio, mentre ci avviamo verso la macchina,
il suo ombrello nero aperto sopra di noi, a ripararci dalla pioggia
"ma l'avevi visto il tempo? Non ce l'hai un maglione?"
chiede ridendo, e io scuoto la testa, sforzandomi con tutta me stessa
di immergermi totalmente nella modalità "migliore amica".
Sorrido, quindi, e proclamo, sollevando appena il mento
"certo, ma nessuno stava abbastanza bene con il vestito!"
ridiamo insieme, raggiungendo finalmente la sua macchina, e una volta
dentro mi rannicchio nella sua giacca, piegando appena le gambe e
posando le ginocchia sul cruscotto, abitudine ereditata da mamma. Mi
volto a guardarlo, affascinata semplicemente dal modo in cui lui
inserisce le chiavi nel cruscotto e avvia il motore, o da come
tamburella con le dita sul volante, seguendo il ritmo della musica che
io stessa ho scelto..dallo specchietto ciondola appena un piccolo
pipistrello, che abbiamo trovato in una delle nostre solite gite del
sabato pomeriggio in giro per Reykjavic: giriamo per negozi, lui mi
regge i sacchetti contenenti le svariate tonnellate di vestiti che
compro ogni fine settimana, mi porta a mangiare da mac donald,
dichiarando ogni volta come il suo resistere alla puzza di quella roba
sia una prova evidentissima dell'affetto che lo lega a me, e andiamo al
cinema. Ogni sabato così, e io passo l'intera settimana ad
aspettare il momento in cui suonerà il campanello.
"sicuro di non voler venire anche tu alla festa?"
chiedo speranzosa, voltandomi appena verso di lui, che però
scuote la testa, lo sguardo verde sulla strada e un leggero sorriso
dipinto sul volto stupendo, prima di lanciarmi un'occhiata divertita.
"naaaa..ti lascio un pò libera, almeno il
giorno del tuo compleanno. E poi sono troppo vecchio per questo genere
di cose."
dichiara, scuotendo la testa con aria melodrammatica, e io rido,
dandogli un pugno appena accennato (per non rischiare di sfracellarmi
la mano sulla sua spalla marmorea.). Beh, effettivamente Gee ha quasi
tre secoli, per quanto essendo stato trasformato a 23 anni, la sua
età apparente rimarrà sempre quella..è
al mondo da tre secoli, e io da giusto quindici anni. Wow. E spreco
anche il mio tempo sperando che scelga di mettersi con me?
Vengo colpita da un pensiero improvviso, che mi fa sgranare appena gli
occhi azzurro ghiaccio, e impietrire la mano con cui stavo
distrattamente giocherellando con una ciocca di capelli neri.
E se..se non volesse venire perchè sta frequentando una
ragazza, e vuole passare il pomeriggio con lei? UnUna ragazza..una
vampira. Una stupenda vampira di almeno due secoli. Voglio dire,
sarebbe perfettamente verosimile. Sarebbe comprensibile anche che lui
eviti di parlarmente, per non farmi stare male. E sarebbe ancora
più comprensibile la sua tendenza a non guardarmi mai per
troppo tempo negli occhi, ultimamente, non come faceva prima, quando
passavamo ore intere a giocare a chi rideva per primo..era il mio gioco
preferito, da piccola. E ogni volta che lo sfidavo sapevo che nel caso
avessi vinto, sarebbe stato solo perchè lui me l'aveva
concesso. E protestavo ridendo, gli dicevo di non barare e non ridere
solo per farmi vincere, e lui mi spettinava, e mormorava dolcemente che
non rideva per finta, che lo faceva perchè era davvero
felice di giocare con me, e che non avrebbe desiderato trascorrere il
suo tempo in nessun altro modo..
Ultimamente, invece, mi guarda a malapena negli occhi. Niente
è cambiato, ridiamo, giochiamo, e stiamo insieme nello
stesso modo..solo, quando incrocio il suo sguardo, sorride appena e lo
distoglie.
Mi mordo il labbro inferiore, mentre l'ipotesi della vampira diventa
progressivamente una dolorosa certezza.
Non mi guarda più perchè si sente in colpa, lo
so. Perchè sa che lo conosco tanto bene da leggere nel verde
dei suoi occhi quello che mi sta nascondendo.
"eccoci qui."
dichiara lui, e io sussulto, guardando con gli occhi appena sgranati il
locale dove Iris e Maria hanno organizzato la festa: dovunque
palloncini, striscioni colorati con il mio nome. Tutto ciò
dovrebbe rendermi immensamente felice, certo. E allora
perchè ho dannatamente voglia di piangere?
Mi volto nuovamente verso Gee, incrociando il suo sguardo, e lui
sorride e lo distoglie, guardando l'ora sull'orologio elettronico sotto
al contachilometri.
"allora, a che ora ti vengo a prendere, più o meno? Mi
chiami tu?"
Scuoto bruscamente la testa, quasi senza rendermene conto, e mi stringo
appena nelle spalle al suo sguardo perplesso, per poi passarmi una mano
tra i capelli e sorridere appena.
"no, torno a casa con..il fratello di Iris. Ha
già detto che ci pensa lui. Tutto a posto."
lui annuisce, apparendo solo vagamente perplesso, ma torna subito a
sorridere.
"ok..divertiti allora, piccola."
si sporge verso di me, premendo le labbra sulla mia guancia, e io
ricambio baciandogli il viso a mio volta, e come ogni volta lotto per
non intercettare invece le sue labbra: invece, mi allontano il prima
possibile, e mi stringo nella sua giacca nera una volta che lui ha
agitato appena la testa, per farmi segno di tenerla, vedendomi
sfilarla. Mi stringo nella pelle nera impregnata dal suo profumo,
mentre guardo la macchina allontanarsi, e una sola lacrima si mischia
alle gocce di pioggia che mi sferzano il viso, nonostante l'ombrello
nero.
Dove sta andando?
Dove stai andando, amore mio?
Scuoto la testa, e mi volto verso il locale: mi sembra quasi di sentire
Iris sibilare agli altri di prepararsi al mio arrivo, l'ho notata
spiarci dalla finestra, poco fa. Allora mi stampo un sorriso sulla
faccia, sforzandomi di pensare alla magnifica serata che mi attende, e
cammino verso la porta, sempre stretta nella giacca nera, per stamparmi
il più possibile la sua essenza sulla pelle.
commentateeeeee.
*___*
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Capitolo 3 *** chiarimenti :] ***
dunque, come prima cosa
permettetemi di ringraziare le uniche due ragazze che hanno avuto il
buon cuore di recensirmi fino a questo momento.
Grazie, non avete idea di quanto i vostri complimenti e anche solo la
vostra attenzione significhi per me <3
Per quanto la mia storia non abbia ottenuto il successo che speravo, o
perlomeno le recensioni [ vi prego, commentate. Qualsiasi cosa, anche
"ma ritirati", è infinitamente apprezzata :D] mi sembra
doveroso fare alcune precisazioni al fine di agevolarne la compresione
e la lettura:
perciò, ho pensato di fare una lista dei personaggi con
rispettivi "interpreti", in modo da farveli visualizzare anche meglio :D
No, non ho intenzione di porre il minimo cambiamento agli interpreti,
perchè come avevo già detto tutti i personaggi
sono già sviluppati e caratterizzati in una sede diversa da
questo racconto, e non riuscirei a dipingermeli in modo diverso dal
seguente. Dunque:
Jade Devour: vi
metto direttamente la foto in cui l'ho immediatamente identificata. :]
http://i34.tinypic.com/sbkp4n.jpg
Gerard Valo (vampiro): immagino
si sia già capito che si tratta del magnifico Gerard Way :D
Jack Devour (padre di
Jade , vampiro.): Jared Leto <3
Violet Devour (madre di
Jade, vampira.): Hanna Beth <3 [ NON l'Hanna
attuale, sia ben chiaro. L'adorabile Hanna delle pubblicità
degli skelanimals, per intenderci.]
Elìn &
Matt Devour (fratelli di Jade, gemelli): Elìn
è l'adorabile Elle Fanning, Matt non ha un interprete da
piccolo, l'avrà da cresciuto (ovvero ora, nel mio gdr :D)
Helena Valo (sorella
gemella di Gerard, vampira.): Tracy Philips, la Helena del
video dei My Chemical Romance :]
Frank Madden ( fidanzato
di Helena, vampiro. ): Ville Valo, cantante degli Him :]
nel caso di qualsiasi
altra richiesta di chiarimento o curiosità, ribadisco, le
recensioni esistono per questo..e anche per farmi un immenso piacere :]
tra poco in ogni caso pubblicherò il nuovo capitolo, mi
sembra doveroso nei confronti delle due ragazze che mi stanno seguendo
e che mi hanno commentato <3 a tutti gli altri, vi prego: ogni
singolo commento è per me preziosissimo. Grazie mille,
davvero :D Jade.
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Capitolo 4 *** My Way Home Is Through You. ***
Ricapitoliamo.
Esattamente un'ora fa, varcavo la soglia di questo locale, che adesso
mi sembra enorme e ancora più luminoso di quando sono
entrata e subito abbagliata dalle luci al neon che i miei amici mi
hanno gentilmente puntato in faccia, tanto per aumentare l'effetto
sorpresa e mettere bene in evidenza la mia matita sbavata dalle
lacrime. Fortunatamente però nessuno se ne è
accorto, o meglio, probabilmente l'hanno attribuito alla commozione per
il momento di celebrità, e mi hanno subito trascinato, dopo
strilli e abbracci di rito, nel vortice della festa. In questo momento,
dopo aver abbondantemente assaggiato ogni singolo alcolico disponibile,
con tanto di secondo giro per quelli particolarmente meritevoli, sono
decisamente su di giri, e il pensiero di Gee e della vampira
è stato ben relegato dall'alchool in un angolino della mia
testa. Sto saltellando e ridendo con una bottiglia di bayliss alla
menta in mano, cercando contemporaneamente di trattenere il cappellino
a forma di cono, con la faccia di Gloomy Bear nero, sulla testa, ma
quello non pare proprio collaborare, scivolando di continuo in avanti e
ostruendomi la visuale.
"cappellino...fottuto."
dichiaro solennemente ad Iris, che ha un braccio intorno alle mie
spalle, ancora coperte dalla giacca di pelle. Inizialmente la tenevo
addosso con la scusa del freddo, ora l'alchool mi rende particolarmente
determinata a tenermela ben stretta, e a ringhiare contro chiunque si
avvicini e tenti di strapparmela a forza. Mi pare persino di aver
buttato della vodka al mirtillo addosso a Peter, che tentava di
strapparmela, urlandogli contro che la festa è la mia e
decido io che cazzo indossare, e porco dio. Potrei anche decidere di
togliere il vestito ma tenere la giacca, e nessuno dovrebbe protestare.
è o non è la mia festa, cazzo? A quel punto per
qualche strano motivo Peter ha immediatamente consentito a lasciarmi la
giacca, ribattendo che certo, potrei benissimo farlo. Anzi,
perchè non sul cubo? Ma io mi sono allontanata bestemmiando,
dopo avergli leccato via un pò di preziosa vodka dalla mano.
Cazzo, i miei amici sono proprio strani.
Alla mia dichiarazione Iris scoppia sonoramente a ridere, e io mi
unisco presto alle sue risate, che mi appaiono estremamente
giustificate e contagiose, come se entrambe stessimo ricordando una
battuta particolarmente divertente: lei si stacca da me in preda ad una
crisi isterica e si accascia a terra, tenendosi la pancia e continuando
a ridere di gusto, il viso pallido ormai solcato dalle lacrime, che si
portano via residui di fard, tingendo appena di aranciato il suo
vestito nero.
Ridendo a mia volta, ma non così tanto, prendo un altro
sorso di baylees e mi avvicino alla prima coppia nelle vicinanze,
rendendomi conto solo quando circondo le spalle di entrambi con le
braccia di non avere la minima idea di chi siano.
Certo, non che la mia mente sia perfettamente sana..forse sono un
pò brilla, ecco. Però non mi pare di averli mai
visti, questi due. Socchiudo gli occhi azzurro ghiaccio, e punto un
dito accusatore contro il primo che mi capita a tiro, ciondolando
leggermente a destra prima di riuscire a raddrizzarmi e ritrovare la
traiettoria: dopo una nuova risatina, divertita dalla mia scarsa
mancanza d'equilibrio, torno ad ostentare una totalmente inefficace
espressione minacciosa.
"voi..voi cazzo ci fate? Qua. Cazzo ci fate qua. Siete dei
fooottuti?"
chiedo circospetta, alternando lo sguardo appena velato dal liquore tra
i due, e quello più vicino a me, con i capelli biondi e una
sola ciocca blu sul ciuffo sorride, allungando un braccio per
circondarmi la vita. Questo migliora il mio equilibrio, e in un moto di
gratitudine verso questo caro ragazzo torno a ridacchiare, abbandonando
l'espressione indagatoria.
"dipende, piccola. Tu lo sei?"
Sbatto le ciglia, per poi assumere un'espressione assorta e pensierosa.
Oooh, bella domanda. Ci penso un pò su, ciondolando di tanto
in tanto, provvidenzialmente sostenuta dai miei due nuovi amici,
nonchè perfetti sconosciuti ed imbucati alla mia festa di
compleanno, per poi scuotere fermamente la testa, così forte
da provocarmi una leggera nausea. Rido per il leggero capogiro, per poi
rispondergli
"noooo. Non sono una fottuta. Mai stata fottuta.
Cioè, mai stauna fottuta."
rido istericamente in seguito alla mia spontanea quanto involontaria
dichiarazione di verginità, e il ragazzo che mi aveva posto
la domanda solleva un sopracciglio, estremamente divertito, e dopo aver
lanciato un'occhiata triondante all'amico mi si avvicina, anche troppo,
e mi sussurra nell'orecchio
"vuoi esserlo?"
fortunatamente sono ancora abbastanza lucida da spingerlo via indignata
e non accettare entusiasta la sua proposta, cosa che avrei anche potuto
fare, un paio di bicchieri più tardi: agito minacciosamente
la bottiglia di bayliss nella sua dichiarazione, continuando a
sorreggermi al secondo e per ora innocente ragazzo per evitare di
cadere sul pavimento in una pozza di liquore alla menta, mettendo a
repentaglio la mia reputazione, al momento più vacillante di
me.
"ma, cioè, sei cretino? Sì, lo sei. E sei anche
un fottuto che cazzo, lo dicevo. Non da me, però."
preciso indignata, sorseggiando nuovamente il liquore in un impeto di
nervosismo, e sento l'altro ragazzo accanto a me esclamare, irritato
"sei proprio un coglione, Joel!"
Mi volto verso di lui, perfettamente d'accordo, e questa sua
dichiarazione me lo rende istintivamente simpatico. Lui si volta verso
di me, e io sgrano appena gli occhi nel vedere il colore dei suoi:
nonostante le luci abbaglianti e i miei sensi notevolmente distorti
riesco perfettamente a distinguere le sue iridi verdi, verdissime,
prima che lui mi sorrida con aria vagamente colpevole, continuando a
mantenermi in piedi
"scusalo, Jade! Sei Jade, vero? Io mi chiamo Adam!"
annuisco solenne, ancora vagamente incantata dal colore dei suoi occhi,
prima di mettere a fuoco tutto il resto. Capelli neri, con qualche
ciocca viola. Perfettamente piastrati, e non scompigliati. Questo
provoca in me una leggera smorfia, come se l'avessi già
catalogato come possibile sosia di..suo, e questo dettaglio
contribuisca a sbalzarlo dalla rosa dei candidati. Però
sembra simpatico, e mi sta pur sempre salvando da un'inesorabile
caduta, quindi gli rivolgo un sorrisone e annuisco vigorosamente,
sollevando la bottiglia di Bayliss, come brindando in suo onore, prima
di buttarne giù un gran sorso, che mi provoca un capogiro
ancora maggiore. Rido nuovamente di me stessa, per poi allontanarmi
ciondolando in direzione del cubo, sempre tampinata dal mio nuovo
angelo custode, che si fa largo tra la folla, tenendomi costantemente
d'occhio, mentre io canticchio e di tanto in tanto mi porto la
bottiglia alle labbra.
"voglio salire qui."
dichiaro solennemente, tentando di arrampicarmi, e cadrei rovinosamente
all'indieto se Adam non fosse nuovamente dietro di me, a sostenermi:
mentre ridacchio, estremamente divertita, e lotto per liberarmi dalla
sua presa e tornare a tentare una performance sul cubo, lo sento
chiedere a qualcuno se conosce le mie migliori amiche: prima che possa
trovare Maria, miracolosamente lucida, io mi sono già messa
a ballare, abbracciata a lui, le braccia intorno al suo collo, e il
viso vicinissimo al suo. Non ho la minima intenzione di baciarlo,
ovviamente. Non so nemmeno se mi piace, non ricordo che faccia ha e non
ho nemmeno voglia di sollevare lo sguardo per verificare i suoi tratti.
Mi piacciono i suoi occhi, questo sì.
Ma per il momento voglio solo ballare..ballo e rido, stretta a lui, che
sembra tranquillizzarsi un pò, ridacchiando nel sostenermi,
almeno fino a quando non rischio di inciampare nei miei piedi, e lui
sembra decidere che il mio limite è stato raggiunto e
oltrepassato, per quanto io cerchi di protestare, fermandomi solo per
salutare entusiasta Maria, vedendola avvicinarsi, richiamata dal mio
accompagnatore, Albert. O Aiden? Boh.
"senti, non riesce nemmeno a stare in piedi. La devo potare a
casa, o..?"
Maria mi lancia un'occhiata a metà tra l'esasperato e
l'affettuoso, poi torna a rivolgersi al ragazzo, e scuote la testa,
estraendo il cellulare dalla tasca della gonna leopardata che indossa "No,
chiamo io il suo migliore amico.."
a questa dichiarazione, tornata improvvisamente quasi lucida, sgrano
gli occhi e riesco persino a sorreggermi da sola, sporgendomi a vuoto
nel tentare di acchiappare il cellulare dalle mani della mia migliore
amica, strepitando di non chiamarlo.
No, non deve chiamarlo. Chissà dov'è, lui.
Sicuramente con la sua bella vampira..mi sembra quasi di vederli. Lei,
bianchissima, bionda e perfetta, abbracciata a lui sotto costose
lenzuola, lo osserva rispondere al cellulare, e ruota appena le
pupille, per poi chiedere lamentosa
"ancora la mocciosa? Oh, Gee, non può cavarsela da
sola, per una volta? Non devi sempre fargli da baby sitter."
L'immagine mi nausea tanto da rischiare seriamente di farmi svenire.
Adam, notando il mio improvviso e straordinario pallore, considerata la
già notevolmente lattea tonalità della mia pelle,
mi accompagna fino ad un divanetto, dove mi accascio, un braccio
reclinato a coprirmi gli occhi, e rimango lì in uno stato di
semiincoscienza, con curiose immagini originate dalle luci contro le
mie palpebre chiuse e dal fragore della musica intorno a me. Per non
parlare delle fitte allo stomaco, certo, o della nausea che di tanto in
tanto mi attanaglia le viscere. Una cosa la distinguo chiaramente,
però, tra tutte quelle percezioni distorte e quei suoni
attutiti: il suono più meraviglioso mai esistito.
"tranquilla Maria, ora ci penso io..vieni qui,
piccola spugna."sento Gee ridere, e poi,
improvvisamente, le sue braccia che mi sollevano, la sensazione della
sua pelle meravigliosamente fresca contro la fronte, il suo respiro sui
capelli. Mi viene da piangere. Piangere per il sollievo,
perchè lui ha trovato il tempo di farmi da baby sitter,
nonostante la meravigliosamente perfetta vampira ed i suoi mezzi per
trattenerlo. Piangere per quanto meravigliosamente io mi senta, tra le
sue braccia, con la sua voce tanto vicina, che mi sussurra che ora mi
porta a casa, che va tutto bene. Di dormire, se sono stanca. Piangere
per la frustrazione, perchè non c'è dolore
più grande che sentire la persona più importante
della propria vita tanto vicina, sapendo però di non avere
alcuna possibilità di avvicinarla ulteriormente a
sè, di farla davvero propria. Apro gli occhi,proprio quando
lui preme le labbra fredde sulla mia fronte, attenuando immediatamente
ogni mio fastidio, e i miei occhi socchiusi incontrano quelli di Maria,
che mi sorride e mi saluta con la mano, man mano che mi allontano,
negli occhi la silenziosa consapevolezza che, per quanto sia davvero
grata a lei e ad Iris per avermi organizzato quella festa magnifica,
per me non c'è e non ci sarà mai modo
più perfetto di quello, per festeggiare i miei quindici
anni. Sentire le sue braccia intorno a me e il suo profumo impresso
sulla mia pelle. Le sorrido appena, agitando vaga la mano, l'altro
braccio intorno al collo di Gee, e chiudo nuovamente gli occhi, fino a
sentire della notte, resa gelida dal temporale appena dissolto,
sferzarmi la pelle intorpidita: la sensazione è tanto vivida
da riscuotermi, e improvvisamente mi ritrovo quasi totalmente lucida,
con la piena consapevolezza di essere abbracciata a quello che dovrei
considerare solo il mio migliore amico. Sollevo lo sguardo, e incontro
il suo, incredibilmente vicino. Lo sostengo, pregando con tutta me
stessa che non lo distolga: mi aggrappo meglio al suo collo,
raddrizzandomi leggermente, in modo da avvicinare ulteriormente le
labbra alle sue, e mi sorprendo nel non vederlo minimamente
intenzionato ad abbassare il suo sguardo meraviglioso: e io sbatto le
ciglia, abbagliata da quel verde particolarmente intenso, intensissimo,
come raramente ne ho visti, sebbene io abbia l'intera scala delle
tonalità che le sue iridi possono assumere ben impressa
nella mente: la timida ipotesi che quel verde tanto vivido sia dovuto
ad un emozione forte quanto quella che sto provando io si fa largo
nella mia mente, insieme ad una minuscola ma perfettamente udibile
vocina.
"bacialo."
No, non se ne parla. Finirei solo per imbarazzarlo ed allontanarlo.
"bacialo. Lo vuole anche lui."
No, che non lo vuole. Voglio dire, l'avrebbe già capito e mi
avrebbe assecondato in un qualsiasi modo. Non può non
capirlo, ogni millimetro, ogni cellula del mio corpo canta il
suo nome.
"bacialo, Jade. O ora, o mai più."
No..eppure basterebbe solo un minimo gesto. Le sue labbra sono
così vicine..
"BACIALO!"
"credo..credo di dover vomitare."
sussurro, e sono decisamente grata che lui sia un vampiro, con
velocità e percezioni surrealmente sviluppate, o avrei
finito per gettarmi ulteriormente nel ridicolo, considerato che un
secondo dopo sto già vomitando, china su me stessa, con lui
che accanto a me mi sostiene, tenendomi indietro i capelli neri, in
modo che non si sporchino..vomito per quelle che mi sembrano ore ma
forse è solo una manciata da minuti, scossa da conati
tremendi e violentissimi, per poi accasciarmi nuovamente contro di lui,
che sospirando mi prende in braccio e mi adagia con estrema delicatezza
sul sedile accanto al suo, sorridendo silenziosamente nel vedermi
raggomitolarmi su me stessa, abbracciandomi le ginocchia..
Ho fallito. Un'ennesima occasione sfumata, dannazione.
La testa mi martella tanto da non farmi minimamente percepire lo
scorrere del tempo, o lo spazio percorso: mi ritrovo improvvisamente
nella mia camera, adagiata sul mio letto, con lui inginocchiato davanti
a me, la testa appena piegata e un'espressione vagamente preoccupata
dipinta sul volto bellissimo..apro gli occhi, prima socchiusi poi
sgranati, solo per meglio ammirare la meravigliosa immensità
dei suoi, e sollevo una mano per accarezzargli piano il viso
bellissimo: pochi istanti, prima che lui mi prenda delicatamente la
mano e me la baci, impedendomi di continuare ad accarezzarlo. I miei
occhi tornano lucidi, ma spero attribuisca tutto all'alchool.
"Gee..perfavore, resta qui con me, stanotte. A farmi
compagnia."
lo dico di getto, senza ragionarci, badando solo all'istinto, senza
più pensare alla stupenda vampira impaziente di vederlo
tornare per farci chissà cosa: rendendomi conto di
ciò che ho appena chiesto apro la bocca per correggermi,
sussurrando qualcosa per contraddirmi, ma mi sorprendo nel vederlo
annuire dolcemente, con un leggero sorriso.
"va bene, piccola. Sto qui a farti compagnia..tutto
quello che vuoi."
mormora con dolcezza, tornando ad accarezzarmi il viso, e io sono
così contenta che scoppierei a piangere, in questo preciso
istante, e magari gli confesserei anche tutto quello che desidero
dirgli da un'infinità di tempo. Tutto quello che mi tengo
ben chiuso nel cuore da giorni, mesi, persino anni. Ma una briciola di
lucidità mi impedisce di espormi tanto clamorosamente, e io
mi levo faticosamente a sedere, e borbottando qualcosa sul pigiama
inizio ad armeggiare con la cerniera del vestito, mezza addormentata.
Senza mostrare il minimo segno di imbarazzo lui prende il mio pigiama,
adagiandolo accanto a me perchè io possa raggiungerlo senza
fatica, mi bacia sui capelli, sussurra che va a cercarmi qualcosa per
dormire meglio e sparisce con la solita armoniosa grazia fuori dalla
porta della mia stanza, dandomi tutto il tempo per cambiarmi. Quando
torna, sto giocherellando con il fiocchetto nero al centro dei
pantaloncini viola del mio pigiama, e gli sorrido, prendendo dalle sue
mani meravigliosamente bianche il bicchere che lui mi porge
"grazie, Gee.."
sussurro dolcemente, bevendo piccoli sorsi, con una lieve smorfia
nell'avvertire il sapore acre del farmaco disciolto nell'acqua:
inghiottito tutto a forza, mi raggomitolo sotto le coperte morbide, e
sorrido incantata nel vederlo stendersi accanto a me, sollevato su un
gomito, accarezzandomi i capelli neri, il tocco meravigliosamente
fresco e delicato..e mi perdo nuovamente nei suoi occhi tanto vicini,
avverto qualcosa, e non certo il farmaco, attanagliarmi lo stomaco, il
ritmo del mio cuore aumentare improvvisamente, tutto il corpo pervaso
da un piacevolissimo calore: tutte quelle sensazioni nuove e
meravigliose che mi animano solo in sua presenza, sintomi di qualcosa
che non ho avuto ancora il coraggio di dichiarare nemmeno a me stessa.
Lui si sporge a premere le labbra sulla mia fronte, augurandomi la
buonanotte, ma il farmaco mi ha già chiuso le palpebre,
inducendomi semplicemente a rannicchiarmi meglio contro di lui: e
mentre avverto le sue carezze sempre più distanti ma
ugualmente meravigliose, il suo respiro profumato ancora tra i miei
capelli, e il suo calore, per quanto paradossale possa sembrare se si
parla di una creatura gelida quanto il marmo, pervadermi, facendomi
sentire meravigliosamente sicura e protetta, sento la stessa vocina che
prima mi consigliava di baciarlo, e che so in fondo essere la voce del
mio cuore, dei miei desideri e dei miei innegabili ed intensissimi
sentimenti, sussurrare una semplice frase, che ogni cellula del mio
corpo canta insieme al suo nome, riempita dalla sua assoluta
verità e purezza:
"Ti amo, Gee."
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Capitolo 5 *** Drowning Lessons. ***
prima di tutto,
lasciatemi dire che mi ha fatto infinitamente piacere vedere
un numero di commenti un pò maggiore, e soprattutto vedere
quanto la storia vi sia piaciuta *--* per accontentarvi posto subito un
altro capitolo, anche perchè tra l'altro ne ho qualcun altro
già pronto :D miraccomando, continuate a commentare,
perchè non avete idea di quanto leggere le vostre recensioni
mi renda felice :] Grazie mille a tutti quelli che l'hanno fatto, sul
serio, mi avete illuminato la giornata <3 Buona lettura!
"dai, assaggialo. Provaci, almeno, è carne!"
rido, tendendo i bastoncini tesi intorno ad un pezzetto di pollo verso
di lui, che però mi allontana il braccio, la mano
delicatamente stretta intorno al mio polso ed una smorfia disgustata
dipinta sul viso celestiale.
"carne decisamente troppo cotta, e bianca."
dichiara, con una smorfia ancora più evidente
nell'avvertirne l'odore speziato, quando l'avvicino pericolosamente al
suo naso, e io mi decido a ritrarre la mano e ad infilarmi il pezzetto
di pollo in bocca, masticando e ridendo divertita.
è un sabato pomeriggio, e come sempre siamo insieme. Lancio
un'occhiata veloce alla massa di sacchetti accanto alla sua sedia,
sorridendo allegra nel pensare alla gonna magnifica che ho scovato in
quel negozietto dietro la cattedrale, e Gee ride, sporgendosi appena in
avanti, le braccia posate ai lati del suo piatto immacolato ed un
sorrisetto divertito stampato sul viso bellissimo, avendo carpito la
mia occhiata
"soddisfatta dei tuoi acquisti, piccola?"
annuisco allegra, e allungo una mano per scompigliargli i capelli neri,
ridendo
"decisamente. Ma anche dei tuoi! La cravatta rossa ti sta da
Dio, te l'ho detto che era un'aggiunta obbligata al tuo numero
indefinito di camice nere."
rido nuovamente alla sua espressione, per poi sorridergli angelica,
allungando una mano per sfiorare appena il dorso bianco della sua
quando lui, dopo qualche secondo scarso speso inutilmente a tentare di
fare l'offeso, torna a sorridere e scuote la testa, ancora una volta
rassegnato di fronte alla sua sconclusionata e incorreggibile migliore
amica. Io piego la testa, masticando pensosamente, mentre lo osservo
guardarsi distrattamente intorno, e rifletto su quel preciso istante
della mia esistenza.
è passato poco più di un anno dalla sera in cui
ho compiuto quindici anni. Ora ne ho esattamente 16 e 22 giorni. Fisso
per qualche istante il bottoncino a forma di teschietto bianco sulla
camicia nera che Gee indossa: i primi bottoni sono slacciati, cosa
decisamente verosimile, considerato che è fine giugno e si
muore dal caldo. Io stesso indosso una canottiera azzurra con un
teschio bianco ed una ragnatela, e una collana rigida a due palline
intorno al collo. I miei capelli nerissimi, ancora più
lunghi di come li tenevo un anno fa, ricadono lucidi sulle mie spalle
sottili, in netto contrasto con la mia carnagione straordinariamente
pallida, poco meno della pelle appena sotto al collo di Gee, che si
intravede grazie ai bottoni slacciati, e in un angolo del mio labbro
inferiore ora spicca un piercing, concessione di mamma e
papà, un ennesimo regalo per il compleanno appena trascorso.
Distolgo lo sguardo dalla pelle lattea del mio migliore amico, e torno
a posarlo sul pollo che ancora mi rimane nel piatto, mente ci
giocherello con le bacchette di legno ricoperte da ologrammi rossi:
quando mi convinco quasi pienamente di averlo dimenticato, perlomeno in
quel senso, di essere ormai perfettamente abituata a vederlo sotto la
semplice luce dell'amicizia, ecco che ci ricasco, e per dettagli
insignificanti come quelli..dannazione.
Per distrarmi da questi pensieri poco consoni alla filosofia
accuratamente studiata e da me adottata, almeno tecnicamente, da poco
più di due mesi, mi porto la punta della bacchetta alle
labbra, sfiorandomi appena il piercing, per poi sollevare lo sguardo
azzurro ghiaccio, ulteriormente evidenziato da una notevole dose di
matita nera, per incontrare quello di un verde straordinariamente
chiaro, dovuto alla sovrabbondanza di luce solare, di Gee: rimango
qualche istante a fissarlo, poi dischiudo appena le labbra e dopo un
attimo di esitazione dico
"sai, ho un ragazzo, ora."
Il piano ufficiale avrebbe previsto le sue felicitazioni: grandi
sorrisi e vigorosi abbracci, conditi con una sfilza di domande
entusiaste e curiose tipicamente da migliore amico.
Il piano segreto avrebbe previsto un improvviso incupimento, una frase
come "e chi sarebbe questo stronzo?" ( decisamente inverosimile,
considerato che Gee non direbbe mai qualcosa di simile) e una
successiva dichiarazione.
Contro ogni previsione ( per quanto dovrei ormai essere abituata alla
sua imprevedibilità ), lui invece si limita a sorridere. Non
è un sorriso forzato, o gelido. è un sorriso
decisamente sincero, ma anche moderato, privo di alcuna enfasi.
"davvero? Bene! Ti va di parlarmene?"
chiede, sporgendosi appena verso di me, la testa appena piegata e la
guancia posata sul pugno chiuso, e io annuisco assorta e vagamente
spiazzata, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli neri,
arrotolandomela intorno al dito sottile, dall'unghia smaltata di nero
con una sottile ragnatela bianca disegnata (adoro Iris). Mi stringo
appena nelle spalle, incerta su dove iniziare, per poi chiedere,
esitante, posando le bacchette
"hai presente Adam? C'era anche alla mia festa, quello con i
capelli viola.."
lui annuisce subito, perfettamente tranquillo, e io annuisco appena a
mia volta
"Ecco..lui."
Già, Adam. Il mio angelo custode del quindicesimo
compleanno. I rapporti tra noi sono sempre stati piuttosto trasparenti:
voglio dire, è sempre stato piuttosto chiaro quanto io gli
piacessi, e non che lui mi sia mai stato indifferente, per quanto il
giorno dopo il mio compleanno faticassi persino a ricordarmi il mio
nome, e il trovarmi un suo messaggio sul cellulare in cui dichiarava di
aver chiesto il mio numero a Maria per sapere come stavo mi aveva
lasciata vagamente perplessa.
Avevo risposto vaga, affermando che si, grazie, ora stavo decisamente
meglio, e ringraziandolo per la sua gentilezza, per quanto non avessi
assolutamente idea di chi fosse: poi, mentre la mattina dopo armeggiavo
con il lucchetto difettato del mio armadietto, a scuola..
"hey, ciao!"
mi volto, dopo una bestemmia sibilata, e sbatto le ciglia nel trovarmi
davanti quel perfetto sconosciuto, che mi sorride e si sistema la
tracolla dell'eastpack sulla spalla, evidentemente convinto di
conoscermi.
"uhm..ciao."
saluto a mia volta, vagamente perplessa, e indietreggio quando lui
ridendo si avvicina e mi apre l'armadietto con un unico pugno ben
assestato nei dintorni della serratura: io sorrido radiosamente, grata
"hey, grazie mille! Come ti chiami?"
Ora è il suo turno di apparire perplesso: mi studia qualche
istante, la testa appena piegata, e i capelli neri e viola, liscissimi,
che scivolano appena di lato, rivelando un piercing al sopracciglio e
due occhi mozzafiato, di un verde impressionante: quel dettaglio sembra
ridestare in me qualche ricordo, ma sono solo immagini estremamente
vaghe. Mi agito, vagamente a disagio, prima che lui mi chieda, divertito
"tu non sei Jade Devour?"
e al mio cenno positivo e perplesso ride nuovamente, passandosi una
mano tra i capelli neri
"oh, probabilmente non ti ricordi nemmeno di me, con tutto
quello che hai bevuto..mi chiamo Adam. Ero con te durante la tua festa,
ieri sera, sono stato con te fino a quando il tuo ragazzo non
è venuto a prenderti.."
Sbatto le ciglia. Il mio ragazzo? Il mio armadietto si apre cigolando,
mentre lotto per comporre i mille frammenti del puzzle estremamente
confuso composto dai miei ricordi della sera precedente, almeno fino a
quando lui, lanciando un'occhiata alla parete interna del mio
armadietto, indica una foto mia e di Gee e sorride indulgente,
bendisposto nel ricordarmi anche le fattezze del mio fidanzato: a quel
punto elaboro tutto, e sancisco la memoria ritrovata con un leggero
strillo, puntando l'indice nella sua direzione
"ooooh, Adam! Sei tu, ora ricordo! No, lui non è il
mio ragazzo, è, beh, il mio migliore amico. Comunque grazie
per ieri sera, davvero!"
esclamo, con un sorriso adorabile e pieno di gratitudine, semplicemente
dovuto al fatto che dopo avermi visto in quello stato ha ancora il
coraggio di rivolgermi la parola, e lui scuote la testa, ridendo, prima
di avviarsi con me verso l'aula dove si terrà la mia
prossima lezione, mentre iniziamo a chiacchierare allegri, conoscendoci
meglio l'un l'altra..
Dopo quel primo incontro, abbiamo iniziato a frequentarci in modo
più assiduo: lui approfittava di ogni cambio dell'ora per
vedermi, rintracciandomi in ogni angolo della scuola durante
l'intervallo e sedendosi accanto a me in mensa, indagando sui locali
che avrei frequentato la sera successiva per farsi trovare casualmente
lì, passando interi pomeriggi con me su msn, con frequenti
discussioni via web cam dove mi mostrava tonnellate di cartelli con il
mio nome, quasi sempre seguito da cuori o frasi dolcissime. Quanto a
me, ho attraversato almeno tre fasi, prima di ammettere a me stessa che
tra di noi poteva nascere qualcosa.
Fase n°1: è un ragazzo davvero
dolcissimo, ma non è sicuramente interessato a me. Siamo
solo buoni amici..e comunque io mi metterò con Gee,
è solo questione di giorni.
Fase n°2: ok, magari, in fondo, potrei anche
piacergli. Ma lui non piace a me. Voglio dire, ok, è un bel
ragazzo, ma io mi metterò con Gee, per quanto lui continui a
trattarmi come una sorella minore.
Fase n°3: D'accordo, d'accordo. Decisamente
gli piaccio, e lui piace a me. E Gee non ha la minima intenzione di
mettersi con me.
La terza fase è stata sancita dalla mia sedicesima festa di
compleanno, dove ci siamo baciati in cucina, dopo che lui mi ha seguito
fin lì con la scusa di aiutarmi a recuperare altre lattine
di birra: non il mio primo bacio, ma di certo il migliore che io avessi
mai dato fino a quel momento. Il giorno dopo mi ha chiesto di metterci
insieme, e io ho accettato.
Per quale motivo ho taciuto la cosa a Gee per ben 22 giorni? Non so.
Non che mi sentissi in colpa nei suoi confronti, considerato che
sfortunatamente tra noi non c'è mai stato più che
un bacio sulla guancia o una carezza fraterna sui capelli: ho
continuato ad uscire con lui ogni sabato pomeriggio, facendo ovviamente
presente la cosa a Adam, continuato ad invitarlo alle mie gare di
equitazione e raccontargli ogni singolo dettaglio della mia vita,
esclusi quelli che riguardavano anche solo lontanamente Adam..ma la
situazione sta iniziando a sfuggirmi di mano, e in ogni caso mi sento
un'orribile migliore amica, nel continuare a nascondergli una parte
tanto importante della mia attuale esistenza.
Certo, avrei preferito si mostrasse anche solo vagamente infast..
"sai, anche io..sto frequentando una ragazza."
Ok. Fermate tutto. COSA?
Sbatto le ciglia, arrossendo appena quando le bacchette mi sfuggono
dalle mani, colpendo il pavimento con un lieve tintinnio, mentre dalla
mia bocca esce solo un lieve mormorio strozzato: accenno con l'indice
al pavimento e mi chino a raccoglierle, cercando contemporaneamente di
ricompormi, e quando torno a guardarlo negli occhi la mia espressione
è più o meno normale, per quanto un punto
indefinito ma notevolmente vicino al cuore pulsa ancora, e
dolorosamente.
"oh. Una..ragazza! Che bello."
commento, con un leggero, stiracchiato sorriso, e inizio a
giocherellare nervosamente con una bacchetta, che tra pochissimo si
spezzerà, a giudicare dalla pressione che sto imprimendo sul
legno chiaro.
"e. Uhm. Come si..voglio dire, è una.."
Lui si adagia allo schienale, lo sguardo basso sulla tovaglia bianca e
rossa, mentre giocherella con il cucchiaino immerso nella salsa cinese
piccante, abbandonando l'intento con una smorfia a causa dell'odore
sprigionatosi nell'agitare la sostanza rossastra e viscosa.
"no, non è una vampira. Si chiama Sandy, e
ha 18 anni..l'ho incontrata in un pub, mentre ero a caccia."
Annuisco lentamente, l'odioso sorrisetto di circostanza ben stampato
sulla faccia, per quanto ogni mia singola cellula si trovi in uno stato
di shock, e le mie orecchie abbiano iniziato a fischiare. Ok, potevo
accettare la vampira di due secoli, surrealmente stupenda, esperta,
bionda, eterea, eccetera eccetera. Perchè sarebbe stata il
mio opposto, totalmente diversa dalla fragile, piccola umana che sono.
Ma una ragazza, un'umana con un paio d'anni, un misero paio d'anni
più di me, questo non lo concepisco. Sono dilaniata: una
parte di me è profondamente furiosa. Una parte si sente
assurdamente in colpa e mi accusa di egoismo, perchè non
desidero la sua felicità. Un'altra parte sta piangendo
disperatamente, inconsolabile. E una quarta vorrebbe solo trovare
questa Sandy, prenderle quella sua graziosa testolina e..
"dovremmo uscire tutti insieme! Stasera. Noi quattro. Sarebbe
fantastico, non pensi? Magnifico!"
ma che cazzo stai dicendo? Non sarebbe magnifico. Sarebbe terribile. Fa
che lui dica di no, fa che..
"ok. Sì, si può fare. Sento
Sandy, ma penso che non ci siano problemi.."
sorride, apparendo sinceramente entusiasta della mia proposta, e io non
posso che sancire la mia autosconfitta con un sorriso stiracchiato e un
lievissimo cenno della testa, distogliendo lo sguardo dalle sue dita,
che compongono il messaggio destinato alla sua ragazza, e mi sorprendo
per un attimo a desiderare il potere della mamma, giusto per
infliggermi un male ancora maggiore.
Due anni più di me, cazzo. Umana. E io? Io non sono
abbastanza, per te? Sono la sorellina minore che non hai mai avuto, il
tuo più azzardato istinto nei miei confronti è
baciarmi sulla fronte?
Ti odio.
Ti odio
Ti odio
Ti amo.
|
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Capitolo 6 *** Vampires Will Never Hurt You. ***
Mi chiedo ancora che ci faccio qui.
Mi mordo nervosamente una pellicina accanto all'unghia del pollice,
seduta sui gradini davanti a casa, mentre osservo Elìn e una
sua amichetta dondolarsi ridendo e sfogliando un giornaletto sul nostro
dondolo, poco lontano da me. Sorrido distrattamente, nel ricordarmi
alla loro età: totalmente spensierata, senza la minima
presunzione di distinguere l'amore da una semplice cotta nei confronti
di una star dei telefilm, o del cantante rock più in voga
del momento. Nel notare che le sto osservando arrossiscono
vistosamente, ma poi tornano ad immergersi tra le pagine, ridacchiando,
e io rido piano con loro, abbracciandomi le ginocchia lasciate scoperte
dalla gonna scozzese che indosso..sollevo lo sguardo. è una
serata bellissima, e il cielo sta iniziando a tingersi di sfumature
aranciate, sanguinando nel tramonto prima di arrendersi definitivamente
alla notte: è sempre stato il mio momento preferito, in
tutto l'arco della giornata. Guardo quelle sfumature pastello, la testa
appena piegata e gli occhi azzurro ghiaccio appena più
chiari, che sembano tingersi delle stesse sfumature che pervadono la
volta celeste, e sospirando lievemente penso alla serata che mi attende.
Tra una manciata di minuti incontrerò la ragazza del mio
migliore amico. Ho trascorso l'intero pomeriggio nel cercare di
immaginarmela, e l'immagine che ne è derivata è
quella di una ragazza straordinariamente bella e sicura di
sè.
Qualcuno di totalmente diverso da me, per quanto umano. Qualcuno in
grado di attrarre Gee in un modo a me completamente sconosciuto, e che
non sarò mai e poi mai in grado di ricreare con la mia
timidezza, la mia dolcezza, la mia allegria e i miei sorrisi da
bambina, il mio fisico che egli ha visto crescere anno dopo anno, da
quando gli arrivavo a malapena al ginocchio e giravo abbracciata alla
sua gamba.
E mi chiedo: sarei stata disposta a rinunciare ad un'infanzia, e parte
dell'adolescenza, spesa al suo fianco, solo per poterlo attrarre una
volta giunta a questi miei sedici anni?
I giochi, le passeggiate, i pomeriggi trascorsi a guardare i cartoni
sul divano, il suo sdraiarsi con me sotto le lenzuola, cullandomi
dolcemente, il suo medicarmi quando mi sbucciavo un ginocchio, senza il
minimo fastidio nei confronti del sangue, il suo tenermi stretta a
sè quando mi portava a fare il bagno in piscina o nel mare,
il suo sorriso orgoglioso nel guardarmi recitare all'asilo e alle
elementari, e successivamente alle mie gare di equitazione, le sue
braccia tese nell'accogliermi quando mi veniva a prendere a scuola.
Tutte queste immagini sfilano davanti ai miei occhi azzurro ghiaccio
appena velati, ed io giungo ad un'unica, possibile, conclusione:
no. Tutto quello che abbiamo condiviso è troppo bello e
importante per potervi rinunciare, e qualsiasi ragazza si
altenerà o rimarrà al suo fianco non
potrà mai dire di aver trascorso una vita intera insieme a
lui.
Non avrà compiuto ogni minimo ma allo stesso tempo
fondamentale passo della sua crescita con lui accanto. Io, io, e solo
io. E per quanto lui si potrà allontanare da me, per quanto
potrà magari costruirsi una famiglia, per quanto questo
pensiero mi martori il cuore, dopo tutto il tempo trascorso nel
fantasticare sui tratti dei nostri bambini, o a cercare vestiti neri da
sposa su internet sognando di indossarli il giorno del nostro
matrimonio, tutti questi momenti ci terranno uniti per sempre, a
dispetto di ogni altro legame che entrambi intrecceremo, e questo
pensiero, se non mi basterà, mi permetterà almeno
di essere felice nel vederlo realizzato al fianco di una ragazza che
non sono io.
Sono tanto immersa in questi pensieri, dal rendermi conto con un
leggero sobbalzo dell'arrivo di Adam solo quando lui suona il clacson,
divertito dalla mia aria assente: io mi alzo e gli sorrido, agitando
appena la mano, e sistemandomi la borsa nera sulla spalla fingo di
sparare, ridendo e formando una pistola con le dita, alla mia sorellina
e alla sua amichetta, che nel vedere il mio ragazzo hanno iniziato a
ridere eccitate..
"ciao..scusa, ero sovrapensiero."
spiego con un sorriso, salendo in macchina, e lui sorride e scuote la
testa, sporgendosi appena verso di me per premere le labbra sulle mie,
in segno di silenzioso saluto.
"figurati, piccola.."
posa una mano sul suo ginocchio, come sempre quando siamo insieme in
macchina, e come sempre io vi poso sopra la mia, accarezzandogli piano
il dorso della mano con il pollice. Adoro Adam. Non lo amo, ovviamente,
non ancora:
ma sono sicura di non poterlo catalogare unicamente come sostituto di
Gee, in virtù dell'impossibilità di averlo al mio
fianco. Adoro davvero parlare con lui, passare i miei pomeriggi in giro
per negozi mano nella mano, parlare di musica, trascorrere le lezioni a
comunicare scrivendo su un foglio pieno di cuoricini, nel banco accanto
al suo, e non posso negare nemmeno che mi attragga fisicamente.
Adam è semplicemente adorabile, forse il ragazzo perfetto.
Ma per qualche ragione, ogni volta che i miei occhi azzurro ghiaccio si
posano su Gee inizio col sentirmi vagamente in colpa nei suoi confronti.
Tuttavia, nel quarto d'ora scarso trascorso in macchina in direzione
del ristorante, riesco quasi a dimenticarmi dove ci stiamo dirigendo.
Passiamo il nostro tempo ridendo, raccontandoci la nostra giornata e
bisticciando sul cd da mettere: bisticcio che vinco puntualmente io,
per poi inserire strillando trionfante il cd prescelto nel lettore, e
sporgermi a baciarlo sulla guancia per consolarlo, prima di scivolare
con le ginocchia sul cruscotto e tamburellare con le dita sottili sul
mio ginocchio bianco, canticchiando quella melodia, mentre guardo le
meravigliosame sfuamature del cielo dal finestrino abbassato, l'altra
mano mollemente abbandonata a sfiorare lo spostamento d'aria causato
dalla corsa dell'auto con la punta delle dita, godendomi la piacevole
brezza che mi solletica il viso e mi scompiglia i capelli neri..ho gli
occhi ancora chiusi, quando Adam mi informa che siamo arrivati, ma che
Gee non è ancora arrivato. La stretta intorno al mio cuore
alla prima parte dell'informazione si allenta appena, e io apro gli
occhi, voltandomi verso di lui e proponendo di aspettare in macchina,
accogliendo le sue labbra con un sorriso quando lui si piega verso di
me per baciarmi..chiudo gli occhi, e mi concentro sul suo bacio,
cercando contemporaneamente di tenere ben presente che è
Adam a baciarmi, e non Gee. Con il primo ragazzo che ho baciato mi
succedeva costantemente: sostituire alla sua immagine quella del mio
migliore amico, intendo. Ma con Adam concentrarmi mi riesce decisamente
più facile, probabilmente perchè, a dispetto di
quello che ancora provo per l'altro, lui mi piace davvero. Continuo a
baciarlo per un pò, almeno fino a quando non percepisco il
lieve ma per me inconfondibile rumore dell'auto di Gee in
avvicinamento, e lo scricchiolio delle ruote sulla ghiaia cosparsa per
il parcheggio del ristorante: allora, dopo un silenzioso ma profondo
respiro, apro gli occhi azzurro ghiaccio, e mi preparo a conoscere
Sandy.
Per prima cosa mi volto, e scendo lentamente dalla macchina di Adam,
cercando in tutti i modi di evitare l'immagine dell'auto di Gee e dei
suoi occupanti, e per un pò l'impresa mi riesce bene. Poi,
però, giunta accanto ad Adam, mi costringo a sollevare
finalmente lo sguardo dai sassolini bianchi accanto alle mie ballerine,
e la prima cosa che vedo è la schiena del mio migliore amico
e i capelli neri e meravigliosamente spettinati sulla sua nuca, mentre
lui apre la portiera dalla parte del guidatore, e subito cerco di
ignorare la dolorosa constatazione che per me non l'ha mai fatto: poi,
vedo Sandy.
è..beh, totalmente diversa da come l'immaginavo. Ha un viso
molto dolce, dai tratti delicati, due occhi da bambola di un castano
dorato incorniciati da lunghe ciglia, e capelli della stessa
tonalità, appena mossi, che scivolano sulle spalle in
boccoli armoniosi. Indossa un vestito nero, delizioso ma elegante nella
sua semplicità, che mi fa sentire totalmente inadatta, con
la gonna scozzese che Gee avrà visto almeno un milione di
volte, considerato che la indossavo persino alle medie, e la camicetta
nera dai bottoncini bianchi a forma di pipistrello che indosso. Sorride
luminosamente, nel vedermi, e avvicinandosi a me mi abbraccia, con un
espressione entusiasta così sincera dipinta sul viso da
bambina, da impedirmi di elaborare un qualsiasi pensiero vendicativo
nei suoi confronti..
"Jade, finalmente! Gee mi ha parlato così tanto di
te..non vedevo l'ora di incontrarti!"
sorrido, fingendomi altrettanto entusiasta, e ricambio il suo
abbraccio, stringendola appena a me, con una llieve fitta nel notare lo
sguardo intenerito di Gee da sopra la sua spalla, e quando si allontana
le rivolgo un ennesimo, apparentemente allegro sorriso, sistemandomi
una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio.
"anche io Sandy, sul serio.."
dichiaro, ma quando Gee le circonda le spalle con un braccio e la bacia
sui capelli, sorridendole quando il braccio sottile di lei gli circonda
la vita, capisco che l'impresa di mostrarmi tanto entusiasta della sua
presenza risulterà sempre più ardua, nel corso
della serata. In ogni caso faccio lo stesso con Adam, che si incammina
verso il ristorante, sedendosi accanto a me una volta individuato il
tavolo prenotato dal mio migliore amico..Sandy inizia subito a far
domande, l'entusiasmo che sprizza da tutti i pori, e la mano
intrecciata a quella di Gee posata sul tavolo, in mezzo ai loro due
piatti.
"Che bello, Jade..oh, ti sembrerò stupida, forse,
ma sono davvero felice di conoscere la migliore amica di Gee.."
solleva lo sguardo su Gee, raggiante, e lui ricambia il suo sorriso
dolcissimo, prima di iniziare ad accarezzarle piano il dorso dell mano
con il pollice. Quel minimo movimento calamita la mia attenzione, tanto
che sono costretta a farmi ripetere la domanda, considerato che i miei
occhi azzurro ghiaccio ed ogni mia percezione erano inchiodati nel
seguire il ritmo di quelle carezze leggerissime.
"come vi siete incontrati, tu e Gee?"
Sorrido, prima di recitare la storia su cui io e lui ci siamo accordati.
"siamo cresciuti insieme..le nostre famiglie sono da sempre
molto amiche, e noi ci conosciamo fin dalla nascita. Beh, lui mi
conosce fin dalla nascita, visto che io sono nata qualche anno dopo.."
rivolgo un sorriso che sembra più una smorfia a Gee, prima
di abbassare lo sguardo sul menu, e isolarmi per qualche istante tra
spaghetti alla carbonara e fiorentine, per evitare di scoppiare.
Le due coppie si isolano quindi per qualche istante, e dopo aver
discusso per almeno dieci minuti con Adam, sempre ben calati dietro il
menù, sui piatti da ordinare nel corso della serata, lo
abbasso, sfoderando un ennesimo sorriso apparentemente entusiasta, che
però mi si gela sul viso, gli occhi azzurro ghiaccio appena
sgranati, pietrificata.
Gee e Sandy si stanno baciando, la mano di lei posata sulla sua guancia
e quella di lui sul suo collo sottile, e io mi limito a fissarli,
assistendo silenziosamente e con il fiato sospeso alla distruzione del
mio mondo.
Voglio dire, era ovvio che si baciassero..qualsiasi coppia si bacia,
no? E non certo sulla guancia, almeno a partire dai 10 anni. Ma
è assurdo quanto quella visione mi giunga più
violenta di un pugno allo stomaco, sgretolando ogni mia speranza,
convinzione, promessa precedentemente fatta a me stessa. La risata di
Adam mi arriva lontana ed indistinta, il brusio del ristorante attorno
a noi si scioglie in un distorto rumore di sottofondo, cupo e
profondamente irritante.
Lascio improvvisamente la mano di Adam, per evitare che percepisca il
tremore incontrollato che ha improvvisamente colpito la mia: sono
costretta a stringermi saldamente il polso nella mano libera, per
evitare di dare nell'occhio, mentre mi alzo, rischiando di inciampare
nella mia borsa nera, scivolata dallo schienale della sedia ai miei
piedi.
"vado..vado un attimo in bagno."
riesco a dire, con un'apparenza di tranquillità, per
rasserenare l'espressione perplessa e preoccupata di Adam, e senza
rivolgere lo sguardo a Gee e Sandy, sperando ardentemente che lei non
decida di seguirmi saltellando, pronta a soccorrermi in tutta la sua
sublime perfezione, attirandosi ulteriore ammirazione da parte di
quello che vorrei disperatamente fosse il mio ragazzo e invece
è il suo, mi rinchiudo in uno dei cublicoli del bagno delle
signore, scivolo con la schiena lungo la parete verdina, e inizio a
piangere. Piango in modo prima sommesso, poi sempre più
incontrollabile e disperato, scossa da violenti singhiozzi che mi
inducono ad abbandonare ogni tentativo di autocontrollo e a rischiare
di farmi urlare la mia frustrazione, ascoltata solo da piastrelle a
rombi verdognoli e specchi che riflettono la mia totale inadeguatezza,
per quella che mi sembra un'eternità: poi, giunta ad una
sorta di improvvisa e decisamente vacillante pace interiore, mi asciugo
il viso sbavato dalla matita nera con un tovagliolino di carta e mi
rimmergo nella sala piena, senza però sedermi, una volta
giunta al tavolo, dove invece poso una mano sulla spalla di Adam.
"hey..senti, sto davvero male. Possiamo..andare? Scusatemi, ma
mi gira troppo la testa."
Mi giustifico rapidamente, sollevando appena la testa verso Gee e
Sandy, senza però guardarli, e azzero l'audio appena prima
di avvertire le esclamazioni preoccupate di Sandy, a cui rispondo con
un leggero sorriso che dovrebbe apparire rassicurante, e che invece
sembra solo sconsolato, aggettivo che effettivamente ben si adatta al
mio stato attuale. Raccolgo la mia borsa, che mi calco distrattamente
sulla spalla, e agito appena una mano in direzione della coppia felice,
mormorando, appena udibile
"scusate ancora.."
e circondando la vita di Adam mi dirigo fuori dal ristorante,
respirando a grandi boccate l'aria fresca e frizzante della sera,
essendo ormai calato il buio..lui, preoccupato, si china a premere le
labbra sui miei capelli neri, per poi scherzare, nell'ardua impresa di
farmi ridere
"in una circostanza o nell'altra finisco sempre col sorreggerti mentre
stai male, eh?"
e io non posso fare a meno di ridere appena, invasa dalla sgradevole ed
amara consapevolezza di non meritarmi un ragazzo tanto premuroso nei
miei confronti. Camminiamo in silenzio verso la macchina, dove io mi
rannicchio sul sedile del guidatore, e una volta lì,
passandomi una mano tra i capelli neri e liscissimi, mi volto verso di
lui e chiedo, con la stessa istintività che mi ha dominata
nel chiedere a Gee di fermarsi a dormire, più di un anno
prima
"senti..ti va se andiamo a casa tua?"
Lui appare fondamentalmente perplesso, ma solo per un istante: poi si
affretta ad annuire, senza dire altro, e posa una mano sul mio
ginocchio, accarezzandolo piano, mentre mette in moto e io mi volto
verso il finestrino, abbassandolo del tutto per non essere costretta a
guardare il mio riflesso nel vetro. E così,
concluderò questa giornata con la mia prima volta. Non mi
sento in alcun modo nervosa, nè curiosa, nè
spaventata, sono assolutamente distaccata dal mondo che mi circonda e
dagli eventi che mi attendono. Tutto ciò che desidero
è, fondamentalmente, premiare Adam per il suo essere tanto
adorabile e premuroso nei miei confronti, considerato che non posso
farlo con un sentimento puro quanto quello che lui probabilmente nutre,
e smettere di pensare al resto. Compiere un passo tanto importante da
scuotere la mia vita, strapparmi da questo insensato torpore e
consegnarmi ad una fase tutta nuova della mia esistenza, una fase nella
quale dominerà la consapevolezza che Gee è e
sarà sempre e solo il mio migliore amico, quello a cui
chiedere aiuto per convincere i miei genitori a passare l'intera notte
con Adam. Chiudo gli occhi, senza la minima traccia di sonno: solo per
imprimere gli ultimi momenti di quest'estremamente difficile parte
della mia esistenza, composta da una manciata di anni costruiti di
sorrisi, ma soprattutto di sogni ed illusioni, prima di scendere come
un'automa dall'auto, nel sentirmi annunciare che siamo arrivati.
Non è la prima volta che passo la serata in casa di Adam, ma
dai suoi gesti attenti e dal silenzio che accompagna la nostra entrata
e il nostro indirizzarci verso la sua camera so che entrambi siamo
perfettamente coscienti di quanto questa sera è decisamente
diversa da tutte quelle che l'hanno preceduta. è una sera
nuova, importante, una sera che sa, deve sapere, di noi. Una volta
davanti al letto, la stanza dominata solo dal rumore dei nostri
respiri, visto che l'intera famiglia di Adam è nella loro
casa in montagna, io poso le mani sui suoi fianchi ed inizio a
baciarlo. Lo bacio profondamente, disperatamente, aggrappandomi alle
sue spalle come implorandolo di strapparmi da tutte quelle illusioni, e
lui ricambia con la stessa foga, per poi rallentare appena il ritmo,
come ricordandosi che per me sarà la prima volta, e non una
qualsiasi seduta di sesso dove abbandonarsi alla foga del momento e
alla spinta dell'eccitazione. Si stacca appena e mi guarda negli occhi,
chiedendomi piano
"sei sicura?"
e io annuisco e torno a baciarlo prima che siano i miei occhi a
tradirmi, mentre le mie mani scivolano convulsamente a raggiungere
l'orlo della maglia, che gli sfilo, poco prima di sentirmi posare con
la schiena sul materasso morbido del suo letto, e il suo corpo
stendersi sopra al mio..anche lui mi toglie la maglia, e io fremo nel
sentire la sua pelle tiepida contro la mia, solitamente più
fredda di quella di qualsiasi altro umano, e mi sorprendo a trovare
tutto ciò profondamente sbagliato, mi sorprendo a desiderare
il gelo del marmo contro la mia pancia piatta, il lieve solletico di
capelli scompigliati sul mento e non la carezza di ciocche estremamente
lisce, mi sorpendo a desiderare che le mie dita incontrino la
resistenza di una pelle inscalfibile quando la gelida roccia, e non che
affondino appena in quella pelle tiepida, rosea e umana. Mi sorprendo
nel desiderare che tutto ciò cessi, il più presto
possibile, nel sentirmi la pelle bruciare sotto al suo tocco e la pelle
fremere sgradevolmente nei punti in cui lui la bacia. E allora, mentre
lui ha la testa piegata nel baciarmi il collo e io ho il mento posato
sulla sua spalla e una mano sull'altra, inizio a piangere
silenziosamente, prima di essere scossa da leggeri singhiozzi, che lo
inducono a sollevarsi immediatamente dal mio corpo, come se mi fossi
messa ad urlare di dolore: assiste con gli occhi verdi sgranati al mio
pianto, mentre io lo guardo negli occhi, cercando disperatamente di
scusarmi semplicemente con lo sguardo, e lui abbandona le braccia lungo
al corpo e scuote la testa, con un sospiro rassegnato, ma non
arrabbiato.
"oh, Jade.."
sussurra, porgendomi la maglia, che io mi infilo subito, e sedendosi al
mio fianco, mentre mi levo a sedere a mia volta e mi passo una mano tra
i capelli neri, continuando a piangere piano..rimaniamo qualche istante
in silenzio, la stanza ora riempita dai miei leggeri singhiozzi, poi
lui chiede, quasi dolcemente
"lo ami, vero? Gee."
ride appena ai miei occhi lucidi ma sorpresi, e continua,
accarezzandomi i capelli neri, il tocco discreto ma delicatissimo
"mi illudevo che sarei riuscito a fartelo dimenticare, ma ora
ho definitivamente capito che nessuno ci riuscirebbe."
Io mi calmo un pò, il labbro inferiore che trema appena, ma
progressivamente si placa, e io sancisco la pace appena ritrovata con
un sospiro profondo, prima di sussurrare, con un filo di voce
"mi dispiace, Adam. Ti giuro che ci ho provato, davvero."
Lui annuisce, tranquillo, accarezzandomi la schiena, e sussurra che lo
sa. Poi rimane in silenzio, mentre scivolo in bagno a lavarmi il viso,
e quando torno in camera lui mi aspetta già in piedi, le
chiavi dell'auto che ruotano appena intorno al suo dito, e
l'espressione perfettamente tranquilla: mi sorride appena,
rassicurante, per poi scortarmi in silenzio fino alla porta, tenendomi
aperta la porta dell'auto mentre mi infilo al suo interno, e mantenendo
il silenzio durante tutto il viaggio, semplicemete per risparmiare ad
entrambi frasi di circostanza che renderebbero il tutto sgradevole,
mentre ora appare semplicemente come scontato ed inevitabile. Giunti
davanti a casa mia, mi sorride, senza accennare a volermi baciare, e io
lo trovo un gesto decisamente maturo e affettuoso. Il non costringerci
a concludere il tutto con qualcosa che nessuno dei due desidera, non
così.
"buona fortuna, Jade. Sei una ragazza fantastica, e anche lui
lo sa."
Annuisco appena, mordendomi il labbro inferiore, e mi sporgo a
baciarlo, ma sulla guancia, come il saluto silenzioso di un'amica nei
confronti di chi le è stato accanto in un momento difficile.
"grazie, Adam..davvero. Ci rivediamo a scuola.."
Scivolo giù dall'auto, guardandola allontanarsi lungo la
strada davanti casa mia, le braccia incrociate e gli occhi appena
velati, e mi domando come si senta Sandy in questo preciso istante.
Sandy, che forse non si è mai fatta medicare un ginocchio
sbucciato da lui, ma che in questo momento lo sta abbracciando,
baciando, e a cui lui sta permettendo di guardarlo negli occhi per
tutto il tempo che desidera. Sollevo lo sguardo sulle stelle che
punteggiano il blu notte del cielo sopra di me, solleticata dalla
brezza che arriva dal mare e dalla consapevolezza di essere davvero
sola, e vorrei avere ancora quattro anni, per poterlo abbracciare
quanto voglio, ma soprattutto per non avere il minumo dubbio su quanto
meraviglioso sarà il nostro futuro insieme.
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Capitolo 7 *** This Is The Best Day Ever. ***
nonostante questa storia non
abbia avuto un gran successo, e la cosa mi abbia alquanto delusa, visto
che ci tengo davvero e ne sono piuttosto orgogliosa, ho deciso di
pubblicare un nuovo capitolo per ringraziare coloro che mi hanno
comunque recensito, e in particolare sweet_revenge, a cui dedico questo
capitolo. Grazie davvero! Spero che sia all'altezza delle
vostre aspettative ^^ non è l'ultimo, ne ho molti altri da
parte, quindi se volete che io continui, scrivetemi almeno una
recensione. Grazie mille!
"Ti amo, Gee. Ti amo da morire, ti amerò per sempre.."
"Ti amo tanto anche io, piccola.."
Non ci posso credere. Le nostre labbra sono così vicine, i
suoi occhi verdi non sono mai stati animati da una sfumatura tanto
meravigliosa, nè si è mai rivolto a me con un
tono tanto pervaso di dolcezza.
Le nostre labbra sono così vicine, Dio.
Così vicine. Ancora un millimetro, e..
"Tesoro?"
Dio Gee, ci stiamo per baciare, per la prima e assurdamente desiderata
volta.. Non potresti aspettare la fine del bacio per dirmi qualsiasi
cosa tu..
Oh. Apro gli occhi azzurro ghiaccio, tenendoli appena socchiusi,
momentaneamente succubi del sonno, o meglio, di quel sogno
meraviglioso, come se ogni parte di me lottasse disperatamente per non
abbandonare quell'immagine immensamente stupenda almeno quanto
impossibile, ma pochi istanti dopo sono costretta ad arrendermi alla
crudele evidenza, e mi sollevo appena sui gomiti, pian piano invasa
dalla cruda consapevolezza che sì, quella è
esattamente la mia camera, no, Gee non è accanto a me, e
già, i capelli tremendamente scompigliati e la matita
sbavata che vedo riflessi nello specchio accanto alla porta sono tutta
roba mia. Dopo essere giunta a questa triste conclusione, metto a fuoco
la porta semiaperta e la sagoma di papà sulla soglia, e
sorridendo appena mi levo a sedere, sollevando una mano per tentare
pigramente di appiattirmi i capelli neri, rassegnata già in
partenza.
"ci..ciaaaaaaaaaahhhhho, papi.."
saluto, intermezzando la dichiarazione con un sonoro sbadiglio, e lui
ride divertito, aprendo un pò più la porta
"ciao, tesoro..mi dispiace averti svegliato, volevamo solo
dirti che usciamo per un paio d'ore con Matty ed Elìn."
Alle sue spalle compare la mamma, che lo abbraccia da dietro,
allacciando le mani piccole e bianche sui suoi addominali, e gli bacia
una spalla, a cui fatica notevolmente ad arrivare, data la loro vistosa
ed adorabile differenza di statura. Sorride prima a mio padre, e io mi
sciolgo puntualmente: adoro il sorriso innamorato di mia madre. Voglio
dire, è sicuramente una delle cose più
incantevoli mai esistite. Sorrido a mia volta quando lei mi rivolge lo
sguardo
"a dopo tesoro! Se ti viene fame prima del nostro rientro e
vuoi ordinare da mangiare i volantini sono.."
"accanto al telefono mami, lo so. Ma penso andrò in
spiaggia con Gee."
E questa come ti è venuta in mente?
Scaccio la vocina della mia fastidiosissima coscienza, agitando appena
la mano in direzione dei miei genitori prima, e dei miei adorabili
fratelli poi, prima di stiracchiarmi pigramente, mordendomi il labbro
inferiore e giocherellando con una ciocca di capelli lucidi e neri.
Dunque, esaminiamo la situazione attuale: Ho un'assurda,
incontrollabile voglia di stare con Gee. E questa, a dire il vero,
è una caratteristica di ogni singolo istante, e non certo
del solo, limitato momento attuale: ma la catalogo come tale, passando
ai dati successivi.
Devo trovare una scusa per strappare Gee a Sandy. Non che abbia la
certezza assoluta che in questo momento siano insieme: ma ieri mattina,
dopo la disastrosa serata al ristorante, mi ha mandato un suo tipico,
premuroso e dolcissimo messaggio in cui mi chiedeva se mi fossi
ripresa, incantandomi con la dolcezza delle sue parole almeno fino a
quando il mio pollice, premendo la freccetta in giù, non mi
ha rivelato la disarmante conclusione
"anche Sandy era preoccupata, ti adora davvero."
Oh, povera piccola Sandy, mi dispiace di averla messa in tale
agitazione, sul serio. Vogliamo parlare di come lei mi abbia
palesemente sottratto il migliore amico, privandomi del suo conforto e
delle opportunità di poterlo vedere, opportunità
che prima si sprecavano? Beh, ok, non è esattamente
così. In realtà so della loro storia da due
giorni, per quanto probabilmente durasse già da qualche
tempo, e lui ha continuato a frequentarmi esattamente con lo stesso
ritmo, senza ostentare inesistenti impegni, ma l'avrebbe sicuramente
fatto, se non mi volesse tanto bene. Già, tanto bene. Solo,
tanto bene.
Ringhio, frustrata ( è una cosa che mi capita spesso, quando
sono particolarmente nervosa. Non è come se una qualsiasi
altra persona tentasse di ringhiare, il mio è decisamente
più..animale, ecco.), e torno a riflettere, tentando di non
ripensare all'ennesima, tragica conclusione di quel mio momento di
riflessioni post-sonno, e alla fine giungo ad un'ennesima, infallibile
teoria: che sotto la doccia si riflette decisamente meglio.
Perciò mi alzo stancamente, trascinandomi fino al mio bagno
personale, fortunatamente comunicante alla stanza: valuto per qualche
istante se attraversare parte della casa per raggiungere la tanto
agognata doccia dei miei genitori, con tanto di stereo interno e
sedile, ma il pensiero della varietà di cose che hanno fatto
al suo interno mi fa decisamente desistere. Quindi, mi limito a
sfilarmi pigramente la maglia extra large, residuo di Jamie prima del
suo trasferimento a Los Angeles, che papà ha portato in
Islanda confondendola con una delle sue, e la poso accuratamente sul
letto, attenta a non stropicciarla. Se mi concentro mi sembra di
sentire ancora il profumo buonissimo del mio fratellone, che mi manca
semplicemente da impazzire. Terminato di spogliarmi, mi infilo sotto la
doccia, e mentre mi godo con un sospiro beato la sensazione dell'acqua
calda sulla pelle, gli occhi chiusi, mi do da fare per elaborare il mio
piano.
Mentre traccio disegni indefiniti (oh, ok, principalmente G con cuori
accanto, spesso curiosamente abbinate a J ) sul vapore formatosi sulla
parete della doccia, però, mi viene un'idea geniale.
Voglio dire, mi sono appena lasciata con il mio ragazzo, no?
Sì, questo è inopinabile. E non è
un'occasione in cui si ha un urgentissimo bisogno del conforto del
proprio migliore amico? Oh, sì che lo è.
Per quanto mi senta terribilmente in colpa per aver fatto soffrire
Adam, non si può negare che la fine della nostra storia
è pur sempre una scusa perfetta per sottrarre Gee alla sua
perfettissima ragazza. Trionfante, mi insapono velocemente corpo e
capelli neri, immersa nell'aroma di vaniglia, per poi scivolare fuori
dalla doccia, avvolta nel mio accappatoio di Gloomy Bear, con tanto di
testa del piccolo orso sanguinario sul cappuccio, e scivolare in
camera, infilandomi rapidamente un completo viola con cuoricini neri in
rilievo, pantaloncini di jeans nero appena sfilacciato sui bordi, e una
canottiera viola con la sagoma nera di una chitarra elettrica, i bordi
del quale sono ricoperti da borchie, così come la scritta
"hard rock cafè LA", subito sotto: regalo di Jamie, che
appena può mi spedisce tonnellate di souvenir comprati in
ogni singolo negozio dell'immensa città dove vive. Infilo
rapidamente all star basse e viola, dalle stringhe nere, mi pettino e
mi trucco, aggiungendo semplicemente una buona dose di matita nera: se
Gee non è troppo distratto dalla sua bella (ennesimo ringhio
gutturale) arriverà praticamente subito, e so di dovermi
preparare accuratamente, prima di mandargli il fatidico messaggio.
Una volta pronta mi accoccolo sul letto, brandisco l'iphone e scrivo,
dopo un attimo di esitazione
"hey..sei tanto occupato? Avrei bisogno di parlarti."
Invio. Non faccio nemmeno in tempo ad abbassare il cellulare, che
quello vibra nuovamente, segnalandomi la celerissima e breve risposta
del mio migliore amico
"arrivo subito."
Meno di tre minuti dopo, il trillo del campanello risuona per la casa,
e dopo un respiro profondo mi appresto a scivolare giù dal
letto ed avviarmi verso la porta, mordicchiandomi appena il piercing al
labbro inferiore prima di aprirla.
Ed eccolo, eccolo in tutto il suo splendore. I capelli neri
scompigliati, gli occhi di un verde tendente al nocciola per via delle
nuvole che oggi infestano il cielo islandese, le mani affondate nelle
tasche della sua solita giacca di pelle nera: perfetto.
Dopo una piccola fitta al cuore nel constatare quanto, come ogni volta,
sia ancora più bello di quanto ricordassi, sorrido e
spalanco appena le braccia, fingendomi sorpresa, sebbene mi sfugga un
sorrisetto divertito
"mi hai preso in parola, eh?"
Lui sorride, un sorriso appena accennato ma bello come ogni altro. Il
suo meraviglioso, dolcissimo sorriso da bimbo, che ogni volta me lo fa
amare in maniera ancor più intensa e clamorosa. Dio, Dio,
quanto ti amo.
"Quando Gerard Valo fa una promessa, è
quella."
solleva un sopracciglio, nel non vedermi minimamente intenzionata a
prendere una felpa, sebbene quel giorno nuvoloso abbia portato con
sè una sera altrettanto uggiosa: ma per il momento non ho
freddo. E in ogni caso i brividi non possono rivelarsi che l'ennesima
scusa per stringermi un pò più a lui. Lo prendo a
braccetto, e gli chiedo, tranquilla
"andiamo alla nostra spiaggia?"
Lui annuisce, semplicemente, rimanendo in silenzio, e ci avviamo
insieme verso il nostro tratto di spiaggia preferito, lo stesso da
tredici anni, quando passavamo interi pomeriggi giocando con l'acqua o
costruendo maestosi castelli di sabbia.
La nostra spiaggia. è straziante e allo stesso tempo
incantevole come quest'espressione suoni incredibilmente romantica,
senza alcuna ragione effettiva che ne dimostri l'importanza, almeno nel
campo di questo genere di sentimenti. Il cielo si sta avviando al
tramonto, che anticipa con sfumature rossastre, incantandomi come
sempre per la meravigliosa varietà di colori che il cielo
Islandese è in grado di offrire. Il cielo, e il mare. Amo
infinitamente questo paese, lo sento davvero mio.
Giunti sulla sabbia, calcio via le mie all star, rimanendo a piedi
nudi, le unghie smaltate di nero, e mi siedo davanti a lui: scelgo di
tenere le mani intrecciate, per il momento, più che altro
per non cedere all'incredibile tentazione di intrecciarle alle sue,
così spaventosamente vicine. Tutt'un tratto, mi sento
stranamente nervosa, come mai mi sono sentita in sua presenza, e la
sensazione decisamente non mi piace: è come se qualcosa tra
noi stesse cambiando, e l'allontanarmi da lui, l'assottigliare
ulteriormente il già per me appena sufficente rapporto
d'amicizia che ci lega, mi distruggerebbe.
"allora, di cosa volevi parlarmi?"
dice all'improvviso lui, la testa appena piegata e gli occhi
verdissimi: quando cerco di incrociarli lui rivolge lo sguardo al mare.
Qualche istante, prima di tornare a guardarmi, una manciata di secondi
con l'unica funzione di interrompere il nostro contatto visivo, che
altrimenti si sarebbe rivelato troppo prolungato. Gli occhi iniziano a
pungermi, ma potrei sempre ricondurre le lacrime a qualche granello di
sabbia.
"beh..io e Adam ci siamo lasciati."
Lui sbatte appena le ciglia: sembra persino scosso, poi sorpreso, poi
torna ad assumere un'espressione perfettamente pacata, e piega appena
la testa, i capelli neri ulteriormente scompigliati dal leggero vento
spinto dal mare.
"come mai, se posso chiedertelo? Mi sembrava che le
cose tra voi andassero bene."
sussurra, e io abbasso lo sguardo, posandolo sulla mia mano destra, che
dalle mie ginocchia è scivolata sulla sabbia, a tracciare
disegni indefiniti. Mi accorgo che il mio dito sta automaticamente
seguendo le linee che lo porteranno a formare la lettera G, e gli
impongo di fermarsi, e trasformare la linea curva appena tracciata in
un'anonima spirale. La sua mano è così
vicina..è sicuramente solo un'illusione,ma mi sembra persino
che le sue dita si stiano muovendo appena verso le mie.
Poi, mi stringo appena nelle spalle, preda di una silenziosa ma
accerrima lotta interiore. La stessa che mi dilaniava più di
un anno prima, la lotta tra la voce della mente, quella che ha paura di
soffrire, che si basa sulla razionalità ed è
incatenata da timori e paranoie elaborate nel corso di tutto questo
tempo speso ad ammirarlo, tentando di decodificare ogni suo minimo
segnale e finendo col convincermi che per me non ci sarà mai
nessuna speranza, e la voce del cuore. Quella che ha un bisogno
impellente e disperato di rivelargli tutto quello che sento quando lo
guardo negli occhi, di fargli ascoltare come ogni mia cellula canti il
suo nome. Quella che vuole l'assoluta certezza che quell'io e lui non
potrà mai diventare un noi.
Diglielo.
No.
Diglielo.
Ma se..
Diglielo. Ora o mai più, e questa volta
davvero.
"il fatto è che io..sono innamorata di un altro."
Tale dichiarazione viene seguita da qualche istante di silenzio. Si
avverte solo il soffio leggero del vento e lo stridere dei gabbiani, al
largo. Lui non si muove: o meglio, persino le sue dit si pietrificano,
immobili come ogni altra parte del suo corpo, come solo i vampiri sanno
divenire. Poi sembra sciogliersi, e sbatte almeno le ciglia, prima di
distogliere lo sguardo e sussurrare, evidentemente sicuro di non essere
sentito
"anche io sono innamorato, ma per lei sembro non
esistere.."
Sgrano gli occhi, che si riempiono immediatamente di lacrime, senza
alcuna utopistica possibilità di impedirglielo, sebbene la
mia testa quasi mi dolga, da quanto mi sto sforzando di bloccare i miei
ultimamente sovrutilizzati dotti lacrimari. L'ha detto. è
innamorato. E non si tratta di Sandy, no, non perdo tempo nemmeno a
vagliare quest'ipotesi, considerata che lui sembrava più che
propensa a considerare la sua esistenza. Si tratta di una vampira.
è così. La vampira bionda ed eterea torna a farsi
prepotentemente spazio nella mia mente, sorridendomi beffarda.
è ovvio: lui aveva tentato di concentrarsi su una piccola e
dolce umana per tentare di dimenticarla, ma aveva miseramente fallito.
Ne era ancora innamorato, incatenato alla sua perfezione, ma lei non
sembra intenzionata a concedergli il suo amore. Com'è
possibile? Com'è possibile avere una tale fortuna, e non
desiderare sfruttarla? Avere il suo amore e respingerlo, possedere il
suo cuore e calpestarlo?
Vorrei averla qui davanti, in questo preciso istante. Troverei il modo
di straziare la sua pelle inscalfibile, la farei soffrire almeno quanto
lei sta facendo soffrire lui. Il mio dolore non conta: è
facilmente trascurabile, in vista della sua felicità. Ma il
suo, oh, il suo..l'idea che possa soffrire è quanto di
più devastante e terribile io riesca a concepire, e il
sapere che qualcuno gli stia infliggendo questo dolore mi fa solo
rimpiangere di non avere alcuna possibilità di attrarlo.
Perchè io il suo cuore lo conserverei come ciò
che di più prezioso potrei possedere, come la fortuna
più grande che mi potesse capitare. Mi strapperei il cuore,
per difendere l'incolumità del suo. Io morirei, per renderlo
felice.
"Lo conosco?"
Le sue parole interrompono le mie riflessioni, e io sollevo lo sguardo
azzurro ghiaccio, incontrando i suoi, verdi: ormai sto piangendo senza
ritegno, seppur silenziosamente, ma lui sembra ricondurlo alle mie pene
d'amore ,visto che quando scuoto la testa, lasciandomi sfuggire un
leggero singhiozzo, sospira e sussurra
"Jade, tu sei una ragazza incredibile. Chiunque lo
potrebbe dire, e credimi, non c'è nessuno che sapendo di
porterti avere rinuncerebbe a te. Dovresti dirgli quello che provi.."
Singhiozzo nuovamente. Certo, nessuno a parte te, l'unico che mi
potrebbe davvero avere. Scuoto nuovamente la testa, passandomi una mano
tra i capelli neri, cospargendoli di invisibili granellini di sabbia.
"oh, certo. E cosa dovrei dirgli, Gee? Guardarlo semplicemente
negli occhi e dirgli che lo amo?"
cala nuovamente il silenzio, interrotto solo dai miei singhiozzi, e io
mi sorprendo che non riesca a sentire quello che tutto il mio corpo,
ogni singola parte di me, a parte le labbra, sta urlando:
Ti amo, Ti amo, Ti amo.
"posso seguire il tuo consiglio?"
Oh, perfetto. Ora grazie alle mie geniali idee, striscerà
fino alla bellissima ed eterea vampira, la guarderà negli
occhi e le dichiarerà il suo amore, senza mezzi termini. E
probabilmente quella resterà tanto impressionata da tale
spontanea e romantca dichiarazione da accettare la sua corte, e vissero
tutti felici e contenti. Tutti tranne Jade.
Singhiozzando ormai in modo incontrollabile annuisco, con una tremante,
leggera alzata di spalle, prima di sollevare gli occhi per incrociare i
suoi: e allora lui, dopo essersi appena morso il labbro inferiore,
dischiude le labbra e sussurra
"Ti amo."
Un attimo. Questo non l'ho detto io. Non l'ho sussurrato nella mia
testa, non l'ho scandito a fior di labbra, non l'ho urlato
silenziosamente.
Ma no, non è possibile. è surreale. è
ancora tutto un sogno: attendo solo il momento in cui papà
mi chiamerà, e io mi ritroverò nel mio letto,
tanto frustrata da voler prendere a pugni il cuscino.
Ma papà non mi chiama, io non mi sveglio: ci siamo solo io,
con gli occhi azzurro ghiaccio sgranati e le labbra appena socchiuse,
lui, che mi guarda con un'espressione che non gli ho mai visto, tra lo
spaventato e l'implorante, e intimorito dal mio silenzio abbassa lo
sguardo, a disagio, sollevandolo nuovamente solo quando io mi sento
sussurrare:
"Ripetilo."
Lui sembra animato da una nuova speranza, e dopo essersi morso il
labbro inferiore lo sussurra nuovamente, sussurra quelle due celestiali
parole:
"Ti amo.."
E allora tutti i miei dubbi, le mie paranoie, i miei sogni, i miei
incubi, le immagini elaborate dalla mia mente, le parole scritte su
pagine di diario, le foto consumate a forza di essere guardate, tutto
svanisce dalla mia testa.
Esistiamo solo io, lui, e quelle due parole. E le mie mani che si
intrecciano alle sue, ora, come attirate da una calamita, e le
stringono quasi convulsamente, insensibili alla loro durezza.
Esistiamo solo io e lui.
"Ti amo anche io.."
E sul mio viso non può che dipingersi un sorriso dolcissimo,
un sorriso innamorato ai miei occhi ancora più incantevole
di quello di mia madre, soprattutto quando si mescola al suo, il suo
meraviglioso sorriso da bimbo..non più moderato, non
più di circostanza. Appena sorpreso, certo, come il mio,
nello scoprire quella sera di giugno che tutti i nostri sogni
coincidevano, che ci siamo sempre desiderati e mai capiti, affiancati
ma mai incontrati, sfiorati ma mai abbracciati, sussurrati ma mai
dichiarati, sognati ma mai vissuti, sorrisi ma mai baciati..almeno fino
a quel meraviglioso momento. Il momento del tramonto, il cui il cielo
si tinge di magnifiche sfumature pastello, aranciate, rosate,
rossastre. Il cielo sfida il mare, lo tinge di rosso, il cielo ci
abbraccia, il cielo festeggia tutti i nostri sogni realizzati in un
solo, meraviglioso istante:
Il cielo sorride, mentre io premo le labbra su quelle di Gerard Valo,
il mio migliore amico, l'amore della mia vita.
E le sento meravigliosamente fredde contro alle mie, fredde e dure come
se stessi baciando quelle di una surrealmente perfetta statua di marmo:
vi premo contro le mie, morbide e tiepide, desiderando assorbirne la
meravigliosa freddezza, mentre scivolo appena in avanti e sento le sue
mani stringere le mie, attente a non farmi male: poi, gli occhi chiusi,
le dischiudo, e la sensazione della sua lingua stupendamente fredda che
scivola nella mia bocca e incontra la mia è ancora
più meravigliosamente sublime che in ogni mio sogno, anche
il più azzardato, semplicemente perchè
è tanto vivida e reale da rischiare di farmi tornare a
piangere, lacrime non più sofferte ma desiderate, lacrime di
sollievo e incredibile felicità.
Le nostre lingue danzano e si intrecciano tra le nostre labbra, mentre
le nostre bocche si muovono insieme, in perfetta sintonia, e ci
stacchiamo solo per sorriderci, per assicurarci nuovamente che tutto
ciò che stiamo vivendo sia reale e non l'ennesimo sogno: ma
no, non è un sogno, e l'inizio della nostra
realtà.
E non esistiamo più semplicemente io e lui.
Esistiamo noi.
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