Ylfrem

di Mary_19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo - La Porta ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo - Decisioni e incertezze ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo - Ylfrem ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto - Disperazione ***
Capitolo 6: *** Scusate ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo

 

  Ylfrem, quindici anni dopo la caduta di Glicine.

  Il cielo brillava di un azzurro intenso. Secondo le mitologie Elfiche, l’ultimo giorno in cui il cielo era colorato di un celeste brillante era accaduto durante la Grande Guerra, la battaglia che segnò la distruzione di Glicine, il Regno delle Fate.

 Secondo qualche Centauro, era segno che sarebbe stata una giornata molto significativa per la storia di Ylfrem.

  L’aria brillava dall’oro dei pollini. Qua e là qualche Nemja brucava l’erra soffice: quei portentosi animali riuscivano a sopravvivere anche nelle Foreste Elfiche, pur essendo originari dei Monti Eterei ormai si erano adattati a vivere praticamente ovunque.

  Il frinire delle cicale accompagnava i passi frettolosi di Shyra all’interno della radura. Finalmente aveva trovato l’uscita dall’intricata foresta! Non lo avrebbe mai ammesso, ma quel luogo la spaventava un po’: emanava una strana potenza, un calore magico che sembrava provenire dagli Alberi. Una strana sensazione di sentirsi osservata la faceva sentire a disagio. Ma aveva una missione importante da compiere, poco importava se l'imbarazzo la impacciava.

 Al centro della radura si ergeva un Albero, un robusto Olivo Millenario. Poteva sentire l'energia vitale dall'albero che la cercava, la chiamava. Shyra si avvicinò alla pianta, sfiorò le sue foglie rigide. Le sue dita sottili tremavano leggermente, in modo quasi impercettibile. Tese le mani verso il tronco.

  Ci fu un bagliore accecante e niente fu più come prima.

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Capitolo 2
*** Capitolo primo - La Porta ***


Primo capitolo
 

 

E’ strano come i bambini abbiano la straordinaria propensione a mettersi nei guai. E’ buffo come i ragazzi, anche quelli che dovrebbero “dare l’esempio”, non siano da meno. 
  E Shyra, più di tutti, era solita mettersi nei guai, o perlomeno complicarsi la vita.
 
  In fondo, cosa c’era di tanto incomprensibile nelle parole “non entrare nella stanza della porta azzurra”? Niente, assolutamente niente. Però…
  Però non era mai riuscita a fare a meno di tormentarsi a pensare e ripensare sul perché di tale imposizione.
  Tutte le notti, quando ormai ogni luce a Casa Monthon era spenta, Shyra rimaneva sdraiata sul letto, sospirando, a riflettere sui mille perché che le rimbombavano in testa.
  Perché sua madre si rinchiudesse in quella stanza per tutto il giorno e a lei fosse severamente proibito entrarci, non l'aveva mai saputo spiegare, nemmeno nelle sue ipotesi più fantasiose.
 Era una stanza normalissima, dopo tutto.
 O forse, forse non lo era affatto…
  L’unica cosa che aveva notato era che Luigi, suo padre, sbiancava ogni volta che veniva nominato quel posto, il che era piuttosto inquietante.
  Non che le importasse più di tanto - ormai aveva imparato a ignorare la curiosità infantile che la divorava - ma chissà come, quel luogo era sempre nei suoi pensieri. E con esso tutte le domande senza risposta.
  Ma se fosse entrata nella stanza quelle risposte sarebbero arrivate..
  No, no, no! Era  assolutamente inconcepibile anche solo l’idea di poter entrare là dentro..
 Anche perché la famigerata stanza era situata al primo piano di casa sua. E il primo piano era l’ultimo posto al mondo dove Shyra voleva stare: quel luogo la terrorizzava.   Il primo piano di Casa Monthon era uno dei luoghi che rimangono impressi nella mente, con ricordi dai toni molto vividi. Ma non per la particolare bellezza del posto, no affatto. Il primo piano era quello che viene solitamente definito “un luogo sinistro”. Regnava un’atmosfera spettrale, l’aria stessa sembrava emanare uno strano calore. Come lo chiamava Shyra nei suoi momenti di massima ilarità, era il “regno delle Nebbie perenni”: c’era sempre una strana nebbiolina, anche quando il sole picchiava su Casa Monthon e il caldo secco e soffocante bruciava la pelle bianchissima di Shyra. Nessuno sapeva spiegare la causa della nebbiolina, ma né Luigi né sua madre Cristina sembravano curarsene. Semplicemente, facevano finta di niente. Come se fosse normale!
  E, come se non bastasse, si diceva in paese che ci si aggirasse un fantasma.
  Lo spettro in questione era quello di Elizabeth Monthon, trisavola di Shyra. Scomparsa in circostanze misteriose molto tempo prima, non fu mai ritrovata. Né viva, né morta.
  E da tempo immemore, le notti di Shyra erano continuamente disturbate dalla prepotente e scomoda presenza di una donna pallida che urlava disperata.
  La donna dei sogni era piuttosto strana: un abito color del cielo, delicato e splendente, le avvolgeva il corpo esile. Le dita erano affusolate e sottili. I capelli erano lunghi fino alla vita, lisci e biondo quasi accecante. Disperata,si contorceva come se fosse prigioniera di qualcosa..
  E chi poteva mai essere, se non il fantasma di Elizabeth Monthon?   
 
  Il primo piano la terrorizzava, ma la attraeva allo stesso tempo. La paura le stringeva lo stomaco, ma una forza misteriosa guidava i suoi passi verso le scale che conducevano là.
 Queste emozioni contraddittorie si manifestavano assieme, e così la ragazza si ritrovava a salire e scendere le scale che conducevano al primo piano a intervalli di nervosismo e desiderio ardente di sapere tutto quello che – ne era certa – le era sempre stato nascosto.  
  “Non entrare mai lì dentro, Shyra! Mi hai capito?!”. La voce di Luigi le rimbombava nella testa.
 Shyra tremava, quell’uomo le faceva paura e il pensiero di cosa avrebbe fatto appena la avrebbe vista lì, nel corridoio del primo piano, era tutto tranne che incoraggiante.
  Una strana consapevolezza la colpì: sentiva che non sarebbe tornata indietro.
  Un lampo di indecisione trapassò gli occhi scuri.
  Lanciò uno sguardo alle scale, che ormai apparivano paurosamente lontane.
  Il mondo, così come lo aveva sempre visto e conosciuto, sembrava farsi meno nitido, le immagini raccolte dai suoi occhi si fecero sfocate.
  La mano si ritrasse dalla maniglia, come scottata.
  Ma non importava. Ormai aveva deciso. E lei non tornava mai indietro nelle proprie decisioni. A costo di inseguirle in capo al mondo.
  La porta azzurra era socchiusa.
 Tremando, spinse leggermente ed entrò.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo - Decisioni e incertezze ***


Secondo capitolo
 
 

La vita di Shyra finora non era stata granché eccitante: la scuola, la famiglia, persino gli amici, componevano un’enorme bolla, in cui la ragazza era obbligata a vivere una vita profondamente squallida, vuota.

  Una prigione che soffocava ogni sensazione, ogni piccola fragile idea era spezzata dalla insopportabile noia di vivere…

  Una gabbia che bloccava ogni timido tentativo di tentare qualcosa di nuovo, di vincere le proprie paure. Ogni scopo, ogni sogno, era cancellato da un senso di grigio, da un senso di vuoto, che le inaridiva il cuore.

Le parole non dette alle poche persone care si facevano sempre più pesanti, creandole un groppo in gola che non dava pace. E che le impediva di dire ciò che non aveva mai detto.

  Un circolo vizioso, opaco, che andava fermato.

  Ma con quale forza di volontà, se la sua non era mai esistita?

 

  E ora, dopo quindici anni di squallida medocrità, si era sentita pronta. Pronta a prendere la sua decisione, pronta a costruirsi un suo futuro, senza gli impicci degli altri. 

 Non sapeva come le fosse venuta in mente quell'idea: era da quindici anni che ci pensava, ma c'era qualcosa che glielo impediva.

  E all'improviso, quella barriera era crollata, lasciando spazio a un nuovo sogno, che stava velocemente prendendo forma nella sua testa: una nuova vita.

  A Macoro aveva tutto. Cioè, tutto quello che all'apparenza conta: abitava in una villa piuttosto antica e lussuosa, la Ferrari di suo padre non era niente male, gli amici non mancavano, a scuola aveva una media impeccabile, da un paio di mesi si era persino messa insieme al ragazzo più carino del liceo. 

 Cos'altro poteva mai desiderare?

  All'improvviso, si era accorta di non sentire alcun affetto nei confronti né dei suoi amici, né del suo stesso ragazzo, a cui mandava 10 sms al giorno con scritto un appassionato "Ti amo".

  Persino coi suoi genitori, si era accorta di non provare nessun attaccamento. Tra loro e lei c'era come una barriera invisibile, fredda, che li separava. Una barriera impenetrabile ed invisibile, che Shyra non aveva aveva notato.

  La sensazione di confusione, che le aveva imprigionato ogni pensiero, si era dissolta.

  E contemporaneamente, la scelta di aprire quella porta aveva invaso la sua mente, all'improvviso.

  Quella decisione si era impossessata di lei, e ormai tutto era diventato chiaro, lasciandola senza fiato.

 

  Fissava la parete davanti a sé, sbalordita. 

Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere: era in un corridoio, con molte porte.

 

Dove andare?

 

 Di nuovo, il dubbio si insinuò nella sua mente. L'idea di tornare indietro ritornò, bruciante.

 Dei passi sulle scale fermarono la lotta segreta tra una parte della sua mente che voleva tornare indietro e un'altra parte che invece desiderava andare avanti, e aprire ognuna di quelle misteriose porte, per scoprire, scoprire, scoprire...

 D’impulso, aprì la porta che la attraeva di più. Era di un rosa chiaro, delicato.  

 Abbassò la maniglia e spinse forte, senza successo.

 Era chiusa a chiave.

  I passi risuonavano sempre più vicini, finché una voce tonante gridò il suo nome.

  Doveva sbrigarsi.

  Shyra spalancò la porta più vicina a sé. Nella fretta della sua corsa, non fece nemmeno caso al delicato color bianco del legno.

  Si accorse che, invece di una stanza, la porta nascondeva una sottile membrana.

  Shyra la sfiorò, e quel leggero tessuto iniziò a tremare.

  La ragazza chiuse gli occhi e cadde in un tunnel senza fondo.

 
 

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Capitolo 4
*** Terzo capitolo - Ylfrem ***


 
Eccovi postato il 3^ capitolo.
Ringrazio la mia commentatrice e anche tutti quelli che leggono^^
 
 Terzo capitolo
   

Shyra aprì gli occhi, e rimase subito colpita dal meraviglioso brulicare di vita che le si rivelava da ogni singolo dettaglio di quel luogo così magico. Si guardava attorno, meravigliata.

  Era rannicchiata ai piedi di una quercia enorme, che sembrava vecchia di millenni: il legno era molto secco e a tratti addirittura sgretolato, di sicuro ne aveva passate tante. Ma nonostante tutto, il legno emanava un calore, una potenza che dava segno di essere sopravvissuta per secoli. Una potenza che ispirava rispetto.

Persino le formiche verdi che zampettavano sul tronco sembravano farlo con cautela.

  Si trovava in una strana radura, illuminata da un sole cocente.

Se a Macoro il rigido vento invernale aveva reso le strade deserte, qui il caldo era soffocante, e l’aria… sembrava raccogliere dentro di sé la brillante scìa della vita.

Sugli alberi degli uccelli cantavano, come se le preoccupazioni, le ansie della vita per loro non esistessero.

Per un istante, Shyra desiderò ardentemente essere con loro. Doveva essere bello non pensare a niente, e cantare solo per il gusto di farlo, per sentire le labbra sciogliersi in u inno alla pace.

  Un sorriso sciolse il gelo delle sue labbra e della sua mente duramente provata a causa della sua decisione. Non era stato per niente facile per lei decidere di aprire la porta azzurra.

  Attorno a lei, tutto tranquillo. Quella radura era un piccolo paradiso: ogni essere vivente di quel posto, pianta o animale che fosse, racchiudeva in sé l'allegria della vita in tumulto ma allo stesso tempo un senso di pace, di tranquillità.

  Ma.. c’era qualcosa nell’aria, che faceva disperdere le foglie al vento, che rendeva il cielo così luminoso, che scorreva nella terra. Avvertiva una presenza, appena percettibile eppure potente, attorno a sé. Una presenza insistente, straordinaria, che scorreva negli alberi, strisciava nell’erba, volteggiava nel cielo. La misteriosa presenza la avvolse, la circondò di calore. La ragazza sorrise di nuovo, estasiata da quella leggera ma decisa forza che le penetrava nel cuore, riempiendolo di ricordi, misteriosi ricordi dimenticati nell’oblio, che, come frammenti di sogni, ritornavano a galla dopo molto tempo...

 

  "Shyra!", la chiamava una voce femminile calma e piena di calore.

 La ragazza non riusciva a vedere la donna che parlava. Era dentro un'altro corpo, che teneva gli occhi chiusi. E allora tutto il mondo era nient'altro che buio. Riusciva a sentire le sensazioni di quella bambina: doveva essere una bambina, si sentiva chiusa in un corpo molto piccolo. La bimba gorgogliava felice, mentre un dolce sciroppo riempiva la sua bocca di un morbido sapore di verdura tritata. Ne voleva ancora: le sue piccole, delicate manine si proiettarono verso la donna. Nel farlo, la bambina aprì gli occhi, e Shyra intravide diverse figure sfocate, che la guardavano.

La donna commentò:  "Non avrai mica intenzione di mangiarti te da sola un intero Fiore Verde? Sei piccola ma già così golosa...".

Tiepide risate cristalline risuonarono nell'aria.

 

La scena cambiò.

 

Doveva essere cresciuta, le immagini erano molto più nitide. 

Cavalcava veloce su un enorme prato fiorito, in groppa ad un cavallo bianco.

Il prato sembrava essere sconfinato, ed era pieno di fiori meravigliosi, che Shyra non aveva mai visto. Il vento giocava con i suoi lunghi capelli.

Sponò il cavallo ad accellerare. Ebbe l'impressione di volare: un senso di libertà dominava ogni cellula del suo corpo, l'adrenalina pulsava nelle vene.

 

 Si risveglio, come da un sogno. Quelle immagini l'avevano turbata.

  Incantata e stupita da quell’oceano di sensazioni, sfiorò il tronco dell’albero con la mano, e subito ritrasse le dita spaventata: aveva sentito chiaramente che qualcosa pulsava dentro l’albero.

 Si allontanò dalla pianta, e si guardò attorno vigile, come per stare in guardia da un pericolo imminente.

 Ma era un luogo così luminoso, inebriante.. impossibile da temere.

  La presenza la abbracciò, la accolse tra le sue braccia invisibili, e senza accorgersene, Shyra si distese sull’erba morbida, cullata da un canto melodioso e arcano scivolò dolcemente in un sonno profondo.

 

......

 

 Si svegliò quando il sole ormai tramontava.

 All’improvviso la radura, prima brulicante di vita, si chiuse in uno strano, inquietante silenzio.

 Qualcosa si mosse, nel fitto bosco. Uno strano presentimento le fece salire un groppo in gola.

  All’improvviso, una luce accecante la abbagliò. Cadde a terra, folgorata da tanto splendore.

  Stranamente, non era spaventata. Anzi, una placida sensazione di pace le riempì il cuore.

  Quando gli suoi occhi si abituarono all’intensità della luce, scorse una figura che le si avvicinava lentamente, anche se la fitta nebbia azzurrina che si era formata impediva di vederla chiaramente.

  Era un cavallo, un bellissimo cavallo bianco. Nei suoi occhi si leggeva una saggezza, un alone di intelligenza profonda, che non aveva mai visto in nessun animale, quella creatura aveva qualcosa di più.

  D’un tratto capì: dalla fronte spuntava un lungo corno a spirale.

 

Immediatamente, la triste consapevolezza di vivere in un sogno la prese, all’improvviso. Quel luogo, e soprattutto quell’animale, erano.. da sogno. Così belli e perfetti, mai avrebbe immaginato di vivere un sogno simile. Peccato che presto sarebbe arrivato il momento del risveglio. E il bel sogno sarebbe diventato solo un paio di immagini sfocate, e presto sarebbe svanito per sempre dalla sua memoria.

  “Ma perché svegliarsi?”, si chiese Shyra, avanzando verso l’unicorno.

  L’animale… sorrise, o meglio, la sua espressione del viso era quanto più si avvicinasse ad un sorriso.

L’unicorno si chinò verso di lei, facendo avvicinare e il suo lungo corno al petto di Shyra. La ragazza si spaventò: quel cavallo meraviglioso le avrebbe forse conficcato il suo corno dritto in cuore?

  L’unicorno probabilmente si accorse del suo timore, la fissò con i suoi occhi cristallini e subito una morbida sensazione di quiete la tranquillizzò. Il corno sfiorò il suo petto, si fermò nel punto dove il cuore di Shyra batteva tranquillamente, e il mondo attorno a lei iniziò a vorticare furiosamente.

 


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Capitolo 5
*** Capitolo quarto - Disperazione ***


Gente vi avviso subito che è un capitolo drammatico!
Personalmente, mi viene da piangere ogni volta che lo rileggo T.T
Purtroppo però ho dovuto farlo T.T
A volte mi chiedo: ma che cosa gli faccio fare ai miei personaggi?
 
 
Quarto Capitolo 
 
Quando la terra si fermò, attorno a lei l’ambiente era molto cambiato. La vegetazione era scomparsa, ingioiata da un gigantesco e arido deserto, il cui confine si perdeva all'orizzonte. Persino l'aria sembrava essere diventata ostile ed agghiacciante.
  Voleva andare via da lì: un orribile presentimento le faceva sentire il cuore in gola e un senso di angoscia le bloccò i muscoli.
  Come un animale spaurito, si guardava attorno spasmodicamente, all'erta. I sensi erano vigili, in attesa di un pericolo, di qualcosa di orribile. Non sapeva di preciso cosa, l'unica cosa che ricordava in quel momento era che il suo sesto senso non sbagliava mai. E in quell'istante le diceva che il pericolo era vicino. Molto vicino.
 Shyra gridò, terrorizzata.
  Ma era solo una stupida foglia secca che aveva appena pestato. A volte il sesto senso gioca brutti scherzi, pensò. Un brivido di sollievo le percorse la schiena.
  Raccolse la foglia con le mani. Era strano che quella foglia fosse lì: su quela terra arida non cresceva nessun albero. Come faceva ad essere lì? Mentre provava a darsi una risposta, percorreva con le dita la superficie della foglia. Dopo pochi secondi, questa si sgretolò.
  Avvertì dei rumori di passi dietro di lei, ma non fece in tempo nemmeno a voltarsi, che uno strillo acutissimo la fece sobbalzare.
  Si voltò bruscamente.
  Ad aver urlato era stata una creatura bellissima, alta e flessuosa. Ciononostante, camminava carponi, come se un forte preso la opprimesse. Vagava senza meta, come disorientata. Spesso inciampava nei suoi stessi passi.
  I suoi capelli erano di un biondo sporco, opaco, ma davano segno di essere stati splendendi e luminosi, un tempo. Il volto angelico era sfigurato dal dolore, le labbra sottili erano contratte in una smorfia. I bellissimi occhi a mandorla erano gonfi di lacrime, il loro sguardo saltellava da un punto all'altro, come se fosse alla disperata ricerca di qualcosa. 
  All'arrivo della donna, Shyra si sentì scaldare il cuore. Sembrava così sola, bisognosa di aiuto. 
Shyra le si avvicinò, ma la donna misteriosa non la degnò di uno sguardo e continuò la sua corsa disperata. La ragazza la raggiunse, e le sfiorò una guancia. Ma niente: per la donna, lei non esisteva.
  Devo trovarmi in un altro ricordo o qualcosa del genere, si disse Shyra, rammentando l'esperienza precedente. 
  All'improvviso un raggio di sole illuminò la collana splendente che la donna portava al collo. Era un ciondolo a forma di farfalla, di colore violaceo. Brillava di una luce confortante, come una stella nella notte.
 Anche lo sguardo della donna cadde sulla collana, e un lampo di follia disperata le attraversò gli occhi color smeraldo. 
  Le dita della donna  corsero al ciondolo, e Shyra, d’istinto, si avvicinò per fermarla, gridando: No! 
  Non sapeva il motivo; l'unica cosa di cui Shyra era certa in quel momento era che stava per accadere qualcosa di terribile, e che la donna andava fermata. Le sue dita disperate però strinsero aria. 
  La creatura, in un impeto di dolorosa rabbia, si strappò la collana dal collo.

  Immediatamente cadde a terra, e non si mosse più.

  Senza sapere perché, anche Shyra crollò a terra, sopraffatta da un dolore mai sentito prima d’ora.
  Il cielo si squarciò e divenne oscuro. Una debole pioggerellina iniziò a picchiettare sul suolo.
   Anche il cuore di Shyra si squarciò, trafitto da un'appuntita lama. E il mondo si chiuse sopra di lei, come per consolarla dell’inspiegabile tragedia.
 
 Piangendo, si risvegliò dall’atroce visione.
  L’unicorno era ancora davanti a lei. Shyra sperò di aver vissuto solo un orribile incubo, ma la tristezza infinita che l'animale le comunicava pose fine a quest'esile speranza. 
  Gli occhi saggi dell'unicorno irradiarono in lei un’immagine: una donna pallida che urlava.
  Un’improvvisa consapevolezza le attraversò la mente. E capì.
 
  Era lei.
  La donna dei sogni.

 

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Capitolo 6
*** Scusate ***


Salve ragazzi, e ragazze, lettori e lettrici.
Mi scuso con tutti voi (in particolare con la mia unica fan su EFP), ma non posso più postare qui.
All’inizio ero entusiasta di questo sito, mi piaceva moltissimo. Ci sono molte fan fiction originali, persone talentuose. Speravo in un’occasione per confrontarmi, ricevere consigli, scambiare idee. Ma non è stato così.
Non parlo della scarsità di recensioni (francamente, non mi interessa molto.. preferisco la qualità alla quantità e devo dire che, anche se poche, le recensioni ricevute erano commenti e consigli sinceri e molto utili), parlo del livello di questo sito.
Ho capito che è un sito di fan fiction, ma di per sé una fan fiction su una bella opera può essere stimolante, e in qualche modo può aiutarti a immedesimarti in un personaggio.. insomma, di per sé le fan fiction mi piacciono, ma qua stiamo degenerando.
Tutte revisioni di Twilight, con certe scene di sesso che io non riesco a capire come certe dodicenni riescano anche solo ad immaginare... E non dico altro.
Ma avevo tuttavia deciso di continuare a pubblicare. Mi sono detta: qualche persona seria c’è ancora, come la carissima squarciecicatrici. Tuttavia...
Dovete sapere che ho pubblicato la mia storia anche su un msn space. E lì sono iniziati i problemi.
Certe persone hanno “preso spunto “ dalla mia storia per crearne una loro. Perciò ho dovuto mettere privato il blog.
La totale assenza di fantasia e di educazione in queste persone mi ha proprio delusa.
Non voglio che questa storia si ripeta. Perciò non pubblicherò più questa storia su EFP. Sono delusa, delusa ed amareggiata.
Tuttavia, per chi è realmente interessato alla storia di Shyra, do l’indirizzo del blog dove lo sto postando. Vi avviso: è privato, perciò dovrete chiedermi l’autorizzazione. Lasciatemi una breve presentazione in una NOTA sul profilo (basta poco, tanto per sapere chi siete), e vi accetterò.
Ecco l’indirizzo. http://ylfrem.spaces.live.com/
 
Mi spiace, davvero.
Avrei preferito anch'io ce andasse diversamente...

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