Need di Yuna Shinoda (/viewuser.php?uid=30027)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm not quite sure ***
Capitolo 2: *** 2.2 ***
Capitolo 3: *** It's all over? ***
Capitolo 4: *** Separating souls entwined ***
Capitolo 5: *** Wicked Games ***
Capitolo 6: *** We'll try to do it right this time around ***
Capitolo 7: *** Because of you ***
Capitolo 8: *** Another little white lie ***
Capitolo 9: *** Never Too Late ***
Capitolo 10: *** Three Cheers For A Sweet Revenge ***
Capitolo 1 *** I'm not quite sure ***
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E' strano. Terribilmente, nel vero senso della parola.
Non ha senso per me sentire questo vuoto nel petto, questa sensazione
quasi di nausea, come se stessi su una nave e il mare fosse agitato.
Una sensazione di amaro... Di qualcosa di perduto. Ma cosa? Non c'è mai
stato nulla di serio tra di noi. Cosa significavano tutti quei baci? Erano solo
uno stupido gioco di seduzione? Non potrei crederci, eppure io ne sono la
testimone.
Mi sento vuota.
Sono qui distesa sul mio letto a sentire una stupida canzone triste che
mi hanno detto di ascoltare perchè era troppo bella, troppo profonda. In
effetti, è anche molto triste.
Mentre l'ascolto, non posso fare a meno di pensare a ciò che eravamo.
Semmai siamo stati mai qualcosa di più di baci e carezze...
I'm not quite sure how to breathe
without you here I'm not quite sure if I'm ready to say goodbye to all we
were Be with me Stay with me Just for now Let the time
decide When I won't need you
Need – Hana
Pestle
Ti risulta impossibile vedere dalla mia prospettiva?
Non c'è bisogno che mi tieni per mano, ne che mi regali dei fiori, o che
esca con me dichiarandoti 'il mio fidanzato'. Non voglio intrappolarti in un
rapporto, perchè so che non ce la faresti.
Eppure... Solo sfiorare il
pensiero di camminare assieme solo per bere un drink, mano nella mano, oppure baciarci fuori alla scuola come due
innamorati qualunque, mentre tutti ci osservano, mi rende triste e felice allo
stesso tempo.
Sono triste perchè sono consapevole che non cambierai mai idea così
facilmente.
Sei troppo un animo libero e perverso per pensare di poter stare solo con
una ragazza alla volta.
E sono felice... non so se sono felice, in effetti. Dovrei rimangiarmi il
mio pensiero, dovrei dire 'sarei felice, se'... Ma quelli, forse, resteranno
solo dei sogni. Così con il fatto stesso di poter ritrovare la felicità. Sarà
difficile anche se agli occhi degli altri sembrerò felice.
Tu sei felice così?
So che non lo ammetteresti mai, ma secondo me la risposta è no. Ti
conosco fin troppo bene per capire che dietro quella faccia da bastardo si
nasconde una persona migliore che ha solo paura di mostrarsi per ciò che è
veramente.
Ed io? Cosa devo fare?
Ti cerco, ma mi respingi... Penso proprio che dovrò dare un taglio netto
a questa vita dannata. Devo ricominciare, ma senza di te. So che è triste come
conclusione, ma non posso aspettare eternamente che tu mi dica ciò che provi
realmente per me. Io sono una persona umana che prova dei sentimenti, anche se a
volte non si direbbe. E tu, tu mi stai facendo soffrire tanto da morire, tanto
che sono arrivata alla conclusione che non posso più sopportarlo. Ne ho
abbastanza. Ti sei infischiato troppe volte dei miei sentimenti, e non credo
nemmeno che adesso tu mi stia pensando.
Sarei sempre stata una delle tante...
My hand searches for your hand In
a dark room I can't find you Help me Are you looking for
me?
Need – Hana Pestle
A meno che tu non mi venga a cercare, o non ti riveda per caso, io non ti
cercherò di mia spontanea volontà, anche se la tentazione sarà forte. Troppo
forte.
Cosa dire infine... Ho già detto troppo. Mi sono aperta abbastanza, per i
miei gusti.
L'unica cosa che posso ripeterti è che ti amo. Anche se non lo accetti.
Anche se pensi non sia vero, è così. Vado via perchè ancora una volta mi sono
accorta che per te non è lo stesso. Sei capace solo di ferirmi, e per il momento
non ci riesco.
Con questa breve lettera voglio solo dirti addio, anche se è troppo
triste scrivere questa parola.
Quando la leggerai – se la leggerai – io sarò già lontana. Parto tra
qualche giorno.
Ricordati che potevi contare su di me.
Blair
Quando Chuck lesse la sua lettera, lei era già volata a New Heaven, per
frequentare l'università di Yale. Il suo primo istinto fu quello di accendere il
fuoco nel camino e di bruciarla, ma decise di non farlo. Quella era l'ultima
cosa che le restava di lei. L'ultima cosa che lei aveva voluto che gli restasse.
Lei, in quanto persona, era stata posseduta solo nelle loro notti di sesso. Se
lui avesse deciso di seguire i propri sentimenti e si fosse impegnato, adesso
lei sarebbe ancora lì, magari tra le sue braccia durante una sera d'inverno in
cui per scaldarsi, e i due avrebbero fatto ripetutamente l'amore davanti a quel
fuoco scoppiettante nella sua casa.
Chuck decise di conservare la lettera nel suo cassetto, e sembrava quasi
conscio di ciò che aveva perso.
Serena gli aveva consegnato la lettera una sera di giugno, quando ormai
Blair era partita per la Francia per andare da suo padre, la prima tappa verso
la riabilitazione post-delusione prima di Yale. Lui restò allibito prima di
aprire la lettera.
Non avrebbe mai pensato che l'unica donna che valeva la pena rincorrere
nella sua vita l'avesse abbandonato realmente, per andar via. Non aveva ancora
capito il dolore che le aveva provocato rifiutandola più e più volte. Non
pensava davvero che lei se ne sarebbe andata una volta per tutte.
Non pensava nemmeno che gli sarebbe tanto mancata.
All'inizio disse a se stesso che sarebbe tornata dopo qualche settimana
di vacanza. A settembre, forse, sua madre abitava ancora qui. E invece no.
Era la prima volta che Chuck faceva una predizione sbagliata.
Blair non tornò ne a settembre, ne a Natale,con sua meraviglia e con sua
paura.
Allora... forse non sarebbe mai più tornata nell'Upper East
Side?
Per la prima volta, questa possibilità si prefissò nella sua testa.
Solitamente, cercava sempre di trovare le persone grazie all'aiuto di
detectives, ma questa volta non fu così.
Questa volta aveva paura.
Paura che, una volta trovata – perchè era sicuro di poterla trovare con
questi mezzi – sarebbe stato lui quello deluso. Era sicuro di trovarla con un
altro ragazzo. Quindi evitò con tutto se stesso di provarci, anche solo per
scherzo.
E così, passarono due lunghi anni.
Blair non era mai tornata a New York, anche se Serena era rimasta in
contatto con lei per tutti quegli anni. Chuck aveva continuato a pensare a lei
di tanto in tanto, più di prima, ma aveva comunque continuato anche a
spassarsela alla sua maniera, cercando di oscurare la sua
interiorità.
Sapeva che c'era qualcosa che non andava, ma non trovava il coraggio di
cercare la risposta.
Sapeva che se la pensava più di una volta al giorno c'era un motivo.
Non l'aveva ancora dimenticata.
La sera, prima di dormire, pensava sempre a dove fosse, a con chi fosse.
Mentre si divertiva con le solite ragazze, pensava a com'era diverso fare
quelle stesse cose con lei.
A com'era difficile tenere il controllo del suo godimento quando lei lo
faceva impazzire, o semplicemente quando lo fissava negli occhi con quello
sguardo che aveva in sé mille significati.
Con lei fare l'amore era semplicemente 'diverso'.
Chuck non aveva idea che Blair stesse per tornare.
Aveva preso la sua mini laurea in giornalismo a Yale con il massimo dei
voti, e adesso avrebbe dovuto lavorare in qualche giornale prestigioso della
città per fare tirocinio.
Visto che era originaria di New York, i suoi professori decisero di
rimandarla a casa, anche se lei era davvero restia, e ne conosceva il motivo.
Anche lei, come la sua anima gemella perversa, non aveva smesso di
pensare a come sarebbe stato il suo futuro assieme a lui, sognandolo quasi tutte
le notti nella sua bellezza misteriosa.
Non aveva voluto sapere nulla da Serena, per evitare, come lui, di essere
nuovamente scottata.
Si chiedeva se lui se ne fosse andato dalla città, così da essere più
serena una volta scesa dall'aereo, ma nello stesso tempo desiderava che lui
fosse ancora lì, e che forse, avrebbe riveduto alcune sue vecchie decisioni.
La settimana in cui Blair avrebbe rimesso piede a New York era la stessa
del suo ventunesimo compleanno. Sua madre Eleonor, aiutata da Serena, aveva
forzato Blair a tornare a casa perchè sua figlia avrebbe compiuto i ventun anni,
e avrebbe voluto tanto festeggiare con lei l'evento.
Quando l'aereo di Blair atterrò al JFK Airport di NYC, Eleonor, Cyrus, e
Serena, erano ad aspettarla.
Quando Serena la vide, indaffarata tra tutti i suoi innumerevoli bagagli,
le corse incontro e l'abbracciò, rubandole da mano qualche bagaglio.
“B! Sono davvero felice che tu abbia accettato!” disse Serena, più
euforica del solito.
“Si si anche io, ma adesso staccati che ho davvero tanto caldo. Il volo è
stato lunghissimo”
“Scusami, è che sono davvero contenta di vederti” rispose Serena
allontanandosi e mettendosi al fianco della sua amica “spero davvero che
resterai”
“Ebbene, sì. Mi hanno presa al New York Times, per qualche strana
coincidenza, quindi sarò costretta a restare qui per qualche mese”
“Ma è fantastico!”
Blair le sorrise, con il suo sorriso che usava quando voleva assecondare
le persone.
Quel sorriso infatti aveva dentro di se il messaggio: 'sì, è bello stare
a casa. Ma ho anche un po' paura di rivederlo'. Era inevitabile che la parola
New York e Upper East Side si legassero entrambe al nome di Chuck Bass. La città
era quasi sua per tutti gli edifici che possedeva.
Anche se non l'avesse mai incontrato nei mesi in cui sarebbe rimasta lì,
tutto ciò che la circondava gli ricordava di lui. Lui era in tutto.
“Blair, figlia mia stai proprio bene con questo abito che ti ho fatto
mandare”
“Già sono stupenda” rispose Blair a sua madre, mentre la
abbracciava.
“Sempre elegante” disse Cyrus abbracciando la sua figliastra. Blair non
amava particolarmente i suoi abbracci molto stretti, difatti rifilò lo stesso
sorriso di prima anche a lui.
I quattro tornarono a casa Waldorf – Rose.
Quella notte, Serena dormì a casa di Blair.
Evitò di parlare del suo fratellastro, e di qualsiasi cosa che si
riferisse a lui, perchè Blair aveva vietato di farlo già da un annetto, ormai.
Lo aveva fatto promettere anche a Serena.
Le cose stavano andando per il meglio, quando, mentre le due ragazze si
stavano provando per divertimento dei vestiti nuovi, squillò il cellulare di
Serena.
Quest'ultima era dietro il separé e si stava cambiando, così Blair prese
il suo telefono in mano.
“Chi è?” chiese Serena qualche istante dopo il secondo
squillo.
Blair restò quasi pietrificata. Non pensava che il contatto con il suo
passato arrivasse così presto.
Passò lentamente il cellulare alla sua amica, sorridendo a stento.
Non riuscì a capire cosa le stava succedendo dentro. Il suo cuore
cominciò a battere più veloce solo alla vista del suo nome sul display. Eppure,
pensava di averlo superato.
Certo, lo pensava spesso, ma non credeva davvero che si trattasse ancora
di amore. Pensava più che altro che pensarlo equivaleva ad essere curiosi di
sapere cosa stesse facendo senza di lei.
Serena rispose. “Sì, Chuck. Non lo so” iniziò a dire, “Esatto. A dopo” e
riattaccò.
Blair guardava la sua amica e nello stesso tempo era assorta nei suoi
pensieri.
“Mi dispiace”, fece Serena.
“Di cosa? Pensi davvero che mi piaccia ancora?”
“Probabile. Lo vedo dalla luce che hai negli occhi”
“Ti sbagli. Ho solo un po' di raffreddore e la luce che vedi è solo a
causa di questo”
“Se lo dici tu” Serena sapeva bene che bisognava solo assecondare Blair.
Cercava sempre di apparire forte davanti alle persone, quando in realtà non lo
era.
Blair e Serena passarono la giornata a divertirsi, finché lei non dovette
andar via perchè sua madre aveva stranamente bisogno di lei.
“Ci vediamo domani? Ti vengo a prendere alle sette e andiamo a fare un
giro nei locali, come ai vecchi tempi... E poi domani è anche il tuo
compleanno”
Blair fu eccitata dall'idea. A New Haven l'aveva fatto davvero
poco...
“Certo, S! Visto che ormai da due anni non faccio nessuna festa per
celebrare il mio compleanno, meglio andare a fare un giro per locali e filtrare
con qualche ragazzo carino”
Serena sorrise. “Ben detto! Allora a domani”
Blair fu un po' sollevata, ma tuttavia non poté fare a meno di immergersi
tutta la sera nei ricordi.
Si stese sul suo letto, e presse play sullo stereo, per sentire qualche
cd.
Stranamente, partì una canzone che non le era nuova.
Le tornarono alla mente le parole dette a Chuck due anni prima, poco
prima di partire per la Francia, e poi per New Haven. Si sentì nuovamente
male.
Le tornò alla mente quello stesso vuoto che sentiva quando scrisse la
lettera d'addio.
Dopo tanto tempo, sperò che lui fosse davvero diverso.
Si addormentò con lo stereo acceso, tanto che il mattino successivo, la
canzone stava ancora suonando.
“Dannazione! Dorota!”
La cameriera corse subito in camera.
“Sì, Miss Blair?”
“Spegni lo stereo. Non te ne sei accorta che è rimasto acceso tutta la
notte?”
Dorota non rispose, ma si fiondò verso l'oggetto, e lo spense.
Blair si gettò di nuovo nel letto.
“Blair, tesoro. Tanti auguri” disse Eleonor, che arrivò poco dopo Dorota.
La ragazza si mise di nuovo a sedere, e sua madre le si avvicinò per
darle un bacio sulla guancia.
“Da oggi sei maggiorenne, quindi ti avviso che non devi fare cose
sbagliate”
“Mamma, questa è roba da ragazzini. E poi, semmai dovessi mettermi nei
guai, ricordati che Cyrus è un avvocato. A proposito, dov'è?”
Eleonor fece una strana espressione, che fece pensare a Blair ci fosse
qualcosa sotto.
“No... Niente. Aveva delle faccende da sbrigare”
Blair sbadigliò e si stese di nuovo. Sua madre cercò di farla
rialzare.
“Cara, giù ci sono dei vestiti che vorrei provassi. Sono della mia nuova
collezione”
“Scendo tra un po'” disse la ragazza, ancora un po' assonnata e confusa.
La mattinata passò in questo modo.
Blair misurò moltissimi vestiti, ed alla fine Eleonor la convinse a
prenderne uno nero lungo fino al ginocchio, con una sola spallina, e con la
gonna molto stretta che dietro era un po' più lunga. Dietro la schiena c'era
anche un grande fiocco.
Decise di indossarlo per metterlo quella sera quando sarebbe uscita con
Serena.
Dorota le acconciò i capelli, lasciandoli in sciolti in tanti ricci, e
mettendole un fermaglio nero con un fiocco sopra che riprendeva il motivo del
fiocco del vestito. Questa cosa le sembrava strana.
Alle sette circa, Serena la venne a prendere, ed insieme andarono a fare
un giro per locali.
“Era da tanto tempo che non mi divertivo così” disse Blair quando ormai
erano andate in due locali a cercare qualche ragazzo carino con cui
filtrare.
“Mi fa piacere” rispose l'amica “ma adesso andiamocene da qui, sono
stanca”
“Già? Ma se sono solo le dieci”
“Credimi, preferisco tornare a casa tua. Mi sento un po'
strana”
“Bah, andiamo via”
Serena e Blair presero un taxi, che le portò in fretta a casa Waldorf –
Rose.
Non appena l'ascensore arrivò al piano desiderato, Blair e Serena si
meravigliarono di trovare tutte le luci di casa spente. Non era
possibile.
Blair fece qualche passo “Dorota! Dove sei! Ci dev'essere stato un
blackout” e le luci si accesero all'improvviso, mostrando tanta gente sorridente
che Blair conosceva molto bene.
“TANTI AUGURI!” dissero all'unisono, e Blair restò davvero impietrita.
Non si aspettava di certo di rivedere tutte queste persone il giorno dopo
il suo ritorno.
C'erano Katy e Isabel, Hazel, ed altre sue compagne che in passato erano
state le sue 'cortigiane'.
“Grazie, grazie” continuava a rispondere a tutti sorridendo, quando al
contrario aveva tanta paura.
Paura che prima o poi, tra tutti quegli abbracci, ci sarebbe stato anche
il suo.
Invece, per sua forse fortuna, non arrivò nulla. Lui non c'era, e Blair
ne rimase delusa. Nel suo petto sentiva ancora quel vuoto.
La festa andò alla grande, e Blair si emozionò quando tutti insieme le
cantarono la canzone di auguri, ma non per la canzone o per il momento in sé.
Quelle lacrime erano piuttosto di delusione.
Lui non era mai mancato alle sue feste, anche se in quel periodo avevano
litigato.
Adesso, forse, erano davvero finite le possibilità di vedersi.
Probabilmente, lui in quel momento era con un'altra e se la stava
scopando.
“Vuoi che resti?” chiese Serena, quando ormai anche l'ultimo invitato se
ne fu andato.
“No, grazie S, vorrei stare sola perchè sono stanchissima” mentì la
ragazza.
“Bene. Allora ci vediamo domani. Buonanotte, Blair” le disse Serena
facendole un sorriso radioso.
Blair rispose al sorriso con un ennesimo sorriso stentato, per far
credere all'amica che tutto stava andando bene, che la serata era andata per il
meglio, e che lei era felice, quando al contrario non era così. Avrebbe tanto
voluto tornare a New Haven, per evitare la festa e ciò che aveva immaginato
nella sua testa potesse accadere, anche solo per un istante. Invece lui non si
era presentato.
Decise di andare in cucina perchè era arrabbiata e molto triste, e si
fece indicare da Dorota dove si trovasse ciò che ne era rimasto della torta, o
di qualsiasi altra cosa, intimandola di andare a dormire, o di comunque
togliersi dalle scatole finché lei fosse rimasta lì.
Iniziò a mangiare avidamente, addentando ogni morso con intensità, mentre
dagli occhi le scendevano le lacrime che era riuscita a custodire per così tanto
tempo.
“Tanti auguri Blair” disse a sé stessa, cercando di imitare un'altra
voce, e ingoiò un altro boccone.
“Vedo che non hai perso l'abitudine” disse una voce conosciuta dietro di
lei, tanto che restò immobile, con gli occhi bassi e con la forchetta ancora nel
piatto, pronta ad afferrare un altro pezzo di torta.
“Non farlo di nuovo, per piacere” la implorò la voce, tanto che lei non
poté fare a meno di alzare lo sguardo per constatare che la voce era vera, e non
solo un'illusione data dalla troppa torta ingerita.
Chuck le era davanti, distante pochi metri. Aveva un completo scuro, con
una specie di sciarpa celeste chiarissimo al collo. La fronte era corrugata, e
gli occhi severi.
La implorava sul serio a non continuare. L'aveva anche implorata in
passato.
Lei gettò la forchetta sul tavolo, e restò a fissarlo, ancora impietrita,
tanto che lui dovette avvicinarsi per farla rompere di nuovo il silenzio.
“Sto solo mangiando una torta”
“No. So dove andrà a finire quella torta. Quindi non
continuare”
“Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?”
“E' per la tua salute, Blair. Non volevo che la prima volta che ci
rincontrassimo fosse in questa modalità”
“Sto bene. Tu come mai sei qui?” gli pose la domanda con asprezza,
impulsività, quando al contrario avrebbe voluto dirgli 'sono davvero felice di
vederti'.
“Ho pensato fino all'ultimo di non venire. Alla fine non ce l'ho
fatta”
Blair alzò le sopracciglia, quasi incredula. Era più un segno di sfida
verso di lui.
“Potevi deciderti prima”
“Non avevo ancora letto la tua lettera”
Blair si pietrificò di nuovo, e al posto del cuore le tornò il vuoto. Non
rispose.
“Non avevo capito come ti sentivi” cercò di giustificarti “ho giudicato
male”
“Non posso crederci che tu me lo dica dopo due anni, Chuck” disse Blair,
poi respirò profondamente “perchè adesso le cose sono cambiate”
Il volto di Chuck si rilassò. Tuttavia, non era ancora del tutto sereno,
aveva paura che le sue previsioni si erano avverate. Spalancò la bocca, pronto a
ribattere, ma Blair lo batté sul tempo.
“Sono fidanzata, Chuck. E tu non puoi farci nulla”
Chuck abbassò in fretta gli occhi ed inspirò “Bene. Let the game
begin”
detto questo, uscì senza nemmeno salutare da casa Waldorf. Blair restò
spiazzata dalle sue ultime parole, e chiamò subito Serena.
“Serena!”
“Blair...” rispose l'amica dall'altra parte.
“Devo trovarmi un fidanzato entro domani!”
“Cosa? Blair è tardi, stavo dormendo... Possiamo parlarne
domani?”
“No! Chuck è venuto qui, ed io gli ho detto che ero fidanzata. Devo
trovarlo subito!”
Dall'altro lato Serena sbuffò. “Okey, vedrò cosa fare. Verrò domani da
te... Ora fammi dormire”
“Scusami, scusami. Ma non posso perdere questa volta”
“Certo. Buonanotte, Blair”
“Notte!”
Blair si sentì più sollevata. Sperava davvero che la sua amica Serena
trovasse qualcuno.
Questa era un occasione per prendersi una rivincita con Chuck. Voleva
fargli provare il dolore che si sente quando qualcuno che ami non ti
corrisponde, o non vuole dirti che ti corrisponde, anche se sapeva che forse,
stava di nuovo giocando con il fuoco.
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Capitolo 2 *** 2.2 ***
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Quella mattina,
Blair si svegliò molto presto.
Aveva dormito quasi
niente, e sperava vivamente che la sua amica Serena si presentasse presto da lei
con un avvenente ragazzo che avrebbe saputo recitare una finta storia d'amore
con lei.
Dall'altra parte di
NYC, Chuck Bass era nella sua stessa situazione.
Non aveva dormito,
non aveva mangiato, e non aveva nemmeno voglia di starsene rintanato nel Palace
con le mani in mano.
La sua fiamma da
sempre, Blair Waldorf, era tornata da New Haven con tante sorprese, una delle
quali era quella da lui più temuta: un avversario. Chuck amava tanto le
competizioni, perchè sapeva che poteva vincerle. Ma con Blair, dopo due anni di
distanza sarebbe stata la stessa cosa?
E se fosse cambiata?
Se davvero l'amore per questo nuovo tipo era vero tanto che nemmeno lui potesse
infierire? Questo nuovo gioco doveva vincerlo, per evitare che lei partisse di
nuovo.
Tornando ai Waldorf,
la risposta sexy di Serena non si fece attendere.
Blair fu pronta
subito, indossò un vestito molto attillato e corto di seta rossa, per accentuare
il colore dei suoi capelli e il suo volto.
“Blair, ti presento
Alessandro”
Blair spalancò la
bocca. Era davvero un ragazzo carino.
Aveva gli occhi
castano caramello, che le ricordavano quasi quelli di Chuck, i capelli non
troppo lunghi, che erano acconciati all'indietro di colore castano non troppo
scuro.
Indossava un
maglioncino di cachemire a scollo a v di color blu notte, con la camicia celeste
che gli spuntava da sotto, e un pantalone classico probabilmente della stessa
fabbrica. Certo che, più lo osservava e più le sembrava avesse lo stesso stile
di Chuck.
Era ottimo, tanto da
sembrare quasi una specie di principino.
“Molto piacere” fece
la ragazza sorridendo. Alessandro, per tutta risposta, le bacio la mano
sorridendole a sua volta.
“Piacere mio, Blair”
pronunciò il suo nome con uno strano accento, e con un tono sensuale che faceva
invidia anche a Brad Pitt nella migliore delle sue interpretazioni.
Blair sbatté gli
occhi, e sorrise anche a Serena, che la prese in disparte per parlarle.
“Alessandro è
italiano, viene dalla Toscana. E' il figlio di un noto imprenditore italiano che
mia madre ha conosciuto tempo fa. Insieme giocavamo sempre da bambini quando ci
ospitava nella sua tenuta a Firenze...”
A Blair si
illuminavano gli occhi, e il suo sorriso divenne più ampio.
“Benissimo! Sa già
cosa fare?”
“Gliene ho parlato,
e ha detto di essere disposto”
“Serena se non
avessi te” disse Blair stringendo le mani all'amica “adesso andiamo a
provarlo!”
Blair era felice del
suo piano, poiché sperava che in questo modo Chuck si sarebbe davvero accorto di
ciò che aveva perso.
B decise quindi di
parlare con lui per dirgli cosa fare, poiché guarda caso, quella stessa sera, ci
sarebbe stata una cena di beneficenza organizzata da Lily Van Der Woodsen a cui
la famiglia Waldorf – Rose era stata invitata.
“Alessandro” disse B
attirando l'attenzione su di lui “penso che dovremmo mettere in chiaro delle
cose” mentre a Serena disse sottovoce “Ci vediamo stasera, S” facendole
l'occhiolino.
“Sai bene cosa fare,
no?” chiese pochi secondi dopo ad Alessandro.
“Serena mi ha già
detto tutto. Ti puoi fidare” rispose lui con sguardo fiero.
Sapeva il fatto suo,
e questo giocava a favore di B. Quella sera avrebbero dovuto fingere sul serio
di amarsi, o qualcosa di simile. Il gioco sarebbe dovuto essere molto simile
alla realtà, per evitare che Chuck, diffidente com'era, pensasse il contrario.
E fu così che arrivò
la sera, ed Alessandro si ripresentò a casa dei Waldorf per iniziare a mettere
in scena la recita. La madre di Blair, Eleonor, fu difatti meravigliata di
vederlo nel suo soggiorno che aspettava la figlia.
“E tu chi sei?”
chiese con tono un po' scontroso.
Lui si alzò e le
prese la mano, e la baciò. “Sono Alessandro, il ragazzo di Blair”
Eleonor alzò le
sopracciglia e sorrise, compiaciuta anche del gesto galante. “Oh, beh, mia
figlia non me l'aveva detto” disse, senza nemmeno terminare la frase.
“E' che non c'è
stato tempo, mamma” disse Blair entrando all'improvviso nella stanza e dando un
bacio a stampo al ragazzo, e mettendogli una mano dietro la schiena.
“Felice di
conoscerti, allora” fece Eleonor “ci vediamo dopo” e salì le scale, mentre Blair
e Alessandro restarono soli.
Si fissarono per
qualche secondo negli occhi, e poi lei si allontanò e Dorota le portò il
soprabito.
Quando uscirono
dall'edificio, entrarono nella loro auto che li portò direttamente al Palace,
dove si svolgeva l'evento di beneficenza.
Prima di uscire
dall'auto, Blair raccomandò il suo 'ragazzo'.
“Fai sempre ciò che
ti dico, assecondami” gli disse con tono aspro.
“So cosa devo fare”
concordò lui.
“Bene. Meglio se non
fai errori”
Blair prese la mano
del ragazzo, ed insieme entrarono nell'hotel, pronti a far iniziare il loro show
personale, sperando di riuscire nell'intento.
All'uscita, c'era la
madre di Serena, Lily, che salutò Alessandro con un abbraccio, dato che già lo
conosceva da tempo, mentre da qualche altra parte nella grande sala, Chuck
girovagava proprio alla ricerca di Blair e del suo nuovo uomo.
Quando riuscì a
trovarli, passò tra la gente quasi come fosse un serpente per evitare di
perderli.
Poi mise una mano
sulla spalla di Blair, che se la scrollò subito, arricciando il naso.
“Avevo sentito il
tuo profumo da lontano” la provocò avvicinandosi al suo orecchio e socchiudendo
gli occhi quasi come per odorare “è inconfondibile”
Lei allontanò il suo
viso bruscamente, e si avvinghiò al braccio di Alessandro.
“Sì, come no” gli
disse lei.
“Tu devi essere
Chuck” disse Alessandro, ben preparato da Serena.
Chuck alzò un
sopracciglio, come per sfidarlo. “Vedo che la mia fama mi precede” disse
storcendo la bocca “evidentemente Blair mi pensa sempre anche quando scopa con
te”
Blair gli pestò un
piede con il tacco, e lui prontamente cercò di spostarlo, ma non ci riuscì, così
Chuck cercò di fingere il dolore per tenere ancora il suo gioco.
“Chuck” disse lei
con espressione severa avvinghiandosi ancora di più ad Alessandro e cercando di
ribattere, ma Alessandro riuscì a parlare prima di lei. Era stato davvero
preparato bene.
“Non ne ha nemmeno
il tempo dato che ogni volta urla dal piacere” disse lui avvicinandola ancora di
più a se e accarezzandole il braccio.
Chuck incurvò le
labbra in modo saccente, accettando la provocazione di Alessandro come una sfida
ancora più gustosa. Prese un drink da un vassoio e lo ingerì in fretta,
alzandolo e dicendo “alla vostra salute” ed allontanandosi dalla coppia finta
verso nuove mete.
Blair si staccò da
Alex e si compiacque con lui della sua bravura.
“Sei stato
ottimo”
“Andrà sempre
meglio” disse, avvicinandola nuovamente a sé che lei ne fu sorpresa.
Scese la mano
lentamente sulla sua schiena, raggiungendo il suo sedere, quando lei si
allontanò di botto da lui e lo guardò storto. Questa proprio non se l'aspettava.
Gli prese la mano
con un'espressione quasi arrabbiata, che a causa della recita divenne subito
neutrale. Non sia mai che qualcuno capisse il perchè della sua arrabbiatura...
Poteva sembrare innaturale ad un Chuck Bass che una ragazza come Blair
respingesse questo gesto, se era il suo fidanzato... Ed aveva visto tutto ed era
pronto ad agire...
La cena stava
cominciando, e tutti gli invitati iniziarono a prendere posto ai propri
tavoli.
Blair, mano nella
mano ad Alex, chiese al cameriere il loro tavolo.
I due si diressero
verso il tavolo assegnato, e Blair fu nuovamente compiaciuta di dov'era
capitata.
Chuck era seduto al
tavolo con le mani incrociate e i gomiti sul tavolo, con il suo solito sorriso
beffardo che significava solo una cosa: stava arrivando all'obiettivo.
Blair lo guardò
storto, ma dentro di sé era felice. Stava ottenendo quello che voleva: farlo
ingelosire.
“Perchè siamo al tu
tavolo?” gli chiese, e lui sembrò ancora più compiaciuto del solito.
“Lily ha pensato che
era meglio così” disse, tanto che Blair non fu nemmeno sicura che quella fosse
la verità. Lui avrebbe fatto di tutto per riconquistarla, e ne era conscia.
Guarda caso, i due
posti assegnati erano proprio accanto a lui.
Alex si stava
andando a sedere vicino a Chuck, ma Blair lo bloccò. Voleva avere lei la
situazione in pugno, almeno per una volta, e la reazione di Chuck non si fece
attendere.
“Ma no, Blair.
Perchè non fai sedere qui il tuo ragazzo” disse indicando la sedia
accanto alla sua “mi piace conoscere nuova gente, soprattutto se ha a che fare
con te”
Blair strinse il
braccio di Alex fingendo di essere arrabbiata, ma poi lo spinse verso la sedia,
e prese posto accanto a lui.
Chuck cominciò
subito la sua controffensiva.
“Allora, non ti sei
proprio presentato”
“Sono Alessandro,
Alex”
“Alessandro...
Italiano. A Blair piace molto lo straniero, quando vuole divertirsi”
Blair corrugò la
fronte, e guardò storto Chuck, per l'ennesima volta. Dentro stava quasi
esultando.
“Alex, non
ascoltarlo. E' geloso”
Chuck cominciò a
ridere, tanto che anche le altre persone sedute al tavolo lo fissarono, compresa
Serena, che era arrivata da poco.
“Sì, come no. Dimmi,
Alex, cosa fai?”
“Sono un
imprenditore. Mi occupo di automobili” disse lui con scioltezza, assecondando il
gioco di Chuck.
“Automobili. Dovevo
immaginarmelo. Blair ama particolarmente farlo nel retro delle
macchine”
“Non è vero, tesoro”
disse Blair guardando con finta dolcezza il suo finto ragazzo “sta dicendo un
mare di cavolate” gli prese il mento tra le mani e gli diede un forte bacio a
stampo a fior di labbra.
Chuck aveva
un'espressione composta, ma avrebbe tanto voluto spaccare la faccia al
malcapitato. Le cose non potevano nuovamente andar male, tra lui e Blair. Lui la
voleva e doveva ottenerla.
Nel frattempo
arrivarono le portate, e restarono tutti in silenzio.
Blair e Alex
fingevano di dirsi parole carine d'amore, mentre Chuck rosicava e beveva un
sacco di alcolici per pensare meglio a cosa fare.
Improvvisamente,
quando l'orchestra cominciò a suonare melodie da ballo, molte coppie si
alzarono. Blair aveva intenzione di ballare con Alex, e lui prese direttamente
l'iniziativa alzandosi e baciandole la mano, sotto lo sguardo schifato di Chuck
che pensava a quanto lui avrebbe fatto meglio.
Blair mise le mani
attorno al collo di Alex, e lo fissò sorridente.
“Mi sembra che fino
ad ora stia procedendo bene”
“Ottimamente. Ma...
non mi è chiara una cosa” disse Blair, prima di poter essere interrotta.
Alessandro si fermò,
bloccato da una mano di Chuck dietro la schiena.
“Posso?”
“Prego” fece lui, e
si allontanò facendo l'occhiolino a Blair.
Chuck mise le sue
mani dietro la schiena di Blair, mentre lei fingeva di non volerlo vedere negli
occhi, roteando gli occhi verso l'alto. Poi, Chuck si fermò quasi, ed abbassò il
mento della ragazza per vederla in viso ed avere la sua attenzione.
“Cosa vuoi?” chiese
lei bruscamente.
“Si vede. Non sei
brava a recitare”
Blair sbuffò.
“Secondo te sto recitando? Ma andiamo, troveresti qualsiasi scusa per farmi
litigare con Alex! Si vede che sei geloso”
Chuck rise
nuovamente al fatto di esser geloso per non poterlo realmente
ammettere.
“E tu sei falsa. Si
vede lontano un chilometro che non ti piace”
“Allora sei
geloso?”
“Qui sono io che
pongo le domande, Waldorf. Non sviarmi. Non ti piace”
“Mi piace, e anche
tanto. E bacia meglio di te”
Chuck sorrise
all'affermazione. Non c'era nessuno meglio di lui in quell'attività.
“Non ti credo, mi
dispiace. Perchè chi bacia meglio di me sono solo io”
Adesso fu Blair a
sorridere, ma non rispose.
Chuck ripartì
all'attacco. “E sentiamo, anche a letto è meglio di me? Voglio proprio
saperlo”
Blair si aspettava
una domanda del genere da un tipo così, e rispose “Oh, mille volte
meglio”
Lui si avvicinò
impercettibilmente a lei, le loro labbra erano quasi vicine.
“E allora... come ti
chiama quando fate l'amore? Dove... poggia le mani? Lui...”
Blair non riuscì a
dire una parola, fu bloccata dalla vicinanza eccessiva dei loro corpi. Chiuse
gli occhi e gli si avvicinò, con la tentazione di baciarlo, ma lui le fu subito
distante dopo pochi secondi, tanto che lei stava quasi per cadere.
Mentre si
allontanava, le disse chiaramente “Questa è la prova che non è vero” lasciandola
spiazzata sulla pista da ballo, con la bocca spalancata.
Aveva già capito
tutto? Lei sperava di sì.
Uscì fuori
dall'edificio, e andò a prendere un po' d'aria. Stranamente, Alex la seguì, e la
strinse forte da dietro, tanto che le venne un colpo.
Voltò il viso, e si
trovò faccia a faccia con lui.
“Allora, non abbiamo
parlato di una cosa”
“Cosa,
Alex?”
“Come mi
pagherai”
Blair sbatté gli
occhi, quasi incredula. Cosa voleva quel tipo? A tratti le ricordava
Chuck...
“Spiegati
meglio”
“Non credere che io
voglia soldi, ma...” non riuscì a terminare la frase che arrivò
Serena.
Alessandro si staccò
subito da Blair, e lei avanzò a fianco all'amica.
La serata proseguì
molto piatta.
Alessandro continuò
la sua recita, accentuando ancora di più dei comportamenti.
Mi se spesso le mani
dove non doveva, baciò spesso Blair con baci appassionati ma tuttavia non troppo
casti per uno che doveva solo fingere. Si stava troppo facendo prendere la
mano.
Quando la serata fu
conclusa, Blair non vide l'ora di tornarsene a casa. Non aveva apprezzato
particolarmente la compagnia di Alex se non all'inizio della serata, e se non
avesse dovuto far finta, forse l'avrebbe già abbandonato e se ne sarebbe andata.
Blair ed Alex
aspettarono soli il taxi fuori al Palace, quando ormai quasi tutti coloro che
erano alla cena se n'era andati.
Chuck voleva
arrivare fino in fondo a questa faccenda, così uscì anche lui all'esterno per
vedere cosa succedeva. Dopotutto, lui era un ottimo osservatore.
Alex strinse il
fianco di Blair quando il loro taxi arrivò, e Chuck, silenzioso dietro di loro,
la sentì lamentarsi. “Allontanati un po', così mi stringi troppo!” e non capiva
perchè.
Eppure, queste
parole confermavano ancora di più la sua tesi. Decise di seguirli, così fece
segno al suo autista di prendere subito la sua limo.
Il taxi di Blair e
Alex percorse la strada usuale per arrivare a casa dei Waldorf, ma ad un certo
punto, al semaforo, invece di girare a destra come Chuck ben sapeva, voltarono a
sinistra.
“Segua la macchina”
intimò Chuck al suo autista, e lui non se lo fece ripetere due volte.
Il taxi arrivò fino
ad un edificio, dove si trovava un hotel a cinque stelle.
Chuck, nella
comodità della sua limo, osservò la strana coppia uscire dall'automobile. Lui le
teneva saldamente un braccio, quasi come se stessero a braccetto, e
all'improvviso si fermarono sotto alla tettoia dell'albergo. Iniziarono a
parlare, ma Chuck era troppo lontano per ascoltare.
“Perchè siamo qui?
Portami a casa”
“Ti avevo detto che
mi dovevi una ricompensa”
Blair fece un
ghigno. “Una... ricompensa? Stai scherzando? Me ne vado”
Cercò di andarsene,
ma la presa forte di Alex la fece voltare nuovamente verso di lui. Le stringeva
saldamente il braccio, mentre lei cercava invano di liberarsi. Si leggeva la sua
forza di volontà scritta in volto, e Chuck da lontano lo notò benissimo.
“Non ti chiedo
molto, dopotutto. Ti conosco, so che sei una facile”
“Cosa? Tu sei solo
uno stronzo. Non avrai nulla da me per una stupida finta! Lasciami!”
Alex continuò a
stringere, e con la forza, riuscì a far entrare Blair nell'albergo.
Chuck decise solo
allora di intervenire.
Non ne era sicuro,
ma il comportamento che aveva visto fare ad Alex pochi istanti prima non era di
certo quello di un fidanzato. Se fosse stato un ragazzo geloso, di sicuro
l'avrebbe affrontato prima, quando entrambi erano ancora nella sala della cena.
E se... Non volle
pensarci.
“Aspetti qui” disse
al suo autista, ed uscì in fretta dalla limo, dritto nella hall dell'albergo a
chiedere di quel tizio.
“Scusi” cominciò
“gradirei sapere la stanza di quel signore che è appena entrato assieme alla
ragazza castana” cercò di usare una voce sensuale, per fortuna alla reception
c'era una ragazza giovane che poteva cascarci.
Lei prima fu
interdetta, poi rispose “numero 514, secondo piano”
“Grazie” rispose lui
secco, dirigendosi in fretta verso l'ascensore.
Lo trovo occupato, e
pensò che all'interno c'erano proprio Blair e il suo 'amichetto'. Decise di
prendere le scale, almeno sapeva dove andare.
Corse affannato fino
al secondo piano, e si fece dire da un inserviente la giusta posizione della
stanza di Alex. Sentiva già delle voci familiari.
“Alex! Voglio andare
via!”
Chuck corse dalla
parte dove sentiva i rumori, e lì trovò lì.
Alex era come un
falco su di lei, cercava di baciarla, ma lei non si faceva toccare. Così lui le
passava le mani dappertutto, in modo totalmente disgustoso. Gli ricordava tanto
lui tanti anni prima. Giovane, e molto immaturo. Più di adesso.
Di getto si buttò su
Alex, e gli diede un pugno in pieno volto, tanto che il ragazzo cadde per terra
senza la possibilità di rialzarsi.
Offrì la sua mano a
Blair con un “Andiamo, forza” e lei non se lo fece ripetere due volte.
I due scesero con
l'ascensore fino a piano terra. Nessuno dei due ebbe la minima voglia di
parlare, e Blair non si oppose nemmeno quando Chuck le aprì la portiera della
sua limo. Al contrario, avrebbe potuto dirgli che voleva andare via con un taxi,
ma nel suo cuore sapeva che voleva stare assieme a lui. Non dissero una parola
nemmeno nella limo, Blair si limitò a guardare fuori dal finestrino con il mento
appoggiato sulla mano, quasi come se a chissà cosa stesse pensando.
Sospirò quando vide
la strada dove abitava. Non voleva andar via.
Si voltò verso
Chuck, che aveva un'espressione indecifrabile.
“Non voglio tornare
a casa” disse, cercando finalmente la sua mano e ritrovandola dopo tanto tempo.
La strinse forte, e lui di conseguenza.
Girò il volto verso
l'autista e gli disse “al Palace” e poi tornò nuovamente su Blair. Lei si
accasciò sulla sua spalla. Quasi un movimento naturale, come se con lui fosse
così facile, e restarono così finchè non raggiunsero la meta.
Chuck la tenne per
mano come non aveva mai fatto prima, ed insieme salirono nella sua suite, la
stanza 1812. Nell'ascensore restarono in silenzio come nella limo, quasi come se
non ci fosse nulla da dire, ma la presa di Chuck non venne meno, stranamente.
Una volta nel
corridoio, lui avanzò il passo. Arrivati alla porta della stanza, Blair strinse
ancora di più la presa, ed una volta entrata, si gettò sul suo petto e cominciò
a piangere silenziosamente.
Lui non sapeva cosa
fare, quindi cercò di confortarla con le sue braccia. Solitamente era lui quello
nella posizione di Alessandro. Era davvero una sensazione strana non avere
nessuna colpa...
Blair pianse per molto tempo, ma non disse nulla.
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Capitolo 3 *** It's all over? ***
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La mattina dopo,
senza nemmeno ricordarselo, si svegliò nel letto di Chuck.
Supina, aveva il
volto rivolto verso la finestra. Dallo spazio tra le due tende bianche entrava
la luce del sole che si posava sulle coperte.
Blair inspirò, quasi
sollevata di trovarsi nel letto di qualcuno che conosceva, piuttosto di quel
maniaco italiano che aveva finto per poco tempo di essere il suo ragazzo.
Si mise a sedere, e
si guardò intorno, un po' spaesata, anche se sapeva benissimo dov'era. Le
lacrime che aveva versato la notte precedente non erano di sicuro finte, e
nemmeno chi le aveva asciugate.
Chuck era seduto su
una poltrona rosso scuro. Le gambe accavallate, e le mani incrociate, con la
solita espressione severa e quasi impassibile.
“Chuck...” cominciò
lei, senza nemmeno sapere bene cosa dire. Forse sarebbe bastato un 'grazie'.
“Zitta. Non
muoverti” disse lui, che si alzò prontamente e tornò subito nella stanza con un
vassoio tra le mani, che le porse subito “prendi”.
C'erano varie cosa
da mangiare, ed un bicchiere d'acqua. Una colazione.
Blair cominciò a
mangiare normalmente, senza avere la solita fretta di gettare tutto nel water
come sempre, sotto l'attenta supervisione di Chuck, che le stava quasi con il
fiato sul collo.
Quando ebbe finito,
lei si voltò nuovamente nella sua direzione.
“Grazie”
“Contento che ti
piaccia”
“Non mi riferivo al
cibo”
Chuck alzò un
sopracciglio, era pronto per quel momento.
“Per te, quando
vuoi” rispose secco. Una solita risposta che riservava per lei. L'aveva già
usata troppe volte. Abbassò lo sguardo sperando di non dover dire più nulla.
“Ripeti sempre lo
stesso” lei se ne accorse. Non poteva non farlo, dato che ascoltava le sue
parole con troppa attenzione. Fin troppa.
Lui non rispose.
Sapeva a cosa si riferiva. Erano passati due anni, ormai, e non sapeva se era in
grado di dire quello che lei voleva sentire proprio in quel momento.
“Ho solo risposto
alla tua affermazione, Blair. Cosa ti aspettavi?” disse lui, con quel sottile
filo di ironia viscida sotto la domanda.
“Niente, non mi
aspettavo niente” rispose lei, delusa, gettandosi nuovamente all'indietro nei
cuscini. Non era cambiato nulla.
“Ho bisogno di una
doccia” disse, dopo pochi minuti.
“Sai dov'è” fece lui
“oppure vuoi che ti accompagni?” le solite battutine a doppio senso.
Blair si alzò di
scatto dal letto, tanto che le venne un crampo al piede “Sei un maiale! Faccio
da sola” disse, zoppicando un po' all'inizio a causa del crampo.
Si diresse verso il
bagno, chiuse la porta ed iniziò a spogliarsi mentre l'acqua sotto la doccia
scorreva e si riscaldava. Quando si fu liberata da ogni indumento, entrò nella
doccia, gettandosi sotto la scia di acqua quasi bollente, cercando di
svegliarsi.
Quello che si
aspettò, o meglio che cercò di non aspettarsi, fu la presenza di Chuck in quel
luogo.
“Ti faccio
compagnia?” domandò lui, con il solito tono provocatorio.
Blair sobbalzò alla
sua voce, ma d'altronde se lo aspettava quasi. “Vai via, maiale!” disse, con la
voce bassa, ancora di qualcuno che si era appena svegliato.
Sentiva i suoi passi
sempre più vicini, anche se il getto dell'acqua faceva un forte rumore. Era
arrivato vicino al vetro che li separava.
“Andiamo, lo so che
lo vuoi anche tu” la provocò lui per l'ennesima volta, tanto che lei ci pensò su
per qualche istante breve mordendosi un labbro. Dopo solo pochi secondi, senza
quasi pensare realmente, aprì la porta di vetro della doccia e lo afferrò per il
colletto della camicia, trascinandolo con sé sotto all'acqua bollente.
Aveva fatto tacere
per troppo tempo la sua voglia.
Blair sbatté contro
il muro di mattonelle bicolore della doccia, ma non se ne importò di nulla.
Nemmeno a Chuck importò abbastanza di bagnare il suo completo costoso prima del
tempo, e nemmeno di rovinare la sua acconciatura che a volte sembrava tanto
preparata.
Al contrario iniziò
a muovere le sue mani sul corpo libero senza indumenti di lei, reso ancora più
liscio dall'acqua che sgorgava sopra di loro.
Lei poggiò la sua
gamba destra sul fianco di lui, e si avvicinò saldamente al ragazzo
stringendogli i capelli dietro la nuca e portandoselo ancora di più su di sé, in
modo che il loro corpi fossero stretti in un nuovo legame ancora più
profondo.
Per qualche secondo
lui si allontanò da lei, la fissò dalla testa ai piedi senza avere il coraggio
di dire qualcosa. Era quasi impassibile alla sua bellezza naturale, e non poteva
credere che le sue mani stessero toccando proprio quel corpo agognato per così
tanti mesi, quello che aveva sognato spesso nei suoi pensieri erotici, quello
che non era mai riuscito a penetrare nuovamente a causa della loro separazione.
Quello che cercava facendo l'amore con delle sconosciute, quello stesso corpo
che si mosse sinuoso su di un palcoscenico qualche anno prima, e che accese in
lui la scintilla dell'amore.
Blair cercò di
sbottonare la sua camicia rosa chiaro, perchè voleva tastare la sua pelle sotto
l'acqua, ma solo grazie al suo aiuto repentino ci riuscì. Le mani di lui
tornarono a tastare il suo sedere, i suoi fianchi, tutto ciò che riuscivano a
trovare nella loro esplorazione, tutto ciò che le altre donne avevano, ma non
nella sua misura. Lei era perfetta.
Blair affondò le
mani sul petto di lui appena appena villoso che era prontamente nascosto dalle
sue camicie e le sue sciarpe variegate, e proseguì fino al suo ombelico, per
spostare la mano dietro la schiena, sul suo fondo schiena.
In questa
situazione, il gioco di mani non era un gioco da villani!
Blair cercò di far
cadere per terra al piano doccia anche quest'altro indumento, e mentre Chuck la
baciava sul collo, cercò di aprire il bottone, ma lui glielo impedì. Al
contrario si portò l'altra gamba di lei al suo fianco e chiuse l'acqua.
Adesso Blair era tra
le sue braccia, che si teneva stretta con le mani al suo collo.
Chuck uscì
annaspando dal piatto doccia, dato che aveva le scarpe tutte inzuppate, ma non
gliene fregò nulla. Le avrebbe ricomprate se si erano rovinate.
Portò la ragazza
nell'altra stanza, la gettò sul letto e con avidità e veemenza iniziò a baciarla
nuovamente. Le sue gambe erano ancora strette a quelle di lui, che facendo un
movimento su e giù le gettava tutta l'acqua sul volto. Poi lui iniziò a baciarla
in varie parti del corpo.
Dal collo scese sul
petto, allo stomaco, fino all'inguine, e risalì allo stesso modo fino al suo
viso.
Per qualche istante,
Chuck restò a fissare gli occhi della sua donna. Erano pieni di lussuria
e di voglia, come di voglia ne aveva lui. Impulsivamente, Blair gli pose una
domanda, vedendo che lui non batteva ciglio, ma la osservava soltanto.
“E' il momento. Sai
cosa voglio sentire”
“Cosa? Non penserai
che ti dica quelle parole... adesso?”
“Quando vorresti
dirle?” gli chiese lei, altamente delusa dalla sua risposta. Eppure se lo
aspettava, e non ne conosceva il motivo.
“Prima le signore”
la provocò lui.
Blair restò per
qualche istante in silenzio, cercando la forza di parlare. Adesso non centrava
più il gioco. Adesso c'erano loro due, più grandi e forse più maturi. Era
inutile tenersi per sé quelle due parole magiche per altre settimane, mesi,
anni. Prima o poi se non si fosse fatta avanti lui avrebbe trovato qualcun
altro, e lei avrebbe fatto lo stesso, e loro non avrebbero mai potuto diventare
un 'noi'. Doveva dirle.
Esitò, ed iniziò a
parlare. “Chuck Bass, io...”
Lui, dal canto suo,
che non voleva mai fare la prima mossa, attese con ansia quelle parole, per
vedere se lei, allo stesso modo, avrebbe avuto il coraggio di muoversi per
prima, ed esporsi.
“Io... Io... Ti ho amato per tutti questi
anni. Eppure, se tu non mi corrispondi farò meglio ad eliminare i miei
sentimenti per te”
Lui rimase
sbalordito. Una cosa l'aveva ottenuta. Lei gli aveva assicurato di averlo amato
e di amarlo ancora, ma... Se lui non si dava una mossa, l'avrebbe persa di
sicuro, ne era consapevole.
Non rispose, ma i
suoi capelli bagnati continuavano ad inzuppare sia le lenzuola di seta del suo
letto, sia il volto di Blair.
I due restarono in
quella posizione, occhi negli occhi, tanto che la situazione divenne alquanto
imbarazzante. Lui aveva la bocca mezza aperta, poiché voleva dire qualcosa, o
almeno voleva cercare di dire qualcosa di vero e concreto che pensava sul
serio.
E invece... la prima
a parlare fu di nuovo lei.
“Per favore, dì
qualcosa! E' impossibile che tu non sia cambiato da due anni a questa
parte!”
Blair attese invano
dei secondi, poi spinse forte con le mani sul petto di Chuck e si liberò dalla
sua presa, correndo in fretta in bagno a rivestirsi.
Lui si gettò sul
letto, portandosi le mani al volto, conscio dell'occasione che aveva nuovamente
perso. Già pensava a come poter rimediare, ma nello stesso momento in cui gli
arrivò il lampo di genio, sentì la porta della stanza sbattere, ed andò a vedere
nel bagno: lei se n'era andata.
Cause I did enough, to
show you that I Was willing to give, and sacrifice And I was the one, who
was lifting you up When you thought your life had had enough
And when
I get close, you turn away There's nothing that I can do or say So now I
need you, to tell me the truth You know I'd do that for you
So why are
you running away? Why are you running away?
Running Away -
Hoobastank
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Capitolo 4 *** Separating souls entwined ***
templatefrozen
Un ringraziamento particolare a
GinevraMalfoy90 e
sweet
et ^^
per rispondere alla tua domanda,
hai centrato in pieno la striscia temporale ^^
questa fanfic l'ho scritta prima
della 2x18, e molte cose sono ciò che pensavo potesse accadere nelle puntate
successive.
Non l'ho ancora finita però,
quindi potrei avere influenze anche dagli episodi successivi :D
Blair era uscita
fuori dall'hotel in fretta per evitare di essere trovata da Chuck, e nessuno
poté darle della matta per avere tutti i capelli completamente bagnati. Pioveva,
e il fatto che le non avesse un ombrello non importava a nessuno dei passanti.
La pioggia era anche
un riparo. Nessuno avrebbe confuso le gocce di pioggia sul suo viso per delle
lacrime. Forse, se anche lui fosse uscito a trovarla e l'avrebbe incontrata, non
se ne sarebbe accorto.
Ma lui non fece
nulla.
Should’ve known how
hard it is to stop tearing each other apart Separating souls entwined with
all these labyrinthine lies
And of all untruths the
truest is you Too close to my heart
Cyanide Sun -
HIM
Restò interdetto sul
suo letto a pensare a cosa fare dopo per cercare di riconquistarla di nuovo,
quando un cellulare squillò. Non era il suo perchè la suoneria era diversa, ma
lo prese ugualmente da sopra il comodino accanto al letto.
Sul display comparve
la segnalazione di un nuovo messaggio.
Senza nemmeno
pensarci data la curiosità, Chuck lo lesse. Lo mandava Serena.
“B, mi dispiace per
Alex. Non sapevo fosse così! Sto venendo da te”
Un semplice
messaggio, in cui Chuck poteva benissimo capire qual era il dispiacere che
provava Serena per la sua amica. Era stata lei a presentarglielo. Andare adesso
a casa di Blair era da stupidi, così decise di aspettare. Aveva pur sempre il
suo cellulare.
Si affacciò alla
finestra, notando la pioggia. “Stupida” disse infine, riferendosi più che altro
alla coincidenza con cui aveva deciso di piovere proprio quella mattina.
Blair era intanto
arrivata da poco a casa.
Non aspettò nemmeno
che le porte dell'ascensore si aprirono del tutto che corse subito nella sua
stanza, destando la preoccupazione di Dorota che l'aveva vista tutta bagnata a
causa della pioggia.
Cercò di bloccarla,
ma lei si liberò dalla presa e chiuse la porta della sua stanza.
“Miss Blair!” fece
Dorota qualche secondo più tardi.
“Vattene, Dorota! Ho
bisogno di dormire” mentì, ma in realtà aveva solo voglia di stare da
sola.
Dorota si allontanò.
Sapeva che quando Blair urlava era meglio starle lontano.
Iniziò a piangere di
nuovo, ma non per l'accaduto della sera precedente, ma per Chuck. Sembrava
sempre lo stesso, cambiato in niente, nemmeno nel più piccolo dei particolari.
Era sempre il solito bastardo che voleva solo consumare senza dimostrare di
provare qualcosa in quell'atto così magico.
Quasi utilizzando
Blair come un oggetto, come una persona qualsiasi, quando lei ben sapeva cosa
provava lui davvero, anche se non voleva ammetterlo.
Qualcuno bussò alla
porta.
“Dorota! Ho detto
che devi andar via!”
“Non sono Dorota”
disse Serena entrando nella stanza “ma B, sei tutta bagnata!” continuò,
avvicinandosi all'amica e toccandole i capelli.
Blair si asciugò in
fretta il viso, fingendo che era bagnato a causa della pioggia.
“Non è nulla” mentì.
Non amava particolarmente mostrare le sue debolezze agli altri.
Serena si sedette
accanto a lei, e le toccò anche l'abito che aveva indosso. “Faresti meglio a
cambiarti, potresti prendere un raffreddore” la ammonì di nuovo Serena.
“Ti dico che sto...”
uno starnuto. Serena aveva ragione da vendere in quel momento.
“Bene? Dai,
cambiati. Hai ancora lo stesso vestito di ieri...”
Blair non rispose,
ma si alzò dal letto e si diresse verso l'armadio per cercare abiti puliti,
mentre Serena continuò “A proposito. Non immaginavo che Alessandro fosse così un
maiale! Nemmeno fosse Chuck”
Blair si girò verso
l'amica, fingendo quasi di non aver sentito nulla. Voleva solo pretendere che
non fosse successo nulla. Ne tra lei e quell'italiano, ne tra lei e... Chuck. La
solita recita.
“Chuck” rispose lei
sospirando. Anche se in quel momento lo odiava perchè non si dichiarava, non
poteva fare a meno di dire il suo nome con leggera ironia.
“Mi son persa
qualcosa? Cosa centra Chuck?” chiese Serena, pensando che ci fosse qualcosa che
lei non aveva compreso. Vedeva Blair troppo strana, e dato che lei aveva
cambiato subito espressione per farle credere di stare bene, Serena era ancora
più confusa.
“Chuck mi ha salvata
da Alex. Non ci crederai, ma è così”
Serena fece
un'espressione sbalordita. “Chuck?! Stiamo parlando della stessa
persona?”
Blair annuì,
fingendo tranquillità e fierezza.
“Penso mi abbia
seguita”
“Meglio così, non
trovi? Quindi...” disse sorridendo, intendendo qualcosa sotto. Serena era
arrivata subito alla conclusione del perchè Blair aveva ancora indosso lo stesso
abito di ieri, sbagliando clamorosamente.
“No!” rispose Blair,
scuotendo la testa e tornando al suo stato precedente, tanto che nemmeno Serena
sembrò riconoscerla. Iniziò a piangere di nuovo senza riuscirsi a fermare e a
fingere. La ragazza si alzò dal letto ed andò ad abbracciare l'amica.
“Che succede, Blair?
Chuck ti ha fatto qualcosa?”
“No!” quasi gridò “è
quello che non ha fatto che è peggio!”
Serena sbuffò,
portando Blair di nuovo sul letto che intanto tossiva e piangeva. “Mi dispiace,
B. ma sei stata con lui questa notte?”
“Nella sua suite.
Siamo stati tutto il tempo in silenzio, e poi... decido di farmi una doccia e
lui come un porco mi segue”
“Bastardo. Ma non
era quello che volevi?”
“Dannazione se era
quello che volevo, S! Ma lui...”
“Non riesce ancora a
dichiararsi”
“No. Ed io sono
stata stupida a chiederglielo proprio mentre mi stava per entrare dentro” fece
Blair, quasi seccata. Adesso stava parlando della sua situazione quasi come
fosse una storiella stupida.
“Stronzo. Non
capisco proprio cosa lo blocchi” si chiese Serena.
“Eppure sentivo su
di me le prova evidente che dimostrava il suo coinvolgimento
sessuale”
“B! non fare la
perversa!” disse Serena mollando uno schiaffo sulla spalla di Blair, che intanto
aveva quasi sdrammatizzato la situazione in compagnia della sua amica.
Blair non rispose,
facendo un mezzo sorriso. Nuovamente il suo sorriso falso, il sorriso della
circostanza, il sorriso per fingere che tutto vada bene, ma non era così. E
Serena sapeva leggerla bene.
“B, cosa succede?”
disse Serena passandole una mano sulla spalla.
“Non capisce”
cominciò Blair “non capisce nulla” finì rammaricata.
A Serena venne un
lampo di genio per aiutare l'amica.
E se... per caso...
li facesse incontrare da qualche parte dove nessuno dei due poteva
fuggire?
“Mi dispiace. Ma ho
un'idea... Perchè non andiamo da qualche parte a divertirci, io e te da
sole?”
Blair corrugò la
fronte. “Dove?”
“Non lo so” Serena
cercò di inventarsi qualche località sperduta “andiamo vicino agli Hamptons.
L'oceano ti tirerà su di morale”
“Come se non ci
fosse già tanta acqua che circonda Manhattan!”
“Dai, B! Lo dico per
te!”
“Okay. Ma partiamo
entro la giornata, che ho degli impegni nei prossimi giorni... Ricordati che
inizio il mio tirocinio al New York Times”
“Me lo ricordo. Ma
adesso cambiati se non vuoi prendere una bronchite”
Quella sera stessa,
Blair e Serena partirono per andare agli Hamptons – o almeno dove credeva Blair
– ma successe un fatto spiacevole, programmato da Serena, che aveva pagato il
tassista per fingere quando erano proprio vicino ad un hotel in
montagna.
Le due ragazze erano
in un taxi, quando questo si ferma in mezzo alla vegetazione mentre sono in
pendenza, per un guasto.
“Mi dispiace
signorine, ma temo che dovrete chiamare qualcuno che vi venga a
prendere”
“Come? Adesso lei
ripara questa catapecchia e ci porta a destinazione!” disse Blair, tutta
arrabbiata, pensando sarebbe stato meglio affittare una macchina, che prendere
un taxi.
“Dai, non
arrabbiarti. Ti ho portata qui per farti svagare”
“Non capisci, S! Io
sono venuta per cambiare aria, ma non intendo farlo letteralmente dormendo
sull'erba che ci circonda”
“Ma signorina, c'è
un albergo a pochi metri di distanza” intervenne il tassista.
“Non siamo ragazze
da motel, mi dispiace”
“L'albergo è a
cinque stelle”
Blair cambiò subito
idea. “Cinque stelle? Poteva dirlo subito. Andiamo, Serena!”
Serena fece
l'occhiolino al tassista, e poi uscì dalla vettura.
Le due ragazze
percorsero effettivamente pochi metri, e si ritrovarono davanti ad un albergo
chiamato 'Royal Palace', nome che le ricordava qualcosa... Ma decise di non
pensarci.
“Scusi!” Blair
chiamò l'inserviente addetto alle valigie “abbiamo bisogno d'aiuto”
Il ragazzo annuì e
venne verso di loro, e prese le loro valigie, quando improvvisamente squillò il
cellulare di Serena.
“Pronto? Sì sono io”
disse chiedendo a Blair di aspettare “Cosa? Fa sul serio? O mio Dio! Sì, vengo
subito” e riattaccò.
“Blair, devo andare”
disse Serena iniziando a prendere i suoi bagagli.
“Cosa?
Serena?”
“Mia mamma ha avuto
un incidente”
“Oh” disse Blair
portandosi una mano sulla bocca “mi dispiace. Vai da lei, io ce la farò da sola
qui”
“Davvero?”
“Non c'è nulla di
male a farsi una vacanza da soli” rispose Blair con il suo solito sorriso.
Le dispiaceva per
Lily, ma dopotutto non poteva essere egoista e dire all'amica di restare con lei
solo per suo piacere personale.
“Ti farò sapere più
tardi” rispose Serena, che si diresse nella direzione verso cui erano venute,
mentre lei sospirò ed ordinò all'inserviente di portarle le valigie all'interno.
Arrivata alla
reception, Blair chiese se ci fosse una stanza libera.
“Mi dispiace,
signorina, ma purtroppo siamo al completo”
“Al completo?!”
chiese lei, adirata. Prima il taxi si era fermato in montagna, poi doveva
trascorrere anche la notte in un hotel sconosciuto nei
dintorni, e poi non c'era nemmeno posto lì dentro? Peggio di così non le poteva
andare. Più che una vacanza, sembrava un inferno.
“Già. E' che in
realtà oggi è il giorno dell'inaugurazione... Ed il capo dell'edificio ha
prenotato tutte le stanze per suoi ospiti prestigiosi”
“Non m'importa!
Trovi un buco. Ci sarà una stanza, no?”
“Puoi stare nella
mia, se vuoi” disse una voce conosciuta dietro di lei, che strabuzzò gli occhi,
incredula. Ma la seguiva dovunque!
“Adesso chiamo
qualcuno e me ne vado” disse Blair con tono spregevole.
“Chi chiami? Non
penso tu abbia il cellulare con te”
Blair frugò nella
sua borsa e nelle tasche, ma in effetti non aveva il suo cellulare. Lei
chiaramente non si era accorta di averlo perso. Era troppo scossa.
Chuck prese dalla
tasca proprio il cellulare di Blair, ma non glielo porse. Anzi, lei cercò di
prenderlo ma Chuck prontamente lo ripose nella tasca dei suoi pantaloni.
“Chuck!
Dammelo!”
“Vieni nella mia
stanza, e poi lo avrai”
“Mai. Piuttosto
dormo fuori” disse incrociando le braccia e voltandosi nuovamente verso l'uomo
della reception “E' sicuro che non ci siano stanze?”
“No, mi dispiace”
disse lui aprendo le braccia “non c'è proprio nessuna stanza libera”
“Grazie” rispose
Blair con tono acido, avviandosi verso la porta.
Chuck la fermò
prendendola per un braccio. Lei si voltò di scatto.
“Cosa
vuoi?”
“Blair, per piacere.
Tra poco farà notte e siamo in montagna... Non sai quali animali puoi trovare la
notte nel bosco”
“Di certo non porci
come te” rispose lei continuando a camminare, quando lui la bloccò di nuovo
voltandola bruscamente verso di lui.
“Blair” disse
esitando “vieni nella mia stanza e sta zitta”
Lei fu interdetta, e
non rispose.
Le sue cose furono
portate nella stanza di Chuck, che Blair scoprì essere anche il proprietario
dell'edificio, nonché colui che aveva organizzato quella serata per promuovere
gli affari di quel posto. Era
un caso?
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Capitolo 5 *** Wicked Games ***
bho
What a wicked game to play To make me feel this way What a wicked
thing to do To let me dream of you What a wicked thing to say You never
felt this way What a wicked thing you do To make me dream of
you
Wicked Games - HIM
Blair si
sedette esausta sul bordo del letto, mentre gli inservienti continuavano a
portare nella stanza le sue innumerevoli valigie piene di indumenti. Chuck li
seguiva.
“Adesso
vestiti” ordinò.
“Scusa?”
“C'è la
cena di inaugurazione. A meno che tu non voglia fare il digiuno...”
Blair
sospirò. Sapeva che il cibo era il suo punto debole, e se lei non gli dimostrava
che voleva mangiare sul serio senza gettare il cibo nel water come tanti anni
prima, doveva dimostrarglielo.
“Ho
capito. Quindi se permetti preferirei che uscissi”
Chuck
alzò un sopracciglio. “Non c'è niente che non abbia ancora visto”
“Allora
vado in bagno a vestirmi” disse lei, alquanto scocciata dalle sue solite
battutine.
Quella
volta, per evitare che lui entrasse, chiuse la porta a chiave.
Dopo
qualche minuto uscì dalla stanza con un vestito non troppo lungo di colore
rosso, con una spallina nera tutta intrisa di perline dello stesso colore, ed i
capelli perfettamente aggiustati.
Non
sembrava di certo essere arrivata da poco tempo.
Quando
andò nell'altra stanza, Chuck era vicino alla finestra con un drink alla mano.
Lei si chiese se stesse pensando a qualcosa in particolare.
Non
appena lui si girò, lei notò quanto stranamente erano in sintonia senza saperlo.
Si era
cambiato, e adesso indossava una giacca rossa di una tonalità molto simile alla
sua, e sotto aveva un pantalone grigio, in coordinato con la camicia grigia a
righe e alla sciarpa di seta che aveva al collo che era di un grigio simile a
quello dei suoi pantaloni. Quando sentì il rumore dei tacchi di Blair si voltò
subito nella sua direzione, quasi a bocca spalancata.
Si
rilassò, e la sua bocca si ricompose in un sorriso.
Lei non
si mosse di un centimetro, così lui le andò incontro.
“Mi
piace come quel vestito disegna le tue forme” disse lui, squadrandola dalla
testa ai piedi con un breve battito di ciglia.
“Grazie”
rispose lei, quasi arrossendo. Non voleva fargli notare che le piaceva da morire
il suo complimento. Sarebbe stato di sicuro uno dei sintomi della sua vittoria,
e lei non voleva.
Chuck le
offrì il braccio. “Andiamo che sono l'oste della serata”
Aprì la
porta ed insieme scesero nella sala ristorante dove avrebbe avuto luogo il
banchetto.
C'erano
tanti tavoli decorati con fiori rosa e nastri bianchi, molto pomposi ma anche
molto belli, e risaltavano ancora di più le colonne di legno scuro che erano
parallele ai muri.
Quando
Chuck passava tra la folla, molti uomini e donne gli stringevano la mano
congratulandosi con lui per il lavoro svolto, dicendo anche che l'hotel avrebbe
fatto affari e roba simile.
Andò
tutto bene finchè non si avvicinò a Chuck una coppia di donne.
Blair
era ancora sotto il suo braccio, lui non aveva minimamente interrotto quel loro
contatto da quando erano usciti dalla stanza, poi dopo dall'ascensore e poi
quando erano arrivati nella sala.
La
donna, che dimostrava sui trentacinque anni, porse la sua mano a Chuck
presentandosi.
“Salve
Mr. Bass, sono Angelica Yorkins” disse lei presentandosi e quasi sospirando “e
questa è mia figlia Evangeline”
L'altra
donna era più giovane, aveva circa vent'anni, ed era di bell'aspetto.
Aveva un
vestito non molto scollato di colore blu chiaro, i capelli ondulati di colore
biondo scuro sciolti sulle spalle, e due occhi celesti molto intensi.
Quando
Chuck le strinse la mano, la ragazza gli mandò quasi degli sguardi d'intesa,
quasi come se volesse fare colpo su di lui, e Blair se ne accorse.
“Molto
piacere, signore. Spero che vi divertiate”
“Certo
che lo faremo... Ci sono molte attrazioni, qui” disse la signora Angelica
facendo un mezzo sorriso e guardando la figlia per qualche istante. “E lei
dev'essere...?” chiese la donna guardando Blair, quasi con finto
buonismo.
“Sono
Blair Waldorf” disse Blair sorridendo “piacere” sottolineò la parola piacere con
un certo tono acido. Non era proprio un piacere visto che la ragazza,
Evangeline, stava guardando Chuck con occhi a dir poco lussuriosi. E questo non
andava bene.
“Ci
vediamo al tavolo, Mr. Bass” salutò Angelica, e sua figlia dopo di
lei.
Blair
era ancora stretta al braccio di Chuck.
Per un
istante, i loro sguardi si incrociarono, e Blair incenerì quasi con lo sguardo
Chuck.
Perchè
faceva così? Non stavano mica insieme... Eppure, aveva visto negli occhi di
quella Evangeline maledetta qualcosa che non le piaceva affatto.
Finchè
la cena non cominciò, Chuck non parlò.
Iniziò
con un bel discorso, e Blair notò con attenzione i suoi movimenti nei confronti
della ragazza.
Evangeline non perdeva occasione per adocchiare Chuck, ma lei non aveva
molta voglia di vedere se lui ricambiava, oppure no. Non aveva voglia di essere
di nuovo delusa in soli due giorni.
“Mr.
Bass” cominciò Angelica ad un certo punto “cosa la porta qui? Insomma, lei non è
un tipo da alberghi in collina”
“Per
favore mi chiami Chuck” rispose lui facendo un mezzo sorriso e socchiudendo un
po' gli occhi “La collina è un posto divertente che attira molta gente che ama
la vita un po' all'antica”
“Sono
d'accordo”
“E a
lei, signora, cosa la porta qui?” chiese Blair con tono quasi acido.
La donna
si passò la mano tra i capelli e poi rispose “Niente di particolare. Volevo
tanto vedere questo posto, visto che qualche mese fa ne ho letto sul New York
Times...”
“Già”
rispose lei sorridendo di nuovo. Poi prese il braccio di Chuck facendolo alzare
“Scusateci”
Andòarono molto distante dal tavolo dove erano seduti, e le due donne si
chiesero perchè.
La
ragazza, soprattutto, si chiedeva cosa aveva Blair a che fare con Chuck. Le
interessava perchè, effettivamente, lei e sua madre erano andate lì per un
motivo ben preciso... E Chuck era parte di quel motivo.
Blair
sembrava adirata dal modo in cui trascinava Chuck ad una velocità
impressionante.
Lo portò
quasi vicino alle toilettes, che erano dall'altra parte della sala.
“Blair!
Fermati” ordinò lui. Lei lasciò la presa. “Come mai mi hai portato
qui?”
“Come
mai? Già è tanto che sono rimasta qui perchè mi ha 'gentilmente' offerto la tua
stanza” disse abbassando gli indici e i medi di entrambi le mani, quasi a
sottolineare l'avverbio 'gentilmente'.
Lui
corrugò la fronte e socchiuse gli occhi, quasi come se non capisse l'origine del
suo discorso.
“Sono
arrivato a prima che parlavi”
“Non
capisci, Chuck? Si vede come la guardi!”
Chuck
alzò un sopracciglio. “Cosa stai insinuando, Blair? Ti stai comportando come una
fidanzata gelosa”
Lei
all'inizio non rispose, guardò in basso, e poi disse “Dimentica tutto. Non
capisci”
“E cosa
vorresti fare adesso?” chiese lui, evitando l'implicito riferimento
nell'affermazione di Blair alla mattina di fuoco nella sua suite.
“Me ne
vado” disse lei allontanandosi “così avrai la stanza libera”
Chuck le
prese la mano, e lei ne fu sorpresa. Molto, sorpresa. Si aspettava il solito
silenzio vuoto, che dimostrava ancora di più il suo difetto più grande: non
avere il coraggio di dichiararsi.
Lei
fissò le loro mani, poi guardò lui.
“Non
andare, per favore” disse lui, con degli occhi strani, quasi dolci “non voglio
che ci sia lei nella mia stanza, questa notte”
Lei fece
un mezzo sorriso, ma non fu ancora convintissima dell'affermazione di Chuck.
Poteva benissimo essere una frase di circostanza per avere entrambe le parti, ma
lei non era sicura che lui provasse attrazione per quella ragazza appena
conosciuta.
Lui gli
accarezzò la mano con il pollice, e si avvicinò ancora di più a lei, e la baciò
fugacemente sulle labbra, tanto che lei ne fu ancora più sorpresa.
Da
lontano, la ragazza, Evangeline, li fissava un po' delusa. Pensava davvero che i
suoi sguardi sensuali diretti a Chuck durante tutta la cena erano andati a buon
fine, ma si sbagliava.
Lui era
preso dalla ragazza che lo accompagnava, e per il momento non riusciva a trovare
nulla per metterla fuori gioco per sedurlo in pace.
Quando i
due ragazzi tornarono al tavolo, Evangeline sorrideva come per nascondere
qualcosa, mentre sua madre Angelica sorseggiava un po' di champagne.
“Scusateci” disse Chuck, facendo un mezzo sorriso.
“Non c'è
problema, Mr. Bass. E' normale in una coppia”disse la donna, pronunciando la
parola 'coppia' con un elevato tono quasi disgustato, come se non ritenesse
Blair all'altezza di Chuck.
“In
effetti, è normale” rispose lui guardando Blair negli occhi e sorridendole in
modo strano.
Adesso
erano stati anche definiti una 'coppia', il che suonava talmente nuovo per lui,
ma non negava internamente di esserne in qualche modo felice. Avevano fatto
tutto loro, senza che lui si esponesse minimamente.
“Da
quanto tempo state insieme?” chiese questa volta Evangeline, che era stata
silenziosa per gran parte della serata.
“Sono
due anni” rispose Blair guardando Chuck e sorridendo ancora. Sapeva di aver
detto una bugia, ma meglio così che far finta di essere ciò che non erano.
Chuck
alzò un sopracciglio, poi continuò “Già. Stiamo insieme dal liceo” mentì anche
lui, per assecondarla. Fingere gli sembrava divertente, anche per una questione
delicata come la loro che era in bilico proprio da due anni a questa parte.
“Che
cosa carina” fece Angelica “invece Evangeline è single”
Evangeline mandò delle occhiate a Chuck, cercando di fargli intendere il
vero significato della parola 'single', ma lui cercò di evitarle con tutto sé
stesso.
Non
poteva dire che non provasse almeno una semplice attrazione per quella nuova
ragazza, ma c'era Blair che voleva andar via, per la seconda volta in due
giorni, ed era meglio per lui non cedere alla tentazione, anche se
effettivamente la carne era debole.
“Purtroppo non si trovano tutti i giorni ragazzi come lei, Chuck.
Fortunata la signorina...?” beh, la signora Angelica aveva proprio rimosso per
disgusto il nome di Blair dalla sua mente.
“Blair,
signora” rispose lei ostentando calma apparente, e sottolineando di nuovo il
signora quasi ad evidenziare che la donna si stava ormai avvicinando alla terza
età.
“Blair.
Tientelo stretto” fece lei, che poi si alzò all'unisono assieme alla figlia.
“Adesso devo proprio lasciarvi, mi dispiace. Ci rivedremo magari prima della
partenza”
Angelica
porse la mano a Chuck e Blair, e così anche sua figlia. Le due donne si
allontanarono e così loro due restarono soli assieme a pochi altri che non erano
ancora andati nelle loro stanze.
Blair
sospirò e sbadigliò.
“Hai
sonno?”
“Un po'”
disse lei, sincera. Eppure, le sembrava strano che lui non le avesse ancora
chiesto perchè aveva detto di essere la sua ragazza. Decise di ignorare questo
pensiero e si alzò.
“Voglio
andare in stanza” disse qualche istante dopo.
“Come
vuoi” accordò lui, che la seguì al secondo piano dov'era la sua suite.
Quando
arrivarono in camera, Blair si fiondò in bagno e si andò a cambiare, e Chuck
apparentemente restò nel soggiorno in miniatura della suite.
Non
appena Blair uscì dal bagno con la sua succinta camicia da notte di seta blu
scuro, lui alzò il mento per guardarla, dato che era seduto su di una poltrona
di tessuto rosso che si intonava stranamente alla giacca che aveva indossato
quella sera.
Stranamente, Blair notò che anche lui si era cambiato.
Non
dormiva di certo in boxer, ma aveva indosso un pigiama di seta probabilmente, di
colore grigio scuro, con delle strane fantasie sopra.
“Non
pensavo che Chuck Bass dormisse con i pigiama”
Lui rise
appena “Ed io non pensavo che Blair Waldorf dormisse con qualcosa addosso... Più
che altro... Pensavo che imitassi Marylin... Dormendo con una sola goccia di
profumo...”
“Pensavi
male, Bass” rispose lei sedendosi sul letto ed aprendo da un lato le coperte
“forse quello lo fanno le tue puttanelle”
“Probabile. Ma non riuscivo mai a provarlo dato che solo poche le portavo
nella mia stanza... Preferivo farmele in altri luoghi più consoni”
“Sei
disgustoso”
“Però ti
piaccio”
Lei lo
fissò in modo minaccioso “L'amore è cieco” disse Blair, mentre si sistemava
sotto le coperte. “Ehi, aspetta” la chiamò lui, facendola di nuovo mettere a
sedere “e dove pensi che dorma io, questa sera?”
“La
poltrona dove sei seduto mi sembra un posto comodo... oppure, potresti provare
con il pavimento. Penso che sia molto salutare”
“Io
invece pensavo ad altro” fece lui ammiccando e incurvando le labbra in un
sorriso furbesco.
“Non se
ne parla proprio. Non dormirai nel letto con me”
“E
invece sì” disse lui avvicinandosi al letto e salendoci sopra “me lo
devi”
Chuck si
avvicinò paurosamente a lei, ed in brevi movimenti la sua testa fu sopra quella
di Blair. Lei aveva quasi il fiato sul collo.
“Io...
non ti devo nulla, Chuck”
“Ah, no?
Se non era per me questa sera dormivi assieme agli scoiattoli”
Lei rise
fragorosamente. “Ritenta, Chuck. E' troppo poco”
Blair
voleva arrivare ad un punto preciso, e lui l'aveva capito. Ma non pensava fosse
il momento adatto. Allontanò il suo viso dal suo, e tornò a sedersi sulla
poltrona.
“Per
questa volta hai vinto. Ma domani non sarà così”
“Domani
è un altro giorno, Bass. Pensiamo ad oggi”
“Bene”
disse lui con tono aspro, mentre lei si sistemò la sua solita mascherina sugli
occhi e provò a dormire.
Era
strano dormire nuovamente con Chuck, non in modo letterale, e pensò che forse
era stata troppo cattiva a dirgli di no. Il suo cuore sapeva che al contrario
lei desiderava che gli chiedesse una cosa del genere. Avrebbe visto il giorno
dopo come sarebbero andate le cose con lui.
La
mattina successiva, al suono degli uccelli mattutini, Blair si svegliò.
Si tolse
la sua mascherina, ma trovò un impedimento.
“Chuck!”
disse lei, urlando, perchè si era trovata una mano di Chuck sul ventre.
Lui si
svegliò di sobbalzo, e si strofinò gli occhi.
“Cosa è
successo ora?”
“Ti
avevo detto di non venire”
“Mi
faceva male il collo”
“Bugie.
Lo so che sei venuto qui solo per qualche palpatina”
“Pensala
come vuoi” disse lui, chiudendo di nuovo gli occhi, quando lei lo fece di nuovo
rinsavire con uno schiaffo. Lui aprì gli occhi ma non si mosse.
“Okay.
Meglio che mi vada a vestire, altrimenti avrai da ridire ancora sulla mia
camicia da notte”
“Si vede
tutto” disse lui, molto divertito. Non era vero nulla, in realtà, ma a lui
piaceva provocare.
Blair
andò in bagno adirata.
Dopo
qualche minuto tornò nella stanza da letto, e trovò Chuck completamente vestito.
Spalancò
la bocca, non solo per la sua eleganza, ma anche perchè stranamente i loro
vestiti sembravano combinati. Lui sorseggiava un whisky.
“Hai
fatto prima di me” disse lei, riferendosi all'abbigliamento.
“Non so
se l'hai notato, ma ci sono due bagni”
“In
effetti, no. Ero più preoccupata di vedere se all'improvviso entravi di nuovo
nella mia doccia”
Lui
sorrise, e notò anch'egli la combinazione dei loro vestiti.
Lei
indossava un vestitino giallo con rifiniture bianche, e lui una giacca ocra con
una camicia bianca sotto, senza cravatta.
“Vuoi
fare colazione?” chiese lui.
“No,
però... Meglio farla” si corresse all'ultimo minuto, notando lo sguardo duro di
lui quando si parlava di cibo. Difatti corrugò la fronte
“Bene,
allora andiamo nella sala ristorante”
Scesero
nuovamente nella sala dove la sera prima si era svolta la cena, e con rammarico
di Blair, vi trovarono anche Angelica ed Evangeline.
La donna
notò Chuck da lontano, e lo salutò con la mano, ed anche lui alzò la mano in
segno di contraccambio. Blair sorrise a stento e si avvicinò a lui.
“Che
sorpresa. Mi è passata la fame”
“Blair,
basta, mi sta dando sui nervi questa cosa” disse lui apparentemente tranquillo,
mentre prendeva posto ad uno dei tavoli della sala.
Blair
ogni tanto adocchiava la ragazza, Evangeline, per vedere se lei stava vedendo
Chuck, anche se lui era di spalle. Non capì all'inizio il perchè della sua
gelosia, ma poi le fu palese: lei lo amava, e vederlo solo guardare un'altra
donna la faceva andare in bestia.
Nemmeno
lui, dal canto suo, era da meno. L'aveva notato perfettamente durante la cena
della sua quasi aggressione da parte di Alessandro.
Blair
bevve qualche sorso di cappuccino, e, oltre ad osservare la ragazza e sua madre,
fissava Chuck. Lui non mangiava né beveva nulla.
“Tu non
prendi niente?”
“Non ho
fame” rispose lui, secco, che osservava ciò lei faceva.
Quando
Blair ebbe finito – dopo aver bevuto cappuccino e mangiato un croissant – furono
pronti ad andare. L'inserviente portò le loro valigie nella limo, dato che Chuck
si era offerto di accompagnarla di nuovo a casa. Ma Blair non era ancora sicura.
Strinse
il braccio di Chuck, che la guardò perplesso.
Certo,
gli faceva piacere una cosa simile, e sapeva anche perchè lei lo faceva, ma non
capiva perchè tutto all'improvviso. Poi ci pensò su. Evangeline. Era gelosa, e
adesso ne era certo.
Le due
donne uscirono poco dopo di loro dall'edificio, pronte anche loro a partire, e
quando Blair le notò, si avvicinò furtivamente a Chuck e lo baciò in modo
passionale. Lui ovviamente non si tirò di certo indietro. E poi, se era Blair a
farlo...
“Non ero
disgustoso?”
“Sì, ma
le tue labbra no”
“Affascinante. Non mi hai detto nulla di nuovo... E sono sicuro che c'è
anche qualche altra parte di me che non ti disgusta...”
“Chuck”
disse lei, staccandosi all'improvviso. Ormai era abituata a sentirgli dire frasi
perverse.
Lui
sorrise, poi le offrì la mano ed insieme salirono nella limo.
Prima di
entrare nell'auto, Blair gettò un ultimo sguardo sulle due donne. Evangeline li
stava fissando, e di sicuro aveva visto tutto.
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Capitolo 6 *** We'll try to do it right this time around ***
bho
grazie mille
a sweet et :) sono
contenta che ti piaccia come ho descritto i personaggi, soprattutto Chuck,
perchè mi sento molto simile a lui caratterialmente quindi mi riesce più o meno
facile. Spero che continuerai a seguirmi :)
L'aria nella limo di
Chuck era sempre un po' strana.
Quell'auto ricordava
a Blair un qualcosa di magico, intimo, che il destino aveva proprio deciso di
far accadere assieme a quel ragazzo bastardo e perverso che però lei amava.
Erano seduti
distanti nella vettura, Blair guardava fuori dal finestrino, e Chuck era
momentaneamente occupato in una chiamata di lavoro.
Quando lui staccò,
attirò l'attenzione della ragazza.
“Blair” disse, con
un tono più addolcito del solito “ho pensato ad una cosa”
Lei sbatté gli
occhi, incuriosita “Spero non sia una delle tue solite porcate”
“No. Nulla del
genere. La poltrona rossa di stanotte mi ha dato da pensare”
“Oh, Chuck Bass
pensa. Chi lo immaginava?”
“Smettila, sono
serio” continuò, facendo in modo che lei lo guardasse negli occhi, piuttosto che
osservare il panorama fuori dal finestrino “Ho pensato alle tue parole di
ieri”
Lei annuì
semplicemente.
“Al fatto di
essere... una coppia, o qualcosa di simile” disse, quasi esitando “beh, ho
pensato che se solo potessimo provarci... se solo... ci dessimo un'opportunità,
forse... forse non è detto che vada male”
Lei restò sbalordita
dalle sue parole. “Sono davvero meravigliata. Chuck Bass vuole
impegnarsi”
“Voglio provare a
farlo, che è diverso”
“Sono sempre più
sbalordita”
“Allora?” chiese
lui, quasi ansioso per nulla.
“Allora
cosa?”
“Voglio provare... a
stare con te”
“Intendi... uscire
insieme, fare sesso, e basta?”
“Anche. Non è detto
che fallisca”
Blair gioì
internamente. Non poteva credere come lui avesse potuto cambiare idea in così
poche ore. Forse, pensò, la sua distanza in questi due anni l'aveva fatto
ragionare. Sperò davvero che il loro rapporto sarebbe potuto salire su un
gradino superiore.
“Stringere le mani,
andare al cinema, presentarci alla gente come... 'fidanzati'?”
L'ultima parola lo
fece quasi rabbrividire. Se vogliamo, lui non si era mai impegnato con nessuna
donna. Le aveva solo usate per il suo piacere, o comunque non aveva mai pensato
all'amore, prima di innamorarsi di Blair. Non sapeva cos'era l'amore.
“Già. Mi vergogna
dirlo, ma proprio così” disse lui, diventando immediatamente duro in volto e
guardando davanti a sé.
Blair gli girò il
volto con le mani verso di sé. “Non aspettavo altro” gli disse, e poi lo baciò
ardentemente come pochi minuti prima, davanti all'albergo.
Can we make this
something good Well I'll try to do it right this time around
Taken all I could take
and I cannot wait Were wasting to much time Being strong holding on
Can't let it bring us down My life with you means everything So I
won’t give up that easily
It's Not Over –
Chris Daughtry
Poi, per dei secondi
si allontanarono l'uno dall'altra, si fissarono negli occhi, e i loro baci si
fecero più bollenti, tanto che Chuck, senza esitazioni questa volta, prese ad
aprirle abilmente i bottoni del suo vestito e a palparle il senso mentre le dava
sensuali baci sul collo.
Lei si strinse
ancora di più a lui, che la toccava in ogni dove, finchè, finalmente dopo tanti
anni, lui non aprì la zip dei pantaloni abbassandosi i boxer, ed alzò quasi
ferocemente il vestito di lei che in fretta fece la stessa cosa.
Chuck entrò
nuovamente dentro di lei, che urlò dal piacere mentre stringeva le mani ai suoi
capelli.
Nello stesso tempo,
lui faceva dei piccoli sospiri, segno dell'alto godimento che stava
provando.
D'altronde, lui era
conscio che il sesso con lei non poteva essere paragonato a quello con nessuna.
E così, dopo tanti
anni di lontananza, Blair e Chuck fecero nuovamente sesso nella limo, il luogo
sacro di lui, il luogo dove si era consacrato inconsapevolmente l'amore tra i
due.
Chuck accompagnò
Blair a casa Waldorf – Rose, e tornò al Palace, promettendole, come aveva detto
nella limo, che avrebbe provato ad avere una relazione non solo sessuale con
lei.
Quella stessa sera,
i due ragazzi si sarebbero rivisti per una cena a due.
Quando Blair varcò
la soglia di casa, Dorota era nel salone a spolverare.
“Miss Blair. E'
tornata presto”
“Sì, Dorota. E'
successa una cosa imprevista”
“Cosa, Miss Blair?”
chiese curiosa Dorota.
“Te ne parlo dopo.
Adesso devo chiamare Serena”
Blair salì in fretta
le scale e andò nella sua stanza. Prese il cellulare, e fece in fretta il numero
della sua migliore amica, e le chiese di venire da lei.
“Serena!” disse
Blair quando l'amica entrò nella sua stanza.
“Ciao, B! Sei felice
o sbaglio?”
“Non sbagli. Non ci
crederai mai a cosa è successo” disse lei prendendo le mani di Serena e
avvicinandosi al letto.
“Dimmi dimmi!”
rispose Serena, che sperava davvero che il suo piano si fosse
realizzato.
“Ho incontrato
Chuck. Fin qui nulla di anormale, ma non crederai mai a cosa mi ha detto
dopo”
“Cosa, B,
cosa?”
“Non c'erano stanze
libere, così lui mi ha detto che potevo andare nella sua. Non è successo nulla,
ma a cena una donna che era al nostro tavolo ci ha preso per una
coppia”
“Davvero? E' quello
che secondo me dovete essere” disse sincera Serena.
“Comunque quando
stavamo tornando nell'Upper East Side lui mi ha detto che ci ha
pensato”
“In
conclusione?”
“Vuole provare ad
avere una relazione con me. Non solo basata sul sesso”
“Ma è splendido, B!
Spero proprio che andrà bene... è quello che hai sempre sognato,
dopotutto”
“Sì!E la prova è
anche che abbiamo nuovamente fatto del sesso selvaggio nella sua
limo”
“Lo sapevo che ci
saresti riuscita!”
“Adesso devi
aiutarmi...”
“A fare
cosa?”
“A scegliere cosa
indossare stasera... Andiamo a cena!”
“Per così poco! Sei
stracotta!”
“Troppo”
Le due amiche
passarono l'intero pomeriggio insieme, mentre Chuck cercò di preparare qualcosa
di carino per quella sera.
Non era davvero il
suo forte, dato che non sapeva come preparare una cena romantica. Romantica per
qualcuno di speciale. Chiamò quindi qualche persona addetta al suo servizio, e
lo fece fare a lei, così almeno era sicuro di non sbagliare già
dall'inizio...
“Come mai mi chiami
ora?” rispose lei al cellulare “Non dirmi che hai degli impegni” lui la chiamò
sul cellulare, poco prima dell'ora in cui si sarebbero visti.
“No. Avevo voglia di
chiamarti, e basta”
“Che cosa carina”
fece lei in tono sdolcinato “non è da te”
“Lo so. Non so cosa
mi abbia spinto a farlo, quindi meglio che non dici nulla, altrimenti
attacco”
Chuck sembrava molto
imbarazzato. Era inusuale per lui fare qualcosa di simile per qualcuno, ma
decise di provarci... l'aveva promesso, e lei era già andata via troppe
volte.
“Allora, stai
venendo?” chiese lui poco dopo, alquanto impaziente.
“Sono a Townsed
Street”
“Dopo ringrazierò
profondamente George per essere sempre così preciso”
Dall'altra parte lei
rise. “Bass, pensi sempre ai soldi. Pensa a qualcosa di meno materiale, qualche
volta”
“Impossibile. Non
posso non pensare al tuo corpo”
“Grazie” rispose
lei.
“Dove sei?” chiese
nuovamente, ancora più impaziente di prima.
“Nel traffico. Penso
che farò tardi”
Lui sospirò, ma non
sapeva che lei mentiva. In realtà, era appena entrata nel Palace, ed era in
ascensore. Stava quasi arrivando.
“Allora come mai non
sento i suoni dei clacson delle macchine?”
“Beh... la limo è
insonorizzata” inventò lei, quando era appena arrivata all'ultimo piano.
“Non scherzare, e
muoviti” ordinò lui.
“Sto cercando di
teletrasportarmi” disse lei uscendo dall'ascensore e arrivando fino alla stanza
di lui. Bussò alla porta, e si allontanò leggermente dallo spioncino per non
farsi vedere.
“Aspetta un attimo,
hanno bussato”
Chuck andò ad aprire
la porta, e se la trovò davanti.
Le fece un sorriso
ampio e caloroso. Gliel'aveva fatta.
“Ha funzionato”
disse lui.
“Già” rispose lei
sorridendo a sua volta. Si avvicinò a lui e gli diede un veloce bacio a
stampo.
Si guardarono negli
occhi, e per la prima volta in tanti anni, lei si sentì davvero sua in qualche
modo. Anche lui, dal canto suo, si sentiva stranamente realizzato. Non sapeva
bene il perchè, ed anche se era difficile per lui ammetterlo, pensava che fosse
davvero per Blair. Si sentiva quasi come su di una nuvola, leggero, e pensava
che era davvero per un motivo ben preciso...
“E' troppo poco”
disse lui quando Blair si allontanò e lasciò i suoi capelli, alla quale si era
tenuta per baciarlo. Il punto debole di Chuck era la nuca.
Lei non rispose, e
lo baciò di nuovo.
Questa volta lui fu
coinvolto maggiormente, la baciò con veemenza e passione come era suo solito.
Poi, così come aveva
iniziato, finì, cercando di prendere aria.
“Okay, se non la
smettiamo penso proprio che salterò la cena” disse Blair.
“Non sarebbe poi
mica male” rispose Chuck.
Blair si allontanò
immediatamente, pensando che, anche se avesse davvero voluto non cenare, forse
era meglio farlo aspettare. Non poteva sempre avere tutto ciò che voleva,
avrebbe dovuto essere paziente questa volta. Doveva imparare a stare insieme a
qualcuno, e a non pensare solo a sé stesso ed alla sua figura riflessa nello
specchio come Narciso.
Chuck le prese la
mano e la portò al tavolo del piccolo soggiorno della sua suite. C'erano due
camerieri in abito scuro che erano li pronti a servigli la cena.
Chuck aiutò Blair a
sedersi, e lei lo ringraziò. Non era un gesto inusuale da parte sua, dato che
era abituato ad essere galante abbastanza con le donne, ma questa volta c'era
una differenza. Lui aveva esplicitamente promesso di voler cambiare, di voler
provare. Quindi per lei quel gesto così semplice era qualcosa di più in quell'occasione.
“Signori per voi
tagliolini al tartufo” disse il cameriere prendendo i piatti dal vassoio e
porgendoli davanti a Blair e Chuck con disinvoltura, mentre l'altro cameriere
versava dello campagne nelle loro coppe.
“Grazie, Mike e
Thomas” disse Chuck facendo un cenno ai due, chiaramente tradotto con 'ora
lasciateci soli, potete andare'.
“Al suo servizio Mr.
Bass” disse uno dei due, ed insieme si avviarono all'uscita.
Blair cominciò a
mangiare, e Chuck, vedendola affondare la forchetta nel piatto, cominciò a sua
volta anche lui. Lei sembrava soddisfatta di questa piccola cena intima, ed
anche dello stesso primo. Non era di certo il suo piatto preferito, ma le era
comunque gradito il pensiero.
Quando ebbero
finito, Chuck le chiese se le era piaciuto.
“Sì, ottimo” rispose
lei pulendosi con il tovagliolo e bevendo un po' di champagne.
“Bene, perchè è solo
l'inizio”
Ci furono altre due
portate... un'aragosta al forno e delle ostriche, due dei piatti di mare che
Blair preferiva. Stranamente, Chuck li fece preparare apposta per fare una bella
impressione.
Dopo che furono
portate le ostriche, arrivò il dolce, un trionfo di fragole e panna con scaglie
di cioccolato. Appena Blair le vide, le venne l'acquolina in bocca.
Chuck avvicinò la
sua sedia a quella di lei, e la esortò a prendere una fragola.
Lei addentò la punta
della fragola, dove c'era il cioccolato al latte.
“Che ne dici se ti
aiutassi a finirla io?” chiese lui in tono sensuale.
“Okey, Bass, vediamo
che sai fare” disse lei sorridendo.
Blair prese la
fragola e la mise per metà in bocca, chiuse gli occhi e si avvicinò a Chuck
molto lentamente... Lui addentò l'altra metà, e le loro labbra si incontrarono
di nuovo in un modo ancora più passionale. Questo era uno dei pensieri che lui
aveva avuto quando aveva chiesto di far preparare le fragole con la panna.
Masticarono la
fragola, e quando finirono, avevano entrambi uno strano sorriso compiaciuto
sulle labbra. Chuck era più che soddisfatto che lei non si fosse disgustata al
suo giochetto stupido e innocente, e decise di riprovarci.
Finirono le fragole
in questo modo, a volte lei lo imboccava e lui imboccava lei, e tra una fragola
e l'altra si baciavano sempre con più veemenza del solito.
Improvvisamente,
quando era ormai tardi notte, Blair si alzò dalla sua sedia.
“Oddio, è
tardi”
“Vuoi andar via?”
chiese lui, un po' triste. Stranamente, triste. Si aspettava anche il
dessert.
“Domani comincio a
lavorare al New York Times”
Lui alzò un
sopracciglio, incredulo. Strano che lui non lo sapesse... Eppure non ne avevano
avuto tempo per parlarne.
“Il letto è grande
per tutti e due” cercò di convincerla lui.
“Grazie
dell'offerta, ma ti ricordo che è il nostro primo vero appuntamento
serio”
“E con
questo?”
“Non si porta a
letto una donna al primo appuntamento” lo provocò lei.
Lui sospirò, deluso.
Dopotutto, lei non aveva tutti i torti. Avrebbe voluto dormire almeno la sera
prima del suo primissimo giorno di lavoro. Decise di essere flessibile, almeno
per una volta, dato che perdere una sola notte non era granché. Un anno aveva
365 giorni.
“A domani, allora”
fece lui sconfitto “ma preparati che sono già arrapato”
Lei sorrise,
maliziosa “non te ne pentirai, Bass. Buonanotte”
Chuck le si avvicinò
e si baciarono nuovamente... Questa volta la sua mano scese ancora più dura
sulla sua gamba e sul suo sedere mentre la baciava. Poi si staccò di pochi
centimetri da lei, e a fior di labbra le disse “Buonanotte, Waldorf” e lei ebbe
mille brividi lungo la schiena.
Beh, come primo
appuntamento serio non era andata male.
Chuck si sentiva
quasi estasiato e leggero, mentre Blair si sentiva ancora più soddisfatta di
essere tornata nell'Upper East Side. Ma sarebbe stato sempre così?
Quando Chuck si
svegliò, il consierge consegnò un pacco per lui.
Non aveva la minima
idea di ciò che potesse essere, e da chi provenisse, ma lo aprì.
Il pacco era di
dimensioni regolari, di colore rosso, con un fiocco nero sopra.
All'interno, avvolto
in una velina rossa come il pacco, c'era un completo sexy da donna di colore
nero, di pizzo. Chuck immaginò che fosse stata Blair a mandarglielo, e la cosa
lo eccitò ancora di più, ma poi quando lesse il bigliettino, ne fu deluso e
curioso allo stesso tempo.
'Sai che non puoi
scordarmi. Questo è un assaggio di quello che sono davvero... Tra i silenzi
giace qualcosa di più. Eva'
Eva? Chuck si
ricordò subito della figlia della signora Yorkins, la ragazza che per tutta la
sera l'aveva fissato e che aveva fatto imbestialire Blair. Cosa voleva da
lui?
Una cosa l'aveva
capita. Voleva lui. Cosa avrebbe fatto? Doveva cedere o no alla tentazione di
andarla a cercare, oppure doveva cestinare il suo 'regalo'?
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Capitolo 7 *** Because of you ***
bho
sweet, vedrai cosa accade non voglio anticiparti nulla
:D
ti dico solo che la
storia è moooolto lunga ;)
sawadee, grazie mille
per la precisazione! ;) e grazie per aver commentato :)
La mattina
successiva, Blair cercò di essere più impeccabile possibile per fare subito
colpo sul posto di lavoro. Quella era un'occasione speciale per lei, per
dimostrare davvero ciò che valeva, e non poteva di certo sprecarla. Cosa avrebbe
detto poi il suo rettore a Yale, se l'avesse saputo?
Optò per un completo
classico, una gonna blu scuro ed una giacca dello stesso colore con le
rifiniture bianche, e sotto una camicia di seta color panna.
Arrivata
all'edificio del New York Times, Blair sorrise e poi entrò, dirigendosi subito
al banco informazioni.
“Salve” disse alla
signorina dietro al bancone. Lei non rispose, così Blair ritentò. “Sto cercando
il signor Menninson, sono la sua nuova tirocinante”
“Quarto piano,
ufficio 213” disse la segretaria quasi come un'automa, continuando a guardare il
computer quasi come se fosse assente.
Blair arricciò il
naso a causa della freddezza della donna, e proseguì. Prese l'ascensore, ed
arrivata al piano che gli aveva detto la segretaria, cercò questo fantomatico
ufficio 213.
Non appena lo trovò,
bussò alla porta, ma nessuno rispose, così la aprì senza che nessuno le
accordasse l'entrata.
Il suo capo, il
signor Menninson, era occupato in una conversazione. Non lo vedeva chiaramente,
ma l'aveva dedotto, dato che lui era girato con la sedia verso l'enorme finestra
a vetri della stanza.
Attese che lui finì,
e si girò, per farsi vedere. Lui quasi sobbalzò, e a lei accelerò quasi il
cuore.
Si aspettava che il
signor Menninson fosse un uomo vecchio, brutto e pelato, e invece si trovò
davanti un giovane uomo in completo Armani con dei vivaci capelli castani e dei
lucenti occhi verdi, tanto che, se non l'avesse visto dietro a quella scrivania
l'avrebbe anche potuto prendere per un modello o qualcosa del genere. La sua
bellezza era spodestante.
Cercò di non
pensarci, dopotutto, stava provando a stare con Chuck... E poi quello era il suo
capo.
“Mi scusi, che ci fa
lei qui?”
“Sono Blair Waldorf”
disse lei cercando di sorridere.
“Waldorf... Ah, sì.
La nuova tirocinante che ha vinto il concorso a Yale”
“Esattamente”
L'uomo prese una
cartella dalla sua scrivania, probabilmente un curriculum di Blair o qualcosa
del genere, e le chiese di accomodarsi.
“Benissimo, noto che
il suo curriculum è perfetto. Si è laureata con i voti più alti a Yale...
Ottimo”
“Quando posso
cominciare?”
“Subito. Prima di
subito se necessario” disse lui facendo una battuta, a cui risero entrambi.
Niente male il
tipo...
“Grandioso!” esortò
Blair “di cosa mi dovrò occupare?”
“Ho proprio il caso
che fa per lei, Miss Waldorf. Dovrà trattare un argomento semplice: i barboni a
New York City”
Blair storse le
labbra. “Ehm, come? Ma non era meglio parlare del dibattito politico,
intervistare Obama o anche Dolce & Gabbana?”
“Miss Waldorf, se
non le sta bene la mia scelta, quella è la porta. Non mi ci vuole nulla per
contattare chi è arrivato dopo di lei nel concorso”
“No, va bene” mentì
lei, giusto per non perdere l'opportunità “Se... devo farlo”
“E' la gavetta,
signorina. Il mio primo articolo riguardava lo zoo”
Blair sospirò, non
affatto contenta.
“Va bene, e per
qualche numero sarebbe?”
“Per quello di
domani, s'intende”
“Domani? Ma... non
c'è il tempo materiale!”
“Vuole fare la
giornalista? Il tempo lo trova. Una notizia si costruisce in breve
tempo”
“Ma...” cercò di
obiettare lei, ma pensò che fosse inutile.
“Ho capito. Forse il
rettore Burbe questa volta mi ha mandato la persona sbagliata”
“No, lo farò!”
promise Blair con un po' di delusione “Lo avrà sulla sua scrivania entro
stasera”
“Così la voglio,
Miss Waldorf. Buon lavoro”
“Ehm, grazie Mr.
Menninson” rispose, uscendo a testa bassa dall'ufficio del direttore.
Si diresse alla
scrivania che le era stata assegnata, e sospirò, un po' triste.
Era il New York
Times, e sperava davvero fosse qualcosa di eccezionale il suo lavoro lì. E
invece... il suo primo articolo doveva essere sui barboni della città. Dove li
trovava i barboni? Di certo non nell'Upper East Side... Doveva andare a
Brooklyn... O, peggio ancora, nel Bronx... Le venne la pelle d'oca solo al
pensiero. Di certo non erano le sue zone preferite.
Poggiò i gomiti
sulla scrivania in legno, e appoggiò la testa su uno dei palmi,
sospirando.
“Delusa?” chiese una
voce maschile proveniente dalla scrivania davanti a lei.
“Cosa?”
“Scommetto che il
capo ti ha dato un servizio bislacco”
“Scommetti
bene”
“So bene come ti
senti... sei una tirocinante?”
“Sì” rispose lei
secca, preferendo essere già una esperta nel settore, magari che dava anche gli
ordini agli altri come il suo nuovo capo.
“Anche io. Sono
arrivato da qualche giorno... Ho studiato a Princeton”
“Princeton è una
scuola professionale. Io vengo da Yale”
“Se lo dici tu...
Comunque io sono Brad Derner”
“Blair Waldorf”
disse lei, sorridendo.
“Il tuo nome non mi
è nuovo”
“Forse avrai letto
di me su Gossip Girl, qualche hanno fa...” buttò lei.
Lui socchiuse per un
secondo gli occhi, pensandoci chiaramente su.
“Sì, può darsi...
Era una moda quando andavo al St. Jude”
“Che caso, io andavo
alla Constance... ma non mi ricordo di te”
Improvvisamente, il
telefono di Blair squillò, e lei fu costretta ad interrompere la chiacchierata.
Quando vide il nome
di chi la chiamava sul display, i suoi occhi si illuminarono.
“Hey” disse con tono
dolce.
“Sei al lavoro?”
domandò Chuck dall'altra parte dell'apparecchio.
“Già. E il capo mi
ha già appioppato un articolo”
“Intervista a
Obama?”
“Molto meglio. I
barboni di New York”
Dall'altra parte
Chuck rise. Lo divertiva. “Molto interessante”
“Tantissimo. Ed in
più dovrebbe uscire nel numero di domani”
“Quindi non ci
possiamo vedere?”
“Temo di no”rispose
lei quasi sospirando “a meno che tu non voglia accompagnarmi a
Brooklyn”
“Non ci tengo, mi
dispiace”
“Bene. Allora ti
chiamo dopo”
“A dopo, Blair”
disse Chuck, e chiuse la chiamata.
Questa era un grossa
opportunità per lui. Non solo perchè aveva deciso di mettersi di nuovo in
contatto con Evangeline, ma perchè doveva farlo quando Blair era occupata.
Aveva ben compreso
cosa voleva la ragazza, ma forse c'era dell'altro. Non gli costava niente
incontrarla per parlarci.
Scelse quindi un
posto semplice, un normale locale dove avrebbero pranzato assieme.
Chuck la aspettò per
poco, lei non si fece attendere.
“Salve, Mr Bass”
disse lei con una voce molto sensuale.
Chuck si alzò e le
prese la mano, ma non gliela baciò. Doveva cercare di non perdere subito il
controllo come gli capitava con tutte le donne.
“Miss
Yorkins”
“Mi prego, mi chiami
Evangeline ed eviti il lei... abbiamo quasi la stessa età” disse
sedendosi.
“Allora,
Evangeline... Veniamo al dunque... Cosa ti porta qui? Il tuo regalo di questa
mattina mi ha detto molto poco...” Chuck cercò di rimanere sul vago.
Lei alzò un
sopracciglio. “Mi meraviglio di te, Chuck. Eppure, la tua fama di amatore delle
donne arriva fino Miami...”
“Tu vivi a
Miami?”
“Sì, da qualche
anno. Ma non parliamo del mio passato, piuttosto, pensiamo al futuro...”
Evangeline toccò la mano di Chuck e l'accarezzò. Lui inizialmente non mosse la
mano, poi la ritrasse.
“Cosa
vuoi?”
“Voglio te” rispose
lei diretta.
Chuck scosse la
testa. “E perchè dovrei prenderti? Non so nemmeno chi sei”
“Semplicemente
perchè... So dei segreti su Bart Bass che nemmeno tu conosci”
Lo sguardo di Chuck
divenne più duro. Non era possibile questa cosa.
“Per quanto abbia
odiato mio padre fino alla sua morte, non penso abbia più segreti”
“Sul serio? Non è
che hai paura di scoprire degli scheletri nell'armadio?”
Chuck sorrise e poi
scosse nuovamente la testa.
“Quanti soldi vuoi?”
andò subito al dunque.
“Non mi serve il
denaro. Voglio solo fare l'amore con te. Poi ti dirò tutto quello che
so”
Chuck sospirò una
decina di volte prima di rispondere. Era curioso di sapere qualcosa sul passato
di suo padre, visto che non aveva avuto grandi opportunità di poterglielo
chiedere dato che era ormai morto da tre anni, ma nello stesso tempo pensava a
Blair.
Cosa avrebbe fatto
lei se avesse saputo di questa sua debolezza?
D'altronde lui era
abituato a farsi donne di tutti i tipi, ma quello era il passato. Adesso voleva
pensare seriamente di stare con una persona in modo leale, come una coppia
normale.
Eppure... la
tentazione di fare del sesso con Evangeline, una donna avvenente e molto bella,
era una tentazione fortissima. Dopotutto, Blair avrebbe anche potuto non venirne
a conoscenza.
“Se cambi idea...
Vieni stasera al Royal. E sii puntuale” disse poi la donna alzandosi e
facendogli l'occhiolino in modo sensuale.
Chuck non sapeva che
fare.
Evangeline gli aveva
dato un'arma a doppio taglio, se avesse deciso di andare al sodo solo per
scoprire cosa sapeva lei su Bart che lui non conosceva, allora si sarebbe
davvero tagliato nel profondo. Blair l'avrebbe abbandonato per sempre.
Blair, intanto,
inconsapevole dell'incontro di quello che stava cercando di essere il suo
ragazzo, era per le vie di Brooklyn a fare interviste insieme al suo collega, il
giovane Brad.
Brad sembrava
ricordare molte cose accadute in passato a Blair e ai suoi amici, e stranamente
le rivelò di aver avuto una piccola cottarella anche per la sua migliore amica
Serena.
“Non ci credo! A te
piaceva Serena!”
“Moltissimo” disse
lui sincero abbassando lo sguardo “non me la sono tolta dalla testa finchè non è
finito il college e sono dovuto andare a Princeton”
“Serena fa questo
effetto”
“Già. Ed ogni volta
che la vedevo assieme a quel Dan Humprey... A proposito, ci sta ancora insieme?”
chiese lui curioso.
“Purtroppo per te,
sì. Anche se alla fine lei è andata alla Brown e lui ha deciso di andare a Yale,
non ha fermato il loro amore. Ma è comunque un amore difficile. Lui è ancora via
che si sta laureando”
“Sono proprio
sfortunato!” ammise lui.
“Ti piace
ancora?”
“No, per niente.
Alla fine l'ho dimenticata”
“Meglio così, anche
se alla fine Humprey non era un rivale difficile da combattere”
“Poteva darsi.
Adesso penso solo ad un'altra ragazza”
“Buon per te. La
conosco?”
“Sì, la conosci”
disse Brad, facendosi improvvisamente stranamente serio.
“Chi è?”
“Proprio
tu”
Blair iniziò a
ridere. “Ma come? Non mi conosci nemmeno da tre ore e già provi una passione per
me?” la sua risata era interminabile. La divertiva troppo questa
cosa.
Brad la prese per un
braccio e la fece fermare, poi la voltò verso di sé.
“Prima ho
mentito”
“Non ti
seguo”
“Non mi è mai
piaciuta Serena” disse, facendola sbattere contro il muro di mattoni dietro di
lei “ho sempre seguito i tuoi gossip su quel sito”
“Non ci posso
credere”
“E quando ho letto
di te e Chuck Bass... Non potevo farci nulla. Lui era troppo forte”
“Brad, mi dispiace
ma non puoi farci ancora nulla”
“Perchè? Siamo a
Brooklyn, nessuno è in giro”
“Brad. Io e Chuck
Bass stiamo insieme. Non voglio tradire la sua fiducia così in
fretta”
“Non scherzare. Ho
letto del vostro trascorso e so che lui non è mai stato fedele. Pensa, adesso
mentre tu sei inconsciamente qui con me per lavoro, lui potrebbe spassarsela con
un'altra donna”
“Non ti permetto di
dirlo, non lo conosci”
“Okey, va bene.
Scusami. Mi sono fatto prendere troppo la mano” disse, allontanandosi da lei.
“Non sono mai stato
bravo a corteggiare una ragazza”
“Si vede”
“Comunque pensa
ugualmente a quello che ti ho detto”
Blair non ripose,
cercando di evitare ciò che lui aveva espresso. Certo, Brad non aveva tutti i torti a
pensare che Chuck fosse un doppiogiochista, ma lui aveva promesso di basarsi
sulla lealtà e fedeltà di coppia, cercare di coesistere insieme senza giochi
misteriosi o altro. Blair voleva crederci, ma un'altra parte no. Quando tornò
nell'Upper East Side alla redazione del New York Times, Blair aveva già scritto
il suo articolo, e stranamente il suo capo, il signor Menninson, ne fu molto
soddisfatto. Fino a poche ore prima aveva pensato che quella ragazza fosse solo
una raccomandata, invece si stava r avvedendo.
“Un'ultima cosa,
Miss Waldorf” disse Mr Menninson prima che lei andasse via “ho bisogno di un
favore...”
Blair gli
sorrise.
“Vorrei che tu mi
facessi un piacere... Visto che qui ne avrò per le prossime due o tre ore al
massimo, vorrei che recapitassi personalmente un messaggio a mia
moglie”
“Certo, cosa devo
riferire?”
“Dille che sono
occupato, e che purtroppo questa sera non possiamo vederci”
“Riferirò, mi dica
l'indirizzo”
“Hotel Royal, stanza
345”
“Faccia come se
fosse già stato fatto” concordò lei, dirigendosi direttamente nella tana del
lupo.
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Capitolo 8 *** Another little white lie ***
bho
grazie mille per
aver commentato! *-*
A volte, nella
nostra vita capitano delle casualità strane che non possiamo fare a meno di
evitare perchè spesso, quelle casualità, sono state già scritte nel nostro
destino.
Brad insistette ad
accompagnare Blair al Royal per far recapitare il messaggio alla signora
Menninson, che, da come il ragazzo aveva riferito a Blair, lo era solo per nome.
Prima del suo arrivo
nella redazione, infatti, l'affascinante signor Menninson e sua moglie erano una
coppia perfetta. Lei lo veniva sempre a trovare al lavoro, e dato che era anche
una donna molto avvenente, a detta di Brad, tutti gli uomini giravano la testa
quando la vedevano passare.
Dopo poco tempo,
però, Mr Menninson aveva cominciato ad avere una relazione a lavoro con una
delle sue impiegate, così ha iniziato a trascurare la giovane moglie che veniva
sempre più raramente in redazione a salutare il marito. Nessuno sa di certo se
la donna abbia mai scoperto i tradimenti del marito, ma una cosa è certa: dopo
la relazione di Menninson con la segretaria, la signorina Ashley, Mrs Menninson
si è fatta vedere molto poco.
“O Dio. Capisco
allora cosa lo tratteneva in ufficio fino a tardi, allora” concluse
Blair.
“Già. E il capo
vuole anche gli articoli entro le sette così l'ufficio è vuoto per fare ciò che
vuole con la sua amante”
Blair rise
fragorosamente, ma un po' l'aveva intuito. Come faceva un uomo attraente come il
signor Menninson ad essere già sposato? Sì sa, nell'Upper East Side erano pochi
i ricchi e belli che si sposavano realmente per amore e restavano fedeli. E
Chuck Bass non era da meno.
“Semmai ha qualcosa
da fare. Va bene, adesso andiamo a dire alla cornuta che il maritino perfetto
non tornerà presto questa sera” disse Blair uscendo dalla berlina di Brad.
I due ragazzi si
avvicinarono alla reception, e chiesero informazioni. Non era detto che la
signora Menninson fosse nella sua stanza alle otto e qualcosa... Non era mica
una bambina, e Blair immaginava che avesse anche lei un toy boy con cui giocare
quando il marito si occupava della sua segretaria dalle forme sinuose.
La receptionist gli
disse che l'aveva vista pochi secondi prima al bar, assieme ad un ospite che non
conosceva, a prendere un drink, e che poi dopo erano saliti ai piani superiori,
molto probabilmente nella stanza dove lei alloggiava. Strano che stesse in un
albergo... Non viveva a New York?
“Te lo dico io,
anche lei avrà un'amante” buttò lì Blair giusto per parlare.
“Facciamo una
scommessa”
“No, anche tu no!”
disse lei un po' scocciata. Scommesse... quello che amava fare Chuck.
“Ma dai, non è
nulla. Solo un accordo... Se hai ragione non ti disturberò più... Ma se hai
torto... Uscirai con me”
“Ti ho già detto che
non posso”
“E che sarà mai...
Non è detto che sia un appuntamento. Prendila come un'uscita per bere
qualcosa”
“Perchè parli come
se già conoscessi la risposta?” lo provocò lei.
“Pura intuizione”
disse lui sorridendo.
“Affare fatto”
rispose Blair stringendo la mano al ragazzo, mentre uscivano dall'ascensore ed
erano sul piano della stanza 345, quella della signora Menninson.
Mentre ridevano come
due stupidi, sentirono una voce femminile.
“Vieni, la mia
stanza... è qui” disse la voce femminile quasi sospirando. Blair ne dedusse che
la donna era in ottima compagnia. La sua voce implorava di andare in fretta
nella stanza per fare tutto il più presto possibile.
“Te l'avevo detto
io” disse Blair sorridendo.
Camminarono a passo
lento fino all'obiettivo, e sentirono una porta chiudersi. Il lupo era già nella
tana, più o meno pronto a mangiarsi l'agnello... oppure quest'agnello era in
realtà una leonessa con gli artigli più furba di lui?
Blair bussò alla
porta della stanza 345, ma fu Brad a parlare.
“Chi... è?” rispose
la voce femminile un po' affannata.
“Ho un messaggio da
parte del signor Menninson”
“Mio marito? E' lì
con lei?” sembrava quasi allarmata.
“No. Ho un biglietto
per lei, deve aprire per averlo”
“Non posso. Stavo
appena entrando in doccia per ripulirmi da questa brutta giornata. Mi dica lei
cosa c'è scritto”
“Fa la dura” Blair
disse a Brad, a bassa voce.
“Non posso. Mi ha
impedito di aprire la busta” fece Brad, che aveva scritto poco prima un
messaggio breve su carta firmandolo Menninson, per vedere se effettivamente la
donna era da sola o con qualcuno. Voleva davvero cercare di avere un
appuntamento con Blair. O almeno questo era quello che lei credeva.
“Okay, la
apro”
La donna aprì la
porta. Aveva un accappatoio di colore bianco panna, ma da sotto le si
intravedevano delle alte scarpe col tacco di colore rosso vernice.
Appena Blair la
vide, le venne un colpo, perchè assomigliava troppo ad un'altra donna se non per
i capelli di colore diverso, mentre lei sorrise al ragazzo.
“Oh, ma sei tu
Brad”
“Angelica Yorkins”
disse Blair, ma la donna corrugò la fronte.
“Mi deve aver
confusa con qualcun altro, signorina” mentì lei.
“Non penso
proprio”
Lei guardò in alto
con aria scocciata.
“Brad, per favore dì
a questa ragazza come mi chiamo”
“Natalie
Menninson”
“Sentito?” fece la
donna sporgendosi, mentre Brad le diede la busta “Grazie Brad, parlerò a James
del tuo operato”
“Veramente quella
commissione era stata affidata a me” sentenziò Blair con tono acido.
La donna finse di
non ascoltarla e chiuse di nuovo la porta scambiandosi sguardi strani con Brad.
Quando i due ragazzi
si allontanarono dalla stanza ed arrivarono nell'ascensore, Blair cominciò a
pensare seriamente di essere stata imbrogliata.
La donna aveva finto
chiaramente di farsi un bagno per evitare di essere colta in flagrante, lo
confermavano le voci che avevano sentito prima di bussare alla porta. Inoltre,
Blair ricordava di aver visto quella donna anche da qualche altra parte...
Nell'hotel appena acquistato da Chuck. Era la donna giovane che alloggiava in
compagnia della madre Angelica e che adocchiava Chuck in modo lussurioso. Quella
che l'aveva fatta adirare di gelosia.
“Stava mentendo, te
lo giuro” disse poi Blair a Brad poco dopo.
“Ma se la conosco da
qualche mese, Blair? Non è possibile che abbia un altro nome e
cognome”
“Ti dico che due
giorni fa l'ho vista assieme a sua madre, ma aveva i capelli di un altro
colore”
Brad rise alle sue
affermazioni.
“Secondo me tu vedi
troppi film”
“Vedremo chi ha
ragione” disse lei sorridendogli furbescamente.
Tutti sapevano che
nessuno poteva mettersi contro Blair Waldorf se non si voleva rischiare di
perdere... qualcosa. Lei era fin troppo furba e intelligente per farsi prendere
in giro, e quindi decise di trovare delle prove alla sua tesi già dalla mattina
successiva.
Le sera, tornata a
casa Waldorf – Rose, Blair fece il numero di Chuck.
Da quante ore che
non si sentivano? Non lo ricordava. L'unica cosa che sapeva era che aveva voglia
di sentirlo, anche solo per chiedergli come era andata la sua giornata, ma il
cellulare di Chuck sembrava squillare a vuoto, quando erano circa le undici di
sera.
Blair non sapeva che
lui stava evitando appositamente le sue chiamate perchè non aveva voglia, per
una volta, di mentire. Si sentiva un po' male al pensiero, eppure pensava che
era la cosa giusta...
Ma cosa aveva fatto
in realtà, Chuck?
Finora tutti pensano
che ci sia stato lui nella stanza della donna di cui non sappiamo ben definire
l'identità... e invece. Invece, Chuck era appositamente arrivato in ritardo
all'appuntamento, perchè sentiva nel suo corpo dei piccoli sensi di colpa nei
confronti della sua Blair, e aveva mandato uno dei suo collaboratori a
soddisfare i bisogni fisici della donna.
Però, dopo qualche
ora, ci aveva ripensato. Sapeva che se non fosse andato di persona, Eva – come
si era fatta chiamare da lui – non gli avrebbe detto mai nulla. Nemmeno se
avesse speso una fortuna per i suoi segreti, per quanto essi potessero valere.
Decise quindi di
presentarsi in tarda sera, verso circa lei dieci, quando ormai il suo
collaboratore era già andato via da un pezzo lasciando una donna vogliosa da
sola, che aveva ancora più voglia di fare sesso con lui di quanto ne avesse
prima di farlo con il suo impiegato.
Il sesso veloce tra
Chuck e la donna non fu per niente amore come invece lo sarebbe stato con Blair,
ma lui avrebbe fatto qualunque cosa per ogni informazione che riguardasse suo
padre.
Non sapeva perchè lo
faceva, al contrario avrebbe sperato che la donna gli chiedesse un ingente somma
di denaro, un palazzo, una casa agli Hamptons.
Lei voleva solo...
Chuck. E lui non capiva perchè, ma l'aveva presa lo stesso contro la sua volontà
di non tradire quella che a cui aveva promesso di essere la sua ragazza.
Adesso lui era solo
che giaceva seduto sul suo letto con uno scotch alla mano, e cercava di dire a
sé stesso che l'aveva fatto per una giusta causa... Almeno per una volta. Anche
se il rimorso era potente e si impadroniva sempre più di lui, convincendolo di
aver fatto un grosso errore.
Cosa fare allora? Di
certo non avrebbe detto nulla a Blair.
Era stato già fin
troppo difficile cercare di ottenere la sua fiducia, figuriamoci venire a sapere
di un tradimento fisico che avrebbe generato in lei. Forse avrebbe lasciato il
suo lavoro al New York Times per andare nuovamente a New Haven a fare altri due
anni di specializzazione.
Fu così che, la
mattina seguente, quando Blair andò al Palace per incontrarlo, lui disse
un'altra bugia innocente per evitare di perderla di nuovo.
Blair, con una copia
del New York Times alla mano e una bottiglia di champagne dall'altra, bussò alla
stanza 1812.
“Un attimo” fece
Chuck con tono assonnato. Erano le sette.
Quando aprì la
porta, restò a bocca spalancata. “Blair” fu l'unica cosa che disse.
Aveva i capelli
mossi e delle profonde occhiaie sotto gli occhi, date da una lunga notte
insonne, ed un pigiama grigio chiaro di tessuto caldo. Blair gli gettò le mani
al collo iniziandogli a baciare entrambe le guance, e lui, inizialmente un po'
incerto, strinse le sue mani sulla sua schiena e la fece entrare in stanza,
chiudendo la porta con un piede.
“Blair, mi stai
affogando” fece lui qualche istante dopo.
“Scusami” disse,
allontanandosi un po' da lui “è che sono felice”
“Questo l'avevo
capito”
“Guarda!” disse poi
lei, sfogliando il New York Times.
Andò a pagina 77,
dove c'erano i trafiletti della cultura mondiale e locale, e qualcosina di
attualità ma di valore nettamente inferiore a questioni politiche in atto.
Blair indicò con un
dito un piccolo trafiletto in fondo alla pagina, chiedendo a Chuck di leggerlo.
“Viaggio al centro
di Brooklyn: la realtà dei senzatetto, di Blair Waldorf” disse lui sorridendole
in modo sincero e scuotendo la testa quasi come se non ci credesse “incredibile,
il tuo primo articolo”
“Già!” rispose lei
facendo un sorriso a trentadue denti “non ci credevo quando l'ho visto, lo farò
incorniciare!”
“Tu sei matta”
“Non parlare tu, che
ricordo che quando Bart ti fece acquistare il Victrola facesti incorniciare il
contratto di acquisto”
Lui storse la bocca
perchè aveva colpito a fondo anche se lei non lo sapeva, ma non era distubato
dal fatto che avesse fatto anche lui una cosa simile che suonava stupida. Blair
aveva nominato Bart, la ragione per cui la sera prima lui si era fatto una quasi
sconosciuta per estorcerle delle informazioni sul suo defunto padre.
Per qualche secondo
restò assente, poi, per non destare sospetti dato che lei sapeva ben leggere i
suoi comportamenti, rispose “Quello era solo uno sfizio personale”
“Sì, come no” disse
lei avvicinandosi al bancone del mini bar che Chuck aveva nella sua suite e
cercando un cavatappi per aprile lo champagne.
“Lascia, faccio io”
disse lui seguendola dietro il bancone, trovando in fretta il cavatappi e
prendendo anche due coppe per brindare.
Aprì in fretta lo
champagne – ormai sappiamo tutti che era un esperto questo – e ne versò in
abbondanza nei loro bicchieri. Fecero quasi una specie di brindisi.
“Alla mia carriera
giornalistica” disse Blair, urtando brevemente la coppa di lui.
A Chuck stava quasi
andando di traverso il suo champagne quando Blair gli domandò dove era stato la
sera prima, dato che non aveva risposto al cellulare.
“Davvero hai
chiamato? Forse avevo la vibrazione”
“Ho provato due o
tre volte verso le undici... Ma poi ho mollato”
Blair non trovò
convincente la risposta di lui, pensando alla grossa discrepanza che c'era tra
tutta la sua voglia di stare assieme a lei la sera precedente, e tutta quella
che al contrario c'era quella mattina. Voleva vederci chiaro in questa faccenda.
Immaginava che qualcosa non quadrava.
“Mi dispiace” disse
lui all'improvviso, versandosi un altro po' di champagne.
“Ma figurati”
rispose Blair “non devi mica dar conto a me... Noi non siamo... fidanzati”
concluse con tono alquanto basso e un po' triste. Non sapeva nemmeno lei perchè
era arrivata a quel punto.
“Blair” cominciò lui
posando il bicchiere e prendendole la mano “ci sto provando. E' normale che
faccia degli errori all'inizio, no?” con questa domanda cercava anche di
giustificare la sua sera di sesso con Eva nella suite 345.
“Tutti commettono
errori” rispose lei esitando “ma ci sono errori che non posso essere
perdonati”
Oh, he's under my
skin Just give me something to get rid of him I've got a reason now to
bury this alive Another little white lie
Oh my permission to
sin You might have started my reckoning I've got a reason now to bury him
alive Another little white lie
Skin – Alexz
Johnson
La sua risposta fece
quasi un po' paura a Chuck, diversamente da altre volte.
Quella volta, forse
perchè sapeva che per lei provava molto più di una semplice attrazione sessuale,
si sentiva davvero in colpa per ciò che aveva fatto, e la frase di lei lo fece
quasi rabbrividire, come mai era successo in passato. Forse, solo una volta era
accaduto.
Dopo la morte di
Bart, suo zio Jack cercò di metterlo in cattiva luce sia agli occhi dei soci
delle Bass Industries, così da prendere lui le redini della società, sia agli
occhi della stessa Blair, che era l'unica che aveva cercato di tirarlo su di
morale ed aiutarlo quando lui si sentiva così solo, ed egli poi era rimasto
effettivamente così in questa situazione, visto che alla fine Blair lo aveva
ignorato per evitare di soffrire di nuovo, ed alla fine del college era partita
per New Haven.
“Se tu vuoi davvero
cercare di essere il mio uomo” riprese lei “devi avere la forza di confidarmi un
tuo errore, semmai lo dovessi compiere. Altrimenti... un rapporto muore prima di
nascere”
'Aveva tremendamente
ragione da vendere', pensava Chuck nella sua testa. Eppure, a causa suo
fottutissimo orgoglio non glie l'avrebbe mai detto in faccia.
Al contrario, si versò l'ennesimo
bicchiere di champagne e fissò un punto indefinito davanti a sé.
“Ti ho detto che ci
proverò” disse infine lui “cerca di darmi la tua fiducia”
“Sono nelle tue
mani, Chuck. Completamente” rispose lei sincera. Ed era così.
Erano passati due
anni dall'ultima volta in cui avevano provato a stare insieme, ma era durato
solo una settimana.
Questa volta lei
aveva deciso di essere diversa, di darsi di più per quanto riguarda i
sentimenti, anche se questo comportava un grave rischio per lei, quello
dell'ennesima delusione.
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Capitolo 9 *** Never Too Late ***
bho
No one will ever
see This side reflected And if there's something wrong Who would have
guessed it And I have left alone Everything that I own
To make you feel like it's not too
late
It's never too late
Never Too Late – Three Days
Grace
Il tira e molla
tra Chuck ed Eva durò ancora per un paio di altri giorni.
La donna non era
mai soddisfatta, gli chiedeva di venirla a trovare spesso per fare l'amore,
perchè ripeteva sempre che una volta sola non bastava, e quindi andava sempre a
finire che lui si rifiutava perchè una sola volta era già stata un tradimento
efficiente, e lei quindi non gli rivelava nulla dei presunti segreti che avrebbe
dovuto sapere. Ma più prima che poi, questa storia sarebbe finita.
La donna,
stranamente, aveva accettato una somma di denaro per sparire e rivelare ciò che
sapeva, e finalmente Chuck si sentì un po' più sollevato. Almeno non avrebbe
dovuto più mentire, anche se ormai il suo umore era a terra ogni volta che
doveva nascondere queste bugie alla sua presunta donna, che intanto continuava a
cercare informazioni sulla signora Menninson senza trovare nulla. Forse avrebbe
dovuto proprio chiedere aiuto a Chuck, ma forse questo avrebbe destato un po' di
rabbia in lui, accusandola nuovamente di essere gelosa. Poco
importava.
Un mercoledì di
una settimana dopo del primo incontro di lui con Eva, Blair decise a rivelargli
l'incontro che aveva fatto qualche giorno prima, inconscia che la verità era più
vicina di ciò che lei pensava o immaginava lontanamente.
Blair entrò
esitando al Palace Hotel come mai prima d'allora, perchè sperava di non apparire
una stupida ragazza gelosa agli occhi di Chuck. Il suo passo non era affatto
veloce, ed anche se tra loro c'era una forte complicità e intimità negli ultimi
giorni più che in passato, era un po' intimorita dalla sua probabile reazione.
Aveva seriamente
paura che la gelosia mettesse paura a Chuck, invece che confortarlo, dato che in
molti dicono che chi è geloso, in maggior parte, vuol dire che ama la persona di
cui lo è.
Lei aveva paura
che Chuck non lo capisse.
Così quando bussò
alla sua porta, la sua mano fu più debole del solito rispetto alle altre
volte.
“Chi è?” chiese
lui con un tono strano, ansioso.
“Chuck apri. Sai
chi è”
“Blair?” di nuovo
un tono ansioso.
“Proprio io, devo
parlarti”
Chuck, nella
stanza, sentiva un vuoto nello stomaco.
Forse, se fosse
stato solo, non l'avrebbe di certo sentito, ma questa volta, per uno strano caso
del destino, non lo era. Lo stesso destino aveva voluto infatti che proprio
quella mattina Eva, la donna delle tentazioni e dei segreti, decidesse proprio
di andare da Chuck per andargli a rivelare cosa nascondeva con così tante forze,
e aveva scelto proprio la sua stanza.
“Non posso
aprire, non sono vestito” che scusa sciocca. E non era nemmeno una frase da
Chuck Bass, ma fu la prima cosa che gli venne in mente.
“Non scherzare.
Conosco meglio di te il tuo amichetto”
“Blair. Non posso
e basta. Vattene”
Era evidente che
lui la trattasse così bruscamente. Non voleva essere di certo scoperto in
flagrante, anche se non stava facendo nulla di male... Ma sapeva la verità
sarebbe salita a galla se lei avesse varcato quella porta. E Chuck non voleva.
Almeno non così presto.
Ma non sapeva che
Blair aveva la scheda per entrare in stanza, che aveva rubato qualche giorno
prima alla reception per fargli delle sorprese in un determinato futuro.
Così lei inserì
immediatamente la carta nella serratura, ed essa si aprì magicamente, mostrando
un Chuck Bass attonito assieme alla sua ospite. Questo proprio non se
l'aspettava. Blair era stata più furba di lui, inconsapevolmente.
La sua
espressione già esitante divenne ancora più truce quando vide Chuck in compagnia
di quella stessa donna che voleva fare il doppio gioco.
“Cosa significa?”
chiese Blair con il tono che cercava di restare normale.
Evangeline fissò
Chuck con una specie di mezzo sorriso, e poi tornò di nuovo su di lei.
“Non sa nulla?”
chiese infine.
“No” rispose
Chuck abbassando lo sguardo e stringendo i pugni.
In quel momento,
Blair si sarebbe aspettata di tutto.
La presenza di
quella donna nella stanza di lui, un luogo così sacro e privato che solo chi era
davvero autorizzato da lui poteva varcare, la fece sentire insignificante
all'improvviso.
Cosa ci faceva
lì?
Per un secondo sperò di tornare indietro nel tempo
e di rifletterci due volte prima di venire al Palace proprio a quell'ora per
parlare a Chuck proprio di quella donna che adesso era lì davanti a lei
e che da come aveva capito aveva condiviso qualcosa con lui.
“Cosa... Cosa
dovrei sapere?” chiese Blair con il tono rotto.
“Mi sorprende che
il tuo 'ragazzo' non ti abbia detto nulla. Eppure, quella sera all'hotel in
collina sembravate troppo in sintonia, troppo perfetti come coppia” iniziò la
giovane donna “invece mi sbagliavo di grosso. E' stato semplicissimo
dividervi”
Lo sguardo di
Chuck divenne immobile. Non aveva ben compreso il valore totale delle sue
parole.
“Cosa intendi per
dividerci?” Blair fece la domanda che lui aveva pensato.
La donna alzò un
sopracciglio. “E' semplice. Ho giocato la carta della seduzione”
“Spiegati meglio”
disse Blair, già furiosa e delusa.
“Io conoscevo
Bart Bass. E lui conosceva profondamente me, ma non aveva messo in conto una
cosa prima di morire... Ed è questo quello che ero venuta a riferire a suo
figlio” si voltò verso Chuck, che corrugò la fronte.
“Allora?
Cos'è?”
“Ci sto
arrivando. Nemmeno lui lo sa, in effetti, e ha anche dovuto pagare un prezzo
molto alto per scoprirlo” fece lei quasi viscida.
“Taglia corto” la
incalzò Chuck, già troppo ansioso di trovarsi in quella stanza con le due donne.
“Come vuoi”
rispose lei alzando entrambe le sopracciglia “e visto che c'è anche lei,
risparmierai di dirglielo tu... Anche se dubito comunque che l'avresti
fatto”
“Muoviti. Ho
aspettato già troppo per la tua ingordigia” la incalzò nuovamente Chuck.
“Bene. Ecco,
questo è tutto quello per cui tu mi hai sbattuta nel mio letto...
Prendi”
Alla parola
'sbattuta' Blair desiderò davvero che fosse solo in senso metaforico e non
letterale.
La donna porse
una busta bianca a Chuck, che strappò la carta per leggerne subito il contenuto,
sotto gli occhi attenti di Blair ed Eva.
“Si certifica che
David Menninson è stato dichiarato dal test del DNA, figlio di... Bartholomew
Bass Senior”
Chuck sbattè gli
occhi, incredulo. Non poteva essere che Bart...
“E' un falso,
nessuno ha il DNA di mio padre”
“Anche io ho le
mie conoscenze, sai. Non ne dubiterei al posto tuo”
“E' impossibile”
rispose lui secco.
“Invece no. Ed ho
le prove che tu hai un fratello” prese dalla borsa una fotografia. Ritraeva lei
incinta e Bart vicini, ma lui non aveva un'espressione tanto serena.
Chuck spalancò la
bocca, ancora più incredulo di prima.
“Lo vedi, ecco
una prova. E non finisce qui” disse lei con tono aspro “come figlio di Bart
anche David ha diritto ad un'eredità”
“No. Il test sulla paternità non mi dice nulla di
nulla. Io non ho
un fratello”
“Lo vedremo. Farò
di tutto perchè a mio figlio venga riconosciuto del suo defunto
padre”
Chuck strinse di
nuovo i pugni. “Vattene” sentenziò “e non farti più vedere. I soldi che ti ho
dato ti basteranno per far vivere il tuo figliastro”
La donna corrugò
la fronte, e la sua espressione divenne dura.
“Non finisce qui, Chuck Bass” disse, alzando il tono su Bass, ed
uscendo dalla stanza con passi forti molto impressi nella moquette e sbattendo
la porta alle sue spalle.
Erano rimasti
soli.
Lui che fissava
il pavimento e la finestra accanto a sé, e lei che stringeva la borsa tra le
mani e che stava quasi sul punto di una crisi di pianto.
“L'hai...
davvero... 'sbattuta nel suo letto'?” chiese Blair timorosa della risposta.
“Sì” rispose lui
secco, fissando qualcosa davanti a sé per evitare di incontrare il suo sguardo.
“Bene. Allora non
abbiamo più niente da dirci” disse lei, che girò in fretta i tacchi e corse via
dalla stanza 1815, cercando di lasciarsi indietro Chuck.
Non
aveva funzionato.
I don't believe I'll be alright I
don't believe I'll be OK I don't believe how you've thrown me away I do
believe you didn't try I do blame you for every lie When I look in your eyes, I don't see mine
Skin – Alexz Johnson
Corse subito a
casa, e si chiuse nella sua stanza. Non sapeva cos'altro fare.
Chuck si versò
del whisky e cercò di dire a se stesso che sarebbe potuta andare peggio, ma era
ben conscio che stava solo mentendo a sé stesso pensando
così.
|
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Capitolo 10 *** Three Cheers For A Sweet Revenge ***
bho
Should I
let you fall? Lose it all? So maybe you can remember yourself. Can't
keep believing, We're only deceiving ourselves And I'm sick of the lie,
And you're too late
Call
me when you're sober - Evanescence
Chuck non era sicuro di averla persa
del tutto, e cercava di essere ottimista e di pensare già a come poter
riacquistare almeno un po' la sua fiducia, ma ne era lontano. Non gli veniva in
mente nulla.
Blair, dal canto suo, non riusciva a
capire cosa avesse sbagliato.
Pensava di essere stata troppo gelosa
o troppo petulante, o comunque di aver fatto un'azione che a lui poteva sembrare
troppo asfissiante per i suoi gusti.
Poi ci pensò meglio. Chuck era sempre
stato così dannatamente disimpegnato, senza nessuno che gli potesse dire
qualcosa quando sbagliava, o con la stessa donna sotto braccio.
Un po' se lo sarebbe
aspettato.
Restò nella sua stanza per qualche
ora, rifiutando di scendere a cenare o di farsi portare su qualcosa da mangiare.
Com'era dell'umore nero, avrebbe di sicuro vomitato tutta la cena nel water.
Ascoltava musica triste e non
riusciva a trovare qualcosa da fare per pensare un po' positivo come faceva due
anni prima. Quando il college è finito, spesso ti trovi un po' come uno che non
sa che fare della sua vita. E Blair, anche se aveva il lavoro che aveva sempre
sognata e per cui era voluta andare proprio a Yale, si sentiva insoddisfatta.
Per fortuna, questa volta anche
Serena era lì ad aiutarla.
In tarda sera, l'amica del cuore di
Blair aprì violentemente la porta della sua stanza e la trascinò con la forza
per terra, perchè non voleva vederla triste e sola su quel miserabile letto.
“Devi reagire! Non mi piace vederti
così! Lo so che Chuck è uno stronzo, lo è sempre stato, ma... devi andare
avanti!”
“Cosa devo fare, Serena? Mi ha già
rifiutata troppe volte e mi sento male...”
“Usciamo e andiamo a divertirci, così
magari incontri anche qualcuno che te lo farà dimenticare!”
“Non ho voglia”
“E invece no!” disse Serena
trascinando Blair verso l'armadio “adesso scegli un vestito e andiamo in qualche
bel locale a bere qualcosa e ballare”
Blair aprì titubante l'armadio, e
scelse un vestito di colore rosso di seta, non molto lungo, con una scollatura
non molto pronunciata, e lo abbinò a delle scarpe con il tacco nere aperte
davanti.
Serena le acconciò i capelli nel
migliore dei modi, ed insieme si avviarono verso qualche locale carino della
grande mela, per cercare di trovare un 'sostituto' a Chuck.
Alla fine, entrarono in un locale che
andava di moda in quel periodo, l'Hysterical Lounge, che aveva molto di strano,
non solo per la gente che lo frequentava, ma anche per lo stesso nome del
locale.
“Dove mi hai portata, bleah” disse
Blair guardando gli strani personaggi che si muovevano a tempo di musica nel
locale.
“E' alla moda, ed è pieno di
ragazzi”
“Non ho voglia di vedere nessun
ragazzo, almeno per stasera”
“Sii più ottimista” disse Serena
spingendola verso il bancone dei drink.
Presero giusto due drink per iniziare
la serata, e non avevano idea di come sarebbe proseguita.
Blair, anche se non lo dava molto a
vedere, era ancora delusa dal comportamento di Chuck.
Non che non ne fosse abituata, ma le
volte precedenti in cui lui si era comportato così almeno non avevano nemmeno
mai provato a stare insieme come una coppia, e quindi il rapporto era diciamo...
libero e quindi poteva anche essere giustificato.
Quella volta, invece, aveva
seriamente minato la sua fiducia, e lei già stava pensando a cosa fare per
cercare di fargli capire cosa si prova in questi momenti.
La sua occasione arrivò ben
presto.
“Ma non è Carter Baizen quello seduto
laggiù?” chiese all'improvviso Blair.
“Già. E mi sembra anche molto solo”
aggiunse Serena.
“Ho avuto un'idea”
In effetti, l'affascinante Carter era
seduto da solo ad un tavolo non troppo lontano e stava sorseggiando un drink
guardandosi intorno. Finalmente il suo sguardo si posò su Blair e
Serena.
Le riconobbe, ed alzò la mano come
per salutarle.
Nello stesso istante, a Blair venne
in mente un piano fantastico.
Si alzò dallo sgabello dov'era seduta
ed andò al tavolo di Carter.
“Carter” disse Blair
sorridendo.
“Da lontano non sembravi tu” ammise
lui.
“In effetti... Ho un po' schiarito i
capelli” fece lei ammiccando un po'.
“E quella lì è Serena Van Der
Woodsen, giusto?” chiese lui.
“Sì, esatto, proprio lei... Ma adesso
parliamo di te” fece lei sempre con un tono strano “cosa ti porta qui? So che
viaggi spesso...”
“Non viaggio da qualche anno. Mio
padre ha insistito a farmi fare la gavetta per poterlo poi sostituire un giorno,
e così non mi sono mosso se non per viaggi di lavoro”
“Ah, capisco” disse lei sbattendo le
palpebre “quindi ne deduco che non hai avuto il tempo di fare quasi nulla... di
ciò che preferivi”
“Sembra che tu capisca al volo. Ho
dovuto fare riunioni su riunioni e non avevo nemmeno il tempo per respirare...
ma se volevo l'eredità del vecchio dovevo per forza farlo”
Blair sospirò. “Cosa non si farebbe
per i soldi... Ma sai che non sono una cosa importante... C'è anche altro che
conta nella vita”
Carter sorrise. Forse aveva intuito
dove lei voleva arrivare.
“L'amore, per esempio” disse lui con
tono sensuale.
“Vedo che mi capisci anche tu al
volo, caro Carter”
“Sono sempre stato bravo a capire le
donne... E ciò che vogliono”
“Capisci anche me?” lo provocò
lei.
“Ovviamente. Che ne dici di domani a
mezzogiorno al caffè Moon Blue?”
“Sembra davvero una buona idea. Fai
come se fossi già lì”
“Già lo sto facendo... ah, questo è
il mio numero, se ti va di chiamarmi” disse lui alzandosi e lasciando delle
banconote sul tavolo “a domani, Blair”
Lei sorrise e fu stranamente felice.
Felice non di incontrare Carter
Baizen il giorno successivo, ma più che altro per prendersi una specie di
rivincita su Chuck. Ma era la cosa giusta da fare?
Mentre Blair aveva trovato come far
soccombere nuovamente Chuck, quest'ultimo era davvero più in crisi di prima. Non
riusciva a trovare un qualcosa che avrebbe potuto riportarla da lui, non sapeva
nemmeno come provarle che era andato a letto con Eva in buona fede... Okay, un
po' di lussuria da parte sua c'era stata, ma comunque si era subito pentito di
aver tradito Blair in un modo così blando, e questo dimostrava che di lei gliene
importava, e non poco.
Alla fine, dopo aver buttato giù
tanti bicchieri di vari alcolici, decise a chiamare il suo amico di sempre, Nate
Archibald, che era appena tornato anche lui dalla Columbia University.
Bussò appena in tempo alla porta
della stanza 1812, prima che Chuck aprisse una nuova bottiglia di scotch
invecchiato.
“Finalmente” disse lui dirigendosi
alla porta.
“Chuck, amico” disse Nate entrando in
camera e abbracciando brevemente l'amico.
“Nathaniel, è sempre un piacere
vederti”
“Sono contento che mi hai
chiamato”
“Devi aiutarmi” disse Chuck
poggiandogli le mani sulle spalle e portandolo verso il divano del piccolo
soggiorno della stanza e facendolo sedere.
“E' per questo che son venuto... Mi
fa piacere aiutarti”
“Ho fatto un danno
irrimediabile”
“Spiegati”
“Sono andato a letto con una donna
per avere informazioni segrete su Bart”
Nate corrugò la fronte. “Beh, non mi
sembra una cosa strana da parte tua”
“Avevo promesso a Blair di provare a
stare insieme... di essere una... coppia”
Nate ne fu meravigliato. “Non ci
posso credere. Allora sarà difficile”
“E' per questo che ti ho
chiamato”
“Cosa dovrei fare?”
“Semplice. Tu e lei vi siete lasciati
un paio di volte...” cominciò Chuck, lasciando la frase in sospeso.
“Vorresti qualche dritta su come
poterla riconquistare”
“Sì, esattamente”
“Spero di ricordarmi come si fa... E'
da mesi che non la vedo dopo...”
“Dopo cosa?”
“Siamo stati per un breve periodo
insieme” ammise Nate, abbassando lo sguardo.
“Non ne sapevo nulla”
“Effettivamente, non lo sapeva
nessuno. E' successo tutto in fretta ed è finito in fretta... Mi ero appena
lasciato con Vanessa e mi sentivo un po' depresso perchè mi aveva lasciato per
un altro, e inoltre stavo per partire per le vacanze. All'aeroporto c'era Blair,
da sola, che stava per andare in Francia da suo padre. Aveva un'espressione
davvero triste, e mi fece quasi paura vederla così, perchè era un lato di lei
molto raro che non avevo mai visto... Alla fine mi sono convinto di passare
qualche giorno con lei perchè mi dispiaceva vederla così, e un giorno, mentre
eravamo sulla Torre Eiffel, mi baciò. E' durata finchè non sono partito per le
Hawaii”
“Sai perchè era così
triste?”
Forse Chuck lo immaginava il vero
perchè.
Se il periodo a cui Nate si riferiva
era quello in cui lei partì due anni prima lasciandogli quella lettera d'addio,
forse poteva anche pensare al motivo che la faceva essere così triste.
Era sempre colpa sua.
“Amico, non vorrei dirtelo perchè sai
che ci conosciamo da tempo, ma... Penso era proprio per causa tua. Mi ha
rivelato di provare qualcosa... di profondo per te”
Chuck sospirò. Sì, era proprio colpa
sua. Una seconda volta era già troppo.
“E' finita” disse rammaricato.
“No, dai. Cercherò di fare del mio
meglio per farla ragionare” disse Nate, che gli diede una pacca sulla spalla in
segno di amicizia.
Chuck gli sorrise, poi si alzò e andò
a prendergli un bicchiere di scotch.
Passarono tutta la notte a parlare di
ciò che avevano fatto negli ultimi due anni in cui si erano visti molto
raramente a causa degli impegni di entrambi, e cercarono anche di pensare a
qualcosa che avrebbe fatto tornare Blair da Chuck.
La mattina successiva, la nostra
regina B si svegliò davvero felice.
Si stiracchiò nel suo letto, pronta
ad andare per qualche minuto al lavoro per vedere se c'erano novità, e poi per
andare a mezzogiorno all'appuntamento con Carter Baizen.
Non sapeva cosa la spingeva a fare
questo, dato che si Carter era molto bello, ma comunque non di certo il tipo da
lunga storia d'amore... In questo assomigliava a Chuck.
“Dorota, mi prepari la gonna di
Chanel e la camicia vaniglia di Dior? Vado di fretta”
“Certo, Miss Blair” concordò la
cameriera “deve fare qualcosa di importante, oggi?”
“Sì, Dorota. Devo far morire qualcuno
di gelosia”
La donna spalancò la bocca, e poggiò
i capi che le aveva richiesto Blair su una sedia, ed uscì dalla stanza sempre
con un'espressione strana in volto.
Blair indossò una gonna lunga fino al
ginocchio di colore grigio scuro, grigio chiaro e nero a righe oblique che
convergevano al centro del tessuto, ed una camicetta di colore vaniglia che
aveva al centro, dove c'erano i bottoni, dei merletti neri che erano anche alla
fine delle maniche.
Per terminare, aveva indossato anche
un cerchietto di colore grigio scuro di seta.
Si guardò allo specchio sorridendo,
compiaciuta per il suo aspetto, e partì alla volta della prima tappa: l'ufficio
del New York Times.
Blair non sapeva perchè quella volta
aveva voglia di vedere quale servizio, seppur di poca importanza, avrebbe dovuto
fare per il giornale.
Aveva una nuova energia che le veniva
dal fatto che tra poche ore avrebbe incontrato Carter, e, come lei pensava che
lui ci stesse, avrebbe ripagato Chuck con la stessa moneta.
Un po' viscido, ma sappiamo che
questo era il loro stile.
Non appena Blair arrivò nell'ufficiò,
notò qualcosa di diverso.
C'era qualcuno che occupava la sua
scrivania.
Un ragazzo non tanto alto, molto
magro e con gli occhiali ed i capelli acconciati come un damerino, vestito quasi
come un liceale, stava scrivendo qualcosa.
Blair gli si avvicinò poggiando
violentemente la sua borsa sulla scrivania, e facendo sobbalzare il giovane
ragazzo.
Il ragazzo alzò gli occhi e la fissò
stranito, mentre le gli sorrise.
“Posso aiutarti?” chiese
lui.
“Certo. Perchè sei seduto alla mia
scrivania?”
“Veramente... questa è la mia
scrivania”
“Cosa? Caro, mi sa che non hai capito
nulla”
“No, qui è lei che non ha capito
nulla, Miss Waldorf” disse da dietro una voce autoritaria. Il signor Menninson.
Blair si voltò verso di lui,
corrugando la fronte.
“Cosa non ho capito? Mi
spieghi”
“Questo ragazzo, Michael Rolfing, è
il suo sostituto arrivato appena appena da Yale”
“Sostituto? Sta
scherzando?”
“No. E' licenziata”
“Licenziata? E perchè? Non ho fatto
nulla di male!”
“Non avrà fatto nulla di male a me,
ma a mia moglie sì”
“E sentiamo, cosa le avrei
fatto?”
La donna comparve da dietro il marito
con un'aria saccente.
“Quando sei venuta a consegnarmi il
biglietto da parte di mio marito, la scorsa settimana, mi hai risposto male e mi
hai gettato il biglietto in pieno volto perchè non potevo aprirti”
Blair corrugò ancora di più la fronte
e rivolse alla donna uno sguardo truce.
“Non è assolutamente
vero!”
“Sta dicendo che mia moglie sta
mentendo?” disse Mr Menninson con tono duro.
“Sì. E le mente sempre. Scommetto che
non sa nemmeno che ha degli amanti”
“Come ti permetti, ragazzina?” disse
lei ostentando una finta rabbia.
“Ragazzina a me? E' lei qui quella
che fa i giochi da ragazzina”
“Basta, Miss Waldorf. Se ne vada, e
non torni mai più in questo palazzo!”
“Con piacere!” disse lei girando i
tacchi e dirigendosi a passo veloce verso l'ascensore.
Una volta nel taxi, chiamò un numero
recente nella rubrica.
“Carter? Sì, sono Blair. Mi chiedevo
se potevamo vederci prima...”
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