Need

di Yuna Shinoda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm not quite sure ***
Capitolo 2: *** 2.2 ***
Capitolo 3: *** It's all over? ***
Capitolo 4: *** Separating souls entwined ***
Capitolo 5: *** Wicked Games ***
Capitolo 6: *** We'll try to do it right this time around ***
Capitolo 7: *** Because of you ***
Capitolo 8: *** Another little white lie ***
Capitolo 9: *** Never Too Late ***
Capitolo 10: *** Three Cheers For A Sweet Revenge ***



Capitolo 1
*** I'm not quite sure ***


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E' strano. Terribilmente, nel vero senso della parola.

Non ha senso per me sentire questo vuoto nel petto, questa sensazione quasi di nausea, come se stessi su una nave e il mare fosse agitato.

Una sensazione di amaro... Di qualcosa di perduto. Ma cosa? Non c'è mai stato nulla di serio tra di noi. Cosa significavano tutti quei baci? Erano solo uno stupido gioco di seduzione? Non potrei crederci, eppure io ne sono la testimone.

Mi sento vuota.

Sono qui distesa sul mio letto a sentire una stupida canzone triste che mi hanno detto di ascoltare perchè era troppo bella, troppo profonda. In effetti, è anche molto triste.

Mentre l'ascolto, non posso fare a meno di pensare a ciò che eravamo. Semmai siamo stati mai qualcosa di più di baci e carezze...

I'm not quite sure how to breathe without you here
I'm not quite sure if I'm ready to say goodbye to all we were
Be with me
Stay with me
Just for now
Let the time decide
When I won't need you

Need – Hana Pestle

Ti risulta impossibile vedere dalla mia prospettiva?

Non c'è bisogno che mi tieni per mano, ne che mi regali dei fiori, o che esca con me dichiarandoti 'il mio fidanzato'. Non voglio intrappolarti in un rapporto, perchè so che non ce la faresti.

Eppure... Solo sfiorare il pensiero di camminare assieme solo per bere un drink, mano nella mano,  oppure baciarci fuori alla scuola come due innamorati qualunque, mentre tutti ci osservano, mi rende triste e felice allo stesso tempo.

Sono triste perchè sono consapevole che non cambierai mai idea così facilmente.

Sei troppo un animo libero e perverso per pensare di poter stare solo con una ragazza alla volta.

E sono felice... non so se sono felice, in effetti. Dovrei rimangiarmi il mio pensiero, dovrei dire 'sarei felice, se'... Ma quelli, forse, resteranno solo dei sogni. Così con il fatto stesso di poter ritrovare la felicità. Sarà difficile anche se agli occhi degli altri sembrerò felice.

Tu sei felice così?

So che non lo ammetteresti mai, ma secondo me la risposta è no. Ti conosco fin troppo bene per capire che dietro quella faccia da bastardo si nasconde una persona migliore che ha solo paura di mostrarsi per ciò che è veramente.

Ed io? Cosa devo fare?

Ti cerco, ma mi respingi... Penso proprio che dovrò dare un taglio netto a questa vita dannata. Devo ricominciare, ma senza di te. So che è triste come conclusione, ma non posso aspettare eternamente che tu mi dica ciò che provi realmente per me. Io sono una persona umana che prova dei sentimenti, anche se a volte non si direbbe. E tu, tu mi stai facendo soffrire tanto da morire, tanto che sono arrivata alla conclusione che non posso più sopportarlo. Ne ho abbastanza. Ti sei infischiato troppe volte dei miei sentimenti, e non credo nemmeno che adesso tu mi stia pensando.

Sarei sempre stata una delle tante...

My hand searches for your hand
In a dark room
I can't find you
Help me
Are you looking for me?

Need – Hana Pestle

A meno che tu non mi venga a cercare, o non ti riveda per caso, io non ti cercherò di mia spontanea volontà, anche se la tentazione sarà forte. Troppo forte.

Cosa dire infine... Ho già detto troppo. Mi sono aperta abbastanza, per i miei gusti.

L'unica cosa che posso ripeterti è che ti amo. Anche se non lo accetti. Anche se pensi non sia vero, è così. Vado via perchè ancora una volta mi sono accorta che per te non è lo stesso. Sei capace solo di ferirmi, e per il momento non ci riesco.

Con questa breve lettera voglio solo dirti addio, anche se è troppo triste scrivere questa parola.

Quando la leggerai – se la leggerai – io sarò già lontana. Parto tra qualche giorno.

Ricordati che potevi contare su di me.

Blair

Quando Chuck lesse la sua lettera, lei era già volata a New Heaven, per frequentare l'università di Yale. Il suo primo istinto fu quello di accendere il fuoco nel camino e di bruciarla, ma decise di non farlo. Quella era l'ultima cosa che le restava di lei. L'ultima cosa che lei aveva voluto che gli restasse. Lei, in quanto persona, era stata posseduta solo nelle loro notti di sesso. Se lui avesse deciso di seguire i propri sentimenti e si fosse impegnato, adesso lei sarebbe ancora lì, magari tra le sue braccia durante una sera d'inverno in cui per scaldarsi, e i due avrebbero fatto ripetutamente l'amore davanti a quel fuoco scoppiettante nella sua casa.

Chuck decise di conservare la lettera nel suo cassetto, e sembrava quasi conscio di ciò che aveva perso.

Serena gli aveva consegnato la lettera una sera di giugno, quando ormai Blair era partita per la Francia per andare da suo padre, la prima tappa verso la riabilitazione post-delusione prima di Yale. Lui restò allibito prima di aprire la lettera.

Non avrebbe mai pensato che l'unica donna che valeva la pena rincorrere nella sua vita l'avesse abbandonato realmente, per andar via. Non aveva ancora capito il dolore che le aveva provocato rifiutandola più e più volte. Non pensava davvero che lei se ne sarebbe andata una volta per tutte.

Non pensava nemmeno che gli sarebbe tanto mancata.

All'inizio disse a se stesso che sarebbe tornata dopo qualche settimana di vacanza. A settembre, forse, sua madre abitava ancora qui. E invece no.

Era la prima volta che Chuck faceva una predizione sbagliata.

Blair non tornò ne a settembre, ne a Natale,con sua meraviglia e con sua paura.

Allora... forse non sarebbe mai più tornata nell'Upper East Side?

Per la prima volta, questa possibilità si prefissò nella sua testa. Solitamente, cercava sempre di trovare le persone grazie all'aiuto di detectives, ma questa volta non fu così.

Questa volta aveva paura.

Paura che, una volta trovata – perchè era sicuro di poterla trovare con questi mezzi – sarebbe stato lui quello deluso. Era sicuro di trovarla con un altro ragazzo. Quindi evitò con tutto se stesso di provarci, anche solo per scherzo.

E così, passarono due lunghi anni.

Blair non era mai tornata a New York, anche se Serena era rimasta in contatto con lei per tutti quegli anni. Chuck aveva continuato a pensare a lei di tanto in tanto, più di prima, ma aveva comunque continuato anche a spassarsela alla sua maniera, cercando di oscurare la sua interiorità.

Sapeva che c'era qualcosa che non andava, ma non trovava il coraggio di cercare la risposta.

Sapeva che se la pensava più di una volta al giorno c'era un motivo.

Non l'aveva ancora dimenticata.

La sera, prima di dormire, pensava sempre a dove fosse, a con chi fosse.

Mentre si divertiva con le solite ragazze, pensava a com'era diverso fare quelle stesse cose con lei.

A com'era difficile tenere il controllo del suo godimento quando lei lo faceva impazzire, o semplicemente quando lo fissava negli occhi con quello sguardo che aveva in sé mille significati.

Con lei fare l'amore era semplicemente 'diverso'.

Chuck non aveva idea che Blair stesse per tornare.

Aveva preso la sua mini laurea in giornalismo a Yale con il massimo dei voti, e adesso avrebbe dovuto lavorare in qualche giornale prestigioso della città per fare tirocinio.

Visto che era originaria di New York, i suoi professori decisero di rimandarla a casa, anche se lei era davvero restia, e ne conosceva il motivo.

Anche lei, come la sua anima gemella perversa, non aveva smesso di pensare a come sarebbe stato il suo futuro assieme a lui, sognandolo quasi tutte le notti nella sua bellezza misteriosa.

Non aveva voluto sapere nulla da Serena, per evitare, come lui, di essere nuovamente scottata.

Si chiedeva se lui se ne fosse andato dalla città, così da essere più serena una volta scesa dall'aereo, ma nello stesso tempo desiderava che lui fosse ancora lì, e che forse, avrebbe riveduto alcune sue vecchie decisioni.

La settimana in cui Blair avrebbe rimesso piede a New York era la stessa del suo ventunesimo compleanno. Sua madre Eleonor, aiutata da Serena, aveva forzato Blair a tornare a casa perchè sua figlia avrebbe compiuto i ventun anni, e avrebbe voluto tanto festeggiare con lei l'evento.

Quando l'aereo di Blair atterrò al JFK Airport di NYC, Eleonor, Cyrus, e Serena, erano ad aspettarla.

Quando Serena la vide, indaffarata tra tutti i suoi innumerevoli bagagli, le corse incontro e l'abbracciò, rubandole da mano qualche bagaglio.

“B! Sono davvero felice che tu abbia accettato!” disse Serena, più euforica del solito.

“Si si anche io, ma adesso staccati che ho davvero tanto caldo. Il volo è stato lunghissimo”

“Scusami, è che sono davvero contenta di vederti” rispose Serena allontanandosi e mettendosi al fianco della sua amica “spero davvero che resterai”

“Ebbene, sì. Mi hanno presa al New York Times, per qualche strana coincidenza, quindi sarò costretta a restare qui per qualche mese”

“Ma è fantastico!”

Blair le sorrise, con il suo sorriso che usava quando voleva assecondare le persone.

Quel sorriso infatti aveva dentro di se il messaggio: 'sì, è bello stare a casa. Ma ho anche un po' paura di rivederlo'. Era inevitabile che la parola New York e Upper East Side si legassero entrambe al nome di Chuck Bass. La città era quasi sua per tutti gli edifici che possedeva.

Anche se non l'avesse mai incontrato nei mesi in cui sarebbe rimasta lì, tutto ciò che la circondava gli ricordava di lui. Lui era in tutto.

“Blair, figlia mia stai proprio bene con questo abito che ti ho fatto mandare”

“Già sono stupenda” rispose Blair a sua madre, mentre la abbracciava.

“Sempre elegante” disse Cyrus abbracciando la sua figliastra. Blair non amava particolarmente i suoi abbracci molto stretti, difatti rifilò lo stesso sorriso di prima anche a lui.

I quattro tornarono a casa Waldorf – Rose.

Quella notte, Serena dormì a casa di Blair.

Evitò di parlare del suo fratellastro, e di qualsiasi cosa che si riferisse a lui, perchè Blair aveva vietato di farlo già da un annetto, ormai. Lo aveva fatto promettere anche a Serena.

Le cose stavano andando per il meglio, quando, mentre le due ragazze si stavano provando per divertimento dei vestiti nuovi, squillò il cellulare di Serena.

Quest'ultima era dietro il separé e si stava cambiando, così Blair prese il suo telefono in mano.

“Chi è?” chiese Serena qualche istante dopo il secondo squillo.

Blair restò quasi pietrificata. Non pensava che il contatto con il suo passato arrivasse così presto.

Passò lentamente il cellulare alla sua amica, sorridendo a stento.

Non riuscì a capire cosa le stava succedendo dentro. Il suo cuore cominciò a battere più veloce solo alla vista del suo nome sul display. Eppure, pensava di averlo superato.

Certo, lo pensava spesso, ma non credeva davvero che si trattasse ancora di amore. Pensava più che altro che pensarlo equivaleva ad essere curiosi di sapere cosa stesse facendo senza di lei.

Serena rispose. “Sì, Chuck. Non lo so” iniziò a dire, “Esatto. A dopo” e riattaccò.

Blair guardava la sua amica e nello stesso tempo era assorta nei suoi pensieri.

“Mi dispiace”, fece Serena.

“Di cosa? Pensi davvero che mi piaccia ancora?”

“Probabile. Lo vedo dalla luce che hai negli occhi”

“Ti sbagli. Ho solo un po' di raffreddore e la luce che vedi è solo a causa di questo”

“Se lo dici tu” Serena sapeva bene che bisognava solo assecondare Blair. Cercava sempre di apparire forte davanti alle persone, quando in realtà non lo era.

Blair e Serena passarono la giornata a divertirsi, finché lei non dovette andar via perchè sua madre aveva stranamente bisogno di lei.

“Ci vediamo domani? Ti vengo a prendere alle sette e andiamo a fare un giro nei locali, come ai vecchi tempi... E poi domani è anche il tuo compleanno”

Blair fu eccitata dall'idea. A New Haven l'aveva fatto davvero poco...

“Certo, S! Visto che ormai da due anni non faccio nessuna festa per celebrare il mio compleanno, meglio andare a fare un giro per locali e filtrare con qualche ragazzo carino”

Serena sorrise. “Ben detto! Allora a domani”

Blair fu un po' sollevata, ma tuttavia non poté fare a meno di immergersi tutta la sera nei ricordi.

Si stese sul suo letto, e presse play sullo stereo, per sentire qualche cd.

Stranamente, partì una canzone che non le era nuova.

Le tornarono alla mente le parole dette a Chuck due anni prima, poco prima di partire per la Francia, e poi per New Haven. Si sentì nuovamente male.

Le tornò alla mente quello stesso vuoto che sentiva quando scrisse la lettera d'addio.

Dopo tanto tempo, sperò che lui fosse davvero diverso.

Si addormentò con lo stereo acceso, tanto che il mattino successivo, la canzone stava ancora suonando.

“Dannazione! Dorota!”

La cameriera corse subito in camera.

“Sì, Miss Blair?”

“Spegni lo stereo. Non te ne sei accorta che è rimasto acceso tutta la notte?”

Dorota non rispose, ma si fiondò verso l'oggetto, e lo spense.

Blair si gettò di nuovo nel letto.

“Blair, tesoro. Tanti auguri” disse Eleonor, che arrivò poco dopo Dorota.

La ragazza si mise di nuovo a sedere, e sua madre le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia.

“Da oggi sei maggiorenne, quindi ti avviso che non devi fare cose sbagliate”

“Mamma, questa è roba da ragazzini. E poi, semmai dovessi mettermi nei guai, ricordati che Cyrus è un avvocato. A proposito, dov'è?”

Eleonor fece una strana espressione, che fece pensare a Blair ci fosse qualcosa sotto.

“No... Niente. Aveva delle faccende da sbrigare”

Blair sbadigliò e si stese di nuovo. Sua madre cercò di farla rialzare.

“Cara, giù ci sono dei vestiti che vorrei provassi. Sono della mia nuova collezione”

“Scendo tra un po'” disse la ragazza, ancora un po' assonnata e confusa.

La mattinata passò in  questo modo.

Blair misurò moltissimi vestiti, ed alla fine Eleonor la convinse a prenderne uno nero lungo fino al ginocchio, con una sola spallina, e con la gonna molto stretta che dietro era un po' più lunga. Dietro la schiena c'era anche un grande fiocco.

Decise di indossarlo per metterlo quella sera quando sarebbe uscita con Serena.

Dorota le acconciò i capelli, lasciandoli in sciolti in tanti ricci, e mettendole un fermaglio nero con un fiocco sopra che riprendeva il motivo del fiocco del vestito. Questa cosa le sembrava strana.

Alle sette circa, Serena la venne a prendere, ed insieme andarono a fare un giro per locali.

“Era da tanto tempo che non mi divertivo così” disse Blair quando ormai erano andate in due locali a cercare qualche ragazzo carino con cui filtrare.

“Mi fa piacere” rispose l'amica “ma adesso andiamocene da qui, sono stanca”

“Già? Ma se sono solo le dieci”

“Credimi, preferisco tornare a casa tua. Mi sento un po' strana”

“Bah, andiamo via”

Serena e Blair presero un taxi, che le portò in fretta a casa Waldorf – Rose.

Non appena l'ascensore arrivò al piano desiderato, Blair e Serena si meravigliarono di trovare tutte le luci di casa spente. Non era possibile.

Blair fece qualche passo “Dorota! Dove sei! Ci dev'essere stato un blackout” e le luci si accesero all'improvviso, mostrando tanta gente sorridente che Blair conosceva molto bene.

“TANTI AUGURI!” dissero all'unisono, e Blair restò davvero impietrita.

Non si aspettava di certo di rivedere tutte queste persone il giorno dopo il suo ritorno.

C'erano Katy e Isabel, Hazel, ed altre sue compagne che in passato erano state le sue 'cortigiane'.

“Grazie, grazie” continuava a rispondere a tutti sorridendo, quando al contrario aveva tanta paura.

Paura che prima o poi, tra tutti quegli abbracci, ci sarebbe stato anche il suo.

Invece, per sua forse fortuna, non arrivò nulla. Lui non c'era, e Blair ne rimase delusa. Nel suo petto sentiva ancora quel vuoto.

La festa andò alla grande, e Blair si emozionò quando tutti insieme le cantarono la canzone di auguri, ma non per la canzone o per il momento in sé. Quelle lacrime erano piuttosto di delusione.

Lui non era mai mancato alle sue feste, anche se in quel periodo avevano litigato.

Adesso, forse, erano davvero finite le possibilità di vedersi.

Probabilmente, lui in quel momento era con un'altra e se la stava scopando.

“Vuoi che resti?” chiese Serena, quando ormai anche l'ultimo invitato se ne fu andato.

“No, grazie S, vorrei stare sola perchè sono stanchissima” mentì la ragazza.

“Bene. Allora ci vediamo domani. Buonanotte, Blair” le disse Serena facendole un sorriso radioso.

Blair rispose al sorriso con un ennesimo sorriso stentato, per far credere all'amica che tutto stava andando bene, che la serata era andata per il meglio, e che lei era felice, quando al contrario non era così. Avrebbe tanto voluto tornare a New Haven, per evitare la festa e ciò che aveva immaginato nella sua testa potesse accadere, anche solo per un istante. Invece lui non si era presentato.

Decise di andare in cucina perchè era arrabbiata e molto triste, e si fece indicare da Dorota dove si trovasse ciò che ne era rimasto della torta, o di qualsiasi altra cosa, intimandola di andare a dormire, o di comunque togliersi dalle scatole finché lei fosse rimasta lì.

Iniziò a mangiare avidamente, addentando ogni morso con intensità, mentre dagli occhi le scendevano le lacrime che era riuscita a custodire per così tanto tempo.

“Tanti auguri Blair” disse a sé stessa, cercando di imitare un'altra voce, e ingoiò un altro boccone.

“Vedo che non hai perso l'abitudine” disse una voce conosciuta dietro di lei, tanto che restò immobile, con gli occhi bassi e con la forchetta ancora nel piatto, pronta ad afferrare un altro pezzo di torta.

“Non farlo di nuovo, per piacere” la implorò la voce, tanto che lei non poté fare a meno di alzare lo sguardo per constatare che la voce era vera, e non solo un'illusione data dalla troppa torta ingerita.

Chuck le era davanti, distante pochi metri. Aveva un completo scuro, con una specie di sciarpa celeste chiarissimo al collo. La fronte era corrugata, e gli occhi severi.

La implorava sul serio a non continuare. L'aveva anche implorata in passato.

Lei gettò la forchetta sul tavolo, e restò a fissarlo, ancora impietrita, tanto che lui dovette avvicinarsi per farla rompere di nuovo il silenzio.

“Sto solo mangiando una torta”

“No. So dove andrà a finire quella torta. Quindi non continuare”

“Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?”

“E' per la tua salute, Blair. Non volevo che la prima volta che ci rincontrassimo fosse in questa modalità”

“Sto bene. Tu come mai sei qui?” gli pose la domanda con asprezza, impulsività, quando al contrario avrebbe voluto dirgli 'sono davvero felice di vederti'.

“Ho pensato fino all'ultimo di non venire. Alla fine non ce l'ho fatta”

Blair alzò le sopracciglia, quasi incredula. Era più un segno di sfida verso di lui.

“Potevi deciderti prima”

“Non avevo ancora letto la tua lettera”

Blair si pietrificò di nuovo, e al posto del cuore le tornò il vuoto. Non rispose.

“Non avevo capito come ti sentivi” cercò di giustificarti “ho giudicato male”

“Non posso crederci che tu me lo dica dopo due anni, Chuck” disse Blair, poi respirò profondamente “perchè adesso le cose sono cambiate”

Il volto di Chuck si rilassò. Tuttavia, non era ancora del tutto sereno, aveva paura che le sue previsioni si erano avverate. Spalancò la bocca, pronto a ribattere, ma Blair lo batté sul tempo.

“Sono fidanzata, Chuck. E tu non puoi farci nulla”

Chuck abbassò in fretta gli occhi ed inspirò “Bene. Let the game begin”

detto questo, uscì senza nemmeno salutare da casa Waldorf. Blair restò spiazzata dalle sue ultime parole, e chiamò subito Serena.

“Serena!”

“Blair...” rispose l'amica dall'altra parte.

“Devo trovarmi un fidanzato entro domani!”

“Cosa? Blair è tardi, stavo dormendo... Possiamo parlarne domani?”

“No! Chuck è venuto qui, ed io gli ho detto che ero fidanzata. Devo trovarlo subito!”

Dall'altro lato Serena sbuffò. “Okey, vedrò cosa fare. Verrò domani da te... Ora fammi dormire”

“Scusami, scusami. Ma non posso perdere questa volta”

“Certo. Buonanotte, Blair”

“Notte!”

Blair si sentì più sollevata. Sperava davvero che la sua amica Serena trovasse qualcuno.

Questa era un occasione per prendersi una rivincita con Chuck. Voleva fargli provare il dolore che si sente quando qualcuno che ami non ti corrisponde, o non vuole dirti che ti corrisponde, anche se sapeva che forse, stava di nuovo giocando con il fuoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2.2 ***


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Quella mattina, Blair si svegliò molto presto.

Aveva dormito quasi niente, e sperava vivamente che la sua amica Serena si presentasse presto da lei con un avvenente ragazzo che avrebbe saputo recitare una finta storia d'amore con lei.

Dall'altra parte di NYC, Chuck Bass era nella sua stessa situazione.

Non aveva dormito, non aveva mangiato, e non aveva nemmeno voglia di starsene rintanato nel Palace con le mani in mano.

La sua fiamma da sempre, Blair Waldorf, era tornata da New Haven con tante sorprese, una delle quali era quella da lui più temuta: un avversario. Chuck amava tanto le competizioni, perchè sapeva che poteva vincerle. Ma con Blair, dopo due anni di distanza sarebbe stata la stessa cosa?

E se fosse cambiata? Se davvero l'amore per questo nuovo tipo era vero tanto che nemmeno lui potesse infierire? Questo nuovo gioco doveva vincerlo, per evitare che lei partisse di nuovo.

 

 

Tornando ai Waldorf, la risposta sexy di Serena non si fece attendere.

Blair fu pronta subito, indossò un vestito molto attillato e corto di seta rossa, per accentuare il colore dei suoi capelli e il suo volto.

 

“Blair, ti presento Alessandro”

Blair spalancò la bocca. Era davvero un ragazzo carino.

Aveva gli occhi castano caramello, che le ricordavano quasi quelli di Chuck, i capelli non troppo lunghi, che erano acconciati all'indietro di colore castano non troppo scuro.

Indossava un maglioncino di cachemire a scollo a v di color blu notte, con la camicia celeste che gli spuntava da sotto, e un pantalone classico probabilmente della stessa fabbrica. Certo che, più lo osservava e più le sembrava avesse lo stesso stile di Chuck.

Era ottimo, tanto da sembrare quasi una specie di principino.

“Molto piacere” fece la ragazza sorridendo. Alessandro, per tutta risposta, le bacio la mano sorridendole a sua volta.

“Piacere mio, Blair” pronunciò il suo nome con uno strano accento, e con un tono sensuale che faceva invidia anche a Brad Pitt nella migliore delle sue interpretazioni.

Blair sbatté gli occhi, e sorrise anche a Serena, che la prese in disparte per parlarle. 

“Alessandro è italiano, viene dalla Toscana. E' il figlio di un noto imprenditore italiano che mia madre ha conosciuto tempo fa. Insieme giocavamo sempre da bambini quando ci ospitava nella sua tenuta a Firenze...”

A Blair si illuminavano gli occhi, e il suo sorriso divenne più ampio.

“Benissimo! Sa già cosa fare?”

“Gliene ho parlato, e ha detto di essere disposto”

“Serena se non avessi te” disse Blair stringendo le mani all'amica “adesso andiamo a provarlo!”

Blair era felice del suo piano, poiché sperava che in questo modo Chuck si sarebbe davvero accorto di ciò che aveva perso.

B decise quindi di parlare con lui per dirgli cosa fare, poiché guarda caso, quella stessa sera, ci sarebbe stata una cena di beneficenza organizzata da Lily Van Der Woodsen a cui la famiglia Waldorf – Rose era stata invitata.

“Alessandro” disse B attirando l'attenzione su di lui “penso che dovremmo mettere in chiaro delle cose” mentre a Serena disse sottovoce “Ci vediamo stasera, S” facendole l'occhiolino.

“Sai bene cosa fare, no?” chiese pochi secondi dopo ad Alessandro.

“Serena mi ha già detto tutto. Ti puoi fidare” rispose lui con sguardo fiero.

Sapeva il fatto suo, e questo giocava a favore di B. Quella sera avrebbero dovuto fingere sul serio di amarsi, o qualcosa di simile. Il gioco sarebbe dovuto essere molto simile alla realtà, per evitare che Chuck, diffidente com'era, pensasse il contrario.

E fu così che arrivò la sera, ed Alessandro si ripresentò a casa dei Waldorf per iniziare a mettere in scena la recita. La madre di Blair, Eleonor, fu difatti meravigliata di vederlo nel suo soggiorno che aspettava la figlia.

 

“E tu chi sei?” chiese con tono un po' scontroso.

Lui si alzò e le prese la mano, e la baciò. “Sono Alessandro, il ragazzo di Blair”

Eleonor alzò le sopracciglia e sorrise, compiaciuta anche del gesto galante. “Oh, beh, mia figlia non me l'aveva detto” disse, senza nemmeno terminare la frase.

“E' che non c'è stato tempo, mamma” disse Blair entrando all'improvviso nella stanza e dando un bacio a stampo al ragazzo, e mettendogli una mano dietro la schiena.

“Felice di conoscerti, allora” fece Eleonor “ci vediamo dopo” e salì le scale, mentre Blair e Alessandro restarono soli.

 

Si fissarono per qualche secondo negli occhi, e poi lei si allontanò e Dorota le portò il soprabito.

Quando uscirono dall'edificio, entrarono nella loro auto che li portò direttamente al Palace, dove si svolgeva l'evento di beneficenza.

Prima di uscire dall'auto, Blair raccomandò il suo 'ragazzo'.

 

“Fai sempre ciò che ti dico, assecondami” gli disse con tono aspro.

“So cosa devo fare” concordò lui.

“Bene. Meglio se non fai errori”

 

Blair prese la mano del ragazzo, ed insieme entrarono nell'hotel, pronti a far iniziare il loro show personale, sperando di riuscire nell'intento.

All'uscita, c'era la madre di Serena, Lily, che salutò Alessandro con un abbraccio, dato che già lo conosceva da tempo, mentre da qualche altra parte nella grande sala, Chuck girovagava proprio alla ricerca di Blair e del suo nuovo uomo.

Quando riuscì a trovarli, passò tra la gente quasi come fosse un serpente per evitare di perderli.

Poi mise una mano sulla spalla di Blair, che se la scrollò subito, arricciando il naso.

 

“Avevo sentito il tuo profumo da lontano” la provocò avvicinandosi al suo orecchio e socchiudendo gli occhi quasi come per odorare “è inconfondibile”

Lei allontanò il suo viso bruscamente, e si avvinghiò al braccio di Alessandro.

“Sì, come no” gli disse lei.

“Tu devi essere Chuck” disse Alessandro, ben preparato da Serena.

Chuck alzò un sopracciglio, come per sfidarlo. “Vedo che la mia fama mi precede” disse storcendo la bocca “evidentemente Blair mi pensa sempre anche quando scopa con te”

Blair gli pestò un piede con il tacco, e lui prontamente cercò di spostarlo, ma non ci riuscì, così Chuck cercò di fingere il dolore per tenere ancora il suo gioco.

“Chuck” disse lei con espressione severa avvinghiandosi ancora di più ad Alessandro e cercando di ribattere, ma Alessandro riuscì a parlare prima di lei. Era stato davvero preparato bene.

“Non ne ha nemmeno il tempo dato che ogni volta urla dal piacere” disse lui avvicinandola ancora di più a se e accarezzandole il braccio.

 

Chuck incurvò le labbra in modo saccente, accettando la provocazione di Alessandro come una sfida ancora più gustosa. Prese un drink da un vassoio e lo ingerì in fretta, alzandolo e dicendo “alla vostra salute” ed allontanandosi dalla coppia finta verso nuove mete.

Blair si staccò da Alex e si compiacque con lui della sua bravura.

 

“Sei stato ottimo”

“Andrà sempre meglio” disse, avvicinandola nuovamente a sé che lei ne fu sorpresa.

 

Scese la mano lentamente sulla sua schiena, raggiungendo il suo sedere, quando lei si allontanò di botto da lui e lo guardò storto. Questa proprio non se l'aspettava.

Gli prese la mano con un'espressione quasi arrabbiata, che a causa della recita divenne subito neutrale. Non sia mai che qualcuno capisse il perchè della sua arrabbiatura... Poteva sembrare innaturale ad un Chuck Bass che una ragazza come Blair respingesse questo gesto, se era il suo fidanzato... Ed aveva visto tutto ed era pronto ad agire...

 

La cena stava cominciando, e tutti gli invitati iniziarono a prendere posto ai propri tavoli. 

Blair, mano nella mano ad Alex, chiese al cameriere il loro tavolo.

I due si diressero verso il tavolo assegnato, e Blair fu nuovamente compiaciuta di dov'era capitata.

Chuck era seduto al tavolo con le mani incrociate e i gomiti sul tavolo, con il suo solito sorriso beffardo che significava solo una cosa: stava arrivando all'obiettivo.

Blair lo guardò storto, ma dentro di sé era felice. Stava ottenendo quello che voleva: farlo ingelosire.

 

“Perchè siamo al tu tavolo?” gli chiese, e lui sembrò ancora più compiaciuto del solito.

“Lily ha pensato che era meglio così” disse, tanto che Blair non fu nemmeno sicura che quella fosse la verità. Lui avrebbe fatto di tutto per riconquistarla, e ne era conscia.

 

Guarda caso, i due posti assegnati erano proprio accanto a lui.

Alex si stava andando a sedere vicino a Chuck, ma Blair lo bloccò. Voleva avere lei la situazione in pugno, almeno per una volta, e la reazione di Chuck non si fece attendere.

 

“Ma no, Blair. Perchè non fai sedere qui il tuo ragazzo” disse indicando la sedia accanto alla sua “mi piace conoscere nuova gente, soprattutto se ha a che fare con te”

 

Blair strinse il braccio di Alex fingendo di essere arrabbiata, ma poi lo spinse verso la sedia, e prese posto accanto a lui.

Chuck cominciò subito la sua controffensiva.

 

“Allora, non ti sei proprio presentato”

“Sono Alessandro, Alex”

“Alessandro... Italiano. A Blair piace molto lo straniero, quando vuole divertirsi”

Blair corrugò la fronte, e guardò storto Chuck, per l'ennesima volta. Dentro stava quasi esultando.

“Alex, non ascoltarlo. E' geloso”

Chuck cominciò a ridere, tanto che anche le altre persone sedute al tavolo lo fissarono, compresa Serena, che era arrivata da poco.

“Sì, come no. Dimmi, Alex, cosa fai?”

“Sono un imprenditore. Mi occupo di automobili” disse lui con scioltezza, assecondando il gioco di Chuck.

“Automobili. Dovevo immaginarmelo. Blair ama particolarmente farlo nel retro delle macchine”

“Non è vero, tesoro” disse Blair guardando con finta dolcezza il suo finto ragazzo “sta dicendo un mare di cavolate” gli prese il mento tra le mani e gli diede un forte bacio a stampo a fior di labbra.

 

Chuck aveva un'espressione composta, ma avrebbe tanto voluto spaccare la faccia al malcapitato. Le cose non potevano nuovamente andar male, tra lui e Blair. Lui la voleva e doveva ottenerla.

Nel frattempo arrivarono le portate, e restarono tutti in silenzio.

Blair e Alex fingevano di dirsi parole carine d'amore, mentre Chuck rosicava e beveva un sacco di alcolici per pensare meglio a cosa fare.

Improvvisamente, quando l'orchestra cominciò a suonare melodie da ballo, molte coppie si alzarono. Blair aveva intenzione di ballare con Alex, e lui prese direttamente l'iniziativa alzandosi e baciandole la mano, sotto lo sguardo schifato di Chuck che pensava a quanto lui avrebbe fatto meglio.

 

Blair mise le mani attorno al collo di Alex, e lo fissò sorridente.

“Mi sembra che fino ad ora stia procedendo bene”

“Ottimamente. Ma... non mi è chiara una cosa” disse Blair, prima di poter essere interrotta.

Alessandro si fermò, bloccato da una mano di Chuck dietro la schiena.

“Posso?”

“Prego” fece lui, e si allontanò facendo l'occhiolino a Blair.

 

Chuck mise le sue mani dietro la schiena di Blair, mentre lei fingeva di non volerlo vedere negli occhi, roteando gli occhi verso l'alto. Poi, Chuck si fermò quasi, ed abbassò il mento della ragazza per vederla in viso ed avere la sua attenzione.

 

“Cosa vuoi?” chiese lei bruscamente.

“Si vede. Non sei brava a recitare”

Blair sbuffò. “Secondo te sto recitando? Ma andiamo, troveresti qualsiasi scusa per farmi litigare con Alex! Si vede che sei geloso”

Chuck rise nuovamente al fatto di esser geloso per non poterlo realmente ammettere.

“E tu sei falsa. Si vede lontano un chilometro che non ti piace”

“Allora sei geloso?”

“Qui sono io che pongo le domande, Waldorf. Non sviarmi. Non ti piace”

“Mi piace, e anche tanto. E bacia meglio di te”

Chuck sorrise all'affermazione. Non c'era nessuno meglio di lui in quell'attività.

“Non ti credo, mi dispiace. Perchè chi bacia meglio di me sono solo io”

Adesso fu Blair a sorridere, ma non rispose.

Chuck ripartì all'attacco. “E sentiamo, anche a letto è meglio di me? Voglio proprio saperlo”

Blair si aspettava una domanda del genere da un tipo così, e rispose “Oh, mille volte meglio”

Lui si avvicinò impercettibilmente a lei, le loro labbra erano quasi vicine.

“E allora... come ti chiama quando fate l'amore? Dove... poggia le mani? Lui...”

 

Blair non riuscì a dire una parola, fu bloccata dalla vicinanza eccessiva dei loro corpi. Chiuse gli occhi e gli si avvicinò, con la tentazione di baciarlo, ma lui le fu subito distante dopo pochi secondi, tanto che lei stava quasi per cadere.

 

Mentre si allontanava, le disse chiaramente “Questa è la prova che non è vero” lasciandola spiazzata sulla pista da ballo, con la bocca spalancata.

 

Aveva già capito tutto? Lei sperava di sì.

Uscì fuori dall'edificio, e andò a prendere un po' d'aria. Stranamente, Alex la seguì, e la strinse forte da dietro, tanto che le venne un colpo.

Voltò il viso, e si trovò faccia a faccia con lui.

 

“Allora, non abbiamo parlato di una cosa”

“Cosa, Alex?”

“Come mi pagherai”

Blair sbatté gli occhi, quasi incredula. Cosa voleva quel tipo? A tratti le ricordava Chuck...

“Spiegati meglio”

“Non credere che io voglia soldi, ma...” non riuscì a terminare la frase che arrivò Serena.

Alessandro si staccò subito da Blair, e lei avanzò a fianco all'amica.

La serata proseguì molto piatta.

Alessandro continuò la sua recita, accentuando ancora di più dei comportamenti.

Mi se spesso le mani dove non doveva, baciò spesso Blair con baci appassionati ma tuttavia non troppo casti per uno che doveva solo fingere. Si stava troppo facendo prendere la mano.

Quando la serata fu conclusa, Blair non vide l'ora di tornarsene a casa. Non aveva apprezzato particolarmente la compagnia di Alex se non all'inizio della serata, e se non avesse dovuto far finta, forse l'avrebbe già abbandonato e se ne sarebbe andata.

Blair ed Alex aspettarono soli il taxi fuori al Palace, quando ormai quasi tutti coloro che erano alla cena se n'era andati.

 

Chuck voleva arrivare fino in fondo a questa faccenda, così uscì anche lui all'esterno per vedere cosa succedeva. Dopotutto, lui era un ottimo osservatore.

Alex strinse il fianco di Blair quando il loro taxi arrivò, e Chuck, silenzioso dietro di loro, la sentì lamentarsi. “Allontanati un po', così mi stringi troppo!” e non capiva perchè.

Eppure, queste parole confermavano ancora di più la sua tesi. Decise di seguirli, così fece segno al suo autista di prendere subito la sua limo.

 

Il taxi di Blair e Alex percorse la strada usuale per arrivare a casa dei Waldorf, ma ad un certo punto, al semaforo, invece di girare a destra come Chuck ben sapeva, voltarono a sinistra.

“Segua la macchina” intimò Chuck al suo autista, e lui non se lo fece ripetere due volte.

Il taxi arrivò fino ad un edificio, dove si trovava un hotel a cinque stelle.

Chuck, nella comodità della sua limo, osservò la strana coppia uscire dall'automobile. Lui le teneva saldamente un braccio, quasi come se stessero a braccetto, e all'improvviso si fermarono sotto alla tettoia dell'albergo. Iniziarono a parlare, ma Chuck era troppo lontano per ascoltare.

 

“Perchè siamo qui? Portami a casa”

“Ti avevo detto che mi dovevi una ricompensa”

Blair fece un ghigno. “Una... ricompensa? Stai scherzando? Me ne vado”

 

Cercò di andarsene, ma la presa forte di Alex la fece voltare nuovamente verso di lui. Le stringeva saldamente il braccio, mentre lei cercava invano di liberarsi. Si leggeva la sua forza di volontà scritta in volto, e Chuck da lontano lo notò benissimo.

 

“Non ti chiedo molto, dopotutto. Ti conosco, so che sei una facile”

“Cosa? Tu sei solo uno stronzo. Non avrai nulla da me per una stupida finta! Lasciami!”

Alex continuò a stringere, e con la forza, riuscì a far entrare Blair nell'albergo.

 

Chuck decise solo allora di intervenire.

Non ne era sicuro, ma il comportamento che aveva visto fare ad Alex pochi istanti prima non era di certo quello di un fidanzato. Se fosse stato un ragazzo geloso, di sicuro l'avrebbe affrontato prima, quando entrambi erano ancora nella sala della cena.

E se... Non volle pensarci.

 

“Aspetti qui” disse al suo autista, ed uscì in fretta dalla limo, dritto nella hall dell'albergo a chiedere di quel tizio.

“Scusi” cominciò “gradirei sapere la stanza di quel signore che è appena entrato assieme alla ragazza castana” cercò di usare una voce sensuale, per fortuna alla reception c'era una ragazza giovane che poteva cascarci.

Lei prima fu interdetta, poi rispose “numero 514, secondo piano”

“Grazie” rispose lui secco, dirigendosi in fretta verso l'ascensore.

Lo trovo occupato, e pensò che all'interno c'erano proprio Blair e il suo 'amichetto'. Decise di prendere le scale, almeno sapeva dove andare.

Corse affannato fino al secondo piano, e si fece dire da un inserviente la giusta posizione della stanza di Alex. Sentiva già delle voci familiari.

“Alex! Voglio andare via!”

Chuck corse dalla parte dove sentiva i rumori, e lì trovò lì.

 

Alex era come un falco su di lei, cercava di baciarla, ma lei non si faceva toccare. Così lui le passava le mani dappertutto, in modo totalmente disgustoso. Gli ricordava tanto lui tanti anni prima. Giovane, e molto immaturo. Più di adesso.

Di getto si buttò su Alex, e gli diede un pugno in pieno volto, tanto che il ragazzo cadde per terra senza la possibilità di rialzarsi.

Offrì la sua mano a Blair con un “Andiamo, forza” e lei non se lo fece ripetere due volte.

 

 

I due scesero con l'ascensore fino a piano terra. Nessuno dei due ebbe la minima voglia di parlare, e Blair non si oppose nemmeno quando Chuck le aprì la portiera della sua limo. Al contrario, avrebbe potuto dirgli che voleva andare via con un taxi, ma nel suo cuore sapeva che voleva stare assieme a lui. Non dissero una parola nemmeno nella limo, Blair si limitò a guardare fuori dal finestrino con il mento appoggiato sulla mano, quasi come se a chissà cosa stesse pensando.

 

Sospirò quando vide la strada dove abitava. Non voleva andar via.

Si voltò verso Chuck, che aveva un'espressione indecifrabile.

“Non voglio tornare a casa” disse, cercando finalmente la sua mano e ritrovandola dopo tanto tempo. La strinse forte, e lui di conseguenza.

Girò il volto verso l'autista e gli disse “al Palace” e poi tornò nuovamente su Blair. Lei si accasciò sulla sua spalla. Quasi un movimento naturale, come se con lui fosse così facile, e restarono così finchè non raggiunsero la meta.

 

Chuck la tenne per mano come non aveva mai fatto prima, ed insieme salirono nella sua suite, la stanza 1812. Nell'ascensore restarono in silenzio come nella limo, quasi come se non ci fosse nulla da dire, ma la presa di Chuck non venne meno, stranamente.

 

Una volta nel corridoio, lui avanzò il passo. Arrivati alla porta della stanza, Blair strinse ancora di più la presa, ed una volta entrata, si gettò sul suo petto e cominciò a piangere silenziosamente.

Lui non sapeva cosa fare, quindi cercò di confortarla con le sue braccia. Solitamente era lui quello nella posizione di Alessandro. Era davvero una sensazione strana non avere nessuna colpa...

Blair pianse per molto tempo, ma non disse nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** It's all over? ***


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La mattina dopo, senza nemmeno ricordarselo, si svegliò nel letto di Chuck.

Supina, aveva il volto rivolto verso la finestra. Dallo spazio tra le due tende bianche entrava la luce del sole che si posava sulle coperte.

Blair inspirò, quasi sollevata di trovarsi nel letto di qualcuno che conosceva, piuttosto di quel maniaco italiano che aveva finto per poco tempo di essere il suo ragazzo.

Si mise a sedere, e si guardò intorno, un po' spaesata, anche se sapeva benissimo dov'era. Le lacrime che aveva versato la notte precedente non erano di sicuro finte, e nemmeno chi le aveva asciugate.

Chuck era seduto su una poltrona rosso scuro. Le gambe accavallate, e le mani incrociate, con la solita espressione severa e quasi impassibile.

 

“Chuck...” cominciò lei, senza nemmeno sapere bene cosa dire. Forse sarebbe bastato un 'grazie'.

“Zitta. Non muoverti” disse lui, che si alzò prontamente e tornò subito nella stanza con un vassoio tra le mani, che le porse subito “prendi”.

 

C'erano varie cosa da mangiare, ed un bicchiere d'acqua. Una colazione.

Blair cominciò a mangiare normalmente, senza avere la solita fretta di gettare tutto nel water come sempre, sotto l'attenta supervisione di Chuck, che le stava quasi con il fiato sul collo.

Quando ebbe finito, lei si voltò nuovamente nella sua direzione.

 

“Grazie”

“Contento che ti piaccia”

“Non mi riferivo al cibo”

Chuck alzò un sopracciglio, era pronto per quel momento.

“Per te, quando vuoi” rispose secco. Una solita risposta che riservava per lei. L'aveva già usata troppe volte. Abbassò lo sguardo sperando di non dover dire più nulla.

“Ripeti sempre lo stesso” lei se ne accorse. Non poteva non farlo, dato che ascoltava le sue parole con troppa attenzione. Fin troppa.

 

Lui non rispose. Sapeva a cosa si riferiva. Erano passati due anni, ormai, e non sapeva se era in grado di dire quello che lei voleva sentire proprio in quel momento.

 

“Ho solo risposto alla tua affermazione, Blair. Cosa ti aspettavi?” disse lui, con quel sottile filo di ironia viscida sotto la domanda.

“Niente, non mi aspettavo niente” rispose lei, delusa, gettandosi nuovamente all'indietro nei cuscini. Non era cambiato nulla.

 

“Ho bisogno di una doccia” disse, dopo pochi minuti.

“Sai dov'è” fece lui “oppure vuoi che ti accompagni?” le solite battutine a doppio senso.

Blair si alzò di scatto dal letto, tanto che le venne un crampo al piede “Sei un maiale! Faccio da sola” disse, zoppicando un po' all'inizio a causa del crampo.

 

Si diresse verso il bagno, chiuse la porta ed iniziò a spogliarsi mentre l'acqua sotto la doccia scorreva e si riscaldava. Quando si fu liberata da ogni indumento, entrò nella doccia, gettandosi sotto la scia di acqua quasi bollente, cercando di svegliarsi.

Quello che si aspettò, o meglio che cercò di non aspettarsi, fu la presenza di Chuck in quel luogo.

 

“Ti faccio compagnia?” domandò lui, con il solito tono provocatorio.

Blair sobbalzò alla sua voce, ma d'altronde se lo aspettava quasi. “Vai via, maiale!” disse, con la voce bassa, ancora di qualcuno che si era appena svegliato.

 

Sentiva i suoi passi sempre più vicini, anche se il getto dell'acqua faceva un forte rumore. Era arrivato vicino al vetro che li separava.

“Andiamo, lo so che lo vuoi anche tu” la provocò lui per l'ennesima volta, tanto che lei ci pensò su per qualche istante breve mordendosi un labbro. Dopo solo pochi secondi, senza quasi pensare realmente, aprì la porta di vetro della doccia e lo afferrò per il colletto della camicia, trascinandolo con sé sotto all'acqua bollente.

Aveva fatto tacere per troppo tempo la sua voglia.

 

 

Blair sbatté contro il muro di mattonelle bicolore della doccia, ma non se ne importò di nulla. Nemmeno a Chuck importò abbastanza di bagnare il suo completo costoso prima del tempo, e nemmeno di rovinare la sua acconciatura che a volte sembrava tanto preparata.

Al contrario iniziò a muovere le sue mani sul corpo libero senza indumenti di lei, reso ancora più liscio dall'acqua che sgorgava sopra di loro.

Lei poggiò la sua gamba destra sul fianco di lui, e si avvicinò saldamente al ragazzo stringendogli i capelli dietro la nuca e portandoselo ancora di più su di sé, in modo che il loro corpi fossero stretti in un nuovo legame ancora più profondo.

Per qualche secondo lui si allontanò da lei, la fissò dalla testa ai piedi senza avere il coraggio di dire qualcosa. Era quasi impassibile alla sua bellezza naturale, e non poteva credere che le sue mani stessero toccando proprio quel corpo agognato per così tanti mesi, quello che aveva sognato spesso nei suoi pensieri erotici, quello che non era mai riuscito a penetrare nuovamente a causa della loro separazione. Quello che cercava facendo l'amore con delle sconosciute, quello stesso corpo che si mosse sinuoso su di un palcoscenico qualche anno prima, e che accese in lui la scintilla dell'amore.

Blair cercò di sbottonare la sua camicia rosa chiaro, perchè voleva tastare la sua pelle sotto l'acqua, ma solo grazie al suo aiuto repentino ci riuscì. Le mani di lui tornarono a tastare il suo sedere, i suoi fianchi, tutto ciò che riuscivano a trovare nella loro esplorazione, tutto ciò che le altre donne avevano, ma non nella sua misura. Lei era perfetta.

Blair affondò le mani sul petto di lui appena appena villoso che era prontamente nascosto dalle sue camicie e le sue sciarpe variegate, e proseguì fino al suo ombelico, per spostare la mano dietro la schiena, sul suo fondo schiena.

In questa situazione, il gioco di mani non era un gioco da villani!

Blair cercò di far cadere per terra al piano doccia anche quest'altro indumento, e mentre Chuck la baciava sul collo, cercò di aprire il bottone, ma lui glielo impedì. Al contrario si portò l'altra gamba di lei al suo fianco e chiuse l'acqua.

Adesso Blair era tra le sue braccia, che si teneva stretta con le mani al suo collo.

Chuck uscì annaspando dal piatto doccia, dato che aveva le scarpe tutte inzuppate, ma non gliene fregò nulla. Le avrebbe ricomprate se si erano rovinate.

Portò la ragazza nell'altra stanza, la gettò sul letto e con avidità e veemenza iniziò a baciarla nuovamente. Le sue gambe erano ancora strette a quelle di lui, che facendo un movimento su e giù le gettava tutta l'acqua sul volto. Poi lui iniziò a baciarla in varie parti del corpo.

Dal collo scese sul petto, allo stomaco, fino all'inguine, e risalì allo stesso modo fino al suo viso.

Per qualche istante, Chuck restò a fissare gli occhi della sua donna. Erano pieni di lussuria e di voglia, come di voglia ne aveva lui. Impulsivamente, Blair gli pose una domanda, vedendo che lui non batteva ciglio, ma la osservava soltanto.

 

“E' il momento. Sai cosa voglio sentire”

“Cosa? Non penserai che ti dica quelle parole... adesso?”

“Quando vorresti dirle?” gli chiese lei, altamente delusa dalla sua risposta. Eppure se lo aspettava, e non ne conosceva il motivo.

“Prima le signore” la provocò lui.

 

Blair restò per qualche istante in silenzio, cercando la forza di parlare. Adesso non centrava più il gioco. Adesso c'erano loro due, più grandi e forse più maturi. Era inutile tenersi per sé quelle due parole magiche per altre settimane, mesi, anni. Prima o poi se non si fosse fatta avanti lui avrebbe trovato qualcun altro, e lei avrebbe fatto lo stesso, e loro non avrebbero mai potuto diventare un 'noi'. Doveva dirle.

Esitò, ed iniziò a parlare. “Chuck Bass, io...”

Lui, dal canto suo, che non voleva mai fare la prima mossa, attese con ansia quelle parole, per vedere se lei, allo stesso modo, avrebbe avuto il coraggio di muoversi per prima, ed esporsi.

 “Io... Io... Ti ho amato per tutti questi anni. Eppure, se tu non mi corrispondi farò meglio ad eliminare i miei sentimenti per te”

Lui rimase sbalordito. Una cosa l'aveva ottenuta. Lei gli aveva assicurato di averlo amato e di amarlo ancora, ma... Se lui non si dava una mossa, l'avrebbe persa di sicuro, ne era consapevole.

Non rispose, ma i suoi capelli bagnati continuavano ad inzuppare sia le lenzuola di seta del suo letto, sia il volto di Blair.

I due restarono in quella posizione, occhi negli occhi, tanto che la situazione divenne alquanto imbarazzante. Lui aveva la bocca mezza aperta, poiché voleva dire qualcosa, o almeno voleva cercare di dire qualcosa di vero e concreto che pensava sul serio.

E invece... la prima a parlare fu di nuovo lei.

 

“Per favore, dì qualcosa! E' impossibile che tu non sia cambiato da due anni a questa parte!”

Blair attese invano dei secondi, poi spinse forte con le mani sul petto di Chuck e si liberò dalla sua presa, correndo in fretta in bagno a rivestirsi.

Lui si gettò sul letto, portandosi le mani al volto, conscio dell'occasione che aveva nuovamente perso. Già pensava a come poter rimediare, ma nello stesso momento in cui gli arrivò il lampo di genio, sentì la porta della stanza sbattere, ed andò a vedere nel bagno: lei se n'era andata.

 

Cause I did enough, to show you that I
Was willing to give, and sacrifice
And I was the one, who was lifting you up
When you thought your life had had enough

And when I get close, you turn away
There's nothing that I can do or say
So now I need you, to tell me the truth
You know I'd do that for you

So why are you running away?
Why are you running away?

 

Running Away - Hoobastank

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Separating souls entwined ***


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Un ringraziamento particolare a GinevraMalfoy90 e sweet et ^^

per rispondere alla tua domanda, hai centrato in pieno la striscia temporale ^^

questa fanfic l'ho scritta prima della 2x18, e molte cose sono ciò che pensavo potesse accadere nelle puntate successive.

Non l'ho ancora finita però, quindi potrei avere influenze anche dagli episodi successivi :D

 

 

 

 

 

 

Blair era uscita fuori dall'hotel in fretta per evitare di essere trovata da Chuck, e nessuno poté darle della matta per avere tutti i capelli completamente bagnati. Pioveva, e il fatto che le non avesse un ombrello non importava a nessuno dei passanti.

La pioggia era anche un riparo. Nessuno avrebbe confuso le gocce di pioggia sul suo viso per delle lacrime. Forse, se anche lui fosse uscito a trovarla e l'avrebbe incontrata, non se ne sarebbe accorto.

Ma lui non fece nulla.

 

Should’ve known how hard it is to stop tearing each other apart
Separating souls entwined with all these labyrinthine lies

And of all untruths the truest is you
Too close to my heart

 

Cyanide Sun - HIM

 

Restò interdetto sul suo letto a pensare a cosa fare dopo per cercare di riconquistarla di nuovo, quando un cellulare squillò. Non era il suo perchè la suoneria era diversa, ma lo prese ugualmente da sopra il comodino accanto al letto.

Sul display comparve la segnalazione di un nuovo messaggio.

Senza nemmeno pensarci data la curiosità, Chuck lo lesse. Lo mandava Serena.

“B, mi dispiace per Alex. Non sapevo fosse così! Sto venendo da te”

Un semplice messaggio, in cui Chuck poteva benissimo capire qual era il dispiacere che provava Serena per la sua amica. Era stata lei a presentarglielo. Andare adesso a casa di Blair era da stupidi, così decise di aspettare. Aveva pur sempre il suo cellulare.

Si affacciò alla finestra, notando la pioggia. “Stupida” disse infine, riferendosi più che altro alla coincidenza con cui aveva deciso di piovere proprio quella mattina.

 

 

Blair era intanto arrivata da poco a casa.

Non aspettò nemmeno che le porte dell'ascensore si aprirono del tutto che corse subito nella sua stanza, destando la preoccupazione di Dorota che l'aveva vista tutta bagnata a causa della pioggia.

Cercò di bloccarla, ma lei si liberò dalla presa e chiuse la porta della sua stanza.

 

“Miss Blair!” fece Dorota qualche secondo più tardi.

“Vattene, Dorota! Ho bisogno di dormire” mentì, ma in realtà aveva solo voglia di stare da sola.

Dorota si allontanò. Sapeva che quando Blair urlava era meglio starle lontano.

 

Iniziò a piangere di nuovo, ma non per l'accaduto della sera precedente, ma per Chuck. Sembrava sempre lo stesso, cambiato in niente, nemmeno nel più piccolo dei particolari. Era sempre il solito bastardo che voleva solo consumare senza dimostrare di provare qualcosa in quell'atto così magico.

Quasi utilizzando Blair come un oggetto, come una persona qualsiasi, quando lei ben sapeva cosa provava lui davvero, anche se non voleva ammetterlo.

 

Qualcuno bussò alla porta.

“Dorota! Ho detto che devi andar via!”

“Non sono Dorota” disse Serena entrando nella stanza “ma B, sei tutta bagnata!” continuò, avvicinandosi all'amica e toccandole i capelli.

Blair si asciugò in fretta il viso, fingendo che era bagnato a causa della pioggia.

“Non è nulla” mentì. Non amava particolarmente mostrare le sue debolezze agli altri.

Serena si sedette accanto a lei, e le toccò anche l'abito che aveva indosso. “Faresti meglio a cambiarti, potresti prendere un raffreddore” la ammonì di nuovo Serena.

“Ti dico che sto...” uno starnuto. Serena aveva ragione da vendere in quel momento.

“Bene? Dai, cambiati. Hai ancora lo stesso vestito di ieri...”

Blair non rispose, ma si alzò dal letto e si diresse verso l'armadio per cercare abiti puliti, mentre Serena continuò “A proposito. Non immaginavo che Alessandro fosse così un maiale! Nemmeno fosse Chuck”

Blair si girò verso l'amica, fingendo quasi di non aver sentito nulla. Voleva solo pretendere che non fosse successo nulla. Ne tra lei e quell'italiano, ne tra lei e... Chuck. La solita recita.

“Chuck” rispose lei sospirando. Anche se in quel momento lo odiava perchè non si dichiarava, non poteva fare a meno di dire il suo nome con leggera ironia.

“Mi son persa qualcosa? Cosa centra Chuck?” chiese Serena, pensando che ci fosse qualcosa che lei non aveva compreso. Vedeva Blair troppo strana, e dato che lei aveva cambiato subito espressione per farle credere di stare bene, Serena era ancora più confusa.

“Chuck mi ha salvata da Alex. Non ci crederai, ma è così”

Serena fece un'espressione sbalordita. “Chuck?! Stiamo parlando della stessa persona?”

Blair annuì, fingendo tranquillità e fierezza.

“Penso mi abbia seguita”

“Meglio così, non trovi? Quindi...” disse sorridendo, intendendo qualcosa sotto. Serena era arrivata subito alla conclusione del perchè Blair aveva ancora indosso lo stesso abito di ieri, sbagliando clamorosamente.

“No!” rispose Blair, scuotendo la testa e tornando al suo stato precedente, tanto che nemmeno Serena sembrò riconoscerla. Iniziò a piangere di nuovo senza riuscirsi a fermare e a fingere. La ragazza si alzò dal letto ed andò ad abbracciare l'amica.

“Che succede, Blair? Chuck ti ha fatto qualcosa?”

“No!” quasi gridò “è quello che non ha fatto che è peggio!”

Serena sbuffò, portando Blair di nuovo sul letto che intanto tossiva e piangeva. “Mi dispiace, B. ma sei stata con lui questa notte?”

“Nella sua suite. Siamo stati tutto il tempo in silenzio, e poi... decido di farmi una doccia e lui come un porco mi segue”

“Bastardo. Ma non era quello che volevi?”

“Dannazione se era quello che volevo, S! Ma lui...”

“Non riesce ancora a dichiararsi”

“No. Ed io sono stata stupida a chiederglielo proprio mentre mi stava per entrare dentro” fece Blair, quasi seccata. Adesso stava parlando della sua situazione quasi come fosse una storiella stupida.

“Stronzo. Non capisco proprio cosa lo blocchi” si chiese Serena.

“Eppure sentivo su di me le prova evidente che dimostrava il suo coinvolgimento sessuale”

“B! non fare la perversa!” disse Serena mollando uno schiaffo sulla spalla di Blair, che intanto aveva quasi sdrammatizzato la situazione in compagnia della sua amica.

 

Blair non rispose, facendo un mezzo sorriso. Nuovamente il suo sorriso falso, il sorriso della circostanza, il sorriso per fingere che tutto vada bene, ma non era così. E Serena sapeva leggerla bene.

 

“B, cosa succede?” disse Serena passandole una mano sulla spalla.

“Non capisce” cominciò Blair “non capisce nulla” finì rammaricata.

A Serena venne un lampo di genio per aiutare l'amica.

E se... per caso... li facesse incontrare da qualche parte dove nessuno dei due poteva fuggire?

“Mi dispiace. Ma ho un'idea... Perchè non andiamo da qualche parte a divertirci, io e te da sole?”

Blair corrugò la fronte. “Dove?”

“Non lo so” Serena cercò di inventarsi qualche località sperduta “andiamo vicino agli Hamptons. L'oceano ti tirerà su di morale”

“Come se non ci fosse già tanta acqua che circonda Manhattan!”

“Dai, B! Lo dico per te!”

“Okay. Ma partiamo entro la giornata, che ho degli impegni nei prossimi giorni... Ricordati che inizio il mio tirocinio al New York Times”

“Me lo ricordo. Ma adesso cambiati se non vuoi prendere una bronchite”

 

 

 

Quella sera stessa, Blair e Serena partirono per andare agli Hamptons – o almeno dove credeva Blair – ma successe un fatto spiacevole, programmato da Serena, che aveva pagato il tassista per fingere quando erano proprio vicino ad un hotel in montagna.

Le due ragazze erano in un taxi, quando questo si ferma in mezzo alla vegetazione mentre sono in pendenza, per un guasto. 

 

“Mi dispiace signorine, ma temo che dovrete chiamare qualcuno che vi venga a prendere”

“Come? Adesso lei ripara questa catapecchia e ci porta a destinazione!” disse Blair, tutta arrabbiata, pensando sarebbe stato meglio affittare una macchina, che prendere un taxi.

“Dai, non arrabbiarti. Ti ho portata qui per farti svagare”

“Non capisci, S! Io sono venuta per cambiare aria, ma non intendo farlo letteralmente dormendo sull'erba che ci circonda”

“Ma signorina, c'è un albergo a pochi metri di distanza” intervenne il tassista.

“Non siamo ragazze da motel, mi dispiace”

“L'albergo è a cinque stelle”

Blair cambiò subito idea. “Cinque stelle? Poteva dirlo subito. Andiamo, Serena!”

Serena fece l'occhiolino al tassista, e poi uscì dalla vettura.

Le due ragazze percorsero effettivamente pochi metri, e si ritrovarono davanti ad un albergo chiamato 'Royal Palace', nome che le ricordava qualcosa... Ma decise di non pensarci.

“Scusi!” Blair chiamò l'inserviente addetto alle valigie “abbiamo bisogno d'aiuto”

Il ragazzo annuì e venne verso di loro, e prese le loro valigie, quando improvvisamente squillò il cellulare di Serena.

“Pronto? Sì sono io” disse chiedendo a Blair di aspettare “Cosa? Fa sul serio? O mio Dio! Sì, vengo subito” e riattaccò.

“Blair, devo andare” disse Serena iniziando a prendere i suoi bagagli.

“Cosa? Serena?”

“Mia mamma ha avuto un incidente”

“Oh” disse Blair portandosi una mano sulla bocca “mi dispiace. Vai da lei, io ce la farò da sola qui”

“Davvero?”

“Non c'è nulla di male a farsi una vacanza da soli” rispose Blair con il suo solito sorriso.

Le dispiaceva per Lily, ma dopotutto non poteva essere egoista e dire all'amica di restare con lei solo per suo piacere personale.

“Ti farò sapere più tardi” rispose Serena, che si diresse nella direzione verso cui erano venute, mentre lei sospirò ed ordinò all'inserviente di portarle le valigie all'interno.

 

Arrivata alla reception, Blair chiese se ci fosse una stanza libera.

“Mi dispiace, signorina, ma purtroppo siamo al completo”

“Al completo?!” chiese lei, adirata. Prima il taxi si era fermato in montagna, poi doveva trascorrere  anche la  notte in un hotel sconosciuto nei dintorni, e poi non c'era nemmeno posto lì dentro? Peggio di così non le poteva andare. Più che una vacanza, sembrava un inferno.

“Già. E' che in realtà oggi è il giorno dell'inaugurazione... Ed il capo dell'edificio ha prenotato tutte le stanze per suoi ospiti prestigiosi”

“Non m'importa! Trovi un buco. Ci sarà una stanza, no?”

“Puoi stare nella mia, se vuoi” disse una voce conosciuta dietro di lei, che strabuzzò gli occhi, incredula. Ma la seguiva dovunque!

“Adesso chiamo qualcuno e me ne vado” disse Blair con tono spregevole.

“Chi chiami? Non penso tu abbia il cellulare con te”

 

Blair frugò nella sua borsa e nelle tasche, ma in effetti non aveva il suo cellulare. Lei chiaramente non si era accorta di averlo perso. Era troppo scossa.

Chuck prese dalla tasca proprio il cellulare di Blair, ma non glielo porse. Anzi, lei cercò di prenderlo ma Chuck prontamente lo ripose nella tasca dei suoi pantaloni.

 

“Chuck! Dammelo!”

“Vieni nella mia stanza, e poi lo avrai”

“Mai. Piuttosto dormo fuori” disse incrociando le braccia e voltandosi nuovamente verso l'uomo della reception “E' sicuro che non ci siano stanze?”

“No, mi dispiace” disse lui aprendo le braccia “non c'è proprio nessuna stanza libera”

“Grazie” rispose Blair con tono acido, avviandosi verso la porta.

Chuck la fermò prendendola per un braccio. Lei si voltò di scatto.

“Cosa vuoi?”

“Blair, per piacere. Tra poco farà notte e siamo in montagna... Non sai quali animali puoi trovare la notte nel bosco”

“Di certo non porci come te” rispose lei continuando a camminare, quando lui la bloccò di nuovo voltandola bruscamente verso di lui.

“Blair” disse esitando “vieni nella mia stanza e sta zitta”

 

Lei fu interdetta, e non rispose.

Le sue cose furono portate nella stanza di Chuck, che Blair scoprì essere anche il proprietario dell'edificio, nonché colui che aveva organizzato quella serata per promuovere gli affari di quel posto. Era un caso?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Wicked Games ***


bho

What a wicked game to play
To make me feel this way
What a wicked thing to do
To let me dream of you
What a wicked thing to say
You never felt this way
What a wicked thing you do
To make me dream of you

 

Wicked Games - HIM

 

Blair si sedette esausta sul bordo del letto, mentre gli inservienti continuavano a portare nella stanza le sue innumerevoli valigie piene di indumenti. Chuck li seguiva.

“Adesso vestiti” ordinò.

“Scusa?”

“C'è la cena di inaugurazione. A meno che tu non voglia fare il digiuno...”

Blair sospirò. Sapeva che il cibo era il suo punto debole, e se lei non gli dimostrava che voleva mangiare sul serio senza gettare il cibo nel water come tanti anni prima, doveva dimostrarglielo.

“Ho capito. Quindi se permetti preferirei che uscissi”

Chuck alzò un sopracciglio. “Non c'è niente che non abbia ancora visto”

“Allora vado in bagno a vestirmi” disse lei, alquanto scocciata dalle sue solite battutine.

 

Quella volta, per evitare che lui entrasse, chiuse la porta a chiave.

Dopo qualche minuto uscì dalla stanza con un vestito non troppo lungo di colore rosso, con una spallina nera tutta intrisa di perline dello stesso colore, ed i capelli perfettamente aggiustati.

Non sembrava di certo essere arrivata da poco tempo.

 

Quando andò nell'altra stanza, Chuck era vicino alla finestra con un drink alla mano. Lei si chiese se stesse pensando a qualcosa in particolare.

Non appena lui si girò, lei notò quanto stranamente erano in sintonia senza saperlo.

Si era cambiato, e adesso indossava una giacca rossa di una tonalità molto simile alla sua, e sotto aveva un pantalone grigio, in coordinato con la camicia grigia a righe e alla sciarpa di seta che aveva al collo che era di un grigio simile a quello dei suoi pantaloni. Quando sentì il rumore dei tacchi di Blair si voltò subito nella sua direzione, quasi a bocca spalancata.

Si rilassò, e la sua bocca si ricompose in un sorriso.

Lei non si mosse di un centimetro, così lui le andò incontro.

 

“Mi piace come quel vestito disegna le tue forme” disse lui, squadrandola dalla testa ai piedi con un breve battito di ciglia.

“Grazie” rispose lei, quasi arrossendo. Non voleva fargli notare che le piaceva da morire il suo complimento. Sarebbe stato di sicuro uno dei sintomi della sua vittoria, e lei non voleva.

Chuck le offrì il braccio. “Andiamo che sono l'oste della serata”

 

Aprì la porta ed insieme scesero nella sala ristorante dove avrebbe avuto luogo il banchetto.

C'erano tanti tavoli decorati con fiori rosa e nastri bianchi, molto pomposi ma anche molto belli, e risaltavano ancora di più le colonne di legno scuro che erano parallele ai muri.

Quando Chuck passava tra la folla, molti uomini e donne gli stringevano la mano congratulandosi con lui per il lavoro svolto, dicendo anche che l'hotel avrebbe fatto affari e roba simile.

Andò tutto bene finchè non si avvicinò a Chuck una coppia di donne.

Blair era ancora sotto il suo braccio, lui non aveva minimamente interrotto quel loro contatto da quando erano usciti dalla stanza, poi dopo dall'ascensore e poi quando erano arrivati nella sala.

La donna, che dimostrava sui trentacinque anni, porse la sua mano a Chuck presentandosi.

 

“Salve Mr. Bass, sono Angelica Yorkins” disse lei presentandosi e quasi sospirando “e questa è mia figlia Evangeline”

L'altra donna era più giovane, aveva circa vent'anni, ed era di bell'aspetto.

Aveva un vestito non molto scollato di colore blu chiaro, i capelli ondulati di colore biondo scuro sciolti sulle spalle, e due occhi celesti molto intensi.

Quando Chuck le strinse la mano, la ragazza gli mandò quasi degli sguardi d'intesa, quasi come se volesse fare colpo su di lui, e Blair se ne accorse.

 

“Molto piacere, signore. Spero che vi divertiate”

“Certo che lo faremo... Ci sono molte attrazioni, qui” disse la signora Angelica facendo un mezzo sorriso e guardando la figlia per qualche istante. “E lei dev'essere...?” chiese la donna guardando Blair, quasi con finto buonismo.

“Sono Blair Waldorf” disse Blair sorridendo “piacere” sottolineò la parola piacere con un certo tono acido. Non era proprio un piacere visto che la ragazza, Evangeline, stava guardando Chuck con occhi a dir poco lussuriosi. E questo non andava bene.

“Ci vediamo al tavolo, Mr. Bass” salutò Angelica, e sua figlia dopo di lei.

 

Blair era ancora stretta al braccio di Chuck.

Per un istante, i loro sguardi si incrociarono, e Blair incenerì quasi con lo sguardo Chuck.

Perchè faceva così? Non stavano mica insieme... Eppure, aveva visto negli occhi di quella Evangeline maledetta qualcosa che non le piaceva affatto.

Finchè la cena non cominciò, Chuck non parlò.

 

Iniziò con un bel discorso, e Blair notò con attenzione i suoi movimenti nei confronti della ragazza.

Evangeline non perdeva occasione per adocchiare Chuck, ma lei non aveva molta voglia di vedere se lui ricambiava, oppure no. Non aveva voglia di essere di nuovo delusa in soli due giorni.

 

“Mr. Bass” cominciò Angelica ad un certo punto “cosa la porta qui? Insomma, lei non è un tipo da alberghi in collina”

“Per favore mi chiami Chuck” rispose lui facendo un mezzo sorriso e socchiudendo un po' gli occhi “La collina è un posto divertente che attira molta gente che ama la vita un po' all'antica”

“Sono d'accordo”

“E a lei, signora, cosa la porta qui?” chiese Blair con tono quasi acido.

La donna si passò la mano tra i capelli e poi rispose “Niente di particolare. Volevo tanto vedere questo posto, visto che qualche mese fa ne ho letto sul New York Times...”

“Già” rispose lei sorridendo di nuovo. Poi prese il braccio di Chuck facendolo alzare “Scusateci”

 

Andòarono molto distante dal tavolo dove erano seduti, e le due donne si chiesero perchè.

La ragazza, soprattutto, si chiedeva cosa aveva Blair a che fare con Chuck. Le interessava perchè, effettivamente, lei e sua madre erano andate lì per un motivo ben preciso... E Chuck era parte di quel motivo.

Blair sembrava adirata dal modo in cui trascinava Chuck ad una velocità impressionante.

Lo portò quasi vicino alle toilettes, che erano dall'altra parte della sala.

 

“Blair! Fermati” ordinò lui. Lei lasciò la presa. “Come mai mi hai portato qui?”

“Come mai? Già è tanto che sono rimasta qui perchè mi ha 'gentilmente' offerto la tua stanza” disse abbassando gli indici e i medi di entrambi le mani, quasi a sottolineare l'avverbio 'gentilmente'.

Lui corrugò la fronte e socchiuse gli occhi, quasi come se non capisse l'origine del suo discorso.

“Sono arrivato a prima che parlavi”

“Non capisci, Chuck? Si vede come la guardi!”

Chuck alzò un sopracciglio. “Cosa stai insinuando, Blair? Ti stai comportando come una fidanzata gelosa”

Lei all'inizio non rispose, guardò in basso, e poi disse “Dimentica tutto. Non capisci”

“E cosa vorresti fare adesso?” chiese lui, evitando l'implicito riferimento nell'affermazione di Blair alla mattina di fuoco nella sua suite.

“Me ne vado” disse lei allontanandosi “così avrai la stanza libera”

Chuck le prese la mano, e lei ne fu sorpresa. Molto, sorpresa. Si aspettava il solito silenzio vuoto, che dimostrava ancora di più il suo difetto più grande: non avere il coraggio di dichiararsi.

Lei fissò le loro mani, poi guardò lui.

 

“Non andare, per favore” disse lui, con degli occhi strani, quasi dolci “non voglio che ci sia lei nella mia stanza, questa notte”

 

Lei fece un mezzo sorriso, ma non fu ancora convintissima dell'affermazione di Chuck. Poteva benissimo essere una frase di circostanza per avere entrambe le parti, ma lei non era sicura che lui provasse attrazione per quella ragazza appena conosciuta.

Lui gli accarezzò la mano con il pollice, e si avvicinò ancora di più a lei, e la baciò fugacemente sulle labbra, tanto che lei ne fu ancora più sorpresa.

Da lontano, la ragazza, Evangeline, li fissava un po' delusa. Pensava davvero che i suoi sguardi sensuali diretti a Chuck durante tutta la cena erano andati a buon fine, ma si sbagliava.

Lui era preso dalla ragazza che lo accompagnava, e per il momento non riusciva a trovare nulla per metterla fuori gioco per sedurlo in pace.

 

Quando i due ragazzi tornarono al tavolo, Evangeline sorrideva come per nascondere qualcosa, mentre sua madre Angelica sorseggiava un po' di champagne.

“Scusateci” disse Chuck, facendo un mezzo sorriso.

“Non c'è problema, Mr. Bass. E' normale in una coppia”disse la donna, pronunciando la parola 'coppia' con un elevato tono quasi disgustato, come se non ritenesse Blair all'altezza di Chuck.

“In effetti, è normale” rispose lui guardando Blair negli occhi e sorridendole in modo strano.

 

Adesso erano stati anche definiti una 'coppia', il che suonava talmente nuovo per lui, ma non negava internamente di esserne in qualche modo felice. Avevano fatto tutto loro, senza che lui si esponesse minimamente.

 

“Da quanto tempo state insieme?” chiese questa volta Evangeline, che era stata silenziosa per gran parte della serata.

“Sono due anni” rispose Blair guardando Chuck e sorridendo ancora. Sapeva di aver detto una bugia, ma meglio così che far finta di essere ciò che non erano.

Chuck alzò un sopracciglio, poi continuò “Già. Stiamo insieme dal liceo” mentì anche lui, per assecondarla. Fingere gli sembrava divertente, anche per una questione delicata come la loro che era in bilico proprio da due anni a questa parte.

“Che cosa carina” fece Angelica “invece Evangeline è single”

 

Evangeline mandò delle occhiate a Chuck, cercando di fargli intendere il vero significato della parola 'single', ma lui cercò di evitarle con tutto sé stesso.

Non poteva dire che non provasse almeno una semplice attrazione per quella nuova ragazza, ma c'era Blair che voleva andar via, per la seconda volta in due giorni, ed era meglio per lui non cedere alla tentazione, anche se effettivamente la carne era debole.

 

“Purtroppo non si trovano tutti i giorni ragazzi come lei, Chuck. Fortunata la signorina...?” beh, la signora Angelica aveva proprio rimosso per disgusto il nome di Blair dalla sua mente.

“Blair, signora” rispose lei ostentando calma apparente, e sottolineando di nuovo il signora quasi ad evidenziare che la donna si stava ormai avvicinando alla terza età.

“Blair. Tientelo stretto” fece lei, che poi si alzò all'unisono assieme alla figlia. “Adesso devo proprio lasciarvi, mi dispiace. Ci rivedremo magari prima della partenza”

 

Angelica porse la mano a Chuck e Blair, e così anche sua figlia. Le due donne si allontanarono e così loro due restarono soli assieme a pochi altri che non erano ancora andati nelle loro stanze.

Blair sospirò e sbadigliò.

“Hai sonno?”

“Un po'” disse lei, sincera. Eppure, le sembrava strano che lui non le avesse ancora chiesto perchè aveva detto di essere la sua ragazza. Decise di ignorare questo pensiero e si alzò.

“Voglio andare in stanza” disse qualche istante dopo.

“Come vuoi” accordò lui, che la seguì al secondo piano dov'era la sua suite.

 

Quando arrivarono in camera, Blair si fiondò in bagno e si andò a cambiare, e Chuck apparentemente restò nel soggiorno in miniatura della suite.

Non appena Blair uscì dal bagno con la sua succinta camicia da notte di seta blu scuro, lui alzò il mento per guardarla, dato che era seduto su di una poltrona di tessuto rosso che si intonava stranamente alla giacca che aveva indossato quella sera.

Stranamente, Blair notò che anche lui si era cambiato.

Non dormiva di certo in boxer, ma aveva indosso un pigiama di seta probabilmente, di colore grigio scuro, con delle strane fantasie sopra.

 

“Non pensavo che Chuck Bass dormisse con i pigiama”

Lui rise appena “Ed io non pensavo che Blair Waldorf dormisse con qualcosa addosso... Più che altro... Pensavo che imitassi Marylin... Dormendo con una sola goccia di profumo...”

“Pensavi male, Bass” rispose lei sedendosi sul letto ed aprendo da un lato le coperte “forse quello lo fanno le tue puttanelle”

“Probabile. Ma non riuscivo mai a provarlo dato che solo poche le portavo nella mia stanza... Preferivo farmele in altri luoghi più consoni”

“Sei disgustoso”

“Però ti piaccio”

Lei lo fissò in modo minaccioso “L'amore è cieco” disse Blair, mentre si sistemava sotto le coperte. “Ehi, aspetta” la chiamò lui, facendola di nuovo mettere a sedere “e dove pensi che dorma io, questa sera?”

“La poltrona dove sei seduto mi sembra un posto comodo... oppure, potresti provare con il pavimento. Penso che sia molto salutare”

“Io invece pensavo ad altro” fece lui ammiccando e incurvando le labbra in un sorriso furbesco.

“Non se ne parla proprio. Non dormirai nel letto con me”

“E invece sì” disse lui avvicinandosi al letto e salendoci sopra “me lo devi”

Chuck si avvicinò paurosamente a lei, ed in brevi movimenti la sua testa fu sopra quella di Blair. Lei aveva quasi il fiato sul collo.

“Io... non ti devo nulla, Chuck”

“Ah, no? Se non era per me questa sera dormivi assieme agli scoiattoli”

Lei rise fragorosamente. “Ritenta, Chuck. E' troppo poco”

Blair voleva arrivare ad un punto preciso, e lui l'aveva capito. Ma non pensava fosse il momento adatto. Allontanò il suo viso dal suo, e tornò a sedersi sulla poltrona.

“Per questa volta hai vinto. Ma domani non sarà così”

“Domani è un altro giorno, Bass. Pensiamo ad oggi”

“Bene” disse lui con tono aspro, mentre lei si sistemò la sua solita mascherina sugli occhi e provò a dormire.

 

Era strano dormire nuovamente con Chuck, non in modo letterale, e pensò che forse era stata troppo cattiva a dirgli di no. Il suo cuore sapeva che al contrario lei desiderava che gli chiedesse una cosa del genere. Avrebbe visto il giorno dopo come sarebbero andate le cose con lui.

La mattina successiva, al suono degli uccelli mattutini, Blair si svegliò.

Si tolse la sua mascherina, ma trovò un impedimento.

 

 

“Chuck!” disse lei, urlando, perchè si era trovata una mano di Chuck sul ventre.

Lui si svegliò di sobbalzo, e si strofinò gli occhi.

“Cosa è successo ora?”

“Ti avevo detto di non venire”

“Mi faceva male il collo”

“Bugie. Lo so che sei venuto qui solo per qualche palpatina”

“Pensala come vuoi” disse lui, chiudendo di nuovo gli occhi, quando lei lo fece di nuovo rinsavire con uno schiaffo. Lui aprì gli occhi ma non si mosse.

“Okay. Meglio che mi vada a vestire, altrimenti avrai da ridire ancora sulla mia camicia da notte”

“Si vede tutto” disse lui, molto divertito. Non era vero nulla, in realtà, ma a lui piaceva provocare.

 

Blair andò in bagno adirata.

Dopo qualche minuto tornò nella stanza da letto, e trovò Chuck completamente vestito.

Spalancò la bocca, non solo per la sua eleganza, ma anche perchè stranamente i loro vestiti sembravano combinati. Lui sorseggiava un whisky.

 

“Hai fatto prima di me” disse lei, riferendosi all'abbigliamento.

“Non so se l'hai notato, ma ci sono due bagni”

“In effetti, no. Ero più preoccupata di vedere se all'improvviso entravi di nuovo nella mia doccia”

Lui sorrise, e notò anch'egli la combinazione dei loro vestiti.

Lei indossava un vestitino giallo con rifiniture bianche, e lui una giacca ocra con una camicia bianca sotto, senza cravatta.

“Vuoi fare colazione?” chiese lui.

“No, però... Meglio farla” si corresse all'ultimo minuto, notando lo sguardo duro di lui quando si parlava di cibo. Difatti corrugò la fronte

“Bene, allora andiamo nella sala ristorante”

 

Scesero nuovamente nella sala dove la sera prima si era svolta la cena, e con rammarico di Blair, vi trovarono anche Angelica ed Evangeline.

La donna notò Chuck da lontano, e lo salutò con la mano, ed anche lui alzò la mano in segno di contraccambio. Blair sorrise a stento e si avvicinò a lui.

 

“Che sorpresa. Mi è passata la fame”

“Blair, basta, mi sta dando sui nervi questa cosa” disse lui apparentemente tranquillo, mentre prendeva posto ad uno dei tavoli della sala.

 

Blair ogni tanto adocchiava la ragazza, Evangeline, per vedere se lei stava vedendo Chuck, anche se lui era di spalle. Non capì all'inizio il perchè della sua gelosia, ma poi le fu palese: lei lo amava, e vederlo solo guardare un'altra donna la faceva andare in bestia.

Nemmeno lui, dal canto suo, era da meno. L'aveva notato perfettamente durante la cena della sua quasi aggressione da parte di Alessandro.

Blair bevve qualche sorso di cappuccino, e, oltre ad osservare la ragazza e sua madre, fissava Chuck. Lui non mangiava né beveva nulla.

 

“Tu non prendi niente?”

“Non ho fame” rispose lui, secco, che osservava ciò lei faceva.

 

Quando Blair ebbe finito – dopo aver bevuto cappuccino e mangiato un croissant – furono pronti ad andare. L'inserviente portò le loro valigie nella limo, dato che Chuck si era offerto di accompagnarla di nuovo a casa. Ma Blair non era ancora sicura.

Strinse il braccio di Chuck, che la guardò perplesso.

Certo, gli faceva piacere una cosa simile, e sapeva anche perchè lei lo faceva, ma non capiva perchè tutto all'improvviso. Poi ci pensò su. Evangeline. Era gelosa, e adesso ne era certo.

Le due donne uscirono poco dopo di loro dall'edificio, pronte anche loro a partire, e quando Blair le notò, si avvicinò furtivamente a Chuck e lo baciò in modo passionale. Lui ovviamente non si tirò di certo indietro. E poi, se era Blair a farlo...

 

“Non ero disgustoso?”

“Sì, ma le tue labbra no”

“Affascinante. Non mi hai detto nulla di nuovo... E sono sicuro che c'è anche qualche altra parte di me che non ti disgusta...”

“Chuck” disse lei, staccandosi all'improvviso. Ormai era abituata a sentirgli dire frasi perverse.

 

Lui sorrise, poi le offrì la mano ed insieme salirono nella limo.

Prima di entrare nell'auto, Blair gettò un ultimo sguardo sulle due donne. Evangeline li stava fissando, e di sicuro aveva visto tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** We'll try to do it right this time around ***


bho

grazie mille a  sweet et :) sono contenta che ti piaccia come ho descritto i personaggi, soprattutto Chuck, perchè mi sento molto simile a lui caratterialmente quindi mi riesce più o meno facile. Spero che continuerai a seguirmi :)

 

 

 

 

 

 

L'aria nella limo di Chuck era sempre un po' strana.

Quell'auto ricordava a Blair un qualcosa di magico, intimo, che il destino aveva proprio deciso di far accadere assieme a quel ragazzo bastardo e perverso che però lei amava.

Erano seduti distanti nella vettura, Blair guardava fuori dal finestrino, e Chuck era momentaneamente occupato in una chiamata di lavoro.

Quando lui staccò, attirò l'attenzione della ragazza.

 

“Blair” disse, con un tono più addolcito del solito “ho pensato ad una cosa”

Lei sbatté gli occhi, incuriosita “Spero non sia una delle tue solite porcate”

“No. Nulla del genere. La poltrona rossa di stanotte mi ha dato da pensare”

“Oh, Chuck Bass pensa. Chi lo immaginava?”

“Smettila, sono serio” continuò, facendo in modo che lei lo guardasse negli occhi, piuttosto che osservare il panorama fuori dal finestrino “Ho pensato alle tue parole di ieri”

Lei annuì semplicemente.

“Al fatto di essere... una coppia, o qualcosa di simile” disse, quasi esitando “beh, ho pensato che se solo potessimo provarci... se solo... ci dessimo un'opportunità, forse... forse non è detto che vada male”

Lei restò sbalordita dalle sue parole. “Sono davvero meravigliata. Chuck Bass vuole impegnarsi”

“Voglio provare a farlo, che è diverso”

“Sono sempre più sbalordita”

“Allora?” chiese lui, quasi ansioso per nulla.

“Allora cosa?”

“Voglio provare... a stare con te”

“Intendi... uscire insieme, fare sesso, e basta?”

“Anche. Non è detto che fallisca”

 

Blair gioì internamente. Non poteva credere come lui avesse potuto cambiare idea in così poche ore. Forse, pensò, la sua distanza in questi due anni l'aveva fatto ragionare. Sperò davvero che il loro rapporto sarebbe potuto salire su un gradino superiore.

 

“Stringere le mani, andare al cinema, presentarci alla gente come... 'fidanzati'?”

 

L'ultima parola lo fece quasi rabbrividire. Se vogliamo, lui non si era mai impegnato con nessuna donna. Le aveva solo usate per il suo piacere, o comunque non aveva mai pensato all'amore, prima di innamorarsi di Blair. Non sapeva cos'era l'amore.

 

“Già. Mi vergogna dirlo, ma proprio così” disse lui, diventando immediatamente duro in volto e guardando davanti a sé.

Blair gli girò il volto con le mani verso di sé. “Non aspettavo altro” gli disse, e poi lo baciò ardentemente come pochi minuti prima, davanti all'albergo.

 

Can we make this something good
Well I'll try to do it right this time around

 

Taken all I could take and I cannot wait
Were wasting to much time
Being strong holding on
Can't let it bring us down
My life with you means everything
So I won’t give up that easily

 

It's Not Over – Chris Daughtry

 

Poi, per dei secondi si allontanarono l'uno dall'altra, si fissarono negli occhi, e i loro baci si fecero più bollenti, tanto che Chuck, senza esitazioni questa volta, prese ad aprirle abilmente i bottoni del suo vestito e a palparle il senso mentre le dava sensuali baci sul collo.

Lei si strinse ancora di più a lui, che la toccava in ogni dove, finchè, finalmente dopo tanti anni, lui non aprì la zip dei pantaloni abbassandosi i boxer, ed alzò quasi ferocemente il vestito di lei che in fretta fece la stessa cosa.

Chuck entrò nuovamente dentro di lei, che urlò dal piacere mentre stringeva le mani ai suoi capelli.

Nello stesso tempo, lui faceva dei piccoli sospiri, segno dell'alto godimento che stava provando.

D'altronde, lui era conscio che il sesso con lei non poteva essere paragonato a quello con nessuna.

E così, dopo tanti anni di lontananza, Blair e Chuck fecero nuovamente sesso nella limo, il luogo sacro di lui, il luogo dove si era consacrato inconsapevolmente l'amore tra i due.

 

Chuck accompagnò Blair a casa Waldorf – Rose, e tornò al Palace, promettendole, come aveva detto nella limo, che avrebbe provato ad avere una relazione non solo sessuale con lei.

Quella stessa sera, i due ragazzi si sarebbero rivisti per una cena a due.

Quando Blair varcò la soglia di casa, Dorota era nel salone a spolverare.

 

“Miss Blair. E' tornata presto”

“Sì, Dorota. E' successa una cosa imprevista”

“Cosa, Miss Blair?” chiese curiosa Dorota.

“Te ne parlo dopo. Adesso devo chiamare Serena”

 

Blair salì in fretta le scale e andò nella sua stanza. Prese il cellulare, e fece in fretta il numero della sua migliore amica, e le chiese di venire da lei.

“Serena!” disse Blair quando l'amica entrò nella sua stanza.

“Ciao, B! Sei felice o sbaglio?”

“Non sbagli. Non ci crederai mai a cosa è successo” disse lei prendendo le mani di Serena e avvicinandosi al letto.

“Dimmi dimmi!” rispose Serena, che sperava davvero che il suo piano si fosse realizzato.

“Ho incontrato Chuck. Fin qui nulla di anormale, ma non crederai mai a cosa mi ha detto dopo”

“Cosa, B, cosa?”

“Non c'erano stanze libere, così lui mi ha detto che potevo andare nella sua. Non è successo nulla, ma a cena una donna che era al nostro tavolo ci ha preso per una coppia”

“Davvero? E' quello che secondo me dovete essere” disse sincera Serena.

“Comunque quando stavamo tornando nell'Upper East Side lui mi ha detto che ci ha pensato”

“In conclusione?”

“Vuole provare ad avere una relazione con me. Non solo basata sul sesso”

“Ma è splendido, B! Spero proprio che andrà bene... è quello che hai sempre sognato, dopotutto”

“Sì!E la prova è anche che abbiamo nuovamente fatto del sesso selvaggio nella sua limo”

“Lo sapevo che ci saresti riuscita!”

“Adesso devi aiutarmi...”

“A fare cosa?”

“A scegliere cosa indossare stasera... Andiamo a cena!”

“Per così poco! Sei stracotta!”

“Troppo”

 

 

 

Le due amiche passarono l'intero pomeriggio insieme, mentre Chuck cercò di preparare qualcosa di carino per quella sera.

Non era davvero il suo forte, dato che non sapeva come preparare una cena romantica. Romantica per qualcuno di speciale. Chiamò quindi qualche persona addetta al suo servizio, e lo fece fare a lei, così almeno era sicuro di non sbagliare già dall'inizio...

 

“Come mai mi chiami ora?” rispose lei al cellulare “Non dirmi che hai degli impegni” lui la chiamò sul cellulare, poco prima dell'ora in cui si sarebbero visti.

“No. Avevo voglia di chiamarti, e basta”

“Che cosa carina” fece lei in tono sdolcinato “non è da te”

“Lo so. Non so cosa mi abbia spinto a farlo, quindi meglio che non dici nulla, altrimenti attacco”

Chuck sembrava molto imbarazzato. Era inusuale per lui fare qualcosa di simile per qualcuno, ma decise di provarci... l'aveva promesso, e lei era già andata via troppe volte.

“Allora, stai venendo?” chiese lui poco dopo, alquanto impaziente.

“Sono a Townsed Street”

“Dopo ringrazierò profondamente George per essere sempre così preciso”

Dall'altra parte lei rise. “Bass, pensi sempre ai soldi. Pensa a qualcosa di meno materiale, qualche volta”

“Impossibile. Non posso non pensare al tuo corpo”

“Grazie” rispose lei.

“Dove sei?” chiese nuovamente, ancora più impaziente di prima.

“Nel traffico. Penso che farò tardi”

 

Lui sospirò, ma non sapeva che lei mentiva. In realtà, era appena entrata nel Palace, ed era in ascensore. Stava quasi arrivando.

 

“Allora come mai non sento i suoni dei clacson delle macchine?”

“Beh... la limo è insonorizzata” inventò lei, quando era appena arrivata all'ultimo piano.

“Non scherzare, e muoviti” ordinò lui.

“Sto cercando di teletrasportarmi” disse lei uscendo dall'ascensore e arrivando fino alla stanza di lui. Bussò alla porta, e si allontanò leggermente dallo spioncino per non farsi vedere.

“Aspetta un attimo, hanno bussato”

Chuck andò ad aprire la porta, e se la trovò davanti.

Le fece un sorriso ampio e caloroso. Gliel'aveva fatta.

“Ha funzionato” disse lui.

“Già” rispose lei sorridendo a sua volta. Si avvicinò a lui e gli diede un veloce bacio a stampo.

 

Si guardarono negli occhi, e per la prima volta in tanti anni, lei si sentì davvero sua in qualche modo. Anche lui, dal canto suo, si sentiva stranamente realizzato. Non sapeva bene il perchè, ed anche se era difficile per lui ammetterlo, pensava che fosse davvero per Blair. Si sentiva quasi come su di una nuvola, leggero, e pensava che era davvero per un motivo ben preciso...

 

“E' troppo poco” disse lui quando Blair si allontanò e lasciò i suoi capelli, alla quale si era tenuta per baciarlo. Il punto debole di Chuck era la nuca.

 

Lei non rispose, e lo baciò di nuovo.

Questa volta lui fu coinvolto maggiormente, la baciò con veemenza e passione come era suo solito.

Poi, così come aveva iniziato, finì, cercando di prendere aria.

 

“Okay, se non la smettiamo penso proprio che salterò la cena” disse Blair.

“Non sarebbe poi mica male” rispose Chuck.

 

Blair si allontanò immediatamente, pensando che, anche se avesse davvero voluto non cenare, forse era meglio farlo aspettare. Non poteva sempre avere tutto ciò che voleva, avrebbe dovuto essere paziente questa volta. Doveva imparare a stare insieme a qualcuno, e a non pensare solo a sé stesso ed alla sua figura riflessa nello specchio come Narciso.

Chuck le prese la mano e la portò al tavolo del piccolo soggiorno della sua suite. C'erano due camerieri in abito scuro che erano li pronti a servigli la cena.

Chuck aiutò Blair a sedersi, e lei lo ringraziò. Non era un gesto inusuale da parte sua, dato che era abituato ad essere galante abbastanza con le donne, ma questa volta c'era una differenza. Lui aveva esplicitamente promesso di voler cambiare, di voler provare. Quindi per lei quel gesto così semplice  era qualcosa di più in quell'occasione.

 

“Signori per voi tagliolini al tartufo” disse il cameriere prendendo i piatti dal vassoio e porgendoli davanti a Blair e Chuck con disinvoltura, mentre l'altro cameriere versava dello campagne nelle loro coppe.

“Grazie, Mike e Thomas” disse Chuck facendo un cenno ai due, chiaramente tradotto con 'ora lasciateci soli, potete andare'.

“Al suo servizio Mr. Bass” disse uno dei due, ed insieme si avviarono all'uscita.

 

Blair cominciò a mangiare, e Chuck, vedendola affondare la forchetta nel piatto, cominciò a sua volta anche lui. Lei sembrava soddisfatta di questa piccola cena intima, ed anche dello stesso primo. Non era di certo il suo piatto preferito, ma le era comunque gradito il pensiero.

Quando ebbero finito, Chuck le chiese se le era piaciuto.

 

“Sì, ottimo” rispose lei pulendosi con il tovagliolo e bevendo un po' di champagne.

“Bene, perchè è solo l'inizio”

 

Ci furono altre due portate... un'aragosta al forno e delle ostriche, due dei piatti di mare che Blair preferiva. Stranamente, Chuck li fece preparare apposta per fare una bella impressione.

Dopo che furono portate le ostriche, arrivò il dolce, un trionfo di fragole e panna con scaglie di cioccolato. Appena Blair le vide, le venne l'acquolina in bocca.

Chuck avvicinò la sua sedia a quella di lei, e la esortò a prendere una fragola.

Lei addentò la punta della fragola, dove c'era il cioccolato al latte.

 

“Che ne dici se ti aiutassi a finirla io?” chiese lui in tono sensuale.

“Okey, Bass, vediamo che sai fare” disse lei sorridendo.

 

Blair prese la fragola e la mise per metà in bocca, chiuse gli occhi e si avvicinò a Chuck molto lentamente... Lui addentò l'altra metà, e le loro labbra si incontrarono di nuovo in un modo ancora più passionale. Questo era uno dei pensieri che lui aveva avuto quando aveva chiesto di far preparare le fragole con la panna.

Masticarono la fragola, e quando finirono, avevano entrambi uno strano sorriso compiaciuto sulle labbra. Chuck era più che soddisfatto che lei non si fosse disgustata al suo giochetto stupido e innocente, e decise di riprovarci.

Finirono le fragole in questo modo, a volte lei lo imboccava e lui imboccava lei, e tra una fragola e l'altra si baciavano sempre con più veemenza del solito.

Improvvisamente, quando era ormai tardi notte, Blair si alzò dalla sua sedia.

 

“Oddio, è tardi”

“Vuoi andar via?” chiese lui, un po' triste. Stranamente, triste. Si aspettava anche il dessert.

“Domani comincio a lavorare al New York Times”

Lui alzò un sopracciglio, incredulo. Strano che lui non lo sapesse... Eppure non ne avevano avuto tempo per parlarne.

“Il letto è grande per tutti e due” cercò di convincerla lui.

“Grazie dell'offerta, ma ti ricordo che è il nostro primo vero appuntamento serio”

“E con questo?”

“Non si porta a letto una donna al primo appuntamento” lo provocò lei.

 

Lui sospirò, deluso. Dopotutto, lei non aveva tutti i torti. Avrebbe voluto dormire almeno la sera prima del suo primissimo giorno di lavoro. Decise di essere flessibile, almeno per una volta, dato che perdere una sola notte non era granché. Un anno aveva 365 giorni.

 

“A domani, allora” fece lui sconfitto “ma preparati che sono già arrapato”

Lei sorrise, maliziosa “non te ne pentirai, Bass. Buonanotte”

 

Chuck le si avvicinò e si baciarono nuovamente... Questa volta la sua mano scese ancora più dura sulla sua gamba e sul suo sedere mentre la baciava. Poi si staccò di pochi centimetri da lei, e a fior di labbra le disse “Buonanotte, Waldorf” e lei ebbe mille brividi lungo la schiena.

 

 

Beh, come primo appuntamento serio non era andata male.

Chuck si sentiva quasi estasiato e leggero, mentre Blair si sentiva ancora più soddisfatta di essere tornata nell'Upper East Side. Ma sarebbe stato sempre così?

 

Quando Chuck si svegliò, il consierge consegnò un pacco per lui.

Non aveva la minima idea di ciò che potesse essere, e da chi provenisse, ma lo aprì.

Il pacco era di dimensioni regolari, di colore rosso, con un fiocco nero sopra.

All'interno, avvolto in una velina rossa come il pacco, c'era un completo sexy da donna di colore nero, di pizzo. Chuck immaginò che fosse stata Blair a mandarglielo, e la cosa lo eccitò ancora di più, ma poi quando lesse il bigliettino, ne fu deluso e curioso allo stesso tempo.

 

'Sai che non puoi scordarmi. Questo è un assaggio di quello che sono davvero... Tra i silenzi giace qualcosa di più. Eva'

 

Eva? Chuck si ricordò subito della figlia della signora Yorkins, la ragazza che per tutta la sera l'aveva fissato e che aveva fatto imbestialire Blair. Cosa voleva da lui?

Una cosa l'aveva capita. Voleva lui. Cosa avrebbe fatto? Doveva cedere o no alla tentazione di andarla a cercare, oppure doveva cestinare il suo 'regalo'?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Because of you ***


bho

sweet, vedrai cosa accade non voglio anticiparti nulla :D

ti dico solo che la storia è moooolto lunga ;)

 sawadee, grazie mille per la precisazione! ;) e grazie per aver commentato :)

 

 

 

La mattina successiva, Blair cercò di essere più impeccabile possibile per fare subito colpo sul posto di lavoro. Quella era un'occasione speciale per lei, per dimostrare davvero ciò che valeva, e non poteva di certo sprecarla. Cosa avrebbe detto poi il suo rettore a Yale, se l'avesse saputo?

Optò per un completo classico, una gonna blu scuro ed una giacca dello stesso colore con le rifiniture bianche, e sotto una camicia di seta color panna.

Arrivata all'edificio del New York Times, Blair sorrise e poi entrò, dirigendosi subito al banco informazioni.

 

“Salve” disse alla signorina dietro al bancone. Lei non rispose, così Blair ritentò. “Sto cercando il signor Menninson, sono la sua nuova tirocinante”

“Quarto piano, ufficio 213” disse la segretaria quasi come un'automa, continuando a guardare il computer quasi come se fosse assente.

Blair arricciò il naso a causa della freddezza della donna, e proseguì. Prese l'ascensore, ed arrivata al piano che gli aveva detto la segretaria, cercò questo fantomatico ufficio 213.

 

Non appena lo trovò, bussò alla porta, ma nessuno rispose, così la aprì senza che nessuno le accordasse l'entrata.

Il suo capo, il signor Menninson, era occupato in una conversazione. Non lo vedeva chiaramente, ma l'aveva dedotto, dato che lui era girato con la sedia verso l'enorme finestra a vetri della stanza.

Attese che lui finì, e si girò, per farsi vedere. Lui quasi sobbalzò, e a lei accelerò quasi il cuore.

Si aspettava che il signor Menninson fosse un uomo vecchio, brutto e pelato, e invece si trovò davanti un giovane uomo in completo Armani con dei vivaci capelli castani e dei lucenti occhi verdi, tanto che, se non l'avesse visto dietro a quella scrivania l'avrebbe anche potuto prendere per un modello o qualcosa del genere. La sua bellezza era spodestante.

Cercò di non pensarci, dopotutto, stava provando a stare con Chuck... E poi quello era il suo capo.

 

“Mi scusi, che ci fa lei qui?”

“Sono Blair Waldorf” disse lei cercando di sorridere.

“Waldorf... Ah, sì. La nuova tirocinante che ha vinto il concorso a Yale”

“Esattamente”

L'uomo prese una cartella dalla sua scrivania, probabilmente un curriculum di Blair o qualcosa del genere, e le chiese di accomodarsi.

“Benissimo, noto che il suo curriculum è perfetto. Si è laureata con i voti più alti a Yale... Ottimo”

“Quando posso cominciare?”

“Subito. Prima di subito se necessario” disse lui facendo una battuta, a cui risero entrambi.

Niente male il tipo...

“Grandioso!” esortò Blair “di cosa mi dovrò occupare?”

“Ho proprio il caso che fa per lei, Miss Waldorf. Dovrà trattare un argomento semplice: i barboni a New York City”

Blair storse le labbra. “Ehm, come? Ma non era meglio parlare del dibattito politico, intervistare Obama o anche Dolce & Gabbana?”

“Miss Waldorf, se non le sta bene la mia scelta, quella è la porta. Non mi ci vuole nulla per contattare chi è arrivato dopo di lei nel concorso”

“No, va bene” mentì lei, giusto per non perdere l'opportunità “Se... devo farlo”

“E' la gavetta, signorina. Il mio primo articolo riguardava lo zoo”

Blair sospirò, non affatto contenta.

“Va bene, e per qualche numero sarebbe?”

“Per quello di domani, s'intende”

“Domani? Ma... non c'è il tempo materiale!”

“Vuole fare la giornalista? Il tempo lo trova. Una notizia si costruisce in breve tempo”

“Ma...” cercò di obiettare lei, ma pensò che fosse inutile.

“Ho capito. Forse il rettore Burbe questa volta mi ha mandato la persona sbagliata”

“No, lo farò!” promise Blair con un po' di delusione “Lo avrà sulla sua scrivania entro stasera”

“Così la voglio, Miss Waldorf. Buon lavoro”

“Ehm, grazie Mr. Menninson” rispose, uscendo a testa bassa dall'ufficio del direttore.

 

Si diresse alla scrivania che le era stata assegnata, e sospirò, un po' triste.

Era il New York Times, e sperava davvero fosse qualcosa di eccezionale il suo lavoro lì. E invece... il suo primo articolo doveva essere sui barboni della città. Dove li trovava i barboni? Di certo non nell'Upper East Side... Doveva andare a Brooklyn... O, peggio ancora, nel Bronx... Le venne la pelle d'oca solo al pensiero. Di certo non erano le sue zone preferite.

Poggiò i gomiti sulla scrivania in legno, e appoggiò la testa su uno dei palmi, sospirando.

 

“Delusa?” chiese una voce maschile proveniente dalla scrivania davanti a lei.

“Cosa?”

“Scommetto che il capo ti ha dato un servizio bislacco”

“Scommetti bene”

“So bene come ti senti... sei una tirocinante?”

“Sì” rispose lei secca, preferendo essere già una esperta nel settore, magari che dava anche gli ordini agli altri come il suo nuovo capo.

“Anche io. Sono arrivato da qualche giorno... Ho studiato a Princeton”

“Princeton è una scuola professionale. Io vengo da Yale”

“Se lo dici tu... Comunque io sono Brad Derner”

“Blair Waldorf” disse lei, sorridendo.

“Il tuo nome non mi è nuovo”

“Forse avrai letto di me su Gossip Girl, qualche hanno fa...” buttò lei.

Lui socchiuse per un secondo gli occhi, pensandoci chiaramente su.

“Sì, può darsi... Era una moda quando andavo al St. Jude”

“Che caso, io andavo alla Constance... ma non mi ricordo di te”

Improvvisamente, il telefono di Blair squillò, e lei fu costretta ad interrompere la chiacchierata.

Quando vide il nome di chi la chiamava sul display, i suoi occhi si illuminarono.

“Hey” disse con tono dolce.

“Sei al lavoro?” domandò Chuck dall'altra parte dell'apparecchio.

“Già. E il capo mi ha già appioppato un articolo”

“Intervista a Obama?”

“Molto meglio. I barboni di New York”

Dall'altra parte Chuck rise. Lo divertiva. “Molto interessante”

“Tantissimo. Ed in più dovrebbe uscire nel numero di domani”

“Quindi non ci possiamo vedere?”

“Temo di no”rispose lei quasi sospirando “a meno che tu non voglia accompagnarmi a Brooklyn”

“Non ci tengo, mi dispiace”

“Bene. Allora ti chiamo dopo”

“A dopo, Blair” disse Chuck, e chiuse la chiamata.

 

Questa era un grossa opportunità per lui. Non solo perchè aveva deciso di mettersi di nuovo in contatto con Evangeline, ma perchè doveva farlo quando Blair era occupata.

Aveva ben compreso cosa voleva la ragazza, ma forse c'era dell'altro. Non gli costava niente incontrarla per parlarci.

Scelse quindi un posto semplice, un normale locale dove avrebbero pranzato assieme.

 

Chuck la aspettò per poco, lei non si fece attendere.

“Salve, Mr Bass” disse lei con una voce molto sensuale.

Chuck si alzò e le prese la mano, ma non gliela baciò. Doveva cercare di non perdere subito il controllo come gli capitava con tutte le donne.

“Miss Yorkins”

“Mi prego, mi chiami Evangeline ed eviti il lei... abbiamo quasi la stessa età” disse sedendosi.

“Allora, Evangeline... Veniamo al dunque... Cosa ti porta qui? Il tuo regalo di questa mattina mi ha detto molto poco...” Chuck cercò di rimanere sul vago.

Lei alzò un sopracciglio. “Mi meraviglio di te, Chuck. Eppure, la tua fama di amatore delle donne arriva fino Miami...”

“Tu vivi a Miami?”

“Sì, da qualche anno. Ma non parliamo del mio passato, piuttosto, pensiamo al futuro...” Evangeline toccò la mano di Chuck e l'accarezzò. Lui inizialmente non mosse la mano, poi la ritrasse.

“Cosa vuoi?”

“Voglio te” rispose lei diretta.

Chuck scosse la testa. “E perchè dovrei prenderti? Non so nemmeno chi sei”

“Semplicemente perchè... So dei segreti su Bart Bass che nemmeno tu conosci”

Lo sguardo di Chuck divenne più duro. Non era possibile questa cosa.

“Per quanto abbia odiato mio padre fino alla sua morte, non penso abbia più segreti”

“Sul serio? Non è che hai paura di scoprire degli scheletri nell'armadio?”

Chuck sorrise e poi scosse nuovamente la testa.

“Quanti soldi vuoi?” andò subito al dunque.

“Non mi serve il denaro. Voglio solo fare l'amore con te. Poi ti dirò tutto quello che so”

 

Chuck sospirò una decina di volte prima di rispondere. Era curioso di sapere qualcosa sul passato di suo padre, visto che non aveva avuto grandi opportunità di poterglielo chiedere dato che era ormai morto da tre anni, ma nello stesso tempo pensava a Blair.

Cosa avrebbe fatto lei se avesse saputo di questa sua debolezza?

D'altronde lui era abituato a farsi donne di tutti i tipi, ma quello era il passato. Adesso voleva pensare seriamente di stare con una persona in modo leale, come una coppia normale.

Eppure... la tentazione di fare del sesso con Evangeline, una donna avvenente e molto bella, era una tentazione fortissima. Dopotutto, Blair avrebbe anche potuto non venirne a conoscenza.

“Se cambi idea... Vieni stasera al Royal. E sii puntuale” disse poi la donna alzandosi e facendogli l'occhiolino in modo sensuale.

 

Chuck non sapeva che fare.

Evangeline gli aveva dato un'arma a doppio taglio, se avesse deciso di andare al sodo solo per scoprire cosa sapeva lei su Bart che lui non conosceva, allora si sarebbe davvero tagliato nel profondo. Blair l'avrebbe abbandonato per sempre.

 

Blair, intanto, inconsapevole dell'incontro di quello che stava cercando di essere il suo ragazzo, era per le vie di Brooklyn a fare interviste insieme al suo collega, il giovane Brad.

Brad sembrava ricordare molte cose accadute in passato a Blair e ai suoi amici, e stranamente le rivelò di aver avuto una piccola cottarella anche per la sua migliore amica Serena.

“Non ci credo! A te piaceva Serena!”

“Moltissimo” disse lui sincero abbassando lo sguardo “non me la sono tolta dalla testa finchè non è finito il college e sono dovuto andare a Princeton”

“Serena fa questo effetto”

“Già. Ed ogni volta che la vedevo assieme a quel Dan Humprey... A proposito, ci sta ancora insieme?” chiese lui curioso.

“Purtroppo per te, sì. Anche se alla fine lei è andata alla Brown e lui ha deciso di andare a Yale, non ha fermato il loro amore. Ma è comunque un amore difficile. Lui è ancora via che si sta laureando”

“Sono proprio sfortunato!” ammise lui.

“Ti piace ancora?”

“No, per niente. Alla fine l'ho dimenticata”

“Meglio così, anche se alla fine Humprey non era un rivale difficile da combattere”

“Poteva darsi. Adesso penso solo ad un'altra ragazza”

“Buon per te. La conosco?”

“Sì, la conosci” disse Brad, facendosi improvvisamente stranamente serio.

“Chi è?”

“Proprio tu”

Blair iniziò a ridere. “Ma come? Non mi conosci nemmeno da tre ore e già provi una passione per me?” la sua risata era interminabile. La divertiva troppo questa cosa.

Brad la prese per un braccio e la fece fermare, poi la voltò verso di sé.

“Prima ho mentito”

“Non ti seguo”

“Non mi è mai piaciuta Serena” disse, facendola sbattere contro il muro di mattoni dietro di lei “ho sempre seguito i tuoi gossip su quel sito”

“Non ci posso credere”

“E quando ho letto di te e Chuck Bass... Non potevo farci nulla. Lui era troppo forte”

“Brad, mi dispiace ma non puoi farci ancora nulla”

“Perchè? Siamo a Brooklyn, nessuno è in giro”

“Brad. Io e Chuck Bass stiamo insieme. Non voglio tradire la sua fiducia così in fretta”

“Non scherzare. Ho letto del vostro trascorso e so che lui non è mai stato fedele. Pensa, adesso mentre tu sei inconsciamente qui con me per lavoro, lui potrebbe spassarsela con un'altra donna”

“Non ti permetto di dirlo, non lo conosci”

“Okey, va bene. Scusami. Mi sono fatto prendere troppo la mano” disse, allontanandosi da lei.

“Non sono mai stato bravo a corteggiare una ragazza”

“Si vede”

“Comunque pensa ugualmente a quello che ti ho detto”

Blair non ripose, cercando di evitare ciò che lui aveva espresso.  Certo, Brad non aveva tutti i torti a pensare che Chuck fosse un doppiogiochista, ma lui aveva promesso di basarsi sulla lealtà e fedeltà di coppia, cercare di coesistere insieme senza giochi misteriosi o altro. Blair voleva crederci, ma un'altra parte no. Quando tornò nell'Upper East Side alla redazione del New York Times, Blair aveva già scritto il suo articolo, e stranamente il suo capo, il signor Menninson, ne fu molto soddisfatto. Fino a poche ore prima aveva pensato che quella ragazza fosse solo una raccomandata, invece si stava r avvedendo.

“Un'ultima cosa, Miss Waldorf” disse Mr Menninson prima che lei andasse via “ho bisogno di un favore...”

Blair gli sorrise.

“Vorrei che tu mi facessi un piacere... Visto che qui ne avrò per le prossime due o tre ore al massimo, vorrei che recapitassi personalmente un messaggio a mia moglie”

“Certo, cosa devo riferire?”

“Dille che sono occupato, e che purtroppo questa sera non possiamo vederci”

“Riferirò, mi dica l'indirizzo”

“Hotel Royal, stanza 345”

“Faccia come se fosse già stato fatto” concordò lei, dirigendosi direttamente nella tana del lupo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Another little white lie ***


bho

grazie mille per aver commentato! *-*

 

 

 

 

A volte, nella nostra vita capitano delle casualità strane che non possiamo fare a meno di evitare perchè spesso, quelle casualità, sono state già scritte nel nostro destino.

Brad insistette ad accompagnare Blair al Royal per far recapitare il messaggio alla signora Menninson, che, da come il ragazzo aveva riferito a Blair, lo era solo per nome.

Prima del suo arrivo nella redazione, infatti, l'affascinante signor Menninson e sua moglie erano una coppia perfetta. Lei lo veniva sempre a trovare al lavoro, e dato che era anche una donna molto avvenente, a detta di Brad, tutti gli uomini giravano la testa quando la vedevano passare.

Dopo poco tempo, però, Mr Menninson aveva cominciato ad avere una relazione a lavoro con una delle sue impiegate, così ha iniziato a trascurare la giovane moglie che veniva sempre più raramente in redazione a salutare il marito. Nessuno sa di certo se la donna abbia mai scoperto i tradimenti del marito, ma una cosa è certa: dopo la relazione di Menninson con la segretaria, la signorina Ashley, Mrs Menninson si è fatta vedere molto poco.

 

“O Dio. Capisco allora cosa lo tratteneva in ufficio fino a tardi, allora” concluse Blair.

“Già. E il capo vuole anche gli articoli entro le sette così l'ufficio è vuoto per fare ciò che vuole con la sua amante”

 

Blair rise fragorosamente, ma un po' l'aveva intuito. Come faceva un uomo attraente come il signor Menninson ad essere già sposato? Sì sa, nell'Upper East Side erano pochi i ricchi e belli che si sposavano realmente per amore e restavano fedeli. E Chuck Bass non era da meno.

 

“Semmai ha qualcosa da fare. Va bene, adesso andiamo a dire alla cornuta che il maritino perfetto non tornerà presto questa sera” disse Blair uscendo dalla berlina di Brad.

I due ragazzi si avvicinarono alla reception, e chiesero informazioni. Non era detto che la signora Menninson fosse nella sua stanza alle otto e qualcosa... Non era mica una bambina, e Blair immaginava che avesse anche lei un toy boy con cui giocare quando il marito si occupava della sua segretaria dalle forme sinuose.

La receptionist gli disse che l'aveva vista pochi secondi prima al bar, assieme ad un ospite che non conosceva, a prendere un drink, e che poi dopo erano saliti ai piani superiori, molto probabilmente nella stanza dove lei alloggiava. Strano che stesse in un albergo... Non viveva a New York?

 

“Te lo dico io, anche lei avrà un'amante” buttò lì Blair giusto per parlare.

“Facciamo una scommessa”

“No, anche tu no!” disse lei un po' scocciata. Scommesse... quello che amava fare Chuck.

“Ma dai, non è nulla. Solo un accordo... Se hai ragione non ti disturberò più... Ma se hai torto... Uscirai con me”

“Ti ho già detto che non posso”

“E che sarà mai... Non è detto che sia un appuntamento. Prendila come un'uscita per bere qualcosa”

“Perchè parli come se già conoscessi la risposta?” lo provocò lei.

“Pura intuizione” disse lui sorridendo.

“Affare fatto” rispose Blair stringendo la mano al ragazzo, mentre uscivano dall'ascensore ed erano sul piano della stanza 345, quella della signora Menninson.

Mentre ridevano come due stupidi, sentirono una voce femminile.

“Vieni, la mia stanza... è qui” disse la voce femminile quasi sospirando. Blair ne dedusse che la donna era in ottima compagnia. La sua voce implorava di andare in fretta nella stanza per fare tutto il più presto possibile.

“Te l'avevo detto io” disse Blair sorridendo.

 

Camminarono a passo lento fino all'obiettivo, e sentirono una porta chiudersi. Il lupo era già nella tana, più o meno pronto a mangiarsi l'agnello... oppure quest'agnello era in realtà una leonessa con gli artigli più furba di lui?

Blair bussò alla porta della stanza 345, ma fu Brad a parlare.

 

“Chi... è?” rispose la voce femminile un po' affannata.

“Ho un messaggio da parte del signor Menninson”

“Mio marito? E' lì con lei?” sembrava quasi allarmata.

“No. Ho un biglietto per lei, deve aprire per averlo”

“Non posso. Stavo appena entrando in doccia per ripulirmi da questa brutta giornata. Mi dica lei cosa c'è scritto”

“Fa la dura” Blair disse a Brad, a bassa voce.

“Non posso. Mi ha impedito di aprire la busta” fece Brad, che aveva scritto poco prima un messaggio breve su carta firmandolo Menninson, per vedere se effettivamente la donna era da sola o con qualcuno. Voleva davvero cercare di avere un appuntamento con Blair. O almeno questo era quello che lei credeva.

“Okay, la apro”

 

La donna aprì la porta. Aveva un accappatoio di colore bianco panna, ma da sotto le si intravedevano delle alte scarpe col tacco di colore rosso vernice.

Appena Blair la vide, le venne un colpo, perchè assomigliava troppo ad un'altra donna se non per i capelli di colore diverso, mentre lei sorrise al ragazzo.

 

“Oh, ma sei tu Brad”

“Angelica Yorkins” disse Blair, ma la donna corrugò la fronte.

“Mi deve aver confusa con qualcun altro, signorina” mentì lei.

“Non penso proprio”

Lei guardò in alto con aria scocciata.

“Brad, per favore dì a questa ragazza come mi chiamo”

“Natalie Menninson”

“Sentito?” fece la donna sporgendosi, mentre Brad le diede la busta “Grazie Brad, parlerò a James del tuo operato”

“Veramente quella commissione era stata affidata a me” sentenziò Blair con tono acido.

 

La donna finse di non ascoltarla e chiuse di nuovo la porta scambiandosi sguardi strani con Brad.

Quando i due ragazzi si allontanarono dalla stanza ed arrivarono nell'ascensore, Blair cominciò a pensare seriamente di essere stata imbrogliata.

La donna aveva finto chiaramente di farsi un bagno per evitare di essere colta in flagrante, lo confermavano le voci che avevano sentito prima di bussare alla porta. Inoltre, Blair ricordava di aver visto quella donna anche da qualche altra parte... Nell'hotel appena acquistato da Chuck. Era la donna giovane che alloggiava in compagnia della madre Angelica e che adocchiava Chuck in modo lussurioso. Quella che l'aveva fatta adirare di gelosia.

 

“Stava mentendo, te lo giuro” disse poi Blair a Brad poco dopo.

“Ma se la conosco da qualche mese, Blair? Non è possibile che abbia un altro nome e cognome”

“Ti dico che due giorni fa l'ho vista assieme a sua madre, ma aveva i capelli di un altro colore”

Brad rise alle sue affermazioni.

“Secondo me tu vedi troppi film”

“Vedremo chi ha ragione” disse lei sorridendogli furbescamente.

Tutti sapevano che nessuno poteva mettersi contro Blair Waldorf se non si voleva rischiare di perdere... qualcosa. Lei era fin troppo furba e intelligente per farsi prendere in giro, e quindi decise di trovare delle prove alla sua tesi già dalla mattina successiva.

 

 

Le sera, tornata a casa Waldorf – Rose, Blair fece il numero di Chuck.

Da quante ore che non si sentivano? Non lo ricordava. L'unica cosa che sapeva era che aveva voglia di sentirlo, anche solo per chiedergli come era andata la sua giornata, ma il cellulare di Chuck sembrava squillare a vuoto, quando erano circa le undici di sera.

Blair non sapeva che lui stava evitando appositamente le sue chiamate perchè non aveva voglia, per una volta, di mentire. Si sentiva un po' male al pensiero, eppure pensava che era la cosa giusta...

 

Ma cosa aveva fatto in realtà, Chuck?

Finora tutti pensano che ci sia stato lui nella stanza della donna di cui non sappiamo ben definire l'identità... e invece. Invece, Chuck era appositamente arrivato in ritardo all'appuntamento, perchè sentiva nel suo corpo dei piccoli sensi di colpa nei confronti della sua Blair, e aveva mandato uno dei suo collaboratori a soddisfare i bisogni fisici della donna.

Però, dopo qualche ora, ci aveva ripensato. Sapeva che se non fosse andato di persona, Eva – come si era fatta chiamare da lui – non gli avrebbe detto mai nulla. Nemmeno se avesse speso una fortuna per i suoi segreti, per quanto essi potessero valere.

Decise quindi di presentarsi in tarda sera, verso circa lei dieci, quando ormai il suo collaboratore era già andato via da un pezzo lasciando una donna vogliosa da sola, che aveva ancora più voglia di fare sesso con lui di quanto ne avesse prima di farlo con il suo impiegato.

Il sesso veloce tra Chuck e la donna non fu per niente amore come invece lo sarebbe stato con Blair, ma lui avrebbe fatto qualunque cosa per ogni informazione che riguardasse suo padre.

Non sapeva perchè lo faceva, al contrario avrebbe sperato che la donna gli chiedesse un ingente somma di denaro, un palazzo, una casa agli Hamptons.

Lei voleva solo... Chuck. E lui non capiva perchè, ma l'aveva presa lo stesso contro la sua volontà di non tradire quella che a cui aveva promesso di essere la sua ragazza.

Adesso lui era solo che giaceva seduto sul suo letto con uno scotch alla mano, e cercava di dire a sé stesso che l'aveva fatto per una giusta causa... Almeno per una volta. Anche se il rimorso era potente e si impadroniva sempre più di lui, convincendolo di aver fatto un grosso errore.

Cosa fare allora? Di certo non avrebbe detto nulla a Blair.

Era stato già fin troppo difficile cercare di ottenere la sua fiducia, figuriamoci venire a sapere di un tradimento fisico che avrebbe generato in lei. Forse avrebbe lasciato il suo lavoro al New York Times per andare nuovamente a New Haven a fare altri due anni di specializzazione.

 

 

Fu così che, la mattina seguente, quando Blair andò al Palace per incontrarlo, lui disse un'altra bugia innocente per evitare di perderla di nuovo.

Blair, con una copia del New York Times alla mano e una bottiglia di champagne dall'altra, bussò alla stanza 1812.

“Un attimo” fece Chuck con tono assonnato. Erano le sette.

Quando aprì la porta, restò a bocca spalancata. “Blair” fu l'unica cosa che disse.

 

Aveva i capelli mossi e delle profonde occhiaie sotto gli occhi, date da una lunga notte insonne, ed un pigiama grigio chiaro di tessuto caldo. Blair gli gettò le mani al collo iniziandogli a baciare entrambe le guance, e lui, inizialmente un po' incerto, strinse le sue mani sulla sua schiena e la fece entrare in stanza, chiudendo la porta con un piede.

 

“Blair, mi stai affogando” fece lui qualche istante dopo.

“Scusami” disse, allontanandosi un po' da lui “è che sono felice”

“Questo l'avevo capito”

“Guarda!” disse poi lei, sfogliando il New York Times.

Andò a pagina 77, dove c'erano i trafiletti della cultura mondiale e locale, e qualcosina di attualità ma di valore nettamente inferiore a questioni politiche in atto.

Blair indicò con un dito un piccolo trafiletto in fondo alla pagina, chiedendo a Chuck di leggerlo.

“Viaggio al centro di Brooklyn: la realtà dei senzatetto, di Blair Waldorf” disse lui sorridendole in modo sincero e scuotendo la testa quasi come se non ci credesse “incredibile, il tuo primo articolo”

“Già!” rispose lei facendo un sorriso a trentadue denti “non ci credevo quando l'ho visto, lo farò incorniciare!”

“Tu sei matta”

“Non parlare tu, che ricordo che quando Bart ti fece acquistare il Victrola facesti incorniciare il contratto di acquisto”

 

Lui storse la bocca perchè aveva colpito a fondo anche se lei non lo sapeva, ma non era distubato dal fatto che avesse fatto anche lui una cosa simile che suonava stupida. Blair aveva nominato Bart, la ragione per cui la sera prima lui si era fatto una quasi sconosciuta per estorcerle delle informazioni sul suo defunto padre.

 

Per qualche secondo restò assente, poi, per non destare sospetti dato che lei sapeva ben leggere i suoi comportamenti, rispose “Quello era solo uno sfizio personale”

“Sì, come no” disse lei avvicinandosi al bancone del mini bar che Chuck aveva nella sua suite e cercando un cavatappi per aprile lo champagne.

“Lascia, faccio io” disse lui seguendola dietro il bancone, trovando in fretta il cavatappi e prendendo anche due coppe per brindare.

Aprì in fretta lo champagne – ormai sappiamo tutti che era un esperto questo – e ne versò in abbondanza nei loro bicchieri. Fecero quasi una specie di brindisi.

“Alla mia carriera giornalistica” disse Blair, urtando brevemente la coppa di lui.

A Chuck stava quasi andando di traverso il suo champagne quando Blair gli domandò dove era stato la sera prima, dato che non aveva risposto al cellulare.

“Davvero hai chiamato? Forse avevo la vibrazione”

“Ho provato due o tre volte verso le undici... Ma poi ho mollato”

Blair non trovò convincente la risposta di lui, pensando alla grossa discrepanza che c'era tra tutta la sua voglia di stare assieme a lei la sera precedente, e tutta quella che al contrario c'era quella mattina. Voleva vederci chiaro in questa faccenda. Immaginava che qualcosa non quadrava.

“Mi dispiace” disse lui all'improvviso, versandosi un altro po' di champagne.

“Ma figurati” rispose Blair “non devi mica dar conto a me... Noi non siamo... fidanzati” concluse con tono alquanto basso e un po' triste. Non sapeva nemmeno lei perchè era arrivata a quel punto.

“Blair” cominciò lui posando il bicchiere e prendendole la mano “ci sto provando. E' normale che faccia degli errori all'inizio, no?” con questa domanda cercava anche di giustificare la sua sera di sesso con Eva nella suite 345.

“Tutti commettono errori” rispose lei esitando “ma ci sono errori che non posso essere perdonati”

 

Oh, he's under my skin
Just give me something to get rid of him
I've got a reason now to bury this alive
Another little white lie

Oh my permission to sin
You might have started my reckoning
I've got a reason now to bury him alive
Another little white lie

 

Skin – Alexz Johnson

 

La sua risposta fece quasi un po' paura a Chuck, diversamente da altre volte.

Quella volta, forse perchè sapeva che per lei provava molto più di una semplice attrazione sessuale, si sentiva davvero in colpa per ciò che aveva fatto, e la frase di lei lo fece quasi rabbrividire, come mai era successo in passato. Forse, solo una volta era accaduto.

Dopo la morte di Bart, suo zio Jack cercò di metterlo in cattiva luce sia agli occhi dei soci delle Bass Industries, così da prendere lui le redini della società, sia agli occhi della stessa Blair, che era l'unica che aveva cercato di tirarlo su di morale ed aiutarlo quando lui si sentiva così solo, ed egli poi era rimasto effettivamente così in questa situazione, visto che alla fine Blair lo aveva ignorato per evitare di soffrire di nuovo, ed alla fine del college era partita per New Haven.

 

“Se tu vuoi davvero cercare di essere il mio uomo” riprese lei “devi avere la forza di confidarmi un tuo errore, semmai lo dovessi compiere. Altrimenti... un rapporto muore prima di nascere”

'Aveva tremendamente ragione da vendere', pensava Chuck nella sua testa. Eppure, a causa suo fottutissimo orgoglio non glie l'avrebbe mai detto in faccia.

 Al contrario, si versò l'ennesimo bicchiere di champagne e fissò un punto indefinito davanti a sé.

“Ti ho detto che ci proverò” disse infine lui “cerca di darmi la tua fiducia”

“Sono nelle tue mani, Chuck. Completamente” rispose lei sincera. Ed era così.

 

Erano passati due anni dall'ultima volta in cui avevano provato a stare insieme, ma era durato solo una settimana.

Questa volta lei aveva deciso di essere diversa, di darsi di più per quanto riguarda i sentimenti, anche se questo comportava un grave rischio per lei, quello dell'ennesima delusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Never Too Late ***


bho

No one will ever see
This side reflected
And if there's something wrong
Who would have guessed it
And I have left alone
Everything that I own

To make you feel like it's not too late

It's never too late


Never Too Late – Three Days Grace


Il tira e molla tra Chuck ed Eva durò ancora per un paio di altri giorni.

La donna non era mai soddisfatta, gli chiedeva di venirla a trovare spesso per fare l'amore, perchè ripeteva sempre che una volta sola non bastava, e quindi andava sempre a finire che lui si rifiutava perchè una sola volta era già stata un tradimento efficiente, e lei quindi non gli rivelava nulla dei presunti segreti che avrebbe dovuto sapere. Ma più prima che poi, questa storia sarebbe finita.

La donna, stranamente, aveva accettato una somma di denaro per sparire e rivelare ciò che sapeva, e finalmente Chuck si sentì un po' più sollevato. Almeno non avrebbe dovuto più mentire, anche se ormai il suo umore era a terra ogni volta che doveva nascondere queste bugie alla sua presunta donna, che intanto continuava a cercare informazioni sulla signora Menninson senza trovare nulla. Forse avrebbe dovuto proprio chiedere aiuto a Chuck, ma forse questo avrebbe destato un po' di rabbia in lui, accusandola nuovamente di essere gelosa. Poco importava.

Un mercoledì di una settimana dopo del primo incontro di lui con Eva, Blair decise a rivelargli l'incontro che aveva fatto qualche giorno prima, inconscia che la verità era più vicina di ciò che lei pensava o immaginava lontanamente.



Blair entrò esitando al Palace Hotel come mai prima d'allora, perchè sperava di non apparire una stupida ragazza gelosa agli occhi di Chuck. Il suo passo non era affatto veloce, ed anche se tra loro c'era una forte complicità e intimità negli ultimi giorni più che in passato, era un po' intimorita dalla sua probabile reazione.

Aveva seriamente paura che la gelosia mettesse paura a Chuck, invece che confortarlo, dato che in molti dicono che chi è geloso, in maggior parte, vuol dire che ama la persona di cui lo è.

Lei aveva paura che Chuck non lo capisse.

Così quando bussò alla sua porta, la sua mano fu più debole del solito rispetto alle altre volte.

“Chi è?” chiese lui con un tono strano, ansioso.

“Chuck apri. Sai chi è”

“Blair?” di nuovo un tono ansioso.

“Proprio io, devo parlarti”



Chuck, nella stanza, sentiva un vuoto nello stomaco.

Forse, se fosse stato solo, non l'avrebbe di certo sentito, ma questa volta, per uno strano caso del destino, non lo era. Lo stesso destino aveva voluto infatti che proprio quella mattina Eva, la donna delle tentazioni e dei segreti, decidesse proprio di andare da Chuck per andargli a rivelare cosa nascondeva con così tante forze, e aveva scelto proprio la sua stanza.



“Non posso aprire, non sono vestito” che scusa sciocca. E non era nemmeno una frase da Chuck Bass, ma fu la prima cosa che gli venne in mente.

“Non scherzare. Conosco meglio di te il tuo amichetto”

“Blair. Non posso e basta. Vattene”



Era evidente che lui la trattasse così bruscamente. Non voleva essere di certo scoperto in flagrante, anche se non stava facendo nulla di male... Ma sapeva la verità sarebbe salita a galla se lei avesse varcato quella porta. E Chuck non voleva. Almeno non così presto.

Ma non sapeva che Blair aveva la scheda per entrare in stanza, che aveva rubato qualche giorno prima alla reception per fargli delle sorprese in un determinato futuro.

Così lei inserì immediatamente la carta nella serratura, ed essa si aprì magicamente, mostrando un Chuck Bass attonito assieme alla sua ospite. Questo proprio non se l'aspettava. Blair era stata più furba di lui, inconsapevolmente.

La sua espressione già esitante divenne ancora più truce quando vide Chuck in compagnia di quella stessa donna che voleva fare il doppio gioco.



“Cosa significa?” chiese Blair con il tono che cercava di restare normale.

Evangeline fissò Chuck con una specie di mezzo sorriso, e poi tornò di nuovo su di lei.

“Non sa nulla?” chiese infine.

“No” rispose Chuck abbassando lo sguardo e stringendo i pugni.



In quel momento, Blair si sarebbe aspettata di tutto.

La presenza di quella donna nella stanza di lui, un luogo così sacro e privato che solo chi era davvero autorizzato da lui poteva varcare, la fece sentire insignificante all'improvviso.

Cosa ci faceva lì?

Per un secondo sperò di tornare indietro nel tempo e di rifletterci due volte prima di venire al Palace proprio a quell'ora per parlare a Chuck proprio di quella donna che adesso era lì davanti a lei e che da come aveva capito aveva condiviso qualcosa con lui.



“Cosa... Cosa dovrei sapere?” chiese Blair con il tono rotto.

“Mi sorprende che il tuo 'ragazzo' non ti abbia detto nulla. Eppure, quella sera all'hotel in collina sembravate troppo in sintonia, troppo perfetti come coppia” iniziò la giovane donna “invece mi sbagliavo di grosso. E' stato semplicissimo dividervi”

Lo sguardo di Chuck divenne immobile. Non aveva ben compreso il valore totale delle sue parole.

“Cosa intendi per dividerci?” Blair fece la domanda che lui aveva pensato.

La donna alzò un sopracciglio. “E' semplice. Ho giocato la carta della seduzione”

“Spiegati meglio” disse Blair, già furiosa e delusa.

“Io conoscevo Bart Bass. E lui conosceva profondamente me, ma non aveva messo in conto una cosa prima di morire... Ed è questo quello che ero venuta a riferire a suo figlio” si voltò verso Chuck, che corrugò la fronte.

“Allora? Cos'è?”

“Ci sto arrivando. Nemmeno lui lo sa, in effetti, e ha anche dovuto pagare un prezzo molto alto per scoprirlo” fece lei quasi viscida.

“Taglia corto” la incalzò Chuck, già troppo ansioso di trovarsi in quella stanza con le due donne.

“Come vuoi” rispose lei alzando entrambe le sopracciglia “e visto che c'è anche lei, risparmierai di dirglielo tu... Anche se dubito comunque che l'avresti fatto”

“Muoviti. Ho aspettato già troppo per la tua ingordigia” la incalzò nuovamente Chuck.

“Bene. Ecco, questo è tutto quello per cui tu mi hai sbattuta nel mio letto... Prendi”

Alla parola 'sbattuta' Blair desiderò davvero che fosse solo in senso metaforico e non letterale.

La donna porse una busta bianca a Chuck, che strappò la carta per leggerne subito il contenuto, sotto gli occhi attenti di Blair ed Eva.



“Si certifica che David Menninson è stato dichiarato dal test del DNA, figlio di... Bartholomew Bass Senior”

Chuck sbattè gli occhi, incredulo. Non poteva essere che Bart...

“E' un falso, nessuno ha il DNA di mio padre”

“Anche io ho le mie conoscenze, sai. Non ne dubiterei al posto tuo”

“E' impossibile” rispose lui secco.

“Invece no. Ed ho le prove che tu hai un fratello” prese dalla borsa una fotografia. Ritraeva lei incinta e Bart vicini, ma lui non aveva un'espressione tanto serena.

Chuck spalancò la bocca, ancora più incredulo di prima.

“Lo vedi, ecco una prova. E non finisce qui” disse lei con tono aspro “come figlio di Bart anche David ha diritto ad un'eredità”

“No. Il test sulla paternità non mi dice nulla di nulla. Io non ho un fratello”

“Lo vedremo. Farò di tutto perchè a mio figlio venga riconosciuto del suo defunto padre”

Chuck strinse di nuovo i pugni. “Vattene” sentenziò “e non farti più vedere. I soldi che ti ho dato ti basteranno per far vivere il tuo figliastro”

La donna corrugò la fronte, e la sua espressione divenne dura.

“Non finisce qui, Chuck Bass” disse, alzando il tono su Bass, ed uscendo dalla stanza con passi forti molto impressi nella moquette e sbattendo la porta alle sue spalle.



Erano rimasti soli.

Lui che fissava il pavimento e la finestra accanto a sé, e lei che stringeva la borsa tra le mani e che stava quasi sul punto di una crisi di pianto.



“L'hai... davvero... 'sbattuta nel suo letto'?” chiese Blair timorosa della risposta.

“Sì” rispose lui secco, fissando qualcosa davanti a sé per evitare di incontrare il suo sguardo.

“Bene. Allora non abbiamo più niente da dirci” disse lei, che girò in fretta i tacchi e corse via dalla stanza 1815, cercando di lasciarsi indietro Chuck.

Non aveva funzionato.


I don't believe I'll be alright
I don't believe I'll be OK
I don't believe how you've thrown me away
I do believe you didn't try
I do blame you for every lie
When I look in your eyes, I don't see mine


Skin – Alexz Johnson


Corse subito a casa, e si chiuse nella sua stanza. Non sapeva cos'altro fare.

Chuck si versò del whisky e cercò di dire a se stesso che sarebbe potuta andare peggio, ma era ben conscio che stava solo mentendo a sé stesso pensando così.

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Capitolo 10
*** Three Cheers For A Sweet Revenge ***


bho

 

Should I let you fall?
Lose it all?
So maybe you can remember yourself.
Can't keep believing,
We're only deceiving ourselves
And I'm sick of the lie,
And you're too late


Call me when you're sober - Evanescence


Chuck non era sicuro di averla persa del tutto, e cercava di essere ottimista e di pensare già a come poter riacquistare almeno un po' la sua fiducia, ma ne era lontano. Non gli veniva in mente nulla.

Blair, dal canto suo, non riusciva a capire cosa avesse sbagliato.

Pensava di essere stata troppo gelosa o troppo petulante, o comunque di aver fatto un'azione che a lui poteva sembrare troppo asfissiante per i suoi gusti.

Poi ci pensò meglio. Chuck era sempre stato così dannatamente disimpegnato, senza nessuno che gli potesse dire qualcosa quando sbagliava, o con la stessa donna sotto braccio.

Un po' se lo sarebbe aspettato.

Restò nella sua stanza per qualche ora, rifiutando di scendere a cenare o di farsi portare su qualcosa da mangiare. Com'era dell'umore nero, avrebbe di sicuro vomitato tutta la cena nel water.

Ascoltava musica triste e non riusciva a trovare qualcosa da fare per pensare un po' positivo come faceva due anni prima. Quando il college è finito, spesso ti trovi un po' come uno che non sa che fare della sua vita. E Blair, anche se aveva il lavoro che aveva sempre sognata e per cui era voluta andare proprio a Yale, si sentiva insoddisfatta.

Per fortuna, questa volta anche Serena era lì ad aiutarla.

In tarda sera, l'amica del cuore di Blair aprì violentemente la porta della sua stanza e la trascinò con la forza per terra, perchè non voleva vederla triste e sola su quel miserabile letto.



“Devi reagire! Non mi piace vederti così! Lo so che Chuck è uno stronzo, lo è sempre stato, ma... devi andare avanti!”

“Cosa devo fare, Serena? Mi ha già rifiutata troppe volte e mi sento male...”

“Usciamo e andiamo a divertirci, così magari incontri anche qualcuno che te lo farà dimenticare!”

“Non ho voglia”

“E invece no!” disse Serena trascinando Blair verso l'armadio “adesso scegli un vestito e andiamo in qualche bel locale a bere qualcosa e ballare”



Blair aprì titubante l'armadio, e scelse un vestito di colore rosso di seta, non molto lungo, con una scollatura non molto pronunciata, e lo abbinò a delle scarpe con il tacco nere aperte davanti.

Serena le acconciò i capelli nel migliore dei modi, ed insieme si avviarono verso qualche locale carino della grande mela, per cercare di trovare un 'sostituto' a Chuck.

Alla fine, entrarono in un locale che andava di moda in quel periodo, l'Hysterical Lounge, che aveva molto di strano, non solo per la gente che lo frequentava, ma anche per lo stesso nome del locale.



“Dove mi hai portata, bleah” disse Blair guardando gli strani personaggi che si muovevano a tempo di musica nel locale.

“E' alla moda, ed è pieno di ragazzi”

“Non ho voglia di vedere nessun ragazzo, almeno per stasera”

“Sii più ottimista” disse Serena spingendola verso il bancone dei drink.



Presero giusto due drink per iniziare la serata, e non avevano idea di come sarebbe proseguita.

Blair, anche se non lo dava molto a vedere, era ancora delusa dal comportamento di Chuck.

Non che non ne fosse abituata, ma le volte precedenti in cui lui si era comportato così almeno non avevano nemmeno mai provato a stare insieme come una coppia, e quindi il rapporto era diciamo... libero e quindi poteva anche essere giustificato.

Quella volta, invece, aveva seriamente minato la sua fiducia, e lei già stava pensando a cosa fare per cercare di fargli capire cosa si prova in questi momenti.

La sua occasione arrivò ben presto.


“Ma non è Carter Baizen quello seduto laggiù?” chiese all'improvviso Blair.

“Già. E mi sembra anche molto solo” aggiunse Serena.

“Ho avuto un'idea”


In effetti, l'affascinante Carter era seduto da solo ad un tavolo non troppo lontano e stava sorseggiando un drink guardandosi intorno. Finalmente il suo sguardo si posò su Blair e Serena.

Le riconobbe, ed alzò la mano come per salutarle.

Nello stesso istante, a Blair venne in mente un piano fantastico.

Si alzò dallo sgabello dov'era seduta ed andò al tavolo di Carter.



“Carter” disse Blair sorridendo.

“Da lontano non sembravi tu” ammise lui.

“In effetti... Ho un po' schiarito i capelli” fece lei ammiccando un po'.

“E quella lì è Serena Van Der Woodsen, giusto?” chiese lui.

“Sì, esatto, proprio lei... Ma adesso parliamo di te” fece lei sempre con un tono strano “cosa ti porta qui? So che viaggi spesso...”

“Non viaggio da qualche anno. Mio padre ha insistito a farmi fare la gavetta per poterlo poi sostituire un giorno, e così non mi sono mosso se non per viaggi di lavoro”

“Ah, capisco” disse lei sbattendo le palpebre “quindi ne deduco che non hai avuto il tempo di fare quasi nulla... di ciò che preferivi”

“Sembra che tu capisca al volo. Ho dovuto fare riunioni su riunioni e non avevo nemmeno il tempo per respirare... ma se volevo l'eredità del vecchio dovevo per forza farlo”

Blair sospirò. “Cosa non si farebbe per i soldi... Ma sai che non sono una cosa importante... C'è anche altro che conta nella vita”

Carter sorrise. Forse aveva intuito dove lei voleva arrivare.

“L'amore, per esempio” disse lui con tono sensuale.

“Vedo che mi capisci anche tu al volo, caro Carter”

“Sono sempre stato bravo a capire le donne... E ciò che vogliono”

“Capisci anche me?” lo provocò lei.

“Ovviamente. Che ne dici di domani a mezzogiorno al caffè Moon Blue?”

“Sembra davvero una buona idea. Fai come se fossi già lì”

“Già lo sto facendo... ah, questo è il mio numero, se ti va di chiamarmi” disse lui alzandosi e lasciando delle banconote sul tavolo “a domani, Blair”



Lei sorrise e fu stranamente felice.

Felice non di incontrare Carter Baizen il giorno successivo, ma più che altro per prendersi una specie di rivincita su Chuck. Ma era la cosa giusta da fare?



Mentre Blair aveva trovato come far soccombere nuovamente Chuck, quest'ultimo era davvero più in crisi di prima. Non riusciva a trovare un qualcosa che avrebbe potuto riportarla da lui, non sapeva nemmeno come provarle che era andato a letto con Eva in buona fede... Okay, un po' di lussuria da parte sua c'era stata, ma comunque si era subito pentito di aver tradito Blair in un modo così blando, e questo dimostrava che di lei gliene importava, e non poco.

Alla fine, dopo aver buttato giù tanti bicchieri di vari alcolici, decise a chiamare il suo amico di sempre, Nate Archibald, che era appena tornato anche lui dalla Columbia University.

Bussò appena in tempo alla porta della stanza 1812, prima che Chuck aprisse una nuova bottiglia di scotch invecchiato.



“Finalmente” disse lui dirigendosi alla porta.

“Chuck, amico” disse Nate entrando in camera e abbracciando brevemente l'amico.

“Nathaniel, è sempre un piacere vederti”

“Sono contento che mi hai chiamato”

“Devi aiutarmi” disse Chuck poggiandogli le mani sulle spalle e portandolo verso il divano del piccolo soggiorno della stanza e facendolo sedere.

“E' per questo che son venuto... Mi fa piacere aiutarti”

“Ho fatto un danno irrimediabile”

“Spiegati”

“Sono andato a letto con una donna per avere informazioni segrete su Bart”

Nate corrugò la fronte. “Beh, non mi sembra una cosa strana da parte tua”

“Avevo promesso a Blair di provare a stare insieme... di essere una... coppia”

Nate ne fu meravigliato. “Non ci posso credere. Allora sarà difficile”

“E' per questo che ti ho chiamato”

“Cosa dovrei fare?”

“Semplice. Tu e lei vi siete lasciati un paio di volte...” cominciò Chuck, lasciando la frase in sospeso.

“Vorresti qualche dritta su come poterla riconquistare”

“Sì, esattamente”

“Spero di ricordarmi come si fa... E' da mesi che non la vedo dopo...”

“Dopo cosa?”

“Siamo stati per un breve periodo insieme” ammise Nate, abbassando lo sguardo.

“Non ne sapevo nulla”

“Effettivamente, non lo sapeva nessuno. E' successo tutto in fretta ed è finito in fretta... Mi ero appena lasciato con Vanessa e mi sentivo un po' depresso perchè mi aveva lasciato per un altro, e inoltre stavo per partire per le vacanze. All'aeroporto c'era Blair, da sola, che stava per andare in Francia da suo padre. Aveva un'espressione davvero triste, e mi fece quasi paura vederla così, perchè era un lato di lei molto raro che non avevo mai visto... Alla fine mi sono convinto di passare qualche giorno con lei perchè mi dispiaceva vederla così, e un giorno, mentre eravamo sulla Torre Eiffel, mi baciò. E' durata finchè non sono partito per le Hawaii”

“Sai perchè era così triste?”



Forse Chuck lo immaginava il vero perchè.

Se il periodo a cui Nate si riferiva era quello in cui lei partì due anni prima lasciandogli quella lettera d'addio, forse poteva anche pensare al motivo che la faceva essere così triste.

Era sempre colpa sua.



“Amico, non vorrei dirtelo perchè sai che ci conosciamo da tempo, ma... Penso era proprio per causa tua. Mi ha rivelato di provare qualcosa... di profondo per te”

Chuck sospirò. Sì, era proprio colpa sua. Una seconda volta era già troppo.

“E' finita” disse rammaricato.

“No, dai. Cercherò di fare del mio meglio per farla ragionare” disse Nate, che gli diede una pacca sulla spalla in segno di amicizia.

Chuck gli sorrise, poi si alzò e andò a prendergli un bicchiere di scotch.

Passarono tutta la notte a parlare di ciò che avevano fatto negli ultimi due anni in cui si erano visti molto raramente a causa degli impegni di entrambi, e cercarono anche di pensare a qualcosa che avrebbe fatto tornare Blair da Chuck.



La mattina successiva, la nostra regina B si svegliò davvero felice.

Si stiracchiò nel suo letto, pronta ad andare per qualche minuto al lavoro per vedere se c'erano novità, e poi per andare a mezzogiorno all'appuntamento con Carter Baizen.

Non sapeva cosa la spingeva a fare questo, dato che si Carter era molto bello, ma comunque non di certo il tipo da lunga storia d'amore... In questo assomigliava a Chuck.



“Dorota, mi prepari la gonna di Chanel e la camicia vaniglia di Dior? Vado di fretta”

“Certo, Miss Blair” concordò la cameriera “deve fare qualcosa di importante, oggi?”

“Sì, Dorota. Devo far morire qualcuno di gelosia”

La donna spalancò la bocca, e poggiò i capi che le aveva richiesto Blair su una sedia, ed uscì dalla stanza sempre con un'espressione strana in volto.



Blair indossò una gonna lunga fino al ginocchio di colore grigio scuro, grigio chiaro e nero a righe oblique che convergevano al centro del tessuto, ed una camicetta di colore vaniglia che aveva al centro, dove c'erano i bottoni, dei merletti neri che erano anche alla fine delle maniche.

Per terminare, aveva indossato anche un cerchietto di colore grigio scuro di seta.

Si guardò allo specchio sorridendo, compiaciuta per il suo aspetto, e partì alla volta della prima tappa: l'ufficio del New York Times.

Blair non sapeva perchè quella volta aveva voglia di vedere quale servizio, seppur di poca importanza, avrebbe dovuto fare per il giornale.

Aveva una nuova energia che le veniva dal fatto che tra poche ore avrebbe incontrato Carter, e, come lei pensava che lui ci stesse, avrebbe ripagato Chuck con la stessa moneta.

Un po' viscido, ma sappiamo che questo era il loro stile.

Non appena Blair arrivò nell'ufficiò, notò qualcosa di diverso.

C'era qualcuno che occupava la sua scrivania.

Un ragazzo non tanto alto, molto magro e con gli occhiali ed i capelli acconciati come un damerino, vestito quasi come un liceale, stava scrivendo qualcosa.

Blair gli si avvicinò poggiando violentemente la sua borsa sulla scrivania, e facendo sobbalzare il giovane ragazzo.

Il ragazzo alzò gli occhi e la fissò stranito, mentre le gli sorrise.



“Posso aiutarti?” chiese lui.

“Certo. Perchè sei seduto alla mia scrivania?”

“Veramente... questa è la mia scrivania”

“Cosa? Caro, mi sa che non hai capito nulla”

“No, qui è lei che non ha capito nulla, Miss Waldorf” disse da dietro una voce autoritaria. Il signor Menninson.

Blair si voltò verso di lui, corrugando la fronte.

“Cosa non ho capito? Mi spieghi”

“Questo ragazzo, Michael Rolfing, è il suo sostituto arrivato appena appena da Yale”

“Sostituto? Sta scherzando?”

“No. E' licenziata”

“Licenziata? E perchè? Non ho fatto nulla di male!”

“Non avrà fatto nulla di male a me, ma a mia moglie sì”

“E sentiamo, cosa le avrei fatto?”

La donna comparve da dietro il marito con un'aria saccente.

“Quando sei venuta a consegnarmi il biglietto da parte di mio marito, la scorsa settimana, mi hai risposto male e mi hai gettato il biglietto in pieno volto perchè non potevo aprirti”

Blair corrugò ancora di più la fronte e rivolse alla donna uno sguardo truce.

“Non è assolutamente vero!”

“Sta dicendo che mia moglie sta mentendo?” disse Mr Menninson con tono duro.

“Sì. E le mente sempre. Scommetto che non sa nemmeno che ha degli amanti”

“Come ti permetti, ragazzina?” disse lei ostentando una finta rabbia.

“Ragazzina a me? E' lei qui quella che fa i giochi da ragazzina”

“Basta, Miss Waldorf. Se ne vada, e non torni mai più in questo palazzo!”

“Con piacere!” disse lei girando i tacchi e dirigendosi a passo veloce verso l'ascensore.

Una volta nel taxi, chiamò un numero recente nella rubrica.

“Carter? Sì, sono Blair. Mi chiedevo se potevamo vederci prima...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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