Bloody Red Classes {Who needs a mentalist when you can be a hero?}

di Hikary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ~ The Sentinel and the Mentalist ***
Capitolo 2: *** How we got in troubles ***
Capitolo 3: *** Saturday brunch with red sauce ***
Capitolo 4: *** Once and Again ***
Capitolo 5: *** Much Ado About Nothing ***
Capitolo 6: *** The Handmaiden's Tale ***



Capitolo 1
*** Prologue ~ The Sentinel and the Mentalist ***



Bloody Red Classes


[Prologue]

The Sentinel and the Mentalist


Benché fosse già ottobre inoltrato, l'aria pomeridiana non era ancora tanto fredda da imporle di tirar fuori dall'armadio il suo pesante giaccone invernale. Per di più il professore di storia non si era presentato alla lezione; così si era ritrovata con un'inaspettata ora extra di libertà, che normalmente avrebbe sfruttato per una cavalcata lungo il fiume.

I presupposti per una bella giornata c'erano – su questo non aveva dubbi.

E tuttavia, dall'andatura spedita e dannatamente seria si capiva quanto l'umore della ragazza fosse tutt'altro che buono.

Alle dodici e zero otto spaccate, Teresa Lisbon entrò a passo di carica nell'ufficio del preside.


- Signore – esordì prima che l'uomo potesse interromperla – dobbiamo parlare. Di Jane. -


Minelli deglutì, allentandosi il nodo della cravatta.

Quella giornata iniziata tanto bene stava per prendere una brutta piega.

Indubbiamente.



Virgil Minelli dirigeva la Bose Academy of Sacramento all'incirca da quindici anni e non aveva mai avuto un'allieva paragonabile all'agguerrita diciannovenne che ora gli si parava davanti.

Con il suo metro e sessanta e un fisico più che minuto, Teresa Lisbon aveva un'aria innocua – quasi tenera, diceva Jane – che avrebbe tratto in inganno chiunque l'avesse incrociata per caso.

Minelli, al contrario, conosceva molto bene Lisbon: aveva sperimentato in prima persona la sua vivace intelligenza, il suo sarcasmo pungente e quella determinazione che spesso sfociava in vera e propria ostinazione.

Ma Lisbon era anche un'attenta osservatrice delle regole e della gerarchia e il preside apprezzava sempre il modo discreto di esprimere il suo parere, tra le mura dell'ufficio al terzo piano.

Se si potevano evitare scenate gratuite e sbandieramenti ai quattro venti degli scandali scolastici, era certo che Lisbon li avrebbe evitati.


Per questo parlare di Jane lo inquietava; di certo le argomentazioni della ragazza non era sciocche né infondate – e di guai seri, con Jane, ne aveva avuti abbastanza.


- Che succede, Lisbon? - sospirò, rassegnato.


Forse assegnare quel ragazzo alla squadra di Lisbon non era stata poi una grande idea...


- Ecco, io... -


Il cellulare di Lisbon emise un leggero “ bip”. La ragazza lo estrasse rapidamente, mormorando qualche parola di scusa al preside. La sua espressione tesa si ammorbidì e Minelli fu certo di aver visto una scintilla di divertimento attraversare per un istante i suoi occhi verdi.


- Idiota... - mormorò.


Quando distolse lo sguardo dal display, aveva un'aria smarrita; come se non si ricordasse più il motivo per il quale era venuta.


- Jane ...? - la incoraggiò l'uomo.

- Oh... - sgranò gli occhi e arricciò le labbra in una strana smorfia – Volevo solo ...rassicurarla,sì, rassicurarla a proposito di Jane. Sta andando tutto a meraviglia. -


Annuì – più per convincere sé stessa che lui, a detta di Minelli – e lasciò precipitosamente l'ufficio del preside, che non aveva ancora deciso se sentirsi sollevato o ulteriormente in ansia.


***


Solo quando fu nel corridoio si decise a rileggere il messaggio.


Tutto sistemato, ho perfino chiesto scusa a quel perfetto idiota!

Ti aspetto da Tina, con caffè e muffin ai mirtilli :)

Ps: mi perdoni?


Suo malgrado, sorrise.

Riusciva perfettamente ad immaginare che faccia avrebbe fatto Jane pronunciando quel “ mi perdoni?”; motivo per cui aveva deciso di fare dietro front e non lagnarsi – di nuovo – per la sua totale incapacità di rispettare anche una sola regola.

Patrick Jane era davvero eccezionale, questo Lisbon doveva riconoscerlo. Da quando il preside lo aveva assegnato alla sua squadra, un piccolo team che si occupava di supervisionare la vita quotidiana all'interno del college, avevano risolto i loro “ casi” molto più in fretta.

Ma – santo cielo! - sapeva essere talmente irritante!

Agiva continuamente di testa propria, si divertiva a fare cose assolutamente vietate, come ipnotizzare le persone, e soprattutto, cosa ancora più tragica, riusciva sempre a farsi perdonare.

Sempre.

Lisbon riusciva ad infuriarsi con lui a livelli inverosimili, per ritrovarsi, un attimo dopo, a sorridere da perfetta scema di fronte all'espressione da cucciolo bastonato che Jane sapeva fare tanto bene ogni qual volta voleva chiederle scusa.

Adesso, poi, bastava un semplice sms perché capitolasse.


Diamine, Jane, tu mi farai impazzire!


Nonostante tutto, si avviò col suo usuale passo di carica verso la caffetteria. L'ufficio di Minelli era al secondo ed ultimo piano dell'ala nuova dell'istituto, mentre la caffetteria si trovava al pianterreno.

Ne approfittò per decidere cosa averebbe detto a Jane una volta arrivata: magari si sarebbe finta offesa ancora un altro po' . In fin dei conti, poteva permettersi di fargli sudare il suo perdono, una volta tanto.


E invece, non appena lo vide seduto al bancone, intento a chiacchierare con Tina, tutti i suoi bei piani sfumarono. Si sedette accanto a lui, accettando di buon grado la tazza di caffè fumante che le stava porgendo.


- Ciao. -

- Ciao. -


Jane la stava osservando con attenzione, ma Lisbon si costrinse a tenere gli occhi bassi, lo sguardo fisso sul marmo bianco.

Posò il cellulare di fronte al ragazzo, che lo prese subito, incuriosito.

La sua risata leggera, appena percettibile, non tardò ad arrivare.


Perdonato.


[FINE CHAP. ONE]




SPAZIO AUTRICE

Questa fic è un vero e proprio esperimento! Io non scrivo AU, non mi sono mai sentita tagliata, eppure mi è venuta questa folle idea. Insomma, se non è una follia mettere Jane, Lisbon e tutta la cricca al college, ditemi voi cos'è xD

Il primo capitolo è più un assaggio, trama & ambientazione si chiariranno man mano ( ho anche disegnato una piantina della Bose Academy, che in qualche modo renderò visibile agli ipotetici lettori). Per la futura parte un po' “ sovrannaturale”, mi sono rifatta all'unica fonte di genetica che conosco, ovvero Heroes XD

Se la cosa può interessarvi, fatemelo sapere e sarò ben lieta di continuare, anche se i miei aggiornamenti non saranno tempestivi quanto quelli dell'altra bellissima long-fic su The Mentalist ( pubblicità occulta XD !!!), Red Dream.

Con la speranza che passino di qui, vorrei dedicare il mio esperimento a Teresa Lisbon ed evelyn_cla, che hanno contribuito ad arricchire ( anzi, a creare direi!) la sezione The Mentalist, che spero di vedere sempre più popolata :D


DESCLAIMER: The Mentalist non mi appartiene e la fic non è a scopo di lucro ù_ù


*kisses


Hikary





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Capitolo 2
*** How we got in troubles ***



[Chap. 1]

How we got in troubles


Il “ grosso guaio”, com'era solito chiamarlo, era arrivato quando Teresa stava per iniziare il terzo anno; dal Primo Censimento il Governo aveva avuto il suo bel daffare nel riorganizzare il sistema scolastico e alla Bose si poteva accedere dai quindici anni.


Un giorno qualunque - non ricordava quale – aveva urtato un ragazzo in corridoio.

Niente di grave, nemmeno un libro a terra.

Si era voltata per scusarsi e lui aveva fatto altrettanto; per un lungo istante i loro sguardi si erano incrociati, studiandosi in silenzio. Aveva grandi occhi chiari, di un azzurro intenso.

Lisbon se n'era andata in fretta, dimenticando le scuse e solo dopo parecchio tempo si era accorta che anche lui non aveva aperto bocca.


Il giorno seguente, mentre metteva a soqquadro la stanza di un “ sospettato” - Lisbon amava usare termini tecnici anche per le piccole questioni scolastiche – quello stesso ragazzo era comparso sulla soglia, chiedendo cosa stesse facendo nella propria stanza.

E Lisbon, non senza un certo orgoglio, gli aveva sventolato sotto il naso il suo bel tesserino: CBI, College Bureau of Investigation.

Una sorta di di Dipartimento Scolastico di Investigazione.

La bocca del nuovo arrivato si era piegata in uno strano sorriso.


- So chi sei – le aveva detto – ci siamo già visti. -


Dapprima la ragazza aveva creduto che si stesse riferendo all'incontro-scontro in corridoio.

Poi, colta da un improvvisa folgorazione, le tornò tutto in mente.

Due anni prima, aula di musica; una ragazza del secondo anno era stata trovata morta assieme alla sorellina dodicenne e nessuno – nessuno - aveva mai trovato il responsabile.

La ragazza era una bellissima ed ineccepibile studentessa, con un futuro assicurato nel mondo della musica. E aveva un fidanzato, Patrick Jane, con cui avrebbe dovuto sposarsi l'ultimo anno di scuola.

Ptrick Jane, il ragazzo che ora si trovava di fronte a Lisbon.

Ma lei non era riuscita a pensare ad altro; distogliendo lo sguardo da Jane, aveva letto le prime righe del foglio che aveva trovato in uno dei cassetti.

Il suo cervello si era spento di botto, cancellando ogni altro pensiero che non fosse l'intestazione stampata in bella grafia in cima al pezzo di carta.


Certificato di Non-Eccellenza

Rilasciato a: Jane, Patrick

il 4-05-2002


***



Dal 1954 alcuni fenomeni migratori sospetti avevano scombussolato l'equilibrio della popolazione mondiale: gruppi di persone assolutamente eterogenei partivano all'improvviso, ritirandosi in luoghi via via sempre più isolati. Nessuno all'epoca ne era a conoscenza, ma già dal '56 i governi di tutto il mondo iniziarono a mobilitarsi per studiare cosa accomunasse questa gente. Venne alla luce una sorta di “ virus” non meglio identificato, che generava comportamenti bizzarri, trasformando così gli “ infetti” in dei reclusi.

La situazione subì una brusca svolta con la grande manifestazione del 1971. A Praga, in Piazza Venceslao, un folto gruppo di manifestanti si diede fuoco come segno di protesta e ribellione, rivendicando la propria appartenenza ad una specie nuova, fatta di persone superdotate in grado di compiere azioni incredibili. Gli studi sul famoso virus vennero alla luce e il problema dei Dotati, o Iper-abili, divenne l'oggetto di quasi ogni studio scientifico.

Dieci anni dopo, una brillante genetista indiana, Shanty Bose, isolò e studiò una particolare mutazione genetica, responsabile delle Abilità dei Dotati.

La cosa che lasciò il mondo senza fiato, tuttavia, fu quello che venne chiamato il “ Grande Censimento”: la dottoressa Bose riuscì a catalogare, grazie all'appoggio di tutti gli stati, ogni singolo essere umano sul pianeta, dimostrando che il numero di Dotati era assai vicino a quello delle persone “ normali”. Il carattere iper era molto più forte dello standard e presto i Dotati aumentarono parecchio.

Attualmente la popolazione mondiale conta un 68% di Dotati contro un misero 30% di non-dotati. Il restante 2% è costituito da elementi che potrebbero sviluppare un'Abilità in futuro o sulla cui natura si è ancora incerti.

A dodici anni avviene l'usuale visita con registrazione nel Database Genetico del proprio paese e i non-dotati ricevono un documento che attesti la loro normalità, il Certificato di Non-Eccellenza.

Questo è all'incirca ciò che un qualunque ragazzino dai nove anni in su sa o dovrebbe sapere.

A volte un'Abilità non è niente di eccezionale; ma per i soggetti davvero in gamba esistono scuole speciali, dove mettersi alla prova. Ormai al mondo ce ne sono a migliaia, benché tre di queste restino nella memoria collettiva come “ storiche”, quelle che hanno dato il via ad una nuova era.

Tutte e tre portano il nome della grande genetista indiana: la Bose School for Abilities di Brighton, il Bose Memory College di Bombay e la Bose Academy of Sacramento.


Non-dotati rigorosamente esclusi.


***


- Devo portarlo a Minelli. - aveva esclamato improvvisamente Lisbon.

- Già. -


Jane si era limitato ad annuire, con espressione neutra.


- Sul serio. -

- Lo so. -

- Dovresti supplicarmi di non farlo. -

- Non farlo sarebbe quasi un reato. -

- Vuoi finire nei guai? -

- No, ovviamente. Chi mai vorrebbe finire nei guai? -

- E allora... -

- Tu, invece, hai l'aria di una che vorrebbe finirci. Se non consegni quel documento di metterai nei casini. -

- Tu ...io... - scuoteva piano la testa, il naso arricciato e le labbra contratte in una strana smorfia. - Mi stai confondendo. - aveva ammesso.


Jane le aveva sorriso in maniera davvero curiosa.

Nonostante tutto, quel sorriso le era parso molto rassicurante.


- Come fai a non farti scoprire? -

- Semplice: io sono più bravo di loro. -

- Tu sei un non-dotato. Non hai nessuna Abilità, non puoi essere più bravo! -

- Ho la mia mente. Ti assicuro che basta. -

- E in che modo? -

- ...vuoi consegnarlo davvero, il foglio? -

- Io non ...non lo so. -


Si era ritrovata a fissare con aria smarrita l'ennesimo sorriso.


- Facciamo progressi, non trovi? -



***


Un'intera giornata con Patrick Jane era qualcosa al limite del massacrante.

Teresa Lisbon, tenace e risoluta, lo aveva seguito tutto il giorno, metro per metro, cercando di capire come accidenti facesse ad ingannare i migliori insegnati d'America.

In effetti, Jane era proprio in gamba.

Con infinita pazienza le aveva spiegato come l'attenzione ai particolari, l'abitudine a non dare nulla per scontato e qualche altro trucchetto, che per il momento avrebbe tenuto ancora per sé, potevano trasformarti nel più dotato dei Dotati.

In segreteria, Jane era stato registrato con le Abilità lettura del pensiero e manipolazione mentale o persuasione. Due Abilità rare che gli insegnanti adoravano.

Un curriculum niente male.


Ma a Lisbon questo non bastava.


***


- Ma tu cosa sei? - gli aveva finalmente chiesto, quella sera.


Stavano camminando verso il maneggio ( uno dei motivi per cui Lisbon non aveva avuto dubbi sulla scuola in cui iscriversi), seguendo il vialetto in ciottolato che dal portico esterno arrivava fino al torrente.


- La definizione giusta, quella da veri pignoli, è mentalist. -

- Mentalist? -

- Mentalist; pronuncia /’men-tə-list/, sostantivo: persona che ricorre all’acutezza mentale, ipnosi e/o suggestione. Colui che padroneggia la manipolazione del pensiero e del comportamento.-

Le aveva strappato una risata con la sua piccola performance da bravo scolaro.

- Andiamo, Jane. I mentalist non esistono. Sono come i sensitivi. La scienza ha spiegato la fantascienza, ha spiegato sé stessa. Nemmeno Clark Kent si è salvato. Sarai un 2%. O un errore di Censimento, chi lo sa? Oppure sei soltanto molto furbo e fortunato. -

- La mia è scienza. -

- Allora sei come me. -

- No, nient'affatto. -

- Allora non puoi indovinare a cosa sto pensando. -


Si era fermato. Sorridendo, aveva reclinato appena il capo, guardandola con un sorrisetto molto divertito.

- Ti piacciono i cavalli, vero? O forse i pony. -


Lisbon non era riuscita a nascondere il proprio stupere, neppure per un istante. Gli occhi verdi brillavano di curiosità mentre cercava di trattenere un sorriso a dir poco estasiato, mordicchiandosi il labbro inferiore. Con un gesto inaspettato, Jane l'aveva presa sottobraccio riprendendo a camminare, questa volta in direzione della scuola.

- Magia... - le aveva sussurrato ridacchiando.


E Lisbon gli aveva affibbiato un leggero pugno sulla spalla.


- Cammina, scemo... -


***


Il foglio – Certificato di Non-Eccellenza - non si era mosso dalla tasca di Lisbon; così, in un certo senso, anche lui era stato convocato dal Minelli, assieme alla sua attuale proprietaria e a Jane.


Virgil Minelli era un uomo con tante idee e pochi capelli, grigi e un po' ispidi. Aveva modi diretti e incisivi, ma non amava mettere in soggezione i propri allievi. Adorava Teresa; la ragazza nutriva un sincero rispetto nei suoi confronti e inoltre una certa gratitudine per la fiducia che il preside le accordava ogni qual volta ne avesse bisogno.

Per lei era un classico ritrovarsi in piedi davanti alla sua scrivania, in attesa di scoprire per quale motivo l'avesse convocata. Per Jane, in piedi accanto a lei, un po' meno. Minelli aveva trovato estremamente curiosa la neo-amicizia tra Lisbon e Jane. Ed anche una bizzarra coincidenza, dato che aveva una mezza idea di aggiungere il ragazzo alla squadra del CBI. Li aveva osservati a lungo prima di parlare e quando finalmente sembrava deciso a dire qualcosa, quel foglietto tanto preziono – mannaggia a lui – era scivolato fuori dalla tasca del giubbotto di Lisbon. Un po' come aveva fatto nella stanza di Jane, sbucando fuori all'improvviso.


- Cos'è quello? - aveva chiesto d'istinto il preside.

- Nulla. - era stata l'altrettanto rapida risposta della ragazza.

- Lisbon, che accidenti stai combinando? Dammi quel foglio, ora. -


Pallida ma irremovibile, Lisbon agitava il capo, facendo segno di no.


- E' soltanto... -


In quel momento la mano di Jane le si era posata sulla sua spalla, con fare comprensivo.


- E' tutto okay Teresa. - aveva detto.


Il tono d voce grave e il suo sguardo serio, per un attimo l'avevano persuasa che Jane volesse dire la verità.

- Ho letto io le analisi, dal momento che tu non avevi il coraggio. La nostra Grace non aspetta nessun bambino, può smettere di preoccuparsi. -


Se le avesse avuto ancora del colore in viso, di certo sarebbe sbiancata. Invece si era voltata verso il preside, cercando di sembrare perlomeno convincente.


- Le chiedo scusa, davvero. Ma Grace... -

- Grace? Intendi dire Van Pelt? -


Un vago flash sulla dolce e piccola Grace che assisteva a quel dialogo a dir poco distruttivo per la sua vita e quel che ne sarebbe rimasto.

Tuttavia l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio.


- Sì. - aveva mormorato, con un filo di voce.


Minelli le aveva chiesto un paio di aggiornamenti sul lavoro del CBI, ancora profondamente scosso da quella rivelazione, dopodiché li aveva congedati.

E, non appena la porta si era chiusa alle loro spalle, Jane non era riuscito a fare a meno di dare spettacolo.


- C'è davvero una Grace nel CBI? -

- Mi stai dicendo che hai detto il primo nome che ti è passato per la mente?! -


Jane aveva finto di mordersi la ligua, in una strana espressione giocosa. E il pugno di Lisbon non era stato così delicato con la sua spalla, questa volta.


***


Minelli era rimasto molto colpito dal modo in cui i due ragazzi si erano difesi dalle sue domande. Trovava straordinario che Jane fosse riuscito ad avvicinarsi a Teresa in così poco tempo.

Lei era una studentessa brillante, una ragazza sveglia e sempre intenta a fare qualcosa di utile. Molte persone le si affezionavano, soprattutto perché, nonostante la sua posizione, si comportava in modo giusto ed imparziale. Ma era come chiusa in una corazza di ferro, dalla quale lasciava trasparire pochissime emozioni e zero informazioni personali. Odiava parlare di sé. Jane sembrava saperla prendere piuttosto bene e – cosa davvero insolita – riusciva a farla ridere.


Fu questione di pochissimo e finalmente anche Lisbon, che cominciava a sentirsi parecchio frastornata, capì cos'era successo e cosa stava succedendo: Jane era entrato alla Bose con il consenso di Minelli e se fosse riuscito a fingersi un Dotato, avrebbe ottenuto il permesso di restare.


- In ogni caso – le aveva assicurato Jane – la scena in ufficio è stata proprio interessante! -


Jane era entrato a far parte della squadra per ordine del preside.

E Lisbon, oh, Lisbon aveva avuto ben poco da ridere.


***


Ricordava bene la prima volta nel covo del CBI. Una sorta di grade soffitta, più lunga che larga, con le travi del soffitto a vista, in legno massiccio, che forse un tempo avevano rispecchiato lo stile rustico della casa. Si trovava infatti nella parte superiore dell'ala vecchia, quella situata ad ovest: un grosso edificio a due piani – ma alto quanto l'ala nuova, che ne aveva tre – sormontato dalla soffitta. Al piano terra c'erano gli alloggi maschili, sopra quelli femminili.

L'unico mobile degno di nota era un grosso divano malmesso, di un improbabile color senape che s'ntravedeva appena sotto la miriade di cuscini colorati che lo ricoprivano. C'era anche qualche vecchio mobile dalle antine penzolanti e un paio di bauli, sul lato opposto a quello del divano. Avevano portato un tavolino quadrato in legno con una seggiolina uguale, che erano stati dipinti di rosso da qualche buonanima volenterosa.

Fu lì che vide Grace – quella Grace – la prima volta e anche tutte le altre. Grace Van Pelt frequentava il secondo anno. Era una ragazza molto graziosa, dai linementi delicati e con due grandi occhi nocciola, dolcissimi. I lunghi capelli castani erano quasi sempre raccolti in una severa coda di cavallo. Stava in silenzio, immobile, fissando lo schermo del suo portatile. Solo l'indice della mano destra toccava lo schermo, come se volesse sprofondarci.

Cho era in un angolo, avvolto dalla semi-oscurità, e non si era mostrato né entusiasta né scocciato dall'arrivo di Jane. Di origini chiaramente asiatiche, pareva imperturbabile; perfino Jane dovette riconoscerglielo.

Rigsby era il più allegro della squadra. Un tipo robusto, con un viso tondo e amichevole che ispirava simpatia a prima vista. Sedeva sul pavimento, accanto alla sedia di Grace, sgranocchiando noccioline.

E, dulcis in fundo, c'era Lisbon. Comodamente sdraiata in un angolo del divano, teneva d'occhio i tre colleghi, abbracciata ad un grande cuscino giallo sbiadito. Le sue dita sottili giocherellavano con le poche frange rimaste in maniera quasi ossessiva. Smise subito non appena si accorse di Jane sulla porta.


- Ragazzi, lui è Patrick Jane. -

- Quello normale che dovrebbe darci una mano? -

- Sì Rigsby, quello. -


Il ragazzo balzò in piedi dimostrando un'agilità inaspettata.


- Piacere, Wayne Rigsby! - esclamò porgendo la mano a Jane.

- Non posso credere che tu sia davvero ...sì, insomma, non-dotato. Lisbon ci ha detto quello che sai fare ed è ...beh, è semplicemente incredibile! Ho sempre pensato che la scienza del gene iper non potesse spiegare tutto. A questo proposito, ho una teoria che... -

- Grace, ti prego, non cominciare con Dio, Maometto e tutti gli altri. -

- Maometto era musulmano, io sono cattolica. - sibilò acidamente in direzione di Rigsby.


Patrick sorrrise e guardò Lisbon.


- Jane – disse lei d'un tratto – riesci a prendere al volo il cuscino? -

- Certo. -

- Ah sì? -


Lisbon reclinò il capo e gli lanciò un'occhiata enigmatica. Lanciò il suo cuscino in direzione di Jane; ma nel momento in cui il ragazzo si mosse per afferrarlo, qualcosa lo bloccò. Rimase immobile, con il braccio sollevato a mezz'aria. Dopo qualche secondo si riscosse.


- Che hai fatto? - domandò a Lisbon.


La ragazza scosse la testa, come per dire “ te lo avevo detto”.


- Questa è un'Abilità, Jane. La mia. -


***


Le Abilità degli altri componenti del gruppo non tardarono a farsi scoprire.

Jane non capiva, ad esempio, perché delegassero a Grace tutti i lavori che prevedevano l'uso di un computer.


- Per fare più in fretta. - gli aveva spiegato Lisbon.

- E' molto brava con la teconolgia? -

- Lei ci parla. Beh, non so se ci parli davvero. Le basta sfiorare un computer per fargli fare ciò che vuole. -

- Oh. Capisco. -


Jane aveva annuito, come se la cosa fosse chiara. Ma si era premurato di osservare bene Van Pelt quando usava il suo portatile.

Allo stesso modo, toccava a Cho far parlare gli indiziati più restii a farlo. Cho era in grado di cambiare la temperatura di qualsiasi cosa, corpo umano compreso. Era un ottimo metodo per far innervosire le persone.

Rigsby aveva un olfatto incredibile: anche dal più liove profumo riusciva ad individuare ogni singolo componente della sostanza in questione.

Ovviamente era Lisbon ad incuriosirlo di più di tutti. La ragazza usava spesso la sua Abilità per immobilizzarlo quando la faceva innervosire, anche se per pochi secondi soltanto.

E più Lisbon malediva Minelli per il guaio in cui l'aveva cacciata, più Jane gli era grato per averlo mandato in quella soffitta semibuia ma così piena di vita.


[FINE CHAP. ONE]


Spazio Autrice

Sapevo di poter contare sulle mie due colleghe preferite XD

Allora, cominciamo con due note su questo capitolo: un bel tuffo nel passato – circa un anno prima - con tanti “ flash” di come è nata la squadra del CBI così come la conosciamo. Ho cercato di affibbiare ai nostri tesori (L) dei poteri che avessero un po' a che fare con il loro ruolo nella serie originale, ma che allo stesso tempo non li mettessero allo stesso livello di Patrick. L'unica che mi ha mandato in crisi è stata Lisbon x)p

La parte sulla genetica l'ho scritta stamattina a scuola e devo ammettere che senza Heroes e una certa compagna di classe non saprei nemmeno cosa sia un genetista. Per cui, anche se non è Efpiana, dedico alla mia Alej-Capo questo capitolo!

Ora passiamo ai super-ringraziamenti: evelyn_chan e Teresa sono state incredibili e mi hanno dato una carica pazzesca!

Cara ev, l'idea di Lisbon 19enne è uno dei motivi per cui ho ideato questa fic ...lo trovo elettrifrizzante ( come direbbe Martin di Madagascar ...pubblictà occulta anche a Madagascar XD). Vai con le tue traduzione che ti adoro ( e domani recensisco la tua nuova fic che ...beh, lo saprai domani che ne penso xD *suspence*).

La gara a chi fa commuovere di più l'hai vinta in partenza, Teresa, dopo questa recensione *O* Io ho sempre tanta paura che le scene vengano fuori confuse, non sai quanto mi abbiano fatto piacere i tuoi complimenti! La dedica era dovuta <3 Spero che anche il trio sia venuto bene ^^

Lo sguardo da cucciolo ha riscosso successo universale *chissà perché XD Bene, lo conserverò per il futuro.

Adesso un paio di precisazioni: la frase “ Cammina scemo...” è un omaggio alla mia battuta preferita di Lisbon ( “ Non fare lo scemo”); il nome della genetista deriva da Shanty Suresh, la mitica Shanty di Heroes *-*, e da un tale Mr Bose, scienziato indiano di nonsoché.

*ho messo Piazza Venceslao in una FanFiiiiic*

E dopo questo, la nota è più lunga del capitolo XD

Besos,

Hika


Ps: Posso darvi un consiglio per le idee “ geniali” ( leggesi “ da malati di mente”)? A me vengono sotto la doccia ascoltando sigle dei cartoni animati XD *giuro.


Come promesso, la paintina della Bose Academy! Quella originale era a matita e nelle fodo non si vedeva un accidenti, perciò ne ho fatta una a pennarella ù_ù Spero si capisca qualcosa, ho messo diverse angolazioni.

Link 1, 2 , 3 , 4 , 5

Sto preparando le camere di Lisbon e Van Pelt *me ama fare piantine*.

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Capitolo 3
*** Saturday brunch with red sauce ***



[Chap. 2]

Saturday brunch with red sauce


- Non posso credere che tu lo abbia fatto! -

- Eri talmente arrabbiata... -


Jane lasciò cadere la frase e prese a far ruotare la sua tazza di thè, finendo per scottarsi il dorso della mano con qualche schizzo bollente.

Il tono – quello che Lisbon conosceva bene – era sommesso, la sua espressione più che contrita; Patrick Jane stava entrando a pieno titolo nella celebre fase “ sfido chiunque a non intenerirsi”.

Sì, perchè farsi perdonare non era sufficiente, oh no. Ora lei avrebbe dovuto dispiacersi per essersela presa con lui, fino ad arrivare a sentirsi in colpa e scusarsi per averlo costretto a chiedere scusa ad una creatura tanto abominevole – l'orrido Rand.


Lisbon avrebbe volentieri evitato altri giochini psicologici per quel giorno.


- Oggi non attacca, Jane. - cantilenò.

- Esattamente cosa non attaccherebbe? -


La ragazza non si lasciò incantare dal sorriso innocente dell'amico. Finì il suo caffè in un unico sorso e si alzò.


- Forza Mr Freud, hai vinto un viaggio di sola andata con la sottoscritta. Destinazione, maneggio. -

- A volte mi chiedo perché mi ostini ad accompagnarti ogni volta. -

- A volte mi chiedo perché ti ostini a pensare in maniera tanto complicata. -



Il maneggio della Bose Academy non era niente di eccezionale. A dirla tutta, lo si sarebbe potuto definire quasi modesto. Eppure, alla ragazza sembrava un paradiso.

Lisbon amava i cavalli dalla venerabile età di sette anni, quando, finalmente, era riuscita a leggere da sola Black Beauty senza saltare nemmeno una riga, come solo una giovane ed intrepida lettrice alle prime armi sa fare; e a suo padre non era mai passato per la mente di mandarla ad una scuola di equitazione.


Il primo giorno di scuola della ragazza, Roy era ancora un giovane puledro alla disperata ricerca di un compagno di giochi. Teresa si era subito dimostrata molto più interessata a fare amicizia con un il cavallo piuttosto che con i suoi nuovi compagni bipedi.

Le piaceva da matti il suo matello grigiastro, la criniera scura spettinata che le ricordava i propri capelli di quando era bambina. E la sua voglia di correre, di essere sempre al massimo; come se non volesse sprecare nemmeno un istate della propria vita.


- Hey, tu! Che accidenti stai facendo su quello steccato? -


La ragazza bruna lanciò un'occhiata ansiosa all'uomo che si stava avvicinando con fare assai poco amichevole. I suoi occhi verdi si spostarono dall'uomo al cavallo e un'altra volta suoll'uomo.

Non perse altro tempo a riflettere.

Con un balzo leggero, atterrò sul prato del recinto e iniziò a correre.


- Ferma, dannazione, ferma! -


Il giovane cavallo grigio era incuriosito dalla nuova arrivata. Lui era l'unico puledro del maneggio e si annoiava da morire in mezzo a tutti quei vecchietti snob.

Le trottò dietro fino all'altro capo del recinto. Avvicinò il muso al suo naso e soffiò, facendole il solletico. Dalla bocca le uscì uno strano suono che gli piacque molto.


- Ragazzina, esci immediatamente! -

- Mi scusi... - mormorò lei continuando a ridere. - Volevo solo giocare un po' con il suo cavallo. -

- Giocare? -

- Sì. Non sono capace di montare. -


Accarezzò distrattamente il muso dell'animale. Quell'ammissione doveva esserle costata parecchio e l'uomo dimenticò di essere arrabbiato.


- Si chiama Roy. -

- Ciao Roy, piacere di conoscerti. Io sono Teresa. -


Roy nitrì, quasi avesse davvero compreso le parole della ragazza.

Lei rise.


- Sei proprio un bel cavallo Roy. -


Fu il turno dell'uomo ridere.


- Questa non ce l'avevano ancora detta, eh vecchio mio? -

- Perché dice così? -

- Ecco... Con tutti i cavalli che abbiamo qui, proprio a Roy vieni a fare i complimenti? Con questa zazzera spettinata e quella sottospecie di mantello grigiastro ...anche se io continuo a sostenere che sia color nebbia padana. -

- Pada che? -

- Padana, ragazzina, della Padania. Sei mai stata in Italia? -

- No, no. - fece lei, scuotendo la testolina bruna.

- Un paese incredibile. D'altro canto, è la patria della pizza... Ti piace la pizza? -

- Oh, sì. - si affrettò ad annuire.


L'uomo riprese a parlare del più e del meno; sembrava un treno in corsa e Teresa si limitava ad fare “ sì” e “ no” con la testa, preoccupata di mantenere tranquillo il suo evidentemente instabile umore.


- Hai fame? - le domandò ad un certo punto. - Stavo per metter su del thé, prima che arrivassi tu a creare scompiglio... -


E benché non avesse per nulla fame, Teresa annuì vigorosamente.


- ...senza dimenticare che il tuo cavallo mi odia... -

- Ma tu sai solo lamentarti? - brontolò la ragazza, intenta a trasportare una gigantesca sella.


Doveva essere almeno quattro volte il suo peso, a giudicare dalla sua andatura goffa.

Jane, che non aveva smesso di parlare nemmeno per un istante durante il tragitto, la osservava dall'uscio del capanno.


- Tranquillo – esordì lei con tono minaccioso, passandogli accanto – Non ho assolutamente bisogno di aiuto. -


Il ragazzo sembrò sul punto di ribattere qualcosa, ma si trattene; sorrise, invece, e trasse un profondo respiro.


- Ti serve aiuto, Lis? -

- No, grazie. - scandì lei.


Patrick alzò gli occhi al cielo.


- Spero che nonostante tutta questa acidità tu non intenda aizzarmi contro il tuo cavallo... -

- Hai intenzione di essere così irritante per tutto il pomeriggio? -

- Solo se tu sarai altrettanto irritabile. - ribattè il ragazzo.


Lisbon aggrottò un sopracciglio e sistemò la sella sulla schiena di Roy, scomparendo dietro all'enorme animale per stringerla saldamente da entrambi i lati.


- Jane, Jane... Mi dici perché hai tanta voglia di morire, oggi? -

- Simpatica. -


La ragazza sporse la testa oltre il collo di Roy, rispondendo con una linguaccia impertinente.

Però sorrideva – uno di quei sorrisi che a Jane bastavano almeno per una settimana.

C'era poco da discutere sui loro contnui battibecchi; Jane adorava Lisbon.

La cosa era talmente evidente che, nonostante non si somigliassero affatto, un ragazzo una volta aveva domandato loro se per caso fossero fratelli.

Ricordava l'espressione scioccata di Lisbon e che lui e Lynn, invece, avevano riso da matti.

Forse Lynn un po' di più, ma lei rideva sempre più di tutti loro messi insieme.


- Hey, a che pensi? -

- Brutta cosa avere superpoteri così scarsi, eh? -

- Per la centesima volta, non sono superpoteri. -

- Chiamali come vuoi, il risultato è sempre lo stesso. Tu non sai cosa penso io, mentre invece... -

- Piantala, tanto sai come la penso. Tu hai un iper, punto. Non è possibile che tu non abbia un'Abilità. Nessuno sa fare quello che sai fare tu senza averne una! -

- Un giorno ti convincerò. -

- Se prima io non avrò convinto te. -

- Dai Capo, fa' la tua cavalcata così ce ne torniamo al campus. -


Lisbon scosse la testa, in segno di disapprovazione.


- Ma quanto siamo pigri... - lo punzecchiò. - A questo proposito, infatti – proseguì, senza lasciargli il tempo di ribattere – ho avuto un'idea eccezionale per il progetto CC. -

- CC come Cross-Courses? -

- Quanti progetti CC abbiamo in corso? -

- Su, continua. -

- Siccome sono molto democratica – e qui Patrick si lasciò scappare un ghigno, prontamente premiato da un'occhiataccia di lei – ho deciso che ognuno di noi darà all'altro la possibilità di scegliere un corso tra due opzioni. -

- Hai notato come l'espressione “ ho deciso” stoni in maniera impressionante con il precendente aggettivo “ democratica” ? -

- Potenziamento o Atletica? -


Se Jane ebbe un attimo di esitazione, non lo diede a vedere.

Probabilmente si era già preparato quando Minelli aveva espresso loro la sua brillante idea: sapendo che, praticamente, non erano mai d'accordo su nulla, aveva deciso ad inizio anno che entrambi avrebbero frequentato il maggior numero di lezioni possibili insieme. Non era un problema, perché l'intera squadra seguiva più o meno gli stessi corsi – fatta eccezione per Van Pelt, più giovane di un anno. Ma il preside aveva aggiunto che ognuno di loro avrebbe dovuto scegliere per l'altro una materia che il compagno non seguiva, come corso aggiuntivo.


Jane sorrise e passò al contrattacco.


- Psicologia o Teatro? -


Lisbon sgranò gli occhi.


- Ma tu non segui teatro! -

- Pensavo di iscrivermi peroprio quest'anno. -

- Che bugiardo che sei! - esclamò la ragazza, cercando di sembrare quantomeno indignata.


Gli si piantò davanti con fare minaccioso; ma tutto ciò che riuscì a fare fu tirargli un leggero pugno sul braccio, come suo solito, prima che un sorriso avesse il sopravvento sulla sua espressione imbronciata.


- D'accordo, hai vinto. Io scelgo Psicologia, tu? -


Era una domanda retorica: Patrick non poteva frequentare Potenziamento - il cui nome completo era Potenziamento e Controllo delle Abilità Individuali – per il semplice fatto che non ne possedeva una. A dirla tutta, non possedeva nemmeno il Certificato, che per sua fortuna veniva controllato solo dal preside in persona.


- Quando si comincia? -

- Domani alla seconda ora. -

- Fantastico... -

- Su con la vita! Un po' di sano esercizio fisico ti farà bene. -


E Lisbon concluse così la conversazione, montando in sella a Roy per godersi finalmente la sua agognata cavalcata. Aveva ancora due ore di potenziamento all'una e non voleva correre il rischio di far saltare il pranzo a Jane.

Chissà perché, diventava sempre insopportabile se lasciato a stomaco vuoto.


***


Teresa Lisbon spalancò gli occhi alle sei e trenta spaccate.

La sveglia per lei non esisteva, aveva imparato a svegliarsi al momento giusto fin da quando era piccola.


Soprattutto dopo la morte della mamma, riflettè tra sé.


Le sveglie a volte non suonano o le persone non le senteno; ma quando hai tre fratellini da mandare a scuola – e un padre da mandare al lavoro - “ non è suonata la sveglia” non è una buona scusa.

E se anche lo fosse, a che servono le scuse?


Nikko si perderà le caramelle che la maestra distribuisce all'entrata – sono sempre l'ultimo Teresa, uffa! -, Luke salterà di nuovo la colazione – dio, ma perché quel bambino non magia? - e quell'odioso insegnate di matematica se la prenderà di nuovo con Jamie – non ci vado più a scuola! Domani scappo di casa!


Teresa spalancò la finestra, scacciando via quei pensieri con l'aria fresca del mattino. Si sporse verso il piano di sotto, lasciando penzolare le braccia.

Battè i pugni sulla facciata posteriore dell'edificio in mattoni rossi, la grande ala ovest che ospitava i dormitori. La sua camera era la prima sulla sinistra e dava sui prati dietro l'Accdemia. Era sempre molto contenta di non trovare il caos del cortile principale quando si affacciava.

Dopo un po', non ottenendo alcuna risposta, smise di battere.


- Jane! - sussurrò – Sei sveglio? -


Domanda idiota.

Jane era sempre sveglio. Almeno a quell'ora.


Infatti dalla finestra della camera sottostante vide far capolino una testa bionda; solo qualche altro istante e la ragazza si ritrovò a fissare gli occhi azzurri dell'amico.


- Buongiorno! - sorrise, rasserenata da quello sguardo familiare.

- Buogiorno a te. -

- Oggi è il gran giorno. -

- Non vedo l'ora. Ci vediamo da Tina, ho davvero bisogno di mangiare stamattina. -


Lisbon rise e annuì.

Adorava il sabato. Per quanto assurdo potesse sembrare, adorava andare a scuola il sabato mattina.


Tiro fuori dall'armadio i suoi vestiti preferiti – jeans comprati assieme a Lynn e una certa maglia rossa la cui storia era davvero interessante, ma sulla quale preferì non soffermarsi a pensare più di tanto – e li lanciò sul letto, schizzando in bagno alla velocità della luce.


Non aveva ancora acceso il phon per asciugarsi i capelli, quando avvertì un ben noto rumore provenire dalla presa della corrente.


Ti prego, non anche stamattina...


Mollò l'asciugacapelli giusto un attimo prima che una spaventosa fiammata blu mandasse in corto circuito ogni singolo oggetto collegato ad una presa all'interno della stanza.

E come ogni volta, perfettamente sincronizzata con Grace, due camere più in là, non tardò a far sentire la sua ira.


- Lynn Bukowski! Tu morirai oggi!!! -


Dall'altra parte del muro sentì una vocina mormorare flebilmente qualche parola di scusa. Con un diavolo per capello, avvolse la testa in un asciugamano e uscì in corridoio, dove la colpevole l'attendeva con aria afflitta.


Lynn Bukowski era la migliore amica di Lisbon dal primo anno di scuola.

E se non era un miracolo questo...

Prima di tutto era biondissima, come le principesse delle fiabe; aveva anche due bellissimi occhi cristallini non meno fiabeschi. Ed era adorabile. Lynn aveva un carattere estremamente affettuoso ed espansivo, che la portava a mostrare tutto il suo innato entusiasmo in ogni situazione. Ma era anche molto maldestra e combinava un'infinità di guai, sempre con le migliori intenzioni. Questo costituiva un notevole problema visto e considerato che non stava mai ferma.

Lisbon trovava incredibile il modo in cui l'amica sapeva trasformasi sul palcoscenico: era un'appassionata di teatro e recitava da quando era bambina. Perfino lei, che non capiva nulla di teatro, avrebbe potuto dire che Lynn era bravissima. Non combinava nessun disastro in scena, né dimenticava le battute. Anzi, al contrario: era sveglia, pronta a tutto e sapeva sempre porre rimedio ad ogni situazione da vera professionista.

Lisbon l'avrebbe voluta altrettanto presente nella vita di tutti i giorni, anziché ad un metro da terra persa tra Giulietta, Beatrice o qualche eroina di quei romazi alla Jane Austen che Lynn adorava e ripeteva a memoria tanto quanto i copioni teatrali.

Il suo ottimismo riusciva a spiazzare perfino la catastrofica Teresa, che aveva incuriosito Lynn fin dai primi giorni alla Bose. E una volta deciso che sarebbero diventate amiche, niente aveva più potuto fermarla!

Ora, a ben vedere, solo un Fato straordinariamente spiritoso o straordinariamente sadico avrebbe potuto affibbiare ad una simile creatura il dono della Manipolazione Elettrostatica.

Che di statico aveva ben poco, dato che consisteva nel trasferire energia elettrica di qua e di là, causando un tale numero di incidenti che nessuno se ne curava più.


- Lynn, questo è il terzo phon in una settimana! - sbottò Grace, uscendo dalla sua stanza.

- Mi dispiaceee... - piagnucolò lei.


La stanza di Lynn si trovava tra quelle di Teresa e Grace, perciò solitamente i danni si limitavano alle stanze delle due amiche.


Lisbon alzò gli occhi al cielo.


- Su, su... - bofonchiò accarezzandole la testa – Lo so che ci stai lavorando. -

- Potrebbe lavorarci dopo le sette del mattino? Quando io non attacco il phon? -


Grace aveva le lacrime agli occhi dalla disperazione.


- Ossignore... - mormorò Lynn – Non era quello vero? -


Grace annuì, mentre l'espressione di Lynn si faceva a dir poco orripilata.


- Quello azzurro con il diffusore... -


Fu troppo per l'animo sensibile di Lynn.

Si gettò tra le braccia di Teresa e riprese a disperarsi.


- Ti avevo detto di non usarlo se lei era in camera... - sussurrò Lisbon oltre la sua testa.


Ovviamente, come ogni attrice che si rispetti, Lynn tendeva un tantino ad amplificare le proprie emozioni.


***


La professoressa Jacobs adorava in maniera smisurata la propria materia.

A prima vista – un' arzilla cinquantenne con tanto di riccioli grigi - non si sarebbe detta un'insegnate severa. Ed in effetti non lo era; non del tutto.

La sua abilità stava soprattutto nel saper spremere gli alunni fino all'ultimo respiro, mantenendo un gioviale sorriso stampato sul suo viso rotondo.


- Pronto? - domandò per l'ennesima volta Lisbon.


Era decisamente su di giri e non la smetteva di saltellare attorno a Patrick.


- Sì, sì. - ridacchiò lui. - Rilassati. -


Ma la ragazza non ci riusciva. Jane era bravo a lasciarla a bocca aperta con i suoi trucchetti; lei invece, tolte le prime volte, non aveva molto per stupirlo.

Se c'era una cosa che sapeva fare bene, non vedeva l'ora che lui la vedesse. I complimenti degli altri le facevano piacere, ma c'era un particolare sguardo di ammirazione del ragazzo che riusciva a farla sentire forte come non mai. Lisbon avrebbe fatto qualunque cosa per sentirsi sempre così.

Una volta aveva creduto che potesse leggerle nel pensiero il suo bruciante desiderio di dimostrare quanto valesse.

Poi, col tempo, si era resa conto che Jane, semplicemente, riusciva a capire quello che le passava per la testa. Forse perché la osservava molto, Lisbon non questo non lo sapeva. Però, in ogni caso, le voleva bene e le prestava attenzione.

Una cosa scontata che non le capitava così spesso, a casa.


- Ragazzi, iniziamo con un giro di corsa del campo per scaldarci. Solite regole, intesi? -


Un coro di voci annuì.


- Lisbon, occhio al nuovo. -

- Certo prof. -

- Bene. Via! -


Il gruppetto partì ad una velocità modesta. Jane rimase accanto a Lisbon, ansioso di scoprire cosa ci fosse di tanto divertente in una lezione di ginnastica.

All'improvviso, la Jacobs iniziò un conto alla rovescia.


- Tre... -


Lisbon sorrise a Jane.


- ...due... -


- Ci vediamo al traguardo. - sussurrò.


- ...uno... -


Jane si accorse che una parte del gruppo stava cedendo il passo agli altri. In un attimo, Lisbon, Cho, un ragazzo dagli occhi verdi e una ragazzina magrissima si ritrovarono in testa.

La Jacobs fischiò.

In un attimo, si scatenò l'inferno.


Lisbon schizzò in avanti, guadagnando la prima posizione. Il ragazzo le fu subito dietro; ma un attimo prima di raggiungerlo, si bloccò con le braccia a mezz'aria.


- Ma co.. -


Jane non riuscì a finire la frase che la biondina era già al fianco di Lisbon. Questa barcollò, lasciandosi superare. L'altra si lasciò scappare un gridolino di gioia, salvo poi stamparsi sul prato non appena Cho sfiorò il terreno con una mano.

A Patrcik parve che la terra le si fosse sciolta sotto i piedi.

Cho aveva raggiunto la ragazzina, ma Lisbon e Occhi Verdi gli erano alle costole.

Vide Lisbon irrigidirsi in maniera innaturale e, senza pensarci due volte, scattò per raggiungerla. Ad un passo dal trio, il ragazzo davanti a lui si volto. Fece un verso strano, una sorta di grugnito, e Patrick sentì i muscoli contrarsi, come se qualcosa li stesse stringendo sempre più forte.

Una sensazione strana, che gli stava facendo passare pian piano la voglia di muoversi.


- Vigliacco! -


La voce squillante di Lisbon lo riportò alla realtà.

Gli occhi della sua amica mandavano lampi in direnzione di Occhi Verdi. Jane la vide prepararsi a sprigionare tutta la propria forza e – nessuno aveva idea di come fosse potuto accadere – il ragazzo volò all'indietro per quasi un metro.

La morsa si alleggerì fino a scomparire.

Teresa bloccò la biondina e si lanciò in avanti. Cho non fu da meno. Toccò ancora una volta terreno, per scioglierlo aumentandone il calore – finalmente Jane aveva capito.

Lisbon si sentì mancare la terra sotto i piedi e perse l'equilibrio, però non cadde; sfiorò il terreno con un gomito, dandosi una spinta per tornare dritta.

Raccogliendo le ultime energie, riuscì a paralizzare Cho quanto bastava per compiere lo scatto finale e tagliare il traguardo.

L'amico arrivò subito dopo, seguito dalla biondina.

Jane e il ragazzo non si eramo mossi di un millimetro da quando Lisbon aveva scaraventato via quest'ultimo.

Grace, con la sua solita calma, fu la prima del secondo gruppo ad arrivare.


- Molto bene, Grace. - la lodò infatti l'insegnante.


Poi si diresse verso Lisbon, che riprendeva fiato seduta sull'erba. Tuttavia, prima che potesse dirle qualcosa, la ragazza balzò in piedi e corse verso Occhi Verdi, appena rialzatosi.


- Sei proprio uno stronzo! - strillò a pieni polmoni.

- E tu che cavolo vuoi? Hai vinto, rilassati. - ribattè lui, pulendosi i pantaloni della tuta dal terriccio umido.

- Lui – e indicò Jane – era fuori. Solo un vigliacco usa l'iper contro un avversario fuori gara. -

- E' venuto avanti. Se l'è cercata. -

- Se ti azzardi a farlo un'altra volta... -

- Che mi fai, sentiamo. Mi farai volare ancora per aria, eh? -

- No. - rispose la ragazza, ritrovando improvvisamente la calma. - Laverai provette nel laboratorio di biologia per i prossimi sei mesi. -

- A me sembra abuso di potere, non ti pare? -

- Può darsi. -


Il ragazzo si zittì.

Lisbon era pur sempre del CBI e aveva l'autorità per punirlo.


- Lascia perdere, Lisbon. - intervenne Cho.

- E' un cretino. - rincarò la biondina. - Sa benissimo che chi ha un iper fisico non gareggia contro chi ne ha uno mentale, altrimenti è troppo facile. -

- Teresa, cos'era quello? -


Lisbon si voltò verso l'insegnante.


- Scusi prof, ma stavo solo rimprover... -

- Mi riferisco all' iper. Che io sappia, la tua Abilità si limita a bloccare. Non scaraventa la gente a destra e a manca. -

- E' solo una cosa in cui mi sto esercitando con Barnes. -

- Barnes lo sa, quindi? -

- Ho avuto ieri Potenziamento. Sono ancora allenata, tutto qua. Lunedì non riuscirò a spostare nemmeno un granello di sale. -


La Jacobs non sembrava molto convinta.


- Non farmi preoccupare. - la ammonì, prima di dichiarare che la lezione era stata più che sufficiente per quel giorno.


Jane si avvicinò all'amica.


- Tutto okay? -

- Certo. -

- Non essere ridicola. Ti ho vista, sai? Dev'essere stato uno sforzo enorme. -

- Non più di quanto lo sia a lezione. Anzi, è stato più facile perché mi sono arrabbiata. -

- Grazie. Ma non avresti dovuto sprecare tanta energia per me. -


Lisbon gli sorrise sulla porta dello spogliatoio femminile.


- Io proteggo sempre la mia squadra. -



***


- Dio ti ringrazioooo! - strillò Lynn a pieni polmoni.


La ragazza correva avanti e indietro per il cortile come una pazza, trasportando quelli che sembravano essere piatti pieni di brioches.

Depositò il suo ultimo carico sotto l'immenso salice che troneggiava proprio al centro dello spazio verde, in linea d'aria con il portone d'ingresso.


- Non credo che Dio abbia qualcosa a che vedere con l'influenza del professor Sleep. - commentò candidamente Grace, lisciando le pieghe della tovaglia a quadri rossi e bianchi che aveva appena steso a mò di tavolo per il loro pic-nic improvvisato.

- Due ore buche il sabato mattina e non è merito del Signore? Buon Dio Grace, è proprio il caso di dirlo; se non sono queste le prove, come speri convertirci? -

- Jane, non oserei mai avanzare la pretesa di poterti, un giorno, convincere della Sua esistenza. -


Il ragazzo ridacchiò.


- Vorrei ben vedere! -

- Ecco l'ultima torta, gente. - esclamò Rigsby.


Lisbon, già accomodatasi sul prato, alzò gli occhi verso gli amici e sorrise.


- Senza contare che grazie a quell'idiota la nostra lezione di Atletica è stata più che dimezzata. -

- Praticamente – concluse Lynn – oggi siamo in vacanza! -

- Brunch al sabato mattina ...una favola! -


Rigsby tirò un profondo sospiro, mentre con lo sguardo accarezzava il profilo della ragazza che aveva appena parlato.

Jane e Lisbon si scambiarono uno sguardo d'intesa.


- Rigsby, andresti a prendere i bicchieri? - domandò improvvisamente Jane.


Il ragazzo annuì di buon grado e si diresse verso il bar.

Solo quando fu certa che non potesse più sentire, Lisbon aggiunse:


- Anche i tovaglioli, li ho lasciati sul bancone... -

- Non credo ti abbia sentito. Vado io. - si offrì Grace, disponibile come sempre.

- Grazie. - cinguettò l'amica, con un espressione angelica dipinta sul viso.


Dalla sua posizione – parzialmente sdraiata, con i gomiti poggiati a terra – reclinò il capo all'indietro per incrociare lo sguardo divertito del suo complice.


- Bastasse così poco... - mormorò Lynn.


Lanciò un'occhiata piena di speranza alla ragazza che ormai aveva quasi raggiunto il portone; Rigsby era già entrato. La vide fermarsi di botto e guardarsi attorno, come se avesse sentito un rumore.


- Ma cosa... -


Cho scattò in piedi, allarmato.

Fu solo quando l'urlo terrorizzato di Grace squarciò l'aria che tutti si accorsero di cosa stava accadendo.

La ragazza giaceva a terra, schiacciata dal peso di un corpo piovuto dal cielo.

Un corpo inzuppato di rosso, rosso sangue.



[FINE CHAP. TWO]



Non ci speravate più, eh XD?

Dato che, come direbbe Deaver, il ritardo è nella mia natura, non mi dilungherò in scuse inutili – sarebbe meglio non farvi aspettare di nuovo così tanto per i prossimi capitoli, non vi pare?

Invece ho un sacco di note da aggiungere *sì era una minaccia.


- Atletica c'è solo poche volte alla settimana, pertanto gli alunni scelgono l'ora in base ai propri impegni e in una lezione possono esserci alunni di età differenti;

- la lezione si svolge all'aperto nella bella stagione; in autunno/inverno si esce solo per i giri di riscladamento. La parte fuori si svolge dietro l'ala nuova ( nella piantina c'è la scritta “ sbocchi scale” più o meno in quel punto), la palestra è in un piano interrato sotto l'infermeria, accanto alla quale si trovano gli spogliatoi.

- i ragazzi chiamano il prof di storia Sleep, storpiando il suo vero cognome che leggerete in seguito.


- Piantine

Ho avuto una discussione con le intercapedini della stanza di Lynn, perciò sono rimandate al capitolo quattro.


- Locandina pubblicitaria

Non chiedetemi perché, ma ho invetato una solgan per la fic. Di solito mi escono frasi da pubblicità quando creo il set nuovo per forumfree e credo sia successa la stessa cosa. Onestamente però, non me lo ricordo. La locandina la vedete nel mio profilo *.* Stavo pensando di aggungere la frase accanto al titolo della fic, che ne pensate?


- Cast

Allora, nel bannerino si vedono, da destra, Lynn, Jane, Lisbon e un tizio che conoscete tutti, ma di cui non vi svelo ancora l'identità *risatina sadica. In realtà ho usato Il Petrello perché con quella cosa luccicosa in mano era proprio azzeccato per lo slogan sotto x)p


Questa è Lynn Bukowski; l'attrice che ho scelto per lei è Evan Rachel Wood nei panni di Melody in Whatever Works – Basta che funzioni. Sarà per la parte da scema xD

Per i lavori grafici però userò spesso la Kiki (L), aka Elle Bishop, perché ha un potere simile.

Per quanto riguarda Lisbon e Jane, la prima si trova abbastanza facilmente come Robin da giovane mentre attualmente per Patrick ho scelto William Moseley. Mi ha fatto molto ridere trovare l'immagine di Pete con giacca e camicia! Mi sono detta “ guarda com'era elegante Jane già da ragazzo” x°°D

Per Grace, Cho e Van Pelt apro i casting ù.ù All'inizio volevo usare Bonnie Wright ( Ginny in HP) per Van Pelt, ma sembra una bambina!


- Risposte alle recensioni ( la mia parte preferita!)


Teresa: colleguccia *ç* Sono così felice della tua recensione!! Sono proprio contenta che tu abbia apprezzato i dettagli, a volte ho paura di dilungarmi troppo in cose poco interessanti, ma non posso farne a meno ...spero sempre che aiutino a creare l'atmosfera :D Una fan di Heroes, yay! Miss Shanty stava troppo bene ( sarà che tendo a chiamare tutti gli scienziati con nomi che hanno a che fare con Heroes? ). Il potere di Grace somiglia abbastanza a quello di Hana, però non sa fare quella cosa fighissima dell'intercettazione *.* Almeno per ora, come avete letto in questo capitolo i poteri possono svilupparsi. CBI mi è venuto ...così, senza pensarci troppo. Mi sono auto-scioccata ù.ù Sulla parte delle migrazioni invece ho impiegato un sacco di neuroni, però mi sono divertita da morire. Cho è un grande! Avrà il suo spazio – avevo anche in mente di farlo soffrire un pochino per una certa questione, ma se gli vuoi così tanto bene potrei risparmiarlo XD

Goditi la cartina in attesa delle prossime! Ps: il mio PC invece non ha problemi con heroes/herpes ...ma la cosa è inquietante...


Evelyn: l'altra mio collega del cuore *O* Grazie per la tua recensione ...elettrifrizzante! Anche adoro quella scena *-* ( mi sento una madre che parla dei suoi figli ...è normale?).

Sono felice che ti piaccia il “ nuovo” CBI! In questo capitolo si è visto poco, ma dal prossimo partono le indagini! Non vedo l'ora di leggere le tue traduzioni :D


Brucy: le AU sono strane creaturine e sono felice che la mia abbia attirato la tua attenzione. Spero di riuscire a tener vivo il tuo interesse fino alla fine ^o^ Ci sono tante teorie su come nascano le abilità e c'è una che fa proprio al caso di Lisbon... La scoprirete presto – ma non troppo ;)


huddy4e: grazie mille! Farò del mio meglio per mantenere la vicenda il più verosimile possibile, nonostante l'ambientazione davvero assurda che ho scelto XD


Volevo fare solo un altro paio di appunti:


- i nostri amati pg sono poco più che adolescenti ; sicuramente nel corso della fic si comporteranno in un modo un po' fuori dall'ordinario, tuttavia quello che cerco di fare è proprio immaginare com'erano da giovani;

- prima o poi lo scriverò anche nell'introduzione, in ogni caso i Jisbon possono mettersi il cuore in pace: Sua Signoria La Fic ha deciso che sono troppo incompetente per decidere i pairing x)P e pertanto dichiara che la coppia JaneLisbon ci sarà ( con calma, mooolta calma), dato che Lei la vede bene.


E con questo vi lascio ^^

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Once and Again ***



A sasita, soarez e Cinfri

senza il cui Facebook-supporto

questo capitolo non avrebbe mai visto la luce,

tantomeno la fine XD


[Chap. 3]

Once and again


Il corpo di Dean Hopper aveva compiuto almeno un paio di capriole prima di toccare il suolo. Meredith aveva visto due mani spalancate spuntare all'improvviso dalla finestra, subito seguite dalle rispettive braccia e poi da tutto il resto. Aveva la bocca deformata da un muto urlo di terrore – Dean, povero Dean, lui che era sempre stato gentile con lei - e gli occhi sgranati. Con tutto il fiato che aveva in gola, Meredith era certa di aver gridato; ma non era uscito alcun suono, nessuno l'aveva notata. Come al solito.

La sua manina pallida toccò la spalla di Patrick Jane quasi nelle stesso istante in cui Lisbon e Cho scattarono in piedi. Meredith era veloce, questo sì.


Teresa e Kimball volarono verso Grace, preceduti solo da Rigsby che si era fiondato fuori dalla caffetteria sotto una pioggia di bicchierini in plastica colorati. Jane invece rimase immobile, accanto ad una spaventatissima Lynn.


« Grace! »

« Rigsby, sposta ...oddio, Dean... »

« Ci penso io. » s'intromise Cho, scostando gentilmente il compagno privo di coscienza.

« Oh Cirsto. » mormorò Rigsby con voce strozzata.


Un leggero colpo di tosse attirò l'attenzione dei tre ragazzi.


« Lascia in pace Cristo, Lui non ha proprio niente a che vedere con questo... »

« Grace! »


Teresa sorrise ai suoi sottoposti.


« Sta benone. »


Afferrò il polso di Dean, appurando che il giovane fosse ancora vivo. Bastò un'occhiata perché Cho corresse in infermeria a chiedere aiuto. Fatica sprecata, rifletté, poiché di certo la notizia era già volata. Si voltò verso Jane e annuì, rassicurandolo sulla salute di Grace.


« Grace è okay. » disse infatti il ragazzo, rivolgendosi a Lynn.

« Jane... » mormorò allora Meredith. « Io l'ho visto. »

« Di che parli? »

« L'hanno spinto, Jane. »


Lynn impallidì ulteriormente. I suoi grandi occhi blu parevano due abissi scuri, attraversati da un lampo di paura.


« ...Spinto? »

« Spinto. »


Jane si alzò di scatto.


« Dovremmo dirlo a Lisbon. Se qualcuno lo ha spinto, dovrà pagarne le cons... »


Meredith scosse piano la testa.


« Quello che intendevo è che l'hanno fatto apposta. »

« Abbiamo capito! » sbottò Lynn.


Ma il ragazzo biondo le fece cenno di tacere.

« Litigavano? »

« No. L'altro – o l'altra, davvero non saprei – è sbucato dal nulla e... Ha spinto Dean. Così, semplicemente. »

« Come... »


Meredith questa volta annuì.


« Voleva ucciderlo. E' un omicidio, Jane. Come l'altra volta. »



***



C'erano diverse paia di occhi ad osservare la piccola scena del crimine improvvisata dal CBI. Teresa cercava di ignorare uno sguardo in particolare, anche se con scarsi risultati.


« Stai andando benissimo. » la rassicurò Jane.


La ragazza digrignò i denti.


« E' lì che ci fissa, vero? »

« Se non lo conoscessi, direi che ha un debole per te. Oppure per il sangue. »

« Stronzo. Lo fa per metterci angoscia. »

« Ma che brutte parole, Lisbon. Non sei stata proprio tu a mandarmi da sua eminenza a porgere le mie scuse. »

« Perché ti eri comportato da idiota. E' diverso. »

« Solo nella tua testa, Lisbon. Solo nella tua testa. »

« Chiudi il becco o te lo chiudo io. »


Si pentì all'istante di quella frase, vedendo Jane sogghignare. Chissà quale altra stupidaggine stava ponderando; in ogni caso, era certa di non volerlo sapere.


« Arriva Minelli. » annunciò Cho, con suo solito tono impassibile.


Il preside si avvicinò al gruppetto. Nel vedere la sua espressione angosciata, a Teresa si strinse il cuore.


« Stiamo cercando di capire come sono andate le cose, signore. Dean...? »

« Il signor Hopper ha riportato delle brutte contusioni. Si é spezzato entrambi i polsi e ha una gamba fratturata. »


Tutti i presenti trattenero il respiro.


« Grazie a Dio é caduto dal primo piano. Se la caverà. »


Meredith si lasciò scappare un gridolino.


« Scusate... »

« Va tutto bene. » le sorrise Minelli, posandole affettuosamente una mano sui capelli biondi. « E' vero quello che mi hanno raccontato, Meredith? »

« Sì signore. »

« D'accordo. »


L'uomo assunse un'aria pensierosa.


« D'accordo. » ripeté « Tenete i vostri compagni alla larga e cercate altri testimoni. Io vedrò di occuparmi di alcune faccende. A più tardi. »


Teresa e Patrick si scambiarono una rapida occhiata.


« Signore! » lo rincorse Lisbon « Non verrà la polizia, vero? Voglio dire, se andrà a finire come l'altra volta... »

« Non ci sarà più nessuna altra volta Teresa. » la interruppe bruscamente.

« Ma Meredith ha detto... »

« La signorina Bailey è molto scossa. Quanto a te, forse dovresti concentrarti sul rapporto da presentare al Consiglio. »


La ragazza arretrò, colta nel segno.

E anche un po' ferita.

Minelli si accorse si aver esagerato nel tirare in ballo il Consiglio. Tra quelli del CBI e il Consiglio Scolastico non correva buon sangue. A dirla tutta, il preside non ricordava che vi fosse qualcuno all'interno dell'Istituto con cui i membri Consiglio avessero buoni rapporti. Tranne che con gli altri membri del Consiglio, naturalmente.


« Perdonami, Teresa. »

« Nulla » borbottò lei, scuotendo la testa « So che é preoccupato. Però si ricordi quello che ci hanno detto, l'altra volta. »

« Non... »

« La prego! Io... io non voglio andarmene. »


Abbassò gli occhi, forse pentita di aver detto troppo.

Lasciò che il preside tornasse in ufficio, raggiungendo gli altri. Il gruppo era un po' troppo folto per i suoi gusti e iniziò a notare, man mano che si avvicinava, che c'era qualcun altro assieme alla sua squadra. Soltanto quando si piantò davanti a Marcus Randall con una brusca frenata, si rese conto di aver iniziato a correre.


« Che state facendo qui? »


Il tono non era per niente amichevole.


« Davamo un'occhiata in giro. Come procede? Il vostro piccolo prestigiatore » e così dicendo accennò a Patrick « ha già cavato l'assassino dal cilindro? »

« Dean non è morto! » strillò Meredith, scattando in piedi.

« Per ora. »


La ragazza sgranò gli occhi, come se l'eventualità non l'avesse nemmeno sfiorata. Rigsby, che stringeva a sé Lynn con un braccio, le posò la mano libera sulla spalla, invitandola a sedersi di nuovo. Lisbon, il volto contratto in una smorfia rabbiosa, era certamente sul punto di rispondere per le rime a Marcus; non fosse che un altro membro del Consiglio attirò la sua attenzione.


« Assurdo... » mormorò a mezza voce.


Jane chinò il capo.


Il ragazzo che aveva parlato, Teresa lo conosceva abbastanza bene. Peter Volchok era il braccio destro di Marcus da quando era entrato alla Bose. A differenza degli altri membri del Consiglio – Marcus compreso – il suo potere non rientrava in quella categoria denominata “ Logico-Analitica”. Si trattava perlopiù di elevate capacità di calcololo, previsione o particolari abilità logiche. Erano molto utili nel Consiglio, giacché i suoi compiti riguardavano molto spesso la gestione del budget scolastico e l'organizzazione degli eventi; non a caso a farne parte erano soltanto i ragazzi delle famiglie più importanti della contea. Ma Peter, lui aveva un iper fisico: detto in parole molto povere “ sparava palle di fuoco dalle mani”. Ora, Teresa in un'interrogazione dei biogenetica avrebbe risposto con assoluta sicurezza che l'accumulo di calore sui palmi delle mani scaricava nell'aria una microscopica quantità di energia, sufficiente però ad infiammare l'ossigeno in una piccola area circostante. Però dopo anni di convivenza con una certa Lynn Bukowski, aveva imparato che talvolta semplificare un concetto può semplificarti anche la vita.

Peter aveva occhi nerissimi e penetranti, un volto magro e allungato, ma dai tratti straordinariamente regolari. Teresa era abbastanza sicura di poterlo definire bello. Non il suo tipo, solo oggettivamente bello. Era un'espressione stupida che aveva rinfacciata a Lynn moltissime volte; perché se uno era bello ma insopportabile, finivi per vederlo brutto e viceversa.

Bastava prendere Jane per capirlo, no?

Bello, eppure incredibilemente irritante. Ma comunque bello.

Anche se in questo modo il ragionamento non filava granché...

Lisbon si diede mentalmente dell'idiota, sia per essersi impelgata in una simile riflessione, sia perché quello non era proprio il momento di tirar fuori i suoi drammi esistenziali irrisolti.

Ce n'erano già in abbondaza al momento.

Un'occhiata ai suoi amici fu sufficiente a confermarlo: Meth era ancora scossa dai singhiozzi, Lynn era bianchissima e se non fosse stato per la salda stretta di Rigsby probabilmente sarebbe caduta lunga distesa; Marcus pareva distante, mentre Jane non staccava gli occhi dalla chiazza di sangue che aveva impastato l'erba. Fu lui a rompere il silenzio.


« Per quanto mi rammarichi trovarmi d'accordo con Mr Simpatia, dobbiamo pensare che Dean potrebbe... » lanciò un'occhiata a Meredith « ...lasciarci. E sappiamo tutti cosa comporterebbe. »


Il suo tono era cauto. Insolito.

Lisbon dimenticò ogni remora e d'istinto prese la mano dell'amico, stringendola tra le sue.


« Jane... » sussurrò a mezza voce.

« E' tutto okay. »


Il suo sorriso rassicurante riuscì solo a preoccuparla ancora di più.


« Scusate. » s'intromise Grace « Io non c'ero ancora la prima volta. So cos'è successo, ma qualcuno avrebbe voglia di essere più preciso? »


Guardò nervosamente Jane.


« Certamente. » rispose Marcus « Circa tre anni fa, a metà del secondo trimestre, una studentessa di questa scuola è stata trovata assassinata nell'aula di musica. »


Lisbon, Rigsby, Meredith e perfino Cho ebbero un sussulto: possibile che la sensibilità di Marcus fosse davvero inesistente?

In comprenso, Patrick Jane non fece una piega.


« Un omicidio in un scuola non è uno dei soliti giochini da CBI. E' arrivata la polizia, tutta la contea era in subbuglio. Alla fine Minelli se l'è cavata – non senza un piccolo aiuto ovviamente – e la scuola non è stata chiusa. Ma ci è mancato poco. Hanno giurato che se fosse ricapitata una cosa simile, per la Bose sarebbe stata la fine. Una scuola in cui gli studenti muoiono non è tollerabile. Tra l'altro si è trattato di un omicidio particolarmente macabro: la ragazza è stata trovata in un lago di sang... »

« Marcus. »


La voce gelida di Peter fermò appena in tempo quello scempio. Lisbon rimase molto sorpresa nel vedere due membri del Consiglio in disaccordo e così gli altri.

Lynn, che per natura aveva era molto debole di stomaco, sembrava l'unica a non averci fatto caso, tutta concentrata nel reprimere il senso di nausea.

Per un brevissimo, stupido attimo, Teresa si domandò se gli occhi vigili di Peter Volchock fossero stati in grado di cogliere quel dettaglio. La sua dolce amica sapeva intenerire il più freddo degli animi.


« Stavo semplicemente rispondendo alla domanda. E non credo che ci sia qualcuno tanto sensibile alla parola sangue da star mal... »

« Finscila! » sbottò l'altro, con uno scatto che fece sobbalzare tutti i presenti.


La rapidità con cui si mosse verso Lynn, momentaneamente allontanatasi da Rigsby per salvare il salvabile, lasciò stupita perfino Meredith – e con l'iper che si ritrovava, Meth ne sapeva parecchio di velocità e mosse fulminee. Per qualche istante la sorresse, lasciandola vomintare in pace; e le tenne perfino una mano sulla fronte mentre la ragazza dava fondo a quel poco del brunch che era riuscita mangiare prima dell'incidente.


« Non vedi che sta male? » sibilò in direzione di Marcus. « Meglio fuori che dentro. » aggiunse poi, con tono gentile, rivolgendosi a Lynn.


Lei gli sorrise, grata.


« Vado a fare una doccia. » annunciò « Questa roba non fa per me. »


Due paia di occhi – verdi e neri – seguirono la sua figura barcollante allontanarsi verso il grande edificio che ospitava i dormitorii.


« E adesso... » sospirò Rigsby.

« Adesso. » gli fece eco Jane.

« Minelli è convinto che i due fatti siano scollegati. »

« Tu sei d'accordo Lisbon? »

« No, per niente. » scosse la testa, guardandolo dritto negli occhi. « Due assassini nello stesso college? Mi convince poco. »

« Ma cos'hanno in comune questi due omicidi? »

« Non lo so Grace » ammise Jane « Ma è lui. Lo sento. »


Marcus storse il naso, senza tuttavia fare commenti maligni. Al contrario, si dimostrò in totale accordo.


« Siamo tutti d'accordo, allora? »

« Assolutamente. » annuì Lisbon, a nome della squadra.

« E' l'unica cosa da fare, se non vogliamo che capitino altri incidenti. Dean era uno dei nostri, se la caverà. » aggiunse Peter.

« Chiaro. »


In una parvenza di armistizio, le due fazioni si scambiarono un cenno d'intesa.

Meth si strinse nelle spalle.


« Dobbiamo prendere quel bastardo. »


Lisbon, ancora una volta, pensò che quel Peter Volchock aveva il dono di rubarle le frasi di bocca.




***



« Cosa sai di Peter Volchock? »


La domanda di Lynn la colse totalmente di sorpresa.

L'amica sedeva sul proprio letto, intenta a pettinarsi i capelli appena lavati, mentre Teresa era come suo solito semi-sdraiata sul tappeto, la schiena appoggiata al piccolo divano rosso. Le bastò alzare lo sguardo per incontrare il viso pensoso di Lynn; nulla di strano, lei era perennemente con la testa fra le nuvole. Ma Volchock, che accidenti centrava?


« Dobbiamo parlare di Peter? »

« No, perché? Possiamo parlare di politica, del tempo, dell'effetto serra... »

« Lynn... »

« ...della globalizzazione, di Shakspeare, di quel discorso su Jane che non abbiamo mai concluso... »

« ...vaffanculo. »

« Perfetto! Vada per Shakespeare, allora. »


Teresa sbuffò.


« E va bene. Ma cosa t'importa di lui? »

« Di Jane? Più che altro m'importa di t... »

« Lynn! »

« Ah, ma con lui intendevi Peter? »


Lisbon si limitò a guardarla malissimo.


« E' stato carino con me. »

« Mmm... » l'altra alzò un sopracciglio « E' stato carino oppure é carino? »


Lynn emise uno strano suono lamentoso, molto simile a “ che noiaaa”, gonfiando le guance a palloncino e soffiando fuori l'aria in direzione dell'amica.


« Sei sleale! Non devi fare la detective con me. Comunque sì è abbastanza carino. »

« Abbastanza è già troppo. Quel tipo è il braccio destro di Rand, non scordarlo. »

« Ma è stato carino, no? Voglio dire, quanti ragazzi sconosciuti ti tengono una mano sulla fronte mentre vomiti? Tra l'altro, Jane sta bene? »

« Lui dice di sì. »


Lisbon si lasciò scappare un lungo sospiro; per un attimo i suoi occhi vagarono per la stanza, soffermandosi su un qualcosa d'indefinito nel pezzetto di cielo che s'intravedeva dalla finestra.

Forse stava semplicemente fissando il vuoto.

Forse non poteva fare a meno di associare l'azzurro in ogni sua forma a Jane.


« Non riesco a ricordare niente di Lily. Sai cosa significhi? Niente. E siamo state nella stessa scuola per un anno. A volte mi chiedo quante volte io dica o faccia qualcosa che inavvertitamente gli ricorda lei. Non posso saperlo. Odio questa cosa. »

« Hey! » Lynn saltò giù dal letto e corse a sedersi accanto all'amica « Hey, Lis. » ripeté, passandole un braccio attorno alle spalle « E' di Jane che stiamo parlando. Lui sa che non faresti mai niente per farlo stare male ...beh, psicologicamente. »

« Che vorresti dire?! »

« Che sei violenta e dispotica, mia cara. »


Teresa fissò basita la faccia serissima di Lynn. Un attimo dopo, scoppiarono a ridere entrambe.


« Su, ora parliamo del tuo Peter. Te lo sei meritata. »


Lynn le regalò un sorriso adorabile.


« Non so molto di lui. E' un tipo insolito, che a prima vista centra poco o niente con il Consiglio. Hai presente, ricchi snob e prevaricatori che passano metà della loro vita ad elaborare piani diabolici che hanno come unico fine dimostrare quanto siano, per l'appunto, diabolici e l'altra metà ad accumulare soldi che saranno sempre troppo avari per spendere? »

« Credo di aver colto il genere. »

« Peter viene da un famiglia importante, ma non è uno da feste per l'élite. Ha un iper molto raro e pericoloso. Crash-combustione, la capacità di creare micro-esplosioni a contatto con l'aria. »


Per un attimo gli occhi della ragazza s'illuminarono, rivelando una sincera ammirazione. Lynn, pur non capendone il motivo, sapeva quanto Teresa amasse l'iper-technology e fosse fiera di avere un'Abilità da poter allenare. Un tempo si era preoccupata molto degli effetti che la compagnia di Patrick Jane, un non-dotato che sarebbe parso strano perfino nel vecchio mondo, avrebbe potuto avere sulla sua migliore amica. Invece la filosifa di Lisbon si era fin da subito dimostrata vincente: era fermamente convinta di avere ragione – e cioè che Jane fosse un errore di calcolo, che le sue capacità fossero scientificamente spiegabili – e questo la rendeva tranquilla.


« Volchock » riprese Lisbon « è stato espressamente invitato da Marcus. E' una sorta di guardia del corpo, ma non solo. Dev'essere in gamba, forse anche più di quanto Marcus si aspetti. Sai, non mi stupirebbe vedere un rovesciamento di potere se questa situazione di crisi dovesse continuare. »

« Ma Dean sta bene. Il problema è passato, no? »

« E se ci riprova? »

« Chi, Teresa. Chi? L'assassino di Lily? Nessuno ha detto che sia un serial killer. Noi non sappiamo perché Lily sia morta. »

« Jane ha un presentimento. E io ...io gli credo. Per una volta, voglio dargli completa fiducia. »

« Meth é così spaventata. »

« Già. E' rimasta quasi tutti i giorni chiusa in camera da quando è avvenuto l'incidente, quasi una settimana fa. Stamattina a lezione non ha partecipato alla solita gara. Tra l'altro » aggiunse con aria imbronciata « sai che palle solo io, Cho e quel cretino di Michael Kattrall? »

« Occhi verdi, iper inquietante? »

« Sì. Vibrazione acustica, sa emettere suoni che comunicano con gli organi degli essere viventi. Può provocare un infarto se starnutisce al momento sbagliato. Ha un iper figo, purtroppo devo ammetterlo. E' interessante fare Potenziamento insieme. Ma lo eviterei volentieri a ginnastica. »

« Tu sei pazza ad andare a lezione con quelli. Potenziamento è un concentrato di matti invasati. »

« La mia lezione ideale! » esclamò Lisbon con un gran sorriso.


L'eco della sua esclamazione gioiosa sembrò quasi rimanere sospeso nel silenziò che seguì. Le due ragazze rimasero per un po' a rimuginare, ognuna persa nelle proprie riflessioni.


« Dovrei andare. Tra poco c'è una riunione straordinaria del CBI. »

« Okay. » Lynn annuì « Io ho una sessione extra di prove in teatro. Abbiamo pensato che sgobbare il doppio ci farà pensare meno a tutto quello che sta capitando. E' come Harry Potter e la Camera dei Segreti. Solo che in quel caso tu saresti anche l'assassino.* »

« Dio, Lynn. Solo tu puoi leggere ancora libri fantasy. Sono ...antidiluviani! Ma cosa te lo dico a fare? » si rispose subito da sola « Parlo con una che studia letteratura greca. Manco i greci parlano il greco antico e devi metterti tu a studiarlo. Pazza! »


Scoccò un bacio affettuoso sulla testolina bionda dell'amica e trotterellò rapida verso la porta.


« Lis... »


La fermò proprio sull'uscio.


« Mi ha chiamata Jamie. Dice... ha detto qualcosa sulle vacanze di Natale. Voleva sapere le date, perché crede che tu gli abbia mentito. Per stare di meno a casa. »

« Mio fratello é un'idiota, Lynn. Se ti chiama ancora, non sei obbligata a sprecare tempo per parlarci. Salutami Shakespeare. »


Quando si chiuse la porta alle spalle, dovette trarre un profondo respiro per non mettersi a strillare. James era il maggiore dei suoi tre fratelli minori: appena adolescente, paranoico, geloso di lei in maniera incredibile. Tra loro, era stato l'unico a farle pesare la sua iscrizione alla Bose, fin dal primo giorno. Teresa ricordava benissimo il suo sguardo di disapprovazione, carico di rabbia. Traditrice, sembrava volerle dire; come se li stesse abbandonando, come se non avesse passato gli ultimi sei anni della sua vita a far loro da madre.

Jamie andava al liceo e non faceva che combinare guai. All'inizio Teresa chiamava spessissimo, ogni giorno sempre più angosciata dall'idea di aver fatto male, malissimo ad andarsene.

Un anno può essere dannatamente lungo.

Soprattutto quando la prospettiva é di passarlo al telefono con un bambino di dieci anni – Luke, il più responsabile dei tre – tentando di spiegargli cosa dire a quell'idiota di suo fratello maggiore, dato che l'aiuto di papà era un'ipotesi che Teresa non aveva nemmeno preso in considerazione.

Le ci era voluto un po' per rendersi conto che l'unico scopo del comportamento di Jamie era proprio quello di attirare la sua attenzione. Voleva che lei corresse a casa.


Neanche morta, si era detta.


Aspettava quel momento – il suo, per una volta - da quando aveva dodici anni.

Le telefonate pian piano erano sparite e Jamie aveva imparato che quando sei legalmente sotto la tutela di un padre ma a conti fatti orfano, i guai che combini devi anche risolverli per conto tuo.

Era una guerra, lei lo sapeva bene.

Ma c'erano tante cose nuove nella sua vita, da quando era entrata alla Bose, per cui valeva la pena combattere. Una di queste, tanto per dire, la stava salutando con la mano dal fondo del corridoio con uno dei suoi soliti sorrisi luminosi.


« Lisbon! Che faccia preoccupata. »


L' espressione del ragazzo mutò all'istante. Le si avvicinò, le braccia incrociate dietro la schiena e il capo reclinato, studiando con attenzione il viso dell'amica.


« Jamie. » si decise infine a biascicare, l'altra.


Jane annuì.


« Capisco. »

« Gli altri sono già su? »

« Non saprei. Uhm, Lisbon ...sicura di star bene? »

« Certo. Sicura quanto te. »


Patrick non disse nulla, benché lei fosse certa che avesse colto la sua provocazione. Però, quando si ritrovarono a camminare fianco a fianco lungo il corridoio semibuio del dormitorio, le circondò le spalle con un braccio, stringendola leggermente a sé; come per scusarsi di aver dimenticato, di nuovo, che con Lisbon poteva anche concedersi il lusso di non avere segreti.


[FINE CHAP. 3]


Notes

E' tardissimo, sono a pezzi e reduce da un esame assassino, ma dovevo postarlo! Chiedo venia se è un po' corto, mi rifarò.


Vi lascio solo un po' di note:


*Mi riferisco a Tom Riddle, non ad Harry. Teresa, come Tom, non vuole che la scuola chiuda. Lo stesso per Harry, ma ovviamente Harry non è “l'assassino”.


- Once and Again è un vecchio telefilm che secondo me ha visto soltanto la mia migliore amica, ma non diteglielo X°D

- Probabilmente non ve ne frega niente, ma la cronologia è la mia ossessione xD Lily aveva un anno in più di Patrick. Wow, che gran notizia vero?

- Marcus Randall è ispirato al Rand che compare nell'episodio 1.17. Così come l'idea del Consiglio, in generale, è ispirata alla compagnia in questione.

- Meth si legge Mez.

- Ci sono ancora tante domande sugli iper e poca chiarezza. Lo so, ma è voluto. Ci sarà un'intero capitolo dedicato alla loro spiegazione e comunque man mano si chiariranno.

- Faccio sempre casini con le età: Lisbon ha 18 anni, non 17. Avevo sbagliato i conti, sorry. Farà i 19 nel corso dell'anno, che è il quinto ( ovvero due ani dopo aver conosciuto Jane).


Peter Volchock as Milo Ventimiglia ( si vede nella locandina).

Per Meth, Michael, Dean, Marcus e gli altri ci sto ancora lavorando. Dei primi due ci sono un abbozzo di descrizioni lo scorso capitolo, quindi se avete proposte, fatele :D Gli altri devo visualizzarli più nel dettaglio.

Tra l'altro, che ne pensate di Lynn?


E un GRAZIE immenso a tutti quanti!


evelyn_cla: il tuo cast è pieno di spunti *-* Ti sei aggiundicata Emmett con Kellan, mi ispira da pazzi! Se hai qualche foto di Bradley non in vesione “ principosa” me la manderesti? ( E se hai qualche sua foto lovvosa in generale, me la manderesti ugualmente *ç* ?). Sono felice che la storia ti piaccia, continua a farmi sapere che ne pensi!


huddy4e: sono in arrivo taaante altre cartine se la cosa può farti piacere! Ormai mi hanno infettata al 100% con il virus della Jisbonite acuta, per cui sarai senza dubbio accontentata su questo punto X°D


Only_a_Illusion: spero tanto di riuscire a mantenere vivo il tuo interesse ^^ Alla prossima!


Cinfri: ehilà! Come andiamo con i preparativi per l'omicidio di massa all'Amica Sensitiva è.é La mia spada Jedi ha bisogno di un po' d'azione! Mai troppo tardi per una recensione :D Grazie mille per le tue parole, sono linfa vitale per questa fic!


E sono estasiata da quel bel 10 sotto la voce “ seguita da” *-*


Besos a tutti e a presto!

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Capitolo 5
*** Much Ado About Nothing ***



[Chap. 4]

Much Ado About Nothing



« JANE, PORCA MISERIA, FINISCILA! »


L'urlo sovrumano avrebbe senza dubbio terrorizzato chiunque nel raggio di chilometri, presenti soprattutto; non fosse che era ormai il vano, dodicesimo tentativo da parte di Lisbon di prendere in mano la situazione e non colse nessuno di sorpresa.

Jane, alle prese con il suo nuovo “ esperimento psicologico”, riacchiappò al volo la pallina da ping-pong che stava lanciando contro il muro da mezz'ora buona – per vedere quando influisse sulla concentrazione, diceva - in una posa molto simile a quella di Gregory House. Gli occhi verdi della ragazza si ridussero a due fessure minacciose e prima che il biondo avesse il tempo di dire qualsiasi cosa, un leggerissimo tremito alle braccia della ragazza lo avvisò che stava per ricorrere al suo potere. Un dettaglio che aveva scoperto da poco e di cui non aveva informato nessuno, ovviamente.


« Questi sono i momenti in cui invidio l'iper di Volchock... » grugnì a bassa voce.

« Okay Lis, afferrato il concetto. » mugugnò Patrick « Ora potresti mollarmi, per cortesia? Mi sta venendo un crampo al braccio... » e così dicendo accenò alla posizione del proprio arto, ancora proteso nell'atto di afferrare al volo la pallina.


L'intero CBI, riunito nella soffitta sopra i dormitori, scoppiò a ridere.


« Dai Teresa, mollalo. » sorrise Grace, come al solito l'unica a mostrare un briciolo di pietà.


La ragazza sbuffò.

Piegò il capo, per guardare Jane dritto negli occhi: si fissarono per un lungo istante, quasi riuscissero a comunicare in quel modo. E gli occhi di Lisbon parevano davvero intimare a Patrick che quello era davvero il momento di smetterla. Difatti, non appena allentò la presa, Jane lasciò perdere la pallina e iniziò finalmente a concentrarsi sul caso.

Teresa fece un cenno a Cho, invitandolo gentilmente a fare un riepilogo.

Dean Hopper, mebro del Consiglio e frequentante il quinto anno come quasi tutti loro, era stato scaraventato dal secondo piano. Qualcuno avea tentato di ucciderlo, soprattutto a detta della testimone oculare più affidabile che avessero a disposizione: Meredith Bailey, dotata in di un iper molto particolare con cui spostava l'aria. L'unico assassino mai entrato nel campus a memoria d'uomo e d'archivio era l'assassino della fidanzata di Jane e della sorellina di questa.

A questo punto Cho s'interruppe e guardò Lisbon con aria interrogativa. Non sapeva se continuare o meno perché, a dispetto delle apparenze, Kimball era un ragazzo assai perspicace in materia di sentimenti e mai e poi mai avrebbe ferito l'amico.

Jane aveva lo sguardo fisso nel vuoto, ma pareva ascoltare.


« Vuoi parlare tu? » sussurrò sottovoce Lisbon, guardandolo.

« No, preferirei di no. » si voltò verso di lei « Potresti farlo tu, per favore? »


Incapace di rifiutarsi, Lisbon si affrettò ad annuire.


Iniziò a raccontare dell'omicidio, piano piano, interrompendosi ogni due minuti per osservare via via le reazioni di Jane. Superò il prima possibile i dettagli sulla morte – cadavere nell'aula di musica, litri di sangue – per soffermarsi ad esaminare il movente e le particolarità del killer.


« Si é lasciato dietro un nome: Red John, ovvero John il Rosso. Rosso come il sangue, é la nostra ipotesi migliore. Inoltre ha lasciato un ...simbolo, per così dire. E' uno smile disegnato sul muro. » deglutì, ringraziando il cielo che Lynn non fosse prsente. « Uno smile di sangue. »


L'idea di un pazzo che dipingeva sui muri con del sangue vero fece rabbrividire tutti nella stanza.


« Perfetto. » commentò Grace, la voce giusto un ottava troppo bassa per potersi definire isterica, ma poco ci mancava « E cosa diavolo centra con Dean? »


Lisbon scrollò le spalle.


« Onestamente, non ne ho idea. »

« Nemmeno io. » le fece eco Jane.

« Cosa?! » si voltò di scatto verso il ragazzo « Hai detto che avevi un presentimento! »

« Ho un presentimento, infatti. E basta. »

« No, no, no! Quando tu dici “ presentimento” intendi “ ho già risolto il caso ma voglio fare il figo e lasciarvi friggere”. »

« E' questo quello che pensi quando dico che ho un presentimento? » domandò Jane, sorpreso, trattenendo a stento una risatina che di certo avrebbe dato a Lisbon il colpo di grazia.

« Come Jane, non sai cosa penso? »

« Okay, touché. Colpito e affondato. »


Il ragazzo alzò le mani in segno di resa.


« Pace? » offrì con un sorriso adorabile.


Lisbon strinse le braccia al petto e scosse la testa, furente, anche se smise di urlargli contro – il che era già un enorme progresso.


« Non prendertela Jane. » ridacchiò Rigsby « Fa' così perché ha detto a Minelli che abbiamo una pista su Red John e invece siamo al punto di partenza. »


Patrick sgranò gli occhi mormorando un “ eeeh?” di sorpresa che fece arrossire all'istante Lisbon. Wayne si pentì subito di quell'uscita, perché Grace lo guardò storto.


« La riunione é terminata. » asserì a quel punto il capo « Potete andate. »


Così dicendo, come volendo esemplificare quell'invito, si alzò di scatto e imboccò le scale. Jane la rincorse, ma benché avesse sentito il rumore dei suoi passi alle proprie spalle, Lisbon non si fermò.


« Lisbon, dai, aspettami! »

« Non é colpa mai se sei lento. »

« La solida acida. » scosse la testa bonariamente « Ma parliamo di Minelli: temo – o spero – di aver capito male. Tu avresti fatto cosa? »

« Gli ho detto che avevamo una pista. Di quelle serie, sai, con indizi e tante idee. » spiegò lei con tono neutro, continuando a camminare.

« Ma sei impazzita? »

« Io?! »


Erano arrivati al primo piano, camerata femminile. Teresa si voltò di colpo, piantandosi davanti al ragazzo con aria minacciosa. Fu una delle migliaia di volte in cui Patrick Jane ringraziò il cielo che non avesse davvero una pistola. Nemmeno scarica, perché di certo gliel'avrebbe data in testa.


« Io?! » ripeté « Sei stato tu a dirmi che eri convinto centrasse John! »

« Ma tu non mi dai mai retta quando sparo ipotesi a caso! »

« Le tue ipotesi sono casuali? » lo interruppe, attonita.

« Solo quelle preliminari. »

« COSA?! »

« Non cambiare discorso, su. Ne parliamo un'altra volta. »

« Tu sei... Hai ragione, lasciamo perdere. Un danno alla volta. »

« Questa volta non é stata colpa mia. »

« Beh, scusami tanto se per una volta ho avuto fiducia in te! »


Quest'ultima affermazione era incontestabile; o perlomeno Patrick non se la sentì di controbattere, perché una frase del genere non era mai uscita dalla bocca dell'amica.


« Lis, che ti succede? »

« Nulla. »


Scosse la testa con forza. Ma stringeva le labbra, come quando era nervosa.

Se ne accorse da sola e abbozzò un sorriso colpevole.


« E' proprio inutile provarci con te, eh? »


A mentire, si sentì in dovere di precisare tra sé.

Forse era la vicinanza della camera di Lynn a farle venire strane idee?


« Almeno tu fossi capace, a mentire. »


Ogni tanto il dubbio che le leggesse nel pensiero, viste le coincidenze, ci stava eccome.


« Ma a te mancano proprio le basi. »

« Io... » esitò, un momento; poi le venne in mente che quando lui le aveva mentito, qualche giorno prima, si era sentita quasi offesa dalla mancanza di fiducia « Credo sia per via di ...lei. Penso che questo sia l'unico caso in cui fare a modo tuo sarebbe la cosa giusta. »

« Grazie. »


Teresa, che aveva parlato con gli occhi bassi, sollevò il viso con aria stupita.


« “ Grazie” ? »

« Sì, grazie. »


Si sorrisero.


« Vado a vedere come sta Lynn. »

« Okay. A più tardi. »


La ragazza lo superò per raggiungere la seconda camera sulla sinistra, quella dell'amica apunto. Si era allontanata solo di qualche passo che subito si sentì richiamare.


« Lisbon... »

« Sì? »


Si voltò verso Jane, continuando a sorridere. La strana espressione sul viso del ragazzo la preoccupò: sembrava sul punto di dire qualcosa. Un qualcosa di insolito, qualcosa che, a giudicare dall'espressione, aveva paura di dire.

Invece scosse appena il capo e formulò la più scontata delle domande.


« Sei riuscita a cavalcare in questi giorni? »

« Oh. » a metà tra il deluso e il sollevato, Lisbon recuperò il sorriso « Purtroppo no. Magari domani. »

« Avvertimi, vengo con te. »

« Certo. »


Lo guardò andare via finché non sparì per le scale.

Entrò nella propria stanza per posare la tracolla, prima di passare da Lynn. Si chiuse la porta alle spalle, con un gran sospiro e un sorrisetto un po' idiota stampato in faccia.


« Con chi é che ci provi, tu? »

« AAAH! »


La ragazza cacciò un urlo di puro terrore.


« Mio dio, Lynn! Che ci fai nella mia stanza? »

« Ho allagato il bagno, aspetto che i giornali assorbano l'acqua. »

« E il resto della stanza? » domandò Terera, con un sospiro rassegnato.

« Beh, l'acqua del bagno é ...uscita dal bagno. »

« Oh cristo, sei una calamità naturale. »


Lynn ridacchiò, continuando a sfogliare la rivista che teneva in mano già da prima che Lisbon entrasse. I cavalli non erano la sua passione, ma aveva beccato un articolo sugli equini più famosi nella storia del cinema.


« E hai delle orecchie degne di Clark Kent. »

« Stavate urlando. » ribatté laconica.

« Sul serio? »

« Lo fate sempre. Dev'essere per questo che non te ne accorgi, ormai sei sintonizzata su quella sottospecie di frequenza superosnica. Anzi, siete. »


Teresa ignorò l'ultima parte.


« Diverbi sulle indagini. »

« Ma non mi dire! Il basilisco si é infilato in una conduttura troppo piccola e dovete scegliere chi calarci dentro, eh? »

« Ma quanto sarcasmo oggi. » si sedette accanto a lei sulla testiera del letto, con un sorriso diabolico « Qualcuno non ha ancora incontrato un certo Peter Volchock nonostante gli innumerevoli sforzi? »


Finalmente la bonda alzò gli occhi dall'articolo. Storse la bocca in una smorfia di puro disappunto.


« Volevo solo ringraziarlo. E comunque, peggio per lui. » scrollò le spalle e riprese a leggere.


Lisbon rimase per qualche istante ad osservare la sua buffisima ed adorabile amica, domandandosi ancora una volta come accidenti facesse a regalarle il sorriso a dispetto di tutto il resto del mondo. Poteva star certa che parlare con Lynn l'avrebbe fatta sentire meglio, in qualsiasi momento.


« Lynn... »

« Dimmi, cara. »


Il tono falsamente offeso e l'aria da meastà ferita che si ostinava a mantenere la fece morire dal ridere.


« Ti voglio bene! » esclamò di slancio, lanciandosi addosso all'amica.

« Ehi! » protestò quella, mentre rovinavano entrambe sul pavimento.


Ma un attimo dopo stava già ridendo assieme a Teresa.



***



« Vi prego, vi prego, vi prego! »


Jane e Lisbon si scambiarono un'occhiata disperata.


« Non é per cattiveria, Lynn... »

« E' solo che il caso ci sta tenendo occupati... »

« Ah, tutte balle! Se non avete nemmeno mezzo indizio su cui indagare! »

« Grazie tante! » ribatté piccata Teresa, mani sui fianchi e sopracciglio pericolosamente inarcato.

« Okay » ritentò la biondina « Capisco se vi avessi chiesto di prendere parte sul serio, ma... »

« Posso fare una domanda? » s'intromise Jane.


Afferrò Lisbon per le spalle, spingendola leggermente verso Lynn.


« Capisco lei, é la tua migliore amica. Ma come mai, di grazia, hai chiesto a me e non al tuo adorato Waynuccio? »


Lynn lo guardò come fosse un idiota.


« Stiamo ancora parlando dei sotituti per la prova del nostro spettacolo su Shakespeare, vero? »

« Giusto. » finse di rifletterci su. « Sai che ti dico? Hai ragione, dopotutto é solo perché voi riusciate a fare le prove per bene. Accettiamo. »

« Spero fosse un pluralia maiestatis, Jane. Per la tua vita. » ringhiò Lisbon


Lynn abbracciò entrambi contemporaneamente con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.


« Vi divertireti da morire, ve lo garantisco! »


E così dicendo, scappò via verso la propria aula.


« Che sarà mai, Lisbon? Un po' di Shakespeare non fa mai male. »

« Non sappiamo nemmeno l'opera. »

« Romeo e Giulietta, di sicuro. Era tutta entusiasta, lei adora quel copione. »

« Non é il mio genere. » mormorò Lisbon con una smorfia.

« Perché mai? »

« Suicidarsi per la morte della persona amata senza accertarsi che sia morta...? »

« Pensi sia così stupido desiderare di morire per un motivo del genere? »

« Sì. » rispose subito, decisa.


A Jane scappò uno dei suoi rari sorrisi tristi. La ragazza si portò istintivamente una mano alla bocca, rendendosi conto all'improvviso di aver detto qualcosa di tremendamente stupido.


« Mi dispiace, io... »

« Tranquilla. » le circondò le spalle con un braccio, come suo solito, incamminandosi verso la classe « A dirla tutta sono molto felice che tu non abbia mai avuto l'occasione di fare pensieri simili. »



Emma Brookvich, in gergo la vecchia pazza, era un'insospettabile cinquantenne rotondetta, un incrocio tra la Fata Madrina di Cenerentola e una strega pasticciona. Insegnava psicologia ed era assolutamente, senza ombra di dubbio, l'insegnante preferita di Jane.

Lisbon detestava psicologia – la parte di accordo decisa da Jane – però la Brookvich non era male. A parte il fatto che sembrava avere come unica missione nella vita convincerla che psicologia fosse la materia più bella e divertente di questo mondo.


« Buongiorno signorina Lisbon! » cantilenò sorridente.


Lisbon rispose con un sorrisetto imbarazzato; aveva sempre la spiacevole impressione che quella donna pensasse chissa ché ogni volta che entrava in classe in quel modo – ovvero con un braccio di Jane a circondarle le spalle – e cioè praticamente due lezioni su tre.

Jane invece salutò affettusamente la profesoressa, lasciando che Teresa raggiungesse il proprio banco mentre lui scambiava qualche parola con la donna.

Come al solito, buona parte della lezione la passò a rispondere al fuoco di palline di carta di Jane, seduto dietro di lei, tuttavia con meno entusiasmo delle altre volte.

E il massimo dell'incredibile lo raggiunse quando si sorprese ad ascoltare un pezzetto di lezione, praticamente per caso.


« ...ed in questo sta il potere “ terapeutico” del teatro. Voglio dire, immaginate di impersonare Romeo e Giulietta con il ragazzo o la ragazza di cui siete segretamente innamorati... » detto questo strizzò l'occhio alla classe, che scoppiò a ridere. « Ora, chiusa questa parentesi ahimé mai abbastanza piccola vista l'ora, torniamo all'argomento della lezione... »


Lisbon era sbiancata. Dimentica di ogni cosa, rimase un'eternità a ripetersi in testa quell'unica frase carpita dalla lezione, come una cantilena.

Inquietante.

Finché Jane non fece fuoco e una raffica di otto palline si abbatté contro la sua testa.



***



Quella dannatissima prova era poco dopo la pausa pranzo, perciò dovettero anche sbrigarsi a mangiare per essere lì in orario. Non si sedettero nemmeno, rimasero al bancone e si accontentarono di un pasto più simile ad una rapida colazione che ad un meritato pranzo.

Lisbon giocherellava con il suo milk-shake, finita la torta ai mirtilli, mentre Jane, data l'ultima golata al suo caffé, ora torturava il proprio muffin senza molta convinzione. Aveva appena inizato una finissima opera di estrazione delle pepite di cioccolato – quelli ai mirtilli erano finiti e il cioccolato nei muffin gli faceva discretamente schifo – quando la voce di Lisbon saltò su dal nulla.


« Secondo te dovremo baciarci? »


Pur avendo contestualizzato subito la domanda, non poté non cogliere l'occasione per fare un po' il cretino e stuzzicare Lisbon.


« Mah, non saprei... Proprio qui, davanti a tutti... »


Rimase a fissarla con un ghigno stampato in faccia, aspettando che assimilasse la sua frase. E infatti, come previsto, si voltò di scatto con gli occhi sgranati, un'espressione orripilata dipinta sul bel viso. Aprì e richiuse la bocca due o tre volte, scuotendo il capo sdegnata, come se non riuscisse a credere che lui avesse pronunciato davvero quelle parole. Le pareva troppo, perfino per Jane.


« Ringrazia che sia alla vaniglia » si limitò a dire, accennando al milk-shake « Perché se fosse stato anche solo alla fragola a quest'ora saresti un puffo rosa! »

« Un puffo rosa? Mmm, minacciosa. » le diede un buffetto sulla fronte, strappandole un sorriso di tregua « Sbrighiamoci o la Gran Dama ci scioglierà nell'acido. »


Lisbon ridacchiò.


« O ci farà suicidare al primo atto! »



La Bose, tra i sette miliardi e mezzo di cose che la rendevano, a detta di Lynn e Lisbon, di solito in coro, “ una delle quattro scuole più fighe del pianeta”, aveva anche un vero teatro. Bellissimo, di quelli con le quinte ampie, il palco profondo e all'altezza giusta perché gli attori non rischiassero la vita nel caso dovessero saltare in platea. C'era perfino la botola per fare Wicked, ma quella era un'ambizione che la professoressa Lispeth Judkins, al secolo l'invasata, custodiva gelosamente per l'ultimo anno in cui un certo gruppetto – proprio quello dell'età di Lynn - avrebbe frequantato la scuola. “ Il nostro ultimo trionfo”, lo chiamava.

Inutile dire quanto Lynn e la Judkins si amassero a vicenda, vero?

Arrivare in sala prove durante le prove faceva abbastanza paura ad un visitatore occasionale: anche solo per i costumisti che correvano su e giù con dei chilometrici rotoli di stoffa minacciando di abbattere tutto e tutti nel raggio di tre metri.


« Posso morire? » piagnucolò Lisbon.

« No Lis. Quello solo nel finale, te l'ho già speigato. » la canzonò Jane.


Teresa gli mollò uno schiaffo.


« Ottimo, ottimo! » strillò un'esaltata Lynn, venendo loro in contro « E' proprio lo spirito giusto! »

« Scusa? »

« Beh Lis, siete perfettamenti calati nella parte; come avevo previsto, del resto. Sembrate nati per questo ruolo! »

« Calati nella parte? » ripeté Jane.

« Nati per questo ruolo? » gli fece eco Lisbon.

« Ovviamente, ragazzi. »


Lynn pareva meravigliata.


« Qualcosa non va? » li fissò entrambi, dubbiosa « Non ditemi che non conoscete nemmeno vagamente la trama! »

« E' questo il punto. » la interruppe Jane « Io e Lisbon saremmo nati per inteepretare i due innamorati per eccellenza? »

« Oddio » Lynn trasse un profondo respiro « Tralasciando il fatto che avrei molti, moltissimi commenti da fare al riguardo... Ecco, in realtà non sono così famosi come personaggi. Diciamo che sono senza dubbio anticonvenzionali anche se ora é un genere piuttosto in voga... »

« Questa poi! » sbottò Lisbon « Saremo un po' ignoranti in materia teatrale, ma Romeo e Giulietta anticonvenzionali ...non mi pare proprio! »

« Eh? Ma che avete capito? » spalancò la bocca, indignata « E secondo voi vi lascerei distruggere due mostri sacri della tragedia solo perché i mie attori protagonisti sono in gita? Quale bestemmia! » tuonò con fare plateale, tanto che Lisbon e Jane balzarono simultaneamente all'indietro.


Tornata in sé – più o meno – Lynn scosse il capo con uno sguardo vagamente compassionevole e sbatté in mano ai due amici il copione.


« L'opera é Molto rumore per nulla; un po' tipo il casino che avrete combinato voi due tutto il giorno pensando di dover interpretare Rome e Giulietta. Voi sarete Beatrice e Benedetto e se la cosa vi rasserena passerete tre quarti della tragedia ad isultarvi e il restante quarto a tergiversare sul fatto che vi amate da secoli. Perché pensate abbia scelto voi due? »


Il tentativo di non sembrare immensamente sollevati fallì miseramente.


« Sei un'idiota, Lis. » sussurrò poco dopo Lynn, appena riuscì a prendere l'amica per un braccio e a trascinarla in disparte « E comunque non rilassarti troppo. » le passò negli occhi un lampo diabolico « Anche nella più battibeccosa e riluttante delle coppie, alla fine, il bacio arriva. »


E Lisbon, storcendo il naso nel leggere l'ultima scena, cercò di ignorare quel fastidioso doppio senso.


[FINE CHAP. 3]



Notes

Tardi da far schifo ..mmm, che news x)p

Meno male che ci sono i Bounty gelato, slurp!

Allora, sorvoliamo sul fatto che so perfettamente che questo non é un capitolo; o meglio, se preferite, non succede una mazza ù.ù Ma:

Il mio amatissimo pubblico ( leggesi: Serena X°D) voleva un capitolo;

Il mio cervello non era in grado di procedere con il caso;


perciò perché non goderci un bel capitolo cucciolosoH con taaanto Lisbon & Jane ^o^ ?


- Wicked é qualcosa come il musical più famoso del mondo ( Italia esclusa) o perlomeno quello che ha incassato di più nella storia di Broadway. Spero di cuore che lo conosciate, ha una tramam bellissima *-* E' una specie di fanfiction che ha scritto un tizio sul Mago di Oz, ma con i diritti d'autore e perciò l'ha pubblicato X°D

- la Judkins é Emma Thompson, il che é una presa in giro, in pratica, perché Emma ha interpretato Beatrice nel film di Molto Rumore per Nulla ( che io ho visto, ho e so a memoria ^O^ )

- Beatrice & Benedetto, il loro amore e un certo gruppo di versi sono una delle cose che amo di più al mondo e su cui, se ci riesco, vorrei basare la mia tesina di maturità; in alternativa potrei basarci qualcosa all'Università o continuare a considerarli parte insostituibile della mia vita e basta xD

Sono litigiosi e intelligentissimi, si stuzziacano di continuo con battute sottili e ironia pungente; in realtà in passato ( non viene detto bene come, sono proprio i versi che adoro e analizzo di continuo) devono essersi “ spezzati il cuore reciprocamente” e hanno deciso di non arrendersi mai più all'amore. Ma... Ma, chissà XD Leggetelo per scoprirlo!


Ringraziamenti ad personam:


sasita: colpita & affondata! Dai, stavolta ci ho messo un po' meno, no x)p ? Oggi di pensierini Jisbon ce n'erano fin troppi tenendo conto che tra loro due succederà il dovuto quand... Ops! Questo non si dice *risatina perfida. Se i capitoli vanno bene di questa lunghezza, tanto meglio allora :D E' che spesso ho letto storie con una ventina di pagine di word a capitolo, ma proprio non ci arrivo o.O

Un bacio cara <3


soarez: tu adori Lynn *-*? Really? Oh dear, allora io adoro te!!! Hai quotato il pezzo che mi sono divertita di più a scrivere e che – stranemente – mi piace davvero, nel capitolo. Rigsby e Lynn avranno molte scene pucciose, garantito ^^ E per quanto riguarda Grace, chissà...

Cho sarà il braccio destro di Lisbon, come dovuto. E non escludo qualche dolce incontro in arrivo!

Un bacio anche a te (L)


cla: praticamente posso solo rispodere con un GRAZIE enorme per tutto quello che hai scritto ( e pr la foto, ehm, strafiga, ehm, su cui ho sbavato giusto un po', ehm ...contegno, autrice!!!).

Il fatto che tu stia parlando dell'epilogo della tua fic mi ha appena fatto realizzare che é trascorso molto più tempo di quanto pensassi O.o Pazienza, é andata XD

A prestissimo e un bacio! Ah, dimenticavo: soddisfatta del Jisbon in questo capitolo?


Cinfri: eliiii ^O^ Ma certo che li meriti, insomma ...senza di voi come faccio a far venir fuori l'impegno che non ho xD? ( Ecco, sapete cosa regalarmi per Natale!).

Non sono proprio una fan di Dawson & co., conosco vagamente i protagonisti ma andrò ad informarmi su questa Audrey ...magari ha pure la faccia giusta per fare Lynn *_* L'oggettivamente bello é il mio dramma esistenziale, ma tralasciamo X°D

Ah, per la sensitiva stavo quasi pensando di fare una colletta e pagare Red John per una cosa lenta e dolorosa ...che ne dite?

Quarto bacio :D


...e a presto a tutti!





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Capitolo 6
*** The Handmaiden's Tale ***



Alla Sere,

incodizionatamente.


[Chap. 5]

The Handmaiden's Tale


« Okay Lynn. Comincia dal principio. »

« E che sia davvero il principio, non tergiversare come tuo solito! »

« Lisbon, sta' buona. Non lo vedi che é già abbastanza in ansia? »

« Vorrei ben vedere ...! »

« Oh, insomma! Piantatela tutti quanti, adesso. »


L'intero club del CBI con l'aggiunta di un ospite di eccezione – Lynn Bukowski al banco dell'imputato – sgranò gli occhi e rivolse un'occhiata incredula Van Pelt. Il bel visino di Grace si colorò all'istante di un porpora acceso; ma perlomeno sia Jane che Lisbon erano ammutoliti.


« Avanti » intervenì allora Rigsby, rivolto alla sua migliore amica « Sputa il rospo. »


E Lynn iniziò a raccontare.



***



Tutto aveva avuto inizio con Peter Volchock. Checché ne dicesse Lisbon, Lynn riteneva fosse un tipo da conoscere a qualsiasi costo. E con qualsiasi intedeva proprio qualsiasi. Prendendo ispirazione dal lavoro dei suoi adorati amici del CBI, la ragazza si era messa all'opera per studiare a fondo le sue abitudini e alla fine, dopo giorni di duro apprendimento mnemonico degli orari di lezione, aveva incastrato una sua ora buca con una lezione di psicologia di Peter.

Il problema, spiegò Lynn, consisteva nel gran numero di ore che aveva da passare in teatro per preparare il nuovo spettacolo, soprattutto per via della gita del corso di biochimica del mercoledì, frequentato sia da Maya Patterson che da Ronald McKinley. Maya e Al erano compagni di corso di Lynn fin dal primo anno di teatro ed erano – a detta della stessa – veramente in gamba sul palco. Già molte volte i ragazzi avevano rinunciato alle gite degli altri corsi per occuparsi dello spettacolo, ma questa volta i due erano stati nominati nientemeno che organizzatori dal professore di biochimica.

Certo, Maya aveva subito chiesto di spostare la data dopo lo spettacolo. Impossibile, però, per via di una serie di circostanze molto interessanti per una studentessa curiosa come lei: a quanto pareva, il cugino della sorella dell'ex-moglie del professore aveva organizzato un matrimonio che andava fatto proprio in tal data e serviva che l'uomo rimanesse là piuttosto a lungo per tale questione, quindi sarebbe partito subito dopo la gita e si sarebbe assentato per un lungo periodo; e si diceva che la sposa fosse la sorella dello zio del fratellastro di un tale che...



***




« Alt! Lynn, che diavolo vuoi che ci importi di tutta questa soap-biochimica??? »

« Ma Lis » paignucolò la bionda « hai detto di partire dall'inizio... »

« E di non tergiversare! »

« Ma io non stavo terg... »

« Shhh! Taci e continua! »

« Ma...! »

« Obbedisci! »


Lynn alzò le mani in segno di resa.


« Va bene, va bene. Ora continuo... »


***




Allora, riprendendo dalla lezione di psicologia.

Fingendosi interessata a seguire un'ora extra, aveva partecipato a quell'insopport... ehm, a quella lezione molto particolare ma davvero interessante. Peter era belliss... ehm, molto concentrato sulla spiegazione e prendeva una marea di appunti. Lynn era riuscita a sedersi dietro di lui e lo teneva d'occhio.


« Ti piace la lezione? »


Lynn era trasalita; non si aspettava quella domanda.

Perlomeno, non da Peter.


« Eh ...sì, moltissimo. »

« Bene. »


Le aveva rivolto un sorriso divertito, che lasciava intendere quanto poco lo avesse convinto quella risposta. La trovava senza dubbio buffa.


« E dimmi » si era sporto leggermente verso di lei, reclinando il capo all'indietro senza farsi notare dalla Brookvich « cosa ne pensi di questa ...come chiamarla... »

« Già, come potremmo chiamarla? »


Lynn aveva scosso la testa con un gran sorriso – piuttosto idiota – e aveva appoggiato il mento sul palmo della mano, pregando tutti i santi di Grace che Peter trovasse al più presto un nome per quell'argomento sconosciuto.


« Teoria catartica, forse. Che ne dici? »

« Del nome? Azzeccatissimo. »

« Intendevo del discorso, in generale. »

« In ...generale? »


Peter aveva annuito lentamente, senza smettere di sorriderle, e aveva avvicinato ancora il viso a quello di Lynn. I suoi occhi erano di un colore insolitò, riferì la ragazza, scuro come la pece ma luminoso allo stesso tempo.


« Tu che ne pensi? » rigirò la domanda.

« Onestamente, lo trovo interessante. L'idea di vivere esperienze racchiuse nel nostro subconscio attraverso la recitazione é così affascinante. La Brookvich ha fatto un bell'esempio – scoprire i propri sentimenti impersonando Romeo e Giulietta – anche se a parer mio sarebbe ancora più sorprendente interepretarsi. Due persone che non fanno che litigare, ad esempio, interpretano due personaggi che litigano costantemente. Questo é catartico. Non credi? »

« Sì... »


Lynn aveva gli occhi spalancati, lo sguardo vagamente distratto che in realtà celava il suo massimo livello di attenzione. Era un'ottima idea, assolutamente geniale.

D'altro canto l'aveva sempre saputo, lei, che il suo Peter era tanto intelligente!



***


« Il tuo Peter? »


Lisbon storse il naso.


« Scusa, dove sarebbe il problema? Rovina la narrazione? Occulta le informazioni? No! E allora lasciamo usare gli aggettivi che voglio. » ribatté l'imputata, con piglio offeso.

« D'accordo. »

« E comunque, adesso arriva la parte migliore. » aggiunse con un ghigno.


Teresa si domandò perché diavolo Jane stesse ridendo, dato che nella parte migliore c'era anche lui.



***



La vicenda dei sostituti era arrivata a quel punto.

Tanto, si affrettò a precisare Lynn, due sostituti li avrebbe presi comunque. Solo che aveva deciso, per il bene della comunità e solo un pochino per sfizio personale, di incasinare i ruoli.

A Lisbon e Jane aveva domandato se erano disponibili per sostituire Maya e Al durante una prova molto importate. Forse non aveva omesso il nome appositamente per scombinare la giornata a Lisbon; oppure sì, ma al CBI disse che ovviamente era stato tutto un equivoco.

Però era stato incredibilmente divertente – e questo lo disse, a costo di rischiare la vita per mano di Lisbon – vederli arrivare sulla soglia dell'aula per le prove, due espressioni spaurite dipinte sui volti pallidi. Il sollievo di Lisbon si era tramutato in orrore non appena aveva saputo che quel maledettissimo bacio – al diavolo la Brookvich, Volchock e le catarsi! - ci sarebbe stato in ogni caso. Dopodiché, il dramma aveva avuto inzio.

In tutti i sensi.


Sul palcoscenico, copioni alla mano, gli attori provavano i movimenti e i cambi di scena limitandosi a leggere le battute. In assenza dell'insegnante, Lynn dirigeva le operazioni.


« Lis, su, tocca a te! »

« Oh, ehm, sicuro! »


« Ma che diavolo combini Matt?! Quella battuta é di Antonio, non di Leonato! »


« Tu, non osare uscire da quella quintaaa! »


« Stop! Stop! Ce la facciamo ad azzecare una posizone? Anche per sbaglio mi andrebbe bene... »


« Jane? Se ancora tra noi? »

« Ma come, devo leggere sempre io?? »

« Sei il protagonista... »


« Fantastico » rimuginava tra sé Lynn « di questo passo sarà la recita di primavera ...per l'anno prossimo! »


Aveva appena concesso un minuto di respiro al cast e a dirla tutta, anche a se stessa. Lisbon le si sedette accanto, sventolando il copione sotto il naso.


« Hey, complimenti. Sei un vero un boss. »

« Grazie. Ho imparato dalla migliore. »


Si erano scambiate un sorriso.


« Posso chiederti un paio di cose su questa Beatrice? »

« Ma certo. »

« Perché se la prende tanto con Benedetto? Voglio dire, si punzecchiano sempre e questo é okay, lo posso capire. Ma a volte sembra quasi... » gli occhi blu alzati, come in cerca di una risposta, aveva proseguito « Quasi che soffra terribilmente. E vuole far provare quel dolore anche a Benedetto. »

« Mica male per una profana. »

« Ah ah. Spiritosa. Allora, cosa le é capitato? »


Lynn sospirò.

Un' espressione dolcissima le intenerì lo sguardo, perché l'amore che provava per i suoi ruoli sapeva essere intenso e profondo quanto quello che la legava alle persone reali.


« Nessuno lo sa con certezza. Ci sono solo un paio di versi che suggeriscono qualcosa, ma la verità é che ognuno può immaginare la storia che vuole. Il bello sta in questo; ed ogni Beatrice avrà una sfumatura diversa a seconda dell'attrice che la interpreta. Non é geniale? E' il personaggio più geniale nella storia del teatro! »


Le brillavano gli occhi.


« Wow. E quali sono questi versi? »


Lynn la fissò con disapprovazione.


« Li hai letti poco fa Lis. »

« Oh. Davvero? »

« Santa pazienza. Ecco, dammi il copione ...ma che dico, non mi serve il copione. Li so da me. Indeed, my lord, he lent it me awhile and I gave use for him, a double heart for a single one: marry, he once before won it of me wih false dice, therefore your grace may well say I lost it”. »

« Giusto. E tu come lo interpreti? »

« Una volta Kenneth Branaght – un tizio superfamoso che ha interpretato Benedetto, ma figuriamoci se lo conosci! - ha detto delle cose bellissime su come lui e Emma Thompson – idem come sopra – abbiano interpretato questi ruoli. “ Alla base della performance c'é l'idea di due persone che si sono spezzate il cuore reciprocamente”. »

« Spezzate il cuore reciprocamente... Suona poetico. »

« Un sacco. »

« Sai, credo di potercela fare. Sul serio. »

« Questo é lo spirito giusto, Lis! Forza, alla conquista del prossimo atto! »


La seconda parte delle prove era andata decisamente meglio.

Lynn aspettava con impazienza di arrivare alla scena più importante, quella della tanto sospirata dichiarazione tra i due innamorati; se solo avesse saputo quale sorte sarebbe toccata di lì a poco a quella parte, forse avrebbe evitato perfino di inziarla! Per non parlare del fatto che il bacio-catartico di Peter, causa scatenante di tutto quel trambusto, non l'avrebbe nemmeno intravisto.


« ...Non é strano? » stava leggendo Patrick.


Alzò appena gli occhi dal foglio per osservare Teresa, che gli parve molto concentrata mentre si accingeva a leggere.


« Strano quanto qualcosa che non so... »

Lisbon aveva aggrottato un sopracciglio, perplessa da quell'ultima frase. Lynn gesticolò qualcosa che somigliava molto ad un “ rimandiamo le riflessioni semantiche ad un altro momento”.

Eppure era destino che Lisbon non concludesse mai quella battuta.


« Questo sì che é strano! »


La voce squillante di Maya attirò l'attenzione di tutti i presenti nel teatro, mentre la giovane attrice varcava la porta d'ingresso assieme ad Al.


« M-Maya... » Lynn sbiancò. « Già tornati? »

« Incredibile, eh? Il treno ha impiegato meno del previsto. Gran bella gita, comunque. » intervenne Al.

« Sì, ma tu piuttosto » riprese Maya « perché diavolo non stai facendo Beatrice? »

« Maya, ne possiamo parlare dop... »

« No, scusa. » s'intromise Jane, saltando giù dal palco e andando in contro alla ragazza « Credevamo che Beatrice fosse la tua parte. Tu e Ronald, Bea e Ben, come li chiamate voi attori. »

« Neanche per sogno! Al effettivamente é Benedetto, ma quanto a me sono solo un'umile Hero. Vi sembra posisbile che Lynn non abbia il ruolo di Beatrice? L'adora, sarebbe una crudeltà privarla di quella parte. »

« Interessante... »


Lisbon era ammutolita.

Fissò Lynn come se all'improvviso il suo sguardo fosse stato dotato dell'iper di Volchock.


« Avremmo perso tutto lo scopo del teatro catartico... » fu tutto ciò che riuscì a mormorare Lynn.


Atto IV, scena prima: calava il sipario, almeno per quel giorno, su Molto Rumore Per Nulla.



***



« Non posso credere che tu l'abbia fatto! »


Wayne rideva a crepapelle, senza curarsi dell'espressione imbarazzatissima di Lynn.


« Ecco » sbuffò la biondina « Questi sono i fatti, le cause e gli effetti di una malsana curiosità verso certi elementi del Consiglio. Ho imparato la lezione – mai cercare di acchiappare Peter e Lis con lo stesso argomento di psicologia – e non lo farò mai più. Posso andare, adesso? » lanciò un'occhiata da cucciolo all'amica « Concedete a quest'ancella il privilegio di sottrarsi al vostro cospetto? »

« Sì, sì, sei perdonata. » ridacchiò Teresa. « Ma smettila con Volchock » l'ammonì « E' un tipo pericoloso e non solo per qunto riguarda il teatro! »


Lynn fece una smorfia riluttante, abbozzò un inchino e se ne andò saltellando giù per le scale. Dai mormorii che riusciva ancora ad udire dalla soffitta, capì che Wayne non aveva smesso di ridere; e che la cosa iniziava ad irritare Lisbon.

A forza di camminare per i prati attorno alla scuola, perse la cognizione del tempo. Il suo posticino preferito si trovava davanti alla biblioteca multimediale, dove non si poteva essere visti né dal retro del dormitorio né dall'edificio principale. C'era un piccolo porticato su quel lato del grande ottagono che formava la biblioteca e di lì il tramonto, come l'alba, si poteva ammirare in tutta tranquillità. Lynn per ovvi motivi non era tipo da alba, mentre i tramonti facevano decisamente per lei. A quell'ora c'era poca gente in giro e per quanto amasse la folla trovava rassenerante avere un momento in cui restare in pace con i propri pensieri.


« Tutta sola? »


Lynn sussultò.


« Oh, Peter. » il viso si distese « Ciao. »

« Accidenti, mi dispiace. Sembra che oggi sia destinato a coglierti di sorpresa. »

« Nessun problema. A me piacciono le sorprese, quando sono belle. »


Si rese conto di quanto aveva appena detto e arrossì. Tuttavia, invece di impelagarsi in confuse precisazioni, chinò il capo distogliendo lo sguardo da quello del ragazzo.


« Sei fortunata. Io solitamente le temo. Mi piace che le cose siano al posto giusto, ben calcolate. »

« Uomo di scienza, eh? »

« Colpevole. » mormorò con un sorriso, portandosi la mano destra sul cuore come l'avessero davvero colpito.

« Tranquillo. Sono abituata, con Lisbon. »

« Siete molto amiche, vero? »

« Sì. Immagino possa definirla la mia migliore amica. E' molto diverso dal rapporto che ho con Wayne, però: lui mi conosce da quando sono nata, siamo cresciuti insieme. Ma con Lis é stato subito ...speciale. »

« Wow. Vorrei un'amica come te. »

« Ce l'hai! » rispose la ragazza, d'impeto.


Si guardarono un attimo, in silenzio.


« Accetto l'offerta. »

« Bene. »


Lynn si strinse nelle spalle, sul viso un'espressione raggiante di felicità.


« Ti parla spesso del CBI? »

« Oh, sì! Lo adora. Sono quasi un membro della squadra. » scherzò.

« Sarà dura, in questo momento. Con Dean ancora in coma, intendo. »

« Già. Sono in alto mare, non si sa che fare. E tra poco si dovrà informare la polizia, temo. »

« Si potrà fare ben poco con il ciondolo strappato all'aggressore. Immagino non ci sia nemmeno del DNA. »

« Suppongo di no. »


Lynn odiava quell'argomento.

In realtà non aveva ben chiaro a cosa si stesse riferendo Peter, ma d'altro canto non aveva prestato molta attenzione ai dettagli dell'aggressione. Lisbon cercava sempre di omettere le parti più cruente. Però le pareva strano che non le avesse parlato di un dettaglio così curiodo. Adesso che ci rifletteva, le venne in mente che non aveva mai sentito parlare di ciondoli, da nessun membro del CBI. Nemmeno da Meth.

Quando però Peter le sorrise ancora, dimenticò Dean Hopper e tutto il resto, concentrandosi solo sul suo piccolo momento perfetto.


[FINE CHAP.5]



Notes

Allora, come già detto a qualcuno devo ricordarmi che non é il “ Lynn Bukowski Show” ma una fic su Mentalist. Il fatto é che Lynn e Peter saranno così importanti ...se penso quanti personaggi devo ancora introdurre, mamma mia... Mi vien male X°D

Che dire, spero che almeno Lynn e Peter vi siano simpatici.


Passando al versante Much Ado, vi informo che no, non sono completamente andata: ne ho messo un pezzo in inglese per il semplice fatto che delle cinque traduzioni che conosco ognuna ha pregi e difetti, ma come dice Lynn stessa oguno di fondo ha una sua interpretazione e nel discorso non avrebbe senso proporre qualcosa di diverso dai puri e semplici versi di Will, perché quello che Lynn vuole é che Lisbon abbia una sua idea dei meravigliosi false dice (L).

La frase é dell'atto II, scena I.

Le parole di Kenneth Branaght sono vere al 100%, vengono da un'intervista. Ovviamente sono la traduzione ad opera di qualche giornale/sito italiano.

Ora vi riporto una traduzione dei versi che viene dalla stessa versione da cui ho preso le altre due frasi in italiano [ trad. Maura Del Serra per la NewtonCompton del 1993]. Ha i suoi difetti, ma é la prima che ho letto <3


“ Veramente, signore, lui me l'aveva dato in prestito a termine, e io gliel'ho reso con gli interessi, un cuore non più unico ma doppio. E dato che un tempo mi aveva vinto il mio facendo carte false, vostra grazia può ben dire che l'ho perduto”.


La punetggiatura é un'opinione, ne sono conscia ù.ù

( E gli avverbi e le congiunzioni pure, ma facciamo finta che vada bene così XD Sempre meglio delle altre due che ho qui a casa, una che con la punteggiatura é ancora più fantasiosa e l'alta che inventa complementi a casaccio XDDD).


La più recente teoria di mia zia é che Shakespeare si facesse molti meno problemi di me su questa povera opera X°D


Il tito viene da un episodio di Gossip Girl che viene da un'altra cosa che non mi va di cercare.

Ce lo facciamo piacere comunque, sì?


Ringraziamenti...


allanon9 Grazie mille, io vivo nel terrore dell'OOC. Ehm, ignoriamo il ritardo, va là...


soarez Ma tu sai che io scrivo solo per leggere le tue recensioni XDDD? Come al solito, hai beccato la frase di Lynn che preferisco! Per Rigsby che si rotola dovrai aspettare il *bjbhkbkjb* e anche il b.... Argh, questa mi stava scappando! In realtà tutta la vicenda del capitolo Lynn's POV mi é venuto all'improvviso. Bah XD Per Cho ho avuto un'idea così geniale che mi faccio schifo da sola, ma voglio farti friggere parecchio, prima.

Wow, mi sa che il tuo era teatro serio, io mi sono ispirata alle recite di fine estate ragazzi in parrocchia... Che dire, ci vediamo alla Chisbon! ( Ma che ho fatto di male per doverla scrivere ç_ç??? Ah, già, non ho aggiornato per tempo ù.ù).


Raven_95 Sono così entusiasta che tua sia entusiasta *_* Anche io amo Beatrice e ho traduzioni di quell'opera ovunque. L'ultima é quella dei versi dei dadi, salvata in bozze sul cellulare perché mia madre si é rifiutata di comprarmi un terzo Much Ado in italiano solo perché era tradotto diversamente XD Spero che le riflessioni di Lynn su Bea ti siano piaciute!

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