Il compleanno di Raiko

di yuffie95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La giornata di Gau ***
Capitolo 2: *** La giornata di Raiko ***



Capitolo 1
*** La giornata di Gau ***


Quel mattino Gau aveva saputo che era il compleanno di Raiko. Quando il neo-ventenne gliel’aveva detto, sembrava un po’ triste: il fatto era che, probabilmente, avrebbe passato un altro compleanno da solo, senza nessuno a festeggiare con lui. E tra l’altro il signor Hattori gli aveva anche dato un incarico, nulla di speciale, da sbrigare da solo, sarebbe tornato di sera; quindi era uscito presto lasciando Gau da solo.
Ma quest’ultimo non ce la faceva proprio a vedere il signor Raiko così abbattuto. Aveva deciso: doveva fargli passare un bel compleanno. E visto che non aveva più nessuna scartoffia da sistemare, iniziò a fare il giro di telefonate per invitare almeno i colleghi: ma la doppia vita di un ninja è difficile, e tutti declinarono perché già occupati. Per quanto riguardava Yukimi, quel signore non gli era troppo simpatico e non lo rimpiangeva affatto. Ma proprio nessun’altro poteva partecipare.
Non importa!, fu il pensiero di Gau. Ci sarò solo io!
A quel punto doveva comprargli un regalo. Quasi automaticamente, prese il portafoglio (non troppo pieno) ed uscì, dirigendosi al più vicino centro commerciale.
Là c’era proprio l’imbarazzo della scelta: indumenti, calzature, libri, dvd… Qualcosa si sarebbe trovato.
Alla carica!! Cosa scelgo?
Escluse le scarpe. Non sapeva proprio che numero portasse, il signor Raiko. Dvd? Mmm… Ma quale? Non lo vedo mai guardare qualche serie tv. Per non parlare dei film!
Libri? Lo stesso identico problema. Che razza di libri leggerà?
Improvvisamente si rese conto di non sapere quasi nulla del suo superiore. Anche questo lo atterriva.
Ma certo! I vestiti! Conosco la taglia e so cosa indossa in genere!; ma qui rimase un poco imbarazzato: I gusti del signor Raiko… Fan rabbrividire…
Però era più facile a dirsi che a farsi. Di negozi ne abbondavano, ma se li avesse girati tutti avrebbe perso l’intera giornata: non avrebbe fatto in tempo, e No! Devo sbrigarmi!
Diede un’occhiata veloce alle vetrine più vicine. Una lo colpì; aveva vestiti piuttosto particolari. Ma certamente a lui sarebbero piaciuti, e senza neanche pensarci entrò.
Là dentro si ritrovò un’immagine destinata a ricordarsi per molto, molto tempo. Decine e decine di persone, tutte abbigliate in modo alquanto inconsueto, erano lì che giravano, provavano vestiti, guardavano accessori... Alcuni sembravano proprio uguali al signor Raiko. Ma Gau ben sapeva che nessuno era speciale come il suo venerato coinquilino.
In particolare, tutti erano davanti ad un modello al centro del negozio che pareva riscuotere parecchio successo.
Curioso, andò a vedere… E dopo si girò dall’altra parte. Senz’altro, sarebbe piaciuto al signor Raiko. Ma…
Avete presente la faccia di uno che ha appena visto qualcosa di sconvolgente? E’ poco. Di qualcuno che ha appena visto un fantasma? Non ci siamo ancora. Gau aveva appena visto un atroce vestito sgargiante con un coniglio enorme stampato sopra, con qua e là merletti vari. Voi che non lo vedete direte: “Ah, tutto qui?”. Beh, vi assicuro che bisogna vederlo, per comprendere appieno cosa la moda malata d’oggi abbia partorito. Per superare il trauma i più deboli forse dovranno fare qualche visitina dallo psicologo; personalmente non consiglio la visione ai minori di 14 anni ed ai deboli di cuore.
Ma Gau doveva decidersi: Rendersi ridicoli per comprare quel vestito, e far felice il signor Raiko? O non rendersi ridicoli e vedere il signor Raiko abbattuto? E’ questo il problema!
Come penosa era la sua rielaborazione di Shakespeare, tanto penoso era il suo stato d’animo. Alla fine, tra atroci sofferenze, si ritrovò a fare tira e molla con un altro tipo con i capelli turchini (la Fata di Pinocchio dovrebbe citarlo in giudizio per averle rovinato l’immagine), che voleva accaparrarsi come lui l’ultimo capo rimasto della taglia giusta.
Con un finale, penoso strattone riuscì a portarlo alla cassa. Anche la commessa, una ragazza con i capelli neri tinti dall’aria unticcia, la faccia indifferente, pareva essere riemersa dal mare dell’apatia per ridacchiare sotto i baffi.
“63500 yen”. A quel punto, Gau era davvero disperato.
Signor Raiko… Non le ho trovato un regalo…
Aveva quei pensieri quando, abbattuto, tornava verso casa, attraverso le vie poco affollate. Camminava mogio mogio, guardandosi i piedi. Tra non molto, certamente, sarebbe rientrato anche Raiko.
Come fu, come non fu, io questo non lo so, ma per qualche motivo alzò un attimo lo sguardo. Si trovò faccia a faccia con una vetrina di una pasticceria ancora aperta. “Torte personalizzate in 5 minuti – soli 1200 yen!”.
Meglio di niente! Mi stavo proprio dimenticando di comprare qualcosa da mangiare! E, quando uscì, aveva un involto contenente una torta al cioccolato decorato con una scritta in glassa: “Tanti auguri signor Raiko!”.
Aveva appena finito di preparare tutto, quando la chiave girò nella toppa e una voce familiare si alzò: “Sono tornato…”.
Raiko si guardò davanti.
Davanti a lui c’era Gau con una torta al cioccolato.
“Tanti auguri, signor Raiko!” furono le liete parole che riempirono il silenzio, e che resero altrettanto allegra la serata.

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Capitolo 2
*** La giornata di Raiko ***


Quel mattino, del 20 agosto, Raiko si era svegliato di cattivo umore. Cioè, non era per niente arrabbiato, ma era triste, e ben presto anche Gau se n’era reso conto, sempre attento agli stati d’animo del coinquilino.
E dire che era il suo compleanno. Ma sapeva bene che sarebbe stato uno dei “soliti” compleanni: passato da solo, a festeggiare con se stesso ed una fetta di torta, se aveva tempo di comprarla.
Quella volta tra l’altro era anche poco probabile che gli rimanesse tempo per andare dal pasticcere, o almeno al bar: il capo, in altre parole il signor Hattori, l’aveva svegliato facendogli una telefonata, annunciando che avrebbe dovuto svolgere un incarico, roba di routine, ma che sarebbe durato probabilmente tutta la giornata. A nulla erano valse le proteste, doveva compiere l’incarico e basta. Anzi, le parole esatte che gli furono rivolte erano queste: “Raiko: tu sai che siamo un clan potente, e che abbiamo bisogno di tutto questo potere per portare a termine i nostri obiettivi. –qui Raiko aveva debolmente fatto un rumore che stava a dire “Sì”- Ma questo potere, bisogna tenerlo saldo sin dalle fondamenta. Dobbiamo curare il poco, per riuscire nel tanto. E’ per questo che ti chiamo ora, anche se so la ricorrenza di oggi. Ricorda sempre: a Nabari nessuno si ferma, tutto va avanti, non importa quel che accade; fermati, e ogni tuo intento fallirà per mano altrui: è questa la legge di Nabari”.
Così, di prima mattina, lasciando Gau da solo (e forse voi già sapete cosa combinò quel giorno), si recò all’ufficio per sapere i particolari dell’incarico.
Appena arrivò si ritrovò non solo Hattori, ma anche due o tre persone della squadra di ricerca, capitanati da Kazuho. Tutti quanti lo stavano osservando fissi, come se fosse lo schermo di una tv o qualcosa del genere; lui si sedette sulla sedia che il suo superiore gli indicò con un cenno della testa.
“Come ti stavo dicendo al telefono,- iniziò il signor Hattori – dobbiamo curare le basi per puntare in alto: e perciò dobbiamo iniziare dalle piccole cose. Come saprai, la squadra di ricerca sta studiando le tecniche segrete, e ha alcune necessità per svolgere i suoi compiti al meglio. Abbiamo bisogno di…”.
Il tutto fu scandito così lentamente che alla fine, quando s’interruppe, Raiko stava cadendo dalla sedia dall’ansia. Di cosa diavolo hanno bisogno? Dovrò combattere con qualcuno per prendere qualcosa?, erano queste le frasi che infuriavano nella sua mente: e senz’altro il capo dei Kairoshuu aveva delle doti di oratore eccezionali, per fargli dimenticare tutti i suoi problemi.
A quel punto Kazuho si fece avanti, urlando come in preda ad una crisi isterica: “ABBIAMO BISOGNO DEGLI SNACK!!!”. Per un attimo, dopo questa frase liberatrice, ci fu un secondo, un lunghissimo secondo, di gelo assoluto. Non un respiro, non un movimento, se non quello appena percettibile delle foglie di un albero al di fuori della finestra. Come se il tempo si fosse fermato: Kazuho era ancora rossa in volto dall’agitazione, i ricercatori erano ancora a fissare Raiko tutti agitati, il signor Hattori guardava compiaciuto il giovane samurai, ma soprattutto quest’ultimo teneva ancora stretta, posata orizzontalmente sulle ginocchia, la sua spada, lì dall’inizio dell’incontro.
Ma appena quell’attimo terminò, Raiko fece una faccia stralunata: Sono stato buttato giù dal letto, il giorno del mio compleanno, per degli snack?
A quel punto Hattori riprese a parlare: “Calmati, non c’è da scaldarsi. Mi meraviglio di te, solitamente sei così calmo, dovresti proprio prenderti una camomilla”. Raiko, un po’ meravigliato della sua stessa reazione, si ricompose, riprendendo il solito colorito.
“Vedi, la riuscita di un piano comprende anche questi particolari. I ricercatori ogni tanto dovranno fare una pausa, no? E durante di essa, devono rifocillarsi, riposarsi, tirare un sospiro di sollievo. Il tutto alla massima velocità, perché non abbiamo tempo da perdere. Ora, qualche tempo fa avevamo fatto alcune prove, per vedere qual era la strategia migliore per mantenere le menti fresche e riposate, e le pance piene… Alla fine era risultato che tutto ciò si otteneva con uno snack chiamato “Cioccosnack”. Ma il problema è che non è uno snack ampiamente distribuito; le grosse catene di distribuzione ne sono prive. Devi capire che con tutti questi problemi a reperire i rotoli delle tecniche segrete, non abbiamo abbastanza personale qualificato disponibile. Ma oggi tu eri senza impegni veri e propri. Ebbene, ora da te dipende il futuro delle ricerche, che una volta andate a buon fine cambieranno il mondo!”. Dopo questa pausa soggiunse: “Ah, e dato che ci sei, potresti farmi anche la spesa?”
Chi non potrebbe rimanere impressionato? Dopo un numero simile di cretinate come questa, mi sono rincretinito pure io…, questo pensava tra sé e sé, mentre andava in autobus –per qualche strano motivo il capo si era rifiutato di prestargli un’auto- fino ad un negozio in periferia, dove gli era stato indicato di recarsi e comprare quegli snack. Gli avevano detto: “Lì vendono gli snack. Ma ci trovi anche rimedi naturali, tè ed infusi. Ti consigliamo di prenderti una camomilla”. Dopo la fermata, avrebbe dovuto fare qualche isolato a piedi, per arrivare alla piccola bottega; infine sarebbe passato, tornando, al supermarket, dove avrebbe comprato le cose indicate nella lista della spesa.
Quando, circa un’ora dopo il colloquio sopra citato, Raiko si trovò davanti al negozietto, tirò un sospiro di sollievo. Era aperto, e tra l’altro, a parte una tenera vecchietta dall’aria pacifica e cordiale al posto di commessa, non c’era nessuno. E, su uno scaffale, si vedevano decine di confezioni da 10 di Cioccosnack.
Entrò, e un campanello tintinnò quando la porta si aprì; l’anziana signora si girò verso di lui, sorridente, come in procinto di dargli un cordiale benvenuto, e… “Chiudi che fa corrente, sciagurato!”.
Ora basta. Mi stanno facendo tutti uno scherzo, vero? Non possono avermi mandato in un posto simile, facendomi certi discorsi. Non può essere. Forse ora staranno ridendo di me tutti assieme. Chissà che combina Gau, invece. Starà ridendo con loro? Ma a questo punto sorrise, certo che il giovane ed inesperto assistente non avrebbe mai riso di lui.
Prese cinque pacchi di snack. Quando stava per pagare la signora anziana disse malamente: “Esci che è chiuso. E non sbattere la porta!”. Chiuso? Come? Ma signora, che sta dicendo?
Raiko sfoderò allora il suo migliore sorriso, il più dolce, il più gentile; tenendo socchiusi gli occhi fece un volto angelico. “Signora, potrei solo pagare?”.
Il sorriso fu fin troppo efficace: la vecchietta gli si avvicinò, gli porse il sacchetto dicendo: “Te lo regalo!” e-- Un attimo dopo il samurai era stato letteralmente scarventato a terra davanti al negozio, che aveva la porta chiusa ermeticamente.
Si fermò ad un bar (era ora di pranzo), e lì si riprese un po’. Che giornata… Sono solo a metà e già mi sono fatto prendere a calci da una vecchietta…
Tornando, passò dal supermercato; lì c’era un caos pazzesco e una coda alle casse che non finiva più. Quando ebbe preso le varie mercanzie che doveva comprare, si rassegnò ad aspettare. E, come voi saprete, la coda del vicino è sempre più corta, quindi Raiko aveva la netta impressione che tutti stessero avanzando tranne che lui.
Tanto valeva lavorare come impiegato! Più che da Wakachi, questo mi sembra un lavoro da assistente…
Là, in ufficio, stavano ancora ad aspettare i ricercatori snack-dipendenti ed il signor Hattori, simile ad una statua con qualche annetto di troppo. “Ecco gli snack!” disse, entrando.
Kazuho si scaraventò strappandogli la busta delle merendine di mano, spingendolo via. Tirò fuori un pacco che aprì violentemente, mentre tutti i ricercatori le stavano attorno, in attesa.
Assaggiarono le merendine.
Le gustarono.
Le ingoiarono.
E le fecero cadere per terra.
“COS’E’ QUESTA SCHIFEZZA?? VOGLIAMO LE CIOCCOSNACK!!”.
Raiko stava diventando rosso come un pomodoro.
“Ma SONO le Cioccosnack! Sono andato al negozio che mi avete detto voi!”.
Tutti guardarono la scatola.
Tra i colori sgargianti, c’era la scritta: “I Cioccosnack sono tornati! Con una nuova, rivoluzionaria ricetta!”. Hanno cambiato la ricetta.
Ora, un semplice essere umano come me e come voi forse avrà visto qualcuno andare in crisi per la più grossa cavolata. Forse, come me, voi stessi siete andati in crisi per una grossa cavolata. Però vedere qualcun altro che impazzisce per una cretinata fa sempre una certa impressione.
Dall'incredulità generale, Raiko vide i ricercatori passare ad una disperazione nera fino ad una sottospecie di ridarola, come dire: “Ah ah. Tutto questo casino per nulla. Che cretini che sembriamo. Ah ah”. Sembravano aver tutti bevuto un goccetto di troppo. O forse, lo studio delle tecniche segrete ha fatto bere loro il cervello. Può darsi. Forse quelle merendine avevano qualche strana sostanza che crea demenza, dentro. E’ probabile. Senz’altro, qui non sono l’unico ad avere bisogno di una camomilla.
Stanco morto, Raiko riuscì a tornare a casa solo di sera. Si era completamente dimenticato del suo compleanno, e non aveva neanche preso qualcosa per festeggiare un po’.
Certamente, quello non era stato un solito compleanno. Era stato peggio.
Si massaggiò la testa. Durante la giornata, si era alzato un vento insistente, e qualche nuvola si era avvicinata. Da un momento all’altro sarebbe scoppiato uno di quei brevi temporali estivi. Si domandò se Gau avesse chiuso le finestre per evitare di farsi piovere dentro. Iniziava a tirare un vento forte.
Quando entrò, Raiko aveva una faccia stanca e triste, e come dargli torto, dopo una simile giornata? Non era proprio dell’umore adatto per addormentarsi serenamente. Immaginate la sua sorpresa, quindi, quando entrando si trovò davanti Gau con una torta di cioccolata decorata con la scritta “Tanti auguri signor Raiko”. Quasi non ci credeva. Forse si era addormentato e stava sognando. Ma che bel sogno però. Finalmente qualcuno che pensa un po’ a me, dopo tanto tempo.
Quando si sentì la voce entusiasta di Gau augurargli un buon compleanno, capì di essere sveglio.
E capì inoltre che non era stato il più brutto compleanno passato. Anzi.

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