settimo: non rubare

di londonlilyt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una notte da non dimenticare ***
Capitolo 2: *** una richiesta negata ***
Capitolo 3: *** un ladro gentiluomo? ***
Capitolo 4: *** il piano ***
Capitolo 5: *** il furto ***
Capitolo 6: *** UNA BRUTTA SORPRESA ***
Capitolo 7: *** finalmente faccia a faccia ***
Capitolo 8: *** la decisione oramai presa ***
Capitolo 9: *** Caos a Tokyo ***
Capitolo 10: *** Presa in trappola ***
Capitolo 11: *** adesso non mi scappi! ***
Capitolo 12: *** la resa dei conti ***
Capitolo 13: *** il patto e il ricatto! ***
Capitolo 14: *** addio ladro gentiluomo ***
Capitolo 15: *** di nuovo insieme ***
Capitolo 16: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** una notte da non dimenticare ***


capitolo 1

Kaori si stiracchiò languida sotto le coperte calde un pò sorpresa alla sensazione del cotone morbido che le accarezzava il corpo nudo; dopo la notte appena trascorsa non c’era da meravigliarsi che non indossasse neanche uno straccetto. Con un sorriso beato si girò su un fianco credendo di travare lì vicino l’uomo artefice di tanta beatitudine, ma il letto era vuoto.

Ryo doveva essersi già alzato, strano pensò, non era affatto un tipo mattiniero; indipendentemente da che ora fosse andato a letto la notte precedente. Involontariamente la mente corse agli avvenimenti della sua “notte precedente”, quando lui era tornato a casa con un’espressione strana sul viso, lei aveva creduto fosse completamente ubriaco ed era stata pronta a suonargliele di santa ragione, quando invece Ryo l’aveva abbracciata e baciata fino a toglierle il respiro e le aveva bisbigliato in tono ansante che aveva perso la battaglia.

Aveva cercato di combattere i sentimenti che provava per lei da troppi anni, ed alla fine aveva scoperto che era stato solo un consumo inutile di energie, che avrebbero potuto essere impiegate in maniera diversa, a quel punto l’aveva sollevata tra le braccia e l’aveva portata in camera da letto.

Il ricordo di cosa era avvenuto una volta che l’aveva adagiata nel letto la fece arrossire, fino a che non le uscì il vapore dalle orecchie, con una risatina spensierata si coprì il viso. Cosa gli avrebbe detto non appena lo avesse rivisto quella mattina? Cosa le avrebbe detto lui! L’avrebbe abbracciata e continuato da dove si erano interrotti la sera prima, oramai sfinita, ad un certo punto della notte aveva chiesto pietà e lui l’aveva lasciata dormire. Si avvolse il lenzuolo attorno al corpo e corse verso la porta, ma non l’aprì. Forse non era decoroso presentarsi di sotto a quel modo, e neanche sofisticato correre da lui come un cagnolino fedele che voleva un’altro biscotto.

Con una punta di orgoglio decise di farsi una doccia e di vestirsi prima.

Una volta finito di lavarsi, con i capelli umidi e ancora l’asciugamano addosso spalancò le tende, un solitario raggio di sole faceva capolino tra le nuvole grigie e cariche di pioggia, con tutta probabilità avrebbero avuto il primo acquazzone autunnale oggi, ma non le importava, per lei splendeva un sole accecante.

Non riusciva a smettere di sorridere questa mattina, aprì l’armadio per prendere dei vestiti e fece scivolare l’asciugamano sul pavimento. Lo sguardo le cadde sullo specchio che rifletteva l’immagine del suo corpo scoperto e non poté fare a meno di chiedersi se era diverso, lo sembrava a lei. La pelle più luminosa, i seni più rotondi, il fondoschiena sodo. Ryo aveva accarezzato ogni centimetro di quel corpo e le aveva ripetuto più e più volte quanto fosse bella e come lo stesse facendo impazzire, come l’avesse fatto impazzire durante il tempo trascorso insieme. Si era comportato come un assetato difronte ad una fontana, sembrava non averne mai abbastanza, non avrebbe mai immaginato che fare l’amore con lui sarebbe stato il totale cataclisma che aveva sperimentato, non che avesse basi su qui fare una comparazione, ma ora capiva da dove veniva il sopranome che gli avevano affibiato.

Con un’altra ondata di imbarazzo si affrettò a vestirsi e ad uscire dalla camera, a parte la sua relazione con Ryo c’erano altre cose a qui doveva badare, la spesa, vedere se c’era qualche messaggio sulla lavagna, andare da Miki e raccontarle gli ultimi sviluppi!

Quando scese di sotto tutto era quieto, il suo socio doveva essere andato a controllare la lavagna da solo, pazienza lo avrebbe rivisto al suo rientro. Ma in fondo era un pò delusa, aveva sperato che lui fosse ansioso quanto lei di parlare alla luce del sole, non le restava altro che farsi una tazza di té e aspettare, assaporando ancora per qualche istante i dolci ricordi del loro amore.

Fù allora che lo vide, mentre usciva dalla cucina con la tazza fumante in mano, un bigliettino di carta bianca,  piegato in due con sopra il suo nome che stava sopra al tavolo. Un’ondata di terrore la travolse mentre si avvicinava al foglio.

-Non essere stupida Kaori!- si disse a voce alta, magari Ryo le aveva lasciato un messaggio per dirle dove andava, tutto qui.

Ma dentro lo sapeva, in fondo al cuore sospettava già cosa fosse scritto sul biglietto, ma non voleva credere che Ryo potesse farle una cosa simile, non dopo quello che era successo tra di loro, non dopo che tutti i suoi sogni si erano avverati nel modo più stupendo che avesse potuto sperare.

Lo prese e lo aprì, perse la presa sulla tazza che le scivolò di mano frantumandosi sul pavimento.

“Mi dispiace”

Era tutto quello scritto sul biglietto, niente spiegazioni, niente ragioni, nel suo solito stile ermetico Ryo le aveva voltato le spalle, non sarebbe tornato ne era sicura, era andato via per sempre lasciandola sola tra le ceneri dei suoi sogni appena andati in fumo.

-Non te la perdonerò mai Ryo- disse alla stanza vuota –mai!-

In lontanaza si sentì il boato di un tuono e pochi minuti dopo una pioggia torrenziale inizio a cadere sulla città di Tokyo.

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Capitolo 2
*** una richiesta negata ***


CAPITOLO 1b

DUE ANNI DOPO.

Ryo rientrò a casa stanco morto e alle prime luci dell’alba, aveva passato la notte ad aiutare Reika a risolvere un caso complicato ed ora non vedeva l’ora di andarsene a letto. Ultimamente stava lavorando come un matto, accettava quasi tutti gli incarichi, bastava solo che lo tenessero impegnato il più possibile.

Con passo stanco salì le scale e come sempre si ritrovò davanti alla porta di Kaori, la targa con il nome era sparita da tempo, se avesse aperto la porta sapeva bene cosa vi avrebbe trovato, nulla. La sua socia aveva provveduto a far sparire tutto ciò che fosse anche remotamente connesso a lei, ogni traccia della sua presenza in quella stanza era stata accuratamente cancellata, come del resto lo era stata in tutto l’appartamento, anche la sua tazza preferita per bere il té era sparita, non gli aveva lasciato niente che potesse essere legato a un qualsiasi ricordo della loro vita insieme. Come se fosse facile dimenticare di averla conosciuta.

Quando Miki gli aveva detto che Kaori era andata a stare da Sayuri e non sarebbe più tornata in Giappone, aveva deciso di ritornare a vivere a casa sua, aveva avuto tutte le intenzioni di lasciarle la casa se lei avesse voluto restarci, ma non era stato il caso, avrebbe dovuto sapere che la sua Kaori aveva troppo orgoglio. La cosa triste era stata scoprire che aveva deciso ti tagliare i ponti non solo con lui ma anche con tutti gli altri, e Miki ed Eriko non l’avevano ancora perdonato, se avessero saputo la vera ragione per cui lei era andata via non gli avrebbero più rivolto la parola, e visto che Kaori non aveva detto nulla, neanche lui aveva dato spiegazioni a nessuno.

Si era comportato come un cafone, non era quello il modo di trattare nessuna donna, ma soprattutto non Kaori, a quell’epoca si era convinto che fosse la cosa giusta da fare, se lei l’avesse detestato le sarebbe stato più facile lasciarlo, ed aveva funzionato, fin troppo bene. Ma anche lui aveva subito le conseguenze delle sue azioni avventate, aveva la coscienza sporca e non gli dava pace.

Il problema era che quando si era reso pienamente conto dell’enormita di ciò che aveva fatto e aveva raccolto abbastanza coraggio, aveva chiamato Sayuri,  la quale l’aveva quasi assordato con tutte le rimostranze nei suoi confronti, e senza mezzi termini gli aveva detto di andare a quel paese, poi con voce più calma l’aveva informato che Kaori non viveva più con lei, che dopo sei mesi di convivenza aveva accettato l’offerta di lavoro di un milionario francese ed ora lo seguiva in giro per il mondo come sua assistente personale. No, non sapeva dove contattarla era sempre Kaori che si faceva sentire, e comunque anche se avesse avuto un indirizzo o un numero di telefono, col cavolo che glielo avrebbe dato, e prima di sbattergli il telefono in faccia gli aveva intimato di stare alla larga da Kaori visto che gli aveva fatto male a sufficienza.

Con un sospiro rassegnato se ne andò in camera e si gettò sul letto ad occhi chiusi. Quando dormiva era il momento peggiore, quando tutte le sue difese erano abbassate e allora i ricordi prendevano possesso dei suoi sogni, facendogli rivivere in continuazione la sua ultima notte con Kaori, il suo corpo caldo stretto contro il suo, le mani che accarezzavano la sua pelle liscia, il sorriso luminoso sul suo viso mentre la spogliava, le braccia gli facevano quasi male tanta era la voglia di stringerla di nuovo a se. Si addormentò sfinito in pochi minuti, andando incontro alla solita tortura quasi con un piacere perverso, almeno il dolore della perdita di Kaori gli faceva sentire di essere ancora vivo.

Un incessante bussare alla porta di ingresso lo svegliò di malo modo. Con un occhio aperto diede uno sguardo alla sveglia notando che non era neanche mezzo giorno, chi diavolo era a quell’ora! L’avrebbe ignorato, mettendosi la testa sotto al cuscino tornò a dormire.

Cinque minuti dopo il cuscino gli venne strappato da sopra la testa e le tende vennero aperte senza pietà per far entrare la luce del sole.

-Forza bell’addormentato svegliati!- lo incitò la voce sensuale di Saeko.

-Va via!- si arrottolo a bozzolo nelle coperte e le diede le spalle.

Per nulla scoraggiata Saeko afferrò un lembo della coperta dandogli uno strattone secco.

Ryo fù srotolato dalle sue coltri confortevoli e finì malamente a faccia in giù sul pavimento.

-Sai, voi donne della famiglia Nogami state iniziando a darmi sui nervi- in non meno di tre secondi si era seduto sul letto e a braccia incrociate guardava serio la sexy poliziotta.

-E poi il bello addormentato non si sveglia con un bacino!- a mani giunte si avvicino a Saeko allungando le labbra in attesa di un bacio –smack smack smack....-

Inutile dire che l’unica cosa che Ryo ricevette quel mattino fù una sediata in faccia.

-Vestiti che ti devo parlare- senza guardarsi indietro andò di sotto.

Saeko sorrideva mentre scendeva le scale, era raro vedere Ryo comportarsi nel solito modo, da quando Kaori era andata via lui era cambiato, era diventato più serio e sembrava sempre pensieroso, ricorreva ai sui soliti trucchetti solo quando qualcuno gli faceva notare che c’era qualcosa che non andava, tutto per non far capire che la sparizione della sua socia gli aveva lasciato una ferita profonda che non accennava a chiudersi, chissà cosa era successo tra quei due per spingere la sempre ottimista e paziente Kaori ad andarsene.

Quando Ryo la raggiunse al pian terreno si sedette il piu lontano possibile da lei sul divano.

-Che cosa c’é di tanto urgente che devi venire a svegliarmi così presto?-

-Presto!? ma se é quasi mezzo giorno!-

-Si ma tua sorella mi ha tenuto impegnato fin quasi alle prima luci dell’alba- vedendo l’aspressione di lei si affretto ad aggiungere –per un caso-

Il soppraciglio alzato di Saeko diceva chiaramente “E chi te l’ha chiesto”, ci cascava ogni volta, da quando aveva iniziato a giustificare la sua presenza vicino a donne bellissime tutti lo prendevano in giro.

-Insomma che vuoi Saeko?- chiese spazientito.

-Questo- tirò fuori l’opuscolo di un museo che pubblicizzava una nuova mostra di usi e costumi tutta centrata sull’India che si sarebbe innaugurata la settimana prossima –il pezzo forte dell’esibizione é una collana di diamanti che si chiama “le lacrime della principessa”, un museo di Bombey la manderà qui in Giappone fra cinque giorni e resterà in esposizione per una settimana prima di ritornare nel paese d'origine-

-Ed io che c’entro?- non aveva neanche dato uno sguardo all’opuscolo.

-Mi serve il tuo aiuto per proteggere la collana finché rimane qui a Tokyo, le autorita indiane si faranno carico del trasporto. Un gioiello come questo farà gola a molti ma soprattutto a qualcuno in particolare, nell’ultimo anno una banda di ladri si é fatta strada a livello internazionale, rubano di tutto, gioielli, opere d’arte, armi, si dilettano nello spionaggio industriale, fanno scorribande di ogni tipo. Che sia su commissione o per se stessi non fa alcuna differenza-

-Non li puoi arrestare non appena metteranno piede in Giappone?-

-Il problema e che ancora non abbiamo delle identita, sono davvero abili a mascherare le loro sembianze, ogni colpo sembra fatto da persone diverse, ma le dinamiche sono sempre le stesse così come lo stile dei furti. Se decidessero di mettere le mani su quella collana ne risulterebbe un incidente internazionale!-

-Non esagerare, e pur sempre solo una collana!- non credeva che Saeko potesse diventare così drammatica solo per assicurarsi il suo aiuto.

-Non capisci, quella collana e come un tesoro nazionale per l’India, si dice che sia legata alla nascita del Buddha, e quelle siano le lacrime della madre dell’illuminato, i curatori del museo hanno dovuto usare tutta la loro diplomazia per cercare di farsi prestare quel’antico tesoro, e tremo al solo pensiero di cosa potrebbe accadere se venisse rubata mentre é sotto la custodia delle autorità giapponesi, mi devi aiutare, ne ve della mia carriera-

-Tutti questi drammatismi non ti si addicono sai- con indifferenza si mise piu comodo sul divano e si accese una sigaretta –comunque la mia risposta e no, ho lavorato come un disperato ho bisogno di una pausa, fatti aiutare da Umibozu-

-Cosa!!? Ma sei impazzito! Quello ha la grazia di un elefante in una cristalleria! Alla prima rappresaglia tirebbere fuori il suo bazooka e incenerirebbe tutto quello che gli sta davanti!- non poteva credere che non l’avrebbe aiutata, avrebbe dovuto ricorrere alle armi pesanti.

-Allora chiedilo a Mick, sono sicuro che quel gallo cedrone sarebbe felicissimo di aiutarti-

-Andiamo Ryo- gli si fece più vicino dandogli una bella panoramica della sua generosa scollatura –lo sai che per certe cose mi fido solo di te-

-Vieni a letto con me ora e ne possiamo riparlare- la guardò dritto negli occhi e la vide tentennare.

In genere a quest’ora Kaori sarebbe già intervenuta con un martello da 1000t, ma lei non c’era più e Ryo non aveva nessuno che gli impedisse di fare quello che voleva, non aveva piu nulla da perdere.

-Non posso credere che non mi darai una mano- dire che fosse sorpresa era troppo poco.

-Prendere o lasciare bellezza- spense la sigaretta e si diresse verso le scale –sai dov’é la porta non é vero?-

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Capitolo 3
*** un ladro gentiluomo? ***


DA QUALCHE PARTE NEGLI STATI UNITI.

La figura vesita di nero sembrava quasi invisibile contro le scure ombre della notte, mentre si faceva scivolare svelta e sicura dal tetto di un edificio dall’aspetto innoquo.

Ma per quanto innoquo l’edificio potesse sembrare, dentro era protetto da un sistema di allarme che avrebbe richiesto un’alto livello di competenza per essere neutralizzato. La figura sembrava non curarsene, mentre con abilità disattivava i sensori di movimento posizionati sulla finestra e tagliando il vetro fece un buco abbastanza grande per potervi passare attraverso. La sua meta era l’ufficio che stava alla fine del corridoio il quale era protetto da infrarossi, sensori di movimento e apparecchi termosensibili, i suoi soci l’avevano fornita di tutto il neccessario per spianarsi la strada e in meno di venti minuti era difronte al suo ultimo ostacolo. Una cassafforte dell’ultima generazione.

La cassaforte non era dotata del solito sistema di apertura a cambinazione, ma era munita di un meccanismo a tempo e due serrature magnetiche che funzionavano con un codice a barre in possesso dei due fondatori della compagnia. Quello che pochi sapevano era che la cassaforte fosse collegata ad un sistema elettronico dalla quale la si poteva riprogrammare. Il mago dei computer che aveva a disposizione e che aveva passato gli ultimi tre giorni a cercare di craccare il sistema di sicurezza del programma, era rimasto favorevolmente impressionato, non per molto, visto che alla fine era riuscito a entrare, ma la prima impressione é quella che conta. Ora se il suo socio aveva fatto tutto il necessario, i due codici a barre che aveva in tasca e la riprogrammazione del timer avrebbero dovuto facilitarle il compito.

Infilò le due tessere plastificate nelle rispettive fessure e premette il pulsante di invio, nulla. Riprovò di nuovo ancora nulla, se non funzionava per la terza volta, sapeva che sarebbe suonato l’allarme, poi le venne un sospetto, aspetto due minuti e poi ritentò, sentì il bip che indicava l’apertura, con un sospiro di sollievo, dal suo interno, prese i dischetti per cui era venuta.

Con velocità tornò alla finestra dalla quale si era introdotta nel palazzo e usando le corde che l’avevano aiutata a scendere dal tetto, si calò fino a terra, correndo verso il boschetto poco distante e infilandosi nella macchina che l’aspettava a fari spenti.

-Tutto apposto cherì?- sempre con le luci spente l’uomo avviò il motore e si diresse verso la strada principale, solo allora le accese.

-Marco l’ha fatto di nuovo!- disse la donna togliendosi il passamontagna e i guanti e gettandoli sul sedile di dietro –non appena torniamo a casa mi sente! Mi ha fatto prendere un colpo!-

-Povero Marco, non credevo che dopo quello che gli hai fatto l’ultima volta avesse il coraggio di riprovarci. Che cosa ha combinato?- non poté fare a meno di sorridere.

-Non c’e nulla da ridere Pierre, non appena gli metto le mani addosso rimpiangerà di essere nato! Ha sistemato il timer cinque minuti in ritardo rispetto all’ora stabilita- rimase in silenzio per la durata del viaggio.

Pierre fermò la macchina nel vialetto della casa vuota che avevano scelto come base operativa, la costruzione faceva parte di una fattoria, quindi i vicini più accessibili erano lontani almeno due kilometri, cosa che favoriva le loro attività, che andavano meglio se tenute nascoste, quando finalmnte qualcuno si fosse accorto che la casa non era più vuota loro sarebbero già spariti. Le luci erano accese, segno che gli altri li stavano aspettando.

La prima cosa che la donna chiese non appena entrata fù di vedere Marco.

-Nella sala da pranzo- rispose Jules ridendo –l’avevo avvisato di non farlo-

Ma lei non lo ascoltò, si diresse verso il giovane dai capelli scuri e il colorito mediterraneo che ancora stava davanti al suo portatile.

-Bellissima sei tornata! Mi hai portato i dischetti?- la accolse con un sorriso dai denti bianchissimi.

-Certo tieni...e tieni anche questo!-

La donna tirò fuori un martello da 1000t e spiatellò l’uomo contro il muro, gli altri abitanti della casa non mossero un capello, erano abituati a scene del genere oramai.

-Ma mia bella Kaori che ti ho fatto?- chiese il ragazzo con innocenza.

-C’è anche bisogno di chiederlo!- gridò indignata, e senza degnarlo di un’altra parola tornò in cucina dove Pierre le porse una tazza di té appena fatto,  che accetto con un sorriso serafico –grazie-

Pierre rimase un attimo ad osservarla, Kaori era stata l’ultimo acquisto della sua banda di ladri, se banda si potevano definire visto che erano solo in quattro. C’era lui la mente che pianificava i colpi, Jules l’esperto di esplosivi e del combattimento corpo a corpo, Marco il mago dei computer e dei sistemi di sicurezza e poi era arrivata lei, agile e dal tocco leggero, era quella che si occupava delle parti più delicate dei loro furti, era così esile che poteva entrare in spazi altrimenti impossibili per loro.

Si era unita a loro da più di un anno ormai e gli altri avevavo accettato la sua presenza, anche perché all’inizio l’aveva presentata come la sua companga, quindi le rimostranze erano state tutte messe a tacere visto che le decisioni del capo non si discutevano, che poi lui non avesse mai messo una mano addosso a Kaori era un problema tra loro due.

-Allora é andato tutto apposto?- volle sapere Jules.

-Certo a parte gli scherzi balordi di Marco!- Kaori  scoccò un’occhiataccia al giovane che si era appena unito a loro.

-Sei troppo rigida, da un pò di tempo a questa parte non si può più scherzare con te-

-Bambini vi prego..- cercò di riappacificare Pierre –riportiamo l’attenzione al lavoro-

-Questo lavoro é stato troppo facile- si lamentò Jules –non capisco perché ci occupiamo di spionaggio industriale non favorisce nessuna opportunità di piazzare esplosivi di nessun genere!-

-Perchè é lucrativo e a noi piacciono i soldi- aprì la sua valigetta e ne tirò fuori una serie di foto –magari questo vi tirerà su il morale. Rubare questa richiederà parecchia abilità e impegno, e abbiamo pochissimo tempo per pianificare il colpo-

I tre sgranarono gli occhi difronte a ciò che era ritratto nelle immagini.

-Quella miei cari colleghi e una collana chiamata  “Le lacrime della principessa”, di valore inestimabile, i diamanti sono dei più puri al mondo, e presto verrà esposta in un museo del Giappone, inutile dire che varrà la pena tentare di rubarla-

-Perchè dici che abbiamo pochissimo tempo per attuare il colpo?- chiese Marco.

-Perchè la collana é stata gentilmente prestata da un museo dell’India ad uno del Giappone e rimarrà li solo per una settimana, esattamente fra tre giorni la collana verrà trasportata dalle autorità indiane alla sua destinazione-

-Non potremmo allora cercare di rubarla durante il trasporto o una volta che la collana è tornata in India?- volle sapere Jules.

-Sempre per colpa del poco tempo, per organizzare un colpo durante il trasporto avremmo dovuto pianificare con attenzione e poi avremmo a che fare con una doppia scorta, sia le autorità indiane che quelle giapponesi. No, non possiamo rubarla una volta tornata in India perchè l’accesso al pubblico per ammirare la collana é aperto solo una volta all’anno e solo per un mese, superfluo dire che abbiamo mancato quel mese, non saremo in grado di fare un sopralluogo. Quel gioiello viene considerato una specie di tesoro nazionale e viene custodito gelosamente, mi sorprende che abbiano acconsentito al prestito-

-Quindi non ci resta che andare in Giappone e pianificare il tutto il più in fretta possibile?- gli occhi di Jules brillavano, ogni volta che pianificavano qualcosa in poco tempo lui poteva far saltare un pò di cose in aria.

-Quella é l’idea, partiamo per Tokyo domani sera non appena avremmo consegnato i dischetti al nostro cliente- Pierre non poté fare a meno di guardare Kaori, lei non aveva proferito parola, ma sapeva che avrebbero avuto una discussione accesa non appena andati a letto.

-Bene se permettete lasciamo le domande a domani, é tardi ed é meglio che andiamo tutti a letto-

Il gruppo si sciolse e Kaori seguì Pierre su per le scale e dentro la loro stanza.

-Di quello che ti pare ma io non vengo- afferrò quello che le serviva per prepararsi ad andare a letto e si chiuse in bagno sbattendo la porta.

Non un buon inizio ma neanche una tragedia, pensò Pierre, nel tempo che lei era impegnata altrove si preparò il letto sul pavimento e si tolse i vestiti restando solo in boxer.

La sua compagna tornò dieci minuti dopo e si infilò sotto le coperte facendo finta che lui non fosse li nella stanza.

-Piccola vigliacca, da quando eviti le discussioni?- la prese in giro.

-Non sto evitando una discussione perchè non c’é nulla da discutere!-

-Eccome se c’é! Cosa ti rode?- si mise comodo ai piedi del letto, questa discussione sarebbe stata lunga.

-Nulla!- rispose imperterrita.

-Lasciami indovinare quindi, è per lui che non vuoi andare a Tokyo vero?- sapeva di entrare un campo minato e che avrebbe potuto trovarsi in cenere in meno di dieci secondi ma non gli importava.

-Non so di che cosa stai parlando- fece finta di sprimacciare i cuscini per essere piu comoda, senza guardarlo in faccia neanche una volta.

-Mia piccola Kaori lo sai benissimo che ti si legge chiaro in faccia quando menti!-

-Oh, va al diavolo! Lo sai benissimo perché non ho più rimesso piede a Tokyo neanche per lavorare con te, e ti assicuro che non ci sarà nessuna differenza in questo caso!-

-Non posso credere che la possibilità di rubare un gioiello così fantastico non ti alletti, anche solo per la difficoltà presenti nell’attuare il colpo, il fatto che sia a Tokyo è solo una sfortunata coincidenza. E poi credevo che quella storia fosse acqua sotto i ponti oramai-

-Lo é dannazione a te!- il perchè stesse iniziando a scaldarsi era un mistero.

-Allora di cosa hai paura?- si avvicinò e le prese il mento fra le dita costringendola a guardarlo, non le aveva visto quello sguardo pieno di dolore sin dall’inizio della loro amicizia –fa ancora male non e vero Kaori?-

-Si...- bisbigliò sconfitta.

Per quanto avesse provato, le ferite che Ryo le aveva inflitto non si erano rimarginate, si teneva impegnata e cercava di non pensarci, ma il dolore era sempre lì, e dubitava che sarebbe andato via tanto presto. L’idea di tornare a Tokyo e di avere la possibilità di ritrovarselo davanti non solo le faceva paura ma la terrorizzava, non era pronta a venire faccia faccia con gli avvenimenti dell’autunno di due anni fa.

-Lo vuoi un consiglio da amico, vieni con me a Tokyo, aiutami a rubare quella bella collana ed esorcizza qualunque fantasma ti stia tormentando, e poi, se vuoi, puoi mandare tutti al diavolo senza nessun rimorso-

-Ti odio, trovi sempre un modo di trarre vantaggio da tutte le situazioni- gli disse quasi tra le lacrime.

-Lo so- rise allegro –e poi non c’é nessun amico che vorresti rivedere in Giappone?-

Il pensiero andò subito a Miki ed Eriko. Non si erano piu viste da quando aveva lasciato il paese e per paura che le dessero notizie di Ryo, anche involontariamente, preferiva non telefonare, aveva scritto un paio di lettere tuttavia, ma senza fornire un indirizzo alla quale potesse essere conttatata, dovevano essere oramai furiose con lei. Quindi, nonostante non gli avesse ancora risposto, la luce che le brillò negli occhi all’idea di riabbracciare le amiche era abbastanza.

-Allora e deciso, e niente più piagnistei-

Spense la luce e si sdraiò sul pavimento.

-Lo sai che questo tuo ostinarti a dormire sul pavimento o su un divano quando dividiamo la stessa camera sta iniziando ad essere divertente-

-Lo so tesoro, e alla mia età non fa certo bene alla schiena, ma voglio darti la tua privacy. Credo che sia il minimo no?-

-Andiamo vieni nel letto, dormire con te sarebbe come dormire con mia sorella- si spostò per fargli spazio.

-Sei sicura?- effettivamente il pavimento era pieno di spifferi.

-Certo, forza, lo sappiamo entrambi che non mi metteresti una mano addosso neanche sotto tortura-

Dopo essersi sistemato comodo Pierre si addormentò nel giro di cinque minuti.

Kaori rimase sveglia a guardare il soffitto, una marea di pensieri ed emozioni le si agitavano dentro come in una tempesta, rivedere Ryo dopo tutto questo tempo, il cuore le batteva all’impazzata al solo pensiero. Molto probabilmente lui si era dimenticato di lei, un’altra donna nella sua lunga lista di conquiste, la loro notte insieme non doveva essere stata altro che la soddisfazione di un bisogno fisico per lui, ed era quello che faceva più male. Per lei era stata un’esperienza completamente diversa. Il fatto era che Ryo non aveva conosciuto niente di diverso penso tristemente, non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi veramente a lui, tutto era un gioco, le esperienze del suo passato gli avevano insiegnato che affezionarsi era una perdita di tempo, ma al mondo vi erano altre persone la cui vita era stata segnata da esperienze terribili, ma ciò non gli impediva di fidarsi del prossimo.

Non poté fare a meno di voltarsi verso Pierre che le russava piano al fianco, fisicamente era così simile a Ryo, capelli scuri, occhi vellutati dallo sguardo intenso, lineamenti decisi e fisico atletico, era per questo che ne era stata attratta fin dall’inizio. Ma caratterialmente erano tutto l’opposto. Pierre poteva essere affascinante e aperto verso il prossimo, il tipo di vita clandestina che conduceva non gli impediva di avvicinarsi agli altri, eppure sapeva che la sua infanzia era stata costellata da abusi e privazioni, e lui aveva giurato di non essere mai piu solo o indifeso, come sapeva anche che il motivo per cui dormivano nello stesso letto era legato al fatto che gli interessi di lui andavano in tutt’altra direzione e lei era perfettamente al sicuro. Era davvero come avere una sorella.

Cercò di trovare una posizione comoda e di provare a dormire, le prossime settimane sarebbero state spossanti per lei, sperava solo di non uscirne con il cuore a pezzi per l’ennesima volta.

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Capitolo 4
*** il piano ***


capitolo 3

Il museo era gremito, curiosi, turisti e accademici erano accorsi per osservare questo raro tesoro che sarebbe rimasto in esposizione per così poco tempo.

Tanta era l’eccitazione che pochi facevano caso alle guardie armate appostate quasi in ogni angolo e alle massime misure di sicurezza in vigore per proteggere la collana, anche se in tanti si erano lamentati del fatto che non si potessero fare delle fotografie e che si potesse vedere la collana da una distanza non inferiore ai due metri.

Una coppia di turisti dall’apparenza comune, era ferma ai margini della folla riunita intorno alla teca che conteneva il gioiello, sembravano piu interessati al resto dell’esposizione che non al suo pezzo forte, ma in realtà stavano prendendo nota di tutto ciò che li circondava, le uscite, il numero delle guardie e come erano armate, la posizione delle telecamere e la presenza o meno di prese d’aria nel soffitto o sul pavimento.

L’uomo e la donna dovevano essere sulla cinquantina, e da come si comportavano sembravano essere nel bel mezzo di una seconda luna di miele, stavano vicini e si tenevano a braccetto, nesuno sapeva che nel fiore che decorava il cappello della signora era piazzata una piccolissima telecamera, che al momento stava trasmettendo immagini al furgone parcheggiato a pochi isolati da li, e che il suo compagno stava valutanto tutte le possibili vie di fuga caso mai fosse scattato l’allarme in un momento poco opportuno.

-Cosa ne dici se andiamo a visitare il resto del museo?- chiese l’uomo.

-Perché no tesoro- sorrise lei. 

Con passo lento dovuto all’età i due si diressero verso la sezione dove erano esposti dipinti e sculture delle varie epoche giapponesi, fecero delle foto dove consentito e prima di andarsene si fermarono nei bagni pubblici. Tutto rientrava nella perfetta normalità.

Mentre uscivano la coppia vide arrivare una macchina della polizia che si fermò a pochi metri da loro, dalla quale scese l’ispettore di polizia incaricato della sicurezza del museo, e quello che sembrava essere il suo aiutante, anche se le stava un pò troppo appiccicato.

Kaori doveva aspettarsi che un incarico del genere sarebbe stato affidato a Saeko, ma non si sarebbe aspettata il coinvolgimento di Mick, quello complicava un pò le cose, non c’era da sottovalutarlo, era uno sweeper di rispetto, pervertito, ma sempre uno sweeper.

-Questo complica un pò le cose- bisbigliò guardando la porta dove Mick e Saeko erano scomparsi.

-Di che cosa stai parlando?- aveva notato la sua reazione nei confronti delle due persone scese dalla macchina.

-Andiamo in macchina e te lo spiego, non é saggio parlare qui, potremmo attirare l’attenzione-

Una volta in macchina, si liberarono del loro travestimento, parrucche, denti finti e trucco, Kaori si mise al volante e sfrecciò sicura attraverso il traffico cittadino diretta verso l’albergo dove alloggiavano.

-La donna scesa della macchina é Saeko Nogami, un ispettore di polizia, ho avuto occasione di lavorare con lei in passato e ti assicuro che é un osso duro- iniziò preoccupata.

-Interessante, e l’uomo che stava con lei?-

-Mick Angel, sweeper molto abile, da non sottovalutare assolutamente. Sei sicuro che non ci vuoi ripensare? Se quei due decidono di starci alle costole ti posso assicurare che non molleranno fino alla fine-

-Sempre più interessante, lo sai come mi piace affrontare sfide impossibili- le ricordò con un’alzata di sopracciglia.

-Lo so ed e questo che mi preoccupa- lo guardò seria –non hai sentito una parola di quello che ho detto vero? Il tuo cervellino sta solo pensando a quale piacere proverai se riuscirai a farla nel sacco a due persone talmente formidabili-

-Tesoro sono assolutamente indignato!- che lei avesse colto così nel centro lo faceva rabbrividire –non ti preoccupare, ho già una mezza idea sulla strategia da adottare-

-Forse e meglio che non prenda parte al colpo direttamente e che rimanga dietro le quinte, se Mick si accorge che sono tornata si scatenerà il putiferio, e ti posso assicurare che tutto il tuo lavoro di copertura si scioglierà come neve al sole-

-Vedremo, se si può fare a meno puoi rimanere dove vuoi, ma ti avviso di non sottovalutare le mie risorse, lo sai che anche io sono un avversario formidabile quando mi ci metto!- era un pò offeso dalla mancanza di fede.

Nel frattempo erano arrivati nel garage dell’albergo di lusso dove avevano prenotato una suit, visto che c’erano potevano anche pernottare in stile. Jules e Marco non erano stati dello stesso parere visto che a loro non era toccata la stessa fortuna, ma se il colpo andava a segno tutti si sarebbero meritati una vacanza in un paradiso a scelta.

La notte era scesa sulla città, i due occupanti della suit si stavano rilassando seduti sul divano e guardanto i vari telegiornali che parlavano del museo che al momento stava esponendo uno dei tesori piu rari al mondo e tutta l’attenzione era puntata sulla collana, Kaori aveva un brutto presentimento su tutta la faccenda, mentre a Pierre brillavano gli occhi, non per il valore del gioiello ma per l’astuzia e l’abilità che ci sarebbe voluta nell’approppriarsene.

Un leggero bussare alla porta li fece quasi trasalire.

-Vado io-

Pierre si avvicino alla porta ma non l’aprì.

-Si-

-Servizio in camera signore- rispose la voce dell’altra parte.

Aprendo la porta si fece da parte per far entrare il cameriere con il carrello che si fermò vicino al divano.

-Ehi bellissima! Avuto una bella giornata?- chiese il moro sorridente.

-Come al solito Marco, hai il necessario?-

-Si, ho qui il portatile per scaricare le foto digitali che avete fatto e il video delle vostre riprese, Jules dovrebbe essere qui a momenti con il proiettore- si tolse il cappellino e la giacca dell’uniforme e li gettò sul divano vicino a Kaori.

-Avete avuto difficoltà a procurarvi la piantina del museo e del sistema di sicurezza?- gli chiese Pierre.

-No nessuna, é stato fantastico! Siamo andati da questo tizio di cui ci aveva parlato Kaori, gli abbiamo spiegato cosa ci serviva e alla fine gli abbiamo detto che eravamo amici di City Hunter, allora è quasi sbiancato e in un paio d’ore ci ha consegnato quello che volevamo- guardò Kaori con reverenza –chi è questo City Hunter Kaori? Se tutti lo temono così voglio conoscerlo!-

-Meglio di no Marco, gli uomini non sono il suo forte, e ti assicuro che non ha bisogno di sostenitori fedeli- già meglio evitarlo per il momento, era sicura che si sarebbero incontrati anche troppo presto.

-Mi auguro che tu sappia quello che fai, e che non stia semplicemente giocando con il fuoco- l’avvisò Pierre.

Un’altra serie di colpi alla porta le evitarono di rispondere. Jules era arrivato, travestito da inserviente con il grosso carrello per il trasporto della biancheria sporca.

-Signori si inizi lo spettacolo- annunciò Pierre mettendosi comodo.

Tutti seguirono il suo esempio, mentre Marco preparava il proiettore e scaricava le foto dalla macchina fotografica digitale.

-Questa è l’area dove è situata la teca, hanno creato una apposito spazio circondato da tre pareti e controllato da quattro telecamere, con l’aggiunta di due guardie armate ai due lati lasciati aperti, più altre sparse per tutto il perimetro della mostra. Ho notato una presa d’aria sul soffito ed anche se non è precisamente sopra la teca penso che possiamo usarla. Jules?-

-Ho avuto la possibilità si studiare la piantina del sistema di aereazione e penso sia fattibile, c’è abbastanza spazio per strisciarci dentro, ma dubito che qualcuno di noi possa passare di li e calarsi al di fuori, è un quadratino di 40x40- tutti gli sguardi si puntarono su Kaori che non mosse un capello.

-Va bene ho capito! Andate avanti- sbottò alla fine.

-Marco il sistema di sicurezza-

-Il nostro piccolo tesoro é protetto da una serie si infrarossi sistemati a cerchio attorno al piedistallo che si spostano verso destra e verso sinistra ad intermittenza, lo spazio tra un raggio e l’altro e di 5cm, se ti tieni in ritmo con gli spostamenti dovremmo essere in grado di forare il vetro e prendere la collana. Ma non e finita qui, il pavimento e ricoperto di sensori di pressione, una volta attivati un peso superiore ai 50g fa scattare tutto il sistema, e qui viene la parte piu noiosa, se il sistema di allarme della teca scatta, il piedistallo di apre facendo scivolare al suo interno tutto quello che c’è sopra, e quel marmo e spesso 10cm, inutile dire che a quel punto ciao ciao collanina-

-Per poter attuare tutti i nostri piani dobbiamo dividerci, un gruppo alla collana e l’altro gruppo avrà il compito di creare un diversivo- vedendo il sorriso estasiato di Jules quasi gli dispiaceva infrangere le sue speranze –il nostro diversivo è questo-

Un’altra foto era apparsa sul muro, era un tipo di katana.

-Questa spada apparteneva ad una delle famiglie samurai piu antiche della storia, di grande valore, questo fungerà da diversivo-

-Vuoi rubare anche quella in una notte?- chiese Kaori allibita.

-No mia cara, noi faremo finata di rubare la spada, il compito di Marco e Jules sarà di arrivare alla spada senza essere visti e poi far scattare l’allarme, la maggior parte delle guardie correrà a vedere che succede e noi avremo tempo di occuparci della collana, la spada si trova nell’ala subito dopo l’esposizione indiana, ci vogliono almeno dieci minuti per correre da un posto all’altro, e se la fortuna ci assiste molte delle guardie si getteranno all’inseguimento dei nostri due amici qui. Dopo di che il solito, si scappa e ci si incontra al posto stabilito-

-Fai sembrare tutto cosi semplice,- gli disse stizzita -da dove entriamo?-

-Dal tetto, e una lunga strada in discesa ma dovremo farcela, nel frattempo ci terremo in contatto con le ricetrasmittenti ma solo lo stretto necessario, se qualcosa va storto si taglia la corda il più in fretta possibile-

-Quando dovremo entrare in azione?-

-Oggi é giovedì e la collana dovrebbe ritornare in patria lunedì mattina, perciò opterei per sabato notte-

-È deciso allora, Sabato notte-

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Capitolo 5
*** il furto ***


Capitolo 4

La notte era buia, neanche la luna riusciva a far brillare i suoi flebili raggi attraverso la densa oscurità, le uniche luci erano quelle artificiali della città mezza addormentata, notte ideale per aggirarsi nelle strade senza essere visti.

Due deltaplani solcavano leggeri il cielo scuro senza essere visti, era il migliore per loro, nessuno li avrebbe visti atterrare silenziosamente sul tetto del museo.

I quattro ladri sciolsero in fretta le imbragature di sicurezza e con la stessa efficenza controllarono l’attrezzatura per l’ultima volta. Si separarono con un semplice cenno del capo e si avviarono verso la loro destinazione, la regola era di parlare il minimo indispensabile e comunicare a gesti.

Pierre e Kaori si infilarono nel grosso tubo di metallo che aspirava l’aria che veniva poi immessa nel sistema e il piu velocemente possibile strisciarono per condotti fino ad arrivare all’apertura che stava vicino alla teca.

Pierre tirò fuori le corde da alpinismo, oramai erano diventate fedeli alleate per la maggior parte dei suoi colpi, e sempre in silenzio inizio a legare una serie di nodi attorno a Kaori, per evitare i sensori di pressione sul pavimento lei avrebbe dovuto lavorare sospesa a mezz’aria ben lontana dal pavimento.

Scatto l’allarme, segno che Marco e Jules avevano assolto al loro compito, ora toccava a loro.

Pierre le aprì la grata, e lei si sporse il tanto necessario da tramortire le due guardie rimaste con una pistola a tranquillanti, con velocità le scambiò per altre due caricate a vernice, con le quali offuscò la lente delle telecamere, le guardie sarebbero state tutte impegnate ad accertarsi su cosa avesse fatto scattare l’allarme, e se erano svelti avrebbero potuto farcela.

Si infilò gli occhiali per gli infrarossi e lasciò che l’amico la calasse vicino alla teca, era piu lontana di quanto avesse creduto, avrebbe dovuto usare un’estensione, cosa non facile visto che stava già penzolando dal soffitto.

Attaccò l’estensione alla piccola ventosa munita di laser che avrebbe dovuto tagliare il vetro e consentirle accesso alla collana.

Osservò con attenzione i sottili raggi rossi che si spostavano e iniziò a contare, e senza perdere il ritmo si mise all’opera cercando di non badare ai rumori e alle grida che la circondavano, se li scoprivano era la galera sicura e neanche Saeko avrebbe potuto fare qualcosa.

Era quasi fatta, il cerchio era quasi tagliato, con delicatezza Kaori lo posò sul bordo sottile presente tra piedistallo e teca e cambiò la ventosa con delle pinze, iniziando a contare ed oscillare in ritmo con gli spostamenti degli infrarossi riuscì ad afferrare la collana e farla passare attraverso il buco. Vittoria!

Ma oramai le guardie si erano accorte di cosa stava accadendo e le poteva sentire affrettarsi nella loro direzione, Pierre riuscì a issarla nella ventola poco prima che i proiettili iniziassero a volare.

Non potevano tornare sul tetto, troppo difficile e la salita sarebbe stata piu lunga della discesa, dovevano continuare ad andare verso il basso.

Decisero di separarsi, il piano era di uscire da una da uno dei due sbocchi per l’aria con le grandi ventole, Pierre avrebbe preso la collana e si sarebbe diretto verso quella che stava a sud dell’edificio e Kaori sarebbe uscita da quella a est, si sarebbero rincontrati sulla strada per fuggire insieme con la moto che avevano nascosto da quelle parti.

Kaori arrivò a destinazione senza problemi, la grande ventola stava girando a pieno regime. Con il piccolo laser usato per vetro la danneggiò in modo che si fermasse e che lei potesse passare tra una pala e l’altra, con lo stesso metodo si aprì un varco nella spessa grata di metallo che la proteggeva dall’esterno.

Era riuscita a cavarsela finora, ma non appena fù fuori, sentì alle sue spalle il click di un grilletto.

-Girati e non muoverti, non mi é stato detto di prenderti vivo- la informò una profonda voce maschile.

Mio Dio! Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Mick, per fortuna aveva addosso il passamontagna o gli sarebbe preso un colpo.

In quel momento la luna fece capolino tra le nuvole illuminando brevemente le forme di Kaori avvolte in una aderente completo blu notte.

-Una donna!- esclamò sorpreso Mick.

L’attimo di esitazione fornì a Kaori il vantaggio necessario per estrarre uno dei coltelli che portava nello stivale e cercare di disarmarlo, non ci riuscì, ma poté avvicinarsi per sferrargli un paio di calci e cercare di metterlo ko, stava contando sul fatto che Mick sarebbe stato restio a spararle a meno che non ne fosse stato costretto, non gli piaceva ferire le donne.

Jules le aveva insegnato a lottare con i coltelli e a sfruttare la forza dell’aversario per avvantaggiarsi, ovviamente non aveva avuto a che fare con tipi come lui, doveva finire al piu presto quel confronto, altrimenti non se la sarebbe cavata.

Mick non poteva credere che questa ragazza dalle curve mozzafiato potesse essere una ladra, e per di più lui era costretto a consegnarla alle autorita, mmmmm.....gli stava venendo un’idea (il maniaco in lui stava già facendo i salti di gioia! Nda londonlilyt), ma prima doveva accertarsi di una cosa.

Kaori era pronta a sferrargli un calcio violento che avrebbe dovuto porre fine alla scontro quando...si ritrovò la faccia di Mick schiacciata contro il fondoschiena!

-Che bel sederino morbido!- squittì deliziato.

Non ci vide più, in un riflesso condizionato tirò fuori il matello da 1000t e spiattellò Mick contro il muro.

Maledizione! Non poteva credere di aver fatto una cosa del genere, a questo punto l’aveva riconosciuta di certo.

Una moto arrivò di corsa fermandolesi accanto con un gran stridio di freni.

-Salta su dannazione!- non se lo fece ripetere, e i due spariroro in una nuvola di polvere.

Mick si era ripreso velocemente dal colpo, oramai ci era abituato, ma era sconvolto, non poteva essere, eppure il martello ne era la prova, solo lei poteva brandirli così bene.

Saeko gli era arrivata al fianco, pronta a sparare a ripetizione contro la coppia che si stava allontanando a gran velocità.

-Saeko no!- le afferò il polso per deviare la traiattoria dei proiettili.

-Ma sei impazzito! Li hai fatti scappare buono a nulla!- vedendo al sua espressione capì male e rincarò la dose –fai bene ad essere sconvolto! Questa faccenda richiederà la nostra testa su un piatto d’argento!-

-Era Kaori- disse senza guardarla.

-Cosa? Ti sei ammattito tutto d’un colpo?- due auto le sfrecciarono vicine ma non ci badò, oramai non li avrebbero presi.

-Era Kaori ti dico! La ladra che stava cercando di suonarmele era Kaori!-

Dirlo a voce alta lo faceva sembrare terribilmente reale.

-Non dire assurdità, Kaori non....ne sei sicuro?- a Ryo sarebbe pigliato un’accidente quando gli avrebbero parlato.

-Si- le fece vedere il martello che aveva lasciato dietro –ne conosci altre che usano niente del genere?-

-Santo cielo ora che faccio?- ora si che era nella m***a fino al collo!

-Riesci a tenere a bada il ciclone fino a che non ho parlato con Ryo?-

-Ci proverò, non mi resta altro da fare, non posso mettere in galera Kaori!-

Decisero di dividersi, meno si vedeva Mick nei paraggi meglio era, ma un pensiero continuava a frullare in testa ad entrambi: cosa aveva mai combinato Ryo per costringerla a un cambiamento di carriera cosi drastico?

La moto sfrecciava veloce nell’ormai rado traffico cittadino, erano riusciti e seminare le pattuglie grazie a Kaori e alla sua conoscenza di strade e vicoli. Si feramarono ad un semaforo, e la ragazza svelta gettò il sacchetto di velluto che stava dentro una delle tasche di Pierre nella macchina che gli si era fermata accanto, non appena il semaforo divenne verde la moto partì con una sgommata senza uno sguardo alla vettura.

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Capitolo 6
*** UNA BRUTTA SORPRESA ***


Capitolo 5

Quando Kaori arrivò in albergo era fuori di se per il panico, Mick l’aveva di certo riconosciuta, come se l’avesse vista direttamente in faccia, sarebbe andato da Ryo e lui poi sarebbe venuto di certo a cercarla, se non altro per ordinarle di smettere di fare la ladra o di usare il suo nome per ottenere favori dalla piccola criminalità.

Pierre si lasciò cadere su una delle poltrone sghignazzando, era molto contento del risultato della serata, si erano appropriati di uno dei gioielli più preziosi al mondo, facendola nel sacco alle forze dell’ordine e agli amici “formidabili” di Kaori, la vita non poteva essere più dolce. Solo dopo parecchio si accorse che la sua socia stava passeggiando frenetica avanti e indietro davanti alla finestra.

-Che ti prende?- chiese perplesso.

-Che mi prende!?- non poteva essere cosi ottuso –mi prende che sono stata riconosciuta ecco cosa mi prende!-

-Mmmmm...pensi che la tua amica poliziotta ti denuncerà?-

-Saeko? Non credo, non dopo tutti i casi che l’ho aiutata a risolvere- non direttamente ma era sempre stata d’aiuto.

-E il tuo sweeper?- chiese ancora.

-Mick? Si taglierebbe una mano prima di farmi del male!-

-E allora? Di che cosa ti preoccupi?-

-Di che cosa mi preoccupo!- gridò.

-Già di che cosa ti preoccupi?- rispose calmo.

-Mi preoccupo di...di...di....-

Già di cosa si preoccupava? Mick e Saeko non avrebbero aperto bocca, avrebbero cercato di risolvere la faccenda per vie traverse, ma avrebbero coinvolto Ryo ad ogni passo, se non adirittura scaricare l’intera faccenda su di lui, visto che tutti erano convinti che Kaori fosse una sua responsabilità.

Quello di cui era preoccupata, era il ritrovarsi faccia a faccia con Ryo, era come se questi due anni non fossero mai passati, il dolore era sempre quello, il fatto che provasse ancora dei sentimenti forti per lui complicava notevolmente le cose, ed ora era cosi presa dal panico che non riusciva a formulare nessuna strategia che la togliesse dai guai. Maledizione!

Lo squillo del telefono li fece trasalire entrambi, poteva essere solo una persona, e quello significava guai. Pierre decise di rispondere.

-Si-

Non disse niente altro, rimase ad ascoltare con attenzione quello che l’altra voce diceva, la luce cupa del suo sguardo non prometteva nulla di buono.

-Sei sicuro?-

Ancora un lungo silenzio da parte sua.

Mise giù la cornetta, e con un moto d’ira afferrò il telefono e lo scaventò dall’altra parte della stanza.

-Dannazione!- diende un calcio al tavolino dove era stato il telefono fino a due minuti prima facendolo volare –dannazione e maledizione!-

Era furibondo, Kaori non l’aveva mai visto così, quasi le faceva paura.

-Cosa è successo?- chiese quasi bisbigliando.

-É un falso!- gridò –uno stramaledetto falso!-

-Abbassa la voce. Stai parlando della collana?- non riusciva a capacitarsi, doveva esserci uno sbaglio.

-Si sto parlando della fottuttissima collana!- a quel punto iniziò con una tirata in francese che Kaori fù solo grata di non capire.

-Era Marco quello al telefono non è vero?-

-Era lui, mi ha detto che Jules sospettava che i diamanti non fossero veri, così ha fatto alcuni test con le sue attrezzature, ed è venuto fuori che il nostro tesoro è un falso di prima qualità!-

-Come é possibile? Tu stesso hai visto la collana al museo quando abbiamo fatto il sopralluogo, e se qualcuno può riconoscere un falso a prima vista sei tu, che cosa é successo?-

-Non ci resta che aspettare domattina e vedere cosa dicono i giornali- tirò un’altro calcio al tavolino già rovesciato per terra –non ci posso credere! Tutto quel lavoro per nulla!-

In silenzio si prepararono per andare a letto, non gli restava altro da fare che aspettare il mattino sucessivo e di aver parlato con Jules e Marco, non c’era nulla che potessero fare ora.

Il mattino dopo ebbero la loro risposta.

La notizia del furto ben riuscito era su tutti i telegiornali, così come quella della brillante strategia adottata dalla polizia per proteggere la collana. Ogni sera dopo la chiusura i curatori, all’insaputa di tutti tranne che di pochi eletti, sostituivano il gioiello con un falso preparato ad arte prima dell’arrivo in Giappone. E felici di essere riusciti a mettere nel sacco dei ladri così astuti, le forze dell’ordine avevao incitato il museo ad anticipare la partenza della collana e di farla tornare immediatamente nel suo paese di origine.

Pierre e Kaori erano senza parole, nel trambusto non si erano accorti che alla fine si erano messi in tasca un falso, e tutti li avevano insieguiti con tanta passione che non avevano avuto il minimo sospetto, ed ora si ritrovavano a mani vuote.

-Che cosa facciamo ora?- volle sapere Kaori.

-Non lo so. Quando nell’ambiente si verrà a sapere di questo fiasco ci rideranno tutti dietro e passerà un bel pò di tempo prima che qualcuno ci commissioni anche solo il furto di caramelle!-

-Vado a fare le valigie!- decisa andò in camera da letto.

-Che cosa?- lui l'aveva seguita –starai scherzando mi auguro?-

 -Neanche un pò!- tirò fuori la valigia da dentro il guardaroba e iniziò a riempirla a casaccio.

-Kaori fermati...- ma lei continuava imperterrita –Kaori basta!-

Visto che non lo ascoltava, la afferrò per i polsi e la costrinse a guardarlo.

-Non stiamo andando da nessuna parte, non per il momento almeno-

-Come?- esclamò –ma sei impazzito! Ci piomberanno addosso come avvoltoi, ci chiuderanno in galera e butteranno via la chiave! Come fai non essere preoccupato?-

-Con quali prove? Hanno riconosciuto solo te e mi hai già confermato che i tuoi amici non apriranno bocca, non hanno prove contro di me e non sanno neanche dell’esistenza di Jules e Marco-

-Ma...- ma non la lasciò finire.

-E poi non avevi delle amiche da salutare e conti da saldare?-

-Non mettermi in mezzo non e per me che vuoi rimanere a Tokyo!- con uno strattone si liberò le mani e si allontanò da lui di qualche passo –e il tuo orgoglio ferito che vuole rimanere qui-

-Forse, ma ciò non toglie che e la tua vigliaccheria che ti sta facendo scappare da qui a gambe levate-

-Non è vero!- lui le rivolse il suo peggior sguardo di biasimo, funzionava sempre.

-Ti detesto!- gli volto le spalle e si chiuse in bagno, solo per sentirlo ridere dall’altro lato della porta.

-Perché invece non ti vesti, vai di sotto al salone di ballezza che mi sembra di aver intravisto dall’ingresso, ti fai fare la manicure e un taglio di capelli; poi prendi la limousine e fai una apparizzione drammatica al caffè della tua amica, dimostrando a tutti che sei ancora tutta d’un pezzo anche se non è vero. Mentre io nel frattempo vado a parlare con Jules e Marco-

-Vai a farti BIIIIIIIIP!-

Lui semplicemente rise e lasciò la suit.

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Capitolo 7
*** finalmente faccia a faccia ***


capitolo 6

Mick entrò con passo deciso al Cat’s eye, sperando di trovarci Ryo, ma sapendo che, non essendo neanche le due, lui doveva trovarsi ancora a letto, il debosciato! (Senti chi parla!Nda londonlilyt).

Ma invece lo trovò al bancone che sorseggiava caffè e rideva a qualcosa che Miki gli aveva appena detto, il locale era quasi vuoto come sempre, Miki doveva fare qualcosa per il marito, la sua presenza li avrebbe scoraggiato anche il più temerario degli avventori.

-Salve Mick!- lo salutò allegra Miki –abbiamo visto il telegiornale, la tua idea di sostituire la collana con una falsa è stata brillante! Congratulazioni per il lavoro ben fatto-

-Grazie Miki, mi offri un caffè per celebrare?- si sedette nello sgabello vicino a Ryo, nessuno aveva ancora notato che non aveva cercato di saltare addosso alla barista –salve Ryo come mai in piedi così presto?-

-Avevo un appuntamento con un cliente- disse distratto, cercando di accarezzare il fondoschiena di Miki mentre lei era distratta a preparare il caffè.

Ma non aveva fatto i conti con Umi, che lo tramortì con il manico dello scopettone che stava usando per pulire.

-A cuccia!- gli ordinò secco.

Mick accettò la tazza con un sorriso e iniziò a sorseggiare la bevanda calda e profumat,. indeciso su come iniziare il discorso che si era preparato.

-Lo sai Ryo- cominciò in tono casuale –che non hai mai detto a nessuno, cosa in definitiva è accaduto tra te e Kaori? Insomma il motivo per la quale se ne andata-

-Cosa!?- il suo di caffè era andato nella direzione sbagliata e si era quasi strozzato –che diavolo t’importa! E poi perché mi fai questa domanda proprio ora?-

-Nulla di particolare, sai per caso che cosa faccia ora?- il tono era sempre casuale ma gli occhi brillavano attenti.

-Io e Kaori non ci sentiamo da quando lei ha lasciato il Giappone, non ho la più pallida idea di cosa combini-

-Vedi se riesci a spiegami questo allora!- tirò fuori il martello che Kaori aveva usato la sera prima e spiattellò Ryo contro il muro, certo a lei veniva meglio, ma Mick era furioso abbastanza.

-Ma che vi prende a tutti oggi!- in meno di tre secondi tornò a sedersi sullo sgabello –accidenti, credevo che quegli affari fossero in dotazione solo a quella manesca di Kaori!-

-Lo sono- rispose freddo Mick –quello mi è stato lanciato contro mentre cercavo di dare la caccia ai ladri che avevano rubato la collana falsa, immagina la mia sorpresa!-

-Mick non starai pensando...?- chiese pallida Miki.

-Invece si- guardò ancora Ryo che non aveva battuto ciglio –ti ripeto, che cosa hai fatto a Kaori?-

-Cosa ti fa pensare che io le abbia fatto qualcosa? Non potrebbe essere il contrario?- chiese a disagio.

L’espressione dei tre diceva chiaramente “A chi la vuoi dare a bere!”.

-Che cosa hai combinato questa volta? Deve essere qualcosa di serio per costringerla ad un così drastico cambio di abitudini!- inveì, sempre più arrabbiato.

-Non sono affari tuoi! É tra me e Kaori!- rispose duro.

-Diventano affari miei quando per poco non le ho sparato ieri sera!-

Erano naso a naso e le loro grida avevano fatto scappare i pochi clienti.

-Buoni bambini-

Umi li aveva fatti afferrati per il colletto delle rispettive giacche e fatti risedere al loro posto.

-Sei sicuro che fosse lei?- chiese Umi in tono calmo.

-Al 100%! Credi che non sappia riconoscere le forme morbide della mia Kaori se ci metto le mani addosso!-

-Hai messo le mani addosso a Kaori!- gli disse Ryo scaldandosi nuovamente. (interessante era piu preoccupato dei palpeggiamenti che non del fatto che Kaori fosse diventata una ladra. Nda londonlilyt).

-Tu hai combinato questo casino, tu lo risolvi Ryo!- gli intimò Umi.

-IO! Che centro io! Non è colpa mia se quella stupida di Kaori si è data al crimine!- rispose petulante, ma con il cuore stretto dalla preoccupazione.

-É tutta colpa tua invece! Vedi di riportare Kaori sulla retta via!-

Detto questo lo afferrò per il bavero e lo scaraventò fuori dalla porta.

Quel pomeriggio i clienti del Cat’s eye ebbero un'enorme sorpresa, una lunga limousine nera con i vetri scuri si era appena fermata davanti al locale.

Miki e Umi furono ancora più sorpresi nel vedere l’autista in livrea che apriva lo sportello per consentire ad Eriko di scendere dalla macchina, ma quello che li lasciò senza parole fu vedere la ragazza che sorridendo la seguì, era Kaori.

Quasi non la si ricosceva, non aveva una ciocca di capelli fuori posto, il completo che indossava, maglietta color pesca dall’ampio colletto bianco con la scollatura a V e morbidi pantaloni sempre bianchi, era semplice ma di alta qualità, i sandali aperti coordianti all’abbigliamento e dal tacco alto, le unghie e il trucco appena fatti. La ragazza sempre in disordine e che era solita indossare jeans e magliette di cotone era completamente sparita, quando entrò nel locale nessuno si mosse.

-Oh andiamo! Che razza di accoglienza è questa! Manco per due anni e voi vi dimenticate già di me!- disse offesa, forse aveva sbagliato a venire.

Miki ripresasi dallo choc saltò agilmente oltre il bancone e l’abbracciò con le lacrime agli occhi.

-Che razza di comportamento è il tuo! Sparisci per due anni e ti degni di mandarmi solo un paio di letterine striminzite!- la rimproverò.

-Mi spiace ma sono stata impegnata- si scusò ricambiando l’abbraccio.

-Gia immagino...- le lanciò un’occhiata significativa.

Così sapevano penso lei, Mick doveva essere accorso il più in fretta possibile per spargere la notizia e fare un resoconto dettagliato della notte precedente, ma come diceva sempre Pierre “se ti beccano con le mani nel sacco nega tutto, anche l’evidenza dei fatti”, e così avrebbe fatto lei nell’eventualità di un attacco frontale.

-Ciao Umi!- saltò al collo del gigante e gli diede un bacio sulla guancia.

-Salve Kaori- inutile dire che era diventato di una tonalità di rosso ancora sconosciuta all’uomo.

-Miki di chi diavolo è quella...Kaori!- sgranò gli occhi alla vista della ragazza.

Mick fece un balzo dalla porta pronto a tuffarsi nella profonda scollatura di lei, se non fosse che la faccia gli si appiattì contro una delle sempre a portata di mano padelle di Umi, che Kaori aveva afferrato al volo, infatti si era subito resa conto dell’occhio languido e del filino di bava, chiari segni che il pervertito stava per entrare in azione.

-Ben toranta Kaori- le disse da dietro la padella.

-Anche tu mi sei mancato Mick- rispose con un sorriso e il tono quasi di scusa.

Tutti scoppiarono a ridere, ma le risate si affievolirono quando sentirono suonare il campanello della porta.

Kaori sapeva chi era ancora prima di voltarsi, sentiva la sua presenza attraverso ogni poro della pelle, non era cambiato nulla, la sua vicinanza riusciva ancora a scombussolarla, con il cuore che batteva all’impazzata si girò verso l’entrata e lo guardò dritto negli occhi.

Non sei più la Kaori di due anni fa, cercò di convincersi, lui non ha più il potere di ferirti.

-Ryo- lo salutò fredda.

-Kaori- rispose nello stesso tono.

-Vedo che la tua nuova vita ti si addice- commentò sarcastico prendendo nota del suo abbigliamento d’alta moda.

-Non ne hai la minima idea- disse squadrandolo dalla testa ai piedi –tu invece mi sembri più trasandato del solito, appena alzato dal letto?-

-Si da il caso che abbia un appuntamento con un cliente- mentì -alcuni di noi devono fare un lavoro onesto per guadagnarsi da vivere- (onesto non ti pare una parola troppo forte per descrivere il lavoro che fai Ryo? o_0 Nda londonlilyt).

-Non riconosceresti l’onestà neanche se c’è l’avessi sotto il naso!- lo insultò.

-Almeno io non vado a rubare come altri di mia conoscenza!-

Tutti restarono con il fiato sospeso aspettando la risposta di Kaori, nessuno aveva avuto il coraggio di confrontarla, come si dice alla tua più cara amica di smettere di fare la ladra?

-No, tu ti limiti a prendere cose che non si possono più restituire, non è vero Ryo?- rispose con amarezza, le sembrò di vedere un lampo passare nello sguardo di lui, qualcosa che assomigliava molto al rimpianto, ma si disse che non era possibile, non con Ryo.

-Ti posso assicurare che è stato uno sbaglio che non si ripeterà- ma come vennero fuori, volle subito rimangiarsi quelle parole terribili.

Kaori si era sbagliata, aveva ancora il potere di ferirla, credere che per lui era sta una tra tante era una cosa, sentirselo dire in faccia era tutta un’altra esperienza.

Il gruppetto di amici che gli stava attorno osservava in silenzio la scambio di battute al vetriolo, la tensione tra quei due si poteva tagliare con il coltello, e nessuno di loro ne sapeva la ragione, fu Eriko che ingenuamente fece scoppiare la bomba bisbigliando a Miki “ma che succede tra quei due?”, ma non era poi tanto bisbiglio visto che Kaori la sentì.

-Come non glielo hai detto?- si finse stupita, ed era pronta a ripagarlo con la stessa moneta -Mi stupisce che uno come te non sia andato in giro a raccontare i dettagli delle sue conquiste!-

-Pensavo fossero affari nostri- disse in tono piatto.

-Non è che dopo tutto di vergogni?- poteva quasi sentire il cuore che si frantumava nuovamente in mille pezzi -Il grande Ryo Saeba, quando si tratta di prendersi una proiettile in mezzo alla fronte è in prima linea, ma quando si tratta di relazione interpersonali non c’è essere umano più codardo!-

-Kaori...- la chiamò piano Miki, che iniziava ad avere un quadro generale della situazione.

-Lo sai Miki perché me ne sono andata?- si era rivolta all’amica, ma lo sguardo era sempre fisso sull’uomo ancora sulla porta –perché ho avuto “l’onore” di fare finalmente la conoscenza dello “stallone di Shinjuku”, sai quello che rimorchia le donne alla sera e le lascia prima dell’alba? E ti assicuro che non ne sono rimasta particolarmente colpita!-

Ci fu un sussulto generale quando le implicazioni di quello che Kaori aveva appena detto divennero chiare, e sguardi allibiti passarono dall’uno all’altro.

-Ora se vuoi scusarmi, era solo passata a invitare Eriko e Miki a passare la serata con me- si volse verso le due –vi piacerebbe?-

-Certo- risposero in coro.

-Vi aspetto in macchina- senza degnare Ryo di un’altra occhiata uscì dal locale a testa alta, non gliavrebbe dato la soddisfazione di vedere quanto l'avesse ferita.

Nessuno pronunciò una parola, non sapevano cosa dire, non potevano credere che Ryo avesse fatto una cosa del genere a Kaori, non a lei, non quando tutti sapevano quanto le fosse attaccato, c’era qualcosa d’altro sotto.

Le prime a ritrovare la parola furono Miki ed Eriko, che sulla porta gli dissero a turno “Porco” e “Maiale”, prima di sparire nella limousine dietro a Kaori.

Mick non disse nulla era troppo furibondo con lui per dire qualcosa, ma Umi non era dello stesso parere.

-Riportala sulla retta via- ribadì nuovamente.

Detto questo si accinse con soddisfazione e buttare Ryo fuori dal locale per la seconda volta quel giorno.

Ryo rimase seduto nella macchina senza fare nessun movimento per avviare il motore e tornare a casa, o correre dietro a Kaori se è per quello.

Non poteva credere a quello che si erano appena detti, avrebbe dovuto darle una spiegazione invece di aggreddirla e insultarla come era suo solito, lei aveva ragione, quando si trattava di relazioni interpersonali era un’idiota e un vigliacco, ma quando l’aveva vista, dopo due lunghi anni e aveva sentito di nuovo la sua risata spensierata, il cervello gli era andato in tilt e una marea di emozioni gli erano scoppiate dentro come un’eruzione vulcanica.

Vergogna per come l’aveva trattata quell’ultima notte insieme, sorpresa nel rivederla li piu bella che mai, speranza nel poter ricucire il loro rapporto oramai a brandelli, terrore per il fatto che Mick le aveva quasi sparato l’altra notte ed infine rabbia, per la stupidità che l’aveva fatta finire in una situazione del genere. Ed era stata la rabbia a fargli compagnia durante quello scambio, l’aveva ferita come mai, facendole capire che la loro notte era stata uno sbaglio imperdonabile, quando invece era uno dei ricordi piu belli che aveva di lei, cosa avrebbe fatto ora? Se voleva strapparla alle grinfie di quella banda di ladri doveva fare qualcosa per farle cambiare idea e cancellare il dolore che il suo abbandono le aveva causato. Avviò il motore e tornò a casa, aveva un piano da formulare.

Kaori sedeva rigida e immobile come una statua sul sedile dell’auto, la quale la stava riportando in albergo con le sue due amiche, era consapevole degli sguardi preoccupati che le due le stavano rivolgendo, ma al momento non le interessava, non le importava di nulla salvo sopravvivere al terribile dolore che stava provando.

Quest’ultimo litigio avuto con Ryo, era stato di gran lunga il peggiore mai avvenuto tra di loro in tutti gli anni di convivenza, tutto quello che si erano detti aveva avuto il solo scopo di ferire e basta, non c’era altra spiegazione per le parole rabbiose che erano volate.

Miki le fece scivolare una mano tra le sue e strinse forte.

-Non importa Miki, davvero- le disse mesta senza un briciolo di convinzione.

-Ivece si- le faceva male vederla talmente disperata.

-No, oramai non ha più importanza- si stampò un sorriso forzato e si preparò a far finta che tutto andasse bene per il resto della serata.

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Capitolo 8
*** la decisione oramai presa ***


capitolo 7

Quando Pierre tornò nella sua stanza quella notte era distrutto, aveva avuto una giornata terribile all’insegna delle discussioni, delle minacce e delle promesse. Aveva passato la mattinata cercando di dissuadere Jules dal far saltare mezza città per ricompensarlo del tesoro perso, e il pomeriggio a dissuadere Marco dal convincere Kaori a presentargli lo sweeper che cosi abilemnte li aveva messi nel sacco, voleva che gli insegnasse un paio dei suoi trucchi, solo a tarda sera era riuscito a far ragionare quei due e a formulare una qualche specie di piano, di cui era sicuro Kaori non avrebbe approvato una sola virgola.

Quando entrò in stanza la trovò nella semi oscurità, Kaori oramai doveva essersi addormentata, fu per quello che si sorprese nel vederla ranicchiata su una poltrona con lo sguardo che le brillava. come le luci della città che sembrava guardare con tanta intensità.

-Come se la passano quei due?- chiese senza distogliere lo sguardo dalla finestra.

-Furiosi, ma pieni di reverenza nei confronti del tuo amico, e tu? Passato una bella serata?- indagò guardingo.

-Si, sono andata trovare le mie amiche e abbiamo finito con il cenare qui-

Pierre notò che non c’era ne allegria ne piacere nella sua voce, cos’altro era successo? Aveva l’acuto presentimento che lei gli stesse nascondendo qualcosa di grave.

-Va tutto bene Kaori? Mi sembri strana- cosa stava accadendo, non gli piaceva essere tenuto all'oscuro.

-Sto benissimo- ma le luci avevano ancora tutta la sua attenzione –che cosa avete deciso?-

-Che per il momento è meglio se rimaniamo qui a Tokyo- disse calmo aspettando un’esplosione, che stranamente non avvenne –magari mettere a segno un paio di colpi e poi levare le tende, per cercare di salvare la faccia in qualche modo-

-Va bene- acconsentì piatta.

-Va bene?- ripetè confuso, decisamente qualcosa non andava.

-Si, quando vuoi iniziare-

-Appena possibile- la luce dura e determinata che le vide allora nello sguardo non gli piacque per nulla –c’e qualcosa che non mi stai dicendo Kaori, che cosa è successo oggi?-

-Nulla, nulla che non mi aspettassi in un modo o nell’altro. Vado a letto, se dobbiamo iniziare ad organizzarci ho bisogno di dormire- senza aggiungere altro sparì nella stanza accanto.

Quando lei se ne fu andata Pierre rimase qualche minuto ad osservare le stesse luci che l’avevano tanto interessata pocanzi, non gli piaceva la luce che le brillava negli occhi, l’aveva vista altre volte in persone diverse, era l'espressione di chi non ha più nulla da perdere.

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Capitolo 9
*** Caos a Tokyo ***


Nei due mesi successivi scoppiò il caos a Tokyo. Una nuova banda di ladri era apparsa sulla scena armata dei più sofisticati gadget disponibili sul mercato, capace di disattivare anche il più avanzato sistema di sicurezza e disposta a rubare qualsiasi cosa che avesse un prezzo abbastanza alto, ma più di tutto si concentrava sul furto di pietre preziose. Diamanti e gemme di ogni tipo stavano sparendo con una frequenza allarmante, le compagnie di assicurazione erano nella disperazione piu profonda visto che molte delle pietre rubate erano assicurate per milioni. Gli investigatori privati di quasi tutta la città erano stati assunti per andare alla ricerca della refurtiva, indipendentemente dalla loro bravura o dalle loro credenziali, ma tutti stavano fallendo miseramente, la banda era troppo meticolosa nel coprire le proprie tracce.

Kaori passava molto del suo tempo al Cat’s eye a chiaccherare con Miki o da Eriko. Aveva incrociato spesso una furente Saeko, frustrata oltre ogni dire per la mancanza di progressi della sua squadra nella cattura dei ladri, sapeva dove cercare ma non riusciva ad avere abbastanza prove per mettere nessuno dietro le sbarre. Dopo una giornata particolarmente pesante era andata al caffe con tutta l’intenzione di metterla alle strette o di convincerla a smettere, ne era risultato solo un litigio di proporzioni catastrofiche con Kaori che continuava a negare il suo coinvolgimento, dopo tutto aveva un alibi di ferro per ognuna delle rapine e lei lo sapeva benissimo, non aveva nessun motivo di sospettarla, cosi come non aveva nessun motivo di sospettare Pierre, il suo datore di lavoro, visto che era un “onesto” membro della comunita artistica.

Il datore di lavoro di Kaori era un’altra spina nel fianco di Saeko, aveva tutte le informazioni possibili e immaginabili sulla vita pubblica di Pierre La Fonte, un critico d’arte di nazionalità francese che girava il mondo alla ricerca di nuovi talenti e che passava il suo tempo tra mostre di pittura, gallerie d’arte e feste private. Sospettava che lui fosse la mente dietro a tutti i furti ma non lo poteva provare, cosi come non lo si poteva provare in almeno altre due dozzine di stati in tutto il mondo. Infatti aveva rapporti in diverse lingue che sospettavano del coinvolgimento di Pierre La Fonte in diversi furti ma nessuno aveva mai avuto abbastanza prove per inchiodarlo o sapesse chi fossero gli altri membri della sua banda.

Mick e Reika non erano in una posizione migliore, erano pieni di lavoro, ma vivevano del terrore che ogni nuovo incarico sarebbe stato quello che avrebbe segnato la fine di Kaori, non volevano essere loro quelli che avrebbero dovuto portare a Ryo la notizia del ferimento o della morte della sua ex-socia.

Per quanto riguardava Ryo si faceva vedere poco e niente da nessuno aveva smesso di andare al caffe e raramente si faceva trovare a casa, visto che spesso e volentieri il suo gruppo di amici era li con le loro rimostranze nei confronti di Kaori e con la continua richiesta che mettesse fine a questa storia una volta per tutte per il bene generale.

Poco sapevano che Ryo aveva passato le ultime settimane ad osservare, studiare e analizzare la sua preda, era stato l’unico a scoprire chi fossero gli altri due membri della banda (scontato lo so ma il nostro Ryo non e abituato a fallire! Nda londonlilyt), ed ora non gli restava che aspettare l’occasione propizia, far finire tutti dietro le sbarre, rapire Kaori e cercare di farle entrare un pò di sale in quella zucca dura.

Fu per questo che accettò il nuovo incarico che gli aveva procurato Reika, lei era già impegnata e non lo poteva portare a termine, il quale consisteva nel coordinare la sicurezza ad una sfilata di moda. Una sfilata particolare, visto che sarebbero stati i gioielli a scendere in passerella, la serata era stata sponsorizzata da Tiffany in collaborazione con altre gioiellerie famose, ed era aperta solo a privati muniti di invito e quella sera si sarebbe svolta la festa di innaugurazione della nuova linea.

Quando Ryo entrò nella sala da ballo, la vide gremita di ospiti che si divertivano e ammiravano alcuni dei gioielli che erano stati messi in esposizione, ogni pezzo aveva la sua guardia personale, nessuno voleva correre rischi inutili, solo le gemme valevano una fortuna. Ma lui cercava qualcuno in particolare e dopo pochi minuti la vide, era lì alla festa, molto probabilmente stava dando uno sguardo alla merce. Era circondata da un gruppo di uomini e sorrideva, un sorriso artificiale, che non le aveva mai visto prima, era cambiata parecchio negli ultimi due anni, la ragazza ingenua ed insicura era sparita, lasciando il posto a qualcuno che lui non conosceva affatto.

Con disinvoltura si avvicinò al gruppo, lei non l’aveva ancora visto, la sua visuale era bloccata da uno dei fanfaroni che le ronzavano attorno.

-Signori,- annunciò pacato, mentre invece voleva prenderli tutti a pugni -credo che la signorina mi abbia riservato questo ballo-

Kaori non poteva credere alle sue orecchie, lui non poteva essere qui! Questa era una festa esclusiva, persino Pierre aveva trovato difficoltà a procurarsi un invito, come era riuscito ad entrare?

Quando lo guardò rimase senza fiato, si era dimenticata quanto potesse essere affascinate vestito di tutto punto per una serata formale, pochi uomini nella sala potevano reggere il confronto e a parte forse Pierre nessun altro. Con un’aria decisa le si avvicinò e dopo averle avvolto un braccio intorno alla vita la guidò sulla pista dove altre coppie stavano già ballando.

-Sorridi non vorrai causare una scenata- le bisbigliò all’orecchio iniziando a muoversi a tempo con la musica.

Fu così che si accorse che qualcosa non andava con l’abito nero e attillato di Kaori, metà della parte posteriore mancava, lasciandole la schiena completamente scoperta fin sotto la vita, dove si poteva vedere l’inizio del fondoschiena rotondo, e visto che non si intravedeva nulla, doveva essere completamente nuda sotto. Il pensiero bastò per farlo andare su tutte le furie, come si permetteva di indossare qualcosa del genere difronte a tutti questi uomini! Che di sicuro stavano aspettando l'occasione adatta per saltarle addosso!

-Che fine ha fatto l’altra metà di questo vestito?- chiese in un tono che sperò fosse casuale.

-Non c’e brutto troglodita! Si da il caso che abbia comprato questo vestito in una botique di Milano-

-Non sapevo che le ragazze italiane andassero in giro mezze nude, dovrò farci un salto uno di questi giorni- le fece fare una giravolta, non perché i passi lo richiedevano ma perché aveva avuto il timore che potesse colpirlo dopo quel commento.

-Hai una bella faccia tosta lo sai!- disse iniziando scaldarsi -E poi come sei entrato? Potrei farti buttare fuori se solo mi andasse- non l’aveva visto sin dal giorno del loro litigio al caffè, ed ora si comportava come se nulla fosse successo, ma una cosa era sicura essere tenuta tra le sue braccia cosi di punto in bianco non aiutava la sua sanità mentale.

-Sto lavorando, faccio parte degli addetti alla sicurezza- le lanciò un’occhiata significativa.

-Davvero- disse come se la questione non la riguardasse.

-Si, un lavoro dell’ultimo minuto che mi ha passato Reika- menti.

Quello complicava le cose, se lei e Pierre volevano impadronirsi della parure di smeraldi su cui avevano messo gli occhi dovevano stare più attenti del previsto.

-Rinunciaci Kaori- aveva capito cosa stava pensando –se decidi di attuare uno dei tuoi furti domani, ti posso assicurare che sarà l’ultimo-

-Non so proprio di cosa tu stia parlando- gli rispose con disinvoltura, ma dentro aveva iniziato a tremare, sapeva come potesse essere determinato e spietato Ryo sul lavoro.

-Si che lo sai- decise di provare a farla ragionare prima di passare all’azione l’indomani –tuo fratello si starà rivoltando nella tomba nel vedere che cosa sei diventata-

-Come ti permetti!- aveva perso un passo e per poco non cadde, ma grazie alla presa sicura di lui riuscì a rimanere in piedi –non capisco proprio come abbiate fatto tu e Hideyuki a essere amici, una cosa è certa, non aveva la più pallida idea di come tu fossi fatto realmente, altrimenti non avrebbe avuto tanta fiducia in te-

-Tuo fratello sapeva cosa era giusto e cosa era sbagliato, sai benissimo che detestava qualunque tipo di criminale- la frecciata andò dritta a segno, lo capì dalle lacrime che le inondarono gli occhi ma che non versò –lascia perdere Kaori prima che sia troppo tardi. Questa volta potrei non essere in grado di tirarti fuori dai guai-

-E chi te l’ha chiesto! Non sono più una tua responsabilità Ryo- si erano fermati, non stavano più ballando.

-Per l’ultima volta, abbandona questa follia in cui ti sei gettata, lo sai quello che si dice, che il crimine non paga-

-Ti assicuro che questo di crimine paga benissimo!-

Detto questo gli voltò le spalle e tornò da Pierre.

-Se è questo che vuoi....- sussurò alla sua schiena nuda che si allontava.

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Capitolo 10
*** Presa in trappola ***


html xmlns:o="urn:schemas-microsoft-com:office:office" xmlns:w="urn:schemas-microsoft-com:office:word" xmlns="http://www.w3.org/TR/REC-html40"> La sfilata procedeva a gonfie vele, le modelle camminavano con grazia sulla lunga passerella, mentre le pietre preziose che sf

La sfilata procedeva a gonfie vele, le modelle camminavano con grazia sulla lunga passerella, mentre le pietre preziose che sfavillavano sotto la luce dei riflettori catturavano gli sguardi estasiati del pubblico.

Ryo era dietro le quinte e serio osservava cosa gli succedeva attorno, per una volta era piu concentrato sulla missione che non sulle belle ragazze mezze svestite che lo circondavano. Finora non aveva avuto modo di vedere nessun segno di Kaori o dei suoi compari, e la sfilata era quasi al termine, sperava sinceramente che  avesse rinunciato e fosse rimasta lontana dai gioielli.

Le ultime due modelle erano pronte a scendere in passerella quando Ryo lo noto per la prima volta, un biondino che si occupava del trucco delle ragazze, sembrava che non fosse molto impegnato al momento visto che continuava a guardarsi attorno, ma gli sembrava molto strano il modo in cui lo faceva, quasi stesse prendendo nota in maniera dettagliata di tutti e tutto...maledizione! quello era uno dei compari di Kaori. Lui lo vide non appena si mosse per raggiungerlo, ma un ataccapanni mobile gli sbarro la strada per pochi preziosi secondi, quando riusci a liberarsi era scomparso.

Accidenti! Ma sapeva dove era diretto, nel retro dell’edificio era stata collocata una piccola cassaforte blindata, ma oramai quasi tutti i gioielli avevano lasciato l’edificio per passaggi secondari e scortati da lui, che cosa volevano? Nella cassaforte erano rimasti....gli smeraldi, volevano gli smeraldi, erano uno dei pezzi di maggior valore della collezione, ecco perche non avevano ancora fatto la loro mossa.

Quando arrivo nella stanza della cassaforte non fu sorpreso nel vedere le due guardie tramortire sul pavimento e lo scrigno che conteneva le pietre vuoto.

Corse verso l’uscita piu vicina e incontro una pattuglia di poliziotti facenti parte della squadra di Saeko.

-Avete visto uscire qualcuno?- chiese in fretta.

-Una delle guardie con l’ultimo dei gioielli, ha detto che lo riportava alla gioielleria-

-Suonate l’allarme quello era uno dei ladri!- brutti idioti!

Si affretto ad andare in strada, quell’uscita dava su un vicolo poco trafficati e riusci appena in tempo a vedere il biondino che saliva su una Ferrari nera che sgommando si affrettava a scappare.

-Ryo!- lo chiamo Saeko –ti sono scappati!-

-Non ti preoccupare, hai piazzato le pattuglie dove ti ho detto?-

-Si-

-Allora avvisali che una Ferrari nera e diretta nella loro direzione di non lasciarsela scappare-

Cosi si diresse anche lui alla sua fedele mini rossa e si getto all’inseguimento.

Kaori sfrecciava ad alta velocita nel traffico, non aveva mai guidato un’auto dal motore cosi potente, il rombo era quasi assordante, certo attirava l’attenzione dei passanti, poteva gia sentire le sirene delle auto della polizia che dietro di loro erano all’inseguimento, ma lei conosceva le strade altrettanto bene, gli avrebbe dato filo da torcere, quello che non si era spettata pero erano le due auto difronte che  le sbarravano la strada e quattro poliziotti con le pistole puntate.

-Maledizione e quelli da dove sbucano fuori?-

-Ryo- sussuro lei, dopo anni di lavoro insieme pensavano quasi allo stesso modo, molto probabilmente le aveva sbarrato tutte le vie di fuga.

Kaori fece subito retromarcia e si infilo nel vicolo piu vicino, non le restava che infilarsi in una strada principale e poi cercare di svignarsela in una secondaria e poco trafficata.

Piu avanti vide dei segnali per un parcheggio a piu piani e li segui.

-Dove diavolo stai andando!- le grido Pierre.

-Dobbiamo separarci- nel parcheggio trovo uno spazio buio e ci si infilo dentro spegnendo il motore.

-E come pensi di scappare tesoro a piedi?- disse sarcastico.

-No con questi- scese dalla macchina e prese i rollerblade dal cofano –sara facilissimo seminarli nella folla o nei vicoli buii e stretti, tu dovrai usare un po piu di astuzia-

-Non preoccuparti per me, me la cavero- si sposto nel al volante e riaccese il motore –vuoi una spinta?-

-Perche no- si allaccio gli skates e dopo che lui fu uscito dal parcheggio si aggrappo al parafango.

Come si aspettavano furono immediatamente individuati da due pattugliae che si lanciarono di nuovo all’inseguimento, solo che ora avrebbero dovuto separarsi.

Kaori veloce come il vento si infilo in una strada laterale seguita subito dopo da due pattuglie cerco di seminarle meglio che poteva, quel gioco del gatto con il topo non poteva andare avanti all’infinito, lei non avrebbe retto per molto.

L’attacco di panico le venne quando alla pattuglia che le stava dietro se ne aggiunsero altre due, avevano intenzione di circondarla e di tagliarle la strada, non era giusto pero tre contro uno, doveva un po pareggiare le cose.

Estrasse la pistola e mirando ad una delle gomme, cosa non facile in movimento, fece fuoco mandandola a sbattere contro dei bidoni della spazzatura.

Gli altri non la presero bene, cosi anche loro aprirono il fuoco, ora proiettili fischiavano in tutte le direzioni.

In lontananza vide una serie di magazzini, era vicina alla zona industriale, li sarebbe stato facile seminarli, con un ultima spinta sui pattini cerco di prendere piu velocita.

I vicoli tra un magazzino e l’altro erano larghi  abbastanza da consentire il passaggio di una macchina sola e Kaori cerco di sfruttare quel piccolo vantaggio, quello e il fatto che lei poteva muoversi con piu agilita dei poliziotti.

Solo che ad un tratto si ritrovo bloccata, una pattuglia bloccava l’uscita e l’altra l’entrata  del vicolo in cui si trovava. Disperata si guardo in torno alla ricerca di qualcosa di utile, poi la vide.

Una cassa dall’aria pesante era sospesa da una carrucala, molto probabilmente dimenticata li dagli scaricatori, e l’altro capo della corda era saldamente legato ad una uncino sul muro, a mali estremi penso.

Tolto il coltello dalla fodera sulla caviglia si arrotolo la fune al polso meglio che pote e taglio, ora Kaori sapeva cosa provavano le pietre quando venivano tirate con la fionda ad elastico.

I poliziotti non furono molto contenti della strategia e iniziarono a sparare all’aimpazzata, mentre lei sotto una pioggia di piobo arrivava sul tetto del magazzino relativamente tutta d’un pezzo.

Quando pensava di essere finalmente al sicuro un dolore lancinante le trafisse la coscia, dovevano averla colpita, non ci voleva. Con il coltello che teneva ancora in mano taglio i pantaloni per vedere se era qualcosa di grave e per poco non svenne nel vedere il buco dal quale stava uscendo una quantita preoccupante di sangue, non c’era foro di uscita percio il proiettile doveva essere rimasto dentro.

Dallo zaino che aveva tenuto in spalla una volta lasciata la macchina prese una bandana e cerco di fermare l’emorragia meglio che pote, doveva andarsene da li, poteva ancora sentire le grida dei poliziotti che la cercavano, presto sarebbero arrivati sul tetto.

Con le ultime energie rimaste si rimise in piedi stringendo i denti per il dolore, valutando velocemnte le sue possibilita decise che era meglio tentare si saltare sul magazzino vicino e cercare di nascondersi finche non era passata la bufera.

Si diresse ne punto piu lontano e prese la rincorsa, per fortuna questo stupido magazzino aveva il tetto piatto, ma non quello vicino, se non voleva sfracellarsi a terra doveva stare attenta.

Ma la fortuna era dalla sua e riusci ad arrivare sana e salva sull’atro edificio, scivolare per le scale anti incendio e crollare dietro un cumulo di spazzatura. Ora non le restava che aspettare e sperare, sperare che non la trovassero. Doveva andare da Pierre, se continuava a perdere sangue a quel modo non c’e l’avrebbe fatta, doveva solo riposare un po e poi sarebbe andata via.

Kaori non seppe quanto tempo era rimasta li, non molto visto che era ancora buio, dalle palpebre socchiuse non vedeva altro che ombre attorno a lei, poi una luce accecante la investi, mmmm penso stava forse per morire? Tutti dicevano che morire era come attraversare un lungo tunnel, si doveva seguire la luce e gli angeli del paradiso ti avrebbero accolto tra le loro braccia.

-Piccola stupida! Sapevo che alla fine sarebbe successo qualcosa del genere!-

Le braccia che l’accolsero non le sembravano tanto angeliche in quel momento, che fosse finita all’inferno?

Ora non le importava proprio, le importava solo della calda oscurita che l’aveva avvolta dove non c’era piu dolore.

 

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Capitolo 11
*** adesso non mi scappi! ***


Ryo apri con un calcio la porta d’ingresso e dopo aver depositato una ancora incoscente Kaori sul divano, corse a prendere la

Ryo apri con un calcio la porta d’ingresso e dopo aver depositato una ancora incoscente Kaori sul divano, corse a prendere la cassetta del pronto soccorso, degli asciugamani e a far  bollire dell’acqua.

Era preoccupato, Kaori aveva perso i sensi non appena l’aveva messa in macchina e non si era svegliata o per lo meno mossa, ed era diventata sempre piu pallida. Sperava solo che la perdita di sangue non fosse eccessiva, altrimenti avrebbe dovuto andare a prendere il professore, o peggio ancora portarla all’ospedale per una trasfusione, e come avrebbe spiegato una ferita d’arma da fuorco che non richiedesse l’intervento della polizia?

Per fortuna la loro cassetta del pronto soccorso era fornita di tutto il necessario per estrarre proiettili: ago e filo per suture, antisettici, garze, bende e l’utile per prevenire e curare infezioni.

Tolse la benda di fortuna, oramai zuppa, che lei si era legata alla coscia e diede un’occhiata alla ferita. Sembrava profonda e sanguinava ancora, non c’era il foro d’uscita, la pallottola doveva ancora essere dentro, avrebbe dovuto estrarla.

Per andare sul sicuro bolli brevemente quello che gli serviva e lo spruzzo con il disinfettante, forse era meglio usare un po di cloroformio su Kaori, non voleva che si svegliasse nel bel mezzo della procedura; inumidi una garza con il liquido trasparente contenuto in una boccettina marrone e gliela mise sotto al naso, gli sembro che il respiro le si facesse piu lento e profondo.

-Se muori giuro che ti ammazzo Kaori!-

Munito di un paio di pinze sottili inizio a scavare gentilmente nel foro alla ricerca del proiettile, il piccolo maledetto doveva essere in profondita; stava impiegando troppo tempo penso con terrore, ogni secondo era prezioso, poi lo trovo e si affretto ad estrarlo seguiro subito dopo da un fiotto di sangue che tampono con un tampone di garza.

Getto tutto nel lavamano pieno d’acqua che aveva tenuto vicino a se, vedere il liquido tingersi subito di rosa lo fece quasi stare male. Non era mai stato sensibile alla vista del sangue, Dio solo sa se non ne aveva visto abbastanza in vita sua, ma vedere il sangue di Kaori gli faceva tutto un’altro effetto.

L’emorragia si era finalmente fermata, ora poteva ricucire, non pote fare a meno di pensare che le sarebbe rimasto un ricordo permanente di questa avventura, bene, avrebbe avuto la prova costante davanti agli occhi di quanto era stata stupida.

Finito con i punti applico una pomata antibiotica e un grande cerotto quadrato, ora poteva tirare un sospiro di sollievo, il piu era fatto, non gli restava che pregare e sperare.

Doveva metterla a letto, le slaccio i rollerblade e li getto sul pavimento, il coltello che lei teneva sempre a portata di mano quando era in azione scivolo sul pavimento; le tolse la cintura e la poso vicino ai pattini notando due fondine per le pistole e due per i caricatori. Le sfilo lo zaino e quando cadde a terra con un tonfo sordo non resistette alla tentazione di aprirlo; conteneva attrezzature elettroniche di ogni tipo, una pistola caricata con dei tranquillanti e dell’esplosivo, quasi non ci credeva. Per ultimo le tolse la maglia aderente e con sgomento trovo un’altro pugnale saldamente legato intorno alla vita da due fasce elastiche. Quella ragazza aveva piu armi del Texas!

Vagamente divertito osservo la biancheria intima di cotone semplice che indossava, con la faccina di un panda che ammiccava dal davanti delle mutandine, certe cose non cambiavano mai.

La porto in camera sua e dopo averla adagiata sul letto le infilo una delle sue magliette e le rimbocco le coperte, ora veniva la parte piu difficile, aspettare che lei riaprisse gli occhi.

Che cosa avrebbe fatto allora? Tecnicamente lei era sua prigioniera, ma dubitava che Kaori l’avrebbe vista nello stesso modo, avrebbe cercato di scappare non appena se ne fosse presentata l’occasione, se non lo ammazzava di martellate prima, e lui si sarebbe ritrovato al punto di partenza. No, doveva escogitare qualcosa d’altro, avrebbe avuto tempo per pensarci, a giudicare dalla luce fuori la sua giornata era appena incominciata.

I due giorni successivi furono una dura prova per Ryo, Kaori bruciava di febbre e aveva iniziato a delirare, lui non poteva che fare del suo meglio per farle scendere la temperatura, con antifebbrili, inumidendole il viso con un panno bagnato o cercando di tenerla idratata, e nel frattempo vegliava, aveva dormito si e no un quattro ore ma non si sarebbe dato pace finche non fosse stato sicuro che lei era fuori pericolo.

Al pomeriggio del terzo giorno i suoi sforzi vennero premiati, la febbre era sparita, la ferita non dava segni di infezione e il suo respiro era quello normale di chi dorme profondamente, Ryo si addormento di colpo esausto sulla sedia scomoda.

La prima sensazione che colpi Kaori quando riprese conoscenza fu il dolore pulsante alla gamba, sembrava che andasse a tempo con i battiti del suo cuore e gli arrivava dritto al cervello, la seconda fu il letto comodo e dall’odore familiare in cui era, era sicura di essere stata in questa stanza prima ma non riusciva a ricordare, mmmm strano.

Poi apri gli occhi e nella penombra della sera capi dove si trovava, era nella stanza di Ryo, lentamente giro la testa sul cuscino e lo vide, era addormentao sulla sedia, poverino non doveva essere molto comoda, e le occhiaie scure era un po allarmanti, doveva essere rimasto al suo capezzale tutto il tempo, molto probabilmente l’aveva rimessa in sesto per poterla consegnare a Saeko tutta d’un pezzo, ma al momento non aveva le forze necessare per cercare di preoccuparsi, era cosi stanca, ci avrebbe pensato domani, chiuse gli occhi e si addormento.

Prima di addormentarsi pero penso vagamente che questa volta era davvero nei guai fino al collo, aveva giocato con il fuoco e si era bruciata tutte le penne.

Quando riapri gli occhi era giorno fatto, ma ryo non c’era traccia nella stanza, in compenso le tende erano leggermete aperte per far entrare un po di luce e cambiare l’aria, si sentiva un po meglio, debole e dolorante ma non in punto di morte come il giorno prima. Cerco di mettersi seduta e per poco non svenne a causa della fitta di dolore, come faceva Ryo a sopportare una cosa del genere, spesso e volentieri in quella maniera stoica, non era umano. Scosto un lembo della coperta per vedere la gamba ferita, lentamente sollevo un angolo del cerotto e velocemente lo rimise apposto, non le piaceva affatto quello che aveva visto. Solo allora si accorse che indossava una maglietta che non era la sua, Ryo doveva averla spogliata prima di averla messa a letto. In quel momento la porta si apri e lui entro nella stanza.

-Bene vedo che sei sveglia- con una tazza di caffe fumante si sedette sulla sedia che era rimasta vicino al letto, ma non prima di aver controllato se aveva di nuovo la febbre, sembrava un po accaldata –Come ti senti?-

-Da schifo- gli rispose senza allegria, la pelle le formicolava ancora dove l’ui l’aveva appena toccata.

-Chi e causa del suo mal....- ora che era fuori pericolo non aveva nessuna simpatia per lei.

-Come mi hai trovato?- cerco di mettersi piu comoda, ardua impresa visto che le faceva male da per tutto.

-Ho seguito le pattuglie che ti davano la caccia, loro ti hanno perso io no- spiego asciutto.

-Da quanto sono qui?- meglio tenersi in un terreno neutrale, non riusciva a capire di che umore fosse.

-Tre giorni, la sfilata era venerdi sera e oggi e martedi mattina-

-Tre giorni! Pierre deve essere preoccupato a morte! Mi serve il telefono devo chiamarlo-

-Non credo proprio, non andrai da nessuna parte finche non lo dico io- non aveva intenzione di dirle che Saeko l’aveva telefonato comunicandogli l’arresto di Pierre e consigliandogli di tenere Kaori nascosta, aveva dato per scontato che lei fosse nel suo appartamento e lui non aveva smentito –e poi non sei in grado di andare da nessuna parte, non per il momento per lo meno-

-Cosa!? Non puoi tenermi qui come se fossi prigioniera!-

-Lo sto gia facendo in caso non te ne fossi gia accorta- ora era lui che comandava e lei non avrebbe avuto altra scelta se non ubbidire.

-Ma....- il suo stomaco scelse proprio quel momento per emettere un assordante brontolio di protesta, dal tronde erano tre giorni che non mangiava, ma gio non le impedi di arrossire per l’imbarazzo.

-Mi dispiace ma credo che l’unica cosa che ti posso preparare e un panino- cerco di non ridere ma era difficile.

-Arrivati a questo punto qualunque cosa andra bene-

Quando fu lasciata sola Kaori chiuse gli occhi e sospiro, cosa poteva fare ora? Nulla se non riusciva a mettersi in contatto con Pierre al piu presto, su una cosa ryo aveva ragione, non era in grado di andare da nessuna parte, per il momento doveva restare qui e fare buon viso a cattivo gioco, avrebbe trovato una soluzione a tutti i suoi problemi prima o poi, ora doveva solo cercare di rimettersi il piu in fretta possibile.

Mezz’ora dopo la porta si riapri, Ryo era tornato con in mano un vassoio dove stava una piatto e due tramezzini, una tazza di te caldo e una mela.

-E il meglio che ho trovato in cucina- le porse il vassoio e torno a sedersi nella sedia.

-Grazie, andra bene- inizio a mangiare e si sorprese nello scoprire che le aveva preparato il suo companatico preferito, tonno, maionese e cetriolo, e che anche il te era quello che le piaceva, se ne era ricordato. Una strana ondata di calore le monto dentro.

Ma il suo momento rosa fu di breve durata, lui la stava guardando con uno sguardo cosi serio e truce che iniziava a metterla a disagio.

-Cosa c’e? Perche mi guardi a quel modo?-

-Sto aspettando- disse semplicemente.

-Aspettando cosa?-

-Una spiegazione-

-Eh?- doveva stare peggio di come pensava, visto che non riusciva a trovare un senso a quello che le stava dicendo.

-Sto aspettando che tu mi spieghi che cosa ti e saltato in mente quando hai deciso di unirti ad un tipo pericoloso come Pierre La Fonte!- le grido con tutta la rabbia, la disperazione e la paura che aveva provato negli ultimi tre giorni pensando che lei non sarebbe sopravvissuta.

 

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Capitolo 12
*** la resa dei conti ***


Kaori lo guardò a bocca aperta, cosa doveva rispondergli? Che era stata cosi disperata che avrebbe fatto di tutto per dimentacare che lui esisteva, era un’idea magari l’avrebbe smessa di ficcanasare.

-Allora?- chiese spazientito.

-Non sono affari tuoi-

-Ti conviene iniziare a parlare, al momento non ho più pazienza da riservarti-

-Ma come ti permetti......- ma non finì.

-Kaori....- l’ammonì.

-Oh va bene! Piantala di fare il bullo!- non avrebbe perso nulla nel raccontargli come aveva incontrato Pierre –ci siamo incontrati ad una festa, avevo accompagnato Sayuri, abbiamo iniziato a chiaccherare e poi ad uscire insieme, dopo un pò mi ha chiesto di diventare la sua assistente, non sapevo ancora quello che faceva, l’ho scoperto diversi mesi dopo, e quando mi ha chiesto se volevo unirmi alla sua banda gli ho risposto di si-

Aveva semplificato molto gli avvenimenti, non aveva intenzione di dirgli che quando aveva lasciato il Giappone era in uno stato pietoso, che Sayuri aveva iniziato a preoccuparsi, ed era per quello che l’aveva trascinata a quella festa dove si era incontrata con Pierre, che l’aveva spinta in ogni modo ad approfondire l’amicizia con lui, sperando che si trasformasse in qualcosa d’altro, poverina, se avesse saputo la verità ci sarebbe rimasta molto male. Poi quando le era stato offerto il lavoro come assistente, Sayuri l’aveva convinta ad accettare, avrebbe girato il mondo cosa voleva di più? Una vaga idea di quello che Kaori voleva più di ogni altra cosa al mondo l’aveva avuta, ma tutto le era crollato ai piedi come un castello di carte.

Quando aveva scoperto delle attività nascoste di Pierre era rimasta sconcertata, e tentata al tempo stesso dal mondo illecito in cui lui si muoveva, aveva sempre passato la vita dal lato legale della barricata, e l’idea di fare qualcosa come rubare e così fuori dal suo carattere le era sembrato eccitante. Le era sembrato un cambiamento così radicale dalla sua vita precedente, andare contro tutto quello per cui aveva lottato in tutti questi anni. Lei e Ryo avevano protetto gli innocenti dai criminali, ed ora era lei la criminale che depredava gli innocenti, prendendo qualunque cosa desiderasse, la verità era che le era sembrato di andare contro Ryo e tutti i suoi ideali, di attuare una specie di vendetta nei suoi confronti.

Ma non era servito a nulla, non erano serviti tutti gli allenamenti con Jules, non erano serviti tutti i colpi portati a buon fine, non era servita l’amicizia dei tre uomini, che erano diventati la cosa più vicina ad una famiglia per lei, non erano serviti i soldi che aveva guadagnato, ed erano parecchi, nulla era servito, le era bastato rimettere piede in Giappone per ritrovarsi al punto di partenza, con il cuore in pezzi e nessuna idea di come rimetterlo insieme.

-Tutto qui?-

Kaori sussultò alla brusca intrusione nei suoi pensieri.

-Cosa vuol dire tutto qui? Che ti aspettavi una rivelazione?- disse a disagio, ci mancava solo che lui decidesse di andare più a fondo.

-A dire il vero si- si era aspettato qualcosa di piu drammatico, non poteva credere che avesse imboccato quella strada di sua spontanea volontà, un ricatto, una minaccia, qualunque cosa, ma non quello –santo cielo Kaori! Credevo avessi più buon senso!-

-Ehi!- sbagliava o le aveva appena dato della stupida.

-Come puoi aver scelto di tua spontanea volontà di vivere in un mondo di cui conosci oramai tutti i sotterfugi e i lati oscuri, dopo tutti questi anni passati a combattere criminali non avresti dovuto farti illusioni. Lo stesso mondo- scandì freddamente –che ti ha portato via tuo fratello-

Eh no questo non doveva dirglielo! Ora era furente!(e si sa quando si e furenti ci si lascia scappare tante cose. Nda londonlilyt)

-Ma senti da che pulpito! Cosa credi avrei dovuto fare una volta andata via! Vivere felice e conteta!- gli gridò contro.

-Si maledizione! Era quello che speravo!- anche lui iniziando ad alzare la voce.

Oramai stavano gridando entrambi senza remore.

-Dannazione a te Ryo! Di cosa credi che sia fatta?- chiese con voce tremante -Credi davvero che sarei stata capace di passare da un uomo all’altro come fai tu con le donne?-

-Cosa? Io non...- balbettò sconcertato.

-Perché? Perché te sei andato via a quel modo?- non appena fatta la domanda avrebbe voluto tanto rimangiarsela, non aveva avuto nessuna intenzione di affrontarlo in quel modo, ma lo guardò lo stesso dritto negli occhi, voleva vederlo in faccia mentre assestava il colpo di grazia a tutto l’amore che provava per lui.

Ryo si perse nelle profondità di quegli occhi grandi che lo guardavano addolorati, quegli stessi occhi che gli erano mancati ogni giorno degli ultimi due anni, doveva darle una spiegazione, era arrivato il momento.

-Io...non so...- tirò un profondo respiro –Mi dispiace, è stato...- ma lei non lo fece finire.

-Lo so, è stato uno sbaglio che non si ripeterà! Me l’hai gia detto! Avresti dovuto dirmelo quel mattino, cosi mi sarei messa il cuore in pace e avresti chiarito una volte per tutte che non ero altro che una delle tante!- la vista le venne ofuscata dalle lacrime che non aveva la minima intenzione di versare, non davanti a lui per lo meno.

-Dio mio! É questo che credi?- No! Grido il suo cervello, non la sua Kaori, mai la sua Kaori.

-Perché non è la verità? Le tue azioni sono state più eloquenti di mille parole- lo vide chiudere gli occhi, sembrava essere preda di violente emozioni, non l’aveva mai visto cosi, molto probabilmente era infastidito dall’argomento.

-No, non è la verità. Quella notte dopo che ti sei addormentata sono rimasto sveglio a guardarti, non riuscivo ancora a capacitarmi di come, da un momento all’altro, avessi alterato cosi irrimediabilmente il nostro rapporto, mi sono messo a pensare alle conseguenze e mi sono fatto prendere dal panico-

Lei lo scoltava in silenzio concentrandosi su ogni parola.

-Mi sono fatto prendere dal panico all’idea di tutta la gente che ti avrebbe usato contro di me per pareggiare dei conti, all’idea del pericolo al quale ti stavo esponendo permettendoti di restare al mio fianco, all’idea che un giorno avresti deciso che in definitiva volevi la vita normale che io non sono in grado di offrirti e saresti andata via. Sono sceso di sotto e mi sono scolato una bottiglia, continuando a paseggiare avanti e indietro senza sosta, quando la bottiglia è finita ho scritto quello stupido biglietto e sono uscito nel terrore più totale-

-No...- il groppo che aveva in gola le impedì di parlare.

-Non sei mai stata una delle tante Kaori e non lo sarai mai, quando mi sono reso conto di quello che avevo fatto era troppo tardi, eri già andata via, e quando ho raccolto abbastanza coraggio e ti ho chiamato, Sayuri mi ha mandato a qual paese dicendomi chiaro e tondo di lasciarti in pace-

-Hai parlato con Sayuri?- chiese sorpresa, lei non le aveva mai detto nulla.

-Si, quello che c’è stato tra di noi quella notte è stata la cosa più sconvolgente e intima che abbia mai condiviso con un’altro essere umano, e il fatto che ci fossi tu vicino a me la rendeva ancora più speciale, credevo davvero di farti un favore facendo in modo che mi lasciassi senza guardarti indietro-

-Imbecille! Non ti è mai passato per la testa di chiedere il mio parere! Di chiedermi se ero disposta a correre dei rischi o meno standoti vicino?- era allibita, non poteva credere che fosse davvero così ottuso.

-Veramente no, credevo di aver fatto la scelta più onorevole-

-Aspetta un attimo!- Kaori poteva sentire la rabbia che riesplodeva a pieno regime –mi stai dicendo, che mi hai fatto passare le pene dell’inferno per un tuo deviato senso dell’onore?-

-Si- detto così sembrava che si fosse comportato in maniera terribile.

Kaori non ci vide più per la rabbia, con un martello da ??t  spiattellò Ryo contro il muro sperando di avergli fatto un male cane.

-Brutto idiota!- era in ginocchio sul letto e urlava a pieni polmoni –non hai mai capito niente e non capirai mai niente!-

La stanza iniziò a girarle attorno in maniera vorticosa, con gli occhi chiusi ricadde sul letto ansimando, stava per sentirsi male.

Un panno umido e freddo posato sugli occhi la fece sentire subito meglio.

-Lo vedi cosa succede se ti agiti- era diventata pallida come un lenzuolo.

-Lo vuoi sapere cosa e successo realmente Ryo?- disse con voce terribilmente stanca –mi hai spezzato il cuore, io ho solo cercato di rimettere insieme i pezzi meglio che ho potuto-

-Kaori...-

-Vattene- gli disse –lasciami sola-

Ryo obbedì in silenzio, era meglio non dire altro, ma quando chiuse la porta poté sentire i singhizzi rotti di Kaori.

Scese di sotto proprio mentre il telefono squillava, era Saeko, aveva bisogno di parlargli e l’avrebbe aspettato al parco all’una.

Decise di andare, aveva bisogno d’aria per scriarirsi le idee, Kaori non era in grado di muoversi ma per essere sicuri che non le venissero strane idee chiamò Miki e la pregò di raggiungerlo il più in fretta possibile.

Quando arrivò al parco, la poliziotta lo aspettava seduta su una delle panchine all’ombra di alcuni alberi dove passava poca gente.

-Che cosa è successo?- chiese sedendosi e accendendosi una sigaretta.

-Come sta Kaori?- chiese leggermente preoccupata.

-Sai che è stata ferita durante l’inseguimento?-

-Mi era giunta voce, ma la pattuglia non era sicura di essere riuscita o meno a ferire uno dei ladri-

-Ora sta meglio, ma se l’è vista brutta-

-Scusa ma non riesco a provare simpatia al momento, mi ha fatto vedere i sorci verdi da quando e tornata con quella banda di scalmanati!- disse un pò alterata.

-Cosa vuoi Saeko? Devo tornare a casa il prima possibile- non voleva stare lontano da lei, almeno fino a quando non si fosse ripresa del tutto.

-Si tratta della banda di sclamanati, Pierre La Fonte vuole parlare con te- lo informò cautamente.

-Cosa! Che diavolo vuole?- esclamò sorpreso.

-Non lo so, e non sarei neanche venuta se non mi avesse dato un messaggio per te, ha detto “Dica al suo City Hunter di venire a farmi una visita se vuole tenersi la sua preziosa Kaori”- ora sarebbe esploso pensò.

-Che cosa! Si tratta di una minaccia per caso?-

-Ehi messaggero non porta pena...vieni alla centrale e lo scopri, ma fai in fretta non credo che rimarrà molto dietro le sbarre- spiegò amara.

-Che significa?-

-Che non abbiamo abbastanza prove per incastrarlo ecco cosa- il solo pensarci la mandava fuori dai gangheri.

-Non avete trovato la refurtiva nella sua macchina?-

-Oh si, abbiamo trovato un meraviglioso falso degli smeraldi rubati, e lui sostiene di avere un alibi, lo stiamo verificando ma non sembra che basti per inchiodarlo-

-Maledizione!- tutto quel lavoro sprecato.

-Vai a vedere cosa vuole, potrebbe esserci utile- detto questo lo lasciò solo sulla panchina.

Che cosa voleva quel ladro da lui? E che cosa voleva dire quel messaggio strano? Se aveva intenzione di fare del male a Kaori gliel’avrebbe fatta pagare molto cara! Era inutile stare a farsi un sacco di domande che non avrebbero avuto risposta, a meno che non avesse acconsentito alla sua richiesta.

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Capitolo 13
*** il patto e il ricatto! ***


Una volta arrivato alla centrale, si fece accompagnare nell’ufficio di Saeko, lei aveva preso tutti gli arrangiamenti necessari.

Lo portò lungo una serie di corridoi quasi deserti, meno lo vedevano li meglio era. Arrivarono davanti alla cella dove Pierre era rinchiuso.

-Vi lascio soli, ma ti avverto che non avete molto tempo-

Quando se ne fu andata i due uomini rimasero in silenzio ad osservarsi.

Fu Pierre a a parlare per primo.

-Cosi finalmente ho l’onore di conoscere il famoso Ryo Saeba, il terrore di tutti i criminali!- disse in tono canzonatorio.

Ryo l’aveva detestato quando l’aveva visto al fianco di Kaori, ma ora che l’aveva davanti lo detestava ancora di più a causa del pericolo in cui l’aveva messa.

-Taglia corto, cosa vuoi?- gli domandò scontroso.

-Tse tse tse, che cattive maniere. Come fa la mia piccola Kaori a sopportarti?- chiese sorridendo.

-Kaori non e tua! E per colpa tua che è stata ferita durante la vostra inutile fuga!-

-Cosa?- ora era preoccupato, si era convinto che Kaori stesse facendo pace con questo scimmione ed era per quello che non era ancora venuta a tirarlo fuori di prigione –cosa è successo? Come sta?-

-Un pò tardi per preoccuparsi non ti pare? Comunque sta bene, la ferita era grave ma si riprenderà- con fastidio notò che l’altro uomo era genuinamente preoccupato per lei, ma la simpatia durò non più di tre secondi –dimmi che cosa vuoi prima che perda la pazienza-

-Ho un proposta da farti- visto che l’altro rimaneva in silenzio continuò –voglio che tu mi tolga dal collo il fiato della tua amica poliziotta e la convinca a bruciare tutti i fascicoli con le informazioni che ha raccolto su di me qui in Giappone e...-

-Tu devi essere completamente matto!- lo interruppe –non ho nessuna intenzione di aiutarti a scappare dalla legge!-

-Non hai ancora sentito cosa ho da offrire- gli disse per nulla sconfitto.

-Non hai nulla con qui contrattare-

-Ne sei proprio sicuro?  Mmmm...cosa ne dici di Kaori?-

-Lasciala fuori- disse nervoso.

-Se mi fai questo piccolo favorino, sono disposto a lasciarti la tua Kaori e non vederla mai più-

-Ah! Non la rivedrai mai più in ogni caso, quindi preparati a rimanere dietro le sbarre!-

-Mi deludi Ryo, eppure Kaori mi aveva assicurato che eri un tipo sveglio- lo guardò scuotendo il capo –lascia che ti illustri la situazione, quando me ne vado da qui, e ti posso assicurare che me ne andrò, vado a prendere Kaori e me la porto via, e ti posso assicurare che sarai tu quello che non la rivedrà più-

-Cosa ti fa credere che lei voglia tornare con te?- ma il seme del dubbio era già piantato nella sua mente.

-Cosa ti fa credere che lei non voglia?- gli chiese con non poca soddisfazione.

Ryo lo guardò per un attimo interdetto, era vero, non poteva affermare con certezza che Kaori non l’avrebbe seguito, al momento lei lo detestava più che mai, quindi non aveva nessun motivo per non tornare alla vita che aveva condotto finora, e se tornava a quella vita prima o poi...non voleva pensarci, era un pensiero troppo macabro, l’unica soluzione era far sparire il francesino.

-Accetto, ma ad una condizione-

-Sarebbe?- gli chiese circospetto, fidarsi è bene, non fidarsi...

-Voglio che restituisci tutto quello che hai rubato-

-Tutto!- per poco non gli schizzarono gli occhi fuori dalle orbite –starai scherzando!-

-No, la mia amica poliziotta vorrà qualcosa in cambio, e la refurtiva le farà salvare almeno la faccia-

-Ma neanche l’ho tutta la refurtiva- mentì –mmmm facciamo che ti restituisco tutta la refurtiva assicurata, cosi il mondo degli affari sarà perennemente grato alla tua amica, ed io non sono costretto ad andare in bolletta. Che te ne pare?-

-Va bene, fra tre giorni accompagnerò te e i tuoi compari Jules e Marco a prendere l’aereo che vi porterà lontano dal paese- quasi rise all’espressione sorpresa dell’altro –si so chi sono gli altri due membri della tua allegra comitiva, se vuoi ti dico anche dove si sono nascosti quando hanno sentito della tua cattura?-

-Non c’è ne bisogno- Kaori aveva ragione era davvero in gamba -che cosa dirai a Kaori?- volle sapere.

-Lascia fare a me- detto ciò se ne andò.

Pierre rimase a lungo a fissare il punto dove poco prima era fermo il suo visitatore, aveva una voglia terribile di ridere, l’aveva messo alle strette e ne era contento. Eh si, aveva proprio un animo romantico lui, gli mancavano solo l’arco e le frecce e avrebbe potuto impersonare cupido, niente pannolone però!

Aveva solo voluto fare un favore alla sua amica, se voleva poteva uscire da questa prigione ad occhi chiusi, stava solo giocando, tanto per passare il tempo. Ma una cosa l’aveva capita, il suo sodalizio con Kaori era finito non appena il temibile City Hunter era comparso sulla scena, tutto era andato bene fino a quando lui era lontano, ma una volta che lei se l’era ritrovato vicino la natura aveva seguito il suo corso.

Sapeva che Kaori non aveva mai smesso di amare lo sweeper, ma non aveva potuto farci nulla, lei si rifiutava di parlarne e aveva evitato di andare vicino a qualunque cosa potesse farglielo ricordare, ma sapeva che aveva fallito, glielo aveva visto negli occhi ogni giorno degli ultimi due anni, lei cercava di sopprimere il dolore ma era sempre li, non l’aveva mai vista avvicinarsi a nessun uomo per qualcosa di più che non fosse una conversazione blanda, a parte lui naturalmente, e lui non contava.

Ma qualcosa era cambiato da quando erano arrivati a Tokyo,  una nuova scintilla le brillava nello sguardo, un fuoco che bruciava in profondita, ne era rimasto colpito ed era stato assai curioso di incontrare l’uomo capace di accenderle gli occhi in quella maniera. Ed ora che l’aveva conosciuto, era sempre piu convinto che quei due dovessero stare insieme, avevano solo bisogno di una spintarella nella giusta direzione e un piccolo aiuto nell’appianare le loro divergenze, non gli costava nulla fornire il suo aiuto, con un piccolo tornaconto ovviamente, ma in fondo lui era di animo nobile e cosa c’è di più nobile del riunire due anime gemelle?

Eh si, pensò ridendo nella cella solitaria, aveva davvero un animo romantico.

-Cosa vorresti dire!?- gridò Kaori –questo è un ricatto bello e buono! Non ti puoi aspettare che lo accetti!-

-Non è un ricatto, ti sto dando una scelta- rispose calmo.

La discussione era iniziata non appena entrato in camera, quando   le aveva dato una versione riveduta e corretta della sua visita alla prigione.

-Ah! Che razza di scelta è? se non acconsentisco a rimanere in città per il prossimo anno, farai in modo di far marcire i miei amici in galera, scusa tanto ma a me quello suona come un ricatto bello e buono!-

Sapeva che lei era nel giusto, ma non gli importava, avrebbe fatto di tutto per tenerla al sicuro, e questa brillante idea gli era venuta mentre era sulla via di casa dopo aver parlato con Saeko.

L’aveva informata della cattura di Pierre, forzando un pò la verità e dicendole che la polizia era in possesso di prove schiaccianti contro di lui, che era sulle tracce di Jules e Marco e che presto avrebbe arrestato anche loro. Poi in tutta calma le aveva detto che, se voleva il suo aiuto per liberare i sui “amici” per vie legali, dopo tutto le aveva spiegato, fascicoli riguardanti i vari criminali sparivano tutti i giorni, lei sarebbe dovuta restare a Tokyo per tutto l’anno seguente mentre Pierre e gli altri avrebbero lasciato il paese.

-C’è una terza possibilità- gli disse trionfante –e se ti mandassi al diavolo, e una volta che questa stupida ferita è guarita libero i miei amici e me ne vado per i fatti miei! Che te ne pare?-

-Credi davvero Kaori- quella ragazza avrebbe tentato la pazienza di un santo –che se decidessi di metterti i bastoni tra le ruote saresti in grado anche solo di andare al bagno in tutta sicurezza?-

Era vero, non l’avrebbe lasciata in pace per piu di cinque minuti al giorno, non sarebbe riuscita a far nulla, ne i sopralluoghi necessari, ne l’acquisto dell’attrezzatura, tanto meno la messa in pratica del piano vero e proprio, lui sarebbe stato sempre lì e tutto sarebbe andato a rotoli, era stata messa con le spalle al muro, non c’era nessuna via d’uscita.

-E se andassi da Saeko a raccontarle tutto?- lo minacciò, in un ultimo disperato tentativo per farlo desistere –sai quanto impegno ha messo nel cercare di catturarci, non le piacerà affatto che tu voglia aiutare Pierre a scappare-

-Saeko non ti darà nessun aiuto- il fatto che fosse ancora terribilmente arrabiata con lei era uno dei motivi, la restituzione della refurtiva un’altro, e in aggiunta c’era stata la sua promessa di lavorare gratuitamente per lei per i prossimi due mesi, no Saeko non sarebbe stata neanche ad ascoltarla.

Ryo pensò mestamente che in questa situazione tutti  ci guadagnavano tranne lui, visto che alla fine Kaori l’avrebbe solo detestato ancora di più.

-Allora Kaori, cosa decidi?- la incalzò, voleva una risposta e la voleva ora, non le avrebbe dato il tempo di pensare e di trovare una scappatoia.

-Non crederai davvero che li abbandoni così?-

Il suo tono desolato lo mandò su tutte le furie, perché diavolo le era cosi difficile rinunciare a quel damerino francese? Doveva tenere parecchio a lui se il pensiero di perderlo le faceva quell’effetto (tontolone che non sei altro!! Nda londonlilyt), l’idea lo rese ancora piu determinato a separarli.

Kaori rimase in silenzio a contemplare le opzioni che le rimanevano, non erano rosee, non poteva lasciare che Pierre e gli altri finissero in pringione se poteva evitarlo, ma rimanere a Tokyo? Dove avrebbe rischiato di vederlo quasi tutti i giorni, avrebbe resistito ad un anno di quella tortura?

-Sto aspettando Kaori- la spronò impaziente.

-Oh va bene! Come se avessi davvero una scelta da fare!- gli disse a denti stretti, era vero, in definitiva non le aveva dato nessuna scelta.

-Bene- disse in tono piatto –sarà il per meglio credimi, a lungo andare ti saresti fatta ammazzare-

-Sono affari miei cosa scelgo di fare della mia vita!-

Ryo lasciò la stanza, aveva il morale a terra, non era sicuro che sarebbe stato in grado di ricucire il suo rapporto con Kaori, l’avrebbe costretta a rimanere in città, ma cosa avrebbe fatto nel frattempo? Cosa le avrebbe detto? Come si sarebbe comportato? In quest’ultimo periodo sembrava avere tante domande ma nessuna risposta.

-Credimi Kaori quello che fai con la tua vita mi tocca molto più da vicino di quello che pensi- rimase per lunghi minuti a fissare la porta chiusa, poi con un lungo sospiro andò in salotto, sarebbe dovuto uscire per qualche ora, aveva degli accordi da prendere e dei favori da riscuotere.

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Capitolo 14
*** addio ladro gentiluomo ***


Kaori non vide Ryo quasi nulla nei tre giorni che seguirono la loro accesa discussione, cercò più volte di convincersi che non le importava, che questa sua indifferenza non avrebbe dovuto interessarle, ma tutte le ragioni del mondo non servivano. Il fatto era che si stava annoiando e avrebbe dato di tutto per poter anche solo fare una sana litigata con lui. Quando veniva a portarle da mangiare si limitava solo a chiacchere banali, e quando gli chiedeva di Pierre le rispondeva semplicemente di non preoccuparsi che era tutto apposto. Così anche Miki, parlavano di tutto tranne che di quello che stava succedendo ai suoi “soci in affari”, molto probabilmente Ryo l’aveva avvisata di non spiccicare parola, e lei impicciona com'era avrà acconsentito, era sicura che disaprovasse al 100% quel che Kaori aveva fatto, quindi non avrebbe ricevuto nessun aiuto da quella parte. Maledione! Era tutto cosi frustrante!

Se solo avesse potuto muoversi liberamente, la sua ferita si stava rimarginando bene, e le forze le erano quasi tornate completamente, ma ancora non riusciva a camminare bene per lunghi periodi, solo andare al bagno era uno sforzo che la lasciava spossata, non le restava che aspettare e vedere se quello stupido le avrebbe dato qualche tipo di informazione.

Fu con sorpresa che il pomeriggio del terzo giorno vide entrare un sorridente Mick nella sua stanza.

-Ciao Kaori, come te la passi?- con fare allegro si sedette nella sedia che era stata avvicinata alla finestra.

-Mick che sorpresa!- non era la persona che voleva vedere, ma il diversivo era bene accetto –come mai sei qui?-

-Sono venuto a farti un pò di compagnia e a vedere come stavi. Mi hai fatto quasi prendere un colpo lo sai!-

Kaori notò che sembrava nervoso e continuava a guardare prima l’orologio e poi fuori dalla finestra, mmmm molto strano, sembrava che iniziasse ad essere a disagio.

-Ryo sa che sei qui?- sapeva che a Ryo non piaceva averlo in giro per casa.

-Certo che lo sa, me l’ha chiesto lui di venire qui-

Sempre piu a disagio penso lei, ed era stato Ryo a chiedergli di venire?

-Mick c’è qualcosa che non va?- definitivamente c'era odore di bruciato.

-No, perché lo chiedi?- domandò senza guardarla.

-Sai per caso dove sia Ryo? devo chiedergli una cosa- chiese con non curanza.

-Ryo? non ho la piu’ pallida idea di dove sia!- disse in fretta.

-Mi stai nascondendo qualcosa Mick?- che cosa poteva essere?

-No, che ne dici se ti accompagno di sotto e ci guardiamo un film? Ti concedo di scegliere anche una di quelle cose smielate che piacciono a voi donne-

Poi Kaori capì.

-Si tratta di Pierre non e vero? Ryo li farà uscire dal paese oggi non è vero?-

-Non so di che parli, allora quel film?-

Non le avrebbe detto nulla e per di più continuava a guardare imperterrito fuori dalla finestra, poi le venne un’idea, sfacciata, ma pur sempre un’idea.

-Oh Mick...- lo chiamò in voce sommessa.

Quando Mick si giro per poco non svenne, Kaori stava giocherellando con il paio di mutandine del pizzo nero più sexy che avesse mai visto.

-Sai Mick, in cambio di quello che voglio sapere sarei disposta a separarmi da questo bel paio di mutandine- era stata una fortuna che Miki fosse andata al suo albergo e le avesse portato tutti i suoi vestiti.

-Non ci sperare, sono di tempra dura io!- mentì spudoratamente.

Ma Kaori poteva vedere lo sguardo alterato e il maniaco che si faceva strada con le unghie e con i denti, doveva dargli solo il colpo di grazia.

-Mmmm, il pizzo e cosi morbido, della migliore qualità- disse sfregandosi la biancheria pulita contro la guancia.

-Va bene, va bene- lo spirito era forte, ma la carne era tutta un’altra faccenda –Ryo li farà uscire oggi dal paese, è riuscito a procurarsi un piccolo jet e un pilota che li porterà a Sidney-

Kaori gli lanciò le mutandine che lui si affretto a mettere in testa con espressione gongolante, porco!

Doveva fare qualcosa, doveva vedere Pierre prima che se ne andasse, doveva parlargli, spiegargli la situazione e dirgli addio. Ma come avrebbe fatto? Non era in grado di guidare e non sapeva dove Ryo li aveva portati, la sua unica possibilità era Mick.

-Mick mi devi accompagnare al posto dove si devono incontrare, è urgente, sono sicura che non abbiamo molto tempo-

-Cosa!- si era messo velocemente le mutandine in tasca, caso mai Kaori le rivolesse indietro –non ci penso minimamente! Ryo mi sparerà per averti detto quello che aveva intenzione di fare oggi. No signore, non avrai nessun altro tipo di collaborazione da me!-

-Oh Mick...-gli sventolò sotto il naso il reggiseno coordinato che andava con quello che gli aveva appena dato.

Mick non ebbe nessuna possibilità di uscirne vincitore.

Ryo guidava veloce il furgoncino che si era procurato per trasportare Pierre e i suoi compari al piccolo hangar appena fuori Tokyo, aveva dovuto faticare un pò per cercare di trovargli questo passaggio anonimo, Saeko era stata chiara quando gli aveva detto che la loro partenza sarebbe dovuta essere in segreto, non voleva che qualche reporter ficcanaso riuscisse ad accaparrarsi un’intervista con Pierre La Fonte, chissà cosa se sarebbe potuto venire fuori dalla storia della grande ingiustizia burocratica, visto che alla fine era stata costretta a lasciarlo andare sotto false pretese, per poter tenere fede all’accordo preso con lui.

Che pasticcio che aveva combinato questa volta quella testarda di Kaori! Ryo non vedeva l’ora di liberarsi di loro una volta per tutte. Fermato il furgone appena dentro l’edificio aprì la portiera e li fece scendere.

-Siamo arrivati- il tono era brusco, ma non gli interessava.

-Per essere uno che ha appena ottenuto quello che vuole non sembri molto contento signor Saeba- rise Pierre.

-Quello è l’aereo, salici e non farti piu vedere- gli disse senza mezzi termini.

-Ed io che pensavo che saremo potuti diventare amici- sembrava mortalmente ferito dal rifiuto.

Sul mio cadavere, pensò Ryo, poi si accorse che Marco gli stava vicino e lo guardava in modo strano.

-E tu che vuoi?-

-É sicuro signor Saeba che non le serva un’assistente?- chiese speranzoso.

-No, no, no e ancora no. Mettiti in testa che non mi serve un assistente ne ora ne in futuro- quel ragazzo non gli aveva dato tregua da quando Pierre l’aveva presentato come City Hunter, era quasi sicuro che l’avesse fatto apposta per sguinzagliargli dietro quel cucciolo troppo cresciuto.

-Oh...ma se cambiasse idea sono sicuro che Kaori saprà dove trovarmi-

-Vattene! E cerca di darti alla vista onesta tanto per cambiare!- disse spazientito, e gli sembrò che Marco borbottase in risposta qualcosa che assomigliava a “sembra di sentir parlare mio nonno”, prima se ne andavano, prima avrebbe potuto tornare alla sua vita normale.

Quando si avvicinarono all’aereo che era pronto al decollo, fu scioccato nel vedere Kaori che zoppicando si gettava tra le braccia del francesino, come accidenti era arrivata lì? Ebbe la risposta, quando vide un colpevole Mick che stava in disparte appoggiato al cofano della sua macchina. Gli avrebbe sparato, qui, ora, brutto traditore!

-Pierre!- gridò saltandogli al collo, era contenta di vederlo tutto intero.

-Ciao bellezza!- la strinse forte, aveva notato quanto era pallida –non saresti dovuta venire, si vede lontano un miglio che non stai bene-

-Dovevo venire a dirti almeno addio- sollevò gli occhi su di lui, quell’amico così caro che non avrebbe più visto –mi mancherai tanto-

-Non disperare, credo che avrai altro a cui pensare- con gli occhi che brillavano guardò verso Ryo che stava discutendo animatamente con Mick, mentre Jules e Marco facevano scommesse –è un tipo particolare il tuo amore-

-Non è il mio amore!- smentì lei.

-Zuccona come al solito, non è vero Kaori? Ma va bene, fa un pò come vuoi, decidi di scegliere la via più ardua, chi sono io per scoraggiarti!-

-Non capisci Pierre...- lui l’aveva zittita posandole due dita sulle labbra.

 –Perché non vi chiarite una volta per tutte e passate il vostro tempo a fare pace? Ti posso assicurare che e un modo più piacevole di impiegare le energie-

-Mi ha dato le sue spiegazioni, e non stanno ne in cielo ne in terra! É solo un donnaiolo incallito che non cambierà mai!-

-Mmmm, sapevi che i donnaioli incalliti diventano i mariti migliori, una volta presi al laccio rimangono fedeli a vita, e...- continuò con una alzata maliziosa di sopraciglia -...sanno come far impazzire le loro donne a letto!-

-Pierre!- era arrossita, aveva pensato di aver superato certe cose, ma evidentemente no –comunque non sono venuta qui a parlare di lui, sono venuta qui per spiegarti il motivo per cui non posso tornare con voi, mi dispiace ma...-

-Non ti preoccupare- la interruppe di nuovo –Ryo mi ha spiegato a grandi linee gli avvenimenti. Penso che sia meglio così in definitiva, fare la ladra non è una cosa che ti si addice, avrebbe finito con il pesarti-

-Non è vero!- ma forse un fondo di verità c’era –che altro ti ha detto quello sporco ricattatore?-

-Sporco...? Proprio non riesci a vederlo vero Kaori? O stai solo vedendo tutto il dolore che lui ti ha causato e non ti accorgi di nient'altro?-

-Di che cosa stai parlando?- ora era davvero confusa.

-Il tuo Ryo ha fatto di tutto per poterti tenere al sicuro, ha dimostrato una possessività nei tuoi confronti che ho visto in pochi uomini, e quel tipo di possessività nasce solo dalla gelosia, la stessa- scandì -che può solo venire dall’amore-

-Amore...- lanciò un’occhiata a Ryo, che ora li osservava da lontano con un’espressione a dir poco ostile. Amore...si sapeva di essere innamorata come una pera cotta di lui, ma sapeva anche di non essere ricambiata –ti sbagli Pierre, e poi come hai fatto a giungere ad una conclusione del genere dopo averlo conosciuto solo per pochi minuti?-

-Un giorno di questi mi farai impazzire, tu e la tua mancanza di esperienza nelle relazioni amorose!- le disse spazientito –magari mi sbaglio, non ti resta che scoprirlo una volta per tutte. Non avere paura piccola Kaori, prendi dei rischi, metti in gioco il cuore ancora una volta, e in caso non dovesse funzionare torna da me e ti rimetto tutti i pezzi insieme-

-Oh Pierre, mi mancherai tanto!- lo abbracciò di nuovo stretto –sei arrivato proprio quando ne avevo più bisogno, grazie per tutto-

-Ci vediamo Kaori, qualunque cosa ti riservi il futuro, sono sicuro che sarai abbastanza forte da superarla-

Furono bruscamente interrotti da un perentorio:

-É ora di andare!-

Ryo si era avvicinato a loro e non se ne erano accorti.

-Addio Kaori- la salutò baciandola sulla fronte –e prenditi cura di te-

-Addio Pierre- sussurò con gli occhi pieni di lacrime.

Jules e Marco l’abbracciarono velocemente e con imbarazzo, lei era oramai una di loro, non si scambiavano smancerie con i compagni.

Kaori li vide salire sull’aereo e chiudersi la scaletta alle spalle, in breve il piccolo jet raggiunse la pista e si librò in volo diventando un puntino all’orizzonte.

Lei e Ryo erano rimasti da soli.

Ed ora?

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Capitolo 15
*** di nuovo insieme ***


Lei e Ryo erano rimasti da soli.

Ed ora?

Si guardò attorno un pò nervosa non c’era nessuno, anche Mick era sparito.

-Che fine ha fatto Mick?- chiese, giusto per rompere il silenzio ti tomba che era calato fra di loro.

-L’ho mandato via prima che mi costringesse a sparargli, non avrebbe dovuto accompagnarti qui- non l’aveva ancora guardata, cosa avrebbero fatto ora?

-Sono stata molto convincente, so essere molto testarda quando mi metto d’impegno- decise che non era il caso di dirgli con che cosa Mick era stato comprato, era abbastanza imbarazzata per i fatti suoi, pensando che l'altro se ne stava andando in giro con la sua biancheria in tasca, senza che Ryo rincarasse la dose.

-Non lo sapessi!- poi la prese per mano e iniziò a camminare –andiamo a casa si sta facendo buio-

-Aspetta un attimo, non correre non riesco a starti dietro!- la sua gamba aveva fatto tutti gli sforzi possibili per un giorno e non ne voleva sapere di continuare a collaborare.

Ryo si fermò e la guardò preoccupato, un velo si sudore le imperlava il labbro superiore e respirava a fatica, senza contare che era pallida, sarebbe dovuta essere a letto non in giro ad affaticarsi. In silenzio la prese in braccio e la portò al furgone sistemandola sul sedile imbottito.

-Non c’è bisogno di essere cosi melodrammatico ti avevo solo chiesto di rallentare-

Per tutta risposta le chiuse lo sportello in faccia e si mise al posto di guida.

Brutta acida, pensò, per una volta lui faceva il gentile e quello era il ringraziamento!

Rimasero in silenzio e lui si concentrò sulla strada, ma dopo dieci minuti sentì un leggero russare che si diffondeva nell’abitacolo, e voltandosi verso Kaori la vide pacificamente addormentata, doveva essere distrutta, pensò, ora doveva solo riposare e cercare di riprendersi, poi avrebbero discusso e litigato a piacimento.

Quando la prese di nuovo in braccio per portarla dentro casa non si mosse, cosi si limitò a stenderla sul letto e a coprirla, avrebbe dovuto mangiare qualcosa, ma non se la sentiva di svegliarla, pazienza, si disse, avrebbe provveduto l’indomani.

Ryo era ancora mezzo addormentato quando qualcosa di delizioso inizio a solleticargli il naso, sprofondò ancora di piu nei cuscini del divano e si arrottolò nella coperta. La notte precedente  si era addormentato di botto e aveva dormito come un sasso, a giudicare dalla luce che veniva da fuori doveva aver dormito per una decina di ore, troppo poche pensò stiracchiandosi.

Quel qualcosa continuava a stuzzicarlo, aprendo un occhio si accorse che era stato svegliato dal delizioso profumo di caffè appena fatto, si mise a sedere e la vide, era seduta al tavolo con un giornale in mano ed era intenta a tracciarvi sopra cerchietti con la matita.

-Buon giorno- le augurò con la voce ancora impastata di sonno.

-Buon giorno- lo osservò circospetta, era ancora sul chi vive vicino a lui, non era sicura di come stavano le cose ora che tutta la storia dei furti era finita –ho fatto del caffè se ne vuoi-

-Mmmm...- si alzò con l’intenzione di versarsi una tazza quando la fissò in modo strano –Come sei arrivata qui? Non dovresti stare a letto?-

-Con quelle- gli rispose, indicando le stampelle che aveva trovato accanto al letto quando si era svagliata, molto probabilmente le aveva lasciate lui la notte precedente –e non sono poi cosi’ invalida, mi annoio a stare a letto tutto il giorno-

Tornò ai suoi cerchietti sul giornale e lui se ne andò in cucina per quel caffè.

-Che cosa stai facendo? Quel giornale sarà sicuramente vecchio-

-Non poi così vecchio, è quello di ieri- sperò che la voce non le suonasse troppo colpevole, una volta che avesse scoperto cosa stava combinando sarebbe andato su tutte le furie.

-A cosa ti serve però?- le andò vicino e lesse uno dei trafiletti cerchiati e...per poco non gli andò di traverso il caffè, era l’annuncio di un appartamento da affittare –che cosa credi di fare!-

-Cerco casa- gli spiegò calma.

-E cosa avrebbe questa di sbagliato?- afferrò il giornale e se lo gettò alle spalle in un svolazzare di fogli.

-Non ti aspetterai davvero che rimanga qui?- chiese con il batticuore.

-E perché no?-

-Non puoi davvero aspettarti che rimanga qui, non dopo tutto quello che è successo- lo guardò in faccia e gli vide una strana espessione, sembrava agitato. Parlami Ryo, gridò il suo cuore, dimmi qualcosa, convincimi a restare.

Si, perché dopo ore di processi mentali e ragionamenti, aveva concluso che era una masochista e che voleva strargli vicino, ma doveva essere lui a chiederglielo, a fare il primo passo per chiarire e sistemare le cose tra loro, se lui avesse deciso che in definitiva gli andava bene continuare cosi, avrebbe lasciato l’appartamento e se ne sarebbe andata, non aveva senso stare dove non si era volute. Poteva capire e accettare le sue ragioni per il comportamento avuto la notte che l’aveva lasciata, ma ora voleva di più, voleva sincerità e delle promesse da parte sua, voleva che la loro relazione cambiasse una volta per tutte, era stanca di giocare al gioco “indovina cosa pensa il tuo socio”, voleva che lui desse voce ai suoi pensieri, ma soprattutto ai suoi sentimenti in maniera chiara, niente scappatoie o mezze verità.

-Pensavo che..-lo vide deglutire a vuoto –bhé pensavo che...ecco, che avresti voluto riprendere a farmi da assistente-

-La proposta non è allettante, trovane un’altra, e ora se non ti spiace vorrei il mio giornale- la voce era calma, ma dentro Kaori tremava come una foglia.

-Perché non rimani qui per qualche tempo, giusto per decidere che cosa vuoi fare, giusto per essere sicuri che ti sei ripresa del tutto- Ryo si diede dell’idiota, poteva fare di meglio, doveva attuare un’opera di convincimento più efficace.

-Io so esattamente cosa voglio Ryo, il problema qui è sapere cosa vuoi tu- era fatta aveva lanciato il sasso, ora c’era solo da sperare che non le tornasse dritto in faccia.

Ryo rimase a guardarla, “il problema qui è sapere cosa vuoi tu”, la frase continuava a rimbombargli in testa, “cosa vuoi tu...vuoi tu...vuoi tu...”, lui voleva Kaori! La certezza gli scoppiò dentro come un colpo di pistola, lui voleva Kaori. Kaori con i suoi martelli, Kaori con la sua testa dura, Kaori che arrossiva in continuazione, Kaori che tremava quando lui la baciava...Kaori che gli era sempre stata vicino indipendentemente da tutto. Indipendetemente dai pericoli, da come lui la trattava male, dalle loro difficoltà, lei era stata l’unica costante della sua vita, perderla era stato terribile per lui, sapere di averla fatta terribilmente soffrire era anche peggio, ed ora aveva una seconda possibilità, lei si stava fidando di nuovo di lui, lo stava sfidando a dare voce a quello che aveva dentro, sarebbe stata un’impresa titanica, lui era uno che agiva, non analizzava, specialmente non analizzava i suoi sentimenti.

Allora decise di fare esattamente quello, di agire e mostrarle quanto teneva a lei, posò la tazza sul tavolo e le andò vicino posando le labbra sopra quelle calde di lei che sapevano di caffè zuccherato.

Il bacio fu lento ed esitante all’inizio, Ryo quasi si aspettava una martellata, era sicuro che dopo quello successo tra di loro non gli avrebbe reso le cose affatto facili, vedendo che non arrivava, decise di approfondire l’incontro, labbra che si fondevano insieme, la lingua di lui che l’accarezzava in maniera così sensuale che li lasciò entrambi scossi e tremanti.

-Ecco cosa voglio- le disse staccandosi brevemente e guardandola con una luce calda negli occhi che Kaori gli aveva visto in rarissime occasioni –voglio questo, tutti i giorni per il resto della mia vita-

-Non basta, se hai bisogno di dare una bottarella a qualcuna, vattela a cercare e non importunare me!- gli avrebbe fatto sudare ogni piccola cosa finché non le avrebbe detto ciò che aspettava di sentire da anni.

-Testona- ridendo la sollevò tra le braccia e la portò sul divano, sistemandosela in grembo in modo da non infastidire la gamba ferita –credi davvero che abbia voglia di dare bottarelle qualcuna che non sia tu?-

Kaori chiuse gli occhi momentaneamente stordita, era avvolta dalle sue braccia e lui le stava stuzzicando con la lingua un punto sensibile sotto l’orecchio, non era facile pensare.

-Se credi che mi puoi usare solo per sesso- e quel punto arrossì – ti stai sbagliando di grosso-

Ryo sospirò e si staccò da lei, avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto convincerla che gli avvenimenti di quella notte non si sarebbero più ripetuti.

-É te che voglio Kaori, voglio che tu rimanga qui in questa casa per sempre al mio fianco- ecco l’aveva detto ad alta voce,mmmm, non era poi così male, non si sentiva soprafatto dal terrore, certo era distratto dal fondoschiena morbido di Kaori che gli premeva contro l’inguine...

-E quando ti verrà il prossimo attacco di panico? Che farai? In che modo mi lascerai la prossima volta?- chiese con la voce che le tremava.

-Kaori non sai quanto sia pentito delle mie azioni di quella notte, non ti posso promettere che non mi preoccuperò per te fino ad uscirne di testa, ma non scapperò, non dopo quello che una cosa del genere ha fatto ad entrambi. Mi sei mancata da impazzire quando eri via, la prossima volta che mi comporto da stupido dammi una martellata che è meglio-

-Bene, altrimenti la prossima volta invece di darmi al furto, creo la mia banda personale e mi do al contrabbando!-

-Mia dolce Kaori dimmi che rimarrai? Dimmi che resterai qui con me- le sussurò tra un bacio l’altro.

-Santo cielo Ryo dove credi che voglia andare- spostò’ il collo di lato in modo che lui avesse libero accesso ad altre zone incredibilmente sensibili.

-Bene perché’ ho una voglia matta di baciarti fino a farti perdere i sensi- Kaori si ritrovo quasi senza accorgersene sdraiata sul divano sotto di lui –ho vissuto come un monaco per gli ultimi due anni e non credo di poter resistere oltre!-

-Come un monaco? Tu? Ma dai!- il tono era divertito, ma ne era segretamente contenta.

-Ridi, non riderai piu quando avrò finito con te, lo stallone di Shinjuku è tornato in tutto il suo splendore- continuò a baciarla e ad accarezzarla mandandole i sensi in subbuglio.

Kaori però non aveva apprezzato la battuta, gli intrecciò una mano tra i capelli, tirando con forza e facendolo sussultare.

-Lo stallone di Shinjuku farà meglio a limitarsi a questa stalla, altrimente corre il rischio di perdere i gioielli di famiglia- lo minacciò seria.

-Gelosa?-

-Sono seria Ryo!- tirò più forte.

-Non ti preoccupare, mi devo rifare del tempo perduto...e poi dovrò ricorrere a tutti i miei trucchi per farti dimenticare il francesino- le prese la mano che ancora era ferma tra i suoi capelli e con lentezza, le baciò e le succhiò in maniera suggestiva ogni polpastrello, finché non la vide chiudere gli occhi e respirare a fatica.

Ma Kaori li riaprì subito dopo, quello che lui aveva detto era stato appena registrato dalla sua mente confusa.

-Cosa vuoi dire con “ti farò dimenticare il francesino”?-

-Che è fortunato che non gli ho sparato per averti messo anche solo un dito addosso- poco interessato all’argomento riprese a sbaciucchiarle la zona sensibile sotto l’orecchio che stava rapidamente diventando la sua preferita.

-Credi che io e Pierre abbiamo...- l’idea era cosi ridicola che non potè fare a meno di ridere.

-Non ci trovo nulla di divertente, sono ancora della mezza idea di andarlo a cercare!-

-Oh Ryo, sei geloso marcio, ammettilo!- disse allegra.

-E anche se fosse?- era offeso per il modo in cui lei si stava divertendo alle sue spalle.

-Sei adorabile- lo baciò sul naso con gli occhi ricolmi di tenerezza –pensavo che l’avessi capito-

-Capito cosa?- chiese sbuffando.

-Pierre è gay-

-Eh?- la guardò sbattendo ripetutamente le palpebre come se lei parlasse un’altra lingua.

-Non c’è mai stato nulla tra me e Pierre perché gli piacciono gli uomini- gli spiegò lentamente come si fa con i bambini.

-Ma si che ho capito!- poi sorrise –il tuo amico si è appena guadagnato un vita lunga e sana-

-Sei cosi dolce...- sospiro.

-E tu sei tutta mia mia...ed io ti amo-

Si bloccarono entrambi, Ryo non riusciva credere di averlo detto a voce altra, e Kaori era altrettanto sorpresa, aveva iniziato a credere che non l’avrebbe mai detto, che si sarebbe dovuta accontentare di tutte le cose tenere che le aveva detto e della sua vicinanza, ma sentirglielo dire le fece salire le lacrime agli occhi.

-Dillo di nuovo- gli chiese piano.

-Ti amo Kaori Makimura- dirlo ad alta volce lo faceva sembrare più reale –non avrebbe dovuto farti piangere però-

-Non sto piangendo- menti tirando sul con il naso.

-Meglio, perché per quello che ho in mente non c’è posto per le lacrime-

Quella notte, Ryo si mise veramente d’impegno nel recuperare tutto il tempo perduto con la sua Kaori, una Kaori che ora aveva un sorriso perenne stampato sul viso, e che era irrimediabilmente legata all’uomo che le aveva restituito tutti i suoi sogni.

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Capitolo 16
*** EPILOGO ***


EPILOGO

Ryo rientrò distrutto nella casa buia dopo una nottata passata a lavorare, erano le tre del mattino, molto probabilmente Kaori stava gia dormendo, in quest’ultimo periodo era sempre stanca e la trovava a schiacciare pisolini a tutte le ore, salì le scale e andò di sopra.

Si fermò per un attimo davanti alla porta della camera che lui e Kaori avevano risistemato e sfiorò sorridendo la nuova targa che vi era appesa, non vedeva l’ora di vedere l’occupante di quella camera.

Decise di cambiarsi e farsi una doccia veloce, quella notte faceva un caldo atroce e lui era tutto sudato e dopo il lavoro i suoi vestiti puzzavano, quando arrivò in camera però la trovò vuota, strano dove poteva essere Kaori, con questo caldo però un’idea l’aveva, si spogliò in fretta e la raggiunse.

Lei era talmente assorta che in un primo momento non lo sentì, così Ryo rimase a guardarla, era seduta sul cornicione e appoggiata alla ringhiera di ferro con il mento sorretto da una mano, mentre con l’altra si accarezzava distratta il pancione rotondo che il leggero pigiama di cotone non riusciva coprire. Era bellissima, il profilo delicato che si stavagliava contro le luci della città.

Per non spaventarla fece cigolare di proposito i cardini della porta, lei si voltò immediatamente e gli sorrise.

-Sei tornato- aspettò che la raggiungesse.

-Si poco fa- le si sedette dietro e l’abracciò baciandole una guancia –non dovresti riposare? É tardi e non ti fa bene-

-Non riuscivo a dormire- ma entrambi sapevano che lo stava aspettando, come faceva ogni sera in cui andava a lavorare.

-Come sta il mio piccolino?- le chiese accarezzando dolcemente il pancione.

-Bene, tira calci come un forsennato-

-Mmmm...inizio a credere che sia una femminuccia sai, manesca e violenta come la sua mamma-

-Cretino!- gli pizzicò una mano e lo fece gridare di finto dolore.

-Lo vedi! Non è ancora nato e già gli insegni brutte abitudini!-

-É figlio tuo mio caro- si accoccolò meglio tra le sue braccia –le brutte abitudini le ha nei geni!-

A quel punto Ryo non potè fare meno di ridere, e Kaori sospirò felice.

Quell’ultimo anno era stato idilliaco, certo avevano bisticciato e litigato a piu non posso, ma avevano anche fatto pace, Ryo sembrava piu’ rilassato, anche se ogni tanto saltava fuori il lato chiuso e oscuro del suo carattere, si sforzava sempre di essere aperto e onesto con lei, e gliene era grata, i cambiamenti sarebbero arrivati a poco a poco.

Come il bimbo in arrivo, non era stato programmato ed era arrivato all’improvviso spaventandolo a morte, ne era scaturito un litigio di propprzioni bibliche, ma dopo che si era abituato all’idea lo aspettava con impazienza, eh si, la vita non poteva essere piu dolce.

Kaori sospiro di nuovo.

-Come mai tutti questi sospiri?- chiese preoccupato –non ti senti bene?-

-No sto benissimo, ti ho già detto che ti amo oggi?-

-Visto che sono stato via gran parte del giorno e della notte credo di essermelo perso-

-Ti amo Ryo Saeba- spostò la testa di lato in modo che lui la potesse baciare.

-E io amo te- le sussurò-

Rimasero a lungo abbracciati l’uno a l’altro a scambiarsi bisbigli sommessi e teneri baci, sotto un cielo stellato da mille e una notte.

Eh si, la vita era proprio bella e degna di essere vissuta pensarono con un sorriso.

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