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Kaori si stiracchiò languida sotto le coperte
calde un pò sorpresa alla sensazione del cotone morbido che le accarezzava il
corpo nudo; dopo la notte appena trascorsa non c’era da meravigliarsi che non
indossasse neanche uno straccetto. Con un sorriso beato si girò su un fianco
credendo di travare lì vicino l’uomo artefice di tanta beatitudine, ma il letto
era vuoto.
Ryo doveva essersi già alzato, strano pensò, non
era affatto un tipo mattiniero; indipendentemente da che ora fosse andato a
letto la notte precedente. Involontariamente la mente corse agli avvenimenti
della sua “notte precedente”, quando lui era tornato a casa con un’espressione
strana sul viso, lei aveva creduto fosse completamente ubriaco ed era stata pronta a
suonargliele di santa ragione, quando invece Ryo l’aveva abbracciata e baciata
fino a toglierle il respiro e le aveva bisbigliato in tono ansante che aveva
perso la battaglia.
Aveva cercato di combattere i sentimenti che
provava per lei da troppi anni, ed alla fine aveva scoperto che era stato solo
un consumo inutile di energie, che avrebbero potuto essere impiegate in maniera
diversa, a quel punto l’aveva sollevata tra le braccia e l’aveva portata in
camera da letto.
Il ricordo di cosa era avvenuto una volta che
l’aveva adagiata nel letto la fece arrossire, fino a che non le uscì il vapore
dalle orecchie, con una risatina spensierata si coprì il viso. Cosa gli avrebbe
detto non appena lo avesse rivisto quella mattina? Cosa le avrebbe detto lui!
L’avrebbe abbracciata e continuato da dove si erano interrotti la sera prima,
oramai sfinita, ad un certo punto della notte aveva chiesto pietà e lui l’aveva
lasciata dormire. Si avvolse il lenzuolo attorno al corpo e corse verso la
porta, ma non l’aprì. Forse non era decoroso presentarsi di sotto a quel modo, e
neanche sofisticato correre da lui come un cagnolino fedele che voleva un’altro
biscotto.
Con una punta di orgoglio decise di farsi una
doccia e di vestirsi prima.
Una volta finito di lavarsi, con i capelli umidi e
ancora l’asciugamano addosso spalancò le tende, un solitario raggio di sole
faceva capolino tra le nuvole grigie e cariche di pioggia, con tutta probabilità
avrebbero avuto il primo acquazzone autunnale oggi, ma non le importava, per lei
splendeva un sole accecante.
Non riusciva a smettere di sorridere questa
mattina, aprì l’armadio per prendere dei vestiti e fece scivolare l’asciugamano
sul pavimento. Lo sguardo le cadde sullo specchio che rifletteva l’immagine del
suo corpo scoperto e non poté fare a meno di chiedersi se era diverso, lo
sembrava a lei. La pelle più luminosa, i seni più rotondi, il fondoschiena sodo.
Ryo aveva accarezzato ogni centimetro di quel corpo e le aveva ripetuto più e
più volte quanto fosse bella e come lo stesse facendo impazzire, come l’avesse
fatto impazzire durante il tempo trascorso insieme. Si era comportato come un
assetato difronte ad una fontana, sembrava non averne mai abbastanza, non
avrebbe mai immaginato che fare l’amore con lui sarebbe stato il totale
cataclisma che aveva sperimentato, non che avesse basi su qui fare una
comparazione, ma ora capiva da dove veniva il sopranome che gli avevano
affibiato.
Con un’altra ondata di imbarazzo si affrettò a
vestirsi e ad uscire dalla camera, a parte la sua relazione con Ryo c’erano
altre cose a qui doveva badare, la spesa, vedere se c’era qualche messaggio
sulla lavagna, andare da Miki e raccontarle gli ultimi
sviluppi!
Quando scese di sotto tutto era quieto, il suo
socio doveva essere andato a controllare la lavagna da solo, pazienza lo avrebbe
rivisto al suo rientro. Ma in fondo era un pò delusa, aveva sperato che lui
fosse ansioso quanto lei di parlare alla luce del sole, non le restava altro che
farsi una tazza di té e aspettare, assaporando ancora per qualche istante i
dolci ricordi del loro amore.
Fù allora che lo vide, mentre usciva dalla cucina
con la tazza fumante in mano, un bigliettino di carta bianca,piegato in due con sopra il suo nome che
stava sopra al tavolo. Un’ondata di terrore la travolse mentre si avvicinava al
foglio.
-Non essere stupida Kaori!- si disse a voce alta,
magari Ryo le aveva lasciato un messaggio per dirle dove andava, tutto
qui.
Ma dentro lo sapeva, in fondo al cuore sospettava
già cosa fosse scritto sul biglietto, ma non voleva credere che Ryo potesse
farle una cosa simile, non dopo quello che era successo tra di loro, non dopo
che tutti i suoi sogni si erano avverati nel modo più stupendo che avesse potuto
sperare.
Lo prese e lo aprì, perse la presa sulla tazza che
le scivolò di mano frantumandosi sul pavimento.
“Mi dispiace”
Era tutto quello scritto sul biglietto, niente
spiegazioni, niente ragioni, nel suo solito stile ermetico Ryo le aveva voltato
le spalle, non sarebbe tornato ne era sicura, era andato via per sempre
lasciandola sola tra le ceneri dei suoi sogni appena andati in
fumo.
-Non te la perdonerò mai Ryo- disse alla stanza
vuota –mai!-
In lontanaza si sentì il boato di un tuono e pochi
minuti dopo una pioggia torrenziale inizio a cadere sulla città di
Tokyo.
Ryo rientrò a casa stanco morto e alle prime luci
dell’alba, aveva passato la notte ad aiutare Reika a risolvere un caso
complicato ed ora non vedeva l’ora di andarsene a letto. Ultimamente stava
lavorando come un matto, accettava quasi tutti gli incarichi, bastava solo che
lo tenessero impegnato il più possibile.
Con passo stanco salì le scale e come sempre si ritrovò davanti alla
porta di Kaori, la targa con il nome era sparita da tempo, se avesse aperto la
porta sapeva bene cosa vi avrebbe trovato, nulla. La sua socia aveva provveduto
a far sparire tutto ciò che fosse anche remotamente connesso a lei, ogni traccia
della sua presenza in quella stanza era stata accuratamente cancellata, come del
resto lo era stata in tutto l’appartamento, anche la sua tazza preferita per
bere il té era sparita, non gli aveva lasciato niente che potesse essere legato
a un qualsiasi ricordo della loro vita insieme. Come se fosse facile dimenticare
di averla conosciuta.
Quando Miki gli aveva detto che Kaori era andata a
stare da Sayuri e non sarebbe più tornata in Giappone, aveva deciso di ritornare
a vivere a casa sua, aveva avuto tutte le intenzioni di lasciarle la casa se lei
avesse voluto restarci, ma non era stato il caso, avrebbe dovuto sapere che la
sua Kaori aveva troppo orgoglio. La cosa triste era stata scoprire che aveva
deciso ti tagliare i ponti non solo con lui ma anche con tutti gli altri, e Miki
ed Eriko non l’avevano ancora perdonato, se avessero saputo la vera ragione per
cui lei era andata via non gli avrebbero più rivolto la parola, e visto che
Kaori non aveva detto nulla, neanche lui aveva dato spiegazioni a
nessuno.
Si era comportato come un cafone, non era quello
il modo di trattare nessuna donna, ma soprattutto non Kaori, a quell’epoca si
era convinto che fosse la cosa giusta da fare, se lei l’avesse detestato le
sarebbe stato più facile lasciarlo, ed aveva funzionato, fin troppo bene. Ma
anche lui aveva subito le conseguenze delle sue azioni avventate, aveva la
coscienza sporca e non gli dava pace.
Il problema era che quando si era reso pienamente
conto dell’enormita di ciò che aveva fatto e aveva raccolto abbastanza coraggio,
aveva chiamato Sayuri,la quale
l’aveva quasi assordato con tutte le rimostranze nei suoi confronti, e senza
mezzi termini gli aveva detto di andare a quel paese, poi con voce più calma
l’aveva informato che Kaori non viveva più con lei, che dopo sei mesi di
convivenza aveva accettato l’offerta di lavoro di un milionario francese ed ora
lo seguiva in giro per il mondo come sua assistente personale. No, non sapeva
dove contattarla era sempre Kaori che si faceva sentire, e comunque anche se
avesse avuto un indirizzo o un numero di telefono, col cavolo che glielo avrebbe
dato, e prima di sbattergli il telefono in faccia gli aveva intimato di stare
alla larga da Kaori visto che gli aveva fatto male a
sufficienza.
Con un sospiro rassegnato se ne andò in camera e
si gettò sul letto ad occhi chiusi. Quando dormiva era il momento peggiore,
quando tutte le sue difese erano abbassate e allora i ricordi prendevano
possesso dei suoi sogni, facendogli rivivere in continuazione la sua ultima
notte con Kaori, il suo corpo caldo stretto contro il suo, le mani che
accarezzavano la sua pelle liscia, il sorriso luminoso sul suo viso mentre la
spogliava, le braccia gli facevano quasi male tanta era la voglia di stringerla
di nuovo a se. Si addormentò sfinito in pochi minuti, andando incontro alla
solita tortura quasi con un piacere perverso, almeno il dolore della perdita di
Kaori gli faceva sentire di essere ancora vivo.
Un incessante bussare alla porta di ingresso lo
svegliò di malo modo. Con un occhio aperto diede uno sguardo alla sveglia
notando che non era neanche mezzo giorno, chi diavolo era a quell’ora! L’avrebbe
ignorato, mettendosi la testa sotto al cuscino tornò a
dormire.
Cinque minuti dopo il cuscino gli venne strappato
da sopra la testa e le tende vennero aperte senza pietà per far entrare la luce
del sole.
-Forza bell’addormentato svegliati!- lo incitò la
voce sensuale di Saeko.
-Va via!- si arrottolo a bozzolo nelle coperte e
le diede le spalle.
Per nulla scoraggiata Saeko afferrò un lembo della
coperta dandogli uno strattone secco.
Ryo fù srotolato dalle sue coltri confortevoli e
finì malamente a faccia in giù sul pavimento.
-Sai, voi donne della famiglia Nogami state
iniziando a darmi sui nervi- in non meno di tre secondi si era seduto sul letto
e a braccia incrociate guardava serio la sexy poliziotta.
-E poi il bello addormentato non si sveglia con un
bacino!- a mani giunte si avvicino a Saeko allungando le labbra in attesa di un
bacio –smack smack smack....-
Inutile dire che l’unica cosa che Ryo ricevette
quel mattino fù una sediata in faccia.
-Vestiti che ti devo parlare- senza guardarsi
indietro andò di sotto.
Saeko sorrideva mentre scendeva le scale, era raro
vedere Ryo comportarsi nel solito modo, da quando Kaori era andata via lui era
cambiato, era diventato più serio e sembrava sempre pensieroso, ricorreva ai sui
soliti trucchetti solo quando qualcuno gli faceva notare che c’era qualcosa che
non andava, tutto per non far capire che la sparizione della sua socia gli aveva
lasciato una ferita profonda che non accennava a chiudersi, chissà cosa era
successo tra quei due per spingere la sempre ottimista e paziente Kaori ad
andarsene.
Quando Ryo la raggiunse al pian terreno si sedette
il piu lontano possibile da lei sul divano.
-Che cosa c’é di tanto urgente che devi venire a
svegliarmi così presto?-
-Presto!? ma se é quasi mezzo
giorno!-
-Si ma tua sorella mi ha tenuto impegnato fin
quasi alle prima luci dell’alba- vedendo l’aspressione di lei si affretto ad
aggiungere –per un caso-
Il soppraciglio alzato di Saeko diceva chiaramente
“E chi te l’ha chiesto”, ci cascava ogni volta, da quando aveva iniziato a
giustificare la sua presenza vicino a donne bellissime tutti lo prendevano in
giro.
-Insomma che vuoi Saeko?- chiese
spazientito.
-Questo- tirò fuori l’opuscolo di un museo che
pubblicizzava una nuova mostra di usi e costumi tutta centrata sull’India che si
sarebbe innaugurata la settimana prossima –il pezzo forte dell’esibizione é una
collana di diamanti che si chiama “le lacrime della principessa”, un museo di
Bombey la manderà qui in Giappone fra cinque giorni e resterà in esposizione per
una settimana prima di ritornare nel paese d'origine-
-Ed io che c’entro?- non aveva neanche dato uno
sguardo all’opuscolo.
-Mi serve il tuo aiuto per proteggere la collana
finché rimane qui a Tokyo, le autorita indiane si faranno carico del trasporto.
Un gioiello come questo farà gola a molti ma soprattutto a qualcuno in
particolare, nell’ultimo anno una banda di ladri si é fatta strada a livello
internazionale, rubano di tutto, gioielli, opere d’arte, armi, si dilettano
nello spionaggio industriale, fanno scorribande di ogni tipo. Che sia su
commissione o per se stessi non fa alcuna differenza-
-Non li puoi arrestare non appena metteranno piede
in Giappone?-
-Il problema e che ancora non abbiamo delle
identita, sono davvero abili a mascherare le loro sembianze, ogni colpo sembra
fatto da persone diverse, ma le dinamiche sono sempre le stesse così come lo
stile dei furti. Se decidessero di mettere le mani su quella collana ne
risulterebbe un incidente internazionale!-
-Non esagerare, e pur sempre solo una collana!-
non credeva che Saeko potesse diventare così drammatica solo per assicurarsi il
suo aiuto.
-Non capisci, quella collana e come un tesoro
nazionale per l’India, si dice che sia legata alla nascita del Buddha, e quelle
siano le lacrime della madre dell’illuminato, i curatori del museo hanno dovuto
usare tutta la loro diplomazia per cercare di farsi prestare quel’antico tesoro,
e tremo al solo pensiero di cosa potrebbe accadere se venisse rubata mentre é
sotto la custodia delle autorità giapponesi, mi devi aiutare, ne ve della mia
carriera-
-Tutti questi drammatismi non ti si addicono sai-
con indifferenza si mise piu comodo sul divano e si accese una sigaretta
–comunque la mia risposta e no, ho lavorato come un disperato ho bisogno di una
pausa, fatti aiutare da Umibozu-
-Cosa!!? Ma sei impazzito! Quello ha la grazia di
un elefante in una cristalleria! Alla prima rappresaglia tirebbere fuori il suo
bazooka e incenerirebbe tutto quello che gli sta davanti!- non poteva credere
che non l’avrebbe aiutata, avrebbe dovuto ricorrere alle armi
pesanti.
-Allora chiedilo a Mick, sono sicuro che quel
gallo cedrone sarebbe felicissimo di aiutarti-
-Andiamo Ryo- gli si fece più vicino dandogli una
bella panoramica della sua generosa scollatura –lo sai che per certe cose mi
fido solo di te-
-Vieni a letto con me ora e ne possiamo riparlare-
la guardò dritto negli occhi e la vide tentennare.
In genere a quest’ora Kaori sarebbe già
intervenuta con un martello da 1000t, ma lei non c’era più e Ryo non aveva
nessuno che gli impedisse di fare quello che voleva, non aveva piu nulla da
perdere.
-Non posso credere che non mi darai una mano- dire
che fosse sorpresa era troppo poco.
-Prendere o lasciare bellezza- spense la sigaretta
e si diresse verso le scale –sai dov’é la porta non é
vero?-
La figura vesita di nero sembrava quasi invisibile contro le scure ombre
della notte, mentre si faceva scivolare svelta e sicura dal tetto di un edificio
dall’aspetto innoquo.
Ma per quanto innoquo l’edificio potesse sembrare,
dentro era protetto da un sistema di allarme che avrebbe richiesto un’alto
livello di competenza per essere neutralizzato. La figura sembrava non
curarsene, mentre con abilità disattivava i sensori di movimento posizionati
sulla finestra e tagliando il vetro fece un buco abbastanza grande per potervi
passare attraverso. La sua meta era l’ufficio che stava alla fine del corridoio
il quale era protetto da infrarossi, sensori di movimento e apparecchi
termosensibili, i suoi soci l’avevano fornita di tutto il neccessario per
spianarsi la strada e in meno di venti minuti era difronte al suo ultimo
ostacolo. Una cassafforte dell’ultima generazione.
La cassaforte non era dotata del solito sistema di
apertura a cambinazione, ma era munita di un meccanismo a tempo e due serrature
magnetiche che funzionavano con un codice a barre in possesso dei due fondatori
della compagnia. Quello che pochi sapevano era che la cassaforte fosse collegata
ad un sistema elettronico dalla quale la si poteva riprogrammare. Il mago dei
computer che aveva a disposizione e che aveva passato gli ultimi tre giorni a
cercare di craccare il sistema di sicurezza del programma, era rimasto
favorevolmente impressionato, non per molto, visto che alla fine era riuscito a
entrare, ma la prima impressione é quella che conta. Ora se il suo socio aveva
fatto tutto il necessario, i due codici a barre che aveva in tasca e la
riprogrammazione del timer avrebbero dovuto facilitarle il
compito.
Infilò le due tessere plastificate nelle
rispettive fessure e premette il pulsante di invio, nulla. Riprovò di nuovo
ancora nulla, se non funzionava per la terza volta, sapeva che sarebbe suonato
l’allarme, poi le venne un sospetto, aspetto due minuti e poi ritentò, sentì il
bip che indicava l’apertura, con un sospiro di sollievo, dal suo interno, prese
i dischetti per cui era venuta.
Con velocità tornò alla finestra dalla quale si
era introdotta nel palazzo e usando le corde che l’avevano aiutata a scendere dal
tetto, si calò fino a terra, correndo verso il boschetto poco distante e
infilandosi nella macchina che l’aspettava a fari spenti.
-Tutto apposto cherì?- sempre con le luci spente
l’uomo avviò il motore e si diresse verso la strada principale, solo allora le
accese.
-Marco l’ha fatto di nuovo!- disse la donna
togliendosi il passamontagna e i guanti e gettandoli sul sedile di dietro –non
appena torniamo a casa mi sente! Mi ha fatto prendere un
colpo!-
-Povero Marco, non credevo che dopo quello che gli
hai fatto l’ultima volta avesse il coraggio di riprovarci. Che cosa ha
combinato?- non poté fare a meno di sorridere.
-Non c’e nulla da ridere Pierre, non appena gli
metto le mani addosso rimpiangerà di essere nato! Ha sistemato il timer cinque
minuti in ritardo rispetto all’ora stabilita- rimase in silenzio per la durata
del viaggio.
Pierre fermò la macchina nel vialetto della casa
vuota che avevano scelto come base operativa, la costruzione faceva parte di
una fattoria, quindi i vicini più accessibili erano lontani almeno due
kilometri, cosa che favoriva le loro attività, che andavano meglio se tenute
nascoste, quando finalmnte qualcuno si fosse accorto che la casa non era più
vuota loro sarebbero già spariti. Le luci erano accese, segno che gli altri li
stavano aspettando.
La prima cosa che la donna chiese non appena
entrata fù di vedere Marco.
-Nella sala da pranzo- rispose Jules ridendo
–l’avevo avvisato di non farlo-
Ma lei non lo ascoltò, si diresse verso il giovane
dai capelli scuri e il colorito mediterraneo che ancora stava davanti al suo
portatile.
-Bellissima sei tornata! Mi hai portato i
dischetti?- la accolse con un sorriso dai denti
bianchissimi.
-Certo tieni...e tieni anche
questo!-
La donna tirò fuori un martello da 1000t e
spiatellò l’uomo contro il muro, gli altri abitanti della casa non mossero un
capello, erano abituati a scene del genere oramai.
-Ma mia bella Kaori che ti ho fatto?- chiese il
ragazzo con innocenza.
-C’è anche bisogno di chiederlo!- gridò indignata,
e senza degnarlo di un’altra parola tornò in cucina dove Pierre le porse una
tazza di té appena fatto, che
accetto con un sorriso serafico –grazie-
Pierre rimase un attimo ad osservarla, Kaori era
stata l’ultimo acquisto della sua banda di ladri, se banda si potevano definire
visto che erano solo in quattro. C’era lui la mente che pianificava i colpi,
Jules l’esperto di esplosivi e del combattimento corpo a corpo, Marco il mago
dei computer e dei sistemi di sicurezza e poi era arrivata lei, agile e dal
tocco leggero, era quella che si occupava delle parti più delicate dei loro
furti, era così esile che poteva entrare in spazi altrimenti impossibili per
loro.
Si era unita a loro da più di un anno ormai e gli
altri avevavo accettato la sua presenza, anche perché all’inizio l’aveva
presentata come la sua companga, quindi le rimostranze erano state tutte messe a
tacere visto che le decisioni del capo non si discutevano, che poi lui non
avesse mai messo una mano addosso a Kaori era un problema tra loro
due.
-Allora é andato tutto apposto?- volle sapere
Jules.
-Certo a parte gli scherzi balordi di Marco!-
Kaoriscoccò un’occhiataccia al
giovane che si era appena unito a loro.
-Sei troppo rigida, da un pò di tempo a questa
parte non si può più scherzare con te-
-Bambini vi prego..- cercò di riappacificare
Pierre –riportiamo l’attenzione al lavoro-
-Questo lavoro é stato troppo facile- si lamentò
Jules –non capisco perché ci occupiamo di spionaggio industriale non favorisce
nessuna opportunità di piazzare esplosivi di nessun
genere!-
-Perchè é lucrativo e a noi piacciono i soldi-
aprì la sua valigetta e ne tirò fuori una serie di foto –magari questo vi tirerà
su il morale. Rubare questa richiederà parecchia abilità e impegno, e abbiamo
pochissimo tempo per pianificare il colpo-
I tre sgranarono gli occhi difronte a ciò che era
ritratto nelle immagini.
-Quella miei cari colleghi e una collana
chiamata“Le lacrime della
principessa”, di valore inestimabile, i diamanti sono dei più puri al mondo, e
presto verrà esposta in un museo del Giappone, inutile dire che varrà la pena
tentare di rubarla-
-Perchè dici che abbiamo pochissimo tempo per
attuare il colpo?- chiese Marco.
-Perchè la collana é stata gentilmente prestata da
un museo dell’India ad uno del Giappone e rimarrà li solo per una settimana,
esattamente fra tre giorni la collana verrà trasportata dalle autorità indiane
alla sua destinazione-
-Non potremmo allora cercare di rubarla durante il
trasporto o una volta che la collana è tornata in India?- volle sapere
Jules.
-Sempre per colpa del poco tempo, per organizzare
un colpo durante il trasporto avremmo dovuto pianificare con attenzione e poi
avremmo a che fare con una doppia scorta, sia le autorità indiane che quelle
giapponesi. No, non possiamo rubarla una volta tornata in India perchè l’accesso
al pubblico per ammirare la collana é aperto solo una volta all’anno e solo per
un mese, superfluo dire che abbiamo mancato quel mese, non saremo in grado di
fare un sopralluogo. Quel gioiello viene considerato una specie di tesoro
nazionale e viene custodito gelosamente, mi sorprende che abbiano acconsentito
al prestito-
-Quindi non ci resta che andare in Giappone e
pianificare il tutto il più in fretta possibile?- gli occhi di Jules brillavano,
ogni volta che pianificavano qualcosa in poco tempo lui poteva far saltare un pò
di cose in aria.
-Quella é l’idea, partiamo per Tokyo domani sera
non appena avremmo consegnato i dischetti al nostro cliente- Pierre non poté
fare a meno di guardare Kaori, lei non aveva proferito parola, ma sapeva che
avrebbero avuto una discussione accesa non appena andati a
letto.
-Bene se permettete lasciamo le domande a domani,
é tardi ed é meglio che andiamo tutti a letto-
Il gruppo si sciolse e Kaori seguì Pierre su per
le scale e dentro la loro stanza.
-Di quello che ti pare ma io non vengo- afferrò
quello che le serviva per prepararsi ad andare a letto e si chiuse in bagno
sbattendo la porta.
Non un buon inizio ma neanche una tragedia, pensò
Pierre, nel tempo che lei era impegnata altrove si preparò il letto sul
pavimento e si tolse i vestiti restando solo in boxer.
La sua compagna tornò dieci minuti dopo e si
infilò sotto le coperte facendo finta che lui non fosse li nella
stanza.
-Piccola vigliacca, da quando eviti le
discussioni?- la prese in giro.
-Non sto evitando una discussione perchè non c’é
nulla da discutere!-
-Eccome se c’é! Cosa ti rode?- si mise comodo ai
piedi del letto, questa discussione sarebbe stata lunga.
-Nulla!- rispose
imperterrita.
-Lasciami indovinare quindi, è per lui che non
vuoi andare a Tokyo vero?- sapeva di entrare un campo minato e che avrebbe
potuto trovarsi in cenere in meno di dieci secondi ma non gli
importava.
-Non so di che cosa stai parlando- fece finta di
sprimacciare i cuscini per essere piu comoda, senza guardarlo in faccia neanche
una volta.
-Mia piccola Kaori lo sai benissimo che ti si
legge chiaro in faccia quando menti!-
-Oh, va al diavolo! Lo sai benissimo perché non ho
più rimesso piede a Tokyo neanche per lavorare con te, e ti assicuro che non ci
sarà nessuna differenza in questo caso!-
-Non posso credere che la possibilità di rubare
un gioiello così fantastico non ti alletti, anche solo per la difficoltà
presenti nell’attuare il colpo, il fatto che sia a Tokyo è solo una sfortunata
coincidenza. E poi credevo che quella storia fosse acqua sotto i ponti oramai-
-Lo é dannazione a te!- il perchè stesse iniziando
a scaldarsi era un mistero.
-Allora di cosa hai paura?- si avvicinò e le prese
il mento fra le dita costringendola a guardarlo, non le aveva visto quello
sguardo pieno di dolore sin dall’inizio della loro amicizia –fa ancora male non
e vero Kaori?-
-Si...- bisbigliò sconfitta.
Per quanto avesse provato, le ferite che Ryo le
aveva inflitto non si erano rimarginate, si teneva impegnata e cercava di non
pensarci, ma il dolore era sempre lì, e dubitava che sarebbe andato via tanto
presto. L’idea di tornare a Tokyo e di avere la possibilità di ritrovarselo
davanti non solo le faceva paura ma la terrorizzava, non era pronta a venire
faccia faccia con gli avvenimenti dell’autunno di due anni
fa.
-Lo vuoi un consiglio da amico, vieni con me a
Tokyo, aiutami a rubare quella bella collana ed esorcizza qualunque fantasma ti
stia tormentando, e poi, se vuoi, puoi mandare tutti al diavolo senza nessun
rimorso-
-Ti odio, trovi sempre un modo di trarre vantaggio
da tutte le situazioni- gli disse quasi tra le lacrime.
-Lo so- rise allegro –e poi non c’é nessun amico
che vorresti rivedere in Giappone?-
Il pensiero andò subito a Miki ed Eriko. Non si
erano piu viste da quando aveva lasciato il paese e per paura che le dessero
notizie di Ryo, anche involontariamente, preferiva non telefonare, aveva
scritto un paio di lettere tuttavia, ma senza fornire un indirizzo alla quale
potesse essere conttatata, dovevano essere oramai furiose con lei. Quindi,
nonostante non gli avesse ancora risposto, la luce che le brillò negli occhi
all’idea di riabbracciare le amiche era abbastanza.
-Allora e deciso, e niente più piagnistei-
Spense la luce e si sdraiò sul
pavimento.
-Lo sai che questo tuo ostinarti a dormire sul
pavimento o su un divano quando dividiamo la stessa camera sta iniziando ad
essere divertente-
-Lo so tesoro, e alla mia età non fa certo bene
alla schiena, ma voglio darti la tua privacy. Credo che sia il minimo
no?-
-Andiamo vieni nel letto, dormire con te sarebbe
come dormire con mia sorella- si spostò per fargli spazio.
-Sei sicura?- effettivamente il pavimento era
pieno di spifferi.
-Certo, forza, lo sappiamo entrambi che non mi
metteresti una mano addosso neanche sotto tortura-
Dopo essersi sistemato comodo Pierre si addormentò
nel giro di cinque minuti.
Kaori rimase sveglia a guardare il soffitto, una
marea di pensieri ed emozioni le si agitavano dentro come in una tempesta,
rivedere Ryo dopo tutto questo tempo, il cuore le batteva all’impazzata al solo
pensiero. Molto probabilmente lui si era dimenticato di lei, un’altra donna
nella sua lunga lista di conquiste, la loro notte insieme non doveva essere
stata altro che la soddisfazione di un bisogno fisico per lui, ed era quello che
faceva più male. Per lei era stata un’esperienza completamente diversa. Il fatto
era che Ryo non aveva conosciuto niente di diverso penso tristemente, non aveva
mai permesso a nessuno di avvicinarsi veramente a lui, tutto era un gioco, le
esperienze del suo passato gli avevano insiegnato che affezionarsi era una
perdita di tempo, ma al mondo vi erano altre persone la cui vita era stata
segnata da esperienze terribili, ma ciò non gli impediva di fidarsi del
prossimo.
Non poté fare a meno di voltarsi verso Pierre che
le russava piano al fianco, fisicamente era così simile a Ryo, capelli scuri,
occhi vellutati dallo sguardo intenso, lineamenti decisi e fisico atletico, era
per questo che ne era stata attratta fin dall’inizio. Ma caratterialmente erano
tutto l’opposto. Pierre poteva essere affascinante e aperto verso il prossimo,
il tipo di vita clandestina che conduceva non gli impediva di avvicinarsi agli
altri, eppure sapeva che la sua infanzia era stata costellata da abusi e
privazioni, e lui aveva giurato di non essere mai piu solo o indifeso, come
sapeva anche che il motivo per cui dormivano nello stesso letto era legato al
fatto che gli interessi di lui andavano in tutt’altra direzione e lei era
perfettamente al sicuro. Era davvero come avere una
sorella.
Cercò di trovare una posizione comoda e di provare
a dormire, le prossime settimane sarebbero state spossanti per lei, sperava solo
di non uscirne con il cuore a pezzi per l’ennesima volta.
Il museo era gremito, curiosi, turisti e accademici erano
accorsi per osservare questo raro tesoro che sarebbe rimasto in esposizione per
così poco tempo.
Tanta era l’eccitazione che pochi facevano caso
alle guardie armate appostate quasi in ogni angolo e alle massime misure di
sicurezza in vigore per proteggere la collana, anche se in tanti si erano
lamentati del fatto che non si potessero fare delle fotografie e che si potesse
vedere la collana da una distanza non inferiore ai due
metri.
Una coppia di turisti dall’apparenza comune, era
ferma ai margini della folla riunita intorno alla teca che conteneva il gioiello,
sembravano piu interessati al resto dell’esposizione che non al suo pezzo forte,
ma in realtà stavano prendendo nota di tutto ciò che li circondava, le uscite,
il numero delle guardie e come erano armate, la posizione delle telecamere e la
presenza o meno di prese d’aria nel soffitto o sul
pavimento.
L’uomo e la donna dovevano essere sulla cinquantina,
e da come si comportavano sembravano essere nel bel mezzo di una seconda
luna di miele, stavano vicini e si tenevano a braccetto, nesuno sapeva che
nel fiore che decorava il cappello della signora era piazzata una piccolissima telecamera, che
al momento stava trasmettendo immagini al furgone parcheggiato a pochi isolati da li, e
che il suo compagno stava valutanto tutte le possibili vie di fuga caso mai
fosse scattato l’allarme in un momento poco opportuno.
-Cosa ne dici se andiamo a visitare il resto del
museo?- chiese l’uomo.
-Perché no tesoro- sorrise lei.
Con passo lento dovuto all’età i due si diressero
verso la sezione dove erano esposti dipinti e sculture delle varie epoche
giapponesi, fecero delle foto dove consentito e prima di andarsene si fermarono
nei bagni pubblici. Tutto rientrava nella perfetta
normalità.
Mentre uscivano la coppia vide arrivare una
macchina della polizia che si fermò a pochi metri da loro, dalla quale scese
l’ispettore di polizia incaricato della sicurezza del museo, e quello che
sembrava essere il suo aiutante, anche se le stava un pò troppo
appiccicato.
Kaori doveva aspettarsi
che un incarico del genere sarebbe stato affidato a Saeko, ma non si sarebbe aspettata
il coinvolgimento di Mick, quello complicava un pò le cose, non c’era da
sottovalutarlo, era uno sweeper di rispetto, pervertito, ma sempre uno
sweeper.
-Questo complica un pò le cose- bisbigliò
guardando la porta dove Mick e Saeko erano scomparsi.
-Di che cosa stai parlando?- aveva notato la sua
reazione nei confronti delle due persone scese dalla
macchina.
-Andiamo in macchina e te lo spiego, non é saggio
parlare qui, potremmo attirare l’attenzione-
Una volta in macchina, si liberarono del loro
travestimento, parrucche, denti finti e trucco, Kaori si mise al volante e
sfrecciò sicura attraverso il traffico cittadino diretta verso l’albergo dove
alloggiavano.
-La donna scesa della macchina é Saeko Nogami, un ispettore di
polizia, ho avuto occasione di lavorare con lei in passato e ti assicuro che
é un osso duro- iniziò preoccupata.
-Interessante, e l’uomo che stava con
lei?-
-Mick Angel, sweeper molto abile, da non
sottovalutare assolutamente. Sei sicuro che non ci vuoi ripensare? Se quei due
decidono di starci alle costole ti posso assicurare che non molleranno fino alla
fine-
-Sempre più interessante, lo sai come mi piace
affrontare sfide impossibili- le ricordò con un’alzata di
sopracciglia.
-Lo so ed e questo che mi preoccupa- lo guardò
seria –non hai sentito una parola di quello che ho detto vero? Il tuo cervellino
sta solo pensando a quale piacere proverai se riuscirai a farla nel sacco a due
persone talmente formidabili-
-Tesoro sono assolutamente indignato!- che lei
avesse colto così nel centro lo faceva rabbrividire –non ti preoccupare, ho già
una mezza idea sulla strategia da adottare-
-Forse e meglio che non prenda parte al colpo
direttamente e che rimanga dietro le quinte, se Mick si accorge che sono tornata
si scatenerà il putiferio, e ti posso assicurare che tutto il tuo lavoro di
copertura si scioglierà come neve al sole-
-Vedremo, se si può fare a meno puoi rimanere dove
vuoi, ma ti avviso di non sottovalutare le mie risorse, lo sai che anche io sono
un avversario formidabile quando mi ci metto!- era un pò offeso dalla mancanza
di fede.
Nel frattempo erano arrivati
nel garage dell’albergo di lusso dove avevano prenotato una suit, visto
che c’erano potevano anche pernottare in stile. Jules e Marco non erano stati
dello stesso parere visto che a loro non era toccata la stessa fortuna, ma se il
colpo andava a segno tutti si sarebbero meritati una vacanza in un paradiso a
scelta.
La notte era scesa sulla città, i due occupanti
della suit si stavano rilassando seduti sul divano e guardanto i vari
telegiornali che parlavano del museo che al momento stava esponendo uno dei
tesori piu rari al mondo e tutta l’attenzione era puntata sulla collana, Kaori
aveva un brutto presentimento su tutta la faccenda, mentre a Pierre brillavano
gli occhi, non per il valore del gioiello ma per l’astuzia e l’abilità che ci
sarebbe voluta nell’approppriarsene.
Un leggero bussare alla porta li fece quasi
trasalire.
-Vado io-
Pierre si avvicino alla porta ma non
l’aprì.
-Si-
-Servizio in camera signore- rispose la voce
dell’altra parte.
Aprendo la porta si fece da parte per far entrare
il cameriere con il carrello che si fermò vicino al
divano.
-Ehi bellissima! Avuto una bella giornata?- chiese
il moro sorridente.
-Come al solito Marco, hai il
necessario?-
-Si, ho qui il portatile per scaricare le foto
digitali che avete fatto e il video delle vostre riprese, Jules dovrebbe essere
qui a momenti con il proiettore- si tolse il cappellino e la giacca
dell’uniforme e li gettò sul divano vicino a Kaori.
-Avete avuto difficoltà a procurarvi la piantina
del museo e del sistema di sicurezza?- gli chiese Pierre.
-No nessuna, é stato fantastico! Siamo andati
da questo tizio di cui ci aveva parlato Kaori, gli abbiamo spiegato cosa ci
serviva e alla fine gli abbiamo detto che eravamo amici di City Hunter, allora è
quasi sbiancato e in un paio d’ore ci ha consegnato quello che volevamo- guardò
Kaori con reverenza –chi è questo City Hunter Kaori? Se tutti lo temono così voglio
conoscerlo!-
-Meglio di no Marco, gli uomini non sono il suo
forte, e ti assicuro che non ha bisogno di sostenitori fedeli- già meglio
evitarlo per il momento, era sicura che si sarebbero incontrati anche troppo
presto.
-Mi auguro che tu sappia quello che fai, e che non
stia semplicemente giocando con il fuoco- l’avvisò Pierre.
Un’altra serie di colpi alla porta le evitarono di
rispondere. Jules era arrivato, travestito da inserviente con il grosso carrello
per il trasporto della biancheria sporca.
-Signori si inizi lo spettacolo- annunciò Pierre
mettendosi comodo.
Tutti seguirono il suo esempio, mentre Marco
preparava il proiettore e scaricava le foto dalla macchina fotografica
digitale.
-Questa è l’area dove è situata la
teca, hanno creato una apposito spazio circondato da tre pareti e controllato
da quattro telecamere, con l’aggiunta di due guardie armate ai due lati
lasciati aperti, più altre sparse per tutto il perimetro della mostra. Ho notato
una presa d’aria sul soffito ed anche se non è precisamente sopra la teca penso che
possiamo usarla. Jules?-
-Ho avuto la possibilità si studiare la
piantina del sistema di aereazione e penso sia fattibile, c’è abbastanza spazio
per strisciarci dentro, ma dubito che qualcuno di noi possa passare di li e
calarsi al di fuori, è un quadratino di 40x40- tutti gli sguardi si puntarono su Kaori
che non mosse un capello.
-Va bene ho capito! Andate avanti- sbottò alla
fine.
-Marco il sistema di
sicurezza-
-Il nostro piccolo tesoro é protetto da una serie
si infrarossi sistemati a cerchio attorno al piedistallo che si spostano verso
destra e verso sinistra ad intermittenza, lo spazio tra un raggio e l’altro e di
5cm, se ti tieni in ritmo con gli spostamenti dovremmo essere in grado di forare
il vetro e prendere la collana. Ma non e finita qui, il pavimento e ricoperto di
sensori di pressione, una volta attivati un peso superiore ai 50g fa scattare
tutto il sistema, e qui viene la parte piu noiosa, se il sistema di allarme
della teca scatta, il piedistallo di apre facendo scivolare al suo interno tutto
quello che c’è sopra, e quel marmo e spesso 10cm, inutile dire che a quel punto
ciao ciao collanina-
-Per poter attuare tutti i nostri piani dobbiamo
dividerci, un gruppo alla collana e l’altro gruppo avrà il compito di creare un
diversivo- vedendo il sorriso estasiato di Jules quasi gli dispiaceva infrangere
le sue speranze –il nostro diversivo è questo-
Un’altra foto era apparsa sul muro, era un tipo di
katana.
-Questa spada apparteneva ad una delle famiglie
samurai piu antiche della storia, di grande valore, questo fungerà da
diversivo-
-Vuoi rubare anche quella in una notte?- chiese
Kaori allibita.
-No mia cara, noi faremo finata di rubare la
spada, il compito di Marco e Jules sarà di arrivare alla spada senza essere
visti e poi far scattare l’allarme, la maggior parte delle guardie correrà a
vedere che succede e noi avremo tempo di occuparci della collana, la spada si
trova nell’ala subito dopo l’esposizione indiana, ci vogliono almeno dieci
minuti per correre da un posto all’altro, e se la fortuna ci assiste molte delle
guardie si getteranno all’inseguimento dei nostri due amici qui. Dopo di che il
solito, si scappa e ci si incontra al posto stabilito-
-Fai sembrare tutto cosi semplice,- gli disse
stizzita -da dove entriamo?-
-Dal tetto, e una lunga strada in discesa ma
dovremo farcela, nel frattempo ci terremo in contatto con le ricetrasmittenti ma
solo lo stretto necessario, se qualcosa va storto si taglia la corda il più in
fretta possibile-
-Quando dovremo entrare in
azione?-
-Oggi é giovedì e la collana dovrebbe ritornare in
patria lunedì mattina, perciò opterei per sabato notte-
La notte era buia, neanche la luna riusciva a far
brillare i suoi flebili raggi attraverso la densa oscurità, le uniche luci erano
quelle artificiali della città mezza addormentata, notte ideale per
aggirarsi nelle strade senza essere visti.
Due deltaplani solcavano leggeri il cielo scuro
senza essere visti, era il migliore per loro, nessuno li avrebbe visti atterrare
silenziosamente sul tetto del museo.
I quattro ladri sciolsero in fretta le
imbragature di sicurezza e con la stessa efficenza controllarono l’attrezzatura per
l’ultima volta. Si separarono con un semplice cenno del capo e si avviarono verso la
loro destinazione, la regola era di parlare il minimo indispensabile e comunicare a
gesti.
Pierre e Kaori si infilarono nel grosso tubo di
metallo che aspirava l’aria che veniva poi immessa nel sistema e il piu
velocemente possibile strisciarono per condotti fino ad arrivare all’apertura
che stava vicino alla teca.
Pierre tirò fuori le corde da alpinismo, oramai
erano diventate fedeli alleate per la maggior parte dei suoi colpi, e sempre in
silenzio inizio a legare una serie di nodi attorno a Kaori, per evitare i
sensori di pressione sul pavimento lei avrebbe dovuto lavorare sospesa a
mezz’aria ben lontana dal pavimento.
Scatto l’allarme, segno che Marco e Jules avevano
assolto al loro compito, ora toccava a loro.
Pierre le aprì la grata, e lei si sporse il tanto
necessario da tramortire le due guardie rimaste con una pistola a tranquillanti,
con velocità le scambiò per altre due caricate a vernice, con le quali offuscò
la lente delle telecamere, le guardie sarebbero state tutte impegnate ad
accertarsi su cosa avesse fatto scattare l’allarme, e se erano svelti avrebbero
potuto farcela.
Si infilò gli occhiali per gli infrarossi e lasciò
che l’amico la calasse vicino alla teca, era piu lontana di quanto avesse
creduto, avrebbe dovuto usare un’estensione, cosa non facile visto che stava già
penzolando dal soffitto.
Attaccò l’estensione alla piccola ventosa munita
di laser che avrebbe dovuto tagliare il vetro e consentirle accesso alla
collana.
Osservò con attenzione i sottili raggi rossi che
si spostavano e iniziò a contare, e senza perdere il ritmo si mise
all’opera cercando di non badare ai rumori e alle grida che la circondavano, se
li scoprivano era la galera sicura e neanche Saeko avrebbe potuto fare
qualcosa.
Era quasi fatta, il cerchio era quasi tagliato,
con delicatezza Kaori lo posò sul bordo sottile presente tra piedistallo e teca
e cambiò la ventosa con delle pinze, iniziando a contare ed oscillare in ritmo
con gli spostamenti degli infrarossi riuscì ad afferrare la collana e farla
passare attraverso il buco. Vittoria!
Ma oramai le guardie si erano accorte di cosa
stava accadendo e le poteva sentire affrettarsi nella loro direzione,
Pierre riuscì a issarla nella ventola poco prima che i proiettili iniziassero a
volare.
Non potevano tornare sul tetto, troppo difficile e
la salita sarebbe stata piu lunga della discesa, dovevano continuare ad andare
verso il basso.
Decisero di separarsi, il piano era di uscire da
una da uno dei due sbocchi per l’aria con le grandi ventole, Pierre avrebbe
preso la collana e si sarebbe diretto verso quella che stava a sud dell’edificio
e Kaori sarebbe uscita da quella a est, si sarebbero rincontrati sulla strada
per fuggire insieme con la moto che avevano nascosto da quelle
parti.
Kaori arrivò a destinazione senza problemi, la
grande ventola stava girando a pieno regime. Con il piccolo laser usato per
vetro la danneggiò in modo che si fermasse e che lei potesse passare tra una
pala e l’altra, con lo stesso metodo si aprì un varco nella spessa grata di
metallo che la proteggeva dall’esterno.
Era riuscita a cavarsela finora, ma non appena fù
fuori, sentì alle sue spalle il click di un grilletto.
-Girati e non muoverti, non mi é stato detto di prenderti vivo- la informò una profonda
voce maschile.
Mio Dio! Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con
Mick, per fortuna aveva addosso il passamontagna o gli sarebbe preso un
colpo.
In quel momento la luna fece capolino
tra le nuvole illuminando brevemente le forme di Kaori avvolte in una
aderente completo blu notte.
-Una donna!- esclamò sorpreso
Mick.
L’attimo di esitazione fornì a Kaori il vantaggio
necessario per estrarre uno dei coltelli che portava nello stivale e cercare di
disarmarlo, non ci riuscì, ma poté avvicinarsi per sferrargli un paio di calci e
cercare di metterlo ko, stava contando sul fatto che Mick sarebbe stato restio a
spararle a meno che non ne fosse stato costretto, non gli piaceva ferire le
donne.
Jules le aveva insegnato a lottare con i
coltelli e a sfruttare la forza dell’aversario per avvantaggiarsi, ovviamente non
aveva avuto a che fare con tipi come lui, doveva finire al piu presto quel
confronto, altrimenti non se la sarebbe cavata.
Mick non poteva credere che questa ragazza dalle
curve mozzafiato potesse essere una ladra, e per di più lui era costretto a
consegnarla alle autorita, mmmmm.....gli stava venendo un’idea (il maniaco in
lui stava già facendo i salti di gioia! Nda londonlilyt), ma prima doveva
accertarsi di una cosa.
Kaori era pronta a sferrargli un calcio violento
che avrebbe dovuto porre fine alla scontro quando...si ritrovò la faccia di Mick
schiacciata contro il fondoschiena!
-Che bel sederino morbido!- squittì deliziato.
Non ci vide più, in un riflesso condizionato tirò
fuori il matello da 1000t e spiattellò Mick contro il muro.
Maledizione! Non poteva credere di aver fatto una
cosa del genere, a questo punto l’aveva riconosciuta di certo.
Una moto arrivò di corsa fermandolesi accanto con
un gran stridio di freni.
-Salta su dannazione!- non se lo fece ripetere, e i due
spariroro in una nuvola di polvere.
Mick si era ripreso velocemente dal colpo, oramai
ci era abituato, ma era sconvolto, non poteva essere, eppure il martello ne era
la prova, solo lei poteva brandirli così bene.
Saeko gli era arrivata al fianco, pronta a sparare
a ripetizione contro la coppia che si stava allontanando a gran
velocità.
-Saeko no!- le afferò il polso per deviare la
traiattoria dei proiettili.
-Ma sei impazzito! Li hai fatti scappare buono a
nulla!- vedendo al sua espressione capì male e rincarò la dose –fai bene ad
essere sconvolto! Questa faccenda richiederà la nostra testa su un piatto
d’argento!-
-Era Kaori- disse senza
guardarla.
-Cosa? Ti sei ammattito tutto d’un colpo?- due
auto le sfrecciarono vicine ma non ci badò, oramai non li avrebbero
presi.
-Era Kaori ti dico! La ladra che stava cercando di
suonarmele era Kaori!-
Dirlo a voce alta lo faceva sembrare terribilmente
reale.
-Non dire assurdità, Kaori non....ne sei sicuro?-
a Ryo sarebbe pigliato un’accidente quando gli avrebbero
parlato.
-Si- le fece vedere il martello che aveva lasciato
dietro –ne conosci altre che usano niente del genere?-
-Santo cielo ora che faccio?- ora si che era nella
m***a fino al collo!
-Riesci a tenere a bada il ciclone fino a che non
ho parlato con Ryo?-
-Ci proverò, non mi resta altro da fare, non posso
mettere in galera Kaori!-
Decisero di dividersi, meno si vedeva Mick nei
paraggi meglio era, ma un pensiero continuava a frullare in testa ad entrambi:
cosa aveva mai combinato Ryo per costringerla a un cambiamento di carriera cosi
drastico?
La moto sfrecciava veloce nell’ormai rado traffico
cittadino, erano riusciti e seminare le pattuglie grazie a Kaori e alla sua
conoscenza di strade e vicoli. Si feramarono ad un semaforo, e la ragazza svelta
gettò il sacchetto di velluto che stava dentro una delle tasche di Pierre nella
macchina che gli si era fermata accanto, non appena il semaforo divenne verde la
moto partì con una sgommata senza uno sguardo alla
vettura.
Quando Kaori arrivò in albergo era fuori di se per
il panico, Mick l’aveva di certo riconosciuta, come se l’avesse vista
direttamente in faccia, sarebbe andato da Ryo e lui poi sarebbe venuto di certo
a cercarla, se non altro per ordinarle di smettere di fare la ladra o di usare
il suo nome per ottenere favori dalla piccola criminalità.
Pierre si lasciò cadere su una delle poltrone
sghignazzando, era molto contento del risultato della serata, si erano
appropriati di uno dei gioielli più preziosi al mondo, facendola nel sacco alle
forze dell’ordine e agli amici “formidabili” di Kaori, la vita non poteva essere
più dolce. Solo dopo parecchio si accorse che la sua socia stava passeggiando
frenetica avanti e indietro davanti alla finestra.
-Che ti prende?- chiese
perplesso.
-Che mi prende!?- non poteva essere cosi ottuso
–mi prende che sono stata riconosciuta ecco cosa mi prende!-
-Mmmmm...pensi che la tua amica poliziotta ti
denuncerà?-
-Saeko? Non credo, non dopo tutti i casi che l’ho
aiutata a risolvere- non direttamente ma era sempre stata
d’aiuto.
-E il tuo sweeper?- chiese
ancora.
-Mick? Si taglierebbe una mano prima di farmi del
male!-
-E allora? Di che cosa ti
preoccupi?-
-Di che cosa mi preoccupo!-
gridò.
-Già di che cosa ti preoccupi?- rispose
calmo.
-Mi preoccupo
di...di...di....-
Già di cosa si preoccupava? Mick e Saeko non
avrebbero aperto bocca, avrebbero cercato di risolvere la faccenda per vie
traverse, ma avrebbero coinvolto Ryo ad ogni passo, se non adirittura scaricare
l’intera faccenda su di lui, visto che tutti erano convinti che Kaori fosse una
sua responsabilità.
Quello di cui era preoccupata, era il ritrovarsi
faccia a faccia con Ryo, era come se questi due anni non fossero mai passati, il
dolore era sempre quello, il fatto che provasse ancora dei sentimenti forti per
lui complicava notevolmente le cose, ed ora era cosi presa dal panico che non
riusciva a formulare nessuna strategia che la togliesse dai guai.
Maledizione!
Lo squillo del telefono li fece trasalire
entrambi, poteva essere solo una persona, e quello significava guai. Pierre
decise di rispondere.
-Si-
Non disse niente altro, rimase ad ascoltare con
attenzione quello che l’altra voce diceva, la luce cupa del suo sguardo non
prometteva nulla di buono.
-Sei sicuro?-
Ancora un lungo silenzio da parte
sua.
Mise giù la cornetta, e con un moto d’ira afferrò
il telefono e lo scaventò dall’altra parte della stanza.
-Dannazione!- diende un calcio al tavolino
dove era stato il telefono fino a due minuti prima facendolo volare
–dannazione e maledizione!-
Era furibondo, Kaori non l’aveva mai visto così,
quasi le faceva paura.
-Cosa è successo?- chiese quasi
bisbigliando.
-É un falso!- gridò –uno stramaledetto
falso!-
-Abbassa la voce. Stai parlando della collana?-
non riusciva a capacitarsi, doveva esserci uno sbaglio.
-Si sto parlando della fottuttissima collana!- a
quel punto iniziò con una tirata in francese che Kaori fù solo grata di non
capire.
-Era Marco quello al telefono non è
vero?-
-Era lui, mi ha detto che Jules sospettava che i
diamanti non fossero veri, così ha fatto alcuni test con le sue attrezzature,
ed è venuto fuori che il nostro tesoro è un falso di prima
qualità!-
-Come é possibile? Tu stesso hai visto la collana
al museo quando abbiamo fatto il sopralluogo, e se qualcuno può riconoscere un
falso a prima vista sei tu, che cosa é successo?-
-Non ci resta che aspettare domattina e vedere
cosa dicono i giornali- tirò un’altro calcio al tavolino già rovesciato per
terra –non ci posso credere! Tutto quel lavoro per nulla!-
In silenzio si prepararono per andare a letto, non
gli restava altro da fare che aspettare il mattino sucessivo e di aver parlato
con Jules e Marco, non c’era nulla che potessero fare ora.
Il mattino dopo ebbero la loro risposta.
La notizia del furto ben riuscito era su tutti i
telegiornali, così come quella della brillante strategia adottata dalla polizia
per proteggere la collana. Ogni sera dopo la chiusura i curatori, all’insaputa
di tutti tranne che di pochi eletti, sostituivano il gioiello con un
falso preparato ad arte prima dell’arrivo in Giappone. E felici di essere
riusciti a mettere nel sacco dei ladri così astuti, le forze dell’ordine avevao
incitato il museo ad anticipare la partenza della collana e di farla tornare
immediatamente nel suo paese di origine.
Pierre e Kaori erano senza parole, nel trambusto
non si erano accorti che alla fine si erano messi in tasca un falso, e tutti li
avevano insieguiti con tanta passione che non avevano avuto il minimo sospetto,
ed ora si ritrovavano a mani vuote.
-Che cosa facciamo ora?- volle sapere
Kaori.
-Non lo so. Quando nell’ambiente si verrà a sapere
di questo fiasco ci rideranno tutti dietro e passerà un bel pò di tempo prima
che qualcuno ci commissioni anche solo il furto di
caramelle!-
-Vado a fare le valigie!- decisa andò in camera da
letto.
-Che cosa?- lui l'aveva seguita –starai scherzando
mi auguro?-
-Neanche un pò!- tirò fuori la valigia da
dentro il guardaroba e iniziò a riempirla a casaccio.
-Kaori fermati...- ma lei continuava imperterrita
–Kaori basta!-
Visto che non lo ascoltava, la afferrò per i polsi
e la costrinse a guardarlo.
-Non stiamo andando da nessuna parte, non per
il momento almeno-
-Come?- esclamò –ma sei impazzito! Ci piomberanno
addosso come avvoltoi, ci chiuderanno in galera e butteranno via la chiave! Come
fai non essere preoccupato?-
-Con quali prove? Hanno riconosciuto solo te e mi
hai già confermato che i tuoi amici non apriranno bocca, non hanno prove contro
di me e non sanno neanche dell’esistenza di Jules e Marco-
-Ma...- ma non la lasciò
finire.
-E poi non avevi delle amiche da salutare e conti
da saldare?-
-Non mettermi in mezzo non e per me che vuoi
rimanere a Tokyo!- con uno strattone si liberò le mani e si allontanò da lui di
qualche passo –e il tuo orgoglio ferito che vuole rimanere
qui-
-Forse, ma ciò non toglie che e la tua
vigliaccheria che ti sta facendo scappare da qui a gambe levate-
-Non è vero!- lui le rivolse il suo peggior
sguardo di biasimo, funzionava sempre.
-Ti detesto!- gli volto le spalle e si chiuse in
bagno, solo per sentirlo ridere dall’altro lato della
porta.
-Perché invece non ti vesti, vai di sotto al
salone di ballezza che mi sembra di aver intravisto dall’ingresso, ti fai fare
la manicure e un taglio di capelli; poi prendi la limousine e fai una
apparizzione drammatica al caffè della tua amica, dimostrando a tutti che sei
ancora tutta d’un pezzo anche se non è vero. Mentre io nel frattempo vado a
parlare con Jules e Marco-
Mick entrò con passo deciso al Cat’s eye, sperando
di trovarci Ryo, ma sapendo che, non essendo neanche le due, lui doveva trovarsi
ancora a letto, il debosciato! (Senti chi parla!Nda londonlilyt).
Ma invece lo trovò al bancone che sorseggiava
caffè e rideva a qualcosa che Miki gli aveva appena detto, il locale era quasi
vuoto come sempre, Miki doveva fare qualcosa per il marito, la sua presenza li
avrebbe scoraggiato anche il più temerario degli
avventori.
-Salve Mick!- lo salutò allegra Miki –abbiamo
visto il telegiornale, la tua idea di sostituire la collana con una falsa è
stata brillante! Congratulazioni per il lavoro ben fatto-
-Grazie Miki, mi offri un caffè per celebrare?- si
sedette nello sgabello vicino a Ryo, nessuno aveva ancora notato che non aveva
cercato di saltare addosso alla barista –salve Ryo come mai in piedi così
presto?-
-Avevo un appuntamento con un cliente- disse
distratto, cercando di accarezzare il fondoschiena di Miki mentre lei era
distratta a preparare il caffè.
Ma non aveva fatto i conti con Umi, che lo tramortì
con il manico dello scopettone che stava usando per
pulire.
-A cuccia!- gli ordinò secco.
Mick accettò la tazza con un sorriso e iniziò a
sorseggiare la bevanda calda e profumat,. indeciso su come iniziare
il discorso che si era preparato.
-Lo sai Ryo- cominciò in tono casuale –che non hai
mai detto a nessuno, cosa in definitiva è accaduto tra te e Kaori? Insomma il
motivo per la quale se ne andata-
-Cosa!?- il suo di caffè era andato nella
direzione sbagliata e si era quasi strozzato –che diavolo t’importa! E poi
perché mi fai questa domanda proprio ora?-
-Nulla di particolare, sai per caso che cosa faccia ora?-
il tono era sempre casuale ma gli occhi
brillavano attenti.
-Io e Kaori non ci sentiamo da quando lei ha
lasciato il Giappone, non ho la più pallida idea di cosa
combini-
-Vedi se riesci a spiegami questo allora!- tirò
fuori il martello che Kaori aveva usato la sera prima e spiattellò Ryo contro il
muro, certo a lei veniva meglio, ma Mick era furioso
abbastanza.
-Ma che vi prende a tutti oggi!- in meno di tre
secondi tornò a sedersi sullo sgabello –accidenti, credevo che quegli affari
fossero in dotazione solo a quella manesca di Kaori!-
-Lo sono- rispose freddo Mick –quello mi è
stato lanciato contro mentre cercavo di dare la caccia ai ladri che avevano
rubato la collana falsa, immagina la mia sorpresa!-
-Mick non starai pensando...?- chiese pallida
Miki.
-Invece si- guardò ancora Ryo che non aveva
battuto ciglio –ti ripeto, che cosa hai fatto a Kaori?-
-Cosa ti fa pensare che io le abbia fatto
qualcosa? Non potrebbe essere il contrario?- chiese a
disagio.
L’espressione dei tre diceva chiaramente “A chi la
vuoi dare a bere!”.
-Che cosa hai combinato questa volta? Deve essere qualcosa di serio per
costringerla ad un così drastico cambio di abitudini!- inveì, sempre più arrabbiato.
-Non sono affari tuoi! É tra me e Kaori!- rispose
duro.
-Diventano affari miei quando per poco non le ho
sparato ieri sera!-
Erano naso a naso e le loro grida avevano fatto
scappare i pochi clienti.
-Buoni bambini-
Umi li aveva fatti afferrati per il colletto delle
rispettive giacche e fatti risedere al loro posto.
-Sei sicuro che fosse lei?- chiese Umi in tono
calmo.
-Al 100%! Credi che non sappia riconoscere le
forme morbide della mia Kaori se ci metto le mani
addosso!-
-Hai messo le mani addosso a Kaori!- gli disse Ryo
scaldandosi nuovamente. (interessante era piu preoccupato dei palpeggiamenti che
non del fatto che Kaori fosse diventata una ladra. Nda
londonlilyt).
-Tu hai combinato questo casino, tu lo risolvi
Ryo!- gli intimò Umi.
-IO! Che centro io! Non è colpa mia se quella
stupida di Kaori si è data al crimine!- rispose petulante,
ma con il cuore stretto dalla preoccupazione.
-É tutta colpa tua invece! Vedi di riportare Kaori
sulla retta via!-
Detto questo lo afferrò per il bavero e lo
scaraventò fuori dalla porta.
Quel pomeriggio i clienti del Cat’s eye ebbero
un'enorme sorpresa, una lunga limousine nera con i vetri scuri si era appena
fermata davanti al locale.
Miki e Umi furono ancora più sorpresi nel
vedere l’autista in livrea che apriva lo sportello per consentire ad Eriko
di scendere dalla macchina, ma quello che li lasciò senza parole fu vedere
la ragazza che sorridendo la seguì, era Kaori.
Quasi non la si ricosceva, non aveva una ciocca di
capelli fuori posto, il completo che indossava, maglietta color pesca dall’ampio
colletto bianco con la scollatura a V e morbidi pantaloni sempre bianchi, era semplice
ma di alta qualità, i sandali aperti coordianti all’abbigliamento e dal tacco
alto, le unghie e il trucco appena fatti. La ragazza sempre in disordine e che era
solita indossare jeans e magliette di cotone era completamente sparita, quando entrò nel
locale nessuno si mosse.
-Oh andiamo! Che razza di accoglienza è
questa! Manco per due anni e voi vi dimenticate già di me!- disse offesa, forse
aveva sbagliato a venire.
Miki ripresasi dallo choc saltò agilmente oltre il
bancone e l’abbracciò con le lacrime agli occhi.
-Che razza di comportamento è il tuo! Sparisci per
due anni e ti degni di mandarmi solo un paio di letterine striminzite!- la
rimproverò.
-Mi spiace ma sono stata impegnata- si scusò
ricambiando l’abbraccio.
-Gia immagino...- le lanciò un’occhiata
significativa.
Così sapevano penso lei, Mick doveva essere
accorso il più in fretta possibile per spargere la notizia e fare un resoconto
dettagliato della notte precedente, ma come diceva sempre Pierre “se ti beccano
con le mani nel sacco nega tutto, anche l’evidenza dei fatti”, e così avrebbe
fatto lei nell’eventualità di un attacco frontale.
-Ciao Umi!- saltò al collo del gigante e gli diede
un bacio sulla guancia.
-Salve Kaori- inutile dire che era diventato di
una tonalità di rosso ancora sconosciuta all’uomo.
-Miki di chi diavolo è
quella...Kaori!- sgranò gli occhi alla vista della ragazza.
Mick fece un balzo dalla porta pronto a tuffarsi
nella profonda scollatura di lei, se non fosse che la faccia gli si appiattì
contro una delle sempre a portata di mano padelle di Umi, che Kaori aveva
afferrato al volo, infatti si era subito resa conto dell’occhio languido e del
filino di bava, chiari segni che il pervertito stava per entrare in
azione.
-Ben toranta Kaori- le disse da dietro la
padella.
-Anche tu mi sei mancato Mick- rispose con un sorriso e il tono
quasi di scusa.
Tutti scoppiarono a ridere, ma le risate si
affievolirono quando sentirono suonare il campanello della
porta.
Kaori sapeva chi era ancora prima di voltarsi,
sentiva la sua presenza attraverso ogni poro della pelle, non era cambiato
nulla, la sua vicinanza riusciva ancora a scombussolarla, con il cuore che
batteva all’impazzata si girò verso l’entrata e lo guardò dritto negli
occhi.
Non sei più la Kaori di due anni fa, cercò di
convincersi, lui non ha più il potere di ferirti.
-Ryo- lo salutò fredda.
-Kaori- rispose nello stesso
tono.
-Vedo che la tua nuova vita ti si addice- commentò
sarcastico prendendo nota del suo abbigliamento d’alta
moda.
-Non ne hai la minima idea- disse squadrandolo
dalla testa ai piedi –tu invece mi sembri più trasandato del solito, appena
alzato dal letto?-
-Si da il caso che abbia un appuntamento con un
cliente- mentì -alcuni di noi devono fare un lavoro onesto per guadagnarsi da
vivere- (onesto non ti pare una parola troppo forte per descrivere il lavoro che
fai Ryo? o_0 Nda londonlilyt).
-Non riconosceresti l’onestà neanche se c’è
l’avessi sotto il naso!- lo insultò.
-Almeno io non vado a rubare come altri di mia
conoscenza!-
Tutti restarono con il fiato sospeso aspettando la
risposta di Kaori, nessuno aveva avuto il coraggio di confrontarla, come si dice
alla tua più cara amica di smettere di fare la ladra?
-No, tu ti limiti a prendere cose che non si
possono più restituire, non è vero Ryo?- rispose con amarezza, le sembrò di
vedere un lampo passare nello sguardo di lui, qualcosa che assomigliava molto al
rimpianto, ma si disse che non era possibile, non con Ryo.
-Ti posso assicurare che è stato uno sbaglio
che non si ripeterà- ma come vennero fuori, volle subito rimangiarsi quelle
parole terribili.
Kaori si era sbagliata, aveva ancora il potere di
ferirla, credere che per lui era sta una tra tante era una cosa, sentirselo dire
in faccia era tutta un’altra esperienza.
Il gruppetto di amici che gli stava attorno
osservava in silenzio la scambio di battute al vetriolo, la tensione tra quei
due si poteva tagliare con il coltello, e nessuno di loro ne sapeva la ragione,
fu Eriko che ingenuamente fece scoppiare la bomba bisbigliando a Miki “ma che
succede tra quei due?”, ma non era poi tanto bisbiglio visto che Kaori la
sentì.
-Come non glielo hai detto?- si finse stupita, ed
era pronta a ripagarlo con la stessa moneta -Mi stupisce che uno come te non sia
andato in giro a raccontare i dettagli delle sue
conquiste!-
-Pensavo fossero affari nostri- disse in tono
piatto.
-Non è che dopo tutto di vergogni?- poteva
quasi sentire il cuore che si frantumava nuovamente in mille pezzi -Il grande
Ryo Saeba, quando si tratta di prendersi una proiettile in mezzo alla
fronte è in prima linea, ma quando si tratta di relazione interpersonali
non c’è essere umano più codardo!-
-Kaori...- la chiamò piano Miki, che iniziava ad avere un quadro generale della
situazione.
-Lo sai Miki perché me ne sono andata?- si era rivolta
all’amica, ma lo sguardo era sempre fisso sull’uomo ancora sulla porta –perché
ho avuto “l’onore” di fare finalmente la conoscenza dello “stallone di Shinjuku”,
sai quello che rimorchia le donne alla sera e le lascia prima dell’alba? E
ti assicuro che non ne sono rimasta particolarmente colpita!-
Ci fu un sussulto generale quando le implicazioni
di quello che Kaori aveva appena detto divennero chiare, e sguardi allibiti
passarono dall’uno all’altro.
-Ora se vuoi scusarmi, era solo passata a invitare
Eriko e Miki a passare la serata con me- si volse verso le due –vi
piacerebbe?-
-Certo- risposero in coro.
-Vi aspetto in macchina- senza degnare Ryo di un’altra
occhiata uscì dal locale a testa alta, non gliavrebbe dato la soddisfazione
di vedere quanto l'avesse ferita.
Nessuno pronunciò una parola, non sapevano cosa
dire, non potevano credere che Ryo avesse fatto una cosa del genere a Kaori, non
a lei, non quando tutti sapevano quanto le fosse attaccato, c’era qualcosa
d’altro sotto.
Le prime a ritrovare la parola furono Miki ed
Eriko, che sulla porta gli dissero a turno “Porco” e “Maiale”, prima di sparire
nella limousine dietro a Kaori.
Mick non disse nulla era troppo furibondo con lui
per dire qualcosa, ma Umi non era dello stesso parere.
-Riportala sulla retta via- ribadì nuovamente.
Detto questo si accinse con soddisfazione e
buttare Ryo fuori dal locale per la seconda volta quel
giorno.
Ryo rimase seduto nella macchina senza fare
nessun movimento per avviare il motore e tornare a casa, o correre dietro a Kaori se è
per quello.
Non poteva credere a quello che si erano appena
detti, avrebbe dovuto darle una spiegazione invece di aggreddirla e insultarla
come era suo solito, lei aveva ragione, quando si trattava di relazioni
interpersonali era un’idiota e un vigliacco, ma quando l’aveva vista, dopo due
lunghi anni e aveva sentito di nuovo la sua risata spensierata, il cervello gli
era andato in tilt e una marea di emozioni gli erano scoppiate dentro come
un’eruzione vulcanica.
Vergogna per come l’aveva trattata
quell’ultima notte insieme, sorpresa nel rivederla li piu bella che mai, speranza nel poter
ricucire il loro rapporto oramai a brandelli, terrore per il fatto che Mick le
aveva quasi sparato l’altra notte ed infine rabbia, per la stupidità che l’aveva
fatta finire in una situazione del genere. Ed era stata la rabbia a fargli
compagnia durante quello scambio, l’aveva ferita come mai, facendole capire che
la loro notte era stata uno sbaglio imperdonabile, quando invece era uno dei
ricordi piu belli che aveva di lei, cosa avrebbe fatto ora? Se voleva strapparla
alle grinfie di quella banda di ladri doveva fare qualcosa per farle cambiare
idea e cancellare il dolore che il suo abbandono le aveva causato. Avviò il
motore e tornò a casa, aveva un piano da formulare.
Kaori sedeva rigida e immobile come una statua sul
sedile dell’auto, la quale la stava riportando in albergo con le sue due amiche, era
consapevole degli sguardi preoccupati che le due le stavano rivolgendo, ma al
momento non le interessava, non le importava di nulla salvo sopravvivere al
terribile dolore che stava provando.
Quest’ultimo litigio avuto con Ryo, era stato di
gran lunga il peggiore mai avvenuto tra di loro in tutti gli anni di convivenza,
tutto quello che si erano detti aveva avuto il solo scopo di ferire e basta, non
c’era altra spiegazione per le parole rabbiose che erano
volate.
Miki le fece scivolare una mano tra le sue e
strinse forte.
-Non importa Miki, davvero- le disse mesta senza
un briciolo di convinzione.
-Ivece si- le faceva male vederla talmente
disperata.
-No, oramai non ha più importanza- si stampò un
sorriso forzato e si preparò a far finta che tutto andasse bene per il resto
della serata.
Quando Pierre tornò nella sua stanza quella notte
era distrutto, aveva avuto una giornata terribile all’insegna delle discussioni,
delle minacce e delle promesse. Aveva passato la mattinata cercando di
dissuadere Jules dal far saltare mezza città per ricompensarlo del tesoro perso,
e il pomeriggio a dissuadere Marco dal convincere Kaori a presentargli lo
sweeper che cosi abilemnte li aveva messi nel sacco, voleva che gli insegnasse
un paio dei suoi trucchi, solo a tarda sera era riuscito a far ragionare quei
due e a formulare una qualche specie di piano, di cui era sicuro Kaori non
avrebbe approvato una sola virgola.
Quando entrò in stanza la trovò nella semi
oscurità, Kaori oramai doveva essersi addormentata, fu per quello che si
sorprese nel vederla ranicchiata su una poltrona con lo sguardo che le brillava.
come le luci della città che sembrava guardare con tanta
intensità.
-Come se la passano quei due?- chiese senza
distogliere lo sguardo dalla finestra.
-Furiosi, ma pieni di reverenza nei confronti del
tuo amico, e tu? Passato una bella serata?- indagò
guardingo.
-Si, sono andata trovare le mie amiche e abbiamo
finito con il cenare qui-
Pierre notò che non c’era ne allegria ne piacere
nella sua voce, cos’altro era successo? Aveva l’acuto presentimento che lei gli
stesse nascondendo qualcosa di grave.
-Va tutto bene Kaori? Mi sembri strana- cosa stava
accadendo, non gli piaceva essere tenuto all'oscuro.
-Sto benissimo- ma le luci avevano ancora tutta la
sua attenzione –che cosa avete deciso?-
-Che per il momento è meglio se rimaniamo qui
a Tokyo- disse calmo aspettando un’esplosione, che stranamente non avvenne
–magari mettere a segno un paio di colpi e poi levare le tende, per cercare di
salvare la faccia in qualche modo-
-Va bene- acconsentì piatta.
-Va bene?- ripetè confuso, decisamente qualcosa
non andava.
-Si, quando vuoi iniziare-
-Appena possibile- la luce dura e determinata
che le vide allora nello sguardo non gli piacque per nulla –c’e qualcosa che non
mi stai dicendo Kaori, che cosa è successo oggi?-
-Nulla, nulla che non mi aspettassi in un modo o nell’altro. Vado a letto, se dobbiamo iniziare
ad organizzarci ho bisogno di dormire- senza aggiungere altro sparì nella stanza
accanto.
Quando lei se ne fu andata Pierre rimase qualche
minuto ad osservare le stesse luci che l’avevano tanto interessata pocanzi, non
gli piaceva la luce che le brillava negli occhi, l’aveva vista altre volte in
persone diverse, era l'espressione di chi non ha più nulla da
perdere.
Nei due mesi successivi scoppiò il caos a Tokyo. Una nuova banda di ladri
era apparsa sulla scena armata dei più sofisticati gadget disponibili sul mercato, capace
di disattivare anche il più avanzato sistema di sicurezza e disposta a rubare
qualsiasi cosa che avesse un prezzo abbastanza alto, ma più di tutto si
concentrava sul furto di pietre preziose. Diamanti e gemme di ogni tipo stavano
sparendo con una frequenza allarmante, le compagnie di assicurazione erano nella
disperazione piu profonda visto che molte delle pietre rubate erano assicurate
per milioni. Gli investigatori privati di quasi tutta la città erano stati
assunti per andare alla ricerca della refurtiva, indipendentemente dalla loro
bravura o dalle loro credenziali, ma tutti stavano fallendo miseramente, la
banda era troppo meticolosa nel coprire le proprie tracce.
Kaori passava molto del suo tempo al Cat’s eye a chiaccherare con Miki o da
Eriko. Aveva incrociato spesso una furente Saeko, frustrata oltre ogni dire per
la mancanza di progressi della sua squadra nella cattura dei ladri, sapeva dove
cercare ma non riusciva ad avere abbastanza prove per mettere nessuno dietro le
sbarre. Dopo una giornata particolarmente pesante era andata al caffe con tutta
l’intenzione di metterla alle strette o di convincerla a smettere, ne era
risultato solo un litigio di proporzioni catastrofiche con Kaori che continuava
a negare il suo coinvolgimento, dopo tutto aveva un alibi di ferro per ognuna
delle rapine e lei lo sapeva benissimo, non aveva nessun motivo di sospettarla,
cosi come non aveva nessun motivo di sospettare Pierre, il suo datore di
lavoro, visto che era un “onesto” membro della comunita artistica.
Il datore di lavoro di Kaori era un’altra spina nel fianco di Saeko, aveva
tutte le informazioni possibili e immaginabili sulla vita pubblica di Pierre La
Fonte, un critico d’arte di nazionalità francese che girava il mondo alla
ricerca di nuovi talenti e che passava il suo tempo tra mostre di pittura,
gallerie d’arte e feste private. Sospettava che lui fosse la mente dietro a
tutti i furti ma non lo poteva provare, cosi come non lo si poteva provare in
almeno altre due dozzine di stati in tutto il mondo. Infatti aveva rapporti in
diverse lingue che sospettavano del coinvolgimento di Pierre La Fonte in
diversi furti ma nessuno aveva mai avuto abbastanza prove per inchiodarlo o sapesse
chi fossero gli altri membri della sua banda.
Mick e Reika non erano in una posizione migliore, erano pieni di lavoro,
ma vivevano del terrore che ogni nuovo incarico sarebbe stato quello che
avrebbe segnato la fine di Kaori, non volevano essere loro quelli che avrebbero
dovuto portare a Ryo la notizia del ferimento o della morte della sua ex-socia.
Per quanto riguardava Ryo si faceva vedere poco e niente da nessuno aveva
smesso di andare al caffe e raramente si faceva trovare a casa, visto che spesso
e volentieri il suo gruppo di amici era li con le loro rimostranze nei
confronti di Kaori e con la continua richiesta che mettesse fine a questa storia
una volta per tutte per il bene generale.
Poco sapevano che Ryo aveva passato le ultime settimane ad osservare, studiare
e analizzare la sua preda, era stato l’unico a scoprire chi fossero gli
altri due membri della banda (scontato lo so ma il nostro Ryo non e abituato
a fallire! Nda londonlilyt), ed ora non gli restava che aspettare
l’occasione propizia, far finire tutti dietro le sbarre, rapire Kaori e cercare
di farle entrare un pò di sale in quella zucca dura.
Fu per questo che accettò il nuovo incarico che gli aveva procurato Reika, lei era
già impegnata e non lo poteva portare a termine, il quale consisteva nel
coordinare la sicurezza ad una sfilata di moda. Una sfilata particolare, visto
che sarebbero stati i gioielli a scendere in passerella, la serata era stata
sponsorizzata da Tiffany in collaborazione con altre gioiellerie famose, ed era
aperta solo a privati muniti di invito e quella sera si sarebbe svolta la festa
di innaugurazione della nuova linea.
Quando Ryo entrò nella sala da ballo, la vide gremita
di ospiti che si divertivano e ammiravano alcuni dei gioielli che
erano stati messi in esposizione, ogni pezzo aveva la sua guardia
personale, nessuno voleva correre rischi inutili, solo le gemme valevano una fortuna. Ma
lui cercava qualcuno in particolare e dopo pochi minuti la vide, era lì alla festa,
molto probabilmente stava dando uno sguardo alla merce. Era circondata da un gruppo di
uomini e sorrideva, un sorriso artificiale, che non le aveva mai visto
prima, era cambiata parecchio negli ultimi due anni, la ragazza ingenua ed insicura
era sparita, lasciando il posto a qualcuno che lui non conosceva affatto.
Con disinvoltura si avvicinò al gruppo, lei non l’aveva ancora visto, la
sua visuale era bloccata da uno dei fanfaroni che le ronzavano attorno.
-Signori,- annunciò pacato, mentre invece voleva
prenderli tutti a pugni -credo che la signorina mi abbia riservato questo ballo-
Kaori non poteva credere alle sue orecchie, lui non poteva essere qui!
Questa era una festa esclusiva, persino Pierre aveva trovato difficoltà a
procurarsi un invito, come era riuscito ad entrare?
Quando lo guardò rimase senza fiato, si era dimenticata quanto potesse
essere affascinate vestito di tutto punto per una serata formale, pochi uomini
nella sala potevano reggere il confronto e a parte forse Pierre nessun altro. Con
un’aria decisa le si avvicinò e dopo averle avvolto un braccio intorno alla
vita la guidò sulla pista dove altre coppie stavano già ballando.
-Sorridi non vorrai causare una scenata- le bisbigliò all’orecchio
iniziando a muoversi a tempo con la musica.
Fu così che si accorse che qualcosa non andava con l’abito nero e
attillato di Kaori, metà della parte posteriore mancava, lasciandole la
schiena completamente scoperta fin sotto la vita, dove si poteva vedere l’inizio
del fondoschiena rotondo, e visto che non si intravedeva nulla, doveva
essere completamente nuda sotto. Il pensiero bastò per farlo andare su tutte le
furie, come si permetteva di indossare qualcosa del genere difronte a tutti
questi uomini! Che di sicuro stavano aspettando l'occasione adatta per saltarle addosso!
-Che fine ha fatto l’altra metà di questo vestito?- chiese in un tono che
sperò fosse casuale.
-Non c’e brutto troglodita! Si da il caso che abbia comprato questo vestito
in una botique di Milano-
-Non sapevo che le ragazze italiane andassero in giro mezze nude, dovrò
farci un salto uno di questi giorni- le fece fare una giravolta, non perché i
passi lo richiedevano ma perché aveva avuto il timore che potesse colpirlo dopo
quel commento.
-Hai una bella faccia tosta lo sai!- disse iniziando scaldarsi -E poi come
sei entrato? Potrei farti buttare fuori se solo mi andasse- non l’aveva visto
sin dal giorno del loro litigio al caffè, ed ora si comportava come se nulla
fosse successo, ma una cosa era sicura essere tenuta tra le sue braccia cosi di
punto in bianco non aiutava la sua sanità mentale.
-Sto lavorando, faccio parte degli addetti alla sicurezza- le lanciò un’occhiata
significativa.
-Davvero- disse come se la questione non la riguardasse.
-Si, un lavoro dell’ultimo minuto che mi ha passato Reika- menti.
Quello complicava le cose, se lei e Pierre volevano impadronirsi della
parure di smeraldi su cui avevano messo gli occhi dovevano stare più attenti
del previsto.
-Rinunciaci Kaori- aveva capito cosa stava pensando –se decidi di attuare
uno dei tuoi furti domani, ti posso assicurare che sarà l’ultimo-
-Non so proprio di cosa tu stia parlando- gli rispose con disinvoltura, ma
dentro aveva iniziato a tremare, sapeva come potesse essere determinato e
spietato Ryo sul lavoro.
-Si che lo sai- decise di provare a farla ragionare prima di passare all’azione
l’indomani –tuo fratello si starà rivoltando nella tomba nel vedere che cosa
sei diventata-
-Come ti permetti!- aveva perso un passo e per poco non cadde, ma grazie alla presa sicura di lui riuscì a
rimanere in piedi –non capisco proprio come abbiate fatto tu e Hideyuki a essere
amici, una cosa è certa, non aveva la più pallida idea di come tu fossi fatto
realmente, altrimenti non avrebbe avuto tanta fiducia in te-
-Tuo fratello sapeva cosa era giusto e cosa era
sbagliato, sai benissimo che detestava qualunque tipo di criminale- la frecciata andò dritta
a segno, lo capì dalle lacrime che le inondarono gli occhi ma che non versò –lascia
perdere Kaori prima che sia troppo tardi. Questa volta potrei non essere in
grado di tirarti fuori dai guai-
-E chi te l’ha chiesto! Non sono più una tua responsabilità Ryo- si erano
fermati, non stavano più ballando.
-Per l’ultima volta, abbandona questa follia in cui ti sei gettata,
lo sai quello che si dice, che il crimine non paga-
-Ti assicuro che questo di crimine paga benissimo!-
Detto questo gli voltò le spalle e tornò da Pierre.
-Se è questo che vuoi....- sussurò alla sua schiena nuda che si allontava.
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La sfilata procedeva a gonfie vele, le modelle camminavano con grazia
sulla lunga passerella, mentre le pietre preziose che sf
La sfilata procedeva a gonfie vele, le modelle camminavano con grazia sulla
lunga passerella, mentre le pietre preziose che sfavillavano sotto la luce dei
riflettori catturavano gli sguardi estasiati del pubblico.
Ryo era dietro le quinte e serio osservava cosa gli succedeva attorno, per
una volta era piu concentrato sulla missione che non sulle belle ragazze mezze
svestite che lo circondavano. Finora non aveva avuto modo di vedere nessun
segno di Kaori o dei suoi compari, e la sfilata era quasi al termine, sperava
sinceramente cheavesse rinunciato e
fosse rimasta lontana dai gioielli.
Le ultime due modelle erano pronte a scendere in passerella quando Ryo lo
noto per la prima volta, un biondino che si occupava del trucco delle ragazze,
sembrava che non fosse molto impegnato al momento visto che continuava a
guardarsi attorno, ma gli sembrava molto strano il modo in cui lo faceva, quasi
stesse prendendo nota in maniera dettagliata di tutti e tutto...maledizione!
quello era uno dei compari di Kaori. Lui lo vide non appena si mosse per
raggiungerlo, ma un ataccapanni mobile gli sbarro la strada per pochi preziosi
secondi, quando riusci a liberarsi era scomparso.
Accidenti! Ma sapeva dove era diretto, nel retro dell’edificio era stata
collocata una piccola cassaforte blindata, ma oramai quasi tutti i gioielli
avevano lasciato l’edificio per passaggi secondari e scortati da lui, che cosa
volevano? Nella cassaforte erano rimasti....gli smeraldi, volevano gli
smeraldi, erano uno dei pezzi di maggior valore della collezione, ecco perche
non avevano ancora fatto la loro mossa.
Quando arrivo nella stanza della cassaforte non fu sorpreso nel vedere le
due guardie tramortire sul pavimento e lo scrigno che conteneva le pietre
vuoto.
Corse verso l’uscita piu vicina e incontro una pattuglia di poliziotti
facenti parte della squadra di Saeko.
-Avete visto uscire qualcuno?- chiese in fretta.
-Una delle guardie con l’ultimo dei gioielli, ha detto che lo riportava
alla gioielleria-
-Suonate l’allarme quello era uno dei ladri!- brutti idioti!
Si affretto ad andare in strada, quell’uscita dava su un vicolo poco
trafficati e riusci appena in tempo a vedere il biondino che saliva su una
Ferrari nera che sgommando si affrettava a scappare.
-Ryo!- lo chiamo Saeko –ti sono scappati!-
-Non ti preoccupare, hai piazzato le pattuglie dove ti ho detto?-
-Si-
-Allora avvisali che una Ferrari nera e diretta nella loro direzione di non
lasciarsela scappare-
Cosi si diresse anche lui alla sua fedele mini rossa e si getto
all’inseguimento.
Kaori sfrecciava ad alta velocita nel traffico, non aveva mai guidato
un’auto dal motore cosi potente, il rombo era quasi assordante, certo attirava
l’attenzione dei passanti, poteva gia sentire le sirene delle auto della
polizia che dietro di loro erano all’inseguimento, ma lei conosceva le strade altrettanto
bene, gli avrebbe dato filo da torcere, quello che non si era spettata pero
erano le due auto difronte chele
sbarravano la strada e quattro poliziotti con le pistole puntate.
-Maledizione e quelli da dove sbucano fuori?-
-Ryo- sussuro lei, dopo anni di lavoro insieme pensavano quasi allo stesso
modo, molto probabilmente le aveva sbarrato tutte le vie di fuga.
Kaori fece subito retromarcia e si infilo nel vicolo piu vicino, non le restava
che infilarsi in una strada principale e poi cercare di svignarsela in una
secondaria e poco trafficata.
Piu avanti vide dei segnali per un parcheggio a piu piani e li segui.
-Dove diavolo stai andando!- le grido Pierre.
-Dobbiamo separarci- nel parcheggio trovo uno spazio buio e ci si infilo
dentro spegnendo il motore.
-E come pensi di scappare tesoro a piedi?- disse sarcastico.
-No con questi- scese dalla macchina e prese i rollerblade dal cofano –sara
facilissimo seminarli nella folla o nei vicoli buii e stretti, tu dovrai usare
un po piu di astuzia-
-Non preoccuparti per me, me la cavero- si sposto nel al volante e riaccese
il motore –vuoi una spinta?-
-Perche no- si allaccio gli skates e dopo che lui fu uscito dal parcheggio
si aggrappo al parafango.
Come si aspettavano furono immediatamente individuati da due pattugliae che
si lanciarono di nuovo all’inseguimento, solo che ora avrebbero dovuto
separarsi.
Kaori veloce come il vento si infilo in una strada laterale seguita subito
dopo da due pattuglie cerco di seminarle meglio che poteva, quel gioco del
gatto con il topo non poteva andare avanti all’infinito, lei non avrebbe retto
per molto.
L’attacco di panico le venne quando alla pattuglia che le stava dietro se
ne aggiunsero altre due, avevano intenzione di circondarla e di tagliarle la
strada, non era giusto pero tre contro uno, doveva un po pareggiare le cose.
Estrasse la pistola e mirando ad una delle gomme, cosa non facile in
movimento, fece fuoco mandandola a sbattere contro dei bidoni della spazzatura.
Gli altri non la presero bene, cosi anche loro aprirono il fuoco, ora
proiettili fischiavano in tutte le direzioni.
In lontananza vide una serie di magazzini, era vicina alla zona
industriale, li sarebbe stato facile seminarli, con un ultima spinta sui
pattini cerco di prendere piu velocita.
I vicoli tra un magazzino e l’altro erano larghi abbastanza da consentire il passaggio di una
macchina sola e Kaori cerco di sfruttare quel piccolo vantaggio, quello e il
fatto che lei poteva muoversi con piu agilita dei poliziotti.
Solo che ad un tratto si ritrovo bloccata, una pattuglia bloccava l’uscita
e l’altra l’entratadel vicolo in cui si
trovava. Disperata si guardo in torno alla ricerca di qualcosa di utile, poi la
vide.
Una cassa dall’aria pesante era sospesa da una carrucala, molto
probabilmente dimenticata li dagli scaricatori, e l’altro capo della corda era
saldamente legato ad una uncino sul muro, a mali estremi penso.
Tolto il coltello dalla fodera sulla caviglia si arrotolo la fune al polso
meglio che pote e taglio, ora Kaori sapeva cosa provavano le pietre quando
venivano tirate con la fionda ad elastico.
I poliziotti non furono molto contenti della strategia e iniziarono a
sparare all’aimpazzata, mentre lei sotto una pioggia di piobo arrivava sul
tetto del magazzino relativamente tutta d’un pezzo.
Quando pensava di essere finalmente al sicuro un dolore lancinante le
trafisse la coscia, dovevano averla colpita, non ci voleva. Con il coltello che
teneva ancora in mano taglio i pantaloni per vedere se era qualcosa di grave e
per poco non svenne nel vedere il buco dal quale stava uscendo una quantita
preoccupante di sangue, non c’era foro di uscita percio il proiettile doveva
essere rimasto dentro.
Dallo zaino che aveva tenuto in spalla una volta lasciata la macchina prese
una bandana e cerco di fermare l’emorragia meglio che pote, doveva andarsene da
li, poteva ancora sentire le grida dei poliziotti che la cercavano, presto
sarebbero arrivati sul tetto.
Con le ultime energie rimaste si rimise in piedi stringendo i denti per il
dolore, valutando velocemnte le sue possibilita decise che era meglio tentare
si saltare sul magazzino vicino e cercare di nascondersi finche non era passata
la bufera.
Si diresse ne punto piu lontano e prese la rincorsa, per fortuna questo
stupido magazzino aveva il tetto piatto, ma non quello vicino, se non voleva
sfracellarsi a terra doveva stare attenta.
Ma la fortuna era dalla sua e riusci ad arrivare sana e salva sull’atro
edificio, scivolare per le scale anti incendio e crollare dietro un cumulo di
spazzatura. Ora non le restava che aspettare e sperare, sperare che non la
trovassero. Doveva andare da Pierre, se continuava a perdere sangue a quel modo
non c’e l’avrebbe fatta, doveva solo riposare un po e poi sarebbe andata via.
Kaori non seppe quanto tempo era rimasta li, non molto visto che era ancora
buio, dalle palpebre socchiuse non vedeva altro che ombre attorno a lei, poi
una luce accecante la investi, mmmm penso stava forse per morire? Tutti
dicevano che morire era come attraversare un lungo tunnel, si doveva seguire la
luce e gli angeli del paradiso ti avrebbero accolto tra le loro braccia.
-Piccola stupida! Sapevo che alla fine sarebbe successo qualcosa del
genere!-
Le braccia che l’accolsero non le sembravano tanto angeliche in quel
momento, che fosse finita all’inferno?
Ora non le importava proprio, le importava solo della calda oscurita che
l’aveva avvolta dove non c’era piu dolore.
Ryo apri con un calcio la porta d’ingresso e dopo aver depositato una
ancora incoscente Kaori sul divano, corse a prendere la
Ryo apri con un calcio la porta d’ingresso e dopo aver depositato una
ancora incoscente Kaori sul divano, corse a prendere la cassetta del pronto
soccorso, degli asciugamani e a farbollire dell’acqua.
Era preoccupato, Kaori aveva perso i sensi non appena l’aveva messa in
macchina e non si era svegliata o per lo meno mossa, ed era diventata sempre
piu pallida. Sperava solo che la perdita di sangue non fosse eccessiva,
altrimenti avrebbe dovuto andare a prendere il professore, o peggio ancora
portarla all’ospedale per una trasfusione, e come avrebbe spiegato una ferita
d’arma da fuorco che non richiedesse l’intervento della polizia?
Per fortuna la loro cassetta del pronto soccorso era fornita di tutto il
necessario per estrarre proiettili: ago e filo per suture, antisettici, garze,
bende e l’utile per prevenire e curare infezioni.
Tolse la benda di fortuna, oramai zuppa, che lei si era legata alla coscia
e diede un’occhiata alla ferita. Sembrava profonda e sanguinava ancora, non
c’era il foro d’uscita, la pallottola doveva ancora essere dentro, avrebbe
dovuto estrarla.
Per andare sul sicuro bolli brevemente quello che gli serviva e lo spruzzo
con il disinfettante, forse era meglio usare un po di cloroformio su Kaori, non
voleva che si svegliasse nel bel mezzo della procedura; inumidi una garza con
il liquido trasparente contenuto in una boccettina marrone e gliela mise sotto
al naso, gli sembro che il respiro le si facesse piu lento e profondo.
-Se muori giuro che ti ammazzo Kaori!-
Munito di un paio di pinze sottili inizio a scavare gentilmente nel foro
alla ricerca del proiettile, il piccolo maledetto doveva essere in profondita;
stava impiegando troppo tempo penso con terrore, ogni secondo era prezioso, poi
lo trovo e si affretto ad estrarlo seguiro subito dopo da un fiotto di sangue
che tampono con un tampone di garza.
Getto tutto nel lavamano pieno d’acqua che aveva tenuto vicino a se, vedere
il liquido tingersi subito di rosa lo fece quasi stare male. Non era mai stato
sensibile alla vista del sangue, Dio solo sa se non ne aveva visto abbastanza
in vita sua, ma vedere il sangue di Kaori gli faceva tutto un’altro effetto.
L’emorragia si era finalmente fermata, ora poteva ricucire, non pote fare a
meno di pensare che le sarebbe rimasto un ricordo permanente di questa
avventura, bene, avrebbe avuto la prova costante davanti agli occhi di quanto
era stata stupida.
Finito con i punti applico una pomata antibiotica e un grande cerotto
quadrato, ora poteva tirare un sospiro di sollievo, il piu era fatto, non gli
restava che pregare e sperare.
Doveva metterla a letto, le slaccio i rollerblade e li getto sul pavimento,
il coltello che lei teneva sempre a portata di mano quando era in azione
scivolo sul pavimento; le tolse la cintura e la poso vicino ai pattini notando
due fondine per le pistole e due per i caricatori. Le sfilo lo zaino e quando
cadde a terra con un tonfo sordo non resistette alla tentazione di aprirlo;
conteneva attrezzature elettroniche di ogni tipo, una pistola caricata con dei
tranquillanti e dell’esplosivo, quasi non ci credeva. Per ultimo le tolse la
maglia aderente e con sgomento trovo un’altro pugnale saldamente legato intorno
alla vita da due fasce elastiche. Quella ragazza aveva piu armi del Texas!
Vagamente divertito osservo la biancheria intima di cotone semplice che
indossava, con la faccina di un panda che ammiccava dal davanti delle
mutandine, certe cose non cambiavano mai.
La porto in camera sua e dopo averla adagiata sul letto le infilo una delle
sue magliette e le rimbocco le coperte, ora veniva la parte piu difficile,
aspettare che lei riaprisse gli occhi.
Che cosa avrebbe fatto allora? Tecnicamente lei era sua prigioniera, ma
dubitava che Kaori l’avrebbe vista nello stesso modo, avrebbe cercato di
scappare non appena se ne fosse presentata l’occasione, se non lo ammazzava di
martellate prima, e lui si sarebbe ritrovato al punto di partenza. No, doveva
escogitare qualcosa d’altro, avrebbe avuto tempo per pensarci, a giudicare
dalla luce fuori la sua giornata era appena incominciata.
I due giorni successivi furono una dura prova per Ryo, Kaori bruciava di
febbre e aveva iniziato a delirare, lui non poteva che fare del suo meglio per
farle scendere la temperatura, con antifebbrili, inumidendole il viso con un
panno bagnato o cercando di tenerla idratata, e nel frattempo vegliava, aveva
dormito si e no un quattro ore ma non si sarebbe dato pace finche non fosse
stato sicuro che lei era fuori pericolo.
Al pomeriggio del terzo giorno i suoi sforzi vennero premiati, la febbre
era sparita, la ferita non dava segni di infezione e il suo respiro era quello
normale di chi dorme profondamente, Ryo si addormento di colpo esausto sulla
sedia scomoda.
La prima sensazione che colpi Kaori quando riprese conoscenza fu il dolore
pulsante alla gamba, sembrava che andasse a tempo con i battiti del suo cuore e
gli arrivava dritto al cervello, la seconda fu il letto comodo e dall’odore
familiare in cui era, era sicura di essere stata in questa stanza prima ma non
riusciva a ricordare, mmmm strano.
Poi apri gli occhi e nella penombra della sera capi dove si trovava, era
nella stanza di Ryo, lentamente giro la testa sul cuscino e lo vide, era
addormentao sulla sedia, poverino non doveva essere molto comoda, e le occhiaie
scure era un po allarmanti, doveva essere rimasto al suo capezzale tutto il
tempo, molto probabilmente l’aveva rimessa in sesto per poterla consegnare a
Saeko tutta d’un pezzo, ma al momento non aveva le forze necessare per cercare
di preoccuparsi, era cosi stanca, ci avrebbe pensato domani, chiuse gli occhi e
si addormento.
Prima di addormentarsi pero penso vagamente che questa volta era davvero
nei guai fino al collo, aveva giocato con il fuoco e si era bruciata tutte le
penne.
Quando riapri gli occhi era giorno fatto, ma ryo non c’era traccia nella
stanza, in compenso le tende erano leggermete aperte per far entrare un po di
luce e cambiare l’aria, si sentiva un po meglio, debole e dolorante ma non in
punto di morte come il giorno prima. Cerco di mettersi seduta e per poco non
svenne a causa della fitta di dolore, come faceva Ryo a sopportare una cosa del
genere, spesso e volentieri in quella maniera stoica, non era umano. Scosto un
lembo della coperta per vedere la gamba ferita, lentamente sollevo un angolo
del cerotto e velocemente lo rimise apposto, non le piaceva affatto quello che
aveva visto. Solo allora si accorse che indossava una maglietta che non era la
sua, Ryo doveva averla spogliata prima di averla messa a letto. In quel momento
la porta si apri e lui entro nella stanza.
-Bene vedo che sei sveglia- con una tazza di caffe fumante si sedette sulla
sedia che era rimasta vicino al letto, ma non prima di aver controllato se
aveva di nuovo la febbre, sembrava un po accaldata –Come ti senti?-
-Da schifo- gli rispose senza allegria, la pelle le formicolava ancora dove
l’ui l’aveva appena toccata.
-Chi e causa del suo mal....- ora che era fuori pericolo non aveva nessuna
simpatia per lei.
-Come mi hai trovato?- cerco di mettersi piu comoda, ardua impresa visto
che le faceva male da per tutto.
-Ho seguito le pattuglie che ti davano la caccia, loro ti hanno perso io
no- spiego asciutto.
-Da quanto sono qui?- meglio tenersi in un terreno neutrale, non riusciva a
capire di che umore fosse.
-Tre giorni, la sfilata era venerdi sera e oggi e martedi mattina-
-Tre giorni! Pierre deve essere preoccupato a morte! Mi serve il telefono
devo chiamarlo-
-Non credo proprio, non andrai da nessuna parte finche non lo dico io- non
aveva intenzione di dirle che Saeko l’aveva telefonato comunicandogli l’arresto
di Pierre e consigliandogli di tenere Kaori nascosta, aveva dato per scontato
che lei fosse nel suo appartamento e lui non aveva smentito –e poi non sei in
grado di andare da nessuna parte, non per il momento per lo meno-
-Cosa!? Non puoi tenermi qui come se fossi prigioniera!-
-Lo sto gia facendo in caso non te ne fossi gia accorta- ora era lui che
comandava e lei non avrebbe avuto altra scelta se non ubbidire.
-Ma....- il suo stomaco scelse proprio quel momento per emettere un
assordante brontolio di protesta, dal tronde erano tre giorni che non mangiava,
ma gio non le impedi di arrossire per l’imbarazzo.
-Mi dispiace ma credo che l’unica cosa che ti posso preparare e un panino-
cerco di non ridere ma era difficile.
-Arrivati a questo punto qualunque cosa andra bene-
Quando fu lasciata sola Kaori chiuse gli occhi e sospiro, cosa poteva fare
ora? Nulla se non riusciva a mettersi in contatto con Pierre al piu presto, su
una cosa ryo aveva ragione, non era in grado di andare da nessuna parte, per il
momento doveva restare qui e fare buon viso a cattivo gioco, avrebbe trovato
una soluzione a tutti i suoi problemi prima o poi, ora doveva solo cercare di
rimettersi il piu in fretta possibile.
Mezz’ora dopo la porta si riapri, Ryo era tornato con in mano un vassoio
dove stava una piatto e due tramezzini, una tazza di te caldo e una mela.
-E il meglio che ho trovato in cucina- le porse il vassoio e torno a
sedersi nella sedia.
-Grazie, andra bene- inizio a mangiare e si sorprese nello scoprire che le
aveva preparato il suo companatico preferito, tonno, maionese e cetriolo, e che
anche il te era quello che le piaceva, se ne era ricordato. Una strana ondata
di calore le monto dentro.
Ma il suo momento rosa fu di breve durata, lui la stava guardando con uno
sguardo cosi serio e truce che iniziava a metterla a disagio.
-Cosa c’e? Perche mi guardi a quel modo?-
-Sto aspettando- disse semplicemente.
-Aspettando cosa?-
-Una spiegazione-
-Eh?- doveva stare peggio di come pensava, visto che non riusciva a trovare
un senso a quello che le stava dicendo.
-Sto aspettando che tu mi spieghi che cosa ti e saltato in mente quando hai
deciso di unirti ad un tipo pericoloso come Pierre La Fonte!- le grido con
tutta la rabbia, la disperazione e la paura che aveva provato negli ultimi tre
giorni pensando che lei non sarebbe sopravvissuta.
Kaori lo guardò a bocca aperta, cosa doveva rispondergli? Che era stata
cosi disperata che avrebbe fatto di tutto per dimentacare che lui esisteva, era
un’idea magari l’avrebbe smessa di ficcanasare.
-Allora?- chiese spazientito.
-Non sono affari tuoi-
-Ti conviene iniziare a parlare, al momento non ho più pazienza da
riservarti-
-Ma come ti permetti......- ma non finì.
-Kaori....- l’ammonì.
-Oh va bene! Piantala di fare il bullo!- non avrebbe perso nulla nel
raccontargli come aveva incontrato Pierre –ci siamo incontrati ad una festa,
avevo accompagnato Sayuri, abbiamo iniziato a chiaccherare e poi ad uscire
insieme, dopo un pò mi ha chiesto di diventare la sua assistente, non sapevo
ancora quello che faceva, l’ho scoperto diversi mesi dopo, e quando mi ha
chiesto se volevo unirmi alla sua banda gli ho risposto di si-
Aveva semplificato molto gli avvenimenti, non aveva intenzione di dirgli che quando aveva
lasciato il Giappone era in uno stato pietoso, che Sayuri aveva iniziato a
preoccuparsi, ed era per quello che l’aveva trascinata a quella festa dove
si era incontrata con Pierre, che l’aveva spinta in ogni modo ad approfondire l’amicizia
con lui, sperando che si trasformasse in qualcosa d’altro, poverina, se
avesse saputo la verità ci sarebbe rimasta molto male. Poi quando le era
stato offerto il lavoro come assistente, Sayuri l’aveva convinta ad accettare, avrebbe
girato il mondo cosa voleva di più? Una vaga idea di quello che Kaori
voleva più di ogni altra cosa al mondo l’aveva avuta, ma tutto le era crollato ai piedi come
un castello di carte.
Quando aveva scoperto delle attività nascoste di Pierre era
rimasta sconcertata, e tentata al tempo stesso dal mondo illecito in cui lui
si muoveva, aveva sempre passato la vita dal lato legale della barricata, e
l’idea di fare qualcosa come rubare e così fuori dal suo carattere le era
sembrato eccitante. Le era sembrato un cambiamento così radicale dalla sua
vita precedente, andare contro tutto quello per cui aveva lottato in tutti questi
anni. Lei e Ryo avevano protetto gli innocenti dai criminali, ed ora era lei la
criminale che depredava gli innocenti, prendendo qualunque cosa desiderasse, la
verità era che le era sembrato di andare contro Ryo e tutti i suoi ideali, di
attuare una specie di vendetta nei suoi confronti.
Ma non era servito a nulla, non erano serviti tutti gli allenamenti
con Jules, non erano serviti tutti i colpi portati a buon fine, non era
servita l’amicizia dei tre uomini, che erano diventati la cosa più vicina ad una
famiglia per lei, non erano serviti i soldi che aveva guadagnato, ed erano
parecchi, nulla era servito, le era bastato rimettere piede in Giappone per ritrovarsi
al punto di partenza, con il cuore in pezzi e nessuna idea di come rimetterlo
insieme.
-Tutto qui?-
Kaori sussultò alla brusca intrusione nei suoi pensieri.
-Cosa vuol dire tutto qui? Che ti aspettavi una
rivelazione?- disse a disagio, ci mancava solo che lui decidesse di andare più a fondo.
-A dire il vero si- si era aspettato qualcosa di piu drammatico, non poteva
credere che avesse imboccato quella strada di sua spontanea volontà, un
ricatto, una minaccia, qualunque cosa, ma non quello –santo cielo Kaori!
Credevo avessi più buon senso!-
-Ehi!- sbagliava o le aveva appena dato della stupida.
-Come puoi aver scelto di tua spontanea volontà di vivere in un mondo di cui conosci oramai tutti i sotterfugi
e i lati oscuri, dopo tutti questi anni passati a combattere criminali non avresti
dovuto farti illusioni. Lo stesso mondo- scandì freddamente –che ti ha portato
via tuo fratello-
Eh no questo non doveva dirglielo! Ora era furente!(e si sa quando si e
furenti ci si lascia scappare tante cose. Nda londonlilyt)
-Ma senti da che pulpito! Cosa credi avrei dovuto fare una volta andata
via! Vivere felice e conteta!- gli gridò contro.
-Si maledizione! Era quello che speravo!- anche lui iniziando ad alzare la voce.
Oramai stavano gridando entrambi senza remore.
-Dannazione a te Ryo! Di cosa credi che sia fatta?- chiese con voce tremante -Credi davvero che sarei stata
capace di passare da un uomo all’altro come fai tu con le donne?-
-Cosa? Io non...- balbettò sconcertato.
-Perché? Perché te sei andato via a quel modo?- non appena fatta la
domanda avrebbe voluto tanto rimangiarsela, non aveva avuto nessuna intenzione
di affrontarlo in quel modo, ma lo guardò lo stesso dritto negli occhi, voleva
vederlo in faccia mentre assestava il colpo di grazia a tutto l’amore che
provava per lui.
Ryo si perse nelle profondità di quegli occhi grandi che lo guardavano
addolorati, quegli stessi occhi che gli erano mancati ogni giorno degli ultimi
due anni, doveva darle una spiegazione, era arrivato il momento.
-Io...non so...- tirò un profondo respiro –Mi dispiace, è stato...- ma lei
non lo fece finire.
-Lo so, è stato uno sbaglio che non si ripeterà! Me l’hai gia detto! Avresti
dovuto dirmelo quel mattino, cosi mi sarei messa il cuore in pace e avresti
chiarito una volte per tutte che non ero altro che una delle tante!- la vista
le venne ofuscata dalle lacrime che non aveva la minima intenzione di versare,
non davanti a lui per lo meno.
-Dio mio! É questo che credi?- No! Grido il suo cervello, non la sua Kaori,
mai la sua Kaori.
-Perché non è la verità? Le tue azioni sono state più eloquenti
di mille parole- lo vide chiudere gli occhi, sembrava essere preda di violente
emozioni, non l’aveva mai visto cosi, molto probabilmente era infastidito
dall’argomento.
-No, non è la verità. Quella notte dopo che ti sei addormentata sono
rimasto sveglio a guardarti, non riuscivo ancora a capacitarmi di come, da un
momento all’altro, avessi alterato cosi irrimediabilmente il nostro rapporto, mi
sono messo a pensare alle conseguenze e mi sono fatto prendere dal panico-
Lei lo scoltava in silenzio concentrandosi su ogni parola.
-Mi sono fatto prendere dal panico all’idea di tutta la gente che ti
avrebbe usato contro di me per pareggiare dei conti, all’idea del pericolo al
quale ti stavo esponendo permettendoti di restare al mio fianco, all’idea che
un giorno avresti deciso che in definitiva volevi la vita normale che io non
sono in grado di offrirti e saresti andata via. Sono sceso di sotto e mi
sono scolato una bottiglia, continuando a paseggiare avanti e indietro senza sosta, quando
la bottiglia è finita ho scritto quello stupido biglietto e sono uscito nel
terrore più totale-
-No...- il groppo che aveva in gola le impedì di parlare.
-Non sei mai stata una delle tante Kaori e non lo sarai mai, quando mi sono
reso conto di quello che avevo fatto era troppo tardi, eri già andata via, e
quando ho raccolto abbastanza coraggio e ti ho chiamato, Sayuri mi ha mandato a
qual paese dicendomi chiaro e tondo di lasciarti in pace-
-Hai parlato con Sayuri?- chiese sorpresa, lei non le aveva mai detto nulla.
-Si, quello che c’è stato tra di noi quella notte è stata la cosa più
sconvolgente e intima che abbia mai condiviso con un’altro essere umano, e il
fatto che ci fossi tu vicino a me la rendeva ancora più speciale, credevo
davvero di farti un favore facendo in modo che mi lasciassi senza guardarti
indietro-
-Imbecille! Non ti è mai passato per la testa di chiedere il mio
parere! Di chiedermi se ero disposta a correre dei rischi o meno standoti vicino?- era
allibita, non poteva credere che fosse davvero così ottuso.
-Veramente no, credevo di aver fatto la scelta più onorevole-
-Aspetta un attimo!- Kaori poteva sentire la rabbia che riesplodeva a
pieno regime –mi stai dicendo, che mi hai fatto passare le pene dell’inferno per un tuo
deviato senso dell’onore?-
-Si- detto così sembrava che si fosse comportato in maniera terribile.
Kaori non ci vide più per la rabbia, con un martello da ??tspiattellò Ryo contro il muro
sperando di avergli fatto un male cane.
-Brutto idiota!- era in ginocchio sul letto e urlava a pieni polmoni –non
hai mai capito niente e non capirai mai niente!-
La stanza iniziò a girarle attorno in maniera vorticosa, con gli occhi
chiusi ricadde sul letto ansimando, stava per sentirsi male.
Un panno umido e freddo posato sugli occhi la fece sentire subito meglio.
-Lo vedi cosa succede se ti agiti- era diventata pallida come un lenzuolo.
-Lo vuoi sapere cosa e successo realmente Ryo?- disse con voce
terribilmente stanca –mi hai spezzato il cuore, io ho solo cercato di rimettere
insieme i pezzi meglio che ho potuto-
-Kaori...-
-Vattene- gli disse –lasciami sola-
Ryo obbedì in silenzio, era meglio non dire altro, ma quando chiuse la porta
poté sentire i singhizzi rotti di Kaori.
Scese di sotto proprio mentre il telefono squillava, era Saeko, aveva
bisogno di parlargli e l’avrebbe aspettato al parco all’una.
Decise di andare, aveva bisogno d’aria per scriarirsi le idee, Kaori non
era in grado di muoversi ma per essere sicuri che non le venissero strane idee
chiamò Miki e la pregò di raggiungerlo il più in fretta possibile.
Quando arrivò al parco, la poliziotta lo aspettava seduta su una delle
panchine all’ombra di alcuni alberi dove passava poca gente.
-Che cosa è successo?- chiese sedendosi e accendendosi una sigaretta.
-Come sta Kaori?- chiese leggermente preoccupata.
-Sai che è stata ferita durante l’inseguimento?-
-Mi era giunta voce, ma la pattuglia non era sicura di essere riuscita o meno a
ferire uno dei ladri-
-Ora sta meglio, ma se l’è vista brutta-
-Scusa ma non riesco a provare simpatia al momento, mi ha fatto vedere i
sorci verdi da quando e tornata con quella banda di scalmanati!- disse un pò
alterata.
-Cosa vuoi Saeko? Devo tornare a casa il prima possibile- non voleva
stare lontano da lei, almeno fino a quando non si fosse ripresa del tutto.
-Si tratta della banda di sclamanati, Pierre La Fonte vuole parlare con te-
lo informò cautamente.
-Cosa! Che diavolo vuole?- esclamò sorpreso.
-Non lo so, e non sarei neanche venuta se non mi avesse dato un messaggio
per te, ha detto “Dica al suo City Hunter di venire a farmi una visita se vuole
tenersi la sua preziosa Kaori”- ora sarebbe esploso pensò.
-Che cosa! Si tratta di una minaccia per caso?-
-Ehi messaggero non porta pena...vieni alla centrale e lo scopri, ma fai in fretta non
credo che rimarrà molto dietro le sbarre- spiegò amara.
-Che significa?-
-Che non abbiamo abbastanza prove per incastrarlo ecco cosa- il solo
pensarci la mandava fuori dai gangheri.
-Non avete trovato la refurtiva nella sua macchina?-
-Oh si, abbiamo trovato un meraviglioso falso degli smeraldi rubati, e lui
sostiene di avere un alibi, lo stiamo verificando ma non sembra che basti per
inchiodarlo-
-Maledizione!- tutto quel lavoro sprecato.
-Vai a vedere cosa vuole, potrebbe esserci utile- detto questo lo lasciò
solo sulla panchina.
Che cosa voleva quel ladro da lui? E che cosa voleva dire quel messaggio
strano? Se aveva intenzione di fare del male a Kaori gliel’avrebbe fatta pagare
molto cara! Era inutile stare a farsi un sacco di domande che non avrebbero
avuto risposta, a meno che non avesse acconsentito alla sua richiesta.
Una volta arrivato alla centrale, si fece accompagnare nell’ufficio di
Saeko, lei aveva preso tutti gli arrangiamenti necessari.
Lo portò lungo una serie di corridoi quasi deserti, meno lo vedevano li
meglio era. Arrivarono davanti alla cella dove Pierre era rinchiuso.
-Vi lascio soli, ma ti avverto che non avete molto tempo-
Quando se ne fu andata i due uomini rimasero in silenzio ad osservarsi.
Fu Pierre a a parlare per primo.
-Cosi finalmente ho l’onore di conoscere il famoso Ryo Saeba, il terrore di
tutti i criminali!- disse in tono canzonatorio.
Ryo l’aveva detestato quando l’aveva visto al fianco di Kaori, ma ora che
l’aveva davanti lo detestava ancora di più a causa del pericolo in cui l’aveva
messa.
-Taglia corto, cosa vuoi?- gli domandò scontroso.
-Tse tse tse, che cattive maniere. Come fa la mia piccola Kaori a
sopportarti?- chiese sorridendo.
-Kaori non e tua! E per colpa tua che è stata ferita durante la vostra
inutile fuga!-
-Cosa?- ora era preoccupato, si era convinto che Kaori stesse facendo pace
con questo scimmione ed era per quello che non era ancora venuta a tirarlo fuori
di prigione –cosa è successo? Come sta?-
-Un pò tardi per preoccuparsi non ti pare? Comunque sta bene, la ferita era
grave ma si riprenderà- con fastidio notò che l’altro uomo era genuinamente
preoccupato per lei, ma la simpatia durò non più di tre secondi –dimmi che
cosa vuoi prima che perda la pazienza-
-Ho un proposta da farti- visto che l’altro rimaneva in silenzio continuò
–voglio che tu mi tolga dal collo il fiato della tua amica poliziotta e la
convinca a bruciare tutti i fascicoli con le informazioni che ha raccolto su di
me qui in Giappone e...-
-Tu devi essere completamente matto!- lo interruppe –non ho nessuna
intenzione di aiutarti a scappare dalla legge!-
-Non hai ancora sentito cosa ho da offrire- gli disse per nulla sconfitto.
-Non hai nulla con qui contrattare-
-Ne sei proprio sicuro?Mmmm...cosa
ne dici di Kaori?-
-Lasciala fuori- disse nervoso.
-Se mi fai questo piccolo favorino, sono disposto a lasciarti la tua Kaori
e non vederla mai più-
-Ah! Non la rivedrai mai più in ogni caso, quindi preparati a rimanere
dietro le sbarre!-
-Mi deludi Ryo, eppure Kaori mi aveva assicurato che eri un tipo sveglio-
lo guardò scuotendo il capo –lascia che ti illustri la situazione, quando me ne
vado da qui, e ti posso assicurare che me ne andrò, vado a prendere Kaori e me
la porto via, e ti posso assicurare che sarai tu quello che non la rivedrà
più-
-Cosa ti fa credere che lei voglia tornare con te?- ma il seme del dubbio
era già piantato nella sua mente.
-Cosa ti fa credere che lei non voglia?- gli chiese con non poca
soddisfazione.
Ryo lo guardò per un attimo interdetto, era vero, non poteva affermare con
certezza che Kaori non l’avrebbe seguito, al momento lei lo detestava più che
mai, quindi non aveva nessun motivo per non tornare alla vita che aveva
condotto finora, e se tornava a quella vita prima o poi...non voleva pensarci,
era un pensiero troppo macabro, l’unica soluzione era far sparire il
francesino.
-Accetto, ma ad una condizione-
-Sarebbe?- gli chiese circospetto, fidarsi è bene, non fidarsi...
-Voglio che restituisci tutto quello che hai rubato-
-Tutto!- per poco non gli schizzarono gli occhi fuori dalle orbite –starai
scherzando!-
-No, la mia amica poliziotta vorrà qualcosa in cambio, e la refurtiva le
farà salvare almeno la faccia-
-Ma neanche l’ho tutta la refurtiva- mentì –mmmm facciamo che ti restituisco
tutta la refurtiva assicurata, cosi il mondo degli affari sarà perennemente
grato alla tua amica, ed io non sono costretto ad andare in bolletta. Che te ne
pare?-
-Va bene, fra tre giorni accompagnerò te e i tuoi compari Jules e Marco a
prendere l’aereo che vi porterà lontano dal paese- quasi rise all’espressione
sorpresa dell’altro –si so chi sono gli altri due membri della tua allegra
comitiva, se vuoi ti dico anche dove si sono nascosti quando hanno sentito
della tua cattura?-
-Non c’è ne bisogno- Kaori aveva ragione era davvero in gamba -che cosa
dirai a Kaori?- volle sapere.
-Lascia fare a me- detto ciò se ne andò.
Pierre rimase a lungo a fissare il punto dove poco prima era fermo il suo
visitatore, aveva una voglia terribile di ridere, l’aveva messo alle strette e
ne era contento. Eh si, aveva proprio un animo romantico lui, gli mancavano
solo l’arco e le frecce e avrebbe potuto impersonare cupido, niente pannolone
però!
Aveva solo voluto fare un favore alla sua amica, se voleva poteva uscire da
questa prigione ad occhi chiusi, stava solo giocando, tanto per passare il
tempo. Ma una cosa l’aveva capita, il suo sodalizio con Kaori era finito non
appena il temibile City Hunter era comparso sulla scena, tutto era andato bene
fino a quando lui era lontano, ma una volta che lei se l’era ritrovato vicino
la natura aveva seguito il suo corso.
Sapeva che Kaori non aveva mai smesso di amare lo sweeper, ma non aveva
potuto farci nulla, lei si rifiutava di parlarne e aveva evitato di andare
vicino a qualunque cosa potesse farglielo ricordare, ma sapeva che aveva
fallito, glielo aveva visto negli occhi ogni giorno degli ultimi due anni, lei
cercava di sopprimere il dolore ma era sempre li, non l’aveva mai vista
avvicinarsi a nessun uomo per qualcosa di più che non fosse una conversazione
blanda, a parte lui naturalmente, e lui non contava.
Ma qualcosa era cambiato da quando erano arrivati a Tokyo,una nuova scintilla le brillava nello
sguardo, un fuoco che bruciava in profondita, ne era rimasto colpito ed era
stato assai curioso di incontrare l’uomo capace di accenderle gli occhi in
quella maniera. Ed ora che l’aveva conosciuto, era sempre piu convinto che quei
due dovessero stare insieme, avevano solo bisogno di una spintarella nella
giusta direzione e un piccolo aiuto nell’appianare le loro divergenze, non gli
costava nulla fornire il suo aiuto, con un piccolo tornaconto ovviamente, ma in
fondo lui era di animo nobile e cosa c’è di più nobile del riunire due anime
gemelle?
Eh si, pensò ridendo nella cella solitaria, aveva davvero un animo
romantico.
-Cosa vorresti dire!?- gridò Kaori –questo è un ricatto bello e buono! Non
ti puoi aspettare che lo accetti!-
-Non è un ricatto, ti sto dando una scelta- rispose calmo.
La discussione era iniziata non appena entrato in camera, quando le aveva dato una versione riveduta e corretta
della sua visita alla prigione.
-Ah! Che razza di scelta è? se non acconsentisco a rimanere in città per
il prossimo anno, farai in modo di far marcire i miei amici in galera, scusa
tanto ma a me quello suona come un ricatto bello e buono!-
Sapeva che lei era nel giusto, ma non gli importava, avrebbe fatto di tutto
per tenerla al sicuro, e questa brillante idea gli era venuta mentre era sulla
via di casa dopo aver parlato con Saeko.
L’aveva informata della cattura di Pierre, forzando un pò la verità e dicendole
che la polizia era in possesso di prove schiaccianti contro di lui, che era
sulle tracce di Jules e Marco e che presto avrebbe arrestato anche loro. Poi in
tutta calma le aveva detto che, se voleva il suo aiuto per liberare i sui
“amici” per vie legali, dopo tutto le aveva spiegato, fascicoli riguardanti i
vari criminali sparivano tutti i giorni, lei sarebbe dovuta restare a Tokyo per
tutto l’anno seguente mentre Pierre e gli altri avrebbero lasciato il paese.
-C’è una terza possibilità- gli disse trionfante –e se ti mandassi
al diavolo, e una volta che questa stupida ferita è guarita libero i miei amici e
me ne vado per i fatti miei! Che te ne pare?-
-Credi davvero Kaori- quella ragazza avrebbe tentato la pazienza di un
santo –che se decidessi di metterti i bastoni tra le ruote saresti in grado
anche solo di andare al bagno in tutta sicurezza?-
Era vero, non l’avrebbe lasciata in pace per piu di cinque minuti al
giorno, non sarebbe riuscita a far nulla, ne i sopralluoghi necessari, ne
l’acquisto dell’attrezzatura, tanto meno la messa in pratica del piano vero e
proprio, lui sarebbe stato sempre lì e tutto sarebbe andato a rotoli, era
stata messa con le spalle al muro, non c’era nessuna via d’uscita.
-E se andassi da Saeko a raccontarle tutto?- lo minacciò, in un ultimo
disperato tentativo per farlo desistere –sai quanto impegno ha messo nel cercare
di catturarci, non le piacerà affatto che tu voglia aiutare Pierre a scappare-
-Saeko non ti darà nessun aiuto- il fatto che fosse ancora terribilmente
arrabiata con lei era uno dei motivi, la restituzione della refurtiva un’altro,
e in aggiunta c’era stata la sua promessa di lavorare gratuitamente per lei per
i prossimi due mesi, no Saeko non sarebbe stata neanche ad ascoltarla.
Ryo pensò mestamente che in questa situazione tutti ci guadagnavano tranne lui, visto che alla
fine Kaori l’avrebbe solo detestato ancora di più.
-Allora Kaori, cosa decidi?- la incalzò, voleva una risposta e la voleva
ora, non le avrebbe dato il tempo di pensare e di trovare una scappatoia.
-Non crederai davvero che li abbandoni così?-
Il suo tono desolato lo mandò su tutte le furie, perché diavolo le era cosi difficile
rinunciare a quel damerino francese? Doveva tenere parecchio a lui se
il pensiero di perderlo le faceva quell’effetto (tontolone che non sei altro!! Nda
londonlilyt), l’idea lo rese ancora piu determinato a separarli.
Kaori rimase in silenzio a contemplare le opzioni che le rimanevano, non erano rosee, non poteva
lasciare che Pierre e gli altri finissero in pringione se poteva
evitarlo, ma rimanere a Tokyo? Dove avrebbe rischiato di vederlo quasi tutti i
giorni, avrebbe resistito ad un anno di quella tortura?
-Sto aspettando Kaori- la spronò impaziente.
-Oh va bene! Come
se avessi davvero una scelta da fare!- gli disse a denti stretti, era
vero, in definitiva non le aveva dato nessuna scelta.
-Bene- disse in tono piatto –sarà il per meglio credimi, a lungo andare ti
saresti fatta ammazzare-
-Sono affari miei cosa scelgo di fare della mia vita!-
Ryo lasciò la stanza, aveva il morale a terra, non era sicuro che sarebbe
stato in grado di ricucire il suo rapporto con Kaori, l’avrebbe costretta a
rimanere in città, ma cosa avrebbe fatto nel frattempo? Cosa le avrebbe detto?
Come si sarebbe comportato? In quest’ultimo periodo sembrava avere tante
domande ma nessuna risposta.
-Credimi Kaori quello che fai con la tua vita mi tocca molto più da vicino
di quello che pensi- rimase per lunghi minuti a fissare la porta chiusa, poi
con un lungo sospiro andò in salotto, sarebbe dovuto uscire per qualche ora,
aveva degli accordi da prendere e dei favori da riscuotere.
Kaori non vide Ryo quasi nulla nei tre giorni che seguirono la loro
accesa discussione, cercò più volte di convincersi che non le importava, che
questa sua indifferenza non avrebbe dovuto interessarle, ma tutte le ragioni del
mondo non servivano. Il fatto era che si stava annoiando e avrebbe dato di tutto per
poter anche solo fare una sana litigata con lui. Quando veniva a portarle da
mangiare si limitava solo a chiacchere banali, e quando gli chiedeva di Pierre
le rispondeva semplicemente di non preoccuparsi che era tutto apposto. Così
anche Miki, parlavano di tutto tranne che di quello che stava succedendo ai
suoi “soci in affari”, molto probabilmente Ryo l’aveva avvisata di non
spiccicare parola, e lei impicciona com'era avrà acconsentito, era sicura che
disaprovasse al 100% quel che Kaori aveva fatto, quindi non avrebbe ricevuto
nessun aiuto da quella parte. Maledione! Era tutto cosi frustrante!
Se solo avesse potuto muoversi liberamente, la sua ferita si stava
rimarginando bene, e le forze le erano quasi tornate completamente, ma ancora
non riusciva a camminare bene per lunghi periodi, solo andare al bagno era uno
sforzo che la lasciava spossata, non le restava che aspettare e vedere se
quello stupido le avrebbe dato qualche tipo di informazione.
Fu con sorpresa che il pomeriggio del terzo giorno vide entrare un
sorridente Mick nella sua stanza.
-Ciao Kaori, come te la passi?- con fare allegro si sedette nella sedia che
era stata avvicinata alla finestra.
-Mick che sorpresa!- non era la persona che voleva vedere, ma il diversivo
era bene accetto –come mai sei qui?-
-Sono venuto a farti un pò di compagnia e a vedere come stavi. Mi hai fatto
quasi prendere un colpo lo sai!-
Kaori notò che sembrava nervoso e continuava a guardare prima l’orologio e
poi fuori dalla finestra, mmmm molto strano, sembrava che iniziasse ad essere a
disagio.
-Ryo sa che sei qui?- sapeva che a Ryo non piaceva averlo in giro per casa.
-Certo che lo sa, me l’ha chiesto lui di venire qui-
Sempre piu a disagio penso lei, ed era stato Ryo a chiedergli di venire?
-Mick c’è qualcosa che non va?- definitivamente c'era odore di bruciato.
-No, perché lo chiedi?- domandò senza guardarla.
-Sai per caso dove sia Ryo? devo chiedergli una cosa- chiese con non curanza.
-Ryo? non ho la piu’ pallida idea di dove sia!- disse in fretta.
-Mi stai nascondendo qualcosa Mick?- che cosa poteva essere?
-No, che ne dici se ti accompagno di sotto e ci guardiamo un film? Ti
concedo di scegliere anche una di quelle cose smielate che piacciono a voi
donne-
Poi Kaori capì.
-Si tratta di Pierre non e vero? Ryo li farà uscire dal paese oggi non è
vero?-
-Non so di che parli, allora quel film?-
Non le avrebbe detto nulla e per di più continuava a guardare imperterrito
fuori dalla finestra, poi le venne un’idea, sfacciata, ma pur sempre un’idea.
-Oh Mick...- lo chiamò in voce sommessa.
Quando Mick si giro per poco non svenne, Kaori stava giocherellando con il
paio di mutandine del pizzo nero più sexy che avesse mai visto.
-Sai Mick, in cambio di quello che voglio sapere sarei disposta a separarmi
da questo bel paio di mutandine- era stata una fortuna che Miki fosse andata al
suo albergo e le avesse portato tutti i suoi vestiti.
-Non ci sperare, sono di tempra dura io!- mentì spudoratamente.
Ma Kaori poteva vedere lo sguardo alterato e il maniaco che si faceva
strada con le unghie e con i denti, doveva dargli solo il colpo di grazia.
-Mmmm, il pizzo e cosi morbido, della migliore qualità- disse sfregandosi
la biancheria pulita contro la guancia.
-Va bene, va bene- lo spirito era forte, ma la carne era tutta
un’altra faccenda –Ryo li farà uscire oggi dal paese, è riuscito a procurarsi un
piccolo jet e un pilota che li porterà a Sidney-
Kaori gli lanciò le mutandine che lui si affretto a mettere in testa con
espressione gongolante, porco!
Doveva fare qualcosa, doveva vedere Pierre prima che se ne andasse, doveva
parlargli, spiegargli la situazione e dirgli addio. Ma come avrebbe fatto? Non
era in grado di guidare e non sapeva dove Ryo li aveva portati, la sua unica
possibilità era Mick.
-Mick mi devi accompagnare al posto dove si devono incontrare, è urgente,
sono sicura che non abbiamo molto tempo-
-Cosa!- si era messo velocemente le mutandine in tasca, caso mai Kaori le
rivolesse indietro –non ci penso minimamente! Ryo mi sparerà per averti detto
quello che aveva intenzione di fare oggi. No signore, non avrai nessun altro
tipo di collaborazione da me!-
-Oh Mick...-gli sventolò sotto il naso il reggiseno coordinato che andava con
quello che gli aveva appena dato.
Mick non ebbe nessuna possibilità di uscirne vincitore.
Ryo guidava veloce il furgoncino che si era procurato per trasportare
Pierre e i suoi compari al piccolo hangar appena fuori Tokyo, aveva dovuto
faticare un pò per cercare di trovargli questo passaggio anonimo, Saeko era
stata chiara quando gli aveva detto che la loro partenza sarebbe dovuta essere
in segreto, non voleva che qualche reporter ficcanaso riuscisse ad accaparrarsi
un’intervista con Pierre La Fonte, chissà cosa se sarebbe potuto venire fuori
dalla storia della grande ingiustizia burocratica, visto che alla fine era
stata costretta a lasciarlo andare sotto false pretese, per poter tenere fede
all’accordo preso con lui.
Che pasticcio che aveva combinato questa volta quella testarda di Kaori!
Ryo non vedeva l’ora di liberarsi di loro una volta per tutte. Fermato il
furgone appena dentro l’edificio aprì la portiera e li fece scendere.
-Siamo arrivati- il tono era brusco, ma non gli interessava.
-Per essere uno che ha appena ottenuto quello che vuole non sembri molto
contento signor Saeba- rise Pierre.
-Quello è l’aereo, salici e non farti piu vedere- gli disse senza mezzi
termini.
-Ed io che pensavo che saremo potuti diventare amici- sembrava mortalmente ferito dal rifiuto.
Sul mio cadavere, pensò Ryo, poi si accorse che Marco gli stava vicino e
lo guardava in modo strano.
-E tu che vuoi?-
-É sicuro signor Saeba che non le serva un’assistente?- chiese speranzoso.
-No, no, no e ancora no. Mettiti in testa che non mi serve un assistente ne
ora ne in futuro- quel ragazzo non gli aveva dato tregua da quando Pierre
l’aveva presentato come City Hunter, era quasi sicuro che l’avesse fatto
apposta per sguinzagliargli dietro quel cucciolo troppo cresciuto.
-Oh...ma se cambiasse idea sono sicuro che Kaori saprà dove trovarmi-
-Vattene! E cerca di darti alla vista onesta tanto per cambiare!- disse
spazientito, e gli sembrò che Marco borbottase in risposta qualcosa che
assomigliava a “sembra di sentir parlare mio nonno”, prima se ne andavano,
prima avrebbe potuto tornare alla sua vita normale.
Quando si avvicinarono all’aereo che era pronto al decollo, fu scioccato nel vedere
Kaori che zoppicando si gettava tra le braccia del francesino, come accidenti era
arrivata lì? Ebbe la risposta, quando vide un colpevole Mick che stava in
disparte appoggiato al cofano della sua macchina. Gli avrebbe sparato, qui, ora,
brutto traditore!
-Pierre!- gridò saltandogli al collo, era contenta di
vederlo tutto intero.
-Ciao bellezza!- la strinse forte, aveva notato quanto era pallida –non
saresti dovuta venire, si vede lontano un miglio che non stai bene-
-Dovevo venire a dirti almeno addio- sollevò gli occhi su di lui,
quell’amico così caro che non avrebbe più visto –mi mancherai tanto-
-Non disperare, credo che avrai altro a cui pensare- con gli occhi che
brillavano guardò verso Ryo che
stava discutendo animatamente con Mick, mentre Jules e Marco facevano scommesse –è
un tipo particolare il tuo amore-
-Non è il mio amore!- smentì lei.
-Zuccona come al solito, non è vero Kaori? Ma va
bene, fa un pò come vuoi, decidi di scegliere la via più ardua, chi sono io per scoraggiarti!-
-Non capisci Pierre...- lui l’aveva zittita posandole due dita sulle labbra.
–Perché non vi chiarite una volta
per tutte e passate il vostro tempo a fare pace? Ti posso assicurare che e un
modo più piacevole di impiegare le energie-
-Mi ha dato le sue spiegazioni, e non stanno ne in cielo ne in terra! É
solo un donnaiolo incallito che non cambierà mai!-
-Mmmm, sapevi che i donnaioli incalliti diventano i mariti migliori, una
volta presi al laccio rimangono fedeli a vita, e...- continuò con una alzata
maliziosa di sopraciglia -...sanno come far impazzire le loro donne a letto!-
-Pierre!- era arrossita, aveva pensato di aver superato certe cose, ma
evidentemente no –comunque non sono venuta qui a parlare di lui, sono venuta qui
per spiegarti il motivo per cui non posso tornare con voi, mi dispiace ma...-
-Non ti preoccupare- la interruppe di nuovo –Ryo mi ha spiegato a
grandi linee gli avvenimenti. Penso che sia meglio così in definitiva, fare la
ladra non è una cosa che ti si addice, avrebbe finito con il pesarti-
-Non è vero!- ma forse un fondo di verità c’era –che altro ti ha detto
quello sporco ricattatore?-
-Sporco...? Proprio non riesci a vederlo vero Kaori? O stai solo
vedendo tutto il dolore che lui ti ha causato e non ti accorgi di nient'altro?-
-Di che cosa stai parlando?- ora era davvero confusa.
-Il tuo Ryo ha fatto di tutto per poterti tenere al sicuro, ha dimostrato
una possessività nei tuoi confronti che ho visto in pochi uomini, e quel tipo
di possessività nasce solo dalla gelosia, la stessa- scandì -che può solo venire
dall’amore-
-Amore...- lanciò un’occhiata a Ryo, che ora li osservava da lontano
con un’espressione a dir poco ostile. Amore...si sapeva di essere innamorata come
una pera cotta di lui, ma sapeva anche di non essere ricambiata –ti sbagli Pierre,
e poi come hai fatto a giungere ad una conclusione del genere dopo averlo
conosciuto solo per pochi minuti?-
-Un giorno di questi mi farai impazzire, tu e la tua mancanza di esperienza
nelle relazioni amorose!- le disse spazientito –magari mi sbaglio, non ti resta
che scoprirlo una volta per tutte. Non avere paura piccola Kaori, prendi dei
rischi, metti in gioco il cuore ancora una volta, e in caso non dovesse
funzionare torna da me e ti rimetto tutti i pezzi insieme-
-Oh Pierre, mi mancherai tanto!- lo abbracciò di nuovo stretto –sei arrivato
proprio quando ne avevo più bisogno, grazie per tutto-
-Ci vediamo Kaori, qualunque cosa ti riservi il futuro, sono sicuro che
sarai abbastanza forte da superarla-
Furono bruscamente interrotti da un perentorio:
-É ora di andare!-
Ryo si era avvicinato a loro e non se ne erano accorti.
-Addio Kaori- la salutò baciandola sulla fronte –e prenditi cura di te-
-Addio Pierre- sussurò con gli occhi pieni di lacrime.
Jules e Marco l’abbracciarono velocemente e con imbarazzo, lei era oramai
una di loro, non si scambiavano smancerie con i compagni.
Kaori li vide salire sull’aereo e chiudersi la scaletta alle spalle, in
breve il piccolo jet raggiunse la pista e si librò in volo diventando un
puntino all’orizzonte.
Si guardò attorno un pò nervosa non c’era nessuno, anche Mick era
sparito.
-Che fine ha fatto Mick?- chiese, giusto per rompere il silenzio ti tomba
che era calato fra di loro.
-L’ho mandato via prima che mi costringesse a sparargli, non avrebbe dovuto
accompagnarti qui- non l’aveva ancora guardata, cosa avrebbero fatto ora?
-Sono stata molto convincente, so essere molto testarda quando mi metto
d’impegno- decise che non era il caso di dirgli con che cosa Mick era stato
comprato, era abbastanza imbarazzata per i fatti suoi, pensando che l'altro se ne stava
andando in giro con la sua biancheria in tasca, senza che Ryo rincarasse la
dose.
-Non lo sapessi!- poi la prese per mano e iniziò a camminare –andiamo a
casa si sta facendo buio-
-Aspetta un attimo, non correre non riesco a starti dietro!- la sua gamba
aveva fatto tutti gli sforzi possibili per un giorno e non ne voleva sapere di
continuare a collaborare.
Ryo si fermò e la guardò preoccupato, un velo si sudore le imperlava il
labbro superiore e respirava a fatica, senza contare che era pallida, sarebbe
dovuta essere a letto non in giro ad affaticarsi. In silenzio la prese in
braccio e la portò al furgone sistemandola sul sedile imbottito.
-Non c’è bisogno di essere cosi melodrammatico ti avevo solo chiesto di
rallentare-
Per tutta risposta le chiuse lo sportello in faccia e si mise al posto di
guida.
Brutta acida, pensò, per una volta lui faceva il gentile e quello era il
ringraziamento!
Rimasero in silenzio e lui si concentrò sulla strada, ma dopo dieci minuti
sentì un leggero russare che si diffondeva nell’abitacolo, e voltandosi verso
Kaori la vide pacificamente addormentata, doveva essere distrutta, pensò, ora
doveva solo riposare e cercare di riprendersi, poi avrebbero discusso e
litigato a piacimento.
Quando la prese di nuovo in braccio per portarla dentro casa non si mosse,
cosi si limitò a stenderla sul letto e a coprirla, avrebbe dovuto mangiare
qualcosa, ma non se la sentiva di svegliarla, pazienza, si disse, avrebbe
provveduto l’indomani.
Ryo era ancora mezzo addormentato quando qualcosa di delizioso inizio a
solleticargli il naso, sprofondò ancora di piu nei cuscini del divano e si
arrottolò nella coperta. La notte precedentesi era addormentato di botto e aveva dormito come un sasso, a giudicare
dalla luce che veniva da fuori doveva aver dormito per una decina di ore,
troppo poche pensò stiracchiandosi.
Quel qualcosa continuava a stuzzicarlo, aprendo un occhio si accorse che
era stato svegliato dal delizioso profumo di caffè appena fatto, si mise a
sedere e la vide, era seduta al tavolo con un giornale in mano ed era intenta a
tracciarvi sopra cerchietti con la matita.
-Buon giorno- le augurò con la voce ancora impastata di sonno.
-Buon giorno- lo osservò circospetta, era ancora sul chi vive vicino a
lui, non era sicura di come stavano le cose ora che tutta la storia dei furti
era finita –ho fatto del caffè se ne vuoi-
-Mmmm...- si alzò con l’intenzione di versarsi una tazza quando la fissò
in modo strano –Come sei arrivata qui? Non dovresti stare a letto?-
-Con quelle- gli rispose, indicando le stampelle che aveva trovato accanto
al letto quando si era svagliata, molto probabilmente le aveva lasciate lui la
notte precedente –e non sono poi cosi’ invalida, mi annoio a stare a letto tutto
il giorno-
Tornò ai suoi cerchietti sul giornale e lui se ne andò in cucina per quel
caffè.
-Che cosa stai facendo? Quel giornale sarà sicuramente vecchio-
-Non poi così vecchio, è quello di ieri- sperò che la voce non le suonasse
troppo colpevole, una volta che avesse scoperto cosa stava combinando sarebbe
andato su tutte le furie.
-A cosa ti serve però?- le andò vicino e lesse uno dei trafiletti cerchiati
e...per poco non gli andò di traverso il caffè, era l’annuncio di un
appartamento da affittare –che cosa credi di fare!-
-Cerco casa- gli spiegò calma.
-E cosa avrebbe questa di sbagliato?- afferrò il giornale e se lo gettò
alle spalle in un svolazzare di fogli.
-Non ti aspetterai davvero che rimanga qui?- chiese con il batticuore.
-E perché no?-
-Non puoi davvero aspettarti che rimanga qui, non dopo tutto quello che è
successo- lo guardò in faccia e gli vide una strana espessione, sembrava
agitato. Parlami Ryo, gridò il suo cuore, dimmi qualcosa, convincimi a restare.
Si, perché dopo ore di processi mentali e ragionamenti, aveva concluso
che era una masochista e che voleva strargli vicino, ma doveva essere lui
a chiederglielo, a fare il primo passo per chiarire e sistemare le cose tra loro,
se lui avesse deciso che in definitiva gli andava bene continuare cosi, avrebbe
lasciato l’appartamento e se ne sarebbe andata, non aveva senso stare dove non
si era volute. Poteva capire e accettare le sue ragioni per il comportamento
avuto la notte che l’aveva lasciata, ma ora voleva di più, voleva sincerità e
delle promesse da parte sua, voleva che la loro relazione cambiasse una volta
per tutte, era stanca di giocare al gioco “indovina cosa pensa il tuo socio”,
voleva che lui desse voce ai suoi pensieri, ma soprattutto ai suoi sentimenti
in maniera chiara, niente scappatoie o mezze verità.
-Pensavo che..-lo vide deglutire a vuoto –bhé pensavo che...ecco, che
avresti voluto riprendere a farmi da assistente-
-La proposta non è allettante, trovane un’altra, e ora se non ti spiace
vorrei il mio giornale- la voce era calma, ma dentro Kaori tremava come una
foglia.
-Perché non rimani qui per qualche tempo, giusto per decidere che cosa
vuoi fare, giusto per essere sicuri che ti sei ripresa del tutto- Ryo si diede
dell’idiota, poteva fare di meglio, doveva attuare un’opera di convincimento
più efficace.
-Io so esattamente cosa voglio Ryo, il problema qui è sapere cosa vuoi tu-
era fatta aveva lanciato il sasso, ora c’era solo da sperare che non le tornasse
dritto in faccia.
Ryo rimase a guardarla, “il problema qui è sapere cosa vuoi tu”, la frase
continuava a rimbombargli in testa, “cosa vuoi tu...vuoi tu...vuoi tu...”, lui
voleva Kaori! La certezza gli scoppiò dentro come un colpo di pistola, lui
voleva Kaori. Kaori con i suoi martelli, Kaori con la sua testa dura, Kaori che
arrossiva in continuazione, Kaori che tremava quando lui la baciava...Kaori che
gli era sempre stata vicino indipendentemente da tutto. Indipendetemente dai
pericoli, da come lui la trattava male, dalle loro difficoltà, lei era stata
l’unica costante della sua vita, perderla era stato terribile per lui, sapere
di averla fatta terribilmente soffrire era anche peggio, ed ora aveva una
seconda possibilità, lei si stava fidando di nuovo di lui, lo stava sfidando a
dare voce a quello che aveva dentro, sarebbe stata un’impresa titanica, lui era
uno che agiva, non analizzava, specialmente non analizzava i suoi sentimenti.
Allora decise di fare esattamente quello, di agire e mostrarle quanto
teneva a lei, posò la tazza sul tavolo e le andò vicino posando le labbra sopra
quelle calde di lei che sapevano di caffè zuccherato.
Il bacio fu lento ed esitante all’inizio, Ryo quasi
si aspettava una martellata, era sicuro che dopo quello successo tra di loro non gli
avrebbe reso le cose affatto facili, vedendo che non arrivava, decise
di approfondire l’incontro, labbra che si fondevano insieme, la lingua di lui che
l’accarezzava in maniera così sensuale che li lasciò entrambi scossi e
tremanti.
-Ecco cosa voglio- le disse staccandosi brevemente e guardandola con una
luce calda negli occhi che Kaori gli aveva visto in rarissime occasioni –voglio
questo, tutti i giorni per il resto della mia vita-
-Non basta, se hai bisogno di dare una bottarella a qualcuna, vattela a
cercare e non importunare me!- gli avrebbe fatto sudare ogni piccola cosa
finché non le avrebbe detto ciò che aspettava di sentire da anni.
-Testona- ridendo la sollevò tra le braccia e la portò sul divano,
sistemandosela in grembo in modo da non infastidire la gamba ferita –credi
davvero che abbia voglia di dare bottarellequalcuna che non sia tu?-
Kaori chiuse gli occhi momentaneamente stordita, era avvolta dalle sue
braccia e lui le stava stuzzicando con la lingua un punto sensibile sotto
l’orecchio, non era facile pensare.
-Se credi che mi puoi usare solo per sesso- e quel punto arrossì – ti stai
sbagliando di grosso-
Ryo sospirò e si staccò da lei, avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto
convincerla che gli avvenimenti di quella notte non si sarebbero più ripetuti.
-É te che voglio Kaori, voglio che tu rimanga qui in questa casa per
sempre al mio fianco- ecco l’aveva detto ad alta voce,mmmm, non era poi così
male, non si sentiva soprafatto dal terrore, certo era distratto dal
fondoschiena morbido di Kaori che gli premeva contro l’inguine...
-E quando ti verrà il prossimo attacco di panico? Che farai? In che modo
mi lascerai la prossima volta?- chiese con la voce che le tremava.
-Kaori non sai quanto sia pentito delle mie azioni di quella notte, non
ti posso promettere che non mi preoccuperò per te fino ad uscirne di testa,
ma non scapperò, non dopo quello che una cosa del genere ha fatto ad entrambi.
Mi sei mancata da impazzire quando eri via, la prossima volta che mi comporto
da stupido dammi una martellata che è meglio-
-Bene, altrimenti la prossima volta invece di darmi al furto, creo la mia
banda personale e mi do al contrabbando!-
-Mia dolce Kaori dimmi che rimarrai? Dimmi che resterai qui con me- le
sussurò tra un bacio l’altro.
-Santo cielo Ryo dove credi che voglia andare- spostò’ il collo di lato in
modo che lui avesse libero accesso ad altre zone incredibilmente sensibili.
-Bene perché’ ho una voglia matta di baciarti fino a farti perdere i sensi-
Kaori si ritrovo quasi senza accorgersene sdraiata sul divano sotto di lui –ho
vissuto come un monaco per gli ultimi due anni e non credo di poter resistere
oltre!-
-Come un monaco? Tu? Ma dai!- il tono era divertito, ma ne era segretamente
contenta.
-Ridi, non riderai piu quando avrò finito con te, lo stallone di
Shinjuku è tornato in tutto il suo splendore- continuò a baciarla e ad accarezzarla
mandandole i sensi in subbuglio.
Kaori però non aveva apprezzato la battuta, gli intrecciò una mano
tra i capelli, tirando con forza e facendolo sussultare.
-Lo stallone di Shinjuku farà meglio a limitarsi a questa stalla,
altrimente corre il rischio di perdere i gioielli di famiglia- lo minacciò
seria.
-Gelosa?-
-Sono seria Ryo!- tirò più forte.
-Non ti preoccupare, mi devo rifare del tempo perduto...e poi dovrò ricorrere a
tutti i miei trucchi per farti dimenticare il francesino- le prese la mano
che ancora era ferma tra i suoi capelli e con lentezza, le baciò e le succhiò in
maniera suggestiva ogni polpastrello, finché non la vide chiudere gli occhi e respirare a
fatica.
Ma Kaori li riaprì subito dopo, quello che lui aveva detto era stato appena
registrato dalla sua mente confusa.
-Cosa vuoi dire con “ti farò dimenticare il francesino”?-
-Che è fortunato che non gli ho sparato per averti messo anche solo un
dito addosso- poco interessato all’argomento riprese a sbaciucchiarle la zona
sensibile sotto l’orecchio che stava rapidamente diventando la sua preferita.
-Credi che io e Pierre abbiamo...- l’idea era cosi ridicola che non potè
fare a meno di ridere.
-Non ci trovo nulla di divertente, sono ancora della mezza idea di andarlo
a cercare!-
-Oh Ryo, sei geloso marcio, ammettilo!- disse allegra.
-E anche se fosse?- era offeso per il modo in cui lei si stava divertendo
alle sue spalle.
-Sei adorabile- lo baciò sul naso con gli occhi ricolmi di tenerezza
–pensavo che l’avessi capito-
-Capito cosa?- chiese sbuffando.
-Pierre è gay-
-Eh?- la guardò sbattendo ripetutamente le palpebre come se lei parlasse
un’altra lingua.
-Non c’è mai stato nulla tra me e Pierre perché gli piacciono gli uomini-
gli spiegò lentamente come si fa con i bambini.
-Ma si che ho capito!- poi sorrise –il tuo amico si è appena guadagnato un
vita lunga e sana-
-Sei cosi dolce...- sospiro.
-E tu sei tutta mia mia...ed io ti amo-
Si bloccarono entrambi, Ryo non riusciva credere di averlo detto a voce
altra, e Kaori era altrettanto sorpresa, aveva iniziato a credere che non
l’avrebbe mai detto, che si sarebbe dovuta accontentare di tutte le cose tenere
che le aveva detto e della sua vicinanza, ma sentirglielo dire le fece salire
le lacrime agli occhi.
-Dillo di nuovo- gli chiese piano.
-Ti amo Kaori Makimura- dirlo ad alta volce lo faceva sembrare più reale
–non avrebbe dovuto farti piangere però-
-Non sto piangendo- menti tirando sul con il naso.
-Meglio, perché per quello che ho in mente non c’è posto per le lacrime-
Quella notte, Ryo si mise
veramente d’impegno nel recuperare tutto il tempo perduto con la sua Kaori, una
Kaori che ora aveva un sorriso perenne stampato sul viso, e che era irrimediabilmente
legata all’uomo che le aveva restituito tutti i suoi sogni.
Ryo rientrò distrutto nella casa buia dopo una nottata passata a lavorare,
erano le tre del mattino, molto probabilmente Kaori stava gia dormendo, in
quest’ultimo periodo era sempre stanca e la trovava a schiacciare pisolini a
tutte le ore, salì le scale e andò di sopra.
Si fermò per un attimo davanti alla porta della camera che lui e Kaori
avevano risistemato e sfiorò sorridendo la nuova targa che vi era appesa, non
vedeva l’ora di vedere l’occupante di quella camera.
Decise di cambiarsi e farsi una doccia veloce, quella notte faceva un caldo atroce e lui era tutto
sudato e dopo il lavoro i suoi vestiti puzzavano, quando arrivò in camera
però la trovò vuota, strano dove poteva essere Kaori, con questo caldo però
un’idea l’aveva, si spogliò in fretta e la raggiunse.
Lei era talmente assorta che in un primo momento non lo sentì, così Ryo rimase
a guardarla, era seduta sul cornicione e appoggiata alla ringhiera di ferro con
il mento sorretto da una mano, mentre con l’altra si accarezzava distratta il
pancione rotondo che il leggero pigiama di cotone non riusciva coprire. Era
bellissima, il profilo delicato che si stavagliava contro le luci della città.
Per non spaventarla fece cigolare di proposito i cardini della porta, lei
si voltò immediatamente e gli sorrise.
-Sei tornato- aspettò che la raggiungesse.
-Si poco fa- le si sedette dietro e l’abracciò baciandole una guancia
–non dovresti riposare? É tardi e non ti fa bene-
-Non riuscivo a dormire- ma entrambi sapevano che lo stava aspettando, come
faceva ogni sera in cui andava a lavorare.
-Come sta il mio piccolino?- le chiese accarezzando dolcemente il pancione.
-Bene, tira calci come un forsennato-
-Mmmm...inizio a credere che sia una femminuccia sai, manesca e violenta
come la sua mamma-
-Cretino!- gli pizzicò una mano e lo fece gridare di finto dolore.
-Lo vedi! Non è ancora nato e già gli insegni brutte abitudini!-
-É figlio tuo mio caro- si accoccolò meglio tra le sue braccia –le brutte
abitudini le ha nei geni!-
A quel punto Ryo non potè fare meno di ridere, e Kaori sospirò felice.
Quell’ultimo anno era stato idilliaco, certo avevano bisticciato e litigato
a piu non posso, ma avevano anche fatto pace, Ryo sembrava piu’ rilassato,
anche se ogni tanto saltava fuori il lato chiuso e oscuro del suo carattere, si
sforzava sempre di essere aperto e onesto con lei, e gliene era grata, i
cambiamenti sarebbero arrivati a poco a poco.
Come il bimbo in arrivo, non era stato programmato ed era arrivato
all’improvviso spaventandolo a morte, ne era scaturito un litigio di
propprzioni bibliche, ma dopo che si era abituato all’idea lo aspettava con
impazienza, eh si, la vita non poteva essere piu dolce.
Kaori sospiro di nuovo.
-Come mai tutti questi sospiri?- chiese preoccupato –non ti senti bene?-
-No sto benissimo, ti ho già detto che ti amo oggi?-
-Visto che sono stato via gran parte del giorno e della notte credo di
essermelo perso-
-Ti amo Ryo Saeba- spostò la testa di lato in modo che lui la potesse
baciare.
-E io amo te- le sussurò-
Rimasero a lungo abbracciati l’uno a l’altro a scambiarsi bisbigli sommessi
e teneri baci, sotto un cielo stellato da mille e una notte.
Eh si, la vita era proprio bella e degna di essere vissuta pensarono con un
sorriso.