Gegen Meinen Willen

di Eisheth
(/viewuser.php?uid=82782)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un altro giorno di attesa. ***
Capitolo 2: *** Rabbia ***
Capitolo 3: *** Uno strano fatto. ***



Capitolo 1
*** Un altro giorno di attesa. ***


Alexis

Cerco di chiudere gli occhi, di non pensarci, perché più ci penso e più fa male.

Un incubo mi sveglia. Una ragazza bionda con gli occhi azzurri come il ghiaccio interrompe il mio sonno. Continuava a ripetere il mio nome -Alexis-.

Nel sogno indossava un abito bianco, e dietro di sé una luce illuminava i suoi capelli dorati, così diversi dai miei, che ora li ho tinti di nero. Tutto intorno a me è nero ultimamente. Mi tiro su e mi siedo sul letto. Appoggio la schiena contro il muro dietro di me. Tengo le ginocchia serrate, e le circondo con le braccia, e ogni tanto vi nascondo il viso. Vorrei piangere, piangere forte. Piangere per dimenticare e lasciarmi tutto alle spalle, ma non ci riesco. Non sono forte, al contrario di tutti quelli che me lo dicono. Non sanno nulla di me, nulla. Mi sento persa e abbandonata, tutto intorno a me non ha più senso. Cosa ci faccio qui? Questo non è il mio posto, il mio posto è da un’altra parte, con un’altra persona.

Sto male. Ho passato due anni a piangere per cercare di porre fine al mio male interiore. Mi consuma dentro, mi sento ogni giorno più debole. La mia anima è stata divisa a metà e una parte se n’è andata via, per sempre. Vivo da due anni con questo dolore e nessuno sembra accorgersene. O semplicemente vivono senza di Lei. Ma io non ci riesco.

La mia gemella è morta nel 2005 per un tumore.

Sebbene vivesse con il tumore dal 2003, i medici non sono riusciti a salvarla. E il mio dubbio è: non sono riusciti o non hanno voluto?

Non la rivedrò più ridere e scherzare, non la rivedrò più arrabbiarsi con me se uso le sue cose, non ascolteremo più canzoni distese sul letto, non litigheremo più per trovare un significato a quelle parole. Perché noi ci divertivamo a indovinare lo stato d’animo del cantante nel momento in cui le scriveva.

Tutto questo sparito, nel nulla. Come fa una persona prima essere libera e spensierata e poi smettere di respirare per sempre?

Non me ne capacito. –Aley mi manchi tanto..- scoppio a piangere. Un altro pianto. Ormai è il mio modo di essere, mi sveglio piangendo e mi addormento piangendo.

Dopo un bel pianto, mi alzo dal letto e apro le persiane e le finestre.

E’ mattina presto, un’arietta fresca mi scompiglia i capelli. Sento il suo profumo nell’aria, Pink Sugar. Ma è sicuramente un’impressione, Lei è morta e non tornerà mai più. All’inizio quando sentivo il suo profumo, mi giravo di scatto, sperando di vederla entrare raggiante e abbracciarmi dicendo –Ale è uno scherzo! Non sono morta! Sono qui con te e non ti abbandonerò mai- ma questo non è mai accaduto.

Mi avvio in bagno, mi fermo davanti alla porta. I poster che ha attaccato sono ancora lì, e non ho intenzione di toglierli. E’ come se la vedessi riflessa negli occhi di quei quattro ragazzi. Li osservo tutti, mi soffermo particolarmente sul viso del suo amato, Tom. –Grazie. Tu non lo sai ma la tua chitarra l’ha tenuta in vita più di quanto i medici ci avevano detto. Nessuno capiva, tutti speravano in un miracolo, ma io e Aley sapevamo che eri tu. Tu, così strafottente l’hai tenuta in vita sei mesi in più. So, non sono molti ma meglio di niente. Abbiamo parlato sempre di te, sapeva com’eri e stava male, ma abbiamo pregato per te, sperando in un tuo cambiamento, che non avverrà mai. Sei fatto così e anche se hai dei difetti ti sono debitrice. Grazie Tom. Grazie- lo sfioro con una mano.

Ammetto, non mi piacciono i Tokio Hotel, anzi, per niente. Ma Lei li amava, erano tutto per lei, e io le compravo giornali che li riguardano solo per vederla felice. O andavo nei forum per sapere notizie su di loro. Lei li amava, mi sembrava il minimo che potessi fare.

Ma devo ammettere che le canzoni sono belle. Ma loro, non li reggo.

Per niente, anzi li odio. E’ una cosa strana la mia. Amo le canzoni e odio chi le suona.

Apro la porta, esco e vado in bagno; ma la porta è chiusa. Busso –Sono io, ora aspetti-

la voce di mio fratello mi turba. Mi appoggio al muro e aspetto che finisca di prepararsi. Dopo un paio di minuti apre la porta.

-Buongiorno..- mi dice

-Non è un buongiorno. Nessun giorno è bello, Nick-

Non mi dice niente e va in camera sua. Ormai si è abituato al mio carattere, diverso, da quando Lei è morta. Non ribatte, sta zitto e se ne va. Fa sempre così. A volte dubito che sia dispiaciuto per la Sua morte. E’ come se gli fosse stato fatto un favore.

Entro in bagno e chiudo la porta a chiave. Vado verso il lavandino e mi lavo la faccia. Acqua ghiacciata sul viso bollente dovuto al pianto. E’ una delle poche cose che mi fa stare bene. Mi guardo allo specchio. E’ come rivederla, a volte questa uguaglianza mi spaventa, mi fa male. La vedo e non posso parlarle. Tiro un pugno allo specchio. Si frantuma. Sento le schegge di vetro infilarsi nella mia mano. La guardo, è ricoperta di sangue, scende a fiumi. Non la passo nemmeno sotto l’acqua. Non sento dolore, il dolore fisico non lo sento più, quello che mi fa male è il dolore psicologico. Mi metto una benda attorno alla mano e mi pettino con l’altra. Esco dal bagno.

Trovo mia madre ad aspettarmi fuori dalla porta, con le lacrime agli occhi.

-L’hai rifatto?- mi chiede fredda.

Il suo viso non nasconde l’aria da madre arrabbiata e delusa dal comportamento della figlia, ora ribelle. Prima ero dolce e accondiscendente con tutti, ora non più. Non sono più io. A suo avviso sono menefreghista e arrogante con tutti.

-Si-

Mi prende il braccio e velocemente inizia a levarmi la benda. Io guardo altrove. Quando vede la mia mano il suo viso cambia espressione. E’ a metà dall’essere arrabbiata per quello che ho appena fatto ed è triste perché assiste al mio dolore. Dice che mi faccio male da sola e non posso darle torto, ma sono sicura che in questa casa, quella che soffre di più per Aley sono io.

-Vieni in cucina. Dobbiamo trovare una soluzione a questa faccenda-

Scende le scale con passo leggero e veloce.

Non puoi trovare una soluzione mamma. Non c’è. Sai far tornare in vita le persone? No. Quindi non c’è soluzione.

Nick esce dalla camera. Guarda la mia mano e diventa serio

-Alexis devi smetterla di farti del male-

-Stai zitto-

Mi giro e scendo le scale, seguita da mio fratello. Sento mia madre parlare con mio padre. Parlano di me, sono delusi dal mio comportamento e preoccupati che possa tentare di uccidermi.

Cosa mi direste se vi dicessi che ci ho già provato?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Rabbia ***


Alexis

 

 

Se la rabbia non è accompagnata dalla forza si espone al disprezzo e al ridicolo; che cosa c'è in effetti di più tiepido di una rabbia che scoppia invano?

 

 

Arrivo in cucina. I miei genitori mi fissano. Mio padre ha il viso scavato, gli zigomi creano forti incavature sul suo viso. Prima perfetto e senza rughe, dalla Sua morte si è lentamente lasciato andare. Ha i capelli brizzolati e occhi azzurri. Abbiamo preso tutti da lui.

Mia madre invece è bionda e occhi neri. Combinazione perfetta.

Lei invece è perfetta come sempre, tirata a lucido. Perfettamente truccata e pettinata. Non ha una ruga, il suo viso straordinariamente ne è privo.

Mi avvio con passo lento verso il tavolo. Mi siedo. Mio padre si alza e prende una tazza di cioccolata per me, me la posa davanti. Io la scanso –Non mi va-.

-Alexis devi mangiare.. sono giorni che non tocchi cibo.. non ti fa bene-.

E’ serio, e preoccupato.

E se lo facessi apposta?

–Ora non mi va.. sto bene così-.

-Alexis devi..-.

-Cosa volete?- lo interrompo –Perché siamo tutti qui riuniti?- .

-Io e la mamma abbiamo trovato una soluzione-.

-Riguardo a cosa?- domando svogliata. Mi controllo le unghie. In realtà è un diversivo, è per non pensare. Non guardo le unghie, ma ciò che sta dietro, la tovaglia. Ha odore di limone. Mia mamma deve averla appena cambiata. E’ bianca, con piccoli fiorellini ricamati. Ci sono molte orchidee, il Suo fiore preferito.

-Riguardo a te- dice mio fratello.

-Come scusa?-.

-Bè vedi.. andremo a fare una vacanza..-.

-Spero per voi che stiate scherzando. Io non vado da nessuna parte- dico gelida.

Stiamo scherzando vero? Ditemi che è uno scherzo.

-Si, andremo a Barcellona.. è da tanto che non andiamo a trovare più i nostri amici.. e poi c’è anche Elene-.

-Elene per me non esiste-.

-Ma Alexis ci andavi tanto d’accordo anni fa- mia madre mi riprende con quel tono dolce che tanto odio.

-Ora è solo una troia.. tutte quelle che sono là sono così-.

-Non parlare in questo modo! Non mi piace che usi questi termini- mi rimprovera mio padre.

-Sai quante cose non piacciono a me-.

Mi alzo dalla sedia e mi dirigo in salone. Mi butto sul divano e accendo automaticamente la televisione. Non la guardo, vedo solo immagini susseguirsi molto velocemente, non riconosco le parole. Mio fratello entra in salone e si siede accanto a me. Non dice una parola. Poi, delle note mi svegliano. Alzo gli occhi verso lo schermo, un video in bianco e nero. Dove ragazzi saltano e si divertono. Schrei. Rimango immobile a fissare quei ragazzi. Sebbene la mia vita ora sia inutile e vuota, loro la compongono. Solo loro mi fanno sentire diversa. Unica. Le loro canzoni mi infondano forza. Non so come fanno, ma è grazie a loro se respiro ancora. E qui ritorna il mio strano pensiero, li odio e amo le loro canzoni..

-Come ti fanno a piacere sti sfigati?- mi chiede Nick.

Non gli rispondo, mi limito a incenerirlo con lo sguardo.

-Allora?-.

-Sai che sei hai ancora una sorella è per merito loro? Se non ci fossero, io sarei morta con Aley.. anche se questa non si può definire vita-.

-Ma che cazzo dici? Sei cretina?-.

-Lo sai come mi sento?-.

-Stiamo tutti male, è inutile che fai la vittima-.

-Io faccio la vittima?? Sai cosa si prova quando una parte di te muore?- gli urlo a pochi centimetri dal naso. I miei entrano di corsa in salone sentendomi urlare.

-Manca a tutti, e tutti stiamo male per lei. Non eri l’unica che le volevi bene!!-.

-A me sembra proprio di si. Te ne sei fregato di lei. Non sei neanche venuto al Suo funerale!! Era meglio se morivi tu al Suo posto!!- gli urlo.

Ecco, finalmente l’ho detto. Questo il motivo per cui lo odio. Non era al suo funerale. Io piangevo a dirotto e lui dov’era? A casa! La Chiesa era piena di gente. Le nostre amiche, il suo ragazzo. Tutti piangevamo per Lei.. e lui?

Un dolore alla guancia mi riporta alla realtà. Mio fratello ha la mano alzata, ha già colpito. Mi ha tirato uno schiaffo. Sento mia madre che singhiozza. Mio padre è sbigottito.

-Stronzo!! Ti odio!! Per me non sei più mio fratello!! Non esisti più!!- inizio a tirargli pugni sul petto. Poi mi sento sollevare. Mio padre mi stacca da lui

-Alexis calmati! Nick chiedi scusa a tua sorella! Che ti è saltato in mente?!- è arrabbiato.

-Mi fai pena.. ti attacchi ai ricordi. Impara a crescere, dimentica tutto-.

-Come fai tu? Non sembra neanche che Aley sia vissuta!!- mi muovo tra le braccia di mio padre, ma non arrivo a liberarmi.

-Se vivi di ricordi, non vivi- mi dice freddo.

-Ragazzi non litigate.. dobbiamo essere una famiglia- mia madre si avvicina, piange ancora.

-Per me non siamo più una famiglia. Aley non c’è più, e io sono ufficialmente morta-.

A quelle parole mio padre mi lascia andare. E’ sconvolto quasi quanto mia madre, che inizia a piangere ancora più forte.

-Io esco- prendo la borsa ed esco di casa, sbattendo la porta.

-Vado in camera- Nick sale le scale.

I miei si siedono sul divano, distrutti.

-Riusciremo mai a riprenderci?- chiede mia madre.

-Solo se restiamo uniti-.

-Hai sentito Alexis.. per lei non siamo più una famiglia- piange ancora più forte.

-Ci riusciremo.. vedrai-.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Uno strano fatto. ***


Alexis

 

 

Io sono un clown e faccio collezione di attimi.

 

 

Cammino per strada con passo lento, ripenso alle parole di mio fratello “Mi fai pena.. ti attacchi ai ricordi. Impara a crescere, dimentica tutto”.

Dovrei fare come te? Fare come se non fosse successo nulla? No, non la dimenticherò come hai fatto tu.

Prendo l’ipod dalla borsa e metto le cuffiette. Parte la mia canzone preferita, la nostra canzone preferita. Gegen Meinen Willen.

 

Wie soll es mir schon geh'n

ihr guckt euch nicht mehr an

und ihr glaubt ich merk das nicht

wo soll ich jetzt hin

was habt ihr euch gedacht

sagt es mir jetzt in mein Gesicht

sagt wofür das alles hier zerbricht

es macht mich fertig

 

es ist gegen meinen Willen

es ist gegen jeden Sinn

warum müsst ihr euch jetzt trennen

eure Namen umbenennen

unser Ende ist schon hier

und ihr sagt es nicht vor mir

ich hasse euch dafür

es ist gegen meinen Willen

dagegen - bin dagegen

 

habt ihr schon vergessen wie es einmal war

habt ihr unsere Bilder schon verbrannt

ich hau Bretter vor die Fenster

verriegel meine Tür

ihr sollt nicht seh'n dass ich nicht mehr kann

eure Welt tu' ich mir nich' mehr an

sie macht mich fertig

 

spart euch eure Lügen

ich will sie nich' mehr hör'n

den letzten Rest an Liebe

braucht ihr mir nicht mehr zu schwör'n

ich will euch nicht mehr länger stör'n

ihr macht mich fertig

gegen meinen Willen ...

 

 

Fate tutto contro la mia volontà. E ora questo stupido viaggio a Barcellona. Non mi frega di questo viaggio. Non ci voglio andare. Improvvisamente mi sento chiamare. Mi giro, Aleien la mia migliore amica mi corre incontro felice. Anzi, la ex mia migliore amica. Dalla morte di Aley i miei rapporti con i nostri amici si sono raffreddati. Non esco mai con loro, a scuola non parlo mai. Ormai nessuno si accorge più di me. Ma a me va bene, almeno non devo fingermi felice.

-Alexis!!-.

Mi tolgo una cuffietta  –Ciao Aleien- dico senza entusiasmo.

-Hei che è successo?- .

Le racconto tutto quello che è successo con Nick.

-Ha detto questo?- è sconvolta.

-Si-.

-Che stronzo… ti va di fare un giro? Così ti distrai…-.

-No.. grazie lo stesso.. vado a trovare Aley al cimitero-.

-Vuoi che ti accompagni?-.

-No non serve…-.

-Prima c’era Fred…-.

Fred era il ragazzo di Aley, l’amava alla follia, la Sua morte è stata un duro colpo anche per lui.

-Ieri ci siamo visti in cimitero… come me ci passa ogni giorno…-. Dico.

-Le era molto legato.. ora devo andare… ci sentiamo-.

-Certo-.

Se ne va.

Cammino per alcuni minuti, poi arrivo davanti al fioraio.

-Ciao Alexis.. sempre lo stesso?-.

-Si grazie-.

Mi da un mazzo di orchidee bianche. Gliele porto ogni due giorni.

Il cimitero è a pochi passi. Attraverso il cancello e vi entro.

Arrivo davanti alla Sua tomba. Poggio per terra i fiori nuovi, prendo il vaso, cambio l’acqua, butto via i fiori vecchi e vi metto quelli che ho appena comprato.

Con una spugnetta pulisco la lapide di marmo bianco. Mi soffermo sulle scritte.

-Aley Stevens. 1990/2005-

Poi la Sua frase preferita Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. William Shakespeare.

Inizio a piangere. Non ci credo ancora che Dio mi abbia fatto questo. Mi ha privato della mia anima. Ha tolto a Fred la ragazza che amava. Perché ci hai fatto questo?

-Ciao Aley.. come stai? Io da schifo. Ho litigato con Nick, hai sentito cosa ha detto? Che devo dimenticarti e smetterla di vivere di ricordi. Ma come faccio? Tu sei parte di me.. non posso andare avanti senza di te. Tu lo sai.. ho tentato varie volte di raggiungerti, ma sono troppo debole per riuscirci. Ma mi sono fermata.. devo portare avanti il tuo sogno.. incontrare i tuoi angeli bianchi. E ci riuscirò, lo farò per te. Lo sai che li odio come si pongono, ma per te questo ed altro. E' l'unica cosa che ti ho promesso. Ora mamma e papà si sono messi in testa di andare a Barcellona.. dovrò rivedere Elene.. ti rendi conto? Dopo quel colpo basso che ci ha tirato, non la voglio più vedere.

Ormai c’è odio puro, si crede miss-so-tutto-io. Stronza. Almeno andiamo in albergo.. così non la dovrò vedere tutto il santo giorno. Credo che sarei capace di ucciderla. So che è passato Fred.. gli manchi, è a pezzi.. come me.. Perché Dio ha preso te? Non poteva prendere me? Non avrò mai risposte a queste domande.. l’altro giorno ho rifatto quel sogno.. lo faccio sempre ultimamente.. Bill questa volta era vestito di nero.. e mi diceva che mi starà sempre vicino. Buffo se pensi che non ci siamo mai visti. Domani partiamo.. fortuna stiamo via solo una settimana.. mi mancherai.. ma appena torno vengo subito a trovarti-

Mi alzo e mi incammino verso il portone. Vado a sbattere contro Fred.

-Ciao Ale-.

-Ciao-.

-Ho sentito che domani partite..-.

-Si.. non voglio abbandonarla qui-.

-Lei sarà sempre con noi… ovunque andiamo… il ricordo più vivo è dentro di noi-.

Lo abbraccio –Grazie Fred…-.

-Di niente… ora vai, i tuoi ti stanno cercando-.

-Prenditi cura di Lei-.

-Lo farò-.

 

*

 

25 Agosto 7.00

 

Mi sveglio. La sveglia mi intima di svegliarmi, maledetta. Rimango nel letto a fissare il soffitto. Ripenso al sogno appena fatto. Io e Bill su una spiaggia. Una spiaggia stranamente isolata e deserta. Faceva caldo, molto caldo. Eravamo distanti, ma ognuno voleva avvicinarsi all’altro. Dopo ci ritrovavamo vicini, a parlare della nostra vita. Della mia voglia di evadere e di morire e lui che mi diceva di combattere e di non lasciarmi andare. Che strano, sembrava che mi conoscesse realmente.

Mi alzo, e mi dirigo in bagno. Mi imbatto nel solito poster appeso alla porta. Piego la testa di lato   –Cosa sai di me Bill? Perché ti rivedo sempre in sogno e mi fai quei discorsi? E’ il mio subconscio o… Aley!! Sei tu?- guardo verso la finestra –Sei tu che mi mandi questi messaggi tramite Bill? Dammi una risposta, non c’è la faccio più ad aspettare-.

Vado in bagno, stranamente nessuno bussa alla porta pregandomi di uscire. Quando sono pronta esco. Ci trovo mio fratello. Nemmeno lo saluto. Voglio tener fede a ciò che gli ho detto ieri. Non sarà più mio fratello.

-Alexis?-.

Non lo ascolto. Vado in camera e chiudo la porta a chiave. Accendo lo stereo e la melodia di Ich bin da si perde nella stanza.

 

*

 

25 Agosto 7.00

 

Bill

 

Eccomi qua, in una suite di un lussuoso albergo a Parigi. Dormo beatamente in un letto matrimoniale. Ma in questo letto sono solo, a me non piace il sesso senza amore, così diverso da ciò che pensa mio fratello, esattamente l’opposto. A lui non interessa l’amore, va ogni sera con una diversa, non vuole l’amore, non ora.

Mi sveglio di colpo.

-Di nuovo quella ragazza.. ma chi è? E’ da mesi che la sogno.. devo scoprire chi è- mi alzo e mi infilo una maglietta. Vado in bagno, mi lavo la faccia. Indosso le pantofole e decido di svegliare l’orso. Devo parlare con mio fratello. Percorro il corridoio. Arrivo davanti alla sua suite. Sto per aprire la porta, ma mi fermo

Sono indeciso se aprirla o meno. Non mi ricordo se aveva una groupie l’altra notte. Non mi ha detto nulla.. e non ho sentito rumori sospetti.. forse è solo.

-Bill che fai?- Gustav si avvicina.

-Sto valutando l’ipotesi se svegliare Tom. Devo parlargli-.

-Corri un bel rischio-.

-Lo so.. ci tengo alla pelle. Vabbè ci provo-.

-In bocca al lupo- mi dice sorridendo, per poi scomparire nella sua stanza.

-Crepi- mugugno, ancora immerso nei miei pensieri.

Apro la porta ed entro in stanza. Tom è solo. Dorme. E russa. Lo sveglio in un modo un pò particolare. Mi avvio molto silenziosamente in bagno, prendo un secchio e lo riempio d’acqua fredda -Fa caldo, mi ringrazierà-.

Mi avvicino al suo letto con il secchio e poi glielo rovescio in faccia.

-Cazzo!!! Bill ti uccido!!!-.

-Sveglia dormiglione-.

-Vattene o ci sarà un Kaulitz in meno sulla Terra!!-.

-Dai che devo parlarti-.

-E non potevi aspettare che mi alzassi?-.

-Cioè aspettare fino a stasera? No grazie-.

-Che rompicoglioni che sei-.

-Ti aspetto in veranda, muoviti-.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=410821