She's back - Okami

di Rikori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dipingendo ***
Capitolo 2: *** Camminare... ***
Capitolo 3: *** Cavalcando una cavalletta ***
Capitolo 4: *** Il profeta immaturo ***



Capitolo 1
*** Dipingendo ***


she's back cap1

Issun alzò la testa al cielo, assaporando il vento fresco che faceva frusciare il suo verde mantello.
Sospirò, abbassando di nuovo lo sguardo sulla tela mezza dipinta per impugnare il suo pennello, intingendolo nell’inchiostro rosso, e ricominciare a dipingere.
Con tratto preciso disegnò i segni della dea conosciuta.
 L’ennesimo dipinto di Amaterasu. La sua capanna ne era ormai piena e, nonostante stesse provando con tutto sé stesso, non era mai soddisfatto del risultato.
Non erano neanche lontanamente splendenti come il soggetto originale.. Probabilmente, l’unica pittura che più si avvicinava all’essenza della lupa bianca era quella di Ishaku, suo nonno.
Ma adesso il Celestial Envoy era lui, ed era suo compito garantire che la gente credesse agli dei tramite le sue pitture.
Ed aveva fatto una promessa ad Amaterasu.. Che avrebbe avuto più credenti di quanti ne avesse mai immaginato. Lui sapeva che lei lo guardava e si compiaceva dei suoi sforzi; ogni volta che alzava lo sguardo al sole, gli sfuggiva un flebile sorriso che lo faceva sembrare più allegro del solito.
Erano passati dieci anni, e lui ancora non aveva dimenticato. Né la sua promessa, né tutto quello che avevano passato insieme.
Ringhiando un’imprecazione, rovesciò la boccetta di inchiostro sulla tela sbattendoci il pennello sopra, frustrato. Possibile che non riuscisse mai a raggiungere un livello che lo soddisfacesse? Diamine, era il settimo Celestial Envoy, e cavolo se sapeva dipingere!
Eppure.. C’era qualcosa che non lo convinceva.
“Uff. Se solo non fosse stata una lupa, non ci sarebbe stato tutto quel pelo da dipingere e sarebbe stato più facile,” borbottò in maniera idiota strappando quello che restava del dipinto.
.. Poi un’idea geniale lo fulminò.
Rientrò in casa in maniera fulminea, afferrando in fretta un paio di pergamene vuote e un carboncino. Uscito, si sedette per terra a gambe incrociate iniziando a schizzare una sagoma umana.


 Issun spennellò l’ultima sfumatura facendo un passo indietro per ammirare la sua opera.
Aveva schizzato su pergamena per poi trasferire il tutto direttamente su tela, sicurissimo di quello che stava facendo. Era un dipinto a grandezza naturale, alto quanto lui.
Tirò su col naso, soddisfatto. Dinanzi a lui c’era il primo ed unico dipinto della dea del sole versione uman..
Beh, Poncle.
Dalla tela una ragazza dai lunghi capelli d’argento, con coda ed orecchie di lupo e brillanti occhi azzurri gli sorrideva. Dietro di lei s’intravedevano le scintille rosse, blu ed oro del Solar Flare.
Con un sorriso a trentadue denti, Issun ripose il pennello per poi afferrare l’opera dai due lati per trasportarla nella sua capanna. Ma, non appena l’ebbe presa, questa iniziò a scottare e la luce del sole lo accecò.
Il poncle la lasciò andare terrorizzato, soffiandosi sulle dita bollenti. Quando rialzò lo sguardo, maledicendo l’aver lasciato troppo al sole la tela, quello che vide lo fece rimanere a bocca aperta.
Proprio di fronte a lui c’era una copia esatta, in carne ed ossa, del dipinto. Era stesa a terra, raggomitolata, e sembrava addormentata.
Issun rimase a fissarla per dieci secondi buoni, prima di sbattere perplesso le palpebre e spostare lo sguardo sul suo lavoro di pennello.
La tela era vuota.
Fece un passo indietro, non credendo ai propri occhi, quando la ragazza si stiracchiò con un lungo sbadiglio.
Le orecchie da lupo tremarono appena mentre Amaterasu apriva gli occhi e si guardava intorno con curiosità.

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Capitolo 2
*** Camminare... ***


she's back cap2 “C-Che diamine..”
“ISSUN!” esclamò la ragazza quando i suoi occhi si furono posati sul Celestial Envoy.
“Erh, sì, ecco, io..”
Il suo balbettare fu troncato dalla dea che gli era letteralmente saltata addosso, scodinzolando.
“Eeeehi che non ti venga in mente di leccarmi!” avvisò lui tenendole la guancia lontana premendoci una mano sopra.
Quando fu riuscito a togliersela di dosso, sempre osservandola stralunato, questa si sedette poggiando le mani per terra e fissandolo con uno sguardo interrogativo.
“… Ammy?” fu tutto quello che riuscì a chiedere lui, ingoiando nervoso.
Lei annuì tirando fuori la lingua per poi camminare, a quattro zampe, verso di lui.
“Non ci posso credere!” esclamò finalmente Issun, con le lacrime agli occhi. “Dopo tutto questo t- ma che stai facendo!?” si interruppe scoccando un’occhiata ad Amaterasu, la quale stava scavando febbrilmente.
Con le mani.
“Ferma, ti.. Romperai le unghie!” avvisò lui, afferrandole i polsi e spostandoglieli dal mucchio di terra smossa.
“Uh?” mugolò lei piegando la testa di lato.
“Ammy.. Posso sapere che ci fai qui?” sospirò il poncle. Significava forse che Yami era tornato?
“Non ne ho idea,” ammise lei ridendo. “A proposito, perché sei così grande?” aggiunse con uno sguardo stralunato.
“Non sono io che sono grande,” rise Issun, “Sei tu che sei piccola. E sei.. Quasi una poncle.”
“Uh? Cosa?” Amaterasu abbassò lo sguardo sul suo corpo, sgranando gli occhi. Fu colpita da un lampo di comprensione. “Oh!”
“Oh cosa?”
“Niente..” lei sospirò, “Ma non ti preoccupare, forse credevano che mi meritassi semplicemente una vacanza. E’ noioso stare là, sai. Non c’è molto da fare.”
“Probabilmente,” diede ragione Issun osservandola attentamente.
“Ti consiglio di evitare atteggiamenti da lupo finché sei poncle, sai,” aggiunse ironicamente, vedendola grattarsi dietro l’orecchio, con evidente difficoltà, utilizzando un piede.
“Uh.. Giusto. Scusa.”
“E’ ok, per me,” sghignazzò lui, “più che altro è per conservare la tua immagine di graziosa.”
“Insomma,” tagliò corto lei con uno sbadiglio, “Io ho sonno. Dove posso dormire? .. Mettiamo in chiaro, dormirei anche qui per terra, ma devo conservare la mia immagine, giusto?”
“Duh, puoi venire nella mia capanna. Comunque come mai hai già sonno? Non è neanche mezzog-“
Le parole gli morirono in gola quando vide la luna spuntare dal nulla e il cielo farsi buio.
Amaterasu lo guardò con un’espressione trionfante, quasi a dire, “E ora?”
 Issun sospirò, lasciando uscire un sorriso. “Ok, come non detto. Vieni, e attenta a non mettere i piedi nell’inchiostro.”
Si voltò, iniziando ad incamminarsi verso la porta, quando sentì un tonfo dietro di lui. Si girò di scatto; Amaterasu era stesa a terra e si stava massaggiando la testa con una mano, ringhiando.
“Che è successo?” chiese perplesso Issun, rivolgendole un’occhiata a metà tra il preoccupato e il perplesso. “Tutto ok, palla di pe.. Ehm, volevo dire, tutto ok Ammy?”
“No,” grugnì la ragazza in risposta. “Non riesco a camminare. E’ così dannatamente difficile su due zampe.”
Il poncle sospirò, avvicinandosi a lei. “Ti porto io?”
Amaterasu abbassò le orecchie, facendo confondere Issun con una risata cristallina. “Ahahah, per una volta sarai tu a dover portare me e non io a doverti scarrozzare dappertutto,” esclamò ridendo.
Il Celestial Envoy rise con lei, “Già, ricambierò il favore.”
Le si avvicinò e si abbassò per prenderla in braccio. Non appena si fu alzato, deglutì sentendo il calore salire alle guance.
Era così leggera, e così morbida.. Così inerme.
Eppure era Amaterasu, la sua Amaterasu, la stessa che aveva sconfitto Yami e tutti i suoi seguaci.
Ma Issun si rese conto di quanto gli sembrasse fragile, come un oggetto che si poteva rompere da un momento all’altro.
Deglutendo una seconda volta cercò di non fissare quegli occhi azzurri; lei non doveva aver notato il rossore che gli imporporava le guance, perché sbadigliò. “Mi sei mancato, sai,” ammise con un sorriso divertito.
“Anche tu mi sei mancata,” sorrise lui entrando nella sua capanna. “Probabilmente l’ultima volta che sei stata a Ponc’tan non l’hai vista..” aggiunse una volta dentro. “Beh, qua è dove vivevo io. Ci sono tornato quando tu te ne sei andata.”
“Carina,” sbadigliò lei con occhi assonnati. Mosse appena le orecchie, mentre le sue palpebre calavano.
Issun si fece sfuggire un sorriso dolce quando realizzò che le si era addormentata in braccio. La posò delicatamente sul suo giaciglio, coprendola con una foglia.
Amaterasu si mosse appena, raggomitolandosi con la coda poggiata sulle gambe.
Issun guardò fuori dalla finestra; effettivamente, la luna splendeva, no? Sorrise divertito, adagiando un altro paio di foglie per terra a creare una specie di nido per poi stendercisi sopra.
Mentre riponeva la spada/pennello, voltò appena la testa per lanciare un’ultima occhiata alla ragazza, la quale respirava profondamente.
“Poverina, era proprio stanca,” mormorò spostandole la ‘coperta’ oltre le spalle per coprirgliele.
Si stese sul giaciglio improvvisato, stringendosi nel mantello e rimuginando su quello che era accaduto. Come l’avrebbe detto ad Ishaku e agli altri?
Sospirò. Ci avrebbe pensato il giorno dopo.
Il respiro profondo e regolare di Amaterasu fu l’ultima cosa che sentì prima di addormentarsi.


“Buooongiorno, pigrone!”
Issun saltò dallo spavento, lanciando un urlo. Amaterasu era stesa accanto a lui, scodinzolando, e gli aveva appena urlato nell’orecchio.
“Urgh! Ammy, devo dire che ti preferivo quando non parlavi,” ringhiò scocciato massaggiandosi l’orecchio, “Buongiorno.”
La ragazza sghignazzò, appiattendo le orecchie sulla testa. “Scusa. E’ che sono felice, tutto qui.”
“Allora dimostra la tua felicità in un’altra maniera,” borbottò Issun allacciandosi il fodero di Denkomaru alla cintura.
Amaterasu sorrise e, scodinzolando, lo abbracciò poderosamente. “E’ così che fate voi, vero?”
“Yikes!” Issun cadde all’indietro, stretto dalla dea. “Che diamine-- Sì, facciamo così,” sospirò ricambiando l’abbraccio.
“Solo.. In maniera un po’ più dolce,” aggiunse con voce soffocata; l’abbraccio della sua amica sembrava indotto a stritolarlo.
“Oh, scusa, è che non sono ancora abituata,” ridacchiò lei allentando la presa.
“Così va’ meglio,” sospirò sollevato il poncle. La strinse a sé, sorridendo. “Sarebbe stato parecchio più difficile se tu fossi stata delle tue normali dimensioni.”
Amaterasu abbassò la testa per strusciare la guancia sulla sua, scodinzolando. “Quasi sicuramente.”
Issun arrossì; la lupa era sempre stata molto espansiva, ma la cosa lo metteva a disagio.. Ora che non era più una lupa.
Le accarezzò nervosamente i capelli, deglutendo. “Giù, Ammy. Andiamo a fare un giro.”
Lei sorrise, lasciandolo per terra, e cercando di alzarsi in piedi. Le si piegarono le ginocchia e, traballando, riuscì a raggiungere la porta, inciampando in un pennello a terra e finendo lunga distesa, fuori per metà.
“Ammy!” esclamò Issun preoccupato alzandosi in piedi e correndo verso di lei per aiutarla ad alzarsi.
“Insomma, non vorrai ridurmi a farti da balia vero?”
“Rgh,” Amaterasu borbottò infastidita. “Scommetto che se fosti stato tu al posto mio non saresti riuscito nemmeno ad alzarti in piedi.”
“Avanti,” sospirò il poncle prendendole la mano per farla alzare in piedi. “Metti un passo dopo l’altro e vedrai che ce la farai. Non è difficile, su.”
Era un po’ come insegnare a camminare ad un bambino piccolo; Ammy mosse qualche passo, traballando, per poi inciampare nei suoi piedi.
“Ehi, attenta!” strillò Issun prendendola al volo evitandole un’altra brutta caduta. “Un passo per volta!”
“Ho capito, ho capito,” ringhiò la lupa rimettendosi in piedi con l’aiuto del Celestial Envoy.
“Ok,” riprese, con più calma, Issun. “Ora poggia il piede a terra.. Sì, così..”

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Capitolo 3
*** Cavalcando una cavalletta ***


she's back cap3 “Oooh, Ammy! Ma che bella sorpresa,” esclamò allegramente Ishaku squadrandola da capo a piedi. “Dunque, cosa ti porta qui?”
“Non ne ho la più pallida idea,” ammise lei scoccando un’occhiata preoccupata ad Issun accanto a lei.
“Erh, è difficile da spiegare,” si affrettò a mettere in chiaro il Poncle, “Ti dico solo che starà qui per un po’, nient’altro.”
“Bene, bene,” mormorò l’anziano grattandosi il mento. “Come preferite. Qui sarai sempre la benvenuta,” concluse battendo le mani una volta in un chiaro gesto di congedo.
Lanciando un ultimo sguardo al dipinto di Shiranui sulla parete, Issun diede una spintarella ad Amaterasu che, accennando un segno di saluto, si affrettò ad uscire, barcollando, dalla capanna.
“Phew,” sospirò sollevato Issun una volta fuori. “Temevo peggio. Beh, se resterai qui, avrai bisogno di dove dormire,” aggiunse pensieroso. “O meglio, io avrò bisogno di un posto dove dormire,” concluse sarcastico. “Il mio letto è tuo.”
“Come vuoi,” sospirò la dea. “Ripeto che per me non c’è problema a dormire a terra.”
“Vieni,” tagliò corto Issun afferrandole un polso, “ti faccio fare il giro che ti avevo promesso. Sicuramente te lo ricorderai il villaggio.”
“Più o meno.”
“Meglio di niente,” sghignazzò lui imboccando un ponte di ragnatela a destra. Salì su una cavalletta posata lì, porgendo una mano ad Amaterasu per aiutarla a salire; ma questa compì un balzo, salendo dietro di lui senza sforzo.
Sospirando divertito, il Poncle diede una leggera botta sulla testa della cavalletta.
“Tieniti forte,” avvisò con un sorriso quando questa piegò le zampe posteriori preparandosi a saltare.
Amaterasu gli si avvinghiò stupefatta, sentendo l’animale sotto di lei compiere un balzo poderoso catapultandoli dall’altra parte del villaggio. “Ugh! Non così forte,” si lamentò Issun sentendo la presa dell’amica mozzargli il fiato.
Lei deglutì, allentando un po’ la presa quando l’insetto balzò di nuovo portandoli al limitare di Ponc’tan.
“Grazie,” sussurro Issun dando una pacca di gratitudine alla cavalletta scivolando giù dalla sua schiena. Amaterasu saltò giù, guardandosi intorno incuriosita. “Dove andiamo? Yoshpet?”
“Eh sì,” sorrise il Poncle mentre la cavalletta balzava via. “Ti piacerà vederla dal nostro punto di vista. Vieni,” concluse porgendole la mano per guidarla oltre una sporgenza di roccia. Non camminava ancora bene ed il timore di Issun era quello di vederla cadere ancora una volta.
Ammy sospirò, afferrando la mano dell’amico prima di tentare una falcata più grande per sorpassare l’ostacolo. Issun tirò un po’, sorreggendola, e tirò un sospiro di sollievo vedendola arrivare dall’altra parte senza danni.
Le lasciò la mano un po’ precipitosamente, provocando uno sguardo interrogativo da parte di Amaterasu. Sorrise imbarazzato, alzando il braccio per grattarsi il collo, “Da questa parte.”
Si incamminò verso l’uscita del villaggio, il buco nel tronco cavo, lasciando uscire un sospiro. Era accaduto tutto molto in fretta… Il giorno prima era stato un giorno normale, e all’improvviso eccola che torna a sconvolgere la sua vita ancora una volta. Issun ne era felice, dopotutto; si stava distraendo dalla monotonia che infestava i suoi giorni, e rivederla era stato comunque un piacere.
“E’ sempre una sorpresa,” sentì mormorare Amaterasu dietro di lui. Si voltò; la dea si stava guardando intorno stupefatta, osservando i fiori torreggiare su di loro e gli alberi stagliarsi contro il cielo terso come giganti dalle lunghe braccia.
“Bello, no?” sorrise il poncle aspettando che l’amica lo superasse, per evitare spiacevoli incidenti quali cadute non viste.
Ammy trottò avanti, lasciando una scia di fiorellini mentre strisciava la sua coda per terra, disegnando intricate figure dalle quali nascevano boccioli e fili d’erba. Issun la osservò incantato per qualche secondo, prima di scuotere la testa e incamminarsi dietro di lei.
“Sai, Ammy,” esclamò dopo un po’ osservando il cielo, “Mi chiedo sul serio che cosa ci fai qui. Non ricordi niente?”
“No,” ammise lei scoccandogli un’occhiata preoccupata. “Ma chi se ne importa, no?” continuò più allegramente, saltellando verso un’enorme radice di albero.
“Palla di pelo,” sospirò Issun, “E’ importante saperlo. Magari c’è di nuovo bisogno di te. Chi lo sa. Potrebbe essere importante, no?”
“No,” ridacchiò Amaterasu disegnando un puntino sulla radice, facendo sbocciare un minuscolo fiore.
“Come vuoi,” sospirò ancora una volta lui passandosi una mano tra i capelli con fare preoccupato. Era inutile discutere con Ammy, lo sapeva; ci avrebbe riprovato in un secondo momento.
La guardò trotterellare allegra attorno all’enorme radice, lasciandosi sfuggire un sorriso.
Avrebbe avuto tutto il tempo del mondo.

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Capitolo 4
*** Il profeta immaturo ***


she's back cap4 Il sole iniziò a tramontare, dipingendo ombre aranciate sulle cime degli alberi mentre iniziava a sparire lentamente dietro l’orizzonte.
“Ammy,” iniziò Issun voltando la testa verso di lei. Dopo aver esplorato ed aver chiacchierato tutta la giornata, i due si erano stesi a terra ad osservare il cielo divertendosi a fantasticare sulla forma delle nuvole. “Non pensi sia meglio tornare ora?”
“Come vuoi,” sospirò lei. Fece per alzarsi, ma un qualcosa che vide alle spalle di Issun la fece fermare di botto iniziando a scodinzolare.
“Cos.. Che c’è?” si chiese perplesso il Poncle girando la testa. La sua espressione mutò in disappunto puro, “No.. Non tu!”
“Bonjour, ma chérie!” salutò allegramente Waka apparso dal nulla. “Vedo che ti diverti.”
“Possibile che devi sempre rovinare i momenti più tranquilli della giornata?” borbottò Issun alzandosi in piedi e pulendosi l’erba dagli abiti con poderose manate. “Neanche rimpicciolendo ci si riesce a sbarazzare di te, eh?”
“Le dimensioni non sono un mio problema, mio piccolo amico saltellante,” ridacchiò il profeta gesticolando animatamente. “Sono qui con una profezia per voi.”
“Noi?” echeggiò Amaterasu sbattendo le palpebre.
“Sì, voi,” ripeté Waka frettolosamente. “C’è un motivo se sei qui.. E sicuramente ve lo starete chiedendo no?”
“Non sono affari tuoi,” ringhiò Issun con fare ostile. “Ora fuori dai piedi.”
“Non t’interessa conoscere la profezia, ma chérie?” continuò il profeta, rivolgendosi ad Amaterasu ed ignorando bellamente il poncle.
“Ehi! Sto parlando con te!” ruggì questo iniziando ad emanare una flebile luce rossa.
“Shh,” si affrettò a sibilare la dea mettendo un braccio davanti ad Issun per bloccarlo, “Potrebbe essere interessante.”
Dopodichè voltò la testa verso Waka, annuendo, “Sì, mi interessa. Vai pure.”
Questo girò sul posto, improvvisando una specie di balletto e, tirando fuori il flauto, iniziò a suonare una flebile melodia. Dopodichè si fermò, con le braccia alzate al cielo, e declamò:
Non ci rendiamo conto di ciò che è prezioso fino a quando non lo abbiamo perso.
Troverete sempre le risposte che avete cercato,
Ma  ciò che è passato non ritornerà.
” *
Detto ciò scoccò uno sguardo ai due, “Beh, che ne pensate?”
“Penso che non ci servirà a niente,” borbottò Issun lanciando uno sguardo assassino a Waka. “Brutto profeta immaturo che non sei altro.. Se hai finito puoi anche andartene, non credi?”
“Vedo che siamo di buonumore oggi,” sghignazzò lui. “Come al solito.”
“Brutto…!!”
“Dai, calmi!” s’intromise Amaterasu frapponendosi tra i due. “Se questo è tutto penso che saremo noi ad andarcene.”
“No, penso che me ne andrò prima io. Oh… Ricordate che a Kamiki c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Au revoir!” concluse Waka, girando su sé stesso e sparendo tra scintille luminose.
Ammy tirò un sospiro di sollievo spostandosi per lasciar muovere Issun, il quale ringhiò irato, “Quanto lo odio!”
“Su,” sospirò la dea posandogli una mano su una spalla, “non stavamo tornando? Sto iniziando ad avere sonno.”
“Sì, andiamo,” acconsentì lui spostandole la mano dalla sua spalla con un gesto stanco. S’incamminò verso il tronco cavo che ospitava Ponc’tan, mantenendo un occhio vigile su Amaterasu che lo seguì con fare preoccupato; le sue orecchie erano appiattite contro la testa e la coda era ritta.
Sospirò, entrando nella fessura dopo il poncle.


“Allora, come lo risolviamo questo problema? IO a terra non ci dormo più,” borbottò Issun incrociando le braccia. Era già buio, e i due stavano discutendo di chi dormiva dove da parecchi minuti.
“Te l’ho detto,” sospirò Amaterasu, “IO potrei dormire a terra.”
“Non se ne parla nemmeno! Non hai nessuna pelliccia, ti ricordo, Ammy! Fa freddo!”
“E allora dormiamo insieme!” tagliò corto lei, esasperata.
Issun si bloccò, una mano alzata nell’atto di spegnere la lanterna. “Insieme?” ripeté, sbattendo le palpebre. “I-Intendi… Nel mio letto?”
“Esattamente,” borbottò lei. “L’importante è che si dorma.”
“… Come vuoi,” acconsentì il poncle arrossendo appena; fortunatamente, alla luce delle lanterne non si notava.
Le spense soffiandoci sopra, dopodichè si slacciò il fodero della spada, riponendolo accanto al letto, e si tolse l’enorme copricapo poggiandocelo sopra.
Si stiracchiò, trascinandosi nel letto di foglie. Ammy vi ci si infilò dopo di lui, rannicchiandosi. “Buonanotte.”
“B-Buonanotte…” balbettò lui in risposta cercando di allontanarsi un po’ dal corpo della ragazza. Ma dietro di lui c’era la parete della capanna e non si poteva spostare più di così; il giaciglio non era stato pensato per due.
Sospirò, mentre il respiro lento ed irregolare di lei gli disse che si era già addormentata.
-Wow, crolla come un sasso…- pensò osservandola stupefatta. Guardandola alla luce della luna che penetrava dalla finestra le sembrò ancora più esile; la vide tremare, probabilmente di freddo.
Scoccò un’occhiata alla porta, nervoso, prima di stringersi a lei e di coprirla con il suo mantello, passandole un braccio attorno alla spalla.
Amaterasu si mosse appena, stringendosi a lui a sua volta e premendo la guancia nell’incavo del suo collo cercando di riscaldare entrambi e rannicchiandosi tra le sue braccia quasi a cercare protezione.
Lo sguardo di Issun si addolcì mentre poggiava la guancia sulla sua testa, chiudendo gli occhi e tirando un lungo sospiro rilassato prima di addormentarsi.

*Le parole sono da Reset di Ayaka Hirahara, ebbene sì :3

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