HANARERU-Allontanarsi di Yuki Ishimori (/viewuser.php?uid=76402)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Disclaimer:
questi personaggi non mi appartengono ma sono opera delle CLAMP e la
storia è scritta senza alcuno scopo di lucro
HANARERU-
ALLONTANARSI
CAPITOLO
1:
PIOGGIA
Pioveva.
Lunghe
lacrime rigavano il vetro della finestra, le cui tende aperte
lasciavano intravedere un ragazzo addormentato, sfocato dai rigagnoli
d'acqua.
I
capelli neri ricadevano spettinati sulla fronte, sopra a due occhi,
chiusi da lunghe ciglia, vagamente felini.
Il
respiro profondo e regolare riempiva la stanza silenziosa,
intervallato al fruscìo delle lenzuola spostate dai piccoli
movimenti del giovane, scompostamente sdraiato sul futon.
Lo
scrosciare della pioggia filtrava appena attraverso le finestre,
cullando i sogni dell'addormentato.
Sogni
che, per un osservatore paziente, sarebbero stati parecchio
comprensibili.
Infatti
lo spesso silenzio veniva frequentemente interrotto dal ragazzo, che
parlava nel sonno.
Le
frasi erano, sostanzialmente, solo due: “ Oh mia dolce
Himawari-chaaan!!” detta con un tono parecchio acuto, si
alternava
a “ Non intrometterti, dannato Doumeki!” con
incorporato anche
pugnetti chiusi che si agitavano fiaccamente davanti al viso.
Anche
lo spettatore più paziente del mondo se ne sarebbe andato
poco dopo,
magari sbattendo la testa contro al muro pensando a tutto il tempo
che aveva sprecato guardando quel ripetitivo ragazzo.
Poi,
all'improvviso, un altro suono spezzò quel silenzio: il
fastidioso
rumore della sveglia fece agitare Watanuki, che cercò di
sfuggirle
coprendosi la testa con il cuscino.
Però,
quando si accorse che, chissà come mai, gli mancava l'aria,
si alzò
a sedere di scatto, togliendo il maledetto cuscino dalla faccia e,
già che c'era, scaraventandolo contro la sveglia, urlando
contro
quei due dannati oggetti.
Infine
il ragazzo si alzò, continuando a sbuffare, mentre la povera
sveglia, caduta dal comodino, domandava al cuscino sopra di lei
perché tutti la dovessero sempre scaraventare in giro.
Insomma
faceva solo il proprio lavoro!
Ecco,
come se non bastasse, pioveva anche.
La
giornata era iniziata solo da un'ora e mezza e già tutto
andava a
rotoli: il cuscino lo aveva quasi soffocato, la sera prima si era
dimenticato di finire i bento, era uscito in ritardo e non aveva
preso l'ombrello.
Grandioso!
Maledicendo
tutto e tutti, Watanuki camminava sotto la pioggia, sbattendo i
piedi.
Non
accorgendosi di una pozzanghera, il successivo passo pesante gli
costò i pantaloni inzaccherati fino al ginocchio.
“Ma
perché tutte a meeee?!” urlò non
curandosi dei pochi passanti che
lo guardavano seccati.
“Casinista”.
Dopo
quell'unica parola, la pioggia smise improvvisamente di colpirlo.
Venne
affiancato da un ragazzo della sua età, che lo copriva con
il
proprio ombrello e si teneva una mano sull'orecchio, con lo sguardo
indifferente.
“ Oh
bene, ci mancava solo Doumeki! Come se la mia giornata non fosse
già
abbastanza...”.
Si
interruppe quando la pioggia, notevolmente aumentata, tornò
ad
infradiciarlo. L'altro, infatti, aveva ripreso a camminare, non
curandosi minimamente di lui.
“Ehi
tu! Ma che fai?! Aspettami che hai
l'ombrello!”urlò ancora
Watanuki, affrettando il passo.
“Sei
tu che ti sei fermato.” rispose con voce atona Doumeki,
quando
l'altro tornò al riparo accanto a lui.
“ E
allora anche tu dovevi fermarti ad ascoltare quello che il grande
Watanuki-sama stava per dire!”.
Ma
prima che potesse iniziare un altro dei suoi sproloqui (quello che
era stato bruscamente interrotto), l'arciere lo fermò di
nuovo.
“Sei
noioso.”
Dopo
un attimo di sbalordito silenzio, Watanuki cominciò ad
urlargli
contro, il rituale che si ripeteva come ogni mattina.
Ma
questa volta i due procedettero vicini, sfiorandosi per proteggersi
sotto l'ombrello, fino a scuola.
La
giornata passò senza particolari intoppi.
Un
attimo prima della fine della pausa pranzo, passata al chiuso dato il
diluvio universale che sembrava esserci fuori, Doumeki si rivolse
all'altro ragazzo.
“Oggi
aspettami dopo gli allenamenti.”. Un ordine più
che una domanda.
“E
perché scusa? Io avrei altro da fare che stare lì
a guardarti
mentre infilzi uno stupido bersaglio!!” il più
piccolo cominciò
come suo solito ad agitarsi, infastidito dai modi dell'arciere.
“Fuori
piove.” Watanuki in silenzio aspettò la fine della
frase, che però
non arrivò.
A
quanto pareva, la frase era
quella.
“ E
allora?! Sempre incomprensibili frasi a metà, tu! Ma ti
scoccia
essere più chiaro qualche volta?! ”
urlò esasperato il ragazzo.
“ E
allora tu non hai l'ombrello.”
Watanuki
si zittì.
Purtroppo
come logica era inattaccabile. Himawari, infatti, non avrebbe potuto
accompagnarlo, causa uno dei suoi mille impegni, e lui non aveva
affatto voglia di bagnarsi di nuovo.
Non
trovò altra soluzione che accettare il quasi-ordine
dell'altro.
“Mh
ma cerca di spicciarti 'sta volta! La settimana scorsa ti ho
aspettato per ore!”
Il
discorso portò la ragazza a far constatare anche agli altri
due
quanto fossero buoni amici, cosa che scatenò l'ennesima
scenetta che
seguiva inevitabilmente quella frase.
Il
pomeriggio fu scandito dagli schiocchi di corda e dai tonfi sordi
delle frecce di Doumeki che colpivano sistematicamente il bersaglio.
Watanuki,
seduto sulle gradinate della palestra, lo osservava.
Così
concentrato, i muscoli che si tendevano fino al limite, mentre
qualche goccia di sudore gli imperlava la fronte, la mano che si
muoveva, quasi impercettibilmente, mentre la freccia scattava
celermente verso il bersaglio, colpendolo.
Watanuki
era, suo malgrado, affascinato dalla bravura dell'altro, che tante
volte lo aveva salvato, ma soprattutto era colpito da come Doumeki
riuscisse a concentrarsi...
con
tutte quelle ragazzine che strillavano impazzite dietro di lui!!
“Ma
insomma la volete piantare?!? Mi state sfracellando i timpani con le
vostre scemenze!! È un miracolo che riesca a centrare il
bersaglio
con voi che urlate come pazze!!” si ritrovò ad
urlare Watanuki,
cercando di sovrastare quelle ragazzine impazzite.
Cominciò
a rimpiangere presto di aver aperto bocca, appena una decina di occhi
spiritati si voltarono verso di lui. Arretrò
impercettibilmente.
“Noi
possiamo dire quello che ci pare!”,
“Cos'è sei geloso per
caso?”, “ Doumeki -kun TI AMO!!”,
“Lui non è TUO!”, “ Ah
ah piace anche ai ragazzi, talmente è bello!” e di
nuovo “Non
sarai mica geloso?!”.
In
un attimo tutte quelle ragazze indemoniate avevano preso ad urlargli
contro cose che mai avrebbe voluto sentire.
Una
parte del suo cervello, quella non terrorizzata, si chiese PERCHE'
AVREBBE DOVUTO ESSERE GELOSO PER QUEL DEMENTE?!?!
Era
peggio che essere attaccati da una orda di spiriti. Molto peggio!
Watanuki,
scarlatto, indietreggiò ma, proprio come con i demoni,
Doumeki corse
in suo aiuto.
Quando
le ragazze videro il loro amato avvicinarsi, il silenzio
calò in
palestra.
“Dai
andiamo.” con voce atona, ma così affascinante,
prese quel ragazzo
moro per il polso (tutti gli sguardi furono concentrati su quel
gesto) e, senza minimamente curarsi di loro, se lo trascinò
dietro.
Watanuki
poté chiaramente sentire dietro di sé gli sguardi
carichi d'odio
mentre quell'orda di pazze li guardava andare via praticamente mano
nella mano, il silenzio nuovamente spezzato da sibili furiosi.
Arrivarono
davanti allo spogliatoio, dove Doumeki lasciò la presa.
Si
voltò verso di lui con sguardo vagamente divertito (in
pratica
identico al solito) e disse:
“Ti
metti a litigare con le ragazzine adesso?”
Watanuki
diventò ancora più rosso, distogliendo lo sguardo.
“Tsk,
non dire scemenze e và a cambiarti! Che voglio andare a
casa!”.
L'arciere, con un sorrisetto irritante, si chiuse la porta dello
spogliatoio alle spalle.
“Ma
come fa a sopportarle tutto il giorno?!” bisbigliò
Watanuki
sporgendosi a guardare le gradinate.
Mitragliato
da una decina di sguardi di fuoco, tornò velocemente a
nascondersi.
Yuuko-san
gli aveva lasciato la giornata libera, dopo l'ultima commissione
particolarmente faticosa (e dove, ovviamente, era quasi morto) del
giorno prima.
Così
Watanuki camminava con Doumeki, le loro discussioni praticamente
inudibili sotto lo scroscio della pioggia.
L'acqua
rimbalzava sul terreno, cosparso di enormi pozzanghere, schizzando
gli orli dei pantaloni.
Poi
una goccia particolarmente grossa colpì il marciapiede
davanti a
Watanuki. Con un rimbalzo troppo forte, schizzò nuovamente
in alto
e, in modo altamente improbabile, si diresse verso il moro.
Con
una velocità spropositata, la cosa che sembrava una goccia
puntò la
fronte del ragazzo.
Watanuki
non fece in tempo a proteggersi con il braccio che quella lo
colpì,
sulla fronte, in mezzo agli occhi.
Fu
come se una lama gelida gli attraversasse il cervello, passandolo
parte a parte.
Il
dolore fu grande. Lo immobilizzò, spezzandogli il respiro.
Poi,
improvvisamente, scomparve.
Tutto era accaduto in meno di un secondo
e persino il dolore svanì con una rapidità
disarmante.
Watanuki
di scatto si portò la mano alla fronte, non capendo come
facesse ad
essere ancora vivo, dopo che qualcosa di simile ad una pallottola
d'acqua gli aveva attraversato la testa. Ma la mano del ragazzo non
trovò niente, non c'era foro, né sangue. Solo la
sua pelle liscia e
un po' bagnata.
Era
sudore dato dallo spavento o era colpa di quella goccia?
Doumeki
si fermò, quando notò che Watanuki non era
più al suo fianco.
Stava
per dirgli di muoversi quando lo vide.
Una
mano sulla fronte, lo sguardo impaurito e il respiro irregolare.
In
un attimo gli fu accanto, riparandolo con l'ombrello e poggiandogli
una mano sulla spalla.
A
quel contatto Watanuki sembrò riprendersi e lo
guardò.
Quando
i loro occhi si incontrarono Doumeki capì che, nell'attimo
in cui lo
aveva perso di vista, era successo qualcosa.
Uno
di quegli eventi che capitavano solo a quell'idiota. E grave questa
volta.
Lo
capì dal fatto che dal suo occhio destro, quello che
condivideva
con Watanuki, vedeva sé stesso, attraverso la visuale
dell'altro.
Fenomeno
che accadeva solo quando il moro era particolarmente agitato.
Poi
la sua visuale doppia scomparve e lo sguardo del più piccolo
tornò calmo, nascondendo la paura prima riflessa.
Come
se non fosse successo nulla, fece per riprendere a camminare quando
Doumeki lo bloccò, afferrandogli un braccio.
“Cos'è
successo?”. Non lo avrebbe lasciato andar via così.
“Niente!
Sono solo un po' stanco. Dai andiamo che è
tardi.”. Cercò di troncare lui.
Non
sapeva perché, ma non voleva raccontare all'arciere quello
che era
accaduto.
Forse era solo per non farlo preoccupare oppure perché non
era del tutto sicuro nemmeno lui se il fatto fosse realmente successo
oppure no.
Doumeki,
quando capì che non era intenzionato a rispondergli, strinse
più
forte la presa.
L'espressione
di dolore che attraversò il volto di Watanuki, tuttavia, lo
fece fermare.
Continuò pero' a guardarlo fisso, fino a
che l'altro non si sentì costretto ad esclamare:
“Sto
BENE!!” . Era ovvio che Doumeki non gli credette
comunque.
Watanuki
si girò. “E ora muoviti che sono stufo di stare
sotto la
pioggia!”.
Disse
quelle parole nascondendo la sua espressione al compagno.
La
mano tornò alla fronte. Il bagnato di prima non c'era
più. Era
scomparso come tutto il resto: il bagnato, la goccia, il dolore...
Un
brivido corse lungo la schiena del ragazzo.
Già,
era parecchio stufo di stare sotto la pioggia.
CONTINUA
Note dell'autrice
Beh eccomi ancora
qui! *a nessuno interessa*
Emmh... grazie per
essere arrivati fino alla fine di questo primo capitolo!
Questa
sarà una "storia lunga e piena di angst" come avevo
promesso a
Harianne. (in un certo senso è dedicata a lei ma anche a
tutte le altre
care ragazze che hanno recensito la mia scorsa fanfiction! Grazie
ancora ^^)
Poi, piena di angst...
è la prima volta che ci provo vediamo cosa ne esce. E
comunque lo sarà dal prossimo capitolo!
Spero che sia riuscita
a incuriosirvi e se volete lasciare un commento... sono sempre ben
accetti!
A presto con il
prossimo aggiornamento!
Yuki
Ishimori
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Hanareru Cap 2
CAPITOLO
2:
INCUBI
Doumeki lo
accompagnò fino a casa, senza una parola. Aveva
semplicemente sorpassato il tempio, continuando a coprirlo con
l'ombrello rosso.
Watanuki sapeva il
perché di quel gesto. Per una volta non gli fu difficile
capire le intenzioni dell'arciere: era preoccupato per lui, per quello
che doveva essere successo e che l'altro ragazzo non voleva dirgli.
Il più
piccolo aveva più volte spiegato che “davvero non
è successo nulla” ma le parole rimanevano
inascoltate e non credute, forse per la voce con cui erano pronunciate,
un po' troppo debole rispetto al normale.
Lo sguardo dorato
rimaneva fisso su di lui, ad indagare sulle sue condizioni. Ma non
avrebbe trovato nulla solo guardando perché a livello fisico
stava bene.
Non era ferito e non
si sentiva debole, e, in più, non percepiva in sé
niente di anormale.
Forse era questo che
spaventava di più Watanuki. Perché qualcosa era successo davvero.
Anche se non lo
avrebbe mai ammesso, avere Doumeki vicino in quel momento lo faceva
stare più tranquillo.
L'altro ragazzo
entrò anche in casa, ma alla fine dovette cedere.
Watanuki sembrava non
avere niente di strano e forse, se lo avesse lasciato riposare, al
mattino sarebbe stato più tranquillo.
Perché per
Watanuki era difficile capire Doumeki ma per quest'ultimo non lo era
capire l'altro: era chiaro come il sole che il più piccolo
fosse spaventato.
Ma forse era solo
stanchezza.
Non che Doumeki ci
credesse davvero, ovviamente.
“Se ti
succede qualcosa chiamami.” la voce atona celava la
preoccupazione ma lo sguardo intenso che si scambiarono fece capire a
Watanuki che per qualunque
cosa
avrebbe dovuto chiamarlo.
Ora, in casa da solo,
preparava i tre bento per il giorno dopo. Cucinare lo aveva rilassato e
aveva distolto il suo pensiero da quella goccia.
Le tende delle
finestre, tutte tirate, nascondevano la pioggia che ancora cadeva.
Era tardi e Watanuki
era davvero stanco.
Si lavò, si
infilò il pigiama e andò in camera sua. Raccolse
la sveglia che giaceva ancora a terra e la puntò per il
giorno dopo.
Il sonno lo accolse
quasi subito, trascinandolo nelle sue spire, accompagnato dal rumore di
un imminente temporale.
Intorno a lui
c'è solo buio, il rumore della pioggia sembra lo perseguiti.
Ma non è colpito da essa, perché lì
non sta piovendo.
I suoi passi
rimbombano su pareti invisibili, spandendosi in uno spazio che sembra
immenso.
Watanuki vaga nel
buio, sapendo di non essere al sicuro.
Infatti davanti a
sé percepisce improvvisamente degli spiriti: una gigantesca
nube, densa e ancora più scura del buio.
Istintivamente si
allontana ma i demoni non sembrano volerlo seguire.
Ringhiano e
strisciano, fluttuano, espandendosi e contraendosi, come un'enorme
medusa nera.
Ma i suoi tentacoli
non cercano di catturare Watanuki, che si avvicina.
All'improvviso un
gemito strozzato sembra squarciare il buio. E poi un altro,
più forte.
Inizia a correre,
verso quella figura che ora riesce a intravedere. È
accasciata a terra, mentre i tentacoli di quell'enorme demone si
stringono attorno a lei.
Grida, questa volta.
Un grido corto, di dolore.
Watanuki accellera, sa
che deve fare di tutto per salvare quella persona.
Poi un urlo,
straziante, riempe quell'oscurità, un urlo che sembra non
dover finire mai.
Il ragazzo si tappa le
orecchie, quel grido è troppo doloroso e continua e
continua...
Gli occhi gli si
riempiono di lacrime, mentre già inizia a singhiozzare.
Quella voce così familiare non dovrebbe provare
tanto dolore!
Il grido si fa
più alto, ora, più forte.
Quel ragazzo urla,
sconvolto dal dolore, mentre lo spirito ormai si avvolge strettamente
intorno a lui, i suoi piedi non toccano più terra.
Poi, improvvisamente,
con un ultimo roco gemito, si zittisce.
Il silenzio che segue
è spaventoso, opprimente.
“NO!!”
quel ragazzo deve riprendere a gridare! Se grida vuol dire che
è ancora vivo! Vuol dire che Watanuki è ancora in
tempo...
Poi un suono
terribile, ancora peggio del grido, ancora peggio del silenzio.
Il rumore di ossa che
si spezzano, tutte, tutte insieme.
Quando finalmente
Watanuki lo raggiunge è troppo tardi, il demone lo ha
stritolato.
Con i suoi tentacoli
lo alza, porta quel ragazzo che il moro non riesce a vedere fino alla
bocca, spalancata, il corpo ormai così terribilmente simile
ad un bambolotto rotto.
Lo ingoia.
L'ultima cosa che
Kimihiro vede, le lacrime che scorrono incontrollate sulle guance,
è il vestito del ragazzo, uno yukata.
Poi, tutto si fa buio.
Watanuki si
svegliò, spalancando gli occhi, quelle immagini che ancora
gli riempivano la mente. Si alzò a sedere di scatto, il
respiro accellerato da quello che, capì, era stato un incubo.
Si alzò, le
gambe che gli tremavano quasi non sostennero il suo peso.
Andò alla
finestra, aprendo le tende. Le nubi non lasciavano capire che ore
fossero.
Chi era quel ragazzo?
Nel subconscio del sogno lo sapeva, ma ora non lo ricordava.
Eppure era consapevole
che fosse qualcuno che lui conosceva.
Con il respiro ancora
irregolare si diresse nuovamente verso il futon.
Si sedette e chiuse
gli occhi, cercando di calmarsi.
“
È stato solo un sogno... è stato solo un
sogno...”.
Continuò a
ripeterlo ma la paura non sparì.
Sobbalzò
quando la sveglia, pochi minuti dopo, iniziò a suonare.
Piano si
alzò e la spense. Andò in bagno e si
guardò allo specchio: il suo viso rispecchiava in pieno la
nottataccia passata.
Sospirando si
preparò per iniziare un nuovo giorno.
Le nubi erano cupe e
pesanti, preannunciavano pioggia che però si faceva
attendere.
Watanuki
passò davanti al tempio di Doumeki, dove una curiosa ansia
lo assalì. Senza capire bene il motivo entrò nel
grande giardino, cercando con lo sguardo il compagno.
“Oi.”
Una mano si appoggiò sulla sua spalla e il ragazzo,
spaventato, saltò in alto di almeno mezzo metro.
“Ma si
può sapere che ti prende?!? Ancora un po' e mi fai venire un
infarto, idiota!!”
“Sta zitto.
Sei tu che sei entrato qui.” ribatté
imperturbabile l'altro, portandosi la mano all'orecchio, mentre con
l'altra reggeva una scopa. Indossava uno yukata.
Watanuki si
irrigidì, ma poi si distrasse quando scoprì
l'arciere che lo guardava fisso in viso.
“C-che
c'è?” chiese allora, arrossendo un poco.
“Dormito
male?” chiese con voce atona Doumeki.
“Ma che ti
importa?!?” ribatte stizzito Watanuki.
“Rispondimi.”
Il tono del maggiore
era serio. Non si era dimenticato dell'incidente della sera prima e
voleva capire se le due cose potessero essere collegate.
“SI!
Contento??” ma lo sguardo dell'arciere si fece ancora
più intenso e Watanuki, non riuscendo più a
reggerlo, interruppe il contatto visivo.
“Incubo. Ora
sei soddisfatto o devi rimanere a guardarmi così ancora per
molto?!?”.
La voce, tornata alle
altezze di sempre, diminuì la preoccupazione di Doumeki.
“Resta qui.
Vado a cambiarmi e andiamo.”.
Detto questo si
girò e lasciò Watanuki piantato lì in
giardino.
Ovviamente dopo gliene
avrebbe dette quattro a quel maleducato!
Stavano tornando a
casa come il giorno precedente. La dolce Himawari era davvero occupata
e per un po' non avrebbe potuto tornare con loro.
“Aah che
sfortuna!!” Watanuki proseguì con i suoi pensieri
ad alta voce “ Se al tuo posto ci fosse la dolce
Himawari-chan anche un tempo così nuvoloso sarebbe comunque
splendido! E invece mi tocca sopportare te, dannato Doumeki!”
disse guardando male l'innocente ragazzo che camminava affianco a lui.
Il quale, perso nei
suoi pensieri, non lo stava minimamente ascoltando.
“Ehi tu!
Quando qualcuno ti parla dovresti come minimo...”
“Com'era?”.
Watanuki fu preso in
contropiede.
“Com'era
cosa? Secondo te cosa dovrei capire da uno che, con sguardo vuoto mi
dice 'Com'era?'” disse allora, imitando malamente la voce del
compagno, stizzito dal suo vizio di fare il criptico.
“Il
sogno.” rispose Doumeki, sorvolando sul resto della frase di
Watanuki.
“Era un
normale incubo! Pieno di demoni e robaccia altra! Ma che razza di
domanda è?!”. Per la seconda volta non volle
dirgli niente, nascondendo quindi il vero cuore dell'incubo: quel
ragazzo che non era riuscito a salvare.
Per fortuna arrivarono
al negozio di Yuuko-san, prima che Doumeki potesse continuare.
Entrarono entrambi e
Watanuki fu immediatamente assalito da una palletta nera e due
ragazzine, che gli finirono addosso.
“Bentornato
Watanuki, bentornato Watanuki!!” canticchiarono Maru e Moro.
“Che brutta
faccia che hai, Watanuki che si scrive come primo d'aprile!”
salutò “educatamente” Mokona.
Il ragazzo stava
subito per ribattere quando una voce più adulta lo
precedette.
“Mokona ha
ragione!”. Il viso di Yuuko-san aveva il solito sorriso
malizioso. “ Incubi per caso?”, la voce falsamente
disinteressata.
Watanuki non si prese
nemmeno la briga di rispondere, perché ovviamente, la strega
sapeva già tutto.
Forse persino il
contenuto del sogno stesso era già conosciuto. Ma con
Doumeki vicino non volle indagare.
“Oh
Doumeki-kun ci sei anche tu!” disse la strega con voce
fintamente sorpresa, girandosi verso il ragazzo. Il giovane saluto con
un semplice gesto della mano.
“Tsk, come
se non lo sapesse già!” borbottò il
più piccolo.
L'occhiata che gli
lanciò la strega avrebbe potuto incenerire un muro. Watanuki
sentì un brivido gelido passargli sulla schiena.
“Bene allora
già che siete qui avrei una commissione da farvi
fare!” esclamò la strega battendo le mani e con un
grande sorriso sul volto. La voce con cui la donna disse quelle parole
fece scorrere un piccolo brivido persino a Doumeki.
Alle 11.30 Watanuki
tornò finalmente a casa, distrutto.
Non solo era quasi
stato mangiato per l'ennesima volta ma dopo, finita la
“commissione”, aveva dovuto preparare la cena per
tutti (compreso il dannato Doumeki) e poi una marea di stuzzichini per
accompagnare una marea di sakè.
Come uno zombi si
preparò per andarsene difilato a letto.
Pochi minuti dopo era
già profondamente addormentato.
È di nuovo
in quello spazio buio, ma questa volta i demoni sono dietro di lui.
Lo inseguono,
spaventosi e ringhianti.
Watanuki corre ma il
fiato inizia a mancargli, le gambe a fargli male. Non vuole essere
preso perché altrimenti morirebbe.
Lì in
quello spazio buio e immenso non sarebbe arrivato nessuno a salvarlo.
Ma ormai non ce la fa
più, i demoni cominciano ad avvicinarsi.
Si sente schiacciato
dalla loro presenza maligna e inizia a sentire freddo.
Poi inciampa. Cade
rovinosamente a terra.
Non riesce a rialzarsi
e a continuare a correre.
Morirà
lì, solo.
Gli spiriti si
avvicinano sempre di più, ormai lo circondano completamente.
Si uniscono in
un'unica entità, vagamente umanoide.
Un braccio si
trasforma in una fumosa eppur letale lama, che si punta contro di lui.
Watanuki si prepara a
salutare la vita.
Il braccio carica il
colpo e il ragazzo chiude gli occhi.
Ma, invece di sentire
quella gelida lama, qualcosa di caldo schizza sul suo viso.
Alza la mano,
sfiorando una di quelle macchie mentre un odore disgustoso inizia a
diffondersi nell'aria, un odore metallico.
Watanuki apre gli
occhi osservandosi le dita, macchiate di un liquido rosso e denso, lo
stesso che inizia a spandersi sul pavimento davanti a lui, giungendo a
macchiargli le ginocchia.
Il ragazzo si accorge
di un rumore che rimbomba, amplificato.
Gocce che cadono.
Molte, grosse e dense gocce che cadono.
Il liquido rosso scuro
ormai gli ha inzuppato completamente i pantaloni, mentre quell'odore si
spande ovunque.
Alza gli occhi,
Watanuki. Perché si è accorto di una sagoma in
piedi davanti a lui.
È da lui
che arriva quel liquido, gli bagna completamente il vestito, uno yukata
ormai rosso.
Guidato da una
volontà non sua, Watanuki è costretto ad alzare
lo sguardo. Non vorrebbe farlo, non vuole vedere quello che ha davanti.
La lama nebulosa
attraversa da parte a parte il corpo di quel ragazzo, leggermente
piegato su di essa, il sangue che gocciola copioso sul pavimento. Le
mani, sporche del suo stesso sangue, si appoggiano alla spada,
conficcata nel suo stomaco.
Poi questa viene
ritratta, con un rumore viscido e stridente. L'emorragia si
fa immediatamente più potente.
Il demone scompare,
scomponendosi in grandi bolle mollicce che fluttuano via.
Poi, dopo alcuni
attimi di immobilità assoluta, le gambe del ragazzo cedono.
Cade all'indietro.
Watanuki, incapace di
fare alcunché, prende il ragazzo, appoggiandolo sulle sue
gambe.
Lo vede in viso.
Due occhi dorati si
fissano nei suoi, ormai bagnati di lacrime, due occhi che si stanno
spegnendo, a causa del sangue che ora scorre copioso tra le gambe di
Watanuki.
Un sorriso increspa il
volto di solito impassibile, un sorriso per essere riuscito a salvare
l'altro, anche se a costo della vita. Disperato, il giovane cerca di
fermare l'emorragia. Ma è inutile. Il sangue gli sporca
completamente le mani ma continua a uscire.
Guarda nuovamente il
volto dell'altro ragazzo. Appena in tempo.
L'ultima scintilla se
ne va da quegli occhi, di nuovo puntati in quelli di Watanuki.
Ora sono spenti e
vuoti, velati dall'arrivo della morte. Il respiro cessa, il cuore si
ferma. La vita ha abbandonato quel corpo.
Tutto è
immobile.
Poi l'assoluto
silenzio viene spezzato da un urlo.
Watanuki piange e
grida ancora. Un grido lungo, ininterrotto.
E
continuerà quel grido, fino a che non
avrà più un briciolo di voce, più aria
nei polmoni.
Fino a quando la morte non verrà a portare via anche lui...
CONTINUA
Note
dell'autrice
Eccomi con il secondo
capitolo! Ho notato che il titolo ha creato parecchia
preoccupazione...! Eh eh ^.^
Ecco, da qui le cose
iniziano a complicarsi.
Capirà
Watanuki, di solito lento come una lumaca in certe cose, a capire il
perché di questi sogni? Li rivelerà a qualcuno?
E dal prossimo
inizieranno degli stani effetti collaterali...
Okay basta
così!
Spero che questo
capitolo vi abbia soddisfatto e ringrazio di cuore tutte le
ragazze che hanno commentato.
E soprattutto naco
chan che ha messo la storia fra le seguite e cry_chan
per la promessa di seguirmi fino alla fine... ci conto eh!!
Ricordo che i commenti
sono sempre ben accetti!
Anche perché non so come me la sono cavata con l'inizio
della parte angst... mi affido a voi... U_U
Bene! Al prossimo
aggirnamento! ^^
Yuki Ishimori
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Hanareru Cap 3
Ecco il terzo
capitolo!
Le risposte ai commenti, le trovate il fondo! Buona lettura!
CAPITOLO
3:
DEBOLEZZA
Il
suono della sveglia gli fece aprire gli occhi mentre quell'urlo, il
suo urlo, finalmente si spezzò.
I
pugni che stringevano convulsamente il lenzuolo, la gola che
bruciava, il respiro rotto e gli occhi stranamente velati. Velati da
quelle che, scoprì, erano lacrime che rigavano il suo viso,
andando
a ricadere sul cuscino. Gli occhi bruciavano e il naso pizzicava,
mentre dalla gola sfuggivano piccoli singhiozzi.
Appena
si accorse di stare piangendo, Watanuki si asciugò
velocemente gli
occhi con le maniche del pigiama. Chissà da quanto tempo era
in
quello stato... e perché la gola gli bruciava in quel modo,
come se
avesse davvero urlato tutta la notte?
Insomma
era del tutto inutile piangere per un sogno ma soprattutto era idiota
piangere per quello scemo di Doumeki! Perché ora l'aveva
capito...
anche nel sogno precedente era lui la voce familiare che aveva
sentito.
Due
notti, due incubi e in entrambi l'arciere mor... faceva una brutta
fine.
Watanuki,
ancora disteso sul futon, alzò fiaccamente la mano per
spegnere la
sveglia, pensando a quegli strani sogni...
Poi
un pensiero diverso gli attraversò la mente. “Un
momento...”
sussurrò.
“SI
PUO' SAPERE PERCHE' SOGNO QUEL DEFICIENTE?!?! ANCHE NEI SOGNI DEVE
ROMPERE LE SCATOLE?!?” urlò alzandosi a sedere di
scatto.
“Insomma
fra tutte le persone che conosco proprio quella che odio di
più?! Ci
credo che poi sono incubi!!” continuò, cominciando
ad agitarsi
come a suo solito, scuotendo i pugni davanti al viso.
Finalmente
si alzò, il sogno quasi dimenticato, troppo concentrato a
maledire
il compagno.
Si
diresse in bagno. La sua faccia era anche peggiore del giorno prima:
gli occhi rossi e leggermente gonfi per il pianto sovrastavano una
pelle più pallida del normale. Se la sciacquò
bene, migliorando un
po' lo stato in cui si trovava. Poi si diresse in cucina.
Watanuki
però, non si soffermò a pensare perché
fra tutte le
persone, sognasse proprio Doumeki.
***
“Watanuki-kun,
non hai una bella cera!” esclamò preoccupata
Himawari quando lo
vide, durante la pausa pranzo.
“Oh
mia dolce Himawari-chan sono così felice che ti preoccupi
per me!!!”
esclamò allora il moro, contornandosi di sbrilluccichini.
“Ma non
ce n'è davvero bisogno!”
“Sei
sicuro?”.
Non visto, Doumeki aveva smesso di mangiare, per
ascoltare il discorso dei due compagni.
Aveva
già fatto quella domanda a Watanuki ma, come al solito, non
gli
aveva risposto. Forse con Himawari si sarebbe aperto di più.
Pensando
questo avvertì una spiacevole stretta allo stomaco che
ignorò, come
era abituato a fare.
“Si
ma certo! È solo che non riesco a dormire molto bene
ultimamente...”.
Dopo
questa affermazione, l'arciere decise di intervenire. “Ancora
incubi?”.
Watanuki
si girò verso di lui ma, mentre rispondeva, non
riuscì a guardarlo
negli occhi. “No... Il rumore dei temporali non mi fa
dormire...”.
Era
una scusa bella e buona ma credibile, considerando che era da giorni
che continuava a tuonare... e che la pioggia aveva davvero smesso di
piacergli.
“Davvero?”
intervenne Himawari. “Anche a me non piacevano i tuoni!... Ma
ero
davvero piccola!” continuò con una risatina.
A
Watanuki sprofondò il cuore quando capì di essere
caduto veramente
in basso se persino la dolce Kunogi lo prendeva in giro.
Si
era appena rifugiato in un angolo facendo cerchietti sul pavimento,
un alone di depressione che lo circondava, quando anche Doumeki si
sentì in dovere di dire la propria.
“È
una cosa comune avere paura dei temporali. Anche se solo gli idioti
lo ammettono.” affermò mentre, con voce atona,
dava con
disinvoltura dell'idiota a Watanuki.
Il quale saltò su iniziando a
urlare, ovviamente.
Il suo scarso auto-controllo ai soliti insulti dell'arciere
stava per fargli rivelare da solo la bugia, quando il più
grande lo
interruppe (per somma fortuna dello scemo dalla bocca larga).
“Vieni
al tempio, dopo aver finito di lavorare da Yuuko-san. Potresti
dormire meglio.”.
Dopo
un attimo di shockato silenzio, il moro poté finalmente
riprendere
ad urlare.
“Ma
che diavolo ti salta in mente, RAZZA DI PERVERTITO!!! Ti sembrano
proposte da fare ad un ragazzo?! Qualcuno potrebbe
fraintend...”
neanche terminò la frase che: “Siete davvero
ottimo amici voi due,
vero Doumeki-kun, Watanuki-kun?” esclamò felice
Himawari, facendo
avverare la frase del giovane.
“NOOOO!
Mia dolce Himawari-chan non ascoltate le blasfemie che questo demente
dice! Le poche volte che apre bocca è solo per dire cose
idiote!!”.
“Guarda
che quello sei tu.” ribatté Doumeki, leggermente
piccato dalle
parole di Watanuki.
“CHE
COSA?!? Ma che dici, non è affatto vero! E non cercare di
rivoltare
contro di me le cose che io stesso dico!”.
La
discussione continuò così, apparentemente normale.
In
realtà entrambi i ragazzi, nascondendosi dietro ai litigi,
celavano
i loro reali pensieri: Doumeki cercava di ignorare l'ennesima stretta
allo stomaco che aveva seguito il rifiuto di Watanuki, mentre questo
evitava di pensare alle conseguenze che ci sarebbero potute essere
se, per caso, l'arciere lo avesse visto nelle condizioni di quella
mattina.
“Accidenti,
avrei potuto inventarmi una scusa migliore! Ora la dolce
Himawari-chan penserà che io sia un fifone!”
pensò mentre grosse
lacrime seguivano quelle parole, mentre nella mente del ragazzo si
formava l'immagine di una Kunogi che scappava da lui, in piedi su un
altare, mentre gridava, piangendo, che non poteva sposare qualcuno
che avesse paura dei tuoni.
“Nooo!
Ti prego mia dolce Himawari torna indietrooo!!”
pensò Watanuki.
“Perché,
dove dovrebbe andare?” la voce di Yuuko spezzò
quelle fantasie, un
sorrisetto stampato sulle labbra.
Il
ragazzo maledisse per l'ennesima volta la sua brutta abitudine di
pensare ad alta voce.
“N-niente
niente... Stavo solo pensando!”
“Solo
gli idioti pensano ad alta voce.” rispose con voce fintamente
atona
Mokona, ripetendo le parole che aveva detto una volta Doumeki.
“Ora
che per una volta non ho tra i piedi quel seccatore, ti ci metti
tu?!” urlò Watanuki, iniziando a rincorrere la
palletta nera.
Lo
sguardo della strega, improvvisamente serio, non si staccò
dal viso
stanco del suo assistente.
Lo
chiamò. Watanuki, sentendo il suo tono, la
guardò, interrompendo di
strizzare il kuro-manjou, finalmente catturato, che piagnucolava con
voce lamentosa.
Si
avvicinò e si sedette accanto a lei, seguendo il suo invito.
“Watanuki,
come stai dormendo in questo periodo?” sembrava una domanda
qualsiasi, ma la strega aveva come al solito centrato il problema.
“Male...”.
Decise di dire la verità.
“Ti
spiacerebbe raccontarmi i tuoi incubi?”.
Non
sorprendendosi che la strega lo sapesse (lo aveva già
accennato il
giorno prima), iniziò a raccontare.
“Quindi,
in entrambi i sogni c'era Doumeki-kun.” disse infine la
donna,
guardando il ragazzo con insistenza.
Il
quale arrossì un po'. Sentirlo dire da lei e con quello
sguardo lo
aveva imbarazzato. Chissà perché poi, in fondo
era solo uno
stupido sogno!
“Nel
primo non ne sono tanto sicuro ma...”
“Si,
era lui.” lo interruppe la strega.
“Se
lo sapeva già, perché me li ha fatti
raccontare?!” ribatte
seccato Watanuki.
“È
importante che tu prenda piena coscienza del contenuto dei tuoi
sogni. E non c'è modo migliore se non
raccontandoli.” spiegò
seriamente la strega.
Dopo
un attimo di silenzio, dove il ragazzo cercava di comprendere quelle
parole, “P-perché è cosi
importante?”
domandò
Watanuki, inquieto dal tono usato da Yuuko.
“Solo
capendo cosa cerca di dirti il tuo cuore, eviterai di venire
sopraffatto.”
“Da
che cosa?” chiese allora il giovane, cercando un modo per
interpretare quelle frasi incomprensibili.
“Questo
dovrai capirlo da solo, Watanuki.” poi cambiando
improvvisamente
tono “Ma ora... altro
sakèèè!” esclamò
allegra, sventolando
la bottiglietta ormai vuota.
Watanuki
preso in contropiede, non poté far altro che avviarsi
borbottando in
cucina, capendo che non avrebbe più cavato un ragno dal buco.
Quando
fu rimasta sola, Yuuko sospirò, accarezzando le morbide
orecchiette
di Mokona.
“Ma
dovrai capirlo in fretta. O altrimenti sarà troppo tardi,
Watanuki
Kimihiro. Per te. Per voi.”
Aveva
deciso di tornare a casa, sebbene fosse molto tardi. Maru e Moro
avevano insistito parecchio per farlo rimanere a dormire in negozio,
cosa che, di solito , avrebbe fatto.
Ma
non se la sentiva di passare la notte lì, con quei incubi
che non
gli davano tregua e le parole della strega ancora impresse nella
mente.
Non
poteva fare a meno di pensarci, anche se non le aveva capite.
Quell'insopportabile
vizio delle frasi incomprensibili aveva ancora il potere di far
infuriare Watanuki, sebbene ormai di frasi di quel tipo ne avesse
sentite a centinaia...
Capire
cosa cercava di dirgli il cuore...
“Che
diavolo vuol dire, eh?!” urlò il ragazzo.
Le poche finestre aperte
a quell'ora e con quella pioggia sbatterono, ma non dopo che i
proprietari avessero espresso ad alta voce il proprio disappunto per
quel ragazzo che strillava nel bel mezzo della notte.
“Tsk...-
borbottò Watanuki abbassando la voce – sono solo
incubi in fondo!
E poi perché diavolo IL MIO CUORE DOVREBBE ANCHE SOLO
PENSARE A
QUELL'IDIOTA DI DOUMEKI?!” strillò, alzando
nuovamente la voce.
“Ma
la pianti? Qui si cerca di dormire!”
“Se
hai problemi con il tuo ragazzo, risolviteli da un'altra
parte!”
“Già,
parlane con lui invece di svegliare noi!!”
Watanuki
borbottò che mai quello scemo sarebbe potuto essere il suo
ragazzo,
che non ci pensava neanche, ma affrettò il passo, scappando
prima di
ritrovarsi inseguito da una folla inferocita.
Arrivato
finalmente davanti al suo palazzo, chiuse l'ombrello e si diresse
verso l' appartamento, sperando ardentemente che il suo cuore non
avesse nulla da digli, quella notte.
***
Erano
ormai passati quattro giorni dal discorso con Yuuko, e ogni notte
qualche altro incubo faceva visita al ragazzo, portando ogni volta
scene sempre più agghiaccianti e sanguinose, dove Doumeki
faceva
sempre una bruttissima fine. E dove Watanuki era un sempre
più
disperato osservatore.
Ma
i sogno non erano l'unico problema.
Infatti,
ogni volta che si svegliava, spesso con insensate lacrime che
correvano lungo le guance, si sentiva sempre più stanco.
Il
volto ogni giorno più pallido, le occhiaia che avevano ormai
messo
radici sotto i suoi occhi affaticati.
Era
anche dimagrito di un paio di chili.
Diventava
sempre più difficile evitare le domande, sempre
più insistenti,
dell'arciere e comunque ogni volta che stavano insieme Watanuki
percepiva i suoi occhi puntati costantemente addosso.
Anche
Himawari era davvero preoccupata per le condizioni del ragazzo, che
continuavano a peggiorare.
L'unica
che non faceva domande era Yuuko. Lei si limitava a guardarlo, gli
occhi sempre più seri man mano che le notti passavano.
Lui
continuava a rassicurare tutti, dicendo che stava bene e che non
faceva niente di faticoso.
Ma
ogni volta che riapriva gli occhi, passata la notte, faceva sempre
più fatica ad alzare il braccio e spegnere la sveglia.
Il
quinto giorno non sentì la campanella del pranzo. Non che si
fosse
addormentato, stava ben attento a non farlo! Era semplicemente caduto
in uno stato semi-comatoso, la testa appoggiata alle braccia
incrociate sul banco, lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Doumeki,
vedendo l'altro in ritardo e Kunogi che si preoccupava sempre
più
ogni minuto che passava, decise che era giunto il momento di
intervenire.
A
passo spedito, si diresse verso la classe del compagno, ormai
deserta.
Lo
trovò lì, solo, lo sguardo fisso e vuoto.
Il
panico per un attimo si impossessò di lui, ma velocemente lo
respinse nel profondo del suo animo.
Lo
chiamò, usando di proposito il solito
“Oi” che lo faceva
imbestialire. Non ci fu reazione.
Si
avvicinò. Osò chiamarlo per cognome ma non
successe niente.
La
paura era sempre più difficile da tenere a bada.
Si
inginocchiò, posizionandosi davanti a lui e gli
appoggiò la mano su
un braccio.
Ancora
niente.
Avvicinò
il viso al suo e, con molta poca gentilezza, gli diede un brusco
scossone.
“Oi!”
ripeté di nuovo, la voce più espressiva del
solito. Finalmente, gli
occhi di Watanuki ripresero a focalizzare il mondo intorno a lui. E
la prima cosa che videro fu Doumeki, che non si era ancora mosso, la
mano appoggiata sul suo braccio e il naso a pochi, decisamente
troppo pochi, centimetri da quello dell'altro.
Watanuki,
anche se indebolito, riusciva ad avere sempre le stesse reazioni con
il compagno.
Si
sentì arrossire di botto e, per la sorpresa e l'imbarazzante
vicinanza, cadde dalla sedia, con un piccolo grido.
L'arciere,
sollevato, sporse la testa oltre il banco, fissando quell'intrigo di
gambe che, ora, era Watanuki.
Mordendosi
l'interno guancia per non ridere, disse nel modo più
impassibile
possibile: “tutto bene?”
Watanuki
si tirò su come sparato da un razzo.
“M-ma
si può sapere che fai, RAZZA DI PERVERTITO?!?”
guardandolo
malissimo, il sangue che ancora gli correva verso le guance.
Doumeki
si incupì.
L'imbarazzo
era tanto e di solito lo avrebbe fatto diventare color peperone,
mentre ora lo faceva solo avvicinare vagamente ad il suo colorito
normale.
“Dobbiamo
parlare”. Questa volta era deciso a sapere la
verità e ci sarebbe
riuscito.
“N-non
ho niente da dirti!”. Questa volta si sarebbe dovuto
impegnare per
nasconderla, quella verità.
“È
da una settimana che sei strano- Watanuki fece per aprire bocca ma il
compagno continuò deciso- e non dire che non è
così, si vede
lontano un miglio che sei debole.” Il più piccolo
indietreggiò,
come per sfuggire a quelle domande.
“Hai
iniziato ad avere gli incubi da quel giorno in cui mi hai aspettato,
vero? Che cosa è successo quella sera?”
Accidenti,
questa volta era in trappola! Ormai spalle al muro, non c'era alcun
modo per evitare l'interrogatorio dell'arciere!
“Dai
andiamo... Himawari-chan ci starà aspettando!”
parecchio debole
come scusa.
L'unica
via di salvezza, ormai, era ormai solo la fuga.
Come
se gli avesse letto nel pensiero, Doumeki sbatté entrambe le
mani
contro la parete dietro all'altro, bloccando ogni via d'uscita.
Era
intrappolato dal forte corpo del più grande. Quella
situazione gli
ricordò molto il giorno in cui aveva dato l'occhio destro
per
liberare il compagno dalla vendetta del ragno. In quel caso l'arciere
era parecchio preoccupato... che lo fosse anche in quel momento?
Ma
perché? Questa volta Doumeki non c'entrava nulla! Il
problema era...
solo suo! Perché si... preoccupava per lui?
“Rispondimi!”
Watanuki riemerse dai suoi pensieri per tornare alla disperata
situazione in cui si trovava. “Che cosa è successo
quel giorno?”
ripeté la domanda, con voce più forte,
avvicinandosi ancora di più
all'altro.
Lui
non voleva... non voleva dirgli che ogni notte... lo vedeva morire...
e che piangeva per lui...
Decise
di urlargli contro. Gli avrebbe detto che... non erano aff... affari
suoi...
Aprì
la bocca da cui però non uscì nemmeno un suono.
Le
gambe iniziarono a tremargli, mentre si sforzava di parlare.
“N-non
sono... cose che ti... riguard...” sussurrò.
La
stanza iniziò a girare.
Improvvisamente
notò che l'arciere stava in una strana posizione diagonale.
E che
tutto era sfocato.
Un
forte dolore alla testa e la sua visuale si riempì di gambe
di
tavoli e sedie.
“Watanuki...
Oi! Watanuki!”
L'ultima
cosa che sentì furono le urla di Doumeki che ripeteva il suo
nome,
poi delle braccia che lo sollevavano.
Infine
tutto si fece buio.
CONTINUA
***
Note
dell'autrice
Ecco il terzo
capitolo... Alla fine Watanuki, facendo almeno una cosa giusta nella
vita, ha deciso di parlare con Yuuko.
Ma, ovviamente,
è stato inutile, perché l'idiota non ha capito
una beneameta mazza... Come al solito! U_U"
Ecco gli
effetti collaterali di cui
parlavo... Perché come dice anche Kimi-chan, il problema non
è Doumeki, ma lui stesso (come al solito, di nuovo)...
Ma perché?
Che significato hanno quei sogni? E Doumeki riuscirà a
scoprire qualcosa?
E
ora, saltellando, si va a rispondere ai commenti ^^:
Ayla:
Grazie per il "davvero bello"! Sono felice che i sogni ti siano
piaciuti... Ho avuto qualche problema
con il secondo... non mi sembrava molto espressivo, ma, a
quanto pare, mi è
riuscito! Sicura sicura che sia Doumeki da salvare?
Eh eh... Spero
che continuerai a seguirmi e che mi renderai partecipe dele tue varie
ipotesi per la storia!
naco chan:
ci hai azzeccato! *una strana macchina uscita dal nulla inizia a
sparare scintille entusiaste. Yuki, dopo uno sguardo shoccato, decide
di ignorarla*
Gli incubi non sono MAI solo incubi! (puoi
provare a spiegarlo tu a quello scemo di Watanuki? Io ci ho provato
tanto...)... ma chissà per chi dei due saranno pericolosi? E
per una
volta nella storia Kimi-chan ha seguito un consiglio, il tuo! Ha
parlato con Yuuko! Beh, a
volte bisogna pure farne qualcuna di giusta, no?
Mi sono stupita
del fatto che qualcuno abbia capito il titolo... dopo questo capitolo
lo pensi ancora? Spero che vorrai rivelarmi se le tue ipotesi
sono
rimaste invariate! Sono curiosa! ^^
Yusaki:
Grazie
per i complimenti! Sono contenta che ti piaccia la storia e lo stile!
^///^ Non ti preoccupare per il mancato commento, poi
l'hai fatto no? Grazie ancora!
Brava comunque! Non so se l'hai
fatto apposta ma hai detto, prima di inciampare (ah, spero che non ti
sia fatta male!), "vi salvo io, tutti e due!"... Quindi anche Watanuki!
Brava, hai colto nel segno!
Per i sogni, il mio scopo era proprio
quello di strapparti il cuore! Muah ah ah ah! (risata malvagia)...
Ma
a parte gli scherzi, sono contenta davvero che ti siano piaciuti!
Poi
ti volevo fare una domanda, che non centra un accidenti... Ho visto un
tuo commento nella sezione di HunterxHunter! Ti piace? A me
moltissimo! Fammi sapere, sono curiosa! ^^
Quindi l'angst nello
scorso capitolo era abbastanza... angstoso
!
Yuppy! Vi ringrazio davvero tanto per l'appoggio e i commenti! ^^
Spero che continuerete a seguirmi e a commentare!
Al prossimo aggiornamento!
Yuki Ishimori
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Ecco il quarto capitolo!
Le risposte ai commenti, come al solito alla fine!
Buona
lettura!
CAPITOLO
4:
RITROVARSI
SOLI
“Com'è
finito il secondo sogno?” la domanda di Yuuko colse Watanuki
all'improvviso.
“Io
che urlavo.”
“E
perché urlavi?”
“Per
la morte di Doumeki..”.
Quelle
parole come tutte le altre in quella conversazione, gli uscirono
dalla bocca senza pensare, istintivamente.
In
quei giorni era ancora capace di arrossire.
“E
non ti chiedi perché?” chiese la donna, sorridendo
dolcemente.
Gesto
che ebbe solo il potere di far innervosire il ragazzo.
“Ma
che ne so io?! In fondo era solo uno stupido sogno, non deve per
forza avere un significato!!”.
Yuuko-san
lo guardò severamente, il sorriso sparì dalle sue
labbra.
Quella
conversazione rimbombò nella mente di Watanuki, mentre
lentamente,
iniziava a riprendere conoscenza.
Quella
era stata una delle ultime volte in cui la strega aveva sorriso.
Il
ragazzo non era ancora stato in grado di capire il motivo di quel
gesto.
Poi
un pensiero diverso gli attraversò la mente: non aveva avuto
incubi.
Perciò
quando sveniva poteva riposare serenamente... non che la cosa in
fondo fosse molto rallegrante...!
Aprì
piano gli occhi, mentre sentiva il proprio corpo uscire
dall'intorpidimento.
“Ah
Watanuki-kun! Finalmente ti sei ripreso!” il viso di una
preoccupata Himawari fu la prima cosa che il ragazzo vide.
“E
che paradisiaca visione!!” cinguettò, continuando,
come al solito,
i propri pensieri ad alta voce.
La
voce però uscì più debole del solito.
Schiarendosi la gola chiese
dove si trovava.
“Sei
in infermeria. Doumeki-kun ti ha portato in spalla fino a
qui!”.
Gli
occhi del degente cercarono quella familiare figura.
La
trovarono pochi attimi dopo: il ragazzo era appoggiato allo stipite
della porta, braccia incrociate contro il petto e sguardo perso fuori
dalla finestra. Ma in un attimo, quegli occhi dorati si posarono su
di lui e si piantarono fissi nei suoi.
Poteva
significare solo una cosa: il nostro discorso non è finito.
Watanuki
distolse lo sguardo, ma percepiva comunque lo sguardo dell'arciere
addosso.
Il
moro ringraziò gli Dei per non aver sognato. A quel punto
per
l'altro ragazzo non sarebbe stato difficile intuire il problema e le
sue domande sarebbero diventate mirate, ancora più difficili
da
evitare. Come spiegargli poi quello che sognava?
“Ti
ricordi che cos'è successo?” la voce della ragazza
spezzò
quell'improvvisa tensione che si era creata.
“Sono
svenuto.” rispose semplicemente Watanuki, scrollando le
spalle.
“Non
dirlo come se nulla fosse!” la voce di Himawari si
alzò per la
paura. “Tu stai male! E se... se non vuoi dirlo a noi che
cos'hai... al-almeno dillo a Yuuko-san!”. Gli occhi le si
riempirono di lacrime, che poco dopo iniziarono a scorrerle sulle
guance.
“Hi-himawari-chan
ti prego non piangere!” sussurrò Watanuki, un
grosso nodo che gli
stringeva la gola. Non voleva farla preoccupare ma non dicendo nulla,
aveva reso tutto ancora più pauroso.
“Himawari
ha ragione.”. La voce di Doumeki risuonò atona
nella stanza
spoglia.
Si
avvicinò al letto e alla ragazza, che lo guardò
con occhi gonfi,
supplicandolo con lo sguardo di far ragionare il compagno.
“Vuoi
dirci cosa ti sta succedendo?” domandò.
Watanuki
distolse lo sguardo, stringendo i denti. Non voleva, non poteva
raccontar loro la verità.
Anche
se li faceva soffrire, anche se con il suo comportamento li feriva,
non disse niente.
Dopo
un lungo silenzio, spezzato solo dai singhiozzi della ragazza,
l'arciere trasse un silenzioso sospiro.
“Ho
capito.” lo sguardo che Doumeki gli lanciò era
freddo, una gelida
coltellata.
Senza
dire più nulla se ne andò.
Lo
aveva tradito, con quello sguardo glielo aveva voluto dire.
Scusandosi,
anche Himawari lasciò la stanza, cercando di asciugarsi le
lacrime,
che correvano però ancora più velocemente.
Aveva
tradito la loro fiducia ma pure, con questa consapevolezza che gli
appesantiva il cuore, restò lì, immobile, mentre
i suoi amici si allontanavano
dall'infermeria, si allontanavano da lui.
“Sta
succedendo... il demone ci sta riuscendo.”.
Le
parole di Yuuko risuonarono nella stanza vuota. Solo Mokona le
udì
e, sentendo il tono della padrona, le saltò tristemente in
braccio.
“E
quando rimarrà completamente solo, sarà troppo
tardi...”.
***
L'infermiere
scolastico lo lasciò uscire prima, dicendogli di andare a
casa e
farsi una bella dormita.
Sì,
come se fosse possibile!
Solo,
lasciò la scuola, senza curarsi di avvisare i suoi amici, se
fosse
ancora permesso chiamarli tali.
La
pioggia aveva ricominciato a cadere e Watanuki tirò fuori
dalla sua
cartella il piccolo ombrello.
Iniziò
a vagabondare fra le vie, deserte a quell'ora e con quella pioggia.
Non sapeva dove andare: non aveva voglia di vedere Yuuko-san, sapendo
che la strega era già consapevole di quello che era
accaduto.
Non
voleva vederla, sentire quelle sue frasi saccenti e incomprensibili,
non voleva vedere Mokona, quella fastidiosa palletta, e nemmeno le
due sciocche ragazzine senz'anima.
Non
voleva cucinare, servire e riverire la donna come uno schiavo,
sentirsi prendere continuamente in giro da quell'odiosa strega!
Grandi
nubi nere iniziarono ad ammassarsi intorno a Watanuki, che
però
sembrò non accorgersene.
Non
sopportava più di doverla vedere tutti i giorni, e con lei
non
voleva più vedere Mokona, Maru e Moro!
Non
voleva vedere Himawari, quella ragazza non gli aveva procurato altro
che guai con quella sua sfortuna!
E
soprattutto, non voleva vedere Doumeki.
Aveva
sempre odiato ogni aspetto di lui: il suo viso inespressivo, quel suo
fare da saccente e saputello, il modo in cui si sforzava di aiutarlo,
finto e distante...
Le
gambe gli tremarono. Ormai i contorni del ragazzo erano confusi,
circondati sempre di più dal nero fumo.
Sarebbe
stato meglio solo!
Watanuki
crollò sulle ginocchia, prendendosi la testa fra le mani.
Sembrava
stesse per esplodergli mentre tutti quei pensieri, che in qualche
modo non sembravano i suoi, gli riempivano il cervello.
Il
freddo si impossessò di lui, la vista si annebbiò
nuovamente.
Accucciandosi
a terra, le gambe strette contro il petto, fu completamente
circondato da quelle maligne nubi nere.
Questa
volta non sarebbero arrivate braccia a prenderlo, questa volta
sarebbe stato completamente solo.
Solo...
Mentre
quella parola, che lo aveva sempre terrorizzato, gli rimbombava nella
mente, un'unica lacrima scivolò sulla guancia.
Prima
che riuscisse a schiantarsi al suolo, Watanuki era già
svenuto.
Il
negozio dei desideri era stranamente silenzioso, sebbene molto
affollato.
Alle
persone di sempre, Yuuko, Mokona, Maru e Moro, facevano compagnia
Doumeki e Himawari.
Tutti
erano affacciati ad una stanza, dove un ragazzo moro, ancora privo di
sensi, era stato sdraiato sul grande letto a baldacchino della
strega.
Tutti
stavano immobili, ognuno immerso nei propri pensieri.
Poi
l'arciere se ne andò, avviandosi verso la grande veranda.
Himawari,
a quel gesto, non riuscì più a controllare i
singhiozzi, che la
fecero tremare.
“Do-dove
vai Doumeki-kun?!” singhiozzò.
Quel
gesto le aveva spezzato il cuore. Era come vedere un padre che, senza
voltarsi indietro, si allontanava, incurante delle suppliche della
figlia, abbandonando la madre.
“Vado
in giardino.” il ragazzo si sentì in dovere di
dirglielo, in
qualche modo di rassicurarla: non stava abbandonando Watanuki. Forse
così si sarebbe calmata.
Ma
non sapeva se quelle parole le pensasse davvero.
Quel
ragazzo lo aveva tradito. Dopo tutte le avventure passate non si era
fidato, non gli aveva permesso di aiutarlo. Lui che, più di
chiunque
altro, non si era mai tirato indietro. Lui, che per salvarlo, aveva
perso mezzo occhio e parecchio sangue.
Lui
che, per quel ragazzo, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Però
non lo aveva mai detto. Ogni volta che lo aiutava fingeva un
disinteresse che in realtà non provava.
Anzi,
quello che realmente sentiva lo aveva già capito da tempo,
ma era
rimasto nell'ombra, aspettando che l'altro fosse pronto per
accettarlo.
Ci
aveva sperato, ci aveva sperato davvero tanto, che un giorno quei
sentimenti potessero essere ricambiati , e adesso questo.
Watanuki
lo aveva allontanato, senza neanche dargli una spiegazione,
facendogli capire che forse aveva desiderato troppo.
Sapeva
che il più piccolo continuava a pensare che il loro rapporto
non
fosse cambiato, che continuassero ad odiarsi a vicenda. Di
conseguenza doveva essere stato facile per lui separarsi.
Chissà
se nell'ultimo sguardo che si erano rivolti, Watanuki era riuscito a
percepire tutto il dolore che gli stava procurando?
No,
probabilmente no.
E
ora lui era stufo di questo sentimento univoco, che troppo spesso lo
aveva fatto soffrire.
Forse...
forse sarebbe stato meglio se...
“No.
Non pensarlo.”. La voce della strega aveva interrotto i suoi
pensieri.
Non
chiese come facesse a sapere quello che stava per concludere.
“Perché?”
domandò semplicemente.
La
donna si sedette accanto a lui, lo sguardo che vagava sul giardino.
“Se
tu ora decidessi di lasciarlo andare, per Watanuki sarebbe la
fine.”.
Gli occhi del ragazzo si sgranarono impercettibilmente.
“Esiste
un demone...” iniziò lentamente Yuuko, come se
ogni parola le
costasse un'immane fatica. “ che si nutre dell'energia vitale
delle
persone. È quello che sta accadendo a Watanuki.”.
“Come
fa?”.
Alla
domanda dell'arciere la strega sorrise debolmente. “Sapevo
che me
l'avresti chiesto, ma sei un ragazzo intelligente... immagino che
abbia già una tua teoria.”
“Vagamente.”
il silenzio che seguì era un invito a proseguire.
“Il giorno in
cui gli aveva dato la giornata libera... è stato allora che
gli è
successo qualcosa. Il giorno dopo mi disse di aver avuto un
incubo...” lasciò la frase in sospeso e
guardò la donna che
annuì, con un impercettibile movimento del capo.
Ma
prima che potesse dire qualsiasi cosa, dal negozio arrivò un
grido.
Himawari
pochi istanti dopo li raggiunse, e, in preda al panico, disse che
stava succedendo qualcosa a Watanuki.
In
un attimo Doumeki si alzò, i pensieri di pochi minuti prima
relegati
in una parte profonda del cuore.
Si
precipitò nella stanza, mentre un alto grido si propagava
nell'aria,
trapanandogli il cervello.
Watanuki
era ancora disteso nel grande letto, ma non più mollemente
adagiato
su esso. Si era ripreso, e stava sognando.
Il
suo corpo, come percorso da scariche elettriche, si tendeva come una
corda, la schiena che si alzava, ogni volta che lanciava un ennesimo
grido. Le mani stringevano convulsamente il lenzuolo di seta e il
respiro era rotto e irregolare.
Le
palpebre che si contraevano mentre sognava, erano calate sugli occhi,
dai quali, poco dopo e con gran sgomento dell'arciere, iniziarono a
sgorgare grandi lacrime, che rigavano le sue guance pallide e
smagrite.
Le
grida furono sostituite da disperati singhiozzi.
Doumeki
guardava sconvolto quella scena, gli occhi spalancati, non riuscendo
a muovere un muscolo.
Himawari
invece, si precipitò accanto al letto e iniziò a
scuotere il
ragazzo, chiamandolo, il quale però non accennava a
svegliarsi.
Ripresosi,
anche l'altro compagno si avvicinò, mentre la ragazza alzava
lo
sguardo sconvolto su di lui.
Ma
non parve consolarsi granché, in fondo, pensò
Doumeki, le loro
espressioni non dovevano essere poi molto differenti.
“Watanuki.
Oi, Watanuki!” il maggiore si accucciò accanto al
letto,
allungando una mano verso il compagno, che ancora si dibatteva.
“Questa
volta non si sveglierà.” le parole di Yuuko
bloccarono il gesto di
Doumeki, che si girò verso di lei.
“Che
vuol dire?”
“Ora
che pensa di essere rimasto completamente solo, il demone lo ha
completamente sopraffatto. È attraverso gli incubi che lo
spirito
succhia energia e, considerando lo stato di Watanuki, questo
sarà
l'ultimo.”.
“Vu-vuol
dire che Watanuki...” sussurrò Himawari, mentre le
lacrime le
riempivano nuovamente gli occhi.
La
strega annuì. “Morirà. Lo spirito fa
vivere alla persona che si
accinge ad uccidere le sue peggiori paure. Ho cercato di avvertirlo
ma è un ragazzo orgoglioso e non mi ha ascoltato. E ora che
pensa
che anche la sua più grande paura si sia avverata,
è troppo tardi.”
Un
ricordo si affacciò alla mente di Doumeki.
Un
ragazzo se ne stava in piedi sotto la pioggia, in braccio un gattino
morto. Uno sguardo triste che così poco si addiceva a lui.
E
quelle parole, per l'ennesima volta, gli risuonarono in testa:
“Anch'io... morirò così. Tutto
solo.”
Era
per quello che aveva deciso di stargli accanto. Per far sì
che
capisse che non sarebbe mai successo. E ora... era colpa sua se
Watanuki stava per morire! Perché gli aveva fatto credere di
essere
rimasto completamente solo.
Come
aveva fatto anche solo a pensare, pochi minuti prima, di poterlo
davvero abbandonare?
Si
vergognò di essere stato tanto meschino...
Ma
un modo per salvarlo c'era, ci doveva essere!
Con
sguardo determinato come poche altre volte, si girò verso la
strega:
“Voglio salvarlo. Dimmi come fare.”.
La
strega ignorò il suo tono poco educato e annuì.
“Sarà
pericoloso.” lo sguardo del giovane non vacillò.
E, anzi, con voce
sicura chiese quale sarebbe stato il prezzo.
“A
quello ci arriveremo dopo. Per salvarlo occorre trovare la tana del
demone: lì ci sarà una pietra dove vengono
imprigionati i buoni
sentimenti che lo spirito ruba alle persone. Dovrai prenderla, solo
con quella si riuscirà a scacciare lo spirito.”.
Si
interruppe. “Ma, quando sarai lì verrai colpito
anche tu dalla
forza maligna del demone e ti accadrà quello che sta
succedendo ora
a Watanuki. L'unica differenza è che sarai sveglio e che...
sarà
molto peggio.”
“ Il
prezzo da pagare sarà mettermi a conoscenza delle paure e
dei
sentimenti che verranno scatenati durante la missione e dalle cose
che vedrai.” proseguì, tutto d'un fiato. Si
fissarono.
Watanuki
lanciò un altro singhiozzo disperato.
Doumeki
non mostrò alcuna reazione.
Certo
non era esattamente il massimo, ma sarebbe potuto anche andare
peggio.
CONTINUA
Note
dell'autrice
Ciao
a tutti! Ecco il quarto capitolo! Purtroppo credo che da questo gli
aggiornamenti non saranno così costanti... con la scuola e
il resto
rallenterò un po'... Ma non è ancora detto!!
Vincerò sulla scuola! U_U/
Beh
a parte questo... che dire se non che Watanuki è un idiota?
(in queste
note vieni sempre trattato male, povero Wata-chan! Ma lo sai che ti
voglio tanto bene, no? *Watanuki le lancia uno sguardo
di puro odio, anche per la figura che sta facendo nella fic* Eh eh... perdonami! ^///^)
E così ancora
una volta, Doumeki cercherà di sistemare le cose.
Ovviamente
le cose che Kimihiro pensa prima di svenire la seconda volta, non le
pensa davvero. E' tutta colpa del demone che, in un certo senso, gliele
ficca nel cervello in modo da avere un appiglio più saldo
alla sua
anima.
Per
favore ditemi cosa ne pensate! Ma sappiate che la strama della storia
non è solo questa. E quì sto dando un aiuto per
capire il titolo...
Okay, basta spoilerare e andiamo a risponedere ai
commenti!
naco
chan:
Direi che tu ed io abbiamo la stessa idea di Wata-chan! Eh, che ci vuoi
fare, è fatto così! Ma hai visto cosa gli
è costato non voler dire
niente in questo capitolo! Poi ci si mette pure il dannato demone e
siamo belle che a posto... Eeh...! *sospiro*
Ma
si, dai! Tanto ci penserà Doumeki... o forse no? Wuah ah
ah!! Piantiamo
il seme del dubbio!! ^^ Grazie di continuare a commentare, ne sono
molto felice!
Ayla: Già, quel pezzo
dove Watanuki si chiede perché, è proprio da lui!
Quello scemo...
Sai,
anche se non commenti appena leggi il capitolo, io non mi offendo! E se
poi sono le 4.50 ancora meno!! Ma mi sento molto onorata per questo e
sono felice che continui a seguirmi! ^^
Yusaki: A chi lo dici!! Credo che
tutti qui sarebbero morti di infarto, me per prima! Ma poi come la
facevo continuare la storia?!
Grazie per i
complimenti, sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Spero
che anche questo non sia da meno!
Quindi ti ringrazio per
il commento e ti saluto dicendoti: W la Leorio/Kurapica! :-Q___ ^^
Poi un ringraziamento
speciale a coloro che hanno aggiunto la mia storia fra i preferiti: elie191 e reader
e a nami78 per l'aggiunta alle seguite!
E, ovviamente, ringrazio
anche quelli che hanno solo letto... senza
commentare...!
Grazie a tutti!
A presto con un nuovo
aggiornamento!
Yuki Ishimori
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO 5:
LA VILLA DEGLI ORRORI
Aveva accettato, ovviamente.
Ma prima di avviarsi non aveva potuto trattenersi dal fare una domanda
a Yuuko-san.
“Poco fa ha
detto che questo spirito fa vivere le paure più grandi... E
quindi lui...”
“Non dovresti
chiederle a me.” lo interruppe la strega “Ma
aspettare che sia lui stesso a rivelartele.”.
Il silenzio che
seguì spinse la donna ad aggiungere, con un piccolo sorriso:
“Succederà, non preoccuparti.”
Doumeki, non del tutto
convinto, annuì.
Era la prima volta che svolgeva una missione da solo e ora che
camminava in silenzio sotto la pioggia, non poté fare a meno
di sentire la mancanza di quella conosciuta e fastidiosa voce che gli
trapanava i timpani.
Era partito più tardi del previsto, rimandando di minuto in
minuto, aspettando, senza dirlo, di vedere una testa nera e arruffata
spuntare da quella stanza. Ma invano. Nessun ragazzo era uscito da
lì iniziando ad insultarlo.
Watanuki non si era ancora svegliato.
Di conseguenza le parole della strega suonavano ancora più
minacciosamente vere: non si sarebbe più svegliato.
A meno che lui non avesse trovato quella pietra.
E, poteva cascare il mondo, lo avrebbe fatto.
Con un moto di stizza si ricordò che Yuuko-san stava
sentendo tutte le sue emozioni e, quindi, anche quella immensa
determinazione a volerlo salvare.
Con un sospiro scosse la testa e cercò di non pensare a
quella fastidiosa intrusione.
Doveva far finta che non ci fosse o altrimenti, se avesse
represso i suoi sentimenti durante il viaggio, il prezzo non sarebbe
stato adeguato. Meglio non pensare alle conseguenze se questo fosse
accaduto.
Poi, alzando la testa, la vide: una grande villa abbandonata stonava
con le altre nei dintorni; il giardino ormai formava una piccola
foresta che circondava la casa, quasi oscurandone la vista. La porta e
le finestre erano state sbarrate con travi di legno ormai marcio e
l'intonaco della facciata, come del resto anche la stessa villa, cadeva
a pezzi.
Quasi credette di sentire al suo fianco qualcuno che tratteneva il
fiato, portandosi una mano al naso, e rabbrividiva per un odore che
Doumeki non poteva sentire.
Quando però, per istinto e forza dell'abitudine, si
girò, non vide nessuno.
Questa volta non poté ignorare la dolorosa stretta allo
stomaco.
Doveva sbrigarsi.
Con un agile scatto scavalcò il cancello di ferro battuto e
si addentrò nel giardino-foresta.
Subito, la poca luce che riusciva a sfuggire alle nubi scomparve,
inghiottita da quel tetto frondoso e scuro.
Pur non riuscendo a vedere gli spiriti, lì riusciva comunque
ad avvertirne la maligna presenza.
Ma forse era solo la sua immaginazione.
Certo sapere quello che quei demoni facevano, l'oscurità e
l'essere soli di certo non aiutava...
Arrivò davanti al portone con i vestiti un po'
più sbrindellati di prima. I rovi e le spine non erano
facili da evitare.
Anche se era solo, Doumeki aveva ancora la sua solita espressione.
Ovvero la sua solita non-espressione.
Perché ormai era così abituato a non mostrare
quello che provava che persino in quel momento aveva dipinta sul viso
quell'indifferenza.
Che poi a voler essere precisi, non era così: se una persona
possedeva un forte senso di osservazione per i particolari e le minime
cose, Doumeki sarebbe stato quasi un libro aperto... Ma,
sfortunatamente (o forse per fortuna?), Watanuki non era una di queste.
Shizuka scosse la testa. Perché più si avvicinava
a quella casa e più quell'idiota gli veniva in mente? Di
solito non era uno che si faceva tutti questi viaggi mentali e doveva
iniziare proprio ora che aveva un'altra persona che gli frugava nel
cervello?
Ad un tratto si accorse di essere ancora piantato davanti all'ingresso.
Forzare le assi non fu difficile e in pochi attimi il portone fu aperto.
Guardando dentro, Doumeki non rimase minimamente stupito. Era
esattamente come si aspettava: la sala d'ingresso era gigantesca, con
grandi mattonelle di marmo che riflettevano la poca luce che le ampie
finestre lasciavano passare; in fondo a questa, c'era un enorme
scalinata che circa a metà si biforcava, dividendosi in due
scaloni che portavano al piano superiore, da sinistra e da destra.
Il leggero vento che entrò insieme a Doumeki fece ondeggiare
le miriadi di ragnatele e tintinnare il lampadario di cristallo che,
miracolosamente, era ancora appeso, sulla sua testa.
Ma, a parte l'ambientazione da film horror, non sembrava succedere
null'altro.
La villa era grande e le stanze parecchie. Yuuko non gli aveva detto
dove di preciso avrebbe trovato la pietra e, quindi, non gli restava
altro da fare se non cominciare a cercare.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Era da un po' che riusciva
a vedere cose che non appartenevano a questo mondo [1] e riusciva molto
meglio a sentire le presenze maligne...
Li riaprì. Trovata!
Una forte aura spiritica era presente al piano superiore.
Iniziò a salire le scale, facendo attenzione a non
distruggere le varie ragnatele, e seguendo quella traccia,
arrivò davanti ad una porta.
Senza alcuna esitazione la aprì, preparandosi mentalmente.
Fece un passo all'interno.
Immediatamente l'oscurità lo avvolse.
Si trovava in uno spazio immenso, decisamente troppo grande per poter
essere davvero la stanza precedente.
Mosse un altro paio di passi che risuonarono nel nulla, rimbalzando
però contro pareti invisibili. [2]
Improvvisamente, l'incubo ebbe inizio.
Un ragazzo era circondato da demoni. Anche se era di spalle, Doumeki
non ci mise neanche un attimo per riconoscerlo.
Watanuki si girò e iniziò a correre verso di lui,
i demoni alle calcagna. L'arciere si mosse per istinto, iniziando a
muoversi verso il più piccolo. Ma prima che potesse
raggiungerlo, gli spiriti si erano fatti molto più vicini.
Watanuki allungò un braccio verso di lui, la mano aperta.
“Doumeki, aiutam...” non finì la frase,
trafitto da uno di loro.
Shizuka sbiancò.
Mentre l'altro cadeva lo afferrò al volo. Il più
giovane, il viso grottescamente sporco del suo stesso sangue,
avvicinò la bocca all'orecchio dell'arciere, che non poteva
fare altro se non tenerlo stretto.
Tossendo sangue gli sussurrò debolmente:
“Perché non mi hai salvato?”.
Poi sparì, scivolò via dalle braccia di Doumeki
come acqua.
Una pugnalata allo stomaco.
L'incubo cambiò.
Ora Watanuki era accanto a lui, sul viso una strana espressione.
Doumeki si alzò, fronteggiandolo.
“Cosa pensi, che non me ne sia accorto?” la voce
del più piccolo era attraente, magnetica, mentre si
avvicinava lentamente, l'andatura molto più aggraziata del
solito.
Ormai a pochi centimetri dal viso del più grande, Watanuki
gli sfiorò piano una guancia, con le dita affusolate,
guardandolo negli occhi.
“Ma invece lo so... l'ho sempre saputo... -
sussurrò mentre si strusciava maliziosamente contro di lui
-... quello che provi per me.” Doumeki deglutì a
vuoto.
“E' solo che... - avvicinò le labbra alle sue -
invece io... - gliele sfiorò con le dita, mentre l'arciere
non poteva fare a meno di schiuderle.
“io... ti odio.” disse queste parole con voce
dolce, divertita, mentre si allontanava bruscamente da lui.
Sul viso si disegnò un'espressione maligna che ne
trasformò i delicati lineamenti in una maschera spaventosa e
sadica.
“Pensavi davvero di essere bravo a nascondere quello che
provi?! Beh, non lo sei. Sono io che volevo fartelo credere! Non sai
quante volte ho provato ribrezzo standoti accanto e sapendo quegli
orribili sentimenti che provi per me. Ma è tutto inutile, io
non sono come te. E non potrò mai provare per te quello che
tu provi per me! Perché io ti odio!”
Un'altra pugnalata allo stomaco, mentre quelle parole strisciavano nel
cuore di Doumeki, iniziando la loro opera di distruzione.
Guardando il dolore nei suoi occhi, quell'aggraziato Watanuki
lanciò una risata malvagia, acuta, e scomparve, gli occhi
che lo guardavano con un profondo odio e un sorriso cattivo che ne
trasfigurava il volto.
Cambiò di nuovo.
Di nuovo demoni, di nuovo incapace di salvarlo mentre moriva davanti ai
suoi occhi. Di nuovo parole d'odio mentre ogni sua paura veniva tirata
fuori, resa reale.
E le immagini iniziarono a rincorrersi, come su un nastro, e a ogni
immagine, un'altra fitta allo stomaco, un altro frammento di cuore che
cadeva.
Sempre più debole, con la testa che girava, Doumeki stava
immobile, costretto a guardare, sopraffatto dai suoi stessi incubi.
“Perché mi vuoi sempre salvare?! Non capisci che
io non voglio legarmi a te? Perché vuoi obbligarmi ad
esserti riconoscente?!” l'ennesimo Watanuki, in lacrime, gli
urlava contro. “Io non ho bisogno di te! Vattene e lasciami
in pace!”.
No... anche questo no! E quelle parole, quelle di cui più
aveva paura, alla fine vennero mostrate.
“Io... Io non voglio più essere costretto a starti
accanto!!”.
Era troppo.
Le gambe di Shizuka cedettero, mentre anche quell'immagine spariva,
quella che sembrava essere riuscita a distruggergli il cuore.
Si ritrovò in ginocchio, le mani sul pavimento davanti a se,
completamente annientato dalle sue paure.
La piccola parte ancora razionale di lui pensò
distrattamente, mentre iniziava anch'essa a svanire, cosa stesse
dicendo Yuuko mentre veniva a conoscenza dei suoi più intimi
pensieri.
Ma poi... Perché la strega ne stava venendo a conoscenza?
Piano, quella sua piccola parte resistette, raccogliendo i ricordi,
separandoli dagli incubi, e ricostruì quell'importante
missione che aveva quasi dimenticato.
Doveva salvare Watanuki.
E quella determinazione lo sollevò un poco dal baratro in
cui era caduto.
Perché era ancora in tempo.
Aprì gli occhi, riuscendo a cacciare quelle lacrime che
avevano tentato di uscire. Era debole ma riuscì a sedersi e
poi, con uno sforzo che gli sembrò immenso, ad alzarsi.
Sorretto unicamente dalla grande forza di volontà, dal nulla
fece comparire un arco di energia, che puntò contro quelle
immagini, che sembravano volerlo sommergere.
Tirò la corda e scoccò. La freccia di energia
spirituale balzò verso quei demoni, centrandoli.
Tutto si illuminò di una luce chiara e pura e Doumeki, in un
attimo, si ritrovò nella villa, nella stanza in cui era
entrato quello che sembrava un secolo prima.
Si accasciò contro la parete, scivolando giù,
esausto e privo di forze, ma lo sguardo dorato rimaneva fisso davanti a
lui, dall'altra parte della stanza, su quella piccola eppur
così preziosa, pietra lucente.
CONTINUA
1: come detto da Yuuko nel capitolo 131
2: il posto è lo stesso dei sogni di Kimi-kun se non si
fosse capito...
Note dell'Autrice
Scusate il ritardooo!! alla fine credo che la scuola stia vincendo...
ma io non mi arrendo!! U_U/
Comincio col dire che queso capitolo non mi sconfinfera... e che forse
non mi piace proprio... ma ero in ritardo assurdo e ogni volta che
vedevo il PC, sembrava che mi dicesse: "Sei in ritardo! La tua soria...
ricordatiiiii..." con incorporati gli ululati dei fantasmi. Allora io,
terrorizzata, fuggivo invece di sistemare il capitolo. E alla fine mi
sono ritrovata con questo e questo è ciò che vi
beccate.
Cmq sappiate che la successione rapidissima degli icubi era
programmata... l'avevo immaginata proprio così. Ma
è il resto... Bah...
Forse un giorno, mi verrà la voglia di modificarlo un
pò... ma non sò... la voglia........
Voi che ne pensate? Io come al solito, lascio la decisione a voi!
Comunque... ecco i sogni, cioè, incubi del nostro amato
Doumeki-san.
Non c'è molto da dire...
Nel prossimo capitolo che succederà? Riuscirà
l'intrepido arciere a salvare il suo principesso Watanuki? E se ce la
farà, come lo accoglierà Kimi-chan? Per questa
domanda ricordatevi che quel piccoletto è uno scemo completo
e assurdo...
Vabbè non dico altro! Vi supplico di dirmi cosa pensate di
questo capitolo, ne ho davvero bisogno! X°°°
Ma ora via alle risposte! Con anche suon di trombe!
naco
chan: Bene, ti dico subito che, letta la tua recensione,
mi è venuto un mezzo infarto... ma le critiche sono sempre
costruttive! Ti ringrazio per essere stata sincera! ^^ Spero che lo sia
anche per questo capitolo anche se, in realtà, il mio
piccolo cuore prega che la recensione nuova recensione non partecipi
all'"ICA" -Iniziativa Criticoni d'Autunno... Ma ti prego cmq di dirmi
quello che pensi. Ripeto: le critiche sono sempre costruttive! ( se
se... ma se hai pianto per mezz'ora *NdW* Noo! Non è vero!!
U///U *NdY*). Voglio sentire il tuo parere!! ^^
Yusaki:
Ummh... con l''esperienza ho capito che la modalità *Ti
salvo io!!* è parecchio pericolosa. Si consiglia di
utilizzare con moderazione e prudenza... Okay oltre a questo sclero
sono felice che lo scorso cap ti abbia così colpito! Ma
cerca di non farti venire un infarto, credo che non riuscirei a
resistere al senso di colpa!! E poi se tu mi muori, chi mi
farà così tanto ridere, già che non
potrò più leggere le recensioni che mi
lasci?? X°°°
Ti prego di farmi sapere cosa ne pensi di questo capitolo... ci tengo
molto al tuo parere!! ^^
Ayla:
Addirittura a piangere?? Wow... eh eh mi fai arrossire! ^///^
Non credo che questo capitolo sarà all'altezza del
precedente ma spero che almeno un pò di emozioni
riuscirà a dartele... Ti prego poi di farmi sapere! Ma non
ti preoccupare, l'angst non finirà quì! O no che
non finirà quì!! Muah ah ah ah ah!!! *risata
malefica* Coff coff... okay basta così... U///U
Fammi sapere cosa ne pensi, mi raccomando!
Beh, ringrazio quelli che hanno letto e a presto con il prossimo
capitolo!
Yuki Ishimori
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