• Psychosocial.

di Ayumi Zombie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One: ~ Roxas: Falling In The Black ***
Capitolo 2: *** Chapter Two: ~ Axel: Play With Fire ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ~ Xion: Twilight ***



Capitolo 1
*** Chapter One: ~ Roxas: Falling In The Black ***


Eccomi qui con una strana fic. Era da tanto tempo che desideravo fare letteralmente impazzire i miei amati personaggi di Kingdom Hearts, aspettavo soltanto l'ispirazione giusta, che spero sia arrivata. Con “altro personaggio” ho inteso Xion. Ah, per il momento non intendo fare una RoXion (si chiama così, la coppia? Bah, tanto avete capito comunque!), anzi, ma mi piaceva la figura dell'apprendista innamorata del paziente. E poi la capiamo, no?, Roxy è un gran bel pezzo di gnocco. Non so come andrà a finire, davvero, e accetto consigli! Magari sulla malattia di altri personaggi. Ah, i capitoli su Sora e Axel sono in corso di elucubrazione!
Grazie a chi ha letto questo pezzettino e recensirà! E anche a chi leggerà solamente, ma cercate di recensire, perché mi servono dei vostri consigli! XP
Ah, tra l'altro: “Falling In The Black” è una fantastica canzone degli Skillet, e i cognomi li ho inventati io! Ho cercato di farli il più “abbinati” in fatto di suono con il nome. I significati sono alla fine del capitolo!

Psychosocial

Chapter One:
Roxas : Falling in the black

All'inizio, credeva fosse muto.
Un fantasma, muto ed eccessivamente bianco.
Poi, Kairi le aveva passato la cartella clinica.
E scoprì che Roxas era di origini francesi, ed un caso molto, molto complicato. Figlio di genitori separati, viveva solo con il padre, sempre fuori per lavoro. E così aveva trovato il modo di autodistruggersi.
Era iniziato tutto da quando si era ammalato di bulimia, senza alcun motivo apparente, poi aveva iniziato ad odiare gradatamente il suo corpo, sé stesso, e, piano piano, vide il mondo attorno a lui farsi ostile... fino a diventare letteralmente asociale – più precisamente, il caso più intricato, di quel genere, di tutto l'istituto.
A Xion faceva tenerezza, quel ragazzino, che le sembrava avesse bisogno di una sola cura: amore.

~ x ~

- Ti piace, la pioggia? - si sedette sul letto bianco, rassettato da lui.
Lo spettinato biondino, che le dava le spalle e fissava un qualche punto fuori dalla finestra, vacuo come al solito, annuì.
La dottoressa sorrise leggermente, abbassando lo sguardo, poi lo risollevò, fino ad arrivare a metà della sua schiena.
Lui non si mosse.
- E che cosa ti affascina, in particolare?
Scrollata di spalle.
Kairi si alzò, e uscì. Per quel giorno, aveva ottenuto anche troppo.

~ x ~

Mandò giù un altro sorso di quello strano caffè, chiedendosi che razza di brodaglia si fosse ridotta a bere. Appoggiò il bicchierino sul tavolo asettico – tutto era asettico, lì dentro, terribilmente asettico – e si infilò una ciocca ribelle dietro l'orecchio destro. Quindi recuperò una biro e prese a a tamburellare irregolarmente e in silenzio sul blocchetto per gli appunti.
La dottoressa, di fronte a lei, giocherellava con il laccetto del piccolo registratore che aveva in mano.
- Allora vuole proprio sentire, signorina?
- Si, dottoressa Mizukai [Kairi Mizukai, ndA].
- D'accordo. - e, con la sua voce melodiosa e misurata, la preparò ad ascoltare il dialogo tra il medico psichiatrico e il paziente. - tranquilla, in ogni caso. Comunque, è stato registrato a dialogo già iniziato.

- Roxas, non dire assurdità.
- Non sono assurdità.
Xion sobbalzò, sulla sedia, a sentire la voce atona e leggerissima che non aveva mai udito. La trovò bellissima.
- Ma tu...
- Io sarei dovuto morire, quel giorno, morire.
- Roxas, ci eravamo impegnati perché tu...
- Voi non mi avete lasciato fare quello che dovevo, ed ora ho solo una vita a metà!
- Spiegami che cosa intendi, con vi...
- Sarei dovuto morire, ed ora ne pago le conseguenze!
- Quali conseguenze? Lo sai, puoi uscirn...
- Ma tanto sono io, a pagarle! A nessuno importa, nessuno! Nessuno!
Quando la voce turchina tuonò nella stanza, l'apprendista si portò una mano alla bocca. Dolore, odio, e rabbia. E paura... tanta, tanta paura... e disperazione...
- Non ha più nessun senso! Lei è morta! Morta!! a lei importava di me, capito?! A lei importava, e a nessun altro! Io devo essere cancellato!
- Roxas...
Nella registrazione, la voce del primario era ridotta ad un sussurro.
- Perché il nero mi impedisce di muovermi! di respirare! Mi fa stare da schifo! Io devo essere cancellato! Cancellatemi!
La dottoressa Mizukai premette il pulsante stop.
- Questo – disse, senza alcuna intonazione, come se avesse appena ascoltato un dialogo tra due vecchie signore, riguardante il tempo o le marche di tè. - È l'unico momento di tutta la sua permanenza qui al centro in cui parla della sua fantomatica “lei”.
Qui fece una pausa, trangugiando un po' della sua acquaccia sporca.
- Signorina Mikake [Xion Mikake, ndA], mi chiedevo perché non dare una mano al nostro signorino Fair [Roxas Fair, ndA] a diventare più... chiacchierino... riguardo le sue delusioni amorose.

~ x ~

- L'hanno trovato a faccia in giù nel cesso d'oro di casa sua, a vomitarsi l'anima, come un cane.
Tlack.
L'ultima tesserina del puzzle fu incastrata, il ragazzo tirò su la testa. Xion si ritrovò trapassata dal gelido color acquamarina di quegli occhi. Subito abbassò lo sguardo, e prese a contemplare l'intricato puzzle.
- Poi, - continuò, alzandosi alla ricerca di una nuova scatola, - lo hanno portato in ospedale, e hanno scoperto che, oltre che denutrito e bulimico, era anche un po' pazzerello.
- Grazie di cuore, signor Seikaku. [ Indovinate un po' voi! NdA] - sorrise debolmente la ragazza, alzandosi dalla sediolina.
- Niente, figurati. - la liquidò lui, esaminando una confezione.

~ x ~

Toc. Toc, toc, toc. Toc, toc.
Niente, nessuno rispose.
L'assistente, un po' incerta, aprì la porta, lentamente, e sbirciando dentro.
Sul lettino, lui.
I capelli color grano, con sfumature su tutte le tonalità che il biondo poteva toccare, spettinati e poco più corti dei suoi.
Gli occhioni chiusi, il respiro flebile.
Xion si avvicinò, pian piano, cercando di camminare facendo il minor rumore possibile, per non disturbarlo.
Giunse di fianco a lui, e prese ad osservarlo. Quante volte, da dietro i vetri delle stanze, aveva desiderato essergli così vicino? Bastava allungare le mani, ed avrebbe potuto sfiorare quel braccio così esile e sottile, come non ne aveva mai visti.
Stava dormendo? Il respiro regolare gliene diede la conferma.
Alla ragazza venne un moto di emozione, quando le venne in mente che avrebbe potuto appoggiare il dorso della mano sulla guancia nivea e liscissima.
Notò che un tubicino era collegato ad una vena. Ma che cosa... ? Ah, già. Le tornarono in mente le parole della dottoressa Mizukai: siccome ogni cosa che passava da quella bocca veniva espulso senza tanti complimenti dalla stessa via, poco tempo dopo, si era deciso di nutrirlo artificialmente.
Quella fantastica, delicata bocca, che avrebbe tanto voluto sentire sul proprio corpo... piccoli morsi, baci languidi e delicati, sfiorata nella sua intimità, su ciò di cui non era sicura e che aveva di più prezioso. Quella bocca che addirittura si ritrovava a sognare, che, nei sogni – ad occhi aperti e non – la faceva sospirare.
Xion si sarebbe data un ceffone da sola. Ma che accidenti stava pensando?! Si sedette sulla sedia, di fianco al lettino. Notò che la mano lunga e affusolata del ragazzo era rivolta con il palmo verso l'alto, come se aspettasse che qualcuno la prendesse tra le proprie e la riempisse di baci.
Aveva immaginato anche quelle dita lunghe e sottili, morbide ma allo stesso tempo decise, che la accarezzavano. E non solo quello. Le aveva pensate, mentre giocavano distrattamente con i suoi capelli, mentre percorrevano la strada delle sue labbra. Le aveva sostituite alle proprie, quando era da sola, a casa, nella propria stanza e con il fiatone, distesa sul letto e con la schiena inarcata, madida di sudore e di piacere.
E si irrigidì, quando si accorse che gli occhi di ghiaccio la stavano studiando da più di qualche istante.

~ x ~

Ma avete visto che porcellina che è la nostra Xion?! Chi mai se lo sarebbe immaginato?! Voglio sentire i vostri commenti, gente!
Come promesso, ecco qui le traduzioni dei cognomi.
Xion Mikake: “mikake”, in giapponese, significa “apparenza”. Non sono ancora molto sicura del perché abbia scelto proprio questo cognome, per la nostra mademoiselle. Forse perché dietro quel faccino acqua e sapone si nasconde una porcellina con i fiocchi?
Kairi Mizukai: “mizu” significa “acqua”, mentre “kai” ha miriadi di significati, ovvero “conchiglia”, “turno”, “beneficio”, “riunione”, “piano (di un edificio)”; ma io ho scelto il primo.
Poi c'è il misterioso signor “Seikaku”, che ha due significati, ovvero “precisione” e “personalità”.
Vi sfido, chi è?
Vi prego, per l'ennesima volta, recensite! °O°

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Capitolo 2
*** Chapter Two: ~ Axel: Play With Fire ***


Chapter two:
Axel : Play with Fire


- Ti prego, Axel. Dimmi che c'è un errore.
Il ventunenne si grattò la nuca, ed abbassò lo sguardo. - Uhm... beh...
Kairi chiuse gli occhi e sospirò. - Senti, abbiamo già fatto questi discorsi miliardi di volte. Sembrava che tu mi avessi giurato di aver finalmente capito.
Pronunciò quel finalmente come una persona avrebbe comunemente pensato brutto bastardo.
Axel prese a frugare le piastrelle di linoleum, come se stesse cercando qualcosa in particolare. E invece no, stava semplicemente facendo come sempre. Sarebbe successo di sicuro di nuovo, dopo quell'ennesima sgridata. Ma non poteva farne a meno.
- Sei qui da più di un anno, lo sai. - la dottoressa Mizukai si alzò dal letto. Lui spostò lo sguardo sulle lenzuola, notò che quasi non le aveva spiegazzate. - puoi farcela, Axel. Sei intelligente.
E, con quelle parole ripetute troppe volte, richiuse la porta della camera d'ospedale. Con uno sbuffo nervoso, il ragazzo si sdraiò, mettendo le mani incrociate dietro la testa.

~ x ~

Bevanda al gusto di cioccolata.
Selezionò.
Mentre aspettava pazientemente che il sottile getto riempisse il bicchierino, si chiese perché vi fosse scritto “bevanda al gusto di”. Questo significava che non era cioccolata, ma un'altra bevanda. Quindi, cosa beveva?
- Ciao, Kairi.
La dottoressa sobbalzò e si voltò.
- Xemnas san... - sorrise dolce, abbassando lo sguardo. Prese la “cioccolata” il più velocemente possibile, lasciando spazio a lui.
- Come va con il nostro Flamebreaker?- il sovrintendente della clinica premette “caffè macchiato” ed inserì alcune monetine.
Kairi sospirò. Era ovvio che il capo lo sapesse già, ma voleva sentirselo dire da lei. - ha dato fuoco allo sgabuzzino delle scope per attirare l'attenzione.
Sorso di cioccolata. - Di nuovo... - aggiunse, sconsolata.

~ x ~

Lo sfidava. Era ovvio, non c'era altra spiegazione. Lo stava sfidando. Che cosa cercava di dimostrare, eh? Cosa voleva, da lui?
Axel ridusse gli occhi a due fessure, fissando, attraverso la finestra, quello stupido pino.
Lo immaginò avvolto dalle fiamme, accartocciarsi su sé stesso, esplodere, ridursi in cenere in un boato di calore. Ah! Quello sarebbe stato fantastico! E poi, per quanto avrebbe continuato a bruciare? Bru. Cia. Re. Ah, sì.
Non si accorse nemmeno della porta che si apriva, mentre era preso nei suo vaneggiamenti mentale riguardanti le possibili fini del povero albero.
- Ehm... scusa...?
il ragazzo saltò sulla sedia, e per poco non cadde. Si voltò, verso la voce delicata e sottile che aveva tagliato il cocente silenzio che regnava in quella stanza da qualche ora.
Alzò un sopracciglio. Una ragazzina mora, con un taglio di capelli piuttosto semplice, stava lì, ritta sulla porta, con un vassoio in mano. Gli occhi, grandi, con residui di innocenza infantile, sembravano un po' impauriti.
- Visto che non sei venuto giù in mensa, - mormorò esitante la ragazzina, - la dottoressa Mizukai mi ha chiesto di portarti da mangiare.
Axel continuò a tenere lo sguardo fisso su di lei, cercando di attribuire un nome a quella faccia sconosciuta, ma allo stesso tempo già nota.
Lei appoggiò il vassoio sul comodino. - Sono una apprendista... mi chiamo Xion Mikake. Ma ti prego, chiamami solo con il nome.
Il ragazzo annuì, mostrando di aver capito. Fece un elenco mentale di posti in cui avrebbe potuto averla vista, e li associò in maggioranza anche alla dottoressa Mizukai. - Io sono Axel.
Si spostò, e si andò a stravaccare sul letto. Invitò anche l'ospite, con una gentile richiesta.
- E così ci studi. - disse lui, con un accento americano piuttosto notevole.
L'altra, lo sguardo fisso sulle mattonelle, annuì.
- E che cosa hai imparato, finora? - sorrise. Aveva una voglia matta di fare conversazione con qualcuno che non fosse pronto a saltar via dopo averlo guardato negli occhi.
Xion si chiese perché quell'uomo così bello e gentile fosse chiuso là dentro. Per giunta, al quinto piano, degli psicotici piuttosto gravi. Si sforzò in ogni modo di rispondere: Kairi diceva sempre che il dialogo con il paziente è la cura vera e propria, il confronto. Per questo non davano troppi farmaci, ai casi ancora in qualche modo recuperabili.
- Beh, sono qui da appena tre settimane... - cercò di giustificarsi.
- Un po' di esperienza l'avrai fatta! - esclamò lui, punzecchiandola con un sorrisetto, che lei non vide. Il linoleum sembrava avere catalizzato la sua attenzione.
Xion si morse un labbro.
In effetti, aveva fatto un pochino di esperienza. In cose che, però, i medici sconsigliavano fin da subito: il rapporto degenerato con il paziente. Che poi il paziente non ricambiasse e non sapesse nemmeno che lei esistesse, era un altro paio di maniche.
L'esperienza più shockante, però, era stata il ritrovarsi a sognare cose che non aveva mai osato, prima, che solo a sentirne parlare si sarebbe tappata orecchie e occhi, adottando un colorito molto più rosso della media. Svegliarsi la mattina, e dover decisamente cambiare la biancheria perché il suo cervello aveva prodotto immagini... immagini... immagini... sotto il suo corpo, il suo corpo, il suo corpo. Premuta contro il materasso dal suo corpo, il corpo di un malato fisico e mentale piuttosto avanzato. Sentiva il suo respiro, il suo delicato odore di pioggia che si faceva più forte, diventando una tempesta, e poi un uragano, e poi un turbine in cui 20 chili in meno della norma e complessi terrificanti non contavano nulla, perché da quel corpo le bastava essere semplicemente posseduta.
- Beh... sì... - si ritrovò a mormorare.
- Cotta! - esclamò convinto l'altro, annuendo solenne.
- Che... che co.. no!! - farfugliò lei, arrossendo violentemente.
- Cotta, cotta, cotta-a-a-aaaah! - cantilenò Axel. Dire che era divertito era un eufemismo.

~ x ~

- A me basta che non mi rompi più i coglioni.
Tlack.
Poi, fai come vuoi.
Il leggendario sorriso a trecento denti bianchissimi fece il suo debutto anche quel giorno. - Ti voglio tanto bene, Riku!
L'altro alzò un sopracciglio. Per il resto, era totalmente inespressivo. - Ora, la mia paga.
Axel frugò nella borsa, per qualche istante.
Senti, pezzo di cretino, - ringhiò l'altro, più che impaziente. - c'è solo la mia sprite, in quella fottuta borsa, quindi vedi di muovere il culo.
Con uno sbuffo, il rosso gli porse la bibita. L'altro la prese, strappandogliela quasi di mano, e l'appoggiò di fianco a sé.
Scrutò il puzzle, e prese un pezzo senza nemmeno guardarlo.
Tlack.

~ x ~

Et voilà. Non avete idea di quanto accidenti di tempo ci abbia messo a copiarlo e a finirlo!
Le due recensioni più lunghe della storia le ho avute io... oh, ragazze (siete due femmine, vero? Vero?) non sapete come mi avete reso felice! Ecco qui le risposte, perchè le recensioni vanno sempre risposte, soprattutto se sono fatte bene come le vostre!

Simple girl: tranquilla, per ora Xion si farà solo degli strani viaggi mentali. Credo. Ti sei sbagliata sul tizio misterioso, ma Axel è qui in questo capitolo! Dimmi se ti gusta ù____ù
jessica_hale: ragazza geniale. Per tutto. Sul serio, mi hai stupito! La mia fantastica abilità di scrittrice ( “se, se, come no” ndTutti) ti ha ispirato! In ogni caso, non credo che farò una RoXion, anche perché ammetto che Xion mi sta leggermente... sulle balle (ecco, l'ho detto xD)

Grazie a tutti! Vi voglio bene, fan! Bang! Bang!
Ah, dimenticavo... “play with fire” è il titolo di una canzone di Hilary Duff, che però non c'entra niente con la narrazine xD è semplicemente partita, e io ho trovato il titolo semplicemente adatto!

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Capitolo 3
*** Chapter Three ~ Xion: Twilight ***


Scusate il ritardo!

Chapter three:
Xion: Twilight

- I will never see the sky the same way…
Raccolse i fogli sparsi e li mise dentro una cartellina.
- I will learn to say goodbye to yesterday…
Prese un plico e lo appoggiò su un mucchietto di quaderni.
- And I will never cease to fly, if I held down, and…
Con una delicata manata, tolse un leggerissimo strato di polvere.
- I will always reach too high, ‘cause I’ve seen…
Mise a posto la sedia, e si diresse verso la porta.
- ‘Cause I’ve seen…
Notò che la dottoressa Mizukai le si avvicinava, e si zittì immediatamente. I capelli rossi, lisci di piastra, ondeggiavano ad ogni suo elegante passo. Le labbra, lucide, erano tese in un sorriso gentile.
- Mizukai san… – ricambiò cortesemente il sorriso.
- Xion. – la donna era a pochi passi da lei. – Ti stavo giusto cercando.

~ x ~

Davanti alla porta, indugiò un pochino. Mentalmente, per la prima volta fino a quel momento, aveva dato della stupida alla sua superiore. Che cosa pensava che sarebbe successo? Eppure era una donna con tutte le rotelle a posto, non poteva essersi convinta che qualcuno (Xion, in particolare… Ma che cosa si era messa in testa?) potesse in qualche modo incrinare la barriera di ghiaccio attorno a… lui.
Strinse di più la presa sulla maniglia. Le nocche si fecero bianche. Il sangue cominciò a pulsare per scorrere di nuovo nelle dita.
Sospirò, ed entrò per la seconda volta nella stanza. Ma stavolta non avrebbe inventato che era lì per sistemare la flebo… No, no, no.
Frugò qua e là nella stanza, gli occhi nervosi. Pioveva da giorni, e, da giorni, se non dormiva, lui era là, alla finestra. In piedi, ore ed ore. Quando si appannava il vetro, prendeva a fare degli strani ghirigori, senza senso apparente. Ma senza staccare gli occhi gelati dalle gocce di pioggia.
Ed anche oggi fissava i finestroni. Non diede segni di essersi minimamente accorto della sua entrata, ma Xion era sicura che lui sapesse della sua presenza.
Notò che lui aveva un iPod bianco tra le dita sottili. Le sue gambe si mossero da sole, e gli finì accanto, a contemplare la malinconica pioggia.
“Evanescence – Hello”.
Si morse un labbro.
E, di nuovo, il suo corpo agì da solo.
Si frugò nella tasca, fino a trovare il piccolo lettore violetto, che era sempre sul punto di perdere. Srotolò gli auricolari, ed infilò una delle due cuffiette in un orecchio. Poi, prese l’iPod dalle mani di Roxas, con un leggero fremito al tocco delle sue dita. Lo spense e gli tolse gli auricolari; lui non ebbe alcuna reazione, se non il dilatare sorpreso della pupilla. La ragazza appoggiò l’oggettino sul davanzale, e gli mise con cura un auricolare nell’orecchio. Poi accese il lettore, e premette play.
”Vanessa Carlton – Twilight”
Lui sembrava ascoltasse.
Xion si chiese se Roxas avesse mai potuto capire che per lei era tutto quello di cui parlava la canzone. Non osava guardarlo, non ne era semplicemente capace. Sentiva che quegli occhi – la stavano guardando? – le gelavano il lato destro del volto, quello che gli porgeva. La ragazza si concentrò sul contare le goccioline sul vetro, per poi perdere il conto, e ricominciare da capo.
Si. La stava guardando.
La stava guardando, e si sentiva ghiacciare il sangue nelle vene.
Si chiese perché per lei fosse tutto diverso. Le sue amiche le avevano descritto di andare a fuoco, arrossire, scaldarsi, quando la persona che governava il loro cuore rivolgeva loro una attenzione di qualunque tipo.
E allora come mai? Come mai, ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei, si sentiva nuda nel bel mezzo di una tempesta?
- Ho degli incubi.
- Incubi…?
- Cado dentro il nero. Mi sento sprofondare. Esplode… sempre.
- Intendi forse dire che è un sogno che si ripete?
- Si.
- Ogni notte?
- Ogni volta che chiudo gli occhi.
- Oh.
Anche lei aveva dei sogni ricorrenti, la notte. Le fantasie che non avrebbe mai rivelato a nessuno.
- E… com’è, questo nero?
- Petrolio. Cado, poi mi ricopre dappertutto. Si secca. Esplode.
Quella fu l’ultima cosa che si sentì dire da lui. O, per lo meno, quel giorno.

~ x ~

- Cade dentro al nero… Mh-hm… – Kairi continuò a scrivere, nella sua chiara e leggibilissima scrittura. – Allora gli incubi continuano.
- Ascolta Gothic Rock.
Si accorse di aver fatto un intervento fuori luogo troppo tardi.
- … prego?
- I… intendo… – farfugliò. – ci siamo scambiati i lettori, e… e nel suo c’è tantissimo rock e metal gotico… sa, Nightwish, Within Temptation… le più tristi degli Evanescence…

~ x ~

- Cosa vuoi sapere, in particolare?
Xion si morse un labbro.
L’altro alzò un sopracciglio, sempre senza staccare gli occhi dal puzzle.
- … lui.
Riku prese una nuova tesserina. – Lui cosa?
- Prima… prima che venisse qui… – si diede della stupida, e si chiese perché fosse così difficile parlarne.
- Te l’ho già detto, cosa è successo. – borbottò il diciottenne, fissando il quadro della situazione. Perché mancavano così tanti pezzi, in quell’angolo?
- S… sì… ma dei particolari…
Riku sbuffò, e prese un’altra tesserina per confrontarla alla prima. – Cazzo. – ringhiò fra i denti, aggiungendo un po’ di odio verso quei maledetti oggettini. Se non altro, con una generosa dose di psicofarmaci, gli impedivano di pensare a quella che lui chiamava affettuosamente “la mia polvere di stelle”. Alzò lo sguardo verso Xion. – Gli piacciono i peluches. E i fazzoletti profumati e colorati.
Lei sbatté ripetutamente gli occhi. Non era esattamente il genere di cose che ci si aspettava di scoprire, diciamo. – Fazzoletti… profumati? – mormorò, incredula.
- Fottuta scritta. – soffiò Riku, fissando il tavolino. – E comunque, anche colorati, mi raccomando. Cioè, – aggiunse dopo qualche istante, staccando un pezzo dal puzzle. – Non è che sennò non si soffia il naso, è che gli piacciono particolarmente.

Si girò nel letto di nuovo, dall’altra parte.
Peluches e fazzoletti colorati e profumati.
Si chiese come facesse Riku a sapere tutto di tutti. Magari sapeva qualcosa anche di lei, e la rivelava a chiunque per una bevanda gassata.
Peluches.
Chissà, magari sarebbe stata lei il suo peluche, un giorno.

 

Risposte alle recensioni dello scorso capitolo.

Jessica_Hale: ma no, figurati! E in ogni caso… si, sono io a fare i capitoli contorti! Non ti preoccupare!

MagicaMemy: adoro le tue fanfic xD e in ogni caso… grazie! Sono luZingata di avere dei complimenti da te!
E poi… grazie. non mi ero accorta che i personaggi fossero OC, e personalmente, non me ne sono nemmeno troppo curata. Sono andata a naso, diciamo!

Simple Girl: piano piano si scoprirà di più! Tranquilla, non vi lascio a bocca asciutta! xD

FataFaby89: mi sa che l’ideuzza che hai sulla “lei” di Roxy è corretta, perché non è che Kingdom hearts abbondi di giovani donzelle! In ogni caso, grazie per la valanga di… uhm… cose?… che hai scritto, mi rendono davvero felice. Grazie ancora!

Fexy:  eccoti servita con l’ultimo capitolo! Voilà! Grazie per i complimenti!

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