FALSI LUOGHI COMUNI......O NO? di SHERAZARD (/viewuser.php?uid=61193)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP 1 ***
Capitolo 2: *** NELLA TANA DEL NEMICO ***
Capitolo 3: *** L'INIZIO... ***
Capitolo 4: *** OMBRA ***
Capitolo 5: *** CAMBIAMENTI ***
Capitolo 1 *** CAP 1 ***
Falsi
luoghi comuni… o no??
“E ricordati di spegnere il
gas” ribadì mia madre per la
milionesima volta.
“Uffy Ma!! Me lo hai già detto. Te ne
vuoi andare??” Avevo
fretta, di lì a poco sarebbe arrivata
la mia migliore amica che non vedevo da tanto tempo e volevo avere la
casa
libera per poter parlare liberamente senza la paura di far sentire
qualcosa ai
miei che non avrebbero mai dovuto sapere.
“E mi raccomando! Chiudi la porta a
chiave! C’è tanta brutta gente in
giro”
“Ma te ne
vuoi andare??” rispondo esasperata spingendola fuori dalla porta
“E stai attenta a tutto” dice mentre
sale in macchina dove la aspettano,
da un quarto d’ora buono, mio padre e mia sorella. Resto
appoggiata allo
stipite della porta fino a quando la macchina sparisce dietro
l’angolo.
“Grazie
al cielo se n’è andata “ penso sbattendo
rumorosamente la porta blindata per recarmi
in salotto e svaccarmi, con la grazia di un ippopotamo, sul divano.
Nell’attesa
che arrivi Karin accendo il televisore, una bellissima tv al plasma da
40
pollici, non che mi piaccia più di tanto guardare la
tv,anzi, ma in assenza di
altro, la cena è ormai pronta tutto è
perfetto(per quanto una cena tra due
ragazze che si conoscono da ormai 13 anni e forse più possa
essere) e Karin non
arriverà prima di una mezzoretta quindi tanto vale
approfittarne…
“E
come al solito non c’è niente di
decente” borbotto continuando a fare zapping
mentre con la coda dell’occhio vedo la mia coniglia che
continua a girare come
una dannata intorno al puffo con un pezzo di pane secco in bocca
“Almeno
lei si diverte” penso spegnendo la tv per cominciare a
giocare con la mia
bestiolina.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN “Il
campanello” penso scattando verso la porta
Sono circa le 11:30 quando
l’impianto audio della televisore
diffonde il forte ansimare di Dana, la protagonista di
“Shrooms”, mettendo fine
al film. Mi stiracchio sulla sedia sbadigliando rumorosamente e
alzandomi per
accendere la luce
“Certo
che questi film horror fanno sempre più schifo”
dico tornando a sedermi di
fronte a Karin
“Hai
ragione! È sempre la stessa solfa e non fanno per niente
paura”mi risponde
“Patry? Che facciamo adesso??” mi
chiede sistemandosi sulla sedia
“Bho!
Andiamo in camera mia e poi vediamo” dico cominciando a
sparecchiare. Karin ed
io abbiamo trascorso una stupenda serata: abbiamo chiacchierato, ci
siamo
riempite la pancia con ciò che avevo cucinato(e modestie a
parte cucinare è
l’unica cosa di buono che so fare) abbiamo visto 3 film
horror e la serata non
è ancora finita …
Certe volte mi chiedo come possiamo,
io e la mia Kimmy,
essere amiche nonostante siamo quasi diametralmente opposte, in tutti i
sensi.
Karin è alta, capelli biondi, lisci e corti con un bel
ciuffetto viola sulla frangia, 2 stupendi occhi azzurri unici nel loro
genere e
un fisico perfetto, la carnagione bianca come la neve ed è
veramente bella.
Adora i film horror con annessi e connessi le piace lo sport ma non
molto la
scuola, ascolta musica straniera ed è molto solare ed
estroversa.
Io sono il suo esatto opposto. Alta
qualche centimetro meno
di lei capelli lunghi di un castano quasi nero, due odiosissimi occhi
marroni(come
quelli di migliaia di altre persone in questo mondo) e un fisico che
è tutto un
programma(in negativo ovviamente) non sono grassa questo no, ma non
sono per
niente un bel vedere; ho la carnagione olivastra(o come dico sempre io,
ho la
carnagione di un cadavere immerso in candeggina) e non sono nemmeno
lontanamente carina(anche se quasi tutti asseriscono il contrario).
C’è solo
una cosa di me che mi rende fiera: i miei 7 buchi delle orecchie, 3
all’orecchio destro e 4 a quello sinistro. Anch’io
adoro i film horror ma adoro
soprattutto i libri di cui ho una libreria zeppa in camera (una
libreria zeppa
di libri?? Da quando??) detesto lo sport e in pratica vivo per la
scuola, sono
pessimista all’ennesima potenza e introversa fino alla
misantropia. O almeno io
mi vedo così. Nonostante
queste nostre
differenze tra me e Karin è stato un grande “colpo
di fulmine”, per così dire,
a prima vista. E ora eccoci qui, dopo 13 anni da quello che io ricordo
essere
stato il nostro primo incontro, in camera mia a chiacchierare del
più e del
meno.
“
Uffy! Ma lo sai che sei antipatica” mormora
Karin sedendosi sul letto vicino a me.
“Dote di natura” rispondo senza troppo
coinvolgimento continuando
a fingere di leggere il libro
con interesse. Non ricordo nemmeno il perché ma ho deciso di
ignorarla un po’
per farla indispettire, un gioco da poppanti lo so ma lo faccio lo
stesso.
“Cribbio!
Vuoi mettere via quel libro? Per una volta ogni morte di Cristo che ti
vengo a
trovare mi tratti così?” mi dice cercando di
strapparmi il libro dalle mani ed
io come contro ovviamente cerco di non farglielo acciuffare
“Scusa tanto! Non era
mia intenzione offendervi vostra demenza!” la scimmiotto io
scoppiando poi a
ridere come una pazza seguita a ruota da Karin.
“Ma quanto sei
pirla?” mi chiede scuotendo la testa e continuando a ridere
“Sapessi…”rispondo io vaga
riponendo il libro al suo posto nella
libreria
“Comunque parlando di cose serie! Fino a quando
stai qui?” chiedo tornando
a sedermi sul letto
“Credo fino a…” un botto
spaventoso risuona per tutta casa. Io e Karin
ci guardiamo allibite
“Cosa è stato?” chiediamo
all’unisono.
Il rumore era stato davvero molto forte e proveniva dal piano
inferiore. Ci
alziamo di scatto e corriamo al piano inferiore. Le luci sono tutte
spente e
tutto sembra al proprio posto, ora il piano è immerso nel
silenzio più
assoluto. Accendo la luce. Tutto è perfettamente nel posto
in cui dovrebbe
essere.
“Secondo te cos’è
stato?” chiede Karin guardandosi intorno
“Non lo so!” rispondo risoluta facendo
una breve ispezione del piano,
alla fine dopo aver girato per tutte le stanze trovo finalmente la
fonte di
quel fracasso infernale.
“Stupida pianta di mia madre del
cavolo” mormoro osservando il cadavere
di quella maledetta pianta su cui inciampo ogni volta che entro in
cucina. È
buttata per terra con alcune foglie strappate e della terra intorno a
lei. E il
vaso in cui era contenuta andata completamente in frantumi
“Ecco
cosa diavolo era” sbuffo rimboccandomi le maniche e
cominciando a raccattare i
cocci. Dopo aver scopato per terra e aver rimesso quel dannato aggeggio
in un
vaso di plastica io e Karin torniamo in camera mia.
“Ma
come avrà fatto a cadere?” chiede Karin
“Ma
che ne so! Mia madre l’avrà sistemata male su quel
cavolo di rialzo di ferro! Giuro
però che prima o poi quella pianta fa
una bruttissima fine” dico inviperita buttandomi
con poca grazia sul mio
letto seguita a ruota dalla mia best.
“ Confessa! Avevi paura” mi ammonisce
scherzosamente Karin
“Sì! Già mi aspettavo di trovarmi
davanti Michael*!” sbruffai
sprimacciando il cuscino per poi sistemarlo meglio sotto alla testa.
“ Allora è proprio amore a prima
vista!!” mi risponde lei ammiccante.
Non faccio in tempo a risponderle che improvvisamente salta la luce.
“Ma che
cazzo… tutte stasera devono succedere?”borbotto io
alzandomi e cominciando a
frugare nei cassetti in cerca della lucina per la lettura. La trovo e
l’accendo, poi mi dirigo nuovamente al piano di sotto e
aprendo il quadro generale
che si trova poco sopra al divano alzo le due levette, ma non succede
niente.
“Ma porca di
quella…” ok
adesso comincio veramente ad
innervosirmi
“Che
succede??” mi chiede Karin comparendo dietro di me
improvvisamente
“È
saltato il contatore!” sbotto chiudendo il quadro e andando
all’ingresso a
prendere il paio di chiavi che apre il lucchetto del contatore che si
trova
all’esterno della casa. Una volta trovate le prendo e mi
dirigo alla porta
secondaria della casa, faccio girare la grossa chiave nella serratura
ed esco
nella fredda aria notturna di febbraio. Davanti a me si para uno
spessissimo
strato di nebbia che m’impedisce di vedere al di
là del mio naso, faccio pochi
passi sulla destra e lì sul muro affianco alla porta
c’è lo sportellino bianco
che al suo interno racchiude il contatore, lo apro e alzo la levetta ma
nonostante questo la corrente non torna, riprovo un altro paio di volte
ma
ugualmente con lo stesso esito.
“Ma
che succede”penso rientrando in casa e sbattendo la porta
“
Allora?” chiede Karin
“Non riesco a far
tornare la luce” rispondo appendendo la lucina alla maglietta
e facendo segno a
Karin di seguirmi al piano superiore.
“Cosa
facciamo adesso?” mi chiede con un tono un
po’ansioso, quella situazione non
piace a lei tanto quanto a me, non che avessimo paura, questo no
però non era
simpatico stare al buio, era snervante.
“Adesso chiamo mio padre e gli chiedo
cosa devo fare per rimettere la corrente” rispondo
Finita la rampa di
scale noto una cosa che mi fa provare una strana sensazione, come una
morsa
allo stomaco. Vicino alla mia camera sul muro in basso
c’è una sottile
tavoletta di plastica che s’incastra nel muro e copre i cavi
elettrici che
passano per tutta la casa e le cui estremità confluiscono
tutte in quel punto,
ebbene in questo istante la tavoletta è poggiata sul
pavimento, i fili
fuoriescono dal muro e le loro estremità sono state
strappate dalla scatoletta
in cui si trovavano, lasciando scoperto il ciuffetto di fili di rame.
“Mio
padre stava trafficando con questi fili,
sarà stato lui a lasciarli così” penso
ma con poca convinzione, non so perché
ma mi sento inquieta e sono diventata guardinga e senza nemmeno
accorgermene
tendo le orecchie al massimo e cerco di aguzzare la vista. Nemmeno un
suono.
L’unico rumore è quello che produciamo io e Karin
respirando.
“Patry
perché ti sei fermata?” la voce di Karin mi fa
sobbalzare, non mi aspettavo di
sentirla.
“N..niente” le rispondo, probabilmente
non si è accorta dei fili e io
non voglio farla preoccupare
“Vieni, cerchiamo di raccattare il mio
telefono” rispondo imponendomi di
far finta di niente.
Muoviamo
ancora pochi passi quando improvvisamente la piccola lucina, dopo aver
emesso
una luce fioca e tremula, si spegne.
“Cavolo!
Non dirmi che si è scaricata?” mi chiede Karin con
un qualcosa di strano nella
voce, qualcosa che non avevo mai sentito: ansia? Forse.
Provo un paio di volte ad accendere la
piccola lucina ma inutilmente, infatti, nonostante io continui a
pigiare il
tasto di accensione questa continua a non dare segni di vita.
“ Sì Kimmy! Si è
scaricata, accidenti” esclamo mettendomela in tasca e
procedendo in avanti a tentoni
“Dammi la mano, così non rischio di
perderti per il corridoio” scherzo
io cercando la mano della mia amica
“Sai che hai uno spirito di patata del cavolo??
“ mi risponde lei
afferrandomi la mano. Bhè ad essere sincera non ho chiesto a
Karin di darmi la mano
solo per aiutarla a orientarsi bene ma anche perché mi sento
irrequieta, troppo
irrequieta, da quando si è fulminata la lampadina: non
è di certo un buon
segno. A tentoni mi dirigo verso il letto poi infilo la mano tra il
bordo del
letto e il muro cercando a tentoni la presa del caricatore del
telefono. L’avevo
messo a caricare poco prima che Karin arrivasse e quindi oramai
dovrebbe essere
carico. Finalmente trovo il filo, lo afferro e lo sollevo per prendere
il
telefono
“Ma che cazzo…”
sussurro. Perché non sento il peso del telefono? Continuo a tirare il filo
fino a che arrivo
alla fine e scopro una cosa che mi fa gelare il sangue nelle vene: il
filo è
tagliato.
“Che
succede? Mi chiede Karin” questa volta nella sua voce riesco
a riconoscere la
paura, devo aver detto quel”ma che cazzo” con un
tono davvero inquietante per
suscitare nella mia amica quella reazione.
La ignoro e rituffando la mano tra il letto e il muro
cerco il telefono.
Appena l’ho trovato cerco di accenderlo, la schermata del
Nokia s’illumina solo
per qualche secondo illuminando la stanza e il cavo tagliato per poi
far apparire
una schermata che dice” batteria scarica” poi
così come si era acceso lo
schermo si spegne.
“Che.. che cosa diavolo hai fatto a quel cavo?
“ mi chiede Karin
“Niente!
Io non gli ho fatto assolutamente nulla” rispondo.
Cosa diavolo stava
succedendo? Perché mi sentivo a quel modo? E
perché stava succedendo
proprio quella sera?
Le
mie elucubrazioni però vengono interrotte da un suono che in
una qualunque
circostanza non avrei nemmeno notato: il rumore di una sedia che si
sposta. Due
urla terrorizzate risuonano nell’abitazione.
“Chiudi la porta! Chiudila, presto.” Urlo
terrorizzata, immediatamente
sento uno schianto e il rumore della serratura scattare. Mi avvicino alla porta
tremando, Karin è di fronte
a me e ansima e io anche.
“Che cavolo succede in questa casa?” mi chiede
spaventata
“C’è
qualcuno!” rispondo io terrorizzata, sedendomi con le spalle
contro la porta
per poi afferrare la mano della mia migliore amica e strattonarla per
farle
capire di sedersi accanto a me. Lei obbedisce avvicinandosi
più possibilmente a
me. In un certo senso quel contatto fa diminuire la nostra paura.
“Come
ho fatto a non capirlo subito? Era lampante! Come ha fatto
sennò quella dannata
pianta a cadere? Ci è inciampato QUELLO, quei fili? Non li
ha lasciati mio
padre in quel modo, li ha strappati QUELLO e il cavo del telefono? Lo
ha
tagliato LUI ”
“E
ora cosa facciamo?” mi chiede. Molte mie conoscenze ritengono
che io sia una
insopportabile secchiona che sa tutto di tutto e che se la saprebbe
cavare in
qualunque situazione: ebbene io ora non ho la più pallida
idea di cosa fare. Ho
paura, tanta paura, il cuore mi batte a mille, sento dei forti brividi
freddi
lungo la schiena e la gola secca.
“Non lo so! Non ne ho la minima idea” rispondo
ansimando, giuro che se
sopravvivo a stasera non prenderò mai più per i
fondelli i protagonisti dei
film horror per le loro reazioni davanti al terrore.
Restiamo immobili per un tempo indefinito,
tendendo l’orecchio per captare anche il più
piccolo fruscio proveniente da
oltre la porta ma non udiamo nessun suono .
“Karin? Credi che dovremmo andare a
controllare?” chiedo deglutendo
“Io
non vorrei! Ma non credo che rimanere qui ci possa essere
d’aiuto” sussurra
alzandosi, poco dopo imitata da me. Più silenziosamente
possibile Karin fa
girare la chiave e abbassa la maniglia. Silenziosamente strisciamo
lungo il
corridoio e cercando di aguzzare la vista e tendere le orecchie al
massimo ma
non riusciamo a vedere niente e tantomeno sentiamo nulla. Karin
è davanti a me
e io la seguo a brevissima distanza.
“Tu
credi che sia al piano di sotto” chiedo avvicinandomi ancora
di più a
Karin
“Io
credo di sì” mi risponde “
Andiamo”
Stando
ancora più attente a non fare rumore cominciamo a scendere
gli scalini. In
certi momenti quasi mi pento di non essere una ragazza come tutte le
altre, una
a cui piacciono i film d’amore. Scommetto, infatti, che il
terrore che proviamo
ora sia condizionato anche dai 3 film horror che abbiamo visto se
invece
avessimo visto uno di quei melensi e inconcludenti film
d’amore ora non staremmo
rischiando un infarto. Improvvisamente Karin lancia un urlo
terrificante e come
in un riflesso condizionato anch’io mi metto ad urlare.
“Mi ha
toccata! Qualcosa mi ha toccata la caviglia” urla lei
singhiozzando
“La caviglia? Come la caviglia?” in un
secondo tutto mi è chiaro, come
ho fatto a essere così stupida? Come? Era talmente lampante,
talmente
ovvio” penso
sollevata. “ Noi eravamo
sedute sul letto quando la luce è andata via e non abbiamo
visto nessuno
strappare i fili. Era già successo che sentissi il rumore di
oggetti che si
spostavano quando ero sola a casa. Sono proprio una
deficiente” Non so perché
ma mi viene da ridere, una risata sguaiata e isterica
“Ma
sei deficiente? Probabilmente in casa c’è un
maniaco e tu ridi?”
“Ma quale maniaco? Non c’è
nessun maniaco!” rido allontanandomi da
Karin, faccio qualche passo, mi chino e poi torno dalla mia best dopo
una breve
ricerca.
“Eccola qui la nostra maniaca!”rido
accarezzando la testolina di
Kitty
“Cioè
vuoi dire che per colpa di questa palla di pelo mi è quasi
venuto un infarto?”
chiede lei in tono fintamente arrabbiato e infinitamente
sollevato, carezzando a sua volta la testolina a
Kitty per poi scoppiare in una risata liberatoria seguita subito da me.
“Alla
faccia di chi pensa che i coniglietti siano dei dolci batuffoli
indifesi”
ridacchio io “ E questo è solo uno dei tanti falsi
luoghi comuni” sussurro più
a me stessa che a Karin
“Certo
che siamo proprio due sceme” sogghigna Karin
“ Hai
ragione! Non è saggio per 2 belle bambine come voi stare
sole solette a casa in
piena notte! Perché potrebbe arrivare un maniaco come me a
portarle via con sé”
ghigna malignamente una voce cattiva dietro di noi. Ci giriamo
lentissimamente
e nell’ombra scorgiamo un’enorme figura. Due urla
di puro terrore risuonarono
per la piccola casetta seguite subito dopo da due tonfi sordi e da un
assoluto silenzio.
Salve gente! questa è la prima ff horror che pubblico!
quindi per favore siate clementi e mi raccomando, recensite in
tanti^^
*Michael è l'assassino protagonista di Halloween!
P.s Kimmy ovviamente questa ff è tutta dedicata a te! Spero
che ti piaccia. Un bacione enorme
|
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Capitolo 2 *** NELLA TANA DEL NEMICO ***
Nella
tana del nemico
“Diavolo, che
male!” questo è il primo pensiero che mi viene
in mente non appena riprendo conoscenza. Una fortissima fitta mi
attraversa il
capo da una tempia all’altra, facendo girare vorticosamente
il mondo intorno a
me e annebbiandomi
la vista.
“Dove
sono? E Kimmy?”cerco di mettere a fuoco gli oggetti attorno a
me ma mi risulta
impossibile, è come se fossi immersa nell’acqua,
vedo tutto sfocato e i confini
di ciò che vedo non sono ben delineati, così come
i colori.
“Patry?
Sei sveglia?” una voce ansiosa mi giunge dalla destra, una
voce familiare:
Karin
“Più o meno” mugugno
voltandomi verso la fonte di quella voce
“Mi fa male la testa e non ci vedo” mi
lamento cercando di muovermi
“Anche io quando mi sono svegliata! Dopo un
po’ passa però” sussurra
“Perché
non riesco a muovermi?” brontolo
“Forse
perché sei legata
come un salame?”ringhia
“Dove siamo?” chiedo fissando la mia
amica
“Non
ne ho idea, so solo che voglio andarmene immediatamente da
qui” risponde
“Ma
cosa stavamo facendo prima? Perché siamo legate?”
“Non ti ricordi?
Eravamo a casa tua e all’improvviso un bestione ci ha tirato
qualcosa in testa
e siamo svenute e ora siamo qui” dice sconsolata
“Un
bestione?” mi torna in mente tutto e il peso di quella
situazione mi crolla
addosso: siamo state rapite.
“Dobbiamo scappare! Dobbiamo toglierci lo scotch e trovare
una via di
fuga!” mi sibila Karin
“Io non riesco a muovere un solo muscolo” rispondo
io che avevo notato
lo scotch che imprigionava strettamente i nostri arti, solo pochi
istanti
prima.
“Bhè dobbiamo trovare un modo, anche
perché non siamo legate alla sedia,
dovremmo farcela se ci impegniamo.”
Faccio
una piccola prova, è vero non siamo legate alla sedia, ma lo
scotch è
legato talmente forte e posizionato sulle
articolazioni che mi impedisce di compiere qualunque movimento.
“Non ci riesco, è troppo forte, non
riesco a muovere nemmeno un muscolo”
frigno
“Gesù, lascia stare, provo a farlo
io”ringhia Karin cominciando a
dimenarsi. Improvvisamente un suono secco giunge da un punto
imprecisato
davanti a me. Come lo sbattere di una porta.
“Ben svegliate gattine!” una voce
profonda e roca giunge dallo stesso
luogo dal quale era giunto il rumore. Un’ondata di puro
terrore mi assale e
così penso sia pure per Karin, in quanto si è
bloccata improvvisamente.
“Ben
venute nella mia tana, signorine! Spero che vi sentiate a vostro
agio” conclude
lui sghignazzando
“Dove
siamo?” chiedo io flebilmente a causa del terrore. Un secondo
dopo avverto un
fortissimo dolore alla parte sinistra del volto, seguito da un sonoro
ciaff, e
poi sento uno strano sapore, simile a quello del ferro: sangue. Il
nostro
rapitore mi ha appena tirato un manrovescio.
“Qui
le domande le faccio io signorina!” ghigna avvicinandosi a me
e tirandomi un
leggero schiaffetto sulla guancia destra. Poi
si allontana, afferra una sedia e ci si
siede a cavalcioni poggiando i gomiti sulla spalliera.
“Allora signorine? Che ne dite di fare un
po’ di conversazione?” ghigna
lui tirando fuori un coltello e cominciando a giocherellarci.
È un coltello
dalla lama di 10 cm circa, uno di quelli la cui lama si inserisce in
una
fenditura del manico, il quale è di color oro.
“Bene
comincio io! Allora io sono Andrey! Ho 27 anni e vengo dalla Polonia! E
voi
bellezze? Come vi chiamate’” ghigna alzandosi e
avvicinandosi a Karin.
“Cominciamo
da te biondina!” sussurra inginocchiandosi di fronte a Karin
“K..K..Karin”
risponde terrorizzata. Chi mai avrebbe detto che Karin potesse essere terrorizzata,
ma d’altronde
nemmeno io avrei mai creduto di poter provare quel sentimento. Non so
perché ma
la mia attenzione è completamente rapita da
quell’arma che il bastardo tiene
tra le mani. Continuo a fissarlo ossessivamente quasi avessi paura che
possa
scomparire da un momento all’altro. Il cuore ha preso a
battermi a mille e
nonostante il luogo in cui ci troviamo sia ben riscaldato provo un
freddo
insopportabile e un’insopportabile senso di oppressione al
petto.
“Karin
eh? Carino! Non si direbbe però che tu sia Finlandese o
Svedese” sogghigna lui
divertito.
“
Non sono Finlandese!” balbetta lei tremando violentemente “ Sono
Italiana” aggiunge
“Originale
come nome” sogghigna alzandosi e voltandosi verso di me
“E
tu bella bimba? Tu invece non sembri Italiana. Sei Greca? Egiziana? O
magari
Spagnola! Perché no?”
“Sono
Italiana, del sud” riesco a biascicare terrorizzata. La mia
vista è molto
migliorata e ora riesco a vedere quasi perfettamente. E sinceramente
avrei
preferito non vedere: davanti a me è accovacciato un uomo
molto alto e dalla
corporatura robusta, anzi è più corretto dire un
super palestrato, la pelle
tanto bianca da sembrare trasparente, i capelli di un castano chiaro e
due
occhi verdi chiaro dal taglio obliquo, i lineamenti del volto precisi e
ben
marcati e un piccolo neo sotto l’occhio destro. La parte
superiore del corpo è
fasciata da una maglia senza maniche azzurra, le braccia sono muscolose
e piene
di peli chiari, le mani sono grandi, ha dita lunghe ed affusolate e le
unghie
mangiucchiate: un conato di vomito mi assale; mi ha sempre disgustata
vedere le
unghie ridotte in quello stato. Incredibile come io mi disgusti
all’idea delle
unghie quando invece dovrei essere letteralmente presa dalla situazione
in cui
mi trovo. L’uomo indossa dei jeans larghi color nero, tenuti
in vita da una
cintura di pelle marrone con la fibbia argentata.
Se non fosse che ha appena rapito me e la mia best e che
tiene un
coltellaccio in mano standomi a non più di 5 cm di distanza,
potrei anche dire
che è davvero figo.
“Non avevo pensato a
questa opzione” sghignazza lui.
“Strano però! Non ha per niente
l’accento polacco” penso io e dopo 2
secondi comincio a tirarmele dietro da sola “ Ma brutta
rimbambita che non sei
altro! Hai un maniaco a 5 cm di distanza e tu
ti preoccupi di che accento ha??”
“Non
mi hai ancora detto come ti chiami però” ribatte
lui appoggiando una mano sulla
mia gamba. Sento la parte su cui ha appoggiato la mano incendiarsi e da
quel
punto diramarsi tanti piccoli brividi. Comincio a tremare.
“P-
Patrizia”
“Pffff!
Banale! Credo che ti troverò un altro
nome……..” ribatte lui alzandosi e
ritornando a sederti sulla sua sedia. Nonostante si sia allontanato il
cuore
non accenna a decelerare i suoi battiti, anzi. Mi volto velocemente
verso Karin
e noto che anche lei mi sta fissando. Per un secondo le nostre iridi si
incontrano ed
entrambe leggiamo, in
quelle dell’altra, il terrore sempre crescente, la voglia di
scoprire che si
tratti soltanto di un terribile incubo e un breve barlume di sollievo,
quello
del sapere di essere almeno con la persona di cui si ci fida di
più al mondo.
Vana come speranza, forse anche patetica, ma presente.
“Che
ne dici di Rebecca? Non trovi sia carino?” chiede facendo
scattare la lama del
coltello fuori dal manico.
“Sì,
è carino!” balbetto e non è una
menzogna, Rebecca mi piace sul serio.
“Bene
allora! Passiamo alla prossima domanda. Conoscete qualche lingua a
parte
l’italiano e l’inglese?”
“
Ma che cazzo di domanda è? Ma che acido si è
calato questo?”pensiamo
all’unisono io e Karin
“Avanti
signorine,non siate timide. Coraggio!”
ghigna lui squadrandoci da capo a piedi. Non una sola
parola fuoriesce
dalle nostre gole, la paura è troppa e la domanda stupida.
“Allora? “ esclama nuovamente lui irritato. Con la
coda dell’occhio vedo
Karin scuotere energicamente la testa.
“Il
tedesco”rispondo io in un fiato. Improvvisamente gli occhi di
Andrey si piantano
su di me e sembrano come
illuminati da una strana luce, come se fosse contento.
“Tedesco?
Ma che piacevole sorpresa!” dice continuando a fissarmi
mentre un sorrisino
compiaciuto gli spunta sul volto.
“Dove
l’hai imparato?”
“Scuola”
rispondo con voce strozzata
“Questo
è buono! Vuol dire che sei intelligente e che sei abituata a
lavorare sodo. E
questo mi piace” ghigna
“Adesso
però basta perdere tempo! È ora di cominciare a
divertirsi. A voi piace
giocare?” chiede Andrey chiudendo di scatto il coltello e
fissandoci con lo
sguardo più cattivo che io abbia mai visto. Io e Karin
scuotiamo la testa , in
segno di diniego.
“Bene
bene, vediamo da chi comincio” ghigna alzandosi dalla sedia e
riponendo il
coltello nella tasca del pantalone.
Ci
fissa per qualche istante e poi sussurra
“Chi di voi due è più
grande?” . Un brivido freddo mi attraversa il
corpo.
“No, ti prego.” Penso cominciando a piangere.
“ Per favore no!” non so per quale motivo ma fin da
piccola ho sempre
detestato essere l’ultima a fare le cose: interrogazioni, le vaccinazioni a scuola
ecc… e così è anche
questa volta. Non credo di sopravvivere aspettando che quel bastardo
Polacco
finisca di divertirsi con la mia migliore amica e poi torni per
concludere il
suo stupido gioco con me, preferisco essere io la sua prima vittima e
come dice
mia mamma, tolto il dente tolto il dolore.
“Anche
Karin ci starebbe male se toccasse prima a te! Non credi?”
sussurra una vocina
nel mio cervello, una vocina che non avevo mai sentito in vita mia.
Possibile
che stia diventando matta?
“Ne
ho sparate tante di cazzate in vita mia, una in più o una in
meno cosa vuoi che
conti? E poi questa
è a fin di bene!
Metti che mentre il bastardo è con me, Karin riesca a
liberarsi,scappare e a
salvarsi? Sarebbe grandioso!”
Sto per
aprir bocca per dire che la più grande sono io ma non faccio
in tempo a muovere
un muscolo che sento provenire dalla mia destra un flebile e
terrorizzato:
“Sono
io”
“Perché?
Perché l’hai detto? “ penso disperata
voltandomi verso Karin che tiene lo
sguardo fisso su un punto imprecisato del pavimento.
“Molto bene!” ghigna lui avvicinandosi
a lei, la fissa per qualche
secondo poi afferra lo scotch che tiene legati i polsi, la solleva
dalla sedia
facendola cadere per terra e la trascina di peso, incamminandosi verso
l’uscita
“
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO” urlo ricominciando a piangere e
invocando il nome
della ragazza. Per la prima volta in 13 anni e passa in cui ci
conosciamo
ognuna delle 2 vede l’altra piangere, cosa che fino a qualche
ora prima
entrambe pensavamo fosse qualcosa di irrealizzabile.
“tu
sta buona! Tra qualche ora vengo a prendere anche te” ribatte
il bastardo
fissando negli occhi e facendomi l’occhiolino, poi riprende
la via della porta
e sparisce dalla mia visuale.
E’ passata circa una
mezzoretta da quando Andrey si è
portato via Karin e la casa, o qualunque cosa sia quella in cui siamo
prigioniere, è immersa in un silenzio tombale e per me
questo silenzio è
assolutamente sfibrante. Non so perché ma avrei preferito
sentire delle urla,
le avrei trovate molto
più…..”rassicuranti” Improvvisamente
un urlo straziante squarcia il silenzio. Un’ondata di paura
mi assale
prepotente e si impadronisce completamente di me, facendomi perdere
quasi
completamente la padronanza del mio corpo, calde lacrime cominciano a
scorrere
copiose dagli occhi, i singhiozzi rimangono bloccati in gola: in quel
momento
avrei veramente desiderato morire più di ogni altra cosa. Le
urla vanno avanti
per un tempo indefinito, ore, forse giorni non so e ogni tanto esse
sono
accompagnate da strani rumori, rumori raccapriccianti. Improvvisamente
così
come tutto era cominciato finisce. Il silenzio regna nuovamente
sovrano. Pochi minuti
dopo la porta della stanza si apre con un cigolio sinistro e oltre essa
appare
la figura imponente di Andrey. Ghigna malignamente avvicinandosi verso
di me. Solo
allora noto che indossa un camice bianco imbrattato di sangue; un
conato di
vomito mi assale.
“Sono
venuto a prenderti miele” sogghigna tendendo la mano verso di
me
“Dio ti prego, fa che finisca presto”
penso chiudendo gli occhi
Ringrazio le 3 persone che hanno
recensito
Ka93:
ciao more mio! Ma
la smetti di lamentarti? Vuoi insinuare che tu non sei bella?? Guarda
che mi
arrabbio! Per il resto ho inventato un pochino, però sono
sicura che mi
perdonerai^^Grazie 1000 per la recensione e per averla messa tra i
preferiti! E
poi sì! La mia topina è sempre in mezzoXD un
bacione tvtrb
_gettina_: Mi fa piacere che ti
piaccia! Sinceramente fino
all’ultimo credevo anche io di far essere colpevole la
coniglietta ma poi la
storia sarebbe finita lì e invece io volevo continuarla e
quindi ho messo nel finale
un colpo di scena! E poi la coniglia
non avrebbe mai potuto buttar giù la pianta
Shari92: Grazie per la recensione!
Quella dell’intruso è
stata una decisione presa all’ultimo momento. Teoricamente la
ff sarebbe dovuta
finire che le protagoniste
scoprivano che a fare tutti quei casini li aveva combinati la
coniglietta. Ma poi
rileggendola mi sono resa conto che la coniglia non avrebbe mai potuto
buttare
giù la pianta e poi nonvolevo finisse così, quindi… Spero che
anche questo capitolo ti sia
piaciuto.
E le 4 che hanno messo la ff nei
preferiti:
BloodyRose00
Ka93
Shari93
_gettina_
E grazie anche a chi ha solo letto!
Un bacione alla prossima
P.s BUONA PASQUA!!
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Capitolo 3 *** L'INIZIO... ***
L'inizio
“Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
un bambino di circa 7 anni mi corre
incontro abbracciandomi stretta alla vita
“Mi compri un cagnolino?” mi chiede il piccolo per
la millesima volta
quel giorno
“No
Aleksander te l’ho già detto, mammina è
allergica ai cani” rispondo io paziente
accarezzando la guancia di mio figlio.
“Un gattino?” riprova
lui facendo gli occhioni da cucciolo
“No
Aleks” rispondo sorridendo “Dovrai accontentarti
della tua ranocchia”
“Uffy,
ma io voglio un animaletto che giochi con me” si lamenta il
mio piccolino
stringendosi a me e strofinando il suo visino sul mio ventre
“Mi
spiace, rospettino! Ma non possiamo prendere nessun animale con il
pelo”
sussurro io dandogli un bacio sulla fronte
“E allora fammi un fratellino” ribatte
con aria furbetta
“Ma non ci penso proprio, se vuoi un fratellino vai da Karin
e rapiscile
un figlio, tanto non le dispiacerà visto che ne ha altri
2” gli rispondo
prendendolo in braccio
“Non è la stessa cosa! Daiiiii fammi un
fratellino” insiste dimenandosi
tra le mie braccia
“Fammi
pensare… no!” rispondo facendolo sedere sulla sedia
“Adesso
basta fare storie e mangia” gli ordino sedendomi di fronte a
lui, afferrando la
forchetta
“Dov’è Igor? Non lo
aspettiamo?” chiede Aleksander
“Igor torna stasera tardi”
rispondo addentando un pezzo di frittata cominciando a masticare
lentamente
“Amore
mio, torna a casa presto” penso guardando fuori dalla
finestra mentre un ampio
sorriso si apre sul mio volto
“Perché
ridi? Che c’è di divertente?” chiede
indispettito mettendosi in ginocchio sulla
sedia
“Nulla, pensavo e comunque sia signorino mettiti
immediatamente seduto
composto” lo rimprovero amorevolmente, lui sbruffa poi si
sistema sulla sedia e
comincia a mangiare
“Ma
perché non ricordo niente?” penso poggiando la
forchetta al lato del piatto,
fisso mio figlio con intensità ma questo non mi aiuta!
“Quegli
occhi, perché mi suscitano questa situazione? ”
cerco di ricordare ma alla
mente non affiora nulla
“ Mammina sicura di star bene?”
esclama Aleksander ridestandomi dalle
mie elucubrazioni
“Stavo solo pensando non preoccuparti” rispondo
evasiva: una strada,
latrati di cani, odore di sangue, la luna, piena e pallida che mi
sovrasta e
poi il freddo, un freddo insopportabile e la sua mano, riesco a sentire
la sua
mano fredda stringere la mia ma prima di questo non riesco a ricordare
assolutamente nulla.
“Mamma ho finito, posso alzarmi da tavola?”
“Sì
certo” rispondo spaesata, Aleksander schizza via e poco dopo
sento la musica
della sigla di un cartone animato propagarsi nel salotto
“Aleks,
quando finisce questo cartone vai a lavarti e poi a nanna”
urlo dalla cucina
“Ma
mamma” protesta lui
“Niente ma” rispondo io, non sono una madre molto
permissiva, anzi
“Uffy però” lo sento borbottare
“Domani
c’è scuola” ribatto io cominciando a
lavare i piatti. Quando finisco di
sistemare la cucina vado in salotto, Aleksander è andato a
dormire ed io mi
siedo sul divano prendendo in mano i compiti di tedesco dei miei
allievi e
cominciando a correggerli. Non ci perdo molto tempo comunque, sono
stanca e non
sono neppure dell’umore adatto, butto il pacco di compiti sul
tavolino e salgo
al piano superiore per farmi una doccia. Come al solito trovo il bagno
in
condizioni pietose, Aleks ha fatto di nuovo un pasticcio ma non ho
neppure la
forza di arrabbiarmi; mi spoglio lentamente piegando ogni capo e
poggiandolo
delicatamente sul davanzale della finestra poi entro nella vasca.
L’acqua calda
mi scivola velocemente sul corpo, procurandomi una sensazione piacevole
ma
anche una grande sonnolenza. Mi sto insaponando le braccia quando
improvvisamente sento un rumore che mi fa sobbalzare, un rumore forte e
strano,
non so cosa sia, chiudo immediatamente l’acqua e tendo le
orecchie per
avvertire di nuovo quel suono ma riesco a sentire solo il mio respiro
“Devo
essermelo immaginato” sospiro riaprendo l’acqua ma
proprio in quell’istante lo
sento di nuovo, questa volta però il suono è
più forte, come se fosse più
vicino a me; richiudo nuovamente l’acqua e tiro indietro la
tenda della vasca
per vedere da dove
diavolo provenga quel
rumore, osservo attentamente il bagno ma non trovo nulla di strano
“Possibile
che me lo sia immaginata?” sospiro richiudendo la tenda, non
faccio in tempo
neppure a voltarmi che sento di nuovo quel rumore, questa volta
è ancora più
forte e rimbombante dei precedenti e soprattutto viene da dietro di me,
il
cuore comincia a battermi all’impazzata
mi volto lentamente e vedo un’ombra avventar
misi contro. Chiudo gli
occhi e urlo, un riflesso incondizionato, non ho paura ma ne
dovrà avere molta
mio figlio domani quando lo acciufferò; cerco di scansare
l’ombra ma nel
tentativo di evitarla mi sbilancio e mi aggrappo alla tenda perdendo
l’equilibrio e ritrovandomi sdraiata sul fondo della vasca,
con la schiena
dolorante, la tenda della doccia che mi copre la testa e con
l’ombra seduta
beatamente sulla mia pancia
“Potrei
sapere cosa stai facendo con la tenda della doccia in testa e una rana
sulla
pancia?” chiede una voce profonda e calda, profondamente
allibita. Mi tolgo il
telo dalla testa e guardo in cagnesco il mio interlocutore che mi fissa
allibito con un sopracciglio inarcato.
“Tranquillo
amore, non scomodarti a darmi una mano. Me la posso cavare benissimo da
sola!”
sussurro dolcemente fulminandolo però con gli occhi
“Sai che sei tanto carina
così?” risponde inginocchiandosi accanto alla
vasca prendendo la rana
“Grazie” sussurro schioccandogli un
bacio a fior di labbra “ Ben tornato
a casa” mormoro abbracciandolo
“Come mai tutto questo miele oggi? Che ti è
successo?”
“
Nulla, sono solo contenta di vederti” dico dandogli un altro
bacio sulle labbra
poi, a fatica, esco dalla vasca
“Sai che sei un pericolo pubblico?” ridacchia
fissandomi dal basso
“L’ho
già sentita questa!” rispondo prendendo una
spazzola e comincio a districare
quel cespuglio arruffato che ho al posto dei capelli
“E sai anche che sei bellissima?” mi
sussurra all’orecchio, un fremito
mi percorre la schiena, non l’avevo sentito muoversi
“Lo sai
che non è vero! Bugiardone” replico fintamente
offesa continuando a pettinarmi
“Sì invece “
sussurra dandomi un bacio sulla guancia e uscendo dal bagno. Scuoto la
testa in
segno di diniego mentre sorrido felice
“Grazie
Signore per avermi fatto incontrare un uomo meraviglioso come
Igor” penso
mentre continuo a pettinarmi e mentre lo faccio osservo
l’immagine riflessa
nello specchio: una
donna di circa 20
anni ricambia il mio sguardo; ha profondi
occhi scuri, lunghissimi capelli di un marrone quasi nero
che le
arrivano poco sopra il sedere,sette orecchini colorati le adornano le
orecchie,è
magrissima, tantoché le si possono contare le costole, la
pelle olivastra
costellata da tanti piccoli nei e
da una
miriade di cicatrici di colore e forma diversa, sparse su tutto il
corpo.
“Come mi sono procurata
queste cicatrici?” chiedo sfiorandomene una
“Scommetto che non è stato
piacevole” desidero veramente scoprire cosa abbia fatto negli
anni precedenti
alla nascita di mio figlio ma non so come mai a volte penso che per il
mio bene
e per quello di Aleksander sia meglio continuare a ignorare il mio
passato. Mi
dirigo in camera da letto, la luce è spenta e a tentoni
raggiungo il grande
letto matrimoniale e mi ci butto sopra, finendo
“casualmente” tra le braccia di
Igor che mi abbraccia stretta
“Sei
riuscita a tenere testa ad Aleks?” sussurra al mio orecchio
“Più o meno, abbiamo
fatto dei passi avanti. Adesso invece del cane vuole un
fratellino”
Igor ridacchia divertito mentre io non ci trovo niente di
divertente
“E
bè, è un salto di qualità”
mormora baciandomi la tempia
“Io non
sono sicura di volere un altro bimbo” rispondo triste, se il
non ricordare
nulla della mia vita passata mi mette a disagio, il non avere la
più pallida
idea di chi sia il padre di mio
figlio
mi fa star male
“Avevo
16 anni quando è nato Aleks e i fatti sono 2: o ero una di
facili costumi
oppure amavo il mio ragazzo alla follia e non m’importava di
rimanere incinta” penso
stringendomi a Igor.
Resto
sveglia a lungo ascoltando il rumore del vento che soffia , producendo
rumori
sinistri
“Anche quel
giorno c’era questo vento” all’improvviso
una profonda angoscia mi assale, non
so il perché ma sento che questa sensazione va pian piano
acuendosi, rendendomi
nervosa e piano piano il nervosismo si trasforma in terrore facendo
sembrare anche le
cose abitudinarie, come il respiro
del mio fidanzato, il frusciare delle foglie, gli scricchiolii delle
vecchie
assi, suoni terribilmente spaventosi. Mi alzo dal letto e comincio a
girovagare
per casa guardandomi intorno
circospetta
“Perché
questa sensazione mi è terribilmente famigliare?” il cuore mi batte
all’impazzata rimbombando
cupamente nel mio petto, facendomi addirittura male, gli occhi sono
lucidi e
leggermente appannati, le mani sudate e le gambe tremanti. Sono ferma
al centro
del soggiorno illuminato da una pallida luna che proietta cupe ombre in
ogni
dove, non mi ero accorta di quanto potesse essere spaventosa
un’ombra: lunga,
scura e aguzza!
“Smettila
Rebecca, sei patetica” mi sgrido mentalmente ma questo non fa
che peggiorare il
mio stato d’animo
“Non è un film del
terrore questo, non c’è motivo di aver
paura” non faccio nemmeno in tempo a
finire di formulare questo pensiero che sento un forte cigolio alle mie
spalle; un terrore
cieco mi assale paralizzandomi
completamente
Non
fateci caso care, questa casa ha più di 200 anni
è normale che
scricchioli
Un
ricordo mi affiora alla mente risalente a 5 anni prima, una voce dolce
e
gentile pronuncia quella frase ma questo non mi fa sentire meglio
poiché subito
dopo un altro ricordo mi torna alla mente
Questa
casa fu costruita da un mio parente che era uno stratega molto
abile che aveva come ragione di vita la guerra; credo sia per questo
che abbia
costruito i nascondigli e passaggi nascosti. Dovete sapere che le assi
di legno
che costituiscono le pareti non sono le stesse di quelle che si vedono
dall’esterno . E la zona tra le 2 sequenze di assi
è percorribile, ma non per
tutto il perimetro della casa, solo alcune zone che poi portano a una
specie di
rifugio sotterraneo.
Queste
parole continuano a martellarmi in testa spaventandomi ancora di
più, grosse
lacrime cominciano a rigarmi le guancie e ormai sia le mani che le
gambe
tremano convulsamente contro la mia volontà, come se fossero
dotate di vita
propria. Lentamente e con uno sforzo
sovraumano mi giro in direzione del rumore: ogni cosa è
perfettamente al suo
posto e il silenzio è assoluto, tutto è
perfettamente come dovrebbe essere.
Troppo perfetto, e questo non mi piace. Faccio 3 passi avanti, per
accertarmi
che davvero sia tutto a posto, è solo una questione mentale
perché so bene che
non c’è niente o meglio nessuno ma il mio cervello
ha bisogno di una prova
tangibile di ciò. Altri 3 passi, ormai il mio naso
è a meno di un cm dalla
parete, il cuore ha quasi ripreso il suo battito normale e non tremo
più. Lentamente
m’inginocchio sul tappeto e poggio entrambe le mani sulle
lisce assi, fisso una
fenditura(determinata dalla maggiore lontananza di 2 assi rispetto alle
altre)
e lentamente avvicino il viso a essa, dopo aver preso un profondo
respiro do
una piccola sbirciatina all’interno, trattengo il respiro.
“È
tutto buio qui dentro” penso tranquillizzata, il cuore ha
ripreso il suo ritmo
abituale e la paura è completamente passata. Il tutto dura
soltanto un secondo.
Sto ancora scrutando in quell’abisso buio quando
improvvisamente il cuore mi
schizza in gola battendo a 1000 e la paura torna a essere la signora
incontrastata del mio corpo: qualcosa mi ha afferrato per le spalle e
mi ha
strattonata via. Non ho nemmeno il tempo di urlare
“Si può sapere cosa stai combinando?”
sibila Igor avvolgendomi in una
coperta e stringendomi a se
“Io…”
“Non
importa, adesso torna a letto e cerca di dormire” sospira
rassegnato cingendomi
le spalle e portandomi verso le scale, però nonostante
questo io continuo a
tenere la testa girata verso l’apertura
“È stato solo per un secondo ma giurerei di aver
visto qualcosa di verde
quando Igor mi ha tirata via di la, qualcosa che somigliava
terribilmente un
occhio umano, identico a quelli di Aleksander” penso
girandomi, un brivido
freddo mi percorre la schiena. Intanto un fragoroso tuono preannuncia
un’imminente temporale
“Sarà una
notte da incubo, per molti versi” penso stringendomi a Igor
Salve, scusate il ritardo mostruoso!
Ringrazio le 5 persone
che hanno recensito e quelle che hanno messo trai preferiti o nelle
seguite,
scusate ma sono di fretta. Grazie
a
tutti al prossimo aggiornamento che probabilmente sarà a
Settembre anche se non
ci giurerei, se riesco a trovare il tempo prima di partire aggiorno
altrimenti
dovrete aspettare XD
|
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Capitolo 4 *** OMBRA ***
Ombra
“Io vado a
scuola”borbotta Aleksander
arrabbiato per la sgridata che gli ho
fatto poco fa a causa della rana, non tollero che usi tutta quella
leggerezza
nell’accudire la povera bestiola e la notte passata insonne
mi ha resa nervosa
e forse, ma dico forse, ho un pelino esagerato con Aleks
“Ciao”
rispondo io ostentando indifferenza, non voglio che si accorga che mi
sono
pentita di averlo sgridato, conosco bene mio figlio, se ne
approfitterebbe
“Ciao
piccolo, divertiti” dice Igor più calorosamente,
abbracciandolo
“Sì
certo” risponde sarcastico Aleks uscendo dalla cucina
“Forse
ho esagerato” mormoro smettendo di lavare le tazze
“ Tu che dici?”
“Giusto
poco” mi prende in giro lui poggiando la tazza sporca nel
lavello e
schioccandomi un bacio sulla guancia
“
Nonostante tutto sopravvivrà” constato io
fissandolo: Un uomo di 25 anni, una
decina di cm più alto di me dalla pelle trasparente, ha corti capelli neri, gli
occhi hanno un taglio
obliquo tipico delle genti nordiche e l’iride è di
uno stupendo grigio, freddo
e limpido con piccole screziature blu attorno alla pupilla, indossa un paio di jeans azzurri largi e slavati, una
maglietta bianca aderente
che mette in risaldo gli addominali scolpiti .
“Penso
proprio di sì” sospira abbracciandomi e
coccolandomi un po’, ha un odore forte
e piacevole, un odore che mi ricorda qualcosa
“
Dove hai preso questo profumo?” chiedo fissandolo negli occhi
“In
profumeria?” mi risponde tentando di fare lo spiritoso ma con
scarsi
risultati
“È
un profumo polacco? “ chiedo ignorandolo
“No, ma perché?” chiede lui scombussolato
“È italiano” non
è una domanda
“Sì è italiano. Ma cosa
centra?”
“Qualcuno” mormoro stringendo la sua maglia
“Adesso
mi è tutto chiaro” ribatte ironico
“ Quel profumo, mi ricordo che lo metteva
qualcun altro. Qualcuno che
conoscevo e poi L’Italia. È da li che vengo, ne
sono sicura”
“Chi te lo dice?”
“Parlo perfettamente Italiano, non ho l’accento
polacco, non assomiglio
a voi! Basta?”
“Potresti essere nata qui e aver avuto genitori
italiani”
“Se
fosse come dici tu parlerei il polacco alla perfezione anche se con
l’accento
italiano”
“Effettivamente” constata lui
“Grazie
della gentile concessione” sussurro appoggiando la testa al
suo petto
“Ti ricordi chi
era quel qualcuno” chiede improvvisamente Igor
“Io….. no”
rispondo abbattuta
“Ricorderai,
a poco a poco ma ricorderai”promette lui spostando una ciocca
ribelle dal mio
viso
“Lo spero” mormoro guardandolo in faccia e
perdendomi in quei due
stupendi pozzi ghiacciati
“Una
cosa me la ricordo però”
“Che cosa?” chiede lui fissandomi negli occhi, gli
sorrido alzandomi
sulle punte e sfiorando le sue labbra
“Che
ti amo tanto”
“Ti
amo anche io” sospira baciandomi
le
labbra
“E
mi ricordo anche un’altra cosa” ridacchio
giocherellando con il
colletto della sua maglietta
“Che cosa?”
chiede lui malizioso
“Che
hai solo 5 ore e 35
minuti per finire di
stilare il rapporto”
“
Porca miseria” esclama guardando l’orologio: le 7 e
55
“Buona divertimento” dico dandogli un
bacio
“Grazie per avermelo ricordato, mi era proprio
passato di mente”mormora
stancamente dandomi un bacio e
sparendo
nel soggiorno
“Diamoci da fare” penso
facendo un respiro profondo per prendere coraggio e affrontare una
delle più
grandi paure che il genere umano abbia mai conosciuto: le pulizie
“Ma guarda te se io posso
passare il mio giorno libero in
questo modo” Sbruffo buttandomi esausta sul divano, ho pulito
casa da cima a
fondo e non ho più un briciolo di energia in corpo
“Mi riposo 5 minuti e poi vado a cucinare”penso
chiudendo gli occhi e
massaggiandomi le
tempie e pochi secondi
dopo cado in un sonno profondo e irrequieto
Sono in piedi al centro del nulla,
tutto intorno a me c’è
solo bianco. Cammino spiazzata da un tempo indefinito, i miei passi
rimbombano
sinistri in quello spazio e sotto i miei piedi comincia a scorrere un
liquido
viscoso e scuro che si propaga velocemente in tutte le direzioni. Mi
fermo e osservo
stranita quel liquido e un conato
di vomito mi assale: sangue! E non sta scorrendo sotto i miei piedi ma
dai miei
piedi. Indietreggio schifata
ma
immediatamente scivolo sul sangue finendo dritta distesa per terra,
sbattendo
la testa che diventa improvvisamente pesante, lentamente mi alzo
barcollando e
mi guardo intorno intontita, lo scenario è completamente
cambiato tutto
intorno a me ci sono migliaia di specchi
rettangolari più
o meno delle dimensione
di un uomo adulto, che continuano a girare pigramente su se stessi.
Comincio a
essere irrequieta, quegli specchi mi sono estremamente famigliari anche
se non
capisco in che cosa. Lentamente mi avvicino ad uno di essi e non appena
giungo
a meno di 20 cm da esso questo smette di girare. Guardo incuriosita
dentro lo
specchio e vedo me stessa. Sono completamente nuda e i miei capelli
sono
insolitamente sciolti e corti, mi arrivano poco sotto il seno e sono
lisci
“Io non ho i capelli lisci” brontolo sfiorandoli
“ sembrano spaghetti
così” mi lamento buttandoli all’indietro
per non vedere quello scempio. Solo in
quel momento noto un altro particolare in quel riflesso non dimostro
più di 15
anni! La mia pelle è liscia e di uno stupendo color
cioccolata. Mi fisso
compiaciuta non mi sono mai piaciuta tanto in vita mia. Resto a
contemplarmi
per un tempo indefinito quando improvvisamente avverto un dolore
bruciante alla
spalla, fisso il riflesso nello specchio e inorridisco: un taglio
profondo si
sta aprendo e da esso comincia a colare un’ingente
quantità di sangue, un
singhiozzo mi sfugge dalle labbra e senza nemmeno pensarci porto una
mano su
quel taglio cercando di arginare l’emorragia ma nello stesso
istante in cui
poggio la mano sulla ferita altre ferite cominciano ad aprirsi
lasciando che
quel liquido vermiglio si riversi sul mio corpo;
comincio a singhiozzare rumorosamente mentre
il dolore delle ferite prende possesso del mio corpo. Cado a terra,
raggomitolandomi su me stessa. Ho freddo e mi sento male e il respiro
comincia
a farsi corto. Gli specchi smettono simultaneamente di ruotare per poi
esplodere in mille piccoli pezzi affilati che si conficcano nella mia
carne
lasciandomi altre profonde ferite. Lo scenario cambia nuovamente:
adesso tutto
è rosso e davanti a me c’è
un’ombra, un’ombra nera molto imponente dalla forma
umana. Fisso impaurita quella figura immobile. A prima vista
quell’ombra ha
fattezze umane ma osservando meglio noto dei piccoli particolari che mi
fanno
inorridire: le dita, lunghe e affusolate, terminano con delle unghie
lunghe e
appuntite, simili ad artigli e le orecchie sembrano quelle di un
folletto,
allungate e che terminano a punta.
“Scommetto che ha anche i denti aguzzi” penso
pietrificata
Lentamente l’ombra apre gli occhi
e il mio cuore comincia a battere frenetico ; 2 freddi occhi verde
chiaro dal
taglio obliquo con la pupilla simile a quella di un serpente mi fissano
derisori eppure in qualche modo trovo quegli occhi attraenti, magnetici.
“Chi
sei? Cosa vuoi?” mormoro terrorizzata, pochi secondi dopo
avverto un dolore
fortissimo alla guancia
“Qui le domande le faccio io
signorina!” ghigna una voce calda e
profonda, una voce che conosco ma non ricordo a chi appartenga; cerco
di
ricordarmelo ma tutto ciò che ottengo è un gran
mal di testa, improvvisamente
noto che l’ombra tiene un coltello dal manico dorato in mano:
comincio a
tremare convulsamente
“Sono
venuto a prenderti miele!”
sussurra
l’ombra ghignando, guardo i suoi denti, come immaginavo sono
bianchissimi e
aguzzi: specialmente i canini. L’ombra tende una mano verso
di me, chiudo gli
occhi urlando terrorizzata. Una mano mi stringe la spalla
“REBECCA”
apro gli occhi e la prima cosa che vedo sono
due stupendi occhi azzurri che mi fissano ansiosi
“Rebecca stai bene? Ti sto chiamando da 5 minuti”
mormora Karin
sedendosi accanto a me e mettendomi una mano sulla fronte
“Sì,
sto bene! Sto bene” sussurro io scossa, per fortuna
è stato solo un incubo
“Sai che
sono già le 2?” mi rimprovera la mia amica
alzandosi e prendendomi per mano per
invitarmi a fare lo stesso.
“Mi
sono addormentata” le rispondo alzandomi
e fissando l’orologio: l’1 e 58
“Me ne ero accorta! Vieni dai, ho portato cibo
cinese” risponde
sorridendo e voltandomi le spalle facendo mulinare i suoi capelli.
È l’unica
cosa, nel suo aspetto, che è cambiata
da quando ci siamo risvegliate quella notte di 7 anni fa, adesso i suoi
capelli
sono cresciuti e le arrivano fino a metà schiena.
“Ti sei fatta la tinta?” chiedo io seguendola
“Chi?
io? No, non ho fatto niente, perché?” chiede
prendendo una ciocca di capelli e
fissandoseli
“Sono molto più chiari oggi” rispondo io
“ forse però è per il fatto che
indossi una maglia bianca” ipotizzo
“Può darsi” asserisce
buttandoseli all’indietro e dirigendosi in cucina
Ora
che la guardo però noto che c’è
qualcosa che non va: Indossa una maglietta
aderente bianca che le arriva poco sopra l’ombelico e un paio
di pantaloni rosa
aderenti, dov’è il problema?? Il problema
è che ne io ne Karin siamo mai andate
d’accordo con il rosa e questo mi porta a pensare una sola
cosa….
“E che cacchio però! Datti
un freno bimba” penso giocherellando con la mia treccia
entrando in cucina
“Ti ho preso il
riso alla cantonese, quello che ti piace tanto tanto” esclama
porgendomi una
vaschetta di alluminio e tirandomi un pizzicotto sulla guancia
“Senza
ombra di dubbio” penso prendendo una forchettata di cibo e
cominciando a
masticare
“ Igor è
andato al lavoro?” chiedo appoggiando la testa sul mio braccio
“Sìsì, ha mangiato e poi
è scappato. È stato lui a dirmi di non
svegliarti” mormora tutta felice
“Capito” mormoro, avrei voluto che
fosse qui con me
“Oggi
sono andata al centro commerciale e ho comprato tante belle
cosine” esclama Karin
“Ovvero?” mormoro laconica,
non ho molta voglia di parlare l’incubo di poco prima
è ancora ben impresso
nella mia mente e la visione della notte precedente mi ha innervosita
alquanto
“Saresti
dovuta venire anche tu,c’erano tantissime cose carine! Ho
comprato alcune
camicette di raso rosa, sono veramente un amore. Poi alcuni pantaloni
per
Konrad e per i bambini, una nuova tuta per il mio amore,un cappellino
per me e
un bel vestito.” Conclude con un sorriso a 32 denti
“Entusiasmante” rispondo buttando la
forchetta nella vaschetta e
allontanando quest’ultima da me
“Molto simpatica” ribatte lei incrociando le
braccia al petto, so di
essere stata estremamente acida e antipatica ma non ho voglia di
sentire
niente
“Che ti
prende??” chiede scrutandomi
attentamente
“Niente”
rispondo secca alzandomi dalla tavola e buttando il riso nel bidone
dell’immondizia
“Ho capito, hai il ciclo” risponde con aria furbetta
“No”
“E
allora?” insiste raggiungendomi
“Voglio
stare da sola! Non so nemmeno io cos’ho. Sono nervosa, ho
voglia di urlare e
spaccare tutto”
“Ti capisco, anche io prima di avere i miei figli provavo
questi desideri.
Adesso però sono troppo occupata a stare dietro ai miei
monelli per disperarmi.
“ constata lei cercando di consolarmi,senza successo
“Se hai bisogno di un conforto fisico nel pomeriggio passa in
negozio
che ti offro un bel gelatone”
“Perché riempirmi di inutili calorie
dovrebbe consolarmi?” chissà se mi
è rimasto del bicarbonato in casa, gli acidi continuano ad
aumentare.
“Non fare così” mi implora
Karin “ Ti fa male, devi sfogarti non puoi continuare a
tenerti tutto
dentro”
“Preferisco così. Adesso vai perchè
Angelo si sta
addormentando in piedi” rispondo
guardando il primogenito della mia migliore amica barcollare
paurosamente verso
la madre
“Ok,
vado a mettere i bimbi a nanna e poi vado in negozio. Tu
però promettimi che
farai un salto da me nel pomeriggio” chiede implorante Karin
prendendo i figli
e uscendo di casa. Non appena sento la porta di ingresso chiudersi mi
precipito
in salotto e afferro il telefono, esito qualche secondo, quello che sto
facendo
è del tutto irrazionale ma al diavolo la logica! Compongo
velocemente il numero
di telefono tamburellando
con le dita
sul tavolino nell’attesa che il mio interlocutore risponda.
Allora gente, rieccomi tornata per tormentarviXD e ora passiamo a
rispondere alle recensioni di 2 capitoli fa e poi a quelle dello scorso
recensioni de...NELLA TANA DEL NEMICO
windgoddes: addirittura morta di paura?? Wow, in molti mi dicono che
sono inquietante ma non avrei mai scommesso un centesimo di riuscire a
far morire qualcuno di paura, ne sono lusingata^^ Grazie molte dei
complimeti! Spero che anche questi ultimi 2 chap ti siano piaciuti
Araluna: hihihi e non è tutto merito della storia se ti sei
inquietata: la notte e i rumorini sinistri hanno fatto la loro parte^^
comunque mi fa piacere che ti piaccia! Spero di non deluderti nei
prossimi chap e di inserire dei colpi di scena degni di questo nome...
fammi sapere aspetto yue notizie
shari92:Grazie tante!! NONO tranquilla io non ho niente contro i
polacchi o chichessia( il chichessia sarebbe a dire tutti quelli che
non sono italiani) anzi, ho sempre adorato le civiltà
nordiche ( Polonia, Russia, la penisola scandinava ecc) la colpa della
mia scelta è della mia vicina di casa che è
polaccaXD mentre stavo pensando a come svilluppare la storia l'ho
sentita chiamare la figlia e quindi mi è venuta l'idea del
killer polacco^^ fammi sapere cosa ne pensi del chap
ka93: morrrrrrrrrrrreeee te l'ho detto 1000 volte che fine fai... non
chiedermelo sempreXD e vabbè dai poverino in fondo
è un maschietto pazzerello... comprendilo! fammi sapere che
ne pensi poi ciau ciau
gettina: mi spiace ma credo che dovrai aspettare un po' prima di sapere
precisamente cosa sia successo. Lo so, anche la mia peste butta
giù la ciotola del mangiare(piena di mangime ovviamente
perchè altrimenti poi non si sente realizzata se non mi fa
pulire ogni 5 secondi XD) ma la pianta che intendo io è
molto grossa e pesante e un coniglietto da solo non può
farcela ( anche se riesce a mangiarsi benissimo le foglie
più basse e poi mia madre ovviamente rompe a me
perchè il conoglio le rovina la pianta... ma si
può!?) fammi sapere cosa ne pensi di questo chappy
recensioni de...L'INIZIO
shingo: ti ringrazio molto però dovrò deluderti:
quest'anno inizierò il mitico triennio e quindi
dovrò dedicarmi anima e corpo alla scuola e quindi
avrò pochissimo tempo per scrivere ma prometto che appena
avrò 5 minuti liberi lo farò e poi mi spiace
anche di non poter rispondere alla tua richiesta ma dovrai aspettare un
pochino per sapere cosa sia successo alla ragazza^^ comunque non credo
che la ff duri ancora tanto quindi aspetta pazientemente( anche
perchè non ho nemmeno io le idee molto chiareXD sono proprio
un danno^^) fammi sapere se il chap ti è piaciuto
shari92: mi spiace per te tu ci abbia azzeccato i pieno...ma
non è solo quello! fammi sapere se il cha ti è
piaciuto! baci al prossimo
gettina: sinceramente nemmeno io inizialmente pensavo di fare questo
salto temporale infatti volevo scrivere un capitolo nel quale
raccontavo per filo e per segno le torture inflitte alle 2 ragazze ma
poi ho pensato che magari avrebbe annoiato e ho scritto quello che hai
letti... spero di non averti delusa^^ E sì un pochino
bastardo èXDXD ma a noi i maschietti piacciono di
più se fanno i bastardi(anke se non ho ancora capito
perchè facciamo questo ragionamentoXD)
ka93: ti ho mai detto che 6 insopportabile?? immagino solo un milione
di volteXD nono cara ognuno si tiene i propri figli... guarda
ke le hai anche tu le cicatrici, guardati le tue spionaXD E
vabbè dai ognuno ha i suoi gusti... fammi sapere ke ne pensi
best
Lucia_Elric: Oddio mi spiace di averti fatto passare la notte in
bianco, scusa tanto giuro che non lo faccio più =) potrei
chiederti una cosina?? cosa ci devi fare con la fidata padella?? non
vorrai picchiarmi vero??O.o poi se mi picchi come faccio a continuare
la ff?? grazie per la recensione e fammi sapere
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Capitolo 5 *** CAMBIAMENTI ***
Cambiamenti
“Ok, oggi è la
giornata delle esagerazioni” mormoro
continuando ad accarezzare con le dita il petto nudo di Igor
“ Possibile che il
mio cervello si stia rimbambendo già da adesso? Eppure ho
solo 22 anni” penso
triste
“ Era questa la cosa urgente?” chiede il mio
ragazzo
“Già”
rispondo sedendomi e baciandolo
“Mmm,
dovresti avere cose urgenti più spesso” mormora
accarezzandomi la schiena
“Sono stata orribile invece” gli rispondo
imbronciandomi
“Io
non l’ho trovato così orribile” ribatte
lui ghignando
“Sì
invece! Ti sono saltata addosso senza
nemmeno lasciarti il tempo di mettere piede in casa, io questo lo trovo
estremamente egoista!
È solo che avevo tanto bisogno di sfogarmi”
rispondo
accoccolandomi contro la sua spalla
“Vuoi
che mi prenda un periodo di ferie? Posso portarti
a fare una bella vacanza! Così ti distrai un
po’. Magari in italia, che ne dici ti va?” mi
chiede tutto d’un fiato
“No”
brontolo io “ non voglio andare in vacanza voglio restare
nella mia casetta” quando
mi ci metto sembro una piccola bambinetta viziata e capricciosa
“Non sia mai
che sua altezza esca da casa sua” mi prende in giro
“Voglio sposarti” rispondo brontolando, Igor rimane
di sasso
“Prego?” chiede lui allibito
“Sposiamoci”ripeto
io stringendomi più a lui
“Sbaglio o eri tu che reputavi il matrimonio
un’inutile formalità?” chiede
lui fissandomi stranito
“Lo
è! Ma voglio sposarti lo stesso.”
“Sei
incinta per caso?”
“Forse” ma questa sono davvero io? Da quando sono
così dispettosa?
“Reby guardami! Sei incinta sì o
no?” sibila irritato
“No”
“E
allora? Perché questo cambiamento? Che è
successo”
“Nulla,
non è successo niente. Non so il perché so solo
che voglio farlo” rispondo
saccente
“ Sicura che qui dentro non ci sia il mio bambino?”
chiede
accarezzandomi la pancia
“Non che io sappia” ok, ora lo sto facendo apposta
“Dovrebbero
darti il premio nobel per il modo in cui rispondi alle
domande”
“Sarebbe
bello però” Igor mi guarda trucemente
“E di
grazia, potrei sapere che cavolo te ne fai di un premio
nobel?”
“Non
il premio nobel, un bambino tutto nostro. Sarebbe bello avere un cosino
che
scorrazza per la casa dicendo mamma e papà”
mormoro con aria sognante.
Igor ha
pienamente ragione, fino alla sera prima non avevo alcuna intenzione di
avere
un altro figlio e ora eccomi qua a desiderarne uno. Strano!
“Non sarebbe una brutta cosa! Chissà
che figata avere un figlio” esclama
lui tutto gasato
“Sì certo, vieni a raccontarmelo
quando dovrai cambiargli il pannolino o
alzarti la notte per dargli il biberon e farlo addormentare”
lo rimbecco
dolcemente
“E
tu che ci stai a fare allora amore mio?” mormora sarcastico
baciandomi le labbra
“Nono,
io lo partorisco e tu lo curi! Al massimo io gli faccio il
bagnetto”
“Cattiva” esclama
mettendo un finto broncio e scatenando la mia ilarità
“Mammaaaaaaaaaa, sono a casa” sento la voce di mio
figlio provenire dal
piano inferiore
“Sarà meglio vestirci! Il grande capo è
tornato” dico alzandomi e
cominciando a vestirmi
“Mamma ne voglio un
altro” lagna per la millesima volta
Aleksander e io per la millesima volta lo ignoro
“Aleks ne hai già mangiati 3 oggi” gli
fa notare Igor
“Ma
ne voglio un altro”
“No” sbotto io irritata
“Tua madre ha ragione sai? Troppo gelato fa male al pancino e
ai denti”
mi da corda Karin
“Ma che razza di gelataia sei?? Dovresti darmi
ragione” si lamenta il
mio piccolino buttando il cucchiaio nella ciotola di metallo che aveva
contenuto il dolce,non appena il cucchiaio urta la coppa produce un
suono che
fa rabbrividire tanto me quanto Karin. Improvvisamente un flash
attraversa la
mia mente: un paio di gambe dalla carnagione olivastra costellate da
ferite
grondanti sangue ma questa visione dura soltanto pochi secondi e
così come è
arrivato, il flash, sparisce, cerco lo sguardo di Karin e leggo nei
suoi occhi lo
stesso sgomento che penso sia anche nei miei , distolgo lo
sguardo posandolo
su Igor per vedere la sua reazione ma presto mi accorgo che lui e gli
altri non
si sono resi conto di nulla perché intenti a ridere
probabilmente per la
battutina di Aleks e così riporto il mio sguardo sulla mia
migliore amica e lei
fa lo stesso con me ci guardiamo per qualche secondo e poi sospiriamo
all’unisono
“Hai già scelto il nome?”chiedo a Karin
cacciando tutta l’angoscia che
mi aveva assalita nella parte più recondita del mio io
“Sì, se è maschio Vladimir
mentre se sarà una femmina Raissa” pigola
Karin mettendo a posto delle coppe pulite.
Da 6 anni a questa parte Karin
lavora come gelataia nella gelateria più prestigiosa e
rinomata di Varsavia.
Fin dai suoi esordi l’esercizio ha avuto un enorme successo e
di questo la mia
amica è stata molto felice poiché così
facendo ha potuto subito sdebitarsi con
la donna che le aveva prestato i soldi per costruire e avviare
l’impresa.
E poi
è stato proprio qui che lei ha incontrato per la prima volta
il suo Konrad: un
ingegnere pluridiplomato dall’aspetto molto piacente, alto,
biondo con occhi
azzurrissimi e fisico atletico con appena 4 anni più di noi
insomma, l’uomo
perfetto
“Auguri!
Lui lo sa già?”chiedo indicando suo marito con un
cenno della testa
“No teoricamente lo saprei solo io. Come l’hai
scoperto?” mi chiede
stralunata
“Hai messo quel coso rosa! E te l’ho visto fare
soltanto quando eri
incinta” rispondo additando i suoi pantaloni
“Bha
chi ti capisce è bravo…” ribatte
facendo spallucce e tornando a lavare le coppe
“Come
vuoi. Vabbè sarà meglio tornare a casa
perché si sta facendo buio” dico
alzandomi
“Ok allora a
domani”
“Buona notte” dice Konrad agitando la
mano, dopo aver ricambiato i
saluti ci dirigiamo verso la porta quando improvvisamente
“Reby”
chiama Karin, mi volto nella sua direzione incrociando il suo sguardo
serio e
preoccupato allo stesso tempo
“ Sta attenta”
“Tranquilla
andrà tutto bene” la rassicuro uscendo dal
negozio, immediatamente un forte
vento gelido mi colpisce in pieno volto così affretto il
passo e raggiungo il
mio fidanzato e mio figlio che mi aspettano poco distanti
dopodiché ci
incamminiamo verso casa.
Per tutto il tragitto sono inquieta, non per quello
che mi ha detto Karin o per la visione che ho avuto ma
perché sento
distintamente un’ombra maligna incombere minacciosa su di me
Rieccomi qui... allh cm
avrete notato in qst chap nn succede nnt! Cmq la ff è quasi
agli sgoccioli, non ci saranno più di 5 capitoli(almeno
credo) e io ho 1 domanda da farvi... volete ke scriva 1 capitolo in cui
descrivo per filo e per segno ciò che successe alle
protagoniste oppure preferite ke vi faccia capire sommariamente cosa
sia accaduto(anke se già avete capito tttXD)? Fatemi sapere
e ora passiamo ai
ringraziamenti
Shari92: emmm non lo so
neanche io... avevo avuto una mezza idea sul perchè le
protagoniste s trovano in Polonia però non so!!! Dipende da
come risponderete al mio piccolo quizXD no vabbè quello non
centra più di tanto. Per quanto riguarda la storia del
polacco non ci giurerei poi più di tanto... tutti dicono ke
tedesco sia una lingua difficilissima e sai cs rispondo io a tutta sta
gente? Ke il tedesco è la lingua più semplice di
questo universo(studio tedesco da 5 anni, anke se i 3 anni d medie nn
sn serviti a nnt perchè avevamo dll prof nn tanto brave)
quindi secondo me dipende dalla persona se 1 è portato x le
lingue le impara subito a prescidere da qnt siano difficili; x qnt
riguarda l'altro polacco m spiace ma te lo ritroverai presto tra le
scatole.... anke perchè questa storia non ha lieto fine.
spero ke qst chap t sia piaciuto fammi sapere
Ka93: pazienza bestttt, ti
tieni il rosa e senza fare storie pure... dai amore mio nn abbatterti,
i capelli ricrescono^^ sìsì ttt la sua
mammina!!! Visto ade ne hai 4 nn 6 felice?? è sempre stato
il tuo sogno avere tnt bei bimbi!!XD fammi sapere cs pensi d qst chap
baci tvtrb
ringrazio ki ha messo la
ff tra i preferiti
bipponcelle4209
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2 - BloodyRose00
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3 - isi_bella
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4 - ka93
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5 - Lucia_Elric
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6 - shari92
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7 - _gettina_
e tra le seguite
Shingo
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2 - Tisia
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3 - WindGoddess
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L'ultima cosa che mi resta da dirvi è di non aspettarvi
il prossimo chap presto perchè rimarrete molto
delusi.... scusatemi tanto ma la scuola chiama
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