Apeiron - L'infinito di Lady Lynx (/viewuser.php?uid=80352)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotto una buona stella ***
Capitolo 2: *** Figurina del futuro ***
Capitolo 3: *** Melodia dell'infanzia ***
Capitolo 4: *** Blu di gelosia ***
Capitolo 5: *** Il potere dei nomi ***
Capitolo 6: *** Un soffio di vita ***
Capitolo 7: *** Attimi di perfezione ***
Capitolo 8: *** Basta una parola ***
Capitolo 9: *** Nuova di fiamma ***
Capitolo 10: *** Lacrime di bambina ***
Capitolo 11: *** Crudele ingenuità ***
Capitolo 12: *** Senza più vita ***
Capitolo 13: *** Una nuova casa ***
Capitolo 14: *** Dejà-vu ***
Capitolo 15: *** Segni indelebili ***
Capitolo 16: *** Succo e brillantini ***
Capitolo 17: *** Perfetti sconosciuti ***
Capitolo 18: *** Il primo bacio ***
Capitolo 19: *** Esame... di coscienza ***
Capitolo 20: *** Arrivederci, Hogwarts ***
Capitolo 21: *** Proposte future ***
Capitolo 22: *** Esitazione fatale ***
Capitolo 23: *** La coperta candida ***
Capitolo 24: *** Il colore del potere ***
Capitolo 25: *** Il Bene Superiore ***
Capitolo 26: *** La conquista dell'altro ***
Capitolo 27: *** Natale in solitudine ***
Capitolo 28: *** Un ricordo nitido ***
Capitolo 29: *** Niente ***
Capitolo 30: *** Rosso su bianco ***
Capitolo 31: *** Chiamami Armando ***
Capitolo 32: *** Pelose ciabatte lilla ***
Capitolo 33: *** Assomiglia a te ***
Capitolo 34: *** Fame da gigante ***
Capitolo 35: *** Animagus e Idromele ***
Capitolo 36: *** Halloween con morte ***
Capitolo 37: *** Ombrello rosa ***
Capitolo 38: *** Risveglio dei sensi ***
Capitolo 39: *** La scelta del cuore ***
Capitolo 40: *** Mors tua, vita mea ***
Capitolo 41: *** Il successore ***
Capitolo 1 *** Sotto una buona stella ***
Apeiron - L'infinito
Una rapida
premessa prima di lasciarvi al prologo, o primo capitolo, di questa
raccolta di (spero!) 100 fan fiction.
Come avete potuto intuire dal riassunto, sarà
completamente incentrata sulla vita di Albus Silente, dalla nascita alla
morte, passando per ogni singolo avvenimento importante della sua vita.
Naturalmente
cercherò il più possibile di essere fedele
ai libri di
J.K.
Rowling, da cui
traggo i personaggi e le ambientazioni.
Per
ogni capitolo specificherò il prompt della Big Damn Table
che userò
(non garantisco di riuscire a postarla qui sotto, se
volete l'indirizzo dove trovarla dovete solo cliccare sulla funzione
"contatta" di fianco al mio nome e vi manderò il link il
prima
possibile), il periodo in cui si svolge (stagione e anno), il narratore
(interno o esterno), il rating, il genere e i personaggi che
compariranno.
Aggiornerò
ogni settimana,
impegni vari permettendo (ma prometto di fare di tutto per postare
regolarmente), sperando di non avere un attacco di abbattimento davanti
a questa impresa ardua... insomma, 100 fan fiction sono una sfida
contro me stessa!
Credo
di avervi detto tutto, per ora.
Buona
lettura, lasciatemi un commento se vi va!
1.
Sotto una buona stella
Prompt: 0.29 Nascita
Periodo: estate 1881
Narratore: Esterno
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Kendra Silente, Percival Silente
25 Agosto 1881.
Quel giorno
restò per
decenni nei libri di Storia della Magia come il più
fortunato
per la comunità magica inglese.
Quel giorno
accolse in sé la nascita del mago più potente che
fosse mai esistito.
Quel giorno,
nella casa di
Londra della famiglia Silente, non si scatenò altro che un
grande trambusto quando Kendra comunicò a suo marito
l’imminente arrivo del loro primogenito.
Giusto il tempo
di chiamare
la levatrice e in un battito di ciglia il piccolo esserino era
già stato illuminato dalla luce del caldo sole estivo.
Le sue iridi
grigie da
bebè guardavano la madre con curiosità e con un
pizzico
di quella perplessità che si prova davanti alle cose
completamente nuove.
-
Chissà di che colore
diventeranno i suoi occhi, Percy… - mormorò
intenerita
Kendra, accarezzando con delicatezza la manina del piccolo che teneva
tra le braccia con fare protettivo.
- Credo che
avrà i
tuoi, tesoro… un meraviglioso color castagna… -
rispose
l’uomo, passandosi distrattamente una mano nella chioma
ramata
che faceva concorrenza a quella della moglie inquanto a lunghezza.
- O forse i tuoi
color cielo… - continuò pensierosa lei -
…dopotutto è un Silente –
- E un Silente
che si
rispetti ha sempre quattro nomi, questo lo sai… -
commentò Percival, ricordando alla sua amata che dovevano
ancora
trovare quelli per il loro piccolo.
Kendra
annuì
docilmente, quasi dimentica del fatto che avessero passato gli ultimi
nove mesi a litigare su quanto a suo parere non sarebbe stato giusto
affibbiare quattro primi nomi al bambino solo per seguire una sciocca
tradizione di famiglia.
Il suo cuore
traboccava di gioia e non le importava dover sottostare per una volta
alla decisione presa dal marito.
Con o senza
nomi, sentiva che suo figlio l’avrebbe riempita di orgoglio.
Era destinato a
grandi cose,
lo dicevano anche i pianeti che si trovavano proprio la sera prima in
una rara congiunzione astrale.
Nato sotto il
segno della Vergine, quindi Terra.
Nato sotto
l’ascendente della Bilancia, segno d’Aria.
Nato di
Mercoledì, giorno di Acqua.
Nato ad Agosto,
mese di Fuoco.
Tutti gli
elementi erano
dalla sua parte, tutto sembrava accordarsi per mettere il piccolo sotto
una buona stella, anche i suoi quattro nomi.
Il piccolo
Brian, sinonimo di onore, forza e nobiltà d’animo.
Il piccolo
Wulfric, come il padre di Kendra, sinonimo di potenza e scaltrezza da
lupo.
Il piccolo
Percival, come suo padre, sinonimo di costanza nella ricerca della
verità.
Il piccolo
Albus, sinonimo di purezza e calma interiore.
Albus Percival
Wulfric Brian Silente.
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Capitolo 2 *** Figurina del futuro ***
2.
Figurina del futuro
Prompt: 056.
Colazione
Periodo: autunno
1883
Narratore: Esterno
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Kendra Silente
- Non voglio il
porridge
– disse con calma decisione il piccolo Albus, incrociando le
braccia davanti alla ciotola colma di latte che sua madre aveva appena
appoggiato sul tavolo.
- Non fare il
capriccioso,
avanti – lo blandì Kendra con un sorriso
– non
è per niente male, sai? –
- Non mi piace
– replicò lui con la stessa voce ferma e
inflessibile di prima.
La donna si
chiese se fosse normale che un bambino di due anni avesse un simile
comportamento.
Era sempre stato
buono e affettuoso con lei e Percy, non alzava mai la voce e obbediva a
qualsiasi cosa gli dicessero.
Ma, ed era un ma
terribile,
quando si metteva in testa di non voler fare qualcosa si poteva star
certi che non l’avrebbe fatta a qualsiasi costo.
- Albus, se non
mangi quel
porridge sarò costretta a dirlo a papà quando
tornerà da lavoro – lo ammonì lei,
sapendo che non
avrebbe attaccato ma sperandoci.
- Va bene, mamma
– rispose allora con calma e con uno sguardo sereno -
è giusto che lo sappia anche lui -
Kendra lo
guardò a lungo sbigottita, ma alla fine prese la ciotola e
assaggiò un cucchiaio del contenuto.
Effettivamente non era tra i migliori piatti che avesse mangiato nella
sua vita.
Anzi, sapeva di cartone.
Svuotò
quello che
restava del porridge nel cestino dell’immondizia e si arrese
a
guardare suo figlio con sguardo severo, cercando di non fargli capire
che condivideva la sua idea a proposito di quella robaccia.
- Era buono,
Albus –
iniziò a dire con voce incerta – pensa a tutti
quei
bambini che muoiono di fame perché non sono benestanti come
noi
–
- Tanto non
piace nemmeno a te, mamma –
Lo sguardo
azzurro e
innocente del bambino la lasciò senza parole. A volte temeva
che
potesse leggerle nella mente senza fare troppo sforzo.
- Allora,
cos’altro vuoi per colazione? – chiese con tono di
resa, dopo un sospiro.
- Le Cioccorane
– rispose subito il bambino, con un lampo di furbizia negli
occhi.
- No, le
Cioccorane no! –
Kendra
cercò di tenere
fisso il suo sguardo severo e di calcare sul tono rigido della sua
voce, ma quella maschera impenetrabile si sciolse dopo pochi secondi
davanti all’impassibilità del figlio.
“Ha
solo due anni… solo due anni e riesce già a
controllare chi gli sta attorno… “
- Albus, amore
mio… -
riprese la donna, mordendosi le labbra - …le Cioccorane ti
fanno
male a quest’ora di mattina, mangia qualcos’altro!
–
- Se io mangio
qualcos’altro posso avere anche le Cioccorane? –
Era ormai sull'orlo della resa. Non riusciva a negare qualcosa a quegli
occhioni così dolci e sinceri.
-
Va bene, tesoro... va bene… cos’altro
vuoi? -
- I biscotti di
Merlino – decise il bambino con espressione seria.
Kendra
sospirò, sentendosi sconfitta, e appoggiò la
scatola colorata sul tavolo.
Albus la
aprì con un
sorriso luminoso e la donna dimenticò il suo proposito di
fare
la sostenuta e di sembrare arrabbiata.
Niente era più bello del vedere il cielo sereno nello
sguardo del suo bimbo.
- Scommettiamo
che io trovo una figurina più bella della tua? –
scherzò lei, porgendogli una Cioccorana.
Albus si
imbronciò leggermente, ma sembrò accettare la
sfida.
Madre e figlio
scartarono
nello stesso momento il loro dolcetto, curiosi di scoprire quale
personaggio famoso sarebbe stato nelle loro mani.
Appoggiarono le
due figurine fianco a fianco, ritraevano la stessa persona.
Dylis Derwent.
- Mamma, mamma!
– esclamò il bambino tutto entusiasta –
Hai visto? È la mia preferita! –
- La tua
preferita? – ripetè Kendra confusa.
- Lei
è la Preside di Hogwarts, vero? Voglio diventare come lei!
–
Albus
addentò con gusto un biscotto di Merlino, saltellando sullo
sgabellino.
- Credi che ce
la farò, mamma? – chiese infine il bambino con
aria assorta.
- A diventare
Preside di Hogwarts? –
Albus
annuì eccitato. Kendra sapeva quanto fosse difficile che
accadesse, ma non voleva infrangere i sogni del suo bimbo.
- Certo che ce
la farai,
tesoro… tu sarai il migliore Preside di Hogwarts mai
esistito!
Ti conosceranno in tutto il mondo e sarai rispettato più del
Ministro della Magia in persona! – fantasticò la
giovane
strega, con il cuore colmo di gioia nel vedere lo sguardo luccicante di
aspettative di Albus.
Non sapeva
ancora quanto avrebbe avuto ragione.
Un
ringraziamento speciale a Ernil per il commento e
a Alaide
per averla messa tra i seguiti.
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Capitolo 3 *** Melodia dell'infanzia ***
3.
Melodia dell'infanzia
Prompt: 037. Udito
Periodo: primavera
1885
Rating: Verde
Narratore: Esterno
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Percival Silente, Altro Personaggio
L’allarme continuava
imperterrito a ululare, come se fosse stata la sua unica ragione di
vita.
Albus si
tappò le
orecchie con le manine, cercando di non dare a vedere il fastidio che
provava, e si precipitò in cucina sperando di trovare un
attimo
di pace o almeno un po’ di compagnia.
Percival stava
armeggiando
goffamente con un pentolino colmo di acqua bollente nella quale
galleggiava pigramente un biberon di latte.
-
Papà, vieni a giocare con me? – chiese il piccolo,
tirando la gamba dei pantaloni dell’uomo.
- Albus, non
vedi che ho da fare? Vai a giocare, avanti –
- Ma non mi va
di giocare da solo… vieni con me? –
- Sì,
sì
– rispose distrattamente Percival, prendendo un mestolo e
tentando con scarsi risultati di ripescare così il biberon
ustionante – mangia pure quello che vuoi –
Albus si
imbronciò,
cedendo per un attimo agli istinti, poi mise di nuovo su la sua solita
maschera di impassibilità e tornò nel salotto da
dove era
venuto.
La voce
dell’allarme,
altrimenti chiamato Aberforth Joseph Victor Sean Silente*, si
sovrapponeva a quella della radio sintonizzata su una stazione Babbana
e ai complimenti leziosi che le varie zie rivolgevano al nuovo arrivato
cercando di calmarlo.
Il bambino si
sedette a braccia incrociate sul divano e iniziò a pensare,
come aveva fatto spesso negli ultimi tre mesi.
Era sempre stato
il cocco
della famiglia, il preferito, ma quel marmocchio che in quel momento si
agitava nella culla che era stata sua
gli aveva rubato in pochi giorni le luci della ribalta.
“Probabilmente
un
bambino che ha superato i quattro anni è come un bambolotto
vecchio, va sostituito con qualcosa di più nuovo e forse
più interessante…”
Non che lui non
fosse interessante, a dire la verità.
Basti pensare
che aveva
imparato da solo a leggere, nei quattro giorni in cui Kendra era stata
all’ospedale di San Mungo per partorire il suo fratellino.
Percival era stato con la moglie e quindi il piccolo Albus era stato
mandato da zia Priscilla, una donna alquanto scialba che
però
aveva la casa stipata di libri.
Nella solitudine
lui aveva accolto con gioia quella novità, il piacere di
farsi trascinare in mondi nuovi.
Ed era proprio
quello che
avrebbe fatto in quel momento, avrebbe letto per dimenticare i rumori
striduli che entravano prepotenti nelle sue orecchie.
- Chi
è il tatino
della zia Titti? Ma sì, Forthy caro, sei proprio tu!
–
esclamò la vocetta acuta ed infantile di una delle tante
parenti
raccolte nella stanza da letto del piano superiore.
Albus vide suo
padre tenere il biberon con le pinze per il pollo mentre saliva le
scale per portarlo alla moglie.
Lo
sentì imprecare quando alcune gocce di latte bollente gli
caddero sul piede nudo.
Prese un libro a
caso dallo scaffale del salotto e vi immerse il naso.
Lesse i caratteri bluastri scritti in corsivo che campeggiavano sulla
copertina sbiadita.
"Le fiabe di Beda il Bardo".
Ricordava che Kendra gliele leggeva spesso, quando era più
piccolo. Ma era arrivato il momento di cavarsela da solo.
“C’erano
una volta, tanto tempo fa, tre fratelli poveri ma molto uniti. Il loro
cognome era Peverell. Il più grande…”**
Interruppe la
lettura,
distratto da un tonfo proveniente dalla stanza da letto. Un attimo di
silenzio e poi le urla del neonato si fecero ancora più
acute e
intervallate da singhiozzi.
Albus scosse la
testa
infastidito e si alzò per spegnere la radio, poi
uscì in
giardino passando per la finestra e portando con sé il libro
scelto.
Finalmente il
silenzio gli carezzò le orecchie, dandogli modo di poter
mettere ordine tra i suoi numerosi pensieri.
“Se
lui non fosse nato,
forse ora sarei in casa e mamma sarebbe al mio fianco a leggermi queste
fiabe come prima…” si disse il bambino con un
pizzico di
rabbia “…o forse papà avrebbe deciso di
giocare con
me. Tutta colpa di Aberforth. Insomma, chi gli ha chiesto di nascere?
Io stavo benissimo da solo!”
Il suono di una
strana musica
ritmata, proveniente forse dalla casa vicina, gli solleticò
le
orecchie facendo svanire l’irritazione dalla sua mente e
portandogli un senso di rilassamento.
“Perché
poi i
neonati sono così incredibilmente rumorosi? Io sono certo di
non
aver mai recato disturbo a nessuno… “
Il motivetto
allegro si
impresse nella sua memoria, aiutandolo per un attimo a dimenticare
tutto quello che le sue orecchie erano costrette ad ascoltare ogni
giorno nella sua casa.
“Mi
piace questo
quasi-silenzio. Da oggi in poi non leggerò più
dove
c’è anche Aberforth, lui fa troppo
rumore” decise il
bambino con convinzione.
Aprì
il libro, appoggiandosi al tronco del ciliegio in fiore e si immerse
nelle vicende che vi erano raccontate.
Passò
il suo primo
pomeriggio di una lunga serie in compagnia di quelle che sarebbero
diventate le sue due passioni più conosciute: la lettura e
la
musica.
* I nomi che seguono "Aberforth" sono inventati di sana pianta dalla
sottoscritta.
** Non possiedo il libro delle Fiabe di Beda il Bardo scritto dalla
Rowling, anche questo incipit è inventato al momento.
Note dell'autrice
Ringrazio tutti coloro che hanno letto i primi
capitoli di questa storia, in particolare Erika91
e _Mary che l'hanno messa tra i seguiti e Julia
Weasley che l'ha messa tra i Preferiti .
Questa settimana mi è andata di lusso
- sono riuscita miracolosamente ad aggiornare due volte - e andando
avanti farò del mio meglio per postare almeno una volta a
settimana.
Grazie ancora, il vostro supporto mi spinge ad
andare avanti! ^^
Julia
Weasley: grazie per i complimenti e per l'incoraggiamento,
spero di riuscire a portare a compimento questa grande impresa e ti
faccio un in bocca al lupo per la tua fanfiction! Il merito
va naturalmente anche a chi finisce la tabella da 50, è
comunque un compito non facile ^^
Aberforth è arrivato giusto in questo capitolo,
quindi ancora per un paio di volte dovrebbe apparire passivamente... ma
crescendo inizierà a svolgere un ruolo più
rilevante.
Ernil:
Kendra e Albus ti ringraziano per i
complimenti! Naturalmente scriverò
anche dell'arresto di Percival, quindi penso che
soddisferò presto la tua curiosità. Continua pure
a seguirmi, non fai altro che rendermi felice! ^^
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Capitolo 4 *** Blu di gelosia ***
4.
Blu di gelosia
Prompt: 015. Blu
Periodo: autunno 1885
Rating: Verde
Narratore: esterno
Genere: Generale,
Introspettivo
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Kendra Silente
- Non mi piace
questo
grembiule – commentò Albus, facendo una smorfia
contrariata all’indirizzo dello specchio.
- Tesoro, ma se
sei bellissimo! Avanti, mettiti le scarpe così ti porto alla
scuola materna! –
- Sembro una
femmina –
replicò lui incrociando le braccia e sedendosi con
ostinazione
sul gradino più basso della scala.
Kendra
sospirò
pesantemente, mentre tentava di indossare il cappotto tenendo allo
stesso tempo in braccio il piccolo Aberforth.
- Non sembri una
femmina, è blu! –
- Cosa vuol
dire? Il problema non è il colore, ma la lunghezza!
– replicò il bambino con calma, squadrando con
orrore il
pezzo di ruvida stoffa che gli copriva il maglioncino celeste e i
piccoli pantaloni eleganti fino a sfiorare i piedini nudi.
- Non fare il
capriccioso,
non vedi che Forth non dice mai nulla? – rispose
distrattamente
Kendra, frugando nelle tasche alla ricerca del portafoglio.
Era durissima
fingere di
essere una comunissima madre Babbana, soprattutto quando Percival era
al lavoro e lei restava da sola con due bambini piccoli.
-
Mamma… - disse improvvisamente Albus – preferisci
me o Aberforth? –
La giovane donna
rimase congelata davanti a quella domanda.
Com’era
possibile che un bambino potesse chiedere così apertamente
una cosa del genere?
Per quanto ne
sapeva lei, la
gelosia era qualcosa che rimaneva dentro l’animo e si
rivelava
solo sottoforma di subdoli scherzi o ricerca di attenzioni.
Guardò
gli occhi del suo primogenito, in quel momento blu quasi quanto la
stoffa del suo grembiulino.
- Al, tesoro,
che domanda è? Voglio bene a tutti e due nello stesso
modo… -
- Non
è vero, hai detto che lui è più bravo
di me – osservò pacatamente il bambino.
- Non
l’ho detto… - rispose lei, mordendosi il labbro.
-
L’hai pensato, però… -
L’aveva pensato. Aveva
ragione.
Kendra
trovò finalmente il portafoglio, aprì la porta e
fece cenno ad Albus di alzarsi.
- Avanti,
mettiti le scarpe e andiamo –
- Allora
è vero che tu
preferisci Aberforth? – ripetè il bambino
stringendo gli
occhioni celesti come per analizzare ogni sua più leggera
reazione.
- Albus, non ho
intenzione di discutere su queste sciocchezze! Mettiti le scarpe e
andiamo! –
Aberforth, dal
canto suo,
iniziò a fare qualche pernacchia giocosa per ingannare il
tempo,
crogiolandosi tra le braccia della madre che lo guardava con affetto.
Kendra si
riscosse subito da quel momento di tenerezza, temeva che Albus lo
notasse e ci rimanesse male.
- Va bene, ma
non è
una cosa sciocca – replicò il bambino, infilandosi
rapidamente le scarpe di cuoio – perché devo
saperlo per
vedere se posso fare qualcosa per diventare io il tuo preferito
–
- Tutti e due
siete già i miei preferiti –
Uscirono tutti e
tre
nell’aria nebbiosa del settembre inglese. La strada era
popolata
da tanti gruppetti come loro formati da madri e figlioletti diretti
all’asilo del quartiere.
- Sai
cos’è
fastidioso? – sbottò all’improvviso
Albus, dopo
minuti e minuti di silenzio – Quando la gente mente per non
ferire gli altri senza sapere che sono le bugie le cose che feriscono
di più… -
Kendra quasi
soffocò con il suo stesso respiro. Aveva sentito bene?
- Non sono
discorsi da fare
alla tua età – sussurrò lei spaventata
– a
cinque anni non dovresti pensare a queste cose da grandi ma ai giochi,
a divertirti… -
- Preferisco
crescere subito piuttosto che essere considerato meno del mio fratello
minore, mamma –
Kendra
sentì un grande
freddo invaderla da dentro, cercò di convincersi che fosse
solo
colpa dell’umidità autunnale.
- E sai una
cosa? –
continuò lui – Credo che proverò in
tutti i modi a
fare cambiare idea a te e papà, perché la pensate
tutti e
due allo stesso modo… -
La cosa
più terribile di quelle parole era che erano pervase da una
calma impossibile da scalfire.
Suonavano
davvero come la promessa di un adulto responsabile.
Suonavano quasi
come una minaccia.
Suonavano un
campanello di allarme per gli anni che sarebbero giunti.
Quando Kendra
lasciò
Albus sulla soglia dell’asilo, lo guardò per
un’ultima volta stretto nel grembiulino blu cobalto che tanto
odiava.
Gli occhi
celesti erano diventati molto più scuri dei soliti zaffiri
brillanti di serenità.
Erano blu,
profondi come il mare, come il cielo notturno senza stelle.
Sembravano
offuscati dalle nuvole nere della gelosia e dalla decisione di
raggiungere l’obiettivo che si era prefissato.
Albus Silente, a
soli cinque anni, sembrava quasi un piccolo uomo.
Note
dell'autrice
Ringrazio prima di tutto i miei lettori,
perchè se continuo a perseverare in questa sfida
è solo grazie al vostro supporto.
Tra tutti voi, un ringraziamento speciale va a ashleys
e quigon89,
che hanno recentemente aggiunto la storia tra le Preferite.
Bene, cosa dire di questo capitolo? Ad essere
sincera temevo che non potesse sembrare verosimile, ma l'ispirazione mi
è venuta così e spero che possa piacervi in ogni
caso. Il titolo è liberamente tratto dal più
comune "verde di invidia". Non mi risultava esistesse un equivalente
per le gelosia, quindi mi sono inventata questa espressione di sana
pianta.
Non so precisamente quando
aggiornerò, ma credo di potercela fare prima di domenica.
A presto, grazie ancora a tutti voi!
Ernil:
Albus mantiene una sfumatura infantile anche in questo capitolo,
nonostante si vedano i primi segnali di "crescita". Sono felice di
essere riuscita a farti piacere il "mio" Percival ^^
Julia
Weasley: esattamente come hai detto tu, la gelosia
è una brutta bestia... e qui sopra, come hai potuto leggere,
è diventata ancora più radicata! Nel prossimo
capitolo penso che arriverà il tanto atteso "Aberforth
partecipe", quindi spero di non deludere le tue aspettative.
E mi sento realizzata nello scoprire che Percival si
è già aggiudicato due fans! ^^
quigon89:
grazie mille per i complimenti, è bello sapere che ci sono
ancora persone attente ai dettagli più insignificanti come
può esserlo un titolo (cosa su cui tutte le volte che devo
pubblicare una fanfiction mi scervello nonostante la metà
della gente non ci faccia assolutamente caso). Spero che
anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!
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Capitolo 5 *** Il potere dei nomi ***
5.
Il potere dei nomi
Prompt: 092. Natale
Periodo: inverno
1887
Rating: Verde
Narratore: Esterno
Genere: Generale
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Kendra Silente, Percival Silente,
Altro Personaggio (nonna Rosalie e nonno Alfred)
Tutta la famigliola era raccolta attorno alla tavola imbandita e
coperta dalla tovaglia rossa con le foglie di agrifoglio. Da che Albus
ricordasse era sempre stata lì ogni giorno di Natale.
Nonna Rosalie era seduta al suo fianco e lo separava da suo fratello
Aberforth, mentre suo padre, sua madre e il nonno erano posizionati di
fronte a loro.
Un festeggiamento intimo, come tutti gli anni.
Pochi ma buoni, soleva ripetere nonno Alfred ogni
qualvolta uno dei due
nipoti osservasse che i loro compagni di asilo raccontavano sempre di
cenoni sfarzosi per più di quaranta persone.
- Mi passeresti le patate, nonna? – chiese gentilmente Albus,
sorridendo all’anziana donna.
Aberforth gli fece la linguaccia di nascosto da tutti.
Non era un segreto la rivalità che si era creata tra i due
bambini, forse dettata dal fatto che Albus avesse iniziato ad essere
impeccabile nei comportamenti, nelle risposte e in ogni singolo
dettaglio mentre il fratello minore non riusciva a sostenere una tale
competizione.
Naturalmente Kendra e Percival non si erano accorti che
quell’atteggiamento aveva avuto origine due anni prima,
quando il
loro primogenito aveva quasi giurato che avrebbe fatto cambiare loro
opinione a proposito del secondogenito.
- Ho una buona notizia per tutti… - iniziò a dire
Kendra, sfiorando con dolcezza il braccio di suo marito.
- Davvero? Sentiamo… - rispose Alfred, lisciandosi con aria
interessata i lunghi baffi rossi screziati di fili argentei per la
vecchiaia.
- Questo Natale ci porterà un regalo che però
arriverà realmente verso il mese di luglio… -
continuò timidamente lei, arrossendo davanti agli sguardi
confusi dei figli - …signor Alfred, signora Rosalie,
diventerete
nonni per la terza volta! –
Sorrisi soddisfatti attraversarono i visi dei due coniugi, mentre
Percival riempiva i calici di spumante per brindare.
- Questo vuol dire che avremo un altro fratello? – intervenne
Albus, assicurandosi di aver capito bene.
- Esatto, Al… non siete felici? –
- Io lo sono solo se il nuovo fratello non sarà rompipalle
come
lui! – commentò Aberforth con tono infastidito.
- Non dovresti essere così maleducato, signorino!
– lo rimproverò severamente Rosalie.
- Per questa tua uscita poco adatta a una persona a modo, questa sera
non mangerai il pudding – decise severamente Percival,
forse
per non sfigurare davanti ai suoi genitori.
- Sempre meglio non mangiare il dolce che essere un leccapiedi come
Albus! – mormorò il ragazzino.
Gli adulti sembrarono inorridire, mentre il bambino più
grande
incassò gli insulti con classe.
Sembrava quasi che quelle parole
gli scivolassero addosso come acqua su un impermeabile.
- Vai subito in camera tua, Aberforth Joseph Victor Sean! –
esclamò Percival, alzandosi in piedi con il viso rosso per
l’indignazione.
Senza replicare, il bambino obbedì con
un’espressione disgustata sul viso.
Più tardi, quella sera, ad Aberforth fu concesso di tornare
in
compagnia dei suoi parenti per scartare i regali di Natale.
Sembrò ottenere una piccola rivincita sul fratello quando
tra le
sue mani cadde un magnifico modellino di mago a cavallo di una scopa.
Il libro ricevuto da Albus non era nemmeno lontanamente paragonabile a
una rarità simile.
- Grazie, nonni! – disse Aberforth entusiasta, godendosi ogni
singolo momento in cui il fratello lo guardò con invidia
malcelata.
- Ora, bambini miei, volevamo chiedervi che nome vorreste dare al
vostro futuro fratellino – disse Kendra con un sorriso
rilassato
per l’educazione dimostrata da entrambi i bambini.
Albus alzò lo sguardo dal libro in cui si era immerso,
mostrando la sorpresa che illuminava i suoi occhi.
- Vuoi dire che possiamo scegliere noi due dei quattro nomi? –
- Esatto, è proprio così –
confermò Percival, sorridendo a sua volta.
- A me piacciono Richard o Bartholomew! – urlò
subito Aberforth.
- E a te, Albus caro? – intervenne Rosalie con gentilezza.
- Tom e Severus –
- Nomi alquanto singolari – osservò Alfred
– ma densi di significato –
- E così sia! – disse Kendra con tono deciso
–
Richard, Bartholomew, Tom e Severus… vedremo cosa potremo
fare
per armonizzare due di questi con altri nomi… -
Albus sembrava pensieroso, non sapeva cosa l’avesse spinto a
dire
quelle due parole che non gli ricordavano nessuna esperienza precedente.
- Ti senti bene, Al? – chiese il padre, vedendo che era
impallidito di colpo.
- Forse ho mangiato troppo – replicò debolmente il
bambino.
Non sapeva che quei due nomi avrebbero segnato in modo irrimediabile la
sua vita.
Note
dell'autrice
Un grazie di cuore a tutti voi che continuate a
leggere
questa raccolta e che avete la pazienza di aspettare i miei
aggiornamenti!
Come promesso, sono riuscita a postare questo
capitolo prima di domenica, e già mi ritengo soddisfatta.
Un ringraziamento speciale va a _Mary ,
che ha spostato la
storia tra i Preferiti, e Veronica
Potter Malandrina che l'ha aggiunta tra
le seguite.
Non so come mi sia uscito questo capitolo -
probabilmente
è frutto della pazzia sviluppata nelle ore passate a
studiare
durante gli ultimi giorni - ma dato che sono un'amante delle cose
strane, ho deciso di aggiungerlo comunque.
Al massimo questa volta riceverò
commenti negativi, va bene lo stesso. ^^
A presto, grazie per la vostra continua presenza!
Julia
Weasley: ed ecco spuntare Aberforth - questa volta in
versione
parlante - anche se limitato a qualche sporadica battuta. Ma
spero
che come inizio possa bastare. Hai ragione, in effetti anch'io faticavo
molto ad immaginare Albus come bambino, ma mi sembrava divertente
l'idea di descriverlo in questo modo inusuale.
_Mary:
non ti preoccupare per le recensioni, le ho lette lo stesso entrambe e
così faccio una risposta unica. Prima di tutto, grazie per i
complimenti. Riguardo ad Albus, il mio intento era esattamente quello
di "anticipare" quello che poi diventerà in futuro,
descrivendo gradualmente la ragione che ha provocato un cambiamento nel
suo carattere. Mi dispiace di averti ricordato filosofia con il titolo,
ma ti garantisco che quando inizierai a studiare Aristotele inizierai
ad amare i presofisti (o forse no...questione di gusti! ^^)
Veronica
Potter Malandrina: grazie per i complimenti! Sono felice
che ti sia piaciuto questo tratto dell'infanzia di Albus, se ti va
lascia il tuo parere anche per questo capitolo.
Erika91:
all'inizio anch'io non vedevo Albus come un bambino capace di provare
gelosia o sentimenti negativi, poi mi sono detta "ma anche lui, in
tenera età, è stato umano proprio come noi....
con pregi, ma soprattutto difetti". Questo motiva la mia scelta ^^
Grazie comunque per avermi resa partecipe del tuo parere!
Ernil:
una delle più grandi soddisfazioni per una
scrittrice credo sia sapere di essere riuscita a rendere interessante
una delle sue storie...quindi mi ritengo soddisfatta! Come ho scritto
qui sopra ad Erika91, la gelosia è giustificata - almeno
nella mia mente - da una convivenza di forze e debolezze in un bambino,
per renderlo più umano e realistico.
quigon89:
spero che la tua sorpresa sia stata in senso positivo ^^
Per la gelosia di Albus, ripeto le due risposte date qui sopra - un
bambino è a mio parere caratterizzato da un carattere ben
lontano dalla semiperfezione che poi raggiungerà il Silente
adulto - per Kendra, invece, posso solo risponderti che mi
sentivo anch'io del tuo stesso parere prima di mettere questi episodi
su carta, ma poi le mie dita hanno deciso diversamente. E probabilmente
questa Kendra affettuosa potrebbe anche trasformarsi, nel momento
opportuno, in una donna rigida e severa... ma forse non con i suoi
adorati figlioli.
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Capitolo 6 *** Un soffio di vita ***
6.
Un soffio di vita
Prompt: 054.
Aria
Periodo:
primavera 1888
Rating:
Giallo
Narratore: Esterno
Genere: Generale,
Sentimentale
Personaggi: Aberforth
Silente, Albus Silente, Kendra Silente, Altro Personaggio
Albus stava pacificamente leggendo un libro in giardino, come era ormai
sua abitudine, quando il rumore della porta d’ingresso che
sbatteva lo riscosse dalla sua occupazione.
Rumori sospetti si susseguirono rapidi, fino a quando suo fratello non
si presentò davanti a lui tutto agitato.
- Albus! Nostra madre urla come sotto Cruciatus e papà non
c’è! Cosa dobbiamo fare? –
Per un attimo venne invaso dal panico che sentiva trasparire anche
dalla voce di Aberforth, poi chiuse lentamente il libro e gli occhi e
si mise a riflettere.
- Albus, pezzo di cretino! Non abbiamo tempo da perdere! –
- Sto pensando, Forth. Taci. –
Il suo tono autoritario e deciso chiuse la bocca persino agli uccellini
che cinguettavano celebrando quel caldo giorno di maggio.
Dopo qualche
secondo, Albus si alzò in piedi e rientrò con
calma in
casa.
Le urla della donna si sentivano distintamente, ma il ragazzino le
ignorò spudoratamente mentre scriveva con cura una lettera e
poi
tornava in giardino per affidarla al loro gufo domestico.
Vide Aberforth sotto l’albero che piangeva disperatamente,
mentre
mugolava che loro madre sarebbe morta presto per colpa di
“quell’idiota di suo fratello”.
Albus sorrise divertito davanti a quell’insinuazione, mentre
guardava il gufo volare alto trasportato dal vento nel cielo terso.
Rientrò in casa, arrampicandosi in piedi sulla sedia prese
una fialetta dallo scaffale più
alto della cucina, salì al piano superiore e aprì
la
porta della stanza da dove arrivavano le urla.
- Mamma, respira profondamente – ordinò
pacatamente lui, tenendosi a debita distanza.
- Albus, non ce la faccio! – strillò la donna,
imbarazzata
anche per essere sotto lo sguardo di suo figlio in quelle condizioni
penose – Non ce la faccio! –
- Mamma, è solo questione di aria… devi solo
respirare,
in attesa che arrivi la Guaritrice Nicole… - la
blandì
lui con ferma dolcezza.
- Non… ce la faccio… - ansimò Kendra,
smettendo per un attimo di tagliare il silenzio con urla laceranti.
- Ecco, brava, esattamente così! – la
incitò il
bambino – Aria dentro, aria fuori… vedrai che
finirà presto! –
Le appoggiò sulle labbra la fialetta di vetro appena
stappata, facendole scivolare il liquido in gola.
Bastarono pochi secondi per acquietare tutto.
Nel silenzio alternato solo da respiri affannati, si sentì
distintamente il pianto sconsolato di Aberforth.
Poi tutto tacque,
interrotto solo dallo scattare della serratura di una porta.
- Albus… è arrivato… Percy?
– sussurrò la donna con sguardo speranzoso.
Prima che il bambino potesse accertarsene, entrò nella
stanza una signora di mezza età con i capelli scarmigliati.
- Accidenti, non mi aspettavo che... così presto…
- esordì lei agitata.
Improvvisamente il suo sguardo mutò in sorpresa quando vide
che
la sua paziente sembrava calma e il bambino che la fissava aveva
un’espressione intimamente soddisfatta dipinta sul volto.
- Ma come…? –
- Albus mi ha dato una pozione calmante per guadagnare tempo
–
spiegò Kendra, tutta sudata ma con il viso illuminato da un
debole sorriso.
- Giovanotto, vai fuori! – ordinò la Guaritrice
con voce
severa, anche se decisamente impressionata – Questa non
è
roba da uomini! –
Albus obbedì e uscì dalla stanza senza replicare.
Si
sedette davanti alla porta chiusa, ascoltando senza battere ciglio le
voci concitate che provenivano da poco lontano.
Dopo ore di attesa trascorse a fissare la maniglia lucente, con la
pelle accarezzata dalla dolce brezza primaverile che entrava dalla
finestra aperta, finalmente sembrò esserci una
novità.
La Guaritrice apparve davanti a lui con un sorriso stanco e gli fece
segno che era finito il suo piccolo esilio.
Albus si precipitò nella camera dei genitori e non
poté
fare a meno di sorridere a sua volta nel vedere l’armonia che
si
percepiva tra sua madre e il piccolo miracolo che teneva in braccio.
- Si chiamerà Tom o Severus, mamma? –
- Nessuno dei due, tesoro… - Kendra ridacchiò
davanti
alla sua espressione leggermente delusa – Ma solo
perché
è una femmina! –
Una sorellina.
Nessuno si aspettava quella sorpresa.
Proprio come nessuno si aspettava che sarebbe nata due mesi prima del
previsto.
- Allora come la chiameremo? –
- In fondo è merito tuo se è nata, Al –
osservò orgogliosamente la donna – a te che nome
piacerebbe? –
Il bambino si mise a pensare intensamente, ma quando un soffio di aria
gli sfiorò il collo con dolcezza si accorse che fin
dall’inizio non aveva avuto alcun dubbio.
- In onore di questo gentile vento di maggio, io la chiamerei Ariana
–
Gli occhioni grigi della neonata si spostarono verso il suo fratellone,
come per magia.
- Ariana… leggera e pura come la brezza di
maggio… -
Lo sguardo di Kendra brillò, mentre ammirava
alternativamente la sua piccola e la sua ormai grande creatura.
Albus non si era mai sentito così felice come in quel breve
momento della sua vita.
Note
dell'autrice
Non avrei scommesso mezzo centesimo sul fatto
che avrei descritto in questo modo la nascita della piccola Ariana, ma
ormai le mie dita hanno deciso e mi sembra sciocco cancellare come se
niente fosse.
Vi lascio questo capitolo come "regalo" per la
settimana che verrà, dato che temo mi sarà molto
difficile aggiornare prima di venerdì..
Naturalmente ci proverò, ma non
grantisco nulla... per questo ho postato così presto oggi!
Ringrazio, come ormai da tradizione, i miei
fedeli lettori (siete magnifici, davvero!), in particolare Miss Rainbow e Ginevra
Sofia Dajora per aver aggiunto questa storia tre le loro
seguite.
Come ultima cosa, prima di rispondere alle recensioni, vi invito - solo
se volete, ovviamente - a dare una sbirciatina alle mie altre
fanfiction.
Fine della pubblicità ^^
A presto, grazie per il continuo supporto!
Julia
Weasley: infatti ecco arrivare la femminuccia tanto
attesa... ora la famiglia è al completo! Non so come mi sia
venuto in mente di far dire ad Albus proprio quei due nomi (anzi, in
teoria lo so, ma è una giustificazione sciocca... se vuoi
saperlo, leggi la risposta che ho dato qui sotto a Ernil) e quindi gli
ho attribuito una dote che magari non aveva... sempre più
perfetto, sempre più lontano da Aberforth. Ma per fortuna
c'è sempre qualcuno che tifa per lui! ^^
_Mary:
il regalo di Natale è stato scartato, Aberforth
e Albus si sono "beccati" di nuovo... beh, diciamo che le cose restano
collegate anche in questo capitolo! E la Divinazione, in
effetti, sarà uno dei fili conduttori della sua vita, povero
Al...
Miss
Rainbow: sono felice che ti stia interessando,
grazie per il commento!
quigon89:
questo è uno dei problemi della storia... uno sa
già come finisce, ed è un peccato! Ma mi
dispiacerebbe stravolgere la vita delineata dalla Rowling, per questo
cerco di essere fedele il più possibile senza cadere nello
"scontato" (o almeno spero). In effetti hai ragione, i nonni
solitamente sono più affettuosi, ma considerando che poi
teoricamente dovrebbero sparire nel nulla (non vengono citati nel libro
scritto dalla Skeeter) era molto più funzionale farli
così, un po' distaccati e non molto presenti.
Veronica
Potter Malandrina: Aberforth è maleducato,
è vero, ma la gelosia lo giustifica ^^ i nomi sono stati
accuratamente scelti a caso, quindi diciamo che sono stata fortunata.
Ernil:
felice che ti sia piaciuto questo "assaggio di scontro"...
e poi certo che sei libera di criticare! ^^ I nomi sono davvero un po'
azzardati, ma ero partita già dall'inizio del capitolo con
l'idea martellante di dover far dire ad Albus due nomi che
sarebbero poi appartenuti a personaggi determinanti. Tom, come hai
detto tu, è abbastanza comune e ci sta senza problemi.
Purtroppo, dall'estrazione che ho fatto, al posto di un altro nome
comune come "Harry", "James" o "Gellert" (no, forse Gellert no XD)
è uscito questo. La sorte ha deciso
così. ^^
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Capitolo 7 *** Attimi di perfezione ***
7.
Attimi di perfezione
Prompt: 007.
Giorni
Periodo:
estate 1892
Rating: Verde
Narratore: Albus
Silente
Genere:
Generale
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente,
Percival Silente, Altro Personaggio
“Mancano solo pochi giorni, Al… è
questione di giorni!”
Continuavo a ripetermi questo mentre passeggiavo nervosamente per
Diagon Alley in compagnia della mia famiglia.
Era il giorno del mio undicesimo compleanno e alcune settimane prima
avevo ricevuto la lettera di ammissione alla Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts.
Con quel pezzo di carta erano stati coronati i miei sogni di infanzia.
Non stavo più nella pelle, fosse stato per me sarei
già
stato ad aspettare l’Espresso di Hogwarts davanti al binario
9 e
tre quarti, ma cercavo di mantenere un’aria composta e
dignitosa.
Era dura essere il fratello maggiore di un ragazzino sfrontato e
scapestrato e di una dolce sorellina influenzabile. Dovevo per forza
dare il buon esempio, dato che Aberforth sembrava non avere la minima
intenzione di comportarsi a modo.
- Albus, cosa vorresti per il tuo compleanno? – chiese
improvvisamente mio padre, mentre ci dirigevamo da Boiseres per
scegliere la mia bacchetta.
- Per me va bene anche così, papà… il
regalo
più bello è stato senza dubbio essere stato
chiamato a
Hogwarts! – replicai con un sorriso tenue.
Sentii Aberforth, che era dietro di noi, farmi il verso. Lo ignorai con
dignità.
“Solo giorni, Albus… una manciata di ore e sarai
in un
posto in cui ti apprezzeranno al massimo delle tue
capacità… “
Ci fermammo tutti davanti all’insegna del negozio di
bacchette,
la mia mano tremava nervosamente per l’adrenalina che mi
scorreva
nelle vene.
- In ogni caso, Albus caro, credo che sia opportuno prenderti un
regalo… undici anni sono importanti… -
osservò mia
madre sorridendo, mentre risistemava il fiocchetto sulla testolina
della piccola Ariana.
- Ne riparleremo, mamma… - risposi con cautela, aprendo la
porta di legno scuro.
Entrammo tutti e cinque nel negozio dall’aria impolverata, un
signore di mezza età ci squadrò curioso. I suoi
occhietti
penetranti sembrarono leggere fin dal primo sguardo di quale bacchetta
avrei potuto avere bisogno.
- Ragazzino in età da Hogwarts, vero? – chiese
allegramente, suscitando il mio sorriso pacato e uno sbuffo da parte di
Aberforth.
- Avanti, vieni, ragazzo! Ci penso io a darti quello che ti
serve… -
Prese una delle infinite scatoline che stavano alle sue spalle e ne
tirò fuori una lunga bacchetta castano chiaro con
l’impugnatura rossa.
- Una delle mie ultime creazioni, neanche avessi potuto prevedere in
anticipo che sarebbe arrivato! – commentò
all’indirizzo dei miei genitori.
Gli risposero con cenni educati, mentre appoggiavo le mie dita con
esitazione sull’oggetto del mio desiderio. Appena la presi in
mano in un impeto di coraggio, la bacchetta sprizzò numerose
scintille dorate.
- Esatto, esatto! È perfetta! – esultò
lui,
saltellando sul posto – Nocciolo, anima di dente di Vampiro,
dodici pollici, impugnatura in rubino temperato! –
Mi aveva sorpreso, non credevo sarebbe stato tutto così
rapido.
Lo osservai con aria interrogativa, mentre lui non smetteva di ripetere
di cosa era composta la bacchetta. A cosa mi sarebbe servito saperlo,
in fondo?
Mio padre gli allungò i Galeoni dovuti e uscimmo
immediatamente nella strada affollata.
- Cosa ne diresti di un animale da compagnia per il tuo compleanno?
– suggerì mia madre, mentre io continuavo ad
ammirare il
pezzo di legno che mi riluceva nelle mani.
Finalmente avrei potuto incanalare la potenza magica che mi sentivo
esplodere dentro.
“Ma mancano ancora dei giorni, Albus, abbi
pazienza…”
Per fare felice i miei genitori, annuii con aria entusiasta davanti a
quella proposta. Nel giro di pochi minuti mi spinsero gentilmente nel
Serraglio Stregato, il secolare negozio di animali di Diagon Alley.
- Posso aiutarvi? – borbottò un commesso annoiato,
mentre
riponeva in una scatola di cartone una specie di ranocchio pieno di
escrescenze.
- Nostro figlio vorrebbe un animale – esordì mio
padre con
calma, invitandomi a scegliere una delle diverse specie che popolavano
lo spazio attorno a noi.
- Gatto, gufo, civetta, rospo…? –
indagò lui
sbuffando, come se avesse fatto quella domanda già centinaia
e
centinaia di volte nella stessa giornata.
- Non saprei… - mormorai timidamente - …lei cosa
mi consiglia? –
- Abbiamo dei conigli mannari appena arrivati –
- Non credo che sia permesso introdurli a Hogwarts –
osservò mio padre aggrottando le sopracciglia.
Mi guardai in giro indeciso, fino a quando i miei occhi non
incontrarono un uovo dorato appoggiato su una specie di cuscino di
velluto.
- Quello cos’è? – chiesi indicandolo con
interesse.
- Ah, quello? – ripetè il commesso – A
dire il vero
non lo sappiamo, lo teniamo lì per bellezza… -
- Possiamo prenderlo, papà? –
Tutti gli occhi dei presenti si puntarono sbalorditi su di me.
- Albus, sei sicuro di volere un uovo e non un altro animale? Quello
non ti farà compagnia… - commentò mia
madre, con
la fronte corrugata dal dubbio.
- Sono sicuro – risposi con una decisione che sorprese anche
me stesso.
Il commesso fece spallucce e mise sul bancone davanti a noi il cuscino
di velluto compreso di uovo dorato.
- Fanno dieci Zellini – ci informò, mentre sentivo
che si stava chiedendo cosa ci trovassi in quell’uovo.
Me lo chiedevo anch’io, ad essere sincero, ma qualcosa dentro
di
me mi diceva che dentro era molto di più di quello che
sembrava
dall’esterno.
Papà pagò il mio regalo di compleanno e io uscii
tutto
felice dal negozio con il cuscino appoggiato sulle braccia, mantenendo
orgogliosamente la mia conquista alla vista di tutti.
“E tra pochi giorni, Hogwarts!” mi ricordai, mentre
un
raggio di sole si rifletteva sulla lucida superficie luminosa del
guscio “Potrebbe mai andare meglio di
così?”
Note
dell'autrice
Buongiorno a tutti! Sono tornata con questo
nuovo capitolo, il primo raccontato direttamente da Albus cbe da questo
momento diventerà il narratore principale della storia a
parte qualche rara occasione.
Nei giorni che seguono, grazie al ponte di
Halloween, credo che aggiornerò ancora un paio di volte -
sperando di poter dedicare alla scrittura il tempo che mi sono
prefissata.
Ringrazio tutti voi che continuate a leggere,
spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento!
Julia
Weasley: Ariana me la immagino come una bambina
tenerissima, anche se per un bel po' non le potrò dare un
ruolo di spessore. Credo che affronterò dettagliatamente
alcuni episodi della sua infanzia più avanti, proprio come
farò per Aberforth.
Ernil:
soddisfatta di essere riuscita a sorprendere, è
proprio il mio obiettivo per mantenere vivo l'interesse su una storia
che è praticamente già stata scritta. Grazie per
i complimenti!
quigon89:
nessun problema per la riflessione, mi fa piacere sapere
cosa pensano i miei lettori ^^ Forse Albus non ha mai pensato di poter
diventare Guaritore, ma chi lo può sapere... a volte il
destino decide per noi (anche questo, chi lo può sapere?
XD). Ariana - quella con una parte attiva - arriverà molto
più avanti, ma magari riuscirò ad inserire un
capitoletto nel mio "programma" già stilato.
Veronica
Potter Malandrina: felice che ti sia piaciuta! Ecco invece
arrivato un capitolo sugli acquisti scolastici di Albus, se vuoi fammi
sapere cosa ne pensi!
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Capitolo 8 *** Basta una parola ***
8.
Basta una parola
Prompt: 088.
Scuola
Periodo:
estate 1892
Rating: Giallo
Narratore:
Albus Silente
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth
Silente, Albus Silente, Kendra Silente, Percival Silente, Altro
Personaggio (Jason Thrills)
La mattina del 1 settembre 1892 mi svegliai alle cinque del mattino,
temendo di poter arrivare in ritardo alla stazione di King’s
Cross dove avrei dovuto prendere il treno diretto a Hogwarts.
Mi preparai in fretta e furia, facendo un trambusto infernale e
svegliando quindi mio fratello Aberforth con il quale condividevo la
camera.
- Ma sei impazzito? Ti rendi conto di che ore sono? –
sibilò, tornando a seppellire la sua testa sotto il cuscino.
Non gli diedi ascolto, mentre controllavo febbrilmente il contenuto del
mio baule. La sera precedente avevo steso una lista accurata a
proposito di ogni singola cosa che avrei dovuto portarmi.
Era fondamentale che tutto fosse perfetto, per me.
Trascorsi in ansia le quattro ore che mancavano prima del momento della
mia partenza, rifiutandomi di mangiare la colazione e di lasciare a
casa alcuni dei libri che avevo stipato a decine nel baule.
Erano tutti indispensabili, sapevo che solo all’interno della
Scuola avrei potuto fare magie senza essere richiamato dal Ministero e
volevo approfittarne per aumentare in maniera esponenziale le mie
abilità.
Modestia a parte, i miei parenti mi conoscevano già come
bambino prodigio.
Ero stato fin dalla nascita completamente capace di controllare la mia
magia e non si erano mai verificati casi di incantesimi accidentali
come invece accadeva spesso per mio fratello.
Sapevo che la mia padronanza della magia era non una cosa comune
perché era scritto nel primo capitolo
dell’Antologia degli
Incanti, volume I.
- Albus, ma a cosa ti servirà mai Origini dell’Alchimia?
– chiese esasperato mio padre, mentre controllava
perché
il mio baule pesasse circa mezzo quintale.
- Papà, quello è il mio libro preferito!
– gli comunicai con voce allarmata.
- L’hai detto anche dei precedenti cinque –
osservò
Aberforth con un ghigno, mentre mangiava voracemente la sua colazione.
- Perché è la verità –
Alla fine tutti si arresero all’evidenza che avrei portato
mezza
biblioteca nei miei bagagli e alle otto in punto ci dirigemmo verso la
vicina stazione di Londra.
Quando arrivammo sul binario 9 e tre quarti, dopo aver attraversato la
barriera magica, mi sentivo tremendamente eccitato.
Il treno rosso
riluceva davanti a me e una moltitudine di altri ragazzi mi passava
davanti.
Notai alcune ragazze piuttosto carine, ma dentro di me avrei deciso che
Hogwarts non sarebbe stato il posto dove avrei fatto fiorire i miei
amori giovanili. Per me sarebbero esistiti solo i compiti, il duro
studio e la concentrazione.
Nient’altro.
Il viaggio in treno passò abbastanza rapidamente, mentre
nella
testa mi si sovrapponevano le raccomandazioni di mia madre.
“Rispetta i professori”
“Non accettare pozioni dagli sconosciuti”
“Fai del tuo meglio e dimostra a tutti che sei
l’undicenne più speciale del mondo
magico”
Tutte cose che avrei portato a termine anche se non mi fossero state
dette.
Seduto da solo in uno scompartimento, mi chiesi numerose volte in che
Casa sarei stato smistato.
Era l’unica cosa che mi rendeva inquieto, dato che mia madre
era una Corvonero e mio padre invece un Grifondoro.
Temevo di deludere uno dei due, ma non avevo preferenze per nessuna
Casa in particolare.
Quando un ragazzo, decisamente più grande di me,
entrò
nel mio scompartimento facendo un baccano tremendo, lo fulminai con il
mio migliore sguardo di rimprovero.
- Ehi, piccoletto, che hai da guardare? – mi
apostrofò con strafottenza.
- Non è educato disturbare la quiete altrui –
- Ma come parli, eh? – sbottò lui, come se gli
avessi
rivolto la parola in aramaico – Non dirmi che sei uno di quei
primini di merda che credono di entrare a scuola e poter stravolgere la
gerarchia! –
- Mi sorprende che un individuo come te sappia il significato della
parola gerarchia… o forse ne utilizzi a sproposito il
significante? – osservai pacatamente.
Il ragazzone mi guardò interdetto per qualche minuto buono,
prima di sfoderare la bacchetta.
Evidentemente, anche senza aver capito la mia frase, si era sentito
insultato.
- Adesso ti faccio vedere io, moscerino! – urlò
aprendo la porta dello scompartimento.
Numerosi studenti, attirati dal rumore, si avvicinarono a quel punto
del treno.
Fronteggiai il suo sguardo ardente con calma e freddezza, estrassi a
mia volta la bacchetta.
- Silencio – mormorai prima che potesse anche solo pensare a
una fattura da scagliarmi addosso.
Il mio avversario si ritrovò senza voce, guardò
imbarazzato la gente che ci guardava, scappò a gambe levate.
Intuii che non fosse onorevole essere sconfitto da un primino come il
sottoscritto.
- Sei forte, ragazzino! –
- L’ha fatto davvero! Oh cielo, è mitico! -
- Hai chiuso la bocca a Jason Thrills, batti cinque! –
Con una sola parola mi ero creato uno stuolo di ammiratori decisamente
più vecchi e istruiti di me.
Con una sola parola venne anche deciso il mio destino in quella scuola.
- Grifondoro! –
Sarebbe stata la più importante della mia vita.
Note
dell'autrice
Buon Halloween a tutti, miei cari
lettori! Come promesso, eccomi qui con un aggiornamenteo rapido che -
purtroppo - non ha nulla a che fare con la festa di questa sera... ma
ci si accontenta, non è vero?
Albus, come previsto, è
stato Smistato a Grifondoro. Ora ho assolutamente bisogno di qualcuno
che mi dica se nella saga c'è una parte in cui si specifica
la Casa a cui verrà assegnato Aberforth. Spulciando vari
siti ho trovato Grifondoro anche per lui, ma mi sembra di non aver
letto niente di "ufficiale" al proposito. Se
qualcuno riuscisse a chiarirmi questo dubbio, gliene
sarei davvero grata!
Ringrazio tutti voi che mi seguite, in
particolare PirateSDaughter
che ha aggiunto la storia tra le seguite, e ora scappo per
rispondere alle recensioni.
Ancora buon Halloween a tutti! ^^
_Mary:
e io che pensavo di essere lenta! ^^ Questa
velocità è solo un'eccezione, quando
ritornerò a scuola sarà solo un lontano miraggio.
Grazie per i complimenti, sono felice che continui a piacerti! La parte
"triste" arriverà un pochino più avanti, per ora
lasciamo che Albus si goda qualche anno di meritata felicità.
ThePirateSDaughter:
grazie per i complimenti e per aver avuto la pazienza di riprendere a
leggere dall'inizio. Se ti va, fammi sapere anche nei prossimi capitoli
cosa ne pensi ^^
quigon89:
saltello dalla gioia nel sentire che anche l'idea di Albus
come narratore sia stata azzeccata! Credevo fosse impossibile per me
entrare nella testa di un mago, addirittura maschio, ma alla fine
tentar non nuoce, giusto? Grazie per i complimenti, ^^
Ernil:
eh già, la prima persona. In principio non ne ero una grande
appassionata, ma da quando ho iniziato a scrivere fanfiction
è diventata la mia migliore amica ^^ Soddisfatta
dai tuoi complimenti, davvero grazie per il tuo continuo supporto!
P.S. Grazie anche per l'e-mail che mi hai mandato, è stato
un piacere recensire la tua one-shot.
Veronica
Potter Malandrina: la scommessa è stata
registrata... sarà vero o no? ^^ Grazie per il commento!
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Capitolo 9 *** Nuova di fiamma ***
9.
Nuova di fiamma
Prompt: 001.
Inizio
Periodo: inverno 1892
Rating: Verde
Narratore: Albus
Silente
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Altro Personaggio (Edward Weasley, Elphias Doge)
I primi quattro
mesi trascorsi a Hogwarts erano stati divini.
I professori,
anche quelli a
cui sembravo essere risultato antipatico a pelle, non avevano potuto
fare altro che ammirare il mio ottimo comportamento e il mio eccellente
rendimento scolastico.
I miei coetanei,
anche quei
Serpeverde che spesso insultavano senza farsi problemi i miei compagni
di Casa, mi portavano rispetto e facevano di tutto per rivolgermi la
parola o passare qualche minuto con me.
Gli altri
studenti di
Grifondoro, anche quelli dell’ultimo anno, mi invitavano alle
loro feste sottobanco dato che ero diventato “il ragazzino
che
aveva chiuso la bocca a Jason Thrills”.
Cosa dire di
Jason Thrills, invece?
Mi detestava
cordialmente, ma
non osava alzare mano o bacchetta su di me. Ero praticamente immune
alle vendette e agli insulti di ogni tipo.
Quella mattina
di dicembre, avrei dovuto prendere l’Espresso di Hogwarts per
tornare a casa.
Era
l’inizio delle
vacanze di Natale, ma confesso che fin dal primo momento in cui ci
avevo messo piede non avrei mai voluto lasciare quella scuola nemmeno
per quei pochi giorni.
- Sei pronto,
Al? – mi chiese Edward, il mio migliore amico.
- Vorrei
esserlo, Ed, ma
proprio non riesco a pensare a come cambierà la mia vita
quando
rimetterò piede in quel piccolo appartamento di
Londra…
ora appartengo a questo posto, per quanto mia madre insista nel dirmi
che sono il suo piccolino e cose varie! Per me sarà come
ricominciare, prima di tutto perché dovrò
abituarmi a
sopportare di nuovo Aberforth… –
- Fai ancora in
tempo a
tornare indietro – scherzò lui, mentre mi aiutava
ad
issare il baule sporco di neve nel vagone destinato ai bagagli.
- Lo farei, se
potessi… ma prevedo già una sfuriata per il fatto
che ho
scritto solo una pagina di lettera per avvisarli della data del mio
ritorno! – esclamai con calma esasperazione – E poi
voglio
vedere come è cresciuta Ariana… -
Alcune risate
argentine di
ragazze giunsero alle nostre spalle, ci voltammo per dirigerci sul
treno e incontrammo gli sguardi divertiti di Emily, Sarah e Caitlin. Si
facevano chiamare le Tricolours perché avevano le chiome di
tre
sfumature differenti di biondo.
Tutte e tre,
secondo gli ultimi pettegolezzi, erano mie ardite ammiratrici.
Naturalmente del
primo anno come me.
Edward
arrossì
violentemente sulle orecchie, una cosa che contrastò molto
con
la sua carnagione pallida e i capelli rosso fuoco. Diceva che era una
caratteristica tipica della sua famiglia.
- Non ti
piacciono, Al? – balbettò infine, quando fummo al
caldo e al silenzio in uno scompartimento vuoto.
- No, le trovo
frivole e prive di interesse –
- Ma se sono
stupende!
Dovresti dare una possibilità almeno ad una di
loro…
magari Caitlin, è così carina con quei suoi
occhioni blu!
-
- Mi sono
ripromesso che non
avrei dato peso a queste distrazioni futili – replicai
pacatamente io, vedendo che le tre di cui stavamo parlando passavano
proprio in quel momento davanti alla nostra porta, continuando
civettuole a ridacchiare.
- Ma se non ci
diamo peso ora, quando vorresti farlo? – mi fece notare lui
con sguardo sbalordito.
- La cosa
più importante, per quanto mi riguarda, è
l’istruzione! –
- Ma
l’istruzione
non… - iniziò a ribattere lui, interrotto
dall’entrata di un paio di ragazze Corvonero.
- Sono liberi,
quei posti?
– disse quella che non aveva un’espressione
imbarazzata,
scuotendo la lunga chioma di riccioli castani.
- Se non ce ne
sono altri,
sì – risposi io, facendomi più vicino
al finestrino
per dare loro modo di sedersi.
- Primo anno?
– chiese
lei, togliendosi la sciarpa e mettendosi vicino a me mentre la sua
compagna si accomodava di fianco a Edward.
-
Sì… Albus Silente, piacere! – mi
presentai, porgendole la mano.
La vidi
interdetta, poi
spalancò gli occhi con autentica sorpresa squadrando i miei
lunghi capelli ramati come se fossero stati una reliquia rara e bramata.
- Il famoso
Albus Silente?
– strillò con tono eccitato – Oh, cielo,
non pensavo
che avrei mai potuto conoscerti di persona! –
- Famoso? Al, da
quando sei famoso? – intervenne Edward con aria confusa.
- Beh, insomma,
popolare… - lo zittì la ragazza con
un’occhiataccia
infastidita – Io sono Malia Poshily, piacere! –
Mi strinse la
mano con decisione, ricambiai gentilmente e mi misi a guardare fuori
dal finestrino.
- Come fai ad
essere così abile, Albus? – continuò
Malia con tono estremamente interessato.
- Abile? Non mi
pare di aver
fatto niente di eccezionale – mormorai con calma, continuando
a
fissare la gente che passava vicino al treno.
- Niente?!
–
urlò una nuova voce femminile, la mora che fino a quel
momento
si era limitata a stare in silenzio – Tu hai zittito Jason
Thrills! –
- Quella
è storia
vecchia – risposi con tono pacato, rivolgendole un tenue
sorriso
che voleva invitarla a tacere. Non avevo voglia di discutere di me
stesso con nessuno, tantomeno con due ragazze più grandi di
me
che nemmeno conoscevo.
- Ma tutti ne
parlano ancora! – rincarò lei.
Non ricevendo
risposta, sembrò arrendersi all’evidenza.
Il sottoscritto
si
isolò in un silenzio eloquente, lanciando solo ogni tanto
qualche sguardo parlante al suo migliore amico.
Dopo qualche ora
di viaggio,
le due ragazze sembrarono stufarsi della nostra scarsa attenzione nei
loro confronti e si alzarono per cambiare aria.
Al loro posto, entrò a farci compagnia un altro ragazzo del
nostro stesso dormitorio.
Era Elphias Doge - io e Edward lo conoscevamo di nome e non di fatto,
perchè era timidissimo e non rivolgeva mai la parola a
nessuno.
In quei tre mesi passati a dormire nella stessa stanza e a frequentare
le stesse lezioni, non avevamo scoperto di lui niente di più
del suo nome.
Dopo qualche minuto, forse cullato dal monotono ronzare del treno, si
addormentò profondamente al mio fianco.
-
Non sapevo che fossi
diventato il nuovo idolo anche di quelle più grandi
–
commentò allora Edward, dando voce anche alla mia
perplessità.
- Infatti
pensavo che solo quelli del nostro anno e della nostra Casa mi
considerassero accettabile – osservai con calma.
- Sei troppo
modesto,
Al… quelli che hai citato ti considerano un mito, anche
perché lo sei, e ora anche tra gli altri si è
espansa la
tua fama! Tra poco avrai un’orda di ragazze stupende ai tuoi
piedi, ne sei consapevole? –
- Intendi in
aggiunta a tutte quelle del nostro anno? – sbuffai con aria
annoiata.
- Ma di che ti
lamenti? Non sai cosa darei per essere al tuo posto! –
- Allora te le
regalo,
Ed… ti ho già detto che non voglio distrarmi
dallo studio
– gli risposi con un sorriso.
Cadde di nuovo
un silenzio significativo tra noi due.
All’improvviso,
il rumore di qualcosa che si spezzava arrivò alle mie
orecchie.
-
Cos’è questo suono? – chiese Ed
allarmato.
- Non lo so,
davvero… -
Poi sentii del
liquido decisamente caldo colarmi sul petto e bagnarmi il maglioncino
coperto dalla giacca.
- Ed, mi sa che
sto sanguinando… -
- Scherzi?
– urlò lui, impallidendo come un cencio
– Come diamine hai fatto? –
Elphias sbarrò gli occhi, dando l'impressione di uno che
avrebbe voluto mimetizzarsi con il sedile.
Io
mi tolsi lentamente la
giacca, aspettandomi di vedere una larga macchia rossa sulla lana
grigia, ma non apparve niente di tutto questo.
Da una tasca
interna uscì un becco dorato e appiccicaticcio.
- Credo che il
mio uovo si sia schiuso – commentai con lo sguardo brillante
di felicità.
- Il tuo uovo?
Quello che tenevi sul cuscino di velluto? –
Annuii
lentamente, mentre
mettevo la mano nella tasca con cautela.
Ne estrassi una specie di
pulcino dalle piume rosse e arancioni dotato di un elegante becco. Era
tutto ricoperto da una patina trasparente che gli dava
un’aria
fragile. Gli occhietti neri sembravano studiarmi con attenzione.
- Al!
– strepitò
di nuovo il mio amico – Ma quella è una fenice!
Come
cavolo hai fatto a trovarla? –
- Ah,
è qualcosa di
sorprendente, vero? – replicai squadrando il volatile con
interesse – Davvero stupefacente… una fenice, non
ci avrei
mai pensato! –
Edward rimase a
fissarla a
lungo boccheggiando, mentre io tentavo di ripulirla meglio che potevo
con la cravatta della mia uniforme. Elphias sembrava aver visto un
fantasma, aveva il labbro inferiore tremante di un misto tra paura e
attrazione.
- Carina, vero?
– commentai, giusto per fare conversazione.
Edward non
rispose, continuando a fissare il mio nuovo animaletto con un misto di
ammirazione e incredulità. Il nostro "ospite"
annuì lentamente, lasciando piegare le sue labbra in un
leggero sorriso.
- Ed non
risponde, ma in
fondo ti vuole già bene, proprio come te ne voglio
io… -
dissi alla fenice – ti chiamerò Fanny, ti piace?
–
Ricevetti in
risposta un quieto pigolio che alle mie orecchie suonò
incredibilmente musicale.
- Questo
è l’inizio della tua vita, Fanny cara…
spero che ne passeremo tante insieme… -
In quel momento
arrivammo alla stazione di King’s Cross.
Note
dell'autrice
Buongiorno, miei adorati lettori! Ecco l'ultimo
capitolo prima del tanto temuto ritorno a scuola (addio aggiornamenti
lampo...)
Pensavo ci volesse qualcosa dedicato ai primi
tre veri amici della vita di Albus - tra cui un Weasley inventato di
sana pianta, ma non credo sia importante - e quindi ecco spuntare
questo capitolo.
Vi ringrazio per le vostre risposte a proposito
della Casa di appartenenza di Aberforth, quando dovrò
scrivere il momento del suo Smistamento cercherò di
specificare anche le varie motivazioni del suo inserimento in una della
quattro Case (ancora non ho deciso, ma le vostre recensioni mi hanno
dato numerosi spunti di riflessione).
Grazie anche per il vostro continuo sostegno, al
prossimo capitolo!
Ernil:
grazie per i complimenti, sono felice che tutto l'impegno che sto
riversando in questa storia stia dando i suoi frutti... e ammetto che
è bello sentirselo dire! ^^
quigon89:
chi non avrebbe affatturato volentieri il caro Thrills?
Lui è proprio il prototipo di persona irritante e sbruffona
che si trova spesso in giro. Purtroppo non potrò dare molto
spazio ai giorni di Albus a scuola - anche se avrei davvero voluto -
dovendo trattare anche numerosi episodi contenuti nei sette libri della
saga. Ma farò del mio meglio per non dimenticare nulla e al
massimo riprendere qualche ricordo scolastico più avanti.
Veronica
Potter Malandrina: Albus è semplicemente un
mito... ma è anche molto fortunato! Una fenice per dieci
zellini....quindi brava, hai vinto la scommessa! ^^
ThePirateSDaughter:
grazie per la tua continuità nel seguirmi,
allora! Spero di non averti delusa con questo nuovo capitolo ^^
Erika91:
grazie per i tuoi numerosi consigli, mi saranno fondamentali per
prendere una decisione (povero Aberforth, il suo destino è
nelle mie mani!). Grazie anche per i complimenti, cercherò
di continuare su questa linea sperando di non avere troppi problemi di
"ordine dei fatti" o cose simili.
Julia
Weasley: nessun problema per il ritardo ^^ Grazie anche a
te per i consigli, ne terrò contro quando
arriverà il terribile momento della decisione... altro che
Cappello Parlante!
_Mary:
grazie per i consigli riguardanti Aberforth, sarà una dura
lotta tra le Case per averlo. Sottolineare gli aspetti infantili di
Albus è forse la parte che mi diverte di più,
perchè lo avvicina all'essere umano - distaccandolo da
quell'aurea di "onnipotenza" che lo contraddistingue nei libri. Quindi
sono felice che ti sia piaciuto, grazie per i complimenti!
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Capitolo 10 *** Lacrime di bambina ***
10.
Lacrime di bambina
Prompt: 077.
Cosa?
Periodo:
giugno/luglio 1893
Rating:
Giallo
Narratore:
Albus Silente
Genere:
Generale, Triste
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente
- Ah, non vedevo l’ora di mettere il piede su questo magnifico treno!
– urlò Edward con tutto l’entusiasmo che
aveva trattenuto davanti a tutti gli altri studenti e ai professori
– E buttarmi sui profumati
sedili di un fresco
scompartimento tutto nostro! –
Così dicendo, si gettò comodamente sdraiato su un
sedile lasciando a me ed Elphias quello di fronte. Scuotemmo entrambi
la testa rassegnati, sapevamo bene l’effetto che
l’aria estiva aveva sul nostro amico.
- Su con la vita! Sembrate dei morti! – continuò a
strillare lui, con le guance rosse quasi quanto i suoi capelli.
- Solo tu sei così entusiasta di tornare a casa –
commentò Elphias con tono depresso – io se penso a
quello che mi aspetta vorrei essermi rinchiuso nello sgabuzzino delle
scope del Custode… -
- Perché, cosa ti aspetta? – chiesi io
distrattamente, mentre aprivo un libro che aveva lasciato a
metà.
Da parte mia non sembrava un gesto maleducato, dato che riuscivo a
leggere e conversare contemporaneamente senza perdere il filo del
discorso da una delle parti.
- Vacanze in famiglia – esalò lui con uno sbuffo
– in pratica, curare fratellini vari solo perché
sono il più grande –
- Quanto ti capisco! Che palle! – sbottò
esasperato Ed, rabbuiandosi improvvisamente.
- Non è poi così male essere il più
grande – mi intromisi io con un sorriso – si hanno
più responsabilità, si sa sempre cosa si deve
fare, si è più avanti dei propri fratelli!
–
E io ne sapevo qualcosa, essendo in continua competizione con Aberforth.
- E a te sembrano belle cose? – strepitò Edward
con aria scandalizzata.
- Perché no? A me piace essere responsabile –
confessai a cuor leggero, rivolgendo uno sguardo interrogativo
all’indirizzo dei miei due migliori amici che se la ridevano
sotto i baffi.
- Allora vuol dire che non hai mai dovuto affrontare una vera
emergenza, altrimenti non diresti così – disse
Elphias con voce tremante, forse temendo che potessi aggredirlo per la
sua insinuazione.
- Quindi, Albus, per la tua salute mentale ti auguro di avere
un’emergenza da affrontare per questa estate – mi
comunicò Ed con tono semiserio – perché
magari dopo quello capirai che è meglio vivere la vita da
bambino fino a quando potrai, senza continuare ad anticipare quella da
adulto! –
Gli sorrisi apertamente, ma le sue parole non mi scalfirono minimamente.
Ero certo che niente mi avrebbe fatto cambiare parere, fosse caduto il
mondo.
Ero da poche settimane tornato a casa per le vacanze estive e
già non sopportavo più quello spocchioso di mio
fratello
Aberforth.
A volte sospettavo che ce la mettesse tutta per farmi perdere la mia
proverbiale calma.
- Forth, la vuoi smettere? – gli chiesi imponendomi di essere
gentile – Starei cercando di studiare! –
- Smettere di fare cosa? – replicò lui con un
lampo di
furbizia nello sguardo così terribilmente simile al mio
–
Sto semplicemente suonando! –
- Non potresti, molto gentilmente, andare da un’altra parte?
–
- Perché non ci vai tu? –
Sospirai, cercando di mantenere la calma.
“Conta fino a dieci, Albus, e rientra in casa…
lì forse troverai la pace che cerchi da
tempo…”
Obbedii alla mia coscienza, raccolsi i miei libri dall’erba
secca
del giardino dirigendomi verso la porta d’entrata. Ero deciso
davvero ad andare dritto a finire di studiare, ma la mia sorellina
Ariana era seduta sui gradini della porta principale con uno sguardo
vacuo che mi spaventò.
- Ary, ti senti bene, piccola? – le chiesi, inginocchiandomi
per essere alla sua altezza.
Lei scosse lentamente la testa, una lacrima rotolò
lentamente sulla sua guancia procurandomi una stretta al cuore.
- Cos’è successo, tesoro? – domandai
allora con voce
intrisa di triste dolcezza, gettando i miei libri a terra per prenderla
in braccio – Cosa c’è che non va?
–
- Non posso dirlo, Al… - sussurrò lei con voce
spaventata.
- Puoi dire qualsiasi
cosa al tuo fratellone Al, piccola… - la
incoraggiai, a mia volta terrorizzato dalle sue parole e dalle sue
lacrime.
Mamma e papà non erano in casa, mi ricordai che Ariana era
andata al parco con alcune amiche.
Avrebbe dovuto tornare solo quella sera, accompagnata dalla madre di
Michelle, perché era già lì davanti
alla porta
ridotta in quello stato?
- Non posso davvero, Al… - ripetè lei,
appoggiando la sua testolina rossa sulla mia spalla e bagnando la mia
maglietta con le sue lacrime.
In quel momento sentii i miei quasi dodici anni pesarmi addosso.
Solo io potevo fare qualcosa per quella fragile creatura, non sapevo
quando sarebbero tornati i miei genitori e non potevo aspettare tutto
quel tempo per toglierle dagli occhi quell’espressione che mi
angosciava.
L'augurio di Edward si stava molto probabilmente avverando.
- Facciamo una cosa, ti va? – le chiesi, cercando di
convincere
anche me di quello che avevo intenzione di fare – Usiamo il
Pensatoio di papà… ti aiuto a metterci dentro il
ricordo
di quello che è successo, così non
c’è
bisogno che me lo dica tu, va bene? –
Ariana spalancò gli occhioni con sorpresa, ma
annuì lentamente.
- Forth! Forth, puoi venire un attimo? – lo chiamai con voce
carica d’urgenza.
Mio fratello arrivò, agitando baldanzoso in aria il suo
flauto,
ma si bloccò a metà gesto quando vide il faccino
sconvolto della nostra sorellina.
- Cos’è successo? –
- Lo scoprirò presto, se le dai un’occhiata mentre
vado a
cercare il Pensatoio di papà… rientriamo in casa,
però… -
Forth mi precedette, mentre io vi portai Ariana tenendola in braccio.
Li lasciai entrambi seduti sul divano in silenzio e così li
trovai dieci minuti dopo quando ridiscesi con in mano il pesante bacile
di pietra.
Lo appoggiai con cautela sul tavolino, estraendo poi la bacchetta.
Speravo che il trasferimento di ricordi non venisse interpretato come
una magia vera e propria, altrimenti sarei finito nei guai con il
Ministero per la Magia Minorile.
- Pensa a quello che vuoi farmi vedere, Ary… per il resto
farò tutto io… -
- Non voglio pensarci – replicò lei con voce
rotta, rifugiandosi tra le braccia di Forth.
- Tesoro, è questione di un millesimo di secondo…
ti
giuro che sarò rapido… - la blandii con voce
decisa.
La mia sorellina sembrò fidarsi di me, chiuse gli occhi
iniziando a tremare. Con gesto fulmineo le sfiorai la tempia con la
bacchetta a cui restò appiccicato un filo argenteo che
tuffai
nel Pensatoio.
- Vado io a vederlo, Forth… tienila
d’occhio… -
- Poi potrò vederlo anch’io? – chiese
lui con curiosità morbosa.
- Dipende da cosa c’è qui dentro –
risposi con
calma, anche se dentro di me avevo una paura terribile –
quindi
fate i bravi perché non so quanto ci metterò
–
E dopo queste parole mi tuffai nel liquido gassoso dei ricordi di
Ariana.
Dovevo assolutamente scoprire cosa l’avesse sconvolta in quel
modo.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti! Lottando contro i miei
compiti, sono riuscita a gettare rapidamente su computer questo
capitolo - che è una specie di preludio a quello che
seguirà.
Vi ringrazio come sempre, in particolare un
grazie a shakiko,
Strega_Mogana, gwydion e dream che hanno aggiunto la
storia tra le Preferite o le Seguite.
Non scrivo altro perchè sono davvero
di fretta, rispondo solo qui sotto alle vostre graditissime recensioni.
Perdonatemi se troverete qualche errore di battitura, in caso
segnalatemelo e lo correggerò appena mi sarà
possibile.
Al prossimo capitolo!
Julia
Weasley: esattamente, complimenti per l'intuito! Mi sono
davvero ispirata allo stereotipo della ragazza piena di sè
per le Tricolours, tanto non avranno chance con Albus ( e non credo di
anticipare molto dicendo questo).
Ernil:
no, non ho dimenticato Elphias, ma me lo immagino come un
ragazzino molto timido e un po' anonimo che non spicca molto nemmeno
nei racconti. Penso che seguirò il Canon, ma non aspettarti
più di qualche capitolo Shonen-ai perchè non mi
sento proprio in grado di scrivere del Yaoi puro. Comunque grazie per i
complimenti!
ThePirateSDaughter:
evviva Fanny, evviva Albus versione "studio-e-basta" ^^ grazie per i
complimenti e per il commento!
_Mary:
sono felice di essere riuscita a costruire Doge come da
copione, ma anche di aver azzeccato l'inserimento di Edward. Penso -
come ho detto a Ernil - che seguirò il Canon, ma limitandomi
a cose molto soft perchè non è proprio il terreno
in cui mi sento più sicura.
quigon89:
bene, sono contenta che Edward abbia già un fan a
così poco tempo dalla sua nascita ^^ grazie per i
complimenti, sono felice che ti sia piaciuta la nascita di Fanny.
Nonostante la scuola eccomi qui, spero abbastanza presto... grazie per
il commento!
Veronica
Potter Malandrina: in effetti sono ragazze molto frivole,
ma cosa ci vuoi fare... nessuno è perfetto! ^^ Questo
capitolo riguarda il periodo delle vacanze estive di Albus, ma non
è un vero momento di spensieratezza... spero che ti piaccia
lo stesso!
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Capitolo 11 *** Crudele ingenuità ***
11.
Crudele ingenuità
Prompt: 022.
Nemici
Periodo:
luglio 1893
Rating: Arancione
Narratore: Albus
Silente
Genere:
Generale, Drammatico, Triste
Personaggi: Albus
Silente, Ariana Silente
Mi trovai a galleggiare nel liquido biancastro prima di atterrare
davanti al parco pubblico della periferia di Londra. Poco lontano,
sedute sull’erba, vedevo la mia sorellina e le sue amichette
che
chiacchieravano sorvegliate da una signora che riconobbi per la madre
di… Michelle?
Sì, probabilmente si chiamava così.
Mi avvicinai per sentire meglio la loro conversazione, sperai che
Ariana stesse così male solo per un futile litigio tra
ragazzine.
Anche se questo non spiegava come quella donna avesse potuto
essere così irresponsabile da lasciare che una bambina di
cinque
anni tornasse a casa da sola attraversando le pericolose strade della
capitale inglese.
- Volete un’altra fetta di torta, care? – chiese
con voce
flautata la signora, indicando con un coltello il dolce morbido
già metà mangiato.
- Sì, grazie, signora Prewett! – risposero in coro
due o tre bambine che la attorniavano, tra le quali Ariana.
- Va bene, ma questa è l’ultima altrimenti i
vostri
genitori mi accuseranno di avervi rovinato l’appetito!
–
osservò la madre di Michelle, sfoderando un sorriso
falsissimo.
Tagliò alcune sottili fettine di torta e le porse alle
bambine in alcuni delicati piattini di porcellana.
- Dove volete andare più tardi, care? –
- Al laghetto, mamma, al laghetto! –
All’improvviso pensai di aver capito il problema: le altre
volevano andare a visitare lo stagno che si trovava più a
fondo
nel parco, ma Ariana aveva paura delle papere e probabilmente si era
rifiutata di seguirle.
Sì, doveva essere andata così.
- Ve bene, Michelle, appena avrete finito la torta andremo a dare da
mangiare alle anatrine belle! –
Il tono zuccheroso della donna non mi piaceva, l’espressione
terrorizzata di mia sorella ancora di meno.
- Qualcosa non va, Ariana? – disse con voce stridula
un’altra bambina.
- Ho paura delle papere, Mandy – replicò lei con
un tenue sorriso di scusa.
- Hai paura delle papere? Sei una fifona! – la
schernì Michelle, iniziando a ridere di gusto.
- Non essere scortese, tesoro – la rimproverò la
madre,
nascondendo anche lei un sorriso beffardo sotto i baffi –
tutti
abbiamo paura di qualcosa… Ariana, cara, quindi non vuoi
venire?
–
- Preferirei di no, signora Prewett – ammise lei arrossendo
lievemente.
- Non è un problema, puoi restare qui da sola, basta che non
ti allontani –
Ma se non avevano litigato per quella storia del laghetto, allora
cos’era stato a sconvolgerla?
Una volta terminata la torta, il gruppetto composto dalla madre di
Michelle e dalle ragazzine si allontanò schiamazzando e
lasciando mia sorella da sola sull’erba, in compagnia del
cestino
semi vuoto e della coperta a scacchi tipica dei pic-nic.
Provai un moto di rabbia nel vederla così abbandonata e
desiderai averla tenuta con me e Aberforth a casa.
Ma ad un certo punto Ariana iniziò a canticchiare divertita
e a
ballare per il prato deserto, sollevando intorno a se decine di fiori
che iniziarono a volteggiare nella brezza estiva. Sentii la sua
spensierata risata argentina e non mi accorsi fino all’ultimo
istante dell’avanzata di alcuni brutti ceffi.
Per l’esattezza quattro ragazzi leggermente più
grandi di
me, forse di tre o quattro anni, che la circondarono con sorrisi
lupeschi.
- Ehi, bambina, cosa stai facendo? –
- Sto ballando, non si vede? – rispose con candida
ingenuità la mia sorellina.
- Oh, certo! – replicò sghignazzando quello che
sembrava
il capo – E dimmi, come fai a tenere sospesi in aria questi
cosi?
Sei per caso una strega?
–
Tutti gli altri risero con lui, quasi colpiti da un comando. Vidi
l’espressione disorientata di mia sorella rivolgersi a loro.
Sapevo che si stava chiedendo cosa ci fosse di male
nell’essere
una strega.
- Sì, è proprio così! Voi non siete
maghi? –
- Ma certo che sì! – continuò lo stesso
ragazzo di
prima – Ti va di vedere una magia molto speciale? –
Gli occhioni celesti di Ariana si dilatarono per la sorpresa e la
curiosità. Iniziò a saltellare tutta felice sul
posto,
senza curarsi degli sguardi complici che i suoi nemici si stavano
lanciando.
- Sì, che bello! Ma quindi voi siete compagni di scuola di
mio fratello Albus? –
- Chi cazzo è questo Albus? – intervenne uno dei
ceffi dall’aria stupida.
- Taci, Nick! – sibilò il capo, assumendo poi una
vocetta
zuccherosa – Certo che conosciamo tuo fratello Albus!
È il
nostro migliore amico! –
- No, i suoi migliori amici sono Edward Weasley e Elphias Doge
– replicò Ariana, dimostrando un accenno di
sospetto.
- Ma chi cazzo è questa gente? – ripetè
di nuovo
quello stupido, ricevendo una serie di gomitate da metà dei
suoi
compagni di brigata.
- Conosciamo anche loro, tranquilla… allora ti va
di vedere la nostra magia? –
- Sì, sì! Così poi la potrò
far vedere ad Albus! –
- Come no! – replicò lui annuendo con vigore
– Ma
devi giurare di non dirgli che te l’abbiamo mostrata noi, va
bene? –
- E perché no? – chiese lei con uno sguardo triste.
- Perché lui si arrabbierebbe moltissimo, sai? Sarebbe invidioso!
–
Ariana aggrottò le sopracciglia, sapeva che
l’ultima cosa
che potessi provare nei confronti di qualcuno era proprio
l’invidia.
Ma nella sua ingenuità fanciullesca, seguì il
gruppetto di ragazzi nel folto del boschetto lì vicino.
Nei pochi attimi che seguirono capii tutto quello che non avrei mai
voluto capire.
Non mi addentrai nel folto dei cespugli, non volevo vedere.
Le urla strazianti e spaventate della mia sorellina mi inchiodarono sul
posto, facendomi aumentare in maniera esponenziale i battiti del polso,
mentre le mie tempie pulsavano dalla rabbia di non poter fare niente
per fermare quegli aguzzini.
- Lasciatemi, lasciatemi andare! Lo dirò ad Albus, lui vi
farà espellere da Hogwarts! –
- Ma sei scema, mocciosa? Nessuno conosce questo fottuto Albus!
–
Il pianto di Ariana, le voci rudi dei ragazzi, il fruscio del suo
abitino celeste che finiva tra i rovi del cespuglio che nascondeva
l’orrendo spettacolo alla mia vista, tutto rimase marchiato a
fuoco nella mia mente.
Non avrei mai dimenticato quei terribili minuti di angoscia, sentivo
che me li sarei portati nella tomba.
Quando uscii dal Pensatoio, Forth e Ariana mi fissarono a lungo.
Ero consapevole delle lacrime di frustrazione e rabbia che mi
scorrevano sulle guance, delle mie unghie convulsamente piantate nei
palmi delle mani, di come quelle dita tremanti afferrarono con un
chiaro intento la bacchetta.
- Albus, dove stai andando? – urlò Forth,
seguendomi nell’atrio della casa.
- Ho intenzione di ammazzare quei bastardi che hanno fatto soffrire
nostra sorella! – sputai con odio, leggendo il terrore negli
occhi di mio fratello.
Terrore per le mie parole, terrore per come io dicevo
quelle parole.
Aveva paura soprattutto del mio insolito comportamento.
- Albus, non puoi lasciarci qui da soli! –
protestò debolmente.
Non lo ascoltai, aprii con veemenza la porta e andai a sbattere contro
il petto possente di mio padre.
- Cosa sta succedendo qui? – chiese mia madre, appena vide il
mio viso e lo sguardo di Aberforth.
In quel momento i miei nervi cedettero e corsi verso di lei,
abbracciandola come non avevo mai osato fare prima.
E scoppiai a piangere, sentendomi terribilmente impotente.
Note
dell'autrice
Bonjour tout le monde! Ecco arrivato il tanto
temuto (almeno da me) capitolo di uno dei più terribili
avvenimenti della vita di Albus.
Spero di non aver dato una sfumatura troppo
leggera o troppo tragica all'episodio, ma nel momento della scrittura
non sono stata molto a pensare alla forma quanto a quello che avrei
voluto trasmettere a voi.
L'argomento è piuttosto delicato, per
questo ho deciso di metterlo in rating Arancione. Se pensate che debba
aggiungere ulteriori segnalazioni ad inizio capitolo per non turbare
nessuno, basta dirmelo.
Ammetto di aver modificato leggermente la
vicenda descritta dalla Rowling - teoricamente Ariana avrebbe dovuto
essere aggredita dai Babbani mentre giocava nel suo giardino -
ma mi sembrava assurdo che due genitori come Percival e
Kendra lasciassero la loro bambina così piccola senza
sorveglianza davanti a casa. Per questo è nata l'idea del
pic-nic e della madre irresponsabile di Michelle, spero che
non vi sia dispiaciuto questo piccolo stravolgimento.
Come sempre grazie a tutti per il continuo
supporto, a presto!
Ernil:
il momento è purtroppo giunto, e da qui non è
difficile intuire un inevitabile declino nella vita della famiglia
Silente. Sono soddisfatta del "mio" Albus, piano piano mi sto davvero
affezionando al suo personaggio - più di quanto non lo fossi
prima. Grazie per i complimenti e per il commento!
quigon89:
accidenti, non pensavo che sarei mai riuscita a commuovere qualcuno! Mi
sento onorata, spero di averti trasmesso qualcosa anche con questo
capitolo... per quanto sia davvero tremendo. Grazie per i complimenti e
il commento!
ThePirateSDaughter:
questo è davvero un momento di svolta
determinante, quello da cui dipenderanno molte scelte nella vita di
Albus. Avrò reso bene l'idea? Non saprei, mi sono odiata
quando ho osato descrivere un avvenimento simile. Grazie per i
complimenti e il commento!
Julia
Weasley: il tuo vago sospetto è stato
confermato (non tanto dal capitolo, quanto da me... insomma,
è piuttosto scontato, povera Ariana). Albus a causa di
questa visione ha dato per la prima volta la conferma che anche lui si
possa infuriare, quindi il ricordo porterà davvero
lunghi strascichi nella sua vita.
Veronica
Potter Malandrina: è esattamente
quell'episodio, non ci sono aggettivi adatti per quegli esseri
spregevoli. Grazie per il commento!
_Mary:
davvero tanta, tanta pazienza! Questo è vero, a
dodici anni si è ancora bambini, ed è per questo
motivo che Albus sarà segnato da questo terribile ricordo.
Le ingiustizie sono tante, ma il "bello" dalla vita di Albus
è che non è assolutamente rose e fiori - anzi
assomiglia a una normale vita che si vive tutti i giorni.
Shakiko:
prima di tutto, grazie per aver avuto la pazienza di leggere tutti e
dieci i capitoli! Grazie per i complimenti, sono felice che ti
piacciano, ma soprattutto perseguirò il mio nuovo
obiettivo... farti cambiare idea su Albus! ^^ Scherzi a
parte, la cosa che mi rende più felice è che tu
abbia deciso di leggere nonostante Albus non ti sia propriamente
simpatico.
Elphias è esattamente il bambino attorniato da fratelli che
non vorrebbe mai tornare a casa... e poi, come hai detto tu, chi
vorrebbe mai lasciare Hogwarts? Spero che questo capitolo ti abbia reso
più chiara la vicenda della povera Ariana e non ti
preoccupare perchè del settimo libro prenderò
solo alcuni episodi della vita di Albus, magari anche modificandoli
leggermente.
Infine, per le Tricolours, ti confesso che non ho mai visto Mean Girls.
Ma loro saranno entusiaste di piacere a qualcuno ^^
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Capitolo 12 *** Senza più vita ***
12.
Senza più vita
Prompt: 096.
Vendetta (Scelta libera)
Periodo: luglio 1893
Rating: Giallo
Narratore: Albus
Silente
Genere: Generale,
Malinconico, Triste
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente,
Percival Silente, Altro Personaggio
Era scontato
ormai quello che sarebbe avvenuto in seguito.
Avevo fatto
vedere ai miei genitori quello che era successo e immediatamente mio
padre era uscito di casa.
C’era
forse bisogno di chiedersi dove fosse andato?
Era
così importante essere certi di cosa sarebbe andato a fare?
Dentro di noi lo
sapevamo tutti, esclusa forse la piccola Ariana.
Quella stessa
Ariana che da quel caldo giorno di luglio non sarebbe mai
più stata la stessa.
Papà
tornò indietro una settimana dopo, con l’aria
stanca e le vesti schizzate di qualcosa simile a un denso liquido rosso
scarlatto.
Mia madre lo
accolse con uno sguardo preoccupato, ma in silenzio religioso.
Io e Forth ci
alleammo per una volta e decidemmo di portare Ariana in camera con noi
per farla giocare un po’ come la bambina che avrebbe dovuto
essere.
Sapevamo
entrambi che erano tentativi inutili, lei non reagiva più
agli stimoli come prima, ma in fondo speravamo che prima o poi avrebbe
potuto superare quella terribile esperienza.
Giocammo per
qualche oretta alle bambole, provando in tutti i modi a coinvolgerla,
con i cuori pulsanti di dolore nel vedere vacui e fissi quegli occhioni
celesti così simili ai nostri.
Eravamo ormai rassegnati all'evidenza, la rabbia aveva lasciato spazio
a una profonda compassione per la nostra bambina di casa.
Alla
fine, nostra madre ci chiamò per la cena e fummo costretti a
scendere.
Sulla tavola
c’era pollo arrosto con patate al forno, il piatto preferito
di noi tre bambini, per festeggiare il ritorno di papà.
Non vedendoci
niente da festeggiare, io e Forth non mangiammo.
Mamma
iniziò a farlo, ma sembrò passarle la fame a
metà pasto.
Papà
divorò la sua porzione, come per incoraggiarci, poi
sparì subito in bagno. Non era difficile intuire a fare cosa.
Ariana
spiluccò svogliatamente una coscia, continuando a guardare
davanti a sé, ignorando ogni movimento o parola che la
circondava.
Eravamo
diventati una famiglia distrutta dal dolore.
Ma si sa, le
disgrazie non vengono mai da sole.
La mattina dopo,
andando a raccogliere il giornale sul vialetto di casa nostra, notai
alcune foto in prima pagina, sormontate da un titolo a caratteri
cubitali.
Annunciava la
morte violenta di quattro ragazzini della Londra bene, trovati la sera
precedente nello stesso parco in cui era stata aggredita Ariana.
Due avevano
perso la vita in circostanze misteriose, gli altri erano morti
dissanguati a cause di numerose coltellate.
I visi
pubblicati mi sembravano leggermente conosciuti, ma non volevo darci
peso.
Loro non meritavano
la mia compassione.
Dopo quella
lettura non mi fu difficile capire il perché delle macchie
rosse sulla tunica di mio padre.
Rientrai in casa
con calma, dopo aver gettato il giornale nel cestino.
Nel pomeriggio,
mentre stavo leggendo un libro ad Ariana in salotto, qualcuno
bussò alla porta.
- Ary, torno
subito… - le sussurrai con affetto, donandole una delle mie
rare carezze.
Andai ad aprire
ed assunsi un’espressione dura nel riconoscere tre uomini con
le tuniche del Ministero della Magia.
- Cosa
desiderate? – chiesi pacatamente, senza dimostrare la minima
agitazione. Ero felice che Aberforth non fosse nei paraggi,
probabilmente non avrebbe saputo mantenere il sangue freddo.
- Ragazzino, i
tuoi genitori sono in casa? – chiese il più
anziano, sbirciando furtivamente alle mie spalle.
- Sono piuttosto
impegnati… cosa desiderate? – ripetei senza
scompormi.
- Fatti da
parte, siamo qui per un arresto! – sbraitò un
tizio magro dall’aria nervosa.
- Arresto? Non
vedo chi potreste arrestare, noi siamo persone rispettabili…
-
- Fatti da
parte! –
- Brockes, stia
zitto – lo zittì l’uomo anziano con
autorità – ragazzo, possiamo entrare? –
Mi spostai dalla
porta per permettere loro di accedere all’atrio, chiusi la
porta alle loro spalle.
- Posso offrirvi
qualcosa da bere mentre vado a chiamare i miei genitori? –
- Grazie,
ragazzino –
Li servii con
del tè e alcuni biscotti, prima di tornare in salotto da
Ariana.
- Tesoro, ti
devo portare un attimo in camera, ok? Fai silenzio, cammina
veloce… -
La presi per
mano e salimmo rapidamente le scale verso la stanza che condividevo con
Forth, la chiusi dentro per sicurezza. Poi andai a bussare alla porta
della camera da letto dei miei, li sentivo discutere animatamente al di
là del legno.
- Al, qualcosa
non va? – mi chiese mia madre, infilando il viso segnato
dalla stanchezza nello spiraglio della porta aperta.
- Sono arrivati
tre del Ministero, mamma… vogliono parlare con voi!
–
- Devo andare,
Kendra – sentii dire dalla voce profonda di mio padre.
- Percival, non
puoi lasciarci da soli in questo modo! – replicò
la voce strozzata di mia madre.
- Non essere
infantile, Kendra! Preferisci che arrestino anche te e che mandino i
nostri bambini in orfanotrofio? O peggio, che ce li portino via
credendoli pericolosi per lo Statuto di Segretezza? –
Vidi delle
lacrime rotolare sulle guance della donna che più amavo, mio
padre uscì dalla stanza e scese le scale. Entrambi lo
seguimmo.
- Percival James
Sean Thomas Silente, ti dichiaro in arresto per omicidio e uso illecito
della magia in presenza di Babbani. A causa di queste gravi infrazioni
alla legge ti condanniamo all’eterna reclusione tra le mura
della prigione magica di Azkaban, in modo che tu possa scontare
adeguatamente la pena che ti spetta. – esordì
immediatamente il nostro ospite più anziano, appena vide mio
padre.
- Non potete
farlo senza un regolare processo! – urlò mia madre
con la voce incrinata.
- Le prove che
abbiamo sono incontestabili, signora Silente –
continuò lei con voce inflessibile – Charder,
procedi. –
L’uomo
che non aveva parlato, mise ai polsi del colpevole un paio di manette
magiche.
Sentii lo
sguardo celeste di mio padre posarsi con affetto su di me.
- Albus, fai il
bravo. Di' anche a Forth e Ariana che vi ho voluto, vi voglio e vi
vorrò sempre bene. Perdonate il mio gesto, ma so che potete
comprendere perché l’ho fatto. –
Le sue parole
così semplici e sincere suscitarono la nascita di lacrime
agli angoli dei miei occhi.
Vederlo
così abbattuto, indifeso, triste tra le mani di quei tre mi
faceva sentire impotente.
Di nuovo.
E le urla di mia
madre che seguirono i suoi passi verso l’uscita della nostra
casa peggiorarono quello che provavo, tanto che per un attimo pensai di
aggredire i tre funzionari e di liberare mio padre solo per scappare
tutti e quattro via da Londra e da quella pena che nessuno di noi
meritava.
Avevo temuto
quel momento da quando avevo posato i miei occhi sul giornale di quella
mattina.
Non volevo
crederci, non volevo pensare che non avessi potere su quella
ingiustizia.
La
vendetta portata a termine per qualcuno a cui tieni tanto è
sempre qualcosa che si paga proporzionalmente all’affetto che
si prova per quella persona.
Sì,
ne ero certo, in quel momento.
Perché
i dispetti scherzosi di Forth erano la vita della nostra famiglia e ci
erano stati portati via.
Perché
il sorriso di Ariana era la vita della nostra famiglia e ci era stato
portato via.
Perché
la forza contagiosa di mia madre era la vita della nostra famiglia e ci
era stata portata via.
Perché
la presenza di mio padre era la vita della nostra famiglia e ci era
stata portata via.
Esisteva solo il
vuoto, il vuoto della vendetta.
E sapevo solo
riempirlo di pensieri e lacrime, niente di più.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti! Estremamente di fretta, ma ci sono...
Quindi evito di dilungarmi in commenti che non farebbero altro che
annoiarvi e mi limito a ringraziarvi come sempre per la
vostra continuità nel leggere e per il supporto in questa
impresa titanica (ma non mi arrenderò! ^^)
Non so precisamente quando sarà il prossimo aggiornamento,
penso intorno a lunedì.
A presto, kisses!
quigon89:
hai ragione, Ariana avrebbe meritato più spazio
nei libri della saga. Ma, non so perchè, credo che questo
tralasciare il personaggio in fondo sia stato positivo, in modo che
ognuno di noi possa avere la sua idea di sorellina di Albus diversa da
quella degli altri ^^
Non avevo fatto caso alla contrapposizione dei due lati (e dire che
l'ho scritto io! lol) quindi grazie per avermelo fatto
notare. Grazie per i complimenti e il commento!
ThePirateSDaughter:
condivido il tuo giudizio a proposito dei Babbani, e sono sollevata
dalle vostre rassicurazioni che mi confermano di non aver fatto un
grosso buco nell'acqua trattando un argomento così
estremamente delicato. Ma purtroppo la storia di Albus non è
di certo una delle più facili e sarebbe stato sciocco
saltare di proposito un passaggio così importante.
_Mary:
la mamma di Michelle è solo una delle tante che (purtroppo)
esistono davvero in questo mondo. Il momento era davvero terribile,
quindi come scrittrice mi sento soddisfatta per avere reso bene l'idea.
Come ragazza, ammetto di essermi sentita a disagio anche solo ad
accennare a un simile scempio. Credo che non lo farò mai
più. Comunque grazie per i complimenti!
Julia
Weasley: grazie per il consiglio a proposito del rating,
ero abbastanza preoccupata che dovesse diventare rosso. Questo
è davvero, come hai detto, il primo capitolo veramente
tragico... ma naturalmente, come la storia ci insegna, non
sarà l'unico. Forse ho esagerato un po' con la punizione
inflitta da Percival ai Babbani - la Rowling parlava solo di
aggressione senza specificare altro - ma mi sembrava un crimine troppo
leggero per essere spediti ad Azkaban a vita, per questo ho accennato
anche all'omicidio. Grazie per i complimenti e non ti preoccupare per
la doppia recensione.
Shakiko:
teoricamente non si intende in modo specifico neanche quello a cui ho
accennato io, ma la mia mente mi ha costretta ad interpretarlo in quel
modo anche perchè non vedevo altro motivo per cui Ariana
potesse perdere il lume della ragione. La madre di Michelle
è indescrivibile, mi arrabbiavo anche solo a descriverla
è_é per l'addio di Percival, invece, è
arrivato in questo capitolo perchè mi sono accorta di non
potermi dilungare troppo altrimenti non riuscirei ad inserire tutti i
punti salienti della vita di Albus. Anche per questo motivo credo che
le Tricolours saranno più ampiamente inserite nei periodi in
cui l'Albus adulto riprecorrerà attraverso i ricordi alcuni
suoi giorni ad Hogwarts. Grazie per i complimenti e anche tu non ti
preoccupare per la seconda recensione.
Ernil:
in effetti la mia è stata più che
altro un'interpretazione, dato che un espisodio simile non era stato
esplicitamente accennato dalla Rowling. Ah, sono felice di averti fatto
arrabbiare! ^^ No, forse così suona un po' scortese...
rifaccio, diciamo che sono felice di averti trasmesso qualcosa.
Così va meglio (lol) . Grazie per i complimenti, comunque!
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Capitolo 13 *** Una nuova casa ***
13.
Una nuova casa
Prompt: 078. Dove?
Periodo: agosto 1893
Rating: Verde
Narratore: Albus
Silente
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth
Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente, Bathilda Bath
- Dove stiamo
andando, mamma? –
Questa era la
domanda che continuavamo a porre io e Forth ogni cinque minuti,
alternandoci in modo perfetto, senza lasciare a nostra madre il tempo
necessario per riacquistare la pazienza.
- Siete
tremendi… appena scenderemo dal treno dovremo recarci in
Clearwater Avenue, dove la proprietaria della casa che affitteremo ci
darà le chiavi… poi potremo sistemare le nostre
cose e finalmente avere un attimo di pace – rispose lei,
arrendendosi alla nostra tenacia, sospirando pesantemente.
Ariana, come al
solito, non aveva detto una parola né dato segno di essere
interessata al mondo che la circondava. Si limitava a guardare le
immagini che scorrevano rapide all’esterno del finestrino
sporco, emettendo ogni tanto qualche mugolio immotivato.
- Ma dove
scenderemo? –
-
Godric’s Hollow – ci comunicò
telegraficamente nostra madre, guardando con tristezza la sua
figlioletta.
-
Godric’s Hollow? Non dirmi che ha qualcosa a che fare con
quel Grifondoro! – sbottò Aberforth con aria
disgustata.
- Certo che ha a
che fare con Godric Grifondoro! – ribattei io con calma
– Non vedo quale sia il problema riguardo a
questo… -
- Se tutti gli
abitanti saranno dei so-tutto come te e i tuoi compagni di Casa, allora
ci sarà da morire di noia! –
- Anche
papà era un Grifondoro, per tua informazione –
La mia
affermazione lo fece arrossire e fece spuntare una lacrima
all’angolo degli occhi di nostra madre.
Mi sentivo
orgoglioso per aver difeso la mia Casa, trionfante per aver chiuso la
bocca a Forth e in colpa per aver provocato ulteriore tristezza alla
donna che mi stava davanti.
- Scusami,
mamma… - sussurrai impercettibilmente.
Per un attimo mi
parve di vedere gli occhi di Ariana spostarsi su di me e le sue labbra
curvarsi in un insperato sorriso, ma una frazione di secondo dopo
credetti di essermelo immaginato.
Dopo quattro ore
ininterrotte di treno - sembrate così lunghe da costringere
Forth a rivolgermi di nuovo la parola per non portare la sua lingua
alla paralisi perenne - arrivammo alla stazione di Godric’s
Hollow.
Ringraziai il
fatto che i bauli contenenti le nostre cose fossero stati sapientemente
rimpiccioliti e nascosti nella borsa di nostra madre, altrimenti credo
che non saremmo mai riusciti ad arrivare vivi alla nostra casa.
Appena scesi dal
nostro vagone, vedemmo una donna non più nel fiore della
giovinezza sbracciarsi al nostro indirizzo. Aveva i capelli castani
raccolti in uno chignon, con due ciocche sbiadite che le incorniciavano
il viso; indossava un vestito lungo fino a sotto le ginocchia di cotone
a quadretti rossi e bianchi. Sembrava una di quelle simpatiche
contadinelle che avevo visto a volte nei libri di fiabe Babbani.
Seguimmo
docilmente nostra madre che allungò la mano verso la
sconosciuta.
- Kendra
Silente, piacere di conoscerla… -
- Bathilda Bath,
cara… il piacere è mio! – rispose lei
con un sorriso dolce – Questi sono i tuoi figlioli? Davvero
graziosi… lui deve avere l’età di mio
nipote! –
Puntò
un dito verso di me, mettendomi in imbarazzo.
- Albus? Ha
dodici anni, va a Hogwarts… anche suo nipote? –
- No, Gellert va
a Durmstrang… abita in Germania, non lo vedo
spesso… - commentò la signora Bath, facendoci
cenno di seguirla.
All’esterno
della stazione ci condusse in una viottola abbandonata, popolata solo
da alcuni ratti e decine di mosche.
- Credo che da
questo punto in poi sia opportuno procedere con la Smaterializzazione
Congiunta – ci consigliò la donna, senza
abbandonare il suo sorriso gentile.
Nostra madre
annuì, prendendo per mano Ariana e Forth. Naturalmente il
sottoscritto fu costretto a fidarsi della signora Bath.
Atterrammo sul
marciapiede di Clearwater Avenue, davanti a due graziose casette simili
a cascine.
Eravamo nel bel
mezzo della natura, era sorprendente notare quanti prati fossero
attorno a noi. Poco lontano stavano pascolando alcune capre che
riempivano il silenzio con il tintinnare dei loro sonagli. Entrambe le
case avevano il giardino colmo di fiori, sui quali svolazzavano alcune
farfalle, e lo steccato color panna. Alcuni alberi proiettavano una
fresca ombra sull’erba verde smeraldo, su uno di questi era
appollaiata la mia Fanny. Mi chiesi come avesse fatto a trovarci.
Come prima
impressione, dovevo ammettere che la nostra sistemazione si meritava la
sufficienza piena.
- Dove andiamo
noi, mamma? – domandò mio fratello, saltellando
per l’impazienza.
- In questa,
caro – rispose Bathilda, indicando la cascina di destra.
Dopo un rapido
sguardo per chiedere il permesso a nostra madre, io e Forth ci
precipitammo nel giardino. Ci rotolammo nel prato, mentre le due donne
e Ariana entravano in casa per decidere dove avrebbero sistemato i
mobili che avevamo portato dalla nostra precedente villetta di Londra.
Fanny scese dal
ramo, posandosi sul mio braccio e becchettando leggermente il lobo del
mio orecchio.
“Nuovo
paese, nuovi vicini… nuova vita?” pensai con un
filo di tristezza, mentre osservavo Forth che giocherellava beatamente
con i fili d’erba.
In fondo lo
speravo, ma il cambiamento mi faceva davvero paura.
Il futuro in sé mi
faceva paura.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti! Posto in anticipo, avendone
l'opportunità...
Ringrazio rapidamente tutti voi, miei cari
lettori, e in particolare Atari
e anarchy - che hanno aggiunto la storia tra le Seguite -
e Alaide
che l'ha spostata tra le Preferite.
Non ho niente di particolare da dire su questo
capitolo, se non che è molto semplice e breve. Quindi spero
solo che non finisca per scivolare nello scontato.
Devo solo fare un appunto sul capitolo
precedente, in seguito alle vostre recensioni: ho ricontrollato il
settimo libro e non ho trovato accenni della Rowling a proposito della
lunghezza della pena di Percival. Mi scuso quindi per aver sostenuto
una condanna a vita - probabilmente era solo l'idea che mi ero fatta io
dato che Albus non cita mai suo padre in età tarda. Chiedo
perdono ^^
A presto, grazie ancora a tutti!
P.S. Perdonatemi anche le risposte corte alle recensioni, ma sono
piuttosto di fretta.
Ernil:
grazie per i complimenti. Penso che con i capitoli tragici sia
più semplice esprimersi, ora il mio obiettivo è
non scadere nello scontato con i capitoli più "normali" come
ad esempio questo.
Julia
Weasley: come ho detto qui sopra, non c'è
niente di certo sulla pena ricevuta da Percival. Ma proprio per questo
mi sono presa la libertà di allungare e interpretare a modo
mio. Felice che ti siano piaciuti Aberforth e Albus, penso che
distrarre la sorellina sconvolta sia una reazione incondizionata che
chiunque avrebbe fatto. Mi piaceva proprio perchè mi
sembrava naturale, non forzata.
quigon89:
la tua teoria era giusta? Spero di aver rispettato le
eventuali aspettative ^^ hai proprio ragione, a volte qualcosa sembra
essere più importante della legge... e le azioni di Percival
ne sono l'esempio lampante!
ThePirateSDaughter:
il mio obiettivo non era tanto far piangere, ma
semplicemente emozionare ^^ non ricordavo che Albus avesse definito suo
padre come "storpia Babbani", appena avrò tempo
andrò a cercarlo. Grazie per avermelo fatto notare, comunque!
_Mary:
grazie per i complimenti! Penso anch'io che la reazione di Percival sia
comprensibile, tanto che ho cercato di mettermi il più
possibile nei suoi panni per immaginare quale azione sarebbe stata
istintiva e naturale. Da qui deriva la scelta - forse un po' azzardata
- dell'omicidio.
Alaide:
grazie per aver recensito, prima di tutto. Essendo di fretta, come ho
scritto sopra, non riesco a risponderti punto per punto. Spero che non
ti dispiaccia se lo farò usando la funzione contatta appena
avrò abbastanza tempo. Ti ringrazio comunque per avermi
fatto sentire la tua opinione.
Erika91:
grazie per i complimenti e per il commento!
anarchy:
per la maggior parte ti ho risposto per e-mail (sperando
che sia giunta a destinazione). Per quanto riguarda l'uccisione del due
Babbani, è stata una scelta giustificata dall'essermi messa
nei panni di Percival a pensare a un'eventuale reazione. Sono felice
che però non abbia guastato il racconto in sè.
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Capitolo 14 *** Dejà-vu ***
14.
Dejà-vu
Prompt: 002. Intermezzo
Periodo:
agosto 1893
Rating: Verde
Narratore: Albus
Silente
Genere:
Generale
Personaggi: Aberforth
Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente, Altro
Personaggio
A pochi giorni dal nostro arrivo nel grazioso paesino fondato dal
valoroso uomo che aveva dato anche il nome alla mia Casa di Hogwarts,
avevo già ripreso il mio invidiabile ritmo di studio.
Tutto sembrava essere tornato alla normalità, dato che mia
madre
non si lasciava più andare a crisi di pianto –
nascondendosi senza successo in bagno per non farcelo notare - e Forth
continuava ad esprimere
ogni trenta secondi il disprezzo che provava per il nome del posto in
cui vivevamo.
- Godric’s Hollow… - ripetè di nuovo,
come se fosse
stata una parolaccia particolarmente volgare – Nome odioso
per un
villaggio odioso… -
- Non capisco cosa ti abbia fatto il mitico Grifondoro per meritarsi la
tua antipatia… - commentai pacatamente, con la testa china
su un
libro del quarto anno preso in prestito a giugno dalla biblioteca
scolastica.
- Ha accolto te
nella sua stupida Casa…
- replicò Forth, come se quella fosse stata una ragione
più che valida.
- Teoricamente non è stato lui, ma il Cappello Parlante
–
gli ricordai guardandolo, senza riuscire a resistere alla tentazione
del precisare sempre ogni minimo dettaglio.
Mio fratello sbuffò vigorosamente, facendo sobbalzare
persino
Ariana che stava intrecciando sovrappensiero alcune frange del tappeto,
e si diresse verso il corridoio d’entrata.
- Vai al diavolo, Albus! – urlò indispettito,
prima di uscire di casa sbattendo naturalmente la porta.
Sospirai pesantemente, dicendomi che in fondo Forth faceva
così solo per invidia e noia.
Non c’erano dubbi sul fatto che fosse perennemente
disoccupato,
dato che l’avevo sorpreso diverse volte nelle ultime
settimane a
sparire nel nulla per poi tornare a tarda sera ricoperto di escrementi
di capra.
Cosa alquanto disgustosa e singolare – come avevo
tentato di far notare a mia madre proprio quella mattina – ma
se
quello riusciva a rendergli più sopportabile
l’idea della
permanenza a Godric’s Hollow, non gli sarei andato contro.
Mia madre rientrò pochi secondi dopo in casa, con i capelli
neri
scompigliati e le mani sporche di terriccio. Lei, al posto di andare a
rotolarsi nella sporcizia come suo figlio minore, preferiva dedicare il
suo tempo alla coltivazione di alcuni ortaggi in un appezzamento
improvvisato.
Lanciò il pezzo di stoffa celeste che le proteggeva i
capelli dal sole facendolo
atterrare esattamente sul mio libro di Incantesimi, poi mi
guardò con aria preoccupata e carica d'ansia.
- Al, tesoro, non hai voglia di uscire un po’ con Ariana? Vi
farebbe bene respirare l’aria pulita invece di stare sempre
in
casa… -
Scossi rapidamente la testa, troppo preso dal mio libro per mettermi ad
articolare una risposta formata da soggetto e predicato.
- Tra qualche mese avremo dei buoni frutti, spero… - disse
allora lei,
sedendosi vicino a me mentre guardava con una punta di maliconia Ariana
che giocava silenziosamente sul tappeto - …e in primavera
magari
anche le fragole che le piacciono tanto –
Improvvisamente sentimmo un’acuta voce di donna urlare
all’esterno.
- Tu, piccolo teppista che non sei altro! Se ti prendo ti faccio
scuoiare insieme alle tue dannate capre! –
Sia io che mia madre balzammo improvvisamente in piedi e corremmo verso
la porta d’ingresso.
Una volta aperta ci precipitammo fuori, dove
ci accolse una scena piuttosto bizzarra: la proprietaria della minaccia
appena pronunciata era in piedi vicino allo steccato della nostra casa
con una vistosa macchia marrone sul vestito grigio; la bambina che
teneva per mano rideva sguaiatamente, così tanto di gusto da
avere le lacrime agli occhi; infine Forth, con le mani sporche di una
sostanza molliccia e color cioccolato non difficile da intuire, era
appoggiato a un albero del nostro giardino e aveva
un’espressione
tra lo spaventato e l’impertinente, attorniato da un terzetto
di
capre che belavano allegramente.
- Forth! Cosa hai combinato? – chiese mia madre con tono di
rimprovero, avvicinandosi a mio fratello.
- La tizia ha detto che la nostra casa faceva pena da quanto era sporca
e io le ho fatto cambiare idea – sghignazzò lui
senza
mostrare il minimo segno di pentimento – ora è lei
quella
messa peggio! -
- Sei un maleducato! Un vero maleducato, un animale! –
- Sì, una capra! – rispose sarcastico Forth,
scoppiando a ridere da solo.
Mia madre guardò prima lui, poi la donna che era stata
bersagliata, e alla fine sospirò pesantemente.
- Forth, vai in casa e fatti un bagno… ci penso io a questa
pazza… - mormorò lei, abbastanza forte da non
farsi
sentire dalla vittima del tiro di escrementi.
Mio fratello rientrò sbuffando, senza mancare di darmi una
spallata per sottolineare la sua uscita trionfale di scena. Solo in
quel momento notai che Ariana era uscita in giardino seguendoci.
- Signora, mi dispiace profondamente per il comportamento di mio
figlio… sono disposta a ripagarle interamente il vestito,
oltre
a porgerle le mie più sincere scuse! –
La donna annuì lentamente, sembrando ammansita dalla voce
tranquilla di mia madre.
- Cerchi solo di tenerlo lontano da quelle capre, sembrano dargli alla
testa… - replicò lei, stringendo di
più la mano
della bambina, che le stava vicina senza accennare a smettere di ridere
- …comunque io sono Martha Grunderstorm, abito poco lontano
da
qui! –
- Piacere di conoscerla, Kendra Silente! –
- Ah, la donna vedova…
in paese non si fa altro che parlare di lei! –
Notai lo sguardo di mia madre rabbuiarsi ma non perdere la copertura
gentile che si era imposta.
- Aveva bisogno di qualcosa? –
- Solo portarle una torta di benvenuto, da brava
vicina… -
rispose Martha, sfoderando un largo sorriso che mi sembrò
decisamente falso - …sperando che gli altri suoi figli siano
più meritevoli di quello che ho conosciuto! –
- Lo sono – replicò pacatamente mia madre
– Albus, Ariana, venite a salutare la signora! –
Ci avvicinammo timidamente alla sconosciuta, io le porsi la mano con
goffaggine analizzando la sua espressione talmente mielosa da sembrare
inquietante.
- Ma che graziosi
bambini! –
commentò lei con accento sull’aggettivo
– La piccola
dovrebbe avere l’età della mia Marylyn... non
è vero,
tesoro? –
La bambina smise improvvisamente di ridere e ci scrutò con
aria attenta, prima di annuire solennemente.
- Ascolti, Kendra, cosa ne dice se porto sua figlia a visitare il
paese? Sono convinta che le nostre due bambine potranno diventare
amiche come lo saremo noi!
–
Immaginai di poter leggere i pensieri susseguirsi rapidi nella mente di
mia madre, dopo quella richiesta all’apparenza innocua.
Lasciar andare Ariana nelle mani di una madre sconosciuta –
con
il sorriso così simile a quello della maledetta signora
Prewett
- significava rievocare l’episodio di Londra che ci aveva
portati
alla rovina totale, una situazione da cui stavamo disperatamente
tentando di riprenderci.
Era un terribile dejà-vu, era come se il destino non si
fosse
preso abbastanza gioco di noi portandoci via l’uomo e
l’anima della bambina di casa.
Mia madre non poteva - e non voleva –
permettere che la storia si ripetesse, le ferite erano ancora
dolorosamente aperte.
- No – disse semplicemente mia madre, attirando Ariana vicino
a sé, scuotendo la testa con decisione.
- No? Perché no? – chiese allora la donna, come
sentendosi insultata.
- Perché i vicini portano solo guai, quindi se ne vada e si
faccia gli affari suoi! –
Rimasi sorpreso davanti al tono brusco e scortese di mia madre, ma in
un certo senso potevo capirla.
Quella proposta aveva risvegliato anche in me il sapore amaro dei
giorni seguenti l’aggressione della mia dolce sorellina.
- Ma come si permette?! – urlò la donna,
incredibilmente indignata.
Mia madre fece dietrofront dirigendosi verso la casa con Ariana senza
nemmeno rispondere alle ingiurie di Martha Grunderstorm, io la seguii
automaticamente – ancora prima che lei mi spiegasse
perché
ci stessimo rendendo così antipatici davanti a quelli che
avrebbero potuto essere nostri amici.
Da quel giorno, nessun vicino a parte la signora Bath osò
più avvicinarsi alla nostra casa.
Non avremmo mai saputo cosa fosse stato a scoraggiarli.
Forse l’ottima mira di Forth nel lancio degli escrementi,
forse le parole di mia madre.
O forse entrambe le cose.
Quella sera, a cena, nostra madre non pronunciò verbo fino a
quando non arrivammo al dolce.
Ci diceva sempre che davanti a una bella fetta di torta al cioccolato,
tutto sembrava tutto più leggero.
Sembrava crederlo anche per
quella situazione.
Ci squadrò tutti e tre con aria severa, come facendoci
capire che il discorso imminente non avrebbe ammesso repliche.
- Da oggi in poi, Ariana non dovrà più uscire di
casa.
Nessuno la dovrà più vedere. Nessuno di voi
dovrà
portare a casa amici o altri per non correre il rischio che vostra
sorella venga vista. Per chi vi chiederà dove sia finita,
voi
risponderete che è afflitta da una grave malattia che non le
permette di uscire di casa. Non voglio che nessuno faccia di nuovo
quello che ha osato fare quella donna oggi pomeriggio. –
Io e Forth annuimmo in sincronismo, senza distogliere lo sguardo da
nostra madre.
- Faremo a turni per prenderci cura di lei. Te ne occuperai tu, Albus,
fino a quando non tornerai a scuola. Quando sarai ad Hogwarts,
sarà prerogativa mia e di tuo fratello. –
Non feci una piega, assumendomi le mie responsabilità da
capofamiglia. Forth sbuffò rumorosamente, ma si
addolcì quando i suoi occhi caddero su Ariana.
- Mi dispiace toglierle la luce del sole… -
continuò lei,
mentre una lacrima le scendeva sulla guancia contratta in una smorfia
rigida - …ma in questo momento credo che per lei sia
più
importante mantenere la luce della vita. –
Note
dell'autrice
Eccomi qui, rispuntata con questo capitolo che
spero sia risultato migliore di quello precedente.
Non era previsto nei miei piani l'inserimento di
questo
episodio, ma riflettendoci sopra - dopo lo spunto datomi da Ernil in
una sua recensione - mi sembrava importante per lo sviluppo della
storia... quindi mi auguro che non siate stufi dei capitoli in "family
style" ^^
Anticipo la domanda che probabilmente vi sarete
fatti...
cosa ha a che fare il prompt "intermezzo" con tutta questa vicenda
raccontata?
Ammetto di non averlo esplicitato, ma considero
questa parte
della vita di Albus come una situazione intermedia, una fase che la
divide in due parti contigue, la pausa che segue un periodo tragico e
precede l'inizio di una nuova vita in un nuovo paese. Spero di essere
stata chiara, come sempre avete il pieno diritto di fare domande se non
mi sono spiegata adeguatamente.
Quindi, vi ringrazio come sempre per il supporto
che mi fate sentire - in particolare oggi cito bianchimarsi che
ha aggiunto la storia tra i Preferiti - e vado a rispondere
alle vostre recensioni.
A presto, xoxo
Atari:
dal punto di vista degli avvenimenti in effetti non c'era
molto da dire... ma spero di farmi perdonare con questo capitolo!
Julia
Weasley: esattamente
qui sopra Forth dimostra la sua passione per questi animali, un legame
talmente tanto forte che determinerà addirittura la forma
del
suo Patronus in età avanzata.... ma per ora si limita a
lanciarne i "rifiuti" ^^
Alaide:
le tue parole mi consolano, sono sempre afflitta dal timore di
cadere in qualcosa di "già visto, già scritto,
già
sentito" descrivendo delle scene troppo semplici come quella
del
capitolo precedente - ma anche di questo. Ariana purtroppo
rimarrà sempre un personaggio quasi fantasma, presente solo
nel
corpo e mai nella sostanza, ed è un peccato. Ma forse
è
proprio questa sua caratteristica a renderla così importante
nella visione di insieme.
Ti ringrazio per la correzione storica, non
è la prima svista che mi capita a questo proposito. L'unica
giustificazione che posso avere a mia discolpa è che
la figura da contadina delle fiabe di Bathilda non sarebbe stata la
stessa con un vestito lungo fino alle caviglie... o forse
sì, ma
proprio non riesco ad immaginarmela come tale. Comunque ho apprezzato
molto questa tua precisazione.
ThePirateSDaughter:
hai colto perfettamente l'idea di "ripartenza" che
volevo rendere. Da una nuova casa solitamente si riparte con una fase
completamente diversa della vita, è un modo di cancellare
figuratamente il passato. Bathilda è stata un po' il mio
asso
nella manica, nonostante l'abito - come mi ha fatto notare Aladie - non
fosse proprio adatto all'epoca. Comunque grazie per i complimenti!
quigon89:
non hai idea della mia soddisfazione nel sentirmi dire
queste cose. ^^ Gellert e Al arriveranno molto più avanti
(prima
ci saranno alcuni stralci di vita ad Hogwarts e a casa). Grazie per i
complimenti!
Ernil:
il mio obiettivo è proprio restare Canon, almeno per le
cose più evidenti come il rapporto Albus/Forth... quindi, se
dovessi notare qualcosa di strano, non esitare a segnalarmelo! Volevi
Kendra e i vicini? Eccoti accontentata! Anche perchè devo
ammettere, come ho scritto poco più sopra nelle note, che
non mi
era proprio venuto in mente di inserire un episodio simile nella mia
scaletta... quindi grazie per il suggerimento!
_Mary:
è bello sentirsi dire che non sono ancora caduta nello
scontato... e spero di non caderci più avanti,
assolutamente! I
passaggi che volevo toccare erano esattamente quelli che hai citato te,
ho tentato di approfondirli anche in questo capitolo. Grazie per i
complimenti!
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Capitolo 15 *** Segni indelebili ***
15.
Segni indelebili
Prompt: 041. Forme
Periodo:
inverno 1894
Rating: Verde
Narratore: Albus
Silente
Genere:
Generale, Comico
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente
Erano passati quasi due anni dal nostro trasferimento a
Godric’s Hollow, ma da quel giorno di un lontano agosto le
nostre conoscenze nel paese non erano per niente aumentate.
Mia madre e Forth passavano tutto il giorno in casa tenendo
d’occhio Ariana, dato che le sue condizioni psichiche e
fisiche erano decisamente degenerate per qualche sconosciuto motivo
– forse per la continua reclusione.
La signora Bath era molto discreta e lasciava tutti i giorni la spesa
davanti al cancello della nostra casa senza fare domande sul
perché non volessero uscire, senza fare domande sul motivo
dell’improvvisa sparizione della bambina più
piccola e del sottoscritto.
Dal canto mio, continuavo a frequentare Hogwarts con ottimi risultati e
quell’anno - il terzo per me – ero stato scelto
come Aiuto-Prefetto della Casa di Grifondoro.
Tutto sembrava andare per il verso giusto, insomma.
Almeno fino a quando io e Forth restavamo separati a centinaia di
chilometri uno dall’altro.
- Sei un egoista, Albus! – mi sputò addosso con
astio, il terzo giorno dal mio ritorno a casa per le vacanze di Natale
– Non capisci che io e mamma abbiamo bisogno di te? Ary
diventa ogni giorno più incontrollabile e mamma non ce la fa
più ma non si fida a lasciarla curare a me perché
dice che sono troppo piccolo! –
- E ha ragione – commentai pacatamente – hai solo
dieci anni –
- Quasi undici! – protestò lui arrossendo
– E non cambiare discorso! Mamma è stanca,
possibile che non lo vedi? –
- Quindi cosa vuoi che faccia, Forth? Vuoi semplicemente che io mi
occupi per un po’ di Ariana per queste vacanze?
Sarà una sciocchezza… - lo informai con calma.
- Una sciocchezza? Ti accorgerai della fatica che ci vuole anche
provandoci per un giorno solo! – replicò lui con
un sorriso maligno.
Non mi scomposi, ero certo di essere capace di gestire la mia dolce
sorellina per qualche ora.
- Se questa è una sfida, la accetto –
- Va bene, Albus… vedremo quando io e mamma torneremo, se
sarai ancora vivo! –
Così un pomeriggio di gennaio restai a casa da solo con
Ariana, dopo aver convinto mia madre ad uscire con Forth per rilassarsi.
Mi sedetti sul tappeto con lei, sorridendo davanti ai suoi dolci
occhioni che mi guardavano con curiosità.
- Ary, non sei contenta? Oggi resterai da sola con il tuo fratellone
preferito! –
Le feci il solletico, strappandole delle risate argentine che furono
manna per le mie orecchie.
Sì, potevo farcela. Dopotutto era solo una bambina, no?
La intrattenni per qualche minuto con dei giochetti di magia che lei
osservò a occhi spalancati, prima di iniziare a sbadigliare
ripetutamente.
Allora cambiai direzione, iniziando a tenerla più impegnata
che potevo con la lettura di fiabe, esibendomi
nell’imitazione del Preside Phineas Nigellus Black
– che mi riusciva perfettamente ed era decisamente comica
– e infine giunsi perfino a organizzare una specie di sfilata
di moda indossando i vestiti di mia madre.
Volevo divertirla il più possibile, in modo che sul suo viso
si notasse solo il suo bellissimo sorriso e non lo sguardo vacuo che
seguiva immediatamente un segno di felicità.
Dopo quella che mi era sembrata un’eternità,
decisi di guardare l’orologio.
Era passata solo una misera ora, e io avevo esaurito tutte le mie
risorse da bravo cabarettista.
Ma non volevo che Forth, una volta tornato a casa con mamma, dicesse
che non ero stato capace di intrattenere la mia sorellina.
No, mi sarei inventato qualcosa di stratosferico.
- Ary, ti va di fare una torta? –
Vidi i suoi occhi illuminarsi per un attimo, mi bastò questo
per considerarla come una risposta affermativa.
Prendendola per mano, la portai fino in cucina. Iniziai a tirare fuori
dagli scaffali tutti gli ingredienti più disparati, senza
nemmeno sapere da dove cominciare.
Poi, dopo aver dato a mia sorella una cucchiaia come diversivo per
tenerla impegnata, presi il libro di ricette che apparteneva a nonna
Rosalie. Lo sfogliai fino alla pagina della torta al cioccolato,
abbandonandolo poi sul tavolo per andare ad accendere il forno.
- Faremo un sorpresa alla mamma e a Forth, eh? – le dissi con
un sorriso, vedendo che agitava la cucchiaia in aria come se fosse
stata una bacchetta magica.
Non rispose, troppo concentrata sulla sua magia personale. Aprii lo
sportello più basso per cercare una ciotola abbastanza
grande, imprecai sottovoce sentendo che la veste mi si incastrava sotto
il ginocchio.
Sentii il rumore di pagine girate, immaginai che Ariana stesse
esplorando il libro di ricette che le appariva in un certo senso come
qualcosa di misterioso.
- Ary… fai la brava, eh? – la ammonii, con la
testa ancora infilata nel mobile sotto al lavandino, mentre mi
allungavo al di sopra delle mie possibilità per afferrare
una ciotola di vetro.
Qualcosa di fragile si schiantò di fianco a me, rompendosi
in mille pezzi e facendo un fracasso tremendo. Sussultai, picchiando la
testa contro la tubatura. Cercai di girarmi rapidamente e la mia testa
venne sfiorata da un gruppo di scintille rossastre.
Ariana aveva trasformato la cucchiaia in una bacchetta tutta sua.
Non sapevo come né perché, ma l’aveva
fatto.
- Ary, smettila! – dissi spaventato, rotolando sul pavimento
per non essere centrato in pieno da un altro incantesimo accidentale.
“Forse avrei dovuto ascoltare Aberforth” mi
rimproverai, quando le pentole di rame appese al muro caddero a terra
sfiorandomi.
Ero messo a pancia in giù sulle piastrelle fredde, mentre
cercavo con tutto me stesso di elaborare un modo per uscire da quella
situazione penosa in cui mi ero cacciato.
Ma prima che potessi anche solo mettere in atto la mezza idea che
avevo, sentii un bruciore insopportabile sulla coscia sinistra,
scoperta dalla veste.
Trattenni un gemito di dolore, per non spaventare Ariana. Qualsiasi
cosa mi avesse fatto, sapevo che l’avrei perdonata.
Il trambusto finì, sentii la cucchiaia di legno cadere a
terra. Mi voltai lentamente e vidi Ariana riprendere il suo sguardo
vuoto e fisso verso lo scaffale aperto. Abbassai gli occhi sulla mia
parte ferita e notai uno strano disegno formato da linee intricate e
puntini a intervalli regolari.
- Ma cosa cavolo… ? –
Poi vidi un foglio ai piedi di Ariana, su cui sembravano esserci le
stesse forme riprodotte sulla mia pelle.
Un dedalo intricato di vie e di fermate, era la cartina della
Metropolitana di Londra.
Un sorriso mi increspò le labbra, scossi la testa senza
riuscire ad essere arrabbiato con la mia sorellina.
- Beh… prima o poi mi sarà utile, in
fondo… -
Misi in ordine tutto quello che non era a posto e diedi un bacio sulla
fronte ad Ariana.
Quando Forth e mamma tornarono a casa, videro me e la mia sorellina
intenti a mangiare con gusto due belle fette di torta al cioccolato
accompagnate da due belle tazze di latte caldo..
I loro sguardi stupiti e increduli mi ripagarono di quei brevi istanti
di dolore in cui le forme della Metropolitana di Londra si erano
impresse in modo indelebile su di me.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti! Per la serie "i
capitoli dagli argomenti più strani", vi presento la nascita
della cicatrice di Albus! ^^
Mi ero sempre chiesta da dove avesse potuto
avere origine, e dato che la mia ipotesi era sempre stata legata a
un'incantesimo di Ariana ho cercato di metterla su carta in un modo
plausibile... che poi magari con una cucchiaia di legno non si possano
fare magie, quello è un dettaglio. Ma in fondo nessuno lo ha
mai detto esplicitamente, quindi spero di essere stata abbastanza
coerente con la storia.
Ho controllato personalmente su vari siti
Internet e vi confermo l'esistenza della Metropolitana di Londra anche
nel lontano 1894.
Mi
scuso per aver saltato due anni a piè pari, ma conto di
poter fare qualche flashback più avanti per riempire questo
vuoto.
Finite
le spiegazioni del capitolo, passo a ringraziarvi tutti come di
consueto - in particolare Lukk
e Ernil che hanno aggiunto la storia tra le Seguite, BlackFra92 e zoe moon
che l'hanno inserita tra le Preferite.
Spero di non aver dimenticato di dire niente di
importante, passo alle Recensioni.
Atari:
bene, saltello sulla sedia al pensiero di essere riuscita a tenere
tutto dentro la storia come volevo! ^^ In effetti la versione di Kendra
come "madre senza cuore e snaturata" descritta dalla Skeeter
non mi piaceva per niente, per questo mi sono scervellata a lungo per
pensare a un modo per non farla sembrare tale senza però
stravolgere gli avvenimenti.
Julia
Weasley: credo tu abbia ragione a proposito di Aberforth,
è un personaggio "tragicomico". Non che io osi rapportarmi
ai grandi scrittori - mi inchino ai loro piedi - ma penso che sia
l'unico in questa vicenda capace di strappare ogni tanto un sorriso
anche nelle situazioni peggiori.
ThePirateSDaughter:
Kendra si isola e la situazione non cambia per due lunghi
anni. La storia purtroppo ci dice che dall'arresto di Percival le cose
sono andate così, non posso fare altro che rispettarle a
malincuore. Sono felice che ti piacciano i capitoli "familiari", anche
se credo che questo sarà l'ultimo di questo tipo almeno per
un po'. Grazie per i complimenti, comunque!
quigon89:
non so neanch'io se sarei capace di prendere una simile
decisione - forse anche perchè non avendo figli non riesco
neanche lontanamente ad immaginarmi in una situazione del genere - ma
Kendra ormai l'ha fatto, e la Rowling ha deciso così
. Triste, ma non ci si può fare niente. Albus
prova comunque, come hai detto tu, a distrarla un po' e a
trattarla come una bambina normale. La situazione è
delicata, e nonostante io voglia con tutto il mio cuore cambiare la
vicenda descritta dalla Skeeter, non mi è permesso dalla mia
promessa di stare nel Canon ç.ç
Ernil:
quando ho letto la parola che hai scritto in maiuscolo, mi
sono sentita davvero realizzata...
prima di realizzare
che mi mancano da scrivere ancora 85 capitoli circa O.O
comunque sono felice di non aver dimenticato niente nel capitolo
precedente, spero di non farmi "bacchettare" in questo ^^
_Mary:
la vicina è effettivamente piuttosto sciocca e
antipatica, il nomignolo affibbiato a Kendra non è dei
più gentili... e Aberforth ha fatto il suo dovere! ^^ Albus
è nei libri più o meno dalla sua nascita, me lo
immagino come uno che quasi ci vive dentro (ammetto che sto riversando
dentro di lui anche un po' della mia personalità da
divoratrice di volumi). Comunque fino a quando sarai ripetitiva nei
complimenti non è grave... se fosse il caso contrario,
dovrei iniziare a preoccuparmi seriamente!
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Capitolo 16 *** Succo e brillantini ***
16.
Succo e brillantini
Prompt: 047.
Cuori
Periodo: febbraio
1895
Narratore:
Albus Silente
Rating: Verde
Genere:
Generale
Personaggi:
Albus Silente, Edward Silente, Elphias Doge, Altro Personaggio
Solo quando una pioggia di coriandoli rosa confetto si
abbatté all’improvviso sulla mia chioma ramata
– creando un contrasto orrendo tra i due colori –
mi accorsi che era arrivato il giorno di San Valentino.
Il tanto temuto
giorno di San Valentino.
Non perché io, da bravo single convinto, provassi ribrezzo
per le coppiette che giustamente si tenevano per mano ed esprimevano il
loro amore.
No, semplicemente perché quel giorno era da ormai quattro
anni quello in cui…
- Al, guarda quante lettere! Saranno almeno trenta! –
Esatto, proprio così. Con mio grande disappunto, ricevevo
più lettere io di tutti i ragazzi della mia Casa messi
insieme.
- Oh, Merlino… - mormorai arrossendo, mentre mi sedevo al
tavolo per fare colazione - …ma perché? Perché
sprecare tutta questa carta? –
- …quindici, sedici, diciassette… -
Questo era Elphias, che teoricamente
avrebbe dovuto essere uno dei miei due migliori amici e quindi avrebbe dovuto
risparmiarmi certe torture mentali, mentre contava i biglietti che
sommergevano le pietanze esposte sul tavolo.
- Elph, lascia stare… - gli consigliai con calma, scuotendo
esasperato la testa all'indirizzo di Edward.
- Quarantacinque! Quarantacinque,
Albus! Ti rendi conto? – urlò lui, dimenticandosi
che eravamo ancora seduti in Sala Grande con tutti gli altri studenti
di Hogwarts.
- Va bene, Elph, va bene… ma ora smettila! – gli
sussurrò Edward, per fare in modo che tutti smettessero di
fissarci come se fossimo stati dei fenomeni da baraccone.
Alzai lo sguardo dal tavolo per controllare che l’attenzione
si fosse spostata da noi e incontrai i sorrisetti languidi delle
Tricolours.
Tutte e tre portarono i capelli dietro le spalle nello stesso momento,
ammiccando maliziose e facendo tremolare le inquietanti farfalle
brillantate che si erano fissate sulle lucenti chiome bionde.
Mi affrettai a ritornare con gli occhi sulla mia fetta di pane con
marmellata.
- Merlino, non si può andare avanti così
– commentai preoccupato, mentre cercavo il coltello in un
tentativo di ignorare i gufi che continuavano a sciamare avanti e
indietro dal nostro tavolo.
- Io ne sarei felice, se fossi in te – mi
rimproverò Elphias, guardando con avidità i
biglietti che mi erano stati dedicati – Quanto è
bella la vita del Prefetto! –
- Tu dici così solo perché non hai idea delle
scocciature… - sospirai, notando con disgusto che un
bigliettino bianco pieno di brillantini fucsia era finito dritto nel
mio succo di zucca contaminandolo con tutti quei pulviscoli
luminescenti.
Mi chiedevo davvero come potesse essere possibile che io fossi
così richiesto.
Insomma, c’erano decine di ragazzi più grandi e
più affascinanti di me! Non potevo credere che fosse solo
merito della spilla da Prefetto che mi riluceva sulla cravatta rossa e
oro.
L’unica volta in cui avevo esposto i miei dubbi a Elphias mi
aveva risposto con le seguenti parole: “La perfezione
è sempre motivo di fascino o attrazione, e tu la rappresenti
in modo inequivocabile: il contrasto tra i tuoi capelli rossi e i tuoi
occhi azzurri fa sospirare tante delle nostre compagne…
aggiungendoci il fatto che sei un genio, un Prefetto e hai dei
comportamenti da vero gentiluomo, non si può fare altro che
amarti, non credi?”
Mi ero sentito lusingato da quelle parole, ma non mi sentivo poi
così tanto perfetto.
Ero senza un padre, rinchiuso ad Azkaban perché accusato di
omicidio e aggressione, e avevo una sorella gravemente malata.
Era questo il prezzo da pagare per reincarnare la
“perfezione”?
A un certo punto, rimuginando su questi pensieri, mi passò
la fame.
- Ragazzi, torno in dormitorio… - mormorai stancamente,
alzandomi dalla panca.
- Aspetta, portati questi! Wingardium Leviosa! –
Edward aveva compattato in un solo gruppo tutti i biglietti, che in
quel momento stavano formando una vaporosa nuvola rosa e bianca
levitante a mezz’aria.
Metà dei presenti scoppiarono a ridere divertiti, alcune
ragazzine di Grifondoro mi lanciarono sguardi adoranti.
- Grazie, Ed – risposi sarcasticamente, affrettandomi a
sparire dalla vista di tutti quegli spettatori per fuggire in
dormitorio.
Una volta giunto nella mia stanza, che condividevo con Edward e
Elphias, mi lasciai cadere sul letto e la nuvola di carta si disfece
sul parquet facendo un fracasso infernale.
Sapevo che sarebbe stata una perdita di tempo, ma dovevo leggere quei
biglietti.
Le mie “ammiratrici”, per quanto non desiderate,
avevano sicuramente messo impegno nelle loro dediche e mi sembrava
scorretto non onorare il loro lavoro.
Scesi dal morbido materasso, emettendo un gemito di sconforto, e mi
misi ad analizzare come prima cosa il biglietto intriso di succo di
zucca.
Aveva due grossi cuori, ormai privi di brillantini, sul davanti. Quando
lo aprii e riconobbi la scrittura infantile di Ariana mi venne un
groppo alla gola.
“Buon San Valetino al mio fratelone Abus. Ti voio bene.
Ari.”
Una lacrima lottò a lungo all’angolo del mio
occhio sinistro per poter scendere liberamente sulla mia guancia.
Alla fine vinse, quando mi tornò in mente che quello era il
bigliettino che avevo preparato con lei due anni prima.
Come aveva fatto ad arrivare fino a lì?
Mi ricordai tutto quando vidi un piccolo quadratino marroncino sul
retro del biglietto.
“Lo spediremo con la posta Babbana, Ary, ti va?” le
avevo suggerito, agitando davanti ai suoi occhi entusiasti il piccolo
francobollo che tenevo in mano.
“Sì, ma non voglio che vedi quello che
scrivo!” aveva risposto la mia sorellina, sorridendomi con
aria furbetta.
“Non lo vedrò, infatti…
potrò leggerlo solo quando mi arriverà con la
posta Babbana, ok?”
Lei aveva annuito e aveva preso immediatamente un pennarello fucsia,
aprendo il biglietto che avevano fabbricato insieme, impiastricciando
di colla e brillantini l’interno candido.
“Allora io vado di là e aspetto che scrivi
tranquilla, va bene?” le avevo chiesto, sorridendo
incoraggiante.
“No, Al, aspetta!” aveva replicato, mordendosi
teneramente il labbro con aria indecisa “Come si scrive il
tuo nome?”
Le avevo scandito le lettere, e non era importante che avesse sbagliato
comunque a scrivere, perché era stato bellissimo vedere la
soddisfazione che illuminava il suo sguardo concentrato.
I miei occhi invece, mentre riponevo al sicuro nel mio baule quel
prezioso biglietto, erano brillanti di commozione.
Passai le seguenti ore a spulciare gli altri messaggi, spesso
contenenti frasi futili e insignificanti del tipo
“vuoi uscire con me?” o “sei
l’uomo della mia vita”, ma niente era
così bello e profondo come le parole di Ariana.
Niente era più bello di due semplici cuori, una manciata di
parole e tanto affetto sincero.
Ariana era la donna della mia vita e scommettevo che nessuna di quelle
che mi aveva mandato un biglietto per quel giorno avrebbe mai potuto
competere con lei per un posto nel mio cuore.
Note
dell'autrice
Buonasera, miei fidati lettori!
Ritorno con questo capitolo facendo riapparire le tanto amate
(ehm -.-') Tricolours per la felicità di Shakiko.
Se troverete errori grammaticali nella parte
riguardante il bigliettino di Ariana e le parole che rivolge ad Albus,
sappiate che sono voluti.
Solitamente sono contro la tortura dei tempi
verbali, ma questa volta ho deciso di prendermi una licenza "poetica"
per rendere meglio l'atteggiamento e il linguaggio infantile
di Ariana, quindi non linciatemi (anche se so che avreste voluto farlo
quando avete letto qui sopra... ammettetelo! ^^)
Detto questo, posso solo sperare che il capitolo
vi sia piaciuto - nonostante tratti un argomento non molto impegnativo
quale il giorno di San Valentino.
Vi ringrazio come sempre per il vostro continuo
supporto, siete fondamentali per far sì che questa opera
continui ad esistere!
[Ci vuole sempre un po' di enfasi XD]
quigon89:
se questa abitudine è qualcosa di positivo, allora ne sono
doppiamente felice! ^^ Sono d'accordo con te per quanto
riguarda Albus, è stato davvero molto paziente con la sua
sorellina. Mi dispiace di non aver inserito Kendra, mi sembrava forzato
farla apparire anche in un contesto incentrato principalmente su un
rapporto fraterno. Grazie
per i complimenti, la decisione di inserire la cicatrice è
stata molto
ponderata dato che pensavo che l'episodio descritto avrebbe potuto
risultare surreale... ma alla fine sappiamo com'è finita! XD
Atari:
io ho una cicatrice a forma di linea tramviaria di Milano
sul braccio sinistro XD scherzi a parte (pessima battuta, lo ammetto)
ti ringrazio per i complimenti, sono felice che la
giustificazione usata ti sia piaciuta ^^
Ernil:
il problema è proprio che io mi ricordo della cose meno
importanti come la cicatrice e a volte mi accorgo di non aver messo
nella mia scaletta delle parti molto più importanti... ormai
ci sono abituata, si chiama "amore per i dettagli insignificanti" ^^
Grazie per i complimenti, comunque... e siamo a -84! XD
ThePirateSDaughter:
un genio? Ah, perchè la mia prof di matematica
non me lo dice mai? ^^ Saltando un noioso racconto sulla scuola, ti
ringrazio per i complimenti e anche perchè mi stai facendo
sentire orgogliosa di una giustificazione che all'inizio temevo non
avrebbe accolto nessun consenso... quindi doppio grazie!
_Mary:
sono felice che ti sia piaciuta, credo che sia davvero un
peccato che a questi due personaggi sia stato dedicato pochissimo
spazio nei libri ufficiali... secondo me il loro rapporto è
la rappresentazione perfetta della tenerezza! ^^
Julia
Weasley: io ho messo "comico" tra i generi, ma
non è propriamente il tipo di comicità che si
vede nelle varie fanfiction che girano qui... non è il mio
genere, ma sono felice di averti fatta ridere! ^^ L'obiettivo era di
sdrammatizzare una situazione - quella di non controllo della magia di
Ariana - che poi, come sappiamo, porterà ad una
tragedia annunciata... ma molto più avanti, quindi magari
potremo ridere ancora per qualche capitolo! XD
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Capitolo 17 *** Perfetti sconosciuti ***
17.
Perfetti sconosciuti
Prompt: 025.
Estranei
Periodo:
autunno 1896
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente/Aberforth Silente
Genere:
Generale, Introspettivo
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Elphias Doge, Altro Personaggio
Seduto al tavolo di
Grifondoro, affiancato dai miei onnipresenti amici Edward ed Elphias,
sorseggiavo lentamente il succo di zucca in attesa
dell’entrata di quelli del primo anno.
Sapevo che anche mio
fratello sarebbe stato in mezzo a quel gruppo – che io,
essendo del quinto anno, trovavo decisamente fastidioso – e
non vedevo l’ora di scoprire a quale Casa sarebbe stato
assegnato.
Se il Cappello avesse
detto Grifondoro, probabilmente avrei colto l’occasione per
rinfacciargli per tutta la vita gli insulti che aveva rivolto ai miei
colori negli ultimi cinque anni.
- Silenzio, ragazzi,
vi prego di fare silenzio! – esordì Phineas
Nigellus, il Preside, con la voce amplificata da un incantesimo.
Improvvisamente tutti
tacquero e drizzarono le orecchie, pronti ad ascoltare la tipica
canzone di inizio anno del Cappello Parlante.
Ma prima
entrò nella stanza un branco di bambini, introdotti
dall’insegnante di Trasfigurazione, Armando Dippet.
- Al, ma quello non
è tuo fratello? – bisbigliò Elphias nel
mio orecchio, puntando il dito verso un ragazzo magro con gli occhi
azzurri e i capelli ramati.
Naturalmente era
Aberforth.
- No, lui
è uno di quelli che insultano Grifondoro… e uno
del genere non è mio fratello! – scherzai,
all’indirizzo dei miei due amici.
Ma feci comunque un
cenno di saluto a Forth, quando il suo sguardo si voltò
verso il mio tavolo.
E lui mi
ignorò, iniziando a parlottare con una ragazzina bionda che
gli stava davanti nella fila.
Come
un estraneo.
Albus mi aveva appena
salutato. Che idiota.
Se pensava che una
volta arrivato a Hogwarts avrei fatto la parte del suo bravo fratellino
sottomesso alla sua volontà da perfetto Prefetto,
si sbagliava.
- Carina la Sala,
vero? – commentai all’indirizzo della prima persona
che mi trovai a portata di voce, una ragazza dai capelli color platino.
- Niente di speciale,
non dopo generazioni di antenati in questa scuola –
replicò lei con tono altezzoso – Sei un
Mezzosangue, vero? –
La guardai con
stupore. La sua espressione di disgusto distorceva i suoi lineamenti,
facendone sparire l’eleganza e la gradevolezza.
- Sono un
Silente… - risposi io, senza sapere cosa avesse a che fare
il mio sangue con la bellezza della Sala Grande.
- Io sono una
Greengrass… finirò a Serpeverde, su questo non
c’è dubbio! –
Feci spallucce,
sinceramente non mi interessavano molto i suoi sproloqui senza senso.
Mi misi a fissare i professori, fino a quando non arrivò il
mio turno.
- Silente, Aberforth!
–
Mi diressi a testa
alta verso la “Seggiola del Destino”, come mi
divertivo a chiamarla dal giorno in cui Albus mi aveva descritto il suo
Smistamento.
Mi venne appoggiato
il Cappello Parlante in testa e la vista mi si oscurò.
“Ah, un
Silente! Magnifico, magnifico… so già in che Casa
Smistarti!”
“Non
Grifondoro, ti prego, non
Grifondoro…” supplicai
nella mia mente, pensando a quanto sarebbe stato odioso passare la mia
carriera scolastica attaccato alla sottana di mio fratello.
“Non ti
piace la culla dei coraggiosi di cuore? Peccato, perché hai
coraggio e avventatezza da vendere… ma vedo anche uno
spiccato senso del sarcasmo e un pizzico di egoismo!”
“Non Serpeverde,
eh… non voglio finire con quella snob della
Greengrass…”
“Allora
nemmeno Serpeverde? Sei complicato, caro il mio Silente…
vediamo, allora… trovo anche una profonda lealtà
per la famiglia, una spiccata abilità pratica, e anche
un’inesistente dedizione allo studio… non Corvonero, non
sei abbastanza brillante... quindi credo che ti assegnerò
a…”
- Tassorosso!
–
Mi tolsi rapidamente
il Cappello dagli occhi, mi alzai traballante e trionfante, mi lanciai
verso il tavolo dai colori giallo e nero.
Ero soddisfatto, per
non dire entusiasta.
E
l’espressione basita di Albus era bastata per ripagarmi
dall’essere stato insultato da un cencio parlante.
Dopo la canzone
usuale, in cui il Cappello ci esortava ad unirci sottolineando la
superiorità di Serpeverde – come ogni anno da
quando Phineas Nigellus era diventato Preside, mi aveva confessato una
ragazza del settimo anno – iniziò lo Smistamento.
Seguii con poca
attenzione lo svolgimento, limitandomi a scattare in piedi ed
applaudire quando arrivava un nuovo adepto nella nostra Casa.
Da bravo Prefetto,
dovevo portare alto l’orgoglio che ci si aspettava.
E poi, il mio cuore
fece un tuffo e la mia mente si sintonizzò su un solo
canale, quando sentii le due parole che attendevo da tempo.
- Silente, Aberforth!
–
Vidi mio fratello
avanzare con fare baldanzoso verso lo sgabellino traballante e il
professor Dippet che gli appoggiava il copricapo in testa.
Mi sembrò
questione di secondi, prima che la voce familiare urlasse –
Tassorosso! –
Rimasi leggermente
sorpreso, ma mai quanto il diretto interessato. Forth scattò
in piedi con un sorriso a trentadue denti e si precipitò al
tavolo giallo e nero, stringendo subito la mano al Caposcuola Diggory.
- E così
è sfumata l’ultima possibilità di avere
un altro Silente nella nostra Casa… - commentò
Edward con un pizzico di tristezza.
- Credetemi, non
è una grande perdita… a lui non piace Grifondoro!
– sottolineai di nuovo, come se quello potesse giustificare
la sua assenza al mio fianco.
- Ah… non
hai altri fratelli o sorelle? –
Il mio pensiero
volò subito verso la piccola Ariana, ma mia madre non voleva
che ne parlassimo a persone esterne alla famiglia e non ero ancora
certo di poter considerare Elphias e Edward come miei consanguinei.
- No, uno basta e
avanza – commentai, lanciando un’occhiata al tavolo
dei Tassorosso.
Forth
incrociò di nuovo il mio sguardo, ma non fece una piega e
finse di nuovo di non conoscermi.
Alla fine della cena,
raccolsi i novelli Grifondoro con Caitlin March* –
sì, purtroppo era diventata anche lei Prefetto –
e, dopo averli disposti in una fila ordinata, ordinai loro di seguirmi.
- Sei sempre dietro a
dare ordini, eh, Albus? –
Mi voltai con aria
seccata, aspettandomi che fosse uno dei soliti Serpeverde sbruffoni, ma
mi ritrovai davanti Aberforth.
- Tu non dovresti
essere con gli altri Tassorosso? –
- Rilassati, Al
– mi suggerì lui con un sorrisetto irriverente
– sei l’unico Prefetto che vuole mandare a letto
alle nove quelli del primo anno senza lasciarli un attimo ambientare!
–
- Sono
l’unico Prefetto responsabile, vorrai dire! –
ribattei, cercando di sottolineare la mia autorità davanti a
quei bambinetti interdetti che mi fissavano.
- Pensala come vuoi
– mormorò di rimando, rivolgendosi poi a una delle
Grifondoro del primo anno che ridacchiavano indicandolo – Voi
due, oche, non avete chance con questo qui… lui non va con
le ragazze, capito? Pensa solo ed esclusivamente alla scuola! Quindi
cercatevi un altro Prefetto a cui sbavare dietro! –
Le ragazzine persero
il loro sorriso e arrossirono violentemente quando le guardai sorpreso.
Poi mi voltai di nuovo verso Aberforth.
- Vai con quelli
della tua Casa e smetti di infastidire i tuoi compagni o
sarò costretto a toglierti dei punti! – lo
minacciai, lanciando un’occhiataccia a Caitlin che non
sembrava avere la minima intenzione di aiutarmi.
- Sapete che lui
mette la scuola anche davanti alla famiglia? –
continuò allora Forth, parlando a voce altissima per
attirare l’attenzione di tutti quelli che passavano.
Mi arrabbiai davvero.
Non poteva insultarmi davanti a tutta la scuola e dire per giunta cose
non vere.
- Dieci punti in meno
a Tassorosso – sentenziai seccamente – Complimenti,
Aberforth! Una punizione dopo aver passato solo tre ore qui dentro!
–
- Aberforth? E tu chi
sei, ci conosciamo? – replicò lui, con gli occhi
stretti a fessura.
Ci fissammo per
qualche secondo – mi sembrò che tutti
trattenessero il respiro – poi ci voltammo le spalle nello
stesso momento e da quell’episodio in poi la nostra vita a
Hogwarts continuò così.
Spalle contro spalle,
senza mai incrociare le nostre strade.
Esistenze parallele
nello stesso edificio.
Come due estranei, ma con lo
stesso
sangue.
*Caitlin March è una delle Tricolours.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti! ^^
Se state leggendo qui dopo i 16 precedenti capitoli, non posso fare
altro che ringraziarvi di cuore... ma lo faccio anche se è
il primo capitolo che leggete, tranquilli! XD
Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Ho deciso di cambiare un
attimo rotta per dare modo ad Aberforth di essere più
"presente" nella storia, senza lasciare che fosse sempre Albus a
tentare di spiegare indirettamente i suoi pensieri.
Spero che il cambiamento bicolore e la breve escursione nella testa del
piccolo Forth non vi sia dispiaciuta troppo, è solo un
piccolo esperimento per dilettarmi nell'utilizzo anche di questi
personaggi considerati secondari.
Per quanto riguarda la scelta della Casa di Aberforth, ho cercato di
essere il più oggettiva possibile - considerando anche le
vostre recensioni lasciate in precedenza. Se alcune spiegazioni non
sono chiare, o se non condividete la mia scelta, siete come sempre
liberi di farmi sentire la vostra voce!
Credo di non aver altro da dire, lascio la parola a voi!
quigon89:
la festa di San Valentino è sempre stata terribile
per me, ammetto di aver riversato un po' della mia cattiva
sopportazione per questo avvenimento nei pensieri del povero Albus
ù_ù evitando di divagare, non posso far altro che
essere d'accordo con te per quanto riguarda l'ultima parte della tua
recensione... i bambini sono davvero fantastici, e sono felice di
essere riuscita a far risultare Ariana una vera bambina ^^
Grazie per i complimenti e per il commento!
Alaide:
nessun problema, capita spesso anche a me di non aver
tempo per commentare. Sono felice che ti sia piaciuto, soprattutto la
parte finale su cui contavo molto. Insomma, credevo che l'inserimento
del capitolo su un tema così "frivolo" potesse essere
giustificato solo dal filo conduttore dei pensieri di Albus.
Julia
Weasley: ah, tutti noi le amiamo! XD Per fortuna in questo
capitolo ne spunta solo una e non parla... evviva! Scherzi a parte, in
questo capitolo ho cercato di "scalfire" l'innaturale perfezione di
Albus facendolo risentire nei confronti di Forth, sperando che non
sembri anche qui un santo. A proposito... ti piace questo Aberforth?
Sono terrorizzata all'idea di ricevere un giudizio negativo, ma mi
atterrò alla tua opinione per le descrizioni future.
ThePirateSDaughter:
il Silente barbuto e serio non è ancora presente, ma ammetto
che anche a me fa una strana impressione farlo parte di argomenti
così "normali" ^^ Grazie per i complimenti e in bocca al
lupo per i tuoi compiti!
_Mary:
la vecchiaia? A "leggerti", non credo che tu sia poi così
vecchia... ma naturalmente non mi azzardo a chiedere, rispetto della
privacy fino alla morte! ^^ Hai ragione per quanto riguarda il
"frivolo" attribuito al capitolo, ma sono felice di essere riuscita a
"riscattarmi" con la parte finale. I Babbani meritavano
davvero quella giustizia sommaria? Mah, su questo non saprei cosa
dirti... la cosa certa è che Ariana non meritava quello che
le hanno fatto ù_ù
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Capitolo 18 *** Il primo bacio ***
18.
Il primo bacio
Prompt: 050. Picche
Periodo:
primavera 1897
Rating:
Giallo
Narratore:
Elphias Doge
Genere:
Generale
Personaggio:
Albus Silente, Elphias Doge
Note:
Shonen-ai
- Albus ca-aro! – chiamò Caitlin con la sua voce
squillante – Albus caro, aspetta un attimo! –
Il mio migliore amico accelerò il passo, probabilmente
deciso a
raggiungere in fretta l’aula di Trasfigurazione. Forse non
aveva
sentito che una nostra compagna lo stava chiamando da minuti.
- Al… penso che Caitlin ti voglia parlare… - lo
informai timidamente.
- Pensi che io non la senta? – commentò lui con
calma,
senza però smettere di avanzare con ampie falcate
–
Semplicemente non ho voglia di sostenere un’inutile
conversazione
con lei… -
- Potrebbe anche non essere inutile – osservò
Edward, alla
mia destra – potrebbe anche chiederti se sei libero per il
Ballo
di Primavera –
- Ah, Edward – rispose lui con tono paterno –
questo
è proprio quello che io definirei inutile, lo sai!
–
- Chi ha il pane non ha i denti – bofonchiò lui in
risposta.
- Albus! Insomma, ti vuoi fermare? –
Finalmente il mio amico decise di dare
un’opportunità a
quella che lui chiamava formalmente “signorina
March”,
assumendo la sua tipica espressione da buone maniere.
Sopracciglia corrugate per dare l’impressione di essere
interessato, sistemata rapida dei ciuffi ribelli dietro alle orecchie e
accurato incrocio delle dita delle mani.
- Oh, finalmente! – sbuffò la bionda,
avvicinandosi a noi con andatura ondeggiante.
Immaginai che volesse sembrare provocante, ma assomigliava
più
che altro a un troll zoppo. Stranamente non era affiancata dalle altre
sue leggiadre amiche, avevo come l’impressione che fosse
riuscita
ad imporsi su di loro per essere la prima a chiedere ad Albus qualcosa
di fondamentale.
- A cosa devo queste sue ripetute chiamate, signorina March? –
- Non fare lo sciocco, Albus Silente! – sbraitò
lei,
puntandogli contro un’unghia laccata di rosso – So
che hai
ricevuto il mio invito per il Ballo di Primavera! Perché non
hai
risposto? –
- Mi duole molto, signorina March, ma non sono disponibile per
partecipare a questo avvenimento in sua compagnia –
Mi venne l’impulso di scoppiare a ridere davanti al tono
forzatamente pomposo di Albus.
Impulso che non riuscii a trattenere quando incrociai lo sguardo di
Edward. Entrambi iniziammo a sbellicarci di gusto, ma la
“coppietta” ci ignorò.
- Con chi ci vai, eh? – chiese lei con una smorfia di
disappunto
– Non c’è nessuna più bella
di me, in questa
dannatissima scuola! –
- Su questo punto, se non le dispiace, potrei facilmente contraddirla.
Per quanto riguarda invece la sua domanda precedente, posso con
sicurezza comunicarle che non ho nessuna compagna. –
- Allora perché non ci vieni con me, Albuccio? Dai!
– lo supplicò lei, facendo sporgere il labbro
superiore per intenerirlo.
- Non… - iniziò a dire Albus, ma io lo interruppi.
- Al non vuole venire con te perché non può
tradire la sua anima gemella… -
Caitlin diventò rossa come un pomodoro e sbattè
un piede per terra.
- Chi è questa ragazza? Voglio saperlo! –
Albus e Edward mi guardarono sorpresi, ma il primo sembrò
leggere l’idea che era scattata nella mia mente.
Probabilmente
gli avrebbe permesso di togliersi di torno tutte le varie spasimanti
che lo tormentavano da anni.
Certo, io e Edward avremmo pagato
per avere uno stuolo di ragazze ai nostri piedi, ma Albus era
completamente diverso da noi.
- Nessuno ha parlato di ragazze – disse lui con un sorriso
leggero.
- E allora? Allora chi è la tua amante? Una professoressa?
–
- Lei mi fraintende, signorina March… l’essere a
cui io
dono le mie attenzioni da innamorato non è di sesso
femminile,
bensì maschile come me –
Il tempo sembrò fermarsi, la mascella di Caitlin cadde a
terra.
Per fortuna tutti avevano fretta di andare a lezione, altrimenti credo
che si sarebbe formato un drappello attorno a noi.
- No… no, è impossibile! –
commentò lei con
un brillio folle negli occhi – Il ragazzo più
popolare
della scuola non può avere questo difetto! –
- Eppure è così – intervenni io,
dandogli manforte.
Edward aveva gli occhi spalancati, Albus mi fece un cenno di
approvazione.
Forse non si rendeva conto che probabilmente così avrebbe
mandato all’aria la sua reputazione.
- Dimostramelo, allora, Albus! – lo sfidò Caitlin.
Per una frazione di secondo credetti che il mio amico avesse intenzione
di confessare che era tutto uno scherzo, ma quando si voltò
con
intenzione verso di me persi la speranza.
Albus avvicinò il suo viso al mio e sentii le sue labbra
sfiorare leggermente l’angolo della mia bocca.
Erano morbide e calde, non avevano niente che me le potesse rendere
sgradevoli o invadenti.
- Ehi, Elphias… ti stai prendendo il mio primo
bacio… -
mormorò impercettibilmente Albus con tono divertito
–
Dovresti sentirti onorato! -
Naturalmente quella battuta labbra a labbra, vista
dall’angolazione di Caitlin, poteva sembrare un autentico
bacio
sulla bocca. Ma ci eravamo vicini, comunque.
Vidi la ragazza ridere istericamente, mentre Albus mi faceva
l’occhiolino.
- Doge e Silente… Doge e Silente… è
impossibile! –
Ignorandola spudoratamente ci dirigemmo tutti e tre a lezione di
Trasfigurazione, entrando in classe appena in tempo.
Albus ed Edward sembrarono riuscire a concentrarsi immediatamente,
avevano gli sguardi puntati solo ed esclusivamente su Dippet, mentre io
restai per lunghi minuti a fantasticare su quante deliziose sfumature
avesse la chioma ramata del mio migliore amico.
Mi aveva baciato.
Ok, sapevo che l’aveva fatto solo per scrollarsi di dosso
Caitlin in modo gentile.
Sotto mio suggerimento.
Ma nonostante queste premesse, non riuscivo a capire perché
avesse scelto me e non Edward.
Che fosse davvero attratto da me come mi era sembrato?
L’idea mi faceva leggermente ribrezzo, ma allo stesso tempo
mi sembrava allettante.
Io ed Albus,
non sarebbe stato poi così disgustoso.
Sapevo che lui era cento volte più affidabile di una
qualsiasi
ragazzina, mille volte meno frivolo e un milione di volte
più
brillante.
Inoltre era divertente, simpatico, gradevole, affettuoso, perfetto.
Arrossii violentemente quando vidi che i suoi occhi si spostavano
interrogativi su di me.
- Perfetto,
Elphias? Cosa? – mi sussurrò con un sorriso,
cercando di non farsi scoprire da Dippet.
- Eh? No, niente, niente! – mi affrettai a rispondere,
abbassando lo sguardo sulla pergamena ancora bianca.
Avevo pensato ad alta voce, ma ero quasi certo che quegli occhi celesti
non si fossero bevuti la mia risposta vaga.
Che mi fossi innamorato del mio migliore amico?
…No, non era
possibile. Non potevo permettermelo.
Quella sera, si sparse una voce di corridoio secondo cui Caitlin March
fosse finita in infermeria perché continuava a ripetere
frasi
sconnesse riguardo alle coppie "inusuali e incredibili". Si sospettava
che fosse stata colpita da un potentissimo Confundus.
Io e Edward guardammo con divertito sospetto Albus, che però
continuò a mangiare tranquillamente.
- Al, non dici niente? – lo stuzzicammo in coro.
- Sì… - disse lui con un leggero sorriso sulle
labbra -
…non credevo che dare un due di picche a una ragazza potesse
scatenare un tale appetito -
Note
dell'autrice
Bonsoir tout le monde!
Allora, cosa potrei dire oggi? Andando per ordine... ho messo la parola
"comico" tra i generi, ma affiancata da un punto interrogativo
perchè non sono sicura che possa risultare tale.
Devo anche ammettere che il capitolo non mi convince particolarmente,
essendomi inoltrata in un territorio che non mi appartiene. Non mi ero
mai spinta a descrivere il rapporto affettivo tra due ragazzi e
nonostante l'abbia fatto in modo leggero ho come l'impressione di non
essere stata molto aderente a quello che ci si aspetterebbe. Questa
spiega il perchè del mio esitare nel pubblicare
l'aggiornamento.
Naturalmente mi affido alle vostre opinioni e ai vostri consigli, sono
certa che tra di voi ci sia almeno qualcuno più che esperto
riguardo a questo tipo di fanfiction (ogni riferimento è
puramente casuale ^^).
Ok, credo di aver finito con il commento. Ringrazio come sempre tutti i
miei lettori, in particolare sunflower_
e sbadata93 che
hanno aggiunto la storia tra le Seguite.
Al prossimo capitolo, xoxo
Julia
Weasley: per fortuna la spiegazione è risultata
plausibile, altrimenti non so come mi sarei organizzata per riscrivere
il capitolo precedente ^^
Sono rincuorata dal tuo giudizio su Aberforth e devo ammettere che
anche a me dispiace molto dover rispettare questo rapporto spinoso che
c'è tra loro due... magari qualche volta si potrebbe uscire
dagli schemi, ci penserò!
_Mary:
sono felice che tu condivida la mia decisione, non l'ho
inserito a Grifondoro principalmente per il motivo a cui hai accennato
tu Dato che il cambio di prospettiva sembra essere stato
positivo per Forth, spero che anche quello di questo capitolo non ti
sia dispiaciuto... pechè ho inserito la Tricolours come
Prefetto? Mi serviva mettere il suo nome solo perchè non mi
sembrava il caso di aggiungere un'altra sconosciuta (e
perchè Albus è abbastanza intelligente per tutti
e due XD). Sono più vecchia io, comunque ^^
PirateSDaughter:
Aberforth conquista i cuori di tutti, esponendo al mondo i suoi
pensieri! ^^ Scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuto e che tu
abbia notato come nel capitolo precedente il piccolo Forth si prenda
una rivincita morale spiegando a buona parte degli studenti che Albus
non è come sembra... forse è stato un po'
meschino da parte sua, è vero, ma almeno non ha mentito.
quigon89:
un capitolo simile al precedente è esattamente
questo, ma ho preferito limitarmi all'utilizzo del pov di Elphias. Non
so quanto sia riuscita a rendere l'idea, ma almeno ci ho provato ^^ Hai
ragione sul comportamento di Aberforth, è piuttosto
condannabile, ma sincero. Per quanto le sue parole fossero
inadeguate per il momento, erano espressione della verità e
credo (mi piace mettermi nei panni di Albus) che sia proprio per questo
che il fratello si sia limitato a dargli una punizione così
leggera.
Ernil:
tranquilla, no problem per il "ritardo" [anch'io devo correre a
recensire il tuo capitolo nuovo appena finisco qua, se il mio pc me lo
permette]. Forse Serpeverde sarebbe stata la Casa ideale, ma qualcosa
mi diceva che Forth non fosse abbastanza sveglio e arguto per stare tra
di loro. Tassorosso ha il problema della lealtà,
è vero, ma ho considerato più la
lealtà per la famiglia che quella per gli amici (l'Ordine).
Felice che ti sia piaciuta l'idea del cambio di pov, grazie per i
complimenti!
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Capitolo 19 *** Esame... di coscienza ***
19.
Esame... di coscienza
Prompt: 008.
Settimane
Periodo:
estate 1898
Rating: Verde
Narratore:
Albus Silente
Genere:
Generale, Introspettivo
Personaggio: Aberforth
Silente, Albus Silente, Elphias Doge
Era passato più di un anno dall’episodio del Ballo
di Primavera, ma non potevo fare a meno di notare lo strano
comportamento di Elphias.
Eravamo da soli in dormitorio, quella mattina, dato che Edward era
finalmente riuscito a conquistare Emily e ad uscire con lei.
Questo suo successo era dovuto solo alla sparizione di Caitlin e al
conseguente scioglimento del gruppo delle Tricolours –
infatti da quando la March aveva assistito alla scenetta
“immorale” tra me ed Elphias, e in seguito colpita
dal mio Confundus, non si era più ripresa e i suoi genitori
erano stati costretti a ritirarla da Hogwarts.
Mi sentivo leggermente in colpa, ma ero felice che
quell’episodio fosse stato utile ad Edward per ottenere
un’opportunità con la ragazza che gli piaceva fin
dal primo anno.
Ma naturalmente sto divagando, dato che stavo parlando di Elphias.
Il suddetto mi trattava ormai da più di dodici mesi con uno
strano atteggiamento di riverenza, quasi come se mi stesse timidamente
corteggiando.
Forse era solo la mia impressione, dato che Edward non diceva niente al
riguardo, o Elph si era fatto una strana idea dopo quel bacio puntato
solo all’allontanamento di quella piaga di Caitlin?
Leggevo nei suoi occhi, per quanto ancora non fossi un abile
Legilimens, qualcosa che rasentava l’ossessione.
Mi trattava come se fossi stato una ragazza.
Era abbastanza inquietante, dovevo ammetterlo.
Quello che probabilmente non era chiaro ai miei amici, era che nessun
essere presente tra le mura di Hogwarts esercitava
un’attrazione così forte su di me da farmi
lasciare alle spalle l’importanza dello studio.
Né maschio né femmina che fosse.
- Albus… cosa ne dici se per l’ultima uscita ad
Hogwarts andiamo a fare un pic-nic tranquilli… solo noi due?
–
Alzai lo sguardo verso di lui, cercai di essere diplomatico e di non
mostrare la mia sorpresa.
- Elph, tra due settimane abbiamo i M.A.G.O. – osservai con
un tenue sorriso di circostanza – non possiamo permetterci
certi… mmm… sfarfalii!
–
Il mio neologismo inventato al momento per alleggerire
l’atmosfera non lo fece ridere.
Vidi le sue sopracciglia formare un arco da quanto erano aggrottate.
- Quindi? Non vuoi venire con me? –
Vidi il suo labbro tremare, lessi il dispiacere nei suoi occhi.
Avevo usato un ragazzo per allontanare una ragazza, ma mi ritrovavo
quel ragazzo a svolgere lo stesso ruolo che era stato in precedenza
della ragazza.
Ironia della sorte.
- Non è che io non voglia venire con te… -
Ed era vero, avrei davvero voluto svagarmi un po’ in
compagnia di Elphias… ma come amici!
- Solo che credo sia opportuno studiare, tutto qui! –
conclusi rapidamente, mettendoci tutta la sincerità
possibile.
- Ah, ok… - disse lui con tono deluso - …va bene
–
L’unica cosa che mi trattenne dal non chiedere scusa ad
Elphias, fu vederlo uscire senza di me il giorno della gita ad Hogwarts.
Con l’ultima delle Tricolours, Sarah Steeles.
Una vera
ragazza.
Mentre camminavo per i corridoi deserti, ravviandomi i capelli in un
vano tentativo di scacciare il caldo afoso che pervadeva
l’aria, continuavo a ripetermi che nel giro di poche
settimane sarei molto probabilmente stato libero.
Ma libero
era la parola giusta? Non ne ero poi così certo.
Hogwarts era sempre stata la mia vera casa, da quando papà
era stato arrestato.
Certo, a Godric’s Hollow potevo sempre contare su mia madre e
su Ariana – naturalmente a volte anche su Aberforth, che
però sembrava avere vergogna di farsi conoscere
lì a scuola come mio fratello – ma non era la
stessa cosa.
I miei professori riuscivano a farmi sentire apprezzato come nessun
altro aveva mai fatto.
Mia madre doveva fare in modo che ciascuno di noi tre, ciascuno dei
suoi figli, ricevesse la stessa quantità di affetto e
attenzioni.
Gli insegnanti, invece, non dovevano per forza essere imparziali.
Non era nel loro
interesse esserlo.
Ero consapevole delle mie capacità soprattutto grazie ai
loro incoraggiamenti e ai loro complimenti continui, grazie ai termini
espliciti con cui descrivevano quanto fossi avanti rispetto ai miei
coetanei.
Facevano progetti su di me e io lo sapevo.
Non volevo deludere nessuno di loro, non volevo deludere me stesso.
Preso da queste riflessioni, uscii in giardino e mi diressi verso uno
dei numerosi alberi - sotto i quali non era difficile scorgere qualche
mio coetaneo alle prese con il grande ripasso generale.
Poco lontano da dove decisi di stabilirmi con la mia borsa stracolma di
libri, tra cui alcuni che non avevano nulla a che fare con le materie
di esame del M.A.G.O., vidi Edward con la sua nuova ragazza Emily.
Entrambi erano degli incoscienti, a mio parere.
L’esame sarebbe stato il giorno seguente e loro perdevano
tempo prezioso con le loro sciocchezze.
Mi immersi nella lettura del Trattato sulle Pozioni Avanzate, sperando
di riuscire a finire quelle cinquecento pagine prima di sera.
Quel silenzio, accompagnato dal tepore del sole estivo e
dall’odore pungente dell’erba fresca, mi
ricordò i pomeriggi passati da piccolo nel giardino della
nostra vecchia villetta di Londra.
A questo ricordo, seguì quello terribile di Ariana nel parco
con le sue amiche.
Decisi di concentrarmi sui libri, non potevo lasciarmi trasportare dai
sentimenti a sole ventiquattro ore da un punto cruciale della mia vita.
- Ehi, secchione! Smettila di studiare, tanto prenderai di certo Oltre
Ogni Eccezionale Previsione! –
Alzai lentamente lo sguardo, nonostante sapessi che mi sarei trovato
davanti il mio adorabile
fratellino.
E non avevo torto, ovviamente.
- Forth, credo sia inutile farti notare che quel voto non
esiste… -
- Certo, certo! – sbottò lui in risposta,
lasciandosi cadere con uno sbuffo di fianco a me – Ma
perché non ti trovi una ragazza come i tuo amici al posto di
stare ad amoreggiare con i tuoi libri? –
- Perché io tengo ad avere un futuro sicuro, Forth
– replicai con calma.
- Ah, certo! Il futuro Ministro della Magia è qui!
Inchinatevi tutti! –
- Non è divertente – mormorai, fulminando con gli
occhi un gruppo di ochette che avevano riso per la battuta di mio
fratello – invece di prendere in giro me, dovresti iniziare a
preoccuparti per il tuo futuro! –
- Non mi interessa il mio futuro, e comunque non sono affari tuoi!
–
- Vorrà dire che quando finirai sulla strada,
sarà compito mio ospitarti in casa mia e mantenerti
–
- Oh, ti prego, no! Potrei morire giovane solo per la noia…
- commentò con uno sbadiglio - …a proposito,
domani non potresti saltare i M.A.G.O.? –
- Ma sei pazzo? –
- No, ci sono cose più importanti della scuola… -
Sospirai, cercando di non far notare il mio disappunto, e tornai a
rivolgere la mia completa attenzione ai libri.
- Guarda che è arrivata una lettera di mamma! – mi
comunicò alla fine Forth.
- Perché non l’hai detto prima? –
- Eri così occupato a sbaciucchiarti il libro di
Erbologia… -
Vidi che mi porgeva un foglio spiegazzato, glielo strappai di mano e
iniziai a leggere febbrilmente.
Quando finii, rimasi per un attimo a fissare il vuoto.
- Allora, chiediamo il permesso per poter andare fuori di qui domani o
no? – insistette lui, con un tono che mi fece capire che mi
stava mettendo alla prova.
Nostra madre era stata ricoverata all’ospedale di San Mungo
in seguito a un incantesimo accidentale scagliatole da Ariana.
L’ennesimo.
Ci diceva di stare tranquilli perché la nostra sorellina
sarebbe stata nelle mani di nonna Rosalie per i giorni che lei avrebbe
passato lontana da casa e che comunque non aveva niente di grave o
irrimediabile.
Riflettei il più rapidamente possibile. Alla fine presi una
sofferta decisione.
- Mamma starà in ospedale per settimane, mentre i
M.A.G.O. sono solamente domani…
non possiamo andare un altro giorno al San Mungo? –
Aberforth sembrò prendermi per uno incapace di intendere e
di volere.
Si alzò dalla erba scuotendo la testa e prima di andarsene
mi lanciò una delle occhiate di rimprovero che di solito
rivolgevo io a lui.
- Sei proprio un drogato di potere ed egoismo, Albus… fatti
un esame di coscienza,
oltre all’esame scolastico… sicuramente
lì non prenderai il massimo dei voti come ti aspetti! -
Note
dell'autrice
Buongiorno a tutti! Per fortuna che esistono i
ponti.... altrimenti come farei ad aggiornare? ^^
Ho un paio di precisazioni da fare riguardo a
questo capitolo: prima di tutto, ho preso la decisione di non far
iniziare una storia tra Elphias e Albus perchè sarebbe stata
difficoltosa da gestire (come avrebbe reagito Edward vedendo i suoi due
amici in certi atteggiamenti? Come avrebbe poi reagito Elphias
nell'essere sostituito da Gellert?) e perchè io credo
fermamente che Albus abbia scoperto la sua attrazione nei confronti
degli uomini solo una volta visto Gellert. Potete liberamente
insultarmi per questa scelta, naturalmente, ma non prendeteci troppo
gusto ù_ù
Per quanto riguarda invece l'ultima parte - in
cui Forth parla della lettera ricevuta da Kendra - avevo pensato che
l'incantesimo accidentale di Ariana che l'ha poi portata alla morte non
fosse il primo. In poche parole, mi serviva qualcosa per
sottolineare l'attaccamento morboso di Albus ai libri. e il rifiuto di
andare al San Mungo per sua madre mi sembrava un'occasione perfetta.
Penso di essermi dilungata troppo, vi ringrazio
come sempre per il vostro supporto e cito in particolare lovy_cha, che
ha aggiunto la storia ai Preferiti, & niwa e _DarkAngel_,
che l'hanno aggiunta alle Seguite.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, xoxo
SakiJune:
mi dispiace di aver usato Elphias come "strumento" per liberare Albus
della presenza sgradita di una ragazza, non intendevo ferire i gusti di
nessuno ^^ Con altrettanto dispiacere devo dirti che non
seguirò il pairing Elphias/Albus, dato che il mio obiettivo
è tenere la storia Canon. Penso comunque che Elph provasse
qualcosa per Albus, ed è per questo che ho deciso di
inserire questa sorta di "sentimento non ricambiato". Grazie per il
commento, comunque!
Julia
Weasley: l'idea è piuttosto bizzarra e credo
che ci voglia molto coraggio per realizzarla, ma se dovesse funzionare
nel tuo caso allora sarei felice di esserti stata utile! ^^ Ho voluto
inserire l'intesa tra Albus ed Elphias per introdurre
l'abilità di Al nel "leggere nel pensiero", per quanto non
sia ancora ai livelli eccelsi che noi conosciamo. Immaginavo che il
capitolo non fosse troppo comico, hai ragione, provvederò a
toglierlo dai generi.
_Mary:
davvero? Allora forse abbiamo le stesse conoscenze, dato che io ho
tratto l'ispirazione da certi "esemplari" che girano qui nei dintorni
XD
Sono soddisfatta nel sapere che, nonostante tutto, il capitolo non sia
venuto un'emerita schifezza. Temevo di andare troppo sullo sdolcinato o
sul grottesco, non so. Ma credo che con questa storia finirò
per prenderci la mano, considerando i gusti di Albus ^^
quigon89:
ho notato che ti sei dato da fare con gli aggettivi che iniziano per
"I" ^^ Albus in effetti non si fa pubblicità, la storia
resta segreta perchè - forse non sono stata troppo chiara al
riguardo - colpisce Caitlin con un Confundus in modo che la
vicenda non venga divulgata. In questo capitolo ho cercato di precisare
come Albus ancora non sappia di essere gay, e continui a dedicarsi solo
ai libri. Sostengo, come ho scritto qui sopra, che la "scintilla" sia
scoccata solo nel momento in cui ha incontrato Gellert. Edward comunque
ti ringrazia per i complimenti! ^^
PirateSDaughter:
mi sento lusingata, anche se non credo di essere ancora al
livello di certe Slasher che ho "letto" qui su EFP... faccio solo il
mio lavoro di narratrice di vita di Albus, cercando di adattare anche
questi episodi al mio "modo di fare" ^^ La maggioranza di voi ha deciso
di non considerarlo comico, quindi lo toglierò
tempestivamente dai generi indicati. Grazie per il commento e ... We love Albuccio XD
Ernil:
Caitlin si nasconde spaventata nel leggere il tuo
commento... e lo stesso fa Elphias! XD Credo che la mia scelta presa in
questo capitolo spieghi la mancanza di introspezione nel precedente.
Albus non sa ancora di essere gay, quindi sarebbe stato inutile
annoiarvi con una carrellata di pensieri su come fare a cancellare
dalla mente di Caitlin il ricordo compromettente che ha visto. Ma, come
ho scritto nelle note, sei libera di non condividere la mia scelta ^^
Spero almeno di riuscire a farmi perdonare con l'arrivo di Gellert...
grazie per il commento!
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Capitolo 20 *** Arrivederci, Hogwarts ***
20.
Arrivederci, Hogwarts
Prompt: 003.
Fine
Periodo: estate 1898
Rating: Verde
Narratore: Albus
Silente
Genere: Generale
Personaggio: Albus
Silente, Armando Dippet, Phineas Nigellus Black, Griselda Marchbanks,
Galatea Merrythought
Il momento tanto
atteso era arrivato.
Ripassavo
freneticamente gli
ultimi argomenti con le goccioline di sudore che mi colavano sulla
fronte, ignoravo i commentini sarcastici dei miei coetanei che mi
fissavano come se fossi stato uno scherzo della natura, stringevo
convulsamente nella mia mano destra la bacchetta.
Per un attimo,
sentendo uno scricchiolio, temetti di averla spezzata.
Poi la porta
della Sala di
Esame si aprì e il viso del professor Dippet
spuntò nella
fessura tra il legno e lo stipite.
I suoi occhi
scuri si posarono su di me, gentili e indecifrabili.
- Albus Silente,
è il tuo turno – disse con un sorriso
incoraggiante.
Scattai in piedi
ed entrai barcollante nella stanza dove mi sarei giocato il futuro.
“Questa
è la
fine, Albus… o la va, o la spacca…” mi
dissi,
mentre sudavo copiosamente, sentendo gli sguardi di tutti i professori
su di me “…e ti conviene che vada, altrimenti
non te lo perdonerai mai!“
- Albus Silente
–
ripetè allora una donna sconosciuta di massimo
vent’anni,
abbassando lo sguardo su una pergamena sdrucita – sembri aver
passato sette anni meravigliosi, ragazzo! –
Il suo tono
calmo mi diede una spinta e mi fece riacquistare un po’ di
fiducia in me stesso.
Annuii
lentamente, mentre puntavo lo sguardo verso i dettagli più
insignificanti dell’aula per tranquillizzarmi.
Mi misi ad analizzare con attenzione le morbide onde castane che
incorniciavano il delicato ma severo viso della nuova arrivata, prima
di ricordarmi che non sarebbe stato un punto a mio favore essere colto
nell'atto sgarbato di fissarla come se fosse stata un animale piuttosto
raro, di chiunque si trattasse.
Distolsi
rapidamente lo
sguardo e notai alcune ragnatele e numerose crepe decorare allegramente
la stanza, prima di essere richiamato alla realtà da un
colpetto
di tosse.
La giovane,
attorniata da alcuni dei miei usuali professori, alzò i suoi
occhi verdi su di me.
- Io sono
Griselda
Marchbanks, la Presidentessa di Commissione. Mi limiterò ad
osservare in che modo eseguirai le richieste che ti faranno i tuoi
insegnanti e in seguito ti farò altre domande se lo
riterrò opportuno. –
Sembrava tanto
un discorsetto
imparato a memoria, ma lo disse con una naturalezza che mi fece
comprendere la sua sfacciata imparzialità.
- Allora,
Albus… -
iniziò il professor Dippet con tono allegro -
…cosa ne
dici di Trasfigurare qualcosa? Facciamo tramutare il cappello di Miss
Marchbanks in un vaso di camelie? –
Vidi il
copricapo verde e
rosso della donna appoggiato lì vicino, la guardai per
ottenere
la sua approvazione e infine mi apprestai ad eseguire la richiesta del
professore.
Nel giro di una
manciata di
secondi, il dolce profumo dei fiori si espanse per tutta la stanza.
Miss Marchbanks prese una rosa dal vaso e se la appuntò tra
i
capelli, prima di scrivere con calma qualcosa sulla pergamena che
teneva tra le mani bianche.
- A me basta
questo – constatò Dippet, lisciandosi i baffetti
con aria soddisfatta.
- Allora tocca a
me –
intervenne Galatea Merrythought, la mia insegnante di Difesa contro le
Arti Oscure – cosa ne diresti di affrontare un Molliccio?
–
Annuii
timidamente,
chiedendomi dove avessero potuto nascondere quell’essere. Poi
vidi la bacchetta della Merrythought puntata contro un mobiletto
nell’angolo della stanza e iniziai a tremare.
- Mantieni la
calma, Albus
– mi ammonì lei, mentre vidi il Preside Black
trattenere
un sorrisetto beffardo – sei pronto? –
- Sì,
professoressa… -
La serratura del
mobile
scattò e all’improvviso ne uscì la
figura di mio
padre incatenato. Rimasi pietrificato davanti a quella apparizione,
credevo di avere paura solamente dei ragni o di cose simili, e sentii
diversi mormorii alle mie spalle.
“Albus,
concentrati!” mi spronai, cercando di vincere
l’imbarazzo e
il terrore “Reagisci, ti stai giocando il futuro!”
- Riddikulus!
– urlai con decisione, prima che il Molliccio si tramutasse
in qualcosa di peggiore.
Vidi le catene
cadere e il
viso scavato del sosia di mio padre riprendere colore, prima che la
creatura rientrasse sconfitta nel suo cantuccio.
Un leggero
applauso si levò alle mie spalle, scoprii che si trattava di
Miss Marchbanks. Le rivolsi un tenue sorriso.
- Anche per me
va bene
– mormorò la Merrythought, probabilmente
chiedendosi chi
fosse quell’uomo apparso dalla figura del Molliccio.
E non sembrava
l’unica a porsi quella domanda.
- Quindi credo
di essere
l’ultimo! – commentò il professor Newt
Scamandro,
insegnante di Incantesimi, con uno sbuffo annoiato –
Ma
tanto sappiamo già che Albus eseguirà alla
perfezione
quello che gli chiederò, no? -
E mi fece
l’occhiolino, sedendosi più comodo sulla poltrona.
- Quindi,
ragazzo, voglio uno
Schiantesimo con relativo contro incantesimo… penso che uno
dei
miei colleghi si possa offrire come volontario per questa prova!
–
La professoressa
Merrythought
si alzò immediatamente in piedi e girò attorno al
tavolo
per posizionarsi davanti a me. La guardai, sentendomi in soggezione, ma
poi mi decisi ad alzare lentamente la bacchetta.
- Stupeficium!
– dissi
esitante, guardando negli occhi la donna che in quei sette anni mi
aveva spronato a tirare fuori ogni briciolo del mio potenziale.
La vidi crollare
ai miei piedi, una stretta al cuore mi prese e mi affrettai a
pronunciare la formula inversa.
- Innerva!
–
I miei
insegnanti
accompagnarono il risveglio di Miss Galatea con un leggero applauso, le
porsi una mano per aiutarla ad alzarmi.
- Per me va
benissimo così – sentenziò Scamandro
con tono di ovvietà.
- Allora
possiamo… - intervenne Miss Marchbanks.
- Manca la mia
richiesta! – la interruppe Phineas Nigellus – E io
esigo un Incanto Patronus! –
Il Preside Black
mi sorrise
maligno, convinto di avermi colto in castagna, mentre i suoi colleghi
mormoravano interdetti. Ma dentro di me sorrisi anch’io,
iniziando a prepararmi un ricordo felice.
- Posso
procedere? – chiesi impaziente, mentre notavo che anche la
professoressa Merrythought mi sorrideva di nascosto.
- Certo.
Silenzio. – decretò il Preside.
Chiusi gli
occhi,
raccogliendo dentro di me le energie e concentrandomi sul giorno in cui
era nata la mia dolcissima sorellina Ariana.
- Expecto
Patronum! –
Un filo argenteo
apparve in aria e si plasmò a immagine di una fenice,
così simile alla mia Fanny.
Tutti rimasero a
bocca aperta
e con gli occhi spalancati, ad eccezione delle uniche due donne
presenti che si espressero in un altro applauso.
Dopo pochi
secondi il mio Patronus si dissolse e Miss Marchbanks si
alzò in piedi con un sorriso.
- Albus Percival
Wulfric Brian Silente, hai tutte le capacità per poter porre
fine, una dignitosa
fine oserei dire, al percorso che hai iniziato sette anni fa in questa
scuola. In qualità di Presidentessa di Commissione, ti
conferisco il diploma M.A.G.O. – disse lei, prendendo poi in
mano
la pergamena che stava analizzando alla mia entrata – con
dodici
Eccellente. Complimenti vivissimi, credo che non sia mai successo prima
di questo momento. –
E
lanciò uno sguardo interrogativo a Phineas Black.
- No, suppongo
di no – borbottò lui – con un
Grifondoro, certamente no –
Ignorai le sue
parole che probabilmente avevano solo lo scopo di smorzare la mia
felicità e il mio orgoglio.
Strinsi le mani
a tutti i
professori presenti, compreso lui, senza riuscire a togliermi dalla
faccia il sorriso a trentadue denti che mi si era stampato addosso.
Miss Marchbanks
mi aprì poi la porta da cui sarei dovuto uscire, opposta a
quella da dove ero entrato.
- Spero che ci
incontreremo di nuovo, Albus Silente – commentò
lei con tono solenne.
- Lo spero
anch’io, signorina – replicai educatamente.
Una volta fuori
dalla stanza,
dai corridoi, dalla scuola, corsi in giardino e mi buttai
nell’erba, rotolandomi senza dignità e senza freni.
Quella era la
fine.
Una meravigliosa
fine.
La fine da cui
sarebbe ricominciato tutto.
Note
dell'autrice
Buonasera, miei cari lettori!
Non mi dilungherò troppo nelle note,
essendo a corto
di tempo. Ringrazio solo tutti voi per il vostro supporto fino a questo
capitolo (siamo finalmente a 1/5 della storia... ancora pochino, ma
già qualcosa!) e per questo mi sembra giusto citare i nomi
di
tutti quelli che hanno aggiunto Apeiron tra le Preferite:
1
- Alaide
2
- ashleys
3
- bianchimarsi
4
- BlackFra92
5
- dream
6
- gwydion
7
- Julia Weasley
8
- lovy_cha
9
- quigon89
10
- ThePirateSDaughter
11
- yuukimy
12
- zoe moon
13
- _Mary
e
le Seguite:
1
- anarchy
2
- Atari
3
- Erika91
4
- Ernil
5
- Ginevra Sofia Dajora
6
- Lukk
7
- Miss Rainbow
8
- niwa
9
- sbadata93
10
- Shakiko
11
- Strega_Mogana
12
- sunflower_
13
- Veronica Potter Malandrina
14
- _DarkAngel_
15
- _NeMeSiS_
Passo
alle recensioni, al prossimo capitolo!
Julia
Weasley: sì, posso confermarti con una certa
sicurezza che
è stata Ariana ad uccidere Kendra (ma quando
ritroverò il
Settimo libro perduto, potrò confermartelo al 100% ^^).
Giustifico la lettera di Kendra dicendoti che questo incantesimo era di
minor intensità rispetto a quello che le toglierà
la
vita. Bene, sono sollevata all'idea di non aver messo insieme a forza
Albus e Elphias dato che non sei stata l'unica a bocciare questa
coppia... grazie per il commento!
ThePirateSDaughter:
per fortuna non mi è venuta la pazza idea di
andare contro i miei gusti e di metterli insieme ^^ hai ragione,
Elphias è come sottomesso alla volontà di Albus e
per
questo ho preferito evitare una storia (questo è solo uno
dei
tanti motivi, ovviamente). Grazie per i complimenti e per il commento!
quigon89:
a volte capita anche l'impossibile, come essere d'accordo
con
personaggi che di principio non ti stanno molto simpatici ^^ per quanto
la decisione di Albus possa sembrare cinica, è proprio vero
che
i MAGO sono un'occasione imperdibile. Non so quanti avrebbero scelto il
contrario, ma il mondo è bello perchè
è vario. Per
quanto riguarda il "ritorno" di Kendra, farò del mio meglio
per
darle un ultimo momento di gloria.
_Mary:
per quanto mi dispiaccia ammetterlo, Albus era davvero un pazzo
fanatico (ma non nego che a volte la passione per la conoscenza possa
essere più forte di qualsiasi cosa) Per quanto riguarda i
MAGO, devo fare la parte dell'avvocato del diavolo: sono un'occasione
unica e comunque Kendra non è in punto di morte, quindi
è comprensibile la decisione di Albus. Naturalmente ognuno
è libero di pensarla come vuole, però ^^ ed
è esatta anche la tua supposizione, tra poco ci
sarà la morte di Kendra e poi... Gellert! Grazie per il
commento!
Ernil:
entusiasta di aver mantenuto fino ad ora la promessa di rispettare il
Canon, devo però ammettere che in futuro mi
prenderò alcune libertà temporali. Naturalmente
comunicherò tutto a tempo debito, quindi non sto qui a
tediarti inutilmente. Non dovrai aspettare molto prima dell'arrivo di
Gellert, penso circa quattro/cinque capitoli, e lì
arriverà la mia prova del nove *me trema di paura* ^^ Grazie
per i complimenti e il commento!
_DarkAngel_:
sono felice che la storia ti abbia interessato così tanto,
uno dei miei obiettivi è proprio avvicinare un po' tutti al
magnifico - ma a mio parere trascurato - personaggio che è
stato Silente, vedendolo da un punto di vista un po' particolare ^^
Grazie per il commento!
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Capitolo 21 *** Proposte future ***
21.
Proposte future
Prompt: 063.
Estate
Periodo:
estate 1898
Rating: Verde
Narratore: Kendra Silente /Albus Silente
Genere:
Generale, Introspettivo
Personaggio:
Albus Silente, Aberforth Silente, Kendra Silente, Elphias Doge
Seduta davanti alla
finestra,
con le spalle coperte da un pesante scialle di lana azzurra, guardai
fuori dalla finestra dove vedevo Albus e Aberforth parlare concitati
sotto l’albero in giardino.
Sembravano molto
presi dalla
loro conversazione e non potei trattenere un sorriso al pensiero che
forse – finalmente – si fossero decisi ad
instaurare un
rapporto di vera fratellanza e complicità come attendevo
ormai
da anni.
Spostai i miei
occhi su Ariana,
sentendo un peso all’altezza dello stomaco quando la vidi
sdraiata sul tappeto con il viso rivolto verso il soffitto e gli occhi
chiusi. Forse ero io a vedere le cose sotto una cattiva luce, dopo
l’ennesima fattura scagliatami addosso senza motivo, ma
sembrava
quasi morta.
Era pallida come
non mai, i
riccioli ramati risaltavano in modo impressionante rispetto alla sua
carnagione cerea, e senza la luce dei suoi occhi sembrava che il suo
corpo fosse stato privato anche dell’innocente bellezza che
contraddistingue i bambini.
- Ariana?
– sussurrai leggermente, per avere la smentita della mia poco
gradevole impressione.
Vidi le ciglia
scure sbattere un
paio di volte in rapida successione, prima che il suo sguardo mi
sfiorasse con dolce malinconia.
Mi strinsi
più forte nello scialle di lana, trattenendo un brivido
istintivo di freddo.
Era strano,
assurdo, che una
donna ancora giovane come me fosse costretta a stare in casa a causa di
inspiegabili abbassamenti di temperatura.
La Medimaga del San
Mungo aveva
detto che i miei attacchi erano solo residui della magia accidentale da
cui ero stata colpita – insinuando anche che forse
dipendevano
principalmente dal nervosismo causato dalla discussione che avevo avuto
con mia suocera durante la seconda settimana passata in ospedale.
Al ritorno a casa
di Albus e
Aberforth, la signora Rosalie era venuta nella stanza dov’ero
stata ricoverata a comunicarmi senza tanti giri di parole che se ne
sarebbe tornata in Galles appena possibile e che se aveva risposto alla
mia richiesta d’aiuto era stato solo perché Ariana
aveva
nelle vene una parte del sangue di Percival, non per fare un piacere a
me.
Quando le avevo
chiesto cosa intendesse dire, ero stata investita da una valanga di
ingiurie e accuse tra le più assurde.
Non ero una brava
madre,
perché avevo lasciato che mia figlia se ne andasse da sola
in
giro per la pericolosa Londra e venisse aggredita da un gruppo di
Babbani.
Non ero una brava
moglie,
perché non avevo lottato strenuamente per la liberazione di
Percival e nemmeno sapevo che fine avesse fatto mio marito.
Non ero una brava
nuora,
perché non mi ero preoccupata di aggiornarla tempestivamente
su
questi avvenimenti scabrosi che lei era certa avrebbe saputo risolvere
se fosse stata avvertita a tempo debito.
Non ero una brava
donna, in
generale, perché una mia vicina l’aveva informata
del
fatto che Aberforth le avesse tirato addosso dello sterco di capra e
perché era scandaloso che i miei figli non fossero venuti a
trovarmi per la prima settimana che avevo passato al San Mungo.
Naturalmente non
avevo replicato
alle accuse della signora Rosalie, non ero abbastanza forte
né
mentalmente né fisicamente per affrontare una lotta
all’ultimo sangue.
Ma nella mia mente,
giorno per giorno, si erano disperatamente accavallate possibili
giustificazioni per quelle accuse.
Ariana era stata
aggredita per
una mancanza di attenzione non mia, Percival era stato arrestato
perché preso dall’avventatezza – e
comunque non lo
avevo abbandonato, gli scrivevo regolarmente anche se non ricevevo
risposta – e dal forte senso di protezione nei confronti
della
nostra piccola, non avevo informato la signora Rosalie
perché
troppo preoccupata a gestire l’educazione dei miei tre
bambini.
Infine, la mia
vicina si era
cercata la scortesia di Aberforth e la mancata visita in ospedale era
giustificata dagli esami M.A.G.O. che aveva dovuto sostenere Albus.
Non avevo niente da
rimproverarmi, in fondo.
Allora
perché mi sentivo così dannatamente incompiuta e
in crisi?
- Idiota che non
è altro… - sentii borbottare da una voce vicina
che mi distolse da quei pensieri poco carini.
- Forth…
- dissi
aggrottando le sopracciglia all’indirizzo del mio figlio
minore -
…non è decoroso utilizzare simili termini!
–
- Mamma, ma Albus
lo è!
Non ci posso fare niente! – sbottò lui con astio,
lasciandosi cadere pesantemente sul divano con i suoi vestiti sporchi
di terra.
- Al…? A
proposito, dov’è? – chiesi preoccupata,
notando che il giardino era ormai deserto.
- Ha detto che se
ne andava a fare un giro con il suo amico –
- Il suo amico?
–
- Sì, la checca! –
Strinsi le labbra,
mi chiedevo da dove Aberforth avesse potuto tirare fuori certe parole.
- Aberforth Victor
Sean… ! – iniziai ad ammonirlo, prima di essere
interrotta.
- Intendo Doge
– si
affrettò a correggersi lui – sai quello che lo
venera come
se fosse un Dio sceso in terra? Ecco, lui! –
Decisi di cambiare
argomento, non volevo che Forth continuasse a insultare suo fratello
tra le righe.
- Avete litigato,
tu e Albus? –
- Sì
–
-
Perché? –
Il mio bambino
alzò il
suo sguardo – il più simile a quello di Percival a
mio
parere – verso di me prima di emettere uno sbuffo impregnato
di
frustrazione.
- Lui vuole
andarsene, vuole andare a lavorare! –
Un senso di panico
si strinse attorno al mio petto, iniziai senza volerlo a respirare
affannosamente.
Non avevo
considerato
l’eventualità che il mio piccolo Albus, una volta
superati
i M.A.G.O., potesse andarsene da casa e da me per andare a lavorare e
ad avere una vita sua.
- Mamma, ti senti
bene? –
Aberforth era
scattato in piedi con sollecitudine nel vedere che ansimavo con la mano
portata al cuore.
- Sì,
sì, stai tranquillo… - biascicai a fatica,
sentendo su di me anche gli occhi di Ariana.
- Ho fatto qualcosa
che non va, vero, mamma? – mormorò lui con voce
intrisa di una tristezza.
Sembrava sentirsi
in colpa per aver fermato Albus, ma io ero quasi felice che
l’avesse fatto.
Non potevo
sopportare l’idea che uno dei miei uccellini, un altro,
lasciasse il nido.
- No, Forth,
no… -
sussurrai egoisticamente, prendendogli la mano con gratitudine -
…hai fatto una cosa giusta, l’unica cosa che
potrebbe
salvare la nostra famiglia da una futura disgrazia -
Il giorno in cui
litigai
furiosamente con Aberforth per l'ennesima volta era uno dei tanti
mercoledì estivi che passavo abitualmente con Elphias.
Edward era partito
per andare a
lavorare in Scozia, quindi mi era rimasto solo uno dei due veri amici
che mi ero fatto a Hogwarts.
Oltre naturalmente a
uno stuolo di
ammiratrici incallite – la notizia del bacio a Elphias
durante il
Sesto anno evidentemente non era trapelata dalla bocca di Caitlin March
– e di acerrimi nemici.
- No, non ho voglia
di
parlarne… - mormorai al mio amico, mentre camminavamo per le
strade di Godric’s Hollow sotto il sole crudele di
metà
agosto.
- Al, devi sfogarti!
Guarda che
tenersi dentro le cose non vuol dire essere forte! –
commentò lui cercando di convincermi per
l’ennesima volta.
Mi tormentai il bordo
della maglietta Babbana che avevo indossato per confondermi tra i
passanti, in cerca delle parole.
- Forth dice che
dovrei smetterla
di tirarmela per i voti che ho preso nel diploma e che dovrei iniziare
ad occuparmi di Ariana senza fantasticare sulle proposte di lavoro che
mi hanno mandato… -
- Ti hanno mandato
proposte di
lavoro? Io non ho ricevuto nulla! – osservò lui
ammirato
– Dovresti essere felice, Albus! –
- Lo ero, prima che
Forth mi
tarpasse le ali – commentai io amareggiato – e
quindi ora,
per non sentirlo più lamentarsi e per non sentirmi in colpa,
ho
rifiutato tutti i lavori che mi erano stati suggeriti… posti
garantiti, ci tengo a precisare! –
- Ma non puoi
permettere che un
ragazzino invidioso di tredici anni ti ordini cosa devi o non devi
fare! – protestò il mio amico con aria indignata.
- No, infatti non
è stato
lui… - mentii leggermente, abbassando lo sguardo –
ma gli
occhi di una bambina di dieci anni… -
Elphias tacque
all’improvviso. La presenza di Ariana nella mia vita non era
più una cosa nascosta, lui e Edward lo sapevano da quando ci
eravamo salutati alla stazione di King’s Cross dopo aver
preso il
nostro ultimo Espresso di Hogwarts.
- Le vuoi bene, vero?
–
- Io la amo,
Elphias… lei e
mia madre sono le uniche due donne degne di fare parte della mia vita,
non so quante volte l’ho già detto… -
Non stavo
più mentendo.
Per quello non avevo
ancora avuto
una ragazza, un vero e proprio primo bacio, una relazione degna di
questo nome, un rapporto cosiddetto “completo”.
Quella parte della
mia vita
sembrava non essere destinata a fiorire, semplicemente
perché
non avevo voglia di piantare il seme e di accudirla.
- Dove ti avevano
chiamato? – domandò allora lui, cercando di
tornare su un argomento leggero.
- Ministero della
Magia, ruoli in
diversi uffici tra cui il Dipartimento Auror… ma forse
è
destino che le abilità che mi venivano attribuite vadano
perse… -
- Se lo sapesse la
Merrythought, ucciderebbe Aberforth senza possibilità di
appello! -
Elphias non
esagerava, quella
donna aveva una vera e propria ammirazione per me e si aspettava che io
potessi diventare Ministro della Magia nel giro di dieci anni.
Se avesse scoperto
che avevo
buttato dalla finestra una simile opportunità di crescita e
guadagno, sarebbe di certo andata a far pentire colui che mi aveva
convinto a mollare.
Ci sedemmo entrambi
su una
panchina all’ombra di alcuni alberi, davanti a noi giocavano
allegri due bambini osservati dalle rispettive madri.
- Ti ricordi la
scorsa estate, Al? – chiese all’improvviso Elphias.
Annuii, mentre la
nostalgia mi assaliva senza possibilità di scampo.
- Sì,
avevamo fatto il
bagno nel Lago Nero e Black era uscito dalla scuola sbraitando che non
era un comportamento decoroso e che eravamo proprio dei Grifondoro
sfacciati… - ricordai con un sorrisetto.
- E l’anno
prima, invece? Quando abbiamo organizzato un torneo non autorizzato di
Gobbiglie… -
Ridacchiai divertito,
mentre nella
mia mente si ridipingeva l’immagine di decine di Serpeverde
schizzati dal fango delle palline incantate.
- Quanto vorrei
rivivere quei momenti con te e Edward – sospirai, passandomi
una mano tra i capelli.
- Potremmo
– esordì
Elphias, come se avesse aspettato quella mia affermazione per esporre
un’idea delle sue – potremmo partire insieme io e
te,
andare a riprenderci Ed e partire per un Grand Tour nel mondo!
Passeremmo giorni e giorni insieme come ai bei vecchi tempi! –
Il Grand Tour era un
viaggio molto
diffuso all’epoca della mia giovinezza, ma anche nei secoli
precedenti. Consisteva nel prendersi un anno sabbatico dalla scuola,
dallo studio e dalla famiglia per iniziare a scoprire il mondo degli
adulti.
Un mondo che io, a
mio discapito,
avevo già conosciuto più che bene – ma
questo non
mi impediva di pensare a quanto sarebbe stato bello passare ancora del
tempo con Elph e magari anche con Ed.
Del tempo
spensierato, tra scherzi, battute sciocche e ricordi di scuola.
Come nella mia vera
casa, come ad Hogwarts.
Mi chiesi come fosse
possibile avere nostalgia di qualcosa che se n’era andata da
poco meno di due mesi.
Non avrei mai pensato
che lasciare Hogwarts sarebbe stato così sconvolgente e
doloroso.
- Non posso,
Elphias… te
l’ho già detto, Forth mi stresserebbe fino
all’esasperazione e mia madre ha bisogno di aiuto con
Ariana… -
- Al, dai! Potremmo
andare quando
tuo fratello sarà a casa per la vacanze estive, magari tra
un
paio d’anni! Non è poi così difficile
da
progettare! – continuò con tono tra il
supplichevole e
l’entusiasta.
Sospirai
pesantemente, mi stava allettando.
Questo mi metteva
davanti a una decisione alquanto difficile.
- Ne riparleremo, ok?
–
- Ma è
più sì che no, vero? – insistette lui,
punzecchiando il mio fianco con un dito.
Mi passarono davanti
agli occhi
tutti i bei momenti che avevo passato con i miei migliori amici,
l’idea di trascorrere un’estate come quella che
stavo
vivendo mi piaceva sempre di meno.
Il mio egoismo
decideva per me, avrebbe detto Aberforth.
- Certo, è
più sì che no! – replicai con un
sorriso smagliante.
Ci scambiammo un
batti cinque e da
quel momento - con l’anima pervasa di gioia davanti
a
quella futura, seppur lontana, prospettiva - affrontai i miei doveri da
fratello maggiore con il sorriso sulle labbra.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
Anche questa sera sono molto di fretta, colpa
della scuola e di tutti i suoi derivati... per questo mi dispiace
molto, ma non riesco a rispondere adeguatamente alle vostre recensioni.
Spero che possiate perdonarmi per questa volta, prometto che avrete una
risposta certa nelle note del prossimo capitolo.
Intanto ringrazio BlackFra92
che ha aggiunto la storia tra le Seguite, DiraReal e rose_angel che
l'hanno messa tra i Preferiti.
Naturalmente un ringraziamento speciale va anche
a chi ha commentato il capitolo precedente, quindi DiraReal,
ThePirateSDaughter, _Mary, quigon89, Ernil e Julia Weasley.
Al prossimo capitolo, spero di non aver
dimenticato niente!
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Capitolo 22 *** Esitazione fatale ***
22.
Esitazione fatale
Prompt: 030.
Morte
Periodo:
novembre 1900
Rating: Arancione
Narratore: Albus
Silente
Genere: Drammatico,
Introspettivo
Personaggio:
Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente
- Sì, signora Bath, credo che mia madre possa venire a
trovarla oggi pomeriggio… - dissi alla mia vicina di casa,
intenta a raccogliere le foglie secche nel suo giardino nella gelida
aria di novembre – adesso rientro in casa e le chiedo se ha
un’oretta libera, va bene? –
- Sei un caro ragazzo, Albus – rispose lei con un sorriso
– se non ci fossi tu, credo che la povera Kendra non ce la
farebbe da sola! –
- Lei è troppo gentile, signora Bath… mia madre
è una donna molto forte, non ha bisogno di me! –
ribattei, nonostante dentro di me mi sentissi leggermente compiaciuto.
- Sei un caro ragazzo e anche modesto! Ti preparerò la torta
che ti piace tanto… -
- Ma non deve, signora… -
In quel momento si sentì un urlo provenire
dall’interno della mia casa.
Cosa stava succedendo?
- Va tutto bene, là dentro? – chiese la mia
vicina, assumendo all’improvviso un’aria
preoccupata.
- Meglio che rientri… anche se con molta
probabilità sarà Ariana che ha alzato il volume
della radio al massimo! –
La signora Bath aveva un’espressione dubbiosa, ma non
replicò.
A dire la verità, nemmeno io credevo in quella scusa ma
dovevo ammettere che ci speravo.
Spalancai la porta per poi sbattermela alle spalle, lanciare a terra il
mantello che avevo sulle spalle e fiondarmi nella stanza da letto dove
di solito restavano mia madre e mia sorella.
Naturalmente, inutile dirlo, la radio in salotto era muta.
Appena misi il piede sul primo gradino, sentii un altro urlo.
- Ariana, smettila! Smettila, ti prego! –
La voce rotta e supplicante di mia madre mi fece iniziare a tremare,
estrassi la bacchetta e salii al piano superiore con una
rapidità incredibile.
Davanti a me, nella stanza prevista, si svolgeva una scena terribile.
Mia madre era accasciata sul pavimento con il petto lacerato da
numerose ferite – a prima vista sembravano profonde
– e il vestito azzurro fradicio di sangue.
Ariana era in piedi davanti a lei con un inquietante brillio folle
negli occhi e agitava a caso la bacchetta che teneva tra le mani.
Era quella di mia madre.
- Albus… Albus… -
La sentii chiamarmi debolmente, mentre Ariana faceva rovinare a terra
nello stesso momento le tre librerie presenti nella stanza con una
semplice stoccata, provocando un fragore insopportabile.
- Mamma! – urlai per farmi sentire, cercando di attirare
l’attenzione di mia sorella su di me.
Ma Ariana sembrò ignorarmi o non
calcolarmi, agitò di nuovo la bacchetta con uno
strano sorriso dipinto sulle labbra, lanciando un altro incantesimo
accidentale contro la donna che le stava ai piedi, incendiandole questa
volta il lembo del vestito.
- Ary! Ary, smettila! – la sgridai spaventato –
Aguamenti! –
Spensi il fuoco che rischiava di propagarsi, presi il coraggio a due
mani e entrai nella stanza puntando la bacchetta contro mia sorella che
sgranò gli occhioni confusa.
- Albus, non farlo! Lasciala stare! – strillò mia
madre con voce isterica, portandosi la mano al petto per lo sforzo
fisico che le era costato pronunciare quelle parole.
Rimasi congelato, sempre con la bacchetta verso Ariana.
Schiantarla o non Schiantarla?
Disarmarla tempestivamente o restare a guardare il disastro provocato
dalla mia assenza?
Obbedire a mia madre mettendone a rischio
l’incolumità o disobbedire mettendo a rischio
quella di mia sorella?
In fondo la mia Ariana, la mia adorabile sorellina, non voleva fare
quello.
Io ero certo
che non
volesse.
Quel momento di esitazione mi costò carissimo,
perché la bambina innocente scagliò un altro
– un ultimo
- incantesimo verso la donna che le aveva dato la vita.
E gliela tolse, quando una lama spuntata dal nulla le lacerò
il petto.
Rimasi a bocca aperta, caddi in ginocchio, non potei fare a meno di
lanciare un urlo di disperazione.
In quello stesso istante, come se tutto fosse stato opera di un
controllo della mente, lo sguardo di Ariana tornò vacuo e
pacifico, le sue candide manine lasciarono la presa sulla malefica
bacchetta, i suoi minuscoli piedini la calpestarono rompendola mentre
lei si avvicinava a me senza capire il perché del mio pianto.
Lasciai cadere gli occhi sulla figura sanguinante e senza vita di mia
madre.
Notai con una stretta al cuore il contrasto tra il luminoso celeste del
suo vestito e il rosso cupo del liquido che permeava la sua dolce
figura.
Poi vidi una lacrima formarsi sulle ciglia della mia sorellina, forse
ad imitazione delle mie.
Non sapevo più cosa fare, avevo perso la testa.
- Ariana, vieni che usciamo da qui… -
La portai con gesti automatici fuori dalla stanza, ne chiusi la porta,
cercai di non dare peso al fatto che stessimo facendo impronte di
sangue sul pavimento immacolato.
La condussi nella sua cameretta e le chiesi di restare a giocare da
sola per un po’.
Quando tornai nel corridoio, davanti alla stanza maledetta, rimasi a
fissare a lungo la porta che mi separava da uno dei miei peggiori
incubi.
“Com’è possibile… come
può essere possibile…” continuai a
mormorare nella mia testa.
Rimasi per ore a fissare il freddo legno della porta chiusa, senza fare
altro che pensare al colpevole di quella brutta faccenda.
Ariana,
forse mi sarebbe piaciuto dare la colpa a lei.
Era una bambina mentalmente disturbata, non sapeva cosa faceva, non era
in grado di controllare la sua magia, ma avrebbe dovuto ascoltarmi
quando le dicevo di smetterla, quando ero entrato nella stanza
facendole capire che non stava facendo del bene.
Nonostante tutto questo non riuscivo a concepirla come bersaglio della
mia rabbia, del mio rancore e della mia tristezza.
No, era molto più facile riversare questi sentimenti su chi
non avrebbe mai più potuto aprire bocca per difendersi.
Mia madre,
ad esempio.
Sapeva dei problemi che affliggevano la nostra piccolina, avrebbe
dovuto tenerla sempre d’occhio e fare attenzione.
Era stata un’incosciente a lasciarle in mano la bacchetta o a
permetterle di prenderla.
Ma io, io ero stato uno stupido a lasciarle in casa da sole, quando
sapevo benissimo che l’umore di Ariana era inspiegabilmente
sottoterra e la salute di mia madre viaggiava sull’orlo di un
precipizio.
Sì, forse mi sarebbe piaciuto
lasciare che qualcun altro si prendesse la colpa.
Ma per quanto non fossi onesto, a volte, sapevo quando era il caso di
assumermi le mie responsabilità
Quello era
uno di quei casi.
Ero andato a Diagon Alley non perché avessi davvero bisogno
di qualcosa o perché qualcuno avesse bisogno di me, ma per
puro capriccio.
Perché erano mesi che non uscivo di casa, perché
volevo rivedere la luce del Sole per quanto pallida e invernale,
perché avevo bisogno di entrare nel mio negozio preferito,
perché sentivo che sarei impazzito se non avessi messo le
mani su un libro nuovo.
Respirare il profumo della carta non ancora esplorata,
quell’aroma non ancora coperto dalle impurità
della polvere, quelle parole scritte solo per essere lette da occhi
nuovi.
Sì, ero andato per quello a Diagon Alley.
E per quello, per colpa mia, mia madre aveva perso la vita e Ariana
aveva l’anima lacerata dall’involontario omicidio
commesso.
- Chi sarà la mia prossima vittima? – mormorai tra
le lacrime, incapace di entrare a dare l’ultimo saluto a mia
madre, troppo vigliacco per andare a guardare la mia piccola negli
occhi.
Ma, in fondo, non avevo fatto del mio meglio per mettere a posto la
situazione?
No.
Non ero stato capace di scegliere
tra le due donne della mia vita.
Forse avevo ascoltato le parole di quella sbagliata, forse avrei dovuto
colpire la mia piccola.
Il solo pensiero mi provocò un’intensa nausea che
pensò bene di risalire per la mia gola sottoforma di bile.
Non mangiai per i quindici giorni seguenti.
Ancora mi vergogno nel ricordare che lasciai la stanza maledetta chiusa
a chiave, senza avere il coraggio di aprirla, fino a quando non fui
obbligato a farlo dall’imminente ritorno di Aberforth a casa
per le vacanze natalizie.
L’odore di morte che pervase la nostra casa da quel giorno in
poi restò sempre vivido nei miei ricordi.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti.
Credo che non avrei potuto scegliere momento
peggiore per postare un capitolo di questo argomento, proprio ora che
siamo vicini a Natale e tutti vorrebbero sentir parlare e leggere solo
di cose belle e allegre.
Purtroppo la cronologia dei fatti mi ha portata
davanti a una scelta: rimandare l'aggiornamento al 27 dicembre o
aggiungere questo capitolo senza preoccuparmi molto del momento. Come
potete intuire, sono andata per la seconda.
Ci sono un po' di cose che non mi convincono, in
quello che ho scritto. Prima di tutto, non sono certa che Albus fosse
presente nel momento della morte di Kendra; sì, è
stata una mia scelta, giustificata solo da una mia sensazione e
liberamente contestabile.
Inoltre, temo di aver reso il tutto troppo
"sanguinoso", non saprei. Spero di non aver impressionato nessuno,
anche se non mi sembra di aver descritto nei minimi particolari.
Credo di aver finito con il commento, per oggi.
Se avete dubbi o se c'è qualcosa che non vi torna, liberi
come sempre di farmelo sapere.
Ringrazio come sempre tutti quelli che mi
seguono, in particolare 979
che ha aggiunto la storia tra le Seguite.
Al prossimo capitolo!
quigon89:
se le mie idee funzionano ancora e riescono a stupirti
è solo grazie al supporto che tutti voi mi dimostrate, credo
sia proprio un fattore psicologico importante che stimola a dare il
proprio meglio ^^ per quanto riguarda la parte di Kendra, ti ringrazio
per avermi chiesto di dedicarle un ultimo pezzo dato che ho trovato
molto interessante tentare di entrare nella sua testa. E' proprio vero
quello che hai detto di Albus, la sua sorellina sembra l'unica cosa
capace di tenerlo ancora in quella casa. Per rispondere anche alla
tua recensione del capitolo 20: sono felice che il
capitolo sia quello che ti è piaciuto di più e
anche che Griselda abbia fatto centro ^^
The
PirateSDaughter: sono molto soddisfatta del pezzo che ho
scritto come Kendra e ammetto che sono entusiasta di sapere che abbia
riscosso successo (nonostante sia l'ultimo, sigh). La mia decisione di
accennare aneddoti un po' fuorilegge tra Albus e Elphias era proprio
puntato a dare un po' di umanità al nostro perfetto
protagonista. Per
rispondere anche alla tua recensione del capitolo 20: il
Molliccio di Albus rappresenta sì il cadavere di Ariana, ma
credo che lo sia diventato solo in seguito alla morte della piccola. Mi
sono presa un po' la libertà di mettere l'arresto di
Percival come momento peggiore della vita di Albus; per l'appunto sulla
forma, hai ragione sul fatto che la forma dovrebbe essere spassosa ma
-anche se non si nota molto - il Molliccio è passato da
incatenato e pallido a libero e con un po' più di colore
sulle guance... forse un po' poco, è vero, ma credevo fosse
abbastanza ^^ grazie comunque per avermi fatto notare questo dettaglio!
_Mary:
Kendra è sempre stata considerata da me come un personaggio
molto umano e nella normalità ma dotato di grande forza, un
po' come molte madri che anche oggi sono costrette ad allevare da sole
i propri figli. Albus è davvero al limite di sopportazione,
credo che anche la sua decisione di andare a Diagon Alley lasciando
Kendra e Ariana a casa da sole sia espressione di quanto si senta
prigioniero nella sua casa. Per rispondere anche alla
tua recensione del
capitolo 20: esatto, Griselda è la stessa che
ha esaminato anche Harry. Il Molliccio di Albus si trasforma in modo
molto leggero - non ho calcato molto su questa parte, effettivamente -
e da Percival incatenato e pallido diventa Percival libero e
colorito; anche PirateSDaughter mi ha fatto notare questo dettaglio,
faccio un mea culpa ^^ e poi, grazie per gli auguri!
979:
grazie per tutti i complimenti che hai rivolto alla storia, sono
davvero felice che ti sia piaciuta e mi sento un po' su di giri per
essere riuscita a tenerti incollata al computer per 21 capitoli (anche
se mi dispiace di averti fatto perdere tempo per le altre cose). Spero
che continuerai a seguirmi, grazie per la recensione!
Julia
Weasley: la morte di Kendra è (purtroppo)
arrivata. Per la suocera, è vero, ho ripreso un po' il
tipico stereotipo che si conosce di questa "strana creatura
mitologica" che ce l'ha a morte con le nuore perchè le hanno
sottratto il figliolo. Hai proprio ragione, credo che anch'io
sentirò la mancanza della mia quando dovrò
lasciarla anche se ora lo spero con tutto il mio cuore ^^ Per rispondere anche alla
tua recensione del capitolo 20: è vero, Phineas ha molta
più classe di Doloresa (anche se io la trovo un personaggio
interessante). Dopo questa mia rivelazione, potrai dirmi anche tu che
ho dei gusti strani ^^
Ernil:
Kendra è morta, ma prima del precipitare della
situazione credo ci sarà qualche capitolo di intermezzo.
Sono felice che ti sia piaciuta la parte del POV di Kendra, ora quasi
mi pento di non averle dato più spazio. Per rispondere anche alla
tua recensione del capitolo 20: riprenderò l'argomento
"Percival" un po' più avanti, quando gli
dedicherò finalmente lo spazio che si merita.
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Capitolo 23 *** La coperta candida ***
23.
La coperta candida
Prompt: 067.
Neve
Periodo:
dicembre 1900
Rating:
Giallo
Narratore: Albus
Silente
Genere: Triste,
Introspettivo
Personaggio: Aberforth
Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Bathilda Bath
La neve scendeva lentamente dal cielo, quel giorno di dicembre.
Tenendo per mano Ariana, io e Aberforth avanzavamo sulla fine ghiaia
del cimitero di Godric’s Hollow senza parlare, senza aver il
coraggio di guardarci in faccia.
Era meglio così, dopo tutto quello che ci eravamo urlati
addosso senza scrupoli.
Intorno a noi tutto era ammantato di bianco e, per confonderci con
l’ambiente circostante senza farci notare dagli eventuali
altri
partecipanti alla triste cerimonia, anche noi tre ci eravamo vestiti
con quel colore candido.
Esprimeva purezza, serenità, vita.
Tutto il contrario di quello che aleggiava sulle nostre teste, essendo
poveri orfani del destino.
Arrivammo infine davanti a una buca nera scavata nella terra,
anch’essa meno scura del solito grazie al gentile velo nevoso.
Due becchini vestiti di grigio erano alle spalle del prete e parlavano
concitati. La nostra vicina di casa, la signora Bath, era a pochi metri
dalla tomba in silenzio, con gli occhi bassi, vestita completamente di
nero.
- Buongiorno, ragazzi… - ci sussurrò
rispettosamente, avvicinandosi a noi.
Io e Forth rispondemmo con un cenno del capo, evitando accuratamente di
guardarci.
Sembrava non dover arrivare più nessuno, eravamo solo
quattro senza contare il prete e i becchini.
La cerimonia poteva iniziare.
Mentre la cantilena religiosa si apprestava a far scendere le lacrime
dai volti dei cari presenti, io mi persi nei miei pensieri.
Quando Aberforth era arrivato a casa e aveva saputo della morte di
nostra madre, aveva fatto principalmente tre cose: prima di tutto aveva
pianto e per tre giorni non era riuscito a guardare in faccia Ariana;
in seguito, mi aveva urlato addosso tutti gli sproloqui che conosceva
– probabilmente avendo deciso che la nostra sorellina non si
meritasse quel trattamento ma che io potessi sopportarlo; alla fine,
aveva mandato una lettera al Preside Black dicendo che non aveva
più intenzione di frequentare la scuola di Hogwarts.
Io, che avevo deciso di accettare di nascosto uno dei lavori al
Ministero della Magia pochi mesi prima – e che proprio quel
giorno del funerale sarei dovuto andare al colloquio – avevo
spedito invece una lettera che mi dava per indisposto, per poter
restare a casa ad accudire i miei due fratelli minori.
Dopo quella lettera, mi ero preoccupato di mandarne anche una a nostro
padre per informarlo della morte di nostra madre e una alla direzione
di Azkaban per chiedere un solo giorno di permesso e concedergli di
partecipare al funerale della moglie.
Non era arrivata nessuna risposta.
Sentii un singhiozzo arrivare dalla mia destra e poi vidi la signora
Bath nascondere il viso dietro a un fazzoletto candido.
Forth fissava dritto davanti a sé, mentre le lacrime gli
rigavano le guance.
Ariana aveva lo sguardo puntato sulla bara scura di nostra madre, ormai
coperta da una fredda coltre di neve.
Scommettevo che l’unica cosa a spiccare in quel mondo di
bianco e
nero fossero solo i nostri capelli color fuoco. Una pennellata violenta
nella calma.
Il brusio prodotto dalla nenia del prete lasciò posto al
silenzio del vento che scuoteva gli alberi spogli.
Uno dei becchini mi si avvicinò, stringendomi la mano con
aria professionale.
- Condoglianze – sentenziò con tono asettico
– copriamo noi o siete non Babbani? –
Quella domanda non mi sorprese, a Godric’s Hollow non erano
rari i funerali di maghi.
Anzi, quasi tutto il cimitero era pieno solo grazie alla nostra
popolazione.
Era bizzarro notare come, una volta davanti all’invincibile
morte, nemmeno lo Statuto di Segretezza avesse più molto
valore.
Era terribile vedere come quei due uomini stretti nelle loro eleganti
giacche di panno grigio non fossero più toccati da un simile
avvenimento.
Era agghiacciante osservare come le calde lacrime versate pochi attimi
prima dai nostri occhi arrossati fossero già diventate perle
di
ghiaccio incrostate sulle nostre guance.
Dal caldo al freddo.
Dall’aria alla terra.
Dalla vita alla morte.
- Facciamo noi – rispose seccamente Aberforth per me,
guardando male l’uomo.
I due funzionari si allontanarono rapidamente, lasciandoci nel nostro
composto dolore.
- Papà non è venuto –
mormorò mio fratello,
togliendo la neve dalla bara di nostra madre con le mani nude.
La sua pelle era screpolata e punta dalla temperatura ostile, ma non se
ne curò. Sembrava quasi desiderare quel dolore, come una
catarsi
da una colpa che non aveva.
- Credo che non l’abbiano lasciato – osservai,
accarezzando distrattamente la mano di Ariana.
La strinsi nella mia, sentendola fredda e assente come quella di un
fantasma.
Mi morsi il labbro al pensiero che la mia piccola potesse essere la
prossima.
- Complimenti per l’intuito, Albus –
sputò allora lui con sarcasmo – stupido idiota
–
Rimasi in silenzio, sopportando quelle parole che sentivo di meritarmi.
La signora Bath sembrava voler rimproverare Forth, ma non lo fece
vedendo il mio segno che le diceva di lasciarlo stare.
In fondo era giusto che pagassi per la mia prima, cruciale esitazione.
Ero il maggiore, ero il responsabile, ero ormai il loro tutore.
Mio fratello appoggiò delicatamente sulla bara uno dei fiori
bianchi che avevamo portato fino a lì, poi si
voltò di
scatto e corse via. L’avrei ritrovato a casa con gli occhi
asciutti, ne ero certo.
La signora Bath invece estrasse da una tasca del cappotto color
petrolio un fiorellino rosso e lo adagiò di fianco a quello
di
Forth. Se ne andò anche lei, lasciandomi con Ariana.
Rimasi a lungo a fissare quel terribile contrasto tra colori: bianco,
nero, rosso.
La purezza di mia madre, l’oscurità
dell’incantesimo
che l’aveva uccisa, la sfumatura scarlatta della sua vita che
gocciolava via.
La neve continuava a scendere lentamente, ma io e la mia piccola
restammo a lungo davanti a quel buco nero.
Poi, come spinti dalla stessa forza invisibile, avanzammo verso la bara
e ci limitammo ad appoggiare le nostre mani sulla coltre fresca per
lasciare le nostre impronte.
- Ti voglio bene, mamma – sussurrai con voce rotta,
stringendo la mano della mia sorellina per farmi coraggio.
Estrassi la bacchetta con la mano libera e feci levitare la bara nella
fossa, ricoprendola subito di terra.
La neve non impiegò molto a rendere tutto di un bianco
uniforme.
- Andiamo, Ariana –
E senza dire un'altra parola, camminammo lentamente fino a casa.
Guardando distrattamente per aria mi sembrò di notare per un
attimo un elegante uccello arancione sorvolare le nostre teste e poi
sfrecciare in direzione del cimitero da dove eravamo appena usciti.
- Fanny – sussurrai commosso – anche lei voleva
bene alla mamma –
In quel momento, Ariana fece una cosa che non aveva osato fare per
anni. Parlò.
- Sì –
Ma quella fu la prima e ultima parola che uscì dalla sua
bocca per il resto della sua esistenza.
Note
dell'autrice
Bonsoir tout le monde!
Sono tornata leggermente in anticipo, grazie
alle magnifiche, adorate, stupende, utilissime vacanze natalizie ^^
Purtroppo anche in questo capitolo il tema non
è stato dei più allegri, ma spero di riuscire a
farmi "perdonare" molto presto scrivendo qualche episodio decisamente
meno impegnativo diegli ultimi.
Ho solo una precisazione da fare: probabilmente
Ariana non si è mai ripresa dallo shock ricevuto
durante la sua infanzia, quindi è piuttosto
improbabile che abbia deciso di parlare proprio in un momento cruciale
come quello dopo il funerale della madre. Nonostante questo, a me piace
pensare che abbia potuto farlo; se invece non lo credete
coerente con il resto, potete anche pensare che quella
semplice parola sia stato solo frutto dell'immaginazione di Albus ( in
fondo è tutto raccontato dal suo punto di vista).
Vi ringrazio come sempre per la vostra continua
presenza tra questa pagine, spero che non mi abbandoniate ^^
Un piccolo spazio pubblicitario e poi potrete
leggere le risposte alle vostre recensioni,.
Ne approfitto per augurare Buone
Feste a tutti,
Lady Lynx
**Pubblicità**
Per i fan di Severus Snape/Piton : vi consiglio di
dare un'occhiatina alla mia one-shot
"Silence, Snape"
Per chi ama le storie struggenti : vi consiglio il mio esperimento di
storia nella sezione Introspettivo,
"Addio"
**Fine pubblicità**
Julia
Weasley: per fortuna che non sono entrata nei dettagli,
mi sarei davvero sentita in colpa se ti avessi provocato una qualche
strana reazione solo per un mio momento di attrazione per il macabro.
Hai ragione per quanto riguarda Kendra, ha davvero avuto una fine
terribile. E, devo ammetterlo, anch'io provo un po' di timore nei
confronti dell'Ariana inquietante che ho "creato". Grazie per la
recensione!
quigon89:
la difficoltà di Albus nel trovare una scelta
è l'ennesima prova che dimostra la sua infinita
umanità. Credo come te che pochi avrebbero deciso di
Schiantare una bambina, la figura di Ariana rimane innocente
anche davanti a un simile momento di pazzia. Sono contenta che anche
questa nuova versione ti piaccia... anche se a volte mi chiedo cosa mi
farebbe la Rowling se leggesse quello che scrivo XD Grazie per la
recensione!
The
PirateSDaughter: mi dispiace di averti suscitato dei
sentimenti negativi, ma credo tu abbia ragione quando dici che forse
era proprio l'obiettivo del capitolo. L'immagine di una morte, almeno
per mia esperienza personale, non lascia mai indifferenti anche se
è solamente quella di un personaggio letterario. Grazie per
la recensione e gli auguri, Buon Natale anche a te!
979:
felice di aver raggiunto il mio obiettivo, rendere in modo
credibile i pensieri di Albus è sempre una sfida ardua per
me ^^ grazie per la recensione e i complimenti!
Ernil:
posso dirti che la tua recensione mi ha lasciato addosso
un senso di inquietudine? Sì? Mi sono sentita in colpa per
aver fatto esitare Albus, davvero, dopo aver letto le tue parole.
Condivido il tuo pensiero per quanto riguarda l'importanza del "momento
fatale". E' vero, solitamente basta un secondo per distruggere anni,
proprio come nel caso di Kendra. Concordo anche sul fatto che Albus
finirà per portarsi dietro per sempre il ricordo di
quell'attimo (*me triste*) Ti ringrazio per i complimenti e la
recensione!
_Mary:
sono d'accordo, penso che di tutta la vicenda sarà
quell'attimo preciso a restargli per sempre impresso nella mente. Sono
sempre più felice di sapere che la mia missione
"rendiamo Albus più umano" continui a funzionare. Ho
inserito la parte di spostamento delle colpe perchè l'ho
trovata molto... non so, normale. Penso che la maggior parte degli
uomini avrebbe pensato così, dopo un momento simile. Grazie
per la recensione!
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Capitolo 24 *** Il colore del potere ***
24.
Il colore del potere
Prompt: 016.
Porpora
Periodo:
marzo 1901
Rating: Verde
Narratore: Albus
Silente
Genere: Generale
Personaggio: Albus
Silente, Bathilda Bath, Gellert Grindelwald
I due anni precedenti quel giorno di marzo – il giorno in cui
cambiò la mia vita - trascorsero tranquillamente.
Io e Aberforth non lasciavamo Ariana un attimo da sola, io avevo
imparato a cucinare e lui a lavare e stirare. Inutile dire che il
pranzo e la cena erano momenti decisamente migliori di quelli in cui si
trovavano i panni ancora sporchi e stropicciati nel fondo della cesta
della biancheria.
Dettagli.
Eravamo due provetti uomini di casa e, nonostante continuassi a
tormentare Forth su quanto fosse stato irresponsabile e sconsiderato ad
abbandonare Hogwarts, dovevo ammettere che ero felice di avere una
persona con cui parlare – anche se più che di
conversazione si trattava spesso e volentieri di litigate furiose.
Ma quel giorno, dicevo, dovetti lasciare Ariana da sola nelle mani del
mio fratellino per recarmi a casa della signora Bath che sosteneva di
aver bisogno di me.
Ero diventato il suo aiutante ufficiale, ricoprivo in tutto e per tutto
il compito che mia madre svolgeva prima della sua dipartita. Quindi per
la nostra vicina ero anche un disponibile confidente.
- Vado dalla signora Bath - comunicai per la terza volta a Forth,
invitandolo tra le righe a prestare più attenzione alle
azioni di Ariana.
- Addio – borbottò lui, passando lo straccio della
polvere sulle mensole con aria corrucciata.
Ignorandolo, uscii nell’aria frizzante della primavera e
scavalcai lo steccato che separava la nostra casa da quella della
signora Bath. Bussai educatamente alla porta e lei venne ad aprire con
un sorriso radioso.
- Benvenuto, Albus… entra, entra pure, caro! –
Avanzai nella familiare sala di ingresso e seguii la padrona di casa in
cucina. Seduto al tavolo c’era un giovane di una bellezza da
mozzare il fiato: aveva i capelli di un delizioso biondo dorato che gli
ricadevano in boccoli sulle spalle, occhi color fiordaliso, una pelle
eburnea e luminosa.
La cosa che però mi colpì di più di
quella figura simile a una divinità fu
l’abbigliamento che contrastava decisamente con i naturali
colori tenui della sua persona.
Indossava una tunica da mago e un mantello color porpora che gli
conferivano un’aria autorevole e… affascinante.
Sì, affascinante
era esattamente il termine che lo descriveva.
- Albus, accomodati pure… - disse la donna con un altro
sorriso - questo è mio nipote Gellert… te ne
avevo già parlato, vero? -
- S-sì… - mormorai, assumendo un colorito rosato
dovuto all’imbarazzo – credo di
sì… -
Il giovane mi allungò la mano, stringendomela con un
sorriso. Sentii il sangue affluire di nuovo alle mie guance e mi
ripromisi di esercitarmi a controllare quel segno sconveniente.
- Gellert, piacere di conoscerti… mia zia mi ha parlato
molto di te, Albus! Sei uscito da Hogwarts, vero? – mi chiese
in perfetto inglese, guastato solo da un leggero accento tedesco
– Io sono di Durmstrang, ma ho finito da due anni…
-
- Ah, davvero? Sei un mio coetaneo, quindi? –
- Certo, e Gellert è un ragazzo brillante esattamente come
te! Credo che andrete molto d’accordo, Albus caro!
– intervenne la signora Bath con gli occhi luccicanti di
soddisfazione.
Tossicchiai, cercando di riprendere la mia dignità. Poi
sfoderai un timido sorriso di circostanza, guardando dritto in quegli
occhi color fiordaliso che mi avevano rapito fin dal primo momento.
- Hai già avuto l’opportunità di
visitare Godric’s Hollow, Gellert? Potrei accompagnarti io,
se ti va… -
- Mi sembra un’ottima idea! – esclamò
lui con aria di approvazione – Sempre se a te non dispiace,
zia Bathilda… -
- Ma no, figuratevi! – disse lei entusiasta – Non
posso essere altro che felice di vedere due giovani così
simili fare amicizia tra loro! –
- Allora torno per cena, ok? –
Si tolse il mantello con eleganza e Trasfigurò i suoi abiti
da mago in un semplice completo Babbano. Poi mi seguì fuori
dalla villetta, dopo aver salutato la signora Bath.
- Allora, Albus… mia zia sembra sostenere la teoria della
nostra somiglianza! – esordì lui con tono
divertito.
- Eppure sembriamo tanto diversi… - osservai io timidamente.
- Non è affatto vero! Mi ha raccontato dei tuoi Eccezionale
nei M.A.G.O., sai? Anch’io sono uscito da Durmstrang con
ottime abilità, credo che le nostre menti insieme possano
arrivare a conquistare il mondo! –
Ridacchiai nervosamente. L’idea non mi sarebbe dispiaciuta,
ma mi sembrava pura utopia.
Io con lui? Sarebbe stato
magnifico, per quanto impossibile.
Non avevo il coraggio di guardare nei suoi occhi, mi sentivo inferiore
a lui, alla potenza che la sua persona emanava.
Restai con lo sguardo fisso sulle sue mani bianche e affusolate.
Sentii nella mia mente il desiderio di scoprire se erano
così morbide e fredde come sembravano.
- Sai a cosa ho sempre pensato? – continuò lui,
agitando al vento i suoi riccioli biondi profumati di qualcosa di
indefinito – A quanto sarebbe bello il mondo se fossimo noi
Maghi a governarlo… e non quegli sciocchi Babbani! Insomma,
non credi che il loro scetticismo non sia altro che un modo per
nascondere il timore che provano nei confronti della nostra magia? Come
possono essere al potere degli esseri così deboli?
–
Prima ancora che potessi pensare all’originalità
dell’argomento tirato fuori dal mio interlocutore, il mio
pensiero cadde su Ariana.
Se fossero stati i Maghi a governare fin dal principio, probabilmente
lei non sarebbe stata trattata come una diversa da quei ragazzini.
Probabilmente sarebbe stata ancora capace di ridere, parlare, giocare,
esprimere i suoi sentimenti.
Sarebbe stata una ragazzina in attesa della sua lettera per Hogwarts.
Un ragazzina con madre e padre, come tutti i suoi coetanei.
- Ti vedo assorto, Albus… - mi richiamò
gentilmente Gellert – a cosa stai pensando, se mi
è lecito chiederlo? –
- Le tue parole non sono per niente sciocche… anche se credo
sia impossibile ribaltare in uno schiocco di dita la realtà
di questo mondo… -
Vidi le sue labbra sottili e rosate piegarsi in un sorriso.
- L’importante è volerlo, Albus… e se
noi lo vogliamo, con le nostre menti superiori, lo faremo! –
Volevo crederci.
Volevo pensare che non sarebbe mai successo a nessuno quello che era
successo alla mia sorellina.
Volevo dare fiducia alle parole di quel ragazzo sconosciuto che aveva
conquistato il mio interesse dal primo secondo.
- Io lo voglio – decretai in un impeto di coraggio,
suscitando un lampo di approvazione negli occhi del mio nuovo amico.
- Bene, Albus, bene! – esclamò battendomi una mano
sulla spalla – Allora diventeremo i nuovi padroni del mondo!
–
E in quel momento mi sembrò quasi di vederlo seduto su un
trono, con un lungo mantello e la bacchetta puntata contro una schiera
di Babbani incatenati ai suoi piedi.
Tutto rigorosamente porpora, il colore del potere.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
Sì, so bene che gli amanti del Canon
vorrebbero uccidermi vedendo lo stravolgimento temporale che ho fatto
nella vita di Albus... ma vi avevo avvertito, no? No? Ok, lasciate che
vi spieghi ^^
Secondo Harry Potter Lexicon - consigliatomi da
alcune di voi all'inizio di questo percorso - Albus avrebbe dovuto
incontrare Gellert pochi giorni dopo la morte di Kendra. E' specificato
che le date non sono state confermate ufficialmente dalla Rowling, ma
solamente calcolate seguendo la data di nascita di Albus.
Per mia scelta personale, come avete potuto
notare qui sopra, l'incontro viene invece ritardato di due anni circa.
Non la considero un'infrazione del Canon per il semplice fatto che la
scrittrice non ha dato direttive precise al riguardo.
La mia decisione dipende dalla descrizione da me
data della personalità di Albus: ritengo che fosse
impossibile per lui innamorarsi di qualcuno a pochi giorni o settimane
dalla scomparsa della madre e sarebbe stata una contraddizione forzare
la nascita di questo sentimento contro la natura del
personaggio.
Per quanto riguarda invece il periodo di
permanenza di Gellert a Godric's Hollow, sarà esteso a un
anno circa. Anche per questo cambiamento ho una spiegazione che mi
sembra plausibile: considerata l'importanza che il rapporto con
Grindelwald avrà nella vita di Albus, mi sembra difficile
che possa essersi sviluppato in un lasso così ristretto di
tempo. Per
lo stesso motivo confesso inoltre che non ho deciso di approfondire in
questo capitolo i
pensieri di Albus, che per questo momento dimostra solo una leggera
infatuazione nei confronti del suo nuovo amico.
Ringrazio
come sempre tutti voi che leggere e/ o commentate e spero che possiate
condividere i motivi che mi hanno portata a prendere queste scelte o
espormi le vostre opinioni al riguardo.
Vi auguro di nuovo Buone Feste,
Lady Lynx
Julia
Weasley: sapere di essere riuscita a suscitare delle
emozioni nei miei lettori è una cosa che non ha prezzo. Sono
felice che ti sia piaciuta l'immagine data dal contrasto fra i tre
colori, penso che la riprenderò anche in un capitolo futuro
che sarà legato fortemente a quello della morte di Kendra.
Grazie per la recensione!
quigon89:
posso capire il tuo stato d'animo, non è facile
concentrarsi sulle cose tristi quando si è presi dalla
frenesia delle feste ^^ Aberforth è un personaggio molto
umano, a mio parere ha sempre un pizzico di rabbia in corpo e mi piace
l'idea di essere riuscita ad esprimerlo. Hai proprio ragione quando
dici che potrebbe scoppiare senza preavviso, credo che
accadrà molto presto. Grazie per gli auguri e per la
recensione!
_Mary:
l'idea dei colori è stata abbastanza impulsiva,
ma sono più che felice che sia piaciuta. E' proprio vero che
il contrasto è anche tra i fratelli Silente, ognuno dotato
di una caratteristica che lo distingue dagli altri due e che esprime
con una sortà di originalità il dolore davanti a
una scena simile. Il dettaglio da te notato effettivamente potrebbe non
sembrare importante , ma è significativo perchè
esprime la consapevolezza di Albus riguardo all'errore commesso e
rinfacciatogli dal fratello. Grazie per gli auguri e la recensione!
ThePirateSDaughter:
ironia della sorte, ora che Natale è passato arriva un
capitolo un po' più leggerino dei precedenti ^^ Non sono
sicura nemmeno io del perchè Ariana avrebbe dovuto parlare,
l'ho scritto perchè mi sembrava l'unico gesto capace di
consolare - seppur minimamente - l'animo di Albus straziato dai sensi
di colpa. Grazie per gli auguri e la recensione!
Ernil:
non ti preoccupare, la lunghezza del commento non
è importante quanto la sostanza. Sono felice che ti
siano piaciuti i colori e che ti sia arrivata la tristezza che
impregnava questo capitolo.
|
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Capitolo 25 *** Il Bene Superiore ***
25.
Il Bene Superiore
Prompt: 084. Lui
Periodo: luglio 1901
Rating: Giallo
Narratore: Albus
Silente
Genere: Generale,
Introspettivo
Personaggio: Aberforth
Silente, Albus Silente, Gellert Grindelwald
Io e Gellert ci
conoscevamo da soli quattro mesi, ma sembravamo compagni da una vita.
Con lui ero
riuscito a instaurare un rapporto che andava oltre la semplice intesa
tra amici, qualcosa che sfociava quasi nella lettura reciproca del
pensiero.
A pensarci bene, considerando il fatto che i miei sogni fossero
incentrati tutte le notti su di lui, ero quasi giunto a pensare che si
trattasse di vero e proprio amore.
I suoi sorrisi erano le luci delle mie giornate, illuminavano anche i
momenti seguenti le sempre più frequenti litigate con
Aberforth e mi facevano dimenticare temporaneamente il problema della
pazzia di Ariana.
Non avrei mai pensato di potermi innamorare di un individuo del mio
stesso sesso.
Insomma, era... contronatura?
O almeno, così diceva Forth ogni volta che mi sorprendeva
con lo sguardo sognante diretto verso la figura di Gellert seduta in
giardino in compagnia della signora Bath.
Essendo però di mentalità molto aperta, anche nei
miei stessi confronti, non mi preoccupai molto della
diversità da me dimostrata.
Amavo Gellert come avrei dovuto amare una normale ragazza?
La risposta affermativa non mi scandalizzava e non mi faceva sentire
inadeguato.
Non aveva importanza chi amare, ma l'amare in sè.
E comunque non facevamo niente di male, io e Gelt. Parlavamo del
più e del meno, del nostro passato, delle nostre emozioni e
dei nostri sentimenti.
E
poi lavoravamo assiduamente ogni giorno al nostro progetto, immaginando
situazioni di conquista totale dell’Inghilterra Babbana,
dell’Europa, persino del Mondo.
Nulla sembrava
utopia al suo fianco, tutto sembrava fattibile e quasi semplice.
Fino a quando,
rientrato a casa dopo l’ennesimo pomeriggio passato tra i
nostri sogni e le nostre dissertazioni sul potere, non venni aggredito
più violentemente del solito da mio fratello.
- Tu sei proprio
uno stronzo, sai? –
- Scusa, Forth?
Parli con me? – risposi distrattamente, rileggendo uno dei
fogli che mi aveva dato Gelt per convincermi di quanto sarebbe stato
utile iniziare a mettere i Babbani al corrente della presenza magica
nel mondo.
- No, con il tuo
neurone scappato! – urlò lui con tono rabbioso,
strappandomi la pergamena dalle mani – Cazzo, Albus,
è ovvio che parlo con te! E vedi di darmi ascolto!
–
Lo guardai male,
osservando il pessimo stato del trattato di Gellert, poi mi sistemai
comodo sulla poltrona con le dita intrecciate e gli rivolsi uno sguardo
quieto e pacifico.
- Dimmi, Forth
– lo invitai gentilmente a parlare.
- Non chiamarmi
Forth, porca Morgana! – continuò con tono
più alto di prima – E non ti permetto di startene
lì seduto tranquillo come se il mio fosse solo lo sfogo di
un adolescente pazzo! Sono serio, Albus, serio!
Dove cazzo vai tutte le volte con quello lì, eh?
È diventato più importante di me e Ariana, eh?
–
Feci per
parlare, ma mio fratello mi interruppe rapidamente.
- No, aspetta!
Tanto di me non te ne è mai fregato niente! Correggo,
è diventato più importante anche di Ariana? Cosa fate
tutti questi pomeriggi di così bello? Discutete delle vostre
teorie da esseri superiori? – attaccò con uno
scatto di ira – Anzi, non me ne frega niente nemmeno di
questo! Non voglio immaginare le vostre scenette da finocchi! Voglio
solo sapere quando cazzo ti degnerai di dare un po’ di
considerazione anche a tua sorella, che oggi pomeriggio non ha fatto
altro che piangere perché non vede suo fratello Albus da
settimane… da settimane, capisci? Non so
nemmeno perché ti voglia ancora così bene, fossi
in lei ti avrei già mandato a fanculo almeno dieci volte!
–
Mio fratello
stracciò la pergamena di Gellert davanti ai miei occhi,
notai un paio di lacrime di frustrazione rigargli le guance.
- Forth,
io… - esordii, sentendo un peso all’altezza dello
stomaco.
- Lasciami in
pace! – strillò istericamente – Vai da
tua sorella, che è una santa e ti perdona! –
Lo vidi correre
su per le scale e pochi secondi dopo sentii il rumore di una porta che
sbatteva.
Sospirai
pesantemente e mi alzai dalla poltrona per andare a vedere in che stato
fosse Ariana. La mia attenzione venne però attirata da una
lettera appoggiata sul tavolo della cucina.
- Albus, quando
puoi fammi sapere per il Grand Tour. È tanto che non ti fai
sentire e inizio a sospettare che anche quest’anno ci vada
buca. Ti ho riservato un posto, ma devo essere certo che tu venga prima
di pagare anche per te. Rispondimi, ok? Elphias. – lessi
sottovoce, mentre il mio stomaco si attorcigliava al pensiero che il
mio migliore amico non sapesse ancora della tragica morte di mia madre.
E la colpa era
solo mia.
Mi appuntai
nella mente di scrivere appena possibile una lettera ad Elphias per
aggiornarlo sui fatti accaduti dall’estate passata in poi,
mentre salivo le scale per andare in camera di Ariana.
La mia sorellina
era sdraiata sul letto e fissava il soffitto come se avesse potuto
leggerci dentro delle parole che vedeva solo lei.
Non mi
degnò di uno sguardo quando entrai, quindi – quasi
per ripicca per quel tempo che mi sembrava perso – tornai sui
miei passi e uscii di casa.
Dentro di me
sapevo che era sbagliato quello che stavo facendo, ma il desiderio di
rivedere Gellert era più forte di ogni cosa.
Lui era
diventato la mia ragione di vita.
E infatti quel
pomeriggio non potei fare a meno di confidargli le parole di Aberforth,
sperando che riuscisse a convincermi dal fatto che stessi facendo la
cosa giusta.
- Ma certo,
Albus, certo! Non devi fermarti davanti a nessuno, perché le
menti inferiori non capiscono i nostri progetti! – rispose
lui davanti al mio dubbio – Quando vedranno che miglioreremo
il mondo, non potranno fare altro che ringraziarci e le lacrime di una
bambina saranno state versate per il Bene Superiore! –
- Ma sai, io
voglio bene ad Ariana… -
- Capisco,
Albus… - mi interruppe lui con voce flautata -…
ma c’è una priorità nella vita dei
Maghi geniali, e questa priorità non è di certo
fare il baby-sitter! In fondo c’è tuo fratello che
può occuparsi di lei, no? Non fa nient’altro dalla
mattina alla sera, quindi puoi stare tranquillo! –
Tacqui per non
contraddire Gellert.
Le sue parole
furono un toccasana per tramortire i miei sensi di colpa, ma
risvegliarono la mia capacità di ragionamento: avrei fatto
la stessa cosa se mia madre fosse stata ancora in vita?
- Albus,
ascoltami un attimo – mi richiamò allora Gellert
con tono d’urgenza – non credi anche tu che
uccidere i Babbani sarebbe un ottimo modo per metterli al corrente
dell’esistenza della magia? –
- Ma…
cosa stai dicendo? – sbottai distrattamente.
- Sto dicendo,
Albus, che il terrore è la chiave del successo per il Bene
Superiore! –
Il suo tono
suadente e velatamente minaccioso mi spinse ad annuire con vigore.
- Sì,
hai ragione! –
- Lo
immaginavo… - commentò lui, sfogliando un libro
rilegato con pelle nera – e… posso farti una
domanda? –
- Dimmi pure,
Gellert –
- Qui in
Inghilterra non ci sono per caso leggende che raccontano di strumenti
più potenti di quelli di cui potremmo usufruire per ora?
Magari bacchette migliorate o cose del genere... –
Mi spremetti le
meningi, cercando di trovare tra le mie centinaia – se non
migliaia – di letture passate qualcosa che facesse al caso
nostro.
- Ora come ora
non mi viene in mente niente, ma se troverò qualcosa te lo
dirò immediatamente – risposi, arrossendo per la
vergogna di non essere riuscito a soddisfarlo.
- Sei ancora il
mio genietto preferito, Albus – sghignazzò lui,
notando il mio disagio – non c’è bisogno
di temere che ti scarichi per così poco! –
Ammirai la sua
magnanimità, il suo tono severamente dolce, la sua
indulgenza.
Lui era
perfetto, lui era la persona più intelligente che avessi mai
conosciuto, lui popolava i miei sogni in ogni momento, lui
era… lui era la mia ragione
di vita.
L’ho
già detto? Ma è la verità, io credevo
di non aver altro motivo per continuare ad affrontare giorno per giorno
le difficoltà che mi si paravano davanti.
E quando temevo
di non riuscire più a sopportare quello scorrere lento dei
giorni, mi bastava incontrare il suo sguardo o pensare al suo sorriso
per tornare combattivo come prima.
Riusciva a farmi
dimenticare Ariana, Aberforth, la morte dei miei genitori, i miei
migliori amici.
Tutto questo
solo per una cosa che perseguivamo insieme: la ricerca del Bene
Superiore.
Note
dell'autrice
Buonasera!
Sì, sono in ritardo e ho scritto un
capitolo pauroso. Posso dire a mia discolpa che le feste mi stanno
rubando quasi più tempo della scuola e che la mia
connessione ad Internet continua a tradirmi senza farsi tanti problemi.
Ringrazio rapidamente Gobra1095 che
ha aggiunto la storia tra le Preferite e LadyIsenBlack che
l'ha aggiunta tra le Seguite, oltre naturalmente a tutti voi miei
fedeli lettori.
Rispondo rapida rapida alle vostre recensioni (perdonatemi anche per
questo) e vi auguro un buon 2010 (pure questo
in ritardo!)
xoxo
Lady Lynx
979:
spero che questa prima immagine di Gellert ti sia piaciuta e sono
felice di sapere che condividi le mie scelte. Non ti preoccupare per la
lunghezza della recensione, non dispiace mai ricevere un commento
approfondito. Grazie per i complimenti!
_Mary:
credo anch'io che gli anni passati sui fornelli abbiano
contribuito nell'innamoramento di Albus ^^ Grazie per avermi
fatto sapere la tua opinione riguardo ai cambi temporali, grazie per la
recensione!
Julia
Weasley: sono felice che ti sia piaciuto Gellert,
condivido il tuo parere sui due poveri fratelli Silente ridotti a fare
i casalinghi per cattiveria del destino
ç.ç Grazie per avermi rassicurato a
proposito dei cambi di tempo, grazie per la recensione!
quigon89:
mi sono sentita realizzata quando ho letto il tuo parere sul
personaggio di Gellert ^^ grazie per il consiglio riguardante la
cronologia, ammetto di aver peccato forse di entusiasmo facendo
accettare subito Albus ma ho pensato che dopo due anni di "relax
mentale" uno come lui avrebbe abbracciato senza esitazione un simile
stimolo intellettivo - soprattutto se proposto da un ragazzo
interessante come Grindelwald. Grazie per la recensione, fammi sapere
se questo capitolo è meglio!
ThePirateSDaughter:
l'immagine di Gellert è frutto di un mio sogno
(sì, mi sogno questi personaggi anche di notte a volte XD) e
ringrazio il mio subconscio se ti ha colpita ^^ I progetti per il
futuro diventeranno sempre più utopici e con essi
crescerà l'amour :)
Grazie per la recensione!
Ernil:
accetto la critica, dato che effettivamente non hai tutti i torti a
bacchettarmi su questo dettaglio. Devo però dirti che
rispetterò (o almeno, ho rispettato in questo capitolo) il
tempo di "innamoramento" previsto dalla Rowling - corrispondente a un
paio di mesi circa . Non rispetterò il tempo di sviluppo del
sentimento, invece. Beh, sto provando (forse inutilmente) a convincerti
ma non credo sia grave che ognuno abbia la sua opinione ^^
Sono contenta però che il personaggio di Gellert ti sia
piaciuto, grazie per la recensione!
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Capitolo 26 *** La conquista dell'altro ***
26.
La conquista dell'altro
Prompt: 023.
Amanti
Periodo:
novembre 1901
Rating:
Giallo
Narratore:
Albus Silente
Genere:
Generale, Romantico
Personaggio:
Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note:
Shonen-ai
- Ti va di fare una pausa? – mi propose Gellert, alzandosi
dalla sedia su cui era seduto da ore e stiracchiandosi con eleganza.
- Perché no… - commentai, imitandolo e osservando
con attenzione la tensione di ogni suo più piccolo muscolo.
Lo vidi sorridermi e poi farmi cenno di seguirlo al piano inferiore.
Obbedii volentieri.
Sua zia, la signora Bath, era uscita per fare le spese natalizie e ci
aveva lasciati da soli in casa come ormai accadeva da quando la
temperatura esterna era diventata troppo rigida per permetterci di
rifugiarci come al solito nel nostro parco personale.
Ad essere sinceri, non era né “nostro”
né “personale”, ma ci piaceva credere
che anche noi potessimo possedere un luogo segreto dove nascondere con
cura i nostri pensieri.
L’avevamo scelto insieme, istintivamente, senza accordarci.
Era un grosso cespuglio, o forse una siepe a sfera cava
all’interno.
I dettagli in fondo non erano importanti. L’involucro era
solo apparenza.
Quello che le madri e i bambini che si recavano ogni pomeriggio al
parco non conoscevano, era il contenuto
nascosto dalle foglie.
Due ragazzi pieni di speranze e consapevoli delle proprie
capacità. Noi.
Da agosto fino a quel momento, non era cambiato niente tra me e
Gellert.
Se non la conoscenza reciproca, decisamente aumentata e probabilmente
giunta al massimo delle nostre possibilità.
- Cosa vuoi da bere? –
- Un bicchiere di latte va più che bene… -
risposi timidamente, puntando il più in basso possibile
nella richiesta essendo in casa di estranei.
"Estranei?"
ripetei divertito nella mia testa "Ma se Gellert sa tutto quello che
penso in qualsiasi momento!"
Nonostante mi conoscesse meglio di me, non potevo fare a meno di
provare una sorte di riverenza nei suoi confronti.
Mi sentii un'idiota, mentre mi lanciava un’occhiata di
rimprovero.
- Non essere sciocco, Albus! Dobbiamo brindare alla nostra nuova
scoperta, no? –
All’inizio non capii di cosa stesse parlando, poi mi ricordai
che quel giorno ero riuscito a procurargli la mia copia precedentemente
dispersa delle “Fiabe di Beda il Bardo” –
racconti brevi che lui aveva divorato in dieci minuti davanti al
sottoscritto.
Gellert credeva ciecamente in quelle leggende, in particolare in quella
dei Doni della Morte.
Era convinto che il Mantello dell’Invisibilità, la
Pietra della Resurrezione e la Bacchetta di Sambuco esistessero davvero.
Naturalmente avrebbe fatto di tutto per convincermi a partire con lui
per andare alla ricerca di questi oggetti, a suo parere fondamentali
per la conquista del potere a cui anelavamo entrambi.
Naturalmente sapevo che non avrebbe dovuto faticare per riuscirci.
Approfittando del mio momento di distrazione, appoggiò sul
tavolo una bottiglia di Vino Elfico sfoderando un sorriso furbo.
- Non puoi rifiutarmi un brindisi al nostro futuro successo, Albus!
–
Non risposi, lo guardai versare il liquido color rubino nei bicchieri
limitandomi a sembrare docile e sottomesso. Non che non lo fossi,
a dire la verità.
Gellert si sedette davanti a me, nei suoi occhi lampeggiava la
scintilla che ormai avevo imparato a riconoscere come segnale
dell’arrivo di una domanda compromettente.
- Hai mai avuto una ragazza, Albus? –
Come volevasi dimostrare. Lo conoscevo troppo bene.
- No – confessai a cuor leggero, bevendo poi un po’
di vino per sviare eventuali segni di imbarazzo – ritenevo
più opportuno concentrarmi sulla scuola, cosa a mio parere
più utile e proficua –
Mi aspettavo che mi scoppiasse a ridere in faccia da un momento
all’altro, ma mi guardò con serietà e
si limitò ad annuire.
- Sì, era esattamente la stessa cosa che pensavo
anch’io… sono per scelta un lupo solitario fin
dalla nascita! –
Sgranai gli occhi dalla sorpresa, non potevo credere che un bel ragazzo
come Gellert non avesse avuto decine e decine di spasimanti di tutti i
generi.
No, un attimo.
Anch’io avevo avuto una moltitudine di ammiratrici e non ero
cascato nella futile rete amorosa della gioventù. Eravamo
così simili,
io e lui.
- Sei sorpreso, Albus? – commentò lui con un
sorriso divertito, avvicinandosi a me.
- Solo un pochino, Gellert – risposi con
sincerità, arrossendo di nuovo – mi risulta
davvero difficile credere che un ragazzo così affascinante
non abbia conquistato nemmeno un cuore di fanciulla –
Avanzò ancora verso di me, appoggiai il bicchiere sul tavolo
con mano tremante.
- E così mi trovi
affascinante, Albus? – sussurrò lui
con voce suadente.
- Molto… - confessai balbettando – davvero
molto… -
- Credi che sia impossibile resistermi? – soffiò
verso di me, a pochi centimetri dalla mia posizione.
- Credo… di sì… -
- Penso le stesse cose di te… Albus… - concluse
lui, disegnando il contorno delle mie labbra con la sua lingua.
Deglutii a fatica, tremendamente imbarazzato da quell’aperta
manifestazione di interesse nei miei confronti, ma quando Gellert mi
mise una mano dietro alla nuca coinvolgendomi in un bacio profondo
abbandonai tutte le mie riserve.
Era quello che volevo?
Non ne ero certo, ma dovevo ammettere che era stata una delle cose
più belle che mi fossero mai accadute.
E non ci fermammo a un bacio, ne seguirono due, dieci, cento, mille, infiniti baci.
Il contatto tra di noi era come una droga, più ne ottenevo,
più ne desideravo.
Avevo forse detto che volevo solo un bicchiere di latte? No, non era così.
Il sapore del Vino Elfico sulle labbra di Gellert mi sembrò
così dolce da farmi decidere di berne ancora, anche solo per
ricordare il gusto dei suoi baci.
Mi accorsi che sentirlo dal bicchiere non era neanche lontanamente paragonabile.
Guardai con intenzione Gellert, seduto sul tavolo della cucina con
sguardo provocante, e persi la testa.
Lo volevo,
in qualche modo.
Non mi passò per la mente neanche per un secondo che avremmo
potuto essere sorpresi dalla signora Bath in atteggiamenti equivoci,
che se ci fossimo spinti troppo in là avrei gettato alle
ortiche la mia prima volta, che fosse in qualche modo sbagliato.
La zia del mio amante non sarebbe tornata presto.
La mia prima volta non sarebbe stata sprecata, anzi.
E credevo, sapevo che non c’era niente di più giusto.
Sorrisi a Gellert, appoggiai le mie mani sulle sue spalle, feci
scivolare via con studiata delicatezza il mantello che indossava.
Era quello porpora, ma non significava più potere.
Era diventato il simbolo della nuda e cruda lussuria.
Ogni minuto che scorreva aumentava la nostra audacia, inibiva la
vergogna, cancellava l’importanza che avremmo dovuto dare al
nostro progetto di conquista del mondo.
La conquista più importante, in quel momento, era solo una.
E riguardava la persona con cui condividevamo l’aria in
quella stanza deserta – la prima e unica testimone del nostro
scambio di effusioni.
Note
dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Sono di nuovo in ritardo, lo so. Purtroppo ho
alcuni problemi di ispirazione, quindi ho preferito rimandare fino a
quando non mi sembrava di aver steso una versione abbastanza decente di
questo episodio. Insomma, ammetto che lo Slash non è il mio
genere.
Detto questo, vi avverto che non
aggiornerò questa storia fino a quando non avrò
terminato la revisione della fanfiction che sto scrivendo in parallelo
a questa, "Weight of the World", quindi non garantisco la
puntualità.
Voi direte "chi se ne frega, tanto non la stai
rispettando neanche adesso!", e io vi rispondo "mi farò
perdonare... non so ancora come, ma lo farò ^^".
Ok, basta con questo inutile delirio. Ringrazio
chi mi segue e chi continuerà a farlo anche dopo questi
problemi tecnici.
Besitos,
Lady Lynx
Julia
Weasley:
il culmine dell'allontanamento di Albus
arriverà nel prossimo capitolo, ma concordo con te nel dire
che questo sarà il suo più grande rimpianto.
Purtroppo si deve anche considerare che è questo grande
"errore" a permettergli di diventare il più
potente Mago di tutti i tempi. In qualche modo ha avuto una ricompensa
per la sua sofferenza. Grazie per la recensione!
979:
ti ringrazio per i complimenti, sempre ben accetti. Mi piaceva molto
l'idea di un Albus mentalmente aperto, anche se può
risultare una contraddizione con il suo desiderio di sterminio dei
Babbani e quindi di una sorta di razzismo. Mi viene stranamente
naturale far agire e parlare Gellert, forse perchè non devo
sottostare troppo alle regole dettate dalla Rowling ^^ Grazie per la
recensione!
PirateSDaughter:
è proprio vero che Aberforth ha ragione, ma questo vale solo
dal punto di vista razionale. Chi di noi, davanti ad una persona per
cui prova un'irresistibile feeling, la lascerebbe andare per pensare
alla sua famiglia disastrata? Sì, ecco, ammetto che si
tratta di una decisione difficile... ma Albus è sempre stato
assuefatto al potere, quindi la sua scelta è comprensibile.
Grazie per la recensione!
quigon89:
ora che mi ci fai pensare, forse c'è davvero un po' di Dark
nel capitolo precedente. Non c'è dubbio sul fatto che
l'influenza esercitata da Gelt su Albus sia oscura e sono felice che tu
mi confermi la mia risucita nel descriverla. Aberforth, dal canto suo,
questa volta fa la figura del più intelligente ( o forse
razionale) tra i due fratelli: cerca di salvare Albus da quella che
diventerà la sua rovina, senza però riuscirci. Mi
dispiace per la comunicazione data riguardo ai miei
aggiornamenti, ma preferisco fare bene una cosa alla volta piuttosto
che farne due insieme e per giunta male. Grazie per la recensione!
_Mary:
credo che la prima persona aiuti molto ad entrare nel personaggio,
quindi capisco cosa intendi quando mi dici che ti sembra di provare i
sentimenti di Albus. Dispiace anche a me dover descrivere il mio
personaggio preferito come un individuo avido e assetato di potere, ma
tutti abbiamo i nostri difetti, no? ^^
Hai visto bene nella sfera di cristallo, i due hanno scoperto proprio
dei Doni della Morte anche se poi diciamo che hanno un po' perso il
filo dei pensieri per fare altro. Non ho descritto come Albus se ne
ricorda perchè ammetto di non aver avuto idee al riguardo.
Lascio immaginare al lettore, per questa volta. Grazie per la
recensione!
Gobra1095:
ah, quella è la mia frase preferita... ogni tanto mi sento
molto filosofica e mi piace infilare nelle mie storie i miei
vaneggiamenti ^^ Sono contenta che ti piaccia la seconda spiegazione
per l'obbedienza di Albus nei confronti di Gellert. Dopo lunghe
riflessioni ero giunta alla conclusione che forse, nel fondo del suo
cuore, Albus trascurasse la sua sorellina solo per vendicarla a modo
suo; questo lo rende un po' meno colpevole, non è vero?
Non sono certa che la Rowling l'abbia detto (sì, anch'io
dovrei rileggere il 7° libro... non lo faccio perchè
è quello che mi piace di meno, lo ammetto) ma in ogni caso
mi sembrava coerente con la figura di Albus. Ti ringrazio per
il tuo incoraggiamento (avrò bisogno di moooolta fortuna per
finire questa impresa XD) e per la recensione!
|
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Capitolo 27 *** Natale in solitudine ***
27.
Natale in solitudine
Prompt: 071.
Rotto
Periodo: Natale
1901
Rating:
Giallo
Narratore:
Aberforth Silente
Genere:
Generale
Personaggio:
Aberforth Silente, Albus Silente
Quello era il secondo Natale che trascorrevamo senza genitori.
Vedere Ariana seduta sul tappeto vicino al camino, mentre fissava
senza espressione i regali depositati sotto l’albero, mi
faceva sanguinare copiosamente il cuore.
Povera bambina, avrei pagato tutto l’oro del mondo per farle
riavere la felicità di cui ogni persona dovrebbe poter
godere
almeno nell’infanzia.
Vedere invece Albus che si vestiva di tutto punto, addirittura si profumava, davanti
allo specchio che avevamo nell’atrio, mi faceva venire
addosso una grande rabbia.
Giramento di palle,
mi è permesso dirlo?
- Albus, vuoi spiegarmi cosa devi fare così conciato come un
pavone? Nessuno ti vedrà, qui in casa, a parte me e
Ariana… e nessuno dei due corrisponde a una delle tue
spasimanti, se non erro! –
“E neanche il tuo spasimante,
a pensarci bene…” borbottai amaramente nella mia
testa.
- Ma infatti io non resterò in casa, Forth –
replicò lui con calma, sistemandosi il colletto della
camicia.
Cosa aveva detto?!
- Cosa vuoi dire con “io non resterò in
casa”? – ripetei con voce simile a un ringhio.
- Esattamente quello che ho detto – rispose con altrettanta
flemma, condendo il tutto con uno dei suoi sorrisetti incoraggianti.
Quando si comportava in quel modo, non faceva altro che farmi
arrabbiare.
La mia furia messa a confronto con la sua pacatezza mi faceva sentire
un pazzo.
E naturalmente questo non faceva altro che alimentare i miei complessi
di inferiorità, collegati ancora alla rabbia che aumentava
in
maniera esponenziale.
Insomma, per farla breve, mi alzai di scatto dal divano.
- Tu non vai da nessuna parte! – sputai con voce autoritaria
– Il Natale si passa in famiglia, per quanto si possa ancora
definirci tali! –
- Ho promesso a Gellert che ci saremmo visti, Forth –
osservò lui inarcando con eleganza il sopracciglio destro
– quindi mi sembra scorretto disdire il nostro incontro in
modo
così repentino e brusco –
Gellert Grindelwald.
Era lui la ragione dell’odio profondo che avevo iniziato a
covare nei confronti di mio fratello.
Non che prima fossimo grandi amici, ma il rapporto era decisamente
degenerato dall’arrivo di quel bellimbusto.
- Non me ne frega un cazzo! – sbottai agitando il pugno in
aria
– Tu resti qui e dici al tuo amichetto che la tua famiglia,
per
un fottuto giorno, esige la tua presenza! –
- Non mi sembra corretto, Aberforth – mi
rimproverò lui, facendomi sentire come un patetico bambino
capriccioso.
- Sei uno stronzo! – gli urlai contro, avvicinandomi a lui
per
sputargli addosso tutti gli insulti che tenevo dentro da mesi
–
Uno stronzo, egoista, ipocrita, traditore, merdoso so-tutto che si
crede migliore degli altri solo perché ha finalmente il
privilegio di trascorrere il giorno di Natale con uno che ritiene alla
sua altezza! –
Albus rimase impassibile davanti alle mie parole, sembravano non averlo
scalfito minimamente.
- Perché noi non siamo alla tua altezza, eh, Albus?
– lo
apostrofai, pungolando il suo petto con un dito – Noi non lo
siamo mai stati! Scommetto che sei stato felice nel vedere mamma
morire, vero? Perché anche lei non era alla tua altezza, era
solo una sporca Mezzosangue come quelle che tu e il tuo amichetto
progettate di eliminare per il fottuto Bene Superiore! –
- Non ti permetto di dire queste cose, Aberforth –
- Chi sei per impedirmelo, eh? Non hai autorità sulla mia
persona! –
- Sono il tuo fratello maggiore, ricordatelo –
sussurrò
lui con voce decisa ma vibrante di qualcosa che non identificai.
- E con questo? Non sei mio padre! –
- È come se lo fossi –
Quelle cinque parole mi fecero imbestialire, l’orgoglio
spudorato
che si celava dietro quella frase portò una scarica di
energia
nelle mie mani costringendomi ad un’azione sconsiderata.
Il pugno della mia mano destra si abbatté sul naso di mio
fratello.
Un “crac” spettrale risuonò nella
stanza, facendo
cadere il silenzio dopo quei lunghi minuti passati tra urla e parole al
vento.
Ariana si voltò giusto in tempo per vedere un fiotto di
sangue tingere di rosso il mantello verde di nostro fratello.
Rimasi senza parole nel vedere le lacrime riempire gli occhi azzurri di
Albus, mentre si portava la mano al naso.
Lacrime di tradimento, di delusione, di profondo dolore.
Sentii lo stomaco stringersi in una morsa, in una reazione scatenata
dai sensi di colpa, e per un attimo pensai di chiedergli scusa e
aiutarlo a fermare l’emorragia con un incantesimo.
Ma quando lo vidi prendere un fazzoletto, premerselo sul naso e uscire
dalla porta principale senza dire una parola – probabilmente
diretto dal suo adorato Gellert per essere consolato - non ebbi
più dubbi.
Avevo fatto la cosa giusta: avevo rotto il naso di mio fratello, come
lui aveva rotto in me il ricordo della nostra famiglia.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
A dispetto delle mie previsioni pessimistiche,
eccomi ritornata con un piccolo capitoletto ( forse un po'
insignificante rispetto ai precedenti, ma ugualmente importante a mio
parere). Vi chiedo perdono per il ritardo, anche se preannunciato.
Sono a conoscenza del fatto che la Rowling citi
il fattaccio della rottura del naso solo in relazione al funerale di
Ariana, ma dato che nel primo libro descrive Silente come uno che
"sembra si sia rotto il naso due o tre volte" (o almeno una cosa
simile, non ho voglia di ricontrollare ^^) ho pensato che questa fosse
un'ottima occasione per mettere alla prova per la prima volta il nasino
del nostro protagonista.
Niente Gellert, per questo capitolo. Peccato,
iniziava a starmi simpatico.
Se ancora mi seguite, vi ringrazio per l'immensa
pazienza e mio malgrado vi chiedo di averne ancora perchè
tra scuola e il resto questo è un periodo difficile per
scrivere.
A presto, spero
Lady Lynx
quigon89:
ah, ma io non sono mai stanca dei complimenti! ^^ Il
famoso capitolo precedente è stato un po' la mia
disperazione, dato che temevo di renderlo ridicolo o grottesco. Mi
consola il fatto che ti sia piaciuto. Grazie per la tua
"fedeltà" nel seguirmi, e grazie anche per la recensione!
979:
e l'aggiornamento arrivò, anche se in ritardo mostruoso ^^
hai colto alla perfezione gli aspetti principali dei due personaggi,
spero di riuscire ad evolverli sempre meglio andando avanti con la
storia. Grazie per la recensione!
Julia
Weasley: in effetti è dura vedere un Albus
Silente travolto dalla passione, lui che è sempre
così posato e composto... ma era strando anche vederlo da
bambino, no? ^^ Sono contenta di essere riuscita a convincerti della
sua possibile ( ed esistente) gioventù. Grazie per la tua
rassicurazione sullo Slash e per la recensione!
fravi:
una nuova recensitrice! Siiii! ^^ Ti ringrazio per tutti i complimenti
che mi hai rivolto e anche per avermi fatto della pubblicità
(sempre molto gradita, dato che la mia popolarità
è minima XD). Confesso di non essere una patita delle
Grindeldore, ma dato che sono nella biografia di Albus non potevo di
ceerto scansarle come se niente fosse dato che sono un passaggio
fondamentale della sua vita. Grazie anche per la recensione!
ThePirateSDaughter:
non è facile, vero? Ammetto di aver fatto una
fatica incredibile a vedermi quei due davanti (ah, è stato
imbarazzante ^^) , ma alla fine ce l'ho fatta. Ho esultato nel reggere
la tua rassicurazione riguardo al fatto di aver scritto uno Slash
decente XD Grazie per la recensione!
Atari:
sì, sono io... Lady Lynx in incognito! ^^ Felice di essere
riuscita a fartele piacere entrambe, siete pochi ad averle lette tutte
e due... grazie per la recensione!
DiraReal:
mi serviva davvero il parere di un'esperta in materia, grazie per
avermi tranquillizzata. Per fortuna non ho reso "femminuccia"
nessuno dei due, non me lo sarei mai perdonata XD Grazie per
la recensione!
_Mary:
la delicatezza è dovuta forse più all'incertezza
nel trattare l'argomento che alla mia abilità, ma sono
contenta che ti sia piaciuto nonostante non fosse il tuo genere (e
neanche il mio ^^). Grazie per i complimenti sia a questa fanfiction
che a Weight of the World, e grazie anche per la recensione!
Recensioni precedenti:
Cap 25 -> Ernil:
in effetti avevo pensato di averlo reso troppo di larghe vedute, ma
immagino che Albus non sia mai stato razzista o comunque intollerante
alle differenza data la sua stessa bizzarria. Il rapporto tra i due
è una vera e propria tragedia (anche scriverlo lo
è XD). Grazie per la recensione!
Cap1/cap2 -> Lukk:
grazie per aver deciso di recensire tutti i capitoli uno per uno,
prenditi pure tutto il tempo che vuoi. Sono ovviamente felice di sapere
che i primi due ti sono piaciuti, nonostante siano forse i meno
"importanti" dato che non ci dicono niente sui pensieri di Albus. Ti
ringrazio sia per i complimenti che per le recensioni!
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Capitolo 28 *** Un ricordo nitido ***
28.
Un ricordo nitido
Prompt: 033.
Troppo
Periodo:
maggio 1902
Rating: Giallo
Narratore:
Albus Silente
Genere:
Generale, Triste, Drammatico
Personaggio: Aberforth
Silente, Albus Silente, Gellert Grindelwald
- Al, devo parlarti… -
La voce di Aberforth mi giunse all’orecchio flebile come non
mai,
mentre stavo rivolgendo tutta la mia attenzione alla torta al
cioccolato che avevo appena spinto nel forno.
- Scusa? – dissi distrattamente, voltandomi nella sua
direzione per prendere uno stuzzicadenti.
Quando lo vidi appoggiato alla parete con gli occhi cerchiati di
pianto, sobbalzai per la sorpresa e mi affrettai a scattare in piedi
per avvicinarmi a lui.
- Ma… cosa ti è successo? –
Eluse la domanda con un gesto seccato, mi indicò con la
testa il Pensatoio che giaceva sul tavolo della cucina.
Era quello di nostro padre, non lo usavamo dal giorno
dell’aggressione di Ariana.
- Se lo vuoi sapere, vai a farti un giretto là dentro
–
replicò lui, riprendendo all’improvviso la sua
spavalderia.
- Forth… mi stai facendo preoccupare… - gli
confessai,
prendendo uno strofinaccio e bagnandolo nel lavandino per poi tornare
davanti a lui.
- Cosa hai intenzione di fare? –
Non risposi, mi limitai a passarglielo delicatamente sul viso per
pulirgli le guance sporche di lacrime salate e… terra?
- Che schifo! – protestò lui, cercando debolmente
di allontanarmi.
Così debolmente da farmi pensare che quel mio interesse nei
suoi confronti non gli dispiacesse.
- Almeno adesso sei pulito… se vado a prendere Ariana, in
modo
da poterla tenere d’occhio, possiamo parlarne senza usare il
metodo d’emergenza del Pensatoio? –
- Albus… - mormorò lui, abbassando lo sguardo
– se io te lo dicessi a voce, tu non mi
crederesti… -
- Come no? Sei mio fratello! –
Mi lanciò un’occhiata scettica che mi fece sentire
scioccamente colpevole.
Si riferiva forse a qualcosa che riguardava Gellert?
- Senti, vado io a vedere Ariana, ok? - mi propose lui, sembrando a
disagio – Intanto tu goditi lo spettacolo… -
Il suo tono sarcastico aumentò la mia preoccupazione, spensi
il
forno con un gesto di bacchetta ed entrai nel liquido argenteo
gentilmente fornitomi da mio fratello.
Ero atterrato in una delle numerose vie di Godric’s Hollow,
riconobbi all’istante quella situata davanti al cimitero.
Sembrava essere deserta, forse a causa della pesante coltre bianca che
ricopriva ogni singolo granello di terreno.
Intravidi Aberforth camminare lentamente verso di me, ancora sul
sentiero di ghiaia ghiacciata che conduceva all’uscita del
cimitero, tenendo lo sguardo basso e le mani nel mantello.
Era una settimana dopo il pugno che mi aveva tirato a Natale, ne ero
certo.
Mio fratello non si vestiva mai
di nero, ma in quei particolari sette giorni aveva sempre
indossato vestiti color corvo da becchino incallito.
Proprio come in quel ricordo.
Continuai a fissare la sua camminata tranquilla, si vedeva palesemente
che non aveva alcuna voglia di tornare a casa da me.
Gli andai incontro, ma quando vidi apparire esattamente davanti al
cancello una familiare figura slanciata con un’adorabile
chioma
di riccioli dorati, mi bloccai sul posto.
Quando Forth alzò lo sguardo, nei suoi occhi si accese un
fuoco alimentato dall’odio.
- Cosa accidenti vuoi, tu? – lo apostrofò mio
fratello con tono duro.
- Ragazzino, dovresti portare rispetto per il futuro sovrano di questo
mondo – rispose Gellert con tono divertito.
- Se ci riuscirai, sarà solo per merito di mio
fratello… - sbottò Forth, stringendo i pugni.
Un moto di orgoglio mi fece arrossire, ma non potevo permettermi alcuna
distrazione.
- Sì, Albus ha un talento davvero sviluppato…
nessuno
direbbe che avete lo stesso sangue! – commentò il
mio
amico – Ed è proprio per questo che devo farti un
avvertimento… -
La mano di Gellert scivolò rapidamente nella tasca del suo
mantello color porpora ed estrasse la bacchetta con largo anticipo
rispetto a mio fratello.
- Expelliarmus! –
Vidi Forth volare a gambe all’aria in un cumulo di neve,
preso
alla sprovvista, mentre la sua bacchetta finiva nelle mani di Gellert.
- Cosa cazzo vuoi? – urlò allora mio fratello,
assumendo la sfumatura rossiccia del Vino Elfico.
Ecco, mi sembrava strano che Forth non avesse ancora dato sfogo alla
sua volgarità.
- Voglio che tu la smetta di ostacolare il rapporto che
c’è tra me e Albus… - sibilò
Gellert con
tono minaccioso, sempre tenendo mio fratello sotto tiro -
…voglio che tu lo lasci in pace, che non gli faccia venire i
sensi di colpa parlandogli della vostra patetica sorella pazza,
che non gli impedisca di venire da me, che non ostacoli la preparazione
del progetto per il Bene Superiore, che ti faccia da parte! –
Quelle parole così terribili mi fecero venire i brividi
sulla schiena.
Non poteva essere il vero Gellert a dire quelle cose.
- Voglio che tu capisca che ormai anima e corpo del tuo fratello
maggiore, appartengono a me… e niente e nessuno potranno
portarmele via! –
Lo sguardo di Forth si dilatò, riempiendosi di sentimenti
contrastanti quali la rabbia, l’orgoglio ferito, la paura,
l’indignazione.
- E per fare in modo che tu capisca meglio, vorrei lasciarti un ricordo
nitido di me… -
Deglutii a fatica, chiusi d’istinto gli occhi. Sapevo cosa
intendeva Gellert per “ricordo nitido”.
Ne avevamo parlato diverse volte, avevamo stabilito che sarebbe stato
il metodo perfetto per sedare le eventuali rivoluzioni di Babbani che
ci sarebbero state quando saremmo saliti al potere.
Forth rimase immobile, forse paralizzato dalla paura, e la bacchetta di
Gellert fremette vogliosa davanti ai suoi occhi sbarrati.
- Crucio! –
Una sola parola scatenò un urlo agghiacciante, vidi il corpo
di
mio fratello contorcersi innaturalmente sulla neve scavando macabre
figure in quella polvere bianca.
Sentii le risate crudeli – di divertito cinismo
– emesse dalle perfette labbra di Gellert, la stessa persona
con
cui condividevo il più grande progetto della mia vita e
talvolta
anche il cuore.
Rimasi immobile a guardare quell’atroce spettacolo, fino a
quando il gatto non finì di giocare con il topo.
Sembrava passata un’eternità.
- Spero che ora ti sia tutto più chiaro, Aberforth Silente
–
Gellert gli dedicò un’ultima occhiata piena di
disprezzo,
prima di tirargli un calcio dritto nello stomaco e di lanciare la
bacchetta di mio fratello nel bel mezzo di un cespuglio pieno di rovi.
E dopo questo ultimo, infantile dispetto se ne andò nel
silenzio.
Quando uscii dal Pensatoio, avevo solo una frase che mi girava per la
testa.
- Forth, vieni qui! – lo chiamai con voce tremante.
Mio fratello, stranamente, accorse subito e mi guardò con
occhi pieni di aspettativa.
Sembrava aver fiducia in me.
- Credo che Gellert verrà a cena da noi, una sera di
queste… - lo informai con calma -
…perché deve
sapere che quando è troppo, è troppo. Non tollero
che si
faccia una simile cosa al mio fratellino. –
E solo in quel momento mi accorsi di quanto il sorriso di Aberforth
potesse essere capace di scaldarmi il cuore come non mi capitava da
tempo immemore.
Note
dell'autrice
Bonsoir tout le monde!
Neanche nelle mie più rosee
previsioni avrei pensato di tornare
così presto, ma le vostre affettuose recensioni mi hanno
dato
una spinta in più e alla fine la mia voglia di scrivere ha
prevalso sullo studio (sperando che nessuno mi interroghi domani XD).
Vi ringrazio per tutto il calore con cui mi
avete riaccolta, siete stati davvero pazienti e comprensivi ^^
Questo capitolo non è ispirato a
nessuno dei fatti raccontati
dalla Rowling, o almeno così ricordo, ma mi sembrava un buon
motivo per creare dell'attrito nella relazione perfetta ormai
consolidata tra Albus e Gellert. Spero che vi sia piaciuto.
Vi ringrazio ancora per tutto, passo alle
risposte.
xoxo
Lady Lynx
DiraReal:
molto amaro, è vero, ma alla fine Albus si ritrova a dover
tornare sui suoi passi. La vera natura di Gellert emerge, e non
è più così facile fingere di non
vederla. Hai ragione sul fatto che Abe probabilmente non conoscesse
tutti quei termini poco gradevoli, ma mi sarebbe risultato davvero
difficile rendere l'idea della sua rabbia con un "poffarbacco" o un
"acciderbolina" XD Grazie per la recensione!
Julia
Weasley: non proprio da solo, ma con Ariana... anche se
in effetti, suo malgrado, non è molto di compagnia.
Aberforth ha davvero una personalità forte, concordo sul
fatto che sia strano che non sia impazzito anche lui in una situazione
simile. Sì, secondo la Rowling il povero Albus dovrebbe
fratturarsi il naso un paio di volte, e mi piace l'idea che Forth possa
approfittare di questa licenza ^^ Grazie per la recensione!
Gobra1095:
il dettaglio del naso non è poi così importante,
non credo che tu debba per forza rileggerti tutti i libri per una
cosuccia simile ^^ Da un certo punto di vista, credo che sia difficile
non schierarsi con Forth davanti ad una situazione simile.
Però, come hai detto tu, Albus lo fa per amore e si sa che
questo sentimento ci rende tutti un po' impermeabili al mondo. Grazie
per la recensione!
quigon89:
accetto con gioia il tuo "bentornata" ^^ Ti ringrazio ulteriormente per
la tua pazienza, cercherò di non farvi aspettare
più così tanto. Forse hai ragione, sarebbe stato
opportuno separare la descrizione dello stato d'animo di Forth dai vari
fatti, ma la vita di Albus è molto complessa e 100 capitoli
a volte non mi sembrano abbastanza per raccontare tutto quindi cerco di
"compattare" gli episodi. Sono però felice che ti sia
piaciuto lo stesso, grazie per i complimenti e la recensione!
PirateSDaughter:
tutti addosso ad Albus! ^^ Poveretto, ammetto di averlo fatto davvero
irritante e spocchioso in questo capitolo. Ma ci stava, secondo me,
dato che il punto di vista è quello di Aberforth.
Naturalmente lui (Forth) ti ringrazia per averlo ritenuto simpatico e
per il tuo pensiero di aiutarlo nel linciaggio del fratello maggiore XD
Non pensavo che la frase finale fosse particolarmente ad effetto, ma
sono felice che ti sia piaciuta. Grazie per il tuo bentornata e la
recensione!
fravi: un
film... potrei anche pensarci XD scherzi a parte, mi fa piacere sapere
che il capitolo non ti sia sembrato insignificante. Hai ragione, forse
"malato" è una delle parole più adatte per
descrivere Albus in quel periodo... l'altra è "innamorato",
ma sono un po' sinonimi, no? ^^ Aberforth è un personaggio
davvero sottovalutato (da quando scrivo questa storia sono diventata la
paladina della famiglia Silente!) e in effetti anche se
la Rowling lo fa sembrare meno importante del fratello non
è detto che lo sia veramente. Saltello dalla gioia al
pensiero di essere riuscita a farti entrare nel personaggio *.* Ti
ringrazio per la fiducia e per la recensione!
Ernil:
ah, la rottura del naso... tanto sangue e tanto pathos XD
è davvero triste pensare ad una Albus simile, ma a noi
piacciono i personaggi un po' cattivelli mica gli angioletti ^^ grazie
per la recensione!
_Mary:
grazie per il "bentornata" ^^ la famiglia si è
disgregata, ma in questo capitolo ha in qualche modo cercato di dare
una possibilità di redenzione ad Albus anche se poi... beh,
hai detto bene, sappiamo già come andrà a finire.
Tristezza alle stelle. Grazie per aver approvato l'idea della rissa
(XD) e per la recensione!
|
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Capitolo 29 *** Niente ***
29.
Niente
Prompt: 024.
Famiglia
Periodo: giugno 1902
Rating: Giallo
Narratore: Albus
Silente
Genere: Generale,
Drammatico
Personaggio:
Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald
Come avevo
promesso, una settimana dopo la visione del ricordo di Aberforth,
invitai Gellert a cena da noi per parlargli.
Era una
caldissima sera d’estate, nonostante fossimo solo
all’inizio del mese di giugno.
Il mio amico si
presentò con una torta gelato tra le braccia, intuii
l’avesse fatta la signora Bath.
Mi dispiaceva
non averla invitata, ma in sua presenza non avrei certamente potuto
affrontare il delicato argomento che avevo intenzione di esporre a
Gellert.
Negli ultimi
sette giorni avevo continuato a fingere che non fosse successo niente,
che tutto fosse rimasto come prima, ma non ero mai stato un bravo
attore.
Mentre Gellert
era un ottimo Legilimens in erba.
Non potei quindi
evitare di sentire i suoi occhi indagatori puntarsi di me, per poi
spostarsi repentinamente su Forth o Ariana appena alzavo lo sguardo.
- Davvero ottimo
questo carpaccio – commentò allora lui, con voce
impaziente – chi l’ha fatto? –
- Io –
rispose semplicemente mio fratello, spedendogli un’occhiata
colma di odio.
Sapevo che
avrebbe voluto avvelenare quella pietanza, ma non gliel’avrei
permesso.
Non potevo
credere che Gellert fosse diventato spietato come nel ricordo che avevo
visto, dovevo assolutamente chiedergli spiegazioni… e per
farlo mi serviva vivo, no?
- Strano,
è così delizioso che avrei pensato solo ad Albus
– continuò il mio amico, rivolgendomi un sorriso
affettato.
- Non essere
sciocco – lo ammonii dolcemente, abbassando lo sguardo sul
piatto.
Mi si era chiuso
lo stomaco, non riuscivo più a sostenere quella tensione
palpabile. A un certo punto, arrivati quasi al dolce, i miei nervi
cedettero.
Mi alzai in
piedi di scatto, facendo cadere a terra forchetta e coltello che
tintinnarono sul pavimento.
- Qualcosa non
va? – chiese Gellert con voce vellutata, quasi sfidandomi a
confessargli il perché del mio lieve cambiamento di
comportamento nell’ultima settimana.
- Ti devo
parlare – sputai all’improvviso, in un impeto di
coraggio – Forth, potresti gentilmente fare compagnia ad
Ariana e magari mettere i piatti nel lavello? –
Mio fratello
annuì docilmente, probabilmente solo perché
sapeva che gli avrei lasciato da fare i lavori di casa per andare a
difendere la sua causa.
- Mangeremo il
dolce? – chiese poi con tono speranzoso.
- Sì,
penso… di sì… - lo consolai esitante.
Se le cose
fossero andate come temevo, probabilmente il dolce sarebbe stato
l’ultimo dei nostri pensieri.
Feci cenno a
Gellert di seguirmi e lo condussi fino nel salotto comunicante con la
cucina. Non mi premurai di chiudere la porta, speravo che Forth se ne
sarebbe stato accuratamente alla larga e con sé avrebbe
tenuto Ariana.
- Di cosa mi
devi parlare, precisamente? – attaccò rapido
Gellert, con tono inquisitore.
- Della mia
famiglia… - replicai con calma, cercando di rallentare i
battiti crescenti del mio cuore - …vuoi sederti, intanto?
–
Volevo essere
cortese, non volevo assolutamente mettere alle strette il mio amico
perché ancora non potevo credere che avesse avuto il
coraggio di minacciare il mio fratellino e torturarlo in mezzo alla
strada come avrebbe fatto con un Babbano chiunque.
- Albus, taglia
corto – mi intimò lui, con tono secco.
Percepii la sua
rabbia, non mi aveva trattato mai in modo così imperioso.
Fin dal nostro primo incontro, era sempre stato molto dolce e gentile
con me.
- So quello che
hai fatto ad Aberforth – dissi infine, cercando di tenere un
tono di voce controllato.
Gellert non
dimostrò sorpresa né pentimento, solo
un’intima soddisfazione.
- Quindi? Non
hai capito che ho fatto male a lui
per fare del bene a te?
– osservò con voce vellutata –
Perché, Albus, non puoi permetterti di gettare alle ortiche
il tuo talento per stare dietro a due bambinetti inutili e capricciosi!
–
Quella frase
scatenò nella mia mente un tremendo conflitto tra
l’affetto per i miei fratellini e l’amore per
Gellert e il successo.
Cosa dovevo
fare, qual era la cosa giusta?
- Noi non siamo
due bambinetti inutili e capricciosi, stronzo! –
La voce di
Aberforth.
No,
Forth, perché sei venuto qui? È pericoloso!
Prima che
potessi anche solo dirgli di andarsene, vidi Gellert estrarre la
bacchetta e puntargliela contro. Ariana venne spinta da mio fratello al
riparo dietro un divano, poco prima che scoppiasse l’Inferno.
- Crucio!
–
Aberforth si
accasciò a terra in preda a fortissimi dolori, proprio come
mi aveva mostrato nel ricordo, e io rimasi come una mummia a fissare
quello spettacolo orrendo.
Famiglia, amore
o successo?
Cos’era
importante, qual era la cosa giusta?
Le urla di
Forth, lo sguardo spaventato di Ariana mi suggerirono la risposta.
Famiglia.
- Stupeficium! -
urlai contro Gellert.
- Protego!
–
Per riparare il
mio Schiantesimo dovette interrompere la Maledizione Cruciatus su mio
fratello, che ritrovò la sua bacchetta e lanciò
una fattura proibita contro il mio migliore amico.
E io mi sorpresi
a difendere Gellert, questa volta.
L’occhiata
di odio che mi spedì Aberforth mi fece capire che quella era
diventata una lotta in cui tutti eravamo contro tutti.
Niente alleati, niente amici.
Lampi di ogni
colore volavano per la stanza, avevo sentito pronunciare anche qualche
Anatema Che Uccide, anche se speravo di sbagliarmi.
Alla fine, preso
dalla foga, iniziai a lanciarne anch’io.
- Gellert!
Lascialo stare, prenditela con me! – apostrofai con
determinazione il mio amico – Lasciali stare tutti e due,
loro non hanno niente a che fare con noi! –
- Se
è questo che vuoi, Albus… -
Scansai per un
soffio l’ennesimo lampo fatale diretto verso di me, ripresi a
duellare con la forza della rabbia.
Sentii che alle
nostra urla si mischiavano i singhiozzi disperati della povera Ariana,
costretta a guardare la lama che incombeva sulla sua testa senza
potersi difendere.
“Così
tenera e ingenua… senza protezioni…” mi
dissi, quando i miei occhi caddero su di lei.
La mia piccola
distrazione mi costò una ferita al braccio, decisi di non
guardare più in quella direzione.
Ma a un certo
punto mi trovai costretto a farlo, non sentendo più quei
quasi rassicuranti singulti intervallare i nostri incantesimi.
- Ariana!
– urlai con voce colma di disperazione, vedendola sdraiata
riversa a terra – Ariana! Ariana! –
Gellert e
Aberforth tacquero all’improvviso, io mi gettai per
terra evitando gli incantesimi che passavano sopra la mia
testa, pregando Morgana e Merlino che non fosse successo quello che
temevo.
Presi in braccio
la mia sorellina, le controllai il polso.
Nessun
battito.
Rimasi
ammutolito, realizzando la situazione in cui ci trovavamo.
- Ma…
è morta? – chiese con voce incolore Gellert.
Non risposi. Non
avevo motivo di farlo.
- Certo che
è morta, pezzo di merda! – urlò
Aberforth, nascondendo la disperazione dietro alla rabbia –
Certo che è morta! Ed è solo colpa tua!
–
Per un attimo il
tempo sembrò fermarsi, come se fosse stato il cuore della
mia piccola a far funzionare il mondo.
Ora che aveva smesso di battere, nulla aveva più motivo di
esistere.
Potevo
avvertire due figure rigide dietro di me, con gli occhi puntati sul
corpicino che proteggevo alla loro vista.
Non guardai in
faccia Gellert quando uscì in silenzio dalla nostra casa,
vidi solo il bordo del suo mantello porpora sfiorare la mia mano
tremante.
Non ebbi il
coraggio di rivolgere la parola a Aberforth quando salì le
scale, avvertendo il suo dolore amplificato dalla consapevolezza che
tormentava anche me.
Io avevo lanciato
numerose volte un Anatema Che Uccide.
Io potevo aver
ucciso Ariana.
Non solo
Gellert, non solo Aberforth.
Io.
E
all’improvviso, specchiandomi nei limpidi occhi celesti della
bambina che giaceva senza vita tra le mie braccia, mi accorsi di una
cosa terribile.
Avevo perso il
mio amore, avevo perso il successo, avevo perso la coscienza.
E avevo perso
anche la mia famiglia.
Non mi restava
più niente.
Note
dell'autrice
Oh, che enorme tristezza. Quasi mi sento in
colpa a pubblicare degli episodi così tragici
ç.ç
Comunque buonasera a tutti, miei cari lettori.
Spero che abbiate gradito questo capitolo,
nonostante sia piuttosto breve e tratti un argomento per niente felice.
Essendo leggermente di fretta, ringrazio
rapidamente chi ha aggiunto la storia tra le Preferite ( Cygnus Malfoy, fa92, Fanny
Infinity) e tra le Seguite (Catherine Heathcliff).
Come sempre, non si sa quando sarà il
prossimo aggiornamento. Farò del mio meglio per non
abbandonarvi troppo a lungo ^^
xoxo
Lady Lynx
P.S. Ho iniziato una nuova fanfiction chiamata
"La luce dell'Inferno".
Faccio pubblicità qui perchè se siete fans della
famiglia Silente e/o di Gellert c'è una buona probabilità che
possa interessarvi.
fa92:
mi sento onorata, non è facile trovare qualcuno che legge 28
capitoli in un colpo solo ^^ Grazie per aver aggiunto la storia tra le
Preferite e per la recensione!
Julia
Weasley: purtroppo, come è intuibile da questo
capitolo, il buon rapporto tra i due fratelli è destinato a
deteriorarsi di nuovo. La morte della piccola Ariana è il
colpo di grazia alla loro pacifica convivenza forzata, non si
perdoneranno mai quello che hanno fatto. Gellert è
effettivamente odioso, ma sono felice che ti stia antipatico dato che
è proprio il compito che lui deve svolgere nella storia. Hai
esattamente avuto ragione su Ariana, comunque. Grazie per i complimenti
e la recensione!
quigon89:
l'amore annebbia la mente, ormai lo sappiamo tutti. Albus aveva un
banco di nebbia della Val Padana in testa, in quel momento XD
La frase effettivamente lascia libera interpretazione, anche
se tutte portano ad una apparente disillusione di Albus... peccato che
non abbia voluto credere ai suoi occhi. Sono io a dover ringraziare te
e le persone che mi hanno portato bene, dato che non sono stata
interrogata ^^ e sono arrossita di orgoglio davanti alla tua ultima
frase, davvero grazie per questo enorme complimento! Grazie anche per
la recensione, naturalmente.
fravi:
l'ombra incombe sull'Apeiron ^^ sono felice di essere riuscita a
trasmetterti tutte quelle emozioni, è sempre bello ricevere
questa sorta di pagamento dalla scrittura di fanfiction... altro che
gli inutili e sporchi soldi! XD Aberforth saltella dalla gioia (ma te
lo immagini?) al pensiero di essere salito nella tua classifica di
gradimento, mentre io lo imito nel sapere di averti colpita con la
frase che hai citato. Ti ringrazio per i complimenti e la recensione...
e alla fine non mi hanno interrogata, comunque! ^^
Gobra1095:
davvero un trauma, direi, ma mai quanto quello che
è successo in questo capitolo. Dev'essere il suo periodo
nero, povero Albus. La riunione purtroppo è durata molto
poco, anzi si prevede di nuovo tempesta. Grazie per la recensione!
979:
più che felice di aver azzeccato l'idea della
trama, temevo di uscire un po' dal seminato con questo mio capitolo un
po' decentrato dalla storia vera e propria. Non è poi
così strano amare allo stesso tempo Aberforth e Gellert,
pensa che io ormai mi sono ridotta ad adorare tutti i personaggi di
questa fanfiction - contraddittori o meno ^^ - per necessità
di entrare nella loro psicologia. Grazie per i complimenti e la
recensione!
ThePirateSDaughter:
magnifico riconciliamento, un po ' meno questo momento che
l'ha seguito. La storia purtroppo è stata crudele, con i
fratelli Silente. Aberforth ricambia il saluto con la manina e concorda
con te per quanto riguarda Gellert. Sono contenta che il capitolo ti
sia piaciuto, anche se fuori dai canoni. Il linciaggio, come hai potuto
leggere, c'è stato... ma non per Gellert
ç.ç Grazie per i complimenti e la recensione!
_Mary:
prima di tutto, Aberforth, Albus e Gellert ti ringraziano
per i complimenti a loro rivolti ^^ io invece saltello sulla sedia
dalla felicità, soprattutto perchè mi fa piacere
che l'ultima frase sia riuscita a colpirti. Quindi, grazie per i
complimenti e la recensione! (P.S. Attendo il prossimo capitolo di
Rowena con ansia ^^)
_DarkAngel_:
sono felice che ti siano piaciuti tutti i capitoli precedenti, grazie
per la recensione! ^^
|
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Capitolo 30 *** Rosso su bianco ***
30.
Rosso su bianco
Prompt: 020.
Senza colori
Periodo:
giugno 1902
Narratore:
Albus Silente
Rating:
Giallo
Genere:
Triste, Malinconico
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Bathilda Bath
- Sentite condoglianze, Albus e Aberforth… -
sussurrò la signora Bath, facendosi piccola piccola davanti
ai nostri occhi.
Potevo immaginare quello che provava. Si sentiva in colpa per avermi
fatto conoscere Gellert, per avergli permesso di fuggire dopo quello
che era successo, perché se io non avessi mai porto la mano
a suo nipote forse avrei ancora avuto Ariana tra le mie braccia.
O forse non pensava quello.
In fondo, non sapevo cosa le avesse raccontato Gellert per avere il
permesso di tornarsene in Germania il prima possibile.
Era sempre stato un ottimo bugiardo, proprio come me.
E in quel momento, guardando gli alberi in fiore, il cielo terso e le
tombe lucide, mi accorsi che da giorni tutto era anonimo, per me.
Senza colori, senza vita.
Sentii Aberforth tossire al mio fianco, per soffocare un singhiozzo.
Non avrebbe mai espresso apertamente i suoi sentimenti.
Eravamo solo tre, nella solita radura del cimitero, proprio come al
funerale di mia madre.
Solo che questa volta la bara davanti a noi era di un bianco
accecante, e chiunque avrebbe capito che conteneva
l’involucro di una giovane anima salita al cielo.
- Vogliamo ricordare Ariana Kendra Elizabeth Victoria Silente* come se
fosse ancora al nostro fianco, anche se ora ci sta sorridendo dalle
nuvole e sta giocando con i suoi amici angeli… - diceva il
prete con tono distaccato.
Nessuno avrebbe mai potuto credere a simili parole dette con una
predisposizione d’animo praticamente nulla.
Soprattutto un abile Legilimens, che non avrebbe potuto fare a meno di
scoprire che nella sua mente il puntiglioso cerimoniere stava pensando
alla cena di quella sera.
Avrei forse dovuto arrabbiarmi? No, non ne sarebbe valsa la pena.
- E ora andate in pace… - concluse il prete, affrettandosi a
ritornare nella sua pacifica e accogliente casetta.
Pace? Non
sapevo più cosa significava quella parola.
Avevo con alta probabilità ucciso mia sorella Ariana con un
Avada Kedavra.
E se non l’avevo fatto, ero comunque stato la principale
causa della sua prematura morte, essendo stato colui che aveva deciso
di introdurre Gellert in casa nostra.
Conoscevo i rischi, ma qualcosa era stato più forte di me.
Pace? No, quella parola non aveva più un posto nel mio
vocabolario da tempo immemore.
- Ora sei contento? – sbottò improvvisamente
Aberforth, con le lacrime agli occhi – Non hai più
la sorella che per te era un peso, non ci sono madre e padre ad
ostacolare i tuoi progetti di conquista del mondo, non avrai
più un fratello da dover mantenere… sei contento?
–
- Come posso essere contento, Forth? – replicai con voce
rotta – E poi cosa vuol dire che non avrò
più un fratello? Io ho bisogno di te! –
- Anche noi
avevamo bisogno di te,
Albus, ma a te non è mai importato… -
replicò freddamente lui.
- Questo non è vero –
- Questo è quello che si vede, che sia la verità
o meno – mi fece notare lui, indicando con rabbia la bara di
Ariana.
La signora Bath ci osservava a distanza, scandalizzata dal nostro
litigio in quella triste circostanza.
Ma io ero quasi sollevato, perché Aberforth aveva finalmente
deciso di rivolgermi la parola dopo il giorno che aveva distrutto le
vite di tutti e tre i fratelli Silente.
- Aberforth, potrai mai perdonarmi? – chiesi umilmente,
abbassando lo sguardo a terra.
- No –
L’aria umida che ci circondava aveva fatto salire la
temperatura a quaranta gradi, ma in quel momento mi sentii raggelare e
mi ritrovai costretto a stringermi le braccia intorno al petto.
A cercare un abbraccio in me stesso, ero tutto quello che mi restava.
- Io… lo facevo per garantire anche a voi due un miglior
livello di vita… - mi giustificai goffamente, sentendo
sbattere disperatamente dentro di me la necessità di
riconquistare mio fratello - …per vendicare il torto subito
da Ariana, per rivedere papà, per… -
- Non è vero, non hai mai pensato a noi – mi
interruppe furiosamente Forth – non lo hai mai fatto, e
questo lo sai benissimo! Smettila
di mentire! –
Le sue ultime tre parole rimbombarono nella mia testa, sapevo che
dicevano esattamente come stavano le cose.
Avevo sempre mentito, a me stesso e agli altri.
A cosa mi servivano il mio Premio Barnabus Finkley per Incantamenti
Eccezionali, la mia Rappresentanza Giovanile al Wizengamot, la mia
Medaglia d’Oro della Conferenza Alchemica Internazionale, il
mio trascorso da Prefetto e Caposcuola, la mia reputazione da studente
modello?
Non mi avrebbero riportato Ariana, non mi avrebbero tolto dal cuore il
sospetto di averla uccisa.
E io credevo, una volta, che il successo avrebbe potuto risanare ogni
mia ferita?
No, non lo credevo per davvero.
Ma era una bugia consolante e facile da ripetersi come un mantra nella
mente.
- Sei un vigliacco, Albus… -
- No, non lo sono – ribattei con decisione, continuando
spudoratamente a mentire.
- Hai ucciso Ariana! – strepitò allora lui,
cercando in tutti i modi di farmi male.
- Potresti anche essere stato tu – osservai tranquillamente,
ricambiando quell’insano desiderio di provocare dolore.
Fu in quel momento che Aberforth mi ruppe il naso, per la seconda volta
nella mia vita.
Ma quella volta gli schizzi cremisi non bagnarono la mia veste,
bensì la bara bianca di Ariana.
Entrambi restammo agghiacciati davanti a quello che avevamo
inconsciamente fatto.
Avevamo profanato – io con il mio sangue e le mie bugie,
Aberforth con il suo pugno e la sua rabbia – il luogo di
riposo di nostra sorella.
E non si poteva più tornare indietro.
Fissai a lungo le rose rosse di maggio spuntate sulla candida neve di
giugno.
Sangue sul legno bianco.
Nascita di Ariana, morte di Ariana.
Non ricordo più cosa successe nelle ore seguenti, forse il
mio cervello decise saggiamente di andare in coma per non soffrire
troppo.
Ma ricorderò sempre quel giorno di giugno in un solo modo.
Senza colori.
* Nomi inventati di sana pianta come per quelli di Aberforth.
Note
dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Riesco a postare solo per merito della neve,
quindi non posso fare altro che ringraziare i deliziosi fiocchetti
bianchi che mi salutano dalla finestra ^^
Detto questo, so di essere un po' in ritardo.
Ormai si aggiorna quando si può quindi non uccidetemi se vi
dico che con ogni probabilità la prossima settimana non
riuscirò ad inserire il nuovo capitolo per problemi
scolastici.
Cosa dire invece di questo capitolo?
Gli amanti di Albus prima o poi si ritrovano davanti a questo grande
cruccio, quello del funerale di Ariana. Spero di non averlo reso troppo
simile a quello di Kendra e, soprattutto, di non averlo descritto in
modo scontato.
Ringrazio calorosamente chi continua a seguirmi
e a leggermi.
xoxo,
Lady Lynx
Julia
Weasley: è un compito ingrato, quello di fare
la scrittrice di episodi tristi. Mi dispiace di averti fatta piangere,
ma purtroppo lo scopo era quello (triste da dire, ma è la
dura verità). Gellert effettivamente ormai ha raggiunto
quasi l'apice della sua cattiveria, ma non ti preoccupare
perchè non ricomparirà ancora per lungo tempo.
Grazie per la recensione!
_Mary:
la morte di Ariana è proprio uno dei momenti più
tristi della vita di Albus, se non il più triste. E' stato
straziante anche scriverlo, ma sono felice di essere riuscita a rendere
in qualche modo l'idea di disperazione e di silenzio che ha fatto
scivolare via Ariana lontana dagli occhi di tutti. Grazie per i
complimenti e la recensione!
PirateSDaughter:
la storia inclemente e l'alternanza di momenti di gioia e
dolore non sono merito mio, ma della nostra cara Rowling (e continuo a
temere che possa arrabbiarsi per il fatto che ho preso in prestito il
suo Albus ^^). Comunque spero che ti sia piaciuto anche il nostro amico
Al in questo capitolo. Grazie per la recensione!
979:
credo che vittima sia proprio la parola esatta per descrivere quella
povera bambina, dato che neanche i fratelli sono stati capaci di
proteggerla dall'ennesimo pericolo. Grazie per la recensione!
quigon89:
ahi, ahi, ahi... un rimprovero! Rileggendo con attenzione
non posso fare altro che concordare con te, per discolparmi potrei dire
che in fondo la parte che volevo evidenziare non era la cena in
sè quanto l'episodio dell'addio della piccola Ariana. La tua
idea di rendere Albus preda della voglia di vendetta e farlo partire
alla ricerca di Gellert mi ha intrigata, ma dato che nel Canon non
riporta niente di simile (purtroppo) e dato che suppongo che Albus sia
ancora soggiogato dall'amore provato nei confronti di Gellert, sono
stata costretta a sopprimere gli episodi che mi erano venuti in mente.
Chissà, magari in futuro... grazie per la recensione!
fravi:
è proprio così, Albus passa dalla versione
"cattiva" a quella "buona" anche se, nel suo profondo, resta ancora
quell'abile ragazzino bugiardo attirato più dal successo che
dagli affari di famiglia. C'è un contrasto forte tra quello
che è e quello che vorrebbe essere (oh, devo smetterla di
leggere libri di psicologia ^^) e anche se sappiamo
già quale parte prevarrà, penso che
sarà sempre più difficile gestire questa doppia
personalità. Grazie per i complimenti e la recensione!
Gobra1095:
Gellert odiatissimo, poveretto... anche se c'è
ben poco da difendere! La parte con Severus o Harry arriverà
moooolto in avanti. Ma arriverà, spero (anche
perchè ultimamente dubito del fatto che riuscirò
a terminare presto questa raccolta. Grazie per la recensione!
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Capitolo 31 *** Chiamami Armando ***
31.Chiamami
Armando
Prompt: 089.
Lavoro
Periodo:
agosto/settembre 1903
Narratore:
Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Armando Dippet
Era ormai passato più di un anno dalla morte di Ariana.
Vivevo da solo da poco più di undici mesi, da quando
Aberforth era riuscito ad ottenere la parte di eredità che
gli spettava ed era sparito nel nulla.
Non avevo sue notizie da quel giorno in cui lo avevo aiutato
controvoglia a trasportare le sue valigie nel vialetto di casa nostra.
Senza più nessuno a cui appoggiarmi, avevo ricominciato a
spedire lettere per cercare lavoro e per riallacciare i rapporti con i
miei vecchi amici del periodo scolastico.
Edward non mi aveva mai risposto, forse Fanny non l’aveva
trovato in nessuna parte della Scozia.
Elphias, invece, rispondeva ogni tanto ma sempre in modo molto
stringato come se ancora mi portasse rancore per non avergli mai dato
risposta a proposito della mia partecipazione al Grand Tour.
E come biasimarlo? Avrei fatto anch’io lo stesso, se fossi
stato nei suoi panni.
Fu così che, preda della disperazione, accettai di buon
grado la convocazione speditami da Armando Dippet – il mio ex
professore di Trasfigurazione – per presentarmi ad Hogwarts
come aspirante insegnante.
La notizia della morte del Preside Black non mi scalfì
minimamente. Se la sua dipartita avesse potuto davvero risollevarmi da
quel baratro oscuro che era diventata la mia vita, ne sarei stato
più che felice.
Ero stato convocato per il giorno del mio ventiduesimo compleanno, il
25 Agosto del 1903.
Il tempo stringeva, la scuola sarebbe iniziata tra meno di una
settimana, e mi chiedevo perché avessero aspettato
così tanto per cercare un nuovo professore.
- Buongiorno, Albus! – mi aveva accolto Dippet con un sorriso
benevolo, quando mi aveva visto entrare nel suo ufficio curato e
ripulito da tutti gli stendardi di Serpeverde un tempo appartenuti a
Black – Accomodati pure… -
- Buongiorno, professor Dippet… - risposi incerto,
chiedendomi se sarebbe stato meglio iniziare a dargli del tu o
continuare a mantenere le distanze.
- Sei stato molto gentile ad accettare la mia richiesta di aiuto,
abbiamo davvero bisogno di un professore… -
continuò lui con tono pacato - …naturalmente ti
ho detto che si tratterebbe di insegnare Trasfigurazione, vero?
–
No, non me l’aveva detto. Ma mi sarei anche messo a insegnare
Divinazione,
se quello avesse implicato un tentativo di ritorno alla vita degna di
quel nome.
- No, ma farei di tutto per potervi aiutare… -
Bugia, Albus.
Lo avrei fatto per aiutare me stesso.
- Sei sempre molto gentile, Albus… quindi per te va bene?
Sei pronto a trasferirti qui in pianta stabile? Non hai altri impegni a
casa? – indagò con discrezione Dippet.
Scossi lentamente la testa, non avevo intenzione di raccontargli le
disgrazie che si erano susseguite negli ultimi cinque anni della mia
vita.
- Bene – disse allora lui, forse deluso dal mio distacco
inaspettato – allora puoi firmare qui? –
Mi mise davanti una pergamena e una piuma con la punta imbevuta di
inchiostro, deposi il mio nome sul foglio con caratteri svolazzanti per
dare un senso di sicurezza.
Quando alzai lo sguardo, vidi il mio professore sorridermi apertamente .
- Benvenuto nella baracca, collega! –
- Grazie, professor Dippet… - replicai timidamente,
tormentandomi una ciocca di capelli ramati.
- Chiamami Armando, ragazzo! – continuò lui con
tono gioviale – Ho un debito con te, in fondo! Ah, inizierai
il 2 settembre, va bene? –
Annuii rapidamente, non mi importava come e quando.
Mi importava solo iniziare, i dettagli non erano importanti.
Il 1 settembre di quello stesso anno, ebbi la magnifica
opportunità di vivere la Cerimonia dello Smistamento
dall’altra parte della barricata.
Dal punto di vista del più giovane professore di Hogwarts.
- Devo ammettere che mi mancavano… - sussurrai con nostalgia
tra me e me, guardando la professoressa Merrythought che portava il
solito folto gruppo di ragazzi del primo anno davanti al nostro tavolo.
- Vero, Albus? Ci sono cose che non si dimenticano mai! – mi
rispose Dippet, sorridendo soddisfatto.
- Non so come ho fatto a stare lontano da Hogwarts per così
tanto tempo, professore… - gli confessai, mentre la prima
ragazzina veniva Smistata a Tassorosso.
- Chiamami Armando – ripetè lui con tono
indulgente – e comunque si vede che tieni molto a questo
posto, per questo io e gli altri professori abbiamo deciso di chiedere
a te un favore così grande… -
Seguimmo il resto dello Smistamento in silenzio, poi Dippet si
alzò per fare l’usuale discorso di inizio anno.
- Bentornati a tutti, benvenuti a quelli del primo anno! –
esordì lui, con centinaia di occhi puntati addosso
– Vi auguro un meraviglioso inizio d’anno e vi
raccomando come sempre di seguire le regole della Scuola per non fare
impazzire il nostro custode, Sir Mahogany! –
Fece un cenno all’uomo barbuto che scrutava con aria torva la
moltitudine di ragazzini presenti, poi tornò a guardare gli
studenti.
- Come sapete, il nostro stimato Preside Phineas Nigellus Black ci ha
recentemente lasciati ed è per questo che ora sono io a
ricoprire il ruolo di Preside… - continuò Dippet
– quindi, come valeva per lo scorso anno, non esitate a
rivolgermi a me se avete qualche problema… a patto che non
sia di cuore, per queste cose potete rivolgervi invece alla
professoressa Merrythought! –
Tutti ci mettemmo a ridacchiare, mentre l’insegnante di
Difesa contro le Arti Oscure arrossiva leggermente.
- Come ultima cosa, conseguente alla mia assunzione del ruolo di
Preside, vi comunico l’aggiunta di un nuovo professore al
Corpo Docenti… Albus Silente, il nuovo insegnante di
Trasfigurazione! –
Mi accolse un tiepido applauso, alimentato soprattutto da quello dei
miei colleghi.
- Alzati, Albus, fatti vedere! – mi invitò il
Preside con garbo.
Obbedii, mostrandomi in tutta la mia altezza. Sentivo, come cinque anni
prima, tutti gli sguardi delle ragazzine fissarmi come se fossi stato
un dolce particolarmente appetitoso.
Ero a disagio.
- Vuoi dire qualcosa, Albus? –
- Ehm… ecco, io… - mormorai brillantemente -
…vorrei solo ringraziarla per la grande
opportunità che mi ha dato, professor Dippet! –
- Ma come? Cosa dici? – esclamò lui, fintamente
scandalizzato – Come osi rivolgerti a me in questo modo?
–
La Sala Grande scoppiò in rumorose risate, mentre io restavo
basito a fissare a turno i miei colleghi e i miei futuri studenti.
- Ma come… mi scusi, professore… - balbettai
imbarazzato - …come dovrei chiamarla? –
Un attimo di silenziosa suspence, prima che tutti si mettessero a
ridere per la risposta del Preside.
- Chiamami Armando, naturalmente! -
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
Scusatemi, ma questo è proprio un
aggiornamento lampo. Sono talmente perseguitata dai libri di scuola da
non poter nemmeno rispondere ai vostri meravigliosi e graditissimi
commenti ç.ç
Vi ringrazio comunque per tutta la fiducia che
continuate a dimostrarmi, un bacione a tutti e speriamo che la
situazione migliori.
Lady Lynx
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Capitolo 32 *** Pelose ciabatte lilla ***
32.Pelose
ciabatte lilla
Prompt: 059.
Cibo
Periodo: ottobre
1913/settembre 1936
Narratore: Albus
Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Altro Personaggio (Abraxas Malfoy), Minerva McGranitt
- Se avete
domande, non fatevi problemi a farle perché io sono qui per
rispondere… -
Una moltitudine
di mani si slanciò in aria nello stesso momento.
Insegnavo da
dieci anni, ma
ancora non avevo capito che avrei dovuto tagliarmi la lingua piuttosto
che pronunciare quella dannatissima frase.
- Sì,
signorina…? – chiesi ad una bambina con le trecce
scure.
- Brachle,
professore…
- pigolò lei con vocetta insicura - …ma
è vero che
se sbagliamo l’incantesimo ci trasformiamo in maiali blu?
–
Tipica domanda
del primo anno.
Sospirai,
rivolgendole uno
sguardo rassicurante e ripetendo per la millesima volta la stessa frase
di repertorio per domande come quella.
- Signorina
Brachle, le
confesso che io alla sua età ho sbagliato molte volte gli
incantesimi… ora altro che maiale blu, dovrei essere ridotto
a
un mucchio di fragranti costolette viola! –
Li feci ridere,
quasi tutte
le restanti mani si abbassarono. Sapevo che quelle continue richieste
dipendevano solo da tensione e curiosità, niente di
più
grave.
Solo una mano
restò ritta nell’aria come una bandiera, pronta ad
abbattersi su di me.
Avevo
riconosciuto quel
ragazzino dagli occhi grigi incorniciati da lunghi capelli biondo
cenere, era stato il primo con il coraggio di urlare a Dippet che non
era degno di essere il successore di Black.
Non mi piaceva.
- Signor Abraxas
Malfoy, giusto? –
Lui
annuì con aria
compita, squadrandomi come se fossi stato una caccola di Schiopodo
Sparacoda. Sostenni il suo sguardo con orgoglio, invitandolo a parlare.
-
Perché non usiamo la
Trasfigurazione per trasformare le cose in cibo, al posto di usarla per
cose sceme come pantofoline lillà o spilli
d’argento?
–
- Prima di
tutto, gradirei un
linguaggio più educato… - lo ammonii severamente
–
in secondo luogo, secondo alcune Leggi Magiche che studierete con
l’avanzare degli anni, scoprirete che il cibo non si
può
Trasfigurare… e soprattutto che ogni cosa è
utile! –
- Ah, certo!
–
sbottò Abraxas con aria di superiorità
– A mio
padre piaceranno di sicuro delle vaporose ciabatte per il suo
compleanno! –
- A me
piacerebbero – commentai divertito, facendo ridere di nuovo i
tre quarti della classe.
- Mi sta
prendendo in giro? –
- Certo che no,
io sono molto serio… - replicai, facendogli poi
l’occhiolino.
Le pallide gote
del ragazzo presero colore, mentre mi fissava con odio.
- Nessuno prende
in giro un Malfoy! Gliela farò pagare! –
- Non ne vedo il
motivo,
Abraxas, ma se ritieni scorretto il mio comportamento nei tuoi
confronti credo che il Preside Dippet sarà felice di poterti
aiutare… -
Mi
guardò ancora
peggio, stringendo i suoi occhi argentei a fessura, e io decisi di
lasciar perdere e continuare la mia lezione.
- Quindi, dopo
questa
piacevole pausa, perché non perfezioniamo i nostri movimenti
di
bacchetta? – dissi a tutti, sorridendo incoraggiante.
Tutte le
ragazzine presenti si sciolsero in sospiri, ormai ci avevo fatto
l’abitudine.
Ma, esattamente
come nei
lontani giorni di San Valentino degli anni passati, mi chiesi cosa ci
trovassero di così affascinante in me.
E devo quindi
ammettere che
fu una novità per me essere distratto da una di quelle
ragazzine
su cui tanto sorvolavo, esattamente vent’anni dopo.
- Ah, Albus
caro… -
borbottò Armando al mio fianco, sospirando stancamente -
…non ne possiamo più di Smistamenti, vero?
–
Non gli risposi,
come sempre
da anni – ma quella volta non mi concentrai sul cibo,
bensì su una bambina del primo anno che mi aveva colpito fin
dal
primo momento in cui l’avevo intravista tra la folla di nuovi
studenti che avevo accompagnato fino al Cappello Parlante.
Si chiamava
Minerva
McGranitt, era stata Smistata al tavolo di Grifondoro, ed era diversa
da tutte le sue coetanee ancora un po’ immature e acerbe.
Vedevo un grande
potenziale
in lei, un’abilità evidente, forse sottolineata
dalla
severità dei suoi lineamenti evidenziati da uno stretto
chignon
posto sulla sua nuca.
- Cosa guardi,
Albus? – mi pungolò Armando, sorridendomi
divertito.
- Niente, mi sto
facendo
un’idea generale dei miei nuovi studenti… -
mormorai
assorto, continuando a fissare sfacciatamente la tavolata alla quale
decenni prima ero appartenuto anch’io.
- Prova questo
nuovo arrosto
con le mele… - mi consigliò la mia collega,
l’eterna professoressa Merrythought, spingendomelo sotto il
naso.
Dimostrando poco
entusiasmo,
lasciai scivolare una fettina nel mio piatto. Avvertii lei e Armando
lanciarsi degli sguardi stupiti, non ero mai stato così poco
interessato al cibo.
- Albus, non ti
sei preso una cotta per una ragazzina che ha come minimo
quarant’anni in meno di te, vero? –
- Certo che no,
Armando!
– dissi con calma indignazione – Ho solo visto
alcuni nuovi
esemplari degni di riguardo, mi sembra che
abbiano un grande potenziale! –
Ma sapevo di
mentire, sapevo
che quella Minerva – chiamata come la Dea della Sapienza
–
esercitava su di me un’attrazione intellettiva come
nessun’altro.
Non che i miei
colleghi fossero sciocchi, o poco interessati ai libri, o di livello
cerebrale inferiore.
Assolutamente no.
Semplicemente
quella bambina,
nella semplicità dei suoi undici anni, liberava attorno a
sé un’aura di autorità e saggezza che
non avevo mai
visto addosso a nessun altro se non a me.
Ne ebbi la
conferma durante
la lezione di Trasfigurazione del giorno seguente, quando posi la
difficile domanda che tormentava da sempre i miei studenti del primo
anno.
-
Perché… -
esordii con tono misterioso - …perché secondo voi
non
Trasfiguriamo gli oggetti in cibo, al posto di comprarlo o coltivarlo?
–
Come tutti gli
anni – da
vent’anni – decine di paia di occhi mi
fissarono vacui senza sapere la risposta e senza provare ad intuirla.
Quell’anno,
una mano si alzò e uno sguardo interessato mi chiese il
permesso di esporre la sua teoria.
- Sì,
signorina... McGranitt? –
- Io penso che
esistano delle
leggi apposite in modo da impedire questa trasformazione, per non
consentire l’uso superfluo della magia –
Non era
propriamente la risposta esatta, ma c’era molto vicina.
- Dieci punti a
Grifondoro
– dissi sorridendo soddisfatto – e ora, vedete i
conigli
sui vostri banchi? Non pretendo molto da voi, vorrei solo che provaste
a Trasfigurarli in qualcosa che crediate sia molto somigliante a
loro… -
La mia teoria su
Minerva ebbe
un’ulteriore conferma quando una settimana dopo quella
lezione mi
costrinse ad assegnare altri venti punti a Grifondoro per la prima
Trasfigurazione completa della classe.
- Davvero
brava… posso tenerla come ricordo? – chiesi
entusiasta, facendola involontariamente arrossire.
Aveva
trasformato il suo coniglio in una soffice pantofola di pelo lilla.
Alla faccia di
Abraxas Malfoy.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
Come sempre, sfuggo temporaneamente dallo studio che incombe per
postare questo capitolo.
Spero che possiate perdonarmi per aver trattato la bellezza di dieci
anni in un solo episodio, ma in questo periodo della vita di Silente
non sembrano esserci elementi di vero e proprio interesse.
Intanto vi ringrazio ancora per la vostra perseveranza nel seguirmi,
è sempre motivo di soddisfazione per me.
xoxo
Lady Lynx
Julia
Weasley: non sono certa che Elphias sia a conoscenza
dell'avvenimento terribile che ha sconvolto la vita di Albus. Mi hai
fatto venire in mente che forse dovrei scrivere qualcosa al proposito,
ti ringrazio per questo promemoria. Intanto, sono felice che tu
condivida la scelta di Albus ed è davvero strano vederlo
nelle vesti dell'ultimo arrivato. Armando mi piace da morire, lo
ammetto, quindi non me la sentivo di farlo sembrare noioso. Questa non
è proprio la primissima lezione, ma spero che ti sia
piaciuta comunque. Grazie per la recensione!
_Mary:
l'hai aspettato e alla fine è giunto (anche se ultimamente
con i miei ritardi ne avrei dubitato). Condivido il tuo paragone
Albus/Lupin, anche se non credo di averlo reso molto in questi stralci
di lezioni. Ho tentato di rendere Silente molto più
gioviale, simpatico e un po' bizzarro. Chissà se sono
riuscita nell'intento ^^ Grazie per la recensione!
quigon89:
penso che l'aria di Hogwarts abbia giovato molto alla sua salute sia
fisica che mentale e lo dimostra con tutto lo spirito che dimostra ai
suoi studenti. Sono felice che ti sia piaciuta la simpatica accoglienza
di Armando, l'ho sempre immaginato come un severo giocherellone anche
se la Rowling non ci ha parlato molto di lui. I libri, come puoi
notare, sono sempre qui a fissarmi... ma ogni tanto faccio uno strappo
alla regola XD Grazie per la recensione!
PirateSDaughter:
quando dici che non è stato nulla di
particolare, non possao far altro che concordare. Eppure ammetto che,
almeno per me, ci voleva uno stacco da tutti quegli avvenimenti
drammatici come morti e torture. Ed ecco soddisfatta la tua
curiosità riguardo all'nsegnamento del nostro Albus! Grazie
per la recensione!
979:
et voila dei pezzettini delle sue lezioni... come vorrei
averlo come professore! ^^ Grazie per la recensione!
Ernil:
non pensavo che questo capitolo ti sarebbe piaciuto così
tanto... in fondo non parla di sofferenza nè di sangue
(scherzo! ^^). Allora, seguendo poi il tuo consiglio ho cercato di
rendere più spiritoso l'Albus timidone dello Smistamento e
spero di esserci riuscita almeno un po'... attendo il tuo giudizio u.u
Grazie per la recensione!
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Capitolo 33 *** Assomiglia a te ***
33.Assomiglia
a te
Prompt: 068.
Lampo
Periodo:
agosto/settembre 1939
Narratore:
Albus Silente
Rating: Verde
Genere:
Generale
Personaggi:
Armando Dippet, Albus Silente, Tom Riddle
Era strano l’incarico che mi era stato assegnato quella
mattina da Armando.
Andare a prelevare un futuro studente nel suo orfanotrofio, era una
cosa piuttosto rara.
In tutti quegli anni da Vicepreside di Hogwarts non mi era mai capitata
una situazione simile, ma naturalmente non avevo potuto sottrarmi.
Approfittai di un passaggio sull’Espresso di Hogwarts,
diretto alla stazione di King’s Cross per riportare gli
studenti a casa, per raggiungere Londra.
Seduto in uno scompartimento completamente vuoto, iniziai a perdermi
tra i miei pensieri. Il rumore monotono del treno che scorreva sulle
rotaie mi aveva sempre portato ad uno strano stato di dormiveglia,
anche quando in gioventù sedevo su quello stesso treno per
raggiungere la scuola.
Opposi resistenza ai miei occhi pesanti per delle ore, prima di
arrendermi alla forza della polvere di Morfeo.
Sembrava essere andato tutto a dovere. In quel momento stavo camminando
con Tom Riddle, un affascinante giovanotto dai modi eleganti, sotto un
tipico temporale estivo. Eravamo protetti da un incantesimo Impervius
– scagliato provvidenzialmente da me – che ci
avrebbe evitato un arrivo ad Hogwarts da spugne imbevute di acqua
piovana.
- Allora, Tom, credi che ti possa piacere un cambiamento
così radicale? – gli chiesi con gentilezza, mentre
toccavo con la mia bacchetta il mattone dietro al Paiolo Magico che ci
avrebbe permesso di entrare a Diagon Alley.
- Potrebbe non chiamarmi Tom? – sibilò lui, dando
un tono fintamente cortese alla sua voce, facendo luccicare i suoi
occhi color smeraldo.
- Non vedo in che altro modo potrei chiamarti, dato che Tom
è il tuo nome… - osservai tranquillamente,
mettendogli una mano sulla spalla per condurlo attraverso il varco che
si era aperto nel muro.
Non ebbi modo di avere una risposta, vidi la sua perfetta mascella
cadere alla vista della magnifica piazza principale della
più famosa città dei maghi.
- Ti piace? – domandai con un sorriso soddisfatto –
Diagon Alley è spettacolare a qualsiasi età, la
prima volta che la si vede! –
- Davvero – commentò lui, dimostrando per la prima
volta una sfumatura di felicità per essere uscito da quel
terribile luogo che i Babbani chiamavano “casa di
accoglienza per bambini orfani”.
Continuai a camminare, ripetendomi nella testa l’itinerario
che avremmo dovuto seguire secondo le indicazioni di Armando.
Bacchetta, libri, uniforme, eventuale animale…
- Quello cos’è, signore? –
Il tono con cui sottolineò l’ultima parola non mi
piacque per niente, ma seguii il suo dito fino a vedere a cosa si
stesse riferendo.
- Quella è la Banca Gringott, l’edificio
più sicuro di tutta Inghilterra… -
- Non era Hogwarts ad avere questo primato? – mi
ricordò lui beffardo.
- La Gringott contiene oggetti, Hogwarts fortunatamente contiene
studenti… sicure entrambe, ma in modi diversi… -
- Possiamo entrare? – chiese lui con tono insistente, quasi
sfidandomi a negargli quel primo desiderio.
- Se avremo tempo, proveremo a farlo… - replicai sorridente,
continuando a proseguire sul mio cammino.
Un lampo si abbatté poco lontano da noi, facendomi
sobbalzare. Tom invece rise, con lo sguardo colmo di uno strano tipo di
soddisfazione personale, come se fosse stato lui ad evocare quella
forza della natura.
Ma forse era solo la mia impressione, alimentata
dall’atmosfera cupa che aveva caratterizzato
quell’ultima settimana.
- Eccoci arrivati davanti ad Olivander, è il migliore
produttore di bacchette del mondo… avanti, entra! –
Gli tenni la porta aperta per fare in modo che non si bagnasse una
volta spezzato il mio incanto Impervius. Lo seguii nel negozio, spiegai
la situazione al venditore ed osservai con attenzione ogni prova
effettuata su ogni singola bacchetta.
Mi intimoriva il suo sguardo ogni volta che prendeva in mano uno di
quei fragili rametti, sembrava quasi che pensasse di poter conquistare
il mondo.
Le pupille gli si dilatavano, il sangue gli colorava le guance, i
lineamenti che un giorno sapevo sarebbero diventati affascinanti
sembravano illuminati da luce propria.
E ad ogni rilascio di scintille, un lampo si abbatteva puntuale a poche
centinaia di metri da noi tanto che alcune rughe di preoccupazione
incresparono la fronte di Olivander.
Dopo la cinquantesima bacchetta provata, l’uomo
sospirò sconsolato.
- Me ne è rimasta solo una… sei davvero un
ragazzo complicato! –
Tom espose nel suo sorriso una fila di denti bianchissimi e prese tra
le mani l’ultima bacchetta.
Quando finalmente sprizzò numerose scintille argentee, sia
io che Olivander ci guardammo sospirando.
Una frazione di secondo dopo mi sembrò di vedere esattamente
due lampi infrangersi davanti alla porta della bottega in cui eravamo.
Non uno, due lampi.
Nello stesso punto, in piena Diagon Alley, nello stesso momento.
- Impressionante… - commentò Olivander, assumendo
un insano colorito cereo.
Io rimasi interdetto a riflettere su quell’avvenimento contro
natura, fino a quando Tom non mi strattonò leggermente la
manica della veste sorridendomi.
- Possiamo andare, professore? Credevo avessimo fretta… -
Annuii silenziosamente, e dopo aver pagato la bacchetta a Olivander
uscimmo di nuovo per strada.
Fu in quel preciso istante che mi svegliai sobbalzando.
- Stazione di King’s Cross, Londra –
gracchiò l’arrugginito altoparlante magico, dando
segno di aver urgentemente bisogno di una riparazione.
Mi alzai barcollando, ancora stordito dall’assopimento che mi
aveva colto nel momento meno opportuno.
Una volta sceso dal treno, cullato dalle sgomitate dei Babbani che
lottavano tra loro per raggiungere i binari desiderati, iniziai a
rimuginare su quello strano sogno premonitore.
Lo scacciai violentemente come se fosse stato una mosca, inserendolo
nel cassettino del mio cervello riservato alle sciocchezze, fino a
quando non ebbi modo di vedere di persona il vero Tom Riddle.
Terribilmente somigliante al mio.
Anche quell’inizio d’anno andò come
previsto, ma stranamente Armando mi chiese di passare nel suo ufficio a
solo una settimana dalla prima lezione di Trasfigurazione.
- Allora, Albus, cosa ne dici del nostro nuovo acquisto? –
chiese lui con finta aria indifferente, porgendomi un bicchierino di
Acquaviola.
- Non capisco cosa intendi… -
- Ma sì, Tom Riddle! Allora, com’è
andato alla sua prima lezione di Trasfigurazione? –
insistette Armando con una strana curiosità che non gli
apparteneva.
- Come tutti quella della sua età alle prime armi con la
magia… né benissimo, né un completo
disastro… -
commentai pacatamente, tormentandomi sul motivo di quella domanda.
- Strano, perché tutti gli altri insegnanti mi hanno detto
che ha dimostrato una strana predisposizione per la magia…
davvero strano… -
Non dissi niente, preferivo non esporre la mia opinione al riguardo.
Ricordavo ancora lo scontro di lampi davanti ad Olivander, come se
fosse stato qualcosa di vero e non il frutto della mia immaginazione.
Avevo raccontato il mio sogno ad Armando, dopo avergli portato il suo
pupillo, ma lui non mi aveva preso sul serio. Anzi, si era preso
amichevolmente gioco di me per giorni.
- Albus, tu mi tieni nascosto qualcosa – sentenziò
Armando, con sguardo severo.
- No, non è vero – lo rimbeccai con educazione
– penso semplicemente di non piacergli, ma non mi sembrava
opportuno dirlo… anche perché è una
constatazione inutile! –
- Perché lo pensi? –
- Perché solitamente si ricambia il sentimento di una
persona a cui sai di non piacere – risposi semplicemente.
Armando capì all’istante cosa volevo dire.
Annuì lentamente, sorseggiando la sua Acquaviola.
- Allora giro la domanda… perché non ti piace?
–
Riflettei un po’ per dare una risposta completa, infine
decisi di dire tutto quello che pensavo.
- La sua perfezione nel fisico, i suoi occhi luminosi, secondo me sono
messi lì solo per nascondere la sua vera natura…
non hai mai visto come si illuminano di voglia di potere quando
prendono in mano una bacchetta? Non hai notato come fissa con disgusto
puro i ragazzi che non fanno parte della sua Casa? Non hai fatto caso a
quanti libri della biblioteca ha divorato in questa misera settimana?
–
Armando mi guardò all’inizio con un filo di
apprensione, poi mi sorrise.
- Se mi permetti, assomiglia a te nella prima settimana qui
dentro… -
Storsi la bocca indignato, prima di rendermi conto che Dippet aveva
ragione.
Anch’io ero stato così. E la mia descrizione
probabilmente sarebbe stata adatta anche a Gellert.
- Non c’è da preoccuparsi, dai, Albus…
- mi rincuorò lui con voce sicura.
- Lo spero… - risposi, sentendomi davvero poco convinto
– lo spero… -
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
Dovrei chiedere perdono per questa mia
lunghissima assenza dalle scene, ma devo precisare che ho avuto valide
motivazioni. Una tra queste è stata la lunga riflessione che
ho dovuto fare per sistemare questo capitolo. Come potete vedere,
è esattamente il Capitolo 33 - ma adeguatamente modificato.
Non volendo togliere del tutto la parte dei lampi e di Albus a Diagon
Alley con Tom (per me piuttosto significativa nell'economia della
storia), ho deciso di inserirla come sogno dello stesso Albus. Certo,
questo potrebbe sembrare molto tirato [come poteva Albus sapere che Tom
sarebbe stato così, etc etc?] ma nessuno dice che Silente ha
sognato esattamente Tom Riddle - ha solamente sognato una parte del suo
comportamento, ha avuto un "presentimento". Si può dire?
Beh, spero che nonostante tutto siate
ancora disposti a seguirmi in questa grande impresa. Vi ringrazio
comunque per avermi segnalato l'enorme strafalcione da me commesso nei
confronti del Canon. L'ispirazione purtroppo mi ha portata fuori dal
seminato e non me la sono sentita di cancellare radicalmente un
capitolo in cui avevo messo molto impegno.
Ora vi chiedo solo il permesso di poter cancellare il capitolo
precedente, quello "sbagliato", con le vostre recensioni . Mi dispiace
molto perdere le vostre recensioni, ma non mi sembra logico tenerle
spostandole in un altro capitolo. Accetto consigli al riguardo.
Al prossimo capitolo, questa volta veramente nuovo e inedito.
Vostra
Lady Lynx
P.S. Ho apportato anche delle modifiche alle date di inizio Hogwarts
per Minerva e Tom, sotto suggerimento di quigon89.
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Capitolo 34 *** Fame da gigante ***
34.
Fame da gigante
Prompt: 017.
Marrone
Periodo: novembre
1940
Narratore: Albus
Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid, Tom Riddle
- Quindi, Albus,
io credo che sia opportuno conferirgli qualche premio dato
che… -
- Io non lo
credo necessario, Horace - esalai esasperato, per la decima volta in
quella stessa sera.
- Ma
è davvero dotato! Invitandolo alle riunioni del Lumaclub ho
scoperto che… -
- Silenzio,
Horace – gli intimai, alzando la bacchetta – Credo
che qualche studente non sia nel suo letto –
Allungai il
passo, mentre il
mio collega mi stava faticosamente alle calcagna – forse
intimorito dal buio e dai rumori sconosciuti. Non era la prima volta
che pattugliavamo i corridoi insieme e non era nemmeno la prima volta
che quel pavido di Lumacorno si nascondeva dietro di me.
Quando
però ci apparve
davanti Tom Riddle, l’oggetto della nostra precedente
discussione, il coniglio di Serpeverde sembrò tirare un
respiro
di sollievo e mi superò con fare baldanzoso.
- Ah, sei tu,
Tom! –
borbottò lui, in un brodo di giuggiole – Pensavamo
che
fosse qualche discolo dei soliti! –
- Vorrei farti
notare,
Horace, che nemmeno il signor Riddle potrebbe vagare per i corridoi a
quest’ora di notte - commentai pacatamente, guadagnandomi
un’occhiata piccata da parte dello studente.
- Ah,
giusto… -
mormorò Lumacorno imbarazzato - …non si fa, Tom,
non si
fa! Dieci punti in meno a Serpeverde! –
In quel momento
fui
orgoglioso di Horace, sapevo che avrebbe preferito tagliarsi un dito
piuttosto che ammettere l’errore di un ragazzo della sua Casa
– specialmente se si parlava di Riddle.
- Ma professore,
io vi stavo
cercando perché ho scoperto un ragazzo del Primo anno che
è entrato nelle cucine! – confessò lui
con aria
pentita e voce flautata.
- Un Serpeverde,
Tom? – chiese il mio collega, assumendo una sfumatura
rossastra ancora più scura.
- No…
un Grifondoro…
-
Il suo sguardo
soddisfatto rivolto a me mi fece stringere con forza la mano attorno
alla bacchetta.
Mantenni la
calma, cercando di fargli vedere che quel suo atteggiamento non mi
toccava minimamente.
- Bene. Allora,
Horace,
accompagna il tuo studente nel suo dormitorio mentre io
andrò a
controllare per il mio studente… - decisi
all’istante con tono autoritario - …e comunque,
Riddle,
non sei un Prefetto o un Caposcuola quindi non sei autorizzato a
denunciare le varie infrazioni commesse per la scuola in piena notte -
- Io credevo di
fare una buona cosa – osservò lui con tono da
innocentino.
- Ma certo, Tom,
certo! – gli rispose Lumacorno, attirandolo vicino a
sé con orgoglio.
- Non sei
autorizzato. Farai una buona cosa denunciando gli altri se e quando
ne avrai il permesso – ripetei seccamente – quindi
spero
che non si ripeterà più una situazione simile!
–
Horace mi
fulminò per
quella ramanzina inflitta al suo studente preferito, io lo ignorai e
girai sui tacchi dirigendomi verso le cucine.
Le preferenze
che i miei colleghi avevano nei confronti di quel ragazzo mi
spaventavano, a volte mi facevano anche arrabbiare.
Non poteva
essere un angelo sceso in terra, nessuno
lo era.
L’unica
persona che
condivideva la mia opinione era la professoressa Merrythought, sorpresa
dal fatto che quel ragazzino le avesse chiesto insistentemente
perché ad Hogwarts non fossero insegnate le Arti Oscure al
posto
della inutile Difesa.
Avanzai ad ampie
falcate fino
alla porta delle cucine, chiedendomi quale Grifondoro potesse essere
così sprovveduto da decidere di fare uno spuntino nel bel
mezzo
della notte dopo una delle solite abbondanti cene servite solitamente
nella Sala Grande.
Non potevo
comunque far altro
che ammirare l’incredibile zelo che Riddle aveva dimostrato
nel
cercare di beccare tutti i componenti della mia Casa che avessero anche
solo pensato di portare a termine un’infrazione del
regolamento
scolastico. Anche qualche Tassorosso e qualche Corvonero, ad essere
sincero.
Ma naturalmente nessun
Serpeverde.
Entrai nella
stanza deserta, immaginai che tutti gli elfi domestici fossero andati a
letto.
- Lumos
– sussurrai discretamente, alzando la mia bacchetta verso il
soffitto.
Notai senza
fatica la figura
di un ragazzino rannicchiato sotto un tavolo, in compagnia di due torte
e numerose caraffe di succo di zucca.
- Alzati, per
favore – gli dissi gentilmente – non ho intenzione
di farti niente, alzati –
Il ragazzino
obbedì,
pulendosi imbarazzato la bocca sporca di cioccolato con la manica di un
maglione che indossava sopra l’uniforme.
Marrone su
marrone, dovevo ammettere che in fondo la macchia non si notava tanto.
- Andiamo nel
mio ufficio, va bene? Così potremo discutere sul
perché sei qui nel bel mezzo della notte… -
- Potrei portare
anche le
torte, professor Silente… signore? –
mormorò lui
con una voce tonante che rimbombò per tutta la cucina.
Rimasi scioccato
da quella
richiesta ma mi ritrovai ad acconsentire. Dopo aver mormorato un
Incantesimo di Levitazione sui dolci, presi per mano il bambino
–
già piuttosto alto e robusto per la sua età
– e lo
condussi nel mio ufficio.
Le torte
atterrarono con un
tonfo attutito sulla mia scrivania, il ragazzino si accomodò
sulla sedia di fronte alla mia e io mi lasciai cadere seduto con un
sospiro.
- Allora, come
ti chiami?
– chiesi con calma, notando che gli occhi dello studente non
mollavano nemmeno un attimo le cibarie che gli stavano davanti.
- Rubeus Hagrid,
signore – rispose lui telegraficamente – Sono di
Grifondoro, primo anno… -
- Sì,
lo so… - commentai io - …hai davvero
così tanta fame, Rubeus? –
- Sì,
signore, mi scusi! Non volevo infrangere le regole! Non mi metta in
punizione, la prego! –
- Beh, vorrei
sapere il
motivo di questa tua fame, prima di decidere se metterti o meno in
punizione… - commentai con ovvietà.
- Sono mezzo
gigante, non
è colpa mia se ci ho sempre fame, signore! Io non so
perché ma quando mi prende devo per forza mangiare
perché
altrimenti ci faccio male ai miei compagni! –
ululò lui
con uno sguardo terrorizzato, incontrando per la prima volta i miei
occhi.
Quel contatto
visivo
sembrò calmarlo, iniziò ad accarezzarsi con
imbarazzo la
manica del maglione marrone peloso sul quale si era pulito pochi minuti
prima.
- Ascolta,
Rubeus, facciamo
un patto. Adesso io cerco un Prefetto della tua Casa e gli dico che sei
autorizzato ad andare in cucina in caso dovesse ancora capitarti questa
fame improvvisa nel bel mezzo della notte… ma solo in sua
compagnia! –
- Oh, grazie,
grazie, professore! – disse lui con vera gratitudine
– Posso baciarle i piedi? –
- Non essere
sciocco – lo rimproverai divertito – non
è assolutamente necessario! –
Il suo sguardo
adorante mi
fece sentire più buono di quanto non fossi, una sensazione
fantastica. Avrei dovuto ricordarmi di aumentare la mia
magnanimità nei giorni seguenti.
- Avanti,
andiamo a cercare
un Prefetto. Per sicurezza, domani mattina, ti farò arrivare
in
dormitorio alcune scatole di Cioccorane per prevenire, va bene?
–
Rubeus
annuì
entusiasta e mi seguì fuori dalla stanza senza
più
degnare di uno sguardo le torte che giacevano ormai abbandonate nel mio
ufficio.
Salendo verso la
Torre di Grifondoro, incontrammo esattamente chi volevo incontrare.
- Signorina
McGranitt, vieni qui un attimo! –
La ragazza,
sorpresa nel
vedermi ancora in giro per la ronda – con un ragazzino, per
giunta – si avvicinò rapidamente a me. Le diedi
istruzioni
su quello che avrebbe dovuto fare, mentre Hagrid ascoltava attento il
nostro scambio di battute.
-
Cercherò di non
deluderla, professore! – rispose infine lei, tormentandosi
una
ciocca sfuggita al suo solito chignon.
- Mi raccomando,
mi fido di te… - le dissi scherzoso, facendole
l’occhiolino.
Non sapevo che
le avrei ripetuto numerose volte quelle parole, negli anni che
sarebbero venuti.
Ma
l’avrei fatto con tono decisamente più grave e
serio.
Note
dell'autrice
Buonasera, lettori!
Immagino sarete sorpresi di rivedermi da queste
parti
così presto, ma ho deciso di postare il nuovo capitolo prima
della mia partenza. Penso sia ora di recuperare il tempo perduto e
passato improduttiva, quindi mi sono data una scossa et
voilà.
Vi ringrazio per avermi confermato il vostro
interesse,
è davvero carino da parte vostra essere così
"fedeli" ad
Apeiron anche dopo una lunga pausa. Grazie anche per avermi riaccolta a
braccia aperte. Questa volta spero di non aver infranto nessuna legge
del Canon. Potete bacchettarmi, se l'ho fatto. E' consolante sapere che
ci siete voi a controllare che non scriva troppe bestiate ^^
Lady Lynx
Circe: ti ringrazio per aver definito
questa storia la
più bella tra quelle che ho scritto. Io non so se
è
veramente la più bella, ma di certo è la
più
impegnativa che io abbia mai scritto ^^ Ho seguito il tuo consiglio per
le recensioni, comunque. Le conserverò gelosamente nel mio
computer, come monito per ricordarmi di non imbrattare più
la
storia della Rowling. Grazie per la recensione!
_Mary: grazie! Come mi hai suggerito, ho
salvato le
recensioni in modo che non vadano perse. Sono contenta che questo
capitolo, anche se "rivisto", ti sia piaciuto. Spero che questo fresco
fresco, invece, ti piaccia ancora di più ^^ Grazie per la
recensione!
Julia Weasley: devo ammettere che a un certo
punto non ci
speravo più nemmeno io, da quanto ero riluttante a
riprendere a
scrivere. Nonostante questo, è bello sapere che il rimedio
del
sogno non è stato proprio così stupido come
credevo XD.
Ringrazio anche te per il suggerimento sulle recensioni. Albus, Gelt e
Tom - messi insieme - sarebbero stati la rovina
dell'umanità...
oddio, non oso pensarci! Grazie per la recensione!
quigon89: ti ringrazio per aver risposto tutta
questa
fiducia in me, cercherò di portare a termine questo lavoro -
stavolta senza prendermi infinite pause di riflessione che non servono
quasi a niente. Tienimi d'occhio per quanto riguarda date e dettagli
vari: non sempre rispetterò precisamente il Canon, ma
cercherò anche di non demolirlo come avevo fatto in passato
^^
Grazie per la recensione!
_DarkAngel_: grazie, cara! E' sempre bello
essere riaccolti dopo tanto tempo di pausa ^^
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Capitolo 35 *** Animagus e Idromele ***
35.Animagus
e Idromele
Prompt: 014.
Verde
Periodo:
giugno 1943
Narratore:
Albus Silente
Rating: Verde
Genere:
Generale
Personaggi:
Aberforth Silente, Albus Silente, Armando Dippet, Galatea Merrythought,
Minerva McGranitt
- Signorina McGranitt, perché non ci mostra qualcosa a
piacere? –
Lanciai uno sguardo di approvazione ad Armando, sorridendogli
apertamente. Ero stato io a chiedergli di fare quella richiesta
inusuale alla ragazza che stava sostenendo davanti a noi
l’ultima parte degli esami M.A.G.O.
- Di quale materia, professor Dippet? – chiese lentamente
lei, impeccabile nei modi come sempre.
- Trasfigurazione, ti va? – la invitò lui,
attirandosi addosso gli sguardi incuriositi della nostra collega
Galatea e del commissario esterno mandato dal Ministero.
- Certo, nessun problema – replicò lei, finalmente
assumendo un’aria sicura.
Si risistemò gli occhialetti rettangolari sul naso, chiuse
gli occhi arricciando leggermente il naso.
Lentamente, come se avesse ingerito una massiccia dose di Pozione
Polisucco, si tramutò in un bel gatto grigio tigrato davanti
agli esterrefatti occhi dei presenti.
Armando soffocò con la sua stessa saliva, Galatea rimase
pietrificata nel gesto di appuntarsi l’esito della richiesta,
il commissario esterno sbattè le palpebre incredulo
– mentre un rivoletto di bava gli scendeva dalla bocca aperta.
Io accolsi la Trasfigurazione di Minerva con un educato applauso,
lanciandole un’occhiata colma di soddisfazione. Sapevo che ce
l’avrebbe fatta, sapevo che la reazione dell’intera
commissione sarebbe stata di puro stupore, sapevo che sarebbe passata a
pieni voti.
Mi sentivo intimamente responsabile di quel suo successo e il suo
sguardo grato me ne diede la conferma.
Attorniata da un silenzio stupefatto per lunghi minuti, Minerva decise
infine di riprendere sembianze umane in attesa di altre richieste,
scrutandoci tutti con fare mite e paziente. Galatea agitò
una mano davanti al commissario esterno che sembrò
riprendersi all’improvviso e sobbalzò sulla sedia.
- Accidenti… che dire? Brava ragazzina! Ti dovremo iscrivere
nel registro degli Animagus, a questo punto… –
borbottò lui, ancora incredulo per lo spettacolo che gli era
stato mostrato – Posso suggerirti un posto tra gli Auror,
vero? –
- Non è mio desiderio seguire quella strada, ma la ringrazio
per il consiglio – rispose lei con tono candido.
Sapevo perché Minerva avesse risposto in quel modo, sapevo
dove voleva arrivare.
- Io credo che sia abbastanza, non è vero? –
chiesi allegramente ai miei colleghi, ricevendo in cambio cenni di
assenso.
La ragazza mi sorrise, aspettando pazientemente il verdetto. Le feci
cenno di aspettarmi fuori di lì, avevamo stabilito di fare
una chiacchierata quando avessi finito di svolgere il mio compito di
membro della commissione d’esame.
- Diplomata con dodici Eccezionale – decretò
l’uomo del Ministero con voce annoiata.
Minerva fece un rapido saltello sul posto, prima di uscire con andatura
aggraziata e sorriso a trentadue denti dalla stanza.
Confermando l’ottima sensazione che avevo avuto su di lei fin
dal primo giorno.
- Professore, forse non è consigliabile fare quello che
stiamo facendo… - sussurrò Minerva, mentre un
leggero colorito purpureo aleggiava sulle sue guance pallide.
- Non stiamo facendo niente di male – osservai io,
continuando a camminare tranquillamente per la via principale di
Hogsmeade.
La mia ormai ex-studentessa mi stava alle calcagna, nonostante
continuasse a tentare di inventarsi scuse per sembrare riluttante.
Sapevo che anche lei aveva voglia di andare a bere qualcosa di fresco
dopo la lunga giornata che avevamo avuto, ma la sua reputazione da
persona corretta doveva essere a suo parere salvaguardata a tutti i
costi.
- No! Non lì dentro! – strillò infine,
quando appoggiai la mia mano sulla maniglia rovente dei Tre Manici di
Scopa.
- No? – ripetei leggermente confuso – Non avevi
detto che avresti accettato il mio invito a festeggiare la tua perfetta
trasformazione in Animagus con dell’ottimo Idromele?
–
La vidi arrossire di nuovo, le rivolsi un sorriso incoraggiante per
stimolarla a parlare.
- Sì, ma non qui
– disse lei a bassa voce – mi segua, per favore
–
Feci spallucce, estremamente divertito da quel cambio di programma, e
seguii senza esitazione il lembo verde smeraldo del suo vestito estivo.
Era strano vedere quella ragazzina sempre rinchiusa nella scura
uniforme di Hogwarts finalmente fasciata da un fresco abitino ricco di
colore.
Un colore che sembrava renderla più spontanea, rilassata,
femminile.
O era solo lo stato di rilassamento che aveva raggiunto dopo aver
saputo degli ottimi risultati ottenuti agli esami che me la faceva
sembrare meno studentessa e più donna?
- Qui va bene – disse infine lei, indicando
l’insegna di legno sopra l’entrata del locale.
Recitava il nome “La Testa di Porco”, alquanto
singolare per un pub.
Le aprii la porta, facendole cenno di precedermi, e la seguii
all’interno. Non c’era nessuno oltre a noi, anche
se il posto non sembrava poi così male.
- Sediamoci qui… per lei va bene? –
Minerva aveva scelto il tavolo più lontano dalle vetrate,
riconfermando il fatto che non volesse farsi vedere in mia compagnia
– pensando forse che qualche malelingua avrebbe potuto
approfittare della situazione. Mi sedetti di fronte a lei senza
protestare.
- Vuole solo festeggiare per la mia trasformazione ben
riuscita… vero? – si informò lei con
tono sospettoso, provocando una mia risata divertita.
Come se io avessi mai pensato di poter fare qualcosa a una ragazza
senza che lei lo volesse.
- Ma è naturale! – esclamai sorridendo e scuotendo
allo stesso tempo la testa – Anzi, no… volevo
anche proporti un posto di lavoro a Hogwarts per quando ce ne
sarà uno libero… -
Minerva mi guardò con gli occhi scintillanti di sorpresa ed
emozione, come se la mia proposta fosse stato il suo desiderio intimo
di una vita. Non ebbe il tempo di rispondermi, perché una
voce burbera ci raggiunse da lontano.
- Voi due, dovete ordinare? –
- Sì, per me un Idromele… - esordii, alzando lo
sguardo - …e per te, Min…? –
La frase mi rimase sospesa sulla punta della lingua, quando vidi che il
barista era l’ultima persona che avrei mai potuto immaginare.
Anche a lui cadde di mano il taccuino per la sorpresa, sollevando una
piccola nuvoletta di polvere.
- Aberforth? –
- Albus? –
I nostri occhi si scontrarono – increduli e imbarazzati
– mentre Minerva spostava la sua attenzione da uno
all’altro come se stesse assistendo a una partita di
ping-pong.
- Aberforth… - ripetei con un sorriso pieno di dolcezza,
alzandomi dal tavolo per andare a riabbracciarlo dopo tutto quel tempo
passato lontano e senza avere sue notizie.
Era duro da ammettere, ma dal suo abbandono avevo sentito che mi era
sempre mancato qualcosa.
- Albus – ringhiò lui, fingendo un tono scocciato
anche se il suo sguardo brillava di commozione.
Davanti agli occhi della mia studentessa, dopo un attimo di terribile
esitazione, ci abbracciammo goffamente. Finì tutto in quel
rapido gesto, prima che lui decidesse bruscamente di tornare al lavoro.
Prese l’ordinazione di Minerva, ci servì e
sparì da dove era venuto.
Lasciai i soldi sul bancone, una volta finito di bere,
perché era ormai ora di rientrare a Hogwarts. Avrei voluto
prolungare il soggiorno alla Testa di Porco per altri minuti, almeno
per salutare Aberforth di nuovo, ma lui sembrava volermi evitare. Non
si era più fatto vedere dal momento in cui ci aveva serviti,
nonostante non fossero entrati altri clienti.
Mentre tornavamo indietro, sentii lo sguardo penetrante di Minerva
tentare di perforare la mia schiena.
- Sì, signorina McGranitt? –
- Professore, chi era quel signore? – indagò lei
con tono discreto, senza sembrare invadente.
- Diciamo che è un fratello che ho ritrovato dopo tanto
tempo… -
La ragazza annuì con fare solenne, davanti al mio tono
nostalgico e riluttante sembrò capire che sarebbe stato
sciocco fare altre domande.
Si limitò a sfiorare il mio braccio con timidezza, quasi per
farmi sentire la sua presenza – ma non essendo sicura che
avrebbe potuto farmi piacere.
Un gesto che mi avrebbe aiutato diverse altre volte ad affrontare gli
ostacoli, in futuro.
Note
dell'autrice
Ciao a tutti, miei adorati lettori!
Di ritorno dalle vacanze, posto questo capitolo
scritto in fretta e furia con l'ispirazione del momento. Non sono certa
che Minerva abbia svelato la sua capacità da Animagus
proprio durante l'esame MAGO, ma mi piace molto pensare che le cose
possano essere andate in questo modo. Se qualcuno ha maggiori
informazioni al riguardo, mi faccia sapere ^^
Kisses,
Lady Lynx
Julia Weasley: ah, il "piccolo" Hagrid fa
davvero molta tenerezza nella sua ingenuità... chi
penserebbe mai che un bambino così grande e dall'aspetto
spaventoso possa avere un carattere simile? Tom è
affascinante e allo stesso modo irritante nella sua perfezione, come
sempre Silente legge bene nell'animo delle persone. Grazie per tutto!
_Mary: il caro Tom è davvero odioso
in un certo senso, ma penso che chiunque sarebbe cascato davanti al suo
bel visino e alle sue belle maniere. Hagrid si rivela invece un
tenerone bisognoso di protezione, e chi meglio di Silente avrebbe
potuto fornirgliela? Minerva ha avuto solo una piccola parte, ma questo
capitolo è interamente (o quasi) dedicato a lei. Grazie per
la recensione!
Circe: sono felice di essere riuscita ad
interessarti, nonostante si parli di personaggi già visti in
tutte le salse nei libri della Rowling. Purtroppo, per questioni di
cronologia piuttosto densa di eventi, non potrò dedicare
loro moltissimo spazio. Capisco cosa vuoi dire quando parli di "piccolo
stravolgimento del Canon", ci sono cose per cui non è tanto
importante la data quanto l'avvenimento in sè. Grazie per la
recensione!
quigon89: Lumacorno è in effetti un
personaggio piuttosto interessante, nonostante la sua sviscerata
ammirazione per i Serpeverde lo renda antipatico ai più.
Come potrei giustificare il comportamento di Silente? Beh, trova
davanti a sè uno studente amato da tutti, pluripremiato, che
ha commesso la sua prima infrazione al regolamento. Considerando tutto
questo mi sembra naturale che non abbia potuto punirlo a dovere (come
forse avrebbe voluto), complice anche la presenza di Lumacorno. Grazie
per la recensione!
LadyMorgan: davanti ad una recensione del
genere, non posso far altro che arrossire dal piacere! Non immaginavo
che la mia storia ti piacesse così tanto e nemmeno che
potessi essere io una delle autrici che hanno ispirato la tua
bellissima "Acosmìa". Sono felice di essere riuscita,
attraverso Apeiron, a presentarti un Albus più umano in
tutti i suoi aspetti e non più visto come il solito saggio
Preside quasi noioso. I personaggi che ho presentato sono naturalmente
tutti visti dal mio punto di vista, dentro i binari tracciati dalla
Rowling, e non credevo che Aberforth potesse essere definito del tutto
Canon ^^ Ti ringrazio per questa recensione, mi ha fatto
davvero molto piacere ricevere un tuo commento positivo . Comunque
buona partenza, ci risentiremo al tuo ritorno!
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Capitolo 36 *** Halloween con morte ***
36.Halloween
con morte
Prompt: 070.
Tempesta
Periodo: ottobre 1942
Narratore: Albus
Silente
Rating: Giallo
Genere: Generale,
Mistero
Personaggi: Albus
Silente, Horace Lumacorno, Mirtilla Malcontenta, Tom Riddle
Acqua, tuoni,
vento, fulmini e grandine.
Le forze della
natura sembravano aver deciso di riversare tutta la loro rabbia contro
Hogwarts, quella sera di Halloween.
Io e Horace
– aiutati
dai Prefetti e dai Caposcuola – ci eravamo affrettati a far
tornare in dormitorio gli studenti più giovani, mentre gli
altri
avevano ancora due ore di permesso per festeggiare in Sala Grande
controllati da Galatea e Demetra – le responsabili delle Case
di
Corvonero e Tassorosso.
- Merlino,
è davvero
una tempesta terribile… - borbottò il mio
collega,
stringendosi nella giacca di elegante tweed verde che gli ricopriva
malamente il grosso pancione sporgente.
-
Passerà,
Horace… anche se mi sembra tutto così
strano… -
commentai io, sentendo che i peli sul mio braccio si rizzavano
all’infrangersi dell’ennesimo lampo poco lontano
dalla
finestra vicino alla quale eravamo appostati.
La musica tetra
del piccolo
complesso gestito da Nick-Quasi-Senza-Testa e altri suoi amici
fantasmi, che si erano gentilmente offerti di
“animare” la
serata, faceva sentire tutti pervasi da un’opprimente senso
di
angoscia.
Mi ripromisi che
per gli anni futuri avrei scelto una band decisamente meno morta. In tutti i
sensi.
Guardai
distrattamente
l’orologio Babbano che mi ero procurato per evitare di
contare
sul tubare delle civette fuori da Hogwarts, notai che era quasi ora di
fermare la festa e mandare tutti nel mondo dei sogni.
Mi incamminai
lentamente
verso la Sala Grande, rabbrividendo ogni volta che uno dei fantasmi
musicisti produceva un suono stridulo in qualche strano modo, seguito
passo per passo da Horace.
Quando il mio
piede
varcò la soglia del salone, calò improvvisamente
il
silenzio. Per me non era più una sorpresa, ma sembrava quasi
che
fossi più temuto di Armando.
Bastava un mio
cenno o un
leggero tossicchiare per far tacere tutti i miei studenti, anche quelli
più indisciplinati. Dippet però non se la
prendeva,
sosteneva che la mia fosse una naturale predisposizione per
l’insegnamento e che mi sarebbe stata molto utile quando
avrei
preso le redini della scuola.
E speravo che
quell’avvenimento si verificasse il più tardi
possibile,
anche se le condizioni fisiche che lo trattenevano prigioniero in
infermeria non lasciavano sperare per il meglio.
- Credo che
abbiate fatto
abbastanza baldoria per questa sera… - li informai con un
sorriso paterno - …quindi è ora di tornare nei
vostri
dormitori, avanti! –
Mi aspettavo una
sequela di
mugolii irritati e proteste poco velate, ma tutti sembravano quasi
ansiosi che la straziante musica degli Hogwarts Ghosts finisse.
- I Prefetti, mi
raccomando,
accompagnino i gruppi compatti verso i dormitori! I Caposcuola li
aiutino a non perdere pezzi per strada… - li avvertii con
un’occhiata ironica, ben sapendo che solitamente erano
proprio i
Caposcuola a defilarsi nel buio per andare a divertirsi senza destare
sospetti.
Horace intanto
si era
avvicinato a Galatea e Demetra per conversare, mi unii a loro
continuando però a controllare la confusione sparsa per la
Sala.
I Grifondoro
sembravano
essersi ritrovati bene o male tutti, i Corvonero erano già
disposti in un’ordinata fila che si stava spostando verso
l’uscita, i Tassorosso ormai erano spariti quasi tutti in
corridoio. L’unico gruppo ancora sparpagliato per la Sala era
quello dei Serpeverde, mentre il Prefetto Angela Waters tentava
disperatamente di farsi ascoltare.
Solo lei, senza
l’aiuto del suo collega Prefetto o del Caposcuola.
- Horace, i tuoi
studenti
stanno ancora facendo i loro comodi… - lo informai con
calma,
ricevendo in cambio un’occhiata seccata.
- Vado,
vado… adesso
li sistemo io… - borbottò lui, dirigendosi con
goffi
movimenti verso il centro della Sala, forse ferito
nell’orgoglio.
Mentre le mie
colleghe
continuavano a parlare tra loro e Horace si dava da fare per riunire i
Serpeverde come se fossero state pecore particolarmente furbe, decisi
di indagare sull’assenza di Riddle e Greyback –
rispettivamente Prefetto e Caposcuola di Serpeverde.
Mi avvicinai a
Angela Waters,
che era rimasta immobile in un angolo con le mani strette a pugno e il
viso chiazzato di rosso per la frustrazione.
- Qualcosa non
va, Angela? – le chiesi gentilmente, richiamando la sua
attenzione.
- Professor
Silente, io non
ce la faccio più! – scoppiò
immediatamente lei,
battendo un piede per terra – Dovremmo essere in tre a
cercare di
mantenere l’ordine nella nostra Casata, invece lavoro solo
io!
Tom e Fenrir non ci sono mai, non si degnano nemmeno di
aiutarmi… e questi qua non mi ascoltano! –
Urlò
l’ultima
frase con la voce rotta da un pianto rabbioso, indicando con veemenza i
suoi compagni che in quel momento si erano disposti in una fila
più o meno dignitosa dietro a un Horace paonazzo e sudato.
- Ti va di
venire a prendere
un tè da me, Angela? – le chiesi con tono pacato,
rivolgendole un sorriso incoraggiante – Prima di andare a
dormire, ti accompagnerò io in dormitorio… -
La vidi annuire,
esultai
dentro di me pensando che magari sarei riuscito a scoprire di
più sulle misteriose – e ormai frequenti
– sparizioni di quei due.
Il gruppo di
Serpeverde era
ormai sparito, salutai con un cenno Galatea e Demetra prima di
incamminarmi verso il corridoio con Angela alle calcagna.
Non riuscimmo
nemmeno ad
arrivare alla prima rampa di scale, quando una serie di urla spaventate
mi mise in allarme. Presi la ragazza per un braccio, trascinandola fino
al luogo in cui si era formato un corposo cerchio di ragazzi Corvonero
e Grifondoro diretti ai loro dormitori.
Mi feci largo
tra la folla
– dopo aver lasciato Angela sotto la custodia del Caposcuola
di
Corvonero – e rimasi congelato davanti all’orribile
visione
che si parò davanti ai miei occhi.
Una ragazza del
primo anno,
con scarmigliati capelli neri e occhiali di corno, era distesa sul
pavimento apparentemente senza vita.
Sul muro che ci
sovrastava
erano state scritte con un liquido rosso – mi rifiutavo di
credere che fosse sangue – le parole “La Camera dei
Segreti
è aperta… tremate, nemici
dell’Erede!”.
Mi guardai
attorno, prima di inginocchiarmi davanti alla povera vittima per
accertarmi delle sue condizioni. Era morta.
- Davies
– chiamai il
Caposcuola di Corvonero, notando che la ragazza indossava la cravatta
blu e bronzo – Come si chiama? –
- Mirtilla
Malcontenta,
signore… - rispose immediatamente lui, impallidendo
mortalmente
nel vedere che avevo lasciato il polso della sua compagna di Casa con
aria corrucciata.
- Smith, vai a
chiamare il
professor Lumacorno! Brown, le professoresse Merrythought e Graine!
Davies e Andrews, portate i vostri compagni in dormitorio e non fateli
uscire per nessun motivo! – ordinai con tutta la voce che
avevo
in corpo, cercando di non perdere il controllo, sentendo il cuore
battermi come un uccellino in gabbia.
Rimasi quindi da
solo nel buio umido del corridoio, al fianco della ragazza morta, sotto
la scritta in finto sangue.
Notai che una
striscia di
acqua piuttosto recente tracciava un percorso dal corpo di Mirtilla
fino al bagno delle ragazze. Mi dissi tristemente che
quell’indizio non mi sarebbe mai servito a scoprirne il
colpevole.
- Professor
Silente!
Professore! – mi chiamò una voce fastidiosamente
familiare
– Abbiamo scoperto questo ragazzino a girovagare nella stanza
privata del professor Lumacorno! –
Alzai gli occhi,
immaginandomi già la scena che mi si sarebbe parata davanti.
Ne
ebbi la triste conferma, quando mi trovai ad osservare Riddle e
Greyback. Tenevano con aria trionfante per le braccia il povero Hagrid,
legato come un salame.
- Chi vi ha
detto di andare
in giro per la scuola da soli? - li rimproverai debolmente, senza
riuscire a staccare gli occhi da Mirtilla – Comunque ora non
ho
tempo per queste sciocchezze, voglio che torniate immediatamente nel
vostro dormitorio! –
- Ma…
professore,
cos’è successo? – chiese Riddle, in una
perfetta
imitazione di una voce preoccupata e sconvolta.
Perché
io sapevo
che era un’imitazione.
Non feci in
tempo a
rispondere, perché giunsero i miei tre colleghi tutti
trafelati
e inseguiti da Paul Davies e Madeleine Brown – i Prefetti di
Corvonero e Grifondoro.
- Tornate in
dormitorio! – ripetei con voce leggermente isterica
– Brown, accompagna Hagrid! –
Tutti mi
fissarono con
sguardi sconvolti, nessuno aveva mai avuto modo di vedermi senza la mia
aura di pazienza e sicurezza. Credevano che io avessi sempre una
soluzione per ogni cosa.
Gli studenti se
ne andarono
lentamente, mentre Horace si inginocchiava vicino a me per accertare
con le sue mani che fosse davvero un cadavere quello che vedeva.
- Merlino,
è terribile… - sussurrò Galatea,
abbracciando disperata Demetra.
Sapevo come si
sentiva, anch’io sarei stato certamente distrutto se si fosse
trattato di un membro della mia Casa.
Ma la cosa
più tremenda fu che non scoprimmo mai il colpevole.
La tempesta
continuò a
imperversare a lungo sulla nostra scuola anche se
all’apparenza
sembrava esserci uno splendente sole e uccellini cinguettanti.
La tempesta
abitava ormai nell’anima della scuola.
Note
dell'autrice
Ciao a tutti!
Finalmente in questo capitolo ho potuto riaprire il
mistero della Camera dei Segreti. Spero di non aver sbagliato la data,
in caso correggetemi pure.
Scusatemi per lo scarno commento al capitolo, ma
sono leggermente di fretta. Rispondo alle vostre recensioni e poi volo
via ^^
Lady Lynx
PirateSDaughter: bentornata, cara! Sono felice
di sapere che il ritorno di Forth ti sia piaciuto e anche che tu abbia
apprezzato la parte dell'abbraccio. Grazie per la recensione!
Julia Weasley: festeggiamo il ritorno
(per quanto breve) di Aberforth! ^^ In effetti l'aspetto
più interessante di Minerva non è uno dei quelli
più considerati, per questo speravo proprio di suscitare
sorpresa anche nei lettori. Cosa dire su Forth e Al? Forse ho fatto un
azzardo facendoli abbracciare, ma mi sarei sentita in colpa per il
resto della mia vita se non avessi messo almeno un pizzico di affetto
tra i due. Grazie per la recensione!
_Mary: se Minerva non fosse un personaggio
originario della Rowling, si potrebbe quasi pensare a lei come ad una
Mary Sue ^^ Scherzi a parte, tutto quello che ha avuto se
l'è meritato e quindi ha ragione a volersi guardare le
spalle dai pettegoli. L'anticipazione del futuro mi è venuta
molto spontanea, è vero però che intristisce un
po'. Grazie per la recensione!
Circe: mi fa piacere sapere che nonostante gli
spazi ristretti ti stia piacendo la caratterizzazione dei personaggi.
Per Minerva immagino si possano usare entrambi i termini da te citati,
dopo aver visto i suoi eccellenti risultati scolastici ^^ Comunque la
richiesta di Tom di un posto come professore è
contemplata nei piani futuri, quindi prima o poi arriverà
anche quell'episodio. Grazie per la recensione!
quigon89: la rivelazione
dell'Animagità (si dice così?) di Minerva durante
l'esame mi sembrava ottima per mettere in luce la complicità
che si è già creata tra la ragazza e il suo
professore di Trasfigurazione. E' anche vero che Min assomiglia molto
ad Hermione, ma come ben sappiamo è diecimila volte
più rigida e severa ^^
Mi fa piacere sapere il tuo punto di vista riguardo all'incontro tra i
due fratelli: io ho deciso di mantenere la calma, senza litigate o
scontri, a causa della presenza di Minerva. Un avvenimento del genere
avrebbe messo in cattiva luce Albus davanti agli occhi della sua
alunna, e questa avrebbe quindi potuto perdere la fiducia in lui...per
questo ho evitato ^^ Grazie per la recensione!
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Capitolo 37 *** Ombrello rosa ***
37.Ombrello
rosa
Prompt: 090.
Casa
Periodo: maggio 1942
Narratore: Albus
Silente
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Armando Dippet, Horace Lumacorno, Rubeus Hagrid, Tom Riddle
Il terrore della
morte si era
sparso irrimediabilmente nella scuola, dopo l’episodio della
notte di Halloween. Il susseguirsi di vicende simili di certo non
contribuì a rendere serena l’atmosfera e fu per
quello che
diversi genitori decisero di ritirare i loro figli dalla scuola fino a
nuovo ordine.
La casata di
Serpeverde era
quasi completamente sgombra, come anche quelle di Corvonero e
Tassorosso. I membri di Grifondoro – anche quelli del primo
anno
- avevano deciso di restare per tentare in qualche modo di fermare la
strage di coetanei che vedevano operata davanti ai loro occhi.
I pochi studenti
rimasti
erano per la maggior parte appartenenti a famiglie indigenti,
infatti la guerra iniziava irrimediabilmente ad impazzare, o
semplicemente orfani.
Persone che non
avevano affetti che si preoccupassero di loro, in poche parole.
- La temperatura
sembra
scendere di dieci gradi al giorno… - mormorò
Horace,
mentre stavamo facendo la nostra ordinaria ispezione notturna dei piani
del castello.
In qualche modo,
non potevo
fare a meno di dargli ragione. Nonostante fossimo già a
maggio,
la temperatura era quasi invernale. I nostri mantelli ricoperti di
calda pelliccia ne davano la conferma.
- Ti ho
già detto che
abbiamo degli indiziati, Horace? – sussurrai lentamente,
tanto
per fare conversazione, mentre una nuvoletta di vapore bianco si
addensava nell’aria davanti alla mia bocca.
- Indiziati?
No… - rispose lui, aggrottando le sopracciglia cespugliose.
- Dopo aver
interrogato
Mirtilla Malcontenta, in seguito al suo decesso, ci ha detto che solo
tre persone giravano per il corridoio del bagno delle ragazze quella
sera… - raccontai con tristezza, sperando che la mia ipotesi
non
venisse confermata.
- Tre non di
Serpeverde, immagino… - borbottò lui, tentando di
assumere un’aria sicura.
- Errato,
Horace. Due Serpeverde e un Grifondoro… - continuai,
tenendolo volontariamente sulle spine.
- Riddle mi
sentirà… deve tenere d’occhio i suoi
compagni… - replicò Lumacorno, con tono poco
deciso.
Un sorriso
ironico mi salì sulle labbra, mentre mi mettevo
nell’ottica dello snocciolare i tre nomi.
- Ti
sentirà, ma non
per quel motivo – osservai io con calma –
perché si
tratta di lui, Greyback e Hagrid –
Horace non
rispose a lungo,
forse rimuginando su quanto per lui fosse assurda l’idea che
il
suo pupillo potesse pensare di uccidere uno solo degli studenti della
scuola.
- Allora
è stato di certo quel Mezzogigante! –
sputò lui, incrociando ostinatamente le braccia.
Non feci in
tempo a
rispondergli a tono – quindi rimproverandogli di essere
razzista
– che due dei nostri tre sospettati apparvero davanti a noi.
Il terzo
trasportava in braccio una specie di statua simile a una sfera con
tanti rami.
- Come volevasi
dimostrare… - mormorai io, scrutando con aria di rimprovero
gli
studenti che mi erano appena spuntati davanti.
Notai solo dopo
qualche
secondo che Rubeus era tenuto sottotiro dalla bacchetta levata di
Riddle e che Greyback aveva appoggiato a terra quella che sembrava la
terribile rappresentazione di un’Acromantula di pietra.
- Ma…
ma… -
balbettò Horace sconvolto - …centoventi punti in
meno a
Serpeverde! Come osate andare in giro di notte senza permesso,
birbanti? –
- Un attimo,
professore… abbiamo un motivo se siamo qui! –
sentenziò Riddle con aria sicura e con tono coinvolgente.
- Spero che sia
un motivo
plausibile, Tom! – lo rimbeccai io, temendo che qualcuno
lì in mezzo fosse vittima di un complotto.
- Certo,
professore…
abbiamo scovato questo ragazzo mentre dava da mangiare di nascosto a
quell’animale… - spiegò il Caposcuola,
indicando
con gesto elegante il ragno pietrificato - …e non mi pare
che
sia un animale legale da introdurre nell’edificio scolastico!
–
Vidi Horace
scuotere freneticamente la testa, mentre gli occhi di un silenzioso
Rubeus mi fissavano come in cerca di aiuto.
- E, come
abbiamo studiato
nell’ora di Cura delle Creature Magiche, le Acromantule sono
ragni estremamente velenosi… quindi si presume abbiano
potuto
avvelenare tutte le vittime che sono state colpite fino ad ora!
–
- Rallenta con
le accuse,
Tom… - lo avvertii con gli occhi brillanti - …si
è
innocenti fino a prova contraria, non è vero? –
- Professore,
non mi pare ci siano prove a suo favore - mi fece notare Riddle con
sguardo trionfante.
- Questo lo
decideremo io e
il professor Dippet. Ora andate in dormitorio con il professor
Lumacorno, penserò io a questo ragazzo! –
Feci cenno a
Riddle di
allontanare immediatamente la bacchetta dal suo compagno, appoggiai una
mano sulla spalla di Hagrid - che era ormai diventato alto
più di me – e lo condussi con calma nel mio
ufficio.
Il suo sguardo
era quello di un colpevole, questo è certo, ma non era
cattivo.
Non poteva aver
ucciso dieci persone. A differenza di Riddle.
- Dimmi,
Rubeus… come
ti sei procurato un’Acromantula? – gli chiesi
gentilmente,
spingendogli sotto il naso una scatola mezza vuota di Api Frizzole.
Il ragazzo le
fissò
con terrore, come se temesse che le avessi avvelenate. Per dimostrargli
il contrario, mi servii anch’io di quei bizzarri dolcetti.
- Allora,
Rubeus? Non è un interrogatorio, è solo una
chiacchierata da me a te… -
-
Professore… mi ci
caccerete via da qui? – balbettò lui, con gli
occhi
luccicanti di lacrime in procinto di straripare.
- Questo dipende
da te, Rubeus - risposi io con calma, fissandolo dritto negli occhioni
neri e lucidi.
-
Perché…
perché questa è la mia unica casa, io sono da
solo
e… - tirò su rumorosamente con il naso, prima di
scoppiare rovinosamente in lacrime - …e io non credevo di
fare
male a portarci Aragog qui! Io non pensavo di non rispettare le regole!
Io… Hogwarts è la mia casa, professore!
L’unica
casa che ho! –
Avevo
già sentito
pronunciare quel discorso da diversi studenti abbandonati dai genitori
o semplicemente orfani che non avrebbero mai voluto andare via da
Hogwarts.
Quella scuola
era
l’unica dimora fissa che avevano e abbandonarla anche solo
per le
vacanze costava loro ogni volta la felicità e la
serenità.
- Non ti
manderemo via
– lo rassicurai, prendendo una decisione al momento
–
impedirò che tu venga cacciato da Hogwarts. Ma questo non ti
garantisce di poter restare come studente, in fondo tutte le prove sono
contro di te… -
- Ma io non ho
fatto niente, professore! – protestò lui, con il
labbro tremante di indignazione.
- Tu no, ma
forse il tuo ragno… -
- Aragog non ci
farebbe male a una mosca, signore! Non lui, non è stato lui
ad uccidere gli studenti! –
- E allora chi?
– gli chiesi, convinto che lui sapesse qualcosa che noi
professori non sapevamo.
- Non lo
so… - mormorò lui, abbassando improvvisamente lo
sguardo - …ma non Aragog. Lui no proprio. –
Sospirai
pesantemente, intrecciai automaticamente le dita delle mie mani.
- Rubeus, mi
dispiace dirti
che nonostante io creda alle tue parole non posso fare niente per
scagionarti… tutte le prove convergono contro di te, e per
questo sarai sottoposto a un regolare processo dal quale dubito che
uscirai come innocente… -
Le mie parole
dure come pietre suscitarono una serie di spasmi alle sue spalle, prima
di scatenare una sequela di singhiozzi.
- Ma, come ti ho
già
detto, non permetterò che tu venga scacciato da Hogwarts.
Questo
castello sarà per sempre la casa di chiunque la ritenga
tale. -
Non fu facile
convincere
Armando ad accettare la presenza di Hagrid nel castello, in seguito
all’accusa di cui era stato investito, ma alla fine il mio
collega decise di fidarsi ciecamente di me.
Forse
perché avevo
giurato solennemente che avrei dato le dimissioni se si fosse ripetuto
di nuovo un episodio simile a quello della Camera dei Segreti.
Forse
perché si fidava di quello che ormai definiva
affettuosamente “il mio sesto senso”.
Avevo ancora
impresse nella
mente le immagini della condanna riservata a quel povero ragazzone,
giudicato dall’intera commissione
dell’intimidatorio
Wizengamot.
Gli avevano
proibito di usare la magia per il resto della sua vita, pena la
reclusione ad Azkaban.
L’avevo
visto
raccogliere con sguardo triste i moncherini di legno della cosa
più preziosa che aveva e nasconderli nella tasca del suo
peloso
cappotto marrone – molto simile a quello che indossava la
prima
volta in cui l’avevo notato singolarmente.
Eravamo usciti
insieme
dall’edificio del Ministero della Magia, l’avevo
Smaterializzato con me verso i confini di Hogsmeade per poi procedere
con lui attraverso il villaggio, diretti alla scuola che gli avrebbe
offerto un posto fisso di lavoro.
Sarebbe stato il
Guardiacaccia, si sarebbe occupato delle creature che vivevano nella
Foresta Proibita e delle varie commissioni per i professori.
Eravamo rimasti
silenziosi a
camminare sotto la pioggia, coperti da un vistosissimo ombrello rosa
evocato dal sottoscritto, fino a quando non l’avevo sentito
tossicchiare rumorosamente.
- Sì,
Rubeus? –
- Professor
Silente…
signore… io le sono debitore per la vita… -
biascicò lui, guardandosi imbarazzato le mani.
- Non
è necessario,
Rubeus, l’ho fatto con piacere… - risposi
semplicemente,
rivolgendogli un sorriso sincero e rassicurante.
Non
replicò,
limitandosi a seguirmi nel parco della scuola fino alla casupola che
sarebbe diventata la sua dimora. Gli avevo mostrato il campo delle
zucche che la circondava, la breve distanza dalla Foresta, la grandezza
proporzionata alla sua stazza, prima di decidere di congedarmi.
- Allora a
presto, Rubeus… -
- Aspetti un
attimo, signore! – mi fermò lui con tono di
urgenza – Posso… chiederle una cosa? –
Annuii
sollecito, invitandolo con lo sguardo a parlare.
-
L’ombrello
rosa… posso tenerlo? – lo vidi arrossire
violentemente, ma
non abbassare gli occhi – Mi piace molto! –
Non trovai
strana quella richiesta. Piaceva molto anche a me.
- Certo
– risposi con tranquillità, porgendoglielo senza
esitazione.
Non mi pentii di
quel gesto, dato che Hagrid non lasciò mai incustodito
quell’ombrello per molti anni a venire.
Note
dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Tra un impegno vacanziero e l'altro è
stato difficile tenermi al passo con l'aggiornamento delle mie storie,
e infatti sono come sempre in mostruoso ritardo. Spero che
però questo capitolo possa ripagarvi dell'attesa...
nonostante l'argomento non sia dei più allegri!
Buon proseguimento di vacanze a tutti, a presto!
Lady Lynx
Julia Weasley: la data diceva tutto, ma
è bello sapere che almeno un piccolo tocco di mistero sia
riuscito a dare colore a quel piccolo episodio. Ho deciso di inserire
Angela Waters come "amica" di Silente perchè non sono mai
stata una fan dei personaggi stretti nei pregiudizi... in fondo chi
dice che proprio tutti i Serpeverde debbano odiare un Grifondoro?
Greyback vuole proprio essere quel Fenrir Greyback che negli anni
seguenti dovrebbe diventare un lupo mannano. Come dici giustamente tu,
Lupin è stato il primo ad essere ammesso ad Hogwarts quindi
non è possibile che Fenrir sia già stato morso.
Sono felice di aver azzeccato la data, tentare di documentarsi
è servito a qualcosa ^^ Grazie per la recensione!
_Mary: ho dovuto usare la tecnica
dell'estraniamento dal mondo esterno per calarmi in una atmosfera
così "halloweeniana", e mi fa piacere sapere che in qualche
modo sia riuscita a rendere l'idea! Ti ringrazio per avermi fatto
notare l'errore, proprio non mi ricordavo questo dettaglio. Bene,
sarà una delle cose che dovrò correggere in
futuro (non mi metto a farlo adesso altrimenti non riuscirò
mai a finire questa raccolta che va già avanti zoppicando
^^). Grazie per la recensione!
LadyMorgan: haha, temo che in questo periodo tu
non ti sia persa poi molto. Per quanto riguarda Minerva, la decisione
di descriverla come Animaga - sempre che sia dica così -
durante la scuola è scaturita dopo aver pensato ai
Malandrini. Insomma, loro non erano propriamente dei geni a scuola e ci
erano riusciti... perchè non avrebbe dovuto farcela la iper
intelligente McGranitt? Sono contenta che ti sia piaciuta anche
l'interazione tra i due fratelli, comunque!
Tom è un personaggio piuttosto ambiguo, all'inizio io lo
trovavo affascinante nella sua cattiveria (sarà anche colpa
dell'attore che hanno messo per interpretarlo quando aveva 16 anni?
XD). Ora, dovendolo affrontare dal punto di vista di Silente, lo trovo
incredibilmente irritante. Ti ringrazio per avermi segnalato l'errore
che riguarda Mirtilla, come ho detto a _Mary lo correggerò
in futuro per non stravolgere il mio ritmo di scrittura ^^ Grazie per
la recensione!
marik1989: con la mia scarsa
velocità di aggiornamento, immagino che tu sia ormai
riuscita a metterti in pari! XD Ti ringrazio per i complimenti, non
avrei mai pensato che la vita di Silente potesse interessare
così tanto. Ho dovuto "studiare" un po' i libri e altre
fanfiction prima di affrontare il momento in cui avrei mandato in scena
Tom, avevo il terrore di non rendergli giustizia... quindi non sai
quanto mi faccia piacere sapere che ti sia piaciuto! Silente forse non
lo sopporta proprio perchè, come dici tu, lo vede
già come un potenziale avversario. I rapporti tra i due
continuano a peggiorare, come puoi vedere! Grazie per la recensione!
Circe: non ricordo se Halloween fosse stato
citato anche dalla Rowling come il giorno dell'apertura della Camera,
ma sono contenta che ti piaccia questa ambientazione temporale ^^ Forse
l'aura di mistero è stata un po' rovinata dal fatto che
ormai tutti conosciamo il vero colpevole di tutti i delitti della
Camera, e quindi dal fatto che l'alibi di Tom ai nostri occhi non
è più credibile. Comunque accetto il tuo appunto,
magari migliorerò in futuro la parte che mi hai
segnalato. Per quanto riguarda Fenrir, non ho trovato date
che parlassero del periodo in cui aveva frequentato Hogwarts e quindi
mi è parso utile inserirlo in questa circostanza - anche
considerando che per mordere poi Lupin doveva essere decisamente
più vecchio di lui. Fenrir però in questo momento
non è un lupo mannaro perchè il primo ad essere
stato ammesso ad Hogwarts è stato proprio Lupin. Grazie per
la recensione!
quigon89: sono più che felice di
aver azzeccato sia la data che l'ambientazione! Il tuo suggerimento era
interessante e l'avrei seguito, se solo non fosse che questa
è la vita di Silente... e Albus cosa ne potrebbe mai sapere
del modo in cui Tom ha sigillato la Camera? Ho ritenuto forzato
approfondire la vicenda "chiusura della Camera" proprio per questo
motivo, non mi sembrava coerente con gli episodi più
importanti della vita di Albus. A proposito di Fenrir, non ho trovato
nessuna data relativa alla sua nascita e quindi ho deciso di inserirlo
in questo periodo per due motivi: per essere stato il colpevole del
morso che ha "mannarizzato" Lupin doveva essere per forza
più vecchio di lui; considerando il rapporto che ha con
Voldemort negli ultimi libri, mi sembrava evidente che in passato ci
fosse stata una certa complicità tra i due. Grazie per la
recensione!
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Capitolo 38 *** Risveglio dei sensi ***
38.Risveglio
dei sensi
Prompt: 040. Vista
Periodo: agosto 1943
Narratore: Albus
Silente
Rating: Verde
Genere: Generale,
Introspettivo
Personaggi: Albus
Silente
Era infine
giunto il 25 agosto del 1943.
Me ne accorsi
solo quando, quella mattina, guardandomi allo specchio, notai che la
figura che ricambiava il mio sguardo sembrava decisamente meno nitida
del solito.
Fu a quel punto
che decisi di dare un’occhiata al calendario, fermarmi un
attimo davanti al tempo passato e mettermi a pensare.
Avevo trascorso
gli ultimi quarant’anni a Hogwarts insegnando
Trasfigurazione, alzandomi tutti i giorni alla stessa ora e coricandomi
senza un minuto di ritardo.
Avevo vissuto la
mia età adulta in fretta, come se fossi stato un bambino
desideroso di crescere per raggiungere la tanto agognata
libertà.
Ma, a differenza
di un bambino, il mio era stato semplicemente tempo lasciato scivolare
sulla mia pelle ormai solcata da profonde rughe, un insieme di attimi
privi di significato e vissuti solo per mantenere alta davanti a me una
barriera contro gli attacchi che avrebbero potuto indebolirmi.
Avevo spesso
sentito dire che le persone in età avanzata entravano in
crisi con l’arrivo delle sei decadi di vita.
Avevo compiuto
sessant’anni esattamente due anni e due ore prima, ma fino a
quel momento non mi ero mai interrogato sul senso che avesse assunto la
mia vita.
Perché
Albus Silente, da bravo eccentrico qual era, non poteva permettersi di
entrare in una profonda riflessione da sessantenne come tutti gli altri
comuni mortali.
No, lui doveva
assolutamente rimandare quel terribile momento di due anni.
Giusto per il
gusto di essere speciale, mi avrebbe detto Aberforth.
Eppure io ero
consapevole del perché di quella decisione.
Solo quella
mattina avevo ricevuto un pezzo di carta che mi aveva ricordato il
distacco che avevo operato a discapito della mia gioventù.
Solo quella
mattina avevo sentito parlare di nuovo, dopo anni, del mio primo e
unico amore.
Gellert Grindelwald.
Chiusi gli occhi
per poi riaprirli di nuovo ed appurare che effettivamente la mia vista
era calata di qualche decimo. Non era un avvenimento capace di
svilupparsi all’improvviso, in una sola notte, ma avevo
preferito evitare di occuparmene nei mesi precedenti.
Era piuttosto
facile fingere di non vedere che non vedevo.
Era un
po’ come essere indifferente agli avvenimenti sgradevoli che
accadevano nella mia vita, niente di più complicato del
silenzio e dell’ignoranza.
Avvicinai il mio
viso alla lucida superficie dello specchio, fino a quando la punta del
mio naso non toccò quella del mio gemello.
Gli stanchi
occhi celesti erano attraversati da piccole venature rosse, le
testimonianze dello sforzo che facevo ogni giorno di più
ostinandomi a credere di riuscire a vedere le cose ancora come quando
ero giovane. Sapevo che, se avessi ceduto a mettermi gli occhiali,
sarei stato costretto a notare il reticolo di rughe che permeava la
pelle in origine liscia del mio viso pallido, i fili
d’argento che avrebbero reso la mia capigliatura rossa
più adatta al clima natalizio che a quello estivo,
le sopracciglia consunte e complici dei miei sguardi spruzzate di
un’insolita sfumatura grigia.
Ma forse non
erano tanto quei probabili segni di vecchiaia a spaventarmi, quanto il
timore di leggere sui miei lineamenti delle sensazioni che credevo
perdute, dopo il lungo processo di purificazione che mi ero costretto a
rispettare una volta giunto come professore ad Hogwarts.
Avevo bandito
volontariamente molte cose che reputavo pericolose per un uomo che
avrebbe dovuto dare il buon esempio ai giovani, avevo cercato di
evitare in ogni modo di provare tentazioni inutili e non coerenti con
l’animo di un educatore integro e corretto.
Come la nostalgia.
Se mi fossi
ostinato a volermici ancorare, non avrei mai passato un giorno felice
in quella scuola.
E sapevo che
leggere di nuovo il nome di Gellert, nero su bianco, l’aveva
irrimediabilmente risvegliata in me.
Come l’interesse.
Se avessi
mantenuto la passione morbosa per le cause di ogni azione, se mi fossi
aggrappato con tutte le mie forze a cercare un perché, avrei
passato gli ultimi quarant’anni a tormentarmi sulla morte di
Ariana, la fuga di Forth, l’abbandono di Gellert.
E di nuovo, era
colpa della lettera se improvvisamente il mio interesse era tornato
all’erta – voglioso di saperne di più
sull’urgente richiesta del Ministero.
Come l’amore.
Non ero mai
stato sicuro di essere riuscito a cancellarlo dalla mia mente, ma era
stato bello illudermi di averlo fatto.
Fino al momento
in cui quel nome, così musicale alle mie orecchie, non aveva
catturato di nuovo i miei occhi, i miei pensieri e il mio cuore.
Forse era giunta
l’ora di tornare a vedere, forse era il momento di avere il
coraggio di aprire gli occhi.
Albus Silente
era stato richiamato alla realtà, e non poteva rifiutare
l’invito.
Estrassi
lentamente la mia bacchetta dalla tasca della mia veste, lasciai cadere
con malinconia il mio sguardo su Fanny.
Ero pronto a
lasciare che i miei occhi vedessero di nuovo quello che mi circondava?
Ero pronto a
sostenere di nuovo le responsabilità che quel vedere avrebbe
implicato?
Agitai la
bacchetta davanti ai miei occhi, dotandoli di un paio di leggeri
occhialetti a forma di mezzaluna.
Niente di troppo
vistoso, uno strumento semplice che mi avrebbe aiutato a tornare a
vedere come prima, a voler entrare dentro le cose e ad analizzarle.
Il Ministro
della Magia mi aveva comunicato che nell’Europa centrale era
in corso un regime dittatoriale attribuito dai Babbani a un loro simile
– ma in realtà frutto della potenza della Magia
Oscura di cui un certo
Gellert Grindelwald era a conoscenza.
Sapevo che con
un Imperius si poteva portare chiunque a fare qualsiasi cosa, sapevo
che Gellert non avrebbe esitato molto a colpire un Babbano facendolo
agire come una marionetta.
L’unica
cosa che mi aveva sorpreso quella mattina, leggendo la missiva giunta
dal Ministero, era che loro si fossero rivolti a me.
Non ad Armando o
a qualche Mago molto più famoso e potente del sottoscritto.
No, ad Albus
Silente.
Anonimo
professore di Trasfigurazione, per quanto brillante studente negli anni
passati ad Hogwarts, non ero mai stato collegato direttamente al mio
amante – per quanto ne sapessero loro.
L’unica
spiegazione che mi era stata data per quella scelta era che Gellert
avesse fatto il mio nome come unico suo degno avversario.
Ma naturalmente,
come era giusto che fosse, il Ministro Farhlett mi aveva anche
comunicato che sarei stato la sua ultima scelta.
Prima sarebbero
scesi in campo i Maghi più importanti di Inghilterra,
Francia e Stati Uniti.
Poi, in caso di
fallimento, avrebbero spedito in questa guerra i più
importanti rappresentanti del Dipartimento Auror.
Solo alla fine
– se si fosse avverata la remota ipotesi della sopravvivenza
strenua di Gellert – solo allora avrei dovuto sacrificarmi
per la patria e per il mondo.
Non ero
così insolente da credere di poter essere più
furbo dei più grandi Maghi di Europa e America e nemmeno di
poter superare in abilità gli esponenti del nostro
Dipartimento Auror.
No, non ero
più uno sprovveduto bambino prepotente che si sentiva
migliore di tutti in tutto.
Avevo
sessantadue anni, ero vecchio e anche cieco davanti a molte cose.
Ma ero certo di
conoscere Gellert meglio di chiunque altro, e sapevo che se veramente
aveva trovato i Doni della Morte – perché sapevo
che quel rimandare la conquista era solo stato a causa della ricerca di
quegli importanti oggetti – allora non si sarebbe fermato
davanti a niente e nessuno.
Sapevo che alla
fine sarei stato costretto dal Ministero e, perché no, anche
dalla mia coscienza a dare a Gellert quello che voleva.
La mia presenza
davanti a lui, un ultimo scontro che avrebbe determinato chi di noi
fosse il migliore.
Perché
non avevamo mai avuto modo di scoprirlo, ci eravamo sempre posti sullo
stesso piano, ed era stato bellissimo finché era durato.
Fu sospirando di
rassegnazione che mi sistemai gli occhiali sul naso adunco, andando a
riporre la lettera del mio destino nel cassetto della mia scrivania.
Era
così difficile riprendere a vedere.
Era
così difficile riprendere a preoccuparsi, a pensare, a
guardarsi intorno, ad affrontare le situazioni, a sentire.
Ma Albus
Silente, dopo sessantadue anni di vita, si era accorto che era ora di
aprire gli occhi.
In tutti i sensi.
Note
dell'autrice
Buongiorno a tutti!
E' dopo un lunghissimo periodo di silenzio che
torno a farmi "rileggere" - più di quattro mesi, secondo
EFP. Spero che possiate capire i vari motivi che mi hanno tenuta
lontana da qui, che sono all'incirca sempre gli stessi: mancanza di
ispirazione, impegni che si accumulano, scuola, stanchezza.
Solo dopo aver ricevuto un messaggio da quigon89, che
tengo particolamente a ringraziare, ho deciso di rimettermi al lavoro
con l'intento di portare a termine questa opera - anche se temo di
riuscire a produrre quanto vorrei solo in queste due settimana di pausa
dalla scuola.
Risponderò alle vostre recensioni ,
sia "vecchie" che future, con la nuova
modalità.
Ne approfitto per ringraziare tutti voi, se
ancora state leggendo queste parole, per la vostra pazienza.
Cercherò di non lasciarvi più per così
tanto tempo.
Buone vacanze, cari lettori!
Lady Lynx
|
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Capitolo 39 *** La scelta del cuore ***
39.
La scelta del cuore
Prompt: 086.
Scelte
Periodo: giugno 1944
Narratore: Griselda
Marchbanks
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Armando Dippet, Griselda Marchbanks, Horace Lumacorno, Tom
Riddle
Faceva un caldo
infernale, quell’estate.
Dall’alto
dei miei settant’anni di vita, osservavo gli studenti
intimiditi che sfilavano lentamente davanti a noi, cercando di
rassicurarli con il mio più incoraggiante sorriso sdentato.
Era dura essere
l’esaminatrice mandata dal Ministero a Hogwarts per gli esami
M.A.G.O.
Era un compito
davvero ingrato dover chiedere ad ogni studente una cosa diversa e
sempre più difficile, era noioso e sempre lo sarebbe stato.
Ma
quell’anno lo era più di tutti quelli passati, la
voglia di fuggire dalla soffocante e umida stanza del castello di
Hogwarts per andare ai Tre Manici di Scopa a bere
un’Acquaviola ghiacciata era aumentata in maniera
esponenziale dal terribile rialzo di temperatura.
Sia io che la
mia esimia collega Galatea ci eravamo munite di ventagli larghi,
lanciando occhiate piccate ai nostri colleghi che sembravano non avere
problemi di questo tipo.
Logicamente, da
bravi uomini, potevano tenere i capelli più corti dei nostri
e non dovevano per forza indossare lunghi e fastidiose vesti per
mantenere il decoro.
- Dippet, quanti
ne mancano? – sbottai irritata all’indirizzo del
Preside che stava alla mia destra, in un atteggiamento scorbutico che
solitamente non mi apparteneva.
- Siamo arrivati
alla erre, Griselda cara… - rispose lui con un sorrisetto
stanco, mentre vedevo Albus che si alzava per andare a prelevare
l’ennesimo spaurito ragazzo che non vedeva l’ora di
lanciare qualche breve incantesimo per essere buttato a calci nel
deretano fuori da scuola e iniziare una nuova vita.
- Tom Riddle!
Vieni senza paura! – urlò Horace, alla mia
sinistra, all’apparire di un affascinante giovanotto moro
alle spalle di Albus.
Vidi che il mio
caro amico Silente, l’unico ragazzo che fino a quel momento
fosse riuscito ad impressionarmi nel vero senso della parola in
cinquanta gloriosi anni di esami ai M.A.G.O., sembrava disturbato da
quella presenza.
Nonostante
tutto, si accomodò come se niente fosse al suo posto e il
giovane Tom rimase davanti a noi.
Ci scrutava con
la sicurezza nello sguardo, un sentimento che raramente avevo letto
negli occhi di uno studente sul punto di sostenere una prova.
- Signor Tom, mi
chiamo Griselda Marchbanks… sono la Presidentessa di
Commissione! – mi presentai con tono pacato, chiamandolo per
nome per metterlo a suo agio.
- Mi chiami
Riddle, per favore… -
Aggrottai le
sopracciglia nel sentire una nota di rabbia nella sua voce, iniziai a
insospettirmi quando sentii uno sbuffo di Albus giungermi alle orecchie.
- Bene, signor
Riddle… - continuai allora, cercando di non schierarmi a
priori contro di lui e contro la sua velata insolenza - …ci
vuole far vedere qualcosa di particolare? –
Il giovane
scrollò le spalle, prima di incrociare lo sguardo del suo
Capocasa.
Horace
sembrò volerlo spingere a fare qualcosa su cui Tom non era
d’accordo, ma alla fine si arrese.
- Se non avete
nulla da chiedermi, posso cimentarmi nella preparazione del Distillato
della Morte Vivente… -
Il modo in cui
disse la parola “morte” mi fece rabbrividire,
facendomi stringere per una frazione di secondo nella mia veste
leggera. Quando ritornai in me aprii la bocca per ribattere, ma Albus
mi anticipò con tono duro e stranamente freddo.
- Prima faremo
le domande consuete, poi si passerà alle esibizioni non
previste – tagliò corto lui, contraddicendomi
senza tante storie – quindi, io vorrei che tu Trasfigurassi
quel cuscino in un cuore –
Non so
perché, ma mi sembrò di veder un lampo di trionfo
negli occhi di Albus – e allo stesso tempo una smorfia di
aperto disgusto sul viso del giovane.
Solo per un
attimo, forse solo una mia impressione.
La cosa che
però mi lasciò basita, fu che Riddle non
trasformò il cuscino in una consueta forma a cuore, ma in un
organo vero e proprio – ancora caldo e pulsante sangue.
Vidi sguardi di
terrore dipingersi sui visi dei miei colleghi, tranne quello di Albus,
che sembrò trattenere a stento un moto di rabbia , e sentii
gli stessi inconfondibili brividi di freddo di prima risalire la mia
schiena.
Improvvisamente
il mio ventaglio smise di muoversi, rimanendo come congelato in aria.
Nell’afosa
umidità della stanza, era accaduto qualcosa di
agghiacciante. Nonostante questo, non si poteva dire che Riddle non
avesse rispettato la richiesta.
- Scelta
molto… interessante… - commentai dopo minuti di
silenzio, cercando di non mostrare il mio disagio.
Il sorriso che
si dipinse sul viso perfetto dell’esaminato
aumentò i miei brividi.
Non vedevo
l’ora che quell’esame finisse.
Quando rimasi da
sola nella stanza dell’esame con Albus, non potei fare a meno
di esporgli tutte le mie perplessità e le mie sensazioni.
Avevo fatto
passare Tom Riddle a pieni voti, quello era vero, ma solo
perché era stato il secondo alunno capace di scioccarmi in
quella manciata di minuti che componevano un esame orale dei M.A.G.O.
Dopo
naturalmente la persona alla quale stavo parlando.
- Devo
confessarti una cosa, Griselda… - mi disse Albus, dopo
avermi ascoltata con pazienza - …Armando mi aveva paragonato
a lui, dicendo che entrambi siamo apparsi ai suoi occhi come giovani
ambiziosi e pieni di talento… -
- Questo
è vero – acconsentii con ardore – ma
qualcosa in lui, nei suoi occhi… non va bene! –
- Ho osservato a
lungo Tom in questi sette anni – continuò Albus,
sistemandosi sul naso gli occhialetti per cui era ormai famoso
– e ho scoperto che Armando aveva ragione. Nessuna persona
può essere più simile a me di quanto non lo sia
Riddle. Ma una cosa mi preoccupa, un pensiero che mi tormenta dalla
prima volta che l’ho visto… da che parte
sceglierà di stare, il ragazzo? –
- Cosa intendi
dire? – gli chiesi, confusa da quel discorso.
- Noi siamo le
nostre scelte, Griselda – mormorò con aria grave
– e osservando le scelte operate da Tom durante questo esame
posso sostenere con un lieve margine di certezza che lui non ha scelto
la stessa strada che ho scelto io alla sua età… -
- Il Bene?
–
- Il Bene,
sì… il Bene… -
Quella parola
sembrava avergli risvegliato ricordi dolorosi nella mente, mi affrettai
a cambiare discorso.
- Tornando a
Tom, credi quindi che sia pericoloso? –
- Credo che si
debba aspettare che faccia la sua scelta definitiva… -
- Ma se dovesse
scegliere il Male… non sarebbe meglio… ?
– balbettai sconvolta, terrorizzata dalla prospettiva di un
Tom contro l’etica e i valori.
Avevo visto il
suo esame eccellente, la sua decisione, il suo potere, la sua forza.
- Tutti dobbiamo
essere liberi di fare le nostre scelte… dobbiamo solo
sperare che Tom non prenda la strada che noi abbiamo
previsto… -
- Ma
Albus… - protestai debolmente, immaginandomi il talento di
Riddle usato per scopi illeciti e azioni di pura cattiveria.
- Per la prima
volta nella mia vita, vorrei tanto che la mia prima impressione su una
persona fosse sbagliata… -
Non sapendo cosa
replicare, rimasi in silenzio – unendomi con tutto il cuore
alla preghiera che ero certa anche Albus, nel suo cuore, stesse
recitando.
Che Merlino e
Morgana ci aiutassero a porre sulla strada di Tom Riddle le scelte
giuste.
Note
dell'autrice
Chiedo innanzitutto perdono ai miei lettori,
vecchi e nuovi, per questa discontinuità negli
aggiornamenti. Per motivi vari - e non originali - quali scuola,
connessione Internet e ispirazione che se ne va in vacanza, scrivere
Apeiron diventa ogni giorno più difficile.
Spero comunque di riuscire a portare ancora, almeno ogni tanto, un
pizzico di vita di Albus Silente nelle vostre giornate.
Lady Lynx
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Capitolo 40 *** Mors tua, vita mea ***
40.
Mors tua, vita mea
Prompt: 075.
Ombra
Periodo: maggio 1945
Narratore: Albus
Silente/Gellert Grindelwald
Rating: Arancione
Genere: Triste,
Sentimentale
Personaggi: Albus
Silente, Gellert Grindelwald
Un brivido
percorse la mia
spina dorsale, quando vidi il lembo di un mantello lilla apparire
fuggente tra le fitte fronde scure degli alberi che ci separavano.
Non era freddo,
ma paura.
Non era paura,
ma eccitazione.
Non era
eccitazione, era…
consapevolezza.
Sì,
la consapevolezza della vicinanza dell’unico uomo che io
avessi mai amato.
L’eccitazione
nel sapere che in poche ore ci saremmo giocati la nostra vita.
La paura nel
pensare che avrebbe potuto essere lui il vincitore.
Il freddo nel
cuore nel riflettere su quanto avessi perso.
Non era
più solo un mantello lilla davanti a me, era Albus.
Il duello stava
per iniziare.
-
Gellert… - lo
salutai rigidamente con un cenno del capo, stringendo convulsamente la
bacchetta tra le mie nodose dita da vecchio.
Mi trovava
ancora
affascinante quanto io trovavo lui? Pensava ancora a me come a un
amante, nonostante i capelli argentati, il viso rugoso, le membra
tremanti?
-
Albus… è da molto tempo che non ci
vediamo… -
- Troppo,
Gellert… -
- Ma se non ti
avessi
chiamato io, tu non ti saresti sognato mai di venire a trovarmi, vero?
– mi provocò con un sorriso accattivante, come ai
vecchi
tempi.
- Non ti ho mai
dimenticato,
Gellert… - dissi con voce chiara e sincera, fremendo di
rabbia
contro me stesso nel ricordare che la mia sorellina era finita
sottoterra a causa sua.
- Nemmeno
io… – replicò lui, muovendo leggermente
i suoi riccioli ancora dorati.
Per quanto
saremmo restati fermi in quella radura a scambiarci convenevoli?
Non avevo
passato le venti
notti precedenti ad attendere con ansia il momento in cui
l’avrei
abbattuto senza pietà con un raggio di scintille verdi?
Allora
perché esitavo così tanto?
- Immagino tu
sia riuscito a
trovare i Doni della Morte – continuò a parlare
Albus, con
la sua immutabile voce calma e coinvolgente – Sei sempre
stato
più ambizioso e intraprendente di me, questo ti fa onore
–
- Non li avrei
mai scoperti senza di te… - replicai mio malgrado.
- Ti ringrazio
per la magnanimità… -
Era sincerità
quella che avevo sentito nella sua voce, non ironia?
Era rispetto quello che
brillava nei suoi occhi celesti, non disprezzo?
Era nostalgia quella
che lo portava a rivolgermi ancora la parola, non rancore?
- Devo
ucciderti,
Albus… - mormorai lentamente, mentre per un attimo sentii il
mio
proposito vacillare davanti allo sguardo di rimprovero che tanto avevo
temuto di ricevere.
- Sì,
lo so –
- Allora
perché non ti
fai scudo con la bacchetta? Perché tieni il braccio
penzoloni,
sei così felice di morire? – mi chiese Gellert,
con un
tono tra il beffardo e il sorpreso.
- Oggi non
morirà
nessuno… – gli risposi deciso, mentre la mia
bacchetta
sprizzava una serie di scintille fiordaliso come gli occhi del mio
avversario.
- Credi che io
ti abbia
chiamato qui per una scopata amichevole come quando eravamo ragazzini,
Albus? Non è così! – ringhiò
lui, sembrando
improvvisamente arrabbiato.
- Non ne dubito,
Gellert, ma credo che nessuno dei due voglia uccidere
l’altro… -
- Quanto sei
ingenuo,
Albus… non sei cambiato per niente… -
commentò il
mio antico amante, avanzando lentamente verso di me –
Scommetto
che se io ti dicessi di rivolgermi senza paura la parte migliore di te
per fare in modo che possa donarti il piacere che vuoi, tu ci
cascheresti di nuovo… come ai vecchi tempi… -
- Mettimi alla
prova – replicai asciutto, temendo che avesse ragione.
Una scintilla di
sorpresa, prima che il suo sguardo decidesse di accogliere la sfida.
- Allora, Albus,
ti va
un’ultima unione di due corpi perfetti prima della morte?
–
sibilò con uno sguardo tremendamente invitante e la sua
deliziosa voce suadente.
Vidi il suo
labbro superiore tremare un attimo, come se fosse stato tentato dalla
mia proposta.
Era un
agnellino, ed io ero il leone che anelava a divorarselo.
Stava per
cedere, lo sentivo.
Chi non
l’avrebbe fatto? Quella prospettiva allettava incredibilmente
anche me.
Quanto tempo era
passato
dall’ultima volta che avevo assaggiato il dolce sapore della
pelle candida di Albus, respirato il profumo pungente della sua chioma
infuocata, ascoltato il ritmo dei suoi sospiri musicali?
Troppo per i
miei gusti, troppo per la mia debole resistenza.
Ma qualcosa mi
fece accorgere
del fatto che Albus, nel periodo della nostra lontananza, era stato
fortificato da qualcosa a me sconosciuto.
Sapevo che stava
pensando a sua sorella, la vittima giustamente sacrificata per il
raggiungimento del Bene Superiore.
Vedevo il
riflesso di quella bambina silenziosa sulla superficie dei suoi occhi
improvvisamente scuriti.
- No –
ribatté lui con voce impregnata di una fredda furia
– duelliamo –
Alzai la
bacchetta al cielo, cercai di non pensare
all’identità della persona che avevo davanti.
Stavo per
duellare strenuamente per avere giustizia per la morte ingiusta di
Ariana.
Non era Gellert,
quello che avevo davanti. Era un’ombra.
Stavo per
attaccare con decisione per la salvezza della mia patria e
dell’intera Europa.
Ma
non avrei colpito il mio Gellert, quello non era più
l’amante che tanto avevo desiderato.
Stavo per
lasciare che un incantesimo iniziasse la lotta per la conquista della
libertà.
E
non era
qualcosa puntato a colpire il mio migliore amico
d’adolescenza,
la persona con cui avevo condiviso la ricerca del Bene Superiore e le
idee in cui credevo ciecamente.
La mano mi
tremò,
mentre abbassavo la bacchetta mirando al petto di Gellert, mentre il
mio sguardo cadeva sulla veste perfettamente aderente al suo corpo
ancora tonico a dispetto dell’età, passando per i
riccioli
da angelo e lo sguardo brillante.
Stavo per
mollare, per dirmi che era ancora possibile fermarmi per unirmi a lui
come avevo tanto progettato in gioventù.
Ma gli occhi
videro il demoniaco mantello porpora incorniciare quello spettacolo
mozzafiato.
Qualcosa in me
si risvegliò.
- Stupeficium!
–
Sobbalzai
sorpreso nel sentire la voce tonante di Albus,
nell’accorgermi che alla fine aveva deciso.
Mi aveva
attaccato.
- Protego!
Crucio! – urlai di rimando, troppo sconvolto per mettermi
subito nell’ottica del doverlo uccidere.
Quando avevo
mandato la
lettera al Ministero della Magia inglese, quasi due anni prima, avevo
chiesto espressamente di poter duellare con Albus Silente.
Non
perché volessi
davvero ucciderlo o perché fossi convinto che gli altri miei
eventuali avversari non sarebbero stati alla mia altezza.
L’avevo
fatto perché nutrivo una speranza che il ragazzo, l’uomo,
con cui avevo condiviso i miei progetti ormai realizzati potesse
tornare ad essere un fondamentale elemento al mio fianco.
Avevo passato
notti insonni a rimuginare su come sarebbe stato perfetto un governo
mondiale diviso solo tra me e lui.
A quanto sarebbe
stato facile
manipolare le folle con il talento diplomatico di Albus e soggiogarle
in caso di rivolta con la mia spietatezza.
Insieme eravamo
perfetti, insieme eravamo il simbolo del Bene Superiore.
Per quel motivo
il suo
incantesimo mi aveva preso alla sprovvista, solo perché la
scintilla della speranza di una riunione era ancora vivida in me.
La mia mano
andava da sola,
rispondeva automaticamente ai suoi attacchi, mentre la mia mente
viaggiava rapida e sfogliava tutto quello che avevamo passato insieme.
Perché
ero stato
così sciocco da credere che Albus potesse perdonarmi dopo
quello
che era successo durante l’ultima sera trascorsa insieme a
Godric’s Hollow?
Notavo una certa
abilità apatica in Gellert, un riflesso che lo spingeva a
replicare in modo blando alle mie altrettanto blande fatture.
Non volevo
ucciderlo, non volevo ferirlo, volevo semplicemente tenerlo a bada.
Era triste
notare come ancora,
dopo tutto quel tempo, non riuscissi ad odiarlo profondamente.
In fondo era
colpa sua se
Aberforth mi aveva lasciato da solo, se Ariana era morta, se ancora
temevo di essere stato io a sferrarle il colpo fatale.
Ancora
più assurdo era
vedere neutralità nei suoi occhi, nessuna traccia della
rabbia
che credevo l’avesse portato a lasciarsi alle spalle una
lunga
striscia di vittime in tutti gli Stati europei.
Pensai quasi per
un attimo
che Gellert fosse a sua volta una vittima delle circostanze, che fosse
stato incastrato dai Capi di Stato Babbani, scelto come un capro
espiatorio da immolare davanti al Governo Magico.
Credevo nella
sua innocenza con tutto il mio cuore. Avrei voluto
crederci.
Avrei smesso di
tempestarlo
di scintille impazzite se solo, all’improvviso, non mi fossi
ricordato che Gellert era astuto, intelligente, brillante, potente e
senza scrupoli.
Questo
significava che
nessuno dei tanti sciocchi Babbani, per quanto politicamente influenti,
avrebbe potuto incastrarlo in nessun modo.
Allora
perché continuavo a volerlo vedere come un diabolico angelo?
Fermai per un
attimo il mio corso di pensieri, mi accorsi che anche la mente di Albus
sembrava lavorare febbrilmente.
Eravamo come due
pupazzi in quella radura, fisicamente uno contro l’altro,
mentalmente troppo vicini e alleati.
Uno dei due
avrebbe mai osato sferrare il colpo fatale?
Mio malgrado,
temevo che avremmo potuto restare a duellare in parità per
tutta la nostra vita.
Non ero
più così bendisposto nei confronti
dell’Avada Kedavra.
La mia coscienza
– solo
in quel momento mi accorsi di averne una – mi stava dicendo
che
uccidere la persona che amavo sarebbe stato sbagliato e
controproducente.
Perché
io sapevo di amare ancora Albus, nonostante
tutto.
E sapevo che
anche lui, nonostante
tutto, mi amava.
Mi chiesi cosa
stesse aspettando Gellert per decidersi a sferrare il suo asso nella
manica.
Entrambi
sapevamo che non si sarebbe mai fatto scrupoli a lanciare un Avada
Kedavra contro chiunque avesse osato sfidarlo.
Perché
io avrei dovuto fare eccezione, allora?
Incontrai di
nuovo il suo
sguardo, lanciai un silenzioso Schiantesimo al suo indirizzo, vidi
troppo tardi che aveva abbassato la bacchetta al suolo come in segno di
resa.
Osservai
l’arco
elegante che descrisse il suo corpo – con il mantello che
formava
due vellutate ali porpora dietro alle sue spalle – prima di
atterrare pesantemente sul terreno verde, a pochi metri da uno degli
alberi che ci circondavano.
Vidi le sue
labbra
socchiudersi per una frazione di secondo, lasciando salire al cielo un
gemito di dolore dovuto al contraccolpo.
Mi sentii in
colpa, abbassai a mia volta la bacchetta.
- Gesto stupido,
Albus!
– gli dissi immediatamente, appena mi accorsi che il mio
avversario aveva abbassato la guardia – Avada Kedavra!
–
Il mio istinto
prevalse sul
mio cuore, la mia superbia scavalcò la mia coscienza, la mia
voglia di potere e vittoria era più forte del desiderio di
perdono e comprensione.
Non avrei
lasciato che Albus, per quanto lo amassi, vincesse e sembrasse migliore
di me.
Non lo avrei
permesso.
Ero io quello
che era sempre stato sopra, no?
“Mors
tua, vita mea”
Lo pensai con
sicurezza, fino
a quando non vidi che uno scudo violetto aveva bloccato la Maledizione
che mai nessuno era riuscito ad evitare.
Mai.
Nessuno.
- Expelliarmus
–
Una parola,
seria e fredda. Un incantesimo detto con pietà, un pizzico
di compassione, e tanta furia alle spalle.
Albus mi voleva
risparmiare la vita, ma non l’umiliazione di giacere
sconfitto ai suoi piedi.
Sospirai,
stringendo nelle mani la corta bacchetta di Gellert.
Inspirai a
fondo, senza riuscire però a sorridere davanti alla mia
vittoria.
Perché,
come avevo promesso all’inizio di quella vicenda, non ci
sarebbe stato un morto.
Ma era logico e
necessario
che ci fosse un vincitore per mettere fine al terrore che aveva
oppresso fino a quel momento un intero continente.
- Alzati
– dissi con
tono distaccato, senza riuscire a guardare l’uomo che restava
immobile a terra, fissandomi con sorpresa e sguardo umiliato.
- Gellert, per
un attimo avevo creduto che non l’avresti fatto…
per un attimo avevo… -
Mi interruppi,
un nodo mi strinse la gola. Non volevo piangere per Gellert.
Non volevo
piangere per chi mi aveva fatto piangere.
Ricambiai a
fatica lo sguardo celeste di Albus.
Sembrava deluso,
ferito. Non c’era trionfo, non c’era quello che
avrei provato io al suo posto.
Era davvero
cambiato tutto, nel giro di un semplice incantesimo.
Obbedii senza
battere ciglio, quando mi fece cenno di alzarmi e precederlo.
La schiena mi
faceva male per il suo Schiantesimo, il cuore mi tormentava per le sue
parole.
Non mi lamentai,
camminai
stoicamente davanti a lui, tentando di capire cosa gli stesse passando
per la testa a seconda della sua andatura.
Sì,
riconoscevo i suoi pensieri seguendo la rapidità dei suoi
passi, a volte.
Lo amavo, in
fondo.
Mi sentivo
svuotato, fin troppo intorpidito in tutte le parti del mio corpo.
Avrei portato
Gellert fuori dalla radura, l’avrei consegnato alle
autorità.
Non avrei
permesso che lo privassero della vita, quello no.
Tantomeno
dell’anima. Sarebbe stato troppo penoso rendermi responsabile
anche della
sua infelicità.
-
Albus… ti devo dire
due cose… - mormorò lui, senza il tono baldanzoso
e
imperioso che tanto lo caratterizzava in gioventù.
Emisi uno
sbuffo, dandogli il permesso di parlare. Sapevo che avrebbe capito.
- La prima
è che tieni in mano la Stecca della Morte… la mia
bacchetta… -
Avrei dovuto
essere felice, in teoria. Ma non lo ero.
Nascosi
rapidamente il cimelio conquistato nel mio mantello lilla, era il
simbolo della vergogna.
Era quello che
cercavamo in gioventù, quello che mi aveva portato a mettere
Gellert davanti ad Ariana.
- E
poi… ti amo… -
Scossi la testa,
pensando per un attimo –
ancora
– che avrei potuto lasciar andare libero Gellert dicendo a
tutti
quelli che avevano riposto la loro fiducia in me che in
realtà
l’avevo ucciso.
Ma a cosa
sarebbe servito?
Inspirai di
nuovo profondamente, cogliendo un vago odore di rose
nell’aria.
Ariana, quello
era il giorno del suo compleanno.
-
Anch’io, Gellert… anch’io ti amavo… -
Note
dell'autrice
So bene di non essere la prima fanwriter ad
essersi
dilettata nello scrivere questo episodio. Il duello tra Gellert ed
Albus è uno dei momenti più gettonati dagli
ammiratori di
questi due personaggi, ed è difficile essere originali.
Spero comunque che questa mia interpretazione possa piacervi,
emozionarvi o - perché no - anche solo farvi indignare per
la
sua disarmante semplicità. Niente a che vedere con un duello
epico, non è vero?
Grazie, come sempre, per la vostra presenza.
Lady Lynx
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Capitolo 41 *** Il successore ***
Cap41
41.
Il successore
Prompt: 010. Anni
Periodo: giugno 1945
Narratore: Albus
Silente
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Altro Personaggio
Sembrava tutto
finito.
O almeno, mi ero
illuso che lo fosse. Prima di accorgermi che ero nella Stanza delle
Cerimonie del Ministero della Magia, circondato da centinaia di persone
importanti, sotto i riflettori, al centro dell’attenzione
generale.
- Per tutti
questi motivi, consegniamo a Albus Percival Wulfric Brian Silente
questo premio decisamente meritato… l’Ordine di
Merlino, Prima Classe! –
Uno scrosciare
di applausi decise di abbattersi all’improvviso sulla mia
testa, mi guardai attorno disorientato, Griselda mi diede una leggera
gomitata.
- Albus, devi
alzarti in piedi! – mi bisbigliò divertita,
indicandomi di nascosto il palco su cui stava l’attuale
Ministro della Magia.
Mi affrettai ad
obbedire, dipinsi sulle mie labbra un sorriso di circostanza, presi con
delicatezza la pergamena dalle mani dell’uomo, accolsi con
finta euforia le acclamazioni del pubblico, tornai con aria vacua al
mio posto e vi restai fino alla fine della cerimonia.
- Albus, ti
senti bene? –
Mi sentivo bene,
certo. Come una persona che ha spedito in carcere la metà
della sua anima.
Come un
innamorato che ha sacrificato il suo cuore per la patria.
Come lo stupido
Albus Silente che accarezzava la pergamena con le dita umide di
Acquaviola, fregandosene del fatto che tutti i presenti avrebbero
venduto la bacchetta per avere qualcosa di simile sulla bacheca della loro
casa.
- Certo,
Griselda, certo… -
Ma anche solo
pronunciare il nome della mia amica mi provocava una forte fitta allo
stomaco.
Griselda
iniziava con la stessa lettera di Gellert.
Lo stesso
Gellert che giaceva a Nurmengard, spedito nell’oblio e
condannato al nulla dalla mia fedeltà alla gente, dalla mia
slealtà verso me stesso.
Quando quella
sera tornai ad Hogwarts, nel mio ufficio, mi lasciai cadere stancamente
sulla sedia che non vedevo da giorni. Sentii qualcosa di strano sotto
il mio sedere, mi rialzai estraendo dai bassifondi una scatola dipinta
in colori sgargianti ormai schiacciata sotto il mio non più
indifferente peso.
Un bigliettino
scritto in eleganti caratteri dalla perfezione disumana recava le
seguenti parole:
“Egregio
Signor Silente, come dedica alla Sua importantissima vittoria contro il
Mago Oscuro Grindelwald e come celebrazione del ricevimento
dell’Ordine di Merlino, la Ditta Mielandia & Co. Le
manda questa confezione di Cioccorane contenenti la figurina
rappresentante la Sua importante persona, sperando che Le sia gradita.
In attesa di
istruzioni al riguardo e di un Suo permesso per l’eventuale
divulgazione del prodotto,
Le porgo i miei
migliori saluti.
Candice Lollels,
Responsabile Capo Mielandia”
Un sorriso
incurvò leggermente le mie labbra. Ero riuscito a farmi
mettere su una figurina delle Cioccorane?
Ce
n’era da essere senza dubbio più che orgogliosi,
avrei potuto passare il giorno seguente a vantarmene con Armando.
Se avessi voluto
essere sincero con me stesso, la più grande soddisfazione di
quegli ultimi giorni – se non degli ultimi anni –
consisteva semplicemente in quel breve bigliettino speditomi da
Mielandia.
Scartai uno dei
pacchettini disposti ordinatamente nella scatola, osservai la
Cioccorana balzellare timidamente sul palmo della mia mano prima di
assaporare il celestiale aroma del cioccolato al latte.
Chiusi gli occhi
per godermi ogni singolo attimo di quel paradiso dei sensi, tornando
per un attimo ai dolci momenti in cui bastava uno di quegli strani
animaletti corredati di figurina per illuminarmi l’intera
giornata.
Pensai a quello
che succedeva regolarmente, negli anni prima dell’inizio
della nostra disgrazia, in quegli anni felici in cui ero solo un
bambino spensierato e i miei erano solo genitori felici.
Venni fulminato
dal ricordo in cui mi rifiutavo di mangiare il porridge, quello che mi
rendeva più orgoglioso di essere finalmente riuscito a fare
qualcosa di sensato nella mia vita – qualcosa che
corrispondeva ad essere il nuovo personaggio inserito nelle Cioccorane.
Il mio rifiuto
della colazione non era una scena insolita per mia madre, quando ero
piccolo, ma mi era rimasta particolarmente impressa nella mente la
frase che mi aveva detto il giorno in cui avevo trovato la mia prima
figurina di Dylis Derwent.
Il nostro
dialogo, sopra tutto il resto.
-
Lei è la Preside di Hogwarts, vero? Voglio diventare come
lei! …Credi che ce la farò, mamma, a diventare
Preside di Hogwarts? –
-
Certo che ce la farai, tesoro… tu sarai il migliore Preside
di Hogwarts mai esistito! Ti conosceranno in tutto il mondo e sarai
rispettato più del Ministro della Magia in persona!
–
Ero ancora
lì ad aspettare quel momento, a sperare che prima o poi la
piccola profezia di mia madre potesse aver modo di rivelarsi esatta.
Allo stesso
tempo sentivo dentro di me che senza Armando la scuola non sarebbe
stata più la stessa e che, in fondo, un uomo confuso e pazzo
come ero io non avrebbe fatto del bene alle giovani e influenzabili
teste che vagavano per quelle solide mura.
Temevo che prima
o poi, se avessi avuto davvero la possibilità di diventare
Preside, sarei ricaduto nella mia infinita sete di potere.
Eppure il
desiderio, anche dopo tutti quegli anni di assopimento, restava ardente
nel mio cuore.
Non avevo mai
sperato così tanto che Dippet decidesse di scrivere il mio
nome come suo successore sul testamento.
- Credo che gli
porterò una scatola di Cioccorane… - mormorai
scherzosamente tra me e me.
Ma ero
incredibilmente, inguaribilmente e dannatamente serio e intenzionato a
conquistarmi quel posto sulla pergamena accanto alle ultime
volontà del mio collega preferito.
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