Apeiron - L'infinito

di Lady Lynx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotto una buona stella ***
Capitolo 2: *** Figurina del futuro ***
Capitolo 3: *** Melodia dell'infanzia ***
Capitolo 4: *** Blu di gelosia ***
Capitolo 5: *** Il potere dei nomi ***
Capitolo 6: *** Un soffio di vita ***
Capitolo 7: *** Attimi di perfezione ***
Capitolo 8: *** Basta una parola ***
Capitolo 9: *** Nuova di fiamma ***
Capitolo 10: *** Lacrime di bambina ***
Capitolo 11: *** Crudele ingenuità ***
Capitolo 12: *** Senza più vita ***
Capitolo 13: *** Una nuova casa ***
Capitolo 14: *** Dejà-vu ***
Capitolo 15: *** Segni indelebili ***
Capitolo 16: *** Succo e brillantini ***
Capitolo 17: *** Perfetti sconosciuti ***
Capitolo 18: *** Il primo bacio ***
Capitolo 19: *** Esame... di coscienza ***
Capitolo 20: *** Arrivederci, Hogwarts ***
Capitolo 21: *** Proposte future ***
Capitolo 22: *** Esitazione fatale ***
Capitolo 23: *** La coperta candida ***
Capitolo 24: *** Il colore del potere ***
Capitolo 25: *** Il Bene Superiore ***
Capitolo 26: *** La conquista dell'altro ***
Capitolo 27: *** Natale in solitudine ***
Capitolo 28: *** Un ricordo nitido ***
Capitolo 29: *** Niente ***
Capitolo 30: *** Rosso su bianco ***
Capitolo 31: *** Chiamami Armando ***
Capitolo 32: *** Pelose ciabatte lilla ***
Capitolo 33: *** Assomiglia a te ***
Capitolo 34: *** Fame da gigante ***
Capitolo 35: *** Animagus e Idromele ***
Capitolo 36: *** Halloween con morte ***
Capitolo 37: *** Ombrello rosa ***
Capitolo 38: *** Risveglio dei sensi ***
Capitolo 39: *** La scelta del cuore ***
Capitolo 40: *** Mors tua, vita mea ***
Capitolo 41: *** Il successore ***



Capitolo 1
*** Sotto una buona stella ***


Apeiron - L'infinito
Una rapida premessa prima di lasciarvi al prologo, o primo capitolo, di questa raccolta di (spero!) 100 fan fiction.
Come avete potuto intuire dal riassunto, sarà completamente incentrata sulla vita di A
lbus Silente, dalla nascita alla morte, passando per ogni singolo avvenimento importante della sua vita.
Naturalmente cercherò il più possibile di essere fedele ai libri di J.K. Rowling, da cui traggo i personaggi e le ambientazioni.
Per ogni capitolo specificherò il prompt della
Big Damn Table che userò (non garantisco di riuscire a postarla qui sotto, se volete l'indirizzo dove trovarla dovete solo cliccare sulla funzione "contatta" di fianco al mio nome e vi manderò il link il prima possibile), il periodo in cui si svolge (stagione e anno), il narratore (interno o esterno), il rating, il genere e i personaggi che compariranno.
Aggiornerò
ogni settimana, impegni vari permettendo (ma prometto di fare di tutto per postare regolarmente), sperando di non avere un attacco di abbattimento davanti a questa impresa ardua... insomma, 100 fan fiction sono una sfida contro me stessa! 
Credo di avervi detto tutto, per ora.
Buona lettura, lasciatemi un commento se vi va!


1. Sotto una buona stella


Prompt: 0.29 Nascita
Periodo: estate 1881
Narratore: Esterno
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Kendra Silente, Percival Silente

25 Agosto 1881.
Quel giorno restò per decenni nei libri di Storia della Magia come il più fortunato per la comunità magica inglese.
Quel giorno accolse in sé la nascita del mago più potente che fosse mai esistito.
Quel giorno, nella casa di Londra della famiglia Silente, non si scatenò altro che un grande trambusto quando Kendra comunicò a suo marito l’imminente arrivo del loro primogenito.
Giusto il tempo di chiamare la levatrice e in un battito di ciglia il piccolo esserino era già stato illuminato dalla luce del caldo sole estivo.
Le sue iridi grigie da bebè guardavano la madre con curiosità e con un pizzico di quella perplessità che si prova davanti alle cose completamente nuove.
- Chissà di che colore diventeranno i suoi occhi, Percy… - mormorò intenerita Kendra, accarezzando con delicatezza la manina del piccolo che teneva tra le braccia con fare protettivo.
- Credo che avrà i tuoi, tesoro… un meraviglioso color castagna… - rispose l’uomo, passandosi distrattamente una mano nella chioma ramata che faceva concorrenza a quella della moglie inquanto a lunghezza.
- O forse i tuoi color cielo… - continuò pensierosa lei - …dopotutto è un Silente –
- E un Silente che si rispetti ha sempre quattro nomi, questo lo sai… - commentò Percival, ricordando alla sua amata che dovevano ancora trovare quelli per il loro piccolo.
Kendra annuì docilmente, quasi dimentica del fatto che avessero passato gli ultimi nove mesi a litigare su quanto a suo parere non sarebbe stato giusto affibbiare quattro primi nomi al bambino solo per seguire una sciocca tradizione di famiglia.
Il suo cuore traboccava di gioia e non le importava dover sottostare per una volta alla decisione presa dal marito.
Con o senza nomi, sentiva che suo figlio l’avrebbe riempita di orgoglio.
Era destinato a grandi cose, lo dicevano anche i pianeti che si trovavano proprio la sera prima in una rara congiunzione astrale.
Nato sotto il segno della Vergine, quindi Terra.
Nato sotto l’ascendente della Bilancia, segno d’Aria.
Nato di Mercoledì, giorno di Acqua.
Nato ad Agosto, mese di Fuoco.
Tutti gli elementi erano dalla sua parte, tutto sembrava accordarsi per mettere il piccolo sotto una buona stella, anche i suoi quattro nomi.
Il piccolo Brian, sinonimo di onore, forza e nobiltà d’animo.
Il piccolo Wulfric, come il padre di Kendra, sinonimo di potenza e scaltrezza da lupo.
Il piccolo Percival, come suo padre, sinonimo di costanza nella ricerca della verità.
Il piccolo Albus, sinonimo di purezza e calma interiore.

Albus Percival Wulfric Brian Silente.


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Capitolo 2
*** Figurina del futuro ***


2. Figurina del futuro

Prompt: 056. Colazione
Periodo: autunno 1883
Narratore: Esterno
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Kendra Silente

- Non voglio il porridge – disse con calma decisione il piccolo Albus, incrociando le braccia davanti alla ciotola colma di latte che sua madre aveva appena appoggiato sul tavolo.
- Non fare il capriccioso, avanti – lo blandì Kendra con un sorriso – non è per niente male, sai? –
- Non mi piace – replicò lui con la stessa voce ferma e inflessibile di prima.
La donna si chiese se fosse normale che un bambino di due anni avesse un simile comportamento.
Era sempre stato buono e affettuoso con lei e Percy, non alzava mai la voce e obbediva a qualsiasi cosa gli dicessero.
Ma, ed era un ma terribile, quando si metteva in testa di non voler fare qualcosa si poteva star certi che non l’avrebbe fatta a qualsiasi costo.
- Albus, se non mangi quel porridge sarò costretta a dirlo a papà quando tornerà da lavoro – lo ammonì lei, sapendo che non avrebbe attaccato ma sperandoci.
- Va bene, mamma – rispose allora con calma e con uno sguardo sereno - è giusto che lo sappia anche lui -
Kendra lo guardò a lungo sbigottita, ma alla fine prese la ciotola e assaggiò un cucchiaio del contenuto.
Effettivamente non era tra i migliori piatti che avesse mangiato nella sua vita.
Anzi, sapeva di cartone.

Svuotò quello che restava del porridge nel cestino dell’immondizia e si arrese a guardare suo figlio con sguardo severo, cercando di non fargli capire che condivideva la sua idea a proposito di quella robaccia.
- Era buono, Albus – iniziò a dire con voce incerta – pensa a tutti quei bambini che muoiono di fame perché non sono benestanti come noi –
- Tanto non piace nemmeno a te, mamma –
Lo sguardo azzurro e innocente del bambino la lasciò senza parole. A volte temeva che potesse leggerle nella mente senza fare troppo sforzo.
- Allora, cos’altro vuoi per colazione? – chiese con tono di resa, dopo un sospiro.
- Le Cioccorane – rispose subito il bambino, con un lampo di furbizia negli occhi.
- No, le Cioccorane no! –
Kendra cercò di tenere fisso il suo sguardo severo e di calcare sul tono rigido della sua voce, ma quella maschera impenetrabile si sciolse dopo pochi secondi davanti all’impassibilità del figlio.
“Ha solo due anni… solo due anni e riesce già a controllare chi gli sta attorno… “
- Albus, amore mio… - riprese la donna, mordendosi le labbra - …le Cioccorane ti fanno male a quest’ora di mattina, mangia qualcos’altro! –
- Se io mangio qualcos’altro posso avere anche le Cioccorane? –
Era ormai sull'orlo della resa. Non riusciva a negare qualcosa a quegli occhioni così dolci e sinceri.
- Va bene, tesoro... va bene… cos’altro vuoi?  -
- I biscotti di Merlino – decise il bambino con espressione seria.
Kendra sospirò, sentendosi sconfitta, e appoggiò la scatola colorata sul tavolo.
Albus la aprì con un sorriso luminoso e la donna dimenticò il suo proposito di fare la sostenuta e di sembrare arrabbiata.
Niente era più bello del vedere il cielo sereno nello sguardo del suo bimbo.

- Scommettiamo che io trovo una figurina più bella della tua? – scherzò lei, porgendogli una Cioccorana.
Albus si imbronciò leggermente, ma sembrò accettare la sfida.
Madre e figlio scartarono nello stesso momento il loro dolcetto, curiosi di scoprire quale personaggio famoso sarebbe stato nelle loro mani.
Appoggiarono le due figurine fianco a fianco, ritraevano la stessa persona.
Dylis Derwent.
- Mamma, mamma! – esclamò il bambino tutto entusiasta – Hai visto? È la mia preferita! –
- La tua preferita? – ripetè Kendra confusa.
- Lei è la Preside di Hogwarts, vero? Voglio diventare come lei! –
Albus addentò con gusto un biscotto di Merlino, saltellando sullo sgabellino.
- Credi che ce la farò, mamma? – chiese infine il bambino con aria assorta.
- A diventare Preside di Hogwarts? –
Albus annuì eccitato. Kendra sapeva quanto fosse difficile che accadesse, ma non voleva infrangere i sogni del suo bimbo.
- Certo che ce la farai, tesoro… tu sarai il migliore Preside di Hogwarts mai esistito! Ti conosceranno in tutto il mondo e sarai rispettato più del Ministro della Magia in persona! – fantasticò la giovane strega, con il cuore colmo di gioia nel vedere lo sguardo luccicante di aspettative di Albus.

Non sapeva ancora quanto avrebbe avuto ragione.

Un ringraziamento speciale a Ernil per il commento e a Alaide per averla messa tra i seguiti.

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Capitolo 3
*** Melodia dell'infanzia ***


3. Melodia dell'infanzia

Prompt: 037. Udito
Periodo: primavera 1885
Rating: Verde
Narratore: Esterno
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Percival Silente, Altro Personaggio

L’allarme continuava imperterrito a ululare, come se fosse stata la sua unica ragione di vita.
Albus si tappò le orecchie con le manine, cercando di non dare a vedere il fastidio che provava, e si precipitò in cucina sperando di trovare un attimo di pace o almeno un po’ di compagnia.
Percival stava armeggiando goffamente con un pentolino colmo di acqua bollente nella quale galleggiava pigramente un biberon di latte.
- Papà, vieni a giocare con me? – chiese il piccolo, tirando la gamba dei pantaloni dell’uomo.
- Albus, non vedi che ho da fare? Vai a giocare, avanti –
- Ma non mi va di giocare da solo… vieni con me? –
- Sì, sì – rispose distrattamente Percival, prendendo un mestolo e tentando con scarsi risultati di ripescare così il biberon ustionante – mangia pure quello che vuoi –
Albus si imbronciò, cedendo per un attimo agli istinti, poi mise di nuovo su la sua solita maschera di impassibilità e tornò nel salotto da dove era venuto.
La voce dell’allarme, altrimenti chiamato Aberforth Joseph Victor Sean Silente*, si sovrapponeva a quella della radio sintonizzata su una stazione Babbana e ai complimenti leziosi che le varie zie rivolgevano al nuovo arrivato cercando di calmarlo.
Il bambino si sedette a braccia incrociate sul divano e iniziò a pensare, come aveva fatto spesso negli ultimi tre mesi.
Era sempre stato il cocco della famiglia, il preferito, ma quel marmocchio che in quel momento si agitava nella culla che era stata sua gli aveva rubato in pochi giorni le luci della ribalta.
“Probabilmente un bambino che ha superato i quattro anni è come un bambolotto vecchio, va sostituito con qualcosa di più nuovo e forse più interessante…”
Non che lui non fosse interessante, a dire la verità.
Basti pensare che aveva imparato da solo a leggere, nei quattro giorni in cui Kendra era stata all’ospedale di San Mungo per partorire il suo fratellino. Percival era stato con la moglie e quindi il piccolo Albus era stato mandato da zia Priscilla, una donna alquanto scialba che però aveva la casa stipata di libri.
Nella solitudine lui aveva accolto con gioia quella novità, il piacere di farsi trascinare in mondi nuovi.
Ed era proprio quello che avrebbe fatto in quel momento, avrebbe letto per dimenticare i rumori striduli che entravano prepotenti nelle sue orecchie.
- Chi è il tatino della zia Titti? Ma sì, Forthy caro, sei proprio tu! – esclamò la vocetta acuta ed infantile di una delle tante parenti raccolte nella stanza da letto del piano superiore.
Albus vide suo padre tenere il biberon con le pinze per il pollo mentre saliva le scale per portarlo alla moglie.
Lo sentì imprecare quando alcune gocce di latte bollente gli caddero sul piede nudo.
Prese un libro a caso dallo scaffale del salotto e vi immerse il naso.
Lesse i caratteri bluastri scritti in corsivo che campeggiavano sulla copertina sbiadita.
"Le fiabe di Beda il Bardo".
Ricordava che Kendra gliele leggeva spesso, quando era più piccolo. Ma era arrivato il momento di cavarsela da solo.
“C’erano una volta, tanto tempo fa, tre fratelli poveri ma molto uniti. Il loro cognome era Peverell. Il più grande…”**
Interruppe la lettura, distratto da un tonfo proveniente dalla stanza da letto. Un attimo di silenzio e poi le urla del neonato si fecero ancora più acute e intervallate da singhiozzi.
Albus scosse la testa infastidito e si alzò per spegnere la radio, poi uscì in giardino passando per la finestra e portando con sé il libro scelto.
Finalmente il silenzio gli carezzò le orecchie, dandogli modo di poter mettere ordine tra i suoi numerosi pensieri.
“Se lui non fosse nato, forse ora sarei in casa e mamma sarebbe al mio fianco a leggermi queste fiabe come prima…” si disse il bambino con un pizzico di rabbia “…o forse papà avrebbe deciso di giocare con me. Tutta colpa di Aberforth. Insomma, chi gli ha chiesto di nascere? Io stavo benissimo da solo!”
Il suono di una strana musica ritmata, proveniente forse dalla casa vicina, gli solleticò le orecchie facendo svanire l’irritazione dalla sua mente e portandogli un senso di rilassamento.
“Perché poi i neonati sono così incredibilmente rumorosi? Io sono certo di non aver mai recato disturbo a nessuno… “
Il motivetto allegro si impresse nella sua memoria, aiutandolo per un attimo a dimenticare tutto quello che le sue orecchie erano costrette ad ascoltare ogni giorno nella sua casa.
“Mi piace questo quasi-silenzio. Da oggi in poi non leggerò più dove c’è anche Aberforth, lui fa troppo rumore” decise il bambino con convinzione.
Aprì il libro, appoggiandosi al tronco del ciliegio in fiore e si immerse nelle vicende che vi erano raccontate.
Passò il suo primo pomeriggio di una lunga serie in compagnia di quelle che sarebbero diventate le sue due passioni più conosciute: la lettura e la musica.


* I nomi che seguono "Aberforth" sono inventati di sana pianta dalla sottoscritta.
** Non possiedo il libro delle Fiabe di Beda il Bardo scritto dalla Rowling, anche questo incipit è inventato al momento.


Note dell'autrice

Ringrazio tutti coloro che hanno letto i primi capitoli di questa storia, in particolare Erika91 e _Mary che l'hanno messa tra i seguiti e Julia Weasley che l'ha messa tra i Preferiti .
Questa settimana mi è andata di lusso - sono riuscita miracolosamente ad aggiornare due volte - e andando avanti farò del mio meglio per postare almeno una volta a settimana.
Grazie ancora, il vostro supporto mi spinge ad andare avanti! ^^

Julia Weasley: grazie per i complimenti e per l'incoraggiamento, spero di riuscire a portare a compimento questa grande impresa e ti faccio un in bocca al lupo per la tua fanfiction!  Il merito va naturalmente anche a chi finisce la tabella da 50, è comunque un compito non facile ^^
Aberforth  è arrivato giusto in questo capitolo, quindi ancora per un paio di volte dovrebbe apparire passivamente... ma crescendo inizierà a svolgere un ruolo più rilevante.
Ernil: Kendra e Albus ti ringraziano per i complimenti! Naturalmente scriverò anche dell'arresto di Percival, quindi penso che soddisferò presto la tua curiosità. Continua pure a seguirmi, non fai altro che rendermi felice! ^^

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Capitolo 4
*** Blu di gelosia ***


4. Blu di gelosia

Prompt: 015. Blu
Periodo: autunno 1885
Rating: Verde
Narratore: esterno
Genere: Generale, Introspettivo
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Kendra Silente

- Non mi piace questo grembiule – commentò Albus, facendo una smorfia contrariata all’indirizzo dello specchio.
- Tesoro, ma se sei bellissimo! Avanti, mettiti le scarpe così ti porto alla scuola materna! –
- Sembro una femmina – replicò lui incrociando le braccia e sedendosi con ostinazione sul gradino più basso della scala.
Kendra sospirò pesantemente, mentre tentava di indossare il cappotto tenendo allo stesso tempo in braccio il piccolo Aberforth.
- Non sembri una femmina, è blu! –
- Cosa vuol dire? Il problema non è il colore, ma la lunghezza! – replicò il bambino con calma, squadrando con orrore il pezzo di ruvida stoffa che gli copriva il maglioncino celeste e i piccoli pantaloni eleganti fino a sfiorare i piedini nudi.
- Non fare il capriccioso, non vedi che Forth non dice mai nulla? – rispose distrattamente Kendra, frugando nelle tasche alla ricerca del portafoglio.
Era durissima fingere di essere una comunissima madre Babbana, soprattutto quando Percival era al lavoro e lei restava da sola con due bambini piccoli.
- Mamma… - disse improvvisamente Albus – preferisci me o Aberforth? –
La giovane donna rimase congelata davanti a quella domanda.
Com’era possibile che un bambino potesse chiedere così apertamente una cosa del genere?
Per quanto ne sapeva lei, la gelosia era qualcosa che rimaneva dentro l’animo e si rivelava solo sottoforma di subdoli scherzi o ricerca di attenzioni.
Guardò gli occhi del suo primogenito, in quel momento blu quasi quanto la stoffa del suo grembiulino.
- Al, tesoro, che domanda è? Voglio bene a tutti e due nello stesso modo… -
- Non è vero, hai detto che lui è più bravo di me – osservò pacatamente il bambino.
- Non l’ho detto… - rispose lei, mordendosi il labbro.
- L’hai pensato, però… -
L’aveva pensato. Aveva ragione.
Kendra trovò finalmente il portafoglio, aprì la porta e fece cenno ad Albus di alzarsi.
- Avanti, mettiti le scarpe e andiamo –
- Allora è vero che tu preferisci Aberforth? – ripetè il bambino stringendo gli occhioni celesti come per analizzare ogni sua più leggera reazione.
- Albus, non ho intenzione di discutere su queste sciocchezze! Mettiti le scarpe e andiamo! –
Aberforth, dal canto suo, iniziò a fare qualche pernacchia giocosa per ingannare il tempo, crogiolandosi tra le braccia della madre che lo guardava con affetto.
Kendra si riscosse subito da quel momento di tenerezza, temeva che Albus lo notasse e ci rimanesse male.
- Va bene, ma non è una cosa sciocca – replicò il bambino, infilandosi rapidamente le scarpe di cuoio – perché devo saperlo per vedere se posso fare qualcosa per diventare io il tuo preferito –
- Tutti e due siete già i miei preferiti –
Uscirono tutti e tre nell’aria nebbiosa del settembre inglese. La strada era popolata da tanti gruppetti come loro formati da madri e figlioletti diretti all’asilo del quartiere.
- Sai cos’è fastidioso? – sbottò all’improvviso Albus, dopo minuti e minuti di silenzio – Quando la gente mente per non ferire gli altri senza sapere che sono le bugie le cose che feriscono di più… -
Kendra quasi soffocò con il suo stesso respiro. Aveva sentito bene?
- Non sono discorsi da fare alla tua età – sussurrò lei spaventata – a cinque anni non dovresti pensare a queste cose da grandi ma ai giochi, a divertirti… -
- Preferisco crescere subito piuttosto che essere considerato meno del mio fratello minore, mamma –
Kendra sentì un grande freddo invaderla da dentro, cercò di convincersi che fosse solo colpa dell’umidità autunnale.
- E sai una cosa? – continuò lui – Credo che proverò in tutti i modi a fare cambiare idea a te e papà, perché la pensate tutti e due allo stesso modo… -
La cosa più terribile di quelle parole era che erano pervase da una calma impossibile da scalfire.
Suonavano davvero come la promessa di un adulto responsabile.
Suonavano quasi come una minaccia.
Suonavano un campanello di allarme per gli anni che sarebbero giunti.
Quando Kendra lasciò Albus sulla soglia dell’asilo, lo guardò per un’ultima volta stretto nel grembiulino blu cobalto che tanto odiava.
Gli occhi celesti erano diventati molto più scuri dei soliti zaffiri brillanti di serenità.
Erano blu, profondi come il mare, come il cielo notturno senza stelle.
Sembravano offuscati dalle nuvole nere della gelosia e dalla decisione di raggiungere l’obiettivo che si era prefissato.
Albus Silente, a soli cinque anni, sembrava quasi un piccolo uomo.


Note dell'autrice

Ringrazio prima di tutto i miei lettori, perchè se continuo a perseverare in questa sfida è solo grazie al vostro supporto.
Tra tutti voi, un ringraziamento speciale va a ashleys e quigon89, che hanno recentemente aggiunto la storia tra le Preferite.
Bene, cosa dire di questo capitolo? Ad essere sincera temevo che non potesse sembrare verosimile, ma l'ispirazione mi è venuta così e spero che possa piacervi in ogni caso. Il titolo è liberamente tratto dal più comune "verde di invidia". Non mi risultava esistesse un equivalente per le gelosia, quindi mi sono inventata questa espressione di sana pianta.
Non so precisamente quando aggiornerò, ma credo di potercela fare prima di domenica.
A presto, grazie ancora a tutti voi!

Ernil: Albus mantiene una sfumatura infantile anche in questo capitolo, nonostante si vedano i primi segnali di "crescita". Sono felice di essere riuscita a farti piacere il "mio" Percival ^^
Julia Weasley: esattamente come hai detto tu, la gelosia è una brutta bestia... e qui sopra, come hai potuto leggere, è diventata ancora più radicata! Nel prossimo capitolo penso che arriverà il tanto atteso "Aberforth partecipe", quindi  spero di non deludere le tue aspettative. E  mi sento realizzata nello scoprire che Percival si è già aggiudicato due fans! ^^
quigon89: grazie mille per i complimenti, è bello sapere che ci sono ancora persone attente ai dettagli più insignificanti come può esserlo un titolo (cosa su cui tutte le volte che devo pubblicare una fanfiction mi scervello nonostante la metà della gente non ci faccia assolutamente caso).  Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!


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Capitolo 5
*** Il potere dei nomi ***


5. Il potere dei nomi

Prompt: 092. Natale
Periodo: inverno 1887
Rating: Verde
Narratore: Esterno
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Kendra Silente, Percival Silente, Altro Personaggio (nonna Rosalie e nonno Alfred)

Tutta la famigliola era raccolta attorno alla tavola imbandita e coperta dalla tovaglia rossa con le foglie di agrifoglio. Da che Albus ricordasse era sempre stata lì ogni giorno di Natale.
Nonna Rosalie era seduta al suo fianco e lo separava da suo fratello Aberforth, mentre suo padre, sua madre e il nonno erano posizionati di fronte a loro.
Un festeggiamento intimo, come tutti gli anni.
Pochi ma buoni, soleva ripetere nonno Alfred ogni qualvolta uno dei due nipoti osservasse che i loro compagni di asilo raccontavano sempre di cenoni sfarzosi per più di quaranta persone.
- Mi passeresti le patate, nonna? – chiese gentilmente Albus, sorridendo all’anziana donna.
Aberforth gli fece la linguaccia di nascosto da tutti.
Non era un segreto la rivalità che si era creata tra i due bambini, forse dettata dal fatto che Albus avesse iniziato ad essere impeccabile nei comportamenti, nelle risposte e in ogni singolo dettaglio mentre il fratello minore non riusciva a sostenere una tale competizione.
Naturalmente Kendra e Percival non si erano accorti che quell’atteggiamento aveva avuto origine due anni prima, quando il loro primogenito aveva quasi giurato che avrebbe fatto cambiare loro opinione a proposito del secondogenito.
- Ho una buona notizia per tutti… - iniziò a dire Kendra, sfiorando con dolcezza il braccio di suo marito.
- Davvero? Sentiamo… - rispose Alfred, lisciandosi con aria interessata i lunghi baffi rossi screziati di fili argentei per la vecchiaia.
- Questo Natale ci porterà un regalo che però arriverà realmente verso il mese di luglio… - continuò timidamente lei, arrossendo davanti agli sguardi confusi dei figli - …signor Alfred, signora Rosalie, diventerete nonni per la terza volta! –
Sorrisi soddisfatti attraversarono i visi dei due coniugi, mentre Percival riempiva i calici di spumante per brindare.
- Questo vuol dire che avremo un altro fratello? – intervenne Albus, assicurandosi di aver capito bene.
- Esatto, Al… non siete felici? –
- Io lo sono solo se il nuovo fratello non sarà rompipalle come lui! – commentò Aberforth con tono infastidito.
- Non dovresti essere così maleducato, signorino! – lo rimproverò severamente Rosalie.
- Per questa tua uscita poco adatta a una persona a modo, questa sera non mangerai il pudding – decise severamente Percival, forse per non sfigurare davanti ai suoi genitori.
- Sempre meglio non mangiare il dolce che essere un leccapiedi come Albus! – mormorò il ragazzino.
Gli adulti sembrarono inorridire, mentre il bambino più grande incassò gli insulti con classe.
Sembrava quasi che quelle parole gli scivolassero addosso come acqua su un impermeabile.
- Vai subito in camera tua, Aberforth Joseph Victor Sean! – esclamò Percival, alzandosi in piedi con il viso rosso per l’indignazione.
Senza replicare, il bambino obbedì con un’espressione disgustata sul viso.

Più tardi, quella sera, ad Aberforth fu concesso di tornare in compagnia dei suoi parenti per scartare i regali di Natale.
Sembrò ottenere una piccola rivincita sul fratello quando tra le sue mani cadde un magnifico modellino di mago a cavallo di una scopa.
Il libro ricevuto da Albus non era nemmeno lontanamente paragonabile a una rarità simile.
- Grazie, nonni! – disse Aberforth entusiasta, godendosi ogni singolo momento in cui il fratello lo guardò con invidia malcelata.
- Ora, bambini miei, volevamo chiedervi che nome vorreste dare al vostro futuro fratellino – disse Kendra con un sorriso rilassato per l’educazione dimostrata da entrambi i bambini.
Albus alzò lo sguardo dal libro in cui si era immerso, mostrando la sorpresa che illuminava i suoi occhi.
- Vuoi dire che possiamo scegliere noi due dei quattro nomi? –
- Esatto, è proprio così – confermò Percival, sorridendo a sua volta.
- A me piacciono Richard o Bartholomew! – urlò subito Aberforth.
- E a te, Albus caro? – intervenne Rosalie con gentilezza.
- Tom e Severus –
- Nomi alquanto singolari – osservò Alfred – ma densi di significato –
- E così sia! – disse Kendra con tono deciso – Richard, Bartholomew, Tom e Severus… vedremo cosa potremo fare per armonizzare due di questi con altri nomi… -
Albus sembrava pensieroso, non sapeva cosa l’avesse spinto a dire quelle due parole che non gli ricordavano nessuna esperienza precedente.
- Ti senti bene, Al? – chiese il padre, vedendo che era impallidito di colpo.
- Forse ho mangiato troppo – replicò debolmente il bambino.
Non sapeva che quei due nomi avrebbero segnato in modo irrimediabile la sua vita.


Note dell'autrice

Un grazie di cuore a tutti voi che continuate a leggere questa raccolta e che avete la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti!
Come promesso, sono riuscita a postare questo capitolo prima di domenica, e già mi ritengo soddisfatta.
Un ringraziamento speciale va a _Mary , che ha spostato la storia tra i Preferiti, e Veronica Potter Malandrina che l'ha aggiunta tra le seguite.
Non so come mi sia uscito questo capitolo - probabilmente è frutto della pazzia sviluppata nelle ore passate a studiare durante gli ultimi giorni - ma dato che sono un'amante delle cose strane, ho deciso di aggiungerlo comunque.
Al massimo questa volta riceverò commenti negativi, va bene lo stesso. ^^
A presto, grazie per la vostra continua presenza!

Julia Weasley: ed ecco spuntare Aberforth - questa volta in versione parlante - anche se limitato a qualche sporadica battuta. Ma spero che come inizio possa bastare. Hai ragione, in effetti anch'io faticavo molto ad immaginare Albus come bambino, ma mi sembrava divertente l'idea di descriverlo in questo modo inusuale.
_Mary: non ti preoccupare per le recensioni, le ho lette lo stesso entrambe e così faccio una risposta unica. Prima di tutto, grazie per i complimenti. Riguardo ad Albus, il mio intento era esattamente quello di "anticipare" quello che poi diventerà in futuro, descrivendo gradualmente la ragione che ha provocato un cambiamento nel suo carattere. Mi dispiace di averti ricordato filosofia con il titolo, ma ti garantisco che quando inizierai a studiare Aristotele inizierai ad amare i presofisti (o forse no...questione di gusti! ^^)
Veronica Potter Malandrina: grazie per i complimenti! Sono felice che ti sia piaciuto questo tratto dell'infanzia di Albus, se ti va lascia il tuo parere anche per questo capitolo.
Erika91: all'inizio anch'io non vedevo Albus come un bambino capace di provare gelosia o sentimenti negativi, poi mi sono detta "ma anche lui, in tenera età, è stato umano proprio come noi.... con pregi, ma soprattutto difetti". Questo motiva la mia scelta ^^
Grazie comunque per avermi resa partecipe del tuo parere!
Ernil: una delle più grandi soddisfazioni per una scrittrice credo sia sapere di essere riuscita a rendere interessante una delle sue storie...quindi mi ritengo soddisfatta! Come ho scritto qui sopra ad Erika91, la gelosia è giustificata - almeno nella mia mente - da una convivenza di forze e debolezze in un bambino, per renderlo più umano e realistico.
quigon89: spero che la tua sorpresa sia stata in senso positivo ^^ Per la gelosia di Albus, ripeto le due risposte date qui sopra - un bambino è a mio parere caratterizzato da un carattere ben lontano dalla semiperfezione che poi raggiungerà il Silente adulto  - per Kendra, invece, posso solo risponderti che mi sentivo anch'io del tuo stesso parere prima di mettere questi episodi su carta, ma poi le mie dita hanno deciso diversamente. E probabilmente questa Kendra affettuosa potrebbe anche trasformarsi, nel momento opportuno, in una donna rigida e severa... ma forse non con i suoi adorati figlioli.

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Capitolo 6
*** Un soffio di vita ***


6. Un soffio di vita

Prompt: 054. Aria
Periodo: primavera 1888
Rating: Giallo
Narratore: Esterno
Genere: Generale, Sentimentale
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Kendra Silente, Altro Personaggio

Albus stava pacificamente leggendo un libro in giardino, come era ormai sua abitudine, quando il rumore della porta d’ingresso che sbatteva lo riscosse dalla sua occupazione.
Rumori sospetti si susseguirono rapidi, fino a quando suo fratello non si presentò davanti a lui tutto agitato.
- Albus! Nostra madre urla come sotto Cruciatus e papà non c’è! Cosa dobbiamo fare? –
Per un attimo venne invaso dal panico che sentiva trasparire anche dalla voce di Aberforth, poi chiuse lentamente il libro e gli occhi e si mise a riflettere.
- Albus, pezzo di cretino! Non abbiamo tempo da perdere! –
- Sto pensando, Forth. Taci. –
Il suo tono autoritario e deciso chiuse la bocca persino agli uccellini che cinguettavano celebrando quel caldo giorno di maggio.
Dopo qualche secondo, Albus si alzò in piedi e rientrò con calma in casa.
Le urla della donna si sentivano distintamente, ma il ragazzino le ignorò spudoratamente mentre scriveva con cura una lettera e poi tornava in giardino per affidarla al loro gufo domestico.
Vide Aberforth sotto l’albero che piangeva disperatamente, mentre mugolava che loro madre sarebbe morta presto per colpa di “quell’idiota di suo fratello”.
Albus sorrise divertito davanti a quell’insinuazione, mentre guardava il gufo volare alto trasportato dal vento nel cielo terso.
Rientrò in casa, arrampicandosi in piedi sulla sedia prese una fialetta dallo scaffale più alto della cucina, salì al piano superiore e aprì la porta della stanza da dove arrivavano le urla.
- Mamma, respira profondamente – ordinò pacatamente lui, tenendosi a debita distanza.
- Albus, non ce la faccio! – strillò la donna, imbarazzata anche per essere sotto lo sguardo di suo figlio in quelle condizioni penose – Non ce la faccio! –
- Mamma, è solo questione di aria… devi solo respirare, in attesa che arrivi la Guaritrice Nicole… - la blandì lui con ferma dolcezza.
- Non… ce la faccio… - ansimò Kendra, smettendo per un attimo di tagliare il silenzio con urla laceranti.
- Ecco, brava, esattamente così! – la incitò il bambino – Aria dentro, aria fuori… vedrai che finirà presto! –
Le appoggiò sulle labbra la fialetta di vetro appena stappata, facendole scivolare il liquido in gola.
Bastarono pochi secondi per acquietare tutto.
Nel silenzio alternato solo da respiri affannati, si sentì distintamente il pianto sconsolato di Aberforth.
Poi tutto tacque, interrotto solo dallo scattare della serratura di una porta.
- Albus… è arrivato… Percy? – sussurrò la donna con sguardo speranzoso.
Prima che il bambino potesse accertarsene, entrò nella stanza una signora di mezza età con i capelli scarmigliati.
- Accidenti, non mi aspettavo che... così presto… - esordì lei agitata.
Improvvisamente il suo sguardo mutò in sorpresa quando vide che la sua paziente sembrava calma e il bambino che la fissava aveva un’espressione intimamente soddisfatta dipinta sul volto.
- Ma come…? –
- Albus mi ha dato una pozione calmante per guadagnare tempo – spiegò Kendra, tutta sudata ma con il viso illuminato da un debole sorriso.
- Giovanotto, vai fuori! – ordinò la Guaritrice con voce severa, anche se decisamente impressionata – Questa non è roba da uomini! –
Albus obbedì e uscì dalla stanza senza replicare.
Si sedette davanti alla porta chiusa, ascoltando senza battere ciglio le voci concitate che provenivano da poco lontano.
Dopo ore di attesa trascorse a fissare la maniglia lucente, con la pelle accarezzata dalla dolce brezza primaverile che entrava dalla finestra aperta, finalmente sembrò esserci una novità.
La Guaritrice apparve davanti a lui con un sorriso stanco e gli fece segno che era finito il suo piccolo esilio.
Albus si precipitò nella camera dei genitori e non poté fare a meno di sorridere a sua volta nel vedere l’armonia che si percepiva tra sua madre e il piccolo miracolo che teneva in braccio.
- Si chiamerà Tom o Severus, mamma? –
- Nessuno dei due, tesoro… - Kendra ridacchiò davanti alla sua espressione leggermente delusa – Ma solo perché è una femmina! –
Una sorellina.
Nessuno si aspettava quella sorpresa.
Proprio come nessuno si aspettava che sarebbe nata due mesi prima del previsto.
- Allora come la chiameremo? –
- In fondo è merito tuo se è nata, Al – osservò orgogliosamente la donna – a te che nome piacerebbe? –
Il bambino si mise a pensare intensamente, ma quando un soffio di aria gli sfiorò il collo con dolcezza si accorse che fin dall’inizio non aveva avuto alcun dubbio.
- In onore di questo gentile vento di maggio, io la chiamerei Ariana –
Gli occhioni grigi della neonata si spostarono verso il suo fratellone, come per magia.
- Ariana… leggera e pura come la brezza di maggio… -
Lo sguardo di Kendra brillò, mentre ammirava alternativamente la sua piccola e la sua ormai grande creatura.
Albus non si era mai sentito così felice come in quel breve momento della sua vita.


Note dell'autrice

Non avrei scommesso mezzo centesimo sul fatto che avrei descritto in questo modo la nascita della piccola Ariana, ma ormai le mie dita hanno deciso e mi sembra sciocco cancellare come se niente fosse.
Vi lascio questo capitolo come "regalo" per la settimana che verrà, dato che temo mi sarà molto difficile aggiornare prima di venerdì..
Naturalmente ci proverò, ma non grantisco nulla... per questo ho postato così presto oggi!
Ringrazio, come ormai da tradizione, i miei fedeli lettori  (siete magnifici, davvero!), in particolare Miss Rainbow e Ginevra Sofia Dajora per aver aggiunto questa storia tre le loro seguite.
Come ultima cosa, prima di rispondere alle recensioni, vi invito - solo se volete, ovviamente - a dare una sbirciatina alle mie altre fanfiction.
Fine della pubblicità ^^
A presto, grazie per il continuo supporto!

Julia Weasley: infatti ecco arrivare la femminuccia tanto attesa... ora la famiglia è al completo! Non so come mi sia venuto in mente di far dire ad Albus proprio quei due nomi (anzi, in teoria lo so, ma è una giustificazione sciocca... se vuoi saperlo, leggi la risposta che ho dato qui sotto a Ernil) e quindi gli ho attribuito una dote che magari non aveva... sempre più perfetto, sempre più lontano da Aberforth. Ma per fortuna c'è sempre qualcuno che tifa per lui! ^^
_Mary: il regalo di Natale è stato scartato, Aberforth e Albus si sono "beccati" di nuovo... beh, diciamo che le cose restano collegate anche in questo capitolo!  E la Divinazione, in effetti, sarà uno dei fili conduttori della sua vita, povero Al...
Miss Rainbow: sono felice che ti stia interessando, grazie per il commento!
quigon89: questo è uno dei problemi della storia... uno sa già come finisce, ed è un peccato! Ma mi dispiacerebbe stravolgere la vita delineata dalla Rowling, per questo cerco di essere fedele il più possibile senza cadere nello "scontato" (o almeno spero). In effetti hai ragione, i nonni solitamente sono più affettuosi, ma considerando che poi teoricamente dovrebbero sparire nel nulla (non vengono citati nel libro scritto dalla Skeeter) era molto più funzionale farli così, un po' distaccati e non molto presenti.
Veronica Potter Malandrina: Aberforth è maleducato, è vero, ma la gelosia lo giustifica ^^ i nomi sono stati accuratamente scelti a caso, quindi diciamo che sono stata fortunata.
Ernil: felice che ti sia piaciuto questo "assaggio di scontro"... e poi certo che sei libera di criticare! ^^ I nomi sono davvero un po' azzardati, ma ero partita già dall'inizio del capitolo con l'idea martellante di dover far dire ad Albus due nomi che sarebbero poi appartenuti a personaggi determinanti. Tom, come hai detto tu, è abbastanza comune e ci sta senza problemi. Purtroppo, dall'estrazione che ho fatto, al posto di un altro nome comune come "Harry", "James" o "Gellert" (no, forse Gellert no XD)  è uscito questo. La sorte ha deciso così. ^^

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Capitolo 7
*** Attimi di perfezione ***


7. Attimi di perfezione

Prompt: 007. Giorni
Periodo: estate 1892
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente, Percival Silente, Altro Personaggio

“Mancano solo pochi giorni, Al… è questione di giorni!”
Continuavo a ripetermi questo mentre passeggiavo nervosamente per Diagon Alley in compagnia della mia famiglia.
Era il giorno del mio undicesimo compleanno e alcune settimane prima avevo ricevuto la lettera di ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Con quel pezzo di carta erano stati coronati i miei sogni di infanzia.
Non stavo più nella pelle, fosse stato per me sarei già stato ad aspettare l’Espresso di Hogwarts davanti al binario 9 e tre quarti, ma cercavo di mantenere un’aria composta e dignitosa.
Era dura essere il fratello maggiore di un ragazzino sfrontato e scapestrato e di una dolce sorellina influenzabile. Dovevo per forza dare il buon esempio, dato che Aberforth sembrava non avere la minima intenzione di comportarsi a modo.
- Albus, cosa vorresti per il tuo compleanno? – chiese improvvisamente mio padre, mentre ci dirigevamo da Boiseres per scegliere la mia bacchetta.
- Per me va bene anche così, papà… il regalo più bello è stato senza dubbio essere stato chiamato a Hogwarts! – replicai con un sorriso tenue.
Sentii Aberforth, che era dietro di noi, farmi il verso. Lo ignorai con dignità.
“Solo giorni, Albus… una manciata di ore e sarai in un posto in cui ti apprezzeranno al massimo delle tue capacità… “
Ci fermammo tutti davanti all’insegna del negozio di bacchette, la mia mano tremava nervosamente per l’adrenalina che mi scorreva nelle vene.
- In ogni caso, Albus caro, credo che sia opportuno prenderti un regalo… undici anni sono importanti… - osservò mia madre sorridendo, mentre risistemava il fiocchetto sulla testolina della piccola Ariana.
- Ne riparleremo, mamma… - risposi con cautela, aprendo la porta di legno scuro.
Entrammo tutti e cinque nel negozio dall’aria impolverata, un signore di mezza età ci squadrò curioso. I suoi occhietti penetranti sembrarono leggere fin dal primo sguardo di quale bacchetta avrei potuto avere bisogno.
- Ragazzino in età da Hogwarts, vero? – chiese allegramente, suscitando il mio sorriso pacato e uno sbuffo da parte di Aberforth.
- Avanti, vieni, ragazzo! Ci penso io a darti quello che ti serve… -
Prese una delle infinite scatoline che stavano alle sue spalle e ne tirò fuori una lunga bacchetta castano chiaro con l’impugnatura rossa.
- Una delle mie ultime creazioni, neanche avessi potuto prevedere in anticipo che sarebbe arrivato! – commentò all’indirizzo dei miei genitori.
Gli risposero con cenni educati, mentre appoggiavo le mie dita con esitazione sull’oggetto del mio desiderio. Appena la presi in mano in un impeto di coraggio, la bacchetta sprizzò numerose scintille dorate.
- Esatto, esatto! È perfetta! – esultò lui, saltellando sul posto – Nocciolo, anima di dente di Vampiro, dodici pollici, impugnatura in rubino temperato! –
Mi aveva sorpreso, non credevo sarebbe stato tutto così rapido.
Lo osservai con aria interrogativa, mentre lui non smetteva di ripetere di cosa era composta la bacchetta. A cosa mi sarebbe servito saperlo, in fondo?
Mio padre gli allungò i Galeoni dovuti e uscimmo immediatamente nella strada affollata.
- Cosa ne diresti di un animale da compagnia per il tuo compleanno? – suggerì mia madre, mentre io continuavo ad ammirare il pezzo di legno che mi riluceva nelle mani.
Finalmente avrei potuto incanalare la potenza magica che mi sentivo esplodere dentro.
“Ma mancano ancora dei giorni, Albus, abbi pazienza…”
Per fare felice i miei genitori, annuii con aria entusiasta davanti a quella proposta. Nel giro di pochi minuti mi spinsero gentilmente nel Serraglio Stregato, il secolare negozio di animali di Diagon Alley.
- Posso aiutarvi? – borbottò un commesso annoiato, mentre riponeva in una scatola di cartone una specie di ranocchio pieno di escrescenze.
- Nostro figlio vorrebbe un animale – esordì mio padre con calma, invitandomi a scegliere una delle diverse specie che popolavano lo spazio attorno a noi.
- Gatto, gufo, civetta, rospo…? – indagò lui sbuffando, come se avesse fatto quella domanda già centinaia e centinaia di volte nella stessa giornata.
- Non saprei… - mormorai timidamente - …lei cosa mi consiglia? –
- Abbiamo dei conigli mannari appena arrivati –
- Non credo che sia permesso introdurli a Hogwarts – osservò mio padre aggrottando le sopracciglia.
Mi guardai in giro indeciso, fino a quando i miei occhi non incontrarono un uovo dorato appoggiato su una specie di cuscino di velluto.
- Quello cos’è? – chiesi indicandolo con interesse.
- Ah, quello? – ripetè il commesso – A dire il vero non lo sappiamo, lo teniamo lì per bellezza… -
- Possiamo prenderlo, papà? –
Tutti gli occhi dei presenti si puntarono sbalorditi su di me.
- Albus, sei sicuro di volere un uovo e non un altro animale? Quello non ti farà compagnia… - commentò mia madre, con la fronte corrugata dal dubbio.
- Sono sicuro – risposi con una decisione che sorprese anche me stesso.
Il commesso fece spallucce e mise sul bancone davanti a noi il cuscino di velluto compreso di uovo dorato.
- Fanno dieci Zellini – ci informò, mentre sentivo che si stava chiedendo cosa ci trovassi in quell’uovo.
Me lo chiedevo anch’io, ad essere sincero, ma qualcosa dentro di me mi diceva che dentro era molto di più di quello che sembrava dall’esterno.
Papà pagò il mio regalo di compleanno e io uscii tutto felice dal negozio con il cuscino appoggiato sulle braccia, mantenendo orgogliosamente la mia conquista alla vista di tutti.
“E tra pochi giorni, Hogwarts!” mi ricordai, mentre un raggio di sole si rifletteva sulla lucida superficie luminosa del guscio “Potrebbe mai andare meglio di così?”


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! Sono tornata con questo nuovo capitolo, il primo raccontato direttamente da Albus cbe da questo momento diventerà il narratore principale della storia a parte qualche rara occasione.
Nei giorni che seguono, grazie al ponte di Halloween, credo che aggiornerò ancora un paio di volte - sperando di poter dedicare alla scrittura il tempo che mi sono prefissata.
Ringrazio tutti voi che continuate a leggere, spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento!

Julia Weasley: Ariana me la immagino come una bambina tenerissima, anche se per un bel po' non le potrò dare un ruolo di spessore. Credo che affronterò dettagliatamente alcuni episodi della sua infanzia più avanti, proprio come farò per Aberforth.
Ernil: soddisfatta di essere riuscita a sorprendere, è proprio il mio obiettivo per mantenere vivo l'interesse su una storia che è praticamente già stata scritta. Grazie per i complimenti!
quigon89: nessun problema per la riflessione, mi fa piacere sapere cosa pensano i miei lettori ^^ Forse Albus non ha mai pensato di poter diventare Guaritore, ma chi lo può sapere... a volte il destino decide per noi (anche questo, chi lo può sapere? XD). Ariana - quella con una parte attiva - arriverà molto più avanti, ma magari riuscirò ad inserire un capitoletto nel mio "programma" già stilato.
Veronica Potter Malandrina: felice che ti sia piaciuta! Ecco invece arrivato un capitolo sugli acquisti scolastici di Albus, se vuoi fammi sapere cosa ne pensi!

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Capitolo 8
*** Basta una parola ***


8. Basta una parola

Prompt: 088. Scuola
Periodo: estate 1892
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Kendra Silente, Percival Silente, Altro Personaggio (Jason Thrills)

La mattina del 1 settembre 1892 mi svegliai alle cinque del mattino, temendo di poter arrivare in ritardo alla stazione di King’s Cross dove avrei dovuto prendere il treno diretto a Hogwarts.
Mi preparai in fretta e furia, facendo un trambusto infernale e svegliando quindi mio fratello Aberforth con il quale condividevo la camera.
- Ma sei impazzito? Ti rendi conto di che ore sono? – sibilò, tornando a seppellire la sua testa sotto il cuscino.
Non gli diedi ascolto, mentre controllavo febbrilmente il contenuto del mio baule. La sera precedente avevo steso una lista accurata a proposito di ogni singola cosa che avrei dovuto portarmi.
Era fondamentale che tutto fosse perfetto, per me.
Trascorsi in ansia le quattro ore che mancavano prima del momento della mia partenza, rifiutandomi di mangiare la colazione e di lasciare a casa alcuni dei libri che avevo stipato a decine nel baule.
Erano tutti indispensabili, sapevo che solo all’interno della Scuola avrei potuto fare magie senza essere richiamato dal Ministero e volevo approfittarne per aumentare in maniera esponenziale le mie abilità.
Modestia a parte, i miei parenti mi conoscevano già come bambino prodigio.
Ero stato fin dalla nascita completamente capace di controllare la mia magia e non si erano mai verificati casi di incantesimi accidentali come invece accadeva spesso per mio fratello.
Sapevo che la mia padronanza della magia era non una cosa comune perché era scritto nel primo capitolo dell’Antologia degli Incanti, volume I.
- Albus, ma a cosa ti servirà mai Origini dell’Alchimia? – chiese esasperato mio padre, mentre controllava perché il mio baule pesasse circa mezzo quintale.
- Papà, quello è il mio libro preferito! – gli comunicai con voce allarmata.
- L’hai detto anche dei precedenti cinque – osservò Aberforth con un ghigno, mentre mangiava voracemente la sua colazione.
- Perché è la verità –
Alla fine tutti si arresero all’evidenza che avrei portato mezza biblioteca nei miei bagagli e alle otto in punto ci dirigemmo verso la vicina stazione di Londra.
Quando arrivammo sul binario 9 e tre quarti, dopo aver attraversato la barriera magica, mi sentivo tremendamente eccitato.
Il treno rosso riluceva davanti a me e una moltitudine di altri ragazzi mi passava davanti.
Notai alcune ragazze piuttosto carine, ma dentro di me avrei deciso che Hogwarts non sarebbe stato il posto dove avrei fatto fiorire i miei amori giovanili. Per me sarebbero esistiti solo i compiti, il duro studio e la concentrazione.
Nient’altro.

Il viaggio in treno passò abbastanza rapidamente, mentre nella testa mi si sovrapponevano le raccomandazioni di mia madre.
“Rispetta i professori”
“Non accettare pozioni dagli sconosciuti”
“Fai del tuo meglio e dimostra a tutti che sei l’undicenne più speciale del mondo magico”
Tutte cose che avrei portato a termine anche se non mi fossero state dette.
Seduto da solo in uno scompartimento, mi chiesi numerose volte in che Casa sarei stato smistato.
Era l’unica cosa che mi rendeva inquieto, dato che mia madre era una Corvonero e mio padre invece un Grifondoro.
Temevo di deludere uno dei due, ma non avevo preferenze per nessuna Casa in particolare.

Quando un ragazzo, decisamente più grande di me, entrò nel mio scompartimento facendo un baccano tremendo, lo fulminai con il mio migliore sguardo di rimprovero.
- Ehi, piccoletto, che hai da guardare? – mi apostrofò con strafottenza.
- Non è educato disturbare la quiete altrui –
- Ma come parli, eh? – sbottò lui, come se gli avessi rivolto la parola in aramaico – Non dirmi che sei uno di quei primini di merda che credono di entrare a scuola e poter stravolgere la gerarchia! –
- Mi sorprende che un individuo come te sappia il significato della parola gerarchia… o forse ne utilizzi a sproposito il significante? – osservai pacatamente.
Il ragazzone mi guardò interdetto per qualche minuto buono, prima di sfoderare la bacchetta.
Evidentemente, anche senza aver capito la mia frase, si era sentito insultato.
- Adesso ti faccio vedere io, moscerino! – urlò aprendo la porta dello scompartimento.
Numerosi studenti, attirati dal rumore, si avvicinarono a quel punto del treno.
Fronteggiai il suo sguardo ardente con calma e freddezza, estrassi a mia volta la bacchetta.
- Silencio – mormorai prima che potesse anche solo pensare a una fattura da scagliarmi addosso.
Il mio avversario si ritrovò senza voce, guardò imbarazzato la gente che ci guardava, scappò a gambe levate.
Intuii che non fosse onorevole essere sconfitto da un primino come il sottoscritto.
- Sei forte, ragazzino! –
- L’ha fatto davvero! Oh cielo, è mitico! -
- Hai chiuso la bocca a Jason Thrills, batti cinque! –
Con una sola parola mi ero creato uno stuolo di ammiratori decisamente più vecchi e istruiti di me.

Con una sola parola venne anche deciso il mio destino in quella scuola.
- Grifondoro! –
Sarebbe stata la più importante della mia vita.


Note dell'autrice

Buon  Halloween a tutti, miei cari lettori! Come promesso, eccomi qui con un aggiornamenteo rapido che - purtroppo - non ha nulla a che fare con la festa di questa sera... ma ci si accontenta, non è vero?
 Albus, come previsto, è stato Smistato a Grifondoro. Ora ho assolutamente bisogno di qualcuno che mi dica se nella saga c'è una parte in cui si specifica la Casa a cui verrà assegnato Aberforth. Spulciando vari siti ho trovato Grifondoro anche per lui, ma mi sembra di non aver letto niente di "ufficiale" al proposito. Se qualcuno riuscisse a chiarirmi  questo dubbio, gliene sarei davvero grata!
Ringrazio tutti voi che mi seguite, in particolare PirateSDaughter che ha aggiunto la storia tra le seguite, e ora scappo per rispondere alle recensioni.
Ancora buon  Halloween a tutti! ^^

_Mary: e io che pensavo di essere lenta! ^^ Questa velocità è solo un'eccezione, quando ritornerò a scuola sarà solo un lontano miraggio. Grazie per i complimenti, sono felice che continui a piacerti! La parte "triste" arriverà un pochino più avanti, per ora lasciamo che Albus si goda qualche anno di meritata felicità.
ThePirateSDaughter: grazie per i complimenti e per aver avuto la pazienza di riprendere a leggere dall'inizio. Se ti va, fammi sapere anche nei prossimi capitoli cosa ne pensi  ^^
quigon89: saltello dalla gioia nel sentire che anche l'idea di Albus come narratore sia stata azzeccata! Credevo fosse impossibile per me entrare nella testa di un mago, addirittura maschio, ma alla fine tentar non nuoce, giusto? Grazie per i complimenti, ^^
Ernil: eh già, la prima persona. In principio non ne ero una grande appassionata, ma da quando ho iniziato a scrivere fanfiction è diventata la mia migliore amica ^^  Soddisfatta dai tuoi complimenti, davvero grazie per il tuo continuo supporto!
P.S. Grazie anche per l'e-mail che mi hai mandato, è stato un piacere recensire la tua one-shot.
Veronica Potter Malandrina: la scommessa è stata registrata... sarà vero o no? ^^ Grazie per il commento!

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Capitolo 9
*** Nuova di fiamma ***


9. Nuova di fiamma

Prompt: 001. Inizio

Periodo: inverno 1892
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Altro Personaggio (Edward Weasley, Elphias Doge)

I primi quattro mesi trascorsi a Hogwarts erano stati divini.
I professori, anche quelli a cui sembravo essere risultato antipatico a pelle, non avevano potuto fare altro che ammirare il mio ottimo comportamento e il mio eccellente rendimento scolastico.
I miei coetanei, anche quei Serpeverde che spesso insultavano senza farsi problemi i miei compagni di Casa, mi portavano rispetto e facevano di tutto per rivolgermi la parola o passare qualche minuto con me.
Gli altri studenti di Grifondoro, anche quelli dell’ultimo anno, mi invitavano alle loro feste sottobanco dato che ero diventato “il ragazzino che aveva chiuso la bocca a Jason Thrills”.
Cosa dire di Jason Thrills, invece?
Mi detestava cordialmente, ma non osava alzare mano o bacchetta su di me. Ero praticamente immune alle vendette e agli insulti di ogni tipo.
Quella mattina di dicembre, avrei dovuto prendere l’Espresso di Hogwarts per tornare a casa.
Era l’inizio delle vacanze di Natale, ma confesso che fin dal primo momento in cui ci avevo messo piede non avrei mai voluto lasciare quella scuola nemmeno per quei pochi giorni.
- Sei pronto, Al? – mi chiese Edward, il mio migliore amico.
- Vorrei esserlo, Ed, ma proprio non riesco a pensare a come cambierà la mia vita quando rimetterò piede in quel piccolo appartamento di Londra… ora appartengo a questo posto, per quanto mia madre insista nel dirmi che sono il suo piccolino e cose varie! Per me sarà come ricominciare, prima di tutto perché dovrò abituarmi a sopportare di nuovo Aberforth… –
- Fai ancora in tempo a tornare indietro – scherzò lui, mentre mi aiutava ad issare il baule sporco di neve nel vagone destinato ai bagagli.
- Lo farei, se potessi… ma prevedo già una sfuriata per il fatto che ho scritto solo una pagina di lettera per avvisarli della data del mio ritorno! – esclamai con calma esasperazione – E poi voglio vedere come è cresciuta Ariana… -
Alcune risate argentine di ragazze giunsero alle nostre spalle, ci voltammo per dirigerci sul treno e incontrammo gli sguardi divertiti di Emily, Sarah e Caitlin. Si facevano chiamare le Tricolours perché avevano le chiome di tre sfumature differenti di biondo.
Tutte e tre, secondo gli ultimi pettegolezzi, erano mie ardite ammiratrici.
Naturalmente del primo anno come me.
Edward arrossì violentemente sulle orecchie, una cosa che contrastò molto con la sua carnagione pallida e i capelli rosso fuoco. Diceva che era una caratteristica tipica della sua famiglia.
- Non ti piacciono, Al? – balbettò infine, quando fummo al caldo e al silenzio in uno scompartimento vuoto.
- No, le trovo frivole e prive di interesse –
- Ma se sono stupende! Dovresti dare una possibilità almeno ad una di loro… magari Caitlin, è così carina con quei suoi occhioni blu! -
- Mi sono ripromesso che non avrei dato peso a queste distrazioni futili – replicai pacatamente io, vedendo che le tre di cui stavamo parlando passavano proprio in quel momento davanti alla nostra porta, continuando civettuole a ridacchiare.
- Ma se non ci diamo peso ora, quando vorresti farlo? – mi fece notare lui con sguardo sbalordito.
- La cosa più importante, per quanto mi riguarda, è l’istruzione! –
- Ma l’istruzione non… - iniziò a ribattere lui, interrotto dall’entrata di un paio di ragazze Corvonero.
- Sono liberi, quei posti? – disse quella che non aveva un’espressione imbarazzata, scuotendo la lunga chioma di riccioli castani.
- Se non ce ne sono altri, sì – risposi io, facendomi più vicino al finestrino per dare loro modo di sedersi.
- Primo anno? – chiese lei, togliendosi la sciarpa e mettendosi vicino a me mentre la sua compagna si accomodava di fianco a Edward.
- Sì… Albus Silente, piacere! – mi presentai, porgendole la mano.
La vidi interdetta, poi spalancò gli occhi con autentica sorpresa squadrando i miei lunghi capelli ramati come se fossero stati una reliquia rara e bramata.
- Il famoso Albus Silente? – strillò con tono eccitato – Oh, cielo, non pensavo che avrei mai potuto conoscerti di persona! –
- Famoso? Al, da quando sei famoso? – intervenne Edward con aria confusa.
- Beh, insomma, popolare… - lo zittì la ragazza con un’occhiataccia infastidita – Io sono Malia Poshily, piacere! –
Mi strinse la mano con decisione, ricambiai gentilmente e mi misi a guardare fuori dal finestrino.
- Come fai ad essere così abile, Albus? – continuò Malia con tono estremamente interessato.
- Abile? Non mi pare di aver fatto niente di eccezionale – mormorai con calma, continuando a fissare la gente che passava vicino al treno.
- Niente?! – urlò una nuova voce femminile, la mora che fino a quel momento si era limitata a stare in silenzio – Tu hai zittito Jason Thrills! –
- Quella è storia vecchia – risposi con tono pacato, rivolgendole un tenue sorriso che voleva invitarla a tacere. Non avevo voglia di discutere di me stesso con nessuno, tantomeno con due ragazze più grandi di me che nemmeno conoscevo.
- Ma tutti ne parlano ancora! – rincarò lei.
Non ricevendo risposta, sembrò arrendersi all’evidenza.
Il sottoscritto si isolò in un silenzio eloquente, lanciando solo ogni tanto qualche sguardo parlante al suo migliore amico.
Dopo qualche ora di viaggio, le due ragazze sembrarono stufarsi della nostra scarsa attenzione nei loro confronti e si alzarono per cambiare aria.
Al loro posto, entrò a farci compagnia un altro ragazzo del nostro stesso dormitorio.
Era Elphias Doge - io e Edward lo conoscevamo di nome e non di fatto, perchè era timidissimo e non rivolgeva mai la parola a nessuno.
In quei tre mesi passati a dormire nella stessa stanza e a frequentare le stesse lezioni, non avevamo scoperto di lui niente di più del suo nome.
Dopo qualche minuto, forse cullato dal monotono ronzare del treno, si addormentò profondamente al mio fianco.
- Non sapevo che fossi diventato il nuovo idolo anche di quelle più grandi – commentò allora Edward, dando voce anche alla mia perplessità.
- Infatti pensavo che solo quelli del nostro anno e della nostra Casa mi considerassero accettabile – osservai con calma.
- Sei troppo modesto, Al… quelli che hai citato ti considerano un mito, anche perché lo sei, e ora anche tra gli altri si è espansa la tua fama! Tra poco avrai un’orda di ragazze stupende ai tuoi piedi, ne sei consapevole? –
- Intendi in aggiunta a tutte quelle del nostro anno? – sbuffai con aria annoiata.
- Ma di che ti lamenti? Non sai cosa darei per essere al tuo posto! –
- Allora te le regalo, Ed… ti ho già detto che non voglio distrarmi dallo studio – gli risposi con un sorriso.
Cadde di nuovo un silenzio significativo tra noi due.
All’improvviso, il rumore di qualcosa che si spezzava arrivò alle mie orecchie.
- Cos’è questo suono? – chiese Ed allarmato.
- Non lo so, davvero… -
Poi sentii del liquido decisamente caldo colarmi sul petto e bagnarmi il maglioncino coperto dalla giacca.
- Ed, mi sa che sto sanguinando… -
- Scherzi? – urlò lui, impallidendo come un cencio – Come diamine hai fatto? –
Elphias sbarrò gli occhi, dando l'impressione di uno che avrebbe voluto mimetizzarsi con il sedile.
Io mi tolsi lentamente la giacca, aspettandomi di vedere una larga macchia rossa sulla lana grigia, ma non apparve niente di tutto questo.
Da una tasca interna uscì un becco dorato e appiccicaticcio. 
- Credo che il mio uovo si sia schiuso – commentai con lo sguardo brillante di felicità.
- Il tuo uovo? Quello che tenevi sul cuscino di velluto? –
Annuii lentamente, mentre mettevo la mano nella tasca con cautela.
Ne estrassi una specie di pulcino dalle piume rosse e arancioni dotato di un elegante becco. Era tutto ricoperto da una patina trasparente che gli dava un’aria fragile. Gli occhietti neri sembravano studiarmi con attenzione.

- Al! – strepitò di nuovo il mio amico – Ma quella è una fenice! Come cavolo hai fatto a trovarla? –
- Ah, è qualcosa di sorprendente, vero? – replicai squadrando il volatile con interesse – Davvero stupefacente… una fenice, non ci avrei mai pensato! –
Edward rimase a fissarla a lungo boccheggiando, mentre io tentavo di ripulirla meglio che potevo con la cravatta della mia uniforme. Elphias sembrava aver visto un fantasma, aveva il labbro inferiore tremante di un misto tra paura e attrazione.
- Carina, vero? – commentai, giusto per fare conversazione.
Edward non rispose, continuando a fissare il mio nuovo animaletto con un misto di ammirazione e incredulità. Il nostro "ospite" annuì lentamente, lasciando piegare le sue labbra in un leggero sorriso.
- Ed non risponde, ma in fondo ti vuole già bene, proprio come te ne voglio io… - dissi alla fenice – ti chiamerò Fanny, ti piace? –
Ricevetti in risposta un quieto pigolio che alle mie orecchie suonò incredibilmente musicale.
- Questo è l’inizio della tua vita, Fanny cara… spero che ne passeremo tante insieme… -
In quel momento arrivammo alla stazione di King’s Cross.


Note dell'autrice

Buongiorno, miei adorati lettori! Ecco l'ultimo capitolo prima del tanto temuto ritorno a scuola (addio aggiornamenti lampo...)
Pensavo ci volesse qualcosa dedicato ai primi tre veri amici della vita di Albus - tra cui un Weasley inventato di sana pianta, ma non credo sia importante - e quindi ecco spuntare questo capitolo.
Vi ringrazio per le vostre risposte a proposito della Casa di appartenenza di Aberforth, quando dovrò scrivere il momento del suo Smistamento cercherò di specificare anche le varie motivazioni del suo inserimento in una della quattro Case (ancora non ho deciso, ma le vostre recensioni mi hanno dato numerosi spunti di riflessione).
Grazie anche per il vostro continuo sostegno, al prossimo capitolo!

Ernil: grazie per i complimenti, sono felice che tutto l'impegno che sto riversando in questa storia stia dando i suoi frutti... e ammetto che è bello sentirselo dire! ^^
quigon89: chi non avrebbe affatturato volentieri il caro Thrills? Lui è proprio il prototipo di persona irritante e sbruffona che si trova spesso in giro. Purtroppo non potrò dare molto spazio ai giorni di Albus a scuola - anche se avrei davvero voluto - dovendo trattare anche numerosi episodi contenuti nei sette libri della saga. Ma farò del mio meglio per non dimenticare nulla e al massimo riprendere qualche ricordo scolastico più avanti.
Veronica Potter Malandrina: Albus è semplicemente un mito... ma è anche molto fortunato! Una fenice per dieci zellini....quindi brava, hai vinto la scommessa! ^^
ThePirateSDaughter: grazie per la tua continuità nel seguirmi, allora! Spero di non averti delusa con questo nuovo capitolo ^^
Erika91: grazie per i tuoi numerosi consigli, mi saranno fondamentali per prendere una decisione (povero Aberforth, il suo destino è nelle mie mani!). Grazie anche per i complimenti, cercherò di continuare su questa linea sperando di non avere troppi problemi di "ordine dei fatti" o cose simili.
Julia Weasley: nessun problema per il ritardo ^^ Grazie anche a te per i consigli, ne terrò contro quando arriverà il terribile momento della decisione... altro che Cappello Parlante!
_Mary: grazie per i consigli riguardanti Aberforth, sarà una dura lotta tra le Case per averlo. Sottolineare gli aspetti infantili di Albus è forse la parte che mi diverte di più, perchè lo avvicina all'essere umano - distaccandolo da quell'aurea di "onnipotenza" che lo contraddistingue nei libri. Quindi sono felice che ti sia piaciuto, grazie per i complimenti!

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Capitolo 10
*** Lacrime di bambina ***


10. Lacrime di bambina

Prompt: 077. Cosa?
Periodo: giugno/luglio 1893
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Triste
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente

- Ah, non vedevo l’ora di mettere il piede su questo magnifico treno! – urlò Edward con tutto l’entusiasmo che aveva trattenuto davanti a tutti gli altri studenti e ai professori – E buttarmi sui profumati sedili di un fresco scompartimento tutto nostro! –
Così dicendo, si gettò comodamente sdraiato su un sedile lasciando a me ed Elphias quello di fronte. Scuotemmo entrambi la testa rassegnati, sapevamo bene l’effetto che l’aria estiva aveva sul nostro amico.
- Su con la vita! Sembrate dei morti! – continuò a strillare lui, con le guance rosse quasi quanto i suoi capelli.
- Solo tu sei così entusiasta di tornare a casa – commentò Elphias con tono depresso – io se penso a quello che mi aspetta vorrei essermi rinchiuso nello sgabuzzino delle scope del Custode… -
- Perché, cosa ti aspetta? – chiesi io distrattamente, mentre aprivo un libro che aveva lasciato a metà.
Da parte mia non sembrava un gesto maleducato, dato che riuscivo a leggere e conversare contemporaneamente senza perdere il filo del discorso da una delle parti.
- Vacanze in famiglia – esalò lui con uno sbuffo – in pratica, curare fratellini vari solo perché sono il più grande –
- Quanto ti capisco! Che palle! – sbottò esasperato Ed, rabbuiandosi improvvisamente.
- Non è poi così male essere il più grande – mi intromisi io con un sorriso – si hanno più responsabilità, si sa sempre cosa si deve fare, si è più avanti dei propri fratelli! –
E io ne sapevo qualcosa, essendo in continua competizione con Aberforth.
- E a te sembrano belle cose? – strepitò Edward con aria scandalizzata.
- Perché no? A me piace essere responsabile – confessai a cuor leggero, rivolgendo uno sguardo interrogativo all’indirizzo dei miei due migliori amici che se la ridevano sotto i baffi.
- Allora vuol dire che non hai mai dovuto affrontare una vera emergenza, altrimenti non diresti così – disse Elphias con voce tremante, forse temendo che potessi aggredirlo per la sua insinuazione.
- Quindi, Albus, per la tua salute mentale ti auguro di avere un’emergenza da affrontare per questa estate – mi comunicò Ed con tono semiserio – perché magari dopo quello capirai che è meglio vivere la vita da bambino fino a quando potrai, senza continuare ad anticipare quella da adulto! –
Gli sorrisi apertamente, ma le sue parole non mi scalfirono minimamente.
Ero certo che niente mi avrebbe fatto cambiare parere, fosse caduto il mondo.

Ero da poche settimane tornato a casa per le vacanze estive e già non sopportavo più quello spocchioso di mio fratello Aberforth.
A volte sospettavo che ce la mettesse tutta per farmi perdere la mia proverbiale calma.
- Forth, la vuoi smettere? – gli chiesi imponendomi di essere gentile – Starei cercando di studiare! –
- Smettere di fare cosa? – replicò lui con un lampo di furbizia nello sguardo così terribilmente simile al mio – Sto semplicemente suonando! –
- Non potresti, molto gentilmente, andare da un’altra parte? –
- Perché non ci vai tu? –
Sospirai, cercando di mantenere la calma.
“Conta fino a dieci, Albus, e rientra in casa… lì forse troverai la pace che cerchi da tempo…”
Obbedii alla mia coscienza, raccolsi i miei libri dall’erba secca del giardino dirigendomi verso la porta d’entrata. Ero deciso davvero ad andare dritto a finire di studiare, ma la mia sorellina Ariana era seduta sui gradini della porta principale con uno sguardo vacuo che mi spaventò.
- Ary, ti senti bene, piccola? – le chiesi, inginocchiandomi per essere alla sua altezza.
Lei scosse lentamente la testa, una lacrima rotolò lentamente sulla sua guancia procurandomi una stretta al cuore.
- Cos’è successo, tesoro? – domandai allora con voce intrisa di triste dolcezza, gettando i miei libri a terra per prenderla in braccio – Cosa c’è che non va? –
- Non posso dirlo, Al… - sussurrò lei con voce spaventata.
- Puoi dire qualsiasi cosa al tuo fratellone Al, piccola… - la incoraggiai, a mia volta terrorizzato dalle sue parole e dalle sue lacrime.
Mamma e papà non erano in casa, mi ricordai che Ariana era andata al parco con alcune amiche.
Avrebbe dovuto tornare solo quella sera, accompagnata dalla madre di Michelle, perché era già lì davanti alla porta ridotta in quello stato?
- Non posso davvero, Al… - ripetè lei, appoggiando la sua testolina rossa sulla mia spalla e bagnando la mia maglietta con le sue lacrime.
In quel momento sentii i miei quasi dodici anni pesarmi addosso.
Solo io potevo fare qualcosa per quella fragile creatura, non sapevo quando sarebbero tornati i miei genitori e non potevo aspettare tutto quel tempo per toglierle dagli occhi quell’espressione che mi angosciava.
L'augurio di Edward si stava molto probabilmente avverando.
- Facciamo una cosa, ti va? – le chiesi, cercando di convincere anche me di quello che avevo intenzione di fare – Usiamo il Pensatoio di papà… ti aiuto a metterci dentro il ricordo di quello che è successo, così non c’è bisogno che me lo dica tu, va bene? –
Ariana spalancò gli occhioni con sorpresa, ma annuì lentamente.
- Forth! Forth, puoi venire un attimo? – lo chiamai con voce carica d’urgenza.
Mio fratello arrivò, agitando baldanzoso in aria il suo flauto, ma si bloccò a metà gesto quando vide il faccino sconvolto della nostra sorellina.
- Cos’è successo? –
- Lo scoprirò presto, se le dai un’occhiata mentre vado a cercare il Pensatoio di papà… rientriamo in casa, però… -
Forth mi precedette, mentre io vi portai Ariana tenendola in braccio. Li lasciai entrambi seduti sul divano in silenzio e così li trovai dieci minuti dopo quando ridiscesi con in mano il pesante bacile di pietra.
Lo appoggiai con cautela sul tavolino, estraendo poi la bacchetta. Speravo che il trasferimento di ricordi non venisse interpretato come una magia vera e propria, altrimenti sarei finito nei guai con il Ministero per la Magia Minorile.
- Pensa a quello che vuoi farmi vedere, Ary… per il resto farò tutto io… -
- Non voglio pensarci – replicò lei con voce rotta, rifugiandosi tra le braccia di Forth.
- Tesoro, è questione di un millesimo di secondo… ti giuro che sarò rapido… - la blandii con voce decisa.
La mia sorellina sembrò fidarsi di me, chiuse gli occhi iniziando a tremare. Con gesto fulmineo le sfiorai la tempia con la bacchetta a cui restò appiccicato un filo argenteo che tuffai nel Pensatoio.
- Vado io a vederlo, Forth… tienila d’occhio… -
- Poi potrò vederlo anch’io? – chiese lui con curiosità morbosa.
- Dipende da cosa c’è qui dentro – risposi con calma, anche se dentro di me avevo una paura terribile – quindi fate i bravi perché non so quanto ci metterò –
E dopo queste parole mi tuffai nel liquido gassoso dei ricordi di Ariana.
Dovevo assolutamente scoprire cosa l’avesse sconvolta in quel modo.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti! Lottando contro i miei compiti, sono riuscita a gettare rapidamente su computer questo capitolo - che è una specie di preludio a quello che seguirà.
Vi ringrazio come sempre, in particolare un grazie a shakiko, Strega_Mogana, gwydion e dream che hanno aggiunto la storia tra le Preferite o le Seguite.
Non scrivo altro perchè sono davvero di fretta, rispondo solo qui sotto alle vostre graditissime recensioni. Perdonatemi se troverete qualche errore di battitura, in caso segnalatemelo e lo correggerò appena mi sarà possibile.
Al prossimo capitolo!

Julia Weasley: esattamente, complimenti per l'intuito! Mi sono davvero ispirata allo stereotipo della ragazza piena di sè per le Tricolours, tanto non avranno chance con Albus ( e non credo di anticipare molto dicendo questo).
Ernil: no, non ho dimenticato Elphias, ma me lo immagino come un ragazzino molto timido e un po' anonimo che non spicca molto nemmeno nei racconti. Penso che seguirò il Canon, ma non aspettarti più di qualche capitolo Shonen-ai perchè non mi sento proprio in grado di scrivere del Yaoi puro. Comunque grazie per i complimenti!
ThePirateSDaughter: evviva Fanny, evviva Albus versione "studio-e-basta" ^^ grazie per i complimenti e per il commento!
_Mary: sono felice di essere riuscita a costruire Doge come da copione, ma anche di aver azzeccato l'inserimento di Edward. Penso - come ho detto a Ernil - che seguirò il Canon, ma limitandomi a cose molto soft perchè non è proprio il terreno in cui mi sento più sicura.
quigon89: bene, sono contenta che Edward abbia già un fan a così poco tempo dalla sua nascita ^^ grazie per i complimenti, sono felice che ti sia piaciuta la nascita di Fanny. Nonostante la scuola eccomi qui, spero abbastanza presto... grazie per il commento!
Veronica Potter Malandrina: in effetti sono ragazze molto frivole, ma cosa ci vuoi fare... nessuno è perfetto! ^^ Questo capitolo riguarda il periodo delle vacanze estive di Albus, ma non è un vero momento di spensieratezza... spero che ti piaccia lo stesso!

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Capitolo 11
*** Crudele ingenuità ***


11. Crudele ingenuità

Prompt: 022. Nemici
Periodo: luglio 1893
Rating: Arancione
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Drammatico, Triste
Personaggi: Albus Silente, Ariana Silente

Mi trovai a galleggiare nel liquido biancastro prima di atterrare davanti al parco pubblico della periferia di Londra. Poco lontano, sedute sull’erba, vedevo la mia sorellina e le sue amichette che chiacchieravano sorvegliate da una signora che riconobbi per la madre di… Michelle?
Sì, probabilmente si chiamava così.
Mi avvicinai per sentire meglio la loro conversazione, sperai che Ariana stesse così male solo per un futile litigio tra ragazzine.
Anche se questo non spiegava come quella donna avesse potuto essere così irresponsabile da lasciare che una bambina di cinque anni tornasse a casa da sola attraversando le pericolose strade della capitale inglese.
- Volete un’altra fetta di torta, care? – chiese con voce flautata la signora, indicando con un coltello il dolce morbido già metà mangiato.
- Sì, grazie, signora Prewett! – risposero in coro due o tre bambine che la attorniavano, tra le quali Ariana.
- Va bene, ma questa è l’ultima altrimenti i vostri genitori mi accuseranno di avervi rovinato l’appetito! – osservò la madre di Michelle, sfoderando un sorriso falsissimo.
Tagliò alcune sottili fettine di torta e le porse alle bambine in alcuni delicati piattini di porcellana.
- Dove volete andare più tardi, care? –
- Al laghetto, mamma, al laghetto! –
All’improvviso pensai di aver capito il problema: le altre volevano andare a visitare lo stagno che si trovava più a fondo nel parco, ma Ariana aveva paura delle papere e probabilmente si era rifiutata di seguirle.
Sì, doveva essere andata così.
- Ve bene, Michelle, appena avrete finito la torta andremo a dare da mangiare alle anatrine belle! –
Il tono zuccheroso della donna non mi piaceva, l’espressione terrorizzata di mia sorella ancora di meno.
- Qualcosa non va, Ariana? – disse con voce stridula un’altra bambina.
- Ho paura delle papere, Mandy – replicò lei con un tenue sorriso di scusa.
- Hai paura delle papere? Sei una fifona! – la schernì Michelle, iniziando a ridere di gusto.
- Non essere scortese, tesoro – la rimproverò la madre, nascondendo anche lei un sorriso beffardo sotto i baffi – tutti abbiamo paura di qualcosa… Ariana, cara, quindi non vuoi venire? –
- Preferirei di no, signora Prewett – ammise lei arrossendo lievemente.
- Non è un problema, puoi restare qui da sola, basta che non ti allontani –
Ma se non avevano litigato per quella storia del laghetto, allora cos’era stato a sconvolgerla?
Una volta terminata la torta, il gruppetto composto dalla madre di Michelle e dalle ragazzine si allontanò schiamazzando e lasciando mia sorella da sola sull’erba, in compagnia del cestino semi vuoto e della coperta a scacchi tipica dei pic-nic.
Provai un moto di rabbia nel vederla così abbandonata e desiderai averla tenuta con me e Aberforth a casa.
Ma ad un certo punto Ariana iniziò a canticchiare divertita e a ballare per il prato deserto, sollevando intorno a se decine di fiori che iniziarono a volteggiare nella brezza estiva. Sentii la sua spensierata risata argentina e non mi accorsi fino all’ultimo istante dell’avanzata di alcuni brutti ceffi.
Per l’esattezza quattro ragazzi leggermente più grandi di me, forse di tre o quattro anni, che la circondarono con sorrisi lupeschi.
- Ehi, bambina, cosa stai facendo? –
- Sto ballando, non si vede? – rispose con candida ingenuità la mia sorellina.
- Oh, certo! – replicò sghignazzando quello che sembrava il capo – E dimmi, come fai a tenere sospesi in aria questi cosi? Sei per caso una strega?
Tutti gli altri risero con lui, quasi colpiti da un comando. Vidi l’espressione disorientata di mia sorella rivolgersi a loro.
Sapevo che si stava chiedendo cosa ci fosse di male nell’essere una strega.
- Sì, è proprio così! Voi non siete maghi? –
- Ma certo che sì! – continuò lo stesso ragazzo di prima – Ti va di vedere una magia molto speciale? –
Gli occhioni celesti di Ariana si dilatarono per la sorpresa e la curiosità. Iniziò a saltellare tutta felice sul posto, senza curarsi degli sguardi complici che i suoi nemici si stavano lanciando.
- Sì, che bello! Ma quindi voi siete compagni di scuola di mio fratello Albus? –
- Chi cazzo è questo Albus? – intervenne uno dei ceffi dall’aria stupida.
- Taci, Nick! – sibilò il capo, assumendo poi una vocetta zuccherosa – Certo che conosciamo tuo fratello Albus! È il nostro migliore amico! –
- No, i suoi migliori amici sono Edward Weasley e Elphias Doge – replicò Ariana, dimostrando un accenno di sospetto.
- Ma chi cazzo è questa gente? – ripetè di nuovo quello stupido, ricevendo una serie di gomitate da metà dei suoi compagni di brigata.
- Conosciamo anche loro, tranquilla…  allora ti va di vedere la nostra magia? –
- Sì, sì! Così poi la potrò far vedere ad Albus! –
- Come no! – replicò lui annuendo con vigore – Ma devi giurare di non dirgli che te l’abbiamo mostrata noi, va bene? –
- E perché no? – chiese lei con uno sguardo triste.
- Perché lui si arrabbierebbe moltissimo, sai? Sarebbe invidioso!
Ariana aggrottò le sopracciglia, sapeva che l’ultima cosa che potessi provare nei confronti di qualcuno era proprio l’invidia.
Ma nella sua ingenuità fanciullesca, seguì il gruppetto di ragazzi nel folto del boschetto lì vicino.
Nei pochi attimi che seguirono capii tutto quello che non avrei mai voluto capire.
Non mi addentrai nel folto dei cespugli, non volevo vedere.
Le urla strazianti e spaventate della mia sorellina mi inchiodarono sul posto, facendomi aumentare in maniera esponenziale i battiti del polso, mentre le mie tempie pulsavano dalla rabbia di non poter fare niente per fermare quegli aguzzini.
- Lasciatemi, lasciatemi andare! Lo dirò ad Albus, lui vi farà espellere da Hogwarts! –
- Ma sei scema, mocciosa? Nessuno conosce questo fottuto Albus! –
Il pianto di Ariana, le voci rudi dei ragazzi, il fruscio del suo abitino celeste che finiva tra i rovi del cespuglio che nascondeva l’orrendo spettacolo alla mia vista, tutto rimase marchiato a fuoco nella mia mente.
Non avrei mai dimenticato quei terribili minuti di angoscia, sentivo che me li sarei portati nella tomba.

Quando uscii dal Pensatoio, Forth e Ariana mi fissarono a lungo.
Ero consapevole delle lacrime di frustrazione e rabbia che mi scorrevano sulle guance, delle mie unghie convulsamente piantate nei palmi delle mani, di come quelle dita tremanti afferrarono con un chiaro intento la bacchetta.
- Albus, dove stai andando? – urlò Forth, seguendomi nell’atrio della casa.
- Ho intenzione di ammazzare quei bastardi che hanno fatto soffrire nostra sorella! – sputai con odio, leggendo il terrore negli occhi di mio fratello.
Terrore per le mie parole, terrore per come io dicevo quelle parole.
Aveva paura soprattutto del mio insolito comportamento.
- Albus, non puoi lasciarci qui da soli! – protestò debolmente.
Non lo ascoltai, aprii con veemenza la porta e andai a sbattere contro il petto possente di mio padre.
- Cosa sta succedendo qui? – chiese mia madre, appena vide il mio viso e lo sguardo di Aberforth.
In quel momento i miei nervi cedettero e corsi verso di lei, abbracciandola come non avevo mai osato fare prima.
E scoppiai a piangere, sentendomi terribilmente impotente.


Note dell'autrice

Bonjour tout le monde! Ecco arrivato il tanto temuto (almeno da me) capitolo di uno dei più terribili avvenimenti della vita di Albus.
Spero di non aver dato una sfumatura troppo leggera o troppo tragica all'episodio, ma nel momento della scrittura non sono stata molto a pensare alla forma quanto a quello che avrei voluto trasmettere a voi.
L'argomento è piuttosto delicato, per questo ho deciso di metterlo in rating Arancione. Se pensate che debba aggiungere ulteriori segnalazioni ad inizio capitolo per non turbare nessuno, basta dirmelo.
Ammetto di aver modificato leggermente la vicenda descritta dalla Rowling - teoricamente Ariana avrebbe dovuto essere aggredita dai Babbani mentre giocava nel suo giardino -  ma mi sembrava assurdo che due genitori come Percival e Kendra lasciassero la loro bambina così piccola senza sorveglianza davanti a casa. Per questo è nata l'idea del pic-nic e della madre irresponsabile di  Michelle, spero che non vi sia dispiaciuto questo piccolo stravolgimento.
Come sempre grazie a tutti per il continuo supporto, a presto!

Ernil: il momento è purtroppo giunto, e da qui non è difficile intuire un inevitabile declino nella vita della famiglia Silente. Sono soddisfatta del "mio" Albus, piano piano mi sto davvero affezionando al suo personaggio - più di quanto non lo fossi prima. Grazie per i complimenti e per il commento!
quigon89: accidenti, non pensavo che sarei mai riuscita a commuovere qualcuno! Mi sento onorata, spero di averti trasmesso qualcosa anche con questo capitolo... per quanto sia davvero tremendo.
Grazie per i complimenti e il commento!
ThePirateSDaughter: questo è davvero un momento di svolta determinante, quello da cui dipenderanno molte scelte nella vita di Albus. Avrò reso bene l'idea? Non saprei, mi sono odiata quando ho osato descrivere un avvenimento simile. Grazie per i complimenti e il commento!
Julia Weasley: il tuo vago sospetto è stato confermato (non tanto dal capitolo, quanto da me... insomma, è piuttosto scontato, povera Ariana). Albus a causa di questa visione ha dato per la prima volta la conferma che anche lui si possa infuriare, quindi  il ricordo porterà davvero lunghi strascichi nella sua vita.
Veronica Potter Malandrina: è esattamente quell'episodio, non ci sono aggettivi adatti per quegli esseri spregevoli. Grazie per il commento!
_Mary: davvero tanta, tanta pazienza! Questo è vero, a dodici anni si è ancora bambini, ed è per questo motivo che Albus sarà segnato da questo terribile ricordo. Le ingiustizie sono tante, ma il "bello" dalla vita di Albus è che non è assolutamente rose e fiori - anzi assomiglia a una normale vita che si vive tutti i giorni.
Shakiko: prima di tutto, grazie per aver avuto la pazienza di leggere tutti e dieci i capitoli! Grazie per i complimenti, sono felice che ti piacciano, ma soprattutto perseguirò il mio nuovo obiettivo... farti cambiare idea su Albus! ^^  Scherzi a parte, la cosa che mi rende più felice è che tu abbia deciso di leggere nonostante Albus non ti sia propriamente simpatico.
Elphias è esattamente il bambino attorniato da fratelli che non vorrebbe mai tornare a casa... e poi, come hai detto tu, chi vorrebbe mai lasciare Hogwarts? Spero che questo capitolo ti abbia reso più chiara la vicenda della povera Ariana e non ti preoccupare perchè del settimo libro prenderò solo alcuni episodi della vita di Albus, magari anche modificandoli leggermente.
Infine, per le Tricolours, ti confesso che non ho mai visto Mean Girls. Ma loro saranno entusiaste di piacere a qualcuno ^^

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Capitolo 12
*** Senza più vita ***


12. Senza più vita

Prompt: 096. Vendetta (Scelta libera)

Periodo: luglio 1893
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Malinconico, Triste
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente, Percival Silente, Altro Personaggio

Era scontato ormai quello che sarebbe avvenuto in seguito.
Avevo fatto vedere ai miei genitori quello che era successo e immediatamente mio padre era uscito di casa.
C’era forse bisogno di chiedersi dove fosse andato?
Era così importante essere certi di cosa sarebbe andato a fare?
Dentro di noi lo sapevamo tutti, esclusa forse la piccola Ariana.
Quella stessa Ariana che da quel caldo giorno di luglio non sarebbe mai più stata la stessa.

Papà tornò indietro una settimana dopo, con l’aria stanca e le vesti schizzate di qualcosa simile a un denso liquido rosso scarlatto.
Mia madre lo accolse con uno sguardo preoccupato, ma in silenzio religioso.
Io e Forth ci alleammo per una volta e decidemmo di portare Ariana in camera con noi per farla giocare un po’ come la bambina che avrebbe dovuto essere.
Sapevamo entrambi che erano tentativi inutili, lei non reagiva più agli stimoli come prima, ma in fondo speravamo che prima o poi avrebbe potuto superare quella terribile esperienza.
Giocammo per qualche oretta alle bambole, provando in tutti i modi a coinvolgerla, con i cuori pulsanti di dolore nel vedere vacui e fissi quegli occhioni celesti così simili ai nostri.
Eravamo ormai rassegnati all'evidenza, la rabbia aveva lasciato spazio a una profonda compassione per la nostra bambina di casa.
Alla fine, nostra madre ci chiamò per la cena e fummo costretti a scendere.
Sulla tavola c’era pollo arrosto con patate al forno, il piatto preferito di noi tre bambini, per festeggiare il ritorno di papà.
Non vedendoci niente da festeggiare, io e Forth non mangiammo.
Mamma iniziò a farlo, ma sembrò passarle la fame a metà pasto.
Papà divorò la sua porzione, come per incoraggiarci, poi sparì subito in bagno. Non era difficile intuire a fare cosa.
Ariana spiluccò svogliatamente una coscia, continuando a guardare davanti a sé, ignorando ogni movimento o parola che la circondava.
Eravamo diventati una famiglia distrutta dal dolore.

Ma si sa, le disgrazie non vengono mai da sole.
La mattina dopo, andando a raccogliere il giornale sul vialetto di casa nostra, notai alcune foto in prima pagina, sormontate da un titolo a caratteri cubitali.
Annunciava la morte violenta di quattro ragazzini della Londra bene, trovati la sera precedente nello stesso parco in cui era stata aggredita Ariana.
Due avevano perso la vita in circostanze misteriose, gli altri erano morti dissanguati a cause di numerose coltellate.
I visi pubblicati mi sembravano leggermente conosciuti, ma non volevo darci peso.
Loro non meritavano la mia compassione.
Dopo quella lettura non mi fu difficile capire il perché delle macchie rosse sulla tunica di mio padre.
Rientrai in casa con calma, dopo aver gettato il giornale nel cestino.

Nel pomeriggio, mentre stavo leggendo un libro ad Ariana in salotto, qualcuno bussò alla porta.
- Ary, torno subito… - le sussurrai con affetto, donandole una delle mie rare carezze.
Andai ad aprire ed assunsi un’espressione dura nel riconoscere tre uomini con le tuniche del Ministero della Magia.
- Cosa desiderate? – chiesi pacatamente, senza dimostrare la minima agitazione. Ero felice che Aberforth non fosse nei paraggi, probabilmente non avrebbe saputo mantenere il sangue freddo.
- Ragazzino, i tuoi genitori sono in casa? – chiese il più anziano, sbirciando furtivamente alle mie spalle.
- Sono piuttosto impegnati… cosa desiderate? – ripetei senza scompormi.
- Fatti da parte, siamo qui per un arresto! – sbraitò un tizio magro dall’aria nervosa.
- Arresto? Non vedo chi potreste arrestare, noi siamo persone rispettabili… -
- Fatti da parte! –
- Brockes, stia zitto – lo zittì l’uomo anziano con autorità – ragazzo, possiamo entrare? –
Mi spostai dalla porta per permettere loro di accedere all’atrio, chiusi la porta alle loro spalle.
- Posso offrirvi qualcosa da bere mentre vado a chiamare i miei genitori? –
- Grazie, ragazzino –
Li servii con del tè e alcuni biscotti, prima di tornare in salotto da Ariana.
- Tesoro, ti devo portare un attimo in camera, ok? Fai silenzio, cammina veloce… -
La presi per mano e salimmo rapidamente le scale verso la stanza che condividevo con Forth, la chiusi dentro per sicurezza. Poi andai a bussare alla porta della camera da letto dei miei, li sentivo discutere animatamente al di là del legno.
- Al, qualcosa non va? – mi chiese mia madre, infilando il viso segnato dalla stanchezza nello spiraglio della porta aperta.
- Sono arrivati tre del Ministero, mamma… vogliono parlare con voi! –
- Devo andare, Kendra – sentii dire dalla voce profonda di mio padre.
- Percival, non puoi lasciarci da soli in questo modo! – replicò la voce strozzata di mia madre.
- Non essere infantile, Kendra! Preferisci che arrestino anche te e che mandino i nostri bambini in orfanotrofio? O peggio, che ce li portino via credendoli pericolosi per lo Statuto di Segretezza? –
Vidi delle lacrime rotolare sulle guance della donna che più amavo, mio padre uscì dalla stanza e scese le scale. Entrambi lo seguimmo.
- Percival James Sean Thomas Silente, ti dichiaro in arresto per omicidio e uso illecito della magia in presenza di Babbani. A causa di queste gravi infrazioni alla legge ti condanniamo all’eterna reclusione tra le mura della prigione magica di Azkaban, in modo che tu possa scontare adeguatamente la pena che ti spetta. – esordì immediatamente il nostro ospite più anziano, appena vide mio padre.
- Non potete farlo senza un regolare processo! – urlò mia madre con la voce incrinata.
- Le prove che abbiamo sono incontestabili, signora Silente – continuò lei con voce inflessibile – Charder, procedi. –
L’uomo che non aveva parlato, mise ai polsi del colpevole un paio di manette magiche.
Sentii lo sguardo celeste di mio padre posarsi con affetto su di me.
- Albus, fai il bravo. Di' anche a Forth e Ariana che vi ho voluto, vi voglio e vi vorrò sempre bene. Perdonate il mio gesto, ma so che potete comprendere perché l’ho fatto. –
Le sue parole così semplici e sincere suscitarono la nascita di lacrime agli angoli dei miei occhi.
Vederlo così abbattuto, indifeso, triste tra le mani di quei tre mi faceva sentire impotente.
Di nuovo.
E le urla di mia madre che seguirono i suoi passi verso l’uscita della nostra casa peggiorarono quello che provavo, tanto che per un attimo pensai di aggredire i tre funzionari e di liberare mio padre solo per scappare tutti e quattro via da Londra e da quella pena che nessuno di noi meritava.
Avevo temuto quel momento da quando avevo posato i miei occhi sul giornale di quella mattina.
Non volevo crederci, non volevo pensare che non avessi potere su quella ingiustizia.
La vendetta portata a termine per qualcuno a cui tieni tanto è sempre qualcosa che si paga proporzionalmente all’affetto che si prova per quella persona.
Sì, ne ero certo, in quel momento.
Perché i dispetti scherzosi di Forth erano la vita della nostra famiglia e ci erano stati portati via.
Perché il sorriso di Ariana era la vita della nostra famiglia e ci era stato portato via.
Perché la forza contagiosa di mia madre era la vita della nostra famiglia e ci era stata portata via.
Perché la presenza di mio padre era la vita della nostra famiglia e ci era stata portata via.
Esisteva solo il vuoto, il vuoto della vendetta.
E sapevo solo riempirlo di pensieri e lacrime, niente di più.

Note dell'autrice

Buonasera a tutti! Estremamente di fretta, ma ci sono...
Quindi evito di dilungarmi in commenti che non farebbero altro che annoiarvi  e mi limito a ringraziarvi come sempre per la vostra continuità nel leggere e per il supporto in questa impresa titanica (ma non mi arrenderò! ^^)
Non so precisamente quando sarà il prossimo aggiornamento, penso intorno a lunedì.
A presto, kisses!

quigon89: hai ragione, Ariana avrebbe meritato più spazio nei libri della saga. Ma, non so perchè, credo che questo tralasciare il personaggio in fondo sia stato positivo, in modo che ognuno di noi possa avere la sua idea di sorellina di Albus diversa da quella degli altri ^^
Non avevo fatto caso alla contrapposizione dei due lati (e dire che l'ho scritto io! lol)  quindi grazie per avermelo fatto notare. Grazie per i complimenti e il commento!
ThePirateSDaughter: condivido il tuo giudizio a proposito dei Babbani, e sono sollevata dalle vostre rassicurazioni che mi confermano di non aver fatto un grosso buco nell'acqua trattando un argomento così estremamente delicato. Ma purtroppo la storia di Albus non è di certo una delle più facili e sarebbe stato sciocco saltare di proposito un passaggio così importante.
_Mary: la mamma di Michelle è solo una delle tante che (purtroppo) esistono davvero in questo mondo. Il momento era davvero terribile, quindi come scrittrice mi sento soddisfatta per avere reso bene l'idea. Come ragazza, ammetto di essermi sentita a disagio anche solo ad accennare a un simile scempio. Credo che non lo farò mai più. Comunque grazie per i complimenti!
Julia Weasley: grazie per il consiglio a proposito del rating, ero abbastanza preoccupata che dovesse diventare rosso. Questo è davvero, come hai detto, il primo capitolo veramente tragico... ma naturalmente, come la storia ci insegna, non sarà l'unico. Forse ho esagerato un po' con la punizione inflitta da Percival ai Babbani - la Rowling parlava solo di aggressione senza specificare altro - ma mi sembrava un crimine troppo leggero per essere spediti ad Azkaban a vita, per questo ho accennato anche all'omicidio. Grazie per i complimenti e non ti preoccupare per la doppia recensione.
Shakiko: teoricamente non si intende in modo specifico neanche quello a cui ho accennato io, ma la mia mente mi ha costretta ad interpretarlo in quel modo anche perchè non vedevo altro motivo per cui Ariana potesse perdere il lume della ragione. La madre di Michelle è indescrivibile, mi arrabbiavo anche solo a descriverla è_é per l'addio di Percival, invece, è arrivato in questo capitolo perchè mi sono accorta di non potermi dilungare troppo altrimenti non riuscirei ad inserire tutti i punti salienti della vita di Albus. Anche per questo motivo credo che le Tricolours saranno più ampiamente inserite nei periodi in cui l'Albus adulto riprecorrerà attraverso i ricordi alcuni suoi giorni ad Hogwarts. Grazie per i complimenti e anche tu non ti preoccupare per la seconda recensione.
Ernil: in effetti la mia è stata più che altro un'interpretazione, dato che un espisodio simile non era stato esplicitamente accennato dalla Rowling. Ah, sono felice di averti fatto arrabbiare! ^^ No, forse così suona un po' scortese... rifaccio, diciamo che sono felice di averti trasmesso qualcosa. Così va meglio (lol) . Grazie per i complimenti, comunque!

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Capitolo 13
*** Una nuova casa ***


13. Una nuova casa

Prompt: 078. Dove?
Periodo: agosto 1893
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente, Bathilda Bath

- Dove stiamo andando, mamma? –
Questa era la domanda che continuavamo a porre io e Forth ogni cinque minuti, alternandoci in modo perfetto, senza lasciare a nostra madre il tempo necessario per riacquistare la pazienza.
- Siete tremendi… appena scenderemo dal treno dovremo recarci in Clearwater Avenue, dove la proprietaria della casa che affitteremo ci darà le chiavi… poi potremo sistemare le nostre cose e finalmente avere un attimo di pace – rispose lei, arrendendosi alla nostra tenacia, sospirando pesantemente.
Ariana, come al solito, non aveva detto una parola né dato segno di essere interessata al mondo che la circondava. Si limitava a guardare le immagini che scorrevano rapide all’esterno del finestrino sporco, emettendo ogni tanto qualche mugolio immotivato.
- Ma dove scenderemo? –
- Godric’s Hollow – ci comunicò telegraficamente nostra madre, guardando con tristezza la sua figlioletta.
- Godric’s Hollow? Non dirmi che ha qualcosa a che fare con quel Grifondoro! – sbottò Aberforth con aria disgustata.
- Certo che ha a che fare con Godric Grifondoro! – ribattei io con calma – Non vedo quale sia il problema riguardo a questo… -
- Se tutti gli abitanti saranno dei so-tutto come te e i tuoi compagni di Casa, allora ci sarà da morire di noia! –
- Anche papà era un Grifondoro, per tua informazione –
La mia affermazione lo fece arrossire e fece spuntare una lacrima all’angolo degli occhi di nostra madre.
Mi sentivo orgoglioso per aver difeso la mia Casa, trionfante per aver chiuso la bocca a Forth e in colpa per aver provocato ulteriore tristezza alla donna che mi stava davanti.
- Scusami, mamma… - sussurrai impercettibilmente.
Per un attimo mi parve di vedere gli occhi di Ariana spostarsi su di me e le sue labbra curvarsi in un insperato sorriso, ma una frazione di secondo dopo credetti di essermelo immaginato.

Dopo quattro ore ininterrotte di treno - sembrate così lunghe da costringere Forth a rivolgermi di nuovo la parola per non portare la sua lingua alla paralisi perenne - arrivammo alla stazione di Godric’s Hollow.
Ringraziai il fatto che i bauli contenenti le nostre cose fossero stati sapientemente rimpiccioliti e nascosti nella borsa di nostra madre, altrimenti credo che non saremmo mai riusciti ad arrivare vivi alla nostra casa.
Appena scesi dal nostro vagone, vedemmo una donna non più nel fiore della giovinezza sbracciarsi al nostro indirizzo. Aveva i capelli castani raccolti in uno chignon, con due ciocche sbiadite che le incorniciavano il viso; indossava un vestito lungo fino a sotto le ginocchia di cotone a quadretti rossi e bianchi. Sembrava una di quelle simpatiche contadinelle che avevo visto a volte nei libri di fiabe Babbani.
Seguimmo docilmente nostra madre che allungò la mano verso la sconosciuta.
- Kendra Silente, piacere di conoscerla… -
- Bathilda Bath, cara… il piacere è mio! – rispose lei con un sorriso dolce – Questi sono i tuoi figlioli? Davvero graziosi… lui deve avere l’età di mio nipote! –
Puntò un dito verso di me, mettendomi in imbarazzo.
- Albus? Ha dodici anni, va a Hogwarts… anche suo nipote? –
- No, Gellert va a Durmstrang… abita in Germania, non lo vedo spesso… - commentò la signora Bath, facendoci cenno di seguirla.
All’esterno della stazione ci condusse in una viottola abbandonata, popolata solo da alcuni ratti e decine di mosche.
- Credo che da questo punto in poi sia opportuno procedere con la Smaterializzazione Congiunta – ci consigliò la donna, senza abbandonare il suo sorriso gentile.
Nostra madre annuì, prendendo per mano Ariana e Forth. Naturalmente il sottoscritto fu costretto a fidarsi della signora Bath.

Atterrammo sul marciapiede di Clearwater Avenue, davanti a due graziose casette simili a cascine.
Eravamo nel bel mezzo della natura, era sorprendente notare quanti prati fossero attorno a noi. Poco lontano stavano pascolando alcune capre che riempivano il silenzio con il tintinnare dei loro sonagli. Entrambe le case avevano il giardino colmo di fiori, sui quali svolazzavano alcune farfalle, e lo steccato color panna. Alcuni alberi proiettavano una fresca ombra sull’erba verde smeraldo, su uno di questi era appollaiata la mia Fanny. Mi chiesi come avesse fatto a trovarci.
Come prima impressione, dovevo ammettere che la nostra sistemazione si meritava la sufficienza piena.
- Dove andiamo noi, mamma? – domandò mio fratello, saltellando per l’impazienza.
- In questa, caro – rispose Bathilda, indicando la cascina di destra.
Dopo un rapido sguardo per chiedere il permesso a nostra madre, io e Forth ci precipitammo nel giardino. Ci rotolammo nel prato, mentre le due donne e Ariana entravano in casa per decidere dove avrebbero sistemato i mobili che avevamo portato dalla nostra precedente villetta di Londra.
Fanny scese dal ramo, posandosi sul mio braccio e becchettando leggermente il lobo del mio orecchio.
“Nuovo paese, nuovi vicini… nuova vita?” pensai con un filo di tristezza, mentre osservavo Forth che giocherellava beatamente con i fili d’erba.
In fondo lo speravo, ma il cambiamento mi faceva davvero paura.
Il futuro in sé mi faceva paura.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti! Posto in anticipo, avendone l'opportunità...
Ringrazio rapidamente tutti voi, miei cari lettori, e in particolare Atari e anarchy - che hanno aggiunto la storia tra le Seguite -  e Alaide che l'ha spostata tra le Preferite.
Non ho niente di particolare da dire su questo capitolo, se non che è molto semplice e breve. Quindi spero solo che non finisca per scivolare nello scontato.
Devo solo fare un appunto sul capitolo precedente, in seguito alle vostre recensioni: ho ricontrollato il settimo libro e non ho trovato accenni della Rowling a proposito della lunghezza della pena di Percival. Mi scuso quindi per aver sostenuto una condanna a vita - probabilmente era solo l'idea che mi ero fatta io dato che Albus non cita mai suo padre in età tarda. Chiedo perdono ^^
A presto, grazie ancora a tutti!
P.S. Perdonatemi anche le risposte corte alle recensioni, ma sono piuttosto di fretta.

Ernil: grazie per i complimenti. Penso che con i capitoli tragici sia più semplice esprimersi, ora il mio obiettivo è non scadere nello scontato con i capitoli più "normali" come ad esempio questo.
Julia Weasley: come ho detto qui sopra, non c'è niente di certo sulla pena ricevuta da Percival. Ma proprio per questo mi sono presa la libertà di allungare e interpretare a modo mio. Felice che ti siano piaciuti Aberforth e Albus, penso che distrarre la sorellina sconvolta sia una reazione incondizionata che chiunque avrebbe fatto. Mi piaceva proprio perchè mi sembrava naturale, non forzata.
quigon89: la tua teoria era giusta? Spero di aver rispettato le eventuali aspettative ^^ hai proprio ragione, a volte qualcosa sembra essere più importante della legge... e le azioni di Percival ne sono l'esempio lampante!
ThePirateSDaughter: il mio obiettivo non era tanto far piangere, ma semplicemente emozionare ^^ non ricordavo che Albus avesse definito suo padre come "storpia Babbani", appena avrò tempo andrò a cercarlo. Grazie per avermelo fatto notare, comunque!
_Mary: grazie per i complimenti! Penso anch'io che la reazione di Percival sia comprensibile, tanto che ho cercato di mettermi il più possibile nei suoi panni per immaginare quale azione sarebbe stata istintiva e naturale. Da qui deriva la scelta - forse un po' azzardata -  dell'omicidio.
Alaide: grazie per aver recensito, prima di tutto. Essendo di fretta, come ho scritto sopra, non riesco a risponderti punto per punto. Spero che non ti dispiaccia se lo farò usando la funzione contatta appena avrò abbastanza tempo. Ti ringrazio comunque per avermi fatto sentire la tua opinione.
Erika91: grazie per i complimenti e per il commento!
anarchy: per la maggior parte ti ho risposto per e-mail (sperando che sia giunta a destinazione). Per quanto riguarda l'uccisione del due Babbani, è stata una scelta giustificata dall'essermi messa nei panni di Percival a pensare a un'eventuale reazione. Sono felice che però non abbia guastato il racconto in sè.

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Capitolo 14
*** Dejà-vu ***


14. Dejà-vu
Prompt:
002. Intermezzo
Periodo: agosto 1893
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente, Altro Personaggio

A pochi giorni dal nostro arrivo nel grazioso paesino fondato dal valoroso uomo che aveva dato anche il nome alla mia Casa di Hogwarts, avevo già ripreso il mio invidiabile ritmo di studio.
Tutto sembrava essere tornato alla normalità, dato che mia madre non si lasciava più andare a crisi di pianto – nascondendosi senza successo in bagno per non farcelo notare - e Forth continuava ad esprimere ogni trenta secondi il disprezzo che provava per il nome del posto in cui vivevamo.
- Godric’s Hollow… - ripetè di nuovo, come se fosse stata una parolaccia particolarmente volgare – Nome odioso per un villaggio odioso… -
- Non capisco cosa ti abbia fatto il mitico Grifondoro per meritarsi la tua antipatia… - commentai pacatamente, con la testa china su un libro del quarto anno preso in prestito a giugno dalla biblioteca scolastica.
- Ha accolto te nella sua stupida Casa… - replicò Forth, come se quella fosse stata una ragione più che valida.
- Teoricamente non è stato lui, ma il Cappello Parlante – gli ricordai guardandolo, senza riuscire a resistere alla tentazione del precisare sempre ogni minimo dettaglio.
Mio fratello sbuffò vigorosamente, facendo sobbalzare persino Ariana che stava intrecciando sovrappensiero alcune frange del tappeto, e si diresse verso il corridoio d’entrata.
- Vai al diavolo, Albus! – urlò indispettito, prima di uscire di casa sbattendo naturalmente la porta.
Sospirai pesantemente, dicendomi che in fondo Forth faceva così solo per invidia e noia.
Non c’erano dubbi sul fatto che fosse perennemente disoccupato, dato che l’avevo sorpreso diverse volte nelle ultime settimane a sparire nel nulla per poi tornare a tarda sera ricoperto di escrementi di capra.
Cosa alquanto disgustosa e singolare – come avevo tentato di far notare a mia madre proprio quella mattina – ma se quello riusciva a rendergli più sopportabile l’idea della permanenza a Godric’s Hollow, non gli sarei andato contro.
Mia madre rientrò pochi secondi dopo in casa, con i capelli neri scompigliati e le mani sporche di terriccio. Lei, al posto di andare a rotolarsi nella sporcizia come suo figlio minore, preferiva dedicare il suo tempo alla coltivazione di alcuni ortaggi in un appezzamento improvvisato.
Lanciò il pezzo di stoffa celeste che le proteggeva i capelli dal sole facendolo atterrare esattamente sul mio libro di Incantesimi, poi mi guardò con aria preoccupata e carica d'ansia.
- Al, tesoro, non hai voglia di uscire un po’ con Ariana? Vi farebbe bene respirare l’aria pulita invece di stare sempre in casa… -
Scossi rapidamente la testa, troppo preso dal mio libro per mettermi ad articolare una risposta formata da soggetto e predicato.
- Tra qualche mese avremo dei buoni frutti, spero… - disse allora lei, sedendosi vicino a me mentre guardava con una punta di maliconia Ariana che giocava silenziosamente sul tappeto - …e in primavera magari anche le fragole che le piacciono tanto –
Improvvisamente sentimmo un’acuta voce di donna urlare all’esterno.
- Tu, piccolo teppista che non sei altro! Se ti prendo ti faccio scuoiare insieme alle tue dannate capre! –
Sia io che mia madre balzammo improvvisamente in piedi e corremmo verso la porta d’ingresso.
Una volta aperta ci precipitammo fuori, dove ci accolse una scena piuttosto bizzarra: la proprietaria della minaccia appena pronunciata era in piedi vicino allo steccato della nostra casa con una vistosa macchia marrone sul vestito grigio; la bambina che teneva per mano rideva sguaiatamente, così tanto di gusto da avere le lacrime agli occhi; infine Forth, con le mani sporche di una sostanza molliccia e color cioccolato non difficile da intuire, era appoggiato a un albero del nostro giardino e aveva un’espressione tra lo spaventato e l’impertinente, attorniato da un terzetto di capre che belavano allegramente.
- Forth! Cosa hai combinato? – chiese mia madre con tono di rimprovero, avvicinandosi a mio fratello.
- La tizia ha detto che la nostra casa faceva pena da quanto era sporca e io le ho fatto cambiare idea – sghignazzò lui senza mostrare il minimo segno di pentimento – ora è lei quella messa peggio! -
- Sei un maleducato! Un vero maleducato, un animale! –
- Sì, una capra! – rispose sarcastico Forth, scoppiando a ridere da solo.
Mia madre guardò prima lui, poi la donna che era stata bersagliata, e alla fine sospirò pesantemente.
- Forth, vai in casa e fatti un bagno… ci penso io a questa pazza… - mormorò lei, abbastanza forte da non farsi sentire dalla vittima del tiro di escrementi.
Mio fratello rientrò sbuffando, senza mancare di darmi una spallata per sottolineare la sua uscita trionfale di scena. Solo in quel momento notai che Ariana era uscita in giardino seguendoci.
- Signora, mi dispiace profondamente per il comportamento di mio figlio… sono disposta a ripagarle interamente il vestito, oltre a porgerle le mie più sincere scuse! –
La donna annuì lentamente, sembrando ammansita dalla voce tranquilla di mia madre.
- Cerchi solo di tenerlo lontano da quelle capre, sembrano dargli alla testa… - replicò lei, stringendo di più la mano della bambina, che le stava vicina senza accennare a smettere di ridere - …comunque io sono Martha Grunderstorm, abito poco lontano da qui! –
- Piacere di conoscerla, Kendra Silente! –
- Ah, la donna vedova… in paese non si fa altro che parlare di lei! –
Notai lo sguardo di mia madre rabbuiarsi ma non perdere la copertura gentile che si era imposta.
- Aveva bisogno di qualcosa? –
- Solo portarle una torta di benvenuto, da brava vicina…  - rispose Martha, sfoderando un largo sorriso che mi sembrò decisamente falso - …sperando che gli altri suoi figli siano più meritevoli di quello che ho conosciuto! –
- Lo sono – replicò pacatamente mia madre – Albus, Ariana, venite a salutare la signora! –
Ci avvicinammo timidamente alla sconosciuta, io le porsi la mano con goffaggine analizzando la sua espressione talmente mielosa da sembrare inquietante.
- Ma che graziosi bambini! – commentò lei con accento sull’aggettivo – La piccola dovrebbe avere l’età della mia Marylyn... non è vero, tesoro? –
La bambina smise improvvisamente di ridere e ci scrutò con aria attenta, prima di annuire solennemente.
- Ascolti, Kendra, cosa ne dice se porto sua figlia a visitare il paese? Sono convinta che le nostre due bambine potranno diventare amiche come lo saremo noi!
Immaginai di poter leggere i pensieri susseguirsi rapidi nella mente di mia madre, dopo quella richiesta all’apparenza innocua.
Lasciar andare Ariana nelle mani di una madre sconosciuta – con il sorriso così simile a quello della maledetta signora Prewett - significava rievocare l’episodio di Londra che ci aveva portati alla rovina totale, una situazione da cui stavamo disperatamente tentando di riprenderci.
Era un terribile dejà-vu, era come se il destino non si fosse preso abbastanza gioco di noi portandoci via l’uomo e l’anima della bambina di casa.
Mia madre non poteva  - e non voleva – permettere che la storia si ripetesse, le ferite erano ancora dolorosamente aperte.
- No – disse semplicemente mia madre, attirando Ariana vicino a sé, scuotendo la testa con decisione.
- No? Perché no? – chiese allora la donna, come sentendosi insultata.
- Perché i vicini portano solo guai, quindi se ne vada e si faccia gli affari suoi! –
Rimasi sorpreso davanti al tono brusco e scortese di mia madre, ma in un certo senso potevo capirla.
Quella proposta aveva risvegliato anche in me il sapore amaro dei giorni seguenti l’aggressione della mia dolce sorellina.
- Ma come si permette?! – urlò la donna, incredibilmente indignata.
Mia madre fece dietrofront dirigendosi verso la casa con Ariana senza nemmeno rispondere alle ingiurie di Martha Grunderstorm, io la seguii automaticamente – ancora prima che lei mi spiegasse perché ci stessimo rendendo così antipatici davanti a quelli che avrebbero potuto essere nostri amici.
Da quel giorno, nessun vicino a parte la signora Bath osò più avvicinarsi alla nostra casa.
Non avremmo mai saputo cosa fosse stato a scoraggiarli.
Forse l’ottima mira di Forth nel lancio degli escrementi, forse le parole di mia madre.
O forse entrambe le cose.

Quella sera, a cena, nostra madre non pronunciò verbo fino a quando non arrivammo al dolce.
Ci diceva sempre che davanti a una bella fetta di torta al cioccolato, tutto sembrava tutto più leggero.
Sembrava crederlo anche per quella situazione.
Ci squadrò tutti e tre con aria severa, come facendoci capire che il discorso imminente non avrebbe ammesso repliche.
- Da oggi in poi, Ariana non dovrà più uscire di casa. Nessuno la dovrà più vedere. Nessuno di voi dovrà portare a casa amici o altri per non correre il rischio che vostra sorella venga vista. Per chi vi chiederà dove sia finita, voi risponderete che è afflitta da una grave malattia che non le permette di uscire di casa. Non voglio che nessuno faccia di nuovo quello che ha osato fare quella donna oggi pomeriggio. –
Io e Forth annuimmo in sincronismo, senza distogliere lo sguardo da nostra madre.
- Faremo a turni per prenderci cura di lei. Te ne occuperai tu, Albus, fino a quando non tornerai a scuola. Quando sarai ad Hogwarts, sarà prerogativa mia e di tuo fratello. –
Non feci una piega, assumendomi le mie responsabilità da capofamiglia. Forth sbuffò rumorosamente, ma si addolcì quando i suoi occhi caddero su Ariana.
- Mi dispiace toglierle la luce del sole… - continuò lei, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia contratta in una smorfia rigida - …ma in questo momento credo che per lei sia più importante mantenere la luce della vita. –


Note dell'autrice

Eccomi qui, rispuntata con questo capitolo che spero sia risultato migliore di quello precedente.
Non era previsto nei miei piani l'inserimento di questo episodio, ma riflettendoci sopra - dopo lo spunto datomi da Ernil in una sua recensione - mi sembrava importante per lo sviluppo della storia... quindi mi auguro che non siate stufi dei capitoli in "family style" ^^
Anticipo la domanda che probabilmente vi sarete fatti... cosa ha a che fare il prompt "intermezzo" con tutta questa vicenda raccontata?
Ammetto di non averlo esplicitato, ma considero questa parte della vita di Albus come una situazione intermedia, una fase che la divide in due parti contigue, la pausa che segue un periodo tragico e precede l'inizio di una nuova vita in un nuovo paese. Spero di essere stata chiara, come sempre avete il pieno diritto di fare domande se non mi sono spiegata adeguatamente.
Quindi, vi ringrazio come sempre per il supporto che mi fate sentire - in particolare oggi cito bianchimarsi che ha aggiunto la storia tra i Preferiti - e vado a rispondere alle vostre recensioni.
A presto, xoxo

Atari: dal punto di vista degli avvenimenti in effetti non c'era molto da dire... ma spero di farmi perdonare con questo capitolo!
Julia Weasley: esattamente qui sopra Forth dimostra la sua passione per questi animali, un legame talmente tanto forte che determinerà addirittura la forma del suo Patronus in età avanzata.... ma per ora si limita a lanciarne i "rifiuti" ^^
Alaide: le tue parole mi consolano, sono sempre afflitta dal timore di cadere in qualcosa di "già visto, già scritto, già sentito"  descrivendo delle scene troppo semplici come quella del capitolo precedente - ma anche di questo. Ariana purtroppo rimarrà sempre un personaggio quasi fantasma, presente solo nel corpo e mai nella sostanza, ed è un peccato. Ma forse è proprio questa sua caratteristica a renderla così importante nella visione di insieme.
Ti ringrazio per la correzione storica, non è la prima svista che mi capita a questo proposito. L'unica giustificazione che posso avere a mia discolpa è che la figura da contadina delle fiabe di Bathilda non sarebbe stata la stessa con un vestito lungo fino alle caviglie... o forse sì, ma proprio non riesco ad immaginarmela come tale. Comunque ho apprezzato molto questa tua precisazione.
ThePirateSDaughter: hai colto perfettamente l'idea di "ripartenza" che volevo rendere. Da una nuova casa solitamente si riparte con una fase completamente diversa della vita, è un modo di cancellare figuratamente il passato. Bathilda è stata un po' il mio asso nella manica, nonostante l'abito - come mi ha fatto notare Aladie - non fosse proprio adatto all'epoca. Comunque grazie per i complimenti!
quigon89: non hai idea della mia soddisfazione nel sentirmi dire queste cose. ^^ Gellert e Al arriveranno molto più avanti (prima ci saranno alcuni stralci di vita ad Hogwarts e a casa). Grazie per i complimenti!
Ernil: il mio obiettivo è proprio restare Canon, almeno per le cose più evidenti come il rapporto Albus/Forth... quindi, se dovessi notare qualcosa di strano, non esitare a segnalarmelo! Volevi Kendra e i vicini? Eccoti accontentata! Anche perchè devo ammettere, come ho scritto poco più sopra nelle note, che non mi era proprio venuto in mente di inserire un episodio simile nella mia scaletta... quindi grazie per il suggerimento!
_Mary: è bello sentirsi dire che non sono ancora caduta nello scontato... e spero di non caderci più avanti, assolutamente! I passaggi che volevo toccare erano esattamente quelli che hai citato te, ho tentato di approfondirli anche in questo capitolo. Grazie per i complimenti!

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Capitolo 15
*** Segni indelebili ***


15. Segni indelebili

Prompt:
041. Forme
Periodo: inverno 1894
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Comico
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente

Erano passati quasi due anni dal nostro trasferimento a Godric’s Hollow, ma da quel giorno di un lontano agosto le nostre conoscenze nel paese non erano per niente aumentate.
Mia madre e Forth passavano tutto il giorno in casa tenendo d’occhio Ariana, dato che le sue condizioni psichiche e fisiche erano decisamente degenerate per qualche sconosciuto motivo – forse per la continua reclusione.
La signora Bath era molto discreta e lasciava tutti i giorni la spesa davanti al cancello della nostra casa senza fare domande sul perché non volessero uscire, senza fare domande sul motivo dell’improvvisa sparizione della bambina più piccola e del sottoscritto.
Dal canto mio, continuavo a frequentare Hogwarts con ottimi risultati e quell’anno - il terzo per me – ero stato scelto come Aiuto-Prefetto della Casa di Grifondoro.
Tutto sembrava andare per il verso giusto, insomma.
Almeno fino a quando io e Forth restavamo separati a centinaia di chilometri uno dall’altro.
- Sei un egoista, Albus! – mi sputò addosso con astio, il terzo giorno dal mio ritorno a casa per le vacanze di Natale – Non capisci che io e mamma abbiamo bisogno di te? Ary diventa ogni giorno più incontrollabile e mamma non ce la fa più ma non si fida a lasciarla curare a me perché dice che sono troppo piccolo! –
- E ha ragione – commentai pacatamente – hai solo dieci anni –
- Quasi undici! – protestò lui arrossendo – E non cambiare discorso! Mamma è stanca, possibile che non lo vedi? –
- Quindi cosa vuoi che faccia, Forth? Vuoi semplicemente che io mi occupi per un po’ di Ariana per queste vacanze? Sarà una sciocchezza… - lo informai con calma.
- Una sciocchezza? Ti accorgerai della fatica che ci vuole anche provandoci per un giorno solo! – replicò lui con un sorriso maligno.
Non mi scomposi, ero certo di essere capace di gestire la mia dolce sorellina per qualche ora.
- Se questa è una sfida, la accetto –
- Va bene, Albus… vedremo quando io e mamma torneremo, se sarai ancora vivo! –

Così un pomeriggio di gennaio restai a casa da solo con Ariana, dopo aver convinto mia madre ad uscire con Forth per rilassarsi.
Mi sedetti sul tappeto con lei, sorridendo davanti ai suoi dolci occhioni che mi guardavano con curiosità.
- Ary, non sei contenta? Oggi resterai da sola con il tuo fratellone preferito! –
Le feci il solletico, strappandole delle risate argentine che furono manna per le mie orecchie.
Sì, potevo farcela. Dopotutto era solo una bambina, no?
La intrattenni per qualche minuto con dei giochetti di magia che lei osservò a occhi spalancati, prima di iniziare a sbadigliare ripetutamente.
Allora cambiai direzione, iniziando a tenerla più impegnata che potevo con la lettura di fiabe, esibendomi nell’imitazione del Preside Phineas Nigellus Black – che mi riusciva perfettamente ed era decisamente comica – e infine giunsi perfino a organizzare una specie di sfilata di moda indossando i vestiti di mia madre.
Volevo divertirla il più possibile, in modo che sul suo viso si notasse solo il suo bellissimo sorriso e non lo sguardo vacuo che seguiva immediatamente un segno di felicità.
Dopo quella che mi era sembrata un’eternità, decisi di guardare l’orologio.
Era passata solo una misera ora, e io avevo esaurito tutte le mie risorse da bravo cabarettista.
Ma non volevo che Forth, una volta tornato a casa con mamma, dicesse che non ero stato capace di intrattenere la mia sorellina.
No, mi sarei inventato qualcosa di stratosferico.
- Ary, ti va di fare una torta? –
Vidi i suoi occhi illuminarsi per un attimo, mi bastò questo per considerarla come una risposta affermativa.
Prendendola per mano, la portai fino in cucina. Iniziai a tirare fuori dagli scaffali tutti gli ingredienti più disparati, senza nemmeno sapere da dove cominciare.
Poi, dopo aver dato a mia sorella una cucchiaia come diversivo per tenerla impegnata, presi il libro di ricette che apparteneva a nonna Rosalie. Lo sfogliai fino alla pagina della torta al cioccolato, abbandonandolo poi sul tavolo per andare ad accendere il forno.
- Faremo un sorpresa alla mamma e a Forth, eh? – le dissi con un sorriso, vedendo che agitava la cucchiaia in aria come se fosse stata una bacchetta magica.
Non rispose, troppo concentrata sulla sua magia personale. Aprii lo sportello più basso per cercare una ciotola abbastanza grande, imprecai sottovoce sentendo che la veste mi si incastrava sotto il ginocchio.
Sentii il rumore di pagine girate, immaginai che Ariana stesse esplorando il libro di ricette che le appariva in un certo senso come qualcosa di misterioso.
- Ary… fai la brava, eh? – la ammonii, con la testa ancora infilata nel mobile sotto al lavandino, mentre mi allungavo al di sopra delle mie possibilità per afferrare una ciotola di vetro.
Qualcosa di fragile si schiantò di fianco a me, rompendosi in mille pezzi e facendo un fracasso tremendo. Sussultai, picchiando la testa contro la tubatura. Cercai di girarmi rapidamente e la mia testa venne sfiorata da un gruppo di scintille rossastre.
Ariana aveva trasformato la cucchiaia in una bacchetta tutta sua.
Non sapevo come né perché, ma l’aveva fatto.
- Ary, smettila! – dissi spaventato, rotolando sul pavimento per non essere centrato in pieno da un altro incantesimo accidentale.
“Forse avrei dovuto ascoltare Aberforth” mi rimproverai, quando le pentole di rame appese al muro caddero a terra sfiorandomi.
Ero messo a pancia in giù sulle piastrelle fredde, mentre cercavo con tutto me stesso di elaborare un modo per uscire da quella situazione penosa in cui mi ero cacciato.
Ma prima che potessi anche solo mettere in atto la mezza idea che avevo, sentii un bruciore insopportabile sulla coscia sinistra, scoperta dalla veste.
Trattenni un gemito di dolore, per non spaventare Ariana. Qualsiasi cosa mi avesse fatto, sapevo che l’avrei perdonata.
Il trambusto finì, sentii la cucchiaia di legno cadere a terra. Mi voltai lentamente e vidi Ariana riprendere il suo sguardo vuoto e fisso verso lo scaffale aperto. Abbassai gli occhi sulla mia parte ferita e notai uno strano disegno formato da linee intricate e puntini a intervalli regolari.
- Ma cosa cavolo… ? –
Poi vidi un foglio ai piedi di Ariana, su cui sembravano esserci le stesse forme riprodotte sulla mia pelle.
Un dedalo intricato di vie e di fermate, era la cartina della Metropolitana di Londra.
Un sorriso mi increspò le labbra, scossi la testa senza riuscire ad essere arrabbiato con la mia sorellina.
- Beh… prima o poi mi sarà utile, in fondo… -
Misi in ordine tutto quello che non era a posto e diedi un bacio sulla fronte ad Ariana.

Quando Forth e mamma tornarono a casa, videro me e la mia sorellina intenti a mangiare con gusto due belle fette di torta al cioccolato accompagnate da due belle tazze di latte caldo..
I loro sguardi stupiti e increduli mi ripagarono di quei brevi istanti di dolore in cui le forme della Metropolitana di Londra si erano impresse in modo indelebile su di me.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Per la serie "i capitoli dagli argomenti più strani", vi presento la nascita della cicatrice di Albus! ^^
Mi ero sempre chiesta da dove avesse potuto avere origine, e dato che la mia ipotesi era sempre stata legata a un'incantesimo di Ariana ho cercato di metterla su carta in un modo plausibile... che poi magari con una cucchiaia di legno non si possano fare magie, quello è un dettaglio. Ma in fondo nessuno lo ha mai detto esplicitamente, quindi spero di essere stata abbastanza coerente con la storia.
Ho controllato personalmente su vari siti Internet e vi confermo l'esistenza della Metropolitana di Londra anche nel lontano 1894.
Mi scuso per aver saltato due anni a piè pari, ma conto di poter fare qualche flashback più avanti per riempire questo vuoto.
Finite le spiegazioni del capitolo, passo a ringraziarvi tutti come di consueto - in particolare Lukk e Ernil che hanno aggiunto la storia tra le Seguite, BlackFra92 e zoe moon che l'hanno inserita tra le Preferite.
Spero di non aver dimenticato di dire niente di importante, passo alle Recensioni.

Atari: bene, saltello sulla sedia al pensiero di essere riuscita a tenere tutto dentro la storia come volevo! ^^ In effetti la versione di Kendra come "madre senza cuore e snaturata" descritta dalla Skeeter non mi piaceva per niente, per questo mi sono scervellata a lungo per pensare a un modo per non farla sembrare tale senza però stravolgere gli avvenimenti.
Julia Weasley: credo tu abbia ragione a proposito di Aberforth, è un personaggio "tragicomico". Non che io osi rapportarmi ai grandi scrittori - mi inchino ai loro piedi - ma penso che sia l'unico in questa vicenda capace di strappare ogni tanto un sorriso anche nelle situazioni peggiori.
ThePirateSDaughter: Kendra si isola e la situazione non cambia per due lunghi anni. La storia purtroppo ci dice che dall'arresto di Percival le cose sono andate così, non posso fare altro che rispettarle a malincuore. Sono felice che ti piacciano i capitoli "familiari", anche se credo che questo sarà l'ultimo di questo tipo almeno per un po'. Grazie per i complimenti, comunque!
quigon89: non so neanch'io se sarei capace di prendere una simile decisione - forse anche perchè non avendo figli non riesco neanche lontanamente ad immaginarmi in una situazione del genere - ma Kendra ormai l'ha fatto, e la Rowling ha deciso così .  Triste, ma non ci si può fare niente. Albus prova comunque, come hai detto tu, a distrarla un po'  e a trattarla come una bambina normale. La situazione è delicata, e nonostante io voglia con tutto il mio cuore cambiare la vicenda descritta dalla Skeeter, non mi è permesso dalla mia promessa di stare nel Canon ç.ç
Ernil: quando ho letto la parola che hai scritto in maiuscolo, mi sono sentita davvero realizzata... prima di realizzare che mi mancano da scrivere ancora 85 capitoli circa O.O comunque sono felice di non aver dimenticato niente nel capitolo precedente, spero di non farmi "bacchettare" in questo ^^
_Mary: la vicina è effettivamente piuttosto sciocca e antipatica, il nomignolo affibbiato a Kendra non è dei più gentili... e Aberforth ha fatto il suo dovere! ^^ Albus è nei libri più o meno dalla sua nascita, me lo immagino come uno che quasi ci vive dentro (ammetto che sto riversando dentro di lui anche un po' della mia personalità da divoratrice di volumi). Comunque fino a quando sarai ripetitiva nei complimenti non è grave... se fosse il caso contrario, dovrei iniziare a preoccuparmi seriamente!

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Capitolo 16
*** Succo e brillantini ***



16. Succo e brillantini

Prompt: 047. Cuori
Periodo: febbraio 1895
Narratore: Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Edward Silente, Elphias Doge, Altro Personaggio

Solo quando una pioggia di coriandoli rosa confetto si abbatté all’improvviso sulla mia chioma ramata – creando un contrasto orrendo tra i due colori – mi accorsi che era arrivato il giorno di San Valentino.
Il tanto temuto giorno di San Valentino.
Non perché io, da bravo single convinto, provassi ribrezzo per le coppiette che giustamente si tenevano per mano ed esprimevano il loro amore.
No, semplicemente perché quel giorno era da ormai quattro anni quello in cui…
- Al, guarda quante lettere! Saranno almeno trenta! –
Esatto, proprio così. Con mio grande disappunto, ricevevo più lettere io di tutti i ragazzi della mia Casa messi insieme.
- Oh, Merlino… - mormorai arrossendo, mentre mi sedevo al tavolo per fare colazione - …ma perché? Perché sprecare tutta questa carta? –
- …quindici, sedici, diciassette… -
Questo era Elphias, che teoricamente avrebbe dovuto essere uno dei miei due migliori amici e quindi avrebbe dovuto risparmiarmi certe torture mentali, mentre contava i biglietti che sommergevano le pietanze esposte sul tavolo.
- Elph, lascia stare… - gli consigliai con calma, scuotendo esasperato la testa all'indirizzo di Edward.
- Quarantacinque! Quarantacinque, Albus! Ti rendi conto? – urlò lui, dimenticandosi che eravamo ancora seduti in Sala Grande con tutti gli altri studenti di Hogwarts.
- Va bene, Elph, va bene… ma ora smettila! – gli sussurrò Edward, per fare in modo che tutti smettessero di fissarci come se fossimo stati dei fenomeni da baraccone.
Alzai lo sguardo dal tavolo per controllare che l’attenzione si fosse spostata da noi e incontrai i sorrisetti languidi delle Tricolours.
Tutte e tre portarono i capelli dietro le spalle nello stesso momento, ammiccando maliziose e facendo tremolare le inquietanti farfalle brillantate che si erano fissate sulle lucenti chiome bionde.
Mi affrettai a ritornare con gli occhi sulla mia fetta di pane con marmellata.
- Merlino, non si può andare avanti così – commentai preoccupato, mentre cercavo il coltello in un tentativo di ignorare i gufi che continuavano a sciamare avanti e indietro dal nostro tavolo.
- Io ne sarei felice, se fossi in te – mi rimproverò Elphias, guardando con avidità i biglietti che mi erano stati dedicati – Quanto è bella la vita del Prefetto! –
- Tu dici così solo perché non hai idea delle scocciature… - sospirai, notando con disgusto che un bigliettino bianco pieno di brillantini fucsia era finito dritto nel mio succo di zucca contaminandolo con tutti quei pulviscoli luminescenti.
Mi chiedevo davvero come potesse essere possibile che io fossi così richiesto.
Insomma, c’erano decine di ragazzi più grandi e più affascinanti di me! Non potevo credere che fosse solo merito della spilla da Prefetto che mi riluceva sulla cravatta rossa e oro.
L’unica volta in cui avevo esposto i miei dubbi a Elphias mi aveva risposto con le seguenti parole: “La perfezione è sempre motivo di fascino o attrazione, e tu la rappresenti in modo inequivocabile: il contrasto tra i tuoi capelli rossi e i tuoi occhi azzurri fa sospirare tante delle nostre compagne… aggiungendoci il fatto che sei un genio, un Prefetto e hai dei comportamenti da vero gentiluomo, non si può fare altro che amarti, non credi?”
Mi ero sentito lusingato da quelle parole, ma non mi sentivo poi così tanto perfetto.
Ero senza un padre, rinchiuso ad Azkaban perché accusato di omicidio e aggressione, e avevo una sorella gravemente malata.
Era questo il prezzo da pagare per reincarnare la “perfezione”?
A un certo punto, rimuginando su questi pensieri, mi passò la fame.
- Ragazzi, torno in dormitorio… - mormorai stancamente, alzandomi dalla panca.
- Aspetta, portati questi! Wingardium Leviosa! –
Edward aveva compattato in un solo gruppo tutti i biglietti, che in quel momento stavano formando una vaporosa nuvola rosa e bianca levitante a mezz’aria.
Metà dei presenti scoppiarono a ridere divertiti, alcune ragazzine di Grifondoro mi lanciarono sguardi adoranti.
- Grazie, Ed – risposi sarcasticamente, affrettandomi a sparire dalla vista di tutti quegli spettatori per fuggire in dormitorio.

Una volta giunto nella mia stanza, che condividevo con Edward e Elphias, mi lasciai cadere sul letto e la nuvola di carta si disfece sul parquet facendo un fracasso infernale.
Sapevo che sarebbe stata una perdita di tempo, ma dovevo leggere quei biglietti.
Le mie “ammiratrici”, per quanto non desiderate, avevano sicuramente messo impegno nelle loro dediche e mi sembrava scorretto non onorare il loro lavoro.
Scesi dal morbido materasso, emettendo un gemito di sconforto, e mi misi ad analizzare come prima cosa il biglietto intriso di succo di zucca.
Aveva due grossi cuori, ormai privi di brillantini, sul davanti. Quando lo aprii e riconobbi la scrittura infantile di Ariana mi venne un groppo alla gola.
“Buon San Valetino al mio fratelone Abus. Ti voio bene. Ari.”
Una lacrima lottò a lungo all’angolo del mio occhio sinistro per poter scendere liberamente sulla mia guancia.
Alla fine vinse, quando mi tornò in mente che quello era il bigliettino che avevo preparato con lei due anni prima.
Come aveva fatto ad arrivare fino a lì?
Mi ricordai tutto quando vidi un piccolo quadratino marroncino sul retro del biglietto.
“Lo spediremo con la posta Babbana, Ary, ti va?” le avevo suggerito, agitando davanti ai suoi occhi entusiasti il piccolo francobollo che tenevo in mano.
“Sì, ma non voglio che vedi quello che scrivo!” aveva risposto la mia sorellina, sorridendomi con aria furbetta.
“Non lo vedrò, infatti… potrò leggerlo solo quando mi arriverà con la posta Babbana, ok?”
Lei aveva annuito e aveva preso immediatamente un pennarello fucsia, aprendo il biglietto che avevano fabbricato insieme, impiastricciando di colla e brillantini l’interno candido.
“Allora io vado di là e aspetto che scrivi tranquilla, va bene?” le avevo chiesto, sorridendo incoraggiante.
“No, Al, aspetta!” aveva replicato, mordendosi teneramente il labbro con aria indecisa “Come si scrive il tuo nome?”
Le avevo scandito le lettere, e non era importante che avesse sbagliato comunque a scrivere, perché era stato bellissimo vedere la soddisfazione che illuminava il suo sguardo concentrato.
I miei occhi invece, mentre riponevo al sicuro nel mio baule quel prezioso biglietto, erano brillanti di commozione.
Passai le seguenti ore a spulciare gli altri messaggi, spesso contenenti frasi futili e insignificanti del tipo “vuoi uscire con me?” o “sei l’uomo della mia vita”, ma niente era così bello e profondo come le parole di Ariana.
Niente era più bello di due semplici cuori, una manciata di parole e tanto affetto sincero.
Ariana era la donna della mia vita e scommettevo che nessuna di quelle che mi aveva mandato un biglietto per quel giorno avrebbe mai potuto competere con lei per un posto nel mio cuore.


Note dell'autrice

Buonasera, miei fidati lettori!  Ritorno con questo capitolo facendo riapparire le tanto amate (ehm -.-') Tricolours per la felicità di Shakiko.
Se troverete errori grammaticali nella parte riguardante il bigliettino di Ariana e le parole che rivolge ad Albus, sappiate che sono voluti.
Solitamente sono contro la tortura dei tempi verbali, ma questa volta ho deciso di prendermi una licenza "poetica"  per rendere meglio l'atteggiamento e il linguaggio infantile di Ariana, quindi non linciatemi (anche se so che avreste voluto farlo quando avete letto qui sopra... ammettetelo! ^^)
Detto questo, posso solo sperare che il capitolo vi sia piaciuto - nonostante tratti un argomento non molto impegnativo quale il giorno di San Valentino.
Vi ringrazio come sempre per il vostro continuo supporto, siete fondamentali per far sì che questa opera continui ad esistere!
[Ci vuole sempre un po' di enfasi XD]

quigon89: se questa abitudine è qualcosa di positivo, allora ne sono doppiamente felice! ^^  Sono d'accordo con te per quanto riguarda Albus, è stato davvero molto paziente con la sua sorellina. Mi dispiace di non aver inserito Kendra, mi sembrava forzato farla apparire anche in un contesto incentrato principalmente su un rapporto fraterno.
Grazie per i complimenti, la decisione di inserire la cicatrice è stata molto ponderata dato che pensavo che l'episodio descritto avrebbe potuto risultare surreale... ma alla fine sappiamo com'è finita! XD
Atari: io ho una cicatrice a forma di linea tramviaria di Milano sul braccio sinistro XD scherzi a parte (pessima battuta, lo ammetto)  ti ringrazio per i complimenti, sono felice che la giustificazione usata ti sia piaciuta ^^
Ernil: il problema è proprio che io mi ricordo della cose meno importanti come la cicatrice e a volte mi accorgo di non aver messo nella mia scaletta delle parti molto più importanti... ormai ci sono abituata, si chiama "amore per i dettagli insignificanti" ^^
Grazie per i complimenti, comunque...  e siamo a -84! XD
ThePirateSDaughter: un genio? Ah, perchè la mia prof di matematica non me lo dice mai? ^^ Saltando un noioso racconto sulla scuola, ti ringrazio per i complimenti e anche perchè mi stai facendo sentire orgogliosa di una giustificazione che all'inizio temevo non avrebbe accolto nessun consenso... quindi doppio grazie!
_Mary: sono felice che ti sia piaciuta, credo che sia davvero un peccato che a questi due personaggi sia stato dedicato pochissimo spazio nei libri ufficiali... secondo me il loro rapporto è la rappresentazione perfetta della tenerezza! ^^
Julia Weasley: io ho messo "comico" tra i generi, ma non è propriamente il tipo di comicità che si vede nelle varie fanfiction che girano qui... non è il mio genere, ma sono felice di averti fatta ridere! ^^ L'obiettivo era di sdrammatizzare una situazione - quella di non controllo della magia di Ariana - che poi, come sappiamo, porterà ad una tragedia annunciata... ma molto più avanti, quindi magari potremo ridere ancora per qualche capitolo! XD

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Capitolo 17
*** Perfetti sconosciuti ***


17. Perfetti sconosciuti

Prompt: 025. Estranei
Periodo: autunno 1896
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente/Aberforth Silente
Genere: Generale, Introspettivo
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Elphias Doge, Altro Personaggio

Seduto al tavolo di Grifondoro, affiancato dai miei onnipresenti amici Edward ed Elphias, sorseggiavo lentamente il succo di zucca in attesa dell’entrata di quelli del primo anno.
Sapevo che anche mio fratello sarebbe stato in mezzo a quel gruppo – che io, essendo del quinto anno, trovavo decisamente fastidioso – e non vedevo l’ora di scoprire a quale Casa sarebbe stato assegnato.
Se il Cappello avesse detto Grifondoro, probabilmente avrei colto l’occasione per rinfacciargli per tutta la vita gli insulti che aveva rivolto ai miei colori negli ultimi cinque anni.
- Silenzio, ragazzi, vi prego di fare silenzio! – esordì Phineas Nigellus, il Preside, con la voce amplificata da un incantesimo.
Improvvisamente tutti tacquero e drizzarono le orecchie, pronti ad ascoltare la tipica canzone di inizio anno del Cappello Parlante.
Ma prima entrò nella stanza un branco di bambini, introdotti dall’insegnante di Trasfigurazione, Armando Dippet.
- Al, ma quello non è tuo fratello? – bisbigliò Elphias nel mio orecchio, puntando il dito verso un ragazzo magro con gli occhi azzurri e i capelli ramati.
Naturalmente era Aberforth.
- No, lui è uno di quelli che insultano Grifondoro… e uno del genere non è mio fratello! – scherzai, all’indirizzo dei miei due amici.
Ma feci comunque un cenno di saluto a Forth, quando il suo sguardo si voltò verso il mio tavolo.
E lui mi ignorò, iniziando a parlottare con una ragazzina bionda che gli stava davanti nella fila.
Come un estraneo.

Albus mi aveva appena salutato. Che idiota.
Se pensava che una volta arrivato a Hogwarts avrei fatto la parte del suo bravo fratellino sottomesso alla sua volontà da perfetto Prefetto, si sbagliava.
- Carina la Sala, vero? – commentai all’indirizzo della prima persona che mi trovai a portata di voce, una ragazza dai capelli color platino.
- Niente di speciale, non dopo generazioni di antenati in questa scuola – replicò lei con tono altezzoso – Sei un Mezzosangue, vero? –
La guardai con stupore. La sua espressione di disgusto distorceva i suoi lineamenti, facendone sparire l’eleganza e la gradevolezza.
- Sono un Silente… - risposi io, senza sapere cosa avesse a che fare il mio sangue con la bellezza della Sala Grande.
- Io sono una Greengrass… finirò a Serpeverde, su questo non c’è dubbio! –
Feci spallucce, sinceramente non mi interessavano molto i suoi sproloqui senza senso. Mi misi a fissare i professori, fino a quando non arrivò il mio turno.
- Silente, Aberforth! –
Mi diressi a testa alta verso la “Seggiola del Destino”, come mi divertivo a chiamarla dal giorno in cui Albus mi aveva descritto il suo Smistamento.
Mi venne appoggiato il Cappello Parlante in testa e la vista mi si oscurò.
“Ah, un Silente! Magnifico, magnifico… so già in che Casa Smistarti!”
“Non Grifondoro, ti prego, non Grifondoro…”  supplicai nella mia mente, pensando a quanto sarebbe stato odioso passare la mia carriera scolastica attaccato alla sottana di mio fratello.
“Non ti piace la culla dei coraggiosi di cuore? Peccato, perché hai coraggio e avventatezza da vendere… ma vedo anche uno spiccato senso del sarcasmo e un pizzico di egoismo!”
Non Serpeverde, eh… non voglio finire con quella snob della Greengrass…”
“Allora nemmeno Serpeverde? Sei complicato, caro il mio Silente… vediamo, allora… trovo anche una profonda lealtà per la famiglia, una spiccata abilità pratica, e anche un’inesistente dedizione allo studio… non Corvonero, non sei abbastanza brillante... quindi credo che ti assegnerò a…”
- Tassorosso! –
Mi tolsi rapidamente il Cappello dagli occhi, mi alzai traballante e trionfante, mi lanciai verso il tavolo dai colori giallo e nero.
Ero soddisfatto, per non dire entusiasta.
E l’espressione basita di Albus era bastata per ripagarmi dall’essere stato insultato da un cencio parlante.

Dopo la canzone usuale, in cui il Cappello ci esortava ad unirci sottolineando la superiorità di Serpeverde – come ogni anno da quando Phineas Nigellus era diventato Preside, mi aveva confessato una ragazza del settimo anno – iniziò lo Smistamento.
Seguii con poca attenzione lo svolgimento, limitandomi a scattare in piedi ed applaudire quando arrivava un nuovo adepto nella nostra Casa.
Da bravo Prefetto, dovevo portare alto l’orgoglio che ci si aspettava.
E poi, il mio cuore fece un tuffo e la mia mente si sintonizzò su un solo canale, quando sentii le due parole che attendevo da tempo.
- Silente, Aberforth! –
Vidi mio fratello avanzare con fare baldanzoso verso lo sgabellino traballante e il professor Dippet che gli appoggiava il copricapo in testa.
Mi sembrò questione di secondi, prima che la voce familiare urlasse – Tassorosso! –
Rimasi leggermente sorpreso, ma mai quanto il diretto interessato. Forth scattò in piedi con un sorriso a trentadue denti e si precipitò al tavolo giallo e nero, stringendo subito la mano al Caposcuola Diggory.
- E così è sfumata l’ultima possibilità di avere un altro Silente nella nostra Casa… - commentò Edward con un pizzico di tristezza.
- Credetemi, non è una grande perdita… a lui non piace Grifondoro! – sottolineai di nuovo, come se quello potesse giustificare la sua assenza al mio fianco.
- Ah… non hai altri fratelli o sorelle? –
Il mio pensiero volò subito verso la piccola Ariana, ma mia madre non voleva che ne parlassimo a persone esterne alla famiglia e non ero ancora certo di poter considerare Elphias e Edward come miei consanguinei.
- No, uno basta e avanza – commentai, lanciando un’occhiata al tavolo dei Tassorosso.
Forth incrociò di nuovo il mio sguardo, ma non fece una piega e finse di nuovo di non conoscermi.

Alla fine della cena, raccolsi i novelli Grifondoro con Caitlin March* – sì, purtroppo era diventata anche lei Prefetto – e, dopo averli disposti in una fila ordinata, ordinai loro di seguirmi.
- Sei sempre dietro a dare ordini, eh, Albus? –
Mi voltai con aria seccata, aspettandomi che fosse uno dei soliti Serpeverde sbruffoni, ma mi ritrovai davanti Aberforth.
- Tu non dovresti essere con gli altri Tassorosso? –
- Rilassati, Al – mi suggerì lui con un sorrisetto irriverente – sei l’unico Prefetto che vuole mandare a letto alle nove quelli del primo anno senza lasciarli un attimo ambientare! –
- Sono l’unico Prefetto responsabile, vorrai dire! – ribattei, cercando di sottolineare la mia autorità davanti a quei bambinetti interdetti che mi fissavano.
- Pensala come vuoi – mormorò di rimando, rivolgendosi poi a una delle Grifondoro del primo anno che ridacchiavano indicandolo – Voi due, oche, non avete chance con questo qui… lui non va con le ragazze, capito? Pensa solo ed esclusivamente alla scuola! Quindi cercatevi un altro Prefetto a cui sbavare dietro! –
Le ragazzine persero il loro sorriso e arrossirono violentemente quando le guardai sorpreso. Poi mi voltai di nuovo verso Aberforth.
- Vai con quelli della tua Casa e smetti di infastidire i tuoi compagni o sarò costretto a toglierti dei punti! – lo minacciai, lanciando un’occhiataccia a Caitlin che non sembrava avere la minima intenzione di aiutarmi.
- Sapete che lui mette la scuola anche davanti alla famiglia? – continuò allora Forth, parlando a voce altissima per attirare l’attenzione di tutti quelli che passavano.
Mi arrabbiai davvero. Non poteva insultarmi davanti a tutta la scuola e dire per giunta cose non vere.
- Dieci punti in meno a Tassorosso – sentenziai seccamente – Complimenti, Aberforth! Una punizione dopo aver passato solo tre ore qui dentro! –
- Aberforth? E tu chi sei, ci conosciamo? – replicò lui, con gli occhi stretti a fessura.
Ci fissammo per qualche secondo – mi sembrò che tutti trattenessero il respiro – poi ci voltammo le spalle nello stesso momento e da quell’episodio in poi la nostra vita a Hogwarts continuò così.
Spalle contro spalle, senza mai incrociare le nostre strade.
Esistenze parallele nello stesso edificio.
Come due estranei, ma con lo stesso sangue.

*Caitlin March è una delle Tricolours.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! ^^
Se state leggendo qui dopo i 16 precedenti capitoli, non posso fare altro che ringraziarvi di cuore... ma lo faccio anche se è il primo capitolo che leggete, tranquilli! XD
Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Ho deciso di cambiare un attimo rotta per dare modo ad Aberforth di essere più "presente" nella storia, senza lasciare che fosse sempre Albus a tentare di spiegare indirettamente i suoi pensieri.
Spero che il cambiamento bicolore e la breve escursione nella testa del piccolo Forth non vi sia dispiaciuta troppo, è solo un piccolo esperimento per dilettarmi nell'utilizzo anche di questi personaggi considerati secondari.
Per quanto riguarda la scelta della Casa di Aberforth, ho cercato di essere il più oggettiva possibile - considerando anche le vostre recensioni lasciate in precedenza. Se alcune spiegazioni non sono chiare, o se non condividete la mia scelta, siete come sempre liberi di farmi sentire la vostra voce!
Credo di non aver altro da dire, lascio la parola a voi!

quigon89: la festa di San Valentino è sempre stata terribile per me, ammetto di aver riversato un po' della mia cattiva sopportazione per questo avvenimento nei pensieri del povero Albus ù_ù evitando di divagare, non posso far altro che essere d'accordo con te per quanto riguarda l'ultima parte della tua recensione... i bambini sono davvero fantastici, e sono felice di essere riuscita a far risultare Ariana una vera bambina ^^
Grazie per i complimenti e per il commento!
Alaide: nessun problema, capita spesso anche a me di non aver tempo per commentare. Sono felice che ti sia piaciuto, soprattutto la parte finale su cui contavo molto. Insomma, credevo che l'inserimento del capitolo su un tema così "frivolo" potesse essere giustificato solo dal filo conduttore dei pensieri di Albus.
Julia Weasley: ah, tutti noi le amiamo! XD Per fortuna in questo capitolo ne spunta solo una e non parla... evviva! Scherzi a parte, in questo capitolo ho cercato di "scalfire" l'innaturale perfezione di Albus facendolo risentire nei confronti di Forth, sperando che non sembri anche qui un santo. A proposito... ti piace questo Aberforth? Sono terrorizzata all'idea di ricevere un giudizio negativo, ma mi atterrò alla tua opinione per le descrizioni future.
ThePirateSDaughter: il Silente barbuto e serio non è ancora presente, ma ammetto che anche a me fa una strana impressione farlo parte di argomenti così "normali" ^^ Grazie per i complimenti e in bocca al lupo per i tuoi compiti!
_Mary: la vecchiaia? A "leggerti", non credo che tu sia poi così vecchia... ma naturalmente non mi azzardo a chiedere, rispetto della privacy fino alla morte! ^^ Hai ragione per quanto riguarda il "frivolo" attribuito al capitolo, ma sono felice di essere riuscita a "riscattarmi"  con la parte finale. I Babbani meritavano davvero quella giustizia sommaria? Mah, su questo non saprei cosa dirti... la cosa certa è che Ariana non meritava quello che le hanno fatto ù_ù

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Capitolo 18
*** Il primo bacio ***


18. Il primo bacio

Prompt:
050. Picche
Periodo: primavera 1897
Rating: Giallo
Narratore: Elphias Doge
Genere: Generale
Personaggio: Albus Silente, Elphias Doge
Note: Shonen-ai

- Albus ca-aro! – chiamò Caitlin con la sua voce squillante – Albus caro, aspetta un attimo! –
Il mio migliore amico accelerò il passo, probabilmente deciso a raggiungere in fretta l’aula di Trasfigurazione. Forse non aveva sentito che una nostra compagna lo stava chiamando da minuti.
- Al… penso che Caitlin ti voglia parlare… - lo informai timidamente.
- Pensi che io non la senta? – commentò lui con calma, senza però smettere di avanzare con ampie falcate – Semplicemente non ho voglia di sostenere un’inutile conversazione con lei… -
- Potrebbe anche non essere inutile – osservò Edward, alla mia destra – potrebbe anche chiederti se sei libero per il Ballo di Primavera –
- Ah, Edward – rispose lui con tono paterno – questo è proprio quello che io definirei inutile, lo sai! –
- Chi ha il pane non ha i denti – bofonchiò lui in risposta.
- Albus! Insomma, ti vuoi fermare? –
Finalmente il mio amico decise di dare un’opportunità a quella che lui chiamava formalmente “signorina March”, assumendo la sua tipica espressione da buone maniere.
Sopracciglia corrugate per dare l’impressione di essere interessato, sistemata rapida dei ciuffi ribelli dietro alle orecchie e accurato incrocio delle dita delle mani.
- Oh, finalmente! – sbuffò la bionda, avvicinandosi a noi con andatura ondeggiante.
Immaginai che volesse sembrare provocante, ma assomigliava più che altro a un troll zoppo. Stranamente non era affiancata dalle altre sue leggiadre amiche, avevo come l’impressione che fosse riuscita ad imporsi su di loro per essere la prima a chiedere ad Albus qualcosa di fondamentale.
- A cosa devo queste sue ripetute chiamate, signorina March? –
- Non fare lo sciocco, Albus Silente! – sbraitò lei, puntandogli contro un’unghia laccata di rosso – So che hai ricevuto il mio invito per il Ballo di Primavera! Perché non hai risposto? –
- Mi duole molto, signorina March, ma non sono disponibile per partecipare a questo avvenimento in sua compagnia –
Mi venne l’impulso di scoppiare a ridere davanti al tono forzatamente pomposo di Albus.
Impulso che non riuscii a trattenere quando incrociai lo sguardo di Edward. Entrambi iniziammo a sbellicarci di gusto, ma la “coppietta” ci ignorò.
- Con chi ci vai, eh? – chiese lei con una smorfia di disappunto – Non c’è nessuna più bella di me, in questa dannatissima scuola! –
- Su questo punto, se non le dispiace, potrei facilmente contraddirla. Per quanto riguarda invece la sua domanda precedente, posso con sicurezza comunicarle che non ho nessuna compagna. –
- Allora perché non ci vieni con me, Albuccio? Dai! – lo supplicò lei, facendo sporgere il labbro superiore per intenerirlo.
- Non… - iniziò a dire Albus, ma io lo interruppi.
- Al non vuole venire con te perché non può tradire la sua anima gemella… -
Caitlin diventò rossa come un pomodoro e sbattè un piede per terra.
- Chi è questa ragazza? Voglio saperlo! –
Albus e Edward mi guardarono sorpresi, ma il primo sembrò leggere l’idea che era scattata nella mia mente. Probabilmente gli avrebbe permesso di togliersi di torno tutte le varie spasimanti che lo tormentavano da anni.
Certo, io e Edward avremmo pagato per avere uno stuolo di ragazze ai nostri piedi, ma Albus era completamente diverso da noi.
- Nessuno ha parlato di ragazze – disse lui con un sorriso leggero.
- E allora? Allora chi è la tua amante? Una professoressa? –
- Lei mi fraintende, signorina March… l’essere a cui io dono le mie attenzioni da innamorato non è di sesso femminile, bensì maschile come me –
Il tempo sembrò fermarsi, la mascella di Caitlin cadde a terra. Per fortuna tutti avevano fretta di andare a lezione, altrimenti credo che si sarebbe formato un drappello attorno a noi.
- No… no, è impossibile! – commentò lei con un brillio folle negli occhi – Il ragazzo più popolare della scuola non può avere questo difetto! –
- Eppure è così – intervenni io, dandogli manforte.
Edward aveva gli occhi spalancati, Albus mi fece un cenno di approvazione.
Forse non si rendeva conto che probabilmente così avrebbe mandato all’aria la sua reputazione.
- Dimostramelo, allora, Albus! – lo sfidò Caitlin.
Per una frazione di secondo credetti che il mio amico avesse intenzione di confessare che era tutto uno scherzo, ma quando si voltò con intenzione verso di me persi la speranza.
Albus avvicinò il suo viso al mio e sentii le sue labbra sfiorare leggermente l’angolo della mia bocca.
Erano morbide e calde, non avevano niente che me le potesse rendere sgradevoli o invadenti.
- Ehi, Elphias… ti stai prendendo il mio primo bacio… - mormorò impercettibilmente Albus con tono divertito – Dovresti sentirti onorato! -
Naturalmente quella battuta labbra a labbra, vista dall’angolazione di Caitlin, poteva sembrare un autentico bacio sulla bocca. Ma ci eravamo vicini, comunque.
Vidi la ragazza ridere istericamente, mentre Albus mi faceva l’occhiolino.
- Doge e Silente… Doge e Silente… è impossibile! –
Ignorandola spudoratamente ci dirigemmo tutti e tre a lezione di Trasfigurazione, entrando in classe appena in tempo.
Albus ed Edward sembrarono riuscire a concentrarsi immediatamente, avevano gli sguardi puntati solo ed esclusivamente su Dippet, mentre io restai per lunghi minuti a fantasticare su quante deliziose sfumature avesse la chioma ramata del mio migliore amico.
Mi aveva baciato.
Ok, sapevo che l’aveva fatto solo per scrollarsi di dosso Caitlin in modo gentile.
Sotto mio suggerimento.
Ma nonostante queste premesse, non riuscivo a capire perché avesse scelto me e non Edward.
Che fosse davvero attratto da me come mi era sembrato?
L’idea mi faceva leggermente ribrezzo, ma allo stesso tempo mi sembrava allettante.
Io ed Albus, non sarebbe stato poi così disgustoso.
Sapevo che lui era cento volte più affidabile di una qualsiasi ragazzina, mille volte meno frivolo e un milione di volte più brillante.
Inoltre era divertente, simpatico, gradevole, affettuoso, perfetto.
Arrossii violentemente quando vidi che i suoi occhi si spostavano interrogativi su di me.
- Perfetto, Elphias? Cosa? – mi sussurrò con un sorriso, cercando di non farsi scoprire da Dippet.
- Eh? No, niente, niente! – mi affrettai a rispondere, abbassando lo sguardo sulla pergamena ancora bianca.
Avevo pensato ad alta voce, ma ero quasi certo che quegli occhi celesti non si fossero bevuti la mia risposta vaga.
Che mi fossi innamorato del mio migliore amico?
…No, non era possibile. Non potevo permettermelo.

Quella sera, si sparse una voce di corridoio secondo cui Caitlin March fosse finita in infermeria perché continuava a ripetere frasi sconnesse riguardo alle coppie "inusuali e incredibili". Si sospettava che fosse stata colpita da un potentissimo Confundus.
Io e Edward guardammo con divertito sospetto Albus, che però continuò a mangiare tranquillamente.
- Al, non dici niente? – lo stuzzicammo in coro.
- Sì… - disse lui con un leggero sorriso sulle labbra - …non credevo che dare un due di picche a una ragazza potesse scatenare un tale appetito -


Note dell'autrice

Bonsoir tout le monde!
Allora, cosa potrei dire oggi? Andando per ordine... ho messo la parola "comico" tra i generi, ma affiancata da un punto interrogativo perchè non sono sicura che possa risultare tale.
Devo anche ammettere che il capitolo non mi convince particolarmente, essendomi inoltrata in un territorio che non mi appartiene. Non mi ero mai spinta a descrivere il rapporto affettivo tra due ragazzi e nonostante l'abbia fatto in modo leggero ho come l'impressione di non essere stata molto aderente a quello che ci si aspetterebbe. Questa spiega il perchè del mio esitare nel pubblicare l'aggiornamento.
Naturalmente mi affido alle vostre opinioni e ai vostri consigli, sono certa che tra di voi ci sia almeno qualcuno più che esperto riguardo a questo tipo di fanfiction (ogni riferimento è puramente casuale ^^).
Ok, credo di aver finito con il commento. Ringrazio come sempre tutti i miei lettori, in particolare sunflower_ e sbadata93 che hanno aggiunto la storia tra le Seguite.
Al prossimo capitolo, xoxo

Julia Weasley: per fortuna la spiegazione è risultata plausibile, altrimenti non so come mi sarei organizzata per riscrivere il capitolo precedente ^^
Sono rincuorata dal tuo giudizio su Aberforth e devo ammettere che anche a me dispiace molto dover rispettare questo rapporto spinoso che c'è tra loro due... magari qualche volta si potrebbe uscire dagli schemi, ci penserò!
_Mary: sono felice che tu condivida la mia decisione, non l'ho inserito a Grifondoro principalmente per il motivo a cui hai accennato tu  Dato che il cambio di prospettiva sembra essere stato positivo per Forth, spero che anche quello di questo capitolo non ti sia dispiaciuto... pechè ho inserito la Tricolours come Prefetto? Mi serviva mettere il suo nome solo perchè non mi sembrava il caso di aggiungere un'altra sconosciuta (e perchè Albus è abbastanza intelligente per tutti e due XD). Sono più vecchia io, comunque ^^
PirateSDaughter: Aberforth conquista i cuori di tutti, esponendo al mondo i suoi pensieri! ^^ Scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuto e che tu abbia notato come nel capitolo precedente il piccolo Forth si prenda una rivincita morale spiegando a buona parte degli studenti che Albus non è come sembra... forse è stato un po' meschino da parte sua, è vero, ma almeno non ha mentito.
quigon89: un capitolo simile al precedente è esattamente questo, ma ho preferito limitarmi all'utilizzo del pov di Elphias. Non so quanto sia riuscita a rendere l'idea, ma almeno ci ho provato ^^ Hai ragione sul comportamento di Aberforth, è piuttosto condannabile, ma sincero. Per quanto le sue parole fossero inadeguate per il momento, erano espressione della verità e credo (mi piace mettermi nei panni di Albus) che sia proprio per questo che il fratello si sia limitato a dargli una punizione così leggera.
Ernil: tranquilla, no problem per il "ritardo" [anch'io devo correre a recensire il tuo capitolo nuovo appena finisco qua, se il mio pc me lo permette]. Forse Serpeverde sarebbe stata la Casa ideale, ma qualcosa mi diceva che Forth non fosse abbastanza sveglio e arguto per stare tra di loro. Tassorosso ha il problema della lealtà, è vero, ma ho considerato più la lealtà per la famiglia che quella per gli amici (l'Ordine). Felice che ti sia piaciuta l'idea del cambio di pov, grazie per i complimenti!

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Capitolo 19
*** Esame... di coscienza ***


19. Esame... di coscienza

Prompt: 008. Settimane
Periodo: estate 1898
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Introspettivo
Personaggio: Aberforth Silente, Albus Silente, Elphias Doge

Era passato più di un anno dall’episodio del Ballo di Primavera, ma non potevo fare a meno di notare lo strano comportamento di Elphias.
Eravamo da soli in dormitorio, quella mattina, dato che Edward era finalmente riuscito a conquistare Emily e ad uscire con lei.
Questo suo successo era dovuto solo alla sparizione di Caitlin e al conseguente scioglimento del gruppo delle Tricolours – infatti da quando la March aveva assistito alla scenetta “immorale” tra me ed Elphias, e in seguito colpita dal mio Confundus, non si era più ripresa e i suoi genitori erano stati costretti a ritirarla da Hogwarts.
Mi sentivo leggermente in colpa, ma ero felice che quell’episodio fosse stato utile ad Edward per ottenere un’opportunità con la ragazza che gli piaceva fin dal primo anno.
Ma naturalmente sto divagando, dato che stavo parlando di Elphias.
Il suddetto mi trattava ormai da più di dodici mesi con uno strano atteggiamento di riverenza, quasi come se mi stesse timidamente corteggiando.
Forse era solo la mia impressione, dato che Edward non diceva niente al riguardo, o Elph si era fatto una strana idea dopo quel bacio puntato solo all’allontanamento di quella piaga di Caitlin?
Leggevo nei suoi occhi, per quanto ancora non fossi un abile Legilimens, qualcosa che rasentava l’ossessione.
Mi trattava come se fossi stato una ragazza.
Era abbastanza inquietante, dovevo ammetterlo.
Quello che probabilmente non era chiaro ai miei amici, era che nessun essere presente tra le mura di Hogwarts esercitava un’attrazione così forte su di me da farmi lasciare alle spalle l’importanza dello studio.
Né maschio né femmina che fosse.
- Albus… cosa ne dici se per l’ultima uscita ad Hogwarts andiamo a fare un pic-nic tranquilli… solo noi due?
Alzai lo sguardo verso di lui, cercai di essere diplomatico e di non mostrare la mia sorpresa.
- Elph, tra due settimane abbiamo i M.A.G.O. – osservai con un tenue sorriso di circostanza – non possiamo permetterci certi… mmm… sfarfalii!
Il mio neologismo inventato al momento per alleggerire l’atmosfera non lo fece ridere.
Vidi le sue sopracciglia formare un arco da quanto erano aggrottate.
- Quindi? Non vuoi venire con me? –
Vidi il suo labbro tremare, lessi il dispiacere nei suoi occhi.
Avevo usato un ragazzo per allontanare una ragazza, ma mi ritrovavo quel ragazzo a svolgere lo stesso ruolo che era stato in precedenza della ragazza.
Ironia della sorte.
- Non è che io non voglia venire con te… -
Ed era vero, avrei davvero voluto svagarmi un po’ in compagnia di Elphias… ma come amici!
- Solo che credo sia opportuno studiare, tutto qui! – conclusi rapidamente, mettendoci tutta la sincerità possibile.
- Ah, ok… - disse lui con tono deluso - …va bene –
L’unica cosa che mi trattenne dal non chiedere scusa ad Elphias, fu vederlo uscire senza di me il giorno della gita ad Hogwarts.
Con l’ultima delle Tricolours, Sarah Steeles.
Una vera ragazza.
Mentre camminavo per i corridoi deserti, ravviandomi i capelli in un vano tentativo di scacciare il caldo afoso che pervadeva l’aria, continuavo a ripetermi che nel giro di poche settimane sarei molto probabilmente stato libero.
Ma libero era la parola giusta? Non ne ero poi così certo.
Hogwarts era sempre stata la mia vera casa, da quando papà era stato arrestato.
Certo, a Godric’s Hollow potevo sempre contare su mia madre e su Ariana – naturalmente a volte anche su Aberforth, che però sembrava avere vergogna di farsi conoscere lì a scuola come mio fratello – ma non era la stessa cosa.
I miei professori riuscivano a farmi sentire apprezzato come nessun altro aveva mai fatto.
Mia madre doveva fare in modo che ciascuno di noi tre, ciascuno dei suoi figli, ricevesse la stessa quantità di affetto e attenzioni.
Gli insegnanti, invece, non dovevano per forza essere imparziali.
Non era nel loro interesse esserlo.
Ero consapevole delle mie capacità soprattutto grazie ai loro incoraggiamenti e ai loro complimenti continui, grazie ai termini espliciti con cui descrivevano quanto fossi avanti rispetto ai miei coetanei.
Facevano progetti su di me e io lo sapevo.
Non volevo deludere nessuno di loro, non volevo deludere me stesso.
Preso da queste riflessioni, uscii in giardino e mi diressi verso uno dei numerosi alberi - sotto i quali non era difficile scorgere qualche mio coetaneo alle prese con il grande ripasso generale.
Poco lontano da dove decisi di stabilirmi con la mia borsa stracolma di libri, tra cui alcuni che non avevano nulla a che fare con le materie di esame del M.A.G.O., vidi Edward con la sua nuova ragazza Emily.
Entrambi erano degli incoscienti, a mio parere.
L’esame sarebbe stato il giorno seguente e loro perdevano tempo prezioso con le loro sciocchezze.
Mi immersi nella lettura del Trattato sulle Pozioni Avanzate, sperando di riuscire a finire quelle cinquecento pagine prima di sera.
Quel silenzio, accompagnato dal tepore del sole estivo e dall’odore pungente dell’erba fresca, mi ricordò i pomeriggi passati da piccolo nel giardino della nostra vecchia villetta di Londra.
A questo ricordo, seguì quello terribile di Ariana nel parco con le sue amiche.
Decisi di concentrarmi sui libri, non potevo lasciarmi trasportare dai sentimenti a sole ventiquattro ore da un punto cruciale della mia vita.
- Ehi, secchione! Smettila di studiare, tanto prenderai di certo Oltre Ogni Eccezionale Previsione! –
Alzai lentamente lo sguardo, nonostante sapessi che mi sarei trovato davanti il mio adorabile fratellino.
E non avevo torto, ovviamente.
- Forth, credo sia inutile farti notare che quel voto non esiste… -
- Certo, certo! – sbottò lui in risposta, lasciandosi cadere con uno sbuffo di fianco a me – Ma perché non ti trovi una ragazza come i tuo amici al posto di stare ad amoreggiare con i tuoi libri? –
- Perché io tengo ad avere un futuro sicuro, Forth – replicai con calma.
- Ah, certo! Il futuro Ministro della Magia è qui! Inchinatevi tutti! –
- Non è divertente – mormorai, fulminando con gli occhi un gruppo di ochette che avevano riso per la battuta di mio fratello – invece di prendere in giro me, dovresti iniziare a preoccuparti per il tuo futuro! –
- Non mi interessa il mio futuro, e comunque non sono affari tuoi! –
- Vorrà dire che quando finirai sulla strada, sarà compito mio ospitarti in casa mia e mantenerti –
- Oh, ti prego, no! Potrei morire giovane solo per la noia… - commentò con uno sbadiglio - …a proposito, domani non potresti saltare i M.A.G.O.? –
- Ma sei pazzo? –
- No, ci sono cose più importanti della scuola… -
Sospirai, cercando di non far notare il mio disappunto, e tornai a rivolgere la mia completa attenzione ai libri.
- Guarda che è arrivata una lettera di mamma! – mi comunicò alla fine Forth.
- Perché non l’hai detto prima? –
- Eri così occupato a sbaciucchiarti il libro di Erbologia… -
Vidi che mi porgeva un foglio spiegazzato, glielo strappai di mano e iniziai a leggere febbrilmente.
Quando finii, rimasi per un attimo a fissare il vuoto.
- Allora, chiediamo il permesso per poter andare fuori di qui domani o no? – insistette lui, con un tono che mi fece capire che mi stava mettendo alla prova.
Nostra madre era stata ricoverata all’ospedale di San Mungo in seguito a un incantesimo accidentale scagliatole da Ariana.
L’ennesimo.
Ci diceva di stare tranquilli perché la nostra sorellina sarebbe stata nelle mani di nonna Rosalie per i giorni che lei avrebbe passato lontana da casa e che comunque non aveva niente di grave o irrimediabile.
Riflettei il più rapidamente possibile. Alla fine presi una sofferta decisione.
- Mamma starà in ospedale per settimane, mentre i M.A.G.O. sono solamente domani… non possiamo andare un altro giorno al San Mungo? –
Aberforth sembrò prendermi per uno incapace di intendere e di volere.
Si alzò dalla erba scuotendo la testa e prima di andarsene mi lanciò una delle occhiate di rimprovero che di solito rivolgevo io a lui.
- Sei proprio un drogato di potere ed egoismo, Albus… fatti un esame di coscienza, oltre all’esame scolastico… sicuramente lì non prenderai il massimo dei voti come ti aspetti! -


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! Per fortuna che esistono i ponti.... altrimenti come farei ad aggiornare? ^^
Ho un paio di precisazioni da fare riguardo a questo capitolo: prima di tutto, ho preso la decisione di non far iniziare una storia tra Elphias e Albus perchè sarebbe stata difficoltosa da gestire (come avrebbe reagito Edward vedendo i suoi due amici in certi atteggiamenti? Come avrebbe poi reagito Elphias nell'essere sostituito da Gellert?) e perchè io credo fermamente che Albus abbia scoperto la sua attrazione nei confronti degli uomini solo una volta visto Gellert. Potete liberamente insultarmi per questa scelta, naturalmente, ma non prendeteci troppo gusto ù_ù
Per quanto riguarda invece l'ultima parte - in cui Forth parla della lettera ricevuta da Kendra - avevo pensato che l'incantesimo accidentale di Ariana che l'ha poi portata alla morte non  fosse il primo. In poche parole, mi serviva qualcosa per sottolineare l'attaccamento morboso di Albus ai libri. e il rifiuto di andare al San Mungo per sua madre mi sembrava un'occasione perfetta.
Penso di essermi dilungata troppo, vi ringrazio come sempre per il vostro supporto e cito in particolare lovy_cha, che ha aggiunto la storia ai Preferiti, & niwa e _DarkAngel_, che l'hanno aggiunta alle Seguite.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, xoxo

SakiJune: mi dispiace di aver usato Elphias come "strumento" per liberare Albus della presenza sgradita di una ragazza, non intendevo ferire i gusti di nessuno ^^ Con altrettanto dispiacere devo dirti che non seguirò il pairing Elphias/Albus, dato che il mio obiettivo è tenere la storia Canon. Penso comunque che Elph provasse qualcosa per Albus, ed è per questo che ho deciso di inserire questa sorta di "sentimento non ricambiato". Grazie per il commento, comunque!
Julia Weasley: l'idea è piuttosto bizzarra e credo che ci voglia molto coraggio per realizzarla, ma se dovesse funzionare nel tuo caso allora sarei felice di esserti stata utile! ^^ Ho voluto inserire l'intesa tra Albus ed Elphias per introdurre l'abilità di Al nel "leggere nel pensiero", per quanto non sia ancora ai livelli eccelsi che noi conosciamo. Immaginavo che il capitolo non fosse troppo comico, hai ragione, provvederò a toglierlo dai generi.
_Mary: davvero? Allora forse abbiamo le stesse conoscenze, dato che io ho tratto l'ispirazione da certi "esemplari" che girano qui nei dintorni  XD
Sono soddisfatta nel sapere che, nonostante tutto, il capitolo non sia venuto un'emerita schifezza. Temevo di andare troppo sullo sdolcinato o sul grottesco, non so. Ma credo che con questa storia finirò per prenderci la mano, considerando i gusti di Albus ^^
quigon89: ho notato che ti sei dato da fare con gli aggettivi che iniziano per "I" ^^ Albus in effetti non si fa pubblicità, la storia resta segreta perchè - forse non sono stata troppo chiara al riguardo - colpisce Caitlin con un Confundus in modo che la vicenda non venga divulgata. In questo capitolo ho cercato di precisare come Albus ancora non sappia di essere gay, e continui a dedicarsi solo ai libri. Sostengo, come ho scritto qui sopra, che la "scintilla" sia scoccata solo nel momento in cui ha incontrato Gellert. Edward comunque ti ringrazia per i complimenti! ^^
PirateSDaughter: mi sento lusingata, anche se non credo di essere ancora al livello di certe Slasher che ho "letto" qui su EFP... faccio solo il mio lavoro di narratrice di vita di Albus, cercando di adattare anche questi episodi al mio "modo di fare" ^^ La maggioranza di voi ha deciso di non considerarlo comico, quindi lo toglierò tempestivamente dai generi indicati. Grazie per il commento e ...
We love Albuccio XD
Ernil: Caitlin si nasconde spaventata nel leggere il tuo commento... e lo stesso fa Elphias! XD Credo che la mia scelta presa in questo capitolo spieghi la mancanza di introspezione nel precedente. Albus non sa ancora di essere gay, quindi sarebbe stato inutile annoiarvi con una carrellata di pensieri su come fare a cancellare dalla mente di Caitlin il ricordo compromettente che ha visto. Ma, come ho scritto nelle note, sei libera di non condividere la mia scelta ^^ Spero almeno di riuscire a farmi perdonare con l'arrivo di Gellert... grazie per il commento!


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Capitolo 20
*** Arrivederci, Hogwarts ***


20. Arrivederci, Hogwarts

Prompt: 003. Fine

Periodo: estate 1898
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale
Personaggio: Albus Silente, Armando Dippet, Phineas Nigellus Black, Griselda Marchbanks, Galatea Merrythought

Il momento tanto atteso era arrivato.
Ripassavo freneticamente gli ultimi argomenti con le goccioline di sudore che mi colavano sulla fronte, ignoravo i commentini sarcastici dei miei coetanei che mi fissavano come se fossi stato uno scherzo della natura, stringevo convulsamente nella mia mano destra la bacchetta.
Per un attimo, sentendo uno scricchiolio, temetti di averla spezzata.
Poi la porta della Sala di Esame si aprì e il viso del professor Dippet spuntò nella fessura tra il legno e lo stipite.
I suoi occhi scuri si posarono su di me, gentili e indecifrabili.
- Albus Silente, è il tuo turno – disse con un sorriso incoraggiante.
Scattai in piedi ed entrai barcollante nella stanza dove mi sarei giocato il futuro.
“Questa è la fine, Albus… o la va, o la spacca…” mi dissi, mentre sudavo copiosamente, sentendo gli sguardi di tutti i professori su di me “…e ti conviene che vada, altrimenti non te lo perdonerai mai!
- Albus Silente – ripetè allora una donna sconosciuta di massimo vent’anni, abbassando lo sguardo su una pergamena sdrucita – sembri aver passato sette anni meravigliosi, ragazzo! –
Il suo tono calmo mi diede una spinta e mi fece riacquistare un po’ di fiducia in me stesso.
Annuii lentamente, mentre puntavo lo sguardo verso i dettagli più insignificanti dell’aula per tranquillizzarmi.
Mi misi ad analizzare con attenzione le morbide onde castane che incorniciavano il delicato ma severo viso della nuova arrivata, prima di ricordarmi che non sarebbe stato un punto a mio favore essere colto nell'atto sgarbato di fissarla come se fosse stata un animale piuttosto raro, di chiunque si trattasse.

Distolsi rapidamente lo sguardo e notai alcune ragnatele e numerose crepe decorare allegramente la stanza, prima di essere richiamato alla realtà da un colpetto di tosse.
La giovane, attorniata da alcuni dei miei usuali professori, alzò i suoi occhi verdi su di me.
- Io sono Griselda Marchbanks, la Presidentessa di Commissione. Mi limiterò ad osservare in che modo eseguirai le richieste che ti faranno i tuoi insegnanti e in seguito ti farò altre domande se lo riterrò opportuno. –
Sembrava tanto un discorsetto imparato a memoria, ma lo disse con una naturalezza che mi fece comprendere la sua sfacciata imparzialità.
- Allora, Albus… - iniziò il professor Dippet con tono allegro - …cosa ne dici di Trasfigurare qualcosa? Facciamo tramutare il cappello di Miss Marchbanks in un vaso di camelie? –
Vidi il copricapo verde e rosso della donna appoggiato lì vicino, la guardai per ottenere la sua approvazione e infine mi apprestai ad eseguire la richiesta del professore.
Nel giro di una manciata di secondi, il dolce profumo dei fiori si espanse per tutta la stanza. Miss Marchbanks prese una rosa dal vaso e se la appuntò tra i capelli, prima di scrivere con calma qualcosa sulla pergamena che teneva tra le mani bianche.
- A me basta questo – constatò Dippet, lisciandosi i baffetti con aria soddisfatta.
- Allora tocca a me – intervenne Galatea Merrythought, la mia insegnante di Difesa contro le Arti Oscure – cosa ne diresti di affrontare un Molliccio? –
Annuii timidamente, chiedendomi dove avessero potuto nascondere quell’essere. Poi vidi la bacchetta della Merrythought puntata contro un mobiletto nell’angolo della stanza e iniziai a tremare.
- Mantieni la calma, Albus – mi ammonì lei, mentre vidi il Preside Black trattenere un sorrisetto beffardo – sei pronto? –
- Sì, professoressa… -
La serratura del mobile scattò e all’improvviso ne uscì la figura di mio padre incatenato. Rimasi pietrificato davanti a quella apparizione, credevo di avere paura solamente dei ragni o di cose simili, e sentii diversi mormorii alle mie spalle.
“Albus, concentrati!” mi spronai, cercando di vincere l’imbarazzo e il terrore “Reagisci, ti stai giocando il futuro!”
- Riddikulus! – urlai con decisione, prima che il Molliccio si tramutasse in qualcosa di peggiore.
Vidi le catene cadere e il viso scavato del sosia di mio padre riprendere colore, prima che la creatura rientrasse sconfitta nel suo cantuccio.
Un leggero applauso si levò alle mie spalle, scoprii che si trattava di Miss Marchbanks. Le rivolsi un tenue sorriso.
- Anche per me va bene – mormorò la Merrythought, probabilmente chiedendosi chi fosse quell’uomo apparso dalla figura del Molliccio.
E non sembrava l’unica a porsi quella domanda.
- Quindi credo di essere l’ultimo! – commentò il professor Newt Scamandro, insegnante di Incantesimi, con uno sbuffo annoiato – Ma tanto sappiamo già che Albus eseguirà alla perfezione quello che gli chiederò, no? -
E mi fece l’occhiolino, sedendosi più comodo sulla poltrona.
- Quindi, ragazzo, voglio uno Schiantesimo con relativo contro incantesimo… penso che uno dei miei colleghi si possa offrire come volontario per questa prova! –
La professoressa Merrythought si alzò immediatamente in piedi e girò attorno al tavolo per posizionarsi davanti a me. La guardai, sentendomi in soggezione, ma poi mi decisi ad alzare lentamente la bacchetta.
- Stupeficium! – dissi esitante, guardando negli occhi la donna che in quei sette anni mi aveva spronato a tirare fuori ogni briciolo del mio potenziale.
La vidi crollare ai miei piedi, una stretta al cuore mi prese e mi affrettai a pronunciare la formula inversa.
- Innerva! –
I miei insegnanti accompagnarono il risveglio di Miss Galatea con un leggero applauso, le porsi una mano per aiutarla ad alzarmi.
- Per me va benissimo così – sentenziò Scamandro con tono di ovvietà.
- Allora possiamo… - intervenne Miss Marchbanks.
- Manca la mia richiesta! – la interruppe Phineas Nigellus – E io esigo un Incanto Patronus! –
Il Preside Black mi sorrise maligno, convinto di avermi colto in castagna, mentre i suoi colleghi mormoravano interdetti. Ma dentro di me sorrisi anch’io, iniziando a prepararmi un ricordo felice.
- Posso procedere? – chiesi impaziente, mentre notavo che anche la professoressa Merrythought mi sorrideva di nascosto.
- Certo. Silenzio. – decretò il Preside.
Chiusi gli occhi, raccogliendo dentro di me le energie e concentrandomi sul giorno in cui era nata la mia dolcissima sorellina Ariana.
- Expecto Patronum! –
Un filo argenteo apparve in aria e si plasmò a immagine di una fenice, così simile alla mia Fanny.
Tutti rimasero a bocca aperta e con gli occhi spalancati, ad eccezione delle uniche due donne presenti che si espressero in un altro applauso.
Dopo pochi secondi il mio Patronus si dissolse e Miss Marchbanks si alzò in piedi con un sorriso.
- Albus Percival Wulfric Brian Silente, hai tutte le capacità per poter porre fine, una dignitosa fine oserei dire, al percorso che hai iniziato sette anni fa in questa scuola. In qualità di Presidentessa di Commissione, ti conferisco il diploma M.A.G.O. – disse lei, prendendo poi in mano la pergamena che stava analizzando alla mia entrata – con dodici Eccellente. Complimenti vivissimi, credo che non sia mai successo prima di questo momento. –
E lanciò uno sguardo interrogativo a Phineas Black.
- No, suppongo di no – borbottò lui – con un Grifondoro, certamente no –
Ignorai le sue parole che probabilmente avevano solo lo scopo di smorzare la mia felicità e il mio orgoglio.
Strinsi le mani a tutti i professori presenti, compreso lui, senza riuscire a togliermi dalla faccia il sorriso a trentadue denti che mi si era stampato addosso.
Miss Marchbanks mi aprì poi la porta da cui sarei dovuto uscire, opposta a quella da dove ero entrato.
- Spero che ci incontreremo di nuovo, Albus Silente – commentò lei con tono solenne.
- Lo spero anch’io, signorina – replicai educatamente.
Una volta fuori dalla stanza, dai corridoi, dalla scuola, corsi in giardino e mi buttai nell’erba, rotolandomi senza dignità e senza freni.
Quella era la fine.
Una meravigliosa fine.
La fine da cui sarebbe ricominciato tutto.

Note dell'autrice

Buonasera, miei cari lettori!
Non mi dilungherò troppo nelle note, essendo a corto di tempo. Ringrazio solo tutti voi per il vostro supporto fino a questo capitolo (siamo finalmente a 1/5 della storia... ancora pochino, ma già qualcosa!) e per questo mi sembra giusto citare i nomi di tutti quelli che hanno aggiunto Apeiron tra le Preferite:

1 - Alaide 
2 - ashleys

3 - bianchimarsi 
4 - BlackFra92 
5 - dream 

6 - gwydion 
7 - Julia Weasley 
8 - lovy_cha 
9 - quigon89 
10 - ThePirateSDaughter 
11 - yuukimy 
12 - zoe moon 
13 - _Mary
 

e le Seguite:

1 - anarchy 

2 - Atari 

3 - Erika91 
4 - Ernil 
5 - Ginevra Sofia Dajora 
6 - Lukk 

7 - Miss Rainbow 
8 - niwa 

9 - sbadata93 
10 - Shakiko 
11 - Strega_Mogana 

12 - sunflower_ 
13 - Veronica Potter Malandrina 
14 - _DarkAngel_ 
15 - _NeMeSiS_ 


Passo alle recensioni, al prossimo capitolo!

Julia Weasley: sì, posso confermarti con una certa sicurezza che è stata Ariana ad uccidere Kendra (ma quando ritroverò il Settimo libro perduto, potrò confermartelo al 100% ^^). Giustifico la lettera di Kendra dicendoti che questo incantesimo era di minor intensità rispetto a quello che le toglierà la vita. Bene, sono sollevata all'idea di non aver messo insieme a forza Albus e Elphias dato che non sei stata l'unica a bocciare questa coppia... grazie per il commento!
ThePirateSDaughter: per fortuna non mi è venuta la pazza idea di andare contro i miei gusti e di metterli insieme ^^ hai ragione, Elphias è come sottomesso alla volontà di Albus e per questo ho preferito evitare una storia (questo è solo uno dei tanti motivi, ovviamente). Grazie per i complimenti e per il commento!
quigon89: a volte capita anche l'impossibile, come essere d'accordo con personaggi che di principio non ti stanno molto simpatici ^^ per quanto la decisione di Albus possa sembrare cinica, è proprio vero che i MAGO sono un'occasione imperdibile. Non so quanti avrebbero scelto il contrario, ma il mondo è bello perchè è vario. Per quanto riguarda il "ritorno" di Kendra, farò del mio meglio per darle un ultimo momento di gloria.
_Mary: per quanto mi dispiaccia ammetterlo, Albus era davvero un pazzo fanatico (ma non nego che a volte la passione per la conoscenza possa essere più forte di qualsiasi cosa) Per quanto riguarda i MAGO, devo fare la parte dell'avvocato del diavolo: sono un'occasione unica e comunque Kendra non è in punto di morte, quindi è comprensibile la decisione di Albus. Naturalmente ognuno è libero di pensarla come vuole, però ^^ ed è esatta anche la tua supposizione, tra poco ci sarà la morte di Kendra e poi... Gellert! Grazie per il commento!
Ernil: entusiasta di aver mantenuto fino ad ora la promessa di rispettare il Canon, devo però ammettere che in futuro mi prenderò alcune libertà temporali. Naturalmente comunicherò tutto a tempo debito, quindi non sto qui a tediarti inutilmente. Non dovrai aspettare molto prima dell'arrivo di Gellert, penso circa quattro/cinque capitoli, e lì arriverà la mia prova del nove *me trema di paura* ^^ Grazie per i complimenti e il commento!
_DarkAngel_: sono felice che la storia ti abbia interessato così tanto, uno dei miei obiettivi è proprio avvicinare un po' tutti al magnifico - ma a mio parere trascurato - personaggio che è stato Silente, vedendolo da un punto di vista un po' particolare ^^ Grazie per il commento!


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Capitolo 21
*** Proposte future ***


21. Proposte future

Prompt: 063. Estate
Periodo: estate 1898
Rating: Verde
Narratore: Kendra Silente /Albus Silente
Genere: Generale, Introspettivo
Personaggio: Albus Silente, Aberforth Silente, Kendra Silente, Elphias Doge

Seduta davanti alla finestra, con le spalle coperte da un pesante scialle di lana azzurra, guardai fuori dalla finestra dove vedevo Albus e Aberforth parlare concitati sotto l’albero in giardino.
Sembravano molto presi dalla loro conversazione e non potei trattenere un sorriso al pensiero che forse – finalmente – si fossero decisi ad instaurare un rapporto di vera fratellanza e complicità come attendevo ormai da anni.
Spostai i miei occhi su Ariana, sentendo un peso all’altezza dello stomaco quando la vidi sdraiata sul tappeto con il viso rivolto verso il soffitto e gli occhi chiusi. Forse ero io a vedere le cose sotto una cattiva luce, dopo l’ennesima fattura scagliatami addosso senza motivo, ma sembrava quasi morta.
Era pallida come non mai, i riccioli ramati risaltavano in modo impressionante rispetto alla sua carnagione cerea, e senza la luce dei suoi occhi sembrava che il suo corpo fosse stato privato anche dell’innocente bellezza che contraddistingue i bambini.
- Ariana? – sussurrai leggermente, per avere la smentita della mia poco gradevole impressione.
Vidi le ciglia scure sbattere un paio di volte in rapida successione, prima che il suo sguardo mi sfiorasse con dolce malinconia.
Mi strinsi più forte nello scialle di lana, trattenendo un brivido istintivo di freddo.
Era strano, assurdo, che una donna ancora giovane come me fosse costretta a stare in casa a causa di inspiegabili abbassamenti di temperatura.
La Medimaga del San Mungo aveva detto che i miei attacchi erano solo residui della magia accidentale da cui ero stata colpita – insinuando anche che forse dipendevano principalmente dal nervosismo causato dalla discussione che avevo avuto con mia suocera durante la seconda settimana passata in ospedale.
Al ritorno a casa di Albus e Aberforth, la signora Rosalie era venuta nella stanza dov’ero stata ricoverata a comunicarmi senza tanti giri di parole che se ne sarebbe tornata in Galles appena possibile e che se aveva risposto alla mia richiesta d’aiuto era stato solo perché Ariana aveva nelle vene una parte del sangue di Percival, non per fare un piacere a me.
Quando le avevo chiesto cosa intendesse dire, ero stata investita da una valanga di ingiurie e accuse tra le più assurde.
Non ero una brava madre, perché avevo lasciato che mia figlia se ne andasse da sola in giro per la pericolosa Londra e venisse aggredita da un gruppo di Babbani.
Non ero una brava moglie, perché non avevo lottato strenuamente per la liberazione di Percival e nemmeno sapevo che fine avesse fatto mio marito.
Non ero una brava nuora, perché non mi ero preoccupata di aggiornarla tempestivamente su questi avvenimenti scabrosi che lei era certa avrebbe saputo risolvere se fosse stata avvertita a tempo debito.
Non ero una brava donna, in generale, perché una mia vicina l’aveva informata del fatto che Aberforth le avesse tirato addosso dello sterco di capra e perché era scandaloso che i miei figli non fossero venuti a trovarmi per la prima settimana che avevo passato al San Mungo.
Naturalmente non avevo replicato alle accuse della signora Rosalie, non ero abbastanza forte né mentalmente né fisicamente per affrontare una lotta all’ultimo sangue.
Ma nella mia mente, giorno per giorno, si erano disperatamente accavallate possibili giustificazioni per quelle accuse.
Ariana era stata aggredita per una mancanza di attenzione non mia, Percival era stato arrestato perché preso dall’avventatezza – e comunque non lo avevo abbandonato, gli scrivevo regolarmente anche se non ricevevo risposta – e dal forte senso di protezione nei confronti della nostra piccola, non avevo informato la signora Rosalie perché troppo preoccupata a gestire l’educazione dei miei tre bambini.
Infine, la mia vicina si era cercata la scortesia di Aberforth e la mancata visita in ospedale era giustificata dagli esami M.A.G.O. che aveva dovuto sostenere Albus.
Non avevo niente da rimproverarmi, in fondo.
Allora perché mi sentivo così dannatamente incompiuta e in crisi?
- Idiota che non è altro… - sentii borbottare da una voce vicina che mi distolse da quei pensieri poco carini.
- Forth… - dissi aggrottando le sopracciglia all’indirizzo del mio figlio minore - …non è decoroso utilizzare simili termini! –
- Mamma, ma Albus lo è! Non ci posso fare niente! – sbottò lui con astio, lasciandosi cadere pesantemente sul divano con i suoi vestiti sporchi di terra.
- Al…? A proposito, dov’è? – chiesi preoccupata, notando che il giardino era ormai deserto.
- Ha detto che se ne andava a fare un giro con il suo amico –
- Il suo amico? –
- Sì, la checca!
Strinsi le labbra, mi chiedevo da dove Aberforth avesse potuto tirare fuori certe parole.
- Aberforth Victor Sean… ! – iniziai ad ammonirlo, prima di essere interrotta.
- Intendo Doge – si affrettò a correggersi lui – sai quello che lo venera come se fosse un Dio sceso in terra? Ecco, lui! –
Decisi di cambiare argomento, non volevo che Forth continuasse a insultare suo fratello tra le righe.
- Avete litigato, tu e Albus? –
- Sì –
- Perché? –
Il mio bambino alzò il suo sguardo – il più simile a quello di Percival a mio parere – verso di me prima di emettere uno sbuffo impregnato di frustrazione.
- Lui vuole andarsene, vuole andare a lavorare! –
Un senso di panico si strinse attorno al mio petto, iniziai senza volerlo a respirare affannosamente.
Non avevo considerato l’eventualità che il mio piccolo Albus, una volta superati i M.A.G.O., potesse andarsene da casa e da me per andare a lavorare e ad avere una vita sua.
- Mamma, ti senti bene? –
Aberforth era scattato in piedi con sollecitudine nel vedere che ansimavo con la mano portata al cuore.
- Sì, sì, stai tranquillo… - biascicai a fatica, sentendo su di me anche gli occhi di Ariana.
- Ho fatto qualcosa che non va, vero, mamma? – mormorò lui con voce intrisa di una tristezza.
Sembrava sentirsi in colpa per aver fermato Albus, ma io ero quasi felice che l’avesse fatto.
Non potevo sopportare l’idea che uno dei miei uccellini, un altro, lasciasse il nido.
- No, Forth, no… - sussurrai egoisticamente, prendendogli la mano con gratitudine - …hai fatto una cosa giusta, l’unica cosa che potrebbe salvare la nostra famiglia da una futura disgrazia -

Il giorno in cui litigai furiosamente con Aberforth per l'ennesima volta era uno dei tanti mercoledì estivi che passavo abitualmente con Elphias.
Edward era partito per andare a lavorare in Scozia, quindi mi era rimasto solo uno dei due veri amici che mi ero fatto a Hogwarts.
Oltre naturalmente a uno stuolo di ammiratrici incallite – la notizia del bacio a Elphias durante il Sesto anno evidentemente non era trapelata dalla bocca di Caitlin March – e di acerrimi nemici.
- No, non ho voglia di parlarne… - mormorai al mio amico, mentre camminavamo per le strade di Godric’s Hollow sotto il sole crudele di metà agosto.
- Al, devi sfogarti! Guarda che tenersi dentro le cose non vuol dire essere forte! – commentò lui cercando di convincermi per l’ennesima volta.
Mi tormentai il bordo della maglietta Babbana che avevo indossato per confondermi tra i passanti, in cerca delle parole.
- Forth dice che dovrei smetterla di tirarmela per i voti che ho preso nel diploma e che dovrei iniziare ad occuparmi di Ariana senza fantasticare sulle proposte di lavoro che mi hanno mandato… -
- Ti hanno mandato proposte di lavoro? Io non ho ricevuto nulla! – osservò lui ammirato – Dovresti essere felice, Albus! –
- Lo ero, prima che Forth mi tarpasse le ali – commentai io amareggiato – e quindi ora, per non sentirlo più lamentarsi e per non sentirmi in colpa, ho rifiutato tutti i lavori che mi erano stati suggeriti… posti garantiti, ci tengo a precisare! –
- Ma non puoi permettere che un ragazzino invidioso di tredici anni ti ordini cosa devi o non devi fare! – protestò il mio amico con aria indignata.
- No, infatti non è stato lui… - mentii leggermente, abbassando lo sguardo – ma gli occhi di una bambina di dieci anni… -
Elphias tacque all’improvviso. La presenza di Ariana nella mia vita non era più una cosa nascosta, lui e Edward lo sapevano da quando ci eravamo salutati alla stazione di King’s Cross dopo aver preso il nostro ultimo Espresso di Hogwarts.
- Le vuoi bene, vero? –
- Io la amo, Elphias… lei e mia madre sono le uniche due donne degne di fare parte della mia vita, non so quante volte l’ho già detto… -
Non stavo più mentendo.
Per quello non avevo ancora avuto una ragazza, un vero e proprio primo bacio, una relazione degna di questo nome, un rapporto cosiddetto “completo”.
Quella parte della mia vita sembrava non essere destinata a fiorire, semplicemente perché non avevo voglia di piantare il seme e di accudirla.
- Dove ti avevano chiamato? – domandò allora lui, cercando di tornare su un argomento leggero.
- Ministero della Magia, ruoli in diversi uffici tra cui il Dipartimento Auror… ma forse è destino che le abilità che mi venivano attribuite vadano perse… -
- Se lo sapesse la Merrythought, ucciderebbe Aberforth senza possibilità di appello! -
Elphias non esagerava, quella donna aveva una vera e propria ammirazione per me e si aspettava che io potessi diventare Ministro della Magia nel giro di dieci anni.
Se avesse scoperto che avevo buttato dalla finestra una simile opportunità di crescita e guadagno, sarebbe di certo andata a far pentire colui che mi aveva convinto a mollare.
Ci sedemmo entrambi su una panchina all’ombra di alcuni alberi, davanti a noi giocavano allegri due bambini osservati dalle rispettive madri.
- Ti ricordi la scorsa estate, Al? – chiese all’improvviso Elphias.
Annuii, mentre la nostalgia mi assaliva senza possibilità di scampo.
- Sì, avevamo fatto il bagno nel Lago Nero e Black era uscito dalla scuola sbraitando che non era un comportamento decoroso e che eravamo proprio dei Grifondoro sfacciati… - ricordai con un sorrisetto.
- E l’anno prima, invece? Quando abbiamo organizzato un torneo non autorizzato di Gobbiglie… -
Ridacchiai divertito, mentre nella mia mente si ridipingeva l’immagine di decine di Serpeverde schizzati dal fango delle palline incantate.
- Quanto vorrei rivivere quei momenti con te e Edward – sospirai, passandomi una mano tra i capelli.
- Potremmo – esordì Elphias, come se avesse aspettato quella mia affermazione per esporre un’idea delle sue – potremmo partire insieme io e te, andare a riprenderci Ed e partire per un Grand Tour nel mondo! Passeremmo giorni e giorni insieme come ai bei vecchi tempi! –
Il Grand Tour era un viaggio molto diffuso all’epoca della mia giovinezza, ma anche nei secoli precedenti. Consisteva nel prendersi un anno sabbatico dalla scuola, dallo studio e dalla famiglia per iniziare a scoprire il mondo degli adulti.
Un mondo che io, a mio discapito, avevo già conosciuto più che bene – ma questo non mi impediva di pensare a quanto sarebbe stato bello passare ancora del tempo con Elph e magari anche con Ed.
Del tempo spensierato, tra scherzi, battute sciocche e ricordi di scuola.
Come nella mia vera casa, come ad Hogwarts.
Mi chiesi come fosse possibile avere nostalgia di qualcosa che se n’era andata da poco meno di due mesi.
Non avrei mai pensato che lasciare Hogwarts sarebbe stato così sconvolgente e doloroso.
- Non posso, Elphias… te l’ho già detto, Forth mi stresserebbe fino all’esasperazione e mia madre ha bisogno di aiuto con Ariana… -
- Al, dai! Potremmo andare quando tuo fratello sarà a casa per la vacanze estive, magari tra un paio d’anni! Non è poi così difficile da progettare! – continuò con tono tra il supplichevole e l’entusiasta.
Sospirai pesantemente, mi stava allettando.
Questo mi metteva davanti a una decisione alquanto difficile.
- Ne riparleremo, ok? –
- Ma è più sì che no, vero? – insistette lui, punzecchiando il mio fianco con un dito.
Mi passarono davanti agli occhi tutti i bei momenti che avevo passato con i miei migliori amici, l’idea di trascorrere un’estate come quella che stavo vivendo mi piaceva sempre di meno.
Il mio egoismo decideva per me, avrebbe detto Aberforth.
- Certo, è più sì che no! – replicai con un sorriso smagliante.
Ci scambiammo un batti cinque e da quel momento  - con l’anima pervasa di gioia davanti a quella futura, seppur lontana, prospettiva - affrontai i miei doveri da fratello maggiore con il sorriso sulle labbra.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Anche questa sera sono molto di fretta, colpa della scuola e di tutti i suoi derivati... per questo mi dispiace molto, ma non riesco a rispondere adeguatamente alle vostre recensioni. Spero che possiate perdonarmi per questa volta, prometto che avrete una risposta certa nelle note del prossimo capitolo.
Intanto ringrazio BlackFra92 che ha aggiunto la storia tra le Seguite, DiraReal e rose_angel che l'hanno messa tra i Preferiti.
Naturalmente un ringraziamento speciale va anche a chi ha commentato il capitolo precedente, quindi  DiraReal, ThePirateSDaughter, _Mary, quigon89, Ernil e Julia Weasley.
Al prossimo capitolo, spero di non aver dimenticato niente!

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Capitolo 22
*** Esitazione fatale ***


22. Esitazione fatale

Prompt: 030. Morte
Periodo: novembre 1900
Rating: Arancione
Narratore: Albus Silente
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggio: Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente

- Sì, signora Bath, credo che mia madre possa venire a trovarla oggi pomeriggio… - dissi alla mia vicina di casa, intenta a raccogliere le foglie secche nel suo giardino nella gelida aria di novembre – adesso rientro in casa e le chiedo se ha un’oretta libera, va bene? –
- Sei un caro ragazzo, Albus – rispose lei con un sorriso – se non ci fossi tu, credo che la povera Kendra non ce la farebbe da sola! –
- Lei è troppo gentile, signora Bath… mia madre è una donna molto forte, non ha bisogno di me! – ribattei, nonostante dentro di me mi sentissi leggermente compiaciuto.
- Sei un caro ragazzo e anche modesto! Ti preparerò la torta che ti piace tanto… -
- Ma non deve, signora… -
In quel momento si sentì un urlo provenire dall’interno della mia casa.
Cosa stava succedendo?
- Va tutto bene, là dentro? – chiese la mia vicina, assumendo all’improvviso un’aria preoccupata.
- Meglio che rientri… anche se con molta probabilità sarà Ariana che ha alzato il volume della radio al massimo! –
La signora Bath aveva un’espressione dubbiosa, ma non replicò.
A dire la verità, nemmeno io credevo in quella scusa ma dovevo ammettere che ci speravo.
Spalancai la porta per poi sbattermela alle spalle, lanciare a terra il mantello che avevo sulle spalle e fiondarmi nella stanza da letto dove di solito restavano mia madre e mia sorella.
Naturalmente, inutile dirlo, la radio in salotto era muta.
Appena misi il piede sul primo gradino, sentii un altro urlo.
- Ariana, smettila! Smettila, ti prego! –
La voce rotta e supplicante di mia madre mi fece iniziare a tremare, estrassi la bacchetta e salii al piano superiore con una rapidità incredibile.
Davanti a me, nella stanza prevista, si svolgeva una scena terribile.
Mia madre era accasciata sul pavimento con il petto lacerato da numerose ferite – a prima vista sembravano profonde – e il vestito azzurro fradicio di sangue.
Ariana era in piedi davanti a lei con un inquietante brillio folle negli occhi e agitava a caso la bacchetta che teneva tra le mani.
Era quella di mia madre.
- Albus… Albus… -
La sentii chiamarmi debolmente, mentre Ariana faceva rovinare a terra nello stesso momento le tre librerie presenti nella stanza con una semplice stoccata, provocando un fragore insopportabile.
- Mamma! – urlai per farmi sentire, cercando di attirare l’attenzione di mia sorella su di me.
Ma Ariana sembrò ignorarmi o non calcolarmi, agitò di nuovo la bacchetta con uno strano sorriso dipinto sulle labbra, lanciando un altro incantesimo accidentale contro la donna che le stava ai piedi, incendiandole questa volta il lembo del vestito.
- Ary! Ary, smettila! – la sgridai spaventato – Aguamenti! –
Spensi il fuoco che rischiava di propagarsi, presi il coraggio a due mani e entrai nella stanza puntando la bacchetta contro mia sorella che sgranò gli occhioni confusa.
- Albus, non farlo! Lasciala stare! – strillò mia madre con voce isterica, portandosi la mano al petto per lo sforzo fisico che le era costato pronunciare quelle parole.
Rimasi congelato, sempre con la bacchetta verso Ariana.
Schiantarla o non Schiantarla?
Disarmarla tempestivamente o restare a guardare il disastro provocato dalla mia assenza?
Obbedire a mia madre mettendone a rischio l’incolumità o disobbedire mettendo a rischio quella di mia sorella?
In fondo la mia Ariana, la mia adorabile sorellina, non voleva fare quello.
Io ero certo che non volesse.
Quel momento di esitazione mi costò carissimo, perché la bambina innocente scagliò un altro – un ultimo - incantesimo verso la donna che le aveva dato la vita.
E gliela tolse, quando una lama spuntata dal nulla le lacerò il petto.
Rimasi a bocca aperta, caddi in ginocchio, non potei fare a meno di lanciare un urlo di disperazione.
In quello stesso istante, come se tutto fosse stato opera di un controllo della mente, lo sguardo di Ariana tornò vacuo e pacifico, le sue candide manine lasciarono la presa sulla malefica bacchetta, i suoi minuscoli piedini la calpestarono rompendola mentre lei si avvicinava a me senza capire il perché del mio pianto.
Lasciai cadere gli occhi sulla figura sanguinante e senza vita di mia madre.
Notai con una stretta al cuore il contrasto tra il luminoso celeste del suo vestito e il rosso cupo del liquido che permeava la sua dolce figura.
Poi vidi una lacrima formarsi sulle ciglia della mia sorellina, forse ad imitazione delle mie.
Non sapevo più cosa fare, avevo perso la testa.
- Ariana, vieni che usciamo da qui… -
La portai con gesti automatici fuori dalla stanza, ne chiusi la porta, cercai di non dare peso al fatto che stessimo facendo impronte di sangue sul pavimento immacolato.
La condussi nella sua cameretta e le chiesi di restare a giocare da sola per un po’.
Quando tornai nel corridoio, davanti alla stanza maledetta, rimasi a fissare a lungo la porta che mi separava da uno dei miei peggiori incubi.
“Com’è possibile… come può essere possibile…” continuai a mormorare nella mia testa.
Rimasi per ore a fissare il freddo legno della porta chiusa, senza fare altro che pensare al colpevole di quella brutta faccenda.
Ariana, forse mi sarebbe piaciuto dare la colpa a lei.
Era una bambina mentalmente disturbata, non sapeva cosa faceva, non era in grado di controllare la sua magia, ma avrebbe dovuto ascoltarmi quando le dicevo di smetterla, quando ero entrato nella stanza facendole capire che non stava facendo del bene.
Nonostante tutto questo non riuscivo a concepirla come bersaglio della mia rabbia, del mio rancore e della mia tristezza.
No, era molto più facile riversare questi sentimenti su chi non avrebbe mai più potuto aprire bocca per difendersi.
Mia madre, ad esempio.
Sapeva dei problemi che affliggevano la nostra piccolina, avrebbe dovuto tenerla sempre d’occhio e fare attenzione.
Era stata un’incosciente a lasciarle in mano la bacchetta o a permetterle di prenderla.
Ma io, io ero stato uno stupido a lasciarle in casa da sole, quando sapevo benissimo che l’umore di Ariana era inspiegabilmente sottoterra e la salute di mia madre viaggiava sull’orlo di un precipizio.
Sì, forse mi sarebbe piaciuto lasciare che qualcun altro si prendesse la colpa.
Ma per quanto non fossi onesto, a volte, sapevo quando era il caso di assumermi le mie responsabilità
Quello era uno di quei casi.
Ero andato a Diagon Alley non perché avessi davvero bisogno di qualcosa o perché qualcuno avesse bisogno di me, ma per puro capriccio.
Perché erano mesi che non uscivo di casa, perché volevo rivedere la luce del Sole per quanto pallida e invernale, perché avevo bisogno di entrare nel mio negozio preferito, perché sentivo che sarei impazzito se non avessi messo le mani su un libro nuovo.
Respirare il profumo della carta non ancora esplorata, quell’aroma non ancora coperto dalle impurità della polvere, quelle parole scritte solo per essere lette da occhi nuovi.
Sì, ero andato per quello a Diagon Alley.
E per quello, per colpa mia, mia madre aveva perso la vita e Ariana aveva l’anima lacerata dall’involontario omicidio commesso.
- Chi sarà la mia prossima vittima? – mormorai tra le lacrime, incapace di entrare a dare l’ultimo saluto a mia madre, troppo vigliacco per andare a guardare la mia piccola negli occhi.
Ma, in fondo, non avevo fatto del mio meglio per mettere a posto la situazione?
No.
Non ero stato capace di scegliere tra le due donne della mia vita.
Forse avevo ascoltato le parole di quella sbagliata, forse avrei dovuto colpire la mia piccola.
Il solo pensiero mi provocò un’intensa nausea che pensò bene di risalire per la mia gola sottoforma di bile.
Non mangiai per i quindici giorni seguenti.
Ancora mi vergogno nel ricordare che lasciai la stanza maledetta chiusa a chiave, senza avere il coraggio di aprirla, fino a quando non fui obbligato a farlo dall’imminente ritorno di Aberforth a casa per le vacanze natalizie.
L’odore di morte che pervase la nostra casa da quel giorno in poi restò sempre vivido nei miei ricordi.



Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti.
Credo che non avrei potuto scegliere momento peggiore per postare un capitolo di questo argomento, proprio ora che siamo vicini a Natale e tutti vorrebbero sentir parlare e leggere solo di cose belle e allegre.
Purtroppo la cronologia dei fatti mi ha portata davanti a una scelta: rimandare l'aggiornamento al 27 dicembre o aggiungere questo capitolo senza preoccuparmi molto del momento. Come potete intuire, sono andata per la seconda.
Ci sono un po' di cose che non mi convincono, in quello che ho scritto. Prima di tutto, non sono certa che Albus fosse presente nel momento della morte di Kendra; sì, è stata una mia scelta, giustificata solo da una mia sensazione e liberamente contestabile.
Inoltre, temo di aver reso il tutto troppo "sanguinoso", non saprei. Spero di non aver impressionato nessuno, anche se non mi sembra di aver descritto nei minimi particolari.
Credo di aver finito con il commento, per oggi. Se avete dubbi o se c'è qualcosa che non vi torna, liberi come sempre di farmelo sapere.
Ringrazio come sempre tutti quelli che mi seguono, in particolare 979 che ha aggiunto la storia tra le Seguite.
Al prossimo capitolo!

quigon89: se le mie idee funzionano ancora e riescono a stupirti è solo grazie al supporto che tutti voi mi dimostrate, credo sia proprio un fattore psicologico importante che stimola a dare il proprio meglio ^^ per quanto riguarda la parte di Kendra, ti ringrazio per avermi chiesto di dedicarle un ultimo pezzo dato che ho trovato molto interessante tentare di entrare nella sua testa. E' proprio vero quello che hai detto di Albus, la sua sorellina sembra l'unica cosa capace di tenerlo ancora in quella casa. Per rispondere anche alla tua recensione del capitolo 20: sono felice che il capitolo sia quello che ti è piaciuto di più e anche che Griselda abbia fatto centro ^^
The PirateSDaughter: sono molto soddisfatta del pezzo che ho scritto come Kendra e ammetto che sono entusiasta di sapere che abbia riscosso successo (nonostante sia l'ultimo, sigh). La mia decisione di accennare aneddoti un po' fuorilegge tra Albus e Elphias era proprio puntato a dare un po' di umanità al nostro perfetto protagonista. Per rispondere anche alla tua recensione del capitolo 20: il Molliccio di Albus rappresenta sì il cadavere di Ariana, ma credo che lo sia diventato solo in seguito alla morte della piccola. Mi sono presa un po' la libertà di mettere l'arresto di Percival come momento peggiore della vita di Albus; per l'appunto sulla forma, hai ragione sul fatto che la forma dovrebbe essere spassosa ma -anche se non si nota molto - il Molliccio è passato da incatenato e pallido a libero e con un po' più di colore sulle guance... forse un po' poco, è vero, ma credevo fosse abbastanza ^^ grazie comunque per avermi fatto notare questo dettaglio!
_Mary: Kendra è sempre stata considerata da me come un personaggio molto umano e nella normalità ma dotato di grande forza, un po' come molte madri che anche oggi sono costrette ad allevare da sole i propri figli. Albus è davvero al limite di sopportazione, credo che anche la sua decisione di andare a Diagon Alley lasciando Kendra e Ariana a casa da sole sia espressione di quanto si senta prigioniero nella sua casa. 
Per rispondere anche alla tua recensione del capitolo 20: esatto, Griselda è la stessa che ha esaminato anche Harry. Il Molliccio di Albus si trasforma in modo molto leggero - non ho calcato molto su questa parte, effettivamente -  e da Percival incatenato e pallido diventa Percival libero e colorito; anche PirateSDaughter mi ha fatto notare questo dettaglio, faccio un mea culpa ^^ e poi, grazie per gli auguri!
979: grazie per tutti i complimenti che hai rivolto alla storia, sono davvero felice che ti sia piaciuta e mi sento un po' su di giri per essere riuscita a tenerti incollata al computer per 21 capitoli (anche se mi dispiace di averti fatto perdere tempo per le altre cose). Spero che continuerai a seguirmi, grazie per la recensione!
Julia Weasley: la morte di Kendra è (purtroppo) arrivata. Per la suocera, è vero, ho ripreso un po' il tipico stereotipo che si conosce di  questa "strana creatura mitologica" che ce l'ha a morte con le nuore perchè le hanno sottratto il figliolo. Hai proprio ragione, credo che anch'io sentirò la mancanza della mia quando dovrò lasciarla anche se ora lo spero con tutto il mio cuore ^^
Per rispondere anche alla tua recensione del capitolo 20: è vero, Phineas ha molta più classe di Doloresa (anche se io la trovo un personaggio interessante). Dopo questa mia rivelazione, potrai dirmi anche tu che ho dei gusti strani ^^
Ernil: Kendra è morta, ma prima del precipitare della situazione credo ci sarà qualche capitolo di intermezzo. Sono felice che ti sia piaciuta la parte del POV di Kendra, ora quasi mi pento di non averle dato più spazio.
Per rispondere anche alla tua recensione del capitolo 20: riprenderò l'argomento "Percival"  un po' più avanti, quando gli dedicherò finalmente lo spazio che si merita. 

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Capitolo 23
*** La coperta candida ***


23. La coperta candida

Prompt: 067. Neve
Periodo: dicembre 1900
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Triste, Introspettivo
Personaggio: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Bathilda Bath

La neve scendeva lentamente dal cielo, quel giorno di dicembre.
Tenendo per mano Ariana, io e Aberforth avanzavamo sulla fine ghiaia del cimitero di Godric’s Hollow senza parlare, senza aver il coraggio di guardarci in faccia.
Era meglio così, dopo tutto quello che ci eravamo urlati addosso senza scrupoli.
Intorno a noi tutto era ammantato di bianco e, per confonderci con l’ambiente circostante senza farci notare dagli eventuali altri partecipanti alla triste cerimonia, anche noi tre ci eravamo vestiti con quel colore candido.
Esprimeva purezza, serenità, vita.
Tutto il contrario di quello che aleggiava sulle nostre teste, essendo poveri orfani del destino.
Arrivammo infine davanti a una buca nera scavata nella terra, anch’essa meno scura del solito grazie al gentile velo nevoso.
Due becchini vestiti di grigio erano alle spalle del prete e parlavano concitati. La nostra vicina di casa, la signora Bath, era a pochi metri dalla tomba in silenzio, con gli occhi bassi, vestita completamente di nero.
- Buongiorno, ragazzi… - ci sussurrò rispettosamente, avvicinandosi a noi.
Io e Forth rispondemmo con un cenno del capo, evitando accuratamente di guardarci.
Sembrava non dover arrivare più nessuno, eravamo solo quattro senza contare il prete e i becchini.
La cerimonia poteva iniziare.
Mentre la cantilena religiosa si apprestava a far scendere le lacrime dai volti dei cari presenti, io mi persi nei miei pensieri.
Quando Aberforth era arrivato a casa e aveva saputo della morte di nostra madre, aveva fatto principalmente tre cose: prima di tutto aveva pianto e per tre giorni non era riuscito a guardare in faccia Ariana; in seguito, mi aveva urlato addosso tutti gli sproloqui che conosceva – probabilmente avendo deciso che la nostra sorellina non si meritasse quel trattamento ma che io potessi sopportarlo; alla fine, aveva mandato una lettera al Preside Black dicendo che non aveva più intenzione di frequentare la scuola di Hogwarts.
Io, che avevo deciso di accettare di nascosto uno dei lavori al Ministero della Magia pochi mesi prima – e che proprio quel giorno del funerale sarei dovuto andare al colloquio – avevo spedito invece una lettera che mi dava per indisposto, per poter restare a casa ad accudire i miei due fratelli minori.
Dopo quella lettera, mi ero preoccupato di mandarne anche una a nostro padre per informarlo della morte di nostra madre e una alla direzione di Azkaban per chiedere un solo giorno di permesso e concedergli di partecipare al funerale della moglie.
Non era arrivata nessuna risposta.
Sentii un singhiozzo arrivare dalla mia destra e poi vidi la signora Bath nascondere il viso dietro a un fazzoletto candido.
Forth fissava dritto davanti a sé, mentre le lacrime gli rigavano le guance.
Ariana aveva lo sguardo puntato sulla bara scura di nostra madre, ormai coperta da una fredda coltre di neve.
Scommettevo che l’unica cosa a spiccare in quel mondo di bianco e nero fossero solo i nostri capelli color fuoco. Una pennellata violenta nella calma.
Il brusio prodotto dalla nenia del prete lasciò posto al silenzio del vento che scuoteva gli alberi spogli.
Uno dei becchini mi si avvicinò, stringendomi la mano con aria professionale.
- Condoglianze – sentenziò con tono asettico – copriamo noi o siete non Babbani? –
Quella domanda non mi sorprese, a Godric’s Hollow non erano rari i funerali di maghi.
Anzi, quasi tutto il cimitero era pieno solo grazie alla nostra popolazione.
Era bizzarro notare come, una volta davanti all’invincibile morte, nemmeno lo Statuto di Segretezza avesse più molto valore.
Era terribile vedere come quei due uomini stretti nelle loro eleganti giacche di panno grigio non fossero più toccati da un simile avvenimento.
Era agghiacciante osservare come le calde lacrime versate pochi attimi prima dai nostri occhi arrossati fossero già diventate perle di ghiaccio incrostate sulle nostre guance.
Dal caldo al freddo.
Dall’aria alla terra.
Dalla vita alla morte.
- Facciamo noi – rispose seccamente Aberforth per me, guardando male l’uomo.
I due funzionari si allontanarono rapidamente, lasciandoci nel nostro composto dolore.
- Papà non è venuto – mormorò mio fratello, togliendo la neve dalla bara di nostra madre con le mani nude.
La sua pelle era screpolata e punta dalla temperatura ostile, ma non se ne curò. Sembrava quasi desiderare quel dolore, come una catarsi da una colpa che non aveva.
- Credo che non l’abbiano lasciato – osservai, accarezzando distrattamente la mano di Ariana.
La strinsi nella mia, sentendola fredda e assente come quella di un fantasma.
Mi morsi il labbro al pensiero che la mia piccola potesse essere la prossima.
- Complimenti per l’intuito, Albus – sputò allora lui con sarcasmo – stupido idiota –
Rimasi in silenzio, sopportando quelle parole che sentivo di meritarmi. La signora Bath sembrava voler rimproverare Forth, ma non lo fece vedendo il mio segno che le diceva di lasciarlo stare.
In fondo era giusto che pagassi per la mia prima, cruciale esitazione.
Ero il maggiore, ero il responsabile, ero ormai il loro tutore.
Mio fratello appoggiò delicatamente sulla bara uno dei fiori bianchi che avevamo portato fino a lì, poi si voltò di scatto e corse via. L’avrei ritrovato a casa con gli occhi asciutti, ne ero certo.
La signora Bath invece estrasse da una tasca del cappotto color petrolio un fiorellino rosso e lo adagiò di fianco a quello di Forth. Se ne andò anche lei, lasciandomi con Ariana.
Rimasi a lungo a fissare quel terribile contrasto tra colori: bianco, nero, rosso.
La purezza di mia madre, l’oscurità dell’incantesimo che l’aveva uccisa, la sfumatura scarlatta della sua vita che gocciolava via.
La neve continuava a scendere lentamente, ma io e la mia piccola restammo a lungo davanti a quel buco nero.
Poi, come spinti dalla stessa forza invisibile, avanzammo verso la bara e ci limitammo ad appoggiare le nostre mani sulla coltre fresca per lasciare le nostre impronte.
- Ti voglio bene, mamma – sussurrai con voce rotta, stringendo la mano della mia sorellina per farmi coraggio.
Estrassi la bacchetta con la mano libera e feci levitare la bara nella fossa, ricoprendola subito di terra.
La neve non impiegò molto a rendere tutto di un bianco uniforme.
- Andiamo, Ariana –
E senza dire un'altra parola, camminammo lentamente fino a casa.
Guardando distrattamente per aria mi sembrò di notare per un attimo un elegante uccello arancione sorvolare le nostre teste e poi sfrecciare in direzione del cimitero da dove eravamo appena usciti.
- Fanny – sussurrai commosso – anche lei voleva bene alla mamma –
In quel momento, Ariana fece una cosa che non aveva osato fare per anni. Parlò.
- Sì –
Ma quella fu la prima e ultima parola che uscì dalla sua bocca per il resto della sua esistenza.


Note dell'autrice

Bonsoir tout le monde!
Sono tornata leggermente in anticipo, grazie alle magnifiche, adorate, stupende, utilissime vacanze natalizie ^^
Purtroppo anche in questo capitolo il tema non è stato dei più allegri, ma spero di riuscire a farmi "perdonare" molto presto scrivendo qualche episodio decisamente meno impegnativo diegli ultimi.
Ho solo una precisazione da fare: probabilmente Ariana non si è mai ripresa dallo shock ricevuto durante la sua infanzia, quindi è piuttosto improbabile che abbia deciso di parlare proprio in un momento cruciale come quello dopo il funerale della madre. Nonostante questo, a me piace pensare che abbia potuto farlo; se invece non  lo credete coerente con il resto, potete anche pensare che quella semplice parola sia stato solo frutto dell'immaginazione di Albus ( in fondo è tutto raccontato dal suo punto di vista).
Vi ringrazio come sempre per la vostra continua presenza tra questa pagine, spero che non mi abbandoniate ^^
Un piccolo spazio pubblicitario e poi potrete leggere le risposte alle vostre recensioni,.
Ne approfitto per augurare Buone Feste a tutti,
Lady Lynx

**Pubblicità**
Per i  fan di  Severus Snape/Piton : vi consiglio di dare un'occhiatina alla mia one-shot "Silence, Snape"
Per chi ama le storie struggenti : vi consiglio il mio esperimento di storia nella sezione Introspettivo, "Addio"
**Fine pubblicità**

Julia Weasley: per fortuna che non sono entrata nei dettagli, mi sarei davvero sentita in colpa se ti avessi provocato una qualche strana reazione solo per un mio momento di attrazione per il macabro. Hai ragione per quanto riguarda Kendra, ha davvero avuto una fine terribile. E, devo ammetterlo, anch'io provo un po' di timore nei confronti dell'Ariana inquietante che ho "creato". Grazie per la recensione!
quigon89: la difficoltà di Albus nel trovare una scelta è l'ennesima prova che dimostra la sua infinita umanità. Credo come te che pochi avrebbero deciso di Schiantare una bambina, la figura di Ariana rimane innocente anche davanti a un simile momento di pazzia. Sono contenta che anche questa nuova versione ti piaccia... anche se a volte mi chiedo cosa mi farebbe la Rowling se leggesse quello che scrivo XD Grazie per la recensione!
The PirateSDaughter: mi dispiace di averti suscitato dei sentimenti negativi, ma credo tu abbia ragione quando dici che forse era proprio l'obiettivo del capitolo. L'immagine di una morte, almeno per mia esperienza personale, non lascia mai indifferenti anche se è solamente quella di un personaggio letterario. Grazie per la recensione e gli auguri, Buon Natale anche a te!
979: felice di aver raggiunto il mio obiettivo, rendere in modo credibile i pensieri di Albus è sempre una sfida ardua per me ^^ grazie per la recensione e i complimenti!
Ernil: posso dirti che la tua recensione mi ha lasciato addosso un senso di inquietudine? Sì? Mi sono sentita in colpa per aver fatto esitare Albus, davvero, dopo aver letto le tue parole. Condivido il tuo pensiero per quanto riguarda l'importanza del "momento fatale". E' vero, solitamente basta un secondo per distruggere anni, proprio come nel caso di Kendra. Concordo anche sul fatto che Albus finirà per portarsi dietro per sempre il ricordo di quell'attimo (*me triste*) Ti ringrazio per i complimenti e la recensione!
_Mary: sono d'accordo, penso che di tutta la vicenda sarà quell'attimo preciso a restargli per sempre impresso nella mente. Sono sempre più felice di  sapere che la mia missione "rendiamo Albus più umano" continui a funzionare. Ho inserito la parte di spostamento delle colpe perchè l'ho trovata molto... non so, normale. Penso che la maggior parte degli uomini avrebbe pensato così, dopo un momento simile. Grazie per la recensione!

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Capitolo 24
*** Il colore del potere ***


24. Il colore del potere

Prompt: 016. Porpora
Periodo: marzo 1901
Rating: Verde
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale
Personaggio: Albus Silente, Bathilda Bath, Gellert Grindelwald

I due anni precedenti quel giorno di marzo – il giorno in cui cambiò la mia vita - trascorsero tranquillamente.
Io e Aberforth non lasciavamo Ariana un attimo da sola, io avevo imparato a cucinare e lui a lavare e stirare. Inutile dire che il pranzo e la cena erano momenti decisamente migliori di quelli in cui si trovavano i panni ancora sporchi e stropicciati nel fondo della cesta della biancheria.
Dettagli.
Eravamo due provetti uomini di casa e, nonostante continuassi a tormentare Forth su quanto fosse stato irresponsabile e sconsiderato ad abbandonare Hogwarts, dovevo ammettere che ero felice di avere una persona con cui parlare – anche se più che di conversazione si trattava spesso e volentieri di litigate furiose.
Ma quel giorno, dicevo, dovetti lasciare Ariana da sola nelle mani del mio fratellino per recarmi a casa della signora Bath che sosteneva di aver bisogno di me.
Ero diventato il suo aiutante ufficiale, ricoprivo in tutto e per tutto il compito che mia madre svolgeva prima della sua dipartita. Quindi per la nostra vicina ero anche un disponibile confidente.
- Vado dalla signora Bath - comunicai per la terza volta a Forth, invitandolo tra le righe a prestare più attenzione alle azioni di Ariana.
- Addio – borbottò lui, passando lo straccio della polvere sulle mensole con aria corrucciata.
Ignorandolo, uscii nell’aria frizzante della primavera e scavalcai lo steccato che separava la nostra casa da quella della signora Bath. Bussai educatamente alla porta e lei venne ad aprire con un sorriso radioso.
- Benvenuto, Albus… entra, entra pure, caro! –
Avanzai nella familiare sala di ingresso e seguii la padrona di casa in cucina. Seduto al tavolo c’era un giovane di una bellezza da mozzare il fiato: aveva i capelli di un delizioso biondo dorato che gli ricadevano in boccoli sulle spalle, occhi color fiordaliso, una pelle eburnea e luminosa.
La cosa che però mi colpì di più di quella figura simile a una divinità fu l’abbigliamento che contrastava decisamente con i naturali colori tenui della sua persona.
Indossava una tunica da mago e un mantello color porpora che gli conferivano un’aria autorevole e… affascinante.
Sì, affascinante era esattamente il termine che lo descriveva.
- Albus, accomodati pure… - disse la donna con un altro sorriso - questo è mio nipote Gellert… te ne avevo già parlato, vero? -
- S-sì… - mormorai, assumendo un colorito rosato dovuto all’imbarazzo – credo di sì… -
Il giovane mi allungò la mano, stringendomela con un sorriso. Sentii il sangue affluire di nuovo alle mie guance e mi ripromisi di esercitarmi a controllare quel segno sconveniente.
- Gellert, piacere di conoscerti… mia zia mi ha parlato molto di te, Albus! Sei uscito da Hogwarts, vero? – mi chiese in perfetto inglese, guastato solo da un leggero accento tedesco – Io sono di Durmstrang, ma ho finito da due anni… -
- Ah, davvero? Sei un mio coetaneo, quindi? –
- Certo, e Gellert è un ragazzo brillante esattamente come te! Credo che andrete molto d’accordo, Albus caro! – intervenne la signora Bath con gli occhi luccicanti di soddisfazione.
Tossicchiai, cercando di riprendere la mia dignità. Poi sfoderai un timido sorriso di circostanza, guardando dritto in quegli occhi color fiordaliso che mi avevano rapito fin dal primo momento.
- Hai già avuto l’opportunità di visitare Godric’s Hollow, Gellert? Potrei accompagnarti io, se ti va… -
- Mi sembra un’ottima idea! – esclamò lui con aria di approvazione – Sempre se a te non dispiace, zia Bathilda… -
- Ma no, figuratevi! – disse lei entusiasta – Non posso essere altro che felice di vedere due giovani così simili fare amicizia tra loro! –
- Allora torno per cena, ok? –
Si tolse il mantello con eleganza e Trasfigurò i suoi abiti da mago in un semplice completo Babbano. Poi mi seguì fuori dalla villetta, dopo aver salutato la signora Bath.
- Allora, Albus… mia zia sembra sostenere la teoria della nostra somiglianza! – esordì lui con tono divertito.
- Eppure sembriamo tanto diversi… - osservai io timidamente.
- Non è affatto vero! Mi ha raccontato dei tuoi Eccezionale nei M.A.G.O., sai? Anch’io sono uscito da Durmstrang con ottime abilità, credo che le nostre menti insieme possano arrivare a conquistare il mondo! –
Ridacchiai nervosamente. L’idea non mi sarebbe dispiaciuta, ma mi sembrava pura utopia.
Io con lui? Sarebbe stato magnifico, per quanto impossibile.
Non avevo il coraggio di guardare nei suoi occhi, mi sentivo inferiore a lui, alla potenza che la sua persona emanava.
Restai con lo sguardo fisso sulle sue mani bianche e affusolate.
Sentii nella mia mente il desiderio di scoprire se erano così morbide e fredde come sembravano.
- Sai a cosa ho sempre pensato? – continuò lui, agitando al vento i suoi riccioli biondi profumati di qualcosa di indefinito – A quanto sarebbe bello il mondo se fossimo noi Maghi a governarlo… e non quegli sciocchi Babbani! Insomma, non credi che il loro scetticismo non sia altro che un modo per nascondere il timore che provano nei confronti della nostra magia? Come possono essere al potere degli esseri così deboli? –
Prima ancora che potessi pensare all’originalità dell’argomento tirato fuori dal mio interlocutore, il mio pensiero cadde su Ariana.
Se fossero stati i Maghi a governare fin dal principio, probabilmente lei non sarebbe stata trattata come una diversa da quei ragazzini.
Probabilmente sarebbe stata ancora capace di ridere, parlare, giocare, esprimere i suoi sentimenti.
Sarebbe stata una ragazzina in attesa della sua lettera per Hogwarts.
Un ragazzina con madre e padre, come tutti i suoi coetanei.
- Ti vedo assorto, Albus… - mi richiamò gentilmente Gellert – a cosa stai pensando, se mi è lecito chiederlo? –
- Le tue parole non sono per niente sciocche… anche se credo sia impossibile ribaltare in uno schiocco di dita la realtà di questo mondo… -
Vidi le sue labbra sottili e rosate piegarsi in un sorriso.
- L’importante è volerlo, Albus… e se noi lo vogliamo, con le nostre menti superiori, lo faremo! –
Volevo crederci.
Volevo pensare che non sarebbe mai successo a nessuno quello che era successo alla mia sorellina.
Volevo dare fiducia alle parole di quel ragazzo sconosciuto che aveva conquistato il mio interesse dal primo secondo.
- Io lo voglio – decretai in un impeto di coraggio, suscitando un lampo di approvazione negli occhi del mio nuovo amico.
- Bene, Albus, bene! – esclamò battendomi una mano sulla spalla – Allora diventeremo i nuovi padroni del mondo! –
E in quel momento mi sembrò quasi di vederlo seduto su un trono, con un lungo mantello e la bacchetta puntata contro una schiera di Babbani incatenati ai suoi piedi.
Tutto rigorosamente porpora, il colore del potere.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Sì, so bene che gli amanti del Canon vorrebbero uccidermi vedendo lo stravolgimento temporale che ho fatto nella vita di Albus... ma vi avevo avvertito, no? No? Ok, lasciate che vi spieghi ^^
Secondo Harry Potter Lexicon - consigliatomi da alcune di voi all'inizio di questo percorso - Albus avrebbe dovuto incontrare Gellert pochi giorni dopo la morte di Kendra. E' specificato che le date non sono state confermate ufficialmente dalla Rowling, ma solamente calcolate seguendo la data di nascita di Albus.
Per mia scelta personale, come avete potuto notare qui sopra, l'incontro viene invece ritardato di due anni circa. Non la considero un'infrazione del Canon per il semplice fatto che la scrittrice non ha dato direttive precise al riguardo.
La mia decisione dipende dalla descrizione da me data della personalità di Albus: ritengo che fosse impossibile per lui innamorarsi di qualcuno a pochi giorni o settimane dalla scomparsa della madre e sarebbe stata una contraddizione forzare la nascita di questo sentimento contro la natura del personaggio. 
Per quanto riguarda invece il periodo di permanenza di Gellert a Godric's Hollow, sarà esteso a un anno circa. Anche per questo cambiamento ho una spiegazione che mi sembra plausibile: considerata l'importanza che il rapporto con Grindelwald avrà nella vita di Albus, mi sembra difficile che possa essersi sviluppato in un lasso così ristretto di tempo.
Per lo stesso motivo confesso inoltre che non ho deciso di approfondire in questo capitolo i pensieri di Albus, che per questo momento dimostra solo una leggera infatuazione nei confronti del suo nuovo amico.
Ringrazio come sempre tutti voi che leggere e/ o commentate e spero che possiate condividere i motivi che mi hanno portata a prendere queste scelte o espormi le vostre opinioni al riguardo.
Vi auguro di nuovo Buone Feste,
Lady Lynx

Julia Weasley: sapere di essere riuscita a suscitare delle emozioni nei miei lettori è una cosa che non ha prezzo. Sono felice che ti sia piaciuta l'immagine data dal contrasto fra i tre colori, penso che la riprenderò anche in un capitolo futuro che sarà legato fortemente a quello della morte di Kendra. Grazie per la recensione!
quigon89: posso capire il tuo stato d'animo, non è facile concentrarsi sulle cose tristi quando si è presi dalla frenesia delle feste ^^ Aberforth è un personaggio molto umano, a mio parere ha sempre un pizzico di rabbia in corpo e mi piace l'idea di essere riuscita ad esprimerlo. Hai proprio ragione quando dici che potrebbe scoppiare senza preavviso, credo che accadrà molto presto. Grazie per gli auguri e per la recensione!
_Mary: l'idea dei colori è stata abbastanza impulsiva, ma sono più che felice che sia piaciuta. E' proprio vero che il contrasto è anche tra i fratelli Silente, ognuno dotato di una caratteristica che lo distingue dagli altri due e che esprime con una sortà di originalità il dolore davanti a una scena simile. Il dettaglio da te notato effettivamente potrebbe non sembrare importante , ma è significativo perchè esprime la consapevolezza di Albus riguardo all'errore commesso e rinfacciatogli dal fratello. Grazie per gli auguri e la recensione!
ThePirateSDaughter: ironia della sorte, ora che Natale è passato arriva un capitolo un po' più leggerino dei precedenti ^^ Non sono sicura nemmeno io del perchè Ariana avrebbe dovuto parlare, l'ho scritto perchè mi sembrava l'unico gesto capace di consolare - seppur minimamente - l'animo di Albus straziato dai sensi di colpa. Grazie per gli auguri e la recensione!
Ernil: non ti preoccupare, la lunghezza del commento non è importante quanto la sostanza. Sono felice che ti siano piaciuti i colori e che ti sia arrivata la tristezza che impregnava questo capitolo.

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Capitolo 25
*** Il Bene Superiore ***


25. Il Bene Superiore

Prompt:
084. Lui

Periodo: luglio 1901
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Introspettivo
Personaggio: Aberforth Silente, Albus Silente, Gellert Grindelwald

Io e Gellert ci conoscevamo da soli quattro mesi, ma sembravamo compagni da una vita.
Con lui ero riuscito a instaurare un rapporto che andava oltre la semplice intesa tra amici, qualcosa che sfociava quasi nella lettura reciproca del pensiero.
A pensarci bene, considerando il fatto che i miei sogni fossero incentrati tutte le notti su di lui, ero quasi giunto a pensare che si trattasse di vero e proprio amore.
I suoi sorrisi erano le luci delle mie giornate, illuminavano anche i momenti seguenti le sempre più frequenti litigate con Aberforth e mi facevano dimenticare temporaneamente il problema della pazzia di Ariana.
Non avrei mai pensato di potermi innamorare di un individuo del mio stesso sesso.
Insomma, era... contronatura? O almeno, così diceva Forth ogni volta che mi sorprendeva con lo sguardo sognante diretto verso la figura di Gellert seduta in giardino in compagnia della signora Bath.
Essendo però di mentalità molto aperta, anche nei miei stessi confronti, non mi preoccupai molto della diversità da me dimostrata.
Amavo Gellert come avrei dovuto amare una normale ragazza?
La risposta affermativa non mi scandalizzava e non mi faceva sentire inadeguato.
Non aveva importanza chi amare, ma l'amare in sè.
E comunque non facevamo niente di male, io e Gelt. Parlavamo del più e del meno, del nostro passato, delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti.
E poi lavoravamo assiduamente ogni giorno al nostro progetto, immaginando situazioni di conquista totale dell’Inghilterra Babbana, dell’Europa, persino del Mondo.
Nulla sembrava utopia al suo fianco, tutto sembrava fattibile e quasi semplice.
Fino a quando, rientrato a casa dopo l’ennesimo pomeriggio passato tra i nostri sogni e le nostre dissertazioni sul potere, non venni aggredito più violentemente del solito da mio fratello.
- Tu sei proprio uno stronzo, sai? –
- Scusa, Forth? Parli con me? – risposi distrattamente, rileggendo uno dei fogli che mi aveva dato Gelt per convincermi di quanto sarebbe stato utile iniziare a mettere i Babbani al corrente della presenza magica nel mondo.
- No, con il tuo neurone scappato! – urlò lui con tono rabbioso, strappandomi la pergamena dalle mani – Cazzo, Albus, è ovvio che parlo con te! E vedi di darmi ascolto! –
Lo guardai male, osservando il pessimo stato del trattato di Gellert, poi mi sistemai comodo sulla poltrona con le dita intrecciate e gli rivolsi uno sguardo quieto e pacifico.
- Dimmi, Forth – lo invitai gentilmente a parlare.
- Non chiamarmi Forth, porca Morgana! – continuò con tono più alto di prima – E non ti permetto di startene lì seduto tranquillo come se il mio fosse solo lo sfogo di un adolescente pazzo! Sono serio, Albus, serio!  Dove cazzo vai tutte le volte con quello lì, eh? È diventato più importante di me e Ariana, eh? –
Feci per parlare, ma mio fratello mi interruppe rapidamente.
- No, aspetta! Tanto di me non te ne è mai fregato niente! Correggo, è diventato più importante anche di Ariana? Cosa fate tutti questi pomeriggi di così bello? Discutete delle vostre teorie da esseri superiori? – attaccò con uno scatto di ira – Anzi, non me ne frega niente nemmeno di questo! Non voglio immaginare le vostre scenette da finocchi! Voglio solo sapere quando cazzo ti degnerai di dare un po’ di considerazione anche a tua sorella, che oggi pomeriggio non ha fatto altro che piangere perché non vede suo fratello Albus da settimane… da settimane, capisci? Non so nemmeno perché ti voglia ancora così bene, fossi in lei ti avrei già mandato a fanculo almeno dieci volte! –
Mio fratello stracciò la pergamena di Gellert davanti ai miei occhi, notai un paio di lacrime di frustrazione rigargli le guance.
- Forth, io… - esordii, sentendo un peso all’altezza dello stomaco.
- Lasciami in pace! – strillò istericamente – Vai da tua sorella, che è una santa e ti perdona! –
Lo vidi correre su per le scale e pochi secondi dopo sentii il rumore di una porta che sbatteva.
Sospirai pesantemente e mi alzai dalla poltrona per andare a vedere in che stato fosse Ariana. La mia attenzione venne però attirata da una lettera appoggiata sul tavolo della cucina.
- Albus, quando puoi fammi sapere per il Grand Tour. È tanto che non ti fai sentire e inizio a sospettare che anche quest’anno ci vada buca. Ti ho riservato un posto, ma devo essere certo che tu venga prima di pagare anche per te. Rispondimi, ok? Elphias. – lessi sottovoce, mentre il mio stomaco si attorcigliava al pensiero che il mio migliore amico non sapesse ancora della tragica morte di mia madre.
E la colpa era solo mia.
Mi appuntai nella mente di scrivere appena possibile una lettera ad Elphias per aggiornarlo sui fatti accaduti dall’estate passata in poi, mentre salivo le scale per andare in camera di Ariana.
La mia sorellina era sdraiata sul letto e fissava il soffitto come se avesse potuto leggerci dentro delle parole che vedeva solo lei.
Non mi degnò di uno sguardo quando entrai, quindi – quasi per ripicca per quel tempo che mi sembrava perso – tornai sui miei passi e uscii di casa.
Dentro di me sapevo che era sbagliato quello che stavo facendo, ma il desiderio di rivedere Gellert era più forte di ogni cosa.
Lui era diventato la mia ragione di vita.

E infatti quel pomeriggio non potei fare a meno di confidargli le parole di Aberforth, sperando che riuscisse a convincermi dal fatto che stessi facendo la cosa giusta.
- Ma certo, Albus, certo! Non devi fermarti davanti a nessuno, perché le menti inferiori non capiscono i nostri progetti! – rispose lui davanti al mio dubbio – Quando vedranno che miglioreremo il mondo, non potranno fare altro che ringraziarci e le lacrime di una bambina saranno state versate per il Bene Superiore! –
- Ma sai, io voglio bene ad Ariana… -
- Capisco, Albus… - mi interruppe lui con voce flautata -… ma c’è una priorità nella vita dei Maghi geniali, e questa priorità non è di certo fare il baby-sitter! In fondo c’è tuo fratello che può occuparsi di lei, no? Non fa nient’altro dalla mattina alla sera, quindi puoi stare tranquillo! –
Tacqui per non contraddire Gellert.
Le sue parole furono un toccasana per tramortire i miei sensi di colpa, ma risvegliarono la mia capacità di ragionamento: avrei fatto la stessa cosa se mia madre fosse stata ancora in vita?
- Albus, ascoltami un attimo – mi richiamò allora Gellert con tono d’urgenza – non credi anche tu che uccidere i Babbani sarebbe un ottimo modo per metterli al corrente dell’esistenza della magia? –
- Ma… cosa stai dicendo? – sbottai distrattamente.
- Sto dicendo, Albus, che il terrore è la chiave del successo per il Bene Superiore! –
Il suo tono suadente e velatamente minaccioso mi spinse ad annuire con vigore.
- Sì, hai ragione! –
- Lo immaginavo… - commentò lui, sfogliando un libro rilegato con pelle nera – e… posso farti una domanda? –
- Dimmi pure, Gellert –
- Qui in Inghilterra non ci sono per caso leggende che raccontano di strumenti più potenti di quelli di cui potremmo usufruire per ora? Magari bacchette migliorate o cose del genere... –
Mi spremetti le meningi, cercando di trovare tra le mie centinaia – se non migliaia – di letture passate qualcosa che facesse al caso nostro.
- Ora come ora non mi viene in mente niente, ma se troverò qualcosa te lo dirò immediatamente – risposi, arrossendo per la vergogna di non essere riuscito a soddisfarlo.
- Sei ancora il mio genietto preferito, Albus – sghignazzò lui, notando il mio disagio – non c’è bisogno di temere che ti scarichi per così poco! –
Ammirai la sua magnanimità, il suo tono severamente dolce, la sua indulgenza.
Lui era perfetto, lui era la persona più intelligente che avessi mai conosciuto, lui popolava i miei sogni in ogni momento, lui era… lui era la mia ragione di vita.
L’ho già detto? Ma è la verità, io credevo di non aver altro motivo per continuare ad affrontare giorno per giorno le difficoltà che mi si paravano davanti.
E quando temevo di non riuscire più a sopportare quello scorrere lento dei giorni, mi bastava incontrare il suo sguardo o pensare al suo sorriso per tornare combattivo come prima.
Riusciva a farmi dimenticare Ariana, Aberforth, la morte dei miei genitori, i miei migliori amici.
Tutto questo solo per una cosa che perseguivamo insieme: la ricerca del Bene Superiore.


Note dell'autrice

Buonasera!
Sì, sono in ritardo e ho scritto un capitolo pauroso. Posso dire a mia discolpa che le feste mi stanno rubando quasi più tempo della scuola e che la mia connessione ad Internet continua a tradirmi senza farsi tanti problemi.
Ringrazio rapidamente Gobra1095 che ha aggiunto la storia tra le Preferite e LadyIsenBlack che l'ha aggiunta tra le Seguite, oltre naturalmente a tutti voi miei fedeli lettori.
Rispondo rapida rapida alle vostre recensioni (perdonatemi anche per questo) e vi auguro un buon 2010 (pure questo in ritardo!)
xoxo
Lady Lynx

979: spero che questa prima immagine di Gellert ti sia piaciuta e sono felice di sapere che condividi le mie scelte. Non ti preoccupare per la lunghezza della recensione, non dispiace mai ricevere un commento approfondito. Grazie per i complimenti!
_Mary: credo anch'io che gli anni passati sui fornelli abbiano contribuito nell'innamoramento di Albus ^^  Grazie per avermi fatto sapere la tua opinione riguardo ai cambi temporali, grazie per la recensione!
Julia Weasley: sono felice che ti sia piaciuto Gellert, condivido il tuo parere sui due poveri fratelli Silente ridotti a fare i  casalinghi per cattiveria del destino ç.ç  Grazie per avermi rassicurato a proposito dei cambi di tempo, grazie per la recensione!
quigon89: mi sono sentita realizzata quando ho letto il tuo parere sul personaggio di Gellert ^^ grazie per il consiglio riguardante la cronologia, ammetto di aver peccato forse di entusiasmo facendo accettare subito Albus ma ho pensato che dopo due anni di "relax mentale" uno come lui avrebbe abbracciato senza esitazione un simile stimolo intellettivo - soprattutto se proposto da un ragazzo interessante come Grindelwald. Grazie per la recensione, fammi sapere se questo capitolo è meglio!
ThePirateSDaughter: l'immagine di Gellert è frutto di un mio sogno (sì, mi sogno questi personaggi anche di notte a volte XD) e ringrazio il mio subconscio se ti ha colpita ^^ I progetti per il futuro diventeranno sempre più utopici e con essi crescerà l'amour :)
Grazie per la recensione!
Ernil: accetto la critica, dato che effettivamente non hai tutti i torti a bacchettarmi su questo dettaglio. Devo però dirti che rispetterò (o almeno, ho rispettato in questo capitolo) il tempo di "innamoramento" previsto dalla Rowling - corrispondente a un paio di mesi circa . Non rispetterò il tempo di sviluppo del sentimento, invece. Beh, sto provando (forse inutilmente) a convincerti ma non credo sia grave che ognuno abbia la sua opinione ^^
Sono contenta però che il personaggio di Gellert ti sia piaciuto, grazie per la recensione!

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Capitolo 26
*** La conquista dell'altro ***


26. La conquista dell'altro

Prompt: 023. Amanti
Periodo: novembre 1901
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Romantico
Personaggio: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Shonen-ai

- Ti va di fare una pausa? – mi propose Gellert, alzandosi dalla sedia su cui era seduto da ore e stiracchiandosi con eleganza.
- Perché no… - commentai, imitandolo e osservando con attenzione la tensione di ogni suo più piccolo muscolo.
Lo vidi sorridermi e poi farmi cenno di seguirlo al piano inferiore.  Obbedii volentieri.
Sua zia, la signora Bath, era uscita per fare le spese natalizie e ci aveva lasciati da soli in casa come ormai accadeva da quando la temperatura esterna era diventata troppo rigida per permetterci di rifugiarci come al solito nel nostro parco personale.
Ad essere sinceri, non era né “nostro” né “personale”, ma ci piaceva credere che anche noi potessimo possedere un luogo segreto dove nascondere con cura i nostri pensieri.
L’avevamo scelto insieme, istintivamente, senza accordarci. Era un grosso cespuglio, o forse una siepe a sfera cava all’interno.
I dettagli in fondo non erano importanti. L’involucro era solo apparenza.
Quello che le madri e i bambini che si recavano ogni pomeriggio al parco non conoscevano, era il contenuto nascosto dalle foglie.
Due ragazzi pieni di speranze e consapevoli delle proprie capacità. Noi.
Da agosto fino a quel momento, non era cambiato niente tra me e Gellert.
Se non la conoscenza reciproca, decisamente aumentata e probabilmente giunta al massimo delle nostre possibilità.
- Cosa vuoi da bere? –
- Un bicchiere di latte va più che bene… - risposi timidamente, puntando il più in basso possibile nella richiesta essendo in casa di estranei.
"Estranei?" ripetei divertito nella mia testa "Ma se Gellert sa tutto quello che penso in qualsiasi momento!"
Nonostante mi conoscesse meglio di me, non potevo fare a meno di provare una sorte di riverenza nei suoi confronti.
Mi sentii un'idiota, mentre mi lanciava un’occhiata di rimprovero.
- Non essere sciocco, Albus! Dobbiamo brindare alla nostra nuova scoperta, no? –
All’inizio non capii di cosa stesse parlando, poi mi ricordai che quel giorno ero riuscito a procurargli la mia copia precedentemente dispersa delle “Fiabe di Beda il Bardo” – racconti brevi che lui aveva divorato in dieci minuti davanti al sottoscritto.
Gellert credeva ciecamente in quelle leggende, in particolare in quella dei Doni della Morte.
Era convinto che il Mantello dell’Invisibilità, la Pietra della Resurrezione e la Bacchetta di Sambuco esistessero davvero.
Naturalmente avrebbe fatto di tutto per convincermi a partire con lui per andare alla ricerca di questi oggetti, a suo parere fondamentali per la conquista del potere a cui anelavamo entrambi.
Naturalmente sapevo che non avrebbe dovuto faticare per riuscirci.
Approfittando del mio momento di distrazione, appoggiò sul tavolo una bottiglia di Vino Elfico sfoderando un sorriso furbo.
- Non puoi rifiutarmi un brindisi al nostro futuro successo, Albus! –
Non risposi, lo guardai versare il liquido color rubino nei bicchieri limitandomi a sembrare docile e sottomesso. Non che non lo fossi, a dire la verità.
Gellert si sedette davanti a me, nei suoi occhi lampeggiava la scintilla che ormai avevo imparato a riconoscere come segnale dell’arrivo di una domanda compromettente.
- Hai mai avuto una ragazza, Albus? –
Come volevasi dimostrare. Lo conoscevo troppo bene.
- No – confessai a cuor leggero, bevendo poi un po’ di vino per sviare eventuali segni di imbarazzo – ritenevo più opportuno concentrarmi sulla scuola, cosa a mio parere più utile e proficua –
Mi aspettavo che mi scoppiasse a ridere in faccia da un momento all’altro, ma mi guardò con serietà e si limitò ad annuire.
- Sì, era esattamente la stessa cosa che pensavo anch’io… sono per scelta un lupo solitario fin dalla nascita! –
Sgranai gli occhi dalla sorpresa, non potevo credere che un bel ragazzo come Gellert non avesse avuto decine e decine di spasimanti di tutti i generi.
No, un attimo.
Anch’io avevo avuto una moltitudine di ammiratrici e non ero cascato nella futile rete amorosa della gioventù. Eravamo così simili, io e lui.
- Sei sorpreso, Albus? – commentò lui con un sorriso divertito, avvicinandosi a me.
- Solo un pochino, Gellert – risposi con sincerità, arrossendo di nuovo – mi risulta davvero difficile credere che un ragazzo così affascinante non abbia conquistato nemmeno un cuore di fanciulla –
Avanzò ancora verso di me, appoggiai il bicchiere sul tavolo con mano tremante.
- E così mi trovi affascinante, Albus? – sussurrò lui con voce suadente.
- Molto… - confessai balbettando – davvero molto… -
- Credi che sia impossibile resistermi? – soffiò verso di me, a pochi centimetri dalla mia posizione.
- Credo… di sì… -
- Penso le stesse cose di te… Albus… - concluse lui, disegnando il contorno delle mie labbra con la sua lingua.
Deglutii a fatica, tremendamente imbarazzato da quell’aperta manifestazione di interesse nei miei confronti, ma quando Gellert mi mise una mano dietro alla nuca coinvolgendomi in un bacio profondo abbandonai tutte le mie riserve.
Era quello che volevo?
Non ne ero certo, ma dovevo ammettere che era stata una delle cose più belle che mi fossero mai accadute.
E non ci fermammo a un bacio, ne seguirono due, dieci, cento, mille, infiniti baci.
Il contatto tra di noi era come una droga, più ne ottenevo, più ne desideravo.
Avevo forse detto che volevo solo un bicchiere di latte? No, non era così.
Il sapore del Vino Elfico sulle labbra di Gellert mi sembrò così dolce da farmi decidere di berne ancora, anche solo per ricordare il gusto dei suoi baci.
Mi accorsi che sentirlo dal bicchiere non era neanche lontanamente paragonabile.
Guardai con intenzione Gellert, seduto sul tavolo della cucina con sguardo provocante, e persi la testa.
Lo volevo, in qualche modo.
Non mi passò per la mente neanche per un secondo che avremmo potuto essere sorpresi dalla signora Bath in atteggiamenti equivoci, che se ci fossimo spinti troppo in là avrei gettato alle ortiche la mia prima volta, che fosse in qualche modo sbagliato.
La zia del mio amante non sarebbe tornata presto.
La mia prima volta non sarebbe stata sprecata, anzi.
E credevo, sapevo che non c’era niente di più giusto.
Sorrisi a Gellert, appoggiai le mie mani sulle sue spalle, feci scivolare via con studiata delicatezza il mantello che indossava.
Era quello porpora, ma non significava più potere.
Era diventato il simbolo della nuda e cruda lussuria.
Ogni minuto che scorreva aumentava la nostra audacia, inibiva la vergogna, cancellava l’importanza che avremmo dovuto dare al nostro progetto di conquista del mondo.
La conquista più importante, in quel momento, era solo una.
E riguardava la persona con cui condividevamo l’aria in quella stanza deserta – la prima e unica testimone del nostro scambio di effusioni.



Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Sono di nuovo in ritardo, lo so. Purtroppo ho alcuni problemi di ispirazione, quindi ho preferito rimandare fino a quando non mi sembrava di aver steso una versione abbastanza decente di questo episodio. Insomma, ammetto che lo Slash non è il mio genere.
Detto questo, vi avverto che non aggiornerò questa storia fino a quando non avrò terminato la revisione della fanfiction che sto scrivendo in parallelo a questa, "Weight of the World", quindi non garantisco la puntualità.
Voi direte "chi se ne frega, tanto non la stai rispettando neanche adesso!", e io vi rispondo "mi farò perdonare... non so ancora come, ma lo farò ^^".
Ok, basta con questo inutile delirio. Ringrazio chi mi segue e chi continuerà a farlo anche dopo questi problemi tecnici.
Besitos,
Lady Lynx

Julia Weasley: il culmine dell'allontanamento di Albus arriverà nel prossimo capitolo, ma concordo con te nel dire che questo sarà il suo più grande rimpianto. Purtroppo si deve anche considerare che è questo grande "errore"  a permettergli di diventare il più potente Mago di tutti i tempi. In qualche modo ha avuto una ricompensa per la sua sofferenza. Grazie per la recensione!
979: ti ringrazio per i complimenti, sempre ben accetti. Mi piaceva molto l'idea di un Albus mentalmente aperto, anche se può risultare una contraddizione con il suo desiderio di sterminio dei Babbani e quindi di una sorta di razzismo. Mi viene stranamente naturale far agire e parlare Gellert, forse perchè non devo sottostare troppo alle regole dettate dalla Rowling ^^ Grazie per la recensione!
PirateSDaughter: è proprio vero che Aberforth ha ragione, ma questo vale solo dal punto di vista razionale. Chi di noi, davanti ad una persona per cui prova un'irresistibile feeling, la lascerebbe andare per pensare alla sua famiglia disastrata? Sì, ecco, ammetto che si tratta di una decisione difficile... ma Albus è sempre stato assuefatto al potere, quindi la sua scelta è comprensibile. Grazie per la recensione!
quigon89: ora che mi ci fai pensare, forse c'è davvero un po' di Dark nel capitolo precedente. Non c'è dubbio sul fatto che l'influenza esercitata da Gelt su Albus sia oscura e sono felice che tu mi confermi la mia risucita nel descriverla. Aberforth, dal canto suo, questa volta fa la figura del più intelligente ( o forse razionale) tra i due fratelli: cerca di salvare Albus da quella che diventerà la sua rovina, senza però riuscirci. Mi dispiace per la comunicazione data riguardo ai miei aggiornamenti, ma preferisco fare bene una cosa alla volta piuttosto che farne due insieme e per giunta male. Grazie per la recensione!
_Mary: credo che la prima persona aiuti molto ad entrare nel personaggio, quindi capisco cosa intendi quando mi dici che ti sembra di provare i sentimenti di Albus. Dispiace anche a me dover descrivere il mio personaggio preferito come un individuo avido e assetato di potere, ma tutti abbiamo i nostri difetti, no? ^^
Hai visto bene nella sfera di cristallo, i due hanno scoperto proprio dei Doni della Morte anche se poi diciamo che hanno un po' perso il filo dei pensieri per fare altro. Non ho descritto come Albus se ne ricorda perchè ammetto di non aver avuto idee al riguardo. Lascio immaginare al lettore, per questa volta. Grazie per la recensione!
Gobra1095: ah, quella è la mia frase preferita... ogni tanto mi sento molto filosofica e mi piace infilare nelle mie storie i miei vaneggiamenti ^^ Sono contenta che ti piaccia la seconda spiegazione per l'obbedienza di Albus nei confronti di Gellert. Dopo lunghe riflessioni ero giunta alla conclusione che forse, nel fondo del suo cuore, Albus trascurasse la sua sorellina solo per vendicarla a modo suo; questo lo rende un po' meno colpevole, non è vero?
Non sono certa che la Rowling l'abbia detto (sì, anch'io dovrei rileggere il 7° libro... non lo faccio perchè è quello che mi piace di meno, lo ammetto) ma in ogni caso  mi sembrava coerente con la figura di Albus. Ti ringrazio per il tuo incoraggiamento (avrò bisogno di moooolta fortuna per finire questa impresa XD) e per la recensione!

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Capitolo 27
*** Natale in solitudine ***


27. Natale in solitudine

Prompt: 071. Rotto
Periodo: Natale 1901
Rating: Giallo
Narratore: Aberforth Silente
Genere: Generale
Personaggio: Aberforth Silente, Albus Silente

Quello era il secondo Natale che trascorrevamo senza genitori.
Vedere Ariana seduta sul tappeto vicino al camino, mentre fissava senza espressione i regali depositati sotto l’albero, mi faceva sanguinare copiosamente il cuore.
Povera bambina, avrei pagato tutto l’oro del mondo per farle riavere la felicità di cui ogni persona dovrebbe poter godere almeno nell’infanzia.
Vedere invece Albus che si vestiva di tutto punto, addirittura si profumava, davanti allo specchio che avevamo nell’atrio, mi faceva venire addosso una grande rabbia.
Giramento di palle, mi è permesso dirlo?
- Albus, vuoi spiegarmi cosa devi fare così conciato come un pavone? Nessuno ti vedrà, qui in casa, a parte me e Ariana… e nessuno dei due corrisponde a una delle tue spasimanti, se non erro! –
“E neanche il tuo spasimante, a pensarci bene…” borbottai amaramente nella mia testa.
- Ma infatti io non resterò in casa, Forth – replicò lui con calma, sistemandosi il colletto della camicia.
Cosa aveva detto?!
- Cosa vuoi dire con “io non resterò in casa”? – ripetei con voce simile a un ringhio.
- Esattamente quello che ho detto – rispose con altrettanta flemma, condendo il tutto con uno dei suoi sorrisetti incoraggianti.
Quando si comportava in quel modo, non faceva altro che farmi arrabbiare.
La mia furia messa a confronto con la sua pacatezza mi faceva sentire un pazzo.
E naturalmente questo non faceva altro che alimentare i miei complessi di inferiorità, collegati ancora alla rabbia che aumentava in maniera esponenziale.
Insomma, per farla breve, mi alzai di scatto dal divano.
- Tu non vai da nessuna parte! – sputai con voce autoritaria – Il Natale si passa in famiglia, per quanto si possa ancora definirci tali! –
- Ho promesso a Gellert che ci saremmo visti, Forth – osservò lui inarcando con eleganza il sopracciglio destro – quindi mi sembra scorretto disdire il nostro incontro in modo così repentino e brusco –
Gellert Grindelwald.
Era lui la ragione dell’odio profondo che avevo iniziato a covare nei confronti di mio fratello.
Non che prima fossimo grandi amici, ma il rapporto era decisamente degenerato dall’arrivo di quel bellimbusto.
- Non me ne frega un cazzo! – sbottai agitando il pugno in aria – Tu resti qui e dici al tuo amichetto che la tua famiglia, per un fottuto giorno, esige la tua presenza! –
- Non mi sembra corretto, Aberforth – mi rimproverò lui, facendomi sentire come un patetico bambino capriccioso.
- Sei uno stronzo! – gli urlai contro, avvicinandomi a lui per sputargli addosso tutti gli insulti che tenevo dentro da mesi – Uno stronzo, egoista, ipocrita, traditore, merdoso so-tutto che si crede migliore degli altri solo perché ha finalmente il privilegio di trascorrere il giorno di Natale con uno che ritiene alla sua altezza! –
Albus rimase impassibile davanti alle mie parole, sembravano non averlo scalfito minimamente.
- Perché noi non siamo alla tua altezza, eh, Albus? – lo apostrofai, pungolando il suo petto con un dito – Noi non lo siamo mai stati! Scommetto che sei stato felice nel vedere mamma morire, vero? Perché anche lei non era alla tua altezza, era solo una sporca Mezzosangue come quelle che tu e il tuo amichetto progettate di eliminare per il fottuto Bene Superiore! –
- Non ti permetto di dire queste cose, Aberforth –
- Chi sei per impedirmelo, eh? Non hai autorità sulla mia persona! –
- Sono il tuo fratello maggiore, ricordatelo – sussurrò lui con voce decisa ma vibrante di qualcosa che non identificai.
- E con questo? Non sei mio padre! –
- È come se lo fossi –
Quelle cinque parole mi fecero imbestialire, l’orgoglio spudorato che si celava dietro quella frase portò una scarica di energia nelle mie mani costringendomi ad un’azione sconsiderata.
Il pugno della mia mano destra si abbatté sul naso di mio fratello.
Un “crac” spettrale risuonò nella stanza, facendo cadere il silenzio dopo quei lunghi minuti passati tra urla e parole al vento.
Ariana si voltò giusto in tempo per vedere un fiotto di sangue tingere di rosso il mantello verde di nostro fratello.
Rimasi senza parole nel vedere le lacrime riempire gli occhi azzurri di Albus, mentre si portava la mano al naso.
Lacrime di tradimento, di delusione, di profondo dolore.
Sentii lo stomaco stringersi in una morsa, in una reazione scatenata dai sensi di colpa, e per un attimo pensai di chiedergli scusa e aiutarlo a fermare l’emorragia con un incantesimo.
Ma quando lo vidi prendere un fazzoletto, premerselo sul naso e uscire dalla porta principale senza dire una parola – probabilmente diretto dal suo adorato Gellert per essere consolato - non ebbi più dubbi.
Avevo fatto la cosa giusta: avevo rotto il naso di mio fratello, come lui aveva rotto in me il ricordo della nostra famiglia.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
A dispetto delle mie previsioni pessimistiche, eccomi ritornata con un piccolo capitoletto ( forse un po' insignificante rispetto ai precedenti, ma ugualmente importante a mio parere). Vi chiedo perdono per il ritardo, anche se preannunciato.
Sono a conoscenza del fatto che la Rowling citi il fattaccio della rottura del naso solo in relazione al funerale di Ariana, ma dato che nel primo libro descrive Silente come uno che "sembra si sia rotto il naso due o tre volte" (o almeno una cosa simile, non ho voglia di ricontrollare ^^) ho pensato che questa fosse un'ottima occasione per mettere alla prova per la prima volta il nasino del nostro protagonista.
Niente Gellert, per questo capitolo. Peccato, iniziava a starmi simpatico.
Se ancora mi seguite, vi ringrazio per l'immensa pazienza e mio malgrado vi chiedo di averne ancora perchè tra scuola e il resto questo è un periodo difficile per scrivere.
A presto, spero
Lady Lynx

quigon89: ah, ma io non sono mai stanca dei complimenti! ^^ Il famoso capitolo precedente è stato un po' la mia disperazione, dato che temevo di renderlo ridicolo o grottesco. Mi consola il fatto che ti sia piaciuto. Grazie per la tua "fedeltà" nel seguirmi, e grazie anche per la recensione!
979: e l'aggiornamento arrivò, anche se in ritardo mostruoso ^^ hai colto alla perfezione gli aspetti principali dei due personaggi, spero di riuscire ad evolverli sempre meglio andando avanti con la storia. Grazie per la recensione!
Julia Weasley: in effetti è dura vedere un Albus Silente travolto dalla passione, lui che è sempre così posato e composto... ma era strando anche vederlo da bambino, no? ^^ Sono contenta di essere riuscita a convincerti della sua possibile ( ed esistente) gioventù. Grazie per la tua rassicurazione sullo Slash e per la recensione!
fravi: una nuova recensitrice! Siiii! ^^ Ti ringrazio per tutti i complimenti che mi hai rivolto e anche per avermi fatto della pubblicità (sempre molto gradita, dato che la mia popolarità è minima XD). Confesso di non essere una patita delle Grindeldore, ma dato che sono nella biografia di Albus non potevo di ceerto scansarle come se niente fosse dato che sono un passaggio fondamentale della sua vita. Grazie anche per la recensione!
ThePirateSDaughter: non è facile, vero? Ammetto di aver fatto una fatica incredibile a vedermi quei due davanti (ah, è stato imbarazzante ^^) , ma alla fine ce l'ho fatta. Ho esultato nel reggere la tua rassicurazione riguardo al fatto di aver scritto uno Slash decente XD Grazie per la recensione!
Atari: sì, sono io... Lady Lynx in incognito! ^^ Felice di essere riuscita a fartele piacere entrambe, siete pochi ad averle lette tutte e due... grazie per la recensione!
DiraReal: mi serviva davvero il parere di un'esperta in materia, grazie per avermi tranquillizzata. Per fortuna non ho reso "femminuccia"  nessuno dei due, non me lo sarei mai perdonata XD Grazie per la recensione!
_Mary: la delicatezza è dovuta forse più all'incertezza nel trattare l'argomento che alla mia abilità, ma sono contenta che ti sia piaciuto nonostante non fosse il tuo genere (e neanche il mio ^^). Grazie per i complimenti sia a questa fanfiction che a Weight of the World, e grazie anche per la recensione!

Recensioni precedenti:
Cap 25 -> Ernil: in effetti avevo pensato di averlo reso troppo di larghe vedute, ma immagino che Albus non sia mai stato razzista o comunque intollerante alle differenza data la sua stessa bizzarria. Il rapporto tra i due è una vera e propria tragedia (anche scriverlo lo è XD). Grazie per la recensione!
Cap1/cap2 -> Lukk: grazie per aver deciso di recensire tutti i capitoli uno per uno, prenditi pure tutto il tempo che vuoi. Sono ovviamente felice di sapere che i primi due ti sono piaciuti, nonostante siano forse i meno "importanti" dato che non ci dicono niente sui pensieri di Albus. Ti ringrazio sia per i complimenti che per le recensioni!

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Capitolo 28
*** Un ricordo nitido ***


28. Un ricordo nitido

Prompt: 033. Troppo
Periodo: maggio 1902
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Triste, Drammatico
Personaggio: Aberforth Silente, Albus Silente, Gellert Grindelwald

- Al, devo parlarti… -
La voce di Aberforth mi giunse all’orecchio flebile come non mai, mentre stavo rivolgendo tutta la mia attenzione alla torta al cioccolato che avevo appena spinto nel forno.
- Scusa? – dissi distrattamente, voltandomi nella sua direzione per prendere uno stuzzicadenti.
Quando lo vidi appoggiato alla parete con gli occhi cerchiati di pianto, sobbalzai per la sorpresa e mi affrettai a scattare in piedi per avvicinarmi a lui.
- Ma… cosa ti è successo? –
Eluse la domanda con un gesto seccato, mi indicò con la testa il Pensatoio che giaceva sul tavolo della cucina.
Era quello di nostro padre, non lo usavamo dal giorno dell’aggressione di Ariana.
- Se lo vuoi sapere, vai a farti un giretto là dentro – replicò lui, riprendendo all’improvviso la sua spavalderia.
- Forth… mi stai facendo preoccupare… - gli confessai, prendendo uno strofinaccio e bagnandolo nel lavandino per poi tornare davanti a lui.
- Cosa hai intenzione di fare? –
Non risposi, mi limitai a passarglielo delicatamente sul viso per pulirgli le guance sporche di lacrime salate e… terra?
- Che schifo! – protestò lui, cercando debolmente di allontanarmi.
Così debolmente da farmi pensare che quel mio interesse nei suoi confronti non gli dispiacesse.
- Almeno adesso sei pulito… se vado a prendere Ariana, in modo da poterla tenere d’occhio, possiamo parlarne senza usare il metodo d’emergenza del Pensatoio? –
- Albus… - mormorò lui, abbassando lo sguardo – se io te lo dicessi a voce, tu non mi crederesti… -
- Come no? Sei mio fratello! –
Mi lanciò un’occhiata scettica che mi fece sentire scioccamente colpevole.
Si riferiva forse a qualcosa che riguardava Gellert?
- Senti, vado io a vedere Ariana, ok? - mi propose lui, sembrando a disagio – Intanto tu goditi lo spettacolo… -
Il suo tono sarcastico aumentò la mia preoccupazione, spensi il forno con un gesto di bacchetta ed entrai nel liquido argenteo gentilmente fornitomi da mio fratello.

Ero atterrato in una delle numerose vie di Godric’s Hollow, riconobbi all’istante quella situata davanti al cimitero. Sembrava essere deserta, forse a causa della pesante coltre bianca che ricopriva ogni singolo granello di terreno.
Intravidi Aberforth camminare lentamente verso di me, ancora sul sentiero di ghiaia ghiacciata che conduceva all’uscita del cimitero, tenendo lo sguardo basso e le mani nel mantello.
Era una settimana dopo il pugno che mi aveva tirato a Natale, ne ero certo.
Mio fratello non si vestiva mai di nero, ma in quei particolari sette giorni aveva sempre indossato vestiti color corvo da becchino incallito.
Proprio come in quel ricordo.
Continuai a fissare la sua camminata tranquilla, si vedeva palesemente che non aveva alcuna voglia di tornare a casa da me.
Gli andai incontro, ma quando vidi apparire esattamente davanti al cancello una familiare figura slanciata con un’adorabile chioma di riccioli dorati, mi bloccai sul posto.
Quando Forth alzò lo sguardo, nei suoi occhi si accese un fuoco alimentato dall’odio.
- Cosa accidenti vuoi, tu? – lo apostrofò mio fratello con tono duro.
- Ragazzino, dovresti portare rispetto per il futuro sovrano di questo mondo – rispose Gellert con tono divertito.
- Se ci riuscirai, sarà solo per merito di mio fratello… - sbottò Forth, stringendo i pugni.
Un moto di orgoglio mi fece arrossire, ma non potevo permettermi alcuna distrazione.
- Sì, Albus ha un talento davvero sviluppato… nessuno direbbe che avete lo stesso sangue! – commentò il mio amico – Ed è proprio per questo che devo farti un avvertimento… -
La mano di Gellert scivolò rapidamente nella tasca del suo mantello color porpora ed estrasse la bacchetta con largo anticipo rispetto a mio fratello.
- Expelliarmus! –
Vidi Forth volare a gambe all’aria in un cumulo di neve, preso alla sprovvista, mentre la sua bacchetta finiva nelle mani di Gellert.
- Cosa cazzo vuoi? – urlò allora mio fratello, assumendo la sfumatura rossiccia del Vino Elfico.
Ecco, mi sembrava strano che Forth non avesse ancora dato sfogo alla sua volgarità.
- Voglio che tu la smetta di ostacolare il rapporto che c’è tra me e Albus… - sibilò Gellert con tono minaccioso, sempre tenendo mio fratello sotto tiro - …voglio che tu lo lasci in pace, che non gli faccia venire i sensi di colpa parlandogli della vostra patetica sorella pazza, che non gli impedisca di venire da me, che non ostacoli la preparazione del progetto per il Bene Superiore, che ti faccia da parte! –
Quelle parole così terribili mi fecero venire i brividi sulla schiena.
Non poteva essere il vero Gellert a dire quelle cose.
- Voglio che tu capisca che ormai anima e corpo del tuo fratello maggiore, appartengono a me… e niente e nessuno potranno portarmele via! –
Lo sguardo di Forth si dilatò, riempiendosi di sentimenti contrastanti quali la rabbia, l’orgoglio ferito, la paura, l’indignazione.
- E per fare in modo che tu capisca meglio, vorrei lasciarti un ricordo nitido di me… -
Deglutii a fatica, chiusi d’istinto gli occhi. Sapevo cosa intendeva Gellert per “ricordo nitido”.
Ne avevamo parlato diverse volte, avevamo stabilito che sarebbe stato il metodo perfetto per sedare le eventuali rivoluzioni di Babbani che ci sarebbero state quando saremmo saliti al potere.
Forth rimase immobile, forse paralizzato dalla paura, e la bacchetta di Gellert fremette vogliosa davanti ai suoi occhi sbarrati.
- Crucio! –
Una sola parola scatenò un urlo agghiacciante, vidi il corpo di mio fratello contorcersi innaturalmente sulla neve scavando macabre figure in quella polvere bianca.
Sentii le risate crudeli – di divertito cinismo – emesse dalle perfette labbra di Gellert, la stessa persona con cui condividevo il più grande progetto della mia vita e talvolta anche il cuore.
Rimasi immobile a guardare quell’atroce spettacolo, fino a quando il gatto non finì di giocare con il topo.
Sembrava passata un’eternità.
- Spero che ora ti sia tutto più chiaro, Aberforth Silente –
Gellert gli dedicò un’ultima occhiata piena di disprezzo, prima di tirargli un calcio dritto nello stomaco e di lanciare la bacchetta di mio fratello nel bel mezzo di un cespuglio pieno di rovi.
E dopo questo ultimo, infantile dispetto se ne andò nel silenzio.

Quando uscii dal Pensatoio, avevo solo una frase che mi girava per la testa.
- Forth, vieni qui! – lo chiamai con voce tremante.
Mio fratello, stranamente, accorse subito e mi guardò con occhi pieni di aspettativa.
Sembrava aver fiducia in me.
- Credo che Gellert verrà a cena da noi, una sera di queste… - lo informai con calma - …perché deve sapere che quando è troppo, è troppo. Non tollero che si faccia una simile cosa al mio fratellino. –
E solo in quel momento mi accorsi di quanto il sorriso di Aberforth potesse essere capace di scaldarmi il cuore come non mi capitava da tempo immemore.


Note dell'autrice

Bonsoir tout le monde!
Neanche nelle mie più rosee previsioni avrei pensato di tornare così presto, ma le vostre affettuose recensioni mi hanno dato una spinta in più e alla fine la mia voglia di scrivere ha prevalso sullo studio (sperando che nessuno mi interroghi domani XD).
Vi ringrazio per tutto il calore con cui mi avete riaccolta, siete stati davvero pazienti e comprensivi ^^
Questo capitolo non è ispirato a nessuno dei fatti raccontati dalla Rowling, o almeno così ricordo, ma mi sembrava un buon motivo per creare dell'attrito nella relazione perfetta ormai consolidata tra Albus e Gellert. Spero che vi sia piaciuto.
Vi ringrazio ancora per tutto, passo alle risposte.
xoxo
Lady Lynx

DiraReal: molto amaro, è vero, ma alla fine Albus si ritrova a dover tornare sui suoi passi. La vera natura di Gellert emerge, e non è più così facile fingere di non vederla. Hai ragione sul fatto che Abe probabilmente non conoscesse tutti quei termini poco gradevoli, ma mi sarebbe risultato davvero difficile rendere l'idea della sua rabbia con un "poffarbacco" o un "acciderbolina" XD Grazie per la recensione!
Julia Weasley: non proprio da solo, ma con Ariana... anche se in effetti, suo malgrado, non è molto di compagnia. Aberforth ha davvero una personalità forte, concordo sul fatto che sia strano che non sia impazzito anche lui in una situazione simile. Sì, secondo la Rowling il povero Albus dovrebbe fratturarsi il naso un paio di volte, e mi piace l'idea che Forth possa approfittare di questa licenza ^^ Grazie per la recensione!
Gobra1095: il dettaglio del naso non è poi così importante, non credo che tu debba per forza rileggerti tutti i libri per una cosuccia simile ^^ Da un certo punto di vista, credo che sia difficile non schierarsi con Forth davanti ad una situazione simile. Però, come hai detto tu, Albus lo fa per amore e si sa che questo sentimento ci rende tutti un po' impermeabili al mondo. Grazie per la recensione!
quigon89: accetto con gioia il tuo "bentornata" ^^ Ti ringrazio ulteriormente per la tua pazienza, cercherò di non farvi aspettare più così tanto. Forse hai ragione, sarebbe stato opportuno separare la descrizione dello stato d'animo di Forth dai vari fatti, ma la vita di Albus è molto complessa e 100 capitoli a volte non mi sembrano abbastanza per raccontare tutto quindi cerco di "compattare" gli episodi. Sono però felice che ti sia piaciuto lo stesso, grazie per i complimenti e la recensione!
PirateSDaughter: tutti addosso ad Albus! ^^ Poveretto, ammetto di averlo fatto davvero irritante e spocchioso in questo capitolo. Ma ci stava, secondo me, dato che il punto di vista è quello di Aberforth. Naturalmente lui (Forth) ti ringrazia per averlo ritenuto simpatico e per il tuo pensiero di aiutarlo nel linciaggio del fratello maggiore XD Non pensavo che la frase finale fosse particolarmente ad effetto, ma sono felice che ti sia piaciuta. Grazie per il tuo bentornata e la recensione!
fravi: un film... potrei anche pensarci XD scherzi a parte, mi fa piacere sapere che il capitolo non ti sia sembrato insignificante. Hai ragione, forse "malato" è una delle parole più adatte per descrivere Albus in quel periodo... l'altra è "innamorato", ma sono un po' sinonimi, no? ^^ Aberforth è un personaggio davvero sottovalutato (da quando scrivo questa storia sono diventata la paladina della famiglia Silente!)  e in effetti anche se la Rowling lo fa sembrare meno importante del fratello non è detto che lo sia veramente. Saltello dalla gioia al pensiero di essere riuscita a farti entrare nel personaggio *.* Ti ringrazio per la fiducia e per la recensione!
Ernil: ah, la rottura del naso... tanto sangue e tanto pathos XD è davvero triste pensare ad una Albus simile, ma a noi piacciono i personaggi un po' cattivelli mica gli angioletti ^^ grazie per la recensione!
_Mary: grazie per il "bentornata" ^^ la famiglia si è disgregata, ma in questo capitolo ha in qualche modo cercato di dare una possibilità di redenzione ad Albus anche se poi... beh, hai detto bene, sappiamo già come andrà a finire. Tristezza alle stelle. Grazie per aver approvato l'idea della rissa (XD) e per la recensione!


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Capitolo 29
*** Niente ***


29. Niente

Prompt: 024. Famiglia

Periodo: giugno 1902
Rating: Giallo
Narratore: Albus Silente
Genere: Generale, Drammatico
Personaggio: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald

Come avevo promesso, una settimana dopo la visione del ricordo di Aberforth, invitai Gellert a cena da noi per parlargli.
Era una caldissima sera d’estate, nonostante fossimo solo all’inizio del mese di giugno.
Il mio amico si presentò con una torta gelato tra le braccia, intuii l’avesse fatta la signora Bath.
Mi dispiaceva non averla invitata, ma in sua presenza non avrei certamente potuto affrontare il delicato argomento che avevo intenzione di esporre a Gellert.
Negli ultimi sette giorni avevo continuato a fingere che non fosse successo niente, che tutto fosse rimasto come prima, ma non ero mai stato un bravo attore.
Mentre Gellert era un ottimo Legilimens in erba.
Non potei quindi evitare di sentire i suoi occhi indagatori puntarsi di me, per poi spostarsi repentinamente su Forth o Ariana appena alzavo lo sguardo.
- Davvero ottimo questo carpaccio – commentò allora lui, con voce impaziente – chi l’ha fatto? –
- Io – rispose semplicemente mio fratello, spedendogli un’occhiata colma di odio.
Sapevo che avrebbe voluto avvelenare quella pietanza, ma non gliel’avrei permesso.
Non potevo credere che Gellert fosse diventato spietato come nel ricordo che avevo visto, dovevo assolutamente chiedergli spiegazioni… e per farlo mi serviva vivo, no?
- Strano, è così delizioso che avrei pensato solo ad Albus – continuò il mio amico, rivolgendomi un sorriso affettato.
- Non essere sciocco – lo ammonii dolcemente, abbassando lo sguardo sul piatto.
Mi si era chiuso lo stomaco, non riuscivo più a sostenere quella tensione palpabile. A un certo punto, arrivati quasi al dolce, i miei nervi cedettero.
Mi alzai in piedi di scatto, facendo cadere a terra forchetta e coltello che tintinnarono sul pavimento.
- Qualcosa non va? – chiese Gellert con voce vellutata, quasi sfidandomi a confessargli il perché del mio lieve cambiamento di comportamento nell’ultima settimana.
- Ti devo parlare – sputai all’improvviso, in un impeto di coraggio – Forth, potresti gentilmente fare compagnia ad Ariana e magari mettere i piatti nel lavello? –
Mio fratello annuì docilmente, probabilmente solo perché sapeva che gli avrei lasciato da fare i lavori di casa per andare a difendere la sua causa.
- Mangeremo il dolce? – chiese poi con tono speranzoso.
- Sì, penso… di sì… - lo consolai esitante.
Se le cose fossero andate come temevo, probabilmente il dolce sarebbe stato l’ultimo dei nostri pensieri.
Feci cenno a Gellert di seguirmi e lo condussi fino nel salotto comunicante con la cucina. Non mi premurai di chiudere la porta, speravo che Forth se ne sarebbe stato accuratamente alla larga e con sé avrebbe tenuto Ariana.
- Di cosa mi devi parlare, precisamente? – attaccò rapido Gellert, con tono inquisitore.
- Della mia famiglia… - replicai con calma, cercando di rallentare i battiti crescenti del mio cuore - …vuoi sederti, intanto? –
Volevo essere cortese, non volevo assolutamente mettere alle strette il mio amico perché ancora non potevo credere che avesse avuto il coraggio di minacciare il mio fratellino e torturarlo in mezzo alla strada come avrebbe fatto con un Babbano chiunque.
- Albus, taglia corto – mi intimò lui, con tono secco.
Percepii la sua rabbia, non mi aveva trattato mai in modo così imperioso. Fin dal nostro primo incontro, era sempre stato molto dolce e gentile con me.
- So quello che hai fatto ad Aberforth – dissi infine, cercando di tenere un tono di voce controllato.
Gellert non dimostrò sorpresa né pentimento, solo un’intima soddisfazione.
- Quindi? Non hai capito che ho fatto male a lui per fare del bene a te? – osservò con voce vellutata – Perché, Albus, non puoi permetterti di gettare alle ortiche il tuo talento per stare dietro a due bambinetti inutili e capricciosi! –
Quella frase scatenò nella mia mente un tremendo conflitto tra l’affetto per i miei fratellini e l’amore per Gellert e il successo.
Cosa dovevo fare, qual era la cosa giusta?
- Noi non siamo due bambinetti inutili e capricciosi, stronzo! –
La voce di Aberforth.
No, Forth, perché sei venuto qui? È pericoloso!
Prima che potessi anche solo dirgli di andarsene, vidi Gellert estrarre la bacchetta e puntargliela contro. Ariana venne spinta da mio fratello al riparo dietro un divano, poco prima che scoppiasse l’Inferno.
- Crucio! –
Aberforth si accasciò a terra in preda a fortissimi dolori, proprio come mi aveva mostrato nel ricordo, e io rimasi come una mummia a fissare quello spettacolo orrendo.
Famiglia, amore o successo?
Cos’era importante, qual era la cosa giusta?
Le urla di Forth, lo sguardo spaventato di Ariana mi suggerirono la risposta.
Famiglia.
- Stupeficium! - urlai contro Gellert.
- Protego! –
Per riparare il mio Schiantesimo dovette interrompere la Maledizione Cruciatus su mio fratello, che ritrovò la sua bacchetta e lanciò una fattura proibita contro il mio migliore amico.
E io mi sorpresi a difendere Gellert, questa volta.
L’occhiata di odio che mi spedì Aberforth mi fece capire che quella era diventata una lotta in cui tutti eravamo contro tutti.
Niente alleati, niente amici.

Lampi di ogni colore volavano per la stanza, avevo sentito pronunciare anche qualche Anatema Che Uccide, anche se speravo di sbagliarmi.
Alla fine, preso dalla foga, iniziai a lanciarne anch’io.
- Gellert! Lascialo stare, prenditela con me! – apostrofai con determinazione il mio amico – Lasciali stare tutti e due, loro non hanno niente a che fare con noi! –
- Se è questo che vuoi, Albus… -
Scansai per un soffio l’ennesimo lampo fatale diretto verso di me, ripresi a duellare con la forza della rabbia.
Sentii che alle nostra urla si mischiavano i singhiozzi disperati della povera Ariana, costretta a guardare la lama che incombeva sulla sua testa senza potersi difendere.
“Così tenera e ingenua… senza protezioni…” mi dissi, quando i miei occhi caddero su di lei.
La mia piccola distrazione mi costò una ferita al braccio, decisi di non guardare più in quella direzione.
Ma a un certo punto mi trovai costretto a farlo, non sentendo più quei quasi rassicuranti singulti intervallare i nostri incantesimi.
- Ariana! – urlai con voce colma di disperazione, vedendola sdraiata riversa a terra – Ariana! Ariana! –
Gellert e Aberforth tacquero all’improvviso, io mi gettai per terra  evitando gli incantesimi che passavano sopra la mia testa, pregando Morgana e Merlino che non fosse successo quello che temevo.
Presi in braccio la mia sorellina, le controllai il polso.
Nessun battito.
Rimasi ammutolito, realizzando la situazione in cui ci trovavamo.
- Ma… è morta? – chiese con voce incolore Gellert.
Non risposi. Non avevo motivo di farlo.
- Certo che è morta, pezzo di merda! – urlò Aberforth, nascondendo la disperazione dietro alla rabbia – Certo che è morta! Ed è solo colpa tua! –
Per un attimo il tempo sembrò fermarsi, come se fosse stato il cuore della mia piccola a far funzionare il mondo.
Ora che aveva smesso di battere, nulla aveva più motivo di esistere.
Potevo avvertire due figure rigide dietro di me, con gli occhi puntati sul corpicino che proteggevo alla loro vista.
Non guardai in faccia Gellert quando uscì in silenzio dalla nostra casa, vidi solo il bordo del suo mantello porpora sfiorare la mia mano tremante.
Non ebbi il coraggio di rivolgere la parola a Aberforth quando salì le scale, avvertendo il suo dolore amplificato dalla consapevolezza che tormentava anche me.
Io avevo lanciato numerose volte un Anatema Che Uccide.
Io potevo aver ucciso Ariana.
Non solo Gellert, non solo Aberforth.
Io.
E all’improvviso, specchiandomi nei limpidi occhi celesti della bambina che giaceva senza vita tra le mie braccia, mi accorsi di una cosa terribile.
Avevo perso il mio amore, avevo perso il successo, avevo perso la coscienza.
E avevo perso anche la mia famiglia.
Non mi restava più niente.


Note dell'autrice

Oh, che enorme tristezza. Quasi mi sento in colpa a pubblicare degli episodi così tragici ç.ç
Comunque buonasera a tutti, miei cari lettori.
Spero che abbiate gradito questo capitolo, nonostante sia piuttosto breve e tratti un argomento per niente felice.
Essendo leggermente di fretta, ringrazio rapidamente chi ha aggiunto la storia tra le Preferite ( Cygnus Malfoy, fa92, Fanny Infinity) e tra le Seguite (Catherine Heathcliff).
Come sempre, non si sa quando sarà il prossimo aggiornamento. Farò del mio meglio per non abbandonarvi troppo a lungo ^^
xoxo
Lady Lynx

P.S. Ho iniziato una nuova fanfiction chiamata "La luce dell'Inferno". Faccio pubblicità qui perchè se siete fans della famiglia Silente e/o di Gellert c'è una buona probabilità che possa interessarvi.

fa92: mi sento onorata, non è facile trovare qualcuno che legge 28 capitoli in un colpo solo ^^ Grazie per aver aggiunto la storia tra le Preferite e per la recensione!
Julia Weasley: purtroppo, come è intuibile da questo capitolo, il buon rapporto tra i due fratelli è destinato a deteriorarsi di nuovo. La morte della piccola Ariana è il colpo di grazia alla loro pacifica convivenza forzata, non si perdoneranno mai quello che hanno fatto. Gellert è effettivamente odioso, ma sono felice che ti stia antipatico dato che è proprio il compito che lui deve svolgere nella storia. Hai esattamente avuto ragione su Ariana, comunque. Grazie per i complimenti e la recensione!
quigon89: l'amore annebbia la mente, ormai lo sappiamo tutti. Albus aveva un banco di nebbia della Val Padana in testa, in quel momento XD  La frase effettivamente lascia libera interpretazione, anche se tutte portano ad una apparente disillusione di Albus... peccato che non abbia voluto credere ai suoi occhi. Sono io a dover ringraziare te e le persone che mi hanno portato bene, dato che non sono stata interrogata ^^ e sono arrossita di orgoglio davanti alla tua ultima frase, davvero grazie per questo enorme complimento! Grazie anche per la recensione, naturalmente.
fravi: l'ombra incombe sull'Apeiron ^^ sono felice di essere riuscita a trasmetterti tutte quelle emozioni, è sempre bello ricevere questa sorta di pagamento dalla scrittura di fanfiction... altro che gli inutili e sporchi soldi! XD Aberforth saltella dalla gioia (ma te lo immagini?) al pensiero di essere salito nella tua classifica di gradimento, mentre io lo imito nel sapere di averti colpita con la frase che hai citato. Ti ringrazio per i complimenti e la recensione... e alla fine non mi hanno interrogata, comunque! ^^
Gobra1095: davvero un trauma, direi, ma mai quanto quello che è successo in questo capitolo. Dev'essere il suo periodo nero, povero Albus. La riunione purtroppo è durata molto poco, anzi si prevede di nuovo tempesta. Grazie per la recensione!
979: più che felice di aver azzeccato l'idea della trama, temevo di uscire un po' dal seminato con questo mio capitolo un po' decentrato dalla storia vera e propria. Non è poi così strano amare allo stesso tempo Aberforth e Gellert, pensa che io ormai mi sono ridotta ad adorare tutti i personaggi di questa fanfiction - contraddittori o meno ^^ - per necessità di entrare nella loro psicologia. Grazie per i complimenti e la recensione!
ThePirateSDaughter: magnifico riconciliamento, un po ' meno questo momento che l'ha seguito. La storia purtroppo è stata crudele, con i fratelli Silente. Aberforth ricambia il saluto con la manina e concorda con te per quanto riguarda Gellert. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, anche se fuori dai canoni. Il linciaggio, come hai potuto leggere, c'è stato... ma non per Gellert ç.ç Grazie per i complimenti e la recensione!
_Mary: prima di tutto, Aberforth, Albus e Gellert ti ringraziano per i complimenti a loro rivolti ^^ io invece saltello sulla sedia dalla felicità, soprattutto perchè mi fa piacere che l'ultima frase sia riuscita a colpirti. Quindi, grazie per i complimenti e la recensione! (P.S. Attendo il prossimo capitolo di Rowena con ansia ^^)
_DarkAngel_: sono felice che ti siano piaciuti tutti i capitoli precedenti, grazie per la recensione! ^^

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Capitolo 30
*** Rosso su bianco ***


30. Rosso su bianco

Prompt: 020. Senza colori
Periodo: giugno 1902
Narratore: Albus Silente
Rating: Giallo
Genere: Triste, Malinconico
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Bathilda Bath

- Sentite condoglianze, Albus e Aberforth… - sussurrò la signora Bath, facendosi piccola piccola davanti ai nostri occhi.
Potevo immaginare quello che provava. Si sentiva in colpa per avermi fatto conoscere Gellert, per avergli permesso di fuggire dopo quello che era successo, perché se io non avessi mai porto la mano a suo nipote forse avrei ancora avuto Ariana tra le mie braccia.
O forse non pensava quello.
In fondo, non sapevo cosa le avesse raccontato Gellert per avere il permesso di tornarsene in Germania il prima possibile.
Era sempre stato un ottimo bugiardo, proprio come me.
E in quel momento, guardando gli alberi in fiore, il cielo terso e le tombe lucide, mi accorsi che da giorni tutto era anonimo, per me.
Senza colori, senza vita.
Sentii Aberforth tossire al mio fianco, per soffocare un singhiozzo. Non avrebbe mai espresso apertamente i suoi sentimenti.
Eravamo solo tre, nella solita radura del cimitero, proprio come al funerale di mia madre.
Solo che questa volta la bara davanti a noi era di un bianco accecante,  e chiunque avrebbe capito che conteneva l’involucro di una giovane anima salita al cielo.
- Vogliamo ricordare Ariana Kendra Elizabeth Victoria Silente* come se fosse ancora al nostro fianco, anche se ora ci sta sorridendo dalle nuvole e sta giocando con i suoi amici angeli… - diceva il prete con tono distaccato.
Nessuno avrebbe mai potuto credere a simili parole dette con una predisposizione d’animo praticamente nulla.
Soprattutto un abile Legilimens, che non avrebbe potuto fare a meno di scoprire che nella sua mente il puntiglioso cerimoniere stava pensando alla cena di quella sera.
Avrei forse dovuto arrabbiarmi? No, non ne sarebbe valsa la pena.
- E ora andate in pace… - concluse il prete, affrettandosi a ritornare nella sua pacifica e accogliente casetta.
Pace? Non sapevo più cosa significava quella parola.
Avevo con alta probabilità ucciso mia sorella Ariana con un Avada Kedavra.
E se non l’avevo fatto, ero comunque stato la principale causa della sua prematura morte, essendo stato colui che aveva deciso di introdurre Gellert in casa nostra.
Conoscevo i rischi, ma qualcosa era stato più forte di me.
Pace? No, quella parola non aveva più un posto nel mio vocabolario da tempo immemore.
- Ora sei contento? – sbottò improvvisamente Aberforth, con le lacrime agli occhi – Non hai più la sorella che per te era un peso, non ci sono madre e padre ad ostacolare i tuoi progetti di conquista del mondo, non avrai più un fratello da dover mantenere… sei contento? –
- Come posso essere contento, Forth? – replicai con voce rotta – E poi cosa vuol dire che non avrò più un fratello? Io ho bisogno di te! –
- Anche noi avevamo bisogno di te, Albus, ma a te non è mai importato… - replicò freddamente lui.
- Questo non è vero –
- Questo è quello che si vede, che sia la verità o meno – mi fece notare lui, indicando con rabbia la bara di Ariana.
La signora Bath ci osservava a distanza, scandalizzata dal nostro litigio in quella triste circostanza.
Ma io ero quasi sollevato, perché Aberforth aveva finalmente deciso di rivolgermi la parola dopo il giorno che aveva distrutto le vite di tutti e tre i fratelli Silente.
- Aberforth, potrai mai perdonarmi? – chiesi umilmente, abbassando lo sguardo a terra.
- No –
L’aria umida che ci circondava aveva fatto salire la temperatura a quaranta gradi, ma in quel momento mi sentii raggelare e mi ritrovai costretto a stringermi le braccia intorno al petto.
A cercare un abbraccio in me stesso, ero tutto quello che mi restava.
- Io… lo facevo per garantire anche a voi due un miglior livello di vita… - mi giustificai goffamente, sentendo sbattere disperatamente dentro di me la necessità di riconquistare mio fratello - …per vendicare il torto subito da Ariana, per rivedere papà, per… -
- Non è vero, non hai mai pensato a noi – mi interruppe furiosamente Forth – non lo hai mai fatto, e questo lo sai benissimo! Smettila di mentire!
Le sue ultime tre parole rimbombarono nella mia testa, sapevo che dicevano esattamente come stavano le cose.
Avevo sempre mentito, a me stesso e agli altri.
A cosa mi servivano il mio Premio Barnabus Finkley per Incantamenti Eccezionali, la mia Rappresentanza Giovanile al Wizengamot, la mia Medaglia d’Oro della Conferenza Alchemica Internazionale, il mio trascorso da Prefetto e Caposcuola, la mia reputazione da studente modello?
Non mi avrebbero riportato Ariana, non mi avrebbero tolto dal cuore il sospetto di averla uccisa.
E io credevo, una volta, che il successo avrebbe potuto risanare ogni mia ferita?
No, non lo credevo per davvero.
Ma era una bugia consolante e facile da ripetersi come un mantra nella mente.
- Sei un vigliacco, Albus… -
- No, non lo sono – ribattei con decisione, continuando spudoratamente a mentire.
- Hai ucciso Ariana! – strepitò allora lui, cercando in tutti i modi di farmi male.
- Potresti anche essere stato tu – osservai tranquillamente, ricambiando quell’insano desiderio di provocare dolore.
Fu in quel momento che Aberforth mi ruppe il naso, per la seconda volta nella mia vita.
Ma quella volta gli schizzi cremisi non bagnarono la mia veste, bensì la bara bianca di Ariana.
Entrambi restammo agghiacciati davanti a quello che avevamo inconsciamente fatto.
Avevamo profanato – io con il mio sangue e le mie bugie, Aberforth con il suo pugno e la sua rabbia – il luogo di riposo di nostra sorella.
E non si poteva più tornare indietro.
Fissai a lungo le rose rosse di maggio spuntate sulla candida neve di giugno.
Sangue sul legno bianco.
Nascita di Ariana, morte di Ariana.
Non ricordo più cosa successe nelle ore seguenti, forse il mio cervello decise saggiamente di andare in coma per non soffrire troppo.
Ma ricorderò sempre quel giorno di giugno in un solo modo.
Senza colori.

* Nomi inventati di sana pianta come per quelli di Aberforth.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Riesco a postare solo per merito della neve, quindi non posso fare altro che ringraziare i deliziosi fiocchetti bianchi che mi salutano dalla finestra ^^
Detto questo, so di essere un po' in ritardo. Ormai si aggiorna quando si può quindi non uccidetemi se vi dico che con ogni probabilità la prossima settimana non riuscirò ad inserire il nuovo capitolo per problemi scolastici.
Cosa dire invece di questo capitolo? Gli amanti di Albus prima o poi si ritrovano davanti a questo grande cruccio, quello del funerale di Ariana. Spero di non averlo reso troppo simile a quello di Kendra e, soprattutto, di non averlo descritto in modo scontato.
Ringrazio calorosamente chi continua a seguirmi e a leggermi.
xoxo,
Lady Lynx

Julia Weasley: è un compito ingrato, quello di fare la scrittrice di episodi tristi. Mi dispiace di averti fatta piangere, ma purtroppo lo scopo era quello (triste da dire, ma è la dura verità). Gellert effettivamente ormai ha raggiunto quasi l'apice della sua cattiveria, ma non ti preoccupare perchè non ricomparirà ancora per lungo tempo. Grazie per la recensione!
_Mary: la morte di Ariana è proprio uno dei momenti più tristi della vita di Albus, se non il più triste. E' stato straziante anche scriverlo, ma sono felice di essere riuscita a rendere in qualche modo l'idea di disperazione e di silenzio che ha fatto scivolare via Ariana lontana dagli occhi di tutti. Grazie per i complimenti e la recensione!
PirateSDaughter: la storia inclemente e l'alternanza di momenti di gioia e dolore non sono merito mio, ma della nostra cara Rowling (e continuo a temere che possa arrabbiarsi per il fatto che ho preso in prestito il suo Albus ^^). Comunque spero che ti sia piaciuto anche il nostro amico Al in questo capitolo. Grazie per la recensione!
979: credo che vittima sia proprio la parola esatta per descrivere quella povera bambina, dato che neanche i fratelli sono stati capaci di proteggerla dall'ennesimo pericolo. Grazie per la recensione!
quigon89: ahi, ahi, ahi... un rimprovero! Rileggendo con attenzione non posso fare altro che concordare con te, per discolparmi potrei dire che in fondo la parte che volevo evidenziare non era la cena in sè quanto l'episodio dell'addio della piccola Ariana. La tua idea di rendere Albus preda della voglia di vendetta e farlo partire alla ricerca di Gellert mi ha intrigata, ma dato che nel Canon non riporta niente di simile (purtroppo) e dato che suppongo che Albus sia ancora soggiogato dall'amore provato nei confronti di Gellert, sono stata costretta a sopprimere gli episodi che mi erano venuti in mente. Chissà, magari in futuro... grazie per la recensione!
fravi: è proprio così, Albus passa dalla versione "cattiva" a quella "buona" anche se, nel suo profondo, resta ancora quell'abile ragazzino bugiardo attirato più dal successo che dagli affari di famiglia. C'è un contrasto forte tra quello che è e quello che vorrebbe essere (oh, devo smetterla di leggere libri di psicologia ^^)  e anche se sappiamo già quale parte prevarrà, penso che sarà sempre più difficile gestire questa doppia personalità. Grazie per i complimenti e la recensione!
Gobra1095: Gellert odiatissimo, poveretto... anche se c'è ben poco da difendere! La parte con Severus o Harry arriverà moooolto in avanti. Ma arriverà, spero (anche perchè ultimamente dubito del fatto che riuscirò a terminare presto questa raccolta. Grazie per la recensione!

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Capitolo 31
*** Chiamami Armando ***


31.Chiamami Armando

Prompt: 089. Lavoro
Periodo: agosto/settembre 1903
Narratore: Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Armando Dippet

Era ormai passato più di un anno dalla morte di Ariana.
Vivevo da solo da poco più di undici mesi, da quando Aberforth era riuscito ad ottenere la parte di eredità che gli spettava ed era sparito nel nulla.
Non avevo sue notizie da quel giorno in cui lo avevo aiutato controvoglia a trasportare le sue valigie nel vialetto di casa nostra.
Senza più nessuno a cui appoggiarmi, avevo ricominciato a spedire lettere per cercare lavoro e per riallacciare i rapporti con i miei vecchi amici del periodo scolastico.
Edward non mi aveva mai risposto, forse Fanny non l’aveva trovato in nessuna parte della Scozia.
Elphias, invece, rispondeva ogni tanto ma sempre in modo molto stringato come se ancora mi portasse rancore per non avergli mai dato risposta a proposito della mia partecipazione al Grand Tour.
E come biasimarlo? Avrei fatto anch’io lo stesso, se fossi stato nei suoi panni.
Fu così che, preda della disperazione, accettai di buon grado la convocazione speditami da Armando Dippet – il mio ex professore di Trasfigurazione – per presentarmi ad Hogwarts come aspirante insegnante.
La notizia della morte del Preside Black non mi scalfì minimamente. Se la sua dipartita avesse potuto davvero risollevarmi da quel baratro oscuro che era diventata la mia vita, ne sarei stato più che felice.

Ero stato convocato per il giorno del mio ventiduesimo compleanno, il 25 Agosto del 1903.
Il tempo stringeva, la scuola sarebbe iniziata tra meno di una settimana, e mi chiedevo perché avessero aspettato così tanto per cercare un nuovo professore.
- Buongiorno, Albus! – mi aveva accolto Dippet con un sorriso benevolo, quando mi aveva visto entrare nel suo ufficio curato e ripulito da tutti gli stendardi di Serpeverde un tempo appartenuti a Black – Accomodati pure… -
- Buongiorno, professor Dippet… - risposi incerto, chiedendomi se sarebbe stato meglio iniziare a dargli del tu o continuare a mantenere le distanze.
- Sei stato molto gentile ad accettare la mia richiesta di aiuto, abbiamo davvero bisogno di un professore… - continuò lui con tono pacato - …naturalmente ti ho detto che si tratterebbe di insegnare Trasfigurazione, vero? –
No, non me l’aveva detto. Ma mi sarei anche messo a insegnare Divinazione, se quello avesse implicato un tentativo di ritorno alla vita degna di quel nome.
- No, ma farei di tutto per potervi aiutare… -
Bugia, Albus. Lo avrei fatto per aiutare me stesso.
- Sei sempre molto gentile, Albus… quindi per te va bene? Sei pronto a trasferirti qui in pianta stabile? Non hai altri impegni a casa? – indagò con discrezione Dippet.
Scossi lentamente la testa, non avevo intenzione di raccontargli le disgrazie che si erano susseguite negli ultimi cinque anni della mia vita.
- Bene – disse allora lui, forse deluso dal mio distacco inaspettato – allora puoi firmare qui? –
Mi mise davanti una pergamena e una piuma con la punta imbevuta di inchiostro, deposi il mio nome sul foglio con caratteri svolazzanti per dare un senso di sicurezza.
Quando alzai lo sguardo, vidi il mio professore sorridermi apertamente .
- Benvenuto nella baracca, collega! –
- Grazie, professor Dippet… - replicai timidamente, tormentandomi una ciocca di capelli ramati.
- Chiamami Armando, ragazzo! – continuò lui con tono gioviale – Ho un debito con te, in fondo! Ah, inizierai il 2 settembre, va bene? –
Annuii rapidamente, non mi importava come e quando.
Mi importava solo iniziare, i dettagli non erano importanti.

Il 1 settembre di quello stesso anno, ebbi la magnifica opportunità di vivere la Cerimonia dello Smistamento dall’altra parte della barricata.
Dal punto di vista del più giovane professore di Hogwarts.
- Devo ammettere che mi mancavano… - sussurrai con nostalgia tra me e me, guardando la professoressa Merrythought che portava il solito folto gruppo di ragazzi del primo anno davanti al nostro tavolo.
- Vero, Albus? Ci sono cose che non si dimenticano mai! – mi rispose Dippet, sorridendo soddisfatto.
- Non so come ho fatto a stare lontano da Hogwarts per così tanto tempo, professore… - gli confessai, mentre la prima ragazzina veniva Smistata a Tassorosso.
- Chiamami Armando – ripetè lui con tono indulgente – e comunque si vede che tieni molto a questo posto, per questo io e gli altri professori abbiamo deciso di chiedere a te un favore così grande… -
Seguimmo il resto dello Smistamento in silenzio, poi Dippet si alzò per fare l’usuale discorso di inizio anno.
- Bentornati a tutti, benvenuti a quelli del primo anno! – esordì lui, con centinaia di occhi puntati addosso – Vi auguro un meraviglioso inizio d’anno e vi raccomando come sempre di seguire le regole della Scuola per non fare impazzire il nostro custode, Sir Mahogany! –
Fece un cenno all’uomo barbuto che scrutava con aria torva la moltitudine di ragazzini presenti, poi tornò a guardare gli studenti.
- Come sapete, il nostro stimato Preside Phineas Nigellus Black ci ha recentemente lasciati ed è per questo che ora sono io a ricoprire il ruolo di Preside… - continuò Dippet – quindi, come valeva per lo scorso anno, non esitate a rivolgermi a me se avete qualche problema… a patto che non sia di cuore, per queste cose potete rivolgervi invece alla professoressa Merrythought! –
Tutti ci mettemmo a ridacchiare, mentre l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure arrossiva leggermente.
- Come ultima cosa, conseguente alla mia assunzione del ruolo di Preside, vi comunico l’aggiunta di un nuovo professore al Corpo Docenti… Albus Silente, il nuovo insegnante di Trasfigurazione! –
Mi accolse un tiepido applauso, alimentato soprattutto da quello dei miei colleghi.
- Alzati, Albus, fatti vedere! – mi invitò il Preside con garbo.
Obbedii, mostrandomi in tutta la mia altezza. Sentivo, come cinque anni prima, tutti gli sguardi delle ragazzine fissarmi come se fossi stato un dolce particolarmente appetitoso.
Ero a disagio.
- Vuoi dire qualcosa, Albus? –
- Ehm… ecco, io… - mormorai brillantemente - …vorrei solo ringraziarla per la grande opportunità che mi ha dato, professor Dippet! –
- Ma come? Cosa dici? – esclamò lui, fintamente scandalizzato – Come osi rivolgerti a me in questo modo? –
La Sala Grande scoppiò in rumorose risate, mentre io restavo basito a fissare a turno i miei colleghi e i miei futuri studenti.
- Ma come… mi scusi, professore… - balbettai imbarazzato - …come dovrei chiamarla? –
Un attimo di silenziosa suspence, prima che tutti si mettessero a ridere per la risposta del Preside.
- Chiamami Armando, naturalmente! -


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Scusatemi, ma questo è proprio un aggiornamento lampo. Sono talmente perseguitata dai libri di scuola da non poter nemmeno rispondere ai vostri meravigliosi e graditissimi commenti ç.ç
Vi ringrazio comunque per tutta la fiducia che continuate a dimostrarmi, un bacione a tutti e speriamo che la situazione migliori.
Lady Lynx

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Capitolo 32
*** Pelose ciabatte lilla ***


32.Pelose ciabatte lilla

Prompt: 059. Cibo

Periodo: ottobre 1913/settembre 1936
Narratore: Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Altro Personaggio (Abraxas Malfoy), Minerva McGranitt

- Se avete domande, non fatevi problemi a farle perché io sono qui per rispondere… -
Una moltitudine di mani si slanciò in aria nello stesso momento.
Insegnavo da dieci anni, ma ancora non avevo capito che avrei dovuto tagliarmi la lingua piuttosto che pronunciare quella dannatissima frase.
- Sì, signorina…? – chiesi ad una bambina con le trecce scure.
- Brachle, professore… - pigolò lei con vocetta insicura - …ma è vero che se sbagliamo l’incantesimo ci trasformiamo in maiali blu? –
Tipica domanda del primo anno.
Sospirai, rivolgendole uno sguardo rassicurante e ripetendo per la millesima volta la stessa frase di repertorio per domande come quella.
- Signorina Brachle, le confesso che io alla sua età ho sbagliato molte volte gli incantesimi… ora altro che maiale blu, dovrei essere ridotto a un mucchio di fragranti costolette viola! –
Li feci ridere, quasi tutte le restanti mani si abbassarono. Sapevo che quelle continue richieste dipendevano solo da tensione e curiosità, niente di più grave.
Solo una mano restò ritta nell’aria come una bandiera, pronta ad abbattersi su di me.
Avevo riconosciuto quel ragazzino dagli occhi grigi incorniciati da lunghi capelli biondo cenere, era stato il primo con il coraggio di urlare a Dippet che non era degno di essere il successore di Black.
Non mi piaceva.
- Signor Abraxas Malfoy, giusto? –
Lui annuì con aria compita, squadrandomi come se fossi stato una caccola di Schiopodo Sparacoda. Sostenni il suo sguardo con orgoglio, invitandolo a parlare.
- Perché non usiamo la Trasfigurazione per trasformare le cose in cibo, al posto di usarla per cose sceme come pantofoline lillà o spilli d’argento? –
- Prima di tutto, gradirei un linguaggio più educato… - lo ammonii severamente – in secondo luogo, secondo alcune Leggi Magiche che studierete con l’avanzare degli anni, scoprirete che il cibo non si può Trasfigurare… e soprattutto che ogni cosa è utile! –
- Ah, certo! – sbottò Abraxas con aria di superiorità – A mio padre piaceranno di sicuro delle vaporose ciabatte per il suo compleanno! –
- A me piacerebbero – commentai divertito, facendo ridere di nuovo i tre quarti della classe.
- Mi sta prendendo in giro? –
- Certo che no, io sono molto serio… - replicai, facendogli poi l’occhiolino.
Le pallide gote del ragazzo presero colore, mentre mi fissava con odio.
- Nessuno prende in giro un Malfoy! Gliela farò pagare! –
- Non ne vedo il motivo, Abraxas, ma se ritieni scorretto il mio comportamento nei tuoi confronti credo che il Preside Dippet sarà felice di poterti aiutare… -
Mi guardò ancora peggio, stringendo i suoi occhi argentei a fessura, e io decisi di lasciar perdere e continuare la mia lezione.
- Quindi, dopo questa piacevole pausa, perché non perfezioniamo i nostri movimenti di bacchetta? – dissi a tutti, sorridendo incoraggiante.
Tutte le ragazzine presenti si sciolsero in sospiri, ormai ci avevo fatto l’abitudine.
Ma, esattamente come nei lontani giorni di San Valentino degli anni passati, mi chiesi cosa ci trovassero di così affascinante in me.

E devo quindi ammettere che fu una novità per me essere distratto da una di quelle ragazzine su cui tanto sorvolavo, esattamente vent’anni dopo.
- Ah, Albus caro… - borbottò Armando al mio fianco, sospirando stancamente - …non ne possiamo più di Smistamenti, vero? –
Non gli risposi, come sempre da anni – ma quella volta non mi concentrai sul cibo, bensì su una bambina del primo anno che mi aveva colpito fin dal primo momento in cui l’avevo intravista tra la folla di nuovi studenti che avevo accompagnato fino al Cappello Parlante.
Si chiamava Minerva McGranitt, era stata Smistata al tavolo di Grifondoro, ed era diversa da tutte le sue coetanee ancora un po’ immature e acerbe.
Vedevo un grande potenziale in lei, un’abilità evidente, forse sottolineata dalla severità dei suoi lineamenti evidenziati da uno stretto chignon posto sulla sua nuca.
- Cosa guardi, Albus? – mi pungolò Armando, sorridendomi divertito.
- Niente, mi sto facendo un’idea generale dei miei nuovi studenti… - mormorai assorto, continuando a fissare sfacciatamente la tavolata alla quale decenni prima ero appartenuto anch’io.
- Prova questo nuovo arrosto con le mele… - mi consigliò la mia collega, l’eterna professoressa Merrythought, spingendomelo sotto il naso.
Dimostrando poco entusiasmo, lasciai scivolare una fettina nel mio piatto. Avvertii lei e Armando lanciarsi degli sguardi stupiti, non ero mai stato così poco interessato al cibo.
- Albus, non ti sei preso una cotta per una ragazzina che ha come minimo quarant’anni in meno di te, vero? –
- Certo che no, Armando! – dissi con calma indignazione – Ho solo visto alcuni nuovi esemplari degni di riguardo, mi sembra che abbiano un grande potenziale! –
Ma sapevo di mentire, sapevo che quella Minerva – chiamata come la Dea della Sapienza – esercitava su di me un’attrazione intellettiva come nessun’altro.
Non che i miei colleghi fossero sciocchi, o poco interessati ai libri, o di livello cerebrale inferiore.
Assolutamente no.
Semplicemente quella bambina, nella semplicità dei suoi undici anni, liberava attorno a sé un’aura di autorità e saggezza che non avevo mai visto addosso a nessun altro se non a me.
Ne ebbi la conferma durante la lezione di Trasfigurazione del giorno seguente, quando posi la difficile domanda che tormentava da sempre i miei studenti del primo anno.
- Perché… - esordii con tono misterioso - …perché secondo voi non Trasfiguriamo gli oggetti in cibo, al posto di comprarlo o coltivarlo? –
Come tutti gli anni – da vent’anni – decine di paia di occhi mi fissarono vacui senza sapere la risposta e senza provare ad intuirla.
Quell’anno, una mano si alzò e uno sguardo interessato mi chiese il permesso di esporre la sua teoria.
- Sì, signorina... McGranitt? –
- Io penso che esistano delle leggi apposite in modo da impedire questa trasformazione, per non consentire l’uso superfluo della magia –
Non era propriamente la risposta esatta, ma c’era molto vicina.
- Dieci punti a Grifondoro – dissi sorridendo soddisfatto – e ora, vedete i conigli sui vostri banchi? Non pretendo molto da voi, vorrei solo che provaste a Trasfigurarli in qualcosa che crediate sia molto somigliante a loro… -
La mia teoria su Minerva ebbe un’ulteriore conferma quando una settimana dopo quella lezione mi costrinse ad assegnare altri venti punti a Grifondoro per la prima Trasfigurazione completa della classe.
- Davvero brava… posso tenerla come ricordo? – chiesi entusiasta, facendola involontariamente arrossire.
Aveva trasformato il suo coniglio in una soffice pantofola di pelo lilla.
Alla faccia di Abraxas Malfoy.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Come sempre, sfuggo temporaneamente dallo studio che incombe per postare questo capitolo.
Spero che possiate perdonarmi per aver trattato la bellezza di dieci anni in un solo episodio, ma in questo periodo della vita di Silente non sembrano esserci elementi di vero e proprio interesse.
Intanto vi ringrazio ancora per la vostra perseveranza nel seguirmi, è sempre motivo di soddisfazione per me.
xoxo
Lady Lynx

Julia Weasley: non sono certa che Elphias sia a conoscenza dell'avvenimento terribile che ha sconvolto la vita di Albus. Mi hai fatto venire in mente che forse dovrei scrivere qualcosa al proposito, ti ringrazio per questo promemoria. Intanto, sono felice che tu condivida la scelta di Albus ed è davvero strano vederlo nelle vesti dell'ultimo arrivato. Armando mi piace da morire, lo ammetto, quindi non me la sentivo di farlo sembrare noioso. Questa non è proprio la primissima lezione, ma spero che ti sia piaciuta comunque. Grazie per la recensione!
_Mary: l'hai aspettato e alla fine è giunto (anche se ultimamente con i miei ritardi ne avrei dubitato). Condivido il tuo paragone Albus/Lupin, anche se non credo di averlo reso molto in questi stralci di lezioni. Ho tentato di rendere Silente molto più gioviale, simpatico e un po' bizzarro. Chissà se sono riuscita nell'intento ^^ Grazie per la recensione!
quigon89: penso che l'aria di Hogwarts abbia giovato molto alla sua salute sia fisica che mentale e lo dimostra con tutto lo spirito che dimostra ai suoi studenti. Sono felice che ti sia piaciuta la simpatica accoglienza di Armando, l'ho sempre immaginato come un severo giocherellone anche se la Rowling non ci ha parlato molto di lui. I libri, come puoi notare, sono sempre qui a fissarmi... ma ogni tanto faccio uno strappo alla regola XD Grazie per la recensione!
PirateSDaughter: quando dici che non è stato nulla di particolare, non possao far altro che concordare. Eppure ammetto che, almeno per me, ci voleva uno stacco da tutti quegli avvenimenti drammatici come morti e torture. Ed ecco soddisfatta la tua curiosità riguardo all'nsegnamento del nostro Albus! Grazie per la recensione!
979: et voila dei pezzettini delle sue lezioni... come vorrei averlo come professore! ^^ Grazie per la recensione!
Ernil: non pensavo che questo capitolo ti sarebbe piaciuto così tanto... in fondo non parla di sofferenza nè di sangue (scherzo! ^^). Allora, seguendo poi il tuo consiglio ho cercato di rendere più spiritoso l'Albus timidone dello Smistamento e spero di esserci riuscita almeno un po'... attendo il tuo giudizio u.u
Grazie per la recensione! 

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Capitolo 33
*** Assomiglia a te ***




33.Assomiglia a te

Prompt: 068. Lampo
Periodo: agosto/settembre 1939
Narratore: Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Armando Dippet, Albus Silente, Tom Riddle

Era strano l’incarico che mi era stato assegnato quella mattina da Armando.
Andare a prelevare un futuro studente nel suo orfanotrofio, era una cosa piuttosto rara.
In tutti quegli anni da Vicepreside di Hogwarts non mi era mai capitata una situazione simile, ma naturalmente non avevo potuto sottrarmi.
Approfittai di un passaggio sull’Espresso di Hogwarts, diretto alla stazione di King’s Cross per riportare gli studenti a casa, per raggiungere Londra.
Seduto in uno scompartimento completamente vuoto, iniziai a perdermi tra i miei pensieri. Il rumore monotono del treno che scorreva sulle rotaie mi aveva sempre portato ad uno strano stato di dormiveglia, anche quando in gioventù sedevo su quello stesso treno per raggiungere la scuola.
Opposi resistenza ai miei occhi pesanti per delle ore, prima di arrendermi alla forza della polvere di Morfeo.

Sembrava essere andato tutto a dovere. In quel momento stavo camminando con Tom Riddle, un affascinante giovanotto dai modi eleganti, sotto un tipico temporale estivo. Eravamo protetti da un incantesimo Impervius – scagliato provvidenzialmente da me – che ci avrebbe evitato un arrivo ad Hogwarts da spugne imbevute di acqua piovana.
- Allora, Tom, credi che ti possa piacere un cambiamento così radicale? – gli chiesi con gentilezza, mentre toccavo con la mia bacchetta il mattone dietro al Paiolo Magico che ci avrebbe permesso di entrare a Diagon Alley.
- Potrebbe non chiamarmi Tom? – sibilò lui, dando un tono fintamente cortese alla sua voce, facendo luccicare i suoi occhi color smeraldo.
- Non vedo in che altro modo potrei chiamarti, dato che Tom è il tuo nome… - osservai tranquillamente, mettendogli una mano sulla spalla per condurlo attraverso il varco che si era aperto nel muro.
Non ebbi modo di avere una risposta, vidi la sua perfetta mascella cadere alla vista della magnifica piazza principale della più famosa città dei maghi.
- Ti piace? – domandai con un sorriso soddisfatto – Diagon Alley è spettacolare a qualsiasi età, la prima volta che la si vede! –
- Davvero – commentò lui, dimostrando per la prima volta una sfumatura di felicità per essere uscito da quel terribile luogo che i Babbani chiamavano  “casa di accoglienza per bambini orfani”.
Continuai a camminare, ripetendomi nella testa l’itinerario che avremmo dovuto seguire secondo le indicazioni di Armando.
Bacchetta, libri, uniforme, eventuale animale…
- Quello cos’è, signore? –
Il tono con cui sottolineò l’ultima parola non mi piacque per niente, ma seguii il suo dito fino a vedere a cosa si stesse riferendo.
- Quella è la Banca Gringott, l’edificio più sicuro di tutta Inghilterra… -
- Non era Hogwarts ad avere questo primato? – mi ricordò lui beffardo.
- La Gringott contiene oggetti, Hogwarts fortunatamente contiene studenti… sicure entrambe, ma in modi diversi… -
- Possiamo entrare? – chiese lui con tono insistente, quasi sfidandomi a negargli quel primo desiderio.
- Se avremo tempo, proveremo a farlo… - replicai sorridente, continuando a proseguire sul mio cammino.
Un lampo si abbatté poco lontano da noi, facendomi sobbalzare. Tom invece rise, con lo sguardo colmo di uno strano tipo di soddisfazione personale, come se fosse stato lui ad evocare quella forza della natura.
Ma forse era solo la mia impressione, alimentata dall’atmosfera cupa che aveva caratterizzato quell’ultima settimana.
- Eccoci arrivati davanti ad Olivander, è il migliore produttore di bacchette del mondo… avanti, entra! –
Gli tenni la porta aperta per fare in modo che non si bagnasse una volta spezzato il mio incanto Impervius. Lo seguii nel negozio, spiegai la situazione al venditore ed osservai con attenzione ogni prova effettuata su ogni singola bacchetta.
Mi intimoriva il suo sguardo ogni volta che prendeva in mano uno di quei fragili rametti, sembrava quasi che pensasse di poter conquistare il mondo.
Le pupille gli si dilatavano, il sangue gli colorava le guance, i lineamenti che un giorno sapevo sarebbero diventati affascinanti sembravano illuminati da luce propria.
E ad ogni rilascio di scintille, un lampo si abbatteva puntuale a poche centinaia di metri da noi tanto che alcune rughe di preoccupazione incresparono la fronte di Olivander.
Dopo la cinquantesima bacchetta provata, l’uomo sospirò sconsolato.
- Me ne è rimasta solo una… sei davvero un ragazzo complicato! –
Tom espose nel suo sorriso una fila di denti bianchissimi e prese tra le mani l’ultima bacchetta.
Quando finalmente sprizzò numerose scintille argentee, sia io che Olivander ci guardammo sospirando.
Una frazione di secondo dopo mi sembrò di vedere esattamente due lampi infrangersi davanti alla porta della bottega in cui eravamo.
Non uno, due lampi.
Nello stesso punto, in piena Diagon Alley, nello stesso momento.
- Impressionante… - commentò Olivander, assumendo un insano colorito cereo.
Io rimasi interdetto a riflettere su quell’avvenimento contro natura, fino a quando Tom non mi strattonò leggermente la manica della veste sorridendomi.
- Possiamo andare, professore? Credevo avessimo fretta… -
Annuii silenziosamente, e dopo aver pagato la bacchetta a Olivander uscimmo di nuovo per strada.

Fu in quel preciso istante che mi svegliai sobbalzando.
- Stazione di King’s Cross, Londra – gracchiò l’arrugginito altoparlante magico, dando segno di aver urgentemente bisogno di una riparazione.
Mi alzai barcollando, ancora stordito dall’assopimento che mi aveva colto nel momento meno opportuno.
Una volta sceso dal treno, cullato dalle sgomitate dei Babbani che lottavano tra loro per raggiungere i binari desiderati, iniziai a rimuginare su quello strano sogno premonitore.
Lo scacciai violentemente come se fosse stato una mosca, inserendolo nel cassettino del mio cervello riservato alle sciocchezze, fino a quando non ebbi modo di vedere di persona il vero Tom Riddle.
Terribilmente somigliante al mio.

Anche quell’inizio d’anno andò come previsto, ma stranamente Armando mi chiese di passare nel suo ufficio a solo una settimana dalla prima lezione di Trasfigurazione.
- Allora, Albus, cosa ne dici del nostro nuovo acquisto? – chiese lui con finta aria indifferente, porgendomi un bicchierino di Acquaviola.
- Non capisco cosa intendi… -
- Ma sì, Tom Riddle! Allora, com’è andato alla sua prima lezione di Trasfigurazione? – insistette Armando con una strana curiosità che non gli apparteneva.
- Come tutti quella della sua età alle prime armi con la magia… né benissimo, né un completo disastro… -
commentai pacatamente, tormentandomi sul motivo di quella domanda.
- Strano, perché tutti gli altri insegnanti mi hanno detto che ha dimostrato una strana predisposizione per la magia… davvero strano… -
Non dissi niente, preferivo non esporre la mia opinione al riguardo. Ricordavo ancora lo scontro di lampi davanti ad Olivander, come se fosse stato qualcosa di vero e non il frutto della mia immaginazione.
Avevo raccontato il mio sogno ad Armando, dopo avergli portato il suo pupillo, ma lui non mi aveva preso sul serio. Anzi, si era preso amichevolmente gioco di me per giorni.
- Albus, tu mi tieni nascosto qualcosa – sentenziò Armando, con sguardo severo.
- No, non è vero – lo rimbeccai con educazione – penso semplicemente di non piacergli, ma non mi sembrava opportuno dirlo… anche perché è una constatazione inutile! –
- Perché lo pensi? –
- Perché solitamente si ricambia il sentimento di una persona a cui sai di non piacere – risposi semplicemente.
Armando capì all’istante cosa volevo dire. Annuì lentamente, sorseggiando la sua Acquaviola.
- Allora giro la domanda… perché non ti piace? –
Riflettei un po’ per dare una risposta completa, infine decisi di dire tutto quello che pensavo.
- La sua perfezione nel fisico, i suoi occhi luminosi, secondo me sono messi lì solo per nascondere la sua vera natura… non hai mai visto come si illuminano di voglia di potere quando prendono in mano una bacchetta? Non hai notato come fissa con disgusto puro i ragazzi che non fanno parte della sua Casa? Non hai fatto caso a quanti libri della biblioteca ha divorato in questa misera settimana? –
Armando mi guardò all’inizio con un filo di apprensione, poi mi sorrise.
- Se mi permetti, assomiglia a te nella prima settimana qui dentro… -
Storsi la bocca indignato, prima di rendermi conto che Dippet aveva ragione.
Anch’io ero stato così. E la mia descrizione probabilmente sarebbe stata adatta anche a Gellert.
- Non c’è da preoccuparsi, dai, Albus… - mi rincuorò lui con voce sicura.
- Lo spero… - risposi, sentendomi davvero poco convinto – lo spero… -


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Dovrei chiedere perdono per questa mia lunghissima assenza dalle scene, ma devo precisare che ho avuto valide motivazioni. Una tra queste è stata la lunga riflessione che ho dovuto fare per sistemare questo capitolo. Come potete vedere, è esattamente il Capitolo 33 - ma adeguatamente modificato. Non volendo togliere del tutto la parte dei lampi e di Albus a Diagon Alley con Tom (per me piuttosto significativa nell'economia della storia), ho deciso di inserirla come sogno dello stesso Albus. Certo, questo potrebbe sembrare molto tirato [come poteva Albus sapere che Tom sarebbe stato così, etc etc?] ma nessuno dice che Silente ha sognato esattamente Tom Riddle - ha solamente sognato una parte del suo comportamento, ha avuto un "presentimento". Si può dire?

Beh, spero che nonostante tutto siate ancora disposti a seguirmi in questa grande impresa. Vi ringrazio comunque per avermi segnalato l'enorme strafalcione da me commesso nei confronti del Canon. L'ispirazione purtroppo mi ha portata fuori dal seminato e non me la sono sentita di cancellare radicalmente un capitolo in cui avevo messo molto impegno.
Ora vi chiedo solo il permesso di poter cancellare il capitolo precedente, quello "sbagliato", con le vostre recensioni . Mi dispiace molto perdere le vostre recensioni, ma non mi sembra logico tenerle spostandole in un altro capitolo. Accetto consigli al riguardo.

Al prossimo capitolo, questa volta veramente nuovo e inedito.
Vostra
Lady Lynx

P.S. Ho apportato anche delle modifiche alle date di inizio Hogwarts per Minerva e Tom, sotto suggerimento di quigon89.

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Capitolo 34
*** Fame da gigante ***


34. Fame da gigante

Prompt: 017. Marrone

Periodo: novembre 1940
Narratore: Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid, Tom Riddle

- Quindi, Albus, io credo che sia opportuno conferirgli qualche premio dato che… -
- Io non lo credo necessario, Horace - esalai esasperato, per la decima volta in quella stessa sera.
- Ma è davvero dotato! Invitandolo alle riunioni del Lumaclub ho scoperto che… -
- Silenzio, Horace – gli intimai, alzando la bacchetta – Credo che qualche studente non sia nel suo letto –
Allungai il passo, mentre il mio collega mi stava faticosamente alle calcagna – forse intimorito dal buio e dai rumori sconosciuti. Non era la prima volta che pattugliavamo i corridoi insieme e non era nemmeno la prima volta che quel pavido di Lumacorno si nascondeva dietro di me.
Quando però ci apparve davanti Tom Riddle, l’oggetto della nostra precedente discussione, il coniglio di Serpeverde sembrò tirare un respiro di sollievo e mi superò con fare baldanzoso.
- Ah, sei tu, Tom! – borbottò lui, in un brodo di giuggiole – Pensavamo che fosse qualche discolo dei soliti! –
- Vorrei farti notare, Horace, che nemmeno il signor Riddle potrebbe vagare per i corridoi a quest’ora di notte - commentai pacatamente, guadagnandomi un’occhiata piccata da parte dello studente.
- Ah, giusto… - mormorò Lumacorno imbarazzato - …non si fa, Tom, non si fa! Dieci punti in meno a Serpeverde! –
In quel momento fui orgoglioso di Horace, sapevo che avrebbe preferito tagliarsi un dito piuttosto che ammettere l’errore di un ragazzo della sua Casa – specialmente se si parlava di Riddle.
- Ma professore, io vi stavo cercando perché ho scoperto un ragazzo del Primo anno che è entrato nelle cucine! – confessò lui con aria pentita e voce flautata.
- Un Serpeverde, Tom? – chiese il mio collega, assumendo una sfumatura rossastra ancora più scura.
- No… un Grifondoro… -
Il suo sguardo soddisfatto rivolto a me mi fece stringere con forza la mano attorno alla bacchetta.
Mantenni la calma, cercando di fargli vedere che quel suo atteggiamento non mi toccava minimamente.
- Bene. Allora, Horace, accompagna il tuo studente nel suo dormitorio mentre io andrò a controllare per il mio studente…  - decisi all’istante con tono autoritario - …e comunque, Riddle, non sei un Prefetto o un Caposcuola quindi non sei autorizzato a denunciare le varie infrazioni commesse per la scuola in piena notte -
- Io credevo di fare una buona cosa – osservò lui con tono da innocentino.
- Ma certo, Tom, certo! – gli rispose Lumacorno, attirandolo vicino a sé con orgoglio.
- Non sei autorizzato. Farai una buona cosa denunciando gli altri se e quando ne avrai il permesso – ripetei seccamente – quindi spero che non si ripeterà più una situazione simile! –
Horace mi fulminò per quella ramanzina inflitta al suo studente preferito, io lo ignorai e girai sui tacchi dirigendomi verso le cucine.
Le preferenze che i miei colleghi avevano nei confronti di quel ragazzo mi spaventavano, a volte mi facevano anche arrabbiare.
Non poteva essere un angelo sceso in terra, nessuno lo era.
L’unica persona che condivideva la mia opinione era la professoressa Merrythought, sorpresa dal fatto che quel ragazzino le avesse chiesto insistentemente perché ad Hogwarts non fossero insegnate le Arti Oscure al posto della inutile Difesa.
Avanzai ad ampie falcate fino alla porta delle cucine, chiedendomi quale Grifondoro potesse essere così sprovveduto da decidere di fare uno spuntino nel bel mezzo della notte dopo una delle solite abbondanti cene servite solitamente nella Sala Grande.
Non potevo comunque far altro che ammirare l’incredibile zelo che Riddle aveva dimostrato nel cercare di beccare tutti i componenti della mia Casa che avessero anche solo pensato di portare a termine un’infrazione del regolamento scolastico. Anche qualche Tassorosso e qualche Corvonero, ad essere sincero.
Ma naturalmente nessun Serpeverde.
Entrai nella stanza deserta, immaginai che tutti gli elfi domestici fossero andati a letto.
- Lumos – sussurrai discretamente, alzando la mia bacchetta verso il soffitto.
Notai senza fatica la figura di un ragazzino rannicchiato sotto un tavolo, in compagnia di due torte e numerose caraffe di succo di zucca.
- Alzati, per favore – gli dissi gentilmente – non ho intenzione di farti niente, alzati –
Il ragazzino obbedì, pulendosi imbarazzato la bocca sporca di cioccolato con la manica di un maglione che indossava sopra l’uniforme.
Marrone su marrone, dovevo ammettere che in fondo la macchia non si notava tanto.
- Andiamo nel mio ufficio, va bene? Così potremo discutere sul perché sei qui nel bel mezzo della notte… -
- Potrei portare anche le torte, professor Silente… signore? – mormorò lui con una voce tonante che rimbombò per tutta la cucina.
Rimasi scioccato da quella richiesta ma mi ritrovai ad acconsentire. Dopo aver mormorato un Incantesimo di Levitazione sui dolci, presi per mano il bambino – già piuttosto alto e robusto per la sua età – e lo condussi nel mio ufficio.
Le torte atterrarono con un tonfo attutito sulla mia scrivania, il ragazzino si accomodò sulla sedia di fronte alla mia e io mi lasciai cadere seduto con un sospiro.
- Allora, come ti chiami? – chiesi con calma, notando che gli occhi dello studente non mollavano nemmeno un attimo le cibarie che gli stavano davanti.
- Rubeus Hagrid, signore – rispose lui telegraficamente – Sono di Grifondoro, primo anno… -
- Sì, lo so… - commentai io - …hai davvero così tanta fame, Rubeus? –
- Sì, signore, mi scusi! Non volevo infrangere le regole! Non mi metta in punizione, la prego! –
- Beh, vorrei sapere il motivo di questa tua fame, prima di decidere se metterti o meno in punizione… - commentai con ovvietà.
- Sono mezzo gigante, non è colpa mia se ci ho sempre fame, signore! Io non so perché ma quando mi prende devo per forza mangiare perché altrimenti ci faccio male ai miei compagni! – ululò lui con uno sguardo terrorizzato, incontrando per la prima volta i miei occhi.
Quel contatto visivo sembrò calmarlo, iniziò ad accarezzarsi con imbarazzo la manica del maglione marrone peloso sul quale si era pulito pochi minuti prima.
- Ascolta, Rubeus, facciamo un patto. Adesso io cerco un Prefetto della tua Casa e gli dico che sei autorizzato ad andare in cucina in caso dovesse ancora capitarti questa fame improvvisa nel bel mezzo della notte… ma solo in sua compagnia! –
- Oh, grazie, grazie, professore! – disse lui con vera gratitudine – Posso baciarle i piedi? –
- Non essere sciocco – lo rimproverai divertito – non è assolutamente necessario! –
Il suo sguardo adorante mi fece sentire più buono di quanto non fossi, una sensazione fantastica. Avrei dovuto ricordarmi di aumentare la mia magnanimità nei giorni seguenti.
- Avanti, andiamo a cercare un Prefetto. Per sicurezza, domani mattina, ti farò arrivare in dormitorio alcune scatole di Cioccorane per prevenire, va bene? –
Rubeus annuì entusiasta e mi seguì fuori dalla stanza senza più degnare di uno sguardo le torte che giacevano ormai abbandonate nel mio ufficio.
Salendo verso la Torre di Grifondoro, incontrammo esattamente chi volevo incontrare.
- Signorina McGranitt, vieni qui un attimo! –
La ragazza, sorpresa nel vedermi ancora in giro per la ronda – con un ragazzino, per giunta – si avvicinò rapidamente a me. Le diedi istruzioni su quello che avrebbe dovuto fare, mentre Hagrid ascoltava attento il nostro scambio di battute.
- Cercherò di non deluderla, professore! – rispose infine lei, tormentandosi una ciocca sfuggita al suo solito chignon.
- Mi raccomando, mi fido di te… - le dissi scherzoso, facendole l’occhiolino.
Non sapevo che le avrei ripetuto numerose volte quelle parole, negli anni che sarebbero venuti.
Ma l’avrei fatto con tono decisamente più grave e serio.


Note dell'autrice

Buonasera, lettori!
Immagino sarete sorpresi di rivedermi da queste parti così presto, ma ho deciso di postare il nuovo capitolo prima della mia partenza. Penso sia ora di recuperare il tempo perduto e passato improduttiva, quindi mi sono data una scossa et voilà.
Vi ringrazio per avermi confermato il vostro interesse, è davvero carino da parte vostra essere così "fedeli" ad Apeiron anche dopo una lunga pausa. Grazie anche per avermi riaccolta a braccia aperte. Questa volta spero di non aver infranto nessuna legge del Canon. Potete bacchettarmi, se l'ho fatto. E' consolante sapere che ci siete voi a controllare che non scriva troppe bestiate ^^
Lady Lynx

Circe:  ti ringrazio per aver definito questa storia la più bella tra quelle che ho scritto. Io non so se è veramente la più bella, ma di certo è la più impegnativa che io abbia mai scritto ^^ Ho seguito il tuo consiglio per le recensioni, comunque. Le conserverò gelosamente nel mio computer, come monito per ricordarmi di non imbrattare più la storia della Rowling. Grazie per la recensione!
_Mary: grazie! Come mi hai suggerito, ho salvato le recensioni in modo che non vadano perse. Sono contenta che questo capitolo, anche se "rivisto", ti sia piaciuto. Spero che questo fresco fresco, invece, ti piaccia ancora di più ^^ Grazie per la recensione!
Julia Weasley: devo ammettere che a un certo punto non ci speravo più nemmeno io, da quanto ero riluttante a riprendere a scrivere. Nonostante questo, è bello sapere che il rimedio del sogno non è stato proprio così stupido come credevo XD. Ringrazio anche te per il suggerimento sulle recensioni. Albus, Gelt e Tom - messi insieme - sarebbero stati la rovina dell'umanità... oddio, non oso pensarci! Grazie per la recensione!
quigon89: ti ringrazio per aver risposto tutta questa fiducia in me, cercherò di portare a termine questo lavoro - stavolta senza prendermi infinite pause di riflessione che non servono quasi a niente. Tienimi d'occhio per quanto riguarda date e dettagli vari: non sempre rispetterò precisamente il Canon, ma cercherò anche di non demolirlo come avevo fatto in passato ^^ Grazie per la recensione!
_DarkAngel_: grazie, cara! E' sempre bello essere riaccolti dopo tanto tempo di pausa ^^

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Capitolo 35
*** Animagus e Idromele ***


35.Animagus e Idromele

Prompt: 014. Verde
Periodo: giugno 1943
Narratore: Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Armando Dippet, Galatea Merrythought, Minerva McGranitt

- Signorina McGranitt, perché non ci mostra qualcosa a piacere? –
Lanciai uno sguardo di approvazione ad Armando, sorridendogli apertamente. Ero stato io a chiedergli di fare quella richiesta inusuale alla ragazza che stava sostenendo davanti a noi l’ultima parte degli esami M.A.G.O.
- Di quale materia, professor Dippet? – chiese lentamente lei, impeccabile nei modi come sempre.
- Trasfigurazione, ti va? – la invitò lui, attirandosi addosso gli sguardi incuriositi della nostra collega Galatea e del commissario esterno mandato dal Ministero.
- Certo, nessun problema – replicò lei, finalmente assumendo un’aria sicura.
Si risistemò gli occhialetti rettangolari sul naso, chiuse gli occhi arricciando leggermente il naso.
Lentamente, come se avesse ingerito una massiccia dose di Pozione Polisucco, si tramutò in un bel gatto grigio tigrato davanti agli esterrefatti occhi dei presenti.
Armando soffocò con la sua stessa saliva, Galatea rimase pietrificata nel gesto di appuntarsi l’esito della richiesta, il commissario esterno sbattè le palpebre incredulo – mentre un rivoletto di bava gli scendeva dalla bocca aperta.
Io accolsi la Trasfigurazione di Minerva con un educato applauso, lanciandole un’occhiata colma di soddisfazione. Sapevo che ce l’avrebbe fatta, sapevo che la reazione dell’intera commissione sarebbe stata di puro stupore, sapevo che sarebbe passata a pieni voti.
Mi sentivo intimamente responsabile di quel suo successo e il suo sguardo grato me ne diede la conferma.
Attorniata da un silenzio stupefatto per lunghi minuti, Minerva decise infine di riprendere sembianze umane in attesa di altre richieste, scrutandoci tutti con fare mite e paziente. Galatea agitò una mano davanti al commissario esterno che sembrò riprendersi all’improvviso e sobbalzò sulla sedia.
- Accidenti… che dire? Brava ragazzina! Ti dovremo iscrivere nel registro degli Animagus, a questo punto… – borbottò lui, ancora incredulo per lo spettacolo che gli era stato mostrato – Posso suggerirti un posto tra gli Auror, vero? –
- Non è mio desiderio seguire quella strada, ma la ringrazio per il consiglio – rispose lei con tono candido.
Sapevo perché Minerva avesse risposto in quel modo, sapevo dove voleva arrivare.
- Io credo che sia abbastanza, non è vero? – chiesi allegramente ai miei colleghi, ricevendo in cambio cenni di assenso.
La ragazza mi sorrise, aspettando pazientemente il verdetto. Le feci cenno di aspettarmi fuori di lì, avevamo stabilito di fare una chiacchierata quando avessi finito di svolgere il mio compito di membro della commissione d’esame.
- Diplomata con dodici Eccezionale – decretò l’uomo del Ministero con voce annoiata.
Minerva fece un rapido saltello sul posto, prima di uscire con andatura aggraziata e sorriso a trentadue denti dalla stanza.
Confermando l’ottima sensazione che avevo avuto su di lei fin dal primo giorno.

- Professore, forse non è consigliabile fare quello che stiamo facendo… - sussurrò Minerva, mentre un leggero colorito purpureo aleggiava sulle sue guance pallide.
- Non stiamo facendo niente di male – osservai io, continuando a camminare tranquillamente per la via principale di Hogsmeade.
La mia ormai ex-studentessa mi stava alle calcagna, nonostante continuasse a tentare di inventarsi scuse per sembrare riluttante. Sapevo che anche lei aveva voglia di andare a bere qualcosa di fresco dopo la lunga giornata che avevamo avuto, ma la sua reputazione da persona corretta doveva essere a suo parere salvaguardata a tutti i costi.
- No! Non lì dentro! – strillò infine, quando appoggiai la mia mano sulla maniglia rovente dei Tre Manici di Scopa.
- No? – ripetei leggermente confuso – Non avevi detto che avresti accettato il mio invito a festeggiare la tua perfetta trasformazione in Animagus con dell’ottimo Idromele? –
La vidi arrossire di nuovo, le rivolsi un sorriso incoraggiante per stimolarla a parlare.
- Sì, ma non qui – disse lei a bassa voce – mi segua, per favore –
Feci spallucce, estremamente divertito da quel cambio di programma, e seguii senza esitazione il lembo verde smeraldo del suo vestito estivo.
Era strano vedere quella ragazzina sempre rinchiusa nella scura uniforme di Hogwarts finalmente fasciata da un fresco abitino ricco di colore.
Un colore che sembrava renderla più spontanea, rilassata, femminile.
O era solo lo stato di rilassamento che aveva raggiunto dopo aver saputo degli ottimi risultati ottenuti agli esami che me la faceva sembrare meno studentessa e più donna?
- Qui va bene – disse infine lei, indicando l’insegna di legno sopra l’entrata del locale. Recitava il nome “La Testa di Porco”, alquanto singolare per un pub.
Le aprii la porta, facendole cenno di precedermi, e la seguii all’interno. Non c’era nessuno oltre a noi, anche se il posto non sembrava poi così male.
- Sediamoci qui… per lei va bene? –
Minerva aveva scelto il tavolo più lontano dalle vetrate, riconfermando il fatto che non volesse farsi vedere in mia compagnia – pensando forse che qualche malelingua avrebbe potuto approfittare della situazione. Mi sedetti di fronte a lei senza protestare.
- Vuole solo festeggiare per la mia trasformazione ben riuscita… vero? – si informò lei con tono sospettoso, provocando una mia risata divertita.
Come se io avessi mai pensato di poter fare qualcosa a una ragazza senza che lei lo volesse.
- Ma è naturale! – esclamai sorridendo e scuotendo allo stesso tempo la testa – Anzi, no… volevo anche proporti un posto di lavoro a Hogwarts per quando ce ne sarà uno libero… -
Minerva mi guardò con gli occhi scintillanti di sorpresa ed emozione, come se la mia proposta fosse stato il suo desiderio intimo di una vita. Non ebbe il tempo di rispondermi, perché una voce burbera ci raggiunse da lontano.
- Voi due, dovete ordinare? –
- Sì, per me un Idromele… - esordii, alzando lo sguardo - …e per te, Min…? –
La frase mi rimase sospesa sulla punta della lingua, quando vidi che il barista era l’ultima persona che avrei mai potuto immaginare.
Anche a lui cadde di mano il taccuino per la sorpresa, sollevando una piccola nuvoletta di polvere.
- Aberforth? –
- Albus? –
I nostri occhi si scontrarono – increduli e imbarazzati – mentre Minerva spostava la sua attenzione da uno all’altro come se stesse assistendo a una partita di ping-pong.
- Aberforth… - ripetei con un sorriso pieno di dolcezza, alzandomi dal tavolo per andare a riabbracciarlo dopo tutto quel tempo passato lontano e senza avere sue notizie.
Era duro da ammettere, ma dal suo abbandono avevo sentito che mi era sempre mancato qualcosa.
- Albus – ringhiò lui, fingendo un tono scocciato anche se il suo sguardo brillava di commozione.
Davanti agli occhi della mia studentessa, dopo un attimo di terribile esitazione, ci abbracciammo goffamente. Finì tutto in quel rapido gesto, prima che lui decidesse bruscamente di tornare al lavoro. Prese l’ordinazione di Minerva, ci servì e sparì da dove era venuto.
Lasciai i soldi sul bancone, una volta finito di bere, perché era ormai ora di rientrare a Hogwarts. Avrei voluto prolungare il soggiorno alla Testa di Porco per altri minuti, almeno per salutare Aberforth di nuovo, ma lui sembrava volermi evitare. Non si era più fatto vedere dal momento in cui ci aveva serviti, nonostante non fossero entrati altri clienti.
Mentre tornavamo indietro, sentii lo sguardo penetrante di Minerva tentare di perforare la mia schiena.
- Sì, signorina McGranitt? –
- Professore, chi era quel signore? – indagò lei con tono discreto, senza sembrare invadente.
- Diciamo che è un fratello che ho ritrovato dopo tanto tempo… -
La ragazza annuì con fare solenne, davanti al mio tono nostalgico e riluttante sembrò capire che sarebbe stato sciocco fare altre domande.
Si limitò a sfiorare il mio braccio con timidezza, quasi per farmi sentire la sua presenza – ma non essendo sicura che avrebbe potuto farmi piacere.
Un gesto che mi avrebbe aiutato diverse altre volte ad affrontare gli ostacoli, in futuro.



Note dell'autrice

Ciao a tutti, miei adorati lettori!
Di ritorno dalle vacanze, posto questo capitolo scritto in fretta e furia con l'ispirazione del momento. Non sono certa che Minerva abbia svelato la sua capacità da Animagus proprio durante l'esame MAGO, ma mi piace molto pensare che le cose possano essere andate in questo modo. Se qualcuno ha maggiori informazioni al riguardo, mi faccia sapere ^^
Kisses,
Lady Lynx

Julia Weasley: ah, il "piccolo" Hagrid fa davvero molta tenerezza nella sua ingenuità... chi penserebbe mai che un bambino così grande e dall'aspetto spaventoso possa avere un carattere simile? Tom è affascinante e allo stesso modo irritante nella sua perfezione, come sempre Silente legge bene nell'animo delle persone. Grazie per tutto!
_Mary: il caro Tom è davvero odioso in un certo senso, ma penso che chiunque sarebbe cascato davanti al suo bel visino e alle sue belle maniere. Hagrid si rivela invece un tenerone bisognoso di protezione, e chi meglio di Silente avrebbe potuto fornirgliela? Minerva ha avuto solo una piccola parte, ma questo capitolo è interamente (o quasi) dedicato a lei. Grazie per la recensione!
Circe: sono felice di essere riuscita ad interessarti, nonostante si parli di personaggi già visti in tutte le salse nei libri della Rowling. Purtroppo, per questioni di cronologia piuttosto densa di eventi, non potrò dedicare loro moltissimo spazio. Capisco cosa vuoi dire quando parli di "piccolo stravolgimento del Canon", ci sono cose per cui non è tanto importante la data quanto l'avvenimento in sè. Grazie per la recensione!
quigon89: Lumacorno è in effetti un personaggio piuttosto interessante, nonostante la sua sviscerata ammirazione per i Serpeverde lo renda antipatico ai più. Come potrei giustificare il comportamento di Silente? Beh, trova davanti a sè uno studente amato da tutti, pluripremiato, che ha commesso la sua prima infrazione al regolamento. Considerando tutto questo mi sembra naturale che non abbia potuto punirlo a dovere (come forse avrebbe voluto), complice anche la presenza di Lumacorno. Grazie per la recensione!
LadyMorgan: davanti ad una recensione del genere, non posso far altro che arrossire dal piacere! Non immaginavo che la mia storia ti piacesse così tanto e nemmeno che potessi essere io una delle autrici che hanno ispirato la tua bellissima "Acosmìa". Sono felice di essere riuscita, attraverso Apeiron, a presentarti un Albus più umano in tutti i suoi aspetti e non più visto come il solito saggio Preside quasi noioso. I personaggi che ho presentato sono naturalmente tutti visti dal mio punto di vista, dentro i binari tracciati dalla Rowling, e non credevo che Aberforth potesse essere definito del tutto Canon ^^ Ti ringrazio per questa recensione, mi ha fatto davvero molto piacere ricevere un tuo commento positivo . Comunque buona partenza, ci risentiremo al tuo ritorno!

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Capitolo 36
*** Halloween con morte ***


36.Halloween con morte

Prompt: 070. Tempesta

Periodo: ottobre 1942
Narratore: Albus Silente
Rating: Giallo
Genere: Generale, Mistero
Personaggi: Albus Silente, Horace Lumacorno, Mirtilla Malcontenta, Tom Riddle

Acqua, tuoni, vento, fulmini e grandine.
Le forze della natura sembravano aver deciso di riversare tutta la loro rabbia contro Hogwarts, quella sera di Halloween.
Io e Horace – aiutati dai Prefetti e dai Caposcuola – ci eravamo affrettati a far tornare in dormitorio gli studenti più giovani, mentre gli altri avevano ancora due ore di permesso per festeggiare in Sala Grande controllati da Galatea e Demetra – le responsabili delle Case di Corvonero e Tassorosso.
- Merlino, è davvero una tempesta terribile… - borbottò il mio collega, stringendosi nella giacca di elegante tweed verde che gli ricopriva malamente il grosso pancione sporgente.
- Passerà, Horace… anche se mi sembra tutto così strano… - commentai io, sentendo che i peli sul mio braccio si rizzavano all’infrangersi dell’ennesimo lampo poco lontano dalla finestra vicino alla quale eravamo appostati.
La musica tetra del piccolo complesso gestito da Nick-Quasi-Senza-Testa e altri suoi amici fantasmi, che si erano gentilmente offerti di “animare” la serata, faceva sentire tutti pervasi da un’opprimente senso di angoscia.
Mi ripromisi che per gli anni futuri avrei scelto una band decisamente meno morta. In tutti i sensi.
Guardai distrattamente l’orologio Babbano che mi ero procurato per evitare di contare sul tubare delle civette fuori da Hogwarts, notai che era quasi ora di fermare la festa e mandare tutti nel mondo dei sogni.
Mi incamminai lentamente verso la Sala Grande, rabbrividendo ogni volta che uno dei fantasmi musicisti produceva un suono stridulo in qualche strano modo, seguito passo per passo da Horace.
Quando il mio piede varcò la soglia del salone, calò improvvisamente il silenzio. Per me non era più una sorpresa, ma sembrava quasi che fossi più temuto di Armando.
Bastava un mio cenno o un leggero tossicchiare per far tacere tutti i miei studenti, anche quelli più indisciplinati. Dippet però non se la prendeva, sosteneva che la mia fosse una naturale predisposizione per l’insegnamento e che mi sarebbe stata molto utile quando avrei preso le redini della scuola.
E speravo che quell’avvenimento si verificasse il più tardi possibile, anche se le condizioni fisiche che lo trattenevano prigioniero in infermeria non lasciavano sperare per il meglio.
- Credo che abbiate fatto abbastanza baldoria per questa sera… - li informai con un sorriso paterno - …quindi è ora di tornare nei vostri dormitori, avanti! –
Mi aspettavo una sequela di mugolii irritati e proteste poco velate, ma tutti sembravano quasi ansiosi che la straziante musica degli Hogwarts Ghosts finisse.
- I Prefetti, mi raccomando, accompagnino i gruppi compatti verso i dormitori! I Caposcuola li aiutino a non perdere pezzi per strada… - li avvertii con un’occhiata ironica, ben sapendo che solitamente erano proprio i Caposcuola a defilarsi nel buio per andare a divertirsi senza destare sospetti.
Horace intanto si era avvicinato a Galatea e Demetra per conversare, mi unii a loro continuando però a controllare la confusione sparsa per la Sala.
I Grifondoro sembravano essersi ritrovati bene o male tutti, i Corvonero erano già disposti in un’ordinata fila che si stava spostando verso l’uscita, i Tassorosso ormai erano spariti quasi tutti in corridoio. L’unico gruppo ancora sparpagliato per la Sala era quello dei Serpeverde, mentre il Prefetto Angela Waters tentava disperatamente di farsi ascoltare.
Solo lei, senza l’aiuto del suo collega Prefetto o del Caposcuola.
- Horace, i tuoi studenti stanno ancora facendo i loro comodi… - lo informai con calma, ricevendo in cambio un’occhiata seccata.
- Vado, vado… adesso li sistemo io… - borbottò lui, dirigendosi con goffi movimenti verso il centro della Sala, forse ferito nell’orgoglio.
Mentre le mie colleghe continuavano a parlare tra loro e Horace si dava da fare per riunire i Serpeverde come se fossero state pecore particolarmente furbe, decisi di indagare sull’assenza di Riddle e Greyback – rispettivamente Prefetto e Caposcuola di Serpeverde.
Mi avvicinai a Angela Waters, che era rimasta immobile in un angolo con le mani strette a pugno e il viso chiazzato di rosso per la frustrazione.
- Qualcosa non va, Angela? – le chiesi gentilmente, richiamando la sua attenzione.
- Professor Silente, io non ce la faccio più! – scoppiò immediatamente lei, battendo un piede per terra – Dovremmo essere in tre a cercare di mantenere l’ordine nella nostra Casata, invece lavoro solo io! Tom e Fenrir non ci sono mai, non si degnano nemmeno di aiutarmi… e questi qua non mi ascoltano! –
Urlò l’ultima frase con la voce rotta da un pianto rabbioso, indicando con veemenza i suoi compagni che in quel momento si erano disposti in una fila più o meno dignitosa dietro a un Horace paonazzo e sudato.
- Ti va di venire a prendere un tè da me, Angela? – le chiesi con tono pacato, rivolgendole un sorriso incoraggiante – Prima di andare a dormire, ti accompagnerò io in dormitorio… -
La vidi annuire, esultai dentro di me pensando che magari sarei riuscito a scoprire di più sulle misteriose – e ormai frequenti – sparizioni di quei due.
Il gruppo di Serpeverde era ormai sparito, salutai con un cenno Galatea e Demetra prima di incamminarmi verso il corridoio con Angela alle calcagna.
Non riuscimmo nemmeno ad arrivare alla prima rampa di scale, quando una serie di urla spaventate mi mise in allarme. Presi la ragazza per un braccio, trascinandola fino al luogo in cui si era formato un corposo cerchio di ragazzi Corvonero e Grifondoro diretti ai loro dormitori.
Mi feci largo tra la folla – dopo aver lasciato Angela sotto la custodia del Caposcuola di Corvonero – e rimasi congelato davanti all’orribile visione che si parò davanti ai miei occhi.
Una ragazza del primo anno, con scarmigliati capelli neri e occhiali di corno, era distesa sul pavimento apparentemente senza vita.
Sul muro che ci sovrastava erano state scritte con un liquido rosso – mi rifiutavo di credere che fosse sangue – le parole “La Camera dei Segreti è aperta… tremate, nemici dell’Erede!”.
Mi guardai attorno, prima di inginocchiarmi davanti alla povera vittima per accertarmi delle sue condizioni. Era morta.
- Davies – chiamai il Caposcuola di Corvonero, notando che la ragazza indossava la cravatta blu e bronzo – Come si chiama? –
- Mirtilla Malcontenta, signore… - rispose immediatamente lui, impallidendo mortalmente nel vedere che avevo lasciato il polso della sua compagna di Casa con aria corrucciata.
- Smith, vai a chiamare il professor Lumacorno! Brown, le professoresse Merrythought e Graine! Davies e Andrews, portate i vostri compagni in dormitorio e non fateli uscire per nessun motivo! – ordinai con tutta la voce che avevo in corpo, cercando di non perdere il controllo, sentendo il cuore battermi come un uccellino in gabbia.
Rimasi quindi da solo nel buio umido del corridoio, al fianco della ragazza morta, sotto la scritta in finto sangue.
Notai che una striscia di acqua piuttosto recente tracciava un percorso dal corpo di Mirtilla fino al bagno delle ragazze. Mi dissi tristemente che quell’indizio non mi sarebbe mai servito a scoprirne il colpevole.
- Professor Silente! Professore! – mi chiamò una voce fastidiosamente familiare – Abbiamo scoperto questo ragazzino a girovagare nella stanza privata del professor Lumacorno! –
Alzai gli occhi, immaginandomi già la scena che mi si sarebbe parata davanti. Ne ebbi la triste conferma, quando mi trovai ad osservare Riddle e Greyback. Tenevano con aria trionfante per le braccia il povero Hagrid, legato come un salame.
- Chi vi ha detto di andare in giro per la scuola da soli? - li rimproverai debolmente, senza riuscire a staccare gli occhi da Mirtilla – Comunque ora non ho tempo per queste sciocchezze, voglio che torniate immediatamente nel vostro dormitorio! –
- Ma… professore, cos’è successo? – chiese Riddle, in una perfetta imitazione di una voce preoccupata e sconvolta.
Perché io sapevo che era un’imitazione.
Non feci in tempo a rispondere, perché giunsero i miei tre colleghi tutti trafelati e inseguiti da Paul Davies e Madeleine Brown – i Prefetti di Corvonero e Grifondoro.
- Tornate in dormitorio! – ripetei con voce leggermente isterica – Brown, accompagna Hagrid! –
Tutti mi fissarono con sguardi sconvolti, nessuno aveva mai avuto modo di vedermi senza la mia aura di pazienza e sicurezza. Credevano che io avessi sempre una soluzione per ogni cosa.
Gli studenti se ne andarono lentamente, mentre Horace si inginocchiava vicino a me per accertare con le sue mani che fosse davvero un cadavere quello che vedeva.
- Merlino, è terribile… - sussurrò Galatea, abbracciando disperata Demetra.
Sapevo come si sentiva, anch’io sarei stato certamente distrutto se si fosse trattato di un membro della mia Casa.
Ma la cosa più tremenda fu che non scoprimmo mai il colpevole.
La tempesta continuò a imperversare a lungo sulla nostra scuola anche se all’apparenza sembrava esserci uno splendente sole e uccellini cinguettanti.
La tempesta abitava ormai nell’anima della scuola.


Note dell'autrice

Ciao a tutti!
Finalmente
in questo capitolo ho potuto riaprire il mistero della Camera dei Segreti. Spero di non aver sbagliato la data, in caso correggetemi pure.
Scusatemi per lo scarno commento al capitolo, ma sono leggermente di fretta. Rispondo alle vostre recensioni e poi volo via ^^
Lady Lynx

PirateSDaughter: bentornata, cara! Sono felice di sapere che il ritorno di Forth ti sia piaciuto e anche che tu abbia apprezzato la parte dell'abbraccio. Grazie per la recensione!
Julia Weasley: festeggiamo il ritorno  (per quanto breve) di Aberforth! ^^ In effetti l'aspetto più interessante di Minerva non è uno dei quelli più considerati, per questo speravo proprio di suscitare sorpresa anche nei lettori. Cosa dire su Forth e Al? Forse ho fatto un azzardo facendoli abbracciare, ma mi sarei sentita in colpa per il resto della mia vita se non avessi messo almeno un pizzico di affetto tra i due. Grazie per la recensione!
_Mary: se Minerva non fosse un personaggio originario della Rowling, si potrebbe quasi pensare a lei come ad una Mary Sue ^^ Scherzi a parte, tutto quello che ha avuto se l'è meritato e quindi ha ragione a volersi guardare le spalle dai pettegoli. L'anticipazione del futuro mi è venuta molto spontanea, è vero però che intristisce un po'. Grazie per la recensione!
Circe: mi fa piacere sapere che nonostante gli spazi ristretti ti stia piacendo la caratterizzazione dei personaggi. Per Minerva immagino si possano usare entrambi i termini da te citati, dopo aver visto i suoi eccellenti risultati scolastici ^^ Comunque la richiesta di Tom di un posto come professore  è contemplata nei piani futuri, quindi prima o poi arriverà anche quell'episodio. Grazie per la recensione!
quigon89: la rivelazione dell'Animagità (si dice così?) di Minerva durante l'esame mi sembrava ottima per mettere in luce la complicità che si è già creata tra la ragazza e il suo professore di Trasfigurazione. E' anche vero che Min assomiglia molto ad Hermione, ma come ben sappiamo è diecimila volte più rigida e severa ^^
Mi fa piacere sapere il tuo punto di vista riguardo all'incontro tra i due fratelli: io ho deciso di mantenere la calma, senza litigate o scontri, a causa della presenza di Minerva. Un avvenimento del genere avrebbe messo in cattiva luce Albus davanti agli occhi della sua alunna, e questa avrebbe quindi potuto perdere la fiducia in lui...per questo ho evitato ^^ Grazie per la recensione!

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Capitolo 37
*** Ombrello rosa ***


37.Ombrello rosa

Prompt: 090. Casa

Periodo: maggio 1942
Narratore: Albus Silente
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Armando Dippet, Horace Lumacorno, Rubeus Hagrid, Tom Riddle

Il terrore della morte si era sparso irrimediabilmente nella scuola, dopo l’episodio della notte di Halloween. Il susseguirsi di vicende simili di certo non contribuì a rendere serena l’atmosfera e fu per quello che diversi genitori decisero di ritirare i loro figli dalla scuola fino a nuovo ordine.
La casata di Serpeverde era quasi completamente sgombra, come anche quelle di Corvonero e Tassorosso. I membri di Grifondoro – anche quelli del primo anno - avevano deciso di restare per tentare in qualche modo di fermare la strage di coetanei che vedevano operata davanti ai loro occhi.
I pochi studenti rimasti erano per la maggior parte appartenenti a famiglie indigenti, infatti la guerra iniziava irrimediabilmente ad impazzare, o semplicemente orfani.
Persone che non avevano affetti che si preoccupassero di loro, in poche parole.
- La temperatura sembra scendere di dieci gradi al giorno… - mormorò Horace, mentre stavamo facendo la nostra ordinaria ispezione notturna dei piani del castello.
In qualche modo, non potevo fare a meno di dargli ragione. Nonostante fossimo già a maggio, la temperatura era quasi invernale. I nostri mantelli ricoperti di calda pelliccia ne davano la conferma.
- Ti ho già detto che abbiamo degli indiziati, Horace? – sussurrai lentamente, tanto per fare conversazione, mentre una nuvoletta di vapore bianco si addensava nell’aria davanti alla mia bocca.
- Indiziati? No… - rispose lui, aggrottando le sopracciglia cespugliose.
- Dopo aver interrogato Mirtilla Malcontenta, in seguito al suo decesso, ci ha detto che solo tre persone giravano per il corridoio del bagno delle ragazze quella sera… - raccontai con tristezza, sperando che la mia ipotesi non venisse confermata.
- Tre non di Serpeverde, immagino… - borbottò lui, tentando di assumere un’aria sicura.
- Errato, Horace. Due Serpeverde e un Grifondoro… - continuai, tenendolo volontariamente sulle spine.
- Riddle mi sentirà… deve tenere d’occhio i suoi compagni… - replicò Lumacorno, con tono poco deciso.
Un sorriso ironico mi salì sulle labbra, mentre mi mettevo nell’ottica dello snocciolare i tre nomi.
- Ti sentirà, ma non per quel motivo – osservai io con calma – perché si tratta di lui, Greyback e Hagrid –
Horace non rispose a lungo, forse rimuginando su quanto per lui fosse assurda l’idea che il suo pupillo potesse pensare di uccidere uno solo degli studenti della scuola.
- Allora è stato di certo quel Mezzogigante! – sputò lui, incrociando ostinatamente le braccia.
Non feci in tempo a rispondergli a tono – quindi rimproverandogli di essere razzista – che due dei nostri tre sospettati apparvero davanti a noi.
Il terzo trasportava in braccio una specie di statua simile a una sfera con tanti rami.
- Come volevasi dimostrare… - mormorai io, scrutando con aria di rimprovero gli studenti che mi erano appena spuntati davanti.
Notai solo dopo qualche secondo che Rubeus era tenuto sottotiro dalla bacchetta levata di Riddle e che Greyback aveva appoggiato a terra quella che sembrava la terribile rappresentazione di un’Acromantula di pietra.
- Ma… ma… - balbettò Horace sconvolto - …centoventi punti in meno a Serpeverde! Come osate andare in giro di notte senza permesso, birbanti? –
- Un attimo, professore… abbiamo un motivo se siamo qui! – sentenziò Riddle con aria sicura e con tono coinvolgente.
- Spero che sia un motivo plausibile, Tom! – lo rimbeccai io, temendo che qualcuno lì in mezzo fosse vittima di un complotto.
- Certo, professore… abbiamo scovato questo ragazzo mentre dava da mangiare di nascosto a quell’animale… - spiegò il Caposcuola, indicando con gesto elegante il ragno pietrificato - …e non mi pare che sia un animale legale da introdurre nell’edificio scolastico! –
Vidi Horace scuotere freneticamente la testa, mentre gli occhi di un silenzioso Rubeus mi fissavano come in cerca di aiuto.
- E, come abbiamo studiato nell’ora di Cura delle Creature Magiche, le Acromantule sono ragni estremamente velenosi… quindi si presume abbiano potuto avvelenare tutte le vittime che sono state colpite fino ad ora! –
- Rallenta con le accuse, Tom… - lo avvertii con gli occhi brillanti - …si è innocenti fino a prova contraria, non è vero? –
- Professore, non mi pare ci siano prove a suo favore - mi fece notare Riddle con sguardo trionfante.
- Questo lo decideremo io e il professor Dippet. Ora andate in dormitorio con il professor Lumacorno, penserò io a questo ragazzo! –
Feci cenno a Riddle di allontanare immediatamente la bacchetta dal suo compagno, appoggiai una mano sulla spalla di Hagrid - che era ormai diventato alto più di me – e lo condussi con calma nel mio ufficio.
Il suo sguardo era quello di un colpevole, questo è certo, ma non era cattivo.
Non poteva aver ucciso dieci persone. A differenza di Riddle.
- Dimmi, Rubeus… come ti sei procurato un’Acromantula? – gli chiesi gentilmente, spingendogli sotto il naso una scatola mezza vuota di Api Frizzole.
Il ragazzo le fissò con terrore, come se temesse che le avessi avvelenate. Per dimostrargli il contrario, mi servii anch’io di quei bizzarri dolcetti.
- Allora, Rubeus? Non è un interrogatorio, è solo una chiacchierata da me a te… -
- Professore… mi ci caccerete via da qui? – balbettò lui, con gli occhi luccicanti di lacrime in procinto di straripare.
- Questo dipende da te, Rubeus - risposi io con calma, fissandolo dritto negli occhioni neri e lucidi.
- Perché… perché questa è la mia unica casa, io sono da solo e… - tirò su rumorosamente con il naso, prima di scoppiare rovinosamente in lacrime - …e io non credevo di fare male a portarci Aragog qui! Io non pensavo di non rispettare le regole! Io… Hogwarts è la mia casa, professore! L’unica casa che ho! –
Avevo già sentito pronunciare quel discorso da diversi studenti abbandonati dai genitori o semplicemente orfani che non avrebbero mai voluto andare via da Hogwarts.
Quella scuola era l’unica dimora fissa che avevano e abbandonarla anche solo per le vacanze costava loro ogni volta la felicità e la serenità.
- Non ti manderemo via – lo rassicurai, prendendo una decisione al momento – impedirò che tu venga cacciato da Hogwarts. Ma questo non ti garantisce di poter restare come studente, in fondo tutte le prove sono contro di te… -
- Ma io non ho fatto niente, professore! – protestò lui, con il labbro tremante di indignazione.
- Tu no, ma forse il tuo ragno… -
- Aragog non ci farebbe male a una mosca, signore! Non lui, non è stato lui ad uccidere gli studenti! –
- E allora chi? – gli chiesi, convinto che lui sapesse qualcosa che noi professori non sapevamo.
- Non lo so… - mormorò lui, abbassando improvvisamente lo sguardo - …ma non Aragog. Lui no proprio. –
Sospirai pesantemente, intrecciai automaticamente le dita delle mie mani.
- Rubeus, mi dispiace dirti che nonostante io creda alle tue parole non posso fare niente per scagionarti… tutte le prove convergono contro di te, e per questo sarai sottoposto a un regolare processo dal quale dubito che uscirai come innocente… -
Le mie parole dure come pietre suscitarono una serie di spasmi alle sue spalle, prima di scatenare una sequela di singhiozzi.
- Ma, come ti ho già detto, non permetterò che tu venga scacciato da Hogwarts. Questo castello sarà per sempre la casa di chiunque la ritenga tale. -

Non fu facile convincere Armando ad accettare la presenza di Hagrid nel castello, in seguito all’accusa di cui era stato investito, ma alla fine il mio collega decise di fidarsi ciecamente di me.
Forse perché avevo giurato solennemente che avrei dato le dimissioni se si fosse ripetuto di nuovo un episodio simile a quello della Camera dei Segreti.
Forse perché si fidava di quello che ormai definiva affettuosamente “il mio sesto senso”.
Avevo ancora impresse nella mente le immagini della condanna riservata a quel povero ragazzone, giudicato dall’intera commissione dell’intimidatorio Wizengamot.
Gli avevano proibito di usare la magia per il resto della sua vita, pena la reclusione ad Azkaban.
L’avevo visto raccogliere con sguardo triste i moncherini di legno della cosa più preziosa che aveva e nasconderli nella tasca del suo peloso cappotto marrone – molto simile a quello che indossava la prima volta in cui l’avevo notato singolarmente.
Eravamo usciti insieme dall’edificio del Ministero della Magia, l’avevo Smaterializzato con me verso i confini di Hogsmeade per poi procedere con lui attraverso il villaggio, diretti alla scuola che gli avrebbe offerto un posto fisso di lavoro.
Sarebbe stato il Guardiacaccia, si sarebbe occupato delle creature che vivevano nella Foresta Proibita e delle varie commissioni per i professori.
Eravamo rimasti silenziosi a camminare sotto la pioggia, coperti da un vistosissimo ombrello rosa evocato dal sottoscritto, fino a quando non l’avevo sentito tossicchiare rumorosamente.
- Sì, Rubeus? –
- Professor Silente… signore… io le sono debitore per la vita… - biascicò lui, guardandosi imbarazzato le mani.
- Non è necessario, Rubeus, l’ho fatto con piacere… - risposi semplicemente, rivolgendogli un sorriso sincero e rassicurante.
Non replicò, limitandosi a seguirmi nel parco della scuola fino alla casupola che sarebbe diventata la sua dimora. Gli avevo mostrato il campo delle zucche che la circondava, la breve distanza dalla Foresta, la grandezza proporzionata alla sua stazza, prima di decidere di congedarmi.
- Allora a presto, Rubeus… -
- Aspetti un attimo, signore! – mi fermò lui con tono di urgenza – Posso… chiederle una cosa? –
Annuii sollecito, invitandolo con lo sguardo a parlare.
- L’ombrello rosa… posso tenerlo? – lo vidi arrossire violentemente, ma non abbassare gli occhi – Mi piace molto! –
Non trovai strana quella richiesta. Piaceva molto anche a me.
- Certo – risposi con tranquillità, porgendoglielo senza esitazione.
Non mi pentii di quel gesto, dato che Hagrid non lasciò mai incustodito quell’ombrello per molti anni a venire.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Tra un impegno vacanziero e l'altro è stato difficile tenermi al passo con l'aggiornamento delle mie storie, e infatti sono come sempre in mostruoso ritardo. Spero che però questo capitolo possa ripagarvi dell'attesa... nonostante l'argomento non sia dei più allegri!
Buon proseguimento di vacanze a tutti, a presto!
Lady Lynx

Julia Weasley: la data diceva tutto, ma è bello sapere che almeno un piccolo tocco di mistero sia riuscito a dare colore a quel piccolo episodio. Ho deciso di inserire Angela Waters come "amica" di Silente perchè non sono mai stata una fan dei personaggi stretti nei pregiudizi... in fondo chi dice che proprio tutti i Serpeverde debbano odiare un Grifondoro? Greyback vuole proprio essere quel Fenrir Greyback che negli anni seguenti dovrebbe diventare un lupo mannano. Come dici giustamente tu, Lupin è stato il primo ad essere ammesso ad Hogwarts quindi non è possibile che Fenrir sia già stato morso. Sono felice di aver azzeccato la data, tentare di documentarsi è servito a qualcosa ^^ Grazie per la recensione!
_Mary: ho dovuto usare la tecnica dell'estraniamento dal mondo esterno per calarmi in una atmosfera così "halloweeniana", e mi fa piacere sapere che in qualche modo sia riuscita a rendere l'idea! Ti ringrazio per avermi fatto notare l'errore, proprio non mi ricordavo questo dettaglio. Bene, sarà una delle cose che dovrò correggere in futuro (non mi metto a farlo adesso altrimenti non riuscirò mai a finire questa raccolta che va già avanti zoppicando ^^).  Grazie per la recensione!
LadyMorgan: haha, temo che in questo periodo tu non ti sia persa poi molto. Per quanto riguarda Minerva, la decisione di descriverla come Animaga - sempre che sia dica così - durante la scuola è scaturita dopo aver pensato ai Malandrini. Insomma, loro non erano propriamente dei geni a scuola e ci erano riusciti... perchè non avrebbe dovuto farcela la iper intelligente McGranitt? Sono contenta che ti sia piaciuta anche l'interazione tra i due fratelli, comunque!
Tom è un personaggio piuttosto ambiguo, all'inizio io lo trovavo affascinante nella sua cattiveria (sarà anche colpa dell'attore che hanno messo per interpretarlo quando aveva 16 anni? XD). Ora, dovendolo affrontare dal punto di vista di Silente, lo trovo incredibilmente irritante. Ti ringrazio per avermi segnalato l'errore che riguarda Mirtilla, come ho detto a _Mary lo correggerò in futuro per non stravolgere il mio ritmo di scrittura ^^ Grazie per la recensione!
marik1989: con la mia scarsa velocità di aggiornamento, immagino che tu sia ormai riuscita a metterti in pari! XD Ti ringrazio per i complimenti, non avrei mai pensato che la vita di Silente potesse interessare così tanto. Ho dovuto "studiare" un po' i libri e altre fanfiction prima di affrontare il momento in cui avrei mandato in scena Tom, avevo il terrore di non rendergli giustizia... quindi non sai quanto mi faccia piacere sapere che ti sia piaciuto! Silente forse non lo sopporta proprio perchè, come dici tu, lo vede già come un potenziale avversario. I rapporti tra i due continuano a peggiorare, come puoi vedere! Grazie per la recensione!
Circe: non ricordo se Halloween fosse stato citato anche dalla Rowling come il giorno dell'apertura della Camera, ma sono contenta che ti piaccia questa ambientazione temporale ^^ Forse l'aura di mistero è stata un po' rovinata dal fatto che ormai tutti conosciamo il vero colpevole di tutti i delitti della Camera, e quindi dal fatto che l'alibi di Tom ai nostri occhi non è più credibile. Comunque accetto il tuo appunto, magari migliorerò in futuro la parte che mi hai segnalato.  Per quanto riguarda Fenrir, non ho trovato date che parlassero del periodo in cui aveva frequentato Hogwarts e quindi mi è parso utile inserirlo in questa circostanza - anche considerando che per mordere poi Lupin doveva essere decisamente più vecchio di lui. Fenrir però in questo momento non è un lupo mannaro perchè il primo ad essere stato ammesso ad Hogwarts è stato proprio Lupin. Grazie per la recensione!
quigon89: sono più che felice di aver azzeccato sia la data che l'ambientazione! Il tuo suggerimento era interessante e l'avrei seguito, se solo non fosse che questa è la vita di Silente... e Albus cosa ne potrebbe mai sapere del modo in cui Tom ha sigillato la Camera? Ho ritenuto forzato approfondire la vicenda "chiusura della Camera" proprio per questo motivo, non mi sembrava coerente con gli episodi più importanti della vita di Albus. A proposito di Fenrir, non ho trovato nessuna data relativa alla sua nascita e quindi ho deciso di inserirlo in questo periodo per due motivi: per essere stato il colpevole del morso che ha "mannarizzato" Lupin doveva essere per forza più vecchio di lui; considerando il rapporto che ha con Voldemort negli ultimi libri, mi sembrava evidente che in passato ci fosse stata una certa complicità tra i due. Grazie per la recensione!

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Capitolo 38
*** Risveglio dei sensi ***


38.Risveglio dei sensi

Prompt:
040. Vista

Periodo: agosto 1943
Narratore: Albus Silente
Rating: Verde
Genere: Generale, Introspettivo
Personaggi: Albus Silente

Era infine giunto il 25 agosto del 1943.
Me ne accorsi solo quando, quella mattina, guardandomi allo specchio, notai che la figura che ricambiava il mio sguardo sembrava decisamente meno nitida del solito.
Fu a quel punto che decisi di dare un’occhiata al calendario, fermarmi un attimo davanti al tempo passato e mettermi a pensare.
Avevo trascorso gli ultimi quarant’anni a Hogwarts insegnando Trasfigurazione, alzandomi tutti i giorni alla stessa ora e coricandomi senza un minuto di ritardo.
Avevo vissuto la mia età adulta in fretta, come se fossi stato un bambino desideroso di crescere per raggiungere la tanto agognata libertà.
Ma, a differenza di un bambino, il mio era stato semplicemente tempo lasciato scivolare sulla mia pelle ormai solcata da profonde rughe, un insieme di attimi privi di significato e vissuti solo per mantenere alta davanti a me una barriera contro gli attacchi che avrebbero potuto indebolirmi.
Avevo spesso sentito dire che le persone in età avanzata entravano in crisi con l’arrivo delle sei decadi di vita.
Avevo compiuto sessant’anni esattamente due anni e due ore prima, ma fino a quel momento non mi ero mai interrogato sul senso che avesse assunto la mia vita.
Perché Albus Silente, da bravo eccentrico qual era, non poteva permettersi di entrare in una profonda riflessione da sessantenne come tutti gli altri comuni mortali.
No, lui doveva assolutamente rimandare quel terribile momento di due anni.
Giusto per il gusto di essere speciale, mi avrebbe detto Aberforth.
Eppure io ero consapevole del perché di quella decisione.
Solo quella mattina avevo ricevuto un pezzo di carta che mi aveva ricordato il distacco che avevo operato a discapito della mia gioventù.
Solo quella mattina avevo sentito parlare di nuovo, dopo anni, del mio primo e unico amore.
Gellert Grindelwald.
Chiusi gli occhi per poi riaprirli di nuovo ed appurare che effettivamente la mia vista era calata di qualche decimo. Non era un avvenimento capace di svilupparsi all’improvviso, in una sola notte, ma avevo preferito evitare di occuparmene nei mesi precedenti.
Era piuttosto facile fingere di non vedere che non vedevo.
Era un po’ come essere indifferente agli avvenimenti sgradevoli che accadevano nella mia vita, niente di più complicato del silenzio e dell’ignoranza.
Avvicinai il mio viso alla lucida superficie dello specchio, fino a quando la punta del mio naso non toccò quella del mio gemello.
Gli stanchi occhi celesti erano attraversati da piccole venature rosse, le testimonianze dello sforzo che facevo ogni giorno di più ostinandomi a credere di riuscire a vedere le cose ancora come quando ero giovane. Sapevo che, se avessi ceduto a mettermi gli occhiali, sarei stato costretto a notare il reticolo di rughe che permeava la pelle in origine liscia del mio viso pallido, i fili d’argento che avrebbero reso la mia capigliatura rossa più  adatta al clima natalizio che a quello estivo, le sopracciglia consunte e complici dei miei sguardi spruzzate di un’insolita sfumatura grigia.
Ma forse non erano tanto quei probabili segni di vecchiaia a spaventarmi, quanto il timore di leggere sui miei lineamenti delle sensazioni che credevo perdute, dopo il lungo processo di purificazione che mi ero costretto a rispettare una volta giunto come professore ad Hogwarts.
Avevo bandito volontariamente molte cose che reputavo pericolose per un uomo che avrebbe dovuto dare il buon esempio ai giovani, avevo cercato di evitare in ogni modo di provare tentazioni inutili e non coerenti con l’animo di un educatore integro e corretto.
Come la nostalgia.
Se mi fossi ostinato a volermici ancorare, non avrei mai passato un giorno felice in quella scuola.
E sapevo che leggere di nuovo il nome di Gellert, nero su bianco, l’aveva irrimediabilmente risvegliata in me.
Come l’interesse.
Se avessi mantenuto la passione morbosa per le cause di ogni azione, se mi fossi aggrappato con tutte le mie forze a cercare un perché, avrei passato gli ultimi quarant’anni a tormentarmi sulla morte di Ariana, la fuga di Forth, l’abbandono di Gellert.
E di nuovo, era colpa della lettera se improvvisamente il mio interesse era tornato all’erta – voglioso di saperne di più sull’urgente richiesta del Ministero.
Come l’amore.
Non ero mai stato sicuro di essere riuscito a cancellarlo dalla mia mente, ma era stato bello illudermi di averlo fatto.
Fino al momento in cui quel nome, così musicale alle mie orecchie, non aveva catturato di nuovo i miei occhi, i miei pensieri e il mio cuore.
Forse era giunta l’ora di tornare a vedere, forse era il momento di avere il coraggio di aprire gli occhi.
Albus Silente era stato richiamato alla realtà, e non poteva rifiutare l’invito.
Estrassi lentamente la mia bacchetta dalla tasca della mia veste, lasciai cadere con malinconia il mio sguardo su Fanny.
Ero pronto a lasciare che i miei occhi vedessero di nuovo quello che mi circondava?
Ero pronto a sostenere di nuovo le responsabilità che quel vedere avrebbe implicato?
Agitai la bacchetta davanti ai miei occhi, dotandoli di un paio di leggeri occhialetti a forma di mezzaluna.
Niente di troppo vistoso, uno strumento semplice che mi avrebbe aiutato a tornare a vedere come prima, a voler entrare dentro le cose e ad analizzarle.
Il Ministro della Magia mi aveva comunicato che nell’Europa centrale era in corso un regime dittatoriale attribuito dai Babbani a un loro simile – ma in realtà frutto della potenza della Magia Oscura di cui un certo Gellert Grindelwald era a conoscenza.
Sapevo che con un Imperius si poteva portare chiunque a fare qualsiasi cosa, sapevo che Gellert non avrebbe esitato molto a colpire un Babbano facendolo agire come una marionetta.
L’unica cosa che mi aveva sorpreso quella mattina, leggendo la missiva giunta dal Ministero, era che loro si fossero rivolti a me.
Non ad Armando o a qualche Mago molto più famoso e potente del sottoscritto.
No, ad Albus Silente.
Anonimo professore di Trasfigurazione, per quanto brillante studente negli anni passati ad Hogwarts, non ero mai stato collegato direttamente al mio amante – per quanto ne sapessero loro.
L’unica spiegazione che mi era stata data per quella scelta era che Gellert avesse fatto il mio nome come unico suo degno avversario.
Ma naturalmente, come era giusto che fosse, il Ministro Farhlett mi aveva anche comunicato che sarei stato la sua ultima scelta.
Prima sarebbero scesi in campo i Maghi più importanti di Inghilterra, Francia e Stati Uniti.
Poi, in caso di fallimento, avrebbero spedito in questa guerra i più importanti rappresentanti del Dipartimento Auror.
Solo alla fine – se si fosse avverata la remota ipotesi della sopravvivenza strenua di Gellert – solo allora avrei dovuto sacrificarmi per la patria e per il mondo.
Non ero così insolente da credere di poter essere più furbo dei più grandi Maghi di Europa e America e nemmeno di poter superare in abilità gli esponenti del nostro Dipartimento Auror.
No, non ero più uno sprovveduto bambino prepotente che si sentiva migliore di tutti in tutto.
Avevo sessantadue anni, ero vecchio e anche cieco davanti a molte cose.
Ma ero certo di conoscere Gellert meglio di chiunque altro, e sapevo che se veramente aveva trovato i Doni della Morte – perché sapevo che quel rimandare la conquista era solo stato a causa della ricerca di quegli importanti oggetti – allora non si sarebbe fermato davanti a niente e nessuno.
Sapevo che alla fine sarei stato costretto dal Ministero e, perché no, anche dalla mia coscienza a dare a Gellert quello che voleva.
La mia presenza davanti a lui, un ultimo scontro che avrebbe determinato chi di noi fosse il migliore.
Perché non avevamo mai avuto modo di scoprirlo, ci eravamo sempre posti sullo stesso piano, ed era stato bellissimo finché era durato.
Fu sospirando di rassegnazione che mi sistemai gli occhiali sul naso adunco, andando a riporre la lettera del mio destino nel cassetto della mia scrivania.
Era così difficile riprendere a vedere.
Era così difficile riprendere a preoccuparsi, a pensare, a guardarsi intorno, ad affrontare le situazioni, a sentire.
Ma Albus Silente, dopo sessantadue anni di vita, si era accorto che era ora di aprire gli occhi.
In tutti i sensi.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
E' dopo un lunghissimo periodo di silenzio che torno a farmi "rileggere" - più di quattro mesi, secondo EFP. Spero che possiate capire i vari motivi che mi hanno tenuta lontana da qui, che sono all'incirca sempre gli stessi: mancanza di ispirazione, impegni che si accumulano, scuola, stanchezza.
Solo dopo aver ricevuto un messaggio da quigon89, che tengo particolamente a ringraziare, ho deciso di rimettermi al lavoro con l'intento di portare a termine questa opera - anche se temo di riuscire a produrre quanto vorrei solo in queste due settimana di pausa dalla scuola.
Risponderò alle vostre recensioni , sia
"vecchie" che future, con la nuova modalità.
Ne approfitto per ringraziare tutti voi, se ancora state leggendo queste parole, per la vostra pazienza. Cercherò di non lasciarvi più per così tanto tempo.
Buone vacanze, cari lettori!

Lady Lynx

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Capitolo 39
*** La scelta del cuore ***


39. La scelta del cuore

Prompt: 086. Scelte

Periodo: giugno 1944
Narratore: Griselda Marchbanks
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Armando Dippet, Griselda Marchbanks, Horace Lumacorno, Tom Riddle

Faceva un caldo infernale, quell’estate.
Dall’alto dei miei settant’anni di vita, osservavo gli studenti intimiditi che sfilavano lentamente davanti a noi, cercando di rassicurarli con il mio più incoraggiante sorriso sdentato.
Era dura essere l’esaminatrice mandata dal Ministero a Hogwarts per gli esami M.A.G.O.
Era un compito davvero ingrato dover chiedere ad ogni studente una cosa diversa e sempre più difficile, era noioso e sempre lo sarebbe stato.
Ma quell’anno lo era più di tutti quelli passati, la voglia di fuggire dalla soffocante e umida stanza del castello di Hogwarts per andare ai Tre Manici di Scopa a bere un’Acquaviola ghiacciata era aumentata in maniera esponenziale dal terribile rialzo di temperatura.
Sia io che la mia esimia collega Galatea ci eravamo munite di ventagli larghi, lanciando occhiate piccate ai nostri colleghi che sembravano non avere problemi di questo tipo.
Logicamente, da bravi uomini, potevano tenere i capelli più corti dei nostri e non dovevano per forza indossare lunghi e fastidiose vesti per mantenere il decoro.
- Dippet, quanti ne mancano? – sbottai irritata all’indirizzo del Preside che stava alla mia destra, in un atteggiamento scorbutico che solitamente non mi apparteneva.
- Siamo arrivati alla erre, Griselda cara… - rispose lui con un sorrisetto stanco, mentre vedevo Albus che si alzava per andare a prelevare l’ennesimo spaurito ragazzo che non vedeva l’ora di lanciare qualche breve incantesimo per essere buttato a calci nel deretano fuori da scuola e iniziare una nuova vita.
- Tom Riddle! Vieni senza paura! – urlò Horace, alla mia sinistra, all’apparire di un affascinante giovanotto moro alle spalle di Albus.
Vidi che il mio caro amico Silente, l’unico ragazzo che fino a quel momento fosse riuscito ad impressionarmi nel vero senso della parola in cinquanta gloriosi anni di esami ai M.A.G.O., sembrava disturbato da quella presenza.
Nonostante tutto, si accomodò come se niente fosse al suo posto e il giovane Tom rimase davanti a noi.
Ci scrutava con la sicurezza nello sguardo, un sentimento che raramente avevo letto negli occhi di uno studente sul punto di sostenere una prova.
- Signor Tom, mi chiamo Griselda Marchbanks… sono la Presidentessa di Commissione! – mi presentai con tono pacato, chiamandolo per nome per metterlo a suo agio.
- Mi chiami Riddle, per favore… -
Aggrottai le sopracciglia nel sentire una nota di rabbia nella sua voce, iniziai a insospettirmi quando sentii uno sbuffo di Albus giungermi alle orecchie.
- Bene, signor Riddle… - continuai allora, cercando di non schierarmi a priori contro di lui e contro la sua velata insolenza - …ci vuole far vedere qualcosa di particolare? –
Il giovane scrollò le spalle, prima di incrociare lo sguardo del suo Capocasa.
Horace sembrò volerlo spingere a fare qualcosa su cui Tom non era d’accordo, ma alla fine si arrese.
- Se non avete nulla da chiedermi, posso cimentarmi nella preparazione del Distillato della Morte Vivente… -
Il modo in cui disse la parola “morte” mi fece rabbrividire, facendomi stringere per una frazione di secondo nella mia veste leggera. Quando ritornai in me aprii la bocca per ribattere, ma Albus mi anticipò con tono duro e stranamente freddo.
- Prima faremo le domande consuete, poi si passerà alle esibizioni non previste – tagliò corto lui, contraddicendomi senza tante storie – quindi, io vorrei che tu Trasfigurassi quel cuscino in un cuore –
Non so perché, ma mi sembrò di veder un lampo di trionfo negli occhi di Albus – e allo stesso tempo una smorfia di aperto disgusto sul viso del giovane.
Solo per un attimo, forse solo una mia impressione.
La cosa che però mi lasciò basita, fu che Riddle non trasformò il cuscino in una consueta forma a cuore, ma in un organo vero e proprio – ancora caldo e pulsante sangue.
Vidi sguardi di terrore dipingersi sui visi dei miei colleghi, tranne quello di Albus, che sembrò trattenere a stento un moto di rabbia , e sentii gli stessi inconfondibili brividi di freddo di prima risalire la mia schiena.
Improvvisamente il mio ventaglio smise di muoversi, rimanendo come congelato in aria.
Nell’afosa umidità della stanza, era accaduto qualcosa di agghiacciante. Nonostante questo, non si poteva dire che Riddle non avesse rispettato la richiesta.
- Scelta molto… interessante… - commentai dopo minuti di silenzio, cercando di non mostrare il mio disagio.
Il sorriso che si dipinse sul viso perfetto dell’esaminato aumentò i miei brividi.
Non vedevo l’ora che quell’esame finisse.

Quando rimasi da sola nella stanza dell’esame con Albus, non potei fare a meno di esporgli tutte le mie perplessità e le mie sensazioni.
Avevo fatto passare Tom Riddle a pieni voti, quello era vero, ma solo perché era stato il secondo alunno capace di scioccarmi in quella manciata di minuti che componevano un esame orale dei M.A.G.O.
Dopo naturalmente la persona alla quale stavo parlando.
- Devo confessarti una cosa, Griselda… - mi disse Albus, dopo avermi ascoltata con pazienza - …Armando mi aveva paragonato a lui, dicendo che entrambi siamo apparsi ai suoi occhi come giovani ambiziosi e pieni di talento… -
- Questo è vero – acconsentii con ardore – ma qualcosa in lui, nei suoi occhi… non va bene! –
- Ho osservato a lungo Tom in questi sette anni – continuò Albus, sistemandosi sul naso gli occhialetti per cui era ormai famoso – e ho scoperto che Armando aveva ragione. Nessuna persona può essere più simile a me di quanto non lo sia Riddle. Ma una cosa mi preoccupa, un pensiero che mi tormenta dalla prima volta che l’ho visto… da che parte sceglierà di stare, il ragazzo? –
- Cosa intendi dire? – gli chiesi, confusa da quel discorso.
- Noi siamo le nostre scelte, Griselda – mormorò con aria grave – e osservando le scelte operate da Tom durante questo esame posso sostenere con un lieve margine di certezza che lui non ha scelto la stessa strada che ho scelto io alla sua età… -
- Il Bene? –
- Il Bene, sì… il Bene… -
Quella parola sembrava avergli risvegliato ricordi dolorosi nella mente, mi affrettai a cambiare discorso.
- Tornando a Tom, credi quindi che sia pericoloso? –
- Credo che si debba aspettare che faccia la sua scelta definitiva… -
- Ma se dovesse scegliere il Male… non sarebbe meglio… ? – balbettai sconvolta, terrorizzata dalla prospettiva di un Tom contro l’etica e i valori.
Avevo visto il suo esame eccellente, la sua decisione, il suo potere, la sua forza.
- Tutti dobbiamo essere liberi di fare le nostre scelte… dobbiamo solo sperare che Tom non prenda la strada che noi abbiamo previsto… -
- Ma Albus… - protestai debolmente, immaginandomi il talento di Riddle usato per scopi illeciti e azioni di pura cattiveria.
- Per la prima volta nella mia vita, vorrei tanto che la mia prima impressione su una persona fosse sbagliata… -
Non sapendo cosa replicare, rimasi in silenzio – unendomi con tutto il cuore alla preghiera che ero certa anche Albus, nel suo cuore, stesse recitando.
Che Merlino e Morgana ci aiutassero a porre sulla strada di Tom Riddle le scelte giuste.

Note dell'autrice

Chiedo innanzitutto perdono ai miei lettori, vecchi e nuovi, per  questa discontinuità negli aggiornamenti. Per motivi vari - e non originali - quali scuola, connessione Internet e ispirazione che se ne va in vacanza, scrivere Apeiron diventa ogni giorno più difficile.
Spero comunque di riuscire a portare ancora, almeno ogni tanto, un pizzico di vita di Albus Silente nelle vostre giornate.

Lady Lynx

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Capitolo 40
*** Mors tua, vita mea ***


40. Mors tua, vita mea

Prompt: 075. Ombra

Periodo: maggio 1945
Narratore: Albus Silente/Gellert Grindelwald
Rating: Arancione
Genere: Triste, Sentimentale
Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald

Un brivido percorse la mia spina dorsale, quando vidi il lembo di un mantello lilla apparire fuggente tra le fitte fronde scure degli alberi che ci separavano.
Non era freddo, ma paura.
Non era paura, ma eccitazione.
Non era eccitazione, era… consapevolezza.
Sì, la consapevolezza della vicinanza dell’unico uomo che io avessi mai amato.
L’eccitazione nel sapere che in poche ore ci saremmo giocati la nostra vita.
La paura nel pensare che avrebbe potuto essere lui il vincitore.
Il freddo nel cuore nel riflettere su quanto avessi perso.
Non era più solo un mantello lilla davanti a me, era Albus.
Il duello stava per iniziare.

- Gellert… - lo salutai rigidamente con un cenno del capo, stringendo convulsamente la bacchetta tra le mie nodose dita da vecchio.
Mi trovava ancora affascinante quanto io trovavo lui? Pensava ancora a me come a un amante, nonostante i capelli argentati, il viso rugoso, le membra tremanti?
- Albus… è da molto tempo che non ci vediamo… -
- Troppo, Gellert… -
- Ma se non ti avessi chiamato io, tu non ti saresti sognato mai di venire a trovarmi, vero? – mi provocò con un sorriso accattivante, come ai vecchi tempi.
- Non ti ho mai dimenticato, Gellert… - dissi con voce chiara e sincera, fremendo di rabbia contro me stesso nel ricordare che la mia sorellina era finita sottoterra a causa sua.
- Nemmeno io… – replicò lui, muovendo leggermente i suoi riccioli ancora dorati.

Per quanto saremmo restati fermi in quella radura a scambiarci convenevoli?
Non avevo passato le venti notti precedenti ad attendere con ansia il momento in cui l’avrei abbattuto senza pietà con un raggio di scintille verdi?
Allora perché esitavo così tanto?
- Immagino tu sia riuscito a trovare i Doni della Morte – continuò a parlare Albus, con la sua immutabile voce calma e coinvolgente – Sei sempre stato più ambizioso e intraprendente di me, questo ti fa onore –
- Non li avrei mai scoperti senza di te… - replicai mio malgrado.
- Ti ringrazio per la magnanimità… -
Era sincerità quella che avevo sentito nella sua voce, non ironia?
Era rispetto quello che brillava nei suoi occhi celesti, non disprezzo?
Era nostalgia quella che lo portava a rivolgermi ancora la parola, non rancore?
- Devo ucciderti, Albus… - mormorai lentamente, mentre per un attimo sentii il mio proposito vacillare davanti allo sguardo di rimprovero che tanto avevo temuto di ricevere.
- Sì, lo so –

- Allora perché non ti fai scudo con la bacchetta? Perché tieni il braccio penzoloni, sei così felice di morire? – mi chiese Gellert, con un tono tra il beffardo e il sorpreso.
- Oggi non morirà nessuno… – gli risposi deciso, mentre la mia bacchetta sprizzava una serie di scintille fiordaliso come gli occhi del mio avversario.
- Credi che io ti abbia chiamato qui per una scopata amichevole come quando eravamo ragazzini, Albus? Non è così! – ringhiò lui, sembrando improvvisamente arrabbiato.
- Non ne dubito, Gellert, ma credo che nessuno dei due voglia uccidere l’altro… -
- Quanto sei ingenuo, Albus… non sei cambiato per niente… - commentò il mio antico amante, avanzando lentamente verso di me – Scommetto che se io ti dicessi di rivolgermi senza paura la parte migliore di te per fare in modo che possa donarti il piacere che vuoi, tu ci cascheresti di nuovo… come ai vecchi tempi… -
- Mettimi alla prova – replicai asciutto, temendo che avesse ragione.
Una scintilla di sorpresa, prima che il suo sguardo decidesse di accogliere la sfida.
- Allora, Albus, ti va un’ultima unione di due corpi perfetti prima della morte? – sibilò con uno sguardo tremendamente invitante e la sua deliziosa voce suadente.

Vidi il suo labbro superiore tremare un attimo, come se fosse stato tentato dalla mia proposta.
Era un agnellino, ed io ero il leone che anelava a divorarselo.
Stava per cedere, lo sentivo.
Chi non l’avrebbe fatto? Quella prospettiva allettava incredibilmente anche me.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che avevo assaggiato il dolce sapore della pelle candida di Albus, respirato il profumo pungente della sua chioma infuocata, ascoltato il ritmo dei suoi sospiri musicali?
Troppo per i miei gusti, troppo per la mia debole resistenza.
Ma qualcosa mi fece accorgere del fatto che Albus, nel periodo della nostra lontananza, era stato fortificato da qualcosa a me sconosciuto.
Sapevo che stava pensando a sua sorella, la vittima giustamente sacrificata per il raggiungimento del Bene Superiore.
Vedevo il riflesso di quella bambina silenziosa sulla superficie dei suoi occhi improvvisamente scuriti.
- No – ribatté lui con voce impregnata di una fredda furia – duelliamo –

Alzai la bacchetta al cielo, cercai di non pensare all’identità della persona che avevo davanti.
Stavo per duellare strenuamente per avere giustizia per la morte ingiusta di Ariana.
Non era Gellert, quello che avevo davanti. Era un’ombra.
Stavo per attaccare con decisione per la salvezza della mia patria e dell’intera Europa.
Ma non avrei colpito il mio Gellert, quello non era più l’amante che tanto avevo desiderato.
Stavo per lasciare che un incantesimo iniziasse la lotta per la conquista della libertà.
E non era qualcosa puntato a colpire il mio migliore amico d’adolescenza, la persona con cui avevo condiviso la ricerca del Bene Superiore e le idee in cui credevo ciecamente.
La mano mi tremò, mentre abbassavo la bacchetta mirando al petto di Gellert, mentre il mio sguardo cadeva sulla veste perfettamente aderente al suo corpo ancora tonico a dispetto dell’età, passando per i riccioli da angelo e lo sguardo brillante.
Stavo per mollare, per dirmi che era ancora possibile fermarmi per unirmi a lui come avevo tanto progettato in gioventù.
Ma gli occhi videro il demoniaco mantello porpora incorniciare quello spettacolo mozzafiato.
Qualcosa in me si risvegliò.

- Stupeficium! –
Sobbalzai sorpreso nel sentire la voce tonante di Albus, nell’accorgermi che alla fine aveva deciso.
Mi aveva attaccato.
- Protego! Crucio! – urlai di rimando, troppo sconvolto per mettermi subito nell’ottica del doverlo uccidere.
Quando avevo mandato la lettera al Ministero della Magia inglese, quasi due anni prima, avevo chiesto espressamente di poter duellare con Albus Silente.
Non perché volessi davvero ucciderlo o perché fossi convinto che gli altri miei eventuali avversari non sarebbero stati alla mia altezza.
L’avevo fatto perché nutrivo una speranza che il ragazzo, l’uomo, con cui avevo condiviso i miei progetti ormai realizzati potesse tornare ad essere un fondamentale elemento al mio fianco.
Avevo passato notti insonni a rimuginare su come sarebbe stato perfetto un governo mondiale diviso solo tra me e lui.
A quanto sarebbe stato facile manipolare le folle con il talento diplomatico di Albus e soggiogarle in caso di rivolta con la mia spietatezza.
Insieme eravamo perfetti, insieme eravamo il simbolo del Bene Superiore.
Per quel motivo il suo incantesimo mi aveva preso alla sprovvista, solo perché la scintilla della speranza di una riunione era ancora vivida in me.
La mia mano andava da sola, rispondeva automaticamente ai suoi attacchi, mentre la mia mente viaggiava rapida e sfogliava tutto quello che avevamo passato insieme.
Perché ero stato così sciocco da credere che Albus potesse perdonarmi dopo quello che era successo durante l’ultima sera trascorsa insieme a Godric’s Hollow?

Notavo una certa abilità apatica in Gellert, un riflesso che lo spingeva a replicare in modo blando alle mie altrettanto blande fatture.
Non volevo ucciderlo, non volevo ferirlo, volevo semplicemente tenerlo a bada.
Era triste notare come ancora, dopo tutto quel tempo, non riuscissi ad odiarlo profondamente.
In fondo era colpa sua se Aberforth mi aveva lasciato da solo, se Ariana era morta, se ancora temevo di essere stato io a sferrarle il colpo fatale.
Ancora più assurdo era vedere neutralità nei suoi occhi, nessuna traccia della rabbia che credevo l’avesse portato a lasciarsi alle spalle una lunga striscia di vittime in tutti gli Stati europei.
Pensai quasi per un attimo che Gellert fosse a sua volta una vittima delle circostanze, che fosse stato incastrato dai Capi di Stato Babbani, scelto come un capro espiatorio da immolare davanti al Governo Magico.
Credevo nella sua innocenza con tutto il mio cuore. Avrei voluto crederci.
Avrei smesso di tempestarlo di scintille impazzite se solo, all’improvviso, non mi fossi ricordato che Gellert era astuto, intelligente, brillante, potente e senza scrupoli.
Questo significava che nessuno dei tanti sciocchi Babbani, per quanto politicamente influenti, avrebbe potuto incastrarlo in nessun modo.
Allora perché continuavo a volerlo vedere come un diabolico angelo?

Fermai per un attimo il mio corso di pensieri, mi accorsi che anche la mente di Albus sembrava lavorare febbrilmente.
Eravamo come due pupazzi in quella radura, fisicamente uno contro l’altro, mentalmente troppo vicini e alleati.
Uno dei due avrebbe mai osato sferrare il colpo fatale?
Mio malgrado, temevo che avremmo potuto restare a duellare in parità per tutta la nostra vita.
Non ero più così bendisposto nei confronti dell’Avada Kedavra.
La mia coscienza – solo in quel momento mi accorsi di averne una – mi stava dicendo che uccidere la persona che amavo sarebbe stato sbagliato e controproducente.
Perché io sapevo di amare ancora Albus, nonostante tutto.
E sapevo che anche lui, nonostante tutto, mi amava.

Mi chiesi cosa stesse aspettando Gellert per decidersi a sferrare il suo asso nella manica.
Entrambi sapevamo che non si sarebbe mai fatto scrupoli a lanciare un Avada Kedavra contro chiunque avesse osato sfidarlo.
Perché io avrei dovuto fare eccezione, allora?
Incontrai di nuovo il suo sguardo, lanciai un silenzioso Schiantesimo al suo indirizzo, vidi troppo tardi che aveva abbassato la bacchetta al suolo come in segno di resa.
Osservai l’arco elegante che descrisse il suo corpo – con il mantello che formava due vellutate ali porpora dietro alle sue spalle – prima di atterrare pesantemente sul terreno verde, a pochi metri da uno degli alberi che ci circondavano.
Vidi le sue labbra socchiudersi per una frazione di secondo, lasciando salire al cielo un gemito di dolore dovuto al contraccolpo.
Mi sentii in colpa, abbassai a mia volta la bacchetta.

- Gesto stupido, Albus! – gli dissi immediatamente, appena mi accorsi che il mio avversario aveva abbassato la guardia – Avada Kedavra! –
Il mio istinto prevalse sul mio cuore, la mia superbia scavalcò la mia coscienza, la mia voglia di potere e vittoria era più forte del desiderio di perdono e comprensione.
Non avrei lasciato che Albus, per quanto lo amassi, vincesse e sembrasse migliore di me.
Non lo avrei permesso.
Ero io quello che era sempre stato sopra, no?
“Mors tua, vita mea”
Lo pensai con sicurezza, fino a quando non vidi che uno scudo violetto aveva bloccato la Maledizione che mai nessuno era riuscito ad evitare.
Mai. Nessuno.
- Expelliarmus –
Una parola, seria e fredda. Un incantesimo detto con pietà, un pizzico di compassione, e tanta furia alle spalle.
Albus mi voleva risparmiare la vita, ma non l’umiliazione di giacere sconfitto ai suoi piedi.

Sospirai, stringendo nelle mani la corta bacchetta di Gellert.
Inspirai a fondo, senza riuscire però a sorridere davanti alla mia vittoria.
Perché, come avevo promesso all’inizio di quella vicenda, non ci sarebbe stato un morto.
Ma era logico e necessario che ci fosse un vincitore per mettere fine al terrore che aveva oppresso fino a quel momento un intero continente.
- Alzati – dissi con tono distaccato, senza riuscire a guardare l’uomo che restava immobile a terra, fissandomi con sorpresa e sguardo umiliato.
- Gellert, per un attimo avevo creduto che non l’avresti fatto… per un attimo avevo…  -
Mi interruppi, un nodo mi strinse la gola. Non volevo piangere per Gellert.
Non volevo piangere per chi mi aveva fatto piangere.

Ricambiai a fatica lo sguardo celeste di Albus.
Sembrava deluso, ferito. Non c’era trionfo, non c’era quello che avrei provato io al suo posto.
Era davvero cambiato tutto, nel giro di un semplice incantesimo.
Obbedii senza battere ciglio, quando mi fece cenno di alzarmi e precederlo.
La schiena mi faceva male per il suo Schiantesimo, il cuore mi tormentava per le sue parole.
Non mi lamentai, camminai stoicamente davanti a lui, tentando di capire cosa gli stesse passando per la testa a seconda della sua andatura.
Sì, riconoscevo i suoi pensieri seguendo la rapidità dei suoi passi, a volte.
Lo amavo, in fondo.

Mi sentivo svuotato, fin troppo intorpidito in tutte le parti del mio corpo.
Avrei portato Gellert fuori dalla radura, l’avrei consegnato alle autorità.
Non avrei permesso che lo privassero della vita, quello no.
Tantomeno dell’anima. Sarebbe stato troppo penoso rendermi responsabile anche della sua infelicità.
- Albus… ti devo dire due cose… - mormorò lui, senza il tono baldanzoso e imperioso che tanto lo caratterizzava in gioventù.
Emisi uno sbuffo, dandogli il permesso di parlare. Sapevo che avrebbe capito.
- La prima è che tieni in mano la Stecca della Morte… la mia bacchetta… -
Avrei dovuto essere felice, in teoria. Ma non lo ero.
Nascosi rapidamente il cimelio conquistato nel mio mantello lilla, era il simbolo della vergogna.
Era quello che cercavamo in gioventù, quello che mi aveva portato a mettere Gellert davanti ad Ariana.
- E poi… ti amo… -
Scossi la testa, pensando per un attimo – ancora – che avrei potuto lasciar andare libero Gellert dicendo a tutti quelli che avevano riposto la loro fiducia in me che in realtà l’avevo ucciso.
Ma a cosa sarebbe servito?
Inspirai di nuovo profondamente, cogliendo un vago odore di rose nell’aria.
Ariana, quello era il giorno del suo compleanno.
- Anch’io, Gellert… anch’io ti amavo… -


Note dell'autrice

So bene di non essere la prima fanwriter ad essersi dilettata nello scrivere questo episodio. Il duello tra Gellert ed Albus è uno dei momenti più gettonati dagli ammiratori di questi due personaggi, ed è difficile essere originali.
Spero comunque che questa mia interpretazione possa piacervi, emozionarvi o - perché no - anche solo farvi indignare per la sua disarmante semplicità. Niente a che vedere con un duello epico, non è vero?
Grazie, come sempre, per la vostra presenza.

Lady Lynx

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Capitolo 41
*** Il successore ***


Cap41
41. Il successore
Prompt: 010. Anni
Periodo: giugno 1945
Narratore: Albus Silente
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Albus Silente, Altro Personaggio

Sembrava tutto finito.
O almeno, mi ero illuso che lo fosse. Prima di accorgermi che ero nella Stanza delle Cerimonie del Ministero della Magia, circondato da centinaia di persone importanti, sotto i riflettori, al centro dell’attenzione generale.
- Per tutti questi motivi, consegniamo a Albus Percival Wulfric Brian Silente questo premio decisamente meritato… l’Ordine di Merlino, Prima Classe! –
Uno scrosciare di applausi decise di abbattersi all’improvviso sulla mia testa, mi guardai attorno disorientato, Griselda mi diede una leggera gomitata.
- Albus, devi alzarti in piedi! – mi bisbigliò divertita, indicandomi di nascosto il palco su cui stava l’attuale Ministro della Magia.
Mi affrettai ad obbedire, dipinsi sulle mie labbra un sorriso di circostanza, presi con delicatezza la pergamena dalle mani dell’uomo, accolsi con finta euforia le acclamazioni del pubblico, tornai con aria vacua al mio posto e vi restai fino alla fine della cerimonia.
- Albus, ti senti bene? –
Mi sentivo bene, certo. Come una persona che ha spedito in carcere la metà della sua anima.
Come un innamorato che ha sacrificato il suo cuore per la patria.
Come lo stupido Albus Silente che accarezzava la pergamena con le dita umide di Acquaviola, fregandosene del fatto che tutti i presenti avrebbero venduto la bacchetta per avere qualcosa di simile sulla bacheca della loro casa.
- Certo, Griselda, certo… -
Ma anche solo pronunciare il nome della mia amica mi provocava una forte fitta allo stomaco.
Griselda iniziava con la stessa lettera di Gellert.
Lo stesso Gellert che giaceva a Nurmengard, spedito nell’oblio e condannato al nulla dalla mia fedeltà alla gente, dalla mia slealtà verso me stesso.

Quando quella sera tornai ad Hogwarts, nel mio ufficio, mi lasciai cadere stancamente sulla sedia che non vedevo da giorni. Sentii qualcosa di strano sotto il mio sedere, mi rialzai estraendo dai bassifondi una scatola dipinta in colori sgargianti ormai schiacciata sotto il mio non più indifferente peso.
Un bigliettino scritto in eleganti caratteri dalla perfezione disumana recava le seguenti parole:
“Egregio Signor Silente, come dedica alla Sua importantissima vittoria contro il Mago Oscuro Grindelwald e come celebrazione del ricevimento dell’Ordine di Merlino, la Ditta Mielandia & Co. Le manda questa confezione di Cioccorane contenenti la figurina rappresentante la Sua importante persona, sperando che Le sia gradita.
In attesa di istruzioni al riguardo e di un Suo permesso per l’eventuale divulgazione del prodotto,
Le porgo i miei migliori saluti.
Candice Lollels, Responsabile Capo Mielandia”
Un sorriso incurvò leggermente le mie labbra. Ero riuscito a farmi mettere su una figurina delle Cioccorane?
Ce n’era da essere senza dubbio più che orgogliosi, avrei potuto passare il giorno seguente a vantarmene con Armando.
Se avessi voluto essere sincero con me stesso, la più grande soddisfazione di quegli ultimi giorni – se non degli ultimi anni – consisteva semplicemente in quel breve bigliettino speditomi da Mielandia.
Scartai uno dei pacchettini disposti ordinatamente nella scatola, osservai la Cioccorana balzellare timidamente sul palmo della mia mano prima di assaporare il celestiale aroma del cioccolato al latte.
Chiusi gli occhi per godermi ogni singolo attimo di quel paradiso dei sensi, tornando per un attimo ai dolci momenti in cui bastava uno di quegli strani animaletti corredati di figurina per illuminarmi l’intera giornata.
Pensai a quello che succedeva regolarmente, negli anni prima dell’inizio della nostra disgrazia, in quegli anni felici in cui ero solo un bambino spensierato e i miei erano solo genitori felici.
Venni fulminato dal ricordo in cui mi rifiutavo di mangiare il porridge, quello che mi rendeva più orgoglioso di essere finalmente riuscito a fare qualcosa di sensato nella mia vita – qualcosa che corrispondeva ad essere il nuovo personaggio inserito nelle Cioccorane.
Il mio rifiuto della colazione non era una scena insolita per mia madre, quando ero piccolo, ma mi era rimasta particolarmente impressa nella mente la frase che mi aveva detto il giorno in cui avevo trovato la mia prima figurina di Dylis Derwent.
Il nostro dialogo, sopra tutto il resto.
- Lei è la Preside di Hogwarts, vero? Voglio diventare come lei! …Credi che ce la farò, mamma, a diventare Preside di Hogwarts? –
- Certo che ce la farai, tesoro… tu sarai il migliore Preside di Hogwarts mai esistito! Ti conosceranno in tutto il mondo e sarai rispettato più del Ministro della Magia in persona! –
Ero ancora lì ad aspettare quel momento, a sperare che prima o poi la piccola profezia di mia madre potesse aver modo di rivelarsi esatta.
Allo stesso tempo sentivo dentro di me che senza Armando la scuola non sarebbe stata più la stessa e che, in fondo, un uomo confuso e pazzo come ero io non avrebbe fatto del bene alle giovani e influenzabili teste che vagavano per quelle solide mura.
Temevo che prima o poi, se avessi avuto davvero la possibilità di diventare Preside, sarei ricaduto nella mia infinita sete di potere.
Eppure il desiderio, anche dopo tutti quegli anni di assopimento, restava ardente nel mio cuore.
Non avevo mai sperato così tanto che Dippet decidesse di scrivere il mio nome come suo successore sul testamento.
- Credo che gli porterò una scatola di Cioccorane… - mormorai scherzosamente tra me e me.
Ma ero incredibilmente, inguaribilmente e dannatamente serio e intenzionato a conquistarmi quel posto sulla pergamena  accanto alle ultime volontà del mio collega preferito.
 

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