SPINN OFF FROM SIWA

di war
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maledetto il giorno.... ***
Capitolo 2: *** - Un' alternativa - ***
Capitolo 3: *** JEANS ***
Capitolo 4: *** Retroscena ***
Capitolo 5: *** Anello? No, grazie! ***
Capitolo 6: *** CATTIVA ***
Capitolo 7: *** X'MAS ***



Capitolo 1
*** Maledetto il giorno.... ***



Death Mask osservò il viso regale e solenne di Athena. Voleva disperatamente credere che la divinità ora perfettamente armonizzata in Saori Kido scoppiasse a ridere e gli dicesse che era tutto uno scherzo. Ai suoi danni. Ce lo aveva davvero scritto in faccia... Ma la Dea della Giustizia lo fissava, composta e remota, in attesa della sua risposta.
Aphrodite dei Pesci si stava quasi strozzando nel tentativo di non ridere, ma gli angoli della bocca si piegavano pericolosamente verso l'alto, ogni secondo di più, verso il tracollo.
Dal canto mio mi godevo tutte le espressioni facciali che il Santo della Quarta era in grado di produrre prima di sputare fuori quelle parole che la Dea attendeva.
Per le verità le attendevamo un po' tutti. Solo per sentirgliele pronunciare...
- Ai... Suoi ordini - girò sui tacchi e si diresse verso l'uscita della Sala del Trono saltando persino il cerimoniale dell'inchino alla Dea.
La Kido si rilassò un momento sul trono. Secondo me aveva davvero temuto che con la sua richiesta Death Mask desse di matto definitivamente. E preferisse l'infamia del tradimento una volta ancora.
- Saga, perfavore, lo accompagneresti fino a Beer Siwa? - mi chiese poi in un sospiro.
- Come desiderate, Athena. - dissi chinandomi al suo cospetto. - A proposito, come sta la Messaggera? - chiese poi con sincero interesse.
- Nekay sta bene, non ha nemmeno avuto le nausee che di solito infastidiscono tutte le donne nel suo stato anche se al momento non svolge più il suo compito in prima persona ma lascia che sia Attory a farlo. E' Kanon che si è scemunito più del solito. E' diventato un deficiente integrale!- ammisi a malincuore.
- Credo che diventare padre sia un'esperienza che cambia la vita... - disse comprensiva la Dea, passando sopra al mio modo indelicato di parlare di mio fratello.
- Sicuramente sarà come lei afferma, Divina, tuttavia secondo il mio parere, molto presto si troverà fulminato da qualche saetta. - riconobbi.
Athena sorrise mite.
- E' apprensivo e si rivela goffo più del solito, immagino -
Non ribattei nulla ma sapevo per certo che quello era solo un eufemismo... Ad ogni modo, adesso avevo tra le mani un'altra gatta da pelare.



- 'sta Minchia! - abbaiò Death Mask sputando a terra.
Eravamo giunti sotto le rosse mura che delimitavano la città di Beer Siwa.
- Non potresti prenderla come una nomrale missione per conto della Dea? - chiesi esasperato dal suo malumore e dalla sequenza infinita di parolacce e bestemmie che aveva tirato per tutta la durata del viaggio, riservandomi tra l'altro il suo umore peggiore. Più di una volta avevo accarezzato l'idea di spedirlo nell'Another Dimention. - Normale missione dicisti!?! Un sacco di merda di un anno e mezzo, ecco la mia normale missione! E chilla m'odia. M'odia ti dissi! Già da quando chill'altra squilibrata me la mise dint'è braccia! -
- Sei stato suo padrino al battesimo... - cercai di ricordargli.
- Pecchè me lo imposero, rammentasti? E chillo sgorbio nun solo mi pisciò su quell'affare, come si chiama? Smochinghe? Ma vomitò il latte che pareva 'n idrante! Pecchè non l'accisi allora? - chiese mentre ricordava e i suoi occhi si facevano rossi e assatanati.
Evitai di rispondere ma ringraziai ancora una volta Athena, Zeus, Ishtar, Nekay e chiunque avesse operato per scongiurare la tragedia, facendo sparire Nayal per tutto il giorno...
- Appunto! Nun tieni nulla a dire! - ringhiò
Come al solito era inutile tentare di placare il Saint del Cancro quando si trovava in quello stato.
- Maskie!!! - gridò la voce di donna sopra le nostre teste. Alzando lo sguardo vidi Ishtar sbracciarsi per salutare quello che riteneva essere a tutti gli effetti il suo uomo.
Per un momento pensai che quell'esagitata volesse saltare dalla muraglia, per fare il classico volo d'angelo fra le braccia di Death Mask, secondo la sua visione del trionfo amoroso. Realisticamente il Saint l'avrebbe lasciata spiaccicarsi a terra; o forse no?
Ad ogni modo quello che non mi sarei mai aspettato di sentire fu il mio parigrado gemere.
Poco dopo la ragazza, scesa per le vie tradizionali grazie agli dei, era incollata al muscoloso braccio del siciliano, riempiendo l'aria di cuoricini e altre smielatezze.
Sebbene avesse improntato il volto ad un cipiglio rabbioso notai che lui non la respingeva, piuttosto cercava di ignorarla. E improvvisamente capii che lui era solo mortalmente imbarazzato dai gesti di Ishtar. Allora era vero? Death Mask aveva un debole per l'Oracolo?
- Come sta Nekay? - chiesi dopo un po'.
- E' grossa come una mongolfiera! Pensa che Kanon le allaccia persino le scarpe! Beata lei, quando ero io ad essere all'ottavo mese invece ero in piena guerra con gli Dei e sono stata trattata malissimo! - si lagnò.
- Se non sbaglio la tua gravidanza è stata molto speciale... Chrono ti ha evitato un sacco di fatica... -
- Taci Maskie! Devo ricordarti come strillavi quando ti ho prestato il mio corpo per il parto? - chiese lei fulminandolo con uno sguardo viola e grigio.
Lui avvampò come un peperone.
- Ad ogni modo, come te ne sei accorta? - chiesi cambiando argomento e portandolo sulla ragione della nostra visita a Beer Siwa.
- Sapevo già che vedeva cose diverse, perchè riconosco lo sguardo di chi sta osservando un altro piano dimensionale, solo credevo fosse troppo presto ed io fossi una madre troppo apprensiva ma... Venite - ci incoraggiò Ishtar guidandoci verso l'interno della casa tempio che ospitava il celebrante e l'Oracolo.



I giardini erano freschi e pieni di fiori, con mio stupore vidi Kanon portare in braccio un bambino in lacrime. Aveva i capelli biondi, mossi e si stringeva al collo di mio fratello con forza.
Nekay camminava lentamente al suo fianco, l'avanzata gravidanza era evidente, ma lei era davvero serena e radiosa. Mi salutò e allungò le mani per stringere le mie.
- Saga! Non mi aspettavo saresti venuto anche tu! Che piacere vederti... - disse gentile
- Ti trovo davvero in splendida forma, anche se abbracciarci risulta un po' difficile. - dissi sorridendo spontaneo.
- Vuoi sentirlo? - sorrise lei.
- Come? - chiesi perplesso.
Lei allungò la mano e me la passò dietro la nuca per poi tirare il mio capo sul suo pancione.
Ci volle qualche istante ma poi lo sentii.
Un movimento.
Un calcio forse...
Mi sentii invadere da una serie di sentimenti contrastanti che mi riempirono gli occhi di lacrime. Non sapevo spiegarmene la ragione.
- Sei emozionato? Dopotutto è tuo nipote... - disse Kanon con un sorriso sbieco da presa per i fondelli.
La sua mano stringeva quella della messaggera, le dita intrecciate, in un'immagine semplice, ma che trasmetteva tutta la grandezza e la forza del loro legame, del loro amore. Quei due avrebbero camminato fianco a fianco per tutta la durata della loro vita.
Per un attimo mi sentii quasi invidioso di loro e mi ritrovai a pensare a quanto mi sarebbe piaciuto avere qualcuno da amare in quel modo. Qualcuno che fosse più concreto e raggiungibile della mia Dea. Ma dissipai alla svelta quel sentimento che rasentava l'invidia.
Credevo che Kanon si fosse istupidito ma in realtà non lo avevo mai visto più felice. Gli occhi erano luminosi e tutto il suo essere irradiava armonia; aveva dunque trovato la sua strada e il suo posto nel mondo, lascindosi indietro il fardello dei sensi di colpa e i sacchi di piombo dei peccati commessi. Al pari mio si era redento, anche se aveva percorso una strada diversa: la sua strada. Adesso potevo capirlo e accettarlo.
Annuii non fidandomi affatto della mia voce.
- Dai Keshet, basta piangere - disse Ishtar allungando le braccia verso il figlio che per contro si gettò fra le braccia della madre ricominciando a piangere.
- Su adesso il tuo uccellino sarà di certo in paradiso... - cercò di consolarlo la madre - Con altri uccellini e volerà felice in cielo, senza sentirsi solo... -
- Dahero? - chiese il piccolo tirando su col naso. Le gote erano arrossate e rigate da grossi lacrimoni, il moccio gli stava colando fin quasi sulle labbra. Ishtar lo ripulì amorevolemnte mentre Death Mask lo fissava schifato. Non era l'inizio più promettente se doveva lavorare con un bambino...
- Davvero, te lo dice la mamma, quindi devi crederle. - si intromise Nekay con dolcezza.
- Nayal? - chiese a quel punto Ishtar.
- E' ancora lì, ma non piange... - disse Kanon indicando la figura di una bambina che stava immobile davanti a un cumulo di terra smossa. Non mi ero accorto di lei fino a quando non ci era stata indicata. Aveva i capelli castani, legati in due buffi codini e indossava un vestitino di cotone e pizzi sporco di erba e terra. Era scalza e restava ferma a fissare il ramo dell'albero di limoni, vicino a quella che era presumibilmente la tomba del canarino.
Death Mask sospirò.
Si mosse verso la piccola, con passo deciso e marziale.
Gli disse qualcosa che non udimmo poi sollevò il capo e fissò anche lui lo stesso punto che Nayal continuava a fissare.
Sentii il Cosmo di Cancer incresparsi e il suo dito indice produsse la sinistra luminescenza che conduceva all'Ade.
Nayal spostò lo sguardo, seguendo il movimento di qualcosa che per noi era invisibile, poi le lacrime scesero sul suo viso e lei salutò con la manina.
Per tutti divenne chiaro che lei vedeva le anime dei trapassati. Poteva farlo anche per quelle degli uomini? Con un dono come quello, il mondo per quella bambina doveva essere più simile ad un inferno che non ad un luogo felice.
Ci avvicinammo tutti.
Gli occhi scuri della bambina erano fissi in quelli di Death Mask. Avevano un che di simile. Provai un brivido lungo la schiena. Forse Cancer non aveva tutti i torti, sebbene fosse una bimbetta non stava piangendo davanti a lui, che spaventava persino gente assai più grande, anzi pareva irriderlo e sfidarlo.
- Ha talento - riconobbe con una smorfia il siciliano.
- Puoi fare qualcosa per lei adesso o dobbiamo aspettare che cresca? - chiese Ishtar.
- Per addestrarla come si deve dobbiamo aspettare ancora qualche anno, per ora posso solo tenerla d'occhio. Non è spaventata dal suo potere e da ciò che vede: mi pare inutile essere noi a terrorrizzarla. E' solo un sacco di moccio che non capisce un tubo, 'sta minchia! - deceretò. Nayal lo ascoltò attentamente, ma alle ultime parole fece una faccia scura e poco dopo, seppure incerta sui suoi passi si avvicinò allo stinco di Death Mask e gli rifilò un calcio!
Mi appuntai che ero stato troppo ottimista.
La situazione era più ingestibile del previsto...
Immediatamente il siciliano l'afferrò per le vesti che aveva sulla schiena, la scosse brutalmente e se la portò ad altezza viso, fulminandola con uno sguardo che avrebbe impensierito anche me.
- Puddicino (Pulcino)! A mia devi rispetto! - disse
Nayal si morse il labbro e fece la cosa che tutti i bambini fanno quando si sentono troppo miancciati: si mise a piangere, strillando a pieni polmoni e perforandoci i timpani!
- Maskie! - sibilò furiosa Ishtar, mentre l'elettricità statica si raccoglieva intorno a lei.
- Nun chiagnere.... - borbottò il Saint preso fra due fuochi.
Forse Cancer non aveva tutti i torti a non volere questo incarico!

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Capitolo 2
*** - Un' alternativa - ***



Quando ricevetti l'incarico da parte dell'Oracolo delle Sabbie mi dissi che sarei di nuovo finita in un mare di palta e che andare al Santuario di Athena, a trattare con la Kido, mi avrebbe fatto venire la gastrite.
Apparentemente non si trattava di nulla di speciale, anzi era più che altro una visita di cortesia che dovevo fare e accertarmi della fedeltà di Athena a Zeus. Nulla di complicato e nulla che non avessi già fatto.
Menion mi avrebbe accompagnata fino all'aeroporto di Alessandra, dove sarei volata direttamente ad Atene avrei portato gli ossequi di Beer Siwa e del Divino Zeus.
Mi sarei dovuta destreggiare fra curiosi e pettegoli, non farmi coinvolgere in eventuali diatribe e soprattutto sorbirmi quelle cerimoniose riunioni-serate che non avevano molto di colloqui divini ma erano più simili a ricevimenti dell'alta società.
Avrei dovuto mettermi fili interdentali fra le chiappe, indossare stiletti al posto di scarpe, strizzarmi in abiti che erano una seconda pelle e... avrei dato fuoco a pizzi e merletti, toulle e ruote per gonne che erano così barocche da dover aver bisogno di un supporto per sostenersi!
- Allora sei pronta? - mi diede la voce Menion da sotto la mia finestra.
Mi affacciai e gli feci cenno di salire.
Il piccolo trolley da viaggio era ancora aperto sul letto, l'anta dell'armadio spalancata e accatastati sulla sedia e sul tappeto ci stavano diversi miei abiti. La mia camera non era mai stata così fuori posto.
- Che è successo? La terza guerra mondiale? - chiese Menion con gli occhi dorati carichi di stupore e allegria.
- Lo posso ammettere: sono in paranoia! - ammisi
- Per l'incarico? - chiese lui sollevando da una pila di vestiti un triangolino azzurro.
- Come mi devo vestire? - gli chiesi senza badare a quello che stava realmente facendo.
- Credi sia importante? Di solito tu non badi affatto a queste cose! - mi disse tirando i due listini laterali della stoffa azzurra e dando forma al perizoma.
- Davvero ti infili questa roba? A occhio e croce il mio braccio ci passa appena... - mormorò lui tenendo l'elastico teso con i pollici e gli indici che disegnavano una L.
Divenni viola quando mi resi conto di cosa stava maneggiando.
- Idiota! Io non gioco con le tue mutande! - sibilai dandogli una scoppola sul coppino.
- Mu- mutande? Quella strisciolina? Cos'è, hai sbagliato lavaggio? -
- Vai a cagare, Menion! Quella è considerata biancheria sexy! - sbuffai strappandogli le mie mutande dalle mani e nascondendole in valigia.
- Ecco, questo è il Messaggero che tutti si aspettano di vedere!- ghignò lui.
Improvvisamente capii.
Non era importante cosa io indossassi, o come mi presentassi o se fossi bella... Era importante quello che avevo da dire. Non era il messaggero ad essere importante, ma il messaggio. Io dovevo semplicemente continuare ad essere la stessa persona di sempre.
Mi sedetti a fianco del ragazzo, facendo cigolare le molle del letto.
- Grazie. - gli dissi sorridendo come sorridevo solo a lui da quando Ishtar era entrata nel Dome.
Lui mi arruffò i capelli con la mano, poi si alzò in piedi, come se quel gesto fosse stato troppo confidenziale o minacciasse di cambiare l'equilibrio che c'era fra noi. Equilibrio che tra l'altro non avevo capito in cosa consistesse. Io ero innamorata di lui da anni, ma lui vedeva solo Ishtar. Certo provava del sincero affetto per me, ma nulla di più. E personalmente non mi facevo illusioni. A me bastava vederlo e ricevere quello che lui era disposto a darmi per essere... contenta.
- Non so se tu avrai davvero la forza di cambiare il mondo, un giorno... Ma io prego affinchè il mondo non possa mai cambiare te. Ricordatelo. Tu sei... Vai bene esattamente come sei - mi disse fissandomi con una strana intensità. Gli occhi aurei mi avvolsero e mi parve di essere immersa in un caldo e sereno pomeriggio estivo.
- Che il Divino Padre ascolti la tua preghiera e la esaudisca come tu la vorresti vedere realizzata. - gli risposi sorridendogli di nuovo.
L'attimo si sciolse e lui riprese il suo piglio militaresco.
- Allora, cosa ti ci vuole a chiudere quella borsa? -

NDWar: chiarimento sul titolo
So che il titolo della raccolta non è stato scritto correttamente, ma siccome non so se esista un plurale di tale temine inglese e dopo una disquisizione a tale proposito con Daria, ho optato per creare qualcosa di solo mio.
Ho raddoppiato la N, così come nelle lettere commerciali si raddoppia la G quando si intende Signori.
Egr. sig. (Egregio Signore) diventa Egr. Sigg. (Egregi Signori)
Spin - off è diventato Spinn - off.
Prendetela come una gigantesca licenza poetica!

Per il resto spero che anche questa vi piaccia, doveva essere inserita in Siwa, proprio nei primi capitoli, il quarto per l'esattezza. L'attacco sarebbe dovuto avvenire di giorno verso la metà mattina e non durante la notte, ma poi, mi è piaciuta di più l'altra soluzione.
Ecco giustificato anche il titolo di queste righe

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Capitolo 3
*** JEANS ***



Accarezzai piano lo strumento musicale.
Il prezioso oro di cui era fatto pareva tiepido al contatto con le mie dita. I polpastrelli ricordavano perfettamente la sensazione che si aveva nel pigiare i tasti rotondi del flauto traverso...
Mi voltai verso il mio letto, fra le cui lenzuola azzurre giaceva ancora addormentato il corpo della ragazza.
Aveva sciolto i capelli che presentavano delle ciocche lisce e altre ondulate a causa delle trecce in cui erano stati raccolti. Si potevano vedere anche i vari colori che rallegravano il castano della base. Gli occhi erano privi di trucco ma non per questo le sue ciglia erano meno folte o lunghe... Era solo che tutto l'insieme richiamava dolcezza infinita e non la solita prorompente energia che Meridian trasmetteva quando era sul palco.
Fantasticai ancora sul fatto che data la sua bellissima voce forse Calliope l'aveva scelta come sua preferita o come sua ancella. Insomma, coinvolto com'ero con gli Dei speravo che in un modo o nell'altro lo fosse anche lei, in modo da non dover sempre raccontare un sacco di bugie e di scuse, che per la verità iniziavano a non stare troppo in piedi...
Avevo approfittato dell'assenza di Kanon e di Poseidone per invitarla alla Reggia. Ovviamente l'avevo bendata per portarla sul fondo dell'oceano adducendo la scusa che era una sorpresa e poi... Cos ami ero inventato per giustificare il lusso del palazzo di Poseidone? Non me lo ricordavo troppo bene, complice il vino e lei che mi ubriacava i sensi...
Portai il flauto alle labbra e iniziai a produrre la melodia. Era una composizione molto dolce e lenta, quasi una ninna nanna... Forse non era l'ideale come sveglia, ma non volevo che Meridian si svegliasse al brutale trillo di una sveglia.
- Continuo a sentire la tua voce
quando dormi accanto a me
Continuo a sentire il tuo tocco
nei miei sogni,
Perdona la mia stupidità,
non so perchè, ma
senza te è dura sopravvivere... -*
Canticchiò Meridian sulle note che stavo suonando, facendomi interrompere bruscamente.
Lei si sollevò a sedere, fra le lenzuola.
Mi rivolse un sorriso radioso, ancora addormentata e incurante che i capelli non erano abbastanza lunghi e coprenti per celare i suoi seni nudi. Il sole del mondo sommerso filtrava delicato dalla finestra, accarezzandone la figura con inconsistenti dita azzurrate. I suoi occhi castani erano la sola cosa che non ne subisse il riverbero.
- Non è stupido... Anche io... Sento le stesse cose... - ammisi posando il flauto e raggiungendola sul letto dove ci scambiammo un tenero bacio.
Avevamo deciso di prendere le cose con calma e andarci piano, ma il desiderio fisico di lei a volte era duro da imbrigliare e dormire abbracciati tutta la notte e coccolarci iniziava a non bastarci più… Poche ore dopo l'avevo riaccompagnata a casa, con la promessa di passare l'indomani a prenderla per una cena a base di pizza in un cartone e un paio di bottiglie di birra, da consumare in spiaggia, davanti al mare e seduti nella sabbia, fregandocene di sporcarci i vestiti. Lei amava queste cose, semplici e genuine ed anche io le riscoprivo, perchè attraverso i suoi occhi vedevo il mondo in modo diverso, migliore.



Quando entrai nella mia stanza restai raggelato sul posto.
Kanon stava in piedi davanti alla finestra. Aveva le braccia conserte al petto e non mi guardava. Brutto segno. Quando Kanon evitava il mio sguardo c'erano solo due ragioni al mondo: o era furioso o era tremendamente imbarazzato, ma la sua postura lasciava pochi dubbi che fosse la seconda possibilità.
Julian Solo invece pareva stare sui carboni ardenti. Tamburellava nervosamente le lunghe dita perfettamente curate sul ripiano del mio comò, producendo un suono simile ad una sentenza. Condanna, ovviamente. Per un attimo mi parvero due genitori, un po' apprensivi, un po' preoccupati e molto, molto scontenti di me.
Julian fissò Kanon, come se fosse in attesa di qualcosa, anzi, come se gli stesse ordinando di fare qualcosa.
Kanon gonfiò le gote in uno sbuffo esasperato.
Portò una mano alla tasca posteriore dei jeans e ne estrasse qualcosa che mi lanciò. Per riflesso condizionato lo afferrai al volo.
- Usali! - disse semplicemente allontanandosi dalla stanza a lunghe falcate.
- Kanon!?!?! - strillò Julian scandalizzato - Non è questo il modo!!!! - riprese furioso seguendolo lungo il corridoio e afferrandogli un braccio.
- Se non ti sta bene come l'ho fatto potevi fare da solo! - ringhiò il Marine. Poseidone era abituato a questo suo modo di fare, per quanto io lo ritenesse grezzo e irrispettoso e vi passò sopra l'ennesima volta. Però... Julian arrossì di botto e scosse il capo.
- Lo sai che non avrei mai potuto! - si giustificò. E questo era strano: Poseidone non si giustificava praticamente mai.
- Oh, bhe... Immagino che da qualche parte ci siano scritte le istruzioni per l'uso... Ci arriverà da solo... Credo... - si strinse nelle spalle Kanon per poi dirigersi velocemente verso la stanza che portava al mondo emerso.
- Se non ci arriva riterrò te il diretto responsabile, hai capito Kanon?! Ah, ma che te lo dico a fare?! Date le condizioni di Nekay a quanto pare nemmeno tu sei stato in grado di applicarle correttamente quelle istruzioni d'uso!!!! - strillò Julian picchiando rabbiosamente un piede a terra.
Estrasse poi il cellulare e compose freneticamente un numero di telefono. Poco dopo sentii la sua voce chiedere di passargli Hilda, cioè la Celebrante di Odino urgentissimamente...
Non capendoci un tubo mi strinsi nelle spalle, praticamente quasi dimentico della scatoletta che Kanon mi aveva lanciato e che ancora tenevo in mano...
Sfondo blu... C'era raffigurato un bottone che passava in un'asola di un paio di jeans...
Lo sguardo si soffermò per un momento sulla scritta
DUREX
poi, in giallo
FORMA EASY-ON
Che significava?
Corrugai la fronte, passando a leggere le parole in bianco, più piccoline...
6 profilattici
...
- BASTARDI!!!!!!! gridai in mezzo al corridoio prima di sbattermi la porta alle spalle e afferrare il mio flauto. Lo specchio rimandò la mia immagine dove i capelli erano in disordine, le gote rosse come il fuoco e lo sguardo febbricitante.
Era il caso di eseguire quanto prima e alla perfezione il mio requiem!!!!



NDWar: Anche questa è frutto di un mio cedimento psicofisico, quando ho cercato di figurarmi che tipo di donzella potesse essere quella adatta al piccolo dei mari…
La canzone è dei Grandaddy, ma non ricordo il titolo e spero che la mia traduzione dall’inglese non sia pessima come al solito!

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Capitolo 4
*** Retroscena ***


Retroscena del capitolo 8 -10

Mu arrivò alla mia Casa che mancava una mezzoretta all'appuntamento con tutti gli altri Saint, su alla Tredicesima.
Era sereno e tranquillo come sempre e mi sorrise cordialmente.
- Immaginavo di trovarti così. - mi disse osservando con disapprovazione la mia camicia Hawaiana completamente sbottonata e la chela dell'aragosta che mi stava dando del filo da torcere.
- Eheh... Spuntino... - mi giustificai aggiungendo - Vuoi favorire? -
Lui osservò il piatto di pesce che avevo davanti e relegò uno sguardo bieco alla bottiglia di vino bianco della Franciacorta...
- Faresti cosa gradita ad Athena se rispettassi la puntualità degli impegni. - mi sgridò come un genitore paziente ma severo.
- Tranquillo, manca ancora mezz'ora e io ho il dono di spostarmi alla velocità della luce! - sorrisi radioso.
- Andiamo, finirai dopo di ingozzarti! - mi disse arrabbiato, afferrandomi un braccio e trascinandomi verso il bagno sollecitarmi a lavarmi e vestirmi in modo consono. Non potevo arrivare alla Tredicesima con le mani che puzzavano di pesce, vero?


Venti minuti dopo passammo a prendere Saga che era di umore cupo e tetro.
Mu lo aveva perdonato, come avevo fatto anch'io e vederlo in quello stato ci dispiaceva.
- Stai ancora tormentandoti? - chiese l'Ariete, diretto come solo lui sapeva essere.
Saga sospirò.
- Non posso imprigionare i miei pensieri - ammise sistemandosi meglio l'armatura dei Gemelli sulle spalle.
Il rapporto che lo legava al suo Cloth era molto particolare. Non che non lo fosse per noi tutti, ma a volte, Saga dava l'impressione che ne fosse geloso come lo si poteva essere di una bella donna che ci appartiene.
- Tranquillo, facendo entrare in risonanza tutte e dodici le armature, ripuliremo di ogni negatività la loro aura e anche i nostri spiriti ne risulteranno rinfrancati. Ricordati Saga, che anche se sei il più grande di noi tutti, adesso non siamo più ragazzini, quindi su di noi puoi fare affidamento. Il peso delle responsabilità, condividilo! - gli disse Mu, saggio e antico come nella sua natura.
- Esattamente! Siamo amici, no? - diedi man forte.
- si, lo capisco... Ma è di me stesso che ancora non mi fido... - borbottò lui.
Cancer non c'era ma era fin troppo ovvio che si trovava alla Dodicesima ad importunare Aphrodite.
Aiolia, Milo, Camus e Shura sarebbero arrivati direttamente dai campi di addestramento...
Shaka e Dokko erano già alla Tredicesima in veste di Gran Sacerdote e di Primo Ministro.


Eravamo seduti in circolo, tutti e undici, davanti a noi c'erano i Pandora Box. Solo Aiolos mancava, ma il suo spirito puro e lucente pareva avvolgere l'aria introno a noi.
La prima armatura ad entrare in risonanza fu quella di Shaka. Era prevedibile data la sua condizione di asceta e grande meditatore...Poi quella di Libbra...
Quella di Gemini si illuminò, ma la sua luce era dissonante, come una nota stonata in una sinfonia...
Sparì davanti ai nostri occhi in un battito di ciglia.
Poi un Cosmo.
Simile a quello di Saga, ma diverso.
Kanon.
Saga scattò in piedi, gli occhi dilatati, l'espressione simile all'urlo di Munch...
- BASTARDO!!!! KANON, LURIDO CANE!!!!! FARO' UNA CRAVATTA CON LE TUE VISCERE!!!! IL MIO CLOTH!!!! IL MIO CLOTH!!!! - ululò il gemello redento. Il volto era paonazzo, le labbra arricciate in un ringhio, pareva avesse raggi laser al posto di iridi azzurro-verdi e cosa più inquietante nemmeno Arles aveva mai fatto tanta paura.... Forse redento non si era mica troppo...
- BASTARDO DOPPIOGIOCHISTA!!!! FECCIA!!! IGNOBILE VOLTAGABBANA!!!! MA TI TROVERO', STAI CERTO CHE TI TROVERO'!!!! E NON BASTERANNO LE GONNE DI ATHENA A SALVARTI!!!!- sbraitava un furibondo Saga.
- Calmati... - cercò di portarlo alla ragione Mu, ma l'intervento più decisivo venne proprio da parte del Santo dei Pesci che schiaffeggiò il Santo dei Gemelli ringhiando.
- Smettila di fare l'isterico. Stai dando una disdicevole impressione di te stesso. Cosa ne penserebbe Athena se ti vedesse? -
Pensai che ci scappasse la Galaxian Explosion e tanti saluti a tutti quanti. Saga era davvero spaventoso. Fui felice di non trovarmi nei panni di Kanon o di qualsiasi altro malcapitato ne avesse destata l'ira.
Saga si calmò di botto, ma noi tutti eravamo agitati. E se il suo lato oscuro si fosse risvegliato? Non era certo un mistero che lui fosse il Saint più potente tra noi Dieci. A suo tempo non era stato secondo nemmeno ad Aioros... Lo scoppio d'ira e la calma piatta mostravano la doppiezza del suo animo. Perchè lui non era cambiato. L'oscurità, come in Death Mask e in Pisces non era stata distrutta ma solo addomesticata... Fissai Mu preoccupato e poi Aphrodite, stupito dalla sua temerarietà che contrastava con il suo aspetto elegante e femmineo.
Saga lasciò la stanza in silenzio.
Poco dopo sentimmo una serie di Galaxian Explosion scoppiare in rapida sequenza... Ed io mi chiesi se della Terza Casa fosse rimasto qualcosa in piedi e se qualche povera anima si sarebbe dovuta di nuovo mutare nel muratore felice...
Athena arrivò quasi di corsa, allarmata.
- Cosa è successo? - chiese osservando le Dodici armature e registrando subito la mancanza di quella di Gemini.
- Kanon - sbuffò Camus che come al solito pareva poco interessato alla faccenda.
- Kanon? - chiese la Kido stranita.
- A quanto pare ha chiamato a se il Cloth di Gemini e Saga non l'ha presa bene - minimizzò Shura, che continuava a provare una profonda amicizia nei confronti del gemello.
- Uscitosene dalli gangheri, vero è! - sostenne Death Mask compiaciuto dallo sfoggio di potenza dell'uomo che aveva deciso di seguire anche se ne aveva riconosciuto l'inganno.
- Dov'è adesso l'Armatura? E Kanon? - chiese la Kido.
- E' in Egitto. Ma non riesco a trovare il punto preciso... Un cosmo che cosmo non è lo protegge. - annunciò Shaka, con gli occhi chiusi e la voce tranquilla.
- Forse c'entrano qualcosa gli adoratori di Zeus? - chiese Dokko preoccupato - Non sono forse loro che dominano le Sabbie dell'Egitto della Libia e della Tunisia? -
- Organizziamo un'ambasciata - dettò legge la Kido
- Credo che fra poco riceveremo notizie... Ma teniamoci pronti a ogni evenienza! - disse Aiolia.
Quando lasciammo la Tredicesima la mia preoccupazione e quella di Mu non era certo diminuita... Dopotutto toccava a noi passare dalla casa di Saga, mica agli altri!!!!


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Capitolo 5
*** Anello? No, grazie! ***



Dopo quella che poteva essere stata vissuta come la caduta dell'Olimpo, per le divinità rimaste era iniziato un periodo relativamente intenso, ma anche molto insolito.
Dopo l’estremo saluto alle divinità scomparse, Zeus aveva decretato che per via del suo Tradimento ad Ares restassero ancora sigillati i poteri, almeno finchè lui non stabiliva diversamente.
Eros e Afrodite che non erano intervenuti nello scontro, almeno in apparenza erano stati comunque castigati, perchè il loro non intervento, agli occhi di Zeus era parso comunque un non riconoscere appieno la sua autorità.
Eris, Demetra e Dionysus erano stati costretti a ricostruire ogni cosa avessero distrutto o compromesso con il loro operato. Zeus non voleva contemplare nessun fallimento: prezzo da pagare in tale caso sarebbero state le loro esistenze immortali.
Proserpina aveva ricevuto l'invito a trasferirsi sull'Olimpo, ma lei aveva preferito restare nell'Ade, dove si sentiva più vicina al suo scomparso marito e dove poteva piangere il suo lutto. Aveva inoltre sostenuto che quanto ciclo vitale predeterminato la morte non poteva scomparire dall'Umanità altrimenti il perfetto equilibrio cosmico sarebbe stato compromesso e Zeus si era visto costretto a darle ragione. Perciò la Dea aveva preso la reggenza degli inferi, pregando che in un altro dove e in un altro quando Hades avesse potuto fare ritorno.



Per quello che riguardava Apollo aveva deciso di prendere esempio dalla sorella e dal momento che si era ridestato in Abel avrebbe vissuto gli anni della vita mortale in quel corpo, studiando e riscoprendo come si faceva ad amare il mondo. Non che lo avesse mai realmente dimenticato, ma i suoi sentimenti erano molto divini e mal si relazionavano con quelli di un comune mortale. Ufficialmente viveva al santuario di Delo, ma non era raro vederlo passeggiare sul mercato rionale, trovarlo da qualche parte nella campagna a zappare il terreno o impegnato in qualche ateneo o altre volte a scrivere critiche d'arte...



Athena, incarnata in Saori Kido, aveva preso pieno possesso di quel corpo e della petulante e spocchiosa ragazzina era rimasto ben poco. Ora la dea della Giustizia, meritava a pieno titolo tale appellativo ed era sempre più spesso coinvolta in missioni di pace, ma non dimenticava mai, di andare a trovare un certo Seiya ogni volta che ne aveva la possibilità. Chissà quanto ci sarebbe voluto prima che lui capisse qualcosa...? Da quello che avevo saputo dal mio Marine di Dragon Sea la mia previsione (che si avvicinava all'eternità) era sbagliata. Lo sperai per mia nipote. Cosa che invece non mi fece per nulla piacere, poichè ridescriveva di nuovo i confini di noi divinità era stato apprendere che il mio Marine, quello che doveva mostrarsi assennato, competente, razionale ed esperto aveva... Aveva... Avrebbe avuto un figlio dalla Messaggera di Zeus. E dato che anche il giovanissimo Sorrento pareva essere in balia del richiamo ormonale era meglio prendere provvedimenti immediati!
Sfortunatamente tali provvedimenti causarono un po' di attriti alla mia pace domestica sul fondo dei mari. (Il requiem che Sorrento suona nello spin off nr. 3)



Ero di ritorno da una contrattazione con l'America, in cui grazie alla buona dialettica e alle doti persuasive che questo giovane corpo mi offrivano, avevo stipulato un contratto vantaggiosissimo per la mia flotta di trasporti. Paragonato ai tempi passati, era come se fossi riuscito ad aggiudicarmi la Via Delle Spezie.
Di nuovo avevo provato quell'impulso insensato e illogico.
Tenevo fra le mani un cellulare e sul display avevo già selezionato il numero di Hilda di Polaris. Perchè volessi condividere con lei i miei trionfi, le mie preoccupazioni o semplicemente perchè ogni tanto provassi il desiderio di sentirne la voce e la risata, morbida, avvolgente e sempre un po' amara non riuscivo a spiegarmelo. Io ero un Dio, lei un'umana. Anche se era una Celebrante, anche se aveva dei poteri speciali rispetto ad un semplice uomo restava una mortale...
Eppure, il coraggio che aveva dimostrato in battaglia...
La sua capacità di perdonare il male che avevo fatto a lei e alle sue genti...
Il suo animo semplice e dolce ma al tempo stesso forte... Come un delicato bucaneve che però ha in se la forza di perforare il terreno ghiacciato e fiorire... Così lei stava ridando ad Asgard la sua dignità e la sua bellezza.
Quando avevo visitato per la prima volta, non in veste di invasore, quelle terre mi ero sentito gelare. Solo freddo, ghiaccio e vento che sollevava una cortina di neve ghiacciata e te la sbatteva in faccia, quasi a schiaffeggiare l'insolenza di essere lì.
Eppure, il sorriso della Celebrante mi aveva fatto sentire... Caldo. La sua terra era stata invasa di nuovo, il suo popolo soffriva per le condizioni estreme del luogo, il suo Dio non era mai stato parco di lodi o di aiuti e lei doveva lottare anche contro il senso di colpa che la tormentava da quando era stata posseduta dalla volontà dell'Anello dei Nibelunghi. Sapevo, perchè me lo aveva confidato, che si sentiva come se fosse stata lei stessa ad uccidere Sigfried, con le sue stesse mani. Era stata lei a causare la caduta di tutti i valorosi guerrieri di Asgard... Non so quante lacrime avesse versato in solitudine, a me non era stato dato il privilegio di asciugarle... ma se mi fossi impegnato, forse avrei potuto impedirle di versarne di nuove. Questa era una cosa che Nekay aveva provato a spiegarmi, ma che solo quando vedevo lo sguardo affranto di Hilda, comprendevo.



Composi quel numero.



- Pronto? - la voce della ragazza mi arrivò stanca e distorta da scariche elettriche.
- Hilda? - chiesi
- Solo? - rispose lei sorpresa.
- Perchè non mi chiami Julian? - chiesi. Non mi piaceva quando lei prendeva queste distanze.
- Si, certo. Scusa... E' che stavo dormendo... - si giustificò.
- Come dormendo? - poi pensai al fuso orario e mi diedi del cretino integrale.
- Che ore sono lì ad Asgard? - chiesi sentendomi gelare.
- Circa le tre del mattino... - mi rispose lei.
Cretino. Solo, cretino.
- Scusa! Non ho badato all'orologio. Ho appena concluso un grosso affare e... -
- Capisco. Vuoi coinvolgere Asgard in questo nuovo progetto? -
Molto più che cretino. L'avevo messo sul piano della trattativa di affari. Cosa c'era di così difficile nel dire: Hilda, verresti a bere una cioccolata calda con me? Dopotutto avevo il corpo di un ventenne e non quello di un vecchio decrepito! Era colpa di quei sentimenti così umani che mi travolgevano: da quando avevo deciso di avvicinarmi alla razza umana! Era così esasperante, così irritante e seccante... Ma anche così entusiasmante lasciarsi coinvolgere... Le vite degli dei scorrono apatiche, con pochi avvenimenti che fanno ardere il sangue di passione... Mentre le vite degli umani... Sono scariche di pura adrenalina ad ogni respiro...
Non potevo permettimi di stare troppo a lungo in silenzio.
- Si, anche. Ma soprattutto... Voglio vedere te. - lo dissi. E mi sentii eroico. come se avessi trionfato sul campo di battaglia.
Silenzio.
Dall'altra parte del telefono solo silenzio.
- Hilda, ci sei ancora? - mi sentii in dovere di chiedere.
- Si, certo. Mi stai chiedendo un appuntamento? - chiese lei con un tono che non seppi riconoscere.
- Esattamente. Verrò a prenderti stasera, alle otto in punto e ceneremo nella mia Reggia Sottomarina. Non accetto un no come risposta. - dichiarai.
- Se rifiuto... Le terre di Asgard rischiano di finire come Atlantide? - domandò lei quasi preoccupata.
- No, certo che no... Però mi vedrò costretto ad effettuare un sequestro di persona. - dissi perfettamente conscio del fatto che il passato poteva essere accantonato ma non cancellato e che una diffidenza di fondo non sarebbe stata facile da eliminare dai pensieri e dallo sguardo della Regina del Nord.
- Allora non mi resta che accettare... Posso azzardare una richiesta? - disse lei.
- Prego. - concessi.
Stavamo un po' scherzando e un po’ facendo i seri.
- Nessun anello in dono. Mai più. - sentenziò lei.
Scoppiai a ridere fragorosamente.
- Sarò da te alle otto in punto. E nessun anello. Mai. Buonanotte. - posi fine alla telefonata.



NDWar: Ringrazio tutti i recensori e i lettori e ribadisco che questi spinn-off hanno la sola pretesa di strappare un sorriso!

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Capitolo 6
*** CATTIVA ***



Emisi un sospiro stanco. Quella notte non ero riuscita a dormire bene. Il caldo, quello eccessivo, non mi permetteva mai di riposare in modo conveniente. Va bene, era una menzogna bella e buona. Era l'idea di rivederlo, dopo mesi, che non mi aveva permesso di dormire. Ero emozionata e impaziente e volevo che fosse già domani, ma non lo avrei mai ammesso, con nessuno. Potevo farlo con me stessa perchè non ci avrei perso la faccia, ma con qualcun'altro proprio no! Lui sarebbe arrivato al Santuario e vi si sarebbe intrattenuto un paio di giorni. Poco tempo, pochissimo, però potevo rivederlo... Parlarci e magari anche toccarlo, abbracciarlo... Chissà se aveva sentito la mia mancanza. Io sentivo la sua, anche se andavo avanti ogni giorno il pensiero di lui era rilegato in qualche angolo remoto della mia mente e alla sera, prima di dormire e ogni mattina quando mi districavo dalle maglie del sonno, lui era lì. Il suo volto nei miei pensieri, le sue parole nella mia testa, il tocco delle sue labbra sul mio viso...
Ero insofferente.
Le allieve,quelle stupide mi risultavano essere più irritanti del solito.
Come se non sentissi le loro chiacchiere sulla mia isteria e sui miei metodi di insegnamento! Ma cosa si aspettavano? Che il nemico in battaglia riservasse loro gentilezze perchè donne? Allora non avevano capito un tubo su qual'era il vero significato di indossare una maschera!
- Certo che se ne sarebbe potuta scegliere una mano aggressiva. Quella mette paura! - piagnucolò l'ultima arrivata stringendosi al braccio della compagna. Mi venne voglia di batterla come un tappetino ma cercai di trattenermi e presi posto in cattedra.
Durante le mie ore di lezione non si sentiva volare una mosca ed io ero ritenuta il terrore che camminava fra i banchi.
Un po' mi piaceva questa nomea e forse davvero a dieci anni, quando era stato il momento di scegliere la maschera definitiva, non quella semplicemente bianca che portano le allieve, avevo scelto quella che mi aveva maggiormente messo soggezione.
Perchè volevo incutere timore nell'avversario e in chiunque mi si parasse davanti. Non ero mai stata un tipo accomodante e servizievole. Appena introdotta nel campo di addestramento femminile, essendo la più piccola avevo subito atti di bullismo che si erano rapidamente interrotti e non certo per l'intervento di qualcuno.
Avevo subito fino a che non avevo appreso. Appreso come picchiare e fare male. Attaccare con l'intento omicida. Non mi ci era voluto molto: avevo molta rabbia repressa in corpo. Erano bastate qualche ossa rotte e un paio di nasi sanguinanti per mettere in chiaro il concetto di non infastidirmi.
Dopo le lezioni teoriche scendemmo nell'arena.
Deboli.
Troppo deboli per me.
Anche se combattevo senza cosmo e senza armatura.
Mi sentii irritata, perchè consideravo quelle carenze come un mio fallimento.
- Non dovresti essere così severa con loro! Sono giovani e mancano di esperienza. - una voce maschile mi fece voltare di scatto.
- Fuori da qui! Gli uomini non sono ammessi! - ringhiai dirigendomi a grandi falcate verso la figura che stava comodamente seduta sul primo gradino dell'arena.
Per contro egli gettò indietro il capo e scoppiò in una risata genuina.
La maschera aveva i suoi vantaggi: nessuno aveva visto che ero arrossita e che le mie labbra si erano piegate ad un sorriso un po' ebete, come quello di ogni innamorato.
- Mi stai cacciando? - chiese a quel punto Attory, alzandosi in piedi. Nno un solo dubbio su chi fosse il disturbatore. La sua voce, io ero in grado di riconoscerla sempre. Lui invece era sconvolgente.
- Certamente! - dissi ergendomi fieramente davanti a lui. La maschera di nuovo nascose il mio stupore, la mia gioia e il mio desiderio di farmi abbracciare a abbracciarlo a mia volta.
- Quando finisci con le allieve? - chiese lui facendosi serio e lanciando uno sguardo in tralice alle ragazze mi resi conto che ormai la loro concentrazione era svanita e che i loro sguardi erano tutti puntati sul mio uomo. La cosa mi indispettì. Maledette!
- Ragazze! Arrotolate quelle lingue che sembrano tappeti e fate mille addominali, poi andate pure a studiare. Domani test di riepilogo! - Qualcuno gemette ma non si levarono altre proteste.



Camminavamo in silenzio, fianco a fianco.
Il sole stava tramontando ma ci restavano ancora delle ore di luce. Lo sbirciai di nascosto. Erano tre mesi che non ci vedevamo e se fosse stato possibile lui era diventato ancora più bello. Era più alto, con le spalle più ampie e i capelli meno biondi. Gli occhi grigi erano quelli di un uomo e la bella bocca si piegava ad un sorriso maturo e responsabile, non il ghigno da monello che aveva quando ci eravamo conosciuti.
- Ci porti buone nuove? - mi decisi a chiedere.
- Si. Tutto procede nella rinata pace e serenità. Gli uomini sono minacciati solo dai loro egoistici desideri e non da divinità ribelli o folli. Anche se non è un bene, di certo fa parte del processo evolutivo, quindi non dobbiamo essere zelanti nell'interferire. Ho già parlato delle nuove iniziative con Saori Kido e anche lei si dichiara favorevole alle novità che Poseidone e Apollo vogliono inserire.-
- Bene. Sono delle buone basi su cui costruire il futuro. - concordai ad alta voce.
- Stai facendo davvero un buon lavoro con quelle ragazze. Diventeranno in gamba.- mi incoraggiò lui
- A me sembrano delle incapaci, ma se ci lavoro con impegno ne caverò qualcosa di buono, o almeno lo spero! - ammisi, lasciando emergere le mie perplessità e i miei dubbi.
- Sei severa come sempre. - sorrise lui.
- Dici che esagero? - domandai poco convinta
- Mi manchi, Shaina. - disse lui, all'improvviso, fermandosi e prendendomi la mano. Quel contatto mi fece rabbrividire. Era come essere tornata in quel posto che idealmente chiamiamo casa. Il luogo da cui tutto era nato e dove tutto sarebbe finito, disegnando il cerchio della vita. Non riuscii a dire nulla.
- Mi manca tutto di te. Il profumo, il tocco, i rimproveri... So che per adesso non possiamo stare insieme, non come vorrei, però un giorno ci riusciremo, te lo prometto. - disse di nuovo lui, accarezzandomi il volto sopra la maschera.
- Lo so. Credo in te e se tu mi dici che staremo insieme, io non dubito che questo accadrà. E poi... Non è così male stare separati per qualche tempo. Ci permette di continuare a dimostrarci che anche senza il costante supporto dell'altro sappiamo andare avanti, ci premette di continuare ad essere l'io che forma il noi... Capisci? - dissi incerta. Non era facile spiegare quei concetti.
- Si, lo capisco benissimo. Siamo l'incontro di due mondi, non ti chiederei mai di annullare il tuo, ma solo di accettare e condividere anche il mio. Posso baciarti? - chiese lui
- Da quando lo chiedi? - mi informai perplessa. Di solito Attory esternava il suo affetto in modo anche piuttosto imbarazzante ogni volta che ne aveva voglia... Anche se in pubblico aveva imparato a contenersi. Però in quel momento eravamo soli...
Va bene, volevo un bacio! Non aspettavo altro che lui prendesse l'iniziativa!
- Da quando ho iniziato a pensare che... Anche se tu sei mia non devo dare per scontata questa cosa, perchè le vite che conduciamo potrebbero allontanarci e allora... allora io mi impegnerò per conquistarti ogni giorno, come se fosse il primo. - dichiarò lui con gli occhi grigi brillanti di convinzione.
In quel momento, la frasona ad effetto, tipo quel 'ti amo' che le ragazzine sospirano sui loro diari dalle pagine imbrattate di cuoricini ci sarebbe stata davvero bene, ma io... Non ero ancora pronta per dirla.
- Stupido! - sbuffai
Ma la stupida forse, ero io. Che non ero stata capace di chiedergli un bacio, quando lo desideravo comunque tanto.
Il momento passò e l'oscurità della notte ci abbracciò benevola.
- Andiamo, ho prenotato un ristorante giù al porto, così abbiamo ancora del tempo solo per noi due. Voglio portare con me quanti più ricordi possibili di te. - disse lui invertendo il senso di marcia e dirigendosi di nuovo verso il corpo principale del Santuario.
- Posso almeno farmi una doccia prima? Se non te lo ricordi vengo dal campo di addestramento sono sporca e sudata. - gli dissi. Non era che mi volessi imbellettare, non badavo a quelle cose, ma insomma nemmeno andare a cena puzzolente!
- Ma certo! Hai mezz'ora. Ti basta? - chiese lui fermandosi davanti alla foresteria dove era alloggiato.
- Mi basta, mi basta... A proposito, io ti amo - mi uscì così, come se fosse un normale saluto, una frase scontata, ovvia.
Le gote di Attory si tinsero di rosa scuro, anche sotto l'abbronzatura che rendeva la sua pelle simile al miele, i suoi occhi si sgranarono, diventando luminosi e lui sorrise, raggiante.
- Volevo dirtelo io per primo, cattiva! - protestò prima di riportarmi fra le sue braccia e sollevare la mano a togliermi la maschera...
Ma ero davvero così cattiva?

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Capitolo 7
*** X'MAS ***



WARNIN: Alcuni personaggi potrebbero, anzi sono sicuramente OCC.
Il tasso di demenza è davvero elevato!!!!


Kanon spalancò di colpo la porta della mia stanza. Gli rivolsi uno sguardo tagliente. Elkayam si era appena addormentato dopo la bellezza di un ora e dieci minuti che provavo in tutti i modi a fargli chiudere gli occhi.
Di solito i bambini nei primi sei mesi di vita mangiano e dormono. Di solito. Mio figlio no. Mi figlio mangiava e poi iniziava a fissarti con gli occhioni verdeacqua spalancati e iniziava a fare monologhi di versetti incomprensibili fino a poi iniziare a frignare quando aveva di nuovo fame.
Dormiva solo di notte.
Dalle undici alle sette di mattina, tutto filato.
Mia madre diceva che anche io facevo esattamente così.
Le avevo chiesto se aveva mai provato il desiderio di defenestrarmi e lei con un sorriso enigmatico mi aveva risposto: - Spesso. - Non fui certa stesse scherzando.
Ad ogni modo, Kanon ignorò il mio sguardo che lo minacciava di morte tra atroci tormenti e domandò.
- Dorme? -
- Parrebbe... - sussurrai.
- Parrebbe un corno! Sveglia El! - esclamò prendendo in braccio suo figlio, nostro figlio, e sbattacchiandolo rudemente.
- Ma sei rincitrullito di colpo!?!? - sbottai.
In risposta Elkayam iniziò un borbottio piagnucoloso di protesta ma poi realizzò che Kanon lo stava ampiamente coccolando e si limitò al suo solito chiacchiericcio fatto di gorgoglii e versetti.
- Kanon! - la voce squillante di Ishtar impedì ogni mia ulteriore protesta.
- Ishtar! Cercavi me? - chiese il disgraziato sorridendo angelico.
- Oh... Non vuole ancora dormire? - chiese rivolgendo uno sguardo materno e amorevole al fagottino che si agitava fra le possenti braccia del guerriero.
- Al solito. - borbottai prendendo segretamente le difese di Kanon.
- Ed io che volevo farti fare la parte dell'angelo, stasera! Avevo già preparato la tunica bianca e le ali di cartone dipinte in oro! - si lamentò mia cugina.
- Scusa? - chiesi non capendo, dal momento che mi ero persa dei passaggi.
- Massì! Ho appena convinto Camus a regalarci una bella nevicata in occasione della notte di Natale! - si esaltò lei raggiante. Seppi di non voler assolutamente sapere con quale ricatto ci fosse riuscita!
- Dai, venite di sotto così vi aggiorno sui particolari! - ci invitò lei prima di sparire oltre la porta.
Kanon rilasciò il fiato e guardò con amore il figlio
- Tu non lo sai ancora, piccolino, ma oggi hai fatto un magnifico regalo al tuo papà. - decretò per poi baciare la testolina di El.




Il dito indice di Ishtar puntò imperiosamente un punto preciso della stanza.
- A quali! T'Abbabbasunisti?! (ma che! Sei rimbecillita?!) - ringhiò Death Mask il cui Cosmo stava davvero per esplodere e con esso tutta la furia distruttiva del Cancro.
Ishtar puntò il dito di nuovo, in un gesto imperioso che non ammetteva repliche di sorta.
Vidi un grosso sacco di Yuta da cui spuntavano alcuni pacchi colorati e qualcosa di piuttosto ingrombrante di velluto rosso con qualcosa di non meglio definito di bianco e riccioluto, tipo una parrucca o... una barba posticcia.
Finalmente realizzai.
Non poteva... No, davvero... Ishtar non poteva chiedere quello a Death Mask! Ci avrebbe spediti tutti quanti nel Makkai!!!!
- Vuoi deludere Nayal? Glielo spieghi tu che Babbo Natale non esiste? - sbraitò l'Oracolo.
Vidi il Saint impallidire.
Aphrodite affondò il viso nelle sue rose, nascondendo la risata che minacciava di invadere la stanza.
Shura non sapeva che fare, guardando la spessa corda da scalatore che teneva fra le mani. Il suo volto inespressivo era inquietante mentre il lampo folle nei suoi occhi scuri testimoniava il suo dilemma interiore sul fatto di usare quella corda per strangolarsi, per strangolare l'Oracolo o per fare davvero quello che doveva misteriosamente farci.
Camus era pallido e stava mollemente seduto sul divano, come se avesse affrontato un'orda di invasori. Saga si era guardato bene dal venirci a trovare sotto Natale coprendosi con la giustificazione di troppi impegni per conto di Athena e del Santuario.
Milo aveva abilmente raggirato l'invito dicendo che avrebbe fatto di tutto per essere presente per il Pranzo di Natale ma non assicurava nulla per la Vigilia.
Insomma quasi tutti sarebbero arrivati a Beer Siwa il 25 Dicembre ed io fui certa che anche quei quattro che erano arrivati prima ora si stavano pentendo amaramente della decisione.



- Attory!!! Nun in firriari l’acca e la mecca (non girare da tutte le parti), Abbadduttuliati in chilla robba (avvolgiti sommariamente in quella roba)! - sbraitò Death Mask afferrando di malagrazia il braccio di mio cugino e spingendolo verso il costume da renna. - E tia! Dagli una mano! - sputò rivolto a me.
- Tranquillo, manca ancora più di un'ora, se Attory si veste adesso collasserà di caldo! - lo difesi sentendomi ringhiare contro qualcosa di poco gentile sulla mia progenie e su certe femmine che in realtà erano demoni, anzi peggio di demoni infernali perchè manco il Makkai le aveva volute.
- Ma com'è venuta fuori questa storia? - mi decisi a chiedere a mio cugino che aveva anche lui un'aria da martire.
- Credo sia stato Camus a parlare di Santa Claus quando Ishtar gli ha chiesto qualcosa circa le tradizioni Natalizie dei paesi del Nord. Secondo me la prossima volta prima di parlare di nuovo con l'Oracolo il Saint dell'Acquario si taglierà la lingua! -
- O se la congelerà... - riconobbi.
- Mi sento un idiota integrale a vestirmi da renna! Da renna, poi! Con quelle ridicole corna! - si lagnò mio cugino.
- Bhe, almeno Shaina non è qui e non ti vedrà fare quella magra figura.- riconobbi.
- Col cavolo invece! Shaina è già qui e mi ha quasi affettato con i suoi artigli quando gli ho detto che doveva vestirsi da Elfo! Si è ammorbidita leggermente solo quando ha visto gli occhioni di Keshet sbarluccicare e mi ha detto che lo faceva per i tre piccolini, anche se dubito che El possa capire qualcosa di questa pantomima assurda!- si rassegnò Attory con la solita dolcezza.



Alle nove e mezza, come da copione, ci radunammo tutti nel soggiorno, davanti ad un albero pieno di palline e luci colorate. Nayal era entusiasta e tutta eccitata della novità, Keshet pareva invece intimidito e restava attaccato alle gambe di Ishtar, osservando l'ambiente con curiosità e aspettativa ma senza avere il coraggio di prendere l'iniziativa come invece faceva sua sorella.
Aphrodite, con i capelli raccolti in una coda alta, acconciati in boccoli ordinati, una candela in mano e la tunica bianca e le due ali dorate sulle spalle poteva essere un angelo molto credibile, se sono fosse stato per il suo sguardo vitero, come se si fosse calato qulche pastiglietta di troppo. Era fermo difianco al camino, immobile come una statua di marmo e altrettato pallido.
- Sta minchia!!!! Imbecille!!!! Così finisco incastrato! Tira su! Tira su coglione!!! - la voce di Death Mask arrivò deformata attraverso il camino. Io e Kanon ci fissammo scoppiando a ridere in modo più silenzioso possibile.
Poco dopo spuntarono due stivaletti neri, una massa di peli bianchi e dei calzoni rossi.
- Nayal, Keshet! Guardate!!!! - esclamò Ishtar eccitata indicando la finestra dalla quale cadevano grossi fiocchi di neve ed io percepii il Cosmo di Camus lavorare....
- Wooohhhhh! - la piccola si spremette contro il vetro, come se potesse passarci attraverso e toccare la pioggia bianca, come aveva mormorato stupito il suo gemello.
Elkayam continuava a poppare dal biberon che Kanon teneva a portata della sua vorace bocca, fregandosene del mondo.
Death Mask riuscì a scivolare fuori dal camino.
- Ohohoh - più che una bonaria risata tipica di Babbo Natale parve un ringhio feroce.
I bambini si voltarono verso di lui. Notai la corda con cui era stato calato il sacco pieno di regali sparire su per il camino, opera di Shura che ci raggiunse giusto in tempo per vedere Keshet scoppiare in un pianto disperato e terrorrizzato davanti alla figura panciuta di Santa Claus e Nayal avvicinarsi senza timori e tendere le manine per essere presa in braccio.
Death Mask si chinò a prenderla in braccio, con un movimento fluido e stranamente gentile. D'altra parte quando si trattava di Nayal persino il suo cuore si ingentiliva.
- Putti come maschie (puzzi come Maskie) - disse la piccola dopo aver annusato per un po' lo straniero.
Fui lesta a riprendermi la piccola.
- T'accido. A tia e a mamma tua! - ringhiò Babbo Natale
- Deficiente! Ti ho detto mille volte di non fumare soprattutto quando vai vicino ai piccoli!!!! - strillò Ishtar mentre nella sua mano si concentravano le saette.
- E che minchia! Ci si scassava le palle su tetto a fare un cazzo! -
- Quelle parole!!!!!! - strillò l'Oracolo lanciando le saette che il Saint dribblò agilmente... Dell'albero di Natale non rimase che un mucchietto di cenere fumante, come pure della barba bianca e di parte del grosso pancione di ovatta....
Mezz'ora dopo, mentre ancora ci raggiungevano nel cortile le urla furiose dell'Oracolo e quelle di Death Mask, i bambini facevano la scoperta della neve, con Camus che pareva sul punto di piangere per l'umiliazione dell'impiegare così il suo Cosmo ma almeno Keshet aveva smesso di piangere, Nayal rideva felice rotolandosi nella neve come se non ne sentisse il freddo e miracolosamente Elkayam dormiva.



NDWar: Questo spin-off non era previsto ma la nevicata di questi giorni e il clima natalizio mi hanno dato l'ispirazione... O forse mi hanno solo fatta rimbecillire del tutto

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