Sunrise

di Martyx1988
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sunrise

CAPITOLO 1

“Ahi!! Zia Alice, mi fai male con quegli spilli”
“È il tuo primo giorno al liceo, Renesmee, non vorrai andarci vestita come una barbona?”
“No, ma…”
“Niente ma, signorina. Ho già dovuto modificare il modello originale perché tua madre lo riteneva esagerato”
Abito lungo di seta e giacca di cachemire, l’avrei giudicato esagerato anche io, pensò la piccola Renesmee. Che poi tanto piccola non era, a vederla. In teoria andava per i quattro anni, in pratica aveva il corpo di una quattordicenne. Una crescita accelerata dovuta alla sua natura di mezza vampira, che in molti aspetti della sua vita aveva dovuto imparare a nascondere, per proteggere la sua famiglia. Ciò in cui aveva avuto maggiori difficoltà era stata l’alimentazione. Sin da quando era dentro sua madre l’avevano nutrita di sangue umano, che poi aveva imparato a sostituire con quello animale, come era tradizione nella sua famiglia.
In preparazione all’inizio della scuola era stata poi costretta da sua madre a mangiare del cibo umano. apprezzava molto la carne, specie se poco cotta, il gusto era molto simile al sangue, a fatica si faceva andare bene pasta e pizza, proprio non le andavano giù le verdure. Ma, le avevano sempre detto, era un difetto di molti suoi coetanei.
Il fatidico primo giorno di scuola era poi arrivato, e Renesmee era pronta. La sera prima in casa Cullen si era tenuta una piccola festa privata dove aveva ricevuto in regalo tutto ciò che le sarebbe servito durante il liceo.
“Il regalo più bello deve ancora venire” le aveva detto sua madre, suscitando la sua impazienza talmente tanto che la notte non era riuscita a dormire. Non che ne avesse molto bisogno, però un buon sonno ristoratore dopo una festa come quella non le avrebbe fatto male.

In quel momento era in camera con sua zia Alice, che le stava sistemando l’orlo dei pantaloni neri con cui era riuscita a sostituire, insieme ad una sobria camicetta, l’abito lungo precedentemente scelto da Alice. I morbidi boccoli ramati le ricadevano sulle spalle, tenuti indietro da una treccia che le passava intorno al capo e terminava dietro la nuca, un’opera di Rosalie. Zia Rose era tra tutte quella che le si era affezionata di più, che l’aveva amata come fosse sua figlia prima ancora che venisse al mondo e che la viziava di più, regalandole ogni giorno qualcosa di nuovo ed estremamente costoso – ovviamente non abiti, a quello pensava Alice.
“Tesoro, farai tardi a scuola!” chiamò sua madre Isabella dal piano di sotto, dove si erano riuniti tutti i Cullen e i Swan. In quella casa non serviva urlare per farsi sentire, erano tutti dotati di un udito finissimo.
“Zia Alice, hai finito??”
“Sì sì, quanta impazienza!”
Appena sentì Alice mollare la presa sui suoi pantaloni, Renesmee si fiondò fuori dalla stanza e giù per le scale, recuperando nel mentre giacca e borsa.
“Dove vai così di corsa? Fatti vedere bene, no?”. Sua madre l’afferrò per un braccio con forza e grazia allo stesso tempo, costringendola a voltarsi verso gli altri membri della loro numerosa famiglia, che subito si prodigarono in elogi sulla sua bellezza e il suo abbigliamento.
“Se continuate così, arriverà davvero in ritardo a scuola”.
Suo padre, Edward Cullen, il suo salvatore ogni volta che la situazione lo richiedeva. Forse perché riusciva a leggere nella sua mente. Non aveva mai abusato della sua capacità contro di lei, anzi le era sempre venuto in soccorso, così Renesmee aveva imparato a pensare la cosa giusta al momento giusto.
“Il tuo regalo ti sta aspettando” continuò Edward con voce suadente, ammiccando alla figlia.
“Dove?”. La voce di Renesmee tradì l’impazienza di un’intera notte.
“In garage” sorrise il padre, facendole strada con un gesto ampio. Renesmee lasciò cadere a terra la borsa e corse verso il garage, aprì la porta con foga e le trovò lì. Due splendide moto, forse un po’ datate ma completamente tirate a lucido, corredate di casco e tutto il resto.
“Sono fantastiche!”. Corse a toccarle, accarezzarle come degli animaletti, ci montò sopra. “Da dove vengono?”
“Da una persona speciale” rispose la madre, arrivata insieme al resto della famiglia nel grande garage già zeppo di macchine di lusso. Il suo tono lasciò trapelare una punta di emozione nel rispondere alla figlia, il cui sguardo si illuminò ulteriormente quando capì a chi si stesse riferendo Bella.
“Jacob…”. I genitori le sorrisero. “È qui?”. Sembrava più una supplica che una domanda.
“No, Nessie” rispose Edward a malincuore. Il sorriso svanì lentamente dalle sue labbra. In fondo, cosa poteva aspettarsi. Era ormai un anno che non aveva più sue notizie. Se n’era andato senza dare una spiegazione, lasciando il branco nelle mani di Leah. Era stata lei a informarli della sua partenza. Si ricordava di aver pianto per giorni e giorni, da sola o tra le braccia di sua madre o delle zie. Poi un giorno si era convinta che prima o poi sarebbe tornato da lei, dalla sua Nessie, dalla bambina che aveva visto nascere, crescere, di cui si era preso cura in onore dell’amore che lo aveva legato per tanto tempo a sua madre.
Aveva sperato in un suo ritorno per il giorno del suo “quarto” compleanno, poi in occasione della festa per l’inizio della scuola, il giorno prima, ma niente. Eppure continuava a sperare.
“È tardi, Renesmee, ti conviene andare”
“Sì” rispose apatica, senza neanche tentare di capire chi le avesse parlato. Suo padre le si avvicinò porgendole borsa e chiavi della moto, quindi premette il pulsante del piccolo telecomandino che apriva il garage e lasciò spazio alla figlia, la quale, indossato il casco, sfrecciò via lungo il vialetto.

Occhi, tanti occhi, troppi occhi le si erano appiccicati addosso appena aveva sollevato il casco. Occhi che la invidiavano e di conseguenza la odiavano, quelli delle ragazze del liceo di Forks, occhi che la ammiravano, la studiavano, la assaporavano, quelli dei ragazzi. Renesmee trasse un profondo respiro per calmarsi, quelle occhiate le davano sui nervi, scese dalla moto e si mise la borsa a tracolla, liberando i capelli da sotto la spallina, e si diresse a passo svelto verso l'entrata della scuola, seguita da quei mille volti nuovi. Andò a vedere quale fosse la sua classe e iniziò a cercarla per tutto l'edificio, senza neanche pensare di chiedere informazioni a qualcuno. Per fortuna trovò subito l'aula, non c'era ancora molta gente dentro, eppure anche quei pochi presero subito a squadrarla. Tirò dritta verso un banco in fondo e vi si sedette, poi passò i minuti prima dell'inizio della lezione a guardare fuori dalla finestra. Arrivò la professoressa e venne il momento delle presentazioni alla classe, come tradizione. Quando fu il suo turno, sapeva cosa doveva dire, erano giorni che si preparava il discorso.
"Mi chiamo Renesmee Cullen, sono una cugina dei Cullen che vivono qui a Forks. Mi sono trasferita qui dalla costa est dopo che i miei genitori sono morti in un incidente"
Per completare il patetico quadretto, ricevette condoglianze da quasi tutta la classe, poche delle quali veramente sentite. Solo una ragazza in primo banco rimase in silenzio al suo posto, guardandola da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali decisamente fuori moda - certe volte si sentiva un po' come Alice. Nella sua mente, ringraziò quella ragazza.
A mensa sembrò che in ogni tavolo ci fosse un posto libero per lei, ma Renesmee scelse un tavolo solitario vicino alla finestra, con vista sui boschi intorno a Forks. Un senso di malinconia la pervase, ma continuò a fissare quel verde orizzonte, nella speranza di trovare un qualche segno di movimento.
L'ora di biologia del pomeriggio passò velocemente e presto fu il momento di tornare a casa. Inforcò rapidamente la moto e si mise il casco, ma prima di abbassare la visiera notò la ragazza occhialuta della mattina osservarla da dietro un albero, forse impaurita o imbarazzata. Non ci fece molto caso, abbassò la visiera e sfrecciò sulla strada, finalmente verso casa. Passò velocemente dalla centrale di polizia a salutare Charlie, suo nonno, che ormai non faceva più caso alla sua rapida crescita, poi si immerse nei boschi che portavano a casa Cullen.
Mancavano ancora poche centinaia di metri quando un movimento nella boscaglia attirò la sua attenzione. Inchiodò all'istante, sollevando mucchietti di terra ed erba, e si tolse il casco per osservare meglio. Un altro movimento, più vistoso, e poi un pelo rossiccio in mezzo al verde della vegetazione. I battiti del cuore di Renesmee accelerarono. Lasciò casco e moto dov'erano e andò in direzione del movimento, a cui ne seguì un altro e un altro ancora, che la portarono sempre più nel fitto del bosco, fino ad una radura coperta dalle chiome degli alberi. Avanzò lentamente verso il centro dello spiazzo, guardandosi intorno. Possibile che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione, che avesse inseguito solo una speranza e niente di più? Il fruscio delle foglie dietro di lei la fece voltare, e il cuore le esplose nel petto.
"Jake..." sussurrò a fior di labbra, quasi avesse paura che il ragazzo svanisse al solo pronunciare il suo nome.
"Ciao Nessie" le rispose sorridente. Avanzava verso il centro della radura dove si trovava Renesmee, era a torso nudo, coi capelli lunghi neri che gli ricadevano disordinati sulle spalle, un paio di pantaloncini sfilacciati a coprirgli le gambe fino al ginocchio. Era esattamente come un anno prima, la barba tagliata da poco, segno che doveva essere a Forks almeno da quella mattina. A pensarci Renesmee montò su tutte le furie.
"Solo adesso spunti, eh? Beh, sai che ti dico? Potevi restare in mezzo ai boschi o dovunque tu fossi, non ci sei mancato neanche un po', anzi, siamo anche riusciti a mandare via quei tuoi amici pulciosi che ronzavano intorno a casa. Non puoi immaginare che liberazione, senza più la vostra puzza di cane a infestare la casa, puah!"
Jacob rise divertito alle ingiurie mandategli dalla ragazzina, che però cercò di fare ancora di più l'offesa e la stizzita. Il ragazzo cercò di calmarsi e la guardò dritta nei morbidi occhi nocciola.
"Mi sei mancata anche tu, Nessie"
A quelle parole la maschera imbronciata di Renesmee andò in frantumi e la ragazza si gettò fra le possenti braccia di Jacob, scoppiando in un pianto liberatore.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ringrazio tutti quelli che hanno commentato, apprezzato ed esporto i loro dubbi (in effetti non penso che si possa andare in moto a 14 anni, ma vedetela da questo lato, il nonno di Nessie è il capo della polizia, chiuderà di certo un occhio ;-P)...continuate a commentare!!
Sunrise
CAPITOLO 2

Uno degli abeti più alti di Forks si trovava a pochi minuti dalla radura. Dalla sua cime si poteva godere della vista di tutta la zona, compreso il fiume e la baia di LaPush, la spiaggia più famosa della città. Renesmee intravide la scuola di Forks, la stazione di polizia e il centro della piccola cittadina. Insieme a Jacob era salita fin quasi in cima all'albero, incurante della resina che si era appicicata ai suoi vestiti nuovi e ai rami che qua e la aveva lasciato piccoli strappi nella stoffa. Era con Jake e nient'altro era importante. Il suo Jake. Si era sempre domandata cosa fosse veramente per lei quel ragazzo, e aveva trovato mille risposte possibili, ma nessuna certa. A volte lo sentiva come un fratello, altre come il suo migliore amico, altre ancora come mentore. Di una cosa era certa: senza di lui sentiva che mancava qualcosa. Come per sua madre, Jake le dava un senso di completezza, senza la quale non riusciva a vivere a pieno la sua vita.
Aveva poi sempre pensavo che per lui fosse lo stesso, finchè non le era giunta la notizia della sua partenza. In quell'anno senza di lui nella sua testa era sempre ronzato il dubbio che per Jake non fosse così indispensabile averla al suo fianco. E se si fosse sposasse? Non avrebbe avuto più molto tempo per lei, forse qualche visita sporadica insieme all'allegra famigliola, con tanto di pargoli. La sola idea le aveva sempre dato un fastidio tremendo e aveva tentato di scacciarla, ma la minaccia che qualcuna prendesse il suo posto nel cuore di Jacob la irritava terribilmente.
In quel momento, però, Jacob era lì con lei, appollaiato sul ramo del possente abete, e la guardava con tenerezza, tenendola per un fianco in modo da non farla cadere, quasi non sapesse della sua natura e delle sue doti atletiche. Quel contatto caldo le faceva comunque piacere e ma si sarebbe sognata di allontanarlo.
"Hai visto? Si vede anche LaPush" rise Nessie, voltandosi verso Jake.
"Sì, è bellissimo"
"Sei già andato dal branco?". Si sedette più comodamente sul ramo per guardarlo negli occhi, la manona calda di Jake non si spostò di un millimetro da dov'era.
"Quale dei due?". Risero insieme.
"Sì, sono andato da Sam e Leah, o meglio, sono venuti loro da me"
"E cosa ti hanno detto?"
"Bah, tante inutili feste di ben tornato e troppe domande, come se non sapessero dove sono stato"
"Io non lo so, Jake. Dove sei stato durante questo anno?"
"Sai, a volte essere completamente lupo ha i suoi lati positivi. Li avevo scoperti quando ero fuggito da Forks anni fa e avevo voglia di riprovare l'ebbrezza"
"E non potevi dirmelo, invece di andartene e lasciare i messaggi a Leah?"
"Mi avresti lasciato andare?"
"Certo che no! Voglio dire..non lo so...uff...". Sbuffò e abbassò per un momento lo sguardo, poi tornò subito a guardare Jacob. "Non puoi capire come mi sono sentita io"
"Allora fammelo capire"
Renesmee sospirò, poi tese la piccola mano e la posò sulla guancia di Jake. A quel contatto il ragazzo chiuse gli occhi e si concentrò sulle immagini che Nessie gli inviava nella mente. Per qualche minuto Jacob pianse, urlò e soffrì insieme a lei. Quando tornò alla realtà si concentrò sul viso e sul corpo della ragazza, impressionandosi di quanto fosse cambiata nei pochi mesi che era stato via, meravigliandosi di quanto fosse diventata bella e irresistibile ai suoi occhi, preoccupandosi di quanto a lungo sarebbe riuscito a tenere nascosti i suoi sentimenti. Con la mano che le cingeva il fianco la tirò a sè e le premette l'altra sulla nuca, affondando il viso nella folta chioma ramata, inembriandosi del suo profumo e del suo contatto. Nessie non si ribellò a quell'abbraccio, intreccio le dita nei capelli neri di Jacob e lo strinse con forza, quasi non volesse lasciarlo scappare.
"Potrai mai perdonarmi, Nessie?" le sussurrò all'orecchio mentre l'allontanava di pochi centimentri, per guardarla negli occhi.
"Solo se prometti che non mi lascerai mai più"
"Lo prometto"
"Allora ti perdono"
Tornarono ad abbracciarsi, Jacob indietreggiò con la schiena fino al tronco dell'abete e fece appoggiare Renesmee sul suo petto, sempre congendola con le forti braccia, quindi ricominciò a riempirsi le narici del suo profumo, mentre lei, con le dita sottili e delicate, disegnava il contorno della sua clavicola, provocandogli piacevoli brividi.

"Mamma, papà, guardate chi c'è?"
Renesmee aveva insistito tanto che alla fine Jacob si era lasciato convincere ad andare a trovare i Cullen, pur consapevole che ogni minuto passato in quella casa sarebbe stato peggiore del precedente. A quanto ne sapeva, e a quanto gli aveva detto Leah, non erano stati molto entusiasti delle moto che aveva deciso di donare a Nessie. Il suo ritorno poi, non sarebbe stata la migliore notizia che potevano aspettarsi quel giorno.
Gli tornò in mente quella notte di un anno prima, quando si convinse che doveva partire e lasciare Renesmee alla sua vita.

"Jake, Renesmee sta crescendo"
Lo sguardo di Bella era serio e impenetrabile, ma anche dispiaciuto per quello che stava per dire all'amico.
"Lo vedo, sembra quasi una dodicenne ormai" aveva risposto genuinamente.
"Ti vuole molto bene, lo sai?"
"Sì, me lo dice spesso"
"E sei sicuro che ti voglia bene come tu ne vuoi a lei?"
Non seppe rispondere alla domanda. Eppure se lo chiedeva da parecchio tempo ormai. L'avrebbe mai amato così incondizionatamente come lui amava lei?
Bella continuò. "Jacob, anche io ti voglio bene, ed è per questo motivo che ho deciso di parlarti. Secondo le previsioni di Carlisle, l'anno prossimo Renesmee avrà raggiunto la maturità per iniziare il liceo. Sarà la sua prima vera occasione di entrare in relazione con altra gente, altri umani. Non sappiamo che conseguenze avrà tutto questo su di lei, ma potrebbero essercene alcune dolorose per te"
Aveva pensato anche a quello. Jacob abbassò lo sguardo, aspettando che Bella continuasse.
"Nel caso in cui si prenda una cotta, o addirittura si innamori di un altro ragazzo, saresti in grado di lasciarla andare per la sua strada?"
Il corpo di Jacob iniziò a tremare, la sola immagine di Nessie tra le braccia di qualcun altro era insopportabile per lui. Le parole gli uscirono dalla bocca a fatica. "Non...lo so...ma non lo potrei tollerare". Cercò di calmare il respiro e di riprendersi.
"Mi aspettavo una risposta simile, e siccome amo mia figlia più di ogni altra cosa eccetto Edward, devo chiederti di allontanarti, in modo che nè tu nè lei possiate soffrire in futuro"
Gli spasmi aumentarono.
"E questa ti sembra una buona idea? Pensi che non vedendola io non possa soffrire?"
"Pensi che soffriresti meno a vederla vicino ad un altro uomo che a non vederla proprio?"
Jacob chiuse gli occhi con forza e scosse la testa vigorosamente. Bella gli si avvicinò e gli prese il viso fra le mani. Lo sentì rabbrividire.
"Jake, lo sto anche facendo per te. Hai già sofferto troppo a causa mia, non è giusto che succeda anche con Renesmee"
"Non hai proprio preso in considerazione la possibilità che possa amarmi"
"Certo che ci ho pensato, e probabilmente saresti la persona più giusta per lei, perchè il tuo sentimento è puro. Ma come madre ho anche il dovere di rispettare le sue scelte, e potresti non essere tu"
Jacob respirava a fatica, stava piangendo e tremava, non per il tocco gelido di Bella. Gli spasmi si stavano facendo sempre più incontrollabili, alimentati dall'idea di dover perdere nuovamente la persona che amava. Con molta calma, prese i polsi di Bella e ne allontanò le mani dal suo viso, le passò a fianco, diretto verso il bosco che circondava casa Cullen e, una volta in mezzo al verde, senza curarsi di togliersi i vestiti, si trasformò e iniziò a correre, diretto il più lontano possibile da Forks.

Lo sguardo che Bella gli lanciò non appena entrò in casa fu più eloquente di qualsiasi parola. Di certo non si aspettava un suo ritorno, figuriamoci presentarsi in casa con Renesmee. Quanto a Edward, sembrava volesse saltargli al collo da un momento all'altro. Probabilmente il suo pensiero fisso su Renesmee non gli andava molto a genio, come non sarebbe andato a genio a nessun padre. Cercò comunque di frenare la sua mente, per rispetto. Il resto della famiglia, eccetto la solita Rosalie, sembrò accoglierlo normalmente.
"Bentornato, Jacob" Carlisle gli strinse con vigore la mano e gli sorrise "Spero ci racconterai qualcosa dei tuoi vagabondaggi"
"Già, chissà quante cose interessanti può fare un cane in mezzo ai boschi: seguire piste, segnare il territorio, spulciarsi...". L'ironia di Rose non lo sclafì minimamente.
Alice gli si avvicinò danzando, con Jasper al seguito. "In questo momento mi stai molto antipatico, ci ho messo una giornata intera a trovare quella camicetta!"
Renesmee, dietro di loro, si portò una mano alla bocca per nascondere una risata, ma ottenne poco successo, attirando l'attenzione sia di Alice che di Jacob. Quando sorride è ancora più bella, pensò, mentre il suo sguardo cadeva involontariamente sul petto della ragazza, lasciato leggermente scoperto a causa di un bottone della camicetta che era saltato. Un ringhio sommesso arrivò subito alle sue orecchie e lo riportò con lo sguardo su Edward, sempre più furioso.
"Nessie, credo sia il caso che tu vada a cambiarti, quella camicetta ormai è da buttare". Ricevette uno sguardo irritato di Alice, cui non fece molto caso, e seguì con lo sguardo la figlia finchè non fu sparita in camera.
"Jake, avremmo bisogno di parlarti due minuti". Bella lo afferrò non molto delicatamente per un braccio e lo spinse fuori, seguita da Edward e, con lo sguardo, dal resto della famiglia.
"Poverino, non vorrei essere nei suoi panni" commentò Emmett, prima di tornare a guardare la partita di baseball.
I coniugi Cullen lo portarono esattamente dove un anno prima Bella lo aveva convinto, o costretto, ad andarsene, ma gli sguardi che lei e il marito gli lanciavano erano totalmente diversi.
"Come mai se tornato così presto, Jacob?" iniziò lei.
"Il tuo piano era che non tornassi proprio, o mi sbaglio?"
"Io l'ho fatto solo per il bene tuo e di Renesmee, ma evidentemente sei più masochista di quanto pensassi"
"Se amare una persona come io amo lei vuol dire essere masochisti allora sì, Bella, lo sono". Aveva alzato la voce senza accorgersene, quindi cercò di calmarsi. "Sentite, lo so che Nessie potrebbe non ricambiare, ci ho pensato per un anno intero all'evenienza, e ho capito che se davvero la amo, allora sarò felice per lei quando troverà l'uomo giusto, e mi accontenterò di quel poco di bene che, spero, mi vorrà ancora. Soffrirò, ma almeno lei sarà felice. E per quanto riguarda me..." si rivolse ad Edward "Ti chiedo scusa per quello che hai letto nella mia mente, ma non posso non notare quanto sia diventata bella e...adulta Renesmee. Dopotutto sono un uomo. Ma ti assicuro e ti prometto che non alzerò mai un dito su di lei senza che lo voglia. Per me è come una dea a cui sono devoto e la amo e la rispetto più di me stesso, come
rispetto te e Bella in quanto suoi genitori"
Il volto di Edward si fece più rilassato man mano che Jacob parlava, fino a stendersi in un sorriso alla fine del suo discorso. Si avvicinò al licantropo e gli poggiò una mano sulla spalla.
"Perdonami di aver dubitato della tua buona fede, Jacob, ma come tu sei un uomo io sono un padre e non posso non essere protettivo nei confronti di Renesmee. So che sei un bravo ragazzo e che le vuoi veramente bene e per questo conto su di te per aiutarla in questo momento"
"Aiutarla?"
"Nei suoi pensieri ho rivisto quello che è successo a scuola e non mi è sembratom si sia trovata bene. Gliene parlerò oggi, ma è più probabile che si confidi con te che con noi"
"Le starò vicino, te lo prometto"
"Grazie"
"Anche da parte mia" aggiunse Bella, abbracciandolo.
Si avviarono insieme verso casa, lasciandosi Jacob alle spalle, che trasse un sospiro di sollievo prima di seguirli.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sunrise
CAPITOLO 3

Il secondo giorno di scuola era iniziato esattamnte come il primo: il suono della sveglia, la doccia mattutina, la vestizione con zia Alice, il saluto alla famiglia e la partenza in moto. Il ritorno do Jacob aveva però dato nuova luce a quella giornara, tanto che, nonostante la spessa coltre di nubi che, come al solito, copriva i cieli di Forks, per Renesmee era come se splendesse il sole. Le aveva promesso che sarebbe venuto a trovarla dopo la scuola e che le avrebbe insegnato a prendersi cura delle motociclette e in particolare della Harley, la sua preferita.
Entrò con una manovra perfetta in uno dei pochi posteggi ancora liberi, spense il motore e si tolse il casco. Di nuovo una pioggia di sguardi la travolse, ma non ci fece caso. Dopo l'incontro del giorno prima, tutto era passato in secondo piano.
Udì dei passi venire nella sua direzione, e poco dopo una voce si rivolse a lei.
"Bella moto"
Renesmee aspettò un po' prima di voltarsi. Aprì leggermente le narici per odorare l'aria. Era pervasa da un profumo nuovo, diverso dagli odori che provenivano dagli altri studenti, che ad un vampiro avrebbero fatto venire l'acquolina in bocca. Era un odore dolce e intenso, una fragranza che sapeva di marmellata, di pane, di forno. Si voltò lentamente verso la fonte dell'odore. Un ragazzo poco più grande di lei osservava interessato la carrozzeria della sua moto. Aveva lineamenti fini, aggraziati, occhi blu profondi e capelli lisci color cenere. La carnagione pallida del viso era spruzzata sulle gote da un leggero rossore, forse dovuto all'aria frizzante che soffiava quella mattina.
Il ragazzo smise di guardare la moto per rivolgere l'attenzione a lei. Alzò un sopracciglio e piegò le labbra da un lato.
"Ma non è un po' troppo potente per una ragazzina del primo anno?"
"No, si guida facilmente" rispose Nessie dopo un breve tentennamento.
"Sei Renesmee Cullen, giusto?"
"Sì, ma tu come lo sai?"
"Mia sorella è in classe con te, occhiali spessi, silenziosa..."
"Oh sì, l'ho notata"
"Strano. Comunque, mi chiamo Jean Norton, ma tutti mi chiamano Johnny"
"Francese?"
"Canadese, Quebec, ma il viaggio fin qui non è lunghissimo. Mi ci sono trasferito con mia sorella Julienne dopo la separazione dei nostri genitori"
"Quindi tua sorella si chiama Julienne"
"Ma tutti la chiamano Jules"
"Beh, allora mettiamola così: tutti mi chiamano Nessie, o mi ci chiameranno, prima o poi"
"D'accordo Nessie, magari potremmo vederci nella pausa pranzo"
"Perchè no?"
"Grande, allora a dopo"
La salutò con un lieve ma aggraziato cenno della mano. Si sorprese a fissare Johnny mentre raggiungeva i suoi compagni e se rimproverò. Il suono della campanella la costrinse a correre su per le scale e lungo i corridoi della scuola, verso l'aula di chimica. Era quasi entrata quando sbattè contro qualcosa, o meglio, qualcosa andò a sbattere contro di lei e cadde a terra fragorosamente, al contrario di lei, che rimase stabile in piedi. Fu nuovamente inondata da quel profumo dolce che aveva sentito in presenza di Johnny. Guardando verso il basso notò una massa disordinata di capelli neri collegata ad un corpo accovacciato le cui mani cercavano qualcosa sul pavimento. Poco più in là, notò un paio di vecchi occhiali di corno con lenti spesse che le permisero di identificare la ragazza.
Nessie raccolse gli occhiali e si inginocchiò vicino a Jules per porgerglieli.
"Stai cercando questi, suppongo"
La ragazza sollevò lo sguardo e trattenne il respiro. Senza occhiali non era male, pensò Renesmee. Avvicinò ancora di più gli occhiali a Jules, che finalmente si decise a prenderli, prima di immergersi in un fiume di scuse.
"Mi dispiace tanto io...dovevo guardare dove andavo...ero in ritardo...che disastro...sono proprio sbadata...se posso fare qualcosa..."
"Va tutto bene, calma. Sono tutta intera, vedi? Tu piuttosto, nulla di rotto?"
Jules la guardò perplessa e sorpresa prima di risponderle. "No, tutto bene"
"Fantastico". Nessie si alzò e le porse la mano, che lei afferrò titubante.
"Tu devi essere Julienne Norton"
"Come lo sai?"
"Ho fatto una chiacchierata con tuo fratello in cortile, mi ha invitata a pranzo. E sai che faccio io?". Jules la guardò sempre più perplessa. "Io invito te"
"Norton, Cullen, avete intenzione di entrare o preferite continuare la conversazione dal preside?". Il rubicondo professore di chimica era in attesa sulla soglia, impaziente. Renesmee sorrise a Jules e insieme andarono a sedersi nell'ultimo banco disponibile.

Jacob la stava aspettando vicino alla moto. Eppure aveva specificato che sarebbe passato da casa sua dopo il suo ritorno da scuola. Il vederlo le fece comunque un estremo piacere e subito gli corse incontro ad abbracciarlo. Si sorprese però di non ricevere lo stesso trasporto, non era mai successo. Si scostò da lui per guardarlo negli occhi, aveva lo sguardo fisso sulle scale della scuola, dove Johnny e Jules erano rimasti. Anche i loro visi erano strani, Jules si stava coprendo il naso e la bocca con la mano e Johnny arricciava il naso.
"Chi sono quei due?" le domandò Jacob, inespressivo.
"Sono due miei amici...gli unici due miei amici...qui a scuola...sono fratelli, Jules e Johnny Norton"
"Non mi piacciono, lui soprattutto"
"Non sarai geloso, Jacob Black?"
Jacob spostò lo sguardo su di lei, la fronte corrugata in un'espressione preoccupata che fece allarmare anche Renesmee. Tornarono entrambi a guardare i due fratelli, che li salutarono con la mano per poi salire sulla macchina di Johnny e uscire sgommando dal posteggio. Jacob seguì l'auto con lo sguardo finchè non scomparve dal suo campo visivo. Nessie osservò il suo viso rilassarsi e lo sentì sospirare.
"Jake, qual è il problema?"
"Non lo so, ma non mi convincono"
"Nemmeno a me"
La risposta sorprese Jacob, che le rivolse uno sguardo dubbioso.
"Hanno un odore strano, diverso, tutti e due"
"L'ho sentito anche io"
"Ma la cosa che mi preoccupa è che...". Le era sempre risultato difficile parlare dei suoi impulsi. Jacob le prese una mano tra le sue, per incoraggiarla ad andare avanti.
"Nessuno dei due mi ha fatto venire...sete"

Eccomi tornata :) non posso promettere che Jacob non soffrirà in questa storia, anche perchè in parte è ancora solo un abbozzo...Ringrazio cmq tutti per i commenti e l'appoggio! Buona lettura!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Sunrise
CAPITOLO 4

"In che senso non ti fanno venire sete?"
"Proprio in quel senso, mamma, in che altri sensi secondo te??"
Erano tutti radunati nel grande salotto dei Cullen, compresi Jacob, Seth e Leah, che avevano ripreso sembianze umane, Stavano aspettando l'arrivo dell'altro alfa, Sam, per discutere sul da farsi.
La notizia di due nuove creature a Forks aveva allarmato non poco i membri della famiglia, specialmente Carlisle, che aveva affermato di non aver mai sentito di un'altra possibile famiglia di vampiri. Perchè altro non potevano essere Johnny e Jules, su questo erano d'accordo tutti.
"Eppure la loro fisionomia non era per niente simile alla vostra" stava spiegando Renesmee, seduta sul grande divano tra Jacob e Bella "Avevano un colorito normale, e Jules è anche arrossita quando l'ho scontrata. Inoltre è caduta a terra, cosa che un vampiro non farebbe"
"Un vampiro non respira nè si muove come un umano, ma per non destare sospetti impara a farlo" precisò Edward, appoggiato alla grande vetrata che dava sul bosco.
"Che siano anche loro mezzi-vampiri?" chiese Esme.
"Jacob, hai sentito i loro cuori battere?" si agganciò subito Bella.
"Eravamo in mezzo ad una folla di studenti, c'erano almeno duecento cuori che battevano"
"Non possiamo andare avanti a ipotesi". Edward era tornato in mezzo ai suoi familiari. "Dobbiamo trovare un modo per incontrare questi Norton e scoprire cosa sono"
"Io eJules siamo diventate abbastanza amiche durante le ore di scuola, magari posso portare avanti l'amicizia ed entrare in confidenza anche con Johnny"
Di fianco a Renesmee, Jacob si irrigidì e inspirò profondamente. La ragazzina lo guardò preoccupata.
"Tutto bene?"
"Sì, tutto bene" rispose il licantropo a denti stretti, portando lo sguardo da Nessie a Edward. Anche il vampiro lo guardava in modo strano.
"Direi che, ora come ora, è l'unica strada percorribile, nonchè quella che ci espone a meno rischi" concluse Carlisle.
Tutti annuirono e Seth e Leah si alzarono dal divano.
"Andremo incontro a Sam e gli spiegheremo le conclusioni cui siamo giunti. Se non fosse d'accordo, ve lo manderemo qui" disse Leah.
Carlisle annuì col capo prima di salutarli. Jacob si alzò poco dopo e si diresse a passo lungo verso la porta, senza dire nulla. Quando la mano di Renesmee gli afferrò dolcemente il polso, si constrinse a fermarsi e voltarsi. Nessie lo stava guardando con aria preoccupata, ma non gli disse nulla. Jacob sospirò e con l'altra mano prese dolcemente quella della ragazza.
"Vieni fuori un attimo" sussurrò, spingendola verso la porta. Prima di seguirla fuori, si scambiò uno sguardo con Edward, che non l'aveva perso di vista un attimo, ma soprattutto, ne era più che certo, non si era perso una parola dei suoi pensieri.
Si allontanarono il più possibile dalla grande casa, fino al limitare del bosco. Una volta arrivati, Renesmee si voltò per guardare negli occhi Jacob; aveva lo stesso sguardo preoccupato di poco prima. Il licantropo abbassò lo sguardo.
"Jake, ma che hai?"
Cos'aveva? Non poteva dirglielo. Anche se in cuor suo avrebbe voluto urlare al mondo intero il suo amore per lei e quanto lo disgustasse il fatto che sarebbe dovuta entrare in confidenza con un altro uomo. Il solo pensiero lo faceva ribollire di rabbia. Aveva capito dal primo sguardo le intenzioni di Johnny nei suoi confronti e quando Nessie aveva proposto di approfondire l'amicizia subito la paura di perderla l'aveva assalito, assieme ai ricordi della sua fuga.
"Jake, avanti, rispondimi" lo supplicò, sfiorandogli il mento per poterlo guardare negli occhi.
"Non...mi va molto a genio che frequenti Johnny Norton. Te l'ho detto oggi, non mi piace per niente"
Renesmee sorrise e lo abbracciò brevemente.
"Non devi preoccuparti per me, Jacob, so badare a me stessa"
"Lo so, Nessie, ma...è più forte di me. Se dovesse farti del male io..."
"Non gli permetterò di sfiorarmi neanche con un dito, te lo prometto. E comunque stai sottovaluntando la mia forza"
"Conosco la tua forza ed è considerevole. Quello che mi preoccupa e che non conosco la sua"
"Jacob, per l'ultima volta, non gli permetterò di farmi del male, se queste sono le sue intenzioni. Non preoccuparti ok?"
Il ragazzo annuì, pur non essendo per niente tranquillo. Nessie gli accarezzò la guancia inviandogli l'immagine di loro due sull'albero il giorno prima. Jacob non potè non bearsi nuovamente di quel momento.
"E comunque lo so che, qualsiasi cosa accada, il mio lupacchiotto verrà sempre a salvarmi"
"Te lo giuro sulla mia stessa vita, Nessie"
La abbracciò con un trasporto pienamente ricambiato da lei. Il calore di Jacob la faceva sentire al sicuro e il suo profumo di bosco, che ormai riusciva a riconoscere oltre il cattivo odore di licantropo che i vampiri non sopportavano, la faceva entrare in una sorta di trance che spesso, quando era piccola, l'aiutava ad addormentarsi. In più, dopo il suo ritorno, qualcos'altro la faceva stare bene tra le sue braccia e a contatto con il suo corpo. Sentiva il cuore batterle più velocemente e il corpo attraversato da una specie di scossa elettrica, Senza accorgersene, si trinse maggiormente al ragazzo e aumentò la morsa attorno al suo collo.
"Nessie..." sospirò lui.
"Sì, Jake?"
"Così finisce che mi strozzi" ridacchiò sui suoi capelli ramati, riscaldandoli col suo soffio caldo.
"Oh, scusa". La ragazza lasciò la presa e tornò con le piante dei piedi a terra, l'altezza considerevole di Jacob la constringeva sempre ad issarsi sulle punte.
Tornò ad osservare il licantropo, il suo sguardo venne attratto inspiegabilmente dagli occhi neri di lui. Le sembravano pozzi senza fondo, corridoi lunghi e bui in cui era inevitabile perdersi. Allo stesso tempo però, qualcosa la spingeva ad immergersi in quei cerchi neri, a scoprirne ogni segreto e meandro. Si avvicinò di un passo a Jacob, arrivando a solletcargli il petto col respiro. Le sue mani scorsero automaticamente lungo le muscolose braccia del licantropo fino alla sua nuca, dove intrecciò le dita con la folta chioma nera. Si alzò nuovamente in punta di piedi e sentì le sue grandi mani sorreggerla per i fianchi e addiruttura sollevarla, finchè i loro volti non furono alla stessa altezza. A quel punto le cinse la vita con braccio, come faceva quando era piccola, e l'altra mano volò alla nuca, su cui Renesmee sentì una leggera pressione che la spingeva verso il suo voltò. Si rese conto di quanto minima fosse la distanza fra loro quando il suo volto venne investito dall'alito caldo di Jacob, le cui labbra socchiuse erano ad un millimetro dalle sue. A quel piacevole calore chiuse subito gli occhi.
"Jacob..." sussurrò Nessie sulle sue labbra.
"Perchè?" domandò lui, senza allontanare il viso.
Renesmee aprì gli occhi, immergendosi più di prima nelle iridi nere del licantropo.
"Perchè cosa?". Gli sfiorò il naso col suo.
"Perchè lo stai facendo?"
"Non lo so...soltanto...me lo sentivo..."
"Cosa sentivi?"
"Di doverti toccare, ascoltare, annusare, percepire..."
"Baciare?"
Nessie spalancò gli occhi e in un attimo ritornò lucida. Aveva quasi baciato Jacob, l'uomo che una volta aveva amato sua madre. In quel momento tutto le sembrò un grandissimo sbaglio e un torto nei confronti del ragazzo. Si allontanò da lui e, seppur a fatica, distolse lo sguardo dal suo.
"Fammi scendere, per favore"
"Nessie..."
"Per favore". Aveva le lacrime agli occhi e tremava da capo a piedi. Nel vederla così e nel rendersi conto di aver approfittato di un suo momento di debolezza, Jacob si sentì un verme.
"Va bene, Nessie. Scusami"
"No, Jake, scusa tu"
La guardò correre verso casa mentre tentava di calmare le lacrime, e si accorse di aver raggiunto il punto di non ritorno.

Buonasera a tutte!!
Vi ringrazio dei commenti e vi prometto che coi due nuovi personaggi non cadrò nel banale (o almeno, proverò a non farlo, nel caso fatemelo notare)
Questo capitolo non era stato pianofocato così, specialmente nell'ultima parte, ma poi mi sono lasciata prendere dalla foga :)
Attendo i vostri pareri!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Sunrise
CAPITOLO 5

Quella mattina Renesmee arrivò a scuola con largo anticipo, la sua fu la prima moto a prendere posto nel posteggio davanti all'entrata e poche altre macchine le facevano compagnia.
Attese l'arrivo degli altri suoi compagni tenendo il casco saldamente in mano. Più passava il tempo, più la stretta diventava più forte, finchè un leggero "Crack" non le fece intuire che aveva esagerato. Lo lasciò sul sellino della moto con un sospiro, quindi prese a mordicchiarsi le labbra, seguite poi dalle dita.
Era nervosissima, lo avrebbe percepito chiunque intorno a lei. I suoi compagni non si arrischiavano nemmeno a salutarla. Li capiva benissimo, non lo avrebe fatto nemmeno lei se fosse stata in loro. Al minimo rumore di motore in lontananza si voltava a vedere chi stesse arrivando, ma la macchina che a lei interessava non si fece vedere fino a pochi minuti prima del suono della campanella. A dire il vero scoprì quale fosse la macchina di suo interesse proprio quella mattina, quando Johnny e Jules entrarono nel posteggio a bordo di una Impala rossa seminuova.
Johnny e Jules Norton erano i suoi obiettivi di quella mattina, scoprire cosa fossero quei due ragazzi era la sua missione, diventare loro amica il modo migliore per raggiungere lo scopo. Con Jules sarebbe stata una passeggiata, già il giorno prima avevano chiacchierato molto e iniziato a conoscersi. Era poco loquace come ragazzina, ma la sua presenza era piacevole e dopo un iniziale momento di imbarazzo si era rivelata un'ottima intelocutrice, come aveva sottolineato lo stesso professore di chimica.
Molto probabilmente anche Johnny Norton non sarebbe stato problematico, dopo tutto era stato lui il primo ad attaccare bottone, ad invitarla a pranzo, a farle capire che voleva conoscerla. Ma con Johnny non si trattava solo di diventare amici per scoprire cosa fosse. No. Johnny era la sua ancora di salvezza, il suo scoglio nella marea di sentimenti e sensazioni che in quel periodo la avvolgevano.
Odori, sapori, colori, tutto faceva ricordare a Nessie Jacob e le faceva pensare al pomeriggio del giorno prima, quando aveva smesso di pensare e aveva lasciato agire il suo corpo, che in preda agli ormoni adolescenziali aveva quasi rischiatodi rovinare un rapporto cui Renesmee teneva da morire, senza il quale non si sentiva completa. Non voleva macchiare la sua amicizia con Jacob solo per soddisfare le sue prime voglie, se così si potevano definire le mutevoli sensazioni che aveva provato. Doveva restare un legame puro, candido, come lo era stato dall'inizio, dalla sua nascita. Inoltre Jacob, il suo Jacob, non doveva più soffrire. Se lo era ripromesso il giorno in cui sua madre le aveva raccontato di quando erano ragazzi, in un periodo in cui tra lei ed Edward non andava bene, e Jacob era stato la spalla su cui Bella aveva pianto le sue lacrime amare. Ma durante quel periodo Jacob si era innamorato di Bella, conscio di non avere la minima speranza con lei. E aveva sofferto tanto per questo.
Forse, aveva pensato Nessie durante la precedente notte passata in bianco, qualcosa di lei gli ricordava sua madre e gli aveva impedito di reagire quando lei gli era saltata addosso.
Di nuovo ricordò il calore del respiro di Jacob sul suo viso, il muscoli delineati sotto le due mani, i capelli neti e setosi tra le dita, il suo cuore che batteva contro il suo petto, gli occhi neri a scrutare meravigliati in quelli nocciola di lei. Sentì il suo battito accelerare e il corpo tremare e con uno sforzo di razionalità si obbligò a ricacciare quei pensieri nei meandri più remoti della sua mente per concentrarsi su Johnny.
Stava entrando a scuola, seguito dai suoi amici e, notò Nessie, da un notevole numero di ragazze che non avevano occhi che per lui. Effettivamente era di una bellezza poco comune, che avrebbero fatto girare la testa anche alla più fredda e distaccata delle ragazze. Non a lei, non ancora, ma forse, conoscendolo meglio...
Si diresse con passo deciso verso il suo gruppo, c'era anche Julienne, un po' più in disparte. La vide e subito fece cenno al fratello. Nessie notò qualcosa nel viso di lui cambiare quando allo sguardo che le lanciò rispose con un sorriso e un gesto della mano. I suoi occhi si accesero di un blu intenso, elettrico e il viso di distese in un largo sorriso. Abbandonò senza troppi problemi il suo gruppo, con grande disappunto da parte delle ragazze, e la raggiunse.
"Ehi ciao! Che piacere vederti!" esordì lui con voce tremolante.
"Beh è un piacere anche per me, anche se non capisco tutta questa sorpresa. A scuola ci devo venire"
"Sì certo, solo che...ecco...dopo ieri e...dopo come il tuo ragazzo mi ha guardato..."
"Nononono non è il mio ragazzo, no! Assolutamente! E' solo un amico. Di famiglia". la precipitosità con cui rispose lasciò un po' perplesso Johnny, che comunque ci passò sopra dopo un nano secondo per riprendere il discorso.
"Oh tanto meglio...voglio dire, almeno non rischio la pelle a parlare con te"
"No no non c'è pericolo"
"Fantastico! Allora ti va se ci vediamo oggi a pranzo?"
"Certo, se a Jules fa piacere avere suo fratello fra i piedi". Nessie sorrise all'amica, che osservava da lontano. "Sei dei nostri a pranzo, vero?" le chiese.
Il viso di Jules si illuminò in un sorriso e la ragazza annuì freneticamente con la testa. Il suono della campanella ricordò a tutti gli studenti l'imminente inizio delle lezioni.
"Nessie, io vado in classe a prendere i posti, mi raggiungi lì?" domandò genuinamente Jules.
"Va bene, grazie, comunque arrivo tra pochissimo"
Jules annuì ed entrò di corsa a scuola, sparendo nella folla di studenti che la stavano imitando.
"Non ha mai avuto molti amici, o amiche" riprese Johnny mentre anche lui osservava la sorella entrare.
"Come mai?"
"Si sente...diversa, e ha paura degli altri e dei loro giudizi. Tu sei la sua prima vera amica"
"Beh, ne sono onorata, secondo me è veramente una ragazza speciale"
"Lo so, lei è speciale"
L'enfasi con cui sottolineò il verbo non sfuggì a Nessie. Speciale, chissà in che senso.
"E tu sei speciale quanto lei?"
"Avrai tempo per scoprirlo, ora conviene entrare in classe"
Penso proprio di essere sulla giusta strada, pensò Nessie, mentre seguiva Johnny dentro l'edificio. Si salutarono davanti all'aula di biologia, dove Jules era riuscita a prendere i posti al banco in fondo, vicino alla finestra. Come prevedibile fu la lezione più noiosa del secolo, incentrata sull'acqua e le sue proprietà, e ben presto lo sguardo de Nessie prese a vagare sul panorama che la finestra le permetteva di vedere. Il cielo grigio minacciava pioggia, come al solito, e un leggero vento spazzava via le prime foglie cadute per l'imminente arrivo dell'autunno. I boschi fuori città iniziavano a tingersi di tutte le tonalità di rosso e giallo, intervallate qua e là dal verde intenso delle piante sempreverdi. Renesmee andò ancora oltre, attraversò boschi e radure, fino a quel grande abete dove Jacob, due giorni prima, le aveva promesso che non l'avrebbe lasciata mai più. Di nuovo fu invasa dal calore di Jacob, dalla sua forza e dalla sua dolcezza, ed il cuore sfuggì al suo controllo ancora una volta. Cercò disperatamente qualcosa che la distraesse e, non trovando niente di meglio, si concentrò sul libro di biologia aperto davanti a lei.
"Tutto bene?" le sussurrò Jules sporgendosi verso di lei.
"Sì sì, solo un po' stanca, stanotte non ho dormito molto"
"Oh, capisco"
Jules tornò a scrutare il libro che aveva di fronte col viso appoggiato sulle due mani.
"Da quanto tempo siete qui a Forks?" le domandò Nessie improvvisamente. La ragazza sobbalzò e le rivolse uno sguardo a metà tra lo sorpreso e lo spaventato.
"Cosa...ah...ecco, siamo arrivati in tempo perchè Johnny iniziasse il liceo"
"Quindi più o meno tre anni fa"
"No, Johnny ha iniziato dal terzo anno"
Quindi era un anno che risiedevano a Forks. Nessie squadrò con attenzione la sua compagna di banco e le sembrò che avesse più degli anni che effettivamente aveva. Lo dicevano anche a lei, ogni tanto, ma la sua crescita esponenziale prima o poi si sarebbe fermata.
"Da dove venire di preciso? Tuo fratello mi ha detto Quebec, ma non si è dilungato oltre"
"E' un paese praticamente sconosciuto, forse neanche definibile paese. Poche case nella periferia di una grande città"
Non si arrischiò a chiedere quale fosse la grande città, il solo fatto che Jules non volesse specificare da dove venissero lei e Johnny era un chiaro indizio che stavano nascondendo la loro vera identità, la loro effettiva natura.
"E invece i tuoi genitori? Cosa fanno nella vita?"
A quella domanda Jules si irrigidì e fissò ancora di più lo sguardo sul libro. Doveva essere un tasto particolarmente dolente per suscitare quella reazione.
"Non fa niente, se non ti va di parlarne, non c'è problema" si parò Nessie, anche per evitare di destare sospetti. In fondo, c'era sempre Johnny a cui chiedere informazioni.
"Grazie" sussurrò Jules, chinandosi ancora più sul banco, in modo che i capelli neri le coprissero il viso.

Eccomi qua, non vi ho abbandonati :) Nessie sta iniziando a indagare, quindi non è un capitolo molto movimentato...
Ringrazio tutti i lettori e commentatori che continuano a seguire questa fic ;)
A presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Sunrise
CAPITOLO 6

Dopo il breve colloquio in classe, Renesmee non si azzardò a replicare con Johnny a mensa e la pausa pranzo trascorse quindi a parlare del più e del meno. Jules sembrava essersi rilassata e chiacchierò e rise insieme a lei e al fratello per tutto il tempo.
La lezione del pomeriggio era quella di ginnastica, durante la quale la professoressa divise la classe in squadre per un mini-torneo di pallavolo. Nessie si scoprì molto portata per quello sport, nonostante gli sforzi per limitare la potenza nei salti e la velocità negli scatti. Pensò divertita a sua madre, che le aveva confessato di essere sempre stata una frana a pallavolo, sia prima che dopo la trasformazione.
Arrivò il momento dello scontro tra la sua squadra e quella di Jules, che sembrava piuttosto nervosa in campo senza Nessie al suo fianco. Non si era tolta gli occhiali, che continuava a sistemarsi sul naso con fare agitato; i capelli neri erano legati in una coda disordinata da cui sfuggivano numerose ciocche.
La partita iniziò e vide subito la squadra di Renesmee in vantaggio. La ragazza notò che i compagni di squadra lasciavano poco spazio a Jules e cercavano soprattutto di coprirla, ma lei non sembrava farci molto caso. Decise allora che l'avrebbe fatta entrare in partita e la prese volutamente di mira. Effettivamente non sembrava molto portata per il gioco, non si muoveva di un passo dalla sua posizione e tutti i palloni che Nessie le lanciò caddero o finirono contro i muri della palestra.
All'ennesimo errore il capitano della sua squadra la rimproverò pesantemente.
"Allora, ti vuoi muovere? Sembri uno spaventapasseri impalato in un campo di grano! Per favore, togliti quella faccia da ebete e mettiti a giocare"
Nessie notò un cambio repentino nell'espressione di Jules, vide dietro le spesse lenti gli occhi farsi due fessure e le labbra si arricciarono leggermente, mostrando una dentatura perfetta e bianchissima.
La professoressa fischiò l'inizio dell'azione e la squadra di Renesmee servì la palla agli avversari, che la ributtarono facile nel loro campo permettendo loro di costruire l'azione e mandare Nessie ad attaccare. Il difensore dall'altra parte non riuscì a tenere la palla, che schizzò via verso il fondo della palestra. Era praticamente punto, se Jules non fosse partita ad una velocità umanamente irraggiungibile e non avesse recuperato il pallone con un colpo preciso e calibrato, che permise alla sua squadra di continuare il gioco. In meno di un paio di secondi fu di nuovo in campo. Il punto andò agli avversari, ma a Nessie importava poco. Quello scatto, la precisione di quel colpo, non erano da comune essere umano. Inoltre Jules non mostrava il minimo segno di stanchezza.
"Sei stata grande! Ma come hai fatto?!?" le domandò incredulo il suo capitano.
"Mi sono mossa" rispose lei semplicemente, per poi lanciare un'occhiata a Renesmee che la osservava attentamente dall'altra parte della rete. Subito abbassò lo sguardo e tornò in posizione. La partita continuò e trovò le due squadre quasi alla pari. Jules non si esibì più in recuperi impossibili ma diede una notevole mano alla squadra a risollevarsi. Nessie non la perse mai di vista, la osservò in ogni singolo movimento, preciso e potente, calibrato ed efficace. Non potè non vedere in lei il modo di muoversi della sua famiglia, il suo modo di muoversi, tipicamente da vampiro. Che anche lei lo fosse? E Johnny? La bellezza del ragazzo era indubbiamente particolare e forse il modo sciatto con cui si vestiva Jules era solo una copertura per la sua. Si accorse che i suoi sguardi verso di lei si erano fatti insistenti e che Jules li stava ricambiando con la stessa intensità, così decise di abbassare lei per prima gli occhi e puntarli verso qualcos'altro che non fosse Jules. L'aveva smascherata? Aveva notato in lei le stesse cose?
La campanella decretò la fine della giornata scolastica e delle sue indagini, per quel giorno. Non si era però aspettata l'invito al bar di Johnny.
"A-adesso?" domandò lei sorpresa.
"Sì, sempre che tu ne abbia voglia e non abbia niente di meglio da fare"
"No, non devo fare nulla. Ok, allora! Viene anche Jules?"
"Ha detto che è stanca e torna a casa"
"Oh, è un peccato"
In realtà la cosa le veniva bene, perchè così poteva parlare liberamente con Johnny e continuare a indagare. Dopo aver avvisato a casa che sarebbe tornata un po' più tardi lasciò la moto nel posteggio della scuola e prese posto sul sedile del passeggero della Impala, che sfrecciò lungo la strada fino al centro di Forks. Entrarono in un grazioso locale giusto prima che fuori scoppiasse il temporale e ordinarono due cioccolate calde.
"Guarda che tempaccio" iniziò Johnny guardando fuori dalla vetrata "Forks non sarebbe tanto male, se non fosse per il fatto che piove sempre"
"Prima o poi ci si fa l'abitudine"
"Non deve essere facile per te"
L'affermazione spiazzò Renesmee. "Cosa?"
"Venire a vivere in un posto del genere dopo che hai passato tutta la vita in posti più normali"
Nessie si ricordò della copertura. "Oh, beh, non poi così tanto. Voglio dire, ho abitato più che altro a New York e, con tutti quei palazzoni, il sole lo si vedeva poco lo stesso"
Johnny sorrise e tra i due calò un attimo di silenzio. Nessie ne approfittò.
"E invece com'è il Quebec?"
"In generale più assolato, ma da dove vengo io il tempo non era molto diverso da quello di Forks, anche se le piogge erano notevolmente meno"
"Quindi anche voi vedevate poco il sole"
"Esatto"
"Quei pochi giorni di sole che ci sono qui noi li sfruttiamo per fare delle gite in montagna"
Era la giustificazione che i Cullen avevano sempre dato per le assenze scolastiche durante le giornate senza nuvole.
"Sarebbe piaciuto anche a noi, i paesaggi del Quebec sono meravigliosi. Ma per i nostri genitori la scuola veniva prima di tutto"
"Sono tipi molto ligi al dovere, quindi"
"Già, molto". Il volto di Johnny si incupì, esattamente come quello della sorella la mattina. Doveva essere una situazione davvero problematica se anche lui era restio a parlare della sua famiglia. Si disse che per quel giorno aveva raccolto abbastanza informazioni e decise di far proseguire il pomeriggio all'insegna delle chiacchiere più disparate, cosa che, notò Nessie, a Johnny fece più che piacere.
Approfittarono di un momento in cui la pioggia smise di cadere per risalire in macchina. Johnny accompagnò Nessie fino al posteggio del liceo e, da vero galantuomo, le aprì la portiera per farla scendere, porgendole anche la mano. La ragazza la prese divertita, e sentì la pelle del ragazzo leggermente più fredda della sua, ma non se ne curò.
"Beh, grazie per il piacevole pomeriggio allora" disse lei.
"Grazie a te per aver accettato l'invito". Lo sguardo di Johnny si fece più intenso e, secondo Renesmee, sensuale. Ne fu attratta, ma anche spaventata. Qualcosa di famelico si celava dietro quegli occhi.
"Allora a domani". Mosse pochi passi verso la moto prima che Johnny la agguantasse per un polso e la imprigionasse tra le sue braccia, il suo corpo e la macchina.
"Pensavi che ti avrei lasciato scappare così?"
Renesmee venne investita dal dolce profumo di Johnny e si perse completamente nelle sue iridi azzurre, che la fissavano con desiderio. Si sentì il fiato corto e percepì quello di lui sul volto, che si fece più vicino ad ogni secondo che passava, finchè le loro labbra non si incontrarono. Nessie si irrigidì, qualcosa dentro di lei le stava dicendo che era sbagliato e subito l'immagine di Jacob prese forma nella sua mente. Ma non la incentivò a staccarsi da Johnny, anzi la convinse a lasciarsi andare. Il ragazzo si era fatto più insistente già da parecchio e lei decise di accontentarlo, dandogli il permesso di esplorare la sua bocca. Anche il sapore di Johnny era dolce, fruttato, e lo gustò fino in fondo. Se ne saziò velocemente, quindi allontanò il ragazzo. Si guardarono per qualche istante, lui ancora voglioso della sua bocca, al contrario di Nessie. Un velo di delusione coprì i suoi occhi.
"Devo andare a casa" si congedò lei, passando sotto il suo braccio. Raggiunse la moto, indossò il casco e montò sul veicolo senza mai voltarsi indietro, consapevole di avere gli occhi di Johnny puntati sulla sua schiena.
Non era stata una grande mossa lasciarsi andare al bacio, non così presto almeno. Poteva aver compromesso le sue indagini sui Norton. Ma la vocina dentro di lei non le diede la stessa motivazione e riprese a farle passare davanti le immagini di Jacob. La accompagnarono per tutto il tragitto verso casa.

Pardonne moi per l'attesa, ma sono dietro anche ad altri progetti, però non abbandonerò mai questo :)
Ringrazio tutti gli innumerevoli lettori e i fedelissimi commentatori, aspetto con ansia i vostri pareri su questo capitolo!!
A presto!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sunrise
CAPITOLO 7

Rabbia, frustrazione, confusione...era questo che provava Renesmee mentre tornava a casa con la sua moto. Sin dall'inizio del suo viaggio di ritorno aveva cercato di concentrarsi sul rombo del motore, per distrarsi da quel sentimento che più di tutti la tormentava: delusione. Era delusa da se stessa, dal suo comportamento e dalla sua debolezza.
Sin da quando era bambina si era sempre immaginata il suo primo bacio come qualcosa di romantico, con un tramonto da sogno sullo sfondo e una colonna sonora come quelle dei film d'amore. Invece era stato una cosa squallida, non sapeva nemmeno lei come definirlo se non così. Nonostante tutti i suoi sforzi per farsi piacere Johnny, l'unico uomo tra le cui braccia voleva essere in quel momento era Jacob. Ma con che faccia sarebbe andata da lui dopo quello che era successo quel pomeriggio? Con che occhi l'avrebbe guardato?
Arrivò a casa troppo presto per i suoi gusti, e c'era troppa gente, e lei voleva solo stare sola. Ma soprattutto c'era l'unica persona che in quel momento non doveva esserci, ossia suo padre. Probabilmente era già riuscito a leggerle nei pensieri, perchè l'ultima cosa che in quel momento le riusciva era nasconderli.
"Bentornata, Nessie!" la salutò suo zio Jasper dal portico con la mano.
La sua salvezza.
"Ciao zio Jazz! Ti va di aiutarmi?"
"Tutto quello che vuole la mia nipotina!"
"Ti va di batterti con me?"
La richiesta spiazzò non poco Jasper, che per qualche istante non seppe che rispondere. Fu lo sguardo supplice di Renesmee a convincerlo.
"Va bene, va a cambiarti che ti aspetto"
"No, resto così"
"Se Alice ti vede tornare con tutti gli abiti strappati..."
"...avrà un motivo in più per comprarmene altri"
"Ottima risposta"
In breve raggiunsero una piccola radura vicino alla grande casa, dove avrebbero potuto muoversi in libertà. Jasper lasciò a Renesmee la prima mossa e in un attimo la ragazza gli fu addosso. Nessuno dei due risparmiò colpi, iin ognuno di essi misero tutta la loro forza sovrumana, così imponente che sarebberò morti all'istante se fossero stati dei comuni esseri umani. Ma non era da Renesmee essere così cattiva. Le volte che Jasper l'aveva vista battersi con Edward o Emmett aveva sempre combattuto col sorriso sulle labbra e la risata in gola. Ma quel giorno dalla sua gola uscivano solo ringhi animaleschi e il volto era contorno in una smorfia di rabbia. Un'espressione che non aveva mai albergato sul volto di Renesmee.
Con non poca fatica riuscì ad immobilizzarla a terra e tentò di calmare il suo animo, ma la frustrazione di Nessie era troppo grande per essere estirpata del tutto.
"Nessie che succede?" le domandò senza lasciarla andare.
"Niente, che cosa sarebbe dovuto succedere?" rispose lei vaga.
"Perchè hai chiesto a me di combattere con te? Di solito chiedevi a Emmett o a tuo padre"
"E' vietato ogni tanto cambiare compagno?" Renesmee iniziava ad innervosirsi a tutte quelle domande.
"Non intendevo questo, ma si vede lontano un miglio che c'è qualcosa che non va"
"Papà ti ha insegnato a leggere nel pensiero degli altri? Beh se così fosse allora sta alla larga dalla mia testa e fatti gli affari tuoi!"
Con un ultimo sforzo Nessie riuscì a togliersi di dosso lo zio e a rimettersi in piedi, per poi dirigersi verso la foresta.
"Dove stai andando, Nessie?"
"A caccia! Pensavo sapessi leggere nei pensieri"
Jasper non ribattè, ma tirò un grosso sospiro e si lasciò cadere con grazia sull'erba umida, pensando a come spiegare l'atteggiamento della nipote a casa.
"Non sarà necessario, Jazz" lo rassicurò la voce di Edward da dietro. Si voltò giusto in tempo per vederlo sedersi accanto a lui.
"Sai tutto suppongo. Anche più di me"
"Era abbastanza inevitabile, i pensieri di Renesmee erano talmente forti e contrastanti che era impossibile non sentirli"
"Doveva essere davvero sconvolta allora"
"Come un'adolescente che ha dato il primo bacio"
Jasper si voltò a guardare il fratello, confuso. Dallo sguardo che Edward gli mandò in risposta, comprese che non era una metafora.

Saziò la sua sete in breve tempo, ma rimase a girare senza meta per il bosco fino a notte fonda, sporcandosi ulteriormente di fango e strappando i suoi vestiti che continuavano ad impigliarsi nei rami. Più volte dovette cambiare rapidamente direzione dopo aver percepito un forte odore di lupo, presa dal terrore di trovarsi improvvisamente faccia a faccia con Jacob.
Nonostante tutto, però, Nessie sentiva terribilmente la sua mancanza. Cercò di resistervi per tutto il pomeriggio, ma a notte ormai calata si ritrovò quasi per caso all'imbocco della riserva di La Push. La strada sotto i suoi piedi era fangosa e piena di pozzanghere e non c'era nessuno in giro. Proseguì come un automa fino alla piccola casa dei Black. Le luci della cucina erano accese e da essa proveniva il chiaro suono di risate non trattenute. La sagoma imponente di Jake si stagliava contro la tenda e Renesmee lo vide chiaramente irrigidirsi e voltarsi verso la finestra per scostare di poco la tenda, quindi alzarsi velocemente dal tavolo e in un attimo uscire dalla porta d'ingresso.
"Nessie! Che bella sorpresa" esclamò il ragazzo correndole incontro.
Al vederlo così felice il senso di colpa la colse come una tenaglia e il viso le si contorse in una smorfia di dolore che tentò di nascondere.
"Ma che hai combinato, pasticciona! Sei coperta di fango e...insomma sei un disastro!"
Non ribattè nemmeno a quella presa in giro. Aveva Jacob a pochi centimetri da lei, il suo sguardo profondo puntato sul suo capo chino, il suo profumo di bosco nelle narici. Di nuovo la prese la voglia di saltargli tra le braccia, e insieme le tornarono in mente le immagini del suo bacio con Johnny. Fece qualche passo indietro.
"Nessie, tutto bene?" Jake cercò di posarle una mano sulla spalla ma lei si ritrasse con un movimento brusco. "Ma insomma, che ti prende?"
Il tono di quel rimprovero la scosse e tornò a guardare il ragazzo davanti a lei, che più che arrabbiato sembrava preoccupato. Iniziò a sentire le lacrime pungerle gli occhi e Jacob non seppe come reagire di fronte a quell'espressione disperata.
"Nessie..."
"Mi dispiace, Jake..."
Scappò senza neanche dare il tempo al ragazzo di reagire nè di fermarla. In un battibaleno fu alle porte di La Push, quindi nuovamente nel bosco, dove rallentò per dar fondo a tutte le sue lacrime. Insieme ad esse iniziarono a cadere anche delle fini gocce di pioggia, che ben presto si tramutarono in un temporale.
Tra il lampo e il tuono, riuscì a sentire il suo nome gridato a gran voce riecheggiare tra gli alberi. Jacob doveva esserle corso dietro per cercarla. Prima che potesse trovarla riprese a correre ancora più veloce, finchè la voce bassa di Jacob divenne solo un eco lontano. Ma ad essa si sostituì un'altra voce, dal timbro più dolce, seppur ugualmente preoccupato. Non dovette attendere molto per vedere sua madre Bella sbucare da dietro un albero e correrle incontro.
"Renesmee! Tesoro, stai bene?" Bella la abbracciò con foga e Nessie si lasciò nuovamente andare tra le sue braccia.
"Mamma, ti prego proteggimi" la supplicò tra i singhiozzi, sperando che capisse.
"Certo, bambina mia"
Bella espanse il suo scudo per proteggere Renesmee da qualsiasi altro potere, quindi restò con lei sotto la pioggia a cullarla nell'attesa che si calmasse.

Dopo essersi liberata di quel che restava dei suoi vestiti ed essersi asciugata, Renesmee si chiuse in camera sua con Bella, il cui scudo proteggeva l'intera camera da ascoltatori indiscreti. La madre la fece sdraiare a letto, sotto le calde coperte, e si sedette accanto a lei.
"Ti va di raccontarmi cosa è successo?"
Nessie trasse un respiro profondo e iniziò a raccontare da ciò che era successo il pomeriggio del giorno prima. All'iniziò parlò con titubanza, temendo una qualche strana reazione di Bella, la quale però ascoltò tutta la storia senza commenti nè giudizi, in concentrato silenzio. Più andava avanti più i freni inibitori si allentarono, permettendo a Renesmee di raccontare alla madre ogni singolo dettaglio, ogni singola emozione, perchè capisse fino in fondo come si era sentita. Pianse ancora nel rivivere quella giornata, sommessamente, ma sentì il suo cuore più leggero alla fine del racconto.
"Cosa devo fare, mamma?" domandò una volta giunta al termine.
"Beh, è chiaro che questo Johnny non sia il tuo tipo, seppur sia molto carino stando a ciò che dici. Io inizierei parlando con lui, magari chiedendo prima consiglio ad un'amica"
"Ma Jules è sua sorella"
"E in quanto tale conosce suo fratello meglio di te. Saprà consigliarti per il meglio"
"E con Jacob?"
"Ti vuole più bene di quanto tu stessa possa immaginare e sa che anche tu gliene vuoi molto. Non lo hai deluso, stai tranquilla"
"E come lo spieghi quel senso di colpa che mi assale ogni volta che lo vedo o che penso a lui?"
"Forse, confrontandoti anche con lui sparirà"
"Non credo che ci riuscirò"
"Io credo di sì. Ora dormici su, sei stanca e domani devi andare a scuola"
"Va bene, mamma. Buonanotte"
"Buonanotte, Nessie"
Bella le diede un bacio sulla fronte e si avviò con eleganza verso la porta.
"Mamma!" la richiamò Renesmee. Bella si voltò sorridente.
"Grazie" concluse semplicemente, rallegrandosi nel vedere quel sorriso allargarsi ulteriormente.




Chiedo scusa per l'eterna attesa, ma mi sono concentrata su un'altra fic e avevo perso un po' di ispirazione per questa. Comunque sono tornara, sperando che qualcuno sia ancora interessato a Sunrise :) non succede molto ancora in questi capitoli, ma andando avanti prometto che ci sarà qualche colpo di scena.
Buona lettura a tutti!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Sunrise
CAPITOLO 8

Con grande sorpresa di Renesmee fu la stessa Jules a venirle incontro appena la vide varcare la soglia del cortile della scuola a bordo della sua moto. Notò subito il suo volto forzatamente sorridente, in contrasto col corpo teso.
"Buongiorno Nessie"
"Ciao Jules"
Il suo salutò risultò più spento di quello dell'amica, ma un po' più naturale. Tra le due scese un imbarazzante silenzio, durante il quale lo sguardo di Nessie vagò per il cortile, andando a incrociare quello di Johnny. Era al suo solito posto, vicino all'entrata, attorniato dalle solite ragazzine cotte a puntino.
Jules rimase invece a guardare l'amica e si decise a parlare quando Nessie abbassò lo sguardo a terra.
"Senti, so che non ci conosciamo da molto e magari non sono il massimo come amica, però secondo me dovremmo parlarne, oltre che per il fatto che è mio fratello, soprattutto perchè stai uno schifo"
Renesmee tornò a guardarla, a metà tra lo sorpreso e il divertito.
"E' così evidente?"
"Abbastanza. Johnny mi ha raccontato, ma vorrei sentire la tua campana, anche se mi è sembrato sincero"
"Non ne dubito"
"Allora pranzo di sole donne oggi?"
"Ok"
La campanella suonò chiamando tutti i ragazzi nelle rispettive aule. Durante la mattinata non incrociarono mai Johnny, cosa della quale Nessie fu molto grata.
Allora di pranzo lei e Jules si scelsero un tavolo appartato per poter parlare lontane da orecchie indiscrete. Raccontò all'amica del pomeriggio al bar col fratello in modo obiettivo e cercò poi di spiegarle i motivi della sua reazione. Jules la ascoltò attenta, senza mai interromperla, come sua madre la sera prima, e come con lei piano piano si aprì, fino a rivelarle ogni dettaglio di quello che aveva provato. Non se la sentì però di menzionare Jacob. Rivedeva sempre il suo sguardo preoccupato, aveva ancora nelle orecchie i suoi richiami.
"E questo è tutto" concluse infine, spiluccando un po' del pranzo che aveva sul vassoio e che, coma l'amica, aveva a mala pena toccato.
"Beh, è evidente che mio fratello non ti piaccia, cosa per la quale il cinquanta per cento delle studentesse di questa scuola ti prenderebbe per pazza " rise Jules, rasserenando così Renesmee, la cui paura per una possibile reazione dell'amica in difesa del fratello svanì del tutto. Jules si accorse anche di questo.
"Il fatto che sia mio fratello non mi impedisce di essere obiettiva, Nessie"
"Sì, hai ragione. Scusa"
"Figurati. Comunque anche lui ha capito, e non ce l'ha con te. Ha provato ed è andata male, così è la vita"
"Lo so, ma mi dispiace lo stesso. Non riesco a togliermi il senso di colpa dal petto"
"Prova a scusarti di persona. Non ti mangerà, te lo prometto, e dopo potrete restare comunque amici"
"Pensi sia possibile?"
"Penso di sì"
"Grazie Jules"
"DI niente. Per la mia migliore amica questo ed altro..." lasciò la frase in sospeso per guardare Renesmee un po' interdetta "Forse ho esagerato"
"No" si affrettò a rispondere Nessie "Voglio essere la tua migliore amica, Jules"
"Grandioso" sorrise lei da dietro gli spessi occhiali.
Non passò molto tempo che Johnny si presentò al suo armadietto, portandosi appresso il suo caratteristico profumo e mostrando alla ragazza un sorriso imbarazzato molto più eloquente di qualsiasi parola.
"Ciao" salutò nervoso.
"Ciao" rispose Nessie a tono, quindi chiuse l'armadietto un po' troppo violentemente.
"Allora non sono l'unico un po' agitato"
"A quanto pare no"
"So che hai parlato con Jules a mensa"
"E io so che ha parlato con te"
"Perchè sono qui, allora?" rise.
Anche il viso di Renesmee si distese in un sorriso, nonostante il nodo alla gola che la opprimeva da quando Johnny era arrivato. Dietro l'apparente ilarità del ragazzo, però, Nessie riuscì a scorgere una silenziosa supplica, che la convinse a fare il passo decisivo.
"Perchè mi dispiace per quello che è successo ieri, ma non ho fatto niente per impedire che accadesse. Perchè finchè non mi dici che stai bene io non ci credo...e andrò avanti con un peso enorme sullo stomaco"
Johnny sospirò, sorrise e accarezzò la rosea guancia di Nessie con due dita. Non c'era malizia nel suo gesto.
"Sto bene. Anche a me dispiace per ieri, sono stato troppo impulsivo. Il fatto è che non ho mai trovato una come te in tutta la mia vita e..."
"Come me come?" lo interruppe Nessie, nel cui cervello era scattato un campanello d'allarme. Johnny ponderò bene le parole, prima di rispondere.
"Non so nemmeno io come definirti. Sei tu e basta. Ma probabilmente non è destino che io e te stiamo insieme, perciò amici?"
Le tese la mano destra e restò in attesa. Renesmee la strinse senza esitazione. "Amici".
Come aveva previsto Jules, tutto si era sistemato per il meglio, senza rimorsi nè allontanamenti. Ma il peso sullo stomaco di Renesmee non se ne andò del tutto, aveva ancora una questione in sospeso. E si chimava Jacob Black.
Il senso di colpa nei suoi confronti non se n'era andato. Non riusciva a spiegarselo, ma c'era e continuava a tormentarla. Come se a Jake fosse importato qualcosa di chi frequentava o cosa ci faceva assieme. E lo stesso valeva per lei. Cercò per un attimo di figurarsi Jake con un'altra ragazza, ma stranamente trovò l'immagine fastidiosa e cercò di rimuoverla il prima possibile.
"Nessie, stai bene?"
Gli occhi chiari di Johnny la stavano scrutando preoccupati. Era talmente persa nei suoi pensieri che non si era accorta di avere lo sguardo perso nel vuoto.
"Sì certo, scusa. Stavo pensando a...cose mie"
"Ho notato. E' suonata la campanella, meglio che vai in classe, Jules ti sta aspettando"
Renesmee si sporse oltre il ragazzo, convinta di trovare la sorella sulla soglia dell'aula ad attenderla, ma così non fu. Tornò a guardare Johnny accigliata.
"Come fai a saperlo?"
"Beh, è sempre così, sempre in agitazione..." balbettò lui, distogliendo lo sguardo da quello dubbioso di Nessie. Grazie a quel tentennamento si ricordò della sua missione.
"Se uno di questi pomeriggi vi invitassi tutti e due da me, che ne pensi? Sai come sono i genitori, appena incontri l'amichetto nuovo vogliono subito conoscerlo"
"Genitori?" puntualizzò Johnny.
Si era dimenticata della sua copertura, cercava sempre di evitare l'argomento.
"Cioè, parenti" si corresse sperando di risultare credibile "Non...sono ancora abituata a questo cambiamento"
"Certo, capisco" sorrise Johnny comprensivo, permettendo così a Nessie di tirare un sospiro di sollievo. Il ragazzo continuò "Comunque va bene, accetto l'invito, anche da parte di mia sorella"
"Grande! Allora vi faccio sapere il giorno preciso appena possibile"
"CULLEN! Scegli: o entri in classe o finisci in presidenza!" sbraitò il professore dalla soglia dell'aula.
Si scambiò un sorriso d'intesa con Johnny, quindi corse veloce, ma non troppo, in aula, andando a posizionarsi al solito posto vicino a Jules. Ma lo sguardo vagò per tutta la lezione in direzione del bosco.

Edward si presentò sulla soglia del garage ancora prima che spegnesse il motore della moto. Nessie si tolse il casco e lo salutò con poco entusiasmo.
"Siamo un po' più serene oggi o sbaglio?"
Renesmee sospirò e chiuse gli occhi. Era riuscita a farsi scoprire nonostante i suoi sforzi.
"Non era facile non ascoltarti" si giustificò il padre, dopo che, con un movimento incredibilmente rapido, si era avvicinato alla moto della figlia "La tua mente era un groviglio di pensieri, uno più chiassoso dell'altro. Oggi invece sei un po' più silenziosa"
"Ho chiarito tutto coi Norton" rispose con tono monocorde Nessie, scendendo dalla cavalcatura.
"Vuoi dire con Johnny Norton" precisò Edward, ma se ne pentì subito dopo.
"Sì, con Johnny Norton. E ho anche invitato lui e sua sorella da noi un pomeriggio"
"Ottima mossa!"
"Ogni tanto qualcosa di giusto lo combino" commentò lei con amara ironia, prima di congedarsi con la scusa dei compiti.
"E' un po' che non vai da Jacob" constatò Edward quando ormai Nessie era a metà della scalinata.
Sentire quel nome le ricordò del grosso peso che ancora, nonostante i chiarimenti, le gravava sullo stomaco.
"Perdonami, Nessie" si scusò il padre con voce tremante "Io non pensavo che..."
"Non importa, papà" lo interruppe bruscamente lei, cercando di non far notare il nodo alla gola che le si era creato "Scusa ma ora ho da fare".
Riprese a salire le scale senza neanche voltarsi e pregò di non incontrare nessun altro lungo il corridoio. Una voltà in camera cercò ogni pretesto per pensare ad altro, nella speranza che anche Edward avesse deciso di concentrare la sua mente altrove.
Ma da buon padre protettivo quale era, non mollò la mente di Nessie finchè Bella non venne a distrarlo.
"Devo ammettere che riesce a pensare ad altro molto bene" constatò il vampiro passando un braccio attorno alle spalle della sua sposa.
"Penso sia l'unico modo di sfuggire alle grinfie di un padre impiccione come te" ribattè sorridente lei.
"Sono così una frana come padre?"
"Vuoi la verità?"
"Forse mi conviene farmi dare qualche consiglio da Charlie"
"Nah, pessimo esempio! E poi non servono consigli per essere un buon padre. Lo ci si diventa con l'esperienza. E Nessie sarà adolescente per l'eternità, quindi"
"Spero non mentalmente! Tutto questo ribollire di ormoni è abbstanza frustrante da sopportare"
"E' cresciuta ancora, hai visto?" gli fece notare orgogliosa Bella, ma Edward non sembrò ugualmente entusiasta.
"Ed è sempre più bella. Cosa poco positiva per un padre iperprotettivo come me"
"Io sono convinta che, alla fine, andrà tutto per il meglio"
"Se il meglio che intendi tu è alto quasi due metri, ricoperto di peli e maleodorante..."
"Edward!" lo rimproverò in difesa di Jacob.
"Scusa, hai ragione. Solo ho paura che una loro possibile relazione possa creare dei problemi"
"Beh, ma questo è scontato" rise lei, prima di baciare Edward con trasporto.

Ecco un nuovo capitolo per i lettori ancora fedeli :)
Ho apportato una piccola modifica sugli anni di Renesmee, rileggendo Breaking Dawn mi sono accorta che sette erano un po' troppi :D
Buona lettura e alle prossima!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Sunrise
CAPITOLO 9

Non volendo attendere oltre, Carlisle propose di invitare i due fratelli il pomeriggio seguente. Alice assicurò a Renesmee che sarebbe stato tutto perfetto e, naturalmente, non ne dubitò.
Andò in camera che ancora confabulava con Rosalie ed Esme su cosa avrebbero offerto agli invitati, se sangue umano spacciato per succo di pomodoro o qualcosa di meno vomitevole, così da testare la loro natura in un altro modo.
Una volta sola nella sua stanza, Nessie si sentì schiacciare dal peso che ancora non l'aveva abbandonata e si lasciò scivolare lungo la porta, fino a sedersi per terra. Per quanto ancora sarebbe riuscita a sopportarlo? Sarebbe stato il coraggio o la disperazione a convincerla ad affrontare Jacob? Ma soprattutto, perchè aveva così paura della sua reazione? In fondo era stato un semplice bacio, anche se le gravava come un tradimento.
Un sussurro che le parve urlato provenne dalla sua finestra, e gli occhi neri e profondi di Jacob provarono a scrutarle il cuore da dietro il vetro.
"Nessie, fammi entrare! Non so quanto ancora reggerà il ramo"
Si stupì che suo padre non l'avesse ancora cacciato, o forse non voleva farlo, convinto di fare una specie di favore a lei. Secondo Renesmee, Edward era il padre migliore del mondo, ma in quel frangente aveva proprio toppato.
Sospirò e andò ad aprire la finestra, permettendo al suo enorme ed eterno babysitter di entrare. Il suo profumo di bosco la colpì in pieno e per un attimo tutto i suoi problemi scomparvero, come sempre quando c'era Jake. Solo che quella sera non avrebbe funzionato, perchè era Jake il problema.
"Cosa ci fai qui?" gli chiese Nessie brusca dandogli le spalle in cerca di qualcosa da fare.
"Oh, è un piacere anche per me rivederti, mostriciattolo" sdrammatizzò lui, riuscendo a strapparle un mezzo sorriso.
"Pensavo saresti passata da LaPush" continuò una volta tornato serio " o che mi avresti telefonato. Almeno dopo ieri sera"
"Già, forse avrei dovuto farlo" tagliò corto Nessie senza accennare a voltarsi "Scusa se ti ho fatto preoccupare inutilmente"
"Nessie, puoi guardarmi in faccia quando mi parli, per favore?"
Molto lentamente e con riluttanza, Renesmee eseguì. Nel volto di Jacob vide la stessa preoccupazione della sera precedente, segno che le sue scuse non erano servite a niente.
"C'è qualcos'altro che ti ha fatto preoccupare?" gli domandò, sperando di essere credibile nel ruolo della gnorri.
"Non immagini neanche la faccia che avevi quando ti sei presentata a casa mia. Sembrava che avessi visto un fantasma. Eri sconvolta! Ora sembra che vada un po' meglio, ma sento che c'è dell'altro che ancora ti fa stare male. E non sapere cos'è mi fa impazzire!"
Jake si portò le mani alla testa, come per impedirle di esplodere, poi continuò "Ho pensato a qualsiasi cosa, ero persino tentato di piombare a scuola per scoprirlo, ma Billy mi ha fatto capire che non era la mossa migliore. Per questo sono qui, Nessie. Ti prego, dimmi cosa c'è che non va"
L'afferrò per le spalle puntandole lo sguardo indagatorio e supplichevole negli occhi. Nessie non riuscì a reggerlo nemmeno per un secondo.
"Non c'è niente che non va, Jake. Davvero. Perciò perchè preoccuparsi?"
"Perchè ti voglio più bene d quanto tu stessa immagini" le prese il volto fra le mani calde per obbligarla a guardarlo "E farei tutto ciò che è in mio potere per vederti felice ogni singolo giorno della tua lunga vita. Ma se non mi dici nulla io mi sento impotente, e non riesco a sopportarlo"
"Oh, Jake" sospirò Nessie, col cuore a mille per ciò che l'amico le aveva appena detto. Anche se non era più tanto sicura di poterlo considerare un semplice amico, soprattutto non col volto di Jake ad una distanza infima dal suo.
"Nessie!" tuonò Edward da dietro la porta, nonostante il bassissimo tono di voce. "Dovresti andare a dormire"
"Sì, papà" rispose lei mentre si domandava quanti dei suoi pensieri era riuscito ad ascoltare. "E' meglio che tu vada" sussurrò poi a Jacob. Questi le schioccò un grosso bacio sulla fronte, prima di uscire lesto dalla finestra.
Di nuovo sola, sentì quel peso sullo stomaco più gravoso del solito. Al contento il suo cuore era leggero come una piuma e cercava di portarla ad un palmo da terra. Ma il senso di colpa era più forte e vinse.
Chi era per lei Jacob Black? Perchè da quando era tornato su di lei aveva quello strano effetto? E cosa significavano realmente le sue parole? Domande su domande che, per quella notte, le impedirono di chiudere occhio.
La sua parziale natura vampiresca l'aiutò la mattina dopo a non essere troppo stanca nonostante la notte insonne, il cui ricordo cercò in tutti i modi di tenere per sè. Ma dei suoi genitori quella mattina non c'era traccia. Probabilmente erano usciti a cacciare molto prima che Renesmee si svegliasse.
Dopo una breve colazione e un saluto generale al resto della famiglia, montò sulla sua moto diretta a scuola, dove Johnny e Jules la aspettavano al solito posto. Il ragazzo sembrava sereno e dimentico di quanto successo nei due giorni precedenti.
Nessie scese dalla moto e li raggiunse per invitarli quel pomeriggio stesso alla grande villa bianca.
"Spero non abbiate impegni. A casa ci resterebbero molto male, soprattutto zia Alice"
"No, assolutamente!" rispose entusiasta Jules, che non riusciva a stare ferma dall'emozione "Ci saremo!"
"Grande! Allora ci vediamo qui dopo la fine delle lezioni. Vi faccio strada io in moto"
"Direi che è perfetto!" concluse Johnny poco prima che suonasse la campanella.
La giornata passò molto velocemente per tutti e tre i ragazzi. L'agitazione per quel particolare incontro fece dimenticare quasi del tutto a Nessie il problema Jacob, anche se ad ogni sguardo al bosco corrispondeva la solita morsa allo stomaco.
Una volta fuori dalla scuola vide Johnny già in macchina che la aspettava vicino alla moto. Jules la salutò e andò ad accomodarsi vicino al fratello, mentre lei inforcò la sua moto e li precedette lungo la strada verso casa.
Più si avvicinavano alla meta e più l'ansia cresceva e il cuore batteva all'impazzata. In breve imboccarono la stradina in mezzo al bosco e, dopo pochi minuti, la grande villa comparve davanti ai loro occhi. Il garage era chiuso, così dovettero poesteggiare i loro mezzi fuori, vicino al porticato.
I battiti dei due fratelli erano accelerati, ma dai volti non trapelava nessuna emozione strana.
"Wow, bella casa!" esclamò Johnny, intento a studiarne la candida facciata.
"Sai com'è, quando si è in nove in famiglia un appartamento in centro non basta"
Una volta davanti alla porta, Nessie bussò, ma lasciò il passo ai due fratelli.
"Oh, finalmente siete arrivati! Benvenuti!" li salutò Alice, gli occhi ambrati mascherati da due lenti a contatto castane.
Johnny e Jules però non si azzardarono a entrare nè a rispondere. Rimasero immobili sulla soglia, Johnny davanti alla sorella.
"Mi dispiace ragazzi!" si scusò Nessie portandosi tra loro e Alice "Non volevo ingannarvi, ma non sapevo come altro fare"
"Nemmeno noi" rispose Jules sorridente.
"La famosa famiglia Cullen" sussurrò Johnny, il cui sguardo era andato oltre le spalle di Alice, a scrutare il resto della famiglia all'interno della villa. Un commentò che Renesmee non si sarebbe mai aspettata.
"Cosa...che vuol dire?" domandò, non sapendo nemmeno bene a chi.
"A quanto pare non eravamo gli unici ad avere un piano". Edward si era affiancato ad Alice e in quel momento stava mostrando ai due ospiti il suo sorriso più smagliante.
"Entrate pure" li invitò con un ampio gesto del braccio "Non abbiate timore"
"Non ne abbiamo" ribattè subito Jules. Il cui sguardo non mollava un secondo quello di Edward. Il suo volto si era fatto improvvisamente bellissimo ed inquietante, molto simile a quello di altri vampiri che aveva conosciuto. Edward trasalì e per un attimo sembrò smarrito. "Non c'è motivo di avere timore".

Agli ospiti venne lasciato il grande divano, spostato per l'occasione nell'immenso ingresso, mentre i nove Cullen si distribuirono nel resto della stanza. Edward, Calrisle ed Alice erano rimasti vicino al divano, mentre Nessie stava seduta sulle scale con sua madre e Rosalie.
"Così è stata Tanya ad indirizzarvi qui" ribadì Edward dopo che i due fratelli, gemelli in realtà, gli avevano raccontato di come erano venuti a conoscenza della loro esistenza.
"Esatto, solo siamo arrivati a Forks con un anno di anticipo e non abbiamo trovato Nessie al liceo" spiegò Jules "Il che alla fine è stato anche vantaggioso e ci ha permesso di non destare sospetti nella gente normale"
"E siete dei mezzi vampiri, a giudicare dai buchi che create nelle mie visioni" aggiunse Alice con la sua voce acuta e scampanellante.
"E tu sei la chiaroveggente" si accosò la ragazza, il cui tono di voce non differiva molto da quello della vampira "E lui il telepatico"
Nessie non ricordava di averla mai sentita parlare con quel timbro acuto. Probabilmente si era allenata anni a mascherarlo, e insieme aveva cercato di rendersi la ragazza bruttina e silenziosa che aveva conosciuto, quando invece non aveva da invidiarle niente in bellezza. Lo aveva constatato coi suoi occhi quando si era tolta gli occhiali. Nessie pensò subito che fosse quello il suo talento: cambiare il proprio aspetto.
"No, è molto più potente" rispose suo padre a quel pensiero.
"Allora qual è?"
"Volete sapere i nostri poteri?" domandò Johnny senza nemmeno muovere le labbra. Eppure la sua voce era riechegiata potente nella testa di tutti.
"Un'altra forma di telepatia" constatò Carlisle.
"E Jules può annullare i poteri di ognuno di noi. Qualsiasi essi siano" concluse Edward.
"Straordinario" mormorò Carlisle, per poi tornare a rivolgersi ai due fratelli "Quanti anni avete?"
"Abbiamo perso il conto, ma possiamo dire di avere quasi la stessa età dei vampiri più antichi" rispose Johnny soddisfatto.
"E nessuno ha mai saputo di voi? Nemmeno i Volturi?" domandò Renesmee mentre scendeva le scale.
"Sappiamo nasconderci bene" disse il ragazzo, nuovamente serio.
"Chi vi ha creati?" chiese Edward sempre più curioso.
"Un essere molto antico. Ma non sappiamo chi sia, nè se esiste ancora. Nostra madre invece è..."
"Morta" concluse Bella per lui, che annuì col capo.
"Perchè ci avete cercati?" proseguì Renesmee.
"La notizia dello scontro tra la vostra famiglia e i Volturi per una mezzosangueha fatto il giro di tutti i clan" iniziò a raccontare Jules "Pensavamo di essere unici al mondo. Volevamo conoscere questi nuovi mezzi vampiri. Ma non siamo riusciti a trovare il ragazzo amazzonico. Per puro caso ci siamo imbattuti nel caln di Tanya, che ci ha indirizzati a voi"
"Se volete unirvi alla famiglia, siete i benvenuti" propose loro Carlisle, affabile come sempre, ma tutti furono poi distratti da una porta sbattuta, più precisamente quella d'entrata.
"Nessie" disse semplicemente Edward.

Per recuperare il tempo perduto, ho aggiornato il prima possibile :)
Grazie a tutti i commentatori e lettori fedeli, spero che anche questo pezzo vi piaccia.
Mi impegnerò ad aggiornare con regolarità, cercando di tenere il filo di tutte le storie iniziate.
A presto, buona lettura!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Sunrise
CAPITOLO 10

Se ne stava appoggiata alla sua moto, sovrappensiero, il volto nascosto dai riccioli ramati e lo sguardo rivolto alla ghiaia della stradina. Probabilmente Edward avrebbe saputo affrontare meglio quella situazione, avantaggiato dalla sua capacità di leggere nel pensiero. Invece era stato Johnny ad offrirsi di andare a parlare con Renesmee dopo che questa era uscita d'improvviso dalla casa. Probabilmente aveva pensato che essere il più antico mezzo vampiro esistente comportasse delle responsabilità verso i suoi simili più giovani, motivo per cui era partito con sua sorella alla ricerca di Nessie e del mezzo vampiro amazzonico. Ma vivere per quasi cinquecento anni come eterno adolescente non gli era stato d'aiuto da quel punto di vista e in quel momento non riusciva a trovare argomenti validi per tirare su di morale l'amica.
Stava di fatto, però, che si era preso l'impegno e che doveva quindi mantenerlo. Prese un bel respiro e scese le scalette che conducevano alla grande casa. Nessie non sembrò sentirlo, o forse fece finta, nè alzò lo sguardo quando le fu vicino.
"Mi dispiace se ti abbiamo in qualche modo ferita o offesa, Nessie. Noi volevamo solo..."
"Non è questo il problema, Johnny" sbuffò lei, scostandosi i capelli in modo da guardare l'amico in faccia.
"Allora perchè non mi spieghi qual è quellò vero?" azzardò lui.
Nessie sospirò.
"Sinceramente non lo so nemmeno io. Sapevo già di non essere l'unica mezza vampira esistente e comunque non è l'unicità che cerco. Essere unici non aiuta a non dare nell'occhio"
"No, per niente" rise Johnny per spezzare l'atmosfera tesa, ma Nessie restò seria.
"Il fatto è che non riesco a togliermi dalla testa quell'immagine, quel ricordo..."
"Quale ricordo?"
"Mantelli scuri, tanti. Grigi quelli ai lati, neri come la pece quelli al centro. E tanti occhi rosso porpora che guardavano in un'unica direzione. La mia" rabbrividì e chiuse per un attimo gli occhi.
"I Volturi"
Nessie annuì.
"Conosco la storia. Era stato un semplice malinteso. Non sei una bambina immortale"
"Ma hanno tentato lo stesso di eliminarmi. Di eliminarci tutti. Se non fosse stato per mia madre non saremmo qui"
"So anche questo"
Renesmee si voltò verso Johnny e lo inchiodò con lo sguardo.
"Per colpa mia ho messo in pericolo venti vampiri e sedici licantropi. Solo perchè non sapevano cosa fossi e mi credevano un pericolo!"
"Nessie, sei stata solo un pretesto per l'annuale reclutamento dei Volturi"
"Non è questo il punto, Johnny!" esplose la ragazza alzandosi dalla moto e piantandosi davanti all'amico, gli occhi velati dalle lacrime "Se avessero saputa della vostra esistenza, di quella di Nahuel, prima che Irina mi vedesse cacciare quel pomeriggio, la mia famiglia non sarebbe mai stata in pericolo nè sarebbe entrata nel mirino di Aro più di quanto lo fosse già"
Le scappò un singhiozzo, ma riprese subito il controllo di sè.
"La mia famiglia è tutto ciò che ho e che posso permettermi. Anche i licantropi alla fine sono entrati a farne parte, seppur contro ogni pronostico iniziale. Io non voglio dare alcuna colpa a te, a Jules, a Nahuel o a chiunque altro, ma non riesco a dispiacermi di aver reagito male prima, perchè sono convinto che chiunque l'avrebbe fatto se fosse stato nei miei panni"
Johnny non rispose ma continuò a ricambiare lo sguardo intenso di Renesmee, ancora in collera. Anche se su quel punto era stata chiara, non riusciva a non sentirsi in colpa per lei. Trovarsi faccia a faccia con l'intera guardia italiana a pochi mesi di vita sarebbe stato traumatico per chiunque. Un incubo che ti tormenta per l'eternità.
Capiva perfettamente lo stato d'animo di Renesmee, forse perchè figurarsi la scena gli risultava molto più semplice di quanto lei stessa credesse. Gli bastava moltiplicare i suoi di ricordi per il numero dei membri del clan dei Volturi.
"Potrai mai perdonarci, Nessie?" domandò spiazzando completamente Renesmee.
"Cosa?"
"Riuscirai un giorno a perdonare me e mia sorella per tutto questo?"
"Johnny, io non devo perdonarvi niente" si avvicinò al ragazzo e gli prese le mani "Perchè non c'è niente da perdonare. E' un problema solo mio, che sta qui, nella mia testa" si picchiettò la tempia "Ma sono convinta che
riuscirò a risolverlo col tempo "
"Beh, di sicuro quello non ti manca" rise Johnny.
"E nemmeno le persone che mi aiuteranno a farlo. Voi invece siete soli"
"Non ci è mai pesato. In fondo siamo sempre stati in due. Certo, un po' piccola come famiglia, ma ce la siamo sempre cavata"
"Non pensi possa essere tutto più semplice con una vera famiglia accanto? La nostra, per esempio"
"Stai dicendo che..."
"Che sono perfettamente d'accordo con nonno Carlisle. Se volete unirvi ai Cullen, siete i benvenuti. Potrete impersonare i lontani parenti francesi di Esme, per esempio"
Preso dall'entusiasmo, Johnny abbracciò Nessie per la vita e la fece girare in tondo, ringraziando sia a voce sia col pensiero e causando un fastidioso eco nella testa di Renesmee, la quale però ricambiò volentieri il gesto d'affetto. Era riuscita a mettere quel ragazzo al posto giusto nella sua vita. Sarebbe stato il fratello maggiore che non avrebbe potuto biologicamente avere e che per molto tempo era stato Jacob.
Già, Jacob. Che posto doveva occupare lui nella sua vita?
Finalmente Johnny la rimise a terra e la smise di ringraziare, riportando il silenzio nella sua testa. Ciò le permise di sentire il lieve fruscio del sottobosco accompagnato da uno straziante guaito di dolore in lontananza e da una macchia fulva che scompariva nel buio degli alberi.
Jacob aveva visto tutto quanto, o forse solo una parte, e probabilmente aveva frainteso qualcosa. Ad ogni modo stava soffrendo, e di conseguenza lei.
"Jacob, aspetta!" urlò al bosco muovendo i primi passi verso di esso.
"Nessie che succede?" le domandò Johnny in apprensione bloccandola sul limitare "Cos'era quella...cosa nella foresta?"
"E' Jacob, un licantropo, il mio licantropo e..."
"Il tuo licantropo?"
"Oh Dio, è tutto così complicato!" si portò le mani alla testa.
"Va bene, ascolta. Se vuoi posso aiutarti a cercarlo. Per parlare nella testa delle persone mi devo sintonizzare sulla lunghezza d'onda della specie di appartenenza. Se riesci a trovare un altro licantropo posso trovare la lunghezza d'onda giusta"
"Sì, dovrebbe esserci qualcuno di loro nelle vicinanze, ma non so come rintracciarlo" rispose Nessie sempre più in agitazione.
Quasi avesse sentito tutto, Seth comparve in forma umana da dove poco prima era sparito Jacob.
"Nessie, che diavolo succede?" le chiese il ragazzino, ma Renesmee non gli diede il tempo di continuare e lo prese per il braccio mettendolo davanti a Johnny.
"Lui è Seth Clearwater, è uno dei licantropi"
"Molto piacere Seth, sono Johnny Norton"
"Piacere mio, ma che sta succedendo? E perchè puzzi di vampiro?"
"Ti spiegheranno tutto mamma e papà, Seth, ora devi aiutarci a trovare Jacob" tagliò corto Nessie.
"L'ho sentito fino a LaPush, ma poi è scomparso. Deve essersi ritrasformato"
"Ok, Seth. Adesso dimmi quando senti la mia voce nella testa"
"Che?"
"Ssssh" lo zittì Nessie, e il silenzio cadde in tutto la zona circostante la casa.
Johnny guardava Seth negli occhi e il giovane Quileute faceva vagare lo sguardo interrogativo da lui a Renesmee, anch'ella in attesa. Dopo qualche secondo Seth trasalì.
"Amico, ma come hai fatto? Eri nel mio cervello!"
"Lo so" sorrise Johnny "L'ho trovata, Nessie. Possiamo andare"
"Grazie per l'aiuto Seth. Ti spiegheranno tutto in casa" promise Nessie, prima di scattare insieme a Johnny in direzione di LaPush.
Johnny si rivelò molto più veloce di lei e in breve la distanziò, scomparendo tra gli alberi. Renesmee iniziò a rallentare e provò a scrutare il bosco, ma non vide nulla.
"Vai verso LaPush" rimbombò la voce di Johnny nella sua testa "Appena trovo qualche traccia te lo faccio sapere"
Nessie sospirò e riprese a correre in direzione della riserva Quileute. La stessa strada che aveva fatto quella fatidica sera. Sbucò dopo poco sulla strada, vicino al negozio della madre di Embry. Prese a camminare a passo normale in direzione della casa di Jacob, sperando di trovarvi Billy. Raggiunse in breve la casetta rossa, ma non vi trovò nessuno dentro.
Johnny si mise di nuovo in comunicazione con lei.
"Ci sono troppe tracce simili a quella di Seth qui, Nessie. Non riesco ancora a distinguerle"
Naturale. Si trovavano nella tana dei lupi, che non era mai stata così affollata come in quegli anni. Logico che Johnny non riuscisse a trovare l'onda di Jacob. Avrebbe voluto ringraziarlo per l'aiuto e dirgli di tornare a casa, ma non sapeva come recapitargli il messaggio.
"Glielo dirò io, non preoccuparti"
Renesmee si voltò di scatto, spaventata. Non era da lei farsi prendere così alla sprovvista, ma era troppo sovrappensiero per carpire l'odore di suo padre. Edward la raggiunse sulla porta di casa Black.
"Ma prima c'è una cosa che devi sapere"
"Di cosa si tratta?" gli domandò Nessie sulle spine.
"Non sarò io a parlartene. Vieni, seguimi"
Ripercorsero il piccolo vialetto a ritroso, Edward davanti e Renesmee subito dopo, quindi imboccarono la strada principale e camminarono in silenzio per un bel pezzo. La mente di Nessie era del tutto sgombra, in attesa di sapere. Si fermarono davanti ad un'altra abitazione.
"E' la casa di Emily" constatò la ragazza, sempre più confusa.
"Sì, e tra poco potrebbe arrivare Sam, ma penso che Emily basti a spiegarti tutto, essendo stata la prima"
"Spiegarmi cosa? Papà, non ti seguo"
"Saprai tutto a tempo debito. Tu devi solo raccontarle quello che è successo fuori casa con Jacob"
"Va bene, anche se continuo a non capire"
Edward le sorrise e le prese il volto fra le mani gelide per darle un leggero bacio sulla fronte. Sparì subito dopo, lasciando Renesmee sola a pochi passi dalla soglia della piccola casetta.
Nessie rimase lì a metà strada per qualche momento ancora, incerta se seguire il consiglio del padre oppure raggiungere Johnny e continuare a cercare Jacob nella riserva e dintorni. Ma la curiosità aveva ormai messo radici nella sua testa e fece muovere i suoi piedi verso la porta di casa. Bussò con leggera titubanza e, dopo poco, il bel viso sfregiato di Emily comparve dietro la porta.
"Nessie! Che sorpresa! Come mai da queste parti?"
"Ciao Emily. Ecco, io...noi stavamo...cercando Jake"
"Strano che venga a chiedere qui dove sia. Passa più tempo a casa vostra che da Billy ormai" rise lei, ma non vedendo la stessa reazione nella ragazza, si fece più accigliata.
"E' successo qualcosa di particolare?" domandò apprensiva.
"Io...non lo so. E' un periodo che con Jake non..."
"Senti, tesoro: entra, siediti e raccontami tutto. Dall'inizio"
Renesmee annuì e varcò la soglia di casa a passo svelto. Le avrebbe raccontato tutto dall'inizio, dal ritorno di Jacob. Emily l'avrebbe aiutata.

Il sobrio anello in oro brillava all'anulare di Emily, che ormai da un anno era la signora Uley. Nessie non aveva mai visto una coppia affiatata come Emily e Sam, eccetto i suoi genitori, e in quel momento si sorprese ad invidiare l'amica per quel piccolo gioiello che indossava. Distolse lo sguardo dalla sua mano sinistra e tornò a guardarla in viso.
"Questo è tutto" concluse in un sospiro, incrociando le mani in grembo. Lo sguardo le cadde sul braccialetto artigianale che Jacob le aveva regalato per il suo primo Natale. La solita morta allo stomaco la colse, insieme all'apprensione per il licantropo. Rialzò la testa in attesa di una risposta da parte di Emily. Nonostante le profonde cicatrici, la tenerezza che emanava il suo volto era quasi tangibile.
"Non ti hanno mai raccontato niente, vero? Di te e Jacob, intendo" domandò materna, continuando a scrutarla.
"Cosa avrebbero dovuto dirmi?" chiese lei con fare innocente.
"Voglio che mi parli di Jacob, che mi racconti tutti i tuoi ricordi che lo riguardano, tutto ciò che avete fatto assieme, qualsiasi cosa"
Era una richiesta un po' bizzarra, pensò, ma decise di assecondarla.
"Beh, che io ricordi, Jacob è stata una delle prime persone che ho visto, dopo i miei genitori e zia Rosalie. E da quel momento non mi ha mai più lasciata. Sempre insieme a Rose si è preso cura di me quando la mamma si era appena trasformata, grazie a lui ho imparato a cacciare gli animali e a muovermi nel bosco senza perdere l'orientamento. All'inizio a mamma e papà non andava a genio che mi girasse così tanto intorno, poi però l'hanno accettato. Addirittura mamma mi aveva affidata a lui nel caso fossi dovuta fuggire dai Volturi"
Rabbrividì nuovamente a quel ricordo, quindi continuò.
"Dopo quell'episodio la nostra vita è continuata normalmente, per quanto si possa definire normale, certo. Ma lui è rimasto sempre con noi, con me, come se fosse un fratello maggiore. Ma quando, crescendo, sono arrivati i primi cambiamenti in me, papà cercava di tenerlo lontano il più possibile, e anche lui cominciava a non sentirsi a suo agio con me. Finchè poi se n'è andato, così, all'improvviso, senza darmi alcuna spiegazione. E' stato come se mi avessero strappato un pezzo di cuore, un pezzo di me. Ho passato l'anno peggiore della mia vita. La notte lo sognavo e mi svegliavo piangendo, mi mancava da morire. E poi è tornato, improvvisamente come se n'era andato. Il resto te l'ho raccontato"
Emily, che aveva ascoltato attentamente ogni parola, si distese in un sorriso e si sporse sul tavolo della piccola cucina.
"Non ti sei mai chiesta perchè, nonostante la repulsione naturale per i vampiri, Jake sia rimasto sempre e comunque al tuo fianco?"
"No, o meglio, ho sempre pensato fosse per mamma. Mi hanno raccontato entrambi che, prima che lei diventasse vampiro, Jacob era innamorato di lei e anche mamma gli voleva un mondo di bene. Mi dicevo che il suo affetto nei miei confronti fosse un'ulteriore dimostrazione dell'amore che aveva provato per lei"
Stranamente, Nessie provò un certo a pensare a Jacob e a sua madre in un qualsiasi atteggiamento affettuoso come un abbraccio o un casto bacio sulla guancia.
"Anche per questo motivo mi sono sentita in colpa per quello che provavo...provo per lui"
"Cosa provi per lui?" indagò Emily.
"Non lo so di preciso. Non riesco a definirlo"
"Io invece sì. Te l'ho letto negli occhi mentre parlavi di lui"
Renesmee la guardò accigliata e confusa.
"Lo ami, Nessie. Semplicemente questo"
A quelle parole qualcosa si smosse dentro di lei. Come la tessera di un puzzle che si era avvicinata al suo posto. Ma ancora non capiva come era potuto accadere.
"Amarlo? Ma come...com'è successo?"
"E' facile anche questo: perchè lui ama te. Ti ha amato dal primo momento in cui ti ha vista, una bimba in fasce che aveva sempre considerato un abominio. Persino quando ancora eri parte di Bella provava qualcosa per te. E quando sei nata, sei diventata il suo sole, il suo centro di gravità. Non poteva fare a meno di starti vicino, soffriva quando era lontano da te. E soffre ancora adesso. Quella nei tuoi confronti è una devozione a cui è difficile resistere, ma anche nel caso in cui tu non avessi ricambiato, ci sarebbe stato lo stesso per te. Gli anziani lo chiamano imprinting e pensano sia finalizzato alla semplice procreazione di nuovi potenziali licantropi, ma chi lo subisce sa che è molto, molto di più"
"E come lo sai?"
"Perchè come te sono stata oggetto di imprinting da parte di Sam, la prima compagna di un membro del branco. Come me e Sam, tu e Jacob siete le due metà della stessa mela. Siete fatti per stare insieme"
Jacob era sempre stato innamorato di lei. Non riusciva ancora a focalizzare bene la situazione. Soprattutto la parte in cui lei era innamorata di lui. Eppure il suo cuore le stava dicendo che era giusto, che era vero, che quello era il posto di Jacob. In cima al podio, al centro esatto del suo mondo. Il peso sullo stomaco svanì e il senso di leggerezza che aveva provato la sera prima prese il sopravvento. Il suo Jacob. L'unico uomo con cui sarebbe potuta stare.
Doveva trovarlo a tutti i costi, dirgli quello che provava per lui, spiegargli che aveva frainteso tutto quello che era successo quel pomeriggio, che il suo cuore gli apparteneva e gli era sempre appartenuto.
Alzò lo sguardo euforico su Emily, che la illuminò col suo ampio sorriso, così splendente da nascondere lo sfregio che le inclinava l'angolo della bocca in una smorfia inquietante.
"Vai a cercarlo e fai in fretta. Ha già aspettato abbastanza"
Nessie annuì vigorosamente col capo e si precipitò verso la porta d'ingresso, ma prima di uscire si voltò verso Emily, che era rimasta seduta al tavolo.
"Grazie di tutto"

Eccomi tornata con un capitolo bello lungo in cui succedono un sacco di cose :)
Spero che la lettura sia di vostro gradimento!
A presto!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Sunrise
CAPITOLO 11

Trovò molto fastidioso essere costretta a correre ad una velocità umanamente normale, ma finchè si trovava sulla strada principale della riserva non poteva fare altrimenti se non voleva dare nell'occhio. Pià tempo passava, però, più cresceva in lei il timore che Jacob si allontanasse di più dalla riserva e quindi da lei, che sparisse nuovamente come aveva fatto un anno prima, proprio quando tutto quanto poteva essere finalmente chiarito.
La voce di Johnny tornò a parlarle nella mente.
"Inoltrati nel bosco, un licantropo sta venendo verso di te"
Renesmee non se lo fece ripetere due volte e in un lampo fu in mezzo alla vegetazione, finalmente libera di muoversi come più le piaceva. Dopo poco un fruscio di foglie spostate annunciò l'arrivo del licantropo annunciato da Johnny. Si sarebbe aspettata chiunque, tranne Leah. Invece era proprio lei che aveva deciso di venirle incontro, riprendendo momentaneamente la sua forma umana. Non avevano mai avuto grandi rapporti, Leah cercava di stare il più possibile alla larga dai vampiri ed teneva quasi sempre le sembianze di lupo. Per questi motivi le stonava la sua presenza davanti a lei.
"Leah?"
"Già" rispose la ragazza seccata "Anche io mi sto chiedendo cosa ci faccio esattamente qui. Forse anche a me piace ogni tanto fare la cosa giusta e rendermi utile"
"Sai qualcosa su Jacob?" domandò Nessie, col cuore che martellava nel suo petto più velocemente del solito.
"Come Seth, l'ho sentito fino a quando è arrivato a LaPush, poi è scomparso dalla mia testa. Non ha gradito il caloroso abbraccio tra te e l'altro mezzo vampiro"
"Lo so, per questo devo trovarlo!" ribattè Renesmee implorante "Devo spiegargli tutto quanto"
L'espressione scocciata di Leah parve leggermente intenerirsi e un angolo della bocca si sollevò impercettibilmente per un secondo.
"So che, quando è particolarmente depresso, va alla scogliera"
La scogliera! Come aveva fatto a non pensarci. Era il suo posto preferito, ci erano andati tante volte assieme quando era piccola. Le venne l'istinto di abbracciare Leah, ma si ricordò che la ragazza non gradiva gli stretti contatti con i vampiri.
"Grazie di tutto, Leah"
"Non ringraziarmi, tra massimo un'ora mi sarò pentita di questo gesto" replicò lei cupa "E' inevitabile"
Si voltò e ripartì a tutta velocità, riprendendo in breve le sembianze di lupo.
Nessie sospirò, quindi si diresse verso la scogliera tagliando per il bosco. In breve riuscì a scorgere tra gli alberi la baia di First Beach frustata dalle onde che si abbattevano violente sulla sabbia, troppo alte e arrabbiate anche per i surfisti più coraggiosi. Non appena scorse la scogliera accelerò l'andatura, fino a sbucare fuori dal bosco. Tutta l'emozione provata durante la corsa si tramutò in delusione quando vide che non c'era nessuno oltre a lei su quegli scogli. Iniziò a mancarle il respiro e le si formò un grosso nodo alla gola. Era troppo tardi. Se n'era di nuovo andato, forse per sempre. Proprio quando aveva più bisogno di lui. Cadde in ginocchio, le mani strette al ventre nel tentativo vano di fermare quell'inarrestabile dolore che le si stava propagando in corpo. Capì cosa doveva aver provato sua madre quando Edward l'aveva abbandonata. Come si poteva vivere normalmente con una ferita così grande nell'anima?
Da essa iniziarono poi a fluire tutti i ricordi legati a Jacob. Non erano però veramente gli stessi. Si erano tinti di nuovi colori, nuovo significati. Ogni gesto, ogni parola che Jacob le aveva rivolto prese un senso diverso, quello giusto. E più i ricordi si rincorrevano, più si convinceva di averlo sempre amato. Alla fine le sembrò che la sua testa fosse troppo piccola per contenere pensieri così grandi e potenti. Li sentiva spingere contro le tempie fino a fare male. Il desiderio di non provare ulteriore dolore la constrinse a liberare i suoi pensieri, che prima a piccoli spifferi, poi a grandi folate, si dispersero tutt'attorno a lei. Ma non ne perse il controllo. Riuscì a percepire dove andava ciascuno di essi, contro quale albero sbatteva, quale mente andava a urtare. Trovò Johnny non molto lontano da dove si erano lasciati, ancora intento a cercare, quindi altre menti sconosciute di semplici passanti. Infine la sua, più vicina di quanto osasse sperare. E continuava ad avanzare nella sua direzione, sempre più veloce, finchè alle sue orecchie non giunse quel familiare rumore di passi felpati e il suo naso non percepì quell'agognato profumo di bosco.
Bastò la sua presenza a far richiudere la ferita. Jacob si fermò a qualche metro da lei.
"Stai bene, Nessie?" le domandò apprensivo, ma con un tremore diverso nella voce roca. Forse aveva pianto, pensò Renesmee, o comunque si era sfogato in qualche modo.
La ragazza si voltò mostrandogli il viso rigato dalle lacrime, ma sorridente. "Ora sì" rispose in un sussurro.
Come aveva previsto, anche gli occhi di lui erano leggermente arrossati e spenti, ma in fondo ad essi Renesmee riuscì a scorgere un piccolo barlume, un segnale di speranza. Il suo cuore divenne ancora più leggero. Si alzò da terra con grazia.
"Sei stata tu, poco fa?" le chiese poi, spiazzandola.
"A fare cosa?"
"E' come se avessi rivisto i tuoi ricordi, ma senza che tu mi abbia toccato. Ed erano...diversi"
"Diversi?"
Era quindi riuscita a espandere il suo potere, ad esprimerlo senza le sue mani come tramite? Jacob sapeva quindi cosa provava per lui?
"Erano violenti, pieni di passione quasi, di desiderio. Prima erano come dei flash, delle specie di visioni, poi mi hanno letteralmente travolto e..."
"E?"
"Nessie, tu non puoi capire come mi sia sentito a vedere quelle immagini dopo ciò che è successo fuori da casa tua con quel mezzo vampiro. Per questo sono qui. Ho bisogno di sapere"
"Allora ti dirò tutto" ribattè risoluta Nessie, raddrizzando le spalle "Johnny e Jules, i due mezzi vampiri che ho incontrato a scuola, sono entrati a far parte della nostra famiglia. E' stato un desiderio mio e di Carlisle. La felicità di Johnny, quell'abbraccio, era dovuto semplicemente a questo. Per noi, per me, saranno come i fratelli che non potrò mai avere. Hanno preso il loro posto nella mia vita. L'unico che dovevo ancora 'collocare' eri tu. Da quando sei tornato ho iniziato a guardarti con occhi diversi, a provare qualcosa di diverso che non riuscivo a definire e di cui aveva paura. Credevo di ferirti ulteriormente dopo quello che era successo con mamma e questo mi ha portato a fare molti sbagli. E' bastata una chiacchierata con Emily a farmi capire quale sia il tuo posto"
"Di cosa ti ha parlato Emily?"
"Dell'imprinting e di tutto ciò che esso comporta"
"Nessie io non voglio che tu sia costretta"
"Non lo sono. Mi è bastato pensare ad una vita senza te per capire quanto sei importante per me. Molto più di prima"
Quel barlume in fondo agli occhi neri di Jacob divenne lentamente una fiamma viva che alla fine esplose. Strinse gli occhi più che potè per arrestare le lacrime, invano. Nessie sorrise intenerita e gli si avvicinò rapida, prendendogli le calde mani. Jacob riaprì gli occhi e incontrò quelli cioccolata di lei. Vide che erano solo per lui, e in essi intravide l'alba di una nuova vita.
"Allora vuoi..."
"Stare con te. Per sempre. Il mio posto è al tuo fianco, il tuo al centro esatto del mio universo" si alzò in punta di piedi e Jake la sorresse prendendola per  i fianchi "Ti amo".
Le labbra rosee di Renesmee si adattarono perfettamente a quelle scure e carnose di Jacob, ancora bagnate di lacrime. Sotto i palmi delle sue mani il suo cuore batteva ad un ritmo accelerato ma perfettamente a ritmo con quello di lei. Una cosa sola, un solo battito per due anime che non potevano viaggiare separate.
Quel bacio le sembrava così perfetto quanto quello dato a Johnny le era parso un grande sbaglio. Capì inoltre che non si sarebbe mai stancata di Jacob come era successo col mezzo vampiro, ma che anzi ne avrebbe voluto sempre di più. Gli cinse il collo con le braccia e Jake la sollevò per i fianchi. Le tornò in mente il pomeriggio in cui le era letteralmente saltata addosso. Forse se non si fosse fermata non ci sarebbe stato nessun malinteso.
"Sì, lo penso anche io" le sussurrò Jacob a fior di labbra, sorridendo radioso.
"Hai sentito i miei pensieri?"
"Li ho visti. Meglio che impari a controllarlo questo superpotere" rise roco, quindi riprese a baciarla con più fervore, piacevolmente ricambiato. Si era immaginato tante volte che sapore avessero le labbra di Nessie, ma quello che sentì superò ogni più rosea aspettativa. Sembrava che tutti i sapori più gustosi fossero concentrati in lei, esattamente come i profumi. Dal canto suo, Renesmee si beò di quel retrogusto di pino, piacevolmente boschivo, che permeava la bocca do Jacob, e non potè fare a meno di lamentarsi quando il ragazzo si separò da lei.
"Dispiace anche a me, mostriciattolo, ma già temo per il mio collo quando tuo padre verrà a sapere di noi. Se poi non le riporto più la figlia a casa posso considerarmi morto"
"Non lo permetterei per nulla al mondo" ribattè solenne Renesmee "Ma probabilmente hai ragione. E comunque, abbiamo davanti a noi un'eternità, no?"
"Sicura che non ti stancherai di questo lupo puzzolente un giorno?"
"Impossibile. Sarebbe come dire che mi sono stancata di vivere"
Jacob le sorrise e le diede ancora un leggero bacio sulle labbra, quindi la rimise a terra. Mano nella mano si incamminarono verso il bosco. A malincuore dovettero separarsi per poter correre più velocemente tra gli alberi. In men che non si dica furono davanti alla grande casa bianca, dove trovarono, con grande sorpresa, Johnny e Jules ad aspettarli.
"Come mai siete qui fuori?" domandò loro Nessie, precedendo di pochi passi Jacob.
"Beh, prima di tutto" iniziò risoluta Jules "in qualità di tua nuova sorella nonchè migliore amica ho il sacrosanto diritto di conoscere il tuo nuovo ragazzo" porse quindi la piccola mano a Jacob "Molto piacere, sono Julienne Norton, ma puoi chiamarmi Jules"
"Ehm, ciao Jules..." ricambiò confuso il licantropo "Io sono Jacob Black"
"Seconda cosa: tuo padre mi ha chiesto espressamente di aiutarlo a non sentire i vostri pensieri, specialmente i suoi" accennò col capo a Jacob "Perciò volevo essere sicura di non essere colta alla sprovvista"
"Wow, non credevo che Edward potesse diventare così discreto" constatò Jake, prima di rivolgersi a Johnny severo "E tu invece?"
"Oh, io sono il fratello di Jules, Johnny, e sono qui per...scusarmi per tutto l'equivoco che si è venuto a creare"
"Tranquillo, amico" gli sorrise Jacob dandogli un amichevole pugno sulla spalla marmorea "Non penso avrò mai più motivi per essere arrabbiato con qualcuno"
Con il possente braccio cinse le spalle di Renesmee, che subito lo abbracciò di rimando e lo guardò con occhi adoranti.
"Ora capisco perchè Edward non vuole ascoltare i vostri pensieri" rise Jules, quindi li precedette insieme al fratello verso casa.


Ecco a voi l'agognata scena del primo bacio!
Spero vi sia piaciuta e che non abbia deluso le vostre aspettative"
Buona lettura!
A presto!

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