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Autore: Nihal_91 Titolo: Death Note Anime scelto: Death Note Personaggi e Pairing: Sasuke Uchiha, Choji Akimichi, Fugaku Uchiha,
Shikamaru Nara, Sakura Haruno, Shino Aburame Genere: Azione, Introspettivo Rating: Giallo Avvertimenti: Au Introduzione: Sasuke Uchiha è uno studente brillante, ma
annoiato. Durante una giornata di scuola, trova un quaderno che provoca la
morte delle persone. Basta scrivere sopra il loro nome… Note dell'Autore: Allora, parto con
il fatto che non sono molto sicura del genere, ma quelli mi sembravano i più
adatti. Il titolo è talmente originale da fare paura, ma non sapevo proprio
cosa mettere, perciò ho pensato di intitolarlo come l’anime che ho scelto. I
personaggi non li ho indicati tutti, ho scelto solo quelli un po’ più rilevanti
nella storia, altrimenti avrei fatto una lista infinita!^^ Direi di aver detto
tutto.
DEATH NOTE
Capitolo 1
Ennesima, noiosa, giornata di scuola, in cui non
concluderò nulla.
Sasuke Uchiha guardava con aria annoiata
l’edificio scolastico che si ergeva dinnanzi a lui. Quel mattino, come suo
solito, sarebbe entrato in classe, avrebbe ascoltato la lezione come un
perfetto studente modello e avrebbe risposto in maniera impeccabile a tutte le
domande che gli sarebbero state rivolte, così da attirare su di sé le solite
lodi da parte dei professori e la solita ammirazione da parte dei
compagni.
A lui non interessava nulla di tutto ciò, ormai
quella era solo divenuta una noiosa routine. Al suono della campana, si avviò
dentro l’edificio, seguendo la massa di studenti che sciamava all’interno,
tentando di rimanere nell’anonimato. La cosa era già difficile, essendo uno tra
gli studenti più popolari dell’edificio; diventava totalmente impossibile nel
momento in cui metteva piede nella sua aula, dove tutti, incuranti del fatto
che raramente avrebbero ricevuto risposta, si accalcavano intorno al suo banco
per chiedergli qualche informazione riguardante i compiti giornalieri o, se si
parlava della componente femminile della classe, per farsi notare da lui.
“Sasuke, puoi farmi vedere le equazioni che erano
da fare per oggi?”
“No.”
Unico monosillabo che concedeva loro. Le loro
menti ottuse, evidentemente, non riuscivano a cogliere il semplice meccanismo
che stava dietro la risoluzione di un’equazione.
Non era ancora iniziata la prima ora e già aveva
l’impulso di uscire dall’ingresso che, pochi minuti prima, aveva utilizzato per
entrare. Assurdo pensare come un pugno di esseri inutili potesse disgustarlo a
tal punto.
I posti vuoti furono occupati velocemente qualche
secondo prima dell’arrivo del professore di matematica, che non tollerava
alcuna forma di disordine durante le sue ore e che, spesso, esortava gli alunni
a prendere esempio dalla perfetta condotta di Sasuke Uchiha. Ovviamente
i suoi voti e la sua condotta, entrambi irreprensibili, contribuivano a
renderlo il migliore liceale della scuola. A detta di tutti, poteva persino
aspirare ad entrare nelle migliori università giapponesi, cosa neanche
lontanamente concepibile per i suoi compagni.
Dopo un appello, fatto velocemente, iniziò la
spiegazione.
I minuti passavano, scanditi dalla voce monotona
dell’insegnante, che continuava a parlare, sebbene fosse conscio che
l’attenzione degli allievi fosse rivolta da tutt’altra parte.
“… Uchiha, puoi venire a risolvere il quesito?”
Come se avesse potuto rifiutarsi. Sasuke si alzò
svogliatamente dal suo posto e, con deliberata lentezza, andò verso la lavagna.
Sulla classe era piombato il silenzio, tutti gli sguardi erano puntati su di
lui. Ignorò elegantemente le occhiate insistenti che gli venivano indirizzate
dalle ragazze. Le trovava davvero noiose.
Trovò la soluzione del problema con facilità. Il
gessetto, che scorreva veloce sulla lavagna, sintomo della sua sicurezza, si
bloccò a metà di essa. Fece un cerchio intorno al risultato e, senza aspettare
una conferma o una smentita, tornò al suo posto, conscio del fatto che, come
suo solito, aveva dato un’ottima impressione.
“Ottimo. Adesso prendete a pagina…”
I restanti trenta minuti passarono con una
lentezza esasperante.
L’ora successiva, inaugurata dal suono della
campanella, prevedeva come materia l’inglese. Lui non aveva bisogno di
studiarlo, conoscendone già perfettamente la parte grammaticale e la
letteratura, ma, per ogni eventualità, preferiva seguire tutte le lezioni.
Il professor Hatake, fece il suo ingresso
trionfale a metà dell’ora. I ritardi dell’insegnante lo infastidivano
parecchio, perché i suoi compagni nel tempo libero si sentivano autorizzati a
rumoreggiare e portare disordine nella classe, cosa che trovava molto
irritante.
“Oggi parleremo di William Blake, un famoso
scrittore del periodo preromantico…”
Poiché conosceva ampiamente l’argomento, si sentì
autorizzato a non prestare attenzione ad una lezione che sicuramente sarebbe
ricaduta nella banalità più totale. Senza un apparente motivo, rivolse il suo
sguardo verso la finestra, per osservare l’area antistante l’edificio
scolastico. Luogo in cui, tra l’altro, avrebbe preferito trovarsi. Non vedendo
nulla degno di nota, fece per girarsi nuovamente, apprestandosi a seguire, non
avendo nulla di meglio da fare, la lezione. Prima di concentrarsi
sull’insegnante, però, gli parve di vedere qualcosa cadere per terra.
Probabilmente qualche idiota del piano superiore aveva buttato un quaderno.
Quella era la cosa più emozionante che era accaduta all’istituto da lì a dieci
anni, quindi, probabilmente, lo stupido che aveva avuto la felice idea di
gettare uno strumento di lavoro, se ne sarebbe vantato almeno per qualche mese.
Inutile affermare che la cosa a lui non importava minimamente.
Il resto della giornata trascorse tra spiegazioni
e interrogazioni.Tra queste ultime, la più penosa fu quella di Kiba Inuzuka,
che, presentandosi impreparato come sempre, improvvisò un teatrino, davanti ad
uno sbigottito professor Sarutobi.
Quest’ultimo, dando nota di una grande pazienza,
lo ascoltò fino al ‘posso chiedere un aiuto del pubblico?’, decidendosi,
infine, a cacciarlo fuori. Il termine di quell’eterna giornata, fu segnato
dall’ennesimo trillo della campana e dalle urla della mandria di gente che si
fiondava verso il cancello.
Sasuke non sopportava di stare in mezzo alle
persone, così decise di attendere di fianco all’istituto che tutti passassero.
Appoggiò lo zaino per terra, sicuro che la cosa sarebbe stata lunga. Trovava
stupida l’allegria generale per la fine della giornata; il termine di
quest’ultima, implicava soltanto che presto ne sarebbe iniziata una nuova.
“Ciao
Sasuke-kun!”
“Mh.”
Probabilmente la sua strategia di allontanarsi
dalla gente non funzionava se riuscivano a trovarlo persino nascosto dietro la
scuola.
“Cosa stai facendo qui?”
Di tutte le ragazze noiose dell’istituto,
Karin era la peggiore. Conscia del fatto che lui non l’avrebbe mai degnata di
uno sguardo, comunque continuava imperterrita in una crociata per la conquista
del suo amore. Impresa quanto meno impossibile, ma lei non demordeva.
“Non sono affari tuoi.”
Lo stupido sorriso che aveva sulla faccia si
cancellò all’improvviso, per poi ritornare qualche secondo dopo.
“Va bene! Allora ci rivediamo domani!”
Detto ciò si allontanò, tornando dalle sue amiche,
le quali si riunirono tutte in cerchio intorno a lei, probabilmente per
conoscere le esatte parole di Sasuke Uchiha.
Quest’ultimo, nella speranza di non incontrare più
nessun altro, si abbassò per riprendere lo zaino e andarsene da quel luogo. Il
suo sguardo, però, fu attirato da un piccolo oggetto situato dietro ad un
cespuglio. Raccogliendolo, si rese conto che doveva trattarsi di quel quaderno
che era stato buttato giù dalla finestra quella mattina. Fece per buttarlo di
nuovo a terra, quando la scritta sulla copertina, attirò la sua attenzione.
Gli sembrò
davvero una trovata insulsa. Chi mai avrebbe chiamato il proprio quaderno Death
Note?
Eppure, quell’oggetto mostrava una strana
attrattiva per lui. Invece di buttarlo, azione che avrebbe effettuato per
qualsiasi altra cosa, iniziò a sfogliarlo. Gli sembrava strano che fosse un
quaderno utilizzato per la scuola, non c’era scritto nulla, tranne all’inizio,
e le pagine sembravano molto vecchie, come se avessero diversi anni. Curioso,
forse per la prima volta in vita sua, iniziò a leggere ciò che vi era scritto
all’interno.
L'umano
il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.
Questo quaderno non farà effetto a meno che
chi scrive non abbia in mente il viso della persona mentre scrive il suo nome.
Quindi, persone che condividono lo stesso nome non verranno colpite.
Se
la causa della morte viene scritta entro quaranta secondi dopo aver scritto il
nome della persona, si verificherà.
Se
la causa della morte non è specificata, la persona morirà semplicemente di
arresto cardiaco.
Dopo le prime righe, fece fatica a trattenere lo
stupore, cosa che non gli era mai successa. Sembrava uno scherzo di cattivo
gusto, eppure non riusciva a riporre il quaderno dove lo aveva trovato. Come
guidato da una forza invisibile, lo depositò nella sua cartella e si avviò
verso casa. Durante il tragitto, pensandoci, si rese conto di essere stato
davvero uno stupido. Come sarebbe potuto esistere un artefatto del genere?
Era teoricamente impossibile, eppure, non riusciva
a togliersi di dosso la strana sensazione che lo aveva pervaso dal momento in
cui lo aveva toccato. Non riusciva a spiegarsi bene come si sentiva, però
avrebbe potuto tranquillamente affermare di non aver mai provato una cosa del
genere. Avvertiva qualcosa di diverso in lui, avvertiva il potere.
Impegnato nei suoi pensieri, non si rese neanche
conto di essere arrivato di fronte a casa sua. Appena entrato, si tolse le
scarpe e posò lo zaino su uno scalino, dirigendosi verso la cucina, conscio del
fatto che sarebbe sembrato sospetto saltare il pranzo.
“Come è andata oggi la scuola, Sasuke?”
Sua madre Mikoto gli rivolgeva sempre la stessa
domanda e lui le dava sempre la solita risposta, ma lei sembrava essere
contenta così.
“Bene, mamma.”
Rallegrata dalla risposta del figlio, tornò ai
fornelli, dove era intenta a preparare gli Onigiri, il suo piatto preferito.
Seduta sul divano, immersa nella lettura di un libro, c’era sua sorella. Lei
era l’elemento più strano della famiglia, in quanto provava vergogna persino a
parlare con lui.
“Ciao, Hinata.”
“C-ciao, Sasuke!”
Il loro dialogo si concluse così e a Sasuke andava
bene. Non aveva voglia di parlare, l’unica cosa che voleva fare in quel momento
era salire in camera sua e controllare quello strano quaderno.
In pochi minuti il pranzo fu pronto e i tre si
sedettero a tavola. Hinata, notando l’assenza del padre, chiese spiegazioni
alla madre, unica persona con cui si sentiva libera di parlare normalmente, e
quest’ultima rispose che era stato trattenuto di più al lavoro, a causa di un
caso irrisolto. Infine iniziarono a mangiare.
“Allora, Sasuke, cosa hai fatto oggi a scuola?”
“Niente d’importante, le solite cose.”
“E tu, Hinata?”
“A-abbiamo avuto un test di matematica…”
Contento di poter sfuggire alla conversazione,
che, in quel momento, versava sul compito della sorella, si concentrò sul suo
piatto, cercando di non dare a vedere la fretta che lo animava. Terminato
l’ultimo boccone, si alzò lentamente e annunciò con voce gelida che non
rispecchiava per nulla il suo stato d’animo: “Vado in camera a studiare.”
“Così presto? Studi sempre tanto! A volte dovresti
uscire con i tuoi amici, rilassarti…” tentò di convincerlo sua madre. Suo
figlio stava sempre chiuso in casa, sembrava che non gli interessasse stare in
compagnia.
“Forse hai ragione.” Le concesse, quindi si avviò
verso le scale e, dopo aver agguantato il suo zaino, salì diretto nel luogo
dove nessuno avrebbe potuto disturbarlo. Entrato, per sicurezza, chiuse la
porta. Preferiva evitare di dover dare spiegazioni su ciò che non conosceva
bene neanche lui. Detestava non essere al corrente di qualcosa, quindi doveva
capire al più presto cosa rappresentasse il quaderno che, in quel preciso
momento, albergava nel suo zaino.
Deciso a scoprire come e se funzionasse,
dopo averlo preso, si sedette alla scrivania.
Per testarlo avrebbe dovuto scrivere il nome di
una persona e, se tutto fosse andato in porto, quest’ultima sarebbe deceduta.
Davvero, però, voleva prendersi una responsabilità
del genere?
Davvero voleva avere sulla coscienza la vita di
qualcuno? Probabilmente non sarebbe successo nulla, ma c’era sempre una piccola
possibilità che ciò che era segnato su quelle pagine fosse vero.
Se così fosse stato, chi era lui per condannare a
morte un innocente?
Innocente… giusto.
Quindi avrebbe potuto facilmente sperimentare
quello che era scritto su chi si era già macchiato di qualche colpa, facendo,
inoltre, un favore alla società.
Era un suo diritto aiutare il mondo ad essere
migliore, avendone il potere.
Sicuro della sua scelta, accese il televisore. A
quell’ora solitamente erano trasmessi i telegiornali.
Quale luogo più opportuno per parlare di criminali
e mostrarne i volti?
In quel momento il mezzobusto stava parlando di un
terremoto avvenuto nella regione dell’Hokkaido e delle relative vittime, quindi
la cosa non gli interessava particolarmente. Non poteva scrivere il nome di
qualcuna di quelle persone. Non avevano ancora fatto nulla… per il momento.
Ascoltava indifferente le notizie che si susseguivano, nessuna delle quali era
degna di nota.
L’ultima di esse catturò la sua attenzione. Era un
comunicato dell’ultima ora, parlava di un detenuto scarcerato da poco che aveva
preso in ostaggio dei bambini in un asilo e, per la loro liberazione, richiedeva
una somma di denaro non indifferente. Il suo comportamento era spregevole, era
in momenti come quello che lui desiderava che il Death Note funzionasse
davvero.
Purtroppo, lo speaker si dilungava sui nomi dei
sequestrati, ma non aveva ancora fatto quello del sequestratore, né aveva
fornito una sua fotografia.
‘… il sequestratore, noto alle autorità come
Deidara No Iwa, minaccia di far esplodere l’intero edificio…’
Proprio in quel momento, anche l’immagine del
criminale fu mostrata al pubblico. Sasuke, immemore degli scrupoli di poco
prima, si affrettò ad aprire il quaderno e, con la sua grafia stretta ed
elegante, vi scrisse il nome del malvivente.
Fatto ciò, iniziò a controllare febbrilmente
l’orologio; in teoria la morte sarebbe dovuta avvenire dopo quaranta secondi.
Quaranta, trentanove, trentotto…
Si rendeva conto anche lui della stupidità della
sua azione.
… ventinove, ventotto, ventisette…
Più i secondi passavano e più si convinceva che
non sarebbe accaduto nulla, anche se quella sensazione di potere che aveva
avuto al momento della stesura del nome, gli faceva presagire il contrario.
… dieci, nove, otto…
Ormai mancavano pochi secondi e la tensione in lui
continuava a salire. Se Deidara fosse morto, lui si sarebbe ritrovato in mano
con uno strumento dalle potenzialità inimmaginabili. Se non fosse successo
nulla, avrebbe sprecato un’ora della sua giornata dietro un’inutile
stupidaggine. Le probabilità erano a favore della seconda ipotesi, ma lui
continuava ad avere quella strana sensazione.
… tre, due, uno…
Era il momento.
… zero.
Erano passati quaranta secondi esatti, eppure lo
speaker non aveva ancora detto nulla.
Tutta la tensione di poco prima svanì.
Era solo uno scherzo, uno stupido scherzo e lui ci
aveva creduto. Non riusciva a capire come avesse fatto a farsi ingannare.
Dopotutto era ovvio che non sarebbe successo nulla.
’… aspettate, abbiamo della novità! Pare che i
bambini si siano messi in salvo! Secondo il racconto di una maestra, il
sequestratore si è accasciato a terra all’improvviso; si pensa che abbia avuto
un attacco cardiaco…’
Attacco cardiaco? Era possibile che… fosse stato
lui? Che lui lo avesse ucciso?
Forse era stata una semplice coincidenza, lui non
c’entrava nulla. Eppure, proprio in quel momento, Deidara era deceduto. Un senso
d’eccitazione lo pervase. Doveva provarlo di nuovo, per scoprire se lui avesse
davvero il potere per migliorare il mondo.
Quella tensione, però, lo aveva spossato. Forse la
prova avrebbe dovuto aspettare, così, almeno per quel momento, si concentrò sui
compiti che avrebbe dovuto fare. Non poteva abbassare la sua media scolastica
solo per quel quaderno, altrimenti si sarebbe potuto intuire qualcosa.
Qualche ora dopo, il suo studio fu interrotto dal
rumore di qualcuno che bussava alla porta.
“Sasuke, posso entrare?”
Era sua madre.
Non avendolo fatto precedentemente, si affrettò a
riporre il Death Note in un cassetto e ad andarle ad aprire.
“Volevo solo dirti che tra poco arriveranno delle
mie amiche, pensi che questo disturberà il tuo studio?”
Il suo studio no, ma la sua altra attività
probabilmente. Preferiva aver meno gente possibile in casa, non voleva farsi
scoprire.
“Sasuke, c’è qualcosa che non va? Posso dire loro
di non venire!”
“Non preoccuparti, stavo uscendo.”
Sua madre, perplessa, si diresse in cucina. Quel
giorno suo figlio le sembrava davvero strano. Forse era l’agitazione per gli
esami, dopotutto erano vicini e lui doveva ottenere il massimo dei voti,
aspirando ad un’università di prestigio.
Prima classificata. Quando l’ho visto, non ci credevo! Mi
sono messa a saltare come una deficiente! Proprio non avrei pensato che al
primo contest (di cui ricevo i risultati) riuscissi ad ottenere il primo posto!
Quando ho letto dell’IC dei personaggi, sono rimasta contentissima! In effetti,
per quanto mi piacciano Sasuke e Light, devo concordare in pieno con ValeHina.
Loro sono due psicopatici. Sono contenta anche per la parte grammaticale… anche
se tendo sempre a mettere quintalate di virgole!XD
Mi sarebbe
piaciuto inserire i banner di ValeHina, ma, purtroppo, le mie conoscenze
informatiche non me lo permettono…T.T
Quindi
riporto solo il suo giudizio!
Grammatica
e stile: 9/10 punti.
Come già detto con Rei, purtroppo la tua Long è
talmente lunga (perdona il gioco di parole) che ci metterei un’eternità ad
analizzarla tutta grammaticalmente. Tuttavia, nel caso tu la volessi, dimmelo pure. ^^ Comunque sia, la grammatica è molto buona.
Pochissimi errori, di distrazione tra l’altro. Forse usi un po’ troppe virgole: attenta, molte
volte intralciano la lettura invece che facilitarla. Lo stile è molto buono, scorrevole e gradevole.
Originalità:10/10 punti.
Beh, wow. Mi hai tenuto con il fiato sospeso. La storia è ben strutturata, scorre liscia come
l’olio. Nonostante io non conosca Death Note, ho ritrovato
nella storia le stesse informazioni che qua e là avevo recepito. I personaggi sono verosimili e molto buoni. Complimenti davvero. (e come vedi, il titolo non conta nulla xD)
IC:10/10 punti.
Dunque, per quanto ne so Light è un pazzo psicopatico
(non ammazzarmi, è quello che ho sentito dire ç_c). E Sasuke nei panni di Light ci sta proprio bene. Così come S nei panni di L. Non potevi fare una
scelta più azzeccata. Per quanto riguarda gli altri personaggi,
rispettano tutti l’IC, compreso il mio adorato Naruto. Sempre esaltato, vero? xD
Attinenza al tema:10/10 punti.
Sembra quasi tu abbia creato un anime dal nulla:
non si sentono le ripercussioni dovute alla messa in onda o alla lettura. Davvero molto bene.
Giudizio personale:10/10 punti.
Diavolo, complimenti. Mi hai fatto venire voglia di seguire DN. (l’ultima frase mi ha fatto saltare il cuore in
gola. Ti supplico, continuala! Ç_c)
Dopo aver detto a sua madre che aveva intenzione
di uscire, non poteva rimanere in casa, ma non si fidava a lasciare il quaderno
incustodito. Era vero che non ne aveva ancora testato bene le capacità, ma era
anche vero che ciò che era accaduto in precedenza non poteva essere una
coincidenza.
Aprì, quindi, il cassetto e, preso il quaderno, lo
ripose in una tasca interna del cappotto, in modo che non si notasse. Decise di
portare con sé anche una penna; era sicuro che, se fosse andato in alcune zone
di Tokyo, avrebbe potuto testarlo tranquillamente. In primo luogo, la città era
piena di piccoli malviventi e, in secondo luogo, in pochi si sarebbero accorti
della scomparsa di un criminale di basso livello.
’La polizia cerca sempre i pesci grossi.’
Così diceva Fugaku, suo padre, nonché capo della
polizia federale giapponese.
Passeggiando distrattamente, si chiedeva come
fosse possibile l’esistenza di un oggetto del genere e per quale motivo fosse
capitato in mano sua. Nessun altro sarebbe stato in grado di usarlo, tutti si
sarebbero fatti degli stupidi scrupoli di coscienza, lasciando così che il
mondo continuasse a decadere. Forse tutto ciò era voluto, il Death Note doveva
appartenere a lui.
Faceva tutti quei ragionamenti, pur sapendo che la
sua seconda prova avrebbe potuto smentire le sue idee. Forse quel quaderno era
davvero solo uno scherzo.
Continuò a vagare attraverso il paese per qualche
ora, perso nei suoi pensieri, ignorando tutti quelli che gli stavano intorno.
Quasi per caso capitò in un’area che non conosceva bene, non essendo solito
uscire per andare in giro. Quell’occasione, però, sarebbe potuta andare a suo
vantaggio. Quella zona sicuramente non rientrava tra le migliori: tra
spazzatura tutto intorno e mendicati ai lati delle strade, sarebbe stato molto
probabile trovare qualche malvivente.
La sua opportunità non tardò ad arrivare.
“Lasciala!”
Dopo quell’affermazione, pronunciata da una
ragazza che passava di lì, seguì un urlo. Un uomo, probabilmente sulla
quarantina, nel tentativo di rubarle la borsa aveva tirato fuori un coltello.
“Tanaka, ma che fai, vuoi ammazzarla?”
“Non chiamarlo per cognome, sai che lo odia! Eizo,
davvero, lasciala perdere!”
I suoi amici probabilmente non erano davvero
intenzionati a fermare il criminale, ma, ormai, Sasuke aveva ciò che gli
serviva. Mentre la colluttazione continuava, Tanaka sembrava divertirsi al
terrore della ragazza, lui si nascose dietro un vicolo, per poi tirare fuori il
Death Note.
Ricordandosi della regola che aveva letto, decise
di sperimentare un'altra tipologia di morte, così da essere totalmente sicuro
del funzionamento del quaderno. Iniziò a scrivere velocemente, per paura che
Eizo compisse un omicidio e che il suo intervento fosse stato inutile.
Tanaka Eizo, morte per investimento.
“Per favore, lasciami!”
Detto ciò, la ragazza diede uno spintone al
malvivente, allontanandolo da lei. Quest’ultimo, preso alla sprovvista, fu
costretto a lasciarla.
“Brutta stronza! Adesso ti ammaz…”
Non fece in tempo a concludere la frase che un
camion lo investì in pieno, uccidendolo sul colpo.
I due amici scapparono, lasciando la ragazza in
lacrime e l’autista sconvolto per non essersi accorto che la strada non era
libera.
Ma lui non poteva accorgersene. Quello fu il primo pensiero di Sasuke, eccitato dal fatto che ormai le
possibilità che il Death Note fosse falso erano praticamente nulle.
Aveva in mano uno strumento di potenza
indefinibile, con il quale avrebbe potuto costruire un mondo migliore.
Non sarebbero più esistite persone come
quell’assassino. Quello che aveva osato uccidere suo fratello, Itachi.
L’avevano investito, senza fermarsi a prestargli soccorso. Quell’evento aveva
segnato tutti i membri della sua famiglia. Itachi era una di quelle poche
persone che non meritavano di morire. Lui dava sempre tutto se stesso per
aiutare gli altri, anche se cercava di non mostrarlo. Era un sostegno
silenzioso. Avrebbe fatto di tutto per scoprire il nome di quel pirata della
strada e avrebbe avuto la sua vendetta. Aveva il potere per farlo e lo
avrebbe fatto.
Tutte le persone oneste non avrebbero dovuto
temerlo, mentre i criminali sarebbero stati puniti. I primi due che aveva
ucciso erano stati soltanto una prova; da quel momento, però, avrebbe iniziato
seriamente a giustiziare. Sarebbe partito dagli assassini e dai terroristi,
passando ai condannati per reati minori, fino ad arrivare anche ai più piccoli
criminali. In quel modo tutti avrebbero vissuto in una realtà migliore, tutti
lo avrebbero ringraziato, tutti lo avrebbero temuto.
Lui era il giustiziere.
“Sasuke, perché sei arrivato così tardi?”
Sua madre era molto preoccupata, era la prima
volta che il figlio restava fuori fino a quell’ora.
“Mi ero perso.”
Non si era neanche reso conto di essere rimasto
per tanto tempo a contemplare il luogo dell’incidente; si era allontanato solo
all’arrivo della polizia.
“Ciao, Sasuke.”
Suo padre, probabilmente tornato dal lavoro poco
prima, lo salutò con sguardo severo. Non tollerava l’idea di non sapere dove si
trovassero i suoi figli. Essendo un federale, conosceva a menadito tutti i casi
d’omicidio avvenuti a Tokyo e temeva per la loro incolumità. Aveva già perso un
figlio, non voleva perdere anche gli altri due.
Sasuke lo salutò svogliatamente e andò in camera
sua. Non aveva voglia di cenare. Se da un lato sapeva che questo suo
comportamento si sarebbe potuto definire quantomeno sospetto, dall’altro era
troppo eccitato dalla rivelazione per pensarci. Ora che aveva capito il
meccanismo del quaderno, non aveva tempo da perdere. Facendo un piccolo
calcolo, si era reso conto che, riservando qualche ora per lo studio, avrebbe
avuto a disposizione all’incirca sei o sette ore al giorno per giustiziare i
criminali, quindi doveva subito darsi da fare.
Il metodo più veloce per ottenere i nomi e i volti
dei ricercati e dei carcerati, era sicuramente Internet, anche se era conscio
che avrebbe potuto essergli utile solo fino ad un certo punto. La polizia
tendeva a tenere certe informazioni per sé, quindi i nomi dei criminali
presenti nella rete erano una percentuale infima, rispetto a quelli che non
erano mai stati rivelati.
Per alcuni giorni riuscì a procurarsi le
informazioni sul web, così da poter uccidere facilmente i criminali dalla sua
stanza. La sua seconda attività non influiva minimamente, né sul rendimento
scolastico, né sulla condotta che di solito aveva nei confronti di tutti. Dopo
il primo attimo di smarrimento, aveva capito che cambiare atteggiamento sarebbe
equivalso a tradirsi, quindi faceva ben attenzione al suo comportamento e ai
suoi voti.
Non poté, però, trattenere un sorriso, durante una
cena in cui, stranamente, suo padre era presente.
“Caro, ti vedo un po’ stressato.”
Effettivamente, il suo volto era tirato e le
occhiaie stavano cominciando ad apparire sotto i suoi occhi, segno che la notte
precedente l’aveva passata in ufficio.
Stancamente si girò verso la moglie e iniziò a
spiegargli la situazione che tanto affliggeva lui e il resto del suo ufficio:
“Si crede che a Tokyo sia in giro un nuovo serial killer. Fin qui nulla di
strano…”
L’attenzione di Sasuke, a quel punto, era stata
inesorabilmente attirata dalle sue parole. Vedendo l’espressione di suo padre,
si rese conto che già iniziavano a temerlo. Temevano il suo potere.
“… però, non siamo sicuri che ciò che sta
accadendo sia davvero opera di un assassino. Per prima cosa, la maggior parte
delle vittime, sono carcerati tenuti sottocontrollo ventiquattrore su
ventiquattro e, inoltre, la cosa più strana è che muoiono di morte
apparentemente naturale. Tutti quanti d’arresto cardiaco.”
A quel punto le espressioni di sua madre e di sua
sorella, che stava ascoltando il discorso, si fecero stupite. Si rese conto che
sarebbe stato alquanto sospetto apparire calmo, senza alcuna reazione, così si
decise a parlare.
“Mi sembra davvero strana una cosa del genere. È
impossibile che qualcuno riesca ad uccidere in questo modo.”
“Hai perfettamente ragione, il problema è proprio
quello. Non sappiamo da dove iniziare le indagini.”
A quel punto non riuscì proprio a trattenere un
sorriso, che riuscì in ogni modo a camuffare prendendo un sorso d’acqua.
Era la prima volta che vedeva suo padre
preoccupato. Con il suo lavoro era consueto trovarsi di fronte a casi sempre
diversi, ma quello esulava dal normale. Com’era possibile che decine di
criminali, catturati e a piede libero, fossero morti nel giro di pochi giorni,
tutti per arresto cardiaco? Ovviamente nessuno poteva dare una risposta a
quell’enigma. Nessuno, tranne lui.
Finito di mangiare si ritirò in camera sua per
studiare. Aveva preso l’abitudine di scrivere almeno cento nomi prima di andare
a dormire, così da aumentare il tempo a sua disposizione. Il problema era che
ormai le risorse del web erano quasi al limite, quindi presto avrebbe dovuto
cercare un’altra fonte da cui attingere.
Seduto alla scrivania, vagliava i restanti siti
che ancora non aveva controllato. Ogni volta che veniva fuori un nome, con la
rispettiva fotografia, lo scriveva, ma ciò accadeva sempre con minor frequenza.
Durante una piccola pausa, iniziò a riflettere sulle parole del padre, che
quella sera aveva considerato poco.
’… e poi, la cosa più strana è che muoiono di
morte apparentemente naturale. Tutti quanti d’arresto cardiaco.’
Nonostante avesse appurato che la tipologia della
morte poteva essere scelta da lui, per ottimizzare il tempo, aveva deciso di
non scriverne la causa, facendo perire tutti per un attacco di cuore.
Pensandoci in quel momento, però, si rese conto che avrebbe dovuto cambiare
tipologia, altrimenti la faccenda sarebbe diventata più sospetta di quanto già
non fosse.
“Ciao.”
Sasuke riuscì a mascherare la sorpresa solo grazie
al suo perfetto controllo delle emozioni.
Sentire una voce che gli parlava da dietro, mentre
stava scrivendo nomi sul Death Note, lo aveva turbato non poco.
Tuttavia, mantenendo il suo atteggiamento freddo,
si girò verso il suo interlocutore.
Dopo aver visto in faccia colui che aveva parlato,
non sapeva se avesse dovuto spaventarsi o mettersi a ridere.
Aveva di fronte a lui un essere – non si poteva
definire persona – che, per prima cosa, fluttuava a qualche centimetro dal
suolo e, per seconda cosa, era grasso in una maniera esagerata. Il volto aveva
delle fattezze umane, anche se gli occhi erano molto più piccoli del normale e
sulle guance vi erano delle strane spirali.
“Tu saresti?”
Chiese in tono neutro l’Uchiha, che sicuramente
non si sarebbe fatto spaventare da un individuo del genere.
Quest’ultimo, si stupì parecchio della sua
reazione, cominciando a borbottare cose del tipo:
“È il primo essere umano che non si spaventa…
strano. Avrei voglia di un pacco di patatine… chissà se ne ha qualcuna…”
Sasuke, stancatosi del suo monologo, si voltò
nuovamente verso lo schermo del computer, intenzionato a continuare il suo
lavoro.
“Ehi! Non volevi sapere chi sono?”
Terminato il suo discorso con il niente, si era
reso conto di essere ignorato.
La cosa probabilmente non gli piaceva, infatti, si
era piazzato di fronte allo schermo per impedirne a Sasuke la visione.
“Dimmelo, se ci tieni.”
“Bene; io sono Choji, lo shinigami che ha fatto
cadere il Death Note sulla Terra!”
Shinigami? Ovvero un Dio della morte? Quindi
esistevano davvero. Sasuke non fece fatica a crederci. Dopotutto se esisteva un
quaderno della morte perché non sarebbe dovuto esistere un Dio della
morte?
L’unica cosa che non capiva, era il motivo di
questa sua decisione. Perché l’aveva gettato sulla Terra? Secondo le leggende,
gli shinigami potevano uccidere gli esseri umani. Se per farlo, però,
utilizzavano il Death Note, Choji, privandosene, si era privato anche della
possibilità di togliere la vita a qualsivoglia individuo.
Incuriosito da quell’aspetto – lui non avrebbe mai
abbandonato un simile strumento di potere – chiese allo shinigami il motivo
della sua scelta.
“Ovvio! Io possiedo un altro Death Note; anche se
non lo avessi avuto, però, avrei comunque lasciato cadere quello…” disse,
indicando il quaderno posato sulla scrivania.
“Perché?”
La spiegazione non tardò ad arrivare, anzi
sembrava ansioso di esporla.
“Perché, nel mondo degli shinigami, non ci sono le
patatine. Una volta, uno shinigami era sceso sulla Terra, proprio perché aveva
perso, non per sua volontà, il Death Note, e, nel ritornare nel nostro mondo,
aveva portato con sé un pacchetto di quelle delizie. Da quel momento non ho
fatto altro che pensare al metodo per venire qui e finalmente ho trovato la
soluzione! Se un umano avesse preso il mio quaderno, io sarei stato obbligato a
seguirlo. Di conseguenza sarei dovuto scendere sulla Terra. Mi comprerai delle
patatine, vero?”
Aveva detto ciò tutto d’un fiato, animato da una
smania che Sasuke non aveva mai visto in nessun essere umano. Choji, infatti,
non era umano.
Quindi, a quel punto, aveva al suo fianco un Dio
della morte che avrebbe potuto piegare al suo volere grazie a delle semplici
patatine.
Era stato un po’ avventato a proclamarsi giustiziere.
Lui sarebbe diventato il dio di un nuovo mondo.
“Certo.”
A quell’affermazione Choji iniziò ad urlare di
gioia. Sasuke, spaventato dal fatto che qualcuno avrebbe potuto sentirlo, gli
chiese di abbassare la voce, ma a quel punto lo shinigami gli rivelò un’altra
cosa.
“Solo chi ha toccato il Death Note, può vedere lo
shinigami che lo ha posseduto.”
Perfetto.
‘Gli omicidi aumentano a vista d’occhio…’
Ormai era già da qualche settimana che il caso
andava avanti, avevano iniziato a parlarne anche i telegiornali, la polizia era
nel panico.
Nessuno, però, sospettava che dietro quelle strane
morti si celassero lo studente modello Sasuke Uchiha e lo shinigami Choji.
Tuttavia, se lo studente modello non avesse
trovato presto una soluzione, le morti sarebbero diminuite drasticamente, poiché
aveva già ucciso la maggior parte dei criminali i cui nomi erano presenti su
Internet.
La soluzione gli si presentò in tutto il suo
splendore quella sera. Si chiese come avesse fatto a non pensarci in
precedenza. Durante la cena, mentre suo padre discuteva con sua madre riguardo
gli omicidi, accennò agli archivi federali, chiedendosi se l’assassino
attingesse le informazioni sui criminali da lì.
Fino a quel momento non l’aveva fatto, ma grazie
al suggerimento di Fugaku, avrebbe cominciato subito. L’unico problema era
trovare il modo di accedervi. Per prima cosa gli serviva la password di un
agente, ma quello non sarebbe stato difficile. Suo padre era sempre stato
scontato, su certe cose. In secondo luogo, doveva fare in modo che nessuno si
accorgesse del fatto che sarebbe penetrato negli archivi. Anche quello era
fattibile, sebbene un po’ complicato. Essendo molto abile con i computer, per
lui, comunque, non sarebbe stato molto difficile coprire la sua connessione in
modo da non venire scoperto. Si mise all’opera la sera stessa.
“Sasuke, io voglio le patatine!”
“Te ne ho preso un pacchetto un’ora fa.”
Il suo sguardo, di solito bonario, si fece
incontrollato all’improvviso. Dopo aver fatto un’apologia delle patatine,
difendendo il loro gusto sopraffino, aveva iniziato a minacciare di morte
Sasuke, mostrandogli più volte il suo Death Note.
Più per sfinitezza che per paura, l’Uchiha scese a
prendere un altro pacco di patatine. Aveva bisogno di silenzio per tentare di
accedere all’archivio.
Dopo che Choji si fu calmato, ritenne opportuno
mettersi al lavoro. Dopo aver reso la sua connessione irrintracciabile, si
preparò per la parte più facile, ovvero quella di scovare la password di suo
padre. Esistevano diversi programmi per quei tipi d’infrazione, ma lui, come
primo tentativo, volle provare a decifrarla a mano.
Per iniziare, scrisse quelle più probabili su un
foglio.
Poi cominciò a provarle nella casella apposita. In
pochi minuti riuscì ad accedere all’archivio. Fugaku non si smentiva mai. Come
password aveva usato Itachi. Non sapeva che più quest’ultima era
semplice, più era facile accedere alle informazioni?
Subito davanti a lui comparve una schermata
ricolma di nomi e di date. A quel punto poteva continuare indisturbato il suo
lavoro.
Fine secondo capitolo!!
Devo studiare
scienze della terra, quindi cosa faccio? Ovvio, aggiorno.
Sì, sono fuori
di testa visto che domani ho la verifica.
Beh, spero che
questo capitolo vi piaccia!^^
Sakuchan_94: ciao neechan! Grazie per i complimenti! Davvero, sono
molto contenta, non pensavo di potermi classificare prima! Sono contenta che
pensi che i personaggi siano IC!
Sono davvero
contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e scusa se la risposta è cortissima,
ma devo tornare a studiare la stupida scienze della terra._.
Al prossimo
capitolo! Ciao ciao!!^^
valehina: ciao! Sono contenta che tu abbia lasciato una
recensione, non importa se è corta! Ancora non ci credo di essere arrivata
prima!*.*
Per il
nickname, sì l’ho preso da lì! Anche se vorrei che non ci fosse il _91. Sì,
sono pazza!^^’
Ok, adesso
evaporo perché il libro mi guarda malissimo! Al prossimo capitolo! Ciao
ciao!!^^
beat: ciao! Innanzitutto, grazie per i
complimenti! Il fatto che il capitolo sembri davvero un pezzo di Death Note, mi
fa davvero felice, perché mentre scrivevo avevo sempre paura di non riuscire a
rendere l’atmosfera! Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao
ciao!!^^
Grazie a
coloro che hanno messo la storia tra i preferiti (già cinque!*.*):
Nell’ufficio dei federali vi era una situazione di
stallo. La tensione era generale, nessuno riusciva a venire a capo del caso e
questo demoralizzava un po’ tutti.
“Capo, le ho portato il caffè!”
Il giovane Naruto Uzumaki, un ragazzo biondo
sempre felice, era una nuova recluta e l’unica cosa che gli riusciva bene per
il momento, era il servizio di ristorazione. Allegro come pochi, non riusciva a
tacere un secondo. Inutile dire che un atteggiamento come quello, nella
condizione in cui si trovavano, non era esattamente il più adatto.
“Grazie.”
Fugaku Uchiha era sempre stato un tipo di poche
parole, ma ciò non scoraggiava il giovane che cercava sempre uno spunto di
conversazione.
“Non si preoccupi! Io, il più grande agente di
Tokyo, presto scoverò quest’assassino!”
La sua affermazione fu seguita da un protratto silenzio,
così si decise a tornare alla sua postazione, nella quale
di solito passava pochissimo tempo. Preferiva girare per l’ufficio e parlare
con gli altri, piuttosto che stare davanti ad un computer. In molti gli avevano
chiesto il motivo per cui avesse scelto quella professione. Lui, semplicemente,
aveva risposto che gli piaceva aiutare la gente.
Dopo quel teatrino, tutti si concentrarono sul
proprio lavoro.
La giornata, all’inizio, era sembrata evolversi
come le precedenti, se non fosse stato per un fatto che accadde all’improvviso.
Ad un tratto, uno strano individuo, vestito con
un’orribile tuta verde, dotato di un taglio a scodella e ornato da delle folte
sopracciglia nere agghiaccianti, entrò nell’ufficio sbattendo le porte, seguito
da diversi agenti che cercavano di trattenerlo, senza alcun risultato.
“Ascoltatemi bene! Io sono Gai Maito,
l’emissario del grande S…”
“Ci scusi, signore, non
siamo riusciti a fermarlo!”
Gli agenti tentarono di scusarsi con Fugaku
Uchiha, ma quest’ultimo, al nome di S, si era rivolto in direzione dell’uomo,
ignorando i suoi sottoposti. Si rivolse brevemente a loro, dicendogli di
lasciarlo stare e li congedò. Se quello era davvero l’emissario di S, allora
avevano qualche possibilità di scovare quell’assassino, ultimamente denominato Kira. Il
soprannome gli era stato dato da alcune persone partecipanti ad una comunità
online, che aveva traslitterato il termine inglese killer. Difficile a
credersi, alcuni squilibrati erano arrivati a affermare che il lavoro di Kira era giusto e che realizzava solo ciò che la polizia
aveva paura di fare.
Essendo totalmente in disaccordo con queste voci,
Fugaku accolse il portavoce di S, il più grande detective giapponese. Si diceva
che nessuno conoscesse il suo volto e neanche il suo nome. L’unica persona al
mondo a conoscerlo realmente, era il suo assistente, che in quel momento si
trovava nel loro ufficio.
“Insomma! Che cosa sono quei musi lunghi? Sono
venuto qua per annunciarvi che S vuole collaborare con la polizia. Questo
significa che la forza della giovinezza è con voi! Dovreste
essere contenti!”
Naruto si aggregò al sermone di Gai, esortando
tutti ad essere allegri, perché grazie a lui, e ovviamente anche ad S,
avrebbero risolto il caso in pochissimo tempo.
“Uzumaki, torna alla tua postazione.” Ordinò
severo.
Naruto, mogio mogio, fece ciò che gli era
stato ordinato. Avrebbe preferito vedere da vicino l’assistente di S. Insomma,
tra tutti gli agenti S era considerato una leggenda, quindi non era strano che
fosse interessato alla questione.
“Perché non è venuto direttamente S, se è sua
intenzione aiutarci?”
A quella domanda, lo sguardo di Gai si fece
sbigottito. Punto un indice accusatore contro il capo della
polizia ed esclamò: “Tu! Come pensi che il grande S, cui io ho insegnato
tutto quello che sa, abbia mantenuto il suo anonimato fino ad ora? Non può
semplicemente presentarsi qui, senza sapere se si può fidare di voi!”
Il suo indice era ancora puntato in maniera
teatrale verso Fugaku, che iniziava a chiedersi se Gai fosse davvero
l’emissario di S. Dal suo comportamento sembrava solo un esaltato. Così gli
domandò di dimostrare la veridicità delle sue affermazioni. A quel punto lui
iniziò una filippica sulla fiducia che durò all’incirca un’ora, per concludere
con: “… e poi ho portato il computer per mettervi in comunicazione con lui.”
“E non potevi dirlo prima?”
Naruto, che si era trattenuto fino a quel momento,
non riuscì a mantenersi dal gridare contro di lui. Era sempre stato un tipo
poco paziente e quel discorso lunghissimo era riuscito ad annoiarlo a morte. Ad
un’occhiata di Fugaku, però, si zittì subito. Era l’unica persona che riuscisse
a spaventarlo. Gai, intanto, dopo aver concluso il suo discorso, aveva tirato
fuori da una borsa il computer portatile che aveva con sé e stava tentando, con
scarso successo, di collegarlo alla rete dell’ufficio. L’impresa riuscì,
parecchi minuti dopo, grazie all’aiuto fornito di un volenteroso agente, che
non ne poteva più di aspettare.
“Grazie, grazie. Ovviamente ci sarei riuscito anche da solo, perché dalla mia parte ho
la forza della giovinezza!”
La forza della giovinezza quel giorno non voleva
saperne di aiutarlo, infatti il volenteroso agente
dovette aiutarlo anche a stabilire la linea per parlare con S.
Dopo qualche minuto dall’impresa, una voce metallica,
probabilmente alterata con qualche programma, si levò nella sala. Sullo schermo
comparve una grande S nera su sfondo bianco, quindi colui che si trovava al di
là dello schermo non era disposto a mostrare il suo volto.
”Salve sono S. Ho deciso di collaborare con la polizia per quest’indagine, in quanto
ritengo che questa volta non riuscirei a farcela da solo. Non so neanche perché
mi sono imbarcato in quest’impresa, che è un’enorme seccatura, ma ormai non
posso più tirarmi indietro, quindi chiedo il vostro aiuto.”
Detto questo, Gai chiuse la connessione.
“Se vorrete accettare l’offerta di S, lui vi
parlerà delle sue supposizioni, altrimenti potrete continuare la vostra
indagine e noi continueremo per conto nostro.”
A quel punto s’innalzarono le proteste. Nessuno
degli agenti riteneva giusto dover agire a viso scoperto mentre S poteva
rimanere nascosto. Era opinione della polizia, anche se andava oltre ogni
logica, che Kira potesse colpire conoscendo solo il
nome e il volto delle vittime, quindi ognuno di loro era in pericolo. Avevano
anche appurato che sicuramente aveva accesso al loro archivio; la morte
inspiegabile di alcuni detenuti dei quali non era mai stato rivelato il nome
supportava la loro ipotesi.
Dopotutto, però, quella era la loro unica speranza
di riuscita. Da soli, non sarebbero mai riusciti a vincere quella battaglia,
che sembrava già persa in partenza. Continuando così, la cattura di Kira sarebbe stata impossibile, quindi rischiare il tutto
per tutto sembrava ormai l’unica alternativa valida.
“Accettiamo.”
In una parola, Fugaku espresse quello che era il
pensiero unanime.
“Combatteremo al fianco di S, dattebayo!”
“Uzumaki!”
“Sì, scusi.”
Questa volta l’esaltazione di Naruto fu accolta
con una risata. L’atmosfera si era notevolmente rilassata. Non erano più soli.
Dopo essersi accertato dell’unanimità del loro
consenso, Gai, con non poche difficoltà, ripristinò il collegamento audio con
S, che, essendo sicuro del fatto che avrebbero accettato, aveva già preparato
il resoconto delle sue scoperte.
Gli spiegò in breve le cose che già sospettavano,
cioè che Kira uccideva conoscendo nome e volto
dell’individuo e che, sicuramente, sfruttava il loro archivio come fonte.
Poi passò ad altre considerazioni.
”Partendo dal fatto che il vostro archivio è stato
violato, posso supporre che i sospetti più probabili siano i famigliari degli
agenti…”
A quel punto si scatenò un’altra protesta; tutti
affermavano che nessun membro della loro famiglia avrebbe fatto una cosa del
genere.
Fugaku li zittì, proclamando che alcuni agenti
sarebbero stati assegnati alla sorveglianza dei loro famigliari. Sebbene questo
piano sfociasse nella completa violazione della privacy, era necessario
attuarlo, per poter procedere nelle indagini.
La cosa scatenò
ulteriori reclami bloccati da un secco: “Volete che le morti smettano o no? Neanche a me fa piacere, ma è nostro dovere proteggere il paese.”
Detto ciò, tutti finalmente si zittirono,
così S poté continuare il suo discorso.
”… perciò, come ha detto il signor Uchiha, dovrete
mettere degli agenti che li sorveglino. Non so come Kira
uccida, però, per iniziare, posso capire a grandi linee la zona in cui abita…”
A-ehm. Questo capitolo è un po’ cortino, però mi serviva come passaggio, avevo bisogno di
un capitolo dal punto di vista della polizia e non ho potuto accorparlo all’altro.
Morale?
Ci sono due
capitoli corti, spero che non vi dispiaccia!^^’
Klarai: ciao!! Sono contenta che la
storia ti piaccia, anche se non conosci Death Note! Per i personaggi, c’è anche
Naruto, visto?
Ok, non ha un
ruolo preponderante, però c’è!^^
Hinata,
effettivamente non è che abbia un ruolo tanto importante, però era il
personaggio che, secondo me, meglio si adattava al carattere originale della
sorella di Sasuke/Light, anche se, in realtà ci sono un po’ di differenze...
Spero che
questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^
Sakuchan_94: ciao neechan!! Sono troppo contenta che questa storia ti piaccia! Anche
se, secondo me, esageri. Io non sono un granché a scrivere, sei molto meglio tu
e dovresti saperlo! Per quanto riguarda l’IC, sono contenta che tu trovi i
personaggi aderenti al carattere originale! Sono proprio soddisfatta quando
riesco a riprodurre bene il carattere di un personaggio!^^
A-ehm... per caso ti ho fatto aspettare
tanto? Sai com’è, la pigriz... scuola mi prende molto
tempo!^^’
Ok, spero che
anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^
Darkshin: ciao!! Grazie per i complimenti!
A Sai, come shinigami non ci avevo proprio pensato a
dire il vero!^^’
Spero che
questo capitolo ti piaccia!^^
Al prossimo! Ciao
ciao!!^^
Grazie a Erykuz,
Klarai, mirachi
e Rinoagirl89 per aver messo la storia tra le seguite!