Death Note

di Nihal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Autore: Nihal_91

Autore: Nihal_91
Titolo: Death Note
Anime scelto: Death Note
Personaggi e Pairing: Sasuke Uchiha, Choji Akimichi, Fugaku Uchiha, Shikamaru Nara, Sakura Haruno, Shino Aburame
Genere: Azione, Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Au
Introduzione: Sasuke Uchiha è uno studente brillante, ma annoiato. Durante una giornata di scuola, trova un quaderno che provoca la morte delle persone. Basta scrivere sopra il loro nome…
Note dell'Autore: Allora, parto con il fatto che non sono molto sicura del genere, ma quelli mi sembravano i più adatti. Il titolo è talmente originale da fare paura, ma non sapevo proprio cosa mettere, perciò ho pensato di intitolarlo come l’anime che ho scelto. I personaggi non li ho indicati tutti, ho scelto solo quelli un po’ più rilevanti nella storia, altrimenti avrei fatto una lista infinita!^^ Direi di aver detto tutto.

 

 

DEATH NOTE

 

 

Capitolo 1

 

Ennesima, noiosa, giornata di scuola, in cui non concluderò nulla.

Sasuke Uchiha guardava con aria annoiata l’edificio scolastico che si ergeva dinnanzi a lui. Quel mattino, come suo solito, sarebbe entrato in classe, avrebbe ascoltato la lezione come un perfetto studente modello e avrebbe risposto in maniera impeccabile a tutte le domande che gli sarebbero state rivolte, così da attirare su di sé le solite lodi da parte dei professori e la solita ammirazione da parte dei compagni.

A lui non interessava nulla di tutto ciò, ormai quella era solo divenuta una noiosa routine. Al suono della campana, si avviò dentro l’edificio, seguendo la massa di studenti che sciamava all’interno, tentando di rimanere nell’anonimato. La cosa era già difficile, essendo uno tra gli studenti più popolari dell’edificio; diventava totalmente impossibile nel momento in cui metteva piede nella sua aula, dove tutti, incuranti del fatto che raramente avrebbero ricevuto risposta, si accalcavano intorno al suo banco per chiedergli qualche informazione riguardante i compiti giornalieri o, se si parlava della componente femminile della classe, per farsi notare da lui.

“Sasuke, puoi farmi vedere le equazioni che erano da fare per oggi?”

“No.”

Unico monosillabo che concedeva loro. Le loro menti ottuse, evidentemente, non riuscivano a cogliere il semplice meccanismo che stava dietro la risoluzione di un’equazione.

Non era ancora iniziata la prima ora e già aveva l’impulso di uscire dall’ingresso che, pochi minuti prima, aveva utilizzato per entrare. Assurdo pensare come un pugno di esseri inutili potesse disgustarlo a tal punto.

I posti vuoti furono occupati velocemente qualche secondo prima dell’arrivo del professore di matematica, che non tollerava alcuna forma di disordine durante le sue ore e che, spesso, esortava gli alunni a prendere esempio dalla perfetta condotta di Sasuke Uchiha. Ovviamente i suoi voti e la sua condotta, entrambi irreprensibili, contribuivano a renderlo il migliore liceale della scuola. A detta di tutti, poteva persino aspirare ad entrare nelle migliori università giapponesi, cosa neanche lontanamente concepibile per i suoi compagni.

Dopo un appello, fatto velocemente, iniziò la spiegazione.

I minuti passavano, scanditi dalla voce monotona dell’insegnante, che continuava a parlare, sebbene fosse conscio che l’attenzione degli allievi fosse rivolta da tutt’altra parte.

“… Uchiha, puoi venire a risolvere il quesito?”

Come se avesse potuto rifiutarsi. Sasuke si alzò svogliatamente dal suo posto e, con deliberata lentezza, andò verso la lavagna. Sulla classe era piombato il silenzio, tutti gli sguardi erano puntati su di lui. Ignorò elegantemente le occhiate insistenti che gli venivano indirizzate dalle ragazze. Le trovava davvero noiose.

Trovò la soluzione del problema con facilità. Il gessetto, che scorreva veloce sulla lavagna, sintomo della sua sicurezza, si bloccò a metà di essa. Fece un cerchio intorno al risultato e, senza aspettare una conferma o una smentita, tornò al suo posto, conscio del fatto che, come suo solito, aveva dato un’ottima impressione.

“Ottimo. Adesso prendete a pagina…”

I restanti trenta minuti passarono con una lentezza esasperante.

L’ora successiva, inaugurata dal suono della campanella, prevedeva come materia l’inglese. Lui non aveva bisogno di studiarlo, conoscendone già perfettamente la parte grammaticale e la letteratura, ma, per ogni eventualità, preferiva seguire tutte le lezioni.

Il professor Hatake, fece il suo ingresso trionfale a metà dell’ora. I ritardi dell’insegnante lo infastidivano parecchio, perché i suoi compagni nel tempo libero si sentivano autorizzati a rumoreggiare e portare disordine nella classe, cosa che trovava molto irritante.

“Oggi parleremo di William Blake, un famoso scrittore del periodo preromantico…”

Poiché conosceva ampiamente l’argomento, si sentì autorizzato a non prestare attenzione ad una lezione che sicuramente sarebbe ricaduta nella banalità più totale. Senza un apparente motivo, rivolse il suo sguardo verso la finestra, per osservare l’area antistante l’edificio scolastico. Luogo in cui, tra l’altro, avrebbe preferito trovarsi. Non vedendo nulla degno di nota, fece per girarsi nuovamente, apprestandosi a seguire, non avendo nulla di meglio da fare, la lezione. Prima di concentrarsi sull’insegnante, però, gli parve di vedere qualcosa cadere per terra. Probabilmente qualche idiota del piano superiore aveva buttato un quaderno. Quella era la cosa più emozionante che era accaduta all’istituto da lì a dieci anni, quindi, probabilmente, lo stupido che aveva avuto la felice idea di gettare uno strumento di lavoro, se ne sarebbe vantato almeno per qualche mese. Inutile affermare che la cosa a lui non importava minimamente.

Il resto della giornata trascorse tra spiegazioni e interrogazioni.Tra queste ultime, la più penosa fu quella di Kiba Inuzuka, che, presentandosi impreparato come sempre, improvvisò un teatrino, davanti ad uno sbigottito professor Sarutobi.

Quest’ultimo, dando nota di una grande pazienza, lo ascoltò fino al ‘posso chiedere un aiuto del pubblico?’, decidendosi, infine, a cacciarlo fuori. Il termine di quell’eterna giornata, fu segnato dall’ennesimo trillo della campana e dalle urla della mandria di gente che si fiondava verso il cancello.

Sasuke non sopportava di stare in mezzo alle persone, così decise di attendere di fianco all’istituto che tutti passassero. Appoggiò lo zaino per terra, sicuro che la cosa sarebbe stata lunga. Trovava stupida l’allegria generale per la fine della giornata; il termine di quest’ultima, implicava soltanto che presto ne sarebbe iniziata una nuova.

“Ciao Sasuke-kun!”

“Mh.”

Probabilmente la sua strategia di allontanarsi dalla gente non funzionava se riuscivano a trovarlo persino nascosto dietro la scuola.

“Cosa stai facendo qui?”

Di tutte le ragazze noiose dell’istituto, Karin era la peggiore. Conscia del fatto che lui non l’avrebbe mai degnata di uno sguardo, comunque continuava imperterrita in una crociata per la conquista del suo amore. Impresa quanto meno impossibile, ma lei non demordeva.

“Non sono affari tuoi.”

Lo stupido sorriso che aveva sulla faccia si cancellò all’improvviso, per poi ritornare qualche secondo dopo.

“Va bene! Allora ci rivediamo domani!”

Detto ciò si allontanò, tornando dalle sue amiche, le quali si riunirono tutte in cerchio intorno a lei, probabilmente per conoscere le esatte parole di Sasuke Uchiha.

Quest’ultimo, nella speranza di non incontrare più nessun altro, si abbassò per riprendere lo zaino e andarsene da quel luogo. Il suo sguardo, però, fu attirato da un piccolo oggetto situato dietro ad un cespuglio. Raccogliendolo, si rese conto che doveva trattarsi di quel quaderno che era stato buttato giù dalla finestra quella mattina. Fece per buttarlo di nuovo a terra, quando la scritta sulla copertina, attirò la sua attenzione.

Gli sembrò davvero una trovata insulsa. Chi mai avrebbe chiamato il proprio quaderno Death Note?

Eppure, quell’oggetto mostrava una strana attrattiva per lui. Invece di buttarlo, azione che avrebbe effettuato per qualsiasi altra cosa, iniziò a sfogliarlo. Gli sembrava strano che fosse un quaderno utilizzato per la scuola, non c’era scritto nulla, tranne all’inizio, e le pagine sembravano molto vecchie, come se avessero diversi anni. Curioso, forse per la prima volta in vita sua, iniziò a leggere ciò che vi era scritto all’interno.

 

L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.

Questo quaderno non farà effetto a meno che chi scrive non abbia in mente il viso della persona mentre scrive il suo nome. Quindi, persone che condividono lo stesso nome non verranno colpite.

Se la causa della morte viene scritta entro quaranta secondi dopo aver scritto il nome della persona, si verificherà.

Se la causa della morte non è specificata, la persona morirà semplicemente di arresto cardiaco.

 

Dopo le prime righe, fece fatica a trattenere lo stupore, cosa che non gli era mai successa. Sembrava uno scherzo di cattivo gusto, eppure non riusciva a riporre il quaderno dove lo aveva trovato. Come guidato da una forza invisibile, lo depositò nella sua cartella e si avviò verso casa. Durante il tragitto, pensandoci, si rese conto di essere stato davvero uno stupido. Come sarebbe potuto esistere un artefatto del genere?

Era teoricamente impossibile, eppure, non riusciva a togliersi di dosso la strana sensazione che lo aveva pervaso dal momento in cui lo aveva toccato. Non riusciva a spiegarsi bene come si sentiva, però avrebbe potuto tranquillamente affermare di non aver mai provato una cosa del genere. Avvertiva qualcosa di diverso in lui, avvertiva il potere.

Impegnato nei suoi pensieri, non si rese neanche conto di essere arrivato di fronte a casa sua. Appena entrato, si tolse le scarpe e posò lo zaino su uno scalino, dirigendosi verso la cucina, conscio del fatto che sarebbe sembrato sospetto saltare il pranzo.

“Come è andata oggi la scuola, Sasuke?”

Sua madre Mikoto gli rivolgeva sempre la stessa domanda e lui le dava sempre la solita risposta, ma lei sembrava essere contenta così.

“Bene, mamma.”

Rallegrata dalla risposta del figlio, tornò ai fornelli, dove era intenta a preparare gli Onigiri, il suo piatto preferito. Seduta sul divano, immersa nella lettura di un libro, c’era sua sorella. Lei era l’elemento più strano della famiglia, in quanto provava vergogna persino a parlare con lui.

“Ciao, Hinata.”

“C-ciao, Sasuke!”

Il loro dialogo si concluse così e a Sasuke andava bene. Non aveva voglia di parlare, l’unica cosa che voleva fare in quel momento era salire in camera sua e controllare quello strano quaderno.

In pochi minuti il pranzo fu pronto e i tre si sedettero a tavola. Hinata, notando l’assenza del padre, chiese spiegazioni alla madre, unica persona con cui si sentiva libera di parlare normalmente, e quest’ultima rispose che era stato trattenuto di più al lavoro, a causa di un caso irrisolto. Infine iniziarono a mangiare.

“Allora, Sasuke, cosa hai fatto oggi a scuola?”

“Niente d’importante, le solite cose.”

“E tu, Hinata?”

“A-abbiamo avuto un test di matematica…”

Contento di poter sfuggire alla conversazione, che, in quel momento, versava sul compito della sorella, si concentrò sul suo piatto, cercando di non dare a vedere la fretta che lo animava. Terminato l’ultimo boccone, si alzò lentamente e annunciò con voce gelida che non rispecchiava per nulla il suo stato d’animo: “Vado in camera a studiare.”

“Così presto? Studi sempre tanto! A volte dovresti uscire con i tuoi amici, rilassarti…” tentò di convincerlo sua madre. Suo figlio stava sempre chiuso in casa, sembrava che non gli interessasse stare in compagnia.

“Forse hai ragione.” Le concesse, quindi si avviò verso le scale e, dopo aver agguantato il suo zaino, salì diretto nel luogo dove nessuno avrebbe potuto disturbarlo. Entrato, per sicurezza, chiuse la porta. Preferiva evitare di dover dare spiegazioni su ciò che non conosceva bene neanche lui. Detestava non essere al corrente di qualcosa, quindi doveva capire al più presto cosa rappresentasse il quaderno che, in quel preciso momento, albergava nel suo zaino.

Deciso a scoprire come e se funzionasse, dopo averlo preso, si sedette alla scrivania.

Per testarlo avrebbe dovuto scrivere il nome di una persona e, se tutto fosse andato in porto, quest’ultima sarebbe deceduta.

Davvero, però, voleva prendersi una responsabilità del genere?

Davvero voleva avere sulla coscienza la vita di qualcuno? Probabilmente non sarebbe successo nulla, ma c’era sempre una piccola possibilità che ciò che era segnato su quelle pagine fosse vero.

Se così fosse stato, chi era lui per condannare a morte un innocente?

Innocente… giusto.

Quindi avrebbe potuto facilmente sperimentare quello che era scritto su chi si era già macchiato di qualche colpa, facendo, inoltre, un favore alla società.

Era un suo diritto aiutare il mondo ad essere migliore, avendone il potere.

Sicuro della sua scelta, accese il televisore. A quell’ora solitamente erano trasmessi i telegiornali.

Quale luogo più opportuno per parlare di criminali e mostrarne i volti?

In quel momento il mezzobusto stava parlando di un terremoto avvenuto nella regione dell’Hokkaido e delle relative vittime, quindi la cosa non gli interessava particolarmente. Non poteva scrivere il nome di qualcuna di quelle persone. Non avevano ancora fatto nulla… per il momento. Ascoltava indifferente le notizie che si susseguivano, nessuna delle quali era degna di nota.

L’ultima di esse catturò la sua attenzione. Era un comunicato dell’ultima ora, parlava di un detenuto scarcerato da poco che aveva preso in ostaggio dei bambini in un asilo e, per la loro liberazione, richiedeva una somma di denaro non indifferente. Il suo comportamento era spregevole, era in momenti come quello che lui desiderava che il Death Note funzionasse davvero.

Purtroppo, lo speaker si dilungava sui nomi dei sequestrati, ma non aveva ancora fatto quello del sequestratore, né aveva fornito una sua fotografia.

‘… il sequestratore, noto alle autorità come Deidara No Iwa, minaccia di far esplodere l’intero edificio…’

Proprio in quel momento, anche l’immagine del criminale fu mostrata al pubblico. Sasuke, immemore degli scrupoli di poco prima, si affrettò ad aprire il quaderno e, con la sua grafia stretta ed elegante, vi scrisse il nome del malvivente.

Fatto ciò, iniziò a controllare febbrilmente l’orologio; in teoria la morte sarebbe dovuta avvenire dopo quaranta secondi.

Quaranta, trentanove, trentotto…

Si rendeva conto anche lui della stupidità della sua azione.

… ventinove, ventotto, ventisette…

Più i secondi passavano e più si convinceva che non sarebbe accaduto nulla, anche se quella sensazione di potere che aveva avuto al momento della stesura del nome, gli faceva presagire il contrario.

… dieci, nove, otto…

Ormai mancavano pochi secondi e la tensione in lui continuava a salire. Se Deidara fosse morto, lui si sarebbe ritrovato in mano con uno strumento dalle potenzialità inimmaginabili. Se non fosse successo nulla, avrebbe sprecato un’ora della sua giornata dietro un’inutile stupidaggine. Le probabilità erano a favore della seconda ipotesi, ma lui continuava ad avere quella strana sensazione.

… tre, due, uno…

Era il momento.

… zero.

Erano passati quaranta secondi esatti, eppure lo speaker non aveva ancora detto nulla.

Tutta la tensione di poco prima svanì.

Era solo uno scherzo, uno stupido scherzo e lui ci aveva creduto. Non riusciva a capire come avesse fatto a farsi ingannare. Dopotutto era ovvio che non sarebbe successo nulla.

’… aspettate, abbiamo della novità! Pare che i bambini si siano messi in salvo! Secondo il racconto di una maestra, il sequestratore si è accasciato a terra all’improvviso; si pensa che abbia avuto un attacco cardiaco…’

Attacco cardiaco? Era possibile che… fosse stato lui? Che lui lo avesse ucciso?

Forse era stata una semplice coincidenza, lui non c’entrava nulla. Eppure, proprio in quel momento, Deidara era deceduto. Un senso d’eccitazione lo pervase. Doveva provarlo di nuovo, per scoprire se lui avesse davvero il potere per migliorare il mondo.

Quella tensione, però, lo aveva spossato. Forse la prova avrebbe dovuto aspettare, così, almeno per quel momento, si concentrò sui compiti che avrebbe dovuto fare. Non poteva abbassare la sua media scolastica solo per quel quaderno, altrimenti si sarebbe potuto intuire qualcosa.

Qualche ora dopo, il suo studio fu interrotto dal rumore di qualcuno che bussava alla porta.

“Sasuke, posso entrare?”

Era sua madre.

Non avendolo fatto precedentemente, si affrettò a riporre il Death Note in un cassetto e ad andarle ad aprire.

“Volevo solo dirti che tra poco arriveranno delle mie amiche, pensi che questo disturberà il tuo studio?”

Il suo studio no, ma la sua altra attività probabilmente. Preferiva aver meno gente possibile in casa, non voleva farsi scoprire.

“Sasuke, c’è qualcosa che non va? Posso dire loro di non venire!”

“Non preoccuparti, stavo uscendo.”

Sua madre, perplessa, si diresse in cucina. Quel giorno suo figlio le sembrava davvero strano. Forse era l’agitazione per gli esami, dopotutto erano vicini e lui doveva ottenere il massimo dei voti, aspirando ad un’università di prestigio.

 

 

 

 

 

Prima classificata. Quando l’ho visto, non ci credevo! Mi sono messa a saltare come una deficiente! Proprio non avrei pensato che al primo contest (di cui ricevo i risultati) riuscissi ad ottenere il primo posto! Quando ho letto dell’IC dei personaggi, sono rimasta contentissima! In effetti, per quanto mi piacciano Sasuke e Light, devo concordare in pieno con ValeHina. Loro sono due psicopatici. Sono contenta anche per la parte grammaticale… anche se tendo sempre a mettere quintalate di virgole!XD

Mi sarebbe piaciuto inserire i banner di ValeHina, ma, purtroppo, le mie conoscenze informatiche non me lo permettono…T.T

Quindi riporto solo il suo giudizio!

 

Grammatica e stile: 9/10 punti. 

Come già detto con Rei, purtroppo la tua Long è talmente lunga (perdona il gioco di parole) che ci metterei un’eternità ad analizzarla tutta grammaticalmente. 
Tuttavia, nel caso tu la volessi, dimmelo pure. ^^ 
Comunque sia, la grammatica è molto buona. Pochissimi errori, di distrazione tra l’altro. 
Forse usi un po’ troppe virgole: attenta, molte volte intralciano la lettura invece che facilitarla. 
Lo stile è molto buono, scorrevole e gradevole. 

Originalità:10/10 punti. 

Beh, wow. 
Mi hai tenuto con il fiato sospeso. 
La storia è ben strutturata, scorre liscia come l’olio. 
Nonostante io non conosca Death Note, ho ritrovato nella storia le stesse informazioni che qua e là avevo recepito. 
I personaggi sono verosimili e molto buoni. 
Complimenti davvero. 
(e come vedi, il titolo non conta nulla xD) 

IC:10/10 punti. 

Dunque, per quanto ne so Light è un pazzo psicopatico (non ammazzarmi, è quello che ho sentito dire ç_c). 
E Sasuke nei panni di Light ci sta proprio bene. 
Così come S nei panni di L. Non potevi fare una scelta più azzeccata. 
Per quanto riguarda gli altri personaggi, rispettano tutti l’IC, compreso il mio adorato Naruto. 
Sempre esaltato, vero? xD 

Attinenza al tema:10/10 punti. 

Sembra quasi tu abbia creato un anime dal nulla: non si sentono le ripercussioni dovute alla messa in onda o alla lettura. 
Davvero molto bene. 

Giudizio personale:10/10 punti. 

Diavolo, complimenti. 
Mi hai fatto venire voglia di seguire DN. 
(l’ultima frase mi ha fatto saltare il cuore in gola. Ti supplico, continuala! Ç_c) 

Totale: 49/50 punti. 

 

Spero che la storia vi piaccia!

Mata ne,

Nihal

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

 

Dopo aver detto a sua madre che aveva intenzione di uscire, non poteva rimanere in casa, ma non si fidava a lasciare il quaderno incustodito. Era vero che non ne aveva ancora testato bene le capacità, ma era anche vero che ciò che era accaduto in precedenza non poteva essere una coincidenza.

Aprì, quindi, il cassetto e, preso il quaderno, lo ripose in una tasca interna del cappotto, in modo che non si notasse. Decise di portare con sé anche una penna; era sicuro che, se fosse andato in alcune zone di Tokyo, avrebbe potuto testarlo tranquillamente. In primo luogo, la città era piena di piccoli malviventi e, in secondo luogo, in pochi si sarebbero accorti della scomparsa di un criminale di basso livello.

’La polizia cerca sempre i pesci grossi.’

Così diceva Fugaku, suo padre, nonché capo della polizia federale giapponese.

Passeggiando distrattamente, si chiedeva come fosse possibile l’esistenza di un oggetto del genere e per quale motivo fosse capitato in mano sua. Nessun altro sarebbe stato in grado di usarlo, tutti si sarebbero fatti degli stupidi scrupoli di coscienza, lasciando così che il mondo continuasse a decadere. Forse tutto ciò era voluto, il Death Note doveva appartenere a lui.

Faceva tutti quei ragionamenti, pur sapendo che la sua seconda prova avrebbe potuto smentire le sue idee. Forse quel quaderno era davvero solo uno scherzo.

Continuò a vagare attraverso il paese per qualche ora, perso nei suoi pensieri, ignorando tutti quelli che gli stavano intorno. Quasi per caso capitò in un’area che non conosceva bene, non essendo solito uscire per andare in giro. Quell’occasione, però, sarebbe potuta andare a suo vantaggio. Quella zona sicuramente non rientrava tra le migliori: tra spazzatura tutto intorno e mendicati ai lati delle strade, sarebbe stato molto probabile trovare qualche malvivente.

La sua opportunità non tardò ad arrivare.

“Lasciala!”

Dopo quell’affermazione, pronunciata da una ragazza che passava di lì, seguì un urlo. Un uomo, probabilmente sulla quarantina, nel tentativo di rubarle la borsa aveva tirato fuori un coltello.

“Tanaka, ma che fai, vuoi ammazzarla?”

“Non chiamarlo per cognome, sai che lo odia! Eizo, davvero, lasciala perdere!”

I suoi amici probabilmente non erano davvero intenzionati a fermare il criminale, ma, ormai, Sasuke aveva ciò che gli serviva. Mentre la colluttazione continuava, Tanaka sembrava divertirsi al terrore della ragazza, lui si nascose dietro un vicolo, per poi tirare fuori il Death Note.

Ricordandosi della regola che aveva letto, decise di sperimentare un'altra tipologia di morte, così da essere totalmente sicuro del funzionamento del quaderno. Iniziò a scrivere velocemente, per paura che Eizo compisse un omicidio e che il suo intervento fosse stato inutile.

Tanaka Eizo, morte per investimento.

“Per favore, lasciami!”

Detto ciò, la ragazza diede uno spintone al malvivente, allontanandolo da lei. Quest’ultimo, preso alla sprovvista, fu costretto a lasciarla.

“Brutta stronza! Adesso ti ammaz…”

Non fece in tempo a concludere la frase che un camion lo investì in pieno, uccidendolo sul colpo.

I due amici scapparono, lasciando la ragazza in lacrime e l’autista sconvolto per non essersi accorto che la strada non era libera.

Ma lui non poteva accorgersene. Quello fu il primo pensiero di Sasuke, eccitato dal fatto che ormai le possibilità che il Death Note fosse falso erano praticamente nulle.

Aveva in mano uno strumento di potenza indefinibile, con il quale avrebbe potuto costruire un mondo migliore.

Non sarebbero più esistite persone come quell’assassino. Quello che aveva osato uccidere suo fratello, Itachi. L’avevano investito, senza fermarsi a prestargli soccorso. Quell’evento aveva segnato tutti i membri della sua famiglia. Itachi era una di quelle poche persone che non meritavano di morire. Lui dava sempre tutto se stesso per aiutare gli altri, anche se cercava di non mostrarlo. Era un sostegno silenzioso. Avrebbe fatto di tutto per scoprire il nome di quel pirata della strada e avrebbe avuto la sua vendetta. Aveva il potere per farlo e lo avrebbe fatto.

Tutte le persone oneste non avrebbero dovuto temerlo, mentre i criminali sarebbero stati puniti. I primi due che aveva ucciso erano stati soltanto una prova; da quel momento, però, avrebbe iniziato seriamente a giustiziare. Sarebbe partito dagli assassini e dai terroristi, passando ai condannati per reati minori, fino ad arrivare anche ai più piccoli criminali. In quel modo tutti avrebbero vissuto in una realtà migliore, tutti lo avrebbero ringraziato, tutti lo avrebbero temuto.

Lui era il giustiziere.

 

 

“Sasuke, perché sei arrivato così tardi?”

Sua madre era molto preoccupata, era la prima volta che il figlio restava fuori fino a quell’ora.

“Mi ero perso.”

Non si era neanche reso conto di essere rimasto per tanto tempo a contemplare il luogo dell’incidente; si era allontanato solo all’arrivo della polizia.

“Ciao, Sasuke.”

Suo padre, probabilmente tornato dal lavoro poco prima, lo salutò con sguardo severo. Non tollerava l’idea di non sapere dove si trovassero i suoi figli. Essendo un federale, conosceva a menadito tutti i casi d’omicidio avvenuti a Tokyo e temeva per la loro incolumità. Aveva già perso un figlio, non voleva perdere anche gli altri due.

Sasuke lo salutò svogliatamente e andò in camera sua. Non aveva voglia di cenare. Se da un lato sapeva che questo suo comportamento si sarebbe potuto definire quantomeno sospetto, dall’altro era troppo eccitato dalla rivelazione per pensarci. Ora che aveva capito il meccanismo del quaderno, non aveva tempo da perdere. Facendo un piccolo calcolo, si era reso conto che, riservando qualche ora per lo studio, avrebbe avuto a disposizione all’incirca sei o sette ore al giorno per giustiziare i criminali, quindi doveva subito darsi da fare.

Il metodo più veloce per ottenere i nomi e i volti dei ricercati e dei carcerati, era sicuramente Internet, anche se era conscio che avrebbe potuto essergli utile solo fino ad un certo punto. La polizia tendeva a tenere certe informazioni per sé, quindi i nomi dei criminali presenti nella rete erano una percentuale infima, rispetto a quelli che non erano mai stati rivelati.

Per alcuni giorni riuscì a procurarsi le informazioni sul web, così da poter uccidere facilmente i criminali dalla sua stanza. La sua seconda attività non influiva minimamente, né sul rendimento scolastico, né sulla condotta che di solito aveva nei confronti di tutti. Dopo il primo attimo di smarrimento, aveva capito che cambiare atteggiamento sarebbe equivalso a tradirsi, quindi faceva ben attenzione al suo comportamento e ai suoi voti.

Non poté, però, trattenere un sorriso, durante una cena in cui, stranamente, suo padre era presente.

“Caro, ti vedo un po’ stressato.”

Effettivamente, il suo volto era tirato e le occhiaie stavano cominciando ad apparire sotto i suoi occhi, segno che la notte precedente l’aveva passata in ufficio.

Stancamente si girò verso la moglie e iniziò a spiegargli la situazione che tanto affliggeva lui e il resto del suo ufficio: “Si crede che a Tokyo sia in giro un nuovo serial killer. Fin qui nulla di strano…”

L’attenzione di Sasuke, a quel punto, era stata inesorabilmente attirata dalle sue parole. Vedendo l’espressione di suo padre, si rese conto che già iniziavano a temerlo. Temevano il suo potere.

“… però, non siamo sicuri che ciò che sta accadendo sia davvero opera di un assassino. Per prima cosa, la maggior parte delle vittime, sono carcerati tenuti sottocontrollo ventiquattrore su ventiquattro e, inoltre, la cosa più strana è che muoiono di morte apparentemente naturale. Tutti quanti d’arresto cardiaco.”

A quel punto le espressioni di sua madre e di sua sorella, che stava ascoltando il discorso, si fecero stupite. Si rese conto che sarebbe stato alquanto sospetto apparire calmo, senza alcuna reazione, così si decise a parlare.

“Mi sembra davvero strana una cosa del genere. È impossibile che qualcuno riesca ad uccidere in questo modo.”

“Hai perfettamente ragione, il problema è proprio quello. Non sappiamo da dove iniziare le indagini.”

A quel punto non riuscì proprio a trattenere un sorriso, che riuscì in ogni modo a camuffare prendendo un sorso d’acqua.

Era la prima volta che vedeva suo padre preoccupato. Con il suo lavoro era consueto trovarsi di fronte a casi sempre diversi, ma quello esulava dal normale. Com’era possibile che decine di criminali, catturati e a piede libero, fossero morti nel giro di pochi giorni, tutti per arresto cardiaco? Ovviamente nessuno poteva dare una risposta a quell’enigma. Nessuno, tranne lui.

Finito di mangiare si ritirò in camera sua per studiare. Aveva preso l’abitudine di scrivere almeno cento nomi prima di andare a dormire, così da aumentare il tempo a sua disposizione. Il problema era che ormai le risorse del web erano quasi al limite, quindi presto avrebbe dovuto cercare un’altra fonte da cui attingere.

Seduto alla scrivania, vagliava i restanti siti che ancora non aveva controllato. Ogni volta che veniva fuori un nome, con la rispettiva fotografia, lo scriveva, ma ciò accadeva sempre con minor frequenza. Durante una piccola pausa, iniziò a riflettere sulle parole del padre, che quella sera aveva considerato poco.

’… e poi, la cosa più strana è che muoiono di morte apparentemente naturale. Tutti quanti d’arresto cardiaco.’

Nonostante avesse appurato che la tipologia della morte poteva essere scelta da lui, per ottimizzare il tempo, aveva deciso di non scriverne la causa, facendo perire tutti per un attacco di cuore. Pensandoci in quel momento, però, si rese conto che avrebbe dovuto cambiare tipologia, altrimenti la faccenda sarebbe diventata più sospetta di quanto già non fosse.

“Ciao.”

Sasuke riuscì a mascherare la sorpresa solo grazie al suo perfetto controllo delle emozioni.

Sentire una voce che gli parlava da dietro, mentre stava scrivendo nomi sul Death Note, lo aveva turbato non poco.

Tuttavia, mantenendo il suo atteggiamento freddo, si girò verso il suo interlocutore.

Dopo aver visto in faccia colui che aveva parlato, non sapeva se avesse dovuto spaventarsi o mettersi a ridere.

Aveva di fronte a lui un essere – non si poteva definire persona – che, per prima cosa, fluttuava a qualche centimetro dal suolo e, per seconda cosa, era grasso in una maniera esagerata. Il volto aveva delle fattezze umane, anche se gli occhi erano molto più piccoli del normale e sulle guance vi erano delle strane spirali.

“Tu saresti?”

Chiese in tono neutro l’Uchiha, che sicuramente non si sarebbe fatto spaventare da un individuo del genere.

Quest’ultimo, si stupì parecchio della sua reazione, cominciando a borbottare cose del tipo:

“È il primo essere umano che non si spaventa… strano. Avrei voglia di un pacco di patatine… chissà se ne ha qualcuna…”

Sasuke, stancatosi del suo monologo, si voltò nuovamente verso lo schermo del computer, intenzionato a continuare il suo lavoro.

“Ehi! Non volevi sapere chi sono?”

Terminato il suo discorso con il niente, si era reso conto di essere ignorato.

La cosa probabilmente non gli piaceva, infatti, si era piazzato di fronte allo schermo per impedirne a Sasuke la visione.

“Dimmelo, se ci tieni.”

“Bene; io sono Choji, lo shinigami che ha fatto cadere il Death Note sulla Terra!”

Shinigami? Ovvero un Dio della morte? Quindi esistevano davvero. Sasuke non fece fatica a crederci. Dopotutto se esisteva un quaderno della morte perché non sarebbe dovuto esistere un Dio della morte?

L’unica cosa che non capiva, era il motivo di questa sua decisione. Perché l’aveva gettato sulla Terra? Secondo le leggende, gli shinigami potevano uccidere gli esseri umani. Se per farlo, però, utilizzavano il Death Note, Choji, privandosene, si era privato anche della possibilità di togliere la vita a qualsivoglia individuo.

Incuriosito da quell’aspetto – lui non avrebbe mai abbandonato un simile strumento di potere – chiese allo shinigami il motivo della sua scelta.

“Ovvio! Io possiedo un altro Death Note; anche se non lo avessi avuto, però, avrei comunque lasciato cadere quello…” disse, indicando il quaderno posato sulla scrivania.

“Perché?”

La spiegazione non tardò ad arrivare, anzi sembrava ansioso di esporla.

“Perché, nel mondo degli shinigami, non ci sono le patatine. Una volta, uno shinigami era sceso sulla Terra, proprio perché aveva perso, non per sua volontà, il Death Note, e, nel ritornare nel nostro mondo, aveva portato con sé un pacchetto di quelle delizie. Da quel momento non ho fatto altro che pensare al metodo per venire qui e finalmente ho trovato la soluzione! Se un umano avesse preso il mio quaderno, io sarei stato obbligato a seguirlo. Di conseguenza sarei dovuto scendere sulla Terra. Mi comprerai delle patatine, vero?”

Aveva detto ciò tutto d’un fiato, animato da una smania che Sasuke non aveva mai visto in nessun essere umano. Choji, infatti, non era umano.

Quindi, a quel punto, aveva al suo fianco un Dio della morte che avrebbe potuto piegare al suo volere grazie a delle semplici patatine.

Era stato un po’ avventato a proclamarsi giustiziere. Lui sarebbe diventato il dio di un nuovo mondo.

“Certo.”

A quell’affermazione Choji iniziò ad urlare di gioia. Sasuke, spaventato dal fatto che qualcuno avrebbe potuto sentirlo, gli chiese di abbassare la voce, ma a quel punto lo shinigami gli rivelò un’altra cosa.

“Solo chi ha toccato il Death Note, può vedere lo shinigami che lo ha posseduto.”

Perfetto.

 

 

Gli omicidi aumentano a vista d’occhio…’

Ormai era già da qualche settimana che il caso andava avanti, avevano iniziato a parlarne anche i telegiornali, la polizia era nel panico.

Nessuno, però, sospettava che dietro quelle strane morti si celassero lo studente modello Sasuke Uchiha e lo shinigami Choji.

Tuttavia, se lo studente modello non avesse trovato presto una soluzione, le morti sarebbero diminuite drasticamente, poiché aveva già ucciso la maggior parte dei criminali i cui nomi erano presenti su Internet.

La soluzione gli si presentò in tutto il suo splendore quella sera. Si chiese come avesse fatto a non pensarci in precedenza. Durante la cena, mentre suo padre discuteva con sua madre riguardo gli omicidi, accennò agli archivi federali, chiedendosi se l’assassino attingesse le informazioni sui criminali da lì.

Fino a quel momento non l’aveva fatto, ma grazie al suggerimento di Fugaku, avrebbe cominciato subito. L’unico problema era trovare il modo di accedervi. Per prima cosa gli serviva la password di un agente, ma quello non sarebbe stato difficile. Suo padre era sempre stato scontato, su certe cose. In secondo luogo, doveva fare in modo che nessuno si accorgesse del fatto che sarebbe penetrato negli archivi. Anche quello era fattibile, sebbene un po’ complicato. Essendo molto abile con i computer, per lui, comunque, non sarebbe stato molto difficile coprire la sua connessione in modo da non venire scoperto. Si mise all’opera la sera stessa.

“Sasuke, io voglio le patatine!”

“Te ne ho preso un pacchetto un’ora fa.”

Il suo sguardo, di solito bonario, si fece incontrollato all’improvviso. Dopo aver fatto un’apologia delle patatine, difendendo il loro gusto sopraffino, aveva iniziato a minacciare di morte Sasuke, mostrandogli più volte il suo Death Note.

Più per sfinitezza che per paura, l’Uchiha scese a prendere un altro pacco di patatine. Aveva bisogno di silenzio per tentare di accedere all’archivio.

Dopo che Choji si fu calmato, ritenne opportuno mettersi al lavoro. Dopo aver reso la sua connessione irrintracciabile, si preparò per la parte più facile, ovvero quella di scovare la password di suo padre. Esistevano diversi programmi per quei tipi d’infrazione, ma lui, come primo tentativo, volle provare a decifrarla a mano.

Per iniziare, scrisse quelle più probabili su un foglio.

Poi cominciò a provarle nella casella apposita. In pochi minuti riuscì ad accedere all’archivio. Fugaku non si smentiva mai. Come password aveva usato Itachi. Non sapeva che più quest’ultima era semplice, più era facile accedere alle informazioni?

Subito davanti a lui comparve una schermata ricolma di nomi e di date. A quel punto poteva continuare indisturbato il suo lavoro.

 

Fine secondo capitolo!!

 

 

Devo studiare scienze della terra, quindi cosa faccio? Ovvio, aggiorno.

Sì, sono fuori di testa visto che domani ho la verifica.

Beh, spero che questo capitolo vi piaccia!^^

 

 

Sakuchan_94: ciao neechan! Grazie per i complimenti! Davvero, sono molto contenta, non pensavo di potermi classificare prima! Sono contenta che pensi che i personaggi siano IC!

Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e scusa se la risposta è cortissima, ma devo tornare a studiare la stupida scienze della terra._.

Al prossimo capitolo! Ciao ciao!!^^

 

valehina: ciao! Sono contenta che tu abbia lasciato una recensione, non importa se è corta! Ancora non ci credo di essere arrivata prima!*.*

Per il nickname, sì l’ho preso da lì! Anche se vorrei che non ci fosse il _91. Sì, sono pazza!^^’

Ok, adesso evaporo perché il libro mi guarda malissimo! Al prossimo capitolo! Ciao ciao!!^^

 

beat: ciao! Innanzitutto, grazie per i complimenti! Il fatto che il capitolo sembri davvero un pezzo di Death Note, mi fa davvero felice, perché mentre scrivevo avevo sempre paura di non riuscire a rendere l’atmosfera! Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti (già cinque!*.*):

 

1 - alechan_96 
2 - Pupattolina 
3 - Sakuchan_94 
4 - Targul 
5 - valehina 

 

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra le seguite (cinque anche qui!*.*):

 

1 - beat 
2 - keli 
3 - Miss England 
4 - SaphiraLearqueen 
5 - Topy 

 

Adesso vi saluto!

Purtroppo me ne ritorno ai libri._.

Mata ne!

 

Nihal

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Nell’ufficio dei federali vi era una situazione di stallo. La tensione era generale, nessuno riusciva a venire a capo del caso e questo demoralizzava un po’ tutti.

“Capo, le ho portato il caffè!”

Il giovane Naruto Uzumaki, un ragazzo biondo sempre felice, era una nuova recluta e l’unica cosa che gli riusciva bene per il momento, era il servizio di ristorazione. Allegro come pochi, non riusciva a tacere un secondo. Inutile dire che un atteggiamento come quello, nella condizione in cui si trovavano, non era esattamente il più adatto.

“Grazie.”

Fugaku Uchiha era sempre stato un tipo di poche parole, ma ciò non scoraggiava il giovane che cercava sempre uno spunto di conversazione.

“Non si preoccupi! Io, il più grande agente di Tokyo, presto scoverò quest’assassino!

La sua affermazione fu seguita da un protratto silenzio, così si decise a tornare alla sua postazione, nella quale di solito passava pochissimo tempo. Preferiva girare per l’ufficio e parlare con gli altri, piuttosto che stare davanti ad un computer. In molti gli avevano chiesto il motivo per cui avesse scelto quella professione. Lui, semplicemente, aveva risposto che gli piaceva aiutare la gente.

Dopo quel teatrino, tutti si concentrarono sul proprio lavoro.

La giornata, all’inizio, era sembrata evolversi come le precedenti, se non fosse stato per un fatto che accadde all’improvviso.

Ad un tratto, uno strano individuo, vestito con un’orribile tuta verde, dotato di un taglio a scodella e ornato da delle folte sopracciglia nere agghiaccianti, entrò nell’ufficio sbattendo le porte, seguito da diversi agenti che cercavano di trattenerlo, senza alcun risultato.

“Ascoltatemi bene! Io sono Gai Maito, l’emissario del grande S…

“Ci scusi, signore, non siamo riusciti a fermarlo!”

Gli agenti tentarono di scusarsi con Fugaku Uchiha, ma quest’ultimo, al nome di S, si era rivolto in direzione dell’uomo, ignorando i suoi sottoposti. Si rivolse brevemente a loro, dicendogli di lasciarlo stare e li congedò. Se quello era davvero l’emissario di S, allora avevano qualche possibilità di scovare quell’assassino, ultimamente denominato Kira. Il soprannome gli era stato dato da alcune persone partecipanti ad una comunità online, che aveva traslitterato il termine inglese killer. Difficile a credersi, alcuni squilibrati erano arrivati a affermare che il lavoro di Kira era giusto e che realizzava solo ciò che la polizia aveva paura di fare.

Essendo totalmente in disaccordo con queste voci, Fugaku accolse il portavoce di S, il più grande detective giapponese. Si diceva che nessuno conoscesse il suo volto e neanche il suo nome. L’unica persona al mondo a conoscerlo realmente, era il suo assistente, che in quel momento si trovava nel loro ufficio.

“Insomma! Che cosa sono quei musi lunghi? Sono venuto qua per annunciarvi che S vuole collaborare con la polizia. Questo significa che la forza della giovinezza è con voi! Dovreste essere contenti!”

Naruto si aggregò al sermone di Gai, esortando tutti ad essere allegri, perché grazie a lui, e ovviamente anche ad S, avrebbero risolto il caso in pochissimo tempo.

“Uzumaki, torna alla tua postazione.” Ordinò severo.

Naruto, mogio mogio, fece ciò che gli era stato ordinato. Avrebbe preferito vedere da vicino l’assistente di S. Insomma, tra tutti gli agenti S era considerato una leggenda, quindi non era strano che fosse interessato alla questione.

“Perché non è venuto direttamente S, se è sua intenzione aiutarci?”

A quella domanda, lo sguardo di Gai si fece sbigottito. Punto un indice accusatore contro il capo della polizia ed esclamò: “Tu! Come pensi che il grande S, cui io ho insegnato tutto quello che sa, abbia mantenuto il suo anonimato fino ad ora? Non può semplicemente presentarsi qui, senza sapere se si può fidare di voi!

Il suo indice era ancora puntato in maniera teatrale verso Fugaku, che iniziava a chiedersi se Gai fosse davvero l’emissario di S. Dal suo comportamento sembrava solo un esaltato. Così gli domandò di dimostrare la veridicità delle sue affermazioni. A quel punto lui iniziò una filippica sulla fiducia che durò all’incirca un’ora, per concludere con: “… e poi ho portato il computer per mettervi in comunicazione con lui.”

“E non potevi dirlo prima?”

Naruto, che si era trattenuto fino a quel momento, non riuscì a mantenersi dal gridare contro di lui. Era sempre stato un tipo poco paziente e quel discorso lunghissimo era riuscito ad annoiarlo a morte. Ad un’occhiata di Fugaku, però, si zittì subito. Era l’unica persona che riuscisse a spaventarlo. Gai, intanto, dopo aver concluso il suo discorso, aveva tirato fuori da una borsa il computer portatile che aveva con sé e stava tentando, con scarso successo, di collegarlo alla rete dell’ufficio. L’impresa riuscì, parecchi minuti dopo, grazie all’aiuto fornito di un volenteroso agente, che non ne poteva più di aspettare.

“Grazie, grazie. Ovviamente ci sarei riuscito anche da solo, perché dalla mia parte ho la forza della giovinezza!

La forza della giovinezza quel giorno non voleva saperne di aiutarlo, infatti il volenteroso agente dovette aiutarlo anche a stabilire la linea per parlare con S.

Dopo qualche minuto dall’impresa, una voce metallica, probabilmente alterata con qualche programma, si levò nella sala. Sullo schermo comparve una grande S nera su sfondo bianco, quindi colui che si trovava al di là dello schermo non era disposto a mostrare il suo volto.

”Salve sono S. Ho deciso di collaborare con la polizia per quest’indagine, in quanto ritengo che questa volta non riuscirei a farcela da solo. Non so neanche perché mi sono imbarcato in quest’impresa, che è un’enorme seccatura, ma ormai non posso più tirarmi indietro, quindi chiedo il vostro aiuto.

Detto questo, Gai chiuse la connessione.

“Se vorrete accettare l’offerta di S, lui vi parlerà delle sue supposizioni, altrimenti potrete continuare la vostra indagine e noi continueremo per conto nostro.”

A quel punto s’innalzarono le proteste. Nessuno degli agenti riteneva giusto dover agire a viso scoperto mentre S poteva rimanere nascosto. Era opinione della polizia, anche se andava oltre ogni logica, che Kira potesse colpire conoscendo solo il nome e il volto delle vittime, quindi ognuno di loro era in pericolo. Avevano anche appurato che sicuramente aveva accesso al loro archivio; la morte inspiegabile di alcuni detenuti dei quali non era mai stato rivelato il nome supportava la loro ipotesi.

Dopotutto, però, quella era la loro unica speranza di riuscita. Da soli, non sarebbero mai riusciti a vincere quella battaglia, che sembrava già persa in partenza. Continuando così, la cattura di Kira sarebbe stata impossibile, quindi rischiare il tutto per tutto sembrava ormai l’unica alternativa valida.

“Accettiamo.”

In una parola, Fugaku espresse quello che era il pensiero unanime.

“Combatteremo al fianco di S, dattebayo!”

“Uzumaki!”

“Sì, scusi.”

Questa volta l’esaltazione di Naruto fu accolta con una risata. L’atmosfera si era notevolmente rilassata. Non erano più soli.

Dopo essersi accertato dell’unanimità del loro consenso, Gai, con non poche difficoltà, ripristinò il collegamento audio con S, che, essendo sicuro del fatto che avrebbero accettato, aveva già preparato il resoconto delle sue scoperte.

Gli spiegò in breve le cose che già sospettavano, cioè che Kira uccideva conoscendo nome e volto dell’individuo e che, sicuramente, sfruttava il loro archivio come fonte.

Poi passò ad altre considerazioni.

”Partendo dal fatto che il vostro archivio è stato violato, posso supporre che i sospetti più probabili siano i famigliari degli agenti…

A quel punto si scatenò un’altra protesta; tutti affermavano che nessun membro della loro famiglia avrebbe fatto una cosa del genere.

Fugaku li zittì, proclamando che alcuni agenti sarebbero stati assegnati alla sorveglianza dei loro famigliari. Sebbene questo piano sfociasse nella completa violazione della privacy, era necessario attuarlo, per poter procedere nelle indagini.

La cosa scatenò ulteriori reclami bloccati da un secco: “Volete che le morti smettano o no? Neanche a me fa piacere, ma è nostro dovere proteggere il paese.

Detto ciò, tutti finalmente si zittirono, così S poté continuare il suo discorso.

”… perciò, come ha detto il signor Uchiha, dovrete mettere degli agenti che li sorveglino. Non so come Kira uccida, però, per iniziare, posso capire a grandi linee la zona in cui abita…

 

 

 

 

A-ehm. Questo capitolo è un po’ cortino, però mi serviva come passaggio, avevo bisogno di un capitolo dal punto di vista della polizia e non ho potuto accorparlo all’altro. Morale?

Ci sono due capitoli corti, spero che non vi dispiaccia!^^’

 

 

Klarai: ciao!! Sono contenta che la storia ti piaccia, anche se non conosci Death Note! Per i personaggi, c’è anche Naruto, visto?

Ok, non ha un ruolo preponderante, però c’è!^^

Hinata, effettivamente non è che abbia un ruolo tanto importante, però era il personaggio che, secondo me, meglio si adattava al carattere originale della sorella di Sasuke/Light, anche se, in realtà ci sono un po’ di differenze...

Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Sakuchan_94: ciao neechan!! Sono troppo contenta che questa storia ti piaccia! Anche se, secondo me, esageri. Io non sono un granché a scrivere, sei molto meglio tu e dovresti saperlo! Per quanto riguarda l’IC, sono contenta che tu trovi i personaggi aderenti al carattere originale! Sono proprio soddisfatta quando riesco a riprodurre bene il carattere di un personaggio!^^

A-ehm... per caso ti ho fatto aspettare tanto? Sai com’è, la pigriz... scuola mi prende molto tempo!^^’

Ok, spero che anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Darkshin: ciao!! Grazie per i complimenti! A Sai, come shinigami non ci avevo proprio pensato a dire il vero!^^’

Spero che questo capitolo ti piaccia!^^

Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Grazie a Erykuz, Klarai, mirachi e Rinoagirl89 per aver messo la storia tra le seguite!

 

Adesso vi saluto! Al prossimo aggiornamento!

Mata ne,

 

Nihal

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Capitolo 4

 

Aveva da poco scoperto che anche il grande detective S si era unito alle indagini. La cosa non lo preoccupava minimamente, era sicuro che nessuno lo avrebbe scoperto, neanche lui. Aveva programmato tutto e, inoltre, era praticamente impossibile che qualcuno ipotizzasse la presenza del Death Note. In quella società, dove il sovrannaturale era considerato alla stregua di leggenda, lui aveva campo libero. Forse, per la prima volta nella sua vita il grande detective non avrebbe portato a termine un’indagine.

Non prestò, perciò, attenzione all’interesse di S sul suo caso, almeno finché al telegiornale non fu annunciato che, quest’ultimo, la sera stessa, su SakuraTv, avrebbe rilasciato una dichiarazione di guerra contro Kira. Si era detto disposto a rivelare il suo nome, sicuro che lui non lo avrebbe ucciso.

Lo stava apertamente sfidando, ritenendosi più forte di lui e questo irritava Sasuke non poco. Nessuno sarebbe mai riuscito a battere Kira e lo avrebbe dimostrato uccidendo S in diretta televisiva.

“Quindi vuoi uccidere questo tizio? E se fosse il possessore di una fabbrica di patatine?

“Mi sembra che io te ne dia abbastanza, di patatine.”

Tutti avevano notato il crescente bisogno di patatine di Sasuke, che motivava ciò adducendo come causa lo stress per gli esami. Non mentiva neanche del tutto. Se Choji non avesse avuto il suo cibo preferito, probabilmente lo avrebbe stressato all’infinito.

Quella sera si ritirò in anticipo in camera sua, conscio del fatto che non avrebbe potuto uccidere S di fronte alla sua famiglia. Anche loro avrebbero seguito quel programma, infatti gli avevano chiesto la causa del suo disinteresse per la questione. Lui addusse il motivo che ormai era solito utilizzare per ogni cosa, in altre parole che aveva dello studio arretrato e che doveva darsi da fare in vista degli esami, quindi non poteva permettersi alcuna distrazione.

Entrato nella sua stanza, aspettò pazientemente l’inizio della trasmissione, giustiziando, nel frattempo, una quantità non irrilevante di criminali. Voleva far comprendere a quel detective che sarebbe arrivato a lui. Voleva fargli sentire l’odore della paura, voleva fargli capire che si stava solo riscaldando, che il piatto forte della serata era lui.

Si sarebbe vendicato di quell’affronto. Come aveva osato sfidarlo?

’Adesso, il tanto annunciato evento della serata: S si mostrerà in pubblico, sfidando apertamente Kira.

Il momento era arrivato. La penna di Sasuke era già in bilico sul Death Note, in attesa di essere utilizzata. Purtroppo stavano cercando di tirare la trasmissione per le lunghe, probabilmente nell’intento di aumentare gli incassi, e l’entrata in scena di S sembrava ancora lontana. Avevano appena aperto un dibattito dal titolo: Kira: assassino o salvatore?

Aveva preso seriamente in considerazione l’idea di ucciderli tutti, ma la sua morale non glielo permetteva. Lui uccideva i criminali non gli innocenti.

Finalmente, dopo mezz’ora di dibattito, tutti si prepararono per l’entrata in scena di S.

Un uomo sulla ventina mise piede in studio.

Aveva uno sguardo molto aggressivo, esattamente l’espressione di una persona che stava sfidando la morte.

Sasuke, con un sorriso di vittoria, si preparò a scrivere il suo nome sul quaderno.

“Sasuke, ma siamo sicuri che non possieda una fabbrica di patatine?”

“Sì.”

Il famoso detective, che presto sarebbe defunto, si accomodò su una poltroncina, che era stata preparata appositamente per lui e il presentatore iniziò ad intervistarlo.

Non sembrava che stesse parlando con una persona ormai condannata a morte, bensì con un divo del cinema o, comunque, con un personaggio famoso, molto felice di trovarsi lì. Il clima non era molto teso, almeno in quel momento.

’Lei è il famoso detective S?’

’Sì.’

’Come era stato annunciato, ha intenzione di rivelare il suo nome, conscio del fatto che Kira potrebbe ucciderla?

S non si scompose, anzi sorrise impercettibilmente.

Sembrava contento di trovarsi lì, come se fino a quel momento si fosse trovato in un posto peggiore. Continuava a fissare la telecamera, con un ghigno di sfida stampato sul volto.

La mano di Sasuke iniziò a tremare. Stava continuando a provocarlo e per di più di fronte a tutto il Giappone. Non avrebbe passato liscia quell’offesa.

Ancora non conoscevano bene il suo vero potere, ma dopo quella sera, avrebbero iniziato a temerlo sul serio, più di quanto non facessero già.

’Non credo che Kira mi ucciderà, perciò sono pronto a rivelare il mio nome…

Per la seconda volta in quel giorno prese in considerazione l’idea di uccidere gli esponenti della SakuraTv.

Non avrebbero dovuto mandare la pubblicità proprio in quel momento. Si stavano attirando progressivamente l’odio del grande Kira, ovvero il suo, e quello segnava la loro esistenza.

Stavano cercando di guadagnare profitti sopra un evento della massima importanza, senza scrupoli morali. Sarebbe arrivato il loro turno, però.

Dopo poco, la trasmissione riprese. S continuava a stare seduto, calmo. Anzi, in quel preciso istante stava sorseggiando una bibita, chiaro segno del fatto che non considerava minimamente l’ipotesi di un suo precoce assassinio.

Si sbagliava, eccome se si sbagliava.

’Quindi lei adesso dovrebbe dichiarare il suo…

’Suigetsu Hozuki.’

Non aveva neanche lasciato il tempo al presentatore di parlare. Probabilmente aveva fretta di morire.

Ancora con quello stupido sorrisetto. Avrebbe smesso di ridere molto presto.

La penna, che ormai era in bilico sulla pagina da parecchi minuti, scrisse elegantemente il nome dell’ormai non più detective.

Suigetsu Hozuki.

Tutti quanti nello studio avevano il fiato sospeso. Aspettavano da un momento all’altro la dipartita di Suigetsu. Dopo circa trentacinque secondi, quest’ultimo si sentì libero di annunciare al mondo la sua mancata morte.

’A quanto pare Kira ha fallito. Sono ancora vivo e veg…’

La frase fu bloccata a metà, a causa del decesso di colui che la stava pronunciando. Un opportuno attacco cardiaco era riuscito a chiudergli la bocca. Il canale fu prontamente oscurato e Sasuke si concedette un sorriso vittorioso. S, o Suigetsu, era stato ucciso. Aveva osato sfidarlo ed era morto.

La solita sensazione di potere lo pervase. A quel punto nessuno avrebbe più osato intralciare i suoi piani, nessuno si sarebbe più piazzato davanti alla sua strada.

La sua attenzione fu nuovamente attirata dalla trasmissione che stava guardando precedentemente, infatti era stata ripristinata e, in quel momento, un agente che Sasuke riconobbe come un collega di suo padre stava facendo un annuncio.

’Suigetsu Hozuki non era S. Era un criminale condannato a morte, utilizzato per far venire allo scoperto Kira, infatti, questa trasmissione non è stata visualizzata in diretta nazionale, bensì regionale. L’unica regione che la stava osservando in questo momento era quella del Kanto, perciò abbiamo buone probabilità di credere che Kira si trovi esattamente in questa regione, molto probabilmente a Tokyo.

Dopo aver detto questo, la trasmissione fu nuovamente oscurata e Sasuke spense velocemente il televisore.

Sasuke sentì montare dentro di sé una grande rabbia. Era stato fregato da S. Si era fatto prendere in giro troppo facilmente. Era stato ridicolizzato davanti a tutto il Giappone. Kira era stato preso in giro pubblicamente, in modo da screditare il suo nome. Non sarebbe finita lì, però. La guerra contro S era appena iniziata e presto sarebbe terminata, con la sua vittoria. Lui era molto più potente del detective. Gliel’avrebbe fatta pagare.

“Sasuke, mi dai un pacchetto di patatine?”

“No.”

 

Fine quarto capitolo!!

 

 

Ed ecco a voi l’altro capitolo corto del sistema binario dei capitoli corti! Ok, mi sono accorta che anche il prossimo non è molto lungo, però i due più corti sono stati il terzo e questo!^^’

Ho pubblicato questa sera perché è il 5 novembre.

Voi direte ‘e a chi importa?’

A me, perché oggi sono sei mesi che sono iscritta su EFP, quindi dovevo festeggiare! Visto che non ho avuto il tempo di scrivere qualcosa (e la voglia. Shikamaru docet) ho aggiornato questa storia!^^

Altri quattro capitoli, e sarà conclusa!^^

 

Sakuchan_94: tsé. U.U

Stavolta ho aggiornato molto in fretta, visto? A volte capita anche a me, ecco!

IC? IC? IC?*.*

*Si mette a saltare*

Guarda che se mi stai raccontando una balla, inizio a tirarti i kunai!+_+

Quelli che ti ha regalato Itachi-sama! Sì, perché so dove li tieni! Aehm... guarda che anche se posso sembrare pazza, è solo perché lo sono!^^ (ß faccina da psicopatica)

Ok, passiamo alle questioni serie: smettila di dire che sono meglio di te a scrivere, perché non è assolutamente vero! Come posso fartelo capire che tu sei molto più brava di me, neechan? Quanti funghi allucinogeni ti fumi, per affermare il contrario?

Ah, sono contentissima di averti un po’ sollevato dal tuo malumore!^^

Ok, ora evaporo e grazie per la recensione lunghissima! Io adoro le recensioni lunghe!^^

Ok, al prossimo capitolo (che sarà pubblicato in un’altra er... presto!^^’)! Ciao ciao!!^^

 

KonataChan: ciao!^^

Mi fa piacere trovare una tua recensione anche per questa storia!

Non so perché, ma un Naruto-Matsuda ce lo vedevo bene... forse perché Matsuda è un bravo agente, però è un po’ ingenuo! Per Sasuke e Shikamaru invece, praticamente appena ho deciso di scrivere la storia avevo capito chi dovessero essere e sì, ho un ruolo per Sakura, anche se non la sopporto!^^’ Va be’, dovevo inserirla, secondo me era perfetta per la parte per cui mi serviva!

Mi dispiace che tu sia malata, spero che adesso tu stia meglio, così non puoi criticare questa storia perfetta (ma dove?)!^^

Ovviamente scherzo, se vedi qualcosa che non va dimmelo!^^

Bene, spero che questo capitolo (postato miracolosamente con poco ritardo) ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Yum: se devo essere sincera, io non avrei mai pensato a una Death Note – Naruto, mi è venuto in mente soltanto quando ho letto il bando di un contest!^^

Quando ho letto di Eizo morto per investimento, all’inizio non avevo capito, però poi, quando finalmente mi sono resa conto che investimento poteva anche significare investimento...xD Sì, effettivamente se avesse fatto un investimento sbagliato... ._. ok, come pseudo-battuta faceva un po’ pena!^^’

Per la super scassinatrice, la mia storia non arriva fino a quel punto, altrimenti il posto sarebbe stato sicuramente suo!xD

Purtroppo riprendere tutto Death Note sarebbe stato troppo lungo e dovevo rispettare la scadenza del contest... comunque, spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!^^

 

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra le preferite:

 

1 - alechan_96 
2 - dubhe93 
3 - Pupattolina 
4 - Sakuchan_94 
5 - ShessomaruJunior 
6 - Targul 
7 - valehina 
8 - Yum 

 

E grazie anche a chi l’ha messa tra le seguite:

 

1 - beat 
2 - Erykuz
3 - keli 
4 - Klarai
5 - meg89 
6 - mirachi 
7 - Miss England 
8 - Prof
9 - Rinoagirl89 
10 - SaphiraLearqueen 
11 - sesshoyue 
12 - Topy

 

Spero che questo capitolo vi piaccia!

Mata ne,

 

Nihal

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Avevano annunciato di proposito le loro scoperte in televisione, in modo da far sentire Kira braccato.

“Bene. Come avete notato, il piano di S è andato a buon fine. Questo, però, implica che le possibilità che Kira sia uno dei nostri famigliari, sono molto alte.”

Le espressioni degli agenti, prima decisamente sollevate per la vittoria ottenuta il giorno precedente, si demoralizzarono nuovamente. Nessuno, ancora, riusciva ad accettare quel fatto. Non volevano credere che i loro famigliari potessero essere coinvolti nella questione.

Nel malcontento generale, furono scelti gli agenti che avrebbero controllato tutte le attività dei sospettati.

“È impossibile che qualcuno dei nostri parenti possa aver fato questo! Dovremmo avere un po’ di fiducia in loro, visto che li conosciamo da tanto!”

Ancora una volta, Naruto Uzumaki non era riuscito a tacere al momento giusto. La maggior parte degli agenti, in realtà, la pensava come lui, ma, a parte, qualche borbottio di disapprovazione, nessuno aveva avuto il coraggio di protestare apertamente di fronte a quella misura drastica. Ignorando il giovane, Fugaku concluse l’elenco degli agenti che si sarebbero occupati di questa attività.

“… e infine, Shino Aburame si occuperà di Sasuke Uchiha, ovvero mio figlio.”

L’atmosfera era molto tesa. Tutti sapevano che era necessario, ma tutti, allo stesso modo, disapprovavano quella scelta obbligata. Come poco prima, però, nessuno dissentì apertamente. Neanche Naruto.

Persino Fugaku Uchiha, il poliziotto più integerrimo che quell’ufficio avesse mai conosciuto, aveva delle remore su quel piano. Peccato che fosse l’unico attuabile.

’Adesso possiamo solo aspettare i resoconti degli agenti.’

Ormai Gai Maito, insieme al computer che trasmetteva gli ordini di S, faceva pianta stabile nell’edificio. Naruto si era anche premurato di procurargli una sedia e una scrivania, in modo che trovasse il suo soggiorno più confortevole.

Al momento, anche se il capo ufficialmente era Fugaku, l’indagine era portata avanti da S, colui che più aveva progredito nell’indagine, fino a quel momento.

“S, credo che adesso ci meritiamo la tua fiducia. Io vorrei vederti.”

Era l’ennesima volta che l’Uchiha faceva la stessa richiesta e otteneva sempre una risposta negativa.

“S si mostrerà quando lo riterrà opportuno e a chi lo riterrà opportuno. Bisogna dare spazio ai giovani, rispettate il suo volere!”

Sorvolando sul commento del portavoce di S, Fugaku decise di lasciar perdere, per il momento. C’erano cose più importanti di cui occuparsi e, sicuramente, non potevano trascurarle solo perché erano curiosi di vedere il volto del tanto famoso detective.

Con lui avevano fatto diversi passi avanti nell’indagine, passi che da soli non avrebbero mai compiuto, quindi non potevano lamentarsi.

Quello era il caso più difficile che fosse capitato in Giappone, anzi, molto probabilmente, era il più difficile che fosse capitato ovunque. Ormai, era diventato un fenomeno di portata mondiale. Nessuno era più al sicuro e, quella consapevolezza, provvedeva ad incrementare il panico generale. Stavano, però, anche aumentando le schiere di persone che sostenevano ed idolatravano Kira e che, nel tentativo di aiutarlo e di emularlo, tentavano di fare piazza pulita di quelli che, secondo la loro opinione, erano da considerarsi criminali. Di conseguenza il lavoro per la polizia aumentava, sottraendo elementi importanti del corpo della polizia, che sarebbero stati utili per indagare nel caso principale.

’Posso capire che la situazione non vi piaccia, ma io devo mantenere l’anonimato, per ora. È una seccatura anche per me, ma non posso mostrarmi al primo che capita.’

Il problema era che gli agenti lo capivano eccome, ma non trovavano giusto il fatto che loro dovessero mostrarsi, mettendosi così in condizione di essere uccisi da Kira, mentre lui potesse rimanere nell’anonimato. Molti iniziavano a diffidare di questo fantomatico detective che non aveva neanche il coraggio di uscire allo scoperto. Nessuno protestava, però, perché quello, era un sacrificio che si doveva fare. Per quanto avevano capito, le persone innocenti non venivano uccise. Tuttavia, era anche vero che, se queste ultime ostacolavano Kira, come aveva fatto S, lui non si faceva scrupoli ad assassinarle. Quindi le loro vite erano da considerarsi tutte in pericolo.

“Eppure, secondo me, ciò che sta facendo Kira non è del tutto sbagliato. Il modo che sta usando forse lo è, ma il suo scopo, infondo, non è lo stesso che abbiamo noi, cioè punire i criminali?”

All’affermazione di Naruto tutti si voltarono increduli verso di lui.

Era evidente che era troppo giovane e non capiva come funzionavano le cose. Non poteva permettersi certe affermazioni. Lui era un assassino e, come tale, andava fermato, non difeso.

“Uzumaki, ti rendi conto di ciò che hai detto?”

“Sì! Io non dico che il suo metodo sia giusto, sostengo solo che, a mio parere, non è partito da un ideale del tutto sbagliato; e sono sicuro che altri, qua dentro, la pensino come me!”

Fugaku osservò tutta la sua squadra, come sfidandoli a dare ragione a Naruto. Nessuno osò fiatare, ovviamente non volevano contraddire il loro capo. Eppure, degli agenti si azzardarono a lanciare qualche occhiata di sostegno all’Uzumaki, che capì che qualcuno condivideva la sua idea. Forse addirittura il loro superiore non era del tutto in disaccordo con lui, ma non avrebbe potuto dirlo, ad ogni modo. Il suo compito era quello di catturare Kira, non quello di psicanalizzarlo.

Ormai c’erano già troppe persone che ritenevano giusto il lavoro di colui che era soltanto un pazzo psicopatico. Le sette che lo idolatravano ne erano un chiaro esempio. In così poco tempo era diventato un culto, persino i media si stavano schierando a suo favore. Un lampante esempio era SakuraTv, che si proclamava portavoce di Kira.

Strano che quest’ultimo, il quale con le sue azioni dimostrava un palese disprezzo contro i criminali, non avesse ancora fatto strage di dirigenti televisivi, che, anche se criminali non erano, stavano sfruttando in maniera davvero poco etica questo fenomeno.

Probabilmente sarebbe arrivato ad uccidere anche loro, comunque. Era soltanto questione di tempo. Tempo che non avevano, perché le morti aumentavano a dismisura e loro navigavano ancora in alto mare.

“Per Kira non sarebbe difficile ucciderci. Potrebbe facilmente scoprire i nostri nomi.”

Il dubbio che assillava tutti, fu esposto da Neji Hyuga, uno degli agenti più giovani, ma anche uno di quelli più svegli.

“Forse è il nostro destino morire in questo caso.”

Era anche uno dei più catastrofici.

Nato in una famiglia povera, era da sempre stato convinto che il destino non si potesse cambiare. Questo suo principio era stato smentito più volte; seppur le sue finanze fossero limitate, era riuscito ad entrare, grazie al suo talento, nella migliore università di Tokyo, laureandosi a pieni voti; in seguito, era entrato nella polizia federale, dove la sua carriera stava facendo una rapida ascesa.

La sua concezione sul fato, tuttavia, non era mai cambiata. Aveva il terribile dono di riuscire a deprimere il prossimo con le sue allegre constatazioni.

’Io avrei una proposta da farvi, in tal senso…’

S, che fino a quel momento non aveva più parlato, si fece sentire. Gli agenti avevano pensato che si fosse messo a dormire.

Al suono della sua voce, un sorriso smagliante si aprì sul volto di Gai Maito, che probabilmente conosceva la suddetta proposta.

“Sentiamo.”

’Dovreste crearvi delle nuove identità, almeno come poliziotti. In parole povere dei distintivi con dei nomi diversi dal vostro. Ovviamente dovrete aspettare qualche giorno, prima che questi siano pronti, ma è l’unica soluzione che vi posso proporre.’

Un’idea come quella era venuta in mente anche a Fugaku. Non l’aveva presa in considerazione, per il semplice motivo che non voleva mostrare a Kira che avevano paura di lui. Purtroppo, la situazione volgeva in una maniera tale che, ormai, quella era l’unica soluzione fattibile. Non poteva rischiare la vita dei suoi agenti per una pura questione d’orgoglio. Ciononostante, lui avrebbe mantenuto la sua identità. Non si sarebbe nascosto dietro un falso nome. Credeva nella giustizia e credeva nel sacrificio in nome di essa.

Dopo un’iniziale discussione, l’ufficio si era diviso in due fazioni: la prima, molto numerosa, che richiedeva questi nuovi distintivi; la seconda, composta soltanto da Fugaku, Naruto e Neji, che dichiarava di volerne fare a meno. Ovviamente ognuno di loro aveva una ragione diversa. Il primo, la riteneva una questione d’orgoglio, il secondo, voleva che tutti conoscessero il vero nome del futuro capo della polizia giapponese e il terzo, riteneva che il destino avrebbe deciso la sua sorte e che era inutile cercare scappatoie.

“Il mio compito, per oggi, è finito, quindi me ne vado! Che la forza della giovinezza sia con voi, prodi agenti!”

Detto ciò, il portavoce di S sparì, uscendo come un ciclone dall’ufficio, sbattendo la porta dietro di sé e lasciando gli agenti sbalorditi. Stavano ancora fissando l’uscio, quando Fugaku li richiamò all’attenzione. Dovevano lavorare, non potevano perdere tempo.

Così ognuno riprese le proprie mansioni.

 

 

 

 

 

Oggi avevo un po’ di tempo, così ho deciso di aggiornare un paio di storie!^^

Per prima cosa, ringrazio chi segue questa storia e chi l’ha messa tra i preferiti  tra le seguite.

Spero che questo capitolo vi piaccia!^^

Mi defilo!

Ja ne,

 

Nihal

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Capitolo 6

 

Choji, da quant’è che quel tipo mi sta seguendo?” chiese Sasuke a bassa voce.

Lo shinigami lo osservò imbronciato. Il suo cattivo umore era dovuto al fatto che l’Uchiha gli aveva vietato di mangiare patatine fuori dalla camera, conscio del fatto che sarebbe sembrato quantomeno strano, vedere dei pacchetti che fluttuavano in aria da soli.

“Da un paio di giorni.”

Ovviamente lui se n’era già accorto, anche se si era premurato di non dire nulla. Era più divertente vedere come se la cavava l’umano. Inoltre se gli avesse raccontato tutto, non avrebbe più avuto bisogno di lui e avrebbe potuto dire addio alle delizie che solo Sasuke gli offriva.

“Avresti potuto avvertirmi.”

“Gli shinigami non sono tenuti a comunicare informazioni agli umani.”

Lui, però, era tenuto a procurargli costantemente patatine; finché avesse avuto bisogno di lui, ovvio. Si era già attivato per cercare di scovare un sistema per uccidere Choji, peccato che quest’ultimo sembrasse immortale.

L’individuo, presumibilmente un poliziotto, doveva essere davvero molto bravo nei pedinamenti. Peccato che lui lo fosse di più. C’era soltanto una cosa che lo turbava al momento. Non riusciva a capire come fossero arrivati così in fretta a lui. Non c’era la minima possibilità che scoprissero la sua era identità, ma già il fatto di essere un sospettato, significava che qualcosa nelle indagini si stava smuovendo. Probabilmente per colpa di S.

La prima mossa che lui avrebbe effettuato, dopo aver scoperto che venivano utilizzati gli archivi per scoprire i nomi dei criminali da uccidere, sarebbe stato mettere degli agenti alle calcagna dei famigliari dei federali. S doveva averla pensata come lui. Gli dispiaceva un po’. Dopotutto il pedinatore, che non faceva altro che eseguire degli ordini, sarebbe morto. Non poteva permettere che qualcuno scoprisse il suo segreto, a costo di uccidere degli innocenti. Il suo piano veniva prima di tutto e questo piano prevedeva la sconfitta di S. Era come una partita a scacchi. La polizia aveva fatto una mossa.

Naturalmente, lui aveva elaborato una contromossa nel momento stesso in cui si era accorto di essere tallonato.

Tornato a casa, dopo la passeggiata, si rifugiò in camera sua, dove, dopo aver giustiziato i consueti cento criminali, prese in mano il telefono e compose un numero che credeva che mai gli sarebbe servito. Ricordava ancora il giorno in cui lei glielo aveva dato.

 

Una figura si stava pericolosamente avvicinando a lui, probabilmente intenzionata a parlargli. Purtroppo il luogo in cui si trovava, ovvero il centro di una strada, gli rendeva impossibile evitarla.

”Sas’ke-kun, caso mai volessi prendere qualcosa insieme a me, possiamo vederci!”

Dopo aver detto ciò, la ragazza dai buffi capelli rosa, appoggiato lo zaino per terra, si chinò su di esso, in cerca di una penna e di un foglietto. Dopo essere riuscita nell’impresa, scrisse velocemente una sequela di numeri, e la infilò nello zaino di Sasuke.

“Quello era il mio numero!” gli disse sorridente.

Sakura Haruno era sempre stata tra le ragazze che gli tendevano qualche agguato due giorni sì e uno no.

Mh.”

 

Quel foglietto era rimasto in un angolo del suo zaino, dimenticato da tutti, fino a quel momento. In quel preciso istante si trovava sulla scrivania dove aveva svolto il compito da lui preposto, ovvero ricordare al freddo Sasuke Uchiha, che una ragazza per nulla fredda voleva a tutti i costi uscire con lui. Come tutte le altre d’altronde. Lei, però, aveva qualcosa di diverso. Lei, alla fine, ci sarebbe uscita, con lui.

“Pronto?”

“Sakura, sono Sasuke…” gli riusciva davvero difficile mantenere un tono cordiale.

”Sei tu Sas’ke-kun? Allora ti sei ricordato che volevo uscire con te! Sono davvero contenta che tra tutte le ragazze…” Sasuke la interruppe prima che il suo discorso iniziasse a diventare un monologo eterno. Come faceva a sapere che le aveva telefonato per proporle un appuntamento? Stava già per cambiare idea, ma per la riuscita del suo piano, si trattenne dal chiudere la telefonata.

“Sì. Volevo chiederti se domani vuoi venire al luna park.”

Le fece la domanda, che suonava più come un ordine, senza una particolare intonazione, ma per lei fu come se gliel’avesse chiesto nel tono più dolce e gentile possibile.

“Certamente! Sapessi come mi fa felice…”

“Ci vediamo alle otto domani mattina davanti alla fermata dell’autobus che porta a Tokyo est.”

Dopo averla informata sul luogo di ritrovo, le riattaccò in faccia il telefono, senza darle il tempo di ribattere.

Dopo la chiamata, iniziava la seconda parte del suo piano. Aveva bisogno di un criminale che era risaputo vivere nelle zone di Tokyo, così da poterlo manovrare.

Leggendo le regole del Death Note, aveva scoperto due cose fondamentali, a cui, precedentemente, non aveva prestato molta attenzione. Si era reso conto di poter controllare, nel periodo precedente alla loro morte, le azioni dei malviventi, ma non poteva obbligarli a compiere degli atti che andavano oltre i limiti umani. Non era in grado, quindi, di chiedere ad un ricercato che si trovava in un carcere di massima sicurezza, di andare a bere un caffè in centro. Quella rivelazione, limitava di molto la sua sfera d’azione. Non importava, ad ogni modo. Sarebbe comunque riuscito nei suoi intenti. Non era il tipo di persona che si faceva bloccare da degli ostacoli insignificanti.

“Sasuke, mi dici cosa vuoi fare?”

Choji, dopo aver ascoltato la chiamata che aveva fatto, aveva iniziato a provare curiosità nei confronti del piano di Sasuke.

“No.”

“Sasuke…”

“No.”

“Veramente volevo chiederti se andavi a prendermi un altro pacco di patatine.”

Al limite dell’esasperazione, scese a prendere il nutrimento che ormai era diventato come una droga per lo shinigami. Quella sera era particolarmente di buon umore, perché era sicuro che S sarebbe uscito sconfitto da quella guerra.

Il suo piano era infallibile e, secondo i suoi calcoli, presto anche lui, il più grande degli ostacoli, sarebbe caduto. Dopodiché la strada sarebbe stata tutta in discesa. Grazie al suo potere avrebbe ripulito il mondo e instaurato le sue leggi.

Il mattino seguente, si alzò in anticipo per definire gli ultimi dettagli. La sera prima, dopo diverse ricerche, era riuscito a trovare la persona che faceva al caso suo. Un criminale in libertà vigilata che si trovava, senza ombra di dubbio, nella città.

Strappò un frammento di pagina dal quaderno e lo ripose nella tasca, sicuro che dopo gli sarebbe servito.

“Io posso restare qui a mangiare patatine?”

“No.”

La faccia di Choji cambiò espressione repentinamente. In uno scatto di rabbia portò la mano al suo Death Note, ma Sasuke non si preoccupò. Non era difficile da calmare.

“Se vieni con me, dopo te ne prendo due, di pacchi.”

“Allora va bene.”

Detto quello, gli spiegò il compito che lui avrebbe dovuto avere in quella faccenda. All’inizio sembrò leggermente contrariato, ma alla promessa di un terzo pacchetto aggiuntivo, accettò di buon grado.

All’orario prestabilito, Sasuke si fece trovare alla fermata del pullman, dove, un’impaziente Sakura, lo aspettava già da mezz’ora.

“Forse, sono arrivata un po’ in anticipo.” Affermò, arrossendo vistosamente.

“Forse.”

Il fatto che le avesse concesso un appuntamento non significava che avrebbe ascoltato ciò che aveva da dire e che l’avrebbe degnata di una risposta di una lunghezza accettabile.

L’autobus arrivò con qualche minuto di ritardo. Tempo che gli bastò per controllare se fosse stato seguito anche quella mattina. Dopo aver ottenuto dallo shinigami la conferma che insieme a loro vi era l’agente dell’altro giorno, Choji era diventato più disponibile dopo la promessa fattagli dall’Uchiha, Sasuke salì, insieme a Sakura, sul pullman, andandosi a sedere in fondo, proprio nel posto centrale. Il pedinatore si era sistemato giusto un sedile davanti a lui, per poterlo tenere meglio d’occhio. Dopo che tutti coloro che erano presenti alla fermata furono saliti, l’autista richiuse le porte e partì.

“Sas’ke, davvero non so come ringraziarti per questa giornata!”

Kira, concentrato sul suo piano, non prestava la minima attenzione all’Haruno. Ormai mancavano pochi minuti e avrebbe potuto godersi lo svolgimento dei fatti che lui stesso aveva programmato. Dopo poco, però, cercando di sembrare il più naturale possibile, cosa che gli riusciva oltremodo bene, iniziò una conversazione. In quel modo sarebbe sembrato ignaro ai fatti che di lì a poco sarebbero successi. Dalle informazioni che a volte suo padre si lasciava scappare, la polizia non sapeva che lui poteva manovrare le persone, tanto meno che poteva scegliere la causa della loro morte, quindi non avrebbero mai potuto sospettare di lui. Erano convinti che potesse uccidere solo tramite attacco cardiaco e quella mancanza di informazioni sarebbe costata cara a tutti loro.

“Dove vuoi andare, una volta arrivati?”

Appena ebbe pronunciato queste parole, vide l’agente muoversi impercettibilmente. Si era messo in ascolto. Non avrebbe sentito niente d’importante, comunque.

“Allora, quand’è che dovrei agire?”

Impossibilitato a rispondergli, Sasuke ignorò la domanda, conscio del fatto che al momento opportuno, se ne sarebbe reso conto.

“… poi potremmo anche prenderci un gelato! Che ne dici?”

Non avendo seguito neanche la metà del suo discorso, non poté risponderle altro che un freddo sì, che lei sembrò in ogni caso gradire.

Spostò, senza farsi notare, lo sguardo verso l’orologio. Ormai era questione di secondi. 

Infatti, poco dopo, un albino seduto ai primi posti, di cui l’Uchiha conosceva nome e cognome, si alzò di scatto e, tirando fuori una pistola dalla tasca interna della giacca, intimò all’autista di continuare a guidare, dichiarando che quello era un sequestro.

A quel punto, Sakura lanciò un grido.

“Gridate, gridate! La vostra paura è gioia, per me!”

Il criminale, nel pieno della sua follia, continuava a parlare, evidentemente da solo. I passeggeri erano terrorizzati.

Lui sembrava godere del loro terrore, anzi, minacciandoli con la pistola li incitava a continuare.

“Sommo Jashin, adesso ti sacrificherò tutti questi eretici, perché io sono un tuo fedele seguace!”

Il suo sguardo sembrava totalmente al di fuori della normalità. Con gli occhi rivolti verso l’alto e un terribile sorriso a deformargli le labbra, continuava ad assicurare a Jashin che tutti sarebbero morti in suo nome.

“Li farò soffrire, vedrai! Io so che a te piace così!”

Sakura aveva iniziato a singhiozzare e non riusciva a trattenere le lacrime, che sgorgavano copiose.

Sasuke, seguendo il suo piano, tirò fuori un pezzo di carta, su cui scrisse velocemente alcune parole, mostrandole all’Haruno, attento a due particolari: che quest’ultima non toccasse il pezzo di carta e che l’agente si accorgesse di ciò che stava facendo.

Sul foglio le aveva scritto di non preoccuparsi e che ci avrebbe pensato lui a tirarla fuori da quella situazione. Dopo averlo letto, la ragazza, pur non smettendo di piangere, si calmò in maniera evidente.

Come da copione, l’agente si accorse di ciò che era appena avvenuto alle sue spalle, così, voltandosi di una frazione di millimetro gli bisbigliò: “Non fate nulla, altrimenti potrebbe uccidervi.”

“Come faccio a sapere che tu non sei un suo complice?”

Aveva centrato il bersaglio. A quel punto, l’agente fu costretto a mostrargli il suo distintivo. Secondo quest’ultimo, il suo nome era Shino Aburame.

Ovviamente l’Uchiha sapeva, grazie alle informazioni che suo padre si era lasciato scappare durante la cena, l’unico momento in cui si trovava in casa, che S aveva proposto di falsificare i loro documenti, ma, a quel punto, per lui non era importante conoscere il suo nome. Gli bastava avere la certezza assoluta che lui era la persona che lo stava pedinando. Lo shinigami avrebbe potuto benissimo aver mentito.

Annuì impercettibilmente e fece per rimettere in tasca il frammento di carta, in modo che il sequestratore se n’accorgesse.

“Ehi tu! Fammi vedere quel fottuto foglietto!”

Detto ciò gli si parò davanti e glielo strappò dalle mani. Dopo averlo letto glielo tirò addosso e, avvicinandosi ulteriormente a lui gridò: “Cosa cazzo volevi fare, eh?”

Gli puntò la pistola contro, ma Sasuke sapeva che non lo avrebbe ucciso.

Infatti, non fece neanche in tempo ad alzare lo sguardo che un’esclamazione di sorpresa uscì dalla sua bocca.

Colui che toccava il Death Note, anche se non lo possedeva, poteva vedere lo shinigami a cui era appartenuto.

Vedendo una figura, evidentemente non umana, apparsa dal nulla davanti a lui, esclamò: “Jashin! Sei tu?”

Choji, comprendendo che era il suo momento, iniziò a parlare.

“Ovvio, Hidan. Chi dovrei essere, altrimenti?”

I passeggeri, sempre più terrorizzati, osservavano il delirio del pazzo che, a loro parere, poiché non potevano vedere lo shinigami, stava parlando da solo.

“Jashin sama! Perdonami per non averti riconosciuto. In compenso ti sacrificherò tutti questi eretici!

Choji, che voleva tagliare corto, dal momento che voleva andare a mangiare le sue patatine, gli spiegò la situazione senza tanti giri di parole.

“Non m’interessano loro. L’importante è che uccidi quell’individuo. E voglio che tu lo faccia in fretta.”

Così dicendo, indicò l’agente. Hidan era evidentemente stupito, ma non poteva controbattere al volere di Jashin, così, non facendoselo ripetere due volte, punto l’arma alla tempia di Shino Aburame. Quest’ultimo, seppure conscio che la sua vita sarebbe terminata entro pochi secondi, non fece il minimo movimento. Nessuno si azzardò a fermare il gesto di quel pazzo. Solo Sakura fece per sporgersi verso di lui, ma fu trattenuta per un braccio dall’Uchiha. Senza fare una piega Hidan premette il grilletto e il corpo del poliziotto si accasciò sul sedile privo di vita, per poi cadere per terra, trascinato dal peso del busto inclinato in avanti.

“Voi, schifosi eretici, ringraziate il sommo Jashin! Siete vivi soltanto perché lui non vuole le vostre miserabili vite!

“Ora scendi dall’autobus.”

Choji ripeteva a menadito ciò che Sasuke gli aveva ordinato di dire e Hidan eseguiva alla lettera ciò che Choji gli diceva. Così, dopo aver obbligato l’autista a fermare il pullman scese velocemente e si allontanò, senza notare minimamente l’auto che stava passando in quel preciso istante e che lo investì in pieno.

“Sasuke!”

Sakura, tra le lacrime lo chiamava. La pozza di sangue sotto il corpo di Shino Aburame, si era allargata fino a toccare i suoi piedi e adesso lei era in preda ad una crisi isterica.

“Non preoccuparti.”

Questa volta le parole dell’Uchiha non sortirono l’effetto sperato. Infatti lei si stava preoccupando eccome.

“Allora, adesso mi devi tre pacchetti di patatine.”

“D’accordo.”

Nel caos che era seguito all’incidente, nessuno si sarebbe accorto di quella piccola parola mormorata allo shinigami.

 

Dopo essere tornato a casa, Choji gli chiese il motivo di quella messa in scena. Non ci arrivava da solo che tutto era stato architettato per la morte del poliziotto?

“Potevamo fare lo scambio degli occhi!”

“Cioè?”

“Donando la metà della tua vita, potresti avere i miei occhi, in modo da poter vedere il vero nome di chiunque.”

Dopo averci riflettuto per qualche minuto, sicuramente, in futuro, un’abilità del genere gli sarebbe servita, arrivò alla sua conclusione. Avrebbe ottenuto il suo scopo con altri mezzi. Sarebbe stato lui a decidere come aumentare il suo potere, non si sarebbe fatto suggerire da altri un metodo per accedervi facilmente.

Non capiva neanche perché gli avesse fatto quella proposta.

“Puoi tenerteli.”

 

Fine sesto capitolo!

 

Ed ecco a voi un capitolo di una lunghezza accettabile!^^

 

LoLe_Sora_Chan: sono contenta che la storia ti piaccia e che trovi i personaggi azzeccati! Anche a me, appena ho pensato a Light, è subito venuto in mente Sasuke!^^

Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Sakuchan_94: ciao neechan!^^ Scusa da subito per la risposta corta, ma vado di frettissima!-.-

Che dire? Io adoro le tue maxi recensioni! Non è che cerchi su Gughel un modo per scriverle così lunghe? Sai magari attraverso uno spain off... Ehm...

Sono contenta che ti piaccia e scusa di nuovo per la cortezza della risposta!.-.

Ciao ciao!!^^

 

Selfish: ciao!

Sono contenta che ti piaccia!^^ Ma non preoccuparti.-.

Nella mia storia Shikamaru resta vivo e vegeto perché l’ho fatta terminare prima! Quindi non ci saranno Matt, Mello e Near._.

Comunque spero che ti piaccia!^^

Ciao ciao!!^^

 

Grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti e tra le seguite!^^

Ja ne,

 

Nihal

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Capitolo 7

 

“Pensi che abbiano passato il test?”

Forse per la prima volta in vita sua, Gai Maito era serio. Rinchiuso in una camera d’albergo, aspettava l’opinione di S, che non tardò ad arrivare.

“Immagino di sì. E poi sarebbe una seccatura farli aspettare ancora.

S si trovava nei pressi della finestra, intento ad osservare il paesaggio esterno che da quella stanza era quasi nullo. in quella camera all’ultimo piano di un albergo, l’unica visuale era il viavai di macchine per le strade di Tokyo. Posto ideale per non essere notati, non tanto se si voleva osservare il panorama. Chiuse gli occhi e, uniti i polpastrelli delle dita, rovesciò le mani verso terra, nella posizione che era solito prendere nei suoi momenti di riflessione.

Mostrarsi a qualcuno, era una mossa parecchio azzardata e pericolosa. Il non farlo, d’altronde, avrebbe solo complicato le indagini. Ormai le conversazioni fatte attraverso il computer con tutto l’ufficio, stavano diventando controproducenti. Troppe persone venivano a conoscenza delle sue idee, mentre lui aveva bisogno di un gruppo fidato di pochi individui. A quello si sovrapponeva un altro problema, ovvero il fatto che, in molte nazioni, i capi di stato stavano prendendo in considerazione l’idea di appoggiare Kira e, sebbene il Giappone in quel momento non accettasse quella politica, vi erano diverse possibilità che anche lì, in poco tempo, avrebbe avuto carta libera. Ciò implicava che il caso Kira sarebbe stato chiuso e nessun agente vi avrebbe più lavorato. In previsione di questi fatti, S aveva proposto ai federali l’acquisizione di falsi distintivi. Coloro che avrebbero rischiato la vita per quell’indagine erano usciti fuori.

Fugaku Uchiha, Neji Hyuga e Naruto Uzumaki, erano i tre più degni di fiducia. C’era una probabilità molto alta che loro non avrebbero smesso di indagare, anche se la nazione si fosse alleata con quello psicopatico.

“Quindi ti mostrerai loro?”

“No, sarebbe una seccatura.”

Il sorriso che aveva precedentemente solcato il volto di Gai, si spense. Secondo lui S avrebbe dovuto dirigere un po’ più attivamente il caso.

“Saranno loro a venire qui.”

“Così si fa! Buttati nella mischia, la gioventù ti proteggerà!

Ormai si trovava in mezzo, non sarebbe stato giusto non impegnarsi fino in fondo. Si era assunto la responsabilità di quel caso e lo avrebbe portato a termine.

Tutto quello non sarebbe successo se Lee non avesse abbandonato l’orfanotrofio.

Gai, uomo ricco quanto eccentrico, aveva fondato diversi orfanotrofi in cui ospitava ragazzi con un’intelligenza di molto superiore alla media. Le sue intenzioni erano appunto quelle di trovare qualcuno che avesse potuto competere con i detective di fama mondiale, risolvendo tutti i casi. Dopo aver scartato diversi candidati, erano rimasti soltanto lui e Lee, la fotocopia in piccolo di Gai Maito. Quest’ultimo, provava una sconfinata ammirazione per la sua fotocopia; era il suo prediletto e la scelta, sicuramente, sarebbe ricaduta su di lui.

Purtroppo, il caro Lee aveva deciso che la professione del detective non faceva per lui e si era dato alle arti marziali, spezzando il cuore del povero Gai. A quel punto lui non poté rifiutare la sua proposta e, da quel momento, si era ritrovato a dover risolvere casi che il suo senso del dovere rifiutava di ignorare.

“Gai, portali qui. Ed evita di far sapere agli altri agenti che mi mostrerò solo ad alcuni di loro.

In pochi minuti, quelli che bastavano per elogiare la gioventù, il portavoce di S uscì dall’albergo, con l’intenzione di recuperare i tre, che sicuramente in quel momento si trovavano al lavoro.

Mezz’ora dopo, cinque persone si trovavano sedute intorno ad un tavolo, occupate a squadrarsi.

I tre agenti erano ancora un po’ increduli. Finalmente potevano vedere il famoso S, il detective migliore di tutto il Giappone e, probabilmente, del mondo intero. Erano diffidenti per un semplice motivo. La persona che si trovava di fianco a loro, non sembrava affatto ciò che in realtà doveva essere.

Sguardo annoiato e capelli raccolti in una coda, più che altro, aveva l’aria di uno studente non molto brillante. In quel caso si poteva proprio affermare che l’apparenza inganna.

Naruto, ancora poco convinto, si decise a chiedere ciò che tutti stavano pensando.

“Ehm… e tu saresti S?”

“Purtroppo per me, sì.”

Senza pensare minimamente che la cosa potesse essere quantomeno inopportuna in quel momento, l’Uzumaki gli scoppiò a ridere in faccia.

“Ma dai! Come fai ad essere tu? Dalla tua faccia sembri uno scemo! Soprattutto con quei capelli!”

Indicando la capigliatura del detective con l’indice, faceva notare a tutti quanto fosse bizzarra.

“Naruto, smettila.”

Neji, che non sembrava toccato minimamente dall’aspetto del loro interlocutore, non tollerava il comportamento imbarazzante del suo collega. Non c’erano molti modi per scoprire se la persona che avevano di fronte mentisse, però non c’era motivo di credere che Gai li avesse portati dinnanzi ad un impostore.

“No, non posso dimostrarvi di essere il vero S, ma come io mi sono fidato di voi, immagino che voi dobbiate fidarvi di me.”

Come se avesse letto nel loro pensiero, rispose alla richiesta che era rimasta informulata.

“D’accordo.”

Fugaku, per la prima volta in quella giornata, aveva preso la parola. Sicuramente anche lui era molto contento di poter lavorare a stretto contatto con S, ma non era un tipo che dava a vedere le sue emozioni.

Dopo quel breve discorso, il detective spiegò loro il motivo per cui si era mostrato.

Fece una breve panoramica della situazione che, secondo lui, entro qualche anno si sarebbe manifestata in Giappone, chiedendo loro se fossero stati disposti ad indagare anche senza il supporto della polizia. I tre dichiararono la loro totale disponibilità a proseguire con il caso.

“Ovvio che lo faremo, dattebayo!”

Naruto, come suo solito, era il più entusiasta di tutti.

Dopo aver analizzato quella faccenda, passarono alle questioni più tecniche.

“Mi sembra logico il fatto che, parlando di me, non potete chiamarmi S, altrimenti potrebbero nascere dei sospetti…

Gai si protese in avanti, tentando di bloccare il discorso del suo assistito.

“Non vorrai dire loro il tuo vero nome!”

Gai interveniva sempre al momento meno opportuno.

“No. Ovviamente tra noi useremo dei nomi diversi. Anche se avete espressamente dichiarato di non volere i distintivi falsi, ve li ho fatti preparare lo stesso. In quanto a me, chiamatemi pure Shikamaru.

Gai distribuì i documenti ai tre, che, dopo averli presi, li osservarono. Erano, in tutto e per tutto, identici a quelli precedenti, con l’unica variante del nome.

“Adesso voglio mettervi a parte delle mie ultime supposizioni.”

I quattro in ascolto, si sporsero oltre il tavolo per ascoltare meglio le sue parole, curiosi di sapere cosa avesse scoperto Shikamaru.

“Sono quasi sicuro di sapere chi sia in realtà Kira.”

A quelle parole tutte le espressioni, da vigili, divennero stupite. S aveva già capito chi si nascondeva dietro quegli omicidi? Allora perché chiamarli?

“Ho detto di essere quasi sicuro. Ecco perché vi ho chiamato.”

Di nuovo quella sua inquietante facoltà di comprendere le domande prima che venissero poste. A quel punto, si scatenarono una marea di proteste da parte di Naruto, che voleva sapere perché non aveva detto nulla prima. Affermava, inoltre, che se lui non avesse capito l’identità del colpevole, sicuramente lo avrebbe scoperto lui quanto prima, perché era il miglior poliziotto di Tokyo. Non avendo voglia di fermare il suo sproloquio, si mise a fissare fuori della finestra in attesa del suo termine. Ottenuto il silenzio, riprese a parlare, svelando loro il nome di colui che riteneva essere Kira. Prima della rivelazione, tutti quanti erano rimasti con il fiato sospeso, ma nel momento immediatamente seguente ad essa, un insieme di voci si era levato per contestare quella che, secondo Shikamaru, era una verità quasi certa.

“Io penso che ti stia sbagliando. È semplicemente impossibile, non ne avrebbe i mezzi.

Sempre con il suo solito tono, Fugaku non aveva bisogno di alzare la voce, incutendo timore grazie al solo sguardo, contestò le ipotesi di S.

Riteneva molto improbabile ciò che aveva appena sentito e, da solerte poliziotto, non aveva potuto fare a meno di mettere in evidenza i suoi dubbi. Secondo lui, la teoria di Shikamaru era sicuramente fallace, perché partiva dal presupposto che Kira potesse uccidere senza disporre dei mezzi necessari, ovvero la vicinanza alla vittima o la possibilità di far avvicinare qualcuno di fidato ad essa.

S, però, non si lasciava convincere. Lui aveva vagliato migliaia d’ipotesi e, nella sua improbabilità, quella che aveva appena esposto sembrava la più probabile.

“Io non posso essere del tutto sicuro della mia affermazione, ma tutti gli indizi portano a lui e questo m’induce a credere che le possibilità che sia Kira non siano poi così scarse.”

A quel punto Fugaku non poté ribattere. Come capo della polizia, diede il via libera a Shikamaru per proseguire nelle sue indagini. Per la prima volta in vita sua, quest’ultimo, avrebbe giocato a carte scoperte.

“Bene. Anche se so che mi annoierò, ho deciso di ritornare a scuola.

Dopo aver concordato che quella camera d’hotel sarebbe stata, da quel momento in avanti, il loro quartiere generale, i tre se ne andarono, ognuno per conto proprio, a casa loro.

Mentre si ritirava, Fugaku non poteva fare a meno di pensare che era impossibile che S avesse già individuato la vera identità di Kira.

 

“Shikamaru, perché gli hai rivelato il tuo vero nome?”

Gai fissava il ragazzo con sguardo interrogativo. Non capiva mai il senso delle sue mosse.

“Per prima cosa, perché sarebbe stata una seccatura doverne inventare uno e poi, in questo modo, se volessero scoprire la mia identità, l’unico nome che ignorerebbero sarebbe proprio Shikamaru.”

Aveva proprio scelto un genio, come detective. Avrebbe preferito Lee, però; s’impegnava molto di più.

 

Fine settimo capitolo!

 

 

Ebbene sì, sono ritornata con un capitolo cortissimo T.T

Siamo ormai arrivati al penultimo capitolo, quindi questo vuol dire che il prossimo sarà l’ultimo! Sì, immagino che sarete molto dispiaciuti (come no)!^^

Ho anche aggiornato in tempo utile, inizio quasi a spaventarmi...

 

 

Darkshin: sono contenta che trovi il mio stile ottimo!

Sì, effettivamente Choji non è molto Shinigami._. Però, davvero, mi viene impossibile renderlo come un dio della morte serio!xD

Ogni volta che scrivevo una parte dove compariva lui mi venivano sempre in mente pacchetti di patatine._.

Aehm... spero che questo capitolo ti piaccia! Ormai siamo alla fine._.

Al prossimo, nonché ultimo, capitolo! Ciao ciao!!^^

 

Ringrazio le persone che hanno messo la storia tra i preferiti e quelle che l’hanno messa tra le seguite. Davvero, mi fa molto piacere che seguiate questa storia, perché mi fa capire che il mio lavoro è stato apprezzato!^^

Ja ne,

 

Nihal

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Capitolo 8

 

“Haruno Sakura?”

Per l’ennesimo giorno, Sakura era assente. Quella gita sull’autobus doveva proprio averla sconvolta. Ormai la notizia aveva fatto il giro dell’istituto e Sasuke, poiché si trovava con lei, era stato tempestato di domande riguardo alla compagna.

Purtroppo per i pettegolezzi, lui non aveva sopperito a nessuna delle loro curiosità. Se volevano sapere qualcosa, potevano andare a chiederlo alla diretta interessata.

Mentre pensava a queste cose, sentì la porta dell’aula aprirsi, e così si voltò per osservare chi era entrato. Un ragazzo dai capelli scuri e con una faccia molto annoiata, si piazzò di fianco alla cattedra, in attesa che l’insegnante dicesse qualcosa.

“Adesso, prima di iniziare la lezione, voglio presentarvi il vostro nuovo compagno, Ryuga Hideki.”

Ryuga saluto i suoi nuovi compagni, dopodiché il professore gli indicò un posto libero.

“Puoi sederti vicino a Sasuke. Così, se all’inizio non capirai qualcosa, lui te la potrà spiegare. È uno dei migliori alunni della scuola.”

Non sapeva perché, ma quell’Hideki non gli piaceva. Dopo aver udito il suo nome, metà della classe aveva iniziato a bisbigliare. Ovvio. Aveva lo stesso nome di un famoso cantante, ma l’Uchiha dubitava seriamente che si trattasse della stessa persona.

“Ciao.”

“Ciao.”

Quelle furono le uniche parole che si scambiarono durante tutta la lezione.

Ogni tanto Ryuga si voltava a squadrarlo, come se volesse leggergli dentro. Quel suo atteggiamento lo infastidiva. Si sentiva studiato. Come d’abitudine, comunque, durante il corso della giornata non mutò la sua espressione, fingendo che il suo stato d’animo non fosse minimamente cambiato. In realtà non era così.

Al suono della campanella, che avvisava tutti che ormai era ora di ritornare a casa, si alzò e, senza degnare di uno sguardo il suo nuovo vicino di banco, si diresse verso l’uscita.

“Ehi, aspetta.”

 

Fu quasi tentato di non girarsi, al suono di quelle parole. Non avevano parlato per tutta la mattinata, quindi per quale motivo lo stava chiamando?

“Che c’è?”

Ryuga lo affiancò, ma non disse nulla. Sasuke, dal canto suo, non aveva voglia di ascoltare cosa avesse da dire, così ignorò la presenza silenziosa che si trovava di fianco a lui e continuò per la sua strada; visto che il suo nuovo compagno non sembrava intenzionato ad andarsene, gli chiese se per caso abitasse vicino a lui. Almeno così si sarebbe spiegato perché continuava a seguirlo.

“No.”

Senza fare altre domande, l’Uchiha continuò a camminare. Non gli importava il motivo dell’interesse dell’Hideki per lui, tanto meno il motivo per cui, in quel momento, lo stesse fissando.

“Sasuke, se mi dai un pacco di patatine, ti rivelo una cosa!”

Cercando di non farsi notare dalla persona che si trovava di fianco, annuì impercettibilmente in direzione dello shinigami.

“Non si chiama davvero Ryuga Hideki.”

Giusto. Choji, con i suoi occhi, aveva la capacità di vedere il vero nome delle persone. Perché, però, Ryuga Hideki aveva utilizzato un nome falso? Che ci fosse qualcosa, nascosta dietro quel volto annoiato?

Ansioso di scoprire qualcosa di più, svoltò velocemente per avvicinarsi a casa sua. Lì avrebbe trovato il modo di farsi rivelare la vera identità da Choji. Ormai in prossimità del cancello, fu bloccato.

“Sasuke, posso offrirti qualcosa da bere?”

La cosa iniziava a sembrare più strana del dovuto. Perché gli aveva proposto di bere qualcosa? Ovviamente, dalla sua espressione, Ryuga, o come si chiamava davvero, non aveva la minima voglia di fare qualsivoglia cosa con lui.

“Non puoi andare! Sei in debito di un pacco di patatine che io voglio in questo momento!”

Forse, accettando quel suo invito, sarebbe venuto a capo del mistero che circondava quel personaggio. Odiava non sapere le cose, soprattutto se si ritrovava davanti proprio ciò che non conosceva.

“D’accordo.”

Invece di entrare nel vialetto che conduceva verso casa sua, fece una piccola deviazione, alla ricerca di un luogo dove avrebbe potuto scoprire qualcosa su quel personaggio.

“Sasuke, perché non mi ascolti? Guarda che io posso benissimo ucciderti!”

Ignorando le lamentele di Choji, guidò Ryuga attraverso una stradina laterale che portava dritto di fronte ad un locale poco frequentato. Voleva scegliere lui il luogo dello scontro, che era sicuro sarebbe avvenuto.

Ryuga non era un normale studente. Lui neanche, però.

Non capiva nemmeno perché quel ragazzo lo preoccupasse tanto. Era la prima volta in vita sua che accettava un invito da parte di qualcuno.

“Entriamo.”

Dopo essersi seduti ad un piccolo tavolo nascosto alla vista esterna, ordinarono, più per obbligo che per reale volontà, qualcosa da bere.

Dopo che il cameriere si fu allontanato, si squadrarono per diversi secondi, in attesa che uno dei due parlasse.

“Io sono S.”

Una rivelazione, pronunciata in tono totalmente annoiato, che stupì Sasuke. Persino Choji, che non aveva ancora smesso di mandare minacce, aveva taciuto dopo la sua rivelazione. Lui conosceva il vero nome di quell’individuo, ovvero Shikamaru Nara, ma non avrebbe mai pensato che in realtà fosse il detective che dava la caccia a Kira. In realtà la questione non gli interessava neanche più di tanto.

“Allora, vuoi darmi il mio pacco di patatine?”

Quella volta Sasuke faticò davvero molto a trattenere la sua sorpresa. Se davvero Ryuga fosse stato S, non si sarebbe mostrato subito; inoltre, il fatto che avesse compiuto tale gesto, dimostrava che era stato smascherato? Era impossibile. Aveva pianificato tutto, nessuno avrebbe potuto sospettare di lui. Inoltre chi mai avrebbe postulato l’esistenza di un Death Note?

A quel pensiero si calmò. Non c’erano prove contro di lui.

Anche se gli risultava difficile credere a quanto aveva appena sentito, avrebbe dovuto comunque misurare le sue parole, in caso Ryuga avesse detto la verità. Se così fosse stato, allora in quel momento si trovava di fronte al suo ostacolo numero uno.

“Dovrei crederci? S non si è mai rivelato a nessuno, perché avrebbe dovuto farlo proprio davanti ad uno studente?”

Giocando la carta dello scetticismo, avrebbe allontanato i dubbi che potevano esserci su di lui. Qualunque sospettato avrebbe cambiato espressione dopo essersi reso conto di essere stato smascherato. Lui non aveva fatto nulla del genere e quello era un punto a suo favore. Non era neanche sicuro che Ryuga, o S, sospettasse davvero di lui. Forse stava controllando tutti i parenti degli agenti.

“Non sei uno studente qualsiasi. Sei il figlio di Fugaku Uchiha, quindi confido che tu possieda le sue stesse abilità.”

Forse, aveva frainteso tutto. Il discorso che stava facendo, mirava più a chiedere il suo aiuto che a dimostrare la sua colpevolezza. Magari, essendo in alto mare con le ricerche, stavano cercando nuove persone in grado di aiutarli. Eppure, la situazione non quadrava lo stesso. S non si sarebbe mai smascherato per quel motivo. Era ragionevolmente convinto del fatto che non sospettasse di lui, ma continuava a non capire come mai si fosse manifestato.

“Non capisco cosa intendi.”

“Mi riferisco al fatto che dobbiamo catturare Kira.”

A quel punto, Sasuke era ormai sicuro che non sarebbe mai stato accusato da S, anche se non sapeva dove voleva andare a parare.

“Mi sembra ovvio. Nessuno ha mai portato tanto scompiglio quanto Kira, fino ad ora. Io, però, cosa c’entro?”

Ryuga si prese molto tempo, prima di rispondere. Dopo aver terminato la sua bevanda, iniziò ad osservare il fondo del bicchiere, come analizzandolo. Dopo quel suo minuzioso controllo, finalmente, si decise a rispondere.

“Tu fai parte del mio piano.”

“Il piano per catturare Kira? Non credo di essere la persona più adatta.”

Ormai Sasuke aveva riacquistato la sua solita calma. Gli sembrava ovvio che S, se di lui si trattava, perché ancora non poteva esserne sicuro, non sospettasse minimamente di lui. Era persino arrivato a chiedere il suo aiuto. Forse riteneva che lui avesse il potere per battere Kira. Peccato che non avrebbe mai potuto sconfiggere se stesso.

“Io penso che tu sia proprio la persona adatta.”

Forse, se avesse finto di aiutarlo a cercare di risolvere il caso, avrebbe evitato anche dei dubbi futuri. A rigor di logica, Kira non avrebbe mai collaborato ad un’indagine che avesse come scopo la sua cattura, quindi quale miglior modo per eliminare per sempre il suo nome dalla lista dei sospettati?

“La persona adatta, dici.”

Per la prima volta durante quella giornata, il famoso detective sorrise. Allontanò da sé il bicchiere e si sporse verso Sasuke, in modo da trovarsi faccia a faccia con lui.

“Esatto. Non è forse Kira, la persona più adatta per catturare Kira?”

 

Fine!

 

Ma fine fine! E sì, il capitolo è cortissimo e avrei potuto incorporarlo all’altro, ma ho preferito mantenere la struttura dei capitoli che avevo utilizzato nel contest!^^

Che dire… quando ho scritto questa storia, ero sicura che non fosse un granché, però mi piaceva la fine che in realtà non è una fine ma solo l’inizio della fine di Light/Sasuke. Però ho voluto finire la storia qui, per due motivi: il primo è che non sarei riuscita a revisionare tutto Death Note in versione Naruto, l’altro, ma non meno importante, è che penso che il momento in cui Light viene scoperto sia fondamentale per la storia, quasi come se fosse una conclusione.

Sì, i miei sono ragionamenti senza senso e probabilmente non interesseranno a nessuno, però ci tenevo a precisare i motivi della mia scelta.

Beh che dire, ci tengo molto a questa storia e voglio ringraziare tutti coloro che l’hanno messa tra i preferiti e le seguite o che hanno soltanto letto.

Spero che vi sia piaciuta e adesso evaporo. Sto continuando a scrivere cose senza senso, forse perché mi dispiace di essere all’ultimo capitolo! Sì, magari dispiace solo a me._.

Ma che ci volete fare!^^

Sì, ora evaporo davvero, visto che avevo già detto che avrei tolto le tende, ma in realtà sono ancora qui a rompere.-.

 

 

Darkshin: beh, in realtà alla fine non si discosta molto, il finale è quello, soltanto che io non l’ho continuata, visto che credo che in un certo senso anche questo potrebbe essere un finale, anche se molto aperto…

E poi tutti potrebbero dirmi che è davvero molto aperto, però non posso negare che la storia l’ho conclusa così principalmente per il motivo di prima e poi perché sono pigra!xD

Comunque spero che questo ultimo capitolo (?), ok mini capitolo, ti piaccia!

Ciao ciao!!^^

 

beat: ehm… ok, puoi anche tirarmi dietro una sedia, visto che come fine può essere un po’ scontata._.

Sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto! Adesso aspetto solo che arrivi gente con i forconi per come ho fatto finire la storia (si nasconde)!O.o

No, scherzi a parte, io penso che come finale sia abbastanza adatto, perché evidenzia il senso di sicurezza di Light/Sasuke e l’immediata fregatura successiva!xD

Comunque, spero che il finale (?) ti piaccia o che se così non fosse, non venissi sotto casa mia con i forconi!

Ciao ciao!!^^

 

*Scappa evitando forconi*

Ebbene sì, questo è davvero il vero finale, non tiratemelo dietro, lettori!

 

E ora evaporo (davvero!)!^^

Ja ne,

 

Nihal

 

 

 

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