Drawing a Song di Leslie and Lalla (/viewuser.php?uid=83533)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorry, I'm late. ***
Capitolo 2: *** Something special in the air? ***
Capitolo 3: *** Nice to meet you. ***
Capitolo 4: *** The proposal. ***
Capitolo 5: *** Scream! ***
Capitolo 6: *** Departures. ***
Capitolo 7: *** Will be the destiny? ***
Capitolo 8: *** Say ''Cheese''. ***
Capitolo 9: *** Only coincidences? ***
Capitolo 10: *** The longest day. ***
Capitolo 11: *** I must forget it... but am I sure that is it the best thing? ***
Capitolo 12: *** An angel. ***
Capitolo 13: *** No good. ***
Capitolo 14: *** Never say never. ***
Capitolo 15: *** The worst day ever. ***
Capitolo 16: *** Magic. ***
Capitolo 17: *** Show me love. ***
Capitolo 18: *** When everything seems to go well... ***
Capitolo 19: *** Can you kiss me again? ***
Capitolo 20: *** Epilogue. ***
Capitolo 1 *** Sorry, I'm late. ***
1.
Sorry, I'm late
Lunedì 30 novembre
Loredana's Pov.
Oggi è
lunedì. Il fottuto lunedì. L'inizio di una
lunghissima settimana lavorativa.
La sveglia alle sette di mattina, puntuale come sempre, squilla.
Quell'odioso trillo lo conosco a memoria, ormai. Al secondo
“bip”, spalanco gli occhi e schiaccio il pulsante
che la spegne. Sbuffo sonoramente. Non voglio fare tutto di fretta e
arrivare per giunta in ritardo come mi è capitato
precedentemente solo perché non voglio alzarmi subito... Ma
il problema non è che non voglio: non ci riesco proprio!
Dopo un tot di tempo che mi sembrano secondi, mi alzo. Controllo
l'orologio, scongiurandolo silenziosamente che siano passati soltanto
alcuni minuti. Ma purtroppo non è così: sono
già le sette e un quarto.
Scendo le scale di corsa e mi ritrovo in cucina. Verso un po' di latte
nella tazza e poi la inserisco nel forno a microonde. Oggi non ho
né la voglia né il tempo di prepararmi il
caffè. Scrollo le spalle: non importa, lo
prenderò al bar vicino al negozio.
Poi, come un'illuminazione, mi viene in mente che ieri ho preso al
supermercato il caffè in polvere da mettere nel latte. Quasi
senza rendermene conto, sorrido: questo mi risparmierà una
buona percentuale del tempo che ho a disposizione.
Appena finisco di berlo, metto la tazza e il cucchiaino nel lavandino e
mi precipito in bagno. Guardo di sfuggita il mio orologio da polso.
Merda, sono le sette e mezza.
Okay, la speranza di arrivare puntuale stamattina è andata a
farsi benedire.
Fisso la mia immagine riflessa sullo specchio che ho davanti:
assomiglio a uno degli zombie che ci sono in
“Thriller” di Micheal Jackson, presente? Con una
scossa di capo, mi sciacquo la faccia. Magari mi sveglia. Poi mi lavo i
denti a velocità massima. Ed infine mi pettino i capelli
tutti ingarbugliati. Okay che sono corti, però qualche nodo
resta sempre: soprattutto la mattina appena sveglia. Per ultima cosa,
mi vesto. Naturalmente scelgo i primi vestiti che mi capitano: l'ultima
cosa che in questo momento mi potrei permettere è scegliere
con calma cosa potrei indossare.
Finalmente sono pronta. Mi sono messa un paio di jeans neri e un
maglioncino color panna. Va bene che abito praticamente sul mare,
però è comunque inverno. E come se non bastasse,
ho pure il raffreddore. Così ora, dato che la voce la
mattina è impastata, ho una voce molto simile a quella di un
trans. Voce da mattina più raffreddore, mi risulta
“trans”. Ed è proprio perfetto per me,
che faccio l'insegnante di canto ad un'importante accademia musicale.
Okay, posso affermare che la sfiga ultimamente mi sta perseguitando.
Anche ieri, domenica, che in teoria dovrebbe essere il giorno
più bello della settimana, si è rivelato un
totale disastro: ero invitata a casa dei miei, ma dato che la sera
precedente sono stata fuori tutta la notte con i miei amici, ho dormito
fino a tardi. E mia mamma mi ha pure chiesto con un'aria innocente sul
volto come mai non ho messo la sveglia. Ma che cavolo, devo metterla
pure la domenica? Non basta ogni santo giorno della settimana? Prima o
poi finirà che lo butterò giù dalla
finestra, quello stupido arnese che sembra avercela con me. E
così anche ieri ho dovuto fare tutto di fretta per arrivare
al pranzo di famiglia. Dovevo andarci: non vedevo i miei genitori e mia
sorella minore Betta (che ha quasi diciott'anni) da... una vita. E poi
adoro mia sorella, almeno quanto lei adora me. E' così piena
di vitalità e di entusiasmo. Non come me, che mi alzo la
mattina con una faccia così assonnata che potrebbero per
scambiarmi per un'alcolizzata anonima (anche se non potrebbero mai
farlo: per mia fortuna sono astemia). Ma in effetti, le credo: fa il
penultimo anno di liceo, lei! Non ha mica ventisette anni come me.
Prima di uscire di casa, mi metto il giaccone. Non voglio peggiorare il
raffreddore, magari trasformandolo in broncopolmonite.
Il negozio d'abbigliamento in cui lavoro è a venti minuti
(di automobile!) da qui. Lo avevo già detto che sono una
donna molto
fortunata, vero?
Con un profondo sospiro, apro la portiera della mia macchina
parcheggiata davanti a casa, e poi mi siedo al posto di guida. Subito
dopo, metto in moto e parto in quarta.
Di sottofondo c'è la voce della mia cantante preferita:
Laura Pausini. Grazie a lei, che mi ha fatto venire la passione di
cantare. La ascolto praticamente da una vita e conosco ogni sua canzone
a memoria. Un po' per il lavoro, un po' perché semplicemente
mi piace.
Ad ogni semaforo che trovo rosso, esclamo, ormai in automatico:
“sbrigati, che sono in ritardo!”. Ma immagino
quante persone lo avranno detto o pensato. E immagino quanti desideri
della gente abbia esaudito, quel maledetto semaforo. Perlomeno, i miei
no. Infatti devo aspettare quasi due minuti ogni volta, prima che
diventi verde e che quindi io possa ripartire.
Alle otto e mezza, entro trafelata in negozio. Giorgia, la mia collega
che in questo momento è alla cassa, mi lancia un'occhiata di
rimprovero. Io sorrido con imbarazzo, sperando che quell'incurvarsi di
labbra, possa scusarmi.
«Sei sempre la solita» commenta, scuotendo
leggermente la testa, quando le sono vicina.
Io mi tolgo la giacca e la sistemo con delicatezza sull'appoggia-abiti
riservato al personale del negozio. «Oggi il mondo ce l'ha
con me» ribatto, stringendo gli occhi.
Lei scoppia a ridere. «Perché?»
Le spiego tutto, dall'inizio della mattina fino a pochi minuti fa.
Tanto qui in negozio non abbiamo mai un tubo da fare, la mattina. Di
clienti, solitamente, ce ne sono sì e no una decina. Il
mattino, intendo. Il pomeriggio aumentano, eccome che aumentano. Un
giorno ce ne sono venti, un altro giorno cinquanta. Dipende dalle
volte. Per fortuna io, il pomeriggio, non ci sono quasi mai.
Perché subito dopo pranzo, inizio ad insegnare (come
professione ormai) canto in un'accademia musicale di alto livello.
Ovviamente io e Giorgia, preferiamo di gran lunga le giornate in cui ci
perdiamo nelle solite, innocue, chiacchiere. Ci raccontiamo cosa
abbiamo fatto nel week end, oppure spettegoliamo della nostra capa, che
è una schifosa riccona: possiede numerosi negozi, e per
fortuna nel nostro non c'è quasi mai. Sta al Carnevali, la
poverina. Così noi siamo quasi sempre in quattro gatti.
Oltre me e Giorgia, ogni tanto vengono anche Marianna (che ora
è in maternità: ha appena partorito una bambina
stupenda che settimana scorsa siamo tutti andati ad ammirare) e Marco,
che fa contemporaneamente tre lavori, perché uno non gli
basta per mantenere la sua famiglia. Lavorano part-time anche loro,
come me. L'unica che è praticamente sempre qui è
Giorgia, che fa solo questo lavoro e quindi non ha altri impegni.
Il mio cellulare, inaspettatamente, inizia a squillare, facendo
interrompere il discorso che avevo intrapreso con Giorgia.
Prima di rispondere, guardo il display: Betta chiamata.
«Betta?!» esclamo, spalancando gli occhi.
Perché mia sorella, che in questo momento dovrebbe essere a
scuola, mi sta chiamando?
Sul volto di Giorgia compare un'espressione incredula, almeno quanto la
mia.
Schiaccio il tasto verde, e subito dopo porto il telefonino
all'orecchio. «Pronto!»
«Lori!» esclama mia sorella, in tono quasi
disperato.
«Che succede?» domando immediatamente, con
preoccupazione nella voce.
«Potresti venirmi a prendere? Per favore!» mi
supplica poi.
«Perché?!» sbotto, non credendo alle mie
orecchie.
«E' una storia lunga» ribatte lei, vagamente.
«Se prima non mi dai una buona ragione per venire
lì, te lo puoi scordare» obietto io, socchiudendo
gli occhi.
«Okay, te lo dico» si arrende poi.
E' ovvio: io mollo l'osso molto raramente. Devo ammettere che sono una
tipa piuttosto determinata... ma anche testarda.
«Oggi ho un'interrogazione di latino, solo che l'ho scoperto
ora! E non ho studiato!»
Faccio un sospiro stanco. Perché non mi convince per niente?
«E quindi vorresti marinare la scuola?» All'ultima
parola, Giorgia allarga gli occhi. Ha sicuramente già capito
tutto.
«Ehm, se la vuoi prendere così...
sì» mi risponde Betta, dopo una piccola pausa.
«E se lo scoprono mamma e papà? Dopo sono io
quella che ci rimette!» ribatto io.
«Non lo scoprono, stai tranquilla» mi rassicura lei.
Resto in silenzio per qualche secondo. La capisco: è
successo anche a me di non essermi preparata per una qualche
interrogazione, quando andavo ancora a scuola.
«Va bene» decido infine «Ma che non si
ripeta mai più, chiaro?»
«Okay!» esclama lei. Percepisco la
felicità nella sua voce. «Sarà bello,
lì in negozio!»
Io sospiro. Sto facendo una cagata, me lo sento. Se casualmente oggi
Giovanna, la proprietaria, decide di fare un'ispezione, mi licenzia.
Sempre se non riesca a trovare un modo per non farmi sgamare, penso,
quasi ridendo.
«Sarò lì tra una ventina di minuti,
aspettami davanti a scuola» detto questo, chiudo la chiamata
e mi precipito a prendere il giaccone.
«Sei impazzita?!» esclama Giorgia, con gli occhi
quasi fuori dalle orbite.
Io scuoto la testa. «In fondo succede a tutti di non avere
studiato una volta. Conosco mia sorella: non è la tipa che
marina la scuola giorno sì, giorno no» affermo,
con sicurezza.
Giorgia sorride, con dolcezza. «Lei vuoi proprio tanto bene,
vero?»
Arrossisco un poco. «Sì.»
«Mi piacerebbe non essere figlia unica,
maledizione» dice poi, con aria sognante.
Io faccio una risata divertita. «Guarda che ci sono tanti
lati positivi!»
Lei, per tutta risposta, fa una smorfia col naso.
«Bene, io vado! Faccio velocissimo» prometto poi,
prima di uscire.
Sempre che non trovi tutti i semafori rossi.
Alle nove e un quarto sono di nuovo in negozio, in compagnia di mia
sorella.
«Ciao!» saluta lei sorridente, facendo il suo
ingresso, con qualche allegro saltello.
«Ciao bella» esclama Giorgia, sistemandosi gli
occhiali, con un sorriso sulle labbra. Invidia da morire il suo
entusiasmo. Come me, d'altronde.
«Come va? Vedo che non c'è molta gente»
commenta, appoggiando sul balcone la sua giacchetta marrone.
«Quella va sull'appendi-abiti» la rimprovero io.
Lei obbedisce subito, sempre con il sorriso stampato sulla bocca.
«Cosa si fa oggi?» chiede poi, con interesse.
Giorgia scrolla le spalle. «Il solito: si aspettano i
clienti.»
«Posso fare finta di lavorare qui? Ho sempre sognato di
consigliare gli abiti alle persone, come abbinarli, eccetera
» spiega, curiosando qua e là.
Io e Giorgia ci guardiamo, poi scoppiamo a ridere insieme.
Betta si gira di scatto, con un'espressione interrogativa sul volto.
«Perché ridete?»
«Perché una volta che lavori effettivamente qui,
non ti piace più» risponde Giorgia.
Io annuisco. «Già, specie se devi essere qui alle
otto e abiti dall'altro capo della città... a confronto di
qualcun altro che è a due passi da qui.»
Giorgia fa la finta offesa. «E con questo cosa intendi
insinuare?» domanda, socchiudendo gli occhi e alzando un poco
il mento, in fare ironico.
«Niente» ribatto io, con un sorriso «Solo
che dovrebbe essere comprensibile arrivare in ritardo, non
trovi?»
A questo punto, Giorgia scoppia a ridere. «Ogni scusa
è buona, eh?»
Anche Betta ride, divertita dalle nostre finte discussioni.
Dopo un'ora di puri pettegolezzi, senza nemmeno mezzo cliente, Betta mi
chiede dove potrebbe fare colazione, dato che non è riuscita
a farla stamattina.
«C'è un bar, qui vicino» le risponde
Giorgia.
«Ah, quello con la scritta enorme gialla?»
Giorgia annuisce soltanto.
«Okay, vado a prendermi qualcosa allora» afferma,
prendendo il portafoglio dallo zaino.
«Va bene» acconsento io «Però
non stare via tanto, capito?»
«Okay» fa Betta, dopodiché esce, a passi
di danza.
«Scommetto che fa ballo» mi dice Giorgia, con una
leggera risata.
«Sì, danza classica. E' bravissima.»
Giorgia fa un vago gesto col capo di assenso.
«Buongiorno ragazze.»
Una voce terribilmente familiare alle nostre spalle ci interrompe.
Mi giro, assumendo un'aria da angioletto sul volto.
«Buongiorno Giovanna.»
Ci mancava solo questa, Cristo.
«Come procedono le cose?» domanda, avvicinandosi
con aria critica.
Indossa il solito tailleur scuro e le scarpe col tacco, solo per farla
sembrare alta. In realtà non lo è affatto:
sarà alta più o meno un metro e cinquanta e si
crede un gigante. O almeno, è l'atteggiamento che assume:
molto “qui comando io”. Ma d'altronde, come darle
torto?
«Alla grande» risponde Giorgia, lanciandomi
un'occhiata che io comprendo al volo. Tradotto: quando torna tua
sorella siamo nella merda più alta.
«Avete fatto gli sconti sulle giacche che vi avevo
detto?» chiede, avvicinandosi al bancone.
«Sì, sì. Stia tranquilla»
faccio io, con un sorriso apparentemente rassicurante.
«E la svendita delle magliette?»
«Anche» rispondo, prontamente.
Con la coda dell'occhio, vedo che Betta sta per entrare.
«Buongiorno!» urlo, con fin troppo entusiasmo
«Desidera?»
Betta all'inizio non capisce, mi guarda come per dire “Ma che
diavolo stai dicendo?”, poi, quando le indico con gli occhi
Giovanna, alza un poco la testa.
«Sì, stavo cercando un paio di pantaloni...
invernali» fa, con una leggera esitazione.
«Oh» affermo io «Sì. Guardi,
ci sono arrivati da poco alcuni che sono la fine del mondo. Prego, mi
segua pure: le faccio vedere» finisco, con finta gentilezza.
«Bene» conclude Giovanna «Vi lascio:
sembra tutto a posto.»
Giorgia le mostra un grande sorriso. «Certo. Arrivederci
allora, signora Giovanna!»
«Arrivederla» la saluto io. Detto questo, si dirige
con passo deciso verso l'uscita.
Quando non la vedo più, dico in un sospiro: «Che
culo.»
Betta scoppia a ridere. «Dai, è stato
divertente!»
Io la fulmino con lo sguardo. «Se ci avesse scoperte...
» inizio, gonfiandomi un poco.
«Ma non è stato così!» mi
interrompe lei, sorridendomi con imbarazzo.
«Per tua fortuna » ribatto io, con un sorriso
sarcastico sulle labbra.
- Spazio Autrici -
Eh sì, finalmente abbiamo deciso (io, Lalla, e la mia amica
Leslie (che sono io xD ndLeslie)) di pubblicarla. Ammetto che siamo a
buon punto (dopo giorni e giorni di duro lavoro u.u) e così
abbiamo pensato che era arrivata l'ora di farla leggere ;)
Prima di tutto, dobbiamo specificare che il personaggio di questo
capitolo, Loredana, e tutto il resto visto dal suo punto di vista
è opera mia (cioè di LaLLa), mentre il
personaggio che ci sarà nel capitolo successivo,
cioè Cleo, e tutto il resto visto dal suo punto di vista
è opera di Leslie.
Abbiamo stabilito di fare un capitolo dal punto di vista di Lori, un
capitolo dal punto di vista di Cleo, un capitolo dal punto di vista di
Lori, un capitolo dal punto di vista di Cleo, e così via,
postati più o meno una volta a settimana >.<
(chi mi conosce, sa che sono lenta, ma con questa storia –
anche perchè c'è Lalla che mi incita a continuare
– sto diventando brava *asd ndLeslie) (diciamo che ci
aiutiamo a vicenda, anche io mi sto velocizzando grazie a te, tesoVo
XD).
L'idea di questa storia (la trama principale) è venuta a me,
qualche giorno fa, pensando di ispirarmi al film L'amore
non va in vacanza (se non lo avete mai visto, guardatelo,
è stra bello! ^^) (io non l'ho visto >.< lo
guarderò *asd ndLeslie) e così l'ho proposto a
Leslie, dato che avevo già in mente tante idee per il libro
>.< Lei come potete intuire (altrimenti mica saremmo qui
XD) ha accettato e così ci siamo messe a scrivere.
Per quanto riguarda il titolo, sappiamo che non ha molto senso,
però suonava bene >.<'' E poi, diciamo che
è un "mix" delle passioni di Lori e Cleo (più
avanti capirete ^^).
Attualmente siamo al settimo capitolo, e devo dire che è
uscito bene per ora ^^ (sono di parte, ma secondo me è
awww** ndLeslie). Naturalmente vorremmo (vorremmo? Esigiamo! XD) avere
anche la vostra opinione ^^ Magari in una recensione *w*
Com'è secondo voi? Vale la pena di continuarlo? Diteci,
diteci XD
Poi, dato che siamo brave e intelligenti (ceerto XD) abbiamo pure fatto
le immagini dei personaggi principali ^^ Le posteremo man mano che
"entreranno in scena" ;)
Fotografie dei
personaggi:
Loredana
Giorgia
Betta
Alla prossima allora :)
Kiss, LaLLa e Leslie
|
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Capitolo 2 *** Something special in the air? ***
2.
Something special in the air?
Lunedì 30 novembre
Cleo's Pov.
Detesto le sveglie,
più o meno quanto detesto svegliarmi di soprassalto, per
questo chiedo sempre a Michele di venirmi a svegliare alle sette, in
modo da poter fare colazione con lui. Il bello è che lo
sento arrivare, di mattina. Sono già più o meno
sveglio quando apre la porta e in punta di piedi raggiunge il mio
letto, la tazza colma di caffè bollente in una mano, mentre
con l'altra mi scosta i capelli dal viso e mi bussa alla
spalla, sussurrando il mio nome. Apro gli occhi e gli sorrido,
qualsiasi giornata sia, gli sorrido sempre. Lascia il caffè
sul comodino coperto di cianfrusaglie e scosta le tende arancioni,
lasciando che la luce entri nella stanza, mentre io mi stiracchio per
bene.
Sono venuta ad abitare con lui dopo essere tornata dalla clinica, e lui
mi tratta come una principessa, un po' come quando eravamo piccoli.
“Mi vizi troppo”, gli ripeto ogni sacrosanto
giorno, e lui si limita a sorridere e a darmi un bacio sulla fronte.
Oggi nevica. Lo scopro non appena mi convinco a posare i piedi nudi sul
pavimento freddo per andare a guardare fuori dalla finestra. Non
è la prima nevicata dell'anno, ma è comunque in
qualche modo magico, e allo stesso tempo seccante. Adoro l'atmosfera
che crea la neve, ma detesto camminarci in mezzo imbacuccata come una
non-so-cosa. Mi manca il mare, quello che vedevo da piccola
affacciandomi alla finestra della mia camera. Ci siamo trasferiti qui
in mezzo ai monti quando avevo sette anni, e non sono più
tornata al mare, o meglio, non ho mai più visto il mare in
inverno. Molta gente dice che sia brutto, freddo, umido, triste e un
sacco di altre cose, ma io lo trovo romantico e indomabile, un po' come
il mare in Scozia, che ammiri dall'alto della scogliera. L'ho visto,
quel mare, eppure non ho toccato la sabbia da nessuna parte. Anche la
sabbia, mi piace. Chiara e sottile, che ti solletica le dita dei piedi.
Darei qualsiasi cosa per dipingere il mare in inverno.
Bevo un sorso di caffè e faccio una piccola smorfia. Non amo
il caffè, lo uso semplicemente per svegliarmi. È
troppo amaro per i miei gusti, nonostante le quattro zollette di
zucchero che obbligo Michele a scioglierci dentro.
Infilo i piedi in un paio di ciabatte e raggiungo la cucina trascinando
i piedi, trovandoci mio fratello intento a cercare di pulire una
macchia di marmellata dal collo della camicia. Sorrido e lo raggiungo,
abbandonando il caffè sul tavolo.
«Lascia fare a me» dico, paziente, bagnando appena
la punta di uno strofinaccio e prendendo tra le mani la stoffa
appiccicosa.
Michele è gentile, premuroso, intelligente e tutto il resto,
ma davvero non può vivere senza qualcuno che si occupa di
lui, tiene in ordine la casa e fa il bucato. È stato ben
felice di accogliermi, quando non avevo dove andare, e forse non solo
perchè sono la sua adorata sorellina...
«Grazie» sospira, grato, quando gli comunico che la
macchia è scomparsa.
Mi limito a sorridere e afferro una fetta di pane tostato assieme al
barattolo della nutella.
«Programmi per oggi?» mi domanda Michele,
afferrando un plico di fogli a righe e sistemandoli alla meno peggio
nella borsa.
«Ho una lezione alle nove, poi credo andrò da
papà.»
Mio padre vive da solo da quando sono andata all'università,
facendosi bastare i soldi della sua modesta pensione. Non ha mai
pensato di risposarsi, da quando la mamma se n'è andata, e
ha sviluppato un innato interesse nel coltivare i pomodori. Io e
Michele andiamo a trovarlo spesso e mangiamo con lui, giusto per farlo
sentire un po' meno solo. È strano che continuiamo a farlo,
la vecchiaia lo ha reso particolarmente silenzioso e leggermente
burbero, e al massimo ci scambiamo una ventina di parole oltre ai
soliti “Come va?” “Io sto bene,
grazie” obbligatori.
Con mamma, invece, è molto diverso. Se n'è andata
di casa quando io avevo sette anni, per girare il mondo assieme a Jean,
un fotografo francese. Da qualche anno si è stabilita a
Parigi e ha lasciato Jean. Ha una parlantina pazzesca, ma non credo le
importi molto di me e Michele, anche se è stata
incredibilmente premurosa con me, quando le ho raccontato dei miei
problemi di alcol, e mi ha pagato una clinica di riabilitazione in
Francia, venendomi a trovare una volta alla settimana circa. Non amo
particolarmente mia madre, e le faccio ancora pesare il fatto di averci
abbandonati quando eravamo piccoli, eppure non è una donna
così spregevole, seppur leggermente frivola e sciocca, da
quando ha lasciato mio padre.
«Dovresti aprire una galleria» butta lì
Michele, dopo un attimo di silenzio.
E ci risiamo. Michele adora ripetermi quanto io stia sprecando il mio
talento e che dovrei vendere i miei disegni, ma io continuo a temere di
fare la fine di Van Gogh e morire di fame per il resto della vita,
perciò preferisco tenere lezioni di disegno ai ragazzi,
assicurandomi uno stipendio fisso, e vendere i miei quadri da internet,
senza temere giudizi negativi da parte della gente.
«O forse non dovrei... eh sì, questi sì
che sono dubbi esistenziali» scherzo, tornando nella mia
stanza.
Michele mi segue, deciso a non far cadere per l'ennesima volta la
discussione. «Cleo, tu sei brava... tu sei molto brava!
Dovresti mostrare questo talento al mondo, non limitarti a sciocche
aste su siti che conosceranno venti persone in tutto!»
Non rispondo e apro il guardaroba, studiando la moltitudine crescente
di maglioni che mi ritrovo e cercando di decidere quale indossare.
«Cleo!» mi chiama Michele, irritato.
Sono fatta così: quando non voglio sentirmi dire qualcosa,
semplicemente non sento. Michele lo odia, ma è un ottimo
modo per liberarmi degli argomenti indesiderati.
«Secondo te è meglio blu o pervinca?»
domando, sfiorando la lana indecisa.
«Non mi chiedere questi consigli!» ribatte lui, con
una smorfia.
Sogghigno. «Blu.»
Mi sfilo la maglietta del pigiama e indosso una t-shirt bianca e il
maglione che ho scelto, per poi guardarmi indecisa allo specchio.
«Stai bene» sospira Michele, esasperato.
Gli sorrido e pesco un paio di jeans dimenticati in fondo all'armadio e
dei calzettoni, per poi chiudermi in bagno.
«Sei ancora qui?» chiedo, sorpresa, quando uscendo
venti minuti dopo me lo ritrovo davanti.
Getto il pigiama sul letto disfatto e mi chino alla ricerca dei miei
appunti per la lezione di oggi.
Lo sento imprecare, quando guarda l'orologio, e ridacchio. Mi saluta
alla svelta e, dopo essersi infilato il cappotto, esce e si chiude la
porta alle spalle.
Abbandono la ricerca degli appunti e torno in cucina, afferro la borsa
di Michele e mi preparo davanti alla porta. Quando sento le sua chiavi
infilarsi nella toppa, scoppio a ridere.
«To'» gli dico, porgendogli la borsa.
Michele mi sorride e mi bacia sulla guancia, ringraziandomi, per poi
precipitarsi di nuovo giù per le scale.
Lascio la classe con un sorriso e arranco verso il distributore, la
gola arida a causa dell'aria viziata e secca delle aule. Per oggi ho
finito, ed è un sollievo immenso. Mi hanno messo altre due
lezioni, nel pomeriggio, e ora sono quasi le sei, ho voglia solo di
tornare a casa e collegarmi ad internet, gironzolare un po' su
Wikipedia e bere una cioccolata calda assieme ad una montagna di
biscotti al cioccolato.
Infilo le monete una alla volta nella fessura e digito il numero per
una bottiglietta di acqua naturale, per poi guardarla cadere
all'interno del contenitore e recuperarla assieme ai dieci centesimi di
resto.
Un trillo acuto proveniente dalla mia borsa mi fa sobbalzare e,
imprecando, mi metto a frugare nella borsa alla ricerca del
maledettissimo cellulare. Detesto i cellulari, sembra che siano stati
fatti apposta per rendermi la vita impossibile e, come se non bastasse,
Michele trova divertente regalarmene uno più moderno e
complicato ogni anno, e ora mi ritrovo un odiosissimo BlackBerry nero.
Io, che riesco a malapena a connettermi ad internet dal mio amato
portatile, e che trovo complesso perfino il meccanismo di un mp3, non
riuscirò mai e poi mai a trovarmi a mio agio con un
BlackBerry, eppure mio fratello si diverte come un matto a vedermi
imprecare contro di lui ogni volta che devo inviare un sms.
«Pronto?» riesco finalmente a dire, una volta
trovato il cellulare e premuto il tastino verde.
«Ciao Cleo, sono Lara» esclama una voce allegra
resa leggermente metallica dall'aggeggio che ho tra le mani.
«Ehi, come va?»
Lara è la mia migliore amica, o almeno, una delle poche che
mi sia rimasta da quando sono tornata dalla clinica. È
sposata con Daniele da quasi tre anni e sei mesi fa ha scoperto di
aspettare un bambino da lui, cosa che li ha resi entrambi la
reincarnazione della coppia ipersdolcinata, lui con le sue continue
attenzioni, lei con gli sguardi affettuosi che non smette di
rivolgergli. Se penso che una volta l'unica forma di comunicazione che
usavano l'una con l'altro era il litigo, mi viene da ridere.
«Tutto bene, se tralascio il fatto che ho un essere che mi
cresce nella pancia e che devo seguire una stupidissima dieta, e a
te?»
«Tutto bene» la assicuro, ridendo.
«Bene, senti, ti ho chiamata perché mi serve un
consiglio» comincia Lara, mentre io guardo l'ora e mi
incammino verso l'uscita.
«Dimmi» la incito, scendendo le scale.
Lara mi chiama fin troppo spesso, e la maggior parte delle volte
è per chiedermi consigli sui vestiti o su cosa cucinare per
cena. Non so perché lo faccia, probabilmente
perché anche lei, come me, non conosce molta altra gente, e
è in lite con i genitori dal giorno del suo fidanzamento con
Daniele, che loro trovavano “poco opportuno” data
la giovane età dei ragazzi e l'intenzione di Lara di mollare
medicina, cosa che alla fine comunque non ha fatto, prendendosi una
pausa solo ora a causa della gravidanza.
«Questa sera esco con Dan e dei suoi amici, solo che non
voglio fare la figura del barile, e allo stesso tempo non posso andare
vestita con il solito maglione sformato e i pantaloni della
tuta» spiega.
Che vi avevo detto?
«Perché non metti quel maglioncino grigio con la
chiusura incrociata? Magari con un paio di pantaloni premaman, quelli
che ti ho regalato la settimana scorsa» suggerisco, cercando
nella borsa le chiavi dell'auto.
C'è un attimo di silenzio e sento i fruscii degli abiti che
vengono spostati nella ricerca del completo che le ho consigliato, poi
di nuovo la voce entusiasta di Lara.
«Cleo, tu sei un genio! Grazie mille!» esclama.
Sorrido. «Figurati, ora devo chiudere... ci sentiamo
domani» mi congedo veloce.
Lei mi saluta e io chiudo la chiamata e getto il telefonino sul sedile
accanto a quello del guidatore assieme alla borsa, per poi entrare
nell'abitacolo e mettere in moto.
Quattro ore dopo dopo sono a casa, una tazza di cioccolata calda
stretta tra le mani e il notebook sulle ginocchia, mentre Michele cerca
non-so-cosa in soggiorno. Non abbiamo ancora cenato, lui è
tornato tipo cinque minuti fa e io quando sono rientrata non avevo
particolarmente fame – cosa che non si può dire di
adesso -. Alla mia domanda “Vuoi che prepari qualcosa
veloce?” si è limitato a rispondere con un conciso
“Non ti preoccupare, me ne occupo io”, il che
equivale più o meno ad una sentenza di morte. Mi
collego a Facebook e controllo se ci sono novità. Due
richieste di amicizia, fantastico! Entro nel profilo di uno dei due e
gironzolo un po', finchè non mi trovo a cliccare sulla
piccola foto di una ragazza graziosa, dai corti capelli rossi e un
sorriso che farebbe invidia a chiunque. Un minuto dopo le ho
già inviato una richiesta di amicizia.
«Cleo, dov'è il telefono?» chiede
Michele dal soggiorno.
Bevo un sorso di cioccolata. «Prova tra i cuscini del
divano!» grido di rimando, tamburellando le dita contro i
tasti bianchi del computer.
Non ci vuole molto perché la ragazza accetti la mia
richiesta di amicizia. Sorrido e, ansiosa di scambiare quattro
chiacchiere con qualcuno, apro la lista degli utenti collegati. Lei,
Loredana Valenti, è tra questi e, quasi automaticamente,
clicco sul suo nome.
Cleo scrive:
ciao! ^^
La risposta arriva quasi subito e io sorrido.
Loredana scrive:
buonaseraa ^^
Fisso i caratteri sullo schermo, riflettendo. E ora? Decido di andare
sul classico.
Cleo scrive:
come va?
Loredana scrive:
bene grazie, a te invece?
«L'ho trovato, come era finito nel divano?» chiede
Michele sospettoso, entrando nella mia stanza.
Gli rivolgo uno sguardo veloce. «Suppongo sia colpa
mia» dico solamente, battendo velocemente la mia risposta.
Cleo scrive:
tutto bene (:
Esito un attimo. Forse devo presentarmi, o qualcosa del genere. Non
sono molto esperta in materia, e mi sembra comunque stupido dato che il
mio nome appare continuamente sullo schermo, ma forse può
essere un buon modo per cominciare una discussione che non si fermi al
solito “tutto bene, grazie”.
mi chiamo Cleo, comunque
>.<
Scrivo infine, mordicchiandomi il labbro.
«Cleo, te l'ho detto cento volte, dopo che chiudi una
chiamata devi mettere il ricevitore nel coso che serve a tenerlo
carico, altrimenti muore subito e io ci metto giorni a
trovarlo» mi rimprovera Michele.
Alzo gli occhi al cielo. «Sì, lo so... mi perdoni,
Sua Eccellenza, non capiterà più!»
esclamo, sarcastica.
Quando torno a guardare lo schermo, Loredana ha già risposto.
Loredana scrive:
piacere, io mi chiamo
Loredana... ma chiamami pure Lori, odio chi mi chiama per nome, non so
perché ^^''
Cleo scrive:
comunque il tuo non
è un brutto nome (:
Loredana scrive:
oh, grazie :) diciamo
che è lungo e molto particolare... e poi io adoro dare i
soprannomi quindi è perfetto... con te invece non si
può, però il nome resta comunque bellissimo :)
Sorrido. Sì, capisco di cosa parla, in fatto di nomi
particolari. Non ho mai sentito nessuno chiamarsi
“Cleo”, eppure il mio nome mi piace proprio per
questo, perchè è raro, e perchè
riprende il nome “Cleopatra”.
Cleo scrive:
grazie ^^
Sento la voce di Michele dal soggiorno, che parla al telefono con
qualcuno, ma non capisco quello che sta dicendo. Mi stringo nelle
spalle e poso la tazza ormai vuota sul comodino.
Loredana scrive:
ma, toglimi una
curiosità, ma tu di dove sei? Perché non credo di
averti mai vista >.<
Cleo scrive:
in effetti non credo
siamo delle stesse parti. Io sono nata nelle Marche, ma vivo
praticamente da sempre a Lagundo, un piccolissimo paese la cui
popolazione è di maggioranza tedesca alla periferia di
Merano (BZ)... tu invece di dove sei?
«Ehi, Cleo, sto ordinando la pizza, tu come la
vuoi?» chiede Michele, entrando di nuovo in camera mia.
«Tonno e olive» rispondo frettolosa.
Loredana scrive:
uh, quindi abiti
praticamente in montagna! Che bello :) Ehm, io abito da tutt'altra
parte: a Rapallo, in provincia di Genova.
Faccio mente locale, ma non mi pare di aver mai sentito di un posto con
quel nome, così digito il nome su Google e scopro che
è una piccola città che da direttamente sul mare.
Fantastico, lei ha il mare, io la neve fangosa fino alle ginocchia.
Cleo scrive:
beata te che stai al
mare, qui l'unica caratteristica sono gli impianti sciistici, e dopo un
po' ne hai fin sopra i capelli della neve che blocca i marciapiedi...
.-.
Loredana scrive:
oh mio Dio! Ma
è il mio sogno nel cassetto! Come fa a non piacerti? Sono io
che invidio te, miseriaccia... qui il mare è
bello, ma solo in estate quando puoi fare il bagno... d'inverno
è così vuoto, freddo e fin troppo tranquillo...
Sorrido. Probabilmente siamo nate entrambe nel posto sbagliato.
Cleo scrive:
secondo me il mare in
inverno ha un qualcosa di romantico e mitologico allo stesso tempo. Sei
mai stata in Scozia? Lì il mare è scuro e
agitato, eppure non è meno bello delle limpide acque della
barriera corallina... non sai quanto desideri dipingere il mare,
ultimamente...
Loredana scrive:
dipingere? Tu dipingi?!
Oddio, ho sempre desiderato avere quel talento. Invece devo ammettere
che non saprei disegnare neanche la cosa più infantile del
mondo ^^'' Comunque no, non sono mai stata in Scozia (sinceramente non
ho mai viaggiato tanto, anche se mi piacerebbe >.<),ma da
come descrivi tu il mare scozzese mi piacerebbe molto :)
Cleo scrive:
è bellissima,
spero che riuscirai ad andarci, un giorno ** e comunque sì,
dipingo, direi che lo faccio da sempre, è un modo per
esprimere me stessa, non so se sai di cosa parlo...
«Pizze ordinate» annuncia Michele, entrando per
l'ennesima volta in camera mia e sedendosi accanto a me sul letto.
«Cosa fai?»
«Chatto» rispondo solamente, sfiorando i tasti con
le dita in attesa di una risposta.
«Loredana Valenti? Chi è?» chiede lui
incuriosito, osservando la foto del suo profilo.
«Una ragazza che ho conosciuto, dovrebbe avere più
o meno la mia età» spiego, voltandomi a guardarlo.
«Ehi, è carina» commenta, con un sorriso.
Sogghigno «Peccato che sia Ligure.»
«Ah, lo sapevo.. mai una volta che siano carine, disponibili
e a meno di trenta chilometri di distanza» sbotta,
leggermente divertito, alzandosi e tornando il soggiorno.
Scoppio a ridere, poi torno a guardare lo schermo del computer.
Loredana scrive:
sì, ti
capisco. Anche io ho un modo per mostrare la mia
personalità, ovvero cantando :) Sai, insegno canto a
un'accademia musicale di qui. Sono diciannove anni che sono iscritta.
Adoro cantare, è praticamente tutta la mia vita. Sarei persa
senza la mia voce :D
Cleo scrive:
beata te, io ho una voce
terribile >.< comunque mi piacerebbe sentirti cantare, un
giorno ^^
Loredana scrive:
oh, se ti interessa a
gennaio incido il mio primo disco... se vuoi posso farti sapere il
titolo ^^ E piacerebbe anche a me vedere uno dei tuoi disegni. Ma li
pubblichi da qualche parte per caso? Comunque scusami tantissimo, ma
adesso è meglio che vada a dormire, altrimenti domani chi si
alza per andare al lavoro? :) Mi ha fatto davvero piacere chattare con
te, spero di sentirti ancora ;)
Cleo scrive:
sì, mi
piacerebbe moltissimo ** Per quanto riguarda i miei disegni, quelli
digitali o quelli che riesco a scannerizzare li metto su DeviantArt,
mentre altri dipinti su tela li metto all'asta su qualche sito poco
famoso, un giorno ti darò i link, ora anche io devo
spegnere, spero anche io di sentirti ancora, un bacio!
Mi preparo a spegnere, mentre sento il campanello suonare e i passi di
Michele sul parquet.
Loredana scrive:
perfetto, allora domani
se ci risentiremo mi passerai i link così do un'occhiata,
sono curiosissima :) Ciao Cleo, buonanotte. Un bacione :)
Sorrido allo schermo e guardo Loredana passare su “Non in
linea”, poi chiudo velocemente tutte le finestre e spengo il
computer.
- Spazio Autrici -
Ed eccomi qui, l'altra metà di questa
fic... >.< Mi presento (XD), io sono Leslie, forse
qualcuno già
mi conosce, ma per tutti gli altri è un piacere conoscervi^^
Per
prima cosa mi sento in dovere di ringraziarvi per essere arrivati fin
qui, e di riringraziarvi in anticipo se lascerete una recensione,
perchè io amo le recensioni, e Lalla pure (correggimi se
sbaglio xD)
(certo tesoro ^^ NdLaLLa).
Bene, come probabilmente avrete già
capito, questo capitolo è dal POV di Cleo, ovvero del mio
personaggio. Che c'è da dire? Tutto quello che
c'è da sapere su
Cleo lo scoprirete leggendo, e non voglio rovinarvi la sopresa xD (ma
fidatevi se vi dico che la storia dal suo punto di vista –
ovvero
quella che ha creato Leslie – è davvero
interessante ^^ NdLaLLa)
Siamo andati avanti con i capitoli, e
ora siamo all'undicesimo (cioè, io sto ancora scrivendo il
decimo,
ma sono dettagli ^^").
Non so che altro aggiungere, perciò
posto le foto dei personaggi che appaiono in questo capitolo e
rispondo alle recensioni =)
Fotografie personaggi:
Cleo
Michele
(che a mio parere è un figo da pauraaaaaa *W* NdLaLLa)
Lara (anche
se non compare fisicamente)
Only_Lilli Eh
già, """qualcuno"""
aveva un impegno X°D (Ehi! Guarda che quel qualcuno legge tutto
u.u
E comunque era mooolto importante! XD NdLaLLa) e comunque
sì, alla
fine l'abbiamo pubblicata, e ora la aggiorniamo *O* E la continuiamo,
anche grazie al tuo consiglio ;D Grazie mille per tutto, tesoro **
baciiiii (L)
Pretty Addy
Grazie... ^/////^ eh sì,
probabilmente continueremo, non vi libererete tanto facilmente di noi
*W* (Ovvio ;) NdLaLLa) Sì, forse hai ragione, ma abbiamo
troppe idee
e troppo poco spazio, perciò scriviamo in fretta...
cercheremo di
seguire il tuo consiglio^^ (Tesoro, guarda che aveva detto a me...
non assumerti colpe che non hai ^^ NdLaLLa) grazie tantissime per
la recensione, spero di vederne altre **
(giààà *W* NdLaLLa) un
bacioooooooo<3
CrImInAlSmOoTh
Sì, anche io adoro
Betta e Loredana *W* grazie mille per la recensione, anche noi non
vediamo l'ora di farvi scoprire come va avanti ^^ bacii (:
kikkiaaa
Graziee xD
__piccola_stella_senza_cielo__
grazie
mille per i complimenti, non sapete quanto vi adoriamo mentre
leggiamo ** Spero di essere stata all'altezza di Lalla
>.<
(maaa cos'hai? Bevuto cocaina?? Sono io che devo essere alla TUA
altezza! Anche perché il mio primo capitolo non mi piace
moltissimo... >.> NdLaLLa) baciii
Ed infine, non ci resta che ringraziare JustCrazy che ha
deciso di mettere questa fic nella preferite e kikkiaaa di averla,
invece, aggiunta nelle seguite. Grazie infinite **
Uh, grazie anche a chi ha solo letto, ci sono ben 130 visualizzazioni
*W*
Bene, per questo capitolo è tutto
*tira (tirano XD NdLaLLa) un sospiro di sollievo
A presto cariii =P
xo, Leslie and LaLLa
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Capitolo 3 *** Nice to meet you. ***
3.
Nice
to meet you
Lunedì 30 novembre
Loredana's Pov.
Alle otto e mezza di
sera, con un sospiro esausto, entro in casa.
Finalmente! Non ce la
facevo più, penso, alzando gli occhi al cielo.
E' stata una giornata abbastanza affollata, con Betta. Ho dovuto
riaccompagnarla a casa, oggi pomeriggio tardi. E naturalmente ho fatto
i salti mortali per non perdere nemmeno un minuto.
Mamma e papà per fortuna non se ne sono accorti, Betta ha
raccontato loro che è stata invitata a pranzo da un'amica e
che poi è restata a casa sua a studiare. Naturalmente non ha
fatto una piega il discorso: andava tutto alla perfezione. E poi mia
mamma non è la classica mamma che ti controlla in tutto per
tutto: ogni singola materia che hai la mattina, se hai qualche
interrogazione in programma, a che ora esci da scuola, eccetera
eccetera. Devo ammettere che è facile imbrogliarla: ci
riuscivo perfino io ai miei tempi, che a recitare sono proprio negata!
La cena, come quasi tutte le sere, è saltata. A volte mangio
un panino o una pizza al bar con Giorgia, le poche volte che abbiamo
fame. Ma siccome oggi non avremmo digerito neanche una briciola di
pane, abbiamo preferito tornare a casa. Soprattutto perché
eravamo stanche.
Mi metto subito in pigiama: voglio essere comoda, questi jeans che mi
stringono come una polpetta i fianchi non li sopporto più.
Poi decido di accendere un po' il computer: il dolce richiamo di
Facebook si fa sentire. Adoro Facebook: è un modo
comodissimo (e del tutto comune!) per sapere i cavoli degli altri. Chi
si è fidanzato con chi, che lavoro fa quel ragazzo, che
taglio di capelli si è fatta quella ragazza, insomma:
praticamente tutto.
Appena il pc si collega a Internet, digito velocemente il sito. Vanno
già in automatico il nome e la password: li ho memorizzati
per risparmiare tempo.
Cambio subito il mio stato e scrivo “stanca dopo il solito,
odioso lunedì lavorativo. Ma quando iniziano le vacanze di
Natale??”.
Guardo il calendario: oggi è lunedì trenta
novembre, e le vacanze di Natale sono tra circa... due settimane.
Sospiro, socchiudendo gli occhi. Oh mio Dio. Due fottutissime,
lunghissime, odiosissime, noiosissime, settimane.
Controllo le notifiche che non ho ancora letto. Cinque: i soliti inviti
per dei gruppi o test e... una richiesta d'amicizia. Guardo con
curiosità chi vuole vedere il mio profilo. Cleo Cattaneo.
Corrugo un sopracciglio, cercando di scavare nella mia mente i ricordi
che ho di questa ragazza... guardo la sua foto: biondina con gli occhi
dello stesso colore dell'acqua (sospiro: magari averceli
così belli!).
Scuoto la testa con decisione: no, non la conosco e non l'ho mai vista
prima d'ora.
Scrollo le spalle e poi clicco su “Accetta”. Cosa
mi costa? Assolutamente nulla. E poi, magari, è pure
simpatica.
Dopo un minuto neanche, vedo che mi ha aperto la conversazione.
Cleo scrive:
ciao! ^^
Loredana scrive:
buonaseraa ^^
Cleo scrive:
come va?
Loredana scrive:
bene grazie, a te invece?
Cleo scrive:
tutto bene... (:
mi chiamo Cleo, comunque
>.<
Sorrido, quasi automaticamente. Mi sembra simpatica, come ragazza.
Succede anche a me di dimenticarmi di dire il mio nome, e
così faccio una figuraccia. Lei adesso però non
l'ha fatta, anzi: la capisco perfettamente, ed è per questo
che mi ispira simpatia.
Loredana:
piacere, io mi chiamo
Loredana... ma chiamami pure Lori, odio chi mi chiama per nome, non so
perché ^^''
Cleo scrive:
comunque il tuo non
è un brutto nome... (:
Arrossisco un poco. Adoro i complimenti, anche se a volte mi mettono in
imbarazzo.
Loredana scrive:
oh, grazie :) diciamo
che è lungo e molto particolare... e poi io adoro dare i
soprannomi quindi è perfetto... con te invece non si
può, però il nome resta comunque bellissimo :)
Sì, onestamente mi piace molto Cleo. E' strano, ma veramente
carino ed originale. Non come i soliti nomi comunissimi che si sentono
giorni sì e giorno no. Un altro punto in più per
Cleo.
Cleo scrive:
grazie ^^
Forse anche lei sarà arrossita. La sua immagine che vedo
nella mia testa è così reale, che sembra quasi
vera.
Dopo una piccola pausa, una domanda mi sorge alla mente: ma
è di Rapallo?
Loredana scrive:
ma, toglimi una
curiosità, ma tu di dove sei? Perché non credo di
averti mai vista >.<
Cleo scrive:
in effetti non credo
siamo delle stesse parti. Io sono nata nelle Marche, ma vivo
praticamente da sempre a Lagundo, un piccolissimo paese la cui
popolazione è di maggioranza tedesca alla periferia di
Merano (BZ)... tu invece di dove sei?
Loredana scrive:
uh, quindi abiti
praticamente in montagna! Che bello :) Ehm, io abito da tutt'altra
parte: a Rapallo, in provincia di Genova.
Okay. Bocciamo l'idea di esserci già viste. Abitiamo in due
posti completamente diversi: lei in montagna, ed io al mare. Devo dire,
però, che mi ha sempre attirato andare in vacanza anche solo
per qualche giorno in montagna. Solo che, per una cosa o per l'altra,
non sono mai riuscita a realizzare questo mio piccolo sogno.
Cleo scrive:
beata te che stai al
mare, qui l'unica caratteristica sono gli impianti sciistici, e dopo un
po' ne hai fin sopra i capelli della neve che blocca i marciapiedi...
.-.
Come una specie di sogno, mi vedo che scio con una tuta invernale
bellissima, un berretto di lana con quel simpatico pon-pon che ho
sempre desiderato fin da quando ero piccola, attorno a me un bellissimo
paesaggio costituito da montagne innevate, impianti quali seggiovie o
skilft, e l'aria purissima che respiro, senza neanche un filo di
inquinamento.
Un altro punto in più per Cleo.
Loredana scrive:
oh mio Dio! Ma
è il mio sogno nel cassetto! Come fa a non piacerti? Sono io
che invidio te, miseriaccia... qui il mare è bello, ma solo
in estate quando puoi fare il bagno... d'inverno è
così vuoto, freddo e fin troppo tranquillo...
Cleo scrive:
secondo me il mare in
inverno ha un qualcosa di romantico e mitologico allo stesso tempo. Sei
mai stata in Scozia? Lì il mare è scuro e
agitato, eppure non è meno bello delle limpide acque della
barriera corallina... non sai quanto desideri dipingere il mare,
ultimamente...
Ha ragione. Il mare, in inverno, ha anche qualche piccolo lato
positivo. Poi, rileggendo quello che mi ha appena inviato, mi salta
all'occhio l'ultima frase.
Loredana scrive:
dipingere? Tu dipingi?!
Oddio, ho sempre desiderato avere quel talento. Invece devo ammettere
che non saprei disegnare neanche la cosa più infantile del
mondo ^^'' Comunque no, non sono mai stata in Scozia (sinceramente non
ho mai viaggiato tanto, anche se mi piacerebbe >.<), ma
da come descrivi tu il mare scozzese mi piacerebbe molto :)
Cleo scrive:
è bellissima,
spero che riuscirai ad andarci, un giorno ** e comunque sì,
dipingo, direi che lo faccio da sempre, è un modo per
esprimere me stessa, non so se sai di cosa parlo...
Sorrido. Eccome che capisco. Forse sono la persona che la capisco
meglio.
Un altro punto a favore per Cleo. Mi sta proprio simpatica.
Loredana scrive:
sì, ti
capisco. Anche io ho un modo per mostrare la mia
personalità, ovvero cantando :) Sai, insegno canto a
un'accademia musicale di qui. Sono diciannove anni che sono iscritta.
Adoro cantare, è praticamente tutta la mia vita. Sarei persa
senza la mia voce :D
E mentre scrivo, lo penso veramente. Ogni singola parola. La cosa che
mi piace di più di me stessa e che mi fa credere nelle mie
capacità, è proprio la mia voce (ed è
anche per questo che sono di umore nero quando ho il raffreddore,
perché è come se rovinasse tutti i miei progressi
e le mie soddisfazioni).
Cleo scrive:
beata te, io ho una voce
terribile >.< comunque mi piacerebbe sentirti cantare, un
giorno ^^
Sorrido. Un altro punto in più per Cleo.
Dopodiché, senza che ci possa fare niente, sbadiglio. Guardo
l'orologio, stupita. Oddio, sono già le dieci e mezza.
Com'è volato il tempo!
Loredana scrive:
oh, se ti interessa a
gennaio incido il mio primo disco... se vuoi posso farti sapere il
titolo ^^ E piacerebbe anche a me vedere uno dei tuoi disegni. Ma li
pubblichi da qualche parte per caso? Comunque scusami tantissimo, ma
adesso è meglio che vada a dormire, altrimenti domani chi si
alza per andare al lavoro? :) Mi ha fatto davvero piacere chattare con
te, spero di sentirti ancora ;)
Cleo scrive:
sì, mi
piacerebbe moltissimo ** Per quanto riguarda i miei disegni, quelli
digitali o quelli che riesco a scannerizzare li metto su DeviantArt,
mentre altri dipinti su tela li metto all'asta su qualche sito poco
famoso, un giorno ti darò i link, ora anche io devo
spegnere, spero anche io di sentirti ancora, un bacio!
Loredana scrive:
perfetto, allora domani
se ci risentiremo mi passerai i link così do un'occhiata,
sono curiosissima :) Ciao Cleo, buonanotte. Un bacione :)
E scritto questo, arresto il sistema del computer, con una veloce
stiracchiata di braccia. Prima di uscire dal salotto, spengo la luce.
Poi salgo mezza rimbambita (eh sì, purtroppo il computer mi
fa quest'effetto) le scale che mi conducono in camera mia, ed infine mi
butto con un salto sul letto. Sono stanca morta, non vedo l'ora di
dormire. Per fortuna sono già in pigiama.
Mi infilo con un sorriso sotto le coperte; mi sento come una bambina
che ha appena ricevuto il bacio della buonanotte dalla mamma. Non so
perché. Sarà stata la conversazione con Cleo che
mi ha messo così di buonumore...
Spengo la luce, con un sospiro che racchiude tante emozioni:
stanchezza, ma anche felicità. Mi sdraio sul fianco destro,
come sempre e per ultima cosa chiudo gli occhi, addormentandomi subito
dopo.
*** Spazio Autrici
***
Ecco qui, finalmente, il
capitolo 3. Beh, siamo state puntuali, non è
così? u.u (Ovvio che è così u.u ndLeslie)
E poi c'è da contare che la mia povera Linda (alias me, per chi non lo sapeva xD ndLeslie) ha avuto la
febbre, e quindi è stata male per una settimana circa. Per
fortuna ora è guarita ^^ (Già >< ndLeslie)
Prima di tutto volevo avvisarvi che la mia storia sta uscendo una
figata (confermo ndLeslie). E per questo devo ringraziare molto Flavia, la mia tessssora.
Oggi pomeriggio siamo uscite in centro a fare shopping e mi ha
sopportata per tutto il tempo. Le ho raccontato tutto quello che
ho in mente, e credetemi che è un sacco >.<
Lei mi ha aiutata a decidere tutta la trama e... non sapete
cos'è venuto fuori *W* Però non voglio
anticiparvi troppo, quindi faccio silenzio XD
Beh, non mi sembra che in questo capitolo compaiano nuovi personaggi,
quindi concludo con i ringraziamenti e le risposte alle
recensioni.
Ringraziamo di cuore le 2
persone che hanno aggiunto la storia alle preferite e le altre 4 che l'hanno
aggiunte nelle seguite. Siete miticheeeee! (:
Grazie anche a chi ha solo letto. ^^
_Bella_Swan_ Grazie
di tutto tesorooo ^^ Sei gentilissima!! Anche io trovo che Michele sia
fantastico, comunque *W* (eh, che ci volete fare? creare personaggi fiQui è il mio mestiere xD ndLeslie) E sì, Lori e Cleo sono diverse ma
allo stesso tempo uguali! Le adoro >.< *sorriso a
trentadue denti. Grazie di seguirci, spero che commenterai anche il
prossimoooo ** Un bacio <3
Bom, chiudo >.< Al prossimo capitolo carissimi ;)
Bacioni, LaLLa e Leslie.
|
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Capitolo 4 *** The proposal. ***
capitolo 4
4.
The proposal
Martedì 1 dicembre
Cleo's Pov.
Faccio
un sorriso timido a mio padre e prendo la forchetta, rimirando
la pasta al pesto nel piatto davanti a me. Michele, dall'altro capo del
tavolo, ha già cominciato a mangiare.
«Ehm, allora, papà...» comincio,
titubante, seguendo
con l'indice i quadretti azzurri della tovaglia. «Cosa ci
racconti di nuovo?»
Lui sbuffa e beve un sorso d'acqua. «Me lo chiedi ogni volta
che
mi vedi, Cleo, e non succede mai nulla di nuovo» borbotta,
secco.
Mi mordo il labbro e comincio a mangiare, seppur non abbia
particolarmente fame. Si può dire il contrario di Michele,
che
non alza lo sguardo dal piatto e sta' attento a non avere mai la bocca
vuota. Lui e papà hanno litigato ieri, se ho capito bene riguardo al matrimonio saltato con Emma. Michele odia che gli venga ricordato che ha sposato la sua migliore amica, ma che poi ha annullato il matrimonio dopo poco più di un anno, buttando all'aria progetti di una vita.
Papà e Michele litigano spesso, probabilmente
perchè sono incredibilmente simili, e non solo nell'aspetto.
Mangiamo in silenzio per una buona mezz'ora, senza che nessuno riesca a
trovare qualcosa da dire. La tensione è pazzesca, e il
silenzio
quasi insopportabile. Papà diventa musone, quando
è
arrabbiato, e incredibilmente orgoglioso. Non è mai lui,
quello
che ha torto, devono essere sempre gli altri a farsi avanti e
chiedergli scusa.
«Michele, posso parlarti un secondo?» salto su, con
voce acuta, la voce tipica di quando sono a disagio.
«Certo» risponde lui, leggermente esitante.
So che farebbe di tutto pur di non dover sopportare l'idea di stare in
questa stanza un minuto di più, eppure sa già
quello che
voglio dirgli. Ci chiudiamo nella camera che una volta era la mia e si
siede sul letto, seccato.
«So già quello che vuoi chiedermi, Cleo, e la
risposta
è no. Non gli chiederò scusa di nuovo nella
speranza che
ritorni a parlare a monosillabi e tu non sia costretta a fare domande
stupide nella speranza di rompere il silenzio!» mette in
chiaro,
prima che riesca ad aprire bocca.
Sospiro. «Michele, sai che prima o poi dovrai farlo,
perciò perchè non ora? Cos'è, vuoi
goderti le tue
due ore di gloria? Vuoi poter raccontare ai tuoi figli che hai saputo
tenere testa a tuo padre per più tempo di quanto io abbia
mai
fatto? Mi sembra molto stupido» lo rimprovero, secca.
Lui alza gli occhi al cielo ma non dice nulla. Mi siedo accanto a lui.
«Sai com'è papà» dico,
paziente.
«È un brav'uomo, ha rinunciato alla sua vita per
sposare
la mamma, quando lei ha avuto paura dell'aborto, e poi lei lo ha
abbandonato, ma lui non si è scoraggiato, e si è
preso
cura di noi finché non siamo stati capaci di camminare da
soli,
e anche più tardi.»
«Non serve che mi racconti la storia della nostra famiglia,
direi
che la conosco piuttosto bene» borbotta, contrariato.
«Certo, ha qualche difetto» riprendo, ignorandolo
completamente «Ma è nostro padre, e noi siamo come
siamo
per merito suo! Se ci rimprovera è perchè vuole
che noi
siamo felici! Felici!» esclamo, con enfasi.
Michele non dice nulla, fissa il pavimento ripensando alle mie parole,
che gli ho ripetuto almeno trenta volte solo negli ultimi due mesi.
«Fallo per me...» aggiungo allora, battendo le
ciglia come
facevo da piccola quando volevo che giocasse con le bambole assieme a
me.
Lui sorride e mi stringe a sé, senza dire nulla. Lo fa
spesso, e
io non saprei come fare senza quegli abbracci. Poso l'orecchio sul suo
petto e ascolto i nostri cuori battere, mentre lui mi accarezza i
capelli. Quando sciolgo l'abbraccio, sul suo volto è
già
dipinta la sconfitta.
Lo sapevo, lo sguardo da sorellina adorata funziona sempre.
Troviamo papà in soggiorno, e io mi congedo subito con la
scusa
di lavare i piatti. Quando, una ventina di minuti dopo, torno, sono
letteralmente allibita nel vederli ridere come due vecchi amici. Al mio
sguardo interrogativo è papà a rispondere.
«Stiamo guardando i vecchi video di quando eravate
piccoli» spiega, indicando la televisione.
Mi siedo tra di loro con il sorriso sulle labbra e mi unisco a loro.
Sullo schermo c'è una bambina dai capelli biondi lunghi fino
alle spalle e grandi occhi azzurri. Fissa la telecamera curiosa e tende
le manine per cercare di prendere lo strano marchingegno che ha
davanti. Sorrido, riconoscendomi. Avrò tre anni al massimo e
un
sorriso invidiabile. Si sente una sorta di urlo di battaglia e poi
nell'inquadratura appare un bambino sui cinque anni, con uno scolapasta
in testa e una coperta rossa legata a mo' di mantello attorno al collo,
oltre a quella indossa solo un paio di pantaloncini blu scuro, e il
petto minuto è scoperto. Stringe un mestolo tra le mani.
Io e papà scoppiamo a ridere, mentre Michele diventa
completamente rosso e sprofonda nel divano. La bambina bionda guarda il
fratello leggermente allucinata, mentre un paio di gambe appaiono
dietro di lui e una donna giovane la prende in braccio, ridendo.
«Guardami, papà! Sono un Supereroe!»
grida il bambino, sventolando il mestolo a destra e a sinistra.
Continuiamo a guardare video finché non faccio notare che si
sta
facendo tardi, e io e Michele salutiamo papà e usciamo.
Quando salgo sulla macchina di mio fratello ho ancora il sorriso sulle labbra, e lo mantengo anche mentre infilo la chiave nella toppa e lascio gli stivali bagnati accanto alla porta, per poi togliermi giacca e sciarpa e appenderli all'attaccapanni.
Non vedo
l'ora di liberarmi di questi odiosi collant, ma il telefono che squilla
e l'espressione di Michele
“se-è-per-me-mi-sono-trasferito-in-Mongolia”
mi fa
capire che devo essere io, a rispondere. Afferro il telefono e, dopo
aver accettato la chiamata, lo porto all'orecchio.
«Cleo?» chiede una voce ansiosa prima che possa
dire qualsiasi cosa.
«Indovinato!» rispondo, allegra, riconoscendo la
voce di Lara. «In cosa posso esserti utile?»
«È tutto il pomeriggio che ti chiamo, dove sei
stata?» chiede lei, indispettita.
Mi lascio cadere sul divano e osservo Michele affaccendarsi ai fornelli
nella speranza di riuscire a mettere su qualcosa prima delle nove.
«Da mio padre, ti serve qualcosa?» domando,
passandomi una mano tra i capelli.
«No. Cioè, sì. Hai presente quel
maglione blu scuro
che avevi due settimane fa a quella specie di rinfresco per
l'inaugurazione di quel piccolo Hotel cinque stelle in mezzo ai
meli?» chiede.
Lara ha una memoria pazzesca. Credo che se si impegnasse potrebbe
ricordarsi come eravamo vestite e pettinate quattro Natali fa, senza
l'aiuto di nessuna fotografia o roba simile. Spesso mi lascia senza
parole.
«Siamo state lì tre giorni» le faccio
notare, forse
un po' per nascondere il fatto di non avere la minima idea di che
maglione parli.
«Sì, la prima sera, intendo... quando abbiamo
cenato con
quei due tedeschi... si chiamavano Georg e Phillipp, giusto?»
Aggrotto le sopracciglia e mi accarezzo il mento con le dita.
«Ehm, credo di avere un vuoto di memoria... com'è
che
era?» chiedo, disorientata.
«Ma sì, quello con le perline e la scollatura a V,
mi pare fosse di cachemire!»
Ho la fugace visione di me che mi guardo allo specchio, lisciando
compiaciuta il maglioncino blu che indosso, dalle maniche a tre quarti,
e che poi mi tiro su i capelli, mentre Lara commenta entusiasta quanto
sia “incredibilmente sexy”.
«Capito» esclamo, alzandomi di scatto e correndo in
camera mia.
«Ma perché ti serve?» domando poi,
dubbiosa, mentre
metto a soqquadro l'armadio alla ricerca del capo desiderato.
«Daniele mi porta a cena, e ho dei pantaloni premaman
fantastici
che con quel coso starebbero un amore» spiega, con voce
sognante.
Rido. «D'accordo, ma non so se riesco a
portartelo...»
«Sono già qui sotto, ci vediamo tra un
minuto!» mi interrompe lei.
Non aggiunge altro e chiude la chiamata, mentre io sorrido divertita.
«Vado io!» esclamo, anticipando di due secondi il
campanello.
Michele mi guarda come se avessi appena predetto chissà cosa
e
mi segue con lo sguardo mentre mi precipito alla porta e la apro.
Lara mi sorride, davvero carina con i capelli insolitamente lisci e la
pancia tonda che riempie la dolcevita grigia che indossa.
Le do due baci sulle guance e ne poso uno sul suo pancione.
«Ciao
piccola Licia» mormoro, accarezzando la stoffa della maglia.
Lara sorride e si passa una mano tra i capelli. «Come
stai?» domanda, mentre la faccio accomodare.
«Oh, tutto bene... tu invece?» chiedo di rimando,
sedendomi accanto a lei.
«Bene anche io, grazie... ciao Michele!» agita una
mano in
direzione di mio fratello, che la nota e fa un sorriso raggiante, per
poi raggiungerci e dare a sua volta due baci sulle guance di Lara.
«Qui c'è il maglione» le annuncio,
sollevando l'oggetto dei suoi desideri.
Le si illuminano gli occhi e glielo do, per poi assicurarle che
può usare la mia stanza come camerino. Mentre si cambia,
lascio
cadere il telefono sul divano. Michele mi lancia una delle sue occhiate
assassine e faccio un sorriso innocente.
«Andiamo! Il “coso che serve per
caricare” è
così lontaaano» sospiro, battendo le ciglia e
rimettendo
su lo sguardo da sorellina adorabile.
Michele borbotta qualcosa e sparisce di nuovo in cucina.
Lara se ne va una decina di minuti dopo, ringraziandomi ogni due
parole, e mi assicura che mi farà una torta che mi
riconsegnerà assieme al maglioncino. A volte è
fin troppo
gentile. Dopo una cena di Michele decisamente migliore del solito,
riesco finalmente a sentirmi in pace con il mondo dopo settimane. Porto
il mio computer in soggiorno e, mentre Michele fa zapping, mi connetto
a Facebook.
Lorenda scrive:
ciaoooo!
Sorrido, quando vedo che mi ha scritto. Allegra, le rispondo.
Cleo scrive:
ehi! ^^
Loredana scrive:
come stai? :)
Cleo scrive:
benissimo, grazie, e tu?
«Michele, potresti smettere di cambiare canale ogni
secondo?» chiedo, alzando appena lo sguardo sulla televisione.
Lui sbuffa. «Sbaglio o sei al pc?» chiede, saccente.
Gli faccio la lingua.
Loredana scrive:
bene anche io ^^
Michele sbircia verso il mio schermo, io lo lascio fare, rimirandomi le
unghie.
«Chatti ancora con la tipa carina?» chiede,
incuriosito.
«Esatto» confermo, annuendo.
Loredana scrive:
hai mai visto
“l'amore non va in vacanza”?
Aggrotto le sopracciglia. No, mai sentito.
Cleo scrive:
temo di no...
>.<
Loredana scrive:
ah, okay...
praticamente, ti spiego.
È un film dove due ragazze si conoscono in chat e decidono
di
scambiarsi la casa per le vacanze di Natale. So che può
sembrarti stupido, ma, valutando la nostra situazione sarebbe perfetto,
non credi? Insomma, pensaci. Tu abiti in montagna e ti piacerebbe
vedere il mare di qui, e io che abito a cento metri dal mare, in questo
momento vorrei essere dove sei tu: circondata dalla neve e dal dolce
freddo invernale...
Leggo il messaggio due volte, giusto per essere sicura di averne capito
bene il significato. Scambiarsi casa? Ovvero, far venire lei qui e
andare a casa sua? Al mare? Ci rifletto un attimo, ma so già
cosa risponderò.
Cleo scrive:
sarebbe fantastico **
Mi blocco un momento, lanciando un'occhiata veloce a Michele, che
sembra aver optato per un vecchio thriller.
Cleo scrive:
solo che devo convincere
mio fratello ad andare a casa di mio padre...
Loredana scrive:
ah... sarebbe un gran
problema, o ce la potresti fare?
Convincere Michele a fare qualcosa che non vuole fare? Sono nata per
questo, basta prenderlo dal verso giusto.
Cleo scrive:
provo subito ;
D
Loredana scrive:
okay :)
Osservo mio fratello per un attimo, cercando il modo più
adatto di introdurre l'argomento.
«A proposito della ragazza carina...» comincio dopo
un po', con fare casuale.
«Mh?» fa lui, senza staccare lo sguardo dal
televisore.
«Avevo una mezza idea di scambiare la casa con lei, queste
vacanze... sai, lei abita al mare, e tu sai quanto mi piace il mare,
perciò... ti creerebbe problemi il fatto che lei venga
qui?»
Michele continua a non guardarmi. Si stringe nelle spalle.
«Perché no?»
Ho il sospetto che abbia ascoltato solo metà delle parole
che ho detto, ma per me è meglio così, no?
«Fantastico! Perciò non ti secca andare a stare da
papà per un po'» butto lì, come se la
questione
fosse già risolta.
Michele, che fino ad un secondo fa stava semplicemente annuendo,
distratto, si volta di scatto.
«Aspetta! Chi ha parlato di andare da
papà?» domanda, allarmato.
«Io, appena adesso... allora affare fatto?
Perfetto!» esclamo, senza lasciargli il tempo di ribattere.
Sogghigno e digito la mia risposta.
Cleo scrive:
Andata... ;)
*** Spazio Autrici ***
Ehilà
gente!
Sono
di nuovo Leslie, con un nuovo capitolo dal POV di Cleo, come avrete
notato. Mmmh... non ho molto da dire in proposito, spero vi piaccia :D
(è ovvio che piacerà u.ù ...XD NdLaLLa)
Passo
subito alle comunicazioni di servizio: Lalla mi ha chiesto di
informarvi (*sorrisone da angelo NdLaLLa) che la storia procede molto
bene (anche se io sono indietro ^^"),
siamo
al 16 capitolo (o almeno, lei è al 16, io alla
metà del 13... come avevo già accennato, sono
lenta ^^''''''') (ma sono sicura che recupererà
u.ù NdLaLLa) e il documento ha ormai raggiunto le 72 pagine
(record per entrambe).
In
più, come avrete notato, abbiamo aggiunto in ogni capitolo
una data, per ragioni di.. uhm... beh, non so bene di cosa, comunque i
gironi erano diventati un po' confusi anche per noi, con l'avanzare
della storia, e abbiamo preferito specificare (a volte non ci capivo
più niente io stessa x) NdLaLLa).
Prima
di passare ai ringraziamenti e alle risposte alle recensioni, da ora in
poi ci sarà un piccolo "spazio alle pubblicità".
(la
mia amica Chiara ha messo la fic -sotto richiesta della sottoscritta
XD- nel suo spazio pubblicità, e quindi abbiamo deciso che
fosse onesto ricambiarle il favore ^^ Miraccomando leggete,
perchè la storia è bellissima!! NdLaLLa)
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
Mmh...
non ci sono nuovi personaggi in questo capitolo (eccetto il padre di
Cleo e Michele, per il quale però non ho pensato a nessun
attore >.<), perciò passo subito alle
recensioni, ringraziando di cuore le 4 persone che hanno
aggiunto la fic alle seguite e le 9
che l'hanno invece messa nelle preferite.
Grazie
anche tutti coloro che hanno anche solo sbirciato questa fic ^^ (e
credetemi che le visualizzazioni totali sono tante ^^ NdLaLLa)
CrImInAlSmOoTh
muahahah... dillo a Lalla, che mi ha tormentato un sacco di volte con
la storia "ma Lori non piacerà a nessuno" (XD) (eeeeeh ^^''
NdLaLLa). Grazie mille per i complimenti, speriamo di vedere una tua
recensione anche nei prossimi capitoli *W* un baciooo (LL)
eulalia_17 grazie
mille per i complimenti e per la fiducia che hai nella nostra storia,
spero di non averti delusa... >.< (ma non dire baggianate
u.ù NdLaLLa) Per quanto riguarda la pigrizia, purtroppo ti
capisco anche troppo bene... .-. Grazie per aver trovato il tempo per
una recensione, noi tutti qui sappiamo che non è facile
>.< baciii
_Bella_Swan_ grazie,
spero di cuore di essere all'altezza delle tue aspettative *^*
fallsofarc grazie
per i complimenti *^* Concordo, il film è stupendo (anche se
devo ancora finire di vederlo, ma sono dettagli >.<)
Anche noi non vediamo l'ora di postare i prossimi capitoli, adesso che
ci penso non so proprio cosa farò quando avremo terminato
questa fic (anticipazione: qualche minuto fa abbiamo deciso di fare un
seguito, ma i dettagli sono da definire >.<)
(giààà *W* NdLaLLa). Grazie mille per
la pubblicità, leggerò di sicuro la tua fic, non
appena trovo il tempo ** un bacio grande <3
E
detto questo, ci salutiamo.
Un
bacio e alla prossima settimana! ; D
Leslie
e LaLLa
|
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Capitolo 5 *** Scream! ***
5.
Scream!
Martedì
1 dicembre
Loredana's Pov.
Questa
mattina invece mi sveglio a causa di qualcosa d'altro. Bene, ora oltre
ad odiare la sveglia, odio pure quel maledetto campanello. Se
è il postino o cose simili, giuro che mi metto ad urlare
tutte le parolacce che conosco.
Quando suona per la seconda volta, più insistentemente, mi
alzo e grido, seccata “Va bene, va bene, sto
arrivando!”.
«Chi è?» sbotto, dopo aver portato la
cornetta del citofono all'orecchio.
«Aprimi!» Una voce maschile, che conosco da
più o meno una vita.
«Mattia!» grido, allucinata. Onestamente
è più un'affermazione che una domanda, la mia.
«Sì, sono io. Vuoi aprirmi, per favore, che mi sto
congelando?»
Chiudo gli occhi e mi gonfio un po', facendo un profondo sospiro.
«Mattia, carissimo amico mio, vuoi spiegarmi... »
inizio, in un sussurro. Poi finisco con alzare un pochino il volume
della voce: «Perché cazzo vieni a casa mia alle
sei e cinque minuti di mattina, e per giunta suoni il campanello senza
problemi?! Non ti è nemmeno passato per la tua
intelligentissima testolina che a quest'ora la gente dorme?»
Okay, sto proprio urlando. Però che cavolo, capitemi!
«Appunto perché a quest'ora le persone dormono non
dovresti fare casino!» mi stuzzica lui.
«Oh, Dio. Adesso torno a dormire. Potresti non tornare a casa
vivo» dico, massaggiandomi le tempie e ripetendomi che devo
restare calma.
«No, aprimi! Devo parlarti!» esclama lui.
Stringo gli occhi. Il mio istinto mi dice che devo mandarlo a quel tal
paese, ma il mio cuore me lo proibisce: in fondo è il mio
migliore amico, e se viene a casa mia a quest'ora vuol dire che ha
seriamente bisogno del mio aiuto.
«Va bene» finisco, aprendogli il cancello.
Dopo pochi minuti è già su: è vestito
molto pesantemente. Ma d'altronde siamo a inizio dicembre, e fa davvero
freddo. Anche se non siamo in montagna e non c'è la neve,
come da Cleo. Al solo pensiero di ieri sera, sorrido, senza sapere
esattamente perché.
«Allora?» chiedo quando me lo ritrovo davanti,
congiungendo le braccia.
«Allora» fa lui, sedendosi sul divano
«Ieri sera al solito pub ho incontrato un
ragazzo...»
Oh, mi ero dimenticata di dire che Mattia è gay. Non da
sempre: da giovane stava con le ragazze, poi ha capito che non facevano
proprio per lui. Quando l'ha detto ai suoi genitori, a sua madre per
poco non l'è venuto un infarto.
«E quindi?» domando, sedendomi accanto a lui.
«Me ne sono praticamente innamorato» conclude, con
un sospiro.
Resto in silenzio, fissandolo negli occhi.
«Oddio, non guardarmi così!» fa lui,
leggermente intimorito.
«E come vuoi che ti guardi?» ribatto io, facendo
diventare i miei occhi due fessure «Mi hai svegliata alle sei
di mattina... per dirmi che ti sei innamorato?»
Okay, forse non ho capito bene.
Lui, con mio grande orrore, annuisce. «Sì,
finalmente sì! E forse lui ricambia!» risponde,
con eccitazione nella voce «Stanotte non ho chiuso occhio per
lui! Non facevo che ripensare al nostro incontro, ai suoi occhi, il suo
corpo, la sua boc...» Ma non fa in tempo a finire la frase,
che io mi sono già alzata.
«Dove vai?» chiede Mattia, preoccupato.
«A cercare di riaddormentarmi» sibilo io.
Lui mi afferra il polso. «Ti prego, Lori, non sono mai stato
così felice in tutta la mia vita. Aspettavo questo momento
da tantissimo tempo!»
Lo guardo per qualche secondo, prima di parlare. «E
così decidi di svegliare la tua migliore amica che deve
andare a lavorare il giorno dopo. Due lavori diversi in due posti
completamente lontani, oltretutto!»
«Okay, scusami, ma sono così felice che non
capisco più niente. E ho sentito il bisogno di
dirtelo» dice lui, abbassando il capo.
Io sorrido, intenerita a quell'immagine. Ma quanto è
adorabile il mio Mattia?! Okay, è pazzo. Totalmente pazzo,
ma è proprio per questo che lo adoro.
Senza dire nulla, lo abbraccio. Perché a volte un abbraccio
vale più di mille parole.
«Grazie Lori, sei una vera amica» mi sussurra lui,
con dolcezza «Ti voglio bene.»
«Anche io, Mattia. Tanto.»
Alle otto di mattina sono in negozio. Questa volta con neanche un
minuto di ritardo. Per questo devo ringraziare Mattia (ecco, l'ho
sempre detto io che tutte le cose hanno il lato positivo e quello
negativo).
Come sempre, la mattinata passa in fretta. Per me e Giorgia, poi, ogni
scusa è buona per ridere.
A pranzo andiamo al solito bar a mangiare qualcosa. Quando finisco la
mia pizza, guardo l'orologio. Oh Santo, sono già le due e
quaranta.
«Scusami, ma devo proprio andare! Ci vediamo,
okay?» saluto Giorgia, alzandomi di scatto.
Lei annuisce, con un sorriso. «Okay. Canta bene, mi
raccomando! Ciao bella!»
Prima di uscire, le lascio i soldi. Dopodiché faccio una
corsa fino alla macchina. Quando ci entro, inserisco le chiavi e parto,
senza aspettare altro. Non posso arrivare in ritardo: ho lezione alle
tre e un quarto, ed ora che arrivo...
Come avevo previsto, si sono già fatte le tre.
Parcheggio al primo posto che trovo libero, poi corro dentro. In
segreteria, trovo Silvia al telefono. Appena mi vede, il suo volto si
illumina di un sorriso favoloso. Adoro il suo sorriso:
è misterioso e acceso allo stesso tempo.
Io la saluto con la mano. Chi sarà al telefono?
Quando mette giù, alza gli occhi al cielo. Poi mi si
avvicina e mi da un affettuoso bacio sulla guancia.
«Perdonami, ma ultimamente mia sorella mi chiama ventiquattro
ore su ventiquattro da quando hanno fissato il matrimonio... mi chiede
consiglio su ogni stupidaggine! Pensa che mi ha appena chiesto che tipo
di tovaglioli andrebbero bene secondo me per il pranzo!»
Io scoppio a ridere. «Beh, la conosci Claudia... ha bisogno
di tanto supporto.»
«Lo so» fa Silvia, scocciata «Comunque,
tutto bene, tesoro?»
Annuisco. Poi decido di raccontarle di Mattia, in fondo sono cari amici
anche loro due.
«Sono contenta per lui» commenta poi, prendendo la
borsa che era appoggiata sulla scrivania. Insieme ci avviamo verso le
aule di lavoro per aspettare i nostri allievi.
«Sì, anche io» affermo
«Però svegliarmi alle sei di mattina...»
«…è esagerato» finisce
Silvia, annuendo.
«Già.»
«Oggi chi hai, tu?» mi chiede, svoltando il
corridoio che ci conduce alle stanze.
Per fortuna siamo in due classi vicine, penso tra me e me.
«Una ragazza che ha iniziato da poco» rispondo,
scrollando le spalle «Dovrò farle fare i soliti
esercizi vocali e muti. E poi Lorenzo, con lui sì che
c'è da divertirsi: mi piace da morire cantare con lui,
inventiamo ogni tipo di ritmo, voci e...»
Silvia a questo punto mi guarda con aria seria. «Non
è che ti sei presa una cotta per Lore?»
Spalanco la bocca alla massima estensione. «No!»
esclamo, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo
«A parte che è già fidanzato... e
poi... »
«Lo so, però è un uomo molto carino e
davvero simpatico, non credi?» ribatte Silvia, con aria
innocente sul volto.
Io stringo gli occhi. «Sì, se devo essere
obiettiva» l'ultima parola la pronuncio in modo
più marcato «Però non mi piace, lo vedo
solo come amico. E comunque non mi farebbe affatto bene innamorarmi di
un uomo già occupato...»
Silvia annuisce, sorridendo con imbarazzo. «Giusto, non ci
avevo pensato.»
Scuoto la testa, trattenendo un riso.
Alle otto di sera, sto salendo le scale che mi conducono al mio
appartamento. Inspiegabilmente mi viene da pensare a Cleo, alla nostra
chattata di ieri... e ora che ci rifletto, oggi l'ho pensata molto.
Appena arrivo davanti alla porta di casa mia, cerco le chiavi di casa
nella borsetta. Che palle, perché non le trovo mai subito?
Appena apro la porta di casa, mi blocco all'istante. Un momento.
Socchiudo gli occhi un poco, fissando davanti a me senza vedere
realmente cos'ho di fronte. Poi sorrido, ripetendomi nella mente che
sono un genio.
Mi tolgo la giacca e le scarpe, dopodiché mi precipito al
computer. Accendo e tamburello impaziente le dita sul tavolo.
Quando compare la schermata principale, clicco qua e là
velocemente. Su, collegati!
Appena entro nel sito di Facebook, controllo gli utenti collegati. Fa
che ci sia, fa che ci sia...
Evvai, è in linea!
Clicco sul suo nome e dopo che si è aperta la conversazione,
la saluto, digitando velocemente sulla tastiera le lettere.
Sono in fibrillazione, non riesco a fare le cose con calma!
Per fortuna mi risponde dopo cinque secondi, neanche.
Cleo scrive:
ehi! ^^
Loredana scrive:
come stai? :)
Cleo scrive:
benissimo, grazie, e tu?
Loredana scrive:
bene anche io^^
Dopo aver inviato, faccio una piccola pausa. Okay, ora è
arrivato il momento di proporre la mia genialata. Su Lori,
andrà tutto bene.
Loredana scrive:
hai mai visto
“l'amore non va in vacanza”?
Okay, è proprio un modo stupidissimo per introdurre
l'argomento, ma di solito è sempre così: quando
arrivi al punto che devi iniziare il discorso, non trovi mai le parole
adatte.
Cleo scrive:
temo di no...
>.<
Loredana scrive:
ah, okay...
praticamente, ti spiego. È un film dove due ragazze si
conoscono in chat e decidono di scambiarsi la casa per le vacanze di
Natale. So che può sembrarti stupido, ma, valutando la
nostra situazione sarebbe perfetto, non credi? Insomma, pensaci. Tu
abiti in montagna e ti piacerebbe vedere il mare di qui, e io che abito
a cento metri dal mare, in questo momento vorrei essere dove sei tu:
circondata dalla neve e dal dolce freddo invernale...
Bene. Gliel'ho detto. Tutto. La mia grande ideona, l'ho espressa. Ora
vediamo che dice...
Cleo scrive:
sarebbe fantastico **
Sorrido. Sono un genio.
Proprio quando sto per riniziare a scrivere, vedo che ha inviato
qualcosa d'altro. Alzo gli occhi e leggo, col cuore in gola.
Cleo scrive:
solo che devo convincere
mio fratello ad andare a casa di mio padre...
Loredana scrive:
ah... sarebbe un gran
problema, o ce la potresti fare?
Incrociando le dita sotto la scrivania, aspetto ansiosa la sua
risposta.
Cleo scrive:
provo subito ;D
Sorrido nuovamente, mentre il cuore non si decide a rallentare i
battiti. Vai Cleo, faccio tutto il tifo per te.
Loredana scrive:
okay :)
Aspetto qualche minuto, fissando lo schermo e scongiurando sottovoce.
Poi decido di fare qualcosa: se resto qui ferma, il tempo passa molto
più lentamente. Devo distrarmi. Mi alzo e mi dirigo in
cucina. Apro il frigo con un sospiro: speriamo che ci sia qualcosa di
buono da mangiare, anche se non è che abbia proprio tanta
fame...
Okay, vada per uno yogurt al caffè. Prendo il cucchiaino dal
primo cassetto, butto via la carta che lo confeziona,
dopodiché torno al computer.
Non ha ancora risposto.
Così inizio a mangiarlo. Un cucchiaino, due, tre, quattro,
cinque... Mio Dio, se non risponde entro un minuto giuro che non lo
digerisco: sono troppo agitata!
Potrebbe cambiarmi la vita, sì. Potrei incontrare l'amore
della mia vita, come è successo nel film. Potrei conoscere
nuova gente, potrei...
Non riesco a terminare il pensiero: con la coda dell'occhio vedo che mi
ha risposto. Prima di leggere, chiudo gli occhi e faccio qualche
respiro profondo per cercare di calmarmi.
Stai tranquilla. Al massimo, se dice di no, puoi trovare un'altra
soluzione, o un altro posto dove andare, o...
La tentazione è forte. Alzo la testa e guardo cosa mi ha
scritto, col fiato sospeso.
Cleo scrive:
Andata... ;)
Lancio un urlo, alzando le braccia verso l'alto.
*** Spazio Autrici ***
Ma buongiornooo ^^ Come
state? Io alla grande, e anche Leslie, credo >//< (sto
benissimo *-* ndLeslie)
Finalmente siamo arrivati alla fine della noia, dal prossimo capitolo
divertimento puro *yeah... XD Se non lo sapete ancora (o magari non lo
avrete intuito >.<) nel prossimo capitolo le due girls si scambiano
la casa, i personaggi si invertono, l'ambiente pure e... le storie si
intrecciano ^^ (ed è questo il lato migliore della fic, non
è così? ;D) (è così! xD
ndLeslie)
Devo dire che sono molto felice del nostro risultato. Siamo giunte al
capitolo diciottesimooo *W* E come precedentemente Lindù ha
detto, è un grande record, sia per me che per lei (vorrei
ben dire u.ù Per ora è lungo ottantaquattro
pagine su Word!) (preciso che LALLA, è al diciottesimo,
io sono nel bel mezzo del quindici, ma sono dettagli ^^"
ndLeslie).
Bene, non ho nient'altro da aggiungere, quindi vi lascio con le foto
dei personaggi "entrati in scena" (i due migliori amici di Lori: Mattia
e Silvia **) lo spazio pubblicità, i ringraziamenti e le
risposte alle recensioni ;)
Fotografie personaggi:
Silvia
Mattia
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
Ringraziamo di cuore quelle meravigliose 4 persone che hanno
aggiunto la storia alle preferite, le 11 che l'hanno
invece messa nelle seguite ed anche chi ha solo letto ^^
vero15star
Ehi, sono davvero contenta che ti piaccia e spero che commenterai anche
questo capitolo. Grazie di tutto, a presto (spero ;D)! Un bacio ^^
fallsofarc Ciao
Chiara, carissima! Per il link della tua storia non preoccuparti,
è solo un piacere per noi, e poi dovevamo ricambiare, non ti
sembra giusto? ;) E per i complimenti che hai fatto alla mia
(sì, perchè è mia u.ù)
Linda penso che ne sia orgogliosa (e in effetti lo sono, sia di Michele
che del suo rapporto con Cleo, grazie mille *W* ndLeslie)... lo sarei
anche io se avessi creato quel bellissimo / perfetto / stupendo /
eccezionale / magnifico figo di Micheleee *W* (se non si fosse capito,
io ne sono innamorata... però tu non dirlo a nessuno! XD)
Comunque riguardo l'arrivo dei "capitoli migliori" puoi dirlo forte ;)
I prossimi sono bellissimi, o almeno credo ^^'' Ricordo però
che quando scrissi (oh, che verbi >.<) il lontaaano
(già che siamo in tema, no? XD) capitolo settimo, ho riso io
stessa mentre lo scrivevo! XD Quello secondo me è il
capitolo più divertente, anche se ce ne sono altri, sia che
ho scritto io, sia che ha scritto -soprattutto- Lindù (yeah
XD diciamo che abbiamo usato uno stile particolarmente ironico, nello
scriverla >.< ndLeslie). Oddio, ho spoilerato alla
grande, mia cara! Sii felice di questo, ahah! Uh, per ultima cosa,
volevo fare il mio commento alla tua affermazione "sono curiosa di
sapere qualcosa di più sulle nozze saltate di Michele": mi
sa che dovrai aspettare ancora un po', tesoro >.<'' Pensa
che quello che è realmente successo l'ho scritto qualche
giorno fa, in uno degli ultimi capitoli che ho battuto. Quindi... ^^''
Che l'ansia ti dia un po' di tregua, ahah (dato che ovviamente tu
attenderai tutto il tempo col cuore che palpita all'impazzata, vero?
u.ù ...XD). Bene, mi sembra sia arrivata l'oro di terminare,
che dici tu? XD Grazie di tutto quello che fai, a partire dal leggere e
recensire, fino alle pubblicità che ci fai *W* Un bacione
enorme <3
ery_94
Ciaoooo! Sono contentissima che ti piaccia la storia, come lo sono per
la recensione che ci hai lasciato ** Grazie di tutto, sei davvero
gentile ^^ Anche a me piace molto il film, ed è per questo
che mi è venuta... uhm, "l'illuminazione" di fare una storia
scritta simile... almeno, io penso che sia una genialata l'idea di
"scambiarsi le case per un periodo" e poi fare tutte quelle cose che
sono successe nel film, e che abbiamo deciso di fare succedere nella
fic (prendendone spunto u.ù Non sono proprio identiche!)
-che frase luuunga! Spero che riuscirai a capirci qualcosa XD- Ed anche
a me piacciono le protagoniste, soprattutto Michele... *W* (Michele non
è UNA protagonista, al massimo è UN
protagonista... lo dico solo per te, eh u.u ndLeslie) (ops ^^'' ...XD)
Fa bene a piacerti, io personalmente lo... amo? :D Però non
andiamo fuori tema u.ù ...XD Per ultima cosa: sono felice di
averti lasciato la voglia di continuare a leggere, soprattutto nel
prossimo che si scambiano le case *W* (mi dispiace farti aspettare
un'altra settimana, ma d'altronde dovevamo scrivere anche il capitolo
dalla parte di Lori ;P) Fidati che dal prossimo in avanti la cosa si fa
mooolto interessante ^^ (posso confermare che ci sarà da
divertirsi *W* ndLeslie) Beh, basta annoiare >.< Ti
saluto ^^ A presto (spero, vero? **)!! Baciii <3
eulalia_17
Wèè! Ahah, cavolo, ti sei ricordata di
recensireeee!! (Che poi non è vero perchè te l'ho
chiesto io XD) (ah, sempre la solita Lalla xD ndLeslie) Sono
felicissima che ti piaccia la storiaaaa *^* E sì,
Cleo e Michele hanno un ottimo rapporto... per fortuna che sono
fratelli *guarda sospettosa, poi fa un sorriso a trentadue denti; eh,
se non si fosse capito... io sono perdutamente innamorata di Michele XD
(pensa che si è arrabbiata quando più avanti Cleo
ha detto di avere bisogno di lui come ha bisogno dell'aria u__u - xD
ndLeslie) Okay, meglio che io stia zitta ^^'' Comunque
Lindù, la mia tesssora (:D), è un mito ^^ (troppo
gentile ^/////^ ndLeslie) Sono contenta che ti abbia fatto ridere col
capitolo precedente, anzi, penso che ne sia più felice lei
^^ (e infatti lo sono :D ndLeslie) Bene, allora ti lascio con la tua
insopportabile (la speranza è l'ultima a morire XD) attesa
per i prossimi capitoli ;P E spero di non averti delusa con questo, che
ho scritto io, dalla parte di Lori ^^ (non dire baggianate, ovvio che
non l'hai fatto u.u ndLeslie) A prestooo ** Un bacione anche a te,
cara, e grazie di tutto ^^
Bom, concludo >.<
Arrivederci a tutti e al prossimo weekend, carissimi lettori XD
LaLLa e Leslie
Ps. (Eh, sono ancora qui a rompere XD) L'altro giorno mi sono messa a
graficare un po' sulla mia Lori e Cleo, e ne sono usciti fuori due
collage che ci terrei a postare. Vi lascio i link, se avete voglia di
dare un occhiata e magari farmi sapere che ne pensate tramite
recensione, ne sarei felicissima ;D
Collage
numero 1
Collage
numero 2
|
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Capitolo 6 *** Departures. ***
6.
Departures.
Mercoledì 2 dicembre
Cleo's Pov.
Fisso indecisa i tre
tubetti di mascara che ho tra le mani. Sono tutti e tre neri
– odio gli altri colori – ma non so quanti mi
conviene portarne. Uno è nuovo, il secondo è
quasi finito, il terzo appena aperto. Forse è meglio
portarli tutti e tre, non si sa mai. Aggiungo il resto dei trucchi che
ho preparato nel mio beauty-case e faccio un veloce riepilogo di quello
che ci ho già messo dentro, per poi chiudere la cerniera e
infilarlo nell'enorme valigia già praticamente piena. Ho
sistemato lo stretto indispensabile per disegnare circa a
metà, dopo la pila di maglie, e ci ho sistemato sopra due
paia di pantaloni, in modo che resti più protetto. Poi ho
portato una vagonata di libri, da Jane Austen a Harry Potter
– che nonostante sia ormai vicina ai trenta adoro ancora
– sistemati con cura sotto tutti i vestiti. In cima a tutto
c'è il mio notebook, protetto da una sorta di astuccio che
ho comprato mesi fa.
Guardo soddisfatta il mio bagaglio, per poi chiuderlo con un sospiro
soddisfatto e infilo le ultime cose nella borsa che userò
come bagaglio a mano. Ho deciso di prendere il treno,
lascerò a Loredana la mia auto e non mi sento di
appropriarmi di quella di Michele. Mi guardo allo specchio e infilo il
cappotto e la sciarpa, per poi sistemare i capelli. Ho deciso di
vestirmi in modo semplice: un paio di pantaloni comodi, maglia con
scollo a barchetta e uno dei miei inseparabili foulard da usare come
sciarpa.
«Sei pronta?» mi chiede Michele dal soggiorno,
impaziente.
Okay, lo ammetto, sono leggermente in ritardo sulla tabella di marcia,
ma d'altro canto ho detto a Michele che il treno partiva mezz'ora prima
dell'orario reale, così sono sicura di non perderlo.
«Adesso sì» dichiaro, infilandomi la
borsa a tracolla e afferrando la valigia con entrambe le mani. Il primo
tentativo fallisce rovinosamente. Il bagaglio è
più pesante di quello che mi aspettavo e cade a terra,
mancando di un pelo il mio piede.
Sentito il tonfo, Michele mi raggiunge, sospettoso. «Tutto
bene?» domanda, fissando prima me, poi la valigia e poi di
nuovo me.
Mi dipingo un sorriso innocente sul volto e spingo con la punta del
piede un paio di pantaloni abbandonati sul pavimento sopra il punto in
cui la valigia ha bugnato leggermente il suo amato parquet.
«Certo!» esclamo.
Lui socchiude gli occhi e mi scruta severo per una decina di secondi,
poi gli ricordo in modo casuale che siamo in ritardo e lui afferra la
mia valigia e mi precede fuori con un sospiro.
«Ricordati» dico all'improvviso, mentre siamo in
macchina «Che prima di andare da papà devi
aspettare Loredana e mostrarle la casa, spiegandole come inserire
l'allarme, se non si sente sicura – ricordandoti di
tranquillizzarla con quella cosa che avevi spiegato a me, sul fatto che
le probabilità di un furto siano bassissime – e di
come funziona il forno, che ha la manopolina guasta e che bisogna fare
pressione, e di come funziona la televisione e come deve fare per
registrare i programmi, e...»
«Lo so, Cleo, me lo hai ripetuto sei volte, e conosco i
problemi che potrebbe avere una persona che non conosce il mio
appartamento nell'abitarci» mi interrompe, ironico.
Mi stringo nelle spalle. «Volevo solo essere sicura che lo
sapessi» ribatto, con una smorfia.
Michele ridacchia, poi accosta la macchina e scendiamo in
contemporanea. Prende la mia valigia e mi segue su per la scalinata di
marmo bianco, ingrigito dall'inquinamento. Controllo il tabellone degli
arrivi e delle partenze in tutta calma, mentre Michele mi guarda
ansioso.
«Cleo, il tuo treno parte tra un minuto!» mi
ricorda, nervoso.
Gli faccio un sorriso colpevole. «Oh, ti ho detto undici?
Intendevo undici e trentacinque, che sbadata» ammetto.
Michele mi guarda prima incredulo, poi decisamente irritato.
«Mi hai fatto venire qui un'ora prima?» domanda,
decisamente alterato.
«Mezz'ora» lo correggo, con un sorriso imbarazzato.
Sta per dire qualcosa, e so che non sarà piacevole,
perciò mi defilo con la scusa di comprare qualche rivista
per il viaggio.
Poso una manciata di monete in quella sorta di piatto di plastica che
c'è in quasi tutti i negozi e, dopo un sorriso veloce al
commesso, prendo i miei giornali e mi infilo una gomma in bocca.
«Sei ancora arrabbiato?» chiedo a Michele, quando
mi raggiunge.
Mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte. «Come potrei?
Stai per partire...» mi sussurra, cullandomi tra le sue
braccia.
Allaccio le braccia attorno al suo collo, rendendomi improvvisamente
conto che non lo vedrò per almeno due settimane. Sento uno
strano senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Come farò
senza Michele? L'ultima volta che mi sono separata da lui è
stata durante la permanenza in clinica, eppure lì avevo mia
madre, e lui veniva a farmi visita fin troppo spesso.
Chiudo gli occhi.
Coraggio, Cleo. Dovrai pur imparare a camminare con le tue gambe, no?
Mi dico, per incoraggiarmi.
Annuisco tra me, poi sciolgo l'abbraccio con Michele e mi asciugo una
lacrima sfuggita al mio autocontrollo.
«Allora ciao... chiamami, va bene?» domando, con
una voce simile a quella che avrei se fossi molto raffreddata.
«Certo, tutti i giorni» mi assicura lui,
sfiorandomi con affetto la punta del naso.
Sorrido. «Salutami i tuoi pulcini!» sussurro,
baciandolo sulla guancia, poi afferro la valigia e la trascino fin
sopra il treno.
Li chiamiamo così, i suoi alunni, tra di noi.
“Pulcini”, non so nemmeno perchè, visto
che alcuni daranno la maturità, quest'anno, e pulcini
decisamente non lo sono più.
«Ciao Michele!» grido un'ultima volta, poco prima
che il treno emetta un piccolo sbuffo e cominci a muoversi.
Lui ricambia il saluto e segue il treno finché gli
è possibile. Quando il treno si lascia definitivamente la
stazione alle spalle, mi metto alla ricerca di un posto libero. Trovo
un vagone quasi completamente vuoto e prendo posto accanto al
finestrino, per poi prendere il telefonino e selezionare il nome
“Loredana” nella rubrica. Aspetto pochi secondi,
poi sento la voce squillante di Lori e sorrido.
«Ehi! Come va lassù? Pronta per la
partire?» chiede.
«In realtà sono appena partita... dovrei arrivare
a Verona verso le due meno dieci» spiego, ricontrollando
l'appunto sui treni che devo prendere.
«Ah» afferma lei «Hai preso un
taxi?»
Scuoto automaticamente la testa. «Mi ha accompagnata mio
fratello, che, a proposito, ti aspetta a casa mia quando arrivi... si
chiama Michele, ti piacerà, vedrai» le spiego,
sorridendo di nuovo e voltandomi a guardare fuori.
«Se è simile a te, ne sono assolutamente
certa» sorrido, a quest'affermazione. «Comunque,
anche io ho detto a una persona di aspettarti alla stazione... sarebbe
mio cugino Davide. Mi dispiace, ma non ho potuto fare altrimenti. La
mia migliore amica è in accademia, un'altra mia amica al
lavoro, mia sorella è troppo piccola per avere la patente, e
dato che stasera mio cugino è invitato a cena dai miei, gli
ho chiesto questo favore... Va bene?»
«Davide, cugino, stazione... va bene» ripeto,
leggermente divertita.
«Uh, dimenticavo! Ti va se stasera stai a cena a casa dei
miei? Dato che rientrerai dal lungo viaggio, sarai stanca per farti da
mangiare. Che ne dici?» fa lei, dopo una piccola pausa.
«Se non è troppo disturbo,
volentieri...» accetto, allungando le gambe sul sedile che ho
davanti.
«No, no, figurati. Ai miei fa solo piacere» mi
tranquillizza, e io sorrido.
«Va bene, allora.»
«Comunque io parto da qui più o meno alle sei e
mezza, e se tutto va bene, dovrei arrivare a casa tua per le nove di
sera» aggiunge Loredana, poco dopo.
«Perfetto» esclamo, osservandola signora che entra
nel vagone, per poi uscire subito dopo borbottando qualcosa.
«Okay, allora ci sentiamo stasera, va bene?»
termina lei.
Mi passo una mano tra i capelli. «Certo, a questa
sera» la saluto «Un bacio» aggiungo, un
attimo prima di chiudere la chiamata.
Ripongo il cellulare nella borsa e prendo l'iPod, cercando tra la lunga
lista di artisti i Muse, per poi infilarmi le cuffiette nelle orecchie
e chiudere gli occhi.
Mare, sto arrivando!
Sbadiglio e chiudo il libro che ho appena finito di leggere. Ormai
dovrebbe mancare poco, un quarto d'ora, secondo il mio orologio. A
Milano ho dovuto aspettare un'ora, per il treno per Genova, e ora sono
le sei passate. Mi passo una mano sugli occhi e mi stiracchio, sono
tutta intorpidita e ho un sonno pazzesco, eppure so che non
riuscirò mai ad addormentarmi. A Milano pioveva, e io ho
avuto la stupidissima idea di uscire a prendere un po' d'aria, con
l'unica conclusione di aver reso i miei capelli semplicemente pietosi.
Passo una mano tra di essi, per la centesima volta, rendendoli ancora
peggio di quello che già sono, poi osservo distratta gli
altri passeggeri del treno. Viaggiano quasi tutti da soli e sono
impegnati in operazioni come leggere, ascoltare musica o lavorare al
computer. Decido di passare il tempo che resta all'arrivo disegnando
qualche cosa, così prendo uno dei miei numerosi blocchi da
disegno e una matita mordicchiata e comincio a tracciare linee leggere
sul foglio bianco.
Dopo un quarto d'ora scarso, il treno rallenta e si ferma con un
piccolo scatto. Sollevata, ripongo la roba nella borsa e, addentando
una barretta energetica, scendo dal treno trascinandomi dietro la
valigia. Una volta davanti al binario, però, il dubbio sorge
spontaneo: chi sarà Davide? Mi rendo conto solo adesso che
non ho alcun tipo di sua descrizione. Sospiro, rimproverandomi per non
averlo chiesto prima a Lori. Mi guardo attorno, sperando di scoprire
una sorta di sesto senso che mi permetta di riconoscere una persona
semplicemente sapendo il suo nome. Nulla, non che me lo aspettassi
più di tanto. Di ragazzi che potrebbero essere lui ce ne
sono almeno una decina, anche di più, se non ignoro il fatto
che do per scontato che abbia più o meno la mia
età. Mi sembra decisamente stupido fermare ognuno
chiedendogli se per caso è colui incaricato di venirmi a
prendere, perciò afferro il cellulare ed esploro la rubrica,
con l'intenzione di chiamare Loredana per un qualche indizio. A
quest'ora il suo aereo non è certamente già
partito. Prima che possa premere il tastino verde, però,
noto una sorta di cartello di cartone che recita a caratteri cubitali
il mio nome, Cleo. Con un sorriso, mi dirigo verso di esso. Non vedo il
ragazzo che lo regge, almeno finché il gruppo di turisti
tedeschi che lo nasconde non decide di spostarsi, e allora arrossisco
di colpo. Davide è... beh, è difficile da
descrivere, o meglio, è difficile descrivere quello che
sento non appena lo guardo. Ha capelli di un biondo molto scuro,
tagliati in una sorta di zazzera disordinata, occhi verdi, decisamente
tendenti al blu, e un sorriso che potrebbe sciogliere chiunque. Non
è troppo alto, ma comunque di quasi una spanna
più di me, non che ci voglia molto, a superarmi. In qualche
modo sembra capire subito che sono io, la famosa Cleo, e si avvicina
sorridendo. Automaticamente penso a quanto insignificante io sia al
momento, in confronto a lui. I miei capelli sono pietosi, né
ricci né lisci e decisamente spettinati, ho il viso stanco e
pallido di chi si è fatto sei ore di treno e probabilmente
puzzo di mezzi pubblici.
«Cleo, giusto?» domanda. Dio, pure la sua voce
è sexy.
Faccio un sorriso imbarazzato. «Indovinato»
ammetto, con voce leggermente acuta.
Mi porge una mano e io la afferro, stringendola appena.
«Io sono Davide, il cugino di Loredana, ma probabilmente lo
avevi capito» si presenta.
Qualcosa, nel modo in cui dice “Davide”, mi provoca
un brivido lungo la schiena e divento paonazza.
Non dico nulla e faccio per riprendere la valigia, ma lui mi ferma e,
continuando a sorridere, la afferra al posto mio.
«Permetti?» domanda, sollevando appena il braccio
che regge il mio bagaglio.
Annuisco, con un sommesso grazie, poi mi lascio condurre fino alla sua
auto e mi siedo accanto al posto del guidatore, che occupa lui poco
dopo.
I primi cinque minuti di viaggio passano in completo silenzio. So che
ci vuole una mezz'ora da Genova a Rapallo, e guardo il buio fuori dal
finestrino con la guancia appoggiata alla mano, senza pensare realmente
a qualcosa.
«Vuoi fermarti a casa, prima?» domanda Davide ad un
certo punto.
Mi volto verso di lui, spaesata. «Uh?»
«Intendo, sarai stanca, preferisci farti una doccia e
cambiarti, prima di andare dagli zii?» ripete, con un sorriso.
Annuisco. «Sì, meglio.»
«Ti conviene salire» gli consiglio, mezz'ora dopo,
aprendo la portiera. «Non sono esattamente
“veloce”, quando si tratta di docce.»
Davide mi guarda, decisamente divertito, e annuisce. Ancora una volta
prende la mia valigia prima che possa anche solo sfiorarla, e mi sento
leggermente in colpa per tutti i libri che ci ho ficcato dentro, che la
rendono dieci volte più pesante di quello che sarebbe di
solito.
L'appartamento è all'ultimo piano e decisamente grazioso. Ha
due piani, un soggiorno, una cucina, due bagni e una camera da letto
piuttosto spaziosa, in più è arredato con gusto e
ordinato. Sorrido e Davide mi spiega brevemente alcune cose che devo
assolutamente sapere sul funzionamento degli elettrodomestici e dei
sanitari, poi mi accompagna fino alla stanza di Lori e mi annuncia che
andrà a farsi “una birra o qualcosa del
genere” in cucina. Annuisco e, una volta chiusa la porta,
apro la valigia. Non ho intenzione di svuotarla ora, sono
già stretta con i tempi, ma devo pescare qualcosa di decente
da mettermi. Mi spoglio e affero il mio beauty-case, per poi
raggiungere il bagno e aprire il getto della doccia. Mi libero degli
ultimi indumenti e, con un sospiro di sollievo, entro nel box e lascio
che l'acqua calda mi sciolga sciolga la tensione che ho accumulato
durante il viaggio. Mentre mi lavo i capelli mi ritrovo
inspiegabilmente a pensare a Davide e ai suoi occhi verde-blu che hanno
rischiato di farmi letteralmente impazzire, nell'ultima mezz'ora.
Quando mi rendo conto che il mio fantasticare si sta perdendo in scene
non esattamente caste, arrossisco di colpo e mi impongo di pensare ad
altro.
Basta, Cleo. Non sei venuta qui per i ragazzi, ma per il mare e per la
tua pace interiore, ricordi? E se proprio non ce la fai, ripensa a come
è finita l'ultima volta che ti sei innamorata!
Mi ripeto. L'ultima, e ora che ci penso anche l'unica, storia
importante che ho avuto è stata con Luca. Mi lascio sfuggire
una smorfia. Mi sono messa assieme a lui che avevamo solo dodici anni,
spinti più dal capriccio di avere un fidanzato
più che da altro, entrambi pieni di fantasie e sogni per il
futuro, entrambi fin troppo innocenti. A quattordici anni lui ha
cominciato a uscire con ragazzi più grandi e io gli sono
andata dietro, troppo stupida e orgogliosa per rendermi conto di quanto
stupido fosse mettersi a fumare o a saltare la scuola alla mia
età. Sempre a quattordici anni, io e Luca lo abbiamo fatto
per la prima volta, ed è stato l'ennesimo errore: nessuno
dei due era pronto, lo abbiamo fatto solo per dimostrare che non
eravamo i “bambini” che tutti credevano. A quindici
anni, per gli stessi identici motivi, ho cominciato a bere, e per
quanto mi rendessi conto che Luca non era più il ragazzino
che era stato mio amico e poi mio ragazzo, che era diventato come tutti
gli altri e che stare con lui mi faceva male, non riuscivo a lasciarlo.
Lo amavo? Probabile. So solo che a venticinque anni il mio corpo non ha
più retto tutto quell'alcol e ho avuto un collasso.
È stato allora, più o meno, che, grazie all'aiuto
dei miei genitori e di Michele, ho deciso di entrare in una clinica per
la riabilitazione. Ci sono stata un anno, poi, completamente
disintossicata, sono uscita e ho chiuso con Luca una volta per tutte. A
volte ripenso a come sarebbe la mia vita se due anni fa non avessi
esagerato, probabilmente sarei ancora immersa nella merda fino al
collo. Quel periodo è stato l'unico durante il quale ho
davvero litigato con Michele. Per anni non gli ho più
parlato, nonostante lui continuasse a tenermi d'occhio e a preoccuparsi
per me. Credo che lui e Luca si siano presi a pugni, la notte in cui mi
sono sentita male, ma non ne sono sicura e preferisco continuare a non
esserlo.
Esco dalla doccia e prendo un asciugamano pulito, fissandomelo appena
sopra il seno. Guardo il mio riflesso ovattato attraverso lo specchio
appannato, poi prendo l'asciugacapelli e la spazzola e mi occupo dei
capelli. In venti minuti abbondanti riesco a vestirmi, poi torno
davanti allo specchio assieme alla mia inseparabile trousse. Mi trucco
quasi sempre, ma di solito in modo leggero, giusto per non sembrare un
cadavere. Incerta sulla formalità della cena, ho scelto un
paio di pantaloni beige e una dolcevita color cioccolata, abbinata a un
paio di stivali in camoscio, in modo da non apparire troppo elegante e
allo stesso tempo troppo casual. Quando ripongo i trucchi e guardo il
risultato finale, sorrido, poi guardo l'ora. Sono quasi le otto e
quaranta, meglio sbrigarsi.
Trovo Davide in soggiorno, affondato tra i cuscini del divano, che
guarda distratto la televisione. Quando mi vede, resta imbambolato per
un attimo, poi fa un ampio sorriso. Arrossisco, e ringrazio il fard con
il quale ho deciso di abbondare.
I genitori di Loredana non abitano troppo lontano, e in dieci minuti
siamo lì. Mi sento leggermente imbarazzata quando Davide,
spingendomi appena in avanti, mi presenta ai signori Valenti.
«Piacere di conoscerti, cara, io sono Gabriella» si
fa avanti la madre, una donna dai tratti gentili e materni, con una
voce dolce che riesce decisamente a rassicurarmi.
Le stringo la mano sorridendo, poi mi volto verso il marito.
Ha un viso simpatico, una voce profonda e calda e una stretta vigorosa,
si presenta come “Franco” e il mio sorriso si
allarga appena.
Si scusano per il fatto che Betta, la sorella minore di Loredana, abbia
dovuto rinunciare alla cena a causa di un progetto scolastico, poi mi
raccontano con un sorriso come siano stati felici dell'idea della
figlia di prendersi una vacanza.
«Lavora così tanto, povera stella»
sospira Gabriella, mentre Davide riempie i bicchieri con del prosecco,
come aperitivo. «E ha sempre sognato di andare in montagna,
specie in inverno, con la neve...» aggiunge, con un sorriso
affettuoso.
«La nostra bambina è stata davvero fortunata ad
incontrarti» aggiunge Franco, mentre sorseggio il vino che
Davide mi ha offerto. «Grazie mille per averle dato questa
opportunità.»
Sorrido e poso il bicchiere. «Oh, non ditelo nemmeno per
scherzo! Sono io a doverla ringraziare, temo di non averlo fatto ancora
abbastanza!» esclamo.
I signori Valenti mi sorridono, poi Gabriella si alza per andare a
togliere la faraona dal forno e Franco la segue per aiutarla con i
contorni, invitandoci nel frattempo a sederci a tavola.
«Loredana mi ha detto che sei un'artista» mi fa
notare Davide, mentre entriamo in sala da pranzo.
Faccio un sorriso timido. «Oh... sì, beh,
più o meno» balbetto, modesta.
Lui ride e io mi mordo il labbro. «Dipingo, principalmente,
ma mi piace anche semplicemente disegnare a matita» spiego,
scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.
«E sei brava?» chiede lui, con un ghigno.
Arrossisco.
«Guarda che non è un reato ammettere di essere
bravi in qualcosa» mi fa notare, ridendo di nuovo.
Rido anche io. «Beh, non sono Picasso, ma me la cavo
piuttosto bene» ammetto infine, con un sorriso.
Ci sediamo poco prima che Gabriella faccia il suo ritorno con un piatto
da portata sulla quale è adagiata la faraona più
invitante che abbia mai visto. Durante la cena, non mi risparmio in
complimenti per l'ottima cucina della signora Valenti, che sorride e
replica ogni volta, fin troppo modestamente, che in fondo non
è niente di che. Poco prima del dolce, un trillo acuto si
leva dalla mia borsa e, con orrore, mi rendo conto che non ho spento il
cellulare – il fatto che ci riesca a malapena, è
un altro paio di maniche. Arrossendo e scusandomi mille volte, lo
prendo fuori e guardo il nome sul display. Loredana.
«Scusate, devo rispondere» dico, disorientata.
Mi alzo e lascio la stanza, stringendo tra le mani il cellulare che
vibra e trilla come impazzito.
«Pronto?» rispondo, una volta in soggiorno,
perplessa. A quest'ora la pensavo già sull'aereo...
«Ciao! Come stai?» chiede la voce dall'altra parte,
e sotto l'apparente tranquillità della voce si sente un
pizzico di irritazione.
«Tutto bene, tu, piuttosto? Non dovevi partire mezz'ora
fa?» le faccio notare.
«Già, solo che l'aereo è in ritardo di
tre ore!» risponde, e questa volta non ho dubbi: è
decisamente irritata.
Sgrano gli occhi, realizzando quello che ha appena detto. Tre ore? Ci
credo che sia arrabbiata!
«Oddio, e vi hanno detto come mai?» chiedo,
spaesata.
«No...» risponde lei, stancamente «So
solo che ora ho la bellezza di tre ore di attesa. Che fortuna,
eh?» aggiunge, sarcastica.
«Mi dispiace...» sospiro, mortificata.
«Vabbeh... Comunque, volevo chiederti se avvisavi Michele...
mi sa che non avrà voglia di aspettarmi fino a mezzanotte e
mezza» dice, con una risata amara.
Mi mordicchio il labbro. «Ehm... allora mi sa che abbiamo un
problema» rispondo, con una smorfia «A quest'ora
non è a casa, e il suo cellulare è ad
aggiustare» spiego.
Mi passo una mano tra i capelli. «Comunque non ti
preoccupare, probabilmente non vedendoti arrivare se ne
andrà, e tu puoi chiamarlo domani mattina a casa di mio
padre – il numero è accanto al telefono
– chiedendogli di venire a spiegarti tutto» la
rassicuro, con un piccolo sorriso.
«Ah okay... la sfiga non smette mai di perseguitarmi,
allora!» sdrammatizza lei «Comunque tu invece?
Com'è andato il viaggio? Adesso sei dai miei,
giusto?»
«Esatto, abbiamo quasi finito di mangiare... oh, a proposito,
tua madre è una cuoca eccezionale» mi congratulo,
mentre il mio sorriso si allarga.
«Lo so» afferma lei, compiaciuta «E come
ti sembra Davide?» chiede poco dopo, divertita.
Arrossisco automaticamente, senza nemmeno saperne il motivo.
«Oh, beh ehm... che posso dire se non che è la
fotocopia di Leonardo DiCaprio?» scherzo, sbirciando il
diretto interessato attraverso la porta socchiusa.
Lori scoppia a ridere. «Già! Ed è anche
single!»
Arrossisco di nuovo. «Ah, davvero? Beh, buono a
sapersi» dico, quasi in un sussurro, per poi rendermi conto
di quello che questa frase potrebbe voler significare alle orecchie di
chiunque. «No, aspetta, non che mi piaccia, eh! A me DiCaprio
non fa nemmeno tutto questo effetto!»
Disse la ragazza che vantava di aver visto Titanic quindici volte, di
cui quattro di seguito, e che conosceva a memoria le battute di
Romeo+Giulietta. Aggiungo tra me, con un sorriso colpevole.
«Sì, vabbeh...» risponde lei con una
minuscola punta di sarcasmo. «Beh, allora ti lascio tornare a
mangiare, e scusa il disturbo!» annuncia poi.
«Figurati, ciao e buona fortuna con il volo!» la
saluto, con un sorriso.
«Grazie, e a te buon proseguimento di serata!»
Chiudo la chiamata e, con un sospiro, torno in soggiorno.
«Scusate» sospiro, sedendomi.
«Era Loredana, l'aereo ha un ritardo di tre ore»
spiego, con una piccola smorfia.
Guardo Gabriella passarsi una mano sulla fronte, Franco scuotere la
testa con un sospiro e Davide inveire contro le compagnie aeree e
sorrido tra me, mentre mi rendo conto di quanto Loredana sia fortunata,
ad avere una famiglia così.
Due ore dopo, Davide mi riaccompagna a casa. Sono breve, con i saluti,
anche perchè sto rischiando veramente di addormentarmi in
piedi.
«Magari ci vediamo in giro» esclama, prima di
entrare in macchina.
Non ho il tempo di dire nulla, sorrido e basta, poi entro in casa e, un
quarto d'ora dopo, sto già dormendo, rannicchiata sotto il
piumone pesante, con il sorriso sulle labbra.
*** Spazio Autrici ***
Ehilà gente,
qui Leslie! ^^
Questa settimana, come avrete notato, aggiorniamo un po' prima del
solito, causa impegni da parte di una di noi che ci impedirebbero di
aggiornare domani (AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! Domani vado al
concerto di LAURA PAUSINI! Che per me è come vedere PadrePio
incarnatoooo! Sono troppo felice, per me sarà il grande
evento, il più bel giorno della mia vitaaaaaaaaaaa *W*
NdLaLLa). Così eccomi qui, a scrivere le note per poter
aggiornare, interrompendo la mia dose settimanale di Dawson's Creek XD.
Naturalmente, voi ne siete entusiasti, veeeero? :D
Sesto capitolo, molto bene. Cosa c'è da dire in proposito?
Beh, da qui comincia davvero la storia, in un certo senso: i capitoli
precedenti servivano solo ad introdurre questi xDD (eeeh,
già ** NdLaLLa) So che molti di voi aspettavano con ansia
questo momento, e ci auguriamo di non deludervi proprio sul
più bello >///<
Come avrete notato, è apparso Davide, personaggio molto
interessante da parecchi punti di vista (specie da quello di Cleo xD),
le cose - per quanto mi riguarda - si faranno davvero interessanti tra
un po', perciò dovrete avere ancora un pochino di pazienza,
e intanto consolarvi con i capitoli (che, ve lo assicuro, sono tanto
divertenti quanto belli) della mia socia... =) (Lindà
tesoro, sono bellissimi anche i tuoiii ^^ NdLaLLa)
Per quanto riguarda la stesura della storia, mi sono ripresa dalla mia
pigrizia e ho finito qualche giorno fa l'ultimo capitolo dal POV di
Cleo prima dell'epilogo... così, giusto per farvelo sapere
xD (tranquilla, per me è una settimana che scrivo
sì e no cinque righe al giorno XD - neanche, a volte
>.<'''- NdLaLLa)
So, what can I also say? Spero di non avervi deluso^^ (non credo
proprio ;D NdLaLLa)
Poooi, sono lieta di presentarvi i nuovi personaggi di questo capitolo
*applaude (*si unisce anche lei XD NdLaLLa) *O*
Fotografie personaggi:
Davide
Gabriella
(Mamma di Lori)
Franco
(Papà di Lori)
E prima di passare alle recensioni, lo spazio pubblicità^^
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
Grazie come al solito, e anche di più, alle 6 persone che hanno
aggiunto la fic hai preferiti e alle 15 che la seguono
(aumentate sempre di più **), e naturalmente, anche a chi ha
solo letto ;D
vero15star
Grazieee *^* anche se il merito principale di tutto è di
Lalla, che ha ideato, fatto i collage e che ogni settimana perde
mezz'ora con gli html perchè io non sono capace
>///< propongo un applauso xD (Beh, ma c'è da
precisare che sei tu quella che ha graficato tutte le foto dei
personaggi ;D Comunque grazie tesoro miooo ^^ NdLaLLa) - Grazie
davvero, comunque, spero continuerai a seguirci **
fallsofarc
Non ti preoccupare, amiamo le tue recensioni e non ci importa se
ritardi *^* (esattamente ^^ NdLaLLa) Beh, con questo capitolo (e con il
prossimo) entreremo - come abbiamo già annunciato entrambe
91472950 volte - finalmente nel vivo della storia *W*. Ci
sarà da divertirsi *annuisce piano. Grazie grazie grazie e
sì, purtroppo la storia della travagliata vita amorosa del
caro Michele verrà fuori più avanti, ma almeno
sappiamo che continuerai a seguirci finchè non lo
racconterà... è una buona cosa
X°°D - Grazie davvero per tutto, un bacio
grande **
_Bella_Swan_
Non ti preoccupare per il ritardo, davvero, sappiamo entrambe fin troppo
bene quanto possano essere impegnativi gli impegni (scusa la
ripetizione >.<) di ogni giorno, e per noi è
un enorme piacere leggere le tue recensioni, che siano postate dopo
un'ora o una settimana dall'uscita del capitolo ^^. Grazie mille per i
complimenti <33 Per quanto riguarda lo scambio delle case, di
solito dipende dalle persone, ma posso dirti con sicurezza che esistono
siti web fatti apposta per le persone che - per non spendere tanto in
alberghi o simili - si accordano per fare a cambio (esatto,
Lindà cara ;D NdLaLLa) Poi è logico, se qualcuno
preferisce non affidare la sua casa ad un estraneo, non lo fa
>.< Uh, sì, gli sviluppi amorosi sono
"avvincenti", ti dico solo questo *W* - grazie mille anche a te, spero
che il capitolo ti sia piaciuto *^* un bacio =*
Grazie ancora a tutti, alla prossima settimana **
xo, Leslie e LaLLa
|
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Capitolo 7 *** Will be the destiny? ***
pubblicazione capitolo 6
7.
Will be the destiny?
Mercoledì 2
dicembre
Loredana's Pov.
Ieri
sera ho avuto un mucchio di cose
da fare. Sono stata sveglia fino a mezzanotte. Ho dovuto avvisare mezzo
mondo che sarei stata via per due settimane, per le vacanze di Natale.
In quello sperduto paesino di montagna chiamato Lagundo. O almeno, da
come me ne ha parlato Cleo, sembra proprio sperduto. Sarà
veramente così? Non vedo l'ora di scoprirlo.
E poi dovevo prenotare i biglietti dell'aereo per Bolzano. Eh
sì, odio fare i viaggi lunghi e il treno, come ha scelto
Cleo,
non farebbe proprio per me. Così ho optato per l'aereo, in
questo modo dovrei impiegarci solo un'ora scarsa.
L'unico problema è che i biglietti per questo week-end erano
tutti esauriti: l'unico giorno libero era oggi. Altrimenti avremmo
dovuto aspettare oltre che una settimana, e si sarebbe fatto troppo
tardi. Così, oggi alle sette e mezza di sera, ho l'areo che
atterrerà a Bolzano. Poi prenderò un taxi che mi
condurrà direttamente a casa di Cleo.
Il piano è perfetto... se non fosse che ora sono
già le
dieci di mattina (ho voluto riposare, data l'ora di ieri sera!) ed ho
praticamente tutte le valigie da preparare. Io odio fare le valigie: ho
sempre il terrore di dimenticare qualcosa o di prendere troppa roba.
Alle dieci e mezza sono ancora ai maglioni. Leggeri, pesanti, molto
pesanti...? Alla fine decido di prenderne una decina. Guardo il pacco
che ho appena appoggiato sul letto. No, sono completamente impazzita.
Mi riempie già mezza valigia! Ne tolgo un paio, poi un
altro. E
un altro ancora.
Lo squillo del mio cellulare, che in questo momento è sulla
scrivania, interrompe bruscamente i miei pensieri, facendomi sussultare
un poco.
Corrugo una sopracciglia, chi sarà mai?
Quando lo afferro e vedo che mi sta chiamando Cleo, ricordo che ieri mi
aveva detto che avrebbe avuto il treno questa mattina, lei.
Con sorriso, rispondo alla chiamata. «Ehi! Come va
lassù? Pronta per partire?»
«In realtà sono appena partita... dovrei arrivare
a Verona
verso le due meno dieci» mi risponde lei, con fare
indaffarato.
«Ah» affermo, sistemandomi una ciocca di capelli
dietro l'orecchio «Hai preso un taxi?»
«Mi ha accompagnata mio fratello, che, a proposito, ti
aspetta a
casa mia quando arrivi... si chiama Michele, ti piacerà,
vedrai» fa lei, in tono amichevole.
«Se è simile a te, ne sono assolutamente
certa»
dico, tirando fuori tre paia di jeans dall'armadio per poi appoggiarli
sul letto, accanto ai maglioni «Comunque, anche io ho detto a
una
persona di aspettarti alla stazione... sarebbe mio cugino Davide. Mi
dispiace, ma non ho potuto fare altrimenti. La mia migliore amica
è in accademia, un'altra mia amica al lavoro, mia sorella
è troppo piccola per avere la patente, e dato che stasera
mio
cugino è invitato a cena dai miei, gli ho chiesto questo
favore... Va bene?»
Poi mi siedo esausta sul letto, attenta a non stropicciare i vestiti.
La valigia la continuo dopo.
«Davide, cugino, stazione... va bene» fa lei, in
tono divertito.
«Uh, dimenticavo! Ti va se stasera stai a cena a casa dei
miei?
Dato che rientrerai dal lungo viaggio, sarai stanca per farti da
mangiare. Che ne dici?» le chiedo, dopo una piccola pausa.
«Se non è troppo disturbo, volentieri...»
«No, no, figurati. Ai miei fa solo piacere» la
rassicuro io, con un sorriso.
«Va bene, allora.»
«Comunque io parto da qui più o meno alle sei e
mezza, e
se tutto va bene, dovrei arrivare a casa tua per le nove di
sera.»
«Perfetto» afferma Cleo.
«Okay, allora ci sentiamo stasera, va bene?» chiudo
io.
«Certo, a questa sera» risponde lei «Un
bacio.»
«Ciao bella!» la saluto.
Quando schiaccio il pulsante rosso del cellulare, mi piazzo nuovamente
davanti all'armadio aperto e scelgo due gonne: una lunga, che mi arriva
un po' più sotto al ginocchio, e un'altra più
corta, che
mi mostra di più le gambe. Poi le aggiungo sul letto,
accanto
agli altri vestiti.
Naturalmente non possono mancare le calze pesanti, i leggins e la
biancheria intima (prendo anche qualcosina di sexy, si sa mai).
Poi, come un lampo di genio, mi ricordo che sono una donna. Mollandomi
una leggere pacca sulla fronte, afferro dal bagno il mio beauty-case e
ci infilo dentro i trucchi, varie creme per il viso e il corpo, la mia
adorata spazzola, lo shampoo e un elastico per i capelli, il silk-epil,
qualche pasticca per il ciclo e una confezione di assorbenti di scorta.
Poi, entrando in camera mia, aggiungo anche alcuni gioielli, quali: una
collana, un paio di orecchini, un braccialetto e l'anello che mi ha
regalato Silvia per il mio scorso compleanno, a cui sono molto
affezionata.
Guardo le cose sul letto che devo prendere. Okay, una valigia mi sa
tanto che basta solo per i vestiti. Così cerco lo zaino
dell'Eastpak viola e poi ci infilo il resto.
Stranamente, ho come l'impressione di avere dimenticato qualcosa.
Qualcosa di essenziale...
Ma certo, le scarpe! Sorrido: come si fa a dimenticare un accessorio
così importante?!
Dato che ho uno scaffale pieno, cerco di selezionarle. Un paio di
stivali sicuramente, delle scarpe col tacco per Natale o per qualche
occasione speciale, un paio di scarpe da ginnastica per essere comoda,
ed infine le ciabatte per la casa.
A mezzogiorno e mezzo mangio un panino; non so perché, ma mi
si
è chiuso lo stomaco a causa dell'agitazione. Purtroppo sono
una
tipa molto emotiva, difficilmente riesco a nascondere le mie emozioni.
Non so come fa a passare il pomeriggio. Forse perché sono
stata
un po' al telefono con Mattia, che mi ha parlato ancora di questa sua
“anima gemella”, e perché ho guardato in
televisione
uno dei miei telefilm preferiti: Gossip Girl.
Quando arrivano le sei e mezzo del pomeriggio, l'ora fatidica, sospiro,
cercando di farmi coraggio. Okay, ora mio padre dovrebbe venirmi a
prendere per accompagnarmi all'aeroporto di Genova.
Dopo qualche minuto, suona il campanello. Ecco, è arrivato.
Prima di uscire, do un'ultima occhiata al salotto d'entrata. Questa
stanza la vedrà Cleo, e ci vivrà per due
settimane.
Speriamo che si trovi bene, penso, con un sorriso speranzoso sulle
labbra. Poi chiudo la porta a chiave e mi precipito in macchina di mio
padre, che ha accostato davanti a casa.
«Buongiorno» mi saluta lui, appena salgo sul sedile
davanti.
«Ciao!» faccio io, sorridendo.
C'è un breve silenzio. Papà mette in moto e
subito dopo partiamo.
«Ascolta, stasera a cena non fa niente se resta Cleo da voi?
Tanto Davide è andato a prenderla in stazione, e lui
è
ospite vostro... così ho pensato di invitare pure lei, dato
che
non avrà voglia di prepararsi da mangiare, dopo il lungo
viaggio» propongo poi.
«Come viene qui?» chiede lui, interessato.
«Deve prendere tre treni diversi. Ci impiegherà un
bel po'...» rispondo io, sospirando.
«Ed a che ora sarà qua, circa?» mi
domanda.
«Per le sette e mezza...» poi, dopo una pausa,
esclamo: «Oddio, tra un'ora!»
Lui ride. «Per me va bene. E sono sicuro che anche alla mamma
farà piacere conoscerla.»
Sorrido. «Bene.»
«Allora? Agitata?» chiede lui, dopo un po'.
Io annuisco. «Sì, spero di avere fatto la scelta
giusta.»
«Secondo me sì, avevi bisogno di staccare un po',
due
lavori contemporaneamente sono stancanti. E poi non sognavi da una vita
di andare in montagna per le vacanze natalizie?»
«Sì, è vero» confermo io,
annuendo con più sicurezza.
Lui mi mostra uno dei suoi sorrisi stile “tranquilla,
andrà tutto bene”. Mio padre è un uomo
terribilmente ottimista. «Vedrai che ti divertirai»
dice,
battendomi una mano sulla gamba affettuosamente.
Guardo davanti a me e annuisco per l'ennesima volta.
Sì, sarà una vacanza da urlo.
Quando, dopo mezz'ora circa di automobile, entriamo in aeroporto, mio
padre mi saluta tristemente: odia staccarsi da me per un
lungo
periodo (sì, per me questo è veramente un lungo
periodo:
di vacanze me ne posso permettere poche).
Io lo abbraccio con dolcezza. «Non preoccuparti, siamo nel
ventunesimo secolo: i cellulari li hanno inventati per
questo»
cerco di rassicurarlo poi.
«Ovviamente.»
Appena ci stacchiamo, lo guardo un'ultima volta. «Allora ci
vediamo il ventisei dicembre» Mi fermo un attimo, poi tiro
fuori
dallo zaino alcuni pacchetti regalo. «Questi sono i miei
regali
di Natale. Ho scritto su ognuno il nome, ti fa niente custodirli e
metterli sotto l'albero la Vigilia?»
«Ci penso io» mi risponde papà, con un
sorriso
sereno sul volto «Sei una persona fantastica, Lori. Non ti
dimentichi mai di nulla. Ti voglio davvero bene, ricordatelo
sempre.»
Sento gli occhi pungere. Oh no, non devo piangere.
Troppo tardi, una lacrima scappa dall'occhio sinistro, tracciando una
striscia lungo la guancia.
Mio padre me l'asciuga con il dito indice, delicatamente.
«Anche io ti voglio bene» dico, in un sussurro.
Detto
questo, lo saluto con la mano, prima di avviarmi al check-in,
trascinando la mia adorata valigia a rotelle e con lo zaino in spalla.
Mi avvicino al bancone della compagnia aerea che ho scelto, timidamente.
Purtroppo non ho mai preso un aereo, ed ho una terribile paura di
sbagliare qualcosa.
La signorina mi guarda per qualche secondo, impassibile.
Allora tiro fuori i miei documenti, e poi glieli porgo, esitante.
Lei li afferra con sicurezza. «L'aereo dovrebbe partire alle
otto
di sera» annuncia, controllando la mia carta
d'identità.
Io faccio un vago gesto di assenso col capo.
«Si avvii pure alla sala d'attesa numero undici»
fa,
porgendomi la mia carta d'identità e quella per l'imbarco.
Annuisco un poco, prendendole. «Va bene.
Arrivederci» Dopodiché mi allontano, lentamente.
Appena mi trovo davanti alle innumerevoli file di sedie, mi siedo su
una a caso, stancamente.
C'è qualche persona davanti a me: un uomo sui quaranta, e
due
file più avanti una signora con una bambina piccola in
braccio.
Faccio un profondo sospiro. Okay, ora devo aspettare che arrivino le
otto. Manca solo un'ora abbondante: posso farcela.
Per fortuna nel bagaglio a mano ho messo dentro il cellulare, l'ipod e
un libro. Così ora riesco a fare qualcosa senza annoiarmi
troppo.
All'inizio ascolto un po' di musica, poi dopo un po' di minuti, decido
di leggere qualche pagina di La ragazza fantasma di Sophie Kinsella.
Quando non ce la faccio più, chiudo di scatto il libro e
guardo
l'orologio: mio Dio, sono le sette e mezza. E' passata solo mezz'ora?
Mi guardo attorno. Ora si è riempito un poco, ma non
eccessivamente, grazie al Cielo.
Il suono di un acuto campanello mi distrae dai miei pensieri. Alzo lo
sguardo, incuriosita.
«Siamo spiacenti di comunicarvi che l'aereo per Bolzano delle
venti, ha subito un ritardo di tre ore. La partenza quindi è
prevista per le ventitré. Grazie per avere scelto la nostra
compagnia aerea, arrivederci e buon viaggio» Subito dopo, si
sente un brusio generale di sospiri e sbuffi.
Cazzo, non è possibile. Tre
ore di ritardo?! Tre maledette ore ferma qui ad aspettare quel dannato
aereo?!
Oh Dio, non so se riuscirò a resistere alla tortura.
Dopo qualche minuto, mi alzo e cerco il famoso Duty-free shop. Voglio
mangiare qualcosa, adesso ho veramente fame.
Appena trovo il negozio per gli alimenti, compro due tramezzini e una
lattina di coca-cola; dopodiché mi accomodo ad un tavolino
vicino e inizio a mangiare con calma.
Alle otto e mezza, torno alla sala d'attesa con i nervi girati a mille.
Non ci credo ancora che devo pazientare per altre tre ore.
Quando mi siedo allo stesso posto di prima, tiro fuori il cellulare e
chiamo Cleo per avvisarla del ritardo. Lei a quest'ora dovrebbe essere
a casa dei miei...
Dopo un paio di squilli, mi risponde, con voce esitante.
«Pronto?»
«Ciao! Come stai?» le chiedo, cercando di assumere
un tono
di voce normale. Purtroppo non ce la faccio, sono alquanto inviperita.
«Tutto bene, tu, piuttosto? Non dovevi partire mezz'ora
fa?» chiede, leggermente preoccupata.
Stringo gli occhi. «Già» affermo,
irritata «Solo che l'aereo è in ritardo di tre
ore!»
«Oddio, e vi hanno detto come mai?»
«No...» rispondo, stancamente «So solo
che ora ho la bellezza di tre ore di attesa. Che fortuna, eh?»
«Mi dispiace...» dice lei, con un sospiro.
«Vabbeh» borbotto io «Comunque, volevo
chiederti se
avvisavi Michele... mi sa che non avrà voglia di aspettarmi
fino
a mezzanotte e mezza» aggiungo poi, con una risata amara.
«Ehm... allora mi sa che abbiamo un problema» fa
lei,
sbuffando «A quest'ora non è a casa, e il suo
cellulare
è ad aggiustare... Comunque non ti preoccupare,
probabilmente
non vedendoti arrivare se ne andrà, e tu puoi chiamarlo
domani
mattina a casa di mio padre – il numero è accanto
al
telefono – chiedendogli di venire a spiegarti
tutto» fa
lei, con gentilezza.
«Ah okay... la sfiga non smette mai di perseguitarmi,
allora!» sdrammatizzo poi «Comunque, tu invece?
Com'è andato il viaggio? Adesso sei dai miei,
giusto?»
«Esatto, abbiamo quasi finito di mangiare... oh, a proposito,
tua
madre è una cuoca eccezionale» esclama, con enfasi.
«Lo so» affermo, compiaciuta «E come ti
sembra
Davide?» chiedo dopo una breve pausa, alzando le sopracciglia
e
sorridendo.
«Oh, beh, ehm...» balbetta lei. Ah-ah! Sgamata!
«Che
posso dire se non che è la fotocopia di Leonardo
DiCaprio?»
Io rido, divertita. «Già! Ed è anche
single!»
«Ah, davvero? Beh, buono a sapersi» afferma, poi
dopo una
pausa, si affretta ad aggiungere: «No, aspetta, non che mi
piaccia, eh! A me DiCaprio non fa nemmeno tutto questo
effetto!»
Sul mio volto compare un sorriso sarcastico. A chi Leonardo DiCaprio
non fa quell'effetto?
«Sì, vabbeh...» rispondo io, scrollando
le spalle.
Se non me lo vuole dire, ci sarà un motivo. Quindi
preferisco
non insistere. «Beh, allora ti lascio tornare a mangiare, e
scusa
il disturbo!»
«Figurati, ciao e buona fortuna con il volo!» mi
saluta lei.
«Grazie, e a te buon proseguimento di serata!»
Detto
questo, chiudo la chiamata con un sospiro. La mia serata mi sa che non
sarà né piacevole né divertente.
A mezzanotte, com'era previsto, atterriamo all'aeroporto di Bolzano.
La notte qui è ancora più scura che a Rapallo.
Purtroppo
non riesco a vedere bene il paesaggio, né la neve che ho
tanto
aspettato.
Per fortuna mi sono portata una felpa calda, infatti appena metto piede
fuori dall'aereo una ventata di freddo mi fa rabbrividire.
Con passo spedito, percorro una specie di tunnel, che mi conduce dentro
all'aeroporto.
Prima di accedere al nastro trasportatore, dove teoricamente dovrebbe
arrivarmi la valigia, vengo sottoposta a un nuovo controllo della mia
identità.
Aspetto con impazienza l'arrivo della mia valigia. Quando sono rimaste
solo un paio, che continuano a girare, sbuffo e mi dirigo verso la
reception.
«Scusi» faccio, avvicinandomi al bancone
«La mia valigia non è ancora arrivata...»
«Un momento» dice il signore, e stancamente prende
un
cartellino rosso e me lo porge «Deve fare la sua
dichiarazione
alla dogana.»
«Cioè?» chiedo, non capendo.
«Le hanno smarrito la valigia» risponde lui, con
aria annoiata.
Che cosa?!
«Sta scherzando?!» sbotto, alzando improvvisamente
la voce.
«Ho forse l'aria di uno che la sta prendendo in
giro?» mi chiede lui, fissandomi, accigliato.
I miei occhi si trasformano in due fessure. «E quindi quanto
dovrei aspettare?» chiedo, seccamente.
«Mi lasci il suo numero di telefono e l'indirizzo di dove
alloggia, le dovrebbe arrivare tra qualche giorno.»
Emetto un gridolino. Mio Dio, se non urlo, è un miracolo.
Come cazzo faccio senza i miei vestiti e tutta la mia roba?!
Nello zaino ho solo gli accessori per l'igiene e un paio di scarpe...
Okay. Non prenderò mai più l'aereo. Mai più.
Mezz'ora dopo, sono fuori dall'aeroporto al freddo e al gelo che grido
con tutto il fiato che ho in gola “taxi!”,
sventolando come
una pazza psicopatica con seri problemi mentali il braccio.
Dopo numerosi minuti, una macchina con sopra una targhetta con scritto
“taxi” accosta.
«Finalmente!» sussurro, attenta a non farmi sentire.
Salgo velocemente, dico il paese e la via esatta di dove abita Cleo,
poi subito dopo il taxista mette in moto.
Le strade qui sono molto più strette e ovviamente piene
zeppe di
neve. Quindi bisogna andare a una velocità decisamente
più bassa, rispetto a quella della mia città.
Mentre andiamo, mi appoggio al sedile nella posizione più
comoda
– anche se non posso definirla proprio comoda – e
chiudo
gli occhi. Primo, perché sono stanca morta, e secondo,
perché non vedrei un'acca fuori dal finestrino, dato che
è leggermente tardi, quindi tanto vale provare a riposarsi
un
po'.
«Eccoci arrivati» Una voce mi fa bruscamente
svegliare.
Spalanco gli occhi, non ricordando dove esattamente mi trovo.
«Sono quaranta euro.»
Cerco il portafoglio dalla borsetta, afferro due banconote da venti e
gliele porgo.
«Grazie e buonanotte» fa lui, appena prima che io
apra la portiera.
«Anche a lei» borbotto io, uscendo.
Mi ritrovo davanti ad una casa abbastanza piccola, ma molto graziosa.
E' la casa tipica di montagna: fatta praticamente di legno, ed io adoro
quel tipo di casa.
C'è un cancelletto e poi un piccolo viale che conduce
all'entrata. Lo percorro, attenta a non calpestare la neve: ho le
scarpe da ginnastica e si bagnerebbero subito.
Quando mi ritrovo davanti alla porta, esito un secondo. Dovrebbe essere
aperta...
Metto una mano sulla maniglia e, timidamente, spingo ed entro.
Appena riesco a connettere che non c'è un fil di luce,
sussulto
un poco. Ho sempre avuto paura del buio, fin da bambina. Ancora adesso
ho qualche problema. Per paura di andare contro qualcosa, allungo le
braccia davanti a me. Poi faccio due passi, molto lentamente, cercando
di non fare rumore. Il mio cuore batte impazzito, e le mani
tremano un pochino.
All'improvviso il palmo delle mie mani si scontrano contro qualcosa e
automaticamente lancio un grido terrorizzato. Il problema è
che
non è un mobile o un muro, ma sembra il petto di un uomo...
Oh, Dio non dirmi che è...
La luce si accende di colpo, e il mio pensiero diventa
realtà: sì, è sicuramente il fratello
di Cleo.
Non smetto di urlare, non so perché. Così lui,
istintivamente, mi tappa la bocca con la mano.
«Shh» sussurra, dopodiché la toglie
«A quest'ora la gente dorme.»
Mi sento avvampare. «Sì, è solo che...
» mormoro, imbarazzata «Non credevo che fossi
qui.»
Oddio. E soprattutto non mi aspettavo che fosse così carino.
Insomma: parliamoci chiaro, è un figo assurdo! Alto circa un
metro e settantacinque (lo so perché sarà
più o
meno alto cinque centimetri più di me), muscoloso (so anche
questo perché ha una maglia a maniche corte che gli scopre
le
braccia e prima accidentalmente gli ho toccato i pettorali che
sembravano scolpiti), capelli castano chiaro e due occhi profondi,
colore verde scuro. E un'espressione da duro e da angelo allo stesso
tempo.
Oh. Mio. Dio.
«...e quindi mi sono addormentato sul divano.»
Alzo lo sguardo di scatto fino a incontrare i suoi occhi.
Oh Santo, ero così presa ad osservalo in ogni più
piccolo
dettaglio che non ho ascoltato una sola parola di quello che mi ha
appena detto. E in più ora lui mi sta scrutando da capo a
piedi
con un'espressione perplessa sul volto.
Sorrido, cercando di sembrare convincente.
«Capisco...»
Cazzo che figura di merda. Che figura di merda. Che figura di merda.
«Ehm...» dice lui, guardandosi attorno con evidente
imbarazzo «Non ti fa niente?»
Cosa? Oh Dio! Adesso che cavolo gli dico?
«No, assolutamente niente» rispondo poi, con un
timido sorriso.
«Ma non ti preoccupare, dormo sul divano.»
Divano?
Oh Santo. Adesso ho capito.
Mi ha detto se poteva dormire qui dato che in teoria doveva andare da
suo padre ma... si è addormentato sul divano! E quindi...
non
può tornare da suo padre perché è
tardi e... non
avrà le chiavi di casa di suo papà!, cerco di
capire,
collegando le poche parole che ho sentito.
«Ah» faccio io, non sapendo bene cosa dire
«Okay.»
Dopo una piccola pausa in cui ci siamo guardati negli occhi senza
muovere un muscolo, lui esclama: «Che stupido! Mi sono
dimenticato di presentarmi. Io mi chiamo Michele»
Dopodiché mi porge la mano.
Io la afferro, sentendo il cuore che batte all'impazzata. «Io
Loredana... ma chiamami Lori.»
Lui mi sorride. «Okay» poi fa una pausa, guarda
dietro di me e dice: «Ma dov'è la tua
valigia?»
Faccio un sospiro. «Me l'hanno persa.»
Lui spalanca gli occhi. «E in più l'aereo ha avuto
un ritardo di... tre ore?!»
Io annuisco, sorridendo senza entusiasmo.
«Oddio, ma che compagnia aerea hai scelto?!»
esclama lui, facendo una leggera risata.
«L'unica che arrivava a Bolzano» rispondo, ridendo
anche io.
«Scommetto che è stata la prima volta che hai
preso un aereo.»
Annuisco lentamente, sentendomi le guance arrossire.
Lui mi fa un sorriso sghembo... che mi fa totalmente mozzare il fiato.
Prosegue un altro po' di silenzio. Io ne approfitto per guardarmi un
po' in giro. La casa sembra davvero carina. Il salotto è
accogliente, con un divano color panna verso sinistra, e la tele da
quaranta pollici appoggiata su un mobile abbastanza lungo davanti.
Qualcosa mi dice che adorano guardare la televisione.
Trattengo uno sbadiglio. «Ehm, io sarei un po'
stanca...» balbetto, imbarazzata.
Lui mi mostra un sorriso rassicurante. «Tranquilla,
è
più che comprensibile: è l'una e mezza di
notte!»
«Già» affermo, ricambiando il sorriso.
Distolgo con nonchalance lo sguardo, fino a vedere dietro Michele,
delle scale che, intuisco, portino al piano di sopra.
«La mia stanza è al secondo piano?»
chiedo, esitante.
«Sì, seguimi, ti faccio vedere il piano
velocemente» risponde, salendo le scale.
Io lo seguo, senza aggiungere altro.
Mi dice che ci sono due bagni, uno al piano terra e uno accanto alla
mia stanza, poi c'è anche uno sgabuzzino dove mettono le
cose
che usano poco e hanno anche lo studio, dove c'è il
computer,
poi afferma: «E naturalmente di sotto ci sono il salotto e la
cucina.»
Annuisco, assente.
Quando sono stanca non riesco più a collegare molto.
«Okay» chiudo poi «Allora
buonanotte...»
«Buonanotte» fa lui, sorridendomi.
Dopodiché scende velocemente le scale.
Io entro in quella che dovrà essere camera mia per due
settimane.
C'è un letto matrimoniale, un armadio, un tavolo non troppo
grande e una sedia che pare comoda.
Appoggio lo zaino sul tavolino, dopodiché con una smorfia mi
tolgo le scarpe e le calze. Magnifico, stanotte dovrò
dormire in
mutande e reggiseno. Odio indossare gli stessi vestiti della giornata.
Con un sospiro, appoggio sullo schienale della sedia la felpa, il
maglione e i pantaloni.
Poi, nello stesso momento in cui mi giro, vedo che la porta si
è
appena aperta. Io arrossisco all'istante. Appena Michele mi vede, la
richiude diventando rosso anche lui, ed esclama: «Oh Cristo,
scusami.»
C'è un attimo di silenzio. Non so cosa dire, cosa fare, se
restare zitta...
«Ehm, cosa volevi dirmi?» dico, alzando la voce in
modo che mi senta.
«Volevo prendere il mio pigiama e dartene uno dato che non
hai i vestiti» risponde lui, esitante.
Sorrido. Che gentile. «Oh, grazie... ehm, dove posso prendere
quello per me?»
«Quelli di Cleo dovrebbero essere nel terzo cassetto
all'interno dell'armadio.»
Spalanco l'armadio, dopodiché apro il terzo cassetto e ne
trovo
alcuni. Scelgo una camicia da notte rosa salmone. Velocemente me la
infilo, e poi corro ad aprire la porta. «Ecco.»
Michele entra, ancora rosso, e si dirige a passo spedito verso
l'armadio. Apre il primo cassetto, prende un pigiama blu e poi esce,
sussurrando un'altra volta: «Buonanotte.»
Non mi lascia il tempo di rispondere: ha già richiuso la
porta e subito dopo sento che sta scendendo di corsa le scale.
Con un mezzo sorrisetto, mi infilo sotto le coperte del mio nuovo
letto, pensando alla giornata di oggi e soprattutto, all'ultimo
incontro.
Dopo pochi minuti mi addormento, ancora con il sorriso sulle labbra.
*** Spazio Autrici ***
Buonaseeeera ^^ Come sempre siamo puntuali!
Siamo o non siamo due idole? ;D (Lo siamo! XD ndLeslie)
Prima notizia (direi allettante ^^): io e la Lindù abbiamo
deciso di affrettare un po' il passo, cioè dovremmo (dico
"dovremmo" perchè magari qualche volta potrebbe capitarci di
non riuscire ad aggiornare in tempo, dato che facciamo tutte e due il
liceo, e tra un impegno e l'altro non sempre riusciamo a trovare tempo
[dall'anno scorso, per quanto mi riguarda, i compiti e lo studio sono
aumentati drasticamente, ho pochissimo tempo perfino per uscire -.-]).
Comunque. Dicevo XD Pensiamo di aggiornare due volte a settimana, in
particolare (se tutto va bene, è chiaro) il
martedì e il venerdì. Spero ne siate un
pochettino felici ;P
Finalmente siamo arrivati al settimo capitolo. Uno che, personalmente,
adoro. Beh, è normale: Lori e Michele si incontrano, come
potrei non adorarlo?! :D E poi anche per le scene che ho cercato di
rendere ironiche (poi non so cosa ne è venuto fuori XD) (io
le adoro XD ndLeslie), mi sono divertita troppo a scriverle; ridevo da
sola! >___<
Uh, un'altra cosa. Anzi, la notizia più cool!
Martedì abbiamo iniziato a scrivere l'epilogo!!!! Eh
sì, siamo ormai verso la fine... infatti lo finiremo a breve
ç.ç Però non demoralizzatevi
(ovviamente sto fantasticando troppo XD): ho pensato (e poi Leslie ha
approvato ;D) di scriverne un secondo!! Ovviamente non inizieremo
subito a stenderlo, a momenti non riusciamo ad aggiornare in tempo,
figuriamoci se ne scriviamo un altro XD Mi sa che cominceremo tra un
po' ^^ Non ci sentiamo di dirvi quando esattamente... però,
insomma, l'idea c'è (ed io ho già iniziato a
sviluppare dentro la mia testolina la storia, e non avete idea degli
intrecci che sono venuti fuori *mhuamhua) (anche io ho pensato a
qualcosina - anche se Lalla ancora non lo sa xD - *W*
ndLeslie) (ma ora sì *mhuamhua).
Spero comunque che ci diciate cosa ne pensate, su tutto. Commenti,
pareri e critiche non possono essere altro che costruttive per noi ^^
Dato che non ci sono nuovi personaggi in questo capitolo, passo allo
spazio pubblicità, poi ai ringraziamenti e infine alle
risposte alle mitiche recensioni del capitolo precedente che ci avete
lasciato ;)
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
Ringraziamo infinitamente le 8
persone che hanno gentilmente messo la fic nei preferiti e le altre 16 che l'hanno
messa, invece, nei preferiti. Grazie davvero <3 Un grazie anche
a chi ha solamente letto (e credetemi che, dalle visualizzazzioni,
sembrano tanti >.<).
fallsofarc
Ciao bellaaa ^^ Tutto bene? Cavolo, è da tanto che non ci
sentiamo! Scusami tanto per aver ridotto le recensioni alla tua storia
(ho saltato un capitolo, ma presto rimedierò ;D),
è che, come avrai capito, il tempo per me sta diventando
poco ç.ç Spero che nonostante tutto tu riesca a
recensire anche questo capitolo, ne sarei davvero felice. Ovviamente ti
ringraziamo un milione di volte per i tuoi complimenti e il tempo che
dedichi a leggere la nostra storia e a lasciare sempre una recensione.
E' un bell'impegno e per noi è importante *W* Grazie ancora,
davvero. Rispondo alla domanda che ci hai fatto ("Quanti capitoli
avrà la storia?"): la storia avrà
complessivamente 20 capitoli, epilogo compreso ^^ E su Word (anche su
Office xD ndLeslie), per ora, sono 107 pagine, e di questo ne andiamo
assolutamente fiere ;P Ultima cosa prima di salutarti: forse non ti
ricorderai, ma sabato scorso sono andata al concerto di Laura Pausini e
ci tenevo a dirti che mi sono divertita molto, e sì:
sarà incancellabile per me, come hai detto tu ^^ Ci
sentiamo, carissima! Un mega bacio <3 (Grazie anche da parte
mia, se non era "ovvio" xD ndLeslie)
vero15star
Ehiii! Grazie della tua scorsa recensione, io personalmente adoro i
complimenti (e penso pure Lindà ;P) (Yess ndLeslie), quindi
non mi hai fatto altro che felice ^^ (ovviamente se devi criticare
qualcosa... un'espressione / un fatto o altro, non esitare a dirlo ^^)
Finalmente abbiamo postato il capitolo che attendevi: il dolce (o forse
dovrei dire "disastroso" ;D) incontro tra la mia Lori e il mio (XD)
Michele. Ti è piaciuto? Sei rimasta delusa? Spero che ce lo
dirai tramite recensione (come sempre ^^). Ciao cara! Un bacio ^^
ery_94
Ciaooo! Non ti preoccupare, capiamo gli impegni e i disagi. Per fortuna
sei riuscita a commentare lo scorso capitolo (e speriamo anche questo
*incrocia le dita), ne siamo felicissime ^^ E sì, lo scambio
delle case è avvenuto con successo, anche se con qualche
complicazione dalla parte di Lori XD Per le cose che hai detto su
Davide, lascio rispondere a Lindù ;) (ecco Lindu! *W* :
sì, il passato di Cleo è un po' triste e, come
noterai, influirà abbastanza con il suo carattere e con le
sue decisioni. Per Davide, eh, anche io lo adoro, ma sono sua "madre",
perciò è naturale xD inutile negare che ci
saranno sviluppi amorosi, ma da me non saprai altro... xD ndLeslie)
(Sì vabbeh, hai detto praticamente tutto, ahah) Comunque,
eccoti accontentata anche te: l'incontro tra Lori e Michele *W* Ci
dirai cosa ne pensi? Lo spero ardentemente :D A presto, cara! Bacio
<3
Eccoci alla fine, dunque ^^
A martedì (spero XD).
LaLLa e Leslie
|
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Capitolo 8 *** Say ''Cheese''. ***
8.
Say “Cheese”
Giovedì 3 dicembre
Cleo's Pov.
È
la luce a svegliarmi, probabilmente perché ieri sera mi sono
dimenticata di tirare le tende. Faccio un sorriso beato, rigirandomi
tra le coperte. Ho tutto il tempo che voglio per fare tutto quello che
voglio. Che pacchia.
Mi alzo e mi stiracchio, poi poso i piedi sul pavimento gelato e,
rabbrividendo, scendo in cucina e mi preparo una tazza di
caffè.
Potrei fare colazione fuori... rifletto, sorseggiando il liquido
bollente.
Di solito a colazione mangio qualche biscotto assieme a una tazza di
caffè con tonnellate di zucchero – giusto per
svegliarmi – e mi basta, eppure ci sono giorni nei quali non
riesco a fare a meno di un croissant con una tonnellata di cioccolata e
zucchero a velo che ti imbrattano le labbra. Oggi è uno di
quei giorni.
Pregustando già il momento in cui mi sederò al
bar e assaporerò la mia colazione ipercalorica, salgo
trotterellando le scale e apro la valigia, tirando fuori un maglioncino
di cachemire bianco e un semplice paio di jeans. Mi lavo e mi vesto con
lentezza esasperante, poi infilo l'essenziale in uno zainetto ed esco
di casa.
Loredana abita vicino al porto, e l'odore di mare è
fortissimo, da qui. Con un sorriso che va da orecchio a orecchio
comincio a passeggiare tra le case dai colori sbiaditi e raggiungo la
costa. Guardo la distesa blu scuro che ho davanti con gli occhi che
luccicano dall'emozione e per un istante dimentico la colazione e la
voglia di sfilarmi scarpe e calze e immergere i piedi nella sabbia per
raggiungere l'acqua mi invade.
Hai tutto il tempo che vuoi, più tardi. Mi dico, chiudendo
gli occhi e inspirando l'aria umida e salmastre.
Il mio sguardo indugia un'ultima volta sulle acque agitate e sugli
scogli appuntiti, poi infilo le mani in tasca e riprendo a camminare.
Non ho voglia di lasciare il lungomare, e per fortuna riesco a trovare
un bar delizioso che si affaccia sulla spiaggia. È un posto
accogliente, con una terrazza che si affaccia sul mare protetta da un
tendone bianco, le sedie che stanno presso i tavolini bianchi hanno
schienali di ferro battuto e poi verniciato. Prendo posto ad uno dei
tavolini sulla terrazza e faccio la mia ordinazione, cioccolata con
panna e croissant ipocalorico. Tanto ho tutto il tempo che voglio per
smaltire le millecinquecento calorie che sto per assumere.
Senza rendermene conto, prendo dallo zainetto il blocco e una matita e
comincio a ritrarre una ragazza seduta un po' più in
là. È una cosa che mi è sempre
piaciuta, quella di ritrarre persone mai viste, per poi ritirare fuori
i disegni a distanza di mesi, cercare di ricordare i momenti in cui li
ho fatti e immaginarmi come potrebbe essere diventata quella persona
adesso.
Mi scosto i capelli dal viso con un gesto veloce, mentre con le dita
cerco di sfumare il tratto leggero della matita per rendere il disegno
più omogeneo.
Un click proveniente da qualche parte alla mia destra mi fa aggrottare
la fronte e mi volto, trovandomi poi a fissare un Davide alquanto
divertito con una macchina fotografica professionale tra le mani.
«Ehi» mi saluta, con un sorriso.
«Mi hai scattato una foto?» riesco a chiedere
soltanto, aggrottando la fronte.
Lui assume un'aria colpevole «Non ho resistito»
ammette, stringendosi nelle spalle.
Non mi è mai piaciuto più di tanto farmi
fotografare, nonostante Michele mi dica continuamente che sono troppo
fotogenica per essere vera.
«Posso vederla?» domando, con un sorriso innocente.
Davide fa un sorrisetto divertito. «Non è
digitale, dovrai aspettare che finisca il rullino e lo
sviluppi» spiega.
Mi mordicchio il labbro e abbasso lo sguardo sul disegno. Quando lo
rialzo, noto che lui mi sta ancora guardando e non riesco a fare a meno
di sorridere.
«Siediti» lo invito, divertita.
Lui non se lo fa ripetere e prende posto di fronte a me, posando la
macchina fotografica accanto al contenitore dello zucchero. Il
cameriere ci raggiunge poco dopo, con la mia cioccolata e il croissant
ancora caldo. Lo guardo con un sorriso beato e, delicatamente, lo
spezzo in due, osservando con l'acquolina in bocca la cioccolata che
cola fuori dalle due metà. Mi lecco lo zucchero a velo dalle
dita, poi prendo un pezzo di croissant. Lo sto per mordere, poi
però alzo lo sguardo su Davide, che mi guarda decisamente
divertito.
«Vuoi?» domando, con un sorriso imbarazzato.
Lui sorride. «Faccio la figura dell'ingordo se
accetto?» chiede.
Ridacchio e scuoto la testa. «Figurati, prendi
pure.»
Allunga la mano e prende l'altra metà del croissant, per poi
indirizzarmi uno sguardo complice e addentarlo. Quando lo posa, ha le
dita sporche di cioccolato e il naso sporco di zucchero. Scoppio a
ridere e mi guarda interrogativo. In tutta risposta gli allungo un
tovagliolino, poi attacco a mia volta il dolce.
Quando finiamo di toglierci il cioccolato dalle dita, siamo entrambi
coperti di zucchero a velo e, spinta da non so quale istinto, prendo la
macchia fotografica e gli scatto una foto mentre è intento a
leccarsi le dita, un paio di deliziosi baffetti bianchi appena sopra le
labbra.
«Ehi!» protesta, quando alza lo sguardo e mi vede.
Sogghigno. «Adesso siamo pari» ribatto, con aria
risoluta.
Si pulisce la bocca e mi guarda sospettoso «Avevo una faccia
compromettente?» domanda.
Finisco la mia cioccolata senza smettere di sorridere, divertita.
«Temo lo scoprirai solo sviluppando il rullino, una volta
terminato, è ovvio» sospiro, abbandonandomi allo
schienale.
Davide guarda assorto la macchina fotografica per un po', poi estrae
velocemente il portafogli dalla tasca del giubbotto e lascia dieci euro
sul tavolino, per poi alzarsi e prendermi per il polso.
«Andiamo» mi incita, eccitato.
Aggrotto la fronte. «Dove?» domando, perplessa.
«A finire il rullino» dice soltanto.
Perplessa, mi alzo e mi lascio trascinare via.
Percorriamo il lungomare finché non raggiungiamo una
scogliera isolata. Guardo ammirata il contrasto del cielo plumbeo con
il blu scuro e freddo del mare e non mi accorgo che Davide mi ha
scattato un'altra foto, e poi ancora una. Quando riesco a distogliere
lo sguardo dal paesaggio, è accucciato e sta regolando
l'obbiettivo.
Sorrido e, senza aspettarlo, scavalco la ringhiera arrugginita e
cammino incerta sulla superficie appuntita degli scogli. Quando mi
volto, Davide ha di nuovo la macchina fotografica puntata verso di me e
arrossisco, mentre abbasso lo sguardo e una folata di vento mi
scompiglia i capelli. Quando mi raggiunge, gli prendo la macchina e
scatto qualche foto al mare e agli scogli, per poi sedermi sulla pietra
umida e chiudere gli occhi, inspirando l'aria umida e salata. Sento
altri numerosi click della macchina fotografica e sorrido, quando sento
la stoffa del giaccone di Davide sfiorare quella del mio.
Passiamo la mattina su quegli scogli, per poi scendere e camminare
lungo il bagnasciuga, scattando foto in continuazione. Siamo riusciti
in qualche modo a trovare il coraggio di toglierci scarpe e calze, e
l'acqua del mare ci accarezza i piedi per poi ritrarsi di nuovo.
Abbiamo parlato un sacco, ed è strano, da parte mia. Di
solito devo conoscere bene una persona, prima di parlarle
così tanto di me, di quello che desidero e di quello che
penso, invece con Davide mi sembra tutto più semplice, non
mi devo preoccupare di conoscerlo da meno di ventiquattro ore, per
blaterare per ore di cose inutili. Anche lui mi racconta molto di
sé: è un fotografo professionista e si mantiene
tramite servizi fotografici e gallerie, ha vissuto molto poco con i
genitori, poiché il padre era un missionario e la madre
lavorava in un centro di ricerca da qualche parte nell'Unione
Sovietica. Lui è cresciuto con i nonni, per poi andare a
vivere da solo una volta compiuti vent'anni. Non ha fatto
l'università, ma ha girato gli Stati Uniti in lungo e in
largo armato solo della sua macchina fotografica e di un sacco a pelo.
Mentre lo ascolto mi brillano gli occhi.
Mi siedo dove la sabbia è più asciutta e mi
scosto i capelli dal viso. So che il mio naso si è arrossato
e che ho gli occhi umidi a causa del vento, ma mi sento comunque in
pace con il mondo.
«Ne è rimasta ancora una» annuncia
Davide, sedendosi accanto a me.
Gli sorrido. «Allora dev'essere speciale» gli
faccio notare.
Ricambia il mio sorriso e mi cinge le spalle, per poi posare la sua
guancia contro la mia. Al contatto con la sua pelle ruvida sento un
brivido che non ha nulla a che fare con il freddo percorrermi la
schiena e arrossisco. Davide allunga il braccio in modo da riuscire a
scattare una foto. Lo guardo interrogativa, poi, spinta dall'istinto,
sorrido. Preme il tastino per scattare e attende qualche secondo,
finché non sentiamo l'oramai familiare click che indica che
l'immagine è stata impressa sulla pellicola.
Continuando a sorridere, Davide rimette il copri-obbiettivo e ripone
l'apparecchio nella borsa che porta a tracolla.
«E adesso?» domando, disegnando un ghirigoro sulla
sabbia.
Lui si passa una mano tra i capelli. «Non so... vuoi che ti
riaccompagni a casa?» chiede.
Mi stringo nelle spalle. Non ho voglia di separarmi da lui.
«Oppure potrei offrirti il pranzo, visto che tu sei stato
così gentile da pagarmi la colazione» propongo,
con un sorriso.
Davide scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli.
«Andata» accetta, ammiccando.
Con un sorriso, ci alziamo e ci incamminiamo verso il centro.
Rapallo è una città bellissima, o almeno, io la
adoro. C'è un'atmosfera che mi ricorda quando ero bambina, e
correvo per i vicoli stretti assieme ai miei amici, mentre gli anziani
ci guardavano a volte divertiti, a volte seccati, seduti fuori dai
portoni delle loro case. Chiudo gli occhi e inspiro il profumo di mare
che è forte anche verso il centro, mentre Davide, alla mia
sinistra, mi racconta di come è nato il suo amore per la
fotografia e di come l'ha sviluppato. È incredibile, starei
a sentirlo per ore, ed è impossibile che non riesca ad
annoiarmi o a perdere anche solo una delle sue parole. Mantengo un
sorriso beato durante tutto il tragitto, nonostante abbia perso la
sensibilità di entrambe le mani. Il pranzo procede fin
troppo velocemente e, una volta terminato, Davide insiste per non farmi
pagare tutto, ma solo una parte – se proprio ci tengo.
«Va bene» accetto, di buon grado. «Ma la
prossima volta sarò io ad offrirti qualcosa» metto
in chiaro, mentre lui conta velocemente le banconote e le consegna al
cameriere.
«Che ne dici di un croissant? Diciamo... domani mattina allo
stesso bar di oggi?» propone, sorridendo.
Qualcosa nella mia mente mi suggerisce che si tratta di una specie di
appuntamento, ma io ignoro quella cosa e, ricambiando il suo sorriso,
accetto.
Passiamo il resto del pomeriggio a parlare, parlare e parlare, come la
mattina. Mi sembra assurdo rendermi conto di quante cose ho da dire,
non ho mai parlato tanto in vita mia. Gli argomenti si susseguono con
una velocità e una naturalezza disarmante, cominciamo a
parlare di colori a matita e, cinque minuti dopo, il discorso si
è spostato su l'emergenza energetica. Sento che con lui
posso parlare di qualsiasi cosa in qualsiasi momento, un po' come con
Michele, ma non esattamente allo stesso modo. Michele è mio
fratello, e ci lega una complicità innata e cresciuta negli
anni, fino a diventare un vero e proprio bisogno. Già, io ho
bisogno di Michele come ho bisogno del cibo e dell'acqua, ed
è una cosa naturalissima per me, probabilmente lo
è sempre stata. Invece, con Davide, questa
complicità si è creata semplicemente con uno
sguardo, precisamente quello che mi ha rivolto quando mi ha trascinata
sulla scogliera a fare fotografie, è meno profonda di quella
che ho con Michele, ma allo stesso tempo più intensa. Mi
ritrovo spesso a chiedermi se per lui sia la stessa cosa, se anche lui
ha gli stessi dubbi e le stesse perplessità che sento io, o
se semplicemente si sta rilassando e godendo questi momenti, senza
chiedersi troppo il perché delle cose, cosa che dovrei
imparare a fare.
Quando mi chiudo la porta alle spalle, fuori è
già buio. Mi lascio cadere sul divano, poi ripenso un
momento a quello che è successo oggi e sento uno strano
calore invadermi.
Ti sta succedendo un'altra volta. Mi sussurra una vocina maligna nella
mia testa.
Mi passo una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi. No, è
impossibile che stia accadendo.
Stancamente, mi libero della giacca, della sciarpa e delle scarpe, per
poi trascinarmi di sopra e – finalmente – aprire
completamente la valigia. Loredana mi ha lasciato dello spazio, nel suo
armadio e io, grata, lo riempio con i miei abiti, per poi trascinare la
valigia in un angolo e sdraiarmi sul letto. Colta da un improvviso
bisogno di calore, afferro un lembo del piumone e mi ci rannicchio
sotto, sorridendo beata.
Un trillo improvviso mi fa sussultare e, con una smorfia, prendo il
cellulare dalla tasca. Ho un nuovo messaggio.
Indovina un po'? Ho
appena comprato un nuovo rullino ;D
baci, Davide
Rido e mi scosto i capelli dalla fronte.
No, certo che non ti stai innamorando.. cosa vado a pensare? Sussurra
sarcastica la solita vocina. La isolo, infastidita, e poso il cellulare
sul comodino, accoccolandomi meglio tra le coperte.
La mia mente torna di nuovo alla giornata appena trascorsa con Davide
e, inevitabilmente, le mie labbra si piegano in un sorriso, che si
trasforma in smorfia non appena mi rendo conto che quello che continua
a sussurrarmi la vocina è maledettamente vero.
Mi sto prendendo una cotta per il cugino di Lori.
Merda.
*** Spazio Autrici ***
Salve : D
Come probabilmente avrete indovinato, qui Leslie, che per la seconda
volta è stata costretta ad interrompere la sua dose
settimanale di Dawson's Creek per commentare questo capitolo. In
realtà non è che ho molto da dire, a proposito.
Questo, e un po' anche il prossimo, sono capitoli che servono
principalmente ad approfondire l'amicizia tra Davide e Cleo, ho cercato
di renderli un po'... uhmm... beh, non noiosi (xD) e spero di esserci
riuscita >///< (ovviamente
sììì ;D NdLaLLa)
Quindi, passiamo a notizie più succose *W* : l'idea di fare
un seguito da oggi non è più ufficialmente solo
un'idea, dato che Lalla ha cominciato a scrivere e, probabilmente,
inizierò a scrivere anche io già questa sera
>.< (chebbelloo ** NdLaLLa) Poi, abbiamo messo il punto
finale all'epilogo (che, solo per farvi sapere, è lungo otto
pagine... non siamo riuscita a trattenerci xD)
(giààà ^^ Però è
uscito anche beneee *W* NdLaLLa). Personalmente, questa è la
prima fic che porto a termine e sono due giorni che mi luccicano gli
occhi per questo. (a chi lo diciiii *mega sorriso a trentadue denti
NdLaLLa)
Uhm... altre notizie? Non mi pare. Comunque, non ci sono nuove comparse
in questo capitolo, perciò passo direttamente allo spazio
pubblicità e poi alle risposte alle recensioni, rigraziando
tanto tanto le 9
persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti e le 17 che la seguono,
ringraziando naturalmente tantissimo chi legge e recensisce
(664 visualizzazioni ;D)
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
vero15star
aaah, tranquilla, prendere l'aereo non è così
impossibile... io ce l'ho fatta XD comunque incroceremo le dita per te
(yn) (già ^^ Comunque tranquilla, quello che è
successo a Lori è tutto frutto della mia immaginazione, non
spaventarti troppo ^^ NdLaLLa) Naturalmente, grazie tantissime per i
complimenti, personalmente ogni volta che vedo una recensione mi si
apre un sorriso che va da orecchio a orecchio xD (anche a me *^*
NdLaLLa) Per quanto riguarda Michele, probabilmente
diventerà uno dei personaggi dei quali sono più
fiera, nonostante abbia inventato solo la sua "cornice", il resto
è tutto merito di Lalla ;D (abbiamo
fatto un ottimo lavoro ^^ NdLaLLa) Bom, non mi resta altro che
ripeterti altre mille volte grazie, per aver recensito, con la speranza
che continuerai a farlo... un bacio grande <33
CrImInAlSmOoTh
hey girl, bentornata! *W* ci dispiace per il tuo pc... ora sta bene,
vero? (ignorami: è sera, sto morendo di fame e ho passato
metà pomeriggio a tradurre frasi dal greco e copiare
declinazioni... >.<) (perchè dovrebbe
ignorarti? Che hai detto di male? XD NdLaLLa). Grazie grazie grazie
grazie ** and, I know, anche io adoro i protagonisti maschili XD. Sooo,
grazie (te l'avevo già detto, vero? XP), spero continuerai a
leggere... un abbraccio grande <33
Envyna 95
grazie mille (e comunque, io lo avevo detto a Lalla
ù.ù) Comunque spero il capitolo non ti abbia
delusa, ho fatto del mio meglio xP grazie ancora per aver recensito, e
per i complimenti, spero di vedere ancora una tua recensione nei
prossimi... baci (LL)
Beh, per questa sera è tutto, io torno a Dawson's Creek (lo
so, sono malata >.<)... bye guys! (o meglio girls...
siete tutte ragazze xD)
Leslie and Lalla
|
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Capitolo 9 *** Only coincidences? ***
capitolo nuovo
9.
Only coincidences?
Giovedì 3 dicembre
Loredana's Pov.
Apro
un occhio,
poi anche l'altro. Mi guardo intorno: dev'essere ancora mattina presto,
perché c'è poca luce. Scruto ogni più
piccolo
dettaglio, corrugando le sopracciglia. Ma io questa stanza non la
conosco...
Oh! Adesso ricordo. Mi viene in mente la giornata di ieri, il viaggio,
l'attesa, la valigia smarrita e, con una morsa allo stomaco, Michele.
Guardo l'orologio, curiosa: sono solo le sette e mezza di mattina.
Sbuffo: che scatole, sono ancora abituata a svegliarmi presto.
Cerco di riaddormentarmi, ma purtroppo non ci riesco, così
decido di alzarmi. Scendo le scale silenziosamente, poi, ricordandomi
che la mattina sono a dire poco spaventosa, mi avvio verso il bagno per
darmi una sistemata. Non voglio che Michele mi veda in queste
condizioni.
Quando sono davanti alla porta, prima di aprirla, appoggio l'orecchio
per controllare che non ci sia dentro nessuno. Non sento nessun rumore.
Senza pensarci un'altra volta, afferro la maniglia con sicurezza e
spingo.
Appena alzo lo sguardo, mi si gela il sangue nelle vene e richiudo la
porta di scatto. Coprendomi il viso con le mani, mi appoggio con la
schiena al muro, mentre rivedo nella mia mente la scena. Michele appena
uscito dalla doccia che si stava mettendo l'asciugamano alla vita. Il
suo corpo era... uguale a quello di un Dio greco. No, meglio. Molto
meglio. Due spalle enormi e muscolose, la vita stretta, le gambe lunghe
e ben delineate, la pancia piatta con la tartaruga quasi incisa.
Oh, mio
Dio.
«Scusa» sussurro poi, timidamente.
Non ho la forza di muovere un muscolo. Resto ferma in questa posizione,
con il cuore che batte ancora a mille. L'immagine di Michele sembra
impressa nella mia mente.
Mi sento come una ragazza alle sue prime armi. Okay, non dico che sono
un'esperta in queste cose, ma di sicuro di uomini nudi ne ho visti
più io di quelli che potrebbe avere visto un'adolescente in
piena crisi ormonale.
Scuoto la testa, ma che pensieri faccio? Colpa di Michele e del suo
fisico maledettamente perfetto...
Quando sento che sta aprendo la porta, cerco di assumere una posizione
dignitosa. Mi ripeto nella testa “non è successo
niente,
hai solo visto un uomo che ha un fisico come quello di un fotomodello,
stai calma, ne rivedrai altri mille... come ne hai già visti
miliardi, no?”.
Dopo qualche secondo, ho il coraggio di alzare lo sguardo.
Michele, che è ormai vestito, mi sta fissando con un'aria
divertita sul volto.
Io arrossisco vistosamente.
«Ora siamo pari, giusto?» scherza lui, ridendo un
poco.
Scoppio a ridere, liberandomi dell'imbarazzo che sentivo addosso poco
fa.
«Sì» rispondo poi, guardandolo negli
occhi.
Anche lui ricambia il mio sguardo, e restiamo così per un
minuto
buono. Io sono letteralmente persa nei suoi bellissimi occhi, il
respiro corto e il cuore che aumenta ad ogni battito. E mano a mano che
i secondi passano, io mi alzo sulle punte, e lui si abbassa un po' con
la testa, fino a ritrovarci a pochi centimetri di distanza, i nasi che
quasi si sfiorano. Riesco a percepire il suo profumo: sa di menta
peperita. Le sue labbra così carnose, poi, mi attirano da
morire.
«Hai fame?» fa lui d'un tratto, allontanandosi.
Io rimetto le punte dei piedi a terra, rimproverandomi in tutte le
lingue del mondo.
Non ti ha voluta baciare, non gli interessi, ovvio che non gli
interessi! Smettila di illuderti.
«Un po'» rispondo poi, dopodiché ci
avviamo in cucina.
«Vuoi un caffè?» chiede lui, con
gentilezza.
Sorrido. «Sì, grazie.»
«Che lavoro fai?» chiedo, quando mi siedo al tavolo
della cucina, mentre lui inizia a preparare il caffè.
«Insegno italiano a un liceo di Merano, un paese a dieci
minuti
da qui» mi risponde lui, mentre traffica con la polvere.
«Ah!» esclamo io, presa in contro piede. Non so
perché, ma non me lo aspettavo da uno come lui.
«Quindi
oggi devi lavorare?»
Lui annuisce. «Ancora per qualche giorno, poi siamo in
vacanza.»
«Dove sono le tazzine?» domando poi, cercando di
rendermi utile.
«Ma sì, non ti preoccupare, faccio io.»
Io sorrido, e torno a sedermi dove ero accomodata prima.
«Tu invece cosa fai nella vita?» mi chiede, dopo
una piccola pausa.
«Lavoro in un negozio d'abbigliamento» rispondo,
scrollando le spalle.
E insegno canto ad
un'accademia musicale, finisce la mia mente.
Inspiegabilmente, non lo dico. Lo penso e basta.
«Ecco» fa lui, dopo un po', porgendomi la tazza di
caffè.
Io l'afferro, ringraziandolo.
Poi lui si siede davanti a me, mentre io lo sorseggio con calma.
«Non lo bevi tu?»
Michele scuote la testa. «L'ho già bevuto
prima.»
Io faccio un vago gesto di assenso col capo. «Oggi ci sei a
pranzo?» chiedo poi, cercando di assumere un tono di voce
naturale, mentre dentro di me penso “dimmi di sì,
dimmi di
sì”.
«Se non ti disturbo...» fa lui.
«Ma figurati!» esclamo, facendo una leggera risata.
«C'è qualcosa nella dispensa, o devo andare al
supermercato?»
«Per il pranzo dovresti riuscire a fare una pasta... al
massimo vai oggi pomeriggio.»
Io annuisco. «Okay, così vedo un po'
com'è il posto.»
Lui mi sorride con dolcezza. «Ti piacerà,
vedrai.»
Arrossisco un poco, senza aggiungere altro.
«Ora scusa ma devo proprio andare, altrimenti arrivo in
ritardo» annuncia, alzandosi di scatto.
«Okay» mormoro io.
«Torno per le...» si fa un po' pensieroso, poi
conclude: «Circa per le due.»
Annuisco. «Va bene, buon lavoro allora!»
«Grazie e tu divertiti!» esclama, salutandomi con
la mano, dopodiché prende la giacca ed esce.
Quando sento sbattere la porta e poi il cancello, mi lascio andare con
un sospiro.
Oddio, mi sembra di vivere in un sogno. Anzi, lui mi sembra un
sogno.
Questa mattina la passo facendo un po' di tutto. Prima sistemo quelle
poche cose che avevo nello zaino, poi mi vado a lavare e a cambiare.
Decido di farmi anche io una doccia, dopo il viaggio di ieri, poi...
Dopodiché inizio a girovagare per la casa, curiosando ogni
stanza.
Mentre sto ispezionando il salotto, trovo una chitarra classica. Troppo
presa dalla curiosità di provarla (so suonarla,
però non
ne ho una mia), la prendo.
Inizio a suonare qualche nota a caso, per vedere se è
accordata.
Sì,
penso con un sorriso.
Nella mia mente cerco di ricordare cosa so suonare e cosa mi esce bene.
La canzone del sole
è molto semplice e bella.
«Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi» inizio
a
intonarla, alzandola di un tono rispetto all'originale, mentre
accompagno la mia voce con il dolce suono della chitarra «Le
tue
calzette rosse, e l'innocenza sulle gote tue, due arance ancora
più rosse... e la cantina buia dove noi respiravamo piano, e
le
tue corse, l'eco dei tuoi no... oh no, mi stai facendo paura.»
Dopodiché mi interrompo, perché guardo l'orologio
e
scopro che è già l'una e mezza. Rimetto la
chitarra al
suo posto e mi precipito in cucina.
Apparecchio, poi metto l'acqua della pasta sul fornello e aspetto che
arrivi Michele per buttarla.
Sono decisamente in anticipo. Così ritorno in salotto,
riprendo
la chitarra, mi siedo sul divano e continuo a suonarla da dove ero
arrivata prima.
«Dove sei stata? Cos'hai fatto mai?» riprendo a
cantare,
con delicatezza «Una donna, donna, dimmi: cosa vuol dir sono
una
donna ormai? Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai per diventar
quel che sei. Che importa? Tanto tu non me lo dirai,
purtroppo...» faccio una pausa, poi riprendo con voce
più
alta: «Ma ti ricordi l'acqua verde e noi? Le rocce, bianco il
fondo? Di che colore sono gli occhi tuoi, se me lo chiedi non
rispondo...» Abbasso un poco l'intensità.
«Hai una voce stupenda.»
Mi giro di scatto. Trovo Michele dietro di me, appoggiato con i gomiti
allo schienale del divano, che mi guarda con un sorriso.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio, e questo basta per
fare perdere al mio cuore un battito, e poi riprende a
palpitare
con velocità.
«Grazie» mormoro, avvampando.
Restiamo così per qualche secondo, poi lui dice:
«Ma fai qualcosa?»
«In che senso?» chiedo, quasi pendendo dalle sue
labbra.
«Tipo insegni da qualche parte?»
Sorrido, con imbarazzo. «Sì, in
un'accademia...»
«Ah! Ecco perché sei così
brava!» sbotta lui, sorridendo.
«Comunque scusa se ho usato questa chitarra, ma avevo troppo
voglia di provarla...» balbetto poi.
«Non fa niente, usala pure, quando vuoi» mi
rassicura lui, allargando il sorriso.
Anche io sorrido. «E' tua?» domando, dopo una pausa.
Lui annuisce soltanto.
«Avresti voglia di suonare qualcosa?» propongo.
«Okay» acconsente lui, sempre col sorriso sulle
labbra. Dopodiché si siede accanto a me.
Io gli porgo la chitarra, e poi mi alzo.
«Cosa vuoi che suoni?» mi chiede, guardandomi negli
occhi.
«Non so» dico, stringendomi nelle spalle
«Quello che preferisci.»
«La sai “Come se non fosse stato mai
amore” di Laura Pausini?» mi domanda, dopo averci
pensato un po'.
Annuisco, raggiante. «Tutte quelle di Laura so!»
esclamo.
«Okay» fa, dopodiché inizia a suonare.
Quelle note
che conosco da una vita, che ho suonato ripetutamente e che so ormai a
memoria.
Michele mentre suona tiene il ritmo col corpo e guarda la chitarra.
«Ieri ho» inizio, quando arriva il momento
opportuno
«Capito che è da oggi che comincio senza
te» a
questo punto, Michele alza lo sguardo e mi guarda con un sorriso
stupendo «E tu, l'aria assente, quasi come se io fossi
trasparente» quando canto l'ultima parola, chiudo
automaticamente
gli occhi e poi continuo, alzando il tono della voce: «E
vorrei
fuggire via e nascondermi da tutto questo, ma resto immobile qui: senza
parlare, non ci riesco a staccarmi da te, e cancellare tutte le pagine
con la tua immagine. E vivere come se non fosse stato mai
amore!»
Alla fine della canzone, lui mi guarda ammirato. «Hai una
voce...» afferma, poi fa una pausa, per riempirsi i polmoni
di
aria e svuotarli dicendo: «...davvero spettacolare.»
Io arrossisco, sentendomi lusingata. «Grazie.»
Restiamo in silenzio per qualche istante, non sapendo cosa dire.
«Comunque ho messo su l'acqua della pasta» dico,
all'improvviso.
«Ah» fa lui, appoggiando la chitarra sul divano,
poi si alza. «Bene.»
Io sorrido, e poi insieme ci avviamo verso la cucina.
Mentre stiamo mangiando, c'è un silenzio quasi di tomba.
Quasi
perché qualche rumore c'è: un colpo di tosse, un
bicchiere appoggiato troppo fortemente, la forchetta che sbatte contro
il piatto...
«Mi lasceresti il tuo numero di telefono?» chiede
lui, improvvisamente.
Alzo il capo, non credendo alle mie orecchie.
Scuuusa?!,
vorrei urlare.
Annuisco lentamente.
Lui tira fuori il cellulare e poi io gli detto cifra per cifra il mio
numero.
«Si sa mai» afferma lui, guardandomi con un'aria
innocente sul volto.
Io sorrido soltanto.
Appunto, magari ha
bisogno di aiuto...
Un momento. Ma perché mai lui dovrebbe avere bisogno di
aiuto da me?
«Cosa fai oggi pomeriggio?» chiede lui,
interrompendo il corso dei miei pensieri.
«Non so...» rispondo io, riflettendo.
Cosa potrei fare?
«Andrò al supermercato e a prendermi qualche
vestito, dato
che non ne ho nemmeno uno di ricambio» faccio poi, con un
sorriso.
Lui ride un poco. «Buon'idea» commenta, guardandomi
«Vuoi che ti accompagni?»
«Va bene» rispondo, forse con troppo entusiasmo.
Stiamo camminando fianco a fianco, mentre parliamo di tutto e di
più: lui mi racconta della sua scuola, dei suoi alunni che
lui e
Cleo hanno soprannominato “pulcini”, senza un vero
motivo.
Io lo ascolto interessata, esprimo il mio parere e rido quando uno dei
due fa una battuta. Poi anche io gli dico un po' di me: di quanto mi
diverto in accademia e al negozio, di come voglio bene ai miei
famigliari e ai miei amici. Insomma, di praticamente tutto.
Poi scopro che la sua infanzia (e di conseguenza quella di sua sorella)
non è stata esattamente felice: sua madre li ha abbandonati
presto, e così suo padre e soprattutto lui si sono dovuti
occupare della piccola Cleo.
Il mio passato, confronto al loro, è stato sicuramente
più semplice.
«Sei laureato, giusto?» gli chiedo, mentre
camminiamo sul marciapiede, con la neve che ci arriva alla caviglia.
«Sì, in lettere» risponde «E
tu?»
Scuoto la testa. «Io no: dopo le superiori, ho deciso di
dedicarmi al canto, non ho voluto proseguire con gli studi. E per
guadagnarmi uno stipendio dignitoso mi sono fatta assumere in quel
negozio di abbigliamento di cui ti parlavo oggi.»
Lui fa un vago gesto col capo.
«Uh, questo negozio mi ispira» faccio io, guardando
gli
abiti esposti in una vetrina che ha appena catturato la mia attenzione.
Lui sorride. «Qui ci viene quasi sempre Cleo, lo conosco come
le mie tasche, ormai.»
Entriamo dopo pochi secondi. Ho adocchiato un maglioncino lilla
favoloso e abbinati ad esso, un paio di jeans stupendi.
«Posso esservi utile?» chiede la commessa,
avvicinandosi,
con uno strano accento. E' senza alcun dubbio l'accento tedesco.
Io annuisco, convinta. «Vorrei provare il maglioncino lilla e
i suoi rispettivi pantaloni che ci sono in vetrina.»
Lei si illumina. «Oh, sì, i nuovi arrivi! Che
taglia ha?»
«Una quaranta.»
«Prego, gliela do subito.»
La seguo, con un sorriso enorme sul viso.
«Ecco» fa lei, una volta presi dai rispettivi
scaffali. Dopodiché me li porge.
Io li afferro subito ringraziandola e poi mi rivolgo a Michele:
«Scusa, dove sono i camerini?»
Lui li indica, e poi ci andiamo insieme.
Quando siamo davanti, entro in uno a caso, appoggio la borsa sullo
sgabello e inizio a svestirmi. «Ti fa niente
aspettare?»
domando, mentre mi tolto i pantaloni.
«No, no, figurati» mi risponde lui, gentilmente
«Fai con comodo.»
Appena ho finito, mi guardo velocemente allo specchio per vedere se sto
bene, e poi, con un sorriso soddisfatto, apro la tenda.
Michele mi guarda con gli occhi che brillano... o sarà solo
una mia impressione?
«Stai da Dio» dice, mostrandomi il suo tipico
sorriso da “far piegare le ginocchia”.
Io arrossisco e mormoro un “grazie”.
Oh, mio Dio. Ha detto
che sto da Dio! Mi ha fatto un complimento!, penso,
esultante.
Dopodiché guardo il prezzo, socchiudendo gli occhi. In tutto
verrebbero ottanta euro.
«Quanto costano?» mi chiede Michele.
Scrollo le spalle. «Ottanta, neanche tanto.»
Lui annuisce. «Dovresti prenderli.»
Io sorrido. Che bello avere un uomo che condivida con te i tuoi
interessi...
Non ce ne sono tanti in
giro come lui, finisco per pensare.
E allora? Che importa? Tanto non gli interesso... e poi non devo
illudermi.
Quando usciamo dal negozio con in mano le borsine dei miei nuovi
acquisti, decidiamo di fare un salto al supermercato. Devo fare un po'
di scorta.
Alle sette di sera torniamo finalmente a casa. Abbiamo camminato tanto,
qui in montagna (quando c'è la neve, poi) si usa poco la
macchina, dovrò abituarmici.
Michele appoggia i sacchetti della spesa che si era offerto di portare
sul tavolo della cucina, e poi dice, avviandosi alla porta d'ingresso:
«Bene, io vado. Sono stato qui fin troppo!»
«Non preoccuparti, mi ha fatto solo piacere»
rispondo subito io.
Lui fa un sorriso sghembo. «Anche io mi sono divertito molto
oggi.»
Il mio cuore inizia ad accelerare i battiti. Lui mi guarda negli occhi,
sempre col suo bellissimo sorriso sulle labbra.
«Allora... ci... vediamo...» balbetto, ipnotizzata
dal suo sguardo.
Lui annuisce lentamente, molto
lentamente. Anche lui sembra incantato dal nostro gioco di sguardi.
Come me, d'altronde.
Poi succede tutto in fretta. Troppo in fretta. Così in
fretta
che riesco a rendermi conto di quello che sta succedendo solo quando
sento la sua bocca che ormai preme contro la mia.
Ci stiamo baciando,
penso, sentendo il cuore martellarmi dentro il petto.
All'inizio restiamo immobili, poi lui decide di rendere quel bacio un vero bacio:
dischiude le labbra e io lo seguo, in estasi.
Mentre le lingue giocano tra di loro e le salive si mischiano creando
un nuovo sapore, i corpi si toccano. Le mie mani accarezzano prima la
sua nuca e poi scendono fino ad arrivare alla schiena.
Lui invece mi sfiora con dolcezza i fianchi, e, al contrario di me che
scendo, sale fino ad arrivare ai miei capelli. All'inizio ci gioca un
po', poi si sposta con lentezza verso il mio viso. Percorre con i
polpastrelli delle dita la mia guancia, poi passa al collo,
provocandomi un brivido di piacere.
Anche io gli tocco delicatamente il viso, traccio una linea immaginaria
che parte dal collo e arriva fino alla fronte, poi giù e su
ancora un'altra volta.
Dopo un po', mi ritrovo le sue mani sulla schiena, e piano piano
scendono, fino ad arrivare al mio fondo
schiena, a questo punto una scossa del tutto involontaria mi fa
inarcare un poco la schiena. Non mi sono mai sentita così
bene.
E pensare che è solo un bacio...
Dentro di me urlo di felicità. Vorrei emettere qualche suono
con
la bocca, ma non voglio assolutamente rovinare questo momento che
è diventato magico.
Intanto dal collo, decido di scendere: percepisco un'infrenabile voglia
di accarezzargli il petto.
Soprattutto voglio sentire, voglio godermi
quella bellissima sensazione che non provo da tempo.
E infatti non mi sbagliavo, ha un petto da favola. Sembra un mattone,
per non parlare dei pettorali e degli addominali... Mi correggo: questa
sensazione non l'ho mai
provata. Un petto così bello non l'ho mai toccato in vita
mia.
Dopo qualche secondo, Michele si stacca improvvisamente, interrompendo
la magia che si percepiva nell'aria.
Ecco. Lo sapevo: era troppo bello per essere vero.
Mi verrebbe voglia di gridare quello che provo. In realtà
non so quello che provo con esattezza. Delusione, forse?
«Ci vediamo» sussurra, dopodiché esce di
casa senza aggiungere altro.
Non rispondo: non voglio, e poi non ho neanche la forza.
Cosa gli è successo? Ha capito che era tutto un maledetto
sbaglio?
Abbasso lo sguardo, incupendomi.
Non voglio che lo abbia pensato, nemmeno per un secondo.
Perché
per me non è stato affatto un errore: per me è
stata la
cosa più bella del mondo.
*** Spazio Autrici ***
Ehiii! Ciao a tutti, carissimi lettori!! Parla LaLLa ^^ Come state? Io
tutto okay, anche se sono un bel po' stressata dalla scuola... devo
ancora abituarmi ai nuovi ritmi di studio che devono essere del tutto
costanti e per me (penso per tutti >.<) è
difficile.
D'altronde la scuola che ho scelto è un liceo ed ovviamente
non
posso pretendere che ci diano pochi compiti... però secondo
me
sono esagerate minimo 2 interrogazioni possibili al giorno... per non
parlare delle verifiche .-. (*annuisce con aria grave. ndLeslie)
Okay, sto delirando... scusate, oggi sono un po' una chiacchierona
^^''''
Comunque, torniamo alla fic. Com'è il capitolo? ^^ Spero vi
piaccia e magari che me lo diciate tramite recensione ;D
Ricordo di essermi divertita da morire a scriverlo, specialmente la
scena hot dell'inizio *mhuamhua. Ma questo è ancora nien...
ooooopps, meglio stare zitta, altrimenti spoilero alla grande! XD
Per il secondo libro sia io che Linda stiamo scrivendo il primo
capitolo, e per ora le pagine sono 6 su Word ;D Il "progetto"
è
abbastanza a buon punto, però diciamo che con la stesura
siamo
ancora indietro... >.< (Beh, non è che abbiamo
cominciato da
tanto, e comunque io ho cancellato e riscritto quasi una pagina,
perciò non c'è da biasimarci ><
ndLeslie)
Non ci sono altri personaggi in questo capitolo, quindi vi saluto con
lo spazio pubblicità, i soliti ringraziamenti e le risposte
alle
recensioni ;P
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
Grazie, come al solito, a quei angioletti che stanno leggendo questa
fic, se non ci foste voi *^*
Grazie infinite a chi si è fatto notare in qualche modo,
soprattutto recensendo, siete troppo gentili *W*
Grazie mille alle 9 persone
che hanno messo la fic nelle seguite e le altre 16 che l'hanno messa
nei preferiti.
Grazie anche a chi sta leggendo ^^
vero15star
Sìsì, facci sapere com'è andato alla
fine, il viaggio ^^ Miraccomando divertiti e salutami l'Irlanda, che
non ci sono mai stata *^* Comunque, riguardo la storia, sì:
Davide e Cleo sono così cariniii ** E' bello che tu ti sia
immaginata la scena, anzi, è proprio questa la magia di
leggere immaginandosi una speciale atmosfera... ed è questo
l'obiettivo di scrivere! XD E poi... grazie di cosa? Grazie a te,
carissima, che recensisci ogni volta! Sei gentilissima
ç.ç (commossa XD) Al prossimo capitolo allora
(spero >.<) ;D Ciaooo ^^ Un bacio <3
Envyina 95 Ehiii!
Ho visto che ti sei aggiunta anche tu a seguirci e, soprattutto, a
recensire ** Grazie mille per l'impegno e per i complimenti che ci hai
fatto ^^ Sono contentissima che ti piaccia così tanto la
coppia Lory&Michy... però aspetta ancora qualche
capitolo: ti dico solo che ci sarà un nuovo personaggio e le
cose si complicheranno XD Okay, ora sto zitta, ahah. Grazie ancora di
tutto ** Ciao cara! A presto, ci conto ^^ Bacio <3
Al prossimo capitolo (speriamo di riuscirci per martedì ;D)!
Ciao a tutti ^^
LaLLa e Leslie.
|
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Capitolo 10 *** The longest day. ***
10.
The longest day
Venerdì 4 dicembre
Cleo's Pov.
Passo la mattina con Davide, misurando attentamente ogni gesto e ogni
parola e assicurandomi che i miei pensieri non sfiorino considerazioni
che non farebbe una semplice amica. Ho deciso di troncare la cosa sul
nascere, evitando così di soffrire inutilmente. Anche tolto
lo scomodo particolare del mio passato e del fatto che non sono ancora
pronta a gettarmi di nuovo in una relazione, il nostro sarebbe un amore
con molte poche probabilità di riuscita. Viviamo troppo
lontani e non credo che nessuno dei due possa mollare tutto
improvvisamente, con il solo pretesto di seguire l'altro.
Tuttavia, mi diverto. Davide è un uomo fantastico e ha una
cultura spaventosa, calcolando che non ha proseguito gli studi dopo
l'università. Conosce bene sia l'inglese che lo spagnolo, e
nonostante questo mi ha guardato con gli occhi che brillavano quando
gli ho detto che parlo il francese quasi perfettamente. Mi ha confidato
che la Francia è sempre stato una sorta di sogno per lui e
io gli ho sorriso, comprensiva. Mi trovo bene in Italia, ma Parigi mi
manca di continuo, è la mia città, non
c'è nulla da fare.
«Mia madre abita lì» gli ho spiegato,
sedendomi su una panchina e guardando il mare assorta.
Non dice nulla per cinque minuti buoni, poi si volta a guardarmi, con
un sorriso. «Com'è tua madre?»
Rido appena, con una punta di amarezza. «Mia madre... beh,
c'è tanto da dire, su di lei. Prima di tutto, ha concepito
mio fratello per sbaglio, e ha avuto paura di abortire,
perciò mio padre l'ha sposata e entrambi hanno abbandonato
gli studi. Se n'è andata di casa quando avevo sette anni,
lasciando papà, Michele e me al nostro destino, e si
è messa a girare il mondo con Jean. Non credo si siano mai
sposati, ma circa dieci anni fa lei lo ha lasciato e si è
stabilita a Parigi. È la classica donna che a volte odi e a
volte ami, è molto disponibile e non è la
classica riccona snob alla quale non frega assolutamente nulla di
nessuno, anzi, ma è... diciamo eccentrica. Ci ha vietato di
chiamarla “mamma” davanti ad altra gente,
perchè dice che le roviniamo la piazza. Lei è
Marie, e ha quarant'anni, non cinquanta come dice il suo
passaporto» racconto, leggermente acida.
Davide mi guarda comprensivo e gli sorrido, leggermente imbarazzata.
Per quanto voglia bene a mia madre, ogni volta che parlo di lei, il mio
tono prende inevitabilmente una sfumatura amara e i miei discorsi si
riempiono di sarcasmo.
«E tu, invece? Come sei messo per quanto riguarda
“madri”?» domando, con un sorrisetto.
Lui sospira. «Ho visto mia madre l'ultima volta quando avevo
dieci anni, e ora, tolta una cartolina a Natale e una al mio
compleanno, non la sento praticamente mai.» spiega, con la
stessa amarezza che sentivo io poco fa. «I miei genitori mi
hanno scaricato quando ero piccolo per vivere le loro vite, e dopo aver
passato vent'anni separati, si sono entrambi ritirati e sono andati ad
abitare ad Amburgo. Non posso dire di conoscerli, ma a volte mi
mancano...»
Faccio un sorriso triste e, senza rendermene conto, poso la testa sulla
sua spalla e chiudo gli occhi. Ha un buon odore, mi ricorda l'autunno e
le sue foglie colorate, tanto è ricco di sfumature. Il mio
sorriso si allarga appena e ogni traccia di tristezza svanisce. Anche
Davide sorride, come faccia a saperlo, non lo so, dato che anche con
gli occhi aperti non riuscirei a vederlo in faccia, in questa posizione.
«Sei una bella persona, Cleo» mi sussurra dopo un
po', senza alcun motivo apparente. Arrossisco.
«Lo sei anche tu» rispondo dopo un po'.
Il resto della mattina passa tranquillamente, e noi continuiamo a
parlare di noi e delle nostre vite come se ci conoscessimo da sempre e
dovessimo aggiornarci sulle novità degli ultimi anni. Come
prima, sto attenta a quello che dico e quello che faccio, e sono
abbastanza soddisfatta del risultato. Mangiamo assieme e riprendiamo a
passeggiare, ignorando l'aria gelida. Ad un certo punto, lui mi afferra
un braccio e mi guarda con un sorriso in stile
“ho-appena-avuto-l'idea-più-straordinaria-del-secolo”.
Sorrido, trattenendo una risata.
«Che succede?» domando, sospettosa.
«Ho appena avuto un lampo di genio» gongola lui,
prendendomi a braccetto e voltando bruscamente in una viuzza che non ho
ancora mai visto.
«L'avevo capito, che tipo di lampo di genio?»
chiedo ancora, mordicchiandomi il labbro senza riuscire a nascondere la
curiosità.
«Vedrai...»
Mi trascina fino a casa sua e, con un sorriso smagliante, apre la
portiera del sedile accanto a quello del conducente, invitandomi a
salire. «Torno in un secondo» mi assicura, prima di
allontanarsi.
Lo guardo sparire continuando a sorridere e mi rimiro distratta le
unghie, mentre lo aspetto. Non ci mette esattamente poco, e calcolando
che in macchina da sola il tempo sembra scorrere il doppio
più lento, mi sembra ci impieghi un secolo.
Quando finalmente torna, assieme a lui c'è una ragazza sui
diciassette anni, capelli lunghi e castani, leggermente mossi, e occhi
azzurri. La guardo incuriosita salire in macchina mentre Davide prende
posto davanti al volante. Gli lancio uno sguardo incuriosito.
«Lei è Betta, mia cugina, ovvero la sorella di
Lori» mi spiega con un sorriso, prima che possa chiedere
qualsiasi cosa.
«Betta, lei è Cleo, la ragazza della quale sia io
che Lori ti abbiamo parlato» aggiunge poi, mettendo in moto.
Mi volto a guardare la ragazza che mi sorride e mi porge una mano, che
afferro divertita.
«È un piacere conoscerti» le dico,
scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
«Non quanto lo è per me» mi corregge
lei, allegra.
Ricambio il suo sorriso e torno a guardare Davide per un po', poi mi
volto di nuovo. «Tu sai dove stiamo andando?»
chiedo, in un sussurro.
Lei ridacchia. «Sì, ma non posso
dirtelo» risponde, con aria dispiaciuta.
Mi mordicchio il labbro e torno a guardare la strada, arrossendo
quando, con la coda dell'occhio, noto Davide che mi osserva per un
momento.
Contieniti, che cavolo! Mi rimprovero, secca.
Chiacchiero con Betta per tutta la durata del viaggio. È
incredibile come non si faccia problemi a parlarmi di sé,
della sua scuola e della sua vita, neanche fossi la sua migliore amica
da sempre. Anche io accenno qualcosa su di me, giusto lo stretto
indispensabile: che ho un fratello, che sono un'artista e che ho sempre
sognato di vedere il mare.
Dopo una mezz'ora buona, Davide accosta nei pressi di una pineta. Le
nuvole se ne sono andate e il sole pallido mi costringe a socchiudere
gli occhi. Non appena scendo, l'odore intenso del mare mi riempie le
narici e sospiro, mentre le mie labbra si piegano istintivamente in un
sorriso. Guardo avanti e mi trattengo dal spalancare la bocca dallo
stupore. Il parcheggio di cemento termina con un gradino circa due
metri davanti a me, e oltre ad esso c'è la spiaggia, bella
da mozzare il fiato, in contrasto con il verde scuro dei pini. Dopo di
essa, il mare. Mi viene quasi da piangere per la commozione, e il bello
è che non ho idea del perché. È uno
dei posti più belli che io abbia mai visto.
«Contenta? Ho pensato che questo mare corrispondesse di
più a quello che volevi dipingere» mi sussurra
Davide, cingendomi il fianco.
Mi volto verso di lui e lo abbraccio forte, dimenticandomi del mio
piano per disinnamorarmi prima che la cosa diventi seria.
«Grazie» mormoro, posando la fronte contro il suo
petto.
Sento le sue braccia forti ricambiare l'abbraccio e il suo mento
posarsi sulla mia nuca. «Figurati.»
Resterei così per l'eternità, ma un allarme suona
improvviso nella mia testa e mi stacco, con un sussulto.
«Qualcosa non va?» chiede lui, leggermente
preoccupato.
Scuoto veloce la testa. «No no, figurati... ehm, credevo di
aver visto un ragno sul mio braccio» mi invento sul momento,
fingendomi disinvolta.
Davide scoppia a ridere e mi scompiglia affettuoso i capelli.
«Beh, è ora che tu cominci a dipingere, prima che
la luce se ne vada» esclama, tornando verso la macchina.
Lo seguo, perplessa. Non ho portato nulla per dipingere...
Betta ci raggiunge con un album di schizzi, una tela bianca e qualche
scatola di acquarelli e io scoppio a ridere, per poi correre ad
aiutarla.
«Come mai tutto questo entusiasmo?» domando,
divertita.
Davide rivolge alla cugina un sorriso complice.
«Beh, siamo ansiosi di vedere come dipingi»
risponde Betta, con uno sguardo angelico.
Le sorrido e raggiungo una panchina a meno di un metro dalla sabbia,
per poi sistemarci tutto ciò che mi occorre. «E
voi cosa farete, nel frattempo?» domando, intingendo un
pennello nell'acqua.
I due si prendono a braccetto e Davide solleva appena la borsa che ha a
tracolla. Intuisco subito che contiene una delle sue tante macchine
fotografiche.
«Noi facciamo una passeggiata ed esauriamo un po' di
rullini» spiega.
Annuisco, senza smettere di sorridere, poi mi scosto i capelli dalla
fronte e comincio a disegnare con mano ferma, mentre Betta mi saluta e
si mette a correre in direzione della pineta.
«A tra poco» fa Davide, osservandomi.
Faccio un veloce cenno con il capo, già immersa nel mio
dipinto. Lo sento ridere sommessamente e, con la coda dell'occhio, lo
guardo raggiungere la cugina.
Il tempo passa velocemente, mentre attraverso le mie mani, il paesaggio
che ho attorno si trasferisce sulla stoffa della tela. Ne riempio una,
poi la lascio sulla panchina ad asciugare e ne prendo una seconda,
assieme a un carboncino. Disegno di nuovo lo stesso paesaggio in bianco
e nero, e poi un'altra volta con i pastelli. Quando ho finito, ho le
mani e il viso macchiato e un grande sorriso sulle labbra.
Betta e Davide non tornano e io mi guardo in giro, perplessa. Sono
passate quasi tre ore, e il sole è ormai scomparso. Fa
freddo. Mi stringo nelle braccia e mi alzo, cercando di allungare lo
sguardo oltre i pini del boschetto che ho davanti. Nulla.
Raccolgo le cose sulla panchina e, un po' alla volta, le riporto in
macchina. Quando ho finito, mi siedo sul gradino che separa il
parcheggio dalla spiaggia, guardandomi attorno. La luce cala
velocemente e io mi sto congelando. Dove cavolo sono finiti?
Tremante, mi alzo e mi incammino nella direzione che hanno preso loro
poco fa, addentrandomi con riluttanza nella pineta. Il tappeto di aghi
ingialliti sul quale cammino scricchiola appena, a contatto con le mie
scarpe da ginnastica. Affondo le mani nelle tasche del cappotto,
guardandomi intorno. Non ho voglia di chiamarli, sento che mi sentirei
piuttosto stupida. Il buio continua a scendere, inarrestabile, e
socchiudo gli occhi, tentando di vederci meglio. Il freddo è
insopportabile, mi punge la pelle scoperta delle guance e della fronte,
mentre il vento che odora di mare mi scompiglia i capelli. Mi bruciano
le labbra, e inumidirle con la saliva non funziona. L'aria che esce
dalla mia bocca si condensa in piccole nuvolette che scompaiono in
pochi secondi. Mi sembra di essere in un film dell'orrore, e la pelle
d'oca su gambe e braccia non è più dovuta solo al
freddo.
Che idea stupida, sarei dovuta rimanere lì ad aspettarli,
seduta sulla panchina o, se proprio non riuscivo a sopportare il
freddo, in macchina. Idiota. Probabilmente sono già tornati
indietro, magari per la spiaggia, e non li ho visti.
Brontolando, mi volto di scatto per tornare indietro. Non l'avessi mai
fatto...
Il mio piede destro si scontra contro qualcosa che gli impedisce di
proseguire e perdo l'equilibrio, rovinando a terra. Cerco di parare la
caduta con il braccio sinistro, ma è un'altra brutta idea.
Sento un dolore lancinante al polso, mentre ci cado sopra con tutto il
mio peso. Emetto un gemito soffocato e poso la guancia contro il
terreno freddo e ruvido. Il buio attorno a me ormai è quasi
totale e ho perso completamente il senso dell'orientamento, non so
né da dove sono venuta né dove volevo andare.
Vorrei scoppiare a piangere, sono stanca e arrabbiata, in
più mi fa male il polso e ho la sensazione di non riuscire a
muovere un muscolo. Ho freddo e fame, e soprattutto ho paura. Quanti
serial killer potrebbero nascondersi in una pineta enorme e
praticamente abbandonata?
Lacrime silenziose mi solcano le guance macchiate di terra, mentre il
mio corpo comincia a tremare. Morirò qui, me lo sento.
Quando Davide e Betta mi troveranno, sarà già
troppo tardi. E pensare che ero felice, fino a due ore fa.
Mi rannicchio in posizione fetale e chiudo gli occhi. Non riesco a
sentire altro che freddo, voglio solo dormire e scoprire che
è un brutto sogno. Lentamente, perdo i sensi, e quando sento
dei passi veloci sul terreno ormai non mi importa più che
sia un serial killer o un orso pronto a sbranarmi. Un fascio di luce
gialla mi colpisce in piena faccia e mi riparo con il braccio,
infastidita.
«Cleo!»
La voce mi arriva stranamente distante, un eco lontano. I passi si
avvicinando e l'uomo si china su di me. È Davide, lo capisco
dal modo in cui mi scosta i capelli dal volto. Sento le sue braccia
calde sotto le mie spalle e le mie gambe, poi il terreno ruvido
sparisce da sotto di me. Mi ha presa in braccio. Che gentile...
Sussurro il suo nome senza rendermene conto e mi stringo contro il suo
petto, trovando sollievo nel calore del suo corpo. Mi dice qualcosa,
sento la sua voce ma non riesco a capire. Probabilmente mi sta
rassicurando. Mi lascio cullare dalle sue braccia mentre cammina veloce
verso l'uscita della pineta.
La prima cosa che sento, è il dolore al polso, che mi fa
gemere. Sono di nuovo sdraiata, ma su qualcosa di morbido e caldo, per
nulla simile al terreno freddo di prima. La cosa sulla quale sono
sdraiata trema appena, mentre il rumore della pioggia riempie il
silenzio intorno. Sbatto gli occhi un paio di volte e vedo il viso
preoccupato di Betta fare capolino dal sedile del passeggero davanti a
me.
«Cleo! Stai bene?» domanda, ansiosa.
Faccio una smorfia, pensando al dolore acuto al polso.
«Più o meno» biascico.
Mi tiro a sedere a fatica e tossisco appena, per poi osservare atona i
graffi sui palmi delle mani. «Che cosa...?»
balbetto, perplessa.
Ho ricordi molto confusi di quello che mi è successo. Alzo
lo sguardo su Davide, confusa.
«Sei inciampata e probabilmente ti sei slogata il polso, o
qualcosa dei genere. Non è rotto, ma ti sto portando in
ospedale per fare dei controlli, in più sei quasi morta
congelata e ti si sono strappati i jeans. Mi dispiace»
spiega, con un sospiro.
Provo a muovere il polso, ma fa troppo male e rinuncio. Guardo
automaticamente le mie gambe e noto uno squarcio all'altezza del
ginocchio, macchiato appena dal sangue che è colato dalla
sbucciatura. Anche la guancia fa male. Delicatamente, la sfioro e
scopro un graffio, che brucia a contatto con le mani sporche di terra.
Faccio una smorfia.
«Odio i boschi» sibilo, contrariata, incrociando le
braccia e abbandonandomi sullo schienale del mio sedile.
Davide sogghigna e Betta fa un piccolo sorriso ancora preoccupato.
«Stai bene, vero?» chiede di nuovo, guardando la
smorfia sulla mia faccia e mordicchiandosi il labbro.
Annuisco, più convinta. «Certo, un po' ammaccata,
ma sennò sto benissimo» la rassicuro, mettendo su
un sorriso che convincerebbe chiunque.
La sua espressione non cambia di tanto, e il mio sorriso si affloscia
un po'. Cavolo, credevo di essere la regina dei sorrisi rassicuranti,
forse ho perso un po' del mio potere con la caduta. Riprovo per un po'
da sola, poi vedo Davide che mi guarda perplesso attraverso lo
specchietto e metto su un'espressione innocente, facendo finta di nulla.
«Eccoci» annuncia, pochi minuti dopo, parcheggiando
nei pressi del grande edificio illuminato.
Con un sospiro, scendo dall'auto. Il freddo che c'è fuori mi
fa rabbrividire.
Okay, da oggi vai in giro con un maglione in più. Mi dico,
risoluta, mentre seguo Davide attraverso il parcheggio.
Detesto gli ospedali. Puzzano di disinfettante e nonostante questo
senti l'odore dei malati, in più sono una delle persone
più impressionabili di questo mondo, posso svenire per una
goccia di sangue, se a versarlo è qualcuno che non sono io,
e il pronto soccorso non è esattamente il mio posto
preferito. Prendo posto ad una delle sedie verdognole e prendo la prima
rivista che mi capita tra le mani, cominciando a leggere senza prestare
davvero attenzione alle parole. Prego che non arrivi nessuno con un
arto mozzato o cose simili, di solito la gente tende a farsi molto male
quando io sono al pronto soccorso, il che è piuttosto
spiacevole.
Davide si siede accanto a me e sbircia quello che sto sfogliando. Io
abbandono completamente la frase che stavo rileggendo per la sesta
volta e lo guardo. È carino, quando è
concentrato. Ha la fronte appena aggrottata e un'adorabile ruga tra le
sopracciglia, mentre le labbra sono piegate in una piccola smorfia
seria. È sexy, anche se lo preferisco quando sorride.
Probabilmente sente il mio sguardo su di lui, perché si
volta a guardarmi. I nostri occhi si incrociano e un brivido mi
percorre la schiena, quando mi rendo conto di quanto vicini siamo.
Troppo. Sento il suo respiro caldo sulle labbra.
Allarme rosso! Allontanati! Grida la mia testa, mentre batto appena le
ciglia, quasi sorpresa da quanto sia incredibilmente bello.
Le sue labbra si piegano in un sorriso da mozzare il fiato, e se prima
non riuscivo a muovermi, ora sono davvero paralizzata. Si avvicina.
Aspetta. Sì, si sta avvicinando. Devo fare qualcosa,
altrimenti finisce che mi bacia, e questo non andrebbe bene.
Mando giù un groppo di saliva, incapace di dire o fare
qualsiasi cosa. Stringo la rivista come se farlo potrebbe fornirmi una
soluzione per uscire da questa incresciosa situazione, ma, come
è giusto che sia, la rivista rimane inanimata tra le mie
mani, senza fornirmi nessun tipo di aiuto. La maledico mentalmente,
rendendomi conto solo più tardi di quanto sia
incredibilmente stupido maledire una rivista perché non ti
aiuta quando un uomo bellissimo e sexy sta per baciarti.
Oh Dio, potrei contare le pagliuzze azzurre nelle sue iridi.
«Signorina Cattaneo?» chiama la voce premurosa
dell'infermiera.
Vorrei alzarmi e darle un bacio in fronte, ma mi limito a ritrarmi
– leggermente riluttante, lo ammetto – dal
quasi-bacio con Davide e ad alzarmi, raggiungendo la porta che mi viene
indicata.
Non ci vuole molto tempo perché il medico, un signore
simpatico sulla quarantina, non concluda che si stratta di una piccola
slogatura e mi mette una benda pulita attorno al polso assieme ad una
pomata profumata.
Torno in sala d'attesa e raggiungo Davide, che mi fa un sorriso
leggermente tirato. La tensione di poco prima è ancora
percepibile. Lo sapevo che le cotte rovinano tutto, devo stare molto
più attenta.
Durante il tragitto verso Betta e la macchina, ci scambiamo due parole
appena, in un inutile tentativo di sciogliere l'imbarazzo. Spero che
questa situazione del cavolo duri poco, solo qualche ora fa non la
smettevo più di parlare, e ora questo.
Sembra passato un secolo da questa mattina, e non vedo l'ora di andare
a dormire, tuttavia durante la strada che resta per arrivare a casa di
Lori, non mi risparmio in chiacchiere con Betta, rispondendo a tutte le
sue domande riguardo ai miei genitori e a Michele e facendone a lei a
mia volta.
Davide insiste per accompagnarmi fin su e io – malgrado il
disagio – sono costretta ad accettare. Vedendo che non degno
l'ascensore di uno sguardo, però, Davide non riesce a fare a
meno di mostrarsi curioso.
«Ti tieni in forma?» domanda, perplesso, seguendomi
su per le scale.
«Sono claustrofobica» spiego, con un sorriso
imbarazzato. «Quando avevo sei anni anni Alex e Luca mi hanno
chiusa in uno sgabuzzino, al buio, e io sono quasi svenuta. Da allora
evito tutti i posti chiusi e bui, specie se sono sospesi nel vuoto come
gli ascensori» racconto dopo un secondo di pausa.
Lui scoppia a ridere. «Non ho mai conosciuto nessuno
claustrofobico» ammette, pensieroso.
«Però ho una cugina che è monofoba. Non
possiamo lasciarla sola in nessuna circostanza, è
terribile.»
Sorrido appena, poi poso una mano sulla porta e infilo la chiave nella
toppa, sotto lo sguardo attento di Davide.
«Bene, allora... ciao» lo saluto, aprendo la porta.
Lui annuisce appena e mi sorride. «Sì, a
presto» saluta, poi si volta per chiamare l'ascensore.
«Davide...!» lo chiamo, senza quasi rendermene
conto.
Si volta a guardarmi.
«Per quanto riguarda prima...» comincio, ma mi
interrompe quasi subito.
«Non ti preoccupare, Cleo... ho capito» mi
assicura, ammiccando.
Ammutolita, lo guardo sparire. Ha capito COSA, esattamente?
Con un gemito, mi chiudo la porta alle spalle e mi dirigo verso la
camera di Lori.
Perché deve essere tutto così maledettamente
complicato, quando si tratta di uomini?
*** Spazio Autrici ***
Ehi gente! Mi scuso subito per la scarsissima
qualità del capitolo che avete appena letto, credo sia uno
dei peggiori... non so perché... (e non lo dico per falsa
modestia, davvero rileggendolo ho scoperto che è piuttosto
insulso, ci sono troppi punti in cui vado avanti in fretta per arrivare
ad altri che vabbè... insomma, si poteva benissimo fare a
meno di questo capitolo e di certo potevo fare di meglio
>.<)... pazienza, spero di farmi perdonare con i
prossimi. xP
Comunque, è l'ultimo dei miei capitoli ad essere noioso, ma
dovrete comunque aspettare per leggere avanti, dato che sia il prossimo
che quello dopo saranno dal POV di Loredana (Lalla preferiva i pari e
io i dispari, in più lei aveva una trama che ha dovuto
sviluppare in più capitoli... comunque i miei sono un po'
più lunghetti, quindi siamo sempre pari xD). Non vi anticipo
niente, tranne che ci sarà un colpo di scena *W* (Volevo
aggiungere una cosa: oggi abbiamo aggiornato di un giorno in anticipo
perchè domani io non ce l'avrei fatta coi tempi... dire che
ho da studiare è ancora poco =.= Il prossimo dovremmo
pubblicarlo per sabato ^^ NdLaLLa)
Che altro devo dire? Beh, che il seguito sta procedendo piuttosto
lentamente per una serie di ragioni che non vi sto ad elencare,
perciò probabilmente dovrete aspettare un po'... a meno che,
certo, durante le vacanze di Natale non ci venga una sorta di raptus
che ci permetta di finirlo in pochi giorni xD (ma penso sia
più che impossibile XD Quindi mi sa che dovrete aspettare
almeno l'anno prossimo... ma questo penso che lo abbiate già
intuito, anche perchè dovremmo finire di pubblicare tutta
questa fic -se tutto va bene, ovviamente- tra circa 5 settimane XD
NdLaLLa)
Non credo ci sia altro... =P
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
Grazie infinite come al solito a coloro che hanno aggiunto la fic ai
preferiti, a chi la segue e anche a chi la legge e basta. Grazie poi,
naturalmente, ai recensitori, ma entriamo nel dettaglio xDD
vero15star
Il problema in questo punto della storia è che le recensioni
sono tutte sul capitolo precedente, ergo su quello di Lalla,
perciò lascio a lei il piacere di commentare in modo
più approfondito quello che tu hai commentato... ti dico
solo che quoto, anche io adoro Lori e Michele <3 (Beh ti
capisco, anche io ci sarei rimasta male se avesse fatto così
con me u.ù E sì: è proprio un pesce
lesso... però non offenderlo troppo, ha tutta una storia
sotto che scoprirai più avanti ^^ Basta, non dico altro XD
Grazie comunque di tutto, dei complimenti, di seguirci e soprattutto
recensire ** Sei fantastica ^^ ndLaLLa), speriamo davvero continuerai a
farlo nonostante l'obrobrio che vi ho propinato oggi (xP) (-.- Ma
smettilaaaa! XD ndLaLLa) bacioniiiiii (LLL)
fallsofarc
Idem come sopra, lascio a Lalla i commenti ai tuoi commenti...
naturalmente, grazie 100000000 per le recensioni che ci lasci e per il
continuo supporto, e hai ragione, Lalla è un mito <3
(siete troppo gentiliii! Però sono comunque più che
felice che ti siano piaciuti così tanto i capitoli ** E poi
le tue recensioni sono lunghe e stupende perchè metti il tuo
commento in ogni frase, e per me è bellissimo leggerle *W*
Grazie tantissimo, sei un angioletto ç.ç
NdLaLLa) baciiiiii <333
Good, per questa sera ho finito... xP
bacibaci,
Leslie & LaLLa
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Capitolo 11 *** I must forget it... but am I sure that is it the best thing? ***
11.
I must forget it... but am I sure that is it the best thing?
Venerdì 4 dicembre
Loredana's Pov.
Questa mattina mi sveglio alle dieci, ieri sera ci ho impiegato
tantissimo per addormentarmi. Solo all'una di notte sono riuscita a
chiudere gli occhi e assopirmi.
Una serie di pensieri negativi mi frullavano per la testa: e se
è già fidanzato? E se lo ha fatto senza
rendersene conto, non perché prova qualcosa per me? E se non
gli sono piaciuta?
Tutte domande senza una risposta che mi convinca. Troppi dubbi, troppe
incertezze, troppe illusioni... Illusioni perché in fondo ci
credevo un po', pensavo di piacergli almeno un pochino.
Ecco, è questo il mio problema: spero in cose che non
potrebbero mai accadere, e poi, come una stupida, ci sto male.
Mi alzo con un solo obiettivo: non rimuginarci sopra. Devo fare come se
non fosse successo nulla, perché è questo che lui
vuole: dimenticare tutto.
In fretta e furia mi lavo e indosso i vestiti che ho comprato ieri. Mi
stanno veramente bene.
Con un sospiro d'incoraggiamento, decido di uscire di casa.
Andrò ad un bar a fare colazione e poi farò una
bella passeggiata da sola a godermi il nuovo paesaggio.
Prima di uscire, prendo la borsa con dentro il cellulare, il portafogli
e l'ipod. Ci aggiungo anche il libro, magari mi viene voglia di
leggere...
Quando esco dalla porta, chiudo a chiave, e poi mi dirigo verso
l'uscita.
Sento la neve che scricchiola ad ogni passo che faccio, quell'adorabile
suono che non sentivo da una vita. E onestamente non ricordo quando
è stata l'ultima volta.
Il freddo qui è ovviamente di più che a Rapallo,
e a questo mi ci dovrò abituare. Dovrò anche
prendermi un paio di guanti, perché mi si stanno congelando
le mani, anche se ce le ho nelle tasche della giacca.
Non mi sento più nemmeno le guance ed il naso, che sono
rossi come dei pomodori maturi.
Il vento ghiacciato mi punge gli occhi, e manca poco che mi si mettano
a lacrimare.
Decido di entrare nel primo locale che trovo, non ce la faccio
più a stare qui fuori.
Appena ne trovo uno, ci entro a passo spedito e mi siedo ad un tavolino
vicino alla finestra.
Dopo pochissimo, una cameriera piuttosto giovane mi si avvicina e mi
chiede con aria assonnata se voglio ordinare qualcosa.
«Sì, un caffè d'orzo in tazza grande,
per cortesia» rispondo io «E poi una brioche con
dentro la marmellata.»
«Basta così?» chiede lei, scrivendo sul
suo block-notes.
«Sì, grazie.»
Detto questo, strappa la pagina, la appoggia al centro del tavolo e si
allontana spedita.
Intanto che aspetto, tiro fuori il cellulare e decido di chiamare mia
madre.
Mi risponde dopo un paio di squilli, con voce squillante.
«Ciao tesoro!»
Sorrido lievemente. «Buongiorno mamma.»
«Come stai? Com'è il tempo lì? Il
viaggio com'è andato?» Come il suo solito mi
martella di domande.
Io scrollo le spalle. «Io sto abbastanza bene, il posto
è bellissimo e qui fa sicuramente più freddo che
a Rapallo» rispondo, guardandomi un po' intorno. Una ragazza
con i capelli abbastanza lunghi castani mi sta fissando con aria
sospettosa. «Il viaggio diciamo che poteva andare meglio,
moolto meglio.»
«Ah, sì» fa lei, sbuffando
«Cleo me lo ha detto che l'aereo ha avuto un ritardo di tre
ore.»
«Sì, ma non solo quello» ribatto io,
stringendo gli occhi «Mi hanno pure smarrito la
valigia.»
«Che cosa?!» esclama, alzando la voce.
«Già» affermo io, con un sospiro.
«Madonna, tesoro, è stato un viaggio molto duro,
vero?»
«Sì, ma stamattina ho recuperato il sonno. Sai,
ieri ero ancora abituata a svegliarmi presto...»
«Capito» fa lei, vagamente.
«E Cleo com'è? A me è sembrata una
ragazza semplice e simpatica» faccio, dopo una piccola pausa,
cambiando argomento.
«Oh sì» risponde mia madre, variando il
tono della voce «E' molto a modo e così
carina...»
Io sorrido, contenta. Lo sapevo.
«E poi ha conosciuto Davide» aggiunge poi, con una
risatina.
«Oh, ne abbiamo parlato...»
«Secondo me formano davvero una bella coppia»
commenta lei, in tono sognante.
«Anche per me» dico io, pensandoci su
«Peccato che non abitano proprio vicini...»
«Già, è un vero peccato.»
Sospiro.
Come per me e Michele? E' solo “un vero peccato”?
D'un tratto vedo arrivare la cameriera con in mano il vassoio dove ci
sono appoggiate le cose che ho ordinato poco fa. «Ora vado
mamma, è arrivato il mio caffè e la
brioche» affermo poi.
«Okay tesoro, ci sentiamo. Mi raccomando, chiamami! Sai che
io non me ne intendo di questi telefonini...» risponde lei.
Io faccio un sorriso divertito. «Va bene. Ciao mamma!
Salutami tutti!»
«Okay. Ciao bella!» mi saluta poi «Ti
voglio bene.»
«Anche io» Dopodiché chiudo la chiamata,
metto via il cellulare in borsetta e afferro la tazza che mi sta
porgendo la cameriera. Poi inizio a mangiare con appetito.
Quando finisco, nello stesso momento in cui mi sto per alzare, sento
una voce a me estranea che mi chiama per nome. Mi giro corrugando un
sopracciglio. E' la ragazza che mi stava fissando prima.
Avrà più o meno la mia età e... ora
che la guardo bene, è incinta.
«Oh, ehm, ciao» la saluto io, disorientata.
«Io sono Lara» fa lei, porgendomi la mano. Io
l'afferro con un timido sorriso. «Ti starai sicuramente
chiedendo come faccio a sapere il tuo nome... beh, io sono la migliore
amica di Cleo.»
A questo punto mi illumino, mormorando un “oh”.
«Mi ha parlato di te e dato che ho sentito che l'hai nominata
al telefono ho associato» mi spiega lei, gesticolando.
Annuisco sorridente. «Capito.»
«Ho sentito del tuo viaggio. Mi dispiace tanto»
dice, risentita «Queste linee aeree del cavolo!»
«Già...»
«Ma dimmi un po', ti trovi bene qui?» mi domanda
poi, cambiando argomento.
«Beh sì, è un posto davvero bello. E
poi avevo voglia di cambiare ambiente, casa, tutto» rispondo
io, con un sorriso.
Lara annuisce. «Eh sì. Hai conosciuto
qualcuno?»
«Sì... il...» balbetto io. Poi continuo,
dicendomi che non ci devo pensare. «Il fratello di
Cleo.»
Non ci devo pensare. Non è nessuno. Non è
successo niente.
«Ah! Quel gran bel pezzo d'uomo!» commenta, con una
risata.
«Sì» borbotto, abbassando lo sguardo.
Grazie al cavolo che è un figo. Peccato che quel figo mi ha
baciata e dopo due secondi è fuggito via senza dire nulla a
riguardo.
«E' successo qualcosa?»
«Ehm... no» faccio, arrossendo vistosamente.
«Oddio scusa la mia imprudenza» dice poi, dandosi
una leggera pacca alla fronte.
C'è un attimo di pausa.
«Tu sei in dolce attesa, vedo» commento poi,
sorridendole.
«Sì, sono davvero felice» afferma lei,
ricambiando il sorriso.
«Maschio o femmina?» chiedo, sistemandomi una
ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non lo vogliamo sapere, preferiamo la sorpresa»
risponde lei.
«Ah» faccio io, non sapendo cosa dire.
«Comunque ora perdonami ma devo andare. Ci vediamo, okay?
Magari passo a casa tua...»
Annuisco con entusiasmo. «Va bene. Ci vediamo allora.
Grazie.»
«E di cosa?!» esclama lei, sorridendomi con
gentilezza. Dopodiché esce dal bar a passo spedito
salutandomi un'ultima volta con la mano.
Mi dirigo al bancone a pagare, dopodiché esco e decido di
andare a comprarmi un paio di guanti. Stupidamente non li ho portati,
miseriaccia. Vabbeh, quelli che ho dimenticato a casa erano vecchi come
il cucco, è ora che li cambi.
Entro in un negozio piccolo, ma che mi ispira tantissimo.
Quindici minuti dopo, esco e indosso i miei nuovi acquisti. Sono
pesanti, color panna con un pon-pon come il berretto che avevo e che ho
deciso di mettere la prossima volta che esco, abbinato a questi guanti.
Cammino lungo la strada con lo sguardo basso, e il mio pensiero ricade
su Michele.
Ma perché diavolo continuo a pensarlo? Perché?
Non mi starò mica innamorando?
Appena entro in casa, mi tolgo la sciarpa, la giacca e gli stivali. Poi
mi avvicino al calorifero e mi ci appoggio, sto morendo di freddo.
D'un tratto il campanello suona due volte. Sussulto,
dopodiché mi avvicino alla porta e apro lentamente. Chi
sarà? Ti prego non dirmi che è...
Nessuno. Cioè, è un ragazzo che non ho mai visto
prima. Alto un pochino più di Michele, biondo con degli
occhi azzurri come il cielo d'estate. E' carino, senza alcun dubbio.
«Ciao» mormoro, leggermente imbarazzata.
«Ciao» fa lui, sorridendomi. A confronto mio,
sembra perfettamente a suo agio.
«Ehm, scusa se te lo chiedo ma... chi sei?» chiedo,
corrugando un sopracciglio.
«Io sono Alex» risponde «Sono venuto qui
per salutare Cleo, che a quanto pare non è sola.»
«A dire la verità non c'è.»
Lui allarga gli occhi. «E dov'è?»
«A Rapallo» balbetto «A casa
mia...»
«Cioè vuoi dire che vi siete scambiate le
case?» esclama lui, esterrefatto.
Annuisco soltanto, arrossendo un poco.
«Oh» fa poi, disorientato «Uau.»
«In effetti è un po' strano, io non lo farei mai.
Però a volte fa bene sgarrare alle regole, no?»
«Sì, hai ragione.»
«Vuoi entrare?» domando dopo un po', cortesemente.
«Sì, grazie» risponde lui, con
entusiasmo.
Due minuti dopo siamo seduti al tavolo in cucina a parlare.
«Che stupida! Non mi sono presentata» esclamo,
improvvisamente «Io mi chiamo Loredana, ma chiamami pure
Lori.»
Lui mi mostra un sorriso che gli illumina il viso. «Okay,
Lori.»
«Perché hai deciso di fare questo scambio di
casa?» mi chiede dopo una piccola pausa, con interesse.
Scrollo le spalle. «Tanto per cambiare. E poi era una vita
che sognavo di andare in montagna, allora ne ho
approfittato.»
«Capito» afferma lui, sorridendomi «Avevi
voglia di cambiare ambiente?»
«Diciamo di sì» rispondo, cercando di
assumere un tono del tutto naturale «Poi avevo bisogno di
staccare un po'...»
«Lavori tanto?» chiede, lanciandomi una strana
occhiata. Sembra che stia pensando “Oh Dio, non dirmi che sei
una di quelle donne che non possono mollare il proprio ufficio nemmeno
per mangiare”.
D'un tratto mi vedo seduta ad una scrivania. Occhiali color porpora che
mi danno una strana aria stile “professoressa di
matematica”, posa da intellettuale, occhi puntati sul
computer che ho davanti e contemporaneamente parlo al cellulare col mio
datore di lavoro.
«No!» sbotto, in un urlo acuto. Poi, vedendo la sua
faccia alquanto perplessa, mi affretto ad aggiungere:
«Cioè no, assolutamente no! Avevo solo voglia
di...» faccio una pausa. Per cosa vanno in vacanza le persone
se non per prendere una pausa dal lavoro? «Per incontrare
gente nuova!» finisco infine, con un sorriso soddisfatto
sulle labbra.
«Oh» fa lui, annuendo con convinzione
«Problemi con la vita sociale?»
Oddio, che cavolo ho detto?
«Ehm, non proprio» balbetto.
Alex mi guarda torvo.
«Cioè, sì...» mi correggo
poi, imbarazzata «Ad essere sincera sono venuta qui
perché...» Oh Santo, adesso che mi invento?
«Sto cercando un compagno.»
«Aah!» esclama «Ora capisco.»
Sorrido, cercando di apparire assolutamente rilassata. Mi sa che non ce
la farò mai. Non mi sono mai sentita così
impacciata in tutta la mia vita.
Improvvisamente il mio cellulare inizia a squillare. Dentro di me tiro
un sospiro di sollievo. Quando lo tiro fuori dalla borsa e leggo sul
display che è Silvia, faccio un sorriso e mormoro a Alex:
«Scusami un momento» Dopodiché rispondo
con enfasi. «Ciao tesoro!»
«Ma buongiorno splendore» esclama Silvia,
dolcemente.
Sorrido a trentadue denti. «Come va
laggiù?»
«Si va avanti» risponde lei, stancamente
«Lì invece?!»
«Benissimo, ho conosciuto un sacco di persone
nuove» faccio io, alzando lo sguardo fino ad incontrare
quello di Alex. Mi sta guardando con uno strano sorrisetto sul volto.
Arrossendo, riabbasso il capo.
«Ah sì? Sono simpatiche?» chiede lei,
interessata.
«Assolutamente.»
«E... chi sono?» aggiunge poi, con uno strano tono.
La capisco questa voce, eccome.
«Oh, tu e i tuoi pensieri perversi nella testa!» la
riprendo, con una risata.
Con la coda dell'occhio vedo che Alex fa una smorfia divertita.
«Ma non sono perversi!» protesta Silvia, fingendosi
offesa «Sono semplicemente... uhm, realista!»
«Che intendi?» domando, circospetta.
«E' una cosa normalissima avere un ragazzo e... ogni tanto
almeno, farci qualche scop...» Ma non fa in tempo a finire la
frase, che la interrompo, quasi gridando: «Silvia!»
Lei ride con gusto. «Oh su, Lori, non dirmi che non ci
pensi!»
«Sì, però...» mormoro,
imbarazzata. So che è normale, e so anche che Silvia
è la mia migliore amica a cui confido sempre tutto.
Però in questo istante non sono proprio a mio agio... Con
gli occhi di Alex puntati addosso dopo tutte le stronzate che ho detto,
poi...
«Vabbeh» finisce poi Silvia.
C'è una breve pausa.
«Ma allora c'è un qualcuno?»
Okay. Non
era finita.
«Scusa Alex,
vado un attimo in bagno» dico, marcando la parola
“Alex” per fare capire a Silvia il vero motivo per
cui non parlavo. Va bene: è una scusa vecchissima e stupida
quella di rifugiarsi in bagno, e sicuramente lui lo avrà
capito, però onestamente non mi vengono in mente scuse
migliori.
Lui fa un vago gesto con la mano, come per dire “vai
pure” e a questo punto mi alzo con un timido sorriso,
dopodiché corro in bagno.
«Hai capito ora?!» sbotto, una volta entrata.
«Sì» risponde Silvia, ridendo un poco.
«Comunque diciamo che qui di fighi che ne sono»
inizio a parlare, sedendomi sulla tavoletta del water.
«Tipo?» chiede lei.
«Beh, ti vorrei ricordare che sono a Lagundo, cioè
un paese dove ci abitano praticamente solo tedeschi!»
«Oh mio Dio! C'è un posto letto anche per
me?»
«Certo! Però ti consiglio di venire qui in
treno» rispondo, stringendo gli occhi con una smorfia.
«Perché?» domanda lei, non capendo.
Così le spiego del mio bellissimo e, soprattutto, cortissimo
viaggio.
«Ah» fa lei, seccamente «'Ste linee aeree
del cazzo!»
«Già.»
«Comunque ti lascio sola vah, altrimenti se te ne porti
qualcuno in casa, come fai a divertirti sul serio?!» scherza,
dopo una breve pausa.
Io rido. «Mi piacerebbe» affermo poi, in tono
sognante. D'un tratto mi vedo sdraiata sul letto in mutande e reggiseno
e Michele che entra nella stanza con lo stesso asciugamano dell'altro
giorno avvolto alla vita che lo rende alquanto sexy. Il brutto
è che la scena sembra così reale...
«Forza, raccontami tutto» la voce di Silvia mi
distoglie dalle mie fantasie.
«Cosa?»
«A chi stavi pensando?!»
«Ehm» balbetto, vedendo la mia immagine riflessa
sullo specchio davanti arrossire. Okay, mi ha scoperta, tanto vale
raccontarle tutto.
«Oh Santo, come hai potuto lasciartelo scappare?!»
mi riprende Silvia.
«Beh, che volevi che facessi?» sbotto io
«Rincorrerlo fuori dalla porta? Si capiva benissimo che c'era
qualcosa che non andava... e questo qualcosa sono sicura che sono
io.»
«Niente baggianate!» replica Silvia «Non
sei tu il vero problema...»
«E cosa pensi che sia allora?»
«Non so, magari non è pronto per legarsi
veramente... oppure sa che tra due settimane tu ritornerai a casa tua e
non vi rivedrete più!»
«Onestamente mi convince di più la
seconda» sospiro io.
«Già...»
«Diciamo che è un “dettaglio”
a cui non ho fatto molto caso» ammetto poi «E' che
cavolo, appena l'ho visto ti giuro che sarei svenuta! Poi tutto il
resto del mondo non mi è più interessato, e non
ho nemmeno pensato molto alle conseguenze.»
«Oh no, Lori, non puoi innamorarti di nuovo!»
esclama Silvia, esasperata «Cioè, l'ultima volta
che ti è successo non è andata esattamente come
credevi...»
«Lo so» dico io «Lo so benissimo cosa mi
è successo: ho scoperto che quello stronzo di Marco stava
con me solo per dimenticare la sua ex stra figa che lo aveva appena
mollato, ed io come una stupida ho abboccato, pensando che lui mi
amasse veramente, non che fossero solo scappatelle per divertimento
e...»
«Sì ecco» mi interrompe Silvia
«Cerca di non pensarci più, me lo prometti,
piccola?»
Sorrido. «Okay.»
«Adesso vedi un po' di divertirti e goderti la vacanza, che
te la meriti!» esclama poi, cambiando argomento, con una
risata allegra.
Sorrido nuovamente e annuisco con entusiasmo. «Sì,
hai ragione.»
Quando torno in cucina, mi scuso con Alex di averci impiegato
così tanto (sarà passata una mezz'ora buona) e
lui mi mostra un sorriso rassicurante.
«Non preoccuparti, in fondo sono una specie di intruso
qui.»
«Ma non dire sciocchezze!» ribatto io.
«Comunque ora è meglio che vada, è
quasi sera ed oggi è venerdì: dovrai uscire e
goderti la vita!» Le ultime tre parole le pronuncia facendomi
un sorrisetto, e scherzosamente alza e abbassa le sopracciglia un paio
di volte.
Scoppio a ridere, cercando di apparire totalmente naturale.
Dentro di me però penso “Silvia, quando torno
vedi!”, stringendo i denti.
«A dire la verità non ho niente da fare
stasera» ammetto, dopo un breve silenzio.
Alex mi guarda per un po', e poi esclama: «Ti va di uscire
con me?»
Ammutolisco. Non me lo sarei mai aspettata. Almeno, non così
in fretta.
«Ehm, okay» balbetto poi, avvampando.
«Oh, non pensare che io sia uno di quegli uomini che se ne
approfittano di tutto!» si affretta ad aggiungere
«Una serata tra amici.»
Annuisco, sorridendo. «Va bene.»
«Ti va se andiamo a mangiarci una pizza?» propone,
alzandosi dalla sedia.
«Perfetto.»
Appena apro la porta d'entrata, è quasi l'una di notte ed io
sono a pezzi. Dopo aver mangiato la pizza, siamo usciti e abbiamo
camminato tantissimo. Il tempo è passato velocemente
perché non smettevamo mai di parlare, però i
muscoli delle gambe dopo un po' si facevano sentire... Ora diciamo che
stanno urlando in tutte le lingue del mondo di sdraiarmi sul letto e
farmi una bella dormita di almeno quindici ore. E poi sto morendo di
freddo: ho le punte delle mani, i piedi e la faccia completamente
gelati. La notte fa mille volte più freddo del solito, qui
soprattutto.
Mi tolgo velocemente la sciarpa, i guanti nuovi, il berretto stra
fashion e la giacca, dopodiché mi catapulto nella mia
stanza. Mi infilo velocemente la camicia da notte di Cleo e poi vado
sotto le coperte, sperando di scaldarmi all'istante. Ovviamente
è un desiderio che non si avvererà mai, o almeno,
non subito.
Dopo pochi minuti decido di leggere un po', tanto per rilassarmi. E poi
sono curiosa di sapere come va avanti la storia...
Alle due spengo la luce e dopo pochissimo chiudo gli occhi e mi
addormento.
*** Spazio Autrici ***
Buongiorno a voi! ^^ Anche se per me non sembra proprio un bel giorno
>.>
Per farla breve ho scoperto che una tipa, che ritenevo amica fino a
ieri, ha parlato male di me. E quella non ha nemmeno avuto il
coraggio di dirmelo in faccia. Quanto sono ipocrite certe persone
*sospira, scuotendo la testa con disgusto. Mi irritano le persone che
mentono; cioè se hai problemi con me dimmelo, capisco
benissimo che non posso stare simpatica a tutti (sarebbe impossibile,
purtroppo) però non sputtanarmi alle mie spalle, scusa -.- Vi
è mai capitato? .-. Spero di no, perchè la rabbia
che ora provo dentro è tantissima.... Vabbeh, cerco di non
pensarci .-.
Comunque, torniamo alla fic >__<
Com'è questo capitolo? ^^ Come avrete visto, è
entrato in scena un nuovo personaggio: il famoso Alex. Dopo ovviamente
metto la sua foto ;D
E se magari riuscite a scriverci in una recensione cosa ne pensate di
lui, che effetto vi ha fatto, cosa credete che sia successo a Michele
ecc, a me personalmente farebbe davvero piacere ** Anche
perchè ultimamente le recensioni stanno scarseggiando
ç.ç
Per quanto riguarda il continuo, siamo ancora alla preistoria XD Io
però l'altro giorno ho modificato un pezzo del primo
capitolo che non mi piaceva, e in questo weekend dato che vado in
montagna, mi porto dietro il pc e ne approfitto per scrivere ** Peccato
che non avrò la connessione ç.ç
Infatti mi sa tanto che aggiorneremo martedì sul tardi,
oppure direttamente mercoledì >.<
Bom, ho finito di blaterare ^^ Passo alle solite procedure che ormai
saprete a memoria XD
Per prima cosa i ringraziamenti **
Grazie mille alle 10
persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti e alle altre 19 che l'hanno
invece messa nelle seguite. Sapere che ci sono in tutto 29 persone che
seguono (o hanno letto almeno un capitolo >.<) questa fic
è fantastico *^*
Ovviamente grazie un'infinità
di volte a chi trova un po' di tempo per recensire, è un
importante segno per noi: avere qualcuno che ci è sempre
accanto *W*
Grazie anche a chi legge solamente ^^
Fotografie personaggi:
Alex
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
vero15star Cara,
tu ci lusinghi troppo! Ogni recensione è più
bella dell'altra, poi tutti quei commenti positivi sono da waaa per
noi! (così magari capisci meglio XD) Grazie tante
tante tante veramente ^^ Spero che ti piaccia questo cap, anche se non
entra in scena Michele... ^^''' Che ne pensi di Alex? Dimmi dimmi ** Un
bacione grandissimo <33
fallsofarc
Grazie mille per i complimenti del capitolo precedente **
Lindù ne sarà sicuramente felice e lascio
rispondere a lei per i dettagli del suo capitolo ^^ (davvero? beh,
meglio... a me sembrava brutto >///<. Eeeh,
chissà come andrà a finire... *sorriso innocente.
Dico solo che nel prossimo capitolo Cleo's POV ci sarà una
sorpresa fondamentale per la storia *muha ndLeslie) Comunque
sì, anche il prossimo sarà dalla parte di Lori ;D
Grazie ancora di tutto tesoro *^* Un bacionissimo (LL)
A presto allora ;P
Buon weekend a tutti ^^ (per me è proprio quello che ci
vuole: andare dove c'è la neve e prendermi una bella pausa!
Avrò un sacco di tempo per leggere e scrivere!!! Yeah! Okay
scusate XD)
One kiss ^^
LaLLa e Leslie.
|
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Capitolo 12 *** An angel. ***
capitolo 12
12.
An angel
Sabato 5 dicembre
Loredana's Pov.
Quando la mattina successiva apro gli occhi, avverto subito una
sensazione strana. Capisco che non sono nella normalità...
Dopo pochi secondi mi sento la testa scoppiare. Mi tocco la fronte con
una mano e capisco che sono bollente a dire poco. Ce l'ho pure sudata.
Ed ho i piedi gelati: è questo che mi preoccupa.
Mi alzo e, dopo un giramento di testa che mi fa oscillare un poco, vado
in bagno e mi specchio.
Ho i capelli arruffati, le guance rossissime e delle occhiaie molto
marcate.
Spalanco gli occhi. Oddio, sono un mostro! Il peggio del peggio, non mi
sono mai vista così brutta in tutta la mia vita... Okay, non
proprio in tutta.
Nei cassetti del bagno cerco disperatamente un termometro. Ho
sicuramente la febbre.
Niente. Ho ribaltato tutta la casa praticamente, e non ho trovato un
emerito cavolo. Nemmeno delle medicine. O delle pastiglie per il mal di
testa. O uno sciroppo per il mal di gola. Un tubo.
Guardo l'orologio con un sospiro stanco. Sono le undici passate.
Prendo il cellulare e ritorno nel letto. Sento che potrei svenire da un
momento all'altro...
Okay. Devo chiamare qualcuno. Non posso continuare così.
Mi mollo una pacca sulla fronte. Che stupida, ieri non ci ho proprio
pensato a chiedere il numero di telefono ad Alex...
E ora chi posso chiamare?
Non ho il numero nemmeno di Lara, e poi mi scoccia chiamarla. Non sono
in confidenza, la disturbo sicuramente. E' pure incinta, mica ha il
tempo di venire qui per darmi un maledetto termometro e magari
comprarmi una tachipirina!
Socchiudo gli occhi, sbuffando. Magnifico, rimane solo Michele.
Impugno il cellulare e seleziono “Rubrica”, quando
trovo il
suo nome appoggio il pollice sul tasto verde. Okay. E' facile, devo
solo schiacciarlo! Ci metto meno di un secondo...
Prima di premerlo, faccio qualche profondo respiro di incoraggiamento.
Mi risponde dopo un paio di squilli che a me sono sembrati lunghi una
vita. «Ciao Lori!»
Dalla sua voce potrei affermare senza ombra di dubbio che per lui
è come se non fosse successo niente. Come se ci conoscessimo
e
basta. Come se quel maledetto bacio non ci fosse mai stato. E questo mi
irrita terribilmente.
«Ciao» lo saluto, cercando di assumere un tono
normale.
«Cos'hai?» mi chiede subito lui, preoccupato.
«Ehm, non sto molto bene» mormoro io, toccandomi
un'altra volta la fronte «Dovrei avere la febbre...»
«Oh, mi dispiace tanto» dice, seriamente risentito.
«Volevo chiederti un favore...» inizio, con
imbarazzo.
«Dimmi» fa subito lui.
«Se potresti portarmi il termometro e magari fare un salto in
farmacia a prendermi qualcosa che me la faccia scendere...»
«Certo» accetta lui, con dolcezza «Sono
lì tra
poco, il tempo di uscire, passare in farmacia e arrivare a
casa.»
«Grazie» mormoro, con gli occhi lucidi.
Detto questo, chiudo la chiamata senza aggiungere altro.
Perché è così gentile e premuroso?
Perché
è un uomo così eccezionale? E perché
diavolo ci
continuo a pensare?
Una lacrima mi scende dall'occhio destro senza darmi il tempo di
fermarla.
Non ci devo pensare. Devo dimenticare. Devo essere forte, non posso
farmi del male ancora...
Dopo alcuni minuti – non so dire con esattezza quanti
–
sento la porta aprirsi. Poi dei passi che salgono di corsa le scale e
subito dopo vedo la porta aprirsi. L'immagine di Michele compare alla
mia vista come una pugnalata dritta allo stomaco. E' ancora bellissimo.
Anche quando è affannato, anche quando ha quell'espressione
sul
viso preoccupata.
«Oh Cielo, Lori!!» esclama, catapultandosi vicino a
me.
Mi sfiora la fronte con la mano, poi la ritrae subito dicendo:
«Dio, avrai quaranta di febbre!»
Cerco di sorridere, ma non so se il risultato assomiglia vagamente ad
un sorriso.
Michele tira fuori il termometro dal sacchetto che ha in mano e il
pacchetto di tachipirina.
«Ecco, provatela. Intanto io scendo a scioglierti la
tachipirina nell'acqua» dice, porgendomi il termometro.
Lo prendo, dopodiché mi alzo un poco la camicia da notte e
lo posiziono sotto l'ascella.
Poco dopo, Michele entra nuovamente con in mano un bicchiere.
«Grazie» mormoro, afferrando anche quello. Poi bevo
il
liquido in un solo sorso. Quando stacco la bocca, faccio una smorfia.
«Che schifo, odio i medicinali» dico, appoggiando
il
bicchiere sul comodino accanto a me.
Michele mi guarda con tenerezza e poi abbozza un sorriso.
Dopo un paio di minuti, ritiro il termometro e cerco di guardare quanto
è salito il mercurio nel tubicino di vetro.
«Da' pure a me» fa Michele, prendendomelo con
delicatezza. Dopo poco, sbotta: «Trentanove e tre!»
Spalanco gli occhi. «Oh Santo.»
«Vedrai che con l'aspirina ti scenderà»
cerca di
rassicurarmi «Ora è meglio che ti riposi... Vuoi
un'altra
coperta, o delle calze, o una cuffia, o...?»
Lo interrompo con un piccolo sorriso: «No, non
preoccuparti» Dopodiché mi metto su un fianco.
Prima di
chiudere gli occhi, mormoro timidamente «Grazie mille di
tutto.»
Per tutta risposta, mi accarezza i capelli con dolcezza. Forse dice
qualcosa, ma sono talmente rimbambita che non sono in grado di sentire,
ora ho solo bisogno di dormire.
Mi sveglio per colpa del campanello che suona ripetutamente.
Appena apro gli occhi, vedo Michele che si sta alzando dalla poltrona e
poi si avvia velocemente in salotto.
Non ci posso credere: è restato qui tutto il tempo!
Mi tiro su a sedere e poi mi stropiccio gli occhi con uno sbadiglio.
Infine guardo l'ora: sono le quattro del pomeriggio! Dio, ho dormito
altre quattro ore.
Quando Michele riapre la porta, il suo viso si illumina di un sorriso.
«Ben svegliata!»
«Grazie» dico, arrossendo.
«Come stai?» chiede subito.
«Meglio, grazie» rispondo, poi dopo un po' domando,
corrugando un sopracciglio: «Chi era?»
«E' arrivata la tua valigia.»
Per poco non lancio un urlo di felicità.
«Finalmente!» esclamo, gioiosa.
«Te la disfo io?» propone Michele.
«Se non ti reca disturbo...»
«Figurati» detto questo, esce dalla stanza e dopo
pochi secondi ritorna trascinandosi dietro la mia adorata valigia.
La appoggia sulla scrivania e poi mi chiede:
«Dov'è la chiave?»
«Nella tasca interna della mia borsetta» rispondo,
pimpante.
Appena le trova, apre il lucchetto abilmente e poi fa scorrere la
cerniera.
«Come vuoi che ti metta i vestiti nell'armadio?»
«Uhm, non so» rispondo, riflettendo
«Magari gli abiti
e le felpe appese agli appendini, mentre le maglie e i pantaloni in due
cassetti diversi.»
«Buona idea» fa lui, dopodiché inizia a
togliere i vestiti ed a collocarli con cura al loro posto.
Dopo un po' arriva allo strato più sotto, cioè
dove ho messo le cose che non ci stavano nel beuty-case.
Un momento.
Ci avevo ficcato anche...
«Ehm, questi li metto in bagno?» balbetta Michele,
con in mano il pacchetto di assorbenti.
Arrossisco di colpo. «S-sì, grazie.»
Quando torna, annuncia soddisfatto: «Bene, ho
finito.»
Sorrido. «Grazie mille.»
«Non c'è di che» dice lui «Non
è meglio che provi ancora la febbre?»
Annuisco, con convinzione. «Giusto»
Dopodiché afferro il termometro e me lo rimetto sotto
l'ascella.
Dopo alcuni minuti lo ritiro. «Trentotto» annuncio.
«Bene» commenta «Stasera ti prendi
un'altra aspirina e vedrai che ne avrai ancora di meno...»
«Già» affermo, sistemandomi i capelli
dietro le
orecchie «Certo che ho proprio sfiga ad avere la febbre il
sabato
sera...»
Michele ride un poco. «Posso andare a noleggiare un film dopo
e
poi ce lo guardiamo insieme» propone, sedendosi sulla
poltrona di
fronte a me.
Sulle mie labbra compare un sorriso entusiasta. «Mi
piacerebbe molto.»
Prosegue un silenzio più o meno imbarazzante. Tutti e due
cerchiamo di evitare lo sguardo dell'altro.
«Hai fame?» domanda Michele, rompendo il ghiaccio.
Scuoto leggermente la testa. «No, se mai un bicchiere
d'acqua...»
«Subito» annuisce lui, alzandosi.
Sorrido, riconoscente.
E' proprio un angelo.
Sono le nove di sera ed io e Michele siamo seduti sul divano in sala
davanti alla tv.
Michele ha scelto una commedia che dovrebbe fare ridere. Quando ho
visto la custodia del DVD e l'ho guardato stile “non pensavo
ti
piacessero questi film”, lui ha ribattuto che magari mi
avrebbe
tirato su di morale. Sono scoppiata a ridere e non ho potuto fare a
meno di pensare “a me per essere felice basta stare con
te”.
«Hai freddo?» mi chiede, quando compare sullo
schermo a caratteri cubitali il titolo.
«Sto benissimo» dico in un soffio.
Lui mi sorride e torna con lo sguardo puntato sulla tv.
Guardo con finto interesse le prime scene, poi mi arrendo alla
tentazione a cui ho cercato di resistere fino ad ora: appoggiare con
nonchalance la testa sulla sua spalla.
Lui non spiccica parola e fa finta di niente, ma io ho sentito che ha
avuto un piccolo sussulto.
Sto esagerando?
Al massimo posso dire che data la febbre alta, non ero nel mio normale
stato mentale.
Mi stringo la coperta intorno alle spalle e ritorno a fissare lo
schermo. In realtà non guardo veramente, sono troppo
emozionata
per guardare uno stupido film!
Senza farlo notare, talvolta con la coda dell'occhio, lo guardo. Sembra
rapito dal film... o forse sta solo facendo finta come me?
Dopo un po', mi chiede se ho fame, dato che abbiamo cenato piuttosto
presto – ha cucinato un'ottima minestra perché
“mi
fa bene qualcosa di caldo” –. Io nego, con un
sorriso.
Certo non è proprio il sabato sera che speravo di passare
– avevo già pensato di vedere come sono fatti i
locali di
qui – però c'è Michele, questo mi basta
e purtroppo
non posso più negarlo: stare con lui mi fa sentire in
paradiso,
quando mi guarda negli occhi sento che potrei svenire da un momento
all'altro, se mi sfiora il corpo mille brividi mi percorrono la
schiena, e per me quel bacio è significato qualcosa. Anche
se
per lui non è così, io non posso continuare a
mentire a
me stessa: Michele mi piace, e tanto. Sento che non ho mai provato un
sentimento così forte per un uomo. Non ho mai desiderato
così tanto una persona... le sue labbra, il suo corpo, la
sua
voce, i suoi occhi, il suo amore... tutto di lui. Ogni singola, piccola
parte che di lui a me fa impazzire. E questo mi spaventa,
sì, mi
terrorizza. Perché so che l'amore non corrisposto fa male e
basta. Uccide giorno dopo giorno, fa soffrire sempre di più
senza alcuna pietà. Ma io non voglio passare un altro brutto
periodo, però allo stesso tempo sento che non posso farne a
meno. Quelle emozioni, quei brividi divini li percepisco e non posso
farci nulla. E' una cosa totalmente spontanea e purtroppo non so cosa
fare per fermarla. Non so neanche se c'è un modo, a dire la
verità.
Un pensiero del tutto negativo mi attraversa la mente: come diavolo
farò tra due settimane?
La sonora risata di Michele interrompe bruscamente il corso dei miei
pensieri. Realizzo che la donna bionda in tv ha fatto una battuta
spiritosa, così mi lascio andare anche io in una risata che
però non esce, come invece speravo, naturale.
Dopo qualche minuto, che non riesco a definire esattamente quanto,
chiudo gli occhi, quasi istintivamente. Mi sento abbastanza stanca, e
poi la vicinanza che si è formata – va bene, lo
ammetto:
che ho formato – tra me e Michele mi fa sentire protetta,
tranquilla, rilassata. Mi fa sentire assolutamente bene.
«Lori» Una voce, anzi, una voce bellissima mi fa
aprire gli
occhi. Indovinate di chi è questa voce. Michele? Ma dai,
come
avete fatto ad indovinare?!
«Oh» faccio, insonnolita. Appena mi viene in mente
l'ultima
cosa che ricordo di avere fatto da sveglia – soprattutto in
che
posizione sono –, mi tiro su a sedere.
«Scusa... mi sono addormentata» mormoro, con
imbarazzo.
Lui mi sorride dolcemente. «Non preoccuparti, effettivamente
era
tardi e poi sei malata, è ovvio che tu abbia più
sonno
del solito.»
Mi stropiccio gli occhi. «Già. Che ore sono
adesso?»
«Le undici» mi risponde, dopo avere dato
un'occhiata al suo orologio da polso.
«No, mi sono persa l'ultima metà del
film!» esclamo, cercando di assumere un tono di voce
piuttosto seccato.
«Praticamente Jennifer ha lasciato Mark e si è
messa con
Luke» racconta lui « Ah, e poi hanno scoperto che
Lucy
è lesbica.»
«Ma dai! Chi l'avrebbe mai detto?!» grido, forse
con troppo
entusiasmo. Si vede tanto che non so praticamente una mezza sega del
film?
Lui ride, divertito. Okay, non sembra averlo capito.
«Già, io pensavo che si mettesse con
Edward.»
«Ah» annuisco io, senza sapere cos'altro
aggiungere. Non
vorrei dire delle sciocchezze, quindi me ne sto zitta e sorrido,
tentando di apparire convincente.
«Ora è meglio che tu vada a dormire»
afferma, dopo una piccola pausa.
«Sì» confermo io «Ehm,
ascolta... ti chiedo troppo se ti dico...»
«Sì?» mi incoraggia lui.
«Di restare qui a dormire?» finisco poi, tutto d'un
fiato
«Cioè, è perché essendo
malata... non so, se
per caso mi servisse qualcosa o...»
«Va benissimo» mi interrompe, con un sorriso
«Dormo sul divano.»
Sorrido. Lotto contro me stessa per non dirgli “se vuoi
dormire
con me, a me va bene”. Per fortuna riesco a trattenermi,
anche
perché non voglio immaginarmi la faccia che farebbe.
«Bene» chiudo io, con un leggero sospiro
«Allora
buonanotte» Detto questo, mi alzo lentamente e poi mi avvio
verso
le scale.
«'Notte» dice lui, dopo qualche secondo.
Sorrido senza farmi vedere, dopodiché inizio a salire le
scale.
Domenica 6 dicembre
Apro gli occhi lentamente. Guardo il soffitto sopra di me, cercando di
ricordare chi sono, dove sono, e soprattutto con chi sono.
«Papà» sento la voce di Michele fuori
dalla mia
stanza. Subito dopo dei passi lenti. Sta camminando in corridoio.
«Scusa se non ti ho avvisato, è che era tardi...
Sì, io tutto bene. Lei sta ancora dormendo, ieri
però
aveva ancora la febbre. Speriamo le sia passata»
Una pausa,
più o meno lunga. «Oggi? Ma forse è
ancora
ammalata... Lo so, però uscire mi sembra troppo affrettato,
è meglio che stia ancora a casa» Un'altra pausa
più
lunga della precedente. «Sì, la prossima volta
penso che
le andrà benissimo... Okay, ciao!»
Cosa gli avrà chiesto? Hanno parlato di me, questo
è chiaro.
Dopo qualche secondo, mi decido a parlare. Chiamo Michele per nome una
volta. Dopo alcuni istanti apre la porta, sorridendo. E' appena uscito
dalla doccia. Lo dico perché ha ancora i capelli bagnati...
Dio,
quant'è figo.
«Buongiorno» mi saluta, sempre con quel sorriso
meraviglioso sulle labbra «Come stiamo oggi?»
«Penso meglio» rispondo, tastandomi la fronte.
Lui si avvicina e mi tocca con delicatezza per sentire la temperatura.
«Sì, lo penso anche io» dice, prendendo
il termometro «Provala per sicurezza.»
«Okay» Dopodiché lo afferro, me lo
posiziono sotto il braccio e dopo due minuti lo ritiro.
«Quanto?» chiede lui, leggermente in ansia.
«Trentasette e mezzo!» annuncio, con un sorriso
raggiante.
«Bene! Ti è quasi passata!» esclama,
felice anche lui.
Segue una pausa di qualche minuto. Ci guardiamo sorridendo, senza dire
nulla.
«Senti» dico, d'impulso.
Lui mi guarda con aria interrogativa.
Oddio. E adesso che gli dico?
«Ti volevo...» inizio, arrossendo
«Ringraziare per
tutto. Sei stato gentilissimo, non so cosa avrei fatto senza di
te.»
Lui fa un sorriso sghembo. Cristo, adesso svengo. E'... stupendo.
«Di niente» sussurra, dolcemente.
Ci siamo fatti vicini. Davvero vicini. I nostri nasi quasi si sfiorano.
E questa volta giuro che non sono stata solo io ad avvicinarmi.
Sento il suo profumo, percepisco il suo respiro, vedo la sua bocca
così vicina alle mia che mi sembra dirmi “Su,
baciami!”. E così annullo la pochissima distanza
che c'era
tra le nostre labbra e lo bacio, quasi con foga. Dio, quanto mi
è mancata questa bellissima sensazione...
Dopo qualche secondo, Michele si stacca, affannando.
Ma Cristo, cos'ho fatto questa volta?
Lo guardo non capendo. I miei occhi lo fissano spaesati. Dentro di me
sento una canzone che ho sentito l'altro giorno, esattamente questo
pezzo: “Come pensi che io faccia a meno di te? Non vedi che
ti
sto cercando?”. Sembra tutto un film, uno stupido film. Ma
che
cavolo...
«Ascoltami» riesce a sillabare, respirando con
difficoltà «C'è una cosa che ti devo
dire.»
Mi faccio attenta. Lo guardo negli occhi e poi pronuncio timidamente:
«Dimmi.»
Qualcosa mi dice che non è una bella cosa ciò che
mi sta per dire.
«Tu mi piaci» afferma, anche lui fissandomi negli
occhi
«Tanto. Mi affascini terribilmente. Sei una donna bellissima
e
simpaticissima, e il tempo quando sto con te passa troppo velocemente
che io vorrei fare tornare indietro le lancette dell'orologio per
rivivere quegli splendidi minuti che trascorro in tua
compagnia.»
I miei occhi si fanno lucidi. Nessun uomo mi ha mai detto delle cose
così dolci in faccia.
«Però» aggiunge, con un sospiro.
Ecco. Era troppo bello per essere vero. C'è sempre una
fregatura, dovrei saperlo ormai.
«Io sono innamorato da troppo tempo di un'altra
persona» continua, distaccando lo sguardo.
Ha detto persona. Oh mio Dio, non mi dire che è gay...
«E sarebbe la mia ex.»
Due notizie, una bella e una brutta. Quella bella è che non
è gay... e quella brutta è che oggi
commetterò un
omicidio, penso, stringendo gli occhi.
Chi è? Voglio nome, cognome e indirizzo.
«Il problema è che è successo un casino
qualche anno fa» riprende, dopo una piccola pausa.
«Hai voglia di parlarmene?» chiedo, in un soffio.
Lui annuisce lentamente. «Avevo venticinque anni»
inizia a
raccontare, assumendo un tono distaccato. La sua voce si intenerisce un
poco. «Ed ero fidanzato da una decina d'anni con Emma, una
persona stupenda. Stavo benissimo, era tutto così perfetto
quando ero con lei. Così abbiamo deciso di sposarci. Qualche
settimana dopo il matrimonio, mi ha annunciato che aspettava un
bambino.»
Senza volerlo, emetto un “oh” di stupore.
Lui mi sorride con amarezza. «Quando ha partorito, alle
analisi
del sangue abbiamo scoperto che...» Fa una pausa, poi con un
sospiro finisce la frase: «Il bambino non era mio.»
Spalanco occhi e bocca.
«Ma che puttana!» mi lascio scappare. Poi mi
affretto ad aggiungere: «Cioè... mi
dispiace...»
Lui scuote la testa. «Non preoccuparti. Hai
ragione», poi
continua a raccontare: «Mi sono arrabbiato da morire. Anzi,
ero
imbufalito. Il mondo che avevamo costruito, è crollato in
pochissimi secondi. Non ci ho più visto, e quella sera sono
andato a bere. “Per dimenticare”, avevo pensato
stupidamente. E poi ho chiesto l'annullamento del matrimonio.»
Abbasso lo sguardo. Dio, che brutta storia. «Non avrei mai
immaginato...» mormoro, poi ho il coraggio di chiedergli:
«Ma lei lo sapeva che non era tuo? O magari pensava che non
si
fosse mai scoperto...?»
«No, non lo sapeva neanche lei» mi risponde,
facendo una
smorfia «Ma d'altronde non avrebbe mai pensato che dopo una
scopata di una notte sarebbe rimasta incinta.»
I miei occhi sono diventati due fessure. «E poi hai scoperto
chi è il vero padre?»
Lui annuisce.
«Chi?» chiedo, in un sussurro «Se posso
permettermi...»
«E'...» poi fa una pausa, infine conclude:
«Si chiama Alex.»
«Che cosa?!?!» grido, scandalizzata.
«Lo conosci?» chiede, stupito.
«Sì! E' venuto ieri pomeriggio a casa pensando ci
fosse
Cleo... e la sera siamo usciti...» balbetto, con affanno.
«E' il suo migliore amico» dice, amaramente.
Annuisco un poco. «Lo so.»
Prosegue un silenzio che mi sembra durare anni.
«E quindi la ami ancora, nonostante tutto?» riesco
a domandare.
«Purtroppo sì, e mi odio per questo»
sussurra, abbassando il capo. Una lacrima gli scende dalla guancia.
Intenerita, lo abbraccio. «Non devi odiarti... tu... non
decidi tu.»
«Lo so, cazzo! Ma chiunque se avesse un po' di amore proprio
la
dimenticherebbe! Invece io no! Come fa ancora a piacermi? Come posso
ancora ripensare a tutto con una stretta allo stomaco? Come posso
desiderarla ancora dopo che mi ha tradito con il migliore amico di mia
sorella? Come può, porca troia?!» urla, fuori di
sé.
Gli accarezzo la schiena con dolcezza. «Sfogati, che ti fa
bene.»
«Grazie Lori, sei fantastica.»
Sorrido, senza troppa felicità.
«Ogni tanto la vado a trovare, perché ho legato
col
bambino e comunque, nonostante tutto, mi dispiace» continua,
a
bassa voce.
Resto in silenzio. Dopo qualche secondo mi stacco e lo guardo.
«Sei davvero un angelo» dico, asciugandogli con le
dita la guancia umida.
Lui sorride un poco.
Restiamo a guardarci per numerosi secondi, dopodiché Michele
rompe il silenzio dicendo: «Ora lei è una mamma
single,
perché quello stronzo di Alex non ha riconosciuto il
bambino.»
«Cerca di non pensarci» mormoro, accarezzandogli il
viso.
«Ci provo tutti i giorni, ma maledizione, la nostra relazione
è durata più di dieci anni, come posso
dimenticare?!»
«Devi» ribatto, con sicurezza «So che
è
difficile, e che soprattutto hai passato un brutto periodo. Ma devi
farlo.»
Annuisce lentamente. Poi dopo una pausa, dice: «Posso
farcela.»
Sorrido, con dolcezza. «Certo che ce la puoi fare.»
*** Spazio Autrici ***
Ma buonaseeera (= Scusate il ritardo, ma QUALCUNO ha una
connessione del cavolo, ed è tutta colpa di questo QUALCUNO
che
non si decide a comprare un nuovo pc o modem o checavoloneso!
...Ovviamente scherzooooo! Lindààà!
Non
prentertela ;D *salta in braccio ^_____^ (non me la sono presa...
comunque il
mio computer va benissimo, è il coso che fa confusione col
coso e
cosano... capito no? xDxD ndLeslie) (certo che ho capito... tutto! XD)
Beh, avrete sicuramente letto che in questo cap si scopre il famoso
passato di Michele (Chiara spero che non ne sei rimasta delusa :P).
Sappiate solo che ci ho impiegato giorni per farmi prima venire in
mente la geniata (o così spero che sia XD) e poi per fare
quadrare tutto >.< Che ne dite? Vi è piaciuto
tutto sto
casino che ho creato, o è troppo alla "Beautiful"? XD Fatemi
sapereeee **
Comunque, riguardo la stesura del secondo, io come avevo "promesso" ho
finito il primo capitolo e sono nel bel mezzo del mio secondo (che
sarebbe il terzo) :D Ho tante idee per la testa, e spero di trovare il
tempo e l'ispirazione per scrivere ^^ (io sono alla terza stesura del
mio
primo capitolo - ovvero il secondo. ^^" ndLeslie) (eh ma lei non si
accontenta mai! Cercate di compatirla, poverina! XD)
Direi che per stasera ho concluso... (=
Grazie mille come al
solito alle 10 persone che hanno aggiunto la
fic ai preferiti e alle altre 20 che l'hanno invece messa
nelle seguite. Siete miticiii *W*
Mitici ancora di
più gli angioletti che spendono un po' del loro tempo per
recensire, è importante per noi **
Grazie a chi legge
solamente ^^
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
vero15star Mi dispiace
tantissimo farti soffrire, tesoro XD La scoperta del passato di Alex
penso che sia stato un brutto colpo per te... Non dirmi che ti sei
tagliata le vene o lanciata giù dalla finestra o cose
simili! >_________< Comunque sì,
Silvia è mitica, l'adoro XD E stai tranquillaaaa,
è tutto inventato (per le compagnie aeree) vedrai che non ti
succederà nulla ;D (massimo massimo verrà persa
la valigia *fa le corna XD ...che poi dopo qualche giorno te la
riportano, quindi tranquaaaaaa! >//<) Grazie un
sacco per i complimenti, sei un tesoro *^* A presto bellissima (= Un
baciooo <33
A questo weekend ^^
(se tutto va bene.... vero QUALCUNO? *lancia un'occhiata sospetta,
dopodichè scoppia a ridere di gusto) (^^" ndLeslie)
Bacììì,
LaLLa e
Leslie
|
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Capitolo 13 *** No good. ***
13.
No good
Sabato 5 dicembre
Cleo's Pov.
Apro gli occhi che il
sole è già alto e qualcosa di piccolo e
fastidioso vibra sul comodino. Stupido telefono, io volevo dormire! Con
uno grugnito di protesta, allungo la mano e lo afferro. Il display dice
che è Michele... beh, c'era da aspettarselo. È
tipico di lui, fare il guastafeste.
«Ti odio» annuncio, la voce impastata dal sonno.
La risata di mio fratello giunge familiare al mio orecchio e non riesco
a fare a meno di sorridere. Mi manca.
«Buongiorno anche a te» dice infine, quando le risa
cessano.
«Ti informo che stavo dormendo» annuncio, tirandomi
le coperte sul viso e rannicchiandomi in modo da proteggermi dal freddo
pungente. Ho dimenticato la finestra aperta.
«Lo avevo capito... è tipico di te dormire fino a
mezzogiorno» sospira, in tono affettuoso.
«Non ci credo, non è mezzogiorno»
sbotto, infastidita.
«Non crederci, tanto tu sei in vacanza» risponde,
tranquillamente.
Okay, mi ha fatto venire il dubbio. Altra cosa tipica di mio fratello.
«Cos'era quella? Una specie di accusa? Sappi che non
è colpa mia se tu hai deciso di insegnare greco ad un branco
di capre e rovinarti l'esistenza» ribatto, acida.
Ride di nuovo. Beh, io non stavo scherzando, nonostante quello che
abbia detto non lo pensi veramente. Almeno lui è felice, non
è stato appena svegliato in malo modo da uno stupido
cellulare.
«Volevi dirmi qualche cosa?» taglio, facendo
gironzolare lo sguardo per la stanza.
«No, volevo solo sapere se eri viva, ma a quanto pare ho
sbagliato a preoccuparmi... stai benissimo» replica lui,
sarcastico.
Faccio schioccare la lingua contro il palato. «Per tua
informazione, ieri sono quasi morta» ribatto.
«Ti sei schiantata contro un albero mentre contavi le
nuvole?» chiede, sarcastico.
Sbuffo. «Guarda che non serve che cerchi di irritarmi, sono
già arrabbiata con te per il semplice fatto che mi hai
svegliata e io stavo dormendo.»
«Il fatto che ti ho svegliata sottintende che tu stavi
dormendo, non serve specificarlo» precisa.
Alzo gli occhi al cielo. «E il fatto che tu sia mio fratello
sottintende che io sappia che sei un prof di italiano, non serve
specificarlo» ribatto, sarcastica.
Scoppiamo a ridere entrambi.
«Bene, e oltre al fatto che stavi per morire, come ti
va?» chiede lui dopo un po'.
«Mah, non mi lamento... è pieno di persone
simpatiche qui, e il posto è davvero... uhm.. pittoresco.
Esattamente quello che cercavo. Probabilmente vivrò qui per
sempre, ti mancherò?»
«All'inizio sì, poi mi comprerò un
cagnolino scodinzolante e supererò il dolore.»
Scoppio a ridere di nuovo.
«E a te come va?»
«Tutto bene, le solite cose.»
Che bugiardo. Si capisce lontano un miglio che è successo
qualcosa che non mi vuole raccontare. Che fratello ingrato, io gli
raccontavo tutto da piccola: ogni giorno si doveva sorbire il resoconto
dettagliato delle mie mattinate a scuola. Adesso che ci penso,
probabilmente ero una palla, ma lui è mio fratello,
è l'unico essere vivente al mondo che ha il diritto di non
sopportarmi ma il dovere di volermi bene. Che gran figata.
«Bene, farò finta di crederti perché ho
fame e voglio andare a mangiare» gli annuncio, sbadigliando.
«Ci credo, è mezzogiorno!»
«Piantala, non è vero.»
«Invece sì.»
«Invece no.»
Sento la voce di papà in sottofondo urlare qualcosa e
Michele sbuffa.
«Devo andare, Cleo» annuncia, sospirando.
«Sì, anche io... ci sentiamo domani!»
«A domani!»
Chiudo la chiamata e getto il telefono da qualche parte sul letto, per
poi ripiombare sui cuscini con un sospiro.
Guardo la sveglia sul comodino. Le undici e cinquantacinque. Lo sapevo
che non era mezzogiorno. Sbuffando, mi alzo e mi trascino in cucina,
ignorando completamente le pantofole. Mi guardo attorno, come se mi
aspettassi di trovare qualcuno intento a preparare una colazione
abbondante. Muoio di fame, eppure non posso mangiare più di
tanto, perché tra meno di un'ora pranzerò.
Sì, in effetti è un po' tardi, per alzarsi. Metto
su il the e raggiungo il soggiorno, lasciandomi cadere sul divano con
un sospiro. Oggi non farò assolutamente nulla, se non fare
zapping davanti alla televisione, leggere, guardare qualche film e
mangiucchiare quando ho fame. C'è stato un periodo, nella
mia vita, durante il quale l'ozio era all'ordine del giorno, e sono
diventata un'esperta. Allungo i piedi sul divano e li osservo,
rabbrividendo. Primo obbiettivo all'ordine del giorno: trovare un paio
di calzini.
A malincuore mi alzo e corro di nuovo su, per poi afferrare il primo
paio di calze appallottolate e infilarle. Recupero anche una delle mie
numerosissime sciarpe di cotone e me la avvolgo attorno al collo, per
poi infilare una felpa sopra la maglietta del pigiama. Torno di sotto,
canticchiando un motivetto senza capo né coda, infilo una
delle bustine profumate nella teiera e la porto in soggiorno assieme ad
una tazza decorata da un motivo floreale. Accendo la televisione e, con
un sospiro, mi rannicchio tra i cuscini.
Non voglio pensare assolutamente a nulla, voglio solo rincoglionirmi un
po', chiudermi in casa tutto il giorno. È un secolo che non
lo faccio, e ne ho bisogno, specie dopo ieri sera. Verso il the nella
tazza e la porto alle labbra, socchiudendo appena gli occhi, quando il
liquido bollente mi scivola lungo la gola.
Il trillo del campanello mi fa sobbalzare. Chi diavolo è?
Mi alzo e, incerta, raggiungo il citofono.
«Sì?» chiedo, aggrottando le
sopracciglia.
«Sono Davide» dice soltanto lui, da sotto.
Sospiro e gli apro, per poi spalancare la porta d'ingresso e tornare ad
accomodarmi sul divano. Perché è qui? Non aveva
detto di avere “capito”? Ma capito cosa,
esattamente?
Mi ci vogliono circa dieci secondi per rendermi conto che sono in
pigiama, ho i capelli che vanno in tutte le direzione e probabilmente
un alito che potrebbe stendere un branco di elefanti. Imprecando,
raggiungo il bagno e mi ci chiudo dentro. No, non ho abbastanza tempo
per una doccia, ma l'ho fatta ieri sera, perciò posso farne
a meno. Mi spoglio velocemente e, mentre mi lavo i denti, mi guardo
attorno in cerca di qualcosa da mettere. Benedico il mio disordine,
quando individuo un reggiseno abbandonato sul tappeto. Dovrò
tenere il pigiama... poco male, è un bel pigiama. Mi
sciacquo la bocca e mi rivesto, per poi afferrare la spazzola e una
matita per gli occhi. Di solito mi ci vuole mezz'ora per truccarmi, ma
l'idea che Davide possa vedermi con la faccia-cadavere che esibisco
appena sveglia mi provoca una fastidiosa stretta dalle parti dello
stomaco e traccio veloce il contorno degli occhi, per poi completare
l'opera con mascara e un velo di ombretto. Passo un sottile strato di
rossetto sulle labbra e osservo il risultato finale. Non sono
così male, almeno non sembro morta, e il pigiama potrebbe
tranquillamente passare per una tuta per stare in casa, o qualcosa del
genere.
Quando esco dal bagno, Davide è già entrato, e si
guarda attorno perplesso.
«Oh, eccoti!» si illumina, quando mi vede.
Mi sento avvampare, davanti al suo sorriso. Mi costringo a ricambiare,
relegando l'imbarazzo nell'angolo più inaccessibile della
mia testa.
«Ehm... ciao» saluto, richiudendomi la porta alle
spalle per nascondere il disastro che ho creato in pochi minuti.
«Ciao» fa lui, divertito.
Mi mordicchio il labbro, guardandomi attorno a disagio. Lui fa la
stessa cosa. Forse sta aspettando che gli chieda il motivo della sua
visita. Sto per aprire la bocca, quando mi rendo conto che mi ha
scattato l'ennesima foto. Lo guardo male e, automaticamente, metto su
un broncio divertito. Lui ridacchia.
«Non ho resistito» si giustifica, passandosi una
mano tra i capelli.
Adoro quando lo fa, è terribilmente attraente. Mi ritrovo ad
arrossire, mentre i miei pensieri si avvicinano a immagini decisamente
poco caste. Dio, ma che mi prende?
«Cosa ti porta da queste parti?» domando con
nonchalance, accomodandomi sul bracciolo del divano.
«Pensavo che potevamo fare un giro, se ti va...»
propone, stringendosi nelle spalle.
Abbasso appena lo sguardo, lanciando uno sguardo alla finestra con aria
svogliata.
«Oppure potresti rimanere qui con me a oziare... avevo una
mezza idea di rivedere Titanic, magari con una grossa ciotola piena di
popcorn e delle caramelle...» propongo, speranzosa.
Mi osserva divertito per un po', un sottile ghigno che gli increspa le
labbra, poi annuisce.
«Andata!»
Una mezz'ora dopo, siamo seduti insieme sul divano, i popcorn sulle mie
ginocchia e le caramelle sulle sue. Potremmo sembrare due amici che
guardano un film, che è in effetti quello che siamo, se solo
la piantassi di lanciargli occhiate furtive. Dio, sembro una ragazzina
al suo primo appuntamento! Ho ventisette anni, non tredici, dovrei
darmi un contegno. Mi siedo più dritta e mi infilo una
caramella in bocca, concentrandomi sul film.
«Pensi che piangerai?» mi domanda Davide dopo un
po', mentre affondo la mano nella ciotola dei popcorn.
Il the che stavo bevendo mi va di traverso e passo i successivi trenta
secondi a tossire e sputacchiare come una deficente.
Che figura di merda.
Mi rimprovero, con una smorfia. Mi ci vuole un po' per rendermi conto
che Davide sta ancora aspettando una mia risposta.
«Oh, beh... di solito piango, sì. Ti da
fastidio?» chiedo, con voce sottile.
Si volta a guardarmi e sorride, per poi avvicinarsi con le labbra al
mio orecchio.
«Ti confesso una cosa» mi sussurra, divertito.
«Ho visto questo film diciassette volte, e per ora ho pianto
alla fine di ognuna.»
Lo guardo sgranando gli occhi. Un ragazzo che piange guardando Titanic?
Allora è vero che le anime gemelle esistono! Sto sorridendo,
ma non me ne rendo nemmeno conto. Io Titanic l'ho visto solo quindici
volte.
«Battuta da un ragazzo... non ci posso credere»
sussurro, incredula.
Scoppia a ridere. «Non prenderla sul personale, le prime otto
le ho viste da dietro il divano, mentre lo guardava mia sorella. Vedevo
una scena su tre.»
«E hai pianto comunque?»
Annuisce con aria grave. «Sì, mi commuovo
facilmente...» ammette, riluttante.
Il mio sorriso si allarga. «Chi lo avrebbe mai detto che uno
sexy come te è un tenerone?»
Oh Cristo, l'ho detto ad alta voce. Torna indietro, rimangiati tutto!
Dove cazzo è un telecomando, quando serve? Che figura del
cavolo.
Non ho nemmeno il coraggio di guardarlo. Sprofondo tra i cuscini, rossa
dalla punta dei piedi a quella dei capelli, cercando di fare finta di
nulla. Lo so, cosa sta facendo. Si è girato a guardarmi con
quel suo adorabile sorrisetto divertito, una punta di lusinga negli
occhi, come per accertarsi che quello che ha sentito sia la
verità. Chiudo gli occhi, cercando di sembrare a mio agio.
«Scusa un attimo» mi congedo, alzandomi. Cavolo, da
quando la mia voce è così orribilmente acuta?
Lascio il soggiorno e mi chiudo in cucina.
«Stupida, stupida, stupida. Tuo padre te l'ha detto migliaia
di volte, di collegare la lingua al cervello, e tu vai a dirgli che
è sexy quando non dovrebbe nemmeno piacerti? Sei una
stupida, Cleo. Che figura di merda, probabilmente sta pensando a quanto
sono infantile. Oddio, e se pensasse che l'ho detto apposta? Oh, Dio...
Dio, Dio, Dio!» sto parlando da sola, mentre giro attorno al
tavolo gesticolando. Probabilmente non sembro molto normale, in questo
momento. No, decisamente non sono normale. Oh mio Dio, sono pazza!
È l'unica spiegazione razionale... sono una matta,
dovrebbero rinchiudermi.
Sto ancora borbottando tra me, quando sento dei colpi leggeri contro la
porta.
«Ehm, Cleo? Ti senti bene?» chiede la voce di
Davide, perplessa.
Fantastico, mi ha pure sentita durante i miei sproloqui mentali ad alta
voce. Perché? Che ti ho fatto di male? Cosa
succederà adesso? Inciamperò sulla sedia e mi
romperò l'osso del collo?
Come se tutto questo non sia già abbastanza comico, inciampo
davvero sulla gamba di una sedia e perdo l'equilibrio, finendo lunga
distesa con uno strillo.
«Cleo!» esclama, preoccupato, spalancando la porta.
Gli faccio un sorrisetto imbarazzato che dovrebbe voler dire
“Non-ti-preoccupare-non-mi-sono-rotta-nulla” ma che
ricorda più un
“Lo-so-sono-una-pazza-furiosa”.
Davide mi guarda, occhi e bocca spalancati, per secondi che mi sembrano
interminabili, poi, inaspettatamente, comincia a ridere. Quando mi
riprendo dallo shock, noto che ha le lacrime agli occhi e si
è appoggiato allo stipite della porta. Mi metto seduta e
incrocio le braccia, leggermente offesa. Ho appena fatto due figuracce
terribili di fila e lui mi ride in faccia? Cosa gli sembro, un clown?
Metto il broncio, mentre continuo a guardarlo di sottecchi. Un minuto
e, contro ogni mia previsione, comincio a ridere anche io, e nemmeno
poco. Forse non sarò un clown, ma quello che è
appena successo è talmente ridicolo...
Quando le nostre risate si spengono, mi rendo conto che si è
seduto di fronte a me. Arrossisco e lui ridacchia di nuovo, per poi
afferrarmi la mano. Si avvicina, e in pochi secondi sorpassa la
distanza di sicurezza anti-bacio (trenta centimetri) e un allarme parte
nella mia testa. Dovrei spostarmi, cercando di sembrare naturale, per
poi tornare di là con qualche scusa stupida del tipo
“non voglio perdermi il finale”, ma non lo faccio.
Per quanto forte sia l'allarme, non riesce a scollarmi da
lì, anzi, mi fa avvicinare a mia volta. Sento il suo respiro
caldo sulle labbra e un brivido mi percorre la schiena.
«Sei adorabile, Cleo» mi sussurra, ad un centimetro
dalle mie labbra, con un sorriso sghembo che mi fa quasi sussultare.
Sto per morire, me lo sento. È questione di secondi, ormai.
Mi bacerà e io cadrò a terra morta per
iperventilazione. Non sono mai stata così vicina a qualcuno
senza poi baciarlo. È matematicamente impossibile non
cedere, specie quando la voglia di saltargli addosso è forte
anche da dieci metri di distanza.
Lo squillo forte del campanello ci fa sobbalzare entrambi, e lancio uno
sguardo allarmato alla porta. Chiunque sia, ha trovato il portone di
sotto aperto. Ma chi potrebbe essere, poi? Qui conosco solo Davide, o
almeno, solo Davide potrebbe venirmi a trovare qui, e lui è
già qui.
Restiamo per qualche secondo a guardarci, indecisi, poi mi alzo
riluttante e raggiungo l'ingresso. Apro la porta, e per un secondo non
mi viene un infarto.
Luca.
Apro e chiudo gli occhi un paio di volte, come per assicurarmi di non
avere un'allucinazione. No, Luca è davvero qui, davanti a
me, con quel suo sorrisetto malizioso che una volta adoravo, e che
ancora adesso riesce a farmi fremere. Balbetto il suo nome con voce
strozzata, mentre il suo sorriso si allarga appena.
«Già, ti sono mancato?» domanda,
divertito.
Mi appoggio allo stipite della porta, sicura del fatto che le mie gambe
non potranno reggermi ancora a lungo. Cosa diavolo ci fa lui qui? Lo
credevo a Bolzano, avvocato di giorno e ubriaco di notte, invece
è qui. Ma perché la mia vita deve essere
così dannatamente complicata?
Guardo il suo volto, che stranamente non è cambiato per
nulla dall'ultima volta che l'ho visto: un viso allungato, sul quale
spiccano gli occhi azzurri, tendenti al verde, e un accenno di barba
sul mento. Capelli a spazzola e sguardo da duro, uguale a com'era
quando aveva quindici anni, solo forse un po' più adulto. I
muscoli scolpiti sono perfettamente visibili sotto la maglietta
aderente che si intravede sotto il giaccone, e la
familiarità di quel corpo mi sconvolge.
Sono troppo shockata per sentire Davide che ci raggiunge, ma vedo lo
sguardo di Luca spostarsi su di lui e farsi perplesso.
«E lui chi è?» domandano
contemporaneamente, sospettosi.
Mi riscuoto e guardo prima uno, poi l'altro, disorientata. Fantastico,
non solo Luca è qui, ma è qui mentre
c'è anche Davide. Quanto può essere grave una
cosa del genere? Sento la terra mancarmi sotto i piedi e la vista
offuscarsi un momento. Ho bisogno di zuccheri.
«Davide, Luca, Luca, Davide» presento,
massaggiandomi la fronte con un gemito.
Senza aspettare una qualche reazione da parte loro, torno i cucina e
riempio un bicchiere di acqua, per poi scioglierci dentro due
cucchiaini di zucchero. Fa schifo, ma magari mi farà sentire
meglio. Davide mi raggiunge poco dopo, con aria irritata. Si chiude la
porta alle spalle e mi guarda come in cerca di spiegazioni. Non gli
rispondo e metto il bicchiere vuoto nel lavandino, per poi massaggiarmi
le tempie con una smorfia.
«È chi credo io?» domanda.
Non riesco a capire l'emozione che accompagna la sua voce? Rabbia?
Fastidio?
«Dipende» borbotto soltanto, chiudendo gli occhi.
«E che diavolo ci fa qui?» chiede ancora, senza
curarsi del fatto che parlando a voce così alta in soggiorno
si sente tutto.
La porta si apre e guardo con aria atona Luca entrare sogghignando.
«Sono venuto a trovare una vecchia amica, è forse
vietato?» domanda, fingendosi sorpreso.
Davide lo guarda in cagnesco e io mi passo una mano tra i capelli. Ho
solo voglia di distendermi e dimenticarmi di quello che sta succedendo.
«Aspetta, fammi indovinare... ho interrotto
qualcosa» esclama Luca, in tono insopportabile.
Riesco a distinguere una punta di fastidio nella sua voce. Entrambi lo
fulminiamo con lo sguardo.
«Perciò... state insieme?» domanda di
nuovo lui, fingendosi curioso.
Giurerei di vedere una strana luce nei suoi occhi, se non sentissi che
la mia testa sta per scoppiare. Com'è possibile che mi sia
venuta l'emicrania da un minuto all'altro?
«Secondo te “Non sono affari tuoi” va
bene come risposta?» ribatte Davide, ora decisamente irritato.
«Certo che sono affari miei! Cleo è... volevo
dire, era, la mia ragazza!» esclama Luca, abbandonando l'aria
innocente e rivelando a sua volta tutto il suo fastidio.
«Hai detto bene, era! Non lo è più,
perciò quello che fa e con chi lo fa sono affari
suoi!» sibila l'altro.
Luca sgrana gli occhi e si volta a guardarmi, sorpreso e geloso allo
stesso tempo. «Sei andata a letto con lui?» chiede,
sbalordito.
Faccio schioccare la lingua contro il palato, preferendo non
rispondere. Uomini: tutti uguali.
«Ma si può sapere cosa cazzo te ne
frega?!» salta su Davide, alzando il tono nella voce.
Non ascolto nemmeno la risposta di Luca, voglio andarmene subito. Con
una mano posata sulla fronte, esco dalla cucina e salgo le scale, per
poi chiudermi in camera sbattendo la porta e distendermi sul letto.
Luca è qui, a casa mia, cioè, a casa di Lori. Che
schifezza, proprio quanto ero sicura di essermi liberata di lui per
sempre, torna. Succede sempre così.
Domenica 6 dicembre
Apro gli occhi dopo quello che mi sembra un attimo, ma che
probabilmente non lo è, dato che attorno a me è
buio. Batto le palpebre un paio di volte e cerco di ritrovare
l'orientamento. Il mal di testa almeno è sparito... o magari
non c'è mai stato. Sì, dev'essere
così: ho sognato tutto. Probabilmente è mattina
presto e la casa è deserta, e io ho così fame
perché devo fare colazione. Probabilmente Luca è
a Bolzano, che dorme nel suo letto, in attesa di svegliarsi e andare al
lavoro. Tiro un sospiro di sollievo e mi tiro a sedere, per poi cercare
a tentoni le ciabatte sul pavimento. Ci rinuncio quasi subito e mi
alzo, decisa a cercare qualcosa da mangiare. Apro la porta e una figura
in controluce si staglia davanti a me. Non riesco a distinguerne i
lineamenti. Tiro uno strillo e richiudo la porta, ansimando. Sento una
specie di gemito soffocato, probabilmente l'ho colpito.
«Cleo, apri! Sono io!» grida una voce familiare da
fuori, bussando con forza.
Riapro la porta con gli occhi sgranati. Luca. Cazzo, non era solo un
brutto sogno.
«Che diavolo ci fai tu qui?!» domando, con voce
strozzata, continuando a tenere stretta la maniglia, in caso dovessi
richiudergli la porta sul naso.
«È quello che ci chiediamo tutti» mi fa
notare Davide, sbucando da chissà dove.
Fantastico, neppure le figure del cavolo di prima erano un brutto sogno.
Luca fa un sorrisetto malizioso. «Sono venuto a trovare una
vecchia amica, che altro?» chiede, in tono innocente.
Davide sembra sul punto di rispondere, ma lo fulmino con lo sguardo,
per poi tornare a fissare Luca.
«Tra noi è tutto finito» metto in
chiaro, minacciosa.
Lui si stringe nelle spalle. «Lo so bene, cosa
credi?»
Davide gli lancia un'occhiata scettica e io arriccio il naso, cercando
di trattenermi dal alzare la voce, mentre ripeto la domanda di prima.
Lui scuote piano la testa, divertito. «Intendi dire che la
mia presenza ti infastidisce?»
«Precisamente» si intromette Davide, risoluto.
Incrocio le braccia e lo guardo severa. Lui stringe le labbra e fa un
passo indietro, mostrandomi i palmi in segno di resa.
«Cosa vuoi, Luca?» sibilo, tornando a guardare il
mio ex.
«Un posto dove dormire, in realtà. Sai, la fretta
di venire è stata tanta che ho dimenticato la carta di
credito a casa, e non ho molti contanti per un albergo...»
«Che cosa?!» strillo con voce acuta, per poi
rendermi conto che Davide ha esclamato la stessa identica cosa.
Luca si volta a guardarlo, infastidito. «Sbaglio o ti aveva
detto di stare zitto?» chiede.
Davide gli lancia un'occhiata così cattiva da farmi
rabbrividire.
«Non puoi stare qui» annuncio, secca.
Lui sospira. «Andiamo, Cleo! Non puoi mollarmi in mezzo ad
una strada dopo tutto quello che abbiamo passato assieme...!»
si avvicina a me, e mi ritrovo a guardarlo dal basso del mio metro e
sessantasette. Arrossisco e cerco di indietreggiare, ma non riesco a
muovere un muscolo. «Dopo quello che c'è stato tra
noi» aggiunge, sussurrando, e sento il suo respiro caldo sul
viso.
Davide si schiarisce rumorosamente la voce e faccio un balzo indietro,
sussultando. «Ci devo pensare» cedo, con una
smorfia.
Luca sogghigna e Davide emette un suono strano, a metà fra
un gemito e un sospiro.
Sbuffando, supero Luca urtandolo quasi di proposito e scendo le scale,
per poi entrare in cucina e guardare l'orologio. È appena
passata mezzanotte... come ho fatto a dormire tanto? Beh, comunque sia,
questa sera cenerò prima, altrimenti svengo. Ho
l'impressione di non aver mai avuto tanta fame in vita mia, eppure non
è la prima volta che salto sia il pranzo che la cena...
Probabilmente è tutto questo stress, a mettermi fame.
Apro il frigorifero e ci guardo dentro: yogurt, maionese, pomodori,
formaggio, insalata, un avanzo di torta al cioccolato... nulla che
possa davvero essere una cena. Bene, opzione uno: ordino una pizza,
solo che poi devo aspettare tre quarti d'ora. Okay, niente pizza.
Opzione due: faccio una mega insalata con i pomodori, che mangio
assieme ad un panino con formaggio e maionese – ma esistono
panini con formaggio e maionese? – e per dessert la torta.
Opzione tre: prendo la macchina e cerco il McDonald più
vicino. Non devo neppure starci tanto a pensare: opzione tre,
è ovvio.
Pregustando il sapore del cheesburger più grande del mondo,
chiudo il frigorifero e torno di sopra. A metà strada ci
ripenso, torno giù e prendo la fetta torta al cioccolato.
Devo pur calmare lo stomaco in qualche modo, no?
Mentre alterno un boccone di dolce a un capo di abbigliamento, entra
Davide. Strano, pensavo che se ne fosse andato...
Restiamo tutti e due un attimo immobili, in evidente imbarazzo, dato
che sopra la biancheria indosso solo una t-shirt e credo di avere della
panna sul naso. Mi riscuoto quasi subito e afferro il paio di jeans
più vicini, infilandomeli con una mano sola –
l'altra è ancora impegnata a reggere la forchetta.
«Scusa, dovevo bussare...» si giustifica,
portandosi una mano sulla nuca leggermente a disagio.
Borbotto un “figurati” appena udibile e apro
l'armadio alla ricerca di una felpa e di un paio di calzini. Non so
perché sono arrabbiata con lui, è piuttosto
stupido, ora che ci penso, ma la sensazione che quel quasi-bacio mi ha
dato non è scomparsa, e ora che non ho più la
prospettiva di sfiorare da un momento all'altro le sue labbra, non
è così piacevole. In più, mi sento
strana: non mai stata “oggetto di contesa”
– tranne una volta che Alex si è preso una cotta
per me mentre io piacevo già a Luca, ma allora avevo nove
anni e non conta – tra due uomini, e decisamente non
è divertente. Okay, ho detto una cazzata. Come faccio ad
essere oggetto di contesa tra Luca e Davide, se non dovrei piacere a
nessuno dei due? Mi sta tornando mal di testa.
«Volevi qualcosa?» domando, forse più
scontrosa di quello che vorrei, mentre mi infilo le scarpe.
«Veramente sì, io...» comincia, ma si
blocca quasi subito. «Dove vai?» mi chiede, mentre
inghiotto l'ultimo boccone di torta e mi infilo uno dei miei amati
berretti di lana.
«Fast food» biascico, con la bocca ancora mezza
piena.
«Perché?»
Mi stringo nelle spalle. «Non c'è niente da
mangiare... cioè, niente che potrebbe riempirmi davvero lo
stomaco... o semplicemente perché ho bisogno di una cura a
base di calorie superflue, decidi tu» spiego, leggermente
fredda, prendendo una sciarpa.
«E Luca?» chiede, perplesso.
«Luca può starsene qui a fare quello che gli pare,
io ho fame» sbotto, infilando lo stretto necessario nella
borsa.
Faccio per uscire, ma all'ultimo momento mi blocco. «Vuoi
venire?» domando, con voce più morbida.
Davide da un mezzo sorriso, senza troppa allegria, poi annuisce. Mi
mordo il labbro e gli faccio cenno di seguirmi, poi usciamo senza una
parola.
*** Spazio Autrici ***
Salve, di nuovo Leslie^^
E' un capitolo un po' lungo, e assolutamente fondamentale per la trama
della storia dal POV di Cleo. Da adesso posso dire che si entra un po'
più nel "vivo" della storia. ^^
In realtà non ho molto altro da dire... >.<
spero vi sia piaciuto : DD
Foto personaggi
Luca
> Spazio
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Secretly
di fallsofarc
Grazie tantissimissimissimo a coloro che leggono e recensiscono e
naturalmente ai 10 che
l'hanno aggiunta ai preferiti e ai
20 che la seguono. La storia ha in tutto 848 visualizzazioni
e ci brillano gli occhi ogni volta che guardiamo **
vero15 star
no dai, non è così freddo... cioè,
naturalmente è la regione più a nord di
tutt'italia, ma non ha nulla a che vedere con il vero nord
grazie mille milioni di miliardi per la tua recensione e per il tuo
sostegno, davvero ** (lascio a te, Lallus, l'onore di rispondere per
quanto riguarda il capitolo precedente ; D) (eh beh... Michele
è proprio un angelo >_____< Comunque per Alex
ti capisco, cara XD E riguardo la tua frase "Solo che però
Michelino mio, non può piangersi addosso in eterno... Su
c'è Lori che mi sembra più che disponibile ad
amarlo e fargli tante coccole... E poi vabbè, ci sono anche
io *____*" Mi dispiace tesoro, ma lui è già
occupato con la sottoscritta :P Stasera infatti abbiamo passato una
notte di fuoco *alza e abbassa più volte le sopracciglia. Mi
dispiace anche per la "povera" Lori... però d'altronde...
vince la migliore! Ahahah! Alla prossima, bella ;D NdLaLLa) comunque grazie
tantissime.. no, aspetta, l'avevo già scritto xD un bacio
<3
E per oggi è tutto... alla prossima >.<
kiss, Leslie and LaLLa
|
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Capitolo 14 *** Never say never. ***
capitolo 14
14.
Never say never.
Lunedì 7 dicembre
Loredana's Pov.
So che non dovrei
pensarci, che
dovrei continuare a vivere la mia vita come la vivevo prima. E magari
metterci una pietra sopra, ripetermi nella mente che la cosa non mi
riguarda. Invece non ce la faccio: sento che quello che ha passato e
che sta passando Michele mi appartenga ora più che mai. Il
problema è che non so dare una spiegazione a questo, non
riesco
a trovare un senso logico. Perché insomma: lo conosco da
nemmeno
una settimana, come può interessarmi così tanto?
Lo squillo del cellulare appoggiato sul comodino mi distoglie dai miei
pensieri. Allungo il braccio, lo afferro e rispondo alla chiamata senza
guardare chi è.
«Tesoro! Come stai?» E' la voce squillante di mia
madre.
«Abbastanza bene, grazie. Anche se l'altro ieri avevo
trentanove di febbre» rispondo, con un sospiro stanco.
«Oh Santo! E adesso come stai?» chiede lei,
preoccupata.
Scrollo le spalle. «Meglio. Voi invece?»
«Noi bene. A proposito, c'è Betta che ti vuole
parlare» dice; subito dopo, sento la voce di mia sorella che
mi
chiede, allegramente: «Allora come va
laggiù?»
«Bene dai, il posto è bellissimo.»
«Immagino» fa lei, compiaciuta.
«E' simpatica Cleo?» domando, dopo un po'.
«Oh sì, è dolcissima. E poi dovresti
vedere i suoi
disegni! E' bravissima, mi piacerebbe avere il suo talento»
esclama lei, raggiante.
Sorrido. «E cos'ha disegnato?»
«Il mare, io e Davide l'altro giorno l'abbiamo portata in
spiaggia. E' stata una giornata fantastica, mi sono divertita da
morire» racconta, con entusiasmo.
«Che bello» commento, annuendo un poco
«Va d'accordo con Davide?»
«Altroché! Diciamo che vanno d'amore d'accordo»
dice Betta, con una risatina.
Anche io scoppio a ridere. «Secondo la mamma formano una
bellissima coppia.»
«Sì, anche secondo me. Sono così teneri
insieme» afferma lei «Però qualcosa mi
dice che non
sarà Cleo a fare la prima mossa.»
«Perché?» chiedo, corrugando le
sopracciglia.
«E' molto timida e riservata.»
«Capisco» faccio, vaga «Ora comunque ti
saluto, si sono già fatte le dieci!»
«Già... Ci sentiamo sorellina.»
«Certo, ciao ciao!» esclamo, dopodiché
schiaccio il
tasto rosso del cellulare e rimetto quest'ultimo sul comodino.
Mi provo la febbre per sicurezza. Ho trentasette. Tempo un giorno e
guarisco del tutto, ne sono certa.
Mi alzo stiracchiandomi le braccia e mi dirigo al bagno di sotto per
vedere come sono messa quest'oggi. Mi guardo allo specchio. Okay, sono
messa decisamente meglio rispetto ai giorni precedenti. Mi lavo
velocemente la faccia e i denti, dopodiché torno in camera.
Apro
l'armadio e quando vedo i miei vestiti, sul mio volto compare un
sorriso di trionfo. Che bello riavere i propri abiti e non dover
indossare sempre i soliti – o dover chiederli in prestito a
Cleo.
–
Decido di mettere un paio di jeans scuri e un maglioncino color porpora
che adoro. Me lo ha regalato, per lo scorso compleanno, Silvia. Oggi
non penso proprio che uscirò, in fondo sono appena sfebbrata.
Appena finisco di sistemarmi il collo del maglione, sento suonare il
campanello. Scendo di corsa e mi chiedo chi possa essere a quest'ora.
Michele lavora, quindi di sicuro non è lui. Potrebbe essere
Lara. Oppure Alex. A ripensare a quello che mi ha detto ieri Michele,
mi si stringe lo stomaco. No, Alex no. Non ho proprio voglia di
vederlo, anche perché dovrei combattere contro me stessa per
mantenere lo stesso atteggiamento dell'ultima volta, e dopo quello che
ho scoperto sarebbe difficilissimo.
Apro la porta, facendo i diritti scongiuri.
«Ciao!»
Magnifico, è lui.
«Ciao» mormoro, ripetendomi nella testa
“stai calma, tu non sai niente”.
«Come stai?» chiede Alex, con una piccola
esitazione.
«Più o meno» rispondo, scrollando
velocemente le spalle.
Mi guarda interrogativo. «E' successo qualcosa?»
«Sabato avevo trentanove di febbre.»
«Oh, mi dispiace! Tutta colpa mia, non dovevo farti camminare
così tanto con quel freddo che c'era, anche
perché tu non
sei abituata... Cavolo, scusa!» esclama, sinceramente
dispiaciuto.
Scuoto leggermente la testa. «Non preoccuparti»
Dopodiché lo faccio entrare in casa.
«Adesso però mi sembra che stai meglio, o
sbaglio?» mi chiede, quando siamo in salotto.
«No, sto meglio. Mi sta passando la febbre ed anche
quell'insopportabile mal di testa» rispondo, appoggiandomi
allo
schienale esterno del divano.
Lui annuisce un poco. «Bene, dai.»
«Eri venuto solo per salutarmi?» domando, cercando
di assumere un tono naturale.
«No, in realtà volevo chiederti se avevi voglia di
fare un
giro, però dato che non sei ancora perfettamente in
forma...»
Annuisco, sforzandomi di sorridere.
Non ci pensare. Non ci pensare, maledizione, altrimenti se ne
accorgerà.
«Cosa stavi facendo?» chiede, dopo una piccola
pausa.
«Avevo appena finito di vestirmi. In realtà oggi
non
saprei proprio che fare, dato che sono praticamente costretta a restare
a casa» dico, alzando un angolo della bocca.
«Sei capace di giocare a carte?» fa lui, dopo aver
avuto un'illuminazione improvvisa.
«Sono imbattibile.»
«Questo lo vedremo» ribatte lui, sorridendomi un
poco.
«Okay» dico poi «A cosa sai
giocare?»
«Tutto» risponde lui «Però il
mio gioco preferito è... Poker.»
«Benissimo» faccio io, alzando le sopracciglia,
compiaciuta «Vada per il Poker.»
Dieci minuti dopo, sono seduta al tavolo con cinque carte in mano. Alex
è di fronte a me, e tiene le sue carte a pochi centimetri
dal
petto. Mi guarda in fare misterioso, dopodiché mi chiede,
sfacciatamente: «Te la senti di giocare a soldi?»
«Certamente» rispondo, alzando un poco il mento. Ho
in mano
un tris, e solitamente ho un culo della madonna nel gioco d'azzardo.
Quando giocavamo in famiglia – la domenica di solito
–
vincevo praticamente sempre io. Mio papà mi ripeteva sempre
che
sarei dovuta andare a giocare in un casinò,
perché avrei
fatto fortune.
«Cinquanta centesimi per il mazziere?» propone lui,
spavaldo.
«Va bene» confermo io, cercando di rimanere
tranquilla. Non
mi farò intimorire così. Dopodiché
lasciamo tutti
e due la moneta stabilita come “piatto di portata”
al
centro del tavolo.
«Ne cambio una» afferma Alex, dopo un po', con un
sorrisetto soddisfatto. Dopodiché lascia giù una
carta e
ne prende un'altra dal mazzo.
«Io due» dico io, socchiudendo gli occhi. Ti prego,
ti prego, ti prego...
Due donne. Full.
Ma chi sono?!
«Metto due euro. Ci stai?» dico, tirandolo fuori
dal portafogli.
«Certo.»
«Scopriamo?» domanda, appena ha appoggiato le sue
due monetine da un euro ciascuna insieme alle mie.
Annuisco, convinta. «Okay.»
Mi fa vedere le carte. «Doppia coppia» afferma,
congiungendo le braccia.
«Full» ribatto io, sorridendo con soddisfazione.
Apre un po' la bocca. «Brava» si complimenta, calmo.
«Grazie» dico, dopodiché prendo i soldi
ricavati.
Cinque euro in tutto, tra cui due e cinquanta suoi. Sono un mito. Se
continuo così, a fine partita avrò guadagnato
almeno
venti euro.
E infatti, non mi sbagliavo.
Sono le quattro del pomeriggio, e abbiamo appena finito di giocare.
Dopo qualche partita, abbiamo mangiato – gli ho chiesto se
voleva
restare a pranzo da me – e poi abbiamo
ricominciato, dopo
esserci fermati a chiacchierare.
Diciamo che abbiamo finito perché lui non ne poteva
più
di perdere, avrà preso massimo qualche euro – due
o tre
–, a confronto mio che ho vinto diciotto euro.
«Hai un fondo schiena da paura» commenta Alex.
Rido un poco. «Lo so.»
«Mi hai fatto rimanere a secco di monetine!»
protesta, ridendo anche lui.
«Te l'avevo detto io!» replico io, alzando le
sopracciglia in fare sarcastico.
«Già... ora però vado, sono stato qui
abbastanza.»
Faccio un vago gesto col capo. «Okay.»
«Ci vediamo» afferma, alzandosi lentamente
«Grazie della bella giornata.»
Lo accompagno fino alla porta.
«Ciao, Lori» Detto questo, mi stampa un bacio sulla
guancia.
Il mio cuore accelera i battiti. Arrossisco, involontariamente.
«Ciao...» sussurro.
Quando richiudo la porta, mi mollo una sberla.
«Ma quanto sei stupida!» grido, arrabbiata
«Come
può farti battere forte il cuore? Sei una
stupida!» Detto
questo, mi abbandono sul divano stancamente.
Non deve farmi quest'effetto. Non può
farmi quest'effetto.
Subito dopo, sento il campanello suonare. Oh mio Dio. Oh Santo Cielo.
Oh CRISTO!
Mi alzo lentamente e mi dirigo verso la porta. Chiudo un occhio e metto
la mano sulla maniglia, dopodiché apro sperando che...
«Sono ancora io!» esclama Alex, ridendo.
Oh Santa madre, non dirmi che ha sentito tutto... E come non avrebbe
potuto? Ho urlato come una pazza, e di sicuro lui è stato ad
ascoltare.
«Ho dimenticato il portafogli sul tavolo della
cucina.»
Alzo timidamente lo sguardo. «Oh, sì... vai...
pure» balbetto, facendolo passare.
Okay, calma. Niente panico. Potrebbe non aver frainteso.
Un bambino di due anni
non avrebbe frainteso, ribatte gelida una vocina nella mia
mente.
Socchiudo gli occhi e sospiro fortemente. Okay, tranquilla. Da domani
non lo rivedrai mai più. Se suonerà ancora al
campanello
non gli aprirai. Gli sbatterai la porta in faccia. Sì, si
può fare.
«Preso» dice Alex, passandomi accanto
«Allora... ci vediamo.»
«Sì» annuisco lentamente io.
«Ciao ciao.»
Richiudo un'altra volta la porta.
Combatto contro me stessa per non mettermi a urlare in arabo tutte le
parolacce del mondo. Ma che figura di merda.
Dopo poco, ritorno sul divano con un sospiro esausto, e poi accendo la
televisione. Appena ho finito di fare zapping, la spengo.
Perfetto, non c'è nulla che mi interessi da guardare.
Non sapendo cosa fare, prendo la chitarra e abbozzo qualche nota a
caso. Decido di suonare qualcosa. Così corro nella mia
stanza a
prendere il mio quaderno dove ho scritto i testi e gli spartiti delle
mie canzoni preferite. Poi torno in salotto, mi siedo sul divano e mi
sistemo la chitarra sulle gambe. Apro il quaderno alla prima pagina: Destinazione Paradiso
di Gianluca Grignani. Inizio a suonare le prime note, come prova.
«Un viaggio ha senso solo senza ritorno se non in
volo»
inizio a intonare la prima frase, accompagnata dalla chitarra.
«Senza fermate né confini, solo orizzonti neanche
troppo
lontani» finisco con un tono di voce un poco più
alto di
un sussurro.
Continuo a cantare e a suonare, all'inizio non penso a niente, poi
però, quando sono esattamente a “io mi
prenderò il
mio posto, e tu seduto lì al mio fianco mi dirai
destinazione
paradiso” una visione di me e Michele appare nella mia mente.
Seduti uno accanto all'altro, terribilmente vicini. Mi interrompo
all'improvviso.
Ma porca vacca, si può sapere cosa diavolo mi sta
succedendo?
Adesso so perché si è staccato da me:
è ancora
innamorato della sua ex, me l'ha pure detto chiaro e tondo. Allora
perché cavolo ci continuo a pensare? Forse perché
in
fondo ci spero ancora... Ma in cosa devo sperare? In una cosa
impossibile, ecco la risposta.
Ripongo la chitarra al suo posto e porto su il quaderno.
In ogni cosa che faccio, in ogni più piccolo gesto, in ogni
mio pensiero, sento che lui c'è.
Scuoto la testa. Ma allora sono proprio masochista. Sì, mi
voglio male.
Prendo il cellulare e decido di chiamare Mattia. E' da quando sono
partita che non lo sento.
«Ciao bellissima!» mi saluta lui, allegro.
«Come va?» gli chiedo, sorridendo un poco.
«Bene!» esclama subito lui.
«Avanti, raccontami che è successo»
dico, capendo al volo. Li conosco, i miei polli.
«Sabato sera sono tornato al pub che ti dicevo l'altro
giorno...» racconta lui, in estasi.
«Lasciami indovinare» lo interrompo io
«Hai incontrato il ragazzo di cui hai perso la
testa?»
«Esatto!» fa lui «Abbiamo parlato ancora,
ci siamo conosciuti meglio e...»
«E...?» domando, curiosissima.
«Ci siamo baciati» finisce lui, quasi urlando.
A questo punto grido un “aaaaaah!” d'eccitazione.
«Com'è stato?»
«Bellissimo, stavo toccando il cielo con un dito.»
«E poi?»
«Ci siamo dati appuntamento questo fine settimana sempre allo
stesso pub» spiega lui «Però pensavo di
invitarlo a
casa mia, dopo.»
«Sì, faresti bene» commento, annuendo
con convinzione «Sono così felice per
te.»
«Grazie, Lori» afferma Mattia «E tu? Come
va lì? Trovato qualche bel maschiaccio?»
Rido di gusto. «Non pensarci nemmeno!» lo minaccio
poi.
«Ma no, lo dicevo per te!» ribatte lui, quasi
offeso
«Figurati, adesso sto uscendo con questo e non mi interessano
gli
altri... e poi non te lo ruberei mai!»
«Comunque sì» rispondo, dopo una pausa
«E' il
fratello di Cleo. Bellissimo, dolcissimo, simpaticissimo, sensibile,
gentile, intelligente... Insomma, è da urlo!»
«L'uomo perfetto» precisa lui, facendo una risatina
divertita.
«Già» faccio, sospirando.
«Ma è successo qualcosa?»
A questo punto direi che è il momento migliore per
raccontagli tutto.
«Lori» dice lui, con voce seria, appena ho finito
di parlare.
«Dimmi» mormoro, speranzosa.
«Quello che provi non è sbagliato. L'amore non
è mai sbagliato.»
«Sì, invece!» ribatto subito io.
«No, credimi. L'amore è un sentimento bellissimo,
che
tutti dovrebbero provare. Pensa a chi non ha mai amato, pensa alla vita
orribile senza emozioni che sta passando. Ci hai mai pensato?»
«Onestamente no» sussurro, riflettendo un attimo
«Ma non è questo il punto!»
«Qual'è allora?» replica lui.
«Lui è innamorato della sua ex, non si metterebbe
mai con me!» esclamo, quasi disperata.
«Mai dire mai» obietta Mattia «E comunque
che ne sai tu? Ti ha detto che gli piaci, no?»
«Sì, ma niente di più.»
«In quel momento» precisa lui.
«In che senso?» chiedo, confusa.
«Aspetta» dice lui, e sento il suo tono di voce:
sembra
perfettamente sicuro di quello che mi sta dicendo «Questo
è il mio consiglio.»
«Okay, cercherò di seguirlo.»
«E non farti troppe seghe mentali!» aggiunge poi.
«Va bene» dico, sospirando «Grazie mille.
Sei un tesoro.»
«Di niente, bella!» esclama «E se per
caso andasse
male, trova i lati positivi. Ad esempio, le belle emozioni che hai
passato con lui e senza di lui. O l'esperienza che ti sei fatta... E
vedrai che la prossima volta andrà bene.»
Sorrido. «Giusto.»
«Ora scusa ma la cena è quasi pronta. Ci sentiamo,
va bene?»
«Certo. Ciao ciao!»
«Ciao Lori.»
Dopodiché termino la chiamata e chiudo gli occhi.
Mattia ha perfettamente ragione. Devo fare come ha detto lui,
è la cosa migliore.
Bip bip. Mi
è arrivato un sms. Lo apro, corrugando un sopracciglio.
E' la tim, che avvisa che il mio credito sta per terminare.
Ci credo, dopo tutte le
chiamate che ho fatto!, penso, quasi ridendo.
***
Spazio Autrici ***
Ehiii!
Scusate il ritardo, è che io in questo week-end sono stata
stra impegnata. Tra i miei due concerti (uno sabato sera e
uno oggi) di canto e le materie da studiare (questa settimana ho due
interrogazioni, i prof. non mollano fino all'ultimo =.=) diciamo che ho
avuto moolto poco tempo per collegarmi XD Non vedo l'ora infatti che
inizino le vacanze, ho così voglia di Natale, i regali,
l'atmosfera che c'è in famiglia, la montagna... insomma,
tutte le cose che ci sono a Natale >.<
Coomunque. Questo capitolo diciamo che non è stato molto
"dinamico", non è successo infatti nulla di speciale. Vi
anticipo già che nel mio prossimo qualcosa di diverso
accadrà. E dato che oggi mi sento in vena di spoiler, vi
trascrivo un pezzo del capitolo 16, spero ne sarete felici :D
Il campanello suona una
volta, per qualche secondo ininterrottamente. Sobbalzo un poco.
Mi alzo corrugando le
sopracciglia, poi mi avvio verso la porta e la apro sempre con la
stessa espressione interrogativa sul volto.
Cristo, è
Michele. Il mio cuore perde un battito appena lo vedo.
Okay, adesso mi starete dicendo dietro tutte le parolacce del mondo...
Però volevo tenere la suspance *sbatte le ciglia stile
angioletto innocente. E poi io e Lindù abbiamo deciso di
aggiornare martedì pomeriggio con il prossimo suo capitolo
(dato che saremo in vacanza *yee) e poi anche il pomeriggio della
vigilia... però per quest'ultimo non c'è ancora
niente di sicuro. Dato che c'è un piccolo problema: io per
quella data sarò in montagna XD Quindi ci resta che a)
sperare che internet mi funga anche là o b) preparare tutti
i codici prima e lasciare aggiornare a Lindà (a vostro
rischio e pericolo xp ndLeslie) (devo riuscirci io con i tempi
però XD). Vabbeh, vi faremo sapere martedì, al
prossimo aggiornamento ^^
Intanto mi resta che dirvi che con il secondo seguito siamo abbastanza
a buon punto. Io ho finito il mio secondo capitolo e sto stendendo il
terzo. Poi con le vacanze avrò più tempo per
scrivere, quindi... yee! >.< (io invece sono sempre allo
stesso punto, ma punterò anche io sulle vacanze
>,< ndLeslie)
Beene, ho concluso ^^
Grazie mille come al solito alle 11 persone che hanno aggiunto la fic
ai preferiti e alle altre 25 che l'hanno invece messa nelle seguite.
Siete miticiii *W* (e poi dall'ultima volta siete aumentaaaati
*ç*)
Mitici ancora di più gli angioletti che spendono un po' del
loro tempo per recensire, è un gesto importante per noi **
Grazie a chi legge solamente ^^
> Spazio
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Secretly
di fallsofarc
vero15star
Va beene, ragazza, basta che mi lasci Michele X'D Comunque
sì, e per i tuoi commenti allo scorso capitolo, lascio
rispondere la Linduzza ^^ Grazie un sacco per i tuoi complimenti che
(non smetterò mai di ripetere)... adoro ^_____^
(sì, grazie mille ** comunque lo so, Luca complica le cose,
ma in un certo senso sarà proprio lui a "smuovere" i due
piccioncini >< oks, non ti anticipo altro Xp ndLeslie)
Sono felicissima che ti piaccia così tanto questa storia,
davvero ** Alla prossima, bella. Un bacio <33
A martedì, allora (:
LaLLa e Leslie
|
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Capitolo 15 *** The worst day ever. ***
15. The
worst day ever
Lunedì 7
dicembre
Cleo's Pov.
Verso il latte nel pentolino sbadigliando, poi accendo il fornello
sotto di esso e mi passo una mano tra i capelli. Quando sono andata a
letto, ieri notte, non ero stanca per niente, con il risultato che ho
dormito a malapena due ore, e ora sono stanca di nuovo, ma devo tirare
fino a sera, se non voglio passare un'altra notte in bianco e diventare
una specie di animale notturno.
Mi appoggio al frigorifero e chiudo gli occhi, sospirando. Se mi riposo
un pochettino non succede nulla, basta solo che non perda conoscenza...
«Buongiorno» esclama una voce allegra.
Sobbalzo e mi tiro su in fretta, pronta a propinare la scusa
“non stavo dormendo, stavo solo riposando gli
occhi” a chiunque sia entrato. È Luca. Beh, non
che mi aspettassi altri, infondo.
Biascico una risposta e torno davanti al pentolino del latte,
desiderando per la prima volta in vita mia un barile di
caffè superconcentrato.
«Nottataccia?» mi domanda Luca, schifosamente
allegro, guardandomi divertito mentre tiro una sedia verso di me e mi
ci lascio cadere sopra.
«Grazie a te» rispondo, acida.
Ridacchia e prende il cartone del succo d'arancia, per poi riempirsi un
bicchiere e addentare un biscotto. «Programmi per
oggi?»
Lo guardo male. «Cosa diavolo te ne frega?» sbotto,
irritata.
Si stringe nelle spalle. «Così, pensavo che magari
potevamo fare qualcosa insieme...» suggerisce.
Sto per ribattere, ma il rumore di un liquido che bolle quando non
dovrebbe – che è uguale al rumore di un liquido
che bolle, ma tralasciamo – attira la mia attenzione.
Impreco e mi alzo di scatto, spegnendo il fuoco e tentando in qualche
modo di arginare il disastro. Il latte è straripato dalla
pentola e si è versato sul fornello e sul pavimento. Come se
le cose non andassero già male, nella fretta di riparare al
guaio afferro il manico di metallo bollente senza protezione. Strillo e
allontano la mano ustionata violentemente, tirandomi dietro anche il
pentolino, che cade a terra rovesciando il resto del suo contenuto sul
pavimento. Dio, ho voglia di urlare. Mi aspetto di vedere Luca a terra
dalle risate, ma stranamente si alza e viene a darmi una mano.
«Stai bene?» domanda, ansioso, prendendomi la mano.
Le dita sono rosse e bruciano, ho voglia di scoppiare a piangere,
neanche avessi tre anni. Mi afferra il polso e mi costringe a mettere
la mano dolorante sotto l'acqua ghiacciata, per poi afferrare una
spugna e ripulire il fornello.
Lo guardo allibita, mentre le mie dita perdono lentamente
sensibilità, sotto l'acqua gelata. Da quando Luca
è così gentile? O meglio, da quando si preoccupa
per me? Anni fa, quando eravamo poco più che due bambini, lo
era stato, e anche tanto. Sorrido appena, ricordando i momenti passati
con lui prima del “periodo buio”. Giochi, corse,
risate, scherzi... Luca e Alex fanno parte di quella che ricordo come
una delle più belle fasi della mia vita, prima della
crescita troppo veloce, prima dei litigi con papà e Michele,
quando ancora potevo ignorare i problemi del mondo, quando potevo
sorridere senza alcun motivo. Per tutta la vita ho desiderato solamente
sentirmi di nuovo come a quei tempi, riuscire a sorridere senza
pensarci, seguire il mio istinto, essere felice...
Chiudo l'acqua e mi chino accanto a Luca, aiutandolo a ripulire il mio
disastro. Mi ferma prima che possa fare qualcosa, afferrandomi il polso.
«Lascia stare, ci penso io» mi assicura.
Stringo le labbra e sospiro, per poi alzarmi e tornare in salotto, dove
mi metto alla ricerca di un qualcosa che possa alleviare il bruciore
alle dita, e magari evitare che si coprano di piaghe, cosa che sta
già succedendo. Riesco a trovare una pomata e, una volta
averla applicata, fascio la mano con una benda. Fantastico, ora ho il
polso sinistro slogato e le dita della mano scottate e inutilizzabili,
ma almeno non sarà per molto.
Sto per tornare in cucina, ma il campanello mi fa deviare e raggiungo
il citofono. È Davide. Un po' me lo aspettavo, dopotutto.
Apro il portone di sotto e poi quello dell'appartamento, infine vado a
sedermi sul divano.
«Ecco fatto» annuncia Luca, raggiungendomi con uno
strofinaccio tra le mani.
Involontariamente, gli sorrido.
«Come va la mano?» domanda, accomodandosi accanto a
me.
Guardo il medicamento improvvisato con una piccola smorfia.
«Meglio» ammetto, poi torno a sorridere.
Luca ricambia, con una punta di affetto, poi allunga la mano per
scostarmi una ciocca di capelli dal volto. Aspetta, è sempre
stato così vicino? Con un balzo, finisco dall'altra parte
del divano. Mi ci vuole qualche secondo per rendermi conto del
perché l'ho fatto: Luca stava per baciarmi.
Vorrei dire qualcosa, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Per
fortuna, Davide entra proprio in quel momento. Il primo che vede
è Luca, e gli riserva un'occhiata malevola, poi guarda me e
mi sorride. Ricambio, a disagio.
«Ho interrotto qualcosa?» domanda, sospettoso.
Luca si stringe nelle spalle, con noncuranza. «In
realtà stavo per baciarla, ma tranquillo, non è
colpa tua se si è scansata prima che potessi
sfiorarla.»
Lo guardo inorridita, mentre si alza e torna in cucina. Non ho il
coraggio di guardare Davide, probabilmente perché immagino
che la sua mente abbia elaborato solo la parte “stavo per
baciarla”, ignorando completamente il fatto che mi sono
scansata.
«Ha tentato di baciarti?» mi domanda, con uno
strano tono.
Mi volto a guardarlo e apro la bocca per rispondere, ma ancora non
emetto alcun suono. Mi mordo il labbro e sprofondo nel divano.
«Più o meno» ammetto infine, con voce
sottile.
Davide lancia un'occhiata infuocata alla porta della cucina, dietro la
quale si trova Luca, poi si precipita verso di me e mi scruta come in
cerca di qualcosa di sbagliato. Aggrotto le sopracciglia e mi ritraggo
appena, perplessa.
«Stai bene?» domanda, con voce morbida.
Sento qualcosa stringermi lo stomaco, quando lo guardo negli occhi, per
poi rendermi conto che mi ha preso la mano. Annuisco, incapace di
parlare.
Con grande disappunto di Davide, Luca ci ha raggiunti di nuovo poco
dopo, occupando una delle poltrone. Non so come, ma abbiamo cominciato
a parlare. Credevo fosse impossibile farlo, davanti a Davide, ma non
è così. Ricordiamo i vecchi tempi con il sorriso
sulle labbra, raccontando gli aneddoti più buffi o quelli
più significativi. Per un momento riesco a dimenticare il
dolore alla mano, il latte versato, il quasi bacio prima con Luca e poi
con Davide e tutto il resto, o almeno finché quest'ultimo
non mi afferra il braccio.
«Dobbiamo parlare» annuncia, con aria grave.
Luca lo guarda male, ma io annuisco appena e lo seguo in camera mia.
«Cosa diavolo vorrebbe dire tutto questo?» domanda,
a voce leggermente troppo alta, una volta che mi sono chiusa la porta
alle spalle.
Lo guardo senza capire e incrocio le braccia. «Spiegati
meglio» lo invito, leggermente fredda.
«Sai benissimo di cosa sto parlando» ribatte, secco.
Sollevo le sopracciglia. «Ti sbagli, non ne ho
idea.»
Sbuffa e si passa una mano tra i capelli, esasperato. «Il suo
arrivo qui! Il fatto che ieri lo odiavi e oggi siete buoni amici! Lui
ti voleva baciare!»
Distolgo lo sguardo, mordendomi forte il labbro, poi mi volto di scatto
e gli lancio un'occhiataccia. «E con questo?»
Chiedo, con voce acuta.
Mi guarda incredulo. «Cleo, quel tizio ci sta spudoratamente
provando con te!» esclama.
«E con questo?» ripeto, freddamente.
Per la prima volta da quando l'ho conosciuto, Davide mi sembra
incredibilmente distante. Mi sento come ieri, fredda e irritata, e la
stanchezza e il dolore alla mano non mi fanno sentire meglio. Sento che
potrei prendermela con chiunque, e sfortunatamente tocca a Davide.
È come se assistessi a quello che succede in terza persona,
come se sapessi già quello che sta per succedere, ma non
possa fare nulla per impedirlo.
Mi guarda, sempre più incredulo. «Stai scherzando,
spero...» esclama.
Mi passo la mano sana tra i capelli, mentre mi fissa in attesa di una
qualche risposta.
«Perché dovrei scherzare? Ma, soprattutto, a te
cosa diavolo importa di quello che fa Luca o di quello che faccio
io?» replico, irritata.
Mi guarda come se stessi scherzando. «Perché a me
importa di te! Non è ovvio?»
Sento qualcosa sciogliersi nel mio petto, mentre lo dice, e affondo le
unghie nel palmo della mano. Qualcosa di caldo scivola lungo la mia
guancia. Sto piangendo. Perché sto piangendo? Non pensavo di
essere tanto sconvolta. Dio, è possibile piangere senza
rendersene conto?
«No, no che non lo è!» ribatto, pestando
il pavimento con forza come una bambina che fa i capricci.
«Ci siamo conosciuti meno di una settimana fa, e in questi
giorni ho fatto una figura di merda dopo l'altra! Tu non mi conosci
davvero, non puoi conoscermi davvero!» strillo, soffocando un
singhiozzo.
Vorrei prendermi a schiaffi da sola: non penso una sola delle cose che
ho appena strillato, e mi sento incredibilmente stupida.
Perché sono tanto arrabbiata, perché si preoccupa
per me? Che cosa idiota.
Davide mi guarda triste e, ne sono certa, deluso. «Beh, se
è davvero questo quello che pensi, non abbiamo
più niente da dirci» mormora, freddo.
Mi sfugge un singhiozzo, mentre esce e raggiunge la porta d'ingresso,
che sbatte violentemente. Cado in ginocchio e mi copro il viso con le
mani, cercando di arginare le lacrime. Perché,
perché diavolo devo essere sempre così stupida?
Dieci ore dopo, senza sapere né come né
perché, sono ad una festa, con un bicchieri colmo di Martini
in mano, che faccio slalom tra i tavolini del locale in precario
equilibrio su un paio di tacchi fin troppo alti. Dimentico qualcosa?
Ah, sì... diciamo che sono leggermente sbronza. Okay, senza
leggermente.
Ho passato tutto il pomeriggio a piangermi addosso, con Luca che
cercava di consolarmi. Raramente ho pianto così tanto in
tutta la mia vita, e quando qualche ora fa, leggermente più
lucida, gli ho confidato il mio bisogno di una pazzia, mi ha fatto
indossare un abito nero e sexy e mi ha trascinata in questo pub, con la
prospettiva di ubriacarmi di Martini secco e passare la notte a
vomitare, come ai vecchi tempi.
Devo dire che in questo momento la cosa non mi entusiasma
più così tanto, nonostante una buona
metà della mia lucidità se ne sia andata. L'odore
dell'alcool comincia a darmi la nausea, come anche queste odiosissime
luci da discoteca. Sì, un'ora fa la sola idea di venire qui
mi sembrava la soluzione a tutta la mia infelicità, che
invece adesso si è triplicata. Questo posto mi ricorda il
“periodo buio” e tutte le sue orribili conseguenze.
Raggiungo il tavolino e mi siedo, posando il bicchiere pieno e
fissandolo con odio. Sono ancora abbastanza in me per capire che sto
facendo una cazzata, e il mio passato mi ha insegnato quante schifose
conseguenze abbia una cazzata. Voglio tornare a casa... se solo Luca si
rifacesse vivo...!
«Cleo!»
Oh, eccolo qui! Solo che non sembra esattamente in grado di guidare...
Impreco tra i denti e mi passo una mano tra i capelli, mentre lui
afferra il bicchiere che ho abbandonato sul tavolo e lo svuota in pochi
sorsi. Fa quasi paura. Davvero io ero così?
«Avanti, piccola, sciogliti un po'!» urla Luca,
cercando di sovrastare la musica altissima.
Scuoto piano la testa «Non mi sento molto bene... scusa un
attimo» mi congedo, afferrando la borsa e alzandomi.
Non ho soldi e non ho una macchina, in più non ho
assolutamente idea di come fare a tornare a casa. Oh, dimenticavo, sono
ubriaca e vestita in modo attillato, l'idea di essere aggredita basta a
terrorizzarmi. L'unica soluzione è chiamare qualcuno
perché mi venga a prendere, ma l'unica persona che mi viene
in mente ce l'ha a morte con me, e probabilmente mi manderebbe a quel
paese – per non dire di peggio – con un bel
“te l'avevo detto”, che non guasta mai.
Gemo e mi appoggio contro la parete, tentando di trovare un'altra
soluzione. No, con questa cavolo di musica non riesco a pensare... mi
serve un posto più silenzioso e con meno gente. L'occhio mi
cade su una porta chiusa. Senza pensarci troppo, la raggiungo e la
apro, ritrovandomi in un grande salone vuoto, con assi di legno e
barattoli di vernice addossati ai lati e un paio di divani coperti da
teli bianchi. Non ho idea di cosa sia, ho meglio, non ho tempo da
perdere da passare a fare ipotesi, devo trovare un modo per tornarmene
a casa e dimenticare questo giorno schifoso.
Prendo il cellulare e fisso il display senza idee. Potrei chiamare un
taxi, ma non conosco il numero.. o meglio, non mi sembra di conoscerlo,
almeno non quello di qui. Ma quello di qui è lo stesso di
quello di casa mia?
Okay, non ho altra scelta. Spero solo di uscirne viva.
Compongo veloce il numero, che ormai so a memoria, e porto il cellulare
all'orecchio. Cavolo, sto tremando. Perché diavolo sono
così agitata?
«Ehi, sono Davide e non posso rispondere... lascia un
messaggio dopo il bip.»
Sobbalzo appena, quando sento la sua voce, e sono ancora leggermente
imbambolata quando sento il segnale acustico che mi informa che devo
lasciare il mio messaggio.
«Eh? Ah, sì ehm... ciao, sono Cleo. Senti, lo so
che probabilmente adesso mi odi e cose del genere, e so anche che non
ho nessun diritto di chiamarti, e che sono stata una stupida a venire
qui ma... okay, lasciamo perdere: sono in una discoteca, si chiama
“Le Mulin Bleu”, o qualcosa del genere, Luca
è ubriaco e io... beh, io anche... non so come tornare a
casa, non è che potresti venire a prendermi?»
vorrei aggiungere qualcos'altro, ma un secondo
“bip” mi informa che non posso aggiungere altro.
Faccio una smorfia: sono assolutamente patetica.
«Ehi, piccola, ti senti meglio?»
Sobbalzo e mi volto: Luca è appena entrato e si è
chiuso la porta alle spalle. Per una qualche ragione, sento la paura
attanagliarmi lo stomaco e muovo un passo indietro. Ha una strana luce
negli occhi, quasi folle, azzarderei.
«L-Luca» balbetto il suo nome, paralizzata, mentre
si avvicina lentamente.
Perché diavolo improvvisamente mi fa così tanta
paura? Forse perché è ubriaco e siamo in una sala
deserta, perché indosso un vestito attillato e per quella
strana espressione che ha sul volto. Si sta avvicinando, lentamente, e
mi impongo di stare calma. È solo Luca, lui non mi farebbe
mai del male... non direttamente, almeno.
Il suo braccio si avvolge attorno alla mia vita e mi attira verso di
lui. Non riesco a divincolarmi, sono letteralmente paralizzata, per
quanto nella mia testa continui a ripetermi che va tutto bene. Chiudo
gli occhi, per poi sentire il suo fiato caldo sul collo e trasalire.
Cerco di fare un passo indietro ma me lo impedisce, mentre le sue
labbra sfiorano la mia spalla quasi completamente scoperta. Con la mano
libera, fa scivolare la spallina sottile del vestito giù
dalla spalla, mentre i suoi baci sul mio collo si fanno man mano meno
delicati e più passionali. Un brivido mi scuote e di nuovo
cerco di divincolarmi, ma lui mi afferra anche con l'altro braccio e mi
attira di nuovo a sé, quasi con violenza.
«Sei così bella...» sussurra,
avvicinando le sue labbra al mio mento.
Sento una lacrima scivolare lenta lungo la mia guancia. Non riesco a
formulare un pensiero sensato: ho paura, questa è l'unica
cosa che so.
Lentamente, comincia a baciarmi la guancia, per poi scendere fino
all'angolo delle labbra e poi sul mento. Poso entrambe le mani sul suo
petto in un debole tentativo di spingerlo via, ma lui mi ignora. Sento
ardere i punti nei quali le sue labbra mi hanno sfiorato, mentre tremo
violentemente dal freddo e dalla paura. È solo un incubo,
solo un bruttissimo sogno.
Raggiunge le mie labbra e comincia a baciarmi, lentamente. All'inizio
lo sento appena, poi il bacio si fa più intenso, e mi
costringe a socchiudere la bocca per permettere alle nostre lingue di
sfiorarsi. Per quanto possa sembrarlo, non è un vero bacio.
Sento solo il sapore disgustoso dell'alcool e la morsa della paura. La
sua mano sale, sfiorandomi il ventre, fino al mio seno, e con un gemito
riesco finalmente a fare un balzo indietro.
«N-no» sussurro, con voce strozzata, allontanandomi
ancora. «No» ripeto, mentre altre lacrime si
uniscono a quella di prima.
Mi guarda, rabbioso, e sul suo volto vedo di nuovo quella punta di pura
follia che ho colto prima nei suoi occhi. Continuo ad indietreggiare,
terrorizzata, finché la mia schiena non si scontra con il
muro gelido.
«No?» chiede, minaccioso.
«NO?!» urla, talmente forte da farmi serrare gli
occhi.
Mi sfugge un singhiozzo, mentre cerco di appiattirmi ancora di
più contro la parete. Con violenza, mi afferra entrambi i
polsi e li schiaccia contro il muro, per poi premere di nuovo le sue
labbra sulle mie. La nausea mi invade e cerco di respingerlo a calci,
ma sono troppo debole per riuscire a fargli del male.
Solo un brutto sogno. Tra poco ti sveglierai nel tuo letto e non ti
ricorderai nulla. Continuo a ripetermi, come a sperare di riuscire a
tranquillizzarmi.
Il bacio dura meno del primo, ma non perché riesca a
divincolarmi: le sue labbra scendono di nuovo, fameliche, e mi sfiorano
ogni centimetro di pelle scoperta. Avverto la sua eccitazione, mentre
con il fiato corto fa vagare la mano sul mio corpo. Non mi sono mai
sentita tanto indifesa in tutta la mia vita. Vorrei strillare, chiamare
aiuto, ma non ho la voce nemmeno per implorarlo di smetterla.
Quando sento le sue dita calde sulla coscia, sussulto. Mi lascio
sfuggire un altro singhiozzo e, spinta dall'istinto, uso la mano libera
per colpirlo nello stomaco con tutta la forza che ho in corpo. Lo sento
gemere e poi tossire, e mi divincolo, per poi cercare febbrilmente un
qualche posto dove rifugiarmi. L'uscita è lontana, troppo.
Punto ad una porta che prima non avevo notato: mi ci fiondo dentro e la
chiudo a chiave. Ansimando, cerco un modo per chiamare aiuto ma,
terrorizzata, mi rendo conto di aver lasciato cadere la borsa in mezzo
alla sala. Mi lascio sfuggire un altro singhiozzo. Sono in trappola.
Non serve molto perché senta dei colpi furiosi contro la
porta, e la voce furiosa di Luca.
«APRI, brutta...!»
Mi tappo le orecchie con le mani, sperando di riuscire ad emettere
quella voce insopportabile, e mi appiattisco contro la parete.
«Ti prego, fa che sia solo un incubo» mi ritrovo a
mormorare. «Ti prego...»
La porta trema, contro le sue spallate. Cerco di rannicchiarmi il
più possibile, con l'assurda speranza di poter diventare
invisibile. Le lacrime continuano a scendere copiose lungo i miei
occhi, e non riesco nemmeno a pensare di fare qualcosa per arginarle.
Va' via... per favore va' via...
Un'ultima spallata, e la porta cede. Luca ci impiega una manciata di
secondi a individuarmi, nonostante i miei tentativi di nascondermi. Mi
raggiunge, mi afferra il polso e mi sbatte violentemente sul pavimento.
La mia nuca colpisce lo spigolo di un qualcosa di duro e la vista si
annebbia per qualche istante. Non ho nemmeno il tempo di riflettere,
che un pugno forte mi colpisce in pieno lo zigomo. Gemo dal dolore e
tento di scappare, ma Luca mi trattiene e riprende a picchiarmi, con
forza. Sento il sapore metallico del sangue in bocca, assieme alle sue
urla e al dolore nei punti dove mi ha colpita.
«NON OSARE MAI PIÚ, BRUTTA TROIA
SCHIFOSA!»
Mi afferra il polso e mi trascina per qualche metro, poi si mette a
cavalcioni sopra di me e strappa una delle spalline del vestito. Mentre
mi bacia avido il collo, una delle sue mani scivola di nuovo lungo la
mia coscia, insinuandosi sotto la seta dell'abito. Non riesco a
divincolarmi, non riesco a pensare. Forse sto urlando, forse lo sto
implorando di smetterla, o forse semplicemente piango e tremo. Non
capisco nulla, sento solo il dolore, e ormai non riesco più
a distinguere quello fisico da quello mentale.
Qualcuno urla, all'improvviso. Non capisco quello che dice, ma sono
assolutamente certa che non sia Luca. Da un momento all'altro, non
sento più le sue mani graffiarmi la pelle e le sue labbra
torturarmi. Si è alzato in piedi, o almeno così
credo. Tremante, l'unica cosa che riesco a fare è
trascinarmi di nuovo nell'angolo più buio della stanza,
rannicchiarmi in posizione fetale ed aspettare di svegliarmi.
Sento urla, colpi, qualcosa che si fracassa contro il suolo, altri
colpi e altre urla, poi una voce sconosciuta e altri passi. La voce
dell'uomo di prima si fa leggermente più rilassata, ma
comunque dura e fredda all'inverosimile. Parla con le due voci che non
conosco.
Spinta dalla curiosità, mi sforzo di aprire gli occhi. Ci
sono due uomini in nero che trattengono Luca e un poliziotto che parla
assieme all'altro uomo. Ogni tanto lancia delle occhiate verso di me.
Cerco di concentrarmi per cogliere un qualcosa della conversazione, ma
le uniche parole che riesco a sentire sono “Ci penso io, a
lei”.
Chiudo di nuovo gli occhi, stanca e dolorante, poi sento di nuovo le
scarpe scricchiolare sul pavimento. Quando socchiudo le palpebre,
distinguo la figura di un uomo chinato su di me. Istintivamente, cerco
di ritrarmi.
«Ssh... sono io, va tutto bene» sussurra la voce,
calda e rassicurante.
Mi lascio sfuggire un gemito, questa volta dal sollievo, e getto le
braccia al collo del mio salvatore, scoppiando in singhiozzi senza
ritegno.
Ho ancora male, e ho ancora paura, ma lui è qui con me,
adesso.
*** Spazio Autrici ***
Ciau xp
Lo so, dovevamo aggiornare ieri... colpa mia ^^" praticamente ho
passato il pomeriggio con le mie amiche e di sera ho finito i compiti,
poi visto che soffro d'insonnia e a quanto pare è
perchè spengo cinque minuti prima di andare a dormire, ieri
sera ero troppo stanca per mettermi al pc e rischiare di perdere altre
preziosissime ore di sonno... .-. (povera... io ho recuperato
oggi pomeriggio, anche se poi sono dovuta uscire per finire di comprare
gli ultimi regali di Natale ** NdLaLLa)
Non centra nulla ma... qui nevica! ** e da voi? =P (qui ha finito ieri,
adesso la neve è orrenda... facchifo -.- NdLaLLa)
Trallallà... Bene xp Ora devo dire qualcosa sul capitolo,
giusto? beh, non è che ci sia poi tanto da dire: succedono
un sacco di cose e spero non sia eccessivamente pesante... ammetto che
non l'ho più riletto da quando l'ho scritto, ovvero almeno
un mese fa... forse anche di più. mi ricordo che mi
è piaciuto scriverlo, cioè, non nel senso che mi
sono divertita, ma avevo già tutto bene in testa ed era un
secolo che non scrivevo di situazioni del tipo "tragiche",
perciò è stato piacevole... beh, speriamo che sia
piacevole anche da leggere xD
Scusate eventuali errori di battitura, davvero sono troppo esaurita per
rileggerlo >.<
Good, per quanto riguarda il seguito, sono sempre allo stesso punto...
>.< Come avevo già detto, spero di andare
avanti durante le vacanze, tra una versione e l'altra. (lo stesso vale
per me >.< NdLaLLa)
Grazie mille alle 11 persone
che hanno questa fic tra i preferiti, ai 25 che la seguono, a
coloro che recensiscono, che leggono o che in qualche modo sono
riusciti a farci arrivare alle 936
visite: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
*____________________*
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
vero15star
ooooh, grazieeee *-* adoriamo che adori quello che non scriviamo
<33 Lalla, a te xD (sinceramente è
comprensibile esserci rimasti per l'eccitazione improvvisa di Lori per
il bacino, però a me è capitato di agitarmi per
una sciocchezza... e per complicare un po' le cose ho voluto mettercelo
;P Per la fiducia... scoprirai al prossimo aggiornamento ;D Grazie
ovviamente anche da parte mia per i tuoi fantastici complimenti *W*
NdLaLLa) bacibacibacibacibaciiiii<33
Sooo, finito per oggi!^^
teoricamente ci vediamo domani, ma poi chissà... xP (penso
di riuscire a aggiornare, perchè abbiamo ritardato
la partenza causa brutto tempo *yee NdLaLLa)
kiss, Leslie & LaLLa
|
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Capitolo 16 *** Magic. ***
16.
Magic
Martedì 8 dicembre
Loredana's Pov.
E' mattina tardi, mi
sono svegliata alle dieci come sempre, mi sono lavata e cambiata, ho
fatto colazione, ho sistemato la casa (soprattutto la mia stanza)... ed
ora sono seduta sul divano a rigirarmi i pollici.
Presente quando non sai proprio cosa fare? Le poche cose che ti vengono
in mente – quali leggere o magari guardare la televisione
– non ne hai la minima voglia. Proprio zero. Ecco, per me in
questo momento è così. Sono abbandonata sul
divano a fissare lo schermo spento della tv a pochi metri davanti a me
senza muovere un muscolo o emettere suono. Semplicemente non faccio
niente.
Il campanello suona una volta, per qualche secondo ininterrottamente.
Sobbalzo un poco.
Mi alzo corrugando le sopracciglia, poi mi avvio verso la porta e la
apro sempre con la stessa espressione interrogativa sul volto.
Cristo, è Michele. Il mio cuore perde un battito appena lo
vedo.
E lui che ci fa qui? Ah, vero che oggi è festa.
«Oh» faccio, presa alla sprovvista
«Ciao.»
Lui mi sorride, con tranquillità. «Ciao. Ti
disturbo?»
Per poco non scoppio a ridere. Stringo le labbra per non lanciare una
sguaiata di quelle brutte. «No, no.»
«Che succede?» chiede, sempre sorridendo.
«No, è che non sto facendo niente» E' la
prima volta che dico questa frase ed è verissima.
Sì, non stavo facendo proprio niente.
Lui mi guarda strano per qualche secondo, poi fa un vago gesto col capo
di assenso. Probabilmente starà pensando
“poverina, meglio compatirla”.
Io sorrido, imbarazzata, e poi lo faccio entrare.
«Allora» comincio io, appoggiandomi al bracciolo
del divano «Vuoi qualcosa? Dell'acqua o...?»
«Gradirei un bicchiere di vino» mi sussurra lui
all'orecchio.
Dentro di me sento una vocina che mi urla impazzita: Staccati! Staccati!
Riesco ad ubbidirle solo dopo qualche secondo – in cui sono
restata ferma immobile come una perfetta idiota –: mi alzo
lentamente e mi dirigo verso la cucina, nella quale mi chiudo dentro
con il cuore che batte a mille.
Che cosa intendeva con quella strana voce? E perché ha
voglia di bere? Anzi: perché cazzo è venuto a
casa mia? Non che mi dispiaccia, è ovvio, però
vorrei soltanto sapere il vero motivo. Sono sicura che c'è
sotto qualcosa... o forse è solo una mia convinzione?
Quando ritorno in salotto, lo trovo seduto sul divano in una
posizione... che per poco non mi fa cadere il bicchiere dalla mano. Per
fortuna mi da le spalle, altrimenti chissà cosa avrebbe
pensato. Il piede destro è appoggiato lateralmente sulla
gamba sinistra e ha la schiena incurvata in un modo che... mmh, mi fa
impazzire.
«Ehm, ecco» borbotto, quando sono ormai davanti a
lui, porgendogli il bicchiere mezzo pieno.
Lui mi rassicura con un sorriso molto più che smagliante.
«Grazie mille» Dopodiché me lo toglie
dalla mano con dolcezza.
Lo porta alla bocca, e poco prima di berne un sorso, mi chiede se io
non ne ho voglia.
«Sono astemia» confesso, sedendomi accanto a lui,
timidamente.
Lui strabuzza gli occhi, ed a questo punto mi sento avvampare. E' per
questo che non lo dico spesso in giro: quasi nessuno è
astemio, e quando si incontra qualcuno che lo è, sembra una
cosa abbastanza fuori di testa.
«Cavolo, così ti togli il più bel
divertimento della vita!» esclama, ridendo un poco.
Io sorrido appena. «Però evito di correre rischi
più o meno grossi, non credi?»
«Sì, è vero» ammette,
scrollando le spalle.
«Mi posso permettere di chiederti perché ti
è così venuta voglia di bere?» domando,
dopo una piccola pausa, in un soffio.
Lui annuisce lentamente, trattenendo un sorriso divertito.
«Così. In realtà non lo so nemmeno io,
esattamente. Presente...» inizia, guardandomi negli occhi
«Quando ti vengono quelle voglie improvvise?»
Appena finisce la frase, mi rendo conto – con una stretta
allo stomaco – che si è avvicinato drasticamente
(si fa per dire, è chiaro) a me. Talmente tanto che ora i
nostri nasi riescono a sfiorarsi.
Annuisco, non avendo la forza di fare/dire qualcosa d'altro.
«Ecco» termina, allontanandosi, improvvisamente.
Se non la smette di farmi questi scherzetti idioti, giuro che la
prossima volta gli afferro il collo e lo bacio senza troppe
spiegazioni. Non me ne frega più niente: i miei ormoni
– e nervi! – hanno un limite. Ci sono due opzioni:
o non se ne rende conto, o mi nasconde qualcosa. Non so
perché, ma mi convince di più, molto di
più, la seconda.
«Ti va di andare a fare un giro?» chiede Michele,
rompendo il silenzio che s'era fatto.
Alzo di scatto lo sguardo. «Va bene» accetto poi,
chiedendomi che intenzioni ha, e il fatto di non saperlo mi scoccia
alquanto.
Non sono sicura di sentirmi esattamente a posto. Insomma, da dove
cavolo viene tutta quest'agitazione che sento fremere dentro?
Perché mi sento così in subbuglio? Non
sarà per una semplicissima uscita con un amico?
Forse è quest'ultima affermazione che non mi convince del
tutto. Lui per me, dovrei ormai saperlo, non è un semplice
amico. E poi non credo che sia una semplice uscita.
Siamo andati a pranzare in un ristorante abbastanza costoso, e Michele
ha insistito per offrire lui. Così io ho finito con
l'accettare, scrollando le spalle.
Adesso stiamo camminando per strada e chiacchieriamo del più
e del meno. Almeno, abbiamo chiacchierato fino ad ora, dato che
è arrivato un momento di pausa, nel quale ci guardiamo
attorno non sapendo cos'altro dire.
Vedo passare un ragazzino che porta a spasso il suo cucciolo di cane...
che è adorabile.
«Oh mio Dio!» non posso fare a meno di trattenere
«Che cagnolino bellissimo è?»
Michele ride un po'. «Già, davvero
carino.»
Ci avviciniamo all'istante. Ho una voglia matta di accarezzarlo.
Il ragazzo mi guarda con un sorrisetto sul volto. «Si chiama
Rory.»
«Quanto ha? Non raggiungerà nemmeno un
anno!» esclamo io, con entusiasmo, mentre gli accarezzo le
orecchie, dolcemente.
«Sì, infatti» dice lui «Ha
dieci mesi.»
«E' stupendo!» affermo, non smettendo di coccolarlo.
Dopo qualche minuto, Michele riesce a portarmi via.
«Ti piacciono i cani, eh?» commenta, sorridendo,
mentre riprendiamo a camminare.
Annuisco. «Sì, ma dipende dalle razze...
però in genere li adoro. Poi se sono carini, piccolini,
puccini, pucciosi...»
Lui ride, divertito. «Pensa che il cane della sorella di una
mia amica ha fatto una cucciolata...»
Mi illumino. «Davvero?»
«Sì, li sta vendendo. Tutti non li tiene: sono
sei, di cui quattro femmine!»
«Cavolo! Ma che razza è?» chiedo,
interessata.
«Dovrebbe essere un incrocio tra Labrador e Golden Retrive,
presente?» risponde lui, facendosi pensieroso.
Spalanco gli occhi e per poco non mi metto ad urlare. «Oh,
Cristo! Saranno stupendi!»
Lui sorride. «Se vuoi possiamo andarli a vedere, tanto questa
mia amica abita a Merano, che è a dieci minuti da
qui.»
«Sì!» accetto, entusiasta.
Michele continua a sorridere angelicamente, ed io non riesco a non
dargli un bacio sulla guancia: è troppo tenero.
«Questa sarebbe la mia ricompensa?» fa lui,
sfacciato.
Scoppio a ridere. «Diciamo di sì.»
«Oh, grazie! Allora ti porto a vedere tutti i cani del
mondo!»
Io continuo a ridere, ma dentro di me sto pensando:
E con questo dove
diavolo vuole arrivare?
«Eccoci arrivati» annuncia Michele, spegnendo la
macchina.
Io guardo fuori dal finestrino alla mia destra e cerco di orientarmi,
senza risultato. Questo posto non lo conosco e non ci sono mai stata,
come faccio a riconoscere dove siamo?
«La casa è bianca col giardinetto, quella
là in fondo» me la indica, aprendo la portiera.
Io annuisco, dopodiché scendo anche io. Sono così
felice. Ho sempre amato i cani, fin da piccola. Peccato però
che i miei genitori dicevano cose tipo “no, non abbiamo
né tempo né spazio per un cane” e altre
menate simili. Insomma, le solite scuse che usano i genitori per i
propri figli. Adesso però ho ventisette anni. E se voglio un
cane, lo posso prendere.
Quando arriviamo davanti alla casa, Michele suona il campanello e
risponde al citofono dicendo “Anna, sono io”.
«Prima le signore» dice, facendomi segno di entrare.
Io faccio una leggera risata e gli passo davanti, guardandomi attorno.
Quest'Anna ha un giardino davvero grazioso: il primo pezzo pieno di
neve mi arriva fino alle caviglie (probabilmente ne ha tolta un po',
quando aveva nevicato) e poi sotto il portico ci sono qualche sedia
imbottita e un tavolino, che rendono il portico davvero accogliente.
Cammino fino alla porta, dove mi fermo, non sapendo cosa fare. Michele
bussa qualche volta alla porta, dopodiché segue un abbaiare
quasi assordante. Cinque secondi dopo, la porta si apre e alla mia
vista compare una donna con i capelli lunghi, dello stesso colore della
cenere, e degli occhi chiarissimi che risaltano su tutto il corpo.
Sì, è davvero carina, se è questo che
state pensando.
«Ciao Michi!» saluta lei, raggiante. Poi lo
abbraccia velocemente e quando mi vede, mi sorride. Sento una stretta
allo stomaco, appena capisco quanto sono affiatati.
«Lei è Lori» mi presenta poi Michele.
Anna mi porge la mano, amichevolmente. Io la afferro appena e le faccio
un timido sorriso.
«Piacere» afferma lei «Su, entrate,
altrimenti quelle pesti scappano fuori.»
Michele mi fa ancora cenno di entrare per prima io, così gli
ubbidisco, un'altra volta.
Appena sono nell'anticamera della casa di Anna, un cagnolino mi fa le
feste, saltandomi sulle gambe. Io piego le ginocchia e gli accarezzo
con affetto la testa. Dio, è bellissimo. E' proprio come mi
aveva detto Michele: un incrocio tra Labrador e Golden Retrive. Ha il
pelo chiarissimo e degli occhi neri penetranti, mi arriverà
una spanna sopra la caviglia.
«Si chiama Boo, si pronuncia con la u e si scrive con due
o» spiega Anna «E' una femmina.»
«E' favolosa» mormoro «Posso prenderla in
braccio?»
«Ma certo!» risponde subito Anna.
Non aspetto un secondo in più: la prendo sotto le ascelle e
la porto in grembo, delicatamente. Poco dopo anche Michele la
accarezza, facendo qualche commento tipo “che
carina”.
«Ti piacciono gli animali?» domanda Anna, iniziando
a camminare.
Io e Michele la seguiamo. «Sì, soprattutto i
cani» rispondo, continuando a coccolare Boo.
«Ma ne hai mai avuti?»
«Purtroppo no» ammetto, con un sospiro.
«Però ti piacerebbe» conclude lei,
sorridendomi, comprensiva.
Annuisco, convinta. «Già.»
Siamo in una stanza piuttosto grande. Suppongo sia il salotto.
«Qui ci sono gli altri cinque» dice Anna, indicando
uno scatolone vicino al divano.
Io mi avvicino, sempre con Boo tra le mani.
Appena vedo gli altri cuccioli, per poco non lancio un acuto dalla
felicità. «Dio! Sono bellissimi!»
esclamo, strabuzzando gli occhi.
Sento che Michele mi circonda il corpo con le braccia e mi sussurra
all'orecchio: «Già, bellissimi.»
Un brivido mi percorre la schiena, ma cerco di non farci caso. Non devo illudermi, non devo
illudermi, non devo illudermi.
Mi accuccio nuovamente, mentre gli altri cani abbaiano un poco e si
avvicinano a noi due. Michele nel frattempo ne prende un altro, che non
smette di leccarlo.
«No! Dai, non sporcarmi» protesta, ridendo.
Anche io rido. «Anna, ma sono bellissimi! Io non riuscirei a
venderli tutti!»
Lei si appoggia al calorifero a qualche metro di distanza da noi.
«Devo» dice, sospirando.
«Effettivamente» commento io
«Sennò poi hai la casa piena di cani!»
«Già» dice lei «Allora, quali
ti piacciono?»
«Tutti!» rispondo, esaltata
«Però quello che mi piace di più
è... Boo» A questo punto do un bacino al naso di
Boo, che è stata fino ad adesso tra le mie braccia.
Anna mi sorride. «Dato che non è di razza costa di
meno» mi informa «E poi visto che sei amica di
Michele, ti faccio uno sconto.»
Io alzo lo sguardo, interessata. «Quanto?»
«Uhm» fa lei, pensandoci su. Poi conclude con:
«Vada per centocinquanta.»
«Centocinquanta euro» commenta Michele, mentre
siamo seduti sui sedili della sua macchina.
«Direi che non sono pochi» faccio io, con un
sospiro «Per me, almeno.»
Lui scrolla le spalle. «Per un cucciolo di cane secondo me
è un affare.»
«Lo so, e mi piacerebbe tanto prenderlo...» dico
io, sognante. Poi ritorno alla realtà:
«Però mi sa che è un sogno che
rimarrà nel cassetto.»
«Niente è detto» ribatte lui, dopo una
pausa.
Io lo guardo, sorridendo appena. Probabilmente sente i miei occhi
puntati su di lui, perché si gira fino ad incontrare il mio
sguardo. A questo punto anche lui mi sorride. Quel maledetto sorriso
che – non so come – mi fa accelerare drasticamente
il battito cardiaco.
Restiamo così per qualche secondo, poi è
costretto a voltarsi, dato che c'è un piccolo, irrilevante
dettaglio: sta guidando.
«Cosa vuoi fare?» chiede, interrompendo il silenzio
che si era fatto.
«Non so» rispondo io «Onestamente vorrei
andare a casa, forse perché sono appena sfebbrata e non ho
voglia di stare tanto in giro.»
«Okay, ti riporto a casa allora.»
Sorrido, un'altra volta. «Grazie.»
Dopo una decina di minuti, arriviamo davanti a casa mia. Michele spegne
l'auto ed io apro la portiera e scendo. Mi accompagna fino alla porta,
dove io cerco le chiavi e la apro leggermente, mantenendo la mano
appoggiata alla maniglia.
«Beh, ci vediamo» lo saluto io, sorridendo,
timidamente.
«Grazie della bella giornata» dice immediatamente
lui.
«E di cosa? Grazie a te» Detto questo, faccio un
passo verso l'interno, ma subito dopo vengo trattenuta dalla mano di
Michele che mi afferra il polso.
Mi volto di scatto, guardandolo con aria interrogativa.
Lui resta immobile a guardarmi, poi mormora, arrossendo vistosamente:
«Mi sono dimenticato una cosa...»
«Sì?» lo incoraggio io.
«Ti ho mai detto che sei bellissima?»
Per poco non scoppio a ridere. E con questo dove vuole...?
Oh mio Dio.
Scuoto lentamente la testa. «No, almeno... Non
così... Cioè...» balbetto, confusamente.
Prosegue un silenzio eternamente lungo, in cui restiamo a guardarci
senza riuscire a spicciare mezza parola.
Ad un certo punto si avvicina a me con il viso, fino a far sfiorare i
nostri nasi dolcemente.
«Beh, ora mi sembra l'ora di dirtelo» sussurra,
accarezzandomi i capelli.
Socchiudo gli occhi, godendomi la bellissima sensazione che mi provoca
il suo tocco delicato. Intanto lui mi prende per i fianchi e mi alza da
terra. Poi io mi attacco meglio a lui, circondandogli la vita con le
gambe. A questo punto mi porta dentro, dove mi appoggia con dolcezza
sul divano. Dopodiché si siede accanto a me, e finalmente mi
bacia sulla bocca.
Improvvisamente riapro gli occhi. Non mi va che mi faccia illudere
un'altra volta, però.
Mi stacco di qualche centimetro. «Michele, io...»
inizio, incerta. Poi continuo, acquisendo sicurezza: «Non
voglio fare la parte della sgualdrina che rimpiazza...» Ma
non faccio in tempo a finire la frase che mi chiede:
«Perché mai saresti una sgualdrina?»
«Non eri innamorato di questa Emma? Bene, vai da lei allora a
farle tutti questi complimenti!»
«Lori» dice lui, piano «Ci ho riflettuto
molto» A questo punto fa una pausa, poi conclude:
«Tu mi piaci, mi piaci terribilmente. Ed è da
quando ti ho conosciuta che la mia vita è cambiata.
Sì, adesso mi basta pensare a te e sento che tutto va per il
meglio. Mi basta ricordare l'immagine di te seminuda, per eccitarmi al
solo pensiero. Sento che non ho mai desiderato così tanto
una donna in tutta la mia vita.»
Rimango letteralmente a bocca aperta. Non mi sarei mai aspettata una
confessione di questo tipo. Non ora, almeno.
«Ed Emma?» azzardo, dopo un po'.
Michele scuote la testa, con decisione. «Lei non è
niente, paragonata a te. Ho capito che sei tu quella che voglio
veramente.»
Sento gli occhi lucidi... e un desiderio ardente del suo corpo. Di
sentirlo a contatto col mio. Di toccarlo. Di baciarlo. Di percepire il
suo respiro, il suo profumo. Semplicemente di lui.
«Oh, Michele» mormoro, scuotendo la testa, quasi
con disperazione «Non sai per quanto tempo ho aspettato
queste parole.»
Lui mi mostra un sorriso sghembo. «E ora le hai
avute» dice.
Non posso aspettare un secondo di più: gli prendo il viso
tra le mani e lo attiro a me, quasi con foga. Le nostre bocche si
toccano e successivamente le lingue giocano dentro le nostre bocche in
una danza che solo noi due conosciamo: la danza degli innamorati.
Ci baciamo per una buona decina di minuti, dopodiché io mi
stacco un poco e gli sussurro, in tono interrogativo:
«Facciamo l'amore?»
Sento che se anche mi rispondesse di no, in questo momento gli salterei
addosso comunque: la voglia sessuale che ho per lui è
diventata ormai infrenabile.
Lui mi guarda negli occhi. «Impazzirei» mormora,
dandomi una carezza sulla guancia «...se non lo
facessimo» Subito dopo mi tocca il collo e lentamente traccia
una linea immaginaria che scende. Quando la sua mano entra dentro la
mia maglia (fortunatamente stamattina non ho indossato una dolcevita) e
inizia a palparmi il seno destro, un brivido di eccitazione mi percorre
la schiena, facendomi gemere un poco.
Io lo lascio fare, restando immobile, poi però decido di
toccargli anche io qualche punto sensibile, come ad esempio il petto.
Inizio con l'accarezzargli la pancia, e piano piano, salgo. Sento che
anche lui ha un piccolo sussulto di eccitazione.
Dopo pochi minuti, mi alzo di scatto, lasciandolo senza parole. Mi
guarda strano, come per chiedermi spiegazioni.
Io alzo l'indice e gli faccio segno di seguirmi, dopodiché
comincio a percorrere le scale, molto lentamente, ancheggiando un po'.
Voglio rendere la cosa maledettamente sexy. E spero di riuscirci.
Due secondi dopo, sento che mi abbraccia da dietro, poi avvicina la
bocca al mio orecchio e mi sussurra: «Sei la donna
più sexy che abbia mai conosciuto» Io sorrido
soddisfatta, poi mormoro: «Aspetta di arrivare al
più bello» Lui risponde “mmmh, non vedo
l'ora” dopodiché mi morde con dolcezza il lobo.
Infine, percorriamo gli ultimi gradini e ci catapultiamo sul letto di
camera mia.
Mi sdraio per prima e supina, lo guardo che si toglie la maglia. I miei
occhi brillano, quasi come le stelle che ci sono di notte in cielo, e
il mio cuore palpita impazzito. Questa volta, è la volta
buona che mi viene un arresto cardiaco, ne sono sicura. Il suo petto
è... la cosa più bella del mondo. I suoi muscoli
(pettorali e addominali) sembrano scolpiti, talmente sono perfetti.
Quando resta in mutande, decido anche io di sfilarmi il maglione, e a
questo punto lui mi si avvicina e fa scorrere delicatamente i
pantaloni. Successivamente mi accarezza la pancia e, adagio, percorre
con i polpastrelli delle dita delle linee curve che arrivano fino
all'inizio delle mie gambe. A questo punto un brivido più
forte di tutti mi fa inarcare la schiena, quasi violentemente.
«Sei la cosa più meravigliosa che mi sia mai
capitata» sento che sussurra, mentre mi sfiora dolcemente la
coscia.
«Ti amerò tanto quanti sono i respiri che hai
fatto fin'ora» aggiunge, dopo una piccola pausa.
Poi chiudo gli occhi e non capisco più niente. E comprendo,
da quello che succede dopo, che prima non ero mai stata veramente
felice. Non avevo mai provato emozioni così intense e un
piacere così ardente.
Non avevo mai vissuto davvero.
*** Spazio Autrici ***
Ciao a
tuttiiiii! Augurissimi ** Passate bene la Vigilia e ancora meglio il
Natale :) Passatelo con la famiglia, con i vostri parenti, con le
persone a voi più care, con i vostri più fidati
amici... insomma, passatelo da Dioooo! *yee
Divertitevi, piangete dalla felicità (magari per i regali
ricevuti ;D), rendete il Natale 2009 indimenticabile. Questo
è quello che vi auguro con tutto il cuore. E siate felici,
perchè questo è il periodo più bello
dell'anno! ( It's a
greatest time of yeaaar! come dice la fantastica canzone
delle 78 violet,
nonchè Aly&AJ
;D)
Io oggi sono di buonumore, sarà questa bella atmosfera, la
lunga dormita che mi sono fatta questa mattina (;P)... oppure i due
regali che ho aperto a pranzo (*faccia da angelo). Ammetto che io ho
sempre avuto una curiosità infrenabile e vedere tutti quei
regali in salotto mi rendeva... agitata. Allora ho convinto i miei ad
aprirne almeno un paio. Gli altri li aprirò stasera *sbatte
le ciglia innocentemente.
E voi? Come siete messi a regali? Non siete super-eccitati al pensiero
di aprirli? ^^
Comunque... Oddio, sono emozionata! >.<
Ho aspettato di pubblicare questo capitolo da... una vita. Beh,
considerate che quando l'ho scritto è stato tipo un mese fa
(anche di più)... E poi ho voluto pubblicarlo la Vigilia di
Natale, come "regalino". Giàgià.
Okaaay *fa un sospiro. Sono così eccitata che non so cosa
dire. Cioè... oddio XD
Beh, prima di tutto vi dico che quando l'ho scritto e mi immaginavo la
scena, avevo gli occhi che luccicavano. Spero che sia successo anche a
voi mentre lo avete letto, perchè è questo che ho
cercato di fare: far provare emozioni intense ai lettori. Ci
sarò riuscita? Lo spero vivamente. Se riuscite a farmelo
sapere in qualche modo, sarebbe il massimo **
Per il titolo del capitolo... l'ho cambiato più volte,
è che cavolo... non mi accontentavo mai. Allora ho cercato
di rappresentarlo con una sola parola: magico. Che ne pensate voi?
Delusi? ^^''
Bene, non ho null'altro da dirvi.
Uh, giusto, per il seguito della fic... siamo sempre allo stesso punto
XD Spiacenti, nessuna news ^^'''
Ohoh! Mi ricordo che avevo deciso di fare l'immagine di Anna, anche se
non è molto importante (è una semplice comparsa),
però quando l'ho creata ce l'avevo così in mente
(e ammetto che ho una strana simpatia per lei XD) che ho voluto creare
anche l'immagine.
Fotografie personaggi:
Anna
Grazie un sacco come sempre alle fantastiche 11 persone che hanno
inserito la fic ai preferiti e alle altre 27 meravigliose
persone che l'hanno inserita invece nelle seguite.
Grazie mille a chi recensisce ( vero15star...
se non ci fossi te con i tuoi apprezzatissimi complimenti e il tuo
costante supporto!!! ^^ ).
Grazie a chi legge solamente :) (ci sono davvero tante
visualizzazioni, come ha detto ieri la mia Lindù **)
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
vero15star E
fai bene ad essere infuriata, lo ero anche io quando Lindù
mi aveva mandato la copia!!! >//< (eh, lo so,
Luca è un idiota, per non dire peggio... ma Davide...
<333 NdLeslie) Grazie un milione di volte per i tuoi
complimenti... ogni volta che vedo che hai recensito, gli occhi mi
diventano due stelline ** Al prossimo capitolo allora ^^ Ciao
bella! Un bacione <3 A u g u r i i i i i !
Beeeene.
Al prossimo capitolo ^^ (che teoricamente dovrebbe essere il 26
dicembre. E praticamente.... si vedrà XD)
LaLLa e Leslie.
|
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Capitolo 17 *** Show me love. ***
17.
Show me love
Martedì 8 dicembre
Cleo's Pov.
Non so cos'è a svegliarmi: probabilmente la luce, oppure il
borbottio sommesso da qualche parte alla mia sinistra. Apro gli occhi,
rendendomi conto solo adesso di quanto la testa mi faccia male. I
ricordi di ieri sera mi assalgono prima che riesca a formulare un
qualsiasi tipo di pensiero sensato, e sussulto, colta alla sprovvista.
Mi guardo attorno, allarmata, aspettandomi di trovarmi ancora in quella
sala deserta e dall'odore di chiuso, ma non è
così. Mi trovo in una stanza, non troppo grande, i quali
colori variano dal bianco al verde pallido. Ci sono tre letti in tutto
e due finestre, alla mia destra. L'unica porta è socchiusa,
e davanti ad essa c'è un uomo di spalle, che parla con un
medico. Aspetta, se quello è un medico, questo è
un ospedale?
Stringo convulsamente la stoffa del lenzuolo e socchiudo gli occhi,
sperando che il mio cuore smetta di battere così forte.
L'uomo di spalle annuisce, poi stringe la mano al medico e si volta
verso di me. Quando vede che sono sveglia, mi sorride. Vorrei
ricambiare, ma non ci riesco. Lo guardo avvicinarsi e poi sedersi sul
mio letto.
«Come ti senti?» domanda, allungando la mano per
scostarmi i capelli dal volto.
Mi ritraggo appena, schiacciandomi contro il cuscino, e lui mi prende
la mano.
«Stai tranquilla, sei al sicuro adesso... va tutto
bene» mi mormora, rassicurante ma con un inequivocabile punta
di tristezza nello sguardo.
Mi sento di nuovo una bambina impaurita, e il bello è che
non riesco a farne a meno. Ma lui è qui, e non vuole farmi
del male, di questo sono certa. Stringo a mia volta la sua mano e mi
sforzo di annuire.
«Sei in ospedale» mi spiega, dopo un po', senza
lasciarmi la mano. «Ti ho portata qui ieri notte e ti sei
addormentata, ma puoi tornare a casa quando vuoi.»
Non mi importa nulla di andare a casa, voglio solo che lui stia con me.
Rimango in silenzio, chiedendomi se riuscirò mai di nuovo a
parlare, in futuro.
«Luca è stato portato via dalla polizia, non so
cosa gli faranno» ammette dopo un po'.
Sento la paura impossessarsi di nuovo di me, quando sento il suo nome,
e lui se ne accorge. Mi sorride, rassicurante. «Non ti
preoccupare, non lascerò che ti faccia ancora del
male» mormora, accarezzando assorto una ciocca dei miei
capelli.
Abbasso lo sguardo, trattenendo le lacrime, per poi chiudere gli occhi.
«Guarda come ti ha ridotta...» sento che sussurra,
sfiorandomi la guancia destra.
Non riesco a trattenere una smorfia di dolore, quando lo fa, e quando
riapro gli occhi mi guarda preoccupato, stringendo ancora la mia mano.
Mi porta a casa qualche ora dopo pranzo, dopo avermi procurato dei
vestiti puliti. Continuo a stare zitta durante tutto il tempo, al
contrario di lui. Mi parla di continuo, probabilmente perché
ha capito che quando lo ascolto sono più rilassata. Un
medico mi ha visitata, poco fa: ha detto che sono ancora leggermente
sotto shock, o qualcosa del genere, e che basterà qualche
giorno tranquillo perché mi riprenda. La paura, comunque,
diminuisce ogni minuto, e comincio a sentirmi davvero un po' meglio...
anche il mal di testa è diminuito.
Una volta a casa, mi infilo una tuta e trascino il piumone del letto
sul divano, assieme ad un libro scelto a caso. Lui si siede su una
delle poltrone e mi osserva, senza dire più nulla, con un
sorriso colmo di affetto sul volto.
Sfoglio le pagine lentamente, finché, con la coda
dell'occhio, non lo vedo alzarsi.
«Davide!» lo chiamo, allarmata.
Lui si volta a guardarmi, incuriosito.
«Non andare via...» sussurro, quasi terrorizzata
all'idea di non averlo più vicino a me.
Mi sorride, rassicurante, poi si avvicina finché i nostri
nasi quasi si sfiorano. Arrossisco..
«Non me ne vado, a meno che non sia tu a volerlo»
mormora.
Sento che potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma non
perché ho paura. Sono felice, sollevata, confortata...
vorrei abbracciarlo con tutte le mie forze e non lasciarlo andare mai
più.
«Non potrei mai volere che tu te ne vada» ammetto,
con un filo di voce.
Mi sorride dolcemente, poi mi scosta i capelli dal viso e mi schiocca
un bacio sulla fronte. Chiudo gli occhi, cercando la sua mano, per poi
intrecciare le mie dita con le sue.
«Allora resterò con te per sempre»
sussurra, a pochi centimetri dal mio orecchio.
Stringo più forte la sua mano. «Me lo
prometti?»
Ci impiega un po' a rispondere, e per un attimo ho il terrore che stia
cercando le parole giuste per dirmi che stava scherzando. Finalmente,
dopo un tempo che mi sembra infinito, sorride di nuovo.
«Te lo giuro» mormora infine, sfiorandomi la
guancia sana.
Sorrido anche io, beata, per poi guardarlo alzarsi e sparire in cucina.
Più rassicurata, poso il libro e accendo la televisione.
Sto facendo zapping, quando la suoneria del mio cellulare attira la mia
attenzione. Lo prendo in mano come se fosse la prima volta che lo vedo:
è Lara. Rispondo quasi subito.
«Ehilà, come stai?» chiede la voce
allegra di Lara, resa leggermente metallica dal telefono.
Medito un attimo, prima di risponderle. Non ho voglia di parlare di
ieri sera, e dirle che non sto esattamente “bene”
implicherebbe farlo. Beh, posso sempre raccontarle tutto quando
tornerò a casa, una piccola bugia a fin di bene non
può causare alcun danno. «Tutto bene, e
tu?»
«Bene, anche se mi sembra di diventare più grossa
ogni giorno che passa...» sbuffa.
Sorrido. «Come se la passa la piccola Licia?»
domando, divertita.
«Oh, bene... solo che il suo papà dovrebbe
sbrigarsi a portare qui quei cachi, altrimenti rischia di ritrovarsi
una gigantesca macchia arancione sulla pancia» ride lei.
Sorrido, esasperata. «Questa volta sono cachi? Beh, meglio...
cos'è che hai costretto Daniele ad andare a cercare,
l'ultima volta?»
«Ciliege» risponde lei subito, divertita quanto me.
«Ma non mi sembra una richiesta tanto
impossibile...» mi fa notare subito dopo?
Scoppio a ridere. «A novembre?!»
È incredibile quanto improvvisamente mi senta bene.
Possibile che sia guarita dallo “shock”
così in fretta? O forse è Lara, a farmi questo
effetto?
«Sai, ho visto tuo fratello, ieri» mi racconta,
quando le nostre risate si spengono.
«Davvero? Come ti è sembrato?» domando,
ansiosa.
«Cotto a puntino» risponde lei, maliziosa.
«Eh?»
«Parlo della ragazza che è venuta a stare da
te» spiega lei «Sospetto che lui non le abbia
mostrato solo la casa, non so se capisci quello che intendo»
ride, così carica di malizia che stento a riconoscerla.
«Lara!» la riprendo, con una strana smorfia sul
viso, tipo l'incrocio di un sorriso e di un espressione sorpresa.
«Michele non è il tipo... cioè, non
così e subito» ribatto, ridacchiando.
«Mah, non saprei... lei è davvero
carina» mi fa notare lei. «E in più, tu
non hai visto le occhiate che lui le lanciava, e quelle che lei
riservava a lui.. per dire, la tensione sessuale si percepiva ad un
chilometro di distanza!»
«Mh, continua a non convincermi molto... cioè,
Michele mette ancora il muso ogni volta che viene nominata Emma,
possibile che l'abbia dimenticata così in fretta?»
«Bah... vedere per credere» sbotta lei.
Rido. «Comunque, come ti sono sembrati assieme? Tensione
sessuale a parte, intendo.»
Lara sospira. «Dio, tu non hai un'idea... erano
così incredibilmente dolci... mi hanno fatto ricordare i
primi tempi in cui io e Dani stavamo assieme, durante i quali avevamo
occhi solo l'uno per l'altra... un po' come tu e Luca prima di tutto il
casino.»
Sussulto, quando sento il suo nome e, purtroppo, Lara se ne accorge.
«Tutto bene?»
Sto tremando di nuovo. Dio, perché?
«L-Lara...» comincio, a mezza voce. «Luca
è venuto qui.»
Un momento di silenzio, poi la sua voce raggiunge di nuovo il mio
orecchio. «Che cosa?!» chiede, incredula.
Stringo le labbra. «Sì... senti, ti racconto a
voce quando torno, okay?» taglio, temendo che si accorga che
sto per scoppiare a piangere.
«Okay» accetta, leggermente titubante.
Una cosa di Lara che adoro è che capisce sempre quando
è meglio evitare un certo argomento, o rimandare le
spiegazioni.
«Allora ci sentiamo presto» la saluto.
«Ciao, stammi bene» risponde lei.
Chiudo la chiamata e lascio cadere il cellulare tra i cuscini del
divano, per poi coprirmi il viso con le mani e scoppiare in singhiozzi.
Davide mi raggiunge in mezzo secondo.
«Cleo... piccola stai tranquilla, non è successo
nulla» mi sussurra, afferrandomi la mano.
«Perché mi ha fatto una cosa
così?» singhiozzo.
Mi abbraccia forte, e mi lascio cullare dalle sue braccia forti, mentre
affondo il viso nella stoffa della sua felpa. «Che cosa gli
ho fatto? Cosa?» domando, con voce tremante.
«Nulla... non gli hai fatto nulla...» mi assicura
lui, accarezzandomi i capelli. «Non è colpa tua,
Cleo, non pensarlo nemmeno per scherzo» continua.
Chiudo gli occhi, mentre lentamente mi calmo. Davide non mi lascia
andare nemmeno quando non mi sente più piangere, continua a
stringermi forte, come a volermi proteggere da chiunque e qualunque
cosa.
Mi asciugo le guance con la manica della felpa, facendo una piccola
smorfia di dolore quando tocco la parte livida. Sospiro e lui scioglie
l'abbraccio.
«Ti senti meglio?» chiede, accarezzandomi le mani.
Annuisco, senza però riuscire a sorridere, cosa che invece
fa lui.
«Bene, perché ho avuto un'idea per farti tornare
il buonumore» esclama, prendendomi le mani ed aiutandomi ad
alzarmi.
Lo guardo interrogativa e lui, in tutta risposta, mi trascina in cucina.
«Prepariamo una torta!» esclama, eccitato come un
bambino che sta per ricevere un nuovo giocattolo.
«Che cosa?» domando, leggermente scettica.
Mi ignora e apre uno degli sportelli della credenza, per poi tirarne
fuori una di quelle buste per fare le torte in pochi minuti anche se
sei totalmente incapace, per poi sventolarmela davanti al viso,
divertito. Scoppio a ridere.
«Tu sei tutto pazzo» sospiro, con un sorriso.
Non mi risponde, prende un paio di forbici e apre la busta.
«Ci serve una di quelle cose dove si mette
l'impasto» mi fa notare.
Sospiro, divertita, e prendo l'oggetto dei suoi desideri.
«Lezione numero uno: questa è una
teglia» gli faccio notare, imitando Michele quando mi
corregge.
Mi rivolge un sorriso adorabile e sento un brivido corrermi lungo la
schiena. «Capito, coso di ferro uguale teglia»
ripete, meccanicamente.
Versiamo il contenuto della busta nella famosa teglia, poi regolo il
forno e ce la infilo dentro.
«Bene, adesso lecchiamo questa cosa» annuncia,
squadrando una delle due spatole che abbiamo usato per distendere
l'impasto.
«Buona idea» convengo, sedendomi sul tavolo e
afferrando la seconda.
Scoppiamo a ridere entrambi, mentre ci assicuriamo avidi di non
lasciare nemmeno una macchiolina di cioccolato. Non so se è
Davide a farmi quest'effetto, o se semplicemente il cacao mi mette di
buon umore, fatto sta che sento che nessuno al mondo riuscirebbe a
cancellare il sorriso ebete che ho sulla faccia, adesso.
Alzo lo sguardo su di lui, che sta buttando via la busta ormai vuota, e
scoppio a ridere. Mi guarda interrogativo.
«Vieni qui» lo invito, con un cenno della mano.
Obbedisce e io afferro un tovagliolo.
«Hai un baffo di cioccolato, proprio qui» gli
comunico, indicando l'angolo destro della bocca.
Sorride e io gli afferro il mento con due dita, per poi pulire i resti
dell'impasto dalla sua faccia, che lo fanno assomigliare ad un bambino
troppo cresciuto.
«Ecco fatto, così va meglio» annuncio,
soddisfatta, posando il tovagliolo sul tavolo.
«Grazie» mormora lui, suadente.
Mi rendo conto improvvisamente di due cose che un attimo fa ho
ignorato: uno, la sua mano è a due millimetri dalla mia
coscia; due, siamo spaventosamente vicini. Le ombre dei sorrisi di poco
fa sono ancora sulle nostre labbra, mentre ci guardiamo con occhi
diversi. Intreccio le mie dita con le sue e abbasso lo sguardo,
incapace di reggere il suo un secondo di più.
Ho l'impressione di essere arrossita, possibile? E ora sorrido, ne sono
sicura, come sono sicura che Davide ha risposto al mio sorriso, e ora
mi sta accarezzando la guancia sana. Torno a guardarlo e sento una
scarica elettrica attraversarmi le mani, tanta è la voglia
di attirarlo a me e baciarlo, senza curarmi di nulla. È un
momento tanto intimo da farmi rabbrividire, ed è solo uno
sguardo. Per un attimo, ho paura di quello che sta per succedere. Il
mio sorriso si spegne lentamente, mentre seguo ogni più
piccolo movimento di Davide. Ho l'impressione che stia succedendo tutto
a rallentatore: la sua mano che risale lungo la coscia, fino al mio
fianco, i centimetri che ci separano che diminuiscono visibilmente, le
mie palpebre che si abbassano... È come se il mondo si
stesse preparando ad un'esplosione, è come se tutto stesse
aspettando il momento nel quale le nostre labbra si sfioreranno.
Accenno un piccolo sorriso, anche se so che lui non può
vederlo.
Sento il suo profumo attraversarmi e gli accarezzo la guancia con la
mano libera, scossa da un fremito, poi, finalmente, annulla la distanza
tra di noi, e al profumo si aggiunge il sapore dolce delle sue labbra.
Resta un secondo immobile, come per assicurarsi che io non lo spinga
via, poi socchiude la bocca e rende quel bacio un vero bacio. Mi lascio
trasportare e, per una volta, seguo solo l'istinto. Muovo le labbra con
le sue, assaporando ogni particolare di quel contatto, che in questo
momento mi sembra più indispensabile dell'aria. Mentre il
bacio perde innocenza e si fa più passionale, sento il
bisogno di lui tanto forte da squarciarmi il petto. Immergo le dita nei
suoi capelli, mentre la sua mano, dal fianco, sale sulla schiena. Per
quello che mi riguarda, potrei essere viva come morta e non farebbe
alcuna differenza. Mi sento bene, forse per la prima volta in vita mia,
mentre sensazioni vecchie e nuove mi invadono, facendomi provare un
benessere che credevo non fosse nemmeno possibile da percepire.
È incredibile quanto, nonostante tutto, non avessi ancora
capito quanto ho bisogno di lui. Non assomiglia minimamente a quello
che provavo assieme a Luca.
Luca.
Mi basta pensarlo, perché qualcosa cambi. Improvvisamente,
sento l'angoscia raggiungermi di nuovo, e l'ansia soffocarmi. I ricordi
della scorsa notte mi invadono violenti e dolorosi, trascinandosi con
sé tutte le sensazioni orribili che ho provato.
Probabilmente Davide se ne accorge, perché si stacca con un
sussulto, guardandomi come se non credesse a quello che ha appena fatto.
«Scusa, Dio... scusa, ti giuro che non era mia intenzione...
cioè, non lo avevo pianificato è... è
successo, ho seguito l'istinto, non avrei dovuto...» blatera,
gesticolando.
Aggrappa il bordo del tavolo e ne fissa la superficie, senza guardarmi.
Stringo le labbra, mentre mi impongo di ritrovare la calma.
«N-non è colpa tua...» balbetto,
ansimando. «Siamo stati entrambi... almeno credo...»
Scuote violentemente la testa. «No, no!» esclama,
alzando la voce.
Sospira, poi annulla la distanza che ci divide in pochi passi e mi
afferra entrambe le mani.
«Cleo, io...» si blocca, come se stesse valutando
se dirmi o no quello che vuole dirmi. «Io ti amo!»
Ci vuole un po' perché il significato di quelle tre parole
riesca a fare breccia nella mia mente, e anche allora, resto immobile,
troppo shockata per fare qualsiasi cosa. Batto le palpebre un paio di
volte, mentre lentamente esco dal torpore, e il mio cuore riprende a
battere – perché ha smesso, ne sono certa.
«Cosa?» domando, con voce soffocata e leggermente
acuta.
Mi rendo conto solo adesso di aver smesso di respirare. Davide stringe
la presa sulle mie mani.
«Cleo, io mi sono innamorato di te» ammette.
Ha un espressione indecifrabile. Sembrerebbe che non stia pensando a
nulla, eppure si legge una certa durezza, nei suoi lineamenti. Non so
cosa dire, o cosa pensare. Ho la gola secca e il mio cervello sembra
essersi scollegato dalle altre parti del corpo.
«Non ti preoccupare, non voglio che tu risponda, o cose del
genere, io... beh, mi sembrava giusto dirtelo» spiega,
leggermente a disagio.
Avete presente quando ho detto che il cervello si era scollegato dal
resto del corpo? Beh, è davvero così. Senza alcun
preavviso, gli getto le braccia al collo e lo stringo forte.
«Grazie» sussurro, con voce rotta.
Riesco a percepire la sua sorpresa anche se non lo sto guardando
mentre, incerto, ricambia l'abbraccio.
«Gli ho detto grazie?! Ma come diavolo posso essere stata
così deficiente?!» esclamo con voce acuta,
guardando il mio riflesso shockato nello specchio che ho davanti. Ho
visto per la prima volta com'è ridotta la mia faccia, e devo
ammettere che non sono messa tanto bene: ho un occhio nero –
o meglio, blu-violaceo – un taglio sul labbro e uno appena
sopra il sopracciglio destro, poi qualche graffio all'altezza dello
zigomo.
È tardi, o almeno credo. So solo che fuori è
parecchio buio e che non c'è un'anima, e poi che sono
stanca, nonostante abbia passato praticamente tutta la giornata sul
divano.
Apro l'acqua del rubinetto e mi sciacquo le mani e la faccia, per poi
spogliarmi e infilare una camicia da notte e spazzolarmi lentamente i
capelli.
Probabilmente tutto quello che è successo poco fa mi ha
rimbambita, dato che non mi ricordo nemmeno come sono arrivata fin qua:
è come se mi fossi improvvisamente svegliata da un lungo
sogno.
Okay, analizziamo i fatti: uno, Davide mi ama, anche se non so il
perché... insomma, so che per queste cose non serve un
perché, ma ci sarà qualcosa che lo ha indotto a
rendersene conto, no? E se quando me lo avesse detto stesse solo
scherzando?
Due, io amo Davide? Ah, bella domanda. Come si fa a capire se sei
innamorato di qualcuno? Non dovrebbe essere ovvio? Se non lo
è vuol dire che non lo amo? Altro quesito interessante.
Tre, desidero ancora che tra noi non ci sia nulla più che
semplice amicizia? Altra domanda senza risposta. Sembra che in questo
momento non riesca a fare altro che domandarmi cose alle quali non so
rispondere. E se tutte queste domande non avessero una risposta
perché una risposta non serve? Magari sono io la stupida,
che si fa problemi inutili per niente. Insomma, a me Davide piace, e di
questo sono sicura, altrimenti quel bacio non mi avrebbe sconvolta
tanto, eppure ho ancora paura di fare la cazzata più grande
del mondo, fidandomi solo del mio istinto. E se, nonostante la sua
faccia da angelo, si rivelasse uno stronzo peggio di Luca? Infondo,
anche di lui mi fidavo, anche lui mi piaceva, e alla fine ho rovinato
più di dieci anni della mia vita. Non voglio che accada di
nuovo, ma del resto, non posso mica stare tutta la vita ad aspettare di
riuscire a rispondere a tutte queste domande, giusto?
Dio, non mi sono mai sentita più confusa in tutta la mia
vita.
Dopo essermi lavata i denti ed essermi assicurata che non ci sia altro
che possa fare per ritardare il momento in cui mi troverò di
nuovo di fronte a lui, esco dal bagno e torno in camera mia. Davide
è già lì, che sfoglia una rivista di
attualità. Sentendomi entrare, alza lo sguardo e fa un
piccolo sorriso, osservandomi.
«Ehi» dice soltanto, affettuoso.
Sorrido, in imbarazzo, mentre mi maledico per non aver indossato il
solito pigiama slargato, invece di questa camicia da notte fin troppo
corta.
«Ehi...» rispondo, con un sorriso timido.
Cade un silenzio imbarazzante, durante il quale lui si alza e si passa
una mano tra i capelli, a disagio.
«Resti qui?» gli domando, sperando che non si noti
il tono speranzoso.
Fa un sorriso. «Solo se lo vuoi tu.»
Ricambio, automaticamente, sentendomi immediatamente più
leggera. «Okay, allora.»
Raggiungo il letto e scosto il piumone, per poi sfilarmi i calzini.
«Buonanotte, allora...» mi augura, dirigendosi
verso l'uscita.
«Davide...!» lo richiamo, senza rendermene conto.
Si volta verso di me, incuriosito.
Stringo le labbra, già pentita di quello che sto per dire.
«Dormi assieme a me?»
Non risponde subito, così ne approfitto per aggiungere un
“solo dormire, nient'altro” molto imbarazzato.
Sorride e muove un passo in avanti, incerto. «Sei
sicura?»
Mi mordicchio il labbro inferiore, poi annuisco. «Ho paura
dei mostri sotto il letto» sussurro, con un sorriso da
bambina.
Scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli, affettuoso.
«D'accordo, allora.»
Sorridendo, scivolo dall'altro lato del letto matrimoniale e mi
distendo su un fianco, osservandolo mentre si sfila il maglione e i
jeans. Spegne la luce, poi lo sento infilarsi sotto le coperte e mi
volto dall'altra parte, leggermente imbarazzata.
Il rumore dei nostri respiri è l'unico a riempire il
silenzio, mentre fisso il buio davanti a me.
«Davide?» lo chiamo, dopo un po'.
«Sì?» risponde lui, tranquillo.
«Quando lo hai capito?»
«Intendi quando ho capito di amarti?»
Non c'è bisogno di una mia conferma, ma resta comunque in
silenzio per un po', riflettendo sulla risposta.
«Credo... quando ti ho vista rannicchiata in un angolo di
quella stanza deserta... eri talmente indifesa e spaventata che ho
sentito il bisogno di proteggerti a qualunque costo» risponde
infine, con voce morbida. «Ma credo di averti sempre amata,
da quando ti ho vista...» ammette, subito dopo.
Faccio un piccolo sorriso automatico, poi mi volto di nuovo verso di
lui. Riesco a vederlo appena, nell'oscurità, sdraiato sulla
schiena e con le mani congiunte dietro la nuca. Il mio sorriso si
allarga appena.
«Sai, quando ti ho conosciuto credevo che una relazione con
te non mi avrebbe portata da nessuna parte» ammetto.
Continua a fissare il buio sopra di sé, impassibile, ma so
che è attento a quello che sto dicendo.
«Avevo paura che tu fossi come tutti gli altri, che prima o
poi ti saresti stancato di me...» proseguo, leggermente
più sicura. «Non avrei potuto pensare una cosa
più sbagliata» sospiro, poi sorrido. «Tu
non potrai mai essere come tutti gli altri.»
Si volta a guardarmi: sorride.
«Che mi ami o no, non potrei mai stancarmi di te»
conferma.
Una lacrima solca lentamente la mia guancia, mentre mi avvicino a lui e
poso la mia testa sul suo petto. Mi accarezza i capelli lentamente e
chiudo gli occhi, cosciente solo dei battiti lenti del suo cuore.
*** Spazio Autrici ***
Salve (:
Scusate il ritardo, il Natale ci ha un po' prese >.<
Sinceramente, al momento non saprei cosa raccontarvi, perciò
non vi dirò molto, se non che spero che il capitolo vi sia
piaciuto e che è il penultimo che sarà postato
dal POV di Cleo. (ehggià, questa fic si avvia lentamente
verso la fine...).
Mi è piaciuto scriverlo, come anche mi è piaciuto
scrivere quello dopo.
Per quanto riguarda il seguito, ho finito il mio primo capitolo
>.< *yeeee (io invece sono solo leggermente
andata avanti, però non ho ancora finito il mio terzo
capitolo >//< NdLaLLa)
Comunque ho ancora molto da scrivere *sìsì
Grazie alle 12 persone
che hanno aggiunto la fic ai preferiti, alle 27 che la seguono, a
coloro che leggono e recensiscono e alle persone che ci supportano.
Siete dei miti <33
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
Marty314
benvenuta XD siamo contente che la fic ti stia piacendo, ci auguriamo
di vedere presto altre tue recensioni^^ (esattamente, un caloroso
benvenuto anche da parte mia, carissima ^^ NdLaLLa) un bacio <3
e per oggi è tutto cari... alla prossima ;D
xo, Leslie and LaLLa
|
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Capitolo 18 *** When everything seems to go well... ***
18.
When everything seems to go well...
Mercoledì 9 dicembre
Loredana's Pov.
Uno schiocco di bacio sulla fronte, seguito da una fugace carezza alla
guancia sinistra.
Apro gli occhi, lentamente. Il sorriso mi si dipinge sul volto quando
vedo Michele sdraiato su un fianco, con la testa sorretta dal braccio
sinistro e lo sguardo puntato su di me.
«Buongiorno principessa» mi dice, in un soffio.
Oh mio Dio. Ho sempre sognato di svegliarmi così.
«Non ci posso credere» mormoro, assumendo la sua
stessa posizione «Come in “La vita è
bella”.»
Anche lui mi sorride. «La vita è
bella» Poi fa una pausa e precisa: «O perlomeno lo
è quando sto con te.»
Oddio, ma da dove viene fuori? E' forse sceso dal cielo per me?
Cinque secondi dopo mi ritrovo la sua bocca sulla mia e le sue morbide
dita che mi accarezzano i capelli, con molta delicatezza, come se
avesse paura di sciuparmi.
«E' tutto così perfetto» dico, quando mi
stacco da lui, con un sospiro sognante.
Lui alza soltanto un angolo della bocca.
«E se stessi sognando?» ipotizzo, guardando il
soffitto «Sarebbe plausibile, no? Sai quante volte ho
immaginato questa scena... Ed ora è mattina e dovrebbe
essere passata un'intera notte. Ma se non fosse così? Se in
questo momento stessi ancora dormendo e domani mattina mi
sveglierò e piangerò
perché...» Ma vengo interrotta da
Michele, che mi posa il dito indice sulle labbra e poi sussurra:
«Sssh, tu non stai sognando e domani mattina non ti
illuderai... perché è
mattina.»
Allargo gli occhi. «Davvero?»
Lui sorride dolcemente e mi mostra il suo orologio da polso.
«Vedi? Sono le dieci meno un quarto del mattino» A
questo punto si alza (mi accorgo subito che indossa solo le mutande e
il suo corpo è bello da mozzare il fiato) e si avvia verso
la finestra davanti al letto, scosta le tende arancio e conclude:
«E sta pure nevicando.»
Trattengo a stento un urletto. «Oh Santo!» esclamo,
tirandomi a sedere di scatto.
Lui ride un poco. «Non hai mai visto la neve?»
«No... cioè, non ho mai visto nevicare e di
conseguenza non l'ho mai vista soffice» balbetto,
imbarazzata. Dovrei essere una delle poche persone che non hanno mai
visto la neve fresca.
«Tra un po', quando saremo pronti, possiamo uscire»
propone lui.
Io sorrido, raggiante. «Oh, sì, che
bello!» esclamo.
Sembro una bambina
piccola, mi ammonisce una vocina dentro di me.
«Adesso che ne dici di goderci un po' questa bella
atmosfera?» afferma, salendo sul letto. E, come una tigre in
attesa di attaccare, mi si avvicina a carponi.
Io scoppio a ridere, con gusto. «Ma certo, mio bel
micione!»
Lui sogghigna. Quando è praticamente a cavalcioni sopra di
me, mi da un bacio appassionato sulla bocca, con aggiunta di lingua.
Poco dopo inizia a toccarmi il corpo seminudo (anche io indosso solo le
mutande: questo è la dimostrazione che ieri abbiamo fatto
veramente sesso e non è stato solo un bellissimo sogno, come
io all'inizio pensavo).
Rido tra un bacio e l'altro, e dentro di me penso che questo
è veramente il paradiso.
Lo squillo improvviso del mio cellulare ci fa sobbalzare. Piuttosto
è che in questo esatto momento sono praticamente sotto
Michele che ci baciamo appassionatamente. Molto
appassionatamente, non so se mi capite.
«Amore» borbotto, cercando di
“liberarmi”, sbuffando «Devo
rispondere.»
Non so perché l'ho chiamato così, so solo che mi
è venuto talmente spontaneo che non sono riuscita a
trattenermi.
Michele mi guarda torvo. «Chi è?»
Quando capisco che intende, spalanco gli occhi ed esclamo:
«Nessuno!» Poi mi affretto ad aggiungere:
«Cioè, nessuno nel senso che...» Mi
interrompo. Ma che diavolo sto dicendo?
Lui mi stampa un bacio sulla bocca e dice: «Dai, rispondi,
sennò ti mettono giù.»
Gli faccio un timido sorriso, dopodiché mi alzo, afferro il
cellulare che era da qualche parte nella borsa appoggiata sulla
scrivania, e rispondo: «Pronto?»
«Ehi!» urla una voce dall'altra parte della
cornetta.
Allargo le palpebre ed apro un po' la bocca.
«Silvia!»
«Come stai, tesoro mio?» mi chiede, dolcemente.
Sorrido a trentadue denti. «Mai stata meglio»
rispondo, sinceramente.
Michele mi fa l'occhiolino, dopodiché bacia il palmo della
sua mano e ci soffia sopra, come se quel bacio potesse arrivarmi. Io
gliene mando un altro, dopodiché mi volto verso la finestra.
«Hellà lah» fa lei
«Cos'è successo?»
Mi giro un'altra volta verso Michele, e gli dico – in
labbiale - “Vado di là un attimo”. Lui
annuisce, così io mi dirigo verso il bagno accanto alla
camera da letto.
Eh sì, ormai quando parlo di queste cose con Silvia
è diventato un rito rinchiudermi nel bagno.
«Prova a indovinare» rispondo, maliziosa, entrando
e chiudendomi la porta alle spalle.
«Oddio» afferma, ad un certo punto
«Centra un uomo?»
«Colpita e affondata» dico, ridendo.
Lei lancia un grido del tutto eccitato. «Oh Santo! Cosa
è successo? Voglio i dettagli!»
Sorrido, guardando la mia immagine riflessa allo specchio.
«Stanotte» dico solo.
«Lo avete...?» inizia lei, lasciando la frase in
sospeso per la meraviglia.
Io annuisco, anche se so che non può vedermi.
«Già.»
Silvia lancia un altro acuto, senza preoccuparsi dei vicini di casa...
e di tutta la città. «E com'è
stato?» domanda poi.
«Bellissimo» rispondo, chiudendo un poco gli occhi
«Stupendo, sensazionale, fantastico.»
Lei ride un poco. «Carino il tipo?»
«Da morire» Poi faccio una pausa, e riprendo:
«Tesoro, c'è un problema.»
«Mio Dio, non dirmi che non avete usato il preservativo e
lì non vendono le pillole!»
Io scoppio a ridere, divertita. Quanto adoro la mia Silvia.
«No...» mormoro «Solo che...»
«Che?!» insiste lei.
«Mi sa che me ne sono innamorata, e seriamente.»
Una pausa. Una terribile pausa che mi sembra durare una vita.
«Silvia?» sussurro, con il cuore che batte
all'impazzata.
«Sì» borbotta lei.
Chiudo un occhio. «E' così grave?»
Un'altra pausa.
«No» risponde lei, esitante «E' solo
che... beh, non sono le circostanze migliori, capisci?»
Stringo gli occhi. «Lo so, dannazione.»
«Però se provi per lui qualcosa di profondo, una
soluzione c'è» afferma lei, improvvisamente.
«Cioè?» mormoro io, sconsolata.
«Beh, l'unica» Poi fa una piccola pausa e conclude:
«Vi trasferite in una stessa città. E ovviamente
lui verrà qui, su questo non si discute.»
Sorrido, non avendo la voglia di ridere. «Non lo so. Vorrei
che fosse così semplice.»
«Cerca di farlo diventare, se non lo è»
obietta lei, con sicurezza.
«Ma non
è semplice!» ribatto, quasi urlando dalla
disperazione.
Silvia sospira. «Fai così. Inizia a tirare fuori
l'argomento – anche perché prima o poi ne dovrete
parlare, ti sembra? – e vedete insieme cosa pensate sia la
cosa migliore da fare.»
«Il punto è che io non trovo una
soluzione.»
«C'è, a tutto c'è una
soluzione!» esclama lei.
Chiudo gli occhi, trattenendo un gemito. «Puoi dirmi quale
pensi che sia, secondo te?»
«Si trasferisce qui!» risponde, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
«E credi che lui voglia? Credi che non si faccia problemi e
come nelle favole mi risponderà con un “Tranquilla
amore, facciamo come vuoi tu”?» dico, camminando
per la stanza, nervosa.
«Non ho detto questo» replica lei, mantenendo un
tono di voce saldo (una delle cose che adoro di Silvia è la
determinazione) «Però se tiene veramente a te
questo sforzo lo farà. Se vuole seriamente vivere insieme te
e mettersi con te a tutti gli effetti, lo farà. L'amore vuol
dire anche sacrificio. Come tutte le cose della vita, in
fondo.»
Ecco, in questo momento vorrei tanto abbracciarla. Un po' come nei
film, che dopo il discorso costruttivo c'è sempre il momento
per le “smancerie” (anche se io non le definisco
affatto così, il romanticismo non è una
smanceria!).
«Grazie, tesoro» riesco a trovare la forza di dire
«Sei fantastica, come sempre.»
Sento che sorride; non la posso vedere, ma – non so come
– ne sono sicurissima. Come se ci fosse un collegamento a
distanza tra noi due, come se la potessi vedere.
Dio, quanto mi manca, la mia Silvia.
«Tesoro, sei pronta?» sento che urla Michele dal
piano di sotto.
Sono in camera e sto finendo di prepararmi. Mi sto mettendo duemila
strati di vestiti, dato che tra poco io e Michele usciremo, come mi
aveva promesso.
«Sì» grido, dandomi un'ultima sistemata
alla sciarpa. Me la devo legare bene, non posso prendere freddo alla
gola, altrimenti la mia voce va a farsi benedire per un'altra
settimana. E questo non lo posso più sopportare.
Quando sto per uscire dalla stanza, lo squillo del mio cellulare che
avevo abbandonato sul letto mi fa sussultare. Indietreggio, lo afferro
e rispondo con un “Pronto?” un po' troppo acuto.
Non ho nemmeno guardato chi è.
«Ciao Lori» inizia una voce, che all'inizio fatico
a riconoscere, con esitazione «Sono Cleo.»
Mi illumino. «Ciao bella! Come stai?» esclamo,
allegra.
«Meglio» risponde, poi si corregge:
«Cioè, bene... e tu come stai?»
Io scoppio a ridere. «Meglio anche io. Cosa ti è
successo?»
«Oh, ehm... solo un brutto scontro con il passato»
fa lei, sul vago «E a te, invece?»
«Una fastidiosa influenza. L'altro giorno poi avevo
trentanove di febbre... ma è passato.»
«Menomale» dice, con un sospiro.
«Già» affermo io «Per fortuna
che c'è tuo fratello... se non fosse stato per lui, a
quest'ora sarei ancora nel letto in preda ad un attacco di
panico.»
«Davvero?» mi domanda, con un tono di voce
decisamente sospetto «Andate d'accordo?»
«Sì, certo» rispondo, frettolosamente
«Invece mi hanno detto della tua uscita con Davide.
Simpatico, eh?»
Non so cosa mi è preso, sul serio. Forse ho parlato un po'
troppo impulsivamente...
«Certo, è molto...» inizia, poi fa una
pausa e conclude: «Gentile.»
Per poco non scoppio a ridere. «Gentile... e figo»
la correggo io, facendole ben capire che mio cugino lo conosco, forse
troppo bene. Ed è impossibile resistergli.
«Come Michele, dopotutto.»
Stringo gli occhi. Ma cos'è? Una dichiarazione di guerra?
«Non lo nego» ribatto io, alzando il mento, quasi
offesa. Dopo una pausa lunga qualche secondo carica di tensione,
scoppio a ridere. Ma cosa diavolo sto facendo?
«E va bene. Tuo fratello è un figo da paura,
è più dolce del cioccolato, è una
persona decisamente a modo e mi fa ridere da morire» mi
arrendo, con una smorfia «E tu che mi dici invece di
Davide?» attacco, subito dopo «Non mi accontento di
un semplicissimo “è gentile”!»
«Beh, Davide è... dolce, si commuove per i film
romantici, mi sorride quando ne ho bisogno, e anche quando non ne ho
bisogno, ad essere sincera... e poi è spiritoso,
protettivo... è un fotografo incredibile, gli piace leccare
l'impasto della torta al cioccolato dal cucchiaio, è...
sì beh, è sexy...» inizia lei, in un
elenco che sembra non avere mai fine.
Sorrido. Mio Dio, si è innamorata anche lei.
Proprio in questo esatto momento, Michele spalanca la porta e per poco
non faccio cadere il telefono dallo spavento. «Scemo, mi hai
fatto prendere un colpo!» protesto.
Lui mi sorride, con dolcezza. «Non arrivavi
più.»
Ma quanto è adorabile. Con quell'espressione, poi, potrei
saltargli addosso in un attimo.
«Scusa» mi affretto a dire, guardandolo mentre fa
qualche passo in mia direzione, con la sua camminata da far piegare le
ginocchia.
Quando è a pochi centimetri da me, vado per istinto e lo
bacio sulla bocca. Cristo, perché quando siamo leggermente
vicini non posso resistere un secondo di più?
Ad un certo punto sento una voce leggermente metallica che grida.
Intuisco provenga dal telefono che ho accidentalmente
appoggiato sul letto, accanto a noi. Mi stacco da Michele e afferro il
cellulare, dopodiché esclamo, imbarazzata:
«Sì, ci sono, scusa!»
Michele mi lancia un'occhiata interrogativa, così aggiungo,
per fare capire a tutti e due: «Cleo, c'è qui tuo
fratello.»
A questo punto Michele strabuzza gli occhi e sbotta immediatamente:
«E' Cleo? Me la passi, per favore?»
Intuisco, dalle poche parole di Cleo che sono riuscita a sentire, che
anche lei gli vuole parlare.
Faccio spalline. Sono fratelli, e mi sembra più che giusto
concedergli un po' di tempo per chiacchierare.
Dopo aver sentito Cleo che scoppia a ridere senza contegno, faccio un
sorrisetto divertito, infine porgo il telefono a Michele. Lui lo
afferra, dopodiché lo porta all'orecchio e risponde,
seccato: «Cleo?»
Una pausa, poi dice, mantenendo lo stesso tono irritato di prima:
«Piantala... Nulla, dato che a quanto pare sai
tutto» A questo punto mi lancia un'occhiata d'ammonizione.
Arrossisco e per rimediare, gli mostro un sorriso angelico. Lui per
tutta risposta mi fa l'occhiolino. «Bugiarda»
afferma poi, rivolto alla sorella dall'altra parte della cornetta
«Sbagliato, io non ti ho mentito, semplicemente ho evitato di
dirti certe cose.»
Ci lanciamo un'occhiata divertita, e io mi trattengo per non scoppiare
a ridere. Ma quanto lo adoro, il mio Michele (sì,
è mio, finalmente lo posso dire).
«Okay... io e Lori stiamo insieme» conclude,
guardandomi avvampare.
A questo punto decido che è arrivata l'ora di girare i
tacchi e uscire, in fondo hanno bisogno di un po' intimità
per parlare di queste cose. E io non voglio fare la figura
dell'impicciona.
Prima di chiudere la porta sento la risata di Michele, e quasi
automaticamente sorrido, subito dopo scendo le scale e mi lascio cadere
a peso morto sul divano in soggiorno.
Quando riapro la porta di casa, ringrazio il Cielo che esistano i
caloriferi. Mi stavo congelando, là fuori. Io e Michele
abbiamo giocato con la neve fino a qualche minuto fa, come due bambini.
Abbiamo fatto a palle di neve, poi abbiamo fatto a gara per vedere chi
si immergeva di più. Ovviamente ha vinto lui: io sono
arrivata fino alle cosce, lui oltre la vita. Così ho
“dovuto” (balla, dato che l'ho proposto io) dargli
il premio per la vittoria: ovvero dargli un bacio.
Era da tanto tempo che non mi sentivo così radiosa, senza
pensieri e preoccupazioni per la testa: solo la voglia di divertirmi e
godermi ogni attimo della mia vita.
«Amore» dico, quando sento che Michele richiude la
porta, dietro di me.
«Dimmi» mi sussurra all'orecchio, abbracciandomi da
dietro.
Io sorrido, e poi mi giro fino a sentire il suo respiro sul mio viso.
Lascio scorrere qualche secondo, restandolo a guardare negli occhi. Poi
mormoro: «Grazie.»
Lui mi sorride, poi sfiora dolcemente il suo naso col mio, senza dire
nulla.
Così decido di continuare, ascoltando le parole che mi dice
il mio cuore: «Grazie perché mi hai resa veramente
felice, grazie perché quando sto con te mi sento al settimo
cielo, grazie perché tu mi hai fatto capire cosa vuol dire
vivere veramente, grazie perché...» Faccio una
pausa, poi finisco: «Ti amo.»
Lui continua a fissarmi le iridi, ed a questo punto abbasso lo sguardo.
Ho sbagliato un'altra volta. Non lo dovevo fare... e invece
sì. A quello che ho detto ci credo. Non ho mentito, anzi,
sento che non ho mai detto parole più vere.
Dopo poco, sento la sua mano che mi fa alzare il viso con delicatezza.
Quando mi rendo conto di quello che sta facendo, mi si blocca il
respiro.
Sta piangendo.
«Io... io... non volevo...» borbotto, non trovando
cosa dire.
Scuote la testa. «Sono lacrime di gioia» mormora,
mentre un'altra lacrima gli percorre la guancia.
Sorrido, poi gli do un bacio sulla bocca e quando mi stacco, sento la
sua voce roca che dice: «Ti amo anche io.»
Io chiudo gli occhi, quasi in automatico.
Non voglio nient'altro. Perché tutto quello che desidero
è qui, vicino a me.
Sono le cinque del pomeriggio ed io e Michele siamo sdraiati sul letto
abbracciati. Non so perché, ma sono stanchissima. Eppure la
notte scorsa ho dormito parecchio...
«Amore, vuoi un tè?» mi sussurra
all'orecchio, mentre con una mano gioca dolcemente con qualche ciocca
dei miei capelli.
«Sì, grazie» rispondo, dandogli un
leggero bacio sulla guancia in segno di gratitudine.
A questo punto mi sorride, dopodiché si alza ed esce dalla
stanza a passo spedito.
Dopo una decina di minuti, sento che grida dal piano di sotto:
«Tè normale, alla pesca, al lampone, alla fragola
o al limone?»
Mi illumino. «Alla fragola!»
Poco dopo, il suono del campanello mi fa sobbalzare leggermente.
«Stai tranquilla, vado io» urla Michele.
Sorrido un poco. Ma quanto è gentile...
Segue qualche istante di silenzio, poi odo la voce di Michele che
chiede qualcosa, e subito dopo un'altra voce maschile che gli risponde.
Corrugo un sopracciglio: chi diavolo è?
Respiro piano e sto attenta a non fare il minimo rumore, voglio cercare
di capire chi è e di cosa stanno parlando. Purtroppo
però qui non riesco a sentire nulla, così decido
di alzarmi e avviarmi lentamente fuori dalla stanza, in corridoio.
Le voci sono sempre le stesse, prima parla Michele e poi quella
maledetta voce che non riesco a riconoscere. Tento di ascoltare il loro
discorso, ma tutto quello che riesco a percepire sono parole con nessun
senso logico tra loro.
«Cosa...» Dice Michele; una piccola pausa, poi
l'altra voce che replica: «No...»
Sospiro e torno sul letto. Vorrà dire che non
sarà importante.
Dopo un paio di minuti – che a me sono sembrati durare una
vita – sento i passi di Michele che percorrono le scale.
Quando entra in camera, noto che ha una ruga sulla fronte che non gli
avevo mai visto prima: sembra alquanto scocciato.
«Chi era?» domando, cercando di assumere un tono
naturale.
«Alex» grugnisce lui, sedendosi accanto a me.
«E cosa voleva?!» esclamo, meravigliata.
«Niente» risponde, alzando le spalle.
Socchiudo le palpebre. «Come
“niente”?»
«Voleva parlarti» ammette, alla fine.
Spalanco gli occhi. «E perché non me lo hai
detto?»
C'è una pausa, una terribile pausa in cui resto a fissare
Michele, con un'espressione più che irritata sulla faccia.
Lui si gratta un poco la nuca, restando in silenzio. Poi riesce a
trovare il coraggio di parlare, e borbotta: «L'ho mandato
via.»
«Che?!» sbotto io.
La cosa mi sembra del tutto sospetta.
«Ascolta Lori» dice Michele, prendendomi le mani
«Io quell'uomo lì non lo voglio più
vedere.»
«Okay» faccio, alzando le sopracciglia, con
perplessità «Però lui doveva parlare a me.»
«Ma tu ormai fai parte della mia vita» ribatte lui,
scuotendomi un poco, quasi disperatamente.
«Ho capito, però magari era
importante...»
Michele scuote la testa, con insistenza. «No.»
Lo guardo con aria interrogativa, non riuscendo a spicciare parola.
Sono troppo sconcertata.
«Lui...» inizia, poi si ferma un secondo, ed infine
conclude: «Penso che tu gli piaci.»
«Eh?!» dico, alzando improvvisamente il tono di
voce.
Michele resta zitto, guardandomi negli occhi, come per supplicarmi.
«Ma... ma...» balbetto, scuotendo la testa,
frastornata. Poi, per cercare di calmarmi, faccio un respiro, il
più profondo possibile. «Io avevo il diritto di
sapere.»
«Lo so, però...»
Lo interrompo subito, alzando una mano. «Tu non me lo hai
detto per quale motivo?»
«Avevo paura di perderti» sussurra, abbassando il
capo.
Resto immobile per qualche istante, poi riprendo, con un fil di voce:
«E allora hai preferito mentirmi?»
Apre la bocca, poi la richiude subito.
Mi alzo di scatto, in preda all'ira. «Tu non ti fidi di
me!» grido, infuriata.
«No!» obietta, alzandosi anche lui «E'
solo che... Non c'era bisogno che ti parlasse, ormai tu stai con
me.»
«Appunto per questo, di cosa hai paura? Che ti lasciassi per
andare con lui? Secondo te lo avrei fatto?» dico, camminando
nervosamente per la stanza.
«No» risponde nuovamente «Ma la paura di
perderti supera ogni cosa, pure la ragione.»
Rallento un attimo, colpita dalle sue parole. Poi riprendo a camminare,
più velocemente di prima. Dopo poco, scendo le scale di
corsa, senza aggiungere altro.
Ma cosa cazzo gli è preso?
«Ferma» esclama Michele, afferrandomi per il polso,
quando siamo ormai in salotto.
Io non mi giro, cerco soltanto di non mettermi a urlare.
«Scusa, non volevo farti arrabbiare. Non lo avrei neanche
lontanamente immaginato.»
Faccio un sospiro e poi chiudo gli occhi.
«Mi perdoni?»
Una pausa, in cui nessuno dei due riesce a interrompere quel maledetto
silenzio.
Mi libero dalla sua stretta, dopodiché mi avvio in cucina.
Vedo il tè che mi aveva preparato qualche minuto fa sul
tavolo, pronto per essere bevuto.
Afferro la tazza con rabbia e rovescio il contenuto nel lavandino, come
se potessi sfogarmi.
Mi è passata la voglia di sentire il dolce sapore della
fragola in bocca. Adesso avrei solo voglia di gridare.
«E' questo che lui vuole!» grida Michele, dal
soggiorno «Farci litigare!»
Senza dire altro o ribattere in qualsiasi modo, mi dirigo di corsa a
prendere la giacca. Dopodiché senza alzare lo sguardo verso
di lui, esco dalla casa, sbattendo la porta.
Non mi sono mai sentita così tradita e delusa.
L'unica cosa che mi viene in mente di fare, è correre a
perdifiato. Non so se riuscirei a fare qualcosa d'altro. Sono
così... sbalordita da quello che è appena
successo. Da come si è comportato Michele, da quello che ha
fatto Alex. Perché è venuto a casa mia? Doveva
veramente parlarmi? E di cosa, poi?
I dubbi mi assillano la mente, fino a farmi respirare con affanno. Mi
fermo, stanca per la corsa e agitata per le troppe domande che mi
faccio.
«Lori!» Una voce terribilmente familiare mi fa
sussultare.
Alzo di scatto lo sguardo, per controllare che sia veramente lui.
«Alex!» esclamo.
Lui mi mostra uno dei suoi sorrisi sghembi, poi mi chiede:
«Come stai?»
Io non gli rispondo, bensì gli faccio un'altra domanda:
«Perché sei venuto a casa mia?»
«Dovevo parlarti» risponde lui.
Stringo gli occhi. «E cosa vi siete detti?»
«Chi?»
«Tu e Michele!»
«Più che altro lui mi ha praticamente buttato
fuori di casa... Non che mi avesse fatto mettere un piede dentro,
eh» dice lui, seccamente.
Alzo un poco il capo.
«State insieme» conclude lui, con un fil di voce.
«Ti interessa?» chiedo, sfacciatamente.
«A dire la verità sì.»
Lo guardo negli occhi, non capendo. O semplicemente non voglio capire.
«Ero venuto per dirti...»
Ma Dio,
perché si devono sempre fermare? Dimmi che diavolo ti sta
passando per la testa senza troppe pausa, maledizione!,
penso, cercando di restare ferma.
«Sì beh, mi dispiace che state insieme»
balbetta, cercando il modo migliore per esprimersi
«Perché non vorrei una semplice amicizia con te,
ecco» finisce, come se si fosse appena liberato di un grande
peso.
Chiudo gli occhi. Santo, proprio questa doveva succedermi.
«Cosa ti ha detto di preciso Michele, quando ti ha mandato
via?»
«Che non sarei riuscito a portarti via da lui, che non mi
merito nulla, che sono un bastardo...» Poi fa una brevissima
pausa, e conclude, facendomi una carezza sulla guancia: «Ma
tu sai che non è così.»
Mi allontano di scatto. «Come ti permetti?!»
Alex mi guarda come si avessi appena bestemmiato in turco.
«Cosa succede?»
«Ha ragione a dirti che sei un bastardo» riprendo,
sibilando «Se fossi stata al suo posto, ti avrei detto di
più. Altro che “bastardo”...»
«Ma come...?»
«Come lo so non importa» ribatto io, secca
«Resta il fatto che ti sei comportato malissimo, sei stato un
vero stronzo. Non ti sei assunto le tue responsabilità,
proprio come un bambino immaturo.»
«Lo so, ma ora sono cambiato» ribatte lui, poi mi
sfiora i capelli con delicatezza «E voglio te.»
«Ma io no!» esclamo, indietreggiando di qualche
passo «Ciao, Alex.»
Lui resta immobile, troppo stupito per riuscire a dire qualcosa, anche
solo per salutarmi.
Giovedì 10 dicembre
Quando sono tornata in casa, Michele non c'era già
più. Ho provato a chiamarlo, ma aveva spento il cellulare.
Avrei voluto parlargli, avrei voluto dirgli che avevo capito la sua
reazione, in fondo ci era già passato: Alex gli aveva
già rubato la ragazza, precedentemente. Ed è
stato comprensibile il suo comportamento. Peccato però che
ci sono arrivata dopo.
E' che al momento ero troppo allucinata da accorgermi di quello che mi
stava succedendo. Ho sempre odiato lo svolgimento di troppi fatti nello
stesso giorno, o addirittura nella stessa ora. Devo avere tempo per
ragionare e fare le cose con calma, senza farmi prendere dalla prima
cosa che mi passa per la testa. A volte le emozioni (soprattutto quelle
negative) devono essere controllate.
Adesso è mattina, ed io vorrei andare da Michele, vorrei
abbracciarlo, vorrei sentirlo ancora accanto a me come ieri. Vorrei
passare un'altra bella giornata in sua compagnia.
Solamente che ora lui è a scuola.
Alle due del pomeriggio, appena ho finito di pranzare, mi precipito in
camera. Mi vesto, dopodiché decido di andarlo a trovare a
casa sua. Non mi importa se probabilmente ci sarà suo
papà o che ne so, so solo che devo vederlo. Al
più presto.
Quando sono, finalmente, davanti alla porta d'entrata di casa sua,
faccio qualche respiro lungo. Infine suono qualche volta al campanello,
mentre l'ansia mi assale.
E se non mi vuole?
Mi apre lui, dopo pochi secondi. Appena mi vede, il suo volto si
illumina di un sereno sorriso. A questo punto l'unica cosa che riesco a
fare è abbracciarlo, stringerlo forte a me, sentire il suo
adorabile profumo, baciarlo sulle labbra, prendergli le mani, toccargli
i capelli, accarezzargli il petto. Per ultima cosa gli mormoro
all'orecchio, mentre sono ancora tra le sua braccia: «Ti amo,
e nessuno potrà mai cambiare il sentimento che provo per te.
Questo voglio, questo desidero con tutto il mio cuore.»
*** Spazio Autrici ***
Auguriiii di buon anno nuovo, carissimi lettori!!! Passato bene
l'ultimo dell'anno? Io alla grande, con i miei amici *yee (io con le
mie amiche *yee - XD - ndLeslie)
Prima di tutto, scusate il ritardo, ma queste feste ci stancano ed io e
la mia socia non siamo riuscite a trovare molto tempo per aggiornare
>.<
Beh, che dire? Spero davvero che vi sia piaciuto questo chappy, anche
perchè è l'ultimo che ho scritto solo io. Dopo
c'è quello che ha scritto Lindù, e poi
concludiamo con l'epilogo che spero sarà una bella sorpresa
per voi ^^
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo,
perchè diciamo che succedono tante cose e quindi ha... uhm,
come definirlo? Molta azione! XD
Oggi al contrario delle altre volte non sono molto logorroica, quindi
posso dire che ho concluso, non mi sembra di avere altro da dire ^^
Grazie a chi legge questa storia, le visite aumentano (1050 visualizzazioni
al primo capitolo! *_____*) e noi non possiamo fare altro che essere
super-felici!
Grazie tantissimissimo alle 12
persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti, e le altre 28 che l'hanno
invece messa nelle seguite. Grazie veramente **
Grazie ancora di più alle fantastiche persone che
recensiscono, siete miticheeee *ç*
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
vero15star
Tranquilla, stella, non preoccuparti ^^ Comunque sono
contenta che tu sia felice per Cleo, penso che lo sia molto anche
Lindù >.< (yeah, Cleo/Davide è uno
dei migliori happy-ending che mi siano mai venuti, anche se in
realtà non ne ho scritti molti xP felice di averti resa
tutta pimpante e contenta xD ndLeslie) A presto, cara! Un
bacione <3 E tantissimi auguri di un felice 2010! **
Marty314 Grazie
mille, cara, dei tuoi complimenti. Ne siamo contentissime, davvero! ^^
Alla prossima, allora! (spero :P) Un bacio (L) E ti auguriamo un felice
2010! **
Al prossimo capitolo, allora!
LaLLa e Leslie.
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Capitolo 19 *** Can you kiss me again? ***
capitolo 19
19.
Can you kiss me again?
Mercoledì 9 dicembre
Cleo's Pov.
Socchiudo gli occhi, infastidita dalla luce del sole che filtra dalle
finestre. Mi aspetto di trovare Davide, accanto a me, ma sono sola.
Confusa, mi passo una mano tra i capelli e mi metto seduta. Cavoli, non
mi sentivo così riposata da secoli.
Guardo l'orologio e scopro che sono le undici e un quarto. Sorrido,
sollevata: se dormo fino a tardi vuol dire che sto bene, di solito.
Mi sdraio di nuovo e chiudo gli occhi, ho voglia di restare qui per
tutta la vita, senza pensare o preoccuparmi di nulla. Non resisto
più di qualche minuto, in realtà, anche
perché ho una gran voglia di fare qualche cosa.
Automaticamente, prendo il cellulare dal comodino: nessun nuovo
messaggio. Mi stringo nelle spalle, poco male.
Sto per rimetterlo a posto, quando mi viene in mente che è
un secolo – o almeno, mi sembra un secolo – che non
sento Lori.
Sorridendo, seleziono il suo nome nella rubrica e mi porto il telefono
all'orecchio. Non devo aspettare troppo, perché mi risponda.
«Pronto?» domanda, con voce acuta.
«Ciao Lori, sono Cleo...» annuncio, incerta.
«Ciao bella! Come stai?» esclama lei, allegra.
«Meglio... Cioè, bene... e tu come stai?»
Sento la sua risata. «Meglio anche io. Cosa ti è
successo?»
«Oh, ehm... solo un brutto scontro con il passato»
rispondo, vaga. «E a te, invece?»
«Una fastidiosa influenza. L'altro giorno avevo trentanove di
febbre... ma è passato.»
«Menomale» sospiro.
«Già. Per fortuna che c'è tuo
fratello... se non fosse stato per lui, a quest'ora sarei ancora nel
letto in preda ad un attacco di panico» afferma.
Mi torna in mente la conversazione di ieri con Lara e mi scappa un
sorriso.
«Davvero?» chiedo, con un'improvvisa punta di
malizia. «Andate d'accordo?»
«Sì, certo» risponde lei, frettolosa
«Invece mi hanno detto della tua uscita con Davide.
Simpatico, eh?»
Okay, me la sono cercata.
«Certo, è molto...» Mi fermo un attimo,
in cerca di una parola che non sia compromettente
«...gentile.»
«Gentile... e figo» mi corregge, vicina alle risate.
Stringo le labbra.
«Come Michele, dopotutto» ribatto, risoluta.
«Non lo nego» esclama, quasi offesa, per poi
scoppiare a ridere. «E va bene. Tuo fratello è un
figo da paura, è più dolce del cioccolato,
è una persona decisamente a modo e mi fa ridere da
morire» ammette. «E tu che mi dici invece di
Davide?» riprende, subito dopo «Non mi accontento
di un semplicissimo “è
gentile”!»
Okay, se lei ha ceduto non posso continuare a fare finta di nulla.
«Beh, Davide è... dolce, si commuove per i film
romantici, mi sorride quando ne ho bisogno, e anche quando non ne ho
bisogno, ad essere sincera... e poi è spiritoso,
protettivo... è un fotografo incredibile, gli piace leccare
l'impasto della torta al cioccolato dal cucchiaio, è...
sì beh, è sexy...» mi ci vuole un po'
per rendermi conto che potrei andare avanti per ore e mi interrompo,
arrossendo appena.
Dall'altra parte nessuno risponde, anche se mi sembra di sentire l'eco
di una conversazione.
«Lori? Sei ancora lì?» chiedo,
perplessa. Riconosco la voce di Michele dire qualcosa che non capisco e
lei rispondere. Quando non sento più nessuno dei due, mi
basta fare due più due per capire cosa sta succedendo.
«Ehm, ragazzi?» dico, quasi gridando, per essere
sicura che mi sentano. «Se avete da fare richiamo
più tardi!»
La voce di Lori non si fa aspettare tanto. «Sì, ci
sono, scusa!» esclama, imbarazzata. «Cleo,
c'è qui tuo fratello» aggiunge, poco dopo.
Scoppio a ridere. «Ma davvero? Perché non me lo
passi?» domando, divertita.
Non devo aspettare tanto per sentire la voce di mio fratello.
«Cleo?» domanda Michele, leggermente seccato.
Continuo a ridere come una matta, più che altro
perché non riesco a smettere. Lo sento sbuffare.
«Piantala» mi ordina, con un tono che non ammette
repliche.
Lentamente, riesco a smettere di ridere, ma non a far sparire il
sorriso ebete che ho sulla faccia. «Okay» mormoro,
ansimando appena.
«Allooora... cosa mi racconti?» domando, con una
voce che rispecchia nel migliore dei modi il mio sorriso.
Sospira. «Nulla, dato che a quanto pare sai già
tutto.»
«Non è vero, io non so nulla» ribatto,
risoluta.
«Bugiarda» mi rimprovera.
«Senti chi parla!» ribatto, con voce acuta.
«Sbagliato, io non ti ho mentito, semplicemente ho evitato di
dirti certe cose» mi corregge.
Odio quando fa il saputello.
«A-Ha!» esclamo, all'improvviso. «Allora
c'è qualcosa che non mi hai detto!» gongolo.
Sbuffa di nuovo. «Okay... io e Lori stiamo insieme»
ammette.
Emetto uno strano verso acutissimo. «Ma è
fantastico! Stupendo! Ti ci voleva davvero una come lei, davvero!
Dio... diventeremo cognate! Potrò venire a Rapallo tutte le
volte che voglio senza bisogno di un pretesto!» esclamo,
tutto d'un fiato.
Ride. «Ti diverti?»
«Non provare a cambiare discorso, fratello ingrato! Da quando
ho imparato a parlare ti ho sempre raccontato tutto di me, ora devi
farlo anche tu!» gli faccio notare, severa.
«E cosa vuoi sapere?» domanda, paziente.
«Tutto!» esclamo, pronta.
«Beh, proprio tutto tutto no» ribatte, leggermente
riluttante.
«E perché no?» chiedo, sinceramente
incuriosita. Mi illumino subito dopo. «Ah, capito, ti
vergogni a parlare della tua vita sessuale con tua sorella...
è logico, lo capisco» sospiro.
«Ecco, appunto» conferma lui, risoluto.
«D'altro canto, nemmeno io ti racconto nulla della mia vita
sessuale...» gli faccio notare, pensierosa.
«Ecco... CHE COSA?!»
Ahah, ci è caduto come un pollo.
«Eddai, Mic, non fare finta di non sapere che anche io ho una
vita sessuale, perché sei poco credibile» dico,
tranquillamente.
«Okay, cambiamo discorso» propone, secco.
«E perché?» domando, innocente.
«È divertente!» ridacchio.
Sbuffa di nuovo, mentre io sogghigno.
«Okay, spiegami perché io dovrei raccontarti i
dettagli dei miei incontri notturni - e anche non - e tu non mi puoi
dire nulla dei tuoi» lo invito, leggermente seccata.
«Primo, nessuno ha parlato di dettagli» risponde
lui, esasperato «Secondo, tu sei mia sorella,
perciò se qualcuno ti fa soffrire è mio dovere
spaccargli il naso, e se tu non mi dai informazioni di qualsiasi tipo
su questo qualcuno io non posso fargli nulla, e non sarei un bravo
fratello» mi spiega, con naturalezza.
Faccio una smorfia. «Wow, il tuo ragionamento non fa una
piega» esclamo, sarcastica.
«Grazie.»
«Allora, cos'è successo con Lori?»
riattacco, tornando a sorridere.
«Cleo, per l'ennesima volta, io non sono tenuto a darti i
particolari dei miei “incontri notturni”, come li
chiami tu e... Dio, noi non avremo una conversazione simile,
adesso!»
«Perché no?!» esclamo, con voce acuta.
«Sei ingiusto.»
«E tu sei una ninfomane.»
«Questa era cattiva.»
Sbuffa. «Okay, basta, parlami di te» mi invita,
più rilassato.
Mi mordicchio il labbro. Che posso dire? Mi sono presa una mezza cotta
per un ragazzo, Luca è tornato, ho litigato con quel ragazzo
e mi ha trascinata in discoteca dove, ubriaco, ha tentato di
violentarmi, e lo avrebbe anche fatto se il ragazzo di prima non fosse
venuto in mio soccorso. Ora ho metà faccia tumefatta e un
mucchio di grane per la testa dato che il famoso ragazzo, che adesso
probabilmente è giù in cucina, ieri notte mi ha
confessato di amarmi. No, è decisamente troppo da dire tutto
in una volta sola, specie a Michele. Me lo immagino già
cadere a terra svenuto. «Non è successo niente di
che» rispondo, vaga.
«Davvero?» chiede, scettico.
«Già... beh, niente di che rispetto al fatto che
tu sei andato a letto con una ragazza che io ho conosciuto su
internet... non sembra una soap opera? Dimmi com'è stato, ti
preeeeego» lo imploro, sperando che lo sguardo da sorella
adorata funzioni anche attraverso il telefono.
«E' stato... fantastico, non ci sono altre parole»
ammette finalmente, con un sospiro.
Sorrido, soddisfatta.
«Solo fantastico?»
«No, molto di più, ma tu saprai solo che
è stato fantastico» ribatte.
Sbuffo, ma ritorno a sorridere subito dopo. «Ti voglio bene,
Michele» ammetto. «E mi manchi.»
«Anche tu mi manchi, piccolina» risponde lui,
affettuoso.
«Allora ciao» lo saluto, leggermente malinconica.
«A presto!»
Appoggio il cellulare sul materasso e lo guardo per un po', assorta in
chissà quali pensieri. Mi alzo e raggiungo la finestra,
spalancandola e inspirando l'aria fredda e umida a pieni polmoni.
Sorrido: ho voglia di camminare.
Raggiungo l'armadio ed esamino indecisa il solito paio di jeans
scoloriti, per poi scartarli e optare per una minigonna di velluto
rosso scuro. Non è da me indossare gonne sopra il ginocchio,
ma occhi mi sento particolarmente frizzante. Afferro una camicia bianca
e un gilet del medesimo colore della gonna, poi un paio di calze di
lana e sistemo tutto sul letto. Mi faccio una doccia veloce e torno in
camera, per poi vestirmi e asciugarmi i capelli. Mi ci vuole un po' per
riuscire a trovarmi carina, mi sento a disagio vestita così,
ma alla fine mi infilo gli stivali e scendo.
Davide è seduto sul divano e legge un libro, assorto. Si
mordicchia il labbro e ha la fronte corrugata, gli occhi che scorrono
velocemente le parole. Dio, resterei a guardarlo per ore.
Alza lo sguardo all'improvviso, come se lo avessi chiamato. Arrossisco
appena e scendo gli ultimi gradini, imbarazzata. Quando incrocio di
nuovo il suo sguardo, mi sorride.
«Esci?» domanda, in tono neutro.
«Pensavo di sì» confermo, annuendo.
«Vieni con me?» domando poi, speranzosa.
Si alza e chiude il libro. «Certo» accetta.
Faccio un gran sorriso e mi infilo il cappotto, un paio di guanti e una
sciarpa, per poi uscire sul pianerottolo. Davide mi raggiunge subito
dopo e scendiamo assieme le scale.
Propone una passeggiata sulla spiaggia e accetto, entusiasta.
È ancora brutto tempo, ma l'atmosfera è
indescrivibile: il vento mi scompiglia i capelli, mentre le onde si
increspano a pochi centimetri dai miei piedi. Grossi nuvoloni grigi si
addensano all'orizzonte, annunciando un temporale, e l'aria umida ti
riempie i polmoni. In più, accanto a me, c'è
Davide. Nessuno dei due parla, ma non perché non abbiamo
nulla da dire, anzi. Non c'è disagio o imbarazzo, nei nostri
silenzi, anzi. Chiudo gli occhi e, automaticamente, cerco la sua mano,
poco dopo, le nostre dita sono intrecciate e sorrido.
Camminiamo tanto e a lungo, finché dopo un po' non vedo
più le case di Rapallo, ma solo l'autostrada che costeggia
la spiaggia. Siamo soli, completamente soli.
Mi fermo e guardo l'orizzonte, assorta, senza accorgermi delle dita di
Davide che si sciolgono dalle mie e della sua figura che si allontana
di qualche passo. Mi stringo tra le braccia, infreddolita, e mi volto a
guardarlo. Mi sta fissando, un sorriso indecifrabile sulle labbra.
Abbasso lo sguardo imbarazzata, poi affondo le mani nelle tasche del
cappotto troppo grande e lo raggiungo, sedendomi sulla sabbia umida
accanto a lui. Continua a guardarmi, e io non riesco a far svanire il
rossore sulle mie guance. Mi scosto i capelli dal viso e faccio un
sorriso timido.
«Che c'è?» domando dopo un po', con un
filo di voce.
Il suo sorriso si allarga appena. «Nulla solo... mi chiedevo
come fai ad essere così bella...» sussurra,
sfiorandomi una guancia.
Se prima ero rossa, ora probabilmente sono bordeaux. Rido appena e mi
mordicchio il labbro inferiore.
«Grazie, anche tu sei carino» ammetto, divertita.
Scoppia a ridere e si volta a guardare il mare. Questa volta sono io ad
osservarlo, attenta, nonostante conosca già ogni
più piccolo particolare del suo volto. Non riesco a fare a
meno di sorridere, e non so perché. Mi ritrovo a ricordare
tutti i momenti che ho passato assieme a lui, e sento una sorta di
strano calore crescermi dentro. Ripenso allo stratagemma che ha
utilizzato per farsi riconoscere, in stazione, e a come si è
offerto di portarmi la valigia. Ripenso alla mattinata che abbiamo
passato insieme, alle foto che mi scattava di nascosto, a quelle che io
ho scattato a lui... e poi a come mi ha aiutata a realizzare il mio
sogno portandomi vicino a quella pineta, e a come mi ha presa in
braccio quando si è reso conto che non sarei riuscita a
camminare, infreddolita e affamata. Ripenso alle sue risposte
sarcastiche e colme di gelosia in presenza di Luca, e di come
– nonostante il nostro litigio – sia venuto
comunque in discoteca, appena in tempo. Il mio sorriso si riempie di
gratitudine, mentre ripercorro la giornata di ieri, quando si
è occupato di me, il modo in cui mi ha baciata, in cui mi ha
detto di amarmi...
Improvvisamente ho voglia di gettargli le braccia al collo e stringerlo
forte, ho voglia di baciarlo di nuovo, senza essere condizionata dai
ricordi della scorsa notte. Ho voglia di addormentami di nuovo tra le
sue braccia, con le sue dita che mi accarezzano dolcemente i capelli.
È amore, questo? È amore, la gioia che provo ogni
volta che mi guarda, ogni volta che lo guardo? È amore, il
tremore alle ginocchia ogni volta che mi tocca? Il sorriso che mi piega
le labbra ogni volta che sento la sua voce? Come può non
esserlo, se potrei parlare di lui per ore, e starlo ad ascoltare
all'infinito? Se mi manca ogni volta che non sono assieme a lui?
Cos'è l'amore, se non tutte queste cose messe insieme?
Improvvisamente rido, e non so nemmeno io perché.
Probabilmente, rido di me stessa, rendendomi conto di quanto sono stata
stupida, a credere che una storia con Davide potesse farmi soffrire e
basta. Ora so che soffrirei solamente se lo lasciassi andare, come ho
sempre pensato di dover fare.
Si volta a guardarmi, interrogativo, e mi scosto i capelli dalla fronte.
«Che succede?» domanda, divertito.
Soffoco le risate contro la mano e scuoto velocemente la testa.
«Nulla» sospiro, quando riesco a tornare seria. Sto
sorridendo come un'ebete, lo sento.
Mi guarda interrogativo per un po', poi si volta di nuovo. Poso una
mano sulla sua spalla.
«Davide?» lo chiamo, mordicchiandomi il labbro.
Mi guarda, curioso.
«Potresti baciarmi un'altra volta?»
Aggrotta le sopracciglia e apre la bocca, probabilmente per chiedermi
spiegazioni. Lo fermo con un breve gesto della mano.
«Fallo e basta» lo invito, senza smettere di
sorridere.
Sorride anche lui, quasi divertito, poi mi afferra entrambe le mani e
si avvicina, lentamente. Sfiora le mie labbra, socchiudendo gli occhi,
poi mi lascia una mano per circondarmi la vita con il braccio e resta
un attimo immobile, le labbra ad un millimetro dalle mie. Questa volta,
sono io ad annullare la distanza. Lo bacio, chiudendo gli occhi, e gli
accarezzo la guancia con la mano libera. Risponde subito, dolcemente,
delicatamente. Il sapore delle sue labbra mi fa impazzire, come anche
il suo profumo. Socchiudo la bocca e sfioro la sua lingua, mentre una
scossa al bassoventre mi fa quasi fremere. Lo bacio e mi bacia,
finché i nostri polmoni ce lo permettono, anche se
continuerei per tutta la vita, sempre che non sia già morta.
Mi allontano appena di lui, ma poso la fronte contro la sua e gli
stringo la mano, ansimante.
«Ti amo, Davide» sussurro, accennando un sorriso.
«Cosa?» domanda, con una punta di
incredulità.
Apro gli occhi e lo guardo, quasi commossa, per poi sorridere e
baciarlo di nuovo, con tutta la dolcezza e l'amore che sono un bacio
può esprimere. Quando mi stacco, sto ancora sorridendo.
«Mi sono innamorata di te, e non solo perché sei
bello, affascinante e dolcissimo, ma perché sei un artista,
sai cogliere la bellezza nelle cose semplici, mi fai ridere anche
quando non vorrei... ti sei preso cura di me anche se non me lo
meritavo, e quando mi hai baciata hai capito da solo che c'era qualcosa
che ancora mi turbava.»
«Io...» prova a dire, ma lo interrompo quasi subito.
«Ti amo, e sono stanca di negarlo a me stessa e al mondo.
Amarti è probabilmente una delle cose migliori che possa
fare in questa vita e lo farò, nonostante tutto e tutti...
sei la cosa più bella che mi potesse capitare, e sappi che
ignorerò ogni possibile motivo per il quale noi due non
potremmo stare insieme, mi bastano quelli per i quali
dobbiamo.»
Sorride. «Per esempio?» domanda, con un filo di
voce.
Sorrido anch'io e annullo di nuovo la distanza che ci separa,
baciandolo come non ho mai baciato nessuno. Mi abbraccia forte, facendo
aderire i nostri corpi. Non esiste più nulla, se non lui, se
non il suo corpo e la sua anima, se non il suo cuore che batte assieme
al mio. Affondo una mano tra i suoi capelli, mentre le lacrime di gioia
che finora ho trattenuto scivolano lente lungo le mie guance. Mi sdraio
sulla sabbia fredda, e lui sopra di me, senza badare al vento gelido o
alla sabbia tra i capelli. E ci amiamo, su questa spiaggia deserta, il
rumore del mare che accompagna i nostri sospiri, come nessuno dei due
ha mai amato prima.
*** Spazio Autrici ***
Hi guys <3
Di nuovo Leslie... cavoli, mi sembra un secolo che non aggiorniamo...
in effetti è una settimana... ops ^^" (sempre impegnate,
'ste ragazze XD NdLaLLa)
omg, questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo! potrei
commuovermi, sul serio *^*
beh, credo che molti di voi siano rimasti soddisfatti dalla fine che ho
scelto... beh, non ho mai valutato seriamente un "non happy-ending", in
effetti xxP
mi è piaciuto scrivere questo capitolo, nonostante sia il
mio ultimo, e spero davvero che a voi sia piaciuto leggerlo ^^
In realtà non ho molto altro da dire... probabilmente il
rientro
a scuola è stato troppo traumatico per permettermi di
scrivere
una nota adeguata all'ultimo capitolo prima dell'epilogo, o almeno una
nota decente.. perdonatemi >.<""
Oh, il seguito... per quanto mi riguarda sono ancora in alto mare...
non aspettatevelo troppo presto ^^" (già... Mi dispiace
così tanto, di questo ç.ç NdLaLLa)
Infiniti grazie a tutti quelli che leggono la fic, dai 14 che l'hanno
messa tra i preferiti, passando per i 29 che la seguono,
ai
recensitori... sì, insomma, a tutti quelli che l'hanno
aiutata
ad arrivare a *rullo di tamburi* 1109
visualization *rockeggia (Oh yeah, tesoro!!!!! *si aggiunge anche lei
NdLaLLa)
In più un grazie personale a tutti gli amici e i nemici che
in
qualche modo hanno contribuito a far nascere questa fic e a farmela
continuare... <3
> Spazio
Pubblicità <
Secretly
di fallsofarc
vero15star
buon anno anche a te cara ** E, davvero, la storia
sarebbe archiviata da tempo senza persone come te che, con i loro
incoraggiamenti, ci fanno venire voglia di scrivere <33
perciò grazie a te, tesoro... un bacio grandissimo =**
E per oggi è tuttos! ci vediamo all'epilogo ; D
xo, Leslie and LaLLa
|
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Capitolo 20 *** Epilogue. ***
capitolo 19
epilogo
20.
Epilogue
Giovedì 25 dicembre
«Tesoro,
che bicchieri metto?» grida Michele, dal salotto.
«Non so, io direi quelli per il vino» gli risponde
Lori,
corrugando la fronte, dubbiosa. «Sei sicuro che gli piaccia
il
pollo, a tua sorella?» chiede, dopo una piccola pausa.
«Sicurissimo» dice Michele, annuendo con
convinzione.
Dopo qualche minuto Michele entra in cucina, orgoglioso della tavola
che ha appena preparato.
«Ho messo pure una candela al centro» annuncia,
dando un dolce bacio sul collo a Loredana.
Lei sorride leggermente, attenta a non far bruciare le patatine fritte
che ha davanti. «Bravo il mio uomo di casa.»
Il suono acuto del campanello li interrompe, bruscamente.
«Sono già qui?!» esclama Michele, dando
una veloce occhiata all'orologio.
«Beh, è mezzogiorno e mezzo, siamo noi quelli in
ritardo» osserva Loredana.
Michele sorride e le dà un ultimo bacio, per poi raggiungere
praticamente correndo la porta d'ingresso. Lui e Lori hanno passato la
mattina a decorare la casa, e ora l'atmosfera è
indescrivibile,
a completare il tutto, i candidi fiocchi di neve che cadono dal cielo,
come a voler rendere quel giorno ancora più speciale di
quello
che già è.
Apre la porta e fa appena in tempo a vedere gli occhi azzurri di sua
sorella che quella gli si getta letteralmente addosso, rischiando di
farlo cadere, con uno strillo acuto. Lui chiude gli occhi e la stringe
forte a sé, mentre lei si aggrappa alle sue spalle per non
cadere.
«Mi sei mancato tantissimo» sussurra, con le
lacrime agli occhi.
Michele sorride, affettuoso, e le accarezza i capelli biondi.
«Mi sei mancata anche tu.»
Cleo sorride e scioglie l'abbraccio, Michele nota solo allora il
ragazzo che, dietro di lei, sta portando sulla soglia le valige. Lo
osserva guardingo finché Cleo non si rende conto che non ha
fatto alcuna presentazione.
«Michele, lui è Davide, il cugino di Lori...
Davide, lui
è mio fratello Michele» esclama, allegramente.
I due si stringono la mano, leggermente a disagio.
«Ti aiuto a portare dentro i bagagli» propone
Michele, dopodiché si avviano insieme verso la macchina.
A questo punto Lori esce dalla cucina e si avvicina all'entrata, con un
sorriso raggiante sul volto. «Dov'è la famosa
Cleo?!»
Cleo si volta di scatto verso il punto dal quale proviene la voce con
un sorriso che va da orecchio a orecchio.
«Lori!» esclama, rischiando quasi di inciampare
nella valigia.
Loredana scoppia a ridere. «Attenta a non
ucciderti!»
esclama, e quando è a pochi metri da lei, le da un bacio
affettuoso sulla guancia, come se si conoscessero da una vita. Le
sembra così strano vederla in quel momento lì,
davanti a
lei. «Come stai? Com'è andato il
viaggio?» chiede
poi, guardandola, sempre sorridendo.
Cleo sospira e si scosta i capelli dal viso. «Tutto bene, non
c'era un filo di traffico e non siamo arrivati due ore fa solo
perché ci siamo fermati lungo la strada...» lascia
la
frase in sospeso e lancia una breve occhiata maliziosa a Davide, che
sta trascinando a fatica una valigia, mentre sospira, esausto. Poi si
concentra sull'amica. Era merito suo tutto quello che era successo,
solo merito suo, e non riusciva a credere di parlare di persona.
Loredana annuisce, piano. Poi si sposta un pochino con la testa,
guardando Davide. «Ehi, salutare la propria cugina
è
diventato un opzional ora?!» protesta poi.
Davide mostra un sorriso, più o meno imbarazzato.
«Ciao
Lori» dice, avvicinandosi a lei. Subito dopo i due si
abbracciano
velocemente. «Cos'hai preparato per pranzo?» chiede
subito
Davide.
Loredana alza gli occhi al cielo, poi esclama, rivolta a Cleo:
«'Sti maschi! Sempre solo a mangiare, pensano!»
Quest'ultima sogghigna. «Non dirlo a me!»
Lori non smette di sorride, è talmente felice e di buonumore
che quel sorriso sembra inciso.
«Allora? Si mangia?» chiede Michele, entrando in
casa con l'ultima valigia.
«Eccolo, l'altro maschio!» dice Lori, ridendo con
gusto.
Cleo scoppia a ridere. «Mi sa che dovrete aspettare entrambi,
cari... non mangio se prima non mi sono fatta almeno una doccia, puzzo
di automobile» annuncia, con una piccola smorfia.
Loredana la guarda, comprensiva. «Fai come se fossi a casa
tua» dice, ironicamente.
«Okay, grazie» ride Cleo «Uso il bagno
della
camera» aggiunge, afferrando il suo zaino e avviandosi su per
le
scale.
Lori annuisce, poi volta lo sguardo verso Davide.
«Allora?» domanda, alzando le sopracciglia.
«Cosa?» finge lui. A questo punto Lori si ricorda
della
presenza di Michele, che potrebbe mettere in imbarazzo Davide.
«Ehm» si affretta ad aggiungere «Tutto
bene il viaggio?»
«Sì, sì, benissimo» risponde
Davide, arrossendo.
«Okay, allora io torno in cucina, non ho ancora
finito» annuncia, subito dopo.
Michele fa un vago cenno di assenso con il capo. Dopodiché i
due
si siedono sul divano, sentendosi non esattamente a proprio agio.
Cleo ripone il phon e si ravviva i capelli con le dita, per poi finire
di truccarsi. Una volta in camera, osserva con occhio critico la sua
immagine riflessa nello specchio intero. Indossa un vestito di velluto
aderente, rosso fuoco e dalla scollatura quadrata, che le
arriva
una quindicina di centimetri sopra il ginocchio. Una volta essersi
assicurata di essere carina da ogni punto di vista, scende veloce le
scale e, ignorando Michele e Davide che si scrutano in silenzio nel
soggiorno, raggiunge Lori in cucina.
«Io sono pronta, ti serve una mano?» domanda,
appoggiandosi al tavolo.
Lori alza di scatto lo sguardo, sorpresa. «Come sei
bella!»
si complimenta, sorridendo. Cleo la ringrazia, arrossendo un poco.
«Non preoccuparti, ho quasi finito» la rassicura.
«Se devi cambiarti vai pure, comunque... so stare dietro ad
un arrosto» scherza Cleo, divertita.
Lori le sorride, riconoscente. «Grazie» mormora,
prima di correre in camera sua.
Appena entra in bagno, si da una fugace occhiata allo specchio,
dopodiché si sciacqua il viso, sperando che l'acqua fresca
le
faccia passare quell'espressione da zombie dalla faccia.
Si passa rapidamente un filo di matita per gli occhi, poi aggiunge il
mascara nero e un leggero strato di rossetto.
Infine si dirige in camera, per togliersi quei vestiti che aveva scelto
all'ultimo secondo.
La gonna nera abbinata
con la maglia a scollo a V argento è perfetta,
valuta tra sé e sé, mentre guarda i capi dentro
l'armadio.
Se li infila dopo poco, e per ultima cosa indossa le scarpe con il
tacco. Quando compare in salotto, nota che Michele e Davide si sono
già accomodati al tavolo.
Quando Michele la vede, allarga le palpebre. «Sei bellissima,
amore!» esclama.
Loredana sorride, poi si avvicina a lui e gli stampa un bacio sulle
labbra. Dopodiché entra in cucina, annusando l'aria.
«Che
buon profumo!» commenta, avvicinandosi a Cleo.
«E' merito tuo» ride Cleo, attorcigliandosi una
ciocca di
capelli attorno alle dita. «Porto il vino in
tavola»
annuncia subito dopo, afferrando la bottiglia di rosso sul tavolo.
Raggiunge il tavolo apparecchiato in soggiorno e la sistema nel
contenitore pieno di ghiaccio, per poi sedersi accanto a Davide.
«Sei uno schianto» le sussurra lui, a pochi
centimetri dal suo orecchio, accarezzandole una ciocca di capelli.
Cleo arrossisce e gli lancia un'occhiata dolce. «Anche
tu»
risponde, accarezzandogli il braccio e ignorando completamente le
occhiate torve che Michele lancia in direzione della mano di Davide
sulla sua spalla.
Finalmente li raggiunge anche Lori, con in mano il pollo arrosto.
«E' pronta!» annuncia, appoggiando il piatto di
portata in
mezzo al tavolo, con una punta di orgoglio.
Cleo batte le mani, affamata, e Michele sembra rilassarsi
all'improvviso, mentre guarda la sua Lori. Davide ne approfitta per
intrecciare le dita tra quelle della sua ragazza e Cleo sorride.
«Ha un aspetto terribilmente invitante» commenta
Michele,
mentre combatte per non accanirsi su quella carne che sembra dirgli
“mangiami!”.
Lori ride leggermente, divertita. «Passatemi i
piatti»
dice, mentre è ancora in piedi. Michele le passa il suo, e
poi
uno alla volta li serve tutti. Quando ha terminato, si siede al proprio
posto, accanto al fidanzato.
«Beh, buon appetito» esclama Davide, afferrando le
sue posate.
Tutti rispondono con un veloce “Buon appetito”,
dopodiché iniziano a mangiare, con gusto.
Il pranzo prosegue velocemente, tra chiacchiere e risate,
finché
Cleo non si alza e non si sfrega le mani con aria maliziosa.
«Bene, direi che è ora del panettone»
esclama, con
un sorriso. «Vado a prenderlo, voi non divertitevi troppo,
senza
di me» aggiunge, allontanandosi.
Davide la guarda con un sorriso finché non sente gli occhi
severi di Michele su di lui, allora abbassa lo sguardo e si porta una
mano sulla nuca.
Loredana molla un calcio sotto il tavolo alla gamba di Michele,
facendogli capire che non deve esagerare.
«Allora, Lori, hai conosciuto qualche persona
interessante?» domanda Davide, cercando di alleggerire la
tensione.
«A parte il mio Michele?!» esclama lei, sorridendo
leggermente.
Davide ride e beve un sorso di vino. Cleo torna dopo pochi minuti, una
pila di piatti da dessert sui quali è in bilico il panettone
in
una mano e il cellulare nell'altra.
«Papà ci augura buon Natale» annuncia,
posando il dolce sul tavolo e cominciando a distribuire i piatti.
«Che gentile» osserva Lori, mentre afferra il
piatto che le porge Cleo.
«Lo hai conosciuto?» domanda quest'ultima
incuriosita,
porgendo un coltello al fratello con il chiaro intento di fargli
tagliare il dolce.
Mentre Michele lo afferra, Lori risponde a Cleo, annuendo:
«Domenica scorsa sono andata da lui a pranzo.»
Quando tutti hanno la propria fetta di panettone, Loredana annuncia,
alzando il proprio bicchiere contenente il vino, allegramente:
«Allora buon Natale a tutti!»
«Buon Natale!» rispondono gli altri tre, allegri,
facendo tintinnare i propri bicchieri gli uni contro gli altri.
Dopo pochi minuti, vengono interrotti dal suono insistente del
campanello.
«Chi è?» chiede Lori, sospettosa.
«Bho, vai a vedere» le consiglia Michele,
sorridendole.
Lei annuisce, dopodiché si alza e corre ad aprire la porta.
Appena vede che sulla soglia c'è una scatola marrone con un
fiocco rosso, strabuzza gli occhi.
Quando la prende in mano, si accorge che contiene qualcosa di
abbastanza pesante. La porta dentro, richiudendosi alle spalle la porta.
Confusa, alza il coperchio, sentendo crescere l'agitazione dentro di
sé.
Quando vede cosa c'è dentro, lancia un urlo del tutto
eccitato, gridando: «Oh mio Dio!»
E' Boo, il cane che aveva visto l'altra settimana a casa di Anna. E'
lì, davanti a lei, che la fissa scodinzolando.
Lori non resiste un secondo di più, la prende tra le braccia
e le da un bacio sulla testa.
Poco dopo, Michele compare alla sua vista, con un sorriso a trentadue
denti sul volto.
Loredana lo guarda, con gli occhi lucidi. «Amore»
mormora,
avvicinandosi a lui. «Grazie, è il regalo
più bello
che abbia mai ricevuto!»
Lui l'abbraccia, dolcemente. «Di niente, è solo
uno dei tanti modi per dimostrarti quanto ti amo.»
Loredana lo guarda negli occhi, dopodiché appoggia con
delicatezza Boo ai loro piedi e lo bacia sulla bocca, accarezzandogli i
capelli.
Intanto Boo annusa il nuovo ambiente, e ben presto si ritrova in
salotto.
«Uh, guarda, un cagnolino!» esclama Davide,
osservano il cucciolo.
Cleo fa un sorriso, a disagio, e sposta leggermente la sedia verso di
lui, mordicchiandosi il labbro. Davide scoppia a ridere.
«Paura?» domanda, divertito.
«Io? Stai scherzando, spero... sono sopravvissuta ad un
tentativo
di stupro da parte del mio ex, non posso avere paura di un
cucciolo» gli fa notare, seppur non molto convincente.
Davide torna serio all'improvviso: non si è ancora abituato
al
modo in cui Cleo scherza sulla sua "esperienza". Non riesce comunque a
trattenersi, quando la vede sollevare i piedi di scatto con un piccolo
sussulto, quando il cagnolino prende ad annusarle le scarpe. Scoppia a
ridere e lo prende in braccio.
«Andiamo, è un cucciolo! Non ti fa
nulla» la rassicura, accarezzando le orecchie del cane.
Cleo stringe le labbra. «E' più forte di
me...» ammette, imbarazzata.
Davide le sorride e le bacia la fronte, per poi raggiungere il
soggiorno.
«Chi si è perso questo batuffolo
peloso?» domanda, ridacchiando.
Si blocca, quando vede la cugina avvinghiata al fratello di Cleo.
«Beh, io torno di là!» annuncia, a
disagio, con un sorriso imbarazzatissimo.
Dopo qualche istante, Lori si stacca da Michele, passandosi con
soddisfazione la lingua sulle labbra.
Insieme tornano in salotto, arrossendo un poco.
«Non è tenerissima?» chiede poi Lori,
prendendo nuovamente in braccio Boo.
Cleo, che nel frattempo si era seduta sulle ginocchia di Davide,
consolandolo dopo la figuraccia, fa un sorriso.
«Sì, è molto carina» ammette,
leggermente a disagio.
Davide sorride e le pizzica il braccio, divertito. Lei gli lancia un
occhiataccia.
Lori allarga un poco le palpebre. «Hai paura dei
cani?!»
Michele e Davide scoppiano a ridere e Cleo si prende un attimo, prima
di rispondere.
«Beh, non proprio... ho solo avuto qualche brutta
esperienza» borbotta, a disagio.
Michele si piega in due dalle risate. «Ah sì, me
lo
ricordo» dice, asciugandosi le lacrime. «Quando
volevi fare
da dog-sitter, a nove anni...»
Cleo gli lancia un'occhiataccia e incrocia le braccia, offesa.
«Questa ancora non l'ho sentita» le fa notare
Davide, continuando a ridacchiare.
«Non è niente di che... io Luca e Alex ci siamo
messi in
testa di guadagnare qualche spicciolo come dog-sitter e io mi sono
ritrovata a dover scappare inseguita da un San Bernardo di una
tonnellata» spiega, secca.
Il sorriso di Davide vacilla appena, sentendo il nome di Luca, ma
scoppia a ridere comunque.
Anche Lori scoppia a ridere, del tutto divertita. «Ma questo
non
è un San Bernardo» replica poi, facendo sfregare
il suo
naso con quello di Boo.
Cleo non risponde, si limita a rabbrividire.
«E' un regalo?» chiede interessato Davide.
Loredana annuisce, entusiasta. «Di Michele.»
Davide le mostra un piccolo sorriso, dopodiché tornano al
tavolo, a finire il panettone.
«Sono sazia» sospira Cleo dopo un po',
abbandonandosi contro lo schienale della sua sedia.
«Ci credo... quante ne hai mangiate? Tre?» ride
Michele, dopo aver finito la sua fetta.
«Due e mezza» risponde lei, colpevole.
Lori scoppia in una fragorosa risata, seguita da Davide e Michele.
Dopo qualche minuto, Michele propone, illuminandosi: «Apriamo
i regali?»
«Michele, questa è una delle cose più
intelligenti
che hai mai detto in vita tua» scherza Cleo, ridendo.
«Vado
a prendere quelli che ho nella valigia» aggiunge subito dopo,
alzandosi.
«Oh, anche io ne ho un po' di sopra» osserva
Davide, poco dopo l'uscita di Cleo.
Si alza e la raggiunge in camera da letto. La vede china sulla sua
valigia e non riesce a resistere, le si avvicina e le circonda la vita
con le braccia, posando il mento sulla sua spalla.
«Ehi, non posso stare via cinque minuti che senti
già la
mia mancanza?» scherza lei, voltandosi e ritrovandosi tra le
sue
braccia.
Lui sorride e posa la fronte contro la sua. «E'
così anche per te» osserva.
Cleo sorride e si lascia scostare una ciocca di capelli dal volto,
felice come forse non è mai stata; ha tutto quello che
potrebbe
mai desiderare: suo fratello, tanti amici, la neve a Natale e il suo
Davide. Chissà come, pochi secondi dopo lo sta baciando, e
come
le succede sempre, quando lo bacia, sente il cervello scollegarsi dal
corpo e smette di pensare.
Il bacio si fa più coinvolgente e, prima che possa
rendersene
conto, è sdraiata sul letto e sbottona la camicia di Davide,
sopra di lei, che lascia vagare le mani sul suo corpo. Nessuno dei due
sembra ricordarsi che al piano di sotto ci sono altre due persone,
almeno finché la porta non si apre e appare Michele.
«Quanto vi ci vuole per...» la frase gli si congela
sulle
labbra vedendo la sorella in atteggiamenti nei quali avrebbe sperato di
non vederla mai.
Davide sussulta e, nella fretta di togliersi da quella situazione
incresciosa, finisce per cadere sul pavimento, mentre Cleo scatta
seduta maledicendo il vestito slacciato e il rossetto sbavato.
«COSA DIAVOLO...!»
Cleo lancia uno sguardo allarmato a Davide, che ha la faccia di uno che
vorrebbe scomparire da un momento all'altro. Si preme una mano sulle
labbra, rossa dalla punta dei piedi a quella dei capelli.
«Michele, non è come sembra» annuncia,
cercando di darsi un contegno.
«Ah no? Quindi questo tizio non ti stava palpando sul mio
letto» replica, sarcastico.
Cleo apre e richiude la bocca più volte, senza sapere cosa
dire.
Opta alla fine per un "Beh, sì, ma anche io lo palpavo..."
che
probabilmente è la cosa più sbagliata da dire in
quel
momento.
Michele assume un colorito vagamente bordeaux che parla da solo.
In quell'istante Lori, che aveva sentito tutto dal corridoio, compare
sulla soglia. «Ahah, che carini, si stavano
palpando!»
esclama, ridendo. Quando però poi nota la faccia di Michele,
scoppia a ridere ancora più forte di prima e gli accarezza
ironicamente la guancia. «Suvvia, sono fidanzati anche
loro!» replica, dopo una lieve pausa.
Michele, lentamente, cambia espressione. Sulle sue labbra si accentua
un sorriso. «Hai ragione» ammette, leggermente
imbarazzato.
«Bene» conclude Loredana, stampandogli un veloce
bacio
sulla bocca «Torniamo in salotto, noi» dice,
prendendogli
la mano.
Michele all'inizio non la segue, poi però Loredana gli tira
il braccio, insistentemente.
Quando sono usciti dalla stanza, Loredana gli sussurra, attenta a non
farsi sentire: «E' normale che tu abbia questa reazione,
però anche lei ha ventisette anni, non ti sembra?»
Lui annuisce, piano. «Sì, ma vederla che...
ehm...»
«Lo so» lo interrompe lei, sorridendogli,
comprensiva
«Ma anche lei ha una vita. Lasciagliela vivere! E comunque ti
posso assicurare che Davide ha la testa a posto» dice,
alzando un
poco il mento, leggermente offesa.
Michele le accarezza i capelli, con dolcezza. «Ti
credo.»
Nel frattempo, al piano di sopra, Davide si sta riabbottonando la
camicia, ancora a disagio. Cleo si morde il labbro, osservandolo.
«Tutto okay?» domanda, sedendosi sul pavimento
accanto a lui.
Davide resta in silenzio per un po', poi fa un sorriso forzato.
«Sì... solo, credi mi
ammazzerà?» domanda,
forse in un tentativo di sciogliere la tensione.
Cleo sorride, rassicurante. «Oh, non credo proprio... Michele
non
è capace di uccidere nemmeno una zanzara» ammette.
Davide fa un sospiro e posa la mano su quella di lei, che la stringe
sperando di farlo sentire un pochino meglio.
«Michele è fatto così... probabilmente
è
colpa mia, credo di dare l'impressione di essere troppo emotivamente
fragile per superare un qualsiasi tipo di trauma.»
Davide ride piano. «Sì, in effetti è
vero» ammette.
Lei sorride. «Mi sono sempre appoggiata a Michele per
qualsiasi
cosa, lui mi ha sempre protetta da tutto e da tutti, quando eravamo
bambini e papà doveva lavorare per mantenerci non mi perdeva
d'occhio un attimo, e odiava con tutto il cuore Luca, quando mi sono
messa assieme a lui e sono diventata quella che sai...» Fa
una
piccola pausa. «Probabilmente ha paura che mi possa cacciare
di
nuovo in una situazione simile.»
«Ma io non sarò mai come Luca...»
ribatte Davide,
per poi guardarla, allarmato. «Tu lo sai, vero?»
Cleo sente il cuore gonfiarsi di tenerezza, vedendolo così
preoccupato per lei e - soprattutto - per loro. Capisce all'improvviso
quanto la loro storia non sia fondamentale solo per lei, ma anche per
lui, e avverte gli occhi pizzicare.
«Certo che lo so, per chi mi hai presa?» ribatte,
divertita, cercando di nascondere le lacrime nei suoi occhi.
«E
lo capirà anche Michele, non appena ti conoscerà
un po'
meglio» aggiunge.
Davide sorride. «Perciò niente storie alla "Romeo
e Giulietta"?» domanda, sollevato.
Cleo scoppia a ridere. «Promesso» sussurra, prima
di rintanarsi tra le sue braccia.
Restano così per un tempo che sembra infinito, poi Davide
scioglie l'abbraccio.
«Meglio scendere, non vorrei che tuo fratello pensasse che
stiamo
concludendo quello che abbiamo cominciato prima» scherza,
ironico.
Cleo scoppia a ridere e si alza. «Devo ammettere, che non mi
dispiacerebbe affatto...» commenta, divertita.
«Ah, neanche a me, ma per oggi direi che ho subito abbastanza
le
occhiate di fuoco di Michele, e non mi va di fare il bis di quello che
è successo poco fa.»
Lei gli sorride e gli porge il sacchetto con i regali.
«Però è stato divertente»
ridacchia, avviandosi verso le scale.
«Credimi, per me nient affatto» sbotta lui.
«Un giorno ripensandoci rideremo» ribatte Cleo,
continuando a sorridere.
«Già, soprattutto a quella tua battuta... com'era?
"Anche io lo sto palpando"?» replica lui, sarcastico.
Lei ride. «Geniale, eh?» gongola.
«Certo, tanto sarebbe stata comunque la mia, di testa, a
finire sul ceppo» replica lui, ironico.
Quando Cleo e Davide fanno il loro ingresso in salotto, Loredana, che
era seduta sul divano con Michele, si gira ed esclama, alzandosi:
«Eccoli qui i piccioncini!» Appena è
vicina a loro
due, sussurra, facendo attenzione a non farsi sentire da Michele:
«La prossima volta che volete fare qualcosa, basta che me lo
diciate e lo tengo occupato io, il gigante cattivo!»
Questa volta è Cleo a diventare bordeaux, ma per
l'imbarazzo.
Stringe la mano di Davide e gli lancia un'occhiata divertita, che lui
ricambia.
«Buono a sapersi» risponde, a mezza voce.
Ridendo, Cleo lo trascina sul divano, per poi sistemare i regali che
hanno appena portato assieme agli altri sotto l'albero.
«Posso avere l'onore di fare da Babbo Natale?»
domanda, divertita.
«E' una specie di tradizione di famiglia, fin da quando aveva
due
anni Cleo si incarica di distribuire i regali a tutti»
informa
Michele, ridacchiando.
Loredana annuisce, con entusiasmo. «Certo, fai
pure!» esclama.
«Bene bene bene» sospira Cleo, prendendo a caso uno
dei pacchetti. Legge il nome sul biglietto e sorride.
«Michele, questo è per te!» esclama,
lanciandoglielo. «Da parte di me e di Davide»
aggiunge
subito dopo.
Lo osserva strappare la carta con la coda dell'occhio e sorride
divertita quando guarda interrogativo la scatola rettangolare e prova a
scuoterla per intuirne il contenuto. Quando finalmente la apre, fa un
sorriso che va da orecchio a orecchio. «Oddio, è
bellissima!» esclama, rigirandosi la penna stilografica tra
le
mani.
Cleo sorride a sua volta. «L'abbiamo comprata in un negozio
che
vende ogni genere di cosa per scrivere, del tipo: dalla carta
pregiatissima alla cera per chiudere le buste, quella che si usava un
secolo fa...» spiega.
Lui sorride. «Grazie mille» sussurra, aprendo il
tappo per
rimirare il pennino «Ad entrambi» aggiunge poco
dopo,
sorridendo a Davide, che in tutta risposta si stringe nelle spalle,
imbarazzato.
Cleo afferra un secondo pacchetto, un po' più grande, e lo
rigira fino a trovare il bigliettino di auguri con il suo nome.
«Uh, questo è per me!» esclama, eccitata.
Strappa la carta senza tanti complimenti e solleva un maglioncino lilla
delizioso.
«Dio, che bello...» sussurra, sfiorando la stoffa
morbida
con le mani, per poi alzare lo sguardo su Lori con un sorriso a
trentadue denti. «E' bellissimo, lo adoro!» esclama.
Loredana per tutta risposta le mostra un sorriso soddisfatto sul volto.
Poi Cleo si china di nuovo e prende il pacchetto contenente il regalo
che lei ha fatto a Lori e glielo consegna, sorridendo.
Loredana lo afferra, cinque secondi dopo lo ha già scartato:
odia aspettare troppo. E' un CD.
«Uau, una compilation delle canzoni di Natale»
dice, appena legge di cosa si tratta «Grazie!»
Cleo le sorride «Figurati» risponde, allegra.
Pesca un altro pacchetto dal mucchio. «Per Davide da
Cleo»
legge ad alta voce. Con un sorriso, si alza e lo consegna a Davide,
assieme ad un bacio sulle labbra.
Lui sorride e strappa delicatamente la carta, per poi farne scivolare
fuori una cartelletta di pelle nera.
«Aprila» gli sussurra Cleo, eccitata.
Lui obbedisce e sfila l'elastico, per poi guardare i fogli all'interno
con gli occhi che brillano. Disegni, tutti i disegni che Cleo ha fatto
ispirandosi alla loro storia: alcuni ritratti di volti di persone che
erano sedute al bar con loro, una natura morta rappresentante un
cornetto al cioccolato e una tazza, un ritratto accurato di Davide, un
sacco di vedute dell'oceano e qualche altra di Rapallo, tutti a matita,
semplici e allo stesso tempo bellissimi.
Davide li sfoglia, un sorriso estasiato sulle labbra, e Cleo sorride.
«Buon Natale» gli sussurra.
Lui la bacia un'altra volta, e sarebbero entrambi tentati dal salire al
piano di sopra e chiudersi in camera un'altra volta, se non fosse che
Michele continua a osservarli con la coda dell'occhio.
Quando si separano, Cleo torna gattonando sotto l'albero e prende uno
degli ultimi pacchetti. «Anche questo è per te,
Davide...
da parte di Lori e Michele» esclama, tornando da lui e
consegnandogli il pacchetto.
«E questo è per Lori da parte di Davide»
aggiunge, passando un secondo pacchetto a Loredana.
Lori afferra il pacco, con un sorriso sulle labbra. Appena lo ha
scartato, estrae la scatolina che c'era dentro ed infine la apre. Poi
allarga un poco gli occhi. «Un braccialetto d'argento! Grazie
Dav!» Dopodiché si affretta ad abbracciarlo,
affettuosamente.
«Di niente» mormora lui «Questo ed altro
per la mia
adorata cuginetta che mi ha fatto conoscere il mio amore.»
Sul volto di Cleo si apre un sorriso largo, vagamente imbarazzato,
mentre le sue guance si colorano di rosso. Davide scioglie l'abbraccio
con Lori e la guarda, affettuoso. Cleo non resiste, si siede sulle sue
ginocchia e gli da un lungo bacio sulle labbra. Questa volta, riesce a
controllarsi, o meglio, si separa da lui prima di arrivare al "punto di
non ritorno" e trascinarlo in camera da letto, ignorando completamente
il fatto che c'è anche Michele. Si accoccola accanto a lui,
lasciandosi cingere le spalle.
Dopodiché Davide apre il suo regalo e sorride, divertito.
Cleo
cerca si sbirciare, sorridendo, e lui le mostra una cravatta dello
stesso colore dei suoi occhi.
«Oh, ma che bella!» esclama, spalancando gli occhi.
Da quando sta con Davide, il verde-azzurro è diventato il
suo colore preferito. Subito dopo il viola, ovviamente.
«Lo so, ed è mia» scherza lui, poi
sorride agli
altri due «Grazie, ne avevo davvero bisogno»
esclama,
divertito.
Senza smettere di sorridere, Cleo scioglie l'abbraccio con Davide e si
china sotto l'albero per prendere uno degli ultimi pacchetti. Lo rigira
finché non trova il suo nome scritto a pennarello. Sorride e
lo
alza per farlo vedere a tutti.
«Chi me lo regala questo?» domanda, divertita.
Michele sorride e alza la mano, leggermente imbarazzato.
Cleo gli fa un gran sorriso e strappa la carta senza troppi complimenti.
«Emily Dickinson!» esclama, estasiata, rigirandosi
il libro
dalla copertina nera tra le mani. «Tutte le
poesie!»
aggiunge poco dopo, rileggendo il titolo.
Corre ad abbracciare Michele con un urletto. «Grazie grazie
grazie» gli sussurra, stritolandolo.
«Cleo, mi soffochi» la ammonisce lui, con voce
strozzata.
Lei allenta la presa, imbarazzata.
«Comunque prego» aggiunge Michele poco dopo.
Cleo sorride e scioglie l'abbraccio, per poi afferrare il penultimo
pacchetto, grande e rettangolare.
«Uh, anche questo è per me» constata,
rigirandoselo
tra le mani «Da parte tua» aggiunge, sorridendo
dolcemente
in direzione di Davide, che ricambia e le fa cenno di sedersi accanto a
lui.
Cleo obbedisce e strappa la carta, per poi ritrovarsi in grembo un
album di foto dalla copertina di pelle bianca rigida, decorata da un
motivo floreale delizioso. Eccitata, lo apre e osserva la foto in prima
pagina. È lei, dietro ad una tazza di cioccolata e un
cornetto,
un album di schizzi in grembo, la fronte aggrottata e i capelli che
ricadono sugli occhi. La riconosce subito: è la prima foto
che
Davide le ha scattato, quella mattina al bar. Per una qualche strana
ragione, sente gli occhi farsi umidi, mentre gira lentamente le pagine.
Ricorda perfettamente ogni fotografia, ogni sensazione che ha provato
facendola o mettendosi in posa, sono tutte quelle che hanno scattato
assieme, da quando si sono conosciuti. Le guarda una ad una,
soffermandosi su ogni dettaglio, fino ad arrivare all'ultima.
È
l'unica dove sono assieme, guancia contro guancia, i nasi arrossati dal
freddo e un sorriso identico sulle labbra. Sotto di essa, un breve
messaggio a pennarello.
Grazie per queste
emozioni... Buon Natale!
Davide
P.S. Ti ho
già detto che ti amo, vero?
Cleo lascia che le lacrime le righino le guance, poi chiude l'album e
si rannicchia tra le braccia di Davide.
«Ti amo anche io» sussurra, mentre lui la stringe
forte.
Sente le sue labbra sui capelli e sorride, chiudendo gli occhi.
«Lo so.»
Nel frattempo, è arrivata l'ora del regalo di Michele da
parte della sua compagna.
Loredana si alza in piedi, e dice ad alta voce, ma rivolta soprattutto
al suo Michele: «Il mio regalo è un po' diverso
dagli
altri» Dopodiché si avvia a prendere la chitarra,
con gli
sguardi curiosi di tutti puntati su di lei. Si siede sul divano con
grazia, poi si sistema lo strumento musicale sulle ginocchia. Dopo
pochi secondi, inizia a suonare delle note a tutti sconosciute.
Le ripete per qualche volta, poi sussurra: «L'ho scritta per
te,
Michele» A questo punto inizia a cantare, con una voce del
tutto
intonata e assolutamente dolce: «E vivevo la mia vita ogni
giorno
sempre uguale, e il tempo passava ed io speravo di trovarti»
Fa
una piccola pausa, poi riprende sempre allo stesso ritmo di prima:
«E cercavo nella gente un volto che potesse farmi capire che
fosse quello giusto. E credevo di incontrarti, e credevo fossi nascosto
in chissà che posto, ma io ero stupida...» Dopo
questo,
continua a cantare alzando la voce e assumendo un tono decisamente
più acuto e deciso: «Non avrei immaginato che tu
saresti
stato proprio qui. Ma adesso che importa? Tu sei accanto a me! E'
questo ciò che voglio, è questo che ho sempre
voluto» Prima di continuare, passano alcuni secondi, in cui
si
sente solamente il bellissimo suono della chitarra suonata da Lori, poi
riprende a cantare, sussurrando: «E ora che tu sei mio, ora
che
io sono tua, la vita sembra sorridermi e tutto il resto non conta. E
ora che sto bene e ora che ci sei tu, ho paura di perderti. Ho paura
che tutto questo possa finire, ho paura di tornare come una volta,
quando facevo fatica a sorridere. Io ti prometto che non ti
lascerò, che affronterò con te tutte le
difficoltà
nel bene e nel male. Ti prometto che ti amerò...»
Quando alza lo sguardo, il suo cuore perde un battito. Una lacrima sta
scorrendo sulla guancia di Michele.
Lori appoggia la chitarra sul divano e corre verso di lui, con una
voglia infrenabile di sentirlo addosso a sé. E lo abbraccia,
lo
stringe fortemente.
«Ti amo tanto» gli mormora all'orecchio, mentre
accarezza con delicatezza i suoi capelli.
«Anche io» dice lui, in un soffio «Per
sempre. Te lo prometto.»
*** Spazio Autrici ***
Ma beene. Ho aspettato così tanto questo momento, che ora
che ci
siamo arrivate non so veramente da dove cominciare. Vi giuro, sono
stata tipo cinque minuti a fissare la barretta che lampeggiava, battevo
una parola e poi cancellavo. Sì, un po' come nei film
>.<
(NdLaLLa)
Dio, è la mia prima long-fic ad essere ufficialmente
conclusa e potrei mettermi a piangere... beh, in effetti l'abbiamo
conclusa mesi fa, ma in un certo senso è adesso che finisce,
non so se mi spiego xp (NdLeslie)
E' ovvio che siamo (almeno, io sì XD) emozionate, ma neanche
così tanto, perchè non è esattamente finita
questa fic. Però io mi ci ero affezionata, e penso di non
averlo
mai fatto così tanto con nessuna fic che ho scritto e/o
concluso. E' abbastanza lunga (almeno, è un record per me) e
anche piuttosto carina. E onestamente non penso che faremo una
continuazione (sempre se riusciamo a finirla >.<'') che
"meriti"
come questa. Anche se non voglio essere pessimista: si sa mai nella
vita... XD (NdLaLLa)
Quoto... comunque credo che non saranno per niente uguali,
già le storie sono completamente diverse.. ma questo
è positivo, in fondo ;D Sempre che
riuscirò ad andare avanti... *sml (NdLeslie)
Prima di tutto ci teniamo a scusarci un milione di volte, siamo state
cattiveeee ç.ç E', che diamine!, la
scuola del
cavolo! Vi giuro che (almeno, io personalmente) non sono riuscita a
collegarmi nemmeno a EFP, nè a leggere le fic che stavo
seguendo. In più ho avuto un blocco dello "scrittore" (non
esageriamo con i termini XD); diciamo che ho iniziato tipo
983279438651751 fic, scrivendo qualche pagina e poi basta. E ora sono
in attesa di una bella ispirazione che non mi faccia annoiare alla
seconda/terza/quarta pagina =.= Ma non divaghiamo troppo...
>.<
Comunque l'epilogo mi sembra lunghettino U.U Vi basta come perdono?
(: (NdLaLLa)
Idem, non riesco più a scrivere una riga da quasi un mese, e
non perché non riesca effettivamente a farmi venire idee, ma
perché ogni volta che mi siedo davanti al pc ogni idea
svanisce... credetemi, sto cercando di uscirne... in più,
nelle ultime due settimane ci hanno bombardati di compiti per i voti
del primo quadrimestre (i quali spero saranno buoni (yn)).
(NdLeslie)
Per il continuo non abbiamo (scusate scusate scusate scusate
>.<)
scritto null'altro. Però eravamo rimaste a tre capitoli
conclusi, manca il quarto della Lindù e io
devo finire il
quinto (c'è un buco XD) (NdLaLLa).
Sì, vi giuro appena trovo un secondo scrivo avanti, come vi
ho detto sono abbastanza incriccata in questo periodo, non ho voglia di
fare nulla se non di guardare Friends su youtube... insomma, non guardo
nemmeno più Dawson's Creek, e questo è grave...
(NdLeslie)
Inoltre pensiamo di pubblicare il primo capitolo in questi giorni
(anche domani... se ci riusciamo >_____<) così
non vi
facciamo aspettare troppo.
Pensavo anche di fare una specie di anticipazione sul primo capitolo
(che ho scritto io) del continuo, dato che non mi sembra di avervi
detto molto al riguardo. Vi trascrivo qualche frase, così,
per
rendere l'idea (: (NdLaLLa)
Anteprima
del primo capitolo de "Drawing a song II"
Guardo mio padre con un
sorriso che
va da un orecchio all'altro. Lo adoro, per due principali motivi. Il
primo: è praticamente uguale a me fisicamente (ho i suoi
stessi
capelli castani e i suoi stessi occhi verdi); e il secondo: ho il suo
identico carattere e abbiamo gli stessi interessi; ad esempio sono
molto protettiva nei confronti di mia sorella (come lo era lui con la
zia Cleo, mi ha confessato l'anno scorso) o, come lui, mi piace da
impazzire l'italiano, i libri e tutti ciò che riguarda in
generale la letteratura. Mia sorella Carlotta invece è la
fotocopia di mia mamma: ha il suo identico colore di capelli rosso e
gli occhi nocciola; ed anche lei ha la sua medesima passione per il
canto.
Okay, ora chiudiamo con i ringraziamenti.
Un enorme
grazie a chi ha seguito questa fic, a chi l'ha solo letta, a
chi si fatto riconoscere in qualche modo, a chi ha persino
lasciato una recensione.
Le fantastiche persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti sono in
tutto 15, e
sono esattamente:
1 - Chino
2 - CostanzaPalma
3 - Elly 11
4 - Envyna 95
5 - Franzeschina
6 - JustCrazy
7 - Kiky_Cullen96
8 - kyraya
9 - Marty314
10 - micino
11 - StArStArMinnie
12 - Sweet Stella
13 - Valentina78
14 - VANiTY
15 - vero15star
Quelle che l'hanno invece aggiunta alle seguite sono in tutto 33, e sono
esattamente:
1 - anna_freud
2 - Charlie_me
3 - chica KM
4 - CriCri88
5 - Dark_lady88
6 - Elly 11
7 - emmetti
8 - ery_94
9 - eulalia_17
10 - io_crazy
11 - isa94_asr
12 - jazz211
13 - jesskiss85
14 - kikkiaaa
15 - koizumi
16 - Little jewel
17 - littlestar23
18 - MatsuriGil
19 - mondred
20 - PinkPrincess
21 - priscy
22 - reb
23 - renesme e jacob
24 - StArStArMinnie
25 - STEDI
26 - tartis
27 - Truelove
28 - yury_chan
29 - _Bella_Swan_
30 - _Grumpy
31 - _screps_
32 - _TiNk3r_b3LL_
33 - __piccola_stella_senza_cielo__
Un grazie speciale a vero15star
che ha recensito sempre, con grande entusiasmo, parole stupende,
complimenti, pareri e frasi che ci hanno fatto morire dal ridere ogni
volta che le leggevamo. Spero che queste poche e forse troppo semplici
parole ti bastino per ringraziarti della tua grandissima
partecipazione. Sei stata mitica, veramente, e di questo non ci
stancheremo mai di dirtelo <3 Un bacione, piccola stellina (LL)
A presto (speriamo) con il continuo!
LaLLa e Leslie.
Ps. Okay, ora mi stanno veramente scendendo le lacrime
ç.ç (NdLaLLa)
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