Drawing a Song

di Leslie and Lalla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorry, I'm late. ***
Capitolo 2: *** Something special in the air? ***
Capitolo 3: *** Nice to meet you. ***
Capitolo 4: *** The proposal. ***
Capitolo 5: *** Scream! ***
Capitolo 6: *** Departures. ***
Capitolo 7: *** Will be the destiny? ***
Capitolo 8: *** Say ''Cheese''. ***
Capitolo 9: *** Only coincidences? ***
Capitolo 10: *** The longest day. ***
Capitolo 11: *** I must forget it... but am I sure that is it the best thing? ***
Capitolo 12: *** An angel. ***
Capitolo 13: *** No good. ***
Capitolo 14: *** Never say never. ***
Capitolo 15: *** The worst day ever. ***
Capitolo 16: *** Magic. ***
Capitolo 17: *** Show me love. ***
Capitolo 18: *** When everything seems to go well... ***
Capitolo 19: *** Can you kiss me again? ***
Capitolo 20: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Sorry, I'm late. ***










1.   Sorry, I'm late




Lunedì 30 novembre

Loredana's Pov.


Oggi è lunedì. Il fottuto lunedì. L'inizio di una lunghissima settimana lavorativa.
La sveglia alle sette di mattina, puntuale come sempre, squilla. Quell'odioso trillo lo conosco a memoria, ormai. Al secondo “bip”, spalanco gli occhi e schiaccio il pulsante che la spegne. Sbuffo sonoramente. Non voglio fare tutto di fretta e arrivare per giunta in ritardo come mi è capitato precedentemente solo perché non voglio alzarmi subito... Ma il problema non è che non voglio: non ci riesco proprio!
Dopo un tot di tempo che mi sembrano secondi, mi alzo. Controllo l'orologio, scongiurandolo silenziosamente che siano passati soltanto alcuni minuti. Ma purtroppo non è così: sono già le sette e un quarto.
Scendo le scale di corsa e mi ritrovo in cucina. Verso un po' di latte nella tazza e poi la inserisco nel forno a microonde. Oggi non ho né la voglia né il tempo di prepararmi il caffè. Scrollo le spalle: non importa, lo prenderò al bar vicino al negozio.
Poi, come un'illuminazione, mi viene in mente che ieri ho preso al supermercato il caffè in polvere da mettere nel latte. Quasi senza rendermene conto, sorrido: questo mi risparmierà una buona percentuale del tempo che ho a disposizione.
Appena finisco di berlo, metto la tazza e il cucchiaino nel lavandino e mi precipito in bagno. Guardo di sfuggita il mio orologio da polso. Merda, sono le sette e mezza.
Okay, la speranza di arrivare puntuale stamattina è andata a farsi benedire.
Fisso la mia immagine riflessa sullo specchio che ho davanti: assomiglio a uno degli zombie che ci sono in “Thriller” di Micheal Jackson, presente? Con una scossa di capo, mi sciacquo la faccia. Magari mi sveglia. Poi mi lavo i denti a velocità massima. Ed infine mi pettino i capelli tutti ingarbugliati. Okay che sono corti, però qualche nodo resta sempre: soprattutto la mattina appena sveglia. Per ultima cosa, mi vesto. Naturalmente scelgo i primi vestiti che mi capitano: l'ultima cosa che in questo momento mi potrei permettere è scegliere con calma cosa potrei indossare.
Finalmente sono pronta. Mi sono messa un paio di jeans neri e un maglioncino color panna. Va bene che abito praticamente sul mare, però è comunque inverno. E come se non bastasse, ho pure il raffreddore. Così ora, dato che la voce la mattina è impastata, ho una voce molto simile a quella di un trans. Voce da mattina più raffreddore, mi risulta “trans”. Ed è proprio perfetto per me, che faccio l'insegnante di canto ad un'importante accademia musicale.
Okay, posso affermare che la sfiga ultimamente mi sta perseguitando. Anche ieri, domenica, che in teoria dovrebbe essere il giorno più bello della settimana, si è rivelato un totale disastro: ero invitata a casa dei miei, ma dato che la sera precedente sono stata fuori tutta la notte con i miei amici, ho dormito fino a tardi. E mia mamma mi ha pure chiesto con un'aria innocente sul volto come mai non ho messo la sveglia. Ma che cavolo, devo metterla pure la domenica? Non basta ogni santo giorno della settimana? Prima o poi finirà che lo butterò giù dalla finestra, quello stupido arnese che sembra avercela con me. E così anche ieri ho dovuto fare tutto di fretta per arrivare al pranzo di famiglia. Dovevo andarci: non vedevo i miei genitori e mia sorella minore Betta (che ha quasi diciott'anni) da... una vita. E poi adoro mia sorella, almeno quanto lei adora me. E' così piena di vitalità e di entusiasmo. Non come me, che mi alzo la mattina con una faccia così assonnata che potrebbero per scambiarmi per un'alcolizzata anonima (anche se non potrebbero mai farlo: per mia fortuna sono astemia). Ma in effetti, le credo: fa il penultimo anno di liceo, lei! Non ha mica ventisette anni come me.
Prima di uscire di casa, mi metto il giaccone. Non voglio peggiorare il raffreddore, magari trasformandolo in broncopolmonite.
Il negozio d'abbigliamento in cui lavoro è a venti minuti (di automobile!) da qui. Lo avevo già detto che sono una donna molto fortunata, vero?
Con un profondo sospiro, apro la portiera della mia macchina parcheggiata davanti a casa, e poi mi siedo al posto di guida. Subito dopo, metto in moto e parto in quarta.
Di sottofondo c'è la voce della mia cantante preferita: Laura Pausini. Grazie a lei, che mi ha fatto venire la passione di cantare. La ascolto praticamente da una vita e conosco ogni sua canzone a memoria. Un po' per il lavoro, un po' perché semplicemente mi piace.
Ad ogni semaforo che trovo rosso, esclamo, ormai in automatico: “sbrigati, che sono in ritardo!”. Ma immagino quante persone lo avranno detto o pensato. E immagino quanti desideri della gente abbia esaudito, quel maledetto semaforo. Perlomeno, i miei no. Infatti devo aspettare quasi due minuti ogni volta, prima che diventi verde e che quindi io possa ripartire.
Alle otto e mezza, entro trafelata in negozio. Giorgia, la mia collega che in questo momento è alla cassa, mi lancia un'occhiata di rimprovero. Io sorrido con imbarazzo, sperando che quell'incurvarsi di labbra, possa scusarmi.
«Sei sempre la solita» commenta, scuotendo leggermente la testa, quando le sono vicina.
Io mi tolgo la giacca e la sistemo con delicatezza sull'appoggia-abiti riservato al personale del negozio. «Oggi il mondo ce l'ha con me» ribatto, stringendo gli occhi.
Lei scoppia a ridere. «Perché?»
Le spiego tutto, dall'inizio della mattina fino a pochi minuti fa. Tanto qui in negozio non abbiamo mai un tubo da fare, la mattina. Di clienti, solitamente, ce ne sono sì e no una decina. Il mattino, intendo. Il pomeriggio aumentano, eccome che aumentano. Un giorno ce ne sono venti, un altro giorno cinquanta. Dipende dalle volte. Per fortuna io, il pomeriggio, non ci sono quasi mai. Perché subito dopo pranzo, inizio ad insegnare (come professione ormai) canto in un'accademia musicale di alto livello.
Ovviamente io e Giorgia, preferiamo di gran lunga le giornate in cui ci perdiamo nelle solite, innocue, chiacchiere. Ci raccontiamo cosa abbiamo fatto nel week end, oppure spettegoliamo della nostra capa, che è una schifosa riccona: possiede numerosi negozi, e per fortuna nel nostro non c'è quasi mai. Sta al Carnevali, la poverina. Così noi siamo quasi sempre in quattro gatti. Oltre me e Giorgia, ogni tanto vengono anche Marianna (che ora è in maternità: ha appena partorito una bambina stupenda che settimana scorsa siamo tutti andati ad ammirare) e Marco, che fa contemporaneamente tre lavori, perché uno non gli basta per mantenere la sua famiglia. Lavorano part-time anche loro, come me. L'unica che è praticamente sempre qui è Giorgia, che fa solo questo lavoro e quindi non ha altri impegni.
Il mio cellulare, inaspettatamente, inizia a squillare, facendo interrompere il discorso che avevo intrapreso con Giorgia.
Prima di rispondere, guardo il display: Betta chiamata.
«Betta?!» esclamo, spalancando gli occhi. Perché mia sorella, che in questo momento dovrebbe essere a scuola, mi sta chiamando?
Sul volto di Giorgia compare un'espressione incredula, almeno quanto la mia.
Schiaccio il tasto verde, e subito dopo porto il telefonino all'orecchio. «Pronto!»
«Lori!» esclama mia sorella, in tono quasi disperato.
«Che succede?» domando immediatamente, con preoccupazione nella voce.
«Potresti venirmi a prendere? Per favore!» mi supplica poi.
«Perché?!» sbotto, non credendo alle mie orecchie.
«E' una storia lunga» ribatte lei, vagamente.
«Se prima non mi dai una buona ragione per venire lì, te lo puoi scordare» obietto io, socchiudendo gli occhi.
«Okay, te lo dico» si arrende poi.
E' ovvio: io mollo l'osso molto raramente. Devo ammettere che sono una tipa piuttosto determinata... ma anche testarda.
«Oggi ho un'interrogazione di latino, solo che l'ho scoperto ora! E non ho studiato!»
Faccio un sospiro stanco. Perché non mi convince per niente? «E quindi vorresti marinare la scuola?» All'ultima parola, Giorgia allarga gli occhi. Ha sicuramente già capito tutto.
«Ehm, se la vuoi prendere così... sì» mi risponde Betta, dopo una piccola pausa.
«E se lo scoprono mamma e papà? Dopo sono io quella che ci rimette!» ribatto io.
«Non lo scoprono, stai tranquilla» mi rassicura lei.
Resto in silenzio per qualche secondo. La capisco: è successo anche a me di non essermi preparata per una qualche interrogazione, quando andavo ancora a scuola.
«Va bene» decido infine «Ma che non si ripeta mai più, chiaro?»
«Okay!» esclama lei. Percepisco la felicità nella sua voce. «Sarà bello, lì in negozio!»
Io sospiro. Sto facendo una cagata, me lo sento. Se casualmente oggi Giovanna, la proprietaria, decide di fare un'ispezione, mi licenzia.
Sempre se non riesca a trovare un modo per non farmi sgamare, penso, quasi ridendo.
«Sarò lì tra una ventina di minuti, aspettami davanti a scuola» detto questo, chiudo la chiamata e mi precipito a prendere il giaccone.
«Sei impazzita?!» esclama Giorgia, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Io scuoto la testa. «In fondo succede a tutti di non avere studiato una volta. Conosco mia sorella: non è la tipa che marina la scuola giorno sì, giorno no» affermo, con sicurezza.
Giorgia sorride, con dolcezza. «Lei vuoi proprio tanto bene, vero?»
Arrossisco un poco. «Sì.»
«Mi piacerebbe non essere figlia unica, maledizione» dice poi, con aria sognante.
Io faccio una risata divertita. «Guarda che ci sono tanti lati positivi!»
Lei, per tutta risposta, fa una smorfia col naso.
«Bene, io vado! Faccio velocissimo» prometto poi, prima di uscire.
Sempre che non trovi tutti i semafori rossi.

Alle nove e un quarto sono di nuovo in negozio, in compagnia di mia sorella.
«Ciao!» saluta lei sorridente, facendo il suo ingresso, con qualche allegro saltello.
«Ciao bella» esclama Giorgia, sistemandosi gli occhiali, con un sorriso sulle labbra. Invidia da morire il suo entusiasmo. Come me, d'altronde.
«Come va? Vedo che non c'è molta gente» commenta, appoggiando sul balcone la sua giacchetta marrone.
«Quella va sull'appendi-abiti» la rimprovero io.
Lei obbedisce subito, sempre con il sorriso stampato sulla bocca. «Cosa si fa oggi?» chiede poi, con interesse.
Giorgia scrolla le spalle. «Il solito: si aspettano i clienti.»
«Posso fare finta di lavorare qui? Ho sempre sognato di consigliare gli abiti alle persone, come abbinarli, eccetera » spiega, curiosando qua e là.
Io e Giorgia ci guardiamo, poi scoppiamo a ridere insieme.
Betta si gira di scatto, con un'espressione interrogativa sul volto. «Perché ridete?»
«Perché una volta che lavori effettivamente qui, non ti piace più» risponde Giorgia.
Io annuisco. «Già, specie se devi essere qui alle otto e abiti dall'altro capo della città... a confronto di qualcun altro che è a due passi da qui.»
Giorgia fa la finta offesa. «E con questo cosa intendi insinuare?» domanda, socchiudendo gli occhi e alzando un poco il mento, in fare ironico.
«Niente» ribatto io, con un sorriso «Solo che dovrebbe essere comprensibile arrivare in ritardo, non trovi?»
A questo punto, Giorgia scoppia a ridere. «Ogni scusa è buona, eh?»
Anche Betta ride, divertita dalle nostre finte discussioni.
Dopo un'ora di puri pettegolezzi, senza nemmeno mezzo cliente, Betta mi chiede dove potrebbe fare colazione, dato che non è riuscita a farla stamattina.
«C'è un bar, qui vicino» le risponde Giorgia.
«Ah, quello con la scritta enorme gialla?»
Giorgia annuisce soltanto.
«Okay, vado a prendermi qualcosa allora» afferma, prendendo il portafoglio dallo zaino.
«Va bene» acconsento io «Però non stare via tanto, capito?»
«Okay» fa Betta, dopodiché esce, a passi di danza.
«Scommetto che fa ballo» mi dice Giorgia, con una leggera risata.
«Sì, danza classica. E' bravissima.»
Giorgia fa un vago gesto col capo di assenso.
«Buongiorno ragazze.»
Una voce terribilmente familiare alle nostre spalle ci interrompe.
Mi giro, assumendo un'aria da angioletto sul volto. «Buongiorno Giovanna.»
Ci mancava solo questa, Cristo.
«Come procedono le cose?» domanda, avvicinandosi con aria critica.
Indossa il solito tailleur scuro e le scarpe col tacco, solo per farla sembrare alta. In realtà non lo è affatto: sarà alta più o meno un metro e cinquanta e si crede un gigante. O almeno, è l'atteggiamento che assume: molto “qui comando io”. Ma d'altronde, come darle torto?
«Alla grande» risponde Giorgia, lanciandomi un'occhiata che io comprendo al volo. Tradotto: quando torna tua sorella siamo nella merda più alta.
«Avete fatto gli sconti sulle giacche che vi avevo detto?» chiede, avvicinandosi al bancone.
«Sì, sì. Stia tranquilla» faccio io, con un sorriso apparentemente rassicurante.
«E la svendita delle magliette?»
«Anche» rispondo, prontamente.
Con la coda dell'occhio, vedo che Betta sta per entrare.
«Buongiorno!» urlo, con fin troppo entusiasmo «Desidera?»
Betta all'inizio non capisce, mi guarda come per dire “Ma che diavolo stai dicendo?”, poi, quando le indico con gli occhi Giovanna, alza un poco la testa.
«Sì, stavo cercando un paio di pantaloni... invernali» fa, con una leggera esitazione.
«Oh» affermo io «Sì. Guardi, ci sono arrivati da poco alcuni che sono la fine del mondo. Prego, mi segua pure: le faccio vedere» finisco, con finta gentilezza.
«Bene» conclude Giovanna «Vi lascio: sembra tutto a posto.»
Giorgia le mostra un grande sorriso. «Certo. Arrivederci allora, signora Giovanna!»
«Arrivederla» la saluto io. Detto questo, si dirige con passo deciso verso l'uscita.
Quando non la vedo più, dico in un sospiro: «Che culo.»
Betta scoppia a ridere. «Dai, è stato divertente!»
Io la fulmino con lo sguardo. «Se ci avesse scoperte... » inizio, gonfiandomi un poco.
«Ma non è stato così!» mi interrompe lei, sorridendomi con imbarazzo.
«Per tua fortuna » ribatto io, con un sorriso sarcastico sulle labbra.



















- Spazio Autrici -

Eh sì, finalmente abbiamo deciso (io, Lalla, e la mia amica Leslie (che sono io xD ndLeslie)) di pubblicarla. Ammetto che siamo a buon punto (dopo giorni e giorni di duro lavoro u.u) e così abbiamo pensato che era arrivata l'ora di farla leggere ;)

Prima di tutto, dobbiamo specificare che il personaggio di questo capitolo, Loredana, e tutto il resto visto dal suo punto di vista è opera mia (cioè di LaLLa), mentre il personaggio che ci sarà nel capitolo successivo, cioè Cleo, e tutto il resto visto dal suo punto di vista è opera di Leslie.
Abbiamo stabilito di fare un capitolo dal punto di vista di Lori, un capitolo dal punto di vista di Cleo, un capitolo dal punto di vista di Lori, un capitolo dal punto di vista di Cleo, e così via, postati più o meno una volta a settimana >.< (chi mi conosce, sa che sono lenta, ma con questa storia – anche perchè c'è Lalla che mi incita a continuare – sto diventando brava *asd ndLeslie) (diciamo che ci aiutiamo a vicenda, anche io mi sto velocizzando grazie a te, tesoVo XD).

L'idea di questa storia (la trama principale) è venuta a me, qualche giorno fa, pensando di ispirarmi al film L'amore non va in vacanza (se non lo avete mai visto, guardatelo, è stra bello! ^^) (io non l'ho visto >.< lo guarderò *asd ndLeslie) e così l'ho proposto a Leslie, dato che avevo già in mente tante idee per il libro >.< Lei come potete intuire (altrimenti mica saremmo qui XD) ha accettato e così ci siamo messe a scrivere.

Per quanto riguarda il titolo, sappiamo che non ha molto senso, però suonava bene >.<'' E poi, diciamo che è un "mix" delle passioni di Lori e Cleo (più avanti capirete ^^).

Attualmente siamo al settimo capitolo, e devo dire che è uscito bene per ora ^^ (sono di parte, ma secondo me è awww** ndLeslie). Naturalmente vorremmo (vorremmo? Esigiamo! XD) avere anche la vostra opinione ^^ Magari in una recensione *w* Com'è secondo voi? Vale la pena di continuarlo? Diteci, diteci XD

Poi, dato che siamo brave e intelligenti (ceerto XD) abbiamo pure fatto le immagini dei personaggi principali ^^ Le posteremo man mano che "entreranno in scena" ;)

Fotografie dei personaggi:

Loredana
Giorgia
Betta


Alla prossima allora :)

Kiss, LaLLa e Leslie

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Capitolo 2
*** Something special in the air? ***










2. Something special in the air?




Lunedì 30 novembre

Cleo's Pov.


Detesto le sveglie, più o meno quanto detesto svegliarmi di soprassalto, per questo chiedo sempre a Michele di venirmi a svegliare alle sette, in modo da poter fare colazione con lui. Il bello è che lo sento arrivare, di mattina. Sono già più o meno sveglio quando apre la porta e in punta di piedi raggiunge il mio letto, la tazza colma di caffè bollente in una mano, mentre con l'altra mi scosta i capelli dal viso  e mi bussa alla spalla, sussurrando il mio nome. Apro gli occhi e gli sorrido, qualsiasi giornata sia, gli sorrido sempre. Lascia il caffè sul comodino coperto di cianfrusaglie e scosta le tende arancioni, lasciando che la luce entri nella stanza, mentre io mi stiracchio per bene.
Sono venuta ad abitare con lui dopo essere tornata dalla clinica, e lui mi tratta come una principessa, un po' come quando eravamo piccoli. “Mi vizi troppo”, gli ripeto ogni sacrosanto giorno, e lui si limita a sorridere e a darmi un bacio sulla fronte.
Oggi nevica. Lo scopro non appena mi convinco a posare i piedi nudi sul pavimento freddo per andare a guardare fuori dalla finestra. Non è la prima nevicata dell'anno, ma è comunque in qualche modo magico, e allo stesso tempo seccante. Adoro l'atmosfera che crea la neve, ma detesto camminarci in mezzo imbacuccata come una non-so-cosa. Mi manca il mare, quello che vedevo da piccola affacciandomi alla finestra della mia camera. Ci siamo trasferiti qui in mezzo ai monti quando avevo sette anni, e non sono più tornata al mare, o meglio, non ho mai più visto il mare in inverno. Molta gente dice che sia brutto, freddo, umido, triste e un sacco di altre cose, ma io lo trovo romantico e indomabile, un po' come il mare in Scozia, che ammiri dall'alto della scogliera. L'ho visto, quel mare, eppure non ho toccato la sabbia da nessuna parte. Anche la sabbia, mi piace. Chiara e sottile, che ti solletica le dita dei piedi. Darei qualsiasi cosa per dipingere il mare in inverno.
Bevo un sorso di caffè e faccio una piccola smorfia. Non amo il caffè, lo uso semplicemente per svegliarmi. È troppo amaro per i miei gusti, nonostante le quattro zollette di zucchero che obbligo Michele a scioglierci dentro.
Infilo i piedi in un paio di ciabatte e raggiungo la cucina trascinando i piedi, trovandoci mio fratello intento a cercare di pulire una macchia di marmellata dal collo della camicia. Sorrido e lo raggiungo, abbandonando il caffè sul tavolo.
«Lascia fare a me» dico, paziente, bagnando appena la punta di uno strofinaccio e prendendo tra le mani la stoffa appiccicosa.
Michele è gentile, premuroso, intelligente e tutto il resto, ma davvero non può vivere senza qualcuno che si occupa di lui, tiene in ordine la casa e fa il bucato. È stato ben felice di accogliermi, quando non avevo dove andare, e forse non solo perchè sono la sua adorata sorellina...
«Grazie» sospira, grato, quando gli comunico che la macchia è scomparsa.
Mi limito a sorridere e afferro una fetta di pane tostato assieme al barattolo della nutella.
«Programmi per oggi?» mi domanda Michele, afferrando un plico di fogli a righe e sistemandoli alla meno peggio nella borsa.
«Ho una lezione alle nove, poi credo andrò da papà.»
Mio padre vive da solo da quando sono andata all'università, facendosi bastare i soldi della sua modesta pensione. Non ha mai pensato di risposarsi, da quando la mamma se n'è andata, e ha sviluppato un innato interesse nel coltivare i pomodori. Io e Michele andiamo a trovarlo spesso e mangiamo con lui, giusto per farlo sentire un po' meno solo. È strano che continuiamo a farlo, la vecchiaia lo ha reso particolarmente silenzioso e leggermente burbero, e al massimo ci scambiamo una ventina di parole oltre ai soliti “Come va?” “Io sto bene, grazie” obbligatori.
Con mamma, invece, è molto diverso. Se n'è andata di casa quando io avevo sette anni, per girare il mondo assieme a Jean, un fotografo francese. Da qualche anno si è stabilita a Parigi e ha lasciato Jean. Ha una parlantina pazzesca, ma non credo le importi molto di me e Michele, anche se è stata incredibilmente premurosa con me, quando le ho raccontato dei miei problemi di alcol, e mi ha pagato una clinica di riabilitazione in Francia, venendomi a trovare una volta alla settimana circa. Non amo particolarmente mia madre, e le faccio ancora pesare il fatto di averci abbandonati quando eravamo piccoli, eppure non è una donna così spregevole, seppur leggermente frivola e sciocca, da quando ha lasciato mio padre.
«Dovresti aprire una galleria» butta lì Michele, dopo un attimo di silenzio.
E ci risiamo. Michele adora ripetermi quanto io stia sprecando il mio talento e che dovrei vendere i miei disegni, ma io continuo a temere di fare la fine di Van Gogh e morire di fame per il resto della vita, perciò preferisco tenere lezioni di disegno ai ragazzi, assicurandomi uno stipendio fisso, e vendere i miei quadri da internet, senza temere giudizi negativi da parte della gente.
«O forse non dovrei... eh sì, questi sì che sono dubbi esistenziali» scherzo, tornando nella mia stanza.
Michele mi segue, deciso a non far cadere per l'ennesima volta la discussione. «Cleo, tu sei brava... tu sei molto brava! Dovresti mostrare questo talento al mondo, non limitarti a sciocche aste su siti che conosceranno venti persone in tutto!»
Non rispondo e apro il guardaroba, studiando la moltitudine crescente di maglioni che mi ritrovo e cercando di decidere quale indossare.
«Cleo!» mi chiama Michele, irritato.
Sono fatta così: quando non voglio sentirmi dire qualcosa, semplicemente non sento. Michele lo odia, ma è un ottimo modo per liberarmi degli argomenti indesiderati.
«Secondo te è meglio blu o pervinca?» domando, sfiorando la lana indecisa.
«Non mi chiedere questi consigli!» ribatte lui, con una smorfia.
Sogghigno. «Blu.»
Mi sfilo la maglietta del pigiama e indosso una t-shirt bianca e il maglione che ho scelto, per poi guardarmi indecisa allo specchio.
«Stai bene» sospira Michele, esasperato.
Gli sorrido e pesco un paio di jeans dimenticati in fondo all'armadio e dei calzettoni, per poi chiudermi in bagno.
«Sei ancora qui?» chiedo, sorpresa, quando uscendo venti minuti dopo me lo ritrovo davanti.
Getto il pigiama sul letto disfatto e mi chino alla ricerca dei miei appunti per la lezione di oggi.
Lo sento imprecare, quando guarda l'orologio, e ridacchio. Mi saluta alla svelta e, dopo essersi infilato il cappotto, esce e si chiude la porta alle spalle.
Abbandono la ricerca degli appunti e torno in cucina, afferro la borsa di Michele e mi preparo davanti alla porta. Quando sento le sua chiavi infilarsi nella toppa, scoppio a ridere.
«To'» gli dico, porgendogli la borsa.
Michele mi sorride e mi bacia sulla guancia, ringraziandomi, per poi precipitarsi di nuovo giù per le scale.

Lascio la classe con un sorriso e arranco verso il distributore, la gola arida a causa dell'aria viziata e secca delle aule. Per oggi ho finito, ed è un sollievo immenso. Mi hanno messo altre due lezioni, nel pomeriggio, e ora sono quasi le sei, ho voglia solo di tornare a casa e collegarmi ad internet, gironzolare un po' su Wikipedia e bere una cioccolata calda assieme ad una montagna di biscotti al cioccolato.
Infilo le monete una alla volta nella fessura e digito il numero per una bottiglietta di acqua naturale, per poi guardarla cadere all'interno del contenitore e recuperarla assieme ai dieci centesimi di resto.
Un trillo acuto proveniente dalla mia borsa mi fa sobbalzare e, imprecando, mi metto a frugare nella borsa alla ricerca del maledettissimo cellulare. Detesto i cellulari, sembra che siano stati fatti apposta per rendermi la vita impossibile e, come se non bastasse, Michele trova divertente regalarmene uno più moderno e complicato ogni anno, e ora mi ritrovo un odiosissimo BlackBerry nero. Io, che riesco a malapena a connettermi ad internet dal mio amato portatile, e che trovo complesso perfino il meccanismo di un mp3, non riuscirò mai e poi mai a trovarmi a mio agio con un BlackBerry, eppure mio fratello si diverte come un matto a vedermi imprecare contro di lui ogni volta che devo inviare un sms.
«Pronto?» riesco finalmente a dire, una volta trovato il cellulare e premuto il tastino verde.
«Ciao Cleo, sono Lara» esclama una voce allegra resa leggermente metallica dall'aggeggio che ho tra le mani.
«Ehi, come va?»
Lara è la mia migliore amica, o almeno, una delle poche che mi sia rimasta da quando sono tornata dalla clinica. È sposata con Daniele da quasi tre anni e sei mesi fa ha scoperto di aspettare un bambino da lui, cosa che li ha resi entrambi la reincarnazione della coppia ipersdolcinata, lui con le sue continue attenzioni, lei con gli sguardi affettuosi che non smette di rivolgergli. Se penso che una volta l'unica forma di comunicazione che usavano l'una con l'altro era il litigo, mi viene da ridere.
«Tutto bene, se tralascio il fatto che ho un essere che mi cresce nella pancia e che devo seguire una stupidissima dieta, e a te?»
«Tutto bene» la assicuro, ridendo.
«Bene, senti, ti ho chiamata perché mi serve un consiglio» comincia Lara, mentre io guardo l'ora e mi incammino verso l'uscita.
«Dimmi» la incito, scendendo le scale.
Lara mi chiama fin troppo spesso, e la maggior parte delle volte è per chiedermi consigli sui vestiti o su cosa cucinare per cena. Non so perché lo faccia, probabilmente perché anche lei, come me, non conosce molta altra gente, e è in lite con i genitori dal giorno del suo fidanzamento con Daniele, che loro trovavano “poco opportuno” data la giovane età dei ragazzi e l'intenzione di Lara di mollare medicina, cosa che alla fine comunque non ha fatto, prendendosi una pausa solo ora a causa della gravidanza.
«Questa sera esco con Dan e dei suoi amici, solo che non voglio fare la figura del barile, e allo stesso tempo non posso andare vestita con il solito maglione sformato e i pantaloni della tuta» spiega.
Che vi avevo detto?
«Perché non metti quel maglioncino grigio con la chiusura incrociata? Magari con un paio di pantaloni premaman, quelli che ti ho regalato la settimana scorsa» suggerisco, cercando nella borsa le chiavi dell'auto.
C'è un attimo di silenzio e sento i fruscii degli abiti che vengono spostati nella ricerca del completo che le ho consigliato, poi di nuovo la voce entusiasta di Lara.
«Cleo, tu sei un genio! Grazie mille!» esclama.
Sorrido. «Figurati, ora devo chiudere... ci sentiamo domani» mi congedo veloce.
Lei mi saluta e io chiudo la chiamata e getto il telefonino sul sedile accanto a quello del guidatore assieme alla borsa, per poi entrare nell'abitacolo e mettere in moto.

Quattro ore dopo dopo sono a casa, una tazza di cioccolata calda stretta tra le mani e il notebook sulle ginocchia, mentre Michele cerca non-so-cosa in soggiorno. Non abbiamo ancora cenato, lui è tornato tipo cinque minuti fa e io quando sono rientrata non avevo particolarmente fame – cosa che non si può dire di adesso -. Alla mia domanda “Vuoi che prepari qualcosa veloce?” si è limitato a rispondere con un conciso “Non ti preoccupare, me ne occupo io”, il che equivale più o meno ad una sentenza di morte.  Mi collego a Facebook e controllo se ci sono novità. Due richieste di amicizia, fantastico! Entro nel profilo di uno dei due e gironzolo un po', finchè non mi trovo a cliccare sulla piccola foto di una ragazza graziosa, dai corti capelli rossi e un sorriso che farebbe invidia a chiunque. Un minuto dopo le ho già inviato una richiesta di amicizia.
«Cleo, dov'è il telefono?» chiede Michele dal soggiorno.
Bevo un sorso di cioccolata. «Prova tra i cuscini del divano!» grido di rimando, tamburellando le dita contro i tasti bianchi del computer.
Non ci vuole molto perché la ragazza accetti la mia richiesta di amicizia. Sorrido e, ansiosa di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno, apro la lista degli utenti collegati. Lei, Loredana Valenti, è tra questi e, quasi automaticamente, clicco sul suo nome.

Cleo scrive:
ciao! ^^

La risposta arriva quasi subito e io sorrido.

Loredana scrive:
buonaseraa ^^

Fisso i caratteri sullo schermo, riflettendo. E ora? Decido di andare sul classico.

Cleo scrive:
come va?

Loredana scrive:
bene grazie, a te invece?

«L'ho trovato, come era finito nel divano?» chiede Michele sospettoso, entrando nella mia stanza.
Gli rivolgo uno sguardo veloce. «Suppongo sia colpa mia» dico solamente, battendo velocemente la mia risposta.

Cleo scrive:
tutto bene (:

Esito un attimo. Forse devo presentarmi, o qualcosa del genere. Non sono molto esperta in materia, e mi sembra comunque stupido dato che il mio nome appare continuamente sullo schermo, ma forse può essere un buon modo per cominciare una discussione che non si fermi al solito “tutto bene, grazie”.

mi chiamo Cleo, comunque >.<

Scrivo infine, mordicchiandomi il labbro.
«Cleo, te l'ho detto cento volte, dopo che chiudi una chiamata devi mettere il ricevitore nel coso che serve a tenerlo carico, altrimenti muore subito e io ci metto giorni a trovarlo» mi rimprovera Michele.
Alzo gli occhi al cielo. «Sì, lo so... mi perdoni, Sua Eccellenza, non capiterà più!» esclamo, sarcastica.
Quando torno a guardare lo schermo, Loredana ha già risposto.

Loredana scrive:
piacere, io mi chiamo Loredana... ma chiamami pure Lori, odio chi mi chiama per nome, non so perché ^^''

Cleo scrive:
comunque il tuo non è un brutto nome (:

Loredana scrive:
oh, grazie :) diciamo che è lungo e molto particolare... e poi io adoro dare i soprannomi quindi è perfetto... con te invece non si può, però il nome resta comunque bellissimo :)

Sorrido. Sì, capisco di cosa parla, in fatto di nomi particolari. Non ho mai sentito nessuno chiamarsi “Cleo”, eppure il mio nome mi piace proprio per questo, perchè è raro, e perchè riprende il nome “Cleopatra”.

Cleo scrive:
grazie ^^

Sento la voce di Michele dal soggiorno, che parla al telefono con qualcuno, ma non capisco quello che sta dicendo. Mi stringo nelle spalle e poso la tazza ormai vuota sul comodino.

Loredana scrive:
ma, toglimi una curiosità, ma tu di dove sei? Perché non credo di averti mai vista >.<

Cleo scrive:
in effetti non credo siamo delle stesse parti. Io sono nata nelle Marche, ma vivo praticamente da sempre a Lagundo, un piccolissimo paese la cui popolazione è di maggioranza tedesca alla periferia di Merano (BZ)... tu invece di dove sei?

«Ehi, Cleo, sto ordinando la pizza, tu come la vuoi?» chiede Michele, entrando di nuovo in camera mia.
«Tonno e olive» rispondo frettolosa.

Loredana scrive:
uh, quindi abiti praticamente in montagna! Che bello :) Ehm, io abito da tutt'altra parte: a Rapallo, in provincia di Genova.

Faccio mente locale, ma non mi pare di aver mai sentito di un posto con quel nome, così digito il nome su Google e scopro che è una piccola città che da direttamente sul mare. Fantastico, lei ha il mare, io la neve fangosa fino alle ginocchia.

Cleo scrive:
beata te che stai al mare, qui l'unica caratteristica sono gli impianti sciistici, e dopo un po' ne hai fin sopra i capelli della neve che blocca i marciapiedi... .-.

Loredana scrive:
oh mio Dio! Ma è il mio sogno nel cassetto! Come fa a non piacerti? Sono io che invidio te, miseriaccia...  qui il mare è bello, ma solo in estate quando puoi fare il bagno... d'inverno è così vuoto, freddo e fin troppo tranquillo...

Sorrido. Probabilmente siamo nate entrambe nel posto sbagliato.

Cleo scrive:
secondo me il mare in inverno ha un qualcosa di romantico e mitologico allo stesso tempo. Sei mai stata in Scozia? Lì il mare è scuro e agitato, eppure non è meno bello delle limpide acque della barriera corallina... non sai quanto desideri dipingere il mare, ultimamente...

Loredana scrive:
dipingere? Tu dipingi?! Oddio, ho sempre desiderato avere quel talento. Invece devo ammettere che non saprei disegnare neanche la cosa più infantile del mondo ^^'' Comunque no, non sono mai stata in Scozia (sinceramente non ho mai viaggiato tanto, anche se mi piacerebbe >.<),ma da come descrivi tu il mare scozzese mi piacerebbe molto :)

Cleo scrive:
è bellissima, spero che riuscirai ad andarci, un giorno ** e comunque sì, dipingo, direi che lo faccio da sempre, è un modo per esprimere me stessa, non so se sai di cosa parlo...

«Pizze ordinate» annuncia Michele, entrando per l'ennesima volta in camera mia e sedendosi accanto a me sul letto. «Cosa fai?»
«Chatto» rispondo solamente, sfiorando i tasti con le dita in attesa di una risposta.
«Loredana Valenti? Chi è?» chiede lui incuriosito, osservando la foto del suo profilo.
«Una ragazza che ho conosciuto, dovrebbe avere più o meno la mia età» spiego, voltandomi a guardarlo.
«Ehi, è carina» commenta, con un sorriso.
Sogghigno «Peccato che sia Ligure.»
«Ah, lo sapevo.. mai una volta che siano carine, disponibili e a meno di trenta chilometri di distanza» sbotta, leggermente divertito, alzandosi e tornando il soggiorno.
Scoppio a ridere, poi torno a guardare lo schermo del computer.

Loredana scrive:
sì, ti capisco. Anche io ho un modo per mostrare la mia personalità, ovvero cantando :) Sai, insegno canto a un'accademia musicale di qui. Sono diciannove anni che sono iscritta. Adoro cantare, è praticamente tutta la mia vita. Sarei persa senza la mia voce :D

Cleo scrive:
beata te, io ho una voce terribile >.< comunque mi piacerebbe sentirti cantare, un giorno ^^

Loredana scrive:
oh, se ti interessa a gennaio incido il mio primo disco... se vuoi posso farti sapere il titolo ^^ E piacerebbe anche a me vedere uno dei tuoi disegni. Ma li pubblichi da qualche parte per caso? Comunque scusami tantissimo, ma adesso è meglio che vada a dormire, altrimenti domani chi si alza per andare al lavoro? :) Mi ha fatto davvero piacere chattare con te, spero di sentirti ancora ;)

Cleo scrive:
sì, mi piacerebbe moltissimo ** Per quanto riguarda i miei disegni, quelli digitali o quelli che riesco a scannerizzare li metto su DeviantArt, mentre altri dipinti su tela li metto all'asta su qualche sito poco famoso, un giorno ti darò i link, ora anche io devo spegnere, spero anche io di sentirti ancora, un bacio!

Mi preparo a spegnere, mentre sento il campanello suonare e i passi di Michele sul parquet.

Loredana scrive:
perfetto, allora domani se ci risentiremo mi passerai i link così do un'occhiata, sono curiosissima :) Ciao Cleo, buonanotte. Un bacione :)

Sorrido allo schermo e guardo Loredana passare su “Non in linea”, poi chiudo velocemente tutte le finestre e spengo il computer.



















- Spazio Autrici -

Ed eccomi qui, l'altra metà di questa fic... >.< Mi presento (XD), io sono Leslie, forse qualcuno già mi conosce, ma per tutti gli altri è un piacere conoscervi^^ Per prima cosa mi sento in dovere di ringraziarvi per essere arrivati fin qui, e di riringraziarvi in anticipo se lascerete una recensione, perchè io amo le recensioni, e Lalla pure (correggimi se sbaglio xD) (certo tesoro ^^ NdLaLLa).

Bene, come probabilmente avrete già capito, questo capitolo è dal POV di Cleo, ovvero del mio personaggio. Che c'è da dire? Tutto quello che c'è da sapere su Cleo lo scoprirete leggendo, e non voglio rovinarvi la sopresa xD (ma fidatevi se vi dico che la storia dal suo punto di vista – ovvero quella che ha creato Leslie – è davvero interessante ^^ NdLaLLa)
Siamo andati avanti con i capitoli, e ora siamo all'undicesimo (cioè, io sto ancora scrivendo il decimo, ma sono dettagli ^^").

Non so che altro aggiungere, perciò posto le foto dei personaggi che appaiono in questo capitolo e rispondo alle recensioni =)

Fotografie personaggi:
Cleo 
Michele (che a mio parere è un figo da pauraaaaaa *W* NdLaLLa)
Lara (anche se non compare fisicamente)


Only_Lilli Eh già, """qualcuno""" aveva un impegno X°D (Ehi! Guarda che quel qualcuno legge tutto u.u E comunque era mooolto importante! XD NdLaLLa) e comunque sì, alla fine l'abbiamo pubblicata, e ora la aggiorniamo *O* E la continuiamo, anche grazie al tuo consiglio ;D Grazie mille per tutto, tesoro ** baciiiii (L)

Pretty Addy Grazie... ^/////^ eh sì, probabilmente continueremo, non vi libererete tanto facilmente di noi *W* (Ovvio ;) NdLaLLa) Sì, forse hai ragione, ma abbiamo troppe idee e troppo poco spazio, perciò scriviamo in fretta... cercheremo di seguire il tuo consiglio^^ (Tesoro, guarda che aveva detto a me... non assumerti colpe che non hai ^^ NdLaLLa) grazie tantissime per la recensione, spero di vederne altre ** (giààà *W* NdLaLLa) un bacioooooooo<3

CrImInAlSmOoTh Sì, anche io adoro Betta e Loredana *W* grazie mille per la recensione, anche noi non vediamo l'ora di farvi scoprire come va avanti ^^ bacii (:

kikkiaaa Graziee xD

__piccola_stella_senza_cielo__ grazie mille per i complimenti, non sapete quanto vi adoriamo mentre leggiamo ** Spero di essere stata all'altezza di Lalla >.< (maaa cos'hai? Bevuto cocaina?? Sono io che devo essere alla TUA altezza! Anche perché il mio primo capitolo non mi piace moltissimo... >.> NdLaLLa) baciii


Ed infine, non ci resta che ringraziare JustCrazy che ha deciso di mettere questa fic nella preferite e kikkiaaa di averla, invece, aggiunta nelle seguite. Grazie infinite **

Uh, grazie anche a chi ha solo letto, ci sono ben 130 visualizzazioni *W*

Bene, per questo capitolo è tutto *tira (tirano XD NdLaLLa) un sospiro di sollievo
A presto cariii =P

xo, Leslie and LaLLa

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Capitolo 3
*** Nice to meet you. ***










3. Nice to meet you




Lunedì 30 novembre

Loredana's Pov.


Alle otto e mezza di sera, con un sospiro esausto, entro in casa.
Finalmente! Non ce la facevo più, penso, alzando gli occhi al cielo.
E' stata una giornata abbastanza affollata, con Betta. Ho dovuto riaccompagnarla a casa, oggi pomeriggio tardi. E naturalmente ho fatto i salti mortali per non perdere nemmeno un minuto.
Mamma e papà per fortuna non se ne sono accorti, Betta ha raccontato loro che è stata invitata a pranzo da un'amica e che poi è restata a casa sua a studiare. Naturalmente non ha fatto una piega il discorso: andava tutto alla perfezione. E poi mia mamma non è la classica mamma che ti controlla in tutto per tutto: ogni singola materia che hai la mattina, se hai qualche interrogazione in programma, a che ora esci da scuola, eccetera eccetera. Devo ammettere che è facile imbrogliarla: ci riuscivo perfino io ai miei tempi, che a recitare sono proprio negata!
La cena, come quasi tutte le sere, è saltata. A volte mangio un panino o una pizza al bar con Giorgia, le poche volte che abbiamo fame. Ma siccome oggi non avremmo digerito neanche una briciola di pane, abbiamo preferito tornare a casa. Soprattutto perché eravamo stanche.
Mi metto subito in pigiama: voglio essere comoda, questi jeans che mi stringono come una polpetta i fianchi non li sopporto più.
Poi decido di accendere un po' il computer: il dolce richiamo di Facebook si fa sentire. Adoro Facebook: è un modo comodissimo (e del tutto comune!) per sapere i cavoli degli altri. Chi si è fidanzato con chi, che lavoro fa quel ragazzo, che taglio di capelli si è fatta quella ragazza, insomma: praticamente tutto.
Appena il pc si collega a Internet, digito velocemente il sito. Vanno già in automatico il nome e la password: li ho memorizzati per risparmiare tempo.
Cambio subito il mio stato e scrivo “stanca dopo il solito, odioso lunedì lavorativo. Ma quando iniziano le vacanze di Natale??”.
Guardo il calendario: oggi è lunedì trenta novembre, e le vacanze di Natale sono tra circa... due settimane. Sospiro, socchiudendo gli occhi. Oh mio Dio. Due fottutissime, lunghissime, odiosissime, noiosissime, settimane.
Controllo le notifiche che non ho ancora letto. Cinque: i soliti inviti per dei gruppi o test e... una richiesta d'amicizia. Guardo con curiosità chi vuole vedere il mio profilo. Cleo Cattaneo. Corrugo un sopracciglio, cercando di scavare nella mia mente i ricordi che ho di questa ragazza... guardo la sua foto: biondina con gli occhi dello stesso colore dell'acqua (sospiro: magari averceli così belli!).
Scuoto la testa con decisione: no, non la conosco e non l'ho mai vista prima d'ora.
Scrollo le spalle e poi clicco su “Accetta”. Cosa mi costa? Assolutamente nulla. E poi, magari, è pure simpatica.
Dopo un minuto neanche, vedo che mi ha aperto la conversazione.

Cleo scrive:
ciao! ^^

Loredana scrive:
buonaseraa ^^

Cleo scrive:
come va?

Loredana scrive:
bene grazie, a te invece?

Cleo scrive:
tutto bene... (:
mi chiamo Cleo, comunque >.<

Sorrido, quasi automaticamente. Mi sembra simpatica, come ragazza. Succede anche a me di dimenticarmi di dire il mio nome, e così faccio una figuraccia. Lei adesso però non l'ha fatta, anzi: la capisco perfettamente, ed è per questo che mi ispira simpatia.

Loredana:
piacere, io mi chiamo Loredana... ma chiamami pure Lori, odio chi mi chiama per nome, non so perché ^^''

Cleo scrive:
comunque il tuo non è un brutto nome... (:

Arrossisco un poco. Adoro i complimenti, anche se a volte mi mettono in imbarazzo.

Loredana scrive:
oh, grazie :) diciamo che è lungo e molto particolare... e poi io adoro dare i soprannomi quindi è perfetto... con te invece non si può, però il nome resta comunque bellissimo :)

Sì, onestamente mi piace molto Cleo. E' strano, ma veramente carino ed originale. Non come i soliti nomi comunissimi che si sentono giorni sì e giorno no. Un altro punto in più per Cleo.

Cleo scrive:
grazie ^^

Forse anche lei sarà arrossita. La sua immagine che vedo nella mia testa è così reale, che sembra quasi vera.
Dopo una piccola pausa, una domanda mi sorge alla mente: ma è di Rapallo?

Loredana scrive:
ma, toglimi una curiosità, ma tu di dove sei? Perché non credo di averti mai vista >.<

Cleo scrive:
in effetti non credo siamo delle stesse parti. Io sono nata nelle Marche, ma vivo praticamente da sempre a Lagundo, un piccolissimo paese la cui popolazione è di maggioranza tedesca alla periferia di Merano (BZ)... tu invece di dove sei?

Loredana scrive:
uh, quindi abiti praticamente in montagna! Che bello :) Ehm, io abito da tutt'altra parte: a Rapallo, in provincia di Genova.

Okay. Bocciamo l'idea di esserci già viste. Abitiamo in due posti completamente diversi: lei in montagna, ed io al mare. Devo dire, però, che mi ha sempre attirato andare in vacanza anche solo per qualche giorno in montagna. Solo che, per una cosa o per l'altra, non sono mai riuscita a realizzare questo mio piccolo sogno.

Cleo scrive:
beata te che stai al mare, qui l'unica caratteristica sono gli impianti sciistici, e dopo un po' ne hai fin sopra i capelli della neve che blocca i marciapiedi... .-.

Come una specie di sogno, mi vedo che scio con una tuta invernale bellissima, un berretto di lana con quel simpatico pon-pon che ho sempre desiderato fin da quando ero piccola, attorno a me un bellissimo paesaggio costituito da montagne innevate, impianti quali seggiovie o skilft, e l'aria purissima che respiro, senza neanche un filo di inquinamento.
Un altro punto in più per Cleo.

Loredana scrive:
oh mio Dio! Ma è il mio sogno nel cassetto! Come fa a non piacerti? Sono io che invidio te, miseriaccia... qui il mare è bello, ma solo in estate quando puoi fare il bagno... d'inverno è così vuoto, freddo e fin troppo tranquillo...

Cleo scrive:
secondo me il mare in inverno ha un qualcosa di romantico e mitologico allo stesso tempo. Sei mai stata in Scozia? Lì il mare è scuro e agitato, eppure non è meno bello delle limpide acque della barriera corallina... non sai quanto desideri dipingere il mare, ultimamente...

Ha ragione. Il mare, in inverno, ha anche qualche piccolo lato positivo. Poi, rileggendo quello che mi ha appena inviato, mi salta all'occhio l'ultima frase.

Loredana scrive:
dipingere? Tu dipingi?! Oddio, ho sempre desiderato avere quel talento. Invece devo ammettere che non saprei disegnare neanche la cosa più infantile del mondo ^^'' Comunque no, non sono mai stata in Scozia (sinceramente non ho mai viaggiato tanto, anche se mi piacerebbe >.<), ma da come descrivi tu il mare scozzese mi piacerebbe molto :)

Cleo scrive:
è bellissima, spero che riuscirai ad andarci, un giorno ** e comunque sì, dipingo, direi che lo faccio da sempre, è un modo per esprimere me stessa, non so se sai di cosa parlo...

Sorrido. Eccome che capisco. Forse sono la persona che la capisco meglio.
Un altro punto a favore per Cleo. Mi sta proprio simpatica.

Loredana scrive:
sì, ti capisco. Anche io ho un modo per mostrare la mia personalità, ovvero cantando :) Sai, insegno canto a un'accademia musicale di qui. Sono diciannove anni che sono iscritta. Adoro cantare, è praticamente tutta la mia vita. Sarei persa senza la mia voce :D

E mentre scrivo, lo penso veramente. Ogni singola parola. La cosa che mi piace di più di me stessa e che mi fa credere nelle mie capacità, è proprio la mia voce (ed è anche per questo che sono di umore nero quando ho il raffreddore, perché è come se rovinasse tutti i miei progressi e le mie soddisfazioni).

Cleo scrive:
beata te, io ho una voce terribile >.< comunque mi piacerebbe sentirti cantare, un giorno ^^

Sorrido. Un altro punto in più per Cleo. Dopodiché, senza che ci possa fare niente, sbadiglio. Guardo l'orologio, stupita. Oddio, sono già le dieci e mezza. Com'è volato il tempo!

Loredana scrive:
oh, se ti interessa a gennaio incido il mio primo disco... se vuoi posso farti sapere il titolo ^^ E piacerebbe anche a me vedere uno dei tuoi disegni. Ma li pubblichi da qualche parte per caso? Comunque scusami tantissimo, ma adesso è meglio che vada a dormire, altrimenti domani chi si alza per andare al lavoro? :) Mi ha fatto davvero piacere chattare con te, spero di sentirti ancora ;)

Cleo scrive:
sì, mi piacerebbe moltissimo ** Per quanto riguarda i miei disegni, quelli digitali o quelli che riesco a scannerizzare li metto su DeviantArt, mentre altri dipinti su tela li metto all'asta su qualche sito poco famoso, un giorno ti darò i link, ora anche io devo spegnere, spero anche io di sentirti ancora, un bacio!

Loredana scrive:
perfetto, allora domani se ci risentiremo mi passerai i link così do un'occhiata, sono curiosissima :) Ciao Cleo, buonanotte. Un bacione :)

E scritto questo, arresto il sistema del computer, con una veloce stiracchiata di braccia. Prima di uscire dal salotto, spengo la luce. Poi salgo mezza rimbambita (eh sì, purtroppo il computer mi fa quest'effetto) le scale che mi conducono in camera mia, ed infine mi butto con un salto sul letto. Sono stanca morta, non vedo l'ora di dormire. Per fortuna sono già in pigiama.
Mi infilo con un sorriso sotto le coperte; mi sento come una bambina che ha appena ricevuto il bacio della buonanotte dalla mamma. Non so perché. Sarà stata la conversazione con Cleo che mi ha messo così di buonumore...
Spengo la luce, con un sospiro che racchiude tante emozioni: stanchezza, ma anche felicità. Mi sdraio sul fianco destro, come sempre e per ultima cosa chiudo gli occhi, addormentandomi subito dopo.

















*** Spazio Autrici ***

Ecco qui, finalmente, il capitolo 3. Beh, siamo state puntuali, non è così? u.u (Ovvio che è così u.u ndLeslie)
E poi c'è da contare che la mia povera Linda (alias me, per chi non lo sapeva xD ndLeslie) ha avuto la febbre, e quindi è stata male per una settimana circa. Per fortuna ora è guarita ^^ (Già >< ndLeslie)

Prima di tutto volevo avvisarvi che la mia storia sta uscendo una figata (confermo ndLeslie). E per questo devo ringraziare molto Flavia, la mia tessssora. Oggi pomeriggio siamo uscite in centro a fare shopping e mi ha sopportata per tutto il tempo. Le ho raccontato tutto quello che ho in mente, e credetemi che è un sacco >.< Lei mi ha aiutata a decidere tutta la trama e... non sapete cos'è venuto fuori *W* Però non voglio anticiparvi troppo, quindi faccio silenzio XD

Beh, non mi sembra che in questo capitolo compaiano nuovi personaggi, quindi concludo con i ringraziamenti e le risposte alle recensioni.

Ringraziamo di cuore le 2 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite e le altre 4 che l'hanno aggiunte nelle seguite. Siete miticheeeee! (:
Grazie anche a chi ha solo letto. ^^


_Bella_Swan_ Grazie di tutto tesorooo ^^ Sei gentilissima!! Anche io trovo che Michele sia fantastico, comunque *W* (eh, che ci volete fare? creare personaggi fiQui è il mio mestiere xD ndLeslie) E sì, Lori e Cleo sono diverse ma allo stesso tempo uguali! Le adoro >.< *sorriso a trentadue denti. Grazie di seguirci, spero che commenterai anche il prossimoooo ** Un bacio <3


Bom, chiudo >.< Al prossimo capitolo carissimi ;)

Bacioni, LaLLa e Leslie.

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Capitolo 4
*** The proposal. ***










capitolo 4

4. The proposal




Martedì 1 dicembre

Cleo's Pov.

Faccio un sorriso timido a mio padre e prendo la forchetta, rimirando la pasta al pesto nel piatto davanti a me. Michele, dall'altro capo del tavolo, ha già cominciato a mangiare.
«Ehm, allora, papà...» comincio, titubante, seguendo con l'indice i quadretti azzurri della tovaglia. «Cosa ci racconti di nuovo?»
Lui sbuffa e beve un sorso d'acqua. «Me lo chiedi ogni volta che mi vedi, Cleo, e non succede mai nulla di nuovo» borbotta, secco.
Mi mordo il labbro e comincio a mangiare, seppur non abbia particolarmente fame. Si può dire il contrario di Michele, che non alza lo sguardo dal piatto e sta' attento a non avere mai la bocca vuota. Lui e papà hanno litigato ieri, se ho capito bene riguardo al matrimonio saltato con Emma. Michele odia che gli venga ricordato che ha sposato la sua migliore amica, ma che poi ha annullato il matrimonio dopo poco più di un anno, buttando all'aria progetti di una vita. Papà e Michele litigano spesso, probabilmente perchè sono incredibilmente simili, e non solo nell'aspetto. Mangiamo in silenzio per una buona mezz'ora, senza che nessuno riesca a trovare qualcosa da dire. La tensione è pazzesca, e il silenzio quasi insopportabile. Papà diventa musone, quando è arrabbiato, e incredibilmente orgoglioso. Non è mai lui, quello che ha torto, devono essere sempre gli altri a farsi avanti e chiedergli scusa.
«Michele, posso parlarti un secondo?» salto su, con voce acuta, la voce tipica di quando sono a disagio.
«Certo» risponde lui, leggermente esitante.
So che farebbe di tutto pur di non dover sopportare l'idea di stare in questa stanza un minuto di più, eppure sa già quello che voglio dirgli. Ci chiudiamo nella camera che una volta era la mia e si siede sul letto, seccato.
«So già quello che vuoi chiedermi, Cleo, e la risposta è no. Non gli chiederò scusa di nuovo nella speranza che ritorni a parlare a monosillabi e tu non sia costretta a fare domande stupide nella speranza di rompere il silenzio!» mette in chiaro, prima che riesca ad aprire bocca.
Sospiro. «Michele, sai che prima o poi dovrai farlo, perciò perchè non ora? Cos'è, vuoi goderti le tue due ore di gloria? Vuoi poter raccontare ai tuoi figli che hai saputo tenere testa a tuo padre per più tempo di quanto io abbia mai fatto? Mi sembra molto stupido» lo rimprovero, secca.
Lui alza gli occhi al cielo ma non dice nulla. Mi siedo accanto a lui.
«Sai com'è papà» dico, paziente. «È un brav'uomo, ha rinunciato alla sua vita per sposare la mamma, quando lei ha avuto paura dell'aborto, e poi lei lo ha abbandonato, ma lui non si è scoraggiato, e si è preso cura di noi finché non siamo stati capaci di camminare da soli, e anche più tardi.»
«Non serve che mi racconti la storia della nostra famiglia, direi che la conosco piuttosto bene» borbotta, contrariato.
«Certo, ha qualche difetto» riprendo, ignorandolo completamente «Ma è nostro padre, e noi siamo come siamo per merito suo! Se ci rimprovera è perchè vuole che noi siamo felici! Felici!» esclamo, con enfasi.
Michele non dice nulla, fissa il pavimento ripensando alle mie parole, che gli ho ripetuto almeno trenta volte solo negli ultimi due mesi.
«Fallo per me...» aggiungo allora, battendo le ciglia come facevo da piccola quando volevo che giocasse con le bambole assieme a me.
Lui sorride e mi stringe a sé, senza dire nulla. Lo fa spesso, e io non saprei come fare senza quegli abbracci. Poso l'orecchio sul suo petto e ascolto i nostri cuori battere, mentre lui mi accarezza i capelli. Quando sciolgo l'abbraccio, sul suo volto è già dipinta la sconfitta.
Lo sapevo, lo sguardo da sorellina adorata funziona sempre.
Troviamo papà in soggiorno, e io mi congedo subito con la scusa di lavare i piatti. Quando, una ventina di minuti dopo, torno, sono letteralmente allibita nel vederli ridere come due vecchi amici. Al mio sguardo interrogativo è papà a rispondere.
«Stiamo guardando i vecchi video di quando eravate piccoli» spiega, indicando la televisione.
Mi siedo tra di loro con il sorriso sulle labbra e mi unisco a loro. Sullo schermo c'è una bambina dai capelli biondi lunghi fino alle spalle e grandi occhi azzurri. Fissa la telecamera curiosa e tende le manine per cercare di prendere lo strano marchingegno che ha davanti. Sorrido, riconoscendomi. Avrò tre anni al massimo e un sorriso invidiabile. Si sente una sorta di urlo di battaglia e poi nell'inquadratura appare un bambino sui cinque anni, con uno scolapasta in testa e una coperta rossa legata a mo' di mantello attorno al collo, oltre a quella indossa solo un paio di pantaloncini blu scuro, e il petto minuto è scoperto. Stringe un mestolo tra le mani.
Io e papà scoppiamo a ridere, mentre Michele diventa completamente rosso e sprofonda nel divano. La bambina bionda guarda il fratello leggermente allucinata, mentre un paio di gambe appaiono dietro di lui e una donna giovane la prende in braccio, ridendo.
«Guardami, papà! Sono un Supereroe!» grida il bambino, sventolando il mestolo a destra e a sinistra.
Continuiamo a guardare video finché non faccio notare che si sta facendo tardi, e io e Michele salutiamo papà e usciamo. Quando salgo sulla macchina di mio fratello ho ancora il sorriso sulle labbra, e lo mantengo anche mentre infilo la chiave nella toppa e lascio gli stivali bagnati accanto alla porta, per poi togliermi giacca e sciarpa e appenderli all'attaccapanni. Non vedo l'ora di liberarmi di questi odiosi collant, ma il telefono che squilla e l'espressione di Michele “se-è-per-me-mi-sono-trasferito-in-Mongolia” mi fa capire che devo essere io, a rispondere. Afferro il telefono e, dopo aver accettato la chiamata, lo porto all'orecchio.
«Cleo?» chiede una voce ansiosa prima che possa dire qualsiasi cosa.
«Indovinato!» rispondo, allegra, riconoscendo la voce di Lara. «In cosa posso esserti utile?»
«È tutto il pomeriggio che ti chiamo, dove sei stata?» chiede lei, indispettita.
Mi lascio cadere sul divano e osservo Michele affaccendarsi ai fornelli nella speranza di riuscire a mettere su qualcosa prima delle nove.
«Da mio padre, ti serve qualcosa?» domando, passandomi una mano tra i capelli.
«No. Cioè, sì. Hai presente quel maglione blu scuro che avevi due settimane fa a quella specie di rinfresco per l'inaugurazione di quel piccolo Hotel cinque stelle in mezzo ai meli?» chiede.
Lara ha una memoria pazzesca. Credo che se si impegnasse potrebbe ricordarsi come eravamo vestite e pettinate quattro Natali fa, senza l'aiuto di nessuna fotografia o roba simile. Spesso mi lascia senza parole.
«Siamo state lì tre giorni» le faccio notare, forse un po' per nascondere il fatto di non avere la minima idea di che maglione parli.
«Sì, la prima sera, intendo... quando abbiamo cenato con quei due tedeschi... si chiamavano Georg e Phillipp, giusto?»
Aggrotto le sopracciglia e mi accarezzo il mento con le dita. «Ehm, credo di avere un vuoto di memoria... com'è che era?» chiedo, disorientata.
«Ma sì, quello con le perline e la scollatura a V, mi pare fosse di cachemire!»
Ho la fugace visione di me che mi guardo allo specchio, lisciando compiaciuta il maglioncino blu che indosso, dalle maniche a tre quarti, e che poi mi tiro su i capelli, mentre Lara commenta entusiasta quanto sia “incredibilmente sexy”.
«Capito» esclamo, alzandomi di scatto e correndo in camera mia.
«Ma perché ti serve?» domando poi, dubbiosa, mentre metto a soqquadro l'armadio alla ricerca del capo desiderato.
«Daniele mi porta a cena, e ho dei pantaloni premaman fantastici che con quel coso starebbero un amore» spiega, con voce sognante.
Rido. «D'accordo, ma non so se riesco a portartelo...»
«Sono già qui sotto, ci vediamo tra un minuto!» mi interrompe lei.
Non aggiunge altro e chiude la chiamata, mentre io sorrido divertita.
«Vado io!» esclamo, anticipando di due secondi il campanello.
Michele mi guarda come se avessi appena predetto chissà cosa e mi segue con lo sguardo mentre mi precipito alla porta e la apro.
Lara mi sorride, davvero carina con i capelli insolitamente lisci e la pancia tonda che riempie la dolcevita grigia che indossa.
Le do due baci sulle guance e ne poso uno sul suo pancione. «Ciao piccola Licia» mormoro, accarezzando la stoffa della maglia.
Lara sorride e si passa una mano tra i capelli. «Come stai?» domanda, mentre la faccio accomodare.
«Oh, tutto bene... tu invece?» chiedo di rimando, sedendomi accanto a lei.
«Bene anche io, grazie... ciao Michele!» agita una mano in direzione di mio fratello, che la nota e fa un sorriso raggiante, per poi raggiungerci e dare a sua volta due baci sulle guance di Lara.
«Qui c'è il maglione» le annuncio, sollevando l'oggetto dei suoi desideri.
Le si illuminano gli occhi e glielo do, per poi assicurarle che può usare la mia stanza come camerino. Mentre si cambia, lascio cadere il telefono sul divano. Michele mi lancia una delle sue occhiate assassine e faccio un sorriso innocente.
«Andiamo! Il “coso che serve per caricare” è così lontaaano» sospiro, battendo le ciglia e rimettendo su lo sguardo da sorellina adorabile.
Michele borbotta qualcosa e sparisce di nuovo in cucina.
Lara se ne va una decina di minuti dopo, ringraziandomi ogni due parole, e mi assicura che mi farà una torta che mi riconsegnerà assieme al maglioncino. A volte è fin troppo gentile. Dopo una cena di Michele decisamente migliore del solito, riesco finalmente a sentirmi in pace con il mondo dopo settimane. Porto il mio computer in soggiorno e, mentre Michele fa zapping, mi connetto a Facebook.

Lorenda scrive:
ciaoooo!

Sorrido, quando vedo che mi ha scritto. Allegra, le rispondo.

Cleo scrive:
ehi! ^^

Loredana scrive:
come stai? :)

Cleo scrive:
benissimo, grazie, e tu?

«Michele, potresti smettere di cambiare canale ogni secondo?» chiedo, alzando appena lo sguardo sulla televisione.
Lui sbuffa. «Sbaglio o sei al pc?» chiede, saccente.
Gli faccio la lingua.

Loredana scrive:
bene anche io ^^

Michele sbircia verso il mio schermo, io lo lascio fare, rimirandomi le unghie.
«Chatti ancora con la tipa carina?» chiede, incuriosito.
«Esatto» confermo, annuendo.

Loredana scrive:
hai mai visto “l'amore non va in vacanza”?

Aggrotto le sopracciglia. No, mai sentito.

Cleo scrive:
temo di no... >.<

Loredana scrive:
ah, okay... praticamente, ti spiego. È un film dove due ragazze si conoscono in chat e decidono di scambiarsi la casa per le vacanze di Natale. So che può sembrarti stupido, ma, valutando la nostra situazione sarebbe perfetto, non credi? Insomma, pensaci. Tu abiti in montagna e ti piacerebbe vedere il mare di qui, e io che abito a cento metri dal mare, in questo momento vorrei essere dove sei tu: circondata dalla neve e dal dolce freddo invernale...

Leggo il messaggio due volte, giusto per essere sicura di averne capito bene il significato. Scambiarsi casa? Ovvero, far venire lei qui e andare a casa sua? Al mare? Ci rifletto un attimo, ma so già cosa risponderò.

Cleo scrive:
sarebbe fantastico **

Mi blocco un momento, lanciando un'occhiata veloce a Michele, che sembra aver optato per un vecchio thriller.

Cleo scrive:
solo che devo convincere mio fratello ad andare a casa di mio padre...

Loredana scrive:
ah... sarebbe un gran problema, o ce la potresti fare?

Convincere Michele a fare qualcosa che non vuole fare? Sono nata per questo, basta prenderlo dal verso giusto.

Cleo scrive:
provo subito  ; D

Loredana scrive:
okay :)

Osservo mio fratello per un attimo, cercando il modo più adatto di introdurre l'argomento.
«A proposito della ragazza carina...» comincio dopo un po', con fare casuale.
«Mh?» fa lui, senza staccare lo sguardo dal televisore.
«Avevo una mezza idea di scambiare la casa con lei, queste vacanze... sai, lei abita al mare, e tu sai quanto mi piace il mare, perciò... ti creerebbe problemi il fatto che lei venga qui?»
Michele continua a non guardarmi. Si stringe nelle spalle. «Perché no?»
Ho il sospetto che abbia ascoltato solo metà delle parole che ho detto, ma per me è meglio così, no?
«Fantastico! Perciò non ti secca andare a stare da papà per un po'» butto lì, come se la questione fosse già risolta.
Michele, che fino ad un secondo fa stava semplicemente annuendo, distratto, si volta di scatto.
«Aspetta! Chi ha parlato di andare da papà?» domanda, allarmato.
«Io, appena adesso... allora affare fatto? Perfetto!» esclamo, senza lasciargli il tempo di ribattere.
Sogghigno e digito la mia risposta.

Cleo scrive:
Andata... ;)
















*** Spazio Autrici ***

Ehilà gente!
Sono di nuovo Leslie, con un nuovo capitolo dal POV di Cleo, come avrete notato. Mmmh... non ho molto da dire in proposito, spero vi piaccia :D (è ovvio che piacerà u.ù ...XD NdLaLLa)

Passo subito alle comunicazioni di servizio: Lalla mi ha chiesto di informarvi (*sorrisone da angelo NdLaLLa) che la storia procede molto bene (anche se io sono indietro ^^"), siamo al 16 capitolo (o almeno, lei è al 16, io alla metà del 13... come avevo già accennato, sono lenta ^^''''''') (ma sono sicura che recupererà u.ù NdLaLLa) e il documento ha ormai raggiunto le 72 pagine (record per entrambe).
In più, come avrete notato, abbiamo aggiunto in ogni capitolo una data, per ragioni di.. uhm... beh, non so bene di cosa, comunque i gironi erano diventati un po' confusi anche per noi, con l'avanzare della storia, e abbiamo preferito specificare (a volte non ci capivo più niente io stessa x) NdLaLLa).

Prima di passare ai ringraziamenti e alle risposte alle recensioni, da ora in poi ci sarà un piccolo "spazio alle pubblicità". (la mia amica Chiara ha messo la fic -sotto richiesta della sottoscritta XD- nel suo spazio pubblicità, e quindi abbiamo deciso che fosse onesto ricambiarle il favore ^^ Miraccomando leggete, perchè la storia è bellissima!! NdLaLLa)

> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


Mmh... non ci sono nuovi personaggi in questo capitolo (eccetto il padre di Cleo e Michele, per il quale però non ho pensato a nessun attore >.<), perciò passo subito alle recensioni, ringraziando di cuore le 4 persone che hanno aggiunto la fic alle seguite e le 9 che l'hanno invece messa nelle preferite.
Grazie anche tutti coloro che hanno anche solo sbirciato questa fic ^^ (e credetemi che le visualizzazioni totali sono tante ^^ NdLaLLa)

CrImInAlSmOoTh muahahah... dillo a Lalla, che mi ha tormentato un sacco di volte con la storia "ma Lori non piacerà a nessuno" (XD) (eeeeeh ^^'' NdLaLLa). Grazie mille per i complimenti, speriamo di vedere una tua recensione anche nei prossimi capitoli *W* un baciooo (LL)

eulalia_17 grazie mille per i complimenti e per la fiducia che hai nella nostra storia, spero di non averti delusa... >.< (ma non dire baggianate u.ù NdLaLLa) Per quanto riguarda la pigrizia, purtroppo ti capisco anche troppo bene... .-. Grazie per aver trovato il tempo per una recensione, noi tutti qui sappiamo che non è facile >.< baciii

_Bella_Swan_ grazie, spero di cuore di essere all'altezza delle tue aspettative *^*

fallsofarc grazie per i complimenti *^* Concordo, il film è stupendo (anche se devo ancora finire di vederlo, ma sono dettagli >.<) Anche noi non vediamo l'ora di postare i prossimi capitoli, adesso che ci penso non so proprio cosa farò quando avremo terminato questa fic (anticipazione: qualche minuto fa abbiamo deciso di fare un seguito, ma i dettagli sono da definire >.<) (giààà *W* NdLaLLa). Grazie mille per la pubblicità, leggerò di sicuro la tua fic, non appena trovo il tempo ** un bacio grande <3


E detto questo, ci salutiamo.
Un bacio e alla prossima settimana! ; D

Leslie e LaLLa

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Capitolo 5
*** Scream! ***










5. Scream!




Martedì 1 dicembre

Loredana's Pov.

Questa mattina invece mi sveglio a causa di qualcosa d'altro. Bene, ora oltre ad odiare la sveglia, odio pure quel maledetto campanello. Se è il postino o cose simili, giuro che mi metto ad urlare tutte le parolacce che conosco.
Quando suona per la seconda volta, più insistentemente, mi alzo e grido, seccata “Va bene, va bene, sto arrivando!”.
«Chi è?» sbotto, dopo aver portato la cornetta del citofono all'orecchio.
«Aprimi!» Una voce maschile, che conosco da più o meno una vita.
«Mattia!» grido, allucinata. Onestamente è più un'affermazione che una domanda, la mia.
«Sì, sono io. Vuoi aprirmi, per favore, che mi sto congelando?»
Chiudo gli occhi e mi gonfio un po', facendo un profondo sospiro. «Mattia, carissimo amico mio, vuoi spiegarmi... » inizio, in un sussurro. Poi finisco con alzare un pochino il volume della voce: «Perché cazzo vieni a casa mia alle sei e cinque minuti di mattina, e per giunta suoni il campanello senza problemi?! Non ti è nemmeno passato per la tua intelligentissima testolina che a quest'ora la gente dorme?» Okay, sto proprio urlando. Però che cavolo, capitemi!
«Appunto perché a quest'ora le persone dormono non dovresti fare casino!» mi stuzzica lui.
«Oh, Dio. Adesso torno a dormire. Potresti non tornare a casa vivo» dico, massaggiandomi le tempie e ripetendomi che devo restare calma.
«No, aprimi! Devo parlarti!» esclama lui.
Stringo gli occhi. Il mio istinto mi dice che devo mandarlo a quel tal paese, ma il mio cuore me lo proibisce: in fondo è il mio migliore amico, e se viene a casa mia a quest'ora vuol dire che ha seriamente bisogno del mio aiuto.
«Va bene» finisco, aprendogli il cancello.
Dopo pochi minuti è già su: è vestito molto pesantemente. Ma d'altronde siamo a inizio dicembre, e fa davvero freddo. Anche se non siamo in montagna e non c'è la neve, come da Cleo. Al solo pensiero di ieri sera, sorrido, senza sapere esattamente perché.
«Allora?» chiedo quando me lo ritrovo davanti, congiungendo le braccia.
«Allora» fa lui, sedendosi sul divano «Ieri sera al solito pub ho incontrato un ragazzo...»
Oh, mi ero dimenticata di dire che Mattia è gay. Non da sempre: da giovane stava con le ragazze, poi ha capito che non facevano proprio per lui. Quando l'ha detto ai suoi genitori, a sua madre per poco non l'è venuto un infarto.
«E quindi?» domando, sedendomi accanto a lui.
«Me ne sono praticamente innamorato» conclude, con un sospiro.
Resto in silenzio, fissandolo negli occhi.
«Oddio, non guardarmi così!» fa lui, leggermente intimorito.
«E come vuoi che ti guardi?» ribatto io, facendo diventare i miei occhi due fessure «Mi hai svegliata alle sei di mattina... per dirmi che ti sei innamorato?»
Okay, forse non ho capito bene.
Lui, con mio grande orrore, annuisce. «Sì, finalmente sì! E forse lui ricambia!» risponde, con eccitazione nella voce «Stanotte non ho chiuso occhio per lui! Non facevo che ripensare al nostro incontro, ai suoi occhi, il suo corpo, la sua boc...» Ma non fa in tempo a finire la frase, che io mi sono già alzata.
«Dove vai?» chiede Mattia, preoccupato.
«A cercare di riaddormentarmi» sibilo io.
Lui mi afferra il polso. «Ti prego, Lori, non sono mai stato così felice in tutta la mia vita. Aspettavo questo momento da tantissimo tempo!»
Lo guardo per qualche secondo, prima di parlare. «E così decidi di svegliare la tua migliore amica che deve andare a lavorare il giorno dopo. Due lavori diversi in due posti completamente lontani, oltretutto!»
«Okay, scusami, ma sono così felice che non capisco più niente. E ho sentito il bisogno di dirtelo» dice lui, abbassando il capo.
Io sorrido, intenerita a quell'immagine. Ma quanto è adorabile il mio Mattia?! Okay, è pazzo. Totalmente pazzo, ma è proprio per questo che lo adoro.
Senza dire nulla, lo abbraccio. Perché a volte un abbraccio vale più di mille parole.
«Grazie Lori, sei una vera amica» mi sussurra lui, con dolcezza «Ti voglio bene.»
«Anche io, Mattia. Tanto.»

Alle otto di mattina sono in negozio. Questa volta con neanche un minuto di ritardo. Per questo devo ringraziare Mattia (ecco, l'ho sempre detto io che tutte le cose hanno il lato positivo e quello negativo).
Come sempre, la mattinata passa in fretta. Per me e Giorgia, poi, ogni scusa è buona per ridere.
A pranzo andiamo al solito bar a mangiare qualcosa. Quando finisco la mia pizza, guardo l'orologio. Oh Santo, sono già le due e quaranta.
«Scusami, ma devo proprio andare! Ci vediamo, okay?» saluto Giorgia, alzandomi di scatto.
Lei annuisce, con un sorriso. «Okay. Canta bene, mi raccomando! Ciao bella!»
Prima di uscire, le lascio i soldi. Dopodiché faccio una corsa fino alla macchina. Quando ci entro, inserisco le chiavi e parto, senza aspettare altro. Non posso arrivare in ritardo: ho lezione alle tre e un quarto, ed ora che arrivo...
Come avevo previsto, si sono già fatte le tre.
Parcheggio al primo posto che trovo libero, poi corro dentro. In segreteria, trovo Silvia al telefono. Appena mi vede, il suo volto si illumina di un sorriso favoloso. Adoro il suo sorriso: è  misterioso e acceso allo stesso tempo.
Io la saluto con la mano. Chi sarà al telefono?
Quando mette giù, alza gli occhi al cielo. Poi mi si avvicina e mi da un affettuoso bacio sulla guancia. «Perdonami, ma ultimamente mia sorella mi chiama ventiquattro ore su ventiquattro da quando hanno fissato il matrimonio... mi chiede consiglio su ogni stupidaggine! Pensa che mi ha appena chiesto che tipo di tovaglioli andrebbero bene secondo me per il pranzo!»
Io scoppio a ridere. «Beh, la conosci Claudia... ha bisogno di tanto supporto.»
«Lo so» fa Silvia, scocciata «Comunque, tutto bene, tesoro?»
Annuisco. Poi decido di raccontarle di Mattia, in fondo sono cari amici anche loro due.
«Sono contenta per lui» commenta poi, prendendo la borsa che era appoggiata sulla scrivania. Insieme ci avviamo verso le aule di lavoro per aspettare i nostri allievi.
«Sì, anche io» affermo «Però svegliarmi alle sei di mattina...»
«…è esagerato» finisce Silvia, annuendo.
«Già.»
«Oggi chi hai, tu?» mi chiede, svoltando il corridoio che ci conduce alle stanze.
Per fortuna siamo in due classi vicine, penso tra me e me.
«Una ragazza che ha iniziato da poco» rispondo, scrollando le spalle «Dovrò farle fare i soliti esercizi vocali e muti. E poi Lorenzo, con lui sì che c'è da divertirsi: mi piace da morire cantare con lui, inventiamo ogni tipo di ritmo, voci e...»
Silvia a questo punto mi guarda con aria seria. «Non è che ti sei presa una cotta per Lore?»
Spalanco la bocca alla massima estensione. «No!» esclamo, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo «A parte che è già fidanzato... e poi... »
«Lo so, però è un uomo molto carino e davvero simpatico, non credi?» ribatte Silvia, con aria innocente sul volto.
Io stringo gli occhi. «Sì, se devo essere obiettiva» l'ultima parola la pronuncio in modo più marcato «Però non mi piace, lo vedo solo come amico. E comunque non mi farebbe affatto bene innamorarmi di un uomo già occupato...»
Silvia annuisce, sorridendo con imbarazzo. «Giusto, non ci avevo pensato.»
Scuoto la testa, trattenendo un riso.

Alle otto di sera, sto salendo le scale che mi conducono al mio appartamento. Inspiegabilmente mi viene da pensare a Cleo, alla nostra chattata di ieri... e ora che ci rifletto, oggi l'ho pensata molto.
Appena arrivo davanti alla porta di casa mia, cerco le chiavi di casa nella borsetta. Che palle, perché non le trovo mai subito?
Appena apro la porta di casa, mi blocco all'istante. Un momento. Socchiudo gli occhi un poco, fissando davanti a me senza vedere realmente cos'ho di fronte. Poi sorrido, ripetendomi nella mente che sono un genio.
Mi tolgo la giacca e le scarpe, dopodiché mi precipito al computer. Accendo e tamburello impaziente le dita sul tavolo.
Quando compare la schermata principale, clicco qua e là velocemente. Su, collegati!
Appena entro nel sito di Facebook, controllo gli utenti collegati. Fa che ci sia, fa che ci sia...
Evvai, è in linea!
Clicco sul suo nome e dopo che si è aperta la conversazione, la saluto, digitando velocemente sulla tastiera le lettere.
Sono in fibrillazione, non riesco a fare le cose con calma!
Per fortuna mi risponde dopo cinque secondi, neanche.

Cleo scrive:
ehi! ^^

Loredana scrive:
come stai? :)

Cleo scrive:
benissimo, grazie, e tu?

Loredana scrive:
bene anche io^^

Dopo aver inviato, faccio una piccola pausa. Okay, ora è arrivato il momento di proporre la mia genialata. Su Lori, andrà tutto bene.

Loredana scrive:
hai mai visto “l'amore non va in vacanza”?

Okay, è proprio un modo stupidissimo per introdurre l'argomento, ma di solito è sempre così: quando arrivi al punto che devi iniziare il discorso, non trovi mai le parole adatte.

Cleo scrive:
temo di no... >.<

Loredana scrive:
ah, okay... praticamente, ti spiego. È un film dove due ragazze si conoscono in chat e decidono di scambiarsi la casa per le vacanze di Natale. So che può sembrarti stupido, ma, valutando la nostra situazione sarebbe perfetto, non credi? Insomma, pensaci. Tu abiti in montagna e ti piacerebbe vedere il mare di qui, e io che abito a cento metri dal mare, in questo momento vorrei essere dove sei tu: circondata dalla neve e dal dolce freddo invernale...

Bene. Gliel'ho detto. Tutto. La mia grande ideona, l'ho espressa. Ora vediamo che dice...

Cleo scrive:
sarebbe fantastico **

Sorrido. Sono un genio.
Proprio quando sto per riniziare a scrivere, vedo che ha inviato qualcosa d'altro. Alzo gli occhi e leggo, col cuore in gola.

Cleo scrive:
solo che devo convincere mio fratello ad andare a casa di mio padre...

Loredana scrive:
ah... sarebbe un gran problema, o ce la potresti fare?

Incrociando le dita sotto la scrivania, aspetto ansiosa la sua risposta.

Cleo scrive:
provo subito  ;D

Sorrido nuovamente, mentre il cuore non si decide a rallentare i battiti. Vai Cleo, faccio tutto il tifo per te.

Loredana scrive:
okay :)

Aspetto qualche minuto, fissando lo schermo e scongiurando sottovoce.
Poi decido di fare qualcosa: se resto qui ferma, il tempo passa molto più lentamente. Devo distrarmi. Mi alzo e mi dirigo in cucina. Apro il frigo con un sospiro: speriamo che ci sia qualcosa di buono da mangiare, anche se non è che abbia proprio tanta fame...
Okay, vada per uno yogurt al caffè. Prendo il cucchiaino dal primo cassetto, butto via la carta che lo confeziona, dopodiché torno al computer.
Non ha ancora risposto.
Così inizio a mangiarlo. Un cucchiaino, due, tre, quattro, cinque... Mio Dio, se non risponde entro un minuto giuro che non lo digerisco: sono troppo agitata!
Potrebbe cambiarmi la vita, sì. Potrei incontrare l'amore della mia vita, come è successo nel film. Potrei conoscere nuova gente, potrei...
Non riesco a terminare il pensiero: con la coda dell'occhio vedo che mi ha risposto. Prima di leggere, chiudo gli occhi e faccio qualche respiro profondo per cercare di calmarmi.
Stai tranquilla. Al massimo, se dice di no, puoi trovare un'altra soluzione, o un altro posto dove andare, o...
La tentazione è forte. Alzo la testa e guardo cosa mi ha scritto, col fiato sospeso.

Cleo scrive:
Andata... ;)

Lancio un urlo, alzando le braccia verso l'alto.














*** Spazio Autrici ***

Ma buongiornooo ^^ Come state? Io alla grande, e anche Leslie, credo >//< (sto benissimo *-* ndLeslie)

Finalmente siamo arrivati alla fine della noia, dal prossimo capitolo divertimento puro *yeah... XD Se non lo sapete ancora (o magari non lo avrete intuito >.<) nel prossimo capitolo le due girls si scambiano la casa, i personaggi si invertono, l'ambiente pure e... le storie si intrecciano ^^ (ed è questo il lato migliore della fic, non è così? ;D) (è così! xD ndLeslie)

Devo dire che sono molto felice del nostro risultato. Siamo giunte al capitolo diciottesimooo *W* E come precedentemente Lindù ha detto, è un grande record, sia per me che per lei (vorrei ben dire u.ù Per ora è lungo ottantaquattro pagine su Word!) (preciso che LALLA, è al diciottesimo, io sono nel bel mezzo del quindici, ma sono dettagli ^^" ndLeslie).

Bene, non ho nient'altro da aggiungere, quindi vi lascio con le foto dei personaggi "entrati in scena" (i due migliori amici di Lori: Mattia e Silvia **) lo spazio pubblicità, i ringraziamenti e le risposte alle recensioni ;)

Fotografie personaggi:
Silvia
Mattia


> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


Ringraziamo di cuore quelle meravigliose 4 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, le 11 che l'hanno invece messa nelle seguite ed anche chi ha solo letto ^^


vero15star  Ehi, sono davvero contenta che ti piaccia e spero che commenterai anche questo capitolo. Grazie di tutto, a presto (spero ;D)! Un bacio ^^

fallsofarc Ciao Chiara, carissima! Per il link della tua storia non preoccuparti, è solo un piacere per noi, e poi dovevamo ricambiare, non ti sembra giusto? ;) E per i complimenti che hai fatto alla mia (sì, perchè è mia u.ù) Linda penso che ne sia orgogliosa (e in effetti lo sono, sia di Michele che del suo rapporto con Cleo, grazie mille *W* ndLeslie)... lo sarei anche io se avessi creato quel bellissimo / perfetto / stupendo / eccezionale / magnifico figo di Micheleee *W* (se non si fosse capito, io ne sono innamorata... però tu non dirlo a nessuno! XD) Comunque riguardo l'arrivo dei "capitoli migliori" puoi dirlo forte ;) I prossimi sono bellissimi, o almeno credo ^^'' Ricordo però che quando scrissi (oh, che verbi >.<) il lontaaano (già che siamo in tema, no? XD) capitolo settimo, ho riso io stessa mentre lo scrivevo! XD Quello secondo me è il capitolo più divertente, anche se ce ne sono altri, sia che ho scritto io, sia che ha scritto -soprattutto- Lindù (yeah XD diciamo che abbiamo usato uno stile particolarmente ironico, nello scriverla >.< ndLeslie). Oddio, ho spoilerato alla grande, mia cara! Sii felice di questo, ahah! Uh, per ultima cosa, volevo fare il mio commento alla tua affermazione "sono curiosa di sapere qualcosa di più sulle nozze saltate di Michele": mi sa che dovrai aspettare ancora un po', tesoro >.<'' Pensa che quello che è realmente successo l'ho scritto qualche giorno fa, in uno degli ultimi capitoli che ho battuto. Quindi... ^^'' Che l'ansia ti dia un po' di tregua, ahah (dato che ovviamente tu attenderai tutto il tempo col cuore che palpita all'impazzata, vero? u.ù ...XD). Bene, mi sembra sia arrivata l'oro di terminare, che dici tu? XD Grazie di tutto quello che fai, a partire dal leggere e recensire, fino alle pubblicità che ci fai *W* Un bacione enorme <3

ery_94 Ciaoooo! Sono contentissima che ti piaccia la storia, come lo sono per la recensione che ci hai lasciato ** Grazie di tutto, sei davvero gentile ^^ Anche a me piace molto il film, ed è per questo che mi è venuta... uhm, "l'illuminazione" di fare una storia scritta simile... almeno, io penso che sia una genialata l'idea di "scambiarsi le case per un periodo" e poi fare tutte quelle cose che sono successe nel film, e che abbiamo deciso di fare succedere nella fic (prendendone spunto u.ù Non sono proprio identiche!) -che frase luuunga! Spero che riuscirai a capirci qualcosa XD- Ed anche a me piacciono le protagoniste, soprattutto Michele... *W* (Michele non è UNA protagonista, al massimo è UN protagonista... lo dico solo per te, eh u.u ndLeslie) (ops ^^'' ...XD) Fa bene a piacerti, io personalmente lo... amo? :D Però non andiamo fuori tema u.ù ...XD Per ultima cosa: sono felice di averti lasciato la voglia di continuare a leggere, soprattutto nel prossimo che si scambiano le case *W* (mi dispiace farti aspettare un'altra settimana, ma d'altronde dovevamo scrivere anche il capitolo dalla parte di Lori ;P) Fidati che dal prossimo in avanti la cosa si fa mooolto interessante ^^ (posso confermare che ci sarà da divertirsi *W* ndLeslie) Beh, basta annoiare >.< Ti saluto ^^ A presto (spero, vero? **)!! Baciii <3

eulalia_17 Wèè! Ahah, cavolo, ti sei ricordata di recensireeee!! (Che poi non è vero perchè te l'ho chiesto io XD) (ah, sempre la solita Lalla xD ndLeslie) Sono felicissima che ti piaccia la storiaaaa *^*  E sì, Cleo e Michele hanno un ottimo rapporto... per fortuna che sono fratelli *guarda sospettosa, poi fa un sorriso a trentadue denti; eh, se non si fosse capito... io sono perdutamente innamorata di Michele XD (pensa che si è arrabbiata quando più avanti Cleo ha detto di avere bisogno di lui come ha bisogno dell'aria u__u - xD ndLeslie) Okay, meglio che io stia zitta ^^'' Comunque Lindù, la mia tesssora (:D), è un mito ^^ (troppo gentile ^/////^ ndLeslie) Sono contenta che ti abbia fatto ridere col capitolo precedente, anzi, penso che ne sia più felice lei ^^ (e infatti lo sono :D ndLeslie) Bene, allora ti lascio con la tua insopportabile (la speranza è l'ultima a morire XD) attesa per i prossimi capitoli ;P E spero di non averti delusa con questo, che ho scritto io, dalla parte di Lori ^^ (non dire baggianate, ovvio che non l'hai fatto u.u ndLeslie) A prestooo ** Un bacione anche a te, cara, e grazie di tutto ^^


Bom, concludo >.<
Arrivederci a tutti e al prossimo weekend, carissimi lettori XD
LaLLa e Leslie


Ps. (Eh, sono ancora qui a rompere XD) L'altro giorno mi sono messa a graficare un po' sulla mia Lori e Cleo, e ne sono usciti fuori due collage che ci terrei a postare. Vi lascio i link, se avete voglia di dare un occhiata e magari farmi sapere che ne pensate tramite recensione, ne sarei felicissima ;D
Collage numero 1
Collage numero 2

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Capitolo 6
*** Departures. ***










6. Departures.




Mercoledì 2 dicembre

Cleo's Pov.

Fisso indecisa i tre tubetti di mascara che ho tra le mani. Sono tutti e tre neri – odio gli altri colori – ma non so quanti mi conviene portarne. Uno è nuovo, il secondo è quasi finito, il terzo appena aperto. Forse è meglio portarli tutti e tre, non si sa mai. Aggiungo il resto dei trucchi che ho preparato nel mio beauty-case e faccio un veloce riepilogo di quello che ci ho già messo dentro, per poi chiudere la cerniera e infilarlo nell'enorme valigia già praticamente piena. Ho sistemato lo stretto indispensabile per disegnare circa a metà, dopo la pila di maglie, e ci ho sistemato sopra due paia di pantaloni, in modo che resti più protetto. Poi ho portato una vagonata di libri, da Jane Austen a Harry Potter – che nonostante sia ormai vicina ai trenta adoro ancora – sistemati con cura sotto tutti i vestiti. In cima a tutto c'è il mio notebook, protetto da una sorta di astuccio che ho comprato mesi fa.
Guardo soddisfatta il mio bagaglio, per poi chiuderlo con un sospiro soddisfatto e infilo le ultime cose nella borsa che userò come bagaglio a mano. Ho deciso di prendere il treno, lascerò a Loredana la mia auto e non mi sento di appropriarmi di quella di Michele. Mi guardo allo specchio e infilo il cappotto e la sciarpa, per poi sistemare i capelli. Ho deciso di vestirmi in modo semplice: un paio di pantaloni comodi, maglia con scollo a barchetta e uno dei miei inseparabili foulard da usare come sciarpa.
«Sei pronta?» mi chiede Michele dal soggiorno, impaziente.
Okay, lo ammetto, sono leggermente in ritardo sulla tabella di marcia, ma d'altro canto ho detto a Michele che il treno partiva mezz'ora prima dell'orario reale, così sono sicura di non perderlo.
«Adesso sì» dichiaro, infilandomi la borsa a tracolla e afferrando la valigia con entrambe le mani. Il primo tentativo fallisce rovinosamente. Il bagaglio è più pesante di quello che mi aspettavo e cade a terra, mancando di un pelo il mio piede.
Sentito il tonfo, Michele mi raggiunge, sospettoso. «Tutto bene?» domanda, fissando prima me, poi la valigia e poi di nuovo me.
Mi dipingo un sorriso innocente sul volto e spingo con la punta del piede un paio di pantaloni abbandonati sul pavimento sopra il punto in cui la valigia ha bugnato leggermente il suo amato parquet. «Certo!» esclamo.
Lui socchiude gli occhi e mi scruta severo per una decina di secondi, poi gli ricordo in modo casuale che siamo in ritardo e lui afferra la mia valigia e mi precede fuori con un sospiro.
«Ricordati» dico all'improvviso, mentre siamo in macchina «Che prima di andare da papà devi aspettare Loredana e mostrarle la casa, spiegandole come inserire l'allarme, se non si sente sicura – ricordandoti di tranquillizzarla con quella cosa che avevi spiegato a me, sul fatto che le probabilità di un furto siano bassissime – e di come funziona il forno, che ha la manopolina guasta e che bisogna fare pressione, e di come funziona la televisione e come deve fare per registrare i programmi, e...»
«Lo so, Cleo, me lo hai ripetuto sei volte, e conosco i problemi che potrebbe avere una persona che non conosce il mio appartamento nell'abitarci» mi interrompe, ironico.
Mi stringo nelle spalle. «Volevo solo essere sicura che lo sapessi» ribatto, con una smorfia.
Michele ridacchia, poi accosta la macchina e scendiamo in contemporanea. Prende la mia valigia e mi segue su per la scalinata di marmo bianco, ingrigito dall'inquinamento. Controllo il tabellone degli arrivi e delle partenze in tutta calma, mentre Michele mi guarda ansioso.
«Cleo, il tuo treno parte tra un minuto!» mi ricorda, nervoso.
Gli faccio un sorriso colpevole. «Oh, ti ho detto undici? Intendevo undici e trentacinque, che sbadata» ammetto.
Michele mi guarda prima incredulo, poi decisamente irritato. «Mi hai fatto venire qui un'ora prima?» domanda, decisamente alterato.
«Mezz'ora» lo correggo, con un sorriso imbarazzato.
Sta per dire qualcosa, e so che non sarà piacevole, perciò mi defilo con la scusa di comprare qualche rivista per il viaggio.
Poso una manciata di monete in quella sorta di piatto di plastica che c'è in quasi tutti i negozi e, dopo un sorriso veloce al commesso, prendo i miei giornali e mi infilo una gomma in bocca.
«Sei ancora arrabbiato?» chiedo a Michele, quando mi raggiunge.
Mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte. «Come potrei? Stai per partire...» mi sussurra, cullandomi tra le sue braccia.
Allaccio le braccia attorno al suo collo, rendendomi improvvisamente conto che non lo vedrò per almeno due settimane. Sento uno strano senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Come farò senza Michele? L'ultima volta che mi sono separata da lui è stata durante la permanenza in clinica, eppure lì avevo mia madre, e lui veniva a farmi visita fin troppo spesso.
Chiudo gli occhi.
Coraggio, Cleo. Dovrai pur imparare a camminare con le tue gambe, no? Mi dico, per incoraggiarmi.
Annuisco tra me, poi sciolgo l'abbraccio con Michele e mi asciugo una lacrima sfuggita al mio autocontrollo.
«Allora ciao... chiamami, va bene?» domando, con una voce simile a quella che avrei se fossi molto raffreddata.
«Certo, tutti i giorni» mi assicura lui, sfiorandomi con affetto la punta del naso.
Sorrido. «Salutami i tuoi pulcini!» sussurro, baciandolo sulla guancia, poi afferro la valigia e la trascino fin sopra il treno.
Li chiamiamo così, i suoi alunni, tra di noi. “Pulcini”, non so nemmeno perchè, visto che alcuni daranno la maturità, quest'anno, e pulcini decisamente non lo sono più.
«Ciao Michele!» grido un'ultima volta, poco prima che il treno emetta un piccolo sbuffo e cominci a muoversi.
Lui ricambia il saluto e segue il treno finché gli è possibile. Quando il treno si lascia definitivamente la stazione alle spalle, mi metto alla ricerca di un posto libero. Trovo un vagone quasi completamente vuoto e prendo posto accanto al finestrino, per poi prendere il telefonino e selezionare il nome “Loredana” nella rubrica. Aspetto pochi secondi, poi sento la voce squillante di Lori e sorrido.
«Ehi! Come va lassù? Pronta per la partire?» chiede.
«In realtà sono appena partita... dovrei arrivare a Verona verso le due meno dieci» spiego, ricontrollando l'appunto sui treni che devo prendere.
«Ah» afferma lei «Hai preso un taxi?»
Scuoto automaticamente la testa. «Mi ha accompagnata mio fratello, che, a proposito, ti aspetta a casa mia quando arrivi... si chiama Michele, ti piacerà, vedrai» le spiego, sorridendo di nuovo e voltandomi a guardare fuori.
«Se è simile a te, ne sono assolutamente certa» sorrido, a quest'affermazione. «Comunque, anche io ho detto a una persona di aspettarti alla stazione... sarebbe mio cugino Davide. Mi dispiace, ma non ho potuto fare altrimenti. La mia migliore amica è in accademia, un'altra mia amica al lavoro, mia sorella è troppo piccola per avere la patente, e dato che stasera mio cugino è invitato a cena dai miei, gli ho chiesto questo favore... Va bene?»
«Davide, cugino, stazione... va bene» ripeto, leggermente divertita.
«Uh, dimenticavo! Ti va se stasera stai a cena a casa dei miei? Dato che rientrerai dal lungo viaggio, sarai stanca per farti da mangiare. Che ne dici?» fa lei, dopo una piccola pausa.
«Se non è troppo disturbo, volentieri...» accetto, allungando le gambe sul sedile che ho davanti.
«No, no, figurati. Ai miei fa solo piacere» mi tranquillizza, e io sorrido.
«Va bene, allora.»
«Comunque io parto da qui più o meno alle sei e mezza, e se tutto va bene, dovrei arrivare a casa tua per le nove di sera» aggiunge Loredana, poco dopo.
«Perfetto» esclamo, osservandola signora che entra nel vagone, per poi uscire subito dopo borbottando qualcosa.
«Okay, allora ci sentiamo stasera, va bene?» termina lei.
Mi passo una mano tra i capelli. «Certo, a questa sera» la saluto «Un bacio» aggiungo, un attimo prima di chiudere la chiamata.
Ripongo il cellulare nella borsa e prendo l'iPod, cercando tra la lunga lista di artisti i Muse, per poi infilarmi le cuffiette nelle orecchie e chiudere gli occhi.
Mare, sto arrivando!

Sbadiglio e chiudo il libro che ho appena finito di leggere. Ormai dovrebbe mancare poco, un quarto d'ora, secondo il mio orologio. A Milano ho dovuto aspettare un'ora, per il treno per Genova, e ora sono le sei passate. Mi passo una mano sugli occhi e mi stiracchio, sono tutta intorpidita e ho un sonno pazzesco, eppure so che non riuscirò mai ad addormentarmi. A Milano pioveva, e io ho avuto la stupidissima idea di uscire a prendere un po' d'aria, con l'unica conclusione di aver reso i miei capelli semplicemente pietosi. Passo una mano tra di essi, per la centesima volta, rendendoli ancora peggio di quello che già sono, poi osservo distratta gli altri passeggeri del treno. Viaggiano quasi tutti da soli e sono impegnati in operazioni come leggere, ascoltare musica o lavorare al computer. Decido di passare il tempo che resta all'arrivo disegnando qualche cosa, così prendo uno dei miei numerosi blocchi da disegno e una matita mordicchiata e comincio a tracciare linee leggere sul foglio bianco.
Dopo un quarto d'ora scarso, il treno rallenta e si ferma con un piccolo scatto. Sollevata, ripongo la roba nella borsa e, addentando una barretta energetica, scendo dal treno trascinandomi dietro la valigia. Una volta davanti al binario, però, il dubbio sorge spontaneo: chi sarà Davide? Mi rendo conto solo adesso che non ho alcun tipo di sua descrizione. Sospiro, rimproverandomi per non averlo chiesto prima a Lori. Mi guardo attorno, sperando di scoprire una sorta di sesto senso che mi permetta di riconoscere una persona semplicemente sapendo il suo nome. Nulla, non che me lo aspettassi più di tanto. Di ragazzi che potrebbero essere lui ce ne sono almeno una decina, anche di più, se non ignoro il fatto che do per scontato che abbia più o meno la mia età. Mi sembra decisamente stupido fermare ognuno chiedendogli se per caso è colui incaricato di venirmi a prendere, perciò afferro il cellulare ed esploro la rubrica, con l'intenzione di chiamare Loredana per un qualche indizio. A quest'ora il suo aereo non è certamente già partito. Prima che possa premere il tastino verde, però, noto una sorta di cartello di cartone che recita a caratteri cubitali il mio nome, Cleo. Con un sorriso, mi dirigo verso di esso. Non vedo il ragazzo che lo regge, almeno finché il gruppo di turisti tedeschi che lo nasconde non decide di spostarsi, e allora arrossisco di colpo. Davide è... beh, è difficile da descrivere, o meglio, è difficile descrivere quello che sento non appena lo guardo. Ha capelli di un biondo molto scuro, tagliati in una sorta di zazzera disordinata, occhi verdi, decisamente tendenti al blu, e un sorriso che potrebbe sciogliere chiunque. Non è troppo alto, ma comunque di quasi una spanna più di me, non che ci voglia molto, a superarmi. In qualche modo sembra capire subito che sono io, la famosa Cleo, e si avvicina sorridendo. Automaticamente penso a quanto insignificante io sia al momento, in confronto a lui. I miei capelli sono pietosi, né ricci né lisci e decisamente spettinati, ho il viso stanco e pallido di chi si è fatto sei ore di treno e probabilmente puzzo di mezzi pubblici.
«Cleo, giusto?» domanda. Dio, pure la sua voce è sexy.
Faccio un sorriso imbarazzato. «Indovinato» ammetto, con voce leggermente acuta.
Mi porge una mano e io la afferro, stringendola appena.
«Io sono Davide, il cugino di Loredana, ma probabilmente lo avevi capito» si presenta.
Qualcosa, nel modo in cui dice “Davide”, mi provoca un brivido lungo la schiena e divento paonazza.
Non dico nulla e faccio per riprendere la valigia, ma lui mi ferma e, continuando a sorridere, la afferra al posto mio. «Permetti?» domanda, sollevando appena il braccio che regge il mio bagaglio.
Annuisco, con un sommesso grazie, poi mi lascio condurre fino alla sua auto e mi siedo accanto al posto del guidatore, che occupa lui poco dopo.
I primi cinque minuti di viaggio passano in completo silenzio. So che ci vuole una mezz'ora da Genova a Rapallo, e guardo il buio fuori dal finestrino con la guancia appoggiata alla mano, senza pensare realmente a qualcosa.
«Vuoi fermarti a casa, prima?» domanda Davide ad un certo punto.
Mi volto verso di lui, spaesata. «Uh?»
«Intendo, sarai stanca, preferisci farti una doccia e cambiarti, prima di andare dagli zii?» ripete, con un sorriso.
Annuisco. «Sì, meglio.»

«Ti conviene salire» gli consiglio, mezz'ora dopo, aprendo la portiera. «Non sono esattamente “veloce”, quando si tratta di docce.»
Davide mi guarda, decisamente divertito, e annuisce. Ancora una volta prende la mia valigia prima che possa anche solo sfiorarla, e mi sento leggermente in colpa per tutti i libri che ci ho ficcato dentro, che la rendono dieci volte più pesante di quello che sarebbe di solito.
L'appartamento è all'ultimo piano e decisamente grazioso. Ha due piani, un soggiorno, una cucina, due bagni e una camera da letto piuttosto spaziosa, in più è arredato con gusto e ordinato. Sorrido e Davide mi spiega brevemente alcune cose che devo assolutamente sapere sul funzionamento degli elettrodomestici e dei sanitari, poi mi accompagna fino alla stanza di Lori e mi annuncia che andrà a farsi “una birra o qualcosa del genere” in cucina. Annuisco e, una volta chiusa la porta, apro la valigia. Non ho intenzione di svuotarla ora, sono già stretta con i tempi, ma devo pescare qualcosa di decente da mettermi. Mi spoglio e affero il mio beauty-case, per poi raggiungere il bagno e aprire il getto della doccia. Mi libero degli ultimi indumenti e, con un sospiro di sollievo, entro nel box e lascio che l'acqua calda mi sciolga sciolga la tensione che ho accumulato durante il viaggio. Mentre mi lavo i capelli mi ritrovo inspiegabilmente a pensare a Davide e ai suoi occhi verde-blu che hanno rischiato di farmi letteralmente impazzire, nell'ultima mezz'ora. Quando mi rendo conto che il mio fantasticare si sta perdendo in scene non esattamente caste, arrossisco di colpo e mi impongo di pensare ad altro.
Basta, Cleo. Non sei venuta qui per i ragazzi, ma per il mare e per la tua pace interiore, ricordi? E se proprio non ce la fai, ripensa a come è finita l'ultima volta che ti sei innamorata!
Mi ripeto. L'ultima, e ora che ci penso anche l'unica, storia importante che ho avuto è stata con Luca. Mi lascio sfuggire una smorfia. Mi sono messa assieme a lui che avevamo solo dodici anni, spinti più dal capriccio di avere un fidanzato più che da altro, entrambi pieni di fantasie e sogni per il futuro, entrambi fin troppo innocenti. A quattordici anni lui ha cominciato a uscire con ragazzi più grandi e io gli sono andata dietro, troppo stupida e orgogliosa per rendermi conto di quanto stupido fosse mettersi a fumare o a saltare la scuola alla mia età. Sempre a quattordici anni, io e Luca lo abbiamo fatto per la prima volta, ed è stato l'ennesimo errore: nessuno dei due era pronto, lo abbiamo fatto solo per dimostrare che non eravamo i “bambini” che tutti credevano. A quindici anni, per gli stessi identici motivi, ho cominciato a bere, e per quanto mi rendessi conto che Luca non era più il ragazzino che era stato mio amico e poi mio ragazzo, che era diventato come tutti gli altri e che stare con lui mi faceva male, non riuscivo a lasciarlo. Lo amavo? Probabile. So solo che a venticinque anni il mio corpo non ha più retto tutto quell'alcol e ho avuto un collasso. È stato allora, più o meno, che, grazie all'aiuto dei miei genitori e di Michele, ho deciso di entrare in una clinica per la riabilitazione. Ci sono stata un anno, poi, completamente disintossicata, sono uscita e ho chiuso con Luca una volta per tutte. A volte ripenso a come sarebbe la mia vita se due anni fa non avessi esagerato, probabilmente sarei ancora immersa nella merda fino al collo. Quel periodo è stato l'unico durante il quale ho davvero litigato con Michele. Per anni non gli ho più parlato, nonostante lui continuasse a tenermi d'occhio e a preoccuparsi per me. Credo che lui e Luca si siano presi a pugni, la notte in cui mi sono sentita male, ma non ne sono sicura e preferisco continuare a non esserlo.
Esco dalla doccia e prendo un asciugamano pulito, fissandomelo appena sopra il seno. Guardo il mio riflesso ovattato attraverso lo specchio appannato, poi prendo l'asciugacapelli e la spazzola e mi occupo dei capelli. In venti minuti abbondanti riesco a vestirmi, poi torno davanti allo specchio assieme alla mia inseparabile trousse. Mi trucco quasi sempre, ma di solito in modo leggero, giusto per non sembrare un cadavere. Incerta sulla formalità della cena, ho scelto un paio di pantaloni beige e una dolcevita color cioccolata, abbinata a un paio di stivali in camoscio, in modo da non apparire troppo elegante e allo stesso tempo troppo casual. Quando ripongo i trucchi e guardo il risultato finale, sorrido, poi guardo l'ora. Sono quasi le otto e quaranta, meglio sbrigarsi.
Trovo Davide in soggiorno, affondato tra i cuscini del divano, che guarda distratto la televisione. Quando mi vede, resta imbambolato per un attimo, poi fa un ampio sorriso. Arrossisco, e ringrazio il fard con il quale ho deciso di abbondare.
I genitori di Loredana non abitano troppo lontano, e in dieci minuti siamo lì. Mi sento leggermente imbarazzata quando Davide, spingendomi appena in avanti, mi presenta ai signori Valenti.
«Piacere di conoscerti, cara, io sono Gabriella» si fa avanti la madre, una donna dai tratti gentili e materni, con una voce dolce che riesce decisamente a rassicurarmi.
Le stringo la mano sorridendo, poi mi volto verso il marito.
Ha un viso simpatico, una voce profonda e calda e una stretta vigorosa, si presenta come “Franco” e il mio sorriso si allarga appena.
Si scusano per il fatto che Betta, la sorella minore di Loredana, abbia dovuto rinunciare alla cena a causa di un progetto scolastico, poi mi raccontano con un sorriso come siano stati felici dell'idea della figlia di prendersi una vacanza.
«Lavora così tanto, povera stella» sospira Gabriella, mentre Davide riempie i bicchieri con del prosecco, come aperitivo. «E ha sempre sognato di andare in montagna, specie in inverno, con la neve...» aggiunge, con un sorriso affettuoso.
«La nostra bambina è stata davvero fortunata ad incontrarti» aggiunge Franco, mentre sorseggio il vino che Davide mi ha offerto. «Grazie mille per averle dato questa opportunità.»
Sorrido e poso il bicchiere. «Oh, non ditelo nemmeno per scherzo! Sono io a doverla ringraziare, temo di non averlo fatto ancora abbastanza!» esclamo.
I signori Valenti mi sorridono, poi Gabriella si alza per andare a togliere la faraona dal forno e Franco la segue per aiutarla con i contorni, invitandoci nel frattempo a sederci a tavola.
«Loredana mi ha detto che sei un'artista» mi fa notare Davide, mentre entriamo in sala da pranzo.
Faccio un sorriso timido. «Oh... sì, beh, più o meno» balbetto, modesta.
Lui ride e io mi mordo il labbro. «Dipingo, principalmente, ma mi piace anche semplicemente disegnare a matita» spiego, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.
«E sei brava?» chiede lui, con un ghigno.
Arrossisco.
«Guarda che non è un reato ammettere di essere bravi in qualcosa» mi fa notare, ridendo di nuovo.
Rido anche io. «Beh, non sono Picasso, ma me la cavo piuttosto bene» ammetto infine, con un sorriso.
Ci sediamo poco prima che Gabriella faccia il suo ritorno con un piatto da portata sulla quale è adagiata la faraona più invitante che abbia mai visto. Durante la cena, non mi risparmio in complimenti per l'ottima cucina della signora Valenti, che sorride e replica ogni volta, fin troppo modestamente, che in fondo non è niente di che. Poco prima del dolce, un trillo acuto si leva dalla mia borsa e, con orrore, mi rendo conto che non ho spento il cellulare – il fatto che ci riesca a malapena, è un altro paio di maniche. Arrossendo e scusandomi mille volte, lo prendo fuori e guardo il nome sul display. Loredana.
«Scusate, devo rispondere» dico, disorientata.
Mi alzo e lascio la stanza, stringendo tra le mani il cellulare che vibra e trilla come impazzito.
«Pronto?» rispondo, una volta in soggiorno, perplessa. A quest'ora la pensavo già sull'aereo...
«Ciao! Come stai?» chiede la voce dall'altra parte, e sotto l'apparente tranquillità della voce si sente un pizzico di irritazione.
«Tutto bene, tu, piuttosto? Non dovevi partire mezz'ora fa?» le faccio notare.
«Già, solo che l'aereo è in ritardo di tre ore!» risponde, e questa volta non ho dubbi: è decisamente irritata.
Sgrano gli occhi, realizzando quello che ha appena detto. Tre ore? Ci credo che sia arrabbiata!
«Oddio, e vi hanno detto come mai?» chiedo, spaesata.
«No...» risponde lei, stancamente «So solo che ora ho la bellezza di tre ore di attesa. Che fortuna, eh?» aggiunge, sarcastica.
«Mi dispiace...» sospiro, mortificata.
«Vabbeh... Comunque, volevo chiederti se avvisavi Michele... mi sa che non avrà voglia di aspettarmi fino a mezzanotte e mezza» dice, con una risata amara.
Mi mordicchio il labbro. «Ehm... allora mi sa che abbiamo un problema» rispondo, con una smorfia «A quest'ora non è a casa, e il suo cellulare è ad aggiustare» spiego.
Mi passo una mano tra i capelli. «Comunque non ti preoccupare, probabilmente non vedendoti arrivare se ne andrà, e tu puoi chiamarlo domani mattina a casa di mio padre – il numero è accanto al telefono – chiedendogli di venire a spiegarti tutto» la rassicuro, con un piccolo sorriso.
«Ah okay... la sfiga non smette mai di perseguitarmi, allora!» sdrammatizza lei «Comunque tu invece? Com'è andato il viaggio? Adesso sei dai miei, giusto?»
«Esatto, abbiamo quasi finito di mangiare... oh, a proposito, tua madre è una cuoca eccezionale» mi congratulo, mentre il mio sorriso si allarga.
«Lo so» afferma lei, compiaciuta «E come ti sembra Davide?» chiede poco dopo, divertita.
Arrossisco automaticamente, senza nemmeno saperne il motivo. «Oh, beh ehm... che posso dire se non che è la fotocopia di Leonardo DiCaprio?» scherzo, sbirciando il diretto interessato attraverso la porta socchiusa.
Lori scoppia a ridere. «Già! Ed è anche single!»
Arrossisco di nuovo. «Ah, davvero? Beh, buono a sapersi» dico, quasi in un sussurro, per poi rendermi conto di quello che questa frase potrebbe voler significare alle orecchie di chiunque. «No, aspetta, non che mi piaccia, eh! A me DiCaprio non fa nemmeno tutto questo effetto!»
Disse la ragazza che vantava di aver visto Titanic quindici volte, di cui quattro di seguito, e che conosceva a memoria le battute di Romeo+Giulietta. Aggiungo tra me, con un sorriso colpevole.
«Sì, vabbeh...» risponde lei con una minuscola punta di sarcasmo. «Beh, allora ti lascio tornare a mangiare, e scusa il disturbo!» annuncia poi.
«Figurati, ciao e buona fortuna con il volo!» la saluto, con un sorriso.
«Grazie, e a te buon proseguimento di serata!»
Chiudo la chiamata e, con un sospiro, torno in soggiorno.
«Scusate» sospiro, sedendomi.
«Era Loredana, l'aereo ha un ritardo di tre ore» spiego, con una piccola smorfia.
Guardo Gabriella passarsi una mano sulla fronte, Franco scuotere la testa con un sospiro e Davide inveire contro le compagnie aeree e sorrido tra me, mentre mi rendo conto di quanto Loredana sia fortunata, ad avere una famiglia così.

Due ore dopo, Davide mi riaccompagna a casa. Sono breve, con i saluti, anche perchè sto rischiando veramente di addormentarmi in piedi.
«Magari ci vediamo in giro» esclama, prima di entrare in macchina.
Non ho il tempo di dire nulla, sorrido e basta, poi entro in casa e, un quarto d'ora dopo, sto già dormendo, rannicchiata sotto il piumone pesante, con il sorriso sulle labbra.















*** Spazio Autrici ***


Ehilà gente, qui Leslie! ^^

Questa settimana, come avrete notato, aggiorniamo un po' prima del solito, causa impegni da parte di una di noi che ci impedirebbero di aggiornare domani (AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! Domani vado al concerto di LAURA PAUSINI! Che per me è come vedere PadrePio incarnatoooo! Sono troppo felice, per me sarà il grande evento, il più bel giorno della mia vitaaaaaaaaaaa *W* NdLaLLa). Così eccomi qui, a scrivere le note per poter aggiornare, interrompendo la mia dose settimanale di Dawson's Creek XD. Naturalmente, voi ne siete entusiasti, veeeero? :D

Sesto capitolo, molto bene. Cosa c'è da dire in proposito? Beh, da qui comincia davvero la storia, in un certo senso: i capitoli precedenti servivano solo ad introdurre questi xDD (eeeh, già ** NdLaLLa) So che molti di voi aspettavano con ansia questo momento, e ci auguriamo di non deludervi proprio sul più bello >///<
Come avrete notato, è apparso Davide, personaggio molto interessante da parecchi punti di vista (specie da quello di Cleo xD), le cose - per quanto mi riguarda - si faranno davvero interessanti tra un po', perciò dovrete avere ancora un pochino di pazienza, e intanto consolarvi con i capitoli (che, ve lo assicuro, sono tanto divertenti quanto belli) della mia socia... =) (Lindà tesoro, sono bellissimi anche i tuoiii ^^ NdLaLLa)
Per quanto riguarda la stesura della storia, mi sono ripresa dalla mia pigrizia e ho finito qualche giorno fa l'ultimo capitolo dal POV di Cleo prima dell'epilogo... così, giusto per farvelo sapere xD (tranquilla, per me è una settimana che scrivo sì e no cinque righe al giorno XD - neanche, a volte >.<'''- NdLaLLa)
So, what can I also say? Spero di non avervi deluso^^ (non credo proprio ;D NdLaLLa)

Poooi, sono lieta di presentarvi i nuovi personaggi di questo capitolo *applaude (*si unisce anche lei XD NdLaLLa) *O*

Fotografie personaggi:
Davide
Gabriella (Mamma di Lori)
Franco (Papà di Lori)


E prima di passare alle recensioni, lo spazio pubblicità^^

> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


Grazie come al solito, e anche di più, alle 6 persone che hanno aggiunto la fic hai preferiti e alle 15 che la seguono (aumentate sempre di più **), e naturalmente, anche a chi ha solo letto ;D

vero15star Grazieee *^* anche se il merito principale di tutto è di Lalla, che ha ideato, fatto i collage e che ogni settimana perde mezz'ora con gli html perchè io non sono capace >///< propongo un applauso xD (Beh, ma c'è da precisare che sei tu quella che ha graficato tutte le foto dei personaggi ;D Comunque grazie tesoro miooo ^^ NdLaLLa) - Grazie davvero, comunque, spero continuerai a seguirci **

fallsofarc Non ti preoccupare, amiamo le tue recensioni e non ci importa se ritardi *^* (esattamente ^^ NdLaLLa) Beh, con questo capitolo (e con il prossimo) entreremo - come abbiamo già annunciato entrambe 91472950 volte - finalmente nel vivo della storia *W*. Ci sarà da divertirsi *annuisce piano. Grazie grazie grazie e sì, purtroppo la storia della travagliata vita amorosa del caro Michele verrà fuori più avanti, ma almeno sappiamo che continuerai a seguirci finchè non lo racconterà... è una buona cosa X°°D  - Grazie davvero per tutto, un bacio grande **

_Bella_Swan_ Non ti preoccupare per il ritardo, davvero, sappiamo entrambe fin troppo bene quanto possano essere impegnativi gli impegni (scusa la ripetizione >.<) di ogni giorno, e per noi è un enorme piacere leggere le tue recensioni, che siano postate dopo un'ora o una settimana dall'uscita del capitolo ^^. Grazie mille per i complimenti <33 Per quanto riguarda lo scambio delle case, di solito dipende dalle persone, ma posso dirti con sicurezza che esistono siti web fatti apposta per le persone che - per non spendere tanto in alberghi o simili - si accordano per fare a cambio (esatto, Lindà cara ;D NdLaLLa) Poi è logico, se qualcuno preferisce non affidare la sua casa ad un estraneo, non lo fa >.< Uh, sì, gli sviluppi amorosi sono "avvincenti", ti dico solo questo *W* - grazie mille anche a te, spero che il capitolo ti sia piaciuto *^* un bacio =*


Grazie ancora a tutti, alla prossima settimana **
xo, Leslie e LaLLa

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Capitolo 7
*** Will be the destiny? ***










pubblicazione capitolo 6

7. Will be the destiny?




Mercoledì 2 dicembre

Loredana's Pov.

Ieri sera ho avuto un mucchio di cose da fare. Sono stata sveglia fino a mezzanotte. Ho dovuto avvisare mezzo mondo che sarei stata via per due settimane, per le vacanze di Natale. In quello sperduto paesino di montagna chiamato Lagundo. O almeno, da come me ne ha parlato Cleo, sembra proprio sperduto. Sarà veramente così? Non vedo l'ora di scoprirlo.
E poi dovevo prenotare i biglietti dell'aereo per Bolzano. Eh sì, odio fare i viaggi lunghi e il treno, come ha scelto Cleo, non farebbe proprio per me. Così ho optato per l'aereo, in questo modo dovrei impiegarci solo un'ora scarsa.
L'unico problema è che i biglietti per questo week-end erano tutti esauriti: l'unico giorno libero era oggi. Altrimenti avremmo dovuto aspettare oltre che una settimana, e si sarebbe fatto troppo tardi. Così, oggi alle sette e mezza di sera, ho l'areo che atterrerà a Bolzano. Poi prenderò un taxi che mi condurrà direttamente a casa di Cleo.
Il piano è perfetto... se non fosse che ora sono già le dieci di mattina (ho voluto riposare, data l'ora di ieri sera!) ed ho praticamente tutte le valigie da preparare. Io odio fare le valigie: ho sempre il terrore di dimenticare qualcosa o di prendere troppa roba.
Alle dieci e mezza sono ancora ai maglioni. Leggeri, pesanti, molto pesanti...? Alla fine decido di prenderne una decina. Guardo il pacco che ho appena appoggiato sul letto. No, sono completamente impazzita. Mi riempie già mezza valigia! Ne tolgo un paio, poi un altro. E un altro ancora.
Lo squillo del mio cellulare, che in questo momento è sulla scrivania, interrompe bruscamente i miei pensieri, facendomi sussultare un poco.
Corrugo una sopracciglia, chi sarà mai?
Quando lo afferro e vedo che mi sta chiamando Cleo, ricordo che ieri mi aveva detto che avrebbe avuto il treno questa mattina, lei.
Con sorriso, rispondo alla chiamata. «Ehi! Come va lassù? Pronta per partire?»
«In realtà sono appena partita... dovrei arrivare a Verona verso le due meno dieci» mi risponde lei, con fare indaffarato.
«Ah» affermo, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Hai preso un taxi?»
«Mi ha accompagnata mio fratello, che, a proposito, ti aspetta a casa mia quando arrivi... si chiama Michele, ti piacerà, vedrai» fa lei, in tono amichevole.
«Se è simile a te, ne sono assolutamente certa» dico, tirando fuori tre paia di jeans dall'armadio per poi appoggiarli sul letto, accanto ai maglioni «Comunque, anche io ho detto a una persona di aspettarti alla stazione... sarebbe mio cugino Davide. Mi dispiace, ma non ho potuto fare altrimenti. La mia migliore amica è in accademia, un'altra mia amica al lavoro, mia sorella è troppo piccola per avere la patente, e dato che stasera mio cugino è invitato a cena dai miei, gli ho chiesto questo favore... Va bene?»
Poi mi siedo esausta sul letto, attenta a non stropicciare i vestiti. La valigia la continuo dopo.
«Davide, cugino, stazione... va bene» fa lei, in tono divertito.
«Uh, dimenticavo! Ti va se stasera stai a cena a casa dei miei? Dato che rientrerai dal lungo viaggio, sarai stanca per farti da mangiare. Che ne dici?» le chiedo, dopo una piccola pausa.
«Se non è troppo disturbo, volentieri...»
«No, no, figurati. Ai miei fa solo piacere» la rassicuro io, con un sorriso.
«Va bene, allora.»
«Comunque io parto da qui più o meno alle sei e mezza, e se tutto va bene, dovrei arrivare a casa tua per le nove di sera.»
«Perfetto» afferma Cleo.
«Okay, allora ci sentiamo stasera, va bene?» chiudo io.
«Certo, a questa sera» risponde lei «Un bacio.»
«Ciao bella!» la saluto.
Quando schiaccio il pulsante rosso del cellulare, mi piazzo nuovamente davanti all'armadio aperto e scelgo due gonne: una lunga, che mi arriva un po' più sotto al ginocchio, e un'altra più corta, che mi mostra di più le gambe. Poi le aggiungo sul letto, accanto agli altri vestiti.
Naturalmente non possono mancare le calze pesanti, i leggins e la biancheria intima (prendo anche qualcosina di sexy, si sa mai).
Poi, come un lampo di genio, mi ricordo che sono una donna. Mollandomi una leggere pacca sulla fronte, afferro dal bagno il mio beauty-case e ci infilo dentro i trucchi, varie creme per il viso e il corpo, la mia adorata spazzola, lo shampoo e un elastico per i capelli, il silk-epil, qualche pasticca per il ciclo e una confezione di assorbenti di scorta. Poi, entrando in camera mia, aggiungo anche alcuni gioielli, quali: una collana, un paio di orecchini, un braccialetto e l'anello che mi ha regalato Silvia per il mio scorso compleanno, a cui sono molto affezionata.
Guardo le cose sul letto che devo prendere. Okay, una valigia mi sa tanto che basta solo per i vestiti. Così cerco lo zaino dell'Eastpak viola e poi ci infilo il resto.
Stranamente, ho come l'impressione di avere dimenticato qualcosa. Qualcosa di essenziale...
Ma certo, le scarpe! Sorrido: come si fa a dimenticare un accessorio così importante?!
Dato che ho uno scaffale pieno, cerco di selezionarle. Un paio di stivali sicuramente, delle scarpe col tacco per Natale o per qualche occasione speciale, un paio di scarpe da ginnastica per essere comoda, ed infine le ciabatte per la casa.
A mezzogiorno e mezzo mangio un panino; non so perché, ma mi si è chiuso lo stomaco a causa dell'agitazione. Purtroppo sono una tipa molto emotiva, difficilmente riesco a nascondere le mie emozioni.
Non so come fa a passare il pomeriggio. Forse perché sono stata un po' al telefono con Mattia, che mi ha parlato ancora di questa sua “anima gemella”, e perché ho guardato in televisione uno dei miei telefilm preferiti: Gossip Girl.
Quando arrivano le sei e mezzo del pomeriggio, l'ora fatidica, sospiro, cercando di farmi coraggio. Okay, ora mio padre dovrebbe venirmi a prendere per accompagnarmi all'aeroporto di Genova.
Dopo qualche minuto, suona il campanello. Ecco, è arrivato.
Prima di uscire, do un'ultima occhiata al salotto d'entrata. Questa stanza la vedrà Cleo, e ci vivrà per due settimane.
Speriamo che si trovi bene, penso, con un sorriso speranzoso sulle labbra. Poi chiudo la porta a chiave e mi precipito in macchina di mio padre, che ha accostato davanti a casa.
«Buongiorno» mi saluta lui, appena salgo sul sedile davanti.
«Ciao!» faccio io, sorridendo.
C'è un breve silenzio. Papà mette in moto e subito dopo partiamo.
«Ascolta, stasera a cena non fa niente se resta Cleo da voi? Tanto Davide è andato a prenderla in stazione, e lui è ospite vostro... così ho pensato di invitare pure lei, dato che non avrà voglia di prepararsi da mangiare, dopo il lungo viaggio» propongo poi.
«Come viene qui?» chiede lui, interessato.
«Deve prendere tre treni diversi. Ci impiegherà un bel po'...» rispondo io, sospirando.
«Ed a che ora sarà qua, circa?» mi domanda.
«Per le sette e mezza...» poi, dopo una pausa, esclamo: «Oddio, tra un'ora!»
Lui ride. «Per me va bene. E sono sicuro che anche alla mamma farà piacere conoscerla.»
Sorrido. «Bene.»
«Allora? Agitata?» chiede lui, dopo un po'.
Io annuisco. «Sì, spero di avere fatto la scelta giusta.»
«Secondo me sì, avevi bisogno di staccare un po', due lavori contemporaneamente sono stancanti. E poi non sognavi da una vita di andare in montagna per le vacanze natalizie?»
«Sì, è vero» confermo io, annuendo con più sicurezza.
Lui mi mostra uno dei suoi sorrisi stile “tranquilla, andrà tutto bene”. Mio padre è un uomo terribilmente ottimista. «Vedrai che ti divertirai» dice, battendomi una mano sulla gamba affettuosamente.
Guardo davanti a me e annuisco per l'ennesima volta.
Sì, sarà una vacanza da urlo.

Quando, dopo mezz'ora circa di automobile, entriamo in aeroporto, mio padre mi saluta  tristemente: odia staccarsi da me per un lungo periodo (sì, per me questo è veramente un lungo periodo: di vacanze me ne posso permettere poche).
Io lo abbraccio con dolcezza. «Non preoccuparti, siamo nel ventunesimo secolo: i cellulari li hanno inventati per questo» cerco di rassicurarlo poi.
«Ovviamente.»
Appena ci stacchiamo, lo guardo un'ultima volta. «Allora ci vediamo il ventisei dicembre» Mi fermo un attimo, poi tiro fuori dallo zaino alcuni pacchetti regalo. «Questi sono i miei regali di Natale. Ho scritto su ognuno il nome, ti fa niente custodirli e metterli sotto l'albero la Vigilia?»
«Ci penso io» mi risponde papà, con un sorriso sereno sul volto «Sei una persona fantastica, Lori. Non ti dimentichi mai di nulla. Ti voglio davvero bene, ricordatelo sempre.»
Sento gli occhi pungere. Oh no, non devo piangere.
Troppo tardi, una lacrima scappa dall'occhio sinistro, tracciando una striscia lungo la guancia.
Mio padre me l'asciuga con il dito indice, delicatamente.
«Anche io ti voglio bene» dico, in un sussurro. Detto questo, lo saluto con la mano, prima di avviarmi al check-in, trascinando la mia adorata valigia a rotelle e con lo zaino in spalla.
Mi avvicino al bancone della compagnia aerea che ho scelto, timidamente.
Purtroppo non ho mai preso un aereo, ed ho una terribile paura di sbagliare qualcosa.
La signorina mi guarda per qualche secondo, impassibile.
Allora tiro fuori i miei documenti, e poi glieli porgo, esitante.
Lei li afferra con sicurezza. «L'aereo dovrebbe partire alle otto di sera» annuncia, controllando la mia carta d'identità.
Io faccio un vago gesto di assenso col capo.
«Si avvii pure alla sala d'attesa numero undici» fa, porgendomi la mia carta d'identità e quella per l'imbarco.
Annuisco un poco, prendendole. «Va bene. Arrivederci» Dopodiché mi allontano, lentamente.
Appena mi trovo davanti alle innumerevoli file di sedie, mi siedo su una a caso, stancamente.
C'è qualche persona davanti a me: un uomo sui quaranta, e due file più avanti una signora con una bambina piccola in braccio.
Faccio un profondo sospiro. Okay, ora devo aspettare che arrivino le otto. Manca solo un'ora abbondante: posso farcela.
Per fortuna nel bagaglio a mano ho messo dentro il cellulare, l'ipod e un libro. Così ora riesco a fare qualcosa senza annoiarmi troppo.
All'inizio ascolto un po' di musica, poi dopo un po' di minuti, decido di leggere qualche pagina di La ragazza fantasma di Sophie Kinsella.
Quando non ce la faccio più, chiudo di scatto il libro e guardo l'orologio: mio Dio, sono le sette e mezza. E' passata solo mezz'ora?
Mi guardo attorno. Ora si è riempito un poco, ma non eccessivamente, grazie al Cielo.
Il suono di un acuto campanello mi distrae dai miei pensieri. Alzo lo sguardo, incuriosita.
«Siamo spiacenti di comunicarvi che l'aereo per Bolzano delle venti, ha subito un ritardo di tre ore. La partenza quindi è prevista per le ventitré. Grazie per avere scelto la nostra compagnia aerea, arrivederci e buon viaggio» Subito dopo, si sente un brusio generale di sospiri e sbuffi.
Cazzo, non è possibile. Tre ore di ritardo?! Tre maledette ore ferma qui ad aspettare quel dannato aereo?!
Oh Dio, non so se riuscirò a resistere alla tortura.
Dopo qualche minuto, mi alzo e cerco il famoso Duty-free shop. Voglio mangiare qualcosa, adesso ho veramente fame.
Appena trovo il negozio per gli alimenti, compro due tramezzini e una lattina di coca-cola; dopodiché mi accomodo ad un tavolino vicino e inizio a mangiare con calma.
Alle otto e mezza, torno alla sala d'attesa con i nervi girati a mille. Non ci credo ancora che devo pazientare per altre tre ore.
Quando mi siedo allo stesso posto di prima, tiro fuori il cellulare e chiamo Cleo per avvisarla del ritardo. Lei a quest'ora dovrebbe essere a casa dei miei...
Dopo un paio di squilli, mi risponde, con voce esitante. «Pronto?»
«Ciao! Come stai?» le chiedo, cercando di assumere un tono di voce normale. Purtroppo non ce la faccio, sono alquanto inviperita.
«Tutto bene, tu, piuttosto? Non dovevi partire mezz'ora fa?» chiede, leggermente preoccupata.
Stringo gli occhi. «Già» affermo, irritata «Solo che l'aereo è in ritardo di tre ore!»
«Oddio, e vi hanno detto come mai?»
«No...» rispondo, stancamente «So solo che ora ho la bellezza di tre ore di attesa. Che fortuna, eh?»
«Mi dispiace...» dice lei, con un sospiro.
«Vabbeh» borbotto io «Comunque, volevo chiederti se avvisavi Michele... mi sa che non avrà voglia di aspettarmi fino a mezzanotte e mezza» aggiungo poi, con una risata amara.
«Ehm... allora mi sa che abbiamo un problema» fa lei, sbuffando «A quest'ora non è a casa, e il suo cellulare è ad aggiustare... Comunque non ti preoccupare, probabilmente non vedendoti arrivare se ne andrà, e tu puoi chiamarlo domani mattina a casa di mio padre – il numero è accanto al telefono – chiedendogli di venire a spiegarti tutto» fa lei, con gentilezza.
«Ah okay... la sfiga non smette mai di perseguitarmi, allora!» sdrammatizzo poi «Comunque, tu invece? Com'è andato il viaggio? Adesso sei dai miei, giusto?»
«Esatto, abbiamo quasi finito di mangiare... oh, a proposito, tua madre è una cuoca eccezionale» esclama, con enfasi.
«Lo so» affermo, compiaciuta «E come ti sembra Davide?» chiedo dopo una breve pausa, alzando le sopracciglia e sorridendo.
«Oh, beh, ehm...» balbetta lei. Ah-ah! Sgamata! «Che posso dire se non che è la fotocopia di Leonardo DiCaprio?»
Io rido, divertita. «Già! Ed è anche single!»
«Ah, davvero? Beh, buono a sapersi» afferma, poi dopo una pausa, si affretta ad aggiungere: «No, aspetta, non che mi piaccia, eh! A me DiCaprio non fa nemmeno tutto questo effetto!»
Sul mio volto compare un sorriso sarcastico. A chi Leonardo DiCaprio non fa quell'effetto?
«Sì, vabbeh...» rispondo io, scrollando le spalle. Se non me lo vuole dire, ci sarà un motivo. Quindi preferisco non insistere. «Beh, allora ti lascio tornare a mangiare, e scusa il disturbo!»
«Figurati, ciao e buona fortuna con il volo!» mi saluta lei.
«Grazie, e a te buon proseguimento di serata!» Detto questo, chiudo la chiamata con un sospiro. La mia serata mi sa che non sarà né piacevole né divertente.

A mezzanotte, com'era previsto, atterriamo all'aeroporto di Bolzano.
La notte qui è ancora più scura che a Rapallo. Purtroppo non riesco a vedere bene il paesaggio, né la neve che ho tanto aspettato.
Per fortuna mi sono portata una felpa calda, infatti appena metto piede fuori dall'aereo una ventata di freddo mi fa rabbrividire.
Con passo spedito, percorro una specie di tunnel, che mi conduce dentro all'aeroporto.
Prima di accedere al nastro trasportatore, dove teoricamente dovrebbe arrivarmi la valigia, vengo sottoposta a un nuovo controllo della mia identità.
Aspetto con impazienza l'arrivo della mia valigia. Quando sono rimaste solo un paio, che continuano a girare, sbuffo e mi dirigo verso la reception.
«Scusi» faccio, avvicinandomi al bancone «La mia valigia non è ancora arrivata...»
«Un momento» dice il signore, e stancamente prende un cartellino rosso e me lo porge «Deve fare la sua dichiarazione alla dogana.»
«Cioè?» chiedo, non capendo.
«Le hanno smarrito la valigia» risponde lui, con aria annoiata.
Che cosa?!
«Sta scherzando?!» sbotto, alzando improvvisamente la voce.
«Ho forse l'aria di uno che la sta prendendo in giro?» mi chiede lui, fissandomi, accigliato.
I miei occhi si trasformano in due fessure. «E quindi quanto dovrei aspettare?» chiedo, seccamente.
«Mi lasci il suo numero di telefono e l'indirizzo di dove alloggia, le dovrebbe arrivare tra qualche giorno.»
Emetto un gridolino. Mio Dio, se non urlo, è un miracolo. Come cazzo faccio senza i miei vestiti e tutta la mia roba?!
Nello zaino ho solo gli accessori per l'igiene e un paio di scarpe...
Okay. Non prenderò mai più l'aereo. Mai più.

Mezz'ora dopo, sono fuori dall'aeroporto al freddo e al gelo che grido con tutto il fiato che ho in gola “taxi!”, sventolando come una pazza psicopatica con seri problemi mentali il braccio.
Dopo numerosi minuti, una macchina con sopra una targhetta con scritto “taxi” accosta.
«Finalmente!» sussurro, attenta a non farmi sentire.
Salgo velocemente, dico il paese e la via esatta di dove abita Cleo, poi subito dopo il taxista mette in moto.
Le strade qui sono molto più strette e ovviamente piene zeppe di neve. Quindi bisogna andare a una velocità decisamente più bassa, rispetto a quella della mia città.
Mentre andiamo, mi appoggio al sedile nella posizione più comoda – anche se non posso definirla proprio comoda – e chiudo gli occhi. Primo, perché sono stanca morta, e secondo, perché non vedrei un'acca fuori dal finestrino, dato che è leggermente tardi, quindi tanto vale provare a riposarsi un po'.
«Eccoci arrivati» Una voce mi fa bruscamente svegliare. Spalanco gli occhi, non ricordando dove esattamente mi trovo.
«Sono quaranta euro.»
Cerco il portafoglio dalla borsetta, afferro due banconote da venti e gliele porgo.
«Grazie e buonanotte» fa lui, appena prima che io apra la portiera.
«Anche a lei» borbotto io, uscendo.
Mi ritrovo davanti ad una casa abbastanza piccola, ma molto graziosa. E' la casa tipica di montagna: fatta praticamente di legno, ed io adoro quel tipo di casa.
C'è un cancelletto e poi un piccolo viale che conduce all'entrata. Lo percorro, attenta a non calpestare la neve: ho le scarpe da ginnastica e si bagnerebbero subito.
Quando mi ritrovo davanti alla porta, esito un secondo. Dovrebbe essere aperta...
Metto una mano sulla maniglia e, timidamente, spingo ed entro.
Appena riesco a connettere che non c'è un fil di luce, sussulto un poco. Ho sempre avuto paura del buio, fin da bambina. Ancora adesso ho qualche problema. Per paura di andare contro qualcosa, allungo le braccia davanti a me. Poi faccio due passi, molto lentamente, cercando di non fare rumore. Il mio cuore  batte impazzito, e le mani tremano un pochino.
All'improvviso il palmo delle mie mani si scontrano contro qualcosa e automaticamente lancio un grido terrorizzato. Il problema è che non è un mobile o un muro, ma sembra il petto di un uomo...
Oh, Dio non dirmi che è...
La luce si accende di colpo, e il mio pensiero diventa realtà: sì, è sicuramente il fratello di Cleo.
Non smetto di urlare, non so perché. Così lui, istintivamente, mi tappa la bocca con la mano.
«Shh» sussurra, dopodiché la toglie «A quest'ora la gente dorme.»
Mi sento avvampare. «Sì, è solo che... » mormoro, imbarazzata «Non credevo che fossi qui.»
Oddio. E soprattutto non mi aspettavo che fosse così carino. Insomma: parliamoci chiaro, è un figo assurdo! Alto circa un metro e settantacinque (lo so perché sarà più o meno alto cinque centimetri più di me), muscoloso (so anche questo perché ha una maglia a maniche corte che gli scopre le braccia e prima accidentalmente gli ho toccato i pettorali che sembravano scolpiti), capelli castano chiaro e due occhi profondi, colore verde scuro. E un'espressione da duro e da angelo allo stesso tempo.
Oh. Mio. Dio.
«...e quindi mi sono addormentato sul divano.»
Alzo lo sguardo di scatto fino a incontrare i suoi occhi.
Oh Santo, ero così presa ad osservalo in ogni più piccolo dettaglio che non ho ascoltato una sola parola di quello che mi ha appena detto. E in più ora lui mi sta scrutando da capo a piedi con un'espressione perplessa sul volto.
Sorrido, cercando di sembrare convincente. «Capisco...»
Cazzo che figura di merda. Che figura di merda. Che figura di merda.
«Ehm...» dice lui, guardandosi attorno con evidente imbarazzo «Non ti fa niente?»
Cosa? Oh Dio! Adesso che cavolo gli dico?
«No, assolutamente niente» rispondo poi, con un timido sorriso.
«Ma non ti preoccupare, dormo sul divano.»
Divano?
Oh Santo. Adesso ho capito.
Mi ha detto se poteva dormire qui dato che in teoria doveva andare da suo padre ma... si è addormentato sul divano! E quindi... non può tornare da suo padre perché è tardi e... non avrà le chiavi di casa di suo papà!, cerco di capire, collegando le poche parole che ho sentito.
«Ah» faccio io, non sapendo bene cosa dire «Okay.»
Dopo una piccola pausa in cui ci siamo guardati negli occhi senza muovere un muscolo, lui esclama: «Che stupido! Mi sono dimenticato di presentarmi. Io mi chiamo Michele» Dopodiché mi porge la mano.
Io la afferro, sentendo il cuore che batte all'impazzata. «Io Loredana... ma chiamami Lori.»
Lui mi sorride. «Okay» poi fa una pausa, guarda dietro di me e dice: «Ma dov'è la tua valigia?»
Faccio un sospiro. «Me l'hanno persa.»
Lui spalanca gli occhi. «E in più l'aereo ha avuto un ritardo di... tre ore?!»
Io annuisco, sorridendo senza entusiasmo.
«Oddio, ma che compagnia aerea hai scelto?!» esclama lui, facendo una leggera risata.
«L'unica che arrivava a Bolzano» rispondo, ridendo anche io.
«Scommetto che è stata la prima volta che hai preso un aereo.»
Annuisco lentamente, sentendomi le guance arrossire.
Lui mi fa un sorriso sghembo... che mi fa totalmente mozzare il fiato.
Prosegue un altro po' di silenzio. Io ne approfitto per guardarmi un po' in giro. La casa sembra davvero carina. Il salotto è accogliente, con un divano color panna verso sinistra, e la tele da quaranta pollici appoggiata su un mobile abbastanza lungo davanti. Qualcosa mi dice che adorano guardare la televisione.
Trattengo uno sbadiglio. «Ehm, io sarei un po' stanca...» balbetto, imbarazzata.
Lui mi mostra un sorriso rassicurante. «Tranquilla, è più che comprensibile: è l'una e mezza di notte!»
«Già» affermo, ricambiando il sorriso.
Distolgo con nonchalance lo sguardo, fino a vedere dietro Michele, delle scale che, intuisco, portino al piano di sopra.
«La mia stanza è al secondo piano?» chiedo, esitante.
«Sì, seguimi, ti faccio vedere il piano velocemente» risponde, salendo le scale.
Io lo seguo, senza aggiungere altro.
Mi dice che ci sono due bagni, uno al piano terra e uno accanto alla mia stanza, poi c'è anche uno sgabuzzino dove mettono le cose che usano poco e hanno anche lo studio, dove c'è il computer, poi afferma: «E naturalmente di sotto ci sono il salotto e la cucina.»
Annuisco, assente.
Quando sono stanca non riesco più a collegare molto.
«Okay» chiudo poi «Allora buonanotte...»
«Buonanotte» fa lui, sorridendomi. Dopodiché scende velocemente le scale.
Io entro in quella che dovrà essere camera mia per due settimane.
C'è un letto matrimoniale, un armadio, un tavolo non troppo grande e una sedia che pare comoda.
Appoggio lo zaino sul tavolino, dopodiché con una smorfia mi tolgo le scarpe e le calze. Magnifico, stanotte dovrò dormire in mutande e reggiseno. Odio indossare gli stessi vestiti della giornata.
Con un sospiro, appoggio sullo schienale della sedia la felpa, il maglione e i pantaloni.
Poi, nello stesso momento in cui mi giro, vedo che la porta si è appena aperta. Io arrossisco all'istante. Appena Michele mi vede, la richiude diventando rosso anche lui, ed esclama: «Oh Cristo, scusami.»
C'è un attimo di silenzio. Non so cosa dire, cosa fare, se restare zitta...
«Ehm, cosa volevi dirmi?» dico, alzando la voce in modo che mi senta.
«Volevo prendere il mio pigiama e dartene uno dato che non hai i vestiti» risponde lui, esitante.
Sorrido. Che gentile. «Oh, grazie... ehm, dove posso prendere quello per me?»
«Quelli di Cleo dovrebbero essere nel terzo cassetto all'interno dell'armadio.»
Spalanco l'armadio, dopodiché apro il terzo cassetto e ne trovo alcuni. Scelgo una camicia da notte rosa salmone. Velocemente me la infilo, e poi corro ad aprire la porta. «Ecco.»
Michele entra, ancora rosso, e si dirige a passo spedito verso l'armadio. Apre il primo cassetto, prende un pigiama blu e poi esce, sussurrando un'altra volta: «Buonanotte.»
Non mi lascia il tempo di rispondere: ha già richiuso la porta e subito dopo sento che sta scendendo di corsa le scale.
Con un mezzo sorrisetto, mi infilo sotto le coperte del mio nuovo letto, pensando alla giornata di oggi e soprattutto, all'ultimo incontro.
Dopo pochi minuti mi addormento, ancora con il sorriso sulle labbra.














*** Spazio Autrici ***

Buonaseeeera ^^ Come sempre siamo puntuali! Siamo o non siamo due idole? ;D (Lo siamo! XD ndLeslie)

Prima notizia (direi allettante ^^): io e la Lindù abbiamo deciso di affrettare un po' il passo, cioè dovremmo (dico "dovremmo" perchè magari qualche volta potrebbe capitarci di non riuscire ad aggiornare in tempo, dato che facciamo tutte e due il liceo, e tra un impegno e l'altro non sempre riusciamo a trovare tempo [dall'anno scorso, per quanto mi riguarda, i compiti e lo studio sono aumentati drasticamente, ho pochissimo tempo perfino per uscire -.-]). Comunque. Dicevo XD Pensiamo di aggiornare due volte a settimana, in particolare (se tutto va bene, è chiaro) il martedì e il venerdì. Spero ne siate un pochettino felici ;P

Finalmente siamo arrivati al settimo capitolo. Uno che, personalmente, adoro. Beh, è normale: Lori e Michele si incontrano, come potrei non adorarlo?! :D E poi anche per le scene che ho cercato di rendere ironiche (poi non so cosa ne è venuto fuori XD) (io le adoro XD ndLeslie), mi sono divertita troppo a scriverle; ridevo da sola! >___<

Uh, un'altra cosa. Anzi, la notizia più cool! Martedì abbiamo iniziato a scrivere l'epilogo!!!! Eh sì, siamo ormai verso la fine... infatti lo finiremo a breve ç.ç Però non demoralizzatevi (ovviamente sto fantasticando troppo XD): ho pensato (e poi Leslie ha approvato ;D) di scriverne un secondo!! Ovviamente non inizieremo subito a stenderlo, a momenti non riusciamo ad aggiornare in tempo, figuriamoci se ne scriviamo un altro XD Mi sa che cominceremo tra un po' ^^ Non ci sentiamo di dirvi quando esattamente... però, insomma, l'idea c'è (ed io ho già iniziato a sviluppare dentro la mia testolina la storia, e non avete idea degli intrecci che sono venuti fuori *mhuamhua) (anche io ho pensato a qualcosina - anche se Lalla ancora non lo sa xD - *W* ndLeslie) (ma ora sì *mhuamhua).
Spero comunque che ci diciate cosa ne pensate, su tutto. Commenti, pareri e critiche non possono essere altro che costruttive per noi ^^

Dato che non ci sono nuovi personaggi in questo capitolo, passo allo spazio pubblicità, poi ai ringraziamenti e infine alle risposte alle mitiche recensioni del capitolo precedente che ci avete lasciato ;)

> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


Ringraziamo infinitamente le 8 persone che hanno gentilmente messo la fic nei preferiti e le altre 16 che l'hanno messa, invece, nei preferiti. Grazie davvero <3 Un grazie anche a chi ha solamente letto (e credetemi che, dalle visualizzazzioni, sembrano tanti >.<).

fallsofarc Ciao bellaaa ^^ Tutto bene? Cavolo, è da tanto che non ci sentiamo! Scusami tanto per aver ridotto le recensioni alla tua storia (ho saltato un capitolo, ma presto rimedierò ;D), è che, come avrai capito, il tempo per me sta diventando poco ç.ç Spero che nonostante tutto tu riesca a recensire anche questo capitolo, ne sarei davvero felice. Ovviamente ti ringraziamo un milione di volte per i tuoi complimenti e il tempo che dedichi a leggere la nostra storia e a lasciare sempre una recensione. E' un bell'impegno e per noi è importante *W* Grazie ancora, davvero. Rispondo alla domanda che ci hai fatto ("Quanti capitoli avrà la storia?"): la storia avrà complessivamente 20 capitoli, epilogo compreso ^^ E su Word (anche su Office xD ndLeslie), per ora, sono 107 pagine, e di questo ne andiamo assolutamente fiere ;P Ultima cosa prima di salutarti: forse non ti ricorderai, ma sabato scorso sono andata al concerto di Laura Pausini e ci tenevo a dirti che mi sono divertita molto, e sì: sarà incancellabile per me, come hai detto tu ^^ Ci sentiamo, carissima! Un mega bacio <3 (Grazie anche da parte mia, se non era "ovvio" xD ndLeslie)

vero15star Ehiii! Grazie della tua scorsa recensione, io personalmente adoro i complimenti (e penso pure Lindà ;P) (Yess ndLeslie), quindi non mi hai fatto altro che felice ^^ (ovviamente se devi criticare qualcosa... un'espressione / un fatto o altro, non esitare a dirlo ^^) Finalmente abbiamo postato il capitolo che attendevi: il dolce (o forse dovrei dire "disastroso" ;D) incontro tra la mia Lori e il mio (XD) Michele. Ti è piaciuto? Sei rimasta delusa? Spero che ce lo dirai tramite recensione (come sempre ^^). Ciao cara! Un bacio ^^

ery_94 Ciaooo! Non ti preoccupare, capiamo gli impegni e i disagi. Per fortuna sei riuscita a commentare lo scorso capitolo (e speriamo anche questo *incrocia le dita), ne siamo felicissime ^^ E sì, lo scambio delle case è avvenuto con successo, anche se con qualche complicazione dalla parte di Lori XD Per le cose che hai detto su Davide, lascio rispondere a Lindù ;) (ecco Lindu! *W* : sì, il passato di Cleo è un po' triste e, come noterai, influirà abbastanza con il suo carattere e con le sue decisioni. Per Davide, eh, anche io lo adoro, ma sono sua "madre", perciò è naturale xD inutile negare che ci saranno sviluppi amorosi, ma da me non saprai altro... xD ndLeslie) (Sì vabbeh, hai detto praticamente tutto, ahah) Comunque, eccoti accontentata anche te: l'incontro tra Lori e Michele *W* Ci dirai cosa ne pensi? Lo spero ardentemente :D A presto, cara! Bacio <3


Eccoci alla fine, dunque ^^
A martedì (spero XD).
LaLLa e Leslie

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Capitolo 8
*** Say ''Cheese''. ***










8. Say “Cheese”




Giovedì 3 dicembre

Cleo's Pov.

È la luce a svegliarmi, probabilmente perché ieri sera mi sono dimenticata di tirare le tende. Faccio un sorriso beato, rigirandomi tra le coperte. Ho tutto il tempo che voglio per fare tutto quello che voglio. Che pacchia.
Mi alzo e mi stiracchio, poi poso i piedi sul pavimento gelato e, rabbrividendo, scendo in cucina e mi preparo una tazza di caffè.
Potrei fare colazione fuori... rifletto, sorseggiando il liquido bollente.
Di solito a colazione mangio qualche biscotto assieme a una tazza di caffè con tonnellate di zucchero – giusto per svegliarmi – e mi basta, eppure ci sono giorni nei quali non riesco a fare a meno di un croissant con una tonnellata di cioccolata e zucchero a velo che ti imbrattano le labbra. Oggi è uno di quei giorni.
Pregustando già il momento in cui mi sederò al bar e assaporerò la mia colazione ipercalorica, salgo trotterellando le scale e apro la valigia, tirando fuori un maglioncino di cachemire bianco e un semplice paio di jeans. Mi lavo e mi vesto con lentezza esasperante, poi infilo l'essenziale in uno zainetto ed esco di casa.
Loredana abita vicino al porto, e l'odore di mare è fortissimo, da qui. Con un sorriso che va da orecchio a orecchio comincio a passeggiare tra le case dai colori sbiaditi e raggiungo la costa. Guardo la distesa blu scuro che ho davanti con gli occhi che luccicano dall'emozione e per un istante dimentico la colazione e la voglia di sfilarmi scarpe e calze e immergere i piedi nella sabbia per raggiungere l'acqua mi invade.
Hai tutto il tempo che vuoi, più tardi. Mi dico, chiudendo gli occhi e inspirando l'aria umida e salmastre.
Il mio sguardo indugia un'ultima volta sulle acque agitate e sugli scogli appuntiti, poi infilo le mani in tasca e riprendo a camminare. Non ho voglia di lasciare il lungomare, e per fortuna riesco a trovare un bar delizioso che si affaccia sulla spiaggia. È un posto accogliente, con una terrazza che si affaccia sul mare protetta da un tendone bianco, le sedie che stanno presso i tavolini bianchi hanno schienali di ferro battuto e poi verniciato. Prendo posto ad uno dei tavolini sulla terrazza e faccio la mia ordinazione, cioccolata con panna e croissant ipocalorico. Tanto ho tutto il tempo che voglio per smaltire le millecinquecento calorie che sto per assumere.
Senza rendermene conto, prendo dallo zainetto il blocco e una matita e comincio a ritrarre una ragazza seduta un po' più in là. È una cosa che mi è sempre piaciuta, quella di ritrarre persone mai viste, per poi ritirare fuori i disegni a distanza di mesi, cercare di ricordare i momenti in cui li ho fatti e immaginarmi come potrebbe essere diventata quella persona adesso.
Mi scosto i capelli dal viso con un gesto veloce, mentre con le dita cerco di sfumare il tratto leggero della matita per rendere il disegno più omogeneo.
Un click proveniente da qualche parte alla mia destra mi fa aggrottare la fronte e mi volto, trovandomi poi a fissare un Davide alquanto divertito con una macchina fotografica professionale tra le mani.
«Ehi» mi saluta, con un sorriso.
«Mi hai scattato una foto?» riesco a chiedere soltanto, aggrottando la fronte.
Lui assume un'aria colpevole «Non ho resistito» ammette, stringendosi nelle spalle.
Non mi è mai piaciuto più di tanto farmi fotografare, nonostante Michele mi dica continuamente che sono troppo fotogenica per essere vera.
«Posso vederla?» domando, con un sorriso innocente.
Davide fa un sorrisetto divertito. «Non è digitale, dovrai aspettare che finisca il rullino e lo sviluppi» spiega.
Mi mordicchio il labbro e abbasso lo sguardo sul disegno. Quando lo rialzo, noto che lui mi sta ancora guardando e non riesco a fare a meno di sorridere.
«Siediti» lo invito, divertita.
Lui non se lo fa ripetere e prende posto di fronte a me, posando la macchina fotografica accanto al contenitore dello zucchero. Il cameriere ci raggiunge poco dopo, con la mia cioccolata e il croissant ancora caldo. Lo guardo con un sorriso beato e, delicatamente, lo spezzo in due, osservando con l'acquolina in bocca la cioccolata che cola fuori dalle due metà. Mi lecco lo zucchero a velo dalle dita, poi prendo un pezzo di croissant. Lo sto per mordere, poi però alzo lo sguardo su Davide, che mi guarda decisamente divertito.
«Vuoi?» domando, con un sorriso imbarazzato.
Lui sorride. «Faccio la figura dell'ingordo se accetto?» chiede.
Ridacchio e scuoto la testa. «Figurati, prendi pure.»
Allunga la mano e prende l'altra metà del croissant, per poi indirizzarmi uno sguardo complice e addentarlo. Quando lo posa, ha le dita sporche di cioccolato e il naso sporco di zucchero. Scoppio a ridere e mi guarda interrogativo. In tutta risposta gli allungo un tovagliolino, poi attacco a mia volta il dolce.
Quando finiamo di toglierci il cioccolato dalle dita, siamo entrambi coperti di zucchero a velo e, spinta da non so quale istinto, prendo la macchia fotografica e gli scatto una foto mentre è intento a leccarsi le dita, un paio di deliziosi baffetti bianchi appena sopra le labbra.
«Ehi!» protesta, quando alza lo sguardo e mi vede.
Sogghigno. «Adesso siamo pari» ribatto, con aria risoluta.
Si pulisce la bocca e mi guarda sospettoso «Avevo una faccia compromettente?» domanda.
Finisco la mia cioccolata senza smettere di sorridere, divertita. «Temo lo scoprirai solo sviluppando il rullino, una volta terminato, è ovvio» sospiro, abbandonandomi allo schienale.
Davide guarda assorto la macchina fotografica per un po', poi estrae velocemente il portafogli dalla tasca del giubbotto e lascia dieci euro sul tavolino, per poi alzarsi e prendermi per il polso.
«Andiamo» mi incita, eccitato.
Aggrotto la fronte. «Dove?» domando, perplessa.
«A finire il rullino» dice soltanto.
Perplessa, mi alzo e mi lascio trascinare via.
Percorriamo il lungomare finché non raggiungiamo una scogliera isolata. Guardo ammirata il contrasto del cielo plumbeo con il blu scuro e freddo del mare e non mi accorgo che Davide mi ha scattato un'altra foto, e poi ancora una. Quando riesco a distogliere lo sguardo dal paesaggio, è accucciato e sta regolando l'obbiettivo.
Sorrido e, senza aspettarlo, scavalco la ringhiera arrugginita e cammino incerta sulla superficie appuntita degli scogli. Quando mi volto, Davide ha di nuovo la macchina fotografica puntata verso di me e arrossisco, mentre abbasso lo sguardo e una folata di vento mi scompiglia i capelli. Quando mi raggiunge, gli prendo la macchina e scatto qualche foto al mare e agli scogli, per poi sedermi sulla pietra umida e chiudere gli occhi, inspirando l'aria umida e salata. Sento altri numerosi click della macchina fotografica e sorrido, quando sento la stoffa del giaccone di Davide sfiorare quella del mio.
Passiamo la mattina su quegli scogli, per poi scendere e camminare lungo il bagnasciuga, scattando foto in continuazione. Siamo riusciti in qualche modo a trovare il coraggio di toglierci scarpe e calze, e l'acqua del mare ci accarezza i piedi per poi ritrarsi di nuovo. Abbiamo parlato un sacco, ed è strano, da parte mia. Di solito devo conoscere bene una persona, prima di parlarle così tanto di me, di quello che desidero e di quello che penso, invece con Davide mi sembra tutto più semplice, non mi devo preoccupare di conoscerlo da meno di ventiquattro ore, per blaterare per ore di cose inutili. Anche lui mi racconta molto di sé: è un fotografo professionista e si mantiene tramite servizi fotografici e gallerie, ha vissuto molto poco con i genitori, poiché il padre era un missionario e la madre lavorava in un centro di ricerca da qualche parte nell'Unione Sovietica. Lui è cresciuto con i nonni, per poi andare a vivere da solo una volta compiuti vent'anni. Non ha fatto l'università, ma ha girato gli Stati Uniti in lungo e in largo armato solo della sua macchina fotografica e di un sacco a pelo. Mentre lo ascolto mi brillano gli occhi.
Mi siedo dove la sabbia è più asciutta e mi scosto i capelli dal viso. So che il mio naso si è arrossato e che ho gli occhi umidi a causa del vento, ma mi sento comunque in pace con il mondo.
«Ne è rimasta ancora una» annuncia Davide, sedendosi accanto a me.
Gli sorrido. «Allora dev'essere speciale» gli faccio notare.
Ricambia il mio sorriso e mi cinge le spalle, per poi posare la sua guancia contro la mia. Al contatto con la sua pelle ruvida sento un brivido che non ha nulla a che fare con il freddo percorrermi la schiena e arrossisco. Davide allunga il braccio in modo da riuscire a scattare una foto. Lo guardo interrogativa, poi, spinta dall'istinto, sorrido. Preme il tastino per scattare e attende qualche secondo, finché non sentiamo l'oramai familiare click che indica che l'immagine è stata impressa sulla pellicola.
Continuando a sorridere, Davide rimette il copri-obbiettivo e ripone l'apparecchio nella borsa che porta a tracolla.
«E adesso?» domando, disegnando un ghirigoro sulla sabbia.
Lui si passa una mano tra i capelli. «Non so... vuoi che ti riaccompagni a casa?» chiede.
Mi stringo nelle spalle. Non ho voglia di separarmi da lui.
«Oppure potrei offrirti il pranzo, visto che tu sei stato così gentile da pagarmi la colazione» propongo, con un sorriso.
Davide scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli. «Andata» accetta, ammiccando.
Con un sorriso, ci alziamo e ci incamminiamo verso il centro.
Rapallo è una città bellissima, o almeno, io la adoro. C'è un'atmosfera che mi ricorda quando ero bambina, e correvo per i vicoli stretti assieme ai miei amici, mentre gli anziani ci guardavano a volte divertiti, a volte seccati, seduti fuori dai portoni delle loro case. Chiudo gli occhi e inspiro il profumo di mare che è forte anche verso il centro, mentre Davide, alla mia sinistra, mi racconta di come è nato il suo amore per la fotografia e di come l'ha sviluppato. È incredibile, starei a sentirlo per ore, ed è impossibile che non riesca ad annoiarmi o a perdere anche solo una delle sue parole. Mantengo un sorriso beato durante tutto il tragitto, nonostante abbia perso la sensibilità di entrambe le mani. Il pranzo procede fin troppo velocemente e, una volta terminato, Davide insiste per non farmi pagare tutto, ma solo una parte – se proprio ci tengo.
«Va bene» accetto, di buon grado. «Ma la prossima volta sarò io ad offrirti qualcosa» metto in chiaro, mentre lui conta velocemente le banconote e le consegna al cameriere.
«Che ne dici di un croissant? Diciamo... domani mattina allo stesso bar di oggi?» propone, sorridendo.
Qualcosa nella mia mente mi suggerisce che si tratta di una specie di appuntamento, ma io ignoro quella cosa e, ricambiando il suo sorriso, accetto.
Passiamo il resto del pomeriggio a parlare, parlare e parlare, come la mattina. Mi sembra assurdo rendermi conto di quante cose ho da dire, non ho mai parlato tanto in vita mia. Gli argomenti si susseguono con una velocità e una naturalezza disarmante, cominciamo a parlare di colori a matita e, cinque minuti dopo, il discorso si è spostato su l'emergenza energetica. Sento che con lui posso parlare di qualsiasi cosa in qualsiasi momento, un po' come con Michele, ma non esattamente allo stesso modo. Michele è mio fratello, e ci lega una complicità innata e cresciuta negli anni, fino a diventare un vero e proprio bisogno. Già, io ho bisogno di Michele come ho bisogno del cibo e dell'acqua, ed è una cosa naturalissima per me, probabilmente lo è sempre stata. Invece, con Davide, questa complicità si è creata semplicemente con uno sguardo, precisamente quello che mi ha rivolto quando mi ha trascinata sulla scogliera a fare fotografie, è meno profonda di quella che ho con Michele, ma allo stesso tempo più intensa. Mi ritrovo spesso a chiedermi se per lui sia la stessa cosa, se anche lui ha gli stessi dubbi e le stesse perplessità che sento io, o se semplicemente si sta rilassando e godendo questi momenti, senza chiedersi troppo il perché delle cose, cosa che dovrei imparare a fare.
Quando mi chiudo la porta alle spalle, fuori è già buio. Mi lascio cadere sul divano, poi ripenso un momento a quello che è successo oggi e sento uno strano calore invadermi.
Ti sta succedendo un'altra volta. Mi sussurra una vocina maligna nella mia testa.
Mi passo una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi. No, è impossibile che stia accadendo.
Stancamente, mi libero della giacca, della sciarpa e delle scarpe, per poi trascinarmi di sopra e – finalmente – aprire completamente la valigia. Loredana mi ha lasciato dello spazio, nel suo armadio e io, grata, lo riempio con i miei abiti, per poi trascinare la valigia in un angolo e sdraiarmi sul letto. Colta da un improvviso bisogno di calore, afferro un lembo del piumone e mi ci rannicchio sotto, sorridendo beata.
Un trillo improvviso mi fa sussultare e, con una smorfia, prendo il cellulare dalla tasca. Ho un nuovo messaggio.

Indovina un po'? Ho appena comprato un nuovo rullino ;D
baci, Davide

Rido e mi scosto i capelli dalla fronte.
No, certo che non ti stai innamorando.. cosa vado a pensare? Sussurra sarcastica la solita vocina. La isolo, infastidita, e poso il cellulare sul comodino, accoccolandomi meglio tra le coperte.
La mia mente torna di nuovo alla giornata appena trascorsa con Davide e, inevitabilmente, le mie labbra si piegano in un sorriso, che si trasforma in smorfia non appena mi rendo conto che quello che continua a sussurrarmi la vocina è maledettamente vero.
Mi sto prendendo una cotta per il cugino di Lori.
Merda.











*** Spazio Autrici ***

Salve  : D

Come probabilmente avrete indovinato, qui Leslie, che per la seconda volta è stata costretta ad interrompere la sua dose settimanale di Dawson's Creek per commentare questo capitolo. In realtà non è che ho molto da dire, a proposito. Questo, e un po' anche il prossimo, sono capitoli che servono principalmente ad approfondire l'amicizia tra Davide e Cleo, ho cercato di renderli un po'... uhmm... beh, non noiosi (xD) e spero di esserci riuscita >///< (ovviamente sììì ;D NdLaLLa)

Quindi, passiamo a notizie più succose *W* : l'idea di fare un seguito da oggi non è più ufficialmente solo un'idea, dato che Lalla ha cominciato a scrivere e, probabilmente, inizierò a scrivere anche io già questa sera >.< (chebbelloo ** NdLaLLa) Poi, abbiamo messo il punto finale all'epilogo (che, solo per farvi sapere, è lungo otto pagine... non siamo riuscita a trattenerci xD) (giààà ^^ Però è uscito anche beneee *W* NdLaLLa). Personalmente, questa è la prima fic che porto a termine e sono due giorni che mi luccicano gli occhi per questo. (a chi lo diciiii *mega sorriso a trentadue denti NdLaLLa)

Uhm... altre notizie? Non mi pare. Comunque, non ci sono nuove comparse in questo capitolo, perciò passo direttamente allo spazio pubblicità e poi alle risposte alle recensioni, rigraziando tanto tanto le 9 persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti e le 17 che la seguono, ringraziando naturalmente tantissimo chi legge e recensisce (664 visualizzazioni ;D)

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Secretly di fallsofarc



vero15star  aaah, tranquilla, prendere l'aereo non è così impossibile... io ce l'ho fatta XD comunque incroceremo le dita per te (yn) (già ^^ Comunque tranquilla, quello che è successo a Lori è tutto frutto della mia immaginazione, non spaventarti troppo ^^ NdLaLLa) Naturalmente, grazie tantissime per i complimenti, personalmente ogni volta che vedo una recensione mi si apre un sorriso che va da orecchio a orecchio xD (anche a me *^* NdLaLLa) Per quanto riguarda Michele, probabilmente diventerà uno dei personaggi dei quali sono più fiera, nonostante abbia inventato solo la sua "cornice", il resto è tutto merito di Lalla ;D (abbiamo fatto un ottimo lavoro ^^ NdLaLLa) Bom, non mi resta altro che ripeterti altre mille volte grazie, per aver recensito, con la speranza che continuerai a farlo... un bacio grande <33

CrImInAlSmOoTh  hey girl, bentornata! *W* ci dispiace per il tuo pc... ora sta bene, vero? (ignorami: è sera, sto morendo di fame e ho passato metà pomeriggio a tradurre frasi dal greco e copiare declinazioni... >.<) (perchè dovrebbe ignorarti? Che hai detto di male? XD NdLaLLa). Grazie grazie grazie grazie ** and, I know, anche io adoro i protagonisti maschili XD. Sooo, grazie (te l'avevo già detto, vero? XP), spero continuerai a leggere... un abbraccio grande <33

Envyna 95  grazie mille (e comunque, io lo avevo detto a Lalla ù.ù) Comunque spero il capitolo non ti abbia delusa, ho fatto del mio meglio xP grazie ancora per aver recensito, e per i complimenti, spero di vedere ancora una tua recensione nei prossimi... baci (LL)


Beh, per questa sera è tutto, io torno a Dawson's Creek (lo so, sono malata >.<)... bye guys! (o meglio girls... siete tutte ragazze xD)

Leslie and Lalla

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Capitolo 9
*** Only coincidences? ***










capitolo nuovo

9. Only coincidences?




Giovedì 3 dicembre

Loredana's Pov.

Apro un occhio, poi anche l'altro. Mi guardo intorno: dev'essere ancora mattina presto, perché c'è poca luce. Scruto ogni più piccolo dettaglio, corrugando le sopracciglia. Ma io questa stanza non la conosco...
Oh! Adesso ricordo. Mi viene in mente la giornata di ieri, il viaggio, l'attesa, la valigia smarrita e, con una morsa allo stomaco, Michele.
Guardo l'orologio, curiosa: sono solo le sette e mezza di mattina. Sbuffo: che scatole, sono ancora abituata a svegliarmi presto.
Cerco di riaddormentarmi, ma purtroppo non ci riesco, così decido di alzarmi. Scendo le scale silenziosamente, poi, ricordandomi che la mattina sono a dire poco spaventosa, mi avvio verso il bagno per darmi una sistemata. Non voglio che Michele mi veda in queste condizioni.
Quando sono davanti alla porta, prima di aprirla, appoggio l'orecchio per controllare che non ci sia dentro nessuno. Non sento nessun rumore.
Senza pensarci un'altra volta, afferro la maniglia con sicurezza e spingo.
Appena alzo lo sguardo, mi si gela il sangue nelle vene e richiudo la porta di scatto. Coprendomi il viso con le mani, mi appoggio con la schiena al muro, mentre rivedo nella mia mente la scena. Michele appena uscito dalla doccia che si stava mettendo l'asciugamano alla vita. Il suo corpo era... uguale a quello di un Dio greco. No, meglio. Molto meglio. Due spalle enormi e muscolose, la vita stretta, le gambe lunghe e ben delineate, la pancia piatta con la tartaruga quasi incisa.
Oh, mio Dio.
«Scusa» sussurro poi, timidamente.
Non ho la forza di muovere un muscolo. Resto ferma in questa posizione, con il cuore che batte ancora a mille. L'immagine di Michele sembra impressa nella mia mente.
Mi sento come una ragazza alle sue prime armi. Okay, non dico che sono un'esperta in queste cose, ma di sicuro di uomini nudi ne ho visti più io di quelli che potrebbe avere visto un'adolescente in piena crisi ormonale.
Scuoto la testa, ma che pensieri faccio? Colpa di Michele e del suo fisico maledettamente perfetto...
Quando sento che sta aprendo la porta, cerco di assumere una posizione dignitosa. Mi ripeto nella testa “non è successo niente, hai solo visto un uomo che ha un fisico come quello di un fotomodello, stai calma, ne rivedrai altri mille... come ne hai già visti miliardi, no?”.
Dopo qualche secondo, ho il coraggio di alzare lo sguardo.
Michele, che è ormai vestito, mi sta fissando con un'aria divertita sul volto.
Io arrossisco vistosamente.
«Ora siamo pari, giusto?» scherza lui, ridendo un poco.
Scoppio a ridere, liberandomi dell'imbarazzo che sentivo addosso poco fa.
«Sì» rispondo poi, guardandolo negli occhi.
Anche lui ricambia il mio sguardo, e restiamo così per un minuto buono. Io sono letteralmente persa nei suoi bellissimi occhi, il respiro corto e il cuore che aumenta ad ogni battito. E mano a mano che i secondi passano, io mi alzo sulle punte, e lui si abbassa un po' con la testa, fino a ritrovarci a pochi centimetri di distanza, i nasi che quasi si sfiorano. Riesco a percepire il suo profumo: sa di menta peperita. Le sue labbra così carnose, poi, mi attirano da morire.
«Hai fame?» fa lui d'un tratto, allontanandosi.
Io rimetto le punte dei piedi a terra, rimproverandomi in tutte le lingue del mondo.
Non ti ha voluta baciare, non gli interessi, ovvio che non gli interessi! Smettila di illuderti.
«Un po'» rispondo poi, dopodiché ci avviamo in cucina.
«Vuoi un caffè?» chiede lui, con gentilezza.
Sorrido. «Sì, grazie.»
«Che lavoro fai?» chiedo, quando mi siedo al tavolo della cucina, mentre lui inizia a preparare il caffè.
«Insegno italiano a un liceo di Merano, un paese a dieci minuti da qui» mi risponde lui, mentre traffica con la polvere.
«Ah!» esclamo io, presa in contro piede. Non so perché, ma non me lo aspettavo da uno come lui. «Quindi oggi devi lavorare?»
Lui annuisce. «Ancora per qualche giorno, poi siamo in vacanza.»  
«Dove sono le tazzine?» domando poi, cercando di rendermi utile.
«Ma sì, non ti preoccupare, faccio io.»
Io sorrido, e torno a sedermi dove ero accomodata prima.
«Tu invece cosa fai nella vita?» mi chiede, dopo una piccola pausa.
«Lavoro in un negozio d'abbigliamento» rispondo, scrollando le spalle.
E insegno canto ad un'accademia musicale, finisce la mia mente. Inspiegabilmente, non lo dico. Lo penso e basta.
«Ecco» fa lui, dopo un po', porgendomi la tazza di caffè.
Io l'afferro, ringraziandolo.
Poi lui si siede davanti a me, mentre io lo sorseggio con calma.
«Non lo bevi tu?»
Michele scuote la testa. «L'ho già bevuto prima.»
Io faccio un vago gesto di assenso col capo. «Oggi ci sei a pranzo?» chiedo poi, cercando di assumere un tono di voce naturale, mentre dentro di me penso “dimmi di sì, dimmi di sì”.
«Se non ti disturbo...» fa lui.
«Ma figurati!» esclamo, facendo una leggera risata. «C'è qualcosa nella dispensa, o devo andare al supermercato?»
«Per il pranzo dovresti riuscire a fare una pasta... al massimo vai oggi pomeriggio.»
Io annuisco. «Okay, così vedo un po' com'è il posto.»
Lui mi sorride con dolcezza. «Ti piacerà, vedrai.»
Arrossisco un poco, senza aggiungere altro.
«Ora scusa ma devo proprio andare, altrimenti arrivo in ritardo» annuncia, alzandosi di scatto.
«Okay» mormoro io.
«Torno per le...» si fa un po' pensieroso, poi conclude: «Circa per le due.»
Annuisco. «Va bene, buon lavoro allora!»
«Grazie e tu divertiti!» esclama, salutandomi con la mano, dopodiché prende la giacca ed esce.
Quando sento sbattere la porta e poi il cancello, mi lascio andare con un sospiro.
Oddio, mi sembra di vivere in un sogno. Anzi, lui mi sembra un sogno.

Questa mattina la passo facendo un po' di tutto. Prima sistemo quelle poche cose che avevo nello zaino, poi mi vado a lavare e a cambiare. Decido di farmi anche io una doccia, dopo il viaggio di ieri, poi...
Dopodiché inizio a girovagare per la casa, curiosando ogni stanza.
Mentre sto ispezionando il salotto, trovo una chitarra classica. Troppo presa dalla curiosità di provarla (so suonarla, però non ne ho una mia), la prendo.
Inizio a suonare qualche nota a caso, per vedere se è accordata.
, penso con un sorriso.
Nella mia mente cerco di ricordare cosa so suonare e cosa mi esce bene.
La canzone del sole è molto semplice e bella.
«Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi» inizio a intonarla, alzandola di un tono rispetto all'originale, mentre accompagno la mia voce con il dolce suono della chitarra «Le tue calzette rosse, e l'innocenza sulle gote tue, due arance ancora più rosse... e la cantina buia dove noi respiravamo piano, e le tue corse, l'eco dei tuoi no... oh no, mi stai facendo paura.»
Dopodiché mi interrompo, perché guardo l'orologio e scopro che è già l'una e mezza. Rimetto la chitarra al suo posto e mi precipito in cucina.
Apparecchio, poi metto l'acqua della pasta sul fornello e aspetto che arrivi Michele per buttarla.
Sono decisamente in anticipo. Così ritorno in salotto, riprendo la chitarra, mi siedo sul divano e continuo a suonarla da dove ero arrivata prima.
«Dove sei stata? Cos'hai fatto mai?» riprendo a cantare, con delicatezza «Una donna, donna, dimmi: cosa vuol dir sono una donna ormai? Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai per diventar quel che sei. Che importa? Tanto tu non me lo dirai, purtroppo...» faccio una pausa, poi riprendo con voce più alta: «Ma ti ricordi l'acqua verde e noi? Le rocce, bianco il fondo? Di che colore sono gli occhi tuoi, se me lo chiedi non rispondo...» Abbasso un poco l'intensità.
«Hai una voce stupenda.»
Mi giro di scatto. Trovo Michele dietro di me, appoggiato con i gomiti allo schienale del divano, che mi guarda con un sorriso.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio, e questo basta per fare  perdere al mio cuore un battito, e poi riprende a palpitare con velocità.
«Grazie» mormoro, avvampando.
Restiamo così per qualche secondo, poi lui dice: «Ma fai qualcosa?»
«In che senso?» chiedo, quasi pendendo dalle sue labbra.
«Tipo insegni da qualche parte?»
Sorrido, con imbarazzo. «Sì, in un'accademia...»
«Ah! Ecco perché sei così brava!» sbotta lui, sorridendo.
«Comunque scusa se ho usato questa chitarra, ma avevo troppo voglia di provarla...» balbetto poi.
«Non fa niente, usala pure, quando vuoi» mi rassicura lui, allargando il sorriso.
Anche io sorrido. «E' tua?» domando, dopo una pausa.
Lui annuisce soltanto.
«Avresti voglia di suonare qualcosa?» propongo.
«Okay» acconsente lui, sempre col sorriso sulle labbra. Dopodiché si siede accanto a me.
Io gli porgo la chitarra, e poi mi alzo.
«Cosa vuoi che suoni?» mi chiede, guardandomi negli occhi.
«Non so» dico, stringendomi nelle spalle «Quello che preferisci.»
«La sai “Come se non fosse stato mai amore” di Laura Pausini?» mi domanda, dopo averci pensato un po'.
Annuisco, raggiante. «Tutte quelle di Laura so!» esclamo.
«Okay» fa, dopodiché inizia a suonare. Quelle note che conosco da una vita, che ho suonato ripetutamente e che so ormai a memoria.
Michele mentre suona tiene il ritmo col corpo e guarda la chitarra.
«Ieri ho» inizio, quando arriva il momento opportuno «Capito che è da oggi che comincio senza te» a questo punto, Michele alza lo sguardo e mi guarda con un sorriso stupendo «E tu, l'aria assente, quasi come se io fossi trasparente» quando canto l'ultima parola, chiudo automaticamente gli occhi e poi continuo, alzando il tono della voce: «E vorrei fuggire via e nascondermi da tutto questo, ma resto immobile qui: senza parlare, non ci riesco a staccarmi da te, e cancellare tutte le pagine con la tua immagine. E vivere come se non fosse stato mai amore!»
Alla fine della canzone, lui mi guarda ammirato. «Hai una voce...» afferma, poi fa una pausa, per riempirsi i polmoni di aria e svuotarli dicendo: «...davvero spettacolare.»
Io arrossisco, sentendomi lusingata. «Grazie.»
Restiamo in silenzio per qualche istante, non sapendo cosa dire.
«Comunque ho messo su l'acqua della pasta» dico, all'improvviso.
«Ah» fa lui, appoggiando la chitarra sul divano, poi si alza. «Bene.»
Io sorrido, e poi insieme ci avviamo verso la cucina.
Mentre stiamo mangiando, c'è un silenzio quasi di tomba. Quasi perché qualche rumore c'è: un colpo di tosse, un bicchiere appoggiato troppo fortemente, la forchetta che sbatte contro il piatto...
«Mi lasceresti il tuo numero di telefono?» chiede lui, improvvisamente.
Alzo il capo, non credendo alle mie orecchie.
Scuuusa?!, vorrei urlare.
Annuisco lentamente.
Lui tira fuori il cellulare e poi io gli detto cifra per cifra il mio numero.
«Si sa mai» afferma lui, guardandomi con un'aria innocente sul volto.
Io sorrido soltanto.
Appunto, magari ha bisogno di aiuto...
Un momento. Ma perché mai lui dovrebbe avere bisogno di aiuto da me?
«Cosa fai oggi pomeriggio?» chiede lui, interrompendo il corso dei miei pensieri.
«Non so...» rispondo io, riflettendo.
Cosa potrei fare?
«Andrò al supermercato e a prendermi qualche vestito, dato che non ne ho nemmeno uno di ricambio» faccio poi, con un sorriso.
Lui ride un poco. «Buon'idea» commenta, guardandomi «Vuoi che ti accompagni?»
«Va bene» rispondo, forse con troppo entusiasmo.

Stiamo camminando fianco a fianco, mentre parliamo di tutto e di più: lui mi racconta della sua scuola, dei suoi alunni che lui e Cleo hanno soprannominato “pulcini”, senza un vero motivo. Io lo ascolto interessata, esprimo il mio parere e rido quando uno dei due fa una battuta. Poi anche io gli dico un po' di me: di quanto mi diverto in accademia e al negozio, di come voglio bene ai miei famigliari e ai miei amici. Insomma, di praticamente tutto.
Poi scopro che la sua infanzia (e di conseguenza quella di sua sorella) non è stata esattamente felice: sua madre li ha abbandonati presto, e così suo padre e soprattutto lui si sono dovuti occupare della piccola Cleo.
Il mio passato, confronto al loro, è stato sicuramente più semplice.
«Sei laureato, giusto?» gli chiedo, mentre camminiamo sul marciapiede, con la neve che ci arriva alla caviglia.
«Sì, in lettere» risponde «E tu?»
Scuoto la testa. «Io no: dopo le superiori, ho deciso di dedicarmi al canto, non ho voluto proseguire con gli studi. E per guadagnarmi uno stipendio dignitoso mi sono fatta assumere in quel negozio di abbigliamento di cui ti parlavo oggi.»
Lui fa un vago gesto col capo.
«Uh, questo negozio mi ispira» faccio io, guardando gli abiti esposti in una vetrina che ha appena catturato la mia attenzione.
Lui sorride. «Qui ci viene quasi sempre Cleo, lo conosco come le mie tasche, ormai.»
Entriamo dopo pochi secondi. Ho adocchiato un maglioncino lilla favoloso e abbinati ad esso, un paio di jeans stupendi.
«Posso esservi utile?» chiede la commessa, avvicinandosi, con uno strano accento. E' senza alcun dubbio l'accento tedesco.
Io annuisco, convinta. «Vorrei provare il maglioncino lilla e i suoi rispettivi pantaloni che ci sono in vetrina.»
Lei si illumina. «Oh, sì, i nuovi arrivi! Che taglia ha?»
«Una quaranta.»
«Prego, gliela do subito.»
La seguo, con un sorriso enorme sul viso.
«Ecco» fa lei, una volta presi dai rispettivi scaffali. Dopodiché me li porge.
Io li afferro subito ringraziandola e poi mi rivolgo a Michele: «Scusa, dove sono i camerini?»
Lui li indica, e poi ci andiamo insieme.
Quando siamo davanti, entro in uno a caso, appoggio la borsa sullo sgabello e inizio a svestirmi. «Ti fa niente aspettare?» domando, mentre mi tolto i pantaloni.
«No, no, figurati» mi risponde lui, gentilmente «Fai con comodo.»
Appena ho finito, mi guardo velocemente allo specchio per vedere se sto bene, e poi, con un sorriso soddisfatto, apro la tenda.
Michele mi guarda con gli occhi che brillano... o sarà solo una mia impressione?
«Stai da Dio» dice, mostrandomi il suo tipico sorriso da “far piegare le ginocchia”.
Io arrossisco e mormoro un “grazie”.
Oh, mio Dio. Ha detto che sto da Dio! Mi ha fatto un complimento!, penso, esultante.
Dopodiché guardo il prezzo, socchiudendo gli occhi. In tutto verrebbero ottanta euro.
«Quanto costano?» mi chiede Michele.
Scrollo le spalle. «Ottanta, neanche tanto.»
Lui annuisce. «Dovresti prenderli.»
Io sorrido. Che bello avere un uomo che condivida con te i tuoi interessi...
Non ce ne sono tanti in giro come lui, finisco per pensare.
E allora? Che importa? Tanto non gli interesso... e poi non devo illudermi.
Quando usciamo dal negozio con in mano le borsine dei miei nuovi acquisti, decidiamo di fare un salto al supermercato. Devo fare un po' di scorta.
Alle sette di sera torniamo finalmente a casa. Abbiamo camminato tanto, qui in montagna (quando c'è la neve, poi) si usa poco la macchina, dovrò abituarmici.
Michele appoggia i sacchetti della spesa che si era offerto di portare sul tavolo della cucina, e poi dice, avviandosi alla porta d'ingresso: «Bene, io vado. Sono stato qui fin troppo!»
«Non preoccuparti, mi ha fatto solo piacere» rispondo subito io.
Lui fa un sorriso sghembo. «Anche io mi sono divertito molto oggi.»
Il mio cuore inizia ad accelerare i battiti. Lui mi guarda negli occhi, sempre col suo bellissimo sorriso sulle labbra.
«Allora... ci... vediamo...» balbetto, ipnotizzata dal suo sguardo.
Lui annuisce lentamente, molto lentamente. Anche lui sembra incantato dal nostro gioco di sguardi. Come me, d'altronde.
Poi succede tutto in fretta. Troppo in fretta. Così in fretta che riesco a rendermi conto di quello che sta succedendo solo quando sento la sua bocca che ormai preme contro la mia.
Ci stiamo baciando, penso, sentendo il cuore martellarmi dentro il petto.
All'inizio restiamo immobili, poi lui decide di rendere quel bacio un vero bacio: dischiude le labbra e io lo seguo, in estasi.
Mentre le lingue giocano tra di loro e le salive si mischiano creando un nuovo sapore, i corpi si toccano. Le mie mani accarezzano prima la sua nuca e poi scendono fino ad arrivare alla schiena.
Lui invece mi sfiora con dolcezza i fianchi, e, al contrario di me che scendo, sale fino ad arrivare ai miei capelli. All'inizio ci gioca un po', poi si sposta con lentezza verso il mio viso. Percorre con i polpastrelli delle dita la mia guancia, poi passa al collo, provocandomi un brivido di piacere.
Anche io gli tocco delicatamente il viso, traccio una linea immaginaria che parte dal collo e arriva fino alla fronte, poi giù e su ancora un'altra volta.
Dopo un po', mi ritrovo le sue mani sulla schiena, e piano piano scendono, fino ad arrivare al mio fondo schiena, a questo punto una scossa del tutto involontaria mi fa inarcare un poco la schiena. Non mi sono mai sentita così bene. E pensare che è solo un bacio...
Dentro di me urlo di felicità. Vorrei emettere qualche suono con la bocca, ma non voglio assolutamente rovinare questo momento che è diventato magico.
Intanto dal collo, decido di scendere: percepisco un'infrenabile voglia di accarezzargli il petto.
Soprattutto voglio sentire, voglio godermi quella bellissima sensazione che non provo da tempo.
E infatti non mi sbagliavo, ha un petto da favola. Sembra un mattone, per non parlare dei pettorali e degli addominali... Mi correggo: questa sensazione non l'ho mai provata. Un petto così bello non l'ho mai toccato in vita mia.
Dopo qualche secondo, Michele si stacca improvvisamente, interrompendo la magia che si percepiva nell'aria.
Ecco. Lo sapevo: era troppo bello per essere vero.
Mi verrebbe voglia di gridare quello che provo. In realtà non so quello che provo con esattezza. Delusione, forse?
«Ci vediamo» sussurra, dopodiché esce di casa senza aggiungere altro.
Non rispondo: non voglio, e poi non ho neanche la forza.
Cosa gli è successo? Ha capito che era tutto un maledetto sbaglio?
Abbasso lo sguardo, incupendomi.
Non voglio che lo abbia pensato, nemmeno per un secondo. Perché per me non è stato affatto un errore: per me è stata la cosa più bella del mondo.












*** Spazio Autrici ***

Ehiii! Ciao a tutti, carissimi lettori!! Parla LaLLa ^^ Come state? Io tutto okay, anche se sono un bel po' stressata dalla scuola... devo ancora abituarmi ai nuovi ritmi di studio che devono essere del tutto costanti e per me (penso per tutti >.<) è difficile. D'altronde la scuola che ho scelto è un liceo ed ovviamente non posso pretendere che ci diano pochi compiti... però secondo me sono esagerate minimo 2 interrogazioni possibili al giorno... per non parlare delle verifiche .-. (*annuisce con aria grave. ndLeslie)
Okay, sto delirando... scusate, oggi sono un po' una chiacchierona ^^''''

Comunque, torniamo alla fic. Com'è il capitolo? ^^ Spero vi piaccia e magari che me lo diciate tramite recensione ;D
Ricordo di essermi divertita da morire a scriverlo, specialmente la scena hot dell'inizio *mhuamhua. Ma questo è ancora nien... ooooopps, meglio stare zitta, altrimenti spoilero alla grande! XD

Per il secondo libro sia io che Linda stiamo scrivendo il primo capitolo, e per ora le pagine sono 6 su Word ;D Il "progetto" è abbastanza a buon punto, però diciamo che con la stesura siamo ancora indietro... >.< (Beh, non è che abbiamo cominciato da tanto, e comunque io ho cancellato e riscritto quasi una pagina, perciò non c'è da biasimarci >< ndLeslie)

Non ci sono altri personaggi in questo capitolo, quindi vi saluto con lo spazio pubblicità, i soliti ringraziamenti e le risposte alle recensioni ;P

> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


Grazie, come al solito, a quei angioletti che stanno leggendo questa fic, se non ci foste voi *^*
Grazie infinite a chi si è fatto notare in qualche modo, soprattutto recensendo, siete troppo gentili *W*
Grazie mille alle 9 persone che hanno messo la fic nelle seguite e le altre 16 che l'hanno messa nei preferiti.
Grazie anche a chi sta leggendo ^^

vero15star Sìsì, facci sapere com'è andato alla fine, il viaggio ^^ Miraccomando divertiti e salutami l'Irlanda, che non ci sono mai stata *^* Comunque, riguardo la storia, sì: Davide e Cleo sono così cariniii ** E' bello che tu ti sia immaginata la scena, anzi, è proprio questa la magia di leggere immaginandosi una speciale atmosfera... ed è questo l'obiettivo di scrivere! XD E poi... grazie di cosa? Grazie a te, carissima, che recensisci ogni volta! Sei gentilissima ç.ç (commossa XD) Al prossimo capitolo allora (spero >.<) ;D Ciaooo ^^ Un bacio <3

Envyina 95 Ehiii! Ho visto che ti sei aggiunta anche tu a seguirci e, soprattutto, a recensire ** Grazie mille per l'impegno e per i complimenti che ci hai fatto ^^ Sono contentissima che ti piaccia così tanto la coppia Lory&Michy... però aspetta ancora qualche capitolo: ti dico solo che ci sarà un nuovo personaggio e le cose si complicheranno XD Okay, ora sto zitta, ahah. Grazie ancora di tutto ** Ciao cara! A presto, ci conto ^^ Bacio <3


Al prossimo capitolo (speriamo di riuscirci per martedì ;D)!
Ciao a tutti ^^
LaLLa e Leslie.

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Capitolo 10
*** The longest day. ***










10. The longest day




Venerdì 4 dicembre

Cleo's Pov.

Passo la mattina con Davide, misurando attentamente ogni gesto e ogni parola e assicurandomi che i miei pensieri non sfiorino considerazioni che non farebbe una semplice amica. Ho deciso di troncare la cosa sul nascere, evitando così di soffrire inutilmente. Anche tolto lo scomodo particolare del mio passato e del fatto che non sono ancora pronta a gettarmi di nuovo in una relazione, il nostro sarebbe un amore con molte poche probabilità di riuscita. Viviamo troppo lontani e non credo che nessuno dei due possa mollare tutto improvvisamente, con il solo pretesto di seguire l'altro.
Tuttavia, mi diverto. Davide è un uomo fantastico e ha una cultura spaventosa, calcolando che non ha proseguito gli studi dopo l'università. Conosce bene sia l'inglese che lo spagnolo, e nonostante questo mi ha guardato con gli occhi che brillavano quando gli ho detto che parlo il francese quasi perfettamente. Mi ha confidato che la Francia è sempre stato una sorta di sogno per lui e io gli ho sorriso, comprensiva. Mi trovo bene in Italia, ma Parigi mi manca di continuo, è la mia città, non c'è nulla da fare.
«Mia madre abita lì» gli ho spiegato, sedendomi su una panchina e guardando il mare assorta.
Non dice nulla per cinque minuti buoni, poi si volta a guardarmi, con un sorriso. «Com'è tua madre?»
Rido appena, con una punta di amarezza. «Mia madre... beh, c'è tanto da dire, su di lei. Prima di tutto, ha concepito mio fratello per sbaglio, e ha avuto paura di abortire, perciò mio padre l'ha sposata e entrambi hanno abbandonato gli studi. Se n'è andata di casa quando avevo sette anni, lasciando papà, Michele e me al nostro destino, e si è messa a girare il mondo con Jean. Non credo si siano mai sposati, ma circa dieci anni fa lei lo ha lasciato e si è stabilita a Parigi. È la classica donna che a volte odi e a volte ami, è molto disponibile e non è la classica riccona snob alla quale non frega assolutamente nulla di nessuno, anzi, ma è... diciamo eccentrica. Ci ha vietato di chiamarla “mamma” davanti ad altra gente, perchè dice che le roviniamo la piazza. Lei è Marie, e ha quarant'anni, non cinquanta come dice il suo passaporto» racconto, leggermente acida.
Davide mi guarda comprensivo e gli sorrido, leggermente imbarazzata. Per quanto voglia bene a mia madre, ogni volta che parlo di lei, il mio tono prende inevitabilmente una sfumatura amara e i miei discorsi si riempiono di sarcasmo.
«E tu, invece? Come sei messo per quanto riguarda “madri”?» domando, con un sorrisetto.
Lui sospira. «Ho visto mia madre l'ultima volta quando avevo dieci anni, e ora, tolta una cartolina a Natale e una al mio compleanno, non la sento praticamente mai.» spiega, con la stessa amarezza che sentivo io poco fa. «I miei genitori mi hanno scaricato quando ero piccolo per vivere le loro vite, e dopo aver passato vent'anni separati, si sono entrambi ritirati e sono andati ad abitare ad Amburgo. Non posso dire di conoscerli, ma a volte mi mancano...»
Faccio un sorriso triste e, senza rendermene conto, poso la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi. Ha un buon odore, mi ricorda l'autunno e le sue foglie colorate, tanto è ricco di sfumature. Il mio sorriso si allarga appena e ogni traccia di tristezza svanisce. Anche Davide sorride, come faccia a saperlo, non lo so, dato che anche con gli occhi aperti non riuscirei a vederlo in faccia, in questa posizione.
«Sei una bella persona, Cleo» mi sussurra dopo un po', senza alcun motivo apparente. Arrossisco.
«Lo sei anche tu» rispondo dopo un po'.
Il resto della mattina passa tranquillamente, e noi continuiamo a parlare di noi e delle nostre vite come se ci conoscessimo da sempre e dovessimo aggiornarci sulle novità degli ultimi anni. Come prima, sto attenta a quello che dico e quello che faccio, e sono abbastanza soddisfatta del risultato. Mangiamo assieme e riprendiamo a passeggiare, ignorando l'aria gelida. Ad un certo punto, lui mi afferra un braccio e mi guarda con un sorriso in stile “ho-appena-avuto-l'idea-più-straordinaria-del-secolo”. Sorrido, trattenendo una risata.
«Che succede?» domando, sospettosa.
«Ho appena avuto un lampo di genio» gongola lui, prendendomi a braccetto e voltando bruscamente in una viuzza che non ho ancora mai visto.
«L'avevo capito, che tipo di lampo di genio?» chiedo ancora, mordicchiandomi il labbro senza riuscire a nascondere la curiosità.
«Vedrai...»
Mi trascina fino a casa sua e, con un sorriso smagliante, apre la portiera del sedile accanto a quello del conducente, invitandomi a salire. «Torno in un secondo» mi assicura, prima di allontanarsi.
Lo guardo sparire continuando a sorridere e mi rimiro distratta le unghie, mentre lo aspetto. Non ci mette esattamente poco, e calcolando che in macchina da sola il tempo sembra scorrere il doppio più lento, mi sembra ci impieghi un secolo.
Quando finalmente torna, assieme a lui c'è una ragazza sui diciassette anni, capelli lunghi e castani, leggermente mossi, e occhi azzurri. La guardo incuriosita salire in macchina mentre Davide prende posto davanti al volante. Gli lancio uno sguardo incuriosito.
«Lei è Betta, mia cugina, ovvero la sorella di Lori» mi spiega con un sorriso, prima che possa chiedere qualsiasi cosa.
«Betta, lei è Cleo, la ragazza della quale sia io che Lori ti abbiamo parlato» aggiunge poi, mettendo in moto.
Mi volto a guardare la ragazza che mi sorride e mi porge una mano, che afferro divertita.
«È un piacere conoscerti» le dico, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
«Non quanto lo è per me» mi corregge lei, allegra.
Ricambio il suo sorriso e torno a guardare Davide per un po', poi mi volto di nuovo. «Tu sai dove stiamo andando?» chiedo, in un sussurro.
Lei ridacchia. «Sì, ma non posso dirtelo» risponde, con aria dispiaciuta.
Mi mordicchio il labbro e torno a guardare la strada, arrossendo quando, con la coda dell'occhio, noto Davide che mi osserva per un momento.
Contieniti, che cavolo! Mi rimprovero, secca.
Chiacchiero con Betta per tutta la durata del viaggio. È incredibile come non si faccia problemi a parlarmi di sé, della sua scuola e della sua vita, neanche fossi la sua migliore amica da sempre. Anche io accenno qualcosa su di me, giusto lo stretto indispensabile: che ho un fratello, che sono un'artista e che ho sempre sognato di vedere il mare.
Dopo una mezz'ora buona, Davide accosta nei pressi di una pineta. Le nuvole se ne sono andate e il sole pallido mi costringe a socchiudere gli occhi. Non appena scendo, l'odore intenso del mare mi riempie le narici e sospiro, mentre le mie labbra si piegano istintivamente in un sorriso. Guardo avanti e mi trattengo dal spalancare la bocca dallo stupore. Il parcheggio di cemento termina con un gradino circa due metri davanti a me, e oltre ad esso c'è la spiaggia, bella da mozzare il fiato, in contrasto con il verde scuro dei pini. Dopo di essa, il mare. Mi viene quasi da piangere per la commozione, e il bello è che non ho idea del perché. È uno dei posti più belli che io abbia mai visto.
«Contenta? Ho pensato che questo mare corrispondesse di più a quello che volevi dipingere» mi sussurra Davide, cingendomi il fianco.
Mi volto verso di lui e lo abbraccio forte, dimenticandomi del mio piano per disinnamorarmi prima che la cosa diventi seria. «Grazie» mormoro, posando la fronte contro il suo petto.
Sento le sue braccia forti ricambiare l'abbraccio e il suo mento posarsi sulla mia nuca. «Figurati.»
Resterei così per l'eternità, ma un allarme suona improvviso nella mia testa e mi stacco, con un sussulto.
«Qualcosa non va?» chiede lui, leggermente preoccupato.
Scuoto veloce la testa. «No no, figurati... ehm, credevo di aver visto un ragno sul mio braccio» mi invento sul momento, fingendomi disinvolta.
Davide scoppia a ridere e mi scompiglia affettuoso i capelli. «Beh, è ora che tu cominci a dipingere, prima che la luce se ne vada» esclama, tornando verso la macchina.
Lo seguo, perplessa. Non ho portato nulla per dipingere...
Betta ci raggiunge con un album di schizzi, una tela bianca e qualche scatola di acquarelli e io scoppio a ridere, per poi correre ad aiutarla.
«Come mai tutto questo entusiasmo?» domando, divertita.
Davide rivolge alla cugina un sorriso complice.
«Beh, siamo ansiosi di vedere come dipingi» risponde Betta, con uno sguardo angelico.
Le sorrido e raggiungo una panchina a meno di un metro dalla sabbia, per poi sistemarci tutto ciò che mi occorre. «E voi cosa farete, nel frattempo?» domando, intingendo un pennello nell'acqua.
I due si prendono a braccetto e Davide solleva appena la borsa che ha a tracolla. Intuisco subito che contiene una delle sue tante macchine fotografiche.
«Noi facciamo una passeggiata ed esauriamo un po' di rullini» spiega.
Annuisco, senza smettere di sorridere, poi mi scosto i capelli dalla fronte e comincio a disegnare con mano ferma, mentre Betta mi saluta e si mette a correre in direzione della pineta.
«A tra poco» fa Davide, osservandomi.
Faccio un veloce cenno con il capo, già immersa nel mio dipinto. Lo sento ridere sommessamente e, con la coda dell'occhio, lo guardo raggiungere la cugina.

Il tempo passa velocemente, mentre attraverso le mie mani, il paesaggio che ho attorno si trasferisce sulla stoffa della tela. Ne riempio una, poi la lascio sulla panchina ad asciugare e ne prendo una seconda, assieme a un carboncino. Disegno di nuovo lo stesso paesaggio in bianco e nero, e poi un'altra volta con i pastelli. Quando ho finito, ho le mani e il viso macchiato e un grande sorriso sulle labbra.
Betta e Davide non tornano e io mi guardo in giro, perplessa. Sono passate quasi tre ore, e il sole è ormai scomparso. Fa freddo. Mi stringo nelle braccia e mi alzo, cercando di allungare lo sguardo oltre i pini del boschetto che ho davanti. Nulla.
Raccolgo le cose sulla panchina e, un po' alla volta, le riporto in macchina. Quando ho finito, mi siedo sul gradino che separa il parcheggio dalla spiaggia, guardandomi attorno. La luce cala velocemente e io mi sto congelando. Dove cavolo sono finiti?
Tremante, mi alzo e mi incammino nella direzione che hanno preso loro poco fa, addentrandomi con riluttanza nella pineta. Il tappeto di aghi ingialliti sul quale cammino scricchiola appena, a contatto con le mie scarpe da ginnastica. Affondo le mani nelle tasche del cappotto, guardandomi intorno. Non ho voglia di chiamarli, sento che mi sentirei piuttosto stupida. Il buio continua a scendere, inarrestabile, e socchiudo gli occhi, tentando di vederci meglio. Il freddo è insopportabile, mi punge la pelle scoperta delle guance e della fronte, mentre il vento che odora di mare mi scompiglia i capelli. Mi bruciano le labbra, e inumidirle con la saliva non funziona. L'aria che esce dalla mia bocca si condensa in piccole nuvolette che scompaiono in pochi secondi. Mi sembra di essere in un film dell'orrore, e la pelle d'oca su gambe e braccia non è più dovuta solo al freddo.
Che idea stupida, sarei dovuta rimanere lì ad aspettarli, seduta sulla panchina o, se proprio non riuscivo a sopportare il freddo, in macchina. Idiota. Probabilmente sono già tornati indietro, magari per la spiaggia, e non li ho visti.
Brontolando, mi volto di scatto per tornare indietro. Non l'avessi mai fatto...
Il mio piede destro si scontra contro qualcosa che gli impedisce di proseguire e perdo l'equilibrio, rovinando a terra. Cerco di parare la caduta con il braccio sinistro, ma è un'altra brutta idea. Sento un dolore lancinante al polso, mentre ci cado sopra con tutto il mio peso. Emetto un gemito soffocato e poso la guancia contro il terreno freddo e ruvido. Il buio attorno a me ormai è quasi totale e ho perso completamente il senso dell'orientamento, non so né da dove sono venuta né dove volevo andare. Vorrei scoppiare a piangere, sono stanca e arrabbiata, in più mi fa male il polso e ho la sensazione di non riuscire a muovere un muscolo. Ho freddo e fame, e soprattutto ho paura. Quanti serial killer potrebbero nascondersi in una pineta enorme e praticamente abbandonata?
Lacrime silenziose mi solcano le guance macchiate di terra, mentre il mio corpo comincia a tremare. Morirò qui, me lo sento. Quando Davide e Betta mi troveranno, sarà già troppo tardi. E pensare che ero felice, fino a due ore fa.
Mi rannicchio in posizione fetale e chiudo gli occhi. Non riesco a sentire altro che freddo, voglio solo dormire e scoprire che è un brutto sogno. Lentamente, perdo i sensi, e quando sento dei passi veloci sul terreno ormai non mi importa più che sia un serial killer o un orso pronto a sbranarmi. Un fascio di luce gialla mi colpisce in piena faccia e mi riparo con il braccio, infastidita.
«Cleo!»
La voce mi arriva stranamente distante, un eco lontano. I passi si avvicinando e l'uomo si china su di me. È Davide, lo capisco dal modo in cui mi scosta i capelli dal volto. Sento le sue braccia calde sotto le mie spalle e le mie gambe, poi il terreno ruvido sparisce da sotto di me. Mi ha presa in braccio. Che gentile...
Sussurro il suo nome senza rendermene conto e mi stringo contro il suo petto, trovando sollievo nel calore del suo corpo. Mi dice qualcosa, sento la sua voce ma non riesco a capire. Probabilmente mi sta rassicurando. Mi lascio cullare dalle sue braccia mentre cammina veloce verso l'uscita della pineta.

La prima cosa che sento, è il dolore al polso, che mi fa gemere. Sono di nuovo sdraiata, ma su qualcosa di morbido e caldo, per nulla simile al terreno freddo di prima. La cosa sulla quale sono sdraiata trema appena, mentre il rumore della pioggia riempie il silenzio intorno. Sbatto gli occhi un paio di volte e vedo il viso preoccupato di Betta fare capolino dal sedile del passeggero davanti a me.
«Cleo! Stai bene?» domanda, ansiosa.
Faccio una smorfia, pensando al dolore acuto al polso. «Più o meno» biascico.
Mi tiro a sedere a fatica e tossisco appena, per poi osservare atona i graffi sui palmi delle mani. «Che cosa...?» balbetto, perplessa.
Ho ricordi molto confusi di quello che mi è successo. Alzo lo sguardo su Davide, confusa.
«Sei inciampata e probabilmente ti sei slogata il polso, o qualcosa dei genere. Non è rotto, ma ti sto portando in ospedale per fare dei controlli, in più sei quasi morta congelata e ti si sono strappati i jeans. Mi dispiace» spiega, con un sospiro.
Provo a muovere il polso, ma fa troppo male e rinuncio. Guardo automaticamente le mie gambe e noto uno squarcio all'altezza del ginocchio, macchiato appena dal sangue che è colato dalla sbucciatura. Anche la guancia fa male. Delicatamente, la sfioro e scopro un graffio, che brucia a contatto con le mani sporche di terra. Faccio una smorfia.
«Odio i boschi» sibilo, contrariata, incrociando le braccia e abbandonandomi sullo schienale del mio sedile.
Davide sogghigna e Betta fa un piccolo sorriso ancora preoccupato.
«Stai bene, vero?» chiede di nuovo, guardando la smorfia sulla mia faccia e mordicchiandosi il labbro.
Annuisco, più convinta. «Certo, un po' ammaccata, ma sennò sto benissimo» la rassicuro, mettendo su un sorriso che convincerebbe chiunque.
La sua espressione non cambia di tanto, e il mio sorriso si affloscia un po'. Cavolo, credevo di essere la regina dei sorrisi rassicuranti, forse ho perso un po' del mio potere con la caduta. Riprovo per un po' da sola, poi vedo Davide che mi guarda perplesso attraverso lo specchietto e metto su un'espressione innocente, facendo finta di nulla.
«Eccoci» annuncia, pochi minuti dopo, parcheggiando nei pressi del grande edificio illuminato.
Con un sospiro, scendo dall'auto. Il freddo che c'è fuori mi fa rabbrividire.
Okay, da oggi vai in giro con un maglione in più. Mi dico, risoluta, mentre seguo Davide attraverso il parcheggio.
Detesto gli ospedali. Puzzano di disinfettante e nonostante questo senti l'odore dei malati, in più sono una delle persone più impressionabili di questo mondo, posso svenire per una goccia di sangue, se a versarlo è qualcuno che non sono io, e il pronto soccorso non è esattamente il mio posto preferito. Prendo posto ad una delle sedie verdognole e prendo la prima rivista che mi capita tra le mani, cominciando a leggere senza prestare davvero attenzione alle parole. Prego che non arrivi nessuno con un arto mozzato o cose simili, di solito la gente tende a farsi molto male quando io sono al pronto soccorso, il che è piuttosto spiacevole.
Davide si siede accanto a me e sbircia quello che sto sfogliando. Io abbandono completamente la frase che stavo rileggendo per la sesta volta e lo guardo. È carino, quando è concentrato. Ha la fronte appena aggrottata e un'adorabile ruga tra le sopracciglia, mentre le labbra sono piegate in una piccola smorfia seria. È sexy, anche se lo preferisco quando sorride.
Probabilmente sente il mio sguardo su di lui, perché si volta a guardarmi. I nostri occhi si incrociano e un brivido mi percorre la schiena, quando mi rendo conto di quanto vicini siamo. Troppo. Sento il suo respiro caldo sulle labbra.
Allarme rosso! Allontanati! Grida la mia testa, mentre batto appena le ciglia, quasi sorpresa da quanto sia incredibilmente bello.
Le sue labbra si piegano in un sorriso da mozzare il fiato, e se prima non riuscivo a muovermi, ora sono davvero paralizzata. Si avvicina. Aspetta. Sì, si sta avvicinando. Devo fare qualcosa, altrimenti finisce che mi bacia, e questo non andrebbe bene.
Mando giù un groppo di saliva, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Stringo la rivista come se farlo potrebbe fornirmi una soluzione per uscire da questa incresciosa situazione, ma, come è giusto che sia, la rivista rimane inanimata tra le mie mani, senza fornirmi nessun tipo di aiuto. La maledico mentalmente, rendendomi conto solo più tardi di quanto sia incredibilmente stupido maledire una rivista perché non ti aiuta quando un uomo bellissimo e sexy sta per baciarti.
Oh Dio, potrei contare le pagliuzze azzurre nelle sue iridi.
«Signorina Cattaneo?» chiama la voce premurosa dell'infermiera.
Vorrei alzarmi e darle un bacio in fronte, ma mi limito a ritrarmi – leggermente riluttante, lo ammetto – dal quasi-bacio con Davide e ad alzarmi, raggiungendo la porta che mi viene indicata.
Non ci vuole molto tempo perché il medico, un signore simpatico sulla quarantina, non concluda che si stratta di una piccola slogatura e mi mette una benda pulita attorno al polso assieme ad una pomata profumata.
Torno in sala d'attesa e raggiungo Davide, che mi fa un sorriso leggermente tirato. La tensione di poco prima è ancora percepibile. Lo sapevo che le cotte rovinano tutto, devo stare molto più attenta.
Durante il tragitto verso Betta e la macchina, ci scambiamo due parole appena, in un inutile tentativo di sciogliere l'imbarazzo. Spero che questa situazione del cavolo duri poco, solo qualche ora fa non la smettevo più di parlare, e ora questo.
Sembra passato un secolo da questa mattina, e non vedo l'ora di andare a dormire, tuttavia durante la strada che resta per arrivare a casa di Lori, non mi risparmio in chiacchiere con Betta, rispondendo a tutte le sue domande riguardo ai miei genitori e a Michele e facendone a lei a mia volta.
Davide insiste per accompagnarmi fin su e io – malgrado il disagio – sono costretta ad accettare. Vedendo che non degno l'ascensore di uno sguardo, però, Davide non riesce a fare a meno di mostrarsi curioso.
«Ti tieni in forma?» domanda, perplesso, seguendomi su per le scale.
«Sono claustrofobica» spiego, con un sorriso imbarazzato. «Quando avevo sei anni anni Alex e Luca mi hanno chiusa in uno sgabuzzino, al buio, e io sono quasi svenuta. Da allora evito tutti i posti chiusi e bui, specie se sono sospesi nel vuoto come gli ascensori» racconto dopo un secondo di pausa.
Lui scoppia a ridere. «Non ho mai conosciuto nessuno claustrofobico» ammette, pensieroso. «Però ho una cugina che è monofoba. Non possiamo lasciarla sola in nessuna circostanza, è terribile.»
Sorrido appena, poi poso una mano sulla porta e infilo la chiave nella toppa, sotto lo sguardo attento di Davide.
«Bene, allora... ciao» lo saluto, aprendo la porta.
Lui annuisce appena e mi sorride. «Sì, a presto» saluta, poi si volta per chiamare l'ascensore.
«Davide...!» lo chiamo, senza quasi rendermene conto.
Si volta a guardarmi.
«Per quanto riguarda prima...» comincio, ma mi interrompe quasi subito.
«Non ti preoccupare, Cleo... ho capito» mi assicura, ammiccando.
Ammutolita, lo guardo sparire. Ha capito COSA, esattamente?
Con un gemito, mi chiudo la porta alle spalle e mi dirigo verso la camera di Lori.
Perché deve essere tutto così maledettamente complicato, quando si tratta di uomini?

















*** Spazio Autrici ***

Ehi gente! Mi scuso subito per la scarsissima qualità del capitolo che avete appena letto, credo sia uno dei peggiori... non so perché... (e non lo dico per falsa modestia, davvero rileggendolo ho scoperto che è piuttosto insulso, ci sono troppi punti in cui vado avanti in fretta per arrivare ad altri che vabbè... insomma, si poteva benissimo fare a meno di questo capitolo e di certo potevo fare di meglio >.<)... pazienza, spero di farmi perdonare con i prossimi. xP

Comunque, è l'ultimo dei miei capitoli ad essere noioso, ma dovrete comunque aspettare per leggere avanti, dato che sia il prossimo che quello dopo saranno dal POV di Loredana (Lalla preferiva i pari e io i dispari, in più lei aveva una trama che ha dovuto sviluppare in più capitoli... comunque i miei sono un po' più lunghetti, quindi siamo sempre pari xD). Non vi anticipo niente, tranne che ci sarà un colpo di scena *W* (Volevo aggiungere una cosa: oggi abbiamo aggiornato di un giorno in anticipo perchè domani io non ce l'avrei fatta coi tempi... dire che ho da studiare è ancora poco =.= Il prossimo dovremmo pubblicarlo per sabato ^^ NdLaLLa)

Che altro devo dire? Beh, che il seguito sta procedendo piuttosto lentamente per una serie di ragioni che non vi sto ad elencare, perciò probabilmente dovrete aspettare un po'... a meno che, certo, durante le vacanze di Natale non ci venga una sorta di raptus che ci permetta di finirlo in pochi giorni xD (ma penso sia più che impossibile XD Quindi mi sa che dovrete aspettare almeno l'anno prossimo... ma questo penso che lo abbiate già intuito, anche perchè dovremmo finire di pubblicare tutta questa fic -se tutto va bene, ovviamente- tra circa 5 settimane XD NdLaLLa)

Non credo ci sia altro... =P


> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc

Grazie infinite come al solito a coloro che hanno aggiunto la fic ai preferiti, a chi la segue e anche a chi la legge e basta. Grazie poi, naturalmente, ai recensitori, ma entriamo nel dettaglio xDD

vero15star Il problema in questo punto della storia è che le recensioni sono tutte sul capitolo precedente, ergo su quello di Lalla, perciò lascio a lei il piacere di commentare in modo più approfondito quello che tu hai commentato... ti dico solo che quoto, anche io adoro Lori e Michele <3 (Beh ti capisco, anche io ci sarei rimasta male se avesse fatto così con me u.ù E sì: è proprio un pesce lesso... però non offenderlo troppo, ha tutta una storia sotto che scoprirai più avanti ^^ Basta, non dico altro XD Grazie comunque di tutto, dei complimenti, di seguirci e soprattutto recensire ** Sei fantastica ^^ ndLaLLa), speriamo davvero continuerai a farlo nonostante l'obrobrio che vi ho propinato oggi (xP) (-.- Ma smettilaaaa! XD ndLaLLa) bacioniiiiii (LLL)

fallsofarc Idem come sopra, lascio a Lalla i commenti ai tuoi commenti... naturalmente, grazie 100000000 per le recensioni che ci lasci e per il continuo supporto, e hai ragione, Lalla è un mito <3 (siete troppo gentiliii! Però sono comunque più che felice che ti siano piaciuti così tanto i capitoli ** E poi le tue recensioni sono lunghe e stupende perchè metti il tuo commento in ogni frase, e per me è bellissimo leggerle *W* Grazie tantissimo, sei un angioletto ç.ç NdLaLLa)  baciiiiii <333


Good, per questa sera ho finito... xP
bacibaci,
Leslie & LaLLa

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Capitolo 11
*** I must forget it... but am I sure that is it the best thing? ***










11. I must forget it... but am I sure that is it the best thing?




Venerdì 4 dicembre

Loredana's Pov.

Questa mattina mi sveglio alle dieci, ieri sera ci ho impiegato tantissimo per addormentarmi. Solo all'una di notte sono riuscita a chiudere gli occhi e assopirmi.
Una serie di pensieri negativi mi frullavano per la testa: e se è già fidanzato? E se lo ha fatto senza rendersene conto, non perché prova qualcosa per me? E se non gli sono piaciuta?
Tutte domande senza una risposta che mi convinca. Troppi dubbi, troppe incertezze, troppe illusioni... Illusioni perché in fondo ci credevo un po', pensavo di piacergli almeno un pochino.
Ecco, è questo il mio problema: spero in cose che non potrebbero mai accadere, e poi, come una stupida, ci sto male.
Mi alzo con un solo obiettivo: non rimuginarci sopra. Devo fare come se non fosse successo nulla, perché è questo che lui vuole: dimenticare tutto.
In fretta e furia mi lavo e indosso i vestiti che ho comprato ieri. Mi stanno veramente bene.
Con un sospiro d'incoraggiamento, decido di uscire di casa. Andrò ad un bar a fare colazione e poi farò una bella passeggiata da sola a godermi il nuovo paesaggio.
Prima di uscire, prendo la borsa con dentro il cellulare, il portafogli e l'ipod. Ci aggiungo anche il libro, magari mi viene voglia di leggere...
Quando esco dalla porta, chiudo a chiave, e poi mi dirigo verso l'uscita.
Sento la neve che scricchiola ad ogni passo che faccio, quell'adorabile suono che non sentivo da una vita. E onestamente non ricordo quando è stata l'ultima volta.
Il freddo qui è ovviamente di più che a Rapallo, e a questo mi ci dovrò abituare. Dovrò anche prendermi un paio di guanti, perché mi si stanno congelando le mani, anche se ce le ho nelle tasche della giacca.
Non mi sento più nemmeno le guance ed il naso, che sono rossi come dei pomodori maturi.
Il vento ghiacciato mi punge gli occhi, e manca poco che mi si mettano a lacrimare.
Decido di entrare nel primo locale che trovo, non ce la faccio più a stare qui fuori.
Appena ne trovo uno, ci entro a passo spedito e mi siedo ad un tavolino vicino alla finestra.
Dopo pochissimo, una cameriera piuttosto giovane mi si avvicina e mi chiede con aria assonnata se voglio ordinare qualcosa.
«Sì, un caffè d'orzo in tazza grande, per cortesia» rispondo io «E poi una brioche con dentro la marmellata.»
«Basta così?» chiede lei, scrivendo sul suo block-notes.
«Sì, grazie.»
Detto questo, strappa la pagina, la appoggia al centro del tavolo e si allontana spedita.
Intanto che aspetto, tiro fuori il cellulare e decido di chiamare mia madre.
Mi risponde dopo un paio di squilli, con voce squillante. «Ciao tesoro!»
Sorrido lievemente. «Buongiorno mamma.»
«Come stai? Com'è il tempo lì? Il viaggio com'è andato?» Come il suo solito mi martella di domande.
Io scrollo le spalle. «Io sto abbastanza bene, il posto è bellissimo e qui fa sicuramente più freddo che a Rapallo» rispondo, guardandomi un po' intorno. Una ragazza con i capelli abbastanza lunghi castani mi sta fissando con aria sospettosa. «Il viaggio diciamo che poteva andare meglio, moolto meglio.»
«Ah, sì» fa lei, sbuffando «Cleo me lo ha detto che l'aereo ha avuto un ritardo di tre ore.»
«Sì, ma non solo quello» ribatto io, stringendo gli occhi «Mi hanno pure smarrito la valigia.»
«Che cosa?!» esclama, alzando la voce.
«Già» affermo io, con un sospiro.
«Madonna, tesoro, è stato un viaggio molto duro, vero?»
«Sì, ma stamattina ho recuperato il sonno. Sai, ieri ero ancora abituata a svegliarmi presto...»
«Capito» fa lei, vagamente.
«E Cleo com'è? A me è sembrata una ragazza semplice e simpatica» faccio, dopo una piccola pausa, cambiando argomento.
«Oh sì» risponde mia madre, variando il tono della voce «E' molto a modo e così carina...»
Io sorrido, contenta. Lo sapevo.
«E poi ha conosciuto Davide» aggiunge poi, con una risatina.
«Oh, ne abbiamo parlato...»
«Secondo me formano davvero una bella coppia» commenta lei, in tono sognante.
«Anche per me» dico io, pensandoci su «Peccato che non abitano proprio vicini...»
«Già, è un vero peccato.»
Sospiro.
Come per me e Michele? E' solo “un vero peccato”?
D'un tratto vedo arrivare la cameriera con in mano il vassoio dove ci sono appoggiate le cose che ho ordinato poco fa. «Ora vado mamma, è arrivato il mio caffè e la brioche» affermo poi.
«Okay tesoro, ci sentiamo. Mi raccomando, chiamami! Sai che io non me ne intendo di questi telefonini...» risponde lei.
Io faccio un sorriso divertito. «Va bene. Ciao mamma! Salutami tutti!»
«Okay. Ciao bella!» mi saluta poi «Ti voglio bene.»
«Anche io» Dopodiché chiudo la chiamata, metto via il cellulare in borsetta e afferro la tazza che mi sta porgendo la cameriera. Poi inizio a mangiare con appetito.
Quando finisco, nello stesso momento in cui mi sto per alzare, sento una voce a me estranea che mi chiama per nome. Mi giro corrugando un sopracciglio. E' la ragazza che mi stava fissando prima. Avrà più o meno la mia età e... ora che la guardo bene, è incinta.
«Oh, ehm, ciao» la saluto io, disorientata.
«Io sono Lara» fa lei, porgendomi la mano. Io l'afferro con un timido sorriso. «Ti starai sicuramente chiedendo come faccio a sapere il tuo nome... beh, io sono la migliore amica di Cleo.»
A questo punto mi illumino, mormorando un “oh”.
«Mi ha parlato di te e dato che ho sentito che l'hai nominata al telefono ho associato» mi spiega lei, gesticolando.
Annuisco sorridente. «Capito.»
«Ho sentito del tuo viaggio. Mi dispiace tanto» dice, risentita «Queste linee aeree del cavolo!»
«Già...»
«Ma dimmi un po', ti trovi bene qui?» mi domanda poi, cambiando argomento.
«Beh sì, è un posto davvero bello. E poi avevo voglia di cambiare ambiente, casa, tutto» rispondo io, con un sorriso.
Lara annuisce. «Eh sì. Hai conosciuto qualcuno?»
«Sì... il...» balbetto io. Poi continuo, dicendomi che non ci devo pensare. «Il fratello di Cleo.»
Non ci devo pensare. Non è nessuno. Non è successo niente.
«Ah! Quel gran bel pezzo d'uomo!» commenta, con una risata.
«Sì» borbotto, abbassando lo sguardo.
Grazie al cavolo che è un figo. Peccato che quel figo mi ha baciata e dopo due secondi è fuggito via senza dire nulla a riguardo.
«E' successo qualcosa?»
«Ehm... no» faccio, arrossendo vistosamente.
«Oddio scusa la mia imprudenza» dice poi, dandosi una leggera pacca alla fronte.
C'è un attimo di pausa.
«Tu sei in dolce attesa, vedo» commento poi, sorridendole.
«Sì, sono davvero felice» afferma lei, ricambiando il sorriso.
«Maschio o femmina?» chiedo, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non lo vogliamo sapere, preferiamo la sorpresa» risponde lei.
«Ah» faccio io, non sapendo cosa dire.
«Comunque ora perdonami ma devo andare. Ci vediamo, okay? Magari passo a casa tua...»
Annuisco con entusiasmo. «Va bene. Ci vediamo allora. Grazie.»
«E di cosa?!» esclama lei, sorridendomi con gentilezza. Dopodiché esce dal bar a passo spedito salutandomi un'ultima volta con la mano.
Mi dirigo al bancone a pagare, dopodiché esco e decido di andare a comprarmi un paio di guanti. Stupidamente non li ho portati, miseriaccia. Vabbeh, quelli che ho dimenticato a casa erano vecchi come il cucco, è ora che li cambi.
Entro in un negozio piccolo, ma che mi ispira tantissimo.
Quindici minuti dopo, esco e indosso i miei nuovi acquisti. Sono pesanti, color panna con un pon-pon come il berretto che avevo e che ho deciso di mettere la prossima volta che esco, abbinato a questi guanti.
Cammino lungo la strada con lo sguardo basso, e il mio pensiero ricade su Michele.
Ma perché diavolo continuo a pensarlo? Perché? Non mi starò mica innamorando?
Appena entro in casa, mi tolgo la sciarpa, la giacca e gli stivali. Poi mi avvicino al calorifero e mi ci appoggio, sto morendo di freddo.
D'un tratto il campanello suona due volte. Sussulto, dopodiché mi avvicino alla porta e apro lentamente. Chi sarà? Ti prego non dirmi che è...
Nessuno. Cioè, è un ragazzo che non ho mai visto prima. Alto un pochino più di Michele, biondo con degli occhi azzurri come il cielo d'estate. E' carino, senza alcun dubbio.
«Ciao» mormoro, leggermente imbarazzata.
«Ciao» fa lui, sorridendomi. A confronto mio, sembra perfettamente a suo agio.
«Ehm, scusa se te lo chiedo ma... chi sei?» chiedo, corrugando un sopracciglio.
«Io sono Alex» risponde «Sono venuto qui per salutare Cleo, che a quanto pare non è sola.»
«A dire la verità non c'è.»
Lui allarga gli occhi. «E dov'è?»
«A Rapallo» balbetto «A casa mia...»
«Cioè vuoi dire che vi siete scambiate le case?» esclama lui, esterrefatto.
Annuisco soltanto, arrossendo un poco.
«Oh» fa poi, disorientato «Uau.»
«In effetti è un po' strano, io non lo farei mai. Però a volte fa bene sgarrare alle regole, no?»
«Sì, hai ragione.»  
«Vuoi entrare?» domando dopo un po', cortesemente.
«Sì, grazie» risponde lui, con entusiasmo.
Due minuti dopo siamo seduti al tavolo in cucina a parlare.
«Che stupida! Non mi sono presentata» esclamo, improvvisamente «Io mi chiamo Loredana, ma chiamami pure Lori.»
Lui mi mostra un sorriso che gli illumina il viso. «Okay, Lori.»
«Perché hai deciso di fare questo scambio di casa?» mi chiede dopo una piccola pausa, con interesse.
Scrollo le spalle. «Tanto per cambiare. E poi era una vita che sognavo di andare in montagna, allora ne ho approfittato.»
«Capito» afferma lui, sorridendomi «Avevi voglia di cambiare ambiente?»
«Diciamo di sì» rispondo, cercando di assumere un tono del tutto naturale «Poi avevo bisogno di staccare un po'...»
«Lavori tanto?» chiede, lanciandomi una strana occhiata. Sembra che stia pensando “Oh Dio, non dirmi che sei una di quelle donne che non possono mollare il proprio ufficio nemmeno per mangiare”.
D'un tratto mi vedo seduta ad una scrivania. Occhiali color porpora che mi danno una strana aria stile “professoressa di matematica”, posa da intellettuale, occhi puntati sul computer che ho davanti e contemporaneamente parlo al cellulare col mio datore di lavoro.
«No!» sbotto, in un urlo acuto. Poi, vedendo la sua faccia alquanto perplessa, mi affretto ad aggiungere: «Cioè no, assolutamente no! Avevo solo voglia di...» faccio una pausa. Per cosa vanno in vacanza le persone se non per prendere una pausa dal lavoro? «Per incontrare gente nuova!» finisco infine, con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
«Oh» fa lui, annuendo con convinzione «Problemi con la vita sociale?»
Oddio, che cavolo ho detto?
«Ehm, non proprio» balbetto.
Alex mi guarda torvo.
«Cioè, sì...» mi correggo poi, imbarazzata «Ad essere sincera sono venuta qui perché...» Oh Santo, adesso che mi invento? «Sto cercando un compagno.»
«Aah!» esclama «Ora capisco.»
Sorrido, cercando di apparire assolutamente rilassata. Mi sa che non ce la farò mai. Non mi sono mai sentita così impacciata in tutta la mia vita.
Improvvisamente il mio cellulare inizia a squillare. Dentro di me tiro un sospiro di sollievo. Quando lo tiro fuori dalla borsa e leggo sul display che è Silvia, faccio un sorriso e mormoro a Alex: «Scusami un momento» Dopodiché rispondo con enfasi. «Ciao tesoro!»
«Ma buongiorno splendore» esclama Silvia, dolcemente.
Sorrido a trentadue denti. «Come va laggiù?»
«Si va avanti» risponde lei, stancamente «Lì invece?!»
«Benissimo, ho conosciuto un sacco di persone nuove» faccio io, alzando lo sguardo fino ad incontrare quello di Alex. Mi sta guardando con uno strano sorrisetto sul volto. Arrossendo, riabbasso il capo.
«Ah sì? Sono simpatiche?» chiede lei, interessata.
«Assolutamente.»
«E... chi sono?» aggiunge poi, con uno strano tono. La capisco questa voce, eccome.
«Oh, tu e i tuoi pensieri perversi nella testa!» la riprendo, con una risata.
Con la coda dell'occhio vedo che Alex fa una smorfia divertita.
«Ma non sono perversi!» protesta Silvia, fingendosi offesa «Sono semplicemente... uhm, realista!»
«Che intendi?» domando, circospetta.
«E' una cosa normalissima avere un ragazzo e... ogni tanto almeno, farci qualche scop...» Ma non fa in tempo a finire la frase, che la interrompo, quasi gridando: «Silvia!»
Lei ride con gusto. «Oh su, Lori, non dirmi che non ci pensi!»
«Sì, però...» mormoro, imbarazzata. So che è normale, e so anche che Silvia è la mia migliore amica a cui confido sempre tutto. Però in questo istante non sono proprio a mio agio... Con gli occhi di Alex puntati addosso dopo tutte le stronzate che ho detto, poi...
«Vabbeh» finisce poi Silvia.
C'è una breve pausa.
«Ma allora c'è un qualcuno?»
Okay. Non era finita.
«Scusa Alex, vado un attimo in bagno» dico, marcando la parola “Alex” per fare capire a Silvia il vero motivo per cui non parlavo. Va bene: è una scusa vecchissima e stupida quella di rifugiarsi in bagno, e sicuramente lui lo avrà capito, però onestamente non mi vengono in mente scuse migliori.
Lui fa un vago gesto con la mano, come per dire “vai pure” e a questo punto mi alzo con un timido sorriso, dopodiché corro in bagno.
«Hai capito ora?!» sbotto, una volta entrata.
«Sì» risponde Silvia, ridendo un poco.
«Comunque diciamo che qui di fighi che ne sono» inizio a parlare, sedendomi sulla tavoletta del water.
«Tipo?» chiede lei.
«Beh, ti vorrei ricordare che sono a Lagundo, cioè un paese dove ci abitano praticamente solo tedeschi!»
«Oh mio Dio! C'è un posto letto anche per me?»
«Certo! Però ti consiglio di venire qui in treno» rispondo, stringendo gli occhi con una smorfia.
«Perché?» domanda lei, non capendo.
Così le spiego del mio bellissimo e, soprattutto, cortissimo viaggio.
«Ah» fa lei, seccamente «'Ste linee aeree del cazzo!»
«Già.»
«Comunque ti lascio sola vah, altrimenti se te ne porti qualcuno in casa, come fai a divertirti sul serio?!» scherza, dopo una breve pausa.
Io rido. «Mi piacerebbe» affermo poi, in tono sognante. D'un tratto mi vedo sdraiata sul letto in mutande e reggiseno e Michele che entra nella stanza con lo stesso asciugamano dell'altro giorno avvolto alla vita che lo rende alquanto sexy. Il brutto è che la scena sembra così reale...
«Forza, raccontami tutto» la voce di Silvia mi distoglie dalle mie fantasie.
«Cosa?»
«A chi stavi pensando?!»
«Ehm» balbetto, vedendo la mia immagine riflessa sullo specchio davanti arrossire. Okay, mi ha scoperta, tanto vale raccontarle tutto.
«Oh Santo, come hai potuto lasciartelo scappare?!» mi riprende Silvia.
«Beh, che volevi che facessi?» sbotto io «Rincorrerlo fuori dalla porta? Si capiva benissimo che c'era qualcosa che non andava... e questo qualcosa sono sicura che sono io.»
«Niente baggianate!» replica Silvia «Non sei tu il vero problema...»
«E cosa pensi che sia allora?»
«Non so, magari non è pronto per legarsi veramente... oppure sa che tra due settimane tu ritornerai a casa tua e non vi rivedrete più!»
«Onestamente mi convince di più la seconda» sospiro io.
«Già...»
«Diciamo che è un “dettaglio” a cui non ho fatto molto caso» ammetto poi «E' che cavolo, appena l'ho visto ti giuro che sarei svenuta! Poi tutto il resto del mondo non mi è più interessato, e non ho nemmeno pensato molto alle conseguenze.»
«Oh no, Lori, non puoi innamorarti di nuovo!» esclama Silvia, esasperata «Cioè, l'ultima volta che ti è successo non è andata esattamente come credevi...»
«Lo so» dico io «Lo so benissimo cosa mi è successo: ho scoperto che quello stronzo di Marco stava con me solo per dimenticare la sua ex stra figa che lo aveva appena mollato, ed io come una stupida ho abboccato, pensando che lui mi amasse veramente, non che fossero solo scappatelle per divertimento e...»
«Sì ecco» mi interrompe Silvia «Cerca di non pensarci più, me lo prometti, piccola?»
Sorrido. «Okay.»
«Adesso vedi un po' di divertirti e goderti la vacanza, che te la meriti!» esclama poi, cambiando argomento, con una risata allegra.
Sorrido nuovamente e annuisco con entusiasmo. «Sì, hai ragione.»

Quando torno in cucina, mi scuso con Alex di averci impiegato così tanto (sarà passata una mezz'ora buona) e lui mi mostra un sorriso rassicurante.
«Non preoccuparti, in fondo sono una specie di intruso qui.»
«Ma non dire sciocchezze!» ribatto io.
«Comunque ora è meglio che vada, è quasi sera ed oggi è venerdì: dovrai uscire e goderti la vita!» Le ultime tre parole le pronuncia facendomi un sorrisetto, e scherzosamente alza e abbassa le sopracciglia un paio di volte.
Scoppio a ridere, cercando di apparire totalmente naturale.
Dentro di me però penso “Silvia, quando torno vedi!”, stringendo i denti.
«A dire la verità non ho niente da fare stasera» ammetto, dopo un breve silenzio.
Alex mi guarda per un po', e poi esclama: «Ti va di uscire con me?»
Ammutolisco. Non me lo sarei mai aspettata. Almeno, non così in fretta.
«Ehm, okay» balbetto poi, avvampando.
«Oh, non pensare che io sia uno di quegli uomini che se ne approfittano di tutto!» si affretta ad aggiungere «Una serata tra amici.»
Annuisco, sorridendo. «Va bene.»
«Ti va se andiamo a mangiarci una pizza?» propone, alzandosi dalla sedia.
«Perfetto.»

Appena apro la porta d'entrata, è quasi l'una di notte ed io sono a pezzi. Dopo aver mangiato la pizza, siamo usciti e abbiamo camminato tantissimo. Il tempo è passato velocemente perché non smettevamo mai di parlare, però i muscoli delle gambe dopo un po' si facevano sentire... Ora diciamo che stanno urlando in tutte le lingue del mondo di sdraiarmi sul letto e farmi una bella dormita di almeno quindici ore. E poi sto morendo di freddo: ho le punte delle mani, i piedi e la faccia completamente gelati. La notte fa mille volte più freddo del solito, qui soprattutto.
Mi tolgo velocemente la sciarpa, i guanti nuovi, il berretto stra fashion e la giacca, dopodiché mi catapulto nella mia stanza. Mi infilo velocemente la camicia da notte di Cleo e poi vado sotto le coperte, sperando di scaldarmi all'istante. Ovviamente è un desiderio che non si avvererà mai, o almeno, non subito.
Dopo pochi minuti decido di leggere un po', tanto per rilassarmi. E poi sono curiosa di sapere come va avanti la storia...
Alle due spengo la luce e dopo pochissimo chiudo gli occhi e mi addormento.
















*** Spazio Autrici ***

Buongiorno a voi! ^^ Anche se per me non sembra proprio un bel giorno >.>
Per farla breve ho scoperto che una tipa, che ritenevo amica fino a ieri, ha parlato male di me. E quella non ha nemmeno avuto il coraggio di dirmelo in faccia. Quanto sono ipocrite certe persone *sospira, scuotendo la testa con disgusto. Mi irritano le persone che mentono; cioè se hai problemi con me dimmelo, capisco benissimo che non posso stare simpatica a tutti (sarebbe impossibile, purtroppo) però non sputtanarmi alle mie spalle, scusa -.- Vi è mai capitato? .-. Spero di no, perchè la rabbia che ora provo dentro è tantissima.... Vabbeh, cerco di non pensarci .-.

Comunque, torniamo alla fic >__<
Com'è questo capitolo? ^^ Come avrete visto, è entrato in scena un nuovo personaggio: il famoso Alex. Dopo ovviamente metto la sua foto ;D
E se magari riuscite a scriverci in una recensione cosa ne pensate di lui, che effetto vi ha fatto, cosa credete che sia successo a Michele ecc, a me personalmente farebbe davvero piacere ** Anche perchè ultimamente le recensioni stanno scarseggiando ç.ç

Per quanto riguarda il continuo, siamo ancora alla preistoria XD Io però l'altro giorno ho modificato un pezzo del primo capitolo che non mi piaceva, e in questo weekend dato che vado in montagna, mi porto dietro il pc e ne approfitto per scrivere ** Peccato che non avrò la connessione ç.ç Infatti mi sa tanto che aggiorneremo martedì sul tardi, oppure direttamente mercoledì >.<

Bom, ho finito di blaterare ^^ Passo alle solite procedure che ormai saprete a memoria XD

Per prima cosa i ringraziamenti **
Grazie mille alle 10 persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti e alle altre 19 che l'hanno invece messa nelle seguite. Sapere che ci sono in tutto 29 persone che seguono (o hanno letto almeno un capitolo >.<) questa fic è fantastico *^*
Ovviamente grazie un'infinità di volte a chi trova un po' di tempo per recensire, è un importante segno per noi: avere qualcuno che ci è sempre accanto *W*
Grazie anche a chi legge solamente ^^

Fotografie personaggi:
Alex


> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


vero15star Cara, tu ci lusinghi troppo! Ogni recensione è più bella dell'altra, poi tutti quei commenti positivi sono da waaa per noi! (così magari capisci meglio XD)  Grazie tante tante tante veramente ^^ Spero che ti piaccia questo cap, anche se non entra in scena Michele... ^^''' Che ne pensi di Alex? Dimmi dimmi ** Un bacione grandissimo <33

fallsofarc Grazie mille per i complimenti del capitolo precedente ** Lindù ne sarà sicuramente felice e lascio rispondere a lei per i dettagli del suo capitolo ^^ (davvero? beh, meglio... a me sembrava brutto >///<. Eeeh, chissà come andrà a finire... *sorriso innocente. Dico solo che nel prossimo capitolo Cleo's POV ci sarà una sorpresa fondamentale per la storia *muha ndLeslie) Comunque sì, anche il prossimo sarà dalla parte di Lori ;D Grazie ancora di tutto tesoro *^* Un bacionissimo (LL)


A presto allora ;P
Buon weekend a tutti ^^ (per me è proprio quello che ci vuole: andare dove c'è la neve e prendermi una bella pausa! Avrò un sacco di tempo per leggere e scrivere!!! Yeah! Okay scusate XD)
One kiss ^^
LaLLa e Leslie.

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Capitolo 12
*** An angel. ***










capitolo 12

12. An angel




Sabato 5 dicembre

Loredana's Pov.

Quando la mattina successiva apro gli occhi, avverto subito una sensazione strana. Capisco che non sono nella normalità...
Dopo pochi secondi mi sento la testa scoppiare. Mi tocco la fronte con una mano e capisco che sono bollente a dire poco. Ce l'ho pure sudata. Ed ho i piedi gelati: è questo che mi preoccupa.
Mi alzo e, dopo un giramento di testa che mi fa oscillare un poco, vado in bagno e mi specchio.
Ho i capelli arruffati, le guance rossissime e delle occhiaie molto marcate.
Spalanco gli occhi. Oddio, sono un mostro! Il peggio del peggio, non mi sono mai vista così brutta in tutta la mia vita... Okay, non proprio in tutta.
Nei cassetti del bagno cerco disperatamente un termometro. Ho sicuramente la febbre.
Niente. Ho ribaltato tutta la casa praticamente, e non ho trovato un emerito cavolo. Nemmeno delle medicine. O delle pastiglie per il mal di testa. O uno sciroppo per il mal di gola. Un tubo.
Guardo l'orologio con un sospiro stanco. Sono le undici passate.
Prendo il cellulare e ritorno nel letto. Sento che potrei svenire da un momento all'altro...
Okay. Devo chiamare qualcuno. Non posso continuare così.
Mi mollo una pacca sulla fronte. Che stupida, ieri non ci ho proprio pensato a chiedere il numero di telefono ad Alex...
E ora chi posso chiamare?
Non ho il numero nemmeno di Lara, e poi mi scoccia chiamarla. Non sono in confidenza, la disturbo sicuramente. E' pure incinta, mica ha il tempo di venire qui per darmi un maledetto termometro e magari comprarmi una tachipirina!
Socchiudo gli occhi, sbuffando. Magnifico, rimane solo Michele.
Impugno il cellulare e seleziono “Rubrica”, quando trovo il suo nome appoggio il pollice sul tasto verde. Okay. E' facile, devo solo schiacciarlo! Ci metto meno di un secondo...
Prima di premerlo, faccio qualche profondo respiro di incoraggiamento.
Mi risponde dopo un paio di squilli che a me sono sembrati lunghi una vita. «Ciao Lori!»
Dalla sua voce potrei affermare senza ombra di dubbio che per lui è come se non fosse successo niente. Come se ci conoscessimo e basta. Come se quel maledetto bacio non ci fosse mai stato. E questo mi irrita terribilmente.
«Ciao» lo saluto, cercando di assumere un tono normale.
«Cos'hai?» mi chiede subito lui, preoccupato.
«Ehm, non sto molto bene» mormoro io, toccandomi un'altra volta la fronte «Dovrei avere la febbre...»
«Oh, mi dispiace tanto» dice, seriamente risentito.
«Volevo chiederti un favore...» inizio, con imbarazzo.
«Dimmi» fa subito lui.
«Se potresti portarmi il termometro e magari fare un salto in farmacia a prendermi qualcosa che me la faccia scendere...»
«Certo» accetta lui, con dolcezza «Sono lì tra poco, il tempo di uscire, passare in farmacia e arrivare a casa.»
«Grazie» mormoro, con gli occhi lucidi.
Detto questo, chiudo la chiamata senza aggiungere altro.
Perché è così gentile e premuroso? Perché è un uomo così eccezionale? E perché diavolo ci continuo a pensare?
Una lacrima mi scende dall'occhio destro senza darmi il tempo di fermarla.
Non ci devo pensare. Devo dimenticare. Devo essere forte, non posso farmi del male ancora...
Dopo alcuni minuti – non so dire con esattezza quanti – sento la porta aprirsi. Poi dei passi che salgono di corsa le scale e subito dopo vedo la porta aprirsi. L'immagine di Michele compare alla mia vista come una pugnalata dritta allo stomaco. E' ancora bellissimo. Anche quando è affannato, anche quando ha quell'espressione sul viso preoccupata.
«Oh Cielo, Lori!!» esclama, catapultandosi vicino a me.
Mi sfiora la fronte con la mano, poi la ritrae subito dicendo: «Dio, avrai quaranta di febbre!»
Cerco di sorridere, ma non so se il risultato assomiglia vagamente ad un sorriso.
Michele tira fuori il termometro dal sacchetto che ha in mano e il pacchetto di tachipirina.
«Ecco, provatela. Intanto io scendo a scioglierti la tachipirina nell'acqua» dice, porgendomi il termometro.
Lo prendo, dopodiché mi alzo un poco la camicia da notte e lo posiziono sotto l'ascella.
Poco dopo, Michele entra nuovamente con in mano un bicchiere.
«Grazie» mormoro, afferrando anche quello. Poi bevo il liquido in un solo sorso. Quando stacco la bocca, faccio una smorfia. «Che schifo, odio i medicinali» dico, appoggiando il bicchiere sul comodino accanto a me.
Michele mi guarda con tenerezza e poi abbozza un sorriso.
Dopo un paio di minuti, ritiro il termometro e cerco di guardare quanto è salito il mercurio nel tubicino di vetro.
«Da' pure a me» fa Michele, prendendomelo con delicatezza. Dopo poco, sbotta: «Trentanove e tre!»
Spalanco gli occhi. «Oh Santo.»
«Vedrai che con l'aspirina ti scenderà» cerca di rassicurarmi «Ora è meglio che ti riposi... Vuoi un'altra coperta, o delle calze, o una cuffia, o...?»
Lo interrompo con un piccolo sorriso: «No, non preoccuparti» Dopodiché mi metto su un fianco. Prima di chiudere gli occhi, mormoro timidamente «Grazie mille di tutto.»
Per tutta risposta, mi accarezza i capelli con dolcezza. Forse dice qualcosa, ma sono talmente rimbambita che non sono in grado di sentire, ora ho solo bisogno di dormire.

Mi sveglio per colpa del campanello che suona ripetutamente.
Appena apro gli occhi, vedo Michele che si sta alzando dalla poltrona e poi si avvia velocemente in salotto.
Non ci posso credere: è restato qui tutto il tempo!
Mi tiro su a sedere e poi mi stropiccio gli occhi con uno sbadiglio. Infine guardo l'ora: sono le quattro del pomeriggio! Dio, ho dormito altre quattro ore.
Quando Michele riapre la porta, il suo viso si illumina di un sorriso. «Ben svegliata!»
«Grazie» dico, arrossendo.
«Come stai?» chiede subito.
«Meglio, grazie» rispondo, poi dopo un po' domando, corrugando un sopracciglio: «Chi era?»
«E' arrivata la tua valigia.»
Per poco non lancio un urlo di felicità. «Finalmente!» esclamo, gioiosa.
«Te la disfo io?» propone Michele.
«Se non ti reca disturbo...»
«Figurati» detto questo, esce dalla stanza e dopo pochi secondi ritorna trascinandosi dietro la mia adorata valigia.
La appoggia sulla scrivania e poi mi chiede: «Dov'è la chiave?»
«Nella tasca interna della mia borsetta» rispondo, pimpante.
Appena le trova, apre il lucchetto abilmente e poi fa scorrere la cerniera.
«Come vuoi che ti metta i vestiti nell'armadio?»
«Uhm, non so» rispondo, riflettendo «Magari gli abiti e le felpe appese agli appendini, mentre le maglie e i pantaloni in due cassetti diversi.»
«Buona idea» fa lui, dopodiché inizia a togliere i vestiti ed a collocarli con cura al loro posto.
Dopo un po' arriva allo strato più sotto, cioè dove ho messo le cose che non ci stavano nel beuty-case.
Un momento.
Ci avevo ficcato anche...
«Ehm, questi li metto in bagno?» balbetta Michele, con in mano il pacchetto di assorbenti.
Arrossisco di colpo. «S-sì, grazie.»
Quando torna, annuncia soddisfatto: «Bene, ho finito.»
Sorrido. «Grazie mille.»
«Non c'è di che» dice lui «Non è meglio che provi ancora la febbre?»
Annuisco, con convinzione. «Giusto» Dopodiché afferro il termometro e me lo rimetto sotto l'ascella.
Dopo alcuni minuti lo ritiro. «Trentotto» annuncio.
«Bene» commenta «Stasera ti prendi un'altra aspirina e vedrai che ne avrai ancora di meno...»
«Già» affermo, sistemandomi i capelli dietro le orecchie «Certo che ho proprio sfiga ad avere la febbre il sabato sera...»
Michele ride un poco. «Posso andare a noleggiare un film dopo e poi ce lo guardiamo insieme» propone, sedendosi sulla poltrona di fronte a me.
Sulle mie labbra compare un sorriso entusiasta. «Mi piacerebbe molto.»
Prosegue un silenzio più o meno imbarazzante. Tutti e due cerchiamo di evitare lo sguardo dell'altro.
«Hai fame?» domanda Michele, rompendo il ghiaccio.
Scuoto leggermente la testa. «No, se mai un bicchiere d'acqua...»
«Subito» annuisce lui, alzandosi.
Sorrido, riconoscente.
E' proprio un angelo.

Sono le nove di sera ed io e Michele siamo seduti sul divano in sala davanti alla tv.
Michele ha scelto una commedia che dovrebbe fare ridere. Quando ho visto la custodia del DVD e l'ho guardato stile “non pensavo ti piacessero questi film”, lui ha ribattuto che magari mi avrebbe tirato su di morale. Sono scoppiata a ridere e non ho potuto fare a meno di pensare “a me per essere felice basta stare con te”.
«Hai freddo?» mi chiede, quando compare sullo schermo a caratteri cubitali il titolo.
«Sto benissimo» dico in un soffio.
Lui mi sorride e torna con lo sguardo puntato sulla tv.
Guardo con finto interesse le prime scene, poi mi arrendo alla tentazione a cui ho cercato di resistere fino ad ora: appoggiare con nonchalance la testa sulla sua spalla.
Lui non spiccica parola e fa finta di niente, ma io ho sentito che ha avuto un piccolo sussulto.
Sto esagerando?
Al massimo posso dire che data la febbre alta, non ero nel mio normale stato mentale.
Mi stringo la coperta intorno alle spalle e ritorno a fissare lo schermo. In realtà non guardo veramente, sono troppo emozionata per guardare uno stupido film!
Senza farlo notare, talvolta con la coda dell'occhio, lo guardo. Sembra rapito dal film... o forse sta solo facendo finta come me?
Dopo un po', mi chiede se ho fame, dato che abbiamo cenato piuttosto presto – ha cucinato un'ottima minestra perché “mi fa bene qualcosa di caldo” –. Io nego, con un sorriso.
Certo non è proprio il sabato sera che speravo di passare – avevo già pensato di vedere come sono fatti i locali di qui – però c'è Michele, questo mi basta e purtroppo non posso più negarlo: stare con lui mi fa sentire in paradiso, quando mi guarda negli occhi sento che potrei svenire da un momento all'altro, se mi sfiora il corpo mille brividi mi percorrono la schiena, e per me quel bacio è significato qualcosa. Anche se per lui non è così, io non posso continuare a mentire a me stessa: Michele mi piace, e tanto. Sento che non ho mai provato un sentimento così forte per un uomo. Non ho mai desiderato così tanto una persona... le sue labbra, il suo corpo, la sua voce, i suoi occhi, il suo amore... tutto di lui. Ogni singola, piccola parte che di lui a me fa impazzire. E questo mi spaventa, sì, mi terrorizza. Perché so che l'amore non corrisposto fa male e basta. Uccide giorno dopo giorno, fa soffrire sempre di più senza alcuna pietà. Ma io non voglio passare un altro brutto periodo, però allo stesso tempo sento che non posso farne a meno. Quelle emozioni, quei brividi divini li percepisco e non posso farci nulla. E' una cosa totalmente spontanea e purtroppo non so cosa fare per fermarla. Non so neanche se c'è un modo, a dire la verità.
Un pensiero del tutto negativo mi attraversa la mente: come diavolo farò tra due settimane?
La sonora risata di Michele interrompe bruscamente il corso dei miei pensieri. Realizzo che la donna bionda in tv ha fatto una battuta spiritosa, così mi lascio andare anche io in una risata che però non esce, come invece speravo, naturale.
Dopo qualche minuto, che non riesco a definire esattamente quanto, chiudo gli occhi, quasi istintivamente. Mi sento abbastanza stanca, e poi la vicinanza che si è formata – va bene, lo ammetto: che ho formato – tra me e Michele mi fa sentire protetta, tranquilla, rilassata. Mi fa sentire assolutamente bene.
«Lori» Una voce, anzi, una voce bellissima mi fa aprire gli occhi. Indovinate di chi è questa voce. Michele? Ma dai, come avete fatto ad indovinare?!
«Oh» faccio, insonnolita. Appena mi viene in mente l'ultima cosa che ricordo di avere fatto da sveglia – soprattutto in che posizione sono –, mi tiro su a sedere.
«Scusa... mi sono addormentata» mormoro, con imbarazzo.
Lui mi sorride dolcemente. «Non preoccuparti, effettivamente era tardi e poi sei malata, è ovvio che tu abbia più sonno del solito.»
Mi stropiccio gli occhi. «Già. Che ore sono adesso?»
«Le undici» mi risponde, dopo avere dato un'occhiata al suo orologio da polso.
«No, mi sono persa l'ultima metà del film!» esclamo, cercando di assumere un tono di voce piuttosto seccato.
«Praticamente Jennifer ha lasciato Mark e si è messa con Luke» racconta lui « Ah, e poi hanno scoperto che Lucy è lesbica.»
«Ma dai! Chi l'avrebbe mai detto?!» grido, forse con troppo entusiasmo. Si vede tanto che non so praticamente una mezza sega del film?
Lui ride, divertito. Okay, non sembra averlo capito. «Già, io pensavo che si mettesse con Edward.»
«Ah» annuisco io, senza sapere cos'altro aggiungere. Non vorrei dire delle sciocchezze, quindi me ne sto zitta e sorrido, tentando di apparire convincente.
«Ora è meglio che tu vada a dormire» afferma, dopo una piccola pausa.
«Sì» confermo io «Ehm, ascolta... ti chiedo troppo se ti dico...»
«Sì?» mi incoraggia lui.
«Di restare qui a dormire?» finisco poi, tutto d'un fiato «Cioè, è perché essendo malata... non so, se per caso mi servisse qualcosa o...»
«Va benissimo» mi interrompe, con un sorriso «Dormo sul divano.»
Sorrido. Lotto contro me stessa per non dirgli “se vuoi dormire con me, a me va bene”. Per fortuna riesco a trattenermi, anche perché non voglio immaginarmi la faccia che farebbe.
«Bene» chiudo io, con un leggero sospiro «Allora buonanotte» Detto questo, mi alzo lentamente e poi mi avvio verso le scale.
«'Notte» dice lui, dopo qualche secondo.
Sorrido senza farmi vedere, dopodiché inizio a salire le scale.


Domenica 6 dicembre

Apro gli occhi lentamente. Guardo il soffitto sopra di me, cercando di ricordare chi sono, dove sono, e soprattutto con chi sono.
«Papà» sento la voce di Michele fuori dalla mia stanza. Subito dopo dei passi lenti. Sta camminando in corridoio. «Scusa se non ti ho avvisato, è che era tardi... Sì, io tutto bene. Lei sta ancora dormendo, ieri però aveva ancora la febbre. Speriamo le sia passata»  Una pausa, più o meno lunga. «Oggi? Ma forse è ancora ammalata... Lo so, però uscire mi sembra troppo affrettato, è meglio che stia ancora a casa» Un'altra pausa più lunga della precedente. «Sì, la prossima volta penso che le andrà benissimo... Okay, ciao!»
Cosa gli avrà chiesto? Hanno parlato di me, questo è chiaro.
Dopo qualche secondo, mi decido a parlare. Chiamo Michele per nome una volta. Dopo alcuni istanti apre la porta, sorridendo. E' appena uscito dalla doccia. Lo dico perché ha ancora i capelli bagnati... Dio, quant'è figo.
«Buongiorno» mi saluta, sempre con quel sorriso meraviglioso sulle labbra «Come stiamo oggi?»
«Penso meglio» rispondo, tastandomi la fronte.
Lui si avvicina e mi tocca con delicatezza per sentire la temperatura.
«Sì, lo penso anche io» dice, prendendo il termometro «Provala per sicurezza.»
«Okay» Dopodiché lo afferro, me lo posiziono sotto il braccio e dopo due minuti lo ritiro.
«Quanto?» chiede lui, leggermente in ansia.
«Trentasette e mezzo!» annuncio, con un sorriso raggiante.
«Bene! Ti è quasi passata!» esclama, felice anche lui.
Segue una pausa di qualche minuto. Ci guardiamo sorridendo, senza dire nulla.
«Senti» dico, d'impulso.
Lui mi guarda con aria interrogativa.
Oddio. E adesso che gli dico?
«Ti volevo...» inizio, arrossendo «Ringraziare per tutto. Sei stato gentilissimo, non so cosa avrei fatto senza di te.»
Lui fa un sorriso sghembo. Cristo, adesso svengo. E'... stupendo.
«Di niente» sussurra, dolcemente.
Ci siamo fatti vicini. Davvero vicini. I nostri nasi quasi si sfiorano. E questa volta giuro che non sono stata solo io ad avvicinarmi.
Sento il suo profumo, percepisco il suo respiro, vedo la sua bocca così vicina alle mia che mi sembra dirmi “Su, baciami!”. E così annullo la pochissima distanza che c'era tra le nostre labbra e lo bacio, quasi con foga. Dio, quanto mi è mancata questa bellissima sensazione...
Dopo qualche secondo, Michele si stacca, affannando.
Ma Cristo, cos'ho fatto questa volta?
Lo guardo non capendo. I miei occhi lo fissano spaesati. Dentro di me sento una canzone che ho sentito l'altro giorno, esattamente questo pezzo: “Come pensi che io faccia a meno di te? Non vedi che ti sto cercando?”. Sembra tutto un film, uno stupido film. Ma che cavolo...
«Ascoltami» riesce a sillabare, respirando con difficoltà «C'è una cosa che ti devo dire.»
Mi faccio attenta. Lo guardo negli occhi e poi pronuncio timidamente: «Dimmi.»
Qualcosa mi dice che non è una bella cosa ciò che mi sta per dire.
«Tu mi piaci» afferma, anche lui fissandomi negli occhi «Tanto. Mi affascini terribilmente. Sei una donna bellissima e simpaticissima, e il tempo quando sto con te passa troppo velocemente che io vorrei fare tornare indietro le lancette dell'orologio per rivivere quegli splendidi minuti che trascorro in tua compagnia.»
I miei occhi si fanno lucidi. Nessun uomo mi ha mai detto delle cose così dolci in faccia.
«Però» aggiunge, con un sospiro.
Ecco. Era troppo bello per essere vero. C'è sempre una fregatura, dovrei saperlo ormai.
«Io sono innamorato da troppo tempo di un'altra persona» continua, distaccando lo sguardo.
Ha detto persona. Oh mio Dio, non mi dire che è gay...
«E sarebbe la mia ex.»
Due notizie, una bella e una brutta. Quella bella è che non è gay... e quella brutta è che oggi commetterò un omicidio, penso, stringendo gli occhi.
Chi è? Voglio nome, cognome e indirizzo.
«Il problema è che è successo un casino qualche anno fa» riprende, dopo una piccola pausa.
«Hai voglia di parlarmene?» chiedo, in un soffio.
Lui annuisce lentamente. «Avevo venticinque anni» inizia a raccontare, assumendo un tono distaccato. La sua voce si intenerisce un poco. «Ed ero fidanzato da una decina d'anni con Emma, una persona stupenda. Stavo benissimo, era tutto così perfetto quando ero con lei. Così abbiamo deciso di sposarci. Qualche settimana dopo il matrimonio, mi ha annunciato che aspettava un bambino.»
Senza volerlo, emetto un “oh” di stupore.
Lui mi sorride con amarezza. «Quando ha partorito, alle analisi del sangue abbiamo scoperto che...» Fa una pausa, poi con un sospiro finisce la frase: «Il bambino non era mio.»
Spalanco occhi e bocca.
«Ma che puttana!» mi lascio scappare. Poi mi affretto ad aggiungere: «Cioè... mi dispiace...»
Lui scuote la testa. «Non preoccuparti. Hai ragione», poi continua a raccontare: «Mi sono arrabbiato da morire. Anzi, ero imbufalito. Il mondo che avevamo costruito, è crollato in pochissimi secondi. Non ci ho più visto, e quella sera sono andato a bere. “Per dimenticare”, avevo pensato stupidamente. E poi ho chiesto l'annullamento del matrimonio.»
Abbasso lo sguardo. Dio, che brutta storia. «Non avrei mai immaginato...» mormoro, poi ho il coraggio di chiedergli: «Ma lei lo sapeva che non era tuo? O magari pensava che non si fosse mai scoperto...?»
«No, non lo sapeva neanche lei» mi risponde, facendo una smorfia «Ma d'altronde non avrebbe mai pensato che dopo una scopata di una notte sarebbe rimasta incinta.»
I miei occhi sono diventati due fessure. «E poi hai scoperto chi è il vero padre?»
Lui annuisce.
«Chi?» chiedo, in un sussurro «Se posso permettermi...»
«E'...» poi fa una pausa, infine conclude: «Si chiama Alex.»
«Che cosa?!?!» grido, scandalizzata.
«Lo conosci?» chiede, stupito.
«Sì! E' venuto ieri pomeriggio a casa pensando ci fosse Cleo... e la sera siamo usciti...» balbetto, con affanno.
«E' il suo migliore amico» dice, amaramente.
Annuisco un poco. «Lo so.»
Prosegue un silenzio che mi sembra durare anni.
«E quindi la ami ancora, nonostante tutto?» riesco a domandare.
«Purtroppo sì, e mi odio per questo» sussurra, abbassando il capo. Una lacrima gli scende dalla guancia.
Intenerita, lo abbraccio. «Non devi odiarti... tu... non decidi tu.»
«Lo so, cazzo! Ma chiunque se avesse un po' di amore proprio la dimenticherebbe! Invece io no! Come fa ancora a piacermi? Come posso ancora ripensare a tutto con una stretta allo stomaco? Come posso desiderarla ancora dopo che mi ha tradito con il migliore amico di mia sorella? Come può, porca troia?!» urla, fuori di sé.
Gli accarezzo la schiena con dolcezza. «Sfogati, che ti fa bene.»
«Grazie Lori, sei fantastica.»
Sorrido, senza troppa felicità.
«Ogni tanto la vado a trovare, perché ho legato col bambino e comunque, nonostante tutto, mi dispiace» continua, a bassa voce.
Resto in silenzio. Dopo qualche secondo mi stacco e lo guardo.
«Sei davvero un angelo» dico, asciugandogli con le dita la guancia umida.
Lui sorride un poco.
Restiamo a guardarci per numerosi secondi, dopodiché Michele rompe il silenzio dicendo: «Ora lei è una mamma single, perché quello stronzo di Alex non ha riconosciuto il bambino.»
«Cerca di non pensarci» mormoro, accarezzandogli il viso.
«Ci provo tutti i giorni, ma maledizione, la nostra relazione è durata più di dieci anni, come posso dimenticare?!»
«Devi» ribatto, con sicurezza «So che è difficile, e che soprattutto hai passato un brutto periodo. Ma devi farlo.»
Annuisce lentamente. Poi dopo una pausa, dice: «Posso farcela.»
Sorrido, con dolcezza. «Certo che ce la puoi fare.»












*** Spazio Autrici ***

Ma buonaseeera (= Scusate il ritardo, ma QUALCUNO ha una connessione del cavolo, ed è tutta colpa di questo QUALCUNO che non si decide a comprare un nuovo pc o modem o checavoloneso!   ...Ovviamente scherzooooo! Lindààà! Non prentertela ;D *salta in braccio ^_____^ (non me la sono presa... comunque il mio computer va benissimo, è il coso che fa confusione col coso e cosano... capito no? xDxD ndLeslie) (certo che ho capito... tutto! XD)

Beh, avrete sicuramente letto che in questo cap si scopre il famoso passato di Michele (Chiara spero che non ne sei rimasta delusa :P). Sappiate solo che ci ho impiegato giorni per farmi prima venire in mente la geniata (o così spero che sia XD) e poi per fare quadrare tutto >.< Che ne dite? Vi è piaciuto tutto sto casino che ho creato, o è troppo alla "Beautiful"? XD Fatemi sapereeee **

Comunque, riguardo la stesura del secondo, io come avevo "promesso" ho finito il primo capitolo e sono nel bel mezzo del mio secondo (che sarebbe il terzo) :D Ho tante idee per la testa, e spero di trovare il tempo e l'ispirazione per scrivere ^^ (io sono alla terza stesura del mio primo capitolo - ovvero il secondo. ^^" ndLeslie) (eh ma lei non si accontenta mai! Cercate di compatirla, poverina! XD)

Direi che per stasera ho concluso... (=

Grazie mille come al solito alle 10 persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti e alle altre 20 che l'hanno invece messa nelle seguite. Siete miticiii *W*
Mitici ancora di più gli angioletti che spendono un po' del loro tempo per recensire, è importante per noi **
Grazie a chi legge solamente ^^



> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


vero15star  Mi dispiace tantissimo farti soffrire, tesoro XD La scoperta del passato di Alex penso che sia stato un brutto colpo per te... Non dirmi che ti sei tagliata le vene o lanciata giù dalla finestra o cose simili! >_________<  Comunque sì, Silvia è mitica, l'adoro XD E stai tranquillaaaa, è tutto inventato (per le compagnie aeree) vedrai che non ti succederà nulla ;D (massimo massimo verrà persa la valigia *fa le corna XD ...che poi dopo qualche giorno te la riportano, quindi tranquaaaaaa! >//<)  Grazie un sacco per i complimenti, sei un tesoro *^* A presto bellissima (= Un baciooo <33


A questo weekend ^^ (se tutto va bene.... vero QUALCUNO? *lancia un'occhiata sospetta, dopodichè scoppia a ridere di gusto) (^^" ndLeslie)
Bacììì,
LaLLa e Leslie
 

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Capitolo 13
*** No good. ***










13. No good




Sabato 5 dicembre

Cleo's Pov.

Apro gli occhi che il sole è già alto e qualcosa di piccolo e fastidioso vibra sul comodino. Stupido telefono, io volevo dormire! Con uno grugnito di protesta, allungo la mano e lo afferro. Il display dice che è Michele... beh, c'era da aspettarselo. È tipico di lui, fare il guastafeste.
«Ti odio» annuncio, la voce impastata dal sonno.
La risata di mio fratello giunge familiare al mio orecchio e non riesco a fare a meno di sorridere. Mi manca.
«Buongiorno anche a te» dice infine, quando le risa cessano.
«Ti informo che stavo dormendo» annuncio, tirandomi le coperte sul viso e rannicchiandomi in modo da proteggermi dal freddo pungente. Ho dimenticato la finestra aperta.
«Lo avevo capito... è tipico di te dormire fino a mezzogiorno» sospira, in tono affettuoso.
«Non ci credo, non è mezzogiorno» sbotto, infastidita.
«Non crederci, tanto tu sei in vacanza» risponde, tranquillamente.
Okay, mi ha fatto venire il dubbio. Altra cosa tipica di mio fratello.
«Cos'era quella? Una specie di accusa? Sappi che non è colpa mia se tu hai deciso di insegnare greco ad un branco di capre e rovinarti l'esistenza» ribatto, acida.
Ride di nuovo. Beh, io non stavo scherzando, nonostante quello che abbia detto non lo pensi veramente. Almeno lui è felice, non è stato appena svegliato in malo modo da uno stupido cellulare.
«Volevi dirmi qualche cosa?» taglio, facendo gironzolare lo sguardo per la stanza.
«No, volevo solo sapere se eri viva, ma a quanto pare ho sbagliato a preoccuparmi... stai benissimo» replica lui, sarcastico.
Faccio schioccare la lingua contro il palato. «Per tua informazione, ieri sono quasi morta» ribatto.
«Ti sei schiantata contro un albero mentre contavi le nuvole?» chiede, sarcastico.
Sbuffo. «Guarda che non serve che cerchi di irritarmi, sono già arrabbiata con te per il semplice fatto che mi hai svegliata e io stavo dormendo.»
«Il fatto che ti ho svegliata sottintende che tu stavi dormendo, non serve specificarlo» precisa.
Alzo gli occhi al cielo. «E il fatto che tu sia mio fratello sottintende che io sappia che sei un prof di italiano, non serve specificarlo» ribatto, sarcastica.
Scoppiamo a ridere entrambi.
«Bene, e oltre al fatto che stavi per morire, come ti va?» chiede lui dopo un po'.
«Mah, non mi lamento... è pieno di persone simpatiche qui, e il posto è davvero... uhm.. pittoresco. Esattamente quello che cercavo. Probabilmente vivrò qui per sempre, ti mancherò?»
«All'inizio sì, poi mi comprerò un cagnolino scodinzolante e supererò il dolore.»
Scoppio a ridere di nuovo.
«E a te come va?»
«Tutto bene, le solite cose.»
Che bugiardo. Si capisce lontano un miglio che è successo qualcosa che non mi vuole raccontare. Che fratello ingrato, io gli raccontavo tutto da piccola: ogni giorno si doveva sorbire il resoconto dettagliato delle mie mattinate a scuola. Adesso che ci penso, probabilmente ero una palla, ma lui è mio fratello, è l'unico essere vivente al mondo che ha il diritto di non sopportarmi ma il dovere di volermi bene. Che gran figata.
«Bene, farò finta di crederti perché ho fame e voglio andare a mangiare» gli annuncio, sbadigliando.
«Ci credo, è mezzogiorno!»
«Piantala, non è vero.»
«Invece sì.»
«Invece no.»
Sento la voce di papà in sottofondo urlare qualcosa e Michele sbuffa.
«Devo andare, Cleo» annuncia, sospirando.
«Sì, anche io... ci sentiamo domani!»
«A domani!»
Chiudo la chiamata e getto il telefono da qualche parte sul letto, per poi ripiombare sui cuscini con un sospiro.
Guardo la sveglia sul comodino. Le undici e cinquantacinque. Lo sapevo che non era mezzogiorno. Sbuffando, mi alzo e mi trascino in cucina, ignorando completamente le pantofole. Mi guardo attorno, come se mi aspettassi di trovare qualcuno intento a preparare una colazione abbondante. Muoio di fame, eppure non posso mangiare più di tanto, perché tra meno di un'ora pranzerò. Sì, in effetti è un po' tardi, per alzarsi. Metto su il the e raggiungo il soggiorno, lasciandomi cadere sul divano con un sospiro. Oggi non farò assolutamente nulla, se non fare zapping davanti alla televisione, leggere, guardare qualche film e mangiucchiare quando ho fame. C'è stato un periodo, nella mia vita, durante il quale l'ozio era all'ordine del giorno, e sono diventata un'esperta. Allungo i piedi sul divano e li osservo, rabbrividendo. Primo obbiettivo all'ordine del giorno: trovare un paio di calzini.
A malincuore mi alzo e corro di nuovo su, per poi afferrare il primo paio di calze appallottolate e infilarle. Recupero anche una delle mie numerosissime sciarpe di cotone e me la avvolgo attorno al collo, per poi infilare una felpa sopra la maglietta del pigiama. Torno di sotto, canticchiando un motivetto senza capo né coda, infilo una delle bustine profumate nella teiera e la porto in soggiorno assieme ad una tazza decorata da un motivo floreale. Accendo la televisione e, con un sospiro, mi rannicchio tra i cuscini.
Non voglio pensare assolutamente a nulla, voglio solo rincoglionirmi un po', chiudermi in casa tutto il giorno. È un secolo che non lo faccio, e ne ho bisogno, specie dopo ieri sera. Verso il the nella tazza e la porto alle labbra, socchiudendo appena gli occhi, quando il liquido bollente mi scivola lungo la gola.
Il trillo del campanello mi fa sobbalzare. Chi diavolo è?
Mi alzo e, incerta, raggiungo il citofono. «Sì?» chiedo, aggrottando le sopracciglia.
«Sono Davide» dice soltanto lui, da sotto.
Sospiro e gli apro, per poi spalancare la porta d'ingresso e tornare ad accomodarmi sul divano. Perché è qui? Non aveva detto di avere “capito”? Ma capito cosa, esattamente?
Mi ci vogliono circa dieci secondi per rendermi conto che sono in pigiama, ho i capelli che vanno in tutte le direzione e probabilmente un alito che potrebbe stendere un branco di elefanti. Imprecando, raggiungo il bagno e mi ci chiudo dentro. No, non ho abbastanza tempo per una doccia, ma l'ho fatta ieri sera, perciò posso farne a meno. Mi spoglio velocemente e, mentre mi lavo i denti, mi guardo attorno in cerca di qualcosa da mettere. Benedico il mio disordine, quando individuo un reggiseno abbandonato sul tappeto. Dovrò tenere il pigiama... poco male, è un bel pigiama. Mi sciacquo la bocca e mi rivesto, per poi afferrare la spazzola e una matita per gli occhi. Di solito mi ci vuole mezz'ora per truccarmi, ma l'idea che Davide possa vedermi con la faccia-cadavere che esibisco appena sveglia mi provoca una fastidiosa stretta dalle parti dello stomaco e traccio veloce il contorno degli occhi, per poi completare l'opera con mascara e un velo di ombretto. Passo un sottile strato di rossetto sulle labbra e osservo il risultato finale. Non sono così male, almeno non sembro morta, e il pigiama potrebbe tranquillamente passare per una tuta per stare in casa, o qualcosa del genere.
Quando esco dal bagno, Davide è già entrato, e si guarda attorno perplesso.
«Oh, eccoti!» si illumina, quando mi vede.
Mi sento avvampare, davanti al suo sorriso. Mi costringo a ricambiare, relegando l'imbarazzo nell'angolo più inaccessibile della mia testa.
«Ehm... ciao» saluto, richiudendomi la porta alle spalle per nascondere il disastro che ho creato in pochi minuti.
«Ciao» fa lui, divertito.
Mi mordicchio il labbro, guardandomi attorno a disagio. Lui fa la stessa cosa. Forse sta aspettando che gli chieda il motivo della sua visita. Sto per aprire la bocca, quando mi rendo conto che mi ha scattato l'ennesima foto. Lo guardo male e, automaticamente, metto su un broncio divertito. Lui ridacchia.
«Non ho resistito» si giustifica, passandosi una mano tra i capelli.
Adoro quando lo fa, è terribilmente attraente. Mi ritrovo ad arrossire, mentre i miei pensieri si avvicinano a immagini decisamente poco caste. Dio, ma che mi prende?
«Cosa ti porta da queste parti?» domando con nonchalance, accomodandomi sul bracciolo del divano.
«Pensavo che potevamo fare un giro, se ti va...» propone, stringendosi nelle spalle.
Abbasso appena lo sguardo, lanciando uno sguardo alla finestra con aria svogliata.
«Oppure potresti rimanere qui con me a oziare... avevo una mezza idea di rivedere Titanic, magari con una grossa ciotola piena di popcorn e delle caramelle...» propongo, speranzosa.
Mi osserva divertito per un po', un sottile ghigno che gli increspa le labbra, poi annuisce.
«Andata!»

Una mezz'ora dopo, siamo seduti insieme sul divano, i popcorn sulle mie ginocchia e le caramelle sulle sue. Potremmo sembrare due amici che guardano un film, che è in effetti quello che siamo, se solo la piantassi di lanciargli occhiate furtive. Dio, sembro una ragazzina al suo primo appuntamento! Ho ventisette anni, non tredici, dovrei darmi un contegno. Mi siedo più dritta e mi infilo una caramella in bocca, concentrandomi sul film.
«Pensi che piangerai?» mi domanda Davide dopo un po', mentre affondo la mano nella ciotola dei popcorn.
Il the che stavo bevendo mi va di traverso e passo i successivi trenta secondi a tossire e sputacchiare come una deficente.
Che figura di merda.
Mi rimprovero, con una smorfia. Mi ci vuole un po' per rendermi conto che Davide sta ancora aspettando una mia risposta.
«Oh, beh... di solito piango, sì. Ti da fastidio?» chiedo, con voce sottile.
Si volta a guardarmi e sorride, per poi avvicinarsi con le labbra al mio orecchio.
«Ti confesso una cosa» mi sussurra, divertito. «Ho visto questo film diciassette volte, e per ora ho pianto alla fine di ognuna.»
Lo guardo sgranando gli occhi. Un ragazzo che piange guardando Titanic? Allora è vero che le anime gemelle esistono! Sto sorridendo, ma non me ne rendo nemmeno conto. Io Titanic l'ho visto solo quindici volte.
«Battuta da un ragazzo... non ci posso credere» sussurro, incredula.
Scoppia a ridere. «Non prenderla sul personale, le prime otto le ho viste da dietro il divano, mentre lo guardava mia sorella. Vedevo una scena su tre.»
«E hai pianto comunque?»
Annuisce con aria grave. «Sì, mi commuovo facilmente...» ammette, riluttante.
Il mio sorriso si allarga. «Chi lo avrebbe mai detto che uno sexy come te è un tenerone?»
Oh Cristo, l'ho detto ad alta voce. Torna indietro, rimangiati tutto! Dove cazzo è un telecomando, quando serve? Che figura del cavolo.
Non ho nemmeno il coraggio di guardarlo. Sprofondo tra i cuscini, rossa dalla punta dei piedi a quella dei capelli, cercando di fare finta di nulla. Lo so, cosa sta facendo. Si è girato a guardarmi con quel suo adorabile sorrisetto divertito, una punta di lusinga negli occhi, come per accertarsi che quello che ha sentito sia la verità. Chiudo gli occhi, cercando di sembrare a mio agio.
«Scusa un attimo» mi congedo, alzandomi. Cavolo, da quando la mia voce è così orribilmente acuta?
Lascio il soggiorno e mi chiudo in cucina.
«Stupida, stupida, stupida. Tuo padre te l'ha detto migliaia di volte, di collegare la lingua al cervello, e tu vai a dirgli che è sexy quando non dovrebbe nemmeno piacerti? Sei una stupida, Cleo. Che figura di merda, probabilmente sta pensando a quanto sono infantile. Oddio, e se pensasse che l'ho detto apposta? Oh, Dio... Dio, Dio, Dio!» sto parlando da sola, mentre giro attorno al tavolo gesticolando. Probabilmente non sembro molto normale, in questo momento. No, decisamente non sono normale. Oh mio Dio, sono pazza! È l'unica spiegazione razionale... sono una matta, dovrebbero rinchiudermi.
Sto ancora borbottando tra me, quando sento dei colpi leggeri contro la porta.
«Ehm, Cleo? Ti senti bene?» chiede la voce di Davide, perplessa.
Fantastico, mi ha pure sentita durante i miei sproloqui mentali ad alta voce. Perché? Che ti ho fatto di male? Cosa succederà adesso? Inciamperò sulla sedia e mi romperò l'osso del collo?
Come se tutto questo non sia già abbastanza comico, inciampo davvero sulla gamba di una sedia e perdo l'equilibrio, finendo lunga distesa con uno strillo.
«Cleo!» esclama, preoccupato, spalancando la porta.
Gli faccio un sorrisetto imbarazzato che dovrebbe voler dire “Non-ti-preoccupare-non-mi-sono-rotta-nulla” ma che ricorda più un “Lo-so-sono-una-pazza-furiosa”.
Davide mi guarda, occhi e bocca spalancati, per secondi che mi sembrano interminabili, poi, inaspettatamente, comincia a ridere. Quando mi riprendo dallo shock, noto che ha le lacrime agli occhi e si è appoggiato allo stipite della porta. Mi metto seduta e incrocio le braccia, leggermente offesa. Ho appena fatto due figuracce terribili di fila e lui mi ride in faccia? Cosa gli sembro, un clown? Metto il broncio, mentre continuo a guardarlo di sottecchi. Un minuto e, contro ogni mia previsione, comincio a ridere anche io, e nemmeno poco. Forse non sarò un clown, ma quello che è appena successo è talmente ridicolo...
Quando le nostre risate si spengono, mi rendo conto che si è seduto di fronte a me. Arrossisco e lui ridacchia di nuovo, per poi afferrarmi la mano. Si avvicina, e in pochi secondi sorpassa la distanza di sicurezza anti-bacio (trenta centimetri) e un allarme parte nella mia testa. Dovrei spostarmi, cercando di sembrare naturale, per poi tornare di là con qualche scusa stupida del tipo “non voglio perdermi il finale”, ma non lo faccio. Per quanto forte sia l'allarme, non riesce a scollarmi da lì, anzi, mi fa avvicinare a mia volta. Sento il suo respiro caldo sulle labbra e un brivido mi percorre la schiena.
«Sei adorabile, Cleo» mi sussurra, ad un centimetro dalle mie labbra, con un sorriso sghembo che mi fa quasi sussultare.
Sto per morire, me lo sento. È questione di secondi, ormai. Mi bacerà e io cadrò a terra morta per iperventilazione. Non sono mai stata così vicina a qualcuno senza poi baciarlo. È matematicamente impossibile non cedere, specie quando la voglia di saltargli addosso è forte anche da dieci metri di distanza.
Lo squillo forte del campanello ci fa sobbalzare entrambi, e lancio uno sguardo allarmato alla porta. Chiunque sia, ha trovato il portone di sotto aperto. Ma chi potrebbe essere, poi? Qui conosco solo Davide, o almeno, solo Davide potrebbe venirmi a trovare qui, e lui è già qui.
Restiamo per qualche secondo a guardarci, indecisi, poi mi alzo riluttante e raggiungo l'ingresso. Apro la porta, e per un secondo non mi viene un infarto.
Luca.
Apro e chiudo gli occhi un paio di volte, come per assicurarmi di non avere un'allucinazione. No, Luca è davvero qui, davanti a me, con quel suo sorrisetto malizioso che una volta adoravo, e che ancora adesso riesce a farmi fremere. Balbetto il suo nome con voce strozzata, mentre il suo sorriso si allarga appena.
«Già, ti sono mancato?» domanda, divertito.
Mi appoggio allo stipite della porta, sicura del fatto che le mie gambe non potranno reggermi ancora a lungo. Cosa diavolo ci fa lui qui? Lo credevo a Bolzano, avvocato di giorno e ubriaco di notte, invece è qui. Ma perché la mia vita deve essere così dannatamente complicata?
Guardo il suo volto, che stranamente non è cambiato per nulla dall'ultima volta che l'ho visto: un viso allungato, sul quale spiccano gli occhi azzurri, tendenti al verde, e un accenno di barba sul mento. Capelli a spazzola e sguardo da duro, uguale a com'era quando aveva quindici anni, solo forse un po' più adulto. I muscoli scolpiti sono perfettamente visibili sotto la maglietta aderente che si intravede sotto il giaccone, e la familiarità di quel corpo mi sconvolge.
Sono troppo shockata per sentire Davide che ci raggiunge, ma vedo lo sguardo di Luca spostarsi su di lui e farsi perplesso.
«E lui chi è?» domandano contemporaneamente, sospettosi.
Mi riscuoto e guardo prima uno, poi l'altro, disorientata. Fantastico, non solo Luca è qui, ma è qui mentre c'è anche Davide. Quanto può essere grave una cosa del genere? Sento la terra mancarmi sotto i piedi e la vista offuscarsi un momento. Ho bisogno di zuccheri.
«Davide, Luca, Luca, Davide» presento, massaggiandomi la fronte con un gemito.
Senza aspettare una qualche reazione da parte loro, torno i cucina e riempio un bicchiere di acqua, per poi scioglierci dentro due cucchiaini di zucchero. Fa schifo, ma magari mi farà sentire meglio. Davide mi raggiunge poco dopo, con aria irritata. Si chiude la porta alle spalle e mi guarda come in cerca di spiegazioni. Non gli rispondo e metto il bicchiere vuoto nel lavandino, per poi massaggiarmi le tempie con una smorfia.
«È chi credo io?» domanda.
Non riesco a capire l'emozione che accompagna la sua voce? Rabbia? Fastidio?
«Dipende» borbotto soltanto, chiudendo gli occhi.
«E che diavolo ci fa qui?» chiede ancora, senza curarsi del fatto che parlando a voce così alta in soggiorno si sente tutto.
La porta si apre e guardo con aria atona Luca entrare sogghignando.
«Sono venuto a trovare una vecchia amica, è forse vietato?» domanda, fingendosi sorpreso.
Davide lo guarda in cagnesco e io mi passo una mano tra i capelli. Ho solo voglia di distendermi e dimenticarmi di quello che sta succedendo.
«Aspetta, fammi indovinare... ho interrotto qualcosa» esclama Luca, in tono insopportabile.
Riesco a distinguere una punta di fastidio nella sua voce. Entrambi lo fulminiamo con lo sguardo.
«Perciò... state insieme?» domanda di nuovo lui, fingendosi curioso.
Giurerei di vedere una strana luce nei suoi occhi, se non sentissi che la mia testa sta per scoppiare. Com'è possibile che mi sia venuta l'emicrania da un minuto all'altro?
«Secondo te “Non sono affari tuoi” va bene come risposta?» ribatte Davide, ora decisamente irritato.
«Certo che sono affari miei! Cleo è... volevo dire, era, la mia ragazza!» esclama Luca, abbandonando l'aria innocente e rivelando a sua volta tutto il suo fastidio.
«Hai detto bene, era! Non lo è più, perciò quello che fa e con chi lo fa sono affari suoi!» sibila l'altro.
Luca sgrana gli occhi e si volta a guardarmi, sorpreso e geloso allo stesso tempo. «Sei andata a letto con lui?» chiede, sbalordito.
Faccio schioccare la lingua contro il palato, preferendo non rispondere. Uomini: tutti uguali.
«Ma si può sapere cosa cazzo te ne frega?!» salta su Davide, alzando il tono nella voce.
Non ascolto nemmeno la risposta di Luca, voglio andarmene subito. Con una mano posata sulla fronte, esco dalla cucina e salgo le scale, per poi chiudermi in camera sbattendo la porta e distendermi sul letto. Luca è qui, a casa mia, cioè, a casa di Lori. Che schifezza, proprio quanto ero sicura di essermi liberata di lui per sempre, torna. Succede sempre così.


Domenica 6 dicembre

Apro gli occhi dopo quello che mi sembra un attimo, ma che probabilmente non lo è, dato che attorno a me è buio. Batto le palpebre un paio di volte e cerco di ritrovare l'orientamento. Il mal di testa almeno è sparito... o magari non c'è mai stato. Sì, dev'essere così: ho sognato tutto. Probabilmente è mattina presto e la casa è deserta, e io ho così fame perché devo fare colazione. Probabilmente Luca è a Bolzano, che dorme nel suo letto, in attesa di svegliarsi e andare al lavoro. Tiro un sospiro di sollievo e mi tiro a sedere, per poi cercare a tentoni le ciabatte sul pavimento. Ci rinuncio quasi subito e mi alzo, decisa a cercare qualcosa da mangiare. Apro la porta e una figura in controluce si staglia davanti a me. Non riesco a distinguerne i lineamenti. Tiro uno strillo e richiudo la porta, ansimando. Sento una specie di gemito soffocato, probabilmente l'ho colpito.
«Cleo, apri! Sono io!» grida una voce familiare da fuori, bussando con forza.
Riapro la porta con gli occhi sgranati. Luca. Cazzo, non era solo un brutto sogno.
«Che diavolo ci fai tu qui?!» domando, con voce strozzata, continuando a tenere stretta la maniglia, in caso dovessi richiudergli la porta sul naso.
«È quello che ci chiediamo tutti» mi fa notare Davide, sbucando da chissà dove.
Fantastico, neppure le figure del cavolo di prima erano un brutto sogno.
Luca fa un sorrisetto malizioso. «Sono venuto a trovare una vecchia amica, che altro?» chiede, in tono innocente.
Davide sembra sul punto di rispondere, ma lo fulmino con lo sguardo, per poi tornare a fissare Luca.
«Tra noi è tutto finito» metto in chiaro, minacciosa.
Lui si stringe nelle spalle. «Lo so bene, cosa credi?»
Davide gli lancia un'occhiata scettica e io arriccio il naso, cercando di trattenermi dal alzare la voce, mentre ripeto la domanda di prima.
Lui scuote piano la testa, divertito. «Intendi dire che la mia presenza ti infastidisce?»
«Precisamente» si intromette Davide, risoluto.
Incrocio le braccia e lo guardo severa. Lui stringe le labbra e fa un passo indietro, mostrandomi i palmi in segno di resa.
«Cosa vuoi, Luca?» sibilo, tornando a guardare il mio ex.
«Un posto dove dormire, in realtà. Sai, la fretta di venire è stata tanta che ho dimenticato la carta di credito a casa, e non ho molti contanti per un albergo...»
«Che cosa?!» strillo con voce acuta, per poi rendermi conto che Davide ha esclamato la stessa identica cosa.
Luca si volta a guardarlo, infastidito. «Sbaglio o ti aveva detto di stare zitto?» chiede.
Davide gli lancia un'occhiata così cattiva da farmi rabbrividire.
«Non puoi stare qui» annuncio, secca.
Lui sospira. «Andiamo, Cleo! Non puoi mollarmi in mezzo ad una strada dopo tutto quello che abbiamo passato assieme...!» si avvicina a me, e mi ritrovo a guardarlo dal basso del mio metro e sessantasette. Arrossisco e cerco di indietreggiare, ma non riesco a muovere un muscolo. «Dopo quello che c'è stato tra noi» aggiunge, sussurrando, e sento il suo respiro caldo sul viso.
Davide si schiarisce rumorosamente la voce e faccio un balzo indietro, sussultando. «Ci devo pensare» cedo, con una smorfia.
Luca sogghigna e Davide emette un suono strano, a metà fra un gemito e un sospiro.
Sbuffando, supero Luca urtandolo quasi di proposito e scendo le scale, per poi entrare in cucina e guardare l'orologio. È appena passata mezzanotte... come ho fatto a dormire tanto? Beh, comunque sia, questa sera cenerò prima, altrimenti svengo. Ho l'impressione di non aver mai avuto tanta fame in vita mia, eppure non è la prima volta che salto sia il pranzo che la cena... Probabilmente è tutto questo stress, a mettermi fame.
Apro il frigorifero e ci guardo dentro: yogurt, maionese, pomodori, formaggio, insalata, un avanzo di torta al cioccolato... nulla che possa davvero essere una cena. Bene, opzione uno: ordino una pizza, solo che poi devo aspettare tre quarti d'ora. Okay, niente pizza. Opzione due: faccio una mega insalata con i pomodori, che mangio assieme ad un panino con formaggio e maionese – ma esistono panini con formaggio e maionese? – e per dessert la torta. Opzione tre: prendo la macchina e cerco il McDonald più vicino. Non devo neppure starci tanto a pensare: opzione tre, è ovvio.
Pregustando il sapore del cheesburger più grande del mondo, chiudo il frigorifero e torno di sopra. A metà strada ci ripenso, torno giù e prendo la fetta torta al cioccolato. Devo pur calmare lo stomaco in qualche modo, no?
Mentre alterno un boccone di dolce a un capo di abbigliamento, entra Davide. Strano, pensavo che se ne fosse andato...
Restiamo tutti e due un attimo immobili, in evidente imbarazzo, dato che sopra la biancheria indosso solo una t-shirt e credo di avere della panna sul naso. Mi riscuoto quasi subito e afferro il paio di jeans più vicini, infilandomeli con una mano sola – l'altra è ancora impegnata a reggere la forchetta.
«Scusa, dovevo bussare...» si giustifica, portandosi una mano sulla nuca leggermente a disagio.
Borbotto un “figurati” appena udibile e apro l'armadio alla ricerca di una felpa e di un paio di calzini. Non so perché sono arrabbiata con lui, è piuttosto stupido, ora che ci penso, ma la sensazione che quel quasi-bacio mi ha dato non è scomparsa, e ora che non ho più la prospettiva di sfiorare da un momento all'altro le sue labbra, non è così piacevole. In più, mi sento strana: non mai stata “oggetto di contesa” – tranne una volta che Alex si è preso una cotta per me mentre io piacevo già a Luca, ma allora avevo nove anni e non conta – tra due uomini, e decisamente non è divertente. Okay, ho detto una cazzata. Come faccio ad essere oggetto di contesa tra Luca e Davide, se non dovrei piacere a nessuno dei due? Mi sta tornando mal di testa.
«Volevi qualcosa?» domando, forse più scontrosa di quello che vorrei, mentre mi infilo le scarpe.
«Veramente sì, io...» comincia, ma si blocca quasi subito. «Dove vai?» mi chiede, mentre inghiotto l'ultimo boccone di torta e mi infilo uno dei miei amati berretti di lana.
«Fast food» biascico, con la bocca ancora mezza piena.
«Perché?»
Mi stringo nelle spalle. «Non c'è niente da mangiare... cioè, niente che potrebbe riempirmi davvero lo stomaco... o semplicemente perché ho bisogno di una cura a base di calorie superflue, decidi tu» spiego, leggermente fredda, prendendo una sciarpa.
«E Luca?» chiede, perplesso.
«Luca può starsene qui a fare quello che gli pare, io ho fame» sbotto, infilando lo stretto necessario nella borsa.
Faccio per uscire, ma all'ultimo momento mi blocco. «Vuoi venire?» domando, con voce più morbida.
Davide da un mezzo sorriso, senza troppa allegria, poi annuisce. Mi mordo il labbro e gli faccio cenno di seguirmi, poi usciamo senza una parola.















*** Spazio Autrici ***

Salve, di nuovo Leslie^^

E' un capitolo un po' lungo, e assolutamente fondamentale per la trama della storia dal POV di Cleo. Da adesso posso dire che si entra un po' più nel "vivo" della storia. ^^
In realtà non ho molto altro da dire... >.< spero vi sia piaciuto : DD


Foto personaggi
Luca

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Secretly di fallsofarc


Grazie tantissimissimissimo a coloro che leggono e recensiscono e naturalmente ai 10 che l'hanno aggiunta ai preferiti e ai 20 che la seguono. La storia ha in tutto 848 visualizzazioni e ci brillano gli occhi ogni volta che guardiamo **


vero15 star  no dai, non è così freddo... cioè, naturalmente è la regione più a nord di tutt'italia, ma non ha nulla a che vedere con il vero nord  grazie mille milioni di miliardi per la tua recensione e per il tuo sostegno, davvero ** (lascio a te, Lallus, l'onore di rispondere per quanto riguarda il capitolo precedente ; D) (eh beh... Michele è proprio un angelo >_____< Comunque per Alex ti capisco, cara XD E riguardo la tua frase "Solo che però Michelino mio, non può piangersi addosso in eterno... Su c'è Lori che mi sembra più che disponibile ad amarlo e fargli tante coccole... E poi vabbè, ci sono anche io *____*" Mi dispiace tesoro, ma lui è già occupato con la sottoscritta :P Stasera infatti abbiamo passato una notte di fuoco *alza e abbassa più volte le sopracciglia. Mi dispiace anche per la "povera" Lori... però d'altronde... vince la migliore! Ahahah! Alla prossima, bella ;D NdLaLLa) comunque grazie tantissime.. no, aspetta, l'avevo già scritto xD un bacio <3


E per oggi è tutto... alla prossima >.<
kiss, Leslie and LaLLa

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Capitolo 14
*** Never say never. ***










capitolo 14

14. Never say never.




Lunedì 7 dicembre

Loredana's Pov.

So che non dovrei pensarci, che dovrei continuare a vivere la mia vita come la vivevo prima. E magari metterci una pietra sopra, ripetermi nella mente che la cosa non mi riguarda. Invece non ce la faccio: sento che quello che ha passato e che sta passando Michele mi appartenga ora più che mai. Il problema è che non so dare una spiegazione a questo, non riesco a trovare un senso logico. Perché insomma: lo conosco da nemmeno una settimana, come può interessarmi così tanto?
Lo squillo del cellulare appoggiato sul comodino mi distoglie dai miei pensieri. Allungo il braccio, lo afferro e rispondo alla chiamata senza guardare chi è.
«Tesoro! Come stai?» E' la voce squillante di mia madre.
«Abbastanza bene, grazie. Anche se l'altro ieri avevo trentanove di febbre» rispondo, con un sospiro stanco.
«Oh Santo! E adesso come stai?» chiede lei, preoccupata.
Scrollo le spalle. «Meglio. Voi invece?»
«Noi bene. A proposito, c'è Betta che ti vuole parlare» dice; subito dopo, sento la voce di mia sorella che mi chiede, allegramente: «Allora come va laggiù?»
«Bene dai, il posto è bellissimo.»
«Immagino» fa lei, compiaciuta.
«E' simpatica Cleo?» domando, dopo un po'.
«Oh sì, è dolcissima. E poi dovresti vedere i suoi disegni! E' bravissima, mi piacerebbe avere il suo talento» esclama lei, raggiante.
Sorrido. «E cos'ha disegnato?»
«Il mare, io e Davide l'altro giorno l'abbiamo portata in spiaggia. E' stata una giornata fantastica, mi sono divertita da morire» racconta, con entusiasmo.
«Che bello» commento, annuendo un poco «Va d'accordo con Davide?»
«Altroché! Diciamo che vanno d'amore d'accordo» dice Betta, con una risatina.
Anche io scoppio a ridere. «Secondo la mamma formano una bellissima coppia.»
«Sì, anche secondo me. Sono così teneri insieme» afferma lei «Però qualcosa mi dice che non sarà Cleo a fare la prima mossa.»
«Perché?» chiedo, corrugando le sopracciglia.
«E' molto timida e riservata.»
«Capisco» faccio, vaga «Ora comunque ti saluto, si sono già fatte le dieci!»
«Già... Ci sentiamo sorellina.»
«Certo, ciao ciao!» esclamo, dopodiché schiaccio il tasto rosso del cellulare e rimetto quest'ultimo sul comodino.
Mi provo la febbre per sicurezza. Ho trentasette. Tempo un giorno e guarisco del tutto, ne sono certa.
Mi alzo stiracchiandomi le braccia e mi dirigo al bagno di sotto per vedere come sono messa quest'oggi. Mi guardo allo specchio. Okay, sono messa decisamente meglio rispetto ai giorni precedenti. Mi lavo velocemente la faccia e i denti, dopodiché torno in camera. Apro l'armadio e quando vedo i miei vestiti, sul mio volto compare un sorriso di trionfo. Che bello riavere i propri abiti e non dover indossare sempre i soliti – o dover chiederli in prestito a Cleo. –
Decido di mettere un paio di jeans scuri e un maglioncino color porpora che adoro. Me lo ha regalato, per lo scorso compleanno, Silvia. Oggi non penso proprio che uscirò, in fondo sono appena sfebbrata.
Appena finisco di sistemarmi il collo del maglione, sento suonare il campanello. Scendo di corsa e mi chiedo chi possa essere a quest'ora. Michele lavora, quindi di sicuro non è lui. Potrebbe essere Lara. Oppure Alex. A ripensare a quello che mi ha detto ieri Michele, mi si stringe lo stomaco. No, Alex no. Non ho proprio voglia di vederlo, anche perché dovrei combattere contro me stessa per mantenere lo stesso atteggiamento dell'ultima volta, e dopo quello che ho scoperto sarebbe difficilissimo.
Apro la porta, facendo i diritti scongiuri.
«Ciao!»
Magnifico, è lui.
«Ciao» mormoro, ripetendomi nella testa “stai calma, tu non sai niente”.
«Come stai?» chiede Alex, con una piccola esitazione.
«Più o meno» rispondo, scrollando velocemente le spalle.
Mi guarda interrogativo. «E' successo qualcosa?»
«Sabato avevo trentanove di febbre.»
«Oh, mi dispiace! Tutta colpa mia, non dovevo farti camminare così tanto con quel freddo che c'era, anche perché tu non sei abituata... Cavolo, scusa!» esclama, sinceramente dispiaciuto.
Scuoto leggermente la testa. «Non preoccuparti» Dopodiché lo faccio entrare in casa.
«Adesso però mi sembra che stai meglio, o sbaglio?» mi chiede, quando siamo in salotto.
«No, sto meglio. Mi sta passando la febbre ed anche quell'insopportabile mal di testa» rispondo, appoggiandomi allo schienale esterno del divano.
Lui annuisce un poco. «Bene, dai.»
«Eri venuto solo per salutarmi?» domando, cercando di assumere un tono naturale.
«No, in realtà volevo chiederti se avevi voglia di fare un giro, però dato che non sei ancora perfettamente in forma...»
Annuisco, sforzandomi di sorridere.
Non ci pensare. Non ci pensare, maledizione, altrimenti se ne accorgerà.
«Cosa stavi facendo?» chiede, dopo una piccola pausa.
«Avevo appena finito di vestirmi. In realtà oggi non saprei proprio che fare, dato che sono praticamente costretta a restare a casa» dico, alzando un angolo della bocca.
«Sei capace di giocare a carte?» fa lui, dopo aver avuto un'illuminazione improvvisa.
«Sono imbattibile.»
«Questo lo vedremo» ribatte lui, sorridendomi un poco.
«Okay» dico poi «A cosa sai giocare?»
«Tutto» risponde lui «Però il mio gioco preferito è... Poker.»
«Benissimo» faccio io, alzando le sopracciglia, compiaciuta «Vada per il Poker.»
Dieci minuti dopo, sono seduta al tavolo con cinque carte in mano. Alex è di fronte a me, e tiene le sue carte a pochi centimetri dal petto. Mi guarda in fare misterioso, dopodiché mi chiede, sfacciatamente: «Te la senti di giocare a soldi?»
«Certamente» rispondo, alzando un poco il mento. Ho in mano un tris, e solitamente ho un culo della madonna nel gioco d'azzardo. Quando giocavamo in famiglia – la domenica di solito – vincevo praticamente sempre io. Mio papà mi ripeteva sempre che sarei dovuta andare a giocare in un casinò, perché avrei fatto fortune.
«Cinquanta centesimi per il mazziere?» propone lui, spavaldo.
«Va bene» confermo io, cercando di rimanere tranquilla. Non mi farò intimorire così. Dopodiché lasciamo tutti e due la moneta stabilita come “piatto di portata” al centro del tavolo.
«Ne cambio una» afferma Alex, dopo un po', con un sorrisetto soddisfatto. Dopodiché lascia giù una carta e ne prende un'altra dal mazzo.
«Io due» dico io, socchiudendo gli occhi. Ti prego, ti prego, ti prego...
Due donne. Full. Ma chi sono?!
«Metto due euro. Ci stai?» dico, tirandolo fuori dal portafogli.
«Certo.»
«Scopriamo?» domanda, appena ha appoggiato le sue due monetine da un euro ciascuna insieme alle mie.
Annuisco, convinta. «Okay.»
Mi fa vedere le carte. «Doppia coppia» afferma, congiungendo le braccia.
«Full» ribatto io, sorridendo con soddisfazione.
Apre un po' la bocca. «Brava» si complimenta, calmo.
«Grazie» dico, dopodiché prendo i soldi ricavati. Cinque euro in tutto, tra cui due e cinquanta suoi. Sono un mito. Se continuo così, a fine partita avrò guadagnato almeno venti euro.

E infatti, non mi sbagliavo.
Sono le quattro del pomeriggio, e abbiamo appena finito di giocare. Dopo qualche partita, abbiamo mangiato – gli ho chiesto se voleva restare a pranzo da me – e poi abbiamo  ricominciato, dopo esserci fermati a chiacchierare.
Diciamo che abbiamo finito perché lui non ne poteva più di perdere, avrà preso massimo qualche euro – due o tre –, a confronto mio che ho vinto diciotto euro.
«Hai un fondo schiena da paura» commenta Alex.
Rido un poco. «Lo so.»
«Mi hai fatto rimanere a secco di monetine!» protesta, ridendo anche lui.
«Te l'avevo detto io!» replico io, alzando le sopracciglia in fare sarcastico.
«Già... ora però vado, sono stato qui abbastanza.»
Faccio un vago gesto col capo. «Okay.»
«Ci vediamo» afferma, alzandosi lentamente «Grazie della bella giornata.»
Lo accompagno fino alla porta.
«Ciao, Lori» Detto questo, mi stampa un bacio sulla guancia.
Il mio cuore accelera i battiti. Arrossisco, involontariamente. «Ciao...» sussurro.
Quando richiudo la porta, mi mollo una sberla.
«Ma quanto sei stupida!» grido, arrabbiata «Come può farti battere forte il cuore? Sei una stupida!» Detto questo, mi abbandono sul divano stancamente.
Non deve farmi quest'effetto. Non può farmi quest'effetto.
Subito dopo, sento il campanello suonare. Oh mio Dio. Oh Santo Cielo. Oh CRISTO!
Mi alzo lentamente e mi dirigo verso la porta. Chiudo un occhio e metto la mano sulla maniglia, dopodiché apro sperando che...
«Sono ancora io!» esclama Alex, ridendo.
Oh Santa madre, non dirmi che ha sentito tutto... E come non avrebbe potuto? Ho urlato come una pazza, e di sicuro lui è stato ad ascoltare.
«Ho dimenticato il portafogli sul tavolo della cucina.»
Alzo timidamente lo sguardo. «Oh, sì... vai... pure» balbetto, facendolo passare.
Okay, calma. Niente panico. Potrebbe non aver frainteso.
Un bambino di due anni non avrebbe frainteso, ribatte gelida una vocina nella mia mente.
Socchiudo gli occhi e sospiro fortemente. Okay, tranquilla. Da domani non lo rivedrai mai più. Se suonerà ancora al campanello non gli aprirai. Gli sbatterai la porta in faccia. Sì, si può fare.
«Preso» dice Alex, passandomi accanto «Allora... ci vediamo.»
«Sì» annuisco lentamente io.
«Ciao ciao.»
Richiudo un'altra volta la porta.
Combatto contro me stessa per non mettermi a urlare in arabo tutte le parolacce del mondo. Ma che figura di merda.
Dopo poco, ritorno sul divano con un sospiro esausto, e poi accendo la televisione. Appena ho finito di fare zapping, la spengo.
Perfetto, non c'è nulla che mi interessi da guardare.
Non sapendo cosa fare, prendo la chitarra e abbozzo qualche nota a caso. Decido di suonare qualcosa. Così corro nella mia stanza a prendere il mio quaderno dove ho scritto i testi e gli spartiti delle mie canzoni preferite. Poi torno in salotto, mi siedo sul divano e mi sistemo la chitarra sulle gambe. Apro il quaderno alla prima pagina: Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani. Inizio a suonare le prime note, come prova.
«Un viaggio ha senso solo senza ritorno se non in volo» inizio a intonare la prima frase, accompagnata dalla chitarra.
«Senza fermate né confini, solo orizzonti neanche troppo lontani» finisco con un tono di voce un poco più alto di un sussurro.
Continuo a cantare e a suonare, all'inizio non penso a niente, poi però, quando sono esattamente a “io mi prenderò il mio posto, e tu seduto lì al mio fianco mi dirai destinazione paradiso” una visione di me e Michele appare nella mia mente. Seduti uno accanto all'altro, terribilmente vicini. Mi interrompo all'improvviso.
Ma porca vacca, si può sapere cosa diavolo mi sta succedendo?
Adesso so perché si è staccato da me: è ancora innamorato della sua ex, me l'ha pure detto chiaro e tondo. Allora perché cavolo ci continuo a pensare? Forse perché in fondo ci spero ancora... Ma in cosa devo sperare? In una cosa impossibile, ecco la risposta.
Ripongo la chitarra al suo posto e porto su il quaderno.
In ogni cosa che faccio, in ogni più piccolo gesto, in ogni mio pensiero, sento che lui c'è.
Scuoto la testa. Ma allora sono proprio masochista. Sì, mi voglio male.
Prendo il cellulare e decido di chiamare Mattia. E' da quando sono partita che non lo sento.
«Ciao bellissima!» mi saluta lui, allegro.
«Come va?» gli chiedo, sorridendo un poco.
«Bene!» esclama subito lui.
«Avanti, raccontami che è successo» dico, capendo al volo. Li conosco, i miei polli.
«Sabato sera sono tornato al pub che ti dicevo l'altro giorno...» racconta lui, in estasi.
«Lasciami indovinare» lo interrompo io «Hai incontrato il ragazzo di cui hai perso la testa?»
«Esatto!» fa lui «Abbiamo parlato ancora, ci siamo conosciuti meglio e...»
«E...?» domando, curiosissima.
«Ci siamo baciati» finisce lui, quasi urlando.
A questo punto grido un “aaaaaah!” d'eccitazione. «Com'è stato?»
«Bellissimo, stavo toccando il cielo con un dito.»
«E poi?»
«Ci siamo dati appuntamento questo fine settimana sempre allo stesso pub» spiega lui «Però pensavo di invitarlo a casa mia, dopo.»
«Sì, faresti bene» commento, annuendo con convinzione «Sono così felice per te.»
«Grazie, Lori» afferma Mattia «E tu? Come va lì? Trovato qualche bel maschiaccio?»
Rido di gusto. «Non pensarci nemmeno!» lo minaccio poi.
«Ma no, lo dicevo per te!» ribatte lui, quasi offeso «Figurati, adesso sto uscendo con questo e non mi interessano gli altri... e poi non te lo ruberei mai!»
«Comunque sì» rispondo, dopo una pausa «E' il fratello di Cleo. Bellissimo, dolcissimo, simpaticissimo, sensibile, gentile, intelligente... Insomma, è da urlo!»
«L'uomo perfetto» precisa lui, facendo una risatina divertita.
«Già» faccio, sospirando.
«Ma è successo qualcosa?»
A questo punto direi che è il momento migliore per raccontagli tutto.
«Lori» dice lui, con voce seria, appena ho finito di parlare.
«Dimmi» mormoro, speranzosa.
«Quello che provi non è sbagliato. L'amore non è mai sbagliato.»
«Sì, invece!» ribatto subito io.
«No, credimi. L'amore è un sentimento bellissimo, che tutti dovrebbero provare. Pensa a chi non ha mai amato, pensa alla vita orribile senza emozioni che sta passando. Ci hai mai pensato?»
«Onestamente no» sussurro, riflettendo un attimo «Ma non è questo il punto!»
«Qual'è allora?» replica lui.
«Lui è innamorato della sua ex, non si metterebbe mai con me!» esclamo, quasi disperata.
«Mai dire mai» obietta Mattia «E comunque che ne sai tu? Ti ha detto che gli piaci, no?»
«Sì, ma niente di più.»
«In quel momento» precisa lui.
«In che senso?» chiedo, confusa.
«Aspetta» dice lui, e sento il suo tono di voce: sembra perfettamente sicuro di quello che mi sta dicendo «Questo è il mio consiglio.»
«Okay, cercherò di seguirlo.»
«E non farti troppe seghe mentali!» aggiunge poi.
«Va bene» dico, sospirando «Grazie mille. Sei un tesoro.»
«Di niente, bella!» esclama «E se per caso andasse male, trova i lati positivi. Ad esempio, le belle emozioni che hai passato con lui e senza di lui. O l'esperienza che ti sei fatta... E vedrai che la prossima volta andrà bene.»
Sorrido. «Giusto.»
«Ora scusa ma la cena è quasi pronta. Ci sentiamo, va bene?»
«Certo. Ciao ciao!»
«Ciao Lori.»
Dopodiché termino la chiamata e chiudo gli occhi.
Mattia ha perfettamente ragione. Devo fare come ha detto lui, è la cosa migliore.
Bip bip. Mi è arrivato un sms. Lo apro, corrugando un sopracciglio.
E' la tim, che avvisa che il mio credito sta per terminare.
Ci credo, dopo tutte le chiamate che ho fatto!, penso, quasi ridendo.


















*** Spazio Autrici ***

Ehiii! Scusate il ritardo, è che io in questo week-end sono stata stra impegnata. Tra i miei due concerti  (uno sabato sera e uno oggi) di canto e le materie da studiare (questa settimana ho due interrogazioni, i prof. non mollano fino all'ultimo =.=) diciamo che ho avuto moolto poco tempo per collegarmi XD Non vedo l'ora infatti che inizino le vacanze, ho così voglia di Natale, i regali, l'atmosfera che c'è in famiglia, la montagna... insomma, tutte le cose che ci sono a Natale >.<

Coomunque. Questo capitolo diciamo che non è stato molto "dinamico", non è successo infatti nulla di speciale. Vi anticipo già che nel mio prossimo qualcosa di diverso accadrà. E dato che oggi mi sento in vena di spoiler, vi trascrivo un pezzo del capitolo 16, spero ne sarete felici :D

Il campanello suona una volta, per qualche secondo ininterrottamente. Sobbalzo un poco.
Mi alzo corrugando le sopracciglia, poi mi avvio verso la porta e la apro sempre con la stessa espressione interrogativa sul volto.
Cristo, è Michele. Il mio cuore perde un battito appena lo vedo.


Okay, adesso mi starete dicendo dietro tutte le parolacce del mondo... Però volevo tenere la suspance *sbatte le ciglia stile angioletto innocente. E poi io e Lindù abbiamo deciso di aggiornare martedì pomeriggio con il prossimo suo capitolo (dato che saremo in vacanza *yee) e poi anche il pomeriggio della vigilia... però per quest'ultimo non c'è ancora niente di sicuro. Dato che c'è un piccolo problema: io per quella data sarò in montagna XD Quindi ci resta che a) sperare che internet mi funga anche là o b) preparare tutti i codici prima e lasciare aggiornare a Lindà (a vostro rischio e pericolo xp ndLeslie) (devo riuscirci io con i tempi però XD). Vabbeh, vi faremo sapere martedì, al prossimo aggiornamento ^^

Intanto mi resta che dirvi che con il secondo seguito siamo abbastanza a buon punto. Io ho finito il mio secondo capitolo e sto stendendo il terzo. Poi con le vacanze avrò più tempo per scrivere, quindi... yee! >.< (io invece sono sempre allo stesso punto, ma punterò anche io sulle vacanze >,< ndLeslie)

Beene, ho concluso ^^

Grazie mille come al solito alle 11 persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti e alle altre 25 che l'hanno invece messa nelle seguite. Siete miticiii *W* (e poi dall'ultima volta siete aumentaaaati *ç*)
Mitici ancora di più gli angioletti che spendono un po' del loro tempo per recensire, è un gesto importante per noi **
Grazie a chi legge solamente ^^


> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc

vero15star  Va beene, ragazza, basta che mi lasci Michele X'D Comunque sì, e per i tuoi commenti allo scorso capitolo, lascio rispondere la Linduzza ^^ Grazie un sacco per i tuoi complimenti che (non smetterò mai di ripetere)... adoro ^_____^ (sì, grazie mille ** comunque lo so, Luca complica le cose, ma in un certo senso sarà proprio lui a "smuovere" i due piccioncini >< oks, non ti anticipo altro Xp ndLeslie) Sono felicissima che ti piaccia così tanto questa storia, davvero ** Alla prossima, bella. Un bacio <33


A martedì, allora (:
LaLLa e Leslie

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Capitolo 15
*** The worst day ever. ***










15. The worst day ever




Lunedì 7 dicembre

Cleo's Pov.

Verso il latte nel pentolino sbadigliando, poi accendo il fornello sotto di esso e mi passo una mano tra i capelli. Quando sono andata a letto, ieri notte, non ero stanca per niente, con il risultato che ho dormito a malapena due ore, e ora sono stanca di nuovo, ma devo tirare fino a sera, se non voglio passare un'altra notte in bianco e diventare una specie di animale notturno.
Mi appoggio al frigorifero e chiudo gli occhi, sospirando. Se mi riposo un pochettino non succede nulla, basta solo che non perda conoscenza...
«Buongiorno» esclama una voce allegra.
Sobbalzo e mi tiro su in fretta, pronta a propinare la scusa “non stavo dormendo, stavo solo riposando gli occhi” a chiunque sia entrato. È Luca. Beh, non che mi aspettassi altri, infondo.
Biascico una risposta e torno davanti al pentolino del latte, desiderando per la prima volta in vita mia un barile di caffè superconcentrato.
«Nottataccia?» mi domanda Luca, schifosamente allegro, guardandomi divertito mentre tiro una sedia verso di me e mi ci lascio cadere sopra.
«Grazie a te» rispondo, acida.
Ridacchia e prende il cartone del succo d'arancia, per poi riempirsi un bicchiere e addentare un biscotto. «Programmi per oggi?»
Lo guardo male. «Cosa diavolo te ne frega?» sbotto, irritata.
Si stringe nelle spalle. «Così, pensavo che magari potevamo fare qualcosa insieme...» suggerisce.
Sto per ribattere, ma il rumore di un liquido che bolle quando non dovrebbe – che è uguale al rumore di un liquido che bolle, ma tralasciamo – attira la mia attenzione.
Impreco e mi alzo di scatto, spegnendo il fuoco e tentando in qualche modo di arginare il disastro. Il latte è straripato dalla pentola e si è versato sul fornello e sul pavimento. Come se le cose non andassero già male, nella fretta di riparare al guaio afferro il manico di metallo bollente senza protezione. Strillo e allontano la mano ustionata violentemente, tirandomi dietro anche il pentolino, che cade a terra rovesciando il resto del suo contenuto sul pavimento. Dio, ho voglia di urlare. Mi aspetto di vedere Luca a terra dalle risate, ma stranamente si alza e viene a darmi una mano.
«Stai bene?» domanda, ansioso, prendendomi la mano.
Le dita sono rosse e bruciano, ho voglia di scoppiare a piangere, neanche avessi tre anni. Mi afferra il polso e mi costringe a mettere la mano dolorante sotto l'acqua ghiacciata, per poi afferrare una spugna e ripulire il fornello.
Lo guardo allibita, mentre le mie dita perdono lentamente sensibilità, sotto l'acqua gelata. Da quando Luca è così gentile? O meglio, da quando si preoccupa per me? Anni fa, quando eravamo poco più che due bambini, lo era stato, e anche tanto. Sorrido appena, ricordando i momenti passati con lui prima del “periodo buio”. Giochi, corse, risate, scherzi... Luca e Alex fanno parte di quella che ricordo come una delle più belle fasi della mia vita, prima della crescita troppo veloce, prima dei litigi con papà e Michele, quando ancora potevo ignorare i problemi del mondo, quando potevo sorridere senza alcun motivo. Per tutta la vita ho desiderato solamente sentirmi di nuovo come a quei tempi, riuscire a sorridere senza pensarci, seguire il mio istinto, essere felice...
Chiudo l'acqua e mi chino accanto a Luca, aiutandolo a ripulire il mio disastro. Mi ferma prima che possa fare qualcosa, afferrandomi il polso.
«Lascia stare, ci penso io» mi assicura.
Stringo le labbra e sospiro, per poi alzarmi e tornare in salotto, dove mi metto alla ricerca di un qualcosa che possa alleviare il bruciore alle dita, e magari evitare che si coprano di piaghe, cosa che sta già succedendo. Riesco a trovare una pomata e, una volta averla applicata, fascio la mano con una benda. Fantastico, ora ho il polso sinistro slogato e le dita della mano scottate e inutilizzabili, ma almeno non sarà per molto.
Sto per tornare in cucina, ma il campanello mi fa deviare e raggiungo il citofono. È Davide. Un po' me lo aspettavo, dopotutto. Apro il portone di sotto e poi quello dell'appartamento, infine vado a sedermi sul divano.
«Ecco fatto» annuncia Luca, raggiungendomi con uno strofinaccio tra le mani.
Involontariamente, gli sorrido.
«Come va la mano?» domanda, accomodandosi accanto a me.
Guardo il medicamento improvvisato con una piccola smorfia. «Meglio» ammetto, poi torno a sorridere.
Luca ricambia, con una punta di affetto, poi allunga la mano per scostarmi una ciocca di capelli dal volto. Aspetta, è sempre stato così vicino? Con un balzo, finisco dall'altra parte del divano. Mi ci vuole qualche secondo per rendermi conto del perché l'ho fatto: Luca stava per baciarmi.
Vorrei dire qualcosa, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Per fortuna, Davide entra proprio in quel momento. Il primo che vede è Luca, e gli riserva un'occhiata malevola, poi guarda me e mi sorride. Ricambio, a disagio.
«Ho interrotto qualcosa?» domanda, sospettoso.
Luca si stringe nelle spalle, con noncuranza. «In realtà stavo per baciarla, ma tranquillo, non è colpa tua se si è scansata prima che potessi sfiorarla.»
Lo guardo inorridita, mentre si alza e torna in cucina. Non ho il coraggio di guardare Davide, probabilmente perché immagino che la sua mente abbia elaborato solo la parte “stavo per baciarla”, ignorando completamente il fatto che mi sono scansata.
«Ha tentato di baciarti?» mi domanda, con uno strano tono.
Mi volto a guardarlo e apro la bocca per rispondere, ma ancora non emetto alcun suono. Mi mordo il labbro e sprofondo nel divano. «Più o meno» ammetto infine, con voce sottile.
Davide lancia un'occhiata infuocata alla porta della cucina, dietro la quale si trova Luca, poi si precipita verso di me e mi scruta come in cerca di qualcosa di sbagliato. Aggrotto le sopracciglia e mi ritraggo appena, perplessa.
«Stai bene?» domanda, con voce morbida.
Sento qualcosa stringermi lo stomaco, quando lo guardo negli occhi, per poi rendermi conto che mi ha preso la mano. Annuisco, incapace di parlare.

Con grande disappunto di Davide, Luca ci ha raggiunti di nuovo poco dopo, occupando una delle poltrone. Non so come, ma abbiamo cominciato a parlare. Credevo fosse impossibile farlo, davanti a Davide, ma non è così. Ricordiamo i vecchi tempi con il sorriso sulle labbra, raccontando gli aneddoti più buffi o quelli più significativi. Per un momento riesco a dimenticare il dolore alla mano, il latte versato, il quasi bacio prima con Luca e poi con Davide e tutto il resto, o almeno finché quest'ultimo non mi afferra il braccio.
«Dobbiamo parlare» annuncia, con aria grave.
Luca lo guarda male, ma io annuisco appena e lo seguo in camera mia.
«Cosa diavolo vorrebbe dire tutto questo?» domanda, a voce leggermente troppo alta, una volta che mi sono chiusa la porta alle spalle.
Lo guardo senza capire e incrocio le braccia. «Spiegati meglio» lo invito, leggermente fredda.
«Sai benissimo di cosa sto parlando» ribatte, secco.
Sollevo le sopracciglia. «Ti sbagli, non ne ho idea.»
Sbuffa e si passa una mano tra i capelli, esasperato. «Il suo arrivo qui! Il fatto che ieri lo odiavi e oggi siete buoni amici! Lui ti voleva baciare!»
Distolgo lo sguardo, mordendomi forte il labbro, poi mi volto di scatto e gli lancio un'occhiataccia. «E con questo?» Chiedo, con voce acuta.
Mi guarda incredulo. «Cleo, quel tizio ci sta spudoratamente provando con te!» esclama.
«E con questo?» ripeto, freddamente.
Per la prima volta da quando l'ho conosciuto, Davide mi sembra incredibilmente distante. Mi sento come ieri, fredda e irritata, e la stanchezza e il dolore alla mano non mi fanno sentire meglio. Sento che potrei prendermela con chiunque, e sfortunatamente tocca a Davide. È come se assistessi a quello che succede in terza persona, come se sapessi già quello che sta per succedere, ma non possa fare nulla per impedirlo.
Mi guarda, sempre più incredulo. «Stai scherzando, spero...» esclama.
Mi passo la mano sana tra i capelli, mentre mi fissa in attesa di una qualche risposta.
«Perché dovrei scherzare? Ma, soprattutto, a te cosa diavolo importa di quello che fa Luca o di quello che faccio io?» replico, irritata.
Mi guarda come se stessi scherzando. «Perché a me importa di te! Non è ovvio?»
Sento qualcosa sciogliersi nel mio petto, mentre lo dice, e affondo le unghie nel palmo della mano. Qualcosa di caldo scivola lungo la mia guancia. Sto piangendo. Perché sto piangendo? Non pensavo di essere tanto sconvolta. Dio, è possibile piangere senza rendersene conto?
«No, no che non lo è!» ribatto, pestando il pavimento con forza come una bambina che fa i capricci. «Ci siamo conosciuti meno di una settimana fa, e in questi giorni ho fatto una figura di merda dopo l'altra! Tu non mi conosci davvero, non puoi conoscermi davvero!» strillo, soffocando un singhiozzo.
Vorrei prendermi a schiaffi da sola: non penso una sola delle cose che ho appena strillato, e mi sento incredibilmente stupida. Perché sono tanto arrabbiata, perché si preoccupa per me? Che cosa idiota.
Davide mi guarda triste e, ne sono certa, deluso. «Beh, se è davvero questo quello che pensi, non abbiamo più niente da dirci» mormora, freddo.
Mi sfugge un singhiozzo, mentre esce e raggiunge la porta d'ingresso, che sbatte violentemente. Cado in ginocchio e mi copro il viso con le mani, cercando di arginare le lacrime. Perché, perché diavolo devo essere sempre così stupida?

Dieci ore dopo, senza sapere né come né perché, sono ad una festa, con un bicchieri colmo di Martini in mano, che faccio slalom tra i tavolini del locale in precario equilibrio su un paio di tacchi fin troppo alti. Dimentico qualcosa? Ah, sì... diciamo che sono leggermente sbronza. Okay, senza leggermente.
Ho passato tutto il pomeriggio a piangermi addosso, con Luca che cercava di consolarmi. Raramente ho pianto così tanto in tutta la mia vita, e quando qualche ora fa, leggermente più lucida, gli ho confidato il mio bisogno di una pazzia, mi ha fatto indossare un abito nero e sexy e mi ha trascinata in questo pub, con la prospettiva di ubriacarmi di Martini secco e passare la notte a vomitare, come ai vecchi tempi.
Devo dire che in questo momento la cosa non mi entusiasma più così tanto, nonostante una buona metà della mia lucidità se ne sia andata. L'odore dell'alcool comincia a darmi la nausea, come anche queste odiosissime luci da discoteca. Sì, un'ora fa la sola idea di venire qui mi sembrava la soluzione a tutta la mia infelicità, che invece adesso si è triplicata. Questo posto mi ricorda il “periodo buio” e tutte le sue orribili conseguenze.
Raggiungo il tavolino e mi siedo, posando il bicchiere pieno e fissandolo con odio. Sono ancora abbastanza in me per capire che sto facendo una cazzata, e il mio passato mi ha insegnato quante schifose conseguenze abbia una cazzata. Voglio tornare a casa... se solo Luca si rifacesse vivo...!
«Cleo!»
Oh, eccolo qui! Solo che non sembra esattamente in grado di guidare... Impreco tra i denti e mi passo una mano tra i capelli, mentre lui afferra il bicchiere che ho abbandonato sul tavolo e lo svuota in pochi sorsi. Fa quasi paura. Davvero io ero così?
«Avanti, piccola, sciogliti un po'!» urla Luca, cercando di sovrastare la musica altissima.
Scuoto piano la testa «Non mi sento molto bene... scusa un attimo» mi congedo, afferrando la borsa e alzandomi.
Non ho soldi e non ho una macchina, in più non ho assolutamente idea di come fare a tornare a casa. Oh, dimenticavo, sono ubriaca e vestita in modo attillato, l'idea di essere aggredita basta a terrorizzarmi. L'unica soluzione è chiamare qualcuno perché mi venga a prendere, ma l'unica persona che mi viene in mente ce l'ha a morte con me, e probabilmente mi manderebbe a quel paese – per non dire di peggio – con un bel “te l'avevo detto”, che non guasta mai.
Gemo e mi appoggio contro la parete, tentando di trovare un'altra soluzione. No, con questa cavolo di musica non riesco a pensare... mi serve un posto più silenzioso e con meno gente. L'occhio mi cade su una porta chiusa. Senza pensarci troppo, la raggiungo e la apro, ritrovandomi in un grande salone vuoto, con assi di legno e barattoli di vernice addossati ai lati e un paio di divani coperti da teli bianchi. Non ho idea di cosa sia, ho meglio, non ho tempo da perdere da passare a fare ipotesi, devo trovare un modo per tornarmene a casa e dimenticare questo giorno schifoso.
Prendo il cellulare e fisso il display senza idee. Potrei chiamare un taxi, ma non conosco il numero.. o meglio, non mi sembra di conoscerlo, almeno non quello di qui. Ma quello di qui è lo stesso di quello di casa mia?
Okay, non ho altra scelta. Spero solo di uscirne viva.
Compongo veloce il numero, che ormai so a memoria, e porto il cellulare all'orecchio. Cavolo, sto tremando. Perché diavolo sono così agitata?
«Ehi, sono Davide e non posso rispondere... lascia un messaggio dopo il bip.»
Sobbalzo appena, quando sento la sua voce, e sono ancora leggermente imbambolata quando sento il segnale acustico che mi informa che devo lasciare il mio messaggio.
«Eh? Ah, sì ehm... ciao, sono Cleo. Senti, lo so che probabilmente adesso mi odi e cose del genere, e so anche che non ho nessun diritto di chiamarti, e che sono stata una stupida a venire qui ma... okay, lasciamo perdere: sono in una discoteca, si chiama “Le Mulin Bleu”, o qualcosa del genere, Luca è ubriaco e io... beh, io anche... non so come tornare a casa, non è che potresti venire a prendermi?» vorrei aggiungere qualcos'altro, ma un secondo “bip” mi informa che non posso aggiungere altro. Faccio una smorfia: sono assolutamente patetica.
«Ehi, piccola, ti senti meglio?»
Sobbalzo e mi volto: Luca è appena entrato e si è chiuso la porta alle spalle. Per una qualche ragione, sento la paura attanagliarmi lo stomaco e muovo un passo indietro. Ha una strana luce negli occhi, quasi folle, azzarderei.
«L-Luca» balbetto il suo nome, paralizzata, mentre si avvicina lentamente.
Perché diavolo improvvisamente mi fa così tanta paura? Forse perché è ubriaco e siamo in una sala deserta, perché indosso un vestito attillato e per quella strana espressione che ha sul volto. Si sta avvicinando, lentamente, e mi impongo di stare calma. È solo Luca, lui non mi farebbe mai del male... non direttamente, almeno.
Il suo braccio si avvolge attorno alla mia vita e mi attira verso di lui. Non riesco a divincolarmi, sono letteralmente paralizzata, per quanto nella mia testa continui a ripetermi che va tutto bene. Chiudo gli occhi, per poi sentire il suo fiato caldo sul collo e trasalire. Cerco di fare un passo indietro ma me lo impedisce, mentre le sue labbra sfiorano la mia spalla quasi completamente scoperta. Con la mano libera, fa scivolare la spallina sottile del vestito giù dalla spalla, mentre i suoi baci sul mio collo si fanno man mano meno delicati e più passionali. Un brivido mi scuote e di nuovo cerco di divincolarmi, ma lui mi afferra anche con l'altro braccio e mi attira di nuovo a sé, quasi con violenza.
«Sei così bella...» sussurra, avvicinando le sue labbra al mio mento.
Sento una lacrima scivolare lenta lungo la mia guancia. Non riesco a formulare un pensiero sensato: ho paura, questa è l'unica cosa che so.
Lentamente, comincia a baciarmi la guancia, per poi scendere fino all'angolo delle labbra e poi sul mento. Poso entrambe le mani sul suo petto in un debole tentativo di spingerlo via, ma lui mi ignora. Sento ardere i punti nei quali le sue labbra mi hanno sfiorato, mentre tremo violentemente dal freddo e dalla paura. È solo un incubo, solo un bruttissimo sogno.
Raggiunge le mie labbra e comincia a baciarmi, lentamente. All'inizio lo sento appena, poi il bacio si fa più intenso, e mi costringe a socchiudere la bocca per permettere alle nostre lingue di sfiorarsi. Per quanto possa sembrarlo, non è un vero bacio. Sento solo il sapore disgustoso dell'alcool e la morsa della paura. La sua mano sale, sfiorandomi il ventre, fino al mio seno, e con un gemito riesco finalmente a fare un balzo indietro.
«N-no» sussurro, con voce strozzata, allontanandomi ancora. «No» ripeto, mentre altre lacrime si uniscono a quella di prima.
Mi guarda, rabbioso, e sul suo volto vedo di nuovo quella punta di pura follia che ho colto prima nei suoi occhi. Continuo ad indietreggiare, terrorizzata, finché la mia schiena non si scontra con il muro gelido.
«No?» chiede, minaccioso. «NO?!» urla, talmente forte da farmi serrare gli occhi.
Mi sfugge un singhiozzo, mentre cerco di appiattirmi ancora di più contro la parete. Con violenza, mi afferra entrambi i polsi e li schiaccia contro il muro, per poi premere di nuovo le sue labbra sulle mie. La nausea mi invade e cerco di respingerlo a calci, ma sono troppo debole per riuscire a fargli del male.
Solo un brutto sogno. Tra poco ti sveglierai nel tuo letto e non ti ricorderai nulla. Continuo a ripetermi, come a sperare di riuscire a tranquillizzarmi.
Il bacio dura meno del primo, ma non perché riesca a divincolarmi: le sue labbra scendono di nuovo, fameliche, e mi sfiorano ogni centimetro di pelle scoperta. Avverto la sua eccitazione, mentre con il fiato corto fa vagare la mano sul mio corpo. Non mi sono mai sentita tanto indifesa in tutta la mia vita. Vorrei strillare, chiamare aiuto, ma non ho la voce nemmeno per implorarlo di smetterla.
Quando sento le sue dita calde sulla coscia, sussulto. Mi lascio sfuggire un altro singhiozzo e, spinta dall'istinto, uso la mano libera per colpirlo nello stomaco con tutta la forza che ho in corpo. Lo sento gemere e poi tossire, e mi divincolo, per poi cercare febbrilmente un qualche posto dove rifugiarmi. L'uscita è lontana, troppo. Punto ad una porta che prima non avevo notato: mi ci fiondo dentro e la chiudo a chiave. Ansimando, cerco un modo per chiamare aiuto ma, terrorizzata, mi rendo conto di aver lasciato cadere la borsa in mezzo alla sala. Mi lascio sfuggire un altro singhiozzo. Sono in trappola.
Non serve molto perché senta dei colpi furiosi contro la porta, e la voce furiosa di Luca.
«APRI, brutta...!»
Mi tappo le orecchie con le mani, sperando di riuscire ad emettere quella voce insopportabile, e mi appiattisco contro la parete.
«Ti prego, fa che sia solo un incubo» mi ritrovo a mormorare. «Ti prego...»
La porta trema, contro le sue spallate. Cerco di rannicchiarmi il più possibile, con l'assurda speranza di poter diventare invisibile. Le lacrime continuano a scendere copiose lungo i miei occhi, e non riesco nemmeno a pensare di fare qualcosa per arginarle.
Va' via... per favore va' via...
Un'ultima spallata, e la porta cede. Luca ci impiega una manciata di secondi a individuarmi, nonostante i miei tentativi di nascondermi. Mi raggiunge, mi afferra il polso e mi sbatte violentemente sul pavimento. La mia nuca colpisce lo spigolo di un qualcosa di duro e la vista si annebbia per qualche istante. Non ho nemmeno il tempo di riflettere, che un pugno forte mi colpisce in pieno lo zigomo. Gemo dal dolore e tento di scappare, ma Luca mi trattiene e riprende a picchiarmi, con forza. Sento il sapore metallico del sangue in bocca, assieme alle sue urla e al dolore nei punti dove mi ha colpita.
«NON OSARE MAI PIÚ, BRUTTA TROIA SCHIFOSA!»
Mi afferra il polso e mi trascina per qualche metro, poi si mette a cavalcioni sopra di me e strappa una delle spalline del vestito. Mentre mi bacia avido il collo, una delle sue mani scivola di nuovo lungo la mia coscia, insinuandosi sotto la seta dell'abito. Non riesco a divincolarmi, non riesco a pensare. Forse sto urlando, forse lo sto implorando di smetterla, o forse semplicemente piango e tremo. Non capisco nulla, sento solo il dolore, e ormai non riesco più a distinguere quello fisico da quello mentale.
Qualcuno urla, all'improvviso. Non capisco quello che dice, ma sono assolutamente certa che non sia Luca. Da un momento all'altro, non sento più le sue mani graffiarmi la pelle e le sue labbra torturarmi. Si è alzato in piedi, o almeno così credo. Tremante, l'unica cosa che riesco a fare è trascinarmi di nuovo nell'angolo più buio della stanza, rannicchiarmi in posizione fetale ed aspettare di svegliarmi.
Sento urla, colpi, qualcosa che si fracassa contro il suolo, altri colpi e altre urla, poi una voce sconosciuta e altri passi. La voce dell'uomo di prima si fa leggermente più rilassata, ma comunque dura e fredda all'inverosimile. Parla con le due voci che non conosco.
Spinta dalla curiosità, mi sforzo di aprire gli occhi. Ci sono due uomini in nero che trattengono Luca e un poliziotto che parla assieme all'altro uomo. Ogni tanto lancia delle occhiate verso di me. Cerco di concentrarmi per cogliere un qualcosa della conversazione, ma le uniche parole che riesco a sentire sono “Ci penso io, a lei”.
Chiudo di nuovo gli occhi, stanca e dolorante, poi sento di nuovo le scarpe scricchiolare sul pavimento. Quando socchiudo le palpebre, distinguo la figura di un uomo chinato su di me. Istintivamente, cerco di ritrarmi.
«Ssh... sono io, va tutto bene» sussurra la voce, calda e rassicurante.
Mi lascio sfuggire un gemito, questa volta dal sollievo, e getto le braccia al collo del mio salvatore, scoppiando in singhiozzi senza ritegno.
Ho ancora male, e ho ancora paura, ma lui è qui con me, adesso.















*** Spazio Autrici ***

Ciau xp
Lo so, dovevamo aggiornare ieri... colpa mia ^^" praticamente ho passato il pomeriggio con le mie amiche e di sera ho finito i compiti, poi visto che soffro d'insonnia e a quanto pare è perchè spengo cinque minuti prima di andare a dormire, ieri sera ero troppo stanca per mettermi al pc e rischiare di perdere altre preziosissime ore di sonno... .-.  (povera... io ho recuperato oggi pomeriggio, anche se poi sono dovuta uscire per finire di comprare gli ultimi regali di Natale ** NdLaLLa)

Non centra nulla ma... qui nevica! ** e da voi? =P (qui ha finito ieri, adesso la neve è orrenda... facchifo -.- NdLaLLa)

Trallallà... Bene xp Ora devo dire qualcosa sul capitolo, giusto? beh, non è che ci sia poi tanto da dire: succedono un sacco di cose e spero non sia eccessivamente pesante... ammetto che non l'ho più riletto da quando l'ho scritto, ovvero almeno un mese fa... forse anche di più. mi ricordo che mi è piaciuto scriverlo, cioè, non nel senso che mi sono divertita, ma avevo già tutto bene in testa ed era un secolo che non scrivevo di situazioni del tipo "tragiche", perciò è stato piacevole... beh, speriamo che sia piacevole anche da leggere xD
Scusate eventuali errori di battitura, davvero sono troppo esaurita per rileggerlo >.<

Good, per quanto riguarda il seguito, sono sempre allo stesso punto... >.< Come avevo già detto, spero di andare avanti durante le vacanze, tra una versione e l'altra. (lo stesso vale per me >.< NdLaLLa)

Grazie mille alle 11 persone che hanno questa fic tra i preferiti, ai 25 che la seguono, a coloro che recensiscono, che leggono o che in qualche modo sono riusciti a farci arrivare alle 936 visite: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee *____________________*

> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


vero15star  ooooh, grazieeee *-* adoriamo che adori quello che non scriviamo <33 Lalla, a te xD  (sinceramente è comprensibile esserci rimasti per l'eccitazione improvvisa di Lori per il bacino, però a me è capitato di agitarmi per una sciocchezza... e per complicare un po' le cose ho voluto mettercelo ;P Per la fiducia... scoprirai al prossimo aggiornamento ;D Grazie ovviamente anche da parte mia per i tuoi fantastici complimenti *W* NdLaLLa)    bacibacibacibacibaciiiii<33


Sooo, finito per oggi!^^
teoricamente ci vediamo domani, ma poi chissà... xP (penso di riuscire a aggiornare, perchè abbiamo ritardato  la partenza causa brutto tempo *yee NdLaLLa)
kiss, Leslie & LaLLa

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Capitolo 16
*** Magic. ***










16. Magic




Martedì 8 dicembre

Loredana's Pov.

E' mattina tardi, mi sono svegliata alle dieci come sempre, mi sono lavata e cambiata, ho fatto colazione, ho sistemato la casa (soprattutto la mia stanza)... ed ora sono seduta sul divano a rigirarmi i pollici.
Presente quando non sai proprio cosa fare? Le poche cose che ti vengono in mente – quali leggere o magari guardare la televisione – non ne hai la minima voglia. Proprio zero. Ecco, per me in questo momento è così. Sono abbandonata sul divano a fissare lo schermo spento della tv a pochi metri davanti a me senza muovere un muscolo o emettere suono. Semplicemente non faccio niente.
Il campanello suona una volta, per qualche secondo ininterrottamente. Sobbalzo un poco.
Mi alzo corrugando le sopracciglia, poi mi avvio verso la porta e la apro sempre con la stessa espressione interrogativa sul volto.
Cristo, è Michele. Il mio cuore perde un battito appena lo vedo.
E lui che ci fa qui? Ah, vero che oggi è festa.
«Oh» faccio, presa alla sprovvista «Ciao.»
Lui mi sorride, con tranquillità. «Ciao. Ti disturbo?»
Per poco non scoppio a ridere. Stringo le labbra per non lanciare una sguaiata di quelle brutte. «No, no.»
«Che succede?» chiede, sempre sorridendo.
«No, è che non sto facendo niente» E' la prima volta che dico questa frase ed è verissima. Sì, non stavo facendo proprio niente.
Lui mi guarda strano per qualche secondo, poi fa un vago gesto col capo di assenso. Probabilmente starà pensando “poverina, meglio compatirla”.
Io sorrido, imbarazzata, e poi lo faccio entrare.
«Allora» comincio io, appoggiandomi al bracciolo del divano «Vuoi qualcosa? Dell'acqua o...?»
«Gradirei un bicchiere di vino» mi sussurra lui all'orecchio.
Dentro di me sento una vocina che mi urla impazzita: Staccati! Staccati!
Riesco ad ubbidirle solo dopo qualche secondo – in cui sono restata ferma immobile come una perfetta idiota –: mi alzo lentamente e mi dirigo verso la cucina, nella quale mi chiudo dentro con il cuore che batte a mille.
Che cosa intendeva con quella strana voce? E perché ha voglia di bere? Anzi: perché cazzo è venuto a casa mia? Non che mi dispiaccia, è ovvio, però vorrei soltanto sapere il vero motivo. Sono sicura che c'è sotto qualcosa... o forse è solo una mia convinzione?
Quando ritorno in salotto, lo trovo seduto sul divano in una posizione... che per poco non mi fa cadere il bicchiere dalla mano. Per fortuna mi da le spalle, altrimenti chissà cosa avrebbe pensato. Il piede destro è appoggiato lateralmente sulla gamba sinistra e ha la schiena incurvata in un modo che... mmh, mi fa impazzire.
«Ehm, ecco» borbotto, quando sono ormai davanti a lui, porgendogli il bicchiere mezzo pieno.
Lui mi rassicura con un sorriso molto più che smagliante. «Grazie mille» Dopodiché me lo toglie dalla mano con dolcezza.
Lo porta alla bocca, e poco prima di berne un sorso, mi chiede se io non ne ho voglia.
«Sono astemia» confesso, sedendomi accanto a lui, timidamente.
Lui strabuzza gli occhi, ed a questo punto mi sento avvampare. E' per questo che non lo dico spesso in giro: quasi nessuno è astemio, e quando si incontra qualcuno che lo è, sembra una cosa abbastanza fuori di testa.
«Cavolo, così ti togli il più bel divertimento della vita!» esclama, ridendo un poco.
Io sorrido appena. «Però evito di correre rischi più o meno grossi, non credi?»
«Sì, è vero» ammette, scrollando le spalle.
«Mi posso permettere di chiederti perché ti è così venuta voglia di bere?» domando, dopo una piccola pausa, in un soffio.
Lui annuisce lentamente, trattenendo un sorriso divertito. «Così. In realtà non lo so nemmeno io, esattamente. Presente...» inizia, guardandomi negli occhi «Quando ti vengono quelle voglie improvvise?» Appena finisce la frase, mi rendo conto – con una stretta allo stomaco – che si è avvicinato drasticamente (si fa per dire, è chiaro) a me. Talmente tanto che ora i nostri nasi riescono a sfiorarsi.
Annuisco, non avendo la forza di fare/dire qualcosa d'altro.
«Ecco» termina, allontanandosi, improvvisamente.
Se non la smette di farmi questi scherzetti idioti, giuro che la prossima volta gli afferro il collo e lo bacio senza troppe spiegazioni. Non me ne frega più niente: i miei ormoni – e nervi! – hanno un limite. Ci sono due opzioni: o non se ne rende conto, o mi nasconde qualcosa. Non so perché, ma mi convince di più, molto di più, la seconda.
«Ti va di andare a fare un giro?» chiede Michele, rompendo il silenzio che s'era fatto.
Alzo di scatto lo sguardo. «Va bene» accetto poi, chiedendomi che intenzioni ha, e il fatto di non saperlo mi scoccia alquanto.

Non sono sicura di sentirmi esattamente a posto. Insomma, da dove cavolo viene tutta quest'agitazione che sento fremere dentro? Perché mi sento così in subbuglio? Non sarà per una semplicissima uscita con un amico?
Forse è quest'ultima affermazione che non mi convince del tutto. Lui per me, dovrei ormai saperlo, non è un semplice amico. E poi non credo che sia una semplice uscita.
Siamo andati a pranzare in un ristorante abbastanza costoso, e Michele ha insistito per offrire lui. Così io ho finito con l'accettare, scrollando le spalle.
Adesso stiamo camminando per strada e chiacchieriamo del più e del meno. Almeno, abbiamo chiacchierato fino ad ora, dato che è arrivato un momento di pausa, nel quale ci guardiamo attorno non sapendo cos'altro dire.
Vedo passare un ragazzino che porta a spasso il suo cucciolo di cane... che è adorabile.
«Oh mio Dio!» non posso fare a meno di trattenere «Che cagnolino bellissimo è?»
Michele ride un po'. «Già, davvero carino.»
Ci avviciniamo all'istante. Ho una voglia matta di accarezzarlo.
Il ragazzo mi guarda con un sorrisetto sul volto. «Si chiama Rory.»
«Quanto ha? Non raggiungerà nemmeno un anno!» esclamo io, con entusiasmo, mentre gli accarezzo le orecchie, dolcemente.
«Sì, infatti» dice lui «Ha dieci mesi.»
«E' stupendo!» affermo, non smettendo di coccolarlo.
Dopo qualche minuto, Michele riesce a portarmi via.
«Ti piacciono i cani, eh?» commenta, sorridendo, mentre riprendiamo a camminare.
Annuisco. «Sì, ma dipende dalle razze... però in genere li adoro. Poi se sono carini, piccolini, puccini, pucciosi...»
Lui ride, divertito. «Pensa che il cane della sorella di una mia amica ha fatto una cucciolata...»
Mi illumino. «Davvero?»
«Sì, li sta vendendo. Tutti non li tiene: sono sei, di cui quattro femmine!»
«Cavolo! Ma che razza è?» chiedo, interessata.
«Dovrebbe essere un incrocio tra Labrador e Golden Retrive, presente?» risponde lui, facendosi pensieroso.
Spalanco gli occhi e per poco non mi metto ad urlare. «Oh, Cristo! Saranno stupendi!»
Lui sorride. «Se vuoi possiamo andarli a vedere, tanto questa mia amica abita a Merano, che è a dieci minuti da qui.»
«Sì!» accetto, entusiasta.
Michele continua a sorridere angelicamente, ed io non riesco a non dargli un bacio sulla guancia: è troppo tenero.
«Questa sarebbe la mia ricompensa?» fa lui, sfacciato.
Scoppio a ridere. «Diciamo di sì.»
«Oh, grazie! Allora ti porto a vedere tutti i cani del mondo!»
Io continuo a ridere, ma dentro di me sto pensando:
E con questo dove diavolo vuole arrivare?

«Eccoci arrivati» annuncia Michele, spegnendo la macchina.
Io guardo fuori dal finestrino alla mia destra e cerco di orientarmi, senza risultato. Questo posto non lo conosco e non ci sono mai stata, come faccio a riconoscere dove siamo?
«La casa è bianca col giardinetto, quella là in fondo» me la indica, aprendo la portiera.
Io annuisco, dopodiché scendo anche io. Sono così felice. Ho sempre amato i cani, fin da piccola. Peccato però che i miei genitori dicevano cose tipo “no, non abbiamo né tempo né spazio per un cane” e altre menate simili. Insomma, le solite scuse che usano i genitori per i propri figli. Adesso però ho ventisette anni. E se voglio un cane, lo posso prendere.
Quando arriviamo davanti alla casa, Michele suona il campanello e risponde al citofono dicendo “Anna, sono io”.
«Prima le signore» dice, facendomi segno di entrare.
Io faccio una leggera risata e gli passo davanti, guardandomi attorno.
Quest'Anna ha un giardino davvero grazioso: il primo pezzo pieno di neve mi arriva fino alle caviglie (probabilmente ne ha tolta un po', quando aveva nevicato) e poi sotto il portico ci sono qualche sedia imbottita e un tavolino, che rendono il portico davvero accogliente.
Cammino fino alla porta, dove mi fermo, non sapendo cosa fare. Michele bussa qualche volta alla porta, dopodiché segue un abbaiare quasi assordante. Cinque secondi dopo, la porta si apre e alla mia vista compare una donna con i capelli lunghi, dello stesso colore della cenere, e degli occhi chiarissimi che risaltano su tutto il corpo. Sì, è davvero carina, se è questo che state pensando.
«Ciao Michi!» saluta lei, raggiante. Poi lo abbraccia velocemente e quando mi vede, mi sorride. Sento una stretta allo stomaco, appena capisco quanto sono affiatati.
«Lei è Lori» mi presenta poi Michele.
Anna mi porge la mano, amichevolmente. Io la afferro appena e le faccio un timido sorriso.
«Piacere» afferma lei «Su, entrate, altrimenti quelle pesti scappano fuori.»
Michele mi fa ancora cenno di entrare per prima io, così gli ubbidisco, un'altra volta.
Appena sono nell'anticamera della casa di Anna, un cagnolino mi fa le feste, saltandomi sulle gambe. Io piego le ginocchia e gli accarezzo con affetto la testa. Dio, è bellissimo. E' proprio come mi aveva detto Michele: un incrocio tra Labrador e Golden Retrive. Ha il pelo chiarissimo e degli occhi neri penetranti, mi arriverà una spanna sopra la caviglia.
«Si chiama Boo, si pronuncia con la u e si scrive con due o» spiega Anna «E' una femmina.»
«E' favolosa» mormoro «Posso prenderla in braccio?»
«Ma certo!» risponde subito Anna.
Non aspetto un secondo in più: la prendo sotto le ascelle e la porto in grembo, delicatamente. Poco dopo anche Michele la accarezza, facendo qualche commento tipo “che carina”.
«Ti piacciono gli animali?» domanda Anna, iniziando a camminare.
Io e Michele la seguiamo. «Sì, soprattutto i cani» rispondo, continuando a coccolare Boo.
«Ma ne hai mai avuti?»
«Purtroppo no» ammetto, con un sospiro.
«Però ti piacerebbe» conclude lei, sorridendomi, comprensiva.
Annuisco, convinta. «Già.»
Siamo in una stanza piuttosto grande. Suppongo sia il salotto.
«Qui ci sono gli altri cinque» dice Anna, indicando uno scatolone vicino al divano.
Io mi avvicino, sempre con Boo tra le mani.
Appena vedo gli altri cuccioli, per poco non lancio un acuto dalla felicità. «Dio! Sono bellissimi!» esclamo, strabuzzando gli occhi.
Sento che Michele mi circonda il corpo con le braccia e mi sussurra all'orecchio: «Già, bellissimi.»
Un brivido mi percorre la schiena, ma cerco di non farci caso. Non devo illudermi, non devo illudermi, non devo illudermi.
Mi accuccio nuovamente, mentre gli altri cani abbaiano un poco e si avvicinano a noi due. Michele nel frattempo ne prende un altro, che non smette di leccarlo.
«No! Dai, non sporcarmi» protesta, ridendo.
Anche io rido. «Anna, ma sono bellissimi! Io non riuscirei a venderli tutti!»
Lei si appoggia al calorifero a qualche metro di distanza da noi. «Devo» dice, sospirando.
«Effettivamente» commento io «Sennò poi hai la casa piena di cani!»
«Già» dice lei «Allora, quali ti piacciono?»
«Tutti!» rispondo, esaltata «Però quello che mi piace di più è... Boo» A questo punto do un bacino al naso di Boo, che è stata fino ad adesso tra le mie braccia.
Anna mi sorride. «Dato che non è di razza costa di meno» mi informa «E poi visto che sei amica di Michele, ti faccio uno sconto.»
Io alzo lo sguardo, interessata. «Quanto?»
«Uhm» fa lei, pensandoci su. Poi conclude con: «Vada per centocinquanta.»

«Centocinquanta euro» commenta Michele, mentre siamo seduti sui sedili della sua macchina.
«Direi che non sono pochi» faccio io, con un sospiro «Per me, almeno.»
Lui scrolla le spalle. «Per un cucciolo di cane secondo me è un affare.»
«Lo so, e mi piacerebbe tanto prenderlo...» dico io, sognante. Poi ritorno alla realtà: «Però mi sa che è un sogno che rimarrà nel cassetto.»
«Niente è detto» ribatte lui, dopo una pausa.
Io lo guardo, sorridendo appena. Probabilmente sente i miei occhi puntati su di lui, perché si gira fino ad incontrare il mio sguardo. A questo punto anche lui mi sorride. Quel maledetto sorriso che – non so come – mi fa accelerare drasticamente il battito cardiaco.
Restiamo così per qualche secondo, poi è costretto a voltarsi, dato che c'è un piccolo, irrilevante dettaglio: sta guidando.
«Cosa vuoi fare?» chiede, interrompendo il silenzio che si era fatto.
«Non so» rispondo io «Onestamente vorrei andare a casa, forse perché sono appena sfebbrata e non ho voglia di stare tanto in giro.»
«Okay, ti riporto a casa allora.»  
Sorrido, un'altra volta. «Grazie.»
Dopo una decina di minuti, arriviamo davanti a casa mia. Michele spegne l'auto ed io apro la portiera e scendo. Mi accompagna fino alla porta, dove io cerco le chiavi e la apro leggermente, mantenendo la mano appoggiata alla maniglia.
«Beh, ci vediamo» lo saluto io, sorridendo, timidamente.
«Grazie della bella giornata» dice immediatamente lui.
«E di cosa? Grazie a te» Detto questo, faccio un passo verso l'interno, ma subito dopo vengo trattenuta dalla mano di Michele che mi afferra il polso.
Mi volto di scatto, guardandolo con aria interrogativa.
Lui resta immobile a guardarmi, poi mormora, arrossendo vistosamente: «Mi sono dimenticato una cosa...»
«Sì?» lo incoraggio io.
«Ti ho mai detto che sei bellissima?»
Per poco non scoppio a ridere. E con questo dove vuole...?
Oh mio Dio.
Scuoto lentamente la testa. «No, almeno... Non così... Cioè...» balbetto, confusamente.
Prosegue un silenzio eternamente lungo, in cui restiamo a guardarci senza riuscire a spicciare mezza parola.
Ad un certo punto si avvicina a me con il viso, fino a far sfiorare i nostri nasi dolcemente.
«Beh, ora mi sembra l'ora di dirtelo» sussurra, accarezzandomi i capelli.
Socchiudo gli occhi, godendomi la bellissima sensazione che mi provoca il suo tocco delicato. Intanto lui mi prende per i fianchi e mi alza da terra. Poi io mi attacco meglio a lui, circondandogli la vita con le gambe. A questo punto mi porta dentro, dove mi appoggia con dolcezza sul divano. Dopodiché si siede accanto a me, e finalmente mi bacia sulla bocca.
Improvvisamente riapro gli occhi. Non mi va che mi faccia illudere un'altra volta, però.
Mi stacco di qualche centimetro. «Michele, io...» inizio, incerta. Poi continuo, acquisendo sicurezza: «Non voglio fare la parte della sgualdrina che rimpiazza...» Ma non faccio in tempo a finire la frase che mi chiede: «Perché mai saresti una sgualdrina?»
«Non eri innamorato di questa Emma? Bene, vai da lei allora a farle tutti questi complimenti!»
«Lori» dice lui, piano «Ci ho riflettuto molto» A questo punto fa una pausa, poi conclude: «Tu mi piaci, mi piaci terribilmente. Ed è da quando ti ho conosciuta che la mia vita è cambiata. Sì, adesso mi basta pensare a te e sento che tutto va per il meglio. Mi basta ricordare l'immagine di te seminuda, per eccitarmi al solo pensiero. Sento che non ho mai desiderato così tanto una donna in tutta la mia vita.»
Rimango letteralmente a bocca aperta. Non mi sarei mai aspettata una confessione di questo tipo. Non ora, almeno.
«Ed Emma?» azzardo, dopo un po'.
Michele scuote la testa, con decisione. «Lei non è niente, paragonata a te. Ho capito che sei tu quella che voglio veramente.»
Sento gli occhi lucidi... e un desiderio ardente del suo corpo. Di sentirlo a contatto col mio. Di toccarlo. Di baciarlo. Di percepire il suo respiro, il suo profumo. Semplicemente di lui.
«Oh, Michele» mormoro, scuotendo la testa, quasi con disperazione «Non sai per quanto tempo ho aspettato queste parole.»
Lui mi mostra un sorriso sghembo. «E ora le hai avute» dice.
Non posso aspettare un secondo di più: gli prendo il viso tra le mani e lo attiro a me, quasi con foga. Le nostre bocche si toccano e successivamente le lingue giocano dentro le nostre bocche in una danza che solo noi due conosciamo: la danza degli innamorati.
Ci baciamo per una buona decina di minuti, dopodiché io mi stacco un poco e gli sussurro, in tono interrogativo: «Facciamo l'amore?»
Sento che se anche mi rispondesse di no, in questo momento gli salterei addosso comunque: la voglia sessuale che ho per lui è diventata ormai infrenabile.
Lui mi guarda negli occhi. «Impazzirei» mormora, dandomi una carezza sulla guancia «...se non lo facessimo» Subito dopo mi tocca il collo e lentamente traccia una linea immaginaria che scende. Quando la sua mano entra dentro la mia maglia (fortunatamente stamattina non ho indossato una dolcevita) e inizia a palparmi il seno destro, un brivido di eccitazione mi percorre la schiena, facendomi gemere un poco.
Io lo lascio fare, restando immobile, poi però decido di toccargli anche io qualche punto sensibile, come ad esempio il petto. Inizio con l'accarezzargli la pancia, e piano piano, salgo. Sento che anche lui ha un piccolo sussulto di eccitazione.
Dopo pochi minuti, mi alzo di scatto, lasciandolo senza parole. Mi guarda strano, come per chiedermi spiegazioni.
Io alzo l'indice e gli faccio segno di seguirmi, dopodiché comincio a percorrere le scale, molto lentamente, ancheggiando un po'.
Voglio rendere la cosa maledettamente sexy. E spero di riuscirci.
Due secondi dopo, sento che mi abbraccia da dietro, poi avvicina la bocca al mio orecchio e mi sussurra: «Sei la donna più sexy che abbia mai conosciuto» Io sorrido soddisfatta, poi mormoro: «Aspetta di arrivare al più bello» Lui risponde “mmmh, non vedo l'ora” dopodiché mi morde con dolcezza il lobo.
Infine, percorriamo gli ultimi gradini e ci catapultiamo sul letto di camera mia.
Mi sdraio per prima e supina, lo guardo che si toglie la maglia. I miei occhi brillano, quasi come le stelle che ci sono di notte in cielo, e il mio cuore palpita impazzito. Questa volta, è la volta buona che mi viene un arresto cardiaco, ne sono sicura. Il suo petto è... la cosa più bella del mondo. I suoi muscoli (pettorali e addominali) sembrano scolpiti, talmente sono perfetti.
Quando resta in mutande, decido anche io di sfilarmi il maglione, e a questo punto lui mi si avvicina e fa scorrere delicatamente i pantaloni. Successivamente mi accarezza la pancia e, adagio, percorre con i polpastrelli delle dita delle linee curve che arrivano fino all'inizio delle mie gambe. A questo punto un brivido più forte di tutti mi fa inarcare la schiena, quasi violentemente.
«Sei la cosa più meravigliosa che mi sia mai capitata» sento che sussurra, mentre mi sfiora dolcemente la coscia.
«Ti amerò tanto quanti sono i respiri che hai fatto fin'ora» aggiunge, dopo una piccola pausa.
Poi chiudo gli occhi e non capisco più niente. E comprendo, da quello che succede dopo, che prima non ero mai stata veramente felice. Non avevo mai provato emozioni così intense e un piacere così ardente.
Non avevo mai vissuto davvero.

















*** Spazio Autrici ***

Ciao a tuttiiiii! Augurissimi ** Passate bene la Vigilia e ancora meglio il Natale :) Passatelo con la famiglia, con i vostri parenti, con le persone a voi più care, con i vostri più fidati amici... insomma, passatelo da Dioooo! *yee  
Divertitevi, piangete dalla felicità (magari per i regali ricevuti ;D), rendete il Natale 2009 indimenticabile. Questo è quello che vi auguro con tutto il cuore. E siate felici, perchè questo è il periodo più bello dell'anno! (It's a greatest time of yeaaar! come dice la fantastica canzone delle 78 violet, nonchè Aly&AJ ;D)

Io oggi sono di buonumore, sarà questa bella atmosfera, la lunga dormita che mi sono fatta questa mattina (;P)... oppure i due regali che ho aperto a pranzo (*faccia da angelo). Ammetto che io ho sempre avuto una curiosità infrenabile e vedere tutti quei regali in salotto mi rendeva... agitata. Allora ho convinto i miei ad aprirne almeno un paio. Gli altri li aprirò stasera *sbatte le ciglia innocentemente.
E voi? Come siete messi a regali? Non siete super-eccitati al pensiero di aprirli? ^^

Comunque... Oddio, sono emozionata! >.<
Ho aspettato di pubblicare questo capitolo da... una vita. Beh, considerate che quando l'ho scritto è stato tipo un mese fa (anche di più)... E poi ho voluto pubblicarlo la Vigilia di Natale, come "regalino". Giàgià.
Okaaay *fa un sospiro. Sono così eccitata che non so cosa dire. Cioè... oddio XD
Beh, prima di tutto vi dico che quando l'ho scritto e mi immaginavo la scena, avevo gli occhi che luccicavano. Spero che sia successo anche a voi mentre lo avete letto, perchè è questo che ho cercato di fare: far provare emozioni intense ai lettori. Ci sarò riuscita? Lo spero vivamente. Se riuscite a farmelo sapere in qualche modo, sarebbe il massimo **

Per il titolo del capitolo... l'ho cambiato più volte, è che cavolo... non mi accontentavo mai. Allora ho cercato di rappresentarlo con una sola parola: magico. Che ne pensate voi? Delusi? ^^''

Bene, non ho null'altro da dirvi.
Uh, giusto, per il seguito della fic... siamo sempre allo stesso punto XD Spiacenti, nessuna news ^^'''

Ohoh! Mi ricordo che avevo deciso di fare l'immagine di Anna, anche se non è molto importante (è una semplice comparsa), però quando l'ho creata ce l'avevo così in mente (e ammetto che ho una strana simpatia per lei XD) che ho voluto creare anche l'immagine.

Fotografie personaggi:
Anna

Grazie un sacco come sempre alle fantastiche 11 persone che hanno inserito la fic ai preferiti e alle altre 27 meravigliose persone che l'hanno inserita invece nelle seguite.
Grazie mille a chi recensisce (vero15star... se non ci fossi te con i tuoi apprezzatissimi complimenti e il tuo costante supporto!!! ^^ ).
Grazie a chi legge solamente :)  (ci sono davvero tante visualizzazioni, come ha detto ieri la mia Lindù **)

> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


vero15star  E fai bene ad essere infuriata, lo ero anche io quando Lindù mi aveva mandato  la copia!!! >//< (eh, lo so, Luca è un idiota, per non dire peggio... ma Davide... <333 NdLeslie) Grazie un milione di volte per i tuoi complimenti... ogni volta che vedo che hai recensito, gli occhi mi diventano due stelline **  Al prossimo capitolo allora ^^ Ciao bella! Un bacione <3  A u g u r i i i i i !


Beeeene.
Al prossimo capitolo ^^ (che teoricamente dovrebbe essere il 26 dicembre. E praticamente.... si vedrà XD)
LaLLa e Leslie.

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Capitolo 17
*** Show me love. ***










17. Show me love




Martedì 8 dicembre

Cleo's Pov.

Non so cos'è a svegliarmi: probabilmente la luce, oppure il borbottio sommesso da qualche parte alla mia sinistra. Apro gli occhi, rendendomi conto solo adesso di quanto la testa mi faccia male. I ricordi di ieri sera mi assalgono prima che riesca a formulare un qualsiasi tipo di pensiero sensato, e sussulto, colta alla sprovvista.
Mi guardo attorno, allarmata, aspettandomi di trovarmi ancora in quella sala deserta e dall'odore di chiuso, ma non è così. Mi trovo in una stanza, non troppo grande, i quali colori variano dal bianco al verde pallido. Ci sono tre letti in tutto e due finestre, alla mia destra. L'unica porta è socchiusa, e davanti ad essa c'è un uomo di spalle, che parla con un medico. Aspetta, se quello è un medico, questo è un ospedale?
Stringo convulsamente la stoffa del lenzuolo e socchiudo gli occhi, sperando che il mio cuore smetta di battere così forte.
L'uomo di spalle annuisce, poi stringe la mano al medico e si volta verso di me. Quando vede che sono sveglia, mi sorride. Vorrei ricambiare, ma non ci riesco. Lo guardo avvicinarsi e poi sedersi sul mio letto.
«Come ti senti?» domanda, allungando la mano per scostarmi i capelli dal volto.
Mi ritraggo appena, schiacciandomi contro il cuscino, e lui mi prende la mano.
«Stai tranquilla, sei al sicuro adesso... va tutto bene» mi mormora, rassicurante ma con un inequivocabile punta di tristezza nello sguardo.
Mi sento di nuovo una bambina impaurita, e il bello è che non riesco a farne a meno. Ma lui è qui, e non vuole farmi del male, di questo sono certa. Stringo a mia volta la sua mano e mi sforzo di annuire.
«Sei in ospedale» mi spiega, dopo un po', senza lasciarmi la mano. «Ti ho portata qui ieri notte e ti sei addormentata, ma puoi tornare a casa quando vuoi.»
Non mi importa nulla di andare a casa, voglio solo che lui stia con me. Rimango in silenzio, chiedendomi se riuscirò mai di nuovo a parlare, in futuro.
«Luca è stato portato via dalla polizia, non so cosa gli faranno» ammette dopo un po'.
Sento la paura impossessarsi di nuovo di me, quando sento il suo nome, e lui se ne accorge. Mi sorride, rassicurante. «Non ti preoccupare, non lascerò che ti faccia ancora del male» mormora, accarezzando assorto una ciocca dei miei capelli.
Abbasso lo sguardo, trattenendo le lacrime, per poi chiudere gli occhi.
«Guarda come ti ha ridotta...» sento che sussurra, sfiorandomi la guancia destra.
Non riesco a trattenere una smorfia di dolore, quando lo fa, e quando riapro gli occhi mi guarda preoccupato, stringendo ancora la mia mano.

Mi porta a casa qualche ora dopo pranzo, dopo avermi procurato dei vestiti puliti. Continuo a stare zitta durante tutto il tempo, al contrario di lui. Mi parla di continuo, probabilmente perché ha capito che quando lo ascolto sono più rilassata. Un medico mi ha visitata, poco fa: ha detto che sono ancora leggermente sotto shock, o qualcosa del genere, e che basterà qualche giorno tranquillo perché mi riprenda. La paura, comunque, diminuisce ogni minuto, e comincio a sentirmi davvero un po' meglio... anche il mal di testa è diminuito.
Una volta a casa, mi infilo una tuta e trascino il piumone del letto sul divano, assieme ad un libro scelto a caso. Lui si siede su una delle poltrone e mi osserva, senza dire più nulla, con un sorriso colmo di affetto sul volto.
Sfoglio le pagine lentamente, finché, con la coda dell'occhio, non lo vedo alzarsi.
«Davide!» lo chiamo, allarmata.
Lui si volta a guardarmi, incuriosito.
«Non andare via...» sussurro, quasi terrorizzata all'idea di non averlo più vicino a me.
Mi sorride, rassicurante, poi si avvicina finché i nostri nasi quasi si sfiorano. Arrossisco..
«Non me ne vado, a meno che non sia tu a volerlo» mormora.
Sento che potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma non perché ho paura. Sono felice, sollevata, confortata... vorrei abbracciarlo con tutte le mie forze e non lasciarlo andare mai più.
«Non potrei mai volere che tu te ne vada» ammetto, con un filo di voce.
Mi sorride dolcemente, poi mi scosta i capelli dal viso e mi schiocca un bacio sulla fronte. Chiudo gli occhi, cercando la sua mano, per poi intrecciare le mie dita con le sue.
«Allora resterò con te per sempre» sussurra, a pochi centimetri dal mio orecchio.
Stringo più forte la sua mano. «Me lo prometti?»
Ci impiega un po' a rispondere, e per un attimo ho il terrore che stia cercando le parole giuste per dirmi che stava scherzando. Finalmente, dopo un tempo che mi sembra infinito, sorride di nuovo.
«Te lo giuro» mormora infine, sfiorandomi la guancia sana.
Sorrido anche io, beata, per poi guardarlo alzarsi e sparire in cucina. Più rassicurata, poso il libro e accendo la televisione.
Sto facendo zapping, quando la suoneria del mio cellulare attira la mia attenzione. Lo prendo in mano come se fosse la prima volta che lo vedo: è Lara. Rispondo quasi subito.
«Ehilà, come stai?» chiede la voce allegra di Lara, resa leggermente metallica dal telefono.
Medito un attimo, prima di risponderle. Non ho voglia di parlare di ieri sera, e dirle che non sto esattamente “bene” implicherebbe farlo. Beh, posso sempre raccontarle tutto quando tornerò a casa, una piccola bugia a fin di bene non può causare alcun danno. «Tutto bene, e tu?»
«Bene, anche se mi sembra di diventare più grossa ogni giorno che passa...» sbuffa.
Sorrido. «Come se la passa la piccola Licia?» domando, divertita.
«Oh, bene... solo che il suo papà dovrebbe sbrigarsi a portare qui quei cachi, altrimenti rischia di ritrovarsi una gigantesca macchia arancione sulla pancia» ride lei.
Sorrido, esasperata. «Questa volta sono cachi? Beh, meglio... cos'è che hai costretto Daniele ad andare a cercare, l'ultima volta?»
«Ciliege» risponde lei subito, divertita quanto me. «Ma non mi sembra una richiesta tanto impossibile...» mi fa notare subito dopo?
Scoppio a ridere. «A novembre?!»
È incredibile quanto improvvisamente mi senta bene. Possibile che sia guarita dallo “shock” così in fretta? O forse è Lara, a farmi questo effetto?
«Sai, ho visto tuo fratello, ieri» mi racconta, quando le nostre risate si spengono.
«Davvero? Come ti è sembrato?» domando, ansiosa.
«Cotto a puntino» risponde lei, maliziosa.
«Eh?»
«Parlo della ragazza che è venuta a stare da te» spiega lei «Sospetto che lui non le abbia mostrato solo la casa, non so se capisci quello che intendo» ride, così carica di malizia che stento a riconoscerla.
«Lara!» la riprendo, con una strana smorfia sul viso, tipo l'incrocio di un sorriso e di un espressione sorpresa. «Michele non è il tipo... cioè, non così e subito» ribatto, ridacchiando.
«Mah, non saprei... lei è davvero carina» mi fa notare lei. «E in più, tu non hai visto le occhiate che lui le lanciava, e quelle che lei riservava a lui.. per dire, la tensione sessuale si percepiva ad un chilometro di distanza!»
«Mh, continua a non convincermi molto... cioè, Michele mette ancora il muso ogni volta che viene nominata Emma, possibile che l'abbia dimenticata così in fretta?»
«Bah... vedere per credere» sbotta lei.
Rido. «Comunque, come ti sono sembrati assieme? Tensione sessuale a parte, intendo.»
Lara sospira. «Dio, tu non hai un'idea... erano così incredibilmente dolci... mi hanno fatto ricordare i primi tempi in cui io e Dani stavamo assieme, durante i quali avevamo occhi solo l'uno per l'altra... un po' come tu e Luca prima di tutto il casino.»
Sussulto, quando sento il suo nome e, purtroppo, Lara se ne accorge.
«Tutto bene?»
Sto tremando di nuovo. Dio, perché?
«L-Lara...» comincio, a mezza voce. «Luca è venuto qui.»
Un momento di silenzio, poi la sua voce raggiunge di nuovo il mio orecchio. «Che cosa?!» chiede, incredula.
Stringo le labbra. «Sì... senti, ti racconto a voce quando torno, okay?» taglio, temendo che si accorga che sto per scoppiare a piangere.
«Okay» accetta, leggermente titubante.
Una cosa di Lara che adoro è che capisce sempre quando è meglio evitare un certo argomento, o rimandare le spiegazioni.
«Allora ci sentiamo presto» la saluto.
«Ciao, stammi bene» risponde lei.
Chiudo la chiamata e lascio cadere il cellulare tra i cuscini del divano, per poi coprirmi il viso con le mani e scoppiare in singhiozzi. Davide mi raggiunge in mezzo secondo.
«Cleo... piccola stai tranquilla, non è successo nulla» mi sussurra, afferrandomi la mano.
«Perché mi ha fatto una cosa così?» singhiozzo.
Mi abbraccia forte, e mi lascio cullare dalle sue braccia forti, mentre affondo il viso nella stoffa della sua felpa. «Che cosa gli ho fatto? Cosa?» domando, con voce tremante.
«Nulla... non gli hai fatto nulla...» mi assicura lui, accarezzandomi i capelli. «Non è colpa tua, Cleo, non pensarlo nemmeno per scherzo» continua.
Chiudo gli occhi, mentre lentamente mi calmo. Davide non mi lascia andare nemmeno quando non mi sente più piangere, continua a stringermi forte, come a volermi proteggere da chiunque e qualunque cosa.
Mi asciugo le guance con la manica della felpa, facendo una piccola smorfia di dolore quando tocco la parte livida. Sospiro e lui scioglie l'abbraccio.
«Ti senti meglio?» chiede, accarezzandomi le mani.
Annuisco, senza però riuscire a sorridere, cosa che invece fa lui.
«Bene, perché ho avuto un'idea per farti tornare il buonumore» esclama, prendendomi le mani ed aiutandomi ad alzarmi.
Lo guardo interrogativa e lui, in tutta risposta, mi trascina in cucina.
«Prepariamo una torta!» esclama, eccitato come un bambino che sta per ricevere un nuovo giocattolo.
«Che cosa?» domando, leggermente scettica.
Mi ignora e apre uno degli sportelli della credenza, per poi tirarne fuori una di quelle buste per fare le torte in pochi minuti anche se sei totalmente incapace, per poi sventolarmela davanti al viso, divertito. Scoppio a ridere.
«Tu sei tutto pazzo» sospiro, con un sorriso.
Non mi risponde, prende un paio di forbici e apre la busta.
«Ci serve una di quelle cose dove si mette l'impasto» mi fa notare.
Sospiro, divertita, e prendo l'oggetto dei suoi desideri. «Lezione numero uno: questa è una teglia» gli faccio notare, imitando Michele quando mi corregge.
Mi rivolge un sorriso adorabile e sento un brivido corrermi lungo la schiena. «Capito, coso di ferro uguale teglia» ripete, meccanicamente.
Versiamo il contenuto della busta nella famosa teglia, poi regolo il forno e ce la infilo dentro.
«Bene, adesso lecchiamo questa cosa» annuncia, squadrando una delle due spatole che abbiamo usato per distendere l'impasto.
«Buona idea» convengo, sedendomi sul tavolo e afferrando la seconda.
Scoppiamo a ridere entrambi, mentre ci assicuriamo avidi di non lasciare nemmeno una macchiolina di cioccolato. Non so se è Davide a farmi quest'effetto, o se semplicemente il cacao mi mette di buon umore, fatto sta che sento che nessuno al mondo riuscirebbe a cancellare il sorriso ebete che ho sulla faccia, adesso.
Alzo lo sguardo su di lui, che sta buttando via la busta ormai vuota, e scoppio a ridere. Mi guarda interrogativo.
«Vieni qui» lo invito, con un cenno della mano.
Obbedisce e io afferro un tovagliolo.
«Hai un baffo di cioccolato, proprio qui» gli comunico, indicando l'angolo destro della bocca.
Sorride e io gli afferro il mento con due dita, per poi pulire i resti dell'impasto dalla sua faccia, che lo fanno assomigliare ad un bambino troppo cresciuto.
«Ecco fatto, così va meglio» annuncio, soddisfatta, posando il tovagliolo sul tavolo.
«Grazie» mormora lui, suadente.
Mi rendo conto improvvisamente di due cose che un attimo fa ho ignorato: uno, la sua mano è a due millimetri dalla mia coscia; due, siamo spaventosamente vicini. Le ombre dei sorrisi di poco fa sono ancora sulle nostre labbra, mentre ci guardiamo con occhi diversi. Intreccio le mie dita con le sue e abbasso lo sguardo, incapace di reggere il suo un secondo di più.
Ho l'impressione di essere arrossita, possibile? E ora sorrido, ne sono sicura, come sono sicura che Davide ha risposto al mio sorriso, e ora mi sta accarezzando la guancia sana. Torno a guardarlo e sento una scarica elettrica attraversarmi le mani, tanta è la voglia di attirarlo a me e baciarlo, senza curarmi di nulla. È un momento tanto intimo da farmi rabbrividire, ed è solo uno sguardo. Per un attimo, ho paura di quello che sta per succedere. Il mio sorriso si spegne lentamente, mentre seguo ogni più piccolo movimento di Davide. Ho l'impressione che stia succedendo tutto a rallentatore: la sua mano che risale lungo la coscia, fino al mio fianco, i centimetri che ci separano che diminuiscono visibilmente, le mie palpebre che si abbassano... È come se il mondo si stesse preparando ad un'esplosione, è come se tutto stesse aspettando il momento nel quale le nostre labbra si sfioreranno. Accenno un piccolo sorriso, anche se so che lui non può vederlo.
Sento il suo profumo attraversarmi e gli accarezzo la guancia con la mano libera, scossa da un fremito, poi, finalmente, annulla la distanza tra di noi, e al profumo si aggiunge il sapore dolce delle sue labbra. Resta un secondo immobile, come per assicurarsi che io non lo spinga via, poi socchiude la bocca e rende quel bacio un vero bacio. Mi lascio trasportare e, per una volta, seguo solo l'istinto. Muovo le labbra con le sue, assaporando ogni particolare di quel contatto, che in questo momento mi sembra più indispensabile dell'aria. Mentre il bacio perde innocenza e si fa più passionale, sento il bisogno di lui tanto forte da squarciarmi il petto. Immergo le dita nei suoi capelli, mentre la sua mano, dal fianco, sale sulla schiena. Per quello che mi riguarda, potrei essere viva come morta e non farebbe alcuna differenza. Mi sento bene, forse per la prima volta in vita mia, mentre sensazioni vecchie e nuove mi invadono, facendomi provare un benessere che credevo non fosse nemmeno possibile da percepire. È incredibile quanto, nonostante tutto, non avessi ancora capito quanto ho bisogno di lui. Non assomiglia minimamente a quello che provavo assieme a Luca.
Luca.
Mi basta pensarlo, perché qualcosa cambi. Improvvisamente, sento l'angoscia raggiungermi di nuovo, e l'ansia soffocarmi. I ricordi della scorsa notte mi invadono violenti e dolorosi, trascinandosi con sé tutte le sensazioni orribili che ho provato.
Probabilmente Davide se ne accorge, perché si stacca con un sussulto, guardandomi come se non credesse a quello che ha appena fatto.
«Scusa, Dio... scusa, ti giuro che non era mia intenzione... cioè, non lo avevo pianificato è... è successo, ho seguito l'istinto, non avrei dovuto...» blatera, gesticolando.
Aggrappa il bordo del tavolo e ne fissa la superficie, senza guardarmi. Stringo le labbra, mentre mi impongo di ritrovare la calma.
«N-non è colpa tua...» balbetto, ansimando. «Siamo stati entrambi... almeno credo...»
Scuote violentemente la testa. «No, no!» esclama, alzando la voce.
Sospira, poi annulla la distanza che ci divide in pochi passi e mi afferra entrambe le mani.
«Cleo, io...» si blocca, come se stesse valutando se dirmi o no quello che vuole dirmi. «Io ti amo!»
Ci vuole un po' perché il significato di quelle tre parole riesca a fare breccia nella mia mente, e anche allora, resto immobile, troppo shockata per fare qualsiasi cosa. Batto le palpebre un paio di volte, mentre lentamente esco dal torpore, e il mio cuore riprende a battere – perché ha smesso, ne sono certa.
«Cosa?» domando, con voce soffocata e leggermente acuta.
Mi rendo conto solo adesso di aver smesso di respirare. Davide stringe la presa sulle mie mani.
«Cleo, io mi sono innamorato di te» ammette.
Ha un espressione indecifrabile. Sembrerebbe che non stia pensando a nulla, eppure si legge una certa durezza, nei suoi lineamenti. Non so cosa dire, o cosa pensare. Ho la gola secca e il mio cervello sembra essersi scollegato dalle altre parti del corpo.
«Non ti preoccupare, non voglio che tu risponda, o cose del genere, io... beh, mi sembrava giusto dirtelo» spiega, leggermente a disagio.
Avete presente quando ho detto che il cervello si era scollegato dal resto del corpo? Beh, è davvero così. Senza alcun preavviso, gli getto le braccia al collo e lo stringo forte.
«Grazie» sussurro, con voce rotta.
Riesco a percepire la sua sorpresa anche se non lo sto guardando mentre, incerto, ricambia l'abbraccio.

«Gli ho detto grazie?! Ma come diavolo posso essere stata così deficiente?!» esclamo con voce acuta, guardando il mio riflesso shockato nello specchio che ho davanti. Ho visto per la prima volta com'è ridotta la mia faccia, e devo ammettere che non sono messa tanto bene: ho un occhio nero – o meglio, blu-violaceo – un taglio sul labbro e uno appena sopra il sopracciglio destro, poi qualche graffio all'altezza dello zigomo.
È tardi, o almeno credo. So solo che fuori è parecchio buio e che non c'è un'anima, e poi che sono stanca, nonostante abbia passato praticamente tutta la giornata sul divano.
Apro l'acqua del rubinetto e mi sciacquo le mani e la faccia, per poi spogliarmi e infilare una camicia da notte e spazzolarmi lentamente i capelli.
Probabilmente tutto quello che è successo poco fa mi ha rimbambita, dato che non mi ricordo nemmeno come sono arrivata fin qua: è come se mi fossi improvvisamente svegliata da un lungo sogno.
Okay, analizziamo i fatti: uno, Davide mi ama, anche se non so il perché... insomma, so che per queste cose non serve un perché, ma ci sarà qualcosa che lo ha indotto a rendersene conto, no? E se quando me lo avesse detto stesse solo scherzando?
Due, io amo Davide? Ah, bella domanda. Come si fa a capire se sei innamorato di qualcuno? Non dovrebbe essere ovvio? Se non lo è vuol dire che non lo amo? Altro quesito interessante.
Tre, desidero ancora che tra noi non ci sia nulla più che semplice amicizia? Altra domanda senza risposta. Sembra che in questo momento non riesca a fare altro che domandarmi cose alle quali non so rispondere. E se tutte queste domande non avessero una risposta perché una risposta non serve? Magari sono io la stupida, che si fa problemi inutili per niente. Insomma, a me Davide piace, e di questo sono sicura, altrimenti quel bacio non mi avrebbe sconvolta tanto, eppure ho ancora paura di fare la cazzata più grande del mondo, fidandomi solo del mio istinto. E se, nonostante la sua faccia da angelo, si rivelasse uno stronzo peggio di Luca? Infondo, anche di lui mi fidavo, anche lui mi piaceva, e alla fine ho rovinato più di dieci anni della mia vita. Non voglio che accada di nuovo, ma del resto, non posso mica stare tutta la vita ad aspettare di riuscire a rispondere a tutte queste domande, giusto?
Dio, non mi sono mai sentita più confusa in tutta la mia vita.
Dopo essermi lavata i denti ed essermi assicurata che non ci sia altro che possa fare per ritardare il momento in cui mi troverò di nuovo di fronte a lui, esco dal bagno e torno in camera mia. Davide è già lì, che sfoglia una rivista di attualità. Sentendomi entrare, alza lo sguardo e fa un piccolo sorriso, osservandomi.
«Ehi» dice soltanto, affettuoso.
Sorrido, in imbarazzo, mentre mi maledico per non aver indossato il solito pigiama slargato, invece di questa camicia da notte fin troppo corta.
«Ehi...» rispondo, con un sorriso timido.
Cade un silenzio imbarazzante, durante il quale lui si alza e si passa una mano tra i capelli, a disagio.
«Resti qui?» gli domando, sperando che non si noti il tono speranzoso.
Fa un sorriso. «Solo se lo vuoi tu.»
Ricambio, automaticamente, sentendomi immediatamente più leggera. «Okay, allora.»
Raggiungo il letto e scosto il piumone, per poi sfilarmi i calzini.
«Buonanotte, allora...» mi augura, dirigendosi verso l'uscita.
«Davide...!» lo richiamo, senza rendermene conto.
Si volta verso di me, incuriosito.
Stringo le labbra, già pentita di quello che sto per dire. «Dormi assieme a me?»
Non risponde subito, così ne approfitto per aggiungere un “solo dormire, nient'altro” molto imbarazzato.
Sorride e muove un passo in avanti, incerto. «Sei sicura?»
Mi mordicchio il labbro inferiore, poi annuisco. «Ho paura dei mostri sotto il letto» sussurro, con un sorriso da bambina.
Scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli, affettuoso. «D'accordo, allora.»
Sorridendo, scivolo dall'altro lato del letto matrimoniale e mi distendo su un fianco, osservandolo mentre si sfila il maglione e i jeans. Spegne la luce, poi lo sento infilarsi sotto le coperte e mi volto dall'altra parte, leggermente imbarazzata.
Il rumore dei nostri respiri è l'unico a riempire il silenzio, mentre fisso il buio davanti a me.
«Davide?» lo chiamo, dopo un po'.
«Sì?» risponde lui, tranquillo.
«Quando lo hai capito?»
«Intendi quando ho capito di amarti?»
Non c'è bisogno di una mia conferma, ma resta comunque in silenzio per un po', riflettendo sulla risposta.
«Credo... quando ti ho vista rannicchiata in un angolo di quella stanza deserta... eri talmente indifesa e spaventata che ho sentito il bisogno di proteggerti a qualunque costo» risponde infine, con voce morbida. «Ma credo di averti sempre amata, da quando ti ho vista...» ammette, subito dopo.
Faccio un piccolo sorriso automatico, poi mi volto di nuovo verso di lui. Riesco a vederlo appena, nell'oscurità, sdraiato sulla schiena e con le mani congiunte dietro la nuca. Il mio sorriso si allarga appena.
«Sai, quando ti ho conosciuto credevo che una relazione con te non mi avrebbe portata da nessuna parte» ammetto.
Continua a fissare il buio sopra di sé, impassibile, ma so che è attento a quello che sto dicendo.
«Avevo paura che tu fossi come tutti gli altri, che prima o poi ti saresti stancato di me...» proseguo, leggermente più sicura. «Non avrei potuto pensare una cosa più sbagliata» sospiro, poi sorrido. «Tu non potrai mai essere come tutti gli altri.»
Si volta a guardarmi: sorride.
«Che mi ami o no, non potrei mai stancarmi di te» conferma.
Una lacrima solca lentamente la mia guancia, mentre mi avvicino a lui e poso la mia testa sul suo petto. Mi accarezza i capelli lentamente e chiudo gli occhi, cosciente solo dei battiti lenti del suo cuore.

















*** Spazio Autrici ***

Salve (:

Scusate il ritardo, il Natale ci ha un po' prese >.<
Sinceramente, al momento non saprei cosa raccontarvi, perciò non vi dirò molto, se non che spero che il capitolo vi sia piaciuto e che è il penultimo che sarà postato dal POV di Cleo. (ehggià, questa fic si avvia lentamente verso la fine...).
Mi è piaciuto scriverlo, come anche mi è piaciuto scrivere quello dopo.

Per quanto riguarda il seguito, ho finito il mio primo capitolo >.< *yeeee  (io invece sono solo leggermente andata avanti, però non ho ancora finito il mio terzo capitolo >//< NdLaLLa)
Comunque ho ancora molto da scrivere *sìsì

Grazie alle 12 persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti, alle 27 che la seguono, a coloro che leggono e recensiscono e alle persone che ci supportano. Siete dei miti <33


> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


Marty314  benvenuta XD siamo contente che la fic ti stia piacendo, ci auguriamo di vedere presto altre tue recensioni^^ (esattamente, un caloroso benvenuto anche da parte mia, carissima ^^ NdLaLLa) un bacio <3


e per oggi è tutto cari... alla prossima ;D
xo, Leslie and LaLLa

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Capitolo 18
*** When everything seems to go well... ***










18. When everything seems to go well...




Mercoledì 9 dicembre

Loredana's Pov.

Uno schiocco di bacio sulla fronte, seguito da una fugace carezza alla guancia sinistra.
Apro gli occhi, lentamente. Il sorriso mi si dipinge sul volto quando vedo Michele sdraiato su un fianco, con la testa sorretta dal braccio sinistro e lo sguardo puntato su di me.
«Buongiorno principessa» mi dice, in un soffio.
Oh mio Dio. Ho sempre sognato di svegliarmi così.
«Non ci posso credere» mormoro, assumendo la sua stessa posizione «Come in “La vita è bella”.»
Anche lui mi sorride. «La vita è bella» Poi fa una pausa e precisa: «O perlomeno lo è quando sto con te.»
Oddio, ma da dove viene fuori? E' forse sceso dal cielo per me?
Cinque secondi dopo mi ritrovo la sua bocca sulla mia e le sue morbide dita che mi accarezzano i capelli, con molta delicatezza, come se avesse paura di sciuparmi.
«E' tutto così perfetto» dico, quando mi stacco da lui, con un sospiro sognante.
Lui alza soltanto un angolo della bocca.
«E se stessi sognando?» ipotizzo, guardando il soffitto «Sarebbe plausibile, no? Sai quante volte ho immaginato questa scena... Ed ora è mattina e dovrebbe essere passata un'intera notte. Ma se non fosse così? Se in questo momento stessi ancora dormendo e domani mattina mi sveglierò e piangerò perché...»  Ma vengo interrotta da Michele, che mi posa il dito indice sulle labbra e poi sussurra: «Sssh, tu non stai sognando e domani mattina non ti illuderai... perché è mattina.»
Allargo gli occhi. «Davvero?»
Lui sorride dolcemente e mi mostra il suo orologio da polso. «Vedi? Sono le dieci meno un quarto del mattino» A questo punto si alza (mi accorgo subito che indossa solo le mutande e il suo corpo è bello da mozzare il fiato) e si avvia verso la finestra davanti al letto, scosta le tende arancio e conclude: «E sta pure nevicando.»
Trattengo a stento un urletto. «Oh Santo!» esclamo, tirandomi a sedere di scatto.
Lui ride un poco. «Non hai mai visto la neve?»
«No... cioè, non ho mai visto nevicare e di conseguenza non l'ho mai vista soffice» balbetto, imbarazzata. Dovrei essere una delle poche persone che non hanno mai visto la neve fresca.
«Tra un po', quando saremo pronti, possiamo uscire» propone lui.
Io sorrido, raggiante. «Oh, sì, che bello!» esclamo.
Sembro una bambina piccola, mi ammonisce una vocina dentro di me.
«Adesso che ne dici di goderci un po' questa bella atmosfera?» afferma, salendo sul letto. E, come una tigre in attesa di attaccare, mi si avvicina a carponi.
Io scoppio a ridere, con gusto. «Ma certo, mio bel micione!»
Lui sogghigna. Quando è praticamente a cavalcioni sopra di me, mi da un bacio appassionato sulla bocca, con aggiunta di lingua. Poco dopo inizia a toccarmi il corpo seminudo (anche io indosso solo le mutande: questo è la dimostrazione che ieri abbiamo fatto veramente sesso e non è stato solo un bellissimo sogno, come io all'inizio pensavo).
Rido tra un bacio e l'altro, e dentro di me penso che questo è veramente il paradiso.

Lo squillo improvviso del mio cellulare ci fa sobbalzare. Piuttosto è che in questo esatto momento sono praticamente sotto Michele che ci baciamo appassionatamente. Molto appassionatamente, non so se mi capite.
«Amore» borbotto, cercando di “liberarmi”, sbuffando «Devo rispondere.»
Non so perché l'ho chiamato così, so solo che mi è venuto talmente spontaneo che non sono riuscita a trattenermi.
Michele mi guarda torvo. «Chi è?»
Quando capisco che intende, spalanco gli occhi ed esclamo: «Nessuno!» Poi mi affretto ad aggiungere: «Cioè, nessuno nel senso che...» Mi interrompo. Ma che diavolo sto dicendo?
Lui mi stampa un bacio sulla bocca e dice: «Dai, rispondi, sennò ti mettono giù.»
Gli faccio un timido sorriso, dopodiché mi alzo, afferro il cellulare che era da qualche parte nella borsa appoggiata sulla scrivania, e rispondo: «Pronto?»
«Ehi!» urla una voce dall'altra parte della cornetta.
Allargo le palpebre ed apro un po' la bocca. «Silvia!»
«Come stai, tesoro mio?» mi chiede, dolcemente.
Sorrido a trentadue denti. «Mai stata meglio» rispondo, sinceramente.
Michele mi fa l'occhiolino, dopodiché bacia il palmo della sua mano e ci soffia sopra, come se quel bacio potesse arrivarmi. Io gliene mando un altro, dopodiché mi volto verso la finestra.
«Hellà lah» fa lei «Cos'è successo?»
Mi giro un'altra volta verso Michele, e gli dico – in labbiale - “Vado di là un attimo”. Lui annuisce, così io mi dirigo verso il bagno accanto alla camera da letto.
Eh sì, ormai quando parlo di queste cose con Silvia è diventato un rito rinchiudermi nel bagno.
«Prova a indovinare» rispondo, maliziosa, entrando e chiudendomi la porta alle spalle.
«Oddio» afferma, ad un certo punto «Centra un uomo?»
«Colpita e affondata» dico, ridendo.
Lei lancia un grido del tutto eccitato. «Oh Santo! Cosa è successo? Voglio i dettagli!»
Sorrido, guardando la mia immagine riflessa allo specchio. «Stanotte» dico solo.
«Lo avete...?» inizia lei, lasciando la frase in sospeso per la meraviglia.
Io annuisco, anche se so che non può vedermi. «Già.»
Silvia lancia un altro acuto, senza preoccuparsi dei vicini di casa... e di tutta la città. «E com'è stato?» domanda poi.
«Bellissimo» rispondo, chiudendo un poco gli occhi «Stupendo, sensazionale, fantastico.»
Lei ride un poco. «Carino il tipo?»
«Da morire» Poi faccio una pausa, e riprendo: «Tesoro, c'è un problema.»
«Mio Dio, non dirmi che non avete usato il preservativo e lì non vendono le pillole!»
Io scoppio a ridere, divertita. Quanto adoro la mia Silvia. «No...» mormoro «Solo che...»
«Che?!» insiste lei.
«Mi sa che me ne sono innamorata, e seriamente.»
Una pausa. Una terribile pausa che mi sembra durare una vita.
«Silvia?» sussurro, con il cuore che batte all'impazzata.
«Sì» borbotta lei.
Chiudo un occhio. «E' così grave?»
Un'altra pausa.
«No» risponde lei, esitante «E' solo che... beh, non sono le circostanze migliori, capisci?»
Stringo gli occhi. «Lo so, dannazione.»
«Però se provi per lui qualcosa di profondo, una soluzione c'è» afferma lei, improvvisamente.
«Cioè?» mormoro io, sconsolata.
«Beh, l'unica» Poi fa una piccola pausa e conclude: «Vi trasferite in una stessa città. E ovviamente lui verrà qui, su questo non si discute.»
Sorrido, non avendo la voglia di ridere. «Non lo so. Vorrei che fosse così semplice.»
«Cerca di farlo diventare, se non lo è» obietta lei, con sicurezza.
«Ma non è semplice!» ribatto, quasi urlando dalla disperazione.
Silvia sospira. «Fai così. Inizia a tirare fuori l'argomento – anche perché prima o poi ne dovrete parlare, ti sembra? – e vedete insieme cosa pensate sia la cosa migliore da fare.»
«Il punto è che io non trovo una soluzione.»
«C'è, a tutto c'è una soluzione!» esclama lei.
Chiudo gli occhi, trattenendo un gemito. «Puoi dirmi quale pensi che sia, secondo te?»
«Si trasferisce qui!» risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«E credi che lui voglia? Credi che non si faccia problemi e come nelle favole mi risponderà con un “Tranquilla amore, facciamo come vuoi tu”?» dico, camminando per la stanza, nervosa.
«Non ho detto questo» replica lei, mantenendo un tono di voce saldo (una delle cose che adoro di Silvia è la determinazione) «Però se tiene veramente a te questo sforzo lo farà. Se vuole seriamente vivere insieme te e mettersi con te a tutti gli effetti, lo farà. L'amore vuol dire anche sacrificio. Come tutte le cose della vita, in fondo.»
Ecco, in questo momento vorrei tanto abbracciarla. Un po' come nei film, che dopo il discorso costruttivo c'è sempre il momento per le “smancerie” (anche se io non le definisco affatto così, il romanticismo non è una smanceria!).
«Grazie, tesoro» riesco a trovare la forza di dire «Sei fantastica, come sempre.»
Sento che sorride; non la posso vedere, ma – non so come – ne sono sicurissima. Come se ci fosse un collegamento a distanza tra noi due, come se la potessi vedere.
Dio, quanto mi manca, la mia Silvia.

«Tesoro, sei pronta?» sento che urla Michele dal piano di sotto.
Sono in camera e sto finendo di prepararmi. Mi sto mettendo duemila strati di vestiti, dato che tra poco io e Michele usciremo, come mi aveva promesso.
«Sì» grido, dandomi un'ultima sistemata alla sciarpa. Me la devo legare bene, non posso prendere freddo alla gola, altrimenti la mia voce va a farsi benedire per un'altra settimana. E questo non lo posso più sopportare.
Quando sto per uscire dalla stanza, lo squillo del mio cellulare che avevo abbandonato sul letto mi fa sussultare. Indietreggio, lo afferro e rispondo con un “Pronto?” un po' troppo acuto. Non ho nemmeno guardato chi è.
«Ciao Lori» inizia una voce, che all'inizio fatico a riconoscere, con esitazione «Sono Cleo.»
Mi illumino. «Ciao bella! Come stai?» esclamo, allegra.
«Meglio» risponde, poi si corregge: «Cioè, bene... e tu come stai?»
Io scoppio a ridere. «Meglio anche io. Cosa ti è successo?»
«Oh, ehm... solo un brutto scontro con il passato» fa lei, sul vago «E a te, invece?»
«Una fastidiosa influenza. L'altro giorno poi avevo trentanove di febbre... ma è passato.»
«Menomale» dice, con un sospiro.
«Già» affermo io «Per fortuna che c'è tuo fratello... se non fosse stato per lui, a quest'ora sarei ancora nel letto in preda ad un attacco di panico.»
«Davvero?» mi domanda, con un tono di voce decisamente sospetto «Andate d'accordo?»
«Sì, certo» rispondo, frettolosamente «Invece mi hanno detto della tua uscita con Davide. Simpatico, eh?»
Non so cosa mi è preso, sul serio. Forse ho parlato un po' troppo impulsivamente...
«Certo, è molto...» inizia, poi fa una pausa e conclude: «Gentile.»
Per poco non scoppio a ridere. «Gentile... e figo» la correggo io, facendole ben capire che mio cugino lo conosco, forse troppo bene. Ed è impossibile resistergli.
«Come Michele, dopotutto.»
Stringo gli occhi. Ma cos'è? Una dichiarazione di guerra?
«Non lo nego» ribatto io, alzando il mento, quasi offesa. Dopo una pausa lunga qualche secondo carica di tensione, scoppio a ridere. Ma cosa diavolo sto facendo?
«E va bene. Tuo fratello è un figo da paura, è più dolce del cioccolato, è una persona decisamente a modo e mi fa ridere da morire» mi arrendo, con una smorfia «E tu che mi dici invece di Davide?» attacco, subito dopo «Non mi accontento di un semplicissimo “è gentile”!»
«Beh, Davide è... dolce, si commuove per i film romantici, mi sorride quando ne ho bisogno, e anche quando non ne ho bisogno, ad essere sincera... e poi è spiritoso, protettivo... è un fotografo incredibile, gli piace leccare l'impasto della torta al cioccolato dal cucchiaio, è... sì beh, è sexy...» inizia lei, in un elenco che sembra non avere mai fine.
Sorrido. Mio Dio, si è innamorata anche lei.
Proprio in questo esatto momento, Michele spalanca la porta e per poco non faccio cadere il telefono dallo spavento. «Scemo, mi hai fatto prendere un colpo!» protesto.
Lui mi sorride, con dolcezza. «Non arrivavi più.»
Ma quanto è adorabile. Con quell'espressione, poi, potrei saltargli addosso in un attimo.
«Scusa» mi affretto a dire, guardandolo mentre fa qualche passo in mia direzione, con la sua camminata da far piegare le ginocchia.
Quando è a pochi centimetri da me, vado per istinto e lo bacio sulla bocca. Cristo, perché quando siamo leggermente vicini non posso resistere un secondo di più?
Ad un certo punto sento una voce leggermente metallica che grida. Intuisco provenga dal telefono che ho accidentalmente appoggiato sul letto, accanto a noi. Mi stacco da Michele e afferro il cellulare, dopodiché esclamo, imbarazzata: «Sì, ci sono, scusa!»
Michele mi lancia un'occhiata interrogativa, così aggiungo, per fare capire a tutti e due: «Cleo, c'è qui tuo fratello.»
A questo punto Michele strabuzza gli occhi e sbotta immediatamente: «E' Cleo? Me la passi, per favore?»
Intuisco, dalle poche parole di Cleo che sono riuscita a sentire, che anche lei gli vuole parlare.
Faccio spalline. Sono fratelli, e mi sembra più che giusto concedergli un po' di tempo per chiacchierare.
Dopo aver sentito Cleo che scoppia a ridere senza contegno, faccio un sorrisetto divertito, infine porgo il telefono a Michele. Lui lo afferra, dopodiché lo porta all'orecchio e risponde, seccato: «Cleo?»
Una pausa, poi dice, mantenendo lo stesso tono irritato di prima: «Piantala... Nulla, dato che a quanto pare sai tutto» A questo punto mi lancia un'occhiata d'ammonizione.
Arrossisco e per rimediare, gli mostro un sorriso angelico. Lui per tutta risposta mi fa l'occhiolino. «Bugiarda» afferma poi, rivolto alla sorella dall'altra parte della cornetta «Sbagliato, io non ti ho mentito, semplicemente ho evitato di dirti certe cose.»
Ci lanciamo un'occhiata divertita, e io mi trattengo per non scoppiare a ridere. Ma quanto lo adoro, il mio Michele (sì, è mio, finalmente lo posso dire).
«Okay... io e Lori stiamo insieme» conclude, guardandomi avvampare.
A questo punto decido che è arrivata l'ora di girare i tacchi e uscire, in fondo hanno bisogno di un po' intimità per parlare di queste cose. E io non voglio fare la figura dell'impicciona.
Prima di chiudere la porta sento la risata di Michele, e quasi automaticamente sorrido, subito dopo scendo le scale e mi lascio cadere a peso morto sul divano in soggiorno.

Quando riapro la porta di casa, ringrazio il Cielo che esistano i caloriferi. Mi stavo congelando, là fuori. Io e Michele abbiamo giocato con la neve fino a qualche minuto fa, come due bambini. Abbiamo fatto a palle di neve, poi abbiamo fatto a gara per vedere chi si immergeva di più. Ovviamente ha vinto lui: io sono arrivata fino alle cosce, lui oltre la vita. Così ho “dovuto” (balla, dato che l'ho proposto io) dargli il premio per la vittoria: ovvero dargli un bacio.
Era da tanto tempo che non mi sentivo così radiosa, senza pensieri e preoccupazioni per la testa: solo la voglia di divertirmi e godermi ogni attimo della mia vita.
«Amore» dico, quando sento che Michele richiude la porta, dietro di me.
«Dimmi» mi sussurra all'orecchio, abbracciandomi da dietro.
Io sorrido, e poi mi giro fino a sentire il suo respiro sul mio viso.
Lascio scorrere qualche secondo, restandolo a guardare negli occhi. Poi mormoro: «Grazie.»
Lui mi sorride, poi sfiora dolcemente il suo naso col mio, senza dire nulla.
Così decido di continuare, ascoltando le parole che mi dice il mio cuore: «Grazie perché mi hai resa veramente felice, grazie perché quando sto con te mi sento al settimo cielo, grazie perché tu mi hai fatto capire cosa vuol dire vivere veramente, grazie perché...» Faccio una pausa, poi finisco: «Ti amo.»
Lui continua a fissarmi le iridi, ed a questo punto abbasso lo sguardo.
Ho sbagliato un'altra volta. Non lo dovevo fare... e invece sì. A quello che ho detto ci credo. Non ho mentito, anzi, sento che non ho mai detto parole più vere.
Dopo poco, sento la sua mano che mi fa alzare il viso con delicatezza. Quando mi rendo conto di quello che sta facendo, mi si blocca il respiro.
Sta piangendo.
«Io... io... non volevo...» borbotto, non trovando cosa dire.
Scuote la testa. «Sono lacrime di gioia» mormora, mentre un'altra lacrima gli percorre la guancia.
Sorrido, poi gli do un bacio sulla bocca e quando mi stacco, sento la sua voce roca che dice: «Ti amo anche io.»
Io chiudo gli occhi, quasi in automatico.
Non voglio nient'altro. Perché tutto quello che desidero è qui, vicino a me.

Sono le cinque del pomeriggio ed io e Michele siamo sdraiati sul letto abbracciati. Non so perché, ma sono stanchissima. Eppure la notte scorsa ho dormito parecchio...
«Amore, vuoi un tè?» mi sussurra all'orecchio, mentre con una mano gioca dolcemente con qualche ciocca dei miei capelli.
«Sì, grazie» rispondo, dandogli un leggero bacio sulla guancia in segno di gratitudine.
A questo punto mi sorride, dopodiché si alza ed esce dalla stanza a passo spedito.
Dopo una decina di minuti, sento che grida dal piano di sotto: «Tè normale, alla pesca, al lampone, alla fragola o al limone?»
Mi illumino. «Alla fragola!»
Poco dopo, il suono del campanello mi fa sobbalzare leggermente.
«Stai tranquilla, vado io» urla Michele.
Sorrido un poco. Ma quanto è gentile...
Segue qualche istante di silenzio, poi odo la voce di Michele che chiede qualcosa, e subito dopo un'altra voce maschile che gli risponde. Corrugo un sopracciglio: chi diavolo è?
Respiro piano e sto attenta a non fare il minimo rumore, voglio cercare di capire chi è e di cosa stanno parlando. Purtroppo però qui non riesco a sentire nulla, così decido di alzarmi e avviarmi lentamente fuori dalla stanza, in corridoio.
Le voci sono sempre le stesse, prima parla Michele e poi quella maledetta voce che non riesco a riconoscere. Tento di ascoltare il loro discorso, ma tutto quello che riesco a percepire sono parole con nessun senso logico tra loro.
«Cosa...» Dice Michele; una piccola pausa, poi l'altra voce che replica: «No...»
Sospiro e torno sul letto. Vorrà dire che non sarà importante.
Dopo un paio di minuti – che a me sono sembrati durare una vita – sento i passi di Michele che percorrono le scale. Quando entra in camera, noto che ha una ruga sulla fronte che non gli avevo mai visto prima: sembra alquanto scocciato.
«Chi era?» domando, cercando di assumere un tono naturale.
«Alex» grugnisce lui, sedendosi accanto a me.
«E cosa voleva?!» esclamo, meravigliata.
«Niente» risponde, alzando le spalle.
Socchiudo le palpebre. «Come “niente”?»
«Voleva parlarti» ammette, alla fine.
Spalanco gli occhi. «E perché non me lo hai detto?»
C'è una pausa, una terribile pausa in cui resto a fissare Michele, con un'espressione più che irritata sulla faccia. Lui si gratta un poco la nuca, restando in silenzio. Poi riesce a trovare il coraggio di parlare, e borbotta: «L'ho mandato via.»
«Che?!» sbotto io.
La cosa mi sembra del tutto sospetta.
«Ascolta Lori» dice Michele, prendendomi le mani «Io quell'uomo lì non lo voglio più vedere.»
«Okay» faccio, alzando le sopracciglia, con perplessità «Però lui doveva parlare a me
«Ma tu ormai fai parte della mia vita» ribatte lui, scuotendomi un poco, quasi disperatamente.
«Ho capito, però magari era importante...»
Michele scuote la testa, con insistenza. «No.»
Lo guardo con aria interrogativa, non riuscendo a spicciare parola. Sono troppo sconcertata.
«Lui...» inizia, poi si ferma un secondo, ed infine conclude: «Penso che tu gli piaci.»
«Eh?!» dico, alzando improvvisamente il tono di voce.
Michele resta zitto, guardandomi negli occhi, come per supplicarmi.
«Ma... ma...» balbetto, scuotendo la testa, frastornata. Poi, per cercare di calmarmi, faccio un respiro, il più profondo possibile. «Io avevo il diritto di sapere.»
«Lo so, però...»
Lo interrompo subito, alzando una mano. «Tu non me lo hai detto per quale motivo?»
«Avevo paura di perderti» sussurra, abbassando il capo.
Resto immobile per qualche istante, poi riprendo, con un fil di voce: «E allora hai preferito mentirmi?»  
Apre la bocca, poi la richiude subito.
Mi alzo di scatto, in preda all'ira. «Tu non ti fidi di me!» grido, infuriata.
«No!» obietta, alzandosi anche lui «E' solo che... Non c'era bisogno che ti parlasse, ormai tu stai con me.»
«Appunto per questo, di cosa hai paura? Che ti lasciassi per andare con lui? Secondo te lo avrei fatto?» dico, camminando nervosamente per la stanza.
«No» risponde nuovamente «Ma la paura di perderti supera ogni cosa, pure la ragione.»
Rallento un attimo, colpita dalle sue parole. Poi riprendo a camminare, più velocemente di prima. Dopo poco, scendo le scale di corsa, senza aggiungere altro.
Ma cosa cazzo gli è preso?
«Ferma» esclama Michele, afferrandomi per il polso, quando siamo ormai in salotto.
Io non mi giro, cerco soltanto di non mettermi a urlare.
«Scusa, non volevo farti arrabbiare. Non lo avrei neanche lontanamente immaginato.»
Faccio un sospiro e poi chiudo gli occhi.  
«Mi perdoni?»
Una pausa, in cui nessuno dei due riesce a interrompere quel maledetto silenzio.
Mi libero dalla sua stretta, dopodiché mi avvio in cucina. Vedo il tè che mi aveva preparato qualche minuto fa sul tavolo, pronto per essere bevuto.
Afferro la tazza con rabbia e rovescio il contenuto nel lavandino, come se potessi sfogarmi.
Mi è passata la voglia di sentire il dolce sapore della fragola in bocca. Adesso avrei solo voglia di gridare.
«E' questo che lui vuole!» grida Michele, dal soggiorno «Farci litigare!»
Senza dire altro o ribattere in qualsiasi modo, mi dirigo di corsa a prendere la giacca. Dopodiché senza alzare lo sguardo verso di lui, esco dalla casa, sbattendo la porta.
Non mi sono mai sentita così tradita e delusa.

L'unica cosa che mi viene in mente di fare, è correre a perdifiato. Non so se riuscirei a fare qualcosa d'altro. Sono così... sbalordita da quello che è appena successo. Da come si è comportato Michele, da quello che ha fatto Alex. Perché è venuto a casa mia? Doveva veramente parlarmi? E di cosa, poi?
I dubbi mi assillano la mente, fino a farmi respirare con affanno. Mi fermo, stanca per la corsa e agitata per le troppe domande che mi faccio.
«Lori!» Una voce terribilmente familiare mi fa sussultare.
Alzo di scatto lo sguardo, per controllare che sia veramente lui.
«Alex!» esclamo.
Lui mi mostra uno dei suoi sorrisi sghembi, poi mi chiede: «Come stai?»
Io non gli rispondo, bensì gli faccio un'altra domanda: «Perché sei venuto a casa mia?»
«Dovevo parlarti» risponde lui.
Stringo gli occhi. «E cosa vi siete detti?»
«Chi?»
«Tu e Michele!»
«Più che altro lui mi ha praticamente buttato fuori di casa... Non che mi avesse fatto mettere un piede dentro, eh» dice lui, seccamente.
Alzo un poco il capo.
«State insieme» conclude lui, con un fil di voce.
«Ti interessa?» chiedo, sfacciatamente.
«A dire la verità sì.»
Lo guardo negli occhi, non capendo. O semplicemente non voglio capire.
«Ero venuto per dirti...»
Ma Dio, perché si devono sempre fermare? Dimmi che diavolo ti sta passando per la testa senza troppe pausa, maledizione!, penso, cercando di restare ferma.
«Sì beh, mi dispiace che state insieme» balbetta, cercando il modo migliore per esprimersi «Perché non vorrei una semplice amicizia con te, ecco» finisce, come se si fosse appena liberato di un grande peso.
Chiudo gli occhi. Santo, proprio questa doveva succedermi.
«Cosa ti ha detto di preciso Michele, quando ti ha mandato via?»
«Che non sarei riuscito a portarti via da lui, che non mi merito nulla, che sono un bastardo...» Poi fa una brevissima pausa, e conclude, facendomi una carezza sulla guancia: «Ma tu sai che non è così.»
Mi allontano di scatto. «Come ti permetti?!»
Alex mi guarda come si avessi appena bestemmiato in turco. «Cosa succede?»
«Ha ragione a dirti che sei un bastardo» riprendo, sibilando «Se fossi stata al suo posto, ti avrei detto di più. Altro che “bastardo”...»
«Ma come...?»
«Come lo so non importa» ribatto io, secca «Resta il fatto che ti sei comportato malissimo, sei stato un vero stronzo. Non ti sei assunto le tue responsabilità, proprio come un bambino immaturo.»   
«Lo so, ma ora sono cambiato» ribatte lui, poi mi sfiora i capelli con delicatezza «E voglio te.»
«Ma io no!» esclamo, indietreggiando di qualche passo «Ciao, Alex.»
Lui resta immobile, troppo stupito per riuscire a dire qualcosa, anche solo per salutarmi.


Giovedì 10 dicembre

Quando sono tornata in casa, Michele non c'era già più. Ho provato a chiamarlo, ma aveva spento il cellulare. Avrei voluto parlargli, avrei voluto dirgli che avevo capito la sua reazione, in fondo ci era già passato: Alex gli aveva già rubato la ragazza, precedentemente. Ed è stato comprensibile il suo comportamento. Peccato però che ci sono arrivata dopo. E' che al momento ero troppo allucinata da accorgermi di quello che mi stava succedendo. Ho sempre odiato lo svolgimento di troppi fatti nello stesso giorno, o addirittura nella stessa ora. Devo avere tempo per ragionare e fare le cose con calma, senza farmi prendere dalla prima cosa che mi passa per la testa. A volte le emozioni (soprattutto quelle negative) devono essere controllate.
Adesso è mattina, ed io vorrei andare da Michele, vorrei abbracciarlo, vorrei sentirlo ancora accanto a me come ieri. Vorrei passare un'altra bella giornata in sua compagnia.
Solamente che ora lui è a scuola.

Alle due del pomeriggio, appena ho finito di pranzare, mi precipito in camera. Mi vesto, dopodiché decido di andarlo a trovare a casa sua. Non mi importa se probabilmente ci sarà suo papà o che ne so, so solo che devo vederlo. Al più presto.
Quando sono, finalmente, davanti alla porta d'entrata di casa sua, faccio qualche respiro lungo. Infine suono qualche volta al campanello, mentre l'ansia mi assale.
E se non mi vuole?
Mi apre lui, dopo pochi secondi. Appena mi vede, il suo volto si illumina di un sereno sorriso. A questo punto l'unica cosa che riesco a fare è abbracciarlo, stringerlo forte a me, sentire il suo adorabile profumo, baciarlo sulle labbra, prendergli le mani, toccargli i capelli, accarezzargli il petto. Per ultima cosa gli mormoro all'orecchio, mentre sono ancora tra le sua braccia: «Ti amo, e nessuno potrà mai cambiare il sentimento che provo per te. Questo voglio, questo desidero con tutto il mio cuore.»



















*** Spazio Autrici ***

Auguriiii di buon anno nuovo, carissimi lettori!!! Passato bene l'ultimo dell'anno? Io alla grande, con i miei amici *yee (io con le mie amiche *yee - XD - ndLeslie)

Prima di tutto, scusate il ritardo, ma queste feste ci stancano ed io e la mia socia non siamo riuscite a trovare molto tempo per aggiornare >.<

Beh, che dire? Spero davvero che vi sia piaciuto questo chappy, anche perchè è l'ultimo che ho scritto solo io. Dopo c'è quello che ha scritto Lindù, e poi concludiamo con l'epilogo che spero sarà una bella sorpresa per voi ^^
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, perchè diciamo che succedono tante cose e quindi ha... uhm, come definirlo? Molta azione! XD

Oggi al contrario delle altre volte non sono molto logorroica, quindi posso dire che ho concluso, non mi sembra di avere altro da dire ^^

Grazie a chi legge questa storia, le visite aumentano (1050 visualizzazioni al primo capitolo! *_____*) e noi non possiamo fare altro che essere super-felici!
Grazie tantissimissimo alle 12 persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti, e le altre 28 che l'hanno invece messa nelle seguite. Grazie veramente **
Grazie ancora di più alle fantastiche persone che recensiscono, siete miticheeee *ç*


> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc

vero15star  Tranquilla, stella, non preoccuparti ^^ Comunque sono contenta che tu sia felice per Cleo, penso che lo sia molto anche Lindù >.< (yeah, Cleo/Davide è uno dei migliori happy-ending che mi siano mai venuti, anche se in realtà non ne ho scritti molti xP felice di averti resa tutta pimpante e contenta xD ndLeslie) A presto, cara! Un bacione <3 E tantissimi auguri di un felice 2010! **

Marty314  Grazie mille, cara, dei tuoi complimenti. Ne siamo contentissime, davvero! ^^ Alla prossima, allora! (spero :P) Un bacio (L) E ti auguriamo un felice 2010! **


Al prossimo capitolo, allora!
LaLLa e Leslie.

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Capitolo 19
*** Can you kiss me again? ***










capitolo 19

19. Can you kiss me again?





Mercoledì 9 dicembre

Cleo's Pov.

Socchiudo gli occhi, infastidita dalla luce del sole che filtra dalle finestre. Mi aspetto di trovare Davide, accanto a me, ma sono sola. Confusa, mi passo una mano tra i capelli e mi metto seduta. Cavoli, non mi sentivo così riposata da secoli.
Guardo l'orologio e scopro che sono le undici e un quarto. Sorrido, sollevata: se dormo fino a tardi vuol dire che sto bene, di solito.
Mi sdraio di nuovo e chiudo gli occhi, ho voglia di restare qui per tutta la vita, senza pensare o preoccuparmi di nulla. Non resisto più di qualche minuto, in realtà, anche perché ho una gran voglia di fare qualche cosa. Automaticamente, prendo il cellulare dal comodino: nessun nuovo messaggio. Mi stringo nelle spalle, poco male.
Sto per rimetterlo a posto, quando mi viene in mente che è un secolo – o almeno, mi sembra un secolo – che non sento Lori.
Sorridendo, seleziono il suo nome nella rubrica e mi porto il telefono all'orecchio. Non devo aspettare troppo, perché mi risponda.
«Pronto?» domanda, con voce acuta.
«Ciao Lori, sono Cleo...» annuncio, incerta.
«Ciao bella! Come stai?» esclama lei, allegra.
«Meglio... Cioè, bene... e tu come stai?»
Sento la sua risata. «Meglio anche io. Cosa ti è successo?»
«Oh, ehm... solo un brutto scontro con il passato» rispondo, vaga. «E a te, invece?»
«Una fastidiosa influenza. L'altro giorno avevo trentanove di febbre... ma è passato.»
«Menomale» sospiro.
«Già. Per fortuna che c'è tuo fratello... se non fosse stato per lui, a quest'ora sarei ancora nel letto in preda ad un attacco di panico» afferma.
Mi torna in mente la conversazione di ieri con Lara e mi scappa un sorriso.
«Davvero?» chiedo, con un'improvvisa punta di malizia. «Andate d'accordo?»
«Sì, certo» risponde lei, frettolosa «Invece mi hanno detto della tua uscita con Davide. Simpatico, eh?»
Okay, me la sono cercata.
«Certo, è molto...» Mi fermo un attimo, in cerca di una parola che non sia compromettente «...gentile.»
«Gentile... e figo» mi corregge, vicina alle risate.
Stringo le labbra.
«Come Michele, dopotutto» ribatto, risoluta.
«Non lo nego» esclama, quasi offesa, per poi scoppiare a ridere. «E va bene. Tuo fratello è un figo da paura, è più dolce del cioccolato, è una persona decisamente a modo e mi fa ridere da morire» ammette. «E tu che mi dici invece di Davide?» riprende, subito dopo «Non mi accontento di un semplicissimo “è gentile”!»
Okay, se lei ha ceduto non posso continuare a fare finta di nulla. «Beh, Davide è... dolce, si commuove per i film romantici, mi sorride quando ne ho bisogno, e anche quando non ne ho bisogno, ad essere sincera... e poi è spiritoso, protettivo... è un fotografo incredibile, gli piace leccare l'impasto della torta al cioccolato dal cucchiaio, è... sì beh, è sexy...» mi ci vuole un po' per rendermi conto che potrei andare avanti per ore e mi interrompo, arrossendo appena.
Dall'altra parte nessuno risponde, anche se mi sembra di sentire l'eco di una conversazione.
«Lori? Sei ancora lì?» chiedo, perplessa. Riconosco la voce di Michele dire qualcosa che non capisco e lei rispondere. Quando non sento più nessuno dei due, mi basta fare due più due per capire cosa sta succedendo. «Ehm, ragazzi?» dico, quasi gridando, per essere sicura che mi sentano. «Se avete da fare richiamo più tardi!»
La voce di Lori non si fa aspettare tanto. «Sì, ci sono, scusa!» esclama, imbarazzata. «Cleo, c'è qui tuo fratello» aggiunge, poco dopo.
Scoppio a ridere. «Ma davvero? Perché non me lo passi?» domando, divertita.
Non devo aspettare tanto per sentire la voce di mio fratello.
«Cleo?» domanda Michele, leggermente seccato.
Continuo a ridere come una matta, più che altro perché non riesco a smettere. Lo sento sbuffare.
«Piantala» mi ordina, con un tono che non ammette repliche.
Lentamente, riesco a smettere di ridere, ma non a far sparire il sorriso ebete che ho sulla faccia. «Okay» mormoro, ansimando appena.
«Allooora... cosa mi racconti?» domando, con una voce che rispecchia nel migliore dei modi il mio sorriso.
Sospira. «Nulla, dato che a quanto pare sai già tutto.»
«Non è vero, io non so nulla» ribatto, risoluta.
«Bugiarda» mi rimprovera.
«Senti chi parla!» ribatto, con voce acuta.
«Sbagliato, io non ti ho mentito, semplicemente ho evitato di dirti certe cose» mi corregge.
Odio quando fa il saputello.
«A-Ha!» esclamo, all'improvviso. «Allora c'è qualcosa che non mi hai detto!» gongolo.
Sbuffa di nuovo. «Okay... io e Lori stiamo insieme» ammette.
Emetto uno strano verso acutissimo. «Ma è fantastico! Stupendo! Ti ci voleva davvero una come lei, davvero! Dio... diventeremo cognate! Potrò venire a Rapallo tutte le volte che voglio senza bisogno di un pretesto!» esclamo, tutto d'un fiato.
Ride. «Ti diverti?»
«Non provare a cambiare discorso, fratello ingrato! Da quando ho imparato a parlare ti ho sempre raccontato tutto di me, ora devi farlo anche tu!» gli faccio notare, severa.
«E cosa vuoi sapere?» domanda, paziente.
«Tutto!» esclamo, pronta.
«Beh, proprio tutto tutto no» ribatte, leggermente riluttante.
«E perché no?» chiedo, sinceramente incuriosita. Mi illumino subito dopo. «Ah, capito, ti vergogni a parlare della tua vita sessuale con tua sorella... è logico, lo capisco» sospiro.
«Ecco, appunto» conferma lui, risoluto.
«D'altro canto, nemmeno io ti racconto nulla della mia vita sessuale...» gli faccio notare, pensierosa.
«Ecco... CHE COSA?!»
Ahah, ci è caduto come un pollo.
«Eddai, Mic, non fare finta di non sapere che anche io ho una vita sessuale, perché sei poco credibile» dico, tranquillamente.
«Okay, cambiamo discorso» propone, secco.
«E perché?» domando, innocente. «È divertente!» ridacchio.
Sbuffa di nuovo, mentre io sogghigno.
«Okay, spiegami perché io dovrei raccontarti i dettagli dei miei incontri notturni - e anche non - e tu non mi puoi dire nulla dei tuoi» lo invito, leggermente seccata.
«Primo, nessuno ha parlato di dettagli» risponde lui, esasperato «Secondo, tu sei mia sorella, perciò se qualcuno ti fa soffrire è mio dovere spaccargli il naso, e se tu non mi dai informazioni di qualsiasi tipo su questo qualcuno io non posso fargli nulla, e non sarei un bravo fratello» mi spiega, con naturalezza.
Faccio una smorfia. «Wow, il tuo ragionamento non fa una piega» esclamo, sarcastica.
«Grazie.»
«Allora, cos'è successo con Lori?» riattacco, tornando a sorridere.
«Cleo, per l'ennesima volta, io non sono tenuto a darti i particolari dei miei “incontri notturni”, come li chiami tu e... Dio, noi non avremo una conversazione simile, adesso!»
«Perché no?!» esclamo, con voce acuta. «Sei ingiusto.»
«E tu sei una ninfomane.»
«Questa era cattiva.»
Sbuffa. «Okay, basta, parlami di te» mi invita, più rilassato.
Mi mordicchio il labbro. Che posso dire? Mi sono presa una mezza cotta per un ragazzo, Luca è tornato, ho litigato con quel ragazzo e mi ha trascinata in discoteca dove, ubriaco, ha tentato di violentarmi, e lo avrebbe anche fatto se il ragazzo di prima non fosse venuto in mio soccorso. Ora ho metà faccia tumefatta e un mucchio di grane per la testa dato che il famoso ragazzo, che adesso probabilmente è giù in cucina, ieri notte mi ha confessato di amarmi. No, è decisamente troppo da dire tutto in una volta sola, specie a Michele. Me lo immagino già cadere a terra svenuto. «Non è successo niente di che» rispondo, vaga.
«Davvero?» chiede, scettico.
«Già... beh, niente di che rispetto al fatto che tu sei andato a letto con una ragazza che io ho conosciuto su internet... non sembra una soap opera? Dimmi com'è stato, ti preeeeego» lo imploro, sperando che lo sguardo da sorella adorata funzioni anche attraverso il telefono.
«E' stato... fantastico, non ci sono altre parole» ammette finalmente, con un sospiro.
Sorrido, soddisfatta.
«Solo fantastico?»
«No, molto di più, ma tu saprai solo che è stato fantastico» ribatte.
Sbuffo, ma ritorno a sorridere subito dopo. «Ti voglio bene, Michele» ammetto. «E mi manchi.»
«Anche tu mi manchi, piccolina» risponde lui, affettuoso.
«Allora ciao» lo saluto, leggermente malinconica.
«A presto!»
Appoggio il cellulare sul materasso e lo guardo per un po', assorta in chissà quali pensieri. Mi alzo e raggiungo la finestra, spalancandola e inspirando l'aria fredda e umida a pieni polmoni. Sorrido: ho voglia di camminare.
Raggiungo l'armadio ed esamino indecisa il solito paio di jeans scoloriti, per poi scartarli e optare per una minigonna di velluto rosso scuro. Non è da me indossare gonne sopra il ginocchio, ma occhi mi sento particolarmente frizzante. Afferro una camicia bianca e un gilet del medesimo colore della gonna, poi un paio di calze di lana e sistemo tutto sul letto. Mi faccio una doccia veloce e torno in camera, per poi vestirmi e asciugarmi i capelli. Mi ci vuole un po' per riuscire a trovarmi carina, mi sento a disagio vestita così, ma alla fine mi infilo gli stivali e scendo.
Davide è seduto sul divano e legge un libro, assorto. Si mordicchia il labbro e ha la fronte corrugata, gli occhi che scorrono velocemente le parole. Dio, resterei a guardarlo per ore.
Alza lo sguardo all'improvviso, come se lo avessi chiamato. Arrossisco appena e scendo gli ultimi gradini, imbarazzata. Quando incrocio di nuovo il suo sguardo, mi sorride.
«Esci?» domanda, in tono neutro.
«Pensavo di sì» confermo, annuendo. «Vieni con me?» domando poi, speranzosa.
Si alza e chiude il libro. «Certo» accetta.
Faccio un gran sorriso e mi infilo il cappotto, un paio di guanti e una sciarpa, per poi uscire sul pianerottolo. Davide mi raggiunge subito dopo e scendiamo assieme le scale.
Propone una passeggiata sulla spiaggia e accetto, entusiasta. È ancora brutto tempo, ma l'atmosfera è indescrivibile: il vento mi scompiglia i capelli, mentre le onde si increspano a pochi centimetri dai miei piedi. Grossi nuvoloni grigi si addensano all'orizzonte, annunciando un temporale, e l'aria umida ti riempie i polmoni. In più, accanto a me, c'è Davide. Nessuno dei due parla, ma non perché non abbiamo nulla da dire, anzi. Non c'è disagio o imbarazzo, nei nostri silenzi, anzi. Chiudo gli occhi e, automaticamente, cerco la sua mano, poco dopo, le nostre dita sono intrecciate e sorrido.
Camminiamo tanto e a lungo, finché dopo un po' non vedo più le case di Rapallo, ma solo l'autostrada che costeggia la spiaggia. Siamo soli, completamente soli.
Mi fermo e guardo l'orizzonte, assorta, senza accorgermi delle dita di Davide che si sciolgono dalle mie e della sua figura che si allontana di qualche passo. Mi stringo tra le braccia, infreddolita, e mi volto a guardarlo. Mi sta fissando, un sorriso indecifrabile sulle labbra. Abbasso lo sguardo imbarazzata, poi affondo le mani nelle tasche del cappotto troppo grande e lo raggiungo, sedendomi sulla sabbia umida accanto a lui. Continua a guardarmi, e io non riesco a far svanire il rossore sulle mie guance. Mi scosto i capelli dal viso e faccio un sorriso timido.
«Che c'è?» domando dopo un po', con un filo di voce.
Il suo sorriso si allarga appena. «Nulla solo... mi chiedevo come fai ad essere così bella...» sussurra, sfiorandomi una guancia.
Se prima ero rossa, ora probabilmente sono bordeaux. Rido appena e mi mordicchio il labbro inferiore.
«Grazie, anche tu sei carino» ammetto, divertita.
Scoppia a ridere e si volta a guardare il mare. Questa volta sono io ad osservarlo, attenta, nonostante conosca già ogni più piccolo particolare del suo volto. Non riesco a fare a meno di sorridere, e non so perché. Mi ritrovo a ricordare tutti i momenti che ho passato assieme a lui, e sento una sorta di strano calore crescermi dentro. Ripenso allo stratagemma che ha utilizzato per farsi riconoscere, in stazione, e a come si è offerto di portarmi la valigia. Ripenso alla mattinata che abbiamo passato insieme, alle foto che mi scattava di nascosto, a quelle che io ho scattato a lui... e poi a come mi ha aiutata a realizzare il mio sogno portandomi vicino a quella pineta, e a come mi ha presa in braccio quando si è reso conto che non sarei riuscita a camminare, infreddolita e affamata. Ripenso alle sue risposte sarcastiche e colme di gelosia in presenza di Luca, e di come – nonostante il nostro litigio – sia venuto comunque in discoteca, appena in tempo. Il mio sorriso si riempie di gratitudine, mentre ripercorro la giornata di ieri, quando si è occupato di me, il modo in cui mi ha baciata, in cui mi ha detto di amarmi...
Improvvisamente ho voglia di gettargli le braccia al collo e stringerlo forte, ho voglia di baciarlo di nuovo, senza essere condizionata dai ricordi della scorsa notte. Ho voglia di addormentami di nuovo tra le sue braccia, con le sue dita che mi accarezzano dolcemente i capelli.
È amore, questo? È amore, la gioia che provo ogni volta che mi guarda, ogni volta che lo guardo? È amore, il tremore alle ginocchia ogni volta che mi tocca? Il sorriso che mi piega le labbra ogni volta che sento la sua voce? Come può non esserlo, se potrei parlare di lui per ore, e starlo ad ascoltare all'infinito? Se mi manca ogni volta che non sono assieme a lui? Cos'è l'amore, se non tutte queste cose messe insieme?
Improvvisamente rido, e non so nemmeno io perché. Probabilmente, rido di me stessa, rendendomi conto di quanto sono stata stupida, a credere che una storia con Davide potesse farmi soffrire e basta. Ora so che soffrirei solamente se lo lasciassi andare, come ho sempre pensato di dover fare.
Si volta a guardarmi, interrogativo, e mi scosto i capelli dalla fronte.
«Che succede?» domanda, divertito.
Soffoco le risate contro la mano e scuoto velocemente la testa.
«Nulla» sospiro, quando riesco a tornare seria. Sto sorridendo come un'ebete, lo sento.
Mi guarda interrogativo per un po', poi si volta di nuovo. Poso una mano sulla sua spalla.
«Davide?» lo chiamo, mordicchiandomi il labbro.
Mi guarda, curioso.
«Potresti baciarmi un'altra volta?»
Aggrotta le sopracciglia e apre la bocca, probabilmente per chiedermi spiegazioni. Lo fermo con un breve gesto della mano.
«Fallo e basta» lo invito, senza smettere di sorridere.
Sorride anche lui, quasi divertito, poi mi afferra entrambe le mani e si avvicina, lentamente. Sfiora le mie labbra, socchiudendo gli occhi, poi mi lascia una mano per circondarmi la vita con il braccio e resta un attimo immobile, le labbra ad un millimetro dalle mie. Questa volta, sono io ad annullare la distanza. Lo bacio, chiudendo gli occhi, e gli accarezzo la guancia con la mano libera. Risponde subito, dolcemente, delicatamente. Il sapore delle sue labbra mi fa impazzire, come anche il suo profumo. Socchiudo la bocca e sfioro la sua lingua, mentre una scossa al bassoventre mi fa quasi fremere. Lo bacio e mi bacia, finché i nostri polmoni ce lo permettono, anche se continuerei per tutta la vita, sempre che non sia già morta.
Mi allontano appena di lui, ma poso la fronte contro la sua e gli stringo la mano, ansimante.
«Ti amo, Davide» sussurro, accennando un sorriso.
«Cosa?» domanda, con una punta di incredulità.
Apro gli occhi e lo guardo, quasi commossa, per poi sorridere e baciarlo di nuovo, con tutta la dolcezza e l'amore che sono un bacio può esprimere. Quando mi stacco, sto ancora sorridendo.
«Mi sono innamorata di te, e non solo perché sei bello, affascinante e dolcissimo, ma perché sei un artista, sai cogliere la bellezza nelle cose semplici, mi fai ridere anche quando non vorrei... ti sei preso cura di me anche se non me lo meritavo, e quando mi hai baciata hai capito da solo che c'era qualcosa che ancora mi turbava.»
«Io...» prova a dire, ma lo interrompo quasi subito.
«Ti amo, e sono stanca di negarlo a me stessa e al mondo. Amarti è probabilmente una delle cose migliori che possa fare in questa vita e lo farò, nonostante tutto e tutti... sei la cosa più bella che mi potesse capitare, e sappi che ignorerò ogni possibile motivo per il quale noi due non potremmo stare insieme, mi bastano quelli per i quali dobbiamo.»
Sorride. «Per esempio?» domanda, con un filo di voce.
Sorrido anch'io e annullo di nuovo la distanza che ci separa, baciandolo come non ho mai baciato nessuno. Mi abbraccia forte, facendo aderire i nostri corpi. Non esiste più nulla, se non lui, se non il suo corpo e la sua anima, se non il suo cuore che batte assieme al mio. Affondo una mano tra i suoi capelli, mentre le lacrime di gioia che finora ho trattenuto scivolano lente lungo le mie guance. Mi sdraio sulla sabbia fredda, e lui sopra di me, senza badare al vento gelido o alla sabbia tra i capelli. E ci amiamo, su questa spiaggia deserta, il rumore del mare che accompagna i nostri sospiri, come nessuno dei due ha mai amato prima.

















*** Spazio Autrici ***

Hi guys <3
Di nuovo Leslie... cavoli, mi sembra un secolo che non aggiorniamo... in effetti è una settimana... ops ^^" (sempre impegnate, 'ste ragazze XD NdLaLLa)
omg, questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo! potrei commuovermi, sul serio *^*
beh, credo che molti di voi siano rimasti soddisfatti dalla fine che ho scelto... beh, non ho mai valutato seriamente un "non happy-ending", in effetti xxP
mi è piaciuto scrivere questo capitolo, nonostante sia il mio ultimo, e spero davvero che a voi sia piaciuto leggerlo ^^

In realtà non ho molto altro da dire... probabilmente il rientro a scuola è stato troppo traumatico per permettermi di scrivere una nota adeguata all'ultimo capitolo prima dell'epilogo, o almeno una nota decente.. perdonatemi >.<""

Oh, il seguito... per quanto mi riguarda sono ancora in alto mare... non aspettatevelo troppo presto ^^" (già... Mi dispiace così tanto, di questo ç.ç NdLaLLa)

Infiniti grazie a tutti quelli che leggono la fic, dai 14 che l'hanno messa tra i preferiti, passando per i 29 che la seguono, ai recensitori... sì, insomma, a tutti quelli che l'hanno aiutata ad arrivare a *rullo di tamburi* 1109 visualization *rockeggia (Oh yeah, tesoro!!!!! *si aggiunge anche lei NdLaLLa)
In più un grazie personale a tutti gli amici e i nemici che in qualche modo hanno contribuito a far nascere questa fic e a farmela continuare... <3


> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc

vero15star  buon anno anche a te cara ** E, davvero, la storia sarebbe archiviata da tempo senza persone come te che, con i loro incoraggiamenti, ci fanno venire voglia di scrivere <33 perciò grazie a te, tesoro... un bacio grandissimo =**


E per oggi è tuttos! ci vediamo all'epilogo ; D
xo, Leslie and LaLLa

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Capitolo 20
*** Epilogue. ***










capitolo 19 epilogo

20. Epilogue




Giovedì 25 dicembre

«Tesoro, che bicchieri metto?» grida Michele, dal salotto.
«Non so, io direi quelli per il vino» gli risponde Lori, corrugando la fronte, dubbiosa. «Sei sicuro che gli piaccia il pollo, a tua sorella?» chiede, dopo una piccola pausa.
«Sicurissimo» dice Michele, annuendo con convinzione.
Dopo qualche minuto Michele entra in cucina, orgoglioso della tavola che ha appena preparato.
«Ho messo pure una candela al centro» annuncia, dando un dolce bacio sul collo a Loredana.
Lei sorride leggermente, attenta a non far bruciare le patatine fritte che ha davanti. «Bravo il mio uomo di casa.»
Il suono acuto del campanello li interrompe, bruscamente.
«Sono già qui?!» esclama Michele, dando una veloce occhiata all'orologio.
«Beh, è mezzogiorno e mezzo, siamo noi quelli in ritardo» osserva Loredana.
Michele sorride e le dà un ultimo bacio, per poi raggiungere praticamente correndo la porta d'ingresso. Lui e Lori hanno passato la mattina a decorare la casa, e ora l'atmosfera è indescrivibile, a completare il tutto, i candidi fiocchi di neve che cadono dal cielo, come a voler rendere quel giorno ancora più speciale di quello che già è.
Apre la porta e fa appena in tempo a vedere gli occhi azzurri di sua sorella che quella gli si getta letteralmente addosso, rischiando di farlo cadere, con uno strillo acuto. Lui chiude gli occhi e la stringe forte a sé, mentre lei si aggrappa alle sue spalle per non cadere.
«Mi sei mancato tantissimo» sussurra, con le lacrime agli occhi.
Michele sorride, affettuoso, e le accarezza i capelli biondi. «Mi sei mancata anche tu.»
Cleo sorride e scioglie l'abbraccio, Michele nota solo allora il ragazzo che, dietro di lei, sta portando sulla soglia le valige. Lo osserva guardingo finché Cleo non si rende conto che non ha fatto alcuna presentazione.
«Michele, lui è Davide, il cugino di Lori... Davide, lui è mio fratello Michele» esclama, allegramente.
I due si stringono la mano, leggermente a disagio.
«Ti aiuto a portare dentro i bagagli» propone Michele, dopodiché si avviano insieme verso la macchina.
A questo punto Lori esce dalla cucina e si avvicina all'entrata, con un sorriso raggiante sul volto. «Dov'è la famosa Cleo?!»
Cleo si volta di scatto verso il punto dal quale proviene la voce con un sorriso che va da orecchio a orecchio.
«Lori!» esclama, rischiando quasi di inciampare nella valigia.
Loredana scoppia a ridere. «Attenta a non ucciderti!» esclama, e quando è a pochi metri da lei, le da un bacio affettuoso sulla guancia, come se si conoscessero da una vita. Le sembra così strano vederla in quel momento lì, davanti a lei. «Come stai? Com'è andato il viaggio?» chiede poi, guardandola, sempre sorridendo.
Cleo sospira e si scosta i capelli dal viso. «Tutto bene, non c'era un filo di traffico e non siamo arrivati due ore fa solo perché ci siamo fermati lungo la strada...» lascia la frase in sospeso e lancia una breve occhiata maliziosa a Davide, che sta trascinando a fatica una valigia, mentre sospira, esausto. Poi si concentra sull'amica. Era merito suo tutto quello che era successo, solo merito suo, e non riusciva a credere di parlare di persona.
Loredana annuisce, piano. Poi si sposta un pochino con la testa, guardando Davide. «Ehi, salutare la propria cugina è diventato un opzional ora?!» protesta poi.
Davide mostra un sorriso, più o meno imbarazzato. «Ciao Lori» dice, avvicinandosi a lei. Subito dopo i due si abbracciano velocemente. «Cos'hai preparato per pranzo?» chiede subito Davide.
Loredana alza gli occhi al cielo, poi esclama, rivolta a Cleo: «'Sti maschi! Sempre solo a mangiare, pensano!»
Quest'ultima sogghigna. «Non dirlo a me!»
Lori non smette di sorride, è talmente felice e di buonumore che quel sorriso sembra inciso.
«Allora? Si mangia?» chiede Michele, entrando in casa con l'ultima valigia.
«Eccolo, l'altro maschio!» dice Lori, ridendo con gusto.
Cleo scoppia a ridere. «Mi sa che dovrete aspettare entrambi, cari... non mangio se prima non mi sono fatta almeno una doccia, puzzo di automobile» annuncia, con una piccola smorfia.
Loredana la guarda, comprensiva. «Fai come se fossi a casa tua» dice, ironicamente.
«Okay, grazie» ride Cleo «Uso il bagno della camera» aggiunge, afferrando il suo zaino e avviandosi su per le scale.
Lori annuisce, poi volta lo sguardo verso Davide. «Allora?» domanda, alzando le sopracciglia.
«Cosa?» finge lui. A questo punto Lori si ricorda della presenza di Michele, che potrebbe mettere in imbarazzo Davide.
«Ehm» si affretta ad aggiungere «Tutto bene il viaggio?»
«Sì, sì, benissimo» risponde Davide, arrossendo.
«Okay, allora io torno in cucina, non ho ancora finito» annuncia, subito dopo.
Michele fa un vago cenno di assenso con il capo. Dopodiché i due si siedono sul divano, sentendosi non esattamente a proprio agio.

Cleo ripone il phon e si ravviva i capelli con le dita, per poi finire di truccarsi. Una volta in camera, osserva con occhio critico la sua immagine riflessa nello specchio intero. Indossa un vestito di velluto aderente, rosso fuoco e dalla scollatura quadrata, che le arriva una quindicina di centimetri sopra il ginocchio. Una volta essersi assicurata di essere carina da ogni punto di vista, scende veloce le scale e, ignorando Michele e Davide che si scrutano in silenzio nel soggiorno, raggiunge Lori in cucina.
«Io sono pronta, ti serve una mano?» domanda, appoggiandosi al tavolo.
Lori alza di scatto lo sguardo, sorpresa. «Come sei bella!» si complimenta, sorridendo. Cleo la ringrazia, arrossendo un poco.
«Non preoccuparti, ho quasi finito» la rassicura.
«Se devi cambiarti vai pure, comunque... so stare dietro ad un arrosto» scherza Cleo, divertita.
Lori le sorride, riconoscente. «Grazie» mormora, prima di correre in camera sua.
Appena entra in bagno, si da una fugace occhiata allo specchio, dopodiché si sciacqua il viso, sperando che l'acqua fresca le faccia passare quell'espressione da zombie dalla faccia.
Si passa rapidamente un filo di matita per gli occhi, poi aggiunge il mascara nero e un leggero strato di rossetto.
Infine si dirige in camera, per togliersi quei vestiti che aveva scelto all'ultimo secondo.
La gonna nera abbinata con la maglia a scollo a V argento è perfetta, valuta tra sé e sé, mentre guarda i capi dentro l'armadio.
Se li infila dopo poco, e per ultima cosa indossa le scarpe con il tacco. Quando compare in salotto, nota che Michele e Davide si sono già accomodati al tavolo.
Quando Michele la vede, allarga le palpebre. «Sei bellissima, amore!» esclama.
Loredana sorride, poi si avvicina a lui e gli stampa un bacio sulle labbra. Dopodiché entra in cucina, annusando l'aria. «Che buon profumo!» commenta, avvicinandosi a Cleo.
«E' merito tuo» ride Cleo, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno alle dita. «Porto il vino in tavola» annuncia subito dopo, afferrando la bottiglia di rosso sul tavolo.
Raggiunge il tavolo apparecchiato in soggiorno e la sistema nel contenitore pieno di ghiaccio, per poi sedersi accanto a Davide.
«Sei uno schianto» le sussurra lui, a pochi centimetri dal suo orecchio, accarezzandole una ciocca di capelli.
Cleo arrossisce e gli lancia un'occhiata dolce. «Anche tu» risponde, accarezzandogli il braccio e ignorando completamente le occhiate torve che Michele lancia in direzione della mano di Davide sulla sua spalla.
Finalmente li raggiunge anche Lori, con in mano il pollo arrosto. «E' pronta!» annuncia, appoggiando il piatto di portata in mezzo al tavolo, con una punta di orgoglio.
Cleo batte le mani, affamata, e Michele sembra rilassarsi all'improvviso, mentre guarda la sua Lori. Davide ne approfitta per intrecciare le dita tra quelle della sua ragazza e Cleo sorride.
«Ha un aspetto terribilmente invitante» commenta Michele, mentre combatte per non accanirsi su quella carne che sembra dirgli “mangiami!”.
Lori ride leggermente, divertita. «Passatemi i piatti» dice, mentre è ancora in piedi. Michele le passa il suo, e poi uno alla volta li serve tutti. Quando ha terminato, si siede al proprio posto, accanto al fidanzato.
«Beh, buon appetito» esclama Davide, afferrando le sue posate.
Tutti rispondono con un veloce “Buon appetito”, dopodiché iniziano a mangiare, con gusto.
Il pranzo prosegue velocemente, tra chiacchiere e risate, finché Cleo non si alza e non si sfrega le mani con aria maliziosa.
«Bene, direi che è ora del panettone» esclama, con un sorriso. «Vado a prenderlo, voi non divertitevi troppo, senza di me» aggiunge, allontanandosi.
Davide la guarda con un sorriso finché non sente gli occhi severi di Michele su di lui, allora abbassa lo sguardo e si porta una mano sulla nuca.
Loredana molla un calcio sotto il tavolo alla gamba di Michele, facendogli capire che non deve esagerare.
«Allora, Lori, hai conosciuto qualche persona interessante?» domanda Davide, cercando di alleggerire la tensione.
«A parte il mio Michele?!» esclama lei, sorridendo leggermente.
Davide ride e beve un sorso di vino. Cleo torna dopo pochi minuti, una pila di piatti da dessert sui quali è in bilico il panettone in una mano e il cellulare nell'altra.
«Papà ci augura buon Natale» annuncia, posando il dolce sul tavolo e cominciando a distribuire i piatti.
«Che gentile» osserva Lori, mentre afferra il piatto che le porge Cleo.
«Lo hai conosciuto?» domanda quest'ultima incuriosita, porgendo un coltello al fratello con il chiaro intento di fargli tagliare il dolce.
Mentre Michele lo afferra, Lori risponde a Cleo, annuendo: «Domenica scorsa sono andata da lui a pranzo.»
Quando tutti hanno la propria fetta di panettone, Loredana annuncia, alzando il proprio bicchiere contenente il vino, allegramente: «Allora buon Natale a tutti!»
«Buon Natale!» rispondono gli altri tre, allegri, facendo tintinnare i propri bicchieri gli uni contro gli altri.
Dopo pochi minuti, vengono interrotti dal suono insistente del campanello.
«Chi è?» chiede Lori, sospettosa.
«Bho, vai a vedere» le consiglia Michele, sorridendole.
Lei annuisce, dopodiché si alza e corre ad aprire la porta. Appena vede che sulla soglia c'è una scatola marrone con un fiocco rosso, strabuzza gli occhi.
Quando la prende in mano, si accorge che contiene qualcosa di abbastanza pesante. La porta dentro, richiudendosi alle spalle la porta.
Confusa, alza il coperchio, sentendo crescere l'agitazione dentro di sé.
Quando vede cosa c'è dentro, lancia un urlo del tutto eccitato, gridando: «Oh mio Dio!»
E' Boo, il cane che aveva visto l'altra settimana a casa di Anna. E' lì, davanti a lei, che la fissa scodinzolando.
Lori non resiste un secondo di più, la prende tra le braccia e le da un bacio sulla testa.
Poco dopo, Michele compare alla sua vista, con un sorriso a trentadue denti sul volto.
Loredana lo guarda, con gli occhi lucidi. «Amore» mormora, avvicinandosi a lui. «Grazie, è il regalo più bello che abbia mai ricevuto!»
Lui l'abbraccia, dolcemente. «Di niente, è solo uno dei tanti modi per dimostrarti quanto ti amo.»
Loredana lo guarda negli occhi, dopodiché appoggia con delicatezza Boo ai loro piedi e lo bacia sulla bocca, accarezzandogli i capelli.
Intanto Boo annusa il nuovo ambiente, e ben presto si ritrova in salotto.
«Uh, guarda, un cagnolino!» esclama Davide, osservano il cucciolo.
Cleo fa un sorriso, a disagio, e sposta leggermente la sedia verso di lui, mordicchiandosi il labbro. Davide scoppia a ridere.
«Paura?» domanda, divertito.
«Io? Stai scherzando, spero... sono sopravvissuta ad un tentativo di stupro da parte del mio ex, non posso avere paura di un cucciolo» gli fa notare, seppur non molto convincente.
Davide torna serio all'improvviso: non si è ancora abituato al modo in cui Cleo scherza sulla sua "esperienza". Non riesce comunque a trattenersi, quando la vede sollevare i piedi di scatto con un piccolo sussulto, quando il cagnolino prende ad annusarle le scarpe. Scoppia a ridere e lo prende in braccio.
«Andiamo, è un cucciolo! Non ti fa nulla» la rassicura, accarezzando le orecchie del cane.
Cleo stringe le labbra. «E' più forte di me...» ammette, imbarazzata.
Davide le sorride e le bacia la fronte, per poi raggiungere il soggiorno.
«Chi si è perso questo batuffolo peloso?» domanda, ridacchiando.
Si blocca, quando vede la cugina avvinghiata al fratello di Cleo.
«Beh, io torno di là!» annuncia, a disagio, con un sorriso imbarazzatissimo.
Dopo qualche istante, Lori si stacca da Michele, passandosi con soddisfazione la lingua sulle labbra.
Insieme tornano in salotto, arrossendo un poco.
«Non è tenerissima?» chiede poi Lori, prendendo nuovamente in braccio Boo.
Cleo, che nel frattempo si era seduta sulle ginocchia di Davide, consolandolo dopo la figuraccia, fa un sorriso.
«Sì, è molto carina» ammette, leggermente a disagio.
Davide sorride e le pizzica il braccio, divertito. Lei gli lancia un occhiataccia.
Lori allarga un poco le palpebre. «Hai paura dei cani?!»
Michele e Davide scoppiano a ridere e Cleo si prende un attimo, prima di rispondere.
«Beh, non proprio... ho solo avuto qualche brutta esperienza» borbotta, a disagio.
Michele si piega in due dalle risate. «Ah sì, me lo ricordo» dice, asciugandosi le lacrime. «Quando volevi fare da dog-sitter, a nove anni...»
Cleo gli lancia un'occhiataccia e incrocia le braccia, offesa.
«Questa ancora non l'ho sentita» le fa notare Davide, continuando a ridacchiare.
«Non è niente di che... io Luca e Alex ci siamo messi in testa di guadagnare qualche spicciolo come dog-sitter e io mi sono ritrovata a dover scappare inseguita da un San Bernardo di una tonnellata» spiega, secca.
Il sorriso di Davide vacilla appena, sentendo il nome di Luca, ma scoppia a ridere comunque.
Anche Lori scoppia a ridere, del tutto divertita. «Ma questo non è un San Bernardo» replica poi, facendo sfregare il suo naso con quello di Boo.
Cleo non risponde, si limita a rabbrividire.
«E' un regalo?» chiede interessato Davide.
Loredana annuisce, entusiasta. «Di Michele.»
Davide le mostra un piccolo sorriso, dopodiché tornano al tavolo, a finire il panettone.
«Sono sazia» sospira Cleo dopo un po', abbandonandosi contro lo schienale della sua sedia.
«Ci credo... quante ne hai mangiate? Tre?» ride Michele, dopo aver finito la sua fetta.
«Due e mezza» risponde lei, colpevole.
Lori scoppia in una fragorosa risata, seguita da Davide e Michele.
Dopo qualche minuto, Michele propone, illuminandosi: «Apriamo i regali?»
«Michele, questa è una delle cose più intelligenti che hai mai detto in vita tua» scherza Cleo, ridendo. «Vado a prendere quelli che ho nella valigia» aggiunge subito dopo, alzandosi.
«Oh, anche io ne ho un po' di sopra» osserva Davide, poco dopo l'uscita di Cleo.
Si alza e la raggiunge in camera da letto. La vede china sulla sua valigia e non riesce a resistere, le si avvicina e le circonda la vita con le braccia, posando il mento sulla sua spalla.
«Ehi, non posso stare via cinque minuti che senti già la mia mancanza?» scherza lei, voltandosi e ritrovandosi tra le sue braccia.
Lui sorride e posa la fronte contro la sua. «E' così anche per te» osserva.
Cleo sorride e si lascia scostare una ciocca di capelli dal volto, felice come forse non è mai stata; ha tutto quello che potrebbe mai desiderare: suo fratello, tanti amici, la neve a Natale e il suo Davide. Chissà come, pochi secondi dopo lo sta baciando, e come le succede sempre, quando lo bacia, sente il cervello scollegarsi dal corpo e smette di pensare.
Il bacio si fa più coinvolgente e, prima che possa rendersene conto, è sdraiata sul letto e sbottona la camicia di Davide, sopra di lei, che lascia vagare le mani sul suo corpo. Nessuno dei due sembra ricordarsi che al piano di sotto ci sono altre due persone, almeno finché la porta non si apre e appare Michele.
«Quanto vi ci vuole per...» la frase gli si congela sulle labbra vedendo la sorella in atteggiamenti nei quali avrebbe sperato di non vederla mai.
Davide sussulta e, nella fretta di togliersi da quella situazione incresciosa, finisce per cadere sul pavimento, mentre Cleo scatta seduta maledicendo il vestito slacciato e il rossetto sbavato.
«COSA DIAVOLO...!»
Cleo lancia uno sguardo allarmato a Davide, che ha la faccia di uno che vorrebbe scomparire da un momento all'altro. Si preme una mano sulle labbra, rossa dalla punta dei piedi a quella dei capelli.
«Michele, non è come sembra» annuncia, cercando di darsi un contegno.
«Ah no? Quindi questo tizio non ti stava palpando sul mio letto» replica, sarcastico.
Cleo apre e richiude la bocca più volte, senza sapere cosa dire.
Opta alla fine per un "Beh, sì, ma anche io lo palpavo..." che probabilmente è la cosa più sbagliata da dire in quel momento.
Michele assume un colorito vagamente bordeaux che parla da solo.
In quell'istante Lori, che aveva sentito tutto dal corridoio, compare sulla soglia. «Ahah, che carini, si stavano palpando!» esclama, ridendo. Quando però poi nota la faccia di Michele, scoppia a ridere ancora più forte di prima e gli accarezza ironicamente la guancia. «Suvvia, sono fidanzati anche loro!» replica, dopo una lieve pausa.
Michele, lentamente, cambia espressione. Sulle sue labbra si accentua un sorriso. «Hai ragione» ammette, leggermente imbarazzato.
«Bene» conclude Loredana, stampandogli un veloce bacio sulla bocca «Torniamo in salotto, noi» dice, prendendogli la mano.
Michele all'inizio non la segue, poi però Loredana gli tira il braccio, insistentemente.
Quando sono usciti dalla stanza, Loredana gli sussurra, attenta a non farsi sentire: «E' normale che tu abbia questa reazione, però anche lei ha ventisette anni, non ti sembra?»
Lui annuisce, piano. «Sì, ma vederla che... ehm...»
«Lo so» lo interrompe lei, sorridendogli, comprensiva «Ma anche lei ha una vita. Lasciagliela vivere! E comunque ti posso assicurare che Davide ha la testa a posto» dice, alzando un poco il mento, leggermente offesa.
Michele le accarezza i capelli, con dolcezza. «Ti credo.»
Nel frattempo, al piano di sopra, Davide si sta riabbottonando la camicia, ancora a disagio. Cleo si morde il labbro, osservandolo.
«Tutto okay?» domanda, sedendosi sul pavimento accanto a lui.
Davide resta in silenzio per un po', poi fa un sorriso forzato. «Sì... solo, credi mi ammazzerà?» domanda, forse in un tentativo di sciogliere la tensione.
Cleo sorride, rassicurante. «Oh, non credo proprio... Michele non è capace di uccidere nemmeno una zanzara» ammette.
Davide fa un sospiro e posa la mano su quella di lei, che la stringe sperando di farlo sentire un pochino meglio.
«Michele è fatto così... probabilmente è colpa mia, credo di dare l'impressione di essere troppo emotivamente fragile per superare un qualsiasi tipo di trauma.»
Davide ride piano. «Sì, in effetti è vero» ammette.
Lei sorride. «Mi sono sempre appoggiata a Michele per qualsiasi cosa, lui mi ha sempre protetta da tutto e da tutti, quando eravamo bambini e papà doveva lavorare per mantenerci non mi perdeva d'occhio un attimo, e odiava con tutto il cuore Luca, quando mi sono messa assieme a lui e sono diventata quella che sai...» Fa una piccola pausa. «Probabilmente ha paura che mi possa cacciare di nuovo in una situazione simile.»
«Ma io non sarò mai come Luca...» ribatte Davide, per poi guardarla, allarmato. «Tu lo sai, vero?»
Cleo sente il cuore gonfiarsi di tenerezza, vedendolo così preoccupato per lei e - soprattutto - per loro. Capisce all'improvviso quanto la loro storia non sia fondamentale solo per lei, ma anche per lui, e avverte gli occhi pizzicare.
«Certo che lo so, per chi mi hai presa?» ribatte, divertita, cercando di nascondere le lacrime nei suoi occhi. «E lo capirà anche Michele, non appena ti conoscerà un po' meglio» aggiunge.
Davide sorride. «Perciò niente storie alla "Romeo e Giulietta"?» domanda, sollevato.
Cleo scoppia a ridere. «Promesso» sussurra, prima di rintanarsi tra le sue braccia.
Restano così per un tempo che sembra infinito, poi Davide scioglie l'abbraccio.
«Meglio scendere, non vorrei che tuo fratello pensasse che stiamo concludendo quello che abbiamo cominciato prima» scherza, ironico.
Cleo scoppia a ridere e si alza. «Devo ammettere, che non mi dispiacerebbe affatto...» commenta, divertita.
«Ah, neanche a me, ma per oggi direi che ho subito abbastanza le occhiate di fuoco di Michele, e non mi va di fare il bis di quello che è successo poco fa.»
Lei gli sorride e gli porge il sacchetto con i regali.
«Però è stato divertente» ridacchia, avviandosi verso le scale.
«Credimi, per me nient affatto» sbotta lui.
«Un giorno ripensandoci rideremo» ribatte Cleo, continuando a sorridere.
«Già, soprattutto a quella tua battuta... com'era? "Anche io lo sto palpando"?» replica lui, sarcastico.
Lei ride. «Geniale, eh?» gongola.
«Certo, tanto sarebbe stata comunque la mia, di testa, a finire sul ceppo» replica lui, ironico.
Quando Cleo e Davide fanno il loro ingresso in salotto, Loredana, che era seduta sul divano con Michele, si gira ed esclama, alzandosi: «Eccoli qui i piccioncini!» Appena è vicina a loro due, sussurra, facendo attenzione a non farsi sentire da Michele: «La prossima volta che volete fare qualcosa, basta che me lo diciate e lo tengo occupato io, il gigante cattivo!»
Questa volta è Cleo a diventare bordeaux, ma per l'imbarazzo. Stringe la mano di Davide e gli lancia un'occhiata divertita, che lui ricambia.
«Buono a sapersi» risponde, a mezza voce.
Ridendo, Cleo lo trascina sul divano, per poi sistemare i regali che hanno appena portato assieme agli altri sotto l'albero.
«Posso avere l'onore di fare da Babbo Natale?» domanda, divertita.
«E' una specie di tradizione di famiglia, fin da quando aveva due anni Cleo si incarica di distribuire i regali a tutti» informa Michele, ridacchiando.
Loredana annuisce, con entusiasmo. «Certo, fai pure!» esclama.
«Bene bene bene» sospira Cleo, prendendo a caso uno dei pacchetti. Legge il nome sul biglietto e sorride.
«Michele, questo è per te!» esclama, lanciandoglielo. «Da parte di me e di Davide» aggiunge subito dopo.
Lo osserva strappare la carta con la coda dell'occhio e sorride divertita quando guarda interrogativo la scatola rettangolare e prova a scuoterla per intuirne il contenuto. Quando finalmente la apre, fa un sorriso che va da orecchio a orecchio. «Oddio, è bellissima!» esclama, rigirandosi la penna stilografica tra le mani.
Cleo sorride a sua volta. «L'abbiamo comprata in un negozio che vende ogni genere di cosa per scrivere, del tipo: dalla carta pregiatissima alla cera per chiudere le buste, quella che si usava un secolo fa...» spiega.
Lui sorride. «Grazie mille» sussurra, aprendo il tappo per rimirare il pennino «Ad entrambi» aggiunge poco dopo, sorridendo a Davide, che in tutta risposta si stringe nelle spalle, imbarazzato.
Cleo afferra un secondo pacchetto, un po' più grande, e lo rigira fino a trovare il bigliettino di auguri con il suo nome.
«Uh, questo è per me!» esclama, eccitata.
Strappa la carta senza tanti complimenti e solleva un maglioncino lilla delizioso.
«Dio, che bello...» sussurra, sfiorando la stoffa morbida con le mani, per poi alzare lo sguardo su Lori con un sorriso a trentadue denti. «E' bellissimo, lo adoro!» esclama.
Loredana per tutta risposta le mostra un sorriso soddisfatto sul volto.
Poi Cleo si china di nuovo e prende il pacchetto contenente il regalo che lei ha fatto a Lori e glielo consegna, sorridendo.
Loredana lo afferra, cinque secondi dopo lo ha già scartato: odia aspettare troppo. E' un CD.
«Uau, una compilation delle canzoni di Natale» dice, appena legge di cosa si tratta «Grazie!»
Cleo le sorride «Figurati» risponde, allegra.
Pesca un altro pacchetto dal mucchio. «Per Davide da Cleo» legge ad alta voce. Con un sorriso, si alza e lo consegna a Davide, assieme ad un bacio sulle labbra.
Lui sorride e strappa delicatamente la carta, per poi farne scivolare fuori una cartelletta di pelle nera.
«Aprila» gli sussurra Cleo, eccitata.
Lui obbedisce e sfila l'elastico, per poi guardare i fogli all'interno con gli occhi che brillano. Disegni, tutti i disegni che Cleo ha fatto ispirandosi alla loro storia: alcuni ritratti di volti di persone che erano sedute al bar con loro, una natura morta rappresentante un cornetto al cioccolato e una tazza, un ritratto accurato di Davide, un sacco di vedute dell'oceano e qualche altra di Rapallo, tutti a matita, semplici e allo stesso tempo bellissimi.
Davide li sfoglia, un sorriso estasiato sulle labbra, e Cleo sorride. «Buon Natale» gli sussurra.
Lui la bacia un'altra volta, e sarebbero entrambi tentati dal salire al piano di sopra e chiudersi in camera un'altra volta, se non fosse che Michele continua a osservarli con la coda dell'occhio.
Quando si separano, Cleo torna gattonando sotto l'albero e prende uno degli ultimi pacchetti. «Anche questo è per te, Davide... da parte di Lori e Michele» esclama, tornando da lui e consegnandogli il pacchetto.
«E questo è per Lori da parte di Davide» aggiunge, passando un secondo pacchetto a Loredana.
Lori afferra il pacco, con un sorriso sulle labbra. Appena lo ha scartato, estrae la scatolina che c'era dentro ed infine la apre. Poi allarga un poco gli occhi. «Un braccialetto d'argento! Grazie Dav!» Dopodiché si affretta ad abbracciarlo, affettuosamente.
«Di niente» mormora lui «Questo ed altro per la mia adorata cuginetta che mi ha fatto conoscere il mio amore.»
Sul volto di Cleo si apre un sorriso largo, vagamente imbarazzato, mentre le sue guance si colorano di rosso. Davide scioglie l'abbraccio con Lori e la guarda, affettuoso. Cleo non resiste, si siede sulle sue ginocchia e gli da un lungo bacio sulle labbra. Questa volta, riesce a controllarsi, o meglio, si separa da lui prima di arrivare al "punto di non ritorno" e trascinarlo in camera da letto, ignorando completamente il fatto che c'è anche Michele. Si accoccola accanto a lui, lasciandosi cingere le spalle.
Dopodiché Davide apre il suo regalo e sorride, divertito. Cleo cerca si sbirciare, sorridendo, e lui le mostra una cravatta dello stesso colore dei suoi occhi.
«Oh, ma che bella!» esclama, spalancando gli occhi.
Da quando sta con Davide, il verde-azzurro è diventato il suo colore preferito. Subito dopo il viola, ovviamente.
«Lo so, ed è mia» scherza lui, poi sorride agli altri due «Grazie, ne avevo davvero bisogno» esclama, divertito.
Senza smettere di sorridere, Cleo scioglie l'abbraccio con Davide e si china sotto l'albero per prendere uno degli ultimi pacchetti. Lo rigira finché non trova il suo nome scritto a pennarello. Sorride e lo alza per farlo vedere a tutti.
«Chi me lo regala questo?» domanda, divertita.
Michele sorride e alza la mano, leggermente imbarazzato.
Cleo gli fa un gran sorriso e strappa la carta senza troppi complimenti.
«Emily Dickinson!» esclama, estasiata, rigirandosi il libro dalla copertina nera tra le mani. «Tutte le poesie!» aggiunge poco dopo, rileggendo il titolo.
Corre ad abbracciare Michele con un urletto. «Grazie grazie grazie» gli sussurra, stritolandolo.
«Cleo, mi soffochi» la ammonisce lui, con voce strozzata.
Lei allenta la presa, imbarazzata.
«Comunque prego» aggiunge Michele poco dopo.
Cleo sorride e scioglie l'abbraccio, per poi afferrare il penultimo pacchetto, grande e rettangolare.
«Uh, anche questo è per me» constata, rigirandoselo tra le mani «Da parte tua» aggiunge, sorridendo dolcemente in direzione di Davide, che ricambia e le fa cenno di sedersi accanto a lui.
Cleo obbedisce e strappa la carta, per poi ritrovarsi in grembo un album di foto dalla copertina di pelle bianca rigida, decorata da un motivo floreale delizioso. Eccitata, lo apre e osserva la foto in prima pagina. È lei, dietro ad una tazza di cioccolata e un cornetto, un album di schizzi in grembo, la fronte aggrottata e i capelli che ricadono sugli occhi. La riconosce subito: è la prima foto che Davide le ha scattato, quella mattina al bar. Per una qualche strana ragione, sente gli occhi farsi umidi, mentre gira lentamente le pagine. Ricorda perfettamente ogni fotografia, ogni sensazione che ha provato facendola o mettendosi in posa, sono tutte quelle che hanno scattato assieme, da quando si sono conosciuti. Le guarda una ad una, soffermandosi su ogni dettaglio, fino ad arrivare all'ultima. È l'unica dove sono assieme, guancia contro guancia, i nasi arrossati dal freddo e un sorriso identico sulle labbra. Sotto di essa, un breve messaggio a pennarello.

Grazie per queste emozioni... Buon Natale!
Davide
P.S. Ti ho già detto che ti amo, vero?

Cleo lascia che le lacrime le righino le guance, poi chiude l'album e si rannicchia tra le braccia di Davide.
«Ti amo anche io» sussurra, mentre lui la stringe forte.
Sente le sue labbra sui capelli e sorride, chiudendo gli occhi.
«Lo so.»
Nel frattempo, è arrivata l'ora del regalo di Michele da parte della sua compagna.
Loredana si alza in piedi, e dice ad alta voce, ma rivolta soprattutto al suo Michele: «Il mio regalo è un po' diverso dagli altri» Dopodiché si avvia a prendere la chitarra, con gli sguardi curiosi di tutti puntati su di lei. Si siede sul divano con grazia, poi si sistema lo strumento musicale sulle ginocchia. Dopo pochi secondi, inizia a suonare delle note a tutti sconosciute.
Le ripete per qualche volta, poi sussurra: «L'ho scritta per te, Michele» A questo punto inizia a cantare, con una voce del tutto intonata e assolutamente dolce: «E vivevo la mia vita ogni giorno sempre uguale, e il tempo passava ed io speravo di trovarti» Fa una piccola pausa, poi riprende sempre allo stesso ritmo di prima: «E cercavo nella gente un volto che potesse farmi capire che fosse quello giusto. E credevo di incontrarti, e credevo fossi nascosto in chissà che posto, ma io ero stupida...» Dopo questo, continua a cantare alzando la voce e assumendo un tono decisamente più acuto e deciso: «Non avrei immaginato che tu saresti stato proprio qui. Ma adesso che importa? Tu sei accanto a me! E' questo ciò che voglio, è questo che ho sempre voluto» Prima di continuare, passano alcuni secondi, in cui si sente solamente il bellissimo suono della chitarra suonata da Lori, poi riprende a cantare, sussurrando: «E ora che tu sei mio, ora che io sono tua, la vita sembra sorridermi e tutto il resto non conta. E ora che sto bene e ora che ci sei tu, ho paura di perderti. Ho paura che tutto questo possa finire, ho paura di tornare come una volta, quando facevo fatica a sorridere. Io ti prometto che non ti lascerò, che affronterò con te tutte le difficoltà nel bene e nel male. Ti prometto che ti amerò...»
Quando alza lo sguardo, il suo cuore perde un battito. Una lacrima sta scorrendo sulla guancia di Michele.
Lori appoggia la chitarra sul divano e corre verso di lui, con una voglia infrenabile di sentirlo addosso a sé. E lo abbraccia, lo stringe fortemente.
«Ti amo tanto» gli mormora all'orecchio, mentre accarezza con delicatezza i suoi capelli.
«Anche io» dice lui, in un soffio «Per sempre. Te lo prometto.»























*** Spazio Autrici ***

Ma beene. Ho aspettato così tanto questo momento, che ora che ci siamo arrivate non so veramente da dove cominciare. Vi giuro, sono stata tipo cinque minuti a fissare la barretta che lampeggiava, battevo una parola e poi cancellavo. Sì, un po' come nei film >.< (NdLaLLa)

Dio, è la mia prima long-fic ad essere ufficialmente conclusa e potrei mettermi a piangere... beh, in effetti l'abbiamo conclusa mesi fa, ma in un certo senso è adesso che finisce, non so se mi spiego xp (NdLeslie)

E' ovvio che siamo (almeno, io sì XD) emozionate, ma neanche così tanto, perchè non è esattamente finita questa fic. Però io mi ci ero affezionata, e penso di non averlo mai fatto così tanto con nessuna fic che ho scritto e/o concluso. E' abbastanza lunga (almeno, è un record per me) e anche piuttosto carina. E onestamente non penso che faremo una continuazione (sempre se riusciamo a finirla >.<'') che "meriti" come questa. Anche se non voglio essere pessimista: si sa mai nella vita... XD (NdLaLLa)

Quoto... comunque credo che non saranno per niente uguali, già le storie sono completamente diverse.. ma questo è positivo, in fondo ;D  Sempre che riuscirò ad andare avanti... *sml (NdLeslie)

Prima di tutto ci teniamo a scusarci un milione di volte, siamo state cattiveeee ç.ç  E', che diamine!, la scuola del cavolo! Vi giuro che (almeno, io personalmente) non sono riuscita a collegarmi nemmeno a EFP, nè a leggere le fic che stavo seguendo. In più ho avuto un blocco dello "scrittore" (non esageriamo con i termini XD); diciamo che ho iniziato tipo 983279438651751 fic, scrivendo qualche pagina e poi basta. E ora sono in attesa di una bella ispirazione che non mi faccia annoiare alla seconda/terza/quarta pagina =.= Ma non divaghiamo troppo... >.<
Comunque l'epilogo mi sembra lunghettino U.U Vi basta come perdono? (: (NdLaLLa)

Idem, non riesco più a scrivere una riga da quasi un mese, e non perché non riesca effettivamente a farmi venire idee, ma perché ogni volta che mi siedo davanti al pc ogni idea svanisce... credetemi, sto cercando di uscirne... in più, nelle ultime due settimane ci hanno bombardati di compiti per i voti del primo quadrimestre (i quali spero saranno buoni (yn)).  (NdLeslie)

Per il continuo non abbiamo (scusate scusate scusate scusate >.<) scritto null'altro. Però eravamo rimaste a tre capitoli conclusi, manca il quarto della Lindù e io devo finire il quinto (c'è un buco XD) (NdLaLLa).

Sì, vi giuro appena trovo un secondo scrivo avanti, come vi ho detto sono abbastanza incriccata in questo periodo, non ho voglia di fare nulla se non di guardare Friends su youtube... insomma, non guardo nemmeno più Dawson's Creek, e questo è grave... (NdLeslie)

Inoltre pensiamo di pubblicare il primo capitolo in questi giorni (anche domani... se ci riusciamo >_____<) così non vi facciamo aspettare troppo.
Pensavo anche di fare una specie di anticipazione sul primo capitolo (che ho scritto io) del continuo, dato che non mi sembra di avervi detto molto al riguardo. Vi trascrivo qualche frase, così, per rendere l'idea (:  (NdLaLLa)


Anteprima del primo capitolo de "Drawing a song II"
Guardo mio padre con un sorriso che va da un orecchio all'altro. Lo adoro, per due principali motivi. Il primo: è praticamente uguale a me fisicamente (ho i suoi stessi capelli castani e i suoi stessi occhi verdi); e il secondo: ho il suo identico carattere e abbiamo gli stessi interessi; ad esempio sono molto protettiva nei confronti di mia sorella (come lo era lui con la zia Cleo, mi ha confessato l'anno scorso) o, come lui, mi piace da impazzire l'italiano, i libri e tutti ciò che riguarda in generale la letteratura. Mia sorella Carlotta invece è la fotocopia di mia mamma: ha il suo identico colore di capelli rosso e gli occhi nocciola; ed anche lei ha la sua medesima passione per il canto.


Okay, ora chiudiamo con i ringraziamenti.



Un  enorme
 grazie a chi ha seguito questa fic, a chi l'ha solo letta, a chi si  fatto riconoscere in qualche modo, a chi ha persino lasciato una recensione.

Le fantastiche persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti sono in tutto 15, e sono esattamente:
1 - Chino
2 - CostanzaPalma
3 - Elly 11
4 - Envyna 95
5 - Franzeschina
6 - JustCrazy
7 - Kiky_Cullen96
8 - kyraya
9 - Marty314
10 - micino
11 - StArStArMinnie
12 - Sweet Stella
13 - Valentina78
14 - VANiTY
15 - vero15star

Quelle che l'hanno invece aggiunta alle seguite sono in tutto 33, e sono esattamente:
1 - anna_freud
2 - Charlie_me
3 - chica KM
4 - CriCri88
5 - Dark_lady88
6 - Elly 11
7 - emmetti
8 - ery_94
9 - eulalia_17
10 - io_crazy
11 - isa94_asr
12 - jazz211
13 - jesskiss85
14 - kikkiaaa
15 - koizumi
16 - Little jewel
17 - littlestar23
18 - MatsuriGil
19 - mondred
20 - PinkPrincess
21 - priscy
22 - reb
23 - renesme e jacob
24 - StArStArMinnie
25 - STEDI
26 - tartis
27 - Truelove
28 - yury_chan
29 - _Bella_Swan_
30 - _Grumpy
31 - _screps_
32 - _TiNk3r_b3LL_
33 - __piccola_stella_senza_cielo__



Un grazie speciale a vero15star che ha recensito sempre, con grande entusiasmo, parole stupende, complimenti, pareri e frasi che ci hanno fatto morire dal ridere ogni volta che le leggevamo. Spero che queste poche e forse troppo semplici parole ti bastino per ringraziarti della tua grandissima partecipazione. Sei stata mitica, veramente, e di questo non ci stancheremo mai di dirtelo <3 Un bacione, piccola stellina (LL)


A presto (speriamo) con il continuo!
LaLLa e Leslie.

Ps. Okay, ora mi stanno veramente scendendo le lacrime ç.ç (NdLaLLa)


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