Ci salverà la bellezza di Alkaid (/viewuser.php?uid=80756)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Ci salverà la bellezza
Questa
vuole essere una storia che racconta di un
gruppo di amici. È una storia che può far ridere,
piangere, riflettere, può
permettere a qualcuno di voi lettori di rispecchiarsi in alcuni
personaggi,
oppure semplicemente per svagarsi.
Quando
il testo è scritto normalmente,
si sta narrando una vicenda presenta. Quando invece il testo
è in corsivo, si
fa riferimento a fatti già accaduti.
Speriamo
che vi appassioni e vi coinvolga!
Fabi
e Ele
Ogni
riferimento a luoghi, persone o fatti realmente accaduti è
puramente casuale.
E
quel
“puramente” è puramente
ironico!
CI
SALVERA’ LA BELLEZZA
“Ci
salverà la bellezza”
La fissavo rapita: la
professoressa gesticolava, parlando concitatamente con un gran sorriso.
Quello
che stava pronunciando era un discorso toccante sulla bellezza del
mondo,
dell’uomo e delle sue opere.
- Sapete
qual era lo slogan
della fiera del libro di Torino di due anni fa? -
Mi
guardai attorno, nessuno
pareva conoscere la risposta.
-
Capperini!- sentii esclamare
sottovoce da Tiziano, che evidentemente aveva un vuoto di memoria.
Strano che
Tiziano non lo sapesse, solitamente era piuttosto ferrato sul mondo dei
libri.
La
professoressa continuava a
sorriderci - Lo slogan era: ci salverà la bellezza!-
rispose.
Ci
salverà la bellezza.
Aprii il
diario e scrissi la
frase in alto, fissandola per alcuni minuti.
Poi
spostai lo sguardo alla mia
sinistra.
Lo fissai
insistentemente per
alcuni minuti. Peccato che lui fissasse un’altra. Era un anno
che la fissava.
Spostai
di nuovo lo sguardo sulla
frase scritta nel pagina di diario del 14 settembre. La voce della
professoressa catturò nuovamente la mia attenzione.
- Allora
ragazzi, secondo voi,
cosa si intende per bellezza in questa frase?-
La mano
cicciotta di Paola si
alzò di scatto. Sapevo che stava per dire una stronzata. -
La bellezza è quella
degli uomini! - Io e i miei amici ci scambiammo uno sguardo eloquente,
mentre
nell’aula riecheggiava la risata fragorosa di Petronilla.
La
professoressa la guardò con
uno sguardo compassionevole, mentre le faceva notare che la bellezza
esteriore
non è l’unico tipo di bellezza che conta.
Tiziano
si sporse verso di noi
dicendo: - i suoi neuroni si sono suicidati mentre lei guardava uomini
e donne!
-.
Soffocammo
le risatine.
- Qualcun
altro ha qualche
idea?-.
Ovviamente
Cassiopea alzò la
mano.
- La
bellezza è ciò che è
importante per ognuno di noi -, il sorriso della professoressa si
allargò.
- Brava, hai centrato una parte
della questione. Non è la bellezza vuota o scarna delle
soubrette e dei calciatori,
è quella bellezza che se ammirata ci riempie di calore, ci
salva dai mali,
dall’orrore e dal cemento della realtà. La
bellezza è ciò che ciascuno di noi
ama -
Tornai a
posare i miei occhi su
Raffaele, che continuava a fissare la Narcisa
della prima fila.
Com’era
potuto accadere?
CAPITOLO 1
Il vociare degli
studenti festanti in corridoio era come un richiamo per noi, che,
chiusi in
un’aula oppressi dal caldo soffocante di giugno, stavamo
lentamente
sprofondando in uno stato comatoso.
Il professore non ci
aveva permesso di unirci alla festicciola di fine anno, quindi, mentre
gli
altri schiamazzavano e bevevano in corridoio, noi sudavamo, osservando
il cielo
limpido fuori dalle finestre spalancate, già immaginandoci
in costume su una
spiaggia.
Heles disegnava
assorta l’ennesima caricatura del professore, Cassiopea, di
solito assidua
ascoltatrice, sonnecchiava beata dondolando pigramente una gamba,
Petronilla,
invece, ascoltava la musica neanche troppo di nascosto.
Raffaele parlava a
bassa voce con Tiziano.
Non mi sforzai nemmeno
di origliare, ero troppo stanca e accaldata.
Guardai l’orologio,
mancava un minuto.
Posai gli occhi sulla
prima fila, nei quattro posti centrali, il Lato Oscuro si dileggiava in
tutt’altre occupazioni: Paola, giocava a tetris con il
cellulare di Gaia, che
ridacchiava stupidamente assieme ad Arianna, mentre Rachele,
stranamente, non
era intenta ad auto-compiangersi.
Attorno a me, anche il
resto della classe, era impegnato in attività evasive e, al
prof. pareva non
importare molto, anche lui era stufo di noi.
Tornai a seguire le
lancette sul quadrante: tre, due, uno...
Quando la campanella
suonò, tutti scaraventarono le loro cose negli zaini e si
precipitarono contro
la porta urlando, mentre il professore, sadico, ricordava ad alcuni
studenti
che si sarebbero rivisti di lì a breve ai corsi di recupero.
Io non ero fra quelli,
ho avuto la fortuna di trovare in casa dei validi aiuti: mia madre,
Kazuki, che
è laureata in filosofia, mio padre, Eugenio, dottore di
lettere antiche, mio
fratello Gregorio, il genio della matematica, e mia sorella Violante,
la maga
della traduzione.
Non sempre ho avuto
bisogno del loro aiuto, ma sapevo di poter contare su di loro
qual’ora mi fossi
trovata nei pasticci.
Meno di mezz’ora dopo,
eravamo seduti nel dehor di un bar: Raffaele, Petronilla, Heles,
Cassiopea,
Tiziano, Linda, Telemaco, Lavinia, Andrea (che, pur non frequentando il
Liceo
Classico con noi, si aggrega al nostro gruppo saltuariamente, essendo
molto
amico di Tiziano) ed io.
- Che facciamo dopo? –
chiese Linda.
- Gavettoni! –
esclamarono in coro Andrea, Cassiopea e Telemaco.
- Dove, però?
–
domandò Lavinia.
- Alla Zona H,
ovviamente! – rispose Petronilla, sbattendo un pugno sul
tavolo.
La
Zona H è un punto di ritrovo giovanile:
accanto ad una struttura pensata per
noi ragazzi, vi è un grande parco verde, l’unico
della città a non essere
frequentato anche dai bambini, perché privo di attrezzature
di sorta.
- Vieni anche tu,
Artemisia? – mi chiese Heles.
- Certamente – annuii
entusiasta, per poi dare un colpo di gomito a Raffaele.
- Tu ci sei, vero? – lui
sembrava non essersi accorto di nulla.
Il suo sguardo era
vacuo, perso da qualche parte, oltre il dehor.
- Ou! – esclamai,
dandogli un colpo più forte.
Lui trasalì.
- Chi, io? Ehm...
certo! – rispose arrossendo.
Lo guardai sospettosa.
Seguii il suo sguardo,
finchè non incontrai l’oggetto di tanta attenzione
visiva.
Di nuovo lei.
Arianna la Narcisa.
Assieme al resto del
Lato Oscuro, con rispettivi fidanzati al seguito, erano sedute ad un
bar
vicino.
Lei pareva non essersi
accorta di quello sguardo insistente.
M’incupii.
- Prendi questo! –
esclamò Telemaco, rovesciandomi addosso una bottiglia
d’acqua.
Mi voltai rapidamente
e mi ritrovai completamente fradicia: la mia bottiglie, invece, era
vuota.
Corsi alla fontanella
per fare rifornimento.
Linda dava di matto
perché qualcuno aveva osato bagnarle i capelli, Cassiopea
rincorreva Tiziano
con una bottiglia piena, Petronilla si arrendeva all’assalto
di Lavinia, mentre
Heles e Raffaele sedevano un po’ in disparte, per due ragione
diverse: la prima
stava, stranamente, disegnando, lui perché guai se si
sporcava i vestiti
puliti!
Nell’euforia generale,
era iniziata una battaglia fra tutti i ragazzi del parco, conoscenti e
non.
Pochi la osservavano
da lontano.
Notai che Raffaele
aveva lo sguardo languido e perso nel vuoto.
Ebbi un presentimento:
cercai attentamente fra le persona ai margini del campo di battaglia e,
ovviamente, avevo ragione.
Arianna la Narcisa,
Paola Quella che
si crede Figa, Gaia l’Oca Silenziosa e Calimero sedevano
appartate guardando
con disgusto i ragazzi che si bagnavano. Certamente il Lato Oscuro non
si
sarebbe mai abbassato a tanto.
Dovevo assolutamente
confidare i miei dubbi a qualcuno.
Linda era troppo
isterica, Petronilla e Lavinia si stavano affogando a vicenda, Heles
era troppo
vicina a Raffaele, quindi optai per Cassiopea.
Buttai gli occhi
attorno a me, ma non riuscivo a vederla.
Ispezionai
accuratamente il parco con gli occhi un paio di volte,
finchè la individuai
seminascosta da un albero.
Era con un ragazzo!
Rimasi di sasso: lei
ed io siamo sempre state le “timidine” del gruppo e
ora lei chiacchierava
allegramente con un perfetto estraneo. Non era da lei.
Non avrei mai
immaginato le conseguenze di quella giornata.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
" Ci sono delle attrattive che
possono essere ammirate solo da lontano"
(Samuel Johnson)
Appena terminato il pranzo,
afferrai i due cordless e mi chiusi in camera mia.
Dovevo fare due telefonate.
Abbiamo due linee, una per noi ragazzi e una per i miei genitori.
In quel momento mi servivano entrambe.
Su un telefono composi il numero di Cassiopea, sull'altro quello di
Heles.
Risposero contemporaneamente, le misi in vivavoce e posai i telefoni
uno di fronte all'altro sulla scrivania: era tempo di ricominciare le
nostre triple conversazioni.
- Ragazze, emergenza - annunciai.
- Che succede? -, Cassiopea era allarmata.
- Raffaele - dissi solamente.
- Ti riferisci agli occhi da pesce lesso? - ironizzò Heles.
- Non c'è nulla da ridere! - protestai.
Rimanemmo un attimo in silenzio.
- La situazione è più grave di quello che sembra
- proclamai.
**
- A che ora finiscono i
corsi di recupero? - chiesi a Raffaele, interrompendo il nostro ripasso
di matematica.
- A mezzogiorno - lui alzò i suoi grandi occhi azzurri dal
problema di geometria analitica.
Rimasi un attimo incantata a fissarli, poi mi riscossi.
- Ti va se dopo andiamo a mangiare qualcosa... tutti assieme? - cavoli!
Perchè avevo detto "tutti assieme"?!
- Perchè no... ora però torniamo a studiare -.
**
- In che senso "è più grave di
quello che sembra"? -
- Ma non avete visto come la guarda?! - ero fuori di me.
- Sei gelosa... - asserì Cassiopea.
- Concordo - convenne Heles.
- No! Non sono gelosa! Cioè... non importa! Qua si parla di
quella odiosa Narcisa! - stavo quasi urlando.
**
- Allora, vieni? -
domandò Tiziano a Raffaele, ci stavamo avviando verso un bar
per il pranzo.
- Non so ancora... -
- E cosa stai aspettando? Che il cielo ti illumini? - risi.
- No - arrossì lui.
**
- Lo so... quello dà fastidio anche a me... -
ringhiò Heles, che ha sempre odiato a morte il Lato Oscuro e
cerca di avere il minor contatto possibile.
- Dai ragazze, non siate così drastiche... in fondo,
sarà
anche narcisista, vanitosa ed egocentrica, però è
una
brava ragazza... - ecco la bontà di Cassiopea. Di sicuro
Arianna
non aveva fatto nulla per meritarselo.
- Cosa?! - esclamammo in coro Heles ed io.
- Dai Artemisia... magari non ti starà simpatica, ma devi
avere vedute più... -, Heles la interruppe.
- Se avere larghe vedute significa fare comunella con quella smorfiosa
mi rifiuto! -
**
- Ma che sta facendo? -
mi sussurrò Heles all'orecchio.
Arianna si stava specchiando nella bacheca degli avvisi e si ravvivava
i capelli.
- Oca - ringhiai fra i denti.
- Pensate di essere migliori? - era Raffaele, ci voltammo sbalordite.
- Come, prego? - il tono rabbioso di Heles lo colpì in pieno
viso.
- Dicevo solo che non dovreste essere così precipitose nel
giudicare - eccolo che si metteva sulla difensiva.
Codardo.
- Meno male che non ho debiti... sarebbe uno strazio passare anche
l'estate assieme a lei -, ringraziai mentalmente il cielo.
**
- Non ho detto questo! Su ragazze, non litighiamo... - ci
implorò Cassiopea, noi concordammo con lei.
- Insomma, perchè è così drastica la
situazione? -
- Ho un cattivo presentimento... - borbottai.
- Del tipo? -
- Del tipo che mi sento che si metteranno assieme presto... -
**
- Pronto? - era lui.
- Ciao Raf! Sono Artemisia, oggi allora vieni da me per matematica? -
gli chiesi conferma.
- Ehm... veramente c'è stato un imprevisto... -, i miei
sensi si erano allertati.
- Che genere di imprevisto? -
- Un'altra persona si è offerta di aiutarmi... - il suo tono
di
voce era quasi ridotto ad uno squittio, temendo la mia reazione, che,
infatti, non tardò ad arrivare.
- COSA?! Io ti ho sempre aiutato, mi sembra! Mio fratello ha cancellato
un impegno per le tue stupide ripetizioni! - sbraitai nella cornetta.
- Lo so... chiedo scusa... -, sarà meglio, pensai.
- Comunque, chi è questo fantomatico genio dei numeri? -,
ero particolarmente scettica.
- Arianna -, rimasi di sale.
- La Svampita Narcisa? Quella?! - ero offesa, anzi indignata, anzi
incazzata nera!
- Sua cugina è una professoressa di matematica... -
tentò di difendersi, riattaccai.
**
- Come mai? - domandò Cassiopea, che si fidava
poco del sesto senso, era una pura empirista.
- Non hai visto con che intensità la fissava lui? Ancora un
po' e le perforava la schiena... -
- In effetti... e poi considera il fatto che lei, a fine agosto, ha
lasciato il suo ragazzo... - ci ricordò Heles.
- Grazie, ora sì che sto meglio... -
- Scusa, espongo solo i fatti! -
- Comunque, secondo me è esagerato fare tutte queste
congetture - ancora l'animo empirista di Cassiopea.
- Già, magari lei non se lo fila... - Heles tentava di darmi
false speranze.
- Col cavolo! Quella aspetta solo che lui le metta una mano sotto la
minigonna e poi... - sbuffai.
**
Non potevo fare a meno
di guardarlo.
Mentre scriveva, i suoi meravigliosi occhi scorrevano lungo le righe, e
un riccio ribelle gli ricadeva sulla fronte.
Era bello. Anzi, di più.
- ... quindi se conosco le coordinate del centro, mi basta applicare la
formula con... Ehi! Mi stai ascoltando? - mi domandò
all'improvviso.
Mi svegliai rapidamete dai miei sogni ad occhi aperti.
- Sì, scusa! certo che devi applicare quella formula, x meno
la
x del centro... -, lui mi interruppe, dicendo che la sapeva.
- Le ho studiate tutte a memoria, dalla prima all'ultima - il suo tono
era disgustosamente pomposo.
Non potevo fare a meno di volergli bene.
**
- Non scadiamo nel volgare! -, Cassiopea ci
riportò sulla retta via.
- Okay, va bene, siamo razionali... Punto primo: lei non ha
più
un ragazzo; punto secondo: lui le sbava dietro da tre mesi; punto
terzo: lei è un'allupata schifosa, che già gli
faceva il
filo quando era ancora fidanzata, poi ora che s'è mollata...
alè! -, Heles scoppiò a ridere.
- E' una tragedia... - scossi il capo, depressa.
- Calmati Artemisia, respira, ecco brava... Punto primo: loro NON
stanno insieme; punto secondo: lei NON è un'allupata
eccetera;
punto terzo: lui si stuferà prima che lei se ne accorga -
sentenziò Cassiopea.
- Mi spiace Cassy, ma ti devo dare contro, il punto secondo non mi
convince... -, ridacchiai.
Heles e Cassiopea si stavano azzuffando amichevolmente.
- Ragazze, dobbiamo restare unite. Nei momenti di difficoltà
l'unione fa la forza! -
- Brava Temi - si congratulò Heles, scegliendo accuratamente
le
parole. Lei ed io ci conosciamo sin dai tempi remoti e beati dell'asilo
e quello era il mio soprannome, perchè nessuno riusciva a
pronunciare il mio nome completo.
E, ovviamente, lo detesto.
- Allora, abbiamo appena stabilito di non irritarci... -
- Dai, scherzavo! -
- Tornando all'argomento fondamentale... se si mettessero assieme
dovremmo iniziare a frequentare il Lato Oscuro? - chiesi e
già
sentivo i brividi corrermi lungo la schiena.
**
- Cosa ci fa Miss
Stordimento qui? - sibilò Tiziano, appoggiandosi con un
gomito alla mia spalla.
- Parla con Raffaele -
Eravamo seduti sulle panchine fuori dal Classico.
Tiziano, Raffaele, Cassiopea, Heles, Petronilla, Lavinia, Linda,
Telemaco ed io.
Poi c'era LEI.
- Questo l'avevo capito, testona! Vorrei sapere chi le ha dato il
permesso di posare le sue chiappe narcisiste sulla NOSTRA panchina... -
il suo tono era sempre più scorbutico.
- Non ci arriva che stiamo sparlando di lei - ridacchiò
Heles,
che, quando c'era da sparlare del Lato Oscuro, era sempre in prima
linea.
- Raffaele sta ridendo ad una sua battuta! Ora le ho viste tutte... vi
prego, uccidetimi! - Petronilla si alzò e,con fare teatrale,
finse di trafiggersi lo stomaco con una spada.
Poi cadde a terra.
Scoppiamo a ridere.
- Che schifo! Alzati! Pensa a quanto germi ci sono lì -
Linda era sconvolta.
- Vuoi vedere? - Petronilla le avvicinò una mano al viso,
lei sobbalzò, tentando di scansarla.
**
- Col cappero! Piuttosto mangio una merda -
sentenziò Heles.
- Okay, nemmeno io ne sono entusiasta, ma da lì a mangiar
feci... -, noi ridemmo. Cassiopea era sempre così fine.
- Io non ho nessuna intenzione di fare comunella con Adelina e
Guendalina Bla-bla -, rispettivamente Paola e Gaia.
- E nemmeno con Calimero! -
- Oddio! Quanto odio Rachele? Doveva nascere all'epoca delle
persecuzioni cristiane, almeno la crocifiggevano e poteva fare la
martire sul serio, per una volta! -
- Seriamente, non credo che se si mettessero assieme i nostri gruppi si
unirebbero -, beato empirismo...
- Sarebbe un'utopia! Non stà nè in cielo
nè in terra! - esclamai risoluta.
- Infatti... siamo troppo diversi... -
- Comunque, temo che se Raffaele si mettesse con Arianna, potrebbe
dimentiicarsi di
noi - avevo usato il plurale, ma il mio timore era che si dimenticasse
di me.
**
Speriamo
che anche
questo capitolo vi piaccia e promettiamo che aggiorneremo presto!
Ringraziamo
coloro
che hanno recensito e che hanno messo la storia fra le preferite o
seguite!
A
presto^^
Fabi
e Ele
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
"C'è un tempo
giusto per andarsene, anche quando non si ha un posto dove andare"
(Anonimo)
- Cosa abbiamo alla prima ora? - domandò affannato Telemaco,
che
era appena arrivato e aveva lanciato il suo zaino oltre il banco.
- Matematica - gli rispose prontamente Cassiopea.
- Porca... -, iniziò a frugare nella cartella.
- Ecco... lo sapevo! L'ho scordato -
- Tanto oggi interroga -, alla rivelazione di Heles la bocca e gli
occhi gli si spalancarono contemporaneamente.
Per lui non era un sollievo.
- Te ne sei dimenticato? - lo rimproverò Cassiopea.
- Più o meno... -
- Abbiamo le giustifiche - ci ricordò Tiziano, noi annuimmo.
- Oh sì! - esultò.
Era la prima ora del sabato mattina.
La prima settimana di scuola era volata via.
Dopo aver conosciuto due nuovi professori, il programma era
ricominciato, senza perdite di tempo.
Così ci ritrovavamo già sommersi di
interrogazioni e compiti.
La seconda campanella suonò e noi ci sedemmo controvoglia.
Il sabato non era molto leggero... due ore di matematica, greco e, per
concludere in gloria, educazione fisica!
Quando entrò la professoressa scattamo in piedi.
Era stranamente allegra.
Tiziano si girò erso di noi, con occhi sbarratti.
- Secondo voi cosa si è fumata? -, Raffaele gli fece segno
con una mano di stare zitto.
- Scusi Mister Perfettino - borbottò Tiziano risentito.
- Buongiorno cari - la professoressa ci rivolse un sorriso
smagliante.
Il sorriso dello squalo.
Noi ci guardammo inquieti.
- Com'è andata la settimana? Qualcuno ha già
preso un'insufficienza? -, rise.
- Vecchia strega - borbottò Heles.
Scuotemmo la testa.
- Ah sì! Io! - esclamò Petronilla alzando la
mano, sorrideva.
Era stata interrogata di letteratura latina a sorpresa il giorno
precedente. Se l'era cavata con un cinque e mezzo.
- Ah Ricci! Siamo alle solite! -, la professoressa, nonostante il
rimprovero, continuava a sorridere.
- Ora vediamo chi altri si classifica per l'insufficienza - il sorriso
da squalo si allargò.
Rabbrividimmo.
Le nostre mani scattarono in aria contemporaneamente con un coro di
"giustifico!".
E così ci eravamo bruciati le nostre possibilità
di salvezza per il resto del quadrimestre.
Le uniche a non alzare la mano, furono Linda e Cassiopea.
Nessuno di noi si
stupì, e a
quanto pareva, nemmeno la professoressa, che con un sospiro rassegnato
si
accasciò sulla sedia facendo un cenno a Cassiopea.
Lei si
avvicinò alla lavagna,
torturandosi un filo scucito della maglia. Noi la incoraggiammo da
posto con un
sorriso; Linda intanto stava ripetendo come un mantra tutte le formule
che si
era imparata a memoria, cercando di ignorare il crescente senso di
angoscia.
Giuro che mi sforzai
di seguire
il problema di Cassiopea, ma cinque minuti e qualche iperbole dopo, i
miei
occhi si erano spenti e la mia bocca era piegata in una strana smorfia.
Ormai
irrimediabilmente
distratta, mi soffermai ad analizzare le espressioni dei miei compagni;
Heles
copiava il problema diligentemente, Tiziano e Raffaele avevano la mia
stessa
espressione stralunata, così come Petronilla, Linda invece
aveva assunto una
strana espressione combattiva.
Il rapporto tra lei
e Cassiopea
era sempre stato molto controverso: passavano da momenti idilliaci a
momenti di
silenzi rancorosi; nessuno avrebbe mai detto che erano molto legate,
eppure era
così. Da ben tre anni condividevano quasi tutto, come
sorelle, tra alti e
bassi. Odi et amo avrebbe detto Lavinia...sorrisi
tra me e me, pensando a
cosa stava facendo lei in quel momento, nella classe accanto.
In quel momento la
professoressa
trillò contenta: - Brava Cantalupo! Molto bene! 10!
–
Cassiopea
arrossì e tornò a
posto, ringraziando.
Linda si
alzò, con una strana
scintilla negli occhi...
**
Anche
quella sera Linda aveva uno scintillio sinistro negli occhi, mentre
ridendo
come una folle urlava: - Distruggiamoli!!!!!!! -
Sedute
attorno al tavolo della cucina di Heles, una decina di persone
ammassate le une
sulle altre giocavano a Risiko. Linda e Andrea erano i verdi, Telemaco
e
Petronilla i viola, Cassiopea e Raffaele i neri, Lavinia ed io le
armate rosse, mentre Heles eTiziano giocavano con i blu. Erano rimasti
in gara solo i
verdi e i neri, in una lotta all’ultimo sangue. Sbuffai
sonoramente, mentre
cercavo di respirare in mezzo a tutta quella confusione.
Era
una calda sera d’agosto, senza nuvole e senza vento, con le
stelle
particolarmente.
Ci
eravamo ritrovati tutti per festeggiare il compleanno di Raffaele,
diciassette
anni appena compiuti. Gli avevamo organizzato una festa a sorpresa,
riuscita
con successo.
Heles,
alias sua cugina, aveva messo a disposizione la casa. Quella sera
Raffaele era
felice come non mai, tanto che aveva acconsentito a giocare a Risiko,
non prima
di essersi divorato tutto il pane e nutella messo a disposizione per
merenda.
Mi
alzai dal tavolo e uscii in giardino a prendere un po’
d’aria, incurante delle
zanzare.
Heles
abitava in una bella villetta a due piani, con un grande prato sul
davanti;
spesso e volentieri ci approfittavamo della sua ospitalità.
Lavinia
e Petronilla mi raggiunsero a breve, e in silenzio ci coricammo sul
prato a
guardare le stelle. Io pensavo con una serenità ed una gioia
incredibile alla
giornata appena trascorsa.
Dopo
un’estate passata separati, dopo svariati litigi, perdite e
nuovi acquisti,
gelosie e incomprensioni, era un sollievo vedere che eravamo sempre
noi.
Oddio, non proprio gli stessi di sempre, ma riuscivamo ancora a passare
una
giornata assieme senza stancarci, senza pensare troppo a cosa avremmo
scoperto
il giorno dopo, semplicemente perdendoci nel nostro mondo.
Vidi
l’espressione serena di Petronilla, e mi pentii di non essere
riuscita a
sentirla per molto tempo, ma lei era così. Spariva e
riappariva a suo
piacimento, e con lei bisognava saper cogliere l’attimo,
perché l’istante dopo
era già sfuggita. In fondo a noi due andava bene
così, la sintonia c’era anche
dopo mesi di assenza. Lavinia ed io, invece, avevamo passato
l’estate insieme.
Eravamo quasi in contatto telepatico ormai; ogni giorno sfogavo con lei
le mie
piccole ansie e gioie quotidiane. Non sempre andavamo
d’accordo, ma in fondo
eravamo sempre affascinate l’una dall’altra; con
lei non c’era ragionamento
sprecato, sega mentale che non le avrei mai esposto, timore o sogno che
non le
avessi confessato, finendo per perderci ognuna nel labirinto dei
pensieri
dell’altra .
Anche
in quel momento potevo vedere le sue idee guizzare vivaci nella sua
intricata mente:
gli occhi fissi al cielo, un mezzo sorriso sul volto. L’unico
sottofondo era il
vociare degli altri in cucina, il
frinire delle cicale e di altri insetti ci cullava.
A
rompere il silenzio fu Lavinia: - Allora Temi, sei soddisfatta della
festa?-, sorrisi.
-
Sì
- dissi felice.
Osservai
i sorrisi delle mie due amiche allargarsi.
- Allora
tutto a posto con Raffaele... ?-, anche Lavinia e Raffaele si
conoscevano da
tempo, e avevo alcuni sospetti che lui le parlasse di cose che a me
teneva
nascoste.
Sospirai,
per poi annuire poco convinta.
Chiusi
nuovamente gli occhi, rilassandomi, quando.. - AHH ti ho presa,
bastarda! - gridò
Petronilla uccidendo una zanzara.
Sobbalzai, per poi
schiaffeggiarle un braccio.
-
Sei pazza! - urlai in preda alla tachicardia. Lavinia rise sotto i
baffi,
borbottando qualcosa sulla scarsa efficienza delle candele alla
citronella che
Heles aveva in giardino.
La
testa di Raffaele spuntò dallo spiraglio di luce proveniente
dalla cucina.
-
Che succede?? - chiese con tono a metà tra il preoccupato e
l’ironico.
- Niente!!
- urlammo in coro.
-
Voi non mi convincete... - disse con tono inquisitorio, ma poi scosse
il capo e
rivolgendoci un sorriso, tornò dentro.
Petronilla
e Lavinia si alzarono e io le seguii. All’interno la
battaglia infuriava.
-
Abbiamo conquistato l’Europa!! - Andrea era entusiasta;
Lavinia roteò gli
occhi.
-
Dai, dai Raffaele tira tu! - Cassiopea era agitatissima.
- E
perché io?? - disse lui cercando di tirarsi indietro.
-
Perché
sei fortunato, no?! –
- Ah,
dimentichi che sono anche affascinante, intelligente, raffinato,
elegante... -,
Telemaco rise sfacciatamente e i due finsero di azzuffarsi.
In
quel momento il gatto di Heles, che assisteva allo spettacolo dal
divano,
spaventato, soffiò e schizzò sul tavolo alla
velocità della luce, travolgendo
le armate dei due eserciti.
-
Noooooooooooooooooooooooooooooooo!!
- urlarono Linda e Raffaele.
-
Bè,
in questo caso direi che abbiamo vinto noi” asserì
tronfio Andrea.
- Oh
no! - scattò in piedi Cassiopea - La partita finisce in
parità! -.
Scoppiò
un putiferio, e io mi tolsi appena in tempo, lasciandomi cadere sul
divano.
Faceva
caldo, i miei amici urlavano e io avevo perso la più grande
partita di Risiko
della storia, ma non mi importava.
Sotto
tutte le gocce di sudore e la pelle accaldata, il mio cuore batteva a
ritmi
sfrenati. Le cose con Raffaele andavano bene, con gli altri anche
meglio e
finalmente sembrava che per tutti ci fosse un po’ di
serenità. Scrutai Cassiopea
attentamente, notando quanto fosse cambiata durante l’estate.
Quel famoso
giorno in Zona H, aveva conosciuto il suo primo grande amore, e a
giudicare
dalla sua espressione felice, le cose andavano alla grande; certo, lei
si era
allontanata molto dal nostro gruppo, richiamata dagli ormoni e dal
cuore, ma
guardandola adesso non sapevo dire se era un bene o un male.
Era
passata da tenero bruco e timido bozzolo a splendida ed estroversa
farfalla; un
po’ mi mancava il suo lato “bruco”, mi
aiutava a farmi sentire meno sola in
quella mia inesperienza mista a timidezza, ma ero felice per lei.
Mentre
il mio sguardo vagava sui miei amici, mi accorsi che mancava una
presenza per
me fondamentale.
Mi
alzai in piedi, con l’intenzione di cercarlo. Lavinia mi
guardò, combattuta, ma
poi mi lasciò andare; anche lei sperava come me che quella
fosse la mia
grande occasione.
Nessuno
si accorse che mi ero alzata, tutti erano impegnati ad azzuffarsi. Una
volta
uscita, nel silenzio del corridoio, tesi l’orecchio. Sentii
un rumore di passi
poco più avanti.
Conoscevo
la casa di Heles come se fosse la mia. Ci avevo praticamente passato
l’estate,
presentandomi quando volevo e nei momenti meno opportuni.
Mentre
seguivo Raffaele pensavo a quanto fosse sbagliato quello che stavo
facendo.
Pedinare il proprio migliore amico non mi sembra una cosa comune.
Eppure
io non potevo non seguirlo.
Non ero
altro che un piccolo satellite, come la Luna,
e lui è la mia Terra, e mi attira con forza a sé.
Lui
probabilmente nemmeno lo sospetta.
In
questa situazione, nulla andava per il verso giusto...avrei rovinato
tutto, lo
sapevo...
Il
mio stomaco si ribellava, mentre, al buio, seguivo la sua ombra fino
alla
lavanderia.
La
porta si chiuse.
Non
si era ancora accorto di me. In tutti i sensi.
Siamo
migliori amici da molto, ma da poco mi ero accorta di quanto i miei
sentimenti
fossero diversi. Quanto bastava un sorriso a cambiarmi la giornata. Una
telefonata. Un abbraccio. Una risata. Mi sono ritrovata a donarmi a lui
anima e
corpo. Ad essere come lui mi voleva. Per qualche mese ho anche sperato,
gioendo
quando vedevo il suo sguardo cercarmi, quando le sue mani gentili si
posavano
sulle mie, quando cercava la mia approvazione, il mio consenso.
Illusa.
Da
mesi ormai non mi considerava più come un tempo.
Gli
sguardi ora erano piuttosto indifferenti, oppure sempre fissi
sull’orizzonte,
come se si aspettasse di vedere qualcuno sbucare
all’improvviso.
Le
carezze e gli abbracci scomparsi, e la nostra amicizia, quella che era
iniziata
in maniera piuttosto turbolenta, si era consolidata.
Mi
sentii gelare pensando a quello che stavo per rovinare. Saremmo tornati
amici
in caso di un suo rifiuto?
Respirai
a fondo, abbassando la maniglia della porta, poi entrai, nascosta
dall’ombra.
Lui era girato di spalle, la voce ridotta ad un sussurro.
-
Ciao - disse con
tono dolce.
Per
un breve secondo, pensai che mi avesse vista, poi scorsi il cellulare
stretto
nella mano.
- Mi
dispiace per non aver risposto alla tua chiamata prima, ma ero con gli
altri...mi hanno organizzato una festa a sorpresa! -, il tono ora era
gioioso.
-
Sì,
sì... mi sono divertito! Peccato che tu non ci fossi... -.
Il
mio cuore mancò un battito.
- Mi
manchi anche tu, Arianna... buonanotte, un bacio! –
Nemmeno
nel più bello dei miei sogni lui aveva usato quel tono con
me. Sentii qualcosa
di bagnato scorrermi lungo il viso. Poi accadde tutto in un attimo.
Lui
chiuse la comunicazione e si voltò di scatto. Io non feci in
tempo ad
andarmene. Tra le lacrime vidi l’espressione prima stupita
poi furiosa di
Raffaele. Come una codarda tentai di scappare.
Raffaele mi afferrò
violentemente il polso, mentre io tentavo di uscire dalla lavanderia.
Lui, però, sbattè con
violenza la porta, intrappolandomi con lui.
- Cosa credevi di
fare?! – urlò furibondo.
- Non ti vedevo... ero
preoccupata per te... – le parole mi uscirono come un
sussurro.
- No, tu mi stavi
spiando! Devi farti una vita tua! -, le sue urla mi ferirono.
Mi voltai di scatto e
aprii la porta.
Vidi che in corridoio
c’erano Heles, Lavinia e Tiziano, attirati dalle urla, i loro
sguardi erano
preoccupati.
Heles mi afferrò per
un polso, lo stesso che mi aveva preso con forza Raffaele, e mi
trascinò verso
di lei, mentre Tiziano entrava in nella stanza per parlare con Raffaele.
Seguii le due ragazze
fino alla stanza di Heles: ogni superficie era ricoperta di foto o
disegni.
Ci sedemmo sul letto.
- Cosa è successo? Ci siamo
preoccupati quando abbiamo sentito il
rumore e le urla… - disse Lavinia.
Non risposi, ero ancora scioccata.
Heles mi scrollò.
- Cos’ha combinato
quell’impiastro di mio cugino? -
- Parlava al telefono... – risposi,
non avevo ancora recuperato la
voce.
- Bene, parlava al telefono, e... –
m’incoraggiò Lavinia.
Sospirai.
- Era al telefono con Arianna... -, loro due
mi guardarono a bocca
spalancata.
- Sì, ed era dispiaciuto che non ci
fosse anche lei alla sua festa -,
se possibile, le loro bocche si spalancarono ancora di più.
- Quella brutta stronza! –
esclamò Heles, balzando in piedi.
- Cavoli, lo sapevo che stava succedendo
qualcosa fra quei due... –
disse Lavinia scuotendo il capo.
A me non importava nulla, in quel momento era
come se tutto si fosse
fermato.
Il tempo in quella lavanderia si era congelato
sulle sue parole...
“Sì, sì... mi sono divertito!
Peccato che tu
non ci fossi...”
Grazie
ancora a tutti coloro che hanno seguito la storia fin qui o che hanno
recensito!
Per
pazzafuriosa92: non ti preoccupare per il grande numero di
personaggi... con l’avanzare
dei capitoli si definiranno meglio le loro psicologie e non tutti i
personaggi
saranno sempre presenti allo stesso momento! Riusciremo a gestire tutto
al
meglio ;)
Il
quarto capitolo arriverà il prossimo weekend
perché la scuola chiama!
A
presto^^
Ele&Faby
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
APOLOGIA
DEL QUARTO CAPITOLO
Chiediamo
umilmente perdono per questo ritardo, ma eravamo davvero occupate con
le scuola!
Spero
vogliate perdonarci e continuare ad avere fiducia in noi!
Continuate a seguire le avventure dei nostri personaggi^^
****************
"You can't feel anything, that
your heart don't want to feel"
Broken Strings - Nelly
Furtado&James Morrison
Settembre
stava per cedere il passo ad ottobre, quella mattina ne era una
prova.
L’aria, gelida e cristallina, mi feriva le braccia e il volto
mentre correvo.
L’mp3 acceso, stavo ascoltando una canzone degli ABBA ....gimme
gimme gimme a man after midnight...mi aprii in un ghigno per
la scelta “casuale” del brano.
Una leggera coltre di nubi copriva il cielo, in uno strano gioco di
luci e ombre. Respirai, mentre il mio cuore continuava a battere a
ritmi esagerati.
Io odiavo correre.
Cercai di regolarizzare il respiro. Maledetta campestre.
Mi ritrovai a elencare cento e più motivi per cui odiavo i
mille metri.
Uno: Mai, e dico mai, era capitato in quegli anni che la corsa venisse
fatta in un giorno di sole con una temperatura accettabile.
Due: il mio tempo non era mai stato sotto i sei minuti (tempo che
garantiva a mala pena la sufficienza).
Tre: le mie amiche erano molto più veloci. Molto. Ogni anno
io e Cassiopea finivamo per correre insieme, arrivando ultime.
Avrei potuto andare avanti all’infinito, ma decisi di
concentrarmi, determinata a non morire.
Cassiopea arrancava una cinquantina di metri più indietro,
Heles invece guidava il codazzo di ragazze. I maschi stavano
affrontando il rettilineo finale, correndo come forsennati verso una
piccola piazzola dove la prof ci attendeva con il cronometro in
mano.
Tiziano e Telemaco erano in testa; Raffaele
chiudeva la fila insieme ad un altro mio compagno. A breve distanza
Petronilla faceva ondeggiare la sua coda di cavallo, a tempo di musica.
Sembrava quasi non accorgersi dello sforzo fisico. Linda
affiancò Heles e le due si lanciarono in una sfida (o
meglio, corsa) all’ultimo sangue.
Tutte le altre seguirono il loro folle esempio. Digrignai i denti
quando anche il lato oscuro, compatto come sempre, mi
sorpassò.
Era tempo di reagire.
Strinsi i pugni, sbattendomene dei muscoli che tiravano e
dell’aria gelida che mi perforava i polmoni.
I miei occhi lampeggiarono quando vidi Arianna staccarsi dalle altre e
affiancare Linda, tentando( invano, per la mia somma gioia) di
superarla.
Ero a pochi passi dal traguardo, quando Arianna e Raffaele si diedero
il cinque, sorridendo accaldati. Le mie gambe scattarono, permettendomi
di arrivare prima del Lato Oscuro.
Tiziano applaudì, Telemaco mi diede un pugno sulla spalla.
Lo guardai male, sibilando qualcosa sui miei poveri muscoli.
Finalmente anche Cassiopea arrivò, stravolta,
all’agognato traguardo.
Nello
spogliatoio femminile l’aria era impregnata di varie
fragranze di deodorante. Un
miscuglio veramente poco piacevole.
-
Basteremmo noi per allargare il buco nell’ozono! –
disse Heles ridendo.
–
Puzzo di arbre magique! – affermai sconvolta.
Le altre scoppiarono a ridere.
– Guardate i miei capelli!- esclamò
Linda, inorridendo. Noi alzammo gli occhi al cielo.
I suoi capelli, piastrati la sera prima per l’occasione,
erano tornati alla loro forma originaria: mossi e crespi.
Interruppi il flusso delle sue lamentele, chiedendole dove aveva
prenotato.
– Alle Vele!- rispose lei soddisfatta. Noi annuimmo, contente
della sua scelta.
Uscimmo dallo spogliatoio, raggiungendo i ragazzi che, molto
gentilmente, ci avevano aspettato.
Stavano confabulando tra di loro, e quasi non si accorsero di noi.
Tossicchiai nervosamente, catturando la loro attenzione.
– Oh ci siete finalmente!- esclamò Raffaele,
aprendosi in un sorriso.
– Noi stavamo giusto parlando di stasera- continuò
– Telemaco ha prenotato agli Archi! -.
- COOOSA!?IO ho prenotato alle Vele – urlò Linda
furibonda.
Tutti noi ci guardammo perplessi.
– IO dovevo prenotare!- ribatté Telemaco.
– Tu?!Tu?!Ma cosa dici?!L’hanno detto a me, io
dovevo occuparmi della prenotazione!Quindi andiamo alle Vele, punto e
basta!- Linda era rossa per la foga con cui rispondeva.
Stavamo dando spettacolo, mentre percorrevamo la strada che ci avrebbe
riportati a scuola.
- Eh no!Io ho prenotato agli Archi!Quindi andiamo agli Archi!- disse
Telemaco, cercando un briciolo di calma.
– Ragazzi, io propongo una votazione democratica- intervenne
Cassiopea.
– Vele- disse sicura Heles.
– Idem!- esclamammo in coro Cassiopea, Linda ed io.
– Mi dispiace amico- disse Raffaele unendosi a noi.
Linda ghignò soddisfatta, mentre Telemaco stringeva i pugni.
La ragazza dai capelli crespi si avvicinò ad una macchina
argentea nel parcheggio della scuola.
- A stasera, caro - sillabò,
uscendo teatralmente di scena.
Davanti all'anta spalancata dell'armadio, rimasi immobile per alcuni
minuti, fissando inebetita i miei vestiti.
Che schifo.
Detesto prepararmi per uscire. E' snervante.
Decisi di chiamare per chiedere consiglio illuminato: dovevo
assolutamente fare colpo su Raffaele, era una questione vitale.
- Pronto? - la voce squillante di Lavinia riempì la cornetta.
- Hola! - esclamai, pronta ad esporle i miei drammi esistenziali.
- Immagino che tu mi abbia chiamata per un consiglio edonistico, vero?
- ridacchiò.
E brava la mia amica.
- Ecco, sì... -
- Allora, niente di esageratamente sexy, tipo filo del tanga che esce e
tette sul tavolo, però un paio di tacchi e una maglietta
aderente... -
- Non aveva intenzione di mettermi un tanga... anche perchè
non ce l'ho - la rimbeccai.
- No, sul serio, perchè non metti la camicia viola? Ti sta
da dio -
- Mm - mi limitai a rispondere, prendendola dalla gruccia.
- E i pantaloni neri, con i tacchi neri ovviamente -
- Mm -
- Sei ancora viva? - mi chiese preoccupata per i miei mugugni.
- Certo, grazie mille cara! A dopo -, senza darle il tempo di replicare
staccai la cornetta.
Mi era tornato di nuovo il sorriso.
Mi vestii rapida, poi guardai i capelli.
E mi venne da piangere.
Erano storti, arruffati, mezzi lisci e mezzi mossi, non avevano nessun
senso!
Era tempo di ascoltare le sagge parole di un altro guru.
Optai per Cassiopea, in queste cose Heles era completamente inutile, il
suo motto era "chissenefrega, io esco come cazzo mi pare".
- Pronto? -
- Sono io, aiuto! - dissi con tono teatrale.
- Spara -
- Capelli. Schifo. Che faccio? -
- A lui piacciono lisci... - disse Cassiopea, sentii il mio stomaco
fare un piccolo balzo.
Aveva ragione.
- Ma come fai a sapere che... -, mi bloccò.
- Se fosse una sera qualunque non ti importerebbe così tanto
dei capelli - mi fece notare, immaginai stesse sorridendo.
- Giusto, grazie mille, vado a bruciarmi i capelli, ci vediamo dopo! -
Corsi in bagno e attaccai la piastra, poi mi spazzolai le lunghe
ciocche.
- Cerchi di restaurarti? - rise mia sorella entrando in bagno.
Le feci una linguaccia.
Lei iniziò a spogliarsi e aprì l'acqua della
doccia.
- E' per quel cretino, vero? - mi chiese prendendo l'accappatoio.
- Già -
- Non rimanerci male... se ti rifiuta ci perde solo lui -, non mi
sentivo per niente meglio.
- Lascia perdere... tanto mi rifiuterà di certo -
- Finchè non glielo confessi apertamente c'è
sempre un
bagliore di speranza -, Violante entrò dentro la doccia.
- Col cavolo - dissi, afferrando di scatto la piastra.
Alle otto precise ero in Piazza del Mercato, sotto l'antico orologio,
accanto al municipio, da sola.
Heles avrebbe esclamato "Capperini, che nervoso!".
Io non mi sentivo così pacata.
Sfregai nervosamente le mani una contro l'altra.
Ripassai mentalmente il piano per quella sera: pizza, giro fra le
piazze per sentire un po' di musica, forse pub e poi...
- Ciao! Sei sola? -, Telemaco aveva appena interrotto i miei pensieri,
Meglio.
- Già... siete dei ritardatari - lo rimproverai
amichevolmente.
In quel momento, però, avrei preferito che qualcun'altro
fosse
stato più solerte, ma, d'altronde, lui prendeva il pullman
assieme ad Heles.
- Stai benissimo - disse osservandomi, lo ringraziai e, mentalmente,
benedissi i miei guru illuminati.
- Anche tu, bella la camicia - ne indossava una blu scuro, molto
elegante.
- Ti sei piastrata i capelli? -, io annuii.
- Ti stanno davvero bene -, a quelle parole sentii la bocca dello
stomaco chiudersi lentamente.
Lui non se ne sarebbe accorto.
- Li odio - brontolai, scostandomi il ciuffo dalla fronte.
- Allora perchè li hai lisciati? -
- E' una lunga storia... - icrociai le braccia, la mia espressione era
inequivocabile: non ho intenzione di parlarne, mi spiace.
- Ci sono Cassiopea e Tiziano - disse indicando un punto dall'altra
parte della piazza.
Cassiopea indossava un paio di jeans, stivali neri e una giacchetta
viola, Tiziano vestiva completamente di nero e portava la cravatta.
- Buonasera Madamigella - disse il ragazzo prendendomi un polso e
facendomi il baciamano, scoppiai a ridere.
- 'Sera Messere - simulai una riverenza.
- Sta sera è uscito di testa - Cassiopea fece una buffa
smorfia.
- Chi manca? - domandò Telemaco.
- Heles, Raffaele, Andrea e Lavinia -, al nome di Raffaele sospirai.
Sentivo che quella era la mia ultima occasione per fargli capire quanto
ci tenessi a lui.
Sapevo che quella sera sarebbe stata rivelatrice, nel bene o nel male.
E desideravo davvero fosse nel bene.
Ne andava della mia salute psicofisica.
- Parli del diavolo... - disse Telemaco e mi sentii male.
Erano Raffaele e sua cugina.
Heles, come al solito, indossava un paio di jeans sbiaditi e una felpa
colorata, i capelli corti che guizzavano in ogni direzione.
Lui: pantaloni neri, scarpe nere e camicia viola.
Stavo per avere un collasso.
Non era possibile.
Quando ci videro scoppiarono tutti a ridere.
- Ehi Temi! Ma che eleganza! - mi sorrise lui, ecco che mi squagliavo.
Abbozzai un sorriso intontito.
Svegliati, ragazza! Altrimenti qua finisce con un buco nell'acqua.
- Vi siete accordati? - Heles alzò un sopracciglio perplessa.
- Certo che no! - protestai a gran voce, ma non potei fare a meno di
sorridere dentro di me.
Senza farlo di proposito avevamo scelto la stessa combinazione d'abiti.
Ero stranamente felice, mentre constatavo quanto fossimo in sintonia.
Una volta arrivati anche Andrea, Linda eLavinia, i tre ritardatari, ci
spostammo alle Vele.
Il nostro tavolo era in un angolo, in fondo al locale, proprio accanto
ad una grande vetrata: avremmo mangiato in vetrina.
Mi affrettai a prendere posto accanto a Raffaele e Lavinia, mentre
davanti a me sedevano Heles, Telemaco e Cassiopea.
Un giovanotto prestante e decisamente attraente ci consegnò
consunti menù neri con un gran sorriso.
- Che gnocco - constatò Lavinia.
Quella sera non mi sentivo particolarmente originale, così
optai per un classico: la margherita.
Raffaele stava sfogliando il menù, lo faceva sempre, anche
se, alal fine, ordinava la solita margherita.
Taccagno e banale.
Dopo qualche minuto, il cameriere-simil bagnino di Baywatch ci aveva
portato le nostre bevande.
- Per chi è la coca-cola media? - domandò lui,
sollevando il bicchiere.
- Mia -, Linda alzò la mano, ma così facendo
urtò
il braccio del ragazzo e, inevitabilmente, la bevanda le
scolò
lungo la schiena.
Il fato volle che quella sera indossasse un bellissimo vestito nero,
che davanti offriva una moderata veduta, ma dietro celava una profonda
scollatura.
Vedemmo tutti il volto di Linda spalancarsi per la sorpresa, per poi
contorcersi in una smorfia: stava tentando di illudersi che mezzo di
bicchiere di coca-cola le fosse finito nella schiena.
Il cameriere-bagnino si allontanò balbettando scuse e
promettendo di tornare subito con un asciugamano.
Noi scoppiamo a ridere.
Linda si fece rossa in volto: la sua ira funesta stava per scatenarsi.
- Non c'è niente da ridere!! - urlò, sbattendo un
pugno sul tavolo.
- Dai Linda, non è così grave... si asciuga! -
tentò di consolarla Cassiopea.
- Asciuga un corno!! - sbraitò la ragazza fradicia.
- Eddai! Io mi sarei fatta rovesciare addosso qualunque cosa da lui -
ridacchiò Lavinia.
- E allora perchè non sei venuta al posto mio!?! -, stava
ormai dando di matto.
Per coronare il tutto, Raffaele le scattò un'imbarazzante
foto, tentava di tamponare la coca-cola aiutata dal cameriere.
A questo punto, Linda aveva raggiunto limiti di rabbia esorbitanti.
Si mise le mani fra i capelli e sbuffò.
- La mia piega non durerà ancora per molto... che serata
di...
-, l'imprecazione di Linda fu soffocata dall'esclamazione di Andrea.
- Ma quelle non sono le vostre compagne?! - indicò rapido il
vetro.
Ci girammo di scatto.
Eccole: Gaia Guendalina Bla-bla indossava un paio di pantaloni bianchi
con i tacchi alti, stessa mise per Paola Adelina che, però,
aveva aggiunto un orrendo fiocco colorato nei capelli, che faceva a
botte con il loro colore, Rachele Calimero un semplice paio di jeans e
una giacchetta grigia, e poi Arianna la Narcisa.
Indossava un vestito lungo fin sopra le ginocchia.
Era stupendo.
Ed era viola.
Cazzo.
Strinsi i pugni sotto al tavolo, finchè non sentii le unghie
conficcarsi nel palmo della mano.
Passando ci lanciarono un'occhiata di sufficienza. Ricambiammo.
Arianna, però, si soffermò ad osservare Raffaele,
poi i suoi occhi si spostarono sulla mia camicia.
E mi fulminò con lo sguardo.
Subito si voltò verso Adelina e Guendalina Bla-bla,
sussurrando qualcosa nelle loro orecchie.
Scoppiarono a ridere.
Dopo un'ultima sprezzante occhiata, sparirono dalla nostra visuale.
Mi voltai verso Raffaele.
L'ebete aveva ancora lo sguardo perso oltre il vetro, nelle pieghe del
vestito viola
di Arianna. Le sue guance si erano tinte di scarlatto.
Non feci fatica ad immaginare il corso dei suoi pensieri e quale punto
di quelle pieghe avesse risvegliato i suoi ormoni.
Come al solito il mio piano per attirare la su aattenzione era
naufragato miseramente, che nemmeno il Titanic, surclassato dal vestito
di Arianna, dai suoi tacchi, dalle sue gambe e dal suo volto o da
qualunque altra cosa che lui potesse trovare di bello in lei.
La scena mi veniva rubata di nuovo.
Mi ero persino piastrata i capelli per fargli un piacere e lui manco
l'aveva notato.
Che cretina.
E che cretino!
Finita la cena, ci tuffammo nel caos che invadeva le vie, di
solito tranquille, di Connemara.
Diversi artisti performavano nelle piazze, c'erano stand e giochi, luci
e suoni, che si perdevano nella frizzante aria di fine settembre.
Girovagammo senza meta fra le diverse attrazioni: sostammo in piazza
Cavour per ascoltare Vasco Rossi, Telemaco fece il broncio tutto il
tempo, finchè non ci spostammo dietro al Duomo, dove avevano
sistemato un piccolo palco per il karaoke. Io mi offrii per cantare e
proprio mentre salivo sul palco, applaudita dai miei amici, Telemaco si
unì a me.
Il ragazzo che gestiva il baracchino scelse un duetto: "Broken strings"
di Nelly Furtado e James Morrison.
Cantare è la mia passione: sin da piccola deliziavo i miei
parenti alle riunioni familiari con la mia voce.
Inoltre, da quando avevo sette anni, studio canto.
Anche Telemaco è un bravo cantante.
Ovviamente la mie esibizione non era solo per pur piacere personale:
dovevo assolutamente fare in modo che Raffaele concentrasse la sua
attenzione su di me.
Quando, tre minuti dopo, la canzone finì, scendemmo dal
palco circondati dagli applausi.
Mi guardai rapidamente attorno: Raffaele sembrava scomparso,
inghiottito dalla folla che si accalcava ovunque.
- Dov'è tuo cugino? - chiesi a Heles.
- E' appena andato via: sono arrivati i suoi amici di Sant'Anna, ha
detto che avrebbe fatto un giro con loro -.
- Ma... torna? - domandai angosciata.
- No, ha detto: ci sentiamo domani -.
Mentre io cantavo per farmi notare da lui, quello stronzo se ne andava
con i suoi amichetti stupidi.
Non era giusto.
Rimasi immobile per alcuni secondi: i miei occhi si appannarono a causa
delle lacrime.
A che serviva darsi tanta pena per ottenere solo le briciole?
Ah, mi avrebbe sentito!
Chiediamo ancora scusa per il ritardo e speriamo
che il capitolo vi sia piaciuto!
x pazzafuriosa92: per la prosa forbita ci
sarà tempo nel prossimo capitolo! Comunque ci fa piacere che
la storia continui a piacerti^^
By Fabi&Ele
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