Ci salverà la bellezza

di Alkaid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ci salverà la bellezza
Questa vuole essere una storia che racconta di un gruppo di amici. È una storia che può far ridere, piangere, riflettere, può permettere a qualcuno di voi lettori di rispecchiarsi in alcuni personaggi, oppure semplicemente per svagarsi.
Quando il testo è scritto normalmente, si sta narrando una vicenda presenta. Quando invece il testo è in corsivo, si fa riferimento a fatti già accaduti.
Speriamo che vi appassioni e vi coinvolga!
Fabi e Ele
 
 
Ogni riferimento a luoghi, persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
E quel “puramente” è puramente ironico!
 
 
 
CI SALVERA’ LA BELLEZZA
 
Ci salverà la bellezza”

La fissavo rapita: la professoressa gesticolava, parlando concitatamente con un gran sorriso. Quello che stava pronunciando era un discorso toccante sulla bellezza del mondo, dell’uomo e delle sue opere.
- Sapete qual era lo slogan della fiera del libro di Torino di due anni fa? -
Mi guardai attorno, nessuno pareva conoscere la risposta.
- Capperini!- sentii esclamare sottovoce da Tiziano, che evidentemente aveva un vuoto di memoria. Strano che Tiziano non lo sapesse, solitamente era piuttosto ferrato sul mondo dei libri.
La professoressa continuava a sorriderci - Lo slogan era: ci salverà la bellezza!- rispose.
Ci salverà la bellezza.
Aprii il diario e scrissi la frase in alto, fissandola per alcuni minuti.
Poi spostai lo sguardo alla mia sinistra.
Lo fissai insistentemente per alcuni minuti. Peccato che lui fissasse un’altra. Era un anno che la fissava.
Spostai di nuovo lo sguardo sulla frase scritta nel pagina di diario del 14 settembre. La voce della professoressa catturò nuovamente la mia attenzione.
- Allora ragazzi, secondo voi, cosa si intende per bellezza in questa frase?-
La mano cicciotta di Paola si alzò di scatto. Sapevo che stava per dire una stronzata. - La bellezza è quella degli uomini! - Io e i miei amici ci scambiammo uno sguardo eloquente, mentre nell’aula riecheggiava la risata fragorosa di Petronilla.
La professoressa la guardò con uno sguardo compassionevole, mentre le faceva notare che la bellezza esteriore non è l’unico tipo di bellezza che conta.
Tiziano si sporse verso di noi dicendo: - i suoi neuroni si sono suicidati mentre lei guardava uomini e donne! -.
Soffocammo le risatine.
- Qualcun altro ha qualche idea?-.
Ovviamente Cassiopea alzò la mano.      
- La bellezza è ciò che è importante per ognuno di noi -, il sorriso della professoressa si allargò.      
- Brava, hai centrato una parte della questione. Non è la bellezza vuota o scarna delle soubrette e dei calciatori, è quella bellezza che se ammirata ci riempie di calore, ci salva dai mali, dall’orrore e dal cemento della realtà. La bellezza è ciò che ciascuno di noi ama  -
Tornai a posare i miei occhi su Raffaele, che continuava a fissare la Narcisa della prima fila.  
Com’era potuto accadere?
 
 
CAPITOLO 1
 
Il vociare degli studenti festanti in corridoio era come un richiamo per noi, che, chiusi in un’aula oppressi dal caldo soffocante di giugno, stavamo lentamente sprofondando in uno stato comatoso.
Il professore non ci aveva permesso di unirci alla festicciola di fine anno, quindi, mentre gli altri schiamazzavano e bevevano in corridoio, noi sudavamo, osservando il cielo limpido fuori dalle finestre spalancate, già immaginandoci in costume su una spiaggia.
Heles disegnava assorta l’ennesima caricatura del professore, Cassiopea, di solito assidua ascoltatrice, sonnecchiava beata dondolando pigramente una gamba, Petronilla, invece, ascoltava la musica neanche troppo di nascosto.
Raffaele parlava a bassa voce con Tiziano.
Non mi sforzai nemmeno di origliare, ero troppo stanca e accaldata.
 
Guardai l’orologio, mancava un minuto.
Posai gli occhi sulla prima fila, nei quattro posti centrali, il Lato Oscuro si dileggiava in tutt’altre occupazioni: Paola, giocava a tetris con il cellulare di Gaia, che ridacchiava stupidamente assieme ad Arianna, mentre Rachele, stranamente, non era intenta ad auto-compiangersi.
Attorno a me, anche il resto della classe, era impegnato in attività evasive e, al prof. pareva non importare molto, anche lui era stufo di noi.
Tornai a seguire le lancette sul quadrante: tre, due, uno...
Quando la campanella suonò, tutti scaraventarono le loro cose negli zaini e si precipitarono contro la porta urlando, mentre il professore, sadico, ricordava ad alcuni studenti che si sarebbero rivisti di lì a breve ai corsi di recupero.
Io non ero fra quelli, ho avuto la fortuna di trovare in casa dei validi aiuti: mia madre, Kazuki, che è laureata in filosofia, mio padre, Eugenio, dottore di lettere antiche, mio fratello Gregorio, il genio della matematica, e mia sorella Violante, la maga della traduzione.
Non sempre ho avuto bisogno del loro aiuto, ma sapevo di poter contare su di loro qual’ora mi fossi trovata nei pasticci.
 
Meno di mezz’ora dopo, eravamo seduti nel dehor di un bar: Raffaele, Petronilla, Heles, Cassiopea, Tiziano, Linda, Telemaco, Lavinia, Andrea (che, pur non frequentando il Liceo Classico con noi, si aggrega al nostro gruppo saltuariamente, essendo molto amico di Tiziano) ed io.
- Che facciamo dopo? – chiese Linda.
- Gavettoni! – esclamarono in coro Andrea, Cassiopea e Telemaco.
- Dove, però? – domandò Lavinia.
- Alla Zona H, ovviamente! – rispose Petronilla, sbattendo un pugno sul tavolo.
La Zona H è un punto di ritrovo giovanile: accanto ad una struttura pensata per noi ragazzi, vi è un grande parco verde, l’unico della città a non essere frequentato anche dai bambini, perché privo di attrezzature di sorta.
- Vieni anche tu, Artemisia? – mi chiese Heles.
- Certamente – annuii entusiasta, per poi dare un colpo di gomito a Raffaele.
- Tu ci sei, vero? – lui sembrava non essersi accorto di nulla.
Il suo sguardo era vacuo, perso da qualche parte, oltre il dehor.
- Ou! – esclamai, dandogli un colpo più forte.
Lui trasalì.
- Chi, io? Ehm... certo! – rispose arrossendo.
Lo guardai sospettosa.
Seguii il suo sguardo, finchè non incontrai l’oggetto di tanta attenzione visiva.
Di nuovo lei.
Arianna la Narcisa.
Assieme al resto del Lato Oscuro, con rispettivi fidanzati al seguito, erano sedute ad un bar vicino.
Lei pareva non essersi accorta di quello sguardo insistente.
M’incupii.
 
- Prendi questo! – esclamò Telemaco, rovesciandomi addosso una bottiglia d’acqua.
Mi voltai rapidamente e mi ritrovai completamente fradicia: la mia bottiglie, invece, era vuota.
Corsi alla fontanella per fare rifornimento.
Linda dava di matto perché qualcuno aveva osato bagnarle i capelli, Cassiopea rincorreva Tiziano con una bottiglia piena, Petronilla si arrendeva all’assalto di Lavinia, mentre Heles e Raffaele sedevano un po’ in disparte, per due ragione diverse: la prima stava, stranamente, disegnando, lui perché guai se si sporcava i vestiti puliti!
Nell’euforia generale, era iniziata una battaglia fra tutti i ragazzi del parco, conoscenti e non.
Pochi la osservavano da lontano.
Notai che Raffaele aveva lo sguardo languido e perso nel vuoto.
Ebbi un presentimento: cercai attentamente fra le persona ai margini del campo di battaglia e, ovviamente, avevo ragione.
Arianna la Narcisa, Paola Quella che si crede Figa, Gaia l’Oca Silenziosa e Calimero sedevano appartate guardando con disgusto i ragazzi che si bagnavano. Certamente il Lato Oscuro non si sarebbe mai abbassato a tanto.
Dovevo assolutamente confidare i miei dubbi a qualcuno.
Linda era troppo isterica, Petronilla e Lavinia si stavano affogando a vicenda, Heles era troppo vicina a Raffaele, quindi optai per Cassiopea.
Buttai gli occhi attorno a me, ma non riuscivo a vederla.
Ispezionai accuratamente il parco con gli occhi un paio di volte, finchè la individuai seminascosta da un albero.
Era con un ragazzo!
Rimasi di sasso: lei ed io siamo sempre state le “timidine” del gruppo e ora lei chiacchierava allegramente con un perfetto estraneo. Non era da lei.
Non avrei mai immaginato le conseguenze di quella giornata.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
"Ci sono delle attrattive che possono essere ammirate solo da lontano"
(Samuel Johnson)
Appena terminato il pranzo, afferrai i due cordless e mi chiusi in camera mia.
Dovevo fare due telefonate.
Abbiamo due linee, una per noi ragazzi e una per i miei genitori.
In quel momento mi servivano entrambe.
Su un telefono composi il numero di Cassiopea, sull'altro quello di Heles.
Risposero contemporaneamente, le misi in vivavoce e posai i telefoni uno di fronte all'altro sulla scrivania: era tempo di ricominciare le nostre triple conversazioni.
- Ragazze, emergenza - annunciai.
- Che succede? -, Cassiopea era allarmata.
- Raffaele - dissi solamente.
- Ti riferisci agli occhi da pesce lesso? - ironizzò Heles.
- Non c'è nulla da ridere! - protestai.
Rimanemmo un attimo in silenzio.
- La situazione è più grave di quello che sembra - proclamai.

**

- A che ora finiscono i corsi di recupero? - chiesi a Raffaele, interrompendo il nostro ripasso di matematica.
- A mezzogiorno - lui alzò i suoi grandi occhi azzurri dal problema di geometria analitica.
Rimasi un attimo incantata a fissarli, poi mi riscossi.
- Ti va se dopo andiamo a mangiare qualcosa... tutti assieme? - cavoli! Perchè avevo detto "tutti assieme"?!
- Perchè no... ora però torniamo a studiare -.

**

- In che senso "è più grave di quello che sembra"? -
- Ma non avete visto come la guarda?! - ero fuori di me.
- Sei gelosa... - asserì Cassiopea.
- Concordo - convenne Heles.
- No! Non sono gelosa! Cioè... non importa! Qua si parla di quella odiosa Narcisa! - stavo quasi urlando.

**

- Allora, vieni? - domandò Tiziano a Raffaele, ci stavamo avviando verso un bar per il pranzo.
- Non so ancora... -
- E cosa stai aspettando? Che il cielo ti illumini? - risi.
- No - arrossì lui.

**

-
Lo so... quello dà fastidio anche a me... - ringhiò Heles, che ha sempre odiato a morte il Lato Oscuro e cerca di avere il minor contatto possibile.
- Dai ragazze, non siate così drastiche... in fondo, sarà anche narcisista, vanitosa ed egocentrica, però è una brava ragazza... - ecco la bontà di Cassiopea. Di sicuro Arianna non aveva fatto nulla per meritarselo.
- Cosa?! - esclamammo in coro Heles ed io.
- Dai Artemisia... magari non ti starà simpatica, ma devi avere vedute più... -, Heles la interruppe.
- Se avere larghe vedute significa fare comunella con quella smorfiosa mi rifiuto! -

**

- Ma che sta facendo? - mi sussurrò Heles all'orecchio.
Arianna si stava specchiando nella bacheca degli avvisi e si ravvivava i capelli.
- Oca - ringhiai fra i denti.
- Pensate di essere migliori? - era Raffaele, ci voltammo sbalordite.
- Come, prego? - il tono rabbioso di Heles lo colpì in pieno viso.
- Dicevo solo che non dovreste essere così precipitose nel giudicare - eccolo che si metteva sulla difensiva.
Codardo.
- Meno male che non ho debiti... sarebbe uno strazio passare anche l'estate assieme a lei -, ringraziai mentalmente il cielo.

**

- Non ho detto questo! Su ragazze, non litighiamo... - ci implorò Cassiopea, noi concordammo con lei.
- Insomma, perchè è così drastica la situazione? -
- Ho un cattivo presentimento... - borbottai.
- Del tipo? -
- Del tipo che mi sento che si metteranno assieme presto... -

**

- Pronto? - era lui.
- Ciao Raf! Sono Artemisia, oggi allora vieni da me per matematica? - gli chiesi conferma.
- Ehm... veramente c'è stato un imprevisto... -, i miei sensi si erano allertati.
- Che genere di imprevisto? -
- Un'altra persona si è offerta di aiutarmi... - il suo tono di voce era quasi ridotto ad uno squittio, temendo la mia reazione, che, infatti, non tardò ad arrivare.
- COSA?! Io ti ho sempre aiutato, mi sembra! Mio fratello ha cancellato un impegno per le tue stupide ripetizioni! - sbraitai nella cornetta.
- Lo so... chiedo scusa... -, sarà meglio, pensai.
- Comunque, chi è questo fantomatico genio dei numeri? -, ero particolarmente scettica.
- Arianna -, rimasi di sale.
- La Svampita Narcisa? Quella?! - ero offesa, anzi indignata, anzi incazzata nera!
- Sua cugina è una professoressa di matematica... - tentò di difendersi, riattaccai.

**

- Come mai? - domandò Cassiopea, che si fidava poco del sesto senso, era una pura empirista.
- Non hai visto con che intensità la fissava lui? Ancora un po' e le perforava la schiena... -
- In effetti... e poi considera il fatto che lei, a fine agosto, ha lasciato il suo ragazzo... - ci ricordò Heles.
- Grazie, ora sì che sto meglio... -
- Scusa, espongo solo i fatti! -
- Comunque, secondo me è esagerato fare tutte queste congetture - ancora l'animo empirista di Cassiopea.
- Già, magari lei non se lo fila... - Heles tentava di darmi false speranze.
- Col cavolo! Quella aspetta solo che lui le metta una mano sotto la minigonna e poi... - sbuffai.

**

Non potevo fare a meno di guardarlo.
Mentre scriveva, i suoi meravigliosi occhi scorrevano lungo le righe, e un riccio ribelle gli ricadeva sulla fronte.
Era bello. Anzi, di più.
- ... quindi se conosco le coordinate del centro, mi basta applicare la formula con... Ehi! Mi stai ascoltando? - mi domandò all'improvviso.
Mi svegliai rapidamete dai miei sogni ad occhi aperti.
- Sì, scusa! certo che devi applicare quella formula, x meno la x del centro... -, lui mi interruppe, dicendo che la sapeva.
- Le ho studiate tutte a memoria, dalla prima all'ultima - il suo tono era disgustosamente pomposo.
Non potevo fare a meno di volergli bene.

**

-
Non scadiamo nel volgare! -, Cassiopea ci riportò sulla retta via.
- Okay, va bene, siamo razionali... Punto primo: lei non ha più un ragazzo; punto secondo: lui le sbava dietro da tre mesi; punto terzo: lei è un'allupata schifosa, che già gli faceva il filo quando era ancora fidanzata, poi ora che s'è mollata... alè! -, Heles scoppiò a ridere.
- E' una tragedia... - scossi il capo, depressa.
- Calmati Artemisia, respira, ecco brava... Punto primo: loro NON stanno insieme; punto secondo: lei NON è un'allupata eccetera; punto terzo: lui si stuferà prima che lei se ne accorga - sentenziò Cassiopea.
- Mi spiace Cassy, ma ti devo dare contro, il punto secondo non mi convince... -, ridacchiai.
Heles e Cassiopea si stavano azzuffando amichevolmente.
- Ragazze, dobbiamo restare unite. Nei momenti di difficoltà l'unione fa la forza! -
- Brava Temi - si congratulò Heles, scegliendo accuratamente le parole. Lei ed io ci conosciamo sin dai tempi remoti e beati dell'asilo e quello era il mio soprannome, perchè nessuno riusciva a pronunciare il mio nome completo.
E, ovviamente, lo detesto.
- Allora, abbiamo appena stabilito di non irritarci... -
- Dai, scherzavo! -
- Tornando all'argomento fondamentale... se si mettessero assieme dovremmo iniziare a frequentare il Lato Oscuro? - chiesi e già sentivo i brividi corrermi lungo la schiena.

**

- Cosa ci fa Miss Stordimento qui? - sibilò Tiziano, appoggiandosi con un gomito alla mia spalla. 
- Parla con Raffaele -
Eravamo seduti sulle panchine fuori dal Classico.
Tiziano, Raffaele, Cassiopea, Heles, Petronilla, Lavinia, Linda, Telemaco ed io.
Poi c'era LEI.
- Questo l'avevo capito, testona! Vorrei sapere chi le ha dato il permesso di posare le sue chiappe narcisiste sulla NOSTRA panchina... - il suo tono era sempre più scorbutico.
- Non ci arriva che stiamo sparlando di lei - ridacchiò Heles, che, quando c'era da sparlare del Lato Oscuro, era sempre in prima linea.
- Raffaele sta ridendo ad una sua battuta! Ora le ho viste tutte... vi prego, uccidetimi! - Petronilla si alzò e,con fare teatrale, finse di trafiggersi lo stomaco con una spada.
Poi cadde a terra.
Scoppiamo a ridere.
- Che schifo! Alzati! Pensa a quanto germi ci sono lì - Linda era sconvolta.
- Vuoi vedere? - Petronilla le avvicinò una mano al viso, lei sobbalzò, tentando di scansarla.

**

-
Col cappero! Piuttosto mangio una merda - sentenziò Heles.
- Okay, nemmeno io ne sono entusiasta, ma da lì a mangiar feci... -, noi ridemmo. Cassiopea era sempre così fine.
- Io non ho nessuna intenzione di fare comunella con Adelina e Guendalina Bla-bla -, rispettivamente Paola e Gaia.
- E nemmeno con Calimero! -
- Oddio! Quanto odio Rachele? Doveva nascere all'epoca delle persecuzioni cristiane, almeno la crocifiggevano e poteva fare la martire sul serio, per una volta! -
- Seriamente, non credo che se si mettessero assieme i nostri gruppi si unirebbero -, beato empirismo...
- Sarebbe un'utopia! Non stà nè in cielo nè in terra! - esclamai risoluta.
- Infatti... siamo troppo diversi... -
- Comunque, temo che se Raffaele si mettesse con Arianna, potrebbe dimentiicarsi di noi - avevo usato il plurale, ma il mio timore era che si dimenticasse di me.


**

Speriamo che anche questo capitolo vi piaccia e promettiamo che aggiorneremo presto!

Ringraziamo coloro che hanno recensito e che hanno messo la storia fra le preferite o seguite!

A presto^^

Fabi e Ele





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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

"C'è un tempo giusto per andarsene, anche quando non si ha un posto dove andare"
(Anonimo)

- Cosa abbiamo alla prima ora? - domandò affannato Telemaco, che era appena arrivato e aveva lanciato il suo zaino oltre il banco.
- Matematica - gli rispose prontamente Cassiopea.
- Porca... -, iniziò a frugare nella cartella.
- Ecco... lo sapevo! L'ho scordato -
- Tanto oggi interroga -, alla rivelazione di Heles la bocca e gli occhi gli si spalancarono contemporaneamente.
Per lui non era un sollievo.
- Te ne sei dimenticato? - lo rimproverò Cassiopea.
- Più o meno... -
- Abbiamo le giustifiche - ci ricordò Tiziano, noi annuimmo.
- Oh sì! - esultò.
Era la prima ora del sabato mattina.
La prima settimana di scuola era volata via.
Dopo aver conosciuto due nuovi professori, il programma era ricominciato, senza perdite di tempo.
Così ci ritrovavamo già sommersi di interrogazioni e compiti.
La seconda campanella suonò e noi ci sedemmo controvoglia.
Il sabato non era molto leggero... due ore di matematica, greco e, per concludere in gloria, educazione fisica!
Quando entrò la professoressa scattamo in piedi.
Era stranamente allegra.
Tiziano si girò erso di noi, con occhi sbarratti.
- Secondo voi cosa si è fumata? -, Raffaele gli fece segno con una mano di stare zitto.
- Scusi Mister Perfettino - borbottò Tiziano risentito.
- Buongiorno cari - la professoressa  ci rivolse un sorriso smagliante.
Il sorriso dello squalo.
Noi ci guardammo inquieti.
- Com'è andata la settimana? Qualcuno ha già preso un'insufficienza? -, rise.
- Vecchia strega - borbottò Heles.
Scuotemmo la testa.
- Ah sì! Io! - esclamò Petronilla alzando la mano, sorrideva.
Era stata interrogata di letteratura latina a sorpresa il giorno precedente. Se l'era cavata con un cinque e mezzo.
- Ah Ricci! Siamo alle solite! -, la professoressa, nonostante il rimprovero, continuava a sorridere.
- Ora vediamo chi altri si classifica per l'insufficienza - il sorriso da squalo si allargò.
Rabbrividimmo.
Le nostre mani scattarono in aria contemporaneamente con un coro di "giustifico!".
E così ci eravamo bruciati le nostre possibilità di salvezza per il resto del quadrimestre.
Le uniche a non alzare la mano, furono Linda e Cassiopea.
Nessuno di noi si stupì, e a quanto pareva, nemmeno la professoressa, che con un sospiro rassegnato si accasciò sulla sedia facendo un cenno a Cassiopea.
Lei si avvicinò alla lavagna, torturandosi un filo scucito della maglia. Noi la incoraggiammo da posto con un sorriso; Linda intanto stava ripetendo come un mantra tutte le formule che si era imparata a memoria, cercando di ignorare il crescente senso di angoscia.
Giuro che mi sforzai di seguire il problema di Cassiopea, ma cinque minuti e qualche iperbole dopo, i miei occhi si erano spenti e la mia bocca era piegata in una strana smorfia.
Ormai irrimediabilmente distratta, mi soffermai ad analizzare le espressioni dei miei compagni; Heles copiava il problema diligentemente, Tiziano e Raffaele avevano la mia stessa espressione stralunata, così come Petronilla, Linda invece aveva assunto una strana espressione combattiva.
Il rapporto tra lei e Cassiopea era sempre stato molto controverso: passavano da momenti idilliaci a momenti di silenzi rancorosi; nessuno avrebbe mai detto che erano molto legate, eppure era così. Da ben tre anni condividevano quasi tutto, come sorelle, tra alti e bassi. Odi et amo avrebbe detto Lavinia...sorrisi tra me e me, pensando a cosa stava facendo lei in quel momento, nella classe accanto.
In quel momento la professoressa trillò contenta: - Brava Cantalupo! Molto bene! 10! –
Cassiopea arrossì e tornò a posto, ringraziando.
Linda si alzò, con una strana scintilla negli occhi...
 
**
 
Anche quella sera Linda aveva uno scintillio sinistro negli occhi, mentre ridendo come una folle urlava: - Distruggiamoli!!!!!!! -
Sedute attorno al tavolo della cucina di Heles, una decina di persone ammassate le une sulle altre giocavano a Risiko. Linda e Andrea erano i verdi, Telemaco e Petronilla i viola, Cassiopea e Raffaele i neri, Lavinia ed io le armate rosse, mentre Heles eTiziano giocavano con i blu. Erano rimasti in gara solo i verdi e i neri, in una lotta all’ultimo sangue. Sbuffai sonoramente, mentre cercavo di respirare in mezzo a tutta quella confusione.
Era una calda sera d’agosto, senza nuvole e senza vento, con le stelle particolarmente.
Ci eravamo ritrovati tutti per festeggiare il compleanno di Raffaele, diciassette anni appena compiuti. Gli avevamo organizzato una festa a sorpresa, riuscita con successo.
Heles, alias sua cugina, aveva messo a disposizione la casa. Quella sera Raffaele era felice come non mai, tanto che aveva acconsentito a giocare a Risiko, non prima di essersi divorato tutto il pane e nutella messo a disposizione per merenda.
Mi alzai dal tavolo e uscii in giardino a prendere un po’ d’aria, incurante delle zanzare.
Heles abitava in una bella villetta a due piani, con un grande prato sul davanti; spesso e volentieri ci approfittavamo della sua ospitalità.
Lavinia e Petronilla mi raggiunsero a breve, e in silenzio ci coricammo sul prato a guardare le stelle. Io pensavo con una serenità ed una gioia incredibile alla giornata appena trascorsa.
Dopo un’estate passata separati, dopo svariati litigi, perdite e nuovi acquisti, gelosie e incomprensioni, era un sollievo vedere che eravamo sempre noi. Oddio, non proprio gli stessi di sempre, ma riuscivamo ancora a passare una giornata assieme senza stancarci, senza pensare troppo a cosa avremmo scoperto il giorno dopo, semplicemente perdendoci nel nostro mondo.
Vidi l’espressione serena di Petronilla, e mi pentii di non essere riuscita a sentirla per molto tempo, ma lei era così. Spariva e riappariva a suo piacimento, e con lei bisognava saper cogliere l’attimo, perché l’istante dopo era già sfuggita. In fondo a noi due andava bene così, la sintonia c’era anche dopo mesi di assenza. Lavinia ed io, invece, avevamo passato l’estate insieme. Eravamo quasi in contatto telepatico ormai; ogni giorno sfogavo con lei le mie piccole ansie e gioie quotidiane. Non sempre andavamo d’accordo, ma in fondo eravamo sempre affascinate l’una dall’altra; con lei non c’era ragionamento sprecato, sega mentale che non le avrei mai esposto, timore o sogno che non le avessi confessato, finendo per perderci ognuna nel labirinto dei pensieri dell’altra .
Anche in quel momento potevo vedere le sue idee guizzare vivaci nella sua intricata mente: gli occhi fissi al cielo, un mezzo sorriso sul volto. L’unico sottofondo era il vociare degli altri in cucina,  il frinire delle cicale e di altri insetti ci cullava.
A rompere il silenzio fu Lavinia: - Allora Temi, sei soddisfatta della festa?-, sorrisi.
- Sì -  dissi felice.
Osservai i sorrisi delle mie due amiche allargarsi.
- Allora tutto a posto con Raffaele... ?-, anche Lavinia e Raffaele si conoscevano da tempo, e avevo alcuni sospetti che lui le parlasse di cose che a me teneva nascoste.
Sospirai, per poi annuire poco convinta.
Chiusi nuovamente gli occhi, rilassandomi, quando.. - AHH ti ho presa, bastarda! -  gridò Petronilla uccidendo una zanzara.
 Sobbalzai, per poi schiaffeggiarle un braccio.
- Sei pazza! - urlai in preda alla tachicardia. Lavinia rise sotto i baffi, borbottando qualcosa sulla scarsa efficienza delle candele alla citronella che Heles aveva in giardino.
La testa di Raffaele spuntò dallo spiraglio di luce proveniente dalla cucina.
- Che succede?? - chiese con tono a metà tra il preoccupato e l’ironico.
- Niente!! - urlammo in coro.
- Voi non mi convincete... - disse con tono inquisitorio, ma poi scosse il capo e rivolgendoci un sorriso, tornò dentro.
Petronilla e Lavinia si alzarono e io le seguii. All’interno la battaglia infuriava.
- Abbiamo conquistato l’Europa!! - Andrea era entusiasta; Lavinia roteò gli occhi.
- Dai, dai Raffaele tira tu! - Cassiopea era agitatissima.
- E perché io?? - disse lui cercando di tirarsi indietro.
- Perché sei fortunato, no?! –
- Ah, dimentichi che sono anche affascinante, intelligente, raffinato, elegante... -, Telemaco rise sfacciatamente e i due finsero di azzuffarsi.
In quel momento il gatto di Heles, che assisteva allo spettacolo dal divano, spaventato, soffiò e schizzò sul tavolo alla velocità della luce, travolgendo le armate dei due eserciti.
- Noooooooooooooooooooooooooooooooo!! - urlarono Linda e Raffaele.
- Bè, in questo caso direi che abbiamo vinto noi” asserì tronfio Andrea.
- Oh no! - scattò in piedi Cassiopea - La partita finisce in parità! -.
Scoppiò un putiferio, e io mi tolsi appena in tempo, lasciandomi cadere sul divano.
Faceva caldo, i miei amici urlavano e io avevo perso la più grande partita di Risiko della storia, ma non mi importava.
Sotto tutte le gocce di sudore e la pelle accaldata, il mio cuore batteva a ritmi sfrenati. Le cose con Raffaele andavano bene, con gli altri anche meglio e finalmente sembrava che per tutti ci fosse un po’ di serenità. Scrutai Cassiopea attentamente, notando quanto fosse cambiata durante l’estate. Quel famoso giorno in Zona H, aveva conosciuto il suo primo grande amore, e a giudicare dalla sua espressione felice, le cose andavano alla grande; certo, lei si era allontanata molto dal nostro gruppo, richiamata dagli ormoni e dal cuore, ma guardandola adesso non sapevo dire se era un bene o un male.
Era passata da tenero bruco e timido bozzolo a splendida ed estroversa farfalla; un po’ mi mancava il suo lato “bruco”, mi aiutava a farmi sentire meno sola in quella mia inesperienza mista a timidezza, ma ero felice per lei.
Mentre il mio sguardo vagava sui miei amici, mi accorsi che mancava una presenza per me fondamentale.
Mi alzai in piedi, con l’intenzione di cercarlo. Lavinia mi guardò, combattuta, ma poi mi lasciò andare; anche lei sperava come me che quella fosse la mia grande occasione.
Nessuno si accorse che mi ero alzata, tutti erano impegnati ad azzuffarsi. Una volta uscita, nel silenzio del corridoio, tesi l’orecchio. Sentii un rumore di passi poco più avanti.
Conoscevo la casa di Heles come se fosse la mia. Ci avevo praticamente passato l’estate, presentandomi quando volevo e nei momenti meno opportuni.
Mentre seguivo Raffaele pensavo a quanto fosse sbagliato quello che stavo facendo. Pedinare il proprio migliore amico non mi sembra una cosa comune.
Eppure io non potevo non seguirlo.
Non ero altro che un piccolo satellite, come la Luna, e lui è la mia Terra, e mi attira con forza a sé. Lui probabilmente nemmeno lo sospetta.
In questa situazione, nulla andava per il verso giusto...avrei rovinato tutto, lo sapevo...
Il mio stomaco si ribellava, mentre, al buio, seguivo la sua ombra fino alla lavanderia.
La porta si chiuse.
Non si era ancora accorto di me. In tutti i sensi.
Siamo migliori amici da molto, ma da poco mi ero accorta di quanto i miei sentimenti fossero diversi. Quanto bastava un sorriso a cambiarmi la giornata. Una telefonata. Un abbraccio. Una risata. Mi sono ritrovata a donarmi a lui anima e corpo. Ad essere come lui mi voleva. Per qualche mese ho anche sperato, gioendo quando vedevo il suo sguardo cercarmi, quando le sue mani gentili si posavano sulle mie, quando cercava la mia approvazione, il mio consenso.
Illusa.
Da mesi ormai non mi considerava più come un tempo.
Gli sguardi ora erano piuttosto indifferenti, oppure sempre fissi sull’orizzonte, come se si aspettasse di vedere qualcuno sbucare all’improvviso.
Le carezze e gli abbracci scomparsi, e la nostra amicizia, quella che era iniziata in maniera piuttosto turbolenta, si era consolidata.
Mi sentii gelare pensando a quello che stavo per rovinare. Saremmo tornati amici in caso di un suo rifiuto?
Respirai a fondo, abbassando la maniglia della porta, poi entrai, nascosta dall’ombra. Lui era girato di spalle, la voce ridotta ad un sussurro.
- Ciao  - disse con tono dolce.
Per un breve secondo, pensai che mi avesse vista, poi scorsi il cellulare stretto nella mano.
- Mi dispiace per non aver risposto alla tua chiamata prima, ma ero con gli altri...mi hanno organizzato una festa a sorpresa! -, il tono ora era gioioso.
- Sì, sì... mi sono divertito! Peccato che tu non ci fossi... -.
Il mio cuore mancò un battito.
- Mi manchi anche tu, Arianna... buonanotte, un bacio! –
Nemmeno nel più bello dei miei sogni lui aveva usato quel tono con me. Sentii qualcosa di bagnato scorrermi lungo il viso. Poi accadde tutto in un attimo.
Lui chiuse la comunicazione e si voltò di scatto. Io non feci in tempo ad andarmene. Tra le lacrime vidi l’espressione prima stupita poi furiosa di Raffaele. Come una codarda tentai di scappare.
Raffaele mi afferrò violentemente il polso, mentre io tentavo di uscire dalla lavanderia.
Lui, però, sbattè con violenza la porta, intrappolandomi con lui.
- Cosa credevi di fare?! – urlò furibondo.
- Non ti vedevo... ero preoccupata per te... – le parole mi uscirono come un sussurro.
- No, tu mi stavi spiando! Devi farti una vita tua! -, le sue urla mi ferirono.
Mi voltai di scatto e aprii la porta.
Vidi che in corridoio c’erano Heles, Lavinia e Tiziano, attirati dalle urla, i loro sguardi erano preoccupati.
Heles mi afferrò per un polso, lo stesso che mi aveva preso con forza Raffaele, e mi trascinò verso di lei, mentre Tiziano entrava in nella stanza per parlare con Raffaele.
Seguii le due ragazze fino alla stanza di Heles: ogni superficie era ricoperta di foto o disegni.
Ci sedemmo sul letto.
- Cosa è successo? Ci siamo preoccupati quando abbiamo sentito il rumore e le urla… - disse Lavinia.
Non risposi, ero ancora scioccata.
Heles mi scrollò.
- Cos’ha combinato quell’impiastro di mio cugino? -
- Parlava al telefono... – risposi, non avevo ancora recuperato la voce.
- Bene, parlava al telefono, e... – m’incoraggiò Lavinia.
Sospirai.
- Era al telefono con Arianna... -, loro due mi guardarono a bocca spalancata.
- Sì, ed era dispiaciuto che non ci fosse anche lei alla sua festa -, se possibile, le loro bocche si spalancarono ancora di più.
- Quella brutta stronza! – esclamò Heles, balzando in piedi.
- Cavoli, lo sapevo che stava succedendo qualcosa fra quei due... – disse Lavinia scuotendo il capo.
A me non importava nulla, in quel momento era come se tutto si fosse fermato.
Il tempo in quella lavanderia si era congelato sulle sue parole...
Sì, sì... mi sono divertito! Peccato che tu non ci fossi...”

 

 

 

Grazie ancora a tutti coloro che hanno seguito la storia fin qui o che hanno recensito!

 

Per pazzafuriosa92: non ti preoccupare per il grande numero di personaggi... con l’avanzare dei capitoli si definiranno meglio le loro psicologie e non tutti i personaggi saranno sempre presenti allo stesso momento! Riusciremo a gestire tutto al meglio ;)

 

Il quarto capitolo arriverà il prossimo weekend perché la scuola chiama!

A presto^^

 

Ele&Faby

 



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
APOLOGIA DEL QUARTO CAPITOLO


Chiediamo umilmente perdono per questo ritardo, ma eravamo davvero occupate con le scuola!

Spero vogliate perdonarci e continuare ad avere fiducia in noi!

Continuate a seguire le avventure dei nostri personaggi^^


****************

"You can't feel anything, that your heart don't want to feel"

Broken Strings - Nelly Furtado&James Morrison

Settembre stava per cedere il passo ad ottobre, quella mattina ne era una prova. 
L’aria, gelida e cristallina, mi feriva le braccia e il volto mentre correvo. 
L’mp3 acceso, stavo ascoltando una canzone degli ABBA ....gimme gimme gimme a man after midnight...mi aprii in un ghigno per la scelta “casuale” del brano. 
Una leggera coltre di nubi copriva il cielo, in uno strano gioco di luci e ombre. Respirai, mentre il mio cuore continuava a battere a ritmi esagerati. 
Io odiavo correre.
Cercai di regolarizzare il respiro. Maledetta campestre.
Mi ritrovai a elencare cento e più motivi per cui odiavo i mille metri. 
Uno: Mai, e dico mai, era capitato in quegli anni che la corsa venisse fatta in un giorno di sole con una temperatura accettabile. 
Due: il mio tempo non era mai stato sotto i sei minuti (tempo che garantiva a mala pena la sufficienza). 
Tre: le mie amiche erano molto più veloci. Molto. Ogni anno io e Cassiopea finivamo per correre insieme, arrivando ultime. 
Avrei potuto andare avanti all’infinito, ma decisi di concentrarmi, determinata a non morire. 
Cassiopea arrancava una cinquantina di metri più indietro, Heles invece guidava il codazzo di ragazze. I maschi stavano affrontando il rettilineo finale, correndo come forsennati verso una piccola piazzola dove la prof ci attendeva con il cronometro in mano. 
Tiziano e Telemaco erano in testa;  Raffaele chiudeva la fila insieme ad un altro mio compagno. A breve distanza Petronilla faceva ondeggiare la sua coda di cavallo, a tempo di musica. Sembrava quasi non accorgersi dello sforzo fisico. Linda affiancò Heles e le due si lanciarono in una sfida (o meglio, corsa) all’ultimo sangue. 
Tutte le altre seguirono il loro folle esempio. Digrignai i denti quando anche il lato oscuro, compatto come sempre, mi sorpassò. 
Era tempo di reagire. 
Strinsi i pugni, sbattendomene dei muscoli che tiravano e dell’aria gelida che mi perforava i polmoni. 
I miei occhi lampeggiarono quando vidi Arianna staccarsi dalle altre e affiancare Linda, tentando( invano, per la mia somma gioia) di superarla. 
Ero a pochi passi dal traguardo, quando Arianna e Raffaele si diedero il cinque, sorridendo accaldati. Le mie gambe scattarono, permettendomi di arrivare prima del Lato Oscuro. 
Tiziano applaudì, Telemaco mi diede un pugno sulla spalla. Lo guardai male, sibilando qualcosa sui miei poveri muscoli.
Finalmente anche Cassiopea arrivò, stravolta, all’agognato traguardo.

Nello spogliatoio femminile l’aria era impregnata di varie fragranze di deodorante. Un miscuglio veramente poco piacevole.
- Basteremmo noi per allargare il buco nell’ozono! – disse Heles ridendo.
– Puzzo di arbre magique! – affermai sconvolta. Le altre scoppiarono a ridere.
– Guardate i miei capelli!- esclamò Linda, inorridendo. Noi alzammo gli occhi al cielo. I suoi capelli, piastrati la sera prima per l’occasione, erano tornati alla loro forma originaria: mossi e crespi.
Interruppi il flusso delle sue lamentele, chiedendole dove aveva prenotato.
– Alle Vele!- rispose lei soddisfatta. Noi annuimmo, contente della sua scelta.
Uscimmo dallo spogliatoio, raggiungendo i ragazzi che, molto gentilmente, ci avevano aspettato.
Stavano confabulando tra di loro, e quasi non si accorsero di noi. Tossicchiai nervosamente, catturando la loro attenzione.
– Oh ci siete finalmente!- esclamò Raffaele, aprendosi in un sorriso.
– Noi stavamo giusto parlando di stasera- continuò – Telemaco ha prenotato agli Archi! -.
- COOOSA!?IO ho prenotato alle Vele – urlò Linda furibonda.
Tutti noi ci guardammo perplessi.
– IO dovevo prenotare!- ribatté Telemaco.
– Tu?!Tu?!Ma cosa dici?!L’hanno detto a me, io dovevo occuparmi della prenotazione!Quindi andiamo alle Vele, punto e basta!- Linda era rossa per la foga con cui rispondeva.
Stavamo dando spettacolo, mentre percorrevamo la strada che ci avrebbe riportati a scuola.
- Eh no!Io ho prenotato agli Archi!Quindi andiamo agli Archi!- disse Telemaco, cercando un briciolo di calma.
– Ragazzi, io propongo una votazione democratica- intervenne Cassiopea.
– Vele- disse sicura Heles.
– Idem!- esclamammo in coro Cassiopea, Linda ed io.
– Mi dispiace amico- disse Raffaele unendosi a noi.
Linda ghignò soddisfatta, mentre Telemaco stringeva i pugni.
La ragazza dai capelli crespi si avvicinò ad una macchina argentea nel parcheggio della scuola.
- A stasera, caro -  sillabò, uscendo teatralmente di scena.

Davanti all'anta spalancata dell'armadio, rimasi immobile per alcuni minuti, fissando inebetita i miei vestiti.
Che schifo.
Detesto prepararmi per uscire. E' snervante.
Decisi di chiamare per chiedere consiglio illuminato: dovevo assolutamente fare colpo su Raffaele, era una questione vitale.
- Pronto? - la voce squillante di Lavinia riempì la cornetta.
- Hola! - esclamai, pronta ad esporle i miei drammi esistenziali.
- Immagino che tu mi abbia chiamata per un consiglio edonistico, vero? - ridacchiò.
E brava la mia amica.
- Ecco, sì... -
- Allora, niente di esageratamente sexy, tipo filo del tanga che esce e tette sul tavolo, però un paio di tacchi e una maglietta aderente... -
- Non aveva intenzione di mettermi un tanga... anche perchè non ce l'ho - la rimbeccai.
- No, sul serio, perchè non metti la camicia viola? Ti sta da dio -
- Mm - mi limitai a rispondere, prendendola dalla gruccia.
- E i pantaloni neri, con i tacchi neri ovviamente -
- Mm -
- Sei ancora viva? - mi chiese preoccupata per i miei mugugni.
- Certo, grazie mille cara! A dopo -, senza darle il tempo di replicare staccai la cornetta.
Mi era tornato di nuovo il sorriso.
Mi vestii rapida, poi guardai i capelli.
E mi venne da piangere.
Erano storti, arruffati, mezzi lisci e mezzi mossi, non avevano nessun senso!
Era tempo di ascoltare le sagge parole di un altro guru.
Optai per Cassiopea, in queste cose Heles era completamente inutile, il suo motto era "chissenefrega, io esco come cazzo mi pare".
- Pronto? -
- Sono io, aiuto! - dissi con tono teatrale.
- Spara -
- Capelli. Schifo. Che faccio? -
- A lui piacciono lisci... - disse Cassiopea, sentii il mio stomaco fare un piccolo balzo.
Aveva ragione.
- Ma come fai a sapere che... -, mi bloccò.
- Se fosse una sera qualunque non ti importerebbe così tanto dei capelli - mi fece notare, immaginai stesse sorridendo.
- Giusto, grazie mille, vado a bruciarmi i capelli, ci vediamo dopo! -
Corsi in bagno e attaccai la piastra, poi mi spazzolai le lunghe ciocche.
- Cerchi di restaurarti? - rise mia sorella entrando in bagno.
Le feci una linguaccia.
Lei iniziò a spogliarsi e aprì l'acqua della doccia.
- E' per quel cretino, vero? - mi chiese prendendo l'accappatoio.
- Già -
- Non rimanerci male... se ti rifiuta ci perde solo lui -, non mi sentivo per niente meglio.
- Lascia perdere... tanto mi rifiuterà di certo -
- Finchè non glielo confessi apertamente c'è sempre un bagliore di speranza -, Violante entrò dentro la doccia.
- Col cavolo - dissi, afferrando di scatto la piastra.

Alle otto precise ero in Piazza del Mercato, sotto l'antico orologio, accanto al municipio, da sola.
Heles avrebbe esclamato "Capperini, che nervoso!".
Io non mi sentivo così pacata.
Sfregai nervosamente le mani una contro l'altra.
Ripassai mentalmente il piano per quella sera: pizza, giro fra le piazze per sentire un po' di musica, forse pub e poi...
- Ciao! Sei sola? -, Telemaco aveva appena interrotto i miei pensieri,
Meglio.
- Già... siete dei ritardatari - lo rimproverai amichevolmente.
In quel momento, però, avrei preferito che qualcun'altro fosse stato più solerte, ma, d'altronde, lui prendeva il pullman assieme ad Heles.
- Stai benissimo - disse osservandomi, lo ringraziai e, mentalmente, benedissi i miei guru illuminati.
- Anche tu, bella la camicia - ne indossava una blu scuro, molto elegante.
- Ti sei piastrata i capelli? -, io annuii.
- Ti stanno davvero bene -, a quelle parole sentii la bocca dello stomaco chiudersi lentamente.
Lui non se ne sarebbe accorto.
- Li odio - brontolai, scostandomi il ciuffo dalla fronte.
- Allora perchè li hai lisciati? -
- E' una lunga storia... - icrociai le braccia, la mia espressione era inequivocabile: non ho intenzione di parlarne, mi spiace.
- Ci sono Cassiopea e Tiziano - disse indicando un punto dall'altra parte della piazza.
Cassiopea indossava un paio di jeans, stivali neri e una giacchetta viola, Tiziano vestiva completamente di nero e portava la cravatta.
- Buonasera Madamigella - disse il ragazzo prendendomi un polso e facendomi il baciamano, scoppiai a ridere.
- 'Sera Messere - simulai una riverenza.
- Sta sera è uscito di testa - Cassiopea fece una buffa smorfia.
- Chi manca? - domandò Telemaco.
- Heles, Raffaele, Andrea e Lavinia -, al nome di Raffaele sospirai.
Sentivo che quella era la mia ultima occasione per fargli capire quanto ci tenessi a lui.
Sapevo che quella sera sarebbe stata rivelatrice, nel bene o nel male. E desideravo davvero fosse nel bene.
Ne andava della mia salute psicofisica.
- Parli del diavolo... - disse Telemaco e mi sentii male.
Erano Raffaele e sua cugina.
Heles, come al solito, indossava un paio di jeans sbiaditi e una felpa colorata, i capelli corti che guizzavano in ogni direzione.
Lui: pantaloni neri, scarpe nere e camicia viola.
Stavo per avere un collasso.
Non era possibile.
Quando ci videro scoppiarono tutti a ridere.
- Ehi Temi! Ma che eleganza! - mi sorrise lui, ecco che mi squagliavo.
Abbozzai un sorriso intontito.
Svegliati, ragazza! Altrimenti qua finisce con un buco nell'acqua.
- Vi siete accordati? - Heles alzò un sopracciglio perplessa.
- Certo che no! - protestai a gran voce, ma non potei fare a meno di sorridere dentro di me.
Senza farlo di proposito avevamo scelto la stessa combinazione d'abiti.
Ero stranamente felice, mentre constatavo quanto fossimo in sintonia.

Una volta arrivati anche Andrea, Linda eLavinia, i tre ritardatari, ci spostammo alle Vele.
Il nostro tavolo era in un angolo, in fondo al locale, proprio accanto ad una grande vetrata: avremmo mangiato in vetrina.
Mi affrettai a prendere posto accanto a Raffaele e Lavinia, mentre davanti a me sedevano Heles, Telemaco e Cassiopea.
Un giovanotto prestante e decisamente attraente ci consegnò consunti menù neri con un gran sorriso.
- Che gnocco - constatò Lavinia.
Quella sera non mi sentivo particolarmente originale, così optai per un classico: la margherita.
Raffaele stava sfogliando il menù, lo faceva sempre, anche se, alal fine, ordinava la solita margherita.
Taccagno e banale.
Dopo qualche minuto, il cameriere-simil bagnino di Baywatch ci aveva portato le nostre bevande.
- Per chi è la coca-cola media? - domandò lui, sollevando il bicchiere.
- Mia -, Linda alzò la mano, ma così facendo urtò il braccio del ragazzo e, inevitabilmente, la bevanda le scolò lungo la schiena.
Il fato volle che quella sera indossasse un bellissimo vestito nero, che davanti offriva una moderata veduta, ma dietro celava una profonda scollatura.
Vedemmo tutti il volto di Linda spalancarsi per la sorpresa, per poi contorcersi in una smorfia: stava tentando di illudersi che mezzo di bicchiere di coca-cola le fosse finito nella schiena.
Il cameriere-bagnino si allontanò balbettando scuse e promettendo di tornare subito con un asciugamano.
Noi scoppiamo a ridere.
Linda si fece rossa in volto: la sua ira funesta stava per scatenarsi.
- Non c'è niente da ridere!! - urlò, sbattendo un pugno sul tavolo.
- Dai Linda, non è così grave... si asciuga! - tentò di consolarla Cassiopea.
- Asciuga un corno!! - sbraitò la ragazza fradicia.
- Eddai! Io mi sarei fatta rovesciare addosso qualunque cosa da lui - ridacchiò Lavinia.
- E allora perchè non sei venuta al posto mio!?! -, stava ormai dando di matto.
Per coronare il tutto, Raffaele le scattò un'imbarazzante foto, tentava di tamponare la coca-cola aiutata dal cameriere.
A questo punto, Linda aveva raggiunto limiti di rabbia esorbitanti.
Si mise le mani fra i capelli e sbuffò.
- La mia piega non durerà ancora per molto... che serata di... -, l'imprecazione di Linda fu soffocata dall'esclamazione di Andrea.
- Ma quelle non sono le vostre compagne?! - indicò rapido il vetro.
Ci girammo di scatto.
Eccole: Gaia Guendalina Bla-bla indossava un paio di pantaloni bianchi con i tacchi alti, stessa mise per Paola Adelina che, però, aveva aggiunto un orrendo fiocco colorato nei capelli, che faceva a botte con il loro colore, Rachele Calimero un semplice paio di jeans e una giacchetta grigia, e poi Arianna la Narcisa.
Indossava un vestito lungo fin sopra le ginocchia.
Era stupendo.
Ed era viola.
Cazzo.
Strinsi i pugni sotto al tavolo, finchè non sentii le unghie conficcarsi nel palmo della mano.
Passando ci lanciarono un'occhiata di sufficienza. Ricambiammo.
Arianna, però, si soffermò ad osservare Raffaele, poi i suoi occhi si spostarono sulla mia camicia.
E mi fulminò con lo sguardo.
Subito si voltò verso Adelina e Guendalina Bla-bla, sussurrando qualcosa nelle loro orecchie.
Scoppiarono a ridere.
Dopo un'ultima sprezzante occhiata, sparirono dalla nostra visuale.
Mi voltai verso Raffaele.
L'ebete aveva ancora lo sguardo perso oltre il vetro, nelle pieghe del vestito viola di Arianna. Le sue guance si erano tinte di scarlatto.
Non feci fatica ad immaginare il corso dei suoi pensieri e quale punto di quelle pieghe avesse risvegliato i suoi ormoni.
Come al solito il mio piano per attirare la su aattenzione era naufragato miseramente, che nemmeno il Titanic, surclassato dal vestito di Arianna, dai suoi tacchi, dalle sue gambe e dal suo volto o da qualunque altra cosa che lui potesse trovare di bello in lei.
La scena mi veniva rubata di nuovo.
Mi ero persino piastrata i capelli per fargli un piacere e lui manco l'aveva notato.
Che cretina.
E che cretino!

Finita la cena, ci tuffammo nel caos che invadeva le vie, di solito tranquille, di Connemara.
Diversi artisti performavano nelle piazze, c'erano stand e giochi, luci e suoni, che si perdevano nella frizzante aria di fine settembre.
Girovagammo senza meta fra le diverse attrazioni: sostammo in piazza Cavour per ascoltare Vasco Rossi, Telemaco fece il broncio tutto il tempo, finchè non ci spostammo dietro al Duomo, dove avevano sistemato un piccolo palco per il karaoke. Io mi offrii per cantare e proprio mentre salivo sul palco, applaudita dai miei amici, Telemaco si unì a me.
Il ragazzo che gestiva il baracchino scelse un duetto: "Broken strings" di Nelly Furtado e James Morrison.
Cantare è la mia passione: sin da piccola deliziavo i miei parenti alle riunioni familiari con la mia voce.
Inoltre, da quando avevo sette anni, studio canto.
Anche Telemaco è un bravo cantante.
Ovviamente la mie esibizione non era solo per pur piacere personale: dovevo assolutamente fare in modo che Raffaele concentrasse la sua attenzione su di me.
Quando, tre minuti dopo, la canzone finì, scendemmo dal palco circondati dagli applausi.
Mi guardai rapidamente attorno: Raffaele sembrava scomparso, inghiottito dalla folla che si accalcava ovunque.
- Dov'è tuo cugino? - chiesi a Heles.
- E' appena andato via: sono arrivati i suoi amici di Sant'Anna, ha detto che avrebbe fatto un giro con loro -.
- Ma... torna? - domandai angosciata.
- No, ha detto: ci sentiamo domani -.
Mentre io cantavo per farmi notare da lui, quello stronzo se ne andava con i suoi amichetti stupidi.
Non era giusto.
Rimasi immobile per alcuni secondi: i miei occhi si appannarono a causa delle lacrime.
A che serviva darsi tanta pena per ottenere solo le briciole?
Ah, mi avrebbe sentito!




Chiediamo ancora scusa per il ritardo e speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!

x pazzafuriosa92: per la prosa forbita ci sarà tempo nel prossimo capitolo! Comunque ci fa piacere che la storia continui a piacerti^^


By Fabi&Ele


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