{ Rebelle ~

di Princess Kurenai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** La Mattina della Battaglia ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Nuova pagina 1

Titolo: Rebelle

Fandom: Axis Power Hetalia

Personaggio/Coppia: Francia, OC!Sardegna (Francis Bonnefoy, Vixente Dessalvi) [Nominati: Germania]

Rating: Arancione

Avvertimenti e Generi: Guerra, Introspettivo, Drammatico

Note: 1. Ambientata nel 1943 nel famoso bombardamento che distrusse oltre la metà di Cagliari nella seconda guerra mondiale - anche altre città sarde vennero colpite dai bombardamenti degli alleati.

2. Il personaggio, Sardegna, è una mia creazione. Nato mentre assistevo come figurante alla rievocazione storia de Sa Battalla - battaglia che descriverò prima o poi. Il suo nome umano è Vixente Dessalvi. Tradotto in italiano sarebbe Vincenzo. La x del suo nome è difficilmente pronunciabile per chi non è sardo.

3. Il titolo, come si intuisce, tradotto significa: Ribelle. L’ho scelto perché nel dialetto campidanese e nella lingua francese si scrive allo stesso modo. Sì, in sardo campidanese e in francese Ribelle si scrive nello stesso modo.

4. Scritta per auto-festeggiare il mio compleanno che è oggi, 5 Settembre.

 

 

{ Rebelle ~

 

I pugni si strinsero con forza sulla divisa blu del francese e, violento, lo spinse contro la parete del palazzo, o quello che ne rimava. I suoi muscoli, stanchi e feriti, gridarono per quel movimento troppo veloce, ma non vi diede peso perché il suo corpo sentiva un altro tipo di dolore, quello che nessuna Regione o Nazione avrebbe mai dovuto sentire: quello delle bombe che colpivano la sua terra, dei feriti nelle strade e intrappolati sotto le macerie, coloro che avevano perso la casa, le persone morte e quelle rimaste in vita a piangere i loro cari. Era quello il dolore che gravava sulle spalle di Sardegna e le sue di ferite fisiche, messe a confronto con tutto quello che lo circondava, non erano nulla.

“ Perché?”, domandò, sforzandosi di guardare Francia negli occhi. “ Perché l’avete fatto?”

“ Stai ospitando le truppe tedesche.”, rispose semplicemente questo, senza dare alcuna particolare inclinazione alla voce, come a dimostrare che, ancora una volta, non era intimorito dall’atteggiamento violento che la Regione era solito riservargli come in quell’istante. In realtà, Francis, ne era sempre stato affascinato e più di una volta aveva cercato di conquistare Sardegna, di farlo suo, senza mai riuscirci. Non era mai riuscito a mettere completamente le mani su di lui, era sempre poco accondiscendente nei suoi riguardi, selvaggio e oltremodo violento, per il francese, in una parola: eccitante. Stare con il sardo era una continua battaglia, una sfida che Francia non era intenzionato a perdere, sapeva che un giorno avrebbe posseduto quel giovane dalla pelle olivastra, gli occhi della pece e i capelli increspati come le onde del mare.

Lo sapeva e basta così come in quel momento sentiva che sarebbe stato semplicissimo farlo, Sardegna era debole e ferito: non avrebbe combattuto più di tanto.

 “ Perché, dannazione!?”, continuò l’altro, frustrato e ferito. “ Avete quasi ucciso Cagliari! E con lei degli innocenti! Avete...”, un colpo di tosse, tanto improvviso quanto forte, fece piegare in avanti la Regione. Si portò una mano alla bocca e, con orrore, vide le dita tingersi di rosso, le osservò per qualche istante ma non disse nulla: continuò a sopportare come aveva sempre fatto. E, con coraggio, puntò ancora una volta le sue scure iridi su quelle di Francia, tornando a stringere entrambe le mani sulla divisa.

“ Germania ci sta solo sfruttando... sfrutta le nostre basi navali ed aeree. La mia gente...  Cagliari... non centrava.”, la sua voce risultò più debole e si sforzò di controllarla calmandosi, agitandosi avrebbe peggiorato la sua situazione fisica e in altre condizioni non sarebbe mai riuscito ad aiutare nessuno.

“ Era l’unico modo e, finché non se ne andranno, i bombardamenti continueranno.”

Sardegna rimase in silenzio, accorgendosi in quel momento come il suo respiro fosse rumoroso, era come se i polmoni faticassero a pompare l’aria e questo gli fece comprendere ulteriormente quanto fosse critica la situazione. Era solo e Germania non l’avrebbe mai aiutato - lo sapeva fin troppo bene, il tedesco era troppo occupato su altri fronti per potersi occupare di una piccola regione come lui -, davanti a lui due vie e solo una avrebbe salvato la sua gente.

Deglutì, sentendo raschiare la saliva in gola quasi dolorosamente.

“ Francia...”, esordì piano. “ Che cosa vuoi?”

Non era solito scendere a patti ma quella situazione lo richiedeva.

“ Come?”

Sardegna si morse il labbro, distogliendo lo sguardo dalle iridi cristalline del francese, no voleva che gli mancasse il coraggio proprio in quel momento.

“ Voglio che... i bombardamenti finiscano... non voglio seppellire altri innocenti...”, chiuse gli occhi. “ Cosa vuoi in cambio?”

“ Non è da te scendere a simili patti, Vincent.”, lo schernì Francis con un leggero ghigno sul viso.

Vixente.”, sibilò all’istante la Regione. “ Mi chiamo Vixente, bastardo.”

“ Questo è il ragazzo che conosco e che vorrei vedere legato al mio letto.”, esclamò divertito il francese, senza però riuscire a sorprendere Sardegna. Erano anni che quella storia andava avanti e ormai, Vixente, era abituato alle molestie dell’altro e, con l’uso della forza o meno, era sempre riuscito ad allontanare, cosa che però non era sicuro di riuscire a fare in quel momento.

Se quello era il prezzo da pagare per salvare la sua terra l’avrebbe pagato. Era sempre stato così, era pronto a vendersi per la libertà della sua gente, era pronto a tutto pur di dare loro una vita decente, perché Sardegna era fiero della sua terra e delle sue origini e non voleva che andassero dimenticate o distrutte da quella guerra che l’aveva colpito solo per aver permesso all’amichetto di Veneziano di sostare nelle sue basi.

Bandara beni...”, acconsentì, muovendo il capo in un gesto d’assenso ed allentando la presa sulla divisa di Francis che, senza nascondere un certo stupore quel quell’improvvisa accondiscendenza, gli afferrò le mani stringendole tra le sue.

“ Mi stai tentando in questo modo...”, sussurrò avvicinando leggermente il viso a quello della Regione che, contraendo le labbra in una smorfia, restò immobile facendo appello a tutte le sue forze per non allontanarlo a suon di mazzate come era solito fare. Quindi non rispose, limitandosi ad attendere le mosse del francese che, come era ovvio, non tardarono ad arrivare.

Gli lasciò infatti le mani andando con delicatezza a carezzargli il viso sporco di polvere e sangue, percorrendo con il pollice prima le fini labbra socchiuse poi, scendendo sulla destra del volto, la piccola cicatrice sulla mascella. Con movimenti lenti e rilassanti, Francia, cerco di farlo calmare senza distogliere lo sguardo dagli occhi scuri di Vixente, il aveva sempre amati per quella loro luce ribelle e selvaggia, quella di chi ama la propria libertà ed è pronto a battersi per mantenerla, ma in quel momento, erano lontanissimi da quell'immagine che era rimasta impressa nel francese: stavano tremando, e se di rabbia o timore non gli era dato da sapere.

Cercò di ignorarli, Sardegna si stava, quasi spontaneamente, offrendo fisicamente a lui e anche se non avrebbe ottenuto quelle terre e non l'avrebbe mai avuto sempre per sé, quello era un gran passo avanti per il loro rapporto. Inoltre facendolo suo per quella volta, poteva vedere se tutti quegli anni di tentativi, di molestie e di inseguimenti erano valsi a qualcosa, poi non escludeva che la stessa Regione sarebbe andata a cercarlo: perché fare sesso con Francia portava dipendenza.

Accennò un sorrisetto e, spingendolo delicatamente contro il muro si sporse in avanti fino a posare le labbra su quelle di Vixente, prima dolcemente poi, percorrendole con la lingua in sensuali carezze, con più insistenza spingendolo a socchiudere ulteriormente la bocca per approfondire il bacio che, in un modo stranamente docile, gli venne permessa. Lo esplorò con attenzione, carezzandogli la lingua per invogliarlo a rispondere senza però riuscirci, poteva essere disposto a concedersi a lui: ma non l'avrebbe mai assecondato né avrebbe mostrato di provare piacere.

" Sei un testardo, Vincent.", sussurrò a fior di labbra, staccandosi appena. " Ma forse... se ti dico che verrà firmato un armistizio sarai più accondiscendente."

" Ho la tua parola?", domandò Sardegna senza muoversi.

" Quella degli Alleati, non solo la mia.", si spinse ancora in avanti sperando di trovare un po' di collaborazione.

" Se le cose sono così...", rispose la Regione, bloccando Francis che lo fissò curioso poco prima di ricevere un violento pugno in viso che lo fece cadere per terra.

Era abituato a simili colpi ma arrivavano sempre quando meno se lo aspettava e facevano male.

" Non verrò mai a letto con te e il mio nome è Vixente, bastardo.", esclamò con nuova forza ed energia, prima di allontanarsi a grandi passi per andare ad aiutare Cagliari: gli era bastato sapere dell'armistizio per rinascere e le sue stesse ferite sembravano in via di guarigione.

" Mai dire mai, Vincent.", ribatté sicuro Francis, schivando per pura fortuna una pietra che gli era stata scagliata addosso.

" Vixente!", quell'ennesimo urlo lo fece sorridere, certo, stava andando in bianco, ma l'idea di possedere Sardegna in quel modo non era allettante quanto quella di conquistarlo con le sue armi e quindi senza l'aiuto di quella guerra.

Poi... lo preferiva in quel modo: orgoglioso e ribelle, con quel dannato sguardo che gli faceva perdere la testa.

 

 

 

Bandara beni: Sarebbe Va bene

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Capitolo 2
*** La Mattina della Battaglia ***


Nuova pagina 1

Titolo: La Mattina della Battaglia

Fandom: Axis Power Hetalia

Personaggio/Coppia: Francia, OC!Sardegna (Francis Bonnefoy, Vixente Dessalvi)

Rating: Arancione

Avvertimenti e Generi: Guerra, Introspettivo, Drammatico

Note: 1. Ambientata nel 1409 in Sardegna nella storica battaglia dove i sardi persero la loro indipendenza e sovranità nella loro terra. Una battaglia che vedeva impegnati oltre ventimila sardi volontari pronti a morire per la patria.

 

 

{ La Mattina della Battaglia ~

 

Il 30 Giugno 1409,

presso Sanluri,

si scontrarono l’esercito

Catalano-Aragonese,

guidato da Martino il Giovane,

Re di Sicilia,

e Infante di Aragona

contro l’Esercito Sardo Giudicale,

al comando del francese

Guglielmo III Visconte di Narbona,

Ultimo Giudice del Giudicato d’Arborea.

 

Carezzò leggero il muso del suo cavallo che si spinse, docile, contro la sua mano assecondando il tocco.

“ Andrà tutto bene.”, sussurrò, cercando di convincere più sé stesso che l’animale che, già vestito per la battaglia, continuava a godersi le carezze del padrone.

Fuori dalla stalla, la popolazione era in fermento. Non era ancora sorto il sole e quell’agitazione non era assolutamente riconducibile all’inizio della giornata lavorativa né ad una possibile messa: tutti fremevano per quella battaglia.

Anche se la sua isola era piccola aveva visto e combattuto tante guerre e quella che lui e la sua gente stavano per affrontare poteva essere l’alba di una nuova era. La fine del Giudicato avrebbe portato via loro l’indipendenza e Sardegna non poteva permetterlo.

Sardaigne tu es prêt?”, Vixente sussultò voltandosi verso l’ingresso dove un altro uomo, vestito con eleganti e sgargianti vesti, lo attendeva. Sorrideva e, carezzandosi il mento irsuto, mostrava con quei semplici gesti una certa sicurezza: era come se quella battaglia non lo impensierisse.

Sardegna storse il naso. Non capiva il francese - lingua e non - né si sforzava di comprenderlo ma non poteva fare a meno di chiedersi come potesse essere così tranquillo.

Erano in netta minoranza e quello che avevano non era un esercito preparato e ben armato, erano solo contadini e ragazzi che avevano abbastanza forza nelle braccia per sorreggere una spada e uno scudo - e le armi non erano neanche perfette come quelle dell’esercito aragonese.

Li stavano mandando incontro alla morte, ne era consapevole, ma non si sarebbero fermati: tutti erano animati dallo spirito di libertà e dalla voglia di mantenere stabile quella situazione d’indipendenza.

Vincent? Mi stai ascoltando?”

“ Mi chiamo Vixente, Frantziscu...”, Sardegna calcò sul nome finale con tono volutamente iroso e ben poco ironico.

Francis, s’il vous plaît, e non quell’accozzaglia di suoni antifonici.”, rispose il francese avvicinandosi con passo leggero, saltando agilmente quello che sembrava essere un ricordino di un cavallo. “ Guillaime, in ogni caso ci teneva a dirti che tra un’ora, al sorgere del sole, saremo in marcia.”

Il moro assentì e si allontanò di qualche passo dal cavallo che, tranquillo come Francia, riprese a mangiare il suo fieno.

“ Ti vedo teso.”, constatò Francis, fermandosi dinnanzi al compagno, cercando di guardarlo in viso.

“ Come dovrei essere?”, ribatté il sardo, distogliendo lo sguardo - non per timidezza, assolutamente no, ma per la frustrazione e la tensione. “ C’è la peste, siamo mal armati e rischio di perdere la mia indipendenza.”

Mon chéri Sardaigne.”, soffiò il francese, allungando una mano per carezzargli il viso. “ Vuoi provare a rilassarti?”, propose con tono dolce ritirando l’arto velocemente per evitare che gli venisse schiaffeggiato.

“ Smettila, Francia.”, sbottò Vixente menando a vuoto la mano per l’aria, tentando di colpire l’arto del compagno precedentemente allontanato. Sospirando si appoggiò alla parete cercando da solo di rilassarsi: andare a combattere con quello stato d’animo non avrebbe aiutato nessuno.

“ Posso provare ad aiutarti.”, Francis si avvicinò ancora, andando maliziosamente a carezzare con le punte delle dita l’interno della coscia di Sardegna. “ Sono parecchio bravo in alcune pratiche per allentare la tensione.”, si godette il leggero fremito del giovane e per un attimo pensò di essere riuscito a farlo cedere.

“ Francia...”, un sospiro abbandonò le labbra del sardo.

Oui...”, Francis sorrise compiaciuto, muovendo ancora la mano con più delicatezza, salvo poi veder balenare sotto il naso la lucente lama di un coltello.

“ Allontanati subito o ti ritrovi mutilato.”, ringhiò Vixente appoggiando la sola punta dell’arma sul collo del francese, vedendo brillare una prima gocciolina di sangue. “ Non me lo sentirai dire altre volte: ma mi servi vivo per la battaglia. Ma osa ancora toccarmi e non avrai più né mani né cazzo. Intesi?”

Francia si allontanò di un passo toccandosi la pelle lesa - era abituato alle minacce dell’isola ma quella volta il tono del giovane era quasi simile a quello di Inghilterra quando pretendeva di richiamare alcuni spiriti: inquietantemente pericoloso.

D’accord.”, sospirò. “ Ma lo facevo per te e per farti sentire meglio, Vincent.”, si difese.

Sardegna gli puntò ancora contro il coltello in risposta.

Vixente! Il mio nome è Vixente! E mi sentirò meglio solo quando avremo vinto la battaglia, quindi vedi di concentrarti, bastardo.”, esclamò per poi superarlo e uscire dalla stalla con un’espressione più risoluta, così lontana da quella abbattuta e sconsolata di qualche istante prima che causò un sorriso in Francis.

Non aveva ottenuto quello che voleva - non ancora, sfortunatamente - ma almeno lo sguardo di Sardegna brillava di nuovo di quella luce ribelle che lui tanto amava.

 

 

 

 

 

 

 

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