Quando
Yuffie si svegliò, quella mattina, fece fatica a respirare.
Ondate di dolore la assalirono. Un ruggito risuonò nella
propria testa, che sembrò esplodere. E il dolore era pulsante,
in tutto il corpo e il petto... Leviathan, non riusciva a respirare
dal dolore.
Gridò
e il dolore si trasformò in agonia, mentre il suo corpo
esplodeva e si ricomponeva mille volte al secondo, mentre i ricordi
la assalivano. Voleva svenire. Non poteva sopportarlo. Doveva
svenire. Perché non sveniva?
Gridò
di nuovo, ma non riconobbe la propria voce. Era un ruggito. Come
quello nella sua testa che urlava, urlava, urlava.
Quando
Vincent si svegliò, quella mattina, sorridere fu un gesto
automatico. Nessun dolore. Probabilmente era un sogno, stava ancora
dormendo e quello era un bel sogno. Si stiracchiò, ma la
sensazione di benessere non lo abbandonò, almeno finché
non aprì gli occhi e si accorse delle proprie mani. Erano
piccole e graziose. Mani da donna.
-Merda.-
La
voce che pronunciò la parola non era la sua. Era una voce
femminile, leggermente acuta. Si alzò di scatto e si accorse
di essere piccolo. Ed avere un petto femminile, sotto il pigiama
verde che indossava. -Merda.- No, non poteva pronunciare parole del
genere con una voce così bella.
Scattò
agilmente giù dal letto e corse in bagno. Aveva corti capelli
neri e grandi occhi color platino, con lunghe ciglia scure. Yuffie.
Era, per qualche motivo bizzarro ed incomprensibile, diventato Yuffie
Kisaragi.
Si
sentì svenire, ma disse che non era il caso. Dov'era finita la
vera Yuffie Kisaragi, se lui aveva il suo corpo?
Qualcuno
bussò alla porta e corse ad aprire. Aveva le gambe troppo
corte ed era abituato al proprio passo veloce, non riusciva a fare a
meno di correre.
Davanti
a lui vi era Tifa, che, con un sorriso, entrò nella stanza e
si sedette sul letto. In mano teneva un completo intimo di pizzo
viola ed uno di pizzo rosso. Boccheggiò, sorpreso.
-Yuffie,
aiutami. Ho deciso che stasera sarà la notte giusta, ma devo
capire quale dei due indossare!- esclamò la mora,
sbottonandosi la camicia del pigiama. La fermò, preso dal
panico. -Quello viola è perfetto!-
-Dici?
Per me quello rosso mi sta meglio... Aspetta che lo provo...-
-Nononono,
Tifa! Il rosso è troppo aggressivo, il viola è
raffinato!- la fermò nuovamente, tentando di non toccare più
del dovuto
-Yuffie,
posso dirti che oggi sei strana? E' successo qualcosa con Vincent?-
chiese, preoccupata.
-Perché
dovrebbe succedere qualcosa con Vincent?!- sbottò lui, con
voce acuta. Ma come era finito in quella situazione?! Perché
era tutto così assurdo?
-Uhm...
Allora qualcosa è successo... Racconta, fortunella! Cos'avete
fatto tu e il vampiro?! Voglio tutti i particolari! Bacia bene?-
esclamò la donna, esaltata, con un largo sorriso.
Arrossì
violentemente. Stava succedendo qualcosa di cui era all'oscuro tra
quelle due. Cosa c'entrava lui? E di che bacio parlava?! Si toccò
inconsciamente le labbra.
-Ma
cosa vuoi che sia successo, Tifa?- chiese, confuso.
-Non
dovevi confessargli il tuo amore, dopo anni di sofferenza?-
L'ex
Turk fece un passo indietro, sotto shock. Cosa voleva dire con quella
frase? Lo stava prendendo in giro? O meglio, stava prendendo in giro
Yuffie? No, sembrava seria.
Un
grido gli raggelò il sangue. Riconobbe la propria voce. Che
Yuffie... Nononono! Non lei!
Scattò
in piedi e corse fuori dalla stanza, cercando di ricordare quale
fosse la propria. Il grido si trasformò in ruggito. Galian.
Accelerò, ricordando finalmente quale stanza occupasse ed aprì
la porta di scatto. E vide sé stesso, rannicchiato in un
angolo della stanza, a terra, in lacrime.
Chiuse
la porta dietro di sé, poco prima che Tifa lo raggiungesse e
girò la chiave nella toppa.
-Fa
male. Fa male. Troppo male.-
Si
avvicinò e si inginocchiò accanto a sé,
titubante. -Yuffie?-
Lei
alzò lo sguardo e gridò di nuovo, spaventata. -Chi sei?
Cosa mi sta succedendo?- Gemette a lungo e piantò l'artiglio
nel pavimento per non urlare.
-Vincent.
Credo che lo specchio ci abbia fatto qualcosa.- rispose, calmamente,
interiormente in agonia per il suo stato. Le accarezzò i
capelli. Non c'era modo per lenire il suo dolore, poiché
questo era immune alla magia e ai medicinali. Doveva abituarsi, era
l'unica soluzione.
-Quando
finirà?-
Non
rispose. Non poteva risponderle. Doveva tornare nel proprio corpo,
immediatamente. Ritrovare lo specchio e far tornare tutto come prima.
Doveva riappropriarsi del proprio dolore.
-Vincent?-
Tentò
di sollevarla, ma era troppo pesante, per cui si accontentò di
aiutarla a raggiungere il letto ed infilarla bene sotto le coperte.
Si sedette accanto a lei e non smise di accarezzarle i capelli. Era
un'esperienza singolare, quella, accarezzare i propri capelli ma non
percepire nulla.
-Ti
darò un sonnifero e quando ti risveglierai, farà meno
male, te lo prometto.-
Si
alzò per cercare i medicinali in bagno, ma lo trattenne. -Non
lasciarmi sola, ti prego, non...- iniziò, interrotta da una
fitta più forte delle altre.
Frugò
nel cassetto, sempre trattenuto per una manica dalla ninja e trovò
un flacone semi vuoto. Le fece ingoiare tre pastiglie e le si sdraiò
accanto. Perché doveva essere lei a soffrire? Solo lui, il
mostro, doveva soffrire. Meritava di soffrire. Ma lei non aveva
colpa.
-Hai
espresso un desiderio, davanti a quello specchio?- le chiese,
turbato.
-Sì...-
sussurrò, mentre il medicinale cominciava a fare effetto.
Chiuse gli occhi. -Volevo capirti.-
Aprì
la porta e, come si aspettava, Tifa era lì, ferma, ad
aspettare notizie di “Vincent”. Sempre la solita, non
sarebbe probabilmente mai cambiata.
-Allora?
Che cos'è successo?- domandò, preoccupata e mezza
congelata, battendo i denti. La fece entrare, preoccupato per lo
stato della mora e sussurrò: -Le... Voglio dire... Gli ho dato
dei sonniferi, ma sta soffrendo molto. Sarà sveglio per
mezzogiorno.-
-Sì,
ma quel grido... Mi ha messo i brividi. Non era mai successo prima.-
ribatté, sedendosi sul letto. -Sembrava in agonia.-
Soffriva
in modo indicibile, avrebbe voluto morire, lì e subito, ma il
suo corpo non aveva neppure il riflesso di svenire. Galian non aveva
fatto altro che peggiorare la situazione. Ricordava perfettamente la
sensazione straziante di essere strappato in mille pezzi.
-Credo
che resterò con lui.-
-Prendetevi
tutto il tempo di cui avete bisogno...- sussurrò Tifa, con un
sorriso, alzandosi ed uscendo. Sulla porta, si voltò verso di
lui e il sorriso si allargò:-Sai, sono felice che lui abbia
te, sei la persona giusta.-
Yuffie
aprì gli occhi ed avvertì di nuovo le ondate di dolore,
questa volta sopportabili. Incredibile come ci si potesse adattare a
qualsiasi cosa. A parte forse la visione di sé stessa
rannicchiata sul bordo della finestra del Ghost Hotel intenta a
mangiare biscotti e bere caffè.
-Donna,
io odio il caffè.- sibilò, in tono falsamente
minaccioso. Vincent fece cadere il biscotto nel caffè dallo
stupore e corse verso di lei. -Stai meglio?-
-Una
merda. Oh Leviathan, Yuffie, che voce sexy!- si complimentò
con sé stessa, con un ghigno. -Wow, mi metto i brividi da
sola! Potrei andare in giro per il Gold Saucer a sedurre affascinanti
donzelle!-
Una
fitta più forte delle altre la interruppe e gemette. Ma come
faceva lui, a sopportare tutto questo?
-Non
scherzare, Yuffie.- la rimproverò, con un espressione
adorabile. -Sono... Esausto.-
-Quanti
biscotti hai mangiato, di preciso?- chiese, preoccupata, avanzando
fino alla finestra e notando con orrore la presenza di un barattolo
vuoto di marmellata. Lo afferrò per la manica, in preda al
panico. Non si sarebbe mai aspettata di “esplodere”
un'altra volta. Né tanto meno di essere così
rapidamente furiosa. Si calmò e crollò a terra, accanto
a sé stessa, evidentemente terrorizzata.
-Vinnie,
non è per la linea o altre stronzate, è importante.
Quanto hai mangiato?-
Sembrò
riflettere ed arrossì, scuotendo la testa. -Non tanto...-
-Vincent.
Io sono diabetica.- sussurrò, cercando di calmarsi. -Quindi
credo sia il caso che torni in camera mia e prenda una busta di tela
blu dal mio zaino, prima di rovinare il mio corpo.-
Lui
scattò in piedi e corse fuori dalla stanza, di corsa. Ne
approfittò per gettare nella spazzatura il barattolo vuoto,
contandone altre due, oltre ad un quarto di crema alla nocciola. Ed
un pacco di biscotti formato famiglia al cioccolato.
Lo
odiò profondamente. Ma come faceva ad essere così
magro, se mangiava così tanto? Si guardò allo specchio.
Era bello come al solito, con i suoi occhi rossi, il profilo regolare
e le labbra... Le sfiorò, inconsciamente. Non era mai stata
abbastanza vicina a lui da fare una cosa del genere e in quel
momento, invece...
Ed
era alto. Lei sembrava così minuscola, in confronto a lui...
-Eccola!
E' questa?!- chiese Vincent, entrando di corsa nel bagno e
fracassandosi contro la porta aperta. Alzò gli occhi al cielo,
sperando non le riempisse il corpo di lividi. -Ahi!-
Aprì
la busta e lo spinse fino al letto, cercando di fare un calcolo dei
carboidrati ingeriti. Troppi. Gli alzò la maglietta del
pigiama, cercando di non ascoltare le sue proteste.
Caricò
la penna al massimo, sperando di non uccidersi e gliela piantò
nella pancia, sperando di fargli molto male. Lui strinse i denti e
gemette. -Se solo mi spunta un minuscolo livido, Vincent, giuro che
ti stacco un braccio e te lo attacco in testa.- sibilò,
riponendo la siringa nell'astuccio.
-Brucia...-
si lamentò l'ex Turk, massaggiandosi la puntura. Lo colpì
alla mano, esasperata. -Non fare così! Argh! Rovinerai il mio
bel...- s'interruppe e cacciò un grido, reggendosi la testa.
Alcune rapide immagini le passarono davanti agli occhi, in
un'esplosione di dolore.
-Cazzo,
cazzo, cazzo! Giuro che se Hojo prova a resuscitare di nuovo gli
faccio cambiare sesso a mani nude!- gridò, sentendo che
qualcosa s'insinuava tra le sue mani. Strinse, senza pensare ad altro
che al dolore.
Quando
tutto terminò, quando tornò a quel tempo, si accorse di
aver stretto la propria mano tra le sue. Vincent stava tentando di
rimanere impassibile, ma doveva avergli fatto piuttosto male.
-Perdonami.-
Lui
scosse la testa e si mise a frugare nel cassetto, riemergendone con
un quello che sembrava un cioccolatino. Lo accettò, sorpresa e
aprì l'involucro dorato. Era una sfera di cioccolato al latte,
con delle scaglie di cioccolato bianco sopra, della grandezza di una
palla da tennis.
-A
volte aiuta. Per il dolore.-
Afferrò
la busta blu, automaticamente, ma si ricordò che non ne aveva
bisogno e quindi diede un morso alla sfera, sorpresa nel constatare
che, no, non faceva nulla per il dolore, ma era eccezionale per il
suo morale. Lo terminò in qualche boccone e si sentì un
po' meglio, anche se in colpa per l'ex Turk, che l'aveva osservata
con sofferenza.
-Stai
bene? Non tremi? Non ti gira la testa?-
Lui
scosse la testa. Non si stava uccidendo. Bene.
-Vinnie,
che ore sono?-
-Le
undici e mezza.-
-Perché
sei ancora in pigiama?-
Lui
arrossì e guardò altrove. -Aspettavo ti svegliassi. Sei
una donna.-
Scoppiò
a ridere, ignorando le fitte che questo provocava. Era terribilmente
imbarazzato e, per una volta, il suo viso rifletteva una serie di
emozioni che non aveva mai visto. Bé, tecnicamente non era
proprio il suo, ma lui era dentro quel corpo. Ed era vulnerabile, per
una volta.
-Vuoi
dire forse che dovrei spogliarti, lavarti e rivestirti?- chiese,
avvicinandosi pericolosamente al proprio viso. -Con queste mani?-
aggiunse, sfiorandogli il mento con l'indice. -Non sarebbe molto,
molto, molto... Interessante?-
-Yuffie,
ti prego, è il mio corpo, quello. E' già abbastanza
imbarazzante essere una donna, se poi anche mi trasformi in...-
sussurrò lui, stringendo i pugni.
-Ok,
allora ti autorizzo a vedermi nuda.- annunciò, con un'alzata
di spalle. Dando un'occhiata alla borsa che Vincent aveva trasportato
dalla sua stanza a lì. Lui si alzò ed andò a
frugare, probabilmente alla ricerca di vestiti, ancora stupito per la
risposta. Lo osservò dirigersi in bagno inciampando, rosso in
viso e far sbattere la porta dietro di lui. Era una donna alquanto
adorabile.
Sentì
bussare ed andò prontamente ad aprire la porta, cercando di
assumere un'aria truce. Tifa gli volò in braccio,
tempestandola di domande più o meno sensate, a cui non ebbe il
tempo di rispondere. Aspettò che si calmasse e poi la fece
scendere dal suo collo. Era sorprendentemente leggera.
-Dov'è
Yuffie?-
-In
bagno, sta facendo una doccia.- rispose, cercando di sembrare più
normale possibile, ma, vedendo Tifa sorridere, non riuscì a
non aggiungere: -Tifa, levati quell'immagine oscena dalla testa.-
Lei
sobbalzò, spaventata: -Leggi nel pensiero?!-
-No,
era piuttosto evidente.-
-Uhm...
Quindi sai che... Insomma... Sai che Yuffie prova qualcosa per...-
-Non
sono fatti miei.- la interruppe, sperando che non avesse accennato a
Vincent quello che avrebbe dovuto fare la sera precedente.
-Ma
sono fatti tuoi! Ascolta, Vincy, lo so che magari il passato è
difficile da dimenticare, ma... Insomma, Yuffie sta facendo un sacco
per te e tu, magari... Potresti... Chessò... Invitarla a
cena?-
Desiderò
intensamente scavarsi una fossa. Ma perché non c'era Vincent
al posto suo? No, aveva sbagliato frase. Perché Vincent non
era al proprio posto?! Ah, dannazione!!
-Ma
quello non è Cloud?- disse, approfittando della distrazione
della donna per spingerla fuori e chiudersi di nuovo dentro. Giusto
in tempo per sentire un rumore di vetri infranti. Corse verso il
bagno, trovando sé stessa a terra, dolorante, accanto allo
specchio rotto. -Vincent! Sono sette anni di sfiga! Che cos'hai
combinato, di nuovo?!-
Respirò
intensamente, per evitare di trasformarsi e tentare di mantenere la
calma. S'inginocchiò accanto a lui, ma constatò che non
sembrava ferito. In mano reggeva un asciugamano.
-Volevo
coprire lo specchio.- spiegò, in un pigolio.
-Ora
l'hai rotto, quindi non c'è bisogno di coprirlo!- sbottò,
spogliandolo e cacciandolo sotto la doccia. Si chinò
nuovamente a raccogliere i frammenti di specchio e buttarli nel
cestino, sbuffando. E lei che pensava che lui fosse una persona
matura e ragionevole! Ma dove?! Non sapeva neppure gestire una
situazione come quella!
Alzò
lo sguardo e vide che era immobile sotto l'acqua scrosciante, con gli
occhi serrati. Si accontentava di regolare ogni tanto la temperatura,
ma era irrigidito sul posto.
-Vincent,
immagino tu abbia visto donne più femminili di me nude,
quindi, non vedo perché farti tutti questi problemi.
Soprattutto perché è il tuo corpo, al momento, non è
che puoi farci chissà cosa. E pensa, saresti pure
consenziente!- esclamò, con naturalezza. Poi sbuffò,
terminò di raccogliere i frammenti e gli si avvicinò,
afferrando una spugna e il sapone. -E' più imbarazzante
questo, Vincent. Ti giuro, non dirò mai più che sei
l'uomo più maturo che abbia mai conosciuto, non dirò
che sei il più interessante e non dirò assolutamente
mai più che sei affascinante. E non darò mai più
ascolto a Tifa. E la prossima volta vedrò di desiderare di
capire Cait Sith, così almeno non ci saranno di questi
problemi!-
Chiuse
l'acqua e lo avvolse in un grosso asciugamano. Lui non accennò
ad aprire gli occhi o a lamentarsi per ciò che aveva appena
detto sul suo conto. Solo quando finalmente terminò di
vestirlo spalancò gli occhi e fece un mezzo sorriso. -Grazie,
Yuffie.-
-Come
ti pare.- borbottò, fissandolo basita mentre usciva dalla
stanza in un fruscio. Aveva scelto di indossare l'unico abito che si
era portata dietro, nero con i bordi bianchi, leggermente svasato.
Che uomo bizzarro.
Vincent
si fissò nello specchio del corridoio ed una Yuffie sorridente
gli rispose. Era la prima volta che la vedeva indossare un abito e la
trovava incantevole.
-Yuffie?-
Si
voltò e vide Tifa e Cloud, esterrefatti, che lo fissavano.
Arrossì leggermente. Era una sensazione a cui si stava
abituando a poco a poco. Era strano come tutti i sentimenti che
provava si riflettessero sul suo viso. Non era abituato, non più.
Un tempo era stato qualcuno di timido. Ed essere nei panni di una
donna era abbastanza imbarazzante.
Tifa
fece un largo sorriso e la trascinò fin dietro ad una statua,
con aria esaltata. -Fa parte della strategia o è già
successo?- chiese, con voce acuta, ridacchiando.
-Che
cosa?-
-Il
fatto, Yuffie. No, è troppo presto, non uscite neppure insieme
e Vincent non è il tipo d'uomo da saltare addosso così
alle donne! E' troppo casto! Quindi fa parte della strategia! Vedrai
che quando ti vedrà cadrà ai tuoi piedi! A proposito di
piedi, quegli stivali non stanno bene con l'abito! Vieni, ti offro lo
shopping, manca ancora mezz'ora prima di andare a pranzo! Vedrai che
cadrà ai tuoi piedi!- esclamò la donna, in rapida
successione, elettrizzata, trascinandolo fino all'area commerciale
del Gold Saucer.
Non
aveva mai fatto shopping. Primo, era un uomo. Secondo, non era mai
uscito con malate di shopping, ma s'immaginava questo passatempo
tutto femminile come un divertimento, non come il terribile tour de
force che la mora gli fece subire in mezz'ora. Esplorarono quindici
negozi di scarpe prima di trovare quelle che lei riteneva migliori.
Lui non le ritenne migliori, soprattutto quando si sfracellò
giù dalle scale perché il tacco era troppo alto e
sottile. Per qualche motivo bizzarro, con quel corpo non aveva molto
equilibrio.
Poi
insistette per truccarlo e anche lì fu una tortura e credette
di sciogliersi sotto la forte luce che usava il truccatore. Ma alla
fine Tifa lo ritenne pronto a conquistare... sé stesso.
Si
guardò allo specchio per l'ennesima volta, stupito di quanto
il trucco potesse far sembrare diversa una donna. Non che Yuffie non
fosse bella naturalmente, soprattutto con quel viso tipicamente di
Wutai, da i tratti delicati, ma era diversa, truccata. Sembrava una
donna e non più una ragazzina.
A
proposito di Yuffie, era in ritardo. Erano seduti al tavolo del
ristorante da un quarto d'ora ed ancora non si era fatta vedere. E
gli sguardi degli uomini di Avalanche non si erano ancora spostati da
lui. Sembravano increduli. Shera si spazientì e diede una
gomitata nelle costole al marito, che aveva la bocca aperta dal
famoso quarto d'ora.
-Basta
fissarla, la stai mettendo in imbarazzo.- sbottò, venendogli
in soccorso.
-Bé,
ora sappiamo che Vincent fa miracoli.- sussurrò Cait, subito
interrotto da un colpo di megafono in testa da parte del suo
creatore. Shelke lo stava fissando con un sorriso bizzarro,
divertita.
Arrossì.
Perché tutti sapevano che Yuffie era... bé, insomma,
perché tutti se n'erano accorti tranne lui?! Strinse i pugni.
-Oh
Ifrit.- fu il commento che lo riportò alla realtà,
proferito da Cloud. La seconda cosa che lo riportò alla realtà
fu una rosa, che sembrò comparire magicamente davanti a sé.
Sussultò e seguì la mano e il braccio che la reggevano,
cacciando un grido quando si vide.
La
prima reazione fu di alzarsi e prendere Yuffie a calci. Ma non
riusciva a muoversi. Yuffie non era arrivata con un quarto d'ora di
ritardo solo perché era una ritardataria cronica. Era andata a
fare shopping, apparentemente. Indossava un completo elegante nero ed
una camicia bianca con uno jabot. Dove l'aveva trovato?! Non
indossava il guanto metallico, ma guanti bianchi. Ma ciò che
lo sorprese maggiormente furono i capelli. Li aveva sempre avuti così
lunghi? E lisci? E... In ordine?
Afferrò
la rosa nera e si concentrò su di essa non appena le vide.
Ogni singola donna presente nel ristorante si era voltata per
guardare il suo corpo. E non lo stavano indicando come mostro. Al
contrario, dal modo in cui si erano impercettibilmente avvicinate a
Yuffie, comprese che erano molto interessate all'uomo dai lunghi
capelli neri.
-Scusate
il ritardo.- sussurrò, afferrandogli una mano e sollevandolo
come se non pesasse nulla. -La principessa ha dimenticato le
medicine. Principessa, seguimi.-
Giusto,
l'insulina. La seguì fino al bagno, dove lei scoppiò a
ridere rumorosamente.
-Mi
stai mettendo in imbarazzo, Yuffie...- mormorò, arrossendo ed
aprendo l'astuccio con la penna tanto per fare qualcosa.
-Vincent...-
iniziò, afferrandolo per la vita e mettendolo a sedere sul
piano di marmo nel quale era incastrato il rubinetto. -Il balsamo fa
miracoli.-
-Grazie,
ma non c'entra! Hai idea di come mi sia sentito quando ti ho vista
vestita in questo modo ridicolo?! E questa stupida rosa...- protestò,
stringendo i pugni ed osservandola fargli la puntura sul braccio. -Mi
rendi ridicolo.-
-Non
ti rendo ridicolo, Vincent, non dire stronzate! Ti rendo normale e
questo ti spaventa!- sbottò lei, improvvisamente. -Vincent...
Sei un uomo affascinante, lo vuoi capire sì o no? Ti
basterebbe poco per essere una persona qualsiasi e non un mostro! Di
cos'hai paura?-
Di
cos'aveva paura, di preciso? Degli scatti d'ira che il dolore gli
provocava? Di ferire qualcuno? Di ferire di nuovo sé stesso?
Non lo sapeva. No, non l'aveva reso ridicolo, era stato fiero del
proprio aspetto. Sembrava normale.
-Perché
sei innamorata di me?-
Lei
arretrò, stupita, poi scosse la testa e lo fece scendere dal
ripiano, con un'espressione seria sul volto. Poi lasciò la
stanza. Afferrò la rosa e la seguì, ancora imbarazzato
dalla domanda che aveva posto. Si sedette accanto a lei e mangiucchiò
la prima portata, che intanto era stata servita. Quello era il quarto
anniversario della prima sconfitta di Sephiroth. Tutti sembravano
felici, tranne lui. Yuffie stava mangiando ordinatamente, assaporando
ogni boccone e mangiando molto pane.
Perché
una rosa nera? Se Yuffie era la Rosa Bianca di Wutai, perché
offrirgli quella rosa nera? Sfiorò i petali con le dita,
sovrappensiero.
-Yuffie,
hai trovato lo specchio?- chiese Shelke, che ancora non aveva smesso
di sorridere in quel modo inquietante.
Annuì
e tornò al cibo. Gli cominciava a girare la testa. Yuffie si
chinò su di lui e sussurrò al suo orecchio: -Se non
mangi perderai i sensi. Smettila di essere così Vincent.-
-Quale
specchio?- chiese Tifa, stupita. Possibile che la ninja non gliene
avesse parlato? -Una vecchia leggenda dice che nei sotterranei del
Ghost Hotel vi sia uno specchio che esaudisce i desideri...- rispose
la rossa poggiando il mento sulle dita intrecciate. -Si racconta che
quella costruzione esistesse prima del Gold Saucer e che sia stata
teatro di un massacro. I coniugi Smithson avevano acquistato questo
specchio che sembrava realizzare i desideri, ma un giorno uno dei
loro figli lo ruppe inavvertitamente e Robert Smithson si armò
una notte di ascia e massacrò la famiglia. Quando raccontò
tutto alla polizia, gli agenti controllarono lo specchio e videro che
era intatto.-
Marlene
e Denzel erano ormai in piedi sul divanetto su sui erano seduti ed
applaudirono alla fine del racconto, estasiati. -Zia Shelke, conosci
molte storie così?-
-Oh,
certo...- rispose lei con aria macabra. -E sono tutte vere. Mi
ricordo di quella donna che guidava di notte in una strada
deserta...-
Si
concentrò sulla seconda portata e ritrovò l'appetito.
Yuffie stava fissando Shelke, apparentemente interessata da ciò
che stava raccontando.
-Con
una manovra disperata, la donna sterzò e seminò
finalmente l'inseguitore. Ma in realtà il conducente non
voleva fare nulla a parte avvertirla della donna con l'ascia seduta
dietro di lei. E sapete perché conosco questa storia?-
sussurrò la rossa, che ormai aveva catturato l'attenzione
dell'intero locale. Possibile che nessuno conoscesse la fine di
quella leggenda metropolitana? Yuffie gli afferrò la mano, in
attesa. -Perché la donna con l'ascia sono io!-
Marlene
gridò e si rifugiò in braccio a Barret, seguita da
Denzel e Cait Sith. Il resto di Avalanche fissò attonita l'ex
Zviet, che si era lanciata nell'interpretazione della risata più
malvagia che potesse fingere. Ed era abbastanza credibile.
Yuffie
era rimasta immobile, con la mano stretta intorno alla sua. Sapeva
che non era il tipo di storia da raccontare alla ninja, che era
abbastanza impressionabile da quel punto di vista. Poteva combattere
mostri terribili ed avventurarsi in luoghi spaventosi; poteva
affrontare Sephiroth, Hojo o lo psicopatico dell'anno; poteva
guardare il film più spaventoso del mondo e ridere; ma non
riusciva a sopportare le leggende metropolitane.
Si
alzò di scatto, scusandosi ed uscì di corsa dal
ristorante, offrendo quindi alla ninja una possibilità di
fuga, che prese al volo, perché lo seguì rapidamente. E
lo abbracciò. -Ci stanno guardando, se te la stai
chiedendo...- sussurrò, con un sorriso. -Uhm... Sono morbida.
Sto abbracciando me stessa, che cosa immensamente figa.-
-Mi
stai rendendo...-
-Ridicolo?-
-No...
Semplicemente troppo diverso da quello che sono, si accorgeranno di
qualcosa.- rispose, rigido sul posto. Si sentì immensamente
piccolo e fragile. Non era una sensazione a cui era abituato. Era
sempre stato più alto degli altri. E più forte. E più
solo. Gli tremarono le gambe. Si sentiva bene, in quell'abbraccio. Al
sicuro. Ma non erano i suoi sentimenti, quelli. Erano i sentimenti di
Yuffie, quella parte di lei che era rimasta in quel corpo. Yuffie
aveva voluto quell'abbraccio.
Crollò
in ginocchio, con una mano sulla fronte, incapace di respirare.
-Yuffie!
Yuffie, calmati, ti prego, calmati. Non puoi trasformarti in mezzo
alla strada.- esclamò, preso dal panico. No, doveva calmarsi
anche lui. Doveva riuscire a pensare. Aprì la borsa e ne tirò
fuori un cioccolatino. Lei lo accettò con una smorfia e lo
mangiò senza troppa convinzione.
-Yuffie?
Di nuovo?- chiese Tifa, chinandosi accanto a loro. Lui annuì e
tentò di farla rialzare. Yuffie fece un paio di profondi
respiri e si alzò. Barcollò fino ad una panchina e si
sedette, stringendo la mascella per non gridare.
-Credo
sia il caso di riaccompagnarlo all'Hotel.- intervenne Cloud.
Guardandosi intorno, si accorse che tutta Avalanche era presente. Non
voleva che lo vedessero così debole, dannazione! -Barret, ti
spiacerebbe...?-
L'energumeno
annuì, serio. Sembravano tutti molto preoccupati. -Ce la posso
fare.- sussurrò Yuffie, alzandosi e cadendo in avanti. Fu
automatico. Le corse incontro e, dimentico del fatto che quello non
era il proprio corpo potenziato ma solo quello di una ragazzina e che
ancora non sapeva come camminare, inciampò e le cadde tra le
braccia, sbilanciandola all'indietro e facendola quindi cadere
seduta sulla panchina.
Lei
gli sorrise leggermente e gli accarezzò una guancia: -Grazie,
principessa.-
Non
riuscì a prevedere il bacio. No, non se lo sarebbe mai
aspettato. Non davanti a tutta Avalanche. -Resta qui. Non è il
caso di preoccuparsi.-
Rimase
immobile, senza fiato, seduto a terra, fissandola incamminarsi verso
l'Hotel, accompagnata da un Barret altrettanto basito. Calò
immediatamente un silenzio pesante. Perché baciarlo mentre era
nel suo corpo? Perché non prima? E perché davanti a
tutti? Si posò i palmi sulle guance, scoprendole bollenti.
-Cloud,
quando sarò grande voglio sposare un uomo come Vincent.-
sussurrò Marlene. -L'ha chiamata principessa, hai sentito?-
Cid
gli si avvicinò e la sollevò da terra di peso: -Bé,
hai il tuo cazzo di vampiro, ora. Non fare quella faccia!-
Annuì
e tornò nel ristorante. Ovviamente il resto del pranzo si
svolse in un clima falsamente allegro. Avevano tutti una domanda da
porgli, ovviamente, ma si stavano trattenendo.
Yuffie.
Doveva tornare all'Hotel e starle accanto. Non poteva fare finta di
niente.
-Smettila
di saltellare sulla sedia come un fottuto verme, ragazzina! Mi sta
venendo da vomitare!- sbottò Cid, afferrandolo per le spalle
per tenerlo fermo. -Siamo tutti preoccupati. Lui però ti ha
detto di stare qui, di non preoccuparti e tu fai il cazzo che dice,
ok?!-
Shera
aprì la bocca per protestare, poi sospirò: -Cid ha
ragione.-
Il
marito si voltò verso di lei, incredulo. E Tifa s'intromise
nella discussione: -Però forse è il caso di chiamare.
E' passata quasi un'ora, io sono preoccupata.-
-E'
Vincent. Se lo chiami si sentirà in colpa perché ci sta
facendo preoccupare e probabilmente si sentirà debole. Lo
sapete com'è fatto. Vuole sempre cavarsela con le proprie
forze.- sussurrò Cloud, giocherellando con il bicchiere di
vino.
-Mi
dispiace per lui. E' sempre solo.- mormorò Marlene, che non
aveva più toccato cibo.
-Yuffie,
che hai?- chiese Reeve, stupito.
Sapeva
quello che stava facendo, ma non voleva ammettere che aveva le guance
umide di lacrime. Non piangeva da anni. Ma loro erano preoccupati per
lui. -Credo...- singhiozzò, con un sorriso -Credo che sarebbe
immensamente felice di sapere che vi preoccupate per lui.-
Aveva
l'impressione di avere migliaia di Kyaktus sottopelle e che questi
stessero ballando energicamente, lanciando di tanto in tanto la loro
tecnica speciale, per puro sadismo. Affondò la testa nel
cuscino per non gridare. Sapeva che Barret la stava fissando e non
voleva che vedesse Vincent in quel modo. Lui sopportava tutto quello
da anni, senza mai crollare in mezzo ad una strada affollata, senza
mai mostrare il proprio dolore.
-Vincent,
spero che tu stia esagerando.-
Non
era la voce di Barret. Alzò leggermente la testa ed incontrò
lo sguardo serio di Reeve. -Ah, ciao George Michael.- sibilò,
obbligata a mordere il cuscino per non gridare.
-Barret,
per favore, lasciaci soli.-
-Scordatelo!
Non ce lo lascio mica Vincent in questo stato! E poi, sentiamo, che
c'hai da dire che non posso sentire?!-
Reeve
sospirò. -Ok, tanto prima o poi lo dovranno sapere tutti... Le
sue cellule non sono stabili e questo gli provoca dolori
indescrivibili. Fin'ora è riuscito a nasconderlo, ma credo che
stia peggiorando. E di questo passo, il suo cuore non reggerà.-
Lo
shock fu così forte che dimenticò che stava soffrendo
come un cane. E si voltò verso di Reeve. Vincent stava... No.
Lui non poteva morire.
Cacciò
un grido che soffocò nel cuscino, quando il dolore raggiunse
il petto.
-Stai
scherzando, vero?! Cioè, Vincent morto?-
-Esiste
una cura sperimentale, ma insiste nel non volerla utilizzare. Lo
stress per il cuore, anche per un cuore come quello di Vincent, alla
lunga potrebbe portarlo all'infarto. Soprattutto perché
Vincent non può perdere i sensi, in caso di forte dolore. E
quindi il suo cuore...-
-Non
ci credo! Non lui! Ma sei una testa di cazzo! Perché non
provi?!- sbottò Barret, sollevandola di peso. -E Yuffie?! Non
ci pensi a Yuffie?! La baci e muori?! Che cosa c'hai nel cervello,
eh? Guano di Chocobo?-
Faceva
fatica a respirare, ma non per il dolore. Non per il dolore fisico.
Vincent stava morendo. Semplice e terribile. Si divincolò e
corse fuori dalla stanza. Doveva trovarlo. Anche se fosse morta per
strada. Doveva trovarlo e prendere a calci.
-Vincent!-
Eccolo.
Ora l'avrebbe sentita. Avrebbe distrutto la sua reputazione di uomo
calmo e posato.
Non
si aspettava a che la abbracciasse con tanta foga. La rabbia scivolò
via. E il dolore tornò, più intenso di prima. Si
aggrappò a lui e serrò la mascella. -Yuffie, devo
parlarti.-
-No,
io devo parl...- s'interruppe, senza fiato. -Uccidimi,
tipregotipregotiprego.-
La
trascinò in camera e la fece sedere sul letto, togliendole
giacca e camicia e gettandole in un angolo della stanza, poi prese a
massaggiarle le spalle e il dolore si attenuò. E finalmente
respirò. -Per favore, non chiedermi più una cosa del
genere, Yuffie.-
-No,
principessa, non te lo chiederò più.- sussurrò,
sdraiandosi sulla pancia sul materasso duro.
-Non
chiamarmi principessa, sono un uomo.-
-Sei
un bel transessuale, Vinnie.-
-Smettila.-
Sospirò.
I Turk erano una continua scoperta. Assassini, spie, buffoni,
massaggiatori... Era la prima volta che le massaggiavano la schiena.
Non aveva idea del perché non sentisse più alcun
dolore, ma non le dispiaceva quella sensazione.
-So
che stai morendo.- sussurrò. Lui non smise e lei gliene fu
grata. Ma sospirò e rallentò.
-Lo
immaginavo quando ho visto Reeve uscire dalla camera. Non ti
preoccupare di questo, prima dobbiamo trovare un modo per invertire
lo scambio d'anime. Poi penseremo al mio cuore.- mormorò,
spostandole i capelli di lato.
-In
tutti i sensi?-
Lui
non rispose. Le accarezzò i capelli, che arrivavano fino alla
fine della schiena. -Forse è il caso di tagliarli.-
-Giù
le zampe, donna e massaggia, mi stanno tornando delle fitte.- Com'era
finita in quella situazione assurda? Era nel corpo di un uomo che
stava letteralmente morendo di dolore. E il suo vero corpo, quello di
una ragazza affascinante che aveva amato quel corpo, il primo di cui
aveva parlato, era a cavalcioni su di lei, che era nel corpo
dell'uomo e la stava massaggiando.
Lui
sbuffò ed eseguì. -Io non sono così.-
-Io
sì.-
Lui
riprese ad accarezzarle i capelli e lei ricominciò a provare
quella sensazione bizzarra. Poi comprese ed arrossì. Era
imbarazzante. Terribilmente imbarazzante.
-Vincent,
sono un uomo.-
-E'
la giornata delle rivelazioni. Posso farmi la doccia da solo,
quindi?-
Si
voltò sulla schiena e lui impallidì, comprendendo
finalmente la frase. -Oh Shiva.-
-Non
chiedermi come sia possibile, non sono mai stata un uomo prima.-
sussurrò, imbarazzata. Lui non si spostò. Aveva gli
occhi sbarrati e probabilmente stava progettando di gettarsi dalla
funivia appena gli fosse stato possibile. Ma che situazione era,
quella?! Era l'inizio dei sette anni di sfiga dello specchio rotto?
-Che
cosa faresti al mio posto?- le chiese, in un pigolio.
-Credo
di non essere la persona più obiettiva da consultare. Chiedi a
Tifa.-
-Yuffie!
Credi che riuscirei a spiegarle che... insomma!- sbottò,
arrossendo violentemente e coprendosi il volto con le mani. -Perché
sei così emotiva? Non la smetto di arrossire da quando sono
nel tuo corpo.-
-Non
sono emotiva! Sei tu che sei emotivo ed ora che hai disposizione un
corpo non modificato puoi esprimere il tuo imbarazzo.- scoppiò
a ridere e lo abbracciò. -La mia principessa...-
-Forse
è il caso di andare a cercare lo specchio, che dici, Yuffie?-
-Non
subito. Prima ho una domanda personale da farti, Vinnie.-
-So
già che sarà imbarazzante.-
-Prima
di tutto di do la risposta di Tifa. Poi ti farò la domanda.-
-Temo
il peggio.-
-Tifa
direbbe...- iniziò, allontanandolo leggermente. -Bé, me
lo chiedi?! Gli salterei addosso seduta stante! Sei ancora qui?!-
Lui
si allontanò, inquieto. -Sono così spaventoso quando
grido? E la domanda?-
-E'
molto molto imbarazzante, meno che quello che sto sperimentando in
questo momento a causa di Chaos, lì sotto, ma sempre
imbarazzante.-
-Chaos?!-
-Smettila
di strillare, non ti sto violentando.- protestò, con un
sorriso. -Non ancora.-
Per
tutta risposta, strillò ancora di più. Ma non era colpa
sua, se aveva una voce acuta. Sarebbe anche sembrato normale, se non
avesse saputo chi si nascondesse dietro quelle fattezze. Ma pensare
che Vincent stava morendo d'imbarazzo era piuttosto divertente.
-Non
gridare.- sibilò, sentendo tornare una fitta alla testa.
-Oca.-
-Io?!-
-Sì,
tu, Vincent Valentine.-
Lui
protestò sottovoce e saltellò leggermente perché
aveva le gambe addormentate. Per tutta risposta, Yuffie rovesciò
la posizione. -Saltella un'altra volta, Vincent e ti ammazzo.-
-Scusami.-
-Dunque,
Valentine... Che cosa faresti al mio posto?-
Aprì
gli occhi, accorgendosi di essersi addormentato. Guardò
l'orologio. Le sei del pomeriggio. Nessuno sembrava averli cercati,
perché lei non si era svegliata. La fissò e sorrise.
Non sembrava provare alcun dolore. Si divincolò dal suo
abbraccio con tutta la delicatezza possibile e cadde dal letto,
portando con sé il lenzuolo con il quale si coprì.
La
vide osservarlo dal letto, divertita. -Hai ragione a coprirti, non mi
sono mai vista nuda. Potrei voler il quarto giro.-
Arrossì.
Oh Shiva, da quando era diventata così machiavellica? Cos'era
quel sorriso e perché era nel corpo di una ragazza piena di
ormoni ululanti?! Avrebbe dovuto cambiare risposta! Nono, era una
situazione assurda.
-Non
lo faccio per te!-
-Lo
so, tesoro... Grazie.-
La
fissò, incredulo e salì di nuovo sul letto. Lo stava
ringraziando?
Nascose
la testa sotto il lenzuolo e si chiese che cosa avesse fatto. E
perché? Perché?! Era sempre stato un uomo posato, che
sapeva trattenere i propri istinti. Perché buttare una
reputazione come uomo freddo ed irremovibile proprio quando era nel
corpo di una donna?
Lei
lo abbracciò e sorrise, seguendolo sotto il lenzuolo. -Spero
di non averti, come dire... Fatto male.-
-Smettila.-
-Sono
seria, Vinnie, so quanto può essere forte questo corpo. Ho
tentato di...-
-Ti
amo.-
Si
nascose dietro le proprie mani. Era la verità, la amava. Se
n'era accorto nell'oscurità di Nero, quando credeva di averla
persa. Ma non voleva che si legasse a lui, perché lui stava
morendo.
-Il
cuore?- chiese, emergendo da dietro i palmi. Lei sorrise.
-Probabilmente tra qualche ora tornerà il dolore, ma per ora
mi godo la mia principessa.-
-Yuffie!-
Si
rannicchiò in posizione fetale. Cercando una spiegazione
plausibile al loro comportamento. Ma non ce n'era. Non era attratto
dal proprio corpo, eppure...
-Ci
dev'essere una patologia psichiatrica che definisce quello che
abbiamo appena fatto.- sussurrò.
-Non
pensare troppo, mi vengono le rughe...-
-Yuffie...-
-Rettifico:
Probabilmente tra qualche ora tornerà il dolore, ma per ora mi
godo la mia principessa. Che evita di porsi problemi per una volta e
pensa solo a quanto è felice.- sussurrò lei,
accarezzandogli i capelli. Aveva ragione, non era il caso di
pensarci. Non aveva senso. -Vinnie, ora che ci penso... Era la tua
prima volta!-
Arrossì
e tentò di arretrare, cadendo di nuovo dal letto. -Sei un
mostro, Yuffie! Se tu fossi un uomo, saresti terribile! Non
m'innamorerei mai di te!-
-Per
fortuna che sono una donna, allora...- rispose, con un largo sorriso.
-Torna qui, tra mezz'ora andiamo a cercare quello specchio.-
-Ok,
ma tu... Non tentare strane manovre, ok? Tenterò di essere una
donna per bene.- mormorò, risalendo sul letto. Lei l'attirò
a sé, apparentemente molto divertita. -E' proprio un peccato
che tu sia un uomo...-
Oh
Shiva.
-Yuffie!
Come sta Vinnie?- chiese Tifa la stalker, non appena varcò la
soglia della stanza che era stata sua. Tentò di non arrossire
e si concentrò su un fantasma senza testa che passava di lì.
-Bene.-
-Oh
Ramuh! Oh Ramuh!- iniziò a gridare, in preda all'isteria,
ridacchiando ed attirando l'attenzione dell'intero Hotel. -L'avete
fatto!-
-Tifa,
calmati, non gridare e non saltellare che ho nausea.- elencò
lui, osservando il fantasma fissarlo con gli occhi sbarrati. -E tu
vattene, se non vuoi che chiami un esorcista!-
-Hai
nausea?! Sei incinta?!-
-Chi
è incinta?!- sbottò Cloud, spuntando da dietro una
statua. -Yuffie?-
-Ma
no, è solo Tifa che...-
-Tifa,
sei incinta?!- esclamò Barret, spuntando da dietro
un'armatura. Stavano origliando o cosa?
-Ma
no, è Vincent che...-
-Vincent
è incinta?!- proruppe Cid, sotto shock. -Hojo ha provveduto
anche a questo?-
Desiderò
avere sotto mano una mitragliatrice. Soprattutto per il commento di
Cid. -BASTA!- gridò, esasperato. -Nessuno è incinta
qui! Né io, né Tifa, né tanto meno Vincent! Ma
che vi salta in mente?!-
-Le
vie di Hojo sono infinite.- dichiararono in coro i tre uomini,
annuendo per sottolineare l'affermazione.
-Perché
state parlando di Hojo?- chiese una voce truce alle proprie spalle.
Ma era davvero così poco amabile? O era solo Yuffie che
forzava la mano? In ogni caso, i tre ammutolirono e lui deglutì.
Come si era conciata questa volta? Fece dietro-front e vide che aveva
indossato i soliti abiti, insieme al mantello ed il guanto metallico.
Perché?
-Parlavamo
in generale delle vie di Hojo. Che sono infinite.- rispose Cloud,
inquieto.
Yuffie
si nascose dietro il collo del mantello per ridere e gli afferrò
una mano. -Andiamo?-
Si
lasciò trascinare fino ai sotterranei della casa,
oltrepassando i divieti come se niente fosse. Nessuno li vide e
furono in poco tempo di fronte allo specchio. Yuffie, che era la più
alta, tolse il telo che lo copriva. Ed imprecò. Mancavano dei
pezzi, dalla superficie riflettente e su di essa era attaccato un
biglietto.
Si
sentì morire. Le strappò il foglio dalle mani e lesse.
Credevate
fosse semplice?
Lo
spirito dello specchio vi vede e sa che non avete ancora portato a
termine la missione.
Io
sono in ogni specchio, in ogni pozza, su ogni superficie riflettente
e vi osservo.
Se
porterete avanti la vostra missione vi restituirò tutti e
cinque i frammenti.
Altrimenti
rimarrete così per sempre.
-Il
Karaoke!- esclamò Marlene, estasiata. -Aah, Cloud? Papi?
Tifa?- chiese, con occhioni da cerbiatto depresso, sbattendo le
palpebre. Yuffie vide Vincent scuotere la testa, preso dal panico.
-Ok.-
si arresero i tre. Vincent chiuse gli occhi e pensò
probabilmente che fosse il caso di fuggire, perché si voltò
furtivamente e s'incamminò verso l'uscita.
-Zia
Yuffie, dove vai?!- protestò Marlene, andando a recuperare
l'ex Turk e trascinandolo nella stanza. Poi fissò la ninja,
dubbiosa. -Non vieni?-
Le
stava tornando il mal di testa, per quanto meno devastante del solito
e forse non era il caso di ascoltare musica ad alto volume. Ma le
piaceva il karaoke e voleva trascorrere un po' di tempo con i suoi
amici, mal di testa o meno. Voleva tentare di dimenticare che era
condannata nel corpo di Vincent perché uno spirito pazzo era
anche sadico.
Non
aveva parlato per tutta la serata e lo capiva. Gli si sedette accanto
e gli strinse una mano. Non c'era alcun indizio sulla missione che lo
spirito voleva portassero a termine.
-Yuffie?-
Alzarono entrambi la testa verso Marlene, che gli stava porgendo il
microfono. -Inizi tu? L'ultima volta sei stata bravissima!-
-Scusami
Marlene, ma non sono... dell'umore giusto.-
-Allora
canta una canzone triste, così tornerai a sorridere.- sussurrò
la bambina, con un sorriso, fiduciosa. Che razza di ragionamento era?
Gli occhi della piccola si riempirono di lacrime e Barret osservò
con aria omicida Vincent, che non seppe resistere agli occhi della
marmocchia.
-Non
conosco nessuna canzone moderna...- mormorò, preoccupato.
-Canta
una vecchia canzone... Non credo che nessuno ti ucciderà per
questo.- gli rispose, con un debole sorriso. Le mani cominciavano a
farle male, per cui tentò di muoverle il meno possibile.
Vincent
prese il microfono tra le mani e fece un respiro profondo. In fondo,
era condannato ad essere Yuffie ancora un po' ed era obbligato a
comportarsi come lei. Sperò soltanto non avesse scelto una
canzone metal, perché non credeva di poterla reggere. Invece
riconobbe la canzone immediatamente.
-Here I lie, in a lost
and lonely part of town...- iniziò lui, con
voce insicura, irrigidito sul posto. -Held in time, in a world
of tears I slowly drown...-
Accorgendosi
che nessuno avrebbe mai osato prendersi gioco di lui, perché
era Yuffie Kisaragi e, dannazione, lei era il tipo da andare al
karaoke ogni volta che poteva, la voce cambiò radicalmente e
cominciò a tenere il ritmo schioccando le dita. -Goin'
home, I just can't take it all alone. I really should be holding you,
holding you, loving you, loving you.-
Tifa
lo fissò, sorpresa. Non era da Yuffie non fare l'idiota mentre
cantava. E Yuffie era stonata. Terribilmente stonata. -Tragedy,
when the feeling's gone and you can't go on, it's tragedy, when the
morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one
to love you, you're going nowhere. Tragedy, when you lose control and
you got no soul it's tragedy, when the morning cries and you don't
know why it's hard to bear. With no one besides you, you're going
nowhere.-
Aveva
una bella voce. Perché quando la usava lei faceva così
schifo? Era ingiusto! Osservò Avalanche guardare Vincent come
se fosse un alieno del pianeta Papalla. Se avessero saputo chi stava
cantando realmente in quel momento, probabilmente... Gli effetti
sarebbero stati devastanti.
-Night and day, there's a
burning down inside of me. Burning love, with a yearning that won't
let me be. Down I go and I just can't take it all alone. I really
should be holding you, holding you, loving you, loving you.- E
da dove spuntava tutta quell'estensione vocale? Non è che in
realtà era stato donna prima di essere modificato da Hojo? Non
è che era lui Lucrecia?
Si
accorse che non erano i soli occupanti della saletta. Alcuni curiosi
si erano seduti nei pochi posti vuoti ed osservavano la “ragazza”,
che ondeggiava a ritmo, quindi era un po' impedita, ma non sbagliava
una nota. -Tragedy, when the feeling's gone and you can't go
on, it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's
hard to bear. With no one to love you, you're going nowhere. Tragedy,
when you lose control and you got no soul it's tragedy, when the
morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one
besides you, you're going nowhere.-
Sprofondò
nel divano, indecisa se essere stupita per la bravura dell'uomo o
vergognarsi degli sguardi che gli uomini che erano entrati stavano
lanciando a quello che era stato il proprio corpo. Vincent non smise
un attimo di sorridere, durante il resto della canzone, concentrato
sul testo che scorreva sullo schermo, senza accorgersi degli sguardi
stupiti di Avalanche, del fatto che fosse riuscita ad arrossire
nonostante fosse nel suo corpo modificato e di quegli uomini.
Quando
terminò, si accorse di tutto questo. E corse a sedersi,
imbarazzato, accanto a lei. Ma c'era silenzio e sentì qualche
commento spiacevole degli uomini che lasciarono la stanza alla fine
della sua esibizione.
-Yuffie,
hai fatto dei corsi?- chiese titubante Tifa.
-L'ultima
volta sembravi una cazzo di balena agonizzante!- sbottò Cid,
ricevendo la solita e meritatissima gomitata della moglie, solo che
in una parte diversa dalle costole. -Bravo amore, canta anche tu i
BeeGees.- sibilò Shera, ascoltando i suoi rantoli.
Vincent
la fissò, in preda al panico. Non l'aveva mai sentita cantare,
era normale che, avendo dato ascolto alle parole di Marlene, si fosse
convinto che fosse una specie di cantante senza pari. Era senza
dubbio senza pari. Nel senso che nessuno, neppure la sopracitata
balena agonizzante, cantava peggio.
-E'
solo che... Eheheh... La mamma di Vinnie era una cantante e lui mi ha
dato una mano!- sbottò, arrossendo. -Qualcuno vuole da bere?-
Si
alzò per accompagnarlo ma lui scosse la testa. Lo guardò
uscire dalla stanza, tenendo all'erta i propri sensi di chissà
cosa, forse Ragno, forse altro. Non si fidava di quegli uomini.
-La
tua ragazza è fantastica, Vincent.- sussurrò Denzel,
sotto shock.
Annuì,
con un mezzo sorriso. Lo sapeva. -Bé, Vince, che ne dici di
cantare la prossima canzone? Ovviamente se torna Yuffie...- sussurrò
preoccupato Cloud.
Sentì
Shelke scivolare accanto a lei e sussurrare: -Vai, veloce.-
Si
alzò di scatto ed uscì dalla saletta, in tempo per
sentirla gridare: -Signore e Signori, sono Shelke e vi canterò
“Il Triangolo”, dedicandolo a Tifa e Cloud!-
Chiuse
gli occhi e riuscì a rintracciarlo in fretta. In un corridoio
adiacente. Si avventò sull'uomo che lo teneva fermo e lo
afferrò per il collo, sbattendolo contro il muro e serrando
l'artiglio tra le sue gambe. -Stai bene?-
Lui
annuì, sotto shock e l'aggressore pigolò un “no”.
-Taci! Sto cercando di non trasformarmi in una bestia leggendaria e
sbranarti, stronzo! Ti divertiva la sua espressione, eh?! Ti piace
dominare?! Perché non provi ora, con qualcuno alla tua
altezza?!-
-Yuffie...
Lascialo.-
-Lei
è mia, capito, sacco di merda? Dillo ai tuoi amichetti e
provaci solo un'altra volta.- sibilò, lasciandolo andare. Si
scoprì ansante e tremante di rabbia. Tornò a guardare
Vincent, che stava tentando di alzarsi.
-Vinnie...-
sussurrò, inginocchiandoglisi accanto. -Sono piccolo e fragile
e vulnerabile. Per quanto lo sarò ancora? Come puoi
sopportarlo?- mormorò lui, portandosi le ginocchia al petto.
Gli
accarezzò la testa e l'aiutò ad alzarsi. -Io so
difendermi contro di loro.- gli spiegò, con un mezzo sorriso.
-E non sei poi così piccolo. Vulnerabile, forse, ma non
fragile. Non rispetto al resto del genere umano.-
-Che
razza di uomo sono?-
-Sei
una donna.- gli rispose, scoppiando a ridere ed abbracciandolo. -Io
sono abbastanza uomo?-
-Sei
inquietante... “Lei è mia” è una frase che
non mi sarei mai aspettato da te.-
-Ho
plagiato il Conte Dracula.-
-Il
triangolo no! Non l'avevo considerato! D'accordo ci proverò,
la geometria non è un reato! Garantisci per lui, per questo
amore un po' articolato! Mentre io rischierei, ma il triangolo io lo
rifarei!- stava cantando Shelke, quando tornarono nella saletta.
Cloud aveva le lacrime agli occhi, Tifa aveva tirato fuori i guanti
per picchiare la rossa e Reeve, fidanzato ufficiale della cantante,
stava cercando di non sprofondare nel divano. Il resto di Avalanche,
a parte i due bambini che non capivano ed odiavano la matematica,
rideva di gusto, alternando lo sguardo tra i quattro.
Si
sedette sul divano, divertita e si aspettava che l'ex Turk prendesse
posto accanto a lei, ma la sorprese e le si sedette in braccio. Lo
circondò con le braccia e sorrise. Certo, la situazione era
assurda. Aveva espresso un desiderio stupido, neppure ventiquattr'ore
prima, davanti ad uno specchio ed era andata a dormire ancora donna.
Si era risvegliata nella pelle dell'uomo che amava, aveva scoperto
che quel sentimento era ricambiato e... E poi avevano scoperto di
essere condannati a rimanere in quello stato finché uno
spirito maligno non avesse deciso che meritavano di tornare alla
normalità. Ma si stava abituando, lentamente, a
quell'assurdità. Ed era felice.
Il
dolore raggiunse il petto, che sembrò esplodere, ricordandogli
che nulla era perfetto. E che quel corpo sarebbe presto morto.
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