Attraverso lo specchio

di formerly_known_as_A
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno ***
Capitolo 2: *** Il secondo giorno ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno ***


Quando Yuffie si svegliò, quella mattina, fece fatica a respirare. Ondate di dolore la assalirono. Un ruggito risuonò nella propria testa, che sembrò esplodere. E il dolore era pulsante, in tutto il corpo e il petto... Leviathan, non riusciva a respirare dal dolore.

Gridò e il dolore si trasformò in agonia, mentre il suo corpo esplodeva e si ricomponeva mille volte al secondo, mentre i ricordi la assalivano. Voleva svenire. Non poteva sopportarlo. Doveva svenire. Perché non sveniva?

Gridò di nuovo, ma non riconobbe la propria voce. Era un ruggito. Come quello nella sua testa che urlava, urlava, urlava.


Quando Vincent si svegliò, quella mattina, sorridere fu un gesto automatico. Nessun dolore. Probabilmente era un sogno, stava ancora dormendo e quello era un bel sogno. Si stiracchiò, ma la sensazione di benessere non lo abbandonò, almeno finché non aprì gli occhi e si accorse delle proprie mani. Erano piccole e graziose. Mani da donna.

-Merda.-

La voce che pronunciò la parola non era la sua. Era una voce femminile, leggermente acuta. Si alzò di scatto e si accorse di essere piccolo. Ed avere un petto femminile, sotto il pigiama verde che indossava. -Merda.- No, non poteva pronunciare parole del genere con una voce così bella.

Scattò agilmente giù dal letto e corse in bagno. Aveva corti capelli neri e grandi occhi color platino, con lunghe ciglia scure. Yuffie. Era, per qualche motivo bizzarro ed incomprensibile, diventato Yuffie Kisaragi.

Si sentì svenire, ma disse che non era il caso. Dov'era finita la vera Yuffie Kisaragi, se lui aveva il suo corpo?

Qualcuno bussò alla porta e corse ad aprire. Aveva le gambe troppo corte ed era abituato al proprio passo veloce, non riusciva a fare a meno di correre.

Davanti a lui vi era Tifa, che, con un sorriso, entrò nella stanza e si sedette sul letto. In mano teneva un completo intimo di pizzo viola ed uno di pizzo rosso. Boccheggiò, sorpreso.

-Yuffie, aiutami. Ho deciso che stasera sarà la notte giusta, ma devo capire quale dei due indossare!- esclamò la mora, sbottonandosi la camicia del pigiama. La fermò, preso dal panico. -Quello viola è perfetto!-

-Dici? Per me quello rosso mi sta meglio... Aspetta che lo provo...-

-Nononono, Tifa! Il rosso è troppo aggressivo, il viola è raffinato!- la fermò nuovamente, tentando di non toccare più del dovuto

-Yuffie, posso dirti che oggi sei strana? E' successo qualcosa con Vincent?- chiese, preoccupata.

-Perché dovrebbe succedere qualcosa con Vincent?!- sbottò lui, con voce acuta. Ma come era finito in quella situazione?! Perché era tutto così assurdo?

-Uhm... Allora qualcosa è successo... Racconta, fortunella! Cos'avete fatto tu e il vampiro?! Voglio tutti i particolari! Bacia bene?- esclamò la donna, esaltata, con un largo sorriso.

Arrossì violentemente. Stava succedendo qualcosa di cui era all'oscuro tra quelle due. Cosa c'entrava lui? E di che bacio parlava?! Si toccò inconsciamente le labbra.

-Ma cosa vuoi che sia successo, Tifa?- chiese, confuso.

-Non dovevi confessargli il tuo amore, dopo anni di sofferenza?-

L'ex Turk fece un passo indietro, sotto shock. Cosa voleva dire con quella frase? Lo stava prendendo in giro? O meglio, stava prendendo in giro Yuffie? No, sembrava seria.

Un grido gli raggelò il sangue. Riconobbe la propria voce. Che Yuffie... Nononono! Non lei!

Scattò in piedi e corse fuori dalla stanza, cercando di ricordare quale fosse la propria. Il grido si trasformò in ruggito. Galian. Accelerò, ricordando finalmente quale stanza occupasse ed aprì la porta di scatto. E vide sé stesso, rannicchiato in un angolo della stanza, a terra, in lacrime.

Chiuse la porta dietro di sé, poco prima che Tifa lo raggiungesse e girò la chiave nella toppa.

-Fa male. Fa male. Troppo male.-

Si avvicinò e si inginocchiò accanto a sé, titubante. -Yuffie?-

Lei alzò lo sguardo e gridò di nuovo, spaventata. -Chi sei? Cosa mi sta succedendo?- Gemette a lungo e piantò l'artiglio nel pavimento per non urlare.

-Vincent. Credo che lo specchio ci abbia fatto qualcosa.- rispose, calmamente, interiormente in agonia per il suo stato. Le accarezzò i capelli. Non c'era modo per lenire il suo dolore, poiché questo era immune alla magia e ai medicinali. Doveva abituarsi, era l'unica soluzione.

-Quando finirà?-

Non rispose. Non poteva risponderle. Doveva tornare nel proprio corpo, immediatamente. Ritrovare lo specchio e far tornare tutto come prima. Doveva riappropriarsi del proprio dolore.

-Vincent?-

Tentò di sollevarla, ma era troppo pesante, per cui si accontentò di aiutarla a raggiungere il letto ed infilarla bene sotto le coperte. Si sedette accanto a lei e non smise di accarezzarle i capelli. Era un'esperienza singolare, quella, accarezzare i propri capelli ma non percepire nulla.

-Ti darò un sonnifero e quando ti risveglierai, farà meno male, te lo prometto.-

Si alzò per cercare i medicinali in bagno, ma lo trattenne. -Non lasciarmi sola, ti prego, non...- iniziò, interrotta da una fitta più forte delle altre.

Frugò nel cassetto, sempre trattenuto per una manica dalla ninja e trovò un flacone semi vuoto. Le fece ingoiare tre pastiglie e le si sdraiò accanto. Perché doveva essere lei a soffrire? Solo lui, il mostro, doveva soffrire. Meritava di soffrire. Ma lei non aveva colpa.

-Hai espresso un desiderio, davanti a quello specchio?- le chiese, turbato.

-Sì...- sussurrò, mentre il medicinale cominciava a fare effetto. Chiuse gli occhi. -Volevo capirti.-


Aprì la porta e, come si aspettava, Tifa era lì, ferma, ad aspettare notizie di “Vincent”. Sempre la solita, non sarebbe probabilmente mai cambiata.

-Allora? Che cos'è successo?- domandò, preoccupata e mezza congelata, battendo i denti. La fece entrare, preoccupato per lo stato della mora e sussurrò: -Le... Voglio dire... Gli ho dato dei sonniferi, ma sta soffrendo molto. Sarà sveglio per mezzogiorno.-

-Sì, ma quel grido... Mi ha messo i brividi. Non era mai successo prima.- ribatté, sedendosi sul letto. -Sembrava in agonia.-

Soffriva in modo indicibile, avrebbe voluto morire, lì e subito, ma il suo corpo non aveva neppure il riflesso di svenire. Galian non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Ricordava perfettamente la sensazione straziante di essere strappato in mille pezzi.

-Credo che resterò con lui.-

-Prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno...- sussurrò Tifa, con un sorriso, alzandosi ed uscendo. Sulla porta, si voltò verso di lui e il sorriso si allargò:-Sai, sono felice che lui abbia te, sei la persona giusta.-


Yuffie aprì gli occhi ed avvertì di nuovo le ondate di dolore, questa volta sopportabili. Incredibile come ci si potesse adattare a qualsiasi cosa. A parte forse la visione di sé stessa rannicchiata sul bordo della finestra del Ghost Hotel intenta a mangiare biscotti e bere caffè.

-Donna, io odio il caffè.- sibilò, in tono falsamente minaccioso. Vincent fece cadere il biscotto nel caffè dallo stupore e corse verso di lei. -Stai meglio?-

-Una merda. Oh Leviathan, Yuffie, che voce sexy!- si complimentò con sé stessa, con un ghigno. -Wow, mi metto i brividi da sola! Potrei andare in giro per il Gold Saucer a sedurre affascinanti donzelle!-

Una fitta più forte delle altre la interruppe e gemette. Ma come faceva lui, a sopportare tutto questo?

-Non scherzare, Yuffie.- la rimproverò, con un espressione adorabile. -Sono... Esausto.-

-Quanti biscotti hai mangiato, di preciso?- chiese, preoccupata, avanzando fino alla finestra e notando con orrore la presenza di un barattolo vuoto di marmellata. Lo afferrò per la manica, in preda al panico. Non si sarebbe mai aspettata di “esplodere” un'altra volta. Né tanto meno di essere così rapidamente furiosa. Si calmò e crollò a terra, accanto a sé stessa, evidentemente terrorizzata.

-Vinnie, non è per la linea o altre stronzate, è importante. Quanto hai mangiato?-

Sembrò riflettere ed arrossì, scuotendo la testa. -Non tanto...-

-Vincent. Io sono diabetica.- sussurrò, cercando di calmarsi. -Quindi credo sia il caso che torni in camera mia e prenda una busta di tela blu dal mio zaino, prima di rovinare il mio corpo.-

Lui scattò in piedi e corse fuori dalla stanza, di corsa. Ne approfittò per gettare nella spazzatura il barattolo vuoto, contandone altre due, oltre ad un quarto di crema alla nocciola. Ed un pacco di biscotti formato famiglia al cioccolato.

Lo odiò profondamente. Ma come faceva ad essere così magro, se mangiava così tanto? Si guardò allo specchio. Era bello come al solito, con i suoi occhi rossi, il profilo regolare e le labbra... Le sfiorò, inconsciamente. Non era mai stata abbastanza vicina a lui da fare una cosa del genere e in quel momento, invece...

Ed era alto. Lei sembrava così minuscola, in confronto a lui...

-Eccola! E' questa?!- chiese Vincent, entrando di corsa nel bagno e fracassandosi contro la porta aperta. Alzò gli occhi al cielo, sperando non le riempisse il corpo di lividi. -Ahi!-

Aprì la busta e lo spinse fino al letto, cercando di fare un calcolo dei carboidrati ingeriti. Troppi. Gli alzò la maglietta del pigiama, cercando di non ascoltare le sue proteste.

Caricò la penna al massimo, sperando di non uccidersi e gliela piantò nella pancia, sperando di fargli molto male. Lui strinse i denti e gemette. -Se solo mi spunta un minuscolo livido, Vincent, giuro che ti stacco un braccio e te lo attacco in testa.- sibilò, riponendo la siringa nell'astuccio.

-Brucia...- si lamentò l'ex Turk, massaggiandosi la puntura. Lo colpì alla mano, esasperata. -Non fare così! Argh! Rovinerai il mio bel...- s'interruppe e cacciò un grido, reggendosi la testa. Alcune rapide immagini le passarono davanti agli occhi, in un'esplosione di dolore.

-Cazzo, cazzo, cazzo! Giuro che se Hojo prova a resuscitare di nuovo gli faccio cambiare sesso a mani nude!- gridò, sentendo che qualcosa s'insinuava tra le sue mani. Strinse, senza pensare ad altro che al dolore.

Quando tutto terminò, quando tornò a quel tempo, si accorse di aver stretto la propria mano tra le sue. Vincent stava tentando di rimanere impassibile, ma doveva avergli fatto piuttosto male.

-Perdonami.-

Lui scosse la testa e si mise a frugare nel cassetto, riemergendone con un quello che sembrava un cioccolatino. Lo accettò, sorpresa e aprì l'involucro dorato. Era una sfera di cioccolato al latte, con delle scaglie di cioccolato bianco sopra, della grandezza di una palla da tennis.

-A volte aiuta. Per il dolore.-

Afferrò la busta blu, automaticamente, ma si ricordò che non ne aveva bisogno e quindi diede un morso alla sfera, sorpresa nel constatare che, no, non faceva nulla per il dolore, ma era eccezionale per il suo morale. Lo terminò in qualche boccone e si sentì un po' meglio, anche se in colpa per l'ex Turk, che l'aveva osservata con sofferenza.

-Stai bene? Non tremi? Non ti gira la testa?-

Lui scosse la testa. Non si stava uccidendo. Bene.

-Vinnie, che ore sono?-

-Le undici e mezza.-

-Perché sei ancora in pigiama?-

Lui arrossì e guardò altrove. -Aspettavo ti svegliassi. Sei una donna.-

Scoppiò a ridere, ignorando le fitte che questo provocava. Era terribilmente imbarazzato e, per una volta, il suo viso rifletteva una serie di emozioni che non aveva mai visto. Bé, tecnicamente non era proprio il suo, ma lui era dentro quel corpo. Ed era vulnerabile, per una volta.

-Vuoi dire forse che dovrei spogliarti, lavarti e rivestirti?- chiese, avvicinandosi pericolosamente al proprio viso. -Con queste mani?- aggiunse, sfiorandogli il mento con l'indice. -Non sarebbe molto, molto, molto... Interessante?-

-Yuffie, ti prego, è il mio corpo, quello. E' già abbastanza imbarazzante essere una donna, se poi anche mi trasformi in...- sussurrò lui, stringendo i pugni.

-Ok, allora ti autorizzo a vedermi nuda.- annunciò, con un'alzata di spalle. Dando un'occhiata alla borsa che Vincent aveva trasportato dalla sua stanza a lì. Lui si alzò ed andò a frugare, probabilmente alla ricerca di vestiti, ancora stupito per la risposta. Lo osservò dirigersi in bagno inciampando, rosso in viso e far sbattere la porta dietro di lui. Era una donna alquanto adorabile.

Sentì bussare ed andò prontamente ad aprire la porta, cercando di assumere un'aria truce. Tifa gli volò in braccio, tempestandola di domande più o meno sensate, a cui non ebbe il tempo di rispondere. Aspettò che si calmasse e poi la fece scendere dal suo collo. Era sorprendentemente leggera.

-Dov'è Yuffie?-

-In bagno, sta facendo una doccia.- rispose, cercando di sembrare più normale possibile, ma, vedendo Tifa sorridere, non riuscì a non aggiungere: -Tifa, levati quell'immagine oscena dalla testa.-

Lei sobbalzò, spaventata: -Leggi nel pensiero?!-

-No, era piuttosto evidente.-

-Uhm... Quindi sai che... Insomma... Sai che Yuffie prova qualcosa per...-

-Non sono fatti miei.- la interruppe, sperando che non avesse accennato a Vincent quello che avrebbe dovuto fare la sera precedente.

-Ma sono fatti tuoi! Ascolta, Vincy, lo so che magari il passato è difficile da dimenticare, ma... Insomma, Yuffie sta facendo un sacco per te e tu, magari... Potresti... Chessò... Invitarla a cena?-

Desiderò intensamente scavarsi una fossa. Ma perché non c'era Vincent al posto suo? No, aveva sbagliato frase. Perché Vincent non era al proprio posto?! Ah, dannazione!!

-Ma quello non è Cloud?- disse, approfittando della distrazione della donna per spingerla fuori e chiudersi di nuovo dentro. Giusto in tempo per sentire un rumore di vetri infranti. Corse verso il bagno, trovando sé stessa a terra, dolorante, accanto allo specchio rotto. -Vincent! Sono sette anni di sfiga! Che cos'hai combinato, di nuovo?!-

Respirò intensamente, per evitare di trasformarsi e tentare di mantenere la calma. S'inginocchiò accanto a lui, ma constatò che non sembrava ferito. In mano reggeva un asciugamano.

-Volevo coprire lo specchio.- spiegò, in un pigolio.

-Ora l'hai rotto, quindi non c'è bisogno di coprirlo!- sbottò, spogliandolo e cacciandolo sotto la doccia. Si chinò nuovamente a raccogliere i frammenti di specchio e buttarli nel cestino, sbuffando. E lei che pensava che lui fosse una persona matura e ragionevole! Ma dove?! Non sapeva neppure gestire una situazione come quella!

Alzò lo sguardo e vide che era immobile sotto l'acqua scrosciante, con gli occhi serrati. Si accontentava di regolare ogni tanto la temperatura, ma era irrigidito sul posto.

-Vincent, immagino tu abbia visto donne più femminili di me nude, quindi, non vedo perché farti tutti questi problemi. Soprattutto perché è il tuo corpo, al momento, non è che puoi farci chissà cosa. E pensa, saresti pure consenziente!- esclamò, con naturalezza. Poi sbuffò, terminò di raccogliere i frammenti e gli si avvicinò, afferrando una spugna e il sapone. -E' più imbarazzante questo, Vincent. Ti giuro, non dirò mai più che sei l'uomo più maturo che abbia mai conosciuto, non dirò che sei il più interessante e non dirò assolutamente mai più che sei affascinante. E non darò mai più ascolto a Tifa. E la prossima volta vedrò di desiderare di capire Cait Sith, così almeno non ci saranno di questi problemi!-

Chiuse l'acqua e lo avvolse in un grosso asciugamano. Lui non accennò ad aprire gli occhi o a lamentarsi per ciò che aveva appena detto sul suo conto. Solo quando finalmente terminò di vestirlo spalancò gli occhi e fece un mezzo sorriso. -Grazie, Yuffie.-

-Come ti pare.- borbottò, fissandolo basita mentre usciva dalla stanza in un fruscio. Aveva scelto di indossare l'unico abito che si era portata dietro, nero con i bordi bianchi, leggermente svasato. Che uomo bizzarro.


Vincent si fissò nello specchio del corridoio ed una Yuffie sorridente gli rispose. Era la prima volta che la vedeva indossare un abito e la trovava incantevole.

-Yuffie?-

Si voltò e vide Tifa e Cloud, esterrefatti, che lo fissavano. Arrossì leggermente. Era una sensazione a cui si stava abituando a poco a poco. Era strano come tutti i sentimenti che provava si riflettessero sul suo viso. Non era abituato, non più. Un tempo era stato qualcuno di timido. Ed essere nei panni di una donna era abbastanza imbarazzante.

Tifa fece un largo sorriso e la trascinò fin dietro ad una statua, con aria esaltata. -Fa parte della strategia o è già successo?- chiese, con voce acuta, ridacchiando.

-Che cosa?-

-Il fatto, Yuffie. No, è troppo presto, non uscite neppure insieme e Vincent non è il tipo d'uomo da saltare addosso così alle donne! E' troppo casto! Quindi fa parte della strategia! Vedrai che quando ti vedrà cadrà ai tuoi piedi! A proposito di piedi, quegli stivali non stanno bene con l'abito! Vieni, ti offro lo shopping, manca ancora mezz'ora prima di andare a pranzo! Vedrai che cadrà ai tuoi piedi!- esclamò la donna, in rapida successione, elettrizzata, trascinandolo fino all'area commerciale del Gold Saucer.

Non aveva mai fatto shopping. Primo, era un uomo. Secondo, non era mai uscito con malate di shopping, ma s'immaginava questo passatempo tutto femminile come un divertimento, non come il terribile tour de force che la mora gli fece subire in mezz'ora. Esplorarono quindici negozi di scarpe prima di trovare quelle che lei riteneva migliori. Lui non le ritenne migliori, soprattutto quando si sfracellò giù dalle scale perché il tacco era troppo alto e sottile. Per qualche motivo bizzarro, con quel corpo non aveva molto equilibrio.

Poi insistette per truccarlo e anche lì fu una tortura e credette di sciogliersi sotto la forte luce che usava il truccatore. Ma alla fine Tifa lo ritenne pronto a conquistare... sé stesso.

Si guardò allo specchio per l'ennesima volta, stupito di quanto il trucco potesse far sembrare diversa una donna. Non che Yuffie non fosse bella naturalmente, soprattutto con quel viso tipicamente di Wutai, da i tratti delicati, ma era diversa, truccata. Sembrava una donna e non più una ragazzina.

A proposito di Yuffie, era in ritardo. Erano seduti al tavolo del ristorante da un quarto d'ora ed ancora non si era fatta vedere. E gli sguardi degli uomini di Avalanche non si erano ancora spostati da lui. Sembravano increduli. Shera si spazientì e diede una gomitata nelle costole al marito, che aveva la bocca aperta dal famoso quarto d'ora.

-Basta fissarla, la stai mettendo in imbarazzo.- sbottò, venendogli in soccorso.

-Bé, ora sappiamo che Vincent fa miracoli.- sussurrò Cait, subito interrotto da un colpo di megafono in testa da parte del suo creatore. Shelke lo stava fissando con un sorriso bizzarro, divertita.

Arrossì. Perché tutti sapevano che Yuffie era... bé, insomma, perché tutti se n'erano accorti tranne lui?! Strinse i pugni.

-Oh Ifrit.- fu il commento che lo riportò alla realtà, proferito da Cloud. La seconda cosa che lo riportò alla realtà fu una rosa, che sembrò comparire magicamente davanti a sé. Sussultò e seguì la mano e il braccio che la reggevano, cacciando un grido quando si vide.

La prima reazione fu di alzarsi e prendere Yuffie a calci. Ma non riusciva a muoversi. Yuffie non era arrivata con un quarto d'ora di ritardo solo perché era una ritardataria cronica. Era andata a fare shopping, apparentemente. Indossava un completo elegante nero ed una camicia bianca con uno jabot. Dove l'aveva trovato?! Non indossava il guanto metallico, ma guanti bianchi. Ma ciò che lo sorprese maggiormente furono i capelli. Li aveva sempre avuti così lunghi? E lisci? E... In ordine?

Afferrò la rosa nera e si concentrò su di essa non appena le vide. Ogni singola donna presente nel ristorante si era voltata per guardare il suo corpo. E non lo stavano indicando come mostro. Al contrario, dal modo in cui si erano impercettibilmente avvicinate a Yuffie, comprese che erano molto interessate all'uomo dai lunghi capelli neri.

-Scusate il ritardo.- sussurrò, afferrandogli una mano e sollevandolo come se non pesasse nulla. -La principessa ha dimenticato le medicine. Principessa, seguimi.-

Giusto, l'insulina. La seguì fino al bagno, dove lei scoppiò a ridere rumorosamente.

-Mi stai mettendo in imbarazzo, Yuffie...- mormorò, arrossendo ed aprendo l'astuccio con la penna tanto per fare qualcosa.

-Vincent...- iniziò, afferrandolo per la vita e mettendolo a sedere sul piano di marmo nel quale era incastrato il rubinetto. -Il balsamo fa miracoli.-

-Grazie, ma non c'entra! Hai idea di come mi sia sentito quando ti ho vista vestita in questo modo ridicolo?! E questa stupida rosa...- protestò, stringendo i pugni ed osservandola fargli la puntura sul braccio. -Mi rendi ridicolo.-

-Non ti rendo ridicolo, Vincent, non dire stronzate! Ti rendo normale e questo ti spaventa!- sbottò lei, improvvisamente. -Vincent... Sei un uomo affascinante, lo vuoi capire sì o no? Ti basterebbe poco per essere una persona qualsiasi e non un mostro! Di cos'hai paura?-

Di cos'aveva paura, di preciso? Degli scatti d'ira che il dolore gli provocava? Di ferire qualcuno? Di ferire di nuovo sé stesso? Non lo sapeva. No, non l'aveva reso ridicolo, era stato fiero del proprio aspetto. Sembrava normale.

-Perché sei innamorata di me?-

Lei arretrò, stupita, poi scosse la testa e lo fece scendere dal ripiano, con un'espressione seria sul volto. Poi lasciò la stanza. Afferrò la rosa e la seguì, ancora imbarazzato dalla domanda che aveva posto. Si sedette accanto a lei e mangiucchiò la prima portata, che intanto era stata servita. Quello era il quarto anniversario della prima sconfitta di Sephiroth. Tutti sembravano felici, tranne lui. Yuffie stava mangiando ordinatamente, assaporando ogni boccone e mangiando molto pane.

Perché una rosa nera? Se Yuffie era la Rosa Bianca di Wutai, perché offrirgli quella rosa nera? Sfiorò i petali con le dita, sovrappensiero.

-Yuffie, hai trovato lo specchio?- chiese Shelke, che ancora non aveva smesso di sorridere in quel modo inquietante.

Annuì e tornò al cibo. Gli cominciava a girare la testa. Yuffie si chinò su di lui e sussurrò al suo orecchio: -Se non mangi perderai i sensi. Smettila di essere così Vincent.-

-Quale specchio?- chiese Tifa, stupita. Possibile che la ninja non gliene avesse parlato? -Una vecchia leggenda dice che nei sotterranei del Ghost Hotel vi sia uno specchio che esaudisce i desideri...- rispose la rossa poggiando il mento sulle dita intrecciate. -Si racconta che quella costruzione esistesse prima del Gold Saucer e che sia stata teatro di un massacro. I coniugi Smithson avevano acquistato questo specchio che sembrava realizzare i desideri, ma un giorno uno dei loro figli lo ruppe inavvertitamente e Robert Smithson si armò una notte di ascia e massacrò la famiglia. Quando raccontò tutto alla polizia, gli agenti controllarono lo specchio e videro che era intatto.-

Marlene e Denzel erano ormai in piedi sul divanetto su sui erano seduti ed applaudirono alla fine del racconto, estasiati. -Zia Shelke, conosci molte storie così?-

-Oh, certo...- rispose lei con aria macabra. -E sono tutte vere. Mi ricordo di quella donna che guidava di notte in una strada deserta...-

Si concentrò sulla seconda portata e ritrovò l'appetito. Yuffie stava fissando Shelke, apparentemente interessata da ciò che stava raccontando.

-Con una manovra disperata, la donna sterzò e seminò finalmente l'inseguitore. Ma in realtà il conducente non voleva fare nulla a parte avvertirla della donna con l'ascia seduta dietro di lei. E sapete perché conosco questa storia?- sussurrò la rossa, che ormai aveva catturato l'attenzione dell'intero locale. Possibile che nessuno conoscesse la fine di quella leggenda metropolitana? Yuffie gli afferrò la mano, in attesa. -Perché la donna con l'ascia sono io!-

Marlene gridò e si rifugiò in braccio a Barret, seguita da Denzel e Cait Sith. Il resto di Avalanche fissò attonita l'ex Zviet, che si era lanciata nell'interpretazione della risata più malvagia che potesse fingere. Ed era abbastanza credibile.

Yuffie era rimasta immobile, con la mano stretta intorno alla sua. Sapeva che non era il tipo di storia da raccontare alla ninja, che era abbastanza impressionabile da quel punto di vista. Poteva combattere mostri terribili ed avventurarsi in luoghi spaventosi; poteva affrontare Sephiroth, Hojo o lo psicopatico dell'anno; poteva guardare il film più spaventoso del mondo e ridere; ma non riusciva a sopportare le leggende metropolitane.

Si alzò di scatto, scusandosi ed uscì di corsa dal ristorante, offrendo quindi alla ninja una possibilità di fuga, che prese al volo, perché lo seguì rapidamente. E lo abbracciò. -Ci stanno guardando, se te la stai chiedendo...- sussurrò, con un sorriso. -Uhm... Sono morbida. Sto abbracciando me stessa, che cosa immensamente figa.-

-Mi stai rendendo...-

-Ridicolo?-

-No... Semplicemente troppo diverso da quello che sono, si accorgeranno di qualcosa.- rispose, rigido sul posto. Si sentì immensamente piccolo e fragile. Non era una sensazione a cui era abituato. Era sempre stato più alto degli altri. E più forte. E più solo. Gli tremarono le gambe. Si sentiva bene, in quell'abbraccio. Al sicuro. Ma non erano i suoi sentimenti, quelli. Erano i sentimenti di Yuffie, quella parte di lei che era rimasta in quel corpo. Yuffie aveva voluto quell'abbraccio.

Crollò in ginocchio, con una mano sulla fronte, incapace di respirare.

-Yuffie! Yuffie, calmati, ti prego, calmati. Non puoi trasformarti in mezzo alla strada.- esclamò, preso dal panico. No, doveva calmarsi anche lui. Doveva riuscire a pensare. Aprì la borsa e ne tirò fuori un cioccolatino. Lei lo accettò con una smorfia e lo mangiò senza troppa convinzione.

-Yuffie? Di nuovo?- chiese Tifa, chinandosi accanto a loro. Lui annuì e tentò di farla rialzare. Yuffie fece un paio di profondi respiri e si alzò. Barcollò fino ad una panchina e si sedette, stringendo la mascella per non gridare.

-Credo sia il caso di riaccompagnarlo all'Hotel.- intervenne Cloud. Guardandosi intorno, si accorse che tutta Avalanche era presente. Non voleva che lo vedessero così debole, dannazione! -Barret, ti spiacerebbe...?-

L'energumeno annuì, serio. Sembravano tutti molto preoccupati. -Ce la posso fare.- sussurrò Yuffie, alzandosi e cadendo in avanti. Fu automatico. Le corse incontro e, dimentico del fatto che quello non era il proprio corpo potenziato ma solo quello di una ragazzina e che ancora non sapeva come camminare, inciampò e le cadde tra le braccia, sbilanciandola all'indietro e facendola quindi cadere seduta sulla panchina.

Lei gli sorrise leggermente e gli accarezzò una guancia: -Grazie, principessa.-

Non riuscì a prevedere il bacio. No, non se lo sarebbe mai aspettato. Non davanti a tutta Avalanche. -Resta qui. Non è il caso di preoccuparsi.-

Rimase immobile, senza fiato, seduto a terra, fissandola incamminarsi verso l'Hotel, accompagnata da un Barret altrettanto basito. Calò immediatamente un silenzio pesante. Perché baciarlo mentre era nel suo corpo? Perché non prima? E perché davanti a tutti? Si posò i palmi sulle guance, scoprendole bollenti.

-Cloud, quando sarò grande voglio sposare un uomo come Vincent.- sussurrò Marlene. -L'ha chiamata principessa, hai sentito?-

Cid gli si avvicinò e la sollevò da terra di peso: -Bé, hai il tuo cazzo di vampiro, ora. Non fare quella faccia!-

Annuì e tornò nel ristorante. Ovviamente il resto del pranzo si svolse in un clima falsamente allegro. Avevano tutti una domanda da porgli, ovviamente, ma si stavano trattenendo.

Yuffie. Doveva tornare all'Hotel e starle accanto. Non poteva fare finta di niente.

-Smettila di saltellare sulla sedia come un fottuto verme, ragazzina! Mi sta venendo da vomitare!- sbottò Cid, afferrandolo per le spalle per tenerlo fermo. -Siamo tutti preoccupati. Lui però ti ha detto di stare qui, di non preoccuparti e tu fai il cazzo che dice, ok?!-

Shera aprì la bocca per protestare, poi sospirò: -Cid ha ragione.-

Il marito si voltò verso di lei, incredulo. E Tifa s'intromise nella discussione: -Però forse è il caso di chiamare. E' passata quasi un'ora, io sono preoccupata.-

-E' Vincent. Se lo chiami si sentirà in colpa perché ci sta facendo preoccupare e probabilmente si sentirà debole. Lo sapete com'è fatto. Vuole sempre cavarsela con le proprie forze.- sussurrò Cloud, giocherellando con il bicchiere di vino.

-Mi dispiace per lui. E' sempre solo.- mormorò Marlene, che non aveva più toccato cibo.

-Yuffie, che hai?- chiese Reeve, stupito.

Sapeva quello che stava facendo, ma non voleva ammettere che aveva le guance umide di lacrime. Non piangeva da anni. Ma loro erano preoccupati per lui. -Credo...- singhiozzò, con un sorriso -Credo che sarebbe immensamente felice di sapere che vi preoccupate per lui.-


Aveva l'impressione di avere migliaia di Kyaktus sottopelle e che questi stessero ballando energicamente, lanciando di tanto in tanto la loro tecnica speciale, per puro sadismo. Affondò la testa nel cuscino per non gridare. Sapeva che Barret la stava fissando e non voleva che vedesse Vincent in quel modo. Lui sopportava tutto quello da anni, senza mai crollare in mezzo ad una strada affollata, senza mai mostrare il proprio dolore.

-Vincent, spero che tu stia esagerando.-

Non era la voce di Barret. Alzò leggermente la testa ed incontrò lo sguardo serio di Reeve. -Ah, ciao George Michael.- sibilò, obbligata a mordere il cuscino per non gridare.

-Barret, per favore, lasciaci soli.-

-Scordatelo! Non ce lo lascio mica Vincent in questo stato! E poi, sentiamo, che c'hai da dire che non posso sentire?!-

Reeve sospirò. -Ok, tanto prima o poi lo dovranno sapere tutti... Le sue cellule non sono stabili e questo gli provoca dolori indescrivibili. Fin'ora è riuscito a nasconderlo, ma credo che stia peggiorando. E di questo passo, il suo cuore non reggerà.-

Lo shock fu così forte che dimenticò che stava soffrendo come un cane. E si voltò verso di Reeve. Vincent stava... No. Lui non poteva morire.

Cacciò un grido che soffocò nel cuscino, quando il dolore raggiunse il petto.

-Stai scherzando, vero?! Cioè, Vincent morto?-

-Esiste una cura sperimentale, ma insiste nel non volerla utilizzare. Lo stress per il cuore, anche per un cuore come quello di Vincent, alla lunga potrebbe portarlo all'infarto. Soprattutto perché Vincent non può perdere i sensi, in caso di forte dolore. E quindi il suo cuore...-

-Non ci credo! Non lui! Ma sei una testa di cazzo! Perché non provi?!- sbottò Barret, sollevandola di peso. -E Yuffie?! Non ci pensi a Yuffie?! La baci e muori?! Che cosa c'hai nel cervello, eh? Guano di Chocobo?-

Faceva fatica a respirare, ma non per il dolore. Non per il dolore fisico. Vincent stava morendo. Semplice e terribile. Si divincolò e corse fuori dalla stanza. Doveva trovarlo. Anche se fosse morta per strada. Doveva trovarlo e prendere a calci.

-Vincent!-

Eccolo. Ora l'avrebbe sentita. Avrebbe distrutto la sua reputazione di uomo calmo e posato.

Non si aspettava a che la abbracciasse con tanta foga. La rabbia scivolò via. E il dolore tornò, più intenso di prima. Si aggrappò a lui e serrò la mascella. -Yuffie, devo parlarti.-

-No, io devo parl...- s'interruppe, senza fiato. -Uccidimi, tipregotipregotiprego.-

La trascinò in camera e la fece sedere sul letto, togliendole giacca e camicia e gettandole in un angolo della stanza, poi prese a massaggiarle le spalle e il dolore si attenuò. E finalmente respirò. -Per favore, non chiedermi più una cosa del genere, Yuffie.-

-No, principessa, non te lo chiederò più.- sussurrò, sdraiandosi sulla pancia sul materasso duro.

-Non chiamarmi principessa, sono un uomo.-

-Sei un bel transessuale, Vinnie.-

-Smettila.-

Sospirò. I Turk erano una continua scoperta. Assassini, spie, buffoni, massaggiatori... Era la prima volta che le massaggiavano la schiena. Non aveva idea del perché non sentisse più alcun dolore, ma non le dispiaceva quella sensazione.

-So che stai morendo.- sussurrò. Lui non smise e lei gliene fu grata. Ma sospirò e rallentò.

-Lo immaginavo quando ho visto Reeve uscire dalla camera. Non ti preoccupare di questo, prima dobbiamo trovare un modo per invertire lo scambio d'anime. Poi penseremo al mio cuore.- mormorò, spostandole i capelli di lato.

-In tutti i sensi?-

Lui non rispose. Le accarezzò i capelli, che arrivavano fino alla fine della schiena. -Forse è il caso di tagliarli.-

-Giù le zampe, donna e massaggia, mi stanno tornando delle fitte.- Com'era finita in quella situazione assurda? Era nel corpo di un uomo che stava letteralmente morendo di dolore. E il suo vero corpo, quello di una ragazza affascinante che aveva amato quel corpo, il primo di cui aveva parlato, era a cavalcioni su di lei, che era nel corpo dell'uomo e la stava massaggiando.

Lui sbuffò ed eseguì. -Io non sono così.-

-Io sì.-

Lui riprese ad accarezzarle i capelli e lei ricominciò a provare quella sensazione bizzarra. Poi comprese ed arrossì. Era imbarazzante. Terribilmente imbarazzante.

-Vincent, sono un uomo.-

-E' la giornata delle rivelazioni. Posso farmi la doccia da solo, quindi?-

Si voltò sulla schiena e lui impallidì, comprendendo finalmente la frase. -Oh Shiva.-

-Non chiedermi come sia possibile, non sono mai stata un uomo prima.- sussurrò, imbarazzata. Lui non si spostò. Aveva gli occhi sbarrati e probabilmente stava progettando di gettarsi dalla funivia appena gli fosse stato possibile. Ma che situazione era, quella?! Era l'inizio dei sette anni di sfiga dello specchio rotto?

-Che cosa faresti al mio posto?- le chiese, in un pigolio.

-Credo di non essere la persona più obiettiva da consultare. Chiedi a Tifa.-

-Yuffie! Credi che riuscirei a spiegarle che... insomma!- sbottò, arrossendo violentemente e coprendosi il volto con le mani. -Perché sei così emotiva? Non la smetto di arrossire da quando sono nel tuo corpo.-

-Non sono emotiva! Sei tu che sei emotivo ed ora che hai disposizione un corpo non modificato puoi esprimere il tuo imbarazzo.- scoppiò a ridere e lo abbracciò. -La mia principessa...-

-Forse è il caso di andare a cercare lo specchio, che dici, Yuffie?-

-Non subito. Prima ho una domanda personale da farti, Vinnie.-

-So già che sarà imbarazzante.-

-Prima di tutto di do la risposta di Tifa. Poi ti farò la domanda.-

-Temo il peggio.-

-Tifa direbbe...- iniziò, allontanandolo leggermente. -Bé, me lo chiedi?! Gli salterei addosso seduta stante! Sei ancora qui?!-

Lui si allontanò, inquieto. -Sono così spaventoso quando grido? E la domanda?-

-E' molto molto imbarazzante, meno che quello che sto sperimentando in questo momento a causa di Chaos, lì sotto, ma sempre imbarazzante.-

-Chaos?!-

-Smettila di strillare, non ti sto violentando.- protestò, con un sorriso. -Non ancora.-

Per tutta risposta, strillò ancora di più. Ma non era colpa sua, se aveva una voce acuta. Sarebbe anche sembrato normale, se non avesse saputo chi si nascondesse dietro quelle fattezze. Ma pensare che Vincent stava morendo d'imbarazzo era piuttosto divertente.

-Non gridare.- sibilò, sentendo tornare una fitta alla testa. -Oca.-

-Io?!-

-Sì, tu, Vincent Valentine.-

Lui protestò sottovoce e saltellò leggermente perché aveva le gambe addormentate. Per tutta risposta, Yuffie rovesciò la posizione. -Saltella un'altra volta, Vincent e ti ammazzo.-

-Scusami.-

-Dunque, Valentine... Che cosa faresti al mio posto?-


Aprì gli occhi, accorgendosi di essersi addormentato. Guardò l'orologio. Le sei del pomeriggio. Nessuno sembrava averli cercati, perché lei non si era svegliata. La fissò e sorrise. Non sembrava provare alcun dolore. Si divincolò dal suo abbraccio con tutta la delicatezza possibile e cadde dal letto, portando con sé il lenzuolo con il quale si coprì.

La vide osservarlo dal letto, divertita. -Hai ragione a coprirti, non mi sono mai vista nuda. Potrei voler il quarto giro.-

Arrossì. Oh Shiva, da quando era diventata così machiavellica? Cos'era quel sorriso e perché era nel corpo di una ragazza piena di ormoni ululanti?! Avrebbe dovuto cambiare risposta! Nono, era una situazione assurda.

-Non lo faccio per te!-

-Lo so, tesoro... Grazie.-

La fissò, incredulo e salì di nuovo sul letto. Lo stava ringraziando?

Nascose la testa sotto il lenzuolo e si chiese che cosa avesse fatto. E perché? Perché?! Era sempre stato un uomo posato, che sapeva trattenere i propri istinti. Perché buttare una reputazione come uomo freddo ed irremovibile proprio quando era nel corpo di una donna?

Lei lo abbracciò e sorrise, seguendolo sotto il lenzuolo. -Spero di non averti, come dire... Fatto male.-

-Smettila.-

-Sono seria, Vinnie, so quanto può essere forte questo corpo. Ho tentato di...-

-Ti amo.-

Si nascose dietro le proprie mani. Era la verità, la amava. Se n'era accorto nell'oscurità di Nero, quando credeva di averla persa. Ma non voleva che si legasse a lui, perché lui stava morendo.

-Il cuore?- chiese, emergendo da dietro i palmi. Lei sorrise. -Probabilmente tra qualche ora tornerà il dolore, ma per ora mi godo la mia principessa.-

-Yuffie!-

Si rannicchiò in posizione fetale. Cercando una spiegazione plausibile al loro comportamento. Ma non ce n'era. Non era attratto dal proprio corpo, eppure...

-Ci dev'essere una patologia psichiatrica che definisce quello che abbiamo appena fatto.- sussurrò.

-Non pensare troppo, mi vengono le rughe...-

-Yuffie...-

-Rettifico: Probabilmente tra qualche ora tornerà il dolore, ma per ora mi godo la mia principessa. Che evita di porsi problemi per una volta e pensa solo a quanto è felice.- sussurrò lei, accarezzandogli i capelli. Aveva ragione, non era il caso di pensarci. Non aveva senso. -Vinnie, ora che ci penso... Era la tua prima volta!-

Arrossì e tentò di arretrare, cadendo di nuovo dal letto. -Sei un mostro, Yuffie! Se tu fossi un uomo, saresti terribile! Non m'innamorerei mai di te!-

-Per fortuna che sono una donna, allora...- rispose, con un largo sorriso. -Torna qui, tra mezz'ora andiamo a cercare quello specchio.-

-Ok, ma tu... Non tentare strane manovre, ok? Tenterò di essere una donna per bene.- mormorò, risalendo sul letto. Lei l'attirò a sé, apparentemente molto divertita. -E' proprio un peccato che tu sia un uomo...-

Oh Shiva.


-Yuffie! Come sta Vinnie?- chiese Tifa la stalker, non appena varcò la soglia della stanza che era stata sua. Tentò di non arrossire e si concentrò su un fantasma senza testa che passava di lì. -Bene.-

-Oh Ramuh! Oh Ramuh!- iniziò a gridare, in preda all'isteria, ridacchiando ed attirando l'attenzione dell'intero Hotel. -L'avete fatto!-

-Tifa, calmati, non gridare e non saltellare che ho nausea.- elencò lui, osservando il fantasma fissarlo con gli occhi sbarrati. -E tu vattene, se non vuoi che chiami un esorcista!-

-Hai nausea?! Sei incinta?!-

-Chi è incinta?!- sbottò Cloud, spuntando da dietro una statua. -Yuffie?-

-Ma no, è solo Tifa che...-

-Tifa, sei incinta?!- esclamò Barret, spuntando da dietro un'armatura. Stavano origliando o cosa?

-Ma no, è Vincent che...-

-Vincent è incinta?!- proruppe Cid, sotto shock. -Hojo ha provveduto anche a questo?-

Desiderò avere sotto mano una mitragliatrice. Soprattutto per il commento di Cid. -BASTA!- gridò, esasperato. -Nessuno è incinta qui! Né io, né Tifa, né tanto meno Vincent! Ma che vi salta in mente?!-

-Le vie di Hojo sono infinite.- dichiararono in coro i tre uomini, annuendo per sottolineare l'affermazione.

-Perché state parlando di Hojo?- chiese una voce truce alle proprie spalle. Ma era davvero così poco amabile? O era solo Yuffie che forzava la mano? In ogni caso, i tre ammutolirono e lui deglutì. Come si era conciata questa volta? Fece dietro-front e vide che aveva indossato i soliti abiti, insieme al mantello ed il guanto metallico. Perché?

-Parlavamo in generale delle vie di Hojo. Che sono infinite.- rispose Cloud, inquieto.

Yuffie si nascose dietro il collo del mantello per ridere e gli afferrò una mano. -Andiamo?-

Si lasciò trascinare fino ai sotterranei della casa, oltrepassando i divieti come se niente fosse. Nessuno li vide e furono in poco tempo di fronte allo specchio. Yuffie, che era la più alta, tolse il telo che lo copriva. Ed imprecò. Mancavano dei pezzi, dalla superficie riflettente e su di essa era attaccato un biglietto.

Si sentì morire. Le strappò il foglio dalle mani e lesse.

Credevate fosse semplice?

Lo spirito dello specchio vi vede e sa che non avete ancora portato a termine la missione.

Io sono in ogni specchio, in ogni pozza, su ogni superficie riflettente e vi osservo.

Se porterete avanti la vostra missione vi restituirò tutti e cinque i frammenti.

Altrimenti rimarrete così per sempre.


-Il Karaoke!- esclamò Marlene, estasiata. -Aah, Cloud? Papi? Tifa?- chiese, con occhioni da cerbiatto depresso, sbattendo le palpebre. Yuffie vide Vincent scuotere la testa, preso dal panico.

-Ok.- si arresero i tre. Vincent chiuse gli occhi e pensò probabilmente che fosse il caso di fuggire, perché si voltò furtivamente e s'incamminò verso l'uscita.

-Zia Yuffie, dove vai?!- protestò Marlene, andando a recuperare l'ex Turk e trascinandolo nella stanza. Poi fissò la ninja, dubbiosa. -Non vieni?-

Le stava tornando il mal di testa, per quanto meno devastante del solito e forse non era il caso di ascoltare musica ad alto volume. Ma le piaceva il karaoke e voleva trascorrere un po' di tempo con i suoi amici, mal di testa o meno. Voleva tentare di dimenticare che era condannata nel corpo di Vincent perché uno spirito pazzo era anche sadico.

Non aveva parlato per tutta la serata e lo capiva. Gli si sedette accanto e gli strinse una mano. Non c'era alcun indizio sulla missione che lo spirito voleva portassero a termine.

-Yuffie?- Alzarono entrambi la testa verso Marlene, che gli stava porgendo il microfono. -Inizi tu? L'ultima volta sei stata bravissima!-

-Scusami Marlene, ma non sono... dell'umore giusto.-

-Allora canta una canzone triste, così tornerai a sorridere.- sussurrò la bambina, con un sorriso, fiduciosa. Che razza di ragionamento era? Gli occhi della piccola si riempirono di lacrime e Barret osservò con aria omicida Vincent, che non seppe resistere agli occhi della marmocchia.

-Non conosco nessuna canzone moderna...- mormorò, preoccupato.

-Canta una vecchia canzone... Non credo che nessuno ti ucciderà per questo.- gli rispose, con un debole sorriso. Le mani cominciavano a farle male, per cui tentò di muoverle il meno possibile.

Vincent prese il microfono tra le mani e fece un respiro profondo. In fondo, era condannato ad essere Yuffie ancora un po' ed era obbligato a comportarsi come lei. Sperò soltanto non avesse scelto una canzone metal, perché non credeva di poterla reggere. Invece riconobbe la canzone immediatamente.

-Here I lie, in a lost and lonely part of town...- iniziò lui, con voce insicura, irrigidito sul posto. -Held in time, in a world of tears I slowly drown...-

Accorgendosi che nessuno avrebbe mai osato prendersi gioco di lui, perché era Yuffie Kisaragi e, dannazione, lei era il tipo da andare al karaoke ogni volta che poteva, la voce cambiò radicalmente e cominciò a tenere il ritmo schioccando le dita. -Goin' home, I just can't take it all alone. I really should be holding you, holding you, loving you, loving you.-

Tifa lo fissò, sorpresa. Non era da Yuffie non fare l'idiota mentre cantava. E Yuffie era stonata. Terribilmente stonata. -Tragedy, when the feeling's gone and you can't go on, it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one to love you, you're going nowhere. Tragedy, when you lose control and you got no soul it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one besides you, you're going nowhere.-

Aveva una bella voce. Perché quando la usava lei faceva così schifo? Era ingiusto! Osservò Avalanche guardare Vincent come se fosse un alieno del pianeta Papalla. Se avessero saputo chi stava cantando realmente in quel momento, probabilmente... Gli effetti sarebbero stati devastanti.

-Night and day, there's a burning down inside of me. Burning love, with a yearning that won't let me be. Down I go and I just can't take it all alone. I really should be holding you, holding you, loving you, loving you.- E da dove spuntava tutta quell'estensione vocale? Non è che in realtà era stato donna prima di essere modificato da Hojo? Non è che era lui Lucrecia?

Si accorse che non erano i soli occupanti della saletta. Alcuni curiosi si erano seduti nei pochi posti vuoti ed osservavano la “ragazza”, che ondeggiava a ritmo, quindi era un po' impedita, ma non sbagliava una nota. -Tragedy, when the feeling's gone and you can't go on, it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one to love you, you're going nowhere. Tragedy, when you lose control and you got no soul it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one besides you, you're going nowhere.-

Sprofondò nel divano, indecisa se essere stupita per la bravura dell'uomo o vergognarsi degli sguardi che gli uomini che erano entrati stavano lanciando a quello che era stato il proprio corpo. Vincent non smise un attimo di sorridere, durante il resto della canzone, concentrato sul testo che scorreva sullo schermo, senza accorgersi degli sguardi stupiti di Avalanche, del fatto che fosse riuscita ad arrossire nonostante fosse nel suo corpo modificato e di quegli uomini.

Quando terminò, si accorse di tutto questo. E corse a sedersi, imbarazzato, accanto a lei. Ma c'era silenzio e sentì qualche commento spiacevole degli uomini che lasciarono la stanza alla fine della sua esibizione.

-Yuffie, hai fatto dei corsi?- chiese titubante Tifa.

-L'ultima volta sembravi una cazzo di balena agonizzante!- sbottò Cid, ricevendo la solita e meritatissima gomitata della moglie, solo che in una parte diversa dalle costole. -Bravo amore, canta anche tu i BeeGees.- sibilò Shera, ascoltando i suoi rantoli.

Vincent la fissò, in preda al panico. Non l'aveva mai sentita cantare, era normale che, avendo dato ascolto alle parole di Marlene, si fosse convinto che fosse una specie di cantante senza pari. Era senza dubbio senza pari. Nel senso che nessuno, neppure la sopracitata balena agonizzante, cantava peggio.

-E' solo che... Eheheh... La mamma di Vinnie era una cantante e lui mi ha dato una mano!- sbottò, arrossendo. -Qualcuno vuole da bere?-

Si alzò per accompagnarlo ma lui scosse la testa. Lo guardò uscire dalla stanza, tenendo all'erta i propri sensi di chissà cosa, forse Ragno, forse altro. Non si fidava di quegli uomini.

-La tua ragazza è fantastica, Vincent.- sussurrò Denzel, sotto shock.

Annuì, con un mezzo sorriso. Lo sapeva. -Bé, Vince, che ne dici di cantare la prossima canzone? Ovviamente se torna Yuffie...- sussurrò preoccupato Cloud.

Sentì Shelke scivolare accanto a lei e sussurrare: -Vai, veloce.-

Si alzò di scatto ed uscì dalla saletta, in tempo per sentirla gridare: -Signore e Signori, sono Shelke e vi canterò “Il Triangolo”, dedicandolo a Tifa e Cloud!-

Chiuse gli occhi e riuscì a rintracciarlo in fretta. In un corridoio adiacente. Si avventò sull'uomo che lo teneva fermo e lo afferrò per il collo, sbattendolo contro il muro e serrando l'artiglio tra le sue gambe. -Stai bene?-

Lui annuì, sotto shock e l'aggressore pigolò un “no”. -Taci! Sto cercando di non trasformarmi in una bestia leggendaria e sbranarti, stronzo! Ti divertiva la sua espressione, eh?! Ti piace dominare?! Perché non provi ora, con qualcuno alla tua altezza?!-

-Yuffie... Lascialo.-

-Lei è mia, capito, sacco di merda? Dillo ai tuoi amichetti e provaci solo un'altra volta.- sibilò, lasciandolo andare. Si scoprì ansante e tremante di rabbia. Tornò a guardare Vincent, che stava tentando di alzarsi.

-Vinnie...- sussurrò, inginocchiandoglisi accanto. -Sono piccolo e fragile e vulnerabile. Per quanto lo sarò ancora? Come puoi sopportarlo?- mormorò lui, portandosi le ginocchia al petto.

Gli accarezzò la testa e l'aiutò ad alzarsi. -Io so difendermi contro di loro.- gli spiegò, con un mezzo sorriso. -E non sei poi così piccolo. Vulnerabile, forse, ma non fragile. Non rispetto al resto del genere umano.-

-Che razza di uomo sono?-

-Sei una donna.- gli rispose, scoppiando a ridere ed abbracciandolo. -Io sono abbastanza uomo?-

-Sei inquietante... “Lei è mia” è una frase che non mi sarei mai aspettato da te.-

-Ho plagiato il Conte Dracula.-

-Il triangolo no! Non l'avevo considerato! D'accordo ci proverò, la geometria non è un reato! Garantisci per lui, per questo amore un po' articolato! Mentre io rischierei, ma il triangolo io lo rifarei!- stava cantando Shelke, quando tornarono nella saletta. Cloud aveva le lacrime agli occhi, Tifa aveva tirato fuori i guanti per picchiare la rossa e Reeve, fidanzato ufficiale della cantante, stava cercando di non sprofondare nel divano. Il resto di Avalanche, a parte i due bambini che non capivano ed odiavano la matematica, rideva di gusto, alternando lo sguardo tra i quattro.

Si sedette sul divano, divertita e si aspettava che l'ex Turk prendesse posto accanto a lei, ma la sorprese e le si sedette in braccio. Lo circondò con le braccia e sorrise. Certo, la situazione era assurda. Aveva espresso un desiderio stupido, neppure ventiquattr'ore prima, davanti ad uno specchio ed era andata a dormire ancora donna. Si era risvegliata nella pelle dell'uomo che amava, aveva scoperto che quel sentimento era ricambiato e... E poi avevano scoperto di essere condannati a rimanere in quello stato finché uno spirito maligno non avesse deciso che meritavano di tornare alla normalità. Ma si stava abituando, lentamente, a quell'assurdità. Ed era felice.

Il dolore raggiunse il petto, che sembrò esplodere, ricordandogli che nulla era perfetto. E che quel corpo sarebbe presto morto.

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Capitolo 2
*** Il secondo giorno ***


Si svegliò sotto un albero, su una collina. Tutto sembrava così bello, visto da lassù. Sentiva una presenza accanto a lei, ma non riusciva a voltarsi. Sentiva dentro di sé una strana sensazione, straziante e confortante allo stesso tempo. In qualche modo, sapeva esattamente chi fosse seduto accanto a lui. Lui?! Lei, lei, lei, dannazione! Da quando parlava di sé stessa al maschile? Ok, non era mai stata il massimo della femminilità, ma...

-Sai, a volte vorrei scappare da tutto e tutti.- sussurrò la donna accanto a lui. Ma di nuovo?! Lei! Era una lei. Un secondo, quella voce...

-Credo succeda a molte persone.- le rispose, con una voce che non era sua. Era maschile, profonda, velata da una punta di malinconia.

-Poi penso che mi basta salire quassù, quando sei con me, per volare via...-

-Lucrecia...-


Aprendo gli occhi, Vincent Valentine fu investito da una sensazione piacevole, la sensazione di non provare alcun dolore. Si stiracchiò e si accorse dei propri occhi, che lo fissavano con uno sguardo divertito a pochi centimetri dai suoi. Un attimo.

Cacciò un grido e scattò a sedere, arretrando il più possibile da sé stesso. Dannazione, non era stato un sogno! Era nel corpo di Yuffie e lei...

-Perché sei nuda?!- gridò, con la voce acuta a cui si stava lentamente ma dolorosamente abituando, abbracciando il cuscino.

-Buongiorno, principessa!- esclamò lei, con un largo sorriso. -Esco dalla doccia... Non credevo non ti fossi mai visto nudo...- sussurrò, con uno sguardo malizioso, passandosi la lingua sulle labbra ed alzandosi in piedi con velocità sovrumana. -Che ne pensi del corpo più sexy del Pianeta?-

-Yuffie!- sbottò, nascondendosi dietro al cuscino. -Dovresti avere un po' do rispetto per il corpo che occupi abusivamente.- borbottò, arrossendo. Ma perché doveva arrossire ogni volta? Stupido corpo femminile senza particolari modifiche genetiche. Non vedeva l'ora di tornare nel proprio corpo e finirla con quella storia ridicola.

-Ma io ho rispetto per questo corpo perfetto.- rispose Yuffie, con tutta la naturalezza del mondo. -Sei tu che non ne hai, coprendolo con tutta quella pelle nera che fa molto BDSM... Potresti avere ai tuoi piedi tutte le donne di questo mondo e invece insisti nel chiuderti nel tuo completo da prete alternativo.-

-Credi sia semplice?!- eruppe, digrignando i denti. -Tu non sai nulla di quello che significa possedere un corpo come il mio! Ti fermi all'apparenza e non guardi oltre!-

La ninja smise di sorridere e gli si avvicinò pericolosamente. -Credi veramente che io sia quel tipo di persona? Io amo ogni singolo centimetro del tuo corpo, Vincent. Cicatrici incluse. Anche il dolore. E non dire mai più che non ho idea di cosa significhi avere un corpo anormale!-

-Tu sei una giovane donna affascinante ed in salute, Yuffie. Non puoi capire... Non si tratta solo del dolore, si tratta di non potere provare nessuna emozione violenta senza trasformarsi, si tratta di doversi controllare ad ogni momento, si tratta di vivere con un corpo diverso da quello di chi ti circonda!- ribatté a denti stretti. I suoi occhi assunsero una tonalità dorata e si chinò su di lui ulteriormente, stringendo i bordi del materasso.

-In salute? Non credevo che dover pesare e calcolare quanto stupidi carboidrati ci sono in ogni singola e fottuta cosa che ingurgito significasse essere in salute! Non credevo che ritrovarsi a pensare a che età il mio corpo comincerà ad abbandonarmi o a che età comincerò a rischiare la cecità lo fosse! Ma grazie per la precisazione!- gridò, afferrandogli la spalla e stringendogliela. Trattenne il respiro, accorgendosi che non solo si era completamente dimenticato della sua malattia, ma che la stava spingendo a trasformarsi. E non aveva idea delle conseguenze che questo poteva avere e se avrebbe potuto trattenersi dal divorarlo.

Si sorprese nel pensare che forse se lo sarebbe meritato. Lei stava soffrendo e lui si era comportato da irresponsabile. E l'aveva ferita. Per la seconda volta in soli due giorni, la sua vista si offuscò ed iniziò a singhiozzare. Stava così male per colpa sua. Come si era permesso di trattarla in quel modo, solo perché...?

-Ehy, non piangere, mi fai senso...- mormorò lei, con gli occhi spalancati, apparentemente colta di sorpresa dalla sua reazione. -Cioè, non mi fai senso... Ma è strano vederti piangere...-

Sapeva che rimanere in quel corpo era pericoloso. Aveva sempre controllato le proprie emozioni, nonostante il dolore, la sofferenza e la malinconia del passato. Ma in quel corpo non poteva fare a meno di esprimere ciò che provava. Abituarsi alla sensazione piacevole di non dover più reprimere nulla poteva essere molto pericoloso. Soprattutto per quando sarebbe tornato in quel corpo.

Lei lo abbracciò e, per tutta risposta, Vincent continuò a singhiozzare sempre più forte. Non riusciva a smettere. -Tesoro, perdonami... Volevo solo farti capire che so cosa significa non essere come il resto del mondo... Ma sono incline alla rabbia e questo non facilita le cose.- sussurrò lei, accarezzandogli i capelli e baciandolo. -Mi perdoni?-

Lui fece un timido sorriso mentre gli asciugava le ultime lacrime con il pollice. Come riusciva ad essere così delicata, come riusciva a controllare quella forza che lui aveva impiegato così tanto a gestire?

-Come puoi essere così gentile dopo quello che ti ho detto?!- gridò, infuriato. Più con sé stesso che con lei, ovviamente, ma Yuffie ebbe un sussulto. Poi sorrise. -Vinnie, mi hai appena aperto il tuo cuore... Dovrei forse, cinicamente e crudelmente, soffocarti con un cuscino per averlo fatto?-

Lui arrossì. Era vero. Non era stato mai tanto sincero quanto in quel momento, soprattutto con lei. Ma le aveva gridato contro in ogni caso ed era costernato. -Perché soffocarmi con un cuscino?-

-Non so, il breath control è la prima perversione sadomaso che mi è venuta in mente...- gli rispose, con un'alzata di spalle, scendendo dal letto con l'agilità che gli mancava così tanto. Un attimo. -P... Perversione sadomaso?!- sbottò, imbarazzato, nascondendosi nuovamente dietro il cuscino. E cos'era quel “breath control” di cui parlava?

Lei s'infilò nel bagno, con una leggiadria da ninfetta, scoppiando a ridere. Peccato fosse in un corpo maschile. Il suo. E che lui, nel corpo della sopracitata ninfetta, incespicasse ogni quattro passi.

Quando si accorse che qualcuno bussava insistentemente alla porta, si alzò dal letto con la consapevolezza di chi stesse facendo tanto baccano. Aprendo la soglia, non fu sorpreso di incontrare gli occhi color vinaccia di Tifa.

-Sei qui?! Yuffie, ti ho cercata OVUNQUE!- esclamò, gridando l'ultima parola. Senza troppe cerimonie si invitò nella stanza e si sedette sulla poltrona volontariamente malandata che faceva parte dell'arredamento, senza distogliere lo sguardo da lui. Richiuse la porta e sospirò, avvicinandolesi.

-Allora, miss Kisaragi... Voglio ogni dettaglio!- proruppe la mora, afferrandolo per un braccio e fissandolo insistentemente, con un bagliore fin troppo malizioso nello sguardo.

-Dettaglio?!- ribatté... manco a dirlo arrossendo come una scolaretta alla prima cotta. Ma perché? Ma le donne di quell'epoca erano tutte così stranamente perverse o era solo la sua solita fortuna? E dov'erano quelle stesse donne, quando ne aveva bisogno? Oh Shiva. Cominciava ad essere una donna perversa anche lui.

-Yuffie Kisaragi, non fare l'innocente con me! Quel segno nel collo non mente, tu e Vincent...- iniziò lei, indicandogli il collo. Aveva una mezza idea di cosa ci fosse, ma tentò di ignorare l'imbarazzo che stava provando in quel momento. Doveva indossare un maglione a collo alto e immediatamente. A sua grande sorpresa, Tifa arrossì e gli si gettò al collo. -Sono così felice per te! Anche se non avrei mai pensato fosse veramente un vampiro assatanato!-

Ma lui non era assolutamente un vampiro assatanato! Si chiese quanto tempo gli sarebbe servito, una volta tornato nel proprio corpo, per far cambiare idea alla donna. L'immagine del pervertito era ormai indissolubilmente legata a lui? -Racconta, dai! Non sarai mica stata contagiata dal suo malumore, no?- chiese, allontanandosi e facendo un largo sorriso.

-Cosa vuoi che racconti? Penso tu conosca il meccanismo...- sussurrò Vincent, cercando invano di trattenersi dal bisogno impellente di andarsi a nascondere.

-Ma chissenefrega del meccanismo! Lui, Yuffie! E' romantico? E' dolce? Dimmi di sì, potrebbe crollarmi tutto il castello che abbiamo costruito intorno a lui! Com'è successo, soprattutto?-

-Ehm... Quando?-

Tifa divenne paonazza e cominciò a ridere in modo quasi isterico. -Quando?! Vuoi dire che non era la prima volta che...?! Allora è una cosa seria! Allora, raccontami di tutti i quando...-

Fece un lungo sospiro. Quanto avrebbe impiegato Yuffie a vestirsi? Era più che sicuro stesse origliando. Ma che doveva dire? Stupido specchio.

-Ieri pomeriggio mi ha preso alla sprovvista, perché non credevo sarebbe successo... Si, mi aveva baciata e... Mi ha detto che mi ama. Ma non pensavo bruciasse le tappe.-

-Nonono! Un secondo, Yuffie... State insieme da un giorno?- sembrò realizzare lei, con uno strano sguardo ed un'espressione corrucciata.

-Sì.-

-E lui ti è saltato addosso così? Ok, mi è appena crollato il castello... Credevo fosse diverso dal resto del mondo maschile. Ovviamente mi sbagliavo! La mia povera Yuffie...- sussurrò la donna, con un sospiro. -Non è che ti sta solo usando per sfogarsi?-

Fece un passo indietro, trattenendo il respiro. E se avesse fatto tutto quello che aveva fatto solo per vendicarsi? Il fatto di vestirsi in quel modo ridicolo, la confessione dei suoi sentimenti... No, era stato lui a confessarle i propri sentimenti. Lei non era stata chiara, si era accontentata di...

Portò una mano alla bocca e scosse la testa, incredulo. Non di nuovo. -Non lo farebbe mai.-

-Yuffie...-

-No! Era dolce, troppo dolce per fingere! Non potrebbe mai farlo!-

-Perché urli?- chiese Yuffie, uscendo dal bagno. Ovviamente aveva indossato un abito ridicolo, in stile nobile del settecento ed aveva lasciato i capelli, come sempre lisci e perfettamente in ordine, sciolti sulle spalle. Strinse i pugni.

-Non credevo fossi quel tipo di uomo...- sussurrò Tifa, avvicinandolesi. La ninja fece un breve sorriso, poi la sua espressione divenne dura. -Quale tipo di uomo?-

-Ti prego, dimmi che non lo sei... Dimmi che non la stai usando...-

-E perché dovrei usarla?-

-Smettila di rispondere con delle domande! Non so perché dovresti usarla, ma ogni tanto sarebbe bello incontrare un uomo con le idee chiare, che le espone dall'inizio e non mente in continuazione! Non so perché dovresti, forse perché sei ancora innamorato della tua ex morta, forse perché sai di dover morire...!- sbottò, subito interrotta da Yuffie, che ebbe un bagliore dorato negli occhi, prima di rispondere, con una voce che gli mise i brividi: -Tifa, non tutti gli uomini sono Cloud.-

Il pugno che seguì fu rapido e riuscì a smuovere persino quel corpo modificato. Trattenne di nuovo il fiato, in attesa di una qualunque risposta da parte di Galian Beast, ma Yuffie non si trasformò. Al contrario, rimase perfettamente immobile, fissando l'altra donna negli occhi. Aveva uno sguardo triste, malinconico. -Hai ragione, è perché sono innamorato di Lucrecia, perché so di dover morire, perché sono in astinenza da trent'anni che stanotte ho fatto l'amore con lei.- Stava mettendo in dubbio i suoi sentimenti. Non era sicura di quello che provava lui. Ma non stava dicendo la verità. -Non c'è nessun altro motivo.- concluse.

Scattò in avanti e le afferrò le mani prima che Tifa potesse assestarle un secondo colpo. -Non è vero! Non è assolutamente vero!- gridò, sorprendendosi del tono disperato che aveva usato. Lei cambiò improvvisamente espressione. Sembrò sollevata e sorrise, abbracciandolo. -Non è vero, principessa, ma è quello che avrebbe voluto dicessi. Purtroppo sono innamorato di te...-

Alzò la testa e sorrise: -Come purtroppo?!-

Si allontanò da lui e tornò a fissare Tifa, che era rimasta come congelata sul posto. Sembrava incredula. E Yuffie ovviamente fece il gesto che non avrebbe mai fatto se si fosse trovato nel proprio corpo: la abbracciò e le accarezzò i capelli. -Perdonami, non volevo essere crudele.-

Per tutta risposta la mora scoppiò a piangere. Yuffie la fece sedere sul letto, probabilmente infischiandosene di comportarsi come lui. Si sedette accanto a lei, indeciso sul da farsi, poi le si appoggiò timidamente alla spalla. -Gli hai parlato?-

-No... Ma so che pensa ancora a lei... Ne sono certa! A volte fissa nel vuoto e sorride... A volte invece mi fissa e distoglie lo sguardo...- sussurrò lei, tra i singhiozzi.

Alzò gli occhi al cielo. Yuffie e Tifa erano donne estremamente intelligenti, ottime guerriere, coraggiose al punto di ridere in faccia a Sephiroth in persona se l'occasione si fosse presentata loro. Ma non erano capaci di confessare i propri sentimenti alla persona che amavano.

-Tifa, ti ha mai sfiorata il pensiero che potesse pensare a te e non ad Aeris, riposi in pace?- mormorò, esasperato, prima che la ninja potesse ribattere. Lo fissò con gli occhi spalancati, apparentemente incredula.

-Ma com'è possibile?! No, lui la ama!-

Si morse un labbro per non soccombere al desiderio di scrollarla ed urlarle che Cloud ogni volta che lei era in una stanza lasciava scie di bava, che non era possibile che fosse così cieca e che doveva precipitarsi in camera dell'uomo e confessare i propri sentimenti, perché personalmente non se ne poteva più di questa storia del triangolo amoroso inesistente. Ma si sforzò di sorridere. -Hai mai pensato fosse troppo timido per confessarti i suoi sentimenti?-

-Ma che sentimenti?! No, non mi ama!-

E allora che rimanesse a crogiolarsi nel suo dolore! Si alzò in piedi e sbuffò. Poi fece qualcosa che non avrebbe mai osato fare nel proprio corpo: uscì e si precipitò fino alla camera del leader di Avalanche. Bussò con forza e il biondo aprì la porta dopo alcuni interminabili minuti, segno che probabilmente l'aveva svegliato. Sospirò di nuovo. -Cloud Strife, ti prego, non ne possiamo più!-

-Eh? Yuffie, sono le sette e mezza del mattino...-

-Cloud, svegliati! E' importante! Per una volta devi essere uomo ed andare da Tifa...-

-Quello è un succhiotto?-

-Non interrompermi!- gridò, sull'orlo di una crisi di nervi. -VAI DA TIFA E DILLE CHE L'AMI!-

Cloud sembrò svegliarsi ed arrossì. -Yuffie, ma tu come...?-

-Ma secondo te?! Ce ne siamo accorti tutti! E non esito a farmi portavoce di Avalanche per dire che è ora di finirla e di essere sinceri. Dille che l'ami, così almeno la pianta di piangere su Vincent!- sbottò, afferrandolo per i capelli e trascinandolo fino alla propria stanza. Tifa era in piedi nel corridoio, con un'espressione terrorizzata sul volto e Yuffie stava, apparentemente, evitando che fuggisse, tendendola per un braccio.

Afferrò quello che era stato il proprio polso destro e trascinò la ninja in camera, chiudendo la porta dietro di loro. -Possibile che voi donne siate così complicate?!- sibilò.

Yuffie scoppiò a ridere e si mise ad origliare, attirandolo a sé. -Non credevo Cloud potesse ricambiare i suoi sentimenti...-

-Ma come fai a dire una cosa del genere? Yuffie, quell'uomo non capisce più nulla quando lei entra in una stanza!- sbottò, esasperato.

-Perché non me l'hai mai detto?!- gridò Tifa, nel corridoio. Al grido seguì qualche gemito e colpo, segno che probabilmente aveva deciso di dimostrargli tutto il suo amore picchiandolo. Poi calò il silenzio. La ninja sorrise e sospirò, sollevata. -Si stanno baciando.- gli spiegò. Poi si allontanò dalla porta e, sempre sorridente, si mise a fare il letto, fischiettando un motivo allegro.


Cercò di combattere contro il dolore ancora per un po', ma fu obbligata a sedersi non appena terminò di rifare il letto. Strinse gli occhi e tentò di respirare profondamente, ma riuscì solo ad emettere quello che le sembrava un rantolo. E gemere, cosa che allarmò Vincent. Dannazione, era riuscita a non farlo preoccupare fino a quel momento!

-Yuffie?-

-Oh Leviathan, che fame!- esclamò, ignorando il dolore e scattando in piedi. -Andiamo a fare colazione?-

Lui annuì, poco convinto e la ninja ringraziò Hojo per averlo dotato di un viso praticamente inespressivo. Lo osservò rovistare tra i propri abiti e lo fermò. -Vinnie, non ti ricordi perché siamo qui?-

-Per festeggiare la sconfitta di Sephiroth?- chiese lui, confuso.

-Anche, ma oggi è Halloween e, se ben ricordi, avevamo deciso, senza il tuo consenso, ma d'altronde chi tace acconsente, di travestirci tutti!- gli ricordò, osservando divertita la sua espressione cambiare radicalmente. Impallidì e la fissò incredulo, lasciando cadere la borsa. -Per questo mi sono vestita da vampiro! Nella Hall vendono abiti per l'occasione, vai a dare un'occhiata!-

Le lanciò un adorabile sguardo torvo: -Ma tu guarda! Pensavo ti fossi vestita così solo per mettermi in ridicolo...- sussurrò, incrociando le braccia al petto.

-Ma che dici, Vinnie? Non oserei mai!- ribatté, con un sorriso killer. -Sinceramente, Vincent, ti trovo molto elegante con questo completo...-

Lui cambiò di nuovo espressione, arrossendo e fissando il suolo con insistenza, per poi uscire di corsa evitando per un soffio di cadere e dare una facciata contro la porta.

Probabilmente avrebbe scelto l'unico abito che lei non avrebbe mai indossato in vita sua, tentando di renderle il favore. Ma era sincera quando diceva che lo trovava elegante, con quel completo. Si appoggiò al muro con la schiena, togliendosi il foulard di seta che aveva legato intorno al collo e poggiandolo accanto a sé. Faceva fatica a respirare normalmente. Ma non sentiva abbastanza dolore da essere costretta ad urlare.

Cercando a tastoni qualunque medicinale potesse alleviare il proprio dolore, incontrò la forma non troppo familiare di un Lion. Lo afferrò e, togliendolo dalla carta, diede un morso. Assaporò ogni istante della sensazione piacevole del cioccolato che si scioglieva sulla sua lingua, mescolandosi al caramello, ma, a parte sentirsi psicologicamente in Paradiso, verificò la propria teoria: i dolci non calmavano il dolore. Allora perché camera di Vincent debordava di dolci? Perché l'aveva trovato alle cinque del mattino intento a divorare una di quelle barre al cioccolato?

Rovistò nel cassetto e scoprì che traboccava letteralmente di fratelli del Lion appena divorato. Volendo provare in modo definitivo la propria teoria, scartò un nuovo dolce e gli riservò lo stesso destino. Nulla, solo un'intensa felicità, che comunque non attenuava il dolore. E probabilmente era causata dal fatto che non toccava quasi dolci da almeno una decina di anni.

Si sedette a terra e fece un respiro profondo. Se Vincent continuava a mangiare di nascosto, senza assumere insulina prima di farlo, non voleva sapere che cosa sarebbe successo al proprio corpo. Doveva parlargliene calmamente e capire cosa lo spingeva a farlo.

Gemette e s'infilò le unghie nel braccio per non gridare. Strinse gli occhi e, per qualche interminabile istante, credette che il cuore di Vincent si sarebbe fermato in quel momento. Ma il dolore si attenuò e riuscì finalmente a sentire la pressione di piccole mani sulle proprie. Aprì gli occhi e vide sé stessa. Sembrava preoccupato, l'ex Turk, ma era normale, vista la posizione in cui si trovava. Inconsapevolmente, infatti, si era rannicchiata su sé stessa, a terra, stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne.

Il suo sguardo era carico di domande retoriche: “perché non me l'hai detto?”, “fa molto male?”. Ma non aprì bocca, mentre l'aiutava a sedersi sulla poltrona dimessa. Non aprì la bocca perché conosceva le risposte alle proprie domande. -Non ti sei ancora vestito...-

Lui strinse la mascella: -Non dire idiozie! Stai soffrendo!-

-Per questo non ti vesti?-

Vincent guardò altrove e lei studiò il suo sguardo mentre cadeva sul cassetto aperto. Un'espressione di dolore si dipinse sul suo volto. Ed improvvisamente, capì e gli afferrò la mano, a metà strada verso il Lion. Non era una psicologa, ma non esitò un attimo a pronunciare, incredula: -Tu sei bulimico.-

Lui sussultò, poi fece un sorriso completamente falso e rispose: -Stai delirando? Non credo sia un argomento su cui scherzare.-

-No! Ieri, quando hai scoperto che io soffrivo, hai ingurgitato tutto quel cibo! E stanotte... Tu mangi quando ti senti in colpa. E' una malattia, Vincent. Ed è grave, se lo fai nel mio corpo.- sussurrò, più preoccupata che arrabbiata. Ma perché comportarsi in quel modo? Aveva letto da qualche parte, probabilmente su una rivista femminile, che era un modo per tentare di riempire un vuoto affettivo. E Vincent non aveva un vuoto affettivo. Aveva un buco nero.

Si divincolò violentemente, sorprendendola ed arrossì altrettanto brutalmente, mettendosi a gridare qualcosa che non sentì perché la testa cominciò a farle male. Quando si riprese, riuscì a carpire l'ultima parte del discorso: -...non sono un'adolescente immatura!-

-Vincent, a parte che ti ringrazio per avermi provocato un dolcissimo mal di testa, ma, primo, non sono mestruazioni, è una malattia nervosa, non è solo femminile...- iniziò, subito interrotta dalla crisi isterica dell'uomo. -Non sono pazzo!-

Una nuova fitta le fece letteralmente vedere le stelle, per cui si alzò e fece l'unica cosa possibile per calmare la sua crisi: andò in bagno, afferrò il cestino della spazzatura e cercò metodicamente ogni singolo dolce nascosto nella stanza, gettandovelo a proprio gran dispiacere. Lui gridò ancora qualche frase spiacevole, poi tacque improvvisamente e le afferrò il braccio, provocandole una fitta più forte delle altre e fermandola.

-Guardati, sembri un drogato.- sibilò, con un tono che non avrebbe voluto né dovuto utilizzare. Ovviamente vide arrivare lo schiaffo, ma non lo fermò, perché, in parte, se l'era ampiamente meritato. L'esplosione del dolore le offuscò la vista.

Si sentì ruggire e si accorse che, sì, si era trasformata in Galian Beast e sì, il dolore era completamente cessato. Fece un respiro profondo ed osservò l'espressione terrorizzata dell'uomo. Con una nuova esplosione di dolore, a malincuore tornò ad essere umana e si sentì assalire da nuove ondate di dolore. Vincent avanzò verso di lei e gli appoggiò una timida mano sulla spalla. No, se doveva ucciderla, non era il caso di fare quell'espressione addolorata.

Afferrò il sacchetto della spazzatura ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.


Vincent Valentine ribolliva di rabbia. Non accettava che le accuse della donna. Scosse la testa, tentando di non pensare al suo dolore. E al proprio dolore nell'essere accusato ingiustamente, non ci pensava nessuno?! Non era una ragazzina. Era un uomo adulto, dannazione!

-Ehilà, Vincent!-

Si dimenticò di essere nel corpo di Yuffie e si voltò verso Shelke, travestita da Ofelia, quindi grondante d'acqua e con alghe on po' ovunque, che lo fissò con sguardo divertito. -Non fare quella faccia... Sul viso di Yuffie lo stupore non sta granché bene...- sussurrò la rossa, osservandolo da capo a piedi. -State facendo per caso una gara? Chi si rende più ridicolo?-

Come sapeva dello scambio? Come si era accorta che c'era lui in quel corpo? Si voltò verso lo specchio e per un secondo provò una sensazione di disagio. Preso dalla rabbia, aveva indossato qualcosa che la vera Yuffie non si sarebbe mai sognata di indossare. La commessa l'aveva guardato con lo stesso disagio, quando era uscito dal negozio. Era vestito interamente di pelle nera. Indossava un corpetto ed un paio di pantaloncini e Shiva! Non era mai stato così imbarazzato in vita sua. Si aggiustò gli stivali alti, che salivano fino a sopra il ginocchio, ma con i guanti non era la cosa più semplice del mondo.

-Il trucco è troppo pesante, stento a credere che tu riesca veramente a camminare con quegli stivali tacco venti e, Ramuh, indossi veramente un collare rigido? Quanto prendi per una sveltina?- sibilò l'ex Zviet, offendendolo nel suo orgoglio. Fece per ribattere, ma lei lo bloccò con un gesto. -Non ti preoccupare, Yuffie per il momento è in vantaggio.- sussurrò, divertita, avviandosi verso il ristorante gocciolando lungo la strada. La raggiunse di corsa, sorprendendosi per quanto fosse semplice deambulare con quei tacchi.

-Che cosa sta facendo? Intendo Yuffie.-

-Si sta ubriacando al bar. E ci sta provando con tutto ciò che le passa di fronte. Ovviamente nel tuo corpo. Che diavolo hai combinato?-

-Abbiamo litigato.-

-Ok, questo l'ho capito, ma che diavolo hai combinato?-

-Mi ha accusato... Di essere bulimico.-

La rossa si fermò di colpo e lo fissò, sorpresa. -E poi?-

-Le ho causato un forte mal di testa gridando.-

Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata. -Vincent, l'hai vestita da prostituta perché ti ha detto che sei bulimico?-

L'ex Turk abbassò la testa, accorgendosi dell'errore appena fatto e degli sguardi insistenti degli uomini assiepati nel bar dell'hotel. Arrossì e si diede mentalmente dello stupido. A tutti poteva capitare di fare degli errori di valutazione...

-Le ho detto che io non le avevo mai dato della prostituta solo perché si vestiva come tale. Oh Shiva. Le ho detto...- mormorò, stringendo i pugni. -Ma lei mi ha detto...-

-Idiota di un Valentine!- sbottò la rossa, posandogli l'indice sullo sterno. -Ha detto la pura e sacrosanta verità, quella povera donna! Ma ti rendi conto di quello che hai detto tu, piuttosto, brutta donnaccia isterica?! Dannazione! Hai la casa che trabocca di dolci, stupido idiota! E non smetti di mangiarne ogni volta che stai male! Non m'interessa quello che fai con il tuo corpo, ma lei ha più che il diritto di lamentarsi se tu mangi dolci che lei non potrebbe mangiare perché hanno un effetto devastante sul suo organismo! Che hai nel cervello, eh? Criceti? Rondini? Chocobo?! Vatti a scusare immediatamente!-

Deglutì rumorosamente e, in un attimo, la domanda che si era posto per mesi sulla ragazza ebbe una risposta. Sapeva che cosa le era rimasto di Lucrecia: il modo di gridargli contro. Guardò all'interno del bar e tornò a fissare l'ex Zviet, scoprendo che era scomparsa.

Individuò sé stesso al bancone, davanti ad un'impressionante fila di bicchieri vuoti. Una donna le si avvicinò e notò con orrore che era vestito in modo molto simile. Lo sguardo gli cadde per un attimo sui propri stivali pieni di fibbie e si accorse che lei indossava lo stesso modello, in rosa. I capelli biondi, innaturalmente ricci, le scivolavano fino alla fine della schiena. Proprio sotto il bordo della minigonna/cintura che indossava vi era il tatuaggio di un serpente. Tutti gli sguardi del bar erano concentrati sul serpente. O su quello che c'era sopra.

La Barbie si chinò leggermente verso Yuffie, mostrando il seno prosperoso che era stretto in un top di pelle rosa praticamente inesistente, aperto sul davanti e trattenuto da una serie di lacci neri. -Sei solo?-

-Vedi molte persone sedute accanto a me?- sibilò la ninja, concentrandosi nuovamente sul proprio bicchiere. Sembrava sobria.

-Uhm... Mi piacciono gli uomini rudi...- sussurrò la bionda, languidamente, sedendosi sullo sgabello accanto al suo ed accavallando le gambe con un ampio movimento che attirò l'attenzione di tutti gli avventori e provocò la caduta di un paio di bicchieri. -Come ti chiami?-

-T'importa veramente?- rispose Yuffie, ordinando un nuovo bicchiere di qualcosa di trasparente che non riuscì ad identificare. La Barbie sorrise e le posò una mano sulla gamba, terribilmente vicina all'inguine. -Sai cosa dicono sia il modo migliore per iniziare la giornata, uomo misterioso e sexy?-

-Fammi indovinare: una doccia?- ribatté ironicamente la ninja, posando lo sguardo sulla mano della donna, che scoppiò a ridere. -Se vieni in camera mia te lo mostro molto volentieri...- Strinse i pugni, sentendo la gelosia invaderlo. E non riuscì a fermarsi. Picchiare le donne era contro la propria filosofia di vita. Odiava vedere piangere una donna. Per questo sorprese anche se stesso quando avanzò verso la Barbie e le tirò un pugno con tutta la propria forza, facendola sbilanciare e cadere a terra. -Lui è mio.- sibilò. Tutti gli avventori si alzarono come un solo uomo, ma uno scatto li fermò. Voltandosi verso Yuffie vide che aveva estratto la Cerberus e la stava puntando verso di essi. Poi, con un movimento fluido, pagò, mise la Cerberus al proprio posto e, afferrandolo per un braccio, la trascinò fuori.

Abbassò la testa, aspettandosi una ramanzina o altre accuse, ma non una sua risata fragorosa. Era ubriaca? O forse lo stava deridendo per gli abiti che indossava?

-”Lui è mio”?! Sei stato fantastico! E quel pugno!- esclamò, praticamente piegata in due dalle risate.

La fissò senza capire. Non era arrabbiata? Non gli gridava nulla? Si accontentava di ridere per il suo scatto d'ira? Come praticamente ogni azione di Yuffie, era imprevedibile. Ed altrettanto fu il bacio che gli diede quando smise di ridere. -Sei incredibile, Vincent Valentine!-

Fu felice che la questione sembrasse dimenticata. Poi lei lo fissò seriamente e tirò fuori da chissà dove l'astuccio che conteneva le sue medicine. Con un sorriso dichiarò: -Ti meriti un gelato!-

No, non si sarebbe mai aspettato neppure la propria reazione, che seguì quella frase. Le saltò letteralmente in braccio, dimenticando per un attimo di essere un uomo e lasciandosi guidare dai propri istinti.


Per prima cosa l'aveva obbligato a cambiarsi ed indossare un abito nero e bianco tutto pizzi e nastri, corto ma elegante, che portava con eleganza. Sembrava una bambola. Per qualche strano motivo era riuscito a convincerlo ad indossare anche una parrucca lunga e nera, piena di boccoli. Probabilmente il pensiero del gelato aveva influenzato molto il suo giudizio. Doveva tenerlo a mente, nel caso avesse voluto ricattarlo.

Lo osservò mangiare, con un sorriso. Sembrava gustare ogni cucchiaio con piacere. Cercò di non ricordare a quante unità di insulina corrispondesse quella Banana Split e si concentrò sulla coppa di gelato che aveva appena finito. Doveva introdurre l'argomento senza che lui andasse di nuovo su tutte le furie.

-Vinnie... Possiamo parlarne?- chiese, cauta. Lui posò il cucchiaio ed abbassò lo sguardo, arrossendo. -Mi dispiace.- sussurrò, stringendo il cucchiaio. -Non volevo dire ciò che ho invece detto. Credo che tu abbia ragione, per quanto per me sia imbarazzante ammetterlo.-

-Non importa chi ha ragione o chi ha torto...- mormorò, con un breve sorriso, afferrandogli una mano. -Ciò che m'importa è che tu sia felice. Voglio renderti felice e voglio liberarti da quella brutta abitudine. Mi puoi promettere una cosa?-

Lo vide esitare, per poi alzare finalmente lo sguardo. -Dimmi.-

-Mi puoi promettere che verrai da me ogni volta che sentirai di averne bisogno? Ti giuro che cercherò di non giudicarti. E non mi trasformerò più in Galian Beast.-

Lui sorrise ed annuì, poi tornò al proprio gelato, senza lasciare la sua mano. -Credevo che stessi cercando una donna, al bar.- ammise, dopo un lungo momento.

-Ehy, non sono lesbica!- sbottò, falsamente offesa, ritirando la mano ed incrociando le braccia al petto. Era geloso. Ma non era la gelosia ossessiva/possessiva che odiava. Era una gelosia genuina, che non faceva altro che renderlo ancora più tenero del solito.

-Ti costa tanto dire che mi ami?- borbottò lui, probabilmente più per sé stesso che perché sentisse anche lei. Incrociò il suo sguardo e represse un sorriso. -Credevo l'avessi capito da te... Non ti facevo così ottuso.-

-Non sono ottuso!- protestò, piantando rabbiosamente il cucchiaio in un pezzo di banana che insisteva nel rifiutare di farsi mangiare. Il suo sguardo divenne triste. -E' che, per una stupida volta, mi piacerebbe che una donna non ci girasse così tanto intorno. Vorrei essere certo.-

-Stanotte non ti ha dato un piccolo indizio su cosa provi per te?- gli chiese, rubandogli un pezzo di cioccolato e mangiandolo. Stava diventando ossessionata da quell'alimento. Ma che poteva farci? Era così buono...

-Yuffie.- iniziò, serio. Posò il cucchiaio e spostò la coppa che gli impediva di guardarla negli occhi. Per qualche interminabile secondo riuscì a percepire la sua agonia, mentre pronunciava lentamente: -Per molto tempo ho creduto che una donna con cui avevo una relazione incentrata sul sesso, una donna che amavo più della mia stessa vita, che mi baciava e sfiorava dolcemente come fai, mi amasse. Ma non era così. Per cui, te ne prego, mi basterà solo una volta. Non te lo chiederò mai più se non ti piace dirlo.-

Lei si alzò e spostò la propria sedia accanto alla sua. Gli afferrò le mani, che tremavano e, guardandolo negli occhi, vedendolo così fragile, fu terribilmente semplice sussurrare, timidamente: -Ti amo, Vincent Valentine.-

I suoi occhi si riempirono di lacrime, ma le ricacciò indietro, voltandosi verso il gelato. Poi arrossì violentemente e le afferrò la mano, appoggiandola sul tavolo. -Yuffie, posso dirti una cosa che non direi mai se fossi dentro al mio corpo?-

Gli accarezzò la mano con il pollice. A volte le sue reazioni erano così bizzarre e spesso la sorprendevano. Quell'abitudine che stava prendendo, di dire e fare cose che non avrebbe mai fatto se fosse stato dentro il proprio corpo, era una delle reazioni migliori. Le avevano permesso, fino a quel momento, di conoscerlo meglio. Annuì.

-Se tu, invece di cercare quel dannato specchio, avessi bussato alla mia porta, l'altro ieri e se solo avessi pronunciato quelle parole... Io probabilmente sarei caduto ai tuoi piedi.- mormorò, fissando il gelato che fondeva lentamente.

-Uhm, quando tornerò nel mio corpo ed andrò a confessare il mio amore incondizionato a Nanaki ci penserò...- ribatté, con un largo sorriso. Lui la fissò, furioso. No, non era la frase giusta da pronunciare in quel momento. -Ok, ok... Scherzavo!- esclamò, sbuffando. Ma lui non distolse lo sguardo. -Ok, lo ammetto, la persona a cui confesserò il mio amore è Shelke!-

Le diede uno schiaffo sul braccio, non abbastanza forte da farle male. E l'alcol sembrava aver allontanato il dolore. Ma non poteva diventare alcolizzata solo per non provare dolore. Si accorse del suo sguardo fisso e tornò a guardarlo negli occhi. -Saresti un uomo pessimo, Yuffie.-

-Cos'ho fatto, ora? Mi sembrava di essere stata abbastanza brava nella dichiarazione, avevi le lacrime agli occhi!- sbottò, sbuffando, ma trattenendo una risata.

-Non avevo le lacrime agli occhi!- protestò lui, tirandogli un secondo schiaffo sul braccio. Sperò che l'abitudine non gli rimanesse anche dopo essere tornato nel proprio corpo, perché se fosse stata nel proprio, fragile corpo, l'avrebbe massacrata. Ma non ce lo vedeva a picchiare una donna, a parte forse la Barbie del bar. Al pensiero si vergognò profondamente di appartenere al genere femminile. Ma la sua attenzione fu completamente risucchiata dalla sensazione di avere un petalo appoggiato sulle labbra.

-Wow, Vincent, che bacio passionale!- sussurrò, facendolo arrossire. -Posso fare di meglio!- protestò, incrociando le mani sul petto. -Ma dopo una dichiarazione di solito l'uomo bacia la donna!-

-Appunto. L'uomo bacia la donna. A parte picchiarmi non hai fatto molto...- ribatté lei, con un mezzo sorriso, divertita. In qualche modo era divertente essere in posizione dominante, per una volta. Era divertente prenderlo un po' in giro. Soprattutto perché era adorabile quando arrossiva.

E, come sempre più spesso stava accadendo, negli ultimi due giorni, fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettata da lui: la afferrò per il collo della camicia e la baciò. Ciò che l'aveva più colpita la prima volta non era cambiato, perché Vincent baciava da uomo. C'era qualcosa nel modo in cui baciava, che le ricordava che poteva indossare un completo da bambola vittoriana, una parrucca ed essere nel corpo di una donna, ma era un uomo. Ed aveva un disperato bisogno di lei. Il sentimento era ovviamente reciproco.

Quando, senza respiro, si allontanò da lei, sorrise e si arrampicò sulle sue ginocchia. Non poté fare a meno di stringerlo a sé, contagiata dalla sua felicità. Non le importava del dolore. Non le importava di nulla tranne la sua felicità. E lui era felice. Il suo cuore batteva all'impazzata.

-Ci guardano tutti...-sussurrò, nascondendosi nella sua camicia e, ovviamente, arrossendo.

-Lasciali guardare...- rispose, baciandogli la fronte. Il suo sguardo fu attratto da un bagliore e si voltò verso il tavolo. -Vincent.-

Lui alzò la testa e guardò nella sua stessa direzione. Scoppiarono a ridere insieme ed insieme raccolsero l'oggetto luccicante. Era un frammento di specchio.


L'ANGOLO DELLE DONNE APPASIONATE DI LEGGENDE METROPOLITANE

Vincent: Tifa così perversa non si era mai vista!

Non è perversa, è solo curiosa! Dai, non dirmi che credevi che tra amiche non si parlasse di questo argomento!

Tifa: E finalmente la vita casta è terminata anche per me!

Hihi... Questa fan fiction sta diventando un pelino perversa...

Yuffie: Per questo motivo mi hai vestita come Johanna la Regina del Sadomaso?

Anche! Ma l'idea che Vincent si vendicasse vestendosi in quel modo mi piaceva! E poi dopo ti ho vestita da Gothic Lolita! Non sei felice?

Yuffie: Il mio povero onore!!! Per fortuna che esiste Shelke!

Shelke... Io amo quella nana bastarda! La amo sempre di più, ora la sposo!

Quetzal: Sigh, non mi ami più...

Ma no, stavo scherzando, caro/a! Meglio rispondere alle recensioni, now!

*Silentsky: L'idea dello scambio non è proprio un'idea molto originale, poiché è molto utilizzata dagli scrittori anglofoni di Yuffentine, ma è vero che l'ho condita con sapiente maestria, aggiungendo cosette crudeli e sadiche! (smettila di tirartela, donna! NdYuffie)

*Dastrea: Come vedi, Yuffie non è morta al Karaoke, anche perché non avrei mai potuto continuare, se fosse morta... Mi piace pensare che una parte delle memorie di entrambi sia rimasta nel corpo e che ogni tanto influenzi chi ne ha preso possesso. Mi spiace sia così complicato, credevo che lasciando il nome originale del personaggio si capisse di più, ma mi sa che è comunque un casino... O_O le storie dell'orrore sono un misto tra leggenda metropolitana e vecchi film horror, quella del massacro l'ho scopiazzata da “The Amytiville Horror”. La stessa storia dello specchio che ho scritto nella presentazione della fan fiction è una leggenda metropolitana, anche se nella versione originale chi gira con una candela in mano davanti allo specchio vedrà comparire lo spettro di Bloody Mary, che gli strapperà gli occhi e lo farà scomparire oltre lo specchio. (bastaaaaa!!! ndYuffie)

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*Darkadja: Wow, ma che nickname fighi, tra tutti! :-) Anche io, scrivendo, mi sono trovata nella stessa situazione, anche per questo capitolo... Ma come mai arrossivi? XD (ma secondo te?! NdVincent, color Piros, anche se i Piros non credo ci siano nel 7) Io ho gongolato come una scema per mezzo capitolo, per l'altra metà ero preoccupata per Yuffie... Poverina... (schizofrenia, portami via... ndYuffie, sconsolata) Anche io vorrei sposarla, a volte, probabilmente è il carattere meno OOC che le abbia mai affibbiato, sono molto felice... Ora piango... (SCRIVI, DONNA! NdYuffie) L'idea del dolore incessante o quasi nel corpo di Vincent è stata improvvisa, ma mi sembrava interessante, soprattutto perché ha generato altri due problemi: il diabete di Yuffie e la “bulimia” di Vincent. Guarda, la pressione sugli autori fa sempre bene! Soprattutto se finalmente non pensano più a tempeste di fulmini, stoffa da dipingere, ali ed altre amenità... (bé, ora devi cucire un Kyaktus... nd Yuffie Ma vuoi mettere un Kyaktus di un metro con un cavolo di pennuto che vola e che non si capisce di che colore sia?! Almeno il Kyaktus ha una forma ed un colore!) Cosa accadrà quando si scambieranno? Boh? (venendo da te, chissà perché mi aspettavo questo tipo di risposta ndVincent) Il corpo più sexy del Pianeta l'ho inserito all'inizio del capitolo, grazie per avermi dato la possibilità di far arrossire per la trentasettesima volta in un'ora quel povero e tenero ex Turk... XD La malvagità regna!

E come sempre, a voi lettori va il mio augurio di lunga vita e prosperità! \\// (è la prima volta che lo dici... ndYuffie Lo so, ma lo penso sempre!)

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