Im lo akhshav

di eLiSeTtA
(/viewuser.php?uid=34431)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Mazel tov... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Yihiyeh tov ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Im lo akhshav ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - ShaHar ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Mazel tov... ***


Ciao a tutti! Con la scuola purtroppo ritorno anche io! È inutile che vi lamentate! XD Quindi eccomi qui con una nuova fan fiction che in realtà doveva essere una one shot, ma per renderla più facile da leggere ho preferito dividerla in quattro capitoli. Il titolo come avrete sicuramente supposto è in ebraico, così come quello di ogni capitolo e se avrete un po’ di pazienza scoprirete leggendo cosa significa.

Ok! Vi lascio alla lettura! Mi raccomando recensite! Anche negativamente! Accetto di tutto!

 

 

 

 

Capitolo 1 – Mazel tov...

 

 

- Cazzo!- esclamò Tony nascondendosi meglio dietro il tronco del pino nano tenendo ben stretta la pistola tra le dita della mano destra, mentre annaspava con l’altra cercando di trasmettere l’impulso radio a Ziva, che in quel momento doveva trovarsi a una ventina di metri da lui in una snervante attesa di istruzioni.

Poco prima dell’imboscata avevano concordato che quello fosse il segnale per attaccare quando lui fosse stato al sicuro e fossero rimasti pochi nemici contro di loro, ma qualcosa stava andando storto e ora aveva un’urgente bisogno dell’aiuto della compagna che, anche se lui non l’avrebbe mai ammesso davanti a lei, era molto più brava di lui in quel genere di cose, grazie al duro addestramento del Mossad.

Beh, anche lui aveva avuto un duro allenamento!

Insomma, era stato in polizia per quasi tre anni ed era stato a Baltimora per quasi due, per non parlare dei suoi sei anni di servizio all’NCIS!

Però era anche vero che non era stato addestrato ad uccidere una persona in diciotto modi diversi con una graffetta, o a torturare fisicamente e psicologicamente uomini e donne o ad essere un cecchino provetto...

Ok, forse era meglio smetterla di fare paragoni tra se stesso e Ziva e pensare invece a tirarsi fuori da quell’impiccio.

I terroristi erano armati meglio del previsto e soprattutto non erano dei pivelli, tra di loro infatti c’era anche un cecchino, che aveva tentato già diverse volte di colpirlo, riuscendo però solo a bucargli il colletto del giubbotto.

Ma neanche lui era un pivello.

Lo aveva freddato con un preciso colpo alla testa per poi tornare a nascondersi dietro il suo albero e trasmettere il segnale a Ziva.

Lanciò un rapido sguardo oltre il pino e notò stupito che ormai erano pochi quelli che gli sparavano addosso, forse avevano trovato Ziva?

Tolse la sicura dall’arma e decise: sarebbe uscito allo scoperto e avrebbe sparato all’impazzata, mentre Ziva gli copriva le spalle, o almeno sperava che lei facesse così.

Fece un respiro profondo poi, con un’estrema cautela, sgusciò via dal suo nascondiglio momentaneo e andò a ripararsi dietro un muretto di recensione. Sarebbe riuscito a farcela anche senza di lei questa volta! Avrebbe dimostrato a Ziva, anche se forse un po’ più a se stesso, chi portava i pantaloni tra loro due!

Sospirò di nuovo, poi con urlo si alzò in piedi, uscendo allo scoperto con la propria pistola protesa in avanti e pronta a essere utilizzata.

Ma inaspettatamente non si ritrovò nessun nemico davanti, anzi ora che ci pensava non si sentivano nemmeno spari. Puntò più volte la propria arma a destra e a sinistra, ma sembrava che fossero scomparsi tutti!

Improvvisamente alla sua sinistra udì un rumore di passi farsi sempre più vicino come se qualcuno stesse camminando verso di lui, strinse più forte l’impugnatura della pistola pronto a sparare, ma rimase estremamente sorpreso quando si scoprì la vera identità del suo misterioso nemico.

- Ziva!- esclamò abbassando l’arma.

- Non sai fare proprio niente senza di me vero?- lo canzonò lei, riponendo la propria pistola nella fondina, con aria sorniona avvicinandosi a Tony con un sorriso sulle labbra.

Aveva la giacca strappata all’altezza del fianco e i pantaloni sgualciti, me per il resto sembrava stare benissimo per fortuna.

- Ero allo scoperto, mentre tu eri in ottima posizione, Ziva! Tutto qui!- rispose lui indignato posando anche li la propria arma.

In realtà era anche molto sorpreso, Ziva li aveva fatti fuori tutti da sola senza il suo aiuto! Il suo piano per dimostrare chi portasse i pantaloni nella coppia era fallito miseramente un’altra volta!

Questa volta non sarebbe riuscito a passarci sopra tanto facilmente, si ritrovò pensare mentre fissava il viso compiaciuto di Ziva, quasi non sembrava che avesse appena fatto fuori un gruppo di terroristi!

- No Tony, è molto più semplice, tu sei un incapace e io sono un’agente del Mossad!- disse lei legandosi i capelli in una coda.

- Non sono un’incapace...- grugnì tirando fuori la ricetrasmittente dal colletto del proprio giubbotto, per fortuna non era stata danneggiata quando il cecchino lo aveva quasi colpito.

- Sarà anche vero... però sono IO il capo squadra...- borbottò mettendo in funzione l’aggeggio che McGee aveva fornito loro. Non notò l’ombra di un sorriso che si era dipinta sul volto di Ziva al sentire quelle parole.

- Alfa? Rispondi diavolo! Alfa... qui Cain! Mi senti Alfa?-

- DiNozzo! Era anche ora! Tutto fatto?- disse una voce burbera dall’altra parte della linea, era facile intuire chi fosse.

- Non eravamo d’accordo sull’usare i nomi in codice per evitare... come dire... spiacevoli incidenti?-

Era stata di Tony l’idea.

Aveva sempre sognato di poter usare il nome in codice del celebre Jason Bourne, di Robert Ludlum, al cinema interpretato da Matt Damon: Cain.

E ora che gli si era presentata l’occasione l’aveva presa al volo sotto lo sguardo compassionevole di Gibbs e Ziva che lo ritenevano solo un povero babbeo.

Lei invece aveva semplicemente mantenuto il nome in codice che di solito utilizzava nelle operazioni che conduceva con il Mossad: Delta.

Per Gibbs e McGee avevano optato per qualcosa di altrettanto semplice, rispettivamente Alfa e Bravo, anche se a quest’ultimo non andava molto a pennello il proprio nome in codice, o almeno così diceva Tony.

- State bene tu e Delta?- domandò, scocciato dal fatto che per una volta DiNozzo avesse ragione, Gibbs.

- Si, abbiamo avuto solo qualche piccolo... ehm... problema!- balbettò il ragazzo grattandosi la testa imbarazzato.

- Che genere di problema Cain?-

Ecco. Probabilmente in quel momento doveva avere quell’espressione che aveva sempre quando lui sbagliava qualcosa o gli diceva che c’era qualche problema. Gli sembrava quasi di vederseli addosso, quella sua faccia severa e quegli occhi azzurri indagatori che lo scrutavano diffidenti facendogli venire i brividi.

- Una cosa da poco tranquillo! È stato tutto prontamente risolto da me Alfa, è tutto apposto! Tranquillo!- rispose Ziva per lui, un po’ per salvargli la faccia e un po’ per prendersi il merito.

D’altronde era meglio così, se Gibbs e McGee avessero saputo che Tony non aveva fatto nulla durante l’operazione nonostante si vantasse così tanto di essere un ottimo agente non avrebbe avuto tregua tra battutine e allusioni. Sarebbe stato il loro piccolo segreto, e così avrebbe avuto anche una buona merce per ricattarlo e prenderlo in giro in modo esclusivo.

- Ottimo lavoro!- disse Gibbs dall’altro capo della radio distraendola dai suoi pensieri - A tutti e due!- aggiunse poi per evitare che tra loro scoppiassero i loro soliti litigi infantili.

- Bene, e ora che abbiamo scoperto che noi due siamo dei bravi figli diligenti... parliamo di cose serie! Come ad esempio... quando venite a prenderci?!?- domandò Tony con un tono leggermente isterico.

Erano stati mandati nelle vicinanze di una baita diroccata, in mezzo ai boschi di Rockwood nel New Jersey, nei pressi della quale era stato visto un gran movimento, per arrestare un gruppo di terroristi che stava progettando un attacco alla base di Baltimora.

Nella casa non avevano trovato nessuno e dopo aver camminato molto lentamente e con numerose pause per quasi mezza giornata erano arrivati nei pressi di un’altra abitazione, stavolta più piccola, ma più moderna e lì avevano trovato i colpevoli.

L’ordine era appunto di arrestarli ma loro si erano fatti prendere la mano quando quelli avevano cominciato a sparargli addosso e ora non c’era molto da arrestare.

Ora DiNozzo non vedeva di tornare a casa, farsi un bel bagno e magari anche prendersi un giorno di ferie il giorno dopo, tanto ci avrebbe pensato Ziva a compilare il rapporto a posto suo.

Già si vedeva mentre era immerso nell’acqua bollente della sua vasca da bagno mentre leggeva la cronaca sportiva e...

- Cain, Delta, abbiamo un problema! Non riusciamo a raggiungere il vostro segnale GPS... CHE STA SUCCEDENDO MCGEE?!? – gridò la voce di Gibbs dalla radio facendolo tornare bruscamente al presente.

- Alfa? Che stai dicendo?!? Stai parlando con noi! Come fai a non ricevere il segnale se parli con noi? Capo?-

Dall’altro capo della radio non uscì nessun suono, neppure un minimo crepitio del segnale.

DiNozzo prese ad armeggiare con la radio ma il segnale non dava nessun segno di volersi ripristinare.

- Capo?- insistette Tony - Capo? Ehi Capo! Qui Cain! Capo! Sono io DiNozzo! Rispondi maledizione! Capo! Cap...-

Ziva guardò il cielo esasperata, gli tolse l’auricolare e lo gettò per terra insieme alla mini radio.

- Ehi!! Ma che fai?!? Ti sei bevuta il cervello?!?- si lamentò Tony facendo per raccoglierlo, ma lei lo bloccò con un gesto furioso della mano e gli fece segno di guardare il cielo anche lui.

- È inutile! Il segnale è caduto! Mi pare di aver sentito alla televisione qualche giorno fa che ci sarebbe stata una tremenda tempesta nella zona di Washington e dintorni e forse anche qui in New Jersey, le comunicazioni devono essere saltate per questo...-

Lui veramente non vedeva nessun nuvolone nero, nemmeno una nuvola appena più grande delle altre, insomma niente che facesse pensare che di lì a poco sarebbe scoppiata questa tremenda tempesta di cui Ziva gli stava parlando.

- E allora perché hai gettato a terra il mio auricolare? Che c’entra lui con la mancanza del segnale?- gridò ancora più isterico di prima Tony.

Non gli piaceva per niente quella storia, rischiava di complicarsi molto di più del previsto, anzi forse era già troppo tardi per trovare una soluzione “comoda”.

- Perché l’ho buttato?- Ziva fece un mezzo sorriso - Perché odio sentirti urlare da solo! Mi davi sui nervi! Ti basta come motivazione?-

- Mi sembra più che giusta...- mormorò lui non tanto convinto accovacciandosi per terra per prendere l’auricolare e poi mettendoselo in tasca, era meglio essere prudenti, erano pur sempre da soli nel bel mezzo di un bosco.

- Sai anche quanto durerà la tempesta mia piccola meteorologa?- domandò fissando il cielo striato leggermente di rosa, mancava poco al tramonto.

Non sembrava affatto che di lì a poco si dovesse scatenare una tempesta. Si domandò quanto le informazioni di Ziva fossero attendibili.

- No, ma penso di sicuro fino a domani mattina...- fece lei sistemandosi meglio lo zaino sulle spalle, dando un calcio ad un pietra e facendola ruzzolare giù per il sentiero roccioso.

- Ottimo! E noi che facciamo ora?!?-

- Perché lo chiedi a me? Non sei tu il caposquadra?- rispose lei con sarcasmo, citando le parole che Tony le aveva detto poco prima.

Non piaceva neanche a lei l’idea di dover rimanere in quel bosco senza la possibilità di tornare a casa ma soprattutto con DiNozzo che si lamentava per ogni cosa come un bambino piccolo e cominciò a guardarsi intorno per riuscire a capire dove era meglio sistemarsi per la notte.

Lui, colto in fragrante provò a ribattere a tono, ma improvvisamente Ziva si drizzò come un cane, si guardò con insistenza verso un punto fisso come se avesse sentito qualcosa, poi lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso il fitto bosco.

- Che diavolo stai facendo?!?- si lamentò lui cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea.

Ziva lo sbatté con forza su un albero e poi si spinse contro il suo corpo aderendovi perfettamente.

Tony proprio non si aspettava una cosa del genere. Soprattutto da Ziva!

Era vero che c’era sempre stata una certa attrazione tra di loro, ma da semplice attrazione a QUESTO c’è ne era di strada da fare!

Poteva sentire il suo respiro caldo e agitato sul proprio viso, maledettamente vicino al suo, e vedere quegli occhi così scuri e profondi a pochi centimetri dai propri. In quel momento erano indecifrabili, non riusciva proprio a capire cosa stesse pensando in quel momento.

Ziva sorprendendolo ancora di più si avvicinò sempre di più al suo volto non staccando neppure un momento gli occhi dai suoi.

Tony fece per dire qualcosa ma lei lo zittì premendogli una mano sulla bocca e ammonendolo con lo sguardo. Sembrava essere tornata la Ziva di sempre, non aveva più quegli occhi indecifrabili di poco prima, forse era solo stata una sua impressione, ma la cosa che lo preoccupava e che ora vi leggeva paura e terrore.

Nemmeno due secondi dopo dalla vegetazione spuntò fuori un gruppo di una quindicina di persone, tutti armati e con delle facce ben poco rassicuranti.

Erano tutti quanti mediorientali, come i terroristi che loro due avevano fatto fuori poco prima.

Gli sconosciuti andarono verso la casa ormai disabitata e non appena videro i corpi senza vita dei loro compagni iniziarono a gridare in una lingua che Tony non comprese, cosa che invece doveva aver fatto Ziva, infatti con un gesto fulmineo si staccò da lui immediatamente, lo afferrò di nuovo per il braccio e si mise a correre all’impazzata trascinandoselo dietro.

Era per quello che l’aveva spinto contro l’albero! Per salvare la vita a entrambi! Non perché voleva baciarlo!

Che stupido che era stato! Come aveva anche solo potuto pensare che Ziva, la sua amica e collega Ziva, volesse...

Fece un profondo sospiro e dopo essersi liberato dalla sua stretta si mise a correre di fianco a lei.

- Siamo nei guai, vero?-

Lei lo guardò con la coda dell’occhio e fece un sorriso amaro, senza fermarsi.

- Altrochè...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco le mie solite note a piè di pagina!

 

* Mazel tov...: Buona fortuna... (gli ho voluto dare un significato ironico XD )

* Alfa, Bravo, Cain (o Charlie), Delta, Eco, Foxtrot ecc. è il sistema di nomi in codice che utilizzavano i soldati americani durante la guerra in Vietnam e che spesso ancora oggi è utilizzato nelle operazioni speciali dell’esercito, anche se probamente non è di certo utilizzato dal Mossad come ho invece scritto.

* Quando parlo del nome in codice di Jason Bourne, mi riferisco al libro “The Bourne Identity – Un nome senza volto” e non all’omonimo film di Doug Liman nel quale questo particolare, indispensabile per dare un senso logico alla trama completamente stravolta non viene neanche citato. (Odio quando traggono un film da un libro e poi lo rovinano cambiando completamente una trama così bella e intrigante! Le uniche cose buone del film “The Bourne Identity”, almeno secondo me, sono gli effetti speciali, Matt Damon e Clive Owen XP )

* Rockwood esiste veramente, e non è il frutto della mia immaginazione come invece lo sono le due baite diroccate che cito. È un piccolissimo centro che si trova nel bel mezzo dei boschi della Pine Barrens, formazione boscosa della pianura costiera del New Jersey, si trova a circa centosettanta chilometri da Baltimora, a una cinquantina di chilometri da Philadelphia ed è situata lungo il corso di un fiumiciattolo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Yihiyeh tov ***


Eccomi col secondo capitoluzzo e in trepidante attesa per la nuova puntata della settima (alla fine sono riuscita a guardicchiarla la prima, grazie amanda!)! Bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi commentatori! Sono contenta che questa fic piaccia tanto! Perché ho sperimentato un nuovo stile di scrittura, diminuendo la presenza dei miei adorati puntini di sospensione e portando a capo meno spesso, e a quanto pare lo stile vi piace lo stesso! Meno male! XP Ma se rivolete quello di prima basta chiedere, mi raccomando!

E ora buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 2 - Yihiyeh tov

 

 

Tony e Ziva corsero per quelli che a loro sembrarono giorni, ma che invece si trattava solo di un paio di ore.

Non si erano fermati neanche una volta, erano stanchi e bagnati, visto che l’acqua aveva cominciato a cadere dal cielo ormai del tutto quasi oscurato da una decina di minuti.

- Ziva, per quanto dovremo continuare ancora?!?- chiese Tony alla compagna scavalcando una roccia scivolosa e rischiando quasi di cadere per terra.

Ziva trattenne a stento una risata per la goffaggine dell’uomo e cercò di concentrarsi sul sentiero.

- Fino a che non saremo al sicuro!- rispose tranquilla schivando il ramo di un albero troppo basso.

- Ah... ok...- le rispose semplicemente Tony senza smettere di correre.

La foresta si apriva davanti a loro in uno spettacolo meraviglioso, le piante erano bagnate dalla pioggia come rugiada ed erano illuminate dagli ultimi raggi del sole che gli conferivano una bellezza quasi grecizzante, tanto era perfetta.

Sarebbe stato uno splendido paesaggio da osservare da dietro il vetro di una casa, o davanti ad un televisore, ma correrci dentro perché probabilmente braccati da un gruppo di terroristi incavolati neri mentre una tempesta tuonava sopra di loro non era proprio il massimo, o almeno non per lei.

- E cioè?- esclamò Tony distraendola dai suoi pensieri.

- “E cioè” cosa?!?-

- Tu hai detto che ci fermeremo, smetteremo di correre come due conigli inseguiti da una volpe, quando saremo al sicuro giusto? Ebbene io ti chiedo: e cioè? Quando saremo al sicuro?-

- Quando raggiungeremo la base del ranger e...-

- Ziva...-

- Che c’è?!?-

- Per raggiungere la casa del ranger a piedi ci vogliono due giorni di cammino da qui...-

Lei rimase un po’ spiazzata dopo questa piccola esitazione ma continuò a correre.

- Beh... allora...-

Tony continuò a parlare, era stanco di correre in mezzo a quello schifo di foresta e sotto quella pioggia fredda sempre più fitta, e poi sapeva di avere ragione.

- Siamo tagliati fuori dal mondo! L’hai dimenticato?!? A causa della tempesta le comunicazioni con il mondo esterno, cioè il nostro mondo più mio che tuo, che poi è Washington, sono impossibili...-

Lei si fermò di botto e lo fissò incuriosita, non faceva Tony così ragionevole e intraprendente anche nei momenti di difficoltà, aveva sempre pensato che fosse solo un ragazzo tremendamente viziato da bambino o almeno probabilmente era quello che voleva che lei e gli altri pensassero di lui.

- Allora che proponi di fare, intrepida marmotta?-

- Non ci credo! Hai azzeccato un termine!- esclamò lui divertito togliendosi un ciuffo fradicio dalla fronte, ma fu subito freddato da una tremenda occhiataccia di lei.

- Ok! Ok! Scusa!- si schiarì la voce e fissò in mezzo agli alberi come se scorgesse qualcosa che solo lui poteva vedere - Allora... dobbiamo fermarci e mettere a posto le idee! E soprattutto dobbiamo trovare un riparo al più presto non so a te ma a me non piace stare bagnato!-

Tony aveva ragione, aveva tremendamente ragione! E Ziva si stupì ancora di più di questa sua parte a lei sconosciuta.

Sorrise e gli si avvicinò.

- Cosa facciamo allora? Dove andiamo... CAPO?-

- Siamo a meno di un chilometro da quella vecchia baita, propongo di accamparci là, tra una mezz’oretta farà del tutto buio e dubito che quei tipi loschi si sposteranno senza luce, e forse se siamo fortunati, cosa altamente improbabile, pensano che chi ha ucciso i loro compagni, cioè noi due, se la sia svignata già da un pezzo! Non immaginano certo che noi siamo a meno di due chilometri di distanza e alla loro mercè!-

Ziva fissò prima dietro di se e poi lo sguardo rassicurante di Tony, sembrava sapere quello che stava facendo, e quella era l’idea migliore anche se a lei l’idea di dormire nella baita non piaceva neanche un po’.

Lo guardò un altro po’ indecisa se fidarsi o no di lui.

- Hai ragione, faremo così!- acconsentì con un sospiro e rimettendosi a correre, subito seguita da un sorridente e trionfante Tony.

Quando furono ad un centinaio di metri dalla baita, il temporale imperversò su di loro con più forza di prima, portando un vento forte e gelido e persino della grandine, tutto questo insieme alla fitta pioggia penetrante come spilli li costrinse ad andare più velocemente per cercare il riparo.

Raggiunsero l’entrata in pochi minuti e si chiusero la porta dietro stanchi, fradici e infreddoliti.

- Anche la grandine ci si mette! Come se oggi non ne avessimo già passate abbastanza!- borbottò Tony buttando lo zaino in malo modo in un angolo e togliendosi un chicco di ghiaccio dal colletto.

- Consolati, almeno così è sicuro che i tipi non ci verranno a cercare! Non riusciranno anche a muoversi di casa con questo tempaccio!- cercò di tirargli su l’umore Ziva mentre cercava nel proprio zaino qualcosa per accendere un fuoco.

Prese i fiammiferi che portava sempre con se e dei pacchi di fazzolettini, poi si diresse verso quello che sembrava un camino.

Per loro enorme fortuna era già piena di legna asciutta e al lato ce ne era dell’altra, tutto pronto per essere utilizzato, quasi stesse aspettando loro.

Sistemò i pezzi di legno in una sorta di cono, fino a che arrivarono ad assumere la forma di tepee indiano in miniatura. Aveva posizionato un pezzo al centro in posizione verticale, e poi vi aveva appoggiato gli altri in posizione obliqua. Dopo non pochi tentativi, a causa delle sue mani bagnate, Ziva riuscì nel suo intento, i fazzoletti che aveva fatto bruciare sopra la legna trasmisero le loro fiamme anche ai ciocchi e in poco tempo il bagliore del fuoco illuminò la stanza intorno a loro.

Fece un sospiro orgogliosa di se stessa e ancora accucciata là davanti studiò il posto dove erano capitati.

Era una baita ancora perfettamente ammobiliata, con tanto di cucina, letto, tavolo e sedie per mangiare anche se era un po’ piccola e parecchio impolverata, e c’era una finestra rotta per di più, ma si sarebbero dovuti accontentare.

Si sentì osservata e si rese conto che Tony la stava fissando da un tempo indeterminato con una espressione piuttosto pensosa.

- Tony hai finito di fissarmi il sedere?- esclamò lei posando le mani intorpidite vicino al fuoco.

Lui parve riscuotersi come da un sogno.

- Cosa?!? Ma io non stavo...- provò a ribattere.

Lei si alzò e lo fissò con un’occhiata che voleva dire tutto.

- Ok... scusa...- borbottò percorrendo a grandi passi tutta la baita, ad ogni passo bagnava il pavimento e cubetti di ghiaccio rotolavano per terra.

- Che bello, vero?!? Bloccati qui in piena notte con il pericolo dei terroristi e senza poter comunicare col mondo esterno!-

- Pensa me che sono costretta ad ascoltare anche i tuoi lamenti da bambino piccolo e viziato!- ribattè Ziva togliendosi la giacca ormai lacera, fradicia e sporca a causa della loro fuga spericolata, buttandola in un angolo della baita  e rimanendo così in maglietta a maniche corte.

Si tolse le scarpe, prese una sedia e dopo avervele appoggiate sopra la mise vicino al fuoco per farle asciugare, poi si sdraiò sul letto adiacente al muro, nonché unico letto.

Tony, seppur arrabbiato per quella frecciatina, non rispose e fece quello che aveva fatto prima la collega rimanendo in camicia, poi prese un’altra sedia e dopo averla affiancata al letto vi si sedette sopra all’incontrario osservando Ziva da sopra la spalliera.

Gli sembrava bellissima così: bagnata, debole, indifesa e con i suoi occhi scuri immersi dentro i suoi.

Si ritrovò a provare la stessa sensazione di prima, quando lei l’aveva sbattuto contro l’albero e lui aveva pensato che lo volesse baciare. Non sapeva bene come descriverla ma forse era semplicemente gioia dell’averla accanto in quel momento difficile. Ma anche questo non era facile da spiegare.

Perché era così contento che lei fosse lì con lui?

Ziva si sentiva a disagio sotto lo sguardo intenso di Tony, anche se dovette fare uno sforzo immane per staccare i propri occhi dai suoi.

Era come quando poco fa aveva avuto la tentazione di baciarlo!

Di baciare Tony! Tony!

Forse era a questo che anche lui stava pensando mentre la fissava con la testa appoggiata sulle braccia incrociate sopra la spalliera, o forse era solamente lei che desiderava che lo facesse.

Si stupì di quel pensiero. Che diavolo le stava passando per la mente?

- Allora, dimmi, cosa vorresti fare ora?- le chiese Tony, distruggendo il silenzio e riportandola con la testa sulle spalle.

- Cosa?- esclamò lei cadendo dalle nuvole e poggiandosi sui gomiti.

- Dicevo... cosa facciamo ora? Siamo bloccati qua, no? Che facciamo per passare il tempo?- disse il ragazzo sorridendo sornione.

Ziva si mise seduta in modo da raggiungere l’altezza del suo viso e sorrise con altrettanta malizia.

- DiNozzo, questo è un invito per caso?-

- Beh... potrebbe essere, ma dipende... se lo fosse tu cosa faresti?-

Lei per tutta risposta si avvicinò ancora di più al suo volto e gli soffiò sulle labbra:

- Cosa ti direi?- mormorò con fare da gattamorta.

Lui annuì mugugnando qualcosa di incomprensibile.

- Ti direi di tenere a freno gli ormoni, perché se no una certa parte del tuo corpo potrebbe conoscere la lama del mio coltello preferito! E ti assicuro che non sarebbe un incontro piacevole!- sbottò lei allontanandosi di colpo.

Tony deglutì nervosamente e la guardò per capire se scherzava o no, ma forse era meglio non saperlo dopotutto una risposta negativa alla domanda l’avrebbe fatto preoccupare parecchio.

- Ehm... allora è vera una fortuna che il mio non fosse un invito...-

- Già!- concordò lei stiracchiandosi – Comunque hai ragione, dobbiamo trovare qualcosa per passare il tempo...-

Lo sguardo di Ziva vagò per la stanza.

Non c’era nulla che potesse rivelarsi minimamente interessante la dentro!

- Non so... qui non c’è nulla... tu cosa hai nello zaino? Niente giochini elettronici e cose varie da bambino piccolo?-

- Mi stai provocando agente David?-

- Devo ricordarti la storia del coltello? Forza vai a prendere quello zaino!- rispose lei con fare da dittatrice ma trattenendo a stento un sorriso.

Tony si alzò con un grugnito e prese lo zaino.

- Allora...- disse cominciando a cercarvi dentro - qui ci sono: cartine del luogo, tante cartine del luogo, un paio di pacchetti di gomme, un caricatore di ricambio, delle riviste solo per uomini, che tra parentesi, i bambini non leggono di solito, un accendino, un coltello e un panino, tutte cose estremamente divertenti insomma... il mio cellulare così come il tuo è nel nostro cassetto visto che Gibbs ci ha detto di lasciarlo a casa prima di partire... mi sarei attrezzato meglio se avessi saputo che sarebbe finita così... però forse tu...-

Si avvicinò con aria sorniona allo zaino di Ziva ignorando accuratamente ogni sua protesta.

- Vediamo cosa abbiamo qui: anche tu cartine? Possiamo aprirci un negozio allora! Poi... coltelli, coltelli e ancora coltelli... tanti coltelli... Ziva non è che li vendi vero? Mi fa paura questa tua mania con le lame... Comunque! Tre caricatori, riviste per sole donne, a quanto pare non ce l’ho solo io questa passione, eh? E poi... fiammiferi, due accendini, un blocco prendi appunti con tanto di penna, un iPod rotto, che te ne fai scusa? Delle foto, un kit medico, qualcosa da mangiare, occhiali da sole e un cappello arancione che mi ricorda tanto quello di...-

Tony si zittì: quello era il cappello di Roy.

Ziva glielo tolse di mano arrabbiata e lo rimise nello zaino che poi buttò accanto a quello di DiNozzo.

- Non puoi continuare a fare così! Insomma ormai è una storia passata! È morto! Non tornerà più! Non puoi continuare a piangerti addosso!-

- Non sono l’unica che continua a piangersi addosso per una storia finita male, quindi prima di pensare ai fatti miei pensa ai tuoi!- riabbatté lei acida freddandolo con lo sguardo e colpendolo nel profondo.

Calò un imbarazzante silenzio tra di loro, rotto solo dal crepitio del fuoco nel camino.

Ziva si sdraiò di nuovo nel letto e gli voltò le spalle, mentre Tony rimase in piedi, colpevole, a fissarle la schiena bagnata.

Lui aveva violato la sua privacy, aveva ragione ad avercela con lui!

Come gli era saltato in mente di dirgli quelle cose? Certo era quello che voleva dirle da parecchio tempo, però aveva usato un metodo parecchio indelicato. E poi lei aveva ragione: non era l’unico che continuava a piangersi addosso.

Sospirando e dandosi dello stupido prese la sedia e la portò accanto al fuoco con la speranza di riscaldarsi.

Le fiamme catturarono il suo sguardo quasi ipnotizzandolo e facendolo subito sentire meglio grazie al loro confortante calore.

Capiva Ziva, sapeva cosa stava provando in quel momento, aveva riaperto una vecchia ferita, e lui sapeva che lei aveva sofferto tanto a causa della prematura morte di Roy, quasi quanto lui quando aveva dovuto dire addio a Jeanne probabilmente.

Ma almeno lui aveva potuto scegliere, lei no.

Era inutile pensarci ora, doveva pensare ad un modo per risolvere la situazione... la situazione...

In breve si ritrovò a viaggiare nel mondo dei sogni, nei quali lui era un re e tutti, persino Gibbs dovevano sottostare al suo volere, poteva fare tutti i bagni caldi che voleva, vedere i suoi adorati film ventiquattro ore su ventiquattro e...

Sentì Ziva rabbrividire, e questo lo risvegliò dal suo torpore.

Maledicendosi si rese conto di essersi addormentato, e a giudicare dal buio fuori dalla finestra doveva anche aver dormito parecchio.

Il fuoco era ormai poco più di una fiammella e si stava per spegnere visto che nessuno aveva provveduto a ravvivarlo, dalla finestra rotta continuava ad entrare un vento gelido che lo fece rabbrividire e la pioggia aveva bagnato il pavimento sottostante, ma per questo non poteva farci nulla.

La camicia era asciutta, mentre i pantaloni quasi del tutto.

Si alzò sbadigliando e mise dei nuovi pezzi di legno sul fuoco sistemandoli come aveva visto fare a Ziva, e questo tornò a illuminare e riscaldare la stanza in un attimo.

Ziva rabbrividì di nuovo.

Maledicendosi ancora una volta si strofinò gli occhi stanco morto.

Meccanicamente voltò la testa verso di lei e si rese conto che era lontano dal camino e bagnata per di più!

Si alzò dalla sedia e si andò a sedere al lato del letto.

- Senti freddo, vero?-

- No!- rispose secca lei, ma fu tradita da un brivido.

Probabilmente era ancora arrabbiata con lui.

Tony sorrise e la fece voltare verso di se con una delicatezza che probabilmente neanche lui sapeva di possedere.

- Sicura? Dai! Vieni a riscaldarti!-

Lei dopo un attimo d’indugio rispose al sorriso con un po’ di insicurezza perdendosi negli occhi dell’uomo, poi alzandosi sui gomiti annuì e lo seguì vicino al camino, sedendosi sopra l’ultima sedia rimasta, accanto a lui.

Stava letteralmente morendo dal freddo, era scossa da violenti tremiti da capo a piedi e ogni sua speranza di non apparire debole al compagno, andò così perduta.

Era stata una sciocca e lo sapeva benissimo!

Lui le toccò un braccio, vedendola rabbrividire così violentemente, per rassicurarla.

- Dio mio! Ma stai congelando!- esclamò spaventato alzandosi in piedi.

Ora che anche lei era vicino al fuoco notò che era pallidissima e che tremava incontrollabilmente, le labbra stavano assumendo un colorito bluastro.

Andò verso degli sportelli sopra la cucina, visto che quelli erano gli unici mobili, e cercò un qualcosa per coprirla come una coperta, ma anche un semplice pezzo di stoffa sarebbe andato benissimo!

- Tony! Smettila sto bene!- mormorò lei battendo i denti.

- Già, stai benissimo! Sprizzi salute da ogni tuo poro!- commentò senza smettere di mettere sotto sopra tutto quanto.

Alla fine lui trovò quello che stava cercando: una tovaglia da tavola, non era molto, però dovevano accontentarsi.

Si avvicinò di nuovo a lei, con la tovaglia in mano.

- Senti... ora dovresti spogliarti...- disse leggermente imbarazzato ripensando alla discussione che avevano avuto poco prima. Doveva averlo preso per un maniaco!

- Non puoi stare coi vestiti bagnati addosso... rischi di prenderti qualcosa di veramente grave!- si affrettò ad aggiungere sedendosi accanto a lei.

- Non è vero...- mormorò Ziva, anche se era davanti al fuoco, il suo tremito e il suo sentire freddo non accennavano neanche a diminuire, anzi sembravano aumentare.

Un velo di nebbia le si parò davanti agli occhi quando tentò di fissare i lineamenti di Tony.

Sulla soglia tra la coscienza e l’incoscienza sentì lui che la spogliava, senza malizia e che le metteva addosso un indumento caldo, per poi essere raggiunto dalla tovaglia da tavola.

Così protetta abbandonò definitivamente lo stato di coscienza facendo ricadere la testa sopra spalla di lui.

Tony dal canto suo si era sentito un verme, avrebbe dovuto fare più attenzione a lei, non addormentarsi come un cretino!

Ziva stava rischiando un congelamento, mentre lui era asciutto e al caldo! Beh, non proprio al caldo...

Starnutì, voltando la testa di lato, poi strinse più forte la spalla della donna e osservò i suoi lineamenti delicati.

Sperò che stesse bene.

Anche se era un agente del Mossad era pur sempre una ragazza normale, e le ragazze normali rischiano di morire per ipotermia!

Rimasero in quel modo, davanti al fuoco, con lui che le cingeva le spalle con il braccio per un tempo indefinito, poi sentendola divincolarsi leggermente Tony la prese in braccio e la posò di nuovo sul letto, poi trascinò questo con lei sopra vicino al camino, in modo che potesse stare comoda e al caldo.

Ziva però, anche se sembrava stare meglio, non accennava a smettere di tremare, così Tony si sdraiò accanto a lei, e dopo un piccolo indugio la avvolse in un abbraccio usando anche l’ultima fonte di calore che aveva a disposizione.

Se stesso.

Lei in quel momento si destò dalla sua dormiveglia e si girò a guardarlo, le pareva così affascinante, sdraiato accanto a lei e con gli occhi illuminati dalle fiamme.  Guardò un attimo sotto la propria coperta e si rese conto che lui l’aveva avvolta nella sua camicia, rimanendo a petto nudo e rischiando lui stesso di congelare.

Gli passò una mano già più calda sul volto e gli accarezzò lo zigomo, seguendo i suoi lineamenti col pollice, fino ad arrivare alle labbra.

La mano di Tony si posò delicatamente sulla sua.

Gli pareva così bella Ziva in quel momento... infreddolita e vicino a lui, con il fuoco del camino come sfondo.

Non perse tempo, aumentò la stretta sulla sua mano e la attirò a se con dolcezza.

Ziva sentì la lingua dell’uomo sfiorare le sue labbra, una strana sensazione di disagio la colpì alla bocca dello stomaco e lei si ritrasse fissando Tony con un misto di dolcezza e imbarazzo.

Lui piegò la testa di lato e fece un sospiro, poi si accoccolò contro Ziva che gli poggiò la testa sull’incavo della spalla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Yihiyeh tov: Tutto andrà bene

* Dopo aver visto i recenti sviluppi della serie in America le mie misere fic mi stanno sembrando... come dire... patetiche, in confronto alla vera storia, che mi sta piacendo un sacco, anche se gli autori mi dovranno chiarire un paio di cose che non ho capito sul comportamento di questi due personaggi, Tony e Ziva, (che ritengo, forse un po’ troppo vanitosamente, di conoscere abbastanza bene, visto soprattutto che entrambi mi somigliano in modo impressionante caratterialmente) e che mi stanno facendo dubitare della mia, seppur minima, bravura nell’impersonarli. Ragazze dopo questa avevo in mente di pubblicare una long fiction, una specie di continuo  de “Gli Agenti Del Mossad Non Piangono”, molto bella che mi avrebbe fatto trattare di temi molto sentiti in questo periodo e mi avrebbe fatto presentare la logica di Tony e Ziva come mai prima di ora. Sto cominciando ad avere seri dubbi su me stessa, su questa storia e sulla che vorrei farvi leggere.

Ragazzi, siete voi i lettori! I miei giudici! Che devo fare?!? 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Im lo akhshav ***


E come promessovi ecco il mio nuovo capitolo! Sono ancora arrabbiata per ieri! Hanno osato boicottare NCIS! Anche se io non tifo per l’Italia posso capire che agli altri piace vedersi la nazionale e rispetto la decisione della rete... però poi vedere che hanno trasmesso Harper's Island (o come cavolo si scrive) mi ha fatto incavolare! Insomma! Non ho visto la puntata in inglese per godermela in italiano e ho aspettato un anno! Mi sono accontentata solo di qualche spoiler o di qualche immagine! Era un anno che aspettavo quel momento e loro hanno rovinato tutto! Ahhh... mi sono sfogata!

Comunque sia, non voglio annoiarvi con le mie stupide lamentele, quindi torniamo a noi! Questo è il penultimo capitolo ed è mooooolto Tiva, quindi preparatevi psicologicamente!

Grazie per i commenti slurmina! Sono contenta che sia tu che piccoligiganti mi recensiate sia qua che sul forum! Mi fa sentire ancora più apprezzata! (scusate per il copia incolla, ma non sono molto brava in queste cose... xP)  Grazie mille anche alle altre per i commenti e buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 3 - Im lo akhshav

 

 

- Dici che questo va bene?!?- gridò Tony indicando un fungo e portandolo a Ziva, era abbastanza grande, con il gambo bianco e aveva un grande cappello rosso con piccole macchie bianche.

Ziva sorrise della sua ingenuità e ignoranza.

- Amanita muscaria... ne hai mai sentito parlare?-

- No... è buono? È un fungo molto pregiato?- chiese lui rigirandoselo tra le mani e fissandolo da ogni angolazione.

- L’Amanita muscaria è il fungo velenoso più conosciuto e diffuso al mondo...-

- Velenoso?- balbettò Tony, posò lo sguardo di nuovo sul fungo e lo lasciò cadere a terra con un grido non molto virile.

Ziva scoppiò a ridere in modo incontrollabile.

- Che hai da ridere?!? Ho toccato un fungo velenoso! Sono morto! Ho i minuti contati!-

- Io non ci conterei... devi averlo mangiato per essere avvelenato!-

- Davvero?-

Ziva annuì e gli fece un sorriso.

Lui parve convincersi ma all’improvviso scosse la testa vigorosamente con aria preoccupata.

- Non è detto! L’ho tenuto in mano per molto tempo! Forse la tossina si è diffusa nel mio sangue!-

- Non lo hai mangiato vero?!?- chiese lei cominciandosi a preoccupare.

- No! Che ti salta in mente?!? Non sono così stupido!-

- Allora non ci sono problemi! Stai bene e starai bene anche tra qualche ora!-

- Se lo dici tu...- mormorò lui pulendosi le mani sporche di spore e di terra sui pantaloni, poi si voltò e corse giù dalla veranda - Torno alla ricerca!-

E così si immerse di nuovo per i boschi.

C’era un momento di pace, la pioggia aveva smesso momentaneamente di battere e loro due si sentivano meglio, anche se Ziva sospettava di avere un po’ di febbre, ma quello era un dettaglio talmente insignificante che non vi aveva neanche badato.

Avevano deciso di rimanere alla baita finchè il temporale non fosse finito del tutto, infatti a secondo le informazioni di Ziva quello era solo un piccolo momento di pace, la tempesta sarebbe ricominciata di lì a poco più forte della sera precedente.

Ma per loro non era un problema, infatti le loro orme erano state cancellate dal temporale e visto che loro non avrebbero potuto fare molta strada senza essere di nuovo travolti dalla tempesta, non l’avrebbero potuta fare neanche i loro nemici.

Così a Tony era venuta la splendida idea di cibarsi con quello che gli offriva madre natura, e mentre Ziva rimaneva sulla veranda avvolta nei propri vestiti ormai asciutti e nella tovaglia a fissarlo, lui aveva cominciato a trafficare qua e là per il bosco come un bambino.

Il prode DiNozzo fino ad allora aveva trovato solo un paio di miseri funghi porcini sporchi di terra e un po’ di bacche. Un misero pasto se non ci fossero state anche le loro provviste.

Ziva si sistemò meglio sulla sedia e lo guardò litigare con una lucertola per il possesso di un altro fungo porcino, sorridendo.

Sperò vivamente che lui non avesse ingerito quel fungo, ma in fondo non c’era poi molto di cui preoccuparsi, infatti anche se lo avesse fatto non era un fungo mortale.

I sintomi dell'avvelenamento da Amanita muscaria si manifestavano dopo 1-4 ore dall'ingestione del fungo e consistevano in vomito, diarrea, allucinazioni e aumento del battito cardiaco legato a uno stato generale di eccitazione. L'individuo intossicato passava da violenti accessi di collera a un'esaltazione gioiosa che, nel giro di qualche ora, si trasformava in una profonda sonnolenza; al risveglio da questa sorta di sonno comatoso, l'individuo in genere risultava guarito.

Quindi al massimo Tony si sarebbe fatto una bella dormita.

- Ehi, Ziva! E questi?- chiese sbucando fuori dalla vegetazione, salendo di nuovo in veranda e mostrandole le mani unite a coppa e con dentro due piccoli funghi sull’arancione di forma quasi perfettamente sferica.

- Sono delle Vesce di lupo, sono commestibili, ma io non ne ho mai assaggiata una...- ammise lei prendendone una in mano e osservandola bene.

- C’è sempre una prima volta!- fece Tony sorridendo felice.

Poi andò di nuovo nel bosco e ne uscì con dei sottili ma robusti bastoncini di legno.

- Forza! Entriamo in casa! Ho una fame pazzesca!-

Mangiarono quello che avevano portato dal loro mondo civilizzato e quello che la natura aveva gentilmente fornito loro, quasi a sazietà, lasciando qualcosa per quella sera.

Avevano cotto i funghi sopra il fuoco con i bastoncini e avevano scoperto che le Vesce di lupo non erano male.

- Hai visto Ziva? Sono nato per stare in mezzo ai boschi! Riconosco una leccornia a un miglio di distanza!-

Lei aveva riso a quella affermazione, soprattutto dopo averlo visto alle prese con quel fungo velenoso e soprattutto scappare inseguito da una lepre.

- Aveva la rabbia!- si era giustificato lui - la schiuma alla bocca come un cane feroce!-

Dopo mangiato si sedettero sopra il letto, sfiniti e parlarono. Parlarono tanto a e lungo, di qualsiasi cosa, mantenendo accuratamente lontano l’argomento da quella che era la loro sfera sentimentale e affettiva.

Erano ancora troppo scossi da quello che era successo la sera prima per poter affrontare un argomento serio e difficile come quello.

Ma quando ormai era prossima la sera e il temporale era tornato a imperversare sulla foresta Tony aveva deciso di fare la sua mossa, era stanco di tutti quei sotterfugi da parte di entrambi, soprattutto da parte sua.

Era ora di aprirsi un po’ di più.

- Sei mai stata innamorata di qualcuno Ziva?- le domandò a bruciapelo.

- Che cosa?!? Scusa, ma queste sparate te le sogni la notte?!?-

- A volte, e comunque nel sogno tu non avevi questa reazione...-

- E cosa facevo? Ti saltavo addosso dicendoti che ti amavo dal primo giorno che ti avevo visto?-

- Beh... più o meno! È quello il concetto...-

- Fai davvero degli strani sogni...- disse lei guardandolo di sottecchi.

- Eh, già...- mormorò Tony sorridendo.

- Quindi, fammi capire... mi chiedi una cosa del genere così all’improvviso interrompendo il nostro importantissimo discorso sul pigiama che indossa Gibbs e pretendi che io ti risponda? Stai scherzando vero?!?-

- E dai! Dico seriamente! Ti prego! Ah! E tra parentesi secondo me Gibbs il pigiama non lo indossa!-

- Dorme nudo quindi? Interessante...-

- Si... tu pensa a rispondermi invece di pensare a Gibbs nudo!-

- Va bene...-

Ziva si sistemò meglio sopra la sua spalla dove era appoggiata e lo fissò negli occhi.

- Beh... io... si... insomma! Tutti siamo stati innamorati almeno una volta! No?-

- Io non intendo quelle stupide cotte adolescenziali... o le normali storie nelle quali dire di amare è quasi un obbligo... io parlo di amore puro... vero amore... del desiderare il bene di una persona prima del proprio... e fare di tutto per renderla felice, anche vederla con qualcun altro e lontano da noi stessi...-

Ziva si stupì di quelle parole così profonde di Tony, proprio da lui non si aspettava una cosa del genere!

Questo suo lato nascosto si stava facendo sempre più interessante e soprattutto le piaceva sempre di più.

- Beh... credo di si... non so...-

- Ti sei mai fidata a tal punto di una persona da permetterle di amarti? Hai mai aperto il tuo cuore a qualcuno, Ziva?-

Lei spalancò gli occhi e distolse lo sguardo, poi si mise seduta diritta senza staccare la testa dalla spalla del ragazzo.

- Non lo so... penso... forse solo a mia madre, mio fratello e Tali... e poi che a te che ti interessa, mettinaso?-

- Si dice “ficcanaso” non mettinaso...-

- Dettagli...-

- E poi... non avevi detto di avere solo una sorella?- la interruppe, piuttosto confuso, Tony.

- Non ho mai detto di avere solo una sorella! Ho detto di avere una sorella ma non di avere solo quella!- tentò di giustificarsi lei tirandosi su del tutto e mettendosi la testa tra le mani.

- Sicura? Non mi stai nascondendo niente vero? Non è che tua sorella era un travestito?- tentò di buttarla sullo scherzo lui.

Lei gli diede una pacca e lo fissò divertita.

Lui rispose allo sguardo.

- Avanti chiedimelo...- fece Tony abbassando gli occhi e grattandosi la testa nervosamente.

- Che cosa scusa?-

- Avanti! Non fare la finta tonta! Lo so che lo vuoi sapere! Chiedimelo!-

Lei lo fissò un secondo, sorridendo dolcemente a quel suo comportamento così strano.

 - Ok... hai mai aperto il tuo cuore a qualcuno Tony? E rispondimi seriamente!-

- Beh... se devo dirti la verità non ci avevo mai pensato prima di oggi... sai? Credevo di amare Jeanne... però...-

- Ad amarla non era il vero Tony...- completò per lui Ziva cogliendolo di sorpresa.

Da quando riuscivano a capirsi così maledettamente bene?!?

Non ci aveva mai fatto caso lui, che in quel ultimo anno era stato così occupato nella sua missione sottocopertura e aveva trascurato i suoi amici, colleghi, se stesso e Ziva.

Lei era in una categoria a parte che lui non era ancora riuscito ad identificare per bene. Era un’amica, ma lo comprendeva come poteva fare solo un’amante, una madre, una sorella.

- Già... quindi credo che a parte mia madre non abbia mai amato nessuna a parte...-

- Kate?- completò anche stavolta Ziva.

Questa volta fu colto ancora di più di sorpresa...

Non le aveva mai parlato di lei se non in quel lontano giorno in cui si erano conosciuti.

Come aveva fatto a capirlo?

- I fiori...- disse la donna scrollando le spalle – Ogni sabato vieni con giacca con dei petali di fiori a lavoro...-

- Chi ti dice che non fossero per qualche ragazza...-

- Perché ti conosco bene Tony! Ti conosco maledettamente bene! E poi perché me lo dice il mio istinto!-

Ziva si sentì terribilmente in colpa.

Ari, suo fratello, aveva fatto fuori l’unica donna che Tony avesse mai amato e lei l’aveva protetto davanti a tutti dicendo che non poteva essere lui il colpevole, aveva fatto offuscare il suo giudizio dall’amore, certo alla fine era andata come era andata, però DiNozzo quello non lo sapeva. Almeno gli doveva una spiegazione.

Lui dal canto suo stava rimanendo ogni minuto di più sorpreso da quella donna, lo conosceva così maledettamente bene come diceva lei stessa?

Come mai lo capiva così bene?!?

La osservò alzarsi dal letto e andare a cercare qualcosa nel suo zaino, quando tornò aveva un mazzo di fotografie in mano, nei suoi scuri leggeva qualcosa di diverso ora qualcosa di strano.

- Prendi...- disse lei semplicemente sedendosi di nuovo accanto a lui.

Tony tolse delicatamente l’elastico e fissò le foto, erano piuttosto vecchie, dovevano avere più di dieci anni.

- Guarda! Eri così piccola!- disse indicando una foto di lei tredicenne con un cucciolo in braccio - Lavoravi già nel Mossad?-

- Si... ci sono entrata ufficialmente a sedici anni, ma mi allenavo già da qualche anno sotto la supervisione di mio padre...-

Lui annuì e cambiò foto.

Stavolta c’era l’immagine di una bambina molto somigliante a Ziva che salutava con la mano.

- Mm... questa deve essere Tali... vero?-

- Si...- rispose lei con un filo di voce.

Tony la fissò di sottecchi e cambiò di nuovo foto, questa volta a sorridergli erano due giovani di circa una ventina di anni che stavano teneramente abbracciati.

- E questo chi era? Il tuo fidanzatino?- domandò guardandola, ma lei non sorrise e non ribattè nulla.

Lui allora tornò a fissare la foto.

C’era qualcosa di familiare nei tratti di quel uomo...

Dentro di lui un dolore sordo ormai sepolto da tempo si fece risentire quando riuscì a identificare l’uomo che stava abbracciando Ziva.

- Ziva... cosa significa questa?!? Questo è Ari! Che ci fa in una foto abbracciato con te?- gridò arrabbiato - Chi era per te quel bastardo? Non eri solo il suo ufficiale responsabile vero? Era il tuo amante? -

- Era mio fratello...- affermò Ziva interrompendo quella marea di fesserie che stavano uscendo dalla bocca di Tony e lasciandolo estremamente sorpreso - fratellastro a dire il vero... stesso padre ma madri diverse... l’ho ucciso io...-

- Tu? Non era stato...-

- Gibbs? No... sono stata io e poi lui mi ha protetta da mio padre prendendosi la colpa... mi dispiace per quello che ha fatto a Kate e a te... mi dispiace veramente...-

Lui si riprese dallo shock e strinse i pugni fino a farsi sanguinare la carne.

Ziva era la sorella di quel bastardo. Nelle sue vene scorreva lo stesso sangue che scorreva in quelle di Ari, in quelle dell’uomo che l’aveva privato di una delle cose a cui teneva di più al mondo.

Come poteva essere sua sorella?

- Ti dispiace?!? Quando avevi intenzione di dirmelo?!?- sbraitò alzandosi dal letto.

- Non lo so!- rispose lei altrettanto forte.

- E se non fossimo finiti chiusi qui dentro me l’avresti mai detto?!?-

- Non lo so Tony! Non lo so! Ok? Non lo so!-

Detto questo si alzò anche lei dal letto.

I loro occhi si incontrarono furibondi.

- Volevo solo che tu lo sapessi...- borbottò lei superandolo e andandosi a sedere al tavolo, tirò fuori tutti i suoi coltelli e cominciò a lucidarli.

Lui la fissò sbuffando, poi prese una delle sue rivista per soli uomini e fece finta di leggerla mentre la fissava con la coda dell’occhio.

In breve si fece sera. Il vento ululava fuori dalla baita e la grandine batteva contro il tetto e i muri.

Loro due non si erano parlati per tutto il tempo, non si sapeva chi fosse arrabbiato con chi, ma alla fine Tony decise che era stato lui a fare arrabbiare Ziva urlandole addosso in quel modo. Dopotutto lei aveva deciso di parlare con lui, di confidarsi, di aprire se stessa un po’ di più di quanto avesse mai fatto in passato, e capiva che per lei doveva essere stato estremamente difficile oltre che umiliante.

Aveva deciso di fidarsi lui, e solo in quel momento Tony comprese la grandezza di quel gesto che per i semplici essere umani poteva sembrare così semplice ma che per loro valeva quanto la loro vita stessa ed era la cosa più complessa che gli potesse chiedere di fare.

Si alzò e andò verso di lei a passi lenti, senza fretta.

Quando le fu di fronte, lei continuò a tenere il viso basso, intenta come era a lucidare i coltelli.

Tony la fece alzare dalla sedia e la costrinse ad incontrare il proprio sguardo.

I suoi occhi caldi e chiari e il suo sorriso dolce la trapassarono da parte a parte facendole battere il cuore in un modo irrefrenabile, quello sguardo voleva dire tutto, e lei lo sapeva benissimo.

Ricordava i sentimenti che aveva provato a vedere Tony con un’altra donna, erano ancora vivi dentro di lei, era stato orribile scoprire che lui non era solo suo, che non gli apparteneva, che non doveva darlo per scontato insomma.

Il vederlo nello stato pietoso nel quale si era ridotto subito dopo la partenza di Jeanne era stato più doloroso che perdere Roy, si era resoconto di amare quel uomo alla follia, più di se stessa probabilmente.

Però non potevano stare insieme! A parte quella stupida regola di Gibbs, che a lei non faceva poi così tanta paura il non rispettarla, d’altronde le regole sono fatte per essere infrante, c’era un altro insormontabile scoglio tra lei e Tony: erano troppo diversi.

Il Mossad non era l’NCIS, Israele non era gli Stati Uniti, lei non era Jeanne.

Non avrebbe mai potuto dargli quello che cercava nella donna dei suoi sogni, però il suo sguardo...

Per la terza volta due giorni Tony provò quella inspiegabile sensazione alla bocca dello stomaco e ora, in piedi di fronte a Ziva, con gli occhi puntati sui suoi, quel fastidio alla bocca dello stomaco si fece più insistente.

Si ritrovò a fissare con desiderio quei lineamenti tanto familiari, e fu costretto a distogliere lo sguardo.  

- Scusa per prima...- mormorò sempre con lo sguardo basso - non volevo urlarti contro, scusami!-

- La regola di Gibbs non dice niente scuse?-

- Tu non sei Gibbs...-

Avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro ma le parole gli mancarono. La osservò sorridere impercettibilmente e fu sicuro che lei aveva capito lo stesso.

- Non so, sono molto arrabbiata!- fece lei facendo la preziosa.

- E dai! Ti prego!-

Lei finse di pensarci su, poi sospirò.

- E va bene! Scuse accettate DiNozzo!- fece sorridendogli.

- Amici come prima?- domandò Tony porgendole la mano come a suggellare questo loro patto e tornando a fissarla.

Lei non ci pensò due volte, afferrò la mano e annuì.

Si guardarono sorridenti per un paio di secondi, poi Tony fece qualcosa di inaspettato.

La attirò a se e la baciò sulla bocca. La lingua si aprì un varco, e Ziva fu travolta dal sapore di Tony. Si stacco da lui immediatamente e lo fissò negli occhi.

Cosa stavano facendo?!?

- Tony... io... non posso!- balbettò lei - Non possiamo Tony!-

Come mai ora l’idea di baciarlo non le sembrava più tanto assurda? Anzi desiderava che lui lo facesse!

C’entrava il suo comportamento della sera prima? Quello che aveva fatto per lei? O quello che aveva detto qualche ora prima riguardo all’amore?

Lui le tolse una ciocca di capelli dalla fronte, sicuro di se stesso, e di quello che stava facendo sfidando ogni legge.

- Non parlare!- le disse impossessandosi di nuovo delle sue labbra.

“Perché devo sempre essere così? Perché devo sempre mandare all’aria tutto? La vita è breve! Forse domani tutto finirà e io non avrò vissuto!” pensò Ziva in un momento di lucidità. Le venne in mente una frase molto ricorrente nel suo paese, non ricordava chi l’avesse detta ne in che occasione, ma le parole si stagliarono nitide nella sua mente.

Im lo akhshav?

Quando se non adesso?

Trovò quella frase perfetta per la sua situazione e la interpretò come una benedizione divina.

Stavolta si lasciò travolgere dalla passione e gli gettò le braccia al collo, avvicinandolo di più a se per approfondire il bacio. Stavolta non fu come la sera precedente, non ci fu nulla di casto, non si fece fermare dalla paura. Tutto quello aveva un che di familiare, ma quella volta, quella volta sottocopertura, era tutto finto, mentre ora... ora erano in ballo i loro sentimenti, non stavano più giocando.

Tony la baciò con infinita dolcezza, cercando di trasmetterle tutto l’amore che provava per lei e che aveva taciuto a se stesso per anni. Perché si, era amore. Ne era sicuro, e ora che l’aveva finalmente capito non avrebbe permesso a Ziva, alla sua Ziva di andarsene, e no!

Ormai era fregata! Gli apparteneva! Era sua e soltanto sua! Sapeva che era un pensiero egoista ma purtroppo aveva bisogno di lei, dopo quei due giorni nella baita non sarebbe più riuscito a stare senza lei.

Lei cominciò a sbottonargli la camicia mentre la mano di lui si insinuava sotto la maglietta e le carezzava la morbida curva della schiena, per poi passare al seno, sempre senza smettere di baciarla. Maglietta e camicia volarono via e la bocca di Tony lasciò momentaneamente quella di Ziva e cominciò a vagare su tutto il corpo di lei. Le mani della donna corsero alla cintura del compagno e lei sorridendo maliziosa lo attirò verso di se e cominciò a indietreggiare, fino a che non toccarono la sponda del letto e vi caddero sopra ridendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Im lo akhshav?: Quando se non adesso?

* La frase sopra riportata è una celebre frase Hillel divenuta il motto del sionismo.

* Hillel (Babilonia 70 ca. a.C. - Gerusalemme 10 ca. d.C.), rabbino e maestro ebreo, detto "il Vecchio", in ebraico “hazaken”. Fu il primo a sistematizzare l'interpretazione del diritto scritturale; a Gerusalemme divenne una vera e propria autorità in materia e venne posto a capo dell'Accademia farisaica.

L'importanza che Hillel attribuiva alle norme etiche, a una religiosità partecipe e impegnata, all'umiltà e all'amore per il prossimo, prefiguravano i precetti morali di Cristo. La sua massima era: "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Hillel fondò una scuola liberale di interpretazione delle Scritture, che si opponeva alla scuola intransigente dell'erudito Shammai. Il contrasto finì per risolversi in favore di Hillel: per molte generazioni i capi della comunità ebraica in Palestina furono suoi discendenti.

* Allora, riguardo alla storia dei funghi, le informazioni, sull’Amanita Muscaria sono tutte vere, così come quelle sulle Vesce (o Vesciche) di lupo, il nome non mi ispirerebbe granché se dovessi mangiarne un paio, a parte che io odio i funghi, però mi pareva interessante e divertente inserirlo nella storia!

* Anche se ho deciso di continuare a pubblicare certo che guardare la 7x02 Reunion non è che mi abbia aiutato molto a considerarmi un po’ più brava, anzi il contrario, però voi siete stati tutti così carini e dolci e mi avete riempito così tanto di complimenti che come avevo detto ho deciso di continuare! Il mondo vedrà la fine di questa fic e il continuo de “Gli agenti del Mossad non piangono”! Muahahahah! XD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 - ShaHar ***


Ed eccomi qui con l’ultimo capitolo di questa fic! Visto che ormai siamo alla conclusione volevo dirvi che in realtà questa doveva essere una one shot, come ho detto all’inizio, ma una one shot un po’... come dire... HOT.

L’idea mi era venuta da una sfida che mi era stata fatta dalla mia editor, ma siccome io sono io e se una storia non la faccio perfettamente non sono contenta (non credetemi una perfezionista! sono così solo nella scrittura e nel disegno! :P) ciò ho costruito sopra un filo logico e poi... come dire... è andata a finire che il filo logico ha prevalso sull’HOT, che è stato prontamente tagliato da me alla fine dello scorso capitolo (non so se voi l’avete notato che mancava qualcosa, però non me lo avete segnalato, quindi credo di aver tagliato abbastanza bene!). Un po’ perché non mi sembrava il caso e UN PO’ perchè... lo ammetto sono timida anche se non sembrerebbe! Va bene?!?

Mi viene facile scrivere di qualsiasi argomento, ma quando si tratta di fare leggere la situazione si complica a causa di vari miei motivi personali che implicano aprirsi col mondo e cavolate varie. Quindi non me la sono sentita di farvi leggere anche questa mia creazione, già che ho problemi a farvi leggere di semplici baci o le descrizioni dei sentimenti! Figuriamoci con QUELLO! (La editor ora se la ride di gusto vedendo come sono imbarazzata, ma vi prometto che come smetto di scrivere questo proemio gliela faccio pagare! :D)

Ok ora che ho chiarito tutto vi auguro buona lettura e ci vediamo a fine capitolo! Buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 4 - ShaHar

 

Ziva era seduta a guardare fuori dalla finestra.

Erano le sei del mattino ma lei era già sveglia da un pezzo. Si era voluta alzare presto per guardare l’alba come era sua consuetudine e aveva lasciato Tony addormentato come un sasso sul letto. Le pareva così giovane e bello quando dormiva che non lo aveva voluto svegliare, e inoltre quella sarebbe stata una giornata impegnativa per entrambi. Avrebbero dovuto scovare gli ultimi terroristi rimasti e sarebbero dovuti tornare a casa, alla loro vecchia vita.

Si stiracchiò sulla sedia e riprese a guadare fuori.

La pioggia e la grandine erano cessate durante la notte e ora il paesaggio si mostrava ai suoi occhi in tutta la sua splendida bellezza.

Sarebbe voluta rimanere là per sempre, ma non esiste l’eternità, neanche nelle cose più belle, e poi loro avevano delle responsabilità.

L’auricolare di Tony era steso sopra il tavolo, il segnale GPS era tornato funzionante e tra poco tutto sarebbe tornato come prima.

Ma proprio tutto doveva tornare come prima?

Osservò il proprio riflesso nel vetro e gli parve di essere diversa, i suoi lineamenti stessi erano diversi e lei sembrava... più bella avrebbe osato dire.

Forse era Tony a farle quel effetto, o forse quella missione-vacanza inaspettata che poi si era tramutata in qualcosa di più.

In un sogno, in un sorriso, in una carezza, in un bacio...

Non avrebbe mai scordato quei due brevi ma intensi giorni, e sperò che Tony facesse altrettanto.

Ebbe per un momento qualche dubbio, poi però, ripensando alla sera precedente, alle parole che si erano detti, allo sguardo di Tony, si rese conto che nessuno dei due li avrebbe mai dimenticati per il resto dei loro giorni.

Avevano aperto i loro cuori l’uno all’altra e avevano imparato a fidarsi, ad amarsi senza razionalità, senza tempo, senza più segreti tra di loro.  

Se ne erano altamente infischiati della regola di Gibbs, avevano capito perché il loro capo l’aveva istituita, ma loro non avrebbero permesso che lui avesse ragione su tutto, anche su di loro!

Loro erano liberi di pensare con le proprie teste, si erano scelti e ora non si sarebbero più lasciati. E non avrebbero permesso a nessuno di ostacolarli.

A nessuno.

Neanche a Gibbs.

Certo, non si erano detti di amarsi, però era stato palese, dai loro gesti, dalle loro carezze o almeno per lei era stato così... e sperò vivamente di non aver frainteso nulla.

Quando Tony si svegliò Ziva era ancora appoggiata al vetro della finestra e guardava fuori rapita dal panorama.

Si stiracchiò come un gatto e si mise a sedere sul materasso.

Era ancora... ecco, stordito.

Grugnendo cercò a tentoni qualcosa da mettersi addosso, e dopo essersi parzialmente rivestito camminò sbadigliando verso Ziva.

- Buongiorno...- mormorò abbassandosi sul suo viso per baciarla non una naturalezza che stupì entrambi.

Sembrava quasi che loro due stessero insieme da sempre, che ogni mattina della loro vita non avessero fatto altro che questo.

- Buongiorno...- rispose lei alzando il viso in modo da andargli incontro e toccare le sue labbra con le proprie.

- Allora... che c’è di nuovo?- domandò Tony tirandosi su, guardando anche lui fuori dalla finestra e mettendole con dolcezza una mano sulla spalla.

- La tempesta è finita, e il segnale GPS ha ripreso a funzionare, tra breve ci verranno a prendere penso...-

- Ottimo...- mormorò lui sbadigliando di nuovo e strofinandosi gli occhi.

Lei lo guardò divertita.

- Dormito bene?- domandò sorniona.

- Per favore non ti ci mettere anche tu con le tue stupide battute! Sto letteralmente crollando dalla stanchezza... e... diciamo che non è tutta colpa mia!-

- Forse dovresti andare un po’ in palestra... sai, per rinforzare i muscoli, migliorare la resistenza e toglierti quella pancetta...- ridacchiò lei appoggiando la propria testa al suo corpo.

- Già... forse dovrei...- mormorò lui tastandosi l’addome, e abbracciandola con l’altro - eppure non mi sembra che ci sia tutta questa pancia...- aggiunse ancora più piano sperando di non essere sentito.

Ziva sorrise e fece finta di niente.

Con o senza pancetta Tony era senza alcun dubbio perfetto. Perfetto per lei!

- Allora... hai provato a entrare in contatto con Gibbs?- domandò Tony dopo parecchi minuti in cui regnarono sovrani i loro respiri e i suoni della natura.

- No... stavo aspettando che ti svegliassi per farlo...-

- Bene... allora...- si chinò e la baciò di nuovo, stavolta più a lungo e con più passione – andiamo a dare il buongiorno al Capo!- completò sulle sue labbra prima di allontanarsi e di andare verso il tavolo, dove era stato lasciata la ricetrasmittente.

- È già sulla giusta frequenza?-

Ziva annuì, e, dopo aver dato un’ultima occhiata al panorama, lo raggiunse.

- Capo... Capo...- disse Tony forte e chiaro con l’auricolare in mano, poi se lo portò all’orecchio - Alfa! Alfa! Riesci a sentirmi? Qui Cain! Alfa!-

Si voltò verso di Ziva e alzò le spalle.

Forse le linee erano ancora disturbate, o forse il loro congegno si era rotto, oppure Gibbs aveva semplicemente cambiato la frequenza con la quale si poteva contattarlo.

Come avrebbero fatto ora?

Ziva gli si avvicinò e dopo aver preso l’aggeggio in mano regolò una ruotellina e subito dopo Tony fu aggredito dalla voce del suo capo.

- Cain! Cain mi sentite?- 

Si era dimenticato come un idiota alzare il volume!

Ringraziando Ziva con lo sguardo si dedicò alla impegnativa conversazione con Gibbs.

- Alfa... qui Cain e Delta, ti sentiamo forte e chiaro!-

- DiNozzo! Era anche ora di rispondere non trovi? Siete feriti? State bene?-

- No, è tutto a posto, tranquillo!-

- Stiamo venendo a prendervi, siamo già oltre Hammonton! Resistete un altro po’!-

- Certo Capo!- rispose Tony sorridente togliendosi l’auricolare.

- Hammonton è a soli quindici chilometri da qui... dovrebbe arrivare presto...- notò Ziva guardando di nuovo fuori dalla finestra, le era parso di scorgere un movimento con la coda dell’occhio.

- Già! E così noi potremo tornare alla nostra amata e adorata civiltà!-

- Parla per te! A me è piaciuto stare qui! E la civiltà non mi è mancata per nulla!-

Osservò meglio in mezzo al cespuglio... no! Forse era solo una sua impressione.

- Neanche quando ti renderai conto che non ci cambiamo e laviamo da due giorni ti mancherà?-

Ziva si voltò di nuovo verso di lui e ci pensò su.

- Insomma quando arriva Gibbs?-

Con la coda dell’occhio vide di nuovo quella che le sembrò un’ombra, ma stavolta anche un luccichio.

Seguendo il suo istinto afferrò Tony per la camicia e lo sbattè contro la parete opposta al camino, come aveva fatto qualche giorno prima contro quel albero.

- Wow... Ziva... beh... non so che dire... io... così all’improvviso...- balbettò lui parecchio preso alla sprovvista.

Perché parlava così tanto?

Ziva gli tappò la bocca con la sua che gli premette contro quasi con violenza e osservò con la coda dell’occhio fuori dalla finestra, il terrorista era ancora lì, ma non poteva più vederli.

“Uno a zero” pensò Ziva trionfante.

Nel frattempo le mani e la bocca di Tony cercarono di impossessarsi di nuovo di lei, come la sera precedente.

Certo che era davvero ottuso a volte! Non aveva capito nulla!

Seppur a malincuore si staccò da lui bruscamente e lo fissò contrariata.

- Che c’è, scusa?- fece lui interdetto - Noi...-

Ziva lo afferrò di nuovo per la camicia e lo fece sporgere un po’ per fargli vedere il tipo armato acquattato tra i cespugli.

- Ah! Ok... scusa...- mormorò mortificato.

Ancora una volta aveva frainteso i gesti della donna e ancora una volta aveva fatto la figura dello scemo.

Cercò di ritornare ad essere il maschio dominante.

- Quanti sono?- chiese cercando di farsi la voce grossa.

- Non lo so, penso minimo due... ti fa male la gola? Hai la voce un po’ rauca...-

Ok... forse stava sbagliando atteggiamento... doveva inventarsi qualcos’altro, no voleva apparirle completamente idiota come al solito.

- No, no! Sto bene! Allora... sento che qui tu hai la pistola...- le mormorò nell’orecchio toccando l’arma appoggiata contro la schiena della donna – io la mia l’ho messa sopra il camino...-

- Ottimo posto dove lasciarla, molto a portata di mano!- commentò lei pungente.

Lui la ignorò e continuò a parlare.

- I caricatori sono sparsi sul tavolo insieme ai tuoi coltelli... quindi...-

- Quindi lascia parlare a me e tu fa quello che ti dico...- lo interruppe Ziva mettendogli un dito sulle labbra e guardandosi di nuovo intorno - Allora io sparo a quello bene in vista, così gli altri si mettono allo scoperto e possiamo vederli, poi se ce la faccio tento di ammazzarli tutti, tu mi proteggi le spalle, e se non ce la facciamo ci nascondiamo e aspettiamo Gibbs, che dovrebbe essere qui da un momento all’altro... ok?-

Tony annuì un po’ confuso e salutò la sua idea di sembrarle il maschio dominante che tiene in mano la situazione. La verità era che Ziva era dominante molto più di lui, almeno in quelle cose.

Sospirando la fissò negli occhi, in quello scuro turbine di emozioni si riusciva scorgere la paura che doveva stare provando in quel momento tanto difficile.

“Tutti hanno paura... anche lei...” pensò fissandola.

Vedendola sempre così sicura di lei stessa non gli era mai passato per la mente che anche lei provasse sentimenti come la paura, e avesse bisogno di essere confortata.

- Fai attenzione...- le sussurrò prima di chinarsi e baciarla di nuovo, con dolcezza.

Lei annuì, abbassò gli occhi e girò la testa verso la finestra.

- Al mio via, Tony, tu corri e prendi la tua pistola ok?-

Lui annuì e si preparò a correre accucciandosi per terra per non farsi vedere da quei tipi.

- Vai!- gridò Ziva mettendosi allo scoperto e sparando al terrorista che aveva visto prima dalla finestra.

Tony volò letteralmente verso il camino e afferrò la propria arma, mentre Ziva faceva fuori altri due terroristi che si erano posizionati dal lato opposto rispetto al primo.

Proprio da quella parte provenirono dei suoni e Tony agì d’istinto, sparò alla cieca e ne colpì uno come testimoniò il tonfo sordo di un corpo che cade per terra.

Si voltò verso Ziva che intanto si era avvicinata al tavolo per prendere i loro caricatori abbandonati là dalla sera precedente e si misero schiena contro schiena.

- Ne ho visti otto, Tony...- mormorò mordendosi il labbro inferiore, continuando a tenere d’occhio i loro nemici che intanto si stavano organizzando per un altro attacco.

- Otto?!?-

- Si e bene armati... e dall’altra parte ce ne saranno sicuramente altrettanti, se non di più...-

Calò un leggero silenzio carico di tensione tra loro mentre da fuori provenivano insulti in arabo a loro rivolti.

- Cosa possiamo fare?- domandò Tony titubante.

- Possiamo solo tentare di sopravvivere fino all’arrivo di Gibbs...- sospirò la ragazza.

- Certo che siamo fortunati, eh?- mormorò con un humour nero che fece irritare Ziva.

- Lo dici in senso ironico, spero!- gli chiese infatti lei un po’ accigliata.

Già erano in pericolo, ci mancava solo lui che facesse le su solite battute sceme!

- Si... uno di questi giorni io e te dobbiamo fare un corso accelerato di modi di dire americani...-

- Sempre che ci arriviamo vivi...- commentò lei a voce bassa a causa della paura di quello che sarebbe potuto succedere loro, di lì a poco.

- Non essere così pessimista...-

- Sono realista, non pessimista...-

- Qualunque cosa tu sia... non rassegnarti però! Combattiamo fino alla fine... insieme!- disse Tony spingendo di più la schiena contro di lei per farle capire che le era vicino e perché aveva bisogno di sapere che lei era li in quel momento e che non l’avrebbe abbandonato.

- Sempre! Regola numero due: Mai arrendersi!- disse lei lasciandosi andare quasi completamente contro il corpo dell’uomo.

- È una regola di Gibbs? Perché io non me la ricordo...- domandò DiNozzo un po’ confuso.

- No, è una regola di Ziva...-

- Anche tu hai delle regole?- fece veramente sorpreso da quella rivelazione.

- Certo...- rispose lei sorridendo.

Sentì un piccolo tonfo e il rumore di qualcosa che rotola provenire da sopra le loro teste.

- Lo senti questo rumore?- chiese spaventata a Tony.

- No... aspetta... si! Viene dal tetto... cosa...-

Non gli diede neppure il tempo di completare...

- Granata!-

Tony agì d’istinto.

Afferrò Ziva e la lanciò sotto il tavolo, poi, la seguì proprio mentre il punto in cui erano stati in piedi poco prima loro due veniva sommerso dalle macerie.

Da fuori si sentirono le urla di gioia dei terroristi.

Tony prese Ziva tra le braccia e si assicurò che non fosse ferita. Sembrava tutto apposto...

Però se non fosse stato per i suoi riflessi l’avrebbe persa, aveva rischiato di perderla.

Ziva aveva rischiato di morire lì, davanti ai suoi occhi, si sentì imponente e consapevole allo stesso tempo.

- Guardami, ti prego...- le intimò facendola voltare verso di se - è finita...- sospirò poi.

- No! Ricordi? Mai arrendersi! Me lo hai detto due secondi fa! Non ti rimangerai tutto ora!-

Mai arrendersi.

Quello valeva se si aveva anche la più piccola chance, loro non ne avevano neanche una.

Tony sapeva che stava per finire.

- Ricordi qual è la regola numero diciassette di DiNozzo?- le chiese impaziente, guardandosi intorno nervoso.

- No... qual è? E poi che c’entra con...-

- Mai avere dei rimpianti...- citò lui prendendole il viso tra le mani e guardandola gravemente.

- Tony smettila... mi fai paura...-

- Stiamo per morire e io non te l’ho mai detto...-

- Non stiamo per morire! Forza! Ora arriverà Gibbs e ci trarrà in salvo... me lo hai detto tu di non essere pessimista, no? Ci salveremo e poi...-

- Non ti mai detto che ti amo Ziva...-

- Ne sono felice... ma ora parliamo di cose serie, allora dove sono nascosti secondo t... cosa hai detto, scusa?-

- Ti amo...- ripeté l’uomo con più enfasi, e facendo una smorfia che doveva essere un sorriso.

- Oh... bene...-

Ziva rimase piuttosto spiazzata, non si aspettava una dichiarazione, specie in quel delicato momento.

Non sapeva cosa rispondere, per non sembrargli banale e superficiale almeno in questo. Almeno nei suoi sentimenti verso di lui.

Cosa doveva fare?

- A questo punto dovresti rispondere “anche io” e Gibbs dovrebbe salvarci, noi ci dovremmo sposare, avere tanti bambini e le guerre finire...- notò Tony sporgendosi un po’ da sotto il tavolo per controllare la zona circostante.

Un’altra granata esplose sul tetto e lui ricacciò la testa di nuovo sotto quel pezzo di legno.

- Ma a quanto pare non sarà così... tu che dici?- commentò sarcastico scrollandosi la polvere alzata dall’esplosione dai capelli.

Non ottenne nessuna risposta pungente e non appena la fissò notò che lo sguardo di Ziva era assente, probabilmente non l’aveva neanche ascoltato, ma più intenso che mai - Perché mi guardi così?- chiese istintivamente.

Im lo akhshav.

Quelle parole si fecero nuovamente nitide nella testa di Ziva.

Quando se non adesso.

Stavano per morire, e come diceva la regola di Tony, anche lei non voleva avere rimpianti.

- Anche io...- disse fregandosene di tutto.

Che importava se sembrava banale o superficiale? Lei aveva semplicemente detto quello che provava, la verità, si era fidata di lui e gli aveva aperto il cuore, e spero che Tony lo avesse capito.

Lui la fissò per un attimo sbalordito sgranando gli occhi.

Ziva... aveva detto...

Doveva essersi sbagliato... non poteva averlo detto! Eppure...

Ziva!

Si stupì di come in un giorno potesse cambiare tutto, persino una persona come lei, stava per dire qualcosa di dolce quando qualcosa alle sue spalle cattura la propria attenzione.

- Oh dio mio...-

- Cosa c’è?!? È così spaventoso sentirlo dire da me? Guarda che anche io ho dei sentimenti eh!-

- No! No! Non intendo quello... perché... oh, insomma!- sbuffò lui facendola voltare e indicando un punto lontano - Guarda! Quello è Gibbs!-

- Gibbs?!? Dove?!?- esclamò la donna voltandosi a fissare il suo ragazzo stupita.

- Là!- disse indicando di nuovo - È quel puntino che sta facendo fuori tutti i terroristi... guarda! C’è anche quel Pivello di McGee! E bravo McGoogle! Forza! Colpisci!-

Ziva uscì dal loro nascondiglio e tolse la sicura alla sua arma.

- Combattiamo fino alla fine... insieme!- disse sorridendo rivolta a Tony e citando la sua frase di prima.

Lui si alzò e la affiancò, pronto a iniziare la sua nuova vita con lei.

- Sempre!-

 

----------------------------------------------------------------------------------------------

 

- Tony, Ziva...- disse Gibbs quando finalmente si ricongiunsero.

Avevano fato fuori la metà dei terroristi, e gli altri li avevano arrestati tutti, e sventato così l’attacco a Baltimora.

I suoi ragazzi erano sporchi, graffiati, stanchi, ma erano vivi, e cosa più importante di tutte: erano felici.

- Ciao capo... non sono mai stato così felice di rivederti...- fece Tony sorridendogli – Sono stati due giorni di inferno... dover stare attaccato a lei tutto il giorno... meno male che siete venuti a prenderci se no impazzivo!-

- Già Gibbs... non credevo di poter arrivare a odiare questo qui! È altamente fastidioso e spero non ricapiti più una cosa del genere!- si lamentò a sua volta Ziva.

- Davvero?- domandò rimanendo impassibile.

Loro sentirono il suo sguardo grave addosso e sperarono di avergliela data a bere.

Gibbs con un mezzo sorriso prima di andare via aggiunse:

- Hai controllato la tua ricetrasmittente, DiNozzo?-

Tony portò istintivamente lo sguardo all’aggeggio.

- Cosa e perché... oh diavolo!-

- Che c’è? Si è rotta?- domandò Ziva incuriosita.

- No... peggio...- fece Tony con voce sconsolata e preoccupata - era accesa...-

- E allora?- chiese la donna confusa.

In fondo aveva solo lasciato la radio accesa! Che c’era di male? E cosa significava quel “Davvero?” di Gibbs?

- E allora?!? Ziva, è stata accesa tutto il tempo...-

- E allor... oh Dio! Per tutto il tempo? Proprio tutto?- chiese lei e quando vide DiNozzo annuire fissando Gibbs allontanarsi da loro cominciò a capire la preoccupazione del ragazzo - Ha sentito tutto...-

- E noi siamo ancora vivi, strano vero?- le fece notare Tony tornando a fissarla con un leggero sorriso sulle labbra.

- Parecchio...-

- Forse non gli dà così fastidio...-

- Deve essere così altrimenti noi eravamo già belli e sepolti...-

- Magari la regola numero dodici non è mai esistita ed era solo un illusione...-

- Non esagerare Tony... piuttosto...- fece Ziva sorridendo maliziosa - sotto il tavolo stavamo parlando di cose piuttosto serie o sbaglio?-

- Non sbagli... - concordò Tony passandole un braccio intorno alla vita e cominciando a camminare per il sentiero dietro Gibbs.

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* ShaHar: Alba

* Hammonton, come Rockwood, esiste veramente. È un piccolo centro urbano della Pine Barrens dove sorge un importante stazione ferroviaria, dista quasi 50 chilometri da Philadelphia e  circa 160 da Baltimora.

* Mi scuso se questo capitolo è diverso dagli altri, secondo me è anche OOC (o OCC), ma l’ho scritto di getto un po’ di tempo fa, quando ancora ero ancora ferma allo stile de “Gli agenti del Mossad non piangono” e ho preferito lasciarlo così in onore dei vecchi tempi! Spero vi piaccia lo stesso, per me non è poi così brutto!

 

 

RIGRAZIAMENTI:

 

Ely (alias editor, alias Nana, alias CNS, alias foca, alias mia coscienza, alias… se mi metto ad elencare tutti i tuoi soprannomi mi sa che finiamo domani mattina, quindi fa finta che io li abbia detti tutti con un “alias” davanti!): mia piccola allieva editor che sta crescendo, ti ringrazio come sempre alla fine di qualche longfic perché senza di te non avrei mai pubblicato neanche una misera storiella di due righe! Perché mi sei sempre vicina, perché quando mi interrogano di inglese tu mi suggerisci anche se io non voglio, perché sei permalosa e lo sai ma e non fai niente per cambiare, perché odi “Colui” mentre lo dovrei fare io, perché il tuo computer mi odia, perché la prima a leggere le mie storie sei sempre ed esclusivamente tu, perché riesci a sopportarmi per tutto il tempo che passiamo insieme (ed è tanto), perché ti ho dato così tanti soprannomi che tu ormai non ci fai quasi più caso, perché quando sono troppo cattiva tu me lo fai notare e tenti di portarmi sulla retta via, perché grazie a te ora non ce l’ho quasi più col mondo e riesco parzialmente a controllare  la rabbia e infine perché... insomma... forse dopotutto ti voglio un po’ di bene... :D (se preferisci che non pubblichiamo il tuo ringraziamento perché troppo personale per me va bene! XD)

 

Vera: ecco un altro dei pilastri portanti delle mie fic e della mia vita, soprattutto quella estiva! Come farei senza di te? Ci conosciamo da una vita e siamo cresciute praticamente insieme! Ho visto crescere la tua passione per quel... ehm... “bel” (che per me come sai non lo è) ragazzo di Robert Pattinson dai tempi di “Harry Potter e il calice di fuoco” fino a quando è diventato un divo di quasi tutte le teenager del mondo (io naturalmente faccio parte di questa rara minoranza, forse anche perché come ben sai se non hanno minimo una decina di anni più di me non mi piacciono XP). La storia per i soprannomi e delle battute vale anche per te! Ti ringrazio di sopportarmi e di continuare a essere mia amica nonostante quello che è successo tra le nostre infantili famiglie di recente! Per il tuo ormai leggendario “ELISAAAAAAAAAAAA!” sconvolto che mi urli di persona o al telefono ogni volta che faccio un doppio senso o una battutina su qualche ragazzo! Perché capisci le mie battute dopo un quarto d’ora e perché sono sicura che diventerai una grande attrice di teatro (e chi lo sa... magari anche la signora Pattinson XP) e io sarò la tua fan numero uno e perché no magari anche regista e scenografa possibilmente! Grazie ancora per aver letto, buona fortuna per il provino (ti pigliano di sicuro vedrai!) e ti voglio bene!

 

piccoligiganti: Amanda, sono contenta di notare che anche quest’anno non ti sei tolta l’abitudine di essere quasi sempre la prima a recensire e a incoraggiarmi ad andare avanti, sia qui sul sito che sul forum! Ormai credo che dovrei darti un premio di assiduità :D! Grazie per aver letto e ti prometto che la prossima settimana pubblico una bella sorpresina per te e slurmina (o almeno spero di riuscirci)!

 

slurmina: a proposito di te mia cara! Ti ringrazio per non esserti persa neanche un capitolo e per aver seguito la storia con tanta assiduità nonostante tu abbia passato un momento non proprio facile in questo periodo! E poi ho visto che come Amanda ormai mi recensisci da tutte e due le parti! Grazie, veramente! E riguardo alla sorpresina spero di riuscire a sorprenderti veramente, l’anno scorso d’altronde mi hai dimostrato che è molto difficile riuscirci! Un bacio!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=409106