Crucify Sorrow

di ChiyoFlourite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel silenzio insopportabile. ***
Capitolo 2: *** Insieme, davvero. ***



Capitolo 1
*** Quel silenzio insopportabile. ***


Era una di quelle sere in cui proprio non si riesce a prendere sonno, neanche imponendolo a sé stessi.

E, si sa, in queste occasioni la mente vaga  a briglia sciolta verso pensieri vicini e lontani, talvolta scavando nel passato, talvolta invece soffermandosi su qualche avvenimento appena successo; il risultato comunque, è sempre una gran confusione in mente e il sonno totalmente volato via con i pensieri.

Già, proprio una di quelle sere a cui era abituato Aoi,che negli ultimi mesi ne aveva passate decisamente parecchie seduto sul davanzale della finestra del salone. Unica compagna: la fedele bottiglia di birra che andava sorseggiando più per abitudine che per altro.

Pensava al suo passato e soprattutto al suo futuro, rendendosi conto di non essere più un ragazzo e di dover cercare di sbrigarsi a trovare un vero motivo per andare avanti. Già, c’era la musica…ma la musica non poteva riempire proprio tutta la vita di una persona, c’era qualcosa che era addirittura più importante, anche per un chitarrista professionista e appassionato come lui.

Ma allora cosa? Aoi in quelle sere se l’era sempre chiesto anche se in fondo, in cuor suo, lo sapeva benissimo, l’aveva sempre saputo.

Sorrise tristemente. Nella luce eterea della luna, che proiettava ombre insolite nella camera, la chitarra che aveva in mano faceva tutto un altro effetto. Iniziò ad intonare qualche nota dell’ultima canzone del gruppo, esercitandosi su un passaggio che gli riusciva sempre difficoltoso.

Aveva provato qualche giorno prima a chiedere qualche consiglio su quelle poche battute all’altro chitarrista, ma le sue risposte erano sempre così  distaccate che nella sua mente si formavano mille domande e finiva sempre per allontanarsi scusandosi.

Aveva deciso quindi di provare a farcela da solo.

Quella sera però era stato veramente difficile trovare la concentrazione con tutto ciò che gli frullava per la testa,quindi decise di lasciar perdere anche la chitarra e ritornare ad impugnare la bottiglia di birra, aggrottando le sopracciglia,irritato.

Perchè Uruha si comportava in quel modo? Aveva davvero importanza  ciò che era successo se avevano chiarito tutto subito dopo?

Dopotutto erano sempre andati d’accordo quando erano stati in camera insieme o quando parlavano di questioni riguardanti il gruppo…

 Questo suo comportamento lo confondeva parecchio ed in un certo senso lo irritava pure. In fondo non era solo qualche consiglio quello che gli aveva chiesto? Mescolare la vita privata e quella professionale era sempre da sconsigliare,anche se…anche se nel loro caso avevano finito per intrecciarsi nel peggiore modi….o almeno in uno molto scomodo.

Iniziava così a pensare che in lui ci fosse veramente qualcosa di sbagliato, che effettivamente potesse vedere il mondo in maniera totalmente diversa dagli altri.

Era sempre restio a chiedere qualcosa a qualcuno,temeva di causare troppo disturbo o di rendersi ridicolo.

In fondo Aoi era molto debole. Debole e maledettamente solo.

Non pranzava forse solo ogni santo giorno per quel suo assurdo imbarazzo? Non finiva forse per  invidiare i suoi compagni della band perché riuscivano a scherzare continuamente? Non sentiva forse un nodo allo stomaco quando sentiva Uruha ridere della grossa con  qualche altro membro del gruppo?

Oh, si. E tutto questo lo aveva reso lentamente incapace di prendere sonno la sera  come tutte le persone normali.

Fondamentalmente perché aveva appena realizzato di  amare veramente quel ragazzo che ultimamente gli dava così poca confidenza.

Buffo come ci si accorge della presenza fondamentale di qualcuno solo dopo che questi si è allontanato da te…

 

Erano usciti a prendere qualcosa da bere,come facevano di solito per svagarsi un po’ dopo lunghe ore passate a provare. C’era un clima disteso e allegro in quel pub e non ci misero molto ad ubriacarsi completamente.

Avvenne nel bagno di quel locale del centro.

Uruha,ubriaco fradicio, stava sciacquandosi la faccia per cercare di riprendere tono e darsi una rinfrescata prima di tornare a casa quando Aoi era entrato nel bagno,con il passo non proprio stabile e l’espressione stralunata.

Non ci aveva pensato due volte: si era portato dietro di lui iniziando a leccargli il collo appoggiando le sue mani sui suoi fianchi. In quelle condizioni  non si era accorto della reazione dell’altro, né aveva visto la sua espressione. Girò con la forza il ragazzo, incapace di resistere alla sua presa. iniziando a baciarlo avidamente.

Smise solo quando sentì un sonoro ceffone spegnersi su una sua guancia, e un fastidioso dolore espandersi sulla sua superficie. Uruha,con uno sguardo misto tra l’incredulo e lo spiazzato oltre alla perenne ombra dell’alcol, scappò via lasciando Aoi in quello squallido bagno,colto da un istante di lucidità,l’espressione paralizzata e senza parole di chi ha appena commesso un errore imperdonabile.

 

Bevve un goccio di birra per poi storcere il naso e allontanare la bottiglia, poggiandola accanto a sé senza farci molto caso. Neanche la birra in quell’occasione sarebbe stata d’aiuto e il moro temeva proprio che nulla in quella casa avrebbe potuto esserlo.

Si alzò pigramente da quella posizione,prese la chitarra e si diresse ciondolando verso la camera da letto,conscio che quella sarebbe stata l’ennesima notte in bianco passata a rigirarsi fra le sue lenzuola.

 

 

“Aoi,cazzo, ma stai ascoltando? Stiamo parlando di cose serie, non di come abbiamo passato le vacanze!”

Sbottò Kai  innervosito, mentre i cinque – o  meglio i quattro, date la scarsa presenza psicologica di Aoi in quel momento- avevano momentaneamente interrotto le prove cercando di accordarsi per qualche “teatrino”che avrebbero recitato sul palco per fare impazzire qualche centinaio di fans.

Reita aveva proposto qualcosa del tipo “distruggere qualcosa o far calare qualcuno dal soffitto”,proposta subito  bocciata da Ruki, che di fare un volo di parecchi metri sorretto solo da una fune non ne voleva proprio sapere,molto meglio fare qualcosa di trasgressivo sul palco. Aoi doveva essere il prossimo a proporre qualcosa ,ma quando Kai lo aveva visto in quello stato –apparentemente seduto in maniera normale, ma con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani incrociate davanti agli occhi quasi completamente calati e soprattutto poco svegli – lo aveva richiamato a quel modo, facendolo visibilmente sobbalzare sulla poltrona mentre girava e rigirava lo sguardo per cercare un minimo di comprensione tra gli altri membri. Non ne trovò neanche un briciolo, in compenso ricevette tante frasi del tipo “cerca di stare più attento, Aoi!”;  “ non dormire mentre parla qualcun altro!” “….Ma almeno dì qualcosa!” a cui rispose semplicemente annuendo o abbassando il capo.

Un disastro. La sua vita in quel periodo era un disastro nel modo più assoluto, anche se si sforzava di nasconderlo a sé stesso.

Le notti passavano tutte senza sonno pensando e ripensando ad Uruha  e al suo bellissimo sorriso nella vana speranza di ricevere un’illuminazione, di ritrovarsi magicamente nel corpo di qualcun’altro, o almeno di riuscire ad eseguire quel pezzo decentemente; oltretutto la data del concerto si avvicinava e doveva fare in fretta a perfezionarsi, perché più si avvicinava il gran giorno, più gli impegni si accatastavano togliendo tempo prezioso all’esercizio.

 

 

Una pioggia torrenziale batteva ininterrottamente sulla città,una pioggia che non dava tregua dalla notte precedente. Le previsioni del tempo avevano avvertito la popolazione di uscire di casa  solo se strettamente necessario e di viaggiare in auto a velocità minime; non si sapeva inoltre quanto l’ondata di maltempo sarebbe durata: forse due giorni, forse una intera settimana.

 Nonostante tutto, il concerto non era stato rinviato. Troppe questioni burocratiche; non si poteva rimandare tutto a data da destinarsi, quindi si sarebbe regolarmente tenuto tre giorni  dopo.

I componenti provavano e riprovavano,  mentre la pioggia continuava a cadere. Aoi era concentrato, cercava di dare il massimo e non sbagliare. E ci stava quasi riuscendo.  L’indomani ci sarebbero state le prove generali, e allora avrebbe dovuto suonare perfettamente e concentrarsi  solo sulla chitarra e sulle note giuste.

Ma per il momento la mattinata era finita e con essa le prove per  quella sessione; l’orologio segnava le 13:08. Ora di pranzo,  si ritrovò a pensare Aoi, con un’espressione  quasi rassegnata. Staccò la chitarra dall’amplificatore, poi prese il fodero  e la ripose lentamente, poggiandola dentro con una cura impressionante. Raccolse la sua roba, si infilò la giacca e si diresse all’uscita con un cenno di saluto verso i compagni.

Fuori non c’era davvero freddo, ed in quel modo la pioggia era ancora più fastidiosa. Si calò il cappuccio sugli  occhi e vagò in cerca di un posto qualsiasi dove andare a mettere qualcosa sotto i denti.

Lo vide sparire così Uruha, che non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la durata delle prove anche se l’altro non se n’era accorto proprio, troppo impegnato com’ era a fissare il pavimento o al massimo  la tastiera della chitarra.

“fermalo, fermalo maledizione! Digli qualcosa!” 

Si ripeteva mentalmente mentre lo vedeva scivolare nel caos urbano,incapace di muovere un muscolo.

Questa storia si ripeteva ormai da qualche settimana,durante le quali Uruha avrebbe voluto più volte fermarlo e dirgli tutto,chiedergli scusa per quello che gli stava facendo passare… ma non ce l’aveva fatta e continuava solamente a seguirlo con lo sguardo mentre si incamminava da solo verso chissà quale meta.

“Uru,ma che stai fissando? Dai, andiamo, muoio di fame!”  lo incitò Reita, sull’uscio della sala prove. Gli altri erano già tutti andati, restavano solo loro.

Il chitarrista si girò di scatto,quasi come se il bassista avesse potuto ascoltare i sui pensieri, scosse impercettibilmente  la testa e raggiunse l’amico che l’aspettava per chiudere la sala.  

Tornarono tutti a provare qualche ora dopo, con la pioggia battente sulle finestre che accompagnava la loro musica.

Non aveva dato il meglio di sé, lo sapeva. Eppure non era riuscito proprio ad impegnarsi come avrebbe voluto , data la confusione che aveva in testa. E non si era neanche accorto di tutte le fuggevoli occhiate di Uruha , che a tratti sembrava  irrequieto quanto lui.

“Ok, per oggi basta così. Non mi sembra che siate perfettamente in forma,ragazzi…” disse Ruki lanciando due occhiate interrogative ai suoi chitarristi.

Aoi abbassò lo sguardo, poi in silenzio adagiò la chitarra al piedistallo e si allontanò per andare a rinfrescarsi in bagno, mentre gli altri componenti  lasciavano la sala prove.

Tornò con il viso ancora umido e i capelli corvini spruzzati con qualche gocciolina, pronto per tornare a casa e passare l’ennesima nottataccia, quando un rumore,che non era quello della pioggia, lo colse di sorpresa. Girò lo sguardo e si trovò di fronte Uruha, con un’espressione che non gli aveva mai visto in viso.

“Aoi…Avrei bisogno di parlarti.”

Disse con voce bassa, invitandolo  con un cenno del capo ad uscire.

Un tuono si infranse poco più lontano, illuminando per pochi istanti il buio cupo di quella sera.

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Capitolo 2
*** Insieme, davvero. ***


“Aoi…Avrei bisogno di parlarti.”

Quel tuono capitò proprio a pennello con le poche ma imprevedibili  parole di Uruha.

Aoi accennò appena un “si” col capo, per poi seguirlo fuori dalla sala prove; su di loro nuvole grigie e ancora cariche di una pioggia che non accennava a diminuire.

“Ecco, ci siamo. Prima o poi questo momento sarebbe arrivato comunque. Forza, forza. ”

Si ripeteva mentalmente, cercando di prepararsi al discorso dell’altro. Si immaginava già il contenuto: Uruha  gli avrebbe detto di essere ancora infastidito dal comportamento di quella sera e che voleva che si dimenticasse totalmente di lui, dal momento che non ci sarebbe stato modo di accettare i suoi sentimenti.

Le parole che pronunciò invece pochi secondi dopo, sotto  la tettoia dell’edificio in cui poco prima si erano riuniti col gruppo, infransero in un soffio quei pensieri.

“Ho intenzione di lasciare il gruppo, Aoi.”

Silenzio. Non poteva dire proprio niente, non credeva di esserne ancora capace. Lentamente  cercò il muro con la schiena  per andare, subito dopo, ad appoggiarvisi con tutto il suo peso. Non credeva neanche di riuscire a restare in piedi senza quel  sostegno.

No, Uruha non poteva andarsene… se avesse lasciato i Gazette , lui Non avrebbe più avuto nessun motivo valido per andare avanti, avrebbe sicuramente commesso qualche grave sciocchezza.

 Ma la cosa che più lo faceva star male è che stava lasciando tutti loro per causa sua. Ne era certo, dopotutto ne stava parlando con lui ed era sicuro di essere il primo a sentire quelle parole.

In qualche modo riuscì a trovare il fiato per rispondergli,mentre non riusciva ancora ad alzare lo sguardo e guardarlo negli occhi. Avrebbe fatto troppo male.

“I -io… mi dispiace. E’ per causa mia giusto? Per quello che è successo l’altra sera…Uruha, so che non è tanto facile dimenticare, ma ti prego di farlo... vedi, Il gruppo senza di te…”  Uruha fece per dire qualcosa, ma Aoi  non glielo permise,sentiva che ciò che stava per dire era troppo importate per essere rimandato.

Prese una pausa e inspirò profondamente. Alzò lo sguardo e, incrociando quello di Uruha, proseguì la frase

Io senza di te...non credo di farcela.”

 Ecco, l’aveva detto. Paradossalmente si sentiva decisamente meglio dopo aver pronunciato quelle parole  e adesso Uruha poteva anche continuare se voleva.

Ma  non arrivò alcuna risposta dall’altro chitarrista. Lo guardava con gli occhi confusi e spalancati, come se stesse rimettendo a posto le tessere di un puzzle che si era formato nella sua mente.

Alla fine la tanto attesa risposta arrivò, e con essa un’ondata di sensazioni che Aoi riteneva perse per sempre.

“Hai ragione, voglio lasciare per causa tua. Da quella sera non faccio che cercare di dimenticare ciò che hai fatto e finisco anche per non concentrarmi al cento per cento sulle canzoni. Ormai mi sembra impossibile riuscire ad eseguire bene un brano, Aoi. E sai perché? Perché  non appena penso che anche tu da qualche parte stai suonando una chitarra come la mia vado in cortocircuito. Percepisco ancora il tuo respiro sulla mia spalla e mi vengono i brividi; mi ritorna in mente il tocco delle tue labbra esaltate e non riesco a pensare ad altro. Si,voglio lasciare il gruppo, ma soltanto perché quando ti vedo  provo l’istinto irrefrenabile di stringerti fra le mie braccia e averti solo per me,Aoi…”

Disse enfaticamente, lasciando scorrere quelle parole con l’intensità della pioggia che batteva su di loro, mentre si era pian piano avvicinato all’altro prendendogli il viso fra le mani.

Aoi  era immobile, travolto in pieno dal fiume di parole che aveva appena pronunciato l’altro.

“Questo vuol dire che…” mormorò mentre pian piano cercava di dare una spiegazione logica a quel che stava accadendo.

“Vuol dire che non lascerò il gruppo ad una condizione.” ribattè  Uruha, avvicinandosi ancor di più.

“Se la metti così, credo che accetterò…”  sussurrò Aoi, cingendogli lentamente la vita con le braccia prima di avvicinarsi al suo viso e accarezzargli una guancia, accostarsi finalmente a quelle labbra tanto desiderate e baciarlo come aveva desiderato ormai per troppo tempo.

  

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Com’erano fredde le lenzuola sulle quali poco prima si erano amati tanto intensamente, e com’erano caldi, invece, i loro corpi esausti e soddisfatti.

Nella penombra della camera da letto di Aoi non c’era più posto per l’inquietudine dei giorni precedenti.

L’opprimente malinconia di quelle notti bianche aveva ceduto il posto al calore della persona che aveva desiderato e che adesso giaceva con lui in un sonno sereno e  ristoratore.

Non erano ancora le 5 quando l’ospite si svegliò, trovando il padrone di casa che, rivolto su un fianco, gli accarezzava i capelli in un movimento rilassante e quasi ipnotico.

“Posso chiederti un favore?”  sussurrò Aoi guardandolo mentre si svegliava.

“Certamente, dimmi.” Rispose l’altro, stropicciandosi un occhio.

“…..Adesso pensi di potermi chiarire come si suona quella canzone?”  concluse Aoi, accennando un sorriso ammiccante, prima di trascinarlo con sé sotto le coperte.

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Il giorno era passato  interamente provando e riprovando quella canzone che riusciva difficoltosa ma anche le altre del repertorio. Tra una pausa e l’altra poi avevano parlato di loro, dei loro sogni e delle loro vite. Aoi non si era mai divertito tanto in vita sua. Avevano anche scritto una canzone insieme, scoprendo che  l’ inquietudine  che ognuno aveva provato nei giorni precedenti pensando di essere il solo era  invece un sentimento fin troppo condiviso.  La pioggia,dal canto suo,non aveva mai smesso di scrosciare rumorosamente fuori dalla finestra,inclemente.

Anche il giorno del concerto pioveva a dirotto , anche se gli esperti prevedevano un netto miglioramento già a partire dall’indomani.

Lo stadio era comunque strapieno, come al solito si era registrato il “tutto esaurito”.  I Gazette erano pronti a entrare sul palco, incitati dalle grida impazienti di migliaia di fan impazzite. Dietro le quinte, stavano facendo gli ultimi riti scaramantici.

“Diamoci dentro,Ragazzi!” Esclamò Ruki, seguito dall’energica approvazione degli altri componenti.

Aoi e Uruha si scambiarono un’occhiata, mentre già i loro compagni facevano il loro ingresso sul palco.

Intrecciarono le loro mani, ritirandole solo pochi secondi prima di raggiungere gli altri ed iniziare a suonare.

Adesso erano veramente pronti a fare del loro meglio.Insieme.

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