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Negli Stati
Uniti, è situata la grande città di Phoenix, la città
più popolosa dello Stato dell’Arizona, la città teatro di questa storia, la
città in cui si trasferì una ricca famiglia newyorchese. Le protagoniste di
questa storia sono tre sorelle diverse tra loro, ma in fondo, molto simili.
Rosalie, Isabella ed Alice Swan. Il padre delle ragazze, Charlie, era un avvocato famoso e reclamato in tutto il mondo, mentre la
madre, Renèe, era una famosissima imprenditrice e un’affermata
scrittrice di successo. Acquistarono una grandissima villa a Phoenix, facendola
arredare da una famosa architetta e una volta pronta fecero i bagagli e
partirono. Le ragazze avevano sempre vissuto a New York, non si erano mai
spostate da lì, tranne che per le vacanze, per questo, non presero
per niente bene l’idea del trasferimento, ma questo poco importava visto che la
decisione era già stata presa. Dovevano iniziare tutto da capo, lasciare gli
amici e la loro vita e questo non gli andava giù, anche se sapevano che, con il
loro carattere, si sarebbero ambientate subito.
Rosalie era la maggiore, aveva vent’anni. Era di una bellezza
eterea, di quelle che si vedono sui cataloghi pubblicitari
e infliggono duri colpi all’autostima delle altre donne. Era alta, magra e statuaria. Aveva lunghi capelli castani che gli
ricadevano morbidi sulle spalle e due bellissimi occhi castani. Era una persona
estroversa, spigliata e non gli dispiaceva trovarsi al centro
dell’attenzione. Era un po’ scettica verso coloro che a primo impatto
non gli piacevano, e se qualcuno non entrava nelle sue grazie, beh povero lui.
Cercava di apparire dura e spesso arrogante, ma la sua era
solo una maschera.
Isabella, conosciuta
come Bella, era la secondogenita. Aveva diciannove anni. Anche
lei era molto bella, alta e magra, con un fisico da fare invidia a chiunque.
Aveva lungi capelli castano ramati, la pelle molto
chiara e due occhi verdi che alla luce sembravano color ghiaccio o azzurri. Di
carattere era abbastanza decisa, difficilmente tornava
indietro sui suoi passi. Guai a farla arrabbiare, diventava irriconoscibile. Era solare e dalla battuta sempre pronta, amava ridere e
divertirsi. Si mostrava forte, diceva di non aver bisogno di nessuno, ma non
era così. Era il classico tipo di persona, che, a volte, riusciva a sentirsi sola anche se era circondata da decine di persone.
Alice, invece,
era l’ultima arrivata. Aveva diciotto anni ed emanava allegria e serenità solo
a guardarla. Tra le tre era quella più minuta e dai tratti molto delicati.
Aveva i capelli castani e dei grandi occhi verdi. Caratterialmente era quella
più solare, sempre con il sorriso addosso, quella che cercava di vedere del
buono in tutto. Era quel tipo di ragazza che non si fa
problemi ad attaccare bottone con qualcuno che non conosce. Riusciva sempre a
convincere tutti a fare quello che voleva, forse per il suo sorriso contagioso
o forse per gli occhi da cerbiatta che mostrava tutte le volte che desiderava
qualcosa. Era considerata la peste di casa.
Tutte e tre erano
molto legate, amavano fare le cose insieme ed erano invidiate da tutti per
molti fattori: la loro bellezza, i loro soldi, il loro
stretto legame, la loro popolarità e anche il loro carattere. Erano delle
ragazze che non si erano mai fatte mettere i piedi in faccia da nessuno e
facevano girare la testa a tutti i ragazzi. Nessuna di loro aveva
mai avuto una storia seria, non credevano molto nell’amore. Per loro
esistevano solo storie brevi, avventure senza importanza, solo per divertirsi.
Sembravano allergiche a relazioni serie e non davano false speranze a nessuno.
Per tutti, loro, erano irraggiungibili, “le irraggiungibili
sorelle Swan” così erano definite da tutti. Nessuno nella loro vecchia città
poteva vantarsi di essere andato con una di loro per più di una volta. Erano le
mete ambite da tanti, troppi ragazzi, ragazzi che
restavano sempre con l’amaro in bocca, ragazzi che non facevano altro che
beccarsi due di picche, ma che, eppure, non si arrendevano. Bella era stata
l’unica ad essersi presa una sbandata bella grossa, l’unica ad essersi in un certo senso innamorata, l’unica che aveva amato a tal
punto da buttare all’aria la sua vita, anche se questo era successo molto tempo
prima. A quindici anni aveva incontrato un ragazzo, il classico tipo bello e irraggiungibile, ma quel ragazzo si era innamorato di lei.
Si erano messi insieme, ma allora Bella non lo amava, gli voleva bene questo
si, ma nulla di più. Lui era perfetto e speciale per lei, era tutto quello che
una ragazza sogna di avere, ma lei era ancora troppo
piccola per rendersene conto. Dopo un mese e mezzo decise di lasciarlo, non gli
diede alcuna spiegazione, così di punto in bianco non si fece più sentire. Lui
chiedeva ad Alice e Rosalie il motivo di tale comportamento, ma nessuna delle
sue sapeva spiegarselo. Dopo alcuni giorni, il ragazzo, iniziò a frequentare
un’altra e poco dopo si misero insieme. Solo allora Bella si rese conto di aver
fatto una cazzata, solo allora si rese conto di quanto quel ragazzo fosse
importante per lei, ma ormai era tardi. Sotto
consiglio delle sue sorelle, Bella, gli mandò un messaggio per scusarsi e per
informarlo che si era resa conto dell’errore commesso, dicendogli
che era pronta a tornare indietro. Lui non fece nulla, non tornò sui suoi passi
e il suo silenzio fece capire a Bella che, ormai, era
troppo tardi. Solo allora lei si rese conto di essere
sola e innamorata, per quanto una ragazza di quindici anni possa esserlo.
Pianse tutte le sue lacrime e si chiuse in un mondo tutto suo, un mondo fatto di ricordi, ma soprattutto fatto di rimpianti e
di rimorsi. Da allora non si fidò più di nessun ragazzo e si ripromise di non
innamorarsi più di nessuno, il suo cuore apparteneva già a qualcuno. Passarono
le settimane, i mesi e poi gli anni e nulla cambiò. I sentimenti di Bella verso
quel ragazzo furono sempre gli stessi, lui restava
sempre il centro del suo universo. Con il passare degli anni divenne
come Rosalie e Alice, una ragazza dal cuore di ghiaccio che non riuscì
più a provare amore per nessuno. Le sue sorelle le avevano sempre detto che l’amore non esisteva, era solo l’invenzione di
alcune persone per spiegarsi i lieto fine delle fiabe. Loro due erano sempre
state allergiche all’amore, a differenza di Bella che all’inizio ci credeva
molto. Dopo quello che gli successe, Bella, divenne
peggio di Rosalie e Alice, non si mise più con nessuno, tutti i ragazzi erano
per lei solo uno strumento per saziare i suoi istinti, non aveva mai fatto
l’amore, per lei era solo sesso, per questo era raro che andasse a letto con
qualcuno per più volte. Nonostante fossero passati
quattro anni, le ferite di quella storia ancora gli bruciavano, non era ancora
riuscita a dimenticarlo e vederlo insieme alla sua ragazza la faceva sprofondare
in un abisso che la risucchiava sempre di più. Non si era più fidata di un
ragazzo e si mostrava fredda e ostile con loro, per lei non c’erano differenze,
considerava i ragazzi tutti dei bastardi. Aveva smesso di credere nell’amore,
aveva smesso di credere nel lieto fine, proprio come
le sue sorelle, anzi forse peggio. Tutte e tre iniziarono ad avere storie senza
coinvolgimenti e gli andava bene così. Quando i genitori annunciarono il
trasferimento le ragazze non erano molto d’accordo, ma
alla fine furono costrette ad accettare, del resto con il loro carattere si
sarebbero ambientate subito. Bella, in fondo, anche se non voleva ammetterlo,
era contenta di cambiare città, forse andarsene da New York sarebbe stato positivo, avrebbe potuto dimenticare per sempre il passato,
avrebbe ricucito per sempre vecchie ferite ancora aperte, ma soprattutto
avrebbe smesso di soffrire vedendo l’indifferenza di lui, anche se, ormai, ci
aveva preso l’abitudine e quel dolore non era più forte come agli inizi. A New York frequentavano tutte e tre la stessa scuola, la
“Pacifico Vista High School”, ed erano le più popolari. Rosalie era, infatti, la reginetta della scuola dal primo momento in
cui aveva messo piede nell’istituto, Bella era la presidentessa dell’associazione
studentesca, colei che si occupava di organizzare tutti gli eventi della
scuola, mentre Alice era la capo cheerleader. Il loro era
il gruppo più invidiato della scuola, tutti volevano poter entrarci, ma questo
sembrava essere off-limits. Gli unici che le frequentavano erano alcune ragazze
cheerleader e i migliori giocatori della squadra di basket della
scuola. Gli altri gruppi, come per esempio quello di informatica,
quello di pallavolo, quello dei secchioni e peggio ancora quello degli sfigati
non venivano totalmente considerati da loro tre.
Gli era
dispiaciuto parecchio essersi dovute trasferire, ma
non erano minimamente scoraggiate o agitate per quello che li avrebbe attese
nella nuova scuola. Sapevano che si sarebbero fatte rispettare pure lì e avrebbero
cambiato le carte in tavola. Sarebbero tornate ad essere quello che erano nella vecchia scuola, e ci sarebbero riuscite in poco
tempo. Di questo ne erano convinte.
A Phoenix
viveva una ricca famiglia che era la più invidiata della città, di questa
facevano parte tre fratelli, uniti da un fortissimo legame, un legame indissolubile, Emmett, Edward e Jasper Cullen. Il
padre dei ragazzi, Carlisle, era un famoso medico in tutto il mondo. Aveva
fatto costruire a Phoenix il più grande ospedale mai visto, ospedale
di cui lui era il primario. Era il miglior dottore sulla piazza, per questo, si
occupava di migliaia e migliaia di casi, di persone
che giungevano a Phoenix solo per farsi curare da lui. Non aveva mai sbagliato,
in anni e anni di carriera, aveva salvato tutti coloro
di cui si era occupato. La madre dei ragazzi, Esme, era, invece, una famosa
architetta di esterni e interni. Oltre
ad occuparsi del progetto per la costruzione di case, edifici o strutture, si
occupava anche del design degli interni e faceva un lavoro davvero eccellente.
Aveva progettato le ville e gli interni di migliaia di case di personaggi
famosi e prestigiosi ed il suo lavoro era richiesto in
tutto il mondo. Avevano una villa fantastica ed erano
una famiglia molto unita.
Emmett era
il fratello maggiore, aveva vent’anni ed aveva un fisico da fare invidia a
chiunque. Era alto e molto muscoloso. Aveva i capelli corti biondo
scuro e due grandi occhi azzurri. Era un ragazzo molto sicuro di sé,
estroverso e soprattutto molto scherzoso. Prendeva tutto alla leggera, anche
quando la situazione non lo richiedeva, era il burlone della famiglia e si
vantava di esserlo.
Edward era il secondo, aveva diciannove anni e una bellezza
stravolgente. Era alto, magro, ma muscoloso, con i
capelli perennemente scompigliati castani che alla luce mostravano riflessi
bronzei e due bellissimi occhi azzurri. Il suo era il classico tipo di sguardo
che riesce ad ammaliare, lo sguardo da bello e
impossibile. Era un ragazzo molto simpatico, che amava divertirsi e stare con
gli altri. Era di carattere molto forte e sicuro di sé, a volte era anche un
po’ arrogante, ma questa era solo una maschera.
Jasper era
il più piccolo dei tre, aveva diciotto anni e anche lui era molto bello. Era
alto, magro e muscoloso. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi. Era il
classico tipo che diceva tutto in faccia anche se
questo, a volte, non poteva considerarsi un pregio. Era molto solare e prendeva
tutto molto sul serio. Amava trascorrere i pomeriggi a divertirsi e a stare tra
amici.
Tutti e
tre erano molto legati, praticamente inseparabili.
Erano le mete ambite da tutte le studentesse della loro scuola, la “Harbor”, e
gli altri ragazzi non desideravano altro che farseli amici, anche se questo era
molto difficile. Erano i più popolari a scuola. Amavano lo sport e anche lì
riuscivano a primeggiare su tutti. Emmett era il capitano della squadra di
football della scuola, Edward il capitano della
squadra di basket e Jasper il capitano della squadra di nuoto. Erano i migliori
nel loro sport e tutti li invidiavano. Le ragazze avrebbero fatto follie per conquistare
il cuore di uno di loro, ma questo era praticamente
impossibile. Per loro la vita era fatta solo di sesso, sport,
palestra, feste, divertimento, fumo e alcool, per l’amore non c’era
spazio. Tutti lo sapevano, ma le ragazze continuavano a fare di tutto per
sciogliere quei cuori di ghiaccio, ma nessuno c’era ancora riuscita.
Una cosa che amavano da morire tutte e tre erano le macchine.
Per loro non c’era niente di meglio che una bella macchina e, considerando che
erano ricchissimi, per loro non era un problema comprare macchine sportive e
veloci. Erano gli unici della Harbor ha possedere
certe macchine, il resto della scuola possedeva macchine che in confronto a
quelle dei Cullen poteva sembrare macchine della preistoria. Non si facevano
mai mettere i piedi in testa da nessuno e spesso ne combinavano di tutti i
colori, a volte mettendosi anche nei guai. Di una cosa erano del tutto certi,
nessuno avrebbe potuto competere con loro, nessuno gli avrebbe
mai messo in piedi in faccia.
Risposte alle vostre
recensioni
- TanyaCullen: Beh
in effetti Bella ha sofferto molto per ciò che gli è accaduto ed è per
questo che adesso ha questo carattere. Sicuramente l’incontro con i ragazzi
cambierà le cose anche se non subito. Leggerò la tua fan
fiction visto che non ne ho avuto ancora modo e recensirò sicuramente.
- 0207pantera: Ed eccoti accontentata. Il capitolo è interamente
dedicato alla descrizione dei Cullen.
- fracullen: Ho deciso di cambiare la
fisionomia delle ragazze, così come dei ragazzi, perché volevo descrivere il
reale aspetto fisico degli attori di Twilight. Se fai
attenzione, infatti, ti accorgerai che ho descritto la fisionomia degli attori
che interpretano i vari personaggi. Volevo fare qualcosa di diverso e per
questa storia ho preferito così. Ecco tutto.
Ringrazio tutti voi che avete recensito e anche coloro che si sono
solo limitati a leggere.
Erano ore che eravamo in viaggio,
ma sembrava che non arrivassimo più. Avevo provato a dormire, ad ascoltare la
musica, a guardare un film nel lettore che c’è in auto per ingannare il tempo,
ma tutto era stato vano. Guardavo le mie sorelle e vedevo che anche loro erano
stufe come me.
- Quanto manca? –
chiesi sperando che mi dessero buone notizie.
- Siamo
già a Phoenix – mi rispose mio padre.
- Alleluia, il culo mi è diventato quadrato – disse Alice.
- Modera
i termini – la rimproverò mia madre.
- Neanche se avessi
detto chissà cosa – continuò Alice.
- Alice ha ragione.
Non si può stare più. Non ho ancora capito perché siamo dovuti venire per forza
in macchina. Con l’aereo avremmo risparmiato tempo – disse
Rosalie.
- E
non solo quello – continuai io.
- Io e mamma preferivamo venire in macchina, così abbiamo potuto ammirare
il paesaggio – rispose mio padre.
- Sai che schifezza
– gli dissi io mentre le mie sorelle annuirono.
- Non riesco a
capire come sia possibile che non vi sta mai bene niente. Dovete
lamentarvi per forza – disse mia madre.
- Se voi fate le
cose sbagliate è normale che noi ci lamentiamo – disse
Alice.
- Con le macchine
come siamo combinati? – chiesi io.
- A quest’ora saranno già arrivate a casa – mi rispose mio padre.
Ovviamente avevamo
spedito le macchine con l’aereo qui a Phoenix, speravo solo che non ci sarebbero
stati problemi.
- Questo viaggio è proprio una palla – disse Alice.
- Sai parlare solo
così? – gli disse mia madre.
- Cos’è ti ha fatto male sto viaggio? Non si può dire niente – ribadì Alice.
- Vorrei solo che
parlassi un po’ meglio – gli rispose mia madre.
- Dico solo quello
che penso. Poi papà sta camminando a cinquanta. E dagliela una spinta sull’acceleratore – continuò Alice.
- Non dobbiamo mica
fare un gara. E poi questi
sono i limiti in paese. Mi sa che vi devo controllare di più, visto che voi non
rispettate niente. Chissà a quanto andate con le
vostre macchine – ci disse mio padre.
- Sicuramente non a
cinquanta – rispose Rosalie.
- Si, appunto. La
mia macchina i cinquanta nemmeno li conosce – ribadì
io.
I miei fecero finta
di non capire e nemmeno risposero, avremmo finito per
litigare altrimenti. Sapevano che io e le mie sorelle amavamo
la velocità e le nostre macchine le stiravamo parecchio.
- Ah ragazze abbiamo dimenticato di dirvi che qui la scuola è già
iniziata da una settimana – ci disse mia madre.
- E
quando avevi intenzione di avvisarci? – gli chiese Rosalie.
- C’è ne siamo dimenticate,
ma tanto per voi vi ambienterete benissimo, non avrete nessun problema – disse mia madre.
- Si
infatti. Noi i problemi li creiamo solo – dissi io
mentre Alice e Rosalie scoppiarono a ridere.
- Ben detto sorella,
dammi il cinque – mi disse Alice.
- Si
come no. Mi raccomando fatevi riconoscere da subito – ci disse mio padre.
Noi non badammo
nemmeno a quello che aveva detto, continuavamo a ridere già pensando allo
scompiglio che avremmo creato in quella scuola. Restammo in macchina per altri
dieci minuti prima di arrivare in quella che sarebbe diventata la nostra nuova
casa e quasi ci venne un colpo per quanto era bella.
Scendemmo dalla macchina e girammo attorno alla villa, era stupenda. Era circondata da un grandissimo prato verde stile inglese, alcuni
alberi erano posti nei bordi del prato. C’era una
grandissima e bellissima piscina, e la casa, beh, la casa era
fantastica. Entrammo dentro e notammo che l’interno era bello tanto quanto il
fuori.
- Ho l’impressione
che ci divertiremo qui dentro – disse Rosalie
guardandoci.
- Condivido
– dicemmo io e Alice all’unisono.
- Vi piace? – ci
chiese mia madre.
- Si, è fantastica –
rispose Alice a nome di tutti.
- Andate a
scegliervi la stanza – ci disse papà.
Non c’è lo lasciammo
dire due volte e salimmo su per vedere le stanza.
Erano enormi e c’erano tutte le comodità possibili. Ogni stanza aveva il bagno
in camera e questo per noi era una cosa fantastica. Scegliemmo tre stanze l’una
accanto all’altra. Quella centrale era la mia. Tutte e tre le
camera di affacciavano nello stesso terrazzo, quindi erano, in un certo
senso, comunicabili. Sistemammo tutti i nostri vestiti e le nostre
cose nella camera e poi scendemmo giù. Andammo in garage e ci accorgemmo che le
nostre fantastiche macchine era già lì dentro. Non potei che fare un sospiro di sollievo. Io avevo un’ Audi
TT-rs grigio metallizzato, Rosalie un Mercedes SLK nero metallizzato e Alice
una Porsche 911 Turbo gialla. Amavamo le macchine e la velocità e quelle
piccoline sfrecciavano sulla strada come schegge. Io a dire il vero amavo
tantissimo anche le moto, ne avevo due, una Kawasaki
Ninja grigio metallizzato e una Yamaha R1 nera. Controllai e vidi che anche
quelle erano in garage. Adesso ero del tutto tranquilla.
- Nemmeno un graffio
– disse Rosalie controllando tutte le macchine.
- Li andavo a
prendere per i capelli se non c’è le riconsegnavano così come gliele abbiamo lasciate – dissi io.
- So che lo avresti fatto – mi disse Alice.
- Che
palle ragazze, ci pensate, domani a scuola. E io che avevo pensato di fare
festa in piscina – disse Rosalie dispiaciuta.
- Faremo
festa dopo, sta tranquilla. Per fermare noi ci vuole ben altro che la
scuola. E poi vedrai che ci divertiremo – gli dissi io
sorridendo beffarda.
- Questo è assicurato – dissero all’unisono le mie sorelle.
- Dobbiamo
usiamo la mia macchina, ho voglia di fare un giro con la mia piccolina –
gli dissi.
- Se
trattassimo i ragazzi come facciamo con le macchine sarebbero davvero fortunati
– disse Rosalie.
- Questo non
succederà mai – rispose Alice, mentre io e Rosalie annuimmo.
- Mi auguro solo che
ci siano ragazzi carini – disse Rosalie.
- Ci saranno, me lo
sento – gli rispose Alice mentre tutte insieme
scoppiammo a ridere.
L’indomani saremmo dovuti andare a scuola, il divertimento era già
assicurato.
- 0207pantera: Beh sarebbe davvero un sogno se ci fossero nella realtà, ma
purtroppo dobbiamo accontentarci di immaginarceli. Del
resto sognare non costa nulla.
- TanyaCullen: Si, ho preferito usare inquesta storia, sia per le ragazze che
per i ragazzi, l’aspetto fisico degli attori che interpretano i vari
personaggi. Per leggere del loro incontro dovrai aspettare il quinto capitolo. Questo
è raccontato da Bella e il prossimo sarà, invece, descritto da Edward. Per
quanto riguarda il fatto che si sciolga il cuore, beh bisognerà
aspettare un po’. All’inizio tutti e sei proveranno una forte attrazione
fisica, ma nulla che riguardi il cuore. Con il tempo le
cose cambieranno, ovviamente. Adesso corro a leggere la tua fan
fiction e a recensirla.
Ringrazio voi che
avete recensito, ma anche coloro che hanno solamente
letto la mia storia. Un altro ringraziamento va a tutti coloro
che hanno messo la mia fan fiction tra i preferiti:
Ero
distrutto. Avevo avuto doppi allenamenti di basket a scuola, e adesso gli
esercizi in palestra mi stavano distruggendo. E questo
per cosa? Solo per non aver dormito la notte scorsa, del resto avevo di meglio
da fare.
- Dove andiamo stasera? – mi chiese Emmett.
- A letto
– gli dissi.
- Non
essere ridicolo, a letto ci andremo, ma più tardi – mi rispose.
- Corsa in
macchina? – propose Jasper.
- Vada per la corsa – dissi entusiasta.
-
Benissimo. Una doccia veloce e poi andiamo. Devo scommettere
su di te – disse Emmett.
- Ma non ti sei scocciato a scommettere sempre su di me? – gli
chiesi.
- Fin
quando sarai tu a vincere non mi stancherò – mi
rispose Emmett.
- Allora
non ti stancherai mai, visto che vince sempre lui – gli disse
Jasper.
- Appunto.
Così guadagniamo qualcosa – disse Emmett, mentre io e Jasper scoppiammo
a ridere.
- E da quando noi abbiamo problemi di soldi? – gli chiesi
ancora ridendo.
Eravamo i più ricchi della città, non avevamo bisogno certo di queste scommesse per avere soldi nel
portafoglio.
- I soldi
non sono mai troppi – rispose Emmett.
- Di
piuttosto che non vuoi che li vinca qualcun altro – gli disse Jasper.
- Sentite
io mi diverto a scommettere, e poi non c’è niente di più bello che scommettere
sapendo già come andrà a finire – ribadì Emmett.
- Mi sa
che qualche volta perderò di proposito, così poi vediamo come la metti – gli dissi.
- Edward
Cullen che perde di proposito? Ma fammi il piacere.
Per farlo ti devi mettere sotto il culo l’orgoglio e
la reputazione e dubito tu lo faccia – mi disse lui ridendo.
- Hai
ragione, non lo farò mai – gli dissi sincero mentre
scoppiammo a ridere tutti.
Andammo a
casa e ci preparammo. Una doccia veloce e poi andammo in garage a prendere la
macchina. Io avevo un Aston Martin Vanquish nero metallizzata, Emmett una Jaguar
XF-R rossa e Jasper un Audi a5 grigio metallizzato. Salimmo sulla mia macchina e
andammo nel luogo in cui si svolgevano tutte le sere le corse clandestine di
moto e macchine. Da quando ci partecipavo, cioè da
circa quattro anni, non avevo mai perso. Tutte le gare erano vinte da me. Ormai
non ci provavo nemmeno più gusto a gareggiare, ma lo facevo lo stesso perché
adoravo la velocità e queste gare mi mettevano addosso un’adrenalina
da far paura. Non appena arrivammo, Emmett scese dalla macchina e andò a scommettere,
poi rientrò sulla macchina. C’era parecchia confusione, come sempre del resto.
La maggior parte era tutte persone curiose di vedere come si svolgesse
una gara clandestina, altri erano lì per le scommesse, altri per fare il tifo a
quelli che conoscevano. Una ragazza si avvicinò e bussò al finestrino così lo
aprì.
- Hey
bello se vinci sono tua stasera – mi disse lei
maliziosa.
La guardai bene, era davvero una bella ragazza. Fisico slanciato, minigonna molto mini che permetteva di ammirare
due bellissime gambe e un top che lasciava ben poco all’immaginazione.
Aveva gli occhi verdi, anche se con tutto quel trucco che aveva era difficile
accorgersi di quanto fossero belli. Non mi sarebbe dispiaciuto farci una
scopata.
- Bene,
allora preparati, perché sarò io a vincere – gli dissi
mentre lei mi sorrideva.
- Mentre aspetti cerca due amiche, sai anche io e mio fratello
abbiamo bisogno di soddisfare certi bisogni – disse Emmett rivolgendosi alla
ragazza mentre io e Jasper ci mettemmo a ridere.
- Nessun
problema – disse lei allontanandosi.
- Certo
che ha proprio un bel culo – dissi mentre i miei
fratelli si spostarono per guardarlo per poi annuire.
La gara
stava per iniziare. Oltre la mia macchina gareggiavano
altre tre macchine che si posizionarono come me sulla linea di partenza. La
bandiera venne alzata, segno che si stava per
iniziare. Si contò fino a tre e poi la bandiera toccò terra. Si
iniziava. Con un movimento deciso mi portai avanti di tutti e tre le
macchine posizionandomi in testa. Iniziai
a correre a zig zag, in modo da non permettere a nessuno di superarmi, poi
affondai il piede nell’acceleratore portandomi ad una certa distanza da
loro. Guardo nello specchietto retrovisore e mi rendo conto che due auto hanno
urtato tra di loro e si trovarono a fare testa coda.
Ne restava solo una, che mi era dietro. Per rendere la corsa più eccitante decisi di rallentare un po’, per permettere
all’altra macchina di raggiungermi. Quando fu di lato a me, feci un segno di
saluto al ragazzo che guidava l’auto, come per dirgli
che ci saremmo visti all’arrivo, e premetti di più sull’acceleratore
distanziandomi parecchio dall’altra auto. In pochi attimi taglio il traguardo e
mi fermo di fronte alle auto che ci stavamo aspettando con una sonora sgommata
degna di un film.
- Sei
proprio un bastardo – mi disse Jasper una volta fermatomi.
- Perché? – gli chiesi facendo finta di non aver capito.
- L’hai
anche salutato quello che guidava nell’altra macchina come a fargli capire che
era una schiappa – mi disse lui ridendo.
- E’ vero sei proprio bastardo – continuò a scherzare Emmett.
- Vi
ricordo che siamo fratelli – gli dissi mentre tutti e tre iniziammo
a ridere.
- Vado a
ritirare ciò che mi spetta – disse Emmett scendendo dalla macchina per andare a
prendere i soldi della scommessa.
Poco dopo
torna e stavamo per andarcene quando la ragazza di
prima bussa di nuovo al finestrino. Me ne ero anche
scordato.
- Già te
ne vai? Pensavo dovessi fare qualcosa noi due – mi disse lei.
- E’ vero,
me ne ero anche scordato. Salta su dai
– gli dissi.
- E le amiche che mi avevi chiesto? – mi domandò la ragazza.
- Vengono
anche loro – rispose Emmettal mio posto, mentre io sorrisi.
Salirono
tutte e tre in macchina e scomparimmo di lì il più in fretta possibile, era
rischioso visto che la polizia faceva spesso irruzione. La serata a quanto pare non era ancora finita, il vero divertimento
iniziava adesso.
- TanyaCullen: L’idea di trasferirsi nella FF non dispiace
neanche a me…magari si potesse. Comunque
grazie per i complimenti anche per le immagini. Anche in
questo capitolo ho inserito le immagini, ovviamente rivolte ai ragazzi
stavolta.
- 0207pantera: Mi
piace aggiungere le foto per far capire meglio come immagino le cose. Comunque si, casa Swan è una favola, sarebbe un sogno
abitare in una casa così.
Un grazie di cuore a
chi ha recensito e a chi ha messo la mia fan fiction
tra i preferiti:
Questo
sarebbe stato il nostro primo giorno di scuola alla Harbor,
la nuova scuola della nuova città. A dire il vero mi scocciavo un po’ ad
andarci, ma pensare allo scompiglio che avremmo portato con il nostro arrivo mi
bastò a farmi alzare dal mio comodissimo letto. Mi feci la doccia, mi asciugai
i capelli e andai a vestirmi. Mi misi un paio di jeans scuri, una maglietta
bianca a maniche corte con una scollatura vertiginosa visto che faceva ancora
abbastanza caldo, e un paio di converse dello stesso colore della
maglia. Mi stirai i capelli con la piastra e mi truccai, poi scesi giù a fare
colazione. In cucina trovai la tavola imbandita di ogni
leccornia, di sicuro dovevano già essere arrivati i nuovi domestici, perché mia
madre non avrebbe mai e poi mai cucinato tutto quel ben di Dio. Rosalie era già
a tavola e stava già iniziando a fare colazione. Aveva un paio di pantaloni
neri molto stretti che facevano risaltare le sue curve, una canotta molto
aderente rossa, anche questa molto scollata e delle ballerine rosse modello
converse.
- Sono già
arrivati? – chiesi riferendomi ai domestici e indicando la tavola imbandita.
- Si,
questa mattina presto. La cuoca è davvero brava, è
tutto buonissimo – mi rispose.
- Li hai
già conosciuti? – gli chiesi.
- No, ma
tanto ci penserà mamma alle presentazioni. Come se a noi potesse fregarcene qualcosa – mi rispose.
- Appunto
– gli dissi sedendomi a tavola e iniziando a mangiare.
- Bella? –
mi chiese.
- A
quest’ora sarà ancora a letto. Lo sai che ci vogliono le bombe per farla alzare
– gli dissi.
-
Stamattina non servono – mi rispose lei entrando in
cucina.
Indossava
un paio di jeans chiari leggiarmente strappati nelle cosce, una maglietta molto
stretta e scollata con le bretelline nera con dei
richiami argentati e un paio di nike shox nere e argentate.
- Non ci
credo che già sei pronta – gli dissi.
- E invece ci devi credere, sono qui in carne ed ossa – mi rispose
Bella prima di sedersi a tavola e iniziare a fare colazione.
Ci
mettemmo a chiacchierare del più e del meno e quando finimmo di mangiare
uscimmo di casa per andare a scuola. Come ci aveva già
detto Bella, usammo la sua macchina e in poco tempo
arrivammo a scuola. Ovviamente eravamo in ritardo, come sempre del resto. Non
ricordavo mai un giorno in cui, a New York, fossimo arrivate
puntuali a scuola. Posteggiammo l’auto e ci rendemmo conto che in quella città
gusto per le macchine proprio non c’è ne era.
- Ma chi ci vive in questa città? Tu guarda che schifo di
macchine – dissi io non appena uscì dall’auto di
Bella.
-
Veramente, non c’è ne è nemmeno una che si salva.
Fanno tutte schifo. Se i
ragazzi sono come le macchine, mi sa che c’è ne possiamo tornare a New York a
razzo – mi rispose Rosalie.
- Tu
guarda che gioiellino – disse Bella avvicinandosi ad
un’auto che io e Rosalie non avevamo visto.
Ci
avvicinammo e la osservammo estasiate. Era bellissima, un vero gioiello.
- E’ bellissima – dicemmo io e Rosalie all’unisono.
-
Bellissima? E’ stupenda. E’ un Aston Martin, tenuta come un
gioiello, non ha nemmeno un graffio. Il proprietario deve
tenerci parecchio – disse Bella ancora intenta a guardarla.
- In effetti hai ragione. All’uscita cerchiamo di scoprire di
chi è – dissi io mentre le mie sorelle annuirono.
Entrammo a
scuola e andammo in segreteria, dove trovammo una signora intenta a scrivere
qualcosa. Ci avvicinammo per chiedere informazioni, ma non appena ci vide
iniziò a parlare.
- Voi dovete essere le nuove arrivate, non è vero? – ci chiese.
- C’è
bisogno che chiede? Lo vede con i suoi occhi che siamo
le nuove – rispose Rosalie, mentre noi annuimmo.
Ed ecco che iniziavamo. Certe
volte eravamo proprio stronze, o meglio, non certe volte, ma sempre.
- State
calme, la mia era solo una domanda. Vi serve qualcosa?
– ci chiese rendendosi conto del nostro brutto carattere.
- Domande
fuori luogo. Comunque vogliamo i fogli con l’orario e
la piantina dell’edificio – gli disse Bella.
- Ecco a
voi, ma siete già in ritardo, non…- stava iniziando a dire la signora della
segreteria dopo averci passato i fogli da noi richiesti.
- Problemi
nostri. Lei lavora solo in segreteria? – gli chiesi acida.
- Si certo – mi rispose non capendo la mia domanda.
- Allora
se siamo in ritardo non sono problemi suoi,
arrivederci – gli dissi per poi uscire da lì dentro con le mie sorelle.
Ci
separammo e andammo nelle nostre rispettive classi. Eravamo in ritardo di
mezz’ora, conveniva che mi sbrigavo. Seguì la piantina
e arrivai nell’aula di inglese. Che
palle, io odiavo l’inglese. Bussai ed aprì la porta vedendo lo sguardo di tutti
puntato su di me. Che cazzo c’era da guardare? Capisco che ero la novità, ma un
po’ di contegno non fa mai male.
- Lei
sarebbe una delle tre nuove arrivate? – mi chiese il professore.
- Lei mi
ha mai vista prima? – gli dissi mentre ancora ero
davanti alla porta.
- No – mi
rispose lui semplicemente.
- E allora
mi sembra scontato che sia una delle nuove arrivate.
Non capisco perché tutti fanno questa domanda, è così stupida – gli dissi io senza curarmi del fatto che stessi parlando con un
professore.
- Non
credo che andremo molto d’accordo noi due – mi rispose
il professore.
- Non era il mio intento – gli dissi tranquilla.
- Iniziamo
con il piede sbagliato – continuò lui mentre gli altri
ragazzi se la ridevano.
- Questo
sarà il piede di tutto l’anno se non l’ha ancora capito – gli dissi per informarlo.
- Sei davvero impertinente – mi disse lui.
- E lei è davvero noioso. Pensavo che il suo lavoro fosse fare
l’insegnate non mettersi a perdere tempo. Viene pagato per lavorare non per mettersi a chiacchierare –
gli dissi mentre gli altri continuavano a ridere.
- Che
cos’è questa caciara? Tutti zitti e lei signorina si
sieda da qualche parte – mi disse lui smettendo di
provocarmi. Aveva già capito che con me c’è la sbagliava.
Senza
nemmeno rispondergli mi andai a sedere. Mi guardai attorno e mi resi conto di
quanto quei ragazzi fossero monotoni, non appena il
professore li aveva richiamati si erano subito premurati di ricomporsi e di
seguire. Che palle. Mi voltai dall’altra parte e notai
un ragazzo davvero carino, anzi più che carino, direi
che era proprio figo. A differenza di tutti gli altri era
per conto suo e non stava assolutamente prestando attenzione alla lezione. Mi consolai, qualcuno di normale in quella città c’era.
- Cullen è
così noiosa la mia lezione? – disse il professore rivolgendosi a quel ragazzo.
- Una vera
palla – gli rispose il ragazzo, mentre io scoppiai a ridere.
Oltre che
bello aveva carattere, e questo era un altro punto a suo favore.
- Ti
manderei volentieri in presidenza, ma tanto non serve a nulla, quindi nemmeno
ci provo – continuò il professore.
- Ecco infatti. Adesso se non le dispiace tornerei a giocare – gli
rispose il ragazzo predendo
una psp portatile e iniziando a giocare.
Il
professore non gli disse più nulla e tornò a spiegare, mentre io presi il mio
i-pod e mi misi ad ascoltare la musica mentre iniziai
a scarabocchiare. Dopo un po’ alzai gli occhi dal foglio e notai che il
professore guardava verso di me e diceva qualcosa che ovviamente non sentì a
causa delle cuffie nelle orecchie. Mi guardai attorno e vidi che tutti mi
stavano guardando, perfino il ragazzo di prima aveva smesso
di giocare e mi stava osservando. Forse, era meglio togliere le cuffie e così
feci.
-
Finalmente la signorina Swan ci degna della sua preziosa
attenzione – mi disse il professore piuttosto arrabbiato.
- Mi
scusi, ma avevo di meglio da fare che ascoltare le sue
patetiche spiegazioni – gli dissi tranquilla.
- Le sue
sorelle sono impertinenti come lei? – mi chiese cambiando completamente
discorso.
- Non vedo come questo può interessargli – gli dissi.
- Mi interessa considerando che anche loro saranno mie alunne
– mi disse.
- Allora
mi dispiace per lei, dovrà iniziare ad abituarsi al
nostro modo di fare – gli dissi ridendo.
- Non
bastavano i Cullen, adesso anche voi Swan. Non c’è più
rispetto – disse lui guardando me e il ragazzo di prima.
DI sicuro
doveva avere fratelli o sorelle perché aveva parlato al plurale. Da come diceva il professore anche questi Cullen dovevano essere un
po’ difficili di carattere. In quel momento non invidia per niente il
corpo docenti.
-
Pazienza, questa è la vita. Se non la soddisfa quello che fa le
consiglio di cambiare lavoro – gli dissi.
- Ci penserò, grazie per il consiglio – mi disse sarcastico.
- Di
nulla, è stato un piacere. Comunque intanto che lei ci
pensa io torno alla mia musica – gli dissi mettendo di nuovo le cuffie.
Il
professore non disse più nulla, prese le sue cose dalla cattedra e uscì
lasciandoci soli in classe dieci minuti prima della
fine delle lezioni. Meglio così, almeno non avrebbe più rotto. Non appena uscì
dalla classe ci fu la baraonda. Cullen continuò a giocare con la psp, io
continuai ad ascoltare la musica e tutti gli altri invece iniziarono a
lanciarsi palline di carta e gridavano come pazzi, riuscivo a sentirli
nonostante avessi le cuffie. All’improvviso una di quelle palline di carta con
cui stavano giocando mi colpì la spalla. Mi tolsi le
cuffie, mi alzai come una furia e andai verso il
ragazzo che me l’aveva tirata. Mi fermai a venti centimetri dalla sua faccia.
- La
prossima volta che la tua stupida pallina arriva addosso a me
te la faccio mangiare. E’ chiaro? – gli dissi furiosa.
- Scusami non l’ho fatto apposta. Non ho una buona mira – mi
disse lui per giustificarsi mentre gli altri mi
guardavano straniti della mia reazione.
In effetti una nuova
arrivata dovrebbe cercare di farsi degli amici, non dei nemici, ma se gli amici
dovevano essere quei quattro sfigati che c’erano in quella classe, beh,
preferivo stare da sola.
- Allora
se non hai una buona mira smettila di giocare. Domani
ti porto un puzzle così magari sarai capace di giocarci – gli dissi beffarda, mentre notai che Cullen
rideva.
- Ma… –
stava iniziando a dire il ragazzo prima che lo
interrompessi.
-
Tranquillo te lo porto facile, 24 pezzi al massimo. Non credo tu sia così sfigato da non riuscire a comporlo – gli dissi mentre la
campanella suonò.
Tornai al
mio banco, presi le mie cose e uscì di fretta dalla
classe, non prima però di aver guardato Cullen che ancora mi guardava e se la
rideva. Non potei fare a meno di sorridere anch’io e di notare che, quando
sorrideva, era ancora più bello. Seconda ora letteratura. Che
palle.
Risposte alle vostre recensioni
- 0207pantera: Anche
la casa dei ragazzi è un vero schianto. Del resto i soldi c’è
li hanno, quindi. Comunque si casa Swan è stata
arredata da Esme. Nei capitoli successivi si scoprirà.
- TanyaCullen: Grazie per i
complimenti e ti assicuro che se potessi te la farei
sia la casa che la macchina, me la farei anche per me, ma possiamo solo
sognare. Comunque anche secondo me i ragazzi entrano
perfettamente nella parte, i classici belli e dannati, ma ti anticipo che con
il tempo cambieranno. Un bacio.
Un grazie di cuore a
chi ha recensito e a chi ha messo la mia fan
fiction tra i preferiti:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed eccomi con un nuovo capitolo. Ho aggiornato
prestissimo, più presto di così non si può. Forse, entro oggi inserirò
un altro capitolo, quello dell’incontro tra tutti e sei. Non lo so vediamo. Intanto leggete questo, sperando che vi piaccia
e se potete recensite.
WHEN THE
LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 6
LA NUOVA
ARRIVATA
POV EMMETT
Oggi non
avevo nessuna voglia di stare seduto sul banco. Sarei dovuto restare a casa a
dormire. Ieri avevamo fatto nottata e avevo solo due ore scarse di sonno, però ne era valsa la pena, mi ero divertito come un pazzo. Prima con la gara in macchina che il mio fratellino aveva come
sempre vinto e poi con il trofeo della vittoria. Quelle ragazze erano
davvero ok. Erano già passate tre ore di lezione e io ero già stufo. Oggi non
ci sarebbero stati nemmeno gli allenamenti in squadra, quindi
mi toccava fare tutte le lezioni complete. Andai verso la lezione di
fisica, che palle la fisica. Non ero mai riuscito a
capire che materia fosse e poi odiavo il professore, non lo tolleravo
completamente. Non l’avevo mai studiata e nelle verifiche c’erano sempre gli
altri che mi passavano il compito già finito, quindi non avevo mai avuto
problemi. Entrai in aula e mi accorsi che il professore era già seduto alla
cattedra.
- Cullen
sempre in ritardo, non è vero? – mi chiese.
- Senta
non incominci perché non è giornata – gli dissi glaciale
mentre mi andai a sedere al mio solito banco.
Notai che
c’era una ragazza, non l’avevo mai vista, perché se fosse successo me ne sarei
ricordato sicuramente. Era bellissima, doveva essere
una delle tre nuove arrivate. Era statuaria e di una femminilità
indescrivibile. Con una come quelle il divertimento
sarebbe stato assicurato. Mentre mi sedevo, mi accorsi
che mi guardò, ma poi tornò a scarabocchiare un foglio. Non appena mi sedetti,
il professore iniziò a parlare.
- Vi
sarete già accorti che c’è una nuova arrivata – iniziò a dire il professore, ma
venne subito interrotto dalla ragazza.
- Se sta
cercando di presentarmi si risparmi pure il fiato –
gli rispose lei.
- Ma
signorina Swan, mi sembra doveroso presentarla alla classe e poi è un modo
anche per me per conoscerla meglio, per rendermi conto chi ho
di fronte – disse il professore.
- Il suo
lavoro è fare l’insegnante non il presentatore. Adesso inizi a spiegare e si faccia i fatti suoi – gli rispose la ragazza zittendo il
professore.
Bella e
tosta, l’unione perfetta. Quella ragazza era forte, sembrava tutta carina,
tutta delicata e invece azzanna. Perfetto. Il
professore iniziò a spiegare e io appoggiai la testa nascosta tra le braccia sul
banco e mi misi a dormire. Dopo non so quanto il professore si mise ad urlare
il mio nome non so quante volte e mi svegliò
costringendomi ad alzare la testa e a guardarlo.
- Che cazzo urla? – gli dissi furioso. Se
c’era una cosa che odiavo era essere svegliato in quel modo.
- Moderi i
termini. Gli sembra il luogo adatto a dormire questo? – mi disse.
-
Qualunque luogo è adatto a dormire – gli risposi io
senza problemi.
- Vuole
fare lo spiritoso come sempre? Bene, adesso la interrogo così vediamo se lo spirito
gli passa – mi disse lui.
- E mi ha svegliato per dirmi questo? Lei non è per niente normale – gli dissi.
- Mi
spieghi chi era Coulumb e cosa dice la sua legge – mi disse il professore
ignorando quello che gli avevo detto.
- Ma
secondo lei, a me che cosa me ne può fregare di chi
sia Colombo e la sua legge del cazzo? – gli risposi.
- Coulumb
– mi corresse lui.
- Colombo
o Coulumb non ha importanza, il concetto non cambia, e adesso mi lasci dormire in santa pace – gli dissi.
- Ma lei si rende conto di quello che dice? – mi disse il
professore allibito dalla mia reazione.
- Senta
gliel’ho detto che oggi non è giornata, quindi chiuda
quella bocca e non rompa. Mi metta pure due basta che stia
zitto. Voglio dormire – dissi urlando ed alzandomi dal
banco spostandolo con un calcio.
Vidi il
professore terrorizzarsi dalla mia reazione, così non mi rispose e continuò a
spiegare, mentre io mi sedetti di nuovo al mio banco. Tutti tornarono a
seguire, tranne la ragazza nuova che aveva preso una lima e si stava limando le
unghie. Non era mai successo che una ragazza assumesse un comportamento così a
scuola, nemmeno quelle che erano definite le snob della scuola, le popolari della
scuola. Il professore all’inizio non se ne accorse e lei continuò senza farsi problemi, mi scappò
una risata. Dopo un po’ il professore se ne accorse e
la richiamò.
-
Signorina Swan, ma cosa sta facendo? Siamo in un centro di bellezza? – chiese
il professore.
- Mi
scusi, ma sa siamo arrivati ieri qui a Phoenix e non ho avuto tempo di andare
in un centro per farmi la manicure – gli disse
sarcastica.
- Ah
certo, mi scusi allora. Vuole che le porto una tazza di te e qualche biscotto?
– gli disse lui.
- Non si
preoccupi. Comunque, invece, del tè preferirei un
caffé, sa la sua lezione è talmente noiosa che un po’ di caffeina aiuterebbe –
gli disse lei.
Era ufficiale, quella ragazza era super.
- Credevo
che l’impertinenza di Cullen non potesse avere concorrenza, invece a quanto
vedo mi sbagliavo – gli disse il professore.
- Cosa vuole farci, al peggio non c’è mai fine – disse lei
riprendendo a limarsi le unghie.
- Potrebbe
smettere? – gli chiese il professore.
- Non vedo
un motivo valido per farlo. Comunque se gli do
fastidio lo dica – gli disse lei.
- Mi da
fastidio – replicò il prof.
- Allora
forse è meglio che esco dall’aula – disse lei facendo
per alzarsi.
- Non ci
posso credere. Siediti – disse lui.
- Come vuole – gli rispose lei continuando imperterrita a limarsi
le unghie.
Non potei
fare a meno che ridere.
- Lo trova
divertente Cullen? – mi chiese il professore.
- A dire
il vero si e molto anche – gli dissi mentre la ragazza
si voltava a guardarmi.
- Non vedo
perché – mi disse lui.
- E’ più divertente non essere l’unico a farle saltare i nervi – gli
dissi continuando a ridere.
-
Inconcepibile. Sai cosa sarebbe divertente, invece? – mi disse.
- Sono
convinto che adesso me lo dirà – gli risposi.
- Sarebbe
divertente se ti espellessero dalla scuola, o almeno ti dessero un lungo mese
di sospensione – mi disse lui mentre io scoppiai a
ridere rumorosamente.
La ragazza
non capì la mia reazione e si girò di nuovo a guardarmi con uno sguardo che
voleva dire “ma che ti ridi dopo quello che ti ha
detto”.
- Che strano, quello a dormire sono io quindi dovrei essere io
a sognare, eppure lo fa lei. Sa benissimo che nessuno mi espellerebbe dalla
scuola ne tanto meno mi sospenderebbe. Si ricordi che
la reputazione della scuola dipende anche da me. Se io verrei a mancare addio
squadra di football, e questo sa cosa significherebbe? Che la prestigiosa Harbor non sarebbe poi così prestigiosa come la
definiscono. Le voglio ricordare che la scuola dove lei lavora è famosa
soprattutto per le infallibile squadre di football, di
basket e di nuoto. Se manda via i migliori lei
rischierebbe di perdere il posto e la scuola rischierebbe la chiusura – gli
dissi continuando a ridere.
La ragazza
mi guardò e scoppiò a ridere anche lei, mentre gli altri ragazzi erano seri, avrebbero voluto ridere, ma non lo facevano per paura della
reazione del professore. Che sciocchezze. Cosa poteva fargli di male un essere insignificante come
quello? Il professore non riuscì a dirmi nulla e, considerando
il fatto che era appena suonata la campana, prese le sue cose e uscì
dalla classe. Io feci lo stesso, non prima però di aver rivolto un sorriso alla
nuova ragazza. Con il suo arrivo ci sarebbe stato da divertirsi e se le altre
due arrivate erano come lei, beh il divertimento
sarebbe stato ancora maggiore.
Risposte alle vostre recensioni
- TanyaCullen: Anch’io adoro Alice, o meglio io adoro tutti i Cullen. Comunque si,
sta tranquilla, che cambieranno tutti. Butteranno la maschera di duri che hanno
e faranno vedere il loro io. Grazie per i complimenti.
- mcgi86: Eccoti un
altro capitolo. Forse non farà ridere come l’altro, ma spero
che piacerà.
- nefertiry85: Ho
provato a cambiare il carattere di tutti i personaggi. All’inizio mi sembrava
strano, perché anch’io non c’è li vedevo così, ma poi
ci ho preso gusto.
Un grazie di cuore a chi ha recensito e a chi
ha messo la mia fan fiction tra i preferiti:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed eccomi qui, come promesso, con un nuovo
capitolo. Finalmente i Cullen conoscere le ragazze Swan. Spero
che anche questo capitolo vi piacerà e se vi va recensite.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 7
INCONTRO
IN SALA MENSA
POV JASPER
Finalmente
era l’ora della pausa pranzo, non ne potevo più di
lezioni. Oggi era stata una giornata noiosissima, a parte la prima ora, quella di inglese, quella in cui c’era la ragazza nuova. Era forte,
aveva tenuto testa al professore, anzi a dire il vero aveva iniziato a
provocarlo senza un motivo apparente, come facevo sempre io. Sembrava una dura,
una che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
E poi la storia del puzzle che aveva uscito fuori era
stata fantastica, non avevo potuto fare a meno di ridere e per le ore a seguire
se ci pensavo ancora ridevo. Uscì dalla classe e in corridoio trovai Emmett e
Edward che mi aspettavano per andare a mensa.
- Che ti ridi? – mi chiese Edward notando che stavo ridendo.
- La prima
ora ho avuto in classe una delle tre nuove arrivate, è
una forza della natura – gli dissi.
- Che vuoi dire? – continuò Edward, mentre Emmett se la
rideva.
- Che nemmeno è entrata si è messa a provocare il professore
come facciamo noi, poi si è messa le cuffie e si è ascoltata la musica. Quando
il prof l’ha beccata, lei gliene ha dette di tutti i
colori, a tal punto da farlo uscire dalla classe prima della fine delle
lezioni. Quando se ne è andato, gli altri hanno
iniziato a tirarsi palline di carte, uno l’ha colpita sulla spalla. Si è alzata
come una furia e l’ha ucciso con le parole, poi gli ha detto
che visto che era così sfigato da non avere nemmeno la mira, gli avrebbe
portato un puzzle da 24 pezzi per farlo giocare. Ma
voi dovevate vederla in faccia, lei seria come se stesse dicendo chissà cosa –
gli dissi ancora ridendo.
- Forte la
ragazza. E com’è? – mi chiese Edward.
- Una
bella ragazza. Magra, capelli castani, occhi verdi, sguardo
furbo. Bella davvero – gli dissi sincero.
- Adesso
la vediamo – disse Edward mentre Emmett continuava a
ridere.
- Che cazzo ti ridi? – gli chiesi.
- Un’altra
delle tre arrivate oggi in classe si è messa a limarsi
le unghie davanti al professore e quando lui se ne è accorto dovevate vedere
con che tono rispondeva – disse Emmett ancora ridendo.
- Mi sa
che è di famiglia allora – gli dissi.
- E poi anche lei è bella, anche troppo. Capelli lunghi
castani e occhi dello stesso colore. Alta, abbastanza formosa. Solo a guardarla
mostrava una femminilità che raramente ho visto, e io ne ho
viste di ragazze – disse Emmett.
- Voglio
proprio vederle queste nuove arrivate – disse Edward.
- Anche io
– dicemmo all’unisono io e Emmett.
- Non mi direte che sono quelle lì? – disse Edward entrando a mensa e
indicandoci con gli occhi un tavolo, il nostro tavolo.
- Proprio
loro e direi che la bellezza è una dote di famiglia –
dissi guardando le altre due.
- Concordo – dissero all’unisono Emmett e Edward.
- Non
crediate che io cambi tavolo solo perché ci sono loro
– gli dissi.
- Nessuno
l’ha pensato – mi disse Edward mentre Emmett annuiva.
Quel tavolo era sempre stato il nostro.
Ci
avvicinammo e prendemmo qualcosa da mangiare mettendoli nei vassoi, poi ci
dirigemmo al nostro tavolo anche se oggi sembrava
essere occupato. Ci guardammo attorno e notammo che tutti stavano fissando le
ragazze, nessuno si era avvicinato, forse, era girata
voce del caratterino che si ritrovavano. Arrivati al tavolo ci fermammo. Tutte
e tre smisero di parlare e ci guardarono.
- Questo
tavolo è il nostro – disse Emmett.
- Come vi
chiamate? – chiese la ragazza dai capelli castano ramati,
quella che nessuno di noi tre aveva conosciuto.
- Non vedo
perché questo possa interessarti – gli rispose Edward.
- Bene,
allora sloggiate – continuò la ragazza.
- Non vedo
perché dovremmo farlo. Il tavolo è nostro – ribadì
Edward.
- Ma tu vedi a questo – disse sempre la stessa ragazza.
- Cullen –
disse la ragazza che era in classe con me rivolgendosi alla sorella.
- Cullen?
– ripeté la ragazza di prima mentre guardava il tavolo
e alzava i vassoi per controllare qualcosa.
- Cosa stai facendo? – gli chiesi.
- Avete detto che il tavolo era vostro, allora controllavo se ci
fosse scritto il vostro nome – mi rispose la ragazza.
- Ma non c’è – continuò la ragazza dagli occhi castani.
- E questo cosa significherebbe? – chiese Emmett.
- Che
questo tavolo non è vostro – disse la ragazza dell’ora
di inglese.
- Adesso è nostro – continuò quella dagli occhi castani.
Edward
controllò il tavolo, poi alzò gli occhi e le guardò.
- Non c’è scritto nemmeno il vostro di nome – gli disse.
La ragazza
dai capelli castani ramati prese lo zaino e ne
estrasse un pennarello indelebile nero. Poi spostò i vassoi che noi avevamo
appoggiato sul tavolo e scrisse a caratteri cubitali “SWAN”.
- Adesso
c’è scritto, quindi sloggiate – disse la ragazza del pennarello
mentre le altre due ridevano.
- Non
credo proprio – ribadì Edward e anche lui prese un
pennarello indelebile dallo zaino e scrisse sempre a caratteri cubitali
“CULLEN”. I due cognomi erano l’uno accanto all’altro, scritte con pennarelli
dello stesso colore, ma da calligrafie diverse. Poi Edward posò il pennarello e
si sedette al tavolo, mentre io e Emmett facemmo lo
stesso.
- Bene,
adesso c’è scritto anche il nostro – disse Emmett,
mentre la ragazza della scritta lanciava sguardi di fuoco ad Edward.
- Questa
si chiama convivenza forzata – disse la ragazza che
avevo conosciuto io.
- Se non vi piace siete sempre libere di andarvene – gli
risposi io.
- Va beh,
io sono Alice – disse la ragazza dell’ora di inglese.
- Io sono Emmett – rispose mio fratello.
- Rosalie
– continuò la ragazza dagli occhi castani.
- Io sono Jasper – dissi.
- Tu non
ne hai nome? – disse la ragazza che non si era ancora presentata riferendosi a
Edward.
- Non mi sembra di aver sentito ancora il tuo – gli rispose Edward.
- Lei è Bella – disse Alice.
- E lui è Edward – gli dissi io.
- Una
curiosità, chi è il capo cheerleader? – ci chiese Alice.
- Quella
ragazza con i capelli lunghi biondi e gli occhi verdi, quella che sta bevendo la cola e guarda verso di noi – gli dissi.
- Ho vinto la scommessa, pagare prego – disse Alice alle sue
sorelle.
- Non è ancora detto – rispose Rosalie.
- Chi è
invece il co-capitano? – ci chiese Bella.
- Quella
ragazza seduta accanto a lei al capitano – disse Emmett.
- Cazzo,
non è giusto – disse Alice.
- Pazienza
sorellina, sarà per la prossima volta – gli rispose
Bella.
- Che
scommessa avete fatto? – chiese Emmett curioso.
- Alice diceva che il capitano fosse quella bruna e che il
co-capitano fosse la ragazza a fianco a lei con i capelli rossicci, mentre noi
dicevamo fosse la bionda – ci spiegò Rosalie.
- E cosa c’era in gioco? – chiese Edward.
- Tutta la
collezione autunno di Armani – disse Bella.
- Cazzo,
non mi fate pensare a quello che ho perso – si lamentò
Alice.
- Ti rifarai – gli disse Rosalie.
- Da
quanto è capitano? – ci chiese Alice.
- Da
quando ha iniziato a frequentare la Harbor – gli disse
Emmett.
-
Poveretta, quasi mi dispiace – disse Alice.
- Cosa ti dispiace? – chiesi curioso.
- Rubargli
il posto – mi rispose lei come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
-
Conoscendola non credo che sarà così semplice – gli dissi
io.
- Conosci
lei, ma non conosci me. Ottengo sempre quello che
voglio – mi rispose.
- Me lo auguro per te – gli dissi.
- Comunque, grazie mille per le informazioni, ma non fatevi
strane idee – ci disse Alice.
- In che
senso? – gli chiesi.
- Non
vorremmo che pensasse che con questa breve chiacchierate
siamo diventati amici, o cose del genere, perché non era il nostro intento. Ci
servivano solo delle informazioni e voi ci siete stati molto utili, tutto qua –
disse Bella.
Noi che ci
facevamo strane idee? Come si vede che non ci conoscevano assolutamente. Le
ragazze sbavano dietro a noi e loro dovevano solo
ritenersi fortunate che gli avessimo rivolto la parola nonostante fossero
appena arrivate. C’era gente lì dentro da anni e non tutti avevano avuto
l’opportunità di parlare con noi, quindi loro erano state davvero baciate dalla
fortuna. E poi farci strane idee di cosa? Cosa pensavano che volessimo conquistarle? Noi che non
eravamo mai state nello stesso letto con una ragazza per più di una volta? Che sciocchezze. Erano davvero troppo sicure di sé,
sembravano come me e i mie fratelli però al femminile.
Non saremmo mai riusciti ad andare d’accordo con quelle lì, nemmeno se avessimo voluto e a dire il vero non ci tenevamo, almeno per
quanto mi riguardava era così.
- Non
siamo i tipi da farci strane idee, voi piuttosto cercate di non farvene – gli disse Edward.
- Su
questo puoi esserne sicuro, a malapena mi ricordo il
tuo nome – gli rispose Bella.
- Mi
piacerebbe crederti, ma non ci riesco. Chi mi conosce
non mi dimentica – continuò Edward.
- La
stessa cosa vale per me – gli disse lei.
- Lo terrò a mente – continuò Edward.
- Comunque dovremmo trovare una soluzione per il problema
tavolo – disse Rosalie.
- Il
tavolo è nostro da sempre, quindi se avete problemi risolveteveli tra di voi. Noi da qui non ci muoviamo –
gli disse Emmett.
- E cosa vi fa credere che, invece, noi lo faremmo? – disse
Alice.
- Nessuno
c’è lo fa credere, ma vi assicuro che sarete voi a sloggiare – gli dissi io mentre loro ci mandavano sguardi assassini.
- Inutile
guardarci così, vi ricordo che gli sguardi non possono uccidere – gli disse
Edward ridendo, mentre io e Emmett facemmo lo stesso.
- Buon
pranzo – disse Emmett alzandosi.
- Spero
non vi vada di traverso – gli dissi alzandomi anch’io.
- Sta tranquillo non succederà – mi rispose Alice.
- Il
tranquillo è morto preoccupato con dieci colpi di pistola sparati nella testa,
vedete un po’ voi – disse Edward alzandosi anche lui e uscendo dalla mensa seguito da noi, senza nemmeno dargli il tempo di
controbattere.
- Prevedo un anno molto divertente – disse Emmett riferendosi
alle ragazze.
- Non potrei essere più d’accordo – gli risposi.
-
Finalmente abbiamo trovato pane per i nostri denti. Mi ero stufato delle solite
oche che non fanno che abbassare la testa e accontentarci in tutto – disse
Edward mentre io e Emmett annuimmo.
L’arrivo
di quelle tre avrebbe cambiato tante cose, avrebbe portato un po’ di movimento
e divertimento per noi, ne ero convinto.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE
LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 8
ALL’USCITA
DI SCUOLA
POV
ROSALIE
Il primo
giorno di scuola nella nuova città era finito ed era andato più
o meno come c’è lo aspettavamo. A dire il vero non credevamo di
incontrare quei tre presuntuosi dei Cullen, ma era stato divertente parlare con
loro, almeno avevano movimentato un po’ la mattinata, che era stata piuttosto
noiosa. Avevo già visto uno dei tre in classe e mi aveva colpito per il modo in
cui si era comportato e a dire il vero anche per la sua bellezza. Era quel
genere di ragazzo capace di mettere in subbuglio gli ormoni di una ragazza solo
a guardarlo. Aveva un fisico perfetto ed un viso davvero niente male, e poi
anche di carattere sembrava non dispiacermi, era un po’ come me e le mie
sorelle e da quello che avevo potuto notare a mensa i
suoi fratelli non erano da meno. Uscì dalla classe e andai in cortile dove
trovai Bella e Alice sedute su una panchina. Mi avvicinai e notai che stavano
parlando dei Cullen.
- Ancora
di loro si parla? – chiesi senza fare nomi, tanto loro
avrebbero capito.
- Sono la rivelazione del giorno – mi rispose Bella.
- Si,
infatti. Almeno la nostra permanenza qui sarà più divertente
– gli risposi io.
- Questo è
garantito. Non mi sono sembrati per niente dei tipi che si fanno mettere i
piedi in faccia da qualcuno, tanto meno dalle ragazze – disse
Alice.
- Infatti, è per questo che sarà divertente stuzzicarli –
disse Bella, mentre iniziavamo ad andare verso la macchina.
- Mi sa
che qui dentro sono loro a comandare – gli dissi io.
- Si lo sono. Durante matematica ho sentito delle ragazze che
parlavano e dicevano questo. Tutti dipendono da loro e le ragazze pendono dalle
loro labbra – ci spiegò Alice.
- Beh, di essere belli sono belli. Non gli si può dire nulla –
disse Bella, mentre io e Alice annuimmo.
- Si hai
ragione, ma se pensano che noi ci comporteremo come le oche che ci sono qui
dentro si sbagliano di grosso – gli dissi io.
- Questo è naturale – risposero loro all’unisono.
Ci
avvicinammo verso il posteggio e notammo tre ragazzi che fissavano ammaliati la
macchina di Bella, in effetti era davvero una bella
macchina. Erano girati di spalle, non si vedevano in viso e di certo non
avremmo potuto riconoscerli, visto che eravamo in
quella scuola da solo un giorno.
- Un vero
gioiello e poi è tirata a lucido, non ha nemmeno un graffio – disse il ragazzo più alto.
- Deve essere delle nuove arrivate, qui nessuno, a parte noi,
si può permettere auto del genere – disse l’altro.
Non servì
sentire altro, quei tre dovevano essere senza dubbio i Cullen, a quanto avevo
sentito dire erano i più ricchi e popolari della città. Adesso capivo anche a
chi apparteneva la Aston Martin che avevamo visto
stamattina. Non c’è che dire, erano belli e avevano anche gusto in fatto di
macchine.
- Giù le
mani dal mio gioiellino – disse Bella rivolgendosi ai ragazzi che subito si
voltarono.
Non mi ero sbagliata, erano i Cullen.
- Nessuno
mi sta toccando tranquilla – gli rispose Edward per
provocare mia sorella.
- Lo vedo.
Soltanto degli idioti si avvicinerebbero a te – gli rispose
lei.
- Lo terrò
a mente in modo da ricordartelo quando sarai tu ad
avvinghiarti su di me – la rimbeccò lui.
- Ti
piacerebbe. Ti consiglio di sognare il possibile non
l’impossibile – gli rispose lei.
- Vedremo,
comunque complimenti hai davvero una bella macchina.
Non credevo avessi questo genere di gusti – gli disse lui.
- Si vede
che non mi conosci – gli rispose lei acida.
Questo
Edward riusciva a far saltare i nervi a Bella alla velocità della luce, non che
le ci volessero molto per saltargli, ma con lui il suo record era aumentato.
- Non ti
agitare Bellina – gli disse Emmett.
Oh cazzo.
Come l’aveva chiamata? Bellina? Quel ragazzo voleva essere ucciso prima del
tempo. In quel momento non sarei voluta essere nei suoi panni. Mi scappò una
risata e lo stesso successe ad Alice, infatti ci
guardammo come a dire “povero lui”. Bella si avvicinò a lui furiosa.
- Se ti
azzardi a chiamarmi di nuovo in quel modo ti do un calcio
talmente forte che ti mando le palle a far salotto con le tonsille, stronzo –
gli rispose lei puntandogli un dito contro.
- Hai
carattere ragazza – gli rispose Emmett mentre io,
Alice e gli altri due Cullen scoppiammo a ridere.
- Bella
andiamo dai – gli dissi mentre lei ancora lanciava
sguardi di fuoco a Emmett.
Non appena
terminai la frase due ragazze, quelle che oggi avevamo
visto in mensa, il capitano e il co-capitano delle cheerleader, si avvicinarono
su di noi buttandosi addosso ai ragazzi.
- Hey
ragazzi non ci presentate le nuove arrivate? – chiese la bionda ridendo, mentre i ragazzi cercavano di
scrollarsele di dosso.
- Ci mancavano solo queste due galline – dissi io.
- Scusa? –
mi chiese la bruna.
- Hai
capito benissimo. Siete due galline, sloggiate da qui – disse
Alice.
- Voi non
avete idea con chi state parlando? – disse la bruna.
- Vi
conviene farci amiche se non volete essere completamente escluse qui a scuola –
continuò la bionda.
- Correremo il rischio – rispose Bella.
- Ma come fate a parlare con queste qui? – continuò la bruna
rivolgendosi ai ragazzi.
- C’è lo
chiediamo anche noi – dissi io.
I ragazzi
in compenso se la ridevano come dei pazzi.
- Ma che
cazzo c’avete da ridere? Non lo sapete che il riso
abbonda sulla bocca degli stupidi? – gli disse Alice.
-
Veramente abbonda sulla bocca degli sciocchi – gli rispose
Jasper.
- Guarda
questo, puntualizza pure – continuò Alice.
- Vuol dire che oltre ad essere stupidi siete anche schiocchi – gli
dissi.
- Le
uniche perfette siete voi? – ci disse la bruna.
- Vi
sentite chissà cosa, ma vi siete viste allo specchio? – continuò la bionda.
- Ogni
mattina – gli dissi io.
- Britney cerca di sloggiare – gli disse Edward allontanandola da sé.
Sembrava
un koala, l’aveva praticamente rinchiuso in una morsa con
le sue braccia.
- E tu Kim
seguila – disse Emmett.
- Ho la
leggera impressione che da oggi avete perso il vostro
primato. State attente prima di ritrovarvi tra gli sfigati
– gli disse Jasper.
- Non dire
sciocchezze, queste qui sono semplicemente ridicole. Con il caratterino che si
ritrovano non dureranno nemmeno un mese. Si ritroveranno a non poter uscire
nemmeno di casa – disse quella che doveva chiamarsi
Britney, mentre l’altra annuiva.
-
Piuttosto che sperare che saremmo noi a non poter uscire di
casa, vi consiglierei di stare attente voi a non mettere piede fuori casa,
sapete l’influenza aviaria colpisce anche le galline – gli dissi mentre tutti
scoppiarono a ridere escluse le due ragazze.
- Adesso
spostatevi che dovremmo andarcene – disse Bella entrando in macchina mentre io
e Alice la seguimmo.
I ragazzi
si stavano ancora piegando in due dalle risate, mentre quelle due erano
furibonde.
- Sorellina sei grande, quella che hai detto me la devo
scrivere – mi disse Alice, mentre Bella se la rideva.
Accendemmo
lo stereo e ascoltammo la musica, poi mi venne in mente una cosa.
- Hey
Bella certo che quell’Edward te le fa proprio girare, ti incazzi
nemmeno apre bocca – gli dissi.
- E’
un’idiota. Si sente “Miss Perfezione”, sto stronzo –
mi rispose.
- Beh in effetti non ha tutti i torti a sentirsi così. E’ un figo
da paura – disse Alice mentre io annuì.
- Si è
vero, ma odio gli idioti, anche se una scopata con lui c’è la farei volentieri – ci rispose lei.
- Beh, non
sei l’unica. Comunque anche i suoi fratelli non
scherzano. Sono tutti ben assortiti – gli dissi io.
- Condivido pienamente – mi rispose Alice.
- Forse,
in fondo, non è stato poi così male venire qui – gli
dissi.
- Si,
forse, in fondo, hai ragione – mi rispose Alice,
mentre Bella se la rideva.
Prima di
tornare a casa ci facemmo un giro per vedere un po’ il posto. Tutto sommato non era male. Restammo tutto il pomeriggio in
giro e a cena ci fermammo in un pub a mangiare e bere
qualcosa. Incontrammo dei ragazzi passando la serata con loro. Ci divertimmo abbastanza
e non potemmo fare a meno di pensare che se tutti i ragazzi della città “funzionavano”
come loro, beh il divertimento sarebbe stato assicurato.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito. Mi fa piacere sapere che la storia mi piace. Mi intriga molto scriverla,
anche perché me li immagino seriamente così. Comunque
spero che vi piaccia anche questo capitolo. Recensite. Un kiss
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Anche oggi ho postato un altro capitolo subito. Spero che
vi piacerà.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 9
CHE
SCHIANTO
POV EDWARD
Nell’ultima
settimana i ragazzi di scuola non avevano fatto altro che parlare dell’arrivo
di tre nuovi iscritti, anche se non si sapeva ne chi
fossero ne come fossero. Ieri le domande di tutti avevano avuto delle risposte,
visto che erano arrivate a scuola. Io e i mie fratelli
non eravamo stati per niente interessati al loro arrivo, pensando di doverci
imbattere in ragazze che avrebbero fatto di tutto per girarci intorno e per
attirare la nostra attenzione o in ragazzi che in ogni modo sarebbero voluti
entrare a far parte del nostro gruppo o per lo meno a farci amici. Ci
sbagliavamo alla grande e ieri c’è ne eravamo accorti.
Le nuove arrivate erano tre sorelle che avevano un caratterino tutto loro,
erano le classiche tipe che non si facevano mettere i piedi in faccia da
nessuno, le classiche tipe che ti dicono le cose in faccia e che non si intimoriscono a insultare i più popolari della scuola,
insomma, delle ragazze che sanno tenere testa a me e ai mie fratelli, cosa non
facile. Non avevamo mai incontrato una ragazza così ed esserci imbattuti in un
solo giorno non in una, ma in tre ragazze così era
stato davvero fantastico. Divertimento allo stato puro e così sarebbe
continuato ad essere per il resto dell’anno. Un altro punto a loro favore era
anche la loro bellezza, erano davvero molto belle.
Ogni cosa in loro si trovava al posto giusto, sembrava essere state modellate
per fare invidia alle ragazze e il loro carattere non faceva altro che farle sembrare ancora più interessanti. Era stato un vero
sballo parlare con loro, anzi più che parlargli
provocarle. Erano riuscite a tenerci testa alla grande e questo non era mai
successo. Se fino a ieri quello che mi spingeva ad
andare a scuola erano solo i miei adorati allenamenti di basket, adesso oltre a
questo si univa la presenza delle nuove arrivate. Mi sarei
divertito un sacco, andare a scuola iniziava a diventare davvero
interessante. Mi alzai dal letto e dopo essermi fatto una doccia mi preparai e
scesi giù. Ovviamente, la colazione era già pronta,
rigorosamente servita da una delle nostre domestiche. Mi catapultai al
tavolo e mi sedetti a fare colazione, i miei fratelli di sicuro avevano già
finito, perché mezza tavola era già stata ripulita. Quando terminai andai in
salotto e li vidi intenti a giocare alla play station
così mi avvicinai e visto che ancora era presto per andare a scuola, presi un
joystick e iniziai a giocare con loro. Ovviamente, si trattava di una gara di
macchine. Vinse Emmett.
- Ti ho battuto fratello – mi disse Emmett allegro.
-
Complimenti, fossi in te festeggerei perché con me solo le gare virtuali puoi vincere – gli dissi ridendo seguito da Jasper mentre
Emmett tornava serio.
- Colpito
e affondato – disse Jasper a Emmett.
In risposta Emmett si
tolse quell’espressione seria sul viso che proprio non gli si addiceva e
riprese a ridere. Notammo che era ora di andare e uscimmo di
casa per andare a scuola. Usammo la Jaguar di Emmett,
di solito, facevamo un giorno per una, in modo da non usare sempre la stessa macchina.
Arrivammo a scuola e posteggiammo la macchina, poi andammo a sederci su un
muretto nel giardino della scuola per aspettare che suonasse la campana. Come
sempre tutti guardavano verso di noi e ognuno era indeciso se avvicinarsi o meno, stare con noi significava essere popolari li dentro,
ma soprattutto per gli altri stare con noi significava sentirsi importanti,
anche se non avevo mai capito il vero motivo per cui pensavano questo.
- Oggi hai
gli allenamenti? – mi chiese Jasper divertito, anche se non compresi il motivo.
- Come
ogni giorno – gli risposi.
- Come
ogni martedì vorrai dire – mi corresse Emmett
mettendosi a ridere.
Merda,
oggi era martedì e questo significava che agli allenamenti avrebbe assistito
una classe tra le tante. Il preside della scuola credeva molto nelle squadre di
basket, football e nuoto e per questo ogni settimana,
in giorni stabiliti, una classe, ogni volta diversa, doveva assistere agli
allenamenti delle varie squadre. Il martedì toccava al basket, il giovedì al
football e il venerdì al nuoto. Odiavo queste giornate, perché odiavo avere rompiscatole tra i piedi durante i miei adorati
allenamenti.
- Cazzo è
vero, mi sono completamento dimenticato che oggi è martedì – gli dissi io.
- L’avevamo notato – dissero all’unisono i miei fratelli.
- Potevate ricordarmelo – gli dissi io.
- Sarebbe
cambiato qualcosa? – mi chiese Jasper.
- Mi sarei
preparato psicologicamente – dissi, mentre la mia attenzione venne
catturata da qualcos’altro.
Un’auto
stava posteggiando nel cortile della scuola, ma non un auto
normale, una Porsche gialla. Era bellissima. Immaginai subito a chi appartenesse.
- Swan –
dissi solamente.
- Se ne
intendono di macchine. Ieri un’Audi TT, oggi una Porsche, vediamo domani con
cosa spuntano – disse Emmett ancora intento a guardare
la macchina.
- Ne manca
una – disse Jasper notando che dalla macchina si potevano notare solo le figure
di Alice e Rosalie che, però, non erano ancora scese
dalla macchina.
- Non ditemi che quella lì è Bella? – chiesi io indicando con lo
sguardo una ragazza su una Yamaha R1 che stava posteggiando accanto alla
Porsche.
- Credo
proprio di si – mi dissero all’unisono i miei
fratelli.
- Non ci posso credere, sono patite anche di moto. Quelle ragazze sono fantastiche – dissi io estasiato.
- Per una
volta condivido con te – aggiunse Emmett.
- E’ la
prima volta che definiamo delle ragazze fantastiche, non sarà un brutto segno?
– ci disse Jasper.
Non gli rispondemmo, ci limitammo solo a scrollare le spalle. Io
rimasi a guardare Bella sfilarsi il casco della moto e aggiustarsi i capelli
che iniziarono a fluttuare nell’aria. Quel gesto era tremendamente sexy, o forse lo era se fatto da lei. Non appena scese dalla
moto e posò il casco, la mia attenzione non fu più sulla moto, ma su di lei.
Indossava una minigonna, molto mini, bianca, grazie alla quale si potevano
notare delle bellissime, slanciate e perfette gambe, una canotta aderente dello
stesso colore che metteva in risalto tutte le sue
forme, una giacchettina nera traforata e degli stivali col tacco marrone chiaro
alla cowboy. Sulla canotta aveva un cinta bianca messa
come puro accessorio, un’infinità di lunghe collane al collo e lo stesso per i
bracciali al polso e due cerchi come orecchini, il tutto indossato con un stile
davvero impeccabile. Era davvero bellissima, o forse dire bellissima era un
aggettivo che sminuiva di gran lunga la sua bellezza.
Mi guardai attorno e mi resi conto che la stavano fissando tutti, non gli
toglievano gli occhi di dosso. Quando scesero dalla macchina
le altre due la meraviglia crebbe ancora di più. Anche loro sfoggiava
un look che risaltava i loro fisici. Rosalie indossava
una minigonna, anche lei molto mini, rossa, una maglietta bianca maniche corte
con un disegno nel davanti e un paio di scarpe rosse che si allacciavano alle
caviglie dal tacco vertiginoso. Anche lei aveva curato
molto gli accessori, infatti, indossava una sorta di foulard argento semi
trasparente, una marea di bracciali rossi e argento ai polsi e dei cerchi come
orecchini. Alice aveva, invece, un vestitino molto mini
grigio fumo con una scolla a V ricamata di nero e un paio di stivali
neri con il tacco. Anche lei indossava molti bracciali
al polso e un’infinità di collane intorno al collo. Erano tutte e tre
bellissime, sicuramente le ragazze più belle che avessi mai visto e io di
ragazze ne avevo visto davvero tante. Già da ieri mi
ero accorto che erano davvero belle, ma oggi con questo look erano decisamente molto, ma molto più belle. Tutti le guardavamo come dei pesci lessi, non riuscivamo a togliergli
gli occhi di dosso. Anche i miei fratelli non poterono
fare a meno di notare lo spettacolo che si proponeva ai nostri occhi.
- Le avete
viste? – ci disse Emmett estasiato.
- Ti
sembra possibile non vederle? Farebbero tornare la vista anche ai cechi – gli rispose Jasper.
- Ma gli sembra questo il modo di presentarsi a scuola? –
dissi io ancora stupito.
- Beh almeno
ci rifacciamo gli occhi. Qui ragazze carine c’è sono, ma quelle tre le battono decisamente tutte – disse Emmett.
- Io non
mi rifarei solo gli occhi con quelle lì, ma ben altro – gli
dissi.
- Non sei
l’unico, comunque hai ragione. Vestite in quel modo
finisce che uno gli salta addosso durante la lezione – disse
Jasper.
- E infatti era questo quello che intendevo io – gli dissi.
Qui a
scuola c’erano Britney e il suo gruppo che erano le
più carine, quelle popolari, quelle che si vestivano meglio, quelle che avevano
un fisico da fare invidia, anche se di cervello avevano ben poco. Erano le
classiche ragazze popolari della scuola, tutte fisico
e niente cervello, erano delle oche. Non le sopportavo, mi avvicinavo a loro solo quando avevo un secondo fine e loro erano sempre
disponibili ad accontentarmi, era tutto fin troppo facile con loro. Adesso che
avevo visto le Swan mi rendevo conto che quelle oche
sarebbero presto diventate un lontano ricordo qui dentro, qualcosa mi diceva
che sarebbero state sostituite da quelle tre e la loro popolarità sarebbe
finita presto e di questo ne ero contento, perché una cosa era certa, quelle
ragazze non davano assolutamente l’impressione di essere solo belle, ma avevano
anche un cervello, ci avrei messo la mano sul fuoco.
- Cullengio: Aggiorno in fretta perché buona parte dei capitoli
sono già stati scritti.
- SweetCherry: Mi fa piacere che ti abbia
fatto ridere. Comunque si hai proprio ragione. Il
bello sarà quando inizieranno a capire che si stanno
innamorando. Non riusciranno ad accettare facilmente la cosa.
- TanyaCullen: Mi fa piacere che le battute ti piacciono. Gliele vedo bene dette da loro.
- nefertiry85:
La tua recensione mi ha fatto ridere come una pazza: “dai
voglio vedere come finiscono come pere cotte tutti”. Ahahahah,
ogni volta che la leggo mi viene da ridere. Comunque sta
tranquilla che prenderanno presto il posto delle popolari. MI fa piacere che l’avevi
immaginata la storia del tavolo, del resto a me piaceva troppo come idea.
- maja89:
Sono contenta che ti piaccia.
-
nanerottola: A me così piacciono molto. Riesco a
immaginarmeli bene. Comunque come vedi ho postato subitissimo.
Un grazie di cuore a
tutti quelli che recensiscono, a quelli che hanno inserito la mia storia nei
preferiti e nelle seguite. Un kiss a tutti. Recensite.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
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Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
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ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
10
GLI
ALLENAMENTI DI BASKET
POV BELLA
Erano già
passate tre ore di lezione e adesso avrei dovuto avere
educazione fisica, che palle. Solo un miracolo mi avrebbe potuto salvare da
un’ora di noia mortale, un miracolo che difficilmente sarebbe arrivato. Entrai
in classe, rassegnata all’idea di paranoiarmi per tutta l’ora, e mi sedetti in
un banco libero. Mi guardai attorno e mi accorsi che tutti mi stavano fissando,
ragazzi e ragazze comprese. Ci avevo fatto,ormai
l’abitudine di tutti quegli sguardi puntati addosso, ma erano comunque
fastidiosi, soprattutto quelli invidiosi delle ragazze. Il professore non era
ancora arrivato, così mi affacciai dal corridoio per vedere se c’era Alice o
Rosalie in giro, ma l’unica persona che vidi fu l’insegnante, che appena si
accorse di me mi guardò da capo a piedi con
insistenza.
- Qualche
problema? – gli chiesi.
- No,
nessuno – mi rispose lui.
- E allora smetta di guardarmi in quel modo – gli dissi entrando
di nuovo in classe e sedendomi.
Tutti
continuarono a guardarmi e i ragazzi sembravano spogliarmi con gli occhi.
-
Signorina Swan, le sembra questo il modo di venire a scuola? – mi chiese il
professore accortosi degli sguardi dei miei compagni.
- Quale
modo? – gli dissi fingendo di non capire.
- Non
crede di essere un po’ troppo svestita per venire a scuola? – mi disse lui.
- No, non
credo. Ho solo un minigonna, niente di più – gli
risposi io a tono.
- E non crede che sarebbe meglio non metterla a scuola? Non
vede come la guardano i suoi compagni? – mi disse.
- Quello
che fanno gli altri non sono problemi miei e come mi vesto non dovrebbe interessarle, adesso smetta di dire queste cazzate
e inizi a fare il suo lavoro – gli dissi io.
- Le
ricordo che sono un professore non un suo parente, moderi il linguaggio – mi disse.
- Questo
solo conosco di linguaggio e poi non ho detto nulla,
se non la verità – gli dissi tranquilla.
- Siete proprio impertinenti – disse lui.
- Siete chi? – gli chiesi.
- Lei e le
sue sorelle. A scuola non si fa che parlare del vostro caratterino – mi disse
lui.
- Si vede
che a scuola la gente non sa farsi i cazzi suoi. Comunque
si, siamo molto impertinenti e se non vuole che continui ad esserlo le
consiglierei di smettere di rivolgermi la parola e di iniziare a svolgere il
suo mestiere – gli dissi prima di distogliere l’attenzione su di lui e iniziare
a scarabocchiare in un foglio.
Lui
nemmeno mi rispose, tutti lì dentro ormai avevano capito
che era fiato perso comunicare con me e le mie sorelle, avremmo sempre avuto
l’ultima parola. Si mise a scrivere delle cose mentre
nella classe gli altri iniziavano a parlottare tra di loro. Dopo un po’ il
professore tornò a prestare attenzione a noi.
- Come già
vi avranno detto la settimana scorsa, oggi la nostra lezione salta – disse il
professore, mentre io non ne capivo il motivo, ma ne ero
contenta.
- Forse è
il caso di spiegare a Bella il motivo per cui oggi non
faremo lezione – disse un ragazzo della classe.
- Non
occorre, non mi interessa il motivo, l’importante che
sia saltata – gli dissi io.
- Bene
allora andiamo in palestra – disse il professore.
- Ma non era saltata la lezione? – gli dissi io senza capire.
- Si infatti, ma dobbiamo andare ad assistere agli allenamenti
della squadra di basket – mi disse una ragazza avvicinandosi a me mentre ci
dirigevamo in palestra.
Io non
avevo molto chiara la situazione e allora lei mi
spiegò tutta la storia, dicendomi che il preside pretendeva che ogni classe
almeno una volta a settimana seguisse gli allenamenti delle tre squadre,
considerate da quest’ultimo il vero motivo del prestigio della scuola. La cosa
mi suonò molto strana considerando il fatto che nella
mia vecchia scuola lo sport esisteva, ma veniva preso in considerazione davvero
poco. Qui, invece, sembrava tutto ruotare intorno ad esso.
Non appena arrivammo in prossimità della palestra
iniziai a sentire le urla del coach contro i giocatori e subito dopo entrammo
nella grande stanza. Era una palestra grandissima, già da questo ci si poteva
rendere conto di quanto quello sport fosse importante per la scuola. Il coach
continuava a gridare contro i giocatori, soprattutto contro uno che sembrava
non riuscisse a fare canestro neanche a morire. Ci
andammo a sedere nelle tribune e iniziammo a seguire gli allenamenti. Tutti i
giocatori non appena mi videro mi lasciarono gli occhi addosso e sembravano
aver perso la concentrazione. Che stupidi. I ragazzi non
appena vedono una bella ragazza mandano a monte tutto
e iniziano a fantasticare su di lei. Questo era uno dei tanti motivi per cui consideravo i ragazzi delle teste vuote. Il coach,
un uomo non più giovane ormai, stava iniziando a perdere la pazienza a causa
della distrazione dei ragazzi e notò che tutti fissavano me, così si avvicinò a
me che ero in prima fila.
- Tu sei quella nuova, non è vero? – mi disse.
- Si, sono
così famosa? – gli risposi.
-
Abbastanza, soprattutto considerando che sei motivo di
distrazione per questi quattro zucconi – mi disse.
- Io l’ho
sempre detto che i ragazzi al posto del cervello
c’hanno un grumolo di sabbia – dissi – senza offesa per lei naturalmente –
aggiunsi senza neanche accorgermene.
Mi stupì
di me stessa. Io che perdevo l’occasione di provocare qualcuno? Non era mai
successo, eppure quell’uomo mi ispirava fiducia e a
dire il vero il suo essere un po’ burbero con i ragazzi mi piaceva, perché era
il suo modo per farsi rispettare. Ero convinta che sarei andata molto d’accordo
con quell’uomo.
- Nessuna offesa, stia tranquilla, anche perché condivido
pienamente con lei. Ogni occasione è buona per distrarsi soprattutto
quando manca il capitano – mi disse.
- In che
senso? – gli chiesi curiosa.
- Nel
senso che i ragazzi nonostante i miei rimproveri si distraggono facilmente per
un non nulla, ma quando c’è il capitano della squadra, non si sa perché, ma i
ragazzi sono sempre all’erta e danno il meglio di loro stessi – mi disse.
- Sarà che
ne hanno paura di lui – gli dissi io.
- Non
credo, io di sicuro gli faccio più paura, ma per lui provano una grandissima
ammirazione, è un po’ la loro fonte di concentrazione. Vedono in lui quello che
vorrebbero essere loro e lo seguono per cercare di
diventare come lui, ma oggi che il signorino è in ritardo i ragazzi sono ognuno
per i fatti loro, poi adesso che sei venuta tu la situazione è peggiorata – mi
disse lui.
- Mi spiace, non voglio essere la causa della loro distrazione.
Ho capito quanto sia importante questo sport per la
scuola, ma sono ancora più convinta che sia importante per lei che i ragazzi
non falliscano, quindi non voglio essere la causa di un fallimento – gli dissi
mentre tutti i ragazzi si stupirono del mio cambiamento.
- Non è
colpa sua, vedrà che adesso i ragazzi si impegneranno,
vero ragazzi? – disse il coach rivolgendosi alla squadra.
- Certo
coach – risposero tutti all’unisono.
- Bene, sono contenta – gli dissi io.
- Le sue
parole sono state molto utili – mi disse il coach vedendo che i ragazzi stavano
riprendendo l’allenamento come si deve – comunque io
sono il coach Whitey Durham – mi disse lui presentandosi.
- Io sono Bella Swan – gli dissi sorridendogli.
- Coach ha fatto il miracolo – disse una voce alle spalle dell’uomo.
- Oh
finalmente il capitano ci allieta della sua presenza – disse
il coach voltandosi e vedendo il ragazzo.
- Mi scusi
per il ritardo, ma ho avuto un piccolo problema – gli disse
il ragazzo facendosi vedere.
Edward
Cullen e chi altri altrimenti? A chi poteva appartenere quella voce così
presuntuosa, ma al tempo stesso così tremendamente sexy?
Lo guardai attentamente osservandolo per bene. Aveva i larghi paltoncini
bianchi e blu della squadra come gli altri giocatori e un paio di nike, era a
petto nudo e si potevano vedere chiaramente i suoi bicipiti scultorei
e i suoi pettorali perfetti. Erano davvero bello, ma la cosa che più di tutti
mi piaceva, ma allo stesso mi infastidiva era quello
sguardo sicuro che aveva perennemente.
- Immagino i tuoi problemi – gli disse il coach.
- Comunque i miei complimenti, ha riuscito a far sorridere
questa ragazza. Credevo che non ne fosse capace – gli disse lui guardando me.
Ma tu guarda che stronzo,
ma con me c’è la sbaglia. Se pensa che riuscirà a
zittirmi si sbaglia di grosso. Lo guardai attentamente e vidi che aveva un
segno sul collo, era un succhiotto. Mi alzai e mi avvicinai a lui, fermandomi a
pochi centimetri dal suo viso. Lo vidi osservarmi, incapace di muoversi, non
capiva cosa volessi fare. Gli passai un dito sul collo soffermandomi sul punto
in cui avevo visto il succhiotto e poi mi scappò una risata.
- E io
invece credevo che il capitano dovesse pensare prima di tutto alla squadra,
invece che spassarsela con qualche ragazza nascosto
chissà dove – gli dissi sorridendogli e tornando a sedere, mentre il coach lo
fulminava con lo sguardo.
- Vorrà dire che la prossima volta invece di spassarmela con una
ragazza qualsiasi verrò a cercare te – mi rispose Edward ignorando lo sguardo
furioso del coach.
- Ti piacerebbe – gli risposi io.
- Anche a te – mi disse lui.
In effetti aveva
ragione, non mi sarebbe dispiaciuto, ma del resto dubitavo che esistesse
qualcuno a cui sarebbe dispiaciuto. Non ebbi nemmeno il tempo di rispondergli
che il coach si intromise.
- Vedo che
andate molto d’accordo. Comunque Cullen, adesso ti fai
dieci giri di campo come punizione per il tuo ritardo – gli disse il coach.
- Che palle, non c’è bisogno – disse Edward.
- Cos’è, hai paura di non farcela? – gli dissi io.
- Non
farcela a fare dieci giri? Ne potrei fare anche cento
e ancora sarei in piena forma – mi rispose.
- E allora inizia a girare. Dopo le tue prestazioni sessuali voglio vedere quanto resisti – gli risposi per provocarlo.
- Bene –
mi disse lui e si allontanò iniziando a fare i giri nel campo.
- Grazie
mille – mi disse il coach dopo che Edward si fu
allontanato.
- E di cosa? – gli dissi non capendo a cosa si riferisse.
- Se non
fosse stato per te prima di farlo andare a correre ci
avrei dovuto litigare per almeno mezz’ora – mi disse.
- Di
nulla, è stato un piacere – gli dissi mentre lui mi
guardò e si mise a sorridere.
- Vado a fare il mio lavoro – mi disse poi, prima di
allontanarsi.
Notai che
tutte le ragazze mi guardavano e i loro sguardi adesso erano diversi rispetto a
prima, sembrava che la loro invidia fosse aumentata a dismisura e, forse, era dovuta alla discussione avuta con Edward. Probabilmente
la maggior parte di loro non aveva mai parlato con lui. Dopo aver conosciuto i
Cullen ero arrivata alla conclusione che loro erano esattamente come noi, solo
che erano maschi, ma il loro comportamento a scuola era identico al nostro a New York. Edward stava ancora facendo i giri del campo e
sembrava tranquillo, riposato al massimo. Io al suo posto a quest’ora sarei già morta, lo sport non era proprio il mio forte. Non
appena terminò i suoi giri, Edward, si avvicinò a me, non aveva nemmeno il
fiatone.
- Come vedi il fisico funziona ancora bene – mi disse lui
sorridendomi.
- Su
questo senza dubbio, bisognerebbe vedere se funziona anche per altre cose – gli
dissi io maliziosa.
- Lo scoprirai presto, sta tranquilla – mi rispose.
- Cullen vieni a giocare, subito – gli gridò il coach.
- Arrivo –
gli rispose Edward.
- Il
dovere ti chiama. Comunque ti consiglio di andarti a
mettere la maglietta, perché qui stanno tutti sbavando guardandoti – gli dissi
io, mentre le ragazze mi fulminavano con lo sguardo.
- Sbavano
solo perché sono a dorso nudo? – mi chiese lui con un tono da bambino.
- Come se
tu non lo sapessi – gli dissi.
- Non è che sei tu che sbavi? – mi chiese.
- Ci vuole ben altro per farmi sbavare, mio caro – gli dissi.
- Cullen –
gridò di nuovo il coach.
- Vai dai, non mi piace far incazzare il coach – gli dissi.
- L’ho notato – mi disse lui.
Si
avvicinò alla mia faccia ad una distanza davvero pericolosa, come me avevo fatto io poco fa, e dopo avermi regalato un sorriso
sghembo davvero ammaliante andò a mettersi la maglietta come gli avevo consigliato
e corse a centro campo iniziando a giocare. Non appena i suoi compagni di
squadra lo videro si concentrarono ancora di più e giocarono al meglio.
Ovviamente lui era il più bravo, ma anche gli altri tutto sommato non se la cavavano male. la cosa che mi colpì
fu il fatto che non si fece minimamente distrarre dalle ragazze che c’erano in
palestra, dalle ragazze che non facevano altro che chiamarlo e incitarlo. Lui
le ignorò e rimase concentrato nel gioco. Si vedeva che gli piaceva giocare a
basket e osservandolo mi resi conto che era tremendamente sexy
anche mentre giocava. A vederlo sembrava il classico ragazzo bello e
impossibile, il classico tipo stronzo, ma in fondo poteva anche sembrare il
ragazzo perfetto, perfino perfetto per una come me,
peccato solo che io stavo bene così, non volevo nessun ragazzo.
- nanerottola: Si infatti, i Cullen
iniziano a subire il fascino delle ragazze e ancora questo è niente.
- mamarty: In
effetti Bella sulla moto c’è la vedo bene. Mi piaceva molto come idea.
- SweetCherry: Ero al pc e così mi sono
detta “perché non postarne un altro?”. Detto fatto.
- papeete: Io c’è le vedo proprio le
ragazze a tenere testa a quei tre, per questo le ho descritte dal carattere
forte. Ti anticipo comunque che il fatto che siano
così dure è dovuto anche alla loro infanzia. Diciamo che
non tutto è stato rose e fiori per loro e anche i Cullen hanno avuto qualche
problema. Per questo tutti e sei hanno indossato questa
sorta di maschera che li protegge. Pian piano si apriranno, però. Quanto a
Britney e a Kim ti assicuro che ben presto saranno solo un vano ricordo per le
ragazze, perché loro le sostituiranno in tutto e per tutto. Comunque,
come hai detto tu gli impegni ci sono, ma visto che molti capitoli sono già
stati scritti non mi costa nulla postarne più di uno al giorno. Per il fatto
del tu, non dirlo nemmeno per scherzo. E’ ovvio che devi darmi del tu, in fondo
anche io lo sto facendo, sperando che nemmeno per te sia un problema.
- nefertiry85: Prometto che seguirò il tuo consiglio qualora
dovessi descrivere un altro capitolo in cui Bella appare con la sua moto. Per un
po’ non c’è ne saranno, ma in futuro, tutto può
essere. Comunque grazie del consiglio, secondo me
fanno sempre bene.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
gamolina che mi ha inserita tra gli autori preferiti.
Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un
bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed ecco il secondo capitolo della giornata.
Spero vi piacerà.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 11
FAMMI SCENDERE…O
FORSE NO
POV ALICE
Erano già passati due mesi da quando
ci eravamo trasferiti a Phoenix e, ormai, ci eravamo ambientate benissimo sia
nella nuova città sia a scuola, eravamo tornate ad essere quelle che eravamo a
New York, le più popolari della scuola. Ovviamente anche qui l’invidia della
gente nei nostri confronti si sviluppava sempre di più, ma sia io che le mie sorelle eravamo abituate a questo, ormai, non ci
facevamo più caso. Una settimana dopo il nostro arrivo eravamo già sulla bocca
di tutti e tutti facevano a gare per diventare nostri amici, o per lo meno volevano
entrare nelle nostre grazie, e avrebbero fatto di
tutto per riuscirci. Ciò venne dimostrato dal fatto
che le elezioni per eleggere il Presidente o la Presidentessa dell’associazione
scolastica, avvenute una settimana dopo il nostro arrivo, vennero vinte da
Bella, con un vantaggio a dir poco sorprendente per una ragazza appena arrivata
in città. Per mia sorella fu molto semplice raggiungere il suo obiettivo e lo
stesso successe per me che esattamente due settimane dopo il nostro arrivo divenni la capo cheerleader. Rubare il posto a Britney fu un
gioco da ragazzi, mi bastò entrare in squadra e attirare le ragazze dalla mia
parte, con lei facevo davvero l’insopportabile e spesso mi incitava
a lasciare la squadra, così gli proposi una sfida. Avremmo organizzato una
coreografia ciascuno e poi l’avremmo eseguita insieme alle altre cheerleader
davanti a tutta la scuola. Se avessi perso io avrei
dovuto abbandonare la squadra, se invece avessi vinto sarebbe stata Britney ad
uscire dalla squadra e io sarei diventata il nuovo capitano. Ovviamente a tutta
la scuola piacque di più la mia di coreografia e vinsi diventando capitano.
Nonostante i patti presi prima della gara decisi di non farla uscire di squadra, tutto sommato se la cavava, quindi mi sarebbe
stata utile. Inutile dire che, comunque, lei, la sua
amica Kim e il resto del suo gruppo, con il nostro arrivo finì tra il gruppo
degli sfigati. Non c’era più nessuno che le calcolava, anzi, tutti pian piano
si stavano vendicando per quello che quelle quattro oche gli avevano fatto
passare. Il divertimento era assicurato. I professori, ormai, ci avevano perso
la speranza con me e con le mie sorelle e si comportavano come facevano con i
Cullen, avevano capito che noi e quei tre eravamo fatti della stessa pasta. Con
loro il rapporto non era cambiato, continuavamo a provocarci a vicenda, ogni
scusa era buona per farlo. Io e le ragazze avevamo ammesso che era davvero belli e anche loro lo pensavano di noi, si
vedeva da come ci guardavano, eppure non c’era mai stato niente tra di noi, a
parte qualche occhiata maliziosa o peggio ancora una certa vicinanza
pericolosa. Niente baci, niente sesso. Era una cosa abbastanza strana,
considerando che in altre occasioni, ne io ne le mie
sorelle, ci saremmo fatte scappare l’occasione di andare a letto con ragazzi di
quella portata, eppure ci limitavamo a battibeccare con loro e basta. Io avevo
delle ore in comune con Jasper e molte volte iniziavamo
a litigare così tanto che il professore ci sbatteva fuori dalla classe, anche
se devo ammettere che spesso lo facevamo apposta. Adesso ero in palestra visto
che c’erano gli allenamenti di basket e durante gli allenamenti noi cheerleader
dovevamo essere quasi sempre presenti. Eravamo messe
nelle tribune per riposarci un po’ e le ragazze non facevano altro che parlare
dei Cullen e di quanto fossero irraggiungibili.
Nessuna di loro era loro amica, molto nemmeno gli parlavano e due o tre erano
andate a letto con loro, ma probabilmente, a quanto dicevano, i Cullen non se
ne ricordavano nemmeno, per loro una valeva l’altra. Il fatto che noi ci
parlassimo e che gli tenevamo testa era un altro motivo per loro di invidia nei confronti miei e delle mie sorelle, anche se
secondo me erano delle bambinate. Non le sopportavo più,
parlavano sempre e solo di loro, ormai, nemmeno le ascoltavo più.
- Hey mostriciattolo – mi disse Edward avvicinandosi a
me, mentre le guance delle ragazze iniziavano a diventare color pomodoro per la
vicinanza con Cullen.
In quel momento gli fui grata che fosse venuto altrimenti
mi sarebbe toccato continuare a sentire le loro fantasie.
- Mi stavo chiedendo dove fossi finito – gli dissi
sarcastica.
- Ti mancavo così tanto? – mi
rispose lui.
- Più che altro mi preoccupavo
per la poveretta che fosse finita nelle tue mani – gli dissi ridendo.
- Puoi stare tranquilla, allora, sta
benissimo – mi rispose lui.
- Me lo auguro per lei – gli dissi.
- Mio fratello dove si è cacciato? – mi chiese lui.
- E per quale motivo pensi che
lo sappia io? E poi sicuramente sarà rinchiuso da qualche parte con qualche
malcapitata – gli dissi allusiva.
- Mi hanno detto che era con te
– mi disse lui.
- Divertente, ma non credo proprio – gli dissi.
- Dai a parte gli scherzi, dov’è Jasper? – mi chiese.
- Non stavo scherzando, non ne ho
idea – gli dissi.
- Uno della vostra classe mi ha detto
che vi hanno sbattuti fuori dalla classe insieme – mi disse lui.
- Siamo usciti fuori a fumarci una
sigarette, poi io sono venuta qui e lui è rimasto fuori. Non lo so dove sia. Prova a cercarlo in aula proiezioni, magari è lì – gli dissi maliziosa.
- E perché dovrebbe essere lì? –
mi disse lui facendo finta di cadere dalle nuvole.
- Forse perché se le scopa tutte
lì dentro? – gli chiesi, ma la mia era una domanda
retorica.
Lui si mise a ridere e mi passò la mano nei capelli per
scompigliarmeli. Errato, questo non si faceva e lui lo sapeva, ma sembrava duro
d’orecchi. Non voleva capirlo. Lo guardai con collera e lui accorgendosene rise
ancora più forte e continuò imperterrito a scompigliarmi i capelli. Gli scansai
la mano come una furia e mi avventai su di lui che
prevedendo la mia mossa si scansò e si abbassò prendendomi per le gambe e
mettendomi sulle sue spalle come fossi un sacco di patata.
- Mettimi giù subito – gli urlai mentre
provavo a divincolarmi dalla presa, ma non c’era niente da fare. Era troppo
forte per me.
- Dammi una buona ragione per cui
dovrei farlo – mi disse lui.
- Forse perché così è sleale? – gli dissi io retorica.
- Senti chi parla, la nanetta malefica – mi disse lui mentre rideva come un pazzo, seguito da tutti i presenti
in palestra.
- Stai aggravando la tua posizione –
gli dissi io furiosa.
- Allora conviene che non ti faccio scendere, altrimenti
chissà cosa mi fai – mi disse lui facendo finta di
avere paura.
- Appena i miei piedi appoggeranno terra tu sei morto –
gli gridai cercando si coprirmi con la mano il sedere.
Avevo la divisa da cheerleader e la gonna era molto
corta, quindi in quella posizione, dovevo avere praticamente
il sedere di fuori.
- Lo vedi? Ho ragione io, non posso
correre il rischio di metterti giù – mi disse lui ancora ridendo.
- Bene, tanto prima o poi ti dovrai
stancare – gli dissi io.
- Ho una resistenza molto lunga –
continuò lui.
- Non possiamo stare in palestra per
sempre – gli dissi io, pentendomene dopo aver sentito la sua risposta.
- Hai ragione, forse è meglio
fare un giro – mi disse lui uscendo dalla palestra e dirigendosi nell’istituto.
- Edward non puoi farlo, fammi
scendere – gli dissi io continuando a coprirmi il sedere.
Questa volta lui se ne accorse e
prese dagli spogliatoi una maglietta di chissà chi e me la appoggiò, almeno
qualcosa di buono l’aveva fatta. Arrivammo nell’edificio e tutti i ragazzi
erano fuori dalle aule, del resto era l’ultima ora e
di solito, a quest’ora, non si faceva mai niente. Edward continuava a camminare mentre io urlavo e mi divincolavo come una pazza.
- Dannati maschi e dannate
palestra – dissi io.
Quel ragazzo aveva una forza allucinante, aveva più di
mezz’ora che mi portava sulle spalle e ancora non sembrava non mostrare segni
di stanchezza. Tutta colpa dei suoi dannati allenamenti e delle ore spese in
palestra.
- Mi fai scendere? – gli dissi cantilenando.
- Non ancora, prima hai detto
che volevi farti un giro, così ti sto accontentando – mi rispose.
- Hey fratello ma che stai facendo? – disse Jasper
vedendoci incontro e ridendo come un pazzo.
- Sto facendo fare un giro ad
Alice. Ha insistito tanto e alla fine l’ho accontentata – gli rispose Edward.
- Si certo come no. Jasper fammi
scendere – dissi rivolgendomi all’altro fratello.
- E io cosa ci guadagno ad
aiutarti? – mi chiese lui ancora ridendo.
- Più che guadagnarci, diciamo
che non ci perdi. Se mi aiuti mi vendicherò solo di
Edward – gli dissi.
- Niente da fare, preferisco fare
compagnia a lui durante la tua vendetta – mi rispose lui.
- Bravo fratello – gli rispose Edward dandogli il cinque.
- Fatemi capire, cos’è una
congiura contro di me? – gli dissi.
- Non proprio, ma se vuoi metterla così fai pure – mi disse Edward.
- Siete due stronzi con la “s”
maiuscola – gli dissi.
- E io? – disse Emmett
raggiungendoci.
- Mi aiuti a scendere? – gli dissi.
- Fammici pensare……uh……No – mi disse lui infine.
- Mi correggo, siete tre stronzi
con la “s” maiuscola – gli dissi furiosa.
- Adesso va meglio – mi disse
Emmett ridendo.
- Fatemi capire, non avete
nient’altro di meglio da fare che perdere tempo con me? Ci sono diecimila
ragazze che vorrebbero essere al mio posto, quindi fatemi scendere e
prendetevela con qualcun’altra – gli dissi io.
- Nessun divertimento può essere paragonato a quello che
ci facciamo con te e le tue sorelle – mi disse Jasper.
- Anzi, dove sono? Così ci divertiamo un po’ anche con
loro – continuò Emmett.
- Vi piacerebbe – dissero all’unisono
Bella e Rosalie comparendo dietro di noi.
Tutti i ragazzi della scuola ci guardavano, alcuni
divertiti, altri infastiditi e altri ancora invidiosi, ma in quel momento ciò
che mi interessava era scendere dalle spalle di
Edward.
- Grazie a Dio. Aiutatemi a scendere –
dissi rivolgendomi alle mie sorelle.
- E secondo te, noi glielo
permetteremo? – mi disse Emmett, mentre io gli lanciavo uno sguardo furioso.
- Falla scendere, subito – disse
Rosalie.
- Uh che paura – la rimbeccò Edward.
- Mettila giù – gli disse Bella.
- Assolutamente no – gli rispose Edward.
- E’ mezz’ora che sono qui sopra, mi fate scendere? –
gridai come una pazza.
- Lo scherzo è bello quando dura
poco – disse Bella.
- Hai ragione – gli disse
Edward.
Si avvicinò a Jasper e mi prese meglio per passarmi a
lui.
- Te la cedo, divertiti tu, io mi
dedicherò a qualcun'altra – disse Edward a Jasper.
- Cioè? – gli chiese Jasper
mettendomi sulle sue spalle.
- Qualcuna qui è gelosa, vuole giocare anche lei – disse Edward guardando Bella.
- No, no, non ti permettere – gli gridò Bella che aveva
capito le sue intenzioni.
- Oh si, invece – gli disse lui ridendo.
Bella iniziò a correre come una pazza e Edward la seguiva.
A fine corridoio riuscì a prenderla e se la mise sulle spalle, mentre lei si
dimenava come una pazza isterica. Edward da lontano ci fece un segno con la
mano come a salutarci e scomparve dal corridoio insieme a Bella. Mi scappò una
risata e con me si misero a ridere anche Rosalie, Emmett e Jasper.
- Mi fai scendere? – gli chiesi tornando seria.
- Scordatelo – mi rispose lui.
- Rosalie? – la chiamai per farmi aiutare.
- Mi dispiace, ma veditela da sola, non voglio fare la
fine di Bella – mi disse lei andandosene seguita da
Emmett.
- Questa me la paga – dissi.
- A noi due Swan – mi disse Jasper, ignorando le mie
imprecazioni.
Non gli risposi e lui iniziò a camminare dirigendosi
chissà dove. Non ero mai stata tanto vicina a lui e non so perché, ma la cosa non mi dispiacque affatto. Potevo sentire
il suo profumo e il contatto tra la mia pelle e la sua mi piaceva un
sacco. Sentire le sue braccia stringere il mio corpo era davvero un bella sensazione, una sensazione che non avevo mai
provato trovandomi a contatto con un ragazzo. Solo una cosa volevo
in quel momento, non volevo assolutamente scendere da lì.
Risposte alle vostre
recensioni:
- maja89: Aggiorno in fretta perché parte dei capitoli sono già
scritti. Quanto alle immagini, mi piace dare un volto a ciò che descrivo.
- mcgi86: Ho postato prima che ho potuto.
- TanyaCullen: Si, presto Bella si
renderà conto che Edward è anche più di quello che lei poteva aspettarsi. Ti
anticipo che fra pochi capitoli tutti e sei inizieranno a guardarsi con occhi
diversi e cominceranno a buttare la maschera, mostrandosi per quelli che sono.
- twilight4ever: Si, hanno caratterini tutti molti forti, ma vedrai che presto abbasseranno la maschera. Non sono davvero
così. Si comportano così solo per proteggersi e per non soffrire.
- nefertiry85: Come vedi il regalino te
l’ho fatto, ho postato un altro capitolo subito. Comunque
in questo capitolo le Swan hanno già sostituito le oche, che già iniziavo a non
sopportare. Comunque, si, Bella è gentile con l’allenatore,
perché a pelle gli piace, soprattutto vedendo i metodi che usa con i ragazzi
della squadra. Infatti, lei stringerà amicizia con lui, che saprà dargli
consigli da persona adulta quale è, consigli di cui
lei ha bisogno, considerando che non può chiedere a qualcun altro. Capirai con
il tempo.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
gamolina che mi ha inserita tra gli autori preferiti.
Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un
bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 12
SOLO SESSO?
POV EMMETT
Una cosa era certa, Edward era
nei guai. La vendetta di quel folletto sarebbe stata tremenda. Di sicuro Alice
se la sarebbe presa anche con Jasper e con me, e qualcosa mi diceva
che in mezzo ci sarebbe andata anche Rosalie che si era rifiutata di aiutarla.
L’aveva lasciata nelle mani di Jasper e se ne era
andata dicendo che non voleva fare la fine di Bella. Io l’avevo seguita,
lasciando quei due da soli.
- Il folletto si vendicherà anche su di te – dissi
rivolgendomi a Rosalie che non si era accorta che l’avessi
seguita.
- Correrò il rischio – mi rispose
lei fredda.
- Te l’ho mai detto che parlare
con te mi fa venire in mente un bicchiere di latte scaduto? Siete entrambi
acidi – gli dissi sarcastico.
Non appena terminai la mia frase, lei smise di camminare
di botto, si avvicinò a me e si fermò a venti centimetri di distanza dalla mia
faccia.
- Il tuo sarcasmo non mi tange assolutamente, ma scivola
sul piano inclinato della mia indifferenza – mi disse
lei guardandomi furiosa.
I nostri visi, per la prima volta, erano davvero vicini,
pericolosamente vicini. Riuscivo a sentire il suo
fiato sulla mia faccia e il suo fantastico profumo mi inebriava
le narici. Non potei fare a meno di costatare quanto fosse
bella, nonostante quell’aria furiosa dipinta in volto. Era la ragazza più bella
che avessi mai visto e il suo carattere forte non faceva
altro che intrigarmi. Non mi era mai successo nulla di simile, di solito guardavo
solo il fisico in una ragazza, il resto non mi interessava,
non ero tipo da storie serie. In quella ragazza, però, ogni cosa mi attirava,
ma ciò che più mi stupiva era la fortissima attrazione fisica che sentivo quando gli stavo vicino. Non mi era mai capito di
essere così attratto da una ragazza. Notai che il suo viso era ancora a pochi
centimetri dal mio e le sue labbra rosee mi attiravano come calamite. Non mi
resi nemmeno conto di quello che stavo facendo, so
solo che in meno di due secondi accorciai la distanza tra i nostri visi e le
mie labbra reclamarono le sue. Ciò che, però, non mi aspettavo
fu la sua reazione. Ero convinto che mi avrebbe allontanato e mollato uno
schiaffo, invece, quando le mie labbra toccarono le sue, lei si lasciò andare.
Dischiuse le labbra e permise alle nostre lingue di incontrarsi e di giocare tra
loro. La tirai verso di me e lei mi lasciò fare, il
bacio stava diventando sempre più passionale. Lo volevo io e lo voleva lei. Mi passò le mani tra i capelli tirandomi maggiormente
a sé. A quel punto, non ci vidi più, la presi e la sbattei al muro con
irruenza, la volevo e la volevo adesso. Lei mi lasciò
fare, non si tirò indietro, sembrava volere quello che volevo
io. Si ritrovò bloccata al muro con me di fronte, ma la situazione sembrava
piacergli. Con una mano continuò a giocare con i miei capelli e con l’altra
iniziava a farsi strada sotto la mia maglietta, mentre
io feci lo stesso con lei. Gli passai una mano sul bordo del reggiseno, mentre
con le labbra iniziavo a percorrere tutto il profilo del suo collo. Vedevo in
lei l’eccitazione crescere, la stessa eccitazione che
provavo io. Eravamo in corridoio, sotto lo sguardo di tutti e si iniziavano a sentire i mormori dei ragazzi. Erano davvero
fastidiosi. La presi in braccio, mentre le sue gambe circondarono il mio corpo
come a non volermi lasciare andare e mentre continuavamo a baciarci con enfasi
giungemmo nella sala proiezioni. Chiusi la porta a
chiave senza staccarmi dalle sue labbra e poi la appoggiai con veemenza sulla cattedra
e mi buttai a peso piuma su di lei. Smettemmo di baciarci e le mie labbra
presero a percorrere il profilo delle sua bocca, per
poi continuare nell’orecchio e nel collo. Lei con le mani si fece
di nuovo strada sotto la mia maglietta fino a togliermela, lo stesso feci io,
ammirandola in tutta la sua straordinaria bellezza. Con le
labbra scesi nell’incavo dei suoi seni fino a giungere nell’ombelico
accarezzandolo con la lingua. Vedevo lei fremere di eccitazione
e mi stringeva di più a sé pronta per unire il mio corpo con il suo. Non passò molto tempo prima che questo accadde ed i gemiti iniziarono
a espandersi per tutta la stanza. Restammo lì a bearci di quei momenti fino a quando entrambi raggiungemmo l’apice del piacere. Solo
allora ci staccammo e mi resi conto che, nonostante fossi andato con centinaia
di ragazze diverse, le sensazioni provate con Rosalie, non le avevo mai provate con nessuna. Quella ragazza ci sapeva fare, in
tutti i sensi. Quando terminammo nessuno dei due
parlò, ci rivestimmo e uscimmo dall’aula. La cosa non mi stupì, io facevo
sempre così e lei sembrava essere come me. Una scopata e via, non c’era niente
di meglio. Non riuscivo a capire cosa passasse nella mente di coloro che credevano e pretendevano di avere storie serie,
erano così monotone. A cosa serviva l’amore, se potevi avere tutte le ragazze
che volevi? L’amore era fatto per i sognatori, per quelli tanto
presuntuosi da credere che esistesse una persona adatta a passare
l’intera vita con un’altra. Che sciocchezze. Io non sarei mai stato capace di innamorarmi, non sarei mai stato
capace di desiderare una sola donna e fregarmene delle altre. Io amavo le
ragazze e l’unica cosa che mi interessava era
portarmele a letto, saziare i mie istinti, le mie passioni, i miei desideri.
Per me, era già difficile portarmi a letto la stessa ragazza per più di una
volta, pensa se sarei stato capace di stare con
qualcuna per sempre. Era davvero impensabile, da pazzi, eppure tanti erano i
pazzi a farlo. Vai a capire le persone. Ci dirigemmo verso la classe di
matematica. A differenza di prima, nel corridoio, non c’era
nessuno, tutti i ragazzi erano già entrati in aula da un pezzo.
Arrivammo in classe ed entrammo senza nemmeno bussare alla porta, mentre tutti
i ragazzi ci guardavano. Di certo già tutta la scuola sapeva di quello che era
appena successo. Ci sedemmo ognuno nei nostri banchi senza nemmeno guardarci,
mentre il professore ci lanciava sguardi di fuoco.
- Vi sembra questa l’ora di presentarvi in classe? – ci
disse lui.
- Avevamo di meglio da fare – dicemmo
all’unisono io e Rosalie sorridendo maliziosi.
- Immagino quale fosse il vostro
da fare – ci rispose il professore.
- Bisogna mantenersi in allenamento –
gli dissi io.
- Consiglierei anche a lei di provarlo, la vedo piuttosto sciupato – continuò Rosalie lasciando il
professore senza parole.
Lui la fulminò con lo sguardo e poi riprese a spiegare,
mentre io mi appoggiai al banco pronto per addormentarmi e Rosalie si mise ad ascoltare le canzone nell’i-pod. Quella ragazza era
forte e mentre la guardai, per la prima volta dopo quello
che era successo tra di noi, non fui più tanto sicuro delle certezze che avevo
sempre avuto.
Risposte alle vostre
recensioni:
- mcgi86: Ed eccoti un altro capitolo. Spero ti piacerà.
- nefertiry85: Mi scuso per non essere riuscita a postare prima
di adesso. Comunque Rosalie è diventata insieme alle
sorelle una tra le più popolari della scuola. E’ la reginetta della scuola,
come lo era nella vecchia scuola.
- TanyaCullen: Anche per me la coppia
Edward-Bella è la più bella e ti assicuro che i saranno
molto sorprese per loro due. Edward non si riconoscerà più. Ti chiederai dove
sia finito l’Edward che hai visto fino ad ora. Diventerà romanticissimo e
innamoratissimo. Ho già in mente cosa sarà capace di fare. Una sorpresa
continua. Ti dico solo: “Beata Bella”. Comunque ti do
anche un’altra anticipazione, non tutto sarà facile per loro due. Perché un personaggio del passato di Bella potrebbe ricomparire.
Ho già detto molto.
- Cullengio: Ho postato il prima che ho potuto. Grazie dei complimenti, mi fa piacere
che la mia storia ti piace.
- twilight4ever: Si, da adesso in poi inizierà a succedere
qualcosa. All’inizio penseranno sia solo attrazione fisica, ma tra pochissimi
capitoli inizieranno a capire che non è così.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
gamolinae
aPATRIZIA70 che mi hanno inserita tra gli
autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 13
UN TUFFO IN PISCINA
POV JASPER
Stavo andando in giardino con Alice sulle spalle, mentre
lei continuava a scalciare per farsi mettere giù.
- La vuoi smettere di divincolarti? Tanto non ti faccio scendere – gli dissi.
- Giuro che te la faccio pagare – mi disse
lei.
- I soldi non sono un problema per me –
gli dissi sarcastico.
- Davvero spiritoso, peccato che non mi fai ridere – mi rispose lei.
- Se ti vedessi sono sicuro che
rideresti anche tu – gli dissi.
In effetti era davvero buffa per come si
divincolava, ma devo ammettere che lo faceva comunque con stile. Gridava,
questo è vero, ma non sembrava assolutamente una di quelle quattro galline che
c’erano a scuola, i suoi urli erano graziati. Aveva già due mesi che conoscevo
lei e le sue sorelle e mai, e ribadisco mai, si erano
mostrate accondiscendenti verso di noi, a differenza di tutte le ragazze della
città. Questo credo fosse quello che più attirava me e i miei fratelli a
stuzzicarle, senza considerare che la loro bellezza era comunque
una carta a loro favore. Arrivai nella grande piscina
della scuola e notai che non c’era nessuno. Di sicuro erano tutti a fare
lezione, visto che avevamo anticipato gli allenamenti di nuoto all’ora prima. Un’idea mi balenò nella mente e pensare alla
reazione furiosa che avrebbe avuto Alice non fece altro che stuzzicarmi ancora
di più. Mi avvicinai al bordo piscina e subito lei capì le mie intenzioni.
- Non ti azzardare – mi urlò lei.
- Altrimenti cosa succede? – gli
dissi io ridendo come un pazzo.
- Succede che la tua fine sarà lenta e dolorosa – mi rispose.
- Sto tremando dalla paura – gli dissi
scaraventandola dentro l’acqua.
Non appena toccò il fondo della piscina
risalì e sbucando fuori dall’acqua mi guardò con sguardo furioso.
- Questo non lo dovevi fare – mi
disse lei arrabbiata.
- Io non volevo, ma è stata colpa tua. Tu mi hai
minacciato, io mi sono spaventato e ho iniziato a tremare per la paura e così
non c’è l’ho fatta a tenerti e mi sei scivolata – gli dissi
ridendo come un pazzo.
- Toglimi una curiosità, bastardi si nasce o si diventa?
– mi chiese furente.
- Per quanto mi riguarda direi entrambi. Io sono nato
così, poi crescendo sono peggiorato – gli risposi
ridendo.
- Povera la sventurata che ti dovrà
sopportare per il resto della vita – mi rispose lei.
- Per adesso non me ne preoccuperei, non ho nessuna intenzione di accasarmi – gli risposi.
- Meglio così allora – mi rispose furiosa.
- E dai non essere così
arrabbiata, è solo un po’ d’acqua – gli dissi.
- Sei proprio uno stronzo – mi disse uscendo dalla
piscina.
- Me lo dicono in tanti – gli dissi
mentre lei si avvicinò a me.
Sapevo già quale era il suo intento, avrebbe voluto
buttarmi in piscina e io non avrei opposto resistenze, ma se cadevo io lei mi seguiva.
- Potresti cambiare – mi disse
lei avvicinandosi a me maliziosamente.
- Mi piaccio così – gli risposi cercando di non fargli
capire che avevo capito il suo intento.
- In effetti hai ragione. Gli
stronzi attirano le ragazze come calamite – mi disse sempre più maliziosa,
mentre le sue labbra era a pochi centimetri dalle mie.
- Questa l’ho già sentita – gli
dissi mentre le sue labbra si posarono sulle mie.
Quel contatto non mi dispiacque affatto,
anzi lo trovai molto piacevole. Se non avessi saputo
qual era il suo fine, mi sarei volentieri lasciato andare e fatto trasportare
dalla passione che sentivo nascere dentro. Mentre mi baciava, intrecciò le sue
dita nei mie capelli e io la attirai a me, sarebbe
caduta in piscina con me, di questo non c’erano dubbi. Per un momento sentì
come se il suo intento originale si fosse andato a fare benedire e che si
stesse lasciando trasportare da ciò che avrebbe seguito quel bacio, ma poi
tornò in sé e in pochi secondi mi buttò in piscina, ma come previsto lei mi
seguì in acqua, guardandomi con fare omicida.
- Pensavi bastasse un bacio per distrarmi? Ho capito
subito qual era il tuo intento e ti ho lasciata fare,
ma era scontato che tu mi saresti seguita in piscina – gli dissi ridendo.
- Sei proprio uno stronzo schifoso – mi disse lei.
- Questo me l’hai già detto, essere
ripetitiva rischia di inclinare la tua fama – gli dissi ridendo.
- Correrò questo rischio – mi disse
lei.
- Non ne dubito – gli dissi
schizzandola con l’acqua e facendola sorridere.
Iniziò così una lotta di schizzi all’ultimo sangue.
Ovviamente io ero in vantaggio, avevo più forza rispetto a lei e l’acqua che
gli schizzavo era maggiore rispetto a quella che
riusciva a tirarmi lei, ma comunque non si lasciava intimorire. Si avvicinò a
me e mi prese per la testa mettendomela sott’acqua e
cercando di tenerla lì sotto il più possibile. Non aveva considerato due cose.
Io avevo una grandissima resistenza in apnea e secondo ero
molto più forte di lei, per questo in poco tempo mi divincolai dalla sua presa
e i ruoli si invertirono. Nonostante tutto, quel
folletto riuscì a scappare dalla mia presa e riprese a schizzarmi. Andai verso
di lei e la presi sulle spalle facendola poi cadere
all’indietro, cosa che successe un sacco di volte. Restammo in piscina a
giocare per quasi un’ora e ci stavamo pure divertendo, cosa che non mi era mai
successa. Io con una ragazza volevo solo farci sesso, nient’altro. Non esisteva
giocarci, parlargli, ascoltarla o robe del genere. Il mio unico obiettivo era
portarmela a letto, eppure stando con Alice a giocare tutto quel tempo mi ero divertito molto e cosa strana, non avevo pensato un solo
momento ad un secondo fine se non quello di divertirci. Era davvero simpatica,
anche se cercava di mostrare il contrario, anche se cercava di mostrarsi dura e
presuntuosa.
- Basta, tregua. Sono distrutta – mi
disse ancora ridendo.
- Hai resistito anche più del dovuto – gli dissi.
Non era facile giocare dentro l’acqua in quel modo e
resistere per molto, eppure lei c’era riuscita.
- Mi sento a pezzi, tu, invece, sembri in piena forma –
mi disse.
- Anni e anni di duri allenamenti. Ormai, l’acqua, è diventata la mia seconda casa – gli dissi sincero.
- L’ho notato – mi disse lei uscendo dalla piscina,
mentre io la seguì.
- Prendi questo, prima che ti viene qualcosa – gli dissi porgendogli un accappatoio pulito che c’era in piscina
e prendendone uno anche per me.
- Jasper Cullen che fa il gentile, questa me la devo proprio scrivere – mi disse ridendo prendendo
l’accappatoio che gli avevo offerto.
- Ecco brava, scrivitela, perché non so
quando ricapiterà – gli dissi ridendo.
- Almeno ho scoperto che se vuoi sai esserlo – mi disse sorridendo.
- Il problema è che non voglio – gli dissi
tornado quello di sempre.
Non riuscivo a capire perché mi ero mostrato gentile nei
suoi confronti, non era da me. Però, se essere gentile, significava ricevere in
cambio quel suo magnifico sorriso, beh, forse, avrei
dovuto esserlo più spesso.
- Ed ecco che ritorna lo stronzo
– mi disse lei ridendo.
- Quello non se ne è mai andato
– gli risposi.
- Pazienza, tanto ci ho già fatto
l’abitudine – mi disse lei.
- Ecco, appunto – gli risposi.
Lasciammo gli accappatoi in piscina e tornammo nell’istituto completamente bagnati. Ovviamente non
mancarono le occhiate di tutti i ragazzi, ma non ci feci nemmeno caso, ormai ero abituato. In corridoio incontrammo Rosalie che chiamò Alice, la quale gli corse incontro. La guardai senza
farmi notare e mi resi conto che anche in quello stato era bellissima, ma
soprattutto mi pentì di non aver approfondito quel
bacio. Un pensiero riuscì a consolarmi, ci sarebbero state sicuramente altre occasione, eccome se ci sarebbero state.
Risposte alle vostre recensioni:
- gamolina: Si direi
che ci avviciniamo sempre di più al momento che finalmente aprano gli occhi. Comunque per sapere cosa succederà all’ultima coppietta che
stava scappando dovrai aspettare il prossimo capitolo. Questo era dedicato a Alice-Jasper. Volevo raccontare anche cosa fosse successo a loro.
- nefertiry85: Mi scuso se non ho potuto postare prima, ma non
ci sono stata. Scusa ancora.
- mcgi86: Si, Emmett è stato il primo. E
ti anticipo che sarà il primo a farsi avanti con Rosalie. Questo succederà fra
pochi, pochissimi capitoli. Per sapere di Edward e
Bella dovrai aspettare il prossimo capitolo.
- Angels4ever: Si alla fine si
innamoreranno tutti e sei e ti assicuro che succederà molto presto.
- G_i_s_y: Per vedere il mio lavoro finito dovrai aspettare
ancora un po’, ma ti posso dire che prestissimo vedrai
le coppie formarsi e soprattutto cambiare. Non si riconosceranno più,
soprattutto i maschietti. Grazie per i commenti.
- Xx_scrittrice88_xX:
Sono contenta che la storia ti abbia fatto ridere. In effetti
vedere come reagiscono e cosa dicono tutti e sei fa un po’ ridere. Comunque si, Emmett sta capendo che, forse, con Rosalie vale
la pena cambiare. Ma si renderà bene conto di questo
fra poco, pochissimo anzi. E pure Rosalie cadrà ai piedi
del suo scimmione. Comunque si, sono una fan sfegatata
di One tree hill, lo adoro e ho deciso di inserire qualche personaggio preso da
lì. Il mitico coach non sarà l’unico. Per adesso ho in programma di inserire un
altro bel maschietto del telefilm. Chissà se immagini già chi sia.
-
miss_cullen90: Mi fa piacere che la mia storia ti faccia
ridere. Per me è un grande complimento, anche perché credo
che far ridere sia qualcosa di molto difficile.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
gamolina, a PATRIZIA70, a MaryCullenL e a girl601 che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi
piaccia e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
14
IN
TERRAZZA
POV BELLA
Mi
ritrovavo sulle spalle di Edward a divincolarmi come
una pazza furiosa, solo per aver difeso mia sorella. Era ufficiale, dovevo
imparare a farmi i cazzi miei anche quando si trattava di Rosalie e Alice. Per
di più il signorino non aveva nessuna intenzione di
mettermi giù e la cosa mi dava parecchio fastidio. Non so quante volte glielo chiesto,
ma Edward sembrava duro di comprendonio.
- Mi sono stufata – gli dissi acida.
- Peggio
per te, io mi diverto – mi rispose Edward.
- Ti sei già divertito abbastanza, fammi scendere – gli dissi.
- Non
ancora – mi disse lui ridendo.
- Non ho
ancora capito perché i ragazzi dovete essere per forza
così stronzi. Ne avessi incontrato uno diverso – gli
dissi.
- Non
tutti i ragazzi sono stronzi, siete voi ragazze che
andate a cercare quelli stronzi. E tu sei una di
quelle – mi disse lui.
- Io non cerco proprio nessuno, sto benissimo così – gli risposi.
- Non ci credo – mi disse Edward.
Smisi
anche di rispondergli, del resto non avrei cavato un
ragno dal buco. Continuava a camminare e ormai non avevo più guardato dove
volesse portarmi. Ad un certo punto si fermò, mi guardai attorno e realizzai che ci trovavamo nella terrazza della scuola. A
dire il vero, nonostante fossero passati già due mesi dal mio arrivo lì, non ci ero mai salita e me ne pentì, perché mi resi conto che il
panorama da lassù era bellissimo. L’unica cosa che non capivo era il motivo per cui Edward avesse voluto portarmi proprio lì.
- Perché mi hai portata qui? – gli chiesi curiosa.
- Fai troppe domande – fu la sua unica risposta prima di farmi
scendere.
-
Finalmente – riuscì a dire non appena i miei piedi posarono terra.
- Ti
piace qui? – mi chiese lasciandomi stupita. Dove era finito lo stronzo di Edward Cullen?
- Molto,
non c’ero mai venuta – gli risposi.
- Lo immaginavo, di solito non ci viene mai nessuno – mi rispose
lui accendendosi una sigaretta.
Non potei
fare a meno di osservarlo bene, era tremendamente sexy
anche quando fumava una sigaretta. I suoi capelli perennemente scompigliati gli
davano un fascino senza eguali, quegli occhi erano meravigliosi, bisognava
stare attenti a non guardarli troppo perché c’era il rischio di perdersi dentro
quell’azzurro cielo e quelle labbra, quelle labbra era
così tremendamente invitanti. In quel momento avrei voluto essere quella sigaretta che stava fumando, quella sigaretta che
aveva il privilegio di toccare quelle labbra. Mi venne l’impulso irrefrenabile
di baciarle, un impulso che non sapevo fino a quando
sarei riuscita a controllare. Decisi di spostare la mia attenzione su
qualcos’altro, era la cosa migliore. Mi voltai e iniziai ad osservare il
panorama, ma c’era qualcosa, una specie di calamita che mi spingeva verso
Edward. Mi voltai di scatto e vidi che mi stava osservando e la sua espressione
sembrava essere di desiderio, di passione. Pian piano il suo sguardo si spostò
sul mio corpo, osservandolo attentamente, per poi passare di nuovo alla mia
faccia. Dovevo ammettere che il suo modo di guardarmi non mi
dispiaceva affatto, anzi mi attirava sempre di più a lui. Mi avvicinai
un po’ verso di lui e poi iniziai a parlare.
- Cos’è non hai mai visto una ragazza? – gli chiesi alludendo al
fatto che mi stesse fissando.
- Ne ho
viste centinaia, ma non di così belle – mi rispose
lui.
- Guarda
che con me non attacca. Ti consiglio di cambiare strategia –
gli consigliai.
- Tu
dici? Di solito funziona con tutte – mi disse lui malizioso.
- Io non sono come tutte – gli risposi continuando a guardarlo
intensamente, mentre lui si avvicinava di più a me.
Si fermò
a pochi centimetri da me e iniziò a giocare con la bretella del mio vestitino,
per poi passare ad accarezzarmi il braccio.
- Sai
cosa stavo pensando? – mi chiese lui.
- Sono
convinta che ora me lo dirai – gli risposi.
- Il tuo
vestitino è molto carino, ma non c’è lo vedo tanto bene addosso a te. Lo vedrei meglio in terra accanto al letto di camera mia – mi disse
lui.
Lo
guardai rendendomi conto di quanto le sue labbra fossero
vicine alle mie e così senza nemmeno pensarci lo attirai a me e catturai le sue
labbra tra le mie. Lui non aspettava che questo e mi bloccò
contro il muro mettendosi di fronte a me. Mi baciò con passione e io feci lo
stesso, forse, era qualcosa che volevo fare dalla prima volta che lo avevo
visto. Era un vero stronzo, ma era pur sempre un figo da paura e a me stava
bene così, non cercavo storie serie. Intreccia le mie dita tra i suoi capelli
respirandone il profumo, mentre lui mi teneva stretta a sé. Il bacio era
passionale ed irruente, l’attrazione fisica tra di noi
era palpabile, talmente forte che avremmo potuto fare sesso lì senza curarci di
essere visti, ma non sarebbe successo. Se credeva che nonostante tutto avrei ceduto così in fretta si sbagliava. Volevo farlo dalla
prima volta che l’avevo visto e dopo quel bacio lo volevo ancora di più, ma
bisognava dare tempo al tempo. Non sarebbero mancate
occasioni per farlo, per lasciarci andare al desiderio e alla passione. Mi
staccai da lui e lo guardai maliziosa.
- Non siamo in camera tua – gli dissi.
- E dove sta il problema? – mi chiese lui stupito della mia
affermazione.
- Hai detto che il mio vestitino lo vedresti meglio a terra
accanto al letto di camera tua, qui siamo in un terrazzo – gli dissi sempre più
maliziosa.
-
Dettagli, lo vedrei bene anche qui a terra – mi disse
lui.
- Non
condivido e poi vale sempre la prima parola – gli dissi
allontanandolo definitivamente da me.
- In effetti hai ragione – mi disse lui.
-
Continueremo il discorso in un luogo più appropriato – gli dissi
riferendomi a quello che era appena successo.
- Giusto,
sarà più eccitante aspettare e continuare in seguito,
comunque come inizio non era niente male – mi disse lui avvicinandosi e
mordicchiandomi l’orecchio.
- Condivido in pieno – gli dissi passandogli la punta della
lingua nel contorno delle sue labbra.
Lo sentì
eccitarsi, cosa che successe anche a me, ma ormai ci eravamo
fermati. Aspettare avrebbe reso tutto più stuzzicante. Gli lanciai uno sguardo
malizioso che lui ricambiò in pieno regalandomi anche il suo sorriso sghembo e
poi mi allontanai dalla terrazza, per tornare nell’edificio. Avevo saltato
l’ultima ora, quindi di sicuro le ragazze erano già fuori ad aspettarmi, così
mi diressi in cortile. Non smisi di pensare a quello
che era successo e sentì una scarica elettrica percorrermi tutto il corpo e se questa
sensazione era dovuta solo ad un bacio, ma che bacio,
non osavo immaginare a quello che avrei provato se fossimo andati avanti. Una
cosa era certa, non avrei aspettato molto prima di
scoprirlo. Stare così a stretto contatto con lui mi aveva fatto provare un
qualcosa che non avevo mai provato, e questa cosa se da un lato mi faceva
piacere, dall’altra mi spaventava parecchio, visto che io non volevo
coinvolgimenti di nessun genere. Volevo solo divertirmi, nulla di più, o forse
per lui potevo fare un’eccezione. Ma cosa cavolo mi
passava per la testa? Ero forse diventata pazza? Niente, non doveva succedere
niente con Edward, volevo solo divertirmi. Io non ero
fatta per amare, l’amore faceva soffrire troppo e io non potevo più
permettermelo. E se, un giorno, avrei cambiato idea di sicuro
non sarebbe stato a causa di Edward, perché innamorarsi di lui equivaleva a
soffrire come un cane, perché lui non era di certo il ragazzo ideale per una
storia seria, anche se la cosa, in fondo, non mi sarebbe poi dispiaciuta molto.
Poi, mi venne in mente un volto, il suo volto, Lucas, e allora mi resi conto
che io non avrei mai avuto una storia seria, no, a me mi
stava bene così la mia vita e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea.
Quale sarà, secondo voi, la prima coppia a
formarsi?
Vi anticipo che succederà presto, molto
presto.
Risposte alle vostre
recensioni:
- nefertiry85: Anche io li adoro Jasper e Alice e ti anticipo
che ci sarà una bella sorpresina per Alice fatta dal suo Jasper. Qualcosa che non si aspetta assolutamente. Il suo sogno
diventare realtà. Jasper diventerà un romanticone, come anche i suoi fratelli
del resto, anche se tra tutti quello più romantico risulterà essere Edward.
- gamolina: Eccoti accontentata con il
capitolo su Edward e Bella. Preparati perché fra non molte ci
sarà un cambio radicale per tutte e tre le coppie. Fra due, tre capitoli
al massimo.
- mcgi86: Ed ecco cosa è successo a Edward e Bella, spero che ti
sia piaciuto.
- maja89: Ho aggiornato il prima che ho
potuto. Ed ecco svelato cosa è successo all’ultima
coppietta.
- miss_cullen90: Come vedi i tuoi conti
non hanno fatto una piega. Il capitolo era un Edward-Bella. Come hai detto tu Bella
è la più chiusa e la più aggressiva, ma ricorda che, in fondo, è quella più
fragile e sensibile e soprattutto quella che un tempo all’amore ci credeva. Certo
gli sarà difficile aprirsi, ma si sa, con Edward tutto cambierà.
- bunNyDolcEtestOlinaBuffa:
Si ho capito, e ti anticipo che quando succederà saranno entrambi consapevoli
dei sentimenti che provano. Non sarà quindi solo “attività fisica”.
- Xx_scrittrice88_xX: Anche io condivido con
il fatto che mi piacciono tutti e due i fratelli Scott e non saprei scegliere, ma se proprio devo scelgo
Lucas. Quindi come tu hai già indovinato il prossimo
personaggi sarà lui, anche se mi serve per mettere un po’ i bastoni tra
le ruote nella storia di Edward e Bella. Ho già detto tanto, quindi, sono
convinta che hai già capito di cosa si tratta e
soprattutto di che ruolo gli abbia dato.
- Twilight4ever: Diciamo
che li ho tenuti fino alla fine per entrambe le cose. Comunque
si, la loro storia, sarà sicuramente quella più complicata, ma a mio avviso la
più bella e la più romantica. Del resto restano pur sempre i miei preferiti
anche se adoro da morire le altre due coppie.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
gamolina, a PATRIZIA70, a MaryCullenL, a girl601, a miss_cullen90 e a_cory_ che mi hanno inserita tra gli autori
preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite.
Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
15
UNA CENA
POCO GRADITA
POV
ROSALIE
Avevo
fatto sesso con Emmett Cullen nella sala proiezione ed era stato super. Non mi
era mai capitato di provare certe sensazioni mentre
facevo sesso con qualcuno, con lui era stato diverso. Dovevo
farlo di nuovo, mi eccitava da morire. Da quando avevo conosciuto Emmett
avevo pensato a come sarebbe stato, ma mi ero resa conto che la realtà superava
di gran lunga la fantasia. Non sapevo cosa, ma c’era
qualcosa in lui che mi attirava come un calamita. Cosa stava succedendo? Cercai di non pensarci. Chissà cosa avrebbero detto Alice e Bella quando gli avrei
raccontato tutto. Notai che Alice era in corridoio con Jasper e cosa
strana, erano bagnati fradici. Che cavolo avevano
combinato? La chiamai e lei non appena mi vide mi corse incontro.
- Ma che
cavolo hai fatto? – gli dissi.
- Tu cosa
credi? – mi rispose lei.
- Non dirmi che Jasper ti ha buttato in piscina – gli dissi.
- In effetti l’ha fatto – mi rispose.
- Ma anche lui era bagnato – gli feci notare.
- Ho
provato a buttare pure lui, ma si è accorto subito dei miei propositi e quando
l’ho tirato in acqua lui ha trascinato pure me – mi disse
lei ridendo.
- Posso
sapere perché non ti vedo per niente arrabbiata o meglio furiosa? Mia sorella
avrebbe dichiarato guerra al nemico, invece tu sembri contenta – gli dissi.
- Beh mi
sono divertita. In piscina ci siamo messi a giocare con l’acqua e ti posso dire che tutto sommato non è così stronzo come appare – mi
disse lei.
- Come
noi, allora – gli dissi.
In fondo,
la nostra era tutta una maschera. Ci comportavamo da stronze, ma in realtà non
lo eravamo. Volevamo solo proteggerci e questo nostro modo di apparire, ci
aveva sempre protette.
- Anche tu
mi sembri contenta – mi disse lei mentre entrò nello
spogliatoio per cambiarsi i vestiti, visto che quelli era bagnati fradici e per
asciugarsi i capelli. Dopo uscimmo in cortile e notai che Bella ci stava raggiungendo.
- Che
sorriso – dicemmo io e Alice all’unisono riferendoci al sorriso a trentadue
denti che aveva Bella.
- Un
normalissimo sorriso – ci rispose lei.
- Si certo come no, raccontaglielo a chi non ti conosce – gli
disse Alice, mentre salimmo nel mio Mercedes e partimmo per andare a casa.
- Ho delle novità – esordì
io.
- Anch’io – disse Bella.
- Io pure,
ma una piccola – disse Alice.
- Bene,
chi inizia – domandai io.
- Io,
visto che la mia è un cosa piccola – rispose Alice.
- Spara – gli disse Bella.
- Ho
baciato Jasper, ma solo per provocazione. Volevo distrarlo e buttarlo in
piscina, quindi dovevo usare per forza quest’arma, peccato che lui l’abbia capito. Comunque mi è
piaciuto, non mi dispiacerà approfondire in seguito – ci disse lei.
Chissà
perché, ma la cosa non mi lasciò per nulla sorpresa.
Forse, in fondo, lo sospettavo.
- Brava, brava – dicemmo io e Bella all’unisono.
- Ve l’ho detto era piccola come novità, adesso tocca a voi – ci
disse Alice.
- Sorella
ti cedo il posto – dissi rivolgendomi a Bella.
- Ho
baciato Edward, ma che bacio però. Ci mancava un
attimo e avremmo fatto sesso nel terrazzo della
scuola. Ovviamente abbiamo posticipato il tutto, non mi
faccio di certo scappare un’occasione come quella. Non avevo mai baciato
nessuno in quel modo. Quel ragazzo è una forza – ci disse
Bella tutta raggiante, anche se, dal suo tono, mi sembrò leggermente turbata,
ma forse era solo una mia impressione.
- E brava Bella – gli disse Alice.
- Adesso
capisco tutta questa allegria – aggiunsi io.
Certo che
era strano, erano passati due mesi da quando eravamo giunti
a scuola e non era successo niente, le novità tutte in una volta. E c’era da dire che tutte e tre riguardavano i Cullen.
- Oggi i
fratelli Cullen si sono dati alla pazza gioia con noi Swan –
dissi io ridendo.
- Non dirmi che anche tu e Emmett avete fatto qualcosa – disse
Alice.
- Beh si, in effetti qualcosina l’abbiamo fatta – gli dissi.
- Qualcosa
mi dice che questa qualcosina non è poi così piccola –
mi disse Bella.
- Ho fatto sesso con Emmett in sala proiezioni – dissi
sorridendo.
- Cosa? – dissero all’unisono tutte e due.
- Avete
sentito bene, ed è stato fantastico. Aspetto impaziente il bis – gli dissi.
- E bravi ai fratelli Cullen – disse Alice ridendo.
- Hanno
fatto centro. Ho l’impressione che la loro fama è meritata – disse
Bella.
- Ne sono convinta – gli risposi io.
Continuammo
a parlare di loro per tutto il viaggio, e la cosa che notai fu che tutte e tre eravamo felici di quello che fosse successo e questo non era
mai accaduto. Noi c’è ne fregavamo alla grande, invece
stavolta la cosa sembrava prenderci e pure parecchio. Non riuscivo a capire se
la cosa era positiva oppure no. Arrivammo a casa e
ognuna andò nella sua stanza. Io mi feci una doccia e poi mi misi ad ascoltare
la musica. Dopo un paio d’ore, venne a chiamarmi la domestica per dirmi che era pronta la cena, così scesi giù. Trovai tutti a
tavola e mi sedetti anch’io. Parlammo per tutta la cena e i miei non facevano altro che fare domande sulla nuova scuola, sui
compagni e cose varie, cose che ci chiedevano da quando eravamo arrivati a
Phoenix. La cosa mi infastidiva parecchio,
considerando che sembravano interessarsi a noi solo per delle sciocchezze.
- Ah
ragazze, quasi dimenticavo, sabato prossimo non prendete
impegni – ci disse mia madre.
- E per quale motivo? – gli chiesi.
- Abbiamo una cena – mi rispose mio padre.
- State scherzando, spero – disse Bella.
- Nessuno
scherzo - rispose mia madre.
- Ma per forza di sabato dovevate organizzarla? E poi perché dobbiamo venire anche noi? – gli chiese Alice.
- Dovete
venire perché fate parte della famiglia. Fino a quando resterete sotto il
nostro tetto e noi dobbiamo presentarci con la famiglia
voi verrete – ci rimbeccò papà.
- Che palle queste cene del cavolo – sbottò Bella.
- Modera il linguaggio, siamo a tavola – gli disse mamma.
- Bella ha
ragione. E poi chi sono questi con cui dobbiamo
cenare? – gli chiesi.
- Amici di
vecchia data che abitano qui a Phoenix. Cercate di comportarvi bene, perchè li
vedremo spesso visto che adesso abitiamo nella stessa città – ci disse papà.
- Vengono
a cena qui? – gli chiese Alice.
- No,
andiamo in un ristorante molto chic, quindi dovete
vestirvi più eleganti – ci disse mamma.
- Ma tu devi vedere cosa ci tocca fare – continuò Alice.
- Smettetela, è solo una cena. Non vi stiamo mica portando a
morire. Sarà divertente – disse papà.
- Si certo come no, per voi lo sarà di sicuro. Ogni volta a
queste cena noi ci scocciamo – gli dissi io.
- Sono paranoiche – disse Bella.
- E noiose – continuò Alice.
- E’
inutile che vi lamentate, tanto verrete lo stesso – ci disse
mia madre.
- Vedo che
in questa casa il dialogo serve a poco, quindi lasciamo
perdere. Buon proseguimento di serata – gli dissi
alzandomi da tavola e andandomene da lì dentro, seguita a ruota da Bella e
Alice.
Vennero
nella mia stanza e parlammo un po’ anche e soprattutto di quella
odiosa cena del cavolo e poi parlammo di altre cose. A tarda notte se ne andarono ognuno nelle proprie camere e io mi misi a
letto, addormentandomi subito, considerando che ero molto stanca.
-bunNyDolcEtestOlinaBuffa: Spero che ne sia
valsa la pena di aver aspettato così tanto prima del
capitolo Edward-Bella.
- miss_cullen90: Non voglio anticipare nulla, ma hai visto
giusto. Quanto a Bella e Edward ti posso dire che la
loro storia sarà quella più complicata, anche a causa dell’arrivo di questo ex,
che ancora non sappiamo cosa possa volere. Che sia
venuto per una vacanza? O per parlare con lei? Che la rivoglia? O semplicemente si
trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato? Chi può
dirlo.
- G_i_s_y: Diciamo che la storia è un po’ diversa
da come l’hai immaginato, anche se comunque anche la tua idea non era male. Su
Emmett e Rosalie ti posso dire che si dimostreranno
molto più maturi di quello che sembrano, Jasper e Alice dopo la sorpresa si
metteranno insieme, ma non saranno i primi e Bella e Edward, beh loro saranno i
migliori a mio avviso.
- gamolina: Indovinato, comunque tranquilla non sarà nulla di che. Solo che cambieranno perché si renderanno conto che l’amore ha
bussato alle loro porte. E poi si apriranno tra di
loro. Dobbiamo ancora scoprire cosa li ha indotti a diventare così.
- eMiLyBlOoD:
Ti anticipo che credo che non tutti apprezzerete il
ruolo di Lucas in questa storia.
- maja89: Ti assicuro che i primi non
saranno Bella e Edward. come hai detto tu sono i più criptici.
- Twilight4ever: Non sbagli, hai indovinato
alla grande.
- Xx_scrittrice88_xX: Beh, anch’io credo che
solo una pazza potrebbe lasciare Lucas, ma lei l’ha fatto e ti assicuro che ne
ha pagato le conseguenze per tanto tempo. Solo adesso sta recuperando e sembra
riprendersi, ma chissà cosa gli passa davvero per la testa a Bella. Come hai
detto tu sarà l’ultima a cedere, anche perché per loro la situazione sarà più
complicata. Su Rosalie e Emmett hai indovinato alla
grande. Quanto alla ragazza con cui si è messo Lucas non so ancora chi mettere, anche perchè non avrà un ruolo in questa storia. Di
lei sapremo al massimo solo il nome. Comunque io adoro
sia Brooke che Peyton, però a differenza tua, Lucas c’è lo vedo bene solo con
Peyton. Secondo me sono la coppia perfetta, Brooke la
vedo per lui solo come una grande e fidata amica. Quindi magari il nome che
sceglierò non ti piacerà, spero comunque che
nonostante questo continui a seguire la mia storia e a recensirla.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed eccomi con un altro capitolo nella stessa
giornata. Spero che non vi deluderà. Un bacio a tutti.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
16
UNA CENA
PER NIENTE GRADITA
POV EDWARD
Ancora
stentavo a credere a quello che era successo. Per la prima volta in tutta la
mia carriera da playboy una ragazza era riuscita a
resistere al mio fascino da seduttore incallito e mi aveva lasciato con l’amaro
in bocca, un amaro in bocca mai provato prima. Si, perché
Bella era stata la prima ragazza che era riuscita a smuovermi qualcosa dentro.
Non so spiegarmi nemmeno io cosa, ma so che quando mi
sono ritrovato le mie labbra tra le sue ho provato qualcosa di nuovo, una
specie di scarica elettrica che mi ha percorso tutto il corpo. In quel momento
non c’era niente attorno a noi, solo io e lei, i nostri corpi che si
reclamavano e le nostre labbra che si bramavano. Una cosa era certa, non ero
stato l’unico a provare certe sensazioni, perché era successo anche a lei, si
vedeva da come mi guardava e dalla passione che si era impossessata di lei mentre mi baciava. Si era staccata da me dicendomi che quello non era il luogo adatto a far scoppiare
la passione tra di noi, ma sapevo che il motivo non era quello. Semplicemente
lei non voleva essere come tutte le altre, voleva
dimostrare che sapeva resistere a quello che tutti definivano il “bello e
impossibile Cullen”. In macchina, mentre con i miei fratelli tornavo a casa, mi
resi conto che anche le altre due sorelle Swan avevano dato sfoggio delle loro fama. Emmett era euforico, diceva
che non si era mai sentito così dopo aver fatto sesso con qualcuno e Jasper,
beh Jasper era dispiaciuto di non poter raccontare poi molto visto che non era
successo quasi nulla tra lui e Alice, ma c’era qualcosa di lei che l’aveva
colpito. Era assolutamente certo che Alice indossasse una maschera, che, in
fondo, non era la ragazza fredda che voleva apparire, anzi al contrario era
dolce e solare, un tipo davvero ok. Su questo trovò il mio appoggio, visto che
anch’io credevo che quello che mostravano tutte e tre le ragazze era solo una
maschera per proteggersi dagli altri, una maschera per farsi vedere forti e per
dimostrare che nessuno poteva mai mettergli i piedi in faccia, ma in fondo erano solo delle ragazze che cercavano in tutti i modi di
nascondere le loro fragilità e dovevo ammettere che ci riuscivano davvero bene.
- Edward
mi hai sentito? – mi disse Emmett interrompendo il flusso dei miei pensieri.
- No scusa,
ero soprappensiero – gli risposi mentre Jasper
posteggiava la sua Audi in garage.
- Cos’è ti
stavi immaginando quello che tu e Bella non siete
riusciti a fare oggi? – continuò Emmett ridendo.
-
Possibile che pensi solo q questo? – gli risposi io stupendomi delle mie stesse
parole.
- Senti
chi parla – mi risposero all’unisono i miei fratelli.
- Non stavo pensando a questo – mi giustificai io.
- E allora? Che c’è che non va? Da
quando abbiamo smesso di parlare delle Swan sei
entrato in un mondo tutto tuo – mi disse Jasper.
- Stavo
riflettendo che hai ragione. Secondo me quelle lì
indossano una maschera per proteggersi. Non credo siano davvero le persone dure
e inscalfibili che vogliono apparire – gli risposi con
tutta sincerità.
- Si lo credo anch’io – disse Emmett per un attimo serio.
- C’è solo
una cosa che non riesco a capire: il perché. Indossare
una maschera come la loro non è semplice e deve
esserci per forza un motivo sotto – continuai io.
-
Probabilmente qualche delusione, o problemi in famiglia, chi lo sa. Alla fine
noi non sappiamo poi molto di loro al di fuori della loro
vita scolastica – mi disse Jasper.
- Mi
scommetto la testa che sono come noi, non amano
aprirsi con gli altri. La gente sa di noi il minimo
indispensabile, lo stesso vale per loro – continuò Emmett.
- Boh,
chissà. Comunque entriamo va – dissi io notando che
eravamo rimasti in garage a parlare.
Salimmo in
casa e mi catapultai nella mia stanza per farmi una doccia, poi scesi giù in
salotto e trovai Emmett e Jasper che come al solito giocavano
alla play station. Non potei far altro che unirmi a loro. Iniziammo a giocare e
non ci staccammo da quell’aggeggio fino a sera. Eravamo così applicati a
giocare che non eravamo andati nemmeno in palestra, ma alla fine potevamo pure
permetterci di saltare qualche allenamento per migliorare il nostro fisico.
Modestia a parte, avevamo un fisico da fare invidia. A sera
inoltrata, una delle domestiche ci chiamò per andare a cenare e così ci
fiondammo in cucina alla velocità della luce, considerando che avevamo una fame
da paura. La tavola era imbandita come sempre con ogni leccornia e
subito iniziammo a mangiare.
- Papà e
mamma? – chiese Jasper alla domestica.
- Il
signor Cullen aveva il turno in ospedale, mentre la signora non è ancora
rientrata dall’ufficio, ma ha chiamato avvisando che sarebbe tornata fra poco –
gli rispose la domestica.
- Che novità – dicemmo sarcastici e all’unisono io e i miei
fratelli.
Il lavoro di entrambi i miei genitori li teneva sempre lontani da
casa, non che la cosa, ormai, dispiacesse a me e ai miei fratelli, ma un tempo
le cose erano diverse. Da bambini avevamo sofferto per il fatto che mamma e
papà non fossero molto presenti nelle nostre vite, loro sempre indaffarati con
il lavoro, così indaffarati da non avere nemmeno il tempo
di venirci a prendere a scuola. Quante volte, da piccoli,
vedevamo i genitori dei nostri compagni venirli a prendere a scuola sapendo che
a noi sarebbe toccata una sorte diversa. Arrivava un
bellissimo macchinone e scendeva l’autista personale di casa Cullen che,
come un gentiluomo, apriva lo sportello di dietro facendo uscire la nostra
governante che prontamente entrava a scuola e ci accompagnava a casa. Tutti ci invidiavano per questo, non sapendo che io e i miei
fratelli avremmo preferito tornare a casa con una vecchia macchina sfondata, ma
con i nostri genitori a fianco. Quante volte la governante ci
portava al parco per farci giocare e lì vedevamo tutti i bambini della nostra
età giocare con il loro papà o con la loro mamma e divertirsi felici con loro,
e noi, invece, sempre da soli. Dovevamo accontentarci della domestica
che si occupava di noi, che ci faceva da governante,
da tata e spesso da mamma e da papà insieme. Una cosa, però, non c’era mancata
di sicuro, l’affetto di mamma e papà, questo si, ma a volte l’affetto non
basta, a volte serve la presenza di una persona.
Sapevamo di poter contare su di loro sempre, papà era il nostro consigliere,
quello che ci indirizzava nella giusta via e mamma,
mamma era unica, la persona più affettuosa del mondo, quella che ci riempiva di
carezze e di baci, quella a cui potevi raccontare tutto, tanto sapeva capirti.
Il loro affetto c’è l’hanno sempre dimostrato, ma dei bambini a volte hanno
bisogno di altro. Hanno bisogno della mamma che gli legga
le favole per farli addormentare o che gli canti la ninna nanna, hanno bisogno
della mamma che li vesta o li prepari per andare a scuola, hanno bisogno della
mamma e del papà per giocare, hanno bisogno di andare a vedere una partita di
basket, di football o di baseball allo stadio con il papà, hanno bisogno di
sentire la presenza dei genitori accanto, una presenza che noi non avevamo
avuto. Era anche per questo che eravamo diventati così
superficiali e freddi nei confronti del mondo, quel mondo che non ci aveva mai
compresi, quel mondo che ci aveva sempre invidiati e che continuava a farlo
solo per il nostro cognome, per i nostri soldi, per le nostre macchine, per la
nostra villa e per quelle che avevamo in vari posti nel mondo, quel mondo che
ci avevano invidiato anche solo per la nostra bellezza, come se fosse una
nostra colpa, come se tutto questo portasse davvero la felicità. I soldi sono un gran cosa, ma a volte non bastano, a volte hai
bisogno di qualcosa che tutti i soldi di questo mondo non potranno mai
acquistare. Con il tempo ci siamo resi conto che non serviva a nulla cercare di
mostrare chi realmente si nascondeva dietro il nostro cognome e abbiamo
iniziato a diventare cinici, superficiali, insensibili e freddi. Nessuno poteva
scalfirci, nessuno poteva metterci in piedi in testa e
nessuno osava provarci. Spesso i nostri genitori ci dicevano
che sbagliavamo a mostrarci così, loro sapevano che la nostra era solo una
maschera, ma ne io, ne i miei fratelli riuscivamo mai ad incolparli per ciò che
eravamo diventati, perché la colpa era anche e soprattutto loro se noi eravamo
così, ma bastava guardarli per capire l’amore sconfinato che provavano per noi,
quindi nessuno di noi se la sentiva di farli sentire colpevoli.
- La
signora ha anche aggiunto di non uscire stasera e di aspettarla a casa perché
vi deve comunicare qualcosa – disse la domestica.
- E sarebbe? – chiesi io freddo.
- Questo
non mi è stato comunicato – mi rispose lei.
- Sarà per le solite cazzate – disse Jasper.
- Quelle
non mancano mai. Del resto a rompere le scatole sono bravi – continuò
Emmett.
- Bene, puoi andare tu – dissi io rivolgendomi alla domestica senza
nemmeno chiamarla per nome. Del resto era una nuova e il nome non lo ricordava
assolutamente.
Terminammo
di mangiare e poi tornammo in salone a giocare alla play
station e dopo un paio d’ore venimmo interrotti dall’arrivo di mamma.
- Com’è
che voi tre state sempre a giocare con quell’aggeggio? – ci disse lei entrando
in salotto.
- E com’è che tu stai sempre a rompere? – gli rispose Emmett.
- Modera il
linguaggio parlando con tua madre – disse papà entrando anche lui in salotto e
sentendo le parole di Emmett.
- Non ho
detto niente di che – gli rispose Emmett.
- Adesso
che ci siamo tutti, sareste così gentili da comunicarci cosa è successo di
tanto grave per essere dovuti restare a casa stasera? – gli chiesi io cercando
di arrivare subito al dunque.
- Sempre
diretto, figliolo – mi disse mio padre.
- E l’una e mezza e vorrei andare a letto, sono parecchio
stanco, quindi non mi va di soffermarci in convenevoli – gli risposi.
- Si certo come no – mi rispose mio padre.
- Allora?
– chiese Jasper che fino ad allora non aveva aperto
bocca.
- Un paio
di giorni fa ho rivisto in ospedale un vecchio amico,
scoprendo che si è trasferito qui da un po’ di tempo. Ovviamente io e la mamma
non lo sapevamo visto che siamo molto impegnati con il
lavoro e anche loro non sapevano che noi abitassimo qui – disse mio padre.
- Si è
trasferito qui con la sua famiglia. La moglie era una mia amica fin dai tempi
della scuola. Quando io ho conosciuto papà, lui era
amico con questo signore e così quando noi abbiamo iniziato a frequentarci
anche la mia amica e l’amico di papà l’hanno fatto e si sono innamorati come
noi. Siamo rimasti in ottimi rapporti per un sacco di tempo, poi il matrimonio,
la prima gravidanza e soprattutto il lavoro ci hanno
portato a separarci. Siamo rimasti in contatto per un po’, ma pian paino anche i contatti sono diminuiti fino a quando non ci
siamo sentiti più. Adesso che ci siamo rincontrati e abbiamo saputo che abitano
qui a Phoenix abbiamo riallacciato i rapporti. Anche
loro, come noi, sono persone rinomate – ci spiegò mia madre.
- Potreste
arrivare al dunque, invece, che raccontarci la storia della vostra vita? – gli
chiese Emmett.
- Si hai
ragione. Scusate, è solo che quelli sono stati anni bellissimi per me e vostro
padre – disse mia madre.
- Cos’è dobbiamo commuoverci? – disse Jasper, mentre io e Emmett scoppiammo a ridere.
- Certo
che non capite proprio niente. Siete tre insensibili – ci
rimproverò mamma.
- Lo sappiamo, c’è lo ripeti ogni giorno. Adesso, però, arriviamo
alla conclusione della storia. Lo svolgimento non ci interessa
– gli dissi io.
- Bene.
Sabato prossimo andremo a cena con questi amici – ci disse
papà tagliando corto.
- Cosa? – disse Jasper.
- Il
sabato è sacro. Niente cene con la famiglia – continuò Emmett.
- Per
stavolta si farà un’eccezione – disse mamma.
- No,
invece. Per sabato prossimo abbiamo già impegni e non li faremo saltare per una
fottuttissima cena tra vecchi amici – gli risposi io.
- La
decisione è già presa, non si discute – ribadì mio
padre.
- Non vedo
perché dovremmo venire anche noi. Gli amici sono vostri, quindi andateci da
soli – gli disse Jasper.
- Non ha importanza, sarà un’occasione per conoscerli – ci disse
mamma.
- Ma… – stava per dire Emmett.
- Niente
ma. E’ così e basta. Lo so che siete grandi e che queste cose non vi piacciono,
ma per questa volta farete un’eccezione. Non vi portiamo mai alle nostre cene,
ma stavolta è diverso. Vogliamo fargli conoscere la nostra famiglia, così come
loro faranno con la loro, quindi basta obiezioni. Siamo una famiglia e l’unione in una famiglia è tutto – disse papà.
- Peccato
che ve lo ricordiate solo quando vi fa comodo che
l’unione è tutto in una famiglia – disse Jasper, mentre io e Emmett lo
fulminavamo con lo sguardo.
- Cosa vorresti dire? Che noi non
siamo una famiglia unita? – gli chiese mia madre turbata dalle parole di
Jasper.
- Non
volevo dire questo. Solo che mi scocciano queste
stupide cene tra persone altolocate – gli rispose Jasper cercando di colmare la
gaffe appena fatta, visto e considerato i nostri sguardi.
- Lo so,
ma fatelo per me e per papà – ci disse mamma con il
suo fare materno.
- Solo per
voi – risposi io mentre Jasper e Emmett annuirono.
Mia madre
si venne a buttare su di noi abbracciandoci e riempiendoci di baci, smancerie
che non piacevano ne a me, ne ai miei fratelli, ma la
lasciammo fare perché del resto la mamma è sempre la mamma, mente papà si
limitò a sorriderci con fare paterno e ci abbracciò. Nemmeno
avessimo acconsentito a chissà cosa, ma forse, a quella cena ci tenevano
davvero e volevano che anche noi accettassimo di buon grado. Poco dopo ognuno tornò nella sua stanza, non prima però che io e i
miei fratelli, ormai lontani dall’orecchio di mamma e papà, ci lamentassi un
po’ per quell’inaspettata cena. Una volta in camera mi misi il pigiama e mi
buttai a letto, addormentandomi subito.
- ClaryCullen: Come avrai
notato hai indovinato. La cena è con i Cullen.
- eMiLyBlOoD:
Si, la cena è con i Cullen. Mi chiedi se vincerà Edward? Beh, ti rispondo
dicendoti Edward 4ever. Credo che questo dica tutto.
- gamolina: Ci saranno grandi sorprese. Ti dico solo che da questa cena cambierà il
rapporto tra i fratelli Cullen e le sorelle Swan e soprattutto la cena sarà il
luogo dove si formerà la prima coppietta. Ho già detto tanto.
- nefertiry85: Volevo scusarmi con te per non aver risposto alla
tua recensione, quella in cui parlavi del sogno. Oggi
dopo aver letto quello che mi avevi scritto nella
recensione del capitolo che ho postato poso fa, sono caduta dalle nuvole. Non
ricordavo questa cosa del sogno, quindi ho controllato tutte le recensioni di
tutti i capitoli e mi sono accorta che questa in cui parlavi
del sogno l’avevi messa nel primo capitolo. E io, siccome, ho letto solo quello
dei capitolo correnti non avevo letto la tua, infatti
ho notato che era datata giorni dopo che avevo postato il primo capitolo. Quindi,
mi scuso ancora e sono curiosissima di sapere quale sia stato
il tuo sogno, anzi ti prego di raccontarmelo.
- erichina: Ho aggiornato il prima che ho potuto.
- bunNyDolcEtestOlinaBuffa:
Beh il capitolo della cena inizierà dal prossimo. Ovviamente ho descritto la
cena da tutti i punti di vista. Così saprete ciò che pensano tutti e come i
loro pensieri comincino a spaventarli. Comunque più che ringraziarmi per averti risposto, sono io
che ti ringrazio perchè hai recensito.
- miss cullen90: Beh diciamo
che con questo capitolo hai scoperto chi sarà la famiglia della cena. Ed eccoti
anche ilo capitolo con la riflessione di Edward dopo
il bacio.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche
a:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
17
QUANTO E’
PICCOLO IL MONDO
POV ALICE
La
settimana seguente passò in fretta ed era arrivato il giorno di
quella cavolo di cena. Durante la settimana, con i Cullen non c’erano
stati grandi novità, le solite cose, ma soprattutto le solite provocazioni che ne noi ne loro cercavamo di evitare di fare. Era uno sballo però, mi divertivo troppo con quei tre e la cosa che
più mi piaceva era il fatto che da quello che avevo potuto capire quei tre
erano l’esatto opposto di quello che apparivano, come me e le mie sorelle e
questo era già un punto a loro favore, ma soprattutto un punto che ci
accomunava parecchio. Guardai la sveglia e mi accorsi che erano le dieci e mezzo, oggi per fortuna era sabato e quindi
niente scuola. Mi feci una doccia e mi vestì velocemente, poi mi catapultai in
cucina per fare colazione e trovai Rosalie a tavola che stava già mangiando.
- Già
sveglia? – gli dissi.
- Non
avevo molto sonno e così mi sono fatta una doccia e sono scesa qui a fare
colazione – mi rispose lei.
- Io
stanotte ho preso sonno tardi – gli dissi.
- Cos’è pensavi a Jasper? – mi disse lei scherzando.
- A dire la verità si, ma non è stato per questo che non avevo
sonno – gli risposi sincera.
- Mi devo
preoccupare? Non è da te perdere sonno per i ragazzi – mi
rispose lei.
-
Tranquilla, non c’è niente di cui preoccuparsi. Sono sempre la solita Alice, ma
pensavo che tutto sommato quel ragazzo è simpatico, in
fondo, non è così stronzo come vuole far credere – gli dissi.
- In
fondo, ma molto in fondo – mi rispose lei.
- Che scema che sei – gli dissi io ridendo.
- Va beh,
di solito non ti sbagli mai, quindi se ti ha fatto questa impressione
direi che potresti avere ragione – mi rispose.
- Tu,
invece che mi dici? – gli chiesi.
- Su
cosa? – mi domandò.
- Non
fare finta di non capire, su Emmett, su chi altri se no – gli dissi sorridendo.
- Diciamo che mi piace, me ne potrei pure innamorare – mi
disse lei, mentre io sputai dalla bocca il succo d’arancia che stavo bevendo.
- Cosa prego? – gli chiesi guardandola stupita.
- Stavo
scherzando stupida. Comunque che mi piace è vero. Non
so perché, ma mi sembra diverso – mi rispose lei.
- E ti sembra questo il modo di scherzare? Mi stavi facendo
strozzare. Comunque si, hai ragione, è diverso dagli
altri ragazzi che abbiamo conosciuto. E’ molto più stronzo –
gli dissi io.
- Hai ragione,
ma mi attira come una calamita. Se devo essere sincera
aveva dal primo giorno che siamo entrati in quella scuola che mi veniva voglia
di saltargli addosso – mi disse lei sorridendomi.
- Forse,
sono io quella che dovrei preoccuparmi – gli dissi.
- Sto
parlando solo di attrazione fisica. Mi attira in quel
senso, nulla di più. Sesso senza coinvolgimenti ricordi? – mi disse lei.
- Ecco
appunto. Adesso riconosco mia sorella – gli dissi io.
- Ma Bella ancora dorme? – mi chiese cambiando discorso.
- Come se
non la conoscessi, consumare il letto è un altro dei suoi hobby – gli dissi sarcastica.
Io non
riuscivo a capire come facesse a dormire così tanto. Se nessuno la svegliava era capace di dormire fino all’una
se non di più. Adorava stare a letto e rigirarsi tra
le coperte anche quando non aveva sonno. Era incredibile. Io gli dicevo sempre
che lei consumava letti e divani, visto il tempo che ci passava sopra e lei
faceva sempre la finta offesa. Adoravo quando faceva
così, o forse adoravo semplicemente Bella in tutto e per tutto, lei così come
Rosalie. Erano i miei angeli. Senza di loro non avrei saputo come fare. Avevamo
un rapporto viscerale tutte e tre e questo da sempre.
- Forse è
il caso di svegliarla, anche perché non so voi, ma io devo andare a comprarmi
qualcosa per la cena di stasera – mi disse lei.
- Anch’io e di sicuro anche Bella – gli dissi per poi alzarmi
dalla sedia e dirigermi verso la camera di Bella seguita da Rosalie.
Un’altra
passione delle sorelle Swan era lo shopping. Avevamo
le cabine armadio che, quasi quasi, erano più grandi
dell’intera stanza. Quando andavamo a fare compere,
non invidiavamo per niente le povere commesse che avevano a che fare con noi.
Come minimo appena uscivamo dal loro negozio o si licenziavano o pregavano il
cielo che non avremmo rimesso piede lì dentro, anche
se avere noi come clienti era una vera fortuna, visto che ogni volta lasciavamo
al negozio un vero patrimonio. Salimmo al piano di sopra e andammo nella camera
di Bella e la trovammo a letto che fissava il soffitto. Sperai con tutta me
stessa che stesse pensando a tutto tranne che a lui.
Non volevo più vedere Bella soffrire e avrei fatto
qualunque cosa per evitare che succedesse.
- Hey
tesoro, che fai? – gli chiese Rosalie che dallo sguardo che mi aveva lanciato aveva
le mie stesse paure.
- Cos’è vuoi ridipingere il soffitto? – gli chiesi sarcastica
vedendo che continuava a fissarlo.
- No, è
già bellissimo così. Stavo solo riflettendo – ci disse
lei voltandosi verso di noi e sorridendoci.
- E cosa riflettevi? – gli chiese Rosalie.
-
Riflettevo che non ho nulla da mettermi per la cena si
stasera. Che ne dite se andiamo a fare un po’ di sano
shopping? – ci disse lei sorridendo.
- Stavamo per chiederti la stessa cosa – gli dissi io
ricambiando il sorriso.
Ero
sicura che non fossero questi i suoi pensieri, ma, ormai, era
diventata troppo brava a nascondere il suo dolore e faceva in modo di non
lasciar trapelare nulla. Per fortuna da un paio di mesi a questa parte le cose
erano migliorate molto e lei era più tranquilla e più serena, soprattutto da
quando eravamo venuti qui a Phoenix tagliando i ponti
con il nostro passato, ma soprattutto con il suo che di sicuro era quello più
doloroso. Con Rosalie avevamo spesso parlato di questa storia e tutte e due condividevamo il fatto che Bella, in realtà, non fosse
innamorata, il suo era solo un senso di colpa per aver preso la decisione
sbagliata. Quel senso di colpa si era poi ingrandito fino a diventare rimpianto
e poi rimorso. Aveva idealizzato quel ragazzo e tutti a suo confronto
sembravano delle nullità per lei, ma non ne era
innamorata, era solo ossessionata da quel ragazzo, ma lei non riusciva a
capirlo, perché se solo lo avesse fatto si sarebbe risparmiata tanto dolore.
Dopo quella storia si era chiusa a riccio e nessun ragazzo era riuscito ad
avvicinarsi più del dovuto a lei, lei che non si degnava nemmeno di parlare con
i ragazzi. Con Rosalie, infatti, ci eravamo stupiti
del fatto che non sembrava farsi problemi a provocare o a farsi provocare da
Edward, Emmett e Jasper, anzi sembrava che la cosa le facesse piacere, ma
questa poteva anche essere solo una nostra impressione. L’unica cosa che volevo
è che Bella aprisse gli occhi e si rendesse conto che
non era mai stata innamorata di nessuno e che, forse, era giunto il momento di
aprirsi con qualcuno.
- Bene,
allora datemi dieci minuti per prepararmi e andiamo – ci disse
lei, chiudendosi in bagno.
Io e
Rosalie ci guardammo e i nostri sguardi valsero più di mille parole. Eravamo le
sue sorelle e a noi non poteva mentire. Comunque
facemmo finta di nulla e uscimmo dalla sua stanza aspettandola in salotto. Dopo
circa un quarto d’ora era già pronta. Così uscimmo di casa con la mia Porsche e andammo in giro per negozi, in
modo da comprare qualcosa di carino per questa cena che prevedevo sarebbe stata
un vero mortorio. Andammo in giro per parecchi negozi comprando di tutto, del
resto non riuscivamo a trattenerci quando si trattava
di moda. Quando terminammo con le spese tornammo a
casa ed erano già le sette di pomeriggio. Avevamo pranzato fuori, una cosa
veloce per non perdere troppo tempo, infatti adesso
stavo morendo dalla fame, ma non avevo tempo per rinfilzarmi lo stomaco. Non
appena arrivammo a casa trovammo l’autista davanti casa.
-
Signorine come mai non avete chiesto a me di accompagnarvi a fare spese? – ci
disse l’uomo.
- Non
credo avrebbe gradito e poi preferiamo cavarcela da
sole visto che abbiamo la nostra auto – gli rispose Bella.
- Come volete – ci disse lui.
- Se non
le dispiace scarichi tutte le buste dalla macchina e
le faccia portare nelle nostre camere – gli disse Rosalie.
- Subito
– ci rispose lui e si diresse verso la macchina per scaricare le buste.
- Mi sa
che è ora di prepararci, l’incubo sta per iniziare – dissi
io alle mie sorelle.
- Sante
parole, come sempre del resto – mi rispose Bella, mentre Rosalie annuì.
-
Signorina, appena finiscono con le buste posteggio la sua macchina in garage? –
mi urlò l’autista.
- No,
assolutamente no. La lasci in giardino, provvederò io – gli dissi,
mentre lui tornò a trafficare con le miriadi di buste.
- E’
pazzo se crede che gli faccio toccare la mia macchina – continuai
io, mentre le ragazze ridevano contagiando anche me.
Salimmo
in casa e andammo a prepararci. Io mi fiondai in camera e mi feci una bella
doccia, dopodichè, ancora in accappatoio, mi asciugai i capelli e poi andai a
mettermi l’intimo. Trovai le buste nella mia stanza e così sistemai tutti i
nuovi acquisti nell’armadio lasciando sul letto il vestito che avevo comprato
per la cena. Andai in bagno e mi passai la piastra nei capelli, poi guardai
l’ora e mi resi conto che potevo iniziare a vestirmi. Così indossai il vestito
Armani che avevo comprato, era corto fin sopra le ginocchia. Era a fascia anche se aveva le bretelline sottili che mi
ricadevano nelle spalle. Era stretto fino alla vita e poi andava leggiarmente
allargando. Era dorato con delle applicazioni bronzo a livello del seno che
formavano una striscia. Era molto semplice, ma carino.
Poi indossai un paio di sandali Chanel dal tacco vertiginoso, color bronzo che richiamavano le applicazioni del vestito. Appena fui pronta andai a truccarmi, facendomi un trucco che
richiamava le tonalità del vestito. Poi mi sistemai il foulard bronzo in modo che mi coprisse le spalle e scesi giù, visto
che mamma mi aveva già fatto chiamare dalla domestica. Quando
arrivai in salotto trovai papà e mamma già pronti. Papà indossava un vestito
nero di raso con sotto una camicia bianca e la cravatta nera, portava anche il
gilet, mentre mamma indossava un vestito lungo nero che si allacciava al collo.
Aveva una grande scollatura a V e alla fine di essa vi
era uno strass che faceva arricciare il vestito al livello del seno e faceva
scendere un pezzo di stoffa fino ai piedi. Portava anche delle bellissime
decoltè nere molto alte e un foulard che gli copriva parte della schiena nuda.
- Wow –
dissi io vedendoli.
- Ti
piace? – mi disse mamma indicando il suo vestito.
- E’ una favola – gli risposi.
- Lo preso oggi al negozio di Gucci – mi rispose lei.
- E’
davvero bellissimo – gli rispose Bella che era appena
entrata in salotto.
Ovviamente
lei indossava il vestito che avevamo comprato poco prima, un
Dolce e Gabbana bellissimo. Era corto fin sopra il ginocchio, blu notte
con le paillettes. Si allacciava al collo e lasciava la schiena completamente
scoperta. Aveva un ampia scolla a V tipo a boccale.
Era la fine del mondo e poi quel colore a lei gli donava terribilmente.
Indossava dei sandali Paciotti dal tacco vertiginoso color argento che richiamavano le paillettes del vestito. Indossava anche un
foulard argento, messo con il tentativo di coprire la schiena, cosa che
risultava assai difficile visto la scolla posteriore
del vestito.
- Anche tu sei uno schianto – gli disse mia madre.
- Avevi
detto di vestirci eleganti e così ho fatto – gli
rispose lei.
- Potevate
coprirvi di più – ci disse papà guardando me, Bella e Rosalie che ci aveva raggiunto pure lei in salotto.
Lei
indossava un vestito Prada che gli arrivava un po’ più sopra le ginocchia,
molto semplice, ma bellissimo. Era nero, con la scolla a corsetto e alla vita aveva una fibbia dorata. Le
scarpe erano delle decoltè Ferrè, anche queste dal
tacco vertiginoso ed erano dorate per chiamare la fibbia del vestito e anche
lei aveva un foulard sempre dorato per coprire la schiena nuda.
- Papà
quando la smetterai di fare il geloso? – gli chiese
Rosalie.
- Mai –
gli rispose prontamente lui.
- Ormai siamo cresciute, ti devi abituare a vederci così – gli dissi
io.
- Non mi
abituerò mai, punto. Per me restate sempre le mie bambine – ci disse lui.
- Ma non lo siamo più – continuò Bella.
- Lo so,
ma per me restate così – gli rispose lui.
- Hai le mente un po’ contorta – continuò Bella, mentre io e
Rosalie annuimmo.
- Quando
avrete dei figli anche voi farete questi discorsi,
vedrete – ci disse mamma.
- Allora
bisognerà aspettare parecchio, almeno per quanto mi riguarda – disse Bella mentre vidi i suoi occhi spegnersi.
- Lasciamo perdere. Andiamo o faremo tardi – disse Rosalie che, anche lei, aveva notato il cambio di
sguardo di Bella.
Uscimmo
in giardino e notai che la mia Porsche non c’era. Di sicuro era
stato l’autista a spostarla, adesso mi avrebbe sentito. Lo avrei
licenziato in tronco.
- Dov’è l’autista? – chiesi furiosa.
- Sta
prendendo la macchina dal garage. Ci accompagnerà lui al
ristorante – mi rispose papà.
- Invece non lo farà. Perché lo licenzio
all’istante – dissi io urlando.
- E per quale ragione? – mi chiese mamma stupita dalla mia
reazione.
- Gli
avevo detto di lasciare la mia macchina in giardino perché ci avrei pensato io
a metterla in garage, ma non devo essere stata molto chiara a
quanto pare – dissi sempre più furiosa mentre Bella rideva. Almeno
quella situazione aveva portato di nuovo il sorriso a mia sorella.
- Non ti
pare un motivo stupido per licenziare qualcuno? – mi chiese mio padre.
- Assolutamente
no. Se mi avesse ascoltato adesso si terrebbe il suo
posto di lavoro, invece ha fatto di testa sua, quindi per me può andare anche a
vivere sotto un ponte adesso – continuai io.
- La tua
è una reazione esagerata. In fondo ti ha fatto un favore – mi
disse mio padre.
- Invece
no. La mia macchina non si tocca – gli dissi io
urlando.
- Santo
Dio, Alice, è solo una macchina – mi disse mamma.
- Non è
solo una macchina è la mia macchina e non si tocca –
ribadì io mentre Bella continuava a ridere come una pazza.
Nel
frattempo l’autista era arrivato in giardino con la macchina di papà e io già
mi preparavo ad accoglierlo.
- Senta
lei…– stavo iniziando a dire furiosa, rivolgendomi all’autista, ma venni interrotta da Bella.
- Sali in
macchina e non fare storie, scema. La macchina te l’ho posata io in garage
prima di prepararmi – mi disse ancora ridendo.
- Ti
costava tanto dirlo prima, invece che mi facevi passare per pazza – gli dissi
io.
- Se te
lo dicevo prima, mi sarei persa la tua reazione, che come previsto
è stata fantastica – continuò lei ridendo guardandomi.
Dovevo
avere una faccia da ebete, così mi ricomposi ed entrai
in macchina seguita dagli altri. Non appena ci sedemmo anche Rosalie iniziò a ridere.
- Vi consiglio di smettere di ridere – gli dissi io facendo la
voce minacciosa.
-
Altrimenti? – mi dissero all’unisono.
Li
guardai e non potei fare a meno che partire a ridere
anch’io. A volte aveva reazioni davvero sproporzionate. Per una piccola
sciocchezza facevo il fini mondo.
- Smettetela di ridere, vi si rovina il trucco – ci disse
mamma.
In poco
tempo arrivammo al ristornate e non appena l’autista
posteggiò scendemmo tutti dall’auto. Già da fuori si potevano ammirare le
meraviglie di quel posto, un ristornate chic l’aveva
definito mamma, un ristornate di lusso lo definivo io e l’insegna del locale
non fece altro che darmi ragione. A caratteri cubitali c’era scritto “The
luxury” e mai un nome mi sembrò appropriato come quello. Il locale era
suddiviso in più parti, ognuna arredata in modo diverso. Da fuori si potevano
scorgere tutte le sale, ma da dentro di sicuro questo era impossibile. Una
sala, da quello che si poteva scorgere da fuori, era arredata con grandi divani
panna e altri viola con fiori panna, i tavoli erano
molto piccoli, adibiti sicuramente a stuzzichini e drink e le sedie erano dei
puffi alcuni bianchi e altri viola. In ogni tavolinetto vi erano delle candele
accese e le luci erano viola e bianche, ma erano delle luci soffuse che
creavano una certa tranquillità. La stanza era circondata da vetrate dove di
poteva ammirare il giardino. Quella sala sembrava una
location dove il tempo si ferma, dove i colori e i suoni prendono una
vita nuova. In quella sala si poteva trovare un’oasi di piacere, serenità e
benessere. La cosa meravigliosa era che grazie alle vetrate si poteva ammirare
il giardino ricco di flora e fauna esotiche. Un’altra sala aveva le pareti
bianche e rosse ed era arredata con divani e poltrone nere. Anche
in questa sala i tavoli erano molto piccoli, sembrava una sala relax, considerando
anche la musica di sottofondo che proveniva dalla stanza. Era una sala
semplice, ma allo stesso tempo ricca di arte, glamour
e tendenza. Un’altra sala era arredata in bianco e fucsia. I tavoli erano
adatti per cenare e oltre le sedie, c’erano pure i divani per poter sedersi e
consumare le ordinazioni. Ogni tavolo era diviso da un altro grazie a dei
separè, che rendevano la stanza ancora più bella. Un’altra sala era molto
accogliente e di certo più raffinata. Le pareti in
legno e vi erano dei graziosi tavoli apparecchiati magnificamente. Al posto
delle sedie vi erano delle bellissime poltroncine che richiamavano i colori
delle pareti. Inoltre, vi erano delle colonne che rendevano la grande stanza
ancora più suggestiva. Vi era anche un’altra sala che solo
a guardarla sembrava un luogo assolutamente magico. Vi erano delle grandi
vetrate dove si poteva ammirare un grande terrazza e la visuale di un grande lago. Vi erano dei tavoli rotondi ben apparecchiati e
le sedie sembravano dei troni. La cosa bellissima era una sorta di alta composizione di candele e fiori su ogni tavolo. Il
centro della stanza era libero, di sicuro usato per ballare visto che in un
angolo della stanza primeggiava un pianoforte bellissimo. Era una sala molto
romantica. Infine vi era un’altra stanza che sfoggiava il lusso più assoluto. Una sala in stile moderno, arredata di bianco e dorato. Vi
erano dei grandi tavoli e delle sedie e divani moderni. La bellezza di quella
sala era che quasi tutti l’arredamento era d’oro, il
colore che primeggiava su tutto. I lampadari erano d’oro, le pareti e i tavoli
pure. Era fantastica. Tra tutte le sale era di sicuro quella più cool. Guardare
quella stanza dava l’idea della ricercatezza, del lusso, del prezioso, della
bellezza e della sensualità del piacere. Non sapevo in quale di
quelle sala dovessimo mangiare, ma di sicuro avrei preferito in una
delle ultime due. Una perché era di classe e l’altra perché
era lusso allo stato puro.
- Questo
ristorante è spettacolare – esordì io dopo aver
ammirato tutte le stanze.
- E questa è solo la veduta di fuori, da dentro sembrerà ancora
più magnifico – disse Rosalie.
- Chi
l’ha creato è stato un vero genio. E poi la cosa di
creare più sale diverse tra loro è molto originale. C’è una
sala per ogni occasione – disse Bella.
- Adesso
il genio lo conoscerete – ci disse mamma.
- Che vuoi dire? – chiesi io.
- Che la
mia amica è un architetto di interni ed esterni, e
anche una design. Tutto questo è stato progettato e arredato da lei – continuò mamma.
-
Qualcosa mi dice che la tua amica mi sarà molto
simpatica – disse Rosalie mentre io e Bella annuimmo.
- Credo vi sarà più simpatica sapendo che è stata lei a
progettare e arredare la nostra casa – ci disse mamma.
- Non è possibile – dissi io.
- Invece
si. Si è occupata di tutto lei. Ovviamente noi lo abbiamo saputo solo quando ci siamo incontrate, perché lei aveva parlato
con la mia segretaria, la quale aveva dato al lei il lavoro visto che era la
migliore – continuò mamma.
- Beh,
dovrò fargli i complimenti. La nostra casa è una favola, è
stupenda – disse Bella.
- Sono
sicuro che vi divertirete – ci disse papà.
- Adesso
non esageriamo – gli rispose Bella.
-
Dobbiamo aspettarli qui fuori? – chiese Rosalie.
- Adesso
vediamo se sono arrivati – disse papà allontanandosi e
andando a chiedere a qualcuno dentro.
Poco dopo
tornò.
- Non sono ancora arrivati – ci disse.
- Bene,
allora iniziamo ad entrare. Li aspetteremo dentro – ci disse
mamma.
- Non occorre, siamo qui – disse una voce dietro le nostre spalle.
Mi voltai
e vidi una bellissima donna che teneva per mano un uomo dal fascino divino.
Quei due, più che umani sembravano divinità, erano meravigliosi. La donna era
alta, magra, con i capelli castano chiari e gli occhi
verdi. Indossava un vestito lungo blu notte di raso. Di sopra era a corsetto ed
era leggiarmente aperto a V all’altezza del seno. Un po' più sotto del seno
aveva una fascia sempre dello stesso tessuto e colore che si collegava dietro
in un fiocco e che stringeva l’abito. Era bellissimo e poi portata da lei era
ancora meglio. Indossava anche dei sandali argentati con richiami blu dal tacco
altissimo e un foulard dello stesso colore che gli copriva le spalle. Quella
donna aveva una classe che in pochi hanno e un
portamento perfetto. Indossava quel vestito così bene che sembrava fosse stato creato apposta per lei. Il marito indossava un vestito blu notte gessato con camicia, gilet e cravatta
dello stesso colore, ed era bellissimo. Alto, magro, ma
muscoloso, con i capelli castani e due bellissimi occhi verdi. Dovevano avere la
stessa età di mamma e papà, ma sinceramente sembravano ancora due ventenni.
- Ciao
Esme, che piacere vederti – disse mamma buttandosi fra le braccia della sua
amica e papà fece lo stesso con il marito della donna.
- Il
piacere è mio – gli disse la donna.
- Venite
che vi presento le mie figlie – disse papà
rivolgendosi ai due.
- Si certo, sono molto curioso di conoscere le tue donne di
casa – gli rispose l’uomo, mentre la moglie annuiva.
- Allora
ragazze, questi sono Esme e Carlisle, gli amici di cui vi abbiamo
tanto parlato – ci disse mamma.
- Piacere
– ci dissero l’uomo e la donna porgendoci la mano.
- Io sono Rosalie – disse mia sorella presentandosi.
- Lei è
la primogenita – gli spiegò mamma, mentre i due
sorridevano.
- Io sono
Isabella, ma gradirei essere chiamata Bella – gli
disse mia sorella specificando come sempre come voleva essere chiamata.
- La
seconda – disse mio padre per spiegare l’ordine con cui eravamo nate.
- E io, invece, sono Alice – dissi sorridendo a quei due che
già mi stavano molto simpatici.
- Lei è
l’ultima arrivata, la piccolina di casa, anche se ormai non è più così piccola
– disse mio padre, mentre io lo fulminai con lo
sguardo. Odiavo essere chiamata la “piccolina di casa”.
-
Complimenti davvero. Siete tre ragazze bellissime – ci disse
l’uomo.
- La ringrazio – risposi io.
-
Ringrazi chi? – mi disse lui.
- Lei –
gli risposi.
- Lei
chi? – continuò lui.
Ok, mi
stavo perdendo. Aveva problemi questo qui? Come che si dice? La bellezza non è tutto. E Carlisle ne era
la prova vivente.
- Lei –
continuai io.
- Continuo a non capire – mi disse lui.
- Tesoro,
credo che sia Alice a non capire – disse sua moglie
mentre io la ringraziai con lo sguardo.
- Lei non
deve esistere. Dammi del tu – mi disse lui
spiegandosi, mentre io scoppiai a ridere.
- Non avevo capito – gli dissi ancora ridendo.
-
Carlisle ama scherzare – mi disse Esme.
Ok, era
ufficiale: ero una cretina. Avevo detto che lui aveva
problemi, ma forse ero io ad averli. Non ero riuscita a cogliere uno scherzo
tanto banale. Quell’uomo mi piaceva sempre di più e sua moglie pure. Erano così
perfetti e poi solo a guardarli si vedeva il grande amore che provavano l’uno per l’altra e in quel momento non potei fare
a meno che sperare che un giorno anch’io avessi trovato una persona capace di amarmi
in quel modo così profondo e questo pensiero mi stupì parecchio visto che non
ero di certo il tipo a credere nell’amore.
- I
vostri figli non sono venuti? – disse papà cambiando discorso, mentre io e le
mie sorelle ci guardammo stupite.
I figli?
Questo dettaglio non era stato specificato. Mamma e papà non ci avevano informato, non avevano menzionato figli e
quant’altro. L’unica cosa che sperai, e che di sicuro stavano sperando anche Bella e Rosalie viste le occhiate che ci
lanciavamo, era che i figli sopra menzionati fossero piccoli, molto piccoli.
- Si certo, ma hanno preferito venire con la loro macchina –
gli rispose Esme, facendo crollare tutte le mie speranze.
- Ah meno
male. Ho proprio voglia di conoscerli – gli rispose
mamma.
- Li ho
chiamati prima di scendere dalla macchina e mi hanno detto
che erano già per strada. Saranno qui a momenti – ci informò
Esme.
- Sono
arrivati – ci disse Carlisle indicando tre sagome
maschili che si avvicinavano.
Erano un
po’ lontani e con il buio non riuscivo a scorgerli. Si avvicinarono sempre di
più e quando la luce permise di poterli vedere quasi non caddi a terra per la
sorpresa e le mie sorelle erano messe come me. Li guardai e anche loro
sembravano sorpresi quanto noi. I Cullen, non ci potevo credere, ma almeno capì
da chi avevano preso tanta bellezza.
- Oh
cazzo – dicemmo io, le mie sorelle e i tre fratelli all’unisono.
-
Ragazzi/e – ci rimproverarono i nostri genitori.
- Il
mondo è proprio piccolo – disse Emmett.
- Direi che il termine più appropriato sia microscopico – lo
corresse Bella.
- Vi
conoscete già? – ci chiese Esme.
- Frequentiamo la stessa scuola – dissi io.
- Bene,
non servirà che vi presentiamo allora – ci disse
Carlisle.
- A noi
le presentazioni servirebbero – disse papà sorridendo.
- Io sono Jasper – disse lui.
- Io
Emmett – continuò l’altro.
- Edward,
piacere – si presentò l’altro ancora.
- Io sono
Charlie e lei è mia moglie Renèe. Piacere di conoscervi – gli disse papà.
- Piacere
nostro – gli disse Jasper.
- Allora,
Emmett è il primogenito, Edward il secondo e Jasper il terzo – gli disse
Carlisle per fargli capire chi fosse il più grande e
chi il più piccolo.
Gli
osservai per bene e mi accorsi di quanto fossero belli
quella sera, non che non lo fossero sempre, ma era la prima volta che li vedevo
vestiti un po’ più eleganti. Jasper indossava un paio di jeans blu scuro con le
cuciture bianche, una camicia bianca di raso e una
giacca blu notte sempre di raso. Edward indossava un paio di jeans grigio
scuro, una camicia melanzana di raso e una giacca di raso
grigio fumo, tendente al nero. Emmett, invece, un paio di
jeans chiari leggiarmente sbiaditi all’altezza delle tasche e delle ginocchia,
una camicia di raso nera e una giacca sempre di raso nera. Erano
bellissimi, o meglio stupendi. Non c’erano parole per definirli. Come faceva ad essere così belli io non me lo spiegavo. Di
ragazzi ne avevo visti tanti, ma come loro non ci
arrivava nemmeno lentamente nessuno. Guardai Jasper e notai che anche lui mi stava
guardando. Cavolo quanto era bello, per uno così avrei fatto follie. Ma che stavo dicendo? Alice torna in te,
non è da te fare questo genere di pensieri. Lo osservai ancora e mi resi
conto che non mi interessava se quei pensieri non
erano degni della mia fama, ciò che contava era quello che Jasper riusciva a
trasmettermi solo con lo sguardo, e quello che mi trasmetteva era qualcosa di
così forte che non potevo fare a meno di tenere in considerazione. Che Jasper potesse essere in gradi di cambiarmi? L’idea mi
piaceva parecchio, ma dovevo ricordarmi che era impossibile. Jasper era uno
stronzo, o almeno così voleva apparire.
- Adesso
che siamo tutti, direi che sia il caso di entrare – ci
disse mamma.
- Lo
credo anch’io – rispose Esme.
Se avevo creduto che
quella cena sarebbe stata un mortorio adesso avevo cambiato idea. Con i Cullen
in giro ci sarebbe stato di che divertirsi, l’unico problema è che non sapevo
cosa aspettarmi per la serata e questo non mi piaceva per niente.
- Alyce_Maya: Ieri sera non sono
riuscita a postare, ma l’ho fatto oggi. Non ti ho fatta aspettare troppo.
- romina75: Mi fa piacere che segui tutte le mie storie e che ti
piacciono. Spero di non deludere.
- eMiLyBlOoD: Diciamo che questo è il primo capitolo che riguarda la cena,
descritto da Alice. Il prossimo sarà Emmett. Scriverò della cena da tutti e sei
i punti di vista, anche perché questa cena sarà l’inizio di una coppia e
soprattutto l’inizio di una bella amicizia tra i sei.
- gamolina: Ecco la cena, ma il meglio
deve venire. Mi fa piacere che ti piaccia la storia.
- miss cullen90: Invece è proprio per questo che i tre Cullen si
sono chiusi e hanno indossato una maschera di apparente
freddezza e insensibilità. In seguito uno di loro racconterà meglio la storia,
ma ti anticipo che loro pur avendo sofferto, non hanno passato quello che,
invece, è toccato alle ragazze. La loro infanzia è molto peggio,
per questo sono così chiuse e spesso aggressive.
- Xx scrittrice88 xX: Non preoccuparti per non aver
recensito, del resto lo fai sempre e mi fa molto piacere, anzi spero che
continuerai a farlo. Si, per Emmett e Rosalie avevo
ragione e sarà proprio questa cena a unirli finalmente. Purtroppo si, Carlisle
ed Esme avevano così tanti impegni che si sono dimenticati di
essere presenti per i loro figli, anche se comunque non gli hanno fatto
mancare l’affetto. In seguito lo spiegherò meglio.
- twilight4ever: Ed
ecco che si sono incontrati. Adesso vediamo cosa succede.
- G_i_s_y: Questa cena sarà una risvolta per tutti. Inizieremo a vedere i personaggi per
quelli che realmente sono.
- nefertiry85: Il tuo sogno è davvero
interessante, sarebbe davvero bello da buttare giù e
farci una storia. Prenderei volentieri spunto da questo, soprattutto per quanto
riguarda la festa in maschera dove finalmente tutti e sei iniziano ad aprirsi,
ma purtroppo come ho già detto spesso, parte della storia è già stata scritta e
i capitolo scritti sono molto più avanti rispetto a
quelli postati, quindi anche volendo non potrei più aggiungere il pezzo della
festa. Avevo deciso di farli aprire proprio alla cena, infatti, vedrai che qui
tutti iniziano a buttare le maschere. Mi dispiace, perché sarebbe
stata un’idea davvero interessante.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche
a:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
18
COSA MI SUCCEDE?
POV EMMETT
Era da non
credere quanto piccolo fosse il mondo. La famosa cena
a cui mamma e papà teneva tantissimo altro non era che
con gli Swan. Guardando il volto delle ragazze capì che ci ritrovavamo tutti e
sei in un posto in cui non volevamo stare. Quella cena
non era gradita a nessuno di noi, se non ai nostri genitori e a quelli delle
ragazze, eppure adesso che sapevo che avrei passato una serata con loro non ero
più così restio, anzi mi faceva piacere, perché una cosa era certa: mi sarei
divertito. Le guardai attentamente ed erano davvero molto belle, anche stasera
che erano vestite eleganti. Non potei fare a meno di lanciare un’occhiata a
Rosalie e con mio grande piacere notai che lei
ricambiò in pieno, anzi me ne lanciò un’altra così provocante da togliere il
fiato. Quella ragazza non smetteva di sorprendermi, era diversa da tutte le
altre che avevo conosciuto, era come se dentro di lei
ci fosse qualcosa che non voleva fare vedere, come se cercasse di nascondere la
vera Rosalie dietro una maschera di falsa superficialità. Per un momento mi immaginai io e lei come coppia, non c’entrava niente
l’attrazione fisica o il sesso, eravamo una coppia unita dall’amore, quello
stesso amore che vedevo ogni giorno negli occhi di mamma e papà, quell’amore
che non credevo potesse esistere per me. Ma se, invece, esisteva? Se anche a me fosse concesso amare? E
se Rosalie fosse la persona giusta? Quella che poteva farmi perdere
completamente la testa? Ok stavo delirando. Era ufficiale: Emmett Cullen era diventato
pazzo. Cercai di scacciare quelle immagini di me e Rosalie passeggiare mano
nella mano per le vie della città, quelle immagini di
me e Rosalie parlare e aprirci completamente gli uni agli altri, ma mi venne
difficile. Era come se quelle immagini fossero più forti della mia forza di volontà,
non volevano lasciarmi in pace. La osservai e notai che si stava sistemando una
ciocca di capelli dietro l’orecchio e in quel momento volevo essere io a farlo,
volevo essere io ad avere quel privilegio. Ok, era
meglio se smettevo di guardarla. Oggi non stavo molto bene con il cervello.
- Adesso
che siamo tutti, direi che sia il caso di entrare –
disse Renèe.
- Lo credo
anch’io – rispose mamma.
- Ci sono un sacco di sale, qual è la nostra? – chiese Rosalie.
Cavolo
aveva una voce celestiale. Basta Emmett, la vuoi piantare di fare il cretino?
Torna in te.
- Possiamo
scegliere quale preferiamo – gli rispose mia madre.
- Voi che
dite? – chiese papà.
- Una vale
l’altra – risposi io mentre i miei fratelli annuirono.
- Per noi è uguale – continuarono Charlie e Renèe.
- Anche per noi – dissero mamma e papà.
- Ok,
allora scegliete voi – disse mamma riferendosi alle
ragazze.
- Non fa differenza per me – disse Rosalie.
- Secondo
me o la sala dove c’è il pianoforte oppure quella dorata – disse Alice.
- Tu Bella
che dici? – gli chiese mio padre, ma lei non rispose. Sembrava in un mondo
tutto suo.
- Terra chiama Bella, terra chiama Bella – disse Edward
avvicinandosi a lei e scrollandola per le spalle.
- Eh
scusate – disse lei tornando tra noi.
- Bellina
come sono le nuvole? – gli chiesi io ridendo. Sapevo che sarebbe diventata
furiosa chiamandola così.
- Meglio
di come sarà la tua faccia se ti azzardi a chiamarmi
di nuovo così – mi rispose lei minacciosa.
- E dai Bella… – stava iniziando a controbattere Jasper.
- Tu sta zitto – lo interruppe lei.
- Ai suoi ordini comandante -gli rispose Jasper.
- Vedo che
andate molto d’accordo – ci disse papà.
-
D’accordissimo – rispose Alice.
- Allora
Bella visto che sei tornata nel mondo di noi comuni mortali in quale sala vuoi
andare? – gli chiese Edward.
- Perché devo scegliere io? – chiese lei.
- Perché
per noi è uguale – gli rispose Jasper.
- Allora andiamo in quella con il pianoforte – disse Bella.
- La
ragazza è romantica – gli disse Edward posizionando la
sua faccia a venti centimetri dal suo volto.
Ma dico era impazzito? Si
ricordava che c’era anche il padre di lei qui, o pensava
di essere a scuola? Mi voltai verso Charlie e lo vidi furente, sicuramente era
molto geloso delle sue figlie, del resto mi sembrava normale considerando che aveva tre ragazze e che soprattutto erano di una bellezza
celestiale. Noi avevamo solo una donna a casa e ne eravamo
gelosissimi, mi immaginai lui che poveretto si ritrova con quattro donne, tre
delle quali dagli ormoni in subbuglio e che in subbuglio mettono anche gli
ormoni di chi le vedeva. Tornai ad osservare mio fratello che stasera aveva stranamente
voglia di mettersi nei guai. Avvicinò il suo viso molto pericolosamente a
quello di lei e Bella diventò rossa per l’imbarazzo. Ok stavo impazzendo. Non
era mai diventata rossa nonostante le battutine che gli tiravamo
sempre ed adesso che faceva? Solo perché Edward gli si era avvicinato o gli
aveva detto che era romantica diventava rossa? No, non
era possibile. L’unica soluzione plausibile era la presenza dei suoi genitori
ed il fatto che Edward non stesse assumendo atteggiamenti consoni alla
situazione.
- Non sono
romantica e anche se lo fossi non vedo dove sta il
problema. Comunque credo semplicemente che quella sala
sia la più consona alla serata. Tutto qui – gli rispose lei riprendendosi.
- Bella,
Bella – gli disse lui prima di avvicinarsi pericolosamente al suo orecchio e dirgli
qualcosa che però non ci era dato sentire visto il
volume della voce che aveva usato.
Vidi Charlie
irrigidirsi e lanciare occhiate alla moglie. Edward la vuoi smettere? Ti
ricordo che mamma e papà ci tengono tantissimo a questa cena, comportati bene
per una volta. Ma che faccio? Parlo da solo? Ok, sono
proprio messo male. Se non fosse per il fatto che
avevo la possibilità di vedere Rosalie per tutta la serata, con una scusa me ne
sarei andato rifilato a casa. Ancora con questa Rosalie?
Emmett, basta. Dov’è finito il bastardo che c’è in te?
Ok parlo anche con me stesso, sono proprio nei guai.
- Ok,
abbiamo deciso quale sala usare, quindi entriamo –
disse Charlie cercando di calmarsi.
- Si andiamo – disse Esme.
Tutti e
quattro iniziarono ad entrare dentro, mentre noi sei ci fermammo un attimo
fuori.
- Ti ha
dato di volta il cervello? – disse Bella furiosa rivolgendosi a Edward.
- Perché cosa ho fatto? – gli chiese mio fratello
innocentemente.
- Hai rischiato di farti ammazzare da suo padre – gli risposi
io.
- Non ho fatto niente – si giustificò lui.
- Edward
devo avvisarti che mio padre è piuttosto geloso. Certi comportamenti non li tollera – gli disse Alice.
- Mi fate
capire cosa ho fatto? – continuò lui facendo finta di
nulla.
- Datti
una regolata – gli disse Rosalie, mentre Bella
annuiva.
- Cos’è?
Te la sei presa perché sono riuscito a farti arrossire? – gli disse Edward.
- Ma fammi il piacere. Se tu non ti fossi
comportato così davanti ai miei col cavolo che mi facevi arrossire – gli
rispose lei.
- Ne dubito – gli rispose Edward.
- E’
meglio entrare, non si sa mai che Charlie si faccia strane idee non vedendoci
arrivare – disse Jasper.
- Conviene – gli rispose Alice lanciandogli un’occhiata
provocante.
Entrammo
nella sala e notammo che gli altri avevano già preso
posto. Ci sedemmo anche noi e in poco tempo arrivò una ragazza a prendere le
ordinazioni. I miei e i genitori delle ragazze presero tutte cose sofisticate, non adatte a me.
- E se prendessi una pizza? – chiesi a mio padre.
- In questa sala non facciamo le pizze, ma per
te potrei fare un’eccezione – mi rispose la cameriera,
lanciandomi un’occhiata provocante.
La
osservai e notai che era davvero una bella ragazza, magari chissà c’avrei potuto fare un pensierino. Ricambia lo sguardo
provocante e gli sorrisi, mentre notai che Rosalie la stava
fulminando con lo sguardo. Possibile che fosse gelosa? No, ero io che stasera
sembravo pazzo.
- Emmett,
almeno per una volta cerca di essere più sofisticato.
Ci sono un sacco di cose buone da mangiare – mi disse mamma lanciandomi una sguardo che lasciava poco all’immaginazione.
- Ok, hai ragione – gli risposi solamente.
Guardai il
menù e ordinai la prima cosa sulla lista. Dopo di me anche i miei fratelli e le
ragazze ordinarono. In poco tempo ci furono portate le ordinazioni e mangiammo
tranquillamente, interrotti ogni tanto da qualche battutina mia o dei miei fratelli. Non c’era che dire, adoravamo provocare
quelle tre. Guardai Rosalie spesso e notai che anche lei faceva lo stesso e
ogni volta mi perdevo nei suoi occhi. Emmett torna in
te, mi continuavo a ripetere, anche se la mia testa non ne voleva sapere di
darmi retta. Ma era davvero la mia testa a non volermi
ascoltare, o il mio cuore? Ma che stavo dicendo? Io
che parlavo di cuore? Ok ero davvero fuori. Appena terminammo di mangiare la
cameriera di prima tornò e mentre sparecchiava non
fece altro che lanciarmi sguardi provocanti e Rosalie sembrava furiosa.
- Allora
te la faccio fare questa pizza? Per te faccio tutte le
eccezioni possibili – mi disse la ragazza a bassa voce
per non farsi sentire dai miei e dai genitori delle ragazze. Ovviamente ciò che
aveva detto era stato udito sia da me, sia dai miei fratelli, sia dalle
ragazze.
- Non
abbiamo bisogno delle tue eccezioni. Limitati a fare il tuo lavoro – gli disse Rosalie furiosa, mentre tutti i presenti la guardarono
stupiti.
Io,
invece, gli sorrisi. Non so bene, perché lo feci, ma mi venne spontaneo e lei
ricambiò il mio sorriso anche se la sua espressione
era ancora un po’ furente.
- Cos’è sei gelosa? – gli rispose la cameriera.
Lo sguardo
che gli lanciò Rosalie lasciava poco all’immaginazione.
- Cos’è vuoi essere licenziata? – gli rispose urlando.
- Rose, ma
che ti prende? Sei impazzita? – gli disse Charlie.
Lei
nemmeno gli rispose, continuò a guardare la ragazza
con sguardo furente. Quella situazione mi piaceva parecchio, anche se non
sapevo come spiegarmela. Ad un certo punto arrivò un uomo.
- Ci sono
problemi? – ci chiese, forse avendo sentito le urla di Rosalie.
- Lei è il
proprietario? – gli chiese Rosalie.
- Si, sono io – gli rispose l’uomo.
- Credo
che lei non sappia scegliere bene il suo personale – continuò
Rosalie come se nulla fosse.
- Cos’è successo? – chiese lui.
- Nulla.
Mia figlia è solo un po’ alterata, ha avuto una
giornata no. Mi scuso per lei – rispose Renèe.
- Non ho
avuto nessuna giornata no. Le cameriere qui vengono
pagate per lavorare o per flirtare con i clienti? – gli chiese lei.
- Per
lavorare, ovviamente – gli rispose l’uomo.
- Me lo
auguro. Adesso se permette faccia venire qualcun altro.
Non ho intenzione ne ordinare ne di mangiare con
questa qui tra i piedi – continuò Rosalie.
- Rose la vuoi finire? – gli disse Charlie.
- No,
lasciala stare. Avrà le sue ragioni per comportarsi così. Brad, ti prego fai
venire qualcun altro per servire al nostro tavolo – disse mamma rivolgendosi al
padrone del locale.
Lei aveva
progettato e arredato quel locale quindi conosceva benissimo il proprietario.
Erano diventati anche molto amici.
- Certo
Esme. Provvedo subito e scusate la ragazza da parte mia – disse
l’uomo allontanandosi dal tavolo seguito dalla ragazza.
- Ma sei scema? – disse Renèe rivolgendosi a Rosalie.
- Permetti
che mi dia fastidio dover ordinare mentre una cretina
lancia sguardi languidi al primo venuto? – chiese lei.
- Io non sono il primo venuto – la rimbeccai io.
- Era per dire – continuò lei.
- Non ha
importanza cosa faceva lei. Nessuno ti da il diritto
di fare una sfuriata del genere. Probabilmente quella ragazza si ritroverà senza lavoro stasera – gli disse Charlie.
- Non sono problemi miei – gli rispose lei.
- Io non
riesco a capire perché dovunque andiamo dovete sempre farvi riconoscere – gli disse Renèe.
- Così
siamo, se vi va bene ok, altrimenti problemi vostri – gli disse
Bella.
- Vedo che
le ragazze hanno molto in comune con i miei figli – fece
notare mia madre.
- Dovunque andiamo devono lasciare un segno. Motivo per cui
non li portiamo mai con noi – continuò papà.
- Per
fortuna – disse Jasper.
- Odio fare brutte figure – disse Charlie.
- Sta
tranquillo, con noi è come essere in famiglia – disse
papà.
- E poi ti
sei dimenticato come eravamo noi alla loro età? Ne
facevamo di peggio – disse mamma e iniziò a raccontare di
qualche episodi della gioventù.
Io e gli
altri ci girammo per non ascoltare, non eravamo molti
interessati a questi racconti. Bella e Alice continuavano a guardare
Rosalie stranite.
- Noi tre dobbiamo parlare – esordì Alice all’improvviso.
- Non ne vedo il motivo – continuò Rosalie.
- Io
invece si – disse Bella.
- Andiamo in bagno – disse Alice.
- Si vai
che ti raggiungo – disse Jasper.
- Si, ti piacerebbe – gli rispose Alice.
- Anche a te se per questo – continuò mio fratello.
-
Benissimo allora Alice e Jasper vanno in bagno, Rosalie e
Emmett vanno fuori e io e Bella andiamo in macchina. Abbiamo
un discorso lasciato in sospeso – disse Edward.
- Si come no. Aspettami in macchina che arrivo subito – gli
disse Bella sarcastica.
- Tu che
dici Rosalie? Sei d’accordo con la proposta di Edward?
– dissi io.
- Dico che abbiamo già dato – mi rispose lei.
- Faremo il bis – gli risposi io.
- Ho
sentito dire che di solito te le porti a letto solo
una volta, quindi sarebbe rischioso farlo una seconda volta – mi disse lei
maliziosa, mentre si alzava dal tavolo e si dirigeva in bagno seguita dalle sue
sorelle.
- Emmett
posso capire perché da quando siamo arrivati fissi Rosalie
con insistenza? – mi chiese Jasper.
- Credi di
guardare Alice in modo diverso? – gli dissi io un tantino
agitato, del resto aveva colpito nel segno.
- Ok,
calma ragazzi – ci disse Edward.
- Tu zitto
che non sei mica un santo – gli dissi.
- Emmett,
cos’è? Jasper ha colpito nel segno? – continuò Edward notando come gli avevo
risposto.
- Ok scusate – gli dissi.
-
Ricapitoliamo quello che sta succedendo, perché non è normale – disse Jasper.
- Cioè? – dicemmo all’unisono io e Edward.
- Emmett
come mai non hai battuto ciglio dopo la sfuriata di Rosalie? A quanto ne so non
ti piacciano le ragazze gelose. E tu Edward perché hai flirtato
con Bella davanti ai suoi genitori e ai nostri? – ci domandò Jasper.
- Infatti non mi piacciono quelle gelose, ma non credo che la
sua sia stata una scenata di gelosia. Piuttosto credo che non gli piacesse la
ragazza – dissi io mentendo.
Anche
secondo me era stata una scenata di gelosia, ma non
sapevo spiegarmi perché mi aveva fatto piacere, quindi meglio non dire niente a
loro, magari avrebbero iniziato a costruire castelli in aria.
- Faccio
finta di crederci. E tu Edward? – chiese Jasper.
- Io
nulla. Adoro provocarla e quella mi sembrava la situazione migliore, infatti ci sono riuscito. L’ho messa in
imbarazzo – rispose Edward.
- Sei
consapevole che ci sei riuscito solo perché c’erano i nostri genitori e i suoi?
– gli chiesi.
- Si certo, ma non ha importanza. Finalmente ho visto anche
lei arrossire. Del resto al mio fascino non si resiste – mi
rispose lui.
- Su
questo non abbiamo dubbi, vero Emmett? – disse Jasper
rivolgendosi a me, mentre io annuì.
- E tu, invece che parli per noi perché non ci dici il perché
fissi Alice con tanta insistenza? – dissi riferendomi a Jasper.
- Perché le cose belle si guardano. No? – rispose lui.
- Giusto
fratello – gli disse Edward.
- Non è che ti piace più del dovuto? – chiesi io scherzando
rivolgendomi a Jasper.
-
Impossibile – mi rispose lui.
- Cosa sarebbe impossibile? – ci chiese
Rosalie sedendosi al tavolo seguita da Alice.
- Nulla –
rispose prontamente Jasper.
-
Pensavamo che vi eravate perse in bagno. Ci avete messo mezz’ora - gli dissi io.
- Lo so
che non puoi più vivere senza di me, ma rovina la tua fama da playboy
conteggiare per quanto tempo mi assento – mi rispose Rosalie mandandomi
un’occhiata maliziosa, ma sia nel suo sguardo che in
quello di Alice si poteva scorgere preoccupazione, anche se non sapevo
spiegarmi il perché.
- Sta
tranquilla, è praticamente impossibile che la mia fama
da playboy si rovini – gli risposi mandandogli anch’io un’occhiata maliziosa.
- Dov’è Bella? – chiese Edward.
- Non vedo
perché questo potrebbe interessarti – gli rispose
Alice.
- Ti ho
chiesto dov’è Bella? – ribadì Edward scocciato.
- Se continui così penseremo che sei geloso – lo rimbeccò
Rosalie.
Lui
geloso? Si come no. Se lui è geloso io sono il presidente
degli Stati Uniti.
- Pensa
quello che cazzo vuoi. Voglio sapere dov’è Bella – gli
rispose mio fratello alzando leggermente le voce, per
fortuna non così tanto da farsi sentire dai nostri genitori che a quanto
sembrava continuavano a parlare e a invocare vecchi ricordi di gioventù.
Ok, adesso
iniziavo a preoccuparmi seriamente. Uno Edward si era alterato senza un motivo
apparente, due aveva sprecato un’opportunità d’oro per
provocare Rosalie vista la sfuriata che aveva fatto prima e tre sembrava
realmente interessato a sapere dove fosse Bella. Adesso o io ero impazzito o in
Edward qualcosa non andava. Sia io che Jasper lo guardammo
straniti e lo stesso fecero Alice e Rosalie, che sembravano non sapere cosa
fare.
- Edward potresti
evitare di alzare la voce? – gli chiesi.
- Dove cazzo è Bella? – continuò lui ignorandomi.
- E’ andata un attimo fuori a fumarsi una sigaretta – gli rispose
Alice.
- Grazie –
si limitò a dire Edward alzandosi dalla sedia.
Ok, questa
dovevo segnarmela. Edward che diceva
grazie non era cosa da tutti i giorni.
- Dove vai? – gli chiese Rosalie.
- A fumare
una sigaretta – gli rispose lui.
- Edward
non andarci, aspetta che lei rientri – gli chiese
gentilmente Alice.
Per la
prima volta da quando la conoscevo l’avevo sentita rivolgersi in modo gentile a
qualcuno e adesso che la osservavo bene aveva uno strano sguardo e anche
Rosalie lo aveva. Che fosse
successo qualcosa a Bella? No, era da escludere, altrimenti di sicuro loro
sarebbero rimaste con lei. E allora cos’era che non
andava?
- Ti prego – gli disse Rosalie.
- Vado solo a fumarmi una sigaretta, mica ad ucciderla – gli rispose
Edward.
Loro lo guardarono con occhi supplichevoli, a guardarle non sembravano
davvero loro. Forse Edward e Jasper avevano ragione, quelle tre indossavano
solo una maschera e forse, togliendola avrebbero fatto
vedere il loro vero essere, e forse, avrebbero dimostrato di essere le ragazze
più dolci, ma allo stesso tempo più fragili del mondo.
- Ok, esco
lo stesso. Ma non vado dove c’è lei. Più tranquille
adesso? – gli disse Edward.
Le ragazze
parvero sorprendesi della sua reazione, ma poi gli
sorrisero. In fondo anche noi eravamo umani, stronzi, ma
umani. Un po’ di sensibilità c’era anche in noi.
- Grazie Edward
– gli disse Alice, mentre Rosalie annuiva.
Edward gli sorrise e poi uscì fuori.
- Ma sei cretina? – gli disse Rosalie a
Alice.
- Si
sarebbe messo ad urlare se non gli dicevo dov’era?
Cos’è volevi che lo sentisse mamma e papà? – gli
chiese Alice
- Si scusa, hai ragione. Per fortuna l’abbiamo
convinto – continuò Rosalie.
Io e
Jasper ci guardammo stupiti. Qualcosa non quadrava. Perché tutti quei segreti? Cosa
c’era che non andava in Bella? In effetti Bella è
sempre apparsa ai miei occhi come la più misteriosa, come se nascondesse
qualcosa che la turbasse parecchio. Mi era sembrato come se provasse un rigetto
per tutti i ragazzi, a differenza delle sue sorelle che comunque
non mi sembrava provassero tutto questo disprezzo verso i ragazzi. Sarà stata
una mia impressione, ma comunque qualcosa si strano
c’era. Adesso l’unica cosa che non capivo era il perché Edward si fosse
comportato così. Che forse gli interessava? No, non
poteva essere così, era altamente impossibile. Eppure un dubbio mi rimaneva, dovevo fare una chiacchierata
con il mio fratellino una volta a casa. Non mi andava di fare domande a Rosalie
o Alice perché non volevo sembrare invadente e lo stesso sembrava voler fare
Jasper, infatti cerco di cambiare argomento.
- Allora
fratello la vuoi l’eccezione della cameriera? – mi chiese Jasper ridendo seguito
da Alice mentre Rosalie lo fulminava con lo sguardo.
- A dire
il vero preferisco l’eccezione di qualcun’altro – gli
risposi lanciando uno sguardo malizioso a Rosalie che lei prontamente ricambiò.
Cavolo quanto mi piaceva quella ragazza. Cosa avevo detto? Non potevo
credere di aver detto che quella ragazza mi piaceva,
non era alla Emmett Cullen dire una cosa così. Poi la guardai e la vidi
sorridere ad Alice e in quel momento non mi importò
poi tanto di aver detto qualcosa di poco consono alla mia fama. La volevo e non
come avevo voluto tutte le ragazze fino ad ora, sapevo
solo questo.
Risposte alle vostre
recensioni:
- eMiLyBlOoD: Si,
le ragazze sono molto unite, e ciò dipende anche da tutto quello che hanno
passato da piccole. Comunque diciamo che il capitolo
di Emmett, a parte le sue seghe mentali, non faccia ridere più di tanto, anche perché
si è reso conto di quello che prova per Rosalie.
- bunNyDolcEtestOlinaBuffa: In effetti quelli sono i più semplici, ma nella loro
semplicità sono due dei più belli. Comunque sono molto
contenta che questa sia la tua storia preferita, spero di non deluderti con i
prossimi capitoli.
- nefertiry85: Come vedi, puoi notare che
già Emmett sta facendo chiarezza e per lui questo è ancora niente.
- miss_cullen90: Quello che è successo nell’infanzia
non riguarda solo Rose e Alice, ma anche Bella. E’ una cosa che riguarda tutte
e tre le sorelle. Quello che poi è successo a Bella è solo un’aggiunta a quello
che già tutte e tre avevano passato. Per questo, Bella sembra essere la più chiusa e la più aggressiva,
anche se in fondo è la più fragile. Comunque tra
un paio di capitolo si scoprirà. Una delle tre racconterà la loro storia a uno dei tre maschietti. Anch’io
adoro Esme e condivido con te sul fatto che una storia su Twilight senza di lei
non sarebbe la stessa. Il suo personaggio mi piace troppo,
anche e soprattutto per l’amore che mostra verso gli altri, è così
materna. La adoro, così come adoro Carlisle. Quanto a
Bella, Alice e Rosalie, hai ragione, la loro unione è indissolubile. Si capiscono
al volo. Comunque non è vero che ho pensato di non
risponderti più, anzi è il contrario. Mi fa molto piacere ricevere i tuoi
commenti e spero che continuerai a farmeli.
- Alyce_Maya: Ed eccoti accontentata
con un altro capitolo. Spero ti piacerà.
- G_i_s_y: Ho postato anche quest’altro
capitolo. Mi auguro che sia di tuo gradimento.
- Xx scrittrice88 xX: Si, in effetti ne fa un troppo
di pensieri su Jasper e ancora questo è niente. Si sta sciogliendo e anche alla
grande. Ve l’ho detto la cena cambierà tutto. Ti
anticipo che da dopo la cena diventeranno
inseparabili.
twilight4ever: Si infatti li
hanno conosciuti prima del tempo e si piacciono parecchio. Soprattutto le
ragazze restano affascinate da Carlisle e Esme.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche
a:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed ecco un altro capitolo. Ve lo aspettavate? Spero che la sorpresa sia gradita. Ed
eccovi accontentati con un capitolo su Bella.
WHEN THE
LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
19
I FANTASMI
DEL PASSATO
POV BELLA
La serata
si prospettava diversa da come me l’ero immaginata.
Tutto potevo pensare tranne che alla famosa cena tanto
declamata da mamma e papà ci avrei trovato i Cullen. Non appena li vidi
arrivare, però, non ne fui dispiaciuta perché sapevo che comunque
quella cena non sarebbe di certo stata monotona come me l’aspettavo. E difatti Edward aveva iniziato a fare lo stupido, per di
più davanti a mamma e papà. C’era solo una cosa che non mi tornava: perché le
sue attenzioni mi avevano fatto piacere? E perché
soprattutto era riuscito a farmi arrossire in quel modo? In vita mia non
ricordavo nemmeno una volta in cui un ragazzo era riuscito a mettermi in
imbarazzo, invece, lui ci era riuscito in poco tempo.
Ovviamente avevo escogitato la scusa che c’erano i miei, ma era davvero così?
O, invece, Edward mi faceva una strano effetto? Dopo quello che era successo con lui nella terrazza della scuola
non avevo fatto altro che pensare a lui, ma la cosa strana era che lo pensavo
in modo diverso dal normale. Non me lo immaginavo come avevo sempre fatto da quando lo avevo conosciuto, cioè solo come un bellissimo
ragazzo con il quale divertirmi, ma l’avevo visto come un semplice ragazzo con
il quale potevo aprirmi. Certo, questo era impossibile considerando la maschera
che avevo messo su e soprattutto considerando il carattere di
Edward. Lui era il classico stronzo, il classico bello e dannato, quello
che come unico scopo nella vita aveva quello di portarsi a
letto tutte le ragazze che poteva, quel tipo di persona che più una cosa
era difficile più gli piaceva. Ero convinta che era
per questo che continuava a girarmi attorno, io ancora non avevo ceduto a
differenza di tutte le altre ragazze, che bastava un suo sguardo o un suo
sorriso, che io avevo ribattezzato “sorriso sghembo” per cadergli ai piedi. Io
non ero così. E’ vero, mi piaceva divertirmi con i ragazzi, ma non ero una di quelle che cedeva alla prima occasione. Non ero
una poi così facile e se cedevo non era certo perché ero facile, ma solo per
divertirmi anch’io. Avevo imparato a diventare stronza con il tempo, la
sofferenza ti fa cambiare e io ero cambiata
radicalmente. A volte mi guardavo allo specchio e nemmeno mi riconoscevo più. Dov’era finita la vecchia Bella? Non c’era più, quella che
c’era adesso era la nuova Bella, quella che non si faceva mettere i piedi in
faccia da nessuno, quella che si teneva tutto dentro, quella impassibile,
quella che sembrava una fredda statua di marmo. Ero diventata fredda con tutto
e tutti e, spesso, le mie sorelle mi chiamavano “pinguino” perché dicevano che ero come questi animali, ero fredda come loro.
A volte mi sentivo pure in colpa, perché le sofferenze che provavo io
ricadevano spesso anche su di loro, che non facevano altro che preoccuparsi per
me.
- Bella ci
sei? – mi disse Alice scrollandomi per le spalle.
- Si scusami, mi ero assentata un attimo – gli risposi
sorridendogli.
Eravamo
andate in bagno, perché a quanto pare Alice voleva fare una “riunione stile
Swan”, come le chiamavamo noi, ma io da quando eravamo entrate mi ero persa in
un mondo tutto mio e mi ero messa a pensare all’ultima
persona a cui dovevo pensare. Dannato Edward Cullen.
- Si può
sapere stasera cosa ti passa per la testa? – mi chiese Rosalie.
- Niente,
perché? – chiesi io facendo finta di niente.
- Niente? Ma ti sembriamo stupide? Prima fuori non eri tra noi e
adesso qui. Cos’è che non va? – mi chiese Alice preoccupata.
- Davvero
non è niente. Stavo solo riflettendo che è davvero una
situazione strana. Non avrei immaginato che gli amici di mamma e papà fossero i
genitori dei ragazzi – gli dissi io.
- Si, in effetti è curioso – mi rispose Rosalie.
- Allora
di cosa stavate parlando? – gli chiesi cercando di capire il motivo di quella riunione anche se già immaginavo di cosa si trattasse.
- Chiedevo
a Rosalie del perché si fosse comportata in quel modo – mi rispose Alice
confermando quello che immaginavo io.
- Si infatti, come mai quella scenata di gelosia? – chiesi
rivolgendomi a Rosalie.
- Non era una scenata di gelosia – rispose lei.
- No? E cos’era allora? – gli chiese Alice sorridendo.
- Sentite non lo so cos’era. Semplicemente mi sono saltati i
nervi vedendo gli atteggiamenti di quella lì. Se voleva fare qualcosa con Emmett lo prendeva e lo portava fuori, non occorreva fare in
quel modo davanti a tutti – si giustificò lei.
- Gli ha solo lanciato un’occhiata provocante, tutto qui – gli disse
Alice.
-
Un’occhiata provocante? Ma se lo stava spogliando con
gli occhi – continuò Rosalie.
- Rose, non è che ti piace Emmett? – gli chiesi io con fare dolce.
La
situazione non era molto semplice, soprattutto per persone come noi, noi che
avevamo sempre detto e ridetto che non ci saremmo fatte coinvolgere da nessuno.
- A chi
non piacerebbe. E’ un figo da paura – mi rispose lei.
- Non intendevo in quel senso – continuai io.
- Non
essere sciocca, non può piacermi quello lì. E’ un presuntuoso, un’arrogante e
soprattutto uno stronzo – mi rispose lei.
- Hai
dimenticato di dire che è anche uno che se le passa
tutte – aggiunse Alice, mentre io gli lanciai un’occhiata furente.
- E allora? Solo perché è presuntuoso, arrogante e stronzo non
potrebbe piacerti? E se, invece, ti piace proprio per
questo? – gli dissi.
- Bella
sei in te stasera? Non fai dei discorsi troppo normali
– mi disse Alice.
- Non faccio discorsi normali solo perché voglio capire se a mia
sorella piace finalmente qualcuno seriamente? – gli dissi alzando un po’ la
voce.
- Non
volevo dire questo, è solo che lo sai che noi non
vogliamo coinvolgimenti con i ragazzi – mi disse Alice.
- Alice ha ragione – continuò Rosalie.
- E questo cosa significa? Significa per caso che non può
succedere che una di noi si innamori di qualcuno? Non
si può mica scegliere di non innamorarsi o di non farsi coinvolgere. A volte
può succedere, l’amore è irrazionale – gli dissi io
senza capire bene perché avessi detto quelle cose.
Io,
proprio io, che avevo sempre detto che con l’amore
avevo chiuso adesso facevo discorsi di questo genere? No, ero davvero diventata
pazza, o forse, semplicemente, la vecchia Bella era uscita allo scoperto, ma ci
avrei messo poco a farla tornare al suo posto. Le
ragazze mi guardarono stupite e preoccupate allo
stesso tempo, sapevano che c’era qualcosa che non andava e io non avevo voglia
di dargli spiegazioni, soprattutto non avevo voglia di farmi vedere piangere,
cosa che stava per accadere visto che sentivo già gli occhi pizzicarmi. Per
loro, io, non piangevo ormai da tempo, anche se non era così. Di nascosto lo
facevo sempre, era il mio modo per sfogarmi, ma non mi ero mai fatta vedere da
loro, anche se in fondo credo che loro lo sapessero, mi conoscevano troppo
bene. Vidi Alice che stava iniziando a parlare.
- Vado fuori a fumarmi una sigaretta – gli dissi io
anticipando Alice e non facendola parlare.
- Veniamo con te – mi disse Rosalie.
- No,
preferisco andare da sola. Il tempo di una sigaretta e rientro – gli dissi.
- Ma Bella… - stava iniziando a dire Alice.
- Ragazze,
per favore. Voglio andare da sola – gli dissi uscendo
dal bagno e dirigendomi fuori.
Non appena
fui fuori calde lacrime si fecero strada nelle mie
guance e mi sedetti su un panchina in pietra posta nella grande terrazza del
locale e ammirai il panorama che si vedeva di fronte. Era fantastico. Una grande distesa di acqua e poi tutta la città illuminata
dalle luci. Sembrava il paesaggio di una cartolina, era
meraviglioso. Non avevo mai visto nulla di più bello. Quel paesaggio era così
romantico che in quel momento avrei voluto condividerlo con qualcuno di importante, con qualcuno di speciale, di speciale solo
per me, ma quello era solo un sogno. Io ero sola, non avevo nessuno, nessuno
che si preoccupasse di me, nessuno per cui io valessi
tanto, nessuno che potesse considerarmi una parte fondamentale della sua vita,
nessuno se non le mie sorelle, ma quello di cui avevo bisogno era un affetto
diverso. Questa era la prima volta dopo quello che mi
era successo con lui, che mi fermavo a pensare alla mia vita con qualcuno
accanto smettendola di vivere la mia vita come se dovessi morire domani. Non
avevo più guardato al mio futuro, per me esisteva oggi e basta, non mi ero più
sforzata di immaginare come poteva diventare la mia vita con il passare degli
anni, forse perché non riuscivo proprio a vederla. Come se
non avesse più senso nulla. A volte avrei voluto
tornare quella di un tempo, ma sapevo che se lo avessi fatto avrei sofferto di
nuovo e non potevo più permettermelo, non dovevo permettere a nessuno di farmi
stare male, di imbambolarmi di belle parole per noi scomparire come una bolla
di sapone. Quando avevo metabolizzato ciò che mi era successo avevo promessoa me stessa che non
mi sarei più lasciata andare con qualcuno, eppure adesso non ne ero più così sicura.
Una volta da qualche parte avevo letto una citazione di Oscar
Wilde: “chi non ha mai amato non ha mai vissuto” e proprio ora mi veniva in
mente. Forse, valeva la pena innamorarsi di qualcuno, di vivere in simbiosi con
questo, di condividere le gioie e i dolori della quotidianità con qualcuno, di
sentirsi importante per qualcuno, forse, valeva la pena tutto questo anche se poi significava soffrire. In fondo nessuno è
mai morto per amore. Mentre pensavo questo non potei
che immaginarmi mano nella mano con qualcuno, non potei fare a meno di
immaginarmi mentre mi specchiavo in due grandi e meravigliosi occhi azzurri, due
occhi che mi guardavano con amore, cosa praticamente impossibile visto che
quegli occhi apparteneva ad Edward Cullen, lo stronzo più colossale che avevo
mai conosciuto. Eppure dopo quel bacio in terrazza non avevo
smesso si pensare a lui e la cosa mi preoccupava parecchio visto che non era
mai successo nulla del genere e pensare che lui mi aveva pure avvertita quel
giorno a mensa: “Chi mi conosce non si
dimentica di me” . Ok sto iniziando a delirare. Edward non significa nulla
per me, era solo un bellissimo ragazzo con il quale mi
piaceva divertirmi. Punto, fine della storia.
- Cosa ci fai sola soletta qui fuori? – mi dice una voce da
dietro le mie spalle.
Oh cazzo,
parli del diavolo e spuntano le corna. Non è possibile. Mi portai le mani sul
viso e mi asciugai le lacrime, sperai solamente che lui non se ne accorgesse, altrimenti mi avrebbe preso in giro in
eterno.
- Sono
uscita a fumare una sigaretta? – gli dissi senza guardarlo
mentre ancora lui mi restava alle spalle.
- E pensi che io mi beva questa storia? – mi chiese.
- Perché non dovresti? E’ la verità – gli risposi.
- E questa sigaretta te la sei fabbricata da sola? – continuò
a chiedermi lui.
- Il tuo
sarcasmo è fuori luogo – gli dissi.
Non ero
nelle condizioni per litigare con lui. In quel momento pregava con tutta me
stessa che se ne tornasse da dove era venuto.
- Hai
lasciato la borsa dentro. Come fai a fumarti una sigaretta? Ti è mica caduta dal cielo? – mi disse.
Aveva ragione, il suo ragionamento non faceva una piega. E adesso cosa mi inventavo?
- L’ho
chiesta a un signore – gli risposi.
- Si certo come no – mi disse lui ancora dietro di me.
- Si può
sapere cosa diavolo vuoi da me? Che
fai mi controlli? – gli chiesi arrabbiata.
- A dire
il vero ero un po’ preoccupato – mi rispose.
- Si certo, questa è bella. Edward Cullen
che si preoccupa per qualcuno. Questa me la devo
scrivere – gli dissi.
- Anch’io ho un cuore, cosa credi – mi disse lui.
- Di
ghiaccio ma c’è l’hai. Comunque non serviva che ti
preoccupassi, sto benissimo – gli dissi.
- Non venirmi
a fare la morale a me, considerando che anche tu c’è l’hai di ghiaccio. Comunque dalla tua reazione non credo che vada tutto
benissimo – mi disse lui avvicinandosi a me e appoggiandomi una mano sulla
spalla.
A quel
contatto rabbrividì. Bella datti una regolata, non è
normale tutto questo. E’ solo Edward Cullen, quello spocchioso ragazzino che
fino a ieri prendevi in giro.
- Ti ho detto che sto bene – continuai io fredda scostando la sua
mano dalla mia spalla e alzandomi per poi guardarlo.
Fu la
mossa sbagliata perché, ovviamente, lui mi guardò e si rese subito conto in che
stato ero.
- Tu stai pian… – stava iniziando a dire lui.
- Sshhh.
Ti prego non dirlo – lo implorai.
La sua
reazione mi stupì notevolmente. Avrei scommesso la mia testa che si sarebbe messo
a ridere, a prendermi in giro e ad urlare “Bella sta piangendo”,
ma non fece nulla di tutto questo. Vidi il suo volto addolcirsi e in una
frazione di secondo mi ritrovai il mio corpo incollato al suo e le sue forti
braccia che mi stringevano a se abbracciandomi dolcemente. Se fossi stata in me non so come avrei reagito, probabilmente
gli avrei dato uno schiaffo e sarei corsa dentro, ma non ero in me, quella che
c’era tra le sue braccia era la vecchia Bella, quella che aveva bisogno
dell’affetto e della protezione di qualcuno. Le mie braccia era
immobili, scendevano nei miei fianchi senza muoversi, ma qualcosa dentro mi me
li fece muovere e anch’io ricambia l’abbraccio stringendo forte quel corpo. La
sensazione che provavo tra le sue braccia fu qualcosa di
inimmaginabile, qualcosa di più forte anche di quello che avevo provato
baciandolo, forse perché adesso eravamo entrambi noi stessi, mentre in quella
terrazza eravamo solo due ragazzi che indossavano una maschera, due ragazzi in
preda agli ormoni che volevano solo appagare quell’istinto che li reclamava
l’uno verso l’altro. Non so per quanto tempo restammo abbracciati, ma per la
prima volta dopo anni mi sentivo protetta dentro quell’abbraccio, sentivo come
se niente e nessuno poteva intaccare quell’attimo di
paradiso che stavo provando, nessuno poteva farmi soffrire se c’erano quelle
braccia a proteggermi. All’improvviso si staccammo leggermente per permettere
ai nostri occhi di guardarsi e in pochi secondi mi persi completamente in
quell’azzurro dei suoi occhi. Non esisteva nulla al di fuori di me e di lui,
non c’erano tutte quelle persone che ci guardavano, non c’erano i miei genitori
o i suoi dentro al ristorante, non c’erano i suoi
fratelli che probabilmente vedendo una scena di quella mi avrebbero preso in
giro per sempre, non c’erano le mie sorelle che vedendomi in quel modo
probabilmente si sarebbero chieste cosa stava succedendo, non c’era nulla, solo
io e lui. Ci guardammo per un po’ e lui si avvicinò di più a me. Sapevo cosa
voleva, sapevo che voleva un bacio e forse molto di più e in quel momento l’avrei pure accontento, perché era stato capace di regalarmi
il paradiso, ma una parte di me pregava perché non lo facesse. Quel momento era
magico e non volevo si rovinasse con un bacio. Le
nostre labbra si sfiorarono e quando già ero pronta per dischiudere le labbra e
accogliere il suo bacio, lui allontanò la sua bocca
dalla mia e tornò a guardarmi per poi tornare ad abbracciarmi, forse con più
vigore. Non mi aveva baciata e non aveva idea di
quanto mi aveva resa felice in quel momento perché mi aveva dimostrato che si
stava comportando così perché voleva farlo e non perché avesse un secondo fine.
Poco dopo ci staccammo dall’abbraccio e si sedemmo sulla panchina dove poco
prima eroseduta
io, dove poco prima avevo sperato di avere qualcuno accanto con cui condividere
quello spettacoloso panorama. Iniziavo a sentire un po’ di freddo, del resto
ero uscita fuori senza neanche prendermi il foulard che mi copriva le spalle,
non che mi avrebbe aiutato molto, ma sempre meglio di nulla. Era Novembre
inoltrato e il freddo iniziava ad essere tagliente.
- Hai freddo? – mi disse dolcemente accortosi del mio
problema.
- Un po’ –
gli dissi cercando di sminuire il fatto che stavo
diventando un polaretto.
Lui si
tolse la giacca e me la mise sulle spalle. Subito il suo profumo mi arrivò alle
narici, quella giacca era impregnata del suo odore e sentirlo così vicino alla
mia pelle mi provocò una sensazione indescrivibile. Me la sistemò per bene, poi
mi fece appoggiare la sua testa sul suo petto e,
infine, mi prese la mano incrociando le sue dita con le mie. Appoggiò la sua
testa sulla mia e in silenzio ci godemmo il panorama. Non mi chiese nulla del
perché ero in quello stato e gliene fui tremendamente grata. Rimanemmo in quella
posizione, ogni tanto ci guardavamo negli occhi, ma poi tornavamo alla
posizione di prima. Restammo seduti lì non so per quanto e per tutto quel tempo
un solo pensiero occupo la mia mente e, conoscendo il
tipo di ragazzo che era Edward, ne fui spaventata. Solo una cosa pensai: potevo innamorarmi di Edward Cullen.
Il
panorama che vede Bella dalla terrazza del ristornante:
- Alyce_Maya: Ecco dove è
finita Bella. Nessun mistero, come vedi, solo che ogni
tanto i fantasmi di Bella bussano alla porta.
- nefertiry85: Ecco cosa è successo. Ha solo voluto restare un po’ da sola.
- eMiLyBlOoD: Ecco dov’è finita Bella. Tranquilla la maschera la
stanno togliendo.
- arualga91: Eccoti accontentata con il capitolo di Bella.
- erichina: Si, il
rapporto tra le tre sorelle è davvero bellissimo.
- bunNyDolcEtestOlinaBuffa: Ecco
scoperto cos’è successo a Bella. Mi fa piacere che
pensi sia un capitolo significativo. Diciamo che da adesso in poi, i capitoli saranno meno
divertenti, alcuni non lo saranno per niente. Saranno capitoli più
sentimentali.
- miss_cullen90: Si infatti, mancava
davvero poco che gli tagliasse la testa. Grazie per tutti i tuoi commenti.
- gamolina: Allora
devo dire che hai ragione, mi conosci davvero, perché il
mio intento era mettere prima il capitolo di Jasper e poi quello di Bella, ma
non volevo essere troppo sadica, anche perché tutti volevano sapere cosa fosse successo
a Bella. Allora mi sono detta; perché non accontentarli? Ed
ecco il capitolo di Bella. Quello di Jasper che doveva
essere adesso, sarà invece il prossimo. Comunque il
tuo ragionamento non faceva una piega. Era quello che ho pensato prima di
leggere le recensioni.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche
a:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 20
APRIRSI
POV JASPER
Certo che
era proprio bella, non gli si poteva dire nulla. Più osservavo Alice e più mi
rendevo conto che quella ragazza faceva un effetto strano su di me e non
riuscivo a capire il perché. La sua risata era contagiosa, i suoi
occhi mi portavano in un mondo fatto solo di me e di lei e la sua voce era
musica per le mie orecchie. Ero letteralmente impazzito. Non facevo altro che
fissarla e più la fissavo più mi passavano strane idea
in testa. Perché quella ragazza mi faceva quello
strano effetto? Perché non riuscivo a vederla come
tutte le altre? Perché avevo bisogno di vederla
sorridere per sorridere anch’io? Perché avevo bisogno
di avere i suoi occhi puntati su di me per sentirmi bene? Ero
completamente pazzo, non potevo pensare queste cose. Porca miseria, era
pur sempre una ragazza, una comune ragazza, una
ragazza come tante altre. Ma chi volevo prendere in
giro? Lei non era come le altre, lei era una ventata di aria
pura nella mia vita, lei era frizzante, era solare, era dura, ma in fondo
fragile, semplicemente lei era diversa, era unica. Aveva quei grandi occhioni
verdi capaci di farti fare tutto ciò che voleva, capaci di annullarti
completamente, capaci di scombussolare anche uno come
me. Non credevo che avrei mai conosciuto una persona capace di farmi dire
queste cose, eppure ero certo che di fronte a me ci fosse una persona per cui
poteva valere la pena cambiare. Per tutta la cena la osservai attentamente e
lei sembrava fare altrettanto. Ogni tanto ci scambiavamo occhiate maliziose e
poi tornavano a voltare lo sguardo da un’altra parte. Era favolosa e io ero
completamente pazzo. Ero sempre stato uno di quelli che non voleva
coinvolgimenti, non voleva una ragazza fissa, non voleva dover dipendere da
nessuno, ma soprattutto non volevo che la mia felicità o la mia infelicità
dipendesse dalla felicità o dall’infelicità di qualcun altro. Vedevo mamma e
papà e mi accorgevo che quando mamma era felice papà
lo era anche e quando lei era infelice pure papà lo era, e viceversa. Non
volevo che anche a me succedesse, io ero uno spirito libero, non potevo farmi
incastrare così da qualcuno. Era da escludere che fosse successo. Alice sarebbe stata una delle tante, non c’era dubbi su questo.
Dovevo ricordarmi chi ero e soprattutto com’ero. Era tornata da poco dal bagno,
dove era andata insieme alle sue sorelle, ma era tornata con un’espressione
strana in volto, mi sembrava preoccupata e credo fosse
per Bella. Difatti dopo che Edward aveva lasciato la
sala per uscire fuori, Rosalie, aveva lanciato ad Alice uno sguardo che la
diceva lunga.
- Ma sei cretina? – disse Rosalie alla sorella.
Come
previsto avevo ragione.
- Si
sarebbe messo ad urlare se non gli dicevo dov’era?
Cos’è volevi che lo sentisse mamma e papà? – gli
chiese Alice
- Si scusa, hai ragione. Per fortuna l’abbiamo
convinto – continuò Rosalie.
Ok,
qualcosa non andava, era ufficiale. Quella serata era davvero molto strana.
Prima il comportamento di Edward davanti al papà delle
ragazze, poi la sfuriata di Rosalie, poi Edward che sembrava stranamente
interessato a dove fosse andata Bella e adesso quelli sguardi preoccupati tra
Rosalie e Alice, che non riuscivo a spiegarmi. Avrei tanto voluto sapere cos’è
che turbava quelle due, soprattutto cos’è che turbava
Alice, che all’improvviso aveva cambiato espressione e i suoi fantastici occhi
si erano spenti, ma non mi sembrava il caso di dire nulla. Del resto con loro
non c’era mai stato un rapporto così confidenziale, certo ridevamo, ci
prendevamo in giro, ci provocavamo per divertirci, ma non eravamo mai andati
oltre a questo. Non mi sembrava corretto indagare su cosa fosse
successo e dallo sguardo di Emmett capì che la cosa valeva anche per
lui. Una cosa, però, volevo farla: far tornare il sorriso a
Alice.
- Allora
fratello la vuoi l’eccezione della cameriera? – chiesi ridendo a Emmett.
Il mio
intento fu raggiunto, Alice aveva sorriso, anche se, però, mi ero dovuto
beccare uno sguardo furiosa da parte di Rosalie.
- A dire
il vero preferisco l’eccezione di qualcun’altro – mi
rispose Emmett lanciando uno sguardo malizioso a Rosalie che lei prontamente
ricambiò.
Io ed
Alice scoppiammo a ridere e finalmente vidi i suoi
occhi illuminarsi di nuovo. Anche Rosalie dopo il
primo sguardo furente, la prese a ridere e ci seguì accompagnata da Emmett. Era
bello stare in loro compagnia, soprattutto perché non ci consideravano come dei
trofei, a differenza di tutte le ragazze che avevamo conosciuto. Tutte ci
guardavano dall’alto in basso e acconsentivano a qualunque nostra richiesta,
troppo spaventate dal fatto che noi potessimo in
qualche modo girare i tacchi e allontanarle. Invece, con loro era tutto
diverso, forse sarebbe stato possibile aprirsi, farci conoscere per quelli che eravamo veramente e non per quelli che facevamo finta di
essere.
- Chissà
che fine farà quella povera ragazza – disse Alice
ancora ridendo.
- Mi
auguro che la licenzino – gli rispose Rosalie.
-
Condivido con te, ma sta tranquilla io sono tuo e di nessun altra
– gli disse Emmett serio.
Lo guardai
attentamente e per la prima volta non riuscì a capire se stesse scherzando o se
stesse dicendo la verità. Se c’era una cosa che Emmett
non conosceva era la serietà, eppure era stato fin troppo serio
quando aveva detto quella cosa e fui quasi certo che la pensasse
realmente. Forse, gli era scappata dalla bocca, ma di sicuro l’aveva pensata.
-
Ovviamente. Mi sembra non ci fossero dubbi su questo –
gli rispose Rosalie sorridendogli, ma anche lei sembrava aver dato voce ai suoi
pensieri.
Certo che
la situazione era parecchio strana, stavano succedendo troppe cose e molte di
queste erano davvero strane, o meglio, non erano tipiche dei fratelli Cullen.
Ma in fondo, chi erano davvero i fratelli Cullen? Di
certo non quelli che mostravamo di essere, quella era
solo una maschera che avevamo indossato. Forse, loro poteva
far uscire fuori il nostro vero essere. Osservai Alice e mi fece segni di
guardare quei due, così mi voltai verso di loro. Emmett e Rosalie si stavano
guardando con occhi sognanti? No, non era possibile. Dov’era
finito Emmett il playboy? E quella lì che ne aveva
fatto di Rosalie la cinica? Io e Alice continuammo a
guardarli e ci scappò pure una risata che cercammo di soffocare, anche se
comunque non ci riuscimmo del tutto, ma quei due non sembravano accorgersi di
niente.
- Alice
che ne dici se usciamo fuori e ci fumiamo una sigaretta? – gli dissi
sorridendogli.
- Si credo
sia un’ottima idea – mi rispose prendendo il foulard
dalla sedia e portandoselo alle spalle prima di alzarsi dal tavolo e dirigersi
verso l’uscita.
Io la seguì ancora guardando Emmett e Rosalie che sembravano in un
mondo tutto loro. Non si erano nemmeno accorti che ci fossimo allontanati. Non
appena arrivammo fuori vidi Alice cercare qualcosa, o, forse qualcuno.
- Pensavo
che io da solo ti bastassi – gli dissi facendogli notare che mi ero accorto che
cercasse qualcuno.
- Che scemo che sei – mi rispose lei guardandomi e
sorridendomi.
- E allora chi cerchi? – gli chiesi dolcemente per cercare
di non sembrare invadente.
- Mi stavo semplicemente chiedendo che fine avesse fatto
Bella – mi disse lei.
- Non vedo neanche Edward a dire il vero – gli dissi.
- Di
sicuro non saranno insieme. E poi Edward ha detto che
non andava a cercarla – mi disse lei.
- Io non
ne sarei così sicuro. Magari saranno già nascosti da qualche
parte a divertirsi – gli dissi sorridendo.
- Ne dubito.
Almeno non stasera – mi disse lei tornando ad assumere un’espressione
preoccupata.
- Perché? Qualcosa non va stasera? – gli chiesi io.
- No, è
solo che Bella non era dell’umore adatto a fare certe cose – mi rispose lei tornando a guardarmi.
- Ho notato
che stasera è un po’ sulle sue. Sembra assorta da chissà quale dilemma – gli
dissi io.
- Pensavo
non fossi capace di accorgerti di certe cose. Bella riesce a nascondere bene le
cose. Credevo fossi più superficiale – mi disse lei.
- Non ti
sei mai chiesta che, forse, voglio apparire così, ma
che in realtà non lo sono? – gli chiesi senza neanche accorgermi di averlo
fatto davvero.
Non volevo
certo spifferargli che la mia era solo una maschera.
Lei non doveva saperlo, eppure mi veniva così facile essere sincero
con lei.
- In
realtà sono sicura che sia così – mi rispose lei
spiazzandomi.
- Così
come? – gli chiesi facendo finta di non capire.
- Non
credo che tu sia come vuoi far apparire, credo piuttosto che tu sia il
contrario di quello che mostri – mi disse lei.
- Cosa te lo fa credere? – gli chiesi.
- L’ho
capito quel giorno in piscina. Ci siamo divertiti parecchio e in quel frangente
sei stato te stesso, hai buttato via la maschera che
indossi sempre. Quello che avevo di fronte non era lo stronzo che avevo
conosciuto fino a quel momento. Vuoi sembrare superficiale e insensibile, ma
non lo sei e lo dimostra il fatto che ti sei accorto
del comportamento di Bella pur non conoscendola bene – mi disse lei stupendomi
con le sue parole.
Mi aveva
fatto la radiografia. Aveva capito tutto.
- Anche tu sei così. Ti mostri fredda e dura, ma non lo sei.
Sei una persona che vorrebbe affetto e protezione e
soprattutto sei una persona terribilmente e irrimediabilmente fragile, anche se
ti ostini a mostrare il contrario – gli dissi mentre vidi che anche lei si
stupì delle mie parole.
Non mi
rispose subito, continuò a guardarmi negli occhi e mi bastò quello per capire
che avevo ragione. Nel frattempo entrammo in una delle sale del ristorante,
quella panna e viola, e si sedemmo su un divanetto. La stanza era ricca di
candele che rendeva il tutto suggestivo. Continuammo a
stare in silenzio e guardarci negli occhi e questa per me era una novità, di
solito non mi comportavo così, o meglio con un’altra che non fosse stata Alice
non mi sarei comportato così. In quel momento più che
bramare le sue labbra o il suo corpo, bramavo le sue parole e questo potevo assicurare che non era mai successo. Dopo minuti
interminabili di silenzio arrivò una cameriera.
- Cosa vi porto? – ci chiese.
- Per me
una vodka alla fragola corretta – gli risposi.
- Una
anche per me – rispose Alice, mentre la cameriera si allontanava.
Ritornò
pochi secondi dopo con le nostre ordinazioni che posò
sul piccolo tavolinetto di fronte il divano dove eravamo seduti.
- Sai, pensavo che questa serata sarebbe stata un vero schifo, non
amo queste cene che organizzano i miei. Non fanno per me –
iniziò a dire lei dopo aver bevuto un sorso di vodka.
- E invece? – gli domandai io per incitarla a continuare.
- E, invece, mi devo ricredere. Se
tutte le cene fossero così dovrei dire ai miei di organizzarle più spesso – mi
disse lei.
-
Condivido in pieno con te. Io e i miei fratelli abbiamo seriamente pensato di
dare buca ai miei – gli dissi sincero.
In
effetti, era questo uno dei tanti motivi per cui
avevamo deciso di venire con la mia macchina e non con loro, ma poi pensando a
mamma abbiamo cambiato idea. Ci teneva tanto e anche papà, non era giusto
dispiacerli senza motivo. Alla fine era solo una cena, ci eravamo
detti.
- E come mai avete cambiato idea? – mi chiese
lei realmente curiosa.
Potevo
inventare diecimila scuse, ma non volevo farlo. Per la prima volta volevo
essere sincero con una ragazza e, poi, lei non era una
semplice ragazza, lei era Alice.
- Beh,
mamma e papà ci tenevano davvero tanto e non ci andava di fargli un torto – gli
dissi.
- Stasera
mi stupisci sempre di più – mi disse lei rendendosi conto che gli avevo detto la verità, anche se questa si metteva sotto i piedi
l’insensibilità che avevo sempre cercato di mostrare, ma tanto lei l’aveva
capito che non ero così, quindi il problema non si poneva.
Non gli
risposi, ma la guardai e poi presi il bicchieri e
bevvi un po’ di vodka.
- Si amano tanto i tuoi – mi disse poi lei cambiando
letteralmente discorso.
- Ad
essere sincero non conosco nessuno che si ami come loro – gli dissi ed era la
verità.
Mamma e
papà erano la rappresentazione dell’amore puro, dell’amore eterno, quello che
non finisce mai. Loro si amavano come il primo giorno,
o forse di più.
- Si vede.
Me ne sono accorta non appena li ho visti. Come si tenevano per mano, come si
guardano, come parlano – mi disse lei.
- Si lo so. E’ difficile che il loro amore sfugga all’occhio
di qualcuno – gli dissi.
- Posso
chiederti una cosa? Però non voglio essere indiscreta,
quindi se non ti va, non rispondere alla mia domanda – mi disse lei dolcemente.
Come
facevo a dirgli di no? Era praticamente impossibile.
- Si certo, dimmi – gli dissi.
- Da
quello che ho capito, tu e i tuoi fratelli non credete
molto nell’amore, dico bene? – mi chiese.
- Come te
e le tue sorelle, del resto – gli risposi, mentre lei mi sorrise.
- Ecco
appunto. Comunque mi spieghi come fate a non crederci
vivendo insieme a due persone che si amano in modo tanto profondo? Chiunque
guardi Carlisle e Esme si renderebbe conto che l’amore
esiste – mi disse lei.
- Tu
guardandoli hai creduto questo? – gli chiesi curioso.
-
Guardandoli ho capito che ho costruito la mia vita sul nulla, guardandoli ho
capito che ho sempre cercato di allontanare qualcosa che poteva rendermi
veramente felice, guardandoli ho capito che l’amore non esiste solo nelle
fiabe, ma anche nella realtà. Sicuramente è difficile
trovarlo, ma esiste – mi disse lei aprendosi completamente.
A guardarla adesso sembrava un’altra persona. Non era più
quella ragazza che voleva mostrasi per forse forte, ma era una semplice ragazza
che voleva mostrarsi per quella che era, con tutte le sue fragilità.
- Forse
non è vero che non c’hai mai creduto nell’amore, forse
hai sempre finto di non volerci credere. Forse, era più comodo così, forse, non
credendoci pensavi che ti saresti risparmiata tante sofferenze – gli dissi io
dolcemente.
- Forse
hai ragione, ma non hai ancora risposto alla mia domanda – mi disse lei.
- Beh
forse, anch’io non c’ho mai creduto per non soffrire –
gli dissi.
- Ammazza
quanti forse. Comunque non siamo poi così diversi – mi
disse lei.
-
Condivido con te, forse abbiamo più cose in comune di quanto crediamo – gli dissi sincero.
- Lo penso
anch’io – mi disse lei dopo aver bevuto l’ultimo sorso
di vodka rimasto nel bicchiere, mentre io feci lo stesso.
- Ne vuoi
un altro? – gli chiesi.
- Lo
prenderei volentieri, ma non vorrei che mio padre sentisse la puzza di alcool. Sai, non è molto d’accordo con
il nostro modo di vivere la vita – mi rispose lei.
- Non deve
essere facile per lui tenere d’occhio te e le tue sorelle con il carattere che
vi ritrovate – gli dissi io.
- Più che
tenere d’occhio lui vorrebbe controllarci. Il problema è che non ci riesce. E sai qual è la cosa buffa? Che sia lui che mamma si chiedono come mai da tenere e amorevoli ragazzine quali
eravamo, siamo diventate così. Una domanda così stupida fatta da loro, loro che
sono la causa di questo, ma sono troppo occupati per
rendersene conto – mi disse lei perdendo di nuovo quella luce negli occhi.
Di sicuro
c’era qualcosa che la faceva stare male, a lei e alle sue sorelle, qualcosa che
dipendeva dai suoi genitori da quanto avevo potuto
capire. Forse, qualcosa fatta dai loro genitori le aveva fatte diventare così,
proprio come era successo a me e ai miei fratelli. Gli
avrei chiesto volentieri di raccontarmi cosa fosse successo, ma non volevo sembrare troppo invadente.
- Capisco
perfettamente quello che vuoi dire – gli dissi
solamente.
- Dubito
che possa farlo – mi disse lei triste.
- Ricorda
che non è oro tutto quello che luccica – gli dissi
alludendo al fatto che nonostante i miei potessero sembrare gli eterni
innamorati, non avessero anche loro fatto degli sbagli.
- Si,
forse hai ragione – mi disse lei sorridendomi.
- Sai dove
trovarmi se un giorno avessi bisogno di qualcuno con
cui sfogarti – gli dissi stupendomi io stesso di quelle parole.
- Grazie.
Grazie di tutto, grazie per esserti aperto e per aver fatto aprire
un po’ anche me, ma soprattutto grazie di non aver fatto domande – mi disse lei
sorridendomi.
- L’ho fatto con piacere – gli dissi solamente.
Si
avvicinò a me e mi abbracciò. Restammo abbracciati per
un bel po’ di tempo, poi si staccò e feci appoggiare la sua testa al mio petto,
iniziando a giocherellare con le sue mani. Continuammo a parlare, anche se
stavolta affrontammo discorsi, di sicuro, più leggeri e passammo tutta la
serata a ridere e scherzare, fermi, però, sempre nella stessa posizione. La
cosa strana era che nemmeno per un secondo mi era passato per la testa di
dargli un bacio o di fare chissà cos’altro. In quel
momento mi bastava averla tra le mie braccia, solo questo. Quella ragazza era
riuscita a farmi aprire, non l’avevo mai fatto con
nessuno, eppure con lei era stato facile, molto facile. Alice era speciale, Alice poteva cambiarmi.
Risposte alle vostre
recensioni:
- stellalilly:
Sono contenta che ti sia piaciuto. Spero ti piacerà anche questo.
- TanyaCullen:
Tranquilla per non aver recensito, anche se devo dire
che mi fa molto piacere che sei tornata. Mi piace sapere cosa pensi delle mie
storie. Lourdes, che bello. Potevi portarmi con te. E’ una vita che sogno di
andarci. Comunque tornando alla storia, era normale
che non potesse andare tutto liscio. Proverò a non esagerare con la storia del
passato, ma ti posso dire che questo personaggi che tu
non vuoi nemmeno nominare, riuscirà a confondere parecchio le idee della nostra
Bella. E chi sarà a rimetterci? Naturalmente
Edward, che sarà già innamorato di lei. Diciamo
che Bella si troverà di fronte a un bivio e forse, quello che deciderà non sarà
la scelta giusta. Inoltre condivido con te riguardo al fatto che Edward è un
panorama migliore, vallo a trovare uno meglio di lui.
Mi sembra un ricerca alquanto impossibile.
-Alyce_Maya:
Non ti sei sbagliata a pensare che i primi a mettersi insieme saranno Emmett e
Rose, e nel prossimo capitolo ne avrai la conferma ufficiale, ma anche gli
altri cominciano a capire cosa provano davvero.
- eMiLyBlOoD: Ed eccoti l’altro
capitolo. Spero che anche questo ti prenda di brutto.
- nefertiry85: Ed eccoti accontentata con un altro capitolo.
- gamolina:
Beh, diciamo che ieri mi sentivo parecchio buona, ecco
spiegato il motivo dei due aggiornamenti.
- MaryCullenL: Beh, diciamo che la
tua idea non era male, riguardo al fatto che Bella potesse essere fuori con
l’ex, ma preferisco aspettare ancora un po’ prima di farlo spuntare. Voglio
prima che Bella e Edward rafforzino il loro rapporto. Comunque
dopo la cene, la maschera, almeno tra di loro la butteranno.
- miss_cullen90: E
questo è solo l’inizio. Mi dispiace anche a me vederla così, ma per adesso sarà
così. Vedrai che, comunque, grazie a Edward supererà
molti fantasmi del passato e chissà che non li elimini tutti.
- Baby_Baby:
Si, da ora in poi, niente più maschera, da ora in poi soltanto sei amici che si
aprono tra di loro. Comunque
come vedi nemmeno per questo capitolo vi ho fatto aspettare.
- Xx_scrittrice88_xX: Beh,
Edward è il massimo. Che mondo sarebbe senza di Edward?
Anch’io mentre lo scrivevo volevo essere al suo posto,
ma purtroppo posso solo sognare. Anche per me la coppia
Edward-Bella è la più bella. E poi Edward diventerà così romanticone e farà mille
sorprese a bella che solo a pensarci la invidio. Magari
esistessero ragazzi così.
- twilight4ever: Si,
da adesso in poi tutti cambieranno atteggiamento. Anch’io
ne vorrei uno così.
-
G_i_s_y: Edward fa così perché si è accorto che Bella non è una ragazza qualunque
e comincia a capire che cosa vuole davvero dalla sua vita. Comunque
lo capirai non appena posterò il capitolo dedicato a lui.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche
a:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
21
DICHIARAZIONI
POV
ROSALIE
Cosa diavolo mi stava
succedendo? Rosalie Swan, la ragazza che aveva sempre considerato i ragazzi
come giocattoli, adesso si stava facendo incastrare da uno di loro, e per di
più, dal più stronzo che avesse mai conosciuto. Non riuscivo più a capire me
stessa, la testa sembrava dire una cosa, ma il cuore diceva
l’esatto opposto. Il cuore? Davvero si trattava di cuore? Quel cuore che,
ormai, era diventato di ghiaccio, poteva davvero sciogliersi per mano di
qualcuno? Avevo sempre creduto che questo fosse impossibile, eppure da quando
era successa quella cosa con Emmett, non facevo altro che pensare che, forse,
quel ragazzo poteva riuscire a sciogliermi, poteva far
uscire la vera Rosalie, quella che avevo celato per tanto, troppo tempo. Aveva
tutta la sera che non facevo altro che guardarlo e adoravo
quando sorrideva, cosa che peraltro faceva praticamente sempre, perché
gli si formavano due fossette nelle guance che lo facevano sembrare un bambino,
e forse, in fondo lo era. Un bambino un po’ troppo cresciuto, ma pur sempre un
bambino. Non l’avevo mai visto serio, sempre con la battuta pronta, sempre pronto a prendere tutto alla leggera. Lo invidiavo per quel
suo modo di essere, anch’io avrei voluto essere come
lui, anch’io avrei voluto affrontare la vita come faceva lui. Quella sera per
la prima volta in tutta la mia vita avevo provato
sulla mia pelle cosa fosse la gelosia, proprio io che credevo di non poterla
provare mai, eppure quando quella stronza della cameriera aveva iniziato ad
atteggiarsi in quel modo non ci avevo visto più, ero scoppiata. Come diavolo si
permetteva un’insignificante ragazza a fare gli occhi
dolce al mio ragazzo? Oddio, ho detto “mio ragazzo”, sono
proprio impazzita. Rosalie, fai un respiro e riprenditi. Non dire cazzate, lui
non è tuo e mai lo sarà. Può avere migliaia di ragazze, perché dovrebbe
interessarsi a me? Certo per qualche scopata senza dubbio, ma per farsi una
storia seria? No, era da escludere. E poi, da quando,
io parlavo di storie serie? Oh cavolo, questa cena mi stava dando alla testa, o
forse Bella aveva ragione. Emmett mi piaceva, ma mi piaceva
in modo diverso, in modo più profondo. Ok, lo ammetto. Emmett Cullen mi piaceva
da impazzire. E pensare che lo avevo negato quando
prima Bella me lo aveva chiesto e lei aveva sbottato tutta la sua rabbia su me
e Alice. Dovevo parlargli, dirgli che aveva ragione,
chiedergli scusa. Da quando ero tornata dal bagno non
facevo altro che lanciare occhiate a Emmett, anche se in effetti ero un po’
preoccupata per Bella.
- Allora
fratello la vuoi l’eccezione della cameriera? – disse Jasper ridendo a Emmett. Anche Alice scoppiò a
ridere.
Ma tu vedi questo qui. Gli
lanciai uno sguardo furente, della serie “se li
sguardi potessero uccidere”.
- A dire
il vero preferisco l’eccezione di qualcun’altro – gli
rispose Emmett lanciandomi uno sguardo malizioso che io prontamente ricambiai.
Ti prego
non farmi così, rischio di non rispondere più delle mie azioni.
- Chissà
che fine farà quella povera ragazza – disse Alice
ancora ridendo.
- Mi
auguro che la licenzino – gli risposi io sicura.
- Condivido
con te, ma sta tranquilla io sono tuo e di nessun altra
– mi disse Emmett serio.
Cosa aveva detto? Si certo come no. Magari fosse così. Rosalie, ma che vai a
pensare? Smettila.
-
Ovviamente. Mi sembra non ci fossero dubbi su questo –
gli risposi io seria senza nemmeno rendermi conto di aver detto quelle cose.
Per un
attimo abbassai gli occhi, non c’è la facevo a reggere
il suo sguardo, ma subito l’istinto me li fece rialzare, come se avessi bisogno
dei suoi occhi per stare bene. Lo guardai e lui fece lo stesso e in quel
momento sembravo essere sulle nuvole. Non c’era nessuno intorno a noi, solo io
e lui. Mi persi completamente in quegli occhi azzurri, mi
risucchiarono terribilmente. Non capì più nulla di quello che c’era
attorno a me, non riuscivo a muovermi, riuscivo solo a guardare lui con ogni sognanti e avrei giurato che anche per lui fosse
così. Era bello, terribilmente bello, ma in quel momento quello che mi colpì
maggiormente non era la sua eccelsa bellezza, ma la dolcezza del suo sguardo,
una dolcezza che non gli avevo mai visto. Eravamo
l’uno di fronte all’altra, c’era solo il tavolo a separarci, ma era come se
fossimo uniti, come se fossimo una cosa sola. Dopo non so quanto tempo,
entrambi sembrammo ridestarci dallo stato in cui eravamo e mi resi conto che i
ragazzi non c’erano.
- Dov’è sono Alice e Jasper? – chiesi a
Emmett senza smettere di guardarlo.
- Non ne
ho idea. Saranno usciti – mi rispose lui sorridendomi.
Ed ecco che quelle fossette tornavano a farsi spazio nelle
sue guance e io lentamente stavo morendo. Quanto avrei voluto essere per lui, quello che lui era per me. Ma
sei pazza? Cosa sarebbe lui per te? Parlavo da sola
con i miei pensieri. Apposto ero combinata.
- Come
abbiamo fatto a non accorgerci che fossero usciti? –
gli chiesi.
- Credo
che fossimo impegnati a fare qualcos’altro – mi disse
lui dolcemente, mentre io mi sentì avvampare per l’imbarazzo, sperai solo che
non se ne accorgesse.
- Sono riuscito a farti arrossire – mi disse sorridendomi
dolcemente.
Se ne era accorto, e adesso come ne uscivo da quella
situazione.
- Se ti dicessi che sono arrossita perché c’è caldo mi crederesti? –
gli chiesi mentre lui si mise a ridere.
- No, non
ti crederei e poi mi farebbe più piacere sapere che quel rossore è dovuto a causa mia – mi disse lui appoggiando la sua mano
alla mia che fino ad allora era rimasta appoggiata al tavolo.
Il
contatto con lui con la sua pelle mi provocò un brivido. Cavolo, perché quel
ragazzo mi doveva fare quell’effetto?
- Ok, hai
vinto – gli dissi ammettendo che fosse lui la causa
del mio imbarazzo.
- Mi piacerebbe vincere qualcos’altro – mi disse lui.
Lo sapevo.
Mi ero solo illusa. L’unico suo intento era quello di avere
il mio corpo, non gli interessava altro. Possibile che di diecimila
ragazzi, che avrebbero fatto di tutto per entrare nelle mie grazie, per
conquistare il mio cuore, io avessi deciso di aprirlo
ad uno stronzo che non lo voleva? Com’è schifosa la vita. Cosa
avevo fatto di male per meritarmi tutto quello?
- Certo che non sai pensare ad altro. Sei solo uno stronzo, il più colossale che
io abbia mai conosciuto. Ricordati che non si vive di
solo sesso – gli dissi arrabbiata togliendo la mia mano dalla sua.
Mi
dispiacque interrompere quel contatto, ma non potevo fare altrimenti. Non
potevo restare lì a torturarmi di fronte aquella sottospecie di imbecille. Mi
alzai furiosa e mi diressi fuori, dove sbollire i nervi in qualche modo. La
serata stava procedendo troppo bene, non poteva di
certo finire altrettanto. Non volevo vederlo, non volevo
sentirlo, ma soprattutto non volevo amarlo. Amarlo? Ma
cos’era l’amore? Io non l’avevo mai conosciuto, era una parola che avevo
cancellato dal mio dizionario, eppure da quando avevo conosciuto lui quella
parola spesso bussava furente nella mia testa. Avevo cercato di scacciarla non so quante volte dalla mia testa, ma non c’era niente da
fare. Avevo perfino evitato di parlarne con Bella e Alice, perché credevo che
fosse una cosa stupida, una cosa di poca importanza,
un effetto collaterale dovuto alla bellezza di quello lì, ma questa sera mi ero
resa conto che non era così. Dovevo ringraziare quella ragazza per avermi
aperto gli occhi e per avermi fatto capire che Emmett non era per me un
semplice amico, non era per me un semplice ragazzo con cui spassarmela, ma era,
invece, la persona per cui avrei voluto tornare me
stessa, la persona per cui avrei rivalutato tutta la mia vita, la persona a cui
mi sarei potuto concedere interamente, a cui avrei potuto donare animo e corpo,
ma soprattutto la persona a cui avrei dato il mio cuore, perché credevo fosse
l’unico capace di poterlo far sciogliere. Invece, adesso mi ritrovavo disperata
per essermi accorta che quello che avevo credevo fino a quel momento erano solo cazzate, nulla era vero. Lui era il classico
stronzo, nulla di più, ero io che ci avevo voluto vedere qualcosa in più, ero
io la stupida che aveva creduto che la sua fosse una maschera e che, infondo,
lui fosse diverso, fosse la persona giusta per me. Adesso
mi ritrovavo sola, con un sentimento che non sapevo gestire, un sentimento già
troppo forte per essere solo all’inizio. Era semplice da definire e non aveva
più senso continuare a negarlo a me stessa. Mi stavo innamorando di Emmett o, forse, lo avevo già fatto. Era successo senza
che me ne rendessi conto, con la persona sbagliata, quella che guardi e pensi
che non avrai nulla a che fare con lei, ma era successo, era successo
e basta. Adesso dovevo solo cercare di dimenticarmelo dalla testa, ma
soprattutto dal cuore. Chi lo avrebbe detto, l’irraggiungibile
Rosalie Swan si era innamorata. Quanto avrei
voluto che anche per lui fosse così, ma non dovevo sognare, i sogni non
portavano a nulla. Avevo bisogno di una sigaretta, ma
dannazione, avevo lasciato la borsa dentro e non sarei mai entrata a
riprenderla, non c’è la facevo a guardarlo, non c’è la facevo a vederlo gioire
per essere riuscito ad incastrare anche me, quella che sembrava essere
irraggiungibile, ma che soprattutto sembrava non potersi innamorare mai. Una
cosa era certa, se e quando sarei riuscita a
dimenticarlo gli avrei portato una coppa, un trofeo perché se lo meritava
tutto. Era riuscito dove mille avevano fallito. Un giorno, mi sarei dovuto
complimentare con lui.
- Scusa,
hai per caso una sigaretta? – chiesi ad un ragazzo che fumava lì fuori.
Lui mi
squadrò dalla testa ai piedi, guardandomi malizioso. Sembrava mi volesse
spogliare con gli occhi. Ok, avevo fatto una cazzata a chiedergli quella
sigaretta. E tutto per colpa di Emmett. Lo odiavo, lo odiavo dal profondo, lo odiavo perché non mi amava, lo
odiavo perché lo amavo.
- Certo. Tieni – mi disse il ragazzo porgendomi il suo pacchetto di
sigarette.
Io ne
presi una e glielo restituì. Poi mi diede l’accendino e dopo aver acceso la
sigaretta glielo lanciai. Lo ringraziai e mi allontanai da lui. Mi appoggiai
alla balaustra della terrazza e portai la sigaretta alla bocca. Ne aspirai il fumo e poi lo rigettai dalla bocca, facendo
tanti piccoli cerchi con il fumo. Quel giochetto era il mio modo per rilassarmi
e in quel momento ne avevo assoluto bisogno. Non
dovevo pensare.
- Lo sai
che io non ci sono mai riuscito a farlo? – mi disse una voce alla
mie spalle.
Mi voltai
e mi accorsi che era il ragazzo di prima, quello della sigaretta.
- E’ tutta
questione di esercizio. All’inizio neanche io ci
riuscivo – gli dissi cercando di essere gentile.
- Potresti
insegnarmi tu. Sono sicuro che con una bella ragazza come te come insegnante
non mi sarà difficile imparare – mi rispose.
Sapevo
benissimo quale era il suo intento. Rimorchiarmi. Ma
quella non era la serata giusta e fino a quando quello stronzo sarebbe rimasto
nel mio cuore nessuna sarebbe stata la serata giusta.
- Non
credo sia il caso. Adesso scusami, vorrei stare un po’
da sola – gli risposi.
- Io,
invece credo sia il caso – mi rispose lui
avvicinandosi.
Io mi
allontanai un po’ sperando che non venisse, ma lui fu subito pronto
all’attacco. Mi si avvicinò e si appoggiò alla balaustra anche lui.
- Perché scappi? Faccio così schifo? – mi chiese malizioso.
- Non ho
detto questo. Voglio solo stare un po’ da sola – gli dissi.
- Ma in compagnia si sta sempre meglio – mi disse lui.
- Non credo proprio – gli risposi io allontanandomi di più.
Lui
imperterrito si avvicinò di nuovo e mi prese per il
braccio per non permettermi di allontanarmi ancora. Poi mi appoggiò alla
ringhiera della terrazza e avvicinò la sua testa alla mia. Era così vicino che
potevo sentire il suo respiro addosso a me e questo mi faceva
schifo. Mi guardai attorno e mi resi conto che pur di stare sola era uscita nel
lato di terrazza dove non c’era nessuno, nemmeno una minuscola persona, nessuno
avrebbe visto cosa quel porco voleva farmi. Volevo
urlare, ma mi tappò la bocca con una mano. Non era difficile immaginare cosa
avrebbe voluto fare. Cercai di divincolarmi, ma era praticamente
impossibile. Chiusi gli occhi già pronta ad affrontare quello che sarebbe successo quando non sentì più il peso di quel ragazzo
addosso a me. Riaprì gli occhi velocemente e vidi quello stesso ragazzo che
prima era addosso a me a terra che si toccava lo zigomo e Emmett che lo
guardavo con sguardo furioso. Era venuto ad aiutarmi, non so come, non so perché, ma era venuto. Il mio angelo.
- Che
cazzo volevi fare, eh? – disse furioso Emmet al
ragazzo.
- Niente,
solo divertirmi un po’ – gli disse il ragazzo ridendo.
- Ah si?
Adesso mi diverto io con te – gli rispose Emmett
scaraventandogli un pugno in piena faccia e spaccandogli un labbro.
Poi si
voltò vero di me.
- Tu stai
bene? – mi chiese dolcemente.
- Si,
grazie – gli risposi.
Lui mi
sorrise e poi tornò a guardare di nuovo quel ragazzo con sguardo ancora più
furioso. Stava per dargli un altro pugno, ma io mi avventai su di lui e lo
tenni per il braccio.
- Ti
prego, fermati. E’ tutto apposto. Lascialo stare – lo implorai.
Lui mi
guardò per un po’, poi mi sorrise e mi fece una carezza.
- Ti conviene
sparire dalla vista dei miei occhi prima che cambi
idea e ti ammazzi all’istante – disse Emmett al ragazzo che subito si alzò e
stava per andarsene – ti consiglio di non farti vedere più da me, perché la
prossima volta non sarò così clemente – concluse il mio angelo.
Il ragazzo
sparì in fretta ed Emmett si avvicinò e mi strinse forte a lui. Se non fosse arrivato non so cosa sarebbe successo, ma era
arrivato, mi aveva aiutato e adesso tra le sue braccia mi sentivo protetta. Poi
ricordai la sua frase: “Mi piacerebbe
vincere qualcos’altro” e la rabbia che si era affievolita stando tra le sue
braccia tornò più forte che mai e mi scansai dal suo abbraccio tornando ad
appoggiarmi alla balaustra della terrazza.
- Grazie
di avermi aiutata. Non so come avrei fatto senza di
te, ti devo un favore – gli dissi solamente.
- Non mi
devi niente. Se solo quello lì ti avrebbe toccato non
so cosa sarei stato capace di fare – mi disse lui ancora fermo nella posizione
di prima.
- Non mi ha toccato, l’importante è questo. Adesso se non ti dispiace
vorrei stare un po’ da sola – gli dissi.
Lui non
rispose subito, ma venne verso di me e appoggiò la sua
mano sulla mia spalla. Quel contatto mi fece rabbrividire, ma dovevo essere
forte dovevo riuscire ad allontanarlo da me, così scostai
la sua mano dalla mia spalla. Lui si avvicinò ancora di più a me e mi fece voltare verso di lui. Non potei fare a meno di
guardarlo negli occhi, ma non riuscendo a mantenere il suo sguardo abbassai gli
occhi.
- Stasera
ho scoperto un’altro tuo difetto – mi disse lui
dolcemente prendendomi il viso tra le mani per fare in modo che lo guardassi.
- Io,
invece stasera ho scoperto fino in fondo quanto tu sia
stronzo – gli dissi sincera.
Del resto
dopo la mia reazione a ciò che aveva detto, credo avesse già capito che
provassi qualcosa per lui. Non era di certo stupido e in
fatto di ragazze se ne intendeva davvero.
- Vuoi
sapere qual è il difetto che ho scoperto? – mi chiese ignorando le mie offese.
- Qualcosa
mi dice che stai per dirmelo – gli risposi solamente.
Cazzo,
stavo cedendo e non dovevo farlo. Rosalie fai la dura,
come hai sempre fatto. Fai finta che davanti a te non ci sia Emmett, ma qualcun
altro. Che stupida, parlavo anche da sola.
- Non hai pazienza – mi rispose lui.
- Prego? –
gli chiesi stupita.
- Non hai
pazienza. Pensa che hai così poca pazienza che non aspetti nemmeno che qualcuno
finisca di parlare – mi disse lui.
Ok, non ci
stavo capendo niente. O era lui che non si sapeva
spiegare o ero io che ero talmente presa da lui da non riuscire a capire
niente.
- Mi sto perdendo – gli dissi.
- Prima
non mi hai fatto finire di parlare. Ti sei arrabbiata e sei uscita come una
furia – mi disse lui.
- La tua
frase era molto chiara, non lasciava spazio ad equivoci – gli dissi, mentre lui
mi appoggiò le sue mani all’altezza della mia vita, mentre io, invece, restavo
immobile.
- Anch’io lo credevo, ma tu non l’hai capita – mi rispose lui.
- E
sentiamo cosa volevi dirmi che io non sono riuscita a
capire? – gli dissi facendogli un sorriso falso.
- Volevo dirti che avrei voluto vincere qualcos’altro, non il tuo
corpo come hai pensato tu, ma il tuo cuore – mi disse lui avvicinando la sua
faccia sempre di più alla mia.
Cosa aveva detto? Che voleva vincere il mio cuore? No, dovevo di sicuro aver capito male. Uno come lui non poteva dire una cosa del
genere.
- Scusa? –
gli chiesi per farmi ripetere cosa aveva detto.
- Dovrei
ripeterlo? – mi chiese sorridendo.
- Direi di
si, considerando che non ho capito – gli dissi.
- Voglio conquistare il tuo cuore – mi disse più chiaramente.
Ok, era
ufficiale: ero pazza. Eppure l’aveva detto davvero.
Non ci potevo credere. Sicuramente era il suo modo per portarmi a letto di
nuovo, farmi credere le stelle per portarmi poi alle stalle, ma io non ero
stupida non ci sarei cascata.
- E’ questo
quello che dici a tutte le ragazze per portartele a
letto? – gli chiesi.
- Pensi
davvero che abbia bisogno di dire questo ad una ragazza? Se voglio portarmi qualcuna a letto mi basta schioccare le dita e vengono a
dozzine da me – mi rispose lui.
- Quanto sei modesto – gli dissi sorridendogli.
- Quanto sei bella – mi disse lui.
- Non
credere di incantarmi così. Te lo già detto, noi due abbiamo
già dato – gli dissi.
- Non
voglio portarti a letto se è questo quello che credi.
Te l’ho detto cosa voglio fare – mi disse lui.
- E cosa vuoi fare? – gli chiesi facendo finta di non capire.
- Te l’ho già detto – mi disse lui.
- Non
credo di aver capito – gli dissi sorridendogli
maliziosa.
- Sei davvero perfida – mi disse lui.
- Perfida?
E per quale motivo? – continuai io facendo la finta ingenua.
- Voglio conquistare il tuo cuore – mi disse lui per la terza
volta sorprendendomi.
Non mi
sarei aspettate che me lo dicesse ancora e ne fui
felice.
- E perché dovrei crederti? Sappiamo tutti
la fama che hai – gli dissi.
- Perché se così non fosse non ti avrei mai detto una cosa del
genere. Credi sia facile per me dire una cosa di
queste a qualcuno? Non l’ho mai fatto e credevo che
non lo avrei fatto mai, ma adesso tutto è cambiato. Da quando conosco te, le
certezze che ho sempre avuto si sono andate a fare benedire. Mi piaci, più di
quanto tu possa credere e forse, anche più di quanto io voglia
ammettere. Capisco che tu non mi creda e hai ragione, ma sono sincero, non sono
mai stato più sincero in vita mia e mi costa esserlo,
ma non riesco più a mentire – mi disse lui tutto d’un fiato.
Una cosa
era certa, dire quelle cose gli era costato parecchio,
più di quello che voleva far credere e dal suo sguardo potevo essere sicura che
fosse totalmente sincero, ma non volevo dargliela vinta, non subito almeno.
Volevo che mi dimostrasse che quello che aveva detto era
vero.
- Quindi io dovrei credere che tu mi stia dicendo queste cose
perché le pensi davvero e non per portarmi a letto? – gli chiesi.
- E secondo te io per andare a letto con qualcuno mi metto l’orgoglio
sotto i piedi? Non scherzare – mi disse lui sorridendomi.
-
Ammettiamo che ti creda, cosa succederebbe? – gli chiesi.
- Tutto quello che tu vuoi. Sono nelle tue mani – mi disse
lui.
- E questo cosa vorrebbe dire? – gli chiesi.
- Senti,
io non ho mai creduto di poter mettermi con una ragazza seriamente, ne tanto meno ho creduto che l’amore esistesse veramente, ma
te l’ho detto, da quando ti conosco tutto è cambiato. Per te sarei disposto a
mettere la testa a posto, sempre se tu lo vuoi – mi disse
lui serio.
- Lo sai
che non ti credevo così? – gli dissi.
- Ad
essere sincero nemmeno io mi credevo così, ma anche tu sei
una buona scoperta stasera – mi disse lui.
- Cosa vuoi dire? – gli chiesi.
- Che stasera
ti sei mostrata in modo diverso da come solitamente
sei e ci giurerei che la vera Rosalie è quella che ho qui di fronte a me – mi
disse.
- Tu dici?
– gli dissi.
- Ne sono
sicuro. E sai un’altra cosa? Quando
fai la gelosa ti adoro – mi disse lui sorridendomi e bacandomi la punta del
naso.
- Io non
ho fatto la gelosa, non so nemmeno cosa sia la gelosia. Te l’ho detto non sono
tipa da storie serie e la gelosia è una cosa da storia seria – gli dissi mentendo.
- Quindi mi stai dicendo di no? – mi chiese lui.
- Di no a
cosa? – gli domandai.
- A noi
due – mi chiese lui rabbuiandosi.
- Non ho detto questo – gli dissi.
- E invece si. Io ti ho detto che
voglio una storia seria con te e tu mi hai detto che non sei una tipa da storie
serie. Questo cosa significa? – mi chiese lui.
- Anche tu
hai detto che non sei tipo da storie serie – gli
dissi.
- Per te cambierei – mi disse lui.
- E chi ti
dice che io per te non cambierei? – gli chiesi.
- Non lo
so. Dovresti dirmi tu cosa pensi – mi disse.
Lo vidi
stringermi di più a lui e in quel momento portai le mie braccia, che fino a quel momento erano rimaste lungo i miei fianchi,
al suo collo e lo vidi sorridere. Poi mi avvicinai a lui e gli
diedi un bacio a fior di labbra, staccandomi subito.
- Ti basta come risposta – gli dissi.
- E no. Io ho usato le parole anche tu lo devi fare – mi disse
lui ridendo.
- E poi sarei io la perfida? Direi
che tu mi fai concorrenza – gli dissi.
- Lo vedi, saremmo una coppia infallibile – mi rispose lui.
-
Probabilmente hai ragione – gli dissi.
-
Sicuramente ho ragione. Comunque sto aspettando te –
mi disse lui.
- Cosa dovrei fare? – gli dissi.
- Dovresti
dirmi cosa pensi – mi disse.
- Penso
che anch’io per te potrei cambiare, penso che da quando sei entrato nella mia
vita anch’io ho perso le mie certezze, penso che sei l’unico che può far
crollare il muro che ho creato intorno a me e penso che potremmo provare a
stare insieme – gli dissi sincera.
- Stai
dicendo sul serio? – mi disse lui ridendo.
- Si, ma
prima voglio essere sicura delle tue intenzioni – gli dissi.
- Pensi
ancora che il mio intento è solo quello di portarti a letto? – mi chiese.
- Buona
parte del tuo intento – gli dissi.
- Ok,
allora facciamo una cosa, così ti dimostro che dico la
verità. Noi proviamo e io ti prometto che non ti tocco nemmeno con un dito fino
a data da stabilire – mi disse lui, mentre io mi stupì
delle sue parole.
Non avrei
mai immaginato che sarebbe arrivato a questo, ma per dire questo significava che davvero ci teneva a me.
- Lo stai
già facendo – gli dissi indicando le sue mani sui mie fianchi.
- Ti sto
solo abbracciando. Almeno questo concedimelo – mi
disse, mentre io scoppiai a ridere.
- Ok, ci sto – gli dissi.
- Quindi? – mi disse lui.
- Quindi proviamo a stare insieme, a conoscerci. Vediamo cosa
esce fuori – gli dissi.
- Non potevi farmi più felice – mi disse.
- Non potevo essere più felice – mi lasciai scappare io.
Lui mi
guardò e mi sorrise. Poi mi prese in braccio e mi fece girare come una bambina.
Non potevo crederci. Fino a pochi minuti fa credevo che tutto andasse storto,
che Emmett non ricambiasse quello che provavo io, invece, sembrava farlo.
Forse, non era innamorato, ma qualcosa doveva pur provarla per dirmi quelle
cose, cose che una persona come lui non avrebbe mai
detto. Pensai alla scommessa che aveva fatto, chissà se sarebbe riuscito a
mantenerla, ma già il fatto che avesse proposto una cosa tanto assurda per uno come lui, mi faceva ben sperare nei suoi sentimenti.
Dopo avermi fatto girare per un po’ e dopo averlo implorato di smetterla perché
mi faceva girare la testa, mi fece scendere e io mi
avvicinai per baciarlo, ma quando ero a pochissimi centimetri dalle sue labbra,
lui mi fermò mettendo una mano per separare le mie labbra dalle sue.
- Ho fatto
una promessa e adesso ho tutta l’intenzione di mantenerla – mi disse.
- Ti consento di fare uno strappo alla regola – gli dissi.
- No, no.
Una promessa è una promessa – mi disse lui.
Qualcosa
mi diceva che quella promessa non l’avrei digerita a
lungo. Emmett mi prese per mano e mi portò nel
giardino del locale. C’era un gazebo bellissimo, molto romantico, considerando
che all’interno c’era una luce soffusa che rendeva
magico il tutto. Lui si sedette su una delle poltroncine di vimini che c’erano dentro quel gazebo e io stavo facendo altrettanto, ma
lui mi bloccò e mi fece sedere sopra di lui. Si avvicinò e mi baciò la guancia
dicendomi: “Almeno questo posso farlo”.
Mi appoggiai meglio a lui sempre tenendo le dita della mia mano intrecciate a
quelle della sua e ci mettemmo a parlare, raccontandoci un po’ di noi ed
aprendoci completamente, mostrandoci per quelli che eravamo
veramente. Ci raccontammo di avvenimenti avvenuti da
bambini, del rapporto che avevo con le mie sorelle e quello che lui aveva con i
suoi fratelli, del nostro vero essere. Di tante cose e con mia sorpresa mi resi
conto che avevo ragione, il vero Emmett non era lo stronzo che voleva ad ogni
costo mostrare, ma un ragazzo dolcissimo e dalla battuta sempre pronta. Lo
adoravo, ma la cosa più importante era che più stavo con lui, più mi accorgevo
di amarlo.
- TanyaCullen:
Condivido con te sul fatto che certa gente deve per forza mettersi in mezzo e
rovinare le cose e questo purtroppo succede non solo nelle storie e nei libri,
ma purtroppo anche nella realtà con l’unica differenza che nella finzione, poi,
le cose si aggiustano, nella realtà non è sempre così. Esperienza persona,
purtroppo. Anche io per New Moon ho pianto tanto e ti
assicuro che non è normale, considerando che sono un tipo che tende a
nascondere sempre quello che prova. Eppure, questa saga mi ha conquistata letteralmente, forse perché in fondo anch’io
vorrei vivere un amore come quello di Bella e Edward. Tornando alla mia storia
ti assicuro che non voglio far soffrire troppo Edward e nemmeno Bella, ma un po’
di sofferenza la proveranno entrambi. Lei perché non riesce a fare chiarezza
con i suoi sentimenti e lui perché non decide di confessare quello che prova e
anche quando lo farà non sarà facile. Ti assicuro comunque
che tutto andrà bene per loro. Il lieto fine ci sarà e
il loro sarà il migliore, anche perché restano comunque i miei preferiti. Si, so
che commenti sempre e mi fa enorme piacere ricevere le tue recensioni, davvero.
E’ bello sapere che la mia storia ti piace. Hai fatto
benissimo a dirmi quello che pensavi e spero che lo farai sempre, perché accetto
tutto, stai tranquilla. Comunque ti assicuro che tra
loro, a parte un breve periodo di crisi, si risolverà tutto per il meglio e le
sofferenze lasceranno posto a un grandissimo amore come solo quello tra Bella e
Edward può essere.
- gamolina:
Mi spiace non aver potuto postare un altro capitolo il sabato, ma sono uscita e
non ho potuto. Spero che mi perdoni, recupererò.
-Alyce_Maya: Come
vedi le tue supposizioni erano giustissime e questo capitolo ne è la
testimonianza.
- eMiLyBlOoD:
Sta tranquilla che mi bastano. Mi fa piacere sapere che nonostante i problemi
con il pc hai recensito lo stesso. Grazie mille.
-
miss_cullen90: Beh, per sapere cosa hanno fatto Charlie e Renèe dovrai
aspettare ancora qualche capitolo. Sta tranquilla che non penso che sei una
di quelle che si commuove per tutto, ma a volte è bello commuoversi, è un modo
per esprimere quello che si ha dentro. Mi dispiace solo che io lo faccia molto raramente, anche se vorrei che succedesse. Non
è bello tenere tutte le emozioni dentro e non farle uscire mai fuori. Ti
assicuro che anch’io sono una romanticona con il cuore a pezzi da tanto, troppo
tempo e, forse, è per questo che non riesco più a mostrare le
miei emozioni facilmente, ma sono contenta di sapere che le emozioni le
faccio entrare nel cuore degli altri. Non ti dirò cosa farà Lucas, altrimenti
rovino la sorpresa, ti dico solo che avrà un ruolo determinante.
- sarafly: Mi dispiace per non aver potuto postare sabato, ma
purtroppo sono uscita e non ne ho avuto il tempo. Scusami ancora e perdonami.
- edlla:
Mi fa piacere che la mia storia ti piaccia, spero che continuerà
a piacerti.
- moni: Beh, la prima coppia si è formata come vedi, adesso bisogna
attendere le altre due. Per Jasper e Alice non bisognerà attendere troppo, quanto
a Bella e Edward dovete essere un po’ pazienti. Si, le
maschere se le stanno togliendo, diciamo che se le sono
già tolte.
- Xx_scrittrice88_xX: Ti
sei dimenticata che mancava anche il pov di Rosalie, infatti eccolo qui. Il prossimo sarà un povdi Edward come hai detto tu. Nel prossimo capitolo capirai
perché Jasper e Alice non li hanno visti. Diciamo solo che il locale era provvisto
di più terrazza e i ragazzi sono usciti tutti in parti differenti della terrazza,
per questo non si sono incontrati.
- G_i_s_y: Mi fa piacere
che ti piace, spero che anche questo in cui sono Emmett e Rosalie ad aprirsi ti
piacerà.
- angel94: No, non mi dispiace
per niente che sei una nuova fan, anzi mi fa tanto piacere.
Grazie mille per il tuo commento, spero c’è ne saranno
altri.
- twilight4ever: Ed eccoti
svelato l’idillio tra Rosalie e Emmett, spero ti piacerà.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche
a:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
22
MAMMA AVEVA
RAGIONE
POV EDWARD
Mi ritrovavo
seduto su una panchina con Bella tra le braccia che si stringeva forte a me e
io non facevo altro che bearmi di quel contatto. Sarei voluto restare in quella
posizione per sempre e non riuscivo a capire il
perché. Ero sempre stato il classico stronzo, quello che non perdeva occasione
per punzecchiare e provocare tutti, soprattutto Bella, eppure trovarla lì fuori
piangendo mi aveva provocato una strana sensazione, come se anch’io soffrissi
per lei, pur non sapendo il motivo di quelle sofferenze, come se mi servisse il
suo sorriso per stare bene. Quando avevo visto Alice e
Rosalie tornare dal bagno senza di Bella, avevo provato una strana sensazione.
Credevo che Bella fosse con qualche ragazzo e questo mi provocava
una gelosia inspiegabile. Poi, avevo guardato bene Alice Rosalie e mi ero reso conto che stavo sbagliando tutto. Avevano uno
sguardo preoccupato e non riuscivo a capire perché, così gli chiesi dove fosse
Bella e la loro reazione mi fece capire che c’era qualcosa che non andava. Mi
preoccupai anch’io, senza nemmeno capire il reale motivo, e più loro
insistevano a non volermi dire dove fosse, più mi
agitavo. Alla fine me lo avevano detto e mi avevano pregato di non andare da
lei. Non riuscivo a capire il perché di quel comportamento, ma vedendo il loro
sguardo implorante gli promisi di non andare da lei ed ero sincero. Quando uscì fuori, però, non facevo altro che pensare a
Bella e così andai a cercarla trovandola sola su quella panchina. All’inizio
non mi ero accorto in quale stato era, ma quando lo vidi mi si spezzò il cuore. Non potei far altro che avvicinarmi a lei e
stringerla forte a me. In quel momento l’unica cosa che volevo fare era fargli
sentire che c’ero, che l’avrei protetta, che poteva fidarsi di me. Non avevo nessuna intenzione di baciarla, ne di chissà cos’altro,
perché c’era qualcosa di più importante da fare in quel momento, consolarla. La feci appoggiare sul mio petto e la strinsi a me, mentre
lei fece lo stesso con me. In quel momento esistevamo solo noi due e per la
prima volta in tutta la mia vita mi sentì finalmente completo, completo come
non ero mai stato. Avevo lei tra le mie braccia e questo mi bastava, anzi era
più di quello che mi meritavo. Avevo sempre saputo che Bella indossava una
maschera, una maschera di freddezza e superficialità
dovuta a qualcosa che gli era successa che la faceva soffrire, una maschera che
usava per proteggersi e per non soffrire ancora. Mentre la tenevo stretta alle
mie braccia pensai solo una cosa: non avrei permesso a
niente e nessuno di farla soffrire ancora. Mi meravigliai di quel pensiero,
così come mi meravigliai dell’atteggiamento che avevo avuto nei suoi confronti.
Io non mi ero mai comportato così con una ragazza, io non ero il tipo da
consolare qualcuno, io non ero mai stato così, eppure, in
quel momento, con Bella mi era venuto spontaneo. Per una volta ero
riuscito a gettare la mia di maschera e a mostrare che anch’io avevo una
sensibilità, che non ero l’essere superficiale che
volevo apparire. Da bambino avevo sempre odiato le persone come me, eppure ero
diventato anch’io così. Come era possibile? Semplice.
Al mondo non interessava l’essere, ma l’apparire. Così avevo iniziato a curare
solo le apparenza e quello che ero io realmente
l’avevo rinchiuso in una parte di me. Bella era riuscito a tirare di nuovo
fuori ciò che ero e non volevo più tornare ad essere quello che ero stato fino
ad allora, volevo cambiare, volevo essere finalmente me stesso. Bella aveva
bisogno del vero me. Lei aveva apprezzato il mio essere e non il mio apparire ed era la prima volta che succedeva. Quella
ragazza era troppo speciale, era unica, ma soprattutto era mia. Ma che dici Edward? Lei non è tua. Era vero, purtroppo lei
non era mia, ma avrei fatto qualunque cosa in mio potere per far si che fosse diventata mia, mia e di nessuno più. Mi
meravigliavo io stesso di quello che stavo pensando. Io e una ragazza fissa? Io
e una storia seria? Ma per piacere, non ne sarei mai
stato capace. Poi mi venne in mente una cosa che mamma mi disse una volta,
quando io gli dissi che non mi sarei mai innamorato,
che non avrei mai guardato una donna come papà guardava lei: “Ricordati sempre che nella vita ciò che
conta davvero sono gli attimi più belli, le emozioni, l’amore. Ricordati che chi non ama non ha mai vissuto. Ci saranno momenti
in cui te ne dimenticherai, ma spero che in quei
momenti penserai a me e a quello che ti sto dicendo. Ricordalo
Edward, ricordalo sempre”. In quel momento, tra le braccia di Bella
mi resi conto che mamma aveva ragione. Facevo mille cose nelle
mia vita, ma nulla che valesse davvero qualcosa per me, nulla che mi
avesse regalato attimi che potevo definire i più belli, nulla che mi avesse
dato emozioni. Il primo attimo bello della mia vita era questo, qui con Bella,
e non era niente di così esaltante. Non c’erano baci,
non c’era sesso, non c’erano sorrisi, non c’erano parole, c’erano
solo sguardi che valevano una fortuna e abbracci che valevano ancora di
più. In quel momento non sarei stato capace di chiedere di meglio dalla vita,
in quel momento realizzai che Bella era ciò che
volevo, Bella era ciò che mi avrebbe cambiato, Bella era la mia felicità. Ero
sempre stato un ragazzo allegro, ma adesso mi ero reso conto che essere allegri
non significava necessariamente essere felici, talvolta si ha
voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha solo voglia di
piangere. E per me era così. Io volevo essere felice e
potevo esserlo solo con Bella, volevo essere sempre felice come lo ero in
questo momento. Da quando avevo visto quella ragazza, mi ero reso conto che era
diversa, adesso mi rendevo conto che era quella giusta, era quella che mi
completava. Al diavolo il mio orgoglio, la mia
reputazione, la mia fama, quello che contava era lei, solo lei e avrei fatto
qualunque cosa per averla con me per sempre. La volevo con me, ma non come
avevo voluto tutte le ragazze, per una sola questione fisica, la volevo seriamente, volevo tutto di lei, volevo che mi
guardasse con occhi innamorati, volevo che mi stringesse la mano come faceva
adesso e non me la lasciasse mai, volevo vivere in simbiosi con lei. Ok, quello
che diceva queste cose non era Edward Cullen, perché lui non avrebbe potuto
dire una cosa del genere, ma non me ne importava niente. Volevo avere uno scopo
per cui vivere, e il mio scopo era lei, era la sua
felicità, il suo sorriso. Il mio scopo era stare con lei. Si, Bella era quella
giusta, quella per cui avrei messo la testa apposto.
Dovevo solo conquistarla, dovevo solo farla innamorare
e ci sarei riuscito, fosse stata l’ultima cosa che avrei fatto. Con lei, avrei
buttato via la mia maschera e mi sarei fatto conoscere per quello che realmente
ero, perché io la volevo, perché io mi stavo innamorando di lei. Si, Edward
Cullen, stava iniziando ad amare. Si, perché Bella era
l’unica ragazza che mi avrebbe potuto far provare quei sentimenti, sentimenti
che non avevo mai provato per nessuna. All’improvviso si scostò dal mio
petto e mi guardò negli occhi. Dio quanto era bella,
quanto volevo che fosse mia, mia soltanto. Si avvicinò a me e mi baciò una guancia. Un fremito attraversò il mio corpo a
quel contatto, una sensazione che solo un suo bacio poteva provocarmi e quello
era solo un innocuo bacio sulla guancia. Ne avrei
voluto altri mille di quei baci, così tanti da consumarmi le guance.
- Grazie –
mi disse solamente guardandomi negli occhi.
- Non ho fatto niente – gli risposi.
- Hai
fatto molto più di quello che credi – mi disse lei
sorridendomi.
-
Finalmente hai sorriso – gli dissi sorridendogli
anch’io.
- Grazie a
te – mi rispose lei.
- Ah si?
Allora farò in modo di farti sorridere sempre. Ho
voglia del tuo sorriso, perché ti rende i tuoi occhi
più belli e perché ti rende speciale. Il tuo sorriso, se solo tu lo volessi,
potrebbe aprire il mondo intero – gli dissi.
Adesso
usciva anche il mio lato romantico? Non credevo di averne uno. Un’altra scoperta fatta grazie a lei.
- Il
sorriso è inutile se nel profondo c’è una lacrima – mi disse
lei.
- Hai
ragione, ma quando la vita ti da cento ragioni per piangere, tu dimostra che ne
hai centouno per sorridere – gli dissi sorridendogli.
- E questa
da dove l’hai presa? Dai Baci
perugina? – mi chiese lei ridendo.
Finalmente
la vedevo sorridere, non c’era niente di più bello che
questo.
- A dire
il vero non lo so, l’avrò letta da qualche parte. Comunque è vero – gli dissi sincero.
- Proverò a seguire il tuo consiglio – mi disse lei.
- Ti aiuterò io, ci stai? – gli chiesi.
- E cosa vorresti in cambio? – mi chiese.
- Mi basterà vederti sorridere – gli dissi.
- Che fine
hai fatto fare a Edward Cullen? – mi chiese lei
ridendo.
- E’ andato a farsi un giro – gli risposi ridendo anch’io.
- Ok, ci sto – mi rispose.
- Allora
affare fatto – gli dissi sorridendogli.
- Un
giorno mi insegnerai a fare il tuo sorriso sghembo? –
mi chiese lei ridendo.
- Il mio cosa? – gli chiesi.
- Il tuo sorriso
sghembo – mi disse lei come se stesse dicendo la cosa più semplice di questo mondo.
- Non per
sembrare ignorante, ma quale sarebbe il mio sorriso sghembo? – gli chiesi.
- Quello
che fai quando vuoi ottenere qualcosa e ci riesci,
quello che fai per sedurre – mi disse lei.
- E perché sghembo? – gli chiesi curioso sorridendogli.
- Quello
che hai appena fatto è il sorriso sghembo che dico io. Comunque
non lo so perché sghembo, l’ho ribattezzato così io – mi spiegò.
- Quindi con questo sorriso – gli dissi facendolo – posso
ottenere qualsiasi cosa? – gli chiesi.
- Lo sapevo, non dovevo dirtelo – mi disse lei facendo la finta
offesa.
- No,
invece, hai fatto benissimo. Adesso voglio un bacio – gli
dissi porgendogli la mia guancia.
Lei sembrò
stupita, forse, si aspettava un altro genere di bacio, ma non se lo fece
ripetere due volte e mi stampò un bacio sulla guancia.
- Sarebbe
troppo chiederne un altro? – gli chiesi.
- Solo se
tu ne darai uno a me – mi disse.
- Affare
fatto – gli risposi.
Lei si
avvicinò e mi stampò un altro bacio e poi io feci lo stesso. Il contatto tra le
mie labbra e le sue guance mi fece impazzire. Quella
ragazza aveva un’ascendente fortissimo su di me.
- Sai una
cosa? Ho sempre saputo che in fondo eri così – gli dissi.
- Così
come? – mi chiese.
- Dolce,
ma soprattutto speciale – gli dissi.
- Anch’io ho sempre creduto che tu fossi così – mi disse lei.
- Cioè? – gli chiesi.
- Vuoi
apparire stronzo e superficiale, ma non lo sei. E
stasera ne ho avuto la conferma – mi disse.
- E tu come mi preferisci? – gli chiesi.
- Così, e
sai perché? – mi domandò.
- Perché sono meno stronzo? – provai ad indovinare.
- No,
perché così sei te stesso – mi disse.
- Anch’io ti preferisco così, te stessa – gli dissi.
Mi
avvicinai e gli stampai un altro bacio sulla guancia. Adoravo
quella ragazza, la adoravo con tutto me stesso. Restammo a parlare lì
per un altro po’, raccontandoci di noi, di quello che ci piaceva fare, di
quello che odiavamo. E più parlavamo più non volevo
allontanarmi da lei. Fummo interrotti dallo squillo del mio cellulare. Non
volevo rispondere, ma era Emmett, dovevo farlo.
- Qual è
il problema? – chiesi non appena premetti il tasto verde.
- Qual è
il problema? Sei uscito tre ore fa, se non di più, per fumarti una sigaretta e
non ti sei più visto. Si può sapere che fine hai
fatto? – mi chiese.
- Ho avuto da fare – gli dissi troncando il discorso.
- Torna
subito qui, dobbiamo cercare Bella prima che i nostri genitori e i suoi si decidano a tornare a casa.Non si trovae
ha lasciato la borsa qui dentro, quindi non ha il telefono con se – disse
urlando.
Bella lo
sentì e scoppiò a ridere fragorosamente, seguita da me.
- Non dirmi che è lì con te? – mi chiese lui allibito.
- Direi di
si, stiamo venendo – gli risposi chiudendo la
conversazione.
Bella ancora
rideva e io con lei.
- Mi hanno
data per dispersa – disse lei mentre ancora rideva.
- A quanto
pare si – gli dissi ridendo.
- E’ meglio andare – mi disse lei.
- Condivido – gli dissi.
Entrambi
ci alzammo e staccando le nostre mani, che fino ad allora
erano rimaste intrecciate, ci dirigemmo al locale, ancora ridendo,
immaginandoci la reazione degli altri che l’avevano cercata dappertutto. I
ragazzi erano tutti e quattro fuori, mentre i nostri genitori erano ancora
dentro che parlavano.
- Bella
non farlo mai più – disse Alice preoccupatissima.
- Fare
cosa? – gli chiese lei guardandomi e ridendo ancora.
-
Scomparire in questo modo – continuò Rosalie.
- Non ero
scomparsa. Vi ho detto che andavo fuori e così ho
fatto – si giustificò lei.
- Ma fuori dove, se ha mezz’ora che ti cerchiamo? – gli disse
Alice.
- Nella
terrazza dall’altro lato – gli rispose Bella.
- Ok, lasciamo perdere che è meglio – disse Rosalie mentre Bella
scoppiò a ridere seguita da me.
- Cosa avete da ridere? – ci disse Emmett.
- Niente –
dicemmo all’unisono io e Bella.
- Meno
male che era impossibile che fossero insieme, vero Alice? – disse Jasper al
folletto.
- E che ne potevo sapere io. Mi sa che questa serata è stata
ricca di sorprese per tutte – disse Alice guardando
Jasper, mentre lui fece lo stesso.
Anche Emmett e Rosalie si
guardarono. Era successo qualcosa? Sicuramente si. Bella mi guardò e io
ricambiai il suo sguardo sorridendogli sghembo.
- La vuoi
piantare con questo sorriso? – mi chiese lei ridendo.
- Ai suoi
ordini – gli risposi sorridendogli di nuovo, mentre lei sbuffò e fece finta di
offendersi.
Gli altri
ci guardavano straniti, non capendo bene cosa fosse successo, ma anche io li
guardavo allo stesso modo. Mi sembrava che avessero tutti degli sguardi
diversi. Poi vidi Emmett lanciare uno sguardo a Rosalie e lei ricambiò in
pieno. Quello sguardo sembrava uno sguardo tra due
persone che si amavano. Forse, mi ero perso qualcosa.
- Rosalie,
c’è il rischio che diventi mia cognata? – gli chiesi sorridendogli, mentre lei
diventò rossa per l’imbarazzo.
- Non ci
posso credere. La mia Rosalie e Emmett. Questa si che è una sorpresa – disse Bella che forse
dall’espressione di sua sorella aveva capito più di quanto potessi capire io.
Del resto lei la conosceva bene.
Sia Rosalie che Emmett stavano in silenzio e non era di
certo un buon segno.
- Emmett
tu non hai niente da dire? – gli chiesi io.
- Ti
dispiacerebbe piantarla? – mi rispose solamente.
- Ok, è
ufficiale. La famiglia si è allargata, o comunque si
sta per allargare – dissi io avendo capito tutto dall’espressione di Emmett.
- E anche se fosse? – mi chiese lui.
- Potrei
esserne solo contento, anzi a dire il vero lo spero. Rosalie mi piace – dissi io mentre Rosalie mi sorrideva.
- Quindi Edward ci ha azzeccato? – chiese Bella.
- Ne dubiti
forse? – gli chiesi io sarcastico.
- Ma si può sapere perché voi due non dite niente? – disse
Bella rivolgendosi a Jasper e Alice.
- Noi? E cosa dovremmo dire scusa? – gli disse Jasper.
- Loro
sanno già tutto – gli dissi io sicuro che la mia
intuizione fosse giusta.
- E perché
loro si e noi no? – chiese Bella facendo la finta
imbronciata.
- Ok, lo ammetto – disse Rosalie.
- Cosa ammetti? – gli chiesi io facendo finta di non capire.
- Vedo che
la perfidia è di casa – disse Rosalie.
- Quindi? – gli chiese Bella.
- Quindi, ci proviamo – disse Emmett per togliere in imbarazzo
Rosalie.
- A fare
cosa? – gli chiese Bella.
- A stare
insieme – disse Rosalie.
- Non ci posso credere – dicemmo io e Bella all’unisono.
- Fossi in voi ci crederei – disse Alice.
- E vuoi saperla tutta? – mi disse Jasper.
- Spara – gli risposi.
- Emmett,
per far capire a Rosalie che ha intenzioni serie con
lei, le ha promesso che non la toccherà con un dito fino a non si sa quando –
mi disse Jasper.
- Non ci credo – dissi solamente.
Se fosse stato vero, questo poteva significare una cosa sola.
Emmett aveva, finalmente, trovato la persona giusta, anche se noi avevamo
sempre creduto che non ne esistesse una adatta a noi.
Forse, aveva aperto il suo cuore e lei era riuscita ad entrarci.
- E perché no? – mi chiese Rosalie.
- Perché conosco mio fratello – gli dissi.
- E’ vero
Edward. L’ho promesso – mi disse Emmett sorridendomi.
- Non ci
posso credere, fratello. Tu che prometti una cosa del genere non
si era mai visto, ne tanto meno l’avrei mai immaginato. Devo iniziare a credere
di più alle parole di mamma: “L’amore ti cambia la vita”. Non c’è frase più
azzeccata di questa. Comunque sono contento. Se tu sei felice, lo sono anch’io – gli dissi sincero.
- Grazie
fratello – mi disse Emmett dandomi una pacca sulla
spalla.
- E tu Rose? Non eri quella che non si sarebbe innamorata mai?
Quella che fino a poco fa diceva che ero pazza a
pensare che Emmett ti piacesse? – gli disse Bella.
- Non
volevo ammetterlo a me stessa, ma diciamo che la
cameriera mi ha aiutato a schiarirmi le idee. Forse, in fondo devo ringraziarla – gli rispose Rosalie.
- Sei
felice? – gli chiese Bella.
- Potresti evitare di farmi queste domande in pubblico – la rimbeccò
Rose.
- E dai? Fai finta che loro non ci sono e poi, in fondo, ormai
sono tuoi parenti – gli disse Bella ridendo.
- Ok, hai
vinto. Sono felice – gli rispose lei.
- E brava Rosalie – disse Alice.
- Hei tu
scimmione, vedi di non far soffrire mia sorella o ti giuro che te ne faccio
pentire – gli disse Bella puntando un dito contro
Emmett.
- Ed ecco SuperBella all’attacco – dissi io ridendo.
- Ma tu zitto mai? Bella ha ragione e ha tutto il mio
appoggio, è chiaro? – disse Alice, mentre Emmett annuì.
- No,
Alice, lascialo parlare anche se dice stupidaggini, del resto se i ragazzi
parlassero solo per dire cose intelligenti, il loro silenzio sarebbe
eterno – disse Bella guardandomi e ridendo.
- Questa
me la devo scrivere – gli dissi io avvicinando il mio
volto al suo e facendogli un sorriso sghembo.
Lei subito
fece la finta offesa, in quel momento di sicuro si stava
maledicendo in tutte le lingue del mondo per avermi confidato il potere del mio
sorriso.
- Voi che
avete fatto? – ci disse poi Rosalie.
Guardai
Bella e notai che cambiò espressione. Di sicuro non
voleva far sapere cosa fosse successo, non voleva che
sapessero che aveva pianto. Non mi guardò neppure, di sicuro si aspettava che
io spifferassi tutto agli altri e se fossi stato l’Edward di sempre l’avrei fatto, ma quando si trattava di Bella non volevo
essere quello di sempre, volevo essere me stesso, quello che aveva un cuore, un
cuore che avrei voluto dare a lei.
- Niente
di che. Abbiamo fumato una sigaretta e parlato un po’ – gli dissi
io.
Lei subito
alzò lo sguardo e mi guardò ringraziandomi silenziosamente con gli occhi per
aver tenuto la bocca chiusa.
- E noi dovremmo crederci? – disse Jasper.
- Fate un
po’ come credete – gli rispose Bella sorridendo.
Non
credevo gli avrebbe risposto così, anzi credevo che non gli
avrebbe risposto affatto, lasciando a me il compito di dare una risposta
a mio fratello.
- E’ stata
una bella serata, non trovate? – disse Alice.
- Meglio di quanto avrei voluto o sperato – mi lasciai scappare io.
Ma dico ero pazzo? Dovevo
per forza dirlo? Edward datti una calmata.
-
Condivido in pieno – disse Jasper, mentre tutti gli
altri annuirono.
Guardai
Bella e notai che mi stava fissando sorridendomi e io ricambia
il sorriso. Quanto era bella quando sorrideva. Non
avrei più permesso a nessuno di farla smettere i sorridere. Avevo bisogno del
suo sorriso per stare bene.
- Hey
ragazzi, ma dove eravate finiti? Siete scomparsi dal tavolo nemmeno il tempo di
finire di mangiare – ci disse Charlie che, insieme
alla moglie e ai miei genitori era uscito dal locale.
- Siamo
stati in terrazza a fumare – disse Emmett mentre
Rosalie gli dava una gomitata e Bella e Alice lo guardavano con sguardi di
fuoco.
- Quante
volte vi ho detto che non voglio che fumiate? – le
rimproverò Renèe.
- Le
assicuro che le sue ragazze non hanno toccato nemmeno una sigaretta – gli dissi io cercando di riparare alla gaffe fatta da Emmett.
Vidi le
ragazze guardarmi e ringraziarmi con lo sguardo.
- Ah ok. Avevo capito diversamente – disse Charlie.
- Mio
fratello non è molto bravo a spiegarsi – disse Jasper.
- Mi stai
dando dello stupido? – gli chiese Emmett arrabbiato.
- E anche se fosse? – ribadì Jasper.
- Smettetela di fare i bambini – gli disse mamma.
- E’ stata una bellissima serata – disse Renèe.
- Spero ci
sarà occasione di farne un’altra – gli disse papà.
-
Sicuramente – rispose Charlie.
- Bene,
adesso è meglio andare – disse mamma.
- Ok,
allora a presto – gli disse Renèe abbracciandola.
- Ragazzi
voi tornata subito a casa. Sono già le quattro, quindi non è il caso di
prolungare ancora la vostra serata – ci disse mamma.
- Possiamo almeno… – stava iniziando a dire Jasper.
- No non potete e non insistete altrimenti vi faccio lasciare
la macchina qui e venite con noi – continuò mia madre.
- Va beh, lasciamo perdere – aggiunsi io.
Charlie e
Renèe salutarono i miei e poi anche noi. Vidi lo sguardo di Charlie non po’ più
ammorbidito nei miei confronti. Del resto avevo esagerato provocando Bella in
quel modo davanti a lui.
- Charlie
– lo chiamai mentre lui si stava allontanando.
- Si? – mi
disse.
- Volevo
scusarmi per prima. Ho esagerato con Bella, ma era solo uno scherzo – gli dissi
cercando di essere il più sincero possibile.
- Non fa
nulla. Comunque fai conto che non sia successo niente,
io l’ho già dimenticato – mi disse lui sorridendomi e allontanandosi.
Lui e la
moglie salirono in auto, mentre Bella e le sue sorelle stavano ancora salutando
mamma e papà e poi si avvicinarono a noi.
- Grazie
della bella serata – mi disse Bella all’orecchio.
- Grazie a
te – gli dissi solamente per poi ricevere uno dei suoi fantastici baci sulla
guancia.
Da quando
io ero contento di ricevere un bacio sulla guancia? Non lo ero mai stato,
eppure con lei era tutto diverso. Dopo che le sue sorelle ebbero salutato anche
Emmett e Jasper salirono anche loro sulla macchina e io mi voltai
verso i miei fratelli.
- Edward?
– mi sentì chiamare da Rosalie.
Mi voltai
e mi accorsi che lei e Alice erano scese dalla
macchina e si stavano avvicinando a me e io feci lo stesso.
- Grazie
di aver fatto tornare il sorriso a Bella – mi disse Alice.
- Te ne siamo grate – mi disse Rosalie.
- E’ stato un piacere – gli dissi sorridendogli e ricevendo un
sorriso anche da parte loro prima di tornare in macchina.
Tornai
dove c’erano i miei fratelli e dove c’era mamma e papà.
- Cosa volevano? – mi chiese Jasper.
- Niente di importante – gli dissi non volendo dirgli la verità.
Se lo avessi fatto mi
avrebbero chiesto cosa fosse successo a Bella e non volevo dirglielo. Non che
non mi fidassi di loro, anzi erano le uniche persone su cui potevo contare, ma
preferivo non dirgli niente di Bella, anche perché non avrei saputo spiegargli
il motivo per cui l’avevo trovata piangendo.
- Cos’è
che ci nascondi? – mi chiese Emmett.
- Niente
ragazzi, niente – gli dissi.
- Perché vedo un’espressione strana nei vostri sguardi? – ci
chiese mamma.
- Nessuna espressione strana – disse Emmett.
- Siete i
miei figli, vi conosco benissimo e so quando c’è
qualcosa di strano – continuò mamma.
- Ti sarai sbagliata – gli disse Jasper.
- Qualcosa
mi dice che c’entrano quelle tre bellissime ragazze –
disse papà.
- Ma che dite? – gli dissi.
- Diciamo che quelle tre hanno fatto colpo su di voi. Chissà
che non riescano a farvi tornare quelli di un tempo –
ci disse mamma sorridendogli.
- A me piacciono – ci disse papà.
- Questa
cena vi ha dato alla testa – gli disse Jasper.
- Questa
cena ha dato alla testa a voi – ci corresse papà.
- Si ok, lasciamo stare. Noi andiamo, ci
vediamo a casa – gli dissi io allontanandomi da loro, seguito dai miei
fratelli.
- Edward, pensi di riavere la tua giacca? – mi
urlò papà visto che ci eravamo allontanati un po’.
E’ vero la
mia giacca. Me ne ero completamente dimenticato.
L’avevo data a Bella perché sentiva freddo, ma non me l’aveva restituita. Da
quando io ero così gentiluomo da togliermi la giacca per darla ad una ragazza?
Quella sera avevo fatto troppe cose che non avrei mai fatto, ma non riuscivo a
pentirmene. Fui contento che Bella non mi avesse restituito la giacca, così
almeno avrebbe pensato a me tutte le volte che la
vedeva.
- Spero di
no – gli risposi sincero sorridendogli.
Non aveva
senso mentire ai miei perché mi conoscevano troppo bene. Avevano subito capito
che questa serata era stata una serata speciale per
tutti noi. Arrivammo in macchina e salimmo sfrecciando verso casa. Restammo in
silenzio per un po’, forse tutti un po’ imbarazzati per
la serata appena trascorsa.
- Ohi cos’è sto silenzio? – disse Emmett interrompendo finalmente quella assenza di rumori.
- Me lo
stavo chiedendo anch’io – gli risposi.
- Forse conviene parlarne – disse Jasper.
- E’ imbarazzante – disse Emmett.
- Si lo so, ma siamo tra noi – disse Jasper.
- Credo di
provare qualcosa di molto forte per Rosalie. Non so se sia amore, perché non ho
idea di cosa significa amare, ma di sicuro è qualcosa di importante.
Ultimamente non faccio altro che pensare a lei, e mi passano strane immagini
nella testa di me e di lei insieme, immagini di noi mano nella mano, immagini di noi come coppia. Ho capito che anche io
non gli ero del tutto indifferente e così mi sono buttato, pur correndo dei
rischi, ma ne valeva la pena. Volevo lei, sapevo solo
questo, il resto non contava. Mi sono messo l’orgoglio sotto i piedi e gli ho
aperto il mio cuore. Lo so, fa senso anche a me dirlo, ma è così, che ci posso
fare? – disse Emmett tutto d’un fiato.
- Non
credevo che ti avrei mai sentito dire queste cose – gli dissi
io.
- Prima di
conoscere Rosalie nemmeno io l’avrei mai detto, anzi se mi avessero detto che queste parole le avrei pronunciate io mi sarei
messo a ridere – mi rispose lui.
- Credo
sia una cosa positiva – disse Jasper.
- Cosa? – chiesi Emmett.
- Il fatto
che tu abbia aperto il tuo cuore a qualcuno, forse, noi abbiamo sempre creduto
di non poterlo fare perchè non abbiamo mai incontrato la persona giusta – spiegò Jasper.
- Lo credo
anch’io – disse Emmett.
- Credi di averla trovata? – chiesi io rivolgendomi a Emmett.
- Io credo
di si, anzi ne sono sicuro. Rosalie è
la cosa più bella che mi sia capitata. Per lei sono convinto di
essere capace a cambiare. Potrà sembrare strano, ma voglio lei, solo lei
– mi rispose lui.
-
Possibile che tutto questo sia successo solo in una sera? – gli chiese Jasper.
- No, non
è successo solo in una sera, oggi l’ho solo ammesso a me stesso, ma era una cosa che mi frullava nella mente già da un bel po’ –
disse Emmett.
- Che vuoi dire? – gli chiesi.
- Che pensavo solo ed esclusivamente a lei. Guardavo le
ragazze e non mi cambiava nulla, non provavo più quel desiderio di fare sesso con loro e se lo facevo non provavo nulla.
Come se all’improvviso il sesso non mi soddisfasse più. Il mio corpo, la mia testa, ma soprattutto il mio cuore reclamava solo lei –
disse Emmett.
- Perché non c’è ne hai parlato? – gli chiesi.
- Perché
credevo che mi sarebbe passata, credevo fosse una cosa passeggera e poi sapete
che per quelli come noi è difficile dire una cosa del
genere. Non volevo accettare quello che, ormai, era ovvio, ma quando ho visto
la reazione di Rosalie con la cameriera e soprattutto come ha reagito a una cosa che gli ho detto ho capito che, forse, anche lei
provava lo stesso per me e così mi sono reso conto che quello che provavo non
era nulla di passeggero e che preferivo rischiare. Alla fine, l’amore non è una vergogna – disse Emmett.
- Tu che fai un discorso così serio è da non credere. Non pensavo ne
fossi capace – gli disse Jasper.
- Ogni
tanto bisogna prendere sul serio le cose. Rosalie è
importante per me, molto importante – ci disse lui sorridendo.
- Sono
contento per te. Rosalie mi piace, spero che andrà
bene tra voi – gli dissi sincero mentre Jasper annuiva.
- Grazie
ragazzi, pensavo mi avreste sfottuto a vita – ci disse
lui.
- E perché scusa? In fondo non possiamo continuare a fare
questa vita all’infinito. Prima o poi doveva capitare
che ci innamorassimo anche se non ci abbiamo mai creduto – disse Jasper
sorridendo più a se stesso che a noi.
- C’è
qualcosa che devi dirci? – gli chiesi.
- No,
nulla – mi rispose.
- Jasper?
– lo ammonì Emmett.
- Niente, ho solo alcuni pensieri nella testa – disse Jasper.
- Pensieri
che portano il nome di Alice? – chiesi.
- Ok, lo ammetto – disse lui.
- Cos’è
che non va? – gli chiese Emmett.
- Mi
girano pensieri strani su di lei e non credo sia molto positivo
visto quello che sono arrivato a pensare – ci disse lui.
- Pensieri
di che tipo? – gli chiesi.
- Secondo te è normale passare tutta la serata con una ragazza
bellissima appoggiata al tuo petto senza avere la voglia di farci “qualcosa”? –
ci disse Jasper.
Quanto lo capivo. Anche io ero rimasto tutta la serata con Bella tra le
braccia, ma non avevo avuto nessun impulso maniaco su di lei. Mi bastava stare
con lei, solo questo.
- E’
normale se si tratta di loro – mi lasciai scappare io.
- Che vuoi dire? – mi chiesero Jasper e
Emmet all’unisono.
- Che
quelle tre sono venute qui per scombussolarci la vita,
per mandare al diavolo tutto quello che avevamo costruito. E
sapete qual è la cosa peggiore? Che sono contento che sia
così, perché mi sono stancato di fare lo stronzo. Io non sono così, noi non siamo così – gli dissi serio.
- Bella? –
mi chiesero all’unisono.
- Bella –
gli confermai.
- Ti
piace? – mi disse Emmett.
- Più di
quanto voglia ammettere a me stesso. Da quel bacio nella terrazza della scuola
mi ha scombussolato l’esistenza – gli confidai.
- Jasper
manchi solo tu – disse Emmett ridendo.
- Alice mi
piace. E’ dolce, sensibile, profonda e a tanto amore dentro. Un amore che vuole celare, ma che c’è e che non aspetta altro che uscire
fuori – disse Jasper.
- Allora è
ufficiale. Quelle tre ci hanno incastrato – disse
Emmett.
- Non
credevo che avremmo mai detto una cosa del genere – dissi
io.
- A chi lo
dici – continuò Jasper.
- Abbiamo un problema – dissi io.
- Uno bello grosso – mi corresse Jasper.
- Direi che avete un problema. Rosalie mi ricambia,
quindi il problema non si pone – disse Emmett ridendo.
- Lo trovi
divertente? – lo rimproverò Jasper.
- Scusate avete ragione. Che si fa? –
ci chiese Emmett.
- Dovresti
dircelo tu. Sei tu il fratello maggiore, dovresti
avere più esperienza – gli disse Jasper sarcastico.
- Io più
esperienza? Ti ricordo che io sono quello che ha sentito il desiderio di
iniziare una storia seria a vent’anni – gli rispose
Emmett.
- Ok,
ragioniamo. Ci sarà una soluzione al nostro problema – gli
dissi.
- Io non
ne vedo una – disse Jasper.
- Invece
ci sono e sono due. Ovviamente non mi riferisco a te, Emmett. Comunque o le lasciamo perdere oppure ci proviamo seriamente
– dissi io.
- Non ho
intenzione di lasciare perdere – mi disse Jasper.
- Allora
provaci. Sono sicuro che riuscirai a conquistarla. Del resto si vede da come ti
guarda che non sarà difficile – gli dissi.
- Lo
spero. E tu che intenzioni hai? – mi chiese Jasper.
- Bella sarà mia, ti ho già detto tutto – gli dissi sicuro di me.
- Bene. Io
sono a vostra completa disposizione se vi serve una mano – ci disse Emmett.
- Tu cerca
di mantenere la promessa che hai fatto a Rosalie, prima che ti ritrovi
combinato peggio di noi – gli disse Jasper mentre io
annuì.
- Hai
ragione, ma non sarà difficile. Voglio lei, non il suo corpo. Cioè voglio anche quello, ma non per desiderio, per amore,
quindi saprò aspettare – ci disse Emmett sicuro di se, mentre Jasper
posteggiava la macchina in garage.
Scendemmo
dalla macchina e notai che Emmett stava mandando un messaggio. Sperai che non
lo stesse mandando a qualche ragazza. Da oggi lui non era più uno scapolo
d’oro.
- Che stai facendo? – gli chiesi preoccupato.
- Mando la
buonanotte a Rosalie – mi disse sorridendo, mentre io
mi tranquillizzai.
- Ecco
bravo. Ricordati che non sei più single – gli dissi.
- Sta
tranquillo. Non me ne dimentico – mi disse girando il
suo cellulare dal mio lato e mostrandomi lo sfondo. Una foto
di lui e Rosalie scattata quella sera dentro un gazebo.
- Ti
abbiamo perso. Tu sei proprio cotto – disse Jasper.
-
Stracotto – lo corressi io, mentre lui ci sorrise.
- Che volete farci, è l'amour – ci disse lui con un accento
francese pessimo.
Io e
Jasper scoppiamo a ridere. Mio fratello era mitico.
- Stavo
pensando che lunedì a scuola sarà un vero casino – gli
dissi io.
- Perché? – mi chiese lui.
- Perché? Ti rendi conto che Emmett Cullen si è messo con
Rosalie Swan? Sarete la notizia dell’anno in quella scuola. Le ragazze e i
ragazzi avranno un motivo in più per invidiare sia te che
lei – gli disse Jasper che aveva capito dove volessi arrivare.
- Chi se
ne frega, peggio per loro. Ho imparato a conviverci con la
loro invidia – ci rispose Emmett serio.
- Bravo
fratello – disse Jasper.
-
Condivido, ma fai tornare il mio vecchio fratello – dissi
ridendo.
- Che vuoi dire? – mi chiese Emmett.
- Che sei troppo serio – gli dissi.
- Ma fammi il piacere. Io non ho idea di cosa sia la serietà –
mi rispose lui ridendo.
- Adesso
ci siamo – gli dissi io.
Scoppiammo
a ridere tutti e tre come i pazzi e salimmo in casa.
- Ah, comunque vi assicuro che io e Rosalie non saremmo la sola
notizia dell’anno. Vi ricordo che fra non molto anche voi due farete notizia –
ci disse lui ridendo dando una pacca sulle spalle ad
entrambi prima di dileguarsi nella sua stanza.
- Secondo
te, ha ragione? – mi disse Jasper.
- Ti
sembrerà strano, ma me lo auguro – gli dissi.
Entrambi
andammo ognuno nelle nostre stanze e non appena fui in camera mi spogliai e
andai a farmi una doccia, poi mi misi il pigiama e quando fui pronto per
mettermi a letto, notai la camicia che mi ero tolta sul letto. La portai al
naso e una fragranza buonissima mi inondò le narici.
Era il suo profumo, il profumo più buono che avessi mai
sentito. Una cosa era certa, quel profumo l’avrei
sentito ancora, ad ogni costo. L’operazione “conquista Bella” stava per
iniziare. Mi misi a letto e mi addormentai subito, ero stanco. La mattina
seguente furono le urla che Jasper lanciava a Emmett a
svegliarmi. Li sentivo correre per il corridoio. Che
cazzo stava succedendo? Nemmeno il tempo di formulare questo
pensiero che la porta della mia camera si spalancò e mi ritrovai Emmett sopra
il letto che mi stava letteralmente schiacciando. Si rendeva conto che
era un colosso?
- Ma sei cretino? – gli urlai contro.
Non ebbe
nemmeno il tempo di rispondermi che Jasper entrò nella mia stanza e si buttò
sopra di Emmett. Ok che ero forzuto, ok che mi
allenavo sempre, ma non potevo di certo sopportare il peso morto di un colosso
come Emmett e il peso di Jasper che si era buttato con tutta la sua forza su di
lui.
- Ma che
cazzo state facendo? Scendete dal mio letto
all’istante. Le mie gambe mi servono – gli urlai
contro dandogli uno scappellotto ciascuno.
Subito si alzarono e Jasper guardava Emmett con sguardo furioso.
- Potrei
sapere cosa succede? – chiesi.
- Questo
stronzo mi ha appena svegliato. E’ ancora l’alba– disse Jasper.
Guardai
l’orologio e vidi che erano le dieci e mezzo. Aveva ragione Jasper, era ancora l’alba.
- E che c’entro io? Fuori da qui,
devo dormire. E’ l’alba – gli urlai.
- Ma se
sono le dieci e mezzo – mi disse Emmett.
- Appunto
– gli rispose Jasper.
- Da
quando per te le dieci e mezzo non sono l’alba? – gli chiesi.
- Da
quando ho delle cose da fare – mi rispose Emmett.
- E che c’entriamo noi? – chiese Jasper mentre io annuì.
- Ho bisogno del vostro aiuto – ci disse Emmett buttandosi nel
divano della mia stanza.
- Che cosa hai in mente? – gli chiese Jasper sedendosi su una
poltrona.
- Voglio fare una sorpresa a Rosalie – ci disse.
- E noi che dovremmo fare? – gli chiesi.
- Mi
dovete aiutare. Dovete fare quello che io non posso fare.
Ovviamente ci serve anche l’aiuto di Bella e Alice – ci disse.
- E cosa ti fa pensare che ci aiuteranno? – gli chiesi.
- Ti devo
ricordare chi sono? – gli disse Jasper.
- Ci aiuteranno, ne sono sicuro – ci disse Emmett.
- E perché dovrebbero? – gli chiesi.
- Uno
perché avranno la possibilità di stare con voi e due
perché si tratta di far felice la loro sorella – ci spiegò.
- Sulla
prima parte ne dubito fortemente, sulla seconda puoi
avere ragione – gli dissi.
- Bene,
allora ci state? – ci chiese.
- Dopo il
modo in cui mi hai svegliato dovrei dirti di no –
disse Jasper.
- Anch’io – dissi io.
- Ma? – ci disse Emmett che, ormai, ci conosceva troppo bene.
- Ma ti
aiuteremo – disse Jasper mentre io annuì.
- Ok,
allora ci vediamo fra un’ora sotto – ci disse Emmett
prima di uscire dalla mia stanza.
- Credi
che quello sia il nostro Emmett? – mi chiese Jasper sorridendo.
- Credo
piuttosto che quello sia l’Emmett innamorato – gli dissi
sorridendo.
Jasper
uscì dalla stanza e io mi alzai e andai a prepararmi. Chissà
cosa aveva in mente quel pazzo di mio fratello. Se mi avessero detto che si sarebbe comportato così per una ragazza, sarei
scoppiato a ridere. Era vero quello che dicevano in
giro: “L’amore ti cambia la vita”.
Risposte alle vostre
recensioni:
- gamolina:
Per vedere Alice e Jasper insieme dovrai aspettare anche se non molto. Solo un
paio di capitoli, per Bella e Edward, invece, passerà più tempo.
- eMiLyBlOoD:
Sono contenta per il tuo pc, comunque sono contenta
che il capitolo ti sia piaciuto.
- sarafly: Si,
Edward e Bella saranno gli ultimi, ma a mio avviso la loro storia è la più
bella. Sarà perché mi rivedo nella Bella della mia storia, sarà perché amo
Edward, sarà perché adoro loro due come coppia, ma
credo sia la più bella.
- TanyaCullen: Sta tranquilla, i commenti
sulla tua storia non mancheranno anche perché mi piace un sacco. Ti sembrerò
stupida, ma aspettando che tu aggiornassi il prossimo
capitolo ho riletto tutti e cinque i capitoli che hai scritto e la storia mi è
sembrata ancora più bella della prima volta che l’ho letta. Fai conto che l’ho
messa anche nei preferiti. Comunque ti assicuro che
non sono il tipo da dirti “Hai solo quindici anni che ne sai della vita?” E sai
perché non lo faccio? Perché credo che si possa soffrire ad ogni età, non
esiste un specifica età per iniziare a soffrire e non
condivido quello che la gente dice riguardo al fatto che a 15 anni non si può
parlare di vera sofferenza. Ogni tappa della nostra vita è fatta di momenti
belli e momenti brutti e questi ultimi fanno soffrire
a qualunque età. Non credo nemmeno a chi dice che a 15 anni non si può
amare, perché non è così. A volte una quindicenne può amare anche più di una
ventenne, in modo diverso, forse, ma può farlo lo stesso. Anch’io
a 15 anni ho sofferto parecchio, perché è stata a quell’età che ho
ricevuto una delusione fortissima, ma tutti mi dicevano “Sei ancora una
bambina, tutto cambierà, tutto si aggiusterà e fra qualche anno guarderai
questi anni e ti renderai conto che era tutta una stupidaggine”. Ti giuro che c’ho creduto a quello che mi dicevano, ma ho sbagliato a
farlo, perché adesso a distanza di tre anni non è cambiato nulla, da quella
delusione non mi sono ancora ripresa. Mi sono chiusa in un mondo tutto mio,
dove non faccio entrare nessuno. I miei amici dicono
che sono cambiata e che vogliono tornare a vedere quella che ero un tempo, ma
non sempre è possibile, troppe delusioni, troppi amari in bocca, troppo tutto e
la conclusione è che non si può tornare ad essere quelli che si era un tempo
purtroppo. Sono diventata una persona fredda e chiusa, mi ostino a voler
apparire superficiale, ma non lo sono, però mi sono resa conto che è un buon
modo per far credere agli altri di stare bene. Come vedi anch’io mi sono
aperta, anche se è difficile, ma a volte bisogna farlo, perché è dura portarsi
dietro sempre un macigno sulle spalle, ogni tanto fa bene scrollarselo di
dosso. Tu dici che la Tania della tua storia
assomiglia a te, e io ti dico che la Bella della mia storia mi rappresenta in
pieno, anche se io non mi comporto come fa lei, ma tutta la delusione che ha
lei, tutta la fragilità che si tiene dentro sono mie, mi rappresentano, per
questo ci tengo parecchio a descrivere bene cosa passa per la testa di lei.
Voglio farla soffrire un po’, per poi renderla felice, immaginandomi al suo
posto. Immaginandomi felice come lo sarà lei. Sogno
che qualcuno mi aiuti a cambiare, ad aprirmi e a farmi innamorare di nuovo, ma
soprattutto sogno che qualcuno mi faccia dimenticare tutte le sofferenze che ho
provato e che continuo a provare a causa di un
qualcuno che è apparso nella mia vita come un uragano regalandomi momenti di
felicità, per poi lasciarmi in condizioni catastrofiche, come solo un uragano è
capace di fare. Non voglio piangermi addosso dicendo
che va tutto storto nella mia vita, perché per fortuna va bene, a parte il mio
modo di rapportarmi con gli altri e il mio essere. Fra tre mesi farò 18 anni e posso dire di
avere tutto ciò di cui una ragazza della mia età ha bisogno, ma mi manca quel
qualcosa di magico che tutte le ragazze vorrebbero avere, una storia d’amore per cui valga la pena sorridere. Vorrei un po’ di magia,
quella che la storia di Edward e Bella mi ha trasmesso
leggendola. Ok, credo di aver fatto un monologo, ma
pazienza. Spero non ti sia scocciata a leggerlo e grazie per esserti aperta con
me. Io l’ho fatto con te e ne sono felice, perché come
hai detto tu non ci conosciamo bene, ma siamo molto simili.
-nefertiry85: Ecco come hanno reagito
gli altri. Come vedi hanno reagito bene, considerando che anche loro si sono resi conto che quello che provano per gli altri non è
solo attrazione fisica. No, gli altri non si metteranno insieme a questa cena,
ma da adesso in poi li vedremo sempre insieme. Tutti e sei diventeranno culo e camicia. Comunque, si come
vedi i genitori si sono chiesti dove sono finiti, ma non gli interessava più di
tanto considerato che erano troppo impegnati a ricordare episodi del passato,
episodi della loro gioventù.
- Alyce_Maya: Ho postato il prima
che ho potuto, spero ti piaccia.
- MaryCullenL:
Beh, Jasper e Alice non sono stati i primi, ma saranno i secondi, sta tranquilla. Quanto all’altra mia storia: “L’amore è
magia” ho postato ieri e ho visto che hai anche recensito, ma ti risponderò quando posterò il prossimo capitolo di quella
storia.
- angel94: Hai
indovinato, la seconda coppia sarà proprio quella
formata da Jasper e Alice e l’ultima quella di Edward e Bella, l’eterna
indecisa, o meglio l’unica che ci metterà di più a fare chiarezza con se
stessa.
- Xx_scrittrice88_xX: Ed
eccoti il capitolo con i pensieri di Edward così
scopri finalmente cosa gli passa per la testa. Anche
lui come hai visto è stato incastrato anche lui.
- G_i_s_y: No,
l’unica coppia è quella di Emmett e Rosalie per
adesso. Fra qualche capitolo sarà la volta di Jasper e Alice e chissà quando
toccherà anche a Edward e Bella. Ho già scritto una decina di capitoli in più rispetto
a quelli che conoscete voi e ancora Edward e Bella non stanno insieme, ma
arriverà anche il loro momento.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 23
LA
SORPRESA
POV ROSALIEE
Io,
Rosalie Swan, avevo un ragazzo. Questo fu il mio primo pensiero non appena mi
svegliai. Ancora non mi rendevo bene conto di quello che fosse successo. Era
accaduto tutto talmente in fretta che non avevo ancora la cognizione delle
cose. In una sola sera erano successe troppe cose. Io che ammettevo che Emmett
mi piaceva, io che facevo una facevo una scenata di gelosia con la cameriera
del locale, io che mi mettevo a fissare Emmett con sguardo adorante, io che lo
aggredivo senza lasciarlo finire di parlare, io che mi rendevo conto che mi
stavo innamorando di lui senza essere ricambiata e poi lui, lo stronzo più
colossale che avessi mai conosciuto in vent’anni, si dichiarava a me e io a
lui. Se mi avessero detto che a quella cena sarebbe successo tutto quello mi
sarei messa a ridere come un’idiota prendendo in giro chiunque avrebbe osato
dire quella blasfemia. Eppure, era successo tutto e lo sfondo sul mio cellulare
che ritraeva me e Emmett nel gazebo della sera prima mi faceva capire che
quella che ricordavo era la realtà e non un sogno. Mi ritrovavo innamorata di
una ragazzo e questo non mi sembrava vero. Come ero arrivata a questo? Io che
credevo che l’amore non esistesse? Io che non credevo nei ragazzi? Io che ero
sempre stata quella più superficiale tra le mie sorelle? Non so come fosse
successo, così da un momento all’altro, sapevo solo che ero felice, felice di
sapere che anche Emmett provasse lo stesso per me. Certo avrei dovuto vedere
come andavano le cose con lui prima di essere del tutto felice, perché avevo
imparato a conoscerlo e lui era uno di quelli che passava da un letto ad un
altro con una facilità incredibile. Sarebbe riuscito ad essermi fedele? Gli
sarei bastata solo io? Non ne ero certa, ma qualcosa dentro di me mi diceva che
dovevo avere fiducia in lui, qualcosa mi diceva che lui era la persona giusta.
Mi ritrovavo sul mio letto con il cellulare in mano ad aspettare un suo
segnale, che fosse un messaggio o una telefonata non importava, bastava solo
che fosse di lui. Se qualcuno mi avesse visto mi avrebbe scambiato per una
bambina. Nessuno in quel momento avrebbe potuto riconoscere in me la Rosalie
Swan che ero stata per tanto tempo, ma ormai io non ero più così. Quella
Rosalie che usava i ragazzi, quella che si divertiva con loro, non esisteva
più, adesso c’era solo una comune ragazza innamorata che aspettava agitata un
messaggio dal sul ragazzo. Rosalie Swan e Emmett Cullen. Suonava davvero bene.
Lo scorrere dei miei pensieri venne all’improvviso interrotto dallo squillo del
mio cellulare. Controllai e vidi con mia grande sorpresa e felicità che era
Emmett.
- Hey –
dissi rispondendo al telefono.
- Ti ho
svegliata? – mi chiese lui dolcemente.
- No, ero
già sveglia. Piuttosto mi meraviglio di te. A quest’ora sei già sveglio? – gli
chiesi.
- Non
riuscivo a dormire – mi disse ridendo.
- Come
mai? – gli chiesi.
- Perché
non ho fatto che pensare a due occhi castani che mi hanno rapito. Per caso conosci
la ragazza a cui appartengono? – mi chiese lui continuando a ridere.
- No, non
credo – gli dissi stando al gioco.
- Peccato
– mi rispose lui.
- Perché?
– gli domandai.
- Perché
avevo deciso di passare l’intera giornata con lei – mi disse lui.
- Beh, in
questo caso potrei informarmi e scoprire chi è la fortunata – gli dissi
sorridendo.
- Adesso
ci siamo. Comunque che stai facendo? – mi chiese.
- Sono
sdraiata a letto. Tu? – gli chiesi.
- Io ho
appena finito di buttare giù dal letto Jasper e Edward. Da notare che quando
dico buttare giù dal letto in riferimento a Jasper significa che letteralmente
è così. Si è ritrovato con il muso a terra – mi disse ridendo.
- E perché
mai? – gli chiesi.
- Perché
non voleva alzarsi. Mi ha rincorso per tutta casa – mi disse.
Mi
immaginai la scena e scoppia i ridere.
- Tu ridi,
ma lui non rideva assolutamente. Poi sono andato in camera di Edward e mi sono
buttato su di lui a peso morto e Jasper mi ha raggiunto buttandosi anche lui su
Edward. Ci voleva ammazzare – continuò a raccontarmi.
- Bel
risveglio davvero gli hai fatto fare. Ma fate così ogni mattina? – gli dissi
ancora ridendo.
- No, ma è
già successo. Comunque ti sento euforica, è successo qualcosa di bello? – mi
domandò.
- A parte
te? – gli chiesi.
-
Naturalmente, quello era scontato – mi rispose lui ridendo.
- Te l’ho
già detto che sei troppo modesto? – gli chiesi.
- Un sacco
di volte – mi rispose ancora ridendo.
- Comunque
sono euforica perché per una settimana io e le mie sorelle avremmo casa libera
– gli dissi.
- Cioè? –
mi domandò curioso.
- Papà è
partito stamattina presto perché aveva un’udienza a Jacksonville e resterà lì
per tutta la settimana, se non di più e mamma sta partendo adesso per San
Francisco perché deve sbrigare delle cose per lavoro – gli dissi.
- Non ho
capito ancora bene cosa fa tua madre – mi chiese lui curioso.
- La
scrittrice e l’imprenditrice, ma non domandarmi di cosa perché non ne ho idea,
non l’ho mai capito, o forse, non gliel’ho mai chiesto – gli dissi sincera.
- Allora
non te lo chiederò. Comunque che dici se ti passo a prendere fra un po’ e
passiamo la giornata insieme? – mi chiese dolcemente.
- Si, ok.
Dammi il tempo di prepararmi. Facciamo che verso mezzogiorno passi, ok? – gli
dissi.
- Ok, ma
non farti troppo bella. Non voglio che nessuno ti guardi – mi disse ridendo.
- Cos’è
cominci a fare il geloso fin da adesso? – gli chiesi.
- Senti da
che pulpito viene la predica – mi disse ridendo.
- Ok,
colpita e affondata. A dopo, un bacio – gli dissi chiudendo la conversione non
prima però di aver sentito lui rispondere “un bacio anche a te”.
Mi alzai
in fretta e andai a farmi la doccia. Mentre ero sotto il getto dell’acqua calda
sentì il cellulare squillare.
- Rose c’è
Emmett al telefono – mi urlò Bella che sicuramente era passata dal corridoio e
aveva sentito il cellulare squillare.
Cosa
voleva Emmett adesso? Avevamo chiuso cinque minuti fa. Poteva essere urgente,
però.
- Rispondi
tu e vedi che vuole – gli urlai.
- Ok –
sentì lei rispondermi.
Io nel
frattempo mi feci la doccia, restando sotto l’acqua per una buona mezz’oretta.
Dopo uscì e ancora in accappatoio mi asciugai i capelli. Corsi a mettermi
l’intimo e di Bella non c’era nessuna traccia nella mia stanza. Non ci feci
molto caso e così tornai a prepararmi. Lascia i capelli un po’ mossi e poi
andai a vestirmi. Un jeans, una felpa e un paio di converse. Semplice, ma
carina. Non avevo voglia di vestirmi troppo elegante, nonostante fosse
domenica. C’erano giornate in cui preferivo lo sportivo e quello era uno di
quei giorni. Mi truccai leggiarmente e notai che erano già le undici e mezza.
Scesi giù, ma a parte le domestiche non trovai nessuno.
- Dove
sono Alice e Bella? – chiesi a una di loro.
- In
piscina – mi rispose la donna.
- E cosa
ci fanno in piscina in pieno Novembre? – gli chiesi.
- Non ne
ho idea – mi disse.
Lascia
perdere e mi diressi fuori. Notai che c’era il sole e a parte una leggera
brezza non sembrava di essere a Novembre. Guardai verso la piscina e vidi
quelle due pazze in acqua. Ok, che l’acqua della piscina era sempre calda visto
che c’erano degli impianti di riscaldamento che permettevano di fare il bagno
anche se c’era la neve, ma non era il caso di farlo per forza. Mi avvicinai a
loro e li vidi tranquille che giocavano in acqua.
- Si può
sapere che state facendo? – gli chiesi.
- Non si
vede? – mi disse Alice sarcastica.
- Siamo a
Novembre – gli ricordai.
- E
allora? L’acqua è caldissima – mi disse Bella.
- E poi la
giornata non è fredda. Quindi ne abbiamo approfittato – continuò Alice.
- Va beh,
lasciamo perdere. Cosa voleva Emmett? – chiesi a Bella.
- Niente,
gli era partita la chiamata – mi disse lei sorridendo.
- Ok – mi
limitai a dire.
- Stai
uscendo? – mi chiese Alice vedendomi pronta.
- Si, sta
per venire Emmett – gli dissi.
- Quindi
la cosa è seria – mi disse Bella ridendo.
- Ne
abbiamo già parlato ieri sera – gli dissi.
- Si lo
so. Stavo solo scherzando – mi disse.
Mi sedetti
su una sdraio di vimini che c’era in giardino e le ragazze uscirono dalla
piscina e si coprirono con un accappatoio sedendosi anche loro nelle sdraio.
Restammo lì a parlare per un po’, fino a quando non venne una domestica.
-
Signorina Rosalie, c’è un ragazzo che chiede di lei – mi disse lei.
- Arrivo –
gli dissi.
-
Divertiti – mi dissero all’unisono Bella e Alice mentre io mi allontanai
entrando in casa. Trovai Emmett in salotto che osservava delle foto. Mi
avvicinai e gli schioccai un bacio sulla guancia. Lo vidi sussultare a quel
contatto, si girò e mi baciò la testa.
- Queste
qui siete tu e le ragazze da piccole? – mi chiese indicando una foto.
- Si, io
in quella foto avevo circa otto anni – gli dissi.
- Eri
bellissima fin da piccola – mi disse lui sorridendomi.
- Grazie –
gli dissi.
- Chi è
quella ragazza al centro? – mi chiese.
- Mia zia
– gli dissi.
- Eravate
a New York? – mi chiese.
- No, a Boston.
La città dove viva mia zia da quando aveva dodici anni – gli dissi.
- Ho
sentito dire che è una bella città, anche se non arriva ai livelli di New York
– mi disse lui.
- Si, è un
bella città. Certo non è grande e forse nemmeno bella come New York, ma è stato
l’unico luogo dove mi sono sentita veramente a casa – gli dissi rattristandomi
un po’.
- Qui non
ti senti a casa? – mi domandò dolcemente, forse notando il mio cambio d’umore.
- Non
proprio, così come non mi sentivo a casa a New York. La casa dovrebbe essere un
luogo d’affetto e d’amore, un luogo di protezione non quattro mura dove dormire
o mangiare – gli dissi sincera.
- C’è
qualcosa che non va, non è vero? – mi chiese.
- Più o
meno – gli dissi.
- Senti,
non voglio costringerti a dirmi cosa ti rattrista così tanto, ma sappi che se e
quando avrai voglia di parlarne io ci sarò – mi disse dolcemente
abbracciandomi.
- Grazie –
riuscì a dirgli solamente.
- Adesso,
però, basta essere tristi. Dobbiamo divertirci – mi disse lui guardandomi e
regalandomi un sorriso sincero.
- Hai
ragione – gli dissi sorridendo anch’io.
- Così ti
voglio vedere – mi disse lui baciandomi la punta del naso.
- Potrei
avere un bacio come si deve? Non che questi non mi facciano piacere, ma c’è ne
sono altri che sarebbero più graditi – gli dissi ridendo.
- Intendi
baci come questo? – mi disse baciandomi la guancia.
- Hai
capito cosa intendo – gli dissi.
- Mi
dispiace, ma non posso. E’ già tanto che ti dia questi – mi disse.
- Ti ho
già detto che sei odioso? – gli dissi.
- Si, una volta
me l’hai detto – mi rispose lui, mentre io facevo la finta offesa.
Odiavo
quella stupida promessa, anche se, in fondo, il fatto che lui volesse
mantenerla significava che ci teneva davvero a me. Mi prese per mano e mi portò
fuori, ma mi sentì chiamare dalla domestica.
-
Signorina sta uscendo? – mi chiese la donna lanciando uno sguardo languido a
Emmett.
- Non lo
vede – gli risposi acida.
- Torna a
pranzo? – mi chiese.
- Non vedo
come questo possa interessarle – continuai io.
- Volevo
saperlo per regolarmi con il pranzo – mi disse lei.
- Dica
piuttosto che lo voleva sapere per farsi gli affari miei – gli risposi.
- La
signorina non torna a mangiare. Adesso se non le dispiace andremo – disse
Emmett portandomi fuori da lì.
- Tu vedi
quanto vogliono sapere. Come se li pagassimoper farsi gli affari miei – dissi ancora arrabbiata.
- Magari
era sincera – mi disse lui ridendo.
- Ma se
nemmeno tu ci credi neanche un po’ – gli dissi.
- Ok, hai
ragione – mi disse lui.
- Per non
parlare di come ti guardava. Quando tornò dovrò ricordargli che hai la metà dei
suoi anni – gli dissi.
- L’amore
non ha età – mi disse lui ridendo sotto i baffi, mentre io gli diedi uno
scappellotto in testa.
- Stavo
solo scherzando – si premurò a dire lui dandomi un bacio sulla guancia.
- Me lo
auguro per te – gli dissi.
- Cos’è
già litigate? – disse una voce alle nostre spalle che riconobbi essere quella
di Bella.
Ci
voltammo e vidimo sia lei che Alice davanti l’ingresso di casa.
- Non
eravate in piscina voi due? – gli chiesi.
- Si, ma
lo stomaco brontolava e siamo entrate a prendere un succo – mi disse Alice.
- Non
avete ancora risposto alla mia domanda – ci disse Bella ridendo.
- Che vuoi
farci, tua sorella è solo gelosa – disse Emmett ridendo insieme alle mie
sorelle.
- E’ una
congiura? – chiesi facendo la finta offesa.
- No è la
verità – continuò Emmett.
-
Ammettilo – disse Alice.
- Ve la
faccio pagare a tutte e due – dissi rivolgendomi alle mie sorelle.
- Io mi
aggrego a loro – disse Emmett.
- Questo
perché non sai di cosa sono capace di fare – gli dissi.
- Ok,
lasciamo stare. Andiamo – mi disse lui.
-
Divertitevi – dissero all’unisono Bella e Rosalie.
- Mi
raccomando – disse loro Emmett facendogli l’occhiolino.
Che stava
succedendo? C’era qualcosa che non quadrava. Gli diedi un altro scappellotto e
mentre Emmett si toccava la testa facendo il finto dolorante, Bella e Alice
scoppiarono a ridere prima di entrare dentro. Arrivammo alla macchina di Emmett
e salimmo. Quella macchina era proprio bella.
- Mi
raccomando di cosa? – dissi non appena lui mise in moto e partì.
- Non ti
seguo – fece lui facendo finta di non capire.
- Perché
hai detto “mi raccomando” alle ragazze? – chiesi curiosa.
- Era un
modo di dire – si giustificò lui.
- Tu sei
tutto scemo – gli dissi ridendo.
- Me lo
dicono in tanti. Comunque ti dispiacerebbe se andiamo in un comunissimo locale
a mangiare schifezze, piuttosto che fare la replica di ieri sera? – mi chiese.
- Non
potrei essere più d’accordo – gli dissi sincera.
Ci
mettemmo a parlare di mille cose, raccontandoci di noi e scoprendoci pian
piano. Mi portò in un locale molto carino, dove chiese un tavolo più appartato
e ordinò un sacco di cose da mangiare. Mi chiedevo come facesse ad avere quel
fisico perfetto con tutte le porcherie che si mangiava, ma poi pensai agli allenamenti
che faceva e alla palestra e mi resi conto che era normale che avesse un fisico
tanto perfetto. Quando terminammo di mangiare andammo a fare un giro in
macchina e poi ci fermammo in un parco molto carino. Scendemmo e si sedemmo su
una delle tante panchine in legno. Quando mi sedetti mi resi conto che, forse,
quella panchina non era una delle tante. Era l’unica interamente coperta di
scritte incise sul legno. C’erano nomi, date, disegni, scritte, di tutto.
- Questa è
la panchina mia e dei miei fratelli – mi disse Emmett notando che non smettevo
di guardarla.
- Le avete
fatte voi tutte queste scritte? – chiesi curiosa.
- Dalla
prima all’ultima – mi rispose.
- Perché
proprio questa? – gli chiesi.
- Perché
questa è sempre stata la nostra panchina. Da bambini era il nostro rifugio dal
mondo – mi disse.
- Non ti
seguo – gli dissi realmente curiosa di quella storia così intima per lui, ma
che sembrava voler condividere con me.
- Da
bambini venivamo sempre al parco a giocare. Vedevamo tanta gente sedersi su
queste panchine e ogni giorno ne cambiavano una, forse, perché quella del
giorno prima era occupata o solo per cambiare posto. Io e i miei fratelli per
differenziarci da tutti, decidemmo di scegliere una panchina, quella che
sarebbe diventata la nostra e scegliemmo questa perché era quella da cui la
visuale del parco era più bella – mi disse lui.
- In
effetti è vero – gli dissi.
- Ogni
volta che eravamo stanchi di giocare venivamo a sederci qui. Un giorno venimmo
al parco per giocare, ma ad un certo punto io e Jasper non vedemmo più Edward,
così lo cercammo dappertutto, ma non riuscivamo a trovarlo, poi abbiamo pensato
che potesse essere qui e così venimmo a controllare e lo trovammo seduto qui
tutto contento. Era così allegro che non riuscimmo a dirgli niente tranne il
fatto di farci promettere di non farlo più perché ci aveva messo paura e lui ci
disse che non sarebbe più successo e che era corso lì perché c’era qualcosa che
doveva fare – disse lui interrompendosi.
- E cioè?
– gli chiesi, ormai, assorta da quella storia.
- Gli
“Shox”, la sua squadra di basket preferita, aveva vinto. Era la loro prima
vittoria e lui ne era felicissimo. Diceva che quella sarebbe stata la prima di
una lunga serie di vittorie e aveva ragione. Da allora gli “Shox” sono diventati
una squadra importante. Lui era andato lì per scrivere su quella panchina di
quella vittoria – mi disse indicandomi con il dito una tra le tante scritte.
Con una
scrittura da bambino c’era scritto: “Gli Shox hanno vinto per la prima volta,
la prima di una lunga serie. 23-05-97”. Non potei fare a meno di sorridere
seguita da Emmett che poi continuò a raccontarmi la storia.
- Quella
fu la prima scritta, ma da allora ogni volta che succedeva qualcosa di
importante venivamo qui e la scrivevamo. Non abbiamo mai perso quest’abitudine,
anche adesso che siamo grandi. Questa panchina ci ha accompagnato sempre e
tutte le volte che volevamo staccare con il resto del mondo venivamo qui e ci
veniamo spesso anche adesso – mi disse lui sorridendo.
Continuai
a guardare quella panchina e vidi migliaia di scritte, scritte che adesso per
me avevano un significato importante perché appartenevano a lui, alla sua
infanzia, alla sua vita. Osservandole attentamente notai come quelle scritte
raccontavano la vita sua e dei suoi fratelli, osservai come i loro pensieri
erano mutati nel tempo. C’erano scritte che sicuramente appartenevano al loro
passato. Scritte come: “Ho vinto la mia prima partita”, “Oggi sto male”, “L’ha
promesso”, “Gli Shox vincono ancora”, “Non ha mantenuto la sua promessa”,
“Diventerò un grande giocatore di basket” accanto a questa scritta c’era un
freccia con scritto “E io di football”, poi c’era un frase in cui ogni parola
era scritta da calligrafie diverse, forse l’avevano scritta insieme, anche
perché si riferiva al plurale “Vogliamo essere come tutti”. Un’altra diceva
“Non promettere mai ciò che non puoi mantenere”, una frase che mi colpì molto.
Poi notai che c’erano altre scritte fatte con calligrafie più mature, dovute
sicuramente alla loro crescita e ciò che c’era scritto era tipico di quei
ragazzi chiusi che io e le mie sorelle avevamo conosciuto. Scritte come: “Il
mondo fa schifo”, “L’unica cosa importante è lo sport”, “L’amore? Che cazzata”,
“ Un giorno giocherò negli Shox e sarò il migliore”, “Siamo ricchi, popolari e
stronzi”, “Dopo il liceo riuscirò ad entrare nei Brierfield”, “Il nuoto e
basta” e poi c’era una scritta che era l’unica firmata “Per la gente esiste
solo l’apparire. Da oggi li accontenteremo. Em, Ed, Jaz”. C’erano ancora
tantissime scritte, alcune riferite alle loro prestazioni, del tipo “Che bella
scopata”, tantissime riferite allo sport e altre che facevano capire quanto
quei ruoli che avevano indossato gli stava stretti. C’era tutta la loro vita
lì, i loro cambiamenti, le loro sofferenze per qualcosa che era successo, ma
che non capivo, il loro essersi chiusi in una maschera solo per compiacere il
mondo, solo per far contenti gli altri e non loro stessi. C’era solo una cosa
che non mi quadrava. Perché aveva deciso di mostrarmi tutto ciò?
- E’
bellissimo quello che avete fatto. Tre vite chiuse dentro una panchina – gli
dissi.
- Questa
qui – disse indicando la panchina – è la finestra del mondo dei fratelli
Cullen, anche se nessuno sa che siamo noi a scrivere queste cose. La gente
pensa che siano scritte da tutti i ragazzi che vengono al parco. Sei la prima
persona che è a conoscenza di questa panchina – mi disse sorridendomi.
- Perché
hai deciso di portarmi qui? – gli chiesi.
- Perché
voglio che tu faccia parte della mia vita in tutti i sensi. Questo posto è
molto importante per me ed era giusto condividerlo con te – mi disse baciandomi
la punta del naso.
- Tu non
hai idea di quanto sia importante questo per me. E’ una grande dimostrazione
della tua sincerità – gli dissi.
- Voglio
esserlo con te – mi disse solamente.
- Anche tu
hai qualcosa che ti rattrista, si capisce da quello che avete scritto qui.
Quando ne avrai voglia potrai parlarmene – gli dissi sincera.
Io di
sicuro l’avrei fatto, appena sarei stata pronta gliene avrei parlato.
- Lo so e
lo farò, ma non oggi. E’ una giornata speciale e non voglio rovinarla pensando
al passato – mi disse.
- Neanche
io – gli risposi.
- C’è una
cosa che devo fare, anzi che dobbiamo fare – mi disse prendendo un coltellino
dalla tasca.
- Non
vorrai tagliarmi la gola, spero? – gli dissi scherzando.
- Quanto
sei scema – mi disse lui.
- Allora
che vuoi fare? – gli chiesi.
Lui non mi
rispose. Si alzò e in uno spazio libero nella panchina scrisse una E più grande
rispetto alle altre scritte. Poi aggiunse una & e mi passò il coltellino.
- Adesso
tocca a te – mi disse.
- Cosa
dovrei fare? – gli chiesi.
Non potevo
credere che volesse che scrivessi la mia lettera. Quella era la sua panchina,
sua e dei suoi fratelli. Io non c’entravo, però, ero contenta che lui volesse fare
una cosa di queste.
- Devi
scrivere la tua iniziale. Ovviamente solo se vuoi, solo se credi in noi – mi
disse lui.
- Certo
che ci credo, altrimenti non sarei qui, ma questa è la panchina tua e dei tuoi
fratelli, non credi che si arrabbieranno sapendo che io c’ho inciso qualcosa? –
gli chiesi.
- I miei
fratelli non si arrabbiano per qualcosa che mi rende felice e poi qui ci sono
scritte tutte cose importanti, e tu adesso sei una persona importante per me,
quindi non farti problemi – mi disse.
Mi alzai e
scrissi una R accanto all’incisione che aveva fatto lui. Poi sotto aggiunsi
“4ever” e gli restituì il coltellino. Lui si mise a ridere.
- Perché
ridi? – gli chiesi.
- Perché
sembriamo due adolescenti alla loro prima cotta – mi disse lui.
- In fondo
lo siamo. Io non ho mai provato nulla di simile per nessuno. Non so nemmeno
come comportarmi – gli dissi.
- Anche
per me è lo stesso – mi disse lui.
Ci
risedemmo e sorrisi soddisfatta vedendo come la scritta appena fatta risaltasse
in mezzo alle altre. Poi notai che quello che avevamo scritto si trovava sotto
la scritta “L’amore? Che cazzata” e scoppiai a ridere.
- Che c’è?
– mi chiese.
- Abbiamo
scritto “E&R 4ever” sotto questo – dissi indicando la scritta sopra.
- Questa
scritta appartiene al passato, questa al presente, quindi non importa – mi
disse lui.
- Chi è
stato a scriverla tra di voi? – gli chiesi curiosa.
Sapevo che
nessuno dei tre ci credeva nell’amore, ma volevo sapere che si era spinto anche
a scriverlo al mondo intero.
- Secondo
te? – mi chiese.
- Per
quello che ne so potreste averla scritta tutti e tre – gli dissi.
- E’ stato
Edward, anche se anche io e Jasper condividevamo in pieno – mi disse.
Mi venne
in mente una cosa che era uscita fuori ieri sera mentre con le mie sorelle
parlavamo della serata appena trascorsa. Chissà, forse, Emmett poteva
illuminarmi.
- Posso
chiederti una cosa? Però è personale, se non vuoi, non rispondere – gli
domandai.
- Dimmi
–mi disse.
- Edward
ha avuto delusioni d’amore in passato? – gli chiesi, mentre lui scoppiò a ridere.
-
Assolutamente no. Edward è stato il primo tra noi ad affermare che l’amore non
faceva per lui. Non ricordo mai una ragazza che gli sia andata a genio. Trovava
un difetto sempre per tutte, anche quando era bambino. Come mai questa domanda?
– mi chiese.
- Perché
mi ricorda molto Bella nei modi di fare – gli dissi.
- Lei l’ha
avuta? Una delusione intendo – mi domandò.
- Si,
quando aveva quindici anni – gli dissi.
- Cosa è
successo? – mi domandò.
-
Preferisco non parlarne. Non perché non mi fido di te, ma perché è una cosa che
riguarda lei. Magari, un giorno, te ne parlerà lei stessa – gli dissi.
-
Conoscendo Bella ne dubito, ma è giusto che tu non ne parli. Non sarebbe
corretto nei suoi confronti – mi disse lui.
- Bella
sembra un riccio, ma se la sai prendere, se gli entri dentro si apre
completamente e sa volere bene ed amare in modo profondo – gli dissi io.
- E’ la
più chiusa tra di voi, ma mi farebbe piacere conoscerla per quella che è – mi
disse lui.
- Devi
solo acquistare la sua fiducia. Quando c’è l’avrai lei diventerà un libro
aperto – gli dissi.
- Quindi,
lei, ci crede all’amore? – mi domandò lui.
- Ci
credeva, ora non più, ma chissà, forse, le cose possono cambiare – mi lascia
scappare io.
- Tutto
può succedere – mi disse lui per poi scoppiare a ridere.
- Perché
ridi? – gli chiesi.
- Perché
stavo pensando a una cosa che, tanto tempo fa, ha detto Edward, forse, l’unica
volta in tutta la sua vita in cui ha parlato dell’amore come se in realtà ci
credesse – mi disse.
- E cosa
ha detto? – gli chiesi.
- Una
volta studiando Platone in filosofia si è imbattuto in uno dei tanti miti di
questo. Io a dire il vero non sapevo nemmeno chi fosse, ma questa cosa che mi
disse mi colpì così tanto che ancora me la ricordo. Questo mito, che non mi
ricordo come si chiama, parlava di un essere che era formato dall’unione di una
donna e di un uomo che avevano il corpo attaccato. Un giorno Zeus li punì
perché si sentivano superiori perfino agli dei e li divise. Da allora gli
uomini e le donne vagano cercando la loro rispettiva metà, quella che lo
completi, quella parte che Zeus gli ha tolto. Edward disse a me e a Jasper che
solo se quel mito fosse stato vero lui sarebbe stato capace di innamorarsi, ma
siccome quelle erano tutte idiozie inventate da filosofi antichi lui non si
sarebbe mai innamorato – mi disse sorridendomi.
- Il mito
degli androgini, ecco come si chiama. E’ un mito che ha sempre affascinato
anche me. Non ci credo nemmeno io, ma chi può dirlo, magari è vero che esiste
la metà che ci completi – gli dissi io.
- Può
essere, magari tu sei la mia metà, allora – mi disse lui.
- Può
essere – gli dissi baciandogli una guancia, visto che mi era permesso fare solo
questo.
Restammo
lì a parlare per un po’, fino a quando decidemmo di andarcene. Erano già le sei
e mezzo di sera. Mi riaccompagnò a casa. Posteggiò e scendemmo dalla macchina.
Vidi Bella e Alice appoggiate alla ringhiera della terrazza e insieme a loro
c’erano due ragazzi seduti sulle poltrone della terrazza che fumavano. Ma ieri
sera non avevano detto: “Basta ragazzi, forse, abbiamo trovato quelli giusti”?
Avrei dovuto parlare con loro. Non appena ci videro Bella e Alice ci fecero
segno con la mano e dissero qualcosa a quei ragazzi che ovviamente io non sentì
vista la distanza. I due ragazzi si alzarono dalle poltrone e si appoggiarono
alla ringhiera della terrazza vicino alle mie sorelle. Li osservai
attentamente. Un momento, quelli erano Edward e Jasper. Non c’erano dubbi. Li
avrei riconosciuti fra mille.
- Cosa ci
fanno quei due con Bella e Alice? – chiesi a Emmett.
- L’amour
– mi rispose semplicemente lui.
Ok, io non
ci stavo capendo più nulla. Che significava “l’amour”? Voleva per caso dirmi
che a quei due piacevano Bella e Alice? Ok, meglio sorvolare. Sentì squillare
il cellulare di Emmett, gli era arrivato un messaggio. Lo lesse e riposò il
cellulare. Chi diavolo era?
- Chi era?
– chiesi.
- Nessuno
– mi rispose lui.
- Se non
fosse nessuno il cellulare non squillava – gli dissi iniziando ad alterarmi.
- Gelosa?
– mi chiese.
-
Conoscendo la tua fama è naturale che lo sia – gli dissi.
- Non
devi. Per me, ormai, esisti solo tu – mi disse.
- E allora
dimmi chi era – gli dissi.
- Prometto
che dopo te lo dico – mi disse.
- Non vedo
perché devi dirmelo dopo se puoi dirmelo ora – gli dissi acida.
- Potresti
semplicemente fidarti di me e basta? – mi domandò dolcemente.
- E tu non
potresti farmi contenta e basta? – gli dissi.
- Ti ho
detto che te lo dico dopo – mi disse prendendomi per mano e portandomi verso il
giardino della villa.
- Ok, ma
dopo voglio vederlo con i miei occhi – gli dissi.
- Donna di
poco fede – mi disse lui ridendo e facendo ridere anche me.
- Dove
andiamo? – gli chiesi notando che ancora stava camminando.
- Voglio
vedere il tuo giardino – mi disse.
- Come
vuoi – gli risposi.
Alla fine
contento lui, contenti tutti. Continuammo a camminare quando all’improvviso mi
bloccai. C’era qualcosa di strano in giardino. Un marea di candele a terra che
emanavano una luce soffusa e un telo bianco con qualcosa sopra che non riuscivo
a vedere vista la distanza. Guardai Emmett e lo vidi sorridere soddisfatto. Non
potevo credere che ci fosse lui dietro tutto quello. Ci avvicinammo a quelle
luci e quando fummo a pochi centimetri di distanza, restai scioccata da quello
che mi si parava davanti. A terra vi erano tante candele che facevano luce al
telo e un sacco di petali di rosa sparsi qua e là. Nel telo c’era una foto mia
e di Emmett, l’unica che avevamo fatto insieme, quella della cena del giorno
prima dentro il gazebo. Era grandissima, copriva quasi tutti il telo e poi accanto
c’era scritto: “Tutto questo per farti capire che sei importante. Emmett”. Non
potevo crederci. Restai sbalordita, nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere
per me e questo ragazzo in così poco tempo mi aveva fatto provare emozioni
uniche, emozioni che non avevo mai provato. Non potevo crederci, stavo
sognando.
- Dammi un
pizzicotto – dissi a Emmett guardando e notando che sorrideva.
- Perché?
– mi domandò.
- Devo
capire se sto sognando o se è realtà – gli dissi.
- E’
realtà – mi rispose dandomi un buffetto sulla guancia.
- Tu sei
pazzo – riuscì solo a dirgli dopo essergli saltata completamente addosso.
- Per te
lo sono – mi rispose lui.
- E’
bellissimo. Non mi sarei mai aspettata nulla di tutto questo. Sei un tesoro –
gli dissi felice, finalmente felice.
- Sei tu
ad essere un tesoro, il mio tesoro – mi rispose lui, mentre ancora mi stringeva
nelle sue braccia.
Mi
avvicinai a lui e stavo per baciarlo, ma mi fermò. Tutta colpa di quella
promessa del diavolo.
- Rose non
possiamo – mi disse.
- E chi lo
dice? – gli chiesi.
- L’ho
promesso – mi rispose.
- Promessa
revocata. Ti credo, ho capito che sei sincero, ho capito che il tuo intento non
è portarmi a letto – gli dissi.
- Ma io
voglio dimostrartelo davvero. E’ importante per me – mi disse lui.
- Ok, allora
facciamo una cosa. Modifichiamo la promessa. Ci stai? – gli proposi.
- Che
intendi? – mi domandò.
- Tu hai
detto che avresti promesso di non toccarmi con un dito fino a data da
stabilire, giusto? – gli domandai.
- Giusto –
mi disse lui.
- Bene.
Allora adesso facciamo che hai il permesso di baciarmi, ma il resto continua a
rimanere off-limits così tu mi dimostri tutto quello che vuoi dimostrarmi. Ok?
– gli chiesi facendogli gli occhi dolci.
- Hai
vinto, ma poi non dire che è colpa mia – mi disse.
- Non lo
farò – gli dissi avvicinandomi a lui.
In meno di
due secondi le nostra labbra si toccarono, ma il bacio non terminò. Entrambi
dischiudemmo le labbra e permettemmo alle nostre lingue di incontrarsi e di
giocare tra loro. Ci baciammo con passione, e fu il bacio più bello di tutta la
mia vita. Capì subito che quel bacio non aveva niente a che vedere con quello
che ci eravamo dati a scuola. Adesso eravamo lì insieme e provavamo qualcosa
l’uno per l’altra, mentre quel giorno, a scuola, era solo sesso, solo attività
fisica, solo attrazione. Adesso era tutto diverso. Restammo a baciarci non so
per quanto tempo e avrei voluto che quegli istanti non finissero mai, ma
pensando che avrei avuto Emmett solo per me mi consolai. C’è ne sarebbero stati
altri mille di quei baci. Non mi sarei mai stancata di lui. Restammo lì non so
per quanto, poi tornammo all’ingresso di casa e lo feci salire sopra portandolo
in terrazza dagli altri. Trovammo Alice sdraiata sul divanetto della terrazza
con sopra Jasper che gli faceva il solletico e lei che cercava di divincolarsi
mentre lo implorava di smettere. Sull’altro divanetto c’erano, invece, Bella
che era sopra di Edward che cercava di riempirlo di botte, per così dire, ma
lui gli aveva bloccato i polsi e se la rideva come un pazzo vedendo che lei non
poteva muoversi. Notai lo sguardo di Bella e mi resi conto che era tornato
quello di un tempo, in quel momento la Bella che conoscevo io se si trovava
bloccata in quel modo da un ragazzo gli avrebbe lanciato sguardi di fuoco,
invece, lei sembrava divertirsi, sembrava che gli piacesse quelle situazione.
- Vedo che
vi state divertendo – dissi facendomi notare, mentre Emmett si andò a riempire
il bicchiere di uno dei tanti alcolici che c’erano sul tavolino della terrazza.
Non appena
i ragazzi mi sentirono si fermarono, anche se non si mossero dalle loro
posizioni. Jasper rimase sopra Alice, mentre Bella non si mosse da sopra le
gambe di Edward che intanto continuava a tenergli ferme le braccia, ma aveva
smesso di ridere.
- Piaciuta
la sorpresa? – mi chiese Alice.
-
Bellissima. Non me l’aspettavo proprio – dissi andandomi a sedere in braccio a
Emmett che si era seduto su un altro divanetto della terrazza.
- E ci
credo – disse Bella.
- Hai
trasformato Emmett – mi disse Edward.
- E’
diventato un altro. Ti assicuro che non avrebbe mai fatto una cosa del genere
ne ora ne mai. Deve tenerci davvero tanto a te – mi disse Jasper.
- Lo so –
gli dissi baciandolo mentre tutti si stupirono.
- E la
promessa? – chiesero tutti all’unisono.
-
L’abbiamo modificata – disse Emmett.
- Lo
sapevo che non avresti resistito – disse Jasper.
- No, lui
resisteva, sono io che non resistevo. Lo costretto a modificarla – gli dissi.
- Quindi
tutto tranne sesso? – chiese Alice.
- Solo
baci, abbracci e carezze – disse Emmett.
- Bene –
dissero all’unisono.
- Adesso
che la sorpresa è stata svelata potete dirmi la verità. Quando Emmett
stamattina ha chiamata voleva chiedere il vostro aiuto, non è vero? – chiesi
riferendomi a Bella.
- Si
certo, ma non potevo dirtelo. Allora ho inventato la balla che gli è partita la
chiamata – mi rispose mia sorella.
- E se ti
avessi risposto io? – chiesi a Emmett.
- Ti avrei
detto che Edward voleva parlare con Bella perché lei ieri sera si era portata
la sua giacca. Tu mi avresti passato lei e io gli avrei detto tutto, ma è stato
più facile visto che ha risposto lei – mi disse lui.
- Ah, a
proposito della tua giacca. Per punizione visto che mi hai completamente
bloccata e mi impedisci ogni movimento – disse Bella riferendosi a Edward e
indicando la posizione in cui si trovava – la giacca te la scordi. Resterà a
me. Forse, un giorno, sempre se fai il bravo te la ritornerò – concluse mia
sorella.
Era
proprio una stronza. Guarda cosa si era inventata pur di non tornargli quella
giacca. La verità è che quella giacca era invasa dal profumo di Edward e lei
non aveva intenzione di dargliela indietro.
- Di
piuttosto che non vuoi tornarmela perché c’è il mio profumo e adori annusarlo –
gli disse lui.
Adesso
leggeva nel pensiero quello lì? Vidi Bella arrossire.
- Si certo
come no. Ti piacerebbe – gli disse lei mentre lui sorrise.
C’avrei
giurato che lui l’avesse vista arrossire, ma non disse nulla per non
imbarazzarla. In fondo anche lui aveva un cuore. Vidi Emmett scansarmi un
attimo per prendere il cellulare. Poi lo avvicinò a me e mi fece vedere il
messaggio che gli era arrivato poco fa. Mi fece leggere per prima cosa la data
e l’ora per farmi capire che era quello di poco prima, poi mi fece leggere il
mittente, Jasper. C’era scritto:
“Vai
dritto e poi gira a destra. L’abbiamo sistemato in fondo al giardino. Tutto
come ci avevi chiesto. Con Bella abbiamo pensato di mettere anche i petali. E’
fantastico, gli piacerà. Alice”
- Sono
un’emerita stupida – gli dissi.
- Sei solo
gelosa e mi fa piacere perché significa che ci tieni a me – mi disse
baciandomi.
Poco dopo
ci staccammo e tornammo a parlare tutti e sei. Era bello stare lì a
chiacchierare. Quei tre erano fantastici e pensare che all’inizio ci eravamo
fatti guerra come degli stupidi. Dopo un po’ sentì uno stomaco brontolare e
capì subito da chi proveniva.
- Non ci
posso credere. Hai mangiato come una fogna vivente e hai già fame? Ma dove lo
metti tutto quello che mangi? – chiesi riferendomi a Emmett, mentre gli altri
scoppiarono a ridere.
- E che ci
posso fare. La fame è fame – mi rispose lui.
- Che ora
sono? – chiese Bella.
- Le nove
e mezzo – gli rispose Jasper.
- Vedi? E’
ora di cena, quindi è normale che ho fame – mi rispose lui.
- Ha
ragione. Anch’io ho fame – disse Alice mentre gli altri annuirono.
- Pizza? –
chiese Edward.
- Si, ma
c’è la mangiamo qui. Non ho voglia di uscire – gli rispose Bella.
- Sono
d’accordo – disse Jasper mentre gli altri annuirono.
- E ci
guardiamo anche un bel film, qui fuori – disse Alice.
- Inizia a
fare un po’ di freddo, ti ricordo che siamo a Novembre – gli dissi.
- E le
coperte perché le hanno inventate? – mi disse Bella.
- Ok, vada
per il film in terrazza – gli dissi mentre i ragazzi annuirono.
-
Prendiamo tre pizze grandi e c’è li dividiamo in due o ne prendiamo una
ciascuno? – chiesi io.
- Tre
grandi – disse Jasper mentre gli altri annuirono.
- Come? –
chiese Alice.
- Una
margherita e patatine, una quattro stagioni e una piccante – disse Emmett.
- Ti butti
sul pesante – gli dissi io.
-
Naturalmente – mi rispose.
Chiamammo una delle domestiche che in poco
tempo arrivò in terrazza.
- Avete
bisogno di qualcosa? – chiese.
- Mi
sembra naturale considerando che l’abbiamo chiamata – gli disse Bella.
- Chiami
quello delle pizze e ordini tre pizze grandi. Una margherita e patatine, una
quattro stagioni e una piccante – disse Alice.
- E tre
panini alla piastra wurstel, patatine, ketchup e maionese – disse Emmett.
- Ma sei
un pozzo senza fondo – dissi io rivolgendomi al mio ragazzo.
- Mica
sono tutti per me. Io e i ragazzi dopo la pizza prendiamo anche il panino – ci
disse lui mentre Jasper e Edward annuirono.
- Allora
siete dei pozzi senza fondo – mi corressi.
- Allora
ordini queste tre pizze e i tre panini. Poi una bottiglia di coca cola, una di
soda, una di vodka alla fragola, una di rum, tre baccardi e sei lattine di
Redbull – disse Bella alla cameriera.
- Dica che
vogliamo la consegna rapida. Aggiunga che più rapida la fanno, più li paghiamo,
così si spicciano presto – dissi io.
- Appena
ha finito di chiamare dica a qualcuno dei domestici di montare una televisione
e un lettore dvd qui fuori e poi porti tutti i dvd che ci sono in salotto. Ah,
porti anche delle coperte, perché inizia a fare freddo – gli disse Bella.
- Subito
signorine – disse la domestica allontanandosi.
- Peggio
di noi sono per dare ordini – disse Jasper.
- Sono
pagati per questo – gli risposi io.
Continuammo
a parlare e scherzare. Sembrava che ci conoscessimo da una vita. Non ricordavo
di essermi divertita tanto in vita mia. Poco dopo arrivò uno dei domestici a
montare la televisione e guardandoci ridere e scherzare si mise a ridere
dicendo: “Beata gioventù”. Non potemmo fare a meno che sorridergli. Tutto
sommato era simpatico. Non ricordavo nemmeno come si chiamava, glielo avrei
chiesto prima o poi. Quando la televisione e il lettore dvd furono montati non
restava altro che scegliere il film da guardare.
- Io direi
un horror – disse Emmett.
- Ma sei
cretino? – gli dissi io.
- Perché?
Bello un horror – continuò Jasper.
- Non
abbiamo horror a casa – disse Alice.
- Siete delle
fifone – disse Edward.
- Parla
per loro. Gli horror ci sono e pure parecchi – disse Bella.
- Tu zitta
mai? – gli dissi io.
- Come fai
ad avere paura di un film se hai a fianco un colosso di quello? – mi chiese
Bella riferendosi a Emmett.
Non gli
risposi, ma in effetti aveva ragione. Se avessi avuto paura mi sarei stretta a
Emmett e sarei stata apposto. Tra le sue braccia mi sentivo protetta.
- Niente
horror. Non se ne parla – disse Alice.
- Anche tu
ti ci metti? C’è Jasper, ti abbracci a lui e la paura ti passa – disse Bella a
Alice.
Bella
scusa aveva inventato Bella per Alice. Ero convinta che domani quel folletto
l’avrebbe ringraziata.
- Ma… –
stava iniziando a dire Alice.
- Niente
ma, la maggioranza vince – disse Jasper.
Che
faceva, coglieva la palla al balzo? E bravo a Jasper.
Decidemmo
di vedere “Non aprite quella porta”. Secondo i ragazzi non faceva paura. C’era
solo qualche scena che faceva impressione, ma il resto era guardabile per chi
aveva paura. Aspettammo che arrivassero le pizze per iniziare a guardarlo.
Appena arrivarono, nemmeno il tempo che la domestica li appoggiò sul tavolo che
già una pizza era stata spazzata via da quei tre. Ma cos’erano delle ruspe? Io
e le ragazze prendemmo un pezzo di pizza e la mangiammo. Quando Bella ebbe finito
il suo pezzo si stava alzando per prendersene un altro, ma Edward la precedette
prendendoglielo lui e mettendogli di nascosto un pezzo di salame piccante sul
trancio di pizza. Bella non se ne accorse e la mangio. Non appena arrivò al
pezzo dove c’era il salame, lanciò un urlo. Bella odiava il piccante. Anche se
qualcosa bruciava leggiarmente per lei era come se gli avessero dato fuoco alla
bocca.
-
EDWARDDDDDDDD – urlò.
Edward si
alzò e si allontanò da lei. Bella, allora prese una bottiglia d’acqua, gli tolse
il tappo e si preparò a lanciargliela addosso. Non aveva considerato i riflessi
pronti di Edward e nel giro di pochi secondi, lui, riuscì a togliergli la
bottiglia dalle mani e a bagnarla completamente. Le grida di Bella furono
sovrumane, cercava di avvicinarsi a Edward per bagnarlo anche solo un po’, ma
non ci riusciva, lui era troppo veloce. Alla fine scoppiò in un fragorosa
risata ed entrò dentro a cambiarsi. Io e Alice ci guardammo e sorridemmo.
Edward sembrava essere una medicina per Bella. Da ieri avevamo notato il
comportamento di Bella e adesso tutto era più chiaro. Non riusciva a
prendersela o ad essere arrabbiata con lui, anche se ci provava, alla fine
finiva sempre con il prenderla a ridere cosa che non era mai successo. Se
quello che aveva fatto Edward l’avesse fatto qualcun altro, come minimo in quel
momento si sarebbe trovato sfracellato al suolo, perché lei lo avrebbe buttato
dalla terrazza. Invece, con lui, niente. Si era messa a ridere. Poco dopo tornò
cambiata e aveva legato i capelli in una coda alta. Si andò a sistemare di
nuovo sul divano accanto a Edward non prima però di avergli dato dello stronzo,
ovviamente ridendo, cosa che faceva capire che non era arrabbiata. Finimmo le
pizze, anche se le avevano mangiate quasi tutte i ragazze e poi loro si
mangiarono anche il panino, anche se gli tocco dividerlo con noi. Io
mordicchiavo quello di Emmett, Alice quello di Jasper e Bella quello di Edward.
Un morso lo davano i ragazzi e uno noi. Erano buoni quei panino, o forse, lo
erano solo perché era divertente doverli rubare a loro. A guardarci sembravamo
tre coppie, anche se non era così, o forse non era ancora così. Appena
terminammo di mangiare e di bere come degli animali, iniziammo a vedere il
film. Ovviamente eravamo messi sotto le coperte, nei divani della terrazza e
ovviamente bevevamo alcolici per riscaldarci ancora di più. Dopo nemmeno dieci
minuti di film mi ritrovai a dover vedere una che si sparava nella bocca da
sola. Oh mio Dio. Ho appena mangiato. Mi aggrappai a Emmett stringendolo forte
e lo stesso fece Alice con Jasper. Bella, invece, sembrava ancora tranquilla.
Il film continuò. In effetti non faceva molta paura, ma c’erano scene che
facevano un po’ impressione. Ad esempio quando quel pazzo psicopatico con il
motosega seguì il ragazzo per poi tagliarli una gamba. Quella scena più che
paura mi fece senso e abbracciai Emmett più forte, così come Alice fece con
Jasper e anche Bella con Edward. Non appena il film finì, io e le mie sorelle,
ci ritrovavamo sdraiate sul petto dei ragazzi e li abbracciavamo essendo
abbracciati a nostra volta. Ci mettemmo a parlare di nuovo, ma poco dopo ci
addormentammo tutti. Lì, su quei divani della terrazza, lì sul petto di quei
ragazzi che all’inizio avevamo considerato tre stronzi colossali, lì sul petto
di quei ragazzi che ero convinta ci avrebbero cambiato la vita.
eccoti la sorpresa di
Emmett.stronzaggine da parte.ando non c'finitiva rottura di loro due. i visto
dal capitolo, modificheran
- lory_cullen: Come
vedi ho già postato l’altro capitolo.
-nefertiry85: Ed ecco svelata la sorpresa di
Emmett. Per conoscere cosa succederà a scuola dovrai attendere il prossimo
capitolo.
- eMiLyBlOoD: Condivido
con te tutto quello che hai scritto. Anch’io sono così, e anche secondo me la
frase di Edward è azzeccata. Io sono una di quelle che riesce a sentirsi sola
anche quando è circondata da decine di persone. E no, come hai detto tu non è
la cosa giusta da fare chiudersi in se stessi per non soffrire e bisogna
mostrarsi per quello che si è veramente fregandosene del giudizio degli altri,
ma tante volte queste restano solo belle parole e basta, tante volta non siamo
capaci di metterle in atto, o almeno a me succede sempre così. E si, mi sento
esattamente come te, ed è per questo che ho scritto quelle cose. Cerco di
mettere in Edward e Bella quella che sono io. Il carattere degli altri quattro
è inventata, o per lo meno in certi punti rispecchia la realtà, ma Bella e
Edward sono lo specchio di me stessa, soprattutto Bella, per questo ci tengo
parecchio a questa storia. E no, non mi stupisco a leggere quello che hai
scritto, perché tante volte si tende a scherzare per nascondere quello che si
prova. Ti assicuro che da me non riceverai critiche perché mi sento così
anch’io ed è vero, forse, qui è più facile aprirsi perché nessuno ti vede in
faccia.
- gamolina: Sono contenta che questo capitolo
ti sia piaciuto. Ho postato subito, credo, quindi eccoti svelato cosa è
successo a Emmett.
- serve: Si, finalmente se ne sono resi conto, adesso non ci resta
che aspettare di sapere cosa succederà.
- Synie: Mi fa piacere
che ti sia piaciuto il capitolo e mi lusinga il fatto che ti sei appuntata
anche qualche frase.
- ross_ana: Si, infatti,
la mamma é sempre la mamma. Ed Esme è fantastica, da sempre perle di saggezze,
almeno nella mia storia. Diciamo che credo che tutti, più o meno si siano resi
conto di quello che provano, anche le ragazze. Vediamo come andrà a finire.
- angel94: Si,
infatti, molto confusionari, ma unici. Mi fa piacere che sia riuscita a far
capire l’amore che provano e se tu dici di averlo capito, credo di essere riuscita
nell’intento.
- Alyce_Maya: Si,
infatti, è molto strano, ma secondo me più bello.
- TanyaCullen:
Anch’io ho notato che abbiamo molto in comune e sono contenta, perché almeno so
che qualcuno che mi può capire in pieno c’è. Comunque condivido con te il fatto
che, forse, non riusciamo a tornare quelle di un tempo perché ancora non lo
vogliamo nemmeno noi. Per adesso ci sta bene così, forse, ci sentiamo protette
nella maschera che portiamo, o almeno per me è così. Sono contenta di riuscire
a farti sognare con la mia storia, anche perchè ci tengo parecchio a questa
storia, ci metto tutta per me stessa per scriverla e spero di riuscire a
trasmettere le emozioni che ho dentro. Rido e piango mentre la scrivo, perché
mi immedesimo in loro. Come hai detto tu mi auguro anch’io a ritrovarmi a
riprendere in mano la mia vita come hanno fatto i ragazzi della mia storia, e
come hai detto tu non mi dispiacere magari anche con te tra le mie amiche.
Nessun monologo, anzi sono felice di sapere che con me riesci ad aprirti, visto
che a me succede lo stesso con te. Quanto al capitolo, si, finalmente hanno
aperto gli occhi e adesso tutto cambierà. Diciamo che diventeranno “I
fantastici 6”.
La data del mio compleanno è il 18 dicembre, comunque. Grazie per i tuoi commenti.
- G_i_s_y: Ed ecco
la sorpresa di Emmett. Grazie per tutti i complimenti che mi fai.
- moni: Diciamo che
neanche io ci vedevo molto Jasper nella parte dello stronzo, o meglio diciamo
che ci vedono meglio gli altri due. Comunque adesso cambieranno. Emmett
riuscirà a resistere, sarà Rosalie che non ci riuscirà e da come hai visto dal
capitolo, modificheranno la promessa di Emmett, ovviamente per volere di Rose,
altrimenti lui avrebbe resistito. Jasper presto conquisterà il cuore di Alice,
o meglio presto si metteranno insieme, perché il cuore del folletto l’ha già
conquistato. Edward, beh, lui dovrà patire parecchio. All’inizio dovrà
accontentarsi di essere solo l’amico di Bella, anche se un amico un po’
speciale, poi non potrà fare più nemmeno quello, e ci sarà la definitiva
rottura di loro due. Ma sarà davvero così? Dovrai leggerlo per scoprirlo.
Quanto al fatto che le dieci e mezzo sono l’alba, condivido con te e con loro.
Per me è ancora notte alle dieci, considerando che quando non c’è scuola mi alzo
all’una.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta che ti piaccia.
- Xx_scrittrice88_xX:
Si, finalmente hanno messo la stronzaggine da parte. Ed eccoti la sorpresa di
Emmett.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
24
LOTTA DI
CIBO
POV EMMETTE
Stavo
dormendo così bene tra le braccia della mia Rosalie,
quando sentì Alice lanciare un urlo così forte che avrebbe risvegliato pure i
morti. Aprì gli occhi e vidi Rosalie tra le mie braccia ancora insonnolita,
Jasper che si toccava un timpano facendo una faccia dolorante, Alice che
sembrava un pazza visto che continuava a urlare e
Edward e Bella dormivano. Dormivano? Ma come faceva a dormire
dopo gli urli sovrumani di quel folletto malefico?
- Si può
sapere perché urli? Mi hai sfondato un timpano – disse Jasper a Alice.
- Voi non
avete idea di che ore sono – ci disse lei.
- E che ore sarebbero? – gli domandò la mia
Rosalie con voce ancora impastata dal sonno.
Anche appena sveglia era
bellissima, ed era mia, mia soltanto. Ancora non riuscivo a crederci. Io, Emmett Cullen, che avevo deciso di farmi una storia seria con
qualcuno. Era impensabile, eppure ero felice, perché Rosalie non era una
delle tante, lei era unica. Per lei avevo fatto anche il romanticone
preparandogli la sorpresa di ieri, ma mi veniva spontaneo. Volevo dimostrargli
quanto importante lei fosse per me.
- Sono le
otto e mezzo – urlò Alice.
- E allora? Dove sta il problema? –
gli domandai.
- Oggi è
lunedì – mi informò lei.
Non
riuscivo a seguirla. Del resto essere svegliato in quel modo non mi aiutava per
niente.
- Cazzo,
la scuola – disse Rosalie illuminandomi.
-
Bravissima. Siamo in ritardassimo – continuò Alice.
- Non
arriveremo mai in tempo – disse Jasper.
- Se
continuiamo a parlare lo credo anch’io – disse Rosalie
dandomi un bacio per poi alzarsi.
Sarei
voluto rimanere in quel modo per sempre, ma il dovere chiamava.
- BELLA E
EDWARD SVEGLIATEVI ALL’ISTANTE – continuò a urlare Alice,
ma quei due sembravano non sentire, anzi Bella si sistemò meglio abbracciando
di più Edward.
- Per
svegliare Edward ci vuole ben altro – gli dissi io.
- La
stessa cosa vale per Bella – disse Rosalie.
Alice si
avvicinò e li scrollò entrambi per le spalle urlandogli di alzarsi a mezzo
centimetro dall’orecchio. Entrambi di svegliarono
all’istante, si guardarono e sorrisero. Poi si voltarono a guardare Alice con
sguardo omicida.
- Che cazzo ti urli di prima mattina? – gli disse Bella.
- Sono le otto e mezzo. Oggi è lunedì – gli urlò
Alice.
- Cazzo,
la scuola – disse Edward.
- Appunto.
Forza muoviamoci – disse Alice ancora urlando.
- Potresti
parlare civilmente. Queste urla appena sveglio sono molto fastidiose – gli disse Edward.
- E questo è niente se consideri che a me ha spaccato un
timpano – disse Jasper, mentre Alice gli lanciò uno sguardo infuocato.
- Ok,
diamoci una calmata. Che si fa? – chiese Rose.
- Ci
muoviamo e andiamo a scuola – disse Jasper.
- Voi tre
usate il bagno in fondo al corridoio o qualunque vogliate basta che vi muovete
a darvi una ripulita – disse Alice riferendosi a me e
ai miei fratelli prima di scomparire dalla nostra vista.
Io, Jasper
e Edward la guardammo sconvolti. Era una pazza. Rosalie si limitò
a scrollare le spalle, come a dire “E’ fatta così”. Poi, mi diede un bacio e
scomparve anche lei dalla terrazza.
- Se non ti alzi da sopra di me, non credo sia possibile
muoverci – disse Edward riferendosi a Bella che era ancora avvinghiata a lui
nel divano.
Lei non
gli disse nulla, gli fece solo una linguaccia e si alzò dal divano scomparendo
dalla nostra vista. Io e i miei fratelli entrammo dentro e ci dirigemmo nel
bagno indicatoci da Alice. Ci demmo una ripulita veloce, visto che non c’era
tempo e oltre tutto non avevamo nemmeno i ricambi e
poi scendemmo sotto, dove trovammo Alice che stava urlando contro una domestica
accusandola di non esserci venuta a svegliare. Quella poverina si difendeva dicendo che le ragazze non gli avevano lasciato detto nulla
e che, quindi, lei credeva che oggi non sarebbero andate a scuola. Poco dopo
arrivarono anche Rosalie e Bella, la quale terminò quella litigata con:
“Cominci a cercarsi un altro lavoro, perché ho l’impressione che verrà licenziata”. Dopodichè uscirono fuori e noi le
seguimmo.
- Certo
che sei perfida – disse Edward rivolgendosi a Bella.
- Non è
colpa mia se la gente non sa fare il suo lavoro. Se ci fosse venuta a svegliare
a quest’ora saremmo già a scuola – gli rispose lei.
- Va beh, lasciamo perdere. Prendiamo la mia
macchina – dissi io.
Nemmeno il
tempo di dirlo che già Rosalie e Alice erano salite.
Lo stesso fece poi Jasper. Ovviamente Edward e Bella non ci entravano,
così Bella propose a mio fratello di andare in moto, il quale ovviamente non
rifiutò. Moto e macchine erano la sua droga. Si allontanarono in direzione
garage, mentre noi cominciammo a dirigerci a scuola. Guidai come un pazzo e in
pochissimo tempo arrivammo a scuola. I ragazzi erano tutti in cortile. Guardai
l’orologio e mi resi conto che era il cambio dell’ora e che quindi era normale
trovare tutti lì fuori. Avevamo saltato la prima ora, letteratura inglese.
Almeno una cosa bella era successa. Poi mi ricordai che oggi avevamo due ore di
letteratura inglese, quindi quel ritardo non era valso
a niente. Avrei dovuto sopportare quel cretino del professore spiegare
Shakespeare. Che palle. Non appena scendemmo dalla macchina tutti si voltarono a guardarci, come sempre, ma
quel giorno in modo particolare. Subito capì perché. Dalla macchina, insieme a me e Jasper erano uscite Rosalie e Alice. Quella era una grande novità per loro. Li osservai e notai che ci
guardavano con sguardi invidiosi. Come odiavo tutta
quella invidia. Il tempo di chiudere la macchina sentì il rumore di una moto e
vidi Edward e Bella arrivare e posteggiare. Tutti gli sguardi dei ragazzi della
scuola erano puntati su di loro e non appena entrambi si tolsero
i caschi, l’espressione di tutti divenne ancora più stupita. Di certo non si
aspettavano di vedere Cullen e Swan insieme, considerando che fino al venerdì, ci avevano lasciato che ci comportavamo come
cani e gatti. Posarono i caschi e si avvicinarono a noi.
- Con cosa
l’hai drogata? – chiese Alice a Edward.
- Perché? – gli chiese lui.
- Sei la
prima persona a cui fa guidare la sua moto – disse
Rosalie avvicinandosi a me.
- Infatti non volevo, ma abbiamo fatto pari e dispari e ha
vinto, anche se di sicuro ha imbrogliato – disse Bella.
- Edward è
un fenomeno a imbrogliare a pari o dispari. Considera
che non ha mai perso – gli dissi io.
- Lo
sapevo. Sei uno stronzo – gli disse Bella.
- Che vuoi farci. In amore e in guerra tutto è lecito – gli rispose Edward.
- Si certo come no – disse Bella.
- Andiamo va, prima che facciamo tardi – disse Alice.
- Più
tardi di così? – gli dissi io.
Scoppiammo
tutti a ridere e questo fece scattare ancora di più i
ragazzi che ci guardavano. Si vedeva dai loro sguardi che non ci stavano
capendo niente. E avevano ragione. Era successo tutto
così in fretta. Prima ci parlavamo a mala pena, poi abbiamo iniziato a litigare
e a provocarci ad ogni occasione e sembravamo non sopportarci, poi, nel giro di
una sera, tutto era cambiato. Mi ritrovavo fidanzato, quasi certamente
innamorato, e avevo appena trascorso la serata più bella della mia vita. Mi ero divertito tantissimo con loro, sembravamo amici da una
vita. Forse, era il destino che le aveva portare a Phoenix, forse era già tutto
scritto. Salutai i ragazzi e poi mi avvicinai a Rosalie e intrecciai le mie
dita con le sue iniziando a camminare verso la classe.
- Ci stanno fissando tutti – mi disse lei.
- Non
importa. Siamo una novità – gli risposi.
Notai che
tutti ci guardavano sconvolti. Di certo non era una cosa di tutti i giorni
vedere me mano nella mano con una ragazza. Chissà cosa pensavano tutti. Mi avvicinai a Rosalie e gli
diedi un bacio sulle labbra, un bacio passionale, come lo erano tutti i nostri
baci, poi tornammo a camminare.
- Così
tutti non avranno più dubbi – gli dissi io.
- Che vuoi dire? – mi domandò lei.
- Che tutti ci guardavano senza capire bene cosa sta
succedendo. Così gli ho chiarito i dubbi. Stiamo insieme ed è giusto che tutti
lo capiscano – gli dissi.
- Giusto –
mi disse lei dandomi un veloce bacio a fior di labbra.
- Il primo
che si avvicina a te lo uccido. Avvisali – gli dissi, mentre lei scoppiò a ridere.
Quanto era bella quando
rideva. Avevano ragione i miei fratelli, ero
stracotto. Avevo sempre creduto che l’amore non esistesse, ma ero felice di
essermi ricreduto, perché era una cosa bellissima, una fra le più belle, se non
la più bella. In poco tempo arrivammo
in aula, per fortuna avevamo la stessa materia. Entrammo senza bussare,
ancora mano nella mano e tutti i ragazzi ci guardarono
stupiti.
- Cos’è, avete visto un fantasma? – gli dissi
io, ormai, stanco di tutti quegli sguardi.
Loro
abbassarono la testa e non risposero, ma ci pensò il professore a rompere.
- Alla buon ora. Potrei sapere il motivo del vostro immenso
ritardo? Avete saltato la prima ora – ci disse lui.
- Non ci siamo svegliati in tempo – disse Rosalie senza nemmeno
degnarlo di uno sguardo.
- Siete
impossibili – continuò il professore, ma noi nemmeno
gli rispondemmo.
Ci
dirigemmo verso i banchi e ci staccammo per andarci a sedere ognuno nel nostro.
Ovviamente fino all’ultima volta che eravamo entrati lì dentro io e Rosalie non ci prendevamo molto, per questo avevamo i
banchi ai due estremi della classe, ma adesso era tutto diverso. Mi avvicinai
al banco di Rosalie e lei mi guardò stupita, come del resto tutto la classe.
Vicino a lei c’era seduto un ragazzo, che a dire il vero non ricordavo
nemmeno come si chiamava. Mi avvicinai a lui.
- Hai tre
secondi per alzarti – gli dissi tranquillamente, mentre Rose si sedeva a fianco
di quello, considerando che quello era il suo posto.
- E’ il mio posto – mi rispose il ragazzo.
- Non più
adesso. Il tuo posto è quello – gli dissi indicando
con il dito quello che era stato da sempre il mio banco.
Il ragazzo
mi guardò timoroso, ma perché tutti avevano paura di noi? Un po’ di palle nella
vita ci volevano, ma loro niente. Si alzò, prese le sue cose e andò a sedersi
nel mio vecchio posto. Io mi sedetti vicino la mia ragazza che mi guardò e mi
sorrise.
- Posso
sapere cosa state combinando? – ci chiese il professore notando quei cambi di
posto.
- Ho
cambiato banco. Questo è più bello – gli risposi io.
- Inutile
controbattere. Adesso fate silenzio e ascoltate la
spiegazione – ci disse lui.
Iniziò a spiegare una delle tragedie di William, così lo
chiamava. Chi era suo fratello?
Io e Rosalie ci guardammo e sbuffavamo, quella lezione era troppo noiosa. Poi,
lei, prese il suo i-pod dalla tasca e mi passo una
cuffia, mentre l’altra la prese lei. Iniziò a far
partire le canzoni. Ad un certo punto sembrò ricordarsi di qualcosa e prese
l’i-pod in mano cercando una canzone. Non appena la trovò si fermò e mi guardò.
- Ascolta questa – mi disse.
- Cos’è? –
gli chiesi curioso.
- Endless
love di Lionel Richie. Me l’ha messa Bella. E’ una romanticona
anche se non vuole ammetterlo – mi disse facendo partire la
canzone.
Originale:
My love,
There's only you in my life
The only thing that's bright
My first love,
You're every breath that I take
You're every step I make
And I
(I-I-I-I-I)
I want to share
All my love with you
No one else will do...
And your eyes
Your eyes, your eyes
They tell me how much you care
Ooh yes, you will always be
My endless love
Two hearts,
Two hearts that beat as one
Our lives have just begun
Forever
(Ohhhhhh)
I'll hold you close in my arms
I can't resist your charms
And I
I'd play the fool
For you, I'm sure
You know I don't mind
(No, you know I don't mind)
And yes
You mean the world to me
I know I've found in you
My endless love
And love
I'd play the fool
For you, I'm sure
You know I don't mind
(Whoa, you know I don't mind)
Oh, yes
You'd be the only one
'Cause no, I can't deny
This love I have inside
And I'll give it all to you
My love (my love, my love)
La
ascoltai attentamente e mi resi conto che tutto quello che diceva quella
canzone rappresentava pienamente quello che provavo per lei.
- Lo sai
che lo scritta io questa canzone? – gli chiesi sorridendogli.
- Ah si? –
mi domandò.
- Chiunque
l’abbia scritta ha messo dentro tutto quello che tu
sei per me. Sembra che sia io a parlare – gli dissi.
- Lo
stesso vale per me, per questo te l’ho fatta sentire – mi disse
lei, mentre io mi avvicinai e gli diedi un bacio a fior di labbra cercando di
non farmi vedere da nessuno.
-
Inconsapevolmente questa canzone diventerà la nostra, lo sai,
vero? – mi chiese dolcemente.
- Non
potevamo trovarne una più azzeccata – gli dissi, mentre stavolta fu lei ad
avvicinarmi e a darmi un bacio a fior di labbra, peccato che si fece beccare.
- Dove siamo qui? In un salottino ricreativo? – ci rimproverò
il professore.
Noi
nemmeno gli rispondemmo, continuammo ad ascoltarci la
musica senza dire nulla. Notai che ogni tanto i ragazzi si voltavano ad
osservarci incuriositi, neanche fossimo un’attrazione
da circo. Cose da non credere. L’ora passo in fretta e
io e Rosalie dovemmo separarci visto che le altre ore di lezione non
corrispondevano. La accompagnai fino alla sua classe e poi andai nella mia. Per
fortuna la giornata passò velocemente e arrivò l’ora di pranzo. Prima di andare
a mensa andai a prendere Rose dall’aula e la vidi che
stava sistemando le sue cose nella borsa, lei non mi notò. Un ragazzo gli si
avvicinò. Non riuscivo a sentire cosa gli stesse dicendo,
così mi avvicinai senza farmi vedere.
- Allora
che dici ti va? Un giro in macchina e poi andiamo a divertirci – gli disse lui malizioso.
- No
grazie, non sono più libera e non conto di esserlo per un bel pò – gli disse lei.
- Ma dai, ci divertiamo e poi io non sono geloso – gli disse
lui.
Mi
avvicinai facendomi notare e ricevendo un sorriso da parte di Rose.
- Io,
invece, si e pure parecchio. Se ti azzardi ad
avvicinarti di nuovo alla mia ragazza ti faccio
rimpiangere di essere nato – gli dissi.
- Scusa
Cullen, non sapevo fosse la tua ragazza – mi disse lui intimorito dileguandosi
subito.
- Non va – dissi io a Rosalie.
- Cosa non va? – mi domandò lei.
- Sei
troppo ricercata. Dovrò farti mettere qualcosa in viso per coprirti – gli dissi sorridendogli.
- Si come no. Andiamo va – mi disse lei trascinandomi in
corridoio.
- Non sto scherzando – gli dissi io ridendo.
- Mi piace quando fai il geloso, anche se non ne hai motivo – mi
disse baciandomi.
I ragazzi
che passarono ci guardarono straniti e invidiosi. Gli ignorai e, insieme, a
Rosalie andammo a mensa. Riempimmo i vassoi e poi andammo a sederci al famoso
tavolo “Cullen-Swan”, dove trovammo Alice, Jasper e Edward già seduti.
- Come è andata la mattinata? – ci chiese Alice.
- A parte
gli sguardi di tutti? – gli disse Rose.
- Dovevate
immaginare che ci sarebbero stati – disse Edward.
- Infatti, ma non così – dissi io.
-
Pazienza, è solo invidia – disse Jasper.
- Bella? –
chiesi.
- L’ho
vista in corridoio litigare con una, ma ha detto che
stava arrivando – disse Alice.
- E tu la lasci da sola vedendola litigare con qualcuno? – la
rimproverò Edward.
- Sa
difendersi benissimo e poi non era nulla di grave –
gli rispose lei.
- Certo
che siete tutte matte – gli disse Jasper.
- Ahi –
disse Edward toccandosi la testa dopo che Bella gli era passata accanto e gli
aveva dato uno scappellotto con un libro.
- Per così
poco – disse Bella sedendosi.
- Per così
poco? Quel libro è grosso cinque dita – gli disse
Edward lanciandogli una patatina.
- Come hai osato? – disse lei scaraventandogli addosso
il mio piatto di pasta.
Edward si
ritrovò la maglietta tutta sporco di salsa e la guardò
con sguardo omicida.
- Vuoi la
guerra? E guerra avrai – gli disse Edward lanciandogli
i piselli in testa.
- Sui
capelli no, cavolo – gli disse lei lanciandogli foglie di insalata
che Edward prontamente schivò, ma che finirono sui pantaloni di Jasper.
- E no, non ci siamo – disse Jasper buttandosi anche lui in
quella guerra fatta a colpi di cibo.
In poco
tempo, ci ritrovammo tutti sporchi, considerando che la mira di Bella non era del tutto perfetta e così anche io, Rosalie e Alice ci
ritrovammo a lanciarci di tutto. Ci guardavano tutti, alcuni
con sguardi invidiosi, altri ridevano magari volendo essere al nostro
posto. Ci vennero incontro due signore della mensa pregandoci di smetterla, ma,
ormai, era guerra aperta e per paura di beccarsi qualcosa addosso
anche loro se ne andarono. Ad un certo punto Bella prese un pezzo di torta e
gli infilò le mani, poi senza farsi notare da Edward, che intanto era occupato
a lanciare un vasetto di budino ad Alice, si buttò sulle sue spalle mettendosi
a cavalcioni e poi gli passò le mani fatte di panna della torta sul viso,
sporcando completamente la sua faccia. Lui prese il piatto con il brodo di
pollo, che era ghiacciato come sempre, e glielo lanciò all’indietro, ma Bella
si strinse di più a lui e lo evitò. Quello schifo andò a finire addosso a un povero malcapitato che stava mangiando tranquillamente
al suo posto, il quale si ritrovò ricoperto di brodo dalla testa ai piedi.
Bella esultò felice per non essere stata beccata e distraendosi si ritrovò
anche lei la faccia piena di panna. Il nostro tavolo era ridotto un vero schifo
e anche il pavimento, per non parlare di noi sei che eravamo
interamente sporchi di schifezze varie.
- E adesso come ci presentiamo a lezione? – chiese Rose.
- Tutta
colpa di Bella – disse Edward prendendosi uno scappellotto da lei che ancora si
trovava sulle sue spalle.
- Cosa diavolo è successo qui? – disse una voce dietro di noi
che riconobbi essere quella del preside.
Le due donna della
mensa di sicuro dovevano essere andate ad avvisarlo.
- Stavamo solo giocando – gli rispose Jasper cercando di
giustificarsi.
- Nessuno
vi ha mai insegnato che con il cibo non si gioca? – ci rimproverò lui.
- Certo
che c’è lo hanno insegnato, ma questo che date qui non è cibo, sono schifezze –
disse Bella.
Ma zitta mai?
- Avete
anche il coraggio di controbattere, vedo – ci disse il
preside.
- Ha solo detto la verità – disse Rosalie.
- Condivido – continuò Alice.
Cos’è?
Avevano intenzione di cacciarsi per forza nei guai.
- Bene,
vorrà dire che vi farò passare la voglia di
controbattere. E poi lei signorina Swan scenda da lì – disse il preside
riferendosi al fatto che Bella fosse sulle spalle di Edward.
Lei non si
mosse da lì, anzi si sistemò meglio alle sue spalle appoggiando il mento sulla
spalla di Edward.
- E cosa vorrebbe fare? – gli chiesi.
- Per voi
tre, nulla naturalmente, ma le ragazze per una settimana resteranno a scuola
fino le sei di pomeriggio – disse lui.
- Cosa? – disse Rosalie urlando.
- Avete sentito bene – disse il preside.
- Non vedo
perché debba punire solo loro tre. Abbiamo scherzato tutti –
gli dissi io.
- Sapete
che non posso punirvi. Avete gli allenamenti e dovete essere in forma. E poi conoscendovi non mi conviene farlo – ci disse lui.
- Allora
non deve punire nemmeno le ragazze – dissi Jasper.
- Invece si – disse lui.
- Bene.
Allora per tutta la settimana in cui le ragazze sono in punizione non conti su
di me per la squadra – disse Edward, mentre le ragazze
si stupirono della sua reazione.
- Non dire
sciocchezze. Dopodomani abbiamo una partita importantissima. Senza di te perderemo – disse il preside.
- Anche io
mi tiro fuori dalla squadra fino a quando le ragazze
saranno in punizione – gli dissi io.
- Lo
stesso vale per me – disse Jasper.
- Questo
non è corretto – ci disse il preside.
- Non è
corretto punire solo loro tre, per una cosa che abbiamo fatto tutti e sei –
disse Edward.
-
Punizione revocata. Contenti? – disse il preside.
-
Soddisfatti – dicemmo all’unisono io e i miei fratelli.
- Quindi per le squadre come siamo combinati? – ci chiese lui.
- Come
sempre – gli disse Edward tranquillizzandolo.
- Sono contento – disse lui uscendo dalla sala mensa.
Non appena
fu uscito scoppiammo tutti e sei a ridere, mentre gli altri ci guardavano come
a dire “Che culo che avete”.
- Grazie –
dissero all’unisono le ragazze, appena smettemmo di ridere.
- Di nulla
– gli rispondemmo all’unisono noi.
Suonò la
campanella che segnava la fine delle pausa pranzo e
uscimmo tutti da lì, per dirigerci alle classi. Mi guardai e notai che ero
sporchissimo. Come mi dovevo presentare in classe,
conciato così? Arrivai in classe e non appena entrai notai che tutti mi
guardavano. I ragazzi non ci fecero molto caso poiché
avevano assistito alla scena in mensa, ma il professore notò come fossi
ridotto.
- Si è
buttato dentro un bidone della spazzatura? – mi chiese il professore
sarcastico.
- Lotta di cibo, più che altro – dissi andandomi a sedere al
mio posto.
Lui non
fece altre domande, ma iniziò a spiegare mentre io
presi il cellulare e iniziai a massaggiare con Rosalie. Dio
quanto la adoravo. La lezione passò in fretta e così anche quella dopo. Quando suonò la campana che segnò la fine delle lezioni per
quella giornata uscì fuori per andare a prendere Rose dalla classe, ma la
trovai in corridoio che mi aspettava.
- Se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da
Maometto – mi disse lei baciandomi.
- Stavo venendo – gli dissi io.
- Lo so,
ma ho finito prima a lezione e sono venuta io – mi disse
lei.
La presi per mano e uscimmo fuori, dove trovammo i ragazzi che
si stravano bagnando con il tubo dell’acqua nel cortile della scuola. Alice e
Bella erano completamente fradice, mentre Jasper e Edward un po’ meno, anche se
comunque acqua addosso ne avevano abbastanza. Ci
avvicinammo.
- Non vi
azzardate a bagnare anche me – li avvisò Rosalie.
- Neanche me – gli dissi io.
Chissà
come mai, ci ascoltarono e continuarono a bagnarsi per conto loro, mentre io e
Rose ci sedemmo su una panchina nel cortile ad
aspettare che quei quattro decidessero di finirla. Dopo non so quanto tempo, e
dopo aver bagnato tutti quelli che passavano di lì facendo finta di non averlo fatto apposta, tutti e quattro decisero che era ora di
tornare a casa.
- Mi
spiegate come dovete salire in macchina, conciati così? – chiesi io.
- Noi
siamo in moto, problemi non c’è ne – disse Edward.
In effetti il sedile
della moto era in pelle e sarebbe bastato un colpo di pezza per asciugare dove
era bagnato, ma la mia macchina sarebbe diventata uno schifo.
- Edward
ha ragione. Noi andiamo. Ci vediamo raga – disse Bella
trascinando Edward alla moto.
La cosa
che mi stupì è che fece guidare di nuovo lui.
- Adesso
noi che facciamo? – chiesi io.
-
Semplice, ci faremo dare un asciugamano da mettere sotto, così non sporchiamo – disse Jasper.
- E chi te lo da un asciugamano a scuola? – chiese Alice.
- Questo
perché dovevate per forza fare gli idioti – disse
Rosalie.
- Ci penso io – ci disse Jasper.
Si
allontanò da noi e si avvicinò ad una ragazza, non sentì cosa gli disse, ma una
cosa la vidi, gli stava facendo gli occhi dolci, gli
occhi da seduttore e quella lì ci cascò come una pera cotta. Guardai Alice e
notai che assunse un’espressione infastidita vedendo
Jasper fare gli occhi dolci a quella ragazza. Qualcosa mi diceva
che avevo ragione io. Jasper non gli era affatto indifferente
ad Alice. Era tutta questione di tempo. Poco dopo mio fratello tornò con in mano due asciugamani.
- Cosa ti sei inventato? – gli chiese Rosalie.
- Quella
lì, è la figlia della bidella della scuola. Gli ho chiesto se poteva prendermi due asciugamani senza farsi notare, del
resto la mamma glieli avrebbe date le chiavi dello sgabuzzino alla figlia. Gli
avrò fatto pena e così, ecco gli asciugamani – disse
lui.
- Diciamo
piuttosto che più che fargli pena l’hai praticamente
sedotta. Vai a vedere quello che gli hai detto o che
gli hai promesso – gli disse Alice infastidita.
- Non gli
ho promesso nulla, gli ho solo fatto gli occhi dolci.
Nessuno resiste ai Cullen, dovresti saperlo – gli
rispose mio fratello.
- Si certo, come no – gli rispose lei, mentre iniziò a
camminare verso la macchina.
Salimmo in
auto e partì in direzione casa Swan. In poco tempo arrivai a casa loro e dopo
aver salutato Alice e aver baciato Rose dicendogli che
ci saremmo visti più tardi, partì verso casa. Arrivati a
casa, notai che Bella era ancora lì con Edward. Erano entrambi
appoggiati alla moto che parlavano. Ci avvicinammo senza farci sentire e poi
con l’indice di entrambe le mani punzecchia i fianchi
di Bella, la quale saltò in aria per lo spavento, mentre io e i ragazzi
scoppiammo a ridere. Restammo lì per circa dieci minuti, dopodichè lei tornò a
casa, anche perché era bagnata e rischiava di farsi venire qualcosa. Entrammo
tutti dentro e ci catapultammo tutti nelle nostre
stanze. Andai a farmi una doccia e poi mi vestì. Scesi giù e mi misi a giocare alla play station, seguito poco dopo dai ragazzi con i quali
parlammo delle ragazze e di come fossero diverse da come sembravano. Fra un po’
saremmo usciti per andare da loro ed ero contento così
come Jasper e Edward perché sapevamo che ci saremmo divertiti.
Risposte alle vostre
recensioni:
- gamolina:
Grazie di tutti i tuoi complimenti, comunque ho
aggiornato presto, spero che anche questo capitolo ti piacerà.
-lory_cullen:
La prossima coppia sarà Jasper-Alice.
- twilight4ever: Si, in effetti Emmett è cambiato molto, così come tutti gli
altri.
- nefertiry85: No non si svegliano sottoforma
di ghiaccioli, ma in compenso si svegliano con le urla del folletto. Si,
dovranno andare a scuola e ci sono andati, anche se in ritardo di un’ora, ma pazienza. Quanto all’indirizzo msn per me non c’è nessun problema. Quando vuoi c’è lo possiamo scambiare senza problemi, mi può
solo fare piacere.
- TanyaCullen: Anch’io gli invidio e non
solo perché danno ordini a tutti. Sono contenta che
nonostante i tuoi impegni sia riuscita a dedicare un po’
di tempo alla mia storia, grazie.
- SweetCherry:
Ho aggiornato prima che ho potuto.
- serve: Tu l’hai visto
con un’amica, io invece da sola. Adoro i film horror, insieme a quelli romantici sono i due generi che preferisco in
assoluto. Certo vederlo tra le braccia di Edward
sarebbe stato tutta un’altra cosa, ma almeno ho provato ad immaginare come
sarebbe potuto essere.
- ross_ana: Sono contenta di essere riuscita a far capire il
suo cambiamento. E su questo che voglio puntare adesso, sul loro cambio
repentino di atteggiamento.
- Xx_scrittrice88_xX:
Beh diciamo che ne esistono pochi ragazzi così, quindi
è bello immaginarseli.
- angel94: Si,
Emmett è dolcissimo, io lo adoro.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed eccomi di nuovo qua con un aggiornamento
flash. Spero che il capitolo vi piaccia. Da questo
capirete molte cose sulle ragazze.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
25
UN’INFANZIA
DIFFICILE
POV JASPERE
Era già
passata una settimana da quando Emmett e Rosalie si erano messi insieme e
tutto, per loro, procedeva alla grande. Emmett sembrava davvero preso da lei e lo
stesso valeva per Rosalie. Era bello vedere mio fratello finalmente felice. Mi
ero reso conto che in tutti quegli anni avevamo sempre creduto di essere felice, ma non lo eravamo affatto. Essere felici non significavaessere i popolari della scuola, non
significava poter fare quello che volevamo, non significava poter avere tutte
le ragazze che desideravamo, essere felici era un’altra cosa, essere felici era
quello che vedevo negli occhi di Emmett quando stava con Rosalie, essere felici
era vedere lo sguardo di Edward quando scherzava con Bella, essere felici era
quello che sentivo dentro quando stavo con Alice. Mi piaceva
un sacco quella ragazza, era semplicemente unica. Non avevo mai
conosciuto una ragazza come lei, era una pazza nel senso letterale della
parola, eppure quel suo essere tanto pazza mi attirava come non so cosa. Io ero
un tipo calmo, mentre lei era il mio esatto opposto, era una scarica di adrenalina, una schizzata, un folletto malefico come la
chiamava Emmett e un mostriciattolo come la chiamava Edward. Da quando mio
fratello e Rose si erano messi insieme, tutti e sei
non facevamo che passare del tempo insieme, direi piuttosto che stavamo sempre
insieme e ci divertivamo come pazzi. I periodi in cui sembravamo
odiarci erano, ormai, solo un lontano ricordo. Adesso eravamo sei ragazzi che
non facevano altro che trascorrere le giornate insieme. Amavamo ridere,
scherzare e passare del tempo insieme, ma era divertente anche litigare e
punzecchiarci. La cosa bella era che quando eravamo insieme eravamo tutti noi
stessi, ci scrollavamo di dosso quella maschera di finta superficialità e
freddezza che avevamo indossato per anni. Eravamo diventati un bel gruppo, a
tal punto che tutti a scuola ci invidiavano più di
prima. Tutti pronti a voler entrare nel gruppo, ma questo era praticamente off-limits, nessuno e ribadisco nessuno poteva
e doveva invadere il nostro spazio. Eravamo diventati pappa e ciccia, culo e camicia. E pensare che di questo
dovevamo ringraziare quella famosa cena che tutti noi avevamo odiato. Un grazie doveva andare, soprattutto, ai nostri genitori che
ci avevano obbligati ad andare. Probabilmente se questo non fosse successo
tutto sarebbe rimasto come al solito tra noi e loro,
ma, per fortuna, era successo. Quell’ultima settimana era stata la più bella e
divertente della mia vita. Ne avevamo combinato di
tutti i colori, sia a scuola che fuori. A scuola, una volta avevamo fatto una
lotta di cibo a mensa e poi ci eravamo inzuppati con i
tubi dell’acqua che c’erano a scuola, un’altra volta durante una festa nella
piscina della scuola, organizzata dal preside per festeggiare le cinquecento
vittorie della squadra di basket, che si era tenuta un paio di giorni prima, ci
eravamo buttati tutti e sei in piscina davanti a tutti bagnando completamente
quelli che erano al bordo piscina e rovinando la festa, un altro giorno, io e i
miei fratelli con l’aiuto di Rosalie, per fare uno scherzo a Bella e Alice
avevamo allagato il bagno delle ragazze, un'altra volta siamo andati in un
centro commerciale perché le ragazze volevano fare shopping e ci siamo messi a
scherzare lì dentro rompendogli due manichini, una vetrata e lo specchio del
camerino. Per fortuna siamo scappati in tempo, prima che le commesse potessero
chiamare la sicurezza. Un’altra volta Alice è entrata in un negozio e quando il
dipendente si è avvicinato per chiedergli se poteva aiutarla, lei è scoppiata a
piangere e gli disse: “Anche lei ci si
mette? Perché non mi lasciate in pace?”. Dire che il commesso era praticamente allibito era dir poco,
si sentiva in colpa per averla fatta piangere e quel folletto era davvero
un’attrice nata. Poi era entrato Emmett facendo finta che fosse il suo ragazzo
e chiese cosa fosse successo. Alice diede
tutta la colpa al commesso, il quale non sapeva come difendersi,
spaventato anche dalla stazza di Emmett. Noi fuori c’è la
ridevamo di gusto. Un’altra volta entrammo in un supermercato e Bella si
avvicinò al reparto dove c’erano i coltelli da macelleria, nel frattempo c’era
una dipendente che gli si avvicinò e quella peste gli chiese
dove fossero sistemati gli antidepressivi, facendo appunto la faccia da
depressa, la faccia da “mi voglio togliere la vita”. La dipendente si spaventò
notando come Bella fissava quei coltelli e quando ne prese uno, la commessa
glielo tolse dalle mani. Iniziarono a litigare tirando il coltello confezionato
una da una parte e l’altra dall’altra. Io andai a chiamare il direttore del
supermercato per avvisarlo di quanto stava succedendo e quando quello arrivò
Bella con nonchalance gli disse che quella commessa
non voleva fargli acquistare quel coltello. La poveretta cercò di spiegare al direttore cosa fosse successo, ma Bella la accusò di
falsità e gli disse che l’avrebbe denunciata per le accuse che gli stava
facendo e che lei non era una depressa. Che ridere.
Un’altra volta andammo in un altro supermercato e ci
dirigemmo al reparto casa. Prendemmo tutte le sveglie e le programmammo
per lo stesso orario. Aspettammo un quarto d’ora e dopo tutte
iniziarono a squillare facendo un fracasso inspiegabile. Tutti i dipendenti
sembravano impazziti, c’era troppa gente e non avevano il tempo di spegnere
quel rumore. Dopo dieci minuti il locale era completamente sgombro, tutti se ne erano andati non riuscendo a sopportare quel frastuono. E quante risate quando Bella e Edward ci avevano raccontato quello
che si erano inventati con un supplente. Il professore di matematica era
partito per tre mesi e, quindi, la scuola chiamò un
supplente. Quando questo chiese alla classe di presentarsi, Bella e Edward gli dissero che stavano insieme e che avevano problemi con lo
studio perché avevano appena avuto un bambino e, quindi gli chiesero se ogni
tanto, cioè praticamente sempre, poteva giustificarli per la mancanza di studio.
Il professore non voleva crederci e così gli portarono la foto di Edward da neonato e il prof ci cascò come una pera cotta
e ogni giorno gli chiedeva sempre notizie del bambino. Inutile dire che Edward e Bella smisero di studiare matematica. In
una sola settimana ne avevamo combinate di tutti i
colori, eravamo dei pazzi. Adesso eravamo nella veranda delle ragazze, Alice
era andata un attimo dentro per prendere delle cose, ma non era più tornata.
- Che fine ha fatto il folletto? – chiese Emmett mentre era
avvinghiato a Rosalie.
Era
passata una settimana, ma ancora manteneva fede alla sua promessa. Da non
credere.
- Vado a controllare – disse Bella.
- No lascia, faccio io – gli dissi entrando dentro.
Una volta passato l’uscio
di casa, chiesi alla domestica dove fosse Alice e mi disse che era in salotto,
dove subito mi diressi. La trovai seduta sul divano con una cornice in mano e
pezzi di vetro a terra. Guardai bene e notai che si era rotto il vetro della
cornice e lei stava togliendo la foto dall’involucro. La guardai e notai delle
lacrime che gli rigavano il volto. Non potevo vederla così, lei tra tutte le
sue sorelle era quella più solare e non sopportavo vederla triste. Mi avvicinai
a lei e la abbracciai. Lei mi lasciò fare, anzi si strinse di più a me. Dopo
non so quanto tempo si staccò e mi guardò
sorridendomi.
- Grazie –
mi disse.
- Non ho
fatto nulla. Cosa è successo? – gli chiesi.
- Stavo
passando di qua per tornare da voi, ma con il gomito ho fatto cadere questo
portafotografie che è caduto e si è rotto – mi disse
lei.
- E’ solo una foto – gli dissi io.
- Non è
solo una foto, è un ricordo, uno dei più belli che ho – mi disse
lei.
Osservai
per la prima volta quella foto e vidi una ragazza che non aveva più di
vent’anni che abbracciava tre bellissime bambine. Erano Alice e le sue sorelle.
- La foto
è intatta, quanto al portaritratti ne compreremo un altro – gli dissi, mentre lei mi sorrise.
Quanto era bella. Come mi
ero potuto innamorarmi di lei di punto in bianco? Da quella sera della cena non
facevo altro che pensare a lei. Adesso che la guardavo mi era tutto chiaro. Lei
era speciale.
- Chi è
quella ragazza? – gli chiesi indicando la ragazza nella foto.
Era
davvero una bellissima ragazza. Aveva i capelli biondi e gli stessi occhi di
Bella.
- Quella è mia zia – mi rispose lei.
- Tua zia?
– gli chiesi.
- Si, mia
zia. E’ bellissima, non è vero? – mi domandò.
- Si certo. Adesso capisco perché tu e le ragazze siete così belle – gli dissi.
- Sono molto affezionata a lei – mi disse lei rattristandosi.
- Cosa c’è che ti rende triste? – gli chiesi dolcemente.
- Il mio
passato – mi rispose solamente.
- Te l’ho
già detto una volta e te lo ripeto. Io sono qui e ci sarò sempre. Se un giorno
ti andrà di parlarne conta pure su di me – gli dissi
non volendo essere invadente.
- Ti
annoieresti a sentire la storia. Non ha nulla di interessante
– mi disse.
- Se ci sei tu di mezzo, tutto è interessante – gli dissi.
- Sei
davvero sicuro di volerla sentire? – mi chiese lei.
- Solo se tu vuoi. Non sei
obbligata a raccontarmela – gli dissi.
- Voglio farlo – mi disse lei sorridendomi.
Si era
decisa ad aprirsi, voleva raccontarmi cosa fosse successo
a lei e alle ragazze per essere diventate così. E io
ero pronta ad ascoltarla, contento che avesse deciso di aprirsi con me.
- Allora sono tutto orecchi – gli dissi io.
- Mia
nonna, Allie e mio nonno, Brain si incontrarono quando
lei aveva sedici anni e lui diciassette. Si innamorarono
subito e l’hanno dopo nacque mamma. Si sposarono e cinque anni dopo arrivò zia
Rachel. Entrambe erano molte diverse. Zia era quella che pensava che la libertà fosse tutto nella vita, non voleva coinvolgimenti
seri con i ragazzi perchè non voleva perdere la sua indipendenza come, invece,
era successo alla madre ritrovandosi a vent’anni già con due bambine, e
soprattutto voleva prima pensare alla carriera. Mamma era, invece, il
contrario. Era più posata, quella che sognava il grande amore e una famiglia
felice. Zia era bravissima a scuola, un vero genio, partecipava sempre a tutti
i concorsi che c’era a scuola, fin quando a dodici
anni non ne vinse uno. Gli offrivano di andare a studiare a Boston in maniera
gratuita, ma i suoi non volevano mandarla. Lei iniziò ad accusarli dicendogli che nonostante fosse ancora una bambina aveva le
idee chiare riguardo quello che voleva fare e quella era un’occasione che non
poteva perdere e che se non l’avessero mandata lei glielo avrebbe rinfacciato a
vita, loro non avevano diritto di rovinare i suoi sogni. I miei nonni decisero
di mandarla solo perché a partire con lei c’era la sua migliore amica con la sua famiglia, considerato che anche lei aveva vinto quel
concorso, ma se ne lavarono le mani dicendo ai genitori della sua amica che
dovevano prendersi loro tutte le responsabilità, loro non ne volevano sapere
più nulla. Così la zia partì, e questo segnò la fine del rapporto con la mamma
che si sentiva tradita perché lei l’aveva lasciata lì da sola. Zia provava a farsi sentire in quel periodo, ma nulla, mamma non ne
voleva sapere. A quindici anni gli fu offerto un lavoro come modella e lei decise di accettare, continuò gli studi, ma
allo stesso tempo si mise a lavorare. Lasciò la casa di quei signori che per
tre anni erano stati la sua unica famiglia e andò a
vivere da sola, considerato che con i soldi del suo lavoro poteva permettersi
molte cose. Quando i nonni vennero a saperlo anche i rapporti
con loro si deteriorarono e nessuno qui volle avere niente a che fare con lei.
Tutti la accusavano di essere stata troppo precipitosa e di aver accettato un
lavoro che non gli avrebbe dato niente, il suo corpo non sarebbe
rimasto così per sempre. Quando zia lasciò la casa dei nonni, mamma
aveva diciassette anni e in quel periodo incontrò papà e i due si innamorarono subito, fai conto che dopo pochi mesi mamma
era già incinta di Rosalie. Ovviamente fu dura per lei portare avanti una
gravidanza e allo stesso tempo studiare al collage, ma strinse i denti e
continuò, aiutata anche da papà. Quando Rose nacque, presero
una casa in affitto e andarono a vivere da soli. Nel frattempo mamma e papà continuavano con il collage. Un anno dopo si ritrovarono tra
le braccia Bella e fu sempre più dura far combaciare il ruolo di genitori con
quello di studenti. Considera che due figlie, si può dire della stessa età, non
sono facili da gestire. I suoi genitori e quelli di mamma non avevano grosse
possibilità economiche, e l’unica cosa che poteva fare era mantenerli al
collage, al resto dovevano pensare loro. I soldi erano pochi e papà, fu
costretto a studiare di giorno e a lavorare di notte. Mamma era
impegnata continuamente, non aveva tempo da dedicare a se stessa. La sua
vita era fatta di casa, figli e studio. Dopo un anno arrivai io e la situazione
peggiorò ancora di più. Non c’erano soldi, non c’era
tempo per studiare, non c’era un attimo di pace. Non era facile gestire una
situazione come la loro. Le mie nonne tutte le volte che potevano venivano a
dare una mano, ma la situazione era comunque
ingestibile. Mamma decise allora di abbondare il collage, gli
restava solo un anno. Che cos’era un anno?
Niente, ma per lei era troppo. I figli prima di tutto, diceva
– disse lei sorridendo sarcastica alle sue ultime parole.
- Tua zia
non poteva aiutarla? – gli chiesi.
- Lo
avrebbe pure fatto se avesse saputo di noi – mi disse
lei solamente.
- Vuoi dire che tua madre non l’aveva avvisata della sua nuova
vita? – gli chiesi scioccato.
- Adesso
ci arrivo – mi disse lei.
- Si
scusa, non volevo interromperti – gli dissi, mentre
lei mi fece un sorriso come a dire “non fa nulla”.
- Decise
così di interrompere il collage e iniziò a occuparsi
di noi a tempo pieno. Tre figlie erano una grande
responsabilità e lei e papà se la stavano prendendo tutta. Un anno dopo, papà
terminò gli studi e iniziò la sua carriera di avvocato,
una carriera che decollò subito. Iniziarono così i primi soldi e tutto cambiò.
Dopo una causa importantissima, vinta da papà, la sua fama divenne alle stelle.
Tutti lo consideravano un giovane avvocato, alle prime armi, ma che sapeva fare il suo mestiere meglio di chiunque altro. I clienti
aumentarono a dismisura, clienti anche di una certa
importanza. I soldi aumentarono e, se fino a quel momento potevamo definirci
una famiglia con problemi economici, adesso potevamo definirci una famiglia
leggiarmente sopra la media. Mamma pagò una babysitter che si occupasse di noi a tempo pieno, mentre lei riprese gli
studi. Non doveva più occuparsi di noi, quindi, aveva molto più tempo libero e
iniziò a dedicarsi a quello che aveva sempre amato, la scrittura. In poco tempo
scrisse il suo primo libro e grazie agli agganci di papà, riuscì a pubblicarlo
subito. Il libro fu un successone e i soldi
aumentarono, ormai, non erano più un problema. Mamma terminò gli studi e si
dedicò oltre che alla scrittura anche all’imprenditoria. Puoi
già immaginare come le cose cambiarono nel giro di poco, tutto cambiò.
Eravamo quelli che si potevano definire i nuovi ricchi, una delle famiglie più
ricche di New York. Cambiammo casa andando ad abitare
in quella che a me e alle mie sorelle sembrava una reggia. Era
enorme, il solo salone era grande quanto tutta la nostra vecchia casa.
Purtroppo, cambiò anche l’atteggiamento di mamma e papà verso di noi. Sembrava
come se si fossero dimenticati di avere delle figlie. Non era più un loro
problema. Presero delle domestiche e tre governanti, ognuna diversa per ognuna
di noi. Loro si occuparono di noi. Mamma e papà, nel frattempo, erano impegnati
a fare una gara tra di loro, una gara a chi avesse più fama, a chi fosse più popolare, e soprattutto a chi portasse più soldi a
casa. Io e le ragazze li vedevamo solo la sera, quando venivano a darci il
bacio della buonanotte. Dopo un po’ non ricevemmo più nemmeno quello. Vedevamo
mamma e papà solo in fotografia, troppo impegnati nella loro carriera e nei loro viaggi di lavoro. E pensare che mamma
era quella a cui la carriera non interessava, era quella alla quale
interessavano solo i figli e il marito. Che
sciocchezze. Rosalie era la più grande di noi, e
almeno lei aveva avuto mamma e papà che gli avevano insegnato a parlare o a
camminare, io e Bella avevamo, invece, appreso quelle cose dalle governanti. La
mia prima parola non fu mamma o papà, come dovrebbe essere, fu “Ela” – disse
lei sorridendo a quel ricordo.
- Il
linguaggio dei bambini non è mai stato il mio forte – dissi
io ridendo facendogli capire che non avevo idea di cosa significasse “Ela”.
- “Ela”
stava per Bella. Era stata lei la prima persona che avevo chiamato per nome –
mi disse ridendo anche lei.
- E poi cos’è successo? – gli chiesi incitandola a continuare.
- La
situazione continuò così per tanto tempo, fino a quando mamma e papà iniziarono a litigare e lo facevano sempre più spesso.
Urlavano talmente forte e si dicevano cose talmente brutte che io e le ragazze
ci nascondevamo sotto il tavolo della cucina, il
nostro rifugio dalle loro urla. Dopo un anno dall’inizio di quelle litigate
frequenti, mamma e papà decisero di divorziare. Papà acquistò un’altra villa,
sempre a New York, e se ne andò di casa. La sua
mancanza non la sentimmo per nulla, considerando che comunque
quando abitava lì non si faceva mai vedere. Tutti e due,
di comune accordo decisero che, considerato il fatto che loro viaggiavano
spesso, avrebbero tenuto noi un po’ l’una e un po’ l’altro. Quando mamma
partiva andavamo a stare a casa di papà, mentre quando
era lui a partire tornavamo da mamma. Ovviamente più che andare o venire da l’uno e dall’altra, noi andavamo e tornavamo dalla
governanti che si prendevano cura di noi. Dopo un paio di mesi
i loro impegni non gli permisero più di portare avanti quella
situazione. Spesso i loro viaggi combaciavano e loro non si potevano più
prendere cura di noi. E allora cosa fare? Semplice
abbandoniamo i giocattoli da qualche parte – disse lei mentre
una lacrima le rigava il volto.
Mi
avvicinai a lei e la abbracciai. Dopo minuti interminabili, la guardai negli
occhi e lei fece lo stesso con me.
- Se ti fa
soffrire così tanto, lasciamo perdere. Non serve che
mi racconti cosa è successo – gli dissi per farla
calmare.
- No, voglio farlo – mi disse sorridendomi.
- Sei
sicura? – gli chiesi, mentre lei annuì.
Si asciugò
le lacrime e dopo un respiro profondo riprese a parlare.
- I
genitori di papà non poteva occuparsi di noi, perché
il nonno era malato e aveva bisogno di attenzioni costanti, la nonna non poteva
occuparsi di lui e contemporaneamente di noi. I genitori di mamma, invece, non
potevano occuparsi di noi perché viaggiavano spesso. Dicevano
che volevano recuperare la loro gioventù, quella che con la nascita di mamma e
di zia Rachel avevano perso. Si muovevano quasi come nomadi e questo non era
ciò che avevano bisogno delle bambine piccole come
noi. E allora a chi affidarci? Non c’era via d’uscita
se non chiuderci in un collegio. Io avevo solo sei anni, Bella sette e Rose
otto. Eravamo troppo piccole – disse lei mentre un brivido
gli percorse il corpo e la paura gli invase gli occhi.
- Non ci
posso credere. Ti prego dimmi che non l’hanno fatto
davvero – gli dissi io.
- Mi
piacerebbe poterlo fare, ma non è andata così. Ci
portarono in un collegio prestigioso di New York e lì
ci lasciarono. La prima settimana sembrava tutto apposto, ma con il passare del
tempo quello che vedevamo intorno a noi ci metteva una
paura fottuta. La direttrice era una donna molto severa e burbera che non
faceva altro che calmare le sue frustrazioni sui bambini del collegio. Ogni
giorno picchiava qualcuno, non c’era mai un reale motivo, lei lo faceva e basta. Eravamo tutti ubbidienti, nessuno che si lamentava,
nessuno che faceva i capricci, eppure lei trovava sempre una scusa per alzare
le mani e non solo quelle – disse lei con uno sguardo completamente assorto nei
ricordi, ricordi troppo dolorosi.
- Ti
prego, dimmi che non l’ha fatto con voi, dimmi che non
vi ha picchiate – gli dissi io speranzoso, anche se il suo sguardo non lasciava
intendere nulla di buono.
- I primi
mesi non ci ha mai alzato un dito, era anche fin
troppo buona con noi e nessuno riusciva a capire il perché. Poi, con il tempo,
capimmo tutto. Mamma e papà ci chiamavano spesso e la sua paura era che
raccontassimo che lei ci picchiava, quindi non faceva nulla. Quando
le chiamate di mamma e papà cessarono anche noi ci ritrovammo nella stessa
situazione degli altri bambini, anzi, con noi era peggio. Ci diceva
che doveva recuperare tutte le volte in cui non ci aveva potuto picchiare e lo
faceva senza scrupoli. Io e le ragazze cercavamo di aiutarci a vicenda, se lei
picchiava una, le altre due venivano in soccorso della prima, ma era tutto
inutile, finivamo per essere picchiate tutte e tre. Ci picchiava talmente tanto
che non riuscivamo più a vedere il nostro corpo pulito, era sempre,
costantemente ricoperto di lividi. Non c’era posto o punto del nostro corpo che
non avesse un livido. Restammo in quell’inferno per
due anni, due lunghi anni, fino a quando mamma e papà, un giorno, vennero a trovarci – disse lei prendendo un respiro.
- E vi hanno trovato in quello stato – dissi io per continuare
la sua frase.
Vidi la sua sofferenza negli occhi, così la abbracciai. Dopo alcuni minuti, ci staccammo e gli presi le mani
tenendogliele forte. Poi lei riprese a parlare.
-
Purtroppo no, non ci trovarono in quel modo. Mamma e papà avevano avvisato la
direttrice che sarebbero venuti a trovarci due
settimane dopo, così lei smise di picchiarci e tutti i lividi iniziarono a
diventare meno visibili, fino a sparire del tutto. Quando mamma e papà vennero,
noi, provammo a raccontargli tutto, dicendogli che
quella donna ci picchiava di santa ragione, ma la direttrice gli assicurò che
non era vero, che erano solo fantasie tipiche di bambine della nostra età. Noi
continuavamo a ripetere che era vero, ma mamma e papà
non ci cedettero, dicevano che dovevamo smetterla di dire bugie, anche perché
avremmo dovuto restare lì ancora per molto. A quel punto tutte e tre ci mettemmo a gridare, urlando di potarci via da lì, e
ripetendo ancora che quella donna ci picchiava, ma loro niente, nessuna
reazione. L’unica reazione fu quella della direttrice che costrinse mamma e
papà a portarci via da lì, dicendo che non voleva che
qualcuno infangasse il buon nome di quella scuola e soprattutto non voleva che
venisse infangato il suo nome con quelle sciocchezze da bambine. I miei
provarono a convincerla a tenerci lì, ma lei non ne volle sapere e così furono
costretti a portarci via da lì – mi spiegò lei.
- Come
hanno potuto non credervi? – gli chiesi io scioccato.
- Quella
donna era molto convincente ed era un adulta con la
testa sulla spalle dicevano loro, e noi, noi eravamo solo tre bambine che
facevamo funzionare troppo la fantasia – mi disse lei.
- Ma i tuoi erano tornati insieme? – gli chiesi.
- No, ma
avevano deciso di venirci a trovare insieme – mi disse
lei.
- Cosa successe dopo? – gli chiesi.
- Mamma e
papà non avevano idea di dove lasciarci, ma poi mamma ebbe un’idea e nel giro
di un paio ore ci trovammo in una città a noi sconosciuta a bussare alla porta
di una casa sconosciuta. Ad aprire la porta fu una ragazza, una bellissima
ragazza che a me e alle mie sorelle ci era capitato di
vedere qualche volta in tv sfilare, ma non avevamo idea di chi fosse. Lei
quando ci vide restò sconvolta, ma ci fece entrare. Aveva
una casa bellissima, non era grande come la nostra di New York, ma era
accogliente. La ragazza, non appena entrammo ci abbracciò e ci portò dei
biscotti per farci mangiare, poi iniziò a parlare con mamma e papà. Avevo otto
anni, ma riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Quella ragazza era mia zia, la sorella di mamma. Lei non sapeva nulla di noi, non
sapeva nemmeno che esistessimo, così come non lo
sapevamo noi. La zia accusò mamma di avergli tenuto nascosto per tutto quel
tempo la nostra esistenza, lei aveva il diritto di sapere, ma
mamma gli diceva che non era così, che lei aveva perso ogni diritto sulla sua
famiglia quando aveva deciso di andare a vivere a Boston – mi disse Alice.
- Ma tua
madre non è rimasta incinta di Rosalie quando tua zia
è partita? – gli chiesi io.
- Si, zia
aveva dodici anni quando mamma scoprì di essere
incinta di Rose, ma zia Rachel era già partita e mamma non voleva più saperne
di lei – mi disse lei.
-
Possibile che i tuoi nonni non gli dissero nulla di voi? – gli chiesi io.
- I miei
nonni e la zia restarono in contatto fino a quando lei
ne aveva quindici, ma il loro rapporto era piuttosto freddo e, poi, mamma aveva
costretto i suoi a non parlare con la zia della sua vita e loro seguirono alla
lettera quello che lei gli aveva detto – mi spiegò lei.
- Cose da
non credere – gli risposi io.
- Zia era
sconvolta. Scoprire di essere zia per tre volte non
era una cosa facile e poi, lei era ancora una ragazzina, una ragazzina cresciuta troppo in fretta, ma soprattutto cresciuta da
sola. Aveva solo ventidue anni quando ci presentammo
alla sua porta. Mamma gli chiese di tenerci con lei,
non sapeva a chi altro lasciarci. La zia era completamente contraria all’idea. Diceva che lei non era in grado di crescere dei bambini, che
lei aveva la sua vita, il suo lavoro, le sue aspirazioni e tenere noi tre
significava buttare all’aria tutto quello che aveva costruito. Non poteva
farlo, ma soprattutto non si sentiva in grado di farlo. Nonostante fossi solo
una bambina, capì che lei non ci stava rifiutando, semplicemente non poteva
tenerci con lei, non se la sentiva di prendersi una così grande
responsabilità. Vidi mamma e papà smetterla di cercare di convincerla ed erano
pronti ad andare via, ma in quel momento un pensiero mi balenò nella mente.
Pensai che, forse, i miei sarebbero andati di nuovo in collegio cercando di
convincere quella strega a tenerci con lei, oppure ne avrebbero
cercato un altro, forse peggiore del precedente. Così mi avvicinai a zia Rachel
e gli dissi solo una frase, una frase che ricordo
ancora “ti prego tienici con te, non
vogliamo tornare in collegio, quella donna ci picchia”. Non bastò dire
altro, lei mi abbracciò e poi abbracciò le mie sorelle
dicendo a mamma che da quel momento in poi si sarebbe presa lei cura di noi.
Non ci conosceva eppure mi aveva creduto, a differenza di mamma e papà che ci avevano preso per bambine capricciose e viziate. I miei se ne andarono e non li vidimo più per due anni, i due anni più
belli della nostra vita – mi disse lei con gli occhi che gli si illuminarono.
- Si vede
da come ne parli che quegli anni ti resero felice – gli dissi
io.
- Mi
resero felice da morire. Zia era fantastica con noi, ci diede fin da subito
tutto l’amore di cui delle bambine hanno bisogno. Con
lei giocavamo, scherzavamo, guardavamo la tv, andavamo a fare shopping, facevamo di tutto. Ci aiutava a fare
i compiti, ci leggeva tutte le sere un fiaba per farci addormentare, ci portava
con se quando doveva fare dei servizi fotografici e quando finiva di lavorare
chiedeva al fotografo di scattare delle foto anche a noi insieme con lei. Ci
portava in giro con le sue amiche e ci trattava con tutto l’amore possibile. In
vita nostra non avevamo mai avuto tutte le attenzioni che lei ci riservava. Si
preoccupava se mi sbucciavo un ginocchio, o se Bella
per un attimo smettesse di ridere. Si preoccupava se Rose aveva
un semplice raffreddore o se la sera andavamo a letto senza aver guardato la tv
insieme a lei. In due anni ci ha dato più amore di quello che abbiamo ricevuto
in tutta la nostra vita. Per noi ha rinunciato anche a provare ad iniziare una
storia con qualcuno. Nessuno ragazzo della sue età era
pronto per iniziare una storia con una ragazza che aveva tre bambine di cui
prendersi cura e lei, per amore nostro non cercava nessuno, anzi sembrava che i
ragazzi non gli interessassero. Per lei esistevamo solo noi tre. Io e le
ragazze la amiamo, la adoriamo. Per noi lei è tutto.
Lei c’ha fatto da mamma, da zia, da nonna, da migliore
amica, da confidente, tutto. Lì con lei, ci siamo sentite per
la prima volta davvero a casa – mi disse sorridendo.
- Perché siete rimaste con lei solo due anni? – gli chiesi.
- Perché
due anni dopo mamma e papà si presentarono a casa dicendogli
che erano tornati insieme e che adesso vivendo tutti e due a casa, potevano
occuparsi loro di noi. La zia cercò di convincerli a farci restare da lei e
anche noi ci provammo, ma fu tutto inutile. Tre ore dopo il loro arrivo eravamo
già sull’aero che si avrebbe portato a New York, di
nuovo, in quell’inferno. Per i primi tempi mamma e papà sembravano due novelli
sposi, non facevano altro che passare il tempo tra di
loro, trascurando anche il lavoro. Noi non esistevamo per
loro, eravamo solo un trofeo da mostrare nelle cene tra amici. Dopo un
anno che si erano rimessi insieme iniziarono a litigare di nuovo, certo, non
come facevano una volta, ma litigavano lo stesso, urlavano e se ne dicevano di
tutti i colori. Alla fine, papà, se ne andava di casa
per qualche giorno, dicendo che era fuori per lavoro, cosa non vera, e poi
tornava a casa. Due giorni di tranquillità e poi di nuovo a litigare. Tutte le
sere mi addormentavo e pensavo alle storie che mi raccontava
la zia, le storie di principi che andavano a salvare le principesse e io
sognavo questo, sognavo che qualcuno mi venisse a salvare. Che
un principe dal cavallo nero venisse in mio soccorso e mi aiutasse, che mi
amasse e mi proteggesse. L’ho aspettato per tanto tempo, ma non è mai
arrivato – mi disse lei.
- Con un
cavallo nero? Non sono un patito di fiabe, ma ricordo
che il cavallo del principe era bianco – dissi io sorridendogli mentre anche
lei lo fece.
- Lo so,
ti ricordi benissimo, ma io non volevo essere come
tutte le principesse. Io volevo essere diversa e volevo
che anche il mio principe lo fosse. Il cavallo bianco appariva in troppe storie,
quello nero, invece, sarebbe apparso solo nella mia – mi disse lei
sorridendomi.
- Il tuo
ragionamento non fa una piega. Comunque magari, un
giorno, questo principe arriverà – gli dissi io.
- Forse,
nei miei sogni, è già arrivata, ma ho imparato che i sogni non portano a nulla.
La realtà è quella che conta – mi disse lei.
- Sei troppo pessimista – gli dissi io.
- Lo sai
che sei il primo a dirmelo? Le mie sorelle mi dicono
che penso troppo positivo, che per me è tutto troppo facile – mi disse lei.
- Lo penso
anch’io. Tu sei un’ottimista per natura, ma sulla tua di vita sei pessimista. Anche tu avrai la felicità, anche tu avrai il tuo principe e
quando succederà ti ricorderai di quello che ti sto dicendo e penserai che
avevo ragione – gli dissi io.
- Vedremo – mi rispose lei ridendo.
- E poi, cosa è successo? – gli chiesi.
- Successe
che una sera litigarono come dei pazzi, iniziarono a
urlare, a dirsi parole per niente carine e a lanciarsi tutto quello che
trovavano sotto tiro. Si sentivano rumori di vetri frantumati e di vasi che
cadevano a terra. Bella e Rosalie vennero nella mia stanza e mi misero le
cuffie alle orecchie mettendo la musica a tutto volume
per non farmi sentire le loro urla, ma io, avevo già capito tutto. Avevo dieci
anni, ma ne avevo passate fin troppe per una bambina
della mia età. Quella sera papà se ne andò di casa.
Rimase via per due settimane, al termine delle quali tornò. Tutto era tornato
come sempre. Da quel giorno non litigarono più in quel
modo, anzi iniziarono ad andare molto d’accordo. Certo ogni tanto litigano, ma
come tutte le coppie. Continuarono a fare finta che non esistessimo. Poi, Bella a quindici anni, prese la sua prima e unica delusione
d’amore. All’inizio non mangiava più, dormiva poco, piangeva sempre,
sembrava un zombie e mamma e papà dovettero per forza
accorgersi di questo e iniziarono ad essere più affettuosi e protettivi con
noi, papà divenne perfino gelosissimo soprattutto nei confronti di Bella.
Avevamo sofferto tanto e questa cosa di Bella non ci voleva. Lei era, ed è, la
più fragile tra di noi, e non si meritava tutto quello
che ha passato, per questo si è chiusa a riccio ancora di più. Io e Rose
abbiamo sofferto con lei durante tutto quel periodo e lei per proteggere noi ha sempre fatto finta che tutto andasse bene, ma noi
sappiamo che non è così. Se non altro tutta questa
situazione è servita ad avere due genitori più presenti, anche se, ormai, non
ne avevamo più bisogno. Quando si sono resi conto che
oltre a loro due e oltre al loro lavoro avevano anche tre figlie era tardi,
ormai, eravamo diventate quello che hai visto – mi disse lei concludendo la sua
storia.
- Forse
all’inizio l’ho visto, ma ti assicuro che frequentandovi ho capito che non
siete così, non siete dure e superficiali, siete solo pronte a proteggervi –
gli dissi io.
- Anche voi se per questo – mi disse lei sorridendomi.
- Con tua
zia non vi siete più viste? – gli chiesi.
- Si,
spesso lei è venuta a trovarci anche se mamma e papà storcono sempre la bocca quando succede. Pensa che non vogliono nemmeno che
resti a casa da noi, la mandano in albergo come fosse un ospite qualunque. E spesso per le vacanze noi andiamo da lei – mi disse.
- Non li facevo così i tuoi – gli dissi solamente.
- Nessuno
li fa così. Comunque almeno adesso posso definirli dei
genitori – mi disse sorridendomi.
- Grazie –
gli dissi io.
- Di cosa?
– mi chiese.
- Di aver
voluto condividere con me la tua storia, tutto quello che hai
passato – gli dissi.
- Sei stato la prima persona a cui l’ho raccontato. Non mi
piace molto parlare del mio passato, non mi piace aprirmi e soprattutto non piace farlo con i ragazzi – mi disse lei.
- L’ho capito questo, per questo mi sento ancora più fortunato –
gli dissi avvicinandomi e baciandogli la punta del naso.
Mamma mia
quanto volevo stringerla a me, dirgli che io ero
quello giusto, che io avrei potuto proteggerla e amarla, dirgli che io avrei
potuto farla sentire bene, ma soprattutto che avrei potuto renderla felice, che
gli avrei dato quella felicità che in diciotto anni non aveva avuto. La vidi avvicinarsi
a me e anch’io feci lo stesso. Le nostre labbra stavano quasi per sfiorarsi.
- Che fine
avete fatto? – chiese Emmett spuntando da dietro di
noi.
- Eri
venuto per cercare lei e ti sei perso pure tu? – disse
Bella.
- Ci eravamo solo fermati a parlare un po’ – disse Alice
mentre io annuì.
- Si certo come no, raccontatelo a qualcun altro – disse
Rosalie.
- E’ la verità – dissi io.
- Dite
piuttosto che vi piacete, che provate qualcosa l’uno per l’altra, vi mettete
insieme e la fate finita – disse Edward mentre io gli
lancia uno sguardo omicida.
- E anche se fosse? – disse Alice stupendomi.
- Sarei il
più felice dell’Universo. Il mio mostriciattolo preferito con il mio fratellino sarebbe davvero bellissimo – disse Edward.
Io e Alice
ci guardammo e sorridemmo. Solo allora mi resi conto
che ancora avevo le sue mani strette tra le mie. Anche lei se ne accorse, ma mi sorrise e non si mosse, anzi mi diede una
spinta facendomi sdraiare sul divano, visto che fino ad allora ero seduto e
anche lei si sdraiò appoggiando la sua testa sulla mia pancia. Gli altri ci
guardarono e sorrisero.
- Chi è
questo schianto di ragazza? – disse Edward guardando la foto che prima Alice
aveva appoggiato sul tavolino.
Bella e
Rosalie si voltarono e quando videro il portaritratti rotto cambiarono
espressione.
- Cos’è successo? – chiese Bella ad Alice indicando la foto.
- Stavo
passando ed è caduto e si è rotto – disse Alice.
Rosalie aprì un cassetto di un mobile del salone e prese uno
scatolo. Lo aprì e prese un portafotografie nuovo di zecca e lo sostituì a
quello vecchio. Poi prese la foto e la sistemò di nuovo sopra il mobile.
- Come
nuovo – disse Rosalie mentre Alice e Bella sorrisero.
Anche io sorrisi e questo mio
gesto dovette insospettire le ragazze perché guardarono attentamente Alice e di
sicuro notarono che aveva pianto. Alice si premurò a rassicurarle con lo
sguardo e, poi, prese la mia mano e la strinse ancora di più. Quel gesto che
per tutti poteva sembrare innocuo, fu, invece, un segnale per le ragazze.
Quelle tre si capivano al volo, come me e i miei fratelli. Non occorreva
parlare, uno sguardo o un gesto valeva più di mille parole.
- Lo sa –
si limitò a dire Alice mentre Bella e Rosalie mi
guardarono con sguardo triste.
Gli
sorrisi cercando di tranquillizzarle e loro capirono perfettamente il mio
intento e Bella venne ad abbracciarmi. Alice aveva ragione, lei era la più
fragile, ne aveva passate più di tutti. Non conoscevo
bene la sua storia riguardo alla delusione d’amore e non me l’ero sentita di
farmela raccontare da Alice, ma qualunque cosa fosse
successa l’aveva segnata parecchio. Anch’io ricambiai l’abbraccio, mentre Alice
si spostò rispetto a come era messa per permettermi di
abbracciare meglio Bella. Edward e Emmett non capirono
nulla e aveva delle facce stupite. Non era da Bella avere dimostrazioni
d’affetto così palesi.
- Anche Emmett – disse Rosalie solamente.
Tutti capimmo che anche Rose aveva raccontato la storia a Emmett,
del resto c’era da aspettarselo. Quei due stavano insieme ed erano innamorati
persi. Quando Emmett sentì ciò che aveva detto Rose
collegò tutto e fece un senso affermativo con la testa per poi regalare alle
ragazze un sorriso tranquillizzante. Alice ricambiò il sorriso, mentre Bella
gli fece l’occhiolino e gli diede una pacca sulla spalla, ma
Emmett la sollevò da terra e la triturò in un abbraccio che lei ricambiò.
- Potrei
capire cosa sta succedendo? – disse Edward.
Tutti scoppiammo a ridere. Lui di certo non sapeva nulla e non
aveva capito un fico secco di tutto ciò che era successo.
- Se tu fossi
più sveglio lo capiresti – gli disse Bella che non
perdeva occasione per provocarlo.
Ovviamente
non avrebbe mai potuto capirlo.
- Più che
altro avrei potuto capirlo se avessi il cervello
bacato come voi cinque – disse lui ridendo.
- Ha parlato “Miss so tutto io” – disse Alice facendo ridere
tutti.
- Allora,
si può sapere chi è quello splendore? – disse Edward indicando la foto di
prima.
- Abbassa gli occhi, quella è mia zia – gli disse Bella.
Edward si
avvicinò ed osservò bene la foto.
- Adesso
capisco da chi avete preso la bellezza, ma soprattutto capisco da chi hai
ereditato quegli splendidi occhi – disse Edward
riferendosi a Bella.
In effetti quella
ragazza aveva gli stessi occhi di Bella.
-
Modestamente – disse Bella facendo ridere tutti.
Ci spostammo
dal salone e tornammo nella veranda, non prima però che le ragazze dicessero alla domestica di pulire i vetri in soggiorno.
Restammo tutto il pomeriggio in veranda a parlare e scherzare. Alice si era
seduta in braccio a me e giocherellava con la mia mano, ogni tanto mi guardava
e mi sorrideva e quello non era un sorriso di una che non gliene frega niente
della persona a cui lo fa. Qualcosa in quegli occhi mi diceva
che anche lei provava lo stesso che provavo io. Io l’amavo e avrei
fatto di tutto per conquistarla. Avevo già bene in mente cosa fare.
Pensai alla mia idea e mi resi conto che fino a qualche tempo fa avrei riso a
crepapelle se mi fosse venuta in mente un’idea come quella, ma per Alice avrei fatto di tutto e lei sarebbe rimasta sbalordita, parola
di Jasper Cullen.
Risposte alle vostre
recensioni:
- Alyce_Maya:
Spero che anche questo ti piacerà.
-gamolina:
Beh per Jasper e Alice ho un’altra idea in mente, mentre per Edward e Bella ti
assicuro che sarà ancora meglio. Diciamo che per loro
farò volare la fantasia molto in alto. Anche se ancora prima
di arrivare a loro dovrà passare parecchio tempo.
- TanyaCullen:
Non fa nulla se la recensione è piccola, l’importante che so se il capitolo
piace oppure no, e sono contenta che nonostante gli impegni riesci
a trovare un buco per me. Comunque anch’io come te vorrei unirmi a loro.
- SweetCherry:
Beh che dire, ti ho accontentato. Un aggiornamento più flash di così non posso farlo.
- eMiLyBlOoD: Certo
che ti perdono, e grazie di aver recensito. I tuoi commenti sono sempre molto
graditi. Si, loro stanno diventando amici veri, quelli che
vorrebbero avere un po’ tutti. Io non dico che
non ci credo all’amicizia, ti dico solo che ho avuto parecchie delusioni anche
in questo campo, ma nonostante tutto cerco di vedere il buono negli amici che
ho, sperando che anche loro non mi deludano. Comunque
la tua frase è molto bella, me la sono anche scritta, spero non sia un problema
per te.
- serve: Idem per me riguardo i film. Sono
i migliori.
- nefertiry85: Mi
dispiace, ma non sono iscritta su Facebook, solo su msn,
e credo che se non si è iscritti non si possa contattare nessuno. Dovremo
trovare un altro modo.
- angel94: Beh non
sei l’unica a voler fare queste cose senza essere puniti. Visto che nella
realtà è diverso, provo a immaginare.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Mi fa piacere che ti abbia fatto
ridere il capitolo. Spero che anche questo ti piaccia.
- nanerottola: Si,
direi di si. Unirsi a loro sarebbe fantastico.
- moni: Beh diciamo che immaginarli
così fa un po’ ridere, ma c’è li vedo bene.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
26
NON PUO’
ESSERE LUI
POV BELLAE
In poco
tempo avevo completamente rivalutato i fratelli Cullen e l’avevo fatto in
meglio. Ormai, potevo considerarli degli amici, i miei migliori amici, forse,
gli unici che abbia mai avuto.Certo, uno dei tre non lo consideravo
proprio come un amico, ma facevo lo stesso. Lo sapevo, mi stavo prendendo in
giro da sola, ma non importava. Edward non era quello giusto, o forse, in
realtà per me non c’era nessuno che fosse giusto, o
così volevo credere. Mi ostinavo a voler restare aggrappata ad un passato che
se ne era andato, un passato che non mi apparteneva
più. Sapevo che era sbagliato, ma nonostante tutto non facevo
nulla per cambiare le cose. Ero arrivata ad una conclusione. Il dolore che
provavo per la delusione che avevo avuto, ormai, era debole, non era più forte
come lo ero stato in passato e se io, avessi deciso di
iniziare qualcosa con qualcuno e avessi ricevuto un’altra batosta non sapevo se
sarei stata capace di superarla. Motivo per cui, non potevo innamorarmi e
soprattutto non potevo innamorarmi di Edward. Avevo conosciuto
e stavo imparando a conoscere come lui fosse fatto davvero e mi piaceva
parecchio, forse, più del dovuto, e a volte avevo la sensazione che anch’io gli
piacessi, che gli piacessi in modo diverso rispetto alle altre ragazze, ma
qualcosa mi frenava, qualcosa mi diceva che comunque
Edward non era pronto per innamorarsi. Magari avremmo potuto provare a stare
insieme, ma non ci sarebbe stato amore da parte sua, o, almeno, questo era quello che mi ostinavo dannatamente a credere, forse,
perché così era più facile. Eppure, una cosa era
certa. Non potevo e non volevo stargli lontana, riusciva a mettermi sempre di
buon umore e soprattutto non riuscivo mai a prendermela per gli scherzi che mi
faceva sempre. Tante volte mi ero perfino trovata sul punto di raccontargli del
mio passato, della mia infanzia non certo facile e della mia delusione d’amore,
come le ragazze si erano aperte con Jasper e Emmett.
Sapevo che Edward mi avrebbe capitata e, forse,
aiutata ad aprirmi e a imparare a fidarmi di nuovo degli altri, ma quando mi
trovavo sul punto di raccontargli tutto, qualcosa mi bloccava, come se il mio
corpo si rifiutasse di fare ciò che volevo. Per fortuna, lui non faceva
domande, ormai, aveva imparato a conoscermi e sapeva quando
era il momento di scherzare e quando era il momento di essere seri. Con lui al
mio fianco mi sentivo protetta, ma soprattutto felice, non mi
ero mai sentita così bene con qualcuno come con lui. Nemmeno con Lucas
era successo. Cosa poteva significare questo? Amavo
passare del tempo con Edward, amavo ridere con lui, fare
scherzi con lui, abbracciarmi a lui ed essere stretta dalle sue braccia, amavo
quando mi regalava il suo sorriso sghembo, o mi baciava la fronte, amavo
perfino tutti i suoi scherzi, anche se a volte erano pesanti, eppure fatti da
lui assumevano un significato tutto nuovo. Con Jasper e
Emmett avevo creato un rapporto bellissimo, erano diventatati un po’ come dei
fratelli per me, ma Edward, lui era diverso, con lui era tutta un’altra storia,
con lui tutto assumeva un colore diverso. Il rapporto con Jasper e Emmett potevo definirlo come una bellissima amicizia, una
rara amicizia, quello con Edward, invece, era un rapporto al quale non sapevo
dare un nome. Non era un’amicizia, non era amore, non sapevo cosa fosse, ma era
qualcosa di meraviglioso, qualcosa di cui ero orgogliosa. Da quando avevamo
stretto amicizia, non avevo visto più i Cullen flirtare
con una ragazza. Emmett era innamorato perso di Rosalie e quindi era normale
che non lo facesse, Jasper, beh, lui cercava di nascondere quello che provava,
ma era palese che fosse innamorato di Alice come lei
lo era di lui, la loro storia era solo questione di tempo. Edward, invece, non
capivo perché non si avvicinasse più ad una ragazza, era come se il suo mondo
fosse all’improvviso cambiato. Le uniche ragazze delle sua
vita eravamo io, Rose e Alice. A parte che con noi, non lo vedevo con nessun altra. La cosa era strana, ma mi faceva piacere. Ogni
tanto, quando uscivamo sembrava adocchiare qualche ragazza e iniziava a dire
quanto fosse bella, ma era solo provocazioni che mi
rivolgeva. Sembrava come se io gli interessassi davvero, ma questo era solo un
mio pensiero. Non potevo credere che lui fosse interessato a me. Ero una
persona troppo fredda per poter far innamorare
qualcuno di me e poi lui era un vero playboy, la sua fama era risaputa. I miei
erano tutti castelli in aria. Da quando lo conoscevo non facevo altro che farmeli questi castelli e tornare alle realtà spesso era
dura. Ero completamente assorta nei miei pensieri che non mi resi conto che il
professore di matematica si stava rivolgendo a me. Tornai con i piedi per terra
solo dopo aver ricevuto una gomitata da parte di Edward.
- Ahia –
gli dissi.
- Ha
mezz’ora che quello lì parla con te – mi disse Edward
a voce bassa per non farsi sentire.
- Mi scusi
professore, cos’è che mi diceva? – chiesi rivolgendomi al prof.
- Le stavo
semplicemente chiedendo come mai oggi fosse tanto distratta – mi disse lui.
- Sono solo un po’ stanca, sa stanotte non sono riuscita a
dormito molto – gli dissi.
- Il
bimbo? – mi chiese lui.
Per il
supplente di matematica io e Edward eravamo diventati genitori. Come se l’era potuto bere una cosa del genere? Ancora stentavo a
crederci.
- Si,
stanotte si è svegliato un sacco di volte e non mi ha fatto chiudere occhio –
gli dissi io.
- Il
signor Cullen, invece, mi sembra molto riposato – constatò
il professore.
- Ieri
sera era il turno di Bella alzarsi per calmare il bambino,
quindi io ho continuato a riposare – gli rispose Edward ridendo.
- Capisco.
Comunque signorina Swan cerchi di stare un po’ più
attenta – mi disse il professore tornando alla sua spiegazione.
Edward mi
guardò e scoppiò a ridere, mentre io lo seguì a
raffica.
- Come
cazzo fa a crederci? – dissi io a Edward sottovoce.
- Si vede
che siamo dei bravi attori – mi rispose lui.
- Io
sicuramente – gli dissi io.
- La mia
fidanzata è modesta – mi rispose lui sorridendomi.
Mi aveva
chiamato la sua fidanzata. Mi piaceva come suonava.
- Invece
il padre di mio figlio non lo è per niente – gli dissi
io.
- Suona bene – mi disse lui.
- Che cosa? – gli chiesi stupita.
- Che tu
mi abbia chiamato il padre di tuo figlio – mi disse
lui.
- Suona
bene perché è una cazzata – dissi io.
In fondo aveva ragione, suonava davvero bene. Per un attimo mi immaginai io e Edward con in braccio un bambino.
L’immagine era proprio bella da vedersi, ma scacciai subito questo pensiero. Cosa mi saltava per testa? Bella datti una regolata.
-
Sicuramente sarebbe bellissimo o bellissima – mi disse
lui.
- Ma cosa? – gli chiesi.
- Nostro
figlio o nostra figlia. In fondo con un padre così,
non potrebbe essere altrimenti – mi disse lui ridendo.
- Più che
altro con una mamma così – dissi io.
- Concordo – mi disse lui stupendomi.
Era capace
di farmi complimenti senza farsi capire e soprattutto
quando meno me lo aspettavo.
- Dovremmo provarci – mi disse lui senza darmi il tempo di
rispondergli.
- A fare
un figlio? – gli chiesi stupita.
- Si,
secondo me sarebbe una buona idea – mi disse lui
ridendo.
- Cosa ti sei fumato stamattina? Marijuana? – gli dissi.
- Sempre
divertente tu – mi disse lui sorridendomi sghembo.
-
Mannaggia a me quando ti ho detto di quel sorriso –
gli dissi.
Lui non mi
rispose, ma in compenso me ne regalò un altro di sorriso. Mi voltai dall’altra
parte facendo la finta offesa, cosa che non durò per molto, considerato che lui
mi prese per ifianchi
e iniziò a farmi il solletico. Iniziai a ridere come una pazza e la mia risata
riecheggiò per tutta la classe.
- Cos’è
questa confusione? – ci rimproverò il professore, mentre Edward per fortuna
aveva smesso di torturarmi.
- Sa,
dobbiamo recuperare quello che non abbiamo potuto fare stanotte e a noi piace
iniziare dai preliminari – gli disse Edward ridendo.
Tutta la
classe scoppiò a ridere. Ovviamente, tutti sapevo che
la storia del bambino non era vera, ma nessuno si era permesso di contraddire
quello che avevamo detto noi. Non capivo perché tutti i ragazzi oltre che
invidiarci ci temevano. Quello era di sicuro un dubbio che non avrei mai potuto
togliermi.
- Non
credo che questo sia il luogo più appropriato – ci disse
il professore.
- Se vuole allora usciamo – gli dissi io.
- State scherzando non è vero? – ci chiese lui.
- Le
sembro uno che scherza? – gli disse Edward avvicinandosi di nuovo a me e
dandomi un bacio sul collo.
- Fuori di
qui, subito – ci urlò il professore.
Noi non
aspettavamo che questo e prese le nostre cose ci dirigemmo
fuori dalla classe.
- Non ci
augura buon divertimento? – gli disse Edward prima di uscire dalla classe.
Il
professore lo fulminò con lo sguardo e prima che Edward potesse replicare lo
strattonai con il braccio facendolo uscire. Soddisfatti entrambi andammo nel
campo di football dove c’erano gli allenamenti, infatti
trovammo Emmett che si allenava insieme agli altri della squadra. Non appena
entrammo andammo a sederci nella tribuna e subito Emmett ci raggiunse sedendosi
vicino a noi.
- Come va
Bellina? – mi disse lui.
Ormai, ci
avevo rinunciato a farlo smettere di chiamarmi così, ma solo a loro tre era
concesso questo privilegio.
- Io e il
mio fidanzato dovevamo recuperare quello che non
abbiamo potuto fare stanotte – gli dissi ridendo insieme ad Edward mentre anche
lui scoppiò a ridere.
- Tutta
colpa del bambino immagino? – disse Emmett.
- E certo, di chi altrimenti? – gli disse Edward.
- Mi sa
che una sera di questa ve lo teniamo io e Rosalie il
piccolo, così voi potete divertirvi – ci disse lui ridendo.
Anche noi scoppiammo a
ridere.
- Cosa avete da ridere? – disse Jasper arrivando in quel
momento e sedendosi.
- Cos’è?
Abbiamo avuto tutti la stessa idea? – dissi
riferendosi al fatto che fossimo andati a campo.
- Pare di si – mi rispose Jasper.
- Manca
qualcuno, però – disse Emmett.
- Provvediamo subito – gli rispose Edward.
- Tu resta
qua, andiamo noi a prendere il resto – gli disse
Jasper.
- No,
vengo anch’io – disse Emmett.
- Tu resti a finire gli allenamenti – dissi io.
- Tanto
non riuscirò a finirli, perché tornerete prima che li finisca
– ci disse lui.
- Ma
almeno ne avrai fatti un altro po’ – dissi io.
- Ok
scricciolo, hai vinto – mi disse lui allontanandosi e
tornando agli allenamenti.
Io e i
ragazzi entrammo di nuovo a scuola. Andammo per primi nell’aula di inglese con un’unica missione, far uscire Rose da lì
dentro. Bussai alla porta e non appena il professore mi diede l’ok per entrare lo feci seguita da Edward e Jasper.
-
Professore potrebbe far uscire Rosalie per un po’ – gli chiese
Jasper.
- Cos’è?
L’ora del tè? – ci disse il professore vedendoci tutti e tre alla porta.
- Mi
meraviglio di lei. Un’insegnante di inglese che non sa
che il tè si prende alle cinque? Questa è l’ora del caffé –
gli disse Edward.
- Se avevo mezza intenzione di far uscire la signorina Swan,
dopo la sua affermazione mi è passata – disse il professore rivolgendosi a
Edward.
Ma io dico, quello zitto
non ci sta stare? No, il silenzio non era una sua qualità.
-
Professore lo lasci parlare, del resto come lei già
saprà l’ignorante parla a vanvera, l’intelligente parla poco, il saggio parla
solo se interpellato, ma lo stronzo parla sempre, quindi non ci faccia caso –
dissi io riferendomi a Edward.
- Ah ah ahah,
molto divertente – mi disse Edward ridendo.
- Vi
pregherei di uscire dalla classe. State solo disturbando –
disse il professore.
- Senta,
la fa uscire Rose, si o no? – gli chiese Jasper.
- No – gli
rispose il professore.
- E questo chi l’ha detto? – disse Rosalie alzandosi e
mettendo tutte le sue cose in borsa.
- Senta, volevo evitare di dirlo, per non spaventare Rosalie, ma
l’altra mia sorella, si è sentita male e sarebbe meglio se Rosalie venisse con
me – dissi al professore.
Mia
sorella aveva perfettamente capito che non era vero, ma il professore non sembrò dello stesso avviso.
- Cosa gli è successo? – mi chiese.
- E’ svenuta – disse Edward.
Almeno
qualcosa di buono la faceva.
- Bene,
allora signorina Swan vada pure – disse il professore
a Rose, la quale in meno di una frazione di secondo era già uscita dalla classe
seguita da noi.
Come si
poteva essere tanto idioti? Secondo lui se mia sorella si fosse sentita
veramente male, mi sarei messa a fare la stupida con
Edward? Certa gente aveva il quoziente intellettivo pari ad una nocciolina.
- “Mi meraviglio di lei. Un’insegnante di inglese che non sa che il tè si prende alle cinque?
Questa è l’ora del caffé” – dissi io cercando di imitare la voce di Edward.
- Qual è
il problema? – fece lui.
- Io
vorrei sapere una cosa, però mi devi rispondere sinceramente -gli dissi.
- Spara – mi disse lui.
- Quando Dio ha distribuito l’intelligenza, tu stavi al cesso?
– gli chiesi seria, come se quello che stessi dicendo fosse
chissà quale cosa importante.
- Si certo. Ero al cesso con te, non ti
ricordi? – mi disse lui.
Jasper e
Rosalie scoppiarono a ridere, mentre io e Edward ci lanciavamo sguardi di
fuoco.
- Siete sempre i soliti – ci disse Rose ancora ridendo seguita
da Jasper.
Come
prevedibile io e Edward ci guardammo e scoppiammo a
ridere, poi gli saltai sulle spalle e andammo verso la classe di Alice.
- Dovresti ringraziarmi – dissi ad Edward.
- Grazie –
mi disse lui.
- Quanto sei cretino – gli dissi io.
- Hai detto che dovevo ringraziarti e l’ho fatto – mi disse lui.
- Ma se non sai nemmeno perché lo dovevi fare – gli dissi io.
- Perché dovrei farlo? – mi disse.
- Perché
con me ti mantieni in allenamento – gli dissi.
- Solo
perché sali sempre sulle mie spalle? – mi domandò lui.
- Certo –
gli dissi.
- Ma se non pesi nulla – mi disse lui.
- Voleva
essere un complimento? – gli chiesi.
- Tu che
dici? – mi chiese.
Lascia
correre il discorso, non prima però di avergli dato un buffetto sulla faccia.
- Ahia –
disse lui fingendo che gli avessi fatto male.
- Ma se a malapena ti ho toccato – gli dissi io.
- Mi hai fatto male, invece – mi disse lui.
- Ho
capito – gli risposi dandogli un bacio dove poco prima
gli avevo dato un buffetto.
- Così va già meglio – mi disse lui.
Sapevo
benissimo dove volesse arrivare, faceva sempre così.
Una volta gli avevo dato, per sbaglio, una testata colpendogli il muso. Mi
aveva costretto, certo costretta non era la parola giusta, ma sorvoliamo su questo, a dargli un bacio. Ovviamente a fior
di labbra, ma da allora, ogni volta dovevo dargli un bacio dove gli avevo fatto male, o meglio dove lo avevo toccato, perché di
certo non potevo dire di fargli male. Ci voleva ben altro per fare male a lui.
A volte mi chiedevo se non fosse fatto di ferro.
- Sembrate
due bambini – ci disse Jasper, mentre Rosalie se la rideva.
Noi ci
limitammo a sorridere. Arrivammo in classe da Alice, io scesi dalle spalle di Edward e Rose rimase fuori, poiché inventammo la stessa
scusa che avevamo inventato con lei. L’altra sorella Swan stava male, quindi Alice
doveva venire con noi. Il professore la lasciò andare subito. Io salì di nuovo
nelle spalle di Edward e tutti e cinque andammo al
campo di football. Emmett non appena ci vide ci raggiunse e si sedette nelle
tribune con noi. L’allenatore lo chiamò un sacco di volte, ma lui non si mosse
da lì. Restammo a parlare tutto il tempo, poi, quando finì l’ora andammo in
segreteria e ci facemmo fare tutti un permesso per
uscire prima. Volevamo andare a fare shopping, o meglio io e le ragazze volevamo andare a fare shopping, i ragazzi erano piuttosto
riluttanti, ma sapevamo come convincerli. Passammo tutto il pomeriggio a fare
acquisti. Direi che praticamente svaligiammo mezzo
centro commerciale. Verso le otto e mezzo di sera, avevamo finito tutto.
Caricammo tutto sulle macchine e decidemmo di andare a mangiare una pizza. Non
appena arrivammo ordinammo ognuna la propria pizza, ma soprattutto ordinammo un
casino di cose da bere. Verso mezzanotte avevamo già finito di mangiare ed
eravamo anche un po’ brilli, soprattutto noi ragazze, ma ancora ragionavamo
correttamente. Uscì fuori a fumare una sigaretta e Jasper venne con me, mentre
gli altri restarono dentro.
- Che serata – gli dissi io.
-
Divertente, non trovi? – mi disse lui.
- Come
sempre, del resto – gli risposi.
- Certo
che siamo bravi a cazzegiare – mi disse.
-
Condivido. Non facciamo altro – gli dissi io.
- Appunto
– mi disse lui.
- Quand’è
che hai la gara? – gli chiesi.
- Fra tre
giorni – mi rispose.
- Vincerai – gli dissi io.
- Non ci sono dubbi su questo – mi disse.
- Te l’ho
già detto che sei davvero modesto? Si vede che tu e
quei due siete fratelli – gli dissi.
Era vero,
si assomigliavano da morire ed erano tutti e tre fantastici. E
pensare che all’inizio non li sopportavo. Dovrebbero fare santo colui che ha detto “L’apparenza inganna”.
- Diciamo che me l’hai detto almeno un centinaio di volte – mi
rispose.
- E continuerò a dirtelo per tanto, tantissimo tempo – gli
dissi io.
- Detto da
te è sempre un complimento – mi disse lui.
- Lo sai? Sono contenta – gli dissi io.
- Di cosa?
– mi domandò.
- Di te e
Alice – gli dissi mentre lui sgranò gli occhi.
- Di me e
Alice cosa? – mi domandò.
- Non
crederai davvero che sono così stupida da non capire
che sei completamente perso per mia sorella? – gli chiesi.
- Si vede così tanto? – mi domandò.
-
Abbastanza – gli dissi.
- Se ti chiedo cosa pensa di me, non mi rispondi vero? – mi
chiese titubante.
- Buttati,
lei ricambia – gli dissi tranquilla.
- Davvero?
– mi chiese con un sorriso a trentadue denti.
- Non te
lo direi se non fosse vero – gli dissi.
- Non
credevo che mi avresti fatto questa confessione – mi disse sincero.
- Mi fido
di te e, poi, sei importante per me. Non voglio essere mielosa perché non è nel
mio stile, ma, ormai, ti considero come un fratello – gli dissi
sincera.
- Questo
vale anche per me. Considero te e Rosalie come due sorelle. Adesso che ti
conosco bene, posso confermare quello che dicono le
tue sorelle. Sei una persona davvero speciale – mi disse lui abbracciandomi,
mentre io ricambia.
- Ho
sempre desiderato avere dei fratelli e adesso me ne ritrovo due in una botta
sola. Tu e Emmett – gli dissi.
- Non
manca qualcuno? – mi disse sciogliendo l’abbraccio e guardandomi negli occhi.
Cazzo mi ero tradita con le mie stesse parole. Invece di dire due
fratelli, non potevo dire tre? No, non potevo, perché
se l’avrei fatto sarei stata falsa e con Jasper non volevo esserlo.
- Edward?
– gli chiesi.
- Tu che
dici? – mi disse lui stringendomi di nuovo in un abbraccio.
- Cosa succede qui? – disse una voce alle nostre spalle che
era quella di Edward.
Lo
ringrazia mentalmente, mi aveva tirato fuori da una
situazione piuttosto scomoda.
- Abbraccio mia sorella, non posso? – gli disse Jasper.
- Fammici
pensare – disse Edward toccandosi con l’indice il
mento e facendo finta di pensare a qualcosa.
- Vediamo
che spara – dissi io sottovoce a Jasper, il quale mi
sorrise.
- Direi che puoi, ma il tuo tempo è scaduto, adesso tocca a me
– disse lui.
- Si certo come no. Diciamo che te la lascio solo perché
voglio essere clemente e devo entrare per forza dentro, altrimenti volevo
proprio vedere – gli disse Jasper dandomi un bacio sulla guancia e entrando
dentro.
Vidi
Edward fissarmi e sorridermi sghembo. Perché doveva
fare per forza così? Ok che avevo un controllo con i
fiocchi, ma non bisognava esagerare.
- Allora?
– gli chiesi.
- Allora
cosa? – mi domandò.
- Non
toccava a te abbracciarmi? – gli chiesi ridendo.
- Direi
proprio di si, ma prima dovevo ammirarti – mi disse
lui prima di avvicinarsi e abbracciarmi.
Mi sentivo
così bene tra le sue braccia, che volevo non staccarmi mai da lui. Restammo
così per un po’, poi ci staccammo e ci sorridemmo.
- Dammi
una sigaretta, playboy da strapazzo – gli dissi.
- Come mi
hai chiamato? – mi disse lui.
- Hai capito benissimo – gli dissi.
- Non
credo – mi disse lui.
- Playboy
da strapazzo – gli dissi.
- Ho capito, oggi vuoi per forza essere torturata. Bastava dirlo – mi disse lui avvicinandomi a me e iniziando
a farmi il solletico.
-
Ti…prego…basta…per…favore – gli dissi io mente ridevo
e cercavo di dimenarmi.
- Solo per
questa volta, e solo perché sono un gentiluomo – mi
disse lui smettendo di farmi il solletico.
- Si certo come no. Se tu sei un gentiluomo io sono la regina
d’Inghilterra – gli dissi.
- No, tu sei molto meglio – mi disse lui sorridendomi sghembo.
Lo guardai
e anch’io gli sorrisi. Mi stavo perdendo in quell’azzurro dei suoi occhi, ma
non era possibile, non poteva succedere.
- Allora
me la dai o no questa sigaretta? – gli chiesi.
Lui prese
il pacchetto, si prese una sigaretta e poi me lo passò.
Ne presi una anch’io e mi misi il pacchetto in tasca.
Poi mi avvicinai a lui e gli presi l’accendino dalle
mani, visto che lui già aveva acceso la sua e accesi quella mia. Poi mi misi
anche l’accendino in tasca. Lui mi guardò e mi sorrise sghembo, come sempre del
resto.
- Com’è
che i miei pacchetti di sigarette e i miei accendini
fanno sempre la stessa fine? – mi disse lui riferendosi al fatto che me li
fregavo sempre io.
- Che vuoi farci? Si vede che tra te e me preferiscono me –
gli dissi io mentre lui scoppiò a ridere.
Ci
mettemmo a parlare mentre ci fumammo quella sigaretta,
quando all’improvviso una risata colpì la mia attenzione, una risata che mi
ricordava qualcuno, una risata che avrei riconosciuto fra tante. Mi voltai e
vidi due ragazzi intenti a parlare tra loro, uno dei due aveva due cartoni di
pizza nella mani, di sicuro l’avevano comprata per
mangiarla a casa. Non riuscivo a vederli in faccia, c’era buio e soprattutto
era entrambi girati di dietro. Potevo sentire solo le loro risate e una delle
due, era la sua risata, ne ero sicura. Provai a
guardare meglio, ma non riuscivo proprio a vederli, l’unica cosa che potei
notare era che uno era bruno e l’altro era biondo e aveva i capelli
scompigliati. Lo osservai meglio e anche il fisico sembrava il suo, ma possibile che fosse davvero lui? No, di sicuro era
la mia fantasia che stava lavorando un po’ troppo. Continuai a sentire quella risate e cercai di ricordarmi quella originale. Erano
identiche. Possibile che due ragazzi potessero avere la stessa risata? No, era
impossibile, totalmente impossibile. Continuai ad osservarli fino a quando sparirono dalla mia vista e quando i miei occhi non
riuscirono a vederli più, sentì male dentro. Come se una vecchia ferita, si
fosse riaperta. In quel momento volevo solo piangere e urlare, volevo capire
perché il destino c’è l’avesse tanto con me. Edward si
accorse del mio cambio d’umore e si avvicinò a me.
- Piccola
che succede? – mi chiese.
Io non gli
risposi, mi buttai letteralmente sulle sue braccia e mi lascia
stringere da lui. Non dico che mi sentì meglio, ma
quasi. Con lui mi sentivo protetta, era come se il destino sfavorevole non
potesse nulla contro quelle braccia che in quel
momento mi stringevano forte. Edward era il mio angelo, mandato a me da
qualcuno che lassù doveva volermi tanto bene.
- Edward portami a casa, ti prego – gli dissi solamente con un filo
di voce.
- Certo.
Avvertiamo i ragazzi e andiamo – mi disse lui mentre
io annuì.
Mi prese per mano e entrammo dentro. Vidi Alice e Rosalie
scattare non appena mi videro, bastava solo che mi guardassero per capire che
c’era qualcosa che non andava. Anche Emmett e Jasper
mi guardarono preoccupati.
- Cosa è successo? – mi chiese Alice.
Io non gli
risposi. Abbassai lo sguardo e mi strinsi ancora di più ad Edward.
- Edward
che è successo? – disse Rosalie riferendosi a Edward.
Lui non rispose, forse, non sapeva nemmeno lui cosa dire.
- Allora?
– disse Emmett visibilmente preoccupato.
Edward
continuava a non rispondere.
- Cazzo
Edward ci vuoi dire cosa diavolo è successo? – gli
disse Jasper anche lui preoccupatissimo.
Io non
riuscivo a dire niente e calde lacrime cominciarono a scendere dal mio volto.
Per non farmi vedere nascosi la mia faccia nel braccio di Edward.
- Non lo
so. Stavamo parlando e all’improvviso si è zittita. Ha assunto un’espressione
strana in viso. Gli ho chiesto cosa c’era che non andava, ma lei non mi ha
risposto. L’ho abbracciata e dopo un po’ mi ha chiesto di portarla a casa. Io vado, voi restate – disse lui.
Guardai
Alice e Rosalie e non riuscivano a dire niente, forse avevano capito il motivo
del mio sbalzo d’umore, ma non potevano di certo capire da cosa fosse dovuto.
- Non se
ne parla assolutamente – disse Emmett.
- Bella è
in quello stato e tu pensi che noi c’è ne stiamo qui a divertirci? – disse
Jasper.
- Sei
completamente fuori se l’hai pensato – disse Emmett.
Avevo
ragione ad essermi fidata di loro. Si stavano preoccupando per me e anche
parecchio. Mi volevano bene così come io a loro. Erano
i migliori amici che un persona potrebbe avere.
- Vado a
pagare e andiamo – disse Jasper allentandosi.
Edward si
sedette ad aspettare che Jasper pagasse e mi fece
sedere in braccio a lui tenendomi stretta tra le sue braccia e asciugandomi le
lacrime che fino ad allora era scese sulle mie guance.
Guardai
Alice e Rosalie e loro sembrarono riprendersi e mi guardarono come a dire
“Bella ti prego calmati”.
- Tesoro
cosa è successo? – mi disse Alice.
Cosa avrei dovuto dirgli?
Niente, ho solo visto uno che mi è sembrato lui e tutto mi è crollato. No non potevo dirglielo, non in quel momento almeno, dovevo
prima calmarmi.
- Allora?
– mi disse Rosalie.
Io mi
limitai a scrollare le spalle e a stringermi ancora di più a Edward,
sprofondando la mia testa sul suo petto. Solo così riuscivo a sentirmi
protetta. Notai perfettamente che Edward fece un segno a Rosalie e Alice come a
dirgli di non farmi più domande. E lo ringraziai
mentalmente. Pochi minuti dopo Jasper tornò scusandosi per aver perso tempo, ma
c’era un cameriera che gli aveva fatto il conto del
tavolo sbagliato. Io gli feci un segno con la testa e mi limitai a dire: “Non fa nulla”. Salimmo in macchina e
Rosalie e Emmett che all’andata erano venuti con
Jasper e Alice insistettero per venire con noi. Avrei preferito restare in
macchina da sola con Edward, con lui avevo la certezza
che non avrebbe fatto domande, lo stesso valeva per Rosalie, ma non ero molto
sicura per Emmett. Dovetti, invece, ricredermi. Non disse
nulla, non fece nemmeno le sue solite battutine per cercare di farmi
ridere. Gliene fui tremendamente grata. Quando
arrivammo a casa mia scendemmo tutti dalle macchine. Erano
già le tre di notte, cavolo, era davvero tardi. Il tempo era volato
quella sera, come sempre del resto, quando uscivamo con loro, e quella sera mi
ero divertita parecchio, se non fosse stato per quell’inconveniente sarebbe stato tutto perfetto, come sempre.
- Quando rientrano i tuoi? – chiese Edward a Rosalie.
- Dovrebbero essere già tornati – gli rispose mia sorella.
Mamma e
papà erano stati via un’intera settimana, ma oggi dovevano
essere di ritorno.
- No, non
sono tornati – disse Alice che, insieme a Jasper si era avvicinata a noi dopo
che avevano posteggiato la macchina accanto a quella di Edward.
- Che vuoi dire? – gli chiese Emmett.
- Che mamma mi ha appena chiamato. Dice
che lei tornerà domani pomeriggio perché ha avuto problemi e ha dovuto spostare
il volo, mentre papà tornerà domani sera perché per domani mattina gli hanno
segnato un’altra udienza – disse Alice.
- Ok
perfetto, allora io resto qui stanotte – disse Edward.
-
Benissimo. Pigiama party, allora – disse Emmett per cercare di farmi ridere e
ci riuscì perfettamente.
- Quando sorridi ti adoro – mi disse lui.
- Entriamo va – disse Alice.
Salimmo in
casa e nel corridoio che portava alle nostre stanze ci fermammo. Le ragazze erano in difficoltà, non sapevano cosa fare.
- Ragazze sto bene, davvero. Andate a letto. Ci vediamo
domani – gli dissi io sorridendogli.
Sapevano
che quello era un sorriso falso, ma apprezzarono
comunque il gesto.
- Sei
sicura? Se vuoi veniamo tutti da te – mi disse Alice.
- Dobbiamo
o no fare questo pigiama party? – disse Emmett
sorridendomi.
- Magari
lo rimandiamo per un’altra sera, che dici? – gli chiesi.
- Ogni tuo
desiderio è un ordine – mi rispose Emmett.
- Apposto.
Allora vi dico io cosa facciamo – gli dissi cercando
di fargli capire che stavo bene, anche se mi veniva piuttosto difficile,
considerato che tutti e cinque bastava che mi guardassero per capire che stessi
fingendo.
- Spara – disse Jasper sorridendomi.
- Allora,
Rosalie e Emmett vanno in stanza di Rose e mettono
fine alla promessa di Emmett, tanto ormai si è capito che la ami e che non stai
con lei per ilo sesso. Alice e Jasper, invece, andate nella camera di Alice e vi decidete a darvi quello che provate l’uno per
l’altra, mentre io vado in camera mia e mi porto Edward. Siamo d’accordo? –
chiesi.
Vidi Alice
diventare rossa come un peperone e anche Jasper sembrava in imbarazzo. Rose e Emmett sembravano, invece, tranquilli, magari avrebbero
seguito davvero il mio consiglio, mentre Edward mi guardava sorridendomi e mi
stringeva di più a se.
- Ma… – stava iniziando a dire Alice.
- Ragazzi andate, davvero. Ci penso io a lei – disse Edward
facendo un sguardo che convinse tutti.
- Ok,
notte scricciolo – mi disse Emmett dandomi un bacio sulla guancia, mentre
Rosalie mi triturò in un abbraccio seguita a ruota da
Alice e poi da Jasper.
- Se serve aiuto sapete dove trovarci – disse Alice entrando
nella sua stanza seguita da Jasper.
La stessa
cosa fecero Rosalie e Emmett e subito dopo anche io e
Edward entrammo nella mia stanza. C’era già entrato tante volte, ma ogni volta
la osserva sempre ammirato.
- Grazie –
gli dissi non appena si fu seduto sulla sedia a dondolo che c’era nella mia
stanza.
- Se non
la smetti di dirmi grazie ogni volta giuro che qualche
giorno ti uccido – mi disse.
- E se mi uccidi poi come farai senza il tuo koala personale?
– gli chiesi.
Spesso mi
chiamava così, perché diceva che mi attaccavo a lui
come se fossi questo animale. Del resto ero sempre sulle sue spalle e quando lo
abbracciavo non mi staccavo più, forse, in fondo aveva ragione a chiamarmi
così.
- Hai ragione, non mi conviene ucciderti. Dovrò
pensare a qualcos’altro – mi disse lui.
Non potei fare a meno di sorridergli, questa volta di un sorriso vero,
sincero.
- Adesso
ti riconosco – mi disse lui ricambiando il mio
sorriso.
- Vado a
mettermi il pigiama. Torno subito. Tu nel frattempo se vuoi ti puoi mettere la
tuta che hai lasciato l’altro giorno in terrazza. E’ nel primo cassetto del comò – gli dissi entrando in bagno.
Mi guardai allo specchio, avevo un aspetto orribile. Tutta la
matita e il mascara mi era colato quando avevo pianto
e avevo la faccia tutta nera. Me la lavai e poi mi lavai
i denti. Mi misi il pigiama e tornai in camera, trovando Edward a petto nudo che
ancora doveva mettersi la maglietta della tuta. Cavolo quanto
era bello. Gli sorrisi e mi sdraia nel letto,
mentre lui si sistemò sulla poltrona accanto al letto.
- Hai
intenzione di dormire lì? – gli chiesi.
- Potrebbe essere un’idea – mi disse lui.
- Vieni qua scemo – gli dissi sbattendo la mano sul letto per
indicargli di sedersi lì.
Lui mi
sorrise e si avvicinò. Si sdraiò sul letto e anch’io lo feci, ci mettemmo sotto
le coperte e poi io appoggiai la mia testa sul suo petto. Lui mi passò la mano
intorno come per abbracciarmi e mi strinse a lui.
- Dovrai sopportare la mia stretta da koala per tutta la notte – gli
dissi.
- Non poteva capitarmi di meglio – mi disse lui dandomi un bacio
sulla fronte.
Essere lì,
tra le sue braccia, era una sensazione indescrivibile, mi sentivo protetta, ma
soprattutto mi sentivo importante perché per una notte
sarebbe stato solo mio, per una notte sarei stata io il suo universo. Mi lascia
cullare tra le sue braccia, pensando che ero felice ad avere Edward lì con me,
che ero felice perché sapevo di poter contare su di
lui, che ero felice perché ci capivamo al volo, che ero felice perché lui si
preoccupava per me. Lui era importante per me, più di quanto volessi ammettere.
Poi ripensai a tutta la serata e di nuovo i miei pensieri andarono a quel
ragazzo che avevo visto, a quella risata, a quei
capelli, a quel fisico. Ero quasi certa che fosse lui, ma se davvero era lui,
cosa ci faceva a Phoenix? No, sicuramente era stato
tutto frutto della mia immaginazione, e di sicuro l’alcool aveva influito anche se comunque ragionavo ancora lucidamente. Si,
doveva essere di sicuro così, quello lì non poteva essere
lui, non poteva essere Lucas.
La
posizione koala di Bella sulle spalle di Edward:
- SweetCherry:
Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia. Ci tengo parecchio a questa
storia. Comunque si, Charlie e Renèe non sembrano, ma
in passato si sono dimenticati di essere genitori, se ne sono ricordati troppo
tardi.
-gamolina: Ho
aggiornato. Credo di essere stata abbastanza veloce.
- nefertiry85: Non ti
dico se la tua idea è giusta, oppure no, perché altrimenti rivelerei o meno la sorpresa. Comunque fra
pochissimo lo scoprirai. Il tuo contatto l’ho aggiunto, quindi di sicuro appena
apri msndovresti trovarmi
tra i contatti che ti hanno aggiunta.
- Alyce_Maya:
Beh in effetti Jasper e Alice sono piuttosto teneri.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Me lo auguro anch’io che nessuno possa
mai trascorrere un’infanzia come la loro. E’ stata dura scriverla, ma volevo far capire cosa dovevano aver passato quelle tre per
diventare così chiuse. Avevano tanti, troppi fantasmi del passato che non gli
permettevano di vivere serenamente.
- serve: Si, infatti genitori di merda. Come
hai detto tu già è difficile vivere con un solo genitore, e meglio di te che ne
hai esperienza credo che nessuno possa dirlo, ma vivere con nessuno dei due e
sempre sballottati da una parte all’altra non è per niente semplice,
soprattutto per delle bambine quali erano loro.
- G_i_s_y: Si, infatti. Jasper l’ha già conquistata, ma una
sorpresina non fa mai male.
- twilight4ever: Si la storia è molto triste. Quanto a Jasper non ti rivelo
nulla, vedrai.
- MANU_CALLEN: Come vedi ho postato il
prima che ho potuto. Spero che anche questo capitolo
ti piaccia.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
27
DELUSIONE
D’AMORE
POV EDWARDE
Bella si
addormentò quasi subito tra le mie braccia, io invece ci misi decisamente di più. Alice e Rosalie mi mandarono un
messaggio per chiedermi come stesse Bella e gli risposi
che sembrava stare meglio e che si era addormentata. Io non riuscivo proprio a
prendere sonno, non riuscivo a capire cosa fosse successo per averla turbata così tanto. Sembrava così tranquilla e allegra, quando ad un
tratto il suo viso sembrava essere diventato una maschera di dolore. Cosa
diavolo c’era che la faceva soffrire così tanto? Non
volevo essere invadente nel chiederglielo, ma se non sapevo
cosa gli passasse per la testa non potevo sperare di aiutarla più di tanto. Mi
misi ad osservarla e sembrava un angelo mentre
dormiva. Era stretta a me e mi stringeva forte come
per impedirmi di allontanarmi da lei, come se davvero io avessi potuto farlo.
Lei era, ormai, la mia droga, la mia qualità preferita di eroina,
ormai io dipendevo in tutto e per tutto da lei. Ero felice solo
quando lo era lei ed ero triste quando vedevo i suoi occhi spegnersi. Mi
costava tanto stargli accanto solo come un amico, ma
meglio questo di niente. Non la consideravo assolutamente come un’amica, ma lei
sembrava non accorgersene. Avevo perso ogni interesse verso
tutte le altre ragazze, il mio mondo, ormai, era lei. Non sapevo ancora
come, ma avrei portato di nuovo il sorriso sul suo volto, un sorriso che non
gli avrei più permesso di togliere. Lei era un angelo,
e gli angeli sono felici, gli angeli non possono e non
devono essere tristi. La baciai sulla fronte e mi addormentai con questi
pensieri. Il mattino dopo fui svegliato dal un dolce
bacio di Bella sulla mia guancia. Aprì gli occhi e la vidi più tranquilla
rispetto alla sera prima, poi guardai l’orario. Le dieci e mezza. Per fortuna oggi era sabato e non c’era
scuola. Tornai a posare gli occhi su di lei che mi guardò e mi sorrise.
- Lo sai
che sei un ottimo tranquillante? – mi chiese dandomi un altro bacio sulla
guancia.
- Ah si? –
gli feci io.
- Il mio
tranquillante preferito. Ti adoro – mi disse lei.
Come era bello sentire quelle
cose dalle sue labbra. Come era bello sapere che per
lei ero importante, anche se però non come avrei voluto e sperato io.
- Anch’io piccola – gli dissi baciandogli la punta del naso.
Lei mi
sorrise e poi tornò seria, quasi preoccupata. Stava iniziando a dire qualcosa,
ma Alice entrò in camera come una furia.
- Come sta
la mia sorellina stamattina? – disse lei mentre anche Rosalie comparve in camera.
- Molto
meglio – gli disse Bella.
- Dobbiamo
crederti? – gli disse Rosalie.
- Certo,
ed è tutto merito del signorino – disse lei.
- Cosa hai fatto alla mia sorellina? – disse Emmett entrando
anche lui in camera e buttandosi a peso morto sul letto.
Anche Jasper fece la sua
apparizione.
- Cos’è?
Una riunione di famiglia? – chiesi io notando che tutti erano entrati in
stanza.
- Una
specie – disse Jasper.
- Allora,
potremmo rimandare questa riunione di mezz’ora? – chiese Bella.
- Motivo?
– domandarono Alice e Rose all’unisono.
- Devo parlare con Edward – disse Bella.
Con me? E cosa doveva dirmi?
- Devi
parlare o devi giocare? – disse Emmett malizioso.
- Fuori da qui, subito – gli dissi io facendo il finto
arrabbiato.
- Ok, ok,
calma. C’è ne andiamo – disse Jasper.
- Vi
aspettiamo per la colazione? – disse Alice.
- No, fate
pure. Dì alla domestica di salirla in camera la colazione per noi due – gli
disse Bella.
- Ok
scricciolo – disse Emmett spingendo fuori Rosalie seguiti
a ruota da Jasper e Alice.
Ero
proprio curioso di sapere cosa dovesse dirmi.
- Allora? Spara – gli dissi ridendo.
Lei smise
di sorridere e si rattristò. Questo mi preoccupò parecchio.
- Io e te dobbiamo parlare – mi disse solamente.
- Di cosa?
– gli chiesi.
- Di quello che è successo ieri sera. Ti devo delle spiegazioni – mi disse
lei senza guardarmi.
- Non sei
obbligata a farlo. Non devi dirmi nulla che tu non voglia – gli dissi io
seriamente.
- Devo farlo – mi disse lei.
- Forse
non mi sono spiegato bene, tu non mi devi niente.
Adesso aspettiamo la colazione e poi scendiamo giù dagli altri – gli dissi.
Non volevo
si sentisse obbligata a darmi della spiegazioni,
soprattutto considerando la faccia che aveva in quel momento. Non volevo
vederla triste.
- No, sono
io che non mi sono spiegata bene. Io voglio farlo. Voglio spiegarti cosa mi
passa per la testa -mi
disse lei guardandomi finalmente.
- Sei
sicura? – gli chiesi.
- Si certo – mi disse lei sorridendomi e dandomi un bacio
sulla fronte.
Uscì dalle
coperte e si mise seduta sul letto con le gambe incrociate, anche io feci lo
stesso. Quando stava iniziando a parlare bussò la
cameriera con la colazione. Entrò e posò la colazione sul letto poi uscì.
Iniziammo a mangiare e dopo aver mangiato un cornetto
e aver bevuto un po’ di succo Bella iniziò a parlare.
- Non ci
conosciamo da molto, ma, in realtà, è come se ci conoscessimo da una vita.
Riesci a capirmi in ogni momento e non è facile, perché sono molto strana,
soprattutto riesci a capire quando è il momento di parlare
e quando quello di stare zitti. Mi capisci perfettamente e credo che tu sappia
che per me non è facile aprirmi o raccontare di me, ma devo farlo perché hai il
diritto di saperlo, ma soprattutto voglio farlo perché pur non sapendo cosa mi
passa per la testa non ti sei mai tirato indietro tutte le volte che avevo
bisogno di una spalla su cui piangere. Non mi hai presa in giro per la mia
fragilità e non mi hai fatto sentire fuori luogo nei momenti in cui sentivo di
sprofondare in un baratro senza fine. Mi hai aiutato molto, soprattutto con i
tuoi silenzi e i tuoi abbracci. Sei
molto importante per me, per questo voglio raccontarti quello che mi
succede – mi disse lei sorridendomi.
Dire che ero felice delle
sue parole era dire poco. Mi considerava importante ed ero euforico per questo.
La mia Bella mi stava dicendo che io ero importante
per lei, mi stava aprendo se stessa, pronta a raccontarmi la sua vita. Prese un
respiro e continuò.
- La mia
storia non è interessante, ne bella, è piuttosto
dolorosa e ricca di sofferenza. Non ho passato di certo quella che tutti
possono considerare un’infanzia felice. Tutti credono che basta avere dei
soldi, tanti soldi perché tutto vada bene, perché
tutto sia semplice e perché vi sia la felicità, ma non è così e l’ho imparato a
mie spese. I soldi aiutano molto, ma non fanno la felicità. Io a causa dei
soldi, del potere, della carriera ho perso la felicità, o
forse, non l’ho mai avuta. I soldi offuscano la mente delle persone e
non ti permettono di vedere lucidamente, non ti permettono
di vedere nulla se non di fare di tutto per accumulare sempre più denaro.
Quello che c’è intorno, non ha importanza. Non hanno importanza, i figli, la famiglia,
la serenità e l’amore. Solo i soldi sono importanti, questo è quello che la
vita mi ha insegnato, anche se non è questo quello per
cui vivo, quello a cui credo – mi disse completamente assorta nei suoi pensieri.
La capivo
perfettamente. I soldi non sono nulla, in confronto ai valori quali l’amore, la
famiglia, la serenità. L’avevo capito a mie spese. Un giorno, anche io gliene
avrei parlato, gli avrei parlato della mia vita, ma
adesso toccava a lei. Iniziò a raccontarmi di tutta la sua infanzia. Dei problemi economici che all’inizio avevano i suoi genitori,
della nascita di tutte e tre le ragazze, dei primi soldi quando suo padre
diventò avvocato, del primo libro della madre e del loro progressivo smettere
di prendersi cura dei figli. Mi raccontò del divorzio, del collegio dove
erano state picchiate e della felicità provata quando andarono a vivere con la
zia. Poi mi parlò del fatto che i suoi due anni dopo andarono a prenderle
perché erano tornati insieme, del loro periodo di amore
e poi di nuovo dei loro litigi, fino a quando riuscirono a trovare un punto
d’unione e a stare insieme senza litigare, anche se comunque erano ancora
assenti nei confronti delle figlie. Spesso si interrompeva
e calde lacrime gli solcavano le guance. Io mi avvicinavo la abbracciavo e poi
lei continuava. Gli feci molte domande per capire bene la storia e alla fine
del suo racconto ero davvero scioccato. Non potevo credere che quelle tre
avessero passato tutto quell’inferno, non potevo
credere che dietro la loro maschera si nascondesse tanto dolore e tanta
sofferenza. Quando Bella terminò il suo racconto
scoppiò a piangere, e io la abbracciai forte a me. Lei continuava a
singhiozzare e io cercavo di calmarla come meglio potevo.
- Basta,
Bella, è tutto finito. Non permettere al passato di
rovinarti ancora la vita – gli dissi io dopo avergli dato un bacio tra i capelli.
- Non è
tutto finito. Devo ancora raccontarti cosa è successo a me – mi
disse lei asciugandosi le lacrime e facendo un respiro profondo.
Non potevo
credere che ci fosse dell’altro. Ma cosa avevano fatto
di male per meritarsi tutto quello?
- Se vuoi me lo racconti un’altra volta – gli dissi vedendo
che era in uno stato pietoso.
- No, lo farò adesso – mi disse lei.
- Come
vuoi – gli dissi io prendendogli le sue mani tra le miei.
- Mamma e
papà smisero di litigare, o per lo meno, lo facevano, ma come tutte le coppie
normali, come è giusto che sia. Nonostante questo noi
continuavamo a non esistere per loro, come ti ho detto eravamo solo dei trofei
da mostrare quando gli faceva comodo, quando dovevano
fingere che fossimo una famiglia felice. La situazione restò così per un paio di anni. Noi, nel frattempo, ci eravamo
costruite una maschera per difenderci da tutto quello che era successo. Eravamo
diventate fredde e superficiali con tutti, con tutti tranne che con zia Rachel
quelle volte che veniva a trovarci, che ci chiamava o che andavamo a trovarla
noi. Per il resto del mondo eravamo impenetrabili e fredde. Nulla poteva scalfirci, o così, volevamo apparire. Io ero l’unico a
credere che l’amore vero esistesse, io ero quella qui
romanticona, quella che credeva nella metà che ci completa, ma nonostante
questo non ero capace di aprirmi con qualcuno. A quindici anni conobbi un
ragazzo, era quello che tutti possono definire il bello
e impossibile, nulla a che fare con te, ovviamente, ma veniva considerato così,
magari perché la gente non aveva conosciuto te e i tuoi fratelli – mi disse lei
ridendo.
Sapevo che
il suo intento era stemperare la tensione e io la aiutai nel mio intento.
- Questo
mi sembra scontato. Ricorda che al mondo belli e impossibili ne
esistono solo tre, Edward, Emmett e Jasper Cullen – gli dissi ridendo
anch’io.
- Direi
piuttosto che adesso ne esiste solo uno. Emmett
l’abbiamo perso, ormai, è completamente fuori per Rose e Jasper, beh lui l’abbiamo perso pure. Questione di poco e si mette con Alice. Sono entrambi innamorati, solo un cieco non lo vedrebbe. Quindi, mi sa che sei rimasto solo tu – mi disse lei
sorridendomi.
Beh diciamo che, ormai, mi ero perso pure io, ma meglio evitare
di farglielo notare.
- E va beh, che ci vuoi fare? Si vede che è rimasto solo il
migliore – gli dissi.
- Sei sempre il solito – mi disse lei ridendo.
- Squadra
che vince non si cambia – gli risposi.
- Beh, non
è detto, comunque devo ancora finire di raccontarti
quello che è successo – mi disse lei.
- Si scusa, hai ragione. Continua – gli dissi.
- Allora, dicevo che questo ragazzo era il classico tipo bello e
impossibile. Aveva tre anni più di me. Era uno di quei ragazzi a cui andavano
dietro un sacco di ragazze, tutte completamente pazze di lui e che avrebbero
fatto follie. E chi scegliere tra tutte? Semplice,
quella che di lui non ne voleva sapere – mi disse lei
indicandosi.
- Com’è
che snobbi sempre tutti? – gli dissi io per farla
ridere riuscendo nel mio intento.
Quando
smise di ridere tornò seria e riprese a parlare.
- Iniziò a
corteggiarmi, ma io come ti ho detto non ne volevo sapere neanche a morire. Ero
troppo chiusa e le ferite del mio passato erano ancora aperte perché io potessi
riuscire ad aprirmi con qualcuno. Eppure, lui non si
arrese. Smise di corteggiarmi e iniziò a fare l’amico. Mi faceva morire dal
ridere, era sempre con la battuta pronta e non prendeva mai nulla sul serio.
Per lui tutto era semplice e lo invidiavo per questo. Lui a differenza mia
aveva avuto un padre e una madre che gli volevo bene
ed era enormemente legato ai suoi, legato in modo quasi viscerale. Aveva anche
un fratello e una sorella. Con il fratello aveva un legame perfetto e con la
sorella pure, anche se era molto geloso di lei. La sua poteva essere
considerata la classica famiglia felice, al contrario della mia. E, per questo, lo invidiavo. La mia, però, non era
un’invidia cattiva, ma una sana e genuina invidia. Lo invidiavo solo perché
aveva avuto l’affetto che a me era stato negato. Lui era un libro aperto,
bastava guardarlo e gli leggevi dentro. Per un paio di mesi fece l’amico per
me, anche se sapevo che il suo intento era un altro. Alla fine mi lascia andare
e mi misi con lui. Non provavo amore se questo è
quello che ti stai chiedendo, gli volevo solo un gran bene. Lo consideravo un
amico, nulla di più. Lui era praticamente perfetto. I
suoi amici si chiedevano cosa gli avessi fatto per farlo
diventare così, e io mi sentivo in colpa per quello che stavo facendo. Mi
piaceva, era davvero bello, ma non si può basare una
relazione solo sull’aspetto fisico. Caratterialmente era perfetto, ma non mi
scattava nulla quando stavo con lui. Passò così un
mese e mezzo da quando ci mettemmo insieme e, io, continuavano a non provare
nulla per lui. Iniziai così a inventargli, a
volte,bugie su bugie per non uscire con
lui. All’inizio mi credeva, si fidava ciecamente di me, ma poi con l’andar del
tempo, iniziò a capire che c’era qualcosa che non andava. Mi chiedeva cosa
avesse di sbagliato per indurmi a comportarmi così, ma io non sapevo cosa
dirgli. Nonostante tutto mi rimase affianco e si
comportava sempre benissimo. Iniziò a dirmi che quello
che provava per me era diventato amore e tutte le volte che mi diceva “ti amo”
mi mancava un battito, perché io non potevo dirglielo. Io gli volevo solo bene.
Decisi così di lasciarlo, di punto in bianco non mi feci
più sentire. Non gli diedi nessuna spiegazione, nulla. Lui chiese del mio
comportamento a Alice e Rosalie, ma loro ovviamente
non gli dissero nulla, anche perché pure loro non sapevano come spiegarselo. Non
ero una di quelle che sfugge ai problemi, ma in quella
situazione non riuscivo ad affrontarlo. Non riuscivo a dirgli
che ero stata con lui pur non provando nulla. Lui non fece nulla, si arrese a
quello che era il mio comportamento stupido e piuttosto bambinesco – mi disse
lei,guardandomi
negli occhi quando pronunciò l’ultima frase.
- Avevi
quindici anni, eri una bambina, non potevi certo comportarti da adulta – gli
dissi io cercando di consolarla e poi, quelle cose le pensavo davvero.
- Avevo
quindici anni ed ero una bambina, ma quello che avevo passato mi aveva fatto
crescere troppo in fretta. Avevo quindici anni, ma era come se ne avessi il doppio per tutto quello che avevo dovuto
affrontare – mi disse.
- Si lo so, ma magari hai avuto paura. Tutti sbagliano nella
vita. Errare è umano – gli dissi io.
- Ti è mai
capitato che un errore ti distrugga la vita? – mi chiese.
- Dove vuoi arrivare? – gli domandai.
- Tu rispondimi – mi disse.
- Ho fatto tanti errori, ma nessuno che mi ha distrutto la vita o
comunque che me l’abbia cambiata – gli dissi sincero.
- Ecco,
appunto. Solo a me poteva succedere – mi disse.
- Non riesco a seguirti – gli dissi.
- Dopo due
settimane dalla nostra rottura lo vidi insieme ad una
ragazza e in quel momento scattò qualcosa dentro di me. Lui era mio, come si
permetteva quella ragazza a stare con lui? Era questo quello
che mi chiedevo, ma subito la realtà mi schiaffeggiò. Lui era stato mio, ma non
lo era più. Mi resi conto che, forse, quel ragazzo era davvero importante per
me, ma non come un amico, mi resi conto che provavo qualcosa per lui, qualcosa
che andava al di là dell’amicizia, ma la mia freddezza
mi aveva impedito di rendermene conto in tempo. Non riuscivo a capacitarmi di
come fosse potuto succedere e non facevo altro che chiedermi
cosa provassi davvero per lui. Quella ragazza con cui lo vidi,
in poco tempo divenne la sua ragazza. Io e lei ci conoscevamo, frequentavamo la
stessa scuola e spesso ci fermavamo a parlare e ridevamo e scherzavamo insieme,
ma da quando si mise con lui iniziò a uccidermi con lo
sguardo e iniziò a comportarsi come una bambina, nel senso letterale della
parola. Quando mi vedeva ed era con lui, mi guardava e
poi si buttava addosso a lui. Non so perché lo facesse,
sapevo solo che ogni volta mi strappava il cuore. Quattro mesi dopo le ragazze
mi consigliarono di parlargli e a dirgli che mi ero
resa conto di aver sbagliato, ma io non me la sentivo. Non sarei riuscita a
dire nulla guardandolo negli occhi, così mi decisi a mandargli un messaggio,
dove gli scrissi tutto ciò che dovevo dirgli. La sua risposta? Il silenzio. Non
disse e non fece nulla. In quel momento mi spezzai. Iniziai a non mangiare più
e a dormire poco. Piangevo, ero sempre triste e non uscivo più di casa per non vederli insieme. Alice e Rose erano
disperate non sapevano cosa fare. Chiamarono zia Rachel e la fecero venire a New York, ma nemmeno lei riuscì a farmi calmare. I miei si
accorsero che qualcosa non andava e iniziarono a preoccuparsi per noi.
Finalmente, iniziarono a fare i genitori. Diventarono protettivi al massimo nei
nostri confronti e papà divenne gelosissimo di tutte e tre, soprattutto di me. Odia quando un ragazzo si avvicina a me, forse, per paura di
vedermi di nuovo in quello stato. Con il passare del tempo iniziai a
riprendermi, ma cambiai totalmente. Diventai una stronza di prima categoria.
Nessun ragazzo riuscì più a scalfirmi. Avventure di una volta e basta. Nessuno
poteva vantarsi di avermi colpito. Il dolore per quel ragazzo ancora era
presente e io mi ripromisi che nessun ragazzo si sarebbe avvicinato di nuovo a
me, nessun ragazzo mi avrebbe più fatto soffrire.
Diventai dura e aggressiva verso l’altro sesso e la maschera che già portavo
divenne più forte che mai, non la lasciavo cadere mai. Anche Rose e Alice
soffrirono per me, il legame che ci unisce era ed è troppo forte perché anche
loro non risentissero del mio stato. Dopo quanto mi
era successo diventammo quelle che tu hai conosciuto,
anche se voi siete riusciti a far tornare a galla quelle che realmente siamo –
mi disse lei terminando la sua storia.
- Lui non
ti cercò più? – gli chiesi.
- No, non
fece nulla. A volte mi sorrideva e spesso mi guardava, ma nulla di più. Le
ragazze dicevano che lui mi voleva ancora, ma che
l’orgoglio gli impediva di tornare da me, mentre io ho sempre pensato che lui
facesse così perché sapeva di ferirmi alimentando false speranze in me, voleva
che io soffrissi come io avevo fatto soffrire lui – mi disse.
- Sapeva
la tua storia? – gli chiesi.
- No, non
la sapeva nessuno. Per tutti noi Swan eravamo le ragazze più fortunate di New York, quelle ricche e popolari, quelle che potevano
vantarsi di avere due genitori che si erano fatti da soli. Sei tu, la prima
persona a cui ho parlato di me – mi disse.
Questo non
poteva che farmi enorme piacere. Questo significava che si fidava di me.
- I
ragazzi lo sanno? – chiesi riferendomi ai miei fratelli.
- Il primo
a saperlo è stato Emmett, Rose gli ha raccontato tutto e qualche giorno fa
anche Alice l’ha detto a Jasper. Loro comunque della
mia situazione sanno solo che ho avuto una delusione d’amore, le ragazze non
gli hanno spiegato nulla. Hanno detto che se un giorno
vorrò, sarò io a raccontarglielo, quindi su questo sei l’unico a saperlo – mi
disse.
C’era una
cosa che volevo assolutamente sapere.
- Posso chiederti
una cosa? Se non vuoi, però, non rispondere – gli
dissi.
- Dimmi – mi disse.
- Lo ami?
O comunque l’hai amato? – gli dissi.
- Non ho mai capito cosa in realtà provassi per lui. C’è stato un
periodo in cui ho creduto di si, ma non ne sono
sicura. Alice e Rose dicono che non è mai stato amore,
la mia era solo ossessione di lui. Avevo idealizzato in lui tutti i ragazzi e
quando me ne si presentava uno, facevo il paragone con
lui, e allora quello mi sembrava una nullità. Le mie sorelle dicono
che se io riuscirei ad aprire gli occhi mi renderei conto che per lui non provo
niente, è solo qualcuno a cui mi sono voluta aggrappare per avere una
giustificazione su cui sfogare il dolore della mia infanzia – mi disse lei.
- Ci soffri ancora, non è vero? – gli chiesi.
- Si, ma
molto di meno rispetto al passato. Ormai, il dolore sta passando. Ogni tanto ci
ripenso e ci sto male, ma nulla in confronto al passato – mi disse.
- Riuscirò
a farti smettere di stare male? – gli chiesi.
- Lo stai
già facendo. Mi aiuti ogni giorno, anche se non te ne rendi conto – mi disse lei.
- Questa è
la cosa più bella che mi potessi dire – gli dissi
sincero.
- Non vuoi
sapere perché ieri sera mi sono comportata in quel modo? – mi chiese.
- Perché hai pensato a lui? – gli chiesi, sperando che mi dicesse che mi sbagliavo.
Sarebbe
stato duro da accettare sapere che mentre parla con me, scherza
con me, sta con me gli viene in mente lui. Ti prego Bella dimmi
che mi sbaglio, non frantumare il mio cuore in mille pezzi, per favore.
- No,
perché ho visto un ragazzo che mi è sembrato lui – mi
disse lei.
- In che
senso? – gli chiesi.
- Ieri
mentre parlavamo, hai visto quei due ragazzi uscire dal locale? Quelli che
avevano dei cartoni di pizza nelle mani? – mi chiese.
- Si, gli ho visti – gli dissi.
Me ne
ricordavo perché, a parte me e Bella, fuori non c’era nessuno, quindi c’era
abbastanza silenzio e quei due quando erano usciti dal
locale avevano fatto una caciare terribile, ridendo come dei pazzi.
- Quello
biondo con i capelli spettinati mi è sembrato lui – mi disse
lei.
- Di
sicuro ti sei sbagliata. Cosa ci poteva fare lui qui?
– gli dissi io.
- Questo
non lo so, ma sono quasi sicura che fosse lui. La sua
risata la riconoscerei tra mille, e poi i capelli scompigliati in quel modo erano tipici di lui e anche il fisico combaciava
perfettamente – mi disse lei.
Se davvero era lui, non
sapevo se essere felice o se andarmi a buttare da un dirupo. Che
cosa era venuto a fare? A far soffrire Bella anche lì? Non glielo avrei
permesso se questo era il suo intento.
- Se è lui, sicuramente lo rivedremo qualche altra volta – gli
dissi io sperando con tutto me stesso che questo non succedesse.
- Non so
se voglio vederlo – mi disse lei rattristandosi.
- Bella,
non fasciarti la testa prima di rompertela. Può essere stato tutto un caso. Può
essere che l’hai scambiato per qualcun altro – gli dissi io.
- Può
essere. Non so se sperare che sia così oppure sperare
che in realtà sia lui. Comunque per adesso non
importa, e poi ho chi mi protegge – mi disse lei sorridendomi.
- Ah si? E chi sarebbe? Lo conosco? – gli dissi reggendogli il gioco.
- Non
saprei. E’ un playboy da strapazzo, con due bellissimi occhi azzurri e i
capelli sempre al vento – mi dissi.
- Non
credo di conoscerlo – gli dissi io.
- Non sai
quello che ti perdi – mi disse lei schioccandomi un
bacio sulla guancia.
- Beh, deve essere fortunato a poter proteggere te – gli dissi
dandogli anch’io un bacio sulla guancia.
- Infatti lo è, ma anch’io lo sono ad averlo, fortunata
intendo. Adesso scendiamo giù, prima che ci credano dispersi – mi disse lei
tirandomi per il braccio e portandomi fuori dalla sua
stanza. Eravamo ancora tutti in pigiama e scendendo sotto notai che anche gli
altri lo erano. Erano tutti in salotto che giocavano alla
play station. Quando le ragazze ci avevano detto di averne una, eravamo rimasti stupiti, non credevamo che potessero averla.
Ci unimmo anche noi a loro e tutti videro Bella sorridente e sorrisero anche
loro. Alice e Rose gli fecero un cenno con la testa e Bella ricambiò dicendo
solamente “Finalmente ci sono riuscita”.
Le ragazze mi guardarono e sorrisero, mentre io ricambiai il sorriso. Di sicuro
quello era il modo di Bella per far capire alle sorelle che mi aveva raccontato
tutto.
- Se avessi saputo che c’era qualcuno in gradi di far sorridere
Bella con la facilità in cui ci riesci tu, ti sarei venuta a cercare molto
tempo fa – disse Alice rivolgendomi a me, mentre Rose annuì.
Emmett e
Jasper la guardarono sconvolti, forse, non credevano che Bella mi avesse
raccontato tutto.
- Lo sa
anche lui. Gli ho raccontato tutto – gli disse Bella.
Vidi gli
sguardi dei miei fratelli tranquillizzarsi e mi guardarono sorridenti. Bella
spiegò ciò che era successo la sera prima e raccontò per sommi capi a Jasper e Emmett, la storia di quel ragazzo, che solo allora scoprì
si chiamasse Lucas. Mi era sfuggito di chiedergli prima. Ovviamente non
raccontò tutto, per filo e per segno come aveva fatto con me, ma comunque il riassunto che fece era ottimo per far capire
cosa fosse successo. Adesso tutti e tre sapevamo di
loro. Sarebbe toccato a noi raccontargli la nostra storia, anche se a confronto
della loro la nostra era una stupidaggine. In fondo,
noi l’affetto dei genitori l’avevamo avuto, l’unica cosa che ci
era mancata era la loro presenza. Per quel giorno, però, era meglio
fermarsi lì. Basta storie tristi, avremmo parlato di
noi, in un altro momento. Andammo a cambiarci, prima che Renèe tornasse e ci
vedesse in pigiama. Non pensavo che avrebbe creduto che non avessimo fatto
niente. Quando ci cambiammo tornammo giù e si mettemmo a giocare alla play station, ridendo e scherzando come sempre.
Scoprimmo anche, che finalmente, Emmett e Rosalie, avevano
messo fine a quella promessa fatta dal quel pazzo di mio fratello e
finalmente avevano fatto le cose per bene. Ciò che disse Emmett e che Rosalie
condivise con lui ci colpì tutti. “Per la prima volta in vent’anni ho fatto
l’amore e non sesso”. Ero contento per loro, così come lo
erano gli altri. Quando Renèe tornò, si
meravigliò di trovarci lì. In effetti era mancata per
una settimana e mezzo, e l’ultima volta che ci aveva visti era stata alla cena
in cui sembrava che tutti e sei ci odiassimo, invece, adesso ci trovava a
ridere e scherzare tutti insieme. Le ragazze si giustificarono dicendo
solamente: “Le cose cambiano” e poi
tornarono a giocare con noi. Renèe, comunque, si
mostrò contenta che fossimo diventati amici, del resto era quello che sperava
considerato il fatto che lei e Charlie erano molto amici di mamma e papà.
Restammo tutto il pomeriggio a casa a giocare, poi noi ragazzi tornammo a casa
a prepararci, mentre le ragazze fecero altrettanto, visto che poco dopo
dovevamo uscire. Due ore dopo tornammo a casa Swan e cosa
strana li trovammo pronte. Uscimmo e andammo in un pub
a mangiare, poi decidemmo di andare in discoteca. La serata fu divertentissima,
a parte un pugno che avevo sganciato a un ragazzo che
si era permesso di toccare Bella, nonostante lei lo avesse rifiutato. Si era trovato con il naso rotto, ma a parte quel piccolo dettaglio,
la serata era stata grandiosa. Ci divertimmo da morire. E Alice si era dimostrata la solita pazza di sempre. Adoravo
quel folletto e adoravo il fatto che mio fratello se
ne fosse innamorato. Verso le sei mezzo di mattina decidemmo
di tornare a casa. Accompagnammo le ragazze e poi tornammo a casa. Trovammo
mamma che stava uscendo di casa per andare non so
dove. Come faceva ad uscire alle sei e mezzo di mattina? Quello era l’orario di entrata, non di uscita. Ci domandò dove fossimo stati e ci ricordò che quella casa non era un albergo.
Non appena gli dicemmo che eravamo stati con le
ragazze fece un sorriso a trentadue denti e disse che era felicissima, poi se
ne andò. Lei e papà adoravano quelle tre. Spesso si erano
fermate a casa da noi e mamma e papà li trattavano come figlie e anche loro tre
sembravano adorare mamma e papà. Erano felicissimi del fatto che Emmett e
Rosalie si fossero messi insieme, ed erano sicuri che anche io e Jasper avremmo fatto breccia nel cuore di Alice e Bella. Su Alice e
Jasper non avevo nessun dubbio, ma su Bella e me, iniziavo ad averne parecchi.
Forse, in questo momento, Bella aveva solo bisogno di un buon amico e non di un
ragazzo, ma io non sapevo fino a quando sarei riuscito
a resistere tenendo nascosti i miei sentimenti. Andai nella mia stanza, mi feci
una doccia, mi misi il pigiama e poi mi misi sotto le
coperte. Ripensai a quello che Bella mi aveva detto quella mattina. E se Bella avesse ragione? Se quel
ragazzo era davvero Lucas? Ma cosa poteva essere
venuto a fare a Phoenix? All’improvviso uno strano pensiero mi frullò in testa.
E se fosse venuto per Bella? Se dopo la partenza di lei si fosse reso conto che la voleva? Se fosse venuto per riprendersela? No, non poteva essere
vero. Quello era un incubo, stavo solo delirando, non c’era altra spiegazione. Se in quattro anni non aveva mostrato interesse per lei,
perché doveva farlo adesso? Adesso che io ero entrato nella sua vita? No,
quello che stavo pensando era impossibile. Ero io che ero diventato troppo
paranoico. E comunque, qualunque cosa fosse successo,
non importava perché Bella era mia e nessuno me l’avrebbe portata via. Con
questo pensiero mi lasciai cullare dalle braccia di Morfeo.
Risposte alle vostre
recensioni:
- SweetCherry:
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Ecco questo capitolo con quello
che pensa Edward.
-gamolina: Beh
diciamo che manca ancora qualche capitolo all’arrivo di Lucas, ma non ti sei sbagliata
sul fatto che Edward soffrirà.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta di essere riuscita nel mio intento e di
far capire quello che volevo.
- ross_ana:
Si, Alice e Jasper hanno fatto un passo avanti. Quanto a Edward e Bella
dovremmo aspettare parecchio.
- serve: Hai
indovinato, da adesso anche Edward soffrirà, ma ancora ci vuole un po’. Diciamo che non è detto che quello che ha visto Bella sia la
realtà dei fatti, magari come ha detto lei è stato solo frutto della sua
immaginazione, o forse dovuto al fatto che aveva bevuto un po’.
- angel94: Si, c’è
sempre qualcuno che rovina tutto. Comunque non ti
anticipo se era Lucas o meno, ma ti dico che per qualche altro capitolo lui non
ci sarà.
- eMiLyBlOoD: Beh essere troppo simili a volte non aiuta ed è
normale che si finisce per litigare o per non andare sempre d’accordo. Comunque io ho voluto descriverli così uniti sia le ragazze
che i ragazzi perché c’è li vedo benissimo così e poi credo che il legame tra
sorelle, o tra fratelli sia qualcosa di unico, soprattutto se a separarti sono
solo pochissimi anni di differenza. Anche quest’altra
frase è bellissima e me la sono scritta, magari chissà la proporrò in una delle
mie storie, sempre se per te non è un problema, ovviamente precisando che è
opera tua.
- G_i_s_y: Anch’io amo Edward Cullen. Mi sa che sono in tanti ad
amarlo. Alla tua domanda ti rispondo dicendo solo: “A volte l’apparenza inganna”.
Credo che hai già capito.
- moni: Si, diciamo che manca solo
Bella, ma per lei dobbiamo ancora aspettare parecchio. Soffierà molto più di
quello che hai visto.
- _els_: Sono
contentissima che la mia storia ti piaccia. E’ bello
sapere che quello che scrivo piace, anche perché ci metto tutta me stessa.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
28
UN SOGNO
CHE SI AVVERA
POV ALICE
Era passata
già un settimana da quando avevo raccontato la mia
infanzia a Jasper, da quando gli avevo confidato tutto ciò che mi turbava. Con
le sue poche parole e con i suoi gesti era riuscito a
consolarmi e a non farmi cadere nel baratro senza fine che mi risucchiava
dentro tutte le volte che pensavo al passato. Anche Rosalie aveva raccontato
tutto a Emmett e, cosa davvero insolita, anche Bella
aveva parlato con Edward. Non credevo l’avrebbe fatto,
non ancora almeno, invece, era successo. Edward aveva un’ascendente
fortissimo su Bella ed ero felice di questo, perché lui sembrava
interessato a lei, anche se Bella non se ne rendeva conto. Io e Rosalie avevamo
preferito non dirgli nulla, non volevamo essere noi ad aprirgli gli occhi
perché non eravamo sicure di come Bella potesse reagire, non eravamo del tutto
certe che lei fosse pronta per stare con qualcuno, anche se ne
aveva dannatamente bisogno. Io, invece, ero
completamente e inesorabilmente innamorata di Jasper, ormai, avevo anche
smesso di negarlo a me stessa. Quel ragazzo mi aveva letteralmente stregato e
tutte le attenzioni che mi rivolgeva mi facevano sentire bene con me stessa, mi
rendevano felice. Non ne ero sicura, ma credevo cha i
miei sentimenti verso di lui erano ricambiati e questo non facevano altro che
dirmelo anche le mie sorelle e i miei nuovi fratelli acquisiti: Emmett e
Edward. Gli volevo un gran bene. Avevo legato con loro molto, e sapevo che
quello che mi teneva legati a loro era qualcosa di completamente differente
rispetto a quello che mi legava a Jasper. Lo amavo davvero, provavo per lui
quello che non avevo mai provato per nessuno. Eravamo così diversi, lui calmo e tranquillo, io un’inguaribile pazza euforica, ma in
fondo eravamo più simili di quello che credevamo e, poi, com’è che si dice? Gli
opposti si attraggono.Non potevano
esserci parole più azzeccate. Andai in salotto e trovai Rosalie che parlava al
cellulare, non appena mi vidi, chiuse subito la telefonata.
- Con chi
parlavi? – gli chiesi.
- Con
Emmett. Sta passando a prendermi. Deve andare a comprarsi un paio di scarpe
così ne approfitto per comprare qualcosa anch’io – mi
disse lei.
- E lui lo
sa il tuo programmino? – gli chiesi.
- No, diciamo che questo dettaglio ho evitato di dirglielo – mi
disse lei ridendo.
- Povero fratellone.
Qualche giorno quei tre ci uccidono – dissi io ridendo
pensando a quello che gli facciamo vedere ogni volta che ci accompagnano a fare
shopping.
- L’ha
voluta la bicicletta? E ora pedala – mi disse Rosalie
scoppiando subito dopo a ridere.
- Sante parole
– dissi ridendo anch’io.
- Ragazze
noi usciamo, ci vediamo stasera – ci disse Bella
entrando nel salone con Edward.
- Non è
ancora venuto Emmett? – chiese Edward.
- No,
perché? – gli chiese Rosalie.
- Ma perché un fratello deficiente doveva capitare a me? –
disse Edward prendendo il telefono.
Scrisse un
messaggio e poi lo riposò nella tasca.
- Mi sto
perdendo qualcosa? – disse Rosalie.
- No, tutto
apposto. Solo che è in ritardo – gli disse lui.
- E va beh, che sarà qualche minuto di ritardo – gli dissi io.
- Ricordati che lo stai dicendo. Quando qualche volta Jasper arriverà
in ritardo ricordati di queste parole – mi disse Edward ridendo.
- Non
occorre che me ne ricorderò perché Jasper non verrà mai in ritardo considerando
che tu non gli dirai mai quello che ho appena detto –
gli dissi io.
- Certo che
non lo farà – intervenne Bella.
- Brava la
mia sorellina. Mettilo in riga – gli dissi io.
- Non lo
farà perché lo farò io – mi disse lei ridendo e prima
che potessi rispondergli tirò Edward per un braccio portandolo fuori.
E poi sarei io il folletto
malefico?
- Mi sembra più tranquilla – mi disse Rosalie riferendosi a
Bella.
- Lo credo
anch’io. Tutto merito di Edward credo – gli dissi io.
Era passata
quasi una settimana da quando Bella aveva giurato di
aver visto Lucas qui a Phoenix, ma non era più successo, quindi di sicuro si
era sbagliata, forse, era stato tutto frutto della sua fantasia.
- Edward
credo sia l’unico in grado di aiutarla. Quando sta con
lui, Bella è più tranquilla, è sorridente, sembra felice – mi disse lei.
- Condivido
con te. Edward è la sua medicina. Non so quale angelo del cielo l’abbia mandato, ma sono felice che sia successo. Un po’ di
felicità se la merita – gli dissi.
- Io la mia
di felicità l’ho avuta, tu manca pochissimo e spero che anche per lei vada
tutto bene – mi disse lei.
Non serviva
nemmeno che controbattessi su quanto aveva detto,
anche perché, ormai, mi ero convinta anch’io che con Jasper era tutta questione
di tempo.
- A lui, lei
piace e pure parecchio, ma a lei non riesco a capirla. A volte sembra piacergli, a volte sembra considerarlo solo un amico.
Il problema è che non riesce a lasciarsi andare, se lo farebbe si renderebbe conto di cosa è per lei Edward. Diciamocelo
chiaramente, quei due tutto sembrano tranne che amici
– gli dissi io.
- Quei due
chi? – disse una voce alle nostre spalle che riconobbi essere quella di Emmett.
- Edward e
Bella – gli disse Rosalie.
- Condivido
con voi. Se Bella aprisse gli occhi non sarebbe male
come cosa – ci disse lui avvicinandosi a me e dandomi un bacio sulla guancia
per poi andare verso Rosalie e baciarla come solo loro due sapevano fare.
- Magari con
il tempo se ne renderà conto – disse Rose dopo essersi
staccata dalle sue labbra.
- Speriamo – dissi io.
- Speriamo
si. Comunque andiamo amore? – disse Emmett a Rosalie.
- Si, certo
– gli disse lei alzandosi.
- Ciao
folletto pestifero – mi disse Emmett.
- Non era
folletto malefico? – gli chiesi stando allo scherzo.
- Ogni tanto
mi piace cambiare – mi disse lui.
- Ah certo.
Hai ragione. Andate va – gli dissi mentre io mi
sedetti sul divano e accesi la tv iniziando a fare zapping con il telecomando.
Sembrava non
esserci nulla di interessante, o forse, la verità era
che in quel momento sarei voluta essere in compagnia di Jasper, ma quel giorno
sembrava avere doppi allenamenti di nuoto. Eppure non
riuscivo a capire il perché. Non c’era nessuna gara in previsione e di solito i
doppi allenamenti li faceva solo in quell’occasione.
Boh! Mi sdraia sul divano e iniziai a pensare a tutti i momenti che avevo passato con lui. Ero tanti, anche se aveva da solo un
mese che avevamo fatto amicizia, ma in quel mese non ci eravamo
mai staccati. Tutti e sei eravamo praticamente
inseparabili. Mi addormentai sul divano pensando a lui. Mi svegliai tempo dopo
sentendo il mio cellulare vibrare. Lo presi e vidi che c’era un messaggio non
letto. Era di Jasper. Lo lessi:“Esci fuori. Ti aspetto”. Cosa poteva volere e poi, perché non era entrato lui?
Guardai l’orario. Erano le cinque e mezza di pomeriggio, a
quest’ora doveva essere ancora agli allenamenti. Mi alzai e corsi in
terrazza a vedere cosa volesse. Mi affacciai alla
ringhiera e ciò che vidi mi lasciò completamente basita. Stavo sognando o era
realtà? Non sapevo cosa fare. Lui alzò la testa verso la terrazza e mi sorrise.
- Allora che
fai principessa? Scendi o no? – mi chiese lui ancora sorridendomi.
- E’ un
sogno o realtà? – gli chiesi ignorando la sua domanda.
- E’ un
sogno che diventa realtà – mi disse lui sorridendomi.
Non poteva
trovare frase più azzeccata. Non gli risposi neanche, entrai di nuovo dentro e
corsi fuori, dove c’era il mio principe che mi attendeva. Jasper era un pazzo,
un folle. Si era presentato a casa mia sopra un cavallo nero, quello che avevo
sempre sognato. Quel sogno che facevo sempre, ma che sapevo non si sarebbe
avverato mai, invece mi sbagliavo. Corsi fuori e vidi Jasper scendere da
cavallo e avvicinarsi a me. Io gli saltai letteralmente addosso. Lui mi afferrò
e mi sollevò da terra. Mi aggrappai con i piedi ai suoi fianchi e finalmente lo
bacia. Non potevo crederci. Mi sembrava tutto così
irreale, eppure era tutto vero. Quel bacio fu come il primo di tutta la mia
vita perché era il primo bacio che avevo davo per amore, un amor puro e
incondizionato. Lo amavo, lo amavo sopra ogni cosa.
Era diventato il centro di tutta la mia vita, l’unica persona per cui valesse la mena aprire il mio cuore e donarglielo.
Dopo il gesto che aveva fatto sapevo che non ne
avrebbe fatto cattivo uso, sapevo che avrebbe conservato il mio cuore e lo
avrebbe trattato con massima cura. Il bacio divenne sempre più passionale e le
nostre lingue continuavano a giocare tra loro come in una danza, le nostre
labbra combaciavano perfettamente, come se fossero state create per
appartenersi. Dopo minuti interminabili ci staccammo, ma io rimasi sempre in
braccio a lui e ci guardammo perdendomi in quel verde dei suoi occhi.
- Il
principe è venuto a salvare la principessa. Credi che io ne sia in grado? – mi
disse lui dolcemente.
- Credo che
non esisti un principe più adatto di te per me – gli dissi
sincera.
- Questo
significa che da oggi sei la mia principessa? – mi
chiese lui.
- Questo
significa che io sono la tua principessa dalla prima volta che ci siamo
incontrati – dissi io.
- Ne sei
davvero sicura? – mi disse lui sorridendomi.
- Ok,
proprio da quando ci siamo conosciuti no, ma da quando c’è
stata quella cena si – gli dissi.
- Quella
cena mi ha cambiato la vita – mi disse lui.
- Anche a me – gli dissi tornando a baciarlo.
Non avevo
mai desiderato così tanto delle labbra in vita mia, ma
la cosa che più mi attirava non erano le sue labbra, ma l’effetto che esse
facevano su di me. Baciandolo riuscivo a sentire la pelle d’oca, sentivo mille
farfalle nello stomaco, sentivo come se nel mondo non esistessimo che io e lui
solamente. Dopo non so quanto ci staccammo.
- Da quando
ti conosco, sei diventata il centro del mio Universo –
mi disse.
- E tu del
mio – gli dissi.
- Vieni con me – mi disse lui facendomi scendere da addosso a
lui.
Io lo seguì e una volta arrivati vicino al cavallo mi fece salire
e poi salì pure lui. Quel cavallo era bellissimo, era
nero con il pelo lucente. Era il cavallo più bello che avessi mai visto, ma più
bello di lui c’era il mio principe. Iniziò a cavalcare, uscendo da casa mia e
portandomi sulla spiaggia, che non distava molto dalla mia villa. Il mare
stranamente era calmo e passeggiammo in groppa al cavallo in riva alla
spiaggia. Dopo un po’ ci fermammo e, scesi da cavallo, ci sedemmo sulla
spiaggia. Io appoggiai la mia testa al suo petto e restammo per un po’ lì,
fermi, senza dire una parola. Poi, lui prese a parlare.
- Non
credevo che avrei mai provato qualcosa del genere per qualcuno – mi disse lui.
- Non
credevamo tante cose, ma sbagliavamo e sai una cosa?
E’ stato più bello così. Non credevo avrei mai dato il
mio cuore a qualcuno, invece, è successo ed è successo in un momento in cui non
me lo aspettavo. Sei entrato nella mia vita all’improvviso e l’hai
scombussolata e ne sono felice – gli dissi.
- Lo sono
anch’io. Sono la persona più felice che esista – mi disse
lui.
- Io ti faccio concorrenza – gli dissi.
Lui non mi
rispose, ma con un dito iniziò a disegnare qualcosa sulla spiaggia. Quando terminò osservai ciò che aveva fatto e notai un che
cuore gigante si trovava ai nostri piedi. Gli sorrisi, era
un gesto carinissimo. Qualche minuto dopo arrivò un’onda più forte delle altre,
che toccò il cuore e ne cancellò una parte.
- Anche noi faremo la sua fine? – chiesi a Jasper riferendomi
al cuore che da una parte era stato cancellato, sperando che lui riuscisse a rassicurarmi
che la nostra storia sarebbe durata per sempre.
- Non ti
seguo – mi disse lui che non aveva capito dove volessi
arrivare.
- Credi che
il nostro amore sia come un cuore disegnato sulla sabbia? Un cuore a cui
basterebbe un’onda un po’ più forte per essere cancellato e per non lasciare
alcuna traccia sulla spiaggia? – gli chiesi.
Lui mi
sorrise, ma non mi rispose, poi si alzò e andò a prendere qualcosa dalla
spiaggia. Quando tornò aveva dei sassi in mano e
iniziò a formare un cuore con i sassi.
- Anche i sassi possono essere portati via dall’acqua – gli
dissi io.
- Si, ma
resteranno comunque in mare, non potranno mai
scomparire. Il nostro amore non verrà distrutto da
niente e da nessuno. E’ una promessa – mi disse lui
baciandomi dolcemente.
Quanto era dolce il mio amore. Come avevo fatto a credere per diciotto anni che l’amore non
esistesse? Che l’amore era solo un sentimento presente
in libri e film? L’amore esisteva anche nella realtà e quello reale era il
migliore.
- Hai ragione – gli dissi.
- Ti amo – mi disse lui.
Non potevo
credere alle mie orecchie. Quante volte avevo sognato che queste due paroline
uscissero dalla sua bocca? Tante, troppe volte e adesso era successo davvero.
Lui mi amava, amava me. Adesso era ufficiale, al mondo
non poteva esistere una persona felice come me in quel momento.
- Ti amo
anch’io – gli dissi baciandolo.
Era la prima
volta che dicevo quelle parole, ma con lui non mi sarei mai stancata di
pronunciarle, perché erano reali, erano vere e soprattutto erano state
pronunciate dal mio cuore. Ci sdraiammo sulla spiaggia appoggiando la testa sul
cuore di sassi che Jasper aveva fatto poco prima e lui
mi strinse tra le sue braccia. Restammo lì non so per quanto tempo, so solo che
ad un certo punto entrambi ci addormentammo tra le braccia
dell’altro. Quando mi svegliai era già il tramonto e
mi accorsi che Jasper era sveglio accanto a me che stava facendo qualcosa con
la sabbia, forse, stava scrivendo qualcosa.
- Quanto ho dormito? – gli chiesi.
- Cinque
minuti in più di me – mi rispose.
- Come
abbiamo fatto ad addormentarci? – gli domandai.
- Sarà stata
la magia del posto – mi disse lui, in effetti tutta
quella situazione era davvero romantica.
- Lo sai che
non ti facevo così romantico – gli dissi.
- Ci sono
tante cose di me che ancora devi scoprire – mi disse
dandomi un bacio a fior di labbra.
- Qualcosa
mi dice che sarà un vero piacere – gli dissi.
- Ne sono convinto – mi disse lui.
- Cosa stavi facendo prima che mi svegliassi? – gli dissi
riferendomi al fatto che non appena sveglia mi era sembrato di vederlo scrivere
qualcosa con la sabbia.
- Questo –
mi disse lui indicandomi una scritta che fino ad allora
era rimasta nascosta dal suo corpo.
Quando la
vidi gli occhi mi si riempirono di lacrime, mi
sembrava tutto un sogno e, invece, era tutto realtà. Lì, stesa nell’immensa
spiaggia c’era una scritta, una bellissima scritta, così grande da farmi
sembrare una nullità, una scritta piena d’amore: “Ti amo sopra ogni cosa”. La gioia che provavo in quel momento era
alle stelle, dentro di me c’era una Alice in miniatura
con un cappellino da festa e una trombetta che suonava per la felicità. Ok,
stavo davvero delirando. Mi buttai su Jasper e lo riempì di baci. Lo amavo più di ogni altra cosa al mondo.
- Anch’io ti amo sopra ogni cosa – gli dissi tra un bacio e
l’altro.
Restammo lì
a ridere, scherzare e baciarci per un po’, poi decidemmo di tornare a casa,
visto che si era fatto un po’ tardi. Salimmo di nuovo in sella al cavallo e mi
riaccompagnò a casa per poi andarsene. Il cavallo doveva tornare al maneggio e
il mio principe al suo castello. Quando rientrai a
casa saltellavo dalla gioia e vidi Rosalie, Bella e Edward in salotto a
parlare. Non appena mi videro mi sorrisero.
- Sapevate tutto voi, non è vero? – gli chiesi.
- Ovviamente
– mi risposero tutti all’unisono.
- Potevate dirmelo – gli dissi.
- Se te lo dicevamo che sorpresa era? – mi disse Edward.
- Il tuo
ragionamento non fa una piega – gli dissi.
- Il tuo
sogno da bambina finalmente si è realizzato. Te lo dicevo io che eri pessimista. Lui è quello giusto – mi
disse Bella.
- Lo so, che
è quello giusto ed è l’unico per me – gli dissi.
- E come previsto anche la seconda sorella Swan e il secondo
fratello Cullen si sono accasati. Vediamo quando si
decidono gli altri – disse Rosalie riferendosi a Edward e Bella.
- Anche noi ci siamo accasati. Diglielo
Edward – disse Bella.
- Si vero, confermo – disse Edward.
- Anzi, noi
siamo passati ad uno stadio successivo – disse Bella.
- E sarebbe? – gli chiese Rose.
- Abbiamo
anche procreato. Risultato? Un bel bambino che ci tiene svegli la notte – disse Edward.
- Che stupidi che siete – gli dissi io lanciandogli un cuscino
che Edward prontamente prese prima che gli arrivasse alla faccia.
- Dov’è andato adesso il principe? – mi disse Edward ridendo.
- A posare
il suo cavallo – gli dissi io reggendogli il gioco.
- Più che
altro il cavallo del maneggio – continuò lui.
- Ma com’è che devi sempre rovinare tutto – gli disse Bella dandogli
una cucinata in piena faccia.
Lui
prontamente si mise sopra di lei e iniziò a fargli il solletico. Bella rideva
come una pazza e cercava di dimenarsi, ma era tutto inutile. Provava a chiedere
l’aiuto di me e Rosalie, ma non l’avremmo aiutata, anche perché se ci avessimo provato saremmo finite sotto tortura anche noi come
tutte le volte in cui ci avevamo provato.
- Te la sei
cercata – gli disse Rose ridendo seguita da me.
Dopo aver
imprecato su di noi dicendo che gliel’avremmo pagata
iniziò a implorare Edward di smetterla, ma lui non ne aveva nessuna intenzione.
Si stava divertendo troppo. Quei due erano sempre i soliti. Chissà se Bella prima o poi avrebbe aperto gli occhi, ma soprattutto il
cuore e si sarebbe lasciata andare. Lo sperai con tutta me stessa. Edward era
la cosa più bella che gli era capitata nei suoi
diciannove anni.
- Il mio
fratellone dov’è? – chiesi a Rose riferendomi a Emmett
e lasciando perdere quei due che ancora erano nel divano a torturarsi.
- E’ andato a prendere Jasper – mi rispose.
- Ma se
Jasper era con me – gli chiesi.
- Brava, hai
scoperto l’acqua calda – mi disse battendo le mani per
sfottermi – è andato a prenderlo dal maneggio visto che doveva posare il
cavallo – concluse lei.
- E va beh,
non avevo capito e poi pensavo avesse lasciato la sua
macchina al maneggio – gli dissi io.
- No, ha
chiamato Edward per andarlo a prendere, ma il signorino era troppo occupato a
fare guerra con Bella, quindi c’è dovuto andare Emmett – disse lei ridendo
vedendo che quei due continuavano la loro lotta di solletico senza curarsi che
ci fossimo anche noi.
- Chissà
perché c’era da immaginarselo – dissi io.
Edward non
perdeva occasione di stare con Bella, era come se lei fosse diventata la sua
droga. Bella ti prego apri gli occhi, hai un angelo
davanti e non te ne rendi conto. Restammo in salotto ancora un po’, mentre quei
due continuavano a fare i bambini, soprattutto Bella che rideva e urlava come
una pazza pregando Edward di smetterla.
- Cosa sono tutte queste urla? – chiese papà comparendo in
salotto e irrigidendosi vedendo Edward sopra di Bella, del resto dalla sua posizione,
quella scena poteva essere fraintesa.
Edward
quando sentì la voce di papà si fermò di scattò e si
alzò da sopra di Bella sedendosi sul divano. Non sapeva cosa dire, considerando
che papà non era molto accondiscendente verso queste cose, soprattutto
quando si trattava di Bella. Fossimo state io o Rose, si sarebbe seccato, ma non come per Bella. Per lui era una cosa
involontaria, non poteva farci nulla, aveva visto Bella soffrire troppo e
adesso aveva paura quando un ragazzo si avvicinava. Nonostante questo aveva preso bene il fatto che i Cullen
fossero diventati nostri amici, e la sua gelosia nei loro confronti non si era
mai mostrata. Sapeva che Rose e Emmett stavano insieme
ed era contento, così come lo era per me e Jasper, considerato che anche lui credeva
che presto Ci saremmo messi insieme, e non si era sbagliato. Non era geloso
nemmeno dell’amicizia che io e Rose avevamo con i
ragazzi e delle confidenze che loro aveva nei nostri riguardi, ma con Bella era
tutta un’altra storia. Emmett non poteva scherzare con le, non
poteva chiamarla con tutti i nomignoli che gli aveva affibbiato, non poteva
prenderla in braccio, caricarsela a sacco di patate come era solito fare se
c’era papà davanti. Per Jasper era lo stesso, lui non ci poteva scherzare, non
si poteva avvicinare, non poteva giocare con lei se papà era presente, per non
parlare di Edward. Edward era il suo peggior incubo quando stava con Bella. Lui con noi poteva scherzare,
ma con Bella era un’altra cosa. Non poteva giocarci, stargli vicino, scherzarci
senza che lui storcesse la bocca. Papà adorava tutti e tre, ma quando si
avvicinavano o scherzavano troppo con Bella, allora iniziava a lanciargli
sguardi di fuoco. Era iperprotettivo nei suoi confronti, per
lui Bella era off-limits. Ogni volta che gli chiedevamo di smetterla e
di essere un po’ meno esasperante nei suoi confronti ci diceva “Ho visto Bella soffrire, non voglio che
succeda ancora. Anche se non vuole darlo a vedere non
è ancora pronta per aprirsi di nuovo con qualcuno”. A quel punto nessuno
doveva controbattergli, altrimenti erano cazzi amari. Una cosa era certa, Bella non avrebbe sopportato a lungo il suo
comportamento. Fino ad allora, quello, non era stato
un problema per lei, considerando che non frequentava ragazzi e soprattutto
considerando che non aveva mai voluto amici maschi, ma da quando c’erano i
Cullen era tutto diverso. Per lei Emmett e Jasper erano come due fratelli e gli
piaceva parlare, scherzare e giocare con loro. E Edward, beh con lui aveva un rapporto tutto suo, un rapporto a
cui non poteva e non voleva rinunciare. Papà stava solo minando alla sua
pazienza e dallo sguardo di Bella in quel momento qualcosa mi diceva che quella pazienza era giunta al limite. Fino ad ora
si era limitata a trattenersi davanti a papà, ma non poteva farlo in eterno.
- Stavamo solo giocando – disse Bella a papà ricomponendosi
anche lei e sedendosi sul divano a fianco a Edward.
- Non mi sembrava – gli disse papà.
- Gli stavo solo facendo il solletico – lo informò Edward.
- Ed era obbligatorio che lo facessi? – gli chiese mio padre
con sguardo ancora furioso.
- E perché non doveva farlo? – gli disse Bella.
- Perché no – gli disse papà semplicemente.
- Ma non stava facendo niente di male – gli dissi io.
- Stavano solo giocando – continuò Rosalie.
- Voi non intromettetevi – ci rimproverò papà.
- E perché non dovrebbero farlo? Stanno solo dicendo la verità – gli disse Bella iniziando ad urlare.
La sua
pazienza si era andata a fare benedire e del resto non aveva tutti i torti,
visto che quel comportamento di papà era fuori luogo. E
poi aveva da un mese e mezzo che diceva sempre le stesse cose, non se ne poteva
più. Guardai Bella e notai che aveva assunto
l’espressione tipica di quando stava per fare una sfuriata. Guardai Rosalie e
Edward e anche loro l’avevano notato.
- Lasciamo perdere. Scusami Charlie, vedrai che non si
ripeterà più. Adesso è meglio che vada – disse Edward
alzandosi dal divano.
Aveva detto
quelle cose per cercare di sistemare la situazione e risolverla in modo
pacifico, ma questo peggiorò solo le cose.
- Tu non vai
da nessuna parte e non fare promesse che non puoi mantenere. Stavamo
solo giocando, non c’era nulla di male – disse Bella urlando e fermando
Edward per un braccio costringendosi a risedersi.
- Non alzare
la voce – la rimproverò papà.
- Infatti non lo farò perché me ne vado e lui viene con me –
disse Bella alzandosi dal divano e tirando Edward per un braccio.
- Dove credi
di andare? – gli chiese papà.
- Da qualche
parte dove non ci sei tu e mi posso comportare come
voglio con i miei amici – gli disse Bella arrabbiata.
- Non
capisci che lo faccio per il tuo bene. Non voglio vederti
soffrire ancora – gli disse papà.
- Per il mio
bene? Sei davvero sicuro di sapere quale sia il mio
bene? No, non lo sai, perché se lo sapessi non ti comporteresti
così – gli disse Bella.
- Adesso non
capisco perché stai reagendo così. Non vedo il motivo per cui
ti devi arrabbiare – gli disse papà.
- Non puoi
pretendere che io stia zitta mentre tu dici ai miei
amici come si devono comportare con me. Perché non provi ad accettare il fatto
che a me sta bene così? – gli disse mia sorella.
- Senti Bella, non ho voglia di litigare – gli disse papà.
- Bene
allora se non vuoi farlo ti consiglio di smetterla con questo comportamento. Se vuoi che andiamo d’accordo devi accettare anche Edward. Se prendi me, prendi anche lui. Non ho intenzione di
rinunciare a lui solo per fare un piacere a te. E la
stessa cosa vale per Emmett e Jasper. Adesso se non ti dispiace noi andremo –
gli disse Bella per poi tirare Edward per un braccio e
uscire dalla stanza senza dare il tempo a papà di rispondergli.
Io e Rosalie
ci guardammo e ci venne da ridere, mentre papà ci guardava sconvolto.
- Cosa avete da ridere? – ci chiese.
- Direi che te la sei meritata – disse Rosalie riferendosi alla
sfuriata di Bella.
- Posso capire cos’è successo per farla reagire in quel modo?
Fino a un mese fa odiava i ragazzi e adesso reagisce
in quel modo per difenderne tre? – ci chiese papà.
- Le cose
cambiano e poi quei tre non sono come tutti i ragazzi. Fossi
in te cambierei atteggiamento con lei, almeno per quanto riguarda loro tre –
gli dissi io.
- Non cambio
un bel niente. Io lo faccio per lei – disse lui
sparendo dalla stanza.
Peggio per
lui, vuol dire che voleva un’altra bella strigliata da
Bella.
- Siamo
sicuri che Edward per lei è solo un amico? – ci chiese papà affacciando la
testa nel salone.
- Non te ne eri andato? – gli chiesi.
- Non avete risposto alla mia domanda – ci disse.
- Un
pacchettino di fatti tuoi no? – gli disse Rosalie.
- Che figlie ingrate – disse lui andandosene sapendo che non avrebbe cavato un ragno da un buco con noi.
Di certo non
avremmo detto a lui cosa era Edward per Bella, anche perché, in realtà, non lo sapevamo nemmeno noi.
- Noi
saremmo le figlie ingrate? Di cosa dovremmo essergli grate? – disse Rosalie
parlando più a se stessa che a me.
- Lasciamo perdere, Rose. Non svegliamo cani che dormono – gli
dissi io non volendo ripensare al passato.
Restammo in salotto ancora per un po’, poi mi squillò il cellulare. Era un messaggio di Bella. Lo lessi:“Sono a casa dai
ragazzi, mangiamo qui” . Subito gli risposi: “Ok, datemi il tempo di cambiarmi”. Avvisai Rosalie che avremmo
mangiato lì e quando stavo per salire su ricevetti il
messaggio di risposta di Bella: “Dubito
che i ragazzi vi verranno a prendere. Hanno appena fatto una scommessa a chi
vince una gara di macchina, alla play naturalmente,
quindi non credo che qualcuno si alzerà dal divano per venire. O prendete la vostra macchina o vengo io a prendervi con una
dei ragazzi”. Dannata play station e dannate
scommesse. Qualche giorno gliel’avrei disintegrata.
Scrissi la risposta:”Allora vieni tu. Le macchine sono tutte in garage. Mi scoccio a uscirle”. Andai di sopra e mi feci una doccia. Poi
controllai se Bella avesse risposto e notai che lo
aveva fatto: “Non è che ti scocci pure a
vivere? Che palle, devi fare uscire me, quando hai tre
macchine a disposizione. Un giorno mi dovrai fare
un statua, e ricordati che la voglio di platino”. Non potei fare a meno di
ridere, poi mi misi un jeans, un felpa e le converse e
scesi giù. Rosalie era ancora in salotto che guardava la tv e anch’io mi misi
sul divano.
- Signorine,
vostra sorella è fuori che vi aspetta – ci disse la
domestica entrando nel salone poco dopo.
Rosalie spense la tv e uscì fuori seguita da me. Bella era in
macchina che ci aspettava. Salimmo entrambi e poi sfrecciò via in direzione
Cullen.
- Esme e
Carlisle non ci sono, quindi mangiamo a casa loro – ci disse
Bella.
- Ok. Posso
sapere cosa hanno scommesso? – gli chiesi riferendomi ai ragazzi.
- Se vince Edward gli devono comprare un moto, se vince Emmett
una jeep e se vince Jasper il nuovo i-phone – ci disse Bella.
- Ci vanno giù pesanti – disse Rosalie.
- Senti da
che pulpito viene la predica – gli dissi io mentre
tutte sorridemmo.
- Ti sei
calmata un po’? – chiese Rosalie a Bella.
- Si certo. Ti ricordo che ho il tranquillante personale
sempre al mio fianco – disse riferendosi a Edward.
- Mi sa che
non è solo un tranquillante personale – gli dissi io,
mentre Rose annuì.
- Lasciamo perdere. Siamo arrivati – disse Bella posteggiando
in giardino la macchina di Emmett.
Entrammo
dentro e li trovammo tutti e tre intenti a giocare alla play
station. I ragazzi e la play station non vanno bene
insieme e quei tre erano drogati di play station, non andava bene. Io e Rosalie
cercammo di distrarre Emmett e Jasper iniziando a dargli baci sul collo, ma non
servì a nulla. Ah si? Adesso se ne sarebbero pentiti.
- Vado a
prendermi un bicchiere d’acqua – dissi mentendo mentre
mi alzavo dal divano per dirigermi in cucina.
Ovviamente,
quella non era la mia direzione. Puntavo alla televisione. Passai lì davanti
facendo finta che andassi in cucina, ma non appena fui davanti alla televisione
premetti il pulsante “off” e la loro partita terminò in un baleno. Sapevo che avrebbero reagito male, ma non fino a quel punto. Dopo
diecimila imprecazioni da parte di tutti e tre divenni un sacco di patate,
passata praticamente da una spalla all’altra di ognuno
come se fossi una bambola e poi mi ritrovai dentro la piscina di casa Cullen. Dire che ero imbufalita era dire poco. Cazzo eravamo ai primi di Dicembre, c’era un freddo pazzesco
fuori, come dovevo uscire da lì dentro? L’acqua era calda, grazie alla pompa di
calore, ma fuori c’era un freddo cane. Me l’avrebbero
pagata. Feci un segno con il capo alle ragazze che prontamente capirono e
mentre i ragazzi erano distratti si ritrovarono tutti e tre a fare il bagno con
me. Ovviamente anche Bella e Rosalie finirono lì dentro, non prima però di
essere state rincorse per tutto il giardino da quei tre. Restammo lì dentro per
un po’, poi entrammo dentro e andammo a cambiarci, mettendoci i vestiti dei
ragazzi. Mangiammo e poi andammo in salotto a guardare la tv. Dopo un paio di ore salimmo in camera e io e Jasper ci dedicammo a
effusioni bollenti. Prima solo baci, baci molto passionali, poi ci lasciammo andare alla passione e successe. In quel momento
mi venne in mente una frase di Emmett: “Ieri sera per la prima volta ho fatto
l’amore e non sesso”. Era la stessa cosa che provavo io in quel momento.
Per la prima volta stavo facendo l’amore e quello che provavo in quei momenti
era qualcosa di unico e irripetibile. Quelle
sensazioni sarebbero state impresse in me per sempre, nessuno le avrebbe mai potute cancellare e di questo dovevo solo ringraziare
l’amore della mia vita. Il mio Jasper, il principe che era venuto a salvarmi quando credevo che non fosse più possibile. Lo
amavo da morire e fare l’amore con lui era la cosa più bella che potesse
succedermi. Facemmo l’amore fino a quando entrambi non
giungemmo all’apice del piacere, solo allora ci staccammo e ci abbracciammo
addormentandosi beatamente l’una tra le braccia dell’altro.
Il bacio di
Jasper e Alice quando lei gli salta addosso in giardino:
- BlackDeath90: Sono felice di avere un fan
in più. Spero che anche i prossimi capitoli continueranno a piacerti.
- serve: Non ti
anticipo nulla, quindi non ti dico se è lui oppure no, sappi comunque
che prima o poi lui dovrà comparire.
- SweetCherry:
Beh per vedere il capitolo in cui si dichiarano dovrai aspettare un pò. Come ho
già detto la loro sarà la storia più sofferta.
- twilight4ever: Mi
sa che questo Lucas sta antipatico a parecchi, eppure mi serviva
per la storia.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Non ti dico se la tua impressione o giusta oppure no,
ma sappi che comunque prima o poi arriverà, a
prescindere dal fatto se quello che ha visto Bella sia lui o meno.
-eleele: Sono contenta che la mia storia ti piaccia. Ho
preferito impostarla così per dare spazio a tutti e sei i
protagonisti e per fare qualcosa di diverso. Spero la continuerai a
seguire.
- eMiLyBlOoD: Anch’io credo di avere qualcosa in comune con
te. Comunque anche quest’altra frase è molto carina,
me lo sono appuntate tutte.
- _els_: Diciamo che la paura di
pubblicare qualcosa c’è sempre, perché si ha sempre paura del giudizio degli
altri. Anch’io ho dubitato parecchio prima di
decidermi a pubblicare le mie storie, ma alla fine l’ho fatto. Mi sono detta che alla fine nessuno saprà mai come sono fatta,
nessuno saprà mai chi sono, quindi non verrò giudicata e se questo avverrà non
mi interessa più di tanto, perché nessuna sa chi sono e come sono davvero.
Nelle mie storie metto sempre tutta me stessa ed è normale che mi fanno piacere
i commenti positivi come quelli che ricevo, sono una
grande soddisfazione. Sono sempre stata orgogliosa di ciò che scrivo perché lo
faccio con tutta la passione possibile, ma ti assicuro che da quando ho
pubblicato le mie storie mi sono ancora più orgogliosa,
perché so che c’è gente che le apprezza. Con questo non voglio spingerti a
pubblicare la tua storia, ma volevo solo condividere
con te quelle che all’inizio erano le mie paure. Non
vergognarti di ciò che scrivi, perché è qualcosa che fa parte di te.
Spero che continuerai a seguire la ma storia e spero
di non deluderti con i prossimi capitoli.
- TanyaCullen:
Beh non credo sia vero il fatto che non sei brava come me. Io credo piuttosto
che tu sia bravissima perché riesci a mettere dentro ogni
capitolo tutte le emozioni che senti quando scrivi. A me piace molto la
storia, ma soprattutto mi piace il tuo modo di scrivere. Immaginavo di volesse
ancora un po’ prima di sapere cosa è successo a Tanya, ma aspetterò con
pazienza perché mi piace un casino la tua storia. Grazie dello spoiler, mi ha fatto piacere riceverlo, anche perché
finalmente vedremo più Seth, che io adoro. E’ il licantropo che mi piace
di più in assoluto, forse perché non si è mai curato troppo della differenza
tra licantropi-vampiri. Io lo adoro, è il mio
lupacchiotto preferito. Tornando alla mia storia ti dirò
che è vero, Lucas poteva farsi i fatti suoi, ma vedrai che il suo intervento
anche se porterà sofferenza per Edward e anche per Bella, farà si che
finalmente tutti e due capiscano quello che vogliono, soprattutto Bella, perché
Edward ha già compreso benissimo ciò che prova. Comunque
tranquilla se non sempre puoi commentare, capisco che adesso inizia la scuola e
cambieranno tante cose. Credo che con l’inizio della scuola anche i miei
aggiornamenti non saranno più giornalieri, anche se spero di trovare un buco ogni
giorno. Per fortuna a me ancora non è iniziata. Inizia venerdì, ma sono preoccupatissima
già da ora, quest’anno ho esami, quindi immaginati gli impegni, comunque mi fa piacere che nonostante gli impegni trovi sempre
spazio per la mia storia.
- moni: Si, si nota parecchio che ti sta antipatico, ma non sei
la sola a quanto vedo. Beh, la dichiarazione ufficiale di Jasper e Alice è arrivata.
Spero di non aver deluso con il capitolo.
- ross_ana:
Beh sarà dura, ma vedrai che poi sarà felice.
- lara27: Si, si.
Edward è innamorato perso.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
29
UNA BELLA
SORPRESA
POV ROSALIE
Era già
passato quasi un mese da quando io e Emmett ci eravamo
messi insieme, e quello era stato il periodo più bello di tutta la mia vita.
Non mi ero mai sentita così completa come adesso, tutto quello che succedeva
sembrava assumere un altro colore e di questo dovevo ringraziare solo Emmett,
la persona che amavo sopra ogni cosa. Era fantastico
con me e ogni giorno mi mi
dimostrava tutto l’amore che provava per me. La prima volta che mi disse “ti
amo” quasi svenivo. Era bellissimo sentirsi dire quelle due paroline, avevano
un qualcosa di magico dentro e sentirseli dire dalle persone che anche tu ami era qualcosa di davvero fantastico. Quando
anch’io gli dissi di amarlo, poi, mi sentì finalmente realizzata. Era difficile
aprirmi così tanto, ma dopo averlo fatto la prima
volta, per le altre era sempre facile. Ormai, c’è lo ripetevamo costantemente
quanto ci amassimo. Per fortuna, aveva anche messo
fine alla sua promessa ed era successo quello che succede a due persone quando si amano. Avevamo fatto l’amore e questa
volta non aveva nulla a che fare con la prima volta. Quel giorno a scuola era
solo sesso, anche se lui mi aveva trasmesso delle emozioni mai provate, ma quella sera, in camera mia, avevo toccato
davvero il cielo con un dito. Ero completamente pazza di lui. Mi ero aperta
totalmente raccontandogli il mio passato e anche lui lo aveva fatto con me,
raccontandomi del suo passato e di come da bambino avrebbe voluto tanto avere un mamma e un papà che giocassero con lui e i suoi fratelli
o che lo coccolassero. Mi aveva detto che Carlisle ed
Esme erano i genitori migliori che dei figli potessero avere, ma in passato erano
stato spesso assenti. Viaggi di lavoro sempre frequenti e impegni vari non gli
avevano permesso di stare tanto tempo con i figli, però gli avevano sempre
dimostrato tutto l’amore possibile. Se una cosa non gli era
mancata in passato era, infatti, proprio l’affetto dei suoi genitori, ma la
loro presenza si. Potevano contare sempre su di loro, ma spesso preferivano
non farlo, perché non era bello parlare con qualcuno che si trovava dall’altro
capo del pianeta. Per un lungo periodo i loro mezzi di comunicazioni era solo i telefoni, stavano interi mesi senza vedere i
genitori. Quello che avrebbero voluto era solo poter giocare con loro, parlare
con loro a quattr’occhi, andare a vedere le partite con il papà o giocare a
rincorrersi con la mamma, come facevano tutti i loro compagni di scuola. Ciò
che più li feriva era il fatto che venissero invidiati
da tutti, solo perché erano belli, ricchi e conosciuti, nessuno si era mai
curato di sapere se in realtà fossero felici, per tutti ciò che contava era
l’apparire e non l’essere e questo a loro faceva male, così come facevano male
le promesse che Carlisle e Esme gli facevano dicendogli che li avrebbero
portati in un posto piuttosto che in un altro, o che avrebbero passato una
giornata tutti insieme, promesse che, per un motivo o per un altro, non
mantenevano mai. Ci avevano sofferto tanto, considerando soprattutto il fatto
che tutti e tre erano molto legati ad entrambi i genitori, a differenza nostra
che non lo eravamo affatto, o che, forse, stavamo
imparando ad esserlo adesso . Avevano creato una maschera verso tutto e tutti
per non deludere le aspirazioni di nessuno, tutti credevano che loro fossero
felici e questo era quello che loro volevano mostrare
al mondo, anche se in realtà non era così. Io e le ragazze conoscemmo la loro storia tutte insieme, poiché tutti e tre decisero
che era giusto raccontarcela e lo fecero insieme, al contrario di noi che ne
parlammo separatamente. Loro preferirono così, era un modo, secondo loro, per
non rinvangare troppo il passato e raccontarlo tutti insieme
era un modo anche per riderci su, anche se c’era davvero poco da ridere.
Eravamo diventati praticamente inseparabili, e
soprattutto tra di noi riuscivamo ad aprirci completamente. Sembravamo una
famiglia allargata, tutti fratelli e sorelle, e questa era una cosa che mi
piaceva tantissimo, considerato che non mi era mai capitato di creare dei
rapporti così forti con qualcuno, a parte, ovviamente, che con le mie sorelle.
Ero davvero felice e anche Alice lo era. Per quanto riguarda
Bella le cose erano un po’ più difficili, lei sembrava felice a momenti.
C’erano momenti che sprizzava felicità da tutti i pori e momenti in cui si
chiudeva in se stessa sollevando di nuovo quel muro di rigetto verso tutto e
tutti. Spesso si isolava, o almeno ci provava, ma non
faceva mai in tempo, visto che Emmett, Jasper e soprattutto Edward non glielo
permettevano iniziando a stuzzicarla pur di fargli tornare il sorriso.
Riuscivano a diventare tre buffoni nel vero senso della parola, a volte
dovevano stare attenti a quello che facevano perché c’era il rischio che se
qualcuno li avesse visti avrebbe pensato che fossero
tre clown scappati da un circo. Nonostante tutto, però, Bella
era più tranquilla e sembrava anche più serena e questo non poteva che
fare felici tutti noi. Da tre giorni era finita la scuola, visto che mancava
pochissimo a Natale e noi eravamo finalmente in vacanza e lo saremmo rimasti
per altri quindici giorni. Stranamente quest’anno eravamo in ritardo con
l’acquisto dei regali. Fra meno di tre giorni sarebbe stato Natale e io e le
ragazze non avevamo ancora comprato nulla, o quasi.
Avevamo preso i regali ai ragazzi da fare insieme, ma mancavano quelli singoli,
che in fondo erano i più importanti. Dovevamo muoverci se non volevamo
ritrovarci la sera di Natale con il nulla nelle mani.
- Ragazze
vi rendete conto che non abbiamo ancora comprato tutti
i regali? – disse Alice urlando entrando nel salone dove fino ad allora c’eravamo solo io e Bella.
Cos’era
quella? Telepatia? Stavo pensando proprio questo e mia
sorella era venuta per ricordarci la “lieta novella”.
- Stavo giusto pensando questo – gli dissi io.
-
Condivido, ma non occorre urlare, ancora ci sentiamo benissimo – disse Bella
riferendosi a Alice.
- Invece occorre eccome, è una tragedia – gli disse Alice.
- Quanto
la fai lunga – la rimbeccò Bella.
- Ti rendi
conto che mancano tre giorni a Natale? – gli chiese Alice.
- Si,
certo – gli rispose Bella.
- Basta
ragazze. Adesso provvediamo – gi dissi io.
- Ecco
appunto. Andiamo – disse Alice.
- Stavo
guardando un film, appena finisce andiamo – gli disse
Bella.
- Non è
possibile. Dobbiamo andare adesso – continuò Alice.
- No –
disse Bella.
- Si – continuò Alice.
- No – la corresse Bella.
- Si – disse Alice urlando.
- La volete piantare – gli dissi io.
- Dillo
alla signorina. E’ lei che non capisce – mi disse
Alice indicando Bella.
- Capisco
perfettamente, ma possiamo anche aspettare mezz’ora prima di andare. Cazzo
Alice hai diciotto anni non tre – gli disse Bella.
- Spegni quella cazzo di televisione e alza quel culo dal divano
entro tre secondi – gli disse Alice guardandolo furente.
- Per
favore Bella, andiamo, prima che inizia a urlare – gli
dissi io per farla ragionare.
La guardai
con sguardo implorante e lei alla fine si decise a spegnere la tv.
- Non
capisco perché alla fine debba sempre vincere lei – disse
Bella.
-
Semplice, perché sono la più convincente – gli disse
Alice tutta contenta che Bella si fosse decisa ad andare a comprare i regali
adesso.
- No, non
è assolutamente per questo. E’ perché sei un vero folletto malefico – gli disse
Bella mentre io scoppiai a ridere.
- Ed
eccone un’altra che inizia con la storia del folletto
malefico – gli disse Alice ridendo anche lei.
- E’ la verità – disse Bella partendo a ridere pure lei.
Ci
dirigemmo verso il garage per prendere la macchina.
- Grazie –
disse Alice riferendosi a Bella e schioccandoli un bacio sulla guancia prima di
salire in auto.
- Resti sempre la mia sorellina – gli rispose Bella
scompigliando i capelli del folletto.
Era
prevedibile, anche quando litigavamo finiva sempre così. Un attimo dopo era
tutto passato. Non eravamo mai riuscite a tenerci il broncio per più di dieci
minuti. Uscimmo di casa e andammo in giro per negozi
comprando i regali per i ragazzi. Comprammo quello che ci sembrava più consono
a loro, anche se era difficile trovare qualcosa di interessante
considerando che quei tre avevano praticamente di tutto. Dopo aver comprato i
regali, continuammo a girare negozi comprando vestiti, scarpe e borse a più non
posso e comprando anche ciò che avremmo indossato la
sera di Natale. Quando terminammo tornammo a casa e
dopo una doccia ed esserci cambiate, andammo in cucina a mangiare considerando
che erano già le nove di sera. I miei non c’erano quella sera, a quanto pare erano andati a cena fuori con Carlisle e Esme,
cosa che, ormai, succedeva spesso.Quando terminammo di mangiare ci buttammo sul divano a guardare il film
e dopo un po’ di tempo iniziammo a sorseggiare una cioccolata calda fatta
squisitamente dalla nostra domestica, che in quanto a cucinare era un vera e propria forza della natura. Dopo un po’ di tempo
vennero i ragazzi che si buttarono sul divano con noi.
- Dove siete stati? – chiesi io.
- Siamo stati in cerca di ragazze per Edward – disse Emmett
guardando Bella.
Sapevo benissimo qual era il suo intento. Vedere la reazione di Bella, che ovviamente
non tardò ad arrivare.
- Cos’è?
Lui non se le sa cercare da solo? – disse Bella infastidita
al massimo.
- Si certo, ma un consiglio da fratelli può sempre giovare –
continuò Jasper, mentre io e Alice c’è la ridevamo sotto i baffi.
- Non
credo proprio – disse lei leggiarmente arrabbiata.
Edward
notandolo gli si buttò addosso scompigliandogli i capelli.
- Giù le
mani. Via a vedere quante sudice ragazze ti sei fatto
prima di venire qui – gli disse lei letteralmente furiosa togliendosi la sua
mano di dosso e sedendosi nel divano in una posizione più lontana rispetto a
prima.
- Si hai
ragione. A dire il vero non mi ricordo nemmeno il nome, l’unica cosa che
ricordo era che una era bionda, due erano more e una era riccia. Dovessi
rincontrarle nemmeno le riconoscerei, sai non ho fatto
molto caso alla loro faccia, ero impegnato a fare altro – gli disse Edward
ridendo.
- Non
dimenticarti la rossa – gli disse Emmett ridendo anche lui.
- No
certo, non dimenticarla – gli disse Bella letteralmente furiosa senza
aggiungere altro.
- Cos’hai Bella? Sembri arrabbiata? – gli dissi io sorridendo.
Sapevo che
avrebbe retto per poco, ma volevo vedere fino a che
punto arrivava. Si vedeva perfettamente che tutto questo gli dava fastidio, ed
era così furiosa che non si rendeva nemmeno conto che era tutto uno scherzo.
- Io
arrabbiata? E per quale motivo? – mi disse lei
lanciandomi uno sguardo furioso come per dire “stai zitta, non peggiorare la
situazione”.
- Non
saprei, hai cambiato espressione ad un tratto, sembri
furiosa – la rimbeccò Alice.
- Cos’è
una congiura nei miei confronti? – ci disse Bella.
- No, solo
una costatazione – disse Jasper, mentre tutti esclusa lei scoppiammo
a ridere.
-
Vaffanculo – ci disse lei alzandosi dal divano e facendo per andarsene.
- E dai
scherzavamo, vieni qui – gli disse Edward
trattenendola per un braccio.
- Non vedo
perché questo scherzo a me, noi non stiamo mica insieme, quindi puoi fare quello che vuoi. Se volete divertirvi fatelo con
le ragazze, loro sicuramente reagirebbero meglio di me o per lo meno sarebbero
gelose – gli disse Bella staccando il suo polso dalla stretta di Edward e uscendo dalla stanza.
Guardai
Edward e notai che aveva assunto uno sguardo triste.
Bella con le sue parole lo aveva ferito.
- Mi sa
che si è arrabbiata – disse Jasper tornando serio.
- Direi di
si – continuò Emmett.
- Hey
tutto apposto? – chiesi rivolgendomi a Edward che sembrava avere lo sguardo perso
nel vuoto.
- Si
apposto – mi disse lui.
- Potresti
evitare di dire cazzate? – lo rimproverò Alice.
- Davvero
è tutto apposto. Ha solo detto la verità – rispose
Edward.
- Beh a me
non sembra – gli disse Emmett.
- Ha
ragione, non stiamo mica insieme, non vedo perché lei dovrebbe arrabbiarsi per
queste cose. Ammettiamolo, era uno scherzo idiota –
continuò Edward.
- Non
state insieme è vero, ma si è arrabbiata parecchio per quello che abbiamo
detto. Per aprire gli occhi a Bella mi sa che servono questi scherzi, che pur
idioti come dici tu, servono a qualcosa – gli disse
Alice.
- Concordo
con lei. Era gelosa marcia – gli dissi io.
- Non ha
importanza se era gelosa oppure no. Ha importanza solo il fatto che si è
arrabbiata e non voglio che soffra a causa mia, ne a
causa dei nostri scherzi cretini. Quindi questa è
l’ultima volta che ci comportiamo così – ci disse lui.
- Ma… – stava iniziando a dire Alice.
- Niente
ma, è chiaro? – disse Edward interrompendo mia sorella.
-
Cristallino – rispondemmo all’unisono tutti e quattro.
Edward era
un tesoro di ragazzo. Teneva a Bella in modo spropositato, lei era il centro
del suo tutto, ma pur di non farla soffrire era pronto a tutto, anche a
rimanere nell’ombra. Sapeva che quella di Bella era una situazione difficile e
a lui stava bene così, voleva solo aiutarla, questo era ciò che contava, il
resto non aveva importanza, nemmeno se in quel resto c’erano i suoi sentimenti.
Era pronto a calpestarli per lei, solo per renderla felice e questa era già una
prova sufficiente per far capire chi davvero era Edward. Speravo solo una cosa,
che quando Bella avrebbe fatto chiarezza con se stessa
Edward ci sarebbe stato ancora, sarebbe stato ancora lì, pronto a dargli tutto
l’amore che aveva dentro, tutto l’amore che lei aveva bisogno, un amore che
solo lui poteva dargli. Se lui non ci fosse più stato per
lei sarebbe stata la fine, l’ennesima delusione e non credevo che, questa
volta, in bene o in male, lei sarebbe riuscita a superarla. Eppure,
aveva ragione Edward, noi non dovevamo fare nulla per sforzarla, doveva
dipendere solo da lei. E se per lei, la situazione con
Edward gli stava bene così, allora stava bene anche a noi. L’importante era
vederla sorridere. Dicemmo a Edward di andare da lei, ma lui disse
che era meglio non farlo, che aveva imparato a conoscere Bella e in certi
momenti quello che gli serviva di più era stare da sola e che quando avrebbe
sbollito la rabbia sarebbe venuta lei stessa da noi. In
effetti lui la conosceva benissimo e non si era mai sbagliato su di lei.
A volte credevo che lui riuscisse a conoscerla meglio di me e Alice. Restammo
in salotto a guardare la tv, e dopo un po’ sentimmo un urlo proveniente dal
piano di sopra. Era un urlo di Bella, ma sembrava un urlo
di gioia.
- Ma che è? E’ pazza? – disse Emmett non sapendo se ridere o
se preoccuparsi.
- Forse è
meglio andare a dare un’occhiata – disse Edward che
anche lui non capiva come prendere la cosa.
Noi
annuimmo pronti a salire sopra, ma non c’è ne fu
bisogno, perché sentimmo Bella correre e raggiungerci prima che potessimo
alzarci dal divano. Arrivò in salotto con un sorriso a trentadue denti e si
buttò sul divano dove c’era Edward schiacciandolo completamente con il suo peso
morto. Gli diede un bacio sulla guancia e poi sempre restando addosso a lui,
guardò me e poi Alice e riprese a sorridere. Era visibilmente felice, ma questo
mi preoccupava, perché non riuscivo a capire cosa fosse successo di così bello
da fargli tornare il sorriso, se fino a mezz’ora prima era furiosa.
- Bella ti
senti bene? – gli chiesi.
- Mai
sentita meglio – mi rispose lei.
- Possiamo
sapere cosa è successo? – gli chiese Alice, mentre i ragazzi e io annuimmo curiosi.
- Non ci credereste mai – ci disse lei.
- Tu prova a dircelo – gli disse Edward.
Lei prima
di rispondergli gli diede un altro bacio sulla guancia a poi
tornò a sorridere, decidendo poco dopo di svelarci il mistero.
- Ha chiamato zia Rachel – ci disse lei ridendo.
Capivo che
ogni volta che ci sentivamo con zia Rachel eravamo euforiche, ma così mi
sembrava un po’ troppo. I ragazzi la guardavano sconvolti.
- E questo dovrebbe essere il motivo di tanta euforia? – gli
chiese Jasper.
-
Ovviamente no – gli rispose lei.
- E allora? – dissero all’unisono Emmett e Edward.
- Ti
decidi a parlare? – gli disse Alice.
- Ha
chiamato zia Rachel e dice che passerà il Natale qui –
ci disse Bella mentre io e Alice diventammo completamente pazze.
Adesso
capivo il motivo di tanta euforia. Non potevo crederci, era la notizia più
bella che potessimo ricevere. Ero contentissima. Mi buttai addosso a Emmett e lo riempì di baci, lo stesso fece Alice. Dopo un
po’ ci calmammo, anche se ancora eravamo su di giri.
- Se
l’arrivo di vostra zia vi fa questo effetto direi che
sarebbe meglio che venisse più spesso – ci disse Jasper.
- Condivido con te – disse Emmett.
- Non è
fantastico? – ci disse Bella.
- Notizia
più bella non potevi darci – gli dissi io.
- Quando me l’ha detto non credevo alle mie orecchie, pensavo
che scherzasse – disse Bella.
- Quando verrà? – chiese Alice.
-
Dopodomani mattina – gli rispose Bella.
- Ma
dopodomani è il giorno prima della vigilia – dissi io.
- Si lo so, ma prima non riesce proprio a sbrigarsi. Domani
pomeriggio ha un servizio fotografico e non può proprio spostarlo – ci spiegò Bella.
- Va beh, fa lo stesso. L’importante è che venga – disse Alice.
- Mi ha
chiesto di occuparci noi di prenotargli l’albergo, perché lei non può. Ha
troppi impegni in questi due giorni e ha paura che se non prenota non troverà
posto considerate le feste – continuò Bella.
-
Domattina lo faremo – gli dissi io.
- Scusate,
ma perché non provate a convincere Charlie e Renèe a
ospitarla qui? – ci disse Edward.
- Non lo
farebbero mai. Sarà già un’impresa convincerli che dovremmo
passare il Natale con loro senza che loro facciano storie, pensa se si decidono
a farli rimanere qui – gli risposi io.
- Non
capisco tutta questa ostinazione verso tua zia, in
fondo i vostri dovrebbero essergli grati per avervi tenuti con lei – disse
Emmett.
- Appunto,
ma questo è un concetto che non capiranno mai e non chiedeteci perché, perché
non lo sappiamo – gli disse Alice.
-
Aspettate un attimo, Rose hai parlato al plurale. Hai
detto loro. Ci siamo persi qualcosa? – chiese Edward che
aveva colto il plurale della mia frase di poco prima.
- Si è
vero – disse Emmett mentre Jasper annuì.
- Rose intendeva zia Rachel, Dean e Novalie – disse Alice.
- Dean è
il compagno della zia, non sono sposati, ma convivono da tre anni e Novalie è
la loro figlia – gli spiegò Bella.
- Questo
non c’è lo avevate detto – disse Jasper.
- Non
faceva parte del passato, ma del presente – gli rispose Alice.
- Quanti
anni ha la figlia? – chiese Edward.
- Tre –
gli risposi io.
- E non appena la vedrete ne resterete innamorati. E’
bellissima e poi è sveglia, è un ciclone – gli disse
Bella.
Quanto adoravamo la piccola Novalie. Era un vero
angioletto, gli volevamo un gran bene.
- E Renèe che dice della piccola? E’ pur sempre sua nipote –
ci chiese Emmett.
- La
adora, del resto non credo che potrebbe esistere qualcuno che conoscendola non
la adori. Da quando è nata lei, infatti, i rapporti con la zia sono migliorati
un po’, diciamo che pur di vedere la piccola, mamma
non fa più molti problemi quando la zia decide di venire a trovarci – gli dissi
io.
- Non vedo
l’ora di conoscerla – disse Edward mentre Emmett e
Jasper annuirono.
Continuammo
a parlare per tutta la serata, fino a quando non ci
addormentammo tutti e sei nel salone. Quando mamma e
papà tornarono dalla cena ci svegliarono e i ragazzi tornarono a casa.
Ovviamente non dicemmo nulla a mamma dell’arrivo della zia, era già molto tardi
e non era il caso di farlo in quel momento. Rimandammo l’annuncio della notizia
per il giorno successivo, dopodichè salimmo in camera e, dopo essermi messa il
pigiama mi misi a letto, pensando che avrei passato quei giorni di vacanza con
le persone più importanti della mia vita: le mie sorelle che adoravo, Emmett di
cui ero innamorata persa, Edward e Jasper che, ormai, erano come fratelli, zia
Rachel che era per me e le mie sorelle come una mamma, un’amica, una
confidente, tutto, Dean che si era sempre mostrato disponibile con noi,
consigliandoci e aiutandoci quando ne avevamo bisogno
e la piccola Novalie che era una ventata di ottimismo nella nostra vita.
Sarebbe stato il primo Natale che avremmo passato con la zia dopo la nostra
separazione ed ero eccitata alla sola idea. Un pensiero mi passo
per la testa. Dovevamo comprare i regali anche per loro. “L’operazione
regali di Natale” non era ancora finita.
Risposte alle vostre
recensioni:
- TanyaCullen:
Con le cose che mi hai detto mi hai incuriosito ancora
di più. Mi auguro che riuscirai a postare il prima possibile. Comunque anch’io vorrei tanto un’amica come Alice. Comunque si a me per fortuna la scuola inizia venerdì anche
se quest’anno sono troppo preoccupata. Comunque io
faccio il quinto del liceo socio-pscico-pedagogico.
- ross_ana:
Mi fa piacere che questi pov ti piacciono,
del resto anche io amo Alice e Edward.
- nefertiry85: Non preoccuparti, capisco gli impegni e non fa nulla
se non hai potuto recensire. Spero solo che quando ne hai il tempo lo fai perché
mi fa piacere sapere cosa pensi della mia storia.
- _els_: Sono contenta che la mia storia ti piaccia, spero di
non deluderti con i prossimi capitoli.
- serve: Beh, in effetti Charlie ha esagerato un po’, ma Bella l’ha messo
di nuovo al suo posto.
- Alyce_Maya: Si, sono tenerissimi. Ho postato prima che ho potuto.
- SweetCherry:
Si, mancano solo Edward e Bella, ma per loro bisognerà aspettare ancora un po’.
- gamolina: Beh, per leggere i casini degli altri devi
aspettare. Ci vorrà ancora un po’ prima del lieto fine.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Spero che anche questo capitolo ti piacerà.
- twilight4ever: Beh,
mi sa che tutti vorremmo un ragazzo così. Comunque per Bella e Edward dovrai aspettare ancora un po’.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed eccomi con un altro capitolo. Spero vi piacerà.
Vi anticipo che nel prossimo, per i fan della coppia
Bella-Edward, succederà qualcosina, anche se non cambierà le cose, per adesso.
Se posso posterò in giornata il prossimo capitolo che
è raccontato da Bella.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 30
I NUOVI
ARRIVATI
POV JASPER
Io e Alice
eravamo in macchina, in direzione aeroporto. Stavamo
andando a prendere sua zia, che a quanto pareva due giorni fa aveva chiamato dicendo che avrebbe passato il Natale con loro, e da quanto
avevamo appreso il giorno prima anche con noi, visto che mamma e papàavevano deciso insieme a Charlie e Renèe di
festeggiare la ricorrenza tutti assieme. Il giorno prima
eravamo andati insieme alle ragazze acomprare i regali per i nuovi arrivati e adesso stavamo andando a prenderli
dall’aeroporto. Edward era andato con Bella a comprarsi un paio di scarpe che aveva visto il giorno prima e di cui si era innamorato, cosa
strana peraltro, mentre Emmett e Rose erano rimasti a casa, perché
l’intelligentone di mio fratello non si era puntato la sveglia e quindi non si
era alzato in tempo. Quando ero andato a prendere Alice, avevo dovuto spiegare
a Rose che il suo fidanzato si era accidentalmente svegliato in ritardo e dire che lei lo avrebbe volentieri ucciso era dire poco,
anche dopo che gli spiegai che non era colpa sua, ma della sveglia che non era
suonata, evitando di precisare che non avrebbe potuto suonare ne ora ne mai
considerando che lui non l’aveva puntata. Una cosa era certa, non volevo essere
nei panni di Emmett quando lei sarebbe andata a casa
mia, visto che il suo sguardo non prevedeva nulla di buono.
- Dici che sarà un buona idea? – mi chiese Alice sorridendomi
e guardandomi.
- Si, è
un’ottima idea. Non ti preoccupare, andrà bene – gli risposi
io.
- Si, hai
ragione. Tua mamma e tuo papà sono fantastici, quindi
sono convinta che casa vostra sarà meglio di un albergo – mi disse lei
sorridendomi e tornando a guardare la strada davanti a lei.
Il giorno
prima le ragazze avevano comunicato a Charlie e Renèe che Rachel con la sua
famiglia avrebbero passato il Natale con noi, e loro
due stranamente non si arrabbiarono anzi ne furono felici dicendo che sarebbe
stata un’occasione per passare del tempo con la piccola. Ovviamente la proposta
di ospitarli a casa loro fu subito scartata dai due, ma almeno non avevano fatto storie per la loro presenza durante la festa.
Nel pomeriggio le ragazze vennero a casa e casualmente mamma ci sentì parlare
dei nuovi arrivati. Ovviamente non appena sentì che dovevano andare in albergo,
propose alle ragazze di farli rimanere a casa da noi
dicendogli che per noi non c’erano problemi, dicendo anzi che gli avrebbe fatto
enorme piacere ospitare in casa sua la sorella di Renèe, quella sorella che lei
aveva visto l’ultima volta quando ancora era un bambina di dodici anni, ma con
la quale allora aveva un ottimo rapporto. Le ragazze proposero la cosa alla
zia, e dopo averla convinta che per noi non era un problema ospitarla,
acconsentì di buon grado. Così mi sarei ritrovato per casa la persona che la
ragazza che amavo adoravo più di tutti, dopo le sue sorelle naturalmente, e
questo mi rendeva felice. Non conoscevo questa
persona, ma da come ne parlavano le ragazze doveva essere davvero speciale e
solo il fatto che le aveva aiutate e che si era presa cura di loro nonostante
le difficoltà la diceva lunga su che genere di persona
potesse essere quella donna.
- Dean è
più grande di tua zia? – chiesi a
Alice.
-Si, ma solo di un
anno. Zia ha trentadue anni, mentre Dean trentatre –
mi rispose.
- Fa
strano pensare che una donna di trentadue anni abbia già tre nipoti grandi
quasi quanto lei – gli dissi io.
- Non è
l’unica nel mondo. E poi è normale. Quando
Rosalie è nata, lei aveva solo dodici anni – mi rispose lei.
- Da
quanto si conoscono lei e Dean? – gli chiesi.
- Da
quattro anni. Un anno dopo essersi innamorati hanno avuto Novalie e così hanno deciso di andare a vivere insieme – mi disse lei.
- Non
hanno intenzione di sposarsi? – gli chiesi curioso.
- Ne
parlano spesso, ma non hanno mai preso una decisione definitiva. Mamma dice che è da stupidi fare così e che se davvero si amano
devono sposarsi. Ovviamente le sue sono solo parole,
considerato che quei due si amano più di quanto si amano lei e papà. E poi, la vita che fanno è come quella di due persone
sposate, l’unica differenza è che non c’è un contratto, un foglio che dimostri
la loro unione – mi disse lei.
- Non ci
vedo niente di male in questo. In fondo l’importante è che si amano. Un foglio
non cambia le cose – gli dissi.
- Appunto,
è quello che penso anch’io – mi disse lei, mentre io posteggiavo la macchina
nel parcheggio dell’aeroporto.
Scendemmo
e dopo aver dato un bacio a Alice e averla presa per
mano entrammo nell’aeroporto. Guardammo il tabellone per vedere l’orario di arrivo del volo e poi ci sedemmo nella sala d’attesa. Il
volo sarebbe atterrato tra pochi minuti. Ci mettemmo a parlare del più e del
meno, baciandoci ogni tanto, senza però esagerare considerando che vicino a noi
si era seduta una donna anziana che non faceva altro
che guardarci. Andai al bar a prendermi un caffé, lasciando Alice seduta lì,
visto che lei non ne voleva. Quando finì di bere il mio caffè
tornai da lei e restammo lì ancora per un po’, fino a quando Rachel e gli altri
non giunsero alle nostre spalle. Cavolo quella donna era davvero bella, aveva
trentadue anni, ma ne dimostrava ancora di meno. Era alta, magra, con i capelli
biondi e due grandi occhi dello stesso colore di Bella. Era ancora più bella di
come appariva nella foto, e quella foto che io avevo vista risaliva a quando aveva ventidue anni. Ne erano
passati dieci di anni da quella foto, ma era ancora più bella di come mi era
sembrata lì. Il suo compagno era alto, muscoloso, con i
capelli castano chiari e gli occhi verdi. Anche
lui era un bell’uomo, sembrava ancora un ragazzo, ma la più bella di tutti era
senza dubbio la piccolina. Era la fotocopia del papà, anche se aveva anche
qualche lineamento della mamma. Aveva i capelli castani e due grandi occhi
verdi, identici a quelli di Dean. Si vedeva dallo sguardo che era una bambina
vispa, sveglia e aveva un sorriso contagioso. Quando
ci vide scese dalla braccia di Dean e si buttò fra
quelle di Alice.
- Ciao
amore – disse Alice alla bambina.
- Ciao
Alice, che bello vedetti – disse la bimba ancora tra le braccia della mia
ragazza.
- Ciao, tu
devi essere Jasper, non è vero? – mi disse Rachel.
- In
persona – gli dissi mentre lei mi abbracciò.
- Alice
non ha fatto altro che parlarmi di te. Ti conosco meglio di quanto credi – mi disse lei.
- Anch’io conosco te. Alice e le ragazze non fanno che parlare
di te – gli dissi.
- Io sono Dean – mi disse lui stringendomi la mano.
- Anche di te hanno parlato parecchio – gli dissi.
- Spero in
bene – disse lui, mentre Rachel abbracciava Alice.
-
Benissimo – gli dissi sincero.
Sciolto
l’abbraccio con Rachel, Alice si buttò fra le braccia di Dean, facendo scendere
la piccola.
- E tu devi essere la piccola Novalie, non è vero? – chiesi
abbassandomi per essere alla sua altezza.
- Io non tono piccola, ho tre anni – mi disse lei.
- Mai dire che è piccola – mi disse Dean sorridendomi.
- Lo terrò a mente – gli risposi.
- Comunque si, tono Novalie e tu tei il fidanzato di Alice,
vero? – mi chiese sorridendomi.
- Si, sono io – gli dissi.
- Tono
contenta. Tu mi piaci – mi disse la piccola.
- Sono
contento anch’io – gli dissi.
- Mi pendi
in blaccio? – mi domandò lei sorridendomi.
- Certo –
gli risposi prendendola in braccio.
- Gli
piaci davvero. Di solito è restia ad andare in braccio con chi non conosce – mi
disse Rachel.
- Sono
contento, anche lei mi piace. Si vede dallo sguardo che è vispa – gli dissi.
- Vispa? –
mi disse Dean.
- E’ una vera peste – continuò Rachel.
- Non ci
cledele – mi disse la piccola all’orecchio, mentre io le feci l’occhiolino.
- Andiamo va – disse Alice.
Uscimmo
fuori e salimmo in macchina. Novalie si sedette in braccio a Dean e da quello
che mi spiegavano lei andava pazza per lui. Parlammo
per tutto il viaggio di ritorno, in cui tutti e due mi
chiesero se non era un disturbo ospitarli, ma riuscì a convincerli che sarebbe
stato un piacere, ed era vero. Adesso che li conoscevo lo era
ancora di più, perché come avevano detto le ragazze, erano davvero fantastici.
Parlammo per tutto il viaggio e una volta giunti a
casa, mamma gli venne incontro e dopo aver ricordato alcuni momenti felici di
tanto tempo prima gli fece vedere la stanza dove avrebbero dormito, dove aveva
anche fatto mettere una culla per la piccola. Poco dopo arrivarono Rose e Emmett che erano andati a farsi un giro con la macchina e
vidi Rose più tranquilla rispetto a come l’avevo lasciata e ci mettemmo in
salotto aspettando che Rachel, Dean e la piccolina scendessero. Dopo un po’
fecero il loro ingresso e Rose si buttò letteralmente
prima fra le braccia della piccola e poi in quelle di Rachel e Dean. Anche Emmett fece lo stesso, poi si abbassò all’altezza
della bambina.
- Ciao piccola, io sono Emmett – gli disse lui ridendo.
- Io tono
Novalie, ma non chiamalmi piccola, pelchè non è vero.
Io tono grande – gli disse lei come prevedibile.
- Hai
ragione. E’ solo che ho problemi di vista, mi sa che mi devo fare gli occhiali
– gli rispose mio fratello, mentre lei si mise a
ridere.
- Tei
simpatico, anche tu mi piaci – gli disse la piccola
ancora ridendo.
- Anche tu piaci a me – gli disse lui.
- Allora
amore, ti piace Emmett? – gli chiese Rose.
- Tiiii –
gli urlò lei contenta.
- Lui è il mio fidanzato – spiegò Rose alla bambina.
- Quetto
l’avevo capito. Non tono stupida – gli disse lei
facendo la finta arrabbiata.
- Lo so
che non lo sei – gli disse Rose facendogli il
solletico.
La bimba
prese a ridere, poi, quando Rose si fermò ci guardò.
- Ma Bella dov’è? – ci chiese.
- Sta per arrivare – gli dissi io.
- Evviva –
disse lei.
Restammo in salotto a parlare un po’, poi sentimmo il rumore di una macchina provenire da fuori. Di sicuro
erano Bella e Edward. Poco dopo entrarono in salotto e come al
solito Bella era sulle spalle di Edward. Ma possibile
che era sempre lì dietro aggrappata? Aveva ragione Edward,
era un koala quella ragazza. Non si resero conto che noi eravamo già
tornati, perché stavano ridendo e scherzando per i fatti loro. Emmett non
appena li vide si rischiarò la voce, per far notare la nostra presenza e solo
allora quei due tornarono con i piedi per terra. Bella scese dalle spalle di Edward e corse dalla piccola, mentre Edward andò a
presentarsi a Rachel e Dean. Poco dopo Bella lasciò la piccola e andò a
salutare gli altri, mentre Edward si stava avvicinando a Novalie. Osservai la
bimba e notai che aveva un’espressione strana in volto, e così come me c’è ne accorgemmo tutti che la fissavamo, ma lei sembrava
non curarsi di questo. L’unica cosa che guardava era Edward che si abbassò alla
sua altezza scompigliandogli i capelli.
- Ciao piccola – gli disse lui sorridendogli.
Ed eccone un altro che la chiamava piccola. Di sicuro per adesso ci stava prendendo per cretini.
- Ciao, io
tono Novalie – gli rispose lei.
Avevo
sentito bene? La bimba non gli aveva detto niente riguardo al sostantivo
“piccola”?
- Io sono Edward – gli disse mio fratello.
- Sei bellissimo – gli disse la piccola.
- Anche tu lo sei. Allora piccolina quanti
anni hai? – gli chiese Edward sorridendo.
- Ne ho
tre e tu? – gli chiese lei.
Mi guardai
attorno e mi resi conto che tutti erano piuttosto stupiti, soprattutto Rachel e
Dean.
- Io ne ho diciannove – gli disse mio fratello.
- Tesoro,
hai sentito come ti ha chiamato Edward? – gli chiese Dean.
- Ti – gli rispose lei.
- E non ti arrabbi? – gli chiese Rachel.
- No, lui
mi può chiamale così. Solo lui però – gli disse la
bimba allungando le mani verso Edward per farsi prendere in braccio, cosa che
lui prontamente fece.
Poi si
andò a sedere sul divano accanto a Bella e si mise la bimba sulle gambe.
- Posso
capire cosa succede? –chiese Edward stupito.
- Novalie
non vuole essere chiamata “piccola”, nemmeno da me e Dean. Si arrabbia quando succede e oggi ha già fatto notare a tutti
questo problemino, ma a te non ha detto nulla – disse Rachel.
- Ci
stupivamo di questo, visto che non è mai successo – continuò Dean.
- Lo vedi?
Vergognati. Fai colpa anche sulle bambine di tre anni – gli disse
Bella ridendo dandogli uno scappellotto in testa.
- Non toccale Eddy – disse la bimba a Bella.
- Mi sa
che le tue vacanze di Natale non saranno molto piacevoli – disse
Rachel a Edward.
- Perché? – gli chiese mio fratello.
- Ho
l’impressione che non riuscirai a scrollartela di
dosso, ed è una cosa strana considerando che non si comporta così con nessuno –
disse Rachel.
- Sarà un
piacere. Già l’adoro. E’ troppo dolce – disse Edward
riferendosi a Novalie e scompigliandogli i capelli.
- Tesoro,
vieni in braccio a me? – gli chiese Dean.
- No, sto con Eddy – gli disse lei senza degnarlo nemmeno di uno
sguardo.
- Questo è preoccupante – disse Alice.
- Perché? – chiesi io.
- Perché come avrai capito Novalie adora Dean, gli sta sempre
appiccicata. E’ la prima volta che lo snobba così –
continuò Alice.
- Pazienza
– disse Dean.
Era da non
credere. Mio fratello in pochi minuti era riuscita a
conquistare una bambina di tre anni. Aveva superato ogni record.
- Eddy tu
tei il fidanzato di Bella? – gli chiese la piccola.
- No,
tesoro, sono un suo amico – gli rispose lui.
- Non è
velo. Non lo sai che le bugie non si dicono? – gli disse la bimba.
- Ma è vero. Io e Bella siamo solo
amici – gli disse Edward chiaramente in difficoltà.
- Si tesoro, Edward ha ragione. Siamo solo
amici – gli disse Bella.
- A me non
sembla plopio – disse la bimba iniziando a giocare con l’orologio di Edward.
- Per
queste cose non sbaglia mai – disse Rachel.
- Zia
smettila. Non ti ci mettere pure tu – la rimproverò Bella.
- Ok, come non detto – gli disse Rachel.
Passammo tutto il pomeriggio lì e Novalie non si staccò un attimo da Edward.
Sembrava incollata con la colla sulle sue ginocchia e lui ne era
contento. Gli dedicava mille attenzioni, a tal punto che Emmett ad un certo
punto gli disse “fratellino
non starai mica facendo le prove? Non vorrei che ci stessi facendo un
pensierino”, ovviamente scoppiammo a ridere tutti.
Emmett prendeva sempre tutto alla leggera, eppure vedere Edward giocare con
quella bambina era una scena davvero bellissima, non credevo che mio fratello
sapesse farci così tanto con i bambini. Quel ragazzo
era una scoperta continua. Le ragazze mangiarono da noi e restarono fino a
tardi, poi tornarono a casa. Andammo ad accompagnarle io e
Emmett, Edward voleva venire, ma Novalie non era dello stesso avviso. Quando tornammo trovammo gli altri ancora in salotto, e
Edward che ancora giocava con Novalie. Restai con loro un altro po’ a
chiacchierare, poi andai in camera e dopo una bella doccia mi misi a letto. Il mio ultimo pensiero prima
di addormentarmi andò all’amore della mia vita, a Alice, che in poco tempo era
riuscita a cambiarmi la vita.
- TanyaCullen:
Si, condivido con te il fatto che il passato dei ragazzi non sia duro come
quello delle ragazze, ma per loro ho preferito così,
anche perché adoro Carlisle e Esme e non volevo farli apparire come cattivi.
Si, sono già arrivati a Natale e da adesso in poi il tempo passerà più veloce
perché ho bisogno di far capire che già si conoscono da più tempo, quindi tra
un capitolo e un altro, a volte, possono esserci settimane di differenza. Comunque non voglio metterti fretta per la tua storia,
perché capisco che ci vuole tempo per scrivere, quindi quando sarà pronto il
nuovo capitolo sarò felice di leggerlo.
- BlackDeath90: Non fa
nulla se non puoi sempre commentare, anche se devo dire
che i tuoi commenti sono sempre graditi. Quando puoi fai
un salto, se non puoi fa nulla, mi basta sapere che leggi la mia storia.
- ross_ana:
Si, Bella in fondo prova qualcosa, ma non vuole ammetterlo. Diciamo
che prima che lo farà ne passerà di tempo.
- nefertiry85: Spero che zia Rachel ti piaccia.
- MANU_CALLEN: Spero che anche questo
capitolo ti piacerà.
- Alyce_Maya: Si, in questo capitolo conoscere la persona a
cui le ragazze tengono in modo particolare, quella che gli ha fatto un po’ da
mamma. Spero ti piacerà.
- SweetCherry:
La vigilia di Natale sarà fra due capitoli, in questo c’è
l’arrivo della zietta con la sua famiglia.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Tranquilla, Charlie e Renèe non rovineranno
l’entusiasmo delle ragazze, anche perché sono affezionati alla bimba, quindi fa
piacere anche a loro passare del tempo con lei.
- twilight4ever:
Spero che anche adesso che la conosci ti stia simpatica. Diciamo
che lei cercherà di fare aprire gli occhi a Bella, ma Bella sarà di coccio.
Com’è che si dice? Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e io ti dico
non c’è peggior ceco di quello che non vuole vedere.
- _els_: Sono contenta di non averti deluso e spero che non
succederà. Comunque prima di vedere Bella e Edward
insieme dovrai aspettare parecchio, comunque si lei alla fine riuscirà a
sbloccarsi, grazie a qualcosa che succederà.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
31
UN GIOCO O
QUALCOSA DI PIU’?
POV BELLA
Se fino ad
allora l’aveva solo pensato, adesso potevo esserne certa, potevo gridarlo al
mondi intero. Edward Cullen era il ragazzo perfetto. Più passava il tempo e più
lui riusciva a sorprendermi. Ieri l’avevo visto giocare con Novalie e sembrava
un bambino pure lui, ma la cosa più stupefacente era che aveva conquistato la
piccola come mai nessuno ci era riuscito. Novalie aveva perfino snobbato suo
padre pur di stare con Edward, e questa la diceva lunga sull’effetto che il mio
angelo aveva fatto su di lei. Mi svegliai presto, rispetto al mio solito, a
causa delle urla che facevano di sotto i ragazzi. Guardai l’ora, erano le
undici e mezza e, ancora in pigiama, scesi a fare colazione trovando Alice,
Rosalie, Emmett e Jasper in cucina che mangiavano pancakes.
- Ma vi
sembra modo? La gente a quest’ora dorme? – gli dissi rivolgendomi a tutti tra
uno sbadiglio e un altro.
- Sono le
undici e mezzo Bella – mi disse Rosalie.
- E
allora? Solo perché tu non hai sonno non significa che nessuno c’è l’abbia – gli
dissi io andando a prepararmi un caffè considerando che quello preparato dalla
domestica era finito.
- Quello
sarebbe il tuo pigiama? – mi chiese Jasper.
Mi guardai
e mi resi conto di quello che avevo indosso con cui ero scesa giù. La sera
prima, invece, del mio tradizionale pigiama, mi ero messa la tuta grigia di
Edward che era rimasta a casa, insieme a mille altre cose dei ragazzi. Diciamo
che adesso il mio guardaroba, così come quello delle ragazze conteneva anche
indumenti maschili.
- Perché
non va bene? – gli chiesi sperando che non arrivasse a conclusioni sbagliate.
- No, va
benissimo, ma mi ricordavo di averla vista indosso a qualcun altro – continuò
Jasper.
- Quanto
sei spiritoso di prima mattina – gli dissi.
- Cos’è
avevi finito i pigiami? – mi disse Emmett.
- Sentite
lo sapete che io la mattina sono piuttosto intrattabile, potreste smetterla? –
gli chiesi sedendomi anch’io al tavolo della cucina e iniziando a sorseggiare
il mio caffè.
- La
verità è che Bella adora dormire sentendo il profumo di Edward addosso – disse
Alice ridendo.
Non so se
il suo fosse uno scherzo o meno, ma c’aveva azzeccato alla grande.
- Colpita
e affondata, contenti? Adesso smettetela – gli dissi.
Del resto
non era facile mentire a loro, se ne accorgevano sempre quando lo facevo. Loro
mi guardarono e mi sorrisero, soddisfatti che lo avessi ammesso.
- Passami
un pancake – mi disse Emmett.
- Certo
che sei proprio un pozzo senza fondo. Te ne sarai mangiato almeno una decina –
gli dissi porgendogli il piatto.
- Da
quando sei entrata tu – mi disse Jasper facendomi capire che ne aveva mangiato
almeno il doppio.
- Senti da
che pulpito viene la predica. Il bue che da del cornuto all’asino – lo
rimproverò Alice.
- Io non
ne ho mangiati quanto lui – si giustificò Jasper.
- No, solo
uno o due di meno – disse Rosalie.
- Dov’è
Edward? – chiesi io cambiando discorso.
- Secondo
te? – mi domandò Emmett.
- Dobbiamo
fare il gioco dell’indovinello? – lo rimbeccai io.
- A casa,
ancora a letto – disse Jasper.
- Almeno
lui può dormire, a differenza mia. La prossima volta andate a fare colazione
tutti e quattro al bar. Io voglio dormire – dissi facendo la finta arrabbiata.
- Vorrà
dire che la prossima volta verremo a fare colazione in camera tua – disse
Emmett ridendo.
- Se vuoi
decretare il giorno della tua morte, fallo pure – gli dissi ridendo sarcastica.
- E tu
uccideresti il tuo fratellone solo perché ti viene a svegliare? – mi domandò
lui.
- No, in
effetti no. Prima lo torturerei e poi lo ucciderei. Sarebbe troppo facile
ucciderti subito – gli dissi.
- E poi
dovrai sopportare i pianti di Rose – mi disse lui.
- Comprerò
dei tappi per le orecchie – gli risposi.
- La
sentiresti comunque perché si dispererà troppo – mi disse lui ridendo.
Era una
lotta a chi aveva l’ultima parola, con lui era sempre così. Adoravo Emmett.
- Troverò
il modo di fare fuori anche lei e non ti azzardare a controbattere più – gli
dissi facendo la finta furiosa.
Tutti
scoppiarono a ridere e io li seguì a ruota. Restammo in cucina ancora un po’,
il tempo di fumarmi una sigaretta, che dopo il caffè era d’obbligo.
- Scusate,
ma oggi che giorno è? – chiesi.
- Ma come
che giorno è? – mi chiese Alice sconvolta.
- Ho un
dubbio atroce – gli dissi.
- Oggi è
il 24 Dicembre, la vigilia di Natale – mi disse Rosalie.
- Me ne
sono ricordata solo adesso. Vi rendete conto? – gli dissi.
Come avevo
potuto dimenticarmelo? Ero convinta che la vigilia fosse domani, invece era
oggi.
- Ma mi
spieghi tu a chi pensi? – mi domandò Jasper.
- Ah, se
sapessi – gli dissi io ridendo.
- Lo
immaginiamo. Capelli ramati, occhi azzurri e sorriso sghembo – mi disse Emmett
ridendo avvicinandosi a me e scompigliandomi i capelli.
- Già
sembro una leonessa con questi capelli, ci manchi solo tu – gli dissi io
evitando di commentare la sua frase che in fondo non era del tutto falsa.
Spesso la
mattina mi alzavo con i capelli talmente fuori posto e arruffati che sembravo
davvero il re della foresta, anzi la regina della foresta.
- Si, si,
cambiamo discorso – continuò Jasper al posto di Emmett.
- Oggi vi
uccido a tutti e due. Smettetela – gli dissi io.
- La
verità ti fa male, la verità ti fa male – cominciarono a canticchiare quei due
all’unisono.
- Vado in
camera, prima che faccia qualcosa di cui poi potrei pentirmi – dissi io.
- Tanto
prima o poi dovrai tornare – mi disse Jasper ridendo.
- Siete
due scemi. Vado a prepararmi e vengo a casa vostra con voi – gli dissi.
- E
stasera che fai? Ti fai riaccompagnare? – mi chiese Alice.
- No, mi
porto le cose e mi preparo da loro – gli dissi.
La cena di
Natale l’avremmo passata a casa Cullen, così era stato deciso.
- Allora
faccio anch’io così – disse Rosalie mentre Alice annuì per confermare che anche
lei avrebbe fatto così.
Salì in
camera e dopo essermi lavata, mi spazzolai i capelli cercando di fargli
assumere una forma quantomeno decente, ma visti i risultati scadenti, decisi di
fare una coda alta. Lo shampoo l’avrei fatto nel pomeriggio. Poi mi misi un
paio di pantaloni della tuta e una felpa. Sistemai in una busta tutto quello
che mi serviva per la sera e poi scesi giù trovando i ragazzi intenti ad
aspettarmi.
-
Pensavamo ti stessi preparando direttamente per stasera – mi disse Emmett
sarcastico.
- Oggi sei
particolarmente divertente. Andiamo va – gli dissi.
In pochi
secondi eravamo già in macchina e dopo pochi minuti arrivammo a casa loro,
aggiungerei finalmente, considerando che tutti e quattro avevano ripreso a
tirare battutine riferite a me e Edward. Scesi in macchina come un fulmine e
subito mi catapultai in camera di Edward, dovevo posare la busta con le mie
cose, non aveva importanza se dormisse. Entrai, ma di lui non c’era l’ombra.
Una delle domestiche doveva anche aver provvisto a fare il letto, perché era
tutto in perfetto ordine.Posai la busta
con le mie cose, uscendo il vestito e appendendolo nel suo armadio, per non
rischiare di fargli qualche piega lasciandolo in borsa. Poi tornai giù e vidi
Jasper, Emmett e Dean che giocavano alla play. Certo Dean aveva trentatre anni,
ma in fondo era ancora un ragazzino, si comportava come un ventenne e lo
adoravo per questo. Andai a salutarlo buttandomi letteralmente sopra di lui e
dandogli un bacio sulla guancia e poi andai nell’altro salotto, dove trovai
Rose, Alicee zia Rachel sedute sul
divano che erano intente a parlare dei ragazzi. Ma Edward in tutto questo, dove
era finito? Va beh, pazienza, l’avrei visto più tardi anche se avevo una voglia
matta di vederlo adesso. Mi unì a loro dopo aver salutato la zia e mi sedetti
sul divano ascoltando quello che stavano dicendo.
- Sono
stati gentilissimi, ci hanno fatto sentire come a casa e poi i ragazzi sono
davvero fantastici. Mi piacciono davvero e sono contenta che li abbiate
trovati. Credo che nessuno meglio di loro si meriti tre gioielli come voi – ci
disse zia.
- Alt,
alt. Ti ricordo che io non sto con nessuno. Emmett e Rose, Jasper e Alice,
Bella e nessuno. Quindi non parlare di tre, ma parla di due – gli dissi io.
- E tu
pensi davvero che mi beva la storia che tra te e Edward non ci sia nulla? Credi
che non conosca mia nipote? – mi disse lei.
- Tra me e
Edward c’è una grande, bella e speciale amicizia, tutto qui. Gli voglio un bene
dell’anima e sono stata fortunata a incontrarlo nella mia strada, ma è solo un
amico, nulla di più – gli dissi io.
- Non ci
credi nemmeno tu a quello che stai dicendo – mi rimproverò Alice.
- Dammi un
solo motivo per cui dovrei mentire a voi – gli dissi.
- Nessuno
sta dicendo che tu stai mentendo a noi, tu stai solo mentendo a te stessa – mi
disse Rosalie.
- Tesoro,
si vede lontano un miglio che per te Edward non è solo un amico, anche Novalie
che ha solo tre anni se ne accorta ieri. Io non voglio dire che tu sei
innamorata, perché ti conosco e so che è difficile aprirti così completamente
con qualcuno, ma non puoi nemmeno dire che lui sia solo un amico – mi disse mia
zia.
Aveva
ragione, eccome se ne aveva. Non riuscivo mai a definire il mio rapporto con
Edward. Mi ostinavo a dire che fosse un’amicizia, ma non poteva essere così.
Con un amico non senti la voglia di baciarlo ogni volta che sta vicino a te,
con un amico non ti viene la voglia di stringerlo a te e non separarti mai da
quelle braccia, con un amico non sei gelosa se senti dire che gli piace una
ragazza o che se la porta a letto, con un amico non senti delle scariche
elettriche percorrerti tutto il corpo tutte le volte che ti tocca, però, anche
volendo ammettere che Edward non era un amico, non avevo idea di cosa fosse per
me. Io non potevo essere innamorata di lui perché il mio cuore apparteneva già
a qualcuno, o così mi ostinavo di credere. E se, invece, Alice e Rosalie
avessero ragione? Se io non fossi innamorata di Lucas, ma fossi solo
ossessionata dal suo ricordo? Come potevo amare qualcuno che mi aveva dato
poco, ma tolto tanto? Non riuscivo a capire più nulla, tutto era così
complicato. L’unica certezza che avevo era che qualunque cosa fosse successa
l’avrei affrontata con Edward a fianco e questa consapevolezza mi faceva stare
bene.
- Diciamo
allora che sono un po’ confusa – gli dissi io sincera, del resto con loro tre
potevo esserlo.
- Cos’è
che ti confonde? – mi chiese Rosalie.
- Non ne
ho idea. A volte vedo Edward solo come un amico, altre volte come qualcosa di
più, altre volte ancora mi comporto come se lui fosse di mia proprietà, come se
lui fosse mio. E poi ho diecimila dubbi in testa – gli dissi.
- Io credo
che il problema sia uno solo – mi disse zia Rachel.
- E cioè?
– chiese Alice al mio posto.
- Bella
devi dimenticarlo. Devi andare avanti, lui fa parte del passato, un passato
doloroso che ti devi lasciare alle spalle. Lui non ti merita, perché se ti
meritasse adesso sarebbe al tuo fianco, invece non c’è. Sono già passati
quattro anni e tu sei ancora aggrappata a lui. In tutti questi anni hai voluto
fare la dura, la superficiale, decidendo di divertirti solamente con i ragazzi,
ma adesso ti sei finalmente aperta ed è già un passo avanti. Devi guardare al
futuro e smetterla di guardare il passato – mi disse la zia.
- Ma
questo che viviamo non è futuro, è presente – gli dissi io.
- E tu lo
vedi? C’è Lucas in questo presente? Io non lo vedo. Cavolo Bella vai avanti con
la tua vita, lui l’ha fatto. Si è messo con quella ragazza e c’è rimasto
nonostante tutto. Non dirmi che lo ami, perché questo non è amore, questa è
ossessione. Fidati di me che sono più grande di te. L’amore non è quello che tu
credi di provare per lui, l’amore è quando senti le farfalle nello stomaco,
l’amore è quando non respiri, l’amore è quando aspetti trepidante una sua
chiamata, l’amore è quando anche un bacio sulla guancia o un suo tocco ti
portano in un mondo fatto solo di lui e di te, l’amore è magia, non è
sofferenza, o forse, è pure sofferenza, ma non quella che provi tu. Bella
innamorati, innamorati per la prima volta perché non lo sei mai stata, affida
il tuo cuore a qualcuno, a qualcuno che lo meriti però, come hanno fatto le tue
sorelle. Smettila di vivere in un bolla di vetro, sempre con il rischio che
cadi e ti faccia male – mi disse la zia, mentre Rose e Alice annuivano.
- Non lo
so. Tu hai ragione, ma forse non sono pronta, non ancora almeno – gli dissi io.
- E quando
lo sarai? Quando avrai allontanato da te tutte le cose belle che la vita di
offre? No, Bella, non va più bene. Sono stanca di vederti così, non ne posso
più, devi cambiare, devi provarci – mi disse lei.
- E come
si fa? Io non lo so fare. “Chiusa una porta si apre un portone”, non è così che
si dice? Ma io quella porta non l’ho ancora chiusa – gli dissi io con le
lacrime che iniziavamo a pizzicarmi gli occhi.
- Secondo
me, in fondo al tuo cuore l’hai fatto, ma non te ne rendi ancora conto.
Facciamo un gioco, ti va? – mi disse lei.
- Un gioco?
– gli chiesi io stupita così come le mie sorelle.
- Si. Io
ti faccio delle domande e tu mi rispondi. Però devi essere sincera al massimo,
altrimenti non ha senso - mi disse.
- Lo sai
che con voi sono sempre sincera – gli dissi.
- Si lo
so, ma meglio precisare. Allora ci stai? – mi chiese.
- Proviamo
– gli dissi.
- Alice
prendi un foglio e una penna – gli disse la zia.
Alice si
alzò e uscì dalla stanza, tornando poco dopo con il materiale che zia gli aveva
chiesto.
- Allora,
iniziamo. Io faccio le domande e voi due scrivete le risposte di lei. E’ un
gioco che fanno le ragazzine, ma credo ti servirà per capire cosa ti passa per
la testa – mi disse zia.
- Spara –
gli dissi io.
- Chi è la
persona a cui ti senti più legata? – mi chiese.
- Te e le
ragazze – gli risposi.
- Bella
non stiamo facendo il gioco per capire quanto vuoi bene a noi. Parliamo di
ragazzi, ti è chiaro il concetto? – mi disse mia zia sorridendomi.
- Ok,
scusate non avevo capito – gli dissi.
- Diciamo
che hai fatto finta di non aver capito, ma sorvoliamo – mi disse Rosalie.
- Allora,
iniziamo di nuovo. Chi è la persona a cui ti senti più legata in assoluto? – mi
chiese.
- Edward –
dissi.
- Chi è la
persona che ti fa ridere di più? – continuò lei.
-
Decisamente Emmett – gli risposi.
- Chi è la
persona che pensi per più della metà delle tue giornate? – mi chiese.
- Edward –
gli dissi.
- E la
restante parte della giornata? – chiese.
- E ti
sembra che me la faccio sempre pensando? Comunque Lucas – gli dissi.
- Quando pensi
a lui, intendo a Lucas, ti viene da sorridere o ti scende una lacrima? – mi
disse.
- Dipende
da cosa penso – gli risposi.
- La
maggior parte delle volte? – precisò lei.
- Finisco
per piangere – gli dissi.
- E quando
pensi a Edward? – mi domandò.
- Sorrido
decisamente – gli risposi.
Edward non
avrebbe mai permesso che mi scendesse una lacrima, lui odiava vedermi piangere
e amava vedermi sorridere.
- Chi è la
persona con cui ti senti più a tuo agio? – continuò mia zia.
- Edward –
gli dissi.
- La
persona con cui ti sei aperta totalmente? – mi disse.
- Edward –
gli risposi.
- Quella
che ti fa soffrire di più? – mi chiese.
- Lucas –
gli risposi.
- La
persona che basta che senti il suo nome per sorridere? – disse.
- Edward –
gli risposi.
- Quello
con cui ti confideresti adesso? – mi domandò.
- In che
senso? – gli chiesi.
- Chi è la
persona con cui parleresti adesso di quello che ti sta passando per la testa? –
mi spiegò lei.
- Emmett o
Jasper, ma più sicuro Jasper, perché Emmett mi farebbe ridere troppo e non
riuscirei ad essere lucida – gli dissi sorridendo al solo pensiero seguita a
ruota da Alice e Rosalie.
- La
persona con cui riesci ad essere felice completamente? – mi domandò.
- Edward –
gli risposi.
Ma che
cavolo, sapevo dire solo Edward? Eppure mi veniva così spontaneo, non avevo
bisogno nemmeno di pensarci.
- In
questo momento immagina Edward con una ragazza e Lucas con un’altra. Chi ti
provoca più gelosia? – mi chiesi.
-
Entrambi, forse un po’ di più Edward, ma solo perché, ormai con Lucas ci ho
fatto quasi quattro anni di abitudine – gli spiegai.
- Qual è
la persona che sei sicura di riconoscere tra di mille senza guardarla in viso?
– mi domandò.
- Edward –
gli dissi ridendo.
- Perché?
– mi chiese Alice, stupendosi della mia risposta, forse si aspettava che
dicessi Lucas.
- Perché
riconoscerei il profumo di Edward fra mille, quindi non occorrerebbe vederlo in
faccia – gli dissi sorridendo.
- Bella
devo continuare? – mi chiese mia zia.
- In che
senso? – gli chiesi, mentre lei preso il foglietto dalle mani di Rosalie.
- Guarda
tu stessa. Hai risposto praticamente quasi sempre Edward, a parte rare
eccezioni. Nelle domande più importanti hai detto solo il suo nome. Hai parlato
di Lucas solo nelle domande che parlavano di soffrire. Se questo è amore,
scusami, ma io non vorrei mai avere un amore come il tuo – mi disse la zia.
In effetti
era vero, avevo sempre risposto Edward, ma quello che non potevano capire loro
era una cosa semplice. Edward era il mio angelo, per questo avevo risposto
sempre con il suo nome, lui per adesso era il centro del mio tutto, ma non lo
amavo, o almeno questo volevo credere. E Lucas? Cos’era Lucas? Un fantasma del
passato che mi tormentava. Ma se fosse stato possibile che questo fantasma
tornasse io cosa avrei fatto? Non avevo dubbi, l’avrei ripreso con me, o almeno
questo è quello che credevo, fino a quando la mia Novalie non entrò in salotto
accompagnata da Edward. Guardai lei e guardai lui, e in quel momento non fui
più tanto sicura di quello che avevo pensato. Forse, avevano ragione le ragazze
e la zia, nel mio cuore Lucas non c’era più, ero io che mi ostinavo a volerlo
vedere per forza, forse, nel mio cuore, adesso c’era spazio solo per Edward. Ma
cosa ti salta in mente Bella? Edward non ti guarderà mai in quel senso, per lui
sei solo un amica, una grande amica, una persona importante, ma nulla di più,
l’amore è un’altra cosa. Scacciai via quei pensieri e mi dedicai completamente
alla scena che mi si parò davanti, mentre notai che mia zia aveva piegato il
foglio e lo aveva riposto nella tasca, di sicuro per fare in modo che Edward
non si accorgesse di nulla. Guardai Novalie e mi accorsi che aveva una canotta,
nonostante fosse Dicembre, ma di sicuro aveva giocato e sentiva caldo, nel
braccio facevano mostra un sacco di bracciali rossi, uno di mille colori a
pallini e un elastico verde con una coccinella rossa. Attorno al collo aveva un
collana a girocollo con perline di plastica di tutti i colori e tre collane
lunghe di tre colori diversi e un’altra collana blu con delle perline di vari
colori. Sempre attorno al collo aveva uno stetoscopio giocattolo rosa. Aveva i
capelli con il ciuffo raccolto di lato e degli occhiali rossi a pois bianchi
sulla testa. Aveva anche un lecca lecca in bocca. Ci guardava con due grandi occhi
e quell’espressione da furbetta che solo lei era capace di fare. Venne verso di
me e si sedette in braccio a me, mentre Edward prese posto nell’altro divano
vicino Rose.
- Come
siamo belle – dissi io alla piccola.
- Ho
giocato con Eddy – mi rispose lei tutta contenta.
- Vuoi
dire che è stato lui a conciarti così? – gli dissi io.
Sembrava
una che vendeva collane e bracciali al mercato, anche se era carinissima
conciata in quel modo.
- Mi ha
aiutata. Dice che sono bellissima – mi disse lei sorridendo.
- Ed è
vero – gli dissi io mentre gli altri annuirono.
- Ti devo
dire una cosa. Pelò mi devi prolettere che non ti allabbi – mi disse la piccola
tornado seria.
- Promesso
– gli dissi.
- Giulalo
– mi disse.
- Giurin
giuretto – gli dissi incrociando le dita sulla bocca.
Quello era
il nostro modo per giurare.
- Io lo to
che Eddy è il tuo fidanzato, ma adesso è anche i mio, va bene? – mi disse lei
preoccupata per la mia reazione.
Che tenera
che era.
- Ma ti ho
già spiegato che io e Edward siamo solo amici, non è il mio fidanzato – gli
dissi.
- Non ci
cledo – mi disse lei.
- Ma è
vero, diglielo tu Edward – gli dissi chiedendo il suo appoggio.
- E’ tutta
la mattina che provo a dirglielo, ma si ostina a dire che mentiamo – mi disse
lui.
- Anche i
bambini se ne accorgono, mentre gli adulti ci mettono una vita – disse Rosalie
sottovoce.
- Ti ho
sentita – gli dissi.
- E
allora? E’ la verità – rispose Alice al suo posto.
- Sei una
scema, non ti allabbiale se te lo dico. Ha ragione la mamma – mi disse la
piccola.
- Su cosa
ha ragione la mamma? – gli chiesi io curiosa.
- Ieli
sera, quando sia andati a letto, si è messa a pallare con papà e gli ha detto
che hai i plosciutti negli occhi. Io non avevo capito e quando gliel’ho chiesto
a papà lui mi ha detto che si dice quando una persona non vuole vedele le cose
anche se sono chiale – mi disse lei.
- Quante
volte ti ho detto che non devi raccontare quello che senti dire da me e papà? –
la rimproverò Rachel.
- Ma tu
dici semple che a loro tre posso dire tutto. Siete tutti pazzi. Tu pelò no,
Eddy – disse la piccola scendendo dalle mie braccia e buttandosi letteralmente
su quelle di Edward.
- E così
io avrei i prosciutti negli occhi? – chiesi sarcastica a mia zia.
- Beh, in
effetti c’è li hai – mi disse lei indicando Edward con un cenno del capo senza
farsi vedere da lui.
- Ma fammi
il piacere – gli dissi io.
- Tai una
cosa? Meglio così se tu non vuoi Eddy, vuol dire che è solo mio – mi disse
Novalie dando un bacio a Edward nella guancia.
- Lo
tirata su bene. E’ una buongustai già a tre anni – disse mia zia ridendo.
In effetti
aveva tre anni, ma gli occhi gli funzionavano benissimo.
- No,
Edward è solo mio – dissi io alla bimba per stare allo scherzo.
- No,
olmai non vale più – mi rispose lei.
- E chi
l’ha detto questo? – gli chiesi.
- Io. Eddy
è il fidanzato, Eddy è il mio fidanzato – si mise a cantilenare Novalie.
- Non è
vero perché lui è fidanzato con me. Mi devi chiedere prima il permesso – gli
dissi io scherzando.
- Io gli
do i bacetti e tu no – continuò a cantilenare lei, mentre si sbaciucchiava
Edward.
- E chi
l’ha detto? – gli dissi cantilenando anch’io.
- Lo dico
io – mi disse la piccola.
- Sei
sicura? – gli dissi.
-
Tisurissima – mi rispose lei.
Voleva la
guerra? E guerra gli avrei dato. Mi alzai e andai vicino a Edward che non capiva
quello che volevo fare e gli stampai un bacio a fior di labbra.
- Vedi? I
bacetti glieli do anch’io – dissi io alla bimba, mentre le ragazze e lo stesso
Edward mi guardavano sconvolti, di sicuro non si aspettavano quella reazione.
Cazzo,
possibile che anche un bacio come quello, che a dire il vero non poteva nemmeno
definirsi un bacio, mi provocava quelle sensazioni? Edward ma che cosa mi stai
facendo?
- E
allora? Anch’io lo to fare – mi disse la piccola appoggiando anche lei le sue
labbra su quelle di Edward per una frazione di secondo.
- Ah si? –
gli chiesi.
- Ti – mi
rispose lei contenta.
Le ragazze
guardavano la scena divertite e lo steso valeva per Edward che si era ritrovato
in mezzo ad una guerra fra “donne”. Mi avvicinai a Edward e feci quello che
desideravo fare da un po’ di tempo, lo baciai, ma stavolta il bacio non fu come
il precedente, non fu un bacio a fior di labbra. All’inizio lui sembrò
sorpreso, di sicuro non si aspettava quella mia reazione, ma quando capì il mio
intento, mi lasciò fare, anzi ricambiò di buon grado il bacio, un bacio che da
casto, quale era partito divenne presto passionale. Non capivo perché, ma avevo
la sensazione che quel bacio così come lo volevo io, lo voleva anche lui. Non
era un bacio come quello della terrazza a scuola, ma qualcosa di completamente
diverso, era qualcosa di più sentito anche se era nato come una provocazione,
come un gioco. Dischiusi le labbra e permisi alla sua lingua di entrare a
contatto con la mia. Le nostre bocche combaciavano perfettamente e le nostre
lingue giocavano tra di loro come in una danza, si cercavano e si beavano di
quell’incontro. Gli passai un mano tra i suoi capelli e lui con una teneva in
braccio Novalie e con l’altra prese il mio viso tra le mani. Poi iniziò ad
accarezzarmi il palato con la sua lingua, in modo lento e sensuale facendomi
provare brividi che mi percorsero tutto il corpo e che mi fecero eccitare da
morire, dovetti trattenermi per non farmi sfuggire un gemito, poi tornò a
giocare con la mia lingua e in quel momento tutto quello che c’era intorno a
noi aveva perso ogni significato. Dopo non so quanto tempo tornai con i piedi
per terra e mi resi conto che stavamo esagerando, in braccio a lui c’era una
bambina che di sicuro ci stava guardando e non era il caso di continuare, per
non parlare delle altre tre che a quest’ora dentro di loro stavano festeggiando
con ostriche e champagne. A malincuore mi staccai da quelle labbra che anche se
per poco erano riusciti a portarmi in un mondo tutto nuovo, un mondo fatto solo
di me e di Edward. Che bellissima sensazione. Notai che tutti mi stavano
guardando e mi sorridevano, Edward era l’unico che non sorrideva, forse, perché
anche per lui quel bacio non era stato solo un semplice bacio o così, almeno,
mi piaceva pensarla. Novalie guardava me e poi Edward, poi tornava a guardare
me e poi di nuovo lui.
- La
prossima volta magari avvisa che allontano Novalie – mi disse mia zia ridendo.
Sapevo che
quello era il suo modo per stemperare la tensione e gliene fui grata.
- Tanto
quette cose le vedo ogni gionno. Tu e papà non fate altro. A voi vi sembla che
io non vi vedo, ma vi vedo, eccome se vi vede – gli disse la piccolina facendo
arrossire la madre.
- Almeno
non dirlo – gli disse la zia.
- Secondo
te, mamma, io posso fallo? – gli chiese Novalie alla zia.
- Cosa
tesoro? – gli domandò lei.
- Quello
che ha fatto Bella – gli disse la piccola.
- Ma ti ha
dato di volta il cervello? Mi sembra normale che tu non puoi farlo – gli disse
Alice.
- Ma
pelchè? Voi lo fate semple – gli disse lei.
- Vedi
amore, queste sono cose da grandi. Quando sarai grande come noi, potrai farlo –
gli disse Edward riuscendo a convincerla.
- Allora
ci vediamo quando sono grande – gli disse lei mentre noi scoppiammo a ridere.
- Tu non
ridere. L’hai fatto apposta, pelchè sapevi che io non potevo fallo. Non vale,
hai imbrogliato. Eddy resta solo mio e i bacetti glieli do solo io – mi disse
la piccolina.
- Vogliamo
vedere se è vero? – gli dissi io.
- La
ragazza c’ha preso gusto – disse Rosalie mentre io gli lanciai una cuscino.
- Basta.
Abbiamo visto abbastanza per oggi, andiamo a mangiare – disse Rachel alla
piccola.
- Andiamo
Eddy? – gli chiese lei.
- Si
certo, tesoro – gli disse lui alzandosi e prendendola in braccio.
- Tu non
venile, non ti voglio – mi disse Novalie.
Quanto era
tenera. Gli volevo un bene allucinante. Era un po’ permalosetta, però, così
stetti al suo gioco.
- E chi
l’ha detto che non vengo? Eccome se vengo – dissi saltando in modo irruente
sulle spalle di Edward.
- Sempre
con delicatezza tu, vero ? – mi disse Edward.
- Non mi
posso smentire mai – gli dissi dandogli un bacio sulla guancia, mentre Novalie
sbuffò.
Andammo
tutti in cucina a mangiare e nel giro di dieci minuti anche i ragazzi sapevano
dell’accaduto e non mancarono ovviamente le battutine da parte di Emmett, ma,
ormai, ci avevo preso l’abitudine. Per tutto il resto del pranzo, non fece
altro che pensare a Edward e a quel bacio che mi aveva scombussolato, non
riuscivo a capire più nulla. Pensavo solo che avrei tanto voluto rifarlo, avrei
tanto voluto poterlo fare. Cosa diavolo mi stava succedendo? Non potevo pensare
quelle cose, Edward era solo un amico. Ma chi volevo prendere in giro? Quella
scusa dell’amico, ormai, non incantava più nessuno, nemmeno me.
Novalie
come compare nella stanza dopo aver giocato con Edward:
- SweetCherry: Si, in
effetti la bambina se ne intende parecchio. Comunque volevo scusarmi se ieri
non sono riuscita a postare un altro capitolo, ma ho avuto un imprevisto e ho
dovuto staccare con il pc. Mi dispiace, spero che mi farò perdonare.
- serve: Si, la bimba è
un vero tesoro e sarà molto utile, come hai visto in questo capitolo.
- ross_ana: Si, la
piccola ha davvero buon gusto, ma del resto chi non lo avrebbe vedendo Edward.
- moni: Si anch’io
adoro i bambini, sono troppo dolci, per questo ho voluto inserire la bimba
nella storia. E poi il fatto di vederla appiccicata a Edward mi piaceva un
sacco come idea.
- gamolina: Un
caratterino tutto pepe. Spero che anche questo ti piacerà.
- eMiLyBlOoD: Non fa nulla se non puoi recensire sempre. capisco
che ci sono vari impegni, soprattutto adesso che è iniziata la scuola. Quando
puoi passa a trovarmi, altrimenti non fa nulla, spero comunque che continuerai
a leggere lo stesso la mia storia indipendentemente dalle recensioni.
Quest’altra frase è bellissima, mi piace un sacco. Me ne sto appuntando tutte.
- Alyce_Maya: Si, in effetti la piccolina è proprio dolce.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Si, è molto sveglia, più di quanto lasci vedere. Mi
piace da morire, la adoro.
- TanyaCullen: Si, la bimba ha buon gusto da vendere. L’attore
che ho fatto fare a Dean lo adoro. E’ uno dei due protagonisti di
“Supernatural”, infatti, ho preso anche il nome da lì. Mi piace proprio. Si,
infatti, Bella vede aprire gli occhi, perché c’è tanta concorrenza. Per
l’arrivo del guasta feste dovrai aspettare due capitoli, quindi siamo già
arrivati, si può dire.
- twilight4ever:
Sono contenta che ti siano piaciute tutte e due, soprattutto la bambina. E’
troppo sveglia, più di Bella.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
32
LA SERA DI
NATALE
POV EMMETT
Non appena
finimmo di pranzare, Dean, Rachel e la piccola Novalie uscirono
di casa, dicendo che andavano a fare un giro, mentre io, i miei fratelli e le
ragazze restammo in casa a parlare. Vedevo Edward strano e non mi ci volle
molto a capire che quel suo comportamento era dovuto a
ciò che le ragazze mi avevano raccontato poco prima riguardo al bacio tra lui e
Bella. A quanto avevo capito era nato come un gioco fatto con la bambina, ma
dallo sguardo di mio fratello capivo benissimo che non era
stato affatto un gioco per lui. Avevo preso in giro per tutto il tempo
Bella riguardo al bacio, ma anche lei sembrava un po’ pensierosa, strana direi. Quei due erano degli idioti. Che
si piacevano era ovvio, ma non facevano nulla. Certo, Edward faceva bene a non fare nulla sapendo il passato di Bella, ma lei almeno poteva
aprirgli gli occhi. Era palese che Edward non fosse per lei solo un amico
eppure si ostinava a non voler ammetterlo nemmeno a se stessa. Era
terribilmente frustante. Non invidiavo per nulla Edward che si trovava in
quella situazione. Restammo a parlare con le ragazze per buona parte del
pomeriggio, fino a quando loro decisero di salire su
per iniziarsi a preparare. Ovviamente erano donne e si sa
che le donne davanti allo specchio ci passano ore. Restammo in salotto solo io,
Edward e Jasper.
- Edward
tutto apposto? – gli chiese Jasper che come me aveva
notato che qualcosa non andava.
- Si,
tranquillo – gli rispose lui.
- Se ne
parli magari ti senti meglio – gli dissi io senza
tenere conto della sua risposta che sapevo essere chiaramente una bugia.
- C’è poco
da dire. La situazione è troppo frustrante e io non so fino a
quando posso continuare così – ci disse Edward.
- Perché non provi a parlarne con lei? A dirgli cosa provi? –
gli disse Jasper.
- No, non
è il caso. Non voglio forzare niente. A lei sta bene così, punto. E poi non credo che sia pronta per lasciarsi andare con
qualcuno – continuò Edward.
- Non
voglio essere il piccione del male augurio, ma secondo
me andando avanti così ti fai solo del male – gli dissi io.
-
Preferisco stare male io che far star male lei. Bella si è aperta con me, si
fida di me e mi considera un amico non posso andare da lei e dirle
che la amo, non sarebbe giusto e non credo che lei lo capirebbe – mi disse
Edward.
- Spero
solo che vada bene e che le cose si aggiustino – gli
disse Jasper.
- Io spero
solo che non gli salti più in mente di darmi un bacio come quello di prima,
perché non credo che riuscirei a continuare ad essere lucido – disse Edward.
- Beh se
sei al punto di sperare che non ti baci sei proprio messo male – gli dissi io
facendo ridere sia lui che Jasper.
- Comunque, grazie ragazzi – ci disse lui ridendo ancora.
Restammo
in salotto un altro po’ e poi salimmo su a prepararci anche noi, considerato
che perfino mamma e papà erano rientrati a casa.
Doveva essere tardi. Entrai nella mia camera e notai che era tutto sottosopra.
- Amore
sei tu? – mi disse Rose sentendo la porta della stanza aprirsi, mentre lei era
in bagno.
- Direi di
si, ma cosa ne hai fatto della mia stanza? – gli
chiesi.
- Mi sono solo preparata – mi rispose lei ancora chiusa in bagno.
- E per prepararti dovevi mettere sottosopra tutto? E poi cosa ci fa metà del mio guardaroba sul letto
appallottolato? – gli chiesi.
- Ero
convinta di aver messo il mio vestito dentro l’armadio, ma non lo trovavo così ho uscito i tuoi vestiti, poi mi sono ricordata che l’avevo
appoggiato alla poltrona – mi disse lei uscendo dal bagno con indosso il mio
accappatoio.
- Direi che adesso ti devi fare perdonare – gli dissi io guardandola
malizioso.
- Non
riesco a immaginare come – mi disse maliziosa anche
lei avvicinandomi a me e dandomi un bacio a fior di labbra per poi
allontanarsi.
- Dove
credi di andare? – gli dissi io bloccandola per il polso e tirandola a me.
Gli diedi
un bacio che di casto non aveva nulla e lei ricambiò in pieno. La buttai sul
letto mettendomi sopra di lei baciandogli le labbra per poi passare a baciargli
il collo, poi a mordicchiarle il lobo dell’orecchio e poi mi buttai di nuovo
sulle sue labbra. Ci baciammo con passione facendo giocare le nostre labbra,
quando all’improvviso la porta della mia stanza si aprì.
- Ma che chifo. State semple a bacialvi –
disse la piccola Novalie entrando nella stanza.
Io e Rose
scoppiamo a ridere e io mi alzai da sopra di lei e mi
misi seduto.
- Non ci stavamo baciando, stavamo solo giocando – gli dissi io.
- Si certo come no – mi disse la bimba sorridendomi.
- Va beh, lasciamo perdere. Io vado a farmi la doccia – dissi entrando
in bagno mentre la piccola iniziò a chiedere qualcosa
a Rose che non capì perché ero già entrato in doccia. Cercai di sbrigarmi
considerato che era già tardi e una volta finita la doccia, andai in camera
ancora con l’asciugamano in vita. Trovai Rose che si stava truccando.
- Ti
sembra questo il modo di presentarti? La carne è debole – mi
disse lei maliziosa guardandomi.
- Qualcuno
si è fregato il mio accappatoio, quindi mi sono dovuto
arrangiare – gli dissi malizioso anch’io.
- La
prossima volta oltre all’accappatoio mi frego anche tutte le tovaglie così poi vediamo come ti arrangi – mi disse lei sempre più maliziosa.
Gli
sorrisi, mi avvicinai a lei e gli diedi un bacio a fior di labbra, poi presi i
pantaloni e andai di nuovo in bagno a metterli. Poi tornai di là finendo di
vestirmi. Mi sistemai i capelli, mi misi le scarpe ed ero pronto. Avevo messo
un paio di jeans testa di moro, che sembravano dei pantaloni più che dei jeans, una maglietta beigealla quale alzai le maniche fino ai gomiti e
un gilet dello stesso colore dei pantaloni. Le scarpe, erano beige e marroni. Non ero ne elegante, ne
sportivo, una via di mezzo, del resto non mi piaceva vestirmi troppo elegante,
non era nel mio stile. Notai che anche Rose era
pronta, e non potei fare a meno che lasciargli gli occhi addosso. Indossava un
vestitino sopra al ginocchio viola che si arricciava su un fianco e un paio di
decoltè viola scuro dal tacco altissimo.
- Sei bellissima – riuscì solo a dirgli.
- Lo sei
anche tu – mi disse lei dandomi un bacio a fior di
labbra.
Guardai
l’ora e notai che erano già le nove, era meglio
scendere e così facemmo, incontrando in corridoio Jasper e Alice, anche loro
pronti a scendere giù. Il mio fratellino indossava un paio di jeans bianchi con
dei leggeri strappi all’altezza delle ginocchia, una maglietta grigia, una
giacca sportiva blu e un paio di scarpe grigio scuro, tendente al nero, e bianche. Anche lui era
una via di mezzo tra lo sportivo e l’elegante. Alice era bellissima, indossava
un vestitino grigio-verde a palloncino che gli arrivava sopra il ginocchio e
delle scarpe dello stesso colore dal tacco alto. Scendemmo giù insieme e
trovammo in salotto tutti tranne Edward e Bella. Mamma aveva un vestito dorato
lungo con le spalline e un paio di sandali dello stesso colore. Renèe
indossava, invece, un vestito lungo a fantasia bianco e nero
e delle decoltè nere. Papà come al solito portava un
vestito nero con camicia bianca e cravatta e scarpe nere, mentre Charlie era
vestito allo stesso modo ma, invece, che nero il suo colore era il blu scuro.
Anche Dean aveva un vestito anche se il suo era molto
più sportivo, con sotto una camicia argentata senza cravatta e un paio di Nike
argentate come la camicia che lo rendevano elegante e sportivo allo stesso
tempo. Rachel era bellissima. Indossava un lungo vestito turchese con le bretelle
che si intrecciava all’altezza del seno e un paio di
scarpe argentate dal tacco alto. La più bella di tutte restava, però, la
piccola Novalie che aveva un vestitino rosso a pois bianco con le ballerine
rosse brillantinate.
- Wow –
disse Dean vedendo le ragazze.
-
Bellissime – aggiunse Rachel.
- Dov’è Eddy? – chiese la piccola.
Mi faceva un tenerezze incredibile come fosse attaccata a Edward e mi
piaceva vedere mio fratello giocare con lei, era qualcosa di troppo bello da
vedere, faceva troppo tenerezza. Erano troppo dolci.
-
Possibile che ti interessi solo di Edward? – gli
chiese Charlie sorridendogli.
In effetti le
ragazze avevano ragione, Charlie e Renèe con la bambina erano fantastici a
differenza che con Rachel e Dean, ma loro sembravano, ormai, averci fatto
l’abitudine.
-
Invidioso? – gli disse la piccola guardandolo male.
- Potrei
pure esserlo – continuò Charlie, mentre Novalie
sbuffò.
- E’ semple con Bella, non è giusto – disse la piccola.
- Ma se ha
da quando siamo arrivati che sta sempre con te – gli
disse Dean.
- Non è velo, adesso non c’è – gli disse la bimba.
- Sono qua – gli disse Edward entrando in stanza insieme a Bella.
Novalie
gli si buttò letteralmente addosso e gli sorrise felice.
Guardai Edward e mi sembrò più tranquillo rispetto a prima, magari stare un po’
da solo con Bella era servito. Lo guardai e notai che indossava una paio di pantaloni neri messi dentro delle scarpe nere e
bianche a stivaletto sportivissime. Poi indossava una camicia grigia sportiva
con una cravatta nera modello sempre sportivo e un gilet nero di sopra. Forse
tra tutti era quello più sportivo, ma stava benissimo. Bella, invece, beh, che
dire, non si smentiva mai. Era bella davvero. Aveva un vestitino rosso scuro
fin sopra il ginocchio legato solo da un lato della spalla. Era molto aderente
permettendo di far risaltare le sue forme perfette e indossava un paio di
scarpe rosso scuro dal tacco vertiginoso. Le più alte di tutte. Erano dei
trampoli. Mi chiedevo come facessero le ragazze a camminare su quei cosi, era
qualcosa che non avrei mai capito.
- Potevi metterti un paio di scarpe più alte – dissi io a
Bella sarcastico.
- Bisogna aiutare la natura – mi disse lei.
- Tra
tutte e tre quella che deve aiutare la natura sono io – disse
Alice riferendosi al fatto che era la più bassa tra le tre, anche se questo non
significava che fosse davvero bassa.
- Lasciamo perdere – disse Rose sorridendo a tutti.
Restammo in salotto per un po’, poi ci spostammo nella sala da pranzo per cenare. Quella era la prima cena
di Natale che faceva insieme a delle persone a cui volevo bene. Di solito gli
anni passati o mangiavamo solo io, i miei fratelli e mamma e papà, oppure a noi
si univano amici dei miei che ne io, ne i miei
fratelli conoscevamo ed eravamo costretti a passare tutta la serata facendo
finta che fossimo contenti. Invece, quest’anno la cena di Natale sarebbe stata
diversa. Avevo accanto a me le persone a cui volevo
più bene: i miei fratelli, la mia Rose, le mie sorelline Bella e Alice e i miei
genitori, e c’erano anche gli altri che non mi dispiacevano per niente, anzi
che mi stavano molto simpatici, soprattutto Dean e Rachel, per non parlare
della piccola che era una vera forza della natura. Passammo
gran parte della serata a cena, le domestiche si erano date davvero un
gran da fare. Era tutto perfetto e buonissimo. Quando
terminammo di mangiare andammo in salotto e lì tra un discorso e un altro, tra
scherzi e giochi, si fece mezzanotte e come di consueto ci fu l’apertura dei
regali. Ci sedemmo tutti nel divano vicino all’albero di Natale preparato
giorni prima da me, dai miei fratelli e dalle ragazze. Di solito erano le
domestiche a occuparsene, ma quell’hanno decidemmo di
cambiare occupandocene noi e fu qualcosa di troppo divertente. Per finirlo ci
mettemmo tutto il pomeriggio, ma il divertimento era stato
assicurato. Del resto non è semplice fare qualcosa avendo sei teste diverse che
la pensano in sei modi diversi, eppure tutto sommato
era venuto bene. C’erano un sacco di regali da scartare e ci mettemmo più di
un’ora nel farlo. I regali erano tutti bellissimi, anche perché ognuno di noi
sapeva già cosa volesse l’altro. I regali più belli furono comunque
l’anello che papà regalò a mamma, un bellissimo trilogy, e quelli che avevamo
comprato noi ragazzi. Jasper regalò a Alice una collana
d’oro con un ciondolo a forma di cuore, mentre lei regalò a lui una fotocamera
digitale che sembrava quella dei fotografi, ma del resto c’era da aspettarselo
tutte e tre sorelle avevano manie di grandezza in tutto. Edward regalò a Bella
un bracciale con un ciondolo a forma di cuore, un cuore di diamanti che era
bellissimo, mentre Bella regalò a lui un orologio, quello che Edward aveva
visto un giorno in una vetrina e voleva comprarlo, ma Bella pur di fargli una
sorpresa lei gli aveva detto che faceva schifo e che
non doveva assolutamente comprarlo, anche perché se l’avesse fatto
gliel’avrebbe buttato nella spazzatura nel giro di una settimana. Io, invece,
regalai a Rose un paio di orecchini di perle con
l’aggancio in oro e brillanti, mentre lei mi regalò la mia amatissima Psp go
portatile. Lo so, avevo vent’anni, ma in fondo ero
ancora un bambino. Io e i miei fratelli ricevemmo anche i regali che ci eravamo scommessi in quella partita alla play che Alice
aveva “gentilmente” interrotto. Bella, Alice, Rosalie, Edward e Jasper, mi
regalarono, infatti, la mia adorata jeep Rubicon rossa, che, ovviamente, vidi
solo in foto, visto che ancora non l’avevano portata a
casa. Tutti e cinque regalammo, invece, a Edward la
moto che tanto voleva, una Kawasaki Ninja nera, mentre a Jasper il tanto voluto
i-phone della Apple. Da tutti e cinque, Rosalie ricevette
un vestito Armani che aveva visto un giorno in centro, ma che alla fine non
aveva comprato. Era viola con dei brillanti al centro del petto che dividevano il seno e che faceva piegare al centro tutto il
vestito, Alice, invece, ricevette una borsa blu Prada, che aveva mesi che la
cercava, mentre Bella un paio di scarpe Chanel blu notte, dal tacco
vertiginoso. Io e i miei fratelli, insieme alle ragazze, avevamo comprato anche
una carrozzina rosa giocattolo alla piccola Novalie, mentre i miei gli avevano
preso un bambolotto, un certo “Baby Amore”, che non
avevo idea di cosa fosse, e Charlie e Renèe gli avevano comprato una casa per
le bambole. Erano tutti regali molto belli, ma ciò che più contava era che
quello era il Natale più bello che avessi trascorso in vent’anni.
- Adesso
tocca all’ultimo regalo – disse papà.
- Ancora? A un’ora che apriamo regali – mi lamentai io che non ne
potevo più.
- Sono
sicura che questo vi piacerà – disse mamma.
- E’ da
parte mia e di mamma per tutti e tre – ci disse papà
riferendosi a me, Jasper e Edward.
Non avevo
idea di cosa poteva essere qualcosa per tutti e tre. Un regalo unico? Non
riuscivo nemmeno lontanamente a immaginare cosa potesse
essere.
- Un
regalo unico per tutti e tre? – chiese Jasper che come me
non aveva capito.
- Si, vi piacerà – ci disse mamma.
- E vediamolo – disse Edward curioso come tutti.
Mamma e
papà presero una scatola e la posarono sul tavolino. Cosa
poteva esserci in una scatola che potesse piacere a tutti e tre? Ero piuttosto
confuso. Mi avvicinai e stavo quasi per prendere la scatola,
ma Edward fu più veloce.
- Tocca a
me aprirla – mi disse mio fratello.
- E chi l’ha detto? – gli dissi io ridendo.
- La apro
io che sono il più piccolo – disse Jasper.
- Non se
ne parla, la apro io che sono il più grande – dissi
io.
- No, la
apro io che sono di mezzo – disse Edward.
- Ma la volete piantare. Sembrate tre
bambini – disse Alice.
- No sembrano, sono – disse Bella mentre Rose annuì.
Io e i
miei fratelli gli sorridemmo sarcastici, poi Edward prese la scatola e la aprì.
Dentro c’era un cuscino con sopra appoggiate un mazzo di chiavi.
- Cosa sarebbero queste? – disse Edward che come tutti non
stava capendo nulla.
- Togli il cuscino – disse mamma.
Edward lo
fece e vedemmo che c’era un foglio piegato. Lo prese e lo aprì mostrando la
foto di un villetta bellissima. Tutta
bianca con il tetto blu notte e delle vetrate, un giardino e una parte fuori
pavimentata con delle sedie e un tavolino, una specie di terrazza, però,
a pian terreno. Era davvero bellissima.
- Che significa? – chiesi io.
- Che vi abbiamo regalato una villetta poco distante da qui – ci
disse papà.
-
Bellissimo – dissi io.
-
Fantastico – continuò Edward.
- Super –
terminò Jasper.
- Alt. Non
pensate che questo significhi che ve ne andrete di
casa, perché non è così. E’ solo un posto dove potete andare a divertirvi, a
passare del tempo, a dormire qualche volta, ma questa resta la vostra casa,
altrimenti ci riprendiamo le chiavi – disse mamma.
- No, no,
va benissimo così – dissi io mentre gli altri
annuirono.
Era
fantastico, una casa tutta per noi. Certo come aveva detto mamma non
significava che saremmo andati a vivere da soli, ma pian piano sapevo che sarebbe andata a finire così. Comunque
era fantastico, potevamo andarci tutte le volte che volevamo, senza nessuno che
rompesse e soprattutto dove potevamo fare quello che volevamo.
- E’ già
sistemata? – chiese Edward.
- Si, è prontissima – disse mamma.
- Caspita
che regalo e chi se lo aspettava – disse Alice
sbalordita.
- Va beh,
il regalo è anche per voi, ovviamente, considerando che tutti e sei non vi
staccate manco a morire – ci disse papà.
-
Ovviamente – rispondemmo tutti e sei all’unisono.
Passammo
tutto il resto della serata a parlare, a ridere e scherzare e a giocare a
carte. E quella sera era proprio la mia serata visto
che vincevo sempre io. A notte inoltrata, cioè verso
le quattro e mezzo, le ragazze e Charlie e Renèe tornarono a casa, mentre noi
salimmo ognuno nelle nostre camere. Mi misi il pigiama e, visto che per fortuna
la domestica aveva sistemato i miei vestiti dentro l’armadio, potei mettermi a
letto senza problemi. Solo dopo mi accorsi che aveva anche sistemato le cose di
Rose e questo significava solo una cosa, quando se ne sarebbe accorta si sarebbe incazzata come una pazza. Guai a toccare le sue
cose, anche se quando lo facevo io non si arrabbiava mai, o quasi, ma io non ero come tutti per fortuna. Mi addormentai pensando a lei,
alla serata appena trascorsa, ai miei amici e per la prima volta in vent’anni
mi sentì veramente fortunato, perché avevo tutto quello che un ragazzo può
desiderare, non potevo chiedere di meglio.
- Alice? Rosalie? – sentì chiamare da una voce,
una voce che non avrei mai voluto sentire, una voce
che avrei riconosciuto fra mille. […]
Piano, molto piano, mi girai anche io, anche se
non avevo dubbi a chi appartenesse quella voce e una volta trovatomelo di
fronte non ebbi più dubbi, e il sorriso che ancora era
dipinto sul mio volto per via dello scherzo con Edward scomparve inesorabile
dalla mia faccia e un vortice mi risucchiò dentro. […]
Il mio incubo peggiore
era di fronte a me.
Risposte alle vostre
recensioni:
- SweetCherry:
Si, Bella sta iniziando ad aprire gli occhi, anche se comunque
non del tutto. Quanto a Edward, ti posso assicurare che il bacio non gli è dispiaciuto affatto, anzi, direi l’esatto opposto.
- moni: Beh, come hai visto il
capitolo non era un pov Edward, ma spero ti sia
piaciuto lo stesso. Ti anticipo comunque che lui è più
che contento, diciamo che non aspettava altro. Comunque
diciamo che ancora Bella non ha del tutto chiara la situazione.
- nefertiry85: Sta
tranquilla che non mi offendo per la correzione, anzi ti ringrazio. Rileggo
sempre il capitolo prima di pubblicarlo, ma qualcosa
mi sfugge sempre, purtroppo. Grazie di avermelo fatto notare. Comunque mi fa piacere che Novalie ti piaccia, ma ti
anticipo che Bella non ha aperto gli occhi del tutto.
- ross_ana:
Si, in effetti Bella ha dato il bacio a Edward per
gioco, grazie a Novalie, anche se comunque non gli è dispiaciuto affatto.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Beh, diciamo che ancora non se
ne è resa conto del tutto, ma presto se ne accorgerà, sperando che quando lo
farà non sarà troppo tardi.
- twilight4ever: Si,
c’hai azzeccato in pieno. Bella non vuole ammettere a
se stessa quella che, ormai, è l’evidenza. Se ne pentirà e spero si accorga presto che sta sbagliando tutto.
- eMiLyBlOoD: Si, Novalie èdavvero carina e poi
è proprio sveglia. Comunque si, le tue frasi mi
piacciono sempre e anche questa è molto bella. Mi piace davvero un sacco. Credo
proprio che la troverai scritta in uno dei miei
prossimi capitoli, visto che tempo fa mi hai detto che per te non era un
problema. Ovviamente dirò che non è farina del mio
sacco, ma del tuo. Ho fatto un giro nelle tue storie ieri e oggi e mi sono
accorta che due one-shot che avevo
letto tempo fa erano di tua invenzione. Non avevo recensito
quando le avevo lette, ma le ho trovate davvero belle. Ho rimediato
adesso e te le ho recensite. E ho letto anche altre
due storie tue ancora da finire davvero belle. Se leggi le recensioni troverai
anche le miei. Complimenti davvero.
- serve: Si, in effetti Bella è un po’ di coccio, ma lei crede di amare
il suo ex. Sarà davvero così o si renderà conto che la sua è solo ossessione?
Dovrai continuare a leggere la mia storia per scoprirlo.
- MANU CULLEN: Sono
contenta di sapere che la mia storia ti piace, spero vivamente di non deluderti
con i prossimi capitoli.
- BlackDeath90: Beh, diciamo che in
tanti vorremmo essere al posto di Alice. Vallo a trovare un ragazzo così.Comunque si, Bella
piano piano sta iniziando ad aprire gli occhi.
- Angels4ever: Sono davvero contenta di sapere che segui la mia
storia e che ti piace e sono anche contenta anche che la mia storia ti spinga a entrare maggiormente in questa sezione. Si, la bimba ha
davvero l’occhio lungo. Si, forse è un po’ possessiva nei confronti di Edward, ma mi piaceva l’idea. Diciamo
che c’è lo vedo bene Edward alle prese con una bambina. Beh, per sapere cosa
dirà Bella dovrai aspettare un altro po’, spero che lo
farai e che continuerai a seguire la mia storia.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
33
UN
INCONTRO INASPETTATO
POV BELLA
Si può dipendere completamente e inesorabilmente da qualcuno? E’ questo quello che mi domandavo
da tre mesi, ma non riuscivo a darmi una risposta, o meglio non riuscivo ad
accettare la risposta. Durante tutta la mia vita mi ero
detta e ridetta che non dovevo mai trovarmi nella situazione di dipendere da
qualcuno ed ero convinta che non mi sarei mai trovata in una situazione del
genere, invece, eccomi oggi a dovermi dare della stupida per aver creduto che a
me questo non avrebbe mai potuto capitare. Io dipendevo completamente e
inesorabilmente da lui, da Edward, lui che era entrato quattro mesi fa nella
mia vita scompigliandola del tutto. Non ero ancora riuscita a capire cosa mi
tenesse legata a lui, ma sapevo solo che avevo bisogno di lui per essere felice,
per essere tranquilla, per essere serena, per ridere
davvero. Io avevo un disperato bisogno di lui. Erano
già passati due mesi da Natale, due mesi da quando lo
avevo baciato per gioco provocando in me stessa sensazioni mai provate prima,
sensazioni meravigliose che non riuscivo a dimenticare. Dopo quel bacio, non
era cambiato nulla, avevamo continuato a comportarci
come sempre, forse, lui l’aveva considerato davvero un gioco, forse la stupida
ero io ad averci visto qualcosa di più, qualcosa che non esisteva. Erano passato due mesi da allora e il nostro rapporto
sembrava ogni giorno più forte, cresceva a vista d’occhio e io mi ero ritrovata
improvvisamente a dipendere da lui, due mesi in cui mi ero divertita come una
matta con lui e con gli altri. Passavamo intere giornate nella villetta che i
loro genitori gli avevano regalato e non facevamo altro che ridere, scherzare a
giocare. Quanti scherzi che ci facevamo e quante risate.
Una cosa era certa, stavo meglio, stavo riuscendo a dimenticare il passato, quello
che mi faceva male, quello che mi aveva fatto soffrire per anni e di questo
dovevo ringraziare le mie sorelle, i miei fratelloni Jasper e
Emmett, ma soprattutto il mio angelo, Edward, colui che, ormai, mi conosceva
meglio di chiunque altro. Ormai, conoscevano ogni più piccola cosa l’una
dell’altra ed eravamo praticamente inseparabili. Era
difficile definire il nostro rapporto, non so cosa
fosse. Non era amore, non era amicizia, era qualcosa di unico
e speciale, speciale come lui che mi sorprendeva ogni giorno di più. Non potevo
dimenticare la sorpresa che mi fece una volta. Ero tornata a casa, dopo una
giornata a scuola e entrando nella mia stanza restai
sbalordita da quello che vi trovai. La stanza era completamente coperta di
rose, di rose blu bellissime, non c’era un angolo libero in quella stanza dove
non vi fosse una rosa. Li contai, erano duecento rose
blu, le rose più belle che avessi mai visto. Capì
subito che era stato lui, anche perché non poteva essere nessun altro, visto
che passavo tutto il mio tempo con lui e con i ragazzi, visto che non avevo più
guardato un maschio da quella famosa cena di Novembre, quella
famosa cena di quattro mesi fa. Sapeva che avrei capito che erano da parte sua
e, infatti, non lasciò neppure un bigliettino. Corsi subito a casa sua, nella
villetta che i suoi gli avevano regalato che, ormai, potevano definire come la
loro casa visto che stavano lì sempre, stavamo
settimane senza tornare a casa e quando lo facevano succedeva solo per far
contenti Esme e Carlisle, i quali dovettero arrendersi all’evidenza: i loro
figli erano già grandi e vivevano da soli. Andai nella villetta e lo trovai
sdraiato sul divano. Mi buttai letteralmente su di lui e quasi ci scappava un
altro bacio. Restai tra le sue braccia non so per
quanto tempo e quando gli chiesi come mai aveva scelto le rose blu, mi stupì
con la sua risposta. Ricordavo ancora le sue parole: “Tu sei come una rosa blu. Le rose blu sono uniche, rare,
bellissime, ogni volta che ne vedi una ti perdi nel guardarla e questa
sei tu. Sei unica, speciale, nessuno sarà mai come te.
Non è stato facile trovare tutte quelle rose proprio perché è difficile
trovarle di quel colore, ma alla fine c’è l’ho fatta, invece con te, potrei girare tutto il mondo, ma so per certo che non
troverò mai nessuna come te”. Quando sentì dirgli
quelle cose, l’unica cosa che volevo fare era dargli un bacio, ma non lo feci,
perché non sapevo come interpretare quelle parole. Cosa
ero io per lui? Cosa era lui per me? Avevo troppe
domande su noi due e una fottuttissima paura di scoprirne le risposte.
- Queste sono più belle – dissi io al mio angelo.
Eravamo in
un centro commerciale tutti e sei e io e Edward eravamo
entrati in un negozio perché lui doveva comprarsi delle scarpe. Gliene avevo
fatto provare un sacco e lui nonostante lo stavo
facendo sclerare continuava a starmi dietro. Ormai era una cosa normale andare
a fare shopping insieme, io consigliavo lui, lui consigliava me. Poi andare con
i ragazzi era ancora meglio, poiché ci consigliavamo tutti
insieme, ma povere le commesse dei negozi che ogni volta rischiavano un
esaurimento nervoso.
- E queste? – mi disse lui indicandone un altro paio.
- Anche queste. Prendile tutte e due – gli dissi
io.
Mi venne a
dare un bacio sulla guancia, andò a pagare e poi uscimmo fuori. Trovammo i
ragazzi seduti al bar e andammo verso di loro, sedendoci anche noi. Alice e
Rose si erano presi una cioccolata, Emmett e Jasper, invece, un cappuccino.
- Tu cosa
vuoi? – mi chiese Edward.
- Non saprei – gli dissi io.
- Gelato?
– mi chiese facendomi il suo sorriso sghembo.
In effetti eravamo a
Febbraio, il gelato non era proprio la cosa migliore da prendere, ma ne avevo
proprio voglia. Edward sapeva sempre cosa mi passasse
per la testa, prima ancora che lo sapessi io.
- Vada per
il gelato – gli dissi mentre lui si alzò dal tavolo e
si avvicinò al bancone per ordinarli.
- Non c’è
freddo per il gelato? -mi chiese Alice.
- Qui
dentro si muore dal caldo, quindi uno strappo alla regola si
può fare – gli dissi io.
In effetti era vero,
nel centro commerciale c’erano i riscaldamenti molto potenti e nonostante fosse
inverno c’era abbastanza caldo.
- Non hai tutti i torti – mi disse Rose.
Nemmeno il tempo che finisse di parlare che Edward era già
tornato sedendosi al tavolo con noi e porgendomi il mio cono gelato,
rigorosamente pistacchio e cocco, i miei gusti preferiti. Ormai, Edward lo sapeva e nemmeno mi chiedeva più come lo
volessi. Edward, ormai, sapeva tutto di me, così come io
di lui.
- Non eri
tu quello che diceva che il gelato pistacchio faceva
schifo? – dissi a Edward vedendo che anche lui l’aveva preso pistacchio e
cocco.
- Mi hai
costretto a mangiarlo praticamente sempre, ormai, c’ho
preso gusto – mi disse lui.
- Io te lo
avevo detto che finiva così. Senza di me tu non andresti da nessuna parte – gli dissi.
- Condividiamo con te – dissero Emmett e Jasper all’unisono.
- Va beh,
se per questo nemmeno tu senza di me – mi disse
Edward.
- E questa volta siamo noi a condividere con te – gli dissero
Alice e Rosalie.
- Te le
sei prese alla fine le scarpe? – chiese Alice a
Edward.
- Si certo. Secondo te, quella lì, mi faceva uscire dal
negozio senza aver comprato nulla? – gli rispose lui riferendosi a me.
- Il tuo
ragionamento non fa una piega – disse Jasper.
- Quale hai preso? – gli chiese Rose.
- Le
Etnies nere che avevamo visto prima e un paio di Nike Shox bianche e grigie –
gli rispose lui, sporgendosi verso di me e assaggiando il mio gelato, mentre io
gli lancia un sguardo poco gentile.
- Il mio sta finendo – si giustificò lui.
- E allora? Anche il mio se per
questo – gli risposi io.
- Meglio
che finisca il tuo che non il mio – mi disse lui.
- Ah si? –
gli chiesi mentre lui come risposta mi fece il suo
sorriso sghembo.
Stavolta
mi sporsi io verso di lui e gli misi il mio gelato sulla bocca come per
farglielo assaggiare, ma subito lo appoggiai alle sue labbra con impeto,
sporcandolo tutto di gelato.
- Questo
non lo dovevi fare – mi disse lui facendo la stessa
cosa con il suo gelato.
Non riuscì
a prenderla o ad arrabbiarmi, scoppiai a ridere seguita
a ruota da tutti gli altri, che come sempre ripeterono “Siete sempre i soliti, non cambierete mai”, dopodichè procedetti a
pulirmi il muso e il mento aiutando anche Edward a farlo.
- Alice?
Rosalie? – sentì chiamare da una voce, una voce che
non avrei mai voluto sentire, una voce che avrei riconosciuto fra mille.
I ragazzi
alzarono gli occhi, poiché il proprietario di quella voce era di fronte a loro,
mentre Alice e Rosalie si voltarono, poiché erano di spalle e non potevano
vedere chi avesse parlato. Piano, molto piano, mi girai anche io, anche se non
avevo dubbi a chi appartenesse quella voce e una volta trovatomelo di fronte
non ebbi più dubbi, e il sorriso che ancora era
dipinto sul mio volto per via dello scherzo con Edward scomparve inesorabile
dalla mia faccia e un vortice mi risucchiò dentro. Mi resi conto che tutti gli
sforzi che avevo fatto in quei quattro mesi, che tutto l’aiuto che i ragazzi e
che soprattutto Edward mi avevano dato non erano valsi a niente. Un ragazzo
alto, muscoloso, con i capelli biondi corti, ma
scompigliati, due grandi occhi azzurri e un viso sbarazzino era di fronte a me.
Il mio incubo peggiore era di fronte a me.
- Lucas? –
dissero Alice e Rose non appena lo videro, mentre vidi
i ragazzi irrigidirsi, soprattutto Edward, dopo aver sentito quel nome.
- In
persona – disse lui avvicinandosi al tavolo e salutando le ragazze con due
baci. Notai che mi guardò ed era come se fosse in un dubbio se salutarmi o meno, poi alla fine decise di farlo e mi meraviglia, visto
che aveva quattro anni che non sentivo il mio nome pronunciato dalle sue
labbra.
- Ciao
Bella – mi disse lui.
- Ciao –
mi limitai a rispondergli io.
Aveva
quattro anni che non parlavamo più, quattro anni in cui non avevo più sentito
la sua voce, tranne rare volta in cui salutava le
ragazze, ma sempre da lontano se li vedeva con me, altrimenti si avvicinava e
ci parlava con loro.
- Piacere
io sono Lucas – disse lui rivolgendosi ai ragazzi che
non lo accolsero per niente bene.
Non gli
risposero per niente, e gli lanciarono occhiate per nulla amichevoli. Notai che
anche Alice e Rose erano in difficoltà. Loro avevano continuato a parlare con
lui, o a mantenere un certo rapporto, che ormai si era limitato solo a pura
conoscenza, solo per non essere troppo sgarbate con lui, ma in realtà non
voleva più avere niente a che fare con lui, perché lo ritenevano la causa di
tutta la mia sofferenza. Nonostante questo si mostravano
sempre gentili con lui e pregai perché anche adesso lo facessero.
- Lui è Emmett il mio fidanzato – disse Rose indicandolo.
- Lui,
invece, è Jasper il mio fidanzato, mentre lui è Edward – continuò
Alice per presentarli.
I ragazzi
fecero un sorriso così forzato che era visibile lontano un miglio che quello lì
non gli piaceva. Guardavano anche me e vedevo nei loro occhi il dispiacere per
me. Loro capivano come mi sentivo in quel momento.
- Il
fidanzato di Bella, immagino – disse Lucas riferendosi a Edward considerando
che le ragazze lo avevano presentato solo per nome.
- Non vedo come questo possa interessarti – gli rispose Edward
acido.
Ed ecco l’Edward stronzo
che tornava a galla, ma in quel momento era giusto così.
- Era solo
una costatazione la mia. Non volevo farmi gli affari di
nessuno – si giustificò Lucas.
- Si lo sappiamo che non volevi farti gli affari suoi – gli
disse Rose sorridendo falsamente.
- Come vi
trovate qui? Meglio di New York? – chiese lui, mentre
io pregavo che se ne andasse.
Avevo solo
bisogno di Edward in questo momento, avevo bisogno di
sentirlo vicino, avevo bisogno di stringere la sua mano, ma non potevo farlo,
perché sarebbe sembrata come una ripicca e questa era l’ultima cosa che volevo
fare.
- Diciamo che New York è tutta un’altra cosa, ma si, ci
troviamo molto meglio – gli disse Alice.
- Beh, lo
immagino. Quando a scuola verranno a sapere che vi
siete fatte fidanzate seriamente non ci crederà nessuno. Le famose
“irraggiungibili sorelle Swan” hanno messo la testa a posto è una notizia
shock, però, mi fa piacere – disse lui, mentre i
ragazzi gli lanciavano sguardi di fuoco.
Stava solo
peggiorando la situazione. Era meglio se girava i tacchi e se ne andava.
- Tutti cambiano, l’amore ti fa cambiare. Comunque
sei da solo? – gli chiese Rosalie.
- No,
insieme ad un amico – gli rispose lui.
- Ah infatti, mi sembrava strano che fossi da solo – continuò
Rose.
- No, sono
con un amico, ma è entrato in un negozio e io mi scocciavo
– gli rispose lui.
- Come mai
da queste parti? – gli chiese Alice.
Lo vidi
irrigidirsi alla domanda e aspettò un po’ prima di rispondere.
- Diciamo che sono venuto a cercare qualcuno – gli rispose
lui.
- E l’hai trovato questo qualcuno? – gli chiese Rose.
- Adesso si – disse guardando me.
Stava
guardando me? Cosa significava quello sguardo dopo
quelle parole? Ok, mi voleva morta, bastava dirlo subito. Vidi Edward
irrigidirsi di più e guardare Lucas con sguardo furioso. Che
cazzo stava succedendo?
- Che vuoi dire? – gli chiese Emmett proferendo parola per la
prima volta.
Forse,
tutti si erano accorti dello sguardo che mi aveva lanciato dopo aver detto
quelle cose.
- Bella? –
mi chiamò lui.
Oh cazzo. E adesso che faccio? Che vuole da
me? Ti prego lasciami in pace, fammi vivere la mia
vita tranquilla, me l’hai già rovinata abbastanza.
- Che c’è? – gli chiese fredda.
- Ti posso
parlare? – mi disse.
Quante
volte avevo sognato il momento in cui lui si rendesse conto che in questo mondo
esistevo anch’io? Tante, troppe e adesso non sapevo se essere contenta o no. Cosa voleva dirmi? Cosa poteva
volermi dire dopo quattro anni? Quattro lunghi anni? No, non gliel’avrei data vinta. Mi aveva fatto soffrire
troppo, non glielo avrei più permesso.
-
Parlarmi? E per dirmi cosa? Credevo ti fossi
dimenticato che esistessi anch’io – gli dissi fredda.
- E’ importante – mi disse lui semplicemente.
- Non
credo che lo sia più di tanto se hai dovuto aspettare quattro anni per
deciderti a rivolgermi la parola – gli dissi io.
- Non ti rubo tanto, solo dieci minuti – mi disse.
- Non
credo sia il caso. Hai già fatto fin troppo, è ora che tu esca dalla mia vita –
gli dissi.
- Ti prego – mi disse lui.
Bella non
ti azzardare a dirgli di si, non ti permettere. Lo
stai facendo uscire dalla tua vita, non rovinare tutto adesso. Non guardarlo
più, perché se lo guardi finirai per dirgli di si.
- Ok, ma
solo dieci minuti – gli dissi.
Non ci
potevo credere, gli avevo detto di si. Con quelle
poche parole avevo decretato la mia fine. Guardai i ragazzi e mi resi conto che
tutti mi guardavano straniti, ma forse, in fondo, tutti si aspettavano quella
reazione da parte mia. Guardai per ultimo Edward, e anche lui aveva la stessa
espressione degli altri, forse, in lui, però, c’era anche un pizzico di
delusione.
- Usciamo
fuori allora – mi disse lui mentre io annuì.
Mi alzai
da quella sedia e stavo per seguire Lucas, ma Edward
mi bloccò per il braccio.
- Sei
sicura? – mi chiese lui.
- No, ma
devo farlo – gli dissi semplicemente.
Non so
cosa vide nel mio sguardo, ma mi lasciò all’istante e io seguì
Lucas fuori mentre i ragazzi mi guardavano preoccupati. Prima di uscire, però,
riuscì a vedere Edward alzarsi di botto dalla sedia facendola sbattere a terra
e andare dalla parte opposta alla mia. Non capivo perché, ma in quel momento
ciò che mi preoccupava di più era ciò che Lucas voleva dirmi. Solo quando
arrivai fuori, mi resi conto che avevo lasciato lì dentro il mio angelo, senza
curarmi del perché avesse reagito in quel modo ed ero corsa dietro al mio
incubo. Si sedemmo su una panchina e per un po’ lui non disse
nulla. Quel silenzio mi stava distruggendo.
- I dieci
minuti stanno finendo – dissi io non trovando una
scusa migliore per iniziare a parlare.
- Non è
facile. Mi sono immaginato questa scena un miliardo di volte, pensando e
ripensando alle parole che avrei usato, ma adesso che la sto vivendo è tutta un’altra cosa – mi disse lui.
- Prova ad
essere sincero è basta – gli dissi io.
- Prima di
dirti tutto ho bisogno di sapere una cosa – mi disse
lui.
- Cosa? – gli chiesi.
- Tu e
quel ragazzo state insieme? – mi chiese lui.
- Quel
ragazzo si chiama Edward, comunque non vedo perché
dovrei dirtelo – gli dissi io.
- Bella
possiamo evitare di litigare e parlare come due persone civili – mi disse.
La rabbia
nei suoi confronti, che per quattro lunghi anni avevo
tenuta repressa, stava venendo fuori e non avrei fatto nulla per fermarla, del
resto non avevo nulla da perdere.
- Proprio
tu vieni a dirmi di parlare come persone civili? Tu che non sei stato capace
nemmeno di provare a capire il motivo del mio comportamento e te ne sei
infischiato alla grande buttandoti nelle braccia della prima venuta? Credi di
essere una persona civile tu? – gli dissi arrabbiata.
- Cos’è?
Vorresti dare la colpa a me per quello che è successo?
Vorresti incolpare me se la nostra storia è finita? Sei stata tu quella che mi
ha liquidato in quattro e quattr’otto, sei tu quella che mi ha dato un due di
picche, sei tu quella che non ha avuto il coraggio di affrontarmi faccia a faccia e dirmi che non mi voleva più – mi disse
lui.
Sapevo che
avrebbe detto quelle cose, ma era giunto il momento di chiarire questa
situazione una volta per tutte. Forse, solo una volta
chiarita mi sarei messa il cuore in pace.
- Tu,
invece, credi essere stato più coraggioso di me? Io mi sono comportata come una
bambina è vero, ma nemmeno tu ti sei comportato tanto meglio. Perché non sei venuto da me a chiedermi spiegazioni? Perché
te ne sei infischiato alla grande trovando rifugio tra le braccia di un'altra
pochi giorni dopo che ci eravamo lasciati? – gli
dissi.
- Perché mi sono sentito usato. Sapevo che tu non provavi lo
stesso di quello che provavo io, ma ho sperato fino alla fine che comunque un briciolo di amore nei mie confronti tu lo
provassi, invece nulla – mi disse lui.
- E’ vero,
io non ti amavo, ma almeno non te l’ho mai detto, ne
tanto meno te l’ho mai lasciato credere, tu, invece, mi hai riempito la testa
di belle parole, declamando il tuo amore per me in tutte le lingue e, invece,
quelle non erano solo che bugie – gli dissi io.
- Io ti amavo davvero – mi disse lui.
- Tu mi
amavi? Se quello tuo era amore io allora della vita
non ho capito niente. Una persona innamorata non si mette con un’altra ragazza
dopo due giorni che si lascia con la persona che dice di amare
– gli dissi io.
- L’ho
fatto solo per ripicca, per farti vedere che io potevo
avere tutte le ragazze che volevo, per vedere come reagivi tu, per cercare di
farti tornare da me – mi disse lui.
- Io
sapevo benissimo che potevi avere tutte le ragazze che volevi, non c’era
bisogno che me ne dessi dimostrazione. E comunque mi sembra che la mia reazione l’hai avuta, mi
sembra che è stata colpa tua se non siamo tornati insieme. Io ti avevo detto che ero stata una stupida a lasciarti e ti ho fatto
capire che ero pronta a riprovarci, ma tu hai preferito stare con lei – gli
dissi io.
- E’ stata
tutta colpa del mio orgoglio. Quando tu mi mandasti
quel messaggio ero contento, sapevo di essere riuscito nel mio intento. Ti
stavo rispondendo a quel messaggio, ho scritto la risposta cambiandola
diecimila volte, ma poi l’orgoglio mi ha impedito di inviarla. Tu mi avevi
fatto soffrire e adesso era il tuo turno soffrire – mi disse
lui.
- Mi viene
anche da ridere sentendo queste cose. L’amore non è una
ripicca, l’amore non è fatto di tutto questo. Quando ami qualcuno vuoi che quel qualcuno sia felice non che soffra. E’ vero ti
avevo fatto soffrire, ma se mi amavi davvero non
avresti dovuto pensare “adesso la faccio soffrire io”. E
poi oltretutto non credi di aver esagerato? Tutti quegli sguardi che mi
lanciavi, quei sorrisi mi hanno distrutta, mi facevano
morire dentro giorno per giorno, perché erano accompagnati dalla tua totale
indifferenza. Per non parlare della tua fidanzata che non perdeva occasione per
saltarti addosso tutte le volte che vedeva me, come se
già le tue ripicche non mi facessero soffrire abbastanza – gli dissi io.
- Ho
sempre litigato con lei per questo, perché avevo notato che lo faceva apposta quando c’eri tu ed era per questo che lei si
ostinava a farlo. Perché diceva che io difendevo
sempre te, non mi mettevo mai nei suoi panni. Lei ha sempre saputo di essere la
seconda per me, ha sempre saputo che non poteva competere con te – mi disse lui guardandomi negli occhi.
- Cosa significa questo? – gli chiesi.
-
Significa che io non l’ho mai amata, gli ho voluto bene e gliene voglio tutt’ora, ma quello non era amore, non aveva nulla a che
fare con quello che ho sempre provato per te. Quando la baciavo, quando ci
andavo a letto, quando la abbracciavo, quando gli parlavo era sempre come se
avessi davanti te – mi disse lui.
- E perché dovrei crederti? – gli dissi io.
- Perché
se mi guardi negli occhi capirai che sono sincero,
capirai che non ti sto mentendo, non potrei farlo. Ho negato a me stesso per
troppo tempo quello che provavo per te, ho sempre cercato di nascondermi e di
farmi vedere quello duro, ho cercato di dimenticarti in tutti i modi, ma non ci
sono mai riuscito. Sapere che tutti i miei amici ci provavano con te mi
uccideva, sapere che con loro avevi fatto quello che
con me non avevi fatto, mi faceva soffrire come un cane – mi disse lui.
- Non ti è
mai passato per la testa che con tutti i ragazzi mi sono sempre e solo
divertita? Che non ho mai provato amore per nessuno di
loro? Con te sarebbe stato diverso. Se tu avessi messo da parte l’orgoglio e
saresti tornato da me, sarebbe stato diverso per tutti e due,
sarebbe stato amore, invece, hai rovinato tutto solo per quell’orgoglio stupido
che hai sempre avuto. Tutti c’è l’abbiamo l’orgoglio, ma per amore si mette da
parte, io per te l’avevo fatto, io ero tornata sui
miei passi, ma tu non sei stato capace di farlo, e sai perché? Perché tu dici che mi amavi tanto, ma quello non era amore, tu non sei
mai stato innamorato di me – gli dissi con le lacrime che iniziavano a
punzecchiarmi gli occhi.
- E’ vero,
il mio orgoglio è stato più forte di tutti, perfino più forte del mio amore, ma
non dire che non ti ho amato, perché non è così. Se io
non ti avessi amato pensi che dopo quattro anni sarei
venuto in una città che non conosco solo per venirti a cercare e per dirti che
in tutto questo tempo non sono riuscito a dimenticarti? Per dirti
che nonostante tutto e tutti ti amo e non ho mai smesso di farlo? Per dirti che mi è servito il tuo trasferimento qui per capire
che non posso più stare senza di te? Le mie giornate da quando sei partita non
avevano più senso. Quando eri a New York uscivi e io ti vedevo, e questo mi
bastava, o almeno me lo facevo bastare, ma da quando sei venuta qui, tutto ha perso ogni significato, è come se solo la tua
partenza sia riuscita ad aprirmi gli occhi e farmi capire che volevo te
infischiandomene dell’orgoglio e di tutto il resto. Bella io ti amo, ti amo
come non ho mai amato nessuna e sono venuto qui a
dirtelo, sono venuto a chiederti di perdonarmi, di non permettere più
all’orgoglio e al destino di separarci. Siamo noi che ci scriviamo la nostra
vita, siamo noi che abbiamo in mano la nostra felicità e noi due l’abbiamo
sprecata per troppo tempo, adesso è ora di smetterla – mi disse
lui avvicinandosi pericolosamente a me.
Da quanto
tempo avrei voluto sentirmi dire quelle cose? Da una vita e adesso lui era di
fronte a me e me le stava dicendo. Lo guardavo negli occhi e mi rendevo conto
che era sincero, che mi amava davvero, ma io, io lo amavo?
Avevo passato quattro anni della mia vita a credere che lo amassi, ma adesso
che avevo la possibilità di farlo cosa facevo? Niente,
non provavo nulla. Non sapevo se lo amassi oppure no,
sapevo solo che aveva un’ascendente troppo forte su di me. I suoi occhi
riuscivano a farmi fare quello che voleva lui e con quelle poche parole che mi
aveva detto, anche se erano parole importanti, mi aveva imbambolato. Sarei caduta tra le sue braccia, lo sapevo già.
- E lei? – gli chiesi riferendomi alla sua ragazza.
- Lei chi?
– mi domandò lui.
- Non fare
finta di non capire – gli dissi io.
- Lei non
fa più parte della mia vita. Quando tu te ne sei andata non aveva più senso
stare con lei, visto che ci stavo solo per una ripicca
nei tuoi confronti. Gli volevo bene e non volevo
prenderla ulteriormente in giro, così l’ho lasciata. Lei l’ha
capito subito – mi disse lui.
- Cosa ha capito? – gli chiesi.
- Che eri tu quella che amavo. Ha detto
che lei l’aveva sempre saputo, ma che aveva sempre fatto finta di niente,
credendo che io prima o poi avrei provato per lei quello che provavo per te –
mi disse lui.
- Non
credi che sia tardi, ormai? Abbiamo
due vite diverse, amici diversi, abitiamo in città diverse – gli dissi.
- Tu mi
ami? – mi disse lui.
Perché non
riuscivo a dirgli di si? Perché non riuscivo a dirgli che lo amavo, se avevo sempre creduto che fosse così?
- Non è
questo il punto. Non possiamo stare insieme, non più ormai – gli dissi io sperando che lui non mi facesse più quella domanda.
- C’è la faremo. Siamo qui, dopo quattro anni che ancora ci
amiamo, questo basterà a superare tutte le difficoltà – mi disse
lui avvicinandomi sempre di più alle mie labbra.
Io non
avevo detto che lo amavo, perché non lo sapevo, ma era
meglio non dirgli niente. Forse, era giusto così, forse questo era il mio
destino, stare con lui. Ci doveva essere un motivo per cui
ci ritrovavamo dopo quattro anni a parlare e a ritrovarci.
- Sarà difficile – gli dissi io.
- Stavolta
c’è la faremo. E’ una promessa – mi
disse lui avvicinandosi definitivamente a me e appoggiando le sue labbra
sulle mie.
Io
ricambiai il bacio e mi piacque, anche se non aveva nulla a che fare con il
bacio che due mesi prima c’era stato tra me e Edward. Lui mi tirò a se e mi
baciò con ancora più passione, poi si staccò e mi disse nuovamente che mi amava
più di ogni altra cosa e che era stato uno stupido a
comportarsi in quel modo. In quel momento stavo per dirgli la stessa cosa
anch’io, ma qualcosa mi bloccò. Non sapevo spiegarmi il perché, ma nel momento
in cui stavo per dirgli che lo amavo, mi apparse il
volto di Edward e non riuscì a proferire parola. Cosa
significava? Edward era solo un amico, ma allora perché mi facevo tutti questi
problemi? Restammo su quella panchina abbracciati a
baciarci per un po’, fino a quando decidemmo di tornare dentro. Entrammo nel
centro commerciale mano nella mano e trovammo i
ragazzi ancora seduti al bar, tutti visibilmente preoccupati. Edward non c’era
e questo mi provocò una fitta alla pancia. Adesso potevo dire di avere tutto
quello che avevo sempre desiderato. Le mie sorelle, i miei
fratelloni Emmett e Jasper, Lucas e Edward. Ma perché, allora, c’era
qualcosa dentro di me che non mi permetteva di essere
felice fino in fondo? Ci avvicinammo ai ragazzi e notai che Emmett vedendoci
mano nella mano sputò quasi dalla bocca il suo
cappuccino. Vedendo ciò anche Jasper alzò gli occhi e le ragazze si girano per guardarsi. Riuscì a vedere solo sguardi
preoccupati e sorpresi allo stesso tempo. Le mie sorelle mi guardavano come a
dire “che cazzo stai facendo?” e i
ragazzi, invece, avevano sul volto un’espressione che non riuscivo
a decifrare.
- Mi sono
perso qualcosa? – disse una voce arrabbiata, o forse, solo delusa, alle nostre
spalle. Era la voce di Edward.
Mi voltai
a guardarlo e quello che vidi nel suo sguardo non mi piacque per niente. Era
delusione, profonda delusione quella che leggevo nei suoi occhi e qualcosa mi diceva che era dovuta a me. Lo guardavo e non riuscivo a
rispondergli, non riuscivo a dirgli cosa era appena successo. Pregai che i
ragazzi dicessero qualcosa, ma nessuno sembrava averne intenzione.
- Allora?
– disse Edward alzando leggiarmente la voce, vedendo che non mi decidevo a
parlare.
- Allora
cosa? – gli dissi io facendo finta di non capire.
- Cos’è?
Non riesci a dire che il tuo sogno si è avverato? – mi
disse arrabbiato stavolta e alzando la voce.
Non sapevo
cosa dirgli, non sapevo come comportarmi. Volevo sparire da lì, non volevo più vedere in Edward quello
sguardo rivolto verso di me. Non aveva mai alzato la voce con me, mai.
- Non ti
permettere a parlare così alla mia ragazza – gli disse Lucas con tono duro.
- E tu chi cazzo sei per dirmi come devo parlare a lei? – gli
disse Edward furioso.
- Il suo
ragazzo – gli rispose Lucas soddisfatto.
- E allora? Io sono un suo amico e gli parlo come voglio – gli
disse Edward guardando me stavolta.
-
Smettetela – disse Alice a tutti e due.
- Faccio
di meglio, me ne vado – disse Edward guardandomi e assumendo di
nuovo quell’espressione delusa e andandosene.
Cazzo no,
non poteva fare così.
- Edward
aspetta – gli urlai e lui si fermò non appena sentì la
mia voce chiamarlo.
Si girò e
mi guardò, io stavo per andare da lui, ma Lucas mi bloccò non lasciandomi la
mano che era intrecciata alla sua.
- Non
andare – mi disse lui guardandomi negli occhi.
Io voltai
lo sguardo verso Edward e mi resi conto che la sua espressione si faceva sempre
più delusa. Volevo andare da lui, ma non lo feci restai ferma a decidermi se
farlo o meno, ma Edward non mi diede nemmeno il tempo
di decidere che se ne andò scuotendo il capo.
- Qualcuno
può andare con lui? – chiesi ai ragazzi.
- Perché tu non puoi andarci? – mi disse Rose.
- Cos’è hai perso i piedi? – continuò Alice.
- Per
favore – gli dissi cercando di evitare di controbattere alle loro parole.
Sapevo
quello che pensavano e sapevo che per loro stavo
facendo una cazzata.
- Ci vado io scricciolo, sta tranquilla – mi disse Emmett
dolcemente per tranquillizzarmi alzandosi dal tavolo.
- Ci vado
anch’io. Due e sempre meglio di uno – mi disse Jasper sorridendomi anche lui e
alzandosi per seguire Emmett.
- Ci
vediamo a casa. Divertiti – mi disse Rose leggiarmente acida.
- Stasera
mangiamo dai ragazzi, vedi tu che vuoi fare – mi disse
Alice acida anche lei allontanandosi da noi.
Stavo
sbagliando tutto? Ma cosa c’era di male se volevo
provare ad essere felice anch’io? Loro c’erano riuscite e io ero contenta per
loro, perché loro non dovevano esserlo per me?
- Posso
capire cosa succede? – mi disse Lucas sedendosi al tavolo del bar e facendo
sedere anche me.
- Niente –
mi limitai a dire.
- Non mi è
sembrato. Le tue sorelle non sembravano molto contente di noi
due – mi disse lui.
- Sanno
quanto ho sofferto a causa tua e non vogliono che succeda ancora. Sono solo preoccupate – gli dissi.
- Non ti
farò soffrire ancora, puoi starne certa – mi disse
lui.
- Lo spero – gli risposi io facendogli un finto sorriso.
- Quei tre
sono fratelli? – mi chiese riferendosi ai ragazzi.
- Si certo – gli dissi.
- Si nota.
Comunque posso sapere perché quel ragazzo ha reagito
così, andandosene in quel modo? – mi chiese.
- Quel
ragazzo si chiama Edward. Comunque anche lui era solo
preoccupato. Sa di te, di noi, e non vuole vedermi soffrire ancora – mi disse lui.
- Così
come gli altri due, non è vero? – mi disse.
- Si, sono
amici, veri amici, come fratelli per me, quindi è normale che si preoccupino –
gli dissi.
- Sei
sicura che tra te e Edward non ci sia nulla? – mi chiese.
- Cosa vuoi che ci sia? Siamo solo amici,
grandi amici – gli dissi io.
- Ti devo
credere? – mi disse lui sorridendomi.
Rispondi
adesso Bella. Siete solo amici? Diglielo che siete
solo amici, diglielo, cosa aspetti? Complimenti, non hai nemmeno le palle per dire una bugia. Parlavo con me stessa, era davvero grave la
situazione. Non riuscì a rispondergli, così mi limitai
solo a sorridergli e ad avvicinare le mie labbra alle sue. Meglio un bacio che
una bugia. Restammo al bar per un po’, parlando di noi, di quello che era
successo in questi quattro anni e di quello che sarebbe successo adesso. Lui
aveva già finito la scuola, considerato che era tre anni più
grande di me, quindi per adesso, sarebbe rimasto qui a Phoenix. Aveva
affittato una casa perché diceva che non se ne sarebbe
tornato a New York se prima non mi avesse trovato. E adesso che ci eravamo messi insieme sarebbe rimasto per un po’ qui, poi
avremmo deciso insieme cosa fare. Parlammo di tante cose ed era bello rivivere
i momenti felici insieme a lui, ma non ero felice, non
del tutto almeno. Quando decidemmo di tornare a casa, notai che al tavolo in
cui ci eravamo alzati era rimasta la busta con le
scarpe di Edward. Per la fretta non le aveva neppure prese,
cosa che feci io, poi uscimmo fuori, dove trovai l’amico di Lucas,
quello che con lui si era avventurato in questo viaggio alla mia ricerca. Tutti
e tre salimmo in macchina e io mi feci accompagnare a
casa dei ragazzi, ovviamente nella villetta che, ormai, era diventata la loro
residenza ufficiale.
- Ti passo
a prendere stasera? – mi disse lui.
- Si, mi
trovi qui – gli dissi e dopo avergli dato un bacio a
fior di labbra e aver salutato il suo amico entrai dentro.
Notai che
erano tutti e cinque nel salotto a guardare la tv. Non appena mi sentirono
arrivare, si voltarono tutti, tutti tranne Edward che continuava a guardare la
tv senza avermi degnato di uno sguardo. Adesso stava esagerando. Cosa gli avevo fatto? Mi ero solo rimessa con il mio ex
ragazzo. Lui lo sapeva ciò che io provavo, quindi non capivo il motivo del suo
atteggiamento.
- Queste
le hai lasciate al bar – dissi rivolgendomi a lui,
mentre posavo gli scatoli delle scarpe sul pavimento.
Lui
nemmeno mi rispose, ne tanto meno mi guardò, continuò
a guardare la tv, come se niente fosse.
- Cos’è?
Il gatto ti ha mangiato la lingua? – gli chiesi acida.
- A te,
invece, te l’ha restituita? – mi chiese lui guardandomi per la prima volta dopo
il mio rientro.
Si
riferiva al fatto che prima non fossi stata in grado di spiccicare parola.
- Posso
capire perché stai reagendo così? – gli dissi mentre
notai che gli altri sbuffarono – anzi, perché state reagendo così? – conclusi
riferendomi a tutti.
- Hai
anche la faccia tosta di chiedercelo? – mi disse Alice
spegnendo di botta la televisione.
Ok, era il
momento di litigare. Mi sedetti di botto sulla poltrona pronta a litigare.
- Si,
visto che non capisco il vostro atteggiamento – gli
dissi io.
- Bella ti
abbiamo visto soffrire come un cane per quattro anni e adesso sembra che tu ti
sia dimenticata tutto. Che cazzo ti passa per la
testa? – mi disse Rose.
- Non mi
passa niente. Sapevate cosa provo per lui e sapevate
che questo era quello che avrei sempre voluto. Perché non provate ad essere felici per me e la piantate di comportarvi così? –
gli dissi.
- Sapevamo
quello che provavi per lui? Non credo che tu sia stata molto
chiara a riguardo? Sentiamo cosa provi per lui? – mi disse Edward.
No, questa
domanda da lui no.
- Sentite,
lui è venuto qui a cercare me perché si è reso conto
di amarmi ancora. Ha lasciato tutto per venire qui da
me, sapendo che avrebbe anche potuto trovato la porta chiusa, eppure ha
rischiato. So che mi ha fatto soffrire, ma anche io ho fatto
soffrire lui. Siamo pari. Adesso voglio solo stare con lui, punto. Sono felice
così, perché so che non mi farà più soffrire, me l’ha promesso. E poi si vede che mi ama, glielo si legge negli occhi – gli
dissi io.
- E tu, tu lo ami? – mi disse Edward guardandomi negli occhi.
Io non
sapevo cosa rispondergli, perché in fondo non lo sapevo neppure io cosa
provavo. Mi ero solo trovata in una situazione che avevo sognato per tanto
tempo e l’avevo accettata.
- Bella
perché non rispondi? – mi domandò Jasper.
- La
domanda è facile, devi solo dire si o no – continuò
Emmett.
Io continuavo a stare zitta, non sapevo cosa rispondere.
- So già
quello che mi interessava sapere. Per me il discorso è chiuso – disse Edward alzandosi dal divano e salendo in
camera.
- Cazzo –
riuscì solo a dire io sbattendo un pugno sul bracciolo della poltrona.
- Voglio
sapere solo una cosa. Sei felice con lui? – mi disse Jasper.
- Si – gli dissi io anche se non ne ero del tutto certa.
- Allora
anch’io sono felice per te – continuò lui.
- Anch’io lo sono, ma se si azzarda a farti soffrire ancora lo
uccido con le mie mani – mi disse Emmett sorridendomi.
- Contenta
tu, contenti tutti – mi disse Alice venendomi ad
abbracciare come per dirmi che accettava quello che avevo deciso e lo stesso
fece Rose.
Mi alzai
dalla poltrona e andai a buttarmi sul divano in mezzo a
Emmett e Jasper che iniziarono a farmi il solletico. Cercavo di divincolarmi,
ma era tutto inutile. Dopo non so quanto tempo la smisero e io decisi di salire
in camera da Edward. Dovevo parlargli. Arrivata alla porta della sua camera entrai senza bussare, del resto non lo facevo mai. Lo trovai
disteso sul letto con l’i-pod alle orecchie. Mi buttai sul letto, gli tolsi le
cuffie e gli diedi un bacio sulla guancia.
- Scusa –
mi disse solamente lui.
- Di cosa?
– gli domandai.
- Di come
mi sono comportato, sia al bar che sotto – mi disse
lui.
- Ti stai
scusando per esserti preoccupato per me? – gli chiesi.
- Più che altro di aver reagito in quel modo – mi disse.
- Non ha
importanza. Significa che ci tieni a me – gli dissi
io.
- Perché avevi dubbi su questo? – mi domandò lui.
- Qualcuno
– gli dissi ridendo, mentendo chiaramente.
- Ah si? –
mi disse lui.
Non mi
diede nemmeno il tempo di controbattere che si buttò sopra di me e iniziò a
farmi il solletico. Restammo lì non so per quanto, a
ridere e scherzare come sempre, poi scendemmo giù a mangiare e dopo un po’
sentì Lucas suonare con il clacson della macchina, per indicarmi che era fuori.
Salutai i ragazzi e uscì, anche se notai che erano tutti un po’ dispiaciuti, in
fondo quella era la prima volta che uno di noi non passava una serata insieme agli altri. Prima di uscire guardai Edward e notai che aveva un’espressione strana in volto, ma non ci feci molto
caso. In fondo poco prima mi aveva detto che se io ero
felice con Lucas lui era felice per me. Entrai sulla macchina di Lucas
baciandolo a fior di labbra e poi mise in moto e partì. Forse, adesso ero
davvero felice, adesso che avevo chiarito con tutti, soprattutto con Edward, ma
poi mi venne in mente una cosa. E se non avessi più
avuto il tempo di passare allegri pomeriggi con lui come facevamo sempre? Se stare con Lucas significava inclinare il bellissimo
rapporto che avevo con il mio angelo? Non potevo pensarci,
questo non poteva succedere. Il rapporto con Edward era qualcosa di
troppo forte, qualcosa che non poteva essere distrutto ne scalfito, o almeno
questo era quello che credevo.
- bo19: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto, comunque mi spiace, ma
capitoli su quello che è successo prima della cena di Natale non c’è ne sono. Avevo esigenza di andare avanti, infatti, questo capitolo è
due mesi dopo la vigilia di Natale. Spero ti piaccia lo stesso.
- serve: Beh, sono
contenta che le immagini ti siano piaciute, comunque
sono convinta che il tuo sospetto sul nuovo personaggio sia fondato.
- Lully Cullen: Mi fa piacere che la
storia ti piaccia. Comunque
si, Bella e Edward soffriranno ancora per un po’, anche se comunque anche a me
dispiace che questo succeda, ma è inevitabile considerando come ho deciso di
impostare la storia.
- la sua bella: Sono contenta che la storia ti piace. Comunque ho aggiornato prima che ho potuto.
- flazzy
cullen: Tutte le tue domande hanno avuto risposta nel capitolo, quindi credo
non serve ribadirle qui. Spero che ti sia piaciuto.
- nefertiry85: Sono
contenta che ti sia piaciuto il capitolo e anche i vestiti. Anche a me piace
tantissimo quello di Bella, non ha caso infatti l’ho
messo a lei. Comunque diciamo che l’ex è tornato e
Bella ha pensato bene di tornarci insieme.
- TanyaCullen: Beh, diciamo che, forse,
un po’ cattiva sono stata, anzi senza forse, ma mi serviva fare così. Capirai
in seguito perché. Ti prego non uccidermi per questo capitolo, anche perché se
pensi di uccidermi per questo non so cosa potresti farmi
quando succederà un’altra cosa che a mio avviso è peggio. Ok, come al solito ho detto troppo, ma non voglio essere troppo
esplicita. Sarà una sorpresa, anche se, forse, non troppo gradita.
- eMiLyBlOoD: Non importa se non
riuscirai a scriverne una ogni volta, comunque sono bellissime
davvero. Anche questa che hai scritto stavolta mi piace tanto, anche se tu dici che a te non piace. A me si, e pure tanto. Comunque tornando alla storia, diciamo che Bella non si è
accorta che Lucas è un … come l’hai definito tu, ma anzi ha pensato bene di
tornarci insieme. E adesso che succederà? Vedremo.
- SweetCherry: Mi scuso se non ho aggiornato prima, ma con
gli impegni della scuola non ho proprio potuto. Comunque
diciamo che se Lucas intralcerà il rapporto di Edward e Bella lo scopriremo già
dal prossimo capitolo. Tu che ne pensi?
- ross_ana:
Anch’io vorrei scartare dei regali così. Comunque in
fondo anche Emmett è profondo, anche se vuole celare il tutto con le sue battutine.
- MaryCullenL: Si, in effetti adesso
cominciano un po’ i problemi. Vedremo cosa succederà da adesso in poi.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Lo so, ho messo le foto di tutto e c’ho
messo una vita per trovarli, ma mi piace mettere le immagini per far capire
bene come immagino una data cosa. Diciamo che ne vale
la pena per quanto mi riguarda. Sono contenta di sapere che la mia storia ti
piace. Comunque il personaggio che compariva nello
spoiler, adesso hai capito chi era.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ho deciso di postare un altro capitolo nella stessa
giornata, perché domani con molta probabilità non riuscirò a farlo, anche se
spero di trovare un buco nei miei impegni per riuscirci. In caso non ci riuscirò ve ne posto un altro oggi, spero non vi dispiace. E’
un pov Alice. So che molti di voi, o forse, tutti si
aspettavano un pov Edward per capire cosa ne pensa lui,
ma prima avevo bisogno di far capire cosa pensa Bella
a distanza di una settimana da quello che è successo. Il prossimo capitolo sarà un pov Edward così i vostri dubbi
saranno placati. Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà raccontato da
Edward a distanza di un mese da quando Bella ha avuto
la felice idea di mettersi con Lucas. Molti di voi credo lo vogliano sgozzare a
questo ex che, ormai, non è più ex, ma siate pazienti.
Date tempo al tempo. Vi do una piccola anticipazione. Fra
non molto Edward prenderà una decisione che potrà cambiare tutte le carte in
tavola. Come la prenderà Bella? Dovrete leggere per scoprirlo. Adesso vi lascio
al capitolo, sperando che anche questo sia di vostro gradimento.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
34
CAMBIAMENTI
POV ALICE
Ero
sdraiata sul divano della cucina nella villetta dei ragazzi e riflettevo su
quello che era successo nel giro di poco tempo. Da una settimana Bella si era
messa insieme a Lucas, e mi veniva anche difficile da dirlo, perché, ormai,
credevo fosse una cosa impossibile, invece mi ero
sbagliata. Con Rose eravamo rimaste sconvolte dalla notizia, non credevamo che
potesse essere possibile, ma soprattutto non credevamo che Bella avrebbe deciso
di rimettersi con lui, non adesso che eravamo convinti che stava iniziando ad
aprire gli occhi e a capire che Edward non era solo un amico. La situazione era
parecchio strana e l’armonia che c’era nel gruppo sembrava essere sparita.
Eravamo tutti sempre agitati, in ansia per quello che poteva succedere,
soprattutto se nella stessa stanza si trovano Edward e Lucas insieme. Era già
capitato che litigassero e il motivo era chiaro a tutti, solo Bella non se ne
rendeva conto, oppure faceva fintadi non capire. Edward non sopportava
vederli insieme, ma soprattutto non sopportava il fatto che
l’arrivo di Lucas avesse comportato il loro repentino allontanarsi. Difatti
nell’ultima settimana erano davvero pochi i momenti in cui Bella e Edward erano
riusciti a stare da soli in pace, c’era sempre lui, e anche noi altri avevamo
risentito di questa cosa. Non riuscivamo a fare nulla insieme, perché c’era
sempre Lucas di mezzo e Edward, durante l’ultima settimana, si vedeva
pochissimo a casa. Sembrava essere tornato quello di un tempo, quello che
all’inizio avevamo conosciuto. La cosa che, però, più
di tutti mi dava fastidio e non riuscivo a capire era il motivo per cui Bella si ostinava a voler stare con Lucas pur
rendendosi conto che non era felice, perché che non fosse felice ne ero certa.
Non vedevo i suoi occhi brillare, spesso vedevo sorrisi finti sul suo volto anche se lei cercava di nasconderli e spesso la vedevo
triste, come se gli mancasse qualcosa.
- A cosa
pensi? – mi chiese Jasper entrando in cucina e vedendomi pensierosa.
- A questa
situazione – gli dissi.
- Amore,
sta tranquilla. Vedrai che si aggiusterà tutto – mi disse lui sdraiandosi sul
divano insieme a me e facendomi appoggiare la mia
testa al suo petto.
- Io non
credo. La situazione ci sta sfuggendo di mano. Bella dice di essere
felice con Lucas, ma io so che mente, però, non capisco perché lo faccia e poi
non sopporto più di vedere Edward in quello stato – gli dissi.
- Anch’io penso che Bella non sia felice con Lucas ed è per
questo non riesco a sopportare lui. Se io fossi convinto che lui rende felice
Bella sarei la persona più felice di questo mondo, ma
so che non è così, e non riesco a sopportare la sua presenza, ma Bella ha
deciso che vuole stare con lui e noi dobbiamo accettarlo perché gli vogliamo
bene. Quanto ad Edward mi fa male anche a me vederlo così, ma non possiamo
aiutarlo in nessun modo. Lui vuole Bella, ma Bella non
vuole lui, non c’è soluzione a questo problema – mi disse lui dolcemente.
- Io non
sono sicura che lei non lo voglia – gli dissi.
- Che vuoi dire? – mi chiese lui.
- Lo
abbiamo visto tutti com’è Bella quando sta con Edward,
i suoi occhi, il suo sorriso, la sua allegria. Queste cose non le vedo adesso che sta con Lucas. E poi non ci dimentichiamo
quanto Bella sia gelosa di Edward – gli dissi io.
- Hai
ragione. Io ho sempre pensato che lei ne è innamorata,
ma non vuole ammetterlo a se stessa, ma ormai non possiamo fare più nulla. Deve essere lei – mi disse lui.
- E se
quando lei se ne accorgerà Edward non ci sarà più? –
gli dissi.
- Edward
la ama profondamente e non sarà certo il tempo a
impedirgli di amarla ancora – mi rispose.
- Si lo so, ma chi può dirlo. Potrebbe conoscere qualcun’altra
e innamorarsene – gli dissi.
- Per
adesso dubito possa succedere – mi rispose.
- Vorrei
solo che fossimo felici tutti e sei. Non chiedo tanto – gli
dissi.
- Lo so,
ma vedrai che lo saranno anche loro. Insieme o separati, ma lo saranno anche
loro – mi disse lui.
- Vorrei esserne sicura come te – gli dissi.
- Fidati
di me – mi disse baciandomi con passione.
-
Possibile che state sempre a baciarvi – ci disse Bella
entrando nella stanza.
-
Possibile considerato che noi ci amiamo, noi – gli
dissi io precisando il pronome personale “noi” in modo che capisse.
- Cosa vorrebbe dire questo? – mi chiese.
- Niente –
gli risposi io.
- Non mi sembra – mi disse Bella.
- Infatti,
quello che voleva dire è che quello che proviamo noi è amore, di te non siamo
tanto sicuri – disse Rose entrando in cucina insieme a
Emmett.
- Non devo
cerco mettermi a fare pubblicità riguardo i miei
sentimenti – disse Bella.
- No, ma
potresti dirlo a noi – disse Jasper.
- E cosa dovrei dirvi? Sto con Lucas, questo deve pur
significare qualcosa – gli rispose Bella.
- Per me
questo non significa nulla. Ci sono tantissime persone che stanno insieme, ma
non tutte si amano – disse Emmett.
- Lui mi ama – disse Bella.
- Questo
l’abbiamo capito, ma tu, tu ami lui? – gli dissi io.
Bella mi
guardò e non rispose, poi passò a guardare tutti e non reggendo il nostro
sguardo abbassò gli occhi.
- Il
silenzio non è una risposta – gli disse Rose.
- Dov’è Edward? – chiese lei cambiando discorso.
- Non
cambiare discorso – gli disse Jasper.
- Non lo
sto facendo. Voglio solo sapere dov’è Edward – gli disse
Bella.
- Una
settimana fa non avresti mai chiesto una cosa del
genere – gli dissi io.
- Che vuoi dire? – mi chiese lei.
- Una
settimana fa non avresti avuto bisogno di chiedere
dove fosse, perché lo avresti saputo da te. Eravate culo
e camicia, non esisteva l’uno senza l’altro. Te ne sei già dimenticata? Ti sei
dimenticata che il mondo non ruota tutto intorno a Lucas? – gli dissi io
leggiarmente arrabbiata.
- Non è
colpa mia se Edward è più freddo nei miei confronti da quando
sto con Lucas. Fosse dipeso da me non sarebbe cambiato
niente – mi disse Bella.
- Quando
cazzo ti decidi ad aprire gli occhi? Non è dipeso da
te? E allora da chi è dipeso? Cosa
pretendi che Edward ti faccia compagnia mentre passi tutte le tue giornate con
Lucas? Vuoi che ti faccia da candela? – gli disse Rose.
- State
esagerando – ci rispose Bella insicura.
- Si
capisce dal tuo tono di voce che non stiamo esagerando. E’ la
verità – gli disse Jasper.
- Io non
capisco cosa volete da me – disse Bella.
- Vogliamo
solo che tu sia felice e che stia con una persona che ami e non con una solo perché hai vissuto per quattro anni immaginandoti
insieme a lui. Sono passati quattro anni e le cose sono cambiate anche dentro
di te, ma non te ne rendi conto, o forse, semplicemente non te ne vuoi rendere
conto – gli disse Emmett.
- Io sono allegra, non vi basta? Non è questo quello
che volete per me? Vedermi con il sorriso? – disse Bella.
- Essere allegri non significa necessariamente essere felici e
tu non lo sei – gli disse Rose.
- Si invece – disse Bella.
- Non ci
credi nemmeno tu a quello che stai dicendo. I tuoi occhi dicono l’esatto
opposto di quello che dice la tua bocca. Comunque
adesso mi guardi negli occhi e mi dici che sei felice davvero. Solo se lo farai
ti crederemo – gli disse Jasper.
Bella non
gli rispose, ma vidi che i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, che
nonostante lei volesse evitare di far scorrere, iniziarono a bagnargli le
guance. Emmett che era seduto vicino a lei si avvicinò
e la abbracciò. Dopo non so quanto tempo, lei si calmò e riprese a parlare.
- Non ci
capisco più nulla. E’ tutto così difficile. Ho sempre creduto che se Lucas fosse tornato sarei stata felice, ma non è così. Lui è
tornato, ma non lo sono. Mi manca qualcosa, mi manca Edward – disse lei ancora
tra le braccia di Emmett.
- Che vuoi dire? – gli chiesi dolcemente.
- E’
passata una settimana da quando mi sono messa con
Lucas e già il mio rapporto con Edward è crollato. Non abbiamo più un po’ di
tempo da dedicare a noi, non scherziamo più come un tempo, non mi prende più in
giro, non mi sorride più con il suo sorriso sghembo e se lo fa succede
raramente. Mi manca salire sulle sue spalle come un koala, mi manca
addormentarmi sul suo petto, mi manca parlare e
aprirmi con lui, mi manca tutto quello che facevo con lui. Sono sicura che fra
pochissimo tempo ci ritroveremmo ad essere due completi estranei. Avrei
preferito che Lucas non fosse tornato, almeno avrei
continuato ad avere il rapporto che avevo con Edward. Il problema è che sono
stata una sciocca, perché ho creduto che il rapporto con lui fosse talmente
forte da non potersi spezzare mai, ero convinta che nessuno avrebbe mai potuto
allontanarci e, invece, mi devo ricredere. E tutto questo nel giro di una solo settimana. Un rapporto bello come il nostro andato
a farsi fottere in soli sette fottuttissimi giorni –
ci disse lei cercando di smettere di piangere.
- Tesoro,
era normale che il rapporto con Edward ne subisse. Non puoi pretendere che sia
tutto come sempre. Lucas non te lo permetterebbe e poi sarebbe sbagliato. Non
puoi più fare quelle cose adesso, non puoi passare tutti i pomeriggi con Edward
facendo quello che facevate prima, adesso hai un
ragazzo, dovresti capire questo – gli disse Jasper alzandosi dal divano e
avvicinandosi a lei stringendola anche lui tra le sue braccia.
- E allora cosa dovrei fare? Lasciare perdere tutto ciò che di
bello mi è stato offerto dalla vita in questi ultimi mesi? – gli chiese lei.
- Non dico
questo. Devi solo cercare di equilibrare le due cose. Non puoi avere Lucas e
l’Edward di prima allo stesso tempo, ma puoi averli insieme in modo diverso – continuò Jasper.
- Non mi convince molto la cosa – disse Bella asciugandosi le lacrime
e sorridendo.
- Bella ti
prego sii sincera. Lo ami Lucas? – gli chiese Rose
avvicinandosi a lei e guardandola negli occhi.
- Non lo
so. Ho sempre pensato di si, ma forse mi sono
sbagliata, forse è come dite voi. Ero solo ossessionata da lui. Non riesco a
capire cosa provo, ma non voglio fare più lo sbaglio di lasciarlo andare – disse Bella.
- Hai
paura di potertene pentire di nuovo? – gli chiesi.
- Si – mi disse solamente.
- Senti
Bella, io non lo cosa succederà. So solo che Lucas non
ti rende felice e lo sappiamo tutti e per questo che non lo sopportiamo
più di tanto, ma abbiamo tutti fiducia in te e se quello che vuoi tu è stare
con lui ti giuro che lo accetteremo, però, ti prego se dovessi, un giorno,
renderti conto che non è quello giusto non continuare a stare con lui solo
perché hai paura di pentirtene dopo. Me lo devi promettere –
gli dissi avvicinandomi anche io a lei.
- Te lo prometto – mi disse sorridendomi.
- Glielo
prometti? C’è lo devi promettere a tutti – gli disse
Emmett sorridendo.
- Ve lo prometto – gli disse lei alzandosi e dando un bacio a tutti
e quattro.
Restammo a
parlare per un po’, poi arrivò Lucas e lei uscì con lui. Di Edward
non se ne sapeva niente. Ultimamente usciva e non si faceva vedere per intere
giornate e non voleva nemmeno parlare della situazione. Gli avevamo più volte
detto di parlare con Bella dei suoi sentimenti, ma lui diceva
che non lo avrebbe fatto e che la felicità di Bella valeva più della sua, anche
se ero convinta che anche lui fosse consapevole del fatto che Bella con Lucas
non era felice. Io l’avevo sempre saputo, sapevo che il motivo per cui lei era triste era perché gli mancasse il rapporto
con Edward e adesso che ne avevo avuto la conferma ero convinta che le cose si
sarebbero sistemate, proprio come mi aveva detto prima il mio amore. Si sarebbe
sistemato tutto, Bella avrebbe capito cosa davvero era la felicità, Bella
avrebbe capito che sarebbe stata felice solo con Edward, era
solo questione di tempo. Non sapevo se sarebbe passata una settimana, un mese o
un anno, ma sapevo che sarebbe successo, ora ne ero
convinta.
Risposte alle vostre
recensioni:
- MANU_CALLEN: Si, infatti, vedere loro sei
tutti insieme era bello davvero, ma purtroppo non sempre le cose vanno
come vogliamo e Bella sembra essere diventata scema davvero.
- flazzy
cullen: Diciamo che per adesso Bella è di coccio. Non
voglio anticiparti cosa succederà, ma diciamo che non
è finita qua. A mio parere le cose si complicheranno fra due capitoli circa.
Povera Bella, ma povero anche Edward. Sai come si
dice, ti accorgi dell’importanza di una persona solo quando
l’hai persa. Ti ho già detto tutto.
- SweetCherry: Nulla da perdonare al termine che hai usato,
anche perché ci stava tutto. Bella non capisce. E’ di coccio.
- nefertiry85: Diciamo che non gli ha spaccato la faccia perché è un
signore. Comunque non mi sarebbe dispiaciuto vedere
Edward spaccargli la faccia. Bella, invece, si è proprio
bevuta il cervello, hai proprio ragione. Mi dispiace per tutti e due, ma soffriranno un bel po’.
- sara2087: Beh, in effetti anche Lucas è davvero un bel ragazzo, non potevo
certo metterlo brutto. Diciamo che Bella se ne intende
parecchio in fatto di maschi. Ti anticipo che un po’ soffriranno entrambi,
quindi magari ci mettiamo in fila per consolare Edward considerato che siamo in tanti quelle che vorremmo farlo. Sono contenta che ti
piace la mia storia.
- LadySile:
Si, Bella è uscita fuori di testa e pure di parecchio.
Quanto al fatto che lui gli dia un ultimatum ti assicuro che
non lo farà anche perchè sarebbe lui stesso spaventato da quello che potrebbe
scegliere Bella. E se scegliesse Lucas? Meglio
non proporlo un ultimatum. Succederà qualcos’altro, forse, peggio.
- arualga91: Si, in effetti anch’io credo che sia da pazzi mettersi con un
altro quando puoi avere Edward. Peccato che lei non la pensi
così. Comunque stai tranquilla, la storia è un
Edward-Bella, non potrebbe essere altrimenti.
- _cory_:
Questa storia è un Edward-Bella, quindi sta tranquilla che il lieto fine tra quei due ci sarà sicuramente. Comunque non ti anticipo cosa farà Edward, ne cosa farà
Bella, ma ti dico che Edward prenderà un decisione che servirà a Bella per
riflettere. Non ti posso dire altro. Ricordati comunque
che Bella non è sicura di amare Lucas, la sua potrebbe essere solo un
ossessione.
- xsemprenoi: Ti assicuro che hai
ragione. Bella è proprio ottusa, ma soprattutto cieca. Come fa a non capire che
Edward la ama? Questo non si capirà mai. Vediamo adesso cosa succede.
- serve: Diciamo che la delusione ci sta tutta e ancora non hai visto
tutto.
- twilight4ever: Ho
scelto Chad per fare Lucas, perché lo adoro e comunque volevo metterlo, anche se ho dovuto affibbiargli il
ruolo del guasta feste. Comunque Bella, in questo
caso, è proprio cretina. Del resto, come hai detto tu, Edward è Edward ed è
difficile, o forse impossibile, trovare di meglio.
- bo19: Se ne accorgerà anche se non subito. Comunque
credo di aver aggiornato prestissimo, anzi prima di così non posso proprio
farcela.
- eMiLyBlOoD:
So che Lucas non è molto gradito, ma mi serviva
metterlo. Per andarsene passerà un po’ di tempo, ma sta tranquilla Bella e
Edward avranno il loro lieto fine. Anche
queste due frasi sono molto belle e presto le troverai nelle mie storie. Spero
che nei pezzi in cui le inserirò ti piaceranno.
- gamolina: Il povdi Edward sarà il prossimo capitolo. Mi serviva prima farne
uno per capire cosa pensava Bella dopo che il suo rapporto con Edward in una
sola settimana si è andato a fare benedire. Comunque diciamo
che Bella se ne pentirà parecchio per la decisione che ha preso, te lo
garantisco.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ieri vi avevo detto che con
molta probabilità oggi non sarei riuscita a postare un nuovo capitolo, invece
eccomi qua. E’ un pov Edward così capirete cosa pensa
lui. E’ passato già un mese da quando Bella ha deciso
di rimettersi con Lucas. Il prossimo sarà un pov
Bella. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
WHEN THE
LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 35
TORNARE AL
PASSATO
POV EDWARD
Non potevo
crederci, eppure era tutto vero. Nel giro di un mese, tutto quello che avevo
creato con Bella si era andato a farsi fottere. Erano
settimane intere che non passavamo un pomeriggio o una serata insieme. Ormai
passavamo del tempo insieme solo a scuola, quando avevamo le lezioni in comune,
a mensa e qualche volta, molto raramente ci capitava di trovarci da soli. Era
un mese che quella sottospecie di mongoloide era entrato
di nuovo nella sua vita e aveva scompigliato la vita non solo a lei, ma anche a
me e ai ragazzi. Sapevo che anche Bella stava soffrendo il
fatto che il nostro bellissimo rapporto si stava deteriorando giorno per
giorno, eppure non faceva nulla per cambiare le cose. Avevo provato tante volte
a parlare con lei, a chiedergli se fosse davvero innamorata di quello lì, ma
lei non diceva nulla, lei non mi rispondeva ed ero quasi certo che lei non lo
amasse, ero quasi certo che lei si fosse messa con lui solo perché la sua mente
aveva deciso così, solo perché si era abituata all’idea che se lui fosse tornato lei ci sarebbe stata per lui. Ero quasi del
tutto certo che lei non lo amasse, o forse ero io che non volevo vedere la
realtà dei fatti, forse, ero io che mi ero illuso che lei provasse anche solo
un briciolo di quello che provavo io, un briciolo di amore
per me che, invece, la amavo totalmente e incondizionatamente. Mi mancavano i
nostri scherzi, i nostri giochi, le nostre
chiacchierate, mi mancavano perfino le volte in cui tutti e sei insieme
andavamo a fare shopping insieme, quello shopping che avevo sempre odiato
perché lei e le sue sorelle sembravano delle pazze, eppure adesso lo
rimpiangevo. Non eravamo più andati a fare shopping
insieme da quel giorno, quel giorno in cui si era messa con quello stronzo. Anzi, a dire il vero, una volta c’eravamo andati, ma al mio
posto c’era lui, o meglio c’ero anch’io, ma era lui che stava al suo fianco, io
invece stavo a debita distanza. Forse, lo stronzo doveva aver capito ciò che
provavo per Bella, perché non era molto felice quando
ci trovava insieme, ma del resto aveva ragione. Quando
hai tra le mani una cosa bella e preziosa come Bella, devi stare attento a non
fartela portare via da nessuno e quei quattro anni senza di lei glielo avevano
fatto capire. Peccato ci avesse messo così tanto,
quando, invece, io l’avevo capito subito, avevo capito subito cosa Bella fosse
per me. Non mi piaceva vederli insieme, vederla ridere e scherzare con lui,
quando invece prima lo faceva con me, ma non potevo fare altrimenti. Spesso
cercavo di stargli lontano, ma era lei che veniva da me e io non me la sentivo
di respingerla, sapevo che aveva bisogno di me, e lei me lo ripeteva sempre, mi
ripeteva sempre quanto io fossi importante per lei,
quanto lei avesse bisogno di me. Non sapevo quanto ancora avrei resistito a
sopportare tutta quella situazione, ma sapevo che mancava poco, troppo poco
perché io scoppiassi e speravo di sbagliarmi, perché non volevo far soffrire
Bella.
- Edward
aiutami – mi implorava Bella mentre Jasper e Emmett
erano buttati su di lei che gli facevano il solletico.
Guardai quella scene e mi venne da ridere, era un casino che non
succedeva, ormai Bella non poteva avere questi atteggiamenti con noi perché il
mongolo era geloso.
- Non vedo
perché dovrei aiutarti – gli dissi io ridendo
avvicinandomi.
- Farò
tutto ciò che vuoi – mi disse lei.
- Allora
se ne può discutere – gli dissi io.
Mi
avventai su di lei, ma invece che aiutare lei, aiutai
i mie fratelli a farle il solletico. Lei mi maledì in tutte le lingue che
conosceva, ma non poteva fare niente in quel momento.
- Una contro tre non vale – disse Alice intervenendo in
soccorso della sorella.
- Sono d’accordo – disse Rose raggiungendoci anche lei.
Ovviamente
anche loro due fecero la fine di Bella. Restammo lì a giocare per un sacco di
tempo, fino a quando sentimmo suonare la porta. Qui a
casa nostra non c’erano le domestiche come a casa di mamma e papà, quindi
dovevamo fare da noi. Alice si liberò dalla presa e andò ad aprire per poi
tornare in salotto. Io e i ragazzi stavamo ancora facendo il solletico a Bella
e Rose.
- Bella c’è Lucas – disse Alice entrando in stanza con quello lì.
Io e i
ragazzi lasciammo andare all’istante Bella, non avevamo voglia di litigare con
lui come spesso era successo nell’ultimo mese. Non riusciva a digerire il
rapporto che Bella aveva con me e i mie fratelli.
- I
mongoli vengono sempre a rompere le palle quando non
devono – mi lasciai scappare io, anche se lo feci a bassa voce, guardandolo
furioso.
- Cosa hai detto? – mi disse lui minaccioso.
- Quello
che hai capito – gli dissi io notando che mi aveva
sentito.
- Chi
sarebbe il mongolo? – mi chiese lui.
- Tu, mi
sembra che su questo non ci fossero dubbi – gli dissi
io mentre mi allontanavo dalla stanza.
Presi le
chiavi della mia Aston Martin e salì in macchina. Misi in moto e in pochi
minuti fui già molto lontano da casa mia, ma
soprattutto lontano da lei mentre era con lui. Potevo
sopportare tutto, ma non vederli insieme, questo era davvero troppo.
Andai agli allenamenti di basket, che in questo periodo avevo
tralasciato parecchio, mi serviva un modo per distrarmi dai quei pensieri e
cosa c’era meglio del basket? Posteggiai la macchina e
entrai negli spogliatoti a cambiarmi, poi mi diressi in palestra dove trovai
tutti i ragazzi della squadra che si stavamo allenando.
-
Finalmente ci allieti della tua presenza? – mi disse il coach guardandomi
storto.
- Ho avuto da fare – gli dissi semplicemente.
- E potrei capire cosa è successo di così grave da impedirti
di venire agli allenamenti? – continuò il coach.
- Sono
venuto per allenarmi non per discutere, quindi se ha intenzione di venirmi a
fare la morale me ne vado – dissi io, senza lasciare
spazio ad equivoci.
- Va beh, lasciamo perdere – mi disse lui lanciandomi la palla.
Il coach
ci divise in due squadre, come faceva sempre, mettendoci gli uni contro gli
altri, per preparare la strategia di gioco per la prossima partita che sarebbe
stata il giorno dopo. Io non facevo altro che pensare a lei con lui e questo
pensiero mi corrodeva l’anima, non c’è la facevo più.
Dovevo trovare una soluzione al più presto. Ero così assorto nei miei pensieri
che feci tutto da solo. Non passai la palla a nessuno,
la toglievo agli altri e andavo diretto al canestro. La mia squadra vinse con
un punteggio di gran lunga superiore all’altra, ma per
la prima volta non fui orgoglioso del mio gioco in campo. Quella era la mia
vittoria, non quella della squadra e il basket era
prima di tutto un gioco di squadra. Mi resi conto che nemmeno il basket
riusciva più a darmi quel qualcosa di cui avevo bisogno, come se da un mese a
questa parte tutto si fosse spento, tutto avesse perso il suo colore. Non aveva
più importanza nulla, tutto era fuori luogo, tutto era sbagliato, ma forse,
l’unica cosa sbagliata ero io, io che mi ero
innamorato perdutamente dell’ultima ragazza con cui avrei dovuto farlo, che mi
ero innamorato così follemente da lei al punto di buttare all’aria tutta la mia
vita, perché è questo che stavo facendo. Aveva da un po’ di tempo che mi
frullava per la testa l’idea di lasciare il basket, ormai, nemmeno questo
riusciva a tirare fuori il meglio di me, quel meglio che, ormai, non avevo più,
quel meglio che Bella si era portata via quando aveva
deciso di rimettersi con quello lì. La cosa che mi faceva più male era sapere
che lui non se la meritava, l’aveva fatta soffrire troppo per meritarsi una
persona speciale come Bella, lui non era la persona giusta per lei. Tutto
questo mi faceva una grande rabbia, ma non potevo fare
nulla per cambiare le cose, lei aveva scelto lui e io dovevo solo accettare le
cose, dovevo accettare che lei mi vedeva come una specie di fratello con cui
confidarsi, parlare, scherzare, giocare, con cui fare tutto, ma comunque solo
come un fratello. Dovevo accontentarmi di amarla così, camuffando il mio amore
in affetto fraterno, anche se non sapevo fino a quando
sarei riuscito a resistere. Mi ero innamorato solo una volta nella mia vita,
solo di lei e la mia vita era cambiata per sempre, questa era l’unica certezza
che avevo. Perché per quanto io cercassi di liberarmi
da quello che provavo, le sensazioni che avevo quando la vedevo, quando gli
parlavo, quando ci giocavo, quando la stringevo a me, non mi lasciavano più.
Lei era, e sarebbe rimasta il mio primo amore, e
qualunque cosa io avessi fatto l’avrei avuto sempre accanto. Il mio amore per
lei era unico e speciale, ecco perché ogni minuto, ogni secondo, passato
insieme a lei era sigillato nella mia memoria, non
avrei potuto dimenticarmene mai.
- Per oggi
abbiamo finito, potete andare – ci disse il coach
interrompendo il fluire dei miei pensieri.
Stavo per
uscire dalla palestra, quando la sua voce mi fermò.
- Cullen,
tu fermati un attimo – mi disse lui.
Mi girai a
guardarlo e lo vidi seduto sulle tribune, così mi
avvicinai e mi sedetti di fianco a lui.
- Cosa c’è? – gli chiesi.
- Dovrei chiedertelo io questo – mi disse lui.
- Niente, ho solo qualche pensiero di troppo ultimamente – gli dissi
io.
- E da quando tu fai entrare i tuoi pensieri qui dentro? Sei
sempre stato l’unico che entrando tra queste quattro mura lasciava tutto fuori,
cosa è cambiato da allora? – mi chiese il coach.
Non era un
uomo di troppe parole e spesso era burbero nei nostri confronti, ma tutti gli volevamo un gran bene, perché quello era il suo modo per
farsi rispettare. Sapevamo che quell’allenatore che ogni giorno ci sgridava era
prima di tutto un uomo, un uomo molto profondo che si
portava dietro il dolore per la perdita prematura di sua moglie, un uomo che,
però, nonostante tutto era andato avanti diventando uno dei migliori allenatori
che una squadra come la nostra poteva avere. Forse, era per questo che con lui
era facile parlare, anche se non era mai successo che io e lui lo facessimo, perché io in campo non avevo mai dato problemi,
perché quando io ero in campo l’unica cosa che contava era la palla, il
canestro e i compagni, il resto non contava, il resto restava fuori fino a
quando non fossi uscito dalla palestra, ma adesso era diverso e lui se ne era
accorto.
- Forse sono cambiato io – gli dissi.
- Tutti cambiamo, ma questo non deve influire su quello che abbiamo
costruito fino ad ora. Non permettere che i problemi che tu puoi avere per
adesso influenzino la tua carriera nel basket – mi
disse lui.
- Si ha
ragione, ma forse non è più quello che voglio – gli dissi
io.
- Che vuoi dire? – mi chiese non capendo il significato delle
mie parole.
- Sto pensando di lasciare il basket – gli dissi risoluto.
- Stai scherzando spero – mi disse lui completamente
sconvolto.
- Non ho
deciso ancora, ma ci sto pensando sul serio – gli dissi.
- Edward
non va così. Non puoi decidere di abbandonare qualcosa per
cui sei portato, qualcosa che ti ha sempre dato soddisfazione, qualcosa
che ti ha sempre reso orgoglioso di te stesso, qualcosa che ha reso orgogliosi
gli altri di te. Io non sono più così giovane, fra non molto probabilmente me ne andrò in pensione, ma una cosa la so. Io ho vissuto tutta
la mia vita dentro una palestra e ho conosciuto migliaia di ragazzi che avevano
il sogno di diventare grandi giocatori di basket, migliaia di ragazzi su cui ho
riposto la mia fiducia, migliaia di ragazzi che ho allenato con la speranza che
mi rendessero orgoglioso di loro. Dopo quaranta anni di carriera ti posso
garantire che non ho conosciuto nessuno come te, nessuno che giochi bene come
te, nessuno che giochi con la stessa passione, la
stessa voglia di raggiungere grandi obiettivi, la stessa voglia di diventare
davvero uno che spicca fra tanti. Ci sono tantissimi giocatori di basket che
giocano in squadre importanti, ma sono pochi quelli che ancora oggi vengono ricordati, sono pochi quelli che oggi noi abbiamo,
sono pochi quelli che noi possiamo guardare alla tv dicendo “quello si che
gioca bene”, sono pochi quelli che si distinguono dalla massa. Tu puoi farlo,
tu sei il miglior giocatore di basket che mi sono trovato ad allenare in tutti
i miei anni di carriera. Guardando te giocare mi rendo conto che ancora so fare il mio mestiere, guardando te so che un giorno ti vedrò
sui giornali che parlano di te come la nuova rivelazione del basket. E’ normale
avere dei periodi in cui tutto va storto, in cui credi che la cosa migliore sia
dare un calcio a tutto, ma questa non è la cosa giusta da fare, perché quando
risolverai i tuoi problemi avrai perso qualcosa che,
per te, è sempre stato importante. Non fare questo
errore Edward, non farlo. E ascoltami, ascolta quello
che ti sto dicendo perché non te lo dico in vece di tuo coach, ma come un
padre, come un uomo che ha vissuto molti più anni di te e sa come va il mondo –
mi disse lui.
Le sue
parole mi arrivarono dentro provocandomi un fitta,
aveva ragione io non dovevo buttare all’aria tutto per i problemi che avevo.
Con Bella avrei risolto, non sarebbe diventata mia, ma sarebbe rimasta mia per sempre, in modo diverso da come avrei voluto, ma c’è
l’avrei avuta con me sempre. Avrei avuto di nuovo il rapporto che c’era prima, a qualunque costo, anche a costo di dover
diventare amico di quello lì, di quella persona che più odiavo al mondo.
- Ha
ragione coach, non so come mi sia potuto passare per
la testa di abbandonare il basket. Questo sport è l’unica certezza della mia
vita. Grazie per avermi aperto gli occhi, le devo un favore –
gli dissi io sincero.
- Non mi
devi niente. E’ compito di ogni allenatore volere il
meglio per i suoi giocatori – mi disse lui.
- Oggi,
con me, è stato molto più di un allenatore – gli dissi.
- Ogni
tanto serve. Comunque cerca di risolvere questi
problemi, anche perché negli ultimi mesi ti vedevo decisamente cambiato, in
meglio ovviamente. Da un po’ di tempo, però, sembri sempre sulle tue. Oggi, è
stata la prima volta che hai giocato da solo, senza badare ai tuoi compagni. Il
basket è un gioco di squadra e nessuno lo sa meglio di te, tu che hai sempre
messo in chiaro questo con tutti – mi disse.
- Lo so,
non si ripeterà più, grazie ancora – gli dissi.
- Di
nulla, figliolo. Adesso vai, ti ho già rubato
abbastanza tempo – mi disse lui alzandosi.
- M è servito parlare con lei, mi sono schiarito le idee. Grazie
ancora – gli dissi alzandomi anch’io.
- Un’altra
cosa, prima che me ne dimentichi. Alla partita di domani ci sarà
uno scrutatore di una squadra a vederti giocare, fai del tuo meglio – mi
disse il coach.
- A me? –
gli chiesi stupito.
- Si certo. Sei il migliore e non solo qui dentro. Sono stato
io a contattarlo, fammi fare bella figura, come al
solito – mi disse sorridendomi.
- Lo farò, promesso – gli dissi prima di uscire dalla palestra.
Uno
scrutatore a vedermi? Beh, era una bella occasione.
Dovevo impegnarmi, ma soprattutto dovevo lasciare i miei problemi fuori da quelle quattro mura, dovevo lasciare il pensiero di
Bella con quello lì fuori dalla palestra, non potevo permettermi di rovinare il
mio sogno. Diventare un grande giocatore di basket era
il mio sogno, un sogno che avevo da quando avevo sei anni. Andai negli
spogliatoi e andai a farmi una doccia, poi mi vestì e
salito sulla mia macchina tornai a casa mia. Notai che c’era solo la macchina
di quel mongolo, mentre quelle dei miei fratelli non c’erano, di sicuro erano usciti. Entrai a casa e non appena aprì la porta sentì
solo le risate di Bella riecheggiare per tutta casa, era bellissimo sentirla
ridere, ed era bellissimo vederla felice, anche se qualcosa mi diceva che non lo era del tutto, ma forse questo era solo
quello che mi ostinavo a credere. Ero io che credevo che lei potesse essere
felice solo con me. Mi venne in mente una frase di Richard Bach: “Se ami qualcuno lascialo
libero. Se torna da te sarà tuo per sempre, altrimenti
non lo è mai stato”. Ma era davvero giusta queste frase?
Era davvero quello che volevo, volevo davvero
lasciarla libera? Volevo davvero allontanarla per sempre dalla mia vita? Volevo
davvero perdere l’occasione di confessargli i miei sentimenti? No, non volevo
questo. Io la amavo troppo per poter accettare che fosse meglio lasciarla
andare. Forse, ero solo troppo egoista, forse il mio era un amore egoista,
eppure sapevo che senza di lei non riuscivo a respirare, lei era la mia aria e
si sa, senza aria non si vive. No, non potevo pensare
questo, prima di tutto dovevo guardare alla sua
felicità, la mia andava in secondo piano, e se lei era felice con lui io non
ero nessuno per rovinargli quel momento. Andai in salotto e li vidi entrambi
sdraiati sul divano che guardavano un film, ma più che guardare
un film stavano giocando, stavano facendo quello che fino a poco tempo fa lei
faceva solo con me e che, invece, adesso faceva solo con lui.
- Dove sono i ragazzi? – chiesi non appena entrai.
Loro due
si voltarono a guardarmi smettendo di giocare e gliene fui grato perché non
sopportavo di vederli così davanti ai miei occhi, era già abbastanza sofferente
immaginarmeli.
- Sono andati al cinema – mi disse Bella.
- E da quando vanno al cinema di pomeriggio? – chiesi io.
- Cosa vuoi che ne sappia. Così mi hanno detto, magari non è
vero – mi disse lei sorridendomi, uno di quei sorrisi
che dedicava solo a me, lui poteva anche scordarseli perché non l’avevo mai
vista fargli un sorriso come quelli che faceva a me.
- Va beh, non ha importanza – gli dissi.
- Dove sei
stato tu? – mi chiese lei.
- Agli
allenamenti – gli risposi.
- Non ci credo – mi disse.
- E perché no? – gli chiesi.
- Perché
ho parlato con il coach l’atro giorno e mi ha detto
che sono più di sue settimane che non ti presenti agli allenamenti. Dobbiamo parlarne di questa cosa – mi disse lei con tono
preoccupato.
Dannato
coach, cosa gli era saltato in mente di dirglielo a lei? Certo, dovevo
immaginarmelo. Bella andava spesso a trovare il coach, diceva
che era una brava persona e gli stava molto simpatica. Andava spesso da lui e
parlavano di svariate cose, diceva che lui gli dava
sempre perle di saggezza.
- Ho avuto
altro da fare. Comunque non credo sia il momento
opportuno per parlarne. Quando saremo da soli lo
faremo – gli dissi soffermandomi sulla parola “soli”.
Vidi Lucas
lanciarmi uno sguardo di fuoco, ma non me ne curai più di tanto. Chi se ne
frega di lui e di quello che pensa.
- Beh, che
ne avremmo parlato da soli era ovvio – mi disse Bella
sorridendomi.
-
Ultimamente non c’è più niente di ovvio – mi lasciai
scappare io.
- Che vuoi dire? – mi disse lei con un’espressione strana.
Ero sicuro
che avesse capito, ma, forse, voleva solo una conferma.
- Niente.
Fai conto che non abbia detto niente – gli dissi
mentre stavo per uscire dal salotto.
- Dove vai? – mi chiese.
- A fare
un giro – gli dissi senza nemmeno guardarla.
- Perché non guardi il film con noi? – mi chiese lei mentre io gli davo ancora le spalle.
- Non
credo sarebbe una buona idea. E poi ho notato che
stavate facendo ben altro che guardare il film – gli dissi
ancora di spalle prima di allontanarmi dalla stanza senza dargli il tempo di
rispondermi.
Salì in
camera, mi feci un’altra doccia, visto che le docce degli spogliatoi in
palestra non mi facevano mai sentire pulito, e messi
un paio di jeans, una felpa e le nike uscì di casa. Misi in moto e partì, poi
presi il cellulare e scrissi un messaggio: “Hai
casa libera?”e
inviai. Un attimo dopo ricevetti la risposta: “Si certo, per te sempre. Ti aspetto”. Cambiai direzione e mi diressi
a casa Allen, avevo bisogno di fare sesso. Mi faceva pena anche l’idea, ma da
un mese a questa parte non mi importava più nulla. In
parte, ero tornato lo stronzo di sempre, quello che si divertiva con le
ragazze, anche se, l’unica ragazza che volevo restava
sempre Bella. Tutte sembravano stupite di vedermi tornato quello di un tempo,
ma si riabituarono subito all’idea, del resto era questo quello
che aspettavano. Non facevano domande e sapevano perfettamente che non mi interessava niente di loro, sapevano che il mio era solo
un modo per svagare la testa dai miei pensieri ed ero perfino convinto che
sapessero che mentre facevo sesso con loro, immaginavo un’altra al loro posto.
Di questa cosa me ne convinsi una volta, dopo che una delle tante che mi ero
portato a letto mi disse qualcosa che mi lasciò perplesso. “ All’inizio credevo che fossi tornato lo stronzo di sempre, eppure mi devo ricredere. Sei cambiato e te lo si
legge negli occhi. Non capisco perché fai tutto questo, anche se mi fa piacere che tu lo fai, ma so che non sei il vecchio
Edward e sai perché? Perché prima facevi sesso senza farti
problemi, mentre adesso sembri pensare a qualcuno. Una donna sa quando un uomo la guarda negli occhi e ne vede un’altra”.
Aveva proprio ragione, ma io non potevo farci nulla, non potevo farci nulla se
avevo Bella sempre davanti agli occhi, non potevo farci nulla se io non potevo
dare a lei o alle altre quello che avrebbero voluto da me, perché l’avevo
perduto, l’avevo perduto quando avevo perso Bella,
perché per quanto dura ammetterlo, l’avevo persa davvero. A tutte loro potevo dare solo il mio corpo, ma non il mio cuore, e
neanche la mia mente che per quanto cercavi di cambiare le cose era sempre
piena di Bella. La parte stronza di me non si interessava
per niente a quella situazione, del resto stavo solo facendo quello che avevo
fatto per anni, mentre la parte vera di me, quella che solo Bella era riuscita
a tirare fuori mi faceva sentire uno schifo per come mi stavo comportando,
perché sapevo che stavo prendendo in giro delle ragazze solo per il gusto di
svagare la mia mente per un po’, cosa che per altro non mi riusciva nemmeno
bene, ma soprattutto stavo tradendo Bella, quello che provavo per lei, quello
che lei era per me. Forse, stavo sbagliando tutto, forse era il caso di tornare
indietro, di tornare a casa e buttarmi sul letto ad ascoltare la musica, ma
poi, mi venne in mente l’immagina di Bella e quel mongolo sdraiati sul divano a
giocare e tutti i miei buoni propositi andarono a farsi fottere. Premetti
ancora di più il piede sull’acceleratore e in poco tempo mi trovai davanti a
casa Allen. Scesi e entrai in casa, sperando di
allontanare dalla testa anche se dubitavo sarebbe potuto succedere.
SPOILER:
- E’ vero, tu puoi
fare quello che vuoi, ma ciò non cambia il fatto che
io posso starci male – gli dissi.
- Cos’è sei gelosa? – mi disse con cattiveria.
- Sei proprio uno
stronzo, non capisci un cazzo. Non si può più nemmeno parlare con te, ormai,
sei bravo solo a usare qualcos’altro – gli dissi con
cattiveria anch’io.
- E’ quasi un mese e
mezzo che abbiamo smesso di parlare noi due – mi disse
lui cercando di calmarsi.
Risposte alle vostre
recensioni:
- _la sua bella_: Beh, a quanto pare
Bella ha deciso di mettersi con Lucas, ma ricorda che niente è per sempre.
- xsemprenoi: Si, avevo detto che oggi non avrei postato, ma invece c’è l’ho fatta. Comunque le tue opzioni sono interessanti davvero. Magari ci
hai azzeccato, magari no, per scoprirlo dovrai solo
continuare a leggere la mia storia.
- _cory_:
Come vedi per adesso Edward non sta facendo nulla, ma
le cose cambiano. Il prossimo sarà il capitolo decisivo e capirai tante cose.
- Lully Cullen: Non voglio anticiparti nulla, per non rovinare
la sorpresa, ma ti posso dire che Bella si renderà conto
da sola di quello che prova, ma ciò non significa che altrettanto da sola si
renderà conto di ciò che prova Edward.
- serve: E’ vero gli
altri sono molto, ma molto comprensivi nei suoi confronti, del resto gli vogliono
bene, anche se è stata lei a cercarselo. Vediamo adesso
cosa succede.
- LadySile: Non ti anticipo nulla, ti
dico solo che può succedere di tutto. Una cosa è certa,
Edward la ama.
- mamarty: Ho notato che nessuno
digerisce molto Lucas. Quanto a Edward, condivido che dovrebbe darsi una mossa.
- _Ice_: Bella capirà, ma ci vorrà un po’. Comunque
sono contenta che quello che è successo ti abbia fatto recensire.
- SweetCherry: Tranquilla, offesa non c’è ne, anche perché condivido
con te che in questo caso Bella si sia comportata da idiota.
- barbiemora: Beh, per vedere Bella e Edward insieme dovrai
aspettare. Da adesso può solo andare peggio, ma vedrai che prima
o poi si sistemerà tutto. Però ti prego non
sgozzarmi.
- eMiLyBlOoD:
Diciamo che Bella non ha ancora capito bene cosa
prova. Il fatto che abbia detto che lo ama a modo suo
non significa che lo ama come dovrebbe. E’ confusa, non riesce a capire cosa
prova per lui. Ha i prosciutti negli occhi e non solo questo. Quanto alle
domande di Edward, non serve che ti risponda, il
capitolo ha già parlato da se. Edward ama Bella più di ogni
cosa, ma la situazione per lui è diventata insostenibile, era, forse, un po’ scontato
che tornasse lo stronzo di sempre, anche se in fondo non è proprio come era
prima. Adesso è consapevole che sta sbagliando tutto, ma per adesso è l’unico
modo che ha trovato per “distrarsi”, anche se comunque
non serve a nulla. Comunque il mio fiore preferito è
la rosa e il girasole. Li adoro tutti e due, soprattutto
le rose. Quanto al mio colore preferito è decisamente
il nero. Io adoro il nero. Sempre e solo nero. Il nero in tutto e per tutto. Tu
invece? Comunque quest’ultima frase è bellissima
davvero. Ti informo che ho già scritto dei capitoli in
cui le ho inserite, quindi le troverai presto.
- moni: Tranquilla, non fa nulla. Comunque
sono contenta che nonostante i problemi con il pc recensisci comunque. Mi fa
davvero piacere. Comunque Bella è proprio tarda, hai
ragione. Ma del resto non c’è cosa peggiore di non
voler vedere ciò che è evidente.
- TanyaCullen: Ancora rido se penso al tuo commento. Quando l’ho letto
ridevo praticamente con il pc. Comunque
ti prego, si clemente non mi uccidere, anche perché se già pensi al modo in cui
mi vuoi uccidere non oso immaginare cosa mi vorrai fare al prossimo capitolo. Forse,
è meglio non postarlo, credo che mi lapiderai.
- flazzy
cullen: Sono contenta che tutte le mie storie ti piacciono. Comunque
non voglio anticiparti cosa farà Edward, devi leggere il prossimo capitolo per
scoprirlo.
- AraNel_fair: Sta tranquilla che Bella non lo userà come ruota
di scorta. Il suo problema è che non capisce o meglio non vuole capire cosa sia in realtà Edward per lei.
- ross_ana:
Lo so, gli ex sono sempre nel mezzo. Comunque vedrai che
Bella aprirà gli occhi. La speranza è sempre l’ultima a morire.
- twilight4ever: No,
purtroppo non si è risolto tutto in un paio di giorni. Nel capitolo passato era passata una settimana, in questo è passato un mese. Comunque per sapere cosa farà Edward dovrai leggere il prossimo
capitolo che sarà molto decisivo.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed eccomi di nuovo qui con un altro aggiornamento. E’ un
pov Bella e sarà deciso per capire come finirà, almeno per il momento, questa
situazione che si è creata in questi ultimi periodi tra Bella e Edward. Spero
che vi piaccia, anche perché ci tengo in modo particolare a questo capitolo. Ci
ho messo tutta me stessa per scriverlo cercando di far capire bene cosa provano
tutti e due. Diciamo che per me è uno dei capitolo più importanti. Mi auguro di
tutto cuore che possa piacervi, ma soprattutto spero di riuscire, attraverso
quello che ho scritto, ha mostrare ciò che provano Bella e Edward. Fatemi
sapere che ne pensate. Un kiss a tutti.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
36
UN UNCUBO
DA CUI SVEGLIARSI
POV BELLA
Era
passato più di un mese da quando io e Lucas eravamo tornati insieme, ma la
cosa, invece che essere positiva era stata distruttiva per me, poiché mi ero
allontanata dall’unica persona che mi aveva capito fino in fondo, da Edward, il
mio angelo. Mai come in quest’ultimo mese mi ero resa conto di quanto lui fosse
importante per me, mai come adesso mi ero resa conto che aveva un bisogno
incondizionato di lui, ma le cose tra noi sembravano non andare troppo bene,
eppure, non potevo farci nulla, era stato lui che si era allontanato da me. Io
provavo a cercarlo, a parlargli, ma lui sembrava sempre distaccato, anche se comunque
con me si comportava come al solito, era e sarebbe rimasto sempre il mio
angelo. Con Lucas, invece, tutto procedeva alla grande, lui mi amava tantissimo
e me lo dimostrava ogni giorno, a differenza mia, che, invece, non ero sicura
di quello che provavo. Non riuscivo a capire perché non riuscissi mai a dirgli
che lo amavo, ma, forse, non ci riuscivo perché non era la verità, forse, non
lo amavo. E poi non riuscivo a capire perché ogni volta che provavo a
pronunciare quelle due paroline, mi compariva la faccia di Edward davanti. Non
riuscivo a capire cosa mi succedesse e non riuscivo a capire cosa succedesse a
lui. Non parlavamo più come facevamo prima e le cose venivo sempre a saperle
dagli altri. Qualche settimana fa aveva perfino abbandonato gli allenamenti di
basket e io ero venuta a saperlo parlando con il coach della sua squadra, a cui
peraltro ero molto affezionata. Lui non aveva voluto parlarne, dicendo solo che
aveva litigato con uno della squadra e non gli andava di vederlo agli
allenamenti. Questa era di sicuro una grande cazzata, perché non poteva essere
così, per lui il basket era tutto e non avrebbe mancato agli allenamenti per
una sciocchezza del genere. Nonostante io gli dicessi che era una bugia, lui
continuò a dire che la verità. Così decisi di sorvolare, visto che la verità
non me l’avrebbe mai detta. Nonostante tutto riprese a allenarsi e nella
partita della settimana scorsa, la sua squadra, grazie a lui, aveva stracciato
praticamente la squadra avversaria. Era stata davvero una bella partita, anche
se ero venuta a sapere che c’era solo per caso grazie a Jasper. Lui non mi
aveva detto niente e si era giustificato dicendo solamente che se ne era
dimenticato e che comunque era una partita come tutte le altre. Non riuscivo a
capire cosa gli passasse per la testa e se provavo a chiedere ai ragazzi non
ricevevo risposta, dicevano solo che probabilmente era solo stressato o che era
solo una mia impressione. Sapevo che erano tutte cazzate e avrei scoperto cosa
c’era sotto e l’avrei scoperto adesso. Avrei parlato con lui e mi avrebbe detto
tutta la verità, perché la situazione era diventata insostenibile.
- Dov’è
Edward? – chiesi ai ragazzi che erano seduti in giardino.
Erano già
i primi di aprile e le giornate iniziavano ad essere più calde ed era piacevole
stare fuori quando c’era il sole.
- A
quest’ora sarà agli allenamenti – mi rispose Emmett.
- Grazie –
gli dissi.
- Perché?
– mi domandò Jasper.
- Gli devo
parlare – gli risposi.
- E di
cosa? – mi chiesero Alice e Rose all’unisono.
- Devo
chiarire la situazione con lui. Così non si può più andare avanti – gli dissi.
Nessuno di
loro mi rispose, ma notai nei loro sguardi un misto di preoccupazione e
agitazione, anche se non sapevo a cosa era dovuta. Lasciai perdere e salita in
macchina mi diressi in palestra, dove c’erano gli allenamenti, ma non appena
entrai trovai la palestra vuota, c’era solo il coach che stava sistemando le
palle nei cestini.
-
Buongiorno coach – dissi io facendogli notare la mia presenza.
- Ciao
Bella, come mai da queste parte? – mi chiese lui.
- Cercavo
Edward – gli dissi.
- Sarà
ancora negli spogliatoti, abbiamo finito da poco – mi disse lui.
- Grazie
mille – gli dissi.
- Di
nulla. Aveva parecchio tempo che non ti facevi vedere. Ho perfino pensato che
tu e Edward avesse litigato – mi disse lui.
- No, non
abbiamo litigato. Solo che ho avuto da fare in questo periodo – gli dissi.
- Capisco.
Non ti vedevo, lui è strano ultimamente, allora ho pensato fosse per questo –
mi disse lui.
- Strano?
In che senso? – gli chiesi.
- Non lo so.
Mi sembra come se abbia qualcosa che lo preoccupa particolarmente – mi disse
lui.
- Non so
cosa dirle. A me non ha detto nulla – gli dissi io.
- Boh non
so. Pensa che è così strano che non ha mostrato nessun interesse per l’offerta
che gli hanno fatto – mi disse lui.
- Offerta?
Ma di cosa sta parlando? – gli chiesi curiosa.
- Non te
l’ha detto che il giorno della partita è venuto a vederlo giocare uno
scrutatore degli Shox? – mi chiese.
- No, non
ne so niente – gli dissi.
- Ah
scusami, pensavo lo sapessi – mi disse lui.
- E che
offerta gli ha fatto? – gli chiesi.
- Gli ha
proposto un posto in squadra già come titolare. E’ il sogno di tutti quelli che
giocano a basket avere un’offerta di questo tipo – mi disse.
-
Soprattutto per lui che sogna di entrare negli Shox da quando aveva sei anni –
gli dissi.
- Appunto
per questo non capisco perché non abbia mostrato neppure un briciolo di
entusiasmo – mi disse.
- Ha
accettato? – gli chiesi.
- Non
ancora, ma vogliono una risposta entro oggi e lui fino a poco fa mi ha detto
che ancora non lo sapeva – mi disse.
- Proverò
a parlargli – gli dissi.
- Si
provaci, a te da ascolto – mi disse lui.
- Lo
spero, comunque da quanto tempo ha ricevuto questa proposta? – gli chiesi.
- Da una
settimana. Gliel’hanno fatto lo stesso giorno della partita, non appena è
finita – mi disse lui.
- Capisco.
Adesso vado. Ci vediamo e grazie – gli dissi uscendo dalla palestra.
Dire che
ero delusa era dire una baggianata. Ero molto più che delusa. Come aveva potuto
non dirmi una cosa così importante? Lui che mi diceva tutto, ogni più piccolo
particolare della sua vita, come aveva fatto a tenermi nascosta una cosa del
genere? Come aveva fatto a non dirmi che il suo sogno di bambino poteva,
finalmente, avverarsi? Non riuscivo a capire più nulla. Andai negli spogliatoi,
ma di lui nemmeno l’ombra. Ero incazzata, delusa, furiosa, lo avrei preso a
sberle se avessi potuto.
- Dove
cazzo è Edward? – dissi alzando la voce e rivolgendomi ai ragazzi che c’erano
negli spogliatoi.
Non mi
curai nemmeno del fatto che alcuni fossero mezzi nudi, volevo solo sapere dove
fosse quello stronzo.
- Edward
non è l’unico che può soddisfare i tuoi desideri. Vieni qui bambola che ti
faccio vedere io come si soddisfa una donna – mi disse uno guardandomi
maliziosa.
- La
finezza dove l’hai lasciata? Al cesso? – gli risposi urlando.
Ci mancava
solo quell’idiota.
- Per
certe cose non serve la finezza. Dai veni qua che ti faccio toccare il cielo
con undito – continuò quel demente.
- Ti
consiglio di chiudere quella fogna che ti ritrovi al posto delle bocca prima
che ti prenda a pizze in faccia a due a due fino a quando non diventano
dispari, stronzo – gli dissi guardandolo malissimo.
- Non
capisco perché tutte le ragazze preferite Edward – disse lui smettendo di fare
lo spavaldo.
Non gli
diedi nemmeno retta, girai lo sguardo da un’altra parte, mentre la rabbia
aumentava.
- Allora?
Dove cazzo è Edward? – urlai agli altri.
- Non ne
abbiamo idea. Ha fatto la doccia ed è andato via subito – mi disse un ragazzo
gentilmente.
- E non vi
ha detto dove? – gli chiesi.
- Stiamo
parlando della stessa persona? – mi disse un altro ragazzo con tono sarcastico.
Non potei
fare a meno di sorridere, aveva ragione. Edward non avrebbe mai detto dove
andava.
- Hai
ragione. Va beh, grazie – dissi mentre stavo uscendo da lì.
- Aspetta.
Si è dimenticato questo. Potresti darglielo tu? – mi chiese un ragazzo
porgendomi il cellulare di Edward.
Fantastico,
si era scordato anche il cellulare. Adesso dove cazzo lo andavo a pescare?
- Si
tranquillo – gli dissi afferrando il cellulare e uscendo dagli spogliatoti e
dirigendomi all’uscita.
Salì in
macchina e misi in moto. Non avevo idea di dove cercarlo, poi mi venne in mente
un posto dove mi aveva portato un po’ di tempo fa. Non ero sicura che fosse lì,
ma dovevo provarci. Arrivai al parco, posteggiai e notai che c’era posteggiata
anche la sua auto. Mi avvicinai alla panchina, alla panchina Cullen, così
l’avevo ribattezzata quando me la fece vedere e lo vidi seduto lì. Mi avvicinai
più velocemente e non appena fui di fronte a lui gli tirai il suo cellulare
sperando che gli facessi male, ma lui prontamente lo prese e se lo mise in
tasca.
- Sei un
vero stronzo – gli dissi senza nemmeno salutarlo.
- E’ un
piacere anche per me vederti – mi disse lui sarcastico sorridendo.
- Non c’è
un cazzo da ridere. Quando avevi intenzione di dirmelo? – gli urlai.
- Non ho
idea di che cosa tu stia parlando? – mi disse lui sorridendo.
- Non fare
il finto tonto con me, perché non attacca – gli dissi.
- Continuo
a non seguirti – mi disse lui tornando serio.
- Gli Shox
non ti dicono niente? – gli dissi.
- Ah – fu
la sua unica risposta.
- Sai dire
solo ah? Quando cazzo avevi intenzione di dirmelo? – gli chiesi.
-
Probabilmente non te l’avrei mai detto – mi disse lui.
- Edward
non sto scherzando, smettila di farlo tu – gli dissi.
- Neanche
io sto scherzando – mi disse lui serio.
- E perché
non me l’avresti detto? – gli chiesi.
- Perché
no, non deve esserci sempre un perché a tutto – mi disse lui.
- Questa è
tutta la fiducia che hai in me? – gli chiesi.
- Non è
questione di fiducia – mi disse lui.
- E allora
cos’è? Mi hai sempre detto tutto, e adesso ti propongono di realizzare il sogno
di una vita e tu che fai? Non dici nulla, non vieni da me a parlarmene? Ah
certo, scusami, mi ero dimenticata che adesso hai altro da fare. Ti devi
scopare tutte quelle troie che ti vengono dietro e considerando il fatto che
sono la metà della popolazione di Phoenix sei troppo occupato per degnarti di
venire a parlare con me – gli dissi arrabbiata.
Il solo
pensiero di vederlo con una ragazza che non fossi io mi faceva salire il sangue
al cervello. Ero gelosa marcia, è vero. Non potevo sopportare di vedere o
sentire queste cose. Quando l’avevo scoperto era stato come se il mio cuore si
fosse spezzato in mille pezzi e l’unica cosa che facevo era piangere solo
immaginandomelo tra le braccia di quelle troie. Non capivo perché reagivo così,
ma avevo sempre considerato Edward proprietà mia e mi era difficile accettare
queste cose.
- Adesso
cosa c’entra questo? – mi disse lui che sembrava risentito di quello che gli
avevo detto.
- C’entra,
tutto c’entra – gli dissi io furiosa.
- Posso
capire adesso perché te la stai prendendo così? E’ la mia vita e ne faccio
quello che voglio. Se mi va di scoparmi mezza città lo faccio, non devo venire
a rendere conto a te di quello che faccio. Noi due non stiamo insieme – mi
disse lui alzando leggiarmente la voce.
Anche lui
stava iniziando ad arrabbiarsi, glielo leggevo in faccia. Mancava poco prima
che scoppiasse.
- Non ti
fai schifo da solo? Ti credevo diverso, invece, sei come tutti gli altri. Per
una scopata sei disposto a buttare all’aria tutto – gli dissi io, mentre le
lacrime iniziavano a pizzicarmi gli occhi.
- A
buttare all’aria tutto? Cosa ho buttato all’aria? Mi sto solo divertendo. Ognuno
lo fa in modo diverso. E poi non vedo dove sta il problema. Devo venire a
rendere conto a te di quello che faccio? Tu vieni a rendere conto a me di
quello che fai con quella sottospecie di mongolo ambulante? – mi disse furioso.
Sapevo che
in tutto questo c’entrava Lucas, ma non riuscivo a capire perché se la
prendesse tanto.
- Adesso
cosa c’entro io e Lucas? Stavamo parlando di te – gli dissi.
- Certo,
stavamo parlando di me, perché sono solo io quello che sbaglia, quello che fa
le cazzate, tu invece sei la santa fatta persona, quella che non sbaglia mai –
mi disse.
- Non sto
dicendo questo, ma ci sto male in tutta questa situazione e tu non te ne rendi
nemmeno conto, tu che mi conosci meglio di chiunque altro non ti interessi a
questo, non ti interessa se mi fai soffrire, l’importante è andare a letto con
qualcuno – gli dissi io pentendomi all’istante di quello che avevo detto.
- Io non
ti capisco proprio, ma soprattutto non capisco il perché ti stai incazzando con
questa storia di me che vado a letto con qualcuno. Cosa te ne frega a te di
cosa faccio? E poi dimmi un po’, chi ti ha detto queste cose? – mi chiese.
- Cos’è
pensavi di comportarti come un bastardo e di tenerlo nascosto? Cos’è pensavi
che la gente non dicesse cosa ti diverti a fare? Ti ricordo che sei Edward
Cullen, il più popolare della scuola, quello che tutti vorrebbero, quello con
cui tutti vorrebbero divertirsi. Cosa pensi che chi c’è riuscito non lo dice?
Lo sa tutta la scuola, anche perché ti sei passato tutta la scuola – gli dissi.
- Hai
avuto bisogno che te lo dicesse la gente invece di capirlo da sola. Avresti
dovuto capirlo senza che nessuno ti venisse a dire niente, ma invece tu eri
troppo impegnata con il tuo fidanzato per accorgerti che al mondo esistono
altre persone oltre a lui. Quindi adesso non venirmi a dire che questa
situazione non ti sta bene, anche perché non vedo come posso aiutarti. Ti
ripeto noi due non stiamo assieme, quindi io faccio quello che voglio e mi
porta a letto tutte le persone che voglio – mi disse con il tentativo di
ferirmi.
- E’ vero,
tu puoi fare quello che vuoi, ma ciò non cambia il fatto che io posso starci
male – gli dissi.
- Cos’è
sei gelosa? – mi disse con cattiveria.
- Sei
proprio uno stronzo, non capisci un cazzo. Non si può più nemmeno parlare con
te, ormai, sei bravo solo a usare qualcos’altro – gli dissi con cattiveria
anch’io.
- E’ quasi
un mese e mezzo che abbiamo smesso di parlare noi due – mi disse lui cercando
di calmarsi.
Le sue
parole furono una pugnalata al cuore, sapevo che aveva ragione, ma non pensavo
me lo facesse notare.
- E di chi
sarebbe la colpa? Mia? – gli chiesi arrabbiata.
- Di
entrambi. Qualcosa si è rotto Bella, non facciamo finta di nulla, è così – mi
disse lui tornando calmo e addolcendo il suo tono di voce e il suo sguardo.
- Possiamo
aggiustare tutto, possiamo tornare quelli che eravamo un tempo – gli dissi
calmandomi anch’io.
- No,
Bella non possiamo farlo, non più – mi disse lui.
- Non è
vero – gli dissi io.
- E’ la
verità, dobbiamo accettarla anche se è difficile. Gli occhi fanno quel che
possono, niente di più e niente di meno, tutto quello che non riescono a vedere
è perché non vuoi vederlo tu – mi disse.
- Che vuoi
dire? – gli chiesi.
- Io ti
amo – mi disse lui guardandomi negli occhi.
- Ti
voglio bene anch’io – gli dissi.
- Non hai
capito. Io l’ho nascosto per tanto tempo e adesso era arrivato il momento di
dirtelo, ti amo. Sono innamorato di te, ma tu non hai mai voluto vederlo. Sei
sempre stata interessata a altre cose – mi disse lui mentre io rimasi come una
stupida.
- Edward
io… – stavo iniziando a dire.
- Non
rispondere, non hai niente da rispondermi. Va bene così, ma non chiedermi di
tornare ad essere quelli che eravamo prima perché non ci riuscirei – mi disse
lui.
- Magari
non sei davvero innamorato, magari hai scambiato l’affetto che ci lega per
amore – gli dissi io mentendo anche a me stessa.
- Almeno
abbi il buon gusto di non dire cazzate. Ti guardo e non vorrei mai smettere di
farlo, ti abbraccio e non vorrei mai che tu ti staccassi da te, e quel bacio
che mi hai dato mesi fa per me non era un gioco, non avrei mai voluto staccarmi
dalle tue labbra. Ormai, io vivo di te, vivo per te. Vorrei camminare con te
mano nella mano giorno dopo giorno, camminare a fianco a te nei momenti belli o
in quelli brutti, vorrei affrontare con te ogni momento, ogni situazione perché
saprei che comunque andrà l’importante è averti vicino. Non c’è niente al mondo
che per me valga più di un secondo vissuto accanto a te, che valga un tuo
sorriso, una tua carezza, un tuo abbraccio, un tuo movimento. Da quando i miei
occhi hanno incontrato i tuoi ho capito che eri diversa dalle altre, eri quella
che mi poteva cambiare, da quando ho incontrato i tuoi occhi non mi è stato più
possibile vedere, pensare, vivere come prima. Ogni sera prima di addormentarmi
vedo scorrere tutti i momenti passati insieme a te, le coccole, le passeggiate,
i giochi, gli scherzi, vedo i nostri momenti passare come un film, ma questo
non è un film e la vita vera e il lieto fine non è per me, sono stato solo
l’aiutante della protagonista, nulla di più. E’ vero sono stato a letto con
tante ragazze in quest’ultimo mese, sono tornato in parte quello che ero prima,
ma l’ho fatto solo per cercare di toglierti dalla testa, per cercare di trovare
un modo per dimenticarmi di te. Credevo che le distrazioni fossero la cosa
migliore invece non sono servite a nulla. Sono sempre punto e a capo – mi
disse.
Nessuno mi
aveva mai detto quelle cose, nessuno. Lui era speciale, lui era diverso, lui
era il mio angelo. Il mio angelo si era innamorato di me e io? Io cosa provavo?
- Perché
non me l’hai detto prima? Perché hai aspettato di farlo adesso? – gli chiesi.
- Sarebbe
cambiato qualcosa se te lo avessi detto prima? No, non sarebbe cambiato nulla,
anzi forse le mie parole avrebbero rovinato il nostro rapporto e non avrei
potuto permetterlo – mi disse.
- E perché
adesso? – gli chiesi.
- Perché
adesso c’ha già pensato qualcun altro a rovinare quello che avevamo creato – mi
disse lui.
- E adesso
che si fa? – gli chiesi.
- Adesso
niente, non c’è più niente da fare. Non ti metterò di fronte ad una scelta se è
questa la tua paura, non lo farò. E sai perché? Perché tra me e Lucas tu hai
già scelto e hai scelto lui. Io devo solo accettare l’idea, tutto qui – mi
disse.
Io non
riuscivo a parlare, non riuscivo a dirgli nulla, ero come impietrita di fronte
alle sue parole.
- Sai
perché non ti ho detto dell’offerta che mi hanno fatto? Perché accettarla
comportava dovermi allontanare da te, dover andare a Jacksonville e non c’è la
facevo a farlo – mi disse.
- Edward
mi stai dicendo che il nostro rapporto è finito? Che dobbiamo fare finta che
tutto quello che sia successo sia stato solo un sogno? – gli chiesi.
- Si
Bella, voglio dire questo. Non fraintendermi, non rimpiango nulla di quello che
ho passato con te, perché sono stati i momenti più belli della mia vita e li
conserverò per sempre dentro di me. Pensa che sono stati così belli per me che
darei tutti i miei giorni per un unico ieri, ma questo purtroppo non può
succedere. Se ami davvero qualcuno devi lasciarlo libero, così dicono almeno,
io non ci credo, perché se ami davvero tanto qualcuno non puoi lasciarlo
andare, non c’è la fai a lasciarlo andare, ma io devo farlo, perché quando non
sei corrisposto non puoi fare altro. Dobbiamo dimenticare il passato. Almeno,
io lo farò perché non posso più vivere così. Saremo amici, ma non come lo siamo
stati in passato – mi disse.
Non potevo
credere a quello che mi stava dicendo. Le lacrime iniziarono a scorrere sulle
mia guance e a bagnarle.
- Non ci
posso credere. Non stai dicendo sul serio – riuscì a dire tra un singhiozzo e
l’altro.
- Per me
la situazione è diventata insostenibile, devo per forza fare così. Però ti
prego non piangere – mi disse lui avvicinandomi a me per consolarmi.
Come
poteva pensare di consolarmi se era lui il motivo della mia sofferenza? Lo
allontanai da me e mi alzai dalla panchina dove poco prima mi ero seduta
guardandolo con uno sguardo carico di odio.
- Bravo,
ti faccio davvero i miei complimenti. Sei un bravissimo attore, mi hai presa in
giro in tutti questi mesi, facendomi credere che il nostro rapporto fosse vero,
invece, non era vero niente. Se fosse stato vero, adesso non faresti così, non
mi lasceresti in questo modo. Io ti odio, ti detesto, sei la cosa peggiore che
potesse capitarmi nella vita – gli urlai con quanto fiato avevo in gola.
- Se
volevi ferirmi ci sei riuscita. Non pensavo saresti arrivata a dirmi tanto. Hai
usato le uniche parole che potevano davvero farmi stare male – mi disse lui
restando ancora seduto su quella panchina.
- Pensi
che le tue parole siano state meno dolorose? – gli chiesi.
- Non
avrei mai potuto dirti quello che tu hai detto a me, anche se fossi stato
accecato dalla rabbia. E poi il tuo sguardo era carico di odio, e rispecchiava
perfettamente le tue parole. Bella finiamola qua. A questo punto credo che sia
impossibile anche restare semplici amici. Va bene così, è stato bello finchè è
durato – mi disse lui alzandosi dalla panchina e facendo per andarsene.
- No, ti
prego, Edward non andartene, non farlo. Io ho bisogno di te, non sono niente
senza di te, ti prego non andare via. Parliamone, risolveremo tutto. Lo sai che
non le pensavo quelle cose che ti ho detto, ero solo arrabbiata. Perdonami ti
prego, ma non andartene. Ho bisogno di te – gli dissi singhiozzando e
implorandolo mentre lo bloccai per un polso.
Lui si
girò e mi guardò, si avvicinò di più a me e mi asciugò le lacrime con le sue
mani. Poi mi diede un bacio sulla fronte.
- Non
piangere Bella. Non permettere a nessuno di farti piangere, devi sorridere, me
l’hai promesso, ricordi? Almeno tu, mantienila la promessa che mi hai fatto, io
non sono più in grado di mantenere la mia. Ti ho premesso che non avresti
versato una lacrima per causa mia, ti ho promesso che ti sarei stato vicino
sempre, fino a quando ne avessi avuto bisogno, ma non posso più mantenere
queste promesse, tu, invece, mantieni la tua. Mi hai promesso di non piangere
più, mi hai promesso che avresti sorriso sempre, anche quando la vita sarebbe
stata più dura con te, mantienila quella promessa, ti prego. Non cercarmi più,
non posso più darti quello di cui hai bisogno. Va da Lucas e si felice con lui,
dimenticati di me. Addio Bella, ti amo – mi disse dandomi un bacio a fior di
labbra e allontanandosi da me.
- Non
andare, ti prego, non andare. Edward torna qui – gli urlai implorandolo di
tornare, ma lui salì in macchina e sfrecciò via.
Era
finita, non c’era più nulla da fare. L’avevo perso, avevo perso per sempre la
persona più importante della mia vita, avevo perso il mio angelo. Restai per alcune
ore in quella panchina a piangere, Lucas chiamò un sacco di volte, ma non gli
risposi. Spensi perfino il cellulare. A mezzanotte decisi che era meglio
tornare a casa, ma prima sarei andata a casa dei ragazzi. Dovevo parlare con
Edward, non era finita per me e l’avrei convinto. Non poteva aver creduto
davvero che io lo odiassi, non poteva e non doveva crederci. Salì in macchina e
sfrecciai a tutta velocità a casa loro, la sua macchina era in giardino. Tirai
un sospiro di sollievo, sapevo che era a casa. Entrai come una furia e prima
ancora di salutare gli altri mi catapultai nella sua stanza con le lacrime che
ancora scendevano copiose sul mio volto. Aprì la porta e non trovai nessuno.
Dove cazzo era? Scesi giù e vidi i ragazzi sconvolti e quando videro me erano
ancora più sconvolti.
- Dov’è
Edward? – mi limitai a dire.
- Non c’è
– mi rispose Alice.
- La sua
macchina è fuori – gli dissi ancora piangendo.
- Non c’è
– mi ripeté Rose.
- Dov’è? –
chiesi.
- Non è
qui – mi disse Jasper.
- Per
favore ragazzi ditemi dov’è – li implorai.
- E’
partito – mi disse Emmett.
Non potevo
crederci, non poteva essere vero. Edward se ne era andato davvero, era uscito
dalla mia vita davvero. Non poteva essere vero, era tutto un incubo. Ed era
tutta colpa mia. Io lo avevo allontanato da tutti, io lo avevo fatto soffrire,
io lo stavo facendo soffrire. Ero solo un’egoista.
- Vi prego
ditemi che non è vero – gli dissi riprendendo a singhiozzare e accasciandomi a
terra con le spalle contro il muro e le ginocchia al petto.
- Ci piacerebbe
poterlo fare – mi disse Emmett.
- Ditemi
quello che sapete – gli chiesi.
- E’
venuto nel pomeriggio qui e ci ha solo detto: “me ne vado”. Non avevamo capito
cosa volesse dire, ma lui non ci ha detto niente, solo che gli avevano offerto
un posto negli Shox che aveva appena accettato e che sarebbe partito subito.
Era distrutto. Sapevamo che dietro quella partenza c’era ben altro e l’abbiamo
implorato di restare, di aspettare, di rifletterci, ma lui era impassibile. Ci
ha detto solo: “vado a realizzare il mio sogno”. Ha preso le sue cose e se ne è
andato – mi disse Jasper.
- Come ha
fatto a trovare un volo nel giro di poche ore? – gli chiesi.
- Non l’ha
trovato infatti, ha preso il jet privato di papà perché voleva partire subito e
adesso capisco perché – mi disse Emmett.
- Non
voleva vedere me – gli dissi iniziando di nuovo a piangere.
I ragazzi
si avvicinarono e mi abbracciarono.
- Cosa è
successo? – mi disse Alice.
- Gli ho
detto che lo odio, che lo detesto, che è stata la cosa peggiore che mi poteva capitare
nella vita – gli dissi io piangendo come una bambina al ricordo di quelle
parole e al ricordo del suo volto quando le aveva ascoltate.
- Lui sa
che non le pensi queste cose – mi disse Rose.
- Non lo
so se lo sappia. Se lo sapeva allora perché se ne è andato? – gli chiesi.
- Cosa
altro è successo? – mi chiese Emmett.
- Mi ha
detto che mi ama – gli dissi io, mentre ancora ero tra le braccia di Jasper e
Emmett.
Sembravo
una bambina piccola tra le braccia di mamma e papà, invece ero una ragazza di
diciannove anni tra le braccia dei miei fratelli.
- Te l’ha
detto? – mi chiesero tutti e quattro all’unisono.
- Perché
non siete stupiti? – gli chiesi.
Loro non
risposero, ma quel silenzio valse più di mille parole.
- Voi
sapevate tutto, non è vero? – gli urlai.
- Bella
credo che lo sapessero tutti, solo tu no – mi disse Alice.
- E cosa
aspettavate a dirmelo? – gli chiesi arrabbiata.
- Doveva
essere lui a farlo. Non ha voluto che noi intervenissimo in alcun modo – mi
disse Rose.
- Sono una
stupida, un’idiota. E adesso ho perso Edward – dissi singhiozzando sempre più
forte.
Loro mi
abbracciarono più forte e mi sentì protetta da quelle braccia, ma non come mi
succedeva con Edward. Io avevo un disperato bisogno di lui, ma lui non c’era e
non ci sarebbe stato. Lui mi amava e io ero stata troppo ingenua da non
accorgermene, o forse avevo semplicemente voluto fare finta di non
accorgermene. Restai li tra le loro braccia per un po’. Poi decisi di chiamare
Edward. Dovevo chiarire quella situazione. Era l’una di notte, ma lui aveva il
cellulare sempre acceso, quindi avrebbe risposto. Il telefono iniziò a
squillare per un po’, fino a quando lui, dall’altro capo del telefono, non
rifiutò la chiamata. Pensai che avesse sbagliato, o così volevo credere, così
provai ancora e ancora, ma lui rifiutava sempre la chiamata.
- Rifiuta
la chiamata, non mi vuole parlare. E’ finita, l’ho perso ed è tutta colpa mia –
dissi ai ragazzi prima di prendere la mia felpa e uscire di casa salendo in
macchina e partendo senza nessuna destinazione precisa.
Avevo
bisogno di stare da sola, dovevo riflettere, dovevo capire cosa davvero provavo
io. Perché la mia reazione era davvero troppo esagerata perché Edward fosse
solo un amico. Non sapevo cosa stava succedendo dentro di me, ma sapevo che lo
avrei scoperto, perché ne avevo bisogno. Mi fermai in un piazzale e rimasi
sopra la macchina a versare tutte le mie lacrime e a cercare di capire come
eravamo potuti arrivare ad una soluzione del genere. Forse, dovevo ascoltare
quello che mi aveva detto Edward, dovevo dimenticarlo, ma poi la realtà mi
sbattè in faccia come una schiaffo. Non potevo dimenticarmi di Edward, Edward
non è una persona che si può dimenticare. In quel preciso istante pensai una
cosa che avevo letto una volta in un libro si filosofia: “Spesso prendiamo in prestito dai nostri domani per pagare i debiti dei
nostri ieri. Gibran”. Forse era quello che io avevo fatto, e forse, me ne
rendevo conto solo ora, ora che era troppo tardi. Rimasi sulla macchina a
piangere fino a che non si fece mattina, ma non avevo nessuna voglia di tornare
a casa. Riaccesi il telefono che avevo spento per fare in modo che i ragazzi
non mi chiamassero e trovai un sacco di messaggi da parte loro, alcuni messaggi
di testo e altri avvisi di chiamata, ma li cancellai prima ancora di leggerli.
Poi provai a chiamare Edward, ma come la sera precedente rifiutava la chiamata.
Tentai altre quattro volte, ma senza nessun risultato. Staccava sempre. Smisi
di farlo e spensi di nuovo il cellulare, cedendo di nuovo alle lacrime, che copiose
tornarono a scendere sul mio volto.
Risposte alle vostre
recensioni:
- LadySile: Ti posso dire che questa è un Edward-Bella, quindi
il lieto fine tra di loro ci sarà, anche se adesso sembra difficile che possa
essere così.
- ross_ana: Si, in effetti
Lucas, nonostante i suoi errori passati è un ragazzo fantastico, ma Edward è
sempre Edward, in tutti i sensi.
- serve: Beh, la
terapia d’urto non sarebbe per niente una cattiva idea, anzi forse sarebbe
l’unica cosa che potrebbe migliorare la situazione nell’immediato. Nonostante
tutto adoro Bella, quindi voglio risparmiarle tutto ciò. Aprirà gli occhi lo
stesso, ma ci vorrà più tempo.
- MANU_CALLEN: Condivido con te. Edward è disperato e per adesso
crede che questa sia l’unica soluzione per risolvere i suoi problemi. Comunque
il lieto fine ci sarà, spero ti piacerà come l’ho immaginato.
- Lully Cullen: I
tuoi dubbi riguardo lo scrutatore era fondati come vedi. Edward se ne è andato.
Adesso vediamo che succede.
- nefertiry85: Si,
Bella lo sa, perché l’ha scoperto a scuola, visto che tutti non fanno altro che
parlare del ritorno di Edward al suo vecchio stile di vita. Come vedi dal
capitolo, non ha reagito per nulla bene, anzi, non ci vede più dalla gelosia.
- CriPattinson: Come
hai potuto notare dal capitolo, la tua intuizione era esatta. E adesso che
succederà? Se vuoi saperlo continua a leggere la mia storia.
- xsemprenoi: La sfuriata di Bella è arrivata, anche se come gli ha
detto Edward lei non avrebbe dovuto fargliela, però questo dimostra il fatto
che lei provi qualcosa per lui.
- mamarty: Diciamo che ancora resterà un altro po’. Dovrai
sopportarlo ancora per un po’.
- eMiLyBlOoD: La
ragazza con cui Lucas si è messa dopo Bella dovrebbe essere Peyton anche se io
non l’ho precisato. Premetto che io sono una Lucas-Peyton fino alla fine. Li
adoro. Comunque anche tu lo segui questo fantastico telefilm? Ho notato che hai
i gusti molto simili ai miei, siamo molto simili noi due. Ti dirò che io,
eppure, adoro le farfalle e anche io ne ho un paio nella mia stanza, comunque
non mancano neppure i poster e i libri, che tra l’altro adoro. La musica mi
piace molto, preferisco di solito canzoni italiane, anche se comunque mi
piacciono anche quelle inglese. Ultimamente ascolto sempre canzoni
“paranoiche”, o almeno io le definisco così, perché rispecchiano molto il mio
umore di adesso. Comunque mi piacciano quasi tutti i generi. Telefilm preferiti
c’è ne sono più di uno. Mi piace tantissimo One tree hill, Supernatural, Una
mamma per anima, O.c, e altri che adesso mi sfuggono, comunque questi
principalmente. A te invece? Quanto alle tue frasi, manca poco prima di
trovarle. Se non ricordo male, già nel prossimo capitolo ne ho inserito una, ma
non vorrei sbagliarmi. L’ultima frase è bellissima, una delle più belle. La
aggiungerò sicuramente, anche se devo ancora decidere dove, considerando che i
capitoli li ho già scritti e mi serve un buco in cui la frase possa essere
pertinente e come vedi per adesso i rapporti tra i due non sono dei migliori
per indurre Edward a dirgli questo. Comunque ho già una mezza idea di dove
sistemarla, ma stai sicura che la inserirò perché è fantastica.
- bo16: Sono molto
contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche questo ti piacerà.
- SweetCherry:
Diciamo che per adesso non se li toglierà, ma non credo ci varrà molto prima
che succeda.
- TanyaCullen: Allen è
uscita dall’uovo di Pasqua per rompere le scatole a tutte noi e diciamo che
insieme a lei ne sono uscite tante altre. Edward pare sia tornato alle origini.
Comunque si clemente ti prego, non escogitare piani per la mia possibile morte.
So che probabilmente dopo questo capitolo mi vorrai uccidere probabilmente non
prima di avermi torturato, ma ti incito a non farlo. Credo che possa piacerti
il loro lieto fine. Comunque anche stavolta mi hai messo di buon umore con il
tuo commento, mi hai fatto morire dal ridere.
- moni: Come vedi
Edward ha deciso di rivelarsi, o forse è meglio dire che è stato costretto a
rivelarsi. Questo ovviamente non ha cambiato le cose, ma mai dire mai.
- gamolina: Sono contenta
di essere riuscita a trasmettere la sofferenza di Edward. Comunque si, ti sei
fatta capire benissimo e ti dico che per adesso sarà così, ma nulla è per
sempre.
- _zafry_: Sono molto
contenta di sapere che la mia storia ti sia piaciuta e spero che continuerà a
piacerti. Comunque ti posso dire che anche io capisco Bella, perché un po’ lei
rispecchia quella che sono io. Una che all’apparenza sembra forte, ma che in
realtà cela tanta fragilità e insicurezza. Ed è questo che porta Bella a
comportarsi così. Comunque sta tranquilla che prima o poi anche lei sarà
felice.
- twilight4ever:
Beh, diciamo che risvolti positivi non c’è ne sono stati e non c’è ne saranno
almeno per ora. Comunque non tutto è perduto.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed
eccomi con un altro capitolo. Stavolta è Rosalie a
parlare. In questo e nei prossimi capitoli il tema fondamentale è la situazione
tra Edward e Bella, quindi gli altri quattro e le loro storie, verranno messi un po’ da parte, ma ho bisogno di parlare di
quei due, soprattutto per cercare di risolvere la situazione. Jasper, Emmett,
Alice e Rosalie, per adesso, mi serviranno per aiutare Bella. Spero che per voi non sia un problema e che anche questo capitolo
vi piaccia.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando
l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO
37
UNA
SITUAZIONE DIFFICILE
POV ROSALIE
La
situazione ci era completamente sfuggita di mano. Due
persone a cui volevo un bene dell’anima, Bella e
Edward, erano stati risucchiati dentro un baratro senza uscita. Lei perché troppo confusa, o troppo timorosa di amare davvero, lui perché
troppo innamorato per accettare di vedere la donna amata tra le braccia
di qualcun altro. Erano diventati due marionette nelle mani del destino, un destino con loro beffardo. E io, Alice, Emmett e Jasper,
noi, eravamo solo delle comparse in questo disegno già scritto, ma qualcosa mi diceva che, forse, non era tutto perso. O
forse, ero solo io che volevo vedere del buono anche in quella situazione.
Sapevo solo che ne Bella, ne Edward si meritavano si
soffrire. Bella era una persona che appariva dura, ma che era di una fragilità
senza eguali e Edward era stato egoista ad essersene andato e averla lasciata
da sola con se stessa, ma anche Bella era stata egoista per aver creduto che
nonostante lei stesse con Lucas e nonostante Edward l’amasse dal profondo lui potesse restare al suo fianco e fare finta di nulla.
- Dove
cazzo è finita? Non è venuta nemmeno a scuola – dissi
io ai ragazzi mentre eravamo seduti nella mensa della
scuola.
Bella era
sparita la sera prima, o meglio la notte prima, e aveva spento il cellulare non
dando più notizie di lei. Avevo provato a chiamarla, a
mandargli messaggi, ma niente, era sempre irraggiungibile.
- Sta
tranquilla. Vedrai che ha solo voluto staccare da tutto e da tutti. Avrà voluto
riflettere e, forse, le sue riflessioni sono l’unica
cosa che può migliorare la situazione – mi disse Emmett abbracciandomi.
- Io non
so dove sia andata, ma voglio avere la sicurezza che stia bene – disse Alice.
- L’unica
cosa che possiamo fare è quella fidarci di lei. Se non
ci fidiamo allora facciamo un permesso e andiamo a cercarla. Io mi fido, però –
disse Jasper.
- Anch’io – disse Emmett.
- E se provassimo a chiamare Edward? – chiesi io.
- Magari
lui può dirci se con lui si è fatta sentire – continuò
Alice per me.
-
Proviamo, ma andiamo fuori – disse Jasper.
Tutti e
quattro ci alzammo dal tavolo e andammo a sederci in
una panchina nel cortile della scuola. Jasper prese il cellulare e chiamò
Edward inserendo il vivavoce in modo che tutti potessimo
parlare e che tutti potessimo sentirlo. Dopo quattro squilli sentimmo
la sua voce dall’altro capo del telefono.
- Hey –
disse Edward.
- Come
stai fratellino? – gli chiese Jasper.
- Sto – si limitò a dire lui.
- Che stai facendo? – gli chiese Emmett.
- Siete in
vivavoce? – gli chiese Edward notando che stavolta non era stato Jasper a
parlare, ma Emmett.
- Si, ma
lei non c’è – gli dissi io.
- Come
sta? – ci chiese lui.
-
Speravamo potessi dircelo tu – gli disse Alice.
- Ieri
sera dopo che tu gli hai rifiutato le chiamate se ne è
andata e ha spento il cellulare. Non sappiamo dove sia – gli dissi
io.
- Non lo
so raga. Stamattina ha provato a chiamarmi, ma non gli ho risposto. Non ho idea
di dove sia – ci disse lui.
- Edward
posso chiederti una cosa? – gli chiese Alice.
- Dimmi – gli disse lui.
- Perché questa decisione improvvisa? Intendo
la partenza, il fatto di chiudere definitivamente con lei – gli disse
Alice.
- La
situazione per me era diventata insostenibile. Stavo mandando al diavolo tutta la mia vita, non potevo più continuare
così, sempre con il terrore che prima o poi vedessi loro, con il terrore che la
vedessi giocare, ridere e scherzare con lui, quando prima lo faceva solo con
me. Non c’è la facevo a vederla con un altro, non c’è la facevo a sapere che un
altro poteva toccarla, abbracciarla, baciarla, un altro che non fossi io. Non
avrei potuto continuare ad essere suo amico, non come una volta e lei mi ha
fatto capire che non potevo continuare ad essere per lei nemmeno un semplice
amico, perché dopo tutto quello che abbiamo passato
insieme era impossibile. Restare a Phoenix non avrebbe aiutato, sarei stato
costretto a vederla lo stesso, invece, qui è diverso, magari sarà più facile
dimenticarla e poi comunque è sempre stato il mio
sogno entrare negli Shox. Spero solo che a lei gli passi presto – disse Edward.
- Io dubito succederà. E a te? A te
passerà presto? – gli dissi io.
- Una come Bella non si dimentica. Comunque
appena chiudiamo gli mando un messaggio e gli dico di farsi sentire con voi,
magari mi da ascolto – disse lui.
- Edward
non sentirti obbligato solo perché ti abbiamo chiamato
– gli dissi io.
- Hei,
ricordatevi che sono innamorato di lei e voglio essere sicuro che stia bene,
quindi non venirmi a dire di sentirmi obbligato. Questi discorsi non li voglio sentire. Comunque cercate di
aiutarla – ci disse lui.
- E a te
chi ti aiuta? – gli disse Emmett.
- Il
basket. Comunque sto chiudendo, ci sentiamo – gli
rispose lui.
- Ok un
bacio. Ti vogliamo bene – gli dicemmo io e Alice
all’unisono.
Chiudemmo
la conversazione e provammo a chiamare Bella, ma era ancora irraggiungibile.
Entrammo di nuovo a scuola e ognuno andò nelle rispettive classi. Le ultime ore
sembrano non finire mai, e quando suonò la campanella della fine delle lezioni
mi catapultai subito fuori trovando già i ragazzi lì.
Ci avviammo alla macchina e tornammo a casa loro. Trovammo la macchina di Bella
posteggiata in giardino e un sorriso si dipinse nel volto di tutti. Non gli era
successo nulla. Entrammo dentro e non la trovammo da nessuna parte, poi a Emmett venne l’idea di guardare in camera di Edward e la
trovammo distesa sul letto con indosso una felpa di Edward e con una maglietta
di lui tra le mani che si portava al naso per annusarne l’odore. Aveva gli occhi rossi e gonfi per il forte pianto e lo sguardo
puntato nel vuoto. Mi faceva malissimo vederla così, mi
sembrava di essere tornata indietro nel tempo, ma, forse, adesso era
molto peggio. Edward per lei era stato un punto di riferimento prima che un
amico, un appiglio quando era in difficoltà, un porto
sicuro dove rifugiarsi, e adesso lui non c’era più. E
lei di sicuro si sentiva sola e abbandonata. Questa delusione era di sicuro
peggiore di quella passata, ma stavolta era davvero colpa sua, era stata lei
che se l’era cercata, era stata lei che aveva considerato Edward una certezza
senza rendersi conto che lui era un essere umano e come tutti gli esseri umani aveva sentimenti. Ci avvicinammo tutti e ci sedemmo sul letto insieme a lei.
- Andate
via – ci disse lei.
Io e Alice
ci guardammo e il suo sguardo era identico al mio. Il
suo sguardo diceva “ci risiamo, si ritorna al passato”.
- Bella
non fare così – gli dissi io accarezzandogli la testa, ma lei mi scansò la
mano.
- Perché l’avete fatto? – ci chiese.
- Fatto
cosa? – gli chiese Alice.
- Chiamare
Edward – ci disse lei.
- Eravamo preoccupati – gli rispose Jasper.
- Ho
diciannove anni, non tre. So badare a me stessa. Questa è la mia vita, non la
vostra. Godetevi la vostra felicità e lasciatemi in pace. Edward è stato
chiaro, non voglio più che gli dite di fare qualcosa
per me. L’ho già fatto soffrire abbastanza – ci disse lei.
- Non
siamo stati noi a dire a Edward di mandarti il messaggio. E’ stato lui a dire che lo avrebbe fatto perché era preoccupato anche lui
per te – gli disse Emmett.
- Andate
via – ci disse di nuovo lei.
- Bella vogliamo fare qualcosa per aiutarti – gli dissi io.
- Davvero?
– ci chiese lei guardandoci.
- Si certo – gli disse Emmett.
- Allora
fatemi il favore di non entrare più qui dentro. Il suo
profumo rischia di scomparire se unito al vostro. Vi prego
fatemi questo favore – ci disse lei.
- Il suo
profumo sparirà prima o poi – gli disse Alice.
- Si, ma
non subito – ci disse lei.
- Ok,
promesso. Nessuno entrerà più qui dentro. Prendi tu la
chiave e chiudi la porta a chiave ogni volte che non
ci sei – gli disse Jasper, mentre Emmett annuì.
Lei saltò
addosso ad entrambi e li ringraziò.
- Adesso
perché non scendi e vieni a mangiare? – gli chiesi io.
- Non ho fame – mi rispose lei.
- Qualcosa
devi pur mangiarla – gli disse Alice.
- Ho detto di no, non insistete – ci disse lei.
- Bella
per quanto tempo hai intenzione di comportarti così? Non puoi
fare così, devi reagire. Non è morto nessuno – gli
disse Emmett.
- Se perdessi Rose tu come reagiresti? – gli disse Bella.
- Non è un paragone equo – gli disse Emmett.
- E perché? – gli disse Bella.
- Perché
io Rose la amo – gli disse il mio ragazzo.
- E allora? Anch’io amo Edward, a
modo mio, ma lo amo – ci disse lei lasciandoci basiti.
- Bella
che vuol dire a modo tuo? – gli chiese Jasper.
- Non lo
so. Adesso uscite da questa stanza – ci disse mia
sorella mentre il suo cellulare iniziò a squillare.
Lei lo
afferrò a razzo, forse, credeva fosse Edward, ma non appena lesse
che non era lui sbuffò.
- E’
Lucas. Chi di voi risponde? – ci chiese.
- Perché non lo fai tu? – gli chiesi io.
- Perché
non mi va – ci disse.
- E cosa dobbiamo dirgli? – gli chiese Alice.
- Quello
che volete – ci disse lei.
Emmett
prese il telefono e premette il tasto verde, iniziando a parlare con quello che
doveva essere mio cognato. Gli disse che Bella era
dovuta andare con Esme da una parte e non aveva avuto il tempo di avvisarlo e
che aveva scordato il cellulare a casa per questo non gli aveva risposto prima.
Lui sembrò scocciato, ma ci credette e chiuse la conversazione.
- Se l’è bevuta – disse Emmett a Bella.
- Meglio
così. Grazie – gli disse lei.
- Adesso
scendi a mangiare? – gli disse lui.
- No – gli
rispose lei.
- Io ho
fatto un favore a te, tu fallo a me – gli disse il mio
ragazzo.
- Non
chiedermi questo. Ho lo stomaco chiuso, magari più tardi.
Adesso per favore mi lasciate da sola? – ci chiese lei.
- Ok, ma
se entro un’ora non scendi a mangiare ti vengo a
prendere, ti carico sulle spalle e ti costringo a mangiare anche a costo di
legarti alla sedia e di tapparti il naso per farti aprire la bocca – gli disse
Jasper.
- Non mi alletta la cosa – gli disse Bella facendogli un piccolo
sorriso.
- Hey, il
compito di far dire la mia Bellina c’è lo solo io –
disse Emmett a Jasper dandogli una pacca sulla spalle.
Scoppiammo
tutti a ridere, mentre Bella si limitò a sorridere, ma quello era già un buon
risultato. Subito dopo tornò seria e altre lacrime gli
scesero copiose sul volto.
- Bella cerca di reagire, non puoi fare così – gli disse Alice.
- E cosa vuoi che faccia? Che mi
vesta a festa e vada a festeggiare? Ti rendi conto di come mi sento? – gli
chiese Bella quasi urlando.
- Non dico
questo, ma non puoi chiuderti qui e escluderti dal
mondo. Non serve a nulla – continuò Alice.
- E cosa serve? Uscire di qui e venire a scuola dove devo
incontrare quelle troie che sono state con Edward? – gli chiese Bella
singhiozzando.
- E questo il tuo problema? Vedere loro? – gli chiesi io.
- No, il
mio problema è sapere che si è divertito con tutte loro. Cazzo non lo doveva
fare. Non c’è ne era bisogno, cosa credeva di fare. Se
voleva farmi ingelosire c’è riuscito – disse lei.
- Edward
non l’ha fatto per questo. E poi non aveva motivo di farti ingelosire visto che
tu non lo ami e comunque stai con Lucas. L’ha fatto solo per motivi suoi – gli disse Jasper.
- E quali sarebbero questi motivi? Io non ne vedo – gli rispose Bella.
-
Scricciolo, rifletti attentamente. Secondo me Edward non è un semplice amico.
Io non reagirei così se una mia amica andasse a letto con qualcuno. *Se è la verità quella che cerchi guarda
in te stessa e la troverai, perché è lì che si è sempre nascosta* – gli disse Emmett.
- Non c’è
niente da riflettere. Edward è un amico, solo un amico, ma ciò non toglie il fatto che sia di mia proprietà. Cazzo non gli bastavo io, non gli bastava la mia amicizia? Doveva per
forza cercare altri stimoli? – disse Bella ancora singhiozzando.
- Tu gli
sei sempre bastata, e lo dimostra il suo comportamento da
quando ti conosce, ma quando ti sei messa con Lucas non l’ha presa per
niente bene. Quello era il suo modo per stare meglio, o
forse, tornando a comportarsi come uno stronzo si sentiva protetto – gli
dissi io.
- Tutte
cazzate. Adesso uscite per favore. Voglio restare un po’ da
sola – ci disse lei.
Noi non
obiettammo e uscimmo subito, scendendo giù. Lei aveva bisogno di riflettere ed era giusti che lo facesse da sola.
- Secondo
voi che significa che a modo suo lo ama? E poi avete
visto quant’è gelosa? Non ci vede più dalla gelosia – ci
chiese Jasper.
- Non lo so, ma forse, inizia a fare chiarezza con se stessa – gli
dissi io.
- Condivido con te – mi disse Alice.
- Speriamo
bene. Non mi piace vederla così. E pensare che Edward si
trova nel suo stesso stato se non peggio non aiuta minimamente. Almeno
lei qui a noi, lui lì è da solo, non conosce nessuno – ci
disse Emmett.
- Non c’è
un modo per farlo tornare? – gli chiesi io.
-
Conoscendo Edward no. Soffrirà come un cane senza di lei, ma non tornerà – mi disse Jasper.
- Questa
situazione fa davvero schifo – disse Alice.
- Stavo
pensando una cosa. Che c’entra Lucas in tutto questo? Perché tiene lontano anche lui? – chiesi.
- Forse lo
ritiene in parte responsabile – mi disse Emmett.
- L’unica
responsabile è lei. Nessuno gli ha detto che doveva
mettersi con lui per forza. Secondo me, invece, ha capito che a causa dei suoi
fantasmi passati ha perso ciò che la vita di bello gli ha dato adesso – disse Alice.
- Io lo
penso pure. Lei si è messa con Lucas perché ha vissuto per quattro anni
pensando e convincendosi che se lui fosse tornato lei,
per lui, ci sarebbe stata, ma non ha tenuto in considerazione che nel momento
in cui lui è tornato lei aveva qualcosa di prezioso – gli dissi io.
- Spero
solo che le cose si aggiustino al più presto – disse
Jasper.
- E’
quello che speriamo tutti – aggiunse Emmett a nome di
tutti.
Restammo in salotto per un po’, poi sentimmo Bella piangere nuovamente. Singhiozzava forte, i ragazzi
volevano salire a vedere come stava, ma io e Alice gli dicemmo
che era meglio non farlo, che era meglio farla sfogare. Ci eravamo
già passati in questa situazione.
- Si
ritorna al passato – dissi io a Alice.
- Qualcosa
mi dice che stavolta è peggio. Edward non è Lucas, e
Bella non ha quindici anni, ma diciannove – mi disse
Alice.
- Questo cosa significa? – ci dissero Jasper e Emmett all’unisono.
-
Significa che siamo nella merda – gli dissi io mentre
Alice annuì.
Eravamo
veramente messi male, ma chi più era messa male era Bella e anche Edward. Non
sapevo cosa fare per migliorare la situazione. L’unica cosa che potevamo fare era sperare che tutto si risolvesse, sperare
che tutti e quattro ci avevamo visto giusto riguardo quello che Bella provava
per Edward. Ciò che mi preoccupava era Lucas, o forse, ciò che mi preoccupava
era tutta la soluzione. Ma io dico? Quel giorno non
potevamo ascoltare i ragazzi e andare a fare un giro in città, invece, di
andare al centro commerciale? Se non ci fossimo andati
non avremmo incontrato Lucas. Ma cosa stavo dicendo? Se non fosse stato quel giorno, sarebbe successo dopo. Tutto
quello che facciamo è scritto nel destino e noi non possiamo fare nulla per
cambiare le cose, ma, forse, una cosa che può essere più forte del destino c’è:
l’amore, quello vero, come quello tra me e Emmett,
come quello tra Jasper e Alice e qualcosa mi diceva anche come quello tra
Edward e Bella, o almeno era questo quello che speravo.
* La frase tra i due asterischi non è stata scritta da me, ma da eMiLyBlOoD che ringrazio infinitamente per le sue frasi
sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.
Volevo,
inoltre, chiedervi se volete che inserisca alla fine
di ogni capitolo uno spoiler del capitolo successivo o se preferite che lo
metta solo raramente come è già successo. Fatemi sapere, farò
quello che volete voi.
SPOILER:
Pov Edward
- Cosa
vuoi Bella? – gli chiesi cercando di essere
gentile, ma allo stesso tempo distaccato.
- Mi manchi da morire – mi disse lei. […]
- Questo non cambia le cose – gli dissi.
Risposte alle vostre
recensioni:
- SweetCherry: Beh diciamo che prima
di dirgli che lo ama lo deve capire. In fondo lei sa che è così, ma forse non
vuole ammetterlo. Di certo non tutti reagiscono così sapendo che quello che definisco un amico se la fa con tutte. Ci deve essere un
motivo se è così gelosa e se se l’è presa così tanto.
- Wilderose: Sono molto contenta che la storia ti piace, ma
sono ancora più contenta che il capitolo ti abbia
suscitato emozioni. Per me era molto importante che si capisse bene cosa
provavano tutti e due in quel momento.
- MANU_CALLEN: Mi fa piacere essere riuscita nel mio intento,
anche perché, appunto, c’ho messo tutta me stessa. Comunque come vedi ho postato oggi, visto che sono riuscita
a trovare un buco libero.
- TanyaCullen: Bella ha detto a Edward di odiarlo solo perché
era accecata dalla rabbia. Si è trovata in una situazione più grande di lei e
con un problema assai grave. Edward gli stava dicendo
che non voleva avere più nessun rapporto con lei, per questo lei ha reagito in
quel modo accusandolo, oltretutto, anche di essere stato finto fin da quando si
conoscono. Aggiungici il fatto che lei sapeva delle
ultime numerose avventure di Edward e che ne era gelosissima. Tutto questo l’ha
portata a dire quelle cose, la situazione gli stava sfuggendo di mano, o meglio
gli era sfuggita del tutto di mano. So che per chi
tifa Edward-Bella, cioè credo tutti, è difficile da
accettare un situazione come questa, ma ti assicuro che si aggiusterà tutto.
Parola mia. Certo si aggiusterà tutto se tu non mi uccidi prima. Magari dammi un po’ di tempo per sistemare le cose prima di chiamare i
Volturi e Jane. Sii clemente, ti prego, non te ne pentirai. Comunque come al solito, sei simpaticissima.
- _zafry_:
Beh, diciamo che lui non voleva ammetterli, ma Bella
era proprio di coccio, non voleva vedere ciò che, ormai, era evidente a tutti.
Quindi, diciamo che è stato tra virgolette costretto a
rivelarsi a lei. Bella come hai detto tu non si rende
conto di quello che ha accanto, ma adesso che se ne andato, adesso che non c’è
l’ha più accanto, lo capirà? Vedremo.
- bangel91: Il tuo commento non poteva farmi più piacere. Per me, è una
soddisfazione grandissima sapere che è stata una mia storia a spingerti a
commentare. Sono davvero contenta, anche perché il capitolo scorso per me era
molto importante, ci tenevo in modo particolare. Sono
felice che il capitolo ti abbia emozionato e ti assicuro che le cose si
sistemeranno, bisognerà solo aspettare un pochino.
- flazzycullen: Beh io avrei fatto
come ahi detto tu, ma Bella non sembra pensarla così.
Lei non ha ancora capito quello che ormai è evidente a tutti, ma si ricrederà
sta tranquilla.
- LadySile: Beh si, in
effetti Bella non passerà per niente un bel periodo. Diciamo
che farà un ritorno al passato, ma stavolta sarà peggio del passato. Del resto
Edward è sempre Edward. Comunque si sistemerà tutto,
bisogna solo aspettare.
- serve: Capisco
perfettamente quello che dici e penso anch’io che Bella si sia comportata
malissimo con Edward. Comunque ribadisco che io la
adoro, nonostante questo suo comportamento. Certo, io, forse, sono di parte, ma
la penso così. Ho capito che tu la odi, ma prova a metterti nei suoi panni. Ha
un passato difficile e doloroso alle spalle, una delusione d’amore che l’ha
fatta cambiare rinchiudendola in un modo tutto suo, un mondo dove nessuno
poteva accedere. Poi, d’un tratto si
ritrova un amico con cui condividere tutto, con cui può essere finalmente se
stessa, senza doversi nascondere o fingere. Nonostante
questo ha ancora delle ferite non ancora cicatrizzate e quando meno se
l’aspetta si ritrova davanti la persona che lei ha sempre voluto, o che almeno,
ha sempre creduto di volere. Questa persona gli apre il cuore dicendo di amarla
e di non aver mai smesso di farlo e lei forse per paura di soffrire ancora,
forse perché ha imparato a vivere pensando che quello era il suo sogno, decide
di tornare al passato, decide di inserire nel suo
presente e nel suo futuro ciò che era il suo passato. E’ normalissimo che a
questo punto il rapporto con Edward dovesse cambiare.
Non credo che una ragazza fidanzata possa fare quello che faceva lei con
Edward, anche perché il duo fidanzato non glielo avrebbe mai
permesso come giusto che sia. Il rapporto tra loro si è deteriorato e
sono arrivati all’apice entrambi, soprattutto Edward
che la ama. Bella, avrà fatto i suoi errori e se si
trova in questa situazione è solo per colpa sua, ma secondo me se ci proviamo a
mettere nei suoi panni potremmo pure riuscire a capirla. Ovviamente, ogni
persona è diversa e reagisce in modo diverso, ma io mi
sento di appoggiarla, nonostante tutti i suoi errori, che sicuramente sono
stati tantissimi. Comunque ti assicuro che capirà di
aver sbagliato e finalmente aprirà gli occhi. Spero che,
almeno, allora riuscirai a rivalutarla.
- twilight4ever: Si,
sta tranquilla. Tutto ciò servirà parecchio a Bella per capire cosa prova
davvero e a riuscire a fare finalmente pace con se stessa.
- eMiLyBlOoD:
Si, in effetti Bella è piuttosto stupida in questo
capitolo, ma vedrai che riuscirà a comprendere al meglio quali siano i suoi
sentimenti. Certo soffrirà parecchio, ma almeno tutto questo
servirà a qualcosa. Comunque si, oltre alla
coppia Lucas-Peyton adoro anche quella Nathan-Haley e il piccolo James è
fantastico. No, purtroppo mi sono fermata alla quinta stagione che hanno trasmesso durante questa estate. La prossima, cioè la sesta, ho letto la faranno a partire dai primi di
ottobre. Non vedo l’ora. Comunque tu, quindi, l’hai
vista la sesta? Quindi sai come è finita tra Lucas e
Peyton? Comunque si, se non ti dispiace dammelo questo
sito che voglio vederla, considerato che sono troppo curiosa di sapere cosa
succede. E’ gratis? Ma è in italiano o con i
sottotitoli? Comunque Gossip Girl piace anche a me,
anche se comunque ho iniziato a seguirlo da poco. Diciamo
che ho scoperto che c’è un attore che mi piace che è uno dei protagonisti è,
quindi, ho iniziato a vederlo da poco adesso che è su italia uno. Quanto alla
musica, come ti ho detto, preferisco quella italiana,
anche perché non vado molto d’accordo con inglese, anzi non ci vado d’accordo
proprio. A questo proposito ti volevo chiedere se sapresti
consigliarmi qualche bella canzone inglese d’amore. Te ne sarei molto grata.
Quanto agli animali diciamo che non sono una gran
patita, diciamo che ci sono parecchi animali che mi piacciono, ma mi piacciono
solo se mi stanno lontani. Comunque mi piacciono da
morire i cavalli, soprattutto quelli neri, le tigri e i delfini. Piccola
curiosità, dove vai a scuola? Comunque sono contenta
di sapere che la mia storia sia quella che ti ispira di più. La tua frase è
come sempre bellissima, e ho inserito pure questa, spero
non ti dispiace. Comunque come vedi in questo capitolo
c’è una delle tue frasi, c’è la vedevo benissimo in quel contesto, anche perché
credo sia questo quella che Bella dovrebbe fare. Spero che condivida la mia
scelta, fammi sapere.
- mcgi86: Sta
tranquilla, tutto si risolverà, basta solo essere pazienti.
- moni: Sono contenta che il capitolo ti abbia fatto
emozionare, anche perché ci tenevo parecchio. Comunque,
Bella ha esagerato nel dire a Edward che lo odia, ma l’ha fatto solo perché era
arrabbiata visto che lui gli aveva detto di chiudere ogni legame e soprattutto
considerato anche il fatto che era marcia di gelosia riguardo alle ultime
infinite avventure di Edward. Non pensava quelle cose, ma si sa,
a volte, in momenti di rabbia, si dicono cose che, in realtà, non si pensano.
Bella li aprirà gli occhi, ma come hai detto tu che, a quanto pare, ai imparato a capire un po’ come sono, bisognerà aspettare
un po’. Quanto a Lucas, non ti dirò nulla, non voglio anticipare niente. Se glielo diranno, come la prenderà adesso o in futuro dovrai
scoprirlo leggendo. Comunque sta tranquilla che
il tono minaccioso era molto chiaro, ma comunque hai fatto bene a precisarlo.
Il lieto fine ci sarò, sta tranquilla. Io sono la
prima a tifare Edward-Bella. Per me, non esiste coppia più bella della loro.
- bo16: Come vedi hai
indovinato. Il capitolo è raccontato da Rosalie. Mi servono anche loro per far capire
quanto in realtà quei due stanno soffrendo, soprattutto Bella che da adesso in
poi inizierà a capire che ha fatto un errore dopo
l’altro.
-
Angels4ever: Se sarà Edward a tornare o Bella a cercarlo, lo scoprirai solo
continuando a leggere la mia storia. Non voglio anticipare nulla, comunque ti dico solo che tutto si aggiusterà.
- _cory_:
Bella gli dice che lo odia non perché lui gli dice che
la ama, ma perché lui gli dice di chiudere ogni legame tra di loro. Bella ha
bisogno di Edward, un bisogno profondo di lui e questo
lei lo sa così come sa anche quando lui sia importante per lei, quindi sa che
chiudere il rapporto con lui per lei sarebbe devastante e distruttivo. In un
momento di rabbia gli dice di odiarlo, ma non lo pensa assolutamente. Le sue parole
sono state dettate solo dalla rabbia, dalla gelosia sapendo le sue ultime
numerose avvenute e dal pensiero che possa trovarsi di
nuovo senza un appoggio quale era stato Edward. Comunque
no, non ha ancora capito di amarlo, ma se ne accorgerà presto.
- erichina: Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo. Comunque si, Edward si è dichiarato e adesso Bella inizierà
a togliersi i prosciutti dagli occhi, anche se ancora non si renderà del tutto
conto di quello che realmente prova.
- _la sua bella_: Se hai pianto significa che il capitolo ti ha
emozionato e sono felice per questo, perché vuol dire
che sono riuscita a mostrare chiaramente il dolore che provavano Edward e
Bella.
- xsemprenoi: Beh, diciamo
che nello scorso capitolo sono successe parecchie cose e di certo non positive,
ma l’amore trionfa sempre e se il loro sarà amore vedrai che tutto si
aggiusterà.
- eleele: Tranquilla, non fa niente se
non hai potuto commentare, anche se mi fa sempre piacere ricevere commenti, ma
capisco gli impegni. Mi fa piacere che sei riuscita a trovare un buco per la
mia storia e sono contenta che ti piaccia. Non ti anticipo cosa succederà, ma ti invito solo a continuare a leggere per scoprirlo sperando
di non deluderti.
- Gio Black: Ti dico solamente che il vecchio capitolo non ha
segnato la fine del loro rapporto, anche se così può sembrare.
- Lully Cullen: Qualcosa succederà stanne sicura. Non è la
fine di tutto per loro, ma per scoprire cos’è questo qualcosa che succede dovrai continuare a leggere la mia storia.
- gamolina:
Diciamo che Bella si logorerà parecchio, soffrirà
molto, ma forse questo è l’unico modo per fare chiarezza dentro di se.
-RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta
che il capitolo ti sia piaciuto a tal punto da considerarlo il più bello di tutti.
Per me era uno dei capitolo più importanti, un
capitolo a cui tenevo parecchio. Sono contenta che ti abbia emozionato e che
credi che lo abbia scritto bene. Comunque anch’io
capisco cosa si prova a perdere qualcuno che si ama e non lo augurerei a nessuno.
Sono
molto contenta che le recensioni sono aumentate negli
ultimi capitoli, perché significa che la storia piace e appassiona chi la
legge. Per me è una grande soddisfazione e uno stimolo
ad impegnarmi sempre di più e a fare del mio meglio per non deludervi. Spero che le recensioni continuino come adesso, perché davvero mi
riempiono di soddisfazione.
Per questo, un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito,
a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ed ecco
il capitolo raccontato da Edward dopo la sua partenza. Vediamo
così come sta lui. Spero vi piaccia.
WHEN THE LOVE
CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 38
SOFFERENZA
POV
EDWARD
Erano passate due settimane da
quando me ne ero andato da Phoenix, due settimane da quando me ne ero
andato da Bella lasciandola sola. Mi sentivo un
stronzo, per essermi comportato così, per averla lasciata pur sapendo che lei
aveva bisogno di me, mi sentivo un’egoista per averlo fatto, per aver pensato
che per smettere di soffrire dovevo andarmene da quella città abbandonando la mia
unica ragione di vita. Ancora ricordavo le parole di Bella, le parole della
donna che amavo che mi implorava di restare lì, di non
andarmene perchè lei aveva bisogno di me e io come uno stronzo non solo me ne
ero andato da lì, ma me ne ero andato anche dalla città, senza dirgli nulla.
Pensare che l’avevo lasciata lì, da sola a piangere, mi faceva venire voglia di
prendermi a pugni da solo. Gli avevo promesso e mi avevo
promesso a me stesso che non l’avrei fatta soffrire, che non avrebbe versato
una sola lacrime per causa mia e, invece, l’avevo fatta soffrire da morire,
costringendola persino a implorare il mio aiuto. Mi facevo schifo da solo. Mi
sentivo un essere ripugnante. Chiedevo ai ragazzi come stava e loro mi dicevano che stava male, ma che andava avanti, ma c’era
qualcosa che mi tenevano nascosto, li conoscevo troppo bene, eppure non facevo
nulla per informarmi, forse era più comodo pensare che nonostante soffrisse
stava andando avanti, perché sapere che si annientava dal dolore mi avrebbe
fatto soffrire ancora di più. In due settimane mi chiamava di continuo, più
volte al giorno e per più volte, ma io gli rifiutavo
sempre le chiamate, non me la sentivo di sentire la sua voce, di sentire dalla
sua voce che stava soffrendo per causa mia, ma non rispondevo anche perché ero
un’egoista, perché sentirla, parlare con lei mi avrebbe fatto soffrire di più,
non me l’avrebbe fatta più togliere dalla testa, anche se dubitavo ci sarei mai
riuscito. Qui a Jacksonville le cose andavano bene, avevo ripreso a frequentare
la scuola, avevo fatto amicizia con qualche compagno e con la
squadra andava tutto alla grande. I compagni mi avevano accettato
subito, anche se credevo sarebbe stata dura
considerato che l’allenatore mi aveva preso già come titolare, mentre tanti altri
che erano lì da anni, ancora non lo erano. Mi facevano
sentire a casa e avevo legato molto con il capitano della squadra, James, che
mi aveva perfino offerto di vivere con lui. Di certo la casa non era un
problema, con tutti i soldi che avevo potevo comprarmi una villa, ma lui si era
offerto di ospitarmi, diceva che gli faceva piacere.
Alla fine avevo acconsentito, però, alla sola condizione che anch’io pagassi l’affitto. Così, ci eravamo
messi d’accordo. Affitto a metà e tutte le varie spese a metà. Non era un tipo
che faceva molte domande, quindi era anche bello stare con lui. Aveva capito
fin da subito che più che una decisione libera, la mia era stata una fuga da
una ragazza e io avevo deciso di aprirmi con lui, raccontandogli tutta la
storia, senza ovviamente entrare nei particolari. Quando gli avevo raccontato
di Bella mi aveva detto che avevo sbagliato, che
dovevo restare lì a lottare per averla, e non faceva altro che ripetermi che
ancora ero in tempo per tornare sui miei passi, magari iniziando a rispondere
alle sue chiamate. Questi discorsi fatti da lui mi stupivano considerato che
lui mi ricordava me prima che incontrassi Bella e le sue sorelle. Era il
classico stronzo che se le passava tutte e a casa nostra trovavi sempre una
ragazza. Da quando avevo conosciuto Bella non ero più stato con nessuna
ragazza, ma quando lei si era messa con quel mongolo e il nostro rapporto si
era distrutto avevo iniziato a comportarmi di nuovo come un tempo, forse, anche
per questo avevamo legato. In lui rivedevo quello che ero un tempo, ma rivedevo anche una parte di quello che ero
adesso. Avevamo avuto già una partita che avevamo vinto, anche se comunque era prevedibile che vincessimo, perché l’altra
squadra era una vera schiappa, ma già qui mi conoscevano tutti. Ero persino
apparso nei giornali e nelle tv, tutti mi consideravano il giocatore del
momento e mi faceva piacere, mi dava soddisfazione questo, ma se pensavo a
Bella e a come sarebbe potuta essere la mia vita con lei, non avrei esitato un momento a mandare tutto al diavolo. Per lei
avrei anche rinunciato all’offerta degli Shox, poi quel giorno, in quella
panchina erano volate parole di troppo e io gli avevo confessato il mio amore,
non avrei più potuta guardarla negli occhi, non avrei
più potuto essergli amico dopo le mie parole e l’unica soluzione era fuggire.
Con questa fuga ci avevo guadagnato la realizzazione di un sogno, del mio sogno
fin da quando avevo sei anni, ma adesso il mio sogno
non era più questo, nel mio sogno non c’entrava più il basket, nel mio sogno
c’eravamo solo io e Bella insieme felici, ma Bella aveva Lucas e, forse, era
giusto così, lui era quello che lei aveva sempre voluto. Finimmo gli
allenamenti e andammo a farci la doccia negli spogliatoi, poi io uscì fuori, sedendomi su una panchina che c’era nel cortile
fuori la palestra. Poco dopo arrivarono alcuni ragazzi della squadra e si
sedettero con me.
- Pensieroso? – mi chiese Jack.
- Pensavo alla prossima partita –
mentì io.
- Sarà un gioco da ragazzi vincere. Il problema è
la partita con gli Evans, sono fortissimi, noi abbiamo sempre perso contro di
loro e quest’anno sono addirittura i favoriti per vincere il campionato. Non hanno perso una partita – disse Alex.
- Li ho visti giocare e sono sicuro che se facciamo
una buona strategia di gioco e soprattutto facciamo un pulito gioco di squadra possiamo batterli senza problemi – gli
dissi.
- Speriamo. Certo che sei il più giovane, ma ne
capisci meglio di tutti noi messi insieme in fatto di strategie di gioco – mi disse David.
- Seguo il basket da quando
avevo tre anni. Qualcosa in tutti questi anni dovrò
pur averla imparata – gli dissi.
- Mi sa che l’unica cosa che non hai imparato è che
il cellulare si porta in tasca non si lascia negli spogliatoi – mi disse James ridendo mentre si avvicinava a noi porgendomi il cellulare.
- Come cazzo faccio a
scordarmelo sempre negli spogliatoi? E’ allucinante – gli dissi.
- Si vede che non aspetti nessuna chiamata
importante – mi disse Jack.
- Infatti, lui le chiamate
le rifiuta solamente – mi disse James lanciandomi un’occhiataccia.
Il fatto che rifiutassi le chiamate di Bella non gli andava proprio giù.
- Comunque ha mezz’ora che
suona – mi avvisò.
Controllai le chiamate e mi accorsi che c’erano tre
chiamate perse di Bella. Stavo per mettere il cellulare nella tasca quando il telefono riprese a suonare. Era sempre lei.
Rifiutai la chiamata, ma non appena lo feci lei riprovò di nuovo. Continuò così
per un altre quattro volte. Alla
fine decisi di rispondere, promettendo a me stesso di non cadere nella
trappola. Rispondere solo per dirgli di smettere di chiamare, sarebbe stato
doloroso per entrambi, ma necessario.
- Scusatemi un attimo – dissi
ai ragazzi alzandomi dalla panchina e allontanandomi un po’.
Vidi un sorriso sul volto di James, di sicuro aveva pensato che avessi risposto per un altro motivo,
pazienza, sarebbe rimasto deluso. Mi allontanai un po’ e premetti il tasto
verde. Avevo una fottuta paura di rispondere, paura di
sentire la sua voce e sciogliermi, paura di sentire la sua voce per poi
prendere il primo aereo e tornare da lei, ma non potevo farlo, dovevo
lasciargli vivere la sua vita, così come io dovevo vivere la mia.
- Ciao – dissi non appena premetti il tasto verde.
- Edward sei tu? – mi disse lei dall’altro capo del
telefono.
- Direi di si. Hai
chiamato me chi vuoi che ti risponda? – gli dissi facendomi scappare un
sorriso.
A volte se ne usciva fuori con sparate allucinanti.
- Sono solo rimasta stupita dal fatto che hai
risposto, considerato che non l’hai fatto per due intere settimane – mi disse lei.
- Cosa vuoi Bella? – gli
chiesi cercando di essere gentile, ma allo stesso
tempo distaccato.
- Mi manchi da morire – mi disse
lei.
No per favore, non iniziare
a fare così che torna a Phoenix anche a piedi. Edward datti una
regolata. Con lei è tutto finito. Con lei è tutto finito, tutto finito.
- Questo non cambia le cose – gli
dissi.
- Perché te ne sei andato
in quel modo? Per come mi sono comportata io? Per quello che ti ho detto? Io
non volevo dirti quelle cose. Non è vero che ti odio, non è vero
che ti detesto, le ho dette solo perché ero arrabbiata. Sei
troppo importante per me, sei la cosa più bella che mi sia capitata
nella vita. Ti prego perdonami, non volevo dirti
quelle cose, davvero, scusa – mi disse lei iniziando a singhiozzare.
Io lo dicevo che non
dovevo rispondergli, così peggioravo solo le cose, continuando così non sarei
riuscita a dimenticarmela mai.
- Bella lo so che non le pensi quelle cose, lo so
che le hai dette in un momento di rabbia. Non chiedermi scusa per questo, non
c’è ne è bisogno. Non sono andato via per colpa tua,
sono andato via solo perché questo era il mio sogno.
Lo sai che ho sognato di entrare in questa squadra da quando
avevo sei anni, sono venuto solo per questo. Tu non c’entri niente, davvero.
Adesso devo andare – gli dissi facendo per chiudere la conversazione, ma non ne ebbi il tempo perché lei iniziò a urlare dall’altro capo
del telefono.
- Non chiudere, aspetta – mi
disse con tono supplichevole singhiozzando.
- Bella lo capisci che per me è già difficile così?
Te lo giuro, c’è la sto mettendo tutta, sto lottando
con ogni grammo di volontà per sconfiggere il dolore e dimenticarti, ma a volte
credo di non farcela e tu non mi semplifichi le cose. Ti prego lasciamo perdere, non roviniamo ancora di più le cose. Non
chiamarmi più, non farlo più, viviti la tua vita e fammi vivere
la mia. Lo sai che mi distrugge sentirti piangere o soffrire, e sapere che la
causa sono io non fa altro che peggiorare le cose, ti prego non farlo più, non
piangere. Hai tutto quello che hai sempre desiderato. Una famiglia che adesso più o meno si prende cura di te, hai Alice e Rose che ti
vogliono un bene dell’anima, hai Emmett e Jasper che ti considerano una
sorella, hai Lucas, il ragazzi che hai sognato di avere per anni. Hai tutto
quello che ti basta per essere felice, non complicare le cose. Ero solo un
amico, un amico come tanti altri, ne troverai altri cento come me e altri mille
migliori di me. Hai già sofferto abbastanza non farlo
più, sii felice e lo sarò anch’io, ma ti prego non distruggermi così. L’amore è
un sentimento che nasce dal cuore, non è colpa tua se non è nato per me e non
ti odio per questo, non potrei mai, ma ti prego non
voglio soffrire più, fai l’indifferente e permettermi di allontanare il tuo
ricordo in modo che faccia meno male. Ogni tua chiamate
è un pugno al cuore, ogni volta che sono costretto a rifiutare le tue chiamate
e come se mi strapassero il cuore dal petto. Non chiamare
più, se ci tieni anche solo un po’ a me, non chiamarmi più. Dimenticati che io esisto, vivi come se io non fossi mai esistito.
Smettila di chiamarmi, o sarò costretto a cambiare scheda – gli dissi con tutta la sincerità che avevo.
Lei mi stava rispondendo, ma non gli diedi il tempo
di dire nulla che staccai la chiamata. Era più forte di me,
non riuscivo più a continuare così. Mi stavo
annientando giorno per giorno, dovevo trovare il modo di superare tutto
questo. E, forse, solo il basket mi avrebbe potuto
aiutare a farlo. Dovevo solo fare in modo che il suo ricordo non facesse più
male, solo allora avrei potuto riprendere i rapporti con lei qualora lei li avessi voluti ancora. Mi diressi di nuovo dagli altri e
notai che c’erano alcune ragazze che facevano parte delle cheerleader che si
erano uniti a loro. Pregai solo che non facessero come al
solito. Odiavo tutte le loro attenzioni verso di me e in questo momento le avrei odiate ancora di più. Una scopata e via potevo pure accettarla, ma tutte le loro attenzioni no,
erano insopportabili.
- Ed ecco il nuovo
campione – mi disse Jenny non appena mi vide spuntare.
Mi limitai a fargli un sorriso senza nemmeno
guardarla.
- Cos’è faccio così
schifo? – mi domandò lei sarcastica notando che non l’avevo degnata di uno
sguardo.
- Non è giornata oggi – gli dissi
io in modo che la smettesse prima ancora di iniziare.
- Abbiamo deciso con i ragazzi che stasera si va da
qualche parte, ti unisci a noi? – mi chiese Sarah.
- Non credo proprio – mi limitai
a dire.
- E dai siamo tutta la
squadra – mi disse Alex.
- Non ammettiamo rifiuti –
continuò David.
- Vi faccio sapere – gli dissi
sperando che non insistessero più.
Non ero proprio in vena di serate
tra amici, o, forse, non ero più in vena di fare niente.
- Tranquilli, non sprecate fiato a convincerlo tanto
verrà, parola mia – disse James.
- Fossi in te non ne sarei
così convinto – gli dissi.
- Ma certo che verrai, non
è vero? – mi disse Jessica maliziosa sedendosi sulle mie gambe e iniziando a
giocare con i miei capelli avvicinando la sua faccia, o meglio, la sua bocca a cinque centimetri dalla mia.
Tra tutte era quella che sopportavo di meno, mi
stava sempre addosso. Dove c’ero io, potevi essere sicuro di trovare lei. Mi
stava sempre col fiato sul collo e più cercavo di allontanarla più lei si
avvicinava, più la trattavo male, più lei sembrava interessata. Era una cosa da
non credere. In questo momento mi servivano le ragazze, loro si
che l’avrebbero fatta allontanare definitivamente da me, ma purtroppo erano
lontane da me, soprattutto una, soprattutto Bella che, ormai, era lontana da me
in tutti i sensi.
- Se era un modo per convincermi
hai fatto male i calcoli. Ci vuole ben altro per incantare me che giocare con i
miei capelli e poi ti ho già detto mille volte che i capelli non li voglio toccati – gli dissi sgarbatamente alzandola dalle mie
ginocchia in malo modo e alzandomi anche io in modo che non si sedesse più su
di me.
A dire il vero qualcuno che riusciva a incantarmi solo giocando con i miei capelli c’era: Bella.
Lei ci giocava sempre, era una cosa che rilassava entrambi, per questo mi dava
fastidio che qualcuno mi toccasse i capelli. Quelli erano territorio privato. Era recintati
con le strisce gialle da carpentiere con scritto “proprietà privata di Bella
Swan”. Questo era quello che mi aveva detto una volta, ed eravamo scoppiati a
ridere immaginando i miei capelli recintati davvero. Non potei trattenere un
sorriso. Quante risate con lei, quanti momenti
meravigliosi trascorsi insieme, era la mia dea, la mia musa, era tutta la mia
vita, è tutta la mia vita, e questo è un dato di fatto che non sarebbe cambiato
mai. Restammo lì a parlare per un po’, mentre Jessica continuava a lanciarmi
occhiate maliziose accompagnate dalle altre ragazze. Dopo un po’ io e James tornammo a casa, ovviamente insieme a noi venne una “gentile
donzelle” offertasi di appagare i bollenti spiriti del mio coinquilino., mentre
io almeno per quel giorno preferì declinare ogni invito. Arrivato a casa mi
chiusi in camera mia e accesi lo stereo ascoltando un po’ di musica. *La musica ti chiude nel tuo mondo, ti rende felice,
ti fa scendere una lacrima, ti fa ricordare momenti, con la musica puoi
sentirti davvero te stesso, senza nasconderti, mostrando al mondo chi sei
davvero.* Mi sdraia sul letto e,
mentre le canzoni dello stereo iniziavano a diffondersi nella mia stanza, mi
strinsi attorno a me una felpa di Bella, uno di alcuni dei capi che ero riuscito a fregare dalla mia stanza il giorno della
partenza. Avevo bisogno di avere accanto qualcosa di
suo. Restai sul letto per tutto il pomeriggio con la musica per sottofondo e la
felpa di Bella stretta tra le braccia annusando il suo profumo fino ad
assuefarmene. La amavo, la amavo con ogni fibra del
mio essere e questo non sarebbe cambiato mai.
* La frase tra i due asterischi non è stata scritta da me, ma da eMiLyBlOoD che ringrazio infinitamente per le sue frasi
sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.
SPOILER:
Pov Jasper
- Bella lui si
ricorda tutto quello che avete fatto insieme, ti ama più della sua vita. Come
pensi possa dimenticarsi di quello che avete passato insieme? Il fatto che le
cose si siano messe così tra di voi non significa che
lui si sia dimenticato di te o che se ne sbatta di te – gli disse Alice.
- Non lo so, non so
più che pensare – ci disse Bella alzandosi dal divano.
Risposte alle vostre
recensioni:
- SweetCherry: Eccoti un altro capitolo. Spero ti piacerà
anche questo.
- flazzycullen: Diciamo
che Bella è proprio di coccio, ma vedrai che lo capirà, ormai, manca poco, un
due capitoli al massimo. Comunque grazie per avermi
fatto notare che i collegamenti delle mie altre storie erano sbagliati, ho
provveduto ad aggiustarli. Ti ringrazio davvero tanto, se non mi avessi detto nulla, io non me ne sarei mai accorta.
- mcgi86: Ho
aggiornato prima che ho potuto.
- _la sua bella_: Sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto. Comunque ti ringrazio per
avermi fatto notare l’errore. Era di semplice distrazione, infatti
dovevo scrivere: “Hey, il compito di fare ridere la mia Bellina c’è l’ho solo
io”, invece ho sbagliato a scrivere sia la parte che mi hai fatto notare tu,
sia quando ho scritto “dire” al posto di “ridere”. Rileggo sempre il capitolo
prima si postarlo, ma ci sono sempre degli errori che mi sfuggono. Comunque grazie di avermelo fatto notare.
- TanyaCullen: Sta tranquilla, non soffrirete ancora per
molto. Ti anticipo una cosa, così magari smetti di
invocare l’ira dei Volturi. Tra due capitoli ci sarà un passo avanti nella
storia, un passo avanti che sono sicura apprezzerai.
Spero solo che resisti fino ad allora, e non mi fai
uccidere prima. Invoco la tua clemenza, per favore. Giuro che mi farò perdonare
di tutto questo.
- xsemprenoi: Ad essere sincera non lo so nemmeno io cosa
significa “amare a modo mio”, ma Bella è strana e
depressa per adesso, devi cercare di capirla. Comunque
le ragazze cercano di fargli aprire gli occhi senza farglielo capire, ma lei è
di coccio. Non vuole vedere l’evidenza.
- bo19: Sono contenta che
ti piaccia e spero che continuerà a piacerti la
storia.
- LadySile: Gli ha detto di tornare a
casa e di non far preoccupare i ragazzi che erano in ansia. Non lo dico nella storia cosa gli scrive, ma comunque questo era il
contenuto del messaggio. Lui non gli ha detto nulla, perché non voleva rovinare
il loro rapporto, comunque so che mancano i capitoli
in cui li vedevamo insieme e ti assicuro che manca a me scriverli, ma sta
sicura che ritorneranno.
- gamolina: No, non mi arrabbio, anche perché sarà proprio
questa sofferenza a fargli fare chiarezza con se
stessa e con i suoi sentimenti.
- eMiLyBlOoD:
Sono molto contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Comunque grazie per il sito, andrò subito a controllarlo e a
guardare la sesta stagione, perché voglio proprio sapere cosa succede. Guarderò
anche Gossip Girl dall’inizio, visto che ho iniziato a
guardarlo da poco e mi sono persa molte puntate. Comunque
in assoluto a Gossip Girl mi piace l’attore Chace Crawford, quello che fa il
ruolo di Nate. Per me è bellissimo. Quanto alle coppie
condivido con te. Ti ringrazio per le canzoni, me ne servono alcune
d’amore in inglese per la mia storia e visto che non ne capisco
molto in quanto a musica inglese, ti sono grata per avermi dato una mano.
Quanto alla scuola, io, invece faccio l’ultimo anno di liceo socio-psico-pedagogico. Anche questa frase è molto bella. Sono molto felice che ti
sia piaciuto dove ho messo la tua frase. Anche in questo capitolo c’è ne è un’altra che per me è bellissima e per questo l’ho
inserita in un capitolo pov Edward. Quanto al fatto
che per adesso le tue frasi sono così non mi dispiace affatto,
anzi le trovo molto belle.
- twilight4ever:
Sono molto contenta che questo capitolo ti sia piaciuto. E quanto agli spoiler,
da adesso in poi li metterò a ogni capitolo.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che
vedi miglioramenti anche nel mio modo di scrivere. Comunque
so che spesso sono andata avanti nei tempi, però mi serviva fare così. A volte
mi serve dover dare l’idea che è passato parecchio tempo, non potendo scrivere
determinate cose che sono avvenute subito.
- serve: Condivido
perfettamente con te tutto ciò che hai scritto. Quando
si vuole bene a qualcuno o quando si ama qualcuno, bisogna guardare non solo
alla nostra felicità, ma anche e soprattutto a quelle delle persone a cui
teniamo. In amicizia e in amore non bisogna essere egoisti. Credo che la tua
decisione di lasciare andare il tuo amico sia stata la
scelta più giusta per lui, anche se tu sicuramente ne hai sofferto, però sei
stata in grado di mettere in primo piano lui e solo dopo te. Al tuo posto avrei
fatto la stessa cosa, ma in questa storia non potevo fare così, altrimenti
sarebbero cambiate troppe cose. Ho ingigantito parecchio la situazione di Bella
e le sue reazioni proprio per far capire che lei è innamorata di lui e ciò che
dice e fa lo dimostra, ma nonostante questo lei è ceca e non vuole vedere ciò
che è evidente. Lei dice che lui era suo e che doveva
bastargli la sua amicizia, proprio perché ne è innamorata, ma non vuole
ammetterlo. Aveva sempre considerato Edward come un punto fermo della sua vita,
qualcuno che ci sarebbe stato sempre a prescindere dalle cose che sarebbero
potute succedere. Era come se lei sapesse di non poter perdere Edward, lei lo
vedeva come se fosse il suo ragazzo, qualcosa che gli apparteneva e per questo
ha reagito così male, anche se in fondo lei stessa sa di aver sbagliato. Sa di essere egoista nel volerlo tutto per se, ma è sempre
stata abituata ad averlo accanto in ogni momento e soprattutto ad averlo sempre
per se, visto che Edward da quando la conosce ha smesso di “divertirsi” con le
ragazze e il fatto che lui abbia ripreso a comportarsi in quel modo non gli è andato
giù. Quanto al fatto che dovrebbe decidere di lasciarlo andare in modo da
renderlo felice, mentre lei continua la sua relazione con Lucas, non può
essere, lei non può permetterlo, perché in fondo al
suo cuore sa che non può perdere la persona che ama. La situazione sua è molto complessa, visto che si fa paranoie inutili, ma il suo
problema è che ha paura a lasciarsi andare. Non ci sono giustificazioni che tengano per giustificare i suoi comportamenti, ma nonostante
tutto bisogna pure capirla. L’amore è irrazionale e quando ami spesso commetti
degli errori perché non riesci a vedere lucidamente ciò che ti circonda.
- MANU_CALLEN:
Assecondano Bella semplicemente perché è più fragile e a più bisogno di una
spalla su cui piangere. Edward è disperato, è vero, ma è lontano da loro e non
possono aiutarlo come fanno con Bella. Comunque sono
contenta che la storia ti piaccia e spero che possano appassionarti anche i
prossimi capitoli. Sono contenta di sapere che ti piaccia
il mio modo di scrivere, comunque io fra tre mesi compio 18 anni, tu,
invece?
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Abbiate pazienza. Manca davvero pochissimo a quando Bella aprirà gli occhi. Vi prego
non mi uccidete prima. Un bacio.
WHEN THE LOVE
CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 39
LA PARTITA
POV
JASPER
Era passato un mese da quando
Edward era partito e la situazione non era cambiata di una virgola. Bella era
distrutta e Edward cercava di evitare di parlare di
ciò che era successo. Non sapevamo come stesse, ma eravamo sicuri che stava da schifo. Io e i ragazzi non sapevamo che fare, non
riuscivamo a capire come potessimo migliorare la situazione, o, forse, non lo
sapevamo perché non dipendeva da noi risolverla. Anche mettendoci tutta la
nostra buona volontà non avremmo potuto risolvere
niente. Era qualcosa che riguarda solo Edward e Bella.
Lei era completamente distrutta e io ed Emmett non sapevamo
cosa fare, ci trovavamo impotenti di fronte alle sue sofferenze, mentre le
ragazze dicevano che ci erano già passate, anche se comunque Bella non era mai
stata così, non era mai arrivata a questi livelli. Usciva di
casa solo per andare a scuola, per il resto stava sempre chiusa a casa nostra,
principalmente nella stanza di Edward che era diventato, ormai, il suo rifugio
dal mondo. Nell’ultimo mese casa sua l’aveva vista solo la
lontano perché passava tutte le giornate da noi. Non voleva andare a
casa, perché non voleva che i suoi genitori la
vedessero in questo stato. Ovviamente poteva fare questo perché i suoi erano
sempre fuori casa, o comunque troppo impegnati per
accorgersi che Bella insieme alle sue sorelle non stavano mai a casa e, almeno,
sotto questo punto di vista era meglio così. Nell’ultimo mese anche la
situazione con Lucas aveva preso una brutta piega. Si erano visti solo poche
volte e sempre dentro casa. Lei diceva che voleva
stare da sola, perché aveva bisogno di riflettere e lui pur di non perderla la
lasciava fare. Credeva che il suo problema fosse dovuto
alla partenza di Edward, ma lei negava sempre. Lucas, infatti, non sapeva
neppure che mio fratello e Bella avessero chiuso e
nessuno di noi si era premurato a dirglielo. Lui amava troppo Bella per poter
fare storie, per insistere sul perchè stesse così,
diceva solo che l’avrebbe aiutata ad uscire da questo brutto periodo, l’unica
cosa che non sapeva era che l’unico che l’avrebbe potuta aiutare era Edward, il
ragazzo che lui non aveva mai sopportato. Bella diceva
che era tutta colpa sua, quella situazione era lei che l’aveva voluta. Diceva che, in fondo, aveva sempre saputo che Edward, forse,
era innamorato di lei, ma aveva sempre negato questa cosa pure a se stessa
pensando che ignorando la cosa, sarebbe stato tutto più facile. Diceva che se l’era meritata quella situazione e adesso era
giusto che soffrisse. Noi non sapevamo davvero come aiutarla e lei non sembrava
riprendersi, anzi peggiorava. Di Edward sapevamo poco
e niente. Ogni volta che gli chiamavamo ci parlava solo di quanto fosse bello giocare in una squadra famosa, ci diceva che il
suo sogno si era realizzato, che si trovava bene con i compagni di squadra, ma
non faceva riferimento a quello che provava, a come si sentiva, ma noi sapevamo
che stava uno schifo. Chiedeva di Bella, di come stava e noi cercavamo sempre
di non dirgli tutta la verità, di dirgli che stava
soffrendo, ma non come in realtà stava, sapevamo che se lo avesse saputo si
sarebbe sentito ancora peggio. Loro due non si erano più parlati, ne sentiti
dal giorno della partenza, tranne una sola telefonata che aveva gettato Bella
nello sconforto più totale. Lei, infatti, provava a chiamargli, ma lui gli
rifiutava sempre le chiamate, aveva risposto solo una volta, per fargli capire
che era meglio che lei non gli chiamasse più, la situazione era già difficile
così e Bella l’aveva presa malissimo. Adesso io e i ragazzi eravamo
seduti in salotto che guardavamo la tv, avrebbero trasmesso in diretta la
partita di basket tra gli Shox e gli Evans, e quella partita sarebbe stata
importante per Edward. In quel mese aveva affrontato già due partire, ma le
squadre con cui avevano giocato erano piuttosto scarse, quindi la vittoria era
stata facile. Gli Shox non erano mai riusciti a battere gli Evans e infatti prima che iniziasse la partita i cronisti si
chiedevano se quest’anno le cose fossero andate diversamente considerando il
portentoso acquisto degli Shox, che tutti consideravano un asso che era entrato
già come titolare in squadra. Edward non aveva potuto mostrare tutte le sue
doti nelle scorse partite perché era stato fin troppo facile vincere, ma quella
partita sarebbe stata il suo vero e proprio esordio,
tutti speravano che con lui in squadra gli Shox battessero finalmente gli
Evans, una squadra che peraltro non aveva perso una partita in quel campionato.
Bella, come al solito, era in camera di Edward, non si
muoveva mai da lì. L’avevamo avvisata che ci fosse la
partita di Edward, ma lei non aveva detto nulla, forse, non si sentiva pronta a
vederlo sullo schermo, considerato che anche le altre due partite aveva
preferito non vederle.
- Alza il volume, sta iniziando – mi disse Alice notando che i giocatori stavano entrando in
campo.
La squadra di Edward aveva
i completi neri con qualcosa di blu e bianco. Erano belli i completi, e poi la
scritta “Cullen” dietro la maglia di mio fratello non faceva altro che rendermi
orgoglioso di lui, di lui che era riuscito, finalmente, a realizzare il suo
sogno di bambino,
- E’ un sogno che si avvera – dissi
io vedendo Edward indossare la maglietta degli Shox.
Alzai il volume. Il telecronista diceva: “Ed eccoci finalmente alla partita tra Shox e Evans. Riusciranno quest’anno gli
Shox a battere la squadra con cui hanno sempre perso? E
come se la caverà il mito del momento, Edward Cullen? In questa partita vedremo
se la sua fama è davvero meritata”.
- Certo che è meritata –
disse Emmett commentando ciò che diceva il telecronista.
- E’ già iniziata? – chiese Bella entrando in
salotto e sedendosi tra me e Emmett.
- Quasi – gli rispose Rose.
La guardai e vidi che aveva gli occhi rossi e gonfi
per il forte pianto. Indossava una maglietta di Edward
della vecchia squadra della scuola e cercava di sorridere, ma si vedeva che era
un sorriso finto, ma già era un passo avanti il fatto che si fosse decisa a
vedere la partita.
“Ed ecco il fischio che
segna l’inizio della partita. A contendersi la palla di inizio
partita ci sono Jack Saiz per gli Evans ed Edward Cullen, il fenomeno del
momento per gli Shox. Gli Shox guadagnano la palla. A soli
cinque secondi dall’inizio partita Cullen fa il primo canestro portando la
squadra a tre punti di vantaggio. Come inizio non è
niente male” dice il
telecronista.
- Vai fratello, così si gioca
– disse Emmett urlando.
Vidi Bella sorridere, stavolta di un sorriso vero,
forse, vedere Edward gli faceva bene, forse, era di questo che aveva bisogno.
“ Smith passa
a Davis che fa canestro. Altri tre punti per gli Evans che
sono sopra di dieci punti. Ricordiamo a chi ci ascolta che gli Evans non
hanno perso una partita dall’inizio del campionato. Sono i favoriti, ma ecco
che gli Shox segnano superando Lewis. Ed ecco un
bellissimo tiro da tre per Edward Cullen” commenta il telecronista.
- Cento euro che vincono gli Shox – dico io ai
ragazzi.
- E’ inutile scommettere. Mi sembra scontato che vincano loro – mi rispose mio fratello.
“ Smith cerca
di segnare, ma perde la palla che va nelle mani di Baker che fa canestro
portando tre punti alla squadra. La distanza tra Shox e
Evans diminuisce. Ed ecco il fischio che segna la fine del
primo tempo. Evans contro Shox 36 a21”.
- Edward sta giocando benissimo. Fa
passaggi ottimi – dissi io.
- Io non ci capisco nulla di questo sport, ma mi
sembra bravo davvero – disse Rose, mentre gli altri annuimmo.
Bella non spiccicava parola. Guardava lo schermo
senza muoversi, sembrava come persa nei suoi pensieri, come se in quella stanza
ci fosse solo lei e la televisione.
- Quelle cheerleader sono
pietose, noi siamo molto meglio – disse Alice riferendosi a lei e alla
sua squadra.
- Condivido e poi guarda che galline. Sono tutte buttate
sopra i giocatori. Li lasciassero riposare in pace –
disse Rose.
Guardai la tv e notai che le cheerleder della
squadra di Edward si erano avvicinate ai giocatori e
gli si erano buttate addosso. Si vedevano solo loro, considerato che con i loro
corpi avevano completamente nascosto il corpo dei
giocatori.
- Che troie – disse Bella
più a se stessa che a noi.
Nessuno osò commentare, anche perché lo sguardo di
Bella non lasciava spazio a repliche e poi aveva anche ragione.
“Ed eccoci tornati per il secondo tempo di questa partita,
una partita che sembra una delle migliori del campionato. Gli Evans sono in vantaggio di 15 punti, ma, per la prima volta in questo
campionato, sono sembrati in difficoltà. Vedremo come se la caveranno in questo secondo tempo. Riusciranno a mantenere
il loro primato? Ed ecco un’azione di Edward Cullen
che sembra tornato in campo pieno di carica. Eccolo che va a
canestro dopo pochi secondi dall’inizio del secondo tempo. La palla
passa in mano agli Evans, ma Baker se ne impossessa portando
un altro punto alla sua squadra. Gli Shox sembrano tornati più in forma di
prima. Cooper chiama un passaggio lungo per Cullen che va a canestro alla
grande. La distanza tra le due squadre diminuisce. Grande
tiro di Edward Cullen che sta dimostrando che la sua fama è meritata. Baker
perde la palla grazie a Smith che tira a canestro portando tre punti agli
Evans. Ed ecco un altro grande tiro di Cullen. Gli
Evans hanno perso il loro vantaggio iniziale e gli Shox sono indietro di soli
due punti, 67 a
65. Come finirà? L’orologio segna dieci secondi. La palla è in mano agli Shox,
Cooper passa ad Adams, ora cinque secondi, Adams passa
a Cooper che afferra la palla, James Cooper corre verso il canestro, ma passa a
Edward Cullen per un tiro da tre e…………dentro. Incredibile Cullen la tira dentro
nell’ultimo secondo e gli Shox hanno vinto, sconfiggendo finalmente i temuti
Evans. Grande partita, la prima sconfitta del
campionato per gli Evans. Grande squadra, ma da oggi c’è un giocatore in più da
temere, Edward Cullen, la nuova rivelazione del mondo del basket”commentò
il telecronista a fine partita.
- Lo sapevo, mio fratello è
un grande – dissi io urlando per la gioia, mentre anche Emmett, Alice e Rose
fecero lo stesso.
Aveva fatto praticamente
tutto lui, il gioco di squadra c’era stato, ma le azioni migliori erano partite
da lui. Aveva avuto l’aiuto di tutti i compagni, come è
giusto che fosse in uno sport di squadra, ma il merito era stato suo. Bella si
lasciò scappare un sorriso, ma non si scompose più di tanto.
- E’ stato fantastico – urlarono
Alice e Rose all’unisono.
- Non c’erano dubbi – disse
Emmett con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
“Il capitano
degli Shox, James Cooper, sembra euforico. Grande
partita la sua, ma il migliore resta comunque Edward Cullen che viene acclamato
come un eroe, potete giurarci qualcuno dovrà aiutarlo ad andare via da qui
stasera. Non ho mai visto questi ragazzi così felici e non c’è da dargli torto
considerando che hanno battuto gli Evans, coloro che
venivano considerati i favoriti per la vittoria di questo campionato. Adesso
passiamo alle interviste. Il primo è certamente James Cooper, il capitano degli
Shox. Andiamo a parlare con lui”disse una
giornalista con tanto di microfono in mano e una telecamera a seguito.
Noi restammo in silenzio ad ascoltare l’intervista
di Cooper che parlava degli schemi di partita e della loro soddisfazione in
quel momento, ovviamente gli fu chiesto del nuovo acquisto e lui non perdette
occasione per spendere parole positive nei riguardi di
mio fratello considerando “il miglior acquisto degli ultimi tempi”. Tutti ascoltavamo interessati, ma a nessuno sfuggì il sorriso di
Bella sentendo quelle belle parole rivolte a Edward.
“E adesso
andiamo ad intervistare colui che ha il merito di questa
vittoria, Edward Cullen” disse la giornalista spostandosi e dirigendosi tra
la folla che circondava Edward.
- Voglio proprio vedere come se la cava – disse Emmett ridendo.
“ - Eccoci
qui, davanti a quello che per tutti oggi è un eroe.
Come ti ci senti in questo ruolo? – disse la
giornalista a Edward.
- Ci vuole ben altro per essere considerato un eroe – gli rispose
mio fratello.
- La gente ti
acclama come tale. Questa è la tua vittoria, hai dimostrato quanto sei bravo e
tutti iniziano a temerti. Sei stato grandioso – gli disse
lei.
- Non è la mia vittoria, è la vittoria della squadra. Non bisogna
dimenticarsi che una partita non può essere vinta da un singolo, ma da tutta
una squadra. Eravamo compatti, uniti e questo ci ha portato alla vittoria – gli
disse Edward.
-
Compattezza, unità, questi sono gli elementi degli Shox? – chiese lei.
- Questi
uniti ad un forte spirito di squadra – disse Edward.
- Fa parte della squadra da solo un mese, si è già ambientato?
E cosa si prova ad essere acclamato così tanto,
acclamato fin dalla sua prima partita, come tutti noi ricordiamo? – chiese lei.
- Si, mi sono
ambientato abbastanza bene. I compagni di squadra mi hanno
fatto sentire subito a mio agio, sono tutti fantastici, così come il
coach. Quanto al fatto di essere acclamato diciamo che
è una bella soddisfazione – disse lui.
- Ci siamo
informati sul tuo conto e sappiamo che sei ancora giovanissimo. Come ci si
sente ad essere a soli diciannove anni titolare in una
squadra professionisti? Non è cosa da tutti i giorni – gli
chiese lei.
- Si, lo so. Io sono il più giovane della squadra, ma in sport
come questi è irrilevante l’età, ciò che conta sono le capacità in campo e i
requisiti fisici – gli rispose.
- Che
differenze vedi tra le tue partite nella squadra della
scuola e quelle in una squadra professionista? – gli chiese.
- Beh diciamo che sono due cose completante opposte. L’adrenalina
prima di una partita è sempre la stessa, anche se qui hai più responsabilità,
ma il resto è tutto diverso. Anche il rapporto con chi guarda
la partita. Nelle partite della scuola vieni
acclamato dalle persone che conosci e non sai se lo fanno perché sei bravo
davvero o solo perché sei un amico, qui, invece, non ti conosce nessuno e se la
gente grida il tuo nome significa solo che sei un bravo giocatore. Diciamo che giocare in una squadra professionista da molte
più soddisfazioni – gli disse lui.
- A chi
dedichi questa vittoria? – gli chiese lei.
- Al mio
vecchio coach, colui che ha sempre creduto in me.
Spero di averlo reso orgoglioso di me – disse lui.
- Tutti si
domandano cosa ci sia dietro questo grande giocatore,
il tuo privato. Entrare negli Shox a comportato il tuo trasferimento. Senti già
la mancanza di coloro che hai lasciato lì? – chiese.
- Si certo che mi mancano. Lì ho lasciato persone a cui tenevo
tantissimo – rispose mio fratello cambiando
espressione.
- A proposito
di persone a cui tieni. Abbiamo saputo che non sei l’unico sportivo della
famiglia, non è vero? – gli chiese lei.
- Si infatti, anche i miei fratelli lo sono. Uno gioca a
football, mentre l’altro e appassionato di nuoto, sono tutti
e due nelle squadre della scuola – gli rispose mio fratello.
- Adesso
passiamo a domande un po’ più private. Tutti si domandano cosa c’è dietro un grande giocatore – gli disse lei.
- Non credo
che il privato abbia attinenza con il basket. Comunque
le concedo solo una domanda – gli disse lui.
- Si dice che dietro ogni uomo c’è un grande donna. Tu c’è l’hai? Sei fidanzato, insomma? –
gli chiese.
- No – si
limitò a dire lui rabbuiandosi.
- Saranno contente tutte le tue fan, però, forse, è meglio
farti un’altra domanda. Sei innamorato? – gli chiese
lei.
- Le avevo concesso una sola domanda – gli disse lui per evitare
di rispondere.
- Fai uno
strappo alla regole – gli disse lei.
-
Assolutamente. Ha sbagliato a formulare la domanda, la
prossima volta faccia più attenzione – gli disse Edward freddo.
- Vedo che
sei riluttante a parlare delle tua vita privata.
Meglio lasciar perdere per adesso, sappi comunque che
da adesso non fai parte più dell’anonimato, e, quindi il privato e il pubblico
diverranno una sola cosa – gli disse lei.
- Correrò il rischio – gli rispose lui.
- Un’ultima
domanda. Fin dalla prima partita porti il numero “23” nella maglia. Tutti si
chiedono se sia sta stata una tua scelta o una pura casualità? – gli chiese
lei.
- Una mia
scelta – gli disse lui.
- Come mai
proprio il “23”?
– gli chiese lei.
- Me l’ha
suggerito una persona che per me è di vitale importanza – gli disse lui con occhi spenti.
- Una lei o
un lui? – gli chiese la giornalista.
- Questo non
ha importanza. La persona a cui mi riferisco capirà
anche se dubito abbia visto la partita. Adesso se non le dispiace andrei – gli
disse Edward allontanandosi.”
- Io direi che se l’è
cavata benissimo – disse Alice.
- Condivido – dissi Rose.
Guardai Bella e mi accorsi che aveva un’espressione
strana in volto. Non capivo, però, a cosa era dovuto.
- Tutto bene, tesoro? – gli chiesi.
- Se ne è ricordato – mi
disse Bella, anche se sembrava parlare a se stessa piuttosto che a me.
- Cosa si è ricordato? –
gli chiese Emmett.
- Il giorno che mi ha portato a vedere la vostra
panchina, mi ha parlato del suo sogno di diventare un grande
giocatore in questo sport e io gli ho detto che ero convinta che lo sarebbe
diventato e che quando questo sarebbe successo doveva indossare una maglia con
il numero “23”,
il mio numero preferito. Lui me l’ha promesso, ma non pensavo se ne ricordasse
e comunque dopo quello che è successo non credevo lo
avrebbe fatto – ci spiegò Bella.
- Bella lui si ricorda tutto quello che avete fatto
insieme, ti ama più della sua vita. Come pensi possa dimenticarsi di quello che
avete passato insieme? Il fatto che le cose si siano messe così tra di voi non significa che lui si sia dimenticato di te o
che se ne sbatta di te – gli disse Alice.
- Non lo so, non so più che pensare – ci disse Bella alzandosi dal divano.
- Dove vai? – gli chiesi.
- A farmi una doccia – mi rispose lei uscendo dalla
stanza.
Non sapevamo che fare, come aiutarli e questo
disagio si vedeva dalle nostre espressioni. Quattro facce
identiche, quattro espressione identiche.
- Ricordatemi di fare un solo
figlio – gli dissi io per spezzare quel silenzio.
- Non se ne parla proprio – mi disse Alice dandomi
un buffetto sulla testa, mentre Rose e Emmett
ridevano.
- Lo dicevo solo per lui. Non vorrei
si trovasse nella nostra situazione – gli dissi scoppiando a ridere
anch’io.
Non ne potevamo più, era
davvero troppo assurda la situazione. Prima Edward che si innamora
di Bella, poi lei che si mette con Lucas, Edward che parte pensando che non ci
siano speranze per lui e Bella, poi lei che sembra uno zombie vivente, ma che,
nonostante la situazione sia chiara, sembra ostinarsi a non voler capire. Per
me questa era follia, questo era essere masochisti,
nulla più, nulla meno.
- Che facciamo? Non ditemi
niente perché non vi ascolterò. Si amano, questo è palese, solo che Bella è
dura come il cemento armato – disse Emmett.
- Lo so che è brutto a dirsi, ma non possiamo
davvero fare nulla, almeno fino a quando Bella non
esprima chiaramente quali sono i suoi sentimenti – gli dissi io.
- Condivido con te – mi disse
Alice.
- Anch’io – dissero all’unisono
Rose e Emmett.
- Noi due dobbiamo ancora discutere del fatto di
avere un solo figlio. Non esiste proprio, io ne voglio almeno due – mi disse Alice con uno sguardo di chi la sa lunga.
- E chi ti dice che io e
te li faremo insieme? – gli dissi io guardandola malizioso.
- Ah si? Bene io esco – mi disse
lei facendo la finta offesa.
- E dove vai? – gli chiesi
ridendo.
- A cercare l’uomo della mia vita, l’uomo con cui
ci farò dei figli – mi disse lei mentre stava per
uscire dalla stanza.
Mi alzai dal divano subito, mentre ancora ridevo e
mi diressi verso di lei che accorgendosi che la stava seguendo iniziò a
correre. La inseguì per tutta casa fino a quando non
la presi e afferratala per i fianchi la feci girare e gli stampai un bacio in
bocca con tutto l’amore che avevo dentro. Poi la presi in braccio e la portai
di nuovo nel salotto buttandola sul divano e buttandomi
sopra di lei riprendendo a baciarla.
- Amore mio, qui siamo di troppo. Andiamo – disse Emmett a Rose.
- Bella scusa. Dì piuttosto che ti è venuta voglia – gli dissi io staccandomi per una frazione
di secondo dalle labbra della mia ragione di vita.
Emmett e Rose mi sorrisero maliziosi e poi uscirono
dalla stanza salendo sopra. Io e Alice, invece, riprendemmo
dove avevamo lasciato. Adoravo stuzzicarla come avevo fatto prima, perché adoravo quando faceva la finta imbronciata. Era irresistibile quando faceva così e io non sapevo resistergli,
o meglio non sapevo resistergli mai. Quella ragazza mi aveva
completamente stregato, la amavo sopra ogni cosa. Era la mia vita, la mia felicità. Adesso potevo dire di essere
felice, anche se ancora c’era qualcosa da sistemare, la situazione di Bella e Edward,
quando anche quella sarebbe stata apposto, sarei stato il ragazzo più felice
della terra, o forse, era meglio dire che saremmo stati i sei ragazzi più
felici della terra. Era solo questione di tempo, ne ero
sicuro.
- Edward è partito e
prima di farlo abbiamo litigato, abbiamo chiuso ogni rapporto. Lui non mi vuole più nella sua vita – gli dissi.
- Per colpa mia, non
è vero? – mi chiese.
- E’ innamorato di
me e non sopporta di vederci insieme. Dice che questa
storia l’ha distrutto e che non se la sente più di avere il rapporto che
avevamo un tempo. Una parola tira l’altra e sono uscite fuori parole che non
avrei mai dovuto dire. Abbiamo litigato e quando sono tornata a casa lui era già partito – gli dissi senza soffermarmi nei
particolari.
Risposte alle vostre
recensioni:
- lillina913: Sono molto
contenta di sapere che la mia storia ti piace. Lo so, forse, Edward è stato un
po’ brusco durante la telefonata con Bella, ma non poteva
fare altro. Se non si fosse comportato così Bella
avrebbe continuato a tartassarlo di chiamate e poi, del resto, anche se
l’avrebbe fatta parlare non sarebbe cambiato nulla, anzi, forse, avrebbe solo
peggiorato la situazione. Comunque un po’ di pazienza
e tutto si aggiusterà.
- flazzycullen: Beh diciamo
che se le sorelle di Bella la prenderebbero a pizze in faccia forse riuscirebbe
a svegliarsi. Comunque si sistemerà tutto, vedrai.
- nefertiry85: Mi hai chiesto quando
aprirà gli occhi Bella? Presto. Quanto a mandare a quel paese Lucas diciamo che non sarà proprio così. Jacksonville si scrive
esattamente come lo hai scritto tu, sta tranquilla. Quanto alla tua storia sono andata a rileggerla ieri stesso con i
dialoghi corretti e come sempre è bellissima. Non vedo l’ora di leggere
il prossimo capitolo. Comunque quanto al capitolo
avviso nella mia storia Un passato da ricordare ti posso assicurare che io non
l’ho mai messo un capitolo avviso in nessuna delle mie storie. Quella lì ho tutta l’intenzione di proseguirla. Sono, invece, indecisa
se proseguire o meno L’amore vince sempre, ma ho
riposto i miei dubbi nell’introduzione del capitolo e non in un capitolo
avviso.
- serve: Lucas non è scomparso, semplicemente Bella non vorrà stare
molto con lui perché preferisce stare sola a
riflettere. Lui, nonostante tutto, non gli farà domande o cose del genere e gli
sta lasciando i suoi spazi e i suoi tempi per riflettere, perché in fondo lui
se lo immagina cosa sta succedendo, anche se ne Bella
ne gli altri gli hanno raccontato tutta la verità. Sicuramente su di lui avrai
capito qualcosa in questo capitolo, visto che Jasper all’inizio lo menziona. Quanto
al fatto che bisogna avere più coraggio a iniziare una
storia con qualcuno che ti ha fatto soffrire piuttosto che con un ragazzo che
stai bene, hai ragione, ma, forse, alle volte il passato ti impedisce di vedere
lucidamente il presente e il futuro e spesso qualunque cosa fai ti sembra
sbagliata. Sicuramente su questa cosa ci sono opinioni divergenti, perché ognuno
la pensa a modo suo ed è giusto così, ma ti posso dire
che a volte è difficile scrollarsi il passato di dosso, soprattutto quando ti
porti dietro una delusione d’amore che ti ha fatto cambiare. Io posso parlare
solo riguardo la mia esperienza personale e ti posso
dire che ne è passato parecchio, ma parecchio di tempo, ma ancora il passato è
presente, le ferite che ho non si sono ricucite e spesso riprendono a
sanguinare non permettendomi di godermi il presente e di affrontare un nuovo
percorso con qualcuno che mi può anche fare stare bene. Certo,
la mia è un’altra storia e non c’entra con quella di Bella, ma era solo
per farti capire che a volte il passato può distruggerti la felicità del
presente. Su fatto di dire che Bella vorrebbe sia
Lucas che Edward è vero, ma capirà che, in fondo, non è questo ciò che vuole
davvero.
- TanyaCullen: Sono contenta che mi hai
ceduto questi due capitoli di tregua. Uno l’ho già
usato, quindi ne resta uno solo. Di conseguenza il prossimo dovrebbe
essere un capitolo decisivo per la storia, ma sarà
davvero così? Ti fidi di me e di quello che ti ho promesso? Un bacio.
- gamolina: Sono contenta che ti piaccia e spero che anche i
prossimi capitoli possano continuare a piacerti.
- LadySile: Non combatte perché gli
sembra inutile. Da quella che Bella gli ha fatto
capire lei non desiderava che questo dalla vita, non desideravo altro che stare
con Lucas, non desiderava altro che lui tornasse da lei, quindi combattere per
cosa? Per togliergli la felicità? Edward non lo farebbe mai. Quanto a James, il
suo compagno di squadra negli Shox, lui tifa per Edward e Bella, infatti come hai potuto vedere non apprezza il fatto che
Edward non risponda alle chiamate di lei e non vada a lottare per averla.
- _la sua bella_: Sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto e sono contenta anche che ti faccio commuovere, perché
se è così significa che riesco a trasmettere le mie emozioni a chi legge.
- eMiLyBlOoD:
Ancora non ho deciso che fine farà James, non sono arrivata a scrivere così
oltre. I capitoli scritti saranno un sette più di questi, se non di meno, infatti mi devo dare una mossa a scrivere, ma con la scuola
non è facile, anche perché devo pensare anche alle altre storie che ho
pubblicato. Tu che dici? Li facciamo restare amici? L’idea non mi
dispiacerebbe, anche se comunque devo decidere, anche
vedendo le dinamiche che prenderà la storia adesso. Comunque
no “il diario del vampiro” non lo conosco. Di cosa tratta? Comunque
non vedo il perché debba considerarti una bambina. Secondo me, molto spesso l’età
anagrafica non conta. A volte si può essere già mature anche
se anagraficamente tutti ti considerano una bambina. La maturità di una
persona non la fanno gli anni, ma ciò che succede nella tua vita, ciò che
passi, le esperienze che fai, quello che ti porti dietro. E
ti assicuro che conosco molte persone che alla tua età sono molto più mature di
quelle della mia età o anche più grandi. Se devo
essere sincera non avrei mai pensato che avessi quest’età, 13 o 14 se non erro,
ma pensavo avessi almeno la mia età, te lo assicuro. Non ti conosco bene, ma
fino ad ora tutto mi sei sembrata tranne una bambina,
o peggio ancora come un’immatura. Io la penso così. La frase è
bellissima è l’ho già inserita da una parte, la leggerai presto. Sono dispiaciuta per il tuo pc, spero risolverai presto il
tuo problema. Le tue recensioni mi mancheranno, ma sono sicura, o almeno spero, che ti risentirò presto. Un bacione.
- xsemprenoi: Bella lo capirà presto stanne certa e tutto si
risolverà.
- moni: Si, infatti, hai ragione. Il tempo se lo prenderà e stai sicura che gli servirà. Fare chiarezza con se stessa e
con i suoi sentimenti. E ci vorrà poco, pochissimo,
prima che succeda.
- bo19: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto. Comunque tranquilla che
li vedrai insieme.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Se piangi ad ogni capitolo ti
posso assicurare che smetterai presto, o almeno se ti verrà da piangere, sarà
per la felicità.
- twilight4ever: Si
risolverà presto la situazione e vedremo Edward sorridere, sta
tranquilla.
- ross_ana: Mi dispiace per il tuo modem. Sono contenta che
te lo abbiamo aggiustato e che hai recensito. Apprezzo
molto i tuoi commenti e sono sempre felice di sapere che la mia storia piace. Sono
contenta che il capitolo 36 ti sia piaciuto, anche perché ci tenevo in modo
particolare a quel capitolo. Comunque sta tranquilla
che tutto si risolverà, vedrai.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Questo è un pov Bella, ed è un
capitolo molto importante. Diciamo che è decisivo per
la storia tra Edward e Bella. Per almeno quattro capitoli la storia verrà raccontata da Bella e Edward, quindi non ci saranno
capitoli che riguardano gli altri ragazzi. Spero non sia un problema, ma per
adesso devo chiarire la situazione tra i due. Spero che il capitolo vi piacerà. Buona lettura.
WHEN THE LOVE
CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
“Dedico
questo capitolo a Tanya Cullen, sperando di farle calmare i suoi istinti
omicidi verso di me e per dimostrare che io mantengo sempre le mie promesse. Spero
ti piaccia. Un bacione.”
CAPITOLO 40
APRIRE GLI
OCCHI
POV
BELLA
Cosa diavolo mi stava
succedendo? Non riuscivo a capire più nulla, o forse, semplicemente non volevo
vedere qualcosa che era talmente chiaro da essere cristallino. Ero sdraiata sul
letto di Edward con il cellulare in mano e un
desiderio irrefrenabile di premere il tasto verde e far partire la chiamata per
poter sentire la voce del mio angelo. Una parte di me, la parte più egoista,
voleva premerlo quel tasto perché io avevo bisogno di sentirlo, ma l’altra
parte, quella razionale mi impediva di farlo, perché
non volevo arrecare ancora più sofferenze a Edward. Era stato chiaro. Ricordavo
ancora le sue parole durante la nostra ultima telefonata:“Non chiamare più, se ci tieni anche solo un
po’ a me, non chiamarmi più. Dimenticati che io esisto, vivi
come se io non fossi mai esistito. Smettila di chiamarmi, o sarò
costretto a cambiare scheda”. Cosa dovevo fare?
Cazzo Bella cos’è che vuoi dalla vita? Non era Lucas quello che avevo sempre
voluto? E allora adesso perché mi comportavo così? Era
tutto troppo complicato. Dovevo fare chiarezza con me stessa e dovevo farlo
ora, dovevo capire razionalmente cosa era successo da quando
Edward era partito.* Bella cosa hai provato
quando se ne è andato? Dolore. Cosa hai provato quando
ti ha detto di amarti? Felicità. E cosa hai provato quando
è stato Lucas a dirtelo? Nulla, il vuoto. Avanti Bella, pensaci, pensa che se
non pigerai quel piccolo tastino lo perderai per
sempre, pensa che sarà l’ultima volta che vedrai il suo nome sul tuo telefono.
Ammettilo, ammettilo che senza lui non vivi. Avevamo
ragione. Avevano sempre avuto ragione le ragazze. Ho scambiato l’ossessione con
l’amore. Lucas, per me, era un ancòra, avevo bisogno di qualcuno per non
pensare al mio passato, ma ho sbagliato persona. Ora Edward era lontano
chilometri e io mi sono resa conto solo ora di amarlo, solo ora che, forse, lui
mi odierà. Come faccio?*Adesso era ufficiale. Bella Swan era
una stupida, un’emerita idiota. Per mesi, avevo avuto l’amore davanti agli
occhi e non l’avevo visto, o forse era più giusto dire
che non l’avevo voluto vedere. Solo adesso mi rendevo conto di tutto. Solo
adesso che avevo perso Edward mi rendevo conto che lo amavo. Si, io lo amavo
sopra ogni cosa. Io ero totalmente ed incondizionatamente
innamorata di lui e finalmente l’avevo ammesso a me stessa. Era qualcosa
che già sapevo da tempo, probabilmente da quando c’era
stata quella famosa cena, ma avevo sempre preferito negarlo a me stessa, forse,
perché era più comodo così. Solo adesso mi rendevo conto che quello che provavo
per Lucas non era amore, ma solo ossessione per
qualcosa che avevo perso e che mi ostinavo a volere, anche se in realtà non lo
volevo davvero. La partenza di Edward, il suo distacco
nei miei confronti, il suo volermi sbattere fuori dalla sua vita mi avevano
aperto gli occhi e adesso era tardi per cambiare le cose, magari Edward mi
aveva già dimenticato. Nei giornali vedevo lui insieme a tante ragazze, che fossero cheerleader della sua squadra o amiche non aveva
importanza, io ero marcia di gelosia e leggere i giornali non aiutava per niente.
Gli venivano attribuiti un sacco di flirt con le
ragazze. Ogni giorno usciva un giornale con una ragazza diversa e questa era la
conferma che lui fosse tornato lo stronzo di un tempo,
ma, forse, era tutta colpa mia, io che, ormai, non ci vedevo dalla gelosia, ero
talmente gelosa che alla fine avevo dovuto ammettere a me stessa ciò che avevo
negato per mesi. Adesso non mi restava che parlare con Lucas per dirgli la verità. Non era lui il ragazzo che amavo. Dovevo dirgli che non l’avevo mai amato, che lui per me era stato
solo un’ossessione, dovevo dirgli che l’unica persona che avevo amato e che amo
nella mia vita era Edward, perché stavolta ne ero sicura. Quello che provavo
per il mio angelo era amore. Mi feci una doccia
veloce, mi vestì, mi diedi una sistemata visto che ero
inguardabile, cercando soprattutto di nascondere gli occhi rossi e gonfi dovuti
al pianto e poi scesi giù. Trovai Jasper e Alice in atteggiamenti molto intimi
e mi venne da sorridere, in quel mese non gli avevo fatto concludere
niente, il loro tempo lo impiegavano solo cercando di tirarmi un po’ su di
morale.
- Ragazzi io esco, vado da
Lucas – gli dissi.
Loro sentendo la mia voce si voltarono a guardarmi
e li vidi sorridere, forse, perché dopo un mese mi ero decisa a uscire da quella casa, che peraltro non era neppure mia,
o, forse, perché mi ero semplicemente data una sistemata.
- Ok, cerca di divertirti – mi disse Alice.
Sapevo quanto stessero soffrendo tutti per il mio
atteggiamento, ma era più forte di me. Loro avrebbero voluto solo vedermi
felice, divertirmi, sorridere e io glielo dovevo, così gli feci un sorriso
cercando di farlo sembrare sincero come a dirgli che
mi sarei divertita, o che, almeno, ci avrei provato. Adesso quello che mi interessa di più, però, era un’altra cosa. Volevo solo
che Edward potesse essere felice e, forse, l’unico modo per esserlo era stare lontano da me e poi di sicuro un mese di lontananza
poteva essergli bastato per avermi dimenticata, anche se in quell’unica
chiamata, di due settimane fa, in cui mi aveva risposto mi aveva detto che mi
amava ancora. Ero confusa, dovevo riflettere sul da farsi, ma prima dovevo
chiarire con Lucas una volta per tutti.
- Si ok, prendo la moto di
Edward, non mi va di andare in macchina – gli dissi.
- Le chiavi sono nel mobile
dell’ingresso – mi avvisò Jasper.
- E da quando? – gli
chiesi considerato che le chiavi le lasciavano appese nei mezzi, visto che
macchine e moto, restavano chiuse in garage.
- Nessuno usa quella moto da
quando Edward è partito, quindi non aveva senso lasciarle appese – mi
disse lui sorridendomi.
- Giusto. Adesso vado – gli dissi
avvicinandomi e baciando entrambi sulla guancia.
Presi le chiavi dal mobile dell’ingresso e andai in
garage. Presi il casco di Edward e lo indossai. Era
completamente assuefatto del suo profumo. Accesi la moto e sfrecciai via. In
poco tempo arrivai a casa di Lucas, posteggiai la moto e posato il casco suonai alla porta. Lui venne subito ad aprire e rimase
stupito di vedermi. Non gli avevo detto il perché del mio comportamento, ma
aveva capito che c’era qualcosa che non andava e per fortuna non aveva fatto
domande. Nell’ultimo mese c’eravamo visti poche volte, considerato che io
volevo restare da sola.
- Non mi fai entrare? – gli chiesi sorridendo visto
che ancora era davanti la porta che mi guardava spaesato.
- Si certo entra – mi
disse facendomi entrare – è solo che non mi aspettavo di vederti – concluse lui
avvicinandosi per darmi un bacio, ma io feci finta di non accorgermene e mi
voltai.
- Ti devo parlare – gli dissi.
- Vuoi qualcosa? – mi chiese.
- No grazie, sto bene così – gli
dissi sedendomi nel divano del salotto.
Notai che c’era la tv accesa e stava guardando la
partita di basket che io avevo già visto pochi minuti fa. Mi stupì della cosa.
- Sono stato a fare la spesa e non ho potuto vedere
la partita, così l’ho registrata e la stavo vedendo –
mi disse lui notando il mio stupore.
- Capisco – mi limitai a
dire.
- Voglio proprio vedere come si faranno battere
nuovamente gli Shox. Contro gli Evans non hanno mai avuto
speranze – mi disse lui.
- Beh, fossi in te mi
ricrederei. Hanno vinto gli Shox – gli dissi io
sorridendo.
- Non ci credo nemmeno se lo vedo – mi disse lui.
- Peggio per te allora – gli dissi io.
- Dici davvero? – mi chiese lui sorridendomi.
- Perché dovrei dirti una
balla? Hanno vinto loro. Gli ultimi dieci secondi erano a due punti di distanza
a favore degli Evans, ma gli Shox hanno segnato un tiro da tre all’ultimo
secondo e hanno vinto – gli dissi, mentre notai la sua espressione delusa.
Era risaputo che lui tifasse per gli Evans, la sua
squadra preferita da sempre.
- Chi è stato a segnare il canestro decisivo? – mi
disse lui deluso per l’andazzo della partita.
- Edward – gli dissi io lasciandomi scappare un
sorriso.
Lui era, invece, di tutt’altro avviso. Sembrava
arrabbiato, forse, perché non solo la sua squadra del cuore aveva perso, ma
anche perché era stato il suo peggior nemico a farla perdere. Lui aveva sempre
odiato Edward e non avevo mai capito perché, ma forse adesso era tutto più
chiaro, forse, anche lui si era reso conto che Edward mi amava. Ero stata io
l’unica stupida a non capirlo.
- Va beh, si rifaranno
alla prossima – mi disse lui cercando di non mostrarsi deluso.
- Ti devo parlare – gli dissi
io seria cambiando discorso.
- Dimmi – mi disse lui
spegnendo la televisione.
- Intanto mi volevo scusare per come mi sono
comportata in questo periodo. Sono stata assente e prese da me stessa non
considerando che nella mia vita c’eri anche tu – gli
dissi.
- Non occorre che tu ti scusi, i momenti brutti li
passiamo tutti. Mi dispiace solo di non esserti potuto
essere di aiuto, avrei voluto fare qualcosa per migliorare la situazione – mi
disse lui.
- Non avresti potuto – gli dissi
io.
- Cosa intendi dire? – mi
chiese lui.
- Conosci quel detto “la cosa più brutta di quando soffri è sapere che l’unica persona che potrebbe
aiutarti è la stessa che ti sta facendo soffrire”? – gli chiesi.
- Credo di averla sentita
dire questa frase, ma che c’entra? – mi chiese lui stupito.
- Che poteva aiutarmi solo
la persona che mi stava facendo soffrire e non eri tu quella persona – gli
dissi.
- Edward? – mi chiese.
- Esattamente – gli dissi.
- Potresti spiegarti meglio? Credo di aver già
capito cosa vuoi dirmi, ma una conferma sarebbe assai gradita – mi disse lui.
- Edward è partito e prima di farlo abbiamo
litigato, abbiamo chiuso ogni rapporto. Lui non mi vuole più
nella sua vita – gli dissi.
- Per colpa mia, non è vero? – mi chiese.
- E’ innamorato di me e non sopporta di vederci
insieme. Dice che questa storia l’ha distrutto e che
non se la sente più di avere il rapporto che avevamo un tempo. Una parola tira
l’altra e sono uscite fuori parole che non avrei mai dovuto dire. Abbiamo
litigato e quando sono tornata a casa lui era già partito
– gli dissi senza soffermarmi nei particolari.
- Non voglio essere dalla sua parte, ma io avrei fatto la stessa cosa. Non puoi stare accanto alla
donna che ami sapendo che questa sta con qualcun’altro,
ne tanto meno puoi essergli amico – mi disse lui.
- Si lo so. C’ho messo del tempo, ma ci sono arrivata – gli dissi.
- Io l’ho sempre sospettato che lui ti amasse. Era tutto fin troppo chiaro, solo tu non te ne accorgevi – mi disse lui.
- A volte nonostante le cose siano evidenti non si
vedono lo stesso, non si vedono perché non vogliamo
vederle, perché è più comodo così – gli dissi.
- Ti ha posto di fronte ad una scelta? – mi chiese
lui.
- No, lui non l’avrebbe mai fatto
– gli dissi io cercando di trattenere le lacrime.
- Perché hai deciso di
dirmelo? – mi chiese.
- Perché voglio essere
sincera con te – gli dissi.
- Qualcosa mi dice che
ancora non mi hai detto tutto – mi disse lui.
- Lucas io non ti amo – gli dissi
tutto d’un fiato.
- Questo lo avevo capito.
Quando ami qualcuno senti il bisogno di dirglielo
sempre, mentre tu non lo hai mai fatto. All’inizio ho creduto fosse perché non
volevi aprirti troppo, ma poi ti ho osservato bene e mi sono reso conto che non
potevi amarmi e sai perché? Perché tu già amavi
qualcun altro, tu ami Edward, io l’ho sempre saputo, ma lo negavo anche a me
stesso, perché ammetterlo ti avrebbe portata via da me di nuovo e non potevo
correre questo rischio – mi disse lui.
- C’ho creduto davvero. Ho
creduto davvero che quello che provavo per te fosse amore e ti giuro che un sacco di volte ho provato a dirtelo, ma ogni
volta mi appariva il viso di Edward davanti e le parole mi morivano in gola.
Solo adesso mi sono resa conto che io non ti ho mai amato, mai, l’unica cosa
che provavo per te era ossessione. Ti avevo perso in
malo modo e ti rivolevo con me, come se tu fossi un giocattolo, come se io
fossi una bimba a cui avessero tolto il suo giocattolo preferito – gli dissi.
- Io sono stato il tuo giocattolo e lui? Lui cos’è?
– mi chiese lui.
- Lui è come l’aria che respiro, senza aria non puoi vivere e io non posso vivere senza di lui. Lui
è la mia vita, è la persona con cui vorrei condividere le mie gioie e i miei dolori, è l’unica persona a cui potrei dare l’amore che
ho dentro, un amore creato apposta per lui, un amore infinito, incancellabile,
indistruttibile. Lui è stato l’unica persona con cui io mi sia
sentita vera, unica, la nostra era una chimica d’amore che io non ho
saputo cogliere per paura di non essere altezza di ciò che mi stava accanto, ma
erano tutte sciocchezze. Perdevo tempo a chiedermi cosa fosse la felicità e se
esistesse davvero, se esistesse per me esenza accorgermene c’è l’avevo
davanti. Vorrei solo provare di nuovo quella gioia che
nasce dal profondo, una gioia che io ho conosciuto, ma che non ho saputo
apprezzare, perché spesso la felicità fa paura. Lui è quello giusto, quello che
mi completa, quello che ho sempre cercato, quello che mi mancherebbe
anche se non l’avessi mai conosciuto. Lui è l’unico che mi conosce
davvero, e pensare che quando ci siamo conosciuti ci odiavamo. L’apparenza
inganna e io non potrei essere più d’accordo. Una
volta mia zia mi disse una cosa che mi sono ricordata
e che mi ha fatto riflettere molto in questo periodo: *“Non fermarti all’apparenza
perché l’aspetto fisico o il carattere che mostra una persona potrebbe essere
totalmente falso. Cerca di guardare dentro alle persone,
leggigli l’anima, e, chissà se, troverai qualcuno capace di capirti”. *Io questa persona l’ho
incontrata ed è Edward. Io gli ho letto l’anima e lui è l’unico capace di
leggermi la mia – gli dissi.
- Avrei fatto e farei
qualunque cosa perché queste tue parole fossero rivolte a me e non a lui, ma
purtroppo la vita è così. Ami quelli che non ti amano
e sei amato da quelli che non ami. La nostra storia, forse, è stata sbagliata
dall’inizio, forse, noi eravamo semplicemente
destinati ad essere amici, invece abbiamo complicato le cose. Non mi sarei mai dovuto mettere tra di voi, considerando che da
subito ho capito che legame forte era il vostro. Ho preferito mettermi i
paraocchi e fare finta di non vedere, ma non posso negare di non averlo sempre
saputo, non posso negare che sapevo che questo momento sarebbe arrivato anche se ho sperato con tutto me stesso che non
succedesse – mi disse lui.
- Mi dispiace, ma non mi andava di continuare a
prenderti in giro, anche perché così facendo continuavo a prendere in giro
anche me stessa – gli dissi.
- Cosa hai intenzione di
fare? – mi chiese.
- Non lo so. Magari tenterò di riprendermelo o
magari lascerò perdere, forse non è destino neanche
non lui, ma qualunque cosa deciderò di fare non posso più stare con te – gli
dissi.
- Mi dispiace – mi disse
lui.
- Di cosa? – gli chiesi.
- Di vederti soffrire ancora. Capisco il tuo
dolore, capisco cosa provi – mi disse.
- Dovrei essere io a dirti mi dispiace,
so quello che provi e so come ti senti – gli dissi.
- Ti confido una cosa, quella che mi ha permesso di
capire quanto importante per te fosse Edward. Ti ho visto parlare con lui e ho
visto i tuoi occhi, ho visto come sorridevano, come brillavano, poi lui se n’è
andato e ti ho osservata di nuovo. In quel momento ho
capito che lui ti ha ferito molto di più di quanto tu abbia ferito me, e
credimi, tu mi ha ferito tantissimo. Mi piaci davvero, ti amo più di me stesso,
ma guardandoti senza di lui mi rendo conto che il tuo dolore è molto più grande
del mio – mi disse guardandomi negli occhi.
- Spero solo che tu, un giorno, possa
perdonarmi – gli dissi alzandomi dal divano.
- Non occorre, io l’ho già fatto e poi non devo perdonarti
niente, non posso incolparti di esserti innamorata di qualcuno che non sono io.
Non si può scegliere chi amare, succede e basta, noi dobbiamo solo accettarlo.
Ti amo troppo per non volere tutto il bene possibile per te e ti auguro che riuscirai ad essere felice con lui, o con
chiunque tu desideri. Ti do solo un consiglio, se davvero lo ami come dici, se
davvero dai tuoi occhi ho capito tutto l’amore che provi per lui, non mollare,
tenta il tutto e per tutto. Lui ti ama e potete essere felici. Non mettere al
primo posto l’orgoglio, perché, come mi hai detto tu, in amore l’orgoglio non
deve esistere. Va da lui e sii felice – mi disse
alzandosi anche lui e venendomi ad abbracciare.
Mi lasciai cullare dalle sue braccia, anche se in
quel momento erano altre le braccia che bramavo. Dopo un po’ ci staccammo, gli
diedi un bacio e lo ringrazia per le sue parole e per la sua comprensione, poi
uscì di casa e in sella alla moto del mio angelo
tornai a casa. Trovai Esme e Carlisle a casa dei ragazzi, dicevano
che erano venuti a trovare i figli, ma ero sicura che fossero venuti per vedere
come stavo. A volte mi chiedevo come facevano a preoccuparsi così
tanto per me, mentre per i miei, io e le mie sorelle, sembravamo non
esistere. Loro si erano accorti che qualcosa non andava, ma io avevo
giustificato il tutto con il fatto che mi mancava Edward, tutto qui, senza
spiegargli la reale situazionee loro ci avevano creduto, lasciandomi
i miei spazi come sempre. Esme e Carlisle, invece, sapevano la verità, loro sapevano tutto e cercavano in ogni modo di tirarmi su di
morale, anche se i risultati erano davvero scadenti. Erano felici del fatto che
Edward fosse partito per realizzare il suo sogno, ma allo stesso erano
dispiaciuti perché vedevano la sua partenza come una fuga e non come una
decisione ponderata. Anche loro, come tutti del resto, erano convinti che io
amassi Edward, ma lo avevo sempre negato, anche se adesso mi ero
dovuta ricredere e anche con loro l’avrei dovuto fare. Erano in salotto
insieme ai ragazzi che stavano vedendo di nuovo la partita di
Edward, l’avevano registrata proprio sotto richiesta di Carlisle e Esme
che volevano vedere il figlio giocare, ma che non potevano per questioni di
lavoro. Erano tutti e sei così assorti nel vedere la partita che non mi avevano nemmeno sentita arrivare. Posai le chiavi sul
tavolino del salotto e solo allora si accorsero della mia presenza.
- Ciao tesoro – mi disse Esme alzandosi e venendo
ad abbracciarmi.
Lo stesso fece Carlisle dopo di
lei, poi ci sedemmo sul divano. Notai che avevano messo pausa alla
cassetta e il fermo immagine era sul volto di Edward.
Mi soffermai a guardarlo e i miei occhi iniziarono a pizzicarmi per via delle
lacrime che si ostinavano a voler uscire. Emmett lo notò e spense la tv.
- Non c’era bisogno che la spegnessi
– gli dissi, anche se in fondo gliene ero grata.
- Mi andava così – mi rispose
lui sorridendomi.
Erano dei tesori tutti quanti e io ero stata fortunata ad averli incontrati sulla mia strada.
- Allora tesoro come va? – mi chiese Carlisle.
- Va – mi limitai a dire.
- Almeno oggi sei uscita, è
già un passo avanti – mi disse Esme con fare materno.
- Dovevo farlo. Sono andata a chiudere
con Lucas – gli dissi.
- Cosa? – dissero
all’unisono tutti e quattro i ragazzi guardandomi sorpresi.
La stessa espressione si trovava nel viso di
Carlisle ed Esme.
- Avete sentito benissimo. Sono
andata a chiudere con Lucas, stavolta definitivamente – gli dissi.
- Che vuoi dire? – mi
chiese Carlisle, forse, per capire meglio se avevano capito
bene oppure se si stavano immaginando tutto.
- Che l’ho lasciato – gli
dissi.
- L’hai lasciato? – mi chiese Jasper stupito.
- Si, poco fa – gli dissi.
- E perché? – mi chiese
Rose.
- Perché non lo amavo e
non avevo voglia di prenderlo in giro – gli dissi sincera.
- E come l’ha presa? – mi
chiese Emmett curioso.
- Meglio di come pensavo – gli dissi.
- Qualcosa mi dice che non
ci stai dicendo tutto – mi disse Alice.
- C’è poco da dire. Non lo amavo,
non l’ho mai amato. Ero solo ossessionata da lui, dalla sua figura.
Avevo idealizzato in lui tutti i ragazzi che incontravo nella mia vita, nessuno
poteva competere con lui, ma poi qualcosa è cambiato.
Lui poteva competere e superare tutti, ma con un’eclissi non poteva fare nulla
– gli dissi io.
- Cosa stai cercando di
dirci? – mi chiese Esme dolcemente.
- Che non è lui quello che
amo. Io amo Edward. Lo amo totalmente ed incondizionatamente.
Lui è entrato nella mia vita come un’eclissi e nessuno mai può
competere con un‘eclissi – gli dissi.
- Finalmente l’hai capito. Certo che c’è ne hai
messo di tempo per aprire gli occhi – mi disse Jasper
sorridendo.
- Io, ormai, ci stavo perdendo le
speranze – aggiunse Emmett sorridendo anche lui.
- Hai detto a Lucas di Edward?
– mi chiese Alice.
- Si certo. Gli ho detto tutta la verità – gli risposi.
- E come l’ha presa? – mi
chiese Esme.
- Diciamo che aveva già
capito tutto. Mi ha detto solo di essere felice con
lui. E’ stato anche troppo comprensivo e, per questo, mi sono sentita ancora
più uno schifo – gli dissi.
- Mi sa che tutti l’avevano capito.
Solo tu ti ostinavi a non volerlo capire – mi disse
Rose.
- Ho rovinato tutto. Ho allontanato da me l’unica
cosa importante, l’unica cosa per cui valeva la pena
vivere – gli dissi.
- Bella non hai rovinato tutto. Hai sbagliato
questo è vero, ma ciò non significa che è successo qualcosa di
irrecuperabile. Edward ti ama e tu ami lui
questo è quello che conta – mi disse Carlisle sorridendomi.
- Adesso cosa aspetti ad andare da lui? – mi chiese
Esme all’apice della felicità così come Carlisle.
- Non è così semplice. Ormai è
tardi. Ho avuto la mia occasione per essere felice e l’ho sprecata.
Magari lui mi ha già dimenticata – gli dissi io.
- A parte che Edward ti ama alla
follia e un amore come quello che lui prova per te non si dimentica
dall’oggi al domani, ma anche se fosse, tu vuoi gettare la pezza senza neanche
lottare? – mi disse Rose.
- Vuoi che un giorno i rimorsi e i rimpianti ti
mangino viva? Vuoi che un giorno ti darai della stupida per non aver tentato?
Vuoi rovinare ciò che potreste essere tu e Edward solo
per paura di tentare? – mi disse Alice.
- Tesoro, non bisogna arrendersi mai, perché è proprio quando pensiamo che sia tutto finito, che è,
invece, il momento in cui tutto ha inizio – mi disse Esme con fare materno.
- A volte il vincitore è colui
che non ha mai mollato – mi disse Emmett.
- Solo tu puoi decidere il tuo destino, puoi decidere di affrontare le tue paure e rivelare a Edward
ciò che provi, oppure puoi decidere di non fare nulla, condannandoti e
condannandolo alla sofferenza per un amore che entrambi provate l’uno per
l’altro, ma che ti ostini a non voler avere – mi disse Jasper.
- Tesoro, la tua è solo paura di amare,
e c’è l’hai perché hai sofferto tanto ed è giusto averla, ma non se l’unica ad
averla avuta. Guarda le tue sorelle, guarda i ragazzi,
ma soprattutto guarda Edward. Tutti loro hanno avuta
paura di amare, ma alla fine l’amore è arrivato anche per loro, ha bussato alla
loro porta e loro hanno deciso di farlo entrare. Insieme all’amore è entrata
per loro anche la felicità. Edward ti ama, anche lui aveva paura di amare, forse più di tutti loro, perché sapeva che si
stava innamorando di te, perché sapeva che tu eri più riluttante verso questo
sentimento, eppure nonostante tutto si è innamorato, non ha avuto paura di
soffrire. Adesso sei tu a scegliere. La tua paura è così forte da non
permetterti di lasciarti andare? E’ così forte da farti rinunciare a quello che
credi sia l’amore della tua vita? Se tu credi che sia così, allora non fare
nulla, nessuno ti spingerà a fare nulla, ma se così non fosse vai e riprenditi ciò che è tuo – mi disse Carlisle
dolcemente, come se stessa parlando con una figlia.
In fondo era questo quello
che io ero per lui, mi considerava come una figlia, così come considerava delle
figlie le mie sorelle e come lui anche Esme. Diceva
che in noi aveva trovato le figlie femmine che non aveva mai avuto. Riflettei
sulle loro parole e mi resi conto che avevano ragione loro, stavo buttando
all’aria qualcosa che poteva rendermi felice.
- Mi serve con urgenza un biglietto per
Jacksonville – dissi mentre gli altri mi sorrisero
capendo il mio intento, capendo la mia decisione.
Amavo troppo Edward, dovevo rischiare. Non potevo
permettermi di vivere domandandomi cosa sarebbe successo, domandandomi
come sarebbe stato. Avrei provato, avrei rischiato. Se fosse andata bene sarei stata all’apice della felicità,
ma se così non fosse stato almeno avrei potuto dire di avercela messa tutta, di
aver fatto tutto ciò che avrei potuto fare. Speravo solo che il
sentimenti di Edward nei miei confronti era così forti da esistere
ancora, speravo solo che il lieto fine lo avremmo avuto anche io e il mio
angelo. Una cosa era certa, avrei lottato per averlo,
a qualunque costo. Edward sarebbe stato mio, come era
giusto che fosse. Avrei cambiato pure il destino se necessario, ma non sarei tornata indietro senza di lui.
* Il pezzo tra due asterischi non è stato scritto da me, ma da eMiLyBlOoD. Sono due frasi sue che io ho unito in un pezzo
unico perché era più comodo inserirlo lì. L’altra frase tra gli asterischi è un’altra
sua invenzione. Ne approfitto per ringraziarla
infinitamente per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie mille
tesoro.
PER FAVORE LEGGETE:
Volevo
chiedervi un consiglio. Secondo voi dopo aver risolto la situazione tra gli
ultimi due piccioncini dovrei continuare ancora un po’ la storia inserendo
altre cose, oppure volete che la concludo? Io vorrei
continuarla, ma voglio un parere vostro, considerato
che siete voi che leggete e per me è indispensabile sapere il vostro giudizio.
Fatemi sapere perché se volete che continuo mi metto subito all’opera. Un bacione
a tutti.
SPOILER:
Pov Edward
- Edward ti ho tenuto la felpa io, così non si sporcava
– mi disse lei maliziosa togliendosi la felpa che aveva appoggiato alle spalle
e porgendomela.
- Questa dalla a me – disse una voce alle mie
spalle che avrei riconosciuto fra mille.
Risposte alle vostre
recensioni:
- arual93: Beh, diciamo che finalmente se ne è resa conto. Adesso vediamo
che succede.
- bo19: Si, hai
indovinato. La parte relativa allo scorso spoiler era
una conversazione tra Bella e Lucas. Comunque si, io
adoro One Tree Hill. Mi piace un sacco ed è per questo che
inserisco qualcosa ispirandomi da lì.
- flazzycullen: Beh, lei parla con
Lucas perché finalmente si è tolta i prosciutti negli occhi. Comunque
ti sei spiegata benissimo e sta tranquilla che anch’io la penso come te. Edward
4ever.
- nefertiry85: Come vedi l’ha lasciato, finalmente. Comunque no, Jasper, ne tanto meno gli altri, non sta architettando
nulla. Loro pensano che debba essere una cosa che riguarda solo Bella, perché è
lei che se lo deve sentire. E meno male che finalmente lei ha
aperto gli occhi. Comunque come ti ho già detto
ieri su msn ti ringrazio per i tuoi chiarimenti
relativi al basket e se dovrò scrivere qualche altro capitolo relativo a questo
chiederò sicuramente a te. Grazie ancora.
- gamolina: Sono contenta che ti piaccia e che ciò che scrivo
possa farti provare emozioni.
- serve: Beh, come vedi Bella ha aperto gli occhi e si è resa conto
che vuole Edward e che lo ama. Adesso bisognerà solo vedere cosa succederà.
Andrà da lui? E se si, lui come la prenderà?
- ross_ana: Sono molto contenta che hai
apprezzato il mio passaggio da un momento delicato e sofferente a uno un
po’ più tranquillo e giocoso.
- MANU_CALLEN: Beh, diciamo che tutti questi pomeriggi in camera di Edward gli
hanno fatto davvero aprire gli occhi. Adesso vediamo cosa succederà. Comunque sono molto contenta di sapere che ti piace la mia
storia e il mio modo di scrivere. Questo, per me, è molto importante.
- moni: No, la giornalista i fatti
suoi non sa farseli, ma del resto non c’è da stupirsi. Nessun giornalista si sa
fare gli affari suoi, è il loro lavoro, anche se spesso è fastidioso. Comunque come vedi Bella li ha aperti gli occhi, adesso
vediamo come proseguirà la storia e cosa farà lei.
- mamarty: Lucas l’ha mollato. Adesso vediamo se va da
Edward.
- TanyaCullen: Sono contenta che i tuoi piani per decidere la
mia morte si siano assopiti. Come vedi ho mantenuto la
mia promessa. Ti ho detti di aspettare due capitoli e come vedi al secondo capitolo ti ho accontentata. Spero
che ti piaccia questo capitolo. Comunque non ho
ancora deciso se la continuerò o meno, tu che dici? Devo fare direttamente l’epilogo
o, invece, continuo?
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Intanto Bella ha aperto gli occhi, adesso vediamo se
faranno pace.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Sono contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto e
spero che vi piacerà anche questo. E’ un pov Edward, mentre il prossimo sarà un pov
Bella. Grazie per tutte le vostre recensioni che sono
aumentate. Ve ne sono grata. Buona lettura.
WHEN THE LOVE
CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?
CAPITOLO 41
QUALCOSA DI
INASPETTATO
POV
EDWARD
Il tempo qui a Jacksonville sembrava non passare
mai, a differenza di Phoenix, dove le giornate volavano inesorabili, forse,
perché quando ti diverti il tempo non lo vedi
trascorrere, quando invece passi le tue giornate a riflettere e a piangerti addosso
il tempo sembra fermarsi. Aveva un mese mezzo che stavo lì e, ormai, la scuola
era finita da qualche giorno e, quindi, il mio tempo libero era decisamente aumentato e di conseguenza anche il tempo in cui
mi ritrovavo a pensare a Bella era cresciuto a dismisura. Smettevo di pensare a
lei solo quando mi allenavo, ma non potevo certo
allenarmi per sempre, purtroppo. Mi mancava immensamente e spesso mi ero
trovato a pensare di tornare indietro sui miei passi, di tornare
a Phoenix, di tornare da lei per cercare di ricostruire il nostro rapporto, la
nostra amicizia, anche a costo di soffrire in eterno, ma meglio quella
sofferenza che questa. Eppure, ogni volta non avevo fatto nulla, pensando che comunque qui stavo realizzando un sogno. Avrei fatto
qualunque cosa per bearmi di nuovo del contatto con Bella, per bearmi del suo
profumo, del suo sorriso, del suo corpo che si stringeva a me, dei suoi occhi sognati quando parlava di qualcosa che le piaceva, avrei
fatto qualunque cosa per fargli provare per me anche solo la metà di quello che
provavo io per lei.
- Edward tu sei d’accordo?
– mi chiese il coach.
Stavamo decidendo le
strategie di gioco per la prossima partita, ma a metà spiegazione mi ero perso.
- Ho perso l’ultimo punto –
gli dissi sperando che non mi facesse una sfuriata.
Era fin troppo paziente con
me e non mi creava troppi problemi quando mi vedeva
assorto nei miei pensieri. Forse, questo dipendeva dal fatto che era molto
giovane e quindi capiva gli sbalzi d’umore degli adolescenti, ma sta di fatto che
era più che comprensivo con me. Spesso mi aveva detto
che se c’erano problemi, anche non legati al basket, potevo parlarne con lui,
ma non l’avevo mai fatto, forse, perché evitare di parlarne era un modo per
soffrire di meno, anche se la differenza non era poi così eccessiva.
- Dicevo
che forse è meglio usare più tiri da tre, in modo da portare più punti. Alex e
David si mettono alla difesa e tu e James all’attacco.
Gli altri si sistemano ai margini cercando di passare la
palla tutte le volte che possono – mi spiegò il coach.
- Io alla difesa metterei
anche Jack, tre è meglio di due. Così io e James avremmo più spazio per segnare, quanto ai tiri da tre sono
d’accordo – gli dissi.
- Si, forse hai ragione. Allora Alex, David e Jack in difesa, James e Edward all’attacco e
voi altri ai laterali. Puntate sempre su James e Edward, mi raccomando –
ci disse lui.
- Certo coach – rispondemmo
tutti all’unisono.
- Adesso potete andare. Ci vediamo domani – ci disse lui.
Tutti uscimmo
fuori dalla palestra e ci andammo a fare una doccia negli spogliatoi, poi
uscimmo in cortile.
- Noi andiamo a mangiare al
locale nuovo, tu che fai? – mi chiese James riferendosi a lui e agli altri
della squadra assieme alle cheerleader.
- Vengo anch’io. Ho fame – gli dissi.
Andammo
tutti al locale lì vicino e ordinammo dei panini alla piastra e delle birre.
Restammo per un po’ a parlare, anzi, più che altro loro parlavano,
io mi limitavo a fare finta di ascoltarli. Ogni tanto intervenivo per non
sembrare troppo sulle mie e poi tornavo ai miei pensieri. Non potevano
sfuggirmi le occhiate che mi lanciavano le ragazze,
soprattutto quelle di Jessica che non sopportavo proprio. Era a causa loro se
ogni giorno uscivano trafiletti di giornali di gossip
che mi affibbiavano flirt con tutti, nemmeno se fossi una macchina che sfornava
ragazze. Il problema è che non ero abituato a dovermi nascondere dai
giornalisti e poi sinceramente nemmeno mi interessava
quello che scrivevano. Io andavo con tutte è vero, ma
non le amavo e questo era l’importante. Solo nel momento in cui avrebbero
scritto qualcosa che riguardava il mio passato o i miei
sentimenti verso tutte quelle ragazze, allora mi sarei potuto arrabbiare, ma
questo per fortuna non succedeva. Ero considerato semplicemente uno scapolo d’oro
che si dava alla bella vita e al divertimento con le ragazze. Nessuno sapeva,
però, cosa nascondessi in realtà, ed era meglio così.
Controllai che ora fossero. Le tre e mezzo di pomeriggio e noi ancora eravamo lì a mangiare. Qui avevo orari che nemmeno a Phoenix
avevo, e già quelli lì erano del tutto sballati. Mi soffermai a guardare
l’orologio, quello stesso orologio che mesi prima mi
aveva regalato Bella, quello stesso orologio che mi portava alla mente il bacio
di quel giorno, un bacio dato per gioco, ma che per me di gioco aveva davvero
poco. Allora sapevo già di amare Bella, ma quel bacio
era stato per me la conferma di quanto profondo e indistruttibile fosse il mio
amore per lei. Ero legatissimo a quell’orologio, lo portavo sempre con me, non
lo posavo neppure quando giocavo a basket, nonostante
ci consigliassero di togliere quelli oggetti, perché potevamo farci male,
eppure io non l’avevo mai tolto e non l’avrei mai fatto.
- Che
si fa adesso? – chiese Jessica maliziosa guardando me.
- Io proporrei
una bella partitina al campetto – disse James.
Vicino alla palestra dove
ci allenavamo c’era un piccolo campo da basket all’aperto. Diciamo
che non poteva essere definito nemmeno un campetto, ma meglio di niente. C’era
un solo canestro, ma era divertente giocare, considerato che tutte e due le
squadre dovevano fare canestro dalla stessa parte. Ogni tanto, dopo gli
allenamenti in palestra, io e alcuni ragazzi della squadra andavamo
lì e giocavamo trascorrendo tutto il pomeriggio. Quando si trattava di questo non mi tiravo mai indietro, perché quando giocavo a basket
riuscivo ad estraniarmi dal mondo e a pensare solo a buttare la palla dentro,
senza pensare ai miei problemi e a quello che essi comportavano.
- Io ci sto
– dissi.
- E
ti pareva. Queste cose non le rifiuti mai – mi disse
Jack.
- E
noi? Facciamo un’altra cosa, dai. Non potete solo
pensate al basket – disse Sarah.
- E voi se volete fate il
tifo, altrimenti ve ne andate – gli disse Alex.
- Certo che siete sempre gentili – gli disse Jenny.
- E voi sempre oche – ribadì David.
- Va beh,
lasciamo stare. Andiamo a sto cazzo di campetto
a fare il tifo – disse Jessica alzandosi e allentandosi.
- Dove
vai? C’è da pagare. Non crederai che tu mangi e noi
paghiamo? – gli disse James mentre noi scoppiamo a
ridere.
- Il solito cafone – gli disse lei.
- Però quando devi scopare
non sono cafone, vero? – continuò lui.
Lei sbuffò e si avvicinò di
nuovo al tavolo prendendo la borsa, probabilmente per cercare il portafogli.
- Lasciate
stare, vado io a pagare – dissi alzandomi senza neanche dare a loro il
tempo di rispondere.
Entrai dentro e pagai per tutti, poi una volta uscito fuori salimmo in macchina e
ci dirigemmo verso il campetto. Ovviamente eravamo sulla mia Aston Martin che
mi ero fatto spedire dai ragazzi, considerato che senza il mio gioiello non
andavo da nessuna parte. In macchina eravamo io e James davanti e Jessica e
Jack di dietro. Quella lì era per forza voluta venire con noi. Più la volevo
lontana da me e più mi era vicina, roba da non credere.
- Di chi sono questi? –
chiese lei affacciandosi nel sedile davanti e sventolando un paio di occhiali da sole.
Erano gli occhiali di
Bella, quelli che credeva di aver perso. Aveva cercato dappertutto, ma non li
aveva trovati e per comprarne un paio identici mi
aveva fatto girare tutti i negozi di Phoenix. Era proprio una pazza, ma ci eravamo divertiti unsacco quel giorno.
- Cazzi miei – gli dissi strappandoglieli dalle mani e posandoli del cassettino
davanti.
- Erano
un modello femminile – mi fece notare lei.
- Ma
davvero? Non c’è ne eravamo accorti – gli disse James
sarcastico.
- Di chi sono? – continuò
imperterrita lei.
- Un pacchetto di cazzi
tuoi no? – gli dissi leggiarmente alterato.
- Almeno fammele
provare, magari mi stanno bene – mi disse lei spuntando davanti e
sporgendosi per aprire il cassettino.
Io gli presi il braccio e
glielo strinsi forte, poi la spinsi dietro. Forse, avevo esagerato con la
stretta, in fondo era una ragazza. Ma chi se ne frega,
era appiccicosa, impertinente e non sapeva farsi gli affari suoi.
- Mi hai
fatto male – mi disse lei.
- Meglio così, così la
prossima volta ci pensi due volte prima di farti gli affari
degli altri – gli disse Jack al mio posto.
- La prossima volta che ti
azzardi a toccare quegli occhiali o qualunque cosa di mio che non ti appartenga
il braccio te lo spezzo – gli dissi arrabbiato.
Lei non replicò, forse, aveva capito che mi ero arrabbiato sul serio. Regnò il
silenzio fino a quando non arrivammo al campetto. Posteggiai
la macchina e poi scendemmo trovando gli altri già lì. Jessica andò incontro
alle altre oche delle sue amiche, mentre Jack si
diresse dai ragazzi.
- Erano
di Bella? – mi chiese James.
Non occorreva che dicesse
il soggetto della frase, tanto avevo capito che si riferisse agli occhiali.
- Era così evidente? – gli
chiesi.
- Da come hai reagito si.
Mi chiedo solo come mai tu sia ancora qui. Fossi in
te, se questa ragazza è speciale come dici, prenderei il primo aereo e tornerei
da lei facendo di tutto per conquistarla – mi disse lui.
- Non è
così semplice – gli dissi io.
- Sei tu che sei troppo
complicato. Ascolta a me – mi disse facendomi
l’occhiolino e andando dagli altri.
Io lo seguì
a ruota e formate le squadre iniziammo a giocare. Forse, aveva ragione lui,
forse, dovevo tornare indietro e provare a
conquistarla. In fondo lei con quel mongolo non mi sembrava
felice, forse, in fondo qualche speranza c’è l’avevo. No, non potevo
andare da lei. Mi presentavo da lei per dirgli cosa? Ciao Bella, io ti amo.
Scegli o me o lui? Assolutamente, non l’avrei mai messa di fronte ad una
scelta. Non l’avrei fatto mai, nonostante la amassi sopra ogni cosa.
- Hai intenzione di giocare
o di andare sulle nuvole? – mi disse James.
- Si scusa,
hai ragione. Stavo pensando solo una cosa. Forza giochiamo
– dissi a quello che era stato sorteggiato come mio compagno di squadra anche
per quella partita.
Eravamo io e James che
eravamo i più forti contro David, Jack e Alex. Le
ragazze erano appoggiate su una panchina e stavano parlando di cose loro, le ringrazia per questo. Non avrei sopportato che si mettessero
davvero a fare il tifo anche in quella circostanza. Mi avvicinai alla panchina
dove c’erano loro e appoggiai la mia felpa. C’era piuttosto caldo, ormai
eravamo a Giugno e giocando avrei sentito ancora più
caldo. Non appena appoggiai la felpa sulla panchina Jessica
la prese e se la mise nelle gambe dicendo che me l’avrebbe tenuta lei. Non obiettai per non discutere, avevo di meglio da fare che
mettermi a presso a lei. Tornai a giocare e restammo lì al campetto per tutto
il pomeriggio. Io e James stracciammo gli altri tre,
ed era stata anche una vittoria semplice.
- La prossima volta uno di
voi si mette con noi – disse David con il fiatone.
- Con voi non c’è storia – continuò Jack.
- Esagerati – gli disse
James.
- Edward, ma tu non sei
stanco? Sembri appena alzato, non hai nemmeno il fiatone. Ha da stamattina che
si alleniamo. Prima in palestra e adesso qui per tutto il pomeriggio, ma di
cosa sei fatto? – mi disse Alex.
-
Tutto merito degli allenamenti che ci facevano fare a Phoenix. Il
mio vecchio coach era molto esigente, ci faceva allenare tantissimo e poi il
pomeriggio mi allenavo sempre in palestra. E i ritmi
che facevo lì erano diversi da questi, ero sempre in movimento – gli dissi.
- Sempre in movimento? E che facevi scusa? Diccelo così prendiamo
esempio – mi disse James malizioso.
- Non è come pensi tu. Sempre in movimento perché non stavo mai fermo. Ero sempre
in giro con i mie fratelli e con delle amiche. Quelle
tre non si fermavano mai e costringevano anche noi a non farlo. Pensa solo che
c’erano intere giornate che passavamo in giro per
negozi, senza fermarci mai e se ci lamentavamo era peggio per noi, perché
iniziavano di nuovo a girare negozi già visti. In una giornata erano capaci di entrare in cento negozi diversi – gli dissi
sorridendo a quel ricordo.
- Non ti invidio
per niente. Dovevate tenerci tanto a quelle ragazze per
sopportare questo – mi disse Jack.
- Tantissimo – mi limitai a
dire io.
- Andiamo a casa va, che ho bisogno di una bella doccia – disse David
avvicinandosi alle ragazze.
Anche gli
altri si avvicinarono alla panchina, mentre io mi soffermai un attimo a centro
campo, ma non l’avessi mai fatto. Jessica arrivò di fretta e furia, ma io dico non era capace di starmi lontano. Dovevo
mettermi un cartello con scritto “Vietato avvicinarsi”, era l’unico
sistema.
- Edward ti ho tenuto la
felpa io, così non si sporcava – mi disse lei
maliziosa togliendosi la felpa che aveva appoggiato alle spalle e porgendomela.
- Questa dalla
a me – disse una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto fra mille.
Era la voce di Bella, ma
non poteva essere lei. Avevo perfino paura di girarmi, ma non c’è ne fu bisogno perché l’amore della mia vita arrivò vicino
a me e si fermò a fianco di Jessica.Era
bellissima come sempre, un look impeccabile come di
consueto. Tutto abbinato, non c’era una singola cosa in lei che non andava. Non
sapevo cosa dire, ero ancora scioccato. Cosa ci faceva
lei qui?
- E
questa chi cazzo è? – disse Jessica rivolgendosi a me.
- Quella che ti spacca la faccia se non ti allontani da qui – gli disse
Bella guardandola minacciosa e togliendogli la mia felpa dalle mani.
Quanto mi era mancata. Avevo solo voglia di stringerla a me, ma non
potevo, dovevo prima capire cosa stava succedendo.
- A chi spacchi la faccia
tu? – gli disse Jessica per provocarla.
Beh, mi dispiaceva per lei,
ma con Bella cascava proprio male.
- A te, c’è qualche
problema? – gli disse Bella leggiarmente scocciata.
Forse, era il caso di intervenire.
- Bella che ci fai tu qua?
– gli chiesi.
- Tu conosci questa qui? –
mi chiese Jessica infastidita.
- Questa qui a un nome, ma del resto una troietta come te non può certo
capire questi concetti – gli disse Bella.
- Troietta a chi? – gli
disse Jessica avvicinandosi di più a Bella.
Sentivo le risate dei
ragazzi che dalla panchina stavano assistendo alla scena, mentre le ragazze si
lamentavano e non sapevano se intervenire o meno.
Jenny di sicuro si stava raggiungendo, magari per difendere l’amica, ma notai che James la bloccò per un polso dicendogli
“Dove pensi di andare? Tu da qui non ti muovi”. Mi venne anche da sorridere,
soprattutto vedendo l’espressione di Bella che non prometteva nulla di buono.
- Sai una cosa? Tu mi
ricordi le nuvole e sai perché? Perché tra voi non c’è
nessuna differenza. Se vi togliete dai coglioni
esce una bella giornata. Adesso brutta oca che non sei altra, togliti dalle
palle, prima che quel faccino da poco di buono che ti ritrovi te lo spiaccico a terra – gli disse Bella seria.
Non potei fare a meno di
ridere, seguito a ruota dai ragazzi. Sentì solo un “quella ragazza è forte”,
detto da non so chi dei tre, perché gli occhi di Bella
si erano incatenati ai miei e quando questo succedeva io non ci capivo più
nulla.
- Senti tu… – stava iniziando a dire Jessica arrabbiata e indignata per
quello che Bella gli aveva detto.
La sua espressione non
lasciava intendere nulla di buono, fosse per lei sarebbero
potute anche arrivare alle mani, ma non glielo consigliavo, Bella sapeva
essere molto aggressiva quando voleva.
- Jessica, sloggia da qui –
gli dissi freddo interrompendola prima che finisse di
parlare.
- Ma…
– stava per dire lei.
- Adesso – gli dissi ancora
più freddo sempre senza farla finire di parlare.
Lei non si muoveva da lì,
sembrava offesa o, forse, non voleva dargliela vinta a Bella.
- Hai sentito cosa ha
detto? Sloggia. Ti do cinque secondi, dopodichè ti prendo a pedate nel culo per mandarti via – gli disse Bella.
- Jessica ti è chiaro
l’italiano? Sloggia da qui, vai via – gli dissi
glaciale, ma era l’unico modo per mandarla via, difatti lo fece.
Tornò alla panchina dagli
altri con la cosa tra le gambe, mentre io tornai a perdermi negli occhi di
Bella. Cosa poteva averla spinta a venire qui? Avevo
un sacco di domande e avevo bisogno delle risposte, ne avevo
bisogno subito.
- Questa intanto la buttiamo – mi disse lei indicando la felpa.
Parlava come se tra di noi non fosse successo niente, come se fossimo gli
amici di sempre. La vidi allontanarsi.
- Dove
stai andando? – gli chiesi fermo nella mia posizione.
- A buttare la felpa – mi
disse lei avvicinandosi ad un bidone della spazzatura lì vicino.
Ma che
era scema? Mi buttava la felpa? Oltretutto era la mia
preferita, quella della Nike a strisce bianche e grigie. Mi avvicinai
come un razzo a lei per impedirgli di buttarla.
- Non ti permettere – gli dissi mentre lei stava aprendo con il piede il cassonetto
della spazzatura.
- Questa si butta, inutile discuterne – mi disse lei.
- E’ la
mia preferita – gli dissi.
- Ne compreremo
una nuova uguale – mi disse lei sorridendomi.
Aveva detto “ne
compreremo”, aveva usato il plurale, cosa voleva dire tutto questo? La
situazione era troppo strana.
- Non vedo perché dovremmo
farlo se questa va benissimo – gli dissi io.
- Questa non va assolutamente
benissimo. Non crederai mica che io ti faccia mettere addosso
qualcosa che è stata indossata da una qualsiasi sciaquetta? Senti che
puzza, l’ha intasata con il suo profumo dolciastro, quindi si butta – mi disse lei buttandola nel cassonetto.
Quella sembrava la reazione
di una fidanzata, più che di un’amica. Quanto avrei
voluto che fosse così.
- Tu sei pazza. La mia
felpa, hai buttato la mia adorata felpa – gli dissi io
esagerando un po’.
- Quante storie per una
semplice felpa. Tieni prendi questa – mi disse lei togliendosi dalle spalle una
felpa bianca con le scritte nere e azzurre e passandomela mentre si incamminava per tornare al centro del campetto.
Era una mia felpa e lei
l’aveva avuta indosso. Una cosa tipica che faceva sempre e questo mi faceva
piacere, perché significava che non aveva perso questa abitudine.
- Non ho
freddo – gli dissi seguendola senza prendere la felpa che lei si rimise sulle
spalle.
La verità è che volevo che
la tenesse lei, però adesso volevo sapere cosa era
venuta a fare qui.
- Bella che ci fai tu qui?
– gli dissi cercando di mostrare un tono neutrale, cercando
insomma di non fargli capire che ero strafelice che lei fosse venuta.
Notai che i ragazzi erano
ancora seduti nella panchina. Pregai perché se ne andassero,
ma nessuno di loro ne aveva voglia, forse, erano tutti curiosi di sapere cosa
sarebbe successo. I più curiosi erano comunque James
che presumevo avesse capito che quella ragazza era Bella e Jessica che
probabilmente voleva vedere chi fosse e cosa volesse da me. Era l’ora di
scoprirlo anche per me, era l’ora della verità.
- Non saresti dovuta venire – mi disse lui
con sguardo triste.
Avevo ragione, lui pensava fossi venuta lì per egoismo, per farlo stare
ancora più male, ma si sbagliava.
- Invece l’ho fatto – mi limitai a dirgli io.
- Posso sapere perché? – mi chiese lui.
- Perché devo dirti una cosa importante – gli
dissi.
Risposte alle vostre recensioni:
- andiewest: Sono contenta si sapere che la mia storia ti
piaccia. Spero continuerai a seguirla. Comunque si, la
continuerò.
- silvy_a94: La
continuerò. Comunque sono felice che ti piaccia.
- tittyswan89: Mi fa
piacere che ti piace. Comunque
la continuerò.
- sarafly: Diciamo che la tua idea
l’ho avuta anch’io. Non so se alla fine la metterò, ma potrebbe
essere. Per adesso aspettiamo che i ragazzi tornino ad essere i fantastici sei.
- bangel91: Sono contenta che
ti piaccia, spero ti piaccia anche questo capitolo.
- monamona: Ti ringrazio, comunque
la continuerò.
- bo19: Ho già qualche
idea di cosa far succedere, volevo solo sapere se volevate
che la continuassi. E ho deciso di continuarla anche
dopo, speriamo che ti piacerà.
- nefertiry85: Beh, diciamo che nel prossimo capitolo sapremo come reagirà
Edward e cosa gli dirà Bella. Comunque la continuerò e
spero che continuerà a piacerti. Comunque sta
tranquilla, ci saranno anche i capitoli dedicati a te, devi solo essere
paziente. So già quale ti dedicherò perché ho già impostato tutto, devi solo
aspettare. Sono sicura che quello che dedicherò a te mi piacerà, o almeno lo spero.
- soletta: Sta tranquilla,
la continuerò e spero che ti piacerà anche in seguito. Comunque
sono contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere.
- Synie: Beh, la tua idea non sarebbe male, ma ho già scritto
una storia su in incidente con protagonisti Bella e Edward e non voglio
ripetermi. Ho già in mente qualcos’altro e spero che continuerai a leggere la
mia storia per scoprirlo.
- stellalilly:
Ho aggiornato prima che ho potuto. Comunque
la continuerò sicuramente.
- SweetCherry: Si, credo anch’io che sia ora che quei due si
godano il loro amore. Ne hanno passate davvero tante, anche troppe per i
miei gusti. Purtroppo non ho potuto fare un aggiornamento flash, ma non ci ho
messo molto a postare questo capitolo.
- kitty19: Ti ringrazio del
tuo consiglio e ti comunico che la continuerò perché l’ispirazione c’è.
- ledyang: Sono contenta di sapere che ci siano
nuove lettrice che apprezzano la mia storia. Spero che ti piacerà anche in
seguito.
- BlackDeath90: La
continuerò sicuramente e spero che continuerà a
piacerti la storia.
- GinnyWeasley: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto e ti anticipo che continuerò la storia anche dopo
che faranno pace.
- CriPattinson:
Si, infatti, lei va lui per cercare di riprenderselo. E
lui come reagirà? Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
- moni: Si, infatti, era proprio ora che Bella aprisse gli occhi. Comunque la
continuerò anche perché ho già delle idee in mente. Quanto su Alice e Novalie,
anche se tu scherzavi, ti posso dire che potrebbe essere
interessante affrontare il loro futuro. Vediamo cosa esce fuori
dalla mia testolina pazza.
- ross_ana:
Beh, diciamo che non volevo che il personaggio di
Lucas fosse odiato fino alla fine, ma che almeno in parte venisse apprezzato,
riuscendosi a mettere da parte pur di fare felice Bella.
- _zafry_:
Non la finirò. Ho tutto l’intenzione di continuarla.
Vediamo cosa salta fuori.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: La continuerò, sta
tranquilla.
- TanyaCullen: Beh, volevo far uscire un Lucas diverso,
magari farlo odiare di meno. Alla fine non è colpa sua
se si è innamorato di Bella. Alla fine è riuscito a mettere da parte i suoi
sentimenti pur di far felice la donna che amava. Terrò a mente i tuoi consigli
per la continuazione e cercherò di accontentarti soprattutto per quanto
riguarda il rapporto tra le ragazze e i genitori ed ho già in mente come. Non
ho ancora deciso tutto, ma per quelle poche idee che ho
in mente per la continuazione ti posso dire che sorprese c’è ne saranno e anche
un po’ di gelosia, ma tranquilla, nulla che sconvolgerà troppo gli equilibri
dei ragazzi, o almeno per adesso non credo. Poi magari scrivendo potrei
cambiare idea, ma per adesso non penso. Sono contenta
che il capitolo ti sia piaciuto e che finalmente hai messo da parte le tue manie
omicide nei miei confronti.
- -1918: Si metteranno
insieme presto, anzi prestissimo.
- arual93: La
continuerò. Comunque sono contenta che il capitolo ti
sia piaciuto.
- _la sua bella_: Si sono rincontrati come vedi, ma per sapere cosa
si diranno dovrai aspettare il prossimo capitolo.
- kuciola94: Ho postato
prima che ho potuto. Comunque
la continuerò.
- Gio Black: Sono contenta che questo sia stato il tuo capitolo
preferito.
- gamolina:
Continuerò, sta tranquilla.
- serve: Tranquilla,
Bella, come vedi, va da Edward, ma se vuoi sapere cosa gli dirà dovrai
aspettare il prossimo capitolo. Comunque la
continuerò.
- DivinaTheBest:Sono contenta che la
storia ti piace. Comunque, presto li vedrai insieme a
Edward e Bella, non dubitare.
- mamarty: Beh, Bella è di coccio, quindi ci ha messo no
tanto, tantissimo. La reazione di Lucas era puramente voluta,
perché volevo che lo odiasse un pochino di meno.
- annaftl: Sono contenta che la storia ti piace e spero che
continuerà a piacerti. Si, Bella si è svegliata e
adesso vedremo cosa succederà. Comunque non so se
riuscirò a postare il prossimo capitolo prima di domani, spero di farcela per
te, ma non ti assicuro niente, anche se mi dispiace.
- flazzycullen: Ho postato prima che ho
potuto. Comunque Bella ha aperto gli occhi,
adesso vediamo che succede.
- Lully Cullen: Beh, la maggior parte vogliono
che la continui e anch’io voglio continuarla. Starà a te decidere se continuare
a seguirla o meno. Io spero che lo farai, anche se comunque spetta a te decidere. Comunque
per sapere la reazione di Edward dovrai aspettare il prossimo capitolo.
- MANU_CALLEN: Sono
contenta che il capitolo ti sia piaciuto e come ti ho già detto poco fa su msn la continuerò. Non ho ancora deciso bene cosa
succederà, ma qualche idea già c’è l’ho. Comunque si,
se ho bisogno di qualche idea chiederò sicuramente il tuo aiuto.
- Spider Monkey: Ho aggiornato prima che ho potuto,
comunque la continuerò tranquilla.
- twilight4ever: Si,
finalmente ha aperto gli occhi. La reazione di Lucas ci tenevo
a metterla così perché volevo che lo odiasse un po’ meno, anche perché quella
situazione non era colpa sua. Povera ragazza si. Comunque
la continuerò.
- Mely91: La continuerò, sta tranquilla. Comunque sono
contenta che tu abbia recensito e che soprattutto ti piace la storia.
- lillina913: Ti ringrazio, comunque nel prossimo capitolo saprai cosa succederà. Quanto a Lucas sono contenta che la pensi così. ha reagito
così perché volevo che lo odiasse di meno.
Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che
hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a
coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e
recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Ed eccomi con questo capitolo. Spero vi piacerà, anche perché
ci tengo parecchio. Questo, insieme a quello della litigata che già avete
letto, è il mio preferito. C’ho messo tutta me stessa per scriverlo e per
esprimere al meglio ciò che prova Bella e spero di esserci riuscita. Dovete
essere voi a dirmelo. Comunque vi ringrazio per tutti i vostri commenti e per
tutti i complimenti che mi fate. Sono davvero lusingata. Buona lettura.
WHEN THE LOVE
CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
“Dedico questo capitolo a coloro che hanno creduto in
questa storia fin dall’inizio e che mi hanno sostenuta durante tutti questi
capitoli. In modo
particolare lo dedico a nefertiry85 ringraziandola per il suo appoggio continuo
e per le sue dritte per il basket, a TanyaCullen che
è stata una delle mie prime fan e una di quelle che ha creduto in me fin
dall’inizio, a eMiLyBlOoD che mi sostenuto sempre
dandomi alcune frasi utili per la mia storia e ultima, ma non per questo meno
importante, a gamolina che è stata la mia prima fan
in questa storia. Grazie a tutte voi. Un bacione”
CAPITOLO 42
RICONCILIAZIONE
POV
BELLA
Era passata una settimana
da quando avevo deciso che sarei andata a Jacksonville a riprendermi Edward,
una settimana da quando avevo deciso che non sarei tornata a Phoenix senza di
lui. Lui era quello giusto, lui era la mia metà e avrei fatto il possibile e
anche l’impossibile per averlo. Sarei partita volentieri quello stesso giorno,
ma mancavauna
settimana alla fine della scuola e avevo preferito finirla, anche sotto
consiglio dei ragazzi. Del resto, avevo aspettato tanto, una settimana non
avrebbe cambiato le cose. Finalmente era arrivato il momento di andare incontro
al mio destino, finalmente ero pronta a lasciarmi andare, ad accogliere i
sentimenti che avevo dentro di me. Era tutto organizzato, fin nei minimi
particolari. Io e i ragazzi avevamo detto ai miei che sarei andata a Boston
dalla zia per passare un po’ di tempo con lei, che mi serviva quella vacanza
per staccare da tutto e loro non mi avevano fatto problemi perché condividevano
con me il pensiero che quella vacanza mi avrebbe fatto bene considerando che
nell’ultimo periodo ero stata giù. Non sapevano certo quanto, in realtà, io
avessi sofferto, ma sapevano che non stavo molto bene e così mi lasciarono
libera. Gli unici che sapevano la verità erano i ragazzi, zia Rachel, Dean,
Carlisle e Esme che avevano promesso di non dire nulla ai miei. Carlisle mi
aveva offerto anche il jet privato in modo da non
insospettire i miei con la storia del biglietto. Dicevano che magari mi
avrebbero chiesto di farglielo vedere e lì sarebbero stati problemi, in questo
caso, invece, non c’era bisogno. Così mi trovavo sul jet a sorvolare il cielo
sperando che al mio ritorno non sarei stata sola. Non
avevo portato nulla con me, nemmeno un misero bagaglio. Indossavo solo un paio
di shorts bianchi, una maglietta maniche corte azzurra, un paio di converse
dello stesso colore e una felpa di Edward bianca con le scritte nere e azzurre
sulle spalle. Il mio bagaglio era solo la mia borsa, dove avevo il portafogli,
il cellulare e le solite cianfrusaglie che si trovano nelle borse di ogni
ragazza. Non sapevo quanto sarei rimasta, ma volevo sperare che fossi rimasta
il meno possibile, una giornata al massimo, per questo non avevo portato nulla.
Speravo solo che Edward mi avesse voluto ancora, speravo solo che non si fosse
dimenticato di me, ma soprattutto speravo che non fosse l’orgoglio a impedirgli
di perdonarmi, anche se sapevo che il mio angelo non era come tutti gli altri.
Lui era orgoglioso, ma sapeva quando mettere l’orgoglio da parte, era stato lui
che mi aveva insegnato che certe volte l’orgoglio può essere un’arma a doppio taglio
e che, quindi, bisogna usarlo con attenzione, ma soprattutto bisogna metterlo
da parte in alcune occasioni. Ancora mi sentivo una stupida a non essermi
accorta prima dei sentimenti che lui provava per me, eppure adesso che sapevo,
adesso che ne ero a conoscenza, tutto mi sembrava così chiaro, così scontato.
Adesso capivo perché aveva sempre messo la mia felicità al primo posto,
fregandosene se a rimetterci era lui, adesso capivo il perché di molti suoi
gesti, ma soprattutto adesso capivo il perché di molte sue parole, di molti
suoi discorsi. Ricordo ancora una cosa che mi disse tempo prima, in un momento
in cui ero davvero giù, in un momento in cui avevo bisogno dell’appoggio di
qualcuno, in un momento in cui avevo bisogno di sapere che c’era qualcuno che
mi avrebbe appoggiato indipendentemente dal fatto che io avessi commesso degli
errori o meno. Mi aveva detto: *“Non avere paura di fare errori, non avere
paura perché, anche se ti pentirai e non potrai tornare indietro, ci sono
sempre io accanto a te. Guarda nel tuo cuore e dimmi cosa ti dice, poi resterò accanto a
te, qualsiasi cosa ti dica, ti prenderò per mano quando vorrai, ti abbraccerò
quando piangerai e ti bacerò se mai vorrai”.*
Ancora ricordavo quelle parole, quelle parole che un tempo non avevo capito, ma
che adesso mi risuonavano nella mente e mi facevano capire quanto lui ci
tenesse a me, quanto lui fosse disposto a restare nell’ombra pur di starmi
accanto, ma soprattutto mi facevano capire che lui mi amava nonostante i miei
difetti, le mie paure, le mie insicurezze e soprattutto nonostante i miei
errori. Ero stata davvero una sciocca. Non avevo voluto vedere ciò che di
prezioso la vita mi aveva offerto: Edward. Speravo solo che lui mi avesse
perdonato e mi avrebbe rivoluto con se, ma stavolta non come una
amica, ma come la donna della sua vita sempre e per sempre. Me lo sarei
ripresa ad ogni costo, Edward era mio e mio sarebbe rimasto. Arrivata a
Jacksonville il jet atterrò e io presa la mia borsa e, messi i miei
inseparabili occhiali da sole agli occhi, scesi dopo aver ringraziato il
pilota. La prima cosa che faci appena appoggiai i piedi a terra fu chiamare i
ragazzi. Composi il numero di Alice e feci partire la chiamata. Dopo un solo
squillo sentì la voce di Emmett.
- Scricciolo dove sei? – mi
chiese il mio fratellone.
- Eravate davanti al
telefono? – chiesi considerato che avevano dato al telefono il tempo di
squillare una sola volta.
- Direi di si. Avevamo tutti e quattro i telefoni sul tavolino che
aspettavamo impazienti che tu ci dessi notizie – mi disse Alice.
Ovviamente la chiamata era
in vivavoce.
- Dovevo immaginarlo.
Comunque io sono appena arrivata qui – gli dissi.
- Quindi non l’hai ancora
visto? – mi chiese Jasper.
- No, non ancora. Adesso
vado in palestra, sperando che il taxista sappia dov’è. Quello è l’unico posto
in mi possono dire dov’è – gli dissi io.
- Noi ci siamo sentiti
stamattina con lui e ci ha detto che per tutta la mattinata aveva allenamenti,
quindi lì sapranno sicuro dov’è adesso – mi disse Rose.
- Lo spero. Adesso vado,
speriamo bene. Auguratemi in bocca al lupo – gli dissi.
- In bocca al lupo, anche
se non c’è ne bisogno – mi dissero tutti all’unisono.
- Crepi – gli risposi io
prima di chiudere.
Vidi un taxi e lo chiamai.
Si fermò subito e io salì.
- Buon giorno signorina.
Dove la porto? – mi chiese l’uomo.
- Alla palestra degli Shox.
Non conosco l’indirizzo, però – gli dissi.
- Lo conosco io, non si
preoccupi – mi disse lui sorridendomi.
- La ringrazio – gli dissi.
- E’ nuova da queste parti,
non è vero? – mi chiese.
Sembrava un uomo molto
gentile e da quando ero salita non aveva smesso un attimo di sorridere. Questo
già diceva molto sul tipo di persona che avevo davanti.
- Si,
io sono di Phoenix – gli dissi.
- Come mai da queste parti?
– mi chiese lui.
- Sono venuta a trovare un
amico – gli dissi.
- Un giocatore della
squadra, presumo – mi disse considerato che gli avevo chiesto di portarmi in
palestra.
- Si certo – mi limitai a
dire.
Mi sorrise, ma non mi
domandò più nulla. Ogni tanto mi faceva qualche domanda su Phoenix e su che
tipo di città fosse, ma non entrò più nel privato. Dopo circa una mezz’oretta
si fermò davanti un grande edificio. Dovevamo essere arrivati.
- Eccoci arrivati – mi
disse lui voltandosi verso di me e sorridendomi.
- La ringrazio. Tenga pure
il resto – gli dissi dandogli una banconota che superava di gran lunga la cifra
che segnava il tassametro, ma se lo meritava, era stato gentilissimo con me.
Mi sorrise e mi ringraziò,
poi se ne andò. Osservai la struttura, era davvero molto grande e bella, nulla
a che vedere naturalmente con la palestra della scuola, poi mi decisi ed
entrai. Era bellissima, ben strutturata e decisamente enorme. Non vidi nessuno,
non c’era anima viva. E adesso a chi chiedevo informazioni? Non sapevo cosa
fare, poi vidi un cartello che indicava l’ufficio dell’allenatore. Mi diressi
lì, sperando che lui sapesse dirmi qualcosa. Appena arrivai davanti all’ufficio
vidi la porta aperta e un uomo alla scrivania che stava scrivendo qualcosa. Mi
avvicinai alla porta e bussai nonostante la porta fosse aperta. L’uomo sentendo
bussare alzò la testa e non appena mi vide mi sorrise.
- Buongiorno, prego si
accomodi. Posso esserle utile? – mi chiese gentilmente.
Quella era la città delle
persone gentili? Mi sa che mi sarei trasferita lì.
- Buongiorno, lei è
l’allenatore degli Shox, giusto? – gli chiese avvicinandomi e dandogli la mano.
- In persona – mi disse lui
sorridendomi.
- Stavo cercando uno dei
suoi giocatori, mi chiedevo se lei sapesse dov’è, visto che in palestra non c’è
nessuno – gli dissi.
- In questi giorni abbiamo
spostato gli allenamenti alla mattina, quindi i ragazzi sono già andati via.
Comunque tu chi cerchi? – mi chiese con fare gentile.
- Edward Cullen – gli
dissi.
- C’era da aspettarselo –
mi disse lui trattenendo a stento una risata.
- Perché? – gli chiesi
curiosa.
- Perché ultimamente tutte
le ragazze chiedono di lui – mi disse sorridendomi.
Un moto di gelosia mi
percorse tutto il corpo, ma cercai di non farlo notare all’uomo. Edward era
mio, nessuno e ribadisco nessuno doveva permettersi di interessarsi a lui,
anche se questo era impossibile. Edward era troppo bello per passare
inosservato.
- Beh io sono una sua amica
– gli dissi per far capire che non facevo parte delle sciaquette che gli
facevano il filo.
- Quindi non sei di queste
parti? – mi chiese lui.
- No assolutamente. Sono di
Phoenix – gli dissi.
- Appunto, perché non ti ho
mai visto da queste parti. Comunque non ho idea di dove sia Edward. Forse, ti
conviene chiamarlo – mi disse lui.
- Volevo fargli una
sorpresa – gli dissi.
Diciamo che se gli avessi
chiamato non avrebbe risposto, quindi era inutile farlo, ma era meglio non
dirglielo questo.
- Capisco, però, davvero
non ho idea di dove sia. Ho sentito qualche ora fa il capitano della squadra e
mi ha detto che era andato insieme ad alcuni giocatori a mangiare in un locale
qui vicino. C’era anche Edward con loro, ma sono già le sei di pomeriggio,
quindi non credo che siano ancora lì. Mi dispiace di non poterti aiutare – mi
disse lui sinceramente dispiaciuto.
- Non fa nulla. Vorrà dire
che gli chiamerò – gli dissi mentendo.
- Forse ti conviene. E’
stato un piacere conoscerti – mi disse lui.
- Piacere mio. Buon lavoro
e mi scusi ancora per il disturbo – gli dissi io
uscendo dal suo ufficio e dirigendomi fuori.
Adesso dove cavolo lo
andavo a cercare? Mi sedetti su una panchina lì fuori, sperando che mi venisse
un’idea, anche se c’era poco da sperare.
- Ciao – mi disse una voce
alle mie spalle.
Mi voltai e vidi un ragazzo
che mi sorrideva. Di tutto potevo avere bisogno tranne di qualcuno che veniva a
rompere le scatole.
- Ciao – gli dissi
voltandomi di nuovo e dandogli le spalle.
- Piacere io sono Dylan –
mi disse lui posizionandosi di fronte a me.
- Piacere – gli dissi senza
nemmeno guardarlo.
Ma questo qui da dove
usciva? Pregai solo che se ne andasse, avevo bisogno di riflettere e non di
avere un ragazzo tra i piedi.
- Poco fa passavo nel
corridoio della palestra e ho sentito che dicevi al coach che stai cercando
Edward, sbaglio? – mi chiese lui sorridendomi.
Mi voltai verso di lui e lo
guardai, sorridendogli anch’io questa volta. Forse, lui poteva aiutarmi.
- Lo conosci? – gli chiesi.
- Si certo, faccio anch’io
parte della squadra – mi disse lui indicandomi con la mano il suo
abbigliamento. Solo allora notai che indossava un paio di pantaloncini da
basket neri e una canotta dello stesso colore con scritto “Shox”.
- Scusa, ma non ti avevo
guardato – gli dissi sincera.
- Non fa nulla. Comunque io
lo so dov’è Edward – mi disse sorridendomi.
- E dove? – gli chiesi.
- Al campetto di basket –
mi disse lui.
- Non per sembrarti
ignorante, ma è la prima volta che vengo a Jacksonville, non ho idea di dove
sia questo posto – gli dissi.
- Lo immaginavo. Comunque è
facilissimo arrivarci, anche perché è qui vicino. Devi solo andare dritto e poi
svoltare a destra. Lo riconoscerai subito perché troverai dei ragazzi che
giocano e poi c’è il canestro, quindi non dovresti sbagliarti – mi disse
sorridendomi.
- Spero di no. Grazie mille
– gli dissi sorridendogli sincera.
- Di nulla. Vuoi che ti accompagni?
– mi disse.
- No, grazie lo stesso.
Credo di farcela – gli dissi.
- Ok, nel caso hai
problemi, torna qui che ti accompagno io – mi disse sorridendomi e
allontanandosi per entrare in palestra.
Che fortuna aver incontrato
quel ragazzo. Mi diressi nella direzione indicatomi da lui e in poco tempo
arrivai a quel campetto. Era molto piccolo, ma carino.
C’erano cinque ragazzi che giocavano, tra cui Edward e su una panchina c’erano
tre ragazze che già dall’aspetto mi sembravano tre vere oche. I miei occhi,
comunque, andarono a posarsi su Edward, era bellissimo. I miei ricordi non gli
rendevano giustizia. Stava giocando insieme ad un ragazzo, che se non ricordavo
male da quello che avevo visto in tv doveva essere il capitano della squadra.
Gli altri tre dell’altra squadra giocavano insieme e anche loro mi era sembrato
di averli visti in tv. Osservai Edward. Indossava un paio di jeans chiari
strappati all’altezza delle cosce e delle ginocchia, una maglietta bianca
profilata grigia intorno al collo maniche corte, un paio di Nike shox dello
stesso colore della maglia e un paio di Ray Ban agli occhi. Era divino,
sembrava un dio greco. Era tremendamente sexy anche quando giocava a basket e
più lo guardavo più mi rendevo conto di essere stata una stupida a non essermi
accorta prima di quello che provavo per lui. Rimasi a distanza, cercando di non
farmi vedere. Sarei andata da lui quando avrebbe terminato di giocare. Dopo un mezz’oretta la partita terminò, avevano vinto Edward e il
ragazzo che giocava con lui. I ragazzi iniziarono a parlare tra loro. Mi
avvicinai un po’ per sentire cosa dicessero, stando però attenta a non farmi
vedere.
- La prossima volta uno di
voi si mette con noi – disse uno dei ragazzi.
- Con voi non c’è storia –
disse un altro.
- Esagerati – gli disse
quello che credevo fosse il capitano degli Shox.
- Edward, ma tu non sei
stanco? Sembri appena alzato, non hai nemmeno il fiatone. Ha da stamattina che
ci alleniamo. Prima in palestra e adesso qui per tutto il pomeriggio, ma di
cosa sei fatto? – disse un altro rivolgendosi al mio angelo.
- Tutto merito degli
allenamenti che ci facevano fare a Phoenix. Il mio vecchio coach era molto
esigente, ci faceva allenare tantissimo e poi il pomeriggio mi allenavo sempre
in palestra. E i ritmi che facevo lì erano diversi da questi, ero sempre in
movimento – gli rispose il mio amore.
- Sempre in movimento? E
che facevi scusa? Diccelo così prendiamo esempio – gi disse quello di prima
malizioso.
- Non è come pensi tu.
Sempre in movimento perché non stavo mai fermo. Ero sempre in giro con i mie fratelli e con delle amiche. Quelle tre non si
fermavano mai e costringevano anche noi a non farlo. Pensa solo che c’erano intere giornate che passavamo in giro per negozi,
senza fermarci mai e se ci lamentavamo era peggio per noi, perché iniziavano di
nuovo a girare negozi già visti. In una giornata erano capaci di entrare in
cento negozi diversi – gli rispose Edward sorridendo.
Cavolo quanto mi era
mancata quella voce, da morire. Mi venne da sorridere anche a me ascoltando le parole
di Edward, perché mi vennero in mente i momenti che lui aveva ricordato.
- Non ti invidio per
niente. Dovevate tenerci tanto a quelle ragazze per sopportare questo – gli
disse un altro.
- Tantissimo – gli rispose
Edward.
- Andiamo a casa va, che ho
bisogno di una bella doccia – disse un altro avvicinandosi alle ragazze che
c’erano nella panchina.
Dopo di lui anche gli altri
ragazzi si avvicinarono alla panchina, mentre Edward non so perché si soffermò
al centro del campo, restando da solo. Stavo per avvicinarmi, ma notai che una
delle tre ragazze gli si avvicinò. Indossava una minigonna, talmente mini, che
sembrava che nemmeno c’è l’avesse, una maglietta bianca con disegnate delle
macchie di colore di tanti colori diversi che gli lasciava scoperta tutta la
schiena e che aveva una scollatura a boccale che gli metteva in evidenza oltre
che il seno anche il reggiseno. Ma nessuno gliel’aveva detto che sotto quella
maglietta ci voleva una fascia? Certo che no, del resto doveva farsi vedere,
altrimenti si sarebbe guardata allo specchio prima di uscire di casa. Indossava
anche un paio di scarpe modello ankle boots nere con
il tacco molto alto. Guardava Edward come se se lo
volesse mangiare con gli occhi, anzi lo stava spogliando con gli occhi. Ma tu
vedi questa sciaquetta. Magari era la sua ragazza, magari stavano insieme, o
forse, semplicemente lei era stata una delle tante che aveva avuto il suo
corpo, ma il suo cuore? Aveva avuto anche quello? Qualcosa mi diceva di no,
poiché l’espressione di Edward, quando lei si avvicinò a lui, sembrava
infastidita, o ameno così sembrava ai miei occhi.
- Edward ti ho tenuto la
felpa io, così non si sporcava – gli disse la ragazza con espressione maliziosa
togliendosi la felpa che aveva appoggiato alle spalle e porgendogliela.
Come cazzo si permetteva
quella sottospecie di sciaquetta dei miei stivali a
parlare in quel modo con Edward? Con il mio Edward? Sarei andata volentieri lì
a prenderla a sberle. Non potevo restare con le mani in mano, dovevo
intervenire e dovevo farlo subito.
- Questa dalla
a me – dissi io avvicinandomi a loro.
Rimasi dietro le spalle di
Edward quando dissi questo, ma poi mi avvicinai a loro e mi posizionai a fianco
della ragazza. Diedi una leggera occhiata a Edward che sembrava stupito e
scioccato di vedermi e, del resto, non aveva tutti i torti, poi mi voltai a
guardare la ragazza con sguardo minaccioso.
- E questa chi cazzo è? –
disse Jessica a Edward.
- Quella che ti spacca la
faccia se non ti allontani da qui – gli dissi io minacciosa togliendogli la
felpa di Edward dalle mani.
- A chi spacchi la faccia
tu? – mi disse lei per provocarmi.
Con me c’è la sbagliava
proprio. Non la sopportavo proprio e il fatto che avesse messo gli occhi sul
mio Edward peggiorava solo le cose. Ciò che era mio nessuno poteva permettersi
a toccarlo. Edward era territorio mio.
- A te, c’è qualche
problema? – gli dissi scocciata.
Notai che Edward mi
guardava ed era sempre più stupito, e dalla sua espressione sembrava anche un
po’ preoccupato dalla situazione che si era venuta a creare con quella lì.
- Bella che ci fai tu qua?
– mi chiese lui.
Da quando non sentivo la
sua voce chiamarmi per nome? Un mese, o forse di più, e persi un battito solo
ad aver sentito pronunciare il mio nome da quelle labbra.
- Tu conosci questa qui? –
gli chiese la ragazza abbastanza infastidita.
- Questa qui a un nome, ma
del resto una troietta come te non può certo capire questi concetti – gli dissi
io.
- Troietta a chi? – mi
disse la ragazza avvicinandosi di più a me.
Non so perché, ma questa
qui oggi aveva proprio voglia di essere presa a pugni in faccia. Non avevo mai
amato la violenza, ma quando era troppo era troppo e io se volevo sapevo essere
violenta. Non si poteva permettere di guardare Edward in quel modo, ne tanto meno si poteva permettere di parlarmi in quel modo.
Sentì alcuni dei ragazzi che prima giocava con Edward ridere, ma non gli diedi
troppa importanza, anche perché se l’avrei fatto mi sarei messa a ridere
anch’io, considerato che la situazione era parecchio surreale. Tornai a guardare
Edward e notai che mi guardava e sorrideva. Non sapevo perché, ma, forse, era a
causa della mia espressione furiosa.
- Sai una cosa? Tu mi
ricordi le nuvole e sai perché? Perché tra voi non c’è nessuna differenza. Se
vi togliete dai coglioni esce una bella giornata. Adesso brutta oca che non sei
altra, togliti dalle palle, prima che quel faccino da poco di buono che ti
ritrovi te lo spiaccico a terra – gli dissi seria, mentre Edward seguito da
quei ragazzi scoppiarono a ridere.
Non mi piaceva comportarmi
così, o meglio non mi piaceva più. Fino a qualche mese fa non mi sarei fatta
problemi a comportarmi in quel modo, ma adesso le cose erano cambiate e questi
atteggiamenti non facevano più parte di me, ma vedere come quella ragazza
continuava a guardare il mio angelo mi dava un fastidio tremendo e le parole
uscivano dalla mia bocca senza che io riuscissi a controllarle.
- Senti tu… – stava
iniziando a dirmi la ragazza abbastanza arrabbiata per via di quello che gli
avevo detto.
- Jessica, sloggia da qui –
gli disse Edward freddo interrompendola prima che finisse di parlare.
Non potei fare a meno di
sorridere. Ero contenta che il mio angelo finalmente fosse intervenuto e che
avesse cacciato lei piuttosto che me. Sapevo che non lo avrebbe mai fatto con
me, ma la paura c’era lo stesso. In fondo, non sapevo cosa gli passasse per la
testa.
- Ma… – stava per dirgli la
ragazza, che a quanto pareva si chiamava Jessica.
- Adesso – gli disse lui
ancora più freddo senza nemmeno permettergli di finire la sua frase.
Quella lì non sembrava
interessata a muoversi e a me stavano iniziando a saltare i nervi sul serio.
- Hai sentito cosa ha
detto? Sloggia. Ti do cinque secondi, dopodichè ti
prendo a pedate nel culo per mandarti via – gli dissi furiosa.
- Jessica ti è chiaro l’inglese?
Sloggia da qui, vai via – gli disse Edward glaciale.
Dopo le parole del mio
angelo, la sgualdrina, finalmente, si decise ad allontanarsi e tornò alla
panchina insieme agli altri. Quando arrivò lì si sedette e mi guardò con
sguardo glaciale e furioso, ma non me ne curai più di tanto. Adesso avevo altri
pensieri per la testa.
- Questa intanto la
buttiamo – gli dissi indicando la felpa e dirigendomi verso un cassonetto della
spazzatura posto poco distanze dal campetto.
- Dove stai andando? – mi
chiese lui.
- A buttare la felpa – gli
dissi dopo essere giunta al bidone della spazzatura.
Lo vidi avvicinarsi
velocemente e guardarmi con un’espressione del tipo “questa è pazza”. Mi veniva
anche da ridere, ma cercai di trattenermi.
- Non ti permettere – mi disse
mentre io stava aprendo con il piede il cassonetto della spazzatura.
- Questa si butta, inutile
discuterne – gli dissi con uno sguardo che non lasciava spazio a repliche.
- E’ la mia preferita – mi
disse.
- Ne compreremo una nuova
uguale – gli dissi sorridendogli.
Solo dopo aver pronunciato
quella frase mi resi conto di quello che avevo detto. “Ne compreremo”. Avevo
usato il plurale, avevo usato il noi, anche se non sapevo se ci fosse stato un
noi, eppure adesso che lo avevo vicino a me, adesso che lo vedevo guardarmi mi
sembrava come se quello che provassi io era
ricambiato, come se il noi tra noi due era esistito da sempre.
- Non vedo perché dovremmo
farlo se questa va benissimo – mi disse lui.
- Questa non va
assolutamente benissimo. Non crederai mica che io ti faccia mettere addosso qualcosa che è stata indossata da una qualsiasi
sciaquetta? Senti che puzza, l’ha intasata con il suo profumo dolciastro,
quindi si butta – gli dissi io buttando quella felpa
nel cassonetto.
In
effetti la felpa era proprio bella, ma non aveva
importanza. Se ne sarebbe potuto comprare altre cento
come quella.
- Tu sei pazza. La mia
felpa, hai buttato la mia adorata felpa – mi disse lui con tono da bambino.
- Quante storie per una
semplice felpa. Tieni prendi questa – gli disse togliendomi dalle spalle la sua
felpa che mi ero portata appresso e porgendogliela mentre tornavo al centro del
campetto.
- Non ho freddo – mi disse
senza prendere la felpa e seguendomi.
Io me la rimisi nelle
spalle e poi mi voltai verso di lui. Eravamo di nuovo nel punto di prima, nel
punto in cui dopo un mese e mezzo avevo rivisto i suoi occhi perdendomi in
quell’azzurro. Anche lui mi guardava negli occhi e aveva l’espressione di uno
che non ci stava capendo nulla e, in effetti, aveva ragione.
- Bella che ci fai tu qui?
– mi disse guardandomi negli occhi.
Mi guardai attorno e vidi
che c’erano ancora i suoi amici e quelle ragazze sulla panchina che sembravano
non volersene andare. Quella Jessica mi guardava con aria di sfida, ma non me
ne curai più di tanto. Sperai che se ne andassero, ma non lo fecero, anzi si
misero più comodi, pronti per assistere alla scena, come se fossero al cinema,
ma quello non era un film, quella era la realtà, quella era la mia vita e
quello che sarebbe successo nel giro di pochi minuti avrebbe condizionato per
sempre la mia vita. Di sicuro l’avrebbe cambiata, non sapevo se in bene o in
peggio, ma ero sicura che l’avrebbe cambiata. Prima di
rispondere a Edward c’era qualcosa che dovevo fare, qualcosa che desideravo
fare da quando se ne era andato, qualcosa che avevo il bisogno di fare. In una
frazione di secondo accorciai le distanze e mi buttai addosso a lui
abbracciandolo. Avevo bisogno di quel contatto, ne avevo dannatamente bisogno.
Lo strinsi forte a me,anche se lui all’inizio non
ricambiò l’abbraccio, forse stupito dalla mia reazione, o, forse, perché si
aspettava che io parlassi, invece, che buttarmi addosso a lui, ma prima di
dirgli quello che sentivo dentro avevo bisogno di quel contatto. Dopo alcuni
secondi, lui, sembrò ridestarsi e ricambiò l’abbraccio, stringendomi forte a
lui. Mi sentivo terribilmente protetta da quelle braccia, mi sentivo me stessa,
mi sentivo in grado di fare tutto quando le sue braccia mi stringevano. Non
aveva intenzione di lasciarmi andare, anzi mi stringeva sempre più forte e io
mi beavo di quel contatto, di quel contatto così indispensabile per me. Era
come se in quell’abbraccio ci fosse tutto il suo amore per me e in quel momento
mi convinsi che le cose sarebbero andate bene, mi convinsi che lui, nonostante
tutto, mi amava ancora, o almeno questo era quello che speravo. Dopo momenti
interminabili ci staccammo e mi sentì di nuovo vuota perché era questo quello che io ero senza di lui, ero vuota. Solo lui
era capace di riempirmi, solo lui era capace di farmi stare bene. Ci guardammo
negli occhi per non so quanto tempo, fino a quando vidi la sua espressione
cambiare, vidi la sua espressione diventare sofferente. Forse, quel contatto
gli aveva fatto male, forse, credeva che fossi andata lì per scombussolargli di
nuovo la vita, forse, credeva che ero andata lì per
fare l’egoista, ma non era per questo che io ero lì, ero lì per dirgli tutto
quello che avevo sempre cercato di nascondere anche a me stessa.
- Non saresti dovuta venire
– mi disse lui con sguardo triste.
Avevo ragione, lui pensava
fossi venuta lì per egoismo, per farlo stare ancora più male, ma si sbagliava.
- Invece l’ho fatto – mi
limitai a dirgli io.
- Posso sapere perché? – mi
chiese lui.
- Perché devo dirti una
cosa importante – gli dissi.
- Non ti farò da testimone
– mi disse lui sorridendo e contagiando pure me.
Ecco perché lo amavo.
Perché anche nelle situazioni più tese, più strane,
lui riusciva sempre a sdrammatizzare, anche se sdrammatizzare in quel modo era
doloroso per lui.
- Sei sempre il solito
buffone. Mi sa che hai preso il posto di Emmett – gli dissi mentre ancora
ridevo.
- Emmett non lo batte
nessuno – mi disse lui.
- Se lo vedessi in
quest’ultimo mese e mezzo non la penseresti così – gli dissi tornando seria.
- Mi dispiace – si limitò a
dire lui.
- Non è colpa tua, ma mia. Lui insieme agli altri hanno cercato di starmi
dietro, di farmi stare meglio, ma non ci sono riusciti poi molto e Emmett
vedendomi in quel modo ha perso la sua buffonaggine – gli dissi.
- Non volevo farti
soffrire, ma era l’unica cosa che potevo fare. Lo so, sono stato egoista, ma
non potevo sopportare più quella situazione – mi disse lui.
- Sono io quella egoista,
io che ho preteso che tutto potesse essere come un tempo pur sapendo che non
era possibile – gli dissi.
- Bella che sei venuta a
fare qui? – mi disse per la terza volta nel giro di poco tempo.
Voleva sapere il perché
della mia presenza e il fatto che avessimo girato intorno alla cosa non andava
bene per lui. Era l’ora della verità, era l’ora di dirgli tutto, era l’ora di
aprirmi. Mi guardai attorno e vidi che quei ragazzi erano ancora lì che stavano
ascoltando tutto il nostro discorso. Avrei preferito andare via da lì, ma non
volevo essere inopportuna con Edward e poi non volevo più aspettare. Me ne
sarei fregata altamente di loro, per me esisteva solo Edward e poi quando io
ero con lui tutto il resto non contava. Esistevamo solo io e lui.
- Adesso te lo dico, ma non
interrompermi ti prego, perché se tu lo facessi non so se riuscirei a
continuare. Fammi dire tutto ciò che penso e poi mandami pure via se vuoi, ma
fammi finire, promettimelo – gli dissi.
- Te lo prometto – mi disse
facendomi un sorriso per tranquillizzarmi, anche se sembrava che anche lui
fosse piuttosto agitato per quello che stavo per dirgli.
Mi presi di coraggio e dopo
aver preso un respiro profondo inizia a parlare.
- Ilrapporto che abbiamo creato noi due è
stato qualcosa di magico, di unico, di speciale. Potrei trascorrere tutta la
mia vita a cercare di creare un altro rapporto come il nostro, tutta una vita,
ma so già che sarebbe inutile. Quella volta che ti ho chiamato, quell’unica
volta in cui tu mi hai risposto, mi hai detto che tu eri un semplice amico, che
ne avrei trovato altri cento come te e altri mille meglio di te, beh, mi
dispiace, ma non è così. La vita mi ha fatto incontrare qualcuno di speciale,
qualcuno di unico e io me lo sono lasciato scappare. Non potrò più trovare
qualcuno come te, e sai perché? Perché io non lo voglio qualcuno come te, io
voglio te. Ho vissuto l’ultimo mese e mezzo lasciandomi cullare dalla nostalgia
di quel legame che ci ha unito in modo profondo. Noi due avevamo creato
un’intesa perfetta, una comprensione totale, bastava guardarci negli occhi per
capire tutto. Tante volte mi sono chiesta cosa fosse e non sono mai riuscita a
dare un nome a quello che avevamo creato insieme. Era amore? Era amicizia?
Cos’era? Non lo so e non mi interessava saperlo perché mi rendevo conto che la
definizione a quello che avevamo noi non era importante, importanti eravamo noi
due, noi due che formavamo qualcosa di unico. Poi ho voluto rovinare tutto
andando alla ricerca dell’amore, di un amore che avevo sempre creduto di
volere, di provare, ma ero solo accecata, avevo solo paura di amare davvero e
non ho visto oltre il mio palmo di naso, non ho visto, anzi non ho voluto
vedere, che, forse, l’amore l’avevo già trovato, l’avevo già trovato nel nostro
rapporto, ma ho preferito essere ceca. Poi te ne sei andato e mi hai lasciata
sola, sola con me stessa e con i fantasmi che avevo, i fantasmi di un amore che
avevo voluto, ma che adesso non volevo più.
Rimpiangevo i momenti passati insieme, rimpiangevo le tue braccia che mi
stringevano, le tue carezze che mi cullavano, le tue parole che mi
confortavano, i tuoi scherzi che mi facevano ridere, rimpiangevo i mesi passati
con te. Da quando te ne sei andato ho passato quasi tutte le mie giornate nella
tua camera, in mezzo alle tue cose, stringendo le tue felpe come se stringessi
te, ed ero troppo occupata a fare questo per fermarmi a riflettere su cosa
avevo dentro di me. Poi, un giorno, l’ho fatto e mi sono resa conto di tutto
dovendo ammettere quella che era l’evidenza. Ho capito cosa mi stava
succedendo, ho capito qual era il motivo di tutta quella sofferenza che avevo
dentro da quando tu eri partito, ho capito tutto questo ponendomi una sola,
semplice domanda. Se tu, o Lucas, mi aveste posto di fronte a una scelta,
piuttosto che litigare tra di voi, se uno dei due mi avesse chiesto di
scegliere tra l’uno e l’altro io non avrei avuto dubbi. Avrei scelto te, perché
tu eri e sei molto più importante. A quel punto avevo
già capito che con Lucas non poteva durare, ma avevo capito soprattutto che non
lo amavo, che non l’avevo mai amato. In lui avevo visto il desiderio della mia
adolescenza, in lui avevo riposto i miei sogni futuri, ma quello non era amore,
quella era ossessione di avere di nuovo per me qualcosa che avevo perso senza
lottare. Ed eccomi a dover riflettere, invece, su cosa tu fossi per me. E la
risposta arrivò forte e chiara, arrivò nelle parole di tua madre. Lei mi disse: “L’amore è
qualcosa di unico, di speciale, l’amore è guardare gli occhi dell’altro e
vedere i propri. L’amore è
irrazionale, più ami qualcuno e più perdi il senso delle cose. Tu hai solo paura di amare davvero, ma ricorda che rifiutarsi di
amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire”.
La risposta arrivò riflettendo per intere settimane sulle parole che avevo
letto su un libro di filosofia: “Spesso
prendiamo in prestito dai nostri domani per pagare i debiti dei nostri ieri”
ed è questo quello che io ho fatto, ma mi sono accorta
di sbagliare. Con te ho sbagliato e pure tanto. Ho preso tutto come un gioco,
ma ho perso in questo gioco perché mi sono resa conto che sei tu quello che
voglio. Succede ogni volta, ti accorgi di voler stare con una persona solo
quando l’hai persa e quando non si può più fare niente. Non so perché mi sono
allontanata da te, forse, era inevitabile che succedesse considerando che mi
ero messa con un’altra persona, so solo che con te ho sempre avuto paura di
rischiare, proprio come c’è l’ho adesso, però sono stufa di scappare, voglio
tentare, perché, come mi hai detto sempre tu, vivere senza tentare significa
rimanere con il dubbio che c’è l’avresti fatta. Se tu dovessi dirmi di no lo
capirei, sarebbe normale e non te ne farei una colpa, perché sono consapevole
che dovevo pensarci prima e che adesso non posso pretendere niente da te dopo
essermi comportata come ho voluto senza pensare minimamente a quello che volevo
davvero. Adesso so cosa voglio, lo so perfettamente, la cosa che voglio più di
ogni altra è stare con te. Voglio te così come sei, con il tuo sorriso sghembo,
ma anche con quel tuo sorriso di infinita dolcezza, con l’egoismo che dici di
avere, ma che io non ho visto, forse, perché è uguale a quello di tutti noi.
Voglio te con la tua costante paura di farmi soffrire, con la tua razionalità,
con la tua grande e infinita sensibilità che cerchi di celare, ma che c’è
dentro di te perché me l’hai mostrata, con i tuoi fantastici occhi che parlano
più della tua bocca. Voglio te con le tue fragilità che cerchi di celare, ma
che hai e allo stesso tempo voglio te con la tua immensa forza che mi lascia
basita ogni volta che te le vedo tirare fuori, una forza che ti ha permesso di
affrontare a testa alta le difficoltà che hai avuto nella tua vita facendoti
arrivare ad oggi un po’ dolorante, ma con il cuore e l’anima intatta. Voglio te
per quello che sei, per il bambino che spesso lasci uscire fuori, per la tenerezza
che hai, per tutto quello che hai da dare. Voglio te perché sei l’unico che con
una semplice parole, con un semplice sguardo o con un
sorriso dolce riesci a farmi sentire importante, perché hai capito che è anche
di questo che io ho bisogno, ho bisogno di sentirmi importante, ma soprattutto
voglio te per la tua voglia di amare, perché mi hai fatto innamorare come non
avrei mai creduto fosse possibile che succedesse. Voglio te perché quando sto
con te mi batte il cuore all’impazzata, così forte che ho paura che mi esca dal
petto, perché solo con te riesco ad essere me stessa, solo con te riesco a
sentirmi bene. Voglio te perché ti amo. Ho sempre cercato una cosa piccola in
un mondo infinito e invece la vita mi ha fatto trovare te, una cosa infinita in
un piccolo mondo e io sono stata troppo egocentrica per rendermene conto in
tempo. Una volta tu mi hai detto che non serve strappare le pagine del libro
che è la vita perché sarebbe inutile e deludente, oltre che impossibile, mi hai
detto che basta voltare pagina e ricominciare. Io non devo ricominciare a
vivere, devo solo imparare a farlo, perché quello che ho fatto in tutto questo
tempo non è stato vivere, ma sopravvivere. Adesso voglio vivere davvero e
voglio farlo con te, perché sei stato l’unico che in diciannove anni mi hai
fatto sentire davvero viva. *Edward, io non vivo senza
di te. Il tuo profumo, i tuoi occhi, le tue carezze, i tuoi abbracci mi fanno
uscire da questo mondo e mi rinchiudono nel nostro mondo ed io non saprei dove
altro vivere. Ti amo più della mia stessa vita e se ne
te vai di nuovo non reggerò, quindi, ti prego, perdonami per come mi sono
comportato e per ciò che ho detto, perché dire che ti odio è stata
un’imperdonabile bestemmia.* Mi sono accorta di tutto
questo solo quando tu hai chiuso la porta, forse, perché credevi di chiudermi
così fuori dal tuo cuore e non te ne faccio una colpa per questo. Volevi
buttarmi fuori dalla tua vita e senz’altro ci sei riuscito, ma adesso c’è solo
una cosa che mi chiedo, ed è questa cosa che mi ha spinto a venire qui, è questa cosa che mi ha spinto a provare ad averti
piuttosto che rinunciare senza tentare. Dentro sei riuscito a buttarmi fuori?
Sei riuscito a chiudermi fuori dal tuo cuore? Mi basterà sentire un tuo “si”
per farmi scomparire dalla tua vita, un solo “si” per far si
che io sparisca proprio come se non fossi mai esistita. Però ti prego se devi
allontanarmi da te fallo perché davvero non provi più nulla nei miei confronti,
non farlo solo per orgoglio. Io ti amo, ti amo più di ogni altra cosa al mondo,
ti amo totalmente ed incondizionatamente. Perdonami se l’ho capito solo adesso,
se lo capito adesso che, forse, ormai, è troppo tardi
– gli dissi concludendo quello che mi era sembrato fosse un monologo.
Lo guardai e notai che la sua espressione pian
piano che parlavo cambiava. Quando terminai di parlare notai un fantastico
sorriso sul suo volto, uno dei suoi sorrisi sghembi migliori, o forse, il
migliore in assoluto. Sperai che quel gesto potesse significare che anche lui
provasse lo stesso per me, ma per esserne sicura avevo bisogno di sentirlo
parlare. Lo guardai negli occhi e mi persi ancora in quell’azzurro, era
meraviglioso, era davvero il mio angelo. Nel giro di una frazione di secondo
accadde qualcosa che non mi sarei aspettata, non in quel momento almeno. Sentì
le sue labbra appoggiate alle mie e le sue braccia che mi stringevano forte e
che mi sollevavano da terra facendomi girare. Nel frattempo il bacio divenne
molto più passionale e le nostre lingue presero a giocare tra loro. Quello era di
sicuro il bacio più bello che avessi ricevuto in vita mia, ancora più bello di
quello che ci eravamo dati alla vigilia di Natale. Era un bacio passionale, ma
allo stesso tempo carico d’amore e in quel momento non ebbi più dubbi. Edward
mi amava esattamente come io amavo lui. Non poteva esistere persona più felice
di me sulla faccia della terra. Dopo minuti interminabili le nostre labbra si
staccarono, ma io ero ancora tra le sue braccia sollevata da terra, mentre lui
mi faceva girare come se fossi in una giostra. Rideva, stava ridendo come un
bambino e io non potei fare a meno che ridere insieme a lui. Nei suoi occhi
leggevo la felicità, la stessa felicità che c’era nei miei. Nei suoi occhi
vedevo i miei, proprio come mi aveva detto Esme. Edward era quello giusto,
Edward era la mia metà, noi eravamo nati per stare insieme, eravamo nati per
essere una cosa sola.
- Cosa significa tutto questo? – gli dissi
riferendomi alla sua reazione
Sapevo cosa significasse, era tutto fin troppo
chiaro, ma volevo averne la conferma, volevo che me lo dicesse lui.
- E me lo chiedi? Significa che ti amo più della
mia vita, che senza di te la mia vita non ha senso. Da quando ti conosco mi hai
trasportato in una dimensione differente, mi hai cambiato la vita. Credo che al
mondo ci sia solo una persona che può completarci e sei tu quella persona, sei
tu l’unica che mi può completare. Nulla potrà contro il nostro amore. Darei
tutto per te, anche la mia vita se necessario e perdonami se ti ho fatto
soffrire in questo ultimo periodo. Mi è mancato il mio koala, mi sei mancata da
morire. Ti amo Bella, ti amo sopra ogni cosa – mi disse lui.
- Se non
ti saresti comportato così chissà quando avrei aperto gli occhi, non so
quando mi sarei accorta che ti amo, probabilmente quando tu non mi avresti
amato più – gli dissi.
- Non avrei mai smesso di
amarti. Non sarebbe possibile, perché quello che provo è qualcosa di troppo
grande – mi disse lui baciandomi di nuovo.
Lo amavo da impazzire, lo
amavo come non credevo sarei mai stata capace.
- Dimmelo di nuovo – gli
dissi quando ci staccammo dal bacio.
- Cosa? – mi chiese.
- Che mi ami – gli dissi.
- Ti amo – mi disse lui.
- Ancora – gli chiesi con
un tono da bambina.
Amavo sentirmi dire ti amo
da lui. Era come toccare il cielo con un dito.
- Ti amo, ti amo, ti amo,
ti amo e non smetterò mai di dirtelo – mi disse lui baciandomi di nuovo.
- Ti amo anch’io, da morire
– gli dissi io mentre ancora ero sospesa in aria.
- Abbiamo capito che vi
amate – disse una voce che apparteneva a uno dei ragazzi che prima erano seduti
nella panchina.
Mi voltai a guardare e mi
resi conto che i ragazzi si erano avvicinati tutti a noi, mentre le ragazze
erano rimaste nella panchina e mi lanciavano sguardi non proprio amichevoli,
soprattutto quella Jessica che non sopportavo proprio.
- Com’è che tu devi sempre
rovinare tutto? – gli disse Edward appoggiandomi di nuovo a terra, ma
intrecciando la mia mano con la sua.
- Lo sapete che mi avete
fatto venire voglia di innamorarmi anche a me – ci disse sempre lo stesso
ragazzo.
- Si certo come no – gli
disse Edward.
- Perché non può essere? –
gli chiesi io non capendo quello che stavano dicendo.
- Ti ricordi Edward Cullen?
– mi chiese il mio angelo sorridendomi.
- Ma sei scemo? – gli dissi
non capendo quello che stava dicendo.
- Lui è come il vecchio me,
adesso ti è più chiaro? – mi disse Edward.
- Cristallino – gli dissi
sarcastica – comunque anche se è come te non significa
che non può innamorarsi, tu l’hai fatto, perché non potrebbe farlo lui? – gli
dissi.
- Perché lui è un caso patologico
– mi rispose un altro dei ragazzi.
- Non conoscevate questo
qui – gli dissi io sorridendo ripensando a quello che
era Edward prima che ci conoscessimo.
- Grazie della bella
pubblicità che mi fai – mi disse sarcastico quello che, ormai, era il mio ragazzo.
- E’ la verità mio caro.
Comunque io sono Bella – dissi rivolgendomi ai ragazzi.
Era giunta l’ora delle
presentazioni.
- Io sono James – mi disse
quello che sembrava essere come il vecchio Edward.
- Il coinquilino di Edward
se non erro, giusto? – gli dissi.
- E tu come fai a saperlo?
– mi disse Edward al posto di James.
- I ragazzi parlano – gli
dissi.
- E meno male che gli avevo
detto di non dirti nulla – mi disse lui.
- Non tutti sono stronzi
come te – gli dissi io sorridendogli dandogli un bacio
a fior di labbra.
- Io sono Jack – mi disse
un altro.
- Io Alex – continuò un
altro.
- E io David – disse
l’ultimo dei ragazzi presenti.
- Sono tutti e quattro miei
compagni di squadra – mi informò Edward.
- Si lo so. Ricordo
vagamente le loro facce. Li ho visti durante una partita in tv – gli dissi.
- Tu hai visto le partite?
– mi chiese Edward sconvolto.
- Solo quella contro gli
Evans, le altre prima non me la sentivo. Comunque
grazie di aver mantenuto la promessa – gli dissi.
- Perché avevi dubbi che
non la mantenessi? – mi chiese lui come se avessi detto chissà quale blasfemia.
- Pensavo semplicemente che
non te ne ricordassi – gli dissi.
- Possiamo capire di cosa
state parlando? – ci chiese quello che doveva chiamarsi Alex.
- Il numero della maglia –
gli disse Edward.
- Ecco perché hai fatto
tutte quelle storie per averlo – gli disse David.
- Quali storie? – gli
chiesi curiosa.
- Il 23 era già stato
assegnato ad un altro giocatore, ma Edward ha fatto di
tutto per averlo lui – mi spiegò Jack, mentre io sorrisi.
Quanto era dolce il mio
angelo.
- Io tifavo per te – mi
disse James.
- Che vuoi dire? – gli
chiesi.
- Edward mi ha parlato di
te, e da quello che mi ha raccontato sei davvero forte. Gli ho detto di tornare
a Phoenix per cercare di conquistarti – mi disse lui.
- Ah si? – gli chiesi
felice che Edward avesse parlato di me a quel ragazzo.
- Con qualcuno dovevo pur
parlarne. Avevo il cervello intasato di te – mi disse il mio ragazzo
sorridendomi.
- Comunque sono contento
che sia finita così. Si vedeva che Edward era innamorato. Solo uno innamorato resiste a certe cose – mi disse James.
- A proposito, ancora mi
devi spiegare cosa erano tutte quelle cose scritte sui giornali. Ogni giorno
c’è ne era una nuova – gli dissi io fingendomi
arrabbiata.
- Dovevo pur distrarmi in
qualche modo – mi disse lui serio, ma poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a
ridere.
- Non lo trovo divertente –
gli dissi io facendo ancora la finta offesa.
- Non c’è nulla da
spiegare. Lo sai perché l’ho fatto. Ho sbagliato, ma in quel momento non vedevo
altro da fare. Fa parte del mio dna, quindi smettila di fare la finta
arrabbiata, tanto lo so che lo sai che non significavano nulla quelle lì – mi
disse lui.
- Io fossi in te non ne
sarei così sicuro. Dovrai dimostrarmelo che non significavano nulla e poi il
dna te lo cambio io in quattro e quattrotto – gli dissi.
Lui si avvicinò a me e mi baciò con tutto l’amore che provava e io ricambia il
bacio. Dopo minuti interminabili ci staccammo e quando ci voltammo verso gli
altri loro non c’erano più. Erano tornati nella panchina insieme alle ragazze,
forse volevano lasciarci un po’ di intimità, anche se non c’è l’avevamo lo
stesso l’intimità considerato che erano messi tutti lì.
- Ti basta come
dimostrazione? – mi chiese lui.
- Ne vorrei un’altra come
questa – gli dissi maliziosa.
Lui si avvicinò e mi diede
un altro bacio.
- Amo solo te. Sei l’unica
che ho mai amato e l’unica che amerò. Come pensi che potessi provare qualcosa
per qualcuna che non fossi tu? – mi disse lui.
- Ti amo anch’io. Comunque
non mi piace assolutamente come ti guardano quelle tre, soprattutto quella
Jessica – gli dissi io guardando le ragazze.
Edward si girò verso di
loro e le guardò, poi tornò a guardare me stringendomi tra le sue braccia.
- Lo sai che quando fai la
gelosa ti adoro? Comunque lasciale guardare, tanto per me esisti solo tu – mi
disse lui.
- Me lo auguro, perché
altrimenti me le metto sotto i piedi a tutte quante – gli dissi io.
Lui si avvicinò e mi diede
un altro bacio. Avevo bisogno di fare qualcosa, qualcosa che non facevo da
tanto tempo. Mi staccai da lui dopo il bacio e gli saltai sulle spalle, mentre
lui sorrise.
- Mi ero dimenticato quanto
fosse bello avere un koala sulle spalle – mi disse lui.
- E io mi ero dimenticata
quanto fosse bello fare il koala sulle tue spalle – gli dissi avvicinando la
mia testa e dandogli un bacio a fior di labbra per quanto permesso da quella
posizione.
Subito dopo, sempre con me
sulle spalle, ci avvicinammo alla panchina dove c’erano i ragazzi e notai che le ragazzi mi stavano fulminando con lo sguardo. Era tutta
invidia, perché volevano esserci loro al mio posto.
- E’ inutile che mi guardate così, tanto gli sguardi non possono uccidere –
gli dissi io stringendomi ancora di più a Edward, mentre i ragazzi seguiti dal
mio angelo scoppiarono a ridere.
- Certo che la ragazza non
le manda a dire – disse James ancora ridendo.
- Anzi questo è niente.
Dovevi vederla mesi fa – gli disse Edward.
- Avete finito con il
cinema? – ci disse Jessica.
- Si,
il film è finito, adesso comincia la vita reale – gli dissi io facendola
imbestialire.
- Non sei per niente
simpatica – mi disse un’altra ragazza.
- Non voglio esserlo – gli
dissi.
- E
infatti, ma tanto non ti riuscirebbe. Sei odiosa – mi disse un’altra.
- Meglio odiosa che gelosa
e invidiosa come voi – gli dissi io.
- Dovete continuare ancora
per molto? – ci chiese Edward.
- Direi di no. Possiamo
pure andarcene amore – gli dissi io soffermandomi
sull’ultima parola.
- Forse è meglio. James
fatti dare un passaggio dai ragazzi per tornare a casa, ok? – gli disse Edward.
- Si certo, tranquillo.
Anzi, facciamo che per stasera ti lascio casa libera – gli disse lui.
- Ok grazie mille. Ci
vediamo – gli dissi.
- Si,
ci vediamo domani Edward – gli disse Jessica maliziosa, mentre le altre due
annuirono e gli sorrisero anche loro maliziose.
O me ne andavo da lì entro
trenta secondi oppure le uccidevo. Non c’erano altre soluzioni.
- Si certo. Aspettate e
sperate. Al massimo domani vi procuro un cartellone
con la sua foto, perché solo quello vi resta. A lui più manco in cartolina lo
vedete – gli dissi io leggiarmente scocciata.
Era da non credere. Come si
fa ad essere così sfacciate davanti un ragazzo che è con la sua fidanzata? Non
mi davo pace. Edward non diede il tempo di rispondere a nessuno che si
allontanò con me ancora sulle spalle fino ad arrivare in macchina. Quando
arrivammo mi fece scendere e salimmo in macchina e lui partì in direzione casa
sua.
- Certo che sei incredibile
– mi disse lui.
- Perché? – gli chiesi.
- Ne hai una sempre pronta.
Gli hai tagliato la faccia a quelle tre – mi disse.
- Le cose mie non si
toccano, dovresti saperlo – gli dissi io.
Lui si limitò a sorridermi
e mi prese la mano intrecciandola con la sua, quella che usava per cambiare le
marce.
- Agli allenamenti
partecipano quelle lì? – gli chiesi.
- Si certo e non solo loro,
tutta la squadra delle cheerleader al completo – mi disse lui.
- Questo lo sai che
significa? Che da domani verrò anch’io agli allenamenti – gli dissi.
- Ti ho già detto che non
mi interessa niente di loro, ne tanto meno di
qualcun’altra. Io amo solo te, per me esisti solo tu. Dovresti fidarti di me –
mi disse lui.
- Io
infatti di te mi fido, mi fido di te più di me stessa, ma non mi fido di
loro – gli dissi io.
- Ti adoro quando fai la
gelosa – mi disse lui.
- Io ti adoro sempre – gli
dissi.
- Comunque non è detto che
ci saranno altri allenamenti – mi disse lui tornando serio.
- Che vuoi dire? – gli
chiesi.
- Sono venuto qui accettando quell’offerta solo per scappare da te. Se le
cose tra noi fossero andate diversamente, o se comunque il nostro rapporto
sarebbe rimasto quello di un tempo, io non sarei mai venuto qui.
Avrei rinunciato all’offerta da subito. Adesso che con te le cose si sono
sistemate non ha più senso stare qui – mi disse lui serio.
- Ma che stai dicendo?
Questo è sempre stato il tuo sogno e adesso che si è realizzato non puoi
mandare tutto al diavolo solo perché ci sono io – gli dissi.
- Bella, il mio sogno non è
più questo. Il mio sogno è stare con te, essere felice con te – mi disse lui.
- Possiamo fare entrambe le
cose – gli dissi.
- Fino a quando? Fino alla
fine dell’estate. Poi inizierà la scuola e tu dovrai tornare a Phoenix e io non
posso e non voglio allontanarmi da te. Voglio stare con te ogni giorno, ogni
minuto – mi disse.
- Possiamo trovare una
soluzione – gli dissi io.
Non potevo permettere che
per colpa mia rinunciasse al basket, rinunciasse alla squadra che aveva amato
fin da bambino.
- Vedremo. Per adesso non
pensiamoci – mi disse lui.
- Ti amo – gli dissi.
- Ti amo anch’io – mi disse
lui posteggiando la macchina nel vialetto di casa sua.
Era una casa piccola, ma carina. Certo, nulla a che vedere con quella che
gli avevano regalato i suoi, ma era bella comunque, piuttosto confortevole.
Entrammo dentro e salimmo in camera di lui. Edward accese lo stereo mettendo
della musica in sottofondo e lì, accompagnati da quella dolce musica, ci
lasciammo andare alla passione, lì, in quella camera che lo aveva visto
soffrire da quando era arrivato, successe, successe quello che, forse, si era
creato fin dal nostro primo incontro. Facemmo l’amore e solo allora mi resi
conto di quanto fosse diverso fare l’amore dal fare sesso. Era due cose
totalmente diverse. Mi lascia andare completamente unendo il mio corpo a quello
di Edward, due corpi che ne formavano uno solo, due corpi, ma una sola anima.
Lui era il mio destino. Con lui avrei passato il resto della mia vita, perché
quello che provavamo l’uno per l’altra non era quello che si poteva definire
l’amore tra due diciannovenni, quello che provavamo noi non era un amore, ma
era l’amore, l’amore con la A maiuscola, era l’amore
vero, indistruttibile, infinito, incancellabile. Era l’amore che sarebbe durato
per sempre. Dopo aver fatto l’amore ci coccolammo l’uno nelle braccia
dell’altra e solo allora mi resi conto di quanto davvero fossi felice, di
quanto finalmente la felicità fosse arrivata anche per me. Poco dopo mi
addormentai sentendo le note di “Claire De Lune” nello stereo lì vicino,
rendendomi conto che involontariamente quella sarebbe diventata la nostra
canzone, la canzone mia e di Edward, il ragazzo che amavo sopra ogni cosa.
* Le frasi tra gli asterischi non sono di mia invenzione, ma di eMiLyBlOoD. Ne approfitto per ringraziarla infinitamente
per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie
mille tesoro.
SPOILER:
Pov Edward
- Non vale. Se mi
sorridi così è naturale che alla fine faccio quello
che vuoi tu – mi disse lei facendo finta di mettere il broncio.
- In amore e in
guerra tutto è lecito – gli dissi io sorridendogli.
- C’hai ragione.
Comunque dove mi porti? – mi chiese curiosa.
- Non te lo dirò
mai, quindi inutile chiedere – gli dissi.
Risposte alle vostre recensioni:
- andiewest: Si, finalmente si è
decisa ad andarci ed hanno fatto pace. Era ora.
- edlla:
Finalmente gliel’ha detto e lui ovviamente era contentissimo. Adesso vediamo
che succede.
- sarafly:
Non ti piace il nome Renesmee? Perché? Comunque non lo so se Bella resterà
incinta. Da adesso in poi può succedere di tutto.
- arualga91: Ho aggiornato
prima che ho potuto, quindi adesso sai cosa è successo.
- DivinaTheBest: Sono contenta che la mia storia ti piace. Comunque si, Bella si è
andata a riprendere Edward e come vedi c’è riuscita.
- gamolina: Ieri non ti sono riuscita proprio a postare, ma
comunque non vi ho fatto aspettare troppo.
- flazzycullen: Ho aggiornato prima
che ho potuto. Spero ti piaccia.
- Synie: Non ho detto che non hai molto fantasia, anche perché
le idee era belle, ma un po’ troppo tragiche per il tipo di storia che ho in
mente. Sono contenta che questa sia la tua storia preferita.
- ledyang: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia
piaciuto. Spero che ti sia piaciuto anche questo.
- lillina913: Volevi vedere la
dichiarazione di Bella ed eccoti accontentata. Ti è piaciuta? Comunque anche a
me piace James, glielo vedo benissimo nel suo ruolo.
- stellalilly:
Lo so che sono stata un po’ crudele, ma l’ho fatto per lasciare un po’ di
suspance e poi volevo che il capitolo in qui Bella confessava
il suo amore a Edward fosse raccontato da lei stessa.
- arual93: Si Bella
è tornata in parte quella di un tempo. Sa quello che vuole adesso e farà in
modo di ottenerlo e come vedi c’è riuscita. Come vedi la riconciliazione c’è
stata.
- Lully Cullen: Spero che il seguito ti piacerà.
- nefertiry85: Come
vedi te l’ho dedicato il capitolo. Aspettavo questo per dedicartelo che secondo
me è uno dei più belli e uno di quelli a cui tengo di più. Quanto alla parola
che dicevi ne abbiamo parlato ieri su msn è ti ho
detto che non la userò più, qui te lo ribadisco. Grazie ancora per i tuoi
appunti sul basket. Spero che questo capitolo ti piacerà.
- marymary92: Sono
contenta che ti sia piaciuta la scena tra Bella e Jessica. Comunque come vedi
Edward ieri non ho proprio potuto, ma non ti ho fatto aspettare troppo.
- serve: Lo so che
sono stata cattiva, ma volevo lasciarvi in suspance e poi volevo che fosse
Bella a raccontare il capitolo in cui si dichiara. Quanto al fatto che ho detto
“ti è chiaro l’italiano” è stata una svista, infatti in
questo capitolo ho corretto. Mi fa piacere che Jessica ti sta sulle scatole
anche perché mi sta sulle scatole anche a me. Penso si sia notato.
- ross_ana:
L’idea di buttare Jessica nel cassonetto insieme alla felpa mi attira
parecchio. Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto.
- Mapi: Il capitolo era pronto, ma non sono riuscita a
posarlo ieri. Ho avuto delle cose da fare. Sono contenta che la storia ti
piaccia e spero che continuerà a piacerti.
- _zafry_:
Lo so che ho mollato sul più bello, ma l’ho fatto apposto. Un po’ di suspance
ci vuole sempre.
- soletta: Beh diciamo
che non gli ho fatto dare solo un bacino, ma molto di più. Spero che il
capitolo ti sia piaciuto.
- bo-19: Sono contenta che
lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che ti sia piaciuto anche questo.
- TanyaCullen: L’ho fatto apposta a farlo finire proprio in
quel momento. Sono stata un po’ cattivella. Comunque il mio intento era che
fosse Bella a raccontare il capitolo in cui si dichiara. Comunque si, sta tranquilla che almeno per un po’ la continuerò, ho
già un paio di idee, spero che ti piaceranno.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: In effetti
Jessica è parecchio fastidiosa, ma Bella l’ha sistemata come si deve. Come vedi
il ritorno di Bella si è concluso al meglio.
- astrea87: Ieri non
ho potuto postare, quindi ti toccherà leggerlo sabato questo capitolo. Diciamo che
al fatto di picchiare Jessica c’ho pensato, ma poi mi sono detta che era meglio
non farlo, non in quella situazione almeno. Non volevo rovinare ciò che sarebbe
successo dopo.
- _la sua bella_: Ho postato il prima che ho
potuto. Spero che il capitolo ti piaccia.
- mamarty:
Anch’io adoro Bella quando fa così, anche perché negli ultimi capitoli era
troppo spenta, sembrava un automa.
- twilight4ever: Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto e che sia stato come speravi. Comunque si, mi piace un casino One Tree
Hill. E’ uno dei miei telefilm preferiti. Da cosa si capisce?
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
CAPITOLO 43
ORGANIZZARE UNA
SORPRESA
POV
EDWARD
Ancora stentavo a credere a quello che era successo
nel giro di un pomeriggio, un pomeriggio che mi avrebbe cambiato la vita per
sempre. Bella era venuta da me, facendosi migliaia di chilometri per venirmi a
dire che era innamorata di me. Forse, era stato solo un sogno, forse, avevo
desiderato talmente tanto che questo succedesse, che alla fine la mia mente mi aveva
giocato un brutto scherzo. Ma possibile che mi fossi immaginato tutto?
Possibile che mi fossi immaginato la dichiarazione di Bella, i suoi baci, le
sue carezze, la sua scenata di gelosia, i suoi “ti amo”, il suo corpo unito al
mio come se fosse uno solo? No, non potevo aver sognato tutto, io l’avevo
sentita, l’avevo sentita finalmente mia e questo non poteva essere tutto frutto
della mia immaginazione. Nonostante questa mia piccola convinzione, avevo paura
ad aprire gli occhi, perché aprirli mi avrebbe potuto rendere la persona più
felice del mondo, oppure la più infelice del mondo, eppure dovevo farlo, dovevo
scoprire se era tutto vero. Lentamente li aprì e quando riuscì a mettere a
fuoco tutta la stanza vidi una testa appoggiata al mio petto, erano dei capelli castano ramati che profumavano di fragola, i
suoi capelli, il suo profumo. Non mi ero sognato niente, era tutto vero. Io e
lei, c’eravamo solo io e lei, la mia Bella, la persona che amavo sopra ogni
cosa, la persona per cui avrei dato anche la mia vita. La amavo, la amavo in un
modo talmente profondo che non riuscivo nemmeno a spiegare quanto, sapevo solo
che lei era tutta la mia vita. Mi sistemai meglio sollevandomi leggiarmente e
appoggiando la schiena nella testata del letto e poi sistemai la sua testa
sopra le mie gambe facendo attenzione a non svegliarla. Gli diedi un bacio
sulla fronte e poi mi misi ad osservarla, ad osservare ogni più piccolo
particolare di lei, tutto ciò che per un mese e mezzo non ero riuscito a
vedere, non avevo potuto vedere. La sentivo legata a me indissolubilmente e
nessuno avrebbe mai più potuto sciogliere questo legame, non lo avrei permesso,
perché adesso che ero andato in paradiso non potevo più tornare all’inferno.
Quando vedi e hai qualcosa di troppo bello, non puoi più farne a meno, non puoi
più tornare indietro e io non volevo e non potevo tornare indietro. Avrei fatto
qualunque cosa per lei, per meritarmela, per renderla felice ogni giorno della
mia vita. All’improvviso mi venne in mente una cosa e mi stupì io stesso dei
miei pensieri. Io non ero mai stato un tipo romantico, ma con lei era tutto
diverso e la sorpresa che gli avevo fatto tempo prima, quella di fargli trovare
tutta la sua stanza piena di rose blu ne era la dimostrazione. Per lei ero
diventato un romanticone, per lei ero diventato un’altra persona, o, forse,
semplicemente, per lei, ero tornato ad essere me stesso, era uscita fuori
quella parte di me che io avevo cercato di tenere nascosta per tanto, troppo
tempo. Lei mi aveva reso migliore e gliene sarei stato grato per sempre.
Ripensai all’idea che mi era appena venuta in mente e mi sembrò davvero una
bellissima idea, ma dovevo sbrigarmi, dovevo fare tutto prima che lei potesse
svegliarsi, altrimenti addio sorpresa. Delicatamente
tolsi la tua testa e le sue braccia che mi stringevano da sopra di me e li
appoggiai sul letto, poi mi alzai, presi il cellulare e andai di là. Composi il
numero e feci partire la chiamata. Al quarto squillo una voce rispose
dall’altro capo del telefono.
- Ciao figliolo, come va? – mi chiese mio padre.
- Non potrebbe andare meglio. Sono felicissimo –
gli dissi euforico.
- Immagino quindi che Bella sia già arrivata a destinazione
– mi disse lui sorridendo.
- Si certo, solo lei poteva rendermi così felice –
gli dissi.
- Sono proprio contento. Finalmente tutti e tre
siete sistemati. Io e mamma non ne potevamo più di vederti in quel modo, e
nemmeno a Bella, non hai idea di quanto abbia sofferto in questo periodo.
Immagina che pensava che tu, già, l’avessi dimenticata – mi disse lui.
- E come avrei potuto? La amo sopra ogni cosa.
Comunque l’importante che si sia risolto tutto. Adesso ho bisogno di un favore
– gli dissi.
- Tutto quello che vuoi – mi disse papà.
- Mi serve il tuo jet – gli dissi.
- E dove sta il problema? – mi chiese lui
sorridendo.
- Da nessuna parte, volevo solo essere sicuro che
non ti servisse – gli dissi io.
- Tranquillo. Dammi il tempo di sistemare una cosa
e te lo mando. Comunque dove devi andare? – mi chiese lui curioso.
- Lo saprai poi. La prima a saperlo voglio che sia
Bella – gli dissi sperando che non facesse più domande.
- Ok, come vuoi. Tanto sono sicuro che anche
insistendo non me lo diresti. Vorrà dire che lo saprò in seguito. Comunque
cerco di mandartelo il prima possibile – mi disse.
- Grazie mille. Saluta la mamma e mandagli un
bacio, ma soprattutto tranquillizzala, digli che adesso va tutto benissimo –
gli dissi io prima di chiudere la conversazione.
Il primo passo era fatto, adesso dovevo passare
alla fase due del mio paino e per farlo avevo bisogno dei ragazzi. Composi il
numero di Alice e feci partire la chiamata.
- Fratellino com’è? – mi chiese Jasper dall’altro
capo del telefono.
- Metti il vivavoce e chiama gli altri. Vi devo
parlare – gli dissi io.
- Subito – mi disse lui.
Sentì Jasper svegliare Alice e poi chiamare Emmett
e Rose gridando.
- Se smetti di gridare, forse, riesco a salvare il
mio timpano – gli dissi.
- Sei molto sarcastico. Ti trovo meglio, a cosa
devo questo cambio d’umore? – mi disse lui sorridendo.
- Molto spiritoso. Ci siete tutti? – gli chiesi.
- Aspetta – disse lui e poi sentì il rumore di un
pulsante.
Sicuramente doveva aver inserito il vivavoce e ne
ebbi la conferma quando sentì la voce squillante di Alice.
- Hey fratellino come va? – mi chiese lei.
- Apposto – mi limitai a dire io.
Volevo vedere cosa dicevano.
- Apposto bene o apposto male? – mi chiese Emmett,
mentre Rose fece un’imprecazione.
Ecco adesso c’erano tutti. Perfetto.
- Apposto bene – gli dissi.
- Quindi lo scricciolo è già arrivato? – mi disse
lui.
- Che c’entra Bella? – gli dissi io
facendo finta di non sapere nulla.
- Sei un cretino – lo rimproverò Rose.
- Mi spiegate che succede? Cosa c’entra Bella? E poi
venire qui per fare cosa? – gli chiesi io facendo finta di cadere dalle nuvole.
- Niente, tuo fratello è solo cretino. Bella non
c’entra nulla – mi disse Rose.
- Mi è scappato, c’è bisogno di darmi del cretino?
– gli disse Emmett.
- Dopo quello che hai detto
si. Se Bella non fosse già venuta mi avresti rovinato la sorpresa. Se questo
non è essere cretini allora dimmi tu cosa lo è – gli dissi io
scoppiando a ridere.
- Mi hai fatto dare del cretino senza motivo. Me la
paghi questa – mi disse Emmett ridendo anche lui seguito dagli altri.
- Quindi già avete parlato? – mi chiese Rose.
- Si certo. Abbiamo chiarito tutto – gli dissi io.
- Solo chiarito? O avete pure giocato a metterla
dentro? – ci chiese Emmett ridendo.
Era sempre il solito, pronto sempre a fare battutine.
Non se ne lasciava mai scappare una, ma lo preferivo decisamente così.
Nell’ultimo periodo non l’avevo più sentito fare battutine, ma era sempre serio
e la serietà era una qualità che ben poco collimava con il carattere di Emmett.
- Entrambe le cose – gli dissi ridendo mentre anche
gli altri lo fecero.
- E dov’è adesso Bella? – mi chiese Jasper.
- Dorme – gli dissi io.
- E perché non la svegli e c’è la fai salutare? –
mi chiese Alice.
- Perché devo fare una cosa e mi serve che lei non
veda e non senta. Ho bisogno di un favore, soprattutto da Alice e Rose – dissi
io.
- Una sorpresa a Bella? – chiese Rose.
- Questo sarebbe il mio intento – dissi io.
- Dicci, siamo tutte orecchie, ma soprattutto siamo
a tua completa disposizione – mi disse Alice.
- Dovete preparare due valigie, una per me e una
per Bella. Mettete qualcosa di comodo e sportivo per tutte e due, ma mettete
anche un vestito elegante per Bella e uno per me, anche se con il mio non
esagerate. Sapete qual è il mio massimo di eleganza. Questo dovete farlo nel
giro, al massimo, di sue ore, poi dovete prendere le due valigie emetterle sul jet di
mio padre, che lui mi manderà fra un paio d’ore. E’ tutto chiaro? – chiesi.
- Si certo, ma voi hai intenzione di portarla? –
chiese Jasper.
- Quando lo saprà lei lo saprete pure voi. E’ una
sorpresa e voglio che sia lei a saperlo per prima – gli dissi.
- No, non vale. Io lo voglio sapere adesso. Sono
troppo curiosa, anche perché qualcosa mi dice che questa sorpresa mi piacerà un
sacco – mi disse Alice, mentre anche Rose annuì.
- Non ve lo dirò, quindi smettetela di cercare di
convincermi perché non caverete un ragno dal buco – gli dissi io.
- Sei proprio perfido – mi disse Emmett.
- Lo so – gli dissi.
- C’è una cosa che non mi torna. Se tu lì c’è li
hai i tuoi vestiti, perché dobbiamo mandarteli noi? Capisco per quello più
elegante, ma il resto? – mi chiese Alice.
- Se preparo la valigia Bella se ne accorgerà,
invece, non deve capire nulla. Voglio che si renda conto che siamo partiti
quando non sarà più sulla terra ferma – gli dissi io.
- Mio fratello è troppo intelligente – mi disse
Emmett.
- A differenza tua – lo rimproverò Rose ridendo.
Era davvero fantastico quando si punzecchiavano
così, anche perché dietro tutte quelle battutine c’era un grande amore.
- Adesso devo chiudere. Ho un’altra cosa da fare
prima che Bella si svegli. Mi raccomando muovetevi e avvisate papà di non
mandare il jet se prima a bordo non ci sono le valigie – gli dissi.
- Ok, siamo felici che tutto si sia risolto,
finalmente. Vi vogliamo bene, bacio – mi disse Rose prima che io chiudessi la
telefonata.
Andai nella mia stanza e posai il cellulare sul
comodino notando che ancora Bella dormiva, poi mi sedetti alla scrivania e
accesi il computer. Cercai un sito dove prenotare una stanza dall’albergo e
dopo aver guardato le foto di vari hotel, scelsi una suite nell’hotel “Le
Bristol”, che a quanto pareva era uno dei migliori hotel della città e uno dei
migliori che ispirava riserbo e romanticismo, proprio quello di cui avevo
bisogno io. Quando terminai chiamai il coach dicendo che per un paio di giorni
sarei mancato agli allenamenti a causa di una partenza improvvisa, senza
accennargli, però, il mio desiderio di abbandonare la squadra. Del resto,
ormai, non aveva più senso stare a Jacksonville, nonostante io amassi quella
squadra e soprattutto il basket, ma adesso c’era qualcosa, o meglio, qualcuno
che amavo più di tutto, qualcuno che in quel momento stava dormendo sul mio
letto, la mia Bella. Comunque adesso dovevo pensare ad altro, alla squadra
c’avrei pensato in seguito. Mi sdrai di nuovo sul mio letto e sistemai la testa
di Bella sul mio petto, nella stessa posizione di quandomi ero svegliato. Gli baciai
nuovamente la fronte e poi tornai ad osservarla, beandomi delle sue braccia che
mi circondavano, che mi tenevano stretto come per non farmi scappare. Dopo
qualche minuto la vidi mugugnare e pochi secondi dopo aprire gli occhi e
sorridermi di un sorriso che solo lei era capace di fare. In quel momento solo
di una cosa mi resi conto, nessuno l’avrebbe mai amata come la amavo io,
nessuno avrebbe potuto adorarla in quel modo, nessuno si sarebbe mai accorto di
tutti i suoi movimenti, di tutti i suoi gesti, di tutti i suoi sorrisi, di
tutte le sue espressioni. Nessuno l’avrebbe vista per quello che realmente era,
nessuno l’avrebbe capita sul serio, nessuno l’avrebbe rispettata per come lei
si meritava, nessuno si sarebbe divertito nel vedergli fare i suoi dolci
capricci. Solo io avrei potuta amarla così tanto, solo io avrei amato ogni
singola cosa di lei, le sue mani, i suoi occhi, la sua bocca, il suo naso, i
suoi capelli, il suo profumo, il suo sorriso, tutto di lei, solo io sarei stato
capace di amarla come lei si meritava di essere amata, totalmente e
incondizionatamente.
- Buongiorno amore mio – mi disse lei dandomi un
bacio a fior di labbra.
- Buon giorno vita mia – gli dissi io sorridendogli.
- E’ bello sentirsi chiamata così da te. Avevo
paura di aprire gli occhi e rendermi conto che era solo un sogno – mi disse
lei.
- Anch’io ho avuto questa paura, ma non è un sogno,
è la realtà, una realtà che supera di gran lunga la fantasia – gli dissi io.
- Ti amo – mi disse lei.
- Ti amo anch’io – gli dissi baciandola con
passione.
E ci trovammo così a fare di nuovo l’amore, come se
entrambi avessimo bisogno di questo per capire quanto in realtà ci
appartenessimo, come in realtà io e lei fossimo destinati a stare insieme, come
noi due fossimo una cosa sola, ora, sempre e per sempre. Solo allora mi resi
conto di cosa era davvero la felicità, di cosa significava
davvero essere innamorati. Quando ti innamori e sei ricambiato, non c’è niente
di meglio al mondo, tutto si annulla, tutto viene sostituito da quell’amore e
questo era quello che stava succedendo a me. Quando finimmo di fare l’amore
restammo ancora a letto per un po’ a coccolarci, fino a quando lo stomaco di
Bella reclamò la nostra attenzione, aveva iniziato a brontolare.
- Mi sa che non possiamo restare tutto il giorno a
letto, c’è qualcuno che ci reclama – gli dissi io
riferendomi al suo stomaco.
- In effetti ho un po’ di
fame – mi disse lei.
- Anch’io. Alziamoci e andiamo a fare colazione –
gli dissi prima di stampargli un altro bacio.
Più stavo con lei e più mi rendevo conto di amarla
alla follia.
- Tu usa il mio bagno che io vado in quello di James.
Ti porto a fare colazione al bar. Fanno un frappé che è la fine del mondo. Dopo
che lo assaggi non vorrai più tornare a Phoenix – gli dissi.
- Correrò il rischio. E poi chi l’ha detto che
voglio tornare a Phoenix? Io voglio stare dove stai tu, sei tu la mia casa,
adesso – mi disse lei dandomi un bacio a fior di labbra e sparendo nel bagno.
Io mi diressi nella stanza di James e usai il bagno
che c’era in camera sua. Mi feci una doccia gelata, considerando che c’era
piuttosto caldo e poi, ancora in accappatoio tornai in camera mia e mi vestì.
Bella era ancora in bagno e ci sentiva l’acqua della doccia scorrere ancora,
probabilmente ci avrebbe messo un’ora prima di essere pronta, come al solito
del resto, così decisi di scendere giù e guardare la tv. Nemmeno il tempo di
accendere la tv, sentì il cellulare squillare, mi era arrivato un messaggio.
Controllai chi fosse il mittente e vidi che era Emmett. Lo lessi subito. “Per le valigie è tutto
risolto. Le abbiamo sistemate
nel jet ed è già partito da un pezzo, quindi starà per arrivare. Il pilota ha
detto che vi aspetta alla pista dove ha atterrato quando ti ha accompagnato.
Aspetta un po’ e poi vai. Divertitevi” .Gli risposi subito: “Grazie
mille. Ringrazia anche papà da
parte mia. Ci sentiamo più tardi”. Posai il
cellulare in tasca e inizia a guardare la tv. Dopo circa tre quarti d’ora due
braccia mi cinsero il collo e due labbra si appoggiarono alla mia guancia. La
mia piccola era pronta. Mi voltai e gli stampai un bacio, questa volta sulle
labbra e poi spenta la tv, mi alzai e prendendola per mano salimmo in macchina
in direzione bar. Notai che ovviamente era vestita
come il giorno prima, considerando che pazza com’era non si era portata nemmeno
un bagaglio.
- Dobbiamo andare a comprare qualcosa, oggi mi sono
dovuta vestire come ieri – disse lei sbuffando.
- Sei bellissima comunque – gli dissi io.
- Questo non c’entra. Non sopporto indossare le
stesse cose due giorni di fila, soprattutto adesso che c’è sto caldo – mi disse
lei.
- C’hai ragione. Andiamo a fare colazione, poi ti
porto in un posto e poi andiamo a fare tutti gli acquisti che vuoi, ok? – gli
dissi.
- Non possiamo prima andare a comprare qualcosa e
poi portarmi dove vuoi? – mi chiese.
- No, non possiamo. Dopo andremo dove vuoi tu, ma
prima ti devo portare da una parte – gli dissi io
sorridendogli sghembo.
- Non vale. Se mi sorridi così è naturale che alla
fine faccio quello che vuoi tu – mi disse lei facendo
finta di mettere il broncio.
- In amore e in guerra tutto è lecito – gli dissi io sorridendogli.
- C’hai ragione. Comunque dove mi porti? – mi
chiese curiosa.
- Non te lo dirò mai, quindi inutile chiedere – gli
dissi.
- Ti prego, ti prego, ti prego – mi disse lei
facendomi gli occhi da bambina, considerato che sapeva che non riuscivo mai a
dirgli di no quando mi guardava in quel modo.
In un’altra circostanza avrei ceduto, ma adesso non
potevo farlo.
- E’ una sorpresa. Lo scoprirai da sola – gli
dissi.
- Non puoi farmi questo. Lo sai quanto sono curiosa
– mi disse.
- Stavolta dovrai resistere – gli dissi io sorridendo.
- Sei diabolico. Ti prego, un piccolo indizio – mi
disse lei facendomi di nuovo gli occhi da cucciolo.
- No, no e no. Smettila di guardarmi così, tanto
non caverai un ragno dal buco – gli dissi io
posteggiando la macchina.
- Sei crudele. Dovrai farti perdonare – mi disse
lei mentre io gli diedi un bacio a fior di labbra.
- Va meglio? – gli chiesi.
- No, direi che ti devi impegnare di più – mi disse
sorridendo.
Mi avvicinai di nuovo e gli diedi un altro bacio,
questa volta passionale permettendo alle nostre lingue
di giocare tra loro.
- Perdonato? – gli chiesi quando mi staccai.
- Decisamente si – mi disse sorridendomi e dandomi
un bacio a fior di labbra.
Scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo al bar,
sedendoci una volta arrivati in un tavolino all’aperto. Dopo qualche minuto
venne una cameriera ad ordinare, la solita da quando andavo in quel posto.
Adoravo quel bar, era tutto buonissimo, ma quella ragazza la tolleravo poco,
era sempre così appiccicosa e non mi piaceva per niente. Si era presa già un
sacco di confidenza, senza che nessuno gliel’aveva mai data e questo mi
infastidiva parecchio, sperai solo che vedendomi con
una ragazza si sarebbe contenuta dai suoi soliti commenti sfacciati.
- Hey Edward, come te la passi? – mi disse lei mentre
Bella la stava fulminando con lo sguardo.
Se non fosse stato per i frappé
migliore della città che facevano sarei andato in un altro bar.
- Tutto ok. Io voglio un frappè al cocco, tu amore?
– chiesi a Bella.
Notai che la ragazza mi lanciò uno sguardo a dir
poco allibito, di certo non si aspettava che fosse la mia ragazza, ma ero
convinto che questo non avrebbe fermato i suoi
commenti.
- Uno anche per me – disse Bella guardando o meglio
trucidando con lo sguardo la cameriera.
- Benissimo. Te li porto subito – mi disse la
ragazza rivolgendosi solo a me e allontanandosi.
- Fammi capire, devo bisticciarmi con tutti in
questa città? – mi chiese Bella.
- Che vuoi dire? – gli chiesi.
- Che voglio dire? Voglio dire che quella lì ti
stava spogliando con gli occhi. Non c’è ritegno, lo fanno anche davanti a me
che sono la tua ragazza – mi disse lei.
- Suona bene – gli dissi.
- Cosa? – mi domandò.
- Tu hai detto “davanti a me che sono la tua
ragazza”. Suona benissimo. Ancora faccio fatica a crederci – gli dissi.
- Invece, ci devi credere perché è così e farebbero
meglio a crederci tutti qui, perché non mi va di passare per “Jack lo
squartatore” – mi disse lei sorridendo.
Scoppia a ridere vedendo la sua espressione, poi mi
avvicinai a lei e gli diedi un bacio con tutto l’amore che avevo dentro.
Restammo a baciarci fino a quando la cameriera non tornò schiarendosi la voce
per farci notare la sua presenza, a quel punto ci staccammo.
- Ecco i vostri frappè – ci disse lei.
- Grazie – mi limitai a dire.
- Dovresti fare attenzione – mi disse la ragazza.
- A cosa? – chiesi non capendo a cosa si riferisse.
- I giornalisti non aspettano altro che coglierti
sul fatto. Dovresti fare attenzione ad avere questi atteggiamenti in pubblico,
considerato che qui vengono spesso dato che sanno che tu e i ragazzi della
squadra venite sempre – mi disse lei, mentre io non potei fare a meno di
sorridere.
- Non vedo perché questi dovrebbero essere tuoi
problemi. Sei pagata per fare la cameriera non per dare consigli agli altri.
Adesso se non ti dispiace torna a lavoro che noi dobbiamo continuare da dove ci
hai interrotti – gli disse Bella anticipandomi.
Non mi interessava nulla se i giornalisti mi
avrebbero visto, ne tanto meno se mi avessero
fotografato. Io e Bella stavamo insieme e ci amavamo, potevano fare ciò che
volevano se ci vedevano. Se era loro desiderio fotografarci problemi loro, di
certo non mi sarei preoccupato. Tanto sarebbe stata l’unica donna con cui mi
avrebbero visto da ora in poi. Notai che la cameriera guardava Bella con occhi
di fuoco, misti a occhi verdi d’invidia. Probabilmente avrebbe voluto essere al
suo posto. Mi venne da sorridere. Nessuno avrebbe potuto sostituire Bella mai e
poi mai.
- La mia era solo una
costatazione considerando che Edward è un amico – disse la ragazza.
Un amico? E da quando? Io non ne sapevo niente. Non
ricordavo nemmeno come si chiamasse ed eravamo amici? La gente era proprio
strana.
- Appunto, è un tuo amico, non il tuo ragazzo,
quindi fa quello che vuole – gli disse Bella.
- Non capisco perché stai reagendo così. Non ho
detto nulla di male e poi tu chi cavolo sei? – gli disse la ragazza.
- Non sto reagendo in nessun modo, ti sto solo
facendo notare che Edward è già grande abbastanza per
decidere da solo cosa è meglio per lui. Comunque io sono la sua ragazza, quindi
mi permetto di dire quello che voglio – gli disse Bella.
Ok, era ora di intervenire. Non credevo che Bella
potesse essere tanto gelosa.
- Ok, basta così. Grazie per i frappè, puoi andare
– dissi io alla cameriera, la quale dal mio sguardo
capì che era meglio sloggiare e così fece.
- Ma tu vedi a questa – mi disse Bella quando la
ragazza si allontanò.
- Non ti facevo tanto gelosa – gli dissi io.
- Nemmeno io a dire il vero – mi disse lei.
- Comunque te lo ripeto. Non hai motivo di essere gelosa,
per me esisti solo tu – gli dissi io.
- Me lo auguro – mi disse lei dandomi un bacio a
fior di labbra per poi prendere a mangiarsi il frappè.
Io feci la stessa cosa ed era davvero buonissimo,
come sempre del resto.
- Cavolo è buono davvero – mi disse Bella.
- Te l’avevo detto – gli dissi continuando a
mangiare.
Restammo al bar un bel po’, poi io andai a pagare e
insieme salimmo in macchina. Adesso iniziava la mia sorpresa.
- Amore adesso ti devo portare da una parte, ma ti
devo mettere questa – gli dissi facendogli vedere una benda.
- E cosa dovrei farci? – mi disse.
- Non devi vedere dove ti porto. E’ una sorpresa –
gli dissi io.
- Ok, ma non vuoi proprio darmi nemmeno un indizio?
– mi chiese.
- No, niente di niente – gli dissi mettendogli la
benda negli occhi e accertandomi che non vedesse nulla.
Misi in moto la macchina e partì per dirigermi alla
pista dove avremmo trovato il jet. Bella continuò a farmi domande per tutto il
viaggio, sperando che alla fine sarebbe riuscita a
convincermi a parlare, ma si sbagliava. Non gli avrei detto nulla, si
sarebbe resa conto di dove la stavo portando solo quando saremmo arrivati.
Continuò a lamentarsi fino a quando arrivammo, poi si arresa, comprendendo,
finalmente, che non avrebbe cavato un ragno dal buco. Quando arrivammo alla
pista, posteggia la macchina e invia un messaggio a James dicendogli di venire
a prendersi la mia Aston Martin e di portarla a casa. Non gli diedi troppe
spiegazioni, gli dissi solo che più tardi gli avrei chiamato per spiegargli la
situazione. Scesi dalla macchina e andai ad aprire lo sportello di Bella
aiutandola a scendere.
- Adesso devi fare quello che ti dico,
ok? – gli dissi.
- Ho un’altra scelta? – mi chiese lei sorridendomi.
- Direi proprio di no – gli dissi dandogli un bacio
a fior di labbra.
La presi per mano e la
feci camminare fino ad arrivare alla scaletta che ci avrebbe permesso di salire
sul jet.
- Adesso ci sono dei gradini. Stai attenta,
affidati a me – gli dissi io.
- Amo affidarmi a te – mi disse lei sorridendomi.
Con un po’ di sforzo riuscimmo a salire entrambi
senza che lei si facesse male e, una volta, saliti sul jet la feci sedere su
una poltroncina.
- Aspettami seduta qui e non ti muovere, ma
soprattutto non sbirciare – gli dissi.
- Dove vai tu? – mi chiese stupita.
- Mi allontano solo un attimo. Torno subito – gli
dissi allontanandomi e dirigendomi nella postazione piloti.
Avvisai il pilota che poteva partire e mi informai
di quanto tempo ci volessero per raggiungere il luogo di destinazione,
scoprendo che servivano otto ore e mezzo. Saremmo arrivati in
serata. Con la fretta non avevo previsto che ci volesse tutto questo tempo,
adesso come glielo spiegavo a Bella che doveva tenersi quella benda fino alla
sera? Mannaggia a me e al fatto che non ci avessi pensato prima. Dissi al
pilota di scendere le valigie e di portarle all’hotel che avevo prenotato, una
volta raggiunta la nostra meta, poi tornai da Bella. La trovai ferma nella
stessa posizione. Quanto era bella. Per non fargli sentire il rumore del jet,
almeno alla partenza, gli misi le cuffie all’orecchie
con la musica a tutto volume e lei quasi saltò in aria quando sentì le note
rimbombargli nelle orecchie. Mi sedetti nella poltroncina di fronte la sua e,
poi, la feci sedere sopra di me, baciandola con passione. Lei non mi chiese
niente, ma si lasciò andare a quelle effusioni tra di noi. Dopo minuti
interminabili ci staccammo e quando mi resi conto che potevo porglieli le
cuffie lo feci.
- Posso capire il perché di tutto questo? – mi
chiese curiosa.
- Capirai tutto più in là – gli dissi io mentre lei
era ancora avvinghiata a me.
- Ma non siamo arrivati? – mi chiese sorpresa.
- Non ancora – gli dissi.
- Ma prima avevi detto si – mi disse.
- Eravamo arrivati da una parte,
ma quella parte non era il posto dove ti devo portare io – gli dissi.
- Quanto è complicata questa storia. Comunque manca
molto? – mi chiese.
- Direi un paio d’ore – gli dissi cercando di
minimizzare il fatto che c’avremmo impiegato tutto il pomeriggio ad arrivare.
- E io dovrei restare un paio d’ore con questa cosa
negli occhi? – mi chiese sbuffando.
- Direi di si – gli dissi.
- Ho bisogno di guardarti per capire che non sto
sognando – mi disse lei.
- Io conosco un altro modo per farti capire che non
stai sognando – gli dissi malizioso.
- Ah si? Non riesco a immaginare quale possa essere
– mi disse maliziosa anche lei.
Avvicinai le mie labbra alle sue e la bacia con
passione. Restammo a coccolarci per tanto tempo, poi lei riprese a fare le sue
domande. Era davvero curiosa, ma questo era un aspetto di lei che conoscevo
benissimo.
- Posso capire dove stiamo andando se non ci stiamo
muovendo? – mi disse lei.
- Potresti smetterla di fare domande? Tanto non ti
dico assolutamente niente – gli dissi dandogli un altro bacio.
Quello era l’unico modo per tappargli la bocca, per
non fargli fare domande. Certo la cosa era più che gradita per me, quindi
facevo l’utile e il dilettevole. Dopo un po’ ci staccammo, ma lei rimase in
braccio a me stretta tra le mie braccia con la testa appoggiata al mio petto e
iniziammo a parlare. Mi raccontò di quello che era successo nell’ultimo mese e
mezzo, di come si era accorta che mi amava, di come aveva lasciato Lucas, di
quello che gli aveva detto lui, del fatto che pensava che io non la volessi
più. Mi raccontò tutto, proprio tutto e poi io feci lo stesso con lei,
raccontandogli l’ultimo mese e mezzo, il mese e mezzo più brutto di tutta la
mia vita. Poco dopo si addormentò tra le mie braccia e io la guardai per tutto
il tempo, sperando che il sonno gli durasse per un altro paio d’ore in modo che
non si accorgesse del tempo che passava. Per mia fortuna fu così e lei non si
accorse neppure del rumore del jet che atterrava. Quando il motore venne spento
la svegliai e dopo averle dato un bacio scendemmo, aiutandola a scendere dal
jet.
- Ti prego dimmi che siamo arrivati – mi disse lei.
- Un altro piccolo sforzo. Aspettami qui e non
muoverti – gli dissi.
- Di nuovo? – mi chiese sbuffando.
- Torno subito, promesso – gli dissi dandogli un
bacio a fior di labbra e allontanandomi.
Chiamai un taxi che si fermò subito e gli chiesi di
portarmi nell’albergo dove avevo prenotato, ma gli dissi che non doveva aprire
bocca per tutto il tragitto. Non doveva fare nessuna domanda. L’uomo si stupì
di questo, ma acconsentì. Gli dissi di aspettarmi un attimo e andai a prendere
Bella aiutandola a salire in macchina. La strinsi a me e ci coccolammo per
tutto il tragitto, che durò solo pochi minuti. In poco tempo, infatti,
arrivammo a destinazione e dopo aver aiutato Bella a scendere, pagai
abbondantemente il taxista ringraziandolo per la discrezione cercando di non
farmi sentire dalla mia ragazza.
- Siamo arrivati? – mi chiese lei.
- In teoria si, ma in
pratica no – gli dissi.
- Questo significa che? – mi chiese.
- Che adesso dobbiamo fare una cosa e poi ti porto
dove ti ho detto – gli dissi.
- Io non ci sto capendo niente. So solo che ha un
sacco di tempo che sono bendata e non vedo un fico secco – mi disse lei.
- Meglio così se non stai capendo. Adesso ti metto
le cuffie e tu ti affidi a me – gli dissi.
- Sei così misterioso – mi disse lei sorridendomi.
Io gli diedi un bacio a fior di labbra, poi gli
misi le cuffie e la aiutai ad entrare dentro. La feci sedere su un divano dell’hall dell’albergo e mi diressi verso la reception dove
trovai un uomo sulla cinquantina che mi accolse.
- Buonasera, benvenuto all’hotel “Le Bristol”. In
cosa posso esserle utile? – mi disse l’uomo.
- Ho prenotato stamattina una suite via internet –
gli dissi.
- A nome? – mi chiese lui gentilmente.
- Cullen – gli dissi.
Lo vidi controllare qualcosa al computer e subito
dopo mi guardò sorridendomi di nuovo e facendomi un altro sorriso.
- Certo, la prenotazione è stata eseguita. Aspetti
solo un attimo che la registro – mi disse l’uomo.
Gli diedi i documenti e dopo la registrazione mi
restituì tutto.
- Sono arrivate pochi minuti fa due valigie a suo
nome. Ci siamo permessi di portarli direttamente in stanza – mi disse l’uomo.
- Si, avete fatto
benissimo. Grazie mille – gli dissi.
- Ecco la scheda della sua stanza. E’ la stanza 723
nell’ultimo piano. Buona permanenza all’hotel. Per qualsiasi cosa non esiti a
chiamare – mi disse porgendomi la schedina che avrebbe fatto da chiave.
- La ringrazio – gli dissi allontanandomi.
Andai da Bella e lasciandogli le cuffie all’orecchie la feci entrare nell’ascensore che ci condusse
alla nostra stanza. Entrammo e notai che la stanza era bellissima. Era molto
grande, con due bagni, una specie di salottino e una camera da letto. I colori
di fondo di tutta la suite erano il panna e il dorato.
Una vera e proprio suite, ma la cosa più bella era che l’ambiente
era davvero romantico. Andai a prendere le valigie e trovai dentro una delle
due una scatola con scritto “Bella”. Capì subito che era quella con il vestito
dell’amore della mia vita. Avrei dovuto ringraziare Alice e Rose che mi avevano
reso il lavoro più semplice. Non la aprì perché volevo che fosse una sorpresa,
ma la portai in uno dei bagni, appoggiando sopra la grande scatola un biglietto
che avevo già scritto a casa. Poi, tornai da Bella e, dopo avergli tolto le
cuffie dalle orecchie, gli stampai un bacio sulla bocca.
- Adesso devi fare una cosa, ma prima mi devi fare
una promessa – gli dissi quando ci staccammo dal bacio.
- Tutto quello che vuoi – mi disse lei.
- Adesso ti porto da una parte e ti tolgo la benda,
ma non devi guardare da nessuna parte. Devi fare solo quello che ti dico io,
ok? – gli dissi.
- Ok, anche se non ci sto capendo nulla – mi disse
lei.
- Ti fidi di me? – gli chiesi.
- Più della mia stessa vita – mi rispose mentre io
gli stampai un bacio sulla bocca.
La portai in bagno e chiusi tutte le persiane, in
modo che lei non potesse vedere niente. Accesi la luce e poi gli tolsi la
benda.
- Finalmente – disse lei strizzando gli occhi per
abituarli di nuovo alla luce.
- Ci voleva solo un po’ di pazienza – gli dissi io sorridendo notando la sua espressione sorpresa.
- Ma dove siamo? – mi chiese stupita.
- In un bagno direi – gli dissi.
- Questo l’avevo capito. Volevo dire cosa ci
facciamo in un bagno? E soprattutto cosa ci facciamo in un bagno che è grande
quanto un salone? – mi chiese.
- Io adesso me ne vado, tu, invece, ti fai una
bella doccia e poi fai quello che ti ho scritto in questo bigliettino. Però mi
devi promettere che non sbircerai fuori dalla finestra, ne
tanto meno fuori da questo bagno. Qui hai tutto quello che ti serve al momento
– gli dissi.
- Non tutto – mi disse lei.
- Cioè? – gli chiesi stupito.
- Mi servi tu, ma hai detto che tu adesso te ne vai
– mi disse.
- Ma torno presto e poi non ti lascio più – gli
dissi.
- Posso capire perché tutto questo mistero? Ormai
dimmi cosa hai escogitato – mi disse lei.
- Quale parte di “è una sorpresa” non ti è chiara?
– gli chiesi.
- Ho capito. Colpita e affondata – mi disse lei.
- Non ti ho sentito ancora promettere – gli dissi.
- Promettere cosa? – mi disse lei facendo finta di
non capire.
- Lo sai benissimo – gli dissi.
- Giuro solennemente che non guarderò fuori dalla
finestra e nemmeno fuori da questo bagno, va bene così? – mi chiese.
- Non sto scherzando, dico sul serio – gli dissi.
- Anch’io. Te lo prometto. Ti fidi di me? – mi
chiese lei.
- Dovrei? – gli chiesi sorridendo.
- Fuori di qui, subito – mi disse lei sbuffando.
- E dai stavo scherzando. Mi fido di te più di
quanto mi fidi di me stesso – gli dissi avvicinandola a me e dandogli un bacio
a fior di labbra.
- Ti amo da morire – mi disse lei una volta che si
staccò dal bacio.
- Io ti amo di più – gli dissi.
- Questo è tutto da vedere – mi disse lei
baciandomi di nuovo.
- Adesso devo andare. Devo fare una cosa, tu mi
raccomando, non metterci una vita – gli dissi.
- Lo sai che ci metterò una vita – mi disse
sorridendo.
- Lo so, ma la speranza è sempre l’ultima a morire
– gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra, per poi uscire dal bagno.
La amavo da impazzire ed ero la persona più
fortunata al mondo a poter stare con lei, ad essere amato da lei. Guardai l’ora
era le otto e mezzo di sera. Dovevo sbrigarmi perché non solo dovevo farmi la
doccia e sistemarmi anch’io, ma soprattutto dovevo risolvere una parte della
sorpresa, una parte che dovevo necessariamente risolvere di persona poiché mi
dovevo assicurare che tutto andasse come lo avevo previsto. Uscì dalla camera e
mi diressi nella direzione prestabilita, sperando di sbrigarmi e di riuscire a
prepararmi prima che Bella fosse pronta. Eppure non ero agitato perché
conoscendo la mia ragazza sapevo che avevo tutto il tempo a disposizione
considerando che ci avrebbe messo davvero una vita prima di essere pronta.
- Ma sei pazzo? –
gli dissi voltandomi verso di lui che fino a quel momento mi stava cingendo i
fianchi con le sue braccia.
- Si,
sono pazzo, sono pazzo di te – mi disse lui baciandomi a fior di labbra.
Quando mi staccai da
lui, tornai ad osservare quello che si parava di fronte a me.
Risposte alle vostre recensioni:
- sarafly:
Capisco. Comunque non lo so se inserirò figli o meglio lo so, ma non ti
anticipo nulla, quindi in tutti i casi non ti anticipo come si potrebbero
chiamarsi. Terrò in conto quello che mi hai detto, anche perché nella mia
storia forse non sarebbe appropriato, considerato il rapporto tra le ragazze e
la madre. Quanto ad aggiornare la mia storia “ricordare il passato”, non so
quanto aggiornerò, comunque credo nei prossimi giorni.
- maggycullen:
Sono contenta che ti piaccia la mia storia, spero che continuerà a piacerti.
- LadySile: Sono contenta di averti rallegrato la giornata.
Comunque ti assicuro che per un po’ saranno felici o forse lo saranno per
sempre, non ho ancora deciso.
- stellalilly: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto
e spero che anche questo possa piacerti.
- lillina913: Sono contenta che
il monologo di Bella ti sia piaciuto, anche perché era la parte che mi
interessava di più. Per la questione del basket vedrai in seguito cosa succede,
non ti voglio anticipare nulla. Per il vestiario di Bella ci penserò Edward
come hai potuto vedere.
- DivinaTheBest: Sono contenta che questa storia ti piace. Sono d’accordo con te che quella Jessica si
meritava la lezione di Bella e mi fa piacere che trovi carini la mia Bella e il
mio Edward insieme.
- TanyaCullen: Sono contenta che finalmente questi capitoli non provocano più la tua ira e sono contenta che ti
piacciano. Tranquilla, per adesso, non credo di scatenare la tua ira, poi mai
dire mai.
- flazzycullen: Si,
finalmente quei due c’è l’hanno fatta. Era proprio ora. Spero che nei panni
della coppietta felice di tutti i giorni ti piaceranno.
- edward bella: Sono molto contenta che la mia storia ti
piaccia e spero continuerà a piacerti.
- nanerottola: Si, infatti, era proprio ora che succedesse. Comunque ti
anticipo che per adesso i ragazzi non andranno da loro, ma comunque prima o poi
si troveranno a Jacksonville tutti e sei insieme. Ovviamente non ti dirò il
motivo, però.
- bo-19: Sono contenta che
le battute di Bella ti piacciano, ma soprattutto sono contenta di averti fatto felice
con lo scorso capitolo. Spero che anche questo ti piacerà.
- gamolina:
Mi fa piacere sapere che come me condividi il fatto che lo scorso capitolo sia
stato uno dei migliori. Ci tenevo in modo particolare e sono contenta che ti
sia piaciuto.
- soletta:
Sicuramente in una situazione reale, Bella o chiunque al suo posto, non si
sarebbe dilungata così tanto, ma il bello delle storie e questo. Comunque ho
fatto una sorta di monologo perché volevo far capire bene cosa lei provasse per
Edward. Comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.
- nefertiry85: Avevo
già previsto che ti avrei dedicato quel capitolo, anche perché lo ritenevo uno
dei più belli e significativi a mio avviso. Sono contenta che il capitolo ti
sia piaciuto e spero di non deluderti con gli altri.
- serve: Ti
ringrazio per la statua che vuoi far costruire in mio onore, ma soprattutto mi
fa piacere sapere che il capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche questo ti
piacerà.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Dalla tua recensione presumo che il capitolo ti sia
piaciuto e ne sono contenta. Spero di non deluderti con i prossimi.
- BlackDeath90:
Tranquilla se non puoi commentare sempre. Mi basta sapere che leggi la mia
storia e che ti piace. Grazie di tutti i complimenti che fai alla storia, ne
sono felice.
- kawaiireby:
In che senso l’ultimo pezzo sembra Fabio De Luigi? Non ho capito cosa vuoi
dire. Comunque sono felice che il capitolo ti sia piaciuto.
- twilight4ever:
Sono contenta che il discorso di Bella ti sia piaciuto, anche perché era la
parte a cui tenevo di più. Comunque si, io vado pazza
per One Tree Hill e lo dimostra il fatto che ho messo
nella storia molto elementi in comune con il telefilm, soprattutto per quanta
riguarda luoghi e personaggi, quindi la tua intuizione è stata giustissima.
- ledyang:
Sono felice che ti sia piaciuto. Spero che hai gradito
anche questo.
- ross_ana:
Mi fa davvero piacere sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Come hai
detto tu, finalmente, hanno chiarito e tutto sembra essersi risolto. Quanto alle
amiche di Jessica condivido con te…tutte nel cassonetto.
- moni: Si, hai pienamente ragione. Dichiararsi
ed essere ricambiati e la cosa più bella che potrebbe succedere. Sono contenta
di averti fatto provare delle emozioni con il vecchio capitolo e soprattutto
sono contenta di essere riuscita a far capire il cambio d’atmosfera di prima
rispetto ad adesso.
- la sua bella: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Spero
che lo stesso avvenga per i prossimi.
- SignoraCullan: Sono contenta che hai
scoperto la mia storia e che ti sia piaciuta. Comunque si, continuerò la storia anche se prenderà una piega
diversa. Spero che continuerà a piacerti.
- eMiLyBlOoD: Finalmente sei tornata. Non hai idea di quanto
tu mi sia mancata e non parlo solo dei commenti. Sono contenta
che ti sia piaciuto il modo in cui ho inserito le tue frasi e soprattutto che i
capitoli ti siano piaciuti. Per James, sta tranquilla, lui è dalla parte di
Edward e Bella, anzi è contento che finalmente si siano messi insieme. Lui era
uno di quelli che cercava di spingere Edward a tornare a Phoenix a riprendersi
Bella in qualche modo. Quindi, nella mia storia avrà una parte buona, sta
tranquilla e non romperà nessuno dei ragazzi. Comunque si,
credo tu sia matura, più di quanto tu creda. Quanto al fatto di tua sorella
credo sia normale che non andiate molto d’accordo. Io ho una sorella più
piccola di te di un anno, fa la seconda media e ti assicuro che non ci vado per
niente d’accordo. Credo per adesso sia normale. Sono della Sicilia, tu? Dimmi di
te? Comunque non hai msn? Così magari ci scambiavamo il
contatto? Quest’altra frase è bellissima. Grazie mille.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
Scusatemi per il ritardo rispetto al mio solito
andamento, ma ho avuto un po’ di problemi. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ne approfitto per ringraziarvi per tutti i vostri commenti e per tutti i
complimenti che mi fate. Sono davvero lusingata. Buona lettura.
WHEN THE LOVE
CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
CAPITOLO 44
VIVERE UN
SOGNO
POV
BELLA
Non ci stavo capendo nulla. Edward era così
misterioso e io ero tremendamente curiosa. Volevo sapere dove mi avesse portata
e perché ci fosse voluto così tanto tempo. A dire il vero avevo perso la
cognizione del tempo, non avevo idea di che ore fossero ne
tanto meno avevo idea di dove mi stesse portando. Sapevo solo di essere chiusa
in un bagno con una scatola appoggiata allo sgabello e un bigliettino sopra.
Edward mi aveva fatto promettere di non sbirciare da nessuna parte e io, pur
essendo estremamente curiosa, avevo intenzione di mantenere la promessa fatta
all’amore della mia vita. Ancora non potevo crederci di stare con lui, eppure
era tutto vero. Mi decisi ad aprire il biglietto che c’era sulla scatola e ha
leggerne il contenuto. “Lo
so che ti stai mangiando le mani per la curiosità e so anche che sei tentata di
sbirciare per scoprire dove siamo, ma ti prego di non farlo, tanto fra poco lo
saprai. Indossa quello che
troverai in questa scatola e preparati. Ti amo. Edward”.
Mi conosceva benissimo e sapeva che la curiosità mi stava mangiando viva, ma
avrei resistito, l’avrei fatto per lui. Andai a farmi una doccia e mi rilassai
completamente, mi sentivo stanca anche se non avevo
fatto nulla di particolare. Dopo tre quarti d’ora uscì dalla doccia e mi avvolsi
in un accappatoio che trovai posto vicino alla doccia. Lo indossai, era panna e
di lato, all’altezza del seno c’era scritto in corsivo dorato “Hermes”. Eravamo
in un albergo, di questo ne ero sicura e già dalla
marca prestigiosa dell’accappatoio mi resi conto che non era un albergo
qualsiasi. La mia curiosità cresceva a vista d’occhio.
- Amore a che punto sei? – mi chiese Edward da
fuori la porta.
- Sono uscita adesso dalla doccia – gli dissi.
- Un’ora solo per farti la doccia? Certo che sei
proprio incorreggibile – mi disse lui ridendo.
- Tu sei pronto? – gli chiesi.
- No – mi rispose.
- E allora di che ti lamenti? – gli dissi.
- Ma io ho dovuto sbrigare una cosa, se mi fossi
andato a sistemare a quest’ora sarei prontissimo – mi disse.
- Si certo come no – gli dissi io.
- Va beh, lasciamo perdere. Tanto alla fine vinci
sempre tu. Vado a prepararmi. Per favore muoviti – mi disse.
- Hai suoi ordini maestà – gli dissi io ridendo mentre sentì anche lui ridere.
Sentì una porta chiudersi, di sicuro era andato a prepararsi.
Io, ancora in accappatoio mi asciugai i capelli e mi passai la piastra. Quando
i miei capelli assunsero la forma desiderata aprì la scatola pronta a vestirmi.
Restai basita da quello che ci trovai. C’era un completino
intimo la fine del mondo. Un reggiseno e un paio di cullettes di pizzo nero,
molto provocanti e sexy. Li indossai e poi controllai cosa contenesse il resto
della scatola. Vi era un vestitino nero a tubino senza spalline che indossai
subito. Mi stava divinamente, esaltando tutto il mio fisico e le mie forme. Vi
erano poi un paio di scarpe bordeaux dal tacco vertiginoso, un foulard, una
borsa e degli accessori, quali orecchini, bracciali e collana, dello stesso
colore. Era tutto perfetto, bellissimo, quasi un sogno, ma, ormai, mi ero resa
conto che stare con Edward era un sogno, anzi molto più di un sogno, quindi,
ormai, difficilmente mi sarei stupita di qualcosa. Mi misi tutto e poi mi
truccai. Ero pronta e in fin dei conti non ci avevo messo molto, o così volevo
credere.
- Amore sono pronta – urlai per farmi sentire da
Edward, considerando che a quanto avevo promesso non potevo uscire nemmeno da
quel bagno.
- Un attimo. Non uscire – mi urlò lui.
Finì di controllarmi, aggiustandomi ancora il
trucco, quando sentì la porta del bagno aprirsi. Mi voltai e vidi Edward in
tutta la sua bellezza. Indossava un vestito nero sportivo con una camicia
altrettanto sportiva grigia e un paio di Etnies nere. Era vestito sportivo, ma
il tutto lo rendeva anche elegante nello stesso tempo, il massimo dell’eleganza
che lui poteva mettersi addosso, o meglio che voleva mettersi addosso
considerato che la parola eleganza e la parola Edward camminavano su due binari
diversi. Lui preferiva lo sportivo sempre e comunque. Era bellissimo. Aveva i
capelli scompigliati come sempre e i suoi occhi azzurri che mi guardavano con
amore erano qualcosa a cui non si poteva resistere. Ero totalmente e
incondizionatamente innamorata di lui. Avevo passato un mese e mezzo nel buio
più assoluto, vedendo solo nero. Adesso che guardavo Edward mi accorgevo che
lui era la luce, lui era la mia luce. Ci sono periodi in cui non si fa che
vedere tutto nero. *Nero, nero, nero, vedi solo
nero, poi senti la sua voce e finalmente ti accorgi che aprendo gli occhi il
nero sparirà*. E questo era quello che
era successo a me. Avevo aperto gli occhi rendendomi conto di quello che
provavo per Edward e, finalmente, ero felice, felice come non lo ero mai stata
in vita mia.
- Cos’è non hai mai visto una ragazza? – gli chiesi
vedendo che mi fissava e sembrava in trans.
- Di ragazze ne ho viste a bizzeffe, ma tu le
superi di gran lunga tutte. Non ho mai visto qualcosa di più bello di te – mi
disse lui avvicinandosi a me.
- Io si – gli dissi.
- E cosa? – mi domandò.
- Tu. Sei la cosa più bella che mi sia capitata
nella vita e quando dico “la cosa più bella” ovviamente non intendo solo
fisicamente – gli dissi io.
Lui si avvicinò a me e mi baciò
con passione, uno di quei baci che solo lui era capace di dare.
- Ti amo – mi disse lui.
- E io ti ho sporcato – gli dissi notando che aveva
le labbra sporche del mio rossetto.
Presi un fazzolettino e gliele pulì, quando
terminai staccai le mani dalla sua bocca, ma lui li prese tra le sue e me le
baciò.
- Ti amo anch’io – gli dissi dandogli un bacio a
fior di labbra per non sporcarlo di nuovo.
- Devi rimetterti questa – mi disse uscendo dalla
tasca la benda di prima.
- Non posso solo limitarmi a chiudere gli occhi? –
gli chiesi.
- Assolutamente no. So che sbirceresti – mi disse
lui.
- Va beh lasciamo perdere. Mettimi questo affare,
però prima un bacio – gli dissi sorridendogli mentre lui si avvicinò a me e mi baciò.
Quando le nostre labbra si staccarono prese la
benda e mi coprì gli occhi, dopodichè mi prese per
mano, intrecciando le sue dita con le mie e mi fece uscire dal bagno. Uscimmo
dalla stanza e prendemmo di nuovo l’ascensore, poi mi fece uscire fuori
probabilmente, perché sentì il cambio di temperatura tra il dentro e il fuori,
anche se fuori si stava davvero bene, del resto eravamo a Giugno. Mi fece
salire su un auto e poi mi strinse a se baciandomi il
collo. Ok che avevo la benda, ma non poteva fare così, altrimenti ci avrei
messo trenta secondi a togliermela e buttarmi addosso a lui come se fossi una
maniaca. Dopo un paio di minuti, mi fece scendere dall’auto.
- Adesso siamo arrivati davvero – mi disse lui.
- Posso togliermi questo affare? – gli chiesi.
Lui non mi rispose, ma mi fece fare due passi, poi
mi posizionò frontalmente a qualcosa e mi mise l’i-pod alle orecchie con
sottofondo Claire De Lune, quella che, ormai, io avevo ribattezzato la nostra
canzone. Appena le dolci note della melodia iniziarono a risuonare nelle mie
orecchie, sentì le mani di Edward che mi toglievano la benda. La musica era
molto bassa, era un sottofondo, quindi potevo sentire tutti i rumori attorno a
me. In pochi attimi riaprì gli occhi e ciò che mi si parò davanti mi lasciò
completamente basita. Potevo immaginarmi di tutto, qualunque cosa, ma di certo
non quella. Come ci eravamo arrivati fino a lì? Adesso capivo il perché di
tutto quel mistero da parte di Edward. Era una vera e propria pazzia.
- Ma sei pazzo? – gli dissi voltandomi verso di lui
che fino a quel momento mi stava cingendo i fianchi con le sue braccia.
- Si, sono pazzo, sono
pazzo di te – mi disse lui baciandomi a fior di labbra.
Quando mi staccai da lui, tornai ad osservare
quello che si parava di fronte a me.
- E’ bellissima – dissi io.
Davanti a me, in tutta la sua estrema ed elegante
bellezza, c’era la Torre Eiffel. Quel pazzo del mio ragazzo mi aveva portata a
Parigi, la città degli innamorati, la città più romantica al mondo. Ancora non
potevo crederci. Tutto intorno a noi era illuminato, compresa la torre. Mi
sembrava di essere dentro una cartolina, era tutto così perfetto, così magico,
ma soprattutto così romantico. Ciò che rendeva il tutto ancora più bello era il
fatto che Edward fosse al mio fianco e che mi amasse come io amavo lui.
- Sei tu ad essere bellissima – mi disse lui.
Mi buttai addosso a lui e lo bacia con grande
passione, cercando di mostrargli così tutto l’amore che provavo per lui, un
amore immenso, infinito, puro. Quando ci staccammo ci guardammo negli occhi e
guardare il modo in cui Edward mi guardava mi fece capire che ero la ragazza
più fortunata del mondo. A volte si pensa che nella vita vada tutto uno schifo,
che l’amore non è fatto per noi, che la fortuna abbia dimenticato il nostro
indirizzo, che siamo così sfigati da smettere perfino di sognare e io l’ho
pensato tutto questo. Per anni mi sono chiusa in una bolla di vetro pensando di
essere sbagliata, ma poi ho incontrato Edward ed è stato allora che ho iniziato
a vivere, è stato allora che mi sono resa conto che non era colpa mia, che
tutta quella situazione non dipendeva da me, ma semplicemente era colpa di
tutto quello che mi stava attorno, era il mondo ad essere sbagliato, non io. Mi
sono innamorata di lui senza nemmeno rendermene conto, accorgendomene solo
dopo, forse, perché non credevo fosse possibile, forse, solo perché mi volevo
ostinare a vederlo solo come un amico. Solo adesso mi rendo conto che
innamorarsi è una delle cose più splendide e improvvise che possano succedere.
Succede sempre per caso, per destino, mai per forza perché non possiamo essere
noi a decidere chi amare, non possiamo impegnarci per innamorarci ne tanto meno ci possiamo imporre la volontà di non farlo.
Succede e basta, ad un tratto ti rendi conto che nella tua vita sta iniziando
la magia, quella che è iniziata a me e adesso non faccio altro che sentire il
costante ed incessante desiderio di non far scomparire quella magia che rende
tutto così meraviglioso. Sono innamorata, innamorata persa, innamorata di un
amore unico come solo quello verso di Edward può esserlo. Lo amo, amo tutto di
lui, amo la sua voce, il suo viso, il suo sorriso, il suo essere speciale con
me, amo l’amore che prova per me, amo tutto di lui, tutto ciò che fa e il modo
in cui lo fa, amo le cose che dice, tutto, lo amo e basta, lo amo con tutto il
cuore, lo amo perché è la mia unica ragione di vita. Adesso capisco cosa sia in
realtà l’amore, l’amore è qualcosa di indescrivibile, un’emozione troppo forte,
forse, anche l’unica incontrollabile, è qualcosa che non si può fermare, se
ami, ami è basta, non ci puoi fare nulla. Ho sempre creduto che la perfezione
non esistesse, che nessuno fosse perfetto, ma questo era prima che conoscessi
lui, questo lo pensavo prima di incontrare il mio angelo.
- Ti amo così tanto che non riesco nemmeno a
spiegartelo – gli dissi mentre i miei occhi erano incastonati nei suoi.
- Lo stesso vale per me. Sei tutta la mia vita – mi
disse lui dandomi un bacio a fior di labbra.
- Durerà? – gli chiesi facendomi sopraffare dalle
mie paranoie.
- Cosa durerà? – mi chiese lui stranito dalla mia
domanda.
- Il nostro amore. Durerà o sarà soltanto un amore
che si rivelerà una chimera, qualcosa che può sparire alle
luce del mattino come un sogno? – gli chiesi.
- Bella mi spieghi perché ti fai queste paranoie? –
mi chiese lui serio.
- Perché nella mia vita ho imparato che le cose
belle prima o poi finiscono – gli dissi io sincera.
- Finiscono perché siamo noi a volerle fare finire.
Io ti amo più della mia vita e te lo dimostrerò ogni giorno che passeremo
insieme, e stai sicura che ne passeremo di tempo insieme. C’è solo una cosa che
voglio più di ogni altra ed è stare con te. Voglio trascorrere tutta la mia
vita con te al mio fianco, voglio che sia tu quella che vedo accanto a me
quando mi sveglio al mattino, voglio che sia tu quella
da stringere tra le mie braccia, voglio che sia tu quella che stia al mio
fianco. Noi due staremo insieme per sempre. Sarai tu l’unica donna della mia
vita, sarai tu quella che mi starà accanto per sempre, sarai tu la madre dei
miei figli, sarai tu che mi vedrai crescere e invecchiare, sarai tu quella che
mi aiuterà a camminare quando sarò troppo vecchio per reggermi in piedi da
solo, sarai tu quella che mi terrà compagnia ogni giorno della mia vita. Noi
due ci ameremo fino alla fine, anzi noi ci ameremo per tutta l’eternità, perché
nemmeno la morte riuscirà a fare nulla contro il nostro amore – mi disse lui
guardandomi intensamente negli occhi.
Mentre lui parlava mi immaginavo tutto quello che
diceva, mi immaginavo io e lui affrontare la quotidianità insieme, mi
immaginavo sdraiati sulla spiaggia abbracciati mentre
lui mi toccava il pancione con dentro suo figlio, mi immaginavo noi due mentre
prendevamo in braccio il frutto del nostro amore, mi immaginavo io e lui il
giorno del matrimonio, mi immaginavo insegnare ai nostri figli a parlare, a
camminare, mi immaginavo vederli crescere mentre io e Edward cercavamo di
aiutarli ad affrontare i problemi dell’adolescenza, mi immaginavo loro, ormai,
grandi andarsene, mi immaginavo noi, ormai, vecchi farci compagnia a vicenda e
aiutarci. Mentre lui parlava mi era passata davanti agli occhi la vita
splendida che avrei potuto avere con lui, anzi, la vita che avrei sicuramente
avuto con lui e in un attimo non ebbi più dubbi. Io e Edward saremmo rimasti
insieme sempre e saremmo stati felici solo stando insieme.
- Sempre? – gli chiesi sorridendogli.
- Sempre e per sempre – mi rispose lui sorridendomi
anche lui e baciandomi.
Un bacio passionale con una romantica Parigi come
sfondo, non potevo desiderare nulla di meglio.
- La sorpresa non è ancora finita – mi disse lui
staccandosi dalle mia labbra.
- No? – gli chiesi stupita.
- Pensavi davvero che ti avessi fatta vestire così
solo per portarti qui? – mi chiese.
- A dire il vero si – gli dissi.
- Beh, ti sbagliavi – mi disse lui sorridendomi.
- A proposito di come mi hai fatto vestire,
qualcosa mi dice che c’è lo zampino di qualcun altro dietro questo
– gli dissi io indicando il mio vestitino e sorridendo beffarda.
- Cosa te lo fa credere? – mi disse lui
sorridendomi ingenuamente.
- La biancheria intima – gli dissi senza problemi.
- Dovrò controllare allora – mi disse lui
malizioso.
- Sarà un piacere – gli risposi maliziosa anch’io.
- Comunque sono state Alice e Rose. Le ho chiamate
stamattina mentre dormivi per dirgli di preparare tutto, anche questo è opera
loro – mi disse indicando il suo vestito.
- Quindi loro sanno che siamo qui? – gli chiesi.
- Loro sanno che ti portavo da qualche parte, ma
non gli ho detto dove. Volevo che fossi tu la prima a saperlo – mi disse lui
sorridendomi.
- Potevo aspettarmi di tutto, ma non questo. Tu lo
sai che questa che hai fatto è una follia? – gli chiesi.
- E tu non lo sai che l’amore è folle? – mi disse
lui di rimando.
- Inizio a capirlo – gli dissi sincera.
- E poi anche tu non è che sei stata tanto più
razionale. Sei venuta da me da sola senza sapere bene
dove trovarmi e senza portare nulla con te – mi disse lui.
- Non avevo tempo di fare le valigie, dovevo andare
a riprendermi ciò che era mio e non potevo più aspettare. Ho aspettato fin
troppo – gli dissi sorridendogli.
- Condivido in pieno. Sei proprio ceca, lasciatelo
dire – mi disse lui.
- Hai ragione – gli dissi.
- E anche ottusa – aggiunse lui.
- Condivido – gli dissi.
- E dura di comprendonio – continuò lui.
- Hey signorino basta prendermi in giro – gli dissi
dandogli un buffetto sulla spalla.
- Dico solo la verità – mi disse lui ridendo.
- Ah si? – gli dissi facendo la finta offesa.
- Si certo, ma sai una cosa? Ti amo anche per
questo – mi disse scompigliandomi in capelli.
- Io, invece, in questo momento ti odio. I capelli
no. Sistemameli adesso – gli dissi mettendo il broncio.
- Questa cosa di odiare non te la levi dalla bocca,
non è vero? – mi disse lui sorridendomi e aggiustandomi i capelli.
- Mi dispiace per quella volta. Ero arrabbiata non
volevo dirti quelle cose – gli dissi rattristandomi al pensiero della litigata
che avevamo avuto tempo prima e alle cose che gli avevo detto in
quell’occasione.
- Hey, stavo solo scherzando. Non puoi sempre
chiedere scusa per quella storia. Lo so che non pensavi quelle cose, quindi
smettila, non posso parlare cercando di controllare quello che dico per non
rattristarti. Il passato è passato, non importa più. E poi lo so che eri
arrabbiata e le hai dette solo per questo motivo – mi disse lui appoggiando la
sua mano sul mio mento per farmi sollevare la testa.
- Hai ragione, non pensiamo più. Oggi, te l’ho già
detto che ti amo? – gli chiesi.
- Direi un miliardo di volte, ma mi piace
sentirmelo dire – mi disse lui sorridendomi.
- Ti amo – gli dissi.
- Anch’io. Adesso vieni con me. La seconda parte
della sorpresa ci attende – mi disse lui prendendomi per mano e trascinandomi
con se.
Attraversammo la strada e camminammo per circa
cinque minuti, prima di arrivare in un grandissimo ristorante. L’insegna era
luminosa e grande e il locale già da fuori aveva un’aria di romanticismo senza
eguali. Entrammo e subito un cameriere ci venne incontro. Edward gli disse il
suo nome e il cameriere ci sorrise e subito ci disse di seguirlo verso il
tavolo prenotato. Notai che c’erano tante persone nel locale e sembrava tutta
gente altolocata, ma la cosa non mi stupì molto considerato che il ristorante
era, forse, uno dei più chic di Parigi e una sola cena lì sarebbe costata un
occhio della testa, quindi non era per tutti. Edward era davvero pazzo. Certo
noi non avevamo problemi economici, ma esagerare in quel modo era da veri
pazzi, anche se comunque mi faceva piacere che avesse organizzato tutto quello.
La nostra mi sembrava tanto una fuga romantica, e, forse, in fondo lo era, ma
dopo tutto quello che avevamo passato un momento come
questo c’è lo meritavamo davvero. Percorremmo tutta la sala del ristorante e
notai che molta gente ci guardava soprattutto giovani, ma soprattutto le
ragazze che sembravano lasciare gli occhi addosso ad Edward, mentre a me mi guardavano con sguardi di fuoco. Sarei andata volentieri
a prenderle a sberle solo per aver guardato il mio amore, ma dovevo abituarmi a
tutto questo. Edward era un ragazzo dalla bellezza eterea, un genere di
bellezza che non passa inosservata. Lo guardai e lui mi sorrise stringendo di
più la mia mano, forse, avendo intuito il mio problema in quel momento e fu
allora che anch’io sorrisi sincera poiché mi resi conto di una cosa importante.
Edward poteva avere tutte le ragazze che voleva, ma aveva scelto me, era me che
amava e nessuna me lo avrebbe portato via. Potevano guardarlo quanto volevano e
potevano pure fantasticare su di lui tutte le volte che volevano tanto solo
quello gli sarebbe rimasto. Nessuno lo avrebbe toccato, nessuno lo avrebbe
avuto a parte me. Senza accorgermene mi ritrovai nella terrazza del ristorante
e notai che c’era un solo tavolo apparecchiato in modo molto romantico. Un
tavolo rotondo apparecchiato con una tovaglia bianca e circondato da due sedie
simili a troni faceva bella mostra nell’ampia terrazza. Sopra la tovaglia c’era
un candelabro con tre candele panna accese, dei bicchieri di cristallo e piatti
e posate ben sistemati. In una estremità c’era il
cestino con il ghiaccio che conteneva lo champagne per essere mantenuto freddo,
mentre dall’altra parte c’erano una composizione di rose gialle che abbellivano
il tavolo rendendolo più romantico. Il tavolo era sistemato al margine della
terrazza, molto vicino alla balaustra, quindi si poteva notare tutto il
paesaggio attorno e solo allora mi resi conto che ad abbellire il tutto avevamo
come sfondo la torre Eiffel illuminata, che rendeva tutta quella situazione
ancora più magica e romantica. Il cameriere ci fece accomodare e, una volta
seduti ci diede due menù e poi si allontanò dicendo che sarebbe passato poco
dopo per le ordinazioni.
- E’ bellissimo questo posto – dissi a Edward che
era seduto di fronte a me.
- Davvero ti piace? – mi chiese lui sorridendomi.
- E me lo chiedi? E’ un sogno. Ho perfino paura di
svegliarmi e scoprire che mi sto immaginando tutto – gli dissi sincera.
- Sei tu che sei un sogno. Da quando ti conosco per
me sogni e realtà sono diventati la stessa cosa – mi disse lui.
- Una volta su un libro ho letto una cosa a
proposito dei sogni. C’era una domanda che diceva: “La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?”. Sono
sempre stata convinta che fossero i sogni ad aiutare a vivere meglio, ma da
quando conosco te mi sono dovuta ricredere, è la vita ad essere un sogno – gli
dissi sorridendo.
- Condivido con te. Tu sei il mio sogno – mi disse
lui.
- A proposito di sogni, c’è qualcosa di cui
dobbiamo parlare noi due, qualcosa che dobbiamo chiarire perché quello che hai
detto ieri non mi è piaciuto per niente. Non sarò io la causa per cui
rinuncerai a quello per cui hai lottato per tanto tempo – gli dissi pronta ad
affrontare il discorso sul basket e sulla sua possibile decisione di lasciare
la squadra e tornare a Phoenix.
- Bella, non adesso, non stasera. Godiamoci questa
serata, ne parleremo un’altra volta – mi disse lui.
- Si, forse hai ragione,
ma ne riparliamo e non transigo – gli dissi.
- Cosa prendi tu? – mi chiese cambiando discorso.
- Non saprei. Qui non si capisce nulla – gli dissi
notando che nel menù c’erano piatti tipici francesi dai nomi impronunciabili.
- L’ho notato. Forse, conviene che ci facciamo
consigliare dal cameriere – mi propose lui.
- Proposta accettata – gli dissi.
Continuammo a parlare per alcuni minuti poi un
cameriere si avvicinò al tavolo con un sorriso a trentadue denti. Non era
quello di prima, ma un altro.
- Excusez, que vous avez décidé chose ordonner? –
ci chiese il cameriere.
Decisamente non era quello di prima. Questo parlava
francese, mentre l’altro inglese ed era facile comunicare.
- Elle chose nous conseille? – gli chiese Edward
con accento francese quasi perfetto.
Non sapevo che parlasse il francese. Io a malapena
conoscevo qualche parola e lui, invece, sembrava piuttosto disinvolto a parlare
questa lingua.
- Je vous conseillerais le
menù spécial avec plats typiques français différents – gli rispose il
cameriere.
Non per sembrare ignorante, ma che cavolo stavano
dicendo? Non avevo capito una sola parola di quello che avevano detto.
- Lui consiglia un menù vario con piatti tipici
francesi, che dici? – mi disse Edward.
- Si ok vada per questo – gli risposi io.
- Cela va bien – disse Edward al cameriere.
-
En outre, si je peux me permettre, comme plat final je vous conseillerais des
escargots excellents – disse il cameriere a Edward.
Non avevo capito niente di quello che aveva detto,
ma una parola la conoscevo bene: escargots. Io non avrei mai mangiato lumache.
- No, che schifo – mi lasciai scappare io senza
nemmeno accorgermene, mentre Edward mi fulminò con lo sguardo.
In effetti non era molto educato dire
che schifo riferito a qualcosa da mangiare, ma soprattutto non era educato
farlo in un locale come quello e riferendosi a una delle specialità tipiche di
quella meravigliosa città.
- Je n'ai pas compris – mi disse il cameriere
mentre io lo guardavo stranita.
Cosa aveva detto?
- Les escargots ne
plaisent pas à ma fille, donc tu ne leur apportes pas – gli disse Edward
venendo in mio soccorso.
- Certainement – gli rispose il cameriere
sorridendoci e allontanandosi.
- Magari la prossima volta evita di fare commenti
così espliciti – mi disse Edward ridendo.
- Mi spiace, mi è scappato, ma le escargots fanno
schifo davvero – gli dissi io disgustata al solo pensiero di dovermi mangiare
quelle cose.
- Beh, in effetti sono
proprio brutte – mi disse lui sorridendomi.
- Comunque, tu parles français? – gli dissi io cercando di posizionare bene l’accento.
- Certainement demoiselle – mi rispose lui.
- Sono sconvolta. Io non ne avevo idea. Questa tua
dote segreta non la conoscevo – gli dissi sinceramente stupita.
- Adesso la conosci. Comunque non è che parlo
proprio il francese, diciamo solo che me la cavo. Riesco a farmi capire e a
capire cosa dicono – mi disse lui.
- A me sembrava invece che te la cavassi piuttosto
bene, comunque come fai a saperlo parlare? – gli chiesi seriamente curiosa.
- Aveva una vita che volevo venire a Parigi e un
paio di anni fa ho avuto l’occasione di farlo. Mamma doveva progettare una
villa qui e siccome sapeva che il mio sogno era visitare questa magnifica città
mi ha portato con sé. Siamo rimasti quasi un mesetto e io l’ho trascorso tutto
il tempo in giro, così ho iniziato a parlarlo, poi quando siamo tornati a casa,
ho seguito dei corsi per impararlo meglio, perché sarei voluto tornare
volentieri. Ho frequentato un paio di mesi, ma poi ho lasciato il corso perché
mi scocciavo, avevo altro da fare, ma qualcosa l’ho imparata lo stesso – mi
spiegò lui.
- Immagino cosa altro avevi da fare, ma meglio non
commentare. Comunque diciamo che il soggiorno qui e quel corso ti hanno aiutato
tantissimo. Parli bene questa lingua, io, invece, so a malapena quattro parole
precise – gli dissi.
- E’ una bella lingua tutto sommato – mi disse lui.
- Un giorno dovrai insegnarmi ciò che sai – gli
dissi io.
- La vedo difficile. Insegnarlo a te sarebbe come
insegnarlo ai bambini di due anni – mi disse lui ridendo.
- Mi stai dando dell’ignorante? – gli dissi facendo
la finta offesa.
- No, dico semplicemente che ci metteresti una vita
per imparare – mi disse lui continuando a prendermi in giro.
- Grazie della fiducia – gli dissi facendogli un
sorriso sarcastico.
- Prego – mi disse lui ancora ridendo.
Mamma mia quanto era bella mentre rideva, non c’è
la facevo a vederlo così e a stare ferma. Mi sarei volentieri buttata addosso a
lui, ma non era ne il momento ne il luogo adatto per
farlo.
- Come mai c’è solo il nostro tavolo qui? – gli
dissi notando che era strano che in una bella serata come quella, in terrazza,
ci fosse solo il nostro tavolo.
- Ho affittato tutta la terrazza – mi disse lui
come se fosse la cosa più normale del mondo.
- Ma sei pazzo? – gli dissi stupita.
- Si, sono pazzo di te, e
poi volevo solo un po’ di privacy tutto qua – mi disse lui regalandomi il suo
sorriso sghembo che tanto amavo.
Restammo a chiacchierare lì per un po’, poi il
cameriere ci portò le ordinazioni. Notai che la cucina francese era
completamente diversa da quella americana, non soltanto per quello che
cucinavano, ma anche per il modo in cui lo cucinavano. Mangiammo accompagnando
il tutto da un ottimo vino e quando terminammo io mi sentivo piuttosto sazia.
Restammo a chiacchierare per un po’, fino a quando Edward si alzò dalla sedie e mi venne incontro porgendomi la mano per farmi
alzare. Io lo feci e quando fui in piedi lui mi tirò a se e mi diede un bacio a
fior di labbra.
- Me lo concedi un ballo? – mi chiese.
- Lo sai che non so ballare – gli dissi.
- Ma io si. Seguirai me –
mi disse lui.
- Ma non c’è nemmeno la musica – continuai io, ma
nemmeno il tempo di finire di parlare che le note di Claire De Lune si
diffusero per tutta la terrazza.
- Adesso c’è l’abbiamo – mi disse portandomi al
centro della terrazza e iniziando a farmi volteggiare nell’aria.
- Tu sei un folle lo sai? – gli dissi.
Aveva organizzato tutto quello in poche ore ed era
tutto magnifico, tutto perfetto, non poteva succedere niente di più bello,
ormai.
- Sai perché prima ti ho fatto ascoltare questa
canzone e adesso te la sto facendo ballare? – mi chiese lui senza rispondere
alla mia domanda.
- Perché è la nostra canzone. Era in sottofondo
nello stereo ieri sera, quando abbiamo fatto per la prima volta l’amore – gli
dissi.
- Pensavo ti fosse sfuggito, invece, no. Sono
contento – mi disse lui.
- Non mi sfugge niente di quello che faccio con te
– gli dissi sincera.
Avevo impressi nella memoria tutti i momenti
passati con lui, ogni singolo momento, anche quelli più insignificanti, quelli
più banali. Erano tutti rinchiusi dentro di me e mai e poi mai sarei riuscito a
dimenticarmeli. Quando le note di Claire De Lune terminarono, la musica rimase
solo un lontano ricordo e io e Edward ci appoggiammo alla balaustra osservando
il bellissimo panorama che si poteva scorgere. Si vedeva gran parte di Parigi in
tutta la sua bellezza, con migliaia di luci colorate e la torre era fantastica,
perché da quella posizione la si poteva vedere facilmente per intero. Dopo un
po’ di tempo notai che un pezzo di cielo si colorava di frammenti di luce di
ogni colore e il rumore di quei disegni del cielo mi fece capire che erano dei
fuochi d’artificio. Io mi misi ancora più vicino alla balaustra intenta a
guardare il cielo che si tingeva di mille colori e Edward che fino ad allora era stato al mio fianco si posizionò dietro di me
cingendomi la vita con le sue braccia. Era tutto così romantico. Io e l’amore
della mia vita in quella posizione in una terrazza dove si vedeva tutta Parigi,
mentre guardavano i fuochi artificiali nel cielo. Una sensazione di benessere
mi invase e mi resi conto che questa sensazione l’avrei avuto per sempre se al
mio fianco avrei avuto Edward. Continuai a guardare il cielo e quelle luci di
colori e tutto mi sembrava magico. I fuochi d’artificio erano qualcosa che
avevo sempre amato, ma adesso che mi trovavo in una situazione così li adoravo
ancora di più. Dopo un po’ le luci colorate si trasformarono in luci bianche e
i disegni nel cielo erano ancora più belli. Sembravano formare una fontana,
erano fantastici. Dopo un po’ anche quelli terminarono e si sentì un boato più
forte che segnava la fine di quello sparo così bellissimo. Stavo per abbassare
gli occhi, quando un altro rumore di bombe attirò la mia attenzione e mi fece
alzare di nuovo gli occhi al cielo, mentre Edward mi stringeva sempre più forte
a sé. Alzai gli occhi e ciò che vidi mi lasciò basita. Fino a pochi secondi
prima credevo che non sarebbe potuto succedere nulla di più bello, poiché
credevo che già ero arrivata all’apice, ma adesso
dovevo ricredermi. Il mio cuore cominciò a battere forte, così forte che avevo
paura che volesse uscirmi dal petto, così forte che avevo paura che tutti
potessero sentirmi, che tutti potessero leggere quella scritta nel cielo
proprio come la stavo leggendo io in quel momento. Lì, in alto, in mezzo al
cielo una scritta di luci bianche che contrastavano il nero del cielo spiccava
inesorabile. “Bella ti amo”.
- Sopra ogni cosa – aggiunse Edward a voce
bassissima.
In pochi attimi quella scritta scomparve e il cielo
tornò ad essere nero, ma ricoperto di puntini bianchi
che erano le stelle. Io non potevo crederci, eppure era tutto vero. Voltai la
testa di lato dando un bacio sulla guancia a Edward che aveva la testa
appoggiata alla mia spalla, poi mi voltai trovandomi di fronte a lui. Sentivo
gli occhi pensanti, sapevo che di lì a poco avrei pianto, ma quelle erano
lacrime di gioia, di felicità, una felicità talmente grande che non sapevo
neppure se sarei riuscita a contenerla tutta. Mi avvicinai alle sue labbra
senza dirgli nulla e lo baciai. Un bacio dolce, carico di amore, tutto quello
che io avevo dentro di me per lui e subito sentì le mie guance bagnarsi. Come
avevo previsto le lacrime iniziarono a scendere copiose sul mio viso. Edward se
ne accorse e si staccò da me asciugandomi le guance. Poi, mi sorrise e mi diede
un bacio sulla fronte.
- Come faccio a farti capire quanto ti amo? – gli
chiesi.
- Lo so già. Me lo fai capire senza accorgertene,
ma lo fai – mi disse lui.
- Io non sono sicura di meritarmi una persona come
te. Ho fatto così tanti sbagli, ma soprattutto mi sono comportata così male con
te – gli dissi.
- Ma cosa stai dicendo? Forse, sono io che non mi
merito te. Tu ti sei comportata sempre al meglio – mi disse lui.
- Lo dici solo perché non vuoi vedere la realtà –
gli dissi io.
- L’amore è cieco, non lo sapevi? – mi disse lui
sarcastico.
- Sono fortunata ad avere te, ad essere amata da te
– gli dissi io.
- Anch’io lo sono – mi disse lui.
- Ti amo da morire, senza eccezioni ne limiti – gli
dissi.
- Ti amo anche io. Più di quanto tu creda – mi
disse baciandomi.
Restammo in quella terrazza a coccolarci per un
po’, poi, verso le tre di mattina tornammo in albergo. Notai con mia grande
sorpresa che l’albergo era bellissimo. Era enorme e molto romantico, arredato
in stile del diciottesimo secolo. L’attico era bellissimo, dipinto di giallo e
anche il resto era di una bellezza senza eguali. Salimmo in camera prendendo
l’ascensore e davanti alla porta della camera notai che c’era scritto: “Suite 723”. Aveva prenotato anche una
suite, era proprio pazzo. Edward inserì la scheda e aprì la porta. C’era una
meravigliosa stanza da letto decorata in panna e dorato e un salottino dello
stesso colore. Era fantastico, c’erano anche due bagni, ma quello l’avevo già
visto e l’altro era molto simile al primo. Mi affaccia al balcone e notai che
anche da lì la vista era favolosa. Il balcone si affacciava, infatti, di fronte
alla torre ed era magnifico.
- E’ bellissimo – dissi io mentre Edward si buttò a
peso morto nel letto.
- Si, in effetti, è bello
davvero – mi disse.
- Ma tu sei più bello – gli dissi buttandomi sopra
di lui e baciandolo.
Il bacio presto divenne passionale e in pochissimo
tempo ci trovammo a spogliarci con passione e a fare l’amore desiderando di
unirci in un solo corpo. Con lui era tutto diverso, con lui facevo l’amore,
mentre con gli altri era stato solo sesso. Con lui c’era un trasporto emotivo
fortissimo e io sentivo la necessità di unirmi a lui in un unico essere, perché
questo mi faceva sentire ancora più unita a lui, mi faceva sentire inseparabile
da lui. Quando facevamo l’amore univamo i nostri corpi formando una sola anima.
Facemmo l’amore per tutta la notte, fino a quando, ormai, stremati ci
addormentammo ognuno nelle braccia dell’altro. La mattina seguente mi svegliai
tra le sue braccia con il cuore che mi scoppiava di felicità. Lentamente mi
alzai dal letto e chiamai quello del servizio in camera per farci portare la
colazione a letto e in pochi minuti un cameriere bussò alla porta con un
carrello pieno di cibo. Lo sistemai vicino al letto e poi tornai tra le braccia
del mio angelo, che si svegliò subito baciandomi le labbra con dolcezza.
- Buongiorno amore mio – mi disse lui.
- Buongiorno. Ho fatto portare la colazione – gli
dissi.
- Bravissima. Sei proprio una donna da sposare – mi
disse lui per prendermi in giro.
- Molto divertente – gli dissi afferrando un
cornetto e iniziando a mangiarmelo.
Per il resto della colazione continuammo a ridere e
scherzare, poi mi tuffai di nuovo nelle sue braccia e lo riempì di baci
dappertutto. Si mise a pancia in sotto e io gli saltai sopra, continuando a
baciarlo dove capitava, mentre lui rideva. Sembravamo due bambini, ma era
bellissimo, perché quello era un momento di quotidianità che stavamo vivendo e
sapere che ne avremmo vissuto altri mille come quelli mi rendeva ancora più
felice. Lo amavo da impazzire e avrei fatto di tutto per renderlo sempre felice
e per non deluderlo mai.
* La frase tra gli asterischi non è di mia invenzione, ma di eMiLyBlOoD. Ne approfitto per ringraziarla infinitamente
per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.
SPOILER:
Pov Emmett
- Io ti devo fare i
miei più sentiti complimenti. Una sorpresa come la tua è davvero un sogno da
ricevere – gli disse Alice.
- Ecco che
ricominciano – mi lasciai sfuggire io beccandomi un
occhiataccia sia da Alice sia da Rose.
- In
effetti è stato bellissimo. Parigi è un sogno e andarci con la persona
che ami è ancora più bello – disse Bella con occhi sognanti.
Risposte alle vostre recensioni:
- _la sua bella_: Sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo relativo alla sorpresa ti
piacerà.
- ledyang:
Ho postato il prima che ho potuto, visto gli impegni
degli ultimi giorni.
- DivinaTheBest: Si, in effetti
Edward è stato molto romantico. Se Edward e Bella torneranno a Phoenix insieme
o meno, non te lo dico per non svelare troppo la storia. Ti dico solo di
leggere per scoprirlo.
- lillina913: Si, Edward è stato molto romantico. Con questo capitolo hai
visto dove l’ha portata e spero ti sia piaciuto. Quanto ad Emmett, si, ha ritrovato il buon umore e c’è lo avrà per un bel po’.
- ross_ana:
Mi sa che tutti vorremmo un Edward così, ma purtroppo come hai detto tu,
ragazzi così nella realtà non c’è ne. Possiamo solo sognare con la fantasia che
non fa mai male.
- bo-19: Infatti, i
ragazzi di oggi queste cose purtroppo non le fanno. Per questo mi limito a far
usare la fantasia e a sognare quello che tutte le ragazze vorremmo succedesse a
noi.
- serve: Si, Edward è tenerissimo. Lo so, ti ho fatto penare un po’,
ma te lo avevo detto che ne sarebbe valsa la pena, o almeno lo spero.
- moni: Beh, anche io in geografia faccio un po’ schifo,
visto che l’ultima volta che l’ho studiata facevo il secondo anno di superiori.
Non ricordo un tubo, difatti. Comunque come vedi ci hai azzeccato, il posto è
in Europa e hai capito anche dove adesso.
- TanyaCullen: Si infatti, a questo
punto il romanticismo era d’obbligo. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto
e come vedi in questo capitolo avrai capito dove Edward ha deciso di portare
Bella. Comunque tesoro, volevo chiederti se hai msn. Mi
piacerebbe parlare con te non solo per mezzo delle recensioni. Se ti va e c’è l’hai
mi piacerebbe avere il tuo contatto.
- SignoraCullan: Sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto. Comunque si, Edward è diventato un
romanticone, lo avevo anticipato che sarebbe successo e di fatti eccolo.
- MANU_CALLEN: Beh, a
questo punto avrai capito dove Edward ha portato Bella, spero che ti piace. E grazie per i tuoi consigli che utilizzerò
sicuramente fra un paio di capitoli.
- twilight4ever: Beh,
credo che con il capitolo che hai letto i tuoi dubbi sono spariti. Quanto alla
frase dello spoiler credo che sia di tre metri sopra il cielo, adesso non
ricordo bene, ma l’ho scritta perché è una frase comune che si sente in giro
spesso.
- gamolina:
Grazie di tutti i tuoi complimenti, mi fa piacere sapere che la storia continua
a piacerti e spero di non deluderti in futuro.
- edward bella: Beh, credo che con questo capitolo tutti i
tuoi dubbi hanno avuto delle risposte. Spero ti sia piaciuto.
- Princess
Alexia: Sono contenta di avere una nuova fan e sono contenta che la storia ti
sia piaciuta al punto di fartela venire in mente mentre parlavano i prof. Credo
che le tue domande riguardo la sorpresa abbiano avuto
delle risposte in questo capitolo. Mi fa piacere sapere che i capitoli che a me
piacciono di più sono gli stessi che piacciono anche a te. Per me questo è
importante perché ci tenevo davvero tanto a quei due capitoli in modo
particolare.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta che il pezzo di Emmett ti abbia fatto
ridere e che la gelosia di Bella ti piaccia, del resto credo che tutti al suo
posto saremmo state gelose. Comunque grazie della correzione riguardo al fatto
di usare “le” al posto di “gli” quando mi riferisco a un soggetto di sesso
femminile. Conosco la regola, ma spesso me ne dimentico, comunque grazie mille
per avermene fatto accorgere. E sta tranquilla che non mi offendo, anzi mi fa
piacere riceverle quando c’è bisogno, perché aiutano.
- eMiLyBlOoD: Sono contenta di sapere che il capitolo ti sia
piaciuto e ti assicuro la nostra coppia preferita d’ora in poi avrà la pace che
si merita, finalmente aggiungerei. Alle tue domande riguardo è inutile
rispondere visto che l’ho già fatto su msn. Anche
questa frase è molto bella e ti ringrazio per questo, perché molte delle tue
frasi erano azzeccatissime per la storia.
- soletta: Si, ti assicuro che durerà per molto tempo la loro
fantastica storia. Succederà qualcosa, su questo stanne certo, ma non ti
anticipo se sarà qualcosa di positivo o di negativo. Dovrai continuare a
leggere per scoprirlo. Quanto al fatto di inserire Jacob non penso che lo farò,
diciamo che non mi piace molto come personaggio e poi credo che Edward ha già
avuto il suo antagonista che è stato Lucas, non credo ne reggerebbe un altro. Forse,
hai ragione, sarebbe più facile trovare uno come Jacob piuttosto che uno come Edward, ma visto che Edward l’abbiamo incontrato io dico “Edward
4ever”. Ok, sono un po’ di parte considerato che io amo Edward, sempre e solo
lui, però a parte questo non credo che inserirò Jacob, anche perché non saprei
nemmeno ch parte fargli avere nella storia. Comunque come vedi la meta non era
l’isola Esme, ma qualcosa di più romantico, proprio perché come te adoro le
favole e questa credo sarebbe una favola che tutti
vorrebbero vivere.
- Marika92: Sono
contenta che la mia storia ti piaccia e spero che continuerà a piacerti anche
nei prossimi capitoli.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE
CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
CAPITOLO 45
RITORNO A
CASA
POV
EMMETT
Era passata una settimana da quando Bella aveva
preso il jet di papà ed era andata a riprendersi mio fratello, finalmente,
oserei dire. Certo che ci aveva messo una vita, ormai, mi ero anche convinto
che non c’era più niente da fare, mi ero convinto che il mio scricciolo non
provasse davvero nulla per Edward, nulla che non fosse una speciale eunica amicizia. Eppure anche se dopo mesi e mesi, le mie
ipotesi e quelle dei ragazzi si erano dimostrate fondate, per fortuna. Ero
molto contento, così come lo erano i ragazzi, ma una cosa era certa, quei due
c’è l’avrebbero pagata cara. In una settimana non si erano fatti sentire
praticamente quasi mai, salvo varie eccezioni, in cui ci chiamavano per
sfotterci dicendo che Parigi era bellissima. Rosalie e Alice erano rimaste
sconvolte quando avevano scoperto dove Edward aveva portato la loro sorellina e
dire che ci avevano tenuto il broncio per due giorni era dire poco. Edward era
passato per il romantico della situazione, mentre io e Jasper ci eravamo dovuti
accontentare del ruolo di strafottenti, qualunquisti e scialbi. Non sapevamo
quando sarebbero tornati e se sarebbero tornati, nel senso che adesso Edward
era negli Shox e per tornare qui a Phoenix avrebbe dovuto lasciare la squadra.
Ero sicuro che pur di stare con Bella lo avrebbe fatto, ma allo stesso tempo
ero sicuro che Bella non glielo avesse permesso. Ci sarebbe stato di che
ridere, considerando che erano entrambi due testardi nati. Io e i ragazzi,
invece, eravamo rimasti qui a goderci queste splendide giornate di caldo.
Eravamo stati al mare, ma per di più passavamo i pomeriggi in piscina
considerando che lì non ci disturbava nessuno. Adesso che anche Edward e Bella,
finalmente, avevano deciso di stare insieme, potevo dire che eravamo tutti
felici, felici per aver trovato la persona giusta con cui stare, felici per
aver trovato degli amici che potevamo considerare come fratelli e sorelle,
felici per aver trovato dei punti fermi, ma soprattutto eravamo felici perché
finalmente avevamo capito cos’era la vera felicità. La felicità non era fatta
di grandi cose, ma di cose semplici, come svegliarsi con accanto
la donna che si ama, come sentire il profumo del caffè la mattina
sapendo che è stata la persona che ami a preparartelo, come uscire di casa
senza nemmeno guardarti allo specchio, tanto sai che c’è qualcuno che ti guarda
e ti sistema quella camicia che non hai abbottonato bene o quei capelli che per
la fretta non hai pettinato. Mi sembrava anche strano a dirlo, ma questo era
tutto quello che avevo sempre voluto dalla mia vita, anche se avevo sempre
fatto di tutto per non ammetterlo a me stesso.
- Scendiamo in spiaggia? – mi chiese Rose, mentre
io ero comodamente seduto su una poltroncina in vimini nel giardino di casa
mia.
- No, io passo oggi. Sono troppo stanco – gli
risposi mentre sentì le urla di Alice e vidi Jasper che cercava di tapparsi le
orecchie venendosi a sedere nella poltroncina vicino la mia.
- Che succede? – chiesi io
ridendo.
Quando Alice si metteva a fare la pazza, non potevo
fare a meno di ridere. Una della sua stazza riusciva a mettere paura a tutti,
perfino a me che ero tre volte più grosso e alto di
lei.
- Succede che questo decerebrato di tuo fratello
dice di essere stanco per andare al mare – mi rispose lei urlando come una
pazza.
- Non è che dico di essere stanco, sono stanco
davvero. Non sono tutti come te che sono off-limits – gli rispose mio fratello.
- Anch’io sono stanco e non vengo al mare oggi –
gli dissi io sapendo che si sarebbe adirata ancora di
più.
- Ma stanchi di cosa se non fate nulla dalla
mattina alla sera? – ci urlò il folletto.
- Alice, ma perché ti stai arrabbiando? Io fossi in
te non lo farei. Se i ragazzi sono stanchi, lasciamoli riposare – disse Rose
sorridendomi.
Ok, la mia ragazza era stata colpita da qualcosa,
perché la mia Rose non avrebbe mai detto una cosa del genere. Come minimo
sapendo che non volevo andare al mare mi avrebbe preso a sberle e riempito la
testa di tutta gli insulti possibili ed immaginabili.
- Rose, ma sei pazza? Il sole deve esserti andato
alla testa – gli disse Alice anche lei stupita dell’arresa repentina di Rose.
- No, sto benissimo. Se i ragazzi non vogliono
venire non serve costringerli – continuò Rose.
- Devi avere la febbre – disse Jasper sempre più
stupito.
- Siamo sicuri che non volete
venire perché siete stanchi? – ci chiese la mia ragazza.
- Si certo – dicemmo io e Jasper all’unisono.
In realtà io non volevo andarci non perché ero
stanco, ma perché mi scocciavo, ed ero convinto che anche per Jasper fosse
così, ma meglio una piccola bugia che dirgli la verità, altrimenti ci avrebbero
sgozzati vivi.
- Bene, allora visto che siete così stanchi
riposatevi. In effetti vi vedo un po’ sciupati, vero
Alice? – disse Rose facendo un segno impercettibile a Alice, un segno che,
però, io notai e non mi fece intendere nulla di buono.
- Hai ragione Rose. Sono proprio stanchi, meglio
che restino qui. Scusami amore per la sfuriata – disse Alice a Jasper
avvicinandoci a lui e dandogli un bacio a fior di labbra.
- Siete davvero pallidi – continuò Rose.
Perché questa situazione non mi piaceva? C’era
qualcosa sotto. Aveva escogitato qualcosa, mi sarei giocato la testa.
- E’ vero. Conviene non sciuparli per un pò –
continuò Alice.
- Condivido con te. Mi sa che io e te per un mesetto smetteremo di fare “attività fisica”.
Credo che ti serva andare in bianco per un po’, almeno fino a quando non ti
riprendi – mi disse Rose, mentre io rimasi sconvolto.
- Anche noi faremo così, sei troppo sciupato. Anzi,
adesso che ti guardo bene sembri ancora più pallido di Emmett. Conviene che noi
sospendiamo “l’attività fisica” per almeno due mesi, così avrai tutto il tempo
di recuperare le forze – disse Alice a Jasper mentre lui guardò me con sguardo
disperato.
- In effetti adesso che mi
ci fai pensare, mi sento molto meglio. Direi che possiamo andarci al mare –
dissi io scattando in piedi.
- E’ vero, anch’io mi sento meglio. Non sono mai
stato meglio di così – disse Jasper avvicinandosi a Alice.
- Hai visto sorella, a volta non serve urlare per
risolvere le cose. Ci sono sistemi più sofisticati – gli disse Rose.
- Si certo come no. Questi sono ricatti, meglio le
urla – gli dissi io, mentre Jasper annuì.
- Io l’ho sempre detto, in amore e in guerra tutto
è lecito – disse Alice.
- Qui non si trattava di nessuna delle due cose –
gli disse Jasper.
- Chi l’hai detto questo? In questo caso si
trattava di guerra e come vedi abbiamo vinta noi – gli disse Rose sorridendo
soddisfatto.
- Siete due perfide, anzi tre perfide, menomale
che, almeno, l’altra comare non ci sia, altrimenti non oso immaginare cosa vi
inventavate – gli dissi io.
- Certo, perché l’altra comare è a Parigi, mentre
noi ci dobbiamo accontentare di andare in un’anonima spiaggia di una città
qualsiasi – disse Alice facendo il finto broncio.
- E voi non siete buoni nemmeno a fare questo.
Dobbiamo passare ai ricatti con voi – continuò Rose.
- Ma tu zitto mai? Adesso ricominciano – mi
rimproverò Jasper.
- Mi è scappato – mi giustificai io.
- Mi sa che a te ti scappano
sempre troppe cose – disse una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto fra
mille mentre sentì una risata cristallina proveniente da qualcun altro.
Mi voltai e mi resi conto che i miei sospetti erano
fondati. Del resto non avrei mai potuto confondere quella voce con quella di
qualcun altro. Davanti a me c’era il mio fratellino con un sorriso stampato in
faccia, un sorriso che non gli avevo mai visto in diciannove anni, che teneva
la mano di Bella, anche lei con un sorriso meraviglioso sul volto, uno di quei
sorrisi tipici delle persone davvero felici.
- Non ci posso credere – dicemmo all’unisono tutti
e quattro.
In meno di due secondi Alice andò loro incontro
abbracciandoli calorosamente e lo stesso fecero Jasper e Rose. Quando loro si
staccarono anche io mi unì a loro. Abbracciai Edward e dopo Bella, stringendola
vigorosamente.
- Non respiro. Vorrei vivere ancora un altro po’ –
mi disse Bella considerato che la stavo praticando sgretolando nel mio
abbraccio.
Subito mi staccai da lei e sorrisi, finalmente
felice del tutto.
- Dovete raccontarci tutto – gli disse Rose così
euforica da sembrare pazza.
- Ti ho lasciato per soli due mesi e ti ritrovo
pazza come questo folletto? – disse Edward a Rose intendendo Alice come il
“folletto”.
- Che cosa vorresti insinuare? – gli disse Alice
fingendosi imbronciata.
- Niente, solo che mi siete mancati tutti un casino
– gli disse Edward sorridendo.
- Anche tu, non hai idea quanto – gli rispose Rose
mentre tutti noi annuimmo.
In pochi secondi ci sedemmo tutti nelle poltroncine
del giardino di casa e notai con grande piacere che Rose e Alice si erano già
dimenticate la piccola discussione avuta poco prima. Dovevo ricordarmi di
ringraziare Bella e Edward. Io e Jasper riprendemmo i posti che avevamo prima,
mentre Alice e Rose si sedettero sul divanetto in vimini del giardino. Edward
si sedette in una poltroncina come la nostra e Bella si posizionò sulle sue
gambe, circondando il collo di lui con le sue braccia. Era bellissimo vederli
così, soprattutto perché finalmente vedevo nei loro occhi una felicità trovata,
una felicità che ero sicuro nessuno avrebbe mai potuto minare.
- Allora che mi raccontate? – esordì Bella una
volta che tutti ci eravamo seduti.
- Piuttosto che ci raccontate voi. Le novità voi le
portate, qui è tutto come al solito – disse Jasper.
- Io voglio sapere tutti i minimi particolari –
aggiunse Alice mentre Rose annuì.
- C’è poco da dire. Le cose essenziali ve le
abbiamo già dette per telefono – gli rispose Bella.
In effetti qualcosina per telefono
c’è l’avevano detto. Bella ci aveva raccontato della sorpresa di Edward per filo
e per segno. Ci aveva raccontato del fatto che l’aveva bendata, che l’aveva
portata fino a Parigi senza che lei sospettasse niente, ci aveva raccontato del
vestito, della cena, della sorpresa con i fuochi d’artificio,
ma riguardo al resto della loro permanenza lì non ci avevano poi detto
molto.
- Io ti devo fare i miei più sentiti complimenti.
Una sorpresa come la tua è davvero un sogno da ricevere – gli disse Alice.
- Ecco che ricominciano – mi lasciai sfuggire io beccandomi un occhiataccia sia da Alice sia da Rose.
- In effetti è stato
bellissimo. Parigi è un sogno e andarci con la persona che ami è ancora più
bello – disse Bella con occhi sognanti.
- Certo che io non ti facevo così romanticone –
dissi io rivolgendomi a Edward.
- Nemmeno io, ma l’amore ti cambia. A me ha
cambiato la vita e pure a voi. Non crediate che voi siate stati meno romantici
– mi rispose mio fratello.
In effetti non c’era da biasimarlo.
Tutti e sei eravamo cambiati per amore. Io se mi guardavo allo specchio non mi
sarei mai e poi mai riconosciuto, guardandomi allo specchio non avrei mai
potuto rivedere nel riflesso dello specchio il vecchio me. Era tutto così
diverso adesso, ma era senza dubbio molto più bello.
- Quando ci siamo conosciuti chi l’avrebbe mai
detto che le cose sarebbero andate così? Chi l’avrebbe mai detto che saremmo
cambiati così tanto? – ci disse Rose.
- Era tutto scritto. Contro il destino non si può
fare nulla – disse Alice.
Aveva ragione Alice. Era quello il nostro destino.
Era stato il destino che aveva messo le ragazze nella nostra strada, era il
destino che ci aveva fatto incontrare e innamorare e io non ero mai stato tanto
grato al destino come in questo momento. Adesso c’era solo un dubbio che mi
attanagliava, un dubbio che dovevo e volevo sciogliermi.
- Non per essere il guastafeste in un momento come
questo, ma tu, Edward, che intenzioni hai? – dissi rivolgendomi a mio fratello.
Ovviamente mi riferivo al problema Jacksonville. Da
una parte volevo che lui tornasse lì e continuasse il suo sogno, ma dall’altra
volevo che restasse qui con noi, con Bella. E poi, qualcosa mi diceva che se
lui partiva, lei lo avrebbe seguito e questo mi dispiaceva parecchio. Mi
mancavano tantissimo i pomeriggi trascorsi noi sei insieme
a divertirci e a combinarne di tutti i colori, ma non potevo essere egoista nel
volere qualcosa che avrebbe potuto danneggiare mio fratello. E poi, eravamo già
grandi, ormai, e non potevo più sperare che le cose restassero sempre così, non
potevo sperare che restassimo uniti così tanto per sempre, anche se ero
convinto che anche a chilometri di distanza il nostro rapporto sarebbe rimasto sempre intatto. E poi, del resto, prima o
poi ci saremmo dovuti separare o, per lo meno, non avremmo potuto continuare a
comportarci come dei ventenni a vita.
- Non ha ancora deciso, comunque con grande
probabilità andremo a Jacksonville – rispose Bella al suo posto.
Notai che, dopo la mia domanda, entrambi si erano
un po’ oscurati in volto e qualcosa mi diceva che non la pensavano allo stesso
modo su questa cosa. E la reazione di Edward alle parole di Bella me ne diede
la conferma.
- Resteremo qui. Lascerò la squadra – disse mio
fratello rivolgendosi più a Bella che a noi.
- Ne abbiamo già parlato milioni di volte in questa
settimana e tu non rinunciare a quella squadra per me. Non ammetto obiezioni –
gli rispose Bella.
- Appunto, ne abbiamo già parlato. E’ una decisione
che spetta a me e io ho già deciso – continuò Edward come se noi non ci
fossimo.
- Non se ne parla – gli disse Bella alzando
leggiarmente la voce.
- Ok, basta così. Risolviamo la questione in
maniera civile – disse Jasper mentre io e le ragazze annuimmo.
- C’è poco da risolvere. Resto qui – disse Edward.
- Ragazzi, per favore, fateglielo capire voi che se
resta qui fa un errore grandissimo, fategli capire che non può mandare tutto a
puttane – disse Bella rivolgendosi a noi.
- Edward, mi dispiace dirlo, ma Bella ha ragione.
Io non voglio che te ne vai, ma non voglio neppure che
mandi all’aria tutta la tua carriera. Potete stare insieme lo stesso, non devi
per forza lasciare la squadra – gli dissi io.
- Si, hanno ragione loro.
Avevi tre anni la prima volta che ci hai detto che da grande volevi fare il
giocatore di basket, avevi quattro anni quando ci hai detto che saresti
diventato un grande giocatore, avevi cinque anni quando hai iniziato a giocare
a questo gioco in un squadra per bambini, eri il più
piccolo tra quei bimbi, ma il più dotato, avevi sei anni quando ci hai detto
che un giorno saresti entrato negli Shox, la tua squadra del cuore da sempre.
Ogni anno che passava hai continuato a ripeterci che il tuo sogno restava
sempre legato al basket e ogni anno che passava ci rendevamo conto che facevi
un passo in avanti per raggiungere quel sogno. Alla fine ci sei riuscito e
l’hai fatto in netto anticipo rispetto alle previsioni. Non è da tutti entrare
in una squadra di professionisti e per giunta già da titolare a soli diciannove
anni, non puoi mollare tutto, non adesso – gli disse Jasper.
- Edward è la tua occasione, l’occasione di una
vita non puoi sprecarla. Te ne pentiresti dopo. Noi siamo con te sempre e
comunque, anche se ci troviamo a chilometri di distanza – continuò Alice.
Stavamo cercando tutti di convincerlo, ma la sua
espressione era troppo decisa, qualcosa mi diceva che niente e nessuno gli
avrebbe potuto fare cambiare idea.
- I ragazzi hanno ragione. Devi restare lì,
continuare la tua carriera, realizzare il tuo sogno, non puoi mollare tutto,
non adesso che hai raggiunto questi risultati – gli disse Rose.
- Avete ragione, ma questo non cambia le cose. Io
ho già deciso, tornerò a Jacksonville solo per parlare con il coach e per
salutare i compagni, poi tornerò qui, a casa mia. E’ questo il mio posto – ci
disse Edward.
- No, no e no. Tu andrai a Jacksonville. Non ti
permetterò di fare questo sbaglio. Io lo so perché tu non vuoi andarci, perché
pensi che il mio posto sia qui e non vuoi che mi sacrifichi per te, ma devi
capire che il mio non è un sacrificio. Io voglio venire perché casa mia, il mio
posto è dove sei tu, che sia qui, a Jacksonville o in qualunque altro posto non
ha importanza. Tu devi andare e io verrò con te. Torneremo qui quando vorremmo,
anche solo per qualche ora e passeremmo una giornata tutti e sei insieme come
ai vecchi tempi, poi torneremo lì, dove è giusto che tu stia, e questo, perché,
per me, niente vale quanto il tuo futuro – gli disse Bella guardandolo negli
occhi.
- Bella ne abbiamo già parlato, tu sai benissimo
come la penso, quindi, non vedo perché continuare a parlarne – gli disse
Edward.
- Se io non fossi venuta da te tu non avresti mai
deciso di lasciare la squadra, questo dimostra che ho ragione io. Tu vuoi
lasciarla perché non vuoi che io mi allontani da qui, perché pensi che ne
soffrirei. Per una volta, metti da parte me e pensa a
te stesso, pensa alla tua di felicità e non soltanto alla mia – continuò Bella.
- E’ vero, se tu non fossi venuta io non avrei
lasciato la squadra, ma c’è una cosa che non riesci a capire. Se tu ti saresti tolta i prosciutti dagli occhi prima io non sarei
nemmeno partito, o, se comunque, il nostro rapporto sarebbe rimasto quello che
era prima dell’arrivo di Lucas io avrei rifiutato immediatamente quel posto,
senza neppure andarci. Ti è chiaro questo? Bella non è più il mio sogno il
basket, adesso ci sei solo tu, lo capisci o te lo devo dire in un'altra lingua?
– gli disse Edward scandendo per bene le ultime parole.
- Lo vedi che lo fai per me. Non lo posso accettare
questo – gli disse Bella.
- Scricciolo mi sa che, ormai, ha deciso. Niente di
quello che dirai o che farai gli farà cambiare idea – gli dissi io notando che Edward sembrava irremovibile.
- Emmett ha ragione. E’ una sua decisione, ne tu, ne noi possiamo farci qualcosa – continuò Jasper.
- Loro l’hanno capito. Tu quando lo capirai? – gli
disse Edward ringraziandoci con lo sguardo.
- Tu non puoi capire come mi sento io, nessuno di
loro può capirlo, per questo ti stanno appoggiando. Io ho paura – gli disse
Bella.
- Paura? E di cosa? – gli domandò Edward stupito
così come me e Jasper.
Rosalie e Alice, invece, sembravano tranquille,
forse, loro sapevano cosa volesse dire Bella, del resto era la loro sorella e
la conoscevano benissimo, ma c’era anche sa dire che erano donne e si sa che le
donne sono le uniche che si possono capire tra di loro, perché per noi uomini
resteranno per sempre un mistero.
- Ho paura, ho una fottuttissima paura. Ho pura
che, un giorno, tu possa identificarmi come un tuo rimpianto, ho paura che,
quel giorno, tu non me lo dica e lasci a me la responsabilità di leggertelo
negli occhi. Adesso sei convinto di fare la scelta la giusta, ma hai solo
diciannove anni e le convinzioni passano in fretta. Quello che ci sembra
infinito adesso, tra qualche anno, tra qualche mese, potrebbe non esserlo più,
per questo non voglio che tu rinunci a quello che ami per me. Non posso e non
voglio prendermi questa responsabilità, lo capisci? Io non ho niente da perdere
venendo con te, tu, invece, si e molto anche – gli
disse Bella stringendo di più la presa sul collo di Edward, considerato che
nonostante la piccola “discussione” lei non si era mossa da sopra di Edward.
Notai l’espressione di mio fratello e mi bastò
quello per capire che le paure di Bella erano del tutto infondate. Lei non
sarebbe mai stata per lui un motivo di rimpianto.
- Amore queste tue paure non hanno alla base nulla,
non dovresti nemmeno pensarle certe cose. Io ti amo troppo per poterti
considerare un rimpianto e anche se, come dici tu, quello che abbiamo, un
giorno, finirà non cambierà quello che ti sto dicendo adesso. Non sto
rinunciando a nulla, sto semplicemente decidendo se restare qui o tornare a
Jacksonville e tra le due cose scelgo di restare qui. Non sto dicendo che
rinuncerò al basket, sto solo dicendo che me ne andrò dagli Shox. Qui a Phoenix
ci sono altre squadre importanti e mi impegnerò per riuscire a farne parte, ma
con gli Shox ho chiuso. Il mio sogno era diventare un grande campione di
basket, ma posso diventarlo anche con un’altra squadra. Adesso smettila con
queste paranoie e non ne parliamo più, tanto lo sai che non cambio idea – gli
disse Edward più sincero che poteva sorridendogli e dandogli un bacio a fior di
labbra.
- Hai la testa dura come il cemento armato, non c’è
nulla da fare – gli disse Bella ridendo essendosi arresa alle parole di Edward.
Del resto mio fratello aveva ragione, poteva
diventare un campione anche in un’altra squadra.
- Bene adesso che tutto è risolto, che si fa? –
chiese Alice.
- Le chiavi – disse Bella a Edward porgendogli la
mano.
Edward prese le chiavi della macchina dalla tasca e
gliele diede. Bella si alzò e scomparve dalla nostra vista.
- Ma dove è andate? – chiesi io
stupito.
- Ma com’è che tu sai fare solo domande? – mi disse
Edward mentre tutti scoppiammo a ridere.
- Edward sono felice che finalmente abbiate risolto
la cosa. Mia sorella è di coccio, ma finalmente ha aperto gli occhi – gli disse
Rose.
- Ti ama, ti ama davvero tanto. Non l’ho mai vista
così per nessuno. Non sembra nemmeno lei – continuò Alice.
- Lo so, la amo anch’io, più della mia vita – disse
Edward.
- Chi è che ami? – disse Bella tornando tra noi con
delle buste in mano.
- Jessica – gli disse Edward ridendo, mentre Bella
cambiò totalmente espressione.
Chi era Jessica? Mai sentita nominare, ma Bella di
sicuro si perché la sua faccia non prometteva nulla di
buono.
- Edward Cullen hai intenzione di farti spaccare la
faccia? – gli disse Bella furiosa mentre io, i ragazzi e Edward c’è la
ridevamo.
- Bellina, calmati. Hai l’espressione di Bruce
Banner quando si arrabbia – gli dissi io ancora
ridendo.
- Tu stai zitto. E poi chi sarebbe sto qui? – mi
disse lei furiosa vedendo che tutti c’è la stavamo ridendo alla grande.
- Ma come chi è? Hulk mi pare ovvio – gli disse
Jasper ridendo anche lui.
- Che siete divertenti – ci disse lei.
- Dai amore vieni qua –
gli disse Edward ridendo e tirandola a se.
- Non credo proprio. Vai da Jessica, vedrai che ti
soddisfa di più quell’esemplare di tutte tette e niente cervello – gli disse
Bella allontanandosi da lui.
La gelosia di Bella era fantastica. Già lo era
prima di mettersi con Edward, ma adesso era peggiorata parecchio.
- E dai stavo scherzando – gli disse Edward.
- Ma possiamo capire chi è questa Jessica? – gli
chiese Jasper.
- Una sciaquetta – gli rispose Bella.
- Cioè? – gli chiesi io.
- Una che se lo spoglia con gli occhi. Anzi diciamo
che se l’è spogliato anche con le mani – disse Bella parecchio scocciata.
- E’ una cheerleader degli Shox. Dai vieni qua
stupida – disse Edward riferendosi a Bella.
- Buon modo per tergiversare la mia affermazione –
disse Bella.
- Tergi cosa? – gli chiesi io non capendo quello
che aveva detto.
- Lascia stare tu. Certi termini per te sono troppo
difficili – mi canzonò Rosalie venendosi a sedere in braccio a me.
- Che spiritosa che sei – gli dissi dandogli un
bacio a fior di labbra.
- Prego continuate. Ci stavamo divertendo, meglio
di andare al cinema – disse Jasper quando vide che io e Rose avevamo spesso di
prenderci in giro rivolgendosi a Bella e Edward.
- Tagliala – gli disse Alice.
- Dai Bella vieni qua, non farmi alzare – gli disse
Edward sorridendogli mentre Bella si avvicinò e si sedette in braccio a lui.
- Stronzo – gli disse dandogli un bacio.
- Il passato non lo posso cambiare, ma il presente
si – gli disse Edward riferendosi al fatto che nel periodo in cui avevano
litigato si era dato alla pazza gioia con le ragazze.
- Ti amo – gli disse Bella sottovoce, ma non così
sottovoce da non farsi sentire da noi.
Gli diede un bacio e poi si voltò verso di noi.
- C’è qualcosa che vi abbiamo comprato – ci disse
guardandoci, mentre Alice iniziò a urlare come una pazza per la felicità.
- Che bello, che bello. Io adoro i regali – urlava
Alice saltellando come se fosse una bambina.
Quella ragazza era un mito. Ero convinto che sarebbe rimasta così perfino quando avrebbe compiuto
cinquant’anni, il che era tutto dire.
- Questo è tuo, questo è di Jasper, questo è di
Rose e questo è di Emmett – disse Bella dandoci delle buste.
La prima ad aprire la busta fu Alice che estrasse
un vestitino a corsetto blu con la gonna a palloncino. Era carinissimo.
- Non ci posso credere. Questa per me è telepatia.
L’ho visto alla tv l’altro giorno quando hanno mandato in onda la sfilata di
Chanel e me ne sono innamorata. Di presenza è ancora più bello – gli disse
Alice buttandosi prima nelle braccia di Bella e poi in quelle di Edward.
- Sapevo ti sarebbe piaciuto – gli disse Bella,
mentre Rose stava iniziando ad aprire la sua busta.
Quando ne estrasse il contenuto quasi svenne per lo
stupore. La sua faccia sembrava quella di un fantasma, ma i suoi occhi
esprimevano una felicità incredibile come se avesse visto non so quale cosa preziosa.
Controllai cosa avesse in mano e vidi una borsa bianca con delle cose argentate
al centro e due ciondoli a forma di “C” e “L” che scendevano. Per me, quella
era una comunissima borsa, ma qualcosa dalla faccia delle ragazze mi diceva che
dietro c’era molto di più. Non avrei mai capito le donne.
- Amore perché quella faccia? – gli chiesi mentre
lei mi guardò come se avessi detto una bestemmia.
- Questa è di Christian Lacroix, ma il punto non è
questo. Fa parte della collezione che non è ancora sul mercato. La collezione
l’hanno mostrata, ma ancora non è in vendita. Come avete fatto? – gli chiese
Rose.
- Tutto merito suo – gli rispose Bella riferendosi
a Edward.
- Cioè? – chiese Jasper.
- Siamo entrati nell’atelier di Lacroix e abbiamo
vista esposta la nuova collezione che ovviamente non era vendibile,
ma Bella non si è arresa. Diceva che quella borsa era stata creata per
Rosalie e doveva averla. Quindi, mi ha costretto a fare gli occhi dolci alla
commessa invitandola perfino a cena pur di farmi vendere quella borsa – ci
spiegò Edward mentre noi c’è la ridevamo.
- Bellina non cambierai mai – gli dissi io.
- Lo so, ma lo sai che quando voglio una cosa
faccio il possibile e l’impossibile per ottenerla – mi rispose.
- Ma la commessa non si è accorta che stavate
insieme? – gli chiese Alice.
- No, gli ho detto che ero sua sorella – disse
Bella.
Quella ragazza ne sapeva una più del diavolo.
- E alla cena? – domandò Rose.
- Ovviamente non mi sono presentato – disse Edward.
- Ormai, ci potevi andare – gli dissi io aspettando la reazione di Bella che non tardò ad
arrivare.
- Si certo come no. Io questo stavo dicendo. Una
legnata nella testa gli davo no la cena – disse Bella ridendo.
- Va beh, adesso tocca a voi – disse Edward a me e
a Jasper per spingerci a guardare i nostri regali.
Jasper aprì la sua busta e ne estrasse una cintura
nera semplice, ma bella di Jean-Paul Gaultier.
- E’ bellissima grazie –
gli disse lui.
Io nel frattempo aprì la mia busta e ne uscì fuori
una custodia, la aprì e vidi un paio di occhiali dell’ultima collezione di
Dior. Proprio quelli che volevo.
- Lo so che in tutto questo periodo pur essendo
presente fisicamente era come se fossi assente, ma non mi è sfuggito il fatto che volessi comprarti questi occhiali. Così abbiamo
provveduto noi – mi disse Bella mentre io andai ad abbracciarla.
- Grazie piccola – gli
dissi ringraziando poi anche mio fratello.
Restammo in giardino per un po’ e i ragazzi ci
raccontarono cosa avevano fatto in quella settimana, dicendo che Parigi era
bellissimo e che si sarebbero tornati, ma insieme a noi. Ci raccontarono di
essere andati a Disneyland e di essersi divertiti come due bambini,
un’esperienza che avrebbero voluto ripetere di nuovo con noi. Dicevano che se
saremmo andati tutti e sei insieme sarebbe stata un’altra cosa. Noi gli
raccontammo della nostra settimana senza di loro, anzi senza Bella, considerato
che Edward se ne era già andato da tempo, anche se non c’era poi molto da
raccontare visto che non avevamo fatto nulla di particolare. Restammo lì tutto il
pomeriggio, fino a quando Bella e Edward decisero di andarsi a fare una doccia
e di andare da mamma e papà per raccontargli tutto e poi da Charlie e Renèe per
dirgli che Bella era tornata. Io e i ragazzi restammo in giardino ancora per un
po’, poi a ora di cena ordinammo una pizza e c’è la mangiammo nel giardino.
- Li vedo felici, finalmente – disse Alice mentre
mordeva un pezzo di pizza di Jasper.
- Anch’io e sono contenta – disse Rose.
- Se la meritavano anche loro un po’ di pace e
felicità – disse Jasper.
- Appunto. Adesso si ritorna al passato. Che bello.
Mi erano mancate giornate come queste – dissi io
riferendomi al fatto che dopo due mesi avevamo finalmente passato una giornata
tutti e sei insieme senza problemi, proprio come una volta.
Continuammo
a mangiare la pizza e poi restammo lì fuori a parlare per tutta la serata,
visto che fuori si stava benissimo anche con le maniche corte. Verso mezzanotte
Edward e Bella tornarono ed erano il ritratto della felicità. Restarono con noi
a parlare, fino a quando non si fecero le tre e tutti e sei decidemmo di andare
a letto. Ero felice, finalmente felice e sapevo che adesso lo eravamo tutti.
Arrivai in camera e mi tuffai nel letto posizionandomi sopra di Rose e
riempiendola di baci e si sa, un bacio tira l’altro fino a quando non ci
ritrovammo a fare l’amore. Tutti i miei sogni si stavano realizzando. Non c’era
nulla di più bello di quello che stavamo vivendo e speravo con tutto me stesso
che sarebbe rimasto sempre così. Non so perché, ma ero sicuro che sarebbe stato così, perché un amore come quello che
provavamo noi gli uni per gli altri era qualcosa di troppo forte per poter
essere cancellato o semplicemente minato da qualcuno o da qualcosa. Dentro di
me sapevo che fra vent’anni saremmo stati come adesso, forse con qualcuno in
più, qualcuno a simbolo del nostro amore, dei figli, e fra cinquant’anni ero
convinto che saremmo stati dei vecchietti ancora
uniti, ancora innamorati che si tenevano compagnia a vicenda. Si, sarebbe stato così, ne ero certo.
- Ragazzi mi è
venuta un’idea. Secondo me, sarebbe fantastico metterla in pratica – disse
Bella cambiando apparentemente discorso.
- Sarebbe a dire? –
gli domandò l’amore della mia vita.
- Siamo a fine
giugno, tra qualche giorno saremo già a Luglio, il mese perfetto per le vacanze
– disse Bella.
- Dove vuoi
arrivare? – gli chiese Emmett mentre tutti la ascoltavamo non capendo bene cosa
avesse in mente.
Risposte alle vostre recensioni:
- lillina913: Sono
contentissima che il capitolo ti è piaciuto. Comunque si, Edward ha fatto le cose in grande, ma credo che dopo
tutto quello che quei due hanno passato se lo meritavano davvero.
- monamona: Mi fa piacere che ti piace il mio modo di
scrivere e il mio modo di esprimere i sentimenti e i pensieri di tutti i
ragazzi. Questo significa molto per me. Mi fa piacere sapere che continuerai a
leggere la mia storia, anche perché fra poco ci sarà un cambio netto. Fra circa
due capitoli vi spiegherò di cosa si tratta. Quanto alle altre storie, ho
scritto questa e altre tre. Puoi trovare i link alla fine della pagina. Ho in
mente anche un’altra storia, ma prima preferisco finire queste, altrimenti
rischio di sclerare. Quando mi metterò all’opera su qualche altra storia te lo
farò sapere.
- gamolina:
Sono contenta che il capitolo sia stato di tuo gradimento. Comunque si, per fortuna ho risolto questi problemi così adesso cerco
di mettermi in pari con la storia.
- eMiLyBlOoD: Anche questa frase era bellissima, ma te l’ho
già detto anche su msn dicendomi qual è la mia idea.
Grazie per avermi dato l’ok.
- -DivinaTheBest: Sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto al punto di farti commuovere, perché significa che sono riuscita a
scrivere al meglio quello che provavo io.
- serve: Beh non so
se hai parlato a nome di tutte le lettrici della mia
storia, ma di sicuro hai parlato a nome mio. Anch’io voglio Edward. Sono
contenta che il capitolo ti sia piaciuto.
- edward bella: In effetti il
capitolo era un po’ romantico, forse, il più romantico fino ad ora. Mi fa
piacere che lo hai apprezzato.
- nefertiry85: Hey
tesoro, come è andato l’esame? Spero tutto apposto. Non ho avuto modo di
parlare con te su msn quindi ne approfitto adesso per
chiederti. Comunque mi fa piacere che ti è piaciuta la sorpresa di Edward a
Bella, è stata molto romantica, in effetti.
- ross_ana:
Beh, in effetti il “mio” Edward è davvero perfetto. E’
il ragazzo che tutti vorrebbero avere, o almeno che io vorrei avere, ma ovviamente
non ne esistono di ragazzi così purtroppo. Riguardo a Bella sono d’accordo con
te, lei è troppo troppo
fortunata.
- TanyaCullen: Sono felice che anche questo capitolo ti sia
piaciuto e condivido con te il fatto che anch’io vorrei ricevere una sorpresa
come quella che Edward ha fatto a Bella, ma come te sogno solamente. Il tuo
contatto msn l’ho aggiunto, quindi quando ti
collegherai mi troverai di sicuro tra i contatti che ti hanno aggiunta.
- soletta: Per
adesso ci sarà un po’ di pace per tutti, ma non sperare che sarà così per
sempre perché ti sbagli. Devono succedere ancora un po’ di cose. Per quanto
riguarda la metà so che, forse, in pochi se lo aspettavano, ma per me fare una
cosa del genere è sempre stato un sogno e per questo ho voluto scriverla. Sarebbe
una favola se potesse succedere anche a me. Riguardo ai sogni sono d’accordo
con te, a volte sognare fa bene, ma quando apri gli occhi ci stai uno schifo perché
ti rendi conto che la realtà è diversa da come l’hai immaginata e io non sono
una di quelle che sogna molta, nel senso che dopo tutte le delusioni che ho
avuto ho imparato a smettere di credere nei sogni, ma da quando ho letto la
saga di Twilight mi sono ricreduta. Questi libri sono stati per me come una
medicina e mi hanno permesso di vagare con la fantasia e di chiudermi in un
mondo fatto di sogni e credo che dalla mia storia potrai capirlo. So che questo
da una parte è sbagliato perché quando riaprirò gli occhi mi accorgerò di stare
più male, ma per adesso mi sta bene così, per adesso voglio credere che le
favole esistono e che anch’io un giorno ne avrò una, anche se so che in realtà
questo non succederà. Come hai detto tu, forse, il problema è che siamo
masochiste e io ti posso dire che io lo sono di sicuro, ma per adesso mi sta
bene così.
- ledyang:
Sono felice che ti sia piaciuto. Mi auguro che lo stesso accadrà per questo e
per i prossimi.
- Princess
Alexia: Si, Edward è proprio un romanticone. Un ragazzo
unico e perfetto, ha solo un unico difetto, cioè quello che nella realtà non
esiste, così come non esistono ragazzi come lui. Mi fa piacere che apprezzi il
mio modo di scrivere e ti assicuro che adesso per Bella e Edward ci sarà un po’
di felicità. Succederanno però tante cose. Leggi e lo scoprirai.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
CAPITOLO 46
I FANTASTICI
SEI
POV
ALICE
Era da un po’ di tempo che cercavo di trovare la
parola adatta per descrivere ciò che provavo, ma non ero ancora riuscita a
trovarla. Ero arrivata alla conclusione che quello che provavo era qualcosa di
così unico da non avere neanche un nome. Mi rendevo conto che avevo la vita che
chiunque avrebbe voluto, la vita che tutti sognano di avere. Mi ricordavo di
quando in passato mi ripetevo che non tutti erano fatti per essere felici, che
non tutti potevano guardare alla vita con un sorriso
stampato in faccia. Adesso tutti quei pensieri mi sembravano così stupidi, mi
sembravano i pensieri di una ragazzina che non aveva visto nulla del mondo, di una ragazzina accecata dai fantasmi del suo
passato. Adesso mi ritrovavo con una vita meravigliosa davanti a me, una vita
che non aspettava altro che essere vissuta. Andarcene da New York ed essere
venuti a Phoenix era stata la cosa migliore che avevamo fatto perché questo
trasferimento ci aveva cambiato la vita. Chi l’avrebbe mai detto che le
“irraggiungibili sorelle Swan”, era così che eravamo definite dagli altri, si
sarebbero fatte fregare da tre ragazzi? Se in passato mi avrebbero detto che
trasferirmi a Phoenix avrebbe comportato il fatto che io e le ragazze ci
saremmo innamorate pazzamente di qualcuno gli avrei riso in faccia. Eppure era
successo e finalmente avevamo capito e assaporato cosa era la vera felicità. Da
quando Bella e Edward si erano messi insieme potevo dire di essere davvero
felice considerando che non c’era più nulla nella mia vita che non andasse come
speravo. Bella e Edward erano tornati due giorni fa da Parigi e ne avevamo
approfittato per goderci due giorni di mare anche con loro. Ovviamente il
divertimento era stato assicurato, considerato che come ci divertivamo noi sei
assieme non si divertiva nessuno. Anche oggi eravamo scesi in spiaggia tutte e
sei e i ragazzi erano andati a farsi il bagno mentre io e le ragazze eravamo
rimaste sulle sdraio.
- Ma guardateli sembrano tre bambini – disse Bella
indicando i ragazzi che si spruzzavano con l’acqua.
- Sembrano o sono? – gli dissi io sarcastica mentre
loro scoppiarono a ridere seguite da me.
- Ci pensate che fra tre mesi fa un anno fa che
siamo arrivate qui a Phoenix e in un anno la nostra
vita è cambiata completamente? – ci disse Rose.
- A volte basta un attimo perché tutto
cambi – disse Bella continuando a guardare i ragazzi giocare.
- Non potrei essere più d’accordo – gli dissi io.
- Bella non ci hai ancora detto come l’ha presa
papà il fatto che tu e Edward state insieme – gli disse Rose mentre io annuì.
In effetti non avevamo parlato con
Bella della reazione che aveva avuto papà alla notizia e sapendo che era
iperprotettivo nei confronti di mia sorella non sapevo cosa pensare.
- Ha fatto un po’ di storie, ma alla fine non ha
potuto dire nulla, anche perché me lo sarei mangiato per colazione se avesse
osato opporsi – ci disse Bella mentre io e Rose sorridemmo pensando a come
avrebbe reagito mia sorella in quel caso.
- Cosa ha detto lui di preciso? – gli chiesi io.
- Che se io sono felice lo è anche lui e se credo
che Edward sia quello giusto lui lo accetterà anche perché Edward gli piace, ma
ha minacciato lui dicendogli che se solo oserà farmi soffrire dovrà vedersela
con lui. In poche parole questo ha detto – mi rispose Bella sorridendo.
- E’ sempre il solito, non cambierà mai – disse
Rose mentre noi scoppiammo a ridere.
Immaginarsi papà che minacciava Edward era davvero un scena da non perdere, soprattutto immaginando la faccia
di mio cognato. Come era bello poterlo chiamare “cognato”, ormai ci avevo perso
le speranze. Bella smise di guardare in direzione dell’acqua e riprese a
sfogliare una rivista. La guardai e capì quanto in realtà fosse felice. Aveva
un’espressione beata in viso, un’espressione che non gli avevo mai visto in
passato. La storia con Edward gli faceva più che bene. Ad un tratto vidi Rose
darmi una gomitata per farmi girare verso i ragazzi e notai che Edward stava
uscendo dall’acqua con un secchiello in mano e si avvicinava verso di noi
facendoci segno di stare zitte. Chissà perché immaginavo già cosa volesse fare.
Mi chiedevo solo dove avesse preso quel secchiello. In poco tempo arrivò dove
c’eravamo noi e prima di dare il tempo a Bella di rendersi conto cosa stava
succedendo gli gettò tutta l’acqua del secchio addosso. Bella lanciò un urlo e
poi alzò gli occhi verso di lui trucidandolo con lo sguardo, mentre io, Rose,
Edward e i ragazzi che erano rimasti in acqua c’è la ridevamo di gusto.
- Edward Cullen sei nei guai – gli urlò Bella
furiosa mentre lui gli scoppiò a ridere in faccia.
Io e Rose ci alzammo e andammo in acqua dai ragazzi
lasciando loro due da soli a stuzzicarsi. Mi avvicinai a Jasper che ancora
rideva e gli diedi un bacio a fior di labbra.
- Posso capire dove ha preso quel secchiello? – gli
domandai.
- Gliel’ha prestato quel bambino – mi disse lui
ancora ridendo mentre guardava quei due ancora in spiaggia e nello stesso tempo
mi indicava il bambino in questione.
Mi voltai e li guardai anche io e vidi Bella che
urlava e che cercava di scappare dalla presa di Edward senza molto successo, infatti lui riuscì a prenderla e dopo essersela caricata
sulle spalle si diresse verso l’acqua. Prima di entrare diede il secchiello al
bimbo ringraziandolo e poi entrò in acqua con noi.
- Ti prego non buttarmi giù – urlava Bella cercando
di dimenarsi.
Edward non gli diede nemmeno il tempo di finire la
frase che in una frazione di secondo la scaraventò in acqua. In pochi secondi
lei riemerse e provò ad affondare lui. Non riuscendoci chiamò in suo aiuto
Jasper e Emmett che si offrirono volentieri di aiutarla e iniziò una sfida a
chi riusciva a affondare l’altro. Ci mettemmo a giocare tutti e sei come ai
vecchi tempi e ci divertimmo un sacco. Giocammo poi a fare i tuffi, a
schizzarci con l’acqua e trascorremmo tutta la giornata a ridere come pazzi.
Chi ci vedeva non penso ci avrebbe preso per ragazzi di vent’anni, ma per
bambini di dieci anni, ma questo non era importante. Restammo in acqua per
tutto il pomeriggio considerando che c’era molto caldo, poi uscimmo e ci
sdraiammo nelle sdraio, mettendoci a parlare del più e
del meno.
- Edward quando hai intenzione di andare a
Jacksonville? – gli chiesi io considerato che negli
ultimi giorni non ne avevamo più parlato.
- Penso domani, al massimo
dopodomani, non più tardi. Non posso più rimandare e non mi va di comunicare il
mio ritiro dalla squadra per telefono – mi rispose lui.
- Si infatti. Condivido
con te – gli disse Rose.
- Ragazzi mi è venuta un’idea. Secondo me, sarebbe
fantastico metterla in pratica – disse Bella cambiando apparentemente discorso.
- Sarebbe a dire? – gli domandò l’amore della mia
vita.
- Siamo a fine giugno, tra qualche giorno saremo
già a Luglio, il mese perfetto per le vacanze – disse Bella.
- Dove vuoi arrivare? – gli chiese Emmett mentre
tutti la ascoltavamo non capendo bene cosa avesse in mente.
- Semplice, partiamo, andiamo in vacanza – ci disse
lei.
- A dire il vero ci avevamo pensato prima che voi
tornasse e avevamo detto che poi ne avremmo parlato con voi – gli dissi io.
- Si, ma io non intendo
una normale vacanza. Io intendo una vacanza speciale. Andiamo in tanti posti,
giriamo un po’ il mondo. In due mesi d’estate ne avremmo di tempo per girare un
po’ di tutto e con il jet di Carlisle non dovremmo avere problemi e soprattutto
non perderemmo tempo. Che ne dite? – ci disse mia sorella.
In effetti la sua era un’idea
fantastica, sarebbe stato bellissimo farlo. Quella era un’occasione da non
perdere, anche perché se quella pazzia non l’avessimo fatta ora probabilmente
non ne avremmo più avuto l’occasione.
- E brava l’amore della mia vita. Io voto a favore
– disse Edward sorridendo alla sua donna.
- Io pure – dicemmo all’unisono io e Rose.
- Condivido anch’io – disse Jasper.
- E tu Emmett che dici? – chiesi io al mio
fratellone.
- C’è bisogno che chiedete? Quando si tratta di pazzie
io sono sempre disposto – ci disse lui sorridendo.
- Allora quando si parte? – chiese Rose.
- Dopodomani vado a Jacksonville, potreste venire
con me. Restiamo un paio di giorni e poi partiamo. Che ne dite? – chiese Edward
mentre Bella appoggiò la sua testa nella spalla di lui.
- Per me si può fare – gli risposi io mentre gli
altri annuirono.
Restammo lì a parlare e a decidere possibili mete
da raggiungere. Ovviamente ognuno di noi aveva in mente posti diversi,
considerando che tutti avevamo dei posti in cui sognavamo andare fin da
bambini, ma alla fine riuscimmo a metterci d’accordo. Ero convinta che sarebbe stato un viaggio molto divertente e poi tutti e sei
insieme ci sarebbe stato di che ridere. Restammo in spiaggia tutto il
pomeriggio a parlare e scherzare e quando si fece sera ci accorgemmo che la
spiaggia era rimasta desolata. C’eravamo praticamente soltanto noi e non
avevamo nessuna voglia di tornare a casa, almeno io non ne avevo.
- Che ne dite di fare un bel falò sulla spiaggia?
Non ho voglia di tornare a casa – proposi io entusiasta, mentre i ragazzi mi
guardarono entusiasti anche loro.
Mi bastò guardarli per rendermi conto che erano
d’accordo con me. Io, Rose, Jasper e Emmett tornammo a casa a prendere due
tende, mentre Edward e Bella restarono in spiaggia. In poco tempo arrivammo a
casa e prendemmo tutto il necessario, poi passammo in una pizzeria e comprammo
delle pizze da portare via e poi tornammo in spiaggia, dove trovammo Bella e
Edward in atteggiamenti molto, molto intimi. Notai che il fuoco l’avevano
acceso, quindi almeno qualcosa di utile era stato fatto.
- Possibile che voi due sappiate fare solo questo?
– gli disse Emmett non appena arrivammo.
Tutti e due si sistemarono e scoppiarono a ridere.
- Possibile che voi rompiate sempre le scatole
quando non dovreste? – gli rispose Edward sarcastico.
- Se volete la privacy chiudetevi in camera – lo
rimbeccò Jasper.
- Come se lì dentro c’è l’avessimo – gli rispose
Edward mentre tutti scoppiammo a ridere.
Se c’era una cosa che a casa dei ragazzi non c’era era proprio la privacy. In quella casa si entrava e si
usciva dalle stanze come se non ci abitasse nessuno, come se bussare fosse
diventata un’opzione e non la regola. Ci mangiammo le nostre pizze e poi i
ragazzi montarono le tende. Dopodiché io venni scaraventata in acqua insieme
alle mie sorelle solo perché avevamo iniziato a prendere in giro i ragazzi sul
fatto che mangiassero come delle fogne. Con loro non bastava mai cibo. Erano
tre pozzi senza fondo. Chi li vedeva mangiare senza guardali
fisicamente di sicuro avrebbe pensato che fossero dei ciccioni, invece, avevano
tutti e tre un fisico da fare invidia a chiunque. I misteri della vita, non
c’era altro da dire. Di pazzie con le ragazze ne avevamo fatte tante, ma fare
il bagno di notte era qualcosa che mancava nel nostro repertorio e sapere che
adesso l’avevamo fatto e che a condividere questa cosa con noi c’erano le
persone più importanti per tutte e tre era qualcosa di veramente fantastico.
Restammo in acqua per un po’, poi decidemmo di uscire e di asciugarci,
considerato che pur essendoci una temperatura calda, l’acqua era un po’ fredda.
Io e le ragazze ci buttammo tra le braccia dei ragazzi, la scusa era che
volevamo riscaldarci, ma la verità era che non riuscivamo più a stare senza di
loro, senza essere strette tra le loro braccia, le uniche in grado di darci
l’amore e la protezione di cui noi avevamo bisogno. Continuammo a parlare e a
scherzare per un bel po’, fino a quando ci addormentammo. Mi strinsi di più tra
le braccia di Jasper e mi feci cullare da Morfeo. A svegliarmi fu Jasper che mi
scrollò per le spalle e dopo avermi sussurrato “ti amo” mi fece guardare verso
il mare. Solo allora mi resi conto dello spettacolo che mi si parava davanti.
Era l’alba e il sole stava sorgendo tingendo di rosso tutta la distesa del
mare. Era meraviglioso. Non era la prima volta che guardavo l’alba con Jasper,
ma era la prima volta che ero davvero felice, felice perché tutti i pezzi del
puzzle si erano composti, felice perché tutto ciò che mi circondava era
perfetto. Avevo attorno a me quello che avevo sempre desiderato, ma che, ormai,
non credevo più di poter avere. Credevo che tutto ciò
che avevo sognato per anni sarebbe rimasto solo un
sogno, invece, la realtà aveva sorpassato di gran lunga la fantasia e mi aveva
donato una concretezza di cui andare orgogliosa. Restammo abbracciati a
guardare il sole sorgere, per poi addormentarci di nuovo. A svegliarmi, questa
volta, non fu l’amore della mia vita, ma le urla di alcuni bambini che
giocavano allegri sulla spiaggia. Non fui l’unica a svegliarmi sentendo quella
caciara, ma anche i ragazzi. Edward ed Emmett si alzarono e si diressero al
chiosco che c’era sulla spiaggia, considerando che era già aperto, e andarono a
prendere dei caffè e dei cornetti che subito divorammo. Facemmo un altro bagno
e poi decidemmo di tornare a casa, considerato che eravamo un po’ stanchi. Una
volta a casa andammo a farci tutti una bella doccia e, una volta, pronti
andammo a casa nostra ad avvisare mamma e papà della nostra decisione di
partire per le vacanze. Come previsto mamma e papà non
fecero problemi, ma non avevo dubbi su questo. Ero convinta che anche se
fossimo partite e non gli avessimo detto nulla non si sarebbero nemmeno accorti
della nostra assenza. Negli ultimi anni il rapporto tra loro e noi era molto
migliorato, soprattutto a causa del problema che c’era stato con Bella anni fa,
ma da quando io e le ragazze ci eravamo messi con i ragazzi era cambiato tutto.
Era come se noi non esistessimo più, del resto adesso c’erano altre persone che
si prendevano cura di noi, quindi il loro “lavoro” era finito, come se, in
realtà, fosse mai esistito. Anche adesso che eravamo più grandi non avevamo mai
detto loro nulla riguardo ciò che pensavamo di loro,
anche perché credevamo fosse inutile, loro non sarebbero mai cambiati. A volte,
pensavo che per loro, il fatto che io e le ragazze ci fossimo fidanzate
significava per loro una liberazione, poiché non dovevano più starci appresso,
non dovevano più occuparsi dei casini che combinavamo o delle cose che
dicevamo. Era come se se ne fossero lavati le mani.
Era brutto dirlo, ma più di una volta mi ero sentita a casa quando stavo con
Carlisle e Esme piuttosto che con mamma e papà. Anche i genitori dei ragazzi
stavano spesso fuori per lavoro e spesso erano assenti, ma quando stavano con i
loro figli o anche con noi, riuscivano a dimostrare un affetto, un amore
profondo verso di loro e verso di noi. Molte volte mi ero trovata a pensare
che, se un giorno, avessi avuto dei figli avrei voluto prendere come esempio
Carlisle ed Esme, anche se a differenza loro sarei stata sempre presente per
loro. Avrei voluto diventare una madre affettuosa come
Esme o come zia Rachel, erano questi i modelli da seguire e non di certo mia
madre. Dopo essere stati a casa nostra andammo a casa di Carlisle ed Esme e
annunciammo anche a loro la nostra decisione di partire per le vacanze. Loro, a
differenza dei miei, ci dissero che due mesi gli sembravano eccessivi, ma che
soprattutto gli saremmo mancati, ma alla fine ci dissero di andare e di
divertirci. Non avevamo certo bisogno del permesso di nessuno per partire, ma
era bello avere il loro appoggio e sapere che a loro due, comunque, saremmo
mancati. Questo era qualcosa di positivo, perché mi faceva sentire bene sapere
di essere importante per qualcuno che non fosse Jasper, i ragazzi, zia Rachel e
Dean. Dopo aver parlato con i genitori dei ragazzi, salimmo in macchina per
tornare a casa, ma Edward, che con la macchina era
avanti a noi, non fece la strada di casa e Jasper che era dietro lo seguì.
- Ma dove sta andando? – chiese Emmett che si
trovava nel sedile davanti a fianco a Jasper, mentre io e Rose eravamo sedute
dietro.
- Non ne ho idea – gli risposi io.
- Sta andando al parco – ci rispose Jasper.
- E a fare cosa? – chiese Rose.
- Non lo so, ma sta andando lì. Questa strada porta
solo al parco – ribadì Jasper.
Dopo qualche minuto, come previsto dal mio ragazzo,
Edward posteggiò di fronte al parco e Jasper fece lo stesso. Scendemmo e ci
avvicinammo a Edward e Bella.
- Perché siamo qui? – chiesi guardando mia sorella,
considerato che Edward non era ancora sceso dalla macchina.
- Non ne ho idea. Gli ho chiesto, ma mi ha detto
che una volta qui l’avrei capito – mi rispose mia sorella
- Allora? – chiese Rose a Edward che aveva chiuso
la macchina e si era avvicinato a Bella cingendogli la vita.
- Madonna quante domande. Adesso lo capite – disse
Jasper che guardò Edward come a volersi complimentare con lui.
Forse, lui, aveva capito il perché ci trovavamo lì
e qualcosa mi diceva che lo avesse capito anche Emmett perché sembrò
acconsentire con lo sguardo.
- Perché anche Emmett ha capito e noi no? – chiesi
io per sfottere il mio fratellone.
- Hey pulce, cosa credi che sia io? Stupido? – mi
disse lui con aria di sfida.
- Lo sei fratellone, lo sei – gli disse Bella
sfottendolo anche lei.
A quel punto Emmett sbuffò e dopo averci fatto un
sorriso di sfida si avvicinò a noi e con la sua forza, pari a quella di Hulk,
ci prese entrambe sulle sue spalle come se fossimo due sacchi di patate.
- Facci scendere – lo imploravamo noi.
- Assolutamente no. Così imparate a sfottere il
vostro fratellone – ci disse lui ridendo seguito a ruota dagli altri.
- Edward aiutami, ti prego – disse Bella cercando
l’aiuto del suo ragazzo.
- Si, infatti, dateci una
mano. Tu Jasper, invece, che te la ridi aiutami – dissi io al mio di fidanzato.
Li guardai e notai che se la ridevano alla grande e
non sembravano avere nessuna intenzione di aiutarci.
- Stavolta ve la siete cercata – ci dissero
all’unisono Edward e Jasper mentre non la finivano di ridere.
Io e Bella sbuffammo e facemmo le finte arrabbiate,
ma ciò non servì a nulla. I ragazzi e Rose iniziarono a camminare mentre ancora
ridevano e Emmett con noi sulle spalle li seguì. Arrivammo alla loro panchina e
solo allora, sua grazia, ci fece scendere. Osservai la panchina e notai che
c’era una nuova scritta in mezzo alle altre. Vicino alla scritta “E&R
4ever”, fatta da Emmett e Rosalie quando si misero insieme e alla scritta
“J&A love”, fatta da me e Jasper alcuni giorni dopo la sorpresa del
cavallo, compariva un’altra scritta: “E&B sempre e x sempre”.
- Quando l’avete scritta? – chiese Rose
anticipandomi e rivolgendosi a Bella e Edward.
- Il giorno in cui siamo tornati a Phoenix – ci
spiegò Edward.
- Prima di venire a casa da voi, siamo passati qui
e abbiamo fatto la nostra incisione – continuò Bella.
- Adesso è finalmente completa – dissi io.
- No, manca ancora qualcosa – mi disse Jasper.
- Volete spiegarci qualcosa? – gli domandò Bella a
nome suo, mio e di Rose.
- C’è qualcosa di molto importante che manca e adesso lo scriviamo – disse Edward.
Prese il coltellino e iniziò a incidere sopra la
panchina. Mi sporsi per guardare e gli vidi scrivere “23”,
poi fare un trattino e passare il coltello a Jasper che scrisse “10”
e il solito trattino. Alla fine prese il coltellino Emmett e scrisse “09”
e due punti. Guardai tutta la scritta: “23-10-09:”. Adesso era tutto chiaro.
- E’ la sera della cena, la sera in cui tutto tra
noi è cambiato – gli dissi io.
- Appunto. Ed è per questo che era importante
scriverlo – mi disse Edward.
- Adesso tocca a voi – disse Jasper.
- Fare cosa? – chiese Rose.
- Scrivere qualcosa sotto la data – continuò
Emmett.
- L’inizio di un sogno – disse Bella.
Capimmo subito che con quella frase voleva indicare
ciò che dovevamo scrivere. Così presi il coltellino e scrissi sotto la data “L’inizio”, poi lo passai a Rose che
scrisse “di un” e infine fu la volta
di Bella che scrisse: “ sogno”. Alla fine, al centro esatto della panchina, una scritta sovrastava
le altre: “23-10-09: L’inizio di un
sogno”.
- Perfetto. Adesso non manca nulla – disse Edward
avvicinandosi a Bella e dandogli un bacio a fior di labbra.
Lo stessero fecero Emmett con Rose e Jasper con me.
Dopodichè tornammo in macchina e poi ci fermammo in un locale a mangiare.
Quando terminammo tornammo a casa e dopo una doccia iniziammo ognuno a
preparare le valigie. Quando tutti terminammo i ragazzi si occuparono di
scenderle giù e solo allora ci rendemmo conto che, quella, più che un partenza sembrava un vero trasferimento vista la montagna
di roba che ci eravamo portati. La giustificazione mia e delle ragazze fu che
due mesi erano pur sempre due mesi. Restammo in salotto un po’ a guardare la
tv, poi preparammo qualcosa da mangiare e cenammo. Una volta pulita la cucina,
andammo in giardino e restammo lì buona parte della serata. Poi decidemmo di
andare a letto, la mattina dopo ci saremmo dovuti alzare presto e quella
sarebbe stata una giornata piuttosto lunga. Andai a letto addormentandomi tra
le braccia di Jasper con la consapevolezza che tutti i miei sogni si erano
realizzati dal giorno di quella cena, ma soprattutto con la consapevolezza che
nella mia vita e in quella delle persone che volevo bene sarebbero successe
tantissime altre cose fantastiche. Di questo ne ero
certa.
SPOILER:
Pov Edward
- Lascio la squadra
– dissi io a sangue freddo cambiando discorso.
- Cosa? – dissero
sconvolti tutti i ragazzi e anche quelle galline delle ragazze.
- Avete capito. L’ho
appena detto al coach. Sono venuto solo per comunicare la mia decisione – gli
dissi.
- Ma sei cretino?
Cazzo non puoi farlo – mi disse James.
Risposte alle vostre recensioni:
- ledyang:
Sono felicissima che la storia continua a piacerti. Spero di non deluderti.
- bo19: Si, adesso per Bella e Edward le cose si mettono meglio e
sicuramente sarà tutto più romantico. Si, ho
continuato, anche perché ho molto altro da dire, ma soprattutto ho un’idea con
cui ho parlato su msn con alcune ragazze che leggono
la mia storia e hanno apprezzato quest’idea. Spero che lo farete anche voi.
Capirete tutto nel prossimo capitolo o in quello dopo ancora. Mi fa piacere
sapere che la mia storia è una delle tue preferite, la cosa mi rende molto
orgogliosa.
- nefertiry85: Sono
contentissima che per l’esame sia andato tutto bene, mi fa piacere. Sono
contenta che il capitolo ti sia piaciuto e lo stesso per i regali.
- -DivinaTheBest: Grazie per tutti i complimenti, spero solo
di non deluderti con i prossimi.
- MANU_CALLEN: Mi fa
piacere che la storia continua a piacerti. Come vedi lo spoiler riguardava un
momento in cui tutti e sei si ritrovano e non si lasceranno per un bel po’. Tu,
ovviamente, sai a cosa mi riferisco.
- eMiLyBlOoD: Si, Edward e Bella si
sono messi insieme. Loro due 4ever. Sono contenta che i regali ti siano
piaciuti, non potevo farli tornare a mani vuote, altrimenti Rosalie e
soprattutto Alice li avrebbero sgozzati a tutti e due, in modo particolare a
Bella. La frase come al solito bellissima, non ci sono parole. E’ molto
realistica e mi ci rivedo in pieno in quello che hai scritto.
- gamolina:
Lo so che mancano quando erano un po’ stronzetti, ma, ormai, sono cambiati. Non
so se aggiungerò un capitolo in cui li vedremo tornare quelli di un tempo, ma
mi pare difficile, non ora almeno, anche se nel prossimo vedremo il trio Swan
un po’ acidello nei confronti di qualche nostra vecchia conoscenza. Non posso
dirti di più.
- ross_ana:
Beh se ti ha fatto piacere vederli di nuovo tutti insieme
credo che anche questo capitolo ti possa piacere, visto che sono
tornati, finalmente, ad essere i fantastici sei. Sono contenta che ti sia
piaciuto il modo in cui ho descritto il capitolo, anche perché volevo sia far
ridere che non. E a quanto mi hai detto ci sono riuscita. Sono contenta.
- lillina913: Anch’io adoro Emmett,
è fantastico in tutto e per tutto. Si, a Parigi è
andato tutto a meraviglia. Comunque non sei l’unica a voler andare a
Disneyland, anch’io è una vita che sogno di andarci.
- soletta: Beh
neanche io prima sognavo molto, anzi a dire il vero una volta lo facevo, ma poi
tutte le delusioni che ho avuto mi hanno impedito di continuare a farlo. Se
adesso riesco a farlo è solo grazie a Twilight che mi ha fatto entrare in un
mondo nuovo, fatto di magia e romanticismo. Mi ha aiutata molto, moltissimo. Mi
sono resa conto che non posso permettere di farmi sempre crollare il mondo
addosso perché niente e nessuno merita di farmi sentire come mi sono sentita in
passato. Quindi, per adesso, voglio sognare per essere anche solo un pochino
felice e quando riaprirò gli occhi so che ne pagherò le conseguenze di questa
scelta, ma sono sicura che non avrò rimpianti. Ne ho già troppi e i sogni non
possono crearmene altri. Prova a farlo anche tu, magari ci riesci. Sono io a
ringraziare te per aver condiviso questi pensieri con me. Fidati, anch’io mi
sono arresa alla prima difficoltà in passato e adesso rimpiango di averlo
fatto. Quanto alla mia storia ho cercato di postare il
prima possibile. Non posso anticiparti nulla altrimenti ti rovino la sorpresa,
comunque ti dico che ci saranno dei cambiamenti in meglio, ma nella vita può
sempre succedere di tutto. Se quello di loro sei sarà vero amore, allora
supereranno tutto. So che non è un grande indizio, ma di più non posso dirti.
- ClaudiaSwan: Mi fa piacere sapere che tutto sommato la mia
storia ti piace. Per il francese so che probabilmente ho fatto un macello, ma
non l’ho mai studiato in vita mia e quindi mi sono dovuta affidare ad un
traduttore. Quanto al tuo consiglio ti ringrazio di avermelo dato e sta
tranquilla che io accetto sia le recensioni positive sia quelle negative,
perché penso che le critiche, almeno quelle costruttive, possano aiutare a
crescere e a migliorare. So che molto spesso mi dilungo in quelle che sono le
descrizioni dei sentimenti o quello che provano i ragazzi, ma voglio rendere il
più chiaro possibile quello che provo mentre scrivo. Credo che usare solo i
dialoghi non sia una cosa giusta, perché molto spesso quello che si dice non
corrisponde a quello che si pensa. Comunque voglio far capire cosa loro pensano
dell’amore proprio per far capire quanto loro siano cambiati e da superficiali
quali erano siano diventate persone profonde. Comunque ti ringrazio per
avermelo fatto notare, perché come ti ho detto ci cresce anche e soprattutto
dalle critiche costruttive.
- Princess
Alexia: Si, la mia storia l’amore è magia ho tutta
l’intenzione di continuarla, solo che sono indietro con la scrittura dei
capitoli e quindi non riesco a postare spesso, a differenza di questa storia in
cui sono un bel po’ di capitoli avanti. Comunque anch’io preferisco Edward e
Bella, anche se gli altri mi piacciono un sacco, ma loro li superano di gran
lunga tutti. Non ti anticipo se succederà qualcosa a loro, ti invito solo a
continuare a leggere.
- serve: Lo so, è
dura da accettare che nell’ultimo periodo Edward se la sia spassata alla
grande, ma ormai il passato è passato e come ha detto lui stesso non possiamo
cambiarlo. Comunque ci tengo alla mia gola quindi cercherò di far andare le
cose bene, ma non ti prometto nulla. E si, la storia
dei bambini era davvero dolce. Edward è davvero un romanticone.
- SignoraCullan: Sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto e ho cercato di postare il prima che ho
potuto. Comunque te lo auguro anch’io di essere felice come loro e me lo auguro
anche per me.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
CAPITOLO 47
ANDARE A
JACKSONVILLE
POV
EDWARD
Da un paio di giorni io e Bella eravamo tornati a
Phoenix e in questo breve periodo mi ero reso conto di quanto la decisione di
lasciare la squadra e quindi di andarmene da Jacksonville fosse stata la
decisione migliore che io avessi potuto prendere. Essere rimasto per quasi due
mesi lontano da quella che avevo sempre considerato la mia città, ma
soprattutto essere rimasto lontano dalle persone che più amavo al mondo era
stata dura, ma necessario per quel periodo, ma adesso questo era un sacrificio
che avrei potuto ben volentieri evitare. Non rimpiangevo nulla di quello che
avevo fatto nell’ultimo periodo, anche perché tutto ciò mi aveva portato alla situazione
in cui mi trovavo oggi, ma stare lontano da quella che per diciannove anni era
stata la mia vita non era stato facile. Adesso io e i ragazzi ci trovavamo sul
jet di papà a sorvolare il cielo in direzione Jacksonville. Dovevo comunicare
al coach la mia decisione e avevo rimandato anche troppo nel farlo. Bella per
tutta la notte aveva cercato di convincermi a tornare indietro sui miei passi,
ma alla fine si era arresa capendo che la mia decisione era una di quelle
irremovibili.
- Sei sicuro? – mi chiese Jasper vedendomi un po’
pensieroso.
- Si certo e poi smettetela di fare quelle facce.
Non sto mica andando a morire. Rinuncio ad una squadra non alla vita – dissi io facendoli ridere.
Per loro stavo sbagliando, stavo buttando all’aria
un sogno quando non c’è ne era motivo, ma io sapevo che era giusto così, io
sapevo che quella era la decisione giusta e almeno su questa cosa non avrei
ascoltato consigli da parte di nessuno. Emmett iniziò a fare le sue solite
battutine per smorzare il clima un po’ teso e gliene fui grato, così in poco
tempo quel jet diventò una specie di circo in cui regnavano solo risate sincere
e scherzi, a tal punto che il tempo passò così tanto in fretta che ci
ritrovammo a sorvolare il cielo di Jacksonville senza nemmeno rendercene conto.
In poco tempo il pilota atterrò e tutti e sei scendemmo a terra.
- Io e le ragazze andiamo al bar a prendere un
caffè, venite voi? – chiese Alice a me e ai ragazzi.
- No, andiamo con Edward a parlare con il coach –
gli rispose Emmett.
- Allora ci vediamo in palestra. Conosco la strada
– rispose Bella sorridendomi, mentre io ricambia il sorriso.
- Ci vediamo dopo – disse Jasper avvicinandosi a
Alice e dandogli un bacio a fior di labbra.
Lo stesso fece Emmett con Rosalie e ovviamente io
con Bella.
- Mi raccomando a te – mi disse la mia ragazza.
- Prego? – le dissi io
facendo finta di cadere dalle nuvole.
- Non fare finta di non capire. Mi ricordo ancora
di che tipo di elementi offre questa città e non voglio fare il repeat
dell’altra volta – mi disse lei.
- Già è vero. Quasi dimenticavo che adesso rivedrò
la mia amata Jessica e le sue care amiche – le dissi per farla infuriare.
Mi piaceva provocarla su queste cose, forse, perché
semplicemente adoravo quando faceva la parte della gelosa.
- Edward Cullen ti comunico che stai per ricevere
un sonoro schiaffo in faccia – mi disse lei facendo la finta arrabbiata.
- Tanto gli serve la bocca non la faccia – gli
disse Emmett facendoci ridere tutti.
Mi avvicinai a Bella e gli diedi un bacio a fior di
labbra. Sapeva che io ci giocavo parecchio su questo suo lato geloso, così come
lei faceva con me, quindi nessuno dei due c’è la prendevamo mai sul serio.
- Ti amo – le dissi all’orecchio prima di
allontanarmi da lei seguito dai ragazzi.
Io e i ragazzi prendemmo un taxi mentre le ragazze
ne presero un altro. In poco tempo arrivammo a destinazione e una volta scesi
mi resi conto che non c’era nessuno fuori, quindi di sicuro i ragazzi dovevano
essere dentro ad allenarsi.
- Entrate o aspettate qui? – chiesi ai ragazzi anche se la mia domanda era piuttosto inutile.
Sapevo già che sarebbero entrati, infatti mi guardarono con un’espressione come a dire “ma che
domande fai?”. Insieme a loro entrai dentro l’edificio e dalle grida del coach
mi resi conto che, come previsto, i ragazzi erano dentro ad allenarsi. Non
appena aprì la porta che collegava il corridoio alla palestra notai che tutti i
ragazzi erano in formazione che giocavano rigorosamente divisi in due squadra. Di sicuro stavano provando gli schemi
d’attacco. Cercammo di fare il minor rumore possibile per non deconcentrarli,
ma i nostri tentativi furono vani perché qualcuno ci vide subito, qualcuno che
avrebbe fatto meglio a non vederci. Maledì il fatto che agli allenamenti ogni
volta dovessero esserci anche le cheerleader.
- C’è Edward – urlò Jessica correndo verso di me.
Tutti si voltarono a guardarmi e i ragazzi smisero
di giocare. Jessica si buttò letteralmente addosso a me e tutto ciò mi diede un
fastidio tremendo. C’era qualcosa in quella ragazza che non doveva funzionare
bene, altrimenti avrebbe capito che doveva starmi lontana. Per un attimo
ringraziai che non ci fosse Bella altrimenti credo che questa sarebbe stata la
volta buona in cui avrebbe preso Jessica per i capelli. I miei fratelli mi
guardarono e scoppiarono a ridere e in quel momento se avrei potuto avrei preso
a sberle pure loro. Mi staccai violentemente da quella ragazza senza dirgli
nulla e vidi i ragazzi avvicinarsi a me.
- Finalmente ti fai vedere. Pensavamo che Parigi ti
avesse risucchiato – mi disse James abbracciandomi e dandomi una pacca sulla
spalla.
- Non sarebbe stato male – gli dissi io.
Tutti i ragazzi si avvicinarono e anche le
cheerleader e mi bombardarono di domande. Solo quando finì quell’interrogatorio
anche il coach si avvicinò. Era ora di parlargli, ma prima dovevo presentare i
miei fratelli ai ragazzi.
- Comunque loro sono Emmett e Jasper i miei
fratelli – dissi a quelli che, ormai, potevo definire i miei ex compagni di
squadra.
Si presentarono e iniziarono a scambiarsi
battutine, soprattutto Emmett che era uno di quelli che parlava con tutti pur
non conoscendo nessuno.
- Cullen, finalmente sei di nuovo dei nostri – mi
disse l’allenatore, mentre i ragazzi della squadra parlavano con i miei
fratelli.
Le ragazze erano, invece, intente a guardare me,
Jasper e Emmett come se fossimo delle divinità. Erano così tanto prevedibili
che facevano perfino venire il disgusto.
- A proposito di questo, vorrei parlarle – dissi io
al coach, che dal mio sguardo doveva aver già capito cosa volevo dirgli.
- Ragazzi per oggi abbiamo finito. Potete andare –
disse lui ai ragazzi per poi indicarmi di seguirlo nel suo ufficio.
- Ragazzi voi aspettare qui. Io arrivo fra poco –
dissi ai miei fratelli sapendo che almeno loro in quel momento si sarebbe
divertiti sicuramente considerando le loro facce mentre parlavano con gli
altri, ma soprattutto con James.
Seguì il coach nel suo ufficio e non appena
arrivammo lui si sedette dietro la scrivania facendomi accomodare di fronte a
lui.
- Allora Edward, sono tutto
orecchi. Qualcosa mi dice che so già cosa mi devi dire, ma spero
vivamente di sbagliarmi – esordì lui non appena si mise comodo nella sua
poltrona.
- Non voglio farla lunga, quindi arrivo subito al
dunque. Ho deciso di lasciare la squadra e tornarmene a Phoenix. Non abbiamo
ancora firmato il contratto vero e proprio, quindi posso ancora farlo – gli
dissi senza tanti giri di parole.
- Lo immaginavo e permettimi di dirlo, ma quella
che stai facendo è una cazzata. Ti rendi conto delle potenzialità che hai? Ti
rendi conto di essere uno dei migliori giocatori degli ultimi anni? E questo è
solo l’inizio, fra qualche anno potresti diventare il migliore e tu che fai?
Butti all’aria tutto? E per cosa poi? – mi illuminò lui.
- Non so se sto sbagliando o meno,
so soltanto che ho ponderato al meglio questa decisione, prendendo in
considerazione sia i pro che i contro e sono arrivato alla conclusione che i
pro sarebbero sicuramente di più dei contro. Restare qui significherebbe
scegliere la carriera e lasciare alle mie spalle tutti gli affetti che ho e
sinceramente non credo ne valga poi così tanto la pena. Non sto dicendo che non
voglio più giocare a basket, sto solo dicendo che non voglio più farlo qui. Ci
sono tante squadre professionali a Phoenix, proverò ad entrare in una di quelle.
Se sarà destino diventerò un grande giocatore lo stesso, ma non posso restare
qui, perché farlo significherebbe andare contro a quello che ho sempre creduto.
Fin da bambino mi sono sempre ripromesso che se un giorno mi sarei trovato a
dover scegliere tra la carriera e gli affetti, avrei scelto questi ultimi,
quindi non ho alcun dubbio sulla mia decisione – gli dissi io
sincero.
Non potevo restare a Jacksonville e pretendere che
Bella mi avesse seguito, anche se sapevo che lei lo avrebbe fatto, ma io non me
la sentivo di farla allontanare da casa, ma soprattutto dalle sue sorelle che
per lei erano i due elementi più importanti della sua vita, così come non
potevo farla allontanare dai miei di fratelli che per lei erano diventati dei
punti fermi, delle certezze. Allo stesso tempo non potevo neanche io
allontanarmi dai ragazzi e dalle ragazze perché non era quello che volevo, non
ora almeno.
- Non riuscirò a farti cambiare idea, questo l’ho
capito. Spero comunque che se tu dovessi cambiare idea tornerai qui, perché
troverai una porta sempre aperta. Probabilmente la prossima volta che ti
rivedrò di presenza sarai un avversario da battere, uno di quelli più difficili
da battere e quel giorno sarò felice comunque andrà l’esito della partita.
Dovesse vincere la mia squadra, così come se dovesse vincere la tua, perché ti
meriti molto. Sei un bravissimo giocatore, uno dei migliori e mi auguro che
farai tanta strada, ma di questo sono convinto. Basta soltanto che tu lo
voglia. So che questa decisione non è stata facile, ma ti è costata e per
questo sono fiero di te, perché ti sei mostrato come una persona e non come un
semplice giocatore. Hai messo davanti gli affetti e in secondo luogo il basket
e anche se molti non condivideranno questa scelta, sappi che io la rispetto,
così come rispetto te. E’ stato un vero piacere averti in squadra – mi disse
lui con sguardo sincero.
- Anche per me è stato un piacere farne parte.
Entrare negli Shox per me ha significato realizzare un sogno e mi ha dato la
spinta per continuare su questa carriera – gli dissi io.
- E’ davvero un peccato perdere un giocatore
talentuoso come te. Comunque in bocca al lupo per tutto – mi disse sorridendomi
e porgendomi la mano.
- Crepi. La ringrazio per tutto – gli dissi
porgendogli anch’io la mia mano.
Dopodichè uscì dal suo ufficio e mi diressi in
palestra, ma non trovai nessuno. Di sicuro dovevano essere tutti fuori. Con il
coach non era andata male, mi aspettavo peggio, invece, era stato piuttosto
comprensivo e non aveva fatto storie. Gliene ero grato. Uscì in cortile e vidi
tutti i ragazzi della squadra con Jasper e Emmett, mentre le ragazze
continuavano a guardare i miei fratelli come due divinità scese dall’Olimpo. Mi
avvicinai a loro e non appena arrivai tutte le ragazze mi circondarono con
Jessica come capo banda.
- Hey Edward, che famiglia che hai. Non ci avevi
detto di avere due fratelli così carini – mi disse Jenny mentre io mi scansai
da lei senza dargli nessuna importanza.
- Infatti Edward che
combini? Non ci avevi detto che le cheerleader di qui fossero delle troie –
disse una voce alle mie spalle che riconobbi essere quella di Alice.
- Infatti c’ho pensato io
a dirvelo – continuò Bella.
In quel momento mi voltai e vidi le ragazze che
tranquillamente si avvicinavano a noi mentre si fumavano una sigaretta.
- Non ci credo. Quella lì di nuovo per le scatole –
disse Jessica riferendosi a Bella.
- Ma che c’è qui? Un gallinaio? – disse Rose
riferendosi alle ragazze e facendo ridere tutti escluse ovviamente quelle lì.
- E non è da sola – disse Sarah riferendosi al
fatto che Bella stravolta fosse in compagnia delle ragazze.
- Hey Bella, come te la passi? Ti sei divertita a
Parigi? – gli disse James mentre le ragazze si erano avvicinate a noi.
- Da morire. Una vacanza con i fiocchi – gli
rispose lei mentre io gli tolsi la sigaretta dalle mani e inizia a fumarla io.
- Comunque queste sono Alice e Rosalie, le sorelle
di Bella – dissi io ai ragazzi per presentarle.
- Ecco perché sono così acide – disse Jessica
sottovoce, ma non così sottovoce da non farsi sentire.
Le ragazze comunque non gli diedero nessuna
importanza e fu meglio così anche perché ignorare quelle lì era l’unico modo
per farle stare zitte. Le ragazze si presentarono con i miei ex compagni di
squadra e, così come era stato per Bella, furono subito prese in simpatia dai
ragazzi e in antipatia dalle ragazze.
- Fidanzate? – chiese James a Alice e Rose.
- Non ci provare. Uno sono come sorelle per me e
due sono le mie cognate – gli dissi io sapendo già
quale fosse il suo intento.
Del resto conoscendo James era normale che avesse
fatto quella domanda.
- Le tue cognate? – mi chiese Jessica con voce
stridula.
- Vorresti dirci che queste due sono le fidanzate dei tue fratelli? – mi chiese Jenny sconvolta.
- Non vorrebbe dire, dice – disse Alice andando da
Jasper e stampandogli un bacio in bocca, mentre lo stesso fece Rosalie con
Emmett.
Quelle tre erano delle perfide senza confini, ma le
adoravo.
- Certo che vi siete sistemati bene in famiglia.
Complimenti. Il gusto non manca – disse James riferendosi a me e ai mie fratelli.
- Lascio la squadra – dissi io a sangue freddo
cambiando discorso.
- Cosa? – dissero sconvolti tutti i ragazzi e anche
quelle galline delle ragazze.
- Avete capito. L’ho appena detto al coach. Sono
venuto solo per comunicare la mia decisione – gli dissi.
- Ma sei cretino? Cazzo non puoi farlo – mi disse
James.
Avevo messo in conto che lui sarebbe stato quello
più difficile da convincere, avevamo legato molto e non si sarebbe mai
aspettato una decisione di questa da parte mia.
- L’ho appena fatto. Voglio tornare a Phoenix – gli
dissi.
- Ma perché scusa? Qui non andava bene? – mi chiese
Jack.
- Si, qui andava
benissimo, ma non è questo il mio posto – gli dissi io.
- Bella diglielo tu che è una cazzata – continuò
James chiedendo l’aiuto della mia ragazza.
- Diteglielo anche voi – aggiunse Alex riferendosi ai mie fratelli e a Alice e Rose.
- C’abbiamo provato. Non ne vuole sapere – gli
disse Bella.
- Abbiamo provato a convincerlo, a dirgli di
aspettare un altro po’ prima di prendere una decisione definitiva, ma è
irremovibile – gli disse Jasper.
- No, io non lo accetto. Mi devi dare una
motivazione valida per assecondare questa cazzata – mi disse James.
- Credo di avertela già data. Voglio tornare a
casa. Sai benissimo perché sono venuto qui, adesso non
c’è più motivo di restare. Il mio posto per adesso è a Phoenix. Comunque ci
rivedremo, promesso. Verrò a trovarti spesso e anche tu potresti fare una
scappatella ogni tanto. A Phoenix ci sono ragazza molto carine
– gli disse per cercare di sdrammatizzare la situazione.
Non l’avessi mai fatto, visto che ricevetti uno
scappellotto da Bella, una pestata di piede da Alice e una gomitata da Rosalie.
- Era un modo di dire – cercai di difendermi io
mentre tutti scoppiarono a ridere e io li seguì a ruota.
Dopo un bel po’ riuscì a convincere i ragazzi,
soprattutto James promettendogli che comunque saremmo rimasti in contatto. Poi
decidemmo insieme a loro di andare a mangiare una pizza tutti
insieme prima della nostra partenza. Passammo tutta la serata con loro.
Le ragazze vollero venire per forza, ma mentre noi ci divertimmo come pazzi per
loro non fu così, anche perché divennero il bersaglio numero uno di Bella,
Alice e Rose che ne approfittavano in ogni momento per dirgliene una nuova. Tra
risate e scherzi la serata trascorse molto velocemente e verso le tre di notte
io e i ragazzi ci rendemmo conto che era ora di andare, anzi avevamo pure fatto
tardi. James e Alex, che erano gli unici ad avere casa libera, ci offrirono di
fermarci da loro, ma noi rifiutammo perché era già tardi ed era il caso di
andare. Salutammo tutti e andammo via, non prima però di aver promesso ai
ragazzi che saremmo rimasti in contatto. Prendemmo due taxi e ci dirigemmo
verso la pista dove era atterrato il jet e trovammo il pilota già in
postazione, considerando che Emmett gli aveva chiamato per dirgli che saremmo
arrivati di lì a poco. Salimmo e in poco tempo volavamo già sorvolando il cielo
punteggiato da miliardi di lucine bianche, le stelle. Le ragazze crollarono
subito, mentre io e i miei fratelli ci mettemmo un po’ di più. Avevamo deciso
già tutte le mete e i tempi in cui ci saremmo fermati e se tutto sarebbe andato
come avevamo previsto, quella sarebbe stata una vacanza da non dimenticare.
Avremmo visitato tutti i luoghi, o almeno la maggior parte dei luoghi che
sognavamo di vedere e alla fine del nostro viaggio saremmo andati per due
settimane all’isola Esme, l’isola che papà aveva comprato e regalato alla mamma
come segno del suo amore e che difatti portava il suo nome. Quelle due
settimane sarebbero state veramente delle vacanze a tutti gli effetti, perché
ci saremmo dedicati solo ed elusivamente al relax più assoluto. Già mi
immaginavo noi in giro per il mondo, chissà cosa avremmo combinato. Una cosa
era certa, ci saremmo divertiti come matti e soprattutto saremmo stati uniti e
questo legame nessuno mai l’avrebbe potuto sciogliere. Ne ero convinto. Oramai
tutti i pezzi del puzzle erano stati uniti e nessuno avrebbe più potuti
separarli. Dopo quasi un anno che conoscevo le ragazze e dopo quasi un anno di
cambiamenti nella mia vita e in quella dei miei fratelli e delle ragazze potevo
essere sicuro di una cosa. Mamma aveva ragione, l’amore ti cambia la vita.
LEGGETE
E’ IMPORTANTE:
Ho
deciso di dividere questa storia in due parti. La prima parte finirà il
capitolo prossimo. Questo è, infatti, l’ultimo capitolo raccontato da uno dei
ragazzi. Il prossimo sarà una specie di epilogo raccontato da un narratore
esterno. Dal capitolo successivo all’epilogo inizierà la seconda parte della
storia nella quale ci saranno molte novità. Saranno capitoli raccontati di
nuovo dai ragazzi, solo che a distanza di qualche anno. Molte cose sono
cambiate, ma molte sono rimaste intatte. Spero che continuerete lo stesso a
seguire la storia e mi farebbe piacere sapere anche cosa ne pensate di questa
mia idea. Adesso vi lascio. Un bacione a tutti e grazie dei vostri commenti e
dei complimenti che mi fate sempre.
SPOILER:
Narratore
esterno
Alla fine dopo un mese e mezzo di
viaggi, andarono nell’isola Esme, un’isola nelle coste del Brasile che Carlisle
aveva regalato tempo addietro a Esme. Lì si dedicarono al relax più totale
combinandone di tutti i colori, considerato che erano gli unici ad abitare
l’isola.
Risposte alle vostre recensioni:
- ledyang:
Felicissima che ti sia piaciuto.
- nefertiry85: Il
tuo consiglio è davvero super e stai sicuro che lo userò. Mi piace davvero
tanto come idea. E’ grandiosa. Grazie mille.
- ross_ana:
Non sei l’unica a volere un jet privato. Diciamo che
tutto quello che loro hanno sarebbe quello che vorrei io, anche se mi
accontenterei solo di trovare una persona accanto come uno dei tre ragazzi. So che
è impossibile, ma sognare non costa nulla. La cosa della cartolina era troppo
forte, mi sono messa a ridere quando l’ho letta. Magari si potesse.
- Princess
Alexia: Le scoprirai presto le mete del viaggio, ti dico solo che gireranno
parecchi posti molto distanti gli uni dagli altri. Nel viaggio non succederà
nulla tranquilla, combineranno solo qualche danno come fanno sempre del resto,
ma tutto procederà tranquillo. Alla situazione di Edward ci ho pensato
parecchio e avevo deciso di farlo restare negli Shox. Bella l’avrebbe seguito e
in seguito lo avrebbero fatto anche i ragazzi, ma poi ho cambiato idea. Mi sono
detta che era meglio farli restare a Phoenix, ma sta tranquilla che Edward realizzerà
il suo sogno comunque. Come avrai letto nei capitoli scorsi Edward ha detto che
non abbandonerà il basket e che il suo sogno resta comunque quello di diventare
un bravo giocatore di basket, anzi il migliore, ma che può farlo anche in un’altra
squadra. La sua soddisfazione l’ha avuta lo stesso. Da bambino sognava di
entrare negli Shox e c’è riuscito, in anticipo anche rispetto le sue
previsioni. Il suo sogno di diventare un grande in questo sport si realizzerà,
anzi succederà qualcosa che lo renderà ancora più orgoglioso di se. Quindi sta
tranquilla che tutto si risolverà. In una cosa tra quelle che hai detto ci hai
azzeccato anche se per metà, ma non ti dico quale per non rovinarti la
sorpresa. Comunque ho portato la mia storia in un altro sito perché mi hanno
invitato a farlo e sono stata contenta di questo. Per l’altra mia storia se
riesco posto oggi stesso.
- tenerona: Che bello, un’altra fan. Sono proprio contenta
che la storia ti piaccia. Comunque il nuovo capitolo di “l’amore è magia”, se
riesco,lo
posto oggi stesso.
- -DivinaTheBest: Sono felicissima che la mia storia ti
piaccia e spero che continuerà ad appassionarti sempre di più.
- edward bella: Mi fa piacere che il vecchio capitolo ti sia
piaciuto, soprattutto la storia della scritta. Credo che era
importante che succedesse.
- bo19: Ed eccoti
accontentata con il pov di Edward, spero ti piacerà.
- eMiLyBlOoD: Ho aggiornato il
prima che ho potuto. Comunque la frase di questa volta è semplicemente
stupenda. Credo che sia la più bella in assoluto fino ad ora. L’ho sentita
vera, profonda e mi ci sono rivista davvero. Mi sento spesso così ed è una
sensazione bruttissima, perché quando mi fermo a riflettere e a pensare questo
mi crolla tutto e non posso fare a meno di sentirmi vuota. Complimenti davvero.
La frase è realistica al 100%.
- serve: Ti comunico
che non sei l’unica ad invidiare Bella. Io la invidio in tutto e per tutto. Credo
che sia quello che vorrei essere io.
- gamolina:
Curiosa? Beh, ti dico solo che succederanno parecchie cose, quindi preparati.
- soletta: Sono io
che ringrazio te per esserti aperta e per recensire la mia storia. Per me
questo è molto importante. Comunque ti assicuro che anche tu hai dentro tanta forza,
devi solo riuscire a tirarla fuori. Io con le esperienze vissute e con tutto
quello che ho sofferto ho dovuto tirarla fuori per forza, anche perché nella
mia situazione non c’è nessuno che può aiutarmi. Devo essere io a farcela, ma
soprattutto devo volerlo e non sempre tirare avanti è quello che voglio. A volte
vorrei smettere di lottare e stare ferma facendomi sbattere in faccia tutto
quello che succede, ma poi mi accorgo che non servirebbe a nulla, ci starei
solo più male. invece bisogna tirare fuori la forza e
la grinta che abbiamo dentro di noi e affrontare tutto con la testa alta. Quanto
alla storia ti capisco se sei un po’ curiosa, ma presto le tue domande avranno
delle risposte.
- SignoraCullan: Allora la data in se e per se non ha nessun
significato. Nel senso che l’anno è questo, quindi quello in cui è ambientata
la storia. Il mese rappresenta il mese in cui c’è stata la cena, visto che nel
capitolo in cui ho parlato della cena ho detto che era ottobre. Il giorno,
invece, ha per me un significato, ma più che il giorno, il numero. Il 23 è un
numero importante per me. Nella mia vita il 23 ha significato molto. E’
stata la data di avvenimenti belli, ma anche di avvenimenti meno belli. Diciamo
che, per me, è importante, molto importante. Per questo ho scelto questo
giorno. Invece per mese e anno mi sono limitata alla storia e all’anno corrente.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
CAPITOLO 48
UN LIETO FINE
ANNUNCIATO
“Lo so che ti suona smielato, ma
l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non
vivi. Io ti dico: buttati a capofitto, trova qualcuno da amare alla follia e
che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo? Beh, dimentica il cervello e
ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore. Perché la verità è che non ha
senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente
beh, equivale a non vivere, ma devi tentare perché se non hai mai tentato, non
hai mai vissuto…”
Qualcuno dice che al mondo esistono vari tipi di
amore. Per alcuni esiste semplicemente l’amore, per altri esiste un bell’amore,
per altri ancora, invece, esiste il grande amore. Forse, a
primo acchito nessuno riesce a trovare la differenza fra queste
categorie che la gente usa per semplificare ciò che la circonda, per
semplificare il sentimento più nobile e importante del mondo. Eppure, la
differenza, c’è.
L’amore dura due mesi o poco più, arriva senza che
tu nemmeno te ne accorga e ti fa sentire bene, ma poi
inesorabilmente passa. All’improvviso ti guardi e ti accorgi che qualcosa
dentro di te è cambiato, che quella persona che hai creduto di amare non è poi
così vitale per te.
Un bell’amore, invece, dura di più, a volte anni.
Incontri una persona, te ne innamori e credi che sarà tua per sempre, credi che
l’amore che vi lega sia così forte da distruggere e superare tutto, ma poi ti
accorgi che hai fatto un buco nell’acqua, poi ti accorgi che quella persona che
hai avuto a fianco per tanto tempo non era la persona giusta per te.
E poi c’è il grande amore che, invece, è qualcosa
di unico, di speciale, qualcosa che ti stravolge dentro e fuori. Il grande
amore ti cambia la vita. Ad un certo punto ti ritrovi a pensare a ciò che hai
passato, a ciò che hai vissuto, a ciò che hai patito, alle sofferenze che hai
dovuto affrontare e arrivi al punto in cui pensi che tutto sia finito. Ti senti
delusa da tutto e tutti e incominci a costruire una barriera che ti difenda da
ciò che ti circonda, una barriera che sembra inaccessibile, una barriera che
nessuno può far crollare e che arriva a farti pensare che mai nessuno potrà
riuscire a sconvolgere il tuo animo. Ed è allora che ti arrendi e ti chiudi a
riccio, ma non sai che non sei tu a comandare, non ti rendi conto che tutto può
succedere ed anche il tuo cuore di ghiaccio può sciogliersi e battere per
qualcuno. E proprio nel momento in cui ti arrendi che la vita ti regala persone
uniche e sensazioni stupende costringendoti irrimediabilmente a metterti in
gioco. Incontri una persona e credi che con essa non avrai nulla a che fare, e,
invece, ti ritrovi dopo poco tempo a non poterne più fare a meno, ad averne il
costante bisogno, arrivi al punto di amarla più di te stessa. Ti innamori
totalmente ed incondizionatamente e tutto ciò che ti circonda cambia, la tua
vita cambia, tutto ciò a cui hai sempre creduto cambia e tu non sei in grado di
evitarlo, sei solo uno spettatore attento che vede tutto ciò che lo circonda
cambiare, uno spettatore che non può fare a meno che ammettere che l’amore ti
cambia la vita.
Ed è questo quello che è
successo a quei sei ragazzi, quei sei che credevano di avere già tutto ciò che
gli serviva, quei sei che erano troppo occupati a cercare di tenere lontano
l’amore per riuscire a rendersi conto che non è così che va il mondo, non siamo
noi che decidiamo quando è il momento di amare e non siamo noi a decidere chi
amare. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbero finiti ad amarsi così? Chi
l’avrebbe mai detto che un semplice trasferimento avrebbe cambiato la vita di
quei sei? Ma soprattutto, chi l’avrebbe mai detto che una cena, inizialmente
non gradita da nessuno di loro, si sarebbe trasformata nell’inizio di un sogno?
Loro sicuramente no. Troppo orgogliosi per capire fin da subito chi avevano di
fronte, troppo accecati da loro stessi per capire cosa il destino avesse in
serbo per loro.
Chi può dimenticare il nostro caro buffone Emmett?
Lui, così preso da se stesso, così sicuro di sé che non faceva altro che
pensare a portarsi a letto tutte le ragazze che gli capitavano a tiro, e gliene
capitavano davvero tante, si ritrova in classe una nuova ragazza, una di quelle
che sembra avere la puzza sotto al naso, ma allo stesso tempo dal carattere
forte e deciso. La guarda e si rende conto che la sua è una di quelle rare
bellezze che fanno invidia. La prende a ridere con i fratelli, pensando che una
bella scopata con quella lì gli farà bene, ma non riesce a spiegarsi quella
stretta allo stomaco ogni volta che la guarda. Alla fine è costretto a mettere
da parte tutto quello che per anni ha cercato di mostrare, spogliandosi davanti
a lei e declamando il suo amore, un amore puro e sincero.
E Rosalie? Come dimenticarci di quella ragazza così
sicura di se da volersi mantenere a distanza da tutti, ma allo stesso tempo
vogliosa di trovare un qualche cambiamento. Di certo non avrebbe mai pensato
che il cambiamento nella sua vita sarebbe arrivato sotto forma di quel ragazzo
che a primo acchito gli era sembrato tutto muscoli e
niente cervello. Alla fine si è innamorata pure lei facendosi sconvolgere la
vita.
E poi c’erano Jasper e Alice, due ragazzi che in
comune non avevano niente. Lui riservato e sempre sulle sue, lei, invece, un
vulcano di pazzia e entusiasmo. Nessuno dei due avrebbe mai pensato di trovare
nell’altro l’amore della propria vita, forse perché nessuno dei due aveva mai
sentito dire quella famosa frase che dice: “gli
opposti si attraggono”. Un amore nuovo, il loro, un amore genuino, autentico,
pulito.
E poi c’era Edward, quello che tra tutti i ragazzi
era quello che in assoluto non credeva completamente all’amore. Il suo mondo
era fatto solo di divertimento, sesso, fumo, alcool e corse clandestine. Non
c’era spazio per un sentimento quale l’amore e di certo non avrebbe mai e poi
mai pensato di trovarlo in quella ragazza che fin dall’inizio si era mostrata
fredda e indisponente fino all’esasperazione. Eppure, alla fine, si è
innamorato pazzamente, fino al punto di mandare all’aria tutto quelle che aveva
sempre creduto fossero le sue priorità. Per lui non sono mancante le sofferenze
e i bocconi amari da mandare giù, ma alla fine anche lui ha avuto il suo lieto
fine, anche lui ha avuto la sua principessa da amare e cullare.
E infine c’era Bella, la fragile ed insicura Bella.
Lei, forse, è quella che ha visto maggiormente la sua vita cambiare nel giro di
poco meno di un anno. Lei, così chiusa e logorata dai fantasmi del passato che
spesso gli hanno impedito di guardare alla vita con lucidità, ma spesso solo
con egoismo. Tutto avrebbe pensato nella vita tranne di innamorarsi
perdutamente di qualcuno, lei che credeva di essere troppo
fredda e dura per riuscire a farsi amare veramente da qualcuno, lei che
credeva che l’amore non facesse parte del suo dizionario. Ha rischiato di perdere
ciò che di prezioso il destino gli aveva offerto, ma alla fine è riuscita a
prendersi ciò che voleva e ad ammettere a se stessa che qualcosa nella sua vita
era cambiato, che tutti gli schemi che si era sempre prefissata si erano andati
a fare benedire. Era riuscita ad aprire il suo cuore e ad innamorarsi
perdutamente, totalmente e incondizionatamente di quel ragazzo che all’inizio
aveva considerato insopportabile, troppo sicuro di se e logorroico.
Amori diversi quelli tra loro, ma tutti avevano
qualcosa in comune. Il loro amore era il grande amore, quello che vero,
indistruttibile. Quei sei erano nati con uno scopo, quello di innamorarsi gli
uni degli altri, quello di stare insieme per sempre.
Dopo mille peripezie erano finalmente tornati ad
essere tutti e sei uniti, amici inseparabili e amanti persi l’uno dell’altra.
Erano tornati i fantastici sei. Erano uniti e questo lo sapevano, ma quello
che, ancora non sapevano era che quel viaggio, quella vacanza fatta un po’ per
gioco li avrebbe uniti ancora di più, rendendoli inseparabili. Ne avevano
combinate di tutti i colori in quei due mesi, a volte rischiando anche
parecchio. Avevano lasciato l’impronta in tutti i posti in cui erano stati. Una
delle varie tappe fu l’Inghilterra dove restarono affascinati dalle bellezze
del Big Ben e del Palazzo del Parlamento. Poi Rose insistette per entrare al
British Museum di Londra dove aveva letto vi fosse custodito un teschio di
cristallo maya e voleva assolutamente vederlo. La visita al museo, però, costò
ai ragazzi una multa di 400 sterline perché Emmett, per sbaglio, fece
capovolgere una lattina di coca cola nel vetro che conteneva un vaso, che a
quanto pareva era uno dei più importanti e pregiati risalenti al I secolo a.C.
Dopo aver pagato la somma furono buttati fuori dal museo, anche perché erano
stati accusati di fare troppa caciara. Un’altra multa salata se la beccarono a
Montecarlo. Le strade erano pulitissime, quasi si poteva mangiare a terra di
quanta pulizia c’era. Non si trovava un misero pezzo di carta a terra.
Ovviamente nessuno di loro sei si era chiesto che tutta quella pulizia fosse
dovuta alle sanzioni che venivano imposte a coloro che sporcavano le strade.
Intelligentemente fumarono e buttarono tutte e sei le cicche di sigaretta a
terra e, per questo, vennero subito ripresi da una forza dell’ordine che gli
fece pagare un’ingente somma di denaro. Si sa, a Montecarlo la vita è molto
cara e le multe non sono da meno. Un’altra impronta la lasciarono quando
andarono a visitare il Taj Mahal in India. Al suo interno era severamente
vietata la possibilità di fare foto, ma loro imperterriti fecero finta di
nulla. Vennero richiamati la prima volta, ma ovviamente conoscendoli non
smisero di scattare foto e alla fine furono cacciati fuori senza nemmeno essere
riusciti a fare la visita completa nel mausoleo. Poi andarono in Egitto, dove
Bella sognava di andare fin da quando era una bambina. Le storie egizie
l’avevano sempre affascinata parecchio. Visitarono la più grande e famosa
piramide del mondo, quella di Cheope, considerata una delle sette meraviglie
del mondo antico. Videro anche la famosa sfinge di Giza, conosciuta
praticamente da tutti, anzi non da tutti, visto che Emmett non aveva idea di
cosa fosse. Quando i ragazzi gli spiegarono che rappresentava un essere mitologico
con un volto umano e un corpo da leone accovacciato fu entusiasta di andarlo a
vedere, ma ne rimase deluso perché a suo dire il corpo di quel pezzo di pietra,
così lo aveva definito lui, non aveva nessuna fattezza di un leone. Si era
lamentato per tutto il giorno dicendo che aveva solo sprecato energie inutili
per vedere una masso di pietra lavorata malissimo.
Alice volle andare anche in Italia, diceva che se Bella aveva voluto vedere una
delle sette meraviglie del mondo antico, lei avrebbe voluto vedere una delle
sette meraviglie del mondo moderno. Ovviamente andarono a Roma a visitare il
Colosseo presente al centro della città. A loro parere, però, la vera
meraviglia della città, più che essere l’anfiteatro, fu la meravigliosa fontana
di Trevi. Ne rimasero affascinati soprattutto le ragazze, le quali si
informarono del motivo per cui la fontana fosse riempita di monetine e quando
seppero il perché, decisero di lanciare la classica monetina come augurio per
un futuro ritorno nella città e lo stesso fecero fare anche ai ragazzi.
Andarono poi in Australia perché Edward aveva una vita che sognava di vedere la
grande barriera corallina, che era di una bellezza senza eguali. Dopodichè
andarono a Praga, a Budapest e ad Amsterdam dove si fermarono più del dovuto,
visto la bellezza della città, ma soprattutto visto il tipo di vita che si
conduceva lì, considerando che la città è la faccia più libera e tollerante
dell’Europa. Lì si dedicarono specialmente al divertimento soprattutto diurno,
visto che la città aveva un’intensa vita notturna, con numerose feste private
nei club e nei locali pubblici. Un divertimento da far paura, tanto che
ammisero di volerci tornare, un giorno. Durante tutta la vacanza non mancarono
scenate di gelosia da parte di tutti, considerando che tutti e sei non erano certo persone che passavano inosservate. Alla fine dopo un
mese e mezzo di viaggi, andarono nell’isola Esme, un’isola nelle coste del
Brasile che Carlisle aveva regalato tempo addietro a Esme. Lì si dedicarono al
relax più totale combinandone di tutti i colori, considerato che erano gli
unici ad abitare l’isola. Prima di tornare a casa trascorsero una settimana a
Boston dalla zia delle ragazze dove si divertirono un mondo e dove trovarono
una Novalie pazza di felicità avendo saputo che Bella e Edward si erano messi
insieme. Piccola la bambina, ma non per questo poco intelligente. Era forse più
furba di tutti loro messi insieme. Lì ricevettero una notizia bellissima.
Rachel era incinta e presto Novalie avrebbe avuto una sorellina o un
fratellino. I ragazzi ne erano entusiasti e anche Rachel e Dean lo erano. Anche
la piccolina era felicissima e non aveva dubbi sul fatto che volesse una
sorellina. Successivamente tornarono a Phoenix e lo fecero più uniti che mai,
ma soprattutto più innamorati che mai.
Una volta a casa tornarono alla vita di tutti i
giorni, a quella vita monotona per gli altri, ma non per loro. Rosalie ed
Emmett andarono ad un college di Phoenix, considerato che quello appena finito
era stato il loro ultimo anno a scuola, mentre gli altri quattro continuarono
con il liceo.
I pezzi del puzzle si erano, finalmente, uniti e
nessuno avrebbe più potuto separarli. Erano felici per quello che avevano
costruito nel giro di un anno e sapevano che sarebbero stati uniti per sempre,
quello che non sapevano era quello che sarebbe successo in futuro per loro, non
sapevano cosa il destino gli avrebbe riservato, ma sapevano di amarsi e di
volersi bene come fratelli e sorelle e questo a loro bastava, perché sapevano
che qualunque difficoltà si sarebbe posta sul loro cammino l’avrebbero
affrontata tutti insieme più uniti che mai.
Un’unica certezza avevano nel loro presente, si
amavano alla follia, si amavano come non avrebbero mai creduto, ma soprattutto
si amavano dal profondo perché loro insieme non erano l’evento di un giorno, ma
la favola di sempre.
- lillina913: Si,
hai ragione, tutti e sei insieme sono fantastici. Comunque anche la mia coppia
preferita restano Edward e Bella, anche se gli altri mi piacciano un casino
pure.
- tenerona: Sono contenta che la mia idea di continuarla in
questo modo ti piace. Spero di non deluderti.
- AshG:
Beh, come hai detto tu Emmett rimarrà sempre un bambinone, ma ti assicuro che
anche gli altri resteranno tutti un po’ bambini.
- monamona: Beh non ti posso anticipare cosa succederà a
Edward e Bella, altrimenti svelerei il continuo, ti dico solo che ci saranno novità
e quando dico novità intendo per tutti e sei i ragazzi.
- serve: Uno lo
voglio fare anch’io di figlio con Edward. Credo sarebbe il sogno di tutti. Sono
contenta che la storia ti piace.
- -DivinaTheBest: Si quello che
scriverò sarà un continuo, solo che rivedremo i ragazzi qualche anno dopo, così
vediamo cosa succederà e come se la cavano con i problemi da adulti.
- gamolina: Beh diciamo che nel seguito della storia ci
saranno un bel po’ di novità. Spero che ti piaceranno.
- flazzycullen: Beh diciamo che li
vedremo adulti e con qualche responsabilità in più. Se vuoi sapere se ci
saranno matrimoni o figlio come hai ipotizzato dovrai leggere.
- ledyang:
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che ti piaceranno
anche i prossimi.
- ross_ana:
Sta tranquilla, in futuro Edward non se ne pentirà della decisione che ha
preso. So che, forse, molti non lo avrebbero fatto, ma tra gli affetti e la
carriera lui ha preferito fare una scelta più sentita. Ha scelto con il cuore e
non con la testa. Sta tranquilla che comunque la sua carriera proseguirà alla
grande. Ho deciso di chiudere qua una parte della storia, perché credo che
tutto quello che avevo da dire l’ho detto, ostentare
ancora un po’ la storia solo per scrivere qualche capitolo in più era sbagliato
secondo me. Così mi è venuta in mente l’idea di rivederli una volta passati un
po’ di anni. Ci saranno tante novità, dovrai solo attendere il prossimo
capitolo per saperne qualcuna.
- Marika92: Sono
contenta che ti piace la mia storia e il mio modo di
scrivere e ti ringrazio per i complimenti. Comunque continuerò la storia sempre
qui, infatti nel prossimo capitolo potrai leggere le
prime novità.
- Princess
Alexia: Beh, ho voluto specificare il motivo per cui Edward ha preso la
decisione di lasciare gli Shox e credo che era la decisione più giusta e sono
contenta che il pezzo in cui lui parlava con il coach ti sia piaciuto. Quanto a
Jessica, la odio anch’io e credo si sia capito. Comunque lo so che sei un po’
curiosa di sapere cosa succederà, ma sta tranquilla che già dal prossimo
capitolo saprai molte novità.
- MANU CALLEN: Beh,
ci saranno un paio di novità, spero solo che siano di tuo gradimento.
- soletta: Beh, ti
assicuro che i commenti bizzarri e sentimentali di tutti e sei ci saranno
ancora, nonostante i ragazzi siano un po’ cresciuti, ma al contempo ci saranno
grandi cambiamenti. Sono molto contenta che la storia ti piaccia e mi auguro
che continuerà a piacerti anche nei prossimi capitoli. Comunque si, mi importano eccome i commenti di una ragazzina come ti
sei definita tu e ti dico anche che non è l’età che fa la maturità della gente.
Avrai pure 14 anni e sarai pure una ragazzina all’apparenza, ma ciò che conta
è quello che sei dentro e la maturità che hai e da quello che mi hai scritto
credo che tu di maturità ne abbia tanta, forse, molto di più di certa gente che
è già grande anagraficamente. Comunque io non ho 20 anni, ma devo farne 18 fra due mesi.
- _els_: Spero che il capitolo corrente ti piacerà.
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.