!?...Quando l'amore ti cambia la vita...!?

di adry91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le sorelle Swan ***
Capitolo 2: *** I fratelli Cullen ***
Capitolo 3: *** Arrivo a Phoenix ***
Capitolo 4: *** Corse clandestine ***
Capitolo 5: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 6: *** La nuova arrivata ***
Capitolo 7: *** Incontro in sala mensa ***
Capitolo 8: *** All'uscita di scuola ***
Capitolo 9: *** Che schianto ***
Capitolo 10: *** Gli allenamenti di basket ***
Capitolo 11: *** Fammi scendere...o forse no ***
Capitolo 12: *** Solo sesso? ***
Capitolo 13: *** Un tuffo in piscina ***
Capitolo 14: *** In terrazza ***
Capitolo 15: *** Una cena poco gradita ***
Capitolo 16: *** Una cena per niente gradita ***
Capitolo 17: *** Quanto è piccolo il mondo ***
Capitolo 18: *** Cosa mi succede? ***
Capitolo 19: *** I fantasmi del passato ***
Capitolo 20: *** Aprirsi ***
Capitolo 21: *** Dichiarazioni ***
Capitolo 22: *** Mamma aveva ragione ***
Capitolo 23: *** La sorpresa ***
Capitolo 24: *** Lotta di cibo ***
Capitolo 25: *** Un'infanzia difficile ***
Capitolo 26: *** Non può essere lui ***
Capitolo 27: *** Delusione d'amore ***
Capitolo 28: *** Un sogno che si avvera ***
Capitolo 29: *** Una bella sorpresa ***
Capitolo 30: *** I nuovi arrivati ***
Capitolo 31: *** Un gioco o qualcosa di più? ***
Capitolo 32: *** La sera di Natale ***
Capitolo 33: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 34: *** Cambiamenti ***
Capitolo 35: *** Tornare al passato ***
Capitolo 36: *** Un incubo da cui svegliarsi ***
Capitolo 37: *** Una situazione difficile ***
Capitolo 38: *** Sofferenza ***
Capitolo 39: *** La partita ***
Capitolo 40: *** Aprire gli occhi ***
Capitolo 41: *** Qualcosa di inaspettato ***
Capitolo 42: *** Riconciliazione ***
Capitolo 43: *** Organizzare una sorpresa ***
Capitolo 44: *** Vivere un sogno ***
Capitolo 45: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 46: *** I fantastici sei ***
Capitolo 47: *** Andare a Jacksonville ***
Capitolo 48: *** Un lieto fine annunciato ***



Capitolo 1
*** Le sorelle Swan ***


WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 1

 

LE SORELLE SWAN

 

Negli Stati Uniti, è situata la grande città di Phoenix, la città più popolosa dello Stato dell’Arizona, la città teatro di questa storia, la città in cui si trasferì una ricca famiglia newyorchese. Le protagoniste di questa storia sono tre sorelle diverse tra loro, ma in fondo, molto simili. Rosalie, Isabella ed Alice Swan. Il padre delle ragazze, Charlie, era un avvocato famoso e reclamato in tutto il mondo, mentre la madre, Renèe, era una famosissima imprenditrice e un’affermata scrittrice di successo. Acquistarono una grandissima villa a Phoenix, facendola arredare da una famosa architetta e una volta pronta fecero i bagagli e partirono. Le ragazze avevano sempre vissuto a New York, non si erano mai spostate da lì, tranne che per le vacanze, per questo, non presero per niente bene l’idea del trasferimento, ma questo poco importava visto che la decisione era già stata presa. Dovevano iniziare tutto da capo, lasciare gli amici e la loro vita e questo non gli andava giù, anche se sapevano che, con il loro carattere, si sarebbero ambientate subito.

Rosalie era la maggiore, aveva vent’anni. Era di una bellezza eterea, di quelle che si vedono sui cataloghi pubblicitari e infliggono duri colpi all’autostima delle altre donne. Era alta, magra e statuaria. Aveva lunghi capelli castani che gli ricadevano morbidi sulle spalle e due bellissimi occhi castani. Era una persona estroversa, spigliata e non gli dispiaceva trovarsi al centro dell’attenzione. Era un po’ scettica verso coloro che a primo impatto non gli piacevano, e se qualcuno non entrava nelle sue grazie, beh povero lui. Cercava di apparire dura e spesso arrogante, ma la sua era solo una maschera.

Isabella, conosciuta come Bella, era la secondogenita. Aveva diciannove anni. Anche lei era molto bella, alta e magra, con un fisico da fare invidia a chiunque. Aveva lungi capelli castano ramati, la pelle molto chiara e due occhi verdi che alla luce sembravano color ghiaccio o azzurri. Di carattere era abbastanza decisa, difficilmente tornava indietro sui suoi passi. Guai a farla arrabbiare, diventava irriconoscibile. Era solare e dalla battuta sempre pronta, amava ridere e divertirsi. Si mostrava forte, diceva di non aver bisogno di nessuno, ma non era così. Era il classico tipo di persona, che, a volte, riusciva a sentirsi sola anche se era circondata da decine di persone.

Alice, invece, era l’ultima arrivata. Aveva diciotto anni ed emanava allegria e serenità solo a guardarla. Tra le tre era quella più minuta e dai tratti molto delicati. Aveva i capelli castani e dei grandi occhi verdi. Caratterialmente era quella più solare, sempre con il sorriso addosso, quella che cercava di vedere del buono in tutto. Era quel tipo di ragazza che non si fa problemi ad attaccare bottone con qualcuno che non conosce. Riusciva sempre a convincere tutti a fare quello che voleva, forse per il suo sorriso contagioso o forse per gli occhi da cerbiatta che mostrava tutte le volte che desiderava qualcosa. Era considerata la peste di casa.

Tutte e tre erano molto legate, amavano fare le cose insieme ed erano invidiate da tutti per molti fattori: la loro bellezza, i loro soldi, il loro stretto legame, la loro popolarità e anche il loro carattere. Erano delle ragazze che non si erano mai fatte mettere i piedi in faccia da nessuno e facevano girare la testa a tutti i ragazzi. Nessuna di loro aveva mai avuto una storia seria, non credevano molto nell’amore. Per loro esistevano solo storie brevi, avventure senza importanza, solo per divertirsi. Sembravano allergiche a relazioni serie e non davano false speranze a nessuno. Per tutti, loro, erano irraggiungibili, “le irraggiungibili sorelle Swan” così erano definite da tutti. Nessuno nella loro vecchia città poteva vantarsi di essere andato con una di loro per più di una volta. Erano le mete ambite da tanti, troppi ragazzi, ragazzi che restavano sempre con l’amaro in bocca, ragazzi che non facevano altro che beccarsi due di picche, ma che, eppure, non si arrendevano. Bella era stata l’unica ad essersi presa una sbandata bella grossa, l’unica ad essersi in un certo senso innamorata, l’unica che aveva amato a tal punto da buttare all’aria la sua vita, anche se questo era successo molto tempo prima. A quindici anni aveva incontrato un ragazzo, il classico tipo bello e irraggiungibile, ma quel ragazzo si era innamorato di lei. Si erano messi insieme, ma allora Bella non lo amava, gli voleva bene questo si, ma nulla di più. Lui era perfetto e speciale per lei, era tutto quello che una ragazza sogna di avere, ma lei era ancora troppo piccola per rendersene conto. Dopo un mese e mezzo decise di lasciarlo, non gli diede alcuna spiegazione, così di punto in bianco non si fece più sentire. Lui chiedeva ad Alice e Rosalie il motivo di tale comportamento, ma nessuna delle sue sapeva spiegarselo. Dopo alcuni giorni, il ragazzo, iniziò a frequentare un’altra e poco dopo si misero insieme. Solo allora Bella si rese conto di aver fatto una cazzata, solo allora si rese conto di quanto quel ragazzo fosse importante per lei, ma ormai era tardi. Sotto consiglio delle sue sorelle, Bella, gli mandò un messaggio per scusarsi e per informarlo che si era resa conto dell’errore commesso, dicendogli che era pronta a tornare indietro. Lui non fece nulla, non tornò sui suoi passi e il suo silenzio fece capire a Bella che, ormai, era troppo tardi. Solo allora lei si rese conto di essere sola e innamorata, per quanto una ragazza di quindici anni possa esserlo. Pianse tutte le sue lacrime e si chiuse in un mondo tutto suo, un mondo fatto di ricordi, ma soprattutto fatto di rimpianti e di rimorsi. Da allora non si fidò più di nessun ragazzo e si ripromise di non innamorarsi più di nessuno, il suo cuore apparteneva già a qualcuno. Passarono le settimane, i mesi e poi gli anni e nulla cambiò. I sentimenti di Bella verso quel ragazzo furono sempre gli stessi, lui restava sempre il centro del suo universo. Con il passare degli anni divenne come Rosalie e Alice, una ragazza dal cuore di ghiaccio che non riuscì più a provare amore per nessuno. Le sue sorelle le avevano sempre detto che l’amore non esisteva, era solo l’invenzione di alcune persone per spiegarsi i lieto fine delle fiabe. Loro due erano sempre state allergiche all’amore, a differenza di Bella che all’inizio ci credeva molto. Dopo quello che gli successe, Bella, divenne peggio di Rosalie e Alice, non si mise più con nessuno, tutti i ragazzi erano per lei solo uno strumento per saziare i suoi istinti, non aveva mai fatto l’amore, per lei era solo sesso, per questo era raro che andasse a letto con qualcuno per più volte. Nonostante fossero passati quattro anni, le ferite di quella storia ancora gli bruciavano, non era ancora riuscita a dimenticarlo e vederlo insieme alla sua ragazza la faceva sprofondare in un abisso che la risucchiava sempre di più. Non si era più fidata di un ragazzo e si mostrava fredda e ostile con loro, per lei non c’erano differenze, considerava i ragazzi tutti dei bastardi. Aveva smesso di credere nell’amore, aveva smesso di credere nel lieto fine, proprio come le sue sorelle, anzi forse peggio. Tutte e tre iniziarono ad avere storie senza coinvolgimenti e gli andava bene così. Quando i genitori annunciarono il trasferimento le ragazze non erano molto d’accordo, ma alla fine furono costrette ad accettare, del resto con il loro carattere si sarebbero ambientate subito. Bella, in fondo, anche se non voleva ammetterlo, era contenta di cambiare città, forse andarsene da New York sarebbe stato positivo, avrebbe potuto dimenticare per sempre il passato, avrebbe ricucito per sempre vecchie ferite ancora aperte, ma soprattutto avrebbe smesso di soffrire vedendo l’indifferenza di lui, anche se, ormai, ci aveva preso l’abitudine e quel dolore non era più forte come agli inizi. A New York frequentavano tutte e tre la stessa scuola, la “Pacifico Vista High School”, ed erano le più popolari. Rosalie era, infatti, la reginetta della scuola dal primo momento in cui aveva messo piede nell’istituto, Bella era la presidentessa dell’associazione studentesca, colei che si occupava di organizzare tutti gli eventi della scuola, mentre Alice era la capo cheerleader. Il loro era il gruppo più invidiato della scuola, tutti volevano poter entrarci, ma questo sembrava essere off-limits. Gli unici che le frequentavano erano alcune ragazze cheerleader e i migliori giocatori della squadra di basket della scuola. Gli altri gruppi, come per esempio quello di informatica, quello di pallavolo, quello dei secchioni e peggio ancora quello degli sfigati non venivano totalmente considerati da loro tre.

Gli era dispiaciuto parecchio essersi dovute trasferire, ma non erano minimamente scoraggiate o agitate per quello che li avrebbe attese nella nuova scuola. Sapevano che si sarebbero fatte rispettare pure lì e avrebbero cambiato le carte in tavola. Sarebbero tornate ad essere quello che erano nella vecchia scuola, e ci sarebbero riuscite in poco tempo. Di questo ne erano convinte.

 

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Capitolo 2
*** I fratelli Cullen ***


WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 2

 

I FRATELLI CULLEN

 

A Phoenix viveva una ricca famiglia che era la più invidiata della città, di questa facevano parte tre fratelli, uniti da un fortissimo legame, un legame indissolubile, Emmett, Edward e Jasper Cullen. Il padre dei ragazzi, Carlisle, era un famoso medico in tutto il mondo. Aveva fatto costruire a Phoenix il più grande ospedale mai visto, ospedale di cui lui era il primario. Era il miglior dottore sulla piazza, per questo, si occupava di migliaia e migliaia di casi, di persone che giungevano a Phoenix solo per farsi curare da lui. Non aveva mai sbagliato, in anni e anni di carriera, aveva salvato tutti coloro di cui si era occupato. La madre dei ragazzi, Esme, era, invece, una famosa architetta di esterni e interni. Oltre ad occuparsi del progetto per la costruzione di case, edifici o strutture, si occupava anche del design degli interni e faceva un lavoro davvero eccellente. Aveva progettato le ville e gli interni di migliaia di case di personaggi famosi e prestigiosi ed il suo lavoro era richiesto in tutto il mondo. Avevano una villa fantastica ed erano una famiglia molto unita.

Emmett era il fratello maggiore, aveva vent’anni ed aveva un fisico da fare invidia a chiunque. Era alto e molto muscoloso. Aveva i capelli corti biondo scuro e due grandi occhi azzurri. Era un ragazzo molto sicuro di sé, estroverso e soprattutto molto scherzoso. Prendeva tutto alla leggera, anche quando la situazione non lo richiedeva, era il burlone della famiglia e si vantava di esserlo.

Edward era il secondo, aveva diciannove anni e una bellezza stravolgente. Era alto, magro, ma muscoloso, con i capelli perennemente scompigliati castani che alla luce mostravano riflessi bronzei e due bellissimi occhi azzurri. Il suo era il classico tipo di sguardo che riesce ad ammaliare, lo sguardo da bello e impossibile. Era un ragazzo molto simpatico, che amava divertirsi e stare con gli altri. Era di carattere molto forte e sicuro di sé, a volte era anche un po’ arrogante, ma questa era solo una maschera.

Jasper era il più piccolo dei tre, aveva diciotto anni e anche lui era molto bello. Era alto, magro e muscoloso. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi. Era il classico tipo che diceva tutto in faccia anche se questo, a volte, non poteva considerarsi un pregio. Era molto solare e prendeva tutto molto sul serio. Amava trascorrere i pomeriggi a divertirsi e a stare tra amici.

Tutti e tre erano molto legati, praticamente inseparabili. Erano le mete ambite da tutte le studentesse della loro scuola, la “Harbor”, e gli altri ragazzi non desideravano altro che farseli amici, anche se questo era molto difficile. Erano i più popolari a scuola. Amavano lo sport e anche lì riuscivano a primeggiare su tutti. Emmett era il capitano della squadra di football della scuola, Edward il capitano della squadra di basket e Jasper il capitano della squadra di nuoto. Erano i migliori nel loro sport e tutti li invidiavano. Le ragazze avrebbero fatto follie per conquistare il cuore di uno di loro, ma questo era praticamente impossibile. Per loro la vita era fatta solo di sesso, sport, palestra, feste, divertimento, fumo e alcool, per l’amore non c’era spazio. Tutti lo sapevano, ma le ragazze continuavano a fare di tutto per sciogliere quei cuori di ghiaccio, ma nessuno c’era ancora riuscita. Una cosa che amavano da morire tutte e tre erano le macchine. Per loro non c’era niente di meglio che una bella macchina e, considerando che erano ricchissimi, per loro non era un problema comprare macchine sportive e veloci. Erano gli unici della Harbor ha possedere certe macchine, il resto della scuola possedeva macchine che in confronto a quelle dei Cullen poteva sembrare macchine della preistoria. Non si facevano mai mettere i piedi in testa da nessuno e spesso ne combinavano di tutti i colori, a volte mettendosi anche nei guai. Di una cosa erano del tutto certi, nessuno avrebbe potuto competere con loro, nessuno gli avrebbe mai messo in piedi in faccia.

 

 

Risposte alle vostre recensioni

 

- TanyaCullen: Beh in effetti Bella ha sofferto molto per ciò che gli è accaduto ed è per questo che adesso ha questo carattere. Sicuramente l’incontro con i ragazzi cambierà le cose anche se non subito. Leggerò la tua fan fiction visto che non ne ho avuto ancora modo e recensirò sicuramente.

- 0207pantera: Ed eccoti accontentata. Il capitolo è interamente dedicato alla descrizione dei Cullen.

- fracullen: Ho deciso di cambiare la fisionomia delle ragazze, così come dei ragazzi, perché volevo descrivere il reale aspetto fisico degli attori di Twilight. Se fai attenzione, infatti, ti accorgerai che ho descritto la fisionomia degli attori che interpretano i vari personaggi. Volevo fare qualcosa di diverso e per questa storia ho preferito così. Ecco tutto.

 

Ringrazio tutti voi che avete recensito e anche coloro che si sono solo limitati a leggere.

 

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Capitolo 3
*** Arrivo a Phoenix ***


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CAPITOLO 3

ARRIVO A PHOENIX

 

POV BELLA

Erano ore che eravamo in viaggio, ma sembrava che non arrivassimo più. Avevo provato a dormire, ad ascoltare la musica, a guardare un film nel lettore che c’è in auto per ingannare il tempo, ma tutto era stato vano. Guardavo le mie sorelle e vedevo che anche loro erano stufe come me.

- Quanto manca? – chiesi sperando che mi dessero buone notizie.

- Siamo già a Phoenix – mi rispose mio padre.

- Alleluia, il culo mi è diventato quadrato – disse Alice.

- Modera i termini – la rimproverò mia madre.

- Neanche se avessi detto chissà cosa – continuò Alice.

- Alice ha ragione. Non si può stare più. Non ho ancora capito perché siamo dovuti venire per forza in macchina. Con l’aereo avremmo risparmiato tempo – disse Rosalie.

- E non solo quello – continuai io.

- Io e mamma preferivamo venire in macchina, così abbiamo potuto ammirare il paesaggio – rispose mio padre.

- Sai che schifezza – gli dissi io mentre le mie sorelle annuirono.

- Non riesco a capire come sia possibile che non vi sta mai bene niente. Dovete lamentarvi per forza – disse mia madre.

- Se voi fate le cose sbagliate è normale che noi ci lamentiamo – disse Alice.

- Con le macchine come siamo combinati? – chiesi io.

- A quest’ora saranno già arrivate a casa – mi rispose mio padre.

Ovviamente avevamo spedito le macchine con l’aereo qui a Phoenix, speravo solo che non ci sarebbero stati problemi.

- Questo viaggio è proprio una palla – disse Alice.

- Sai parlare solo così? – gli disse mia madre.

- Cos’è ti ha fatto male sto viaggio? Non si può dire niente – ribadì Alice.

- Vorrei solo che parlassi un po’ meglio – gli rispose mia madre.

- Dico solo quello che penso. Poi papà sta camminando a cinquanta. E dagliela una spinta sull’acceleratore – continuò Alice.

- Non dobbiamo mica fare un gara. E poi questi sono i limiti in paese. Mi sa che vi devo controllare di più, visto che voi non rispettate niente. Chissà a quanto andate con le vostre macchine – ci disse mio padre.

- Sicuramente non a cinquanta – rispose Rosalie.

- Si, appunto. La mia macchina i cinquanta nemmeno li conosce – ribadì io.

I miei fecero finta di non capire e nemmeno risposero, avremmo finito per litigare altrimenti. Sapevano che io e le mie sorelle amavamo la velocità e le nostre macchine le stiravamo parecchio.

- Ah ragazze abbiamo dimenticato di dirvi che qui la scuola è già iniziata da una settimana – ci disse mia madre.

- E quando avevi intenzione di avvisarci? – gli chiese Rosalie.

- C’è ne siamo dimenticate, ma tanto per voi vi ambienterete benissimo, non avrete nessun problema – disse mia madre.

- Si infatti. Noi i problemi li creiamo solo – dissi io mentre Alice e Rosalie scoppiarono a ridere.

- Ben detto sorella, dammi il cinque – mi disse Alice.

- Si come no. Mi raccomando fatevi riconoscere da subito – ci disse mio padre.

Noi non badammo nemmeno a quello che aveva detto, continuavamo a ridere già pensando allo scompiglio che avremmo creato in quella scuola. Restammo in macchina per altri dieci minuti prima di arrivare in quella che sarebbe diventata la nostra nuova casa e quasi ci venne un colpo per quanto era bella. Scendemmo dalla macchina e girammo attorno alla villa, era stupenda. Era circondata da un grandissimo prato verde stile inglese, alcuni alberi erano posti nei bordi del prato. C’era una grandissima e bellissima piscina, e la casa, beh, la casa era fantastica. Entrammo dentro e notammo che l’interno era bello tanto quanto il fuori.

- Ho l’impressione che ci divertiremo qui dentro – disse Rosalie guardandoci.

- Condivido – dicemmo io e Alice all’unisono.

- Vi piace? – ci chiese mia madre.

- Si, è fantastica – rispose Alice a nome di tutti.

- Andate a scegliervi la stanza – ci disse papà.

Non c’è lo lasciammo dire due volte e salimmo su per vedere le stanza. Erano enormi e c’erano tutte le comodità possibili. Ogni stanza aveva il bagno in camera e questo per noi era una cosa fantastica. Scegliemmo tre stanze l’una accanto all’altra. Quella centrale era la mia. Tutte e tre le camera di affacciavano nello stesso terrazzo, quindi erano, in un certo senso, comunicabili. Sistemammo tutti i nostri vestiti e le nostre cose nella camera e poi scendemmo giù. Andammo in garage e ci accorgemmo che le nostre fantastiche macchine era già lì dentro. Non potei che fare un sospiro di sollievo. Io avevo un’ Audi TT-rs grigio metallizzato, Rosalie un Mercedes SLK nero metallizzato e Alice una Porsche 911 Turbo gialla. Amavamo le macchine e la velocità e quelle piccoline sfrecciavano sulla strada come schegge. Io a dire il vero amavo tantissimo anche le moto, ne avevo due, una Kawasaki Ninja grigio metallizzato e una Yamaha R1 nera. Controllai e vidi che anche quelle erano in garage. Adesso ero del tutto tranquilla.

- Nemmeno un graffio – disse Rosalie controllando tutte le macchine.

- Li andavo a prendere per i capelli se non c’è le riconsegnavano così come gliele abbiamo lasciate – dissi io.

- So che lo avresti fatto – mi disse Alice.

- Che palle ragazze, ci pensate, domani a scuola. E io che avevo pensato di fare festa in piscina – disse Rosalie dispiaciuta.

- Faremo festa dopo, sta tranquilla. Per fermare noi ci vuole ben altro che la scuola. E poi vedrai che ci divertiremo – gli dissi io sorridendo beffarda.

- Questo è assicurato – dissero all’unisono le mie sorelle.

- Dobbiamo usiamo la mia macchina, ho voglia di fare un giro con la mia piccolina – gli dissi.

- Se trattassimo i ragazzi come facciamo con le macchine sarebbero davvero fortunati – disse Rosalie.

- Questo non succederà mai – rispose Alice, mentre io e Rosalie annuimmo.

- Mi auguro solo che ci siano ragazzi carini – disse Rosalie.

- Ci saranno, me lo sento – gli rispose Alice mentre tutte insieme scoppiammo a ridere.

L’indomani saremmo dovuti andare a scuola, il divertimento era già assicurato.

 

Bella:

http://img269.imageshack.us/i/immagineduj.png/][img=http://img269.imageshack.us/img269/7198/immagineduj.th.

 

Alice:

http://img513.imageshack.us/i/immagine3mdb.png/][img=http://img513.imageshack.us/img513/604/immagine3mdb.th.

 

Rosalie:

http://img2.imageshack.us/i/immagine2g.png/][img=http://img2.imageshack.us/img2/369/immagine2g.th.

 

La villa delle ragazze:

http://img36.imageshack.us/i/casaswan.jpg/][img=http://img36.imageshack.us/img36/6121/casaswan.th.jpg

 

La macchina di Bella (Audi TT-rs):

http://img44.imageshack.us/i/audittrsavanti.jpg/][img=http://img44.imageshack.us/img44/4107/audittrsavanti.th.jpg

 

http://img219.imageshack.us/i/audittrsdietro.jpg/][img=http://img219.imageshack.us/img219/6599/audittrsdietro.th.jpg

La macchina di Rosalie (Mercedes SLK):

http://img193.imageshack.us/i/mercedesslkavanti.jpg/][img=http://img193.imageshack.us/img193/5641/mercedesslkavanti.th.jpg

 

http://img193.imageshack.us/i/mercedesslkdietro.jpg/][img=http://img193.imageshack.us/img193/7764/mercedesslkdietro.th.jpg

 

La macchina di Alice (Porsche 911 Turbo):

http://img2.imageshack.us/i/porshe911turboavanti.jpg/][img=http://img2.imageshack.us/img2/1821/porshe911turboavanti.th.jpg

 

http://img41.imageshack.us/i/porshe911turbodietro.jpg/][img=http://img41.imageshack.us/img41/9921/porshe911turbodietro.th.jpg

 

Le moto di Bella:

Yamaha R1:

http://img21.imageshack.us/i/yamahar1e.jpg/][img=http://img21.imageshack.us/img21/269/yamahar1e.th.jpg

 

Kawasaki Ninja:

http://img228.imageshack.us/i/kawasakininja.jpg/][img=http://img228.imageshack.us/img228/827/kawasakininja.th.jpg

 

Risposte alle vostre recensioni

 

- 0207pantera: Beh sarebbe davvero un sogno se ci fossero nella realtà, ma purtroppo dobbiamo accontentarci di immaginarceli. Del resto sognare non costa nulla.

- TanyaCullen: Si, ho preferito usare in  questa storia, sia per le ragazze che per i ragazzi, l’aspetto fisico degli attori che interpretano i vari personaggi. Per leggere del loro incontro dovrai aspettare il quinto capitolo. Questo è raccontato da Bella e il prossimo sarà, invece, descritto da Edward. Per quanto riguarda il fatto che si sciolga il cuore, beh bisognerà aspettare un po’. All’inizio tutti e sei proveranno una forte attrazione fisica, ma nulla che riguardi il cuore. Con il tempo le cose cambieranno, ovviamente. Adesso corro a leggere la tua fan fiction e a recensirla.

Ringrazio voi che avete recensito, ma anche coloro che hanno solamente letto la mia storia. Un altro ringraziamento va a tutti coloro che hanno messo la mia fan fiction tra i preferiti:

1 - 0207pantera [Contatta]
2 - AundreaMalfoy
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3 - Confusina_94
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4 - debby 92
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]


5 - fallsofarc
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6 - Fantasy_Mary88
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7 - hale1843
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8 - jesskiss85
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9 - kiakki94
[Contatta]
10 - kkiikkaa
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11 - LadyGlam
[Contatta]
12 - Lady_angel
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13 - ludovica
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14 - maja89
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15 - Marty Vampire
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16 - meli_black
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17 - PATRIZIA70
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18 - TanyaCullen
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19 - twilight_the best
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20 - _Nessie_
[Contatta]
21 - __cory__
[Contatta]

E a coloro che l’hanno messa tra le seguite:

1 - ampollina91 [Contatta]
2 - ely4890
[Contatta]
3 - fede1207
[Contatta]
4 - Lady_angel
[Contatta
]


5 - mcgi86
[Contatta]
6 - meli_black
[Contatta]
7 - NIKEHOPE90
[Contatta]
8 - rochariv_90
[Contatta]
9 - TanyaCullen
[Contatta]
10 - twilight_the best
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Grazie a tutti. Spero che anche questo capitolo piacerà. Un kiss a tutti.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Corse clandestine ***


WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 4

CORSE CLANDESTINE

 

POV EDWARD

Ero distrutto. Avevo avuto doppi allenamenti di basket a scuola, e adesso gli esercizi in palestra mi stavano distruggendo. E questo per cosa? Solo per non aver dormito la notte scorsa, del resto avevo di meglio da fare.

- Dove andiamo stasera? – mi chiese Emmett.

- A letto – gli dissi.

- Non essere ridicolo, a letto ci andremo, ma più tardi – mi rispose.

- Corsa in macchina? – propose Jasper.

- Vada per la corsa – dissi entusiasta.

- Benissimo. Una doccia veloce e poi andiamo. Devo scommettere su di te – disse Emmett.

- Ma non ti sei scocciato a scommettere sempre su di me? – gli chiesi.

- Fin quando sarai tu a vincere non mi stancherò – mi rispose Emmett.

- Allora non ti stancherai mai, visto che vince sempre lui – gli disse Jasper.

- Appunto. Così guadagniamo qualcosa – disse Emmett, mentre io e Jasper scoppiammo a ridere.

- E da quando noi abbiamo problemi di soldi? – gli chiesi ancora ridendo.

Eravamo i più ricchi della città, non avevamo bisogno certo di queste scommesse per avere soldi nel portafoglio.

- I soldi non sono mai troppi – rispose Emmett.

- Di piuttosto che non vuoi che li vinca qualcun altro – gli disse Jasper.

- Sentite io mi diverto a scommettere, e poi non c’è niente di più bello che scommettere sapendo già come andrà a finire – ribadì Emmett.

- Mi sa che qualche volta perderò di proposito, così poi vediamo come la metti – gli dissi.

- Edward Cullen che perde di proposito? Ma fammi il piacere. Per farlo ti devi mettere sotto il culo l’orgoglio e la reputazione e dubito tu lo faccia – mi disse lui ridendo.

- Hai ragione, non lo farò mai – gli dissi sincero mentre scoppiammo a ridere tutti.

Andammo a casa e ci preparammo. Una doccia veloce e poi andammo in garage a prendere la macchina. Io avevo un Aston Martin Vanquish nero metallizzata, Emmett una Jaguar XF-R rossa e Jasper un Audi a5 grigio metallizzato. Salimmo sulla mia macchina e andammo nel luogo in cui si svolgevano tutte le sere le corse clandestine di moto e macchine. Da quando ci partecipavo, cioè da circa quattro anni, non avevo mai perso. Tutte le gare erano vinte da me. Ormai non ci provavo nemmeno più gusto a gareggiare, ma lo facevo lo stesso perché adoravo la velocità e queste gare mi mettevano addosso un’adrenalina da far paura. Non appena arrivammo, Emmett scese dalla macchina e andò a scommettere, poi rientrò sulla macchina. C’era parecchia confusione, come sempre del resto. La maggior parte era tutte persone curiose di vedere come si svolgesse una gara clandestina, altri erano lì per le scommesse, altri per fare il tifo a quelli che conoscevano. Una ragazza si avvicinò e bussò al finestrino così lo aprì.

- Hey bello se vinci sono tua stasera – mi disse lei maliziosa.

La guardai bene, era davvero una bella ragazza. Fisico slanciato, minigonna molto mini che permetteva di ammirare due bellissime gambe e un top che lasciava ben poco all’immaginazione. Aveva gli occhi verdi, anche se con tutto quel trucco che aveva era difficile accorgersi di quanto fossero belli. Non mi sarebbe dispiaciuto farci una scopata.

- Bene, allora preparati, perché sarò io a vincere – gli dissi mentre lei mi sorrideva.

- Mentre aspetti cerca due amiche, sai anche io e mio fratello abbiamo bisogno di soddisfare certi bisogni – disse Emmett rivolgendosi alla ragazza mentre io e Jasper ci mettemmo a ridere.

- Nessun problema – disse lei allontanandosi.

- Certo che ha proprio un bel culo – dissi mentre i miei fratelli si spostarono per guardarlo per poi annuire.

La gara stava per iniziare. Oltre la mia macchina gareggiavano altre tre macchine che si posizionarono come me sulla linea di partenza. La bandiera venne alzata, segno che si stava per iniziare. Si contò fino a tre e poi la bandiera toccò terra. Si iniziava. Con un movimento deciso mi portai avanti di tutti e tre le macchine posizionandomi in testa. Iniziai a correre a zig zag, in modo da non permettere a nessuno di superarmi, poi affondai il piede nell’acceleratore portandomi ad una certa distanza da loro. Guardo nello specchietto retrovisore e mi rendo conto che due auto hanno urtato tra di loro e si trovarono a fare testa coda. Ne restava solo una, che mi era dietro. Per rendere la corsa più eccitante decisi di rallentare un po’, per permettere all’altra macchina di raggiungermi. Quando fu di lato a me, feci un segno di saluto al ragazzo che guidava l’auto, come per dirgli che ci saremmo visti all’arrivo, e premetti di più sull’acceleratore distanziandomi parecchio dall’altra auto. In pochi attimi taglio il traguardo e mi fermo di fronte alle auto che ci stavamo aspettando con una sonora sgommata degna di un film.

- Sei proprio un bastardo – mi disse Jasper una volta fermatomi.

- Perché? – gli chiesi facendo finta di non aver capito.

- L’hai anche salutato quello che guidava nell’altra macchina come a fargli capire che era una schiappa – mi disse lui ridendo.

- E’ vero sei proprio bastardo – continuò a scherzare Emmett.

- Vi ricordo che siamo fratelli – gli dissi mentre tutti e tre iniziammo a ridere.

- Vado a ritirare ciò che mi spetta – disse Emmett scendendo dalla macchina per andare a prendere i soldi della scommessa.

Poco dopo torna e stavamo per andarcene quando la ragazza di prima bussa di nuovo al finestrino. Me ne ero anche scordato.

- Già te ne vai? Pensavo dovessi fare qualcosa noi due – mi disse lei.

- E’ vero, me ne ero anche scordato. Salta su dai – gli dissi.

- E le amiche che mi avevi chiesto? – mi domandò la ragazza.

- Vengono anche loro – rispose Emmett  al mio posto, mentre io sorrisi.

Salirono tutte e tre in macchina e scomparimmo di lì il più in fretta possibile, era rischioso visto che la polizia faceva spesso irruzione. La serata a quanto pare non era ancora finita, il vero divertimento iniziava adesso.

Edward:

http://img193.imageshack.us/i/immagine9n.png/][img=http://img193.imageshack.us/img193/6519/immagine9n.th.png

Emmett:

http://img88.imageshack.us/i/immagine7.png/][img=http://img88.imageshack.us/img88/2335/immagine7.th.png

Jasper:

http://img263.imageshack.us/i/immagine8k.png/][img=http://img263.imageshack.us/img263/7831/immagine8k.th.png

La villa dei ragazzi:

http://img87.imageshack.us/i/casacullen.jpg/][img=http://img87.imageshack.us/img87/1631/casacullen.th.jpg

La macchina di Edward (Aston Martin Vanquish):

http://img252.imageshack.us/i/astonmartinavanti.png/][img=http://img252.imageshack.us/img252/3017/astonmartinavanti.th.png

http://img199.imageshack.us/i/astonmartindietro.jpg/][img=http://img199.imageshack.us/img199/2858/astonmartindietro.th.jpg

La macchina di Emmett (Jaguar XF-R):

http://img171.imageshack.us/i/jaguarxfravanti.jpg/][img=http://img171.imageshack.us/img171/4297/jaguarxfravanti.th.jpg

http://img87.imageshack.us/i/jaguarxfrdietro.jpg/][img=http://img87.imageshack.us/img87/9220/jaguarxfrdietro.th.jpg

La macchina di Jasper (Audi a5):

http://img87.imageshack.us/i/audia5avanti.jpg/][img=http://img87.imageshack.us/img87/9961/audia5avanti.th.jpg

http://img228.imageshack.us/i/audia5dietro.jpg/][img=http://img228.imageshack.us/img228/1205/audia5dietro.th.jpg

 

Risposte alle vostre recensioni

- TanyaCullen: L’idea di trasferirsi nella FF non dispiace neanche a me…magari si potesse. Comunque grazie per i complimenti anche per le immagini. Anche in questo capitolo ho inserito le immagini, ovviamente rivolte ai ragazzi stavolta.

- 0207pantera: Mi piace aggiungere le foto per far capire meglio come immagino le cose. Comunque si, casa Swan è una favola, sarebbe un sogno abitare in una casa così.

Un grazie di cuore a chi ha recensito e a chi ha messo la mia fan fiction tra i preferiti:

1 - 0207pantera [Contatta]
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Un kiss a tutti.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Primo giorno di scuola ***


WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 5

PRIMO GIORNO DI SCUOLA

 

POV ALICE

Questo sarebbe stato il nostro primo giorno di scuola alla Harbor, la nuova scuola della nuova città. A dire il vero mi scocciavo un po’ ad andarci, ma pensare allo scompiglio che avremmo portato con il nostro arrivo mi bastò a farmi alzare dal mio comodissimo letto. Mi feci la doccia, mi asciugai i capelli e andai a vestirmi. Mi misi un paio di jeans scuri, una maglietta bianca a maniche corte con una scollatura vertiginosa visto che faceva ancora abbastanza caldo, e un paio di converse dello stesso colore della maglia. Mi stirai i capelli con la piastra e mi truccai, poi scesi giù a fare colazione. In cucina trovai la tavola imbandita di ogni leccornia, di sicuro dovevano già essere arrivati i nuovi domestici, perché mia madre non avrebbe mai e poi mai cucinato tutto quel ben di Dio. Rosalie era già a tavola e stava già iniziando a fare colazione. Aveva un paio di pantaloni neri molto stretti che facevano risaltare le sue curve, una canotta molto aderente rossa, anche questa molto scollata e delle ballerine rosse modello converse.

- Sono già arrivati? – chiesi riferendomi ai domestici e indicando la tavola imbandita.

- Si, questa mattina presto. La cuoca è davvero brava, è tutto buonissimo – mi rispose.

- Li hai già conosciuti? – gli chiesi.

- No, ma tanto ci penserà mamma alle presentazioni. Come se a noi potesse fregarcene qualcosa – mi rispose.

- Appunto – gli dissi sedendomi a tavola e iniziando a mangiare.

- Bella? – mi chiese.

- A quest’ora sarà ancora a letto. Lo sai che ci vogliono le bombe per farla alzare – gli dissi.

- Stamattina non servono – mi rispose lei entrando in cucina.

Indossava un paio di jeans chiari leggiarmente strappati nelle cosce, una maglietta molto stretta e scollata con le bretelline nera con dei richiami argentati e un paio di nike shox nere e argentate.

- Non ci credo che già sei pronta – gli dissi.

- E invece ci devi credere, sono qui in carne ed ossa – mi rispose Bella prima di sedersi a tavola e iniziare a fare colazione.

Ci mettemmo a chiacchierare del più e del meno e quando finimmo di mangiare uscimmo di casa per andare a scuola. Come ci aveva già detto Bella, usammo la sua macchina e in poco tempo arrivammo a scuola. Ovviamente eravamo in ritardo, come sempre del resto. Non ricordavo mai un giorno in cui, a New York, fossimo arrivate puntuali a scuola. Posteggiammo l’auto e ci rendemmo conto che in quella città gusto per le macchine proprio non c’è ne era.

- Ma chi ci vive in questa città? Tu guarda che schifo di macchine – dissi io non appena uscì dall’auto di Bella.

- Veramente, non c’è ne è nemmeno una che si salva. Fanno tutte schifo. Se i ragazzi sono come le macchine, mi sa che c’è ne possiamo tornare a New York a razzo – mi rispose Rosalie.

- Tu guarda che gioiellino – disse Bella avvicinandosi ad un’auto che io e Rosalie non avevamo visto.

Ci avvicinammo e la osservammo estasiate. Era bellissima, un vero gioiello.

- E’ bellissima – dicemmo io e Rosalie all’unisono.

- Bellissima? E’ stupenda. E’ un Aston Martin, tenuta come un gioiello, non ha nemmeno un graffio. Il proprietario deve tenerci parecchio – disse Bella ancora intenta a guardarla.

- In effetti hai ragione. All’uscita cerchiamo di scoprire di chi è – dissi io mentre le mie sorelle annuirono.

Entrammo a scuola e andammo in segreteria, dove trovammo una signora intenta a scrivere qualcosa. Ci avvicinammo per chiedere informazioni, ma non appena ci vide iniziò a parlare.

- Voi dovete essere le nuove arrivate, non è vero? – ci chiese.

- C’è bisogno che chiede? Lo vede con i suoi occhi che siamo le nuove – rispose Rosalie, mentre noi annuimmo.

Ed ecco che iniziavamo. Certe volte eravamo proprio stronze, o meglio, non certe volte, ma sempre.

- State calme, la mia era solo una domanda. Vi serve qualcosa? – ci chiese rendendosi conto del nostro brutto carattere.

- Domande fuori luogo. Comunque vogliamo i fogli con l’orario e la piantina dell’edificio – gli disse Bella.

- Ecco a voi, ma siete già in ritardo, non…- stava iniziando a dire la signora della segreteria dopo averci passato i fogli da noi richiesti.

- Problemi nostri. Lei lavora solo in segreteria? – gli chiesi acida.

- Si certo – mi rispose non capendo la mia domanda.

- Allora se siamo in ritardo non sono problemi suoi, arrivederci – gli dissi per poi uscire da lì dentro con le mie sorelle.

Ci separammo e andammo nelle nostre rispettive classi. Eravamo in ritardo di mezz’ora, conveniva che mi sbrigavo. Seguì la piantina e arrivai nell’aula di inglese. Che palle, io odiavo l’inglese. Bussai ed aprì la porta vedendo lo sguardo di tutti puntato su di me. Che cazzo c’era da guardare? Capisco che ero la novità, ma un po’ di contegno non fa mai male.

- Lei sarebbe una delle tre nuove arrivate? – mi chiese il professore.

- Lei mi ha mai vista prima? – gli dissi mentre ancora ero davanti alla porta.

- No – mi rispose lui semplicemente.

- E allora mi sembra scontato che sia una delle nuove arrivate. Non capisco perché tutti fanno questa domanda, è così stupida – gli dissi io senza curarmi del fatto che stessi parlando con un professore.

- Non credo che andremo molto d’accordo noi due – mi rispose il professore.

- Non era il mio intento – gli dissi tranquilla.

- Iniziamo con il piede sbagliato – continuò lui mentre gli altri ragazzi se la ridevano.

- Questo sarà il piede di tutto l’anno se non l’ha ancora capito – gli dissi per informarlo.

- Sei davvero impertinente – mi disse lui.

- E lei è davvero noioso. Pensavo che il suo lavoro fosse fare l’insegnate non mettersi a perdere tempo. Viene pagato per lavorare non per mettersi a chiacchierare – gli dissi mentre gli altri continuavano a ridere.

- Che cos’è questa caciara? Tutti zitti e lei signorina si sieda da qualche parte – mi disse lui smettendo di provocarmi. Aveva già capito che con me c’è la sbagliava.

Senza nemmeno rispondergli mi andai a sedere. Mi guardai attorno e mi resi conto di quanto quei ragazzi fossero monotoni, non appena il professore li aveva richiamati si erano subito premurati di ricomporsi e di seguire. Che palle. Mi voltai dall’altra parte e notai un ragazzo davvero carino, anzi più che carino, direi che era proprio figo. A differenza di tutti gli altri era per conto suo e non stava assolutamente prestando attenzione alla lezione. Mi consolai, qualcuno di normale in quella città c’era.

- Cullen è così noiosa la mia lezione? – disse il professore rivolgendosi a quel ragazzo.

- Una vera palla – gli rispose il ragazzo, mentre io scoppiai a ridere.

Oltre che bello aveva carattere, e questo era un altro punto a suo favore.

- Ti manderei volentieri in presidenza, ma tanto non serve a nulla, quindi nemmeno ci provo – continuò il professore.

- Ecco infatti. Adesso se non le dispiace tornerei a giocare – gli rispose il ragazzo predendo una psp portatile e iniziando a giocare.

Il professore non gli disse più nulla e tornò a spiegare, mentre io presi il mio i-pod e mi misi ad ascoltare la musica mentre iniziai a scarabocchiare. Dopo un po’ alzai gli occhi dal foglio e notai che il professore guardava verso di me e diceva qualcosa che ovviamente non sentì a causa delle cuffie nelle orecchie. Mi guardai attorno e vidi che tutti mi stavano guardando, perfino il ragazzo di prima aveva smesso di giocare e mi stava osservando. Forse, era meglio togliere le cuffie e così feci.

- Finalmente la signorina Swan ci degna della sua preziosa attenzione – mi disse il professore piuttosto arrabbiato.

- Mi scusi, ma avevo di meglio da fare che ascoltare le sue patetiche spiegazioni – gli dissi tranquilla.

- Le sue sorelle sono impertinenti come lei? – mi chiese cambiando completamente discorso.

- Non vedo come questo può interessargli – gli dissi.

- Mi interessa considerando che anche loro saranno mie alunne – mi disse.

- Allora mi dispiace per lei, dovrà iniziare ad abituarsi al nostro modo di fare – gli dissi ridendo.

- Non bastavano i Cullen, adesso anche voi Swan. Non c’è più rispetto – disse lui guardando me e il ragazzo di prima.

DI sicuro doveva avere fratelli o sorelle perché aveva parlato al plurale. Da come diceva il professore anche questi Cullen dovevano essere un po’ difficili di carattere. In quel momento non invidia per niente il corpo docenti.

- Pazienza, questa è la vita. Se non la soddisfa quello che fa le consiglio di cambiare lavoro – gli dissi.

- Ci penserò, grazie per il consiglio – mi disse sarcastico.

- Di nulla, è stato un piacere. Comunque intanto che lei ci pensa io torno alla mia musica – gli dissi mettendo di nuovo le cuffie.

Il professore non disse più nulla, prese le sue cose dalla cattedra e uscì lasciandoci soli in classe dieci minuti prima della fine delle lezioni. Meglio così, almeno non avrebbe più rotto. Non appena uscì dalla classe ci fu la baraonda. Cullen continuò a giocare con la psp, io continuai ad ascoltare la musica e tutti gli altri invece iniziarono a lanciarsi palline di carta e gridavano come pazzi, riuscivo a sentirli nonostante avessi le cuffie. All’improvviso una di quelle palline di carta con cui stavano giocando mi colpì la spalla. Mi tolsi le cuffie, mi alzai come una furia e andai verso il ragazzo che me l’aveva tirata. Mi fermai a venti centimetri dalla sua faccia.

- La prossima volta che la tua stupida pallina arriva addosso a me te la faccio mangiare. E’ chiaro? – gli dissi furiosa.

- Scusami non l’ho fatto apposta. Non ho una buona mira – mi disse lui per giustificarsi mentre gli altri mi guardavano straniti della mia reazione.

In effetti una nuova arrivata dovrebbe cercare di farsi degli amici, non dei nemici, ma se gli amici dovevano essere quei quattro sfigati che c’erano in quella classe, beh, preferivo stare da sola.

- Allora se non hai una buona mira smettila di giocare. Domani ti porto un puzzle così magari sarai capace di giocarci – gli dissi beffarda, mentre notai che Cullen rideva.

- Ma… – stava iniziando a dire il ragazzo prima che lo interrompessi.

- Tranquillo te lo porto facile, 24 pezzi al massimo. Non credo tu sia così sfigato da non riuscire a comporlo – gli dissi mentre la campanella suonò.

Tornai al mio banco, presi le mie cose e uscì di fretta dalla classe, non prima però di aver guardato Cullen che ancora mi guardava e se la rideva. Non potei fare a meno di sorridere anch’io e di notare che, quando sorrideva, era ancora più bello. Seconda ora letteratura. Che palle.

 

Risposte alle vostre recensioni

- 0207pantera: Anche la casa dei ragazzi è un vero schianto. Del resto i soldi c’è li hanno, quindi. Comunque si casa Swan è stata arredata da Esme. Nei capitoli successivi si scoprirà.

- TanyaCullen: Grazie per i complimenti e ti assicuro che se potessi te la farei sia la casa che la macchina, me la farei anche per me, ma possiamo solo sognare. Comunque anche secondo me i ragazzi entrano perfettamente nella parte, i classici belli e dannati, ma ti anticipo che con il tempo cambieranno. Un bacio.

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Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e mi auguro che recensiate in tanti. Un bacio

 

 

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Capitolo 6
*** La nuova arrivata ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed eccomi con un nuovo capitolo. Ho aggiornato prestissimo, più presto di così non si può. Forse, entro oggi inserirò un altro capitolo, quello dell’incontro tra tutti e sei. Non lo so vediamo. Intanto leggete questo, sperando che vi piaccia e se potete recensite.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 6

LA NUOVA ARRIVATA

 

POV EMMETT

Oggi non avevo nessuna voglia di stare seduto sul banco. Sarei dovuto restare a casa a dormire. Ieri avevamo fatto nottata e avevo solo due ore scarse di sonno, però ne era valsa la pena, mi ero divertito come un pazzo. Prima con la gara in macchina che il mio fratellino aveva come sempre vinto e poi con il trofeo della vittoria. Quelle ragazze erano davvero ok. Erano già passate tre ore di lezione e io ero già stufo. Oggi non ci sarebbero stati nemmeno gli allenamenti in squadra, quindi mi toccava fare tutte le lezioni complete. Andai verso la lezione di fisica, che palle la fisica. Non ero mai riuscito a capire che materia fosse e poi odiavo il professore, non lo tolleravo completamente. Non l’avevo mai studiata e nelle verifiche c’erano sempre gli altri che mi passavano il compito già finito, quindi non avevo mai avuto problemi. Entrai in aula e mi accorsi che il professore era già seduto alla cattedra.

- Cullen sempre in ritardo, non è vero? – mi chiese.

- Senta non incominci perché non è giornata – gli dissi glaciale mentre mi andai a sedere al mio solito banco.

Notai che c’era una ragazza, non l’avevo mai vista, perché se fosse successo me ne sarei ricordato sicuramente. Era bellissima, doveva essere una delle tre nuove arrivate. Era statuaria e di una femminilità indescrivibile. Con una come quelle il divertimento sarebbe stato assicurato. Mentre mi sedevo, mi accorsi che mi guardò, ma poi tornò a scarabocchiare un foglio. Non appena mi sedetti, il professore iniziò a parlare.

- Vi sarete già accorti che c’è una nuova arrivata – iniziò a dire il professore, ma venne subito interrotto dalla ragazza.

- Se sta cercando di presentarmi si risparmi pure il fiato – gli rispose lei.

- Ma signorina Swan, mi sembra doveroso presentarla alla classe e poi è un modo anche per me per conoscerla meglio, per rendermi conto chi ho di fronte – disse il professore.

- Il suo lavoro è fare l’insegnante non il presentatore. Adesso inizi a spiegare e si faccia i fatti suoi – gli rispose la ragazza zittendo il professore.

Bella e tosta, l’unione perfetta. Quella ragazza era forte, sembrava tutta carina, tutta delicata e invece azzanna. Perfetto. Il professore iniziò a spiegare e io appoggiai la testa nascosta tra le braccia sul banco e mi misi a dormire. Dopo non so quanto il professore si mise ad urlare il mio nome non so quante volte e mi svegliò costringendomi ad alzare la testa e a guardarlo.

- Che cazzo urla? – gli dissi furioso. Se c’era una cosa che odiavo era essere svegliato in quel modo.

- Moderi i termini. Gli sembra il luogo adatto a dormire questo? – mi disse.

- Qualunque luogo è adatto a dormire – gli risposi io senza problemi.

- Vuole fare lo spiritoso come sempre? Bene, adesso la interrogo così vediamo se lo spirito gli passa – mi disse lui.

- E mi ha svegliato per dirmi questo? Lei non è per niente normale – gli dissi.

- Mi spieghi chi era Coulumb e cosa dice la sua legge – mi disse il professore ignorando quello che gli avevo detto.

- Ma secondo lei, a me che cosa me ne può fregare di chi sia Colombo e la sua legge del cazzo? – gli risposi.

- Coulumb – mi corresse lui.

- Colombo o Coulumb non ha importanza, il concetto non cambia, e adesso mi lasci dormire in santa pace – gli dissi.

- Ma lei si rende conto di quello che dice? – mi disse il professore allibito dalla mia reazione.

- Senta gliel’ho detto che oggi non è giornata, quindi chiuda quella bocca e non rompa. Mi metta pure due basta che stia zitto. Voglio dormire – dissi urlando ed alzandomi dal banco spostandolo con un calcio.

Vidi il professore terrorizzarsi dalla mia reazione, così non mi rispose e continuò a spiegare, mentre io mi sedetti di nuovo al mio banco. Tutti tornarono a seguire, tranne la ragazza nuova che aveva preso una lima e si stava limando le unghie. Non era mai successo che una ragazza assumesse un comportamento così a scuola, nemmeno quelle che erano definite le snob della scuola, le popolari della scuola. Il professore all’inizio non se ne accorse e lei continuò senza farsi problemi, mi scappò una risata. Dopo un po’ il professore se ne accorse e la richiamò.

- Signorina Swan, ma cosa sta facendo? Siamo in un centro di bellezza? – chiese il professore.

- Mi scusi, ma sa siamo arrivati ieri qui a Phoenix e non ho avuto tempo di andare in un centro per farmi la manicure – gli disse sarcastica.

- Ah certo, mi scusi allora. Vuole che le porto una tazza di te e qualche biscotto? – gli disse lui.

- Non si preoccupi. Comunque, invece, del tè preferirei un caffé, sa la sua lezione è talmente noiosa che un po’ di caffeina aiuterebbe – gli disse lei.

Era ufficiale, quella ragazza era super.

- Credevo che l’impertinenza di Cullen non potesse avere concorrenza, invece a quanto vedo mi sbagliavo – gli disse il professore.

- Cosa vuole farci, al peggio non c’è mai fine – disse lei riprendendo a limarsi le unghie.

- Potrebbe smettere? – gli chiese il professore.

- Non vedo un motivo valido per farlo. Comunque se gli do fastidio lo dica – gli disse lei.

- Mi da fastidio – replicò il prof.

- Allora forse è meglio che esco dall’aula – disse lei facendo per alzarsi.

- Non ci posso credere. Siediti – disse lui.

- Come vuole – gli rispose lei continuando imperterrita a limarsi le unghie.

Non potei fare a meno che ridere.

- Lo trova divertente Cullen? – mi chiese il professore.

- A dire il vero si e molto anche – gli dissi mentre la ragazza si voltava a guardarmi.

- Non vedo perché – mi disse lui.

- E’ più divertente non essere l’unico a farle saltare i nervi – gli dissi continuando a ridere.

- Inconcepibile. Sai cosa sarebbe divertente, invece? – mi disse.

- Sono convinto che adesso me lo dirà – gli risposi.

- Sarebbe divertente se ti espellessero dalla scuola, o almeno ti dessero un lungo mese di sospensione – mi disse lui mentre io scoppiai a ridere rumorosamente.

La ragazza non capì la mia reazione e si girò di nuovo a guardarmi con uno sguardo che voleva dire “ma che ti ridi dopo quello che ti ha detto”.

- Che strano, quello a dormire sono io quindi dovrei essere io a sognare, eppure lo fa lei. Sa benissimo che nessuno mi espellerebbe dalla scuola ne tanto meno mi sospenderebbe. Si ricordi che la reputazione della scuola dipende anche da me. Se io verrei a mancare addio squadra di football, e questo sa cosa significherebbe? Che la prestigiosa Harbor non sarebbe poi così prestigiosa come la definiscono. Le voglio ricordare che la scuola dove lei lavora è famosa soprattutto per le infallibile squadre di football, di basket e di nuoto. Se manda via i migliori lei rischierebbe di perdere il posto e la scuola rischierebbe la chiusura – gli dissi continuando a ridere.

La ragazza mi guardò e scoppiò a ridere anche lei, mentre gli altri ragazzi erano seri, avrebbero voluto ridere, ma non lo facevano per paura della reazione del professore. Che sciocchezze. Cosa poteva fargli di male un essere insignificante come quello? Il professore non riuscì a dirmi nulla e, considerando il fatto che era appena suonata la campana, prese le sue cose e uscì dalla classe. Io feci lo stesso, non prima però di aver rivolto un sorriso alla nuova ragazza. Con il suo arrivo ci sarebbe stato da divertirsi e se le altre due arrivate erano come lei, beh il divertimento sarebbe stato ancora maggiore.

 

Risposte alle vostre recensioni

- TanyaCullen: Anch’io adoro Alice, o meglio io adoro tutti i Cullen. Comunque si, sta tranquilla, che cambieranno tutti. Butteranno la maschera di duri che hanno e faranno vedere il loro io. Grazie per i complimenti.

- mcgi86: Eccoti un altro capitolo. Forse non farà ridere come l’altro, ma spero che piacerà.

- nefertiry85: Ho provato a cambiare il carattere di tutti i personaggi. All’inizio mi sembrava strano, perché anch’io non c’è li vedevo così, ma poi ci ho preso gusto.

 

 

Un grazie di cuore a chi ha recensito e a chi ha messo la mia fan fiction tra i preferiti:

1 - 0207pantera [Contatta]
2 - annatfl
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3 - AundreaMalfoy
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4 - ciccina5
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5 - Confusina_94
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6 - debby 92
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7 - deisy87
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8 - erichina
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10 - Fantasy_Mary88
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12 - hale1843
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13 - jesskiss85
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24 - suxpicci_89
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25 - TanyaCullen
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26 - Tede
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27 - twilight_the best
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28 - veliva
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29 - _Nessie_
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30 - __cory__
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E chi nelle seguite:

1 - Alice89 [Contatta]
2 - ampollina91
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3 - bellaedward
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4 - chachy
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5 - chimica
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6 - Deniroose
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7 - ely4890
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8 - eMiLy BlOoD
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9 - fede1207
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11 - Lady_angel
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12 - ludovica
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19 - TanyaCullen
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22 - zsusy93
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Ed ecco un altro capitolo. Recensite. Un kiss

 

 

 

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Capitolo 7
*** Incontro in sala mensa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed eccomi qui, come promesso, con un nuovo capitolo. Finalmente i Cullen conoscere le ragazze Swan. Spero che anche questo capitolo vi piacerà e se vi va recensite.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 7

INCONTRO IN SALA MENSA

 

POV JASPER

Finalmente era l’ora della pausa pranzo, non ne potevo più di lezioni. Oggi era stata una giornata noiosissima, a parte la prima ora, quella di inglese, quella in cui c’era la ragazza nuova. Era forte, aveva tenuto testa al professore, anzi a dire il vero aveva iniziato a provocarlo senza un motivo apparente, come facevo sempre io. Sembrava una dura, una che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. E poi la storia del puzzle che aveva uscito fuori era stata fantastica, non avevo potuto fare a meno di ridere e per le ore a seguire se ci pensavo ancora ridevo. Uscì dalla classe e in corridoio trovai Emmett e Edward che mi aspettavano per andare a mensa.

- Che ti ridi? – mi chiese Edward notando che stavo ridendo.

- La prima ora ho avuto in classe una delle tre nuove arrivate, è una forza della natura – gli dissi.

- Che vuoi dire? – continuò Edward, mentre Emmett se la rideva.

- Che nemmeno è entrata si è messa a provocare il professore come facciamo noi, poi si è messa le cuffie e si è ascoltata la musica. Quando il prof l’ha beccata, lei gliene ha dette di tutti i colori, a tal punto da farlo uscire dalla classe prima della fine delle lezioni. Quando se ne è andato, gli altri hanno iniziato a tirarsi palline di carte, uno l’ha colpita sulla spalla. Si è alzata come una furia e l’ha ucciso con le parole, poi gli ha detto che visto che era così sfigato da non avere nemmeno la mira, gli avrebbe portato un puzzle da 24 pezzi per farlo giocare. Ma voi dovevate vederla in faccia, lei seria come se stesse dicendo chissà cosa – gli dissi ancora ridendo.

- Forte la ragazza. E com’è? – mi chiese Edward.

- Una bella ragazza. Magra, capelli castani, occhi verdi, sguardo furbo. Bella davvero – gli dissi sincero.

- Adesso la vediamo – disse Edward mentre Emmett continuava a ridere.

- Che cazzo ti ridi? – gli chiesi.

- Un’altra delle tre arrivate oggi in classe si è messa a limarsi le unghie davanti al professore e quando lui se ne è accorto dovevate vedere con che tono rispondeva – disse Emmett ancora ridendo.

- Mi sa che è di famiglia allora – gli dissi.

- E poi anche lei è bella, anche troppo. Capelli lunghi castani e occhi dello stesso colore. Alta, abbastanza formosa. Solo a guardarla mostrava una femminilità che raramente ho visto, e io ne ho viste di ragazze – disse Emmett.

- Voglio proprio vederle queste nuove arrivate – disse Edward.

- Anche io – dicemmo all’unisono io e Emmett.

- Non mi direte che sono quelle lì? – disse Edward entrando a mensa e indicandoci con gli occhi un tavolo, il nostro tavolo.

- Proprio loro e direi che la bellezza è una dote di famiglia – dissi guardando le altre due.

- Concordo – dissero all’unisono Emmett e Edward.

- Non crediate che io cambi tavolo solo perché ci sono loro – gli dissi.

- Nessuno l’ha pensato – mi disse Edward mentre Emmett annuiva. Quel tavolo era sempre stato il nostro.

Ci avvicinammo e prendemmo qualcosa da mangiare mettendoli nei vassoi, poi ci dirigemmo al nostro tavolo anche se oggi sembrava essere occupato. Ci guardammo attorno e notammo che tutti stavano fissando le ragazze, nessuno si era avvicinato, forse, era girata voce del caratterino che si ritrovavano. Arrivati al tavolo ci fermammo. Tutte e tre smisero di parlare e ci guardarono.

- Questo tavolo è il nostro – disse Emmett.

- Come vi chiamate? – chiese la ragazza dai capelli castano ramati, quella che nessuno di noi tre aveva conosciuto.

- Non vedo perché questo possa interessarti – gli rispose Edward.

- Bene, allora sloggiate – continuò la ragazza.

- Non vedo perché dovremmo farlo. Il tavolo è nostro – ribadì Edward.

- Ma tu vedi a questo – disse sempre la stessa ragazza.

- Cullen – disse la ragazza che era in classe con me rivolgendosi alla sorella.

- Cullen? – ripeté la ragazza di prima mentre guardava il tavolo e alzava i vassoi per controllare qualcosa.

- Cosa stai facendo? – gli chiesi.

- Avete detto che il tavolo era vostro, allora controllavo se ci fosse scritto il vostro nome – mi rispose la ragazza.

- Ma non c’è – continuò la ragazza dagli occhi castani.

- E questo cosa significherebbe? – chiese Emmett.

- Che questo tavolo non è vostro – disse la ragazza dell’ora di inglese.

- Adesso è nostro – continuò quella dagli occhi castani.

Edward controllò il tavolo, poi alzò gli occhi e le guardò.

- Non c’è scritto nemmeno il vostro di nome – gli disse.

La ragazza dai capelli castani ramati prese lo zaino e ne estrasse un pennarello indelebile nero. Poi spostò i vassoi che noi avevamo appoggiato sul tavolo e scrisse a caratteri cubitali “SWAN”.

- Adesso c’è scritto, quindi sloggiate – disse la ragazza del pennarello mentre le altre due ridevano.

- Non credo proprio – ribadì Edward e anche lui prese un pennarello indelebile dallo zaino e scrisse sempre a caratteri cubitali “CULLEN”. I due cognomi erano l’uno accanto all’altro, scritte con pennarelli dello stesso colore, ma da calligrafie diverse. Poi Edward posò il pennarello e si sedette al tavolo, mentre io e Emmett facemmo lo stesso.

- Bene, adesso c’è scritto anche il nostro – disse Emmett, mentre la ragazza della scritta lanciava sguardi di fuoco ad Edward.

- Questa si chiama convivenza forzata – disse la ragazza che avevo conosciuto io.

- Se non vi piace siete sempre libere di andarvene – gli risposi io.

- Va beh, io sono Alice – disse la ragazza dell’ora di inglese.

- Io sono Emmett – rispose mio fratello.

- Rosalie – continuò la ragazza dagli occhi castani.

- Io sono Jasper – dissi.

- Tu non ne hai nome? – disse la ragazza che non si era ancora presentata riferendosi a Edward.

- Non mi sembra di aver sentito ancora il tuo – gli rispose Edward.

- Lei è Bella – disse Alice.

- E lui è Edward – gli dissi io.

- Una curiosità, chi è il capo cheerleader? – ci chiese Alice.

- Quella ragazza con i capelli lunghi biondi e gli occhi verdi, quella che sta bevendo la cola e guarda verso di noi – gli dissi.

- Ho vinto la scommessa, pagare prego – disse Alice alle sue sorelle.

- Non è ancora detto – rispose Rosalie.

- Chi è invece il co-capitano? – ci chiese Bella.

- Quella ragazza seduta accanto a lei al capitano – disse Emmett.

- Cazzo, non è giusto – disse Alice.

- Pazienza sorellina, sarà per la prossima volta – gli rispose Bella.

- Che scommessa avete fatto? – chiese Emmett curioso.

- Alice diceva che il capitano fosse quella bruna e che il co-capitano fosse la ragazza a fianco a lei con i capelli rossicci, mentre noi dicevamo fosse la bionda – ci spiegò Rosalie.

- E cosa c’era in gioco? – chiese Edward.

- Tutta la collezione autunno di Armani – disse Bella.

- Cazzo, non mi fate pensare a quello che ho perso – si lamentò Alice.

- Ti rifarai – gli disse Rosalie.

- Da quanto è capitano? – ci chiese Alice.

- Da quando ha iniziato a frequentare la Harbor – gli disse Emmett.

- Poveretta, quasi mi dispiace – disse Alice.

- Cosa ti dispiace? – chiesi curioso.

- Rubargli il posto – mi rispose lei come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.

- Conoscendola non credo che sarà così semplice – gli dissi io.

- Conosci lei, ma non conosci me. Ottengo sempre quello che voglio – mi rispose.

- Me lo auguro per te – gli dissi.

- Comunque, grazie mille per le informazioni, ma non fatevi strane idee – ci disse Alice.

- In che senso? – gli chiesi.

- Non vorremmo che pensasse che con questa breve chiacchierate siamo diventati amici, o cose del genere, perché non era il nostro intento. Ci servivano solo delle informazioni e voi ci siete stati molto utili, tutto qua – disse Bella.

Noi che ci facevamo strane idee? Come si vede che non ci conoscevano assolutamente. Le ragazze sbavano dietro a noi e loro dovevano solo ritenersi fortunate che gli avessimo rivolto la parola nonostante fossero appena arrivate. C’era gente lì dentro da anni e non tutti avevano avuto l’opportunità di parlare con noi, quindi loro erano state davvero baciate dalla fortuna. E poi farci strane idee di cosa? Cosa pensavano che volessimo conquistarle? Noi che non eravamo mai state nello stesso letto con una ragazza per più di una volta? Che sciocchezze. Erano davvero troppo sicure di sé, sembravano come me e i mie fratelli però al femminile. Non saremmo mai riusciti ad andare d’accordo con quelle lì, nemmeno se avessimo voluto e a dire il vero non ci tenevamo, almeno per quanto mi riguardava era così.

- Non siamo i tipi da farci strane idee, voi piuttosto cercate di non farvene – gli disse Edward.

- Su questo puoi esserne sicuro, a malapena mi ricordo il tuo nome – gli rispose Bella.

- Mi piacerebbe crederti, ma non ci riesco. Chi mi conosce non mi dimentica – continuò Edward.

- La stessa cosa vale per me – gli disse lei.

- Lo terrò a mente – continuò Edward.

- Comunque dovremmo trovare una soluzione per il problema tavolo – disse Rosalie.

- Il tavolo è nostro da sempre, quindi se avete problemi risolveteveli tra di voi. Noi da qui non ci muoviamo – gli disse Emmett.

- E cosa vi fa credere che, invece, noi lo faremmo? – disse Alice.

- Nessuno c’è lo fa credere, ma vi assicuro che sarete voi a sloggiare – gli dissi io mentre loro ci mandavano sguardi assassini.

- Inutile guardarci così, vi ricordo che gli sguardi non possono uccidere – gli disse Edward ridendo, mentre io e Emmett facemmo lo stesso.

- Buon pranzo – disse Emmett alzandosi.

- Spero non vi vada di traverso – gli dissi alzandomi anch’io.

- Sta tranquillo non succederà – mi rispose Alice.

- Il tranquillo è morto preoccupato con dieci colpi di pistola sparati nella testa, vedete un po’ voi – disse Edward alzandosi anche lui e uscendo dalla mensa seguito da noi, senza nemmeno dargli il tempo di controbattere.

- Prevedo un anno molto divertente – disse Emmett riferendosi alle ragazze.

- Non potrei essere più d’accordo – gli risposi.

- Finalmente abbiamo trovato pane per i nostri denti. Mi ero stufato delle solite oche che non fanno che abbassare la testa e accontentarci in tutto – disse Edward mentre io e Emmett annuimmo.

L’arrivo di quelle tre avrebbe cambiato tante cose, avrebbe portato un po’ di movimento e divertimento per noi, ne ero convinto.

 

Il capitano delle cheerleader:

http://img525.imageshack.us/i/hayden1.jpg/][img=http://img525.imageshack.us/img525/8943/hayden1.th.jpg

 

 

Risposte alle vostre recensioni

Ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia storia, soprattutto quelli che hanno recensito.

Grazie a mcgi86, a nanerottola, a Cullengio e a TanyaCullen che hanno recensito il capitolo passato.

 

Inoltre ringrazio coloro che hanno messo la mia storia tra i preferiti e quelli che l’hanno messa tra le seguite.

 

Spero di non deludere con questo capitolo. Un bacio e recensite.

 

 

 

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Capitolo 8
*** All'uscita di scuola ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 8

ALL’USCITA DI SCUOLA

 

POV ROSALIE

Il primo giorno di scuola nella nuova città era finito ed era andato più o meno come c’è lo aspettavamo. A dire il vero non credevamo di incontrare quei tre presuntuosi dei Cullen, ma era stato divertente parlare con loro, almeno avevano movimentato un po’ la mattinata, che era stata piuttosto noiosa. Avevo già visto uno dei tre in classe e mi aveva colpito per il modo in cui si era comportato e a dire il vero anche per la sua bellezza. Era quel genere di ragazzo capace di mettere in subbuglio gli ormoni di una ragazza solo a guardarlo. Aveva un fisico perfetto ed un viso davvero niente male, e poi anche di carattere sembrava non dispiacermi, era un po’ come me e le mie sorelle e da quello che avevo potuto notare a mensa i suoi fratelli non erano da meno. Uscì dalla classe e andai in cortile dove trovai Bella e Alice sedute su una panchina. Mi avvicinai e notai che stavano parlando dei Cullen.

- Ancora di loro si parla? – chiesi senza fare nomi, tanto loro avrebbero capito.

- Sono la rivelazione del giorno – mi rispose Bella.

- Si, infatti. Almeno la nostra permanenza qui sarà più divertente – gli risposi io.

- Questo è garantito. Non mi sono sembrati per niente dei tipi che si fanno mettere i piedi in faccia da qualcuno, tanto meno dalle ragazze – disse Alice.

- Infatti, è per questo che sarà divertente stuzzicarli – disse Bella, mentre iniziavamo ad andare verso la macchina.

- Mi sa che qui dentro sono loro a comandare – gli dissi io.

- Si lo sono. Durante matematica ho sentito delle ragazze che parlavano e dicevano questo. Tutti dipendono da loro e le ragazze pendono dalle loro labbra – ci spiegò Alice.

- Beh, di essere belli sono belli. Non gli si può dire nulla – disse Bella, mentre io e Alice annuimmo.

- Si hai ragione, ma se pensano che noi ci comporteremo come le oche che ci sono qui dentro si sbagliano di grosso – gli dissi io.

- Questo è naturale – risposero loro all’unisono.

Ci avvicinammo verso il posteggio e notammo tre ragazzi che fissavano ammaliati la macchina di Bella, in effetti era davvero una bella macchina. Erano girati di spalle, non si vedevano in viso e di certo non avremmo potuto riconoscerli, visto che eravamo in quella scuola da solo un giorno.

- Un vero gioiello e poi è tirata a lucido, non ha nemmeno un graffio – disse il ragazzo più alto.

- Deve essere delle nuove arrivate, qui nessuno, a parte noi, si può permettere auto del genere – disse l’altro.

Non servì sentire altro, quei tre dovevano essere senza dubbio i Cullen, a quanto avevo sentito dire erano i più ricchi e popolari della città. Adesso capivo anche a chi apparteneva la Aston Martin che avevamo visto stamattina. Non c’è che dire, erano belli e avevano anche gusto in fatto di macchine.

- Giù le mani dal mio gioiellino – disse Bella rivolgendosi ai ragazzi che subito si voltarono.

Non mi ero sbagliata, erano i Cullen.

- Nessuno mi sta toccando tranquilla – gli rispose Edward per provocare mia sorella.

- Lo vedo. Soltanto degli idioti si avvicinerebbero a te – gli rispose lei.

- Lo terrò a mente in modo da ricordartelo quando sarai tu ad avvinghiarti su di me – la rimbeccò lui.

- Ti piacerebbe. Ti consiglio di sognare il possibile non l’impossibile – gli rispose lei.

- Vedremo, comunque complimenti hai davvero una bella macchina. Non credevo avessi questo genere di gusti – gli disse lui.

- Si vede che non mi conosci – gli rispose lei acida.

Questo Edward riusciva a far saltare i nervi a Bella alla velocità della luce, non che le ci volessero molto per saltargli, ma con lui il suo record era aumentato.

- Non ti agitare Bellina – gli disse Emmett.

Oh cazzo. Come l’aveva chiamata? Bellina? Quel ragazzo voleva essere ucciso prima del tempo. In quel momento non sarei voluta essere nei suoi panni. Mi scappò una risata e lo stesso successe ad Alice, infatti ci guardammo come a dire “povero lui”. Bella si avvicinò a lui furiosa.

- Se ti azzardi a chiamarmi di nuovo in quel modo ti do un calcio talmente forte che ti mando le palle a far salotto con le tonsille, stronzo – gli rispose lei puntandogli un dito contro.

- Hai carattere ragazza – gli rispose Emmett mentre io, Alice e gli altri due Cullen scoppiammo a ridere.

- Bella andiamo dai – gli dissi mentre lei ancora lanciava sguardi di fuoco a Emmett.

Non appena terminai la frase due ragazze, quelle che oggi avevamo visto in mensa, il capitano e il co-capitano delle cheerleader, si avvicinarono su di noi buttandosi addosso ai ragazzi.

- Hey ragazzi non ci presentate le nuove arrivate? – chiese la bionda ridendo, mentre i ragazzi cercavano di scrollarsele di dosso.

- Ci mancavano solo queste due galline – dissi io.

- Scusa? – mi chiese la bruna.

- Hai capito benissimo. Siete due galline, sloggiate da qui – disse Alice.

- Voi non avete idea con chi state parlando? – disse la bruna.

- Vi conviene farci amiche se non volete essere completamente escluse qui a scuola – continuò la bionda.

- Correremo il rischio – rispose Bella.

- Ma come fate a parlare con queste qui? – continuò la bruna rivolgendosi ai ragazzi.

- C’è lo chiediamo anche noi – dissi io.

I ragazzi in compenso se la ridevano come dei pazzi.

- Ma che cazzo c’avete da ridere? Non lo sapete che il riso abbonda sulla bocca degli stupidi? – gli disse Alice.

- Veramente abbonda sulla bocca degli sciocchi – gli rispose Jasper.

- Guarda questo, puntualizza pure – continuò Alice.

- Vuol dire che oltre ad essere stupidi siete anche schiocchi – gli dissi.

- Le uniche perfette siete voi? – ci disse la bruna.

- Vi sentite chissà cosa, ma vi siete viste allo specchio? – continuò la bionda.

- Ogni mattina – gli dissi io.

- Britney cerca di sloggiare – gli disse Edward allontanandola da sé.

Sembrava un koala, l’aveva praticamente rinchiuso in una morsa con le sue braccia.

- E tu Kim seguila – disse Emmett.

- Ho la leggera impressione che da oggi avete perso il vostro primato. State attente prima di ritrovarvi tra gli sfigati – gli disse Jasper.

- Non dire sciocchezze, queste qui sono semplicemente ridicole. Con il caratterino che si ritrovano non dureranno nemmeno un mese. Si ritroveranno a non poter uscire nemmeno di casa – disse quella che doveva chiamarsi Britney, mentre l’altra annuiva.

- Piuttosto che sperare che saremmo noi a non poter uscire di casa, vi consiglierei di stare attente voi a non mettere piede fuori casa, sapete l’influenza aviaria colpisce anche le galline – gli dissi mentre tutti scoppiarono a ridere escluse le due ragazze.

- Adesso spostatevi che dovremmo andarcene – disse Bella entrando in macchina mentre io e Alice la seguimmo.

I ragazzi si stavano ancora piegando in due dalle risate, mentre quelle due erano furibonde.

- Sorellina sei grande, quella che hai detto me la devo scrivere – mi disse Alice, mentre Bella se la rideva.

Accendemmo lo stereo e ascoltammo la musica, poi mi venne in mente una cosa.

- Hey Bella certo che quell’Edward te le fa proprio girare, ti incazzi nemmeno apre bocca – gli dissi.

- E’ un’idiota. Si sente “Miss Perfezione”, sto stronzo – mi rispose.

- Beh in effetti non ha tutti i torti a sentirsi così. E’ un figo da paura – disse Alice mentre io annuì.

- Si è vero, ma odio gli idioti, anche se una scopata con lui c’è la farei volentieri – ci rispose lei.

- Beh, non sei l’unica. Comunque anche i suoi fratelli non scherzano. Sono tutti ben assortiti – gli dissi io.

- Condivido pienamente – mi rispose Alice.

- Forse, in fondo, non è stato poi così male venire qui – gli dissi.

- Si, forse, in fondo, hai ragione – mi rispose Alice, mentre Bella se la rideva.

Prima di tornare a casa ci facemmo un giro per vedere un po’ il posto. Tutto sommato non era male. Restammo tutto il pomeriggio in giro e a cena ci fermammo in un pub a mangiare e bere qualcosa. Incontrammo dei ragazzi passando la serata con loro. Ci divertimmo abbastanza e non potemmo fare a meno di pensare che se tutti i ragazzi della città “funzionavano” come loro, beh il divertimento sarebbe stato assicurato.

Grazie a tutti quelli che hanno recensito. Mi fa piacere sapere che la storia mi piace. Mi intriga molto scriverla, anche perché me li immagino seriamente così. Comunque spero che vi piaccia anche questo capitolo. Recensite. Un kiss

 

 

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Capitolo 9
*** Che schianto ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

Anche oggi ho postato un altro capitolo subito. Spero che vi piacerà.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 9

CHE SCHIANTO

 

POV EDWARD

Nell’ultima settimana i ragazzi di scuola non avevano fatto altro che parlare dell’arrivo di tre nuovi iscritti, anche se non si sapeva ne chi fossero ne come fossero. Ieri le domande di tutti avevano avuto delle risposte, visto che erano arrivate a scuola. Io e i mie fratelli non eravamo stati per niente interessati al loro arrivo, pensando di doverci imbattere in ragazze che avrebbero fatto di tutto per girarci intorno e per attirare la nostra attenzione o in ragazzi che in ogni modo sarebbero voluti entrare a far parte del nostro gruppo o per lo meno a farci amici. Ci sbagliavamo alla grande e ieri c’è ne eravamo accorti. Le nuove arrivate erano tre sorelle che avevano un caratterino tutto loro, erano le classiche tipe che non si facevano mettere i piedi in faccia da nessuno, le classiche tipe che ti dicono le cose in faccia e che non si intimoriscono a insultare i più popolari della scuola, insomma, delle ragazze che sanno tenere testa a me e ai mie fratelli, cosa non facile. Non avevamo mai incontrato una ragazza così ed esserci imbattuti in un solo giorno non in una, ma in tre ragazze così era stato davvero fantastico. Divertimento allo stato puro e così sarebbe continuato ad essere per il resto dell’anno. Un altro punto a loro favore era anche la loro bellezza, erano davvero molto belle. Ogni cosa in loro si trovava al posto giusto, sembrava essere state modellate per fare invidia alle ragazze e il loro carattere non faceva altro che farle sembrare ancora più interessanti. Era stato un vero sballo parlare con loro, anzi più che parlargli provocarle. Erano riuscite a tenerci testa alla grande e questo non era mai successo. Se fino a ieri quello che mi spingeva ad andare a scuola erano solo i miei adorati allenamenti di basket, adesso oltre a questo si univa la presenza delle nuove arrivate. Mi sarei divertito un sacco, andare a scuola iniziava a diventare davvero interessante. Mi alzai dal letto e dopo essermi fatto una doccia mi preparai e scesi giù. Ovviamente, la colazione era già pronta, rigorosamente servita da una delle nostre domestiche. Mi catapultai al tavolo e mi sedetti a fare colazione, i miei fratelli di sicuro avevano già finito, perché mezza tavola era già stata ripulita. Quando terminai andai in salotto e li vidi intenti a giocare alla play station così mi avvicinai e visto che ancora era presto per andare a scuola, presi un joystick e iniziai a giocare con loro. Ovviamente, si trattava di una gara di macchine. Vinse Emmett.

- Ti ho battuto fratello – mi disse Emmett allegro.

- Complimenti, fossi in te festeggerei perché con me solo le gare virtuali puoi vincere – gli dissi ridendo seguito da Jasper mentre Emmett tornava serio.

- Colpito e affondato – disse Jasper a Emmett.

In risposta Emmett si tolse quell’espressione seria sul viso che proprio non gli si addiceva e riprese a ridere. Notammo che era ora di andare e uscimmo di casa per andare a scuola. Usammo la Jaguar di Emmett, di solito, facevamo un giorno per una, in modo da non usare sempre la stessa macchina. Arrivammo a scuola e posteggiammo la macchina, poi andammo a sederci su un muretto nel giardino della scuola per aspettare che suonasse la campana. Come sempre tutti guardavano verso di noi e ognuno era indeciso se avvicinarsi o meno, stare con noi significava essere popolari li dentro, ma soprattutto per gli altri stare con noi significava sentirsi importanti, anche se non avevo mai capito il vero motivo per cui pensavano questo.

- Oggi hai gli allenamenti? – mi chiese Jasper divertito, anche se non compresi il motivo.

- Come ogni giorno – gli risposi.

- Come ogni martedì vorrai dire – mi corresse Emmett mettendosi a ridere.

Merda, oggi era martedì e questo significava che agli allenamenti avrebbe assistito una classe tra le tante. Il preside della scuola credeva molto nelle squadre di basket, football e nuoto e per questo ogni settimana, in giorni stabiliti, una classe, ogni volta diversa, doveva assistere agli allenamenti delle varie squadre. Il martedì toccava al basket, il giovedì al football e il venerdì al nuoto. Odiavo queste giornate, perché odiavo avere rompiscatole tra i piedi durante i miei adorati allenamenti.

- Cazzo è vero, mi sono completamento dimenticato che oggi è martedì – gli dissi io.

- L’avevamo notato – dissero all’unisono i miei fratelli.

- Potevate ricordarmelo – gli dissi io.

- Sarebbe cambiato qualcosa? – mi chiese Jasper.

- Mi sarei preparato psicologicamente – dissi, mentre la mia attenzione venne catturata da qualcos’altro.

Un’auto stava posteggiando nel cortile della scuola, ma non un auto normale, una Porsche gialla. Era bellissima. Immaginai subito a chi appartenesse.

- Swan – dissi solamente.

- Se ne intendono di macchine. Ieri un’Audi TT, oggi una Porsche, vediamo domani con cosa spuntano – disse Emmett ancora intento a guardare la macchina.

- Ne manca una – disse Jasper notando che dalla macchina si potevano notare solo le figure di Alice e Rosalie che, però, non erano ancora scese dalla macchina.

- Non ditemi che quella lì è Bella? – chiesi io indicando con lo sguardo una ragazza su una Yamaha R1 che stava posteggiando accanto alla Porsche.

- Credo proprio di si – mi dissero all’unisono i miei fratelli.

- Non ci posso credere, sono patite anche di moto. Quelle ragazze sono fantastiche – dissi io estasiato.

- Per una volta condivido con te – aggiunse Emmett.

- E’ la prima volta che definiamo delle ragazze fantastiche, non sarà un brutto segno? – ci disse Jasper.

Non gli rispondemmo, ci limitammo solo a scrollare le spalle. Io rimasi a guardare Bella sfilarsi il casco della moto e aggiustarsi i capelli che iniziarono a fluttuare nell’aria. Quel gesto era tremendamente sexy, o forse lo era se fatto da lei. Non appena scese dalla moto e posò il casco, la mia attenzione non fu più sulla moto, ma su di lei. Indossava una minigonna, molto mini, bianca, grazie alla quale si potevano notare delle bellissime, slanciate e perfette gambe, una canotta aderente dello stesso colore che metteva in risalto tutte le sue forme, una giacchettina nera traforata e degli stivali col tacco marrone chiaro alla cowboy. Sulla canotta aveva un cinta bianca messa come puro accessorio, un’infinità di lunghe collane al collo e lo stesso per i bracciali al polso e due cerchi come orecchini, il tutto indossato con un stile davvero impeccabile. Era davvero bellissima, o forse dire bellissima era un aggettivo che sminuiva di gran lunga la sua bellezza. Mi guardai attorno e mi resi conto che la stavano fissando tutti, non gli toglievano gli occhi di dosso. Quando scesero dalla macchina le altre due la meraviglia crebbe ancora di più. Anche loro sfoggiava un look che risaltava i loro fisici. Rosalie indossava una minigonna, anche lei molto mini, rossa, una maglietta bianca maniche corte con un disegno nel davanti e un paio di scarpe rosse che si allacciavano alle caviglie dal tacco vertiginoso. Anche lei aveva curato molto gli accessori, infatti, indossava una sorta di foulard argento semi trasparente, una marea di bracciali rossi e argento ai polsi e dei cerchi come orecchini. Alice aveva, invece, un vestitino molto mini grigio fumo con una scolla a V ricamata di nero e un paio di stivali neri con il tacco. Anche lei indossava molti bracciali al polso e un’infinità di collane intorno al collo. Erano tutte e tre bellissime, sicuramente le ragazze più belle che avessi mai visto e io di ragazze ne avevo visto davvero tante. Già da ieri mi ero accorto che erano davvero belle, ma oggi con questo look erano decisamente molto, ma molto più belle. Tutti le guardavamo come dei pesci lessi, non riuscivamo a togliergli gli occhi di dosso. Anche i miei fratelli non poterono fare a meno di notare lo spettacolo che si proponeva ai nostri occhi.

- Le avete viste? – ci disse Emmett estasiato.

- Ti sembra possibile non vederle? Farebbero tornare la vista anche ai cechi – gli rispose Jasper.

- Ma gli sembra questo il modo di presentarsi a scuola? – dissi io ancora stupito.

- Beh almeno ci rifacciamo gli occhi. Qui ragazze carine c’è sono, ma quelle tre le battono decisamente tutte – disse Emmett.

- Io non mi rifarei solo gli occhi con quelle lì, ma ben altro – gli dissi.

- Non sei l’unico, comunque hai ragione. Vestite in quel modo finisce che uno gli salta addosso durante la lezione – disse Jasper.

- E infatti era questo quello che intendevo io – gli dissi.

Qui a scuola c’erano Britney e il suo gruppo che erano le più carine, quelle popolari, quelle che si vestivano meglio, quelle che avevano un fisico da fare invidia, anche se di cervello avevano ben poco. Erano le classiche ragazze popolari della scuola, tutte fisico e niente cervello, erano delle oche. Non le sopportavo, mi avvicinavo a loro solo quando avevo un secondo fine e loro erano sempre disponibili ad accontentarmi, era tutto fin troppo facile con loro. Adesso che avevo visto le Swan mi rendevo conto che quelle oche sarebbero presto diventate un lontano ricordo qui dentro, qualcosa mi diceva che sarebbero state sostituite da quelle tre e la loro popolarità sarebbe finita presto e di questo ne ero contento, perché una cosa era certa, quelle ragazze non davano assolutamente l’impressione di essere solo belle, ma avevano anche un cervello, ci avrei messo la mano sul fuoco.

 

I vestiti di Bella:

http://img299.imageshack.us/i/bellah.jpg/][img=http://img299.imageshack.us/img299/302/bellah.th.jpg

 

I vestiti di Rosalie:

http://img385.imageshack.us/i/rosalie.jpg/][img=http://img385.imageshack.us/img385/2482/rosalie.th.jpg

 

I vestiti di Alice:

http://img148.imageshack.us/i/alicef.jpg/][img=http://img148.imageshack.us/img148/8567/alicef.th.jpg

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- Cullengio: Aggiorno in fretta perché buona parte dei capitoli sono già stati scritti.

 

- SweetCherry: Mi fa piacere che ti abbia fatto ridere. Comunque si hai proprio ragione. Il bello sarà quando inizieranno a capire che si stanno innamorando. Non riusciranno ad accettare facilmente la cosa.

 

- TanyaCullen: Mi fa piacere che le battute ti piacciono. Gliele vedo bene dette da loro.

 

- nefertiry85: La tua recensione mi ha fatto ridere come una pazza: “dai voglio vedere come finiscono come pere cotte tutti”. Ahahahah, ogni volta che la leggo mi viene da ridere. Comunque sta tranquilla che prenderanno presto il posto delle popolari. MI fa piacere che l’avevi immaginata la storia del tavolo, del resto a me piaceva troppo come idea.

 

- maja89: Sono contenta che ti piaccia.

 

- nanerottola: A me così piacciono molto. Riesco a immaginarmeli bene. Comunque come vedi ho postato subitissimo.

 

 

 

Un grazie di cuore a tutti quelli che recensiscono, a quelli che hanno inserito la mia storia nei preferiti e nelle seguite. Un kiss a tutti. Recensite.

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Gli allenamenti di basket ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 10

GLI ALLENAMENTI DI BASKET

 

POV BELLA

Erano già passate tre ore di lezione e adesso avrei dovuto avere educazione fisica, che palle. Solo un miracolo mi avrebbe potuto salvare da un’ora di noia mortale, un miracolo che difficilmente sarebbe arrivato. Entrai in classe, rassegnata all’idea di paranoiarmi per tutta l’ora, e mi sedetti in un banco libero. Mi guardai attorno e mi accorsi che tutti mi stavano fissando, ragazzi e ragazze comprese. Ci avevo fatto,ormai l’abitudine di tutti quegli sguardi puntati addosso, ma erano comunque fastidiosi, soprattutto quelli invidiosi delle ragazze. Il professore non era ancora arrivato, così mi affacciai dal corridoio per vedere se c’era Alice o Rosalie in giro, ma l’unica persona che vidi fu l’insegnante, che appena si accorse di me mi guardò da capo a piedi con insistenza.

- Qualche problema? – gli chiesi.

- No, nessuno – mi rispose lui.

- E allora smetta di guardarmi in quel modo – gli dissi entrando di nuovo in classe e sedendomi.

Tutti continuarono a guardarmi e i ragazzi sembravano spogliarmi con gli occhi.

- Signorina Swan, le sembra questo il modo di venire a scuola? – mi chiese il professore accortosi degli sguardi dei miei compagni.

- Quale modo? – gli dissi fingendo di non capire.

- Non crede di essere un po’ troppo svestita per venire a scuola? – mi disse lui.

- No, non credo. Ho solo un minigonna, niente di più – gli risposi io a tono.

- E non crede che sarebbe meglio non metterla a scuola? Non vede come la guardano i suoi compagni? – mi disse.

- Quello che fanno gli altri non sono problemi miei e come mi vesto non dovrebbe interessarle, adesso smetta di dire queste cazzate e inizi a fare il suo lavoro – gli dissi io.

- Le ricordo che sono un professore non un suo parente, moderi il linguaggio – mi disse.

- Questo solo conosco di linguaggio e poi non ho detto nulla, se non la verità – gli dissi tranquilla.

- Siete proprio impertinenti – disse lui.

- Siete chi? – gli chiesi.

- Lei e le sue sorelle. A scuola non si fa che parlare del vostro caratterino – mi disse lui.

- Si vede che a scuola la gente non sa farsi i cazzi suoi. Comunque si, siamo molto impertinenti e se non vuole che continui ad esserlo le consiglierei di smettere di rivolgermi la parola e di iniziare a svolgere il suo mestiere – gli dissi prima di distogliere l’attenzione su di lui e iniziare a scarabocchiare in un foglio.

Lui nemmeno mi rispose, tutti lì dentro ormai avevano capito che era fiato perso comunicare con me e le mie sorelle, avremmo sempre avuto l’ultima parola. Si mise a scrivere delle cose mentre nella classe gli altri iniziavano a parlottare tra di loro. Dopo un po’ il professore tornò a prestare attenzione a noi.

- Come già vi avranno detto la settimana scorsa, oggi la nostra lezione salta – disse il professore, mentre io non ne capivo il motivo, ma ne ero contenta.

- Forse è il caso di spiegare a Bella il motivo per cui oggi non faremo lezione – disse un ragazzo della classe.

- Non occorre, non mi interessa il motivo, l’importante che sia saltata – gli dissi io.

- Bene allora andiamo in palestra – disse il professore.

- Ma non era saltata la lezione? – gli dissi io senza capire.

- Si infatti, ma dobbiamo andare ad assistere agli allenamenti della squadra di basket – mi disse una ragazza avvicinandosi a me mentre ci dirigevamo in palestra.

Io non avevo molto chiara la situazione e allora lei mi spiegò tutta la storia, dicendomi che il preside pretendeva che ogni classe almeno una volta a settimana seguisse gli allenamenti delle tre squadre, considerate da quest’ultimo il vero motivo del prestigio della scuola. La cosa mi suonò molto strana considerando il fatto che nella mia vecchia scuola lo sport esisteva, ma veniva preso in considerazione davvero poco. Qui, invece, sembrava tutto ruotare intorno ad esso. Non appena arrivammo in prossimità della palestra iniziai a sentire le urla del coach contro i giocatori e subito dopo entrammo nella grande stanza. Era una palestra grandissima, già da questo ci si poteva rendere conto di quanto quello sport fosse importante per la scuola. Il coach continuava a gridare contro i giocatori, soprattutto contro uno che sembrava non riuscisse a fare canestro neanche a morire. Ci andammo a sedere nelle tribune e iniziammo a seguire gli allenamenti. Tutti i giocatori non appena mi videro mi lasciarono gli occhi addosso e sembravano aver perso la concentrazione. Che stupidi. I ragazzi non appena vedono una bella ragazza mandano a monte tutto e iniziano a fantasticare su di lei. Questo era uno dei tanti motivi per cui consideravo i ragazzi delle teste vuote. Il coach, un uomo non più giovane ormai, stava iniziando a perdere la pazienza a causa della distrazione dei ragazzi e notò che tutti fissavano me, così si avvicinò a me che ero in prima fila.

- Tu sei quella nuova, non è vero? – mi disse.

- Si, sono così famosa? – gli risposi.

- Abbastanza, soprattutto considerando che sei motivo di distrazione per questi quattro zucconi – mi disse.

- Io l’ho sempre detto che i ragazzi al posto del cervello c’hanno un grumolo di sabbia – dissi – senza offesa per lei naturalmente – aggiunsi senza neanche accorgermene.

Mi stupì di me stessa. Io che perdevo l’occasione di provocare qualcuno? Non era mai successo, eppure quell’uomo mi ispirava fiducia e a dire il vero il suo essere un po’ burbero con i ragazzi mi piaceva, perché era il suo modo per farsi rispettare. Ero convinta che sarei andata molto d’accordo con quell’uomo.

- Nessuna offesa, stia tranquilla, anche perché condivido pienamente con lei. Ogni occasione è buona per distrarsi soprattutto quando manca il capitano – mi disse.

- In che senso? – gli chiesi curiosa.

- Nel senso che i ragazzi nonostante i miei rimproveri si distraggono facilmente per un non nulla, ma quando c’è il capitano della squadra, non si sa perché, ma i ragazzi sono sempre all’erta e danno il meglio di loro stessi – mi disse.

- Sarà che ne hanno paura di lui – gli dissi io.

- Non credo, io di sicuro gli faccio più paura, ma per lui provano una grandissima ammirazione, è un po’ la loro fonte di concentrazione. Vedono in lui quello che vorrebbero essere loro e lo seguono per cercare di diventare come lui, ma oggi che il signorino è in ritardo i ragazzi sono ognuno per i fatti loro, poi adesso che sei venuta tu la situazione è peggiorata – mi disse lui.

- Mi spiace, non voglio essere la causa della loro distrazione. Ho capito quanto sia importante questo sport per la scuola, ma sono ancora più convinta che sia importante per lei che i ragazzi non falliscano, quindi non voglio essere la causa di un fallimento – gli dissi mentre tutti i ragazzi si stupirono del mio cambiamento.

- Non è colpa sua, vedrà che adesso i ragazzi si impegneranno, vero ragazzi? – disse il coach rivolgendosi alla squadra.

- Certo coach – risposero tutti all’unisono.

- Bene, sono contenta – gli dissi io.

- Le sue parole sono state molto utili – mi disse il coach vedendo che i ragazzi stavano riprendendo l’allenamento come si deve – comunque io sono il coach Whitey Durham – mi disse lui presentandosi.

- Io sono Bella Swan – gli dissi sorridendogli.

- Coach ha fatto il miracolo – disse una voce alle spalle dell’uomo.

- Oh finalmente il capitano ci allieta della sua presenza – disse il coach voltandosi e vedendo il ragazzo.

- Mi scusi per il ritardo, ma ho avuto un piccolo problema – gli disse il ragazzo facendosi vedere.

Edward Cullen e chi altri altrimenti? A chi poteva appartenere quella voce così presuntuosa, ma al tempo stesso così tremendamente sexy? Lo guardai attentamente osservandolo per bene. Aveva i larghi paltoncini bianchi e blu della squadra come gli altri giocatori e un paio di nike, era a petto nudo e si potevano vedere chiaramente i suoi bicipiti scultorei e i suoi pettorali perfetti. Erano davvero bello, ma la cosa che più di tutti mi piaceva, ma allo stesso mi infastidiva era quello sguardo sicuro che aveva perennemente.

- Immagino i tuoi problemi – gli disse il coach.

- Comunque i miei complimenti, ha riuscito a far sorridere questa ragazza. Credevo che non ne fosse capace – gli disse lui guardando me.

Ma tu guarda che stronzo, ma con me c’è la sbaglia. Se pensa che riuscirà a zittirmi si sbaglia di grosso. Lo guardai attentamente e vidi che aveva un segno sul collo, era un succhiotto. Mi alzai e mi avvicinai a lui, fermandomi a pochi centimetri dal suo viso. Lo vidi osservarmi, incapace di muoversi, non capiva cosa volessi fare. Gli passai un dito sul collo soffermandomi sul punto in cui avevo visto il succhiotto e poi mi scappò una risata.

- E io invece credevo che il capitano dovesse pensare prima di tutto alla squadra, invece che spassarsela con qualche ragazza nascosto chissà dove – gli dissi sorridendogli e tornando a sedere, mentre il coach lo fulminava con lo sguardo.

- Vorrà dire che la prossima volta invece di spassarmela con una ragazza qualsiasi verrò a cercare te – mi rispose Edward ignorando lo sguardo furioso del coach.

- Ti piacerebbe – gli risposi io.

- Anche a te – mi disse lui.

In effetti aveva ragione, non mi sarebbe dispiaciuto, ma del resto dubitavo che esistesse qualcuno a cui sarebbe dispiaciuto. Non ebbi nemmeno il tempo di rispondergli che il coach si intromise.

- Vedo che andate molto d’accordo. Comunque Cullen, adesso ti fai dieci giri di campo come punizione per il tuo ritardo – gli disse il coach.

- Che palle, non c’è bisogno – disse Edward.

- Cos’è, hai paura di non farcela? – gli dissi io.

- Non farcela a fare dieci giri? Ne potrei fare anche cento e ancora sarei in piena forma – mi rispose.

- E allora inizia a girare. Dopo le tue prestazioni sessuali voglio vedere quanto resisti – gli risposi per provocarlo.

- Bene – mi disse lui e si allontanò iniziando a fare i giri nel campo.

- Grazie mille – mi disse il coach dopo che Edward si fu allontanato.

- E di cosa? – gli dissi non capendo a cosa si riferisse.

- Se non fosse stato per te prima di farlo andare a correre ci avrei dovuto litigare per almeno mezz’ora – mi disse.

- Di nulla, è stato un piacere – gli dissi mentre lui mi guardò e si mise a sorridere.

- Vado a fare il mio lavoro – mi disse poi, prima di allontanarsi.

Notai che tutte le ragazze mi guardavano e i loro sguardi adesso erano diversi rispetto a prima, sembrava che la loro invidia fosse aumentata a dismisura e, forse, era dovuta alla discussione avuta con Edward. Probabilmente la maggior parte di loro non aveva mai parlato con lui. Dopo aver conosciuto i Cullen ero arrivata alla conclusione che loro erano esattamente come noi, solo che erano maschi, ma il loro comportamento a scuola era identico al nostro a New York. Edward stava ancora facendo i giri del campo e sembrava tranquillo, riposato al massimo. Io al suo posto a quest’ora sarei già morta, lo sport non era proprio il mio forte. Non appena terminò i suoi giri, Edward, si avvicinò a me, non aveva nemmeno il fiatone.

- Come vedi il fisico funziona ancora bene – mi disse lui sorridendomi.

- Su questo senza dubbio, bisognerebbe vedere se funziona anche per altre cose – gli dissi io maliziosa.

- Lo scoprirai presto, sta tranquilla – mi rispose.

- Cullen vieni a giocare, subito – gli gridò il coach.

- Arrivo – gli rispose Edward.

- Il dovere ti chiama. Comunque ti consiglio di andarti a mettere la maglietta, perché qui stanno tutti sbavando guardandoti – gli dissi io, mentre le ragazze mi fulminavano con lo sguardo.

- Sbavano solo perché sono a dorso nudo? – mi chiese lui con un tono da bambino.

- Come se tu non lo sapessi – gli dissi.

- Non è che sei tu che sbavi? – mi chiese.

- Ci vuole ben altro per farmi sbavare, mio caro – gli dissi.

- Cullen – gridò di nuovo il coach.

- Vai dai, non mi piace far incazzare il coach – gli dissi.

- L’ho notato – mi disse lui.

Si avvicinò alla mia faccia ad una distanza davvero pericolosa, come me avevo fatto io poco fa, e dopo avermi regalato un sorriso sghembo davvero ammaliante andò a mettersi la maglietta come gli avevo consigliato e corse a centro campo iniziando a giocare. Non appena i suoi compagni di squadra lo videro si concentrarono ancora di più e giocarono al meglio. Ovviamente lui era il più bravo, ma anche gli altri tutto sommato non se la cavavano male. la cosa che mi colpì fu il fatto che non si fece minimamente distrarre dalle ragazze che c’erano in palestra, dalle ragazze che non facevano altro che chiamarlo e incitarlo. Lui le ignorò e rimase concentrato nel gioco. Si vedeva che gli piaceva giocare a basket e osservandolo mi resi conto che era tremendamente sexy anche mentre giocava. A vederlo sembrava il classico ragazzo bello e impossibile, il classico tipo stronzo, ma in fondo poteva anche sembrare il ragazzo perfetto, perfino perfetto per una come me, peccato solo che io stavo bene così, non volevo nessun ragazzo.

 

 

Il coach di basket:

http://img530.imageshack.us/i/ilcoachdibasket.jpg/][img=http://img530.imageshack.us/img530/4884/ilcoachdibasket.th.jpg

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- nanerottola: Si infatti, i Cullen iniziano a subire il fascino delle ragazze e ancora questo è niente.

 

- mamarty: In effetti Bella sulla moto c’è la vedo bene. Mi piaceva molto come idea.

 

- SweetCherry: Ero al pc e così mi sono detta “perché non postarne un altro?”. Detto fatto.

 

- papeete: Io c’è le vedo proprio le ragazze a tenere testa a quei tre, per questo le ho descritte dal carattere forte. Ti anticipo comunque che il fatto che siano così dure è dovuto anche alla loro infanzia. Diciamo che non tutto è stato rose e fiori per loro e anche i Cullen hanno avuto qualche problema. Per questo tutti e sei hanno indossato questa sorta di maschera che li protegge. Pian piano si apriranno, però. Quanto a Britney e a Kim ti assicuro che ben presto saranno solo un vano ricordo per le ragazze, perché loro le sostituiranno in tutto e per tutto. Comunque, come hai detto tu gli impegni ci sono, ma visto che molti capitoli sono già stati scritti non mi costa nulla postarne più di uno al giorno. Per il fatto del tu, non dirlo nemmeno per scherzo. E’ ovvio che devi darmi del tu, in fondo anche io lo sto facendo, sperando che nemmeno per te sia un problema.

 

- nefertiry85: Prometto che seguirò il tuo consiglio qualora dovessi descrivere un altro capitolo in cui Bella appare con la sua moto. Per un po’ non c’è ne saranno, ma in futuro, tutto può essere. Comunque grazie del consiglio, secondo me fanno sempre bene.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a gamolina che mi ha inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 11
*** Fammi scendere...o forse no ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed ecco il secondo capitolo della giornata. Spero vi piacerà.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 11

FAMMI SCENDERE…O FORSE NO

 

POV ALICE

 

Erano già passati due mesi da quando ci eravamo trasferiti a Phoenix e, ormai, ci eravamo ambientate benissimo sia nella nuova città sia a scuola, eravamo tornate ad essere quelle che eravamo a New York, le più popolari della scuola. Ovviamente anche qui l’invidia della gente nei nostri confronti si sviluppava sempre di più, ma sia io che le mie sorelle eravamo abituate a questo, ormai, non ci facevamo più caso. Una settimana dopo il nostro arrivo eravamo già sulla bocca di tutti e tutti facevano a gare per diventare nostri amici, o per lo meno volevano entrare nelle nostre grazie, e avrebbero fatto di tutto per riuscirci. Ciò venne dimostrato dal fatto che le elezioni per eleggere il Presidente o la Presidentessa dell’associazione scolastica, avvenute una settimana dopo il nostro arrivo, vennero vinte da Bella, con un vantaggio a dir poco sorprendente per una ragazza appena arrivata in città. Per mia sorella fu molto semplice raggiungere il suo obiettivo e lo stesso successe per me che esattamente due settimane dopo il nostro arrivo divenni la capo cheerleader. Rubare il posto a Britney fu un gioco da ragazzi, mi bastò entrare in squadra e attirare le ragazze dalla mia parte, con lei facevo davvero l’insopportabile e spesso mi incitava a lasciare la squadra, così gli proposi una sfida. Avremmo organizzato una coreografia ciascuno e poi l’avremmo eseguita insieme alle altre cheerleader davanti a tutta la scuola. Se avessi perso io avrei dovuto abbandonare la squadra, se invece avessi vinto sarebbe stata Britney ad uscire dalla squadra e io sarei diventata il nuovo capitano. Ovviamente a tutta la scuola piacque di più la mia di coreografia e vinsi diventando capitano. Nonostante i patti presi prima della gara decisi di non farla uscire di squadra, tutto sommato se la cavava, quindi mi sarebbe stata utile. Inutile dire che, comunque, lei, la sua amica Kim e il resto del suo gruppo, con il nostro arrivo finì tra il gruppo degli sfigati. Non c’era più nessuno che le calcolava, anzi, tutti pian piano si stavano vendicando per quello che quelle quattro oche gli avevano fatto passare. Il divertimento era assicurato. I professori, ormai, ci avevano perso la speranza con me e con le mie sorelle e si comportavano come facevano con i Cullen, avevano capito che noi e quei tre eravamo fatti della stessa pasta. Con loro il rapporto non era cambiato, continuavamo a provocarci a vicenda, ogni scusa era buona per farlo. Io e le ragazze avevamo ammesso che era davvero belli e anche loro lo pensavano di noi, si vedeva da come ci guardavano, eppure non c’era mai stato niente tra di noi, a parte qualche occhiata maliziosa o peggio ancora una certa vicinanza pericolosa. Niente baci, niente sesso. Era una cosa abbastanza strana, considerando che in altre occasioni, ne io ne le mie sorelle, ci saremmo fatte scappare l’occasione di andare a letto con ragazzi di quella portata, eppure ci limitavamo a battibeccare con loro e basta. Io avevo delle ore in comune con Jasper e molte volte iniziavamo a litigare così tanto che il professore ci sbatteva fuori dalla classe, anche se devo ammettere che spesso lo facevamo apposta. Adesso ero in palestra visto che c’erano gli allenamenti di basket e durante gli allenamenti noi cheerleader dovevamo essere quasi sempre presenti. Eravamo messe nelle tribune per riposarci un po’ e le ragazze non facevano altro che parlare dei Cullen e di quanto fossero irraggiungibili. Nessuna di loro era loro amica, molto nemmeno gli parlavano e due o tre erano andate a letto con loro, ma probabilmente, a quanto dicevano, i Cullen non se ne ricordavano nemmeno, per loro una valeva l’altra. Il fatto che noi ci parlassimo e che gli tenevamo testa era un altro motivo per loro di invidia nei confronti miei e delle mie sorelle, anche se secondo me erano delle bambinate. Non le sopportavo più, parlavano sempre e solo di loro, ormai, nemmeno le ascoltavo più.

- Hey mostriciattolo – mi disse Edward avvicinandosi a me, mentre le guance delle ragazze iniziavano a diventare color pomodoro per la vicinanza con Cullen.

In quel momento gli fui grata che fosse venuto altrimenti mi sarebbe toccato continuare a sentire le loro fantasie.

- Mi stavo chiedendo dove fossi finito – gli dissi sarcastica.

- Ti mancavo così tanto? – mi rispose lui.

- Più che altro mi preoccupavo per la poveretta che fosse finita nelle tue mani – gli dissi ridendo.

- Puoi stare tranquilla, allora, sta benissimo – mi rispose lui.

- Me lo auguro per lei – gli dissi.

- Mio fratello dove si è cacciato? – mi chiese lui.

- E per quale motivo pensi che lo sappia io? E poi sicuramente sarà rinchiuso da qualche parte con qualche malcapitata – gli dissi allusiva.

- Mi hanno detto che era con te – mi disse lui.

- Divertente, ma non credo proprio – gli dissi.

- Dai a parte gli scherzi, dov’è Jasper? – mi chiese.

- Non stavo scherzando, non ne ho idea – gli dissi.

- Uno della vostra classe mi ha detto che vi hanno sbattuti fuori dalla classe insieme – mi disse lui.

- Siamo usciti fuori a fumarci una sigarette, poi io sono venuta qui e lui è rimasto fuori. Non lo so dove sia. Prova a cercarlo in aula proiezioni, magari è lì – gli dissi maliziosa.

- E perché dovrebbe essere lì? – mi disse lui facendo finta di cadere dalle nuvole.

- Forse perché se le scopa tutte lì dentro? – gli chiesi, ma la mia era una domanda retorica.

Lui si mise a ridere e mi passò la mano nei capelli per scompigliarmeli. Errato, questo non si faceva e lui lo sapeva, ma sembrava duro d’orecchi. Non voleva capirlo. Lo guardai con collera e lui accorgendosene rise ancora più forte e continuò imperterrito a scompigliarmi i capelli. Gli scansai la mano come una furia e mi avventai su di lui che prevedendo la mia mossa si scansò e si abbassò prendendomi per le gambe e mettendomi sulle sue spalle come fossi un sacco di patata.

- Mettimi giù subito – gli urlai mentre provavo a divincolarmi dalla presa, ma non c’era niente da fare. Era troppo forte per me.

- Dammi una buona ragione per cui dovrei farlo – mi disse lui.

- Forse perché così è sleale? – gli dissi io retorica.

- Senti chi parla, la nanetta malefica – mi disse lui mentre rideva come un pazzo, seguito da tutti i presenti in palestra.

- Stai aggravando la tua posizione – gli dissi io furiosa.

- Allora conviene che non ti faccio scendere, altrimenti chissà cosa mi fai – mi disse lui facendo finta di avere paura.

- Appena i miei piedi appoggeranno terra tu sei morto – gli gridai cercando si coprirmi con la mano il sedere.

Avevo la divisa da cheerleader e la gonna era molto corta, quindi in quella posizione, dovevo avere praticamente il sedere di fuori.

- Lo vedi? Ho ragione io, non posso correre il rischio di metterti giù – mi disse lui ancora ridendo.

- Bene, tanto prima o poi ti dovrai stancare – gli dissi io.

- Ho una resistenza molto lunga – continuò lui.

- Non possiamo stare in palestra per sempre – gli dissi io, pentendomene dopo aver sentito la sua risposta.

- Hai ragione, forse è meglio fare un giro – mi disse lui uscendo dalla palestra e dirigendosi nell’istituto.

- Edward non puoi farlo, fammi scendere – gli dissi io continuando a coprirmi il sedere.

Questa volta lui se ne accorse e prese dagli spogliatoi una maglietta di chissà chi e me la appoggiò, almeno qualcosa di buono l’aveva fatta. Arrivammo nell’edificio e tutti i ragazzi erano fuori dalle aule, del resto era l’ultima ora e di solito, a quest’ora, non si faceva mai niente. Edward continuava a camminare mentre io urlavo e mi divincolavo come una pazza.

- Dannati maschi e dannate palestra – dissi io.

Quel ragazzo aveva una forza allucinante, aveva più di mezz’ora che mi portava sulle spalle e ancora non sembrava non mostrare segni di stanchezza. Tutta colpa dei suoi dannati allenamenti e delle ore spese in palestra.

- Mi fai scendere? – gli dissi cantilenando.

- Non ancora, prima hai detto che volevi farti un giro, così ti sto accontentando – mi rispose.

- Hey fratello ma che stai facendo? – disse Jasper vedendoci incontro e ridendo come un pazzo.

- Sto facendo fare un giro ad Alice. Ha insistito tanto e alla fine l’ho accontentata – gli rispose Edward.

- Si certo come no. Jasper fammi scendere – dissi rivolgendomi all’altro fratello.

- E io cosa ci guadagno ad aiutarti? – mi chiese lui ancora ridendo.

- Più che guadagnarci, diciamo che non ci perdi. Se mi aiuti mi vendicherò solo di Edward – gli dissi.

- Niente da fare, preferisco fare compagnia a lui durante la tua vendetta – mi rispose lui.

- Bravo fratello – gli rispose Edward dandogli il cinque.

- Fatemi capire, cos’è una congiura contro di me? – gli dissi.

- Non proprio, ma se vuoi metterla così fai pure – mi disse Edward.

- Siete due stronzi con la “s” maiuscola – gli dissi.

- E io? – disse Emmett raggiungendoci.

- Mi aiuti a scendere? – gli dissi.

- Fammici pensare……uh……No – mi disse lui infine.

- Mi correggo, siete tre stronzi con la “s” maiuscola – gli dissi furiosa.

- Adesso va meglio – mi disse Emmett ridendo.

- Fatemi capire, non avete nient’altro di meglio da fare che perdere tempo con me? Ci sono diecimila ragazze che vorrebbero essere al mio posto, quindi fatemi scendere e prendetevela con qualcun’altra – gli dissi io.

- Nessun divertimento può essere paragonato a quello che ci facciamo con te e le tue sorelle – mi disse Jasper.

- Anzi, dove sono? Così ci divertiamo un po’ anche con loro – continuò Emmett.

- Vi piacerebbe – dissero all’unisono Bella e Rosalie comparendo dietro di noi.

Tutti i ragazzi della scuola ci guardavano, alcuni divertiti, altri infastiditi e altri ancora invidiosi, ma in quel momento ciò che mi interessava era scendere dalle spalle di Edward.

- Grazie a Dio. Aiutatemi a scendere – dissi rivolgendomi alle mie sorelle.

- E secondo te, noi glielo permetteremo? – mi disse Emmett, mentre io gli lanciavo uno sguardo furioso.

- Falla scendere, subito – disse Rosalie.

- Uh che paura – la rimbeccò Edward.

- Mettila giù – gli disse Bella.

- Assolutamente no – gli rispose Edward.

- E’ mezz’ora che sono qui sopra, mi fate scendere? – gridai come una pazza.

- Lo scherzo è bello quando dura poco – disse Bella.

- Hai ragione – gli disse Edward.

Si avvicinò a Jasper e mi prese meglio per passarmi a lui.

- Te la cedo, divertiti tu, io mi dedicherò a qualcun'altra – disse Edward a Jasper.

- Cioè? – gli chiese Jasper mettendomi sulle sue spalle.

- Qualcuna qui è gelosa, vuole giocare anche lei – disse Edward guardando Bella.

- No, no, non ti permettere – gli gridò Bella che aveva capito le sue intenzioni.

- Oh si, invece – gli disse lui ridendo.

Bella iniziò a correre come una pazza e Edward la seguiva. A fine corridoio riuscì a prenderla e se la mise sulle spalle, mentre lei si dimenava come una pazza isterica. Edward da lontano ci fece un segno con la mano come a salutarci e scomparve dal corridoio insieme a Bella. Mi scappò una risata e con me si misero a ridere anche Rosalie, Emmett e Jasper.

- Mi fai scendere? – gli chiesi tornando seria.

- Scordatelo – mi rispose lui.

- Rosalie? – la chiamai per farmi aiutare.

- Mi dispiace, ma veditela da sola, non voglio fare la fine di Bella – mi disse lei andandosene seguita da Emmett.

- Questa me la paga – dissi.

- A noi due Swan – mi disse Jasper, ignorando le mie imprecazioni.

Non gli risposi e lui iniziò a camminare dirigendosi chissà dove. Non ero mai stata tanto vicina a lui e non so perché, ma la cosa non mi dispiacque affatto. Potevo sentire il suo profumo e il contatto tra la mia pelle e la sua mi piaceva un sacco. Sentire le sue braccia stringere il mio corpo era davvero un bella sensazione, una sensazione che non avevo mai provato trovandomi a contatto con un ragazzo. Solo una cosa volevo in quel momento, non volevo assolutamente scendere da lì.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- maja89: Aggiorno in fretta perché parte dei capitoli sono già scritti. Quanto alle immagini, mi piace dare un volto a ciò che descrivo.  

 

- mcgi86: Ho postato prima che ho potuto.

 

- TanyaCullen: Si, presto Bella si renderà conto che Edward è anche più di quello che lei poteva aspettarsi. Ti anticipo che fra pochi capitoli tutti e sei inizieranno a guardarsi con occhi diversi e cominceranno a buttare la maschera, mostrandosi per quelli che sono.

 

- twilight4ever: Si, hanno caratterini tutti molti forti, ma vedrai che presto abbasseranno la maschera. Non sono davvero così. Si comportano così solo per proteggersi e per non soffrire.

 

- nefertiry85: Come vedi il regalino te l’ho fatto, ho postato un altro capitolo subito. Comunque in questo capitolo le Swan hanno già sostituito le oche, che già iniziavo a non sopportare. Comunque, si, Bella è gentile con l’allenatore, perché a pelle gli piace, soprattutto vedendo i metodi che usa con i ragazzi della squadra. Infatti, lei stringerà amicizia con lui, che saprà dargli consigli da persona adulta quale è, consigli di cui lei ha bisogno, considerando che non può chiedere a qualcun altro. Capirai con il tempo.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a gamolina che mi ha inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

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Ancora in  corso

 

L’amore è magia

 

Ricordare il passato

 

L’amore vince sempre

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Solo sesso? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 12

SOLO SESSO?

 

POV EMMETT

Una cosa era certa, Edward era nei guai. La vendetta di quel folletto sarebbe stata tremenda. Di sicuro Alice se la sarebbe presa anche con Jasper e con me, e qualcosa mi diceva che in mezzo ci sarebbe andata anche Rosalie che si era rifiutata di aiutarla. L’aveva lasciata nelle mani di Jasper e se ne era andata dicendo che non voleva fare la fine di Bella. Io l’avevo seguita, lasciando quei due da soli.

- Il folletto si vendicherà anche su di te – dissi rivolgendomi a Rosalie che non si era accorta che l’avessi seguita.

- Correrò il rischio – mi rispose lei fredda.

- Te l’ho mai detto che parlare con te mi fa venire in mente un bicchiere di latte scaduto? Siete entrambi acidi – gli dissi sarcastico.

Non appena terminai la mia frase, lei smise di camminare di botto, si avvicinò a me e si fermò a venti centimetri di distanza dalla mia faccia.

- Il tuo sarcasmo non mi tange assolutamente, ma scivola sul piano inclinato della mia indifferenza – mi disse lei guardandomi furiosa.

I nostri visi, per la prima volta, erano davvero vicini, pericolosamente vicini. Riuscivo a sentire il suo fiato sulla mia faccia e il suo fantastico profumo mi inebriava le narici. Non potei fare a meno di costatare quanto fosse bella, nonostante quell’aria furiosa dipinta in volto. Era la ragazza più bella che avessi mai visto e il suo carattere forte non faceva altro che intrigarmi. Non mi era mai successo nulla di simile, di solito guardavo solo il fisico in una ragazza, il resto non mi interessava, non ero tipo da storie serie. In quella ragazza, però, ogni cosa mi attirava, ma ciò che più mi stupiva era la fortissima attrazione fisica che sentivo quando gli stavo vicino. Non mi era mai capito di essere così attratto da una ragazza. Notai che il suo viso era ancora a pochi centimetri dal mio e le sue labbra rosee mi attiravano come calamite. Non mi resi nemmeno conto di quello che stavo facendo, so solo che in meno di due secondi accorciai la distanza tra i nostri visi e le mie labbra reclamarono le sue. Ciò che, però, non mi aspettavo fu la sua reazione. Ero convinto che mi avrebbe allontanato e mollato uno schiaffo, invece, quando le mie labbra toccarono le sue, lei si lasciò andare. Dischiuse le labbra e permise alle nostre lingue di incontrarsi e di giocare tra loro. La tirai verso di me e lei mi lasciò fare, il bacio stava diventando sempre più passionale. Lo volevo io e lo voleva lei. Mi passò le mani tra i capelli tirandomi maggiormente a sé. A quel punto, non ci vidi più, la presi e la sbattei al muro con irruenza, la volevo e la volevo adesso. Lei mi lasciò fare, non si tirò indietro, sembrava volere quello che volevo io. Si ritrovò bloccata al muro con me di fronte, ma la situazione sembrava piacergli. Con una mano continuò a giocare con i miei capelli e con l’altra iniziava a farsi strada sotto la mia maglietta, mentre io feci lo stesso con lei. Gli passai una mano sul bordo del reggiseno, mentre con le labbra iniziavo a percorrere tutto il profilo del suo collo. Vedevo in lei l’eccitazione crescere, la stessa eccitazione che provavo io. Eravamo in corridoio, sotto lo sguardo di tutti e si iniziavano a sentire i mormori dei ragazzi. Erano davvero fastidiosi. La presi in braccio, mentre le sue gambe circondarono il mio corpo come a non volermi lasciare andare e mentre continuavamo a baciarci con enfasi giungemmo nella sala proiezioni. Chiusi la porta a chiave senza staccarmi dalle sue labbra e poi la appoggiai con veemenza sulla cattedra e mi buttai a peso piuma su di lei. Smettemmo di baciarci e le mie labbra presero a percorrere il profilo delle sua bocca, per poi continuare nell’orecchio e nel collo. Lei con le mani si fece di nuovo strada sotto la mia maglietta fino a togliermela, lo stesso feci io, ammirandola in tutta la sua straordinaria bellezza. Con le labbra scesi nell’incavo dei suoi seni fino a giungere nell’ombelico accarezzandolo con la lingua. Vedevo lei fremere di eccitazione e mi stringeva di più a sé pronta per unire il mio corpo con il suo. Non passò molto tempo prima che questo accadde ed i gemiti iniziarono a espandersi per tutta la stanza. Restammo lì a bearci di quei momenti fino a quando entrambi raggiungemmo l’apice del piacere. Solo allora ci staccammo e mi resi conto che, nonostante fossi andato con centinaia di ragazze diverse, le sensazioni provate con Rosalie, non le avevo mai provate con nessuna. Quella ragazza ci sapeva fare, in tutti i sensi. Quando terminammo nessuno dei due parlò, ci rivestimmo e uscimmo dall’aula. La cosa non mi stupì, io facevo sempre così e lei sembrava essere come me. Una scopata e via, non c’era niente di meglio. Non riuscivo a capire cosa passasse nella mente di coloro che credevano e pretendevano di avere storie serie, erano così monotone. A cosa serviva l’amore, se potevi avere tutte le ragazze che volevi? L’amore era fatto per i sognatori, per quelli tanto presuntuosi da credere che esistesse una persona adatta a passare l’intera vita con un’altra. Che sciocchezze. Io non sarei mai stato capace di innamorarmi, non sarei mai stato capace di desiderare una sola donna e fregarmene delle altre. Io amavo le ragazze e l’unica cosa che mi interessava era portarmele a letto, saziare i mie istinti, le mie passioni, i miei desideri. Per me, era già difficile portarmi a letto la stessa ragazza per più di una volta, pensa se sarei stato capace di stare con qualcuna per sempre. Era davvero impensabile, da pazzi, eppure tanti erano i pazzi a farlo. Vai a capire le persone. Ci dirigemmo verso la classe di matematica. A differenza di prima, nel corridoio, non c’era nessuno, tutti i ragazzi erano già entrati in aula da un pezzo. Arrivammo in classe ed entrammo senza nemmeno bussare alla porta, mentre tutti i ragazzi ci guardavano. Di certo già tutta la scuola sapeva di quello che era appena successo. Ci sedemmo ognuno nei nostri banchi senza nemmeno guardarci, mentre il professore ci lanciava sguardi di fuoco.

- Vi sembra questa l’ora di presentarvi in classe? – ci disse lui.

- Avevamo di meglio da fare – dicemmo all’unisono io e Rosalie sorridendo maliziosi.

- Immagino quale fosse il vostro da fare – ci rispose il professore.

- Bisogna mantenersi in allenamento – gli dissi io.

- Consiglierei anche a lei di provarlo, la vedo piuttosto sciupato – continuò Rosalie lasciando il professore senza parole.

Lui la fulminò con lo sguardo e poi riprese a spiegare, mentre io mi appoggiai al banco pronto per addormentarmi e Rosalie si mise ad ascoltare le canzone nell’i-pod. Quella ragazza era forte e mentre la guardai, per la prima volta dopo quello che era successo tra di noi, non fui più tanto sicuro delle certezze che avevo sempre avuto.

 

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- mcgi86: Ed eccoti un altro capitolo. Spero ti piacerà.

 

- nefertiry85: Mi scuso per non essere riuscita a postare prima di adesso. Comunque Rosalie è diventata insieme alle sorelle una tra le più popolari della scuola. E’ la reginetta della scuola, come lo era nella vecchia scuola.

 

- TanyaCullen: Anche per me la coppia Edward-Bella è la più bella e ti assicuro che i saranno molto sorprese per loro due. Edward non si riconoscerà più. Ti chiederai dove sia finito l’Edward che hai visto fino ad ora. Diventerà romanticissimo e innamoratissimo. Ho già in mente cosa sarà capace di fare. Una sorpresa continua. Ti dico solo: “Beata Bella”. Comunque ti do anche un’altra anticipazione, non tutto sarà facile per loro due. Perché un personaggio del passato di Bella potrebbe ricomparire. Ho già detto molto.

 

- Cullengio: Ho postato il prima che ho potuto. Grazie dei complimenti, mi fa piacere che la mia storia ti piace.

 

- twilight4ever: Si, da adesso in poi inizierà a succedere qualcosa. All’inizio penseranno sia solo attrazione fisica, ma tra pochissimi capitoli inizieranno a capire che non è così.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a gamolina e a PATRIZIA70 che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

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L’amore è magia

 

Ricordare il passato

 

L’amore vince sempre

 

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Capitolo 13
*** Un tuffo in piscina ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 13

UN TUFFO IN PISCINA

 

POV JASPER

Stavo andando in giardino con Alice sulle spalle, mentre lei continuava a scalciare per farsi mettere giù.

- La vuoi smettere di divincolarti? Tanto non ti faccio scendere – gli dissi.

- Giuro che te la faccio pagare – mi disse lei.

- I soldi non sono un problema per me – gli dissi sarcastico.

- Davvero spiritoso, peccato che non mi fai ridere – mi rispose lei.

- Se ti vedessi sono sicuro che rideresti anche tu – gli dissi.

In effetti era davvero buffa per come si divincolava, ma devo ammettere che lo faceva comunque con stile. Gridava, questo è vero, ma non sembrava assolutamente una di quelle quattro galline che c’erano a scuola, i suoi urli erano graziati. Aveva già due mesi che conoscevo lei e le sue sorelle e mai, e ribadisco mai, si erano mostrate accondiscendenti verso di noi, a differenza di tutte le ragazze della città. Questo credo fosse quello che più attirava me e i miei fratelli a stuzzicarle, senza considerare che la loro bellezza era comunque una carta a loro favore. Arrivai nella grande piscina della scuola e notai che non c’era nessuno. Di sicuro erano tutti a fare lezione, visto che avevamo anticipato gli allenamenti di nuoto all’ora prima. Un’idea mi balenò nella mente e pensare alla reazione furiosa che avrebbe avuto Alice non fece altro che stuzzicarmi ancora di più. Mi avvicinai al bordo piscina e subito lei capì le mie intenzioni.

- Non ti azzardare – mi urlò lei.

- Altrimenti cosa succede? – gli dissi io ridendo come un pazzo.

- Succede che la tua fine sarà lenta e dolorosa – mi rispose.

- Sto tremando dalla paura – gli dissi scaraventandola dentro l’acqua.

Non appena toccò il fondo della piscina risalì e sbucando fuori dall’acqua mi guardò con sguardo furioso.

- Questo non lo dovevi fare – mi disse lei arrabbiata.

- Io non volevo, ma è stata colpa tua. Tu mi hai minacciato, io mi sono spaventato e ho iniziato a tremare per la paura e così non c’è l’ho fatta a tenerti e mi sei scivolata – gli dissi ridendo come un pazzo.

- Toglimi una curiosità, bastardi si nasce o si diventa? – mi chiese furente.

- Per quanto mi riguarda direi entrambi. Io sono nato così, poi crescendo sono peggiorato – gli risposi ridendo.

- Povera la sventurata che ti dovrà sopportare per il resto della vita – mi rispose lei.

- Per adesso non me ne preoccuperei, non ho nessuna intenzione di accasarmi – gli risposi.

- Meglio così allora – mi rispose furiosa.

- E dai non essere così arrabbiata, è solo un po’ d’acqua – gli dissi.

- Sei proprio uno stronzo – mi disse uscendo dalla piscina.

- Me lo dicono in tanti – gli dissi mentre lei si avvicinò a me.

Sapevo già quale era il suo intento, avrebbe voluto buttarmi in piscina e io non avrei opposto resistenze, ma se cadevo io lei mi seguiva.

- Potresti cambiare – mi disse lei avvicinandosi a me maliziosamente.

- Mi piaccio così – gli risposi cercando di non fargli capire che avevo capito il suo intento.

- In effetti hai ragione. Gli stronzi attirano le ragazze come calamite – mi disse sempre più maliziosa, mentre le sue labbra era a pochi centimetri dalle mie.

- Questa l’ho già sentita – gli dissi mentre le sue labbra si posarono sulle mie.

Quel contatto non mi dispiacque affatto, anzi lo trovai molto piacevole. Se non avessi saputo qual era il suo fine, mi sarei volentieri lasciato andare e fatto trasportare dalla passione che sentivo nascere dentro. Mentre mi baciava, intrecciò le sue dita nei mie capelli e io la attirai a me, sarebbe caduta in piscina con me, di questo non c’erano dubbi. Per un momento sentì come se il suo intento originale si fosse andato a fare benedire e che si stesse lasciando trasportare da ciò che avrebbe seguito quel bacio, ma poi tornò in sé e in pochi secondi mi buttò in piscina, ma come previsto lei mi seguì in acqua, guardandomi con fare omicida.

- Pensavi bastasse un bacio per distrarmi? Ho capito subito qual era il tuo intento e ti ho lasciata fare, ma era scontato che tu mi saresti seguita in piscina – gli dissi ridendo.

- Sei proprio uno stronzo schifoso – mi disse lei.

- Questo me l’hai già detto, essere ripetitiva rischia di inclinare la tua fama – gli dissi ridendo.

- Correrò questo rischio – mi disse lei.

- Non ne dubito – gli dissi schizzandola con l’acqua e facendola sorridere.

Iniziò così una lotta di schizzi all’ultimo sangue. Ovviamente io ero in vantaggio, avevo più forza rispetto a lei e l’acqua che gli schizzavo era maggiore rispetto a quella che riusciva a tirarmi lei, ma comunque non si lasciava intimorire. Si avvicinò a me e mi prese per la testa mettendomela sott’acqua e cercando di tenerla lì sotto il più possibile. Non aveva considerato due cose. Io avevo una grandissima resistenza in apnea e secondo ero molto più forte di lei, per questo in poco tempo mi divincolai dalla sua presa e i ruoli si invertirono. Nonostante tutto, quel folletto riuscì a scappare dalla mia presa e riprese a schizzarmi. Andai verso di lei e la presi sulle spalle facendola poi cadere all’indietro, cosa che successe un sacco di volte. Restammo in piscina a giocare per quasi un’ora e ci stavamo pure divertendo, cosa che non mi era mai successa. Io con una ragazza volevo solo farci sesso, nient’altro. Non esisteva giocarci, parlargli, ascoltarla o robe del genere. Il mio unico obiettivo era portarmela a letto, eppure stando con Alice a giocare tutto quel tempo mi ero divertito molto e cosa strana, non avevo pensato un solo momento ad un secondo fine se non quello di divertirci. Era davvero simpatica, anche se cercava di mostrare il contrario, anche se cercava di mostrarsi dura e presuntuosa.

- Basta, tregua. Sono distrutta – mi disse ancora ridendo.

- Hai resistito anche più del dovuto – gli dissi.

Non era facile giocare dentro l’acqua in quel modo e resistere per molto, eppure lei c’era riuscita.

- Mi sento a pezzi, tu, invece, sembri in piena forma – mi disse.

- Anni e anni di duri allenamenti. Ormai, l’acqua, è diventata la mia seconda casa – gli dissi sincero.

- L’ho notato – mi disse lei uscendo dalla piscina, mentre io la seguì.

- Prendi questo, prima che ti viene qualcosa – gli dissi porgendogli un accappatoio pulito che c’era in piscina e prendendone uno anche per me.

- Jasper Cullen che fa il gentile, questa me la devo proprio scrivere – mi disse ridendo prendendo l’accappatoio che gli avevo offerto.

- Ecco brava, scrivitela, perché non so quando ricapiterà – gli dissi ridendo.

- Almeno ho scoperto che se vuoi sai esserlo – mi disse sorridendo.

- Il problema è che non voglio – gli dissi tornado quello di sempre.

Non riuscivo a capire perché mi ero mostrato gentile nei suoi confronti, non era da me. Però, se essere gentile, significava ricevere in cambio quel suo magnifico sorriso, beh, forse, avrei dovuto esserlo più spesso.

- Ed ecco che ritorna lo stronzo – mi disse lei ridendo.

- Quello non se ne è mai andato – gli risposi.

- Pazienza, tanto ci ho già fatto l’abitudine – mi disse lei.

- Ecco, appunto – gli risposi.

Lasciammo gli accappatoi in piscina e tornammo nell’istituto completamente bagnati. Ovviamente non mancarono le occhiate di tutti i ragazzi, ma non ci feci nemmeno caso, ormai ero abituato. In corridoio incontrammo Rosalie che chiamò Alice, la quale gli corse incontro. La guardai senza farmi notare e mi resi conto che anche in quello stato era bellissima, ma soprattutto mi pentì di non aver approfondito quel bacio. Un pensiero riuscì a consolarmi, ci sarebbero state sicuramente altre occasione, eccome se ci sarebbero state.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- gamolina: Si direi che ci avviciniamo sempre di più al momento che finalmente aprano gli occhi. Comunque per sapere cosa succederà all’ultima coppietta che stava scappando dovrai aspettare il prossimo capitolo. Questo era dedicato a Alice-Jasper. Volevo raccontare anche cosa fosse successo a loro.

 

- nefertiry85: Mi scuso se non ho potuto postare prima, ma non ci sono stata. Scusa ancora.

 

- mcgi86: Si, Emmett è stato il primo. E ti anticipo che sarà il primo a farsi avanti con Rosalie. Questo succederà fra pochi, pochissimi capitoli. Per sapere di Edward e Bella dovrai aspettare il prossimo capitolo.

 

- Angels4ever: Si alla fine si innamoreranno tutti e sei e ti assicuro che succederà molto presto.  

 

- G_i_s_y: Per vedere il mio lavoro finito dovrai aspettare ancora un po’, ma ti posso dire che prestissimo vedrai le coppie formarsi e soprattutto cambiare. Non si riconosceranno più, soprattutto i maschietti. Grazie per i commenti.

 

- Xx_scrittrice88_xX: Sono contenta che la storia ti abbia fatto ridere. In effetti vedere come reagiscono e cosa dicono tutti e sei fa un po’ ridere. Comunque si, Emmett sta capendo che, forse, con Rosalie vale la pena cambiare. Ma si renderà bene conto di questo fra poco, pochissimo anzi. E pure Rosalie cadrà ai piedi del suo scimmione. Comunque si, sono una fan sfegatata di One tree hill, lo adoro e ho deciso di inserire qualche personaggio preso da lì. Il mitico coach non sarà l’unico. Per adesso ho in programma di inserire un altro bel maschietto del telefilm. Chissà se immagini già chi sia.

 

- miss_cullen90: Mi fa piacere che la mia storia ti faccia ridere. Per me è un grande complimento, anche perché credo che far ridere sia qualcosa di molto difficile.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a gamolina, a PATRIZIA70, a MaryCullenL e a girl601 che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

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L’amore è magia

 

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L’amore vince sempre

 

 

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Capitolo 14
*** In terrazza ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

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CAPITOLO 14

IN TERRAZZA

 

POV BELLA

Mi ritrovavo sulle spalle di Edward a divincolarmi come una pazza furiosa, solo per aver difeso mia sorella. Era ufficiale, dovevo imparare a farmi i cazzi miei anche quando si trattava di Rosalie e Alice. Per di più il signorino non aveva nessuna intenzione di mettermi giù e la cosa mi dava parecchio fastidio. Non so quante volte glielo chiesto, ma Edward sembrava duro di comprendonio.

- Mi sono stufata – gli dissi acida.

- Peggio per te, io mi diverto – mi rispose Edward.

- Ti sei già divertito abbastanza, fammi scendere – gli dissi.

- Non ancora – mi disse lui ridendo.

- Non ho ancora capito perché i ragazzi dovete essere per forza così stronzi. Ne avessi incontrato uno diverso – gli dissi.

- Non tutti i ragazzi sono stronzi, siete voi ragazze che andate a cercare quelli stronzi. E tu sei una di quelle – mi disse lui.

- Io non cerco proprio nessuno, sto benissimo così – gli risposi.

- Non ci credo – mi disse Edward.

Smisi anche di rispondergli, del resto non avrei cavato un ragno dal buco. Continuava a camminare e ormai non avevo più guardato dove volesse portarmi. Ad un certo punto si fermò, mi guardai attorno e realizzai che ci trovavamo nella terrazza della scuola. A dire il vero, nonostante fossero passati già due mesi dal mio arrivo lì, non ci ero mai salita e me ne pentì, perché mi resi conto che il panorama da lassù era bellissimo. L’unica cosa che non capivo era il motivo per cui Edward avesse voluto portarmi proprio lì.

- Perché mi hai portata qui? – gli chiesi curiosa.

- Fai troppe domande – fu la sua unica risposta prima di farmi scendere.

- Finalmente – riuscì a dire non appena i miei piedi posarono terra.

- Ti piace qui? – mi chiese lasciandomi stupita. Dove era finito lo stronzo di Edward Cullen?

- Molto, non c’ero mai venuta – gli risposi.

- Lo immaginavo, di solito non ci viene mai nessuno – mi rispose lui accendendosi una sigaretta.

Non potei fare a meno di osservarlo bene, era tremendamente sexy anche quando fumava una sigaretta. I suoi capelli perennemente scompigliati gli davano un fascino senza eguali, quegli occhi erano meravigliosi, bisognava stare attenti a non guardarli troppo perché c’era il rischio di perdersi dentro quell’azzurro cielo e quelle labbra, quelle labbra era così tremendamente invitanti. In quel momento avrei voluto essere quella sigaretta che stava fumando, quella sigaretta che aveva il privilegio di toccare quelle labbra. Mi venne l’impulso irrefrenabile di baciarle, un impulso che non sapevo fino a quando sarei riuscita a controllare. Decisi di spostare la mia attenzione su qualcos’altro, era la cosa migliore. Mi voltai e iniziai ad osservare il panorama, ma c’era qualcosa, una specie di calamita che mi spingeva verso Edward. Mi voltai di scatto e vidi che mi stava osservando e la sua espressione sembrava essere di desiderio, di passione. Pian piano il suo sguardo si spostò sul mio corpo, osservandolo attentamente, per poi passare di nuovo alla mia faccia. Dovevo ammettere che il suo modo di guardarmi non mi dispiaceva affatto, anzi mi attirava sempre di più a lui. Mi avvicinai un po’ verso di lui e poi iniziai a parlare.

- Cos’è non hai mai visto una ragazza? – gli chiesi alludendo al fatto che mi stesse fissando.

- Ne ho viste centinaia, ma non di così belle – mi rispose lui.

- Guarda che con me non attacca. Ti consiglio di cambiare strategia – gli consigliai.

- Tu dici? Di solito funziona con tutte – mi disse lui malizioso.

- Io non sono come tutte – gli risposi continuando a guardarlo intensamente, mentre lui si avvicinava di più a me.

Si fermò a pochi centimetri da me e iniziò a giocare con la bretella del mio vestitino, per poi passare ad accarezzarmi il braccio.

- Sai cosa stavo pensando? – mi chiese lui.

- Sono convinta che ora me lo dirai – gli risposi.

- Il tuo vestitino è molto carino, ma non c’è lo vedo tanto bene addosso a te. Lo vedrei meglio in terra accanto al letto di camera mia – mi disse lui.

Lo guardai rendendomi conto di quanto le sue labbra fossero vicine alle mie e così senza nemmeno pensarci lo attirai a me e catturai le sue labbra tra le mie. Lui non aspettava che questo e mi bloccò contro il muro mettendosi di fronte a me. Mi baciò con passione e io feci lo stesso, forse, era qualcosa che volevo fare dalla prima volta che lo avevo visto. Era un vero stronzo, ma era pur sempre un figo da paura e a me stava bene così, non cercavo storie serie. Intreccia le mie dita tra i suoi capelli respirandone il profumo, mentre lui mi teneva stretta a sé. Il bacio era passionale ed irruente, l’attrazione fisica tra di noi era palpabile, talmente forte che avremmo potuto fare sesso lì senza curarci di essere visti, ma non sarebbe successo. Se credeva che nonostante tutto avrei ceduto così in fretta si sbagliava. Volevo farlo dalla prima volta che l’avevo visto e dopo quel bacio lo volevo ancora di più, ma bisognava dare tempo al tempo. Non sarebbero mancate occasioni per farlo, per lasciarci andare al desiderio e alla passione. Mi staccai da lui e lo guardai maliziosa.

- Non siamo in camera tua – gli dissi.

- E dove sta il problema? – mi chiese lui stupito della mia affermazione.

- Hai detto che il mio vestitino lo vedresti meglio a terra accanto al letto di camera tua, qui siamo in un terrazzo – gli dissi sempre più maliziosa.

- Dettagli, lo vedrei bene anche qui a terra – mi disse lui.

- Non condivido e poi vale sempre la prima parola – gli dissi allontanandolo definitivamente da me.

- In effetti hai ragione – mi disse lui.

- Continueremo il discorso in un luogo più appropriato – gli dissi riferendomi a quello che era appena successo.

- Giusto, sarà più eccitante aspettare e continuare in seguito, comunque come inizio non era niente male – mi disse lui avvicinandosi e mordicchiandomi l’orecchio.

- Condivido in pieno – gli dissi passandogli la punta della lingua nel contorno delle sue labbra.

Lo sentì eccitarsi, cosa che successe anche a me, ma ormai ci eravamo fermati. Aspettare avrebbe reso tutto più stuzzicante. Gli lanciai uno sguardo malizioso che lui ricambiò in pieno regalandomi anche il suo sorriso sghembo e poi mi allontanai dalla terrazza, per tornare nell’edificio. Avevo saltato l’ultima ora, quindi di sicuro le ragazze erano già fuori ad aspettarmi, così mi diressi in cortile. Non smisi di pensare a quello che era successo e sentì una scarica elettrica percorrermi tutto il corpo e se questa sensazione era dovuta solo ad un bacio, ma che bacio, non osavo immaginare a quello che avrei provato se fossimo andati avanti. Una cosa era certa, non avrei aspettato molto prima di scoprirlo. Stare così a stretto contatto con lui mi aveva fatto provare un qualcosa che non avevo mai provato, e questa cosa se da un lato mi faceva piacere, dall’altra mi spaventava parecchio, visto che io non volevo coinvolgimenti di nessun genere. Volevo solo divertirmi, nulla di più, o forse per lui potevo fare un’eccezione. Ma cosa cavolo mi passava per la testa? Ero forse diventata pazza? Niente, non doveva succedere niente con Edward, volevo solo divertirmi. Io non ero fatta per amare, l’amore faceva soffrire troppo e io non potevo più permettermelo. E se, un giorno, avrei cambiato idea di sicuro non sarebbe stato a causa di Edward, perché innamorarsi di lui equivaleva a soffrire come un cane, perché lui non era di certo il ragazzo ideale per una storia seria, anche se la cosa, in fondo, non mi sarebbe poi dispiaciuta molto. Poi, mi venne in mente un volto, il suo volto, Lucas, e allora mi resi conto che io non avrei mai avuto una storia seria, no, a me mi stava bene così la mia vita e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea.

 

Quale sarà, secondo voi, la prima coppia a formarsi?

Vi anticipo che succederà presto, molto presto.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- nefertiry85: Anche io li adoro Jasper e Alice e ti anticipo che ci sarà una bella sorpresina per Alice fatta dal suo Jasper. Qualcosa che non si aspetta assolutamente. Il suo sogno diventare realtà. Jasper diventerà un romanticone, come anche i suoi fratelli del resto, anche se tra tutti quello più romantico risulterà essere Edward.

 

- gamolina: Eccoti accontentata con il capitolo su Edward e Bella. Preparati perché fra non molte ci sarà un cambio radicale per tutte e tre le coppie. Fra due, tre capitoli al massimo.

 

- mcgi86: Ed ecco cosa è successo a Edward e Bella, spero che ti sia piaciuto.

 

- maja89: Ho aggiornato il prima che ho potuto. Ed ecco svelato cosa è successo all’ultima coppietta.

 

- miss_cullen90: Come vedi i tuoi conti non hanno fatto una piega. Il capitolo era un Edward-Bella. Come hai detto tu Bella è la più chiusa e la più aggressiva, ma ricorda che, in fondo, è quella più fragile e sensibile e soprattutto quella che un tempo all’amore ci credeva. Certo gli sarà difficile aprirsi, ma si sa, con Edward tutto cambierà.

 

- bunNyDolcEtestOlinaBuffa: Si ho capito, e ti anticipo che quando succederà saranno entrambi consapevoli dei sentimenti che provano. Non sarà quindi solo “attività fisica”.

 

- Xx_scrittrice88_xX: Anche io condivido con il fatto che mi piacciono tutti e due i fratelli Scott e non saprei scegliere, ma se proprio devo scelgo Lucas. Quindi come tu hai già indovinato il prossimo personaggi sarà lui, anche se mi serve per mettere un po’ i bastoni tra le ruote nella storia di Edward e Bella. Ho già detto tanto, quindi, sono convinta che hai già capito di cosa si tratta e soprattutto di che ruolo gli abbia dato.

 

- Twilight4ever: Diciamo che li ho tenuti fino alla fine per entrambe le cose. Comunque si, la loro storia, sarà sicuramente quella più complicata, ma a mio avviso la più bella e la più romantica. Del resto restano pur sempre i miei preferiti anche se adoro da morire le altre due coppie.

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a gamolina, a PATRIZIA70, a MaryCullenL, a girl601, a miss_cullen90 e a  _cory_ che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

 

 

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Capitolo 15
*** Una cena poco gradita ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 15

UNA CENA POCO GRADITA

 

POV ROSALIE

Avevo fatto sesso con Emmett Cullen nella sala proiezione ed era stato super. Non mi era mai capitato di provare certe sensazioni mentre facevo sesso con qualcuno, con lui era stato diverso. Dovevo farlo di nuovo, mi eccitava da morire. Da quando avevo conosciuto Emmett avevo pensato a come sarebbe stato, ma mi ero resa conto che la realtà superava di gran lunga la fantasia. Non sapevo cosa, ma c’era qualcosa in lui che mi attirava come un calamita. Cosa stava succedendo? Cercai di non pensarci. Chissà cosa avrebbero detto Alice e Bella quando gli avrei raccontato tutto. Notai che Alice era in corridoio con Jasper e cosa strana, erano bagnati fradici. Che cavolo avevano combinato? La chiamai e lei non appena mi vide mi corse incontro.

- Ma che cavolo hai fatto? – gli dissi.

- Tu cosa credi? – mi rispose lei.

- Non dirmi che Jasper ti ha buttato in piscina – gli dissi.

- In effetti l’ha fatto – mi rispose.

- Ma anche lui era bagnato – gli feci notare.

- Ho provato a buttare pure lui, ma si è accorto subito dei miei propositi e quando l’ho tirato in acqua lui ha trascinato pure me – mi disse lei ridendo.

- Posso sapere perché non ti vedo per niente arrabbiata o meglio furiosa? Mia sorella avrebbe dichiarato guerra al nemico, invece tu sembri contenta – gli dissi.

- Beh mi sono divertita. In piscina ci siamo messi a giocare con l’acqua e ti posso dire che tutto sommato non è così stronzo come appare – mi disse lei.

- Come noi, allora – gli dissi.

In fondo, la nostra era tutta una maschera. Ci comportavamo da stronze, ma in realtà non lo eravamo. Volevamo solo proteggerci e questo nostro modo di apparire, ci aveva sempre protette.

- Anche tu mi sembri contenta – mi disse lei mentre entrò nello spogliatoio per cambiarsi i vestiti, visto che quelli era bagnati fradici e per asciugarsi i capelli. Dopo uscimmo in cortile e notai che Bella ci stava raggiungendo.

- Che sorriso – dicemmo io e Alice all’unisono riferendoci al sorriso a trentadue denti che aveva Bella.

- Un normalissimo sorriso – ci rispose lei.

- Si certo come no, raccontaglielo a chi non ti conosce – gli disse Alice, mentre salimmo nel mio Mercedes e partimmo per andare a casa.

 - Ho delle novità – esordì io.

- Anch’io – disse Bella.

- Io pure, ma una piccola – disse Alice.

- Bene, chi inizia – domandai io.

- Io, visto che la mia è un cosa piccola – rispose Alice.

- Spara – gli disse Bella.

- Ho baciato Jasper, ma solo per provocazione. Volevo distrarlo e buttarlo in piscina, quindi dovevo usare per forza quest’arma, peccato che lui l’abbia capito. Comunque mi è piaciuto, non mi dispiacerà approfondire in seguito – ci disse lei.

Chissà perché, ma la cosa non mi lasciò per nulla sorpresa. Forse, in fondo, lo sospettavo.

- Brava, brava – dicemmo io e Bella all’unisono.

- Ve l’ho detto era piccola come novità, adesso tocca a voi – ci disse Alice.

- Sorella ti cedo il posto – dissi rivolgendomi a Bella.

- Ho baciato Edward, ma che bacio però. Ci mancava un attimo e avremmo fatto sesso nel terrazzo della scuola. Ovviamente abbiamo posticipato il tutto, non mi faccio di certo scappare un’occasione come quella. Non avevo mai baciato nessuno in quel modo. Quel ragazzo è una forza – ci disse Bella tutta raggiante, anche se, dal suo tono, mi sembrò leggermente turbata, ma forse era solo una mia impressione.

- E brava Bella – gli disse Alice.

- Adesso capisco tutta questa allegria – aggiunsi io.

Certo che era strano, erano passati due mesi da quando eravamo giunti a scuola e non era successo niente, le novità tutte in una volta. E c’era da dire che tutte e tre riguardavano i Cullen.

- Oggi i fratelli Cullen si sono dati alla pazza gioia con noi Swan – dissi io ridendo.

- Non dirmi che anche tu e Emmett avete fatto qualcosa – disse Alice.

- Beh si, in effetti qualcosina l’abbiamo fatta – gli dissi.

- Qualcosa mi dice che questa qualcosina non è poi così piccola – mi disse Bella.

- Ho fatto sesso con Emmett in sala proiezioni – dissi sorridendo.

- Cosa? – dissero all’unisono tutte e due.

- Avete sentito bene, ed è stato fantastico. Aspetto impaziente il bis – gli dissi.

- E bravi ai fratelli Cullen – disse Alice ridendo.

- Hanno fatto centro. Ho l’impressione che la loro fama è meritata – disse Bella.

- Ne sono convinta – gli risposi io.

Continuammo a parlare di loro per tutto il viaggio, e la cosa che notai fu che tutte e tre eravamo felici di quello che fosse successo e questo non era mai accaduto. Noi c’è ne fregavamo alla grande, invece stavolta la cosa sembrava prenderci e pure parecchio. Non riuscivo a capire se la cosa era positiva oppure no. Arrivammo a casa e ognuna andò nella sua stanza. Io mi feci una doccia e poi mi misi ad ascoltare la musica. Dopo un paio d’ore, venne a chiamarmi la domestica per dirmi che era pronta la cena, così scesi giù. Trovai tutti a tavola e mi sedetti anch’io. Parlammo per tutta la cena e i miei non facevano altro che fare domande sulla nuova scuola, sui compagni e cose varie, cose che ci chiedevano da quando eravamo arrivati a Phoenix. La cosa mi infastidiva parecchio, considerando che sembravano interessarsi a noi solo per delle sciocchezze.

- Ah ragazze, quasi dimenticavo, sabato prossimo non prendete impegni – ci disse mia madre.

- E per quale motivo? – gli chiesi.

- Abbiamo una cena – mi rispose mio padre.

- State scherzando, spero – disse Bella.

- Nessuno scherzo - rispose mia madre.

- Ma per forza di sabato dovevate organizzarla? E poi perché dobbiamo venire anche noi? – gli chiese Alice.

- Dovete venire perché fate parte della famiglia. Fino a quando resterete sotto il nostro tetto e noi dobbiamo presentarci con la famiglia voi verrete – ci rimbeccò papà.

- Che palle queste cene del cavolo – sbottò Bella.

- Modera il linguaggio, siamo a tavola – gli disse mamma.

- Bella ha ragione. E poi chi sono questi con cui dobbiamo cenare? – gli chiesi.

- Amici di vecchia data che abitano qui a Phoenix. Cercate di comportarvi bene, perchè li vedremo spesso visto che adesso abitiamo nella stessa città – ci disse papà.

- Vengono a cena qui? – gli chiese Alice.

- No, andiamo in un ristorante molto chic, quindi dovete vestirvi più eleganti – ci disse mamma.

- Ma tu devi vedere cosa ci tocca fare – continuò Alice.

- Smettetela, è solo una cena. Non vi stiamo mica portando a morire. Sarà divertente – disse papà.

- Si certo come no, per voi lo sarà di sicuro. Ogni volta a queste cena noi ci scocciamo – gli dissi io.

- Sono paranoiche – disse Bella.

- E noiose – continuò Alice.

- E’ inutile che vi lamentate, tanto verrete lo stesso – ci disse mia madre.

- Vedo che in questa casa il dialogo serve a poco, quindi lasciamo perdere. Buon proseguimento di serata – gli dissi alzandomi da tavola e andandomene da lì dentro, seguita a ruota da Bella e Alice.

Vennero nella mia stanza e parlammo un po’ anche e soprattutto di quella odiosa cena del cavolo e poi parlammo di altre cose. A tarda notte se ne andarono ognuno nelle proprie camere e io mi misi a letto, addormentandomi subito, considerando che ero molto stanca.

 

Charlie:

http://img231.imageshack.us/i/charliem.jpg/][img=http://img231.imageshack.us/img231/6448/charliem.th.jpg

 

Renèe:

http://img24.imageshack.us/i/renem.jpg/][img=http://img24.imageshack.us/img24/4474/renem.th.jpg

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

-bunNyDolcEtestOlinaBuffa: Spero che ne sia valsa la pena di aver aspettato così tanto prima del capitolo Edward-Bella.

 

- miss_cullen90: Non voglio anticipare nulla, ma hai visto giusto. Quanto a Bella e Edward ti posso dire che la loro storia sarà quella più complicata, anche a causa dell’arrivo di questo ex, che ancora non sappiamo cosa possa volere. Che sia venuto per una vacanza? O per parlare con lei? Che la rivoglia? O semplicemente si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato? Chi può dirlo.

 

- G_i_s_y: Diciamo che la storia è un po’ diversa da come l’hai immaginato, anche se comunque anche la tua idea non era male. Su Emmett e Rosalie ti posso dire che si dimostreranno molto più maturi di quello che sembrano, Jasper e Alice dopo la sorpresa si metteranno insieme, ma non saranno i primi e Bella e Edward, beh loro saranno i migliori a mio avviso.

 

- gamolina: Indovinato, comunque tranquilla non sarà nulla di che. Solo che cambieranno perché si renderanno conto che l’amore ha bussato alle loro porte. E poi si apriranno tra di loro. Dobbiamo ancora scoprire cosa li ha indotti a diventare così.

 

- eMiLy BlOoD: Ti anticipo che credo che non tutti apprezzerete il ruolo di Lucas in questa storia.

 

- maja89: Ti assicuro che i primi non saranno Bella e Edward. come hai detto tu sono i più criptici.  

 

- Twilight4ever: Non sbagli, hai indovinato alla grande.

 

- Xx_scrittrice88_xX: Beh, anch’io credo che solo una pazza potrebbe lasciare Lucas, ma lei l’ha fatto e ti assicuro che ne ha pagato le conseguenze per tanto tempo. Solo adesso sta recuperando e sembra riprendersi, ma chissà cosa gli passa davvero per la testa a Bella. Come hai detto tu sarà l’ultima a cedere, anche perché per loro la situazione sarà più complicata. Su Rosalie e Emmett hai indovinato alla grande. Quanto alla ragazza con cui si è messo Lucas non so ancora chi mettere, anche perchè non avrà un ruolo in questa storia. Di lei sapremo al massimo solo il nome. Comunque io adoro sia Brooke che Peyton, però a differenza tua, Lucas c’è lo vedo bene solo con Peyton. Secondo me sono la coppia perfetta, Brooke la vedo per lui solo come una grande e fidata amica. Quindi magari il nome che sceglierò non ti piacerà, spero comunque che nonostante questo continui a seguire la mia storia e a recensirla.  

 

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:

1 - annatfl [Contatta]
2 - gamolina [Contatta]
3 - girl601 [Contatta]
4 - MaryCullenL [Contatta
]

 
5 - miss_cullen90 [Contatta]
6 - PATRIZIA70 [Contatta]
7 - Xx_scritrice88_xX [Contatta]
8 - __cory__ [Contatta]

 

che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Una cena per niente gradita ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed eccomi con un altro capitolo nella stessa giornata. Spero che non vi deluderà. Un bacio a tutti.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 16

UNA CENA PER NIENTE GRADITA

 

POV EDWARD

Ancora stentavo a credere a quello che era successo. Per la prima volta in tutta la mia carriera da playboy una ragazza era riuscita a resistere al mio fascino da seduttore incallito e mi aveva lasciato con l’amaro in bocca, un amaro in bocca mai provato prima. Si, perché Bella era stata la prima ragazza che era riuscita a smuovermi qualcosa dentro. Non so spiegarmi nemmeno io cosa, ma so che quando mi sono ritrovato le mie labbra tra le sue ho provato qualcosa di nuovo, una specie di scarica elettrica che mi ha percorso tutto il corpo. In quel momento non c’era niente attorno a noi, solo io e lei, i nostri corpi che si reclamavano e le nostre labbra che si bramavano. Una cosa era certa, non ero stato l’unico a provare certe sensazioni, perché era successo anche a lei, si vedeva da come mi guardava e dalla passione che si era impossessata di lei mentre mi baciava. Si era staccata da me dicendomi che quello non era il luogo adatto a far scoppiare la passione tra di noi, ma sapevo che il motivo non era quello. Semplicemente lei non voleva essere come tutte le altre, voleva dimostrare che sapeva resistere a quello che tutti definivano il “bello e impossibile Cullen”. In macchina, mentre con i miei fratelli tornavo a casa, mi resi conto che anche le altre due sorelle Swan avevano dato sfoggio delle loro fama. Emmett era euforico, diceva che non si era mai sentito così dopo aver fatto sesso con qualcuno e Jasper, beh Jasper era dispiaciuto di non poter raccontare poi molto visto che non era successo quasi nulla tra lui e Alice, ma c’era qualcosa di lei che l’aveva colpito. Era assolutamente certo che Alice indossasse una maschera, che, in fondo, non era la ragazza fredda che voleva apparire, anzi al contrario era dolce e solare, un tipo davvero ok. Su questo trovò il mio appoggio, visto che anch’io credevo che quello che mostravano tutte e tre le ragazze era solo una maschera per proteggersi dagli altri, una maschera per farsi vedere forti e per dimostrare che nessuno poteva mai mettergli i piedi in faccia, ma in fondo erano solo delle ragazze che cercavano in tutti i modi di nascondere le loro fragilità e dovevo ammettere che ci riuscivano davvero bene.

- Edward mi hai sentito? – mi disse Emmett interrompendo il flusso dei miei pensieri.

- No scusa, ero soprappensiero – gli risposi mentre Jasper posteggiava la sua Audi in garage.

- Cos’è ti stavi immaginando quello che tu e Bella non siete riusciti a fare oggi? – continuò Emmett ridendo.

- Possibile che pensi solo q questo? – gli risposi io stupendomi delle mie stesse parole.

- Senti chi parla – mi risposero all’unisono i miei fratelli.

- Non stavo pensando a questo – mi giustificai io.

- E allora? Che c’è che non va? Da quando abbiamo smesso di parlare delle Swan sei entrato in un mondo tutto tuo – mi disse Jasper.

- Stavo riflettendo che hai ragione. Secondo me quelle lì indossano una maschera per proteggersi. Non credo siano davvero le persone dure e inscalfibili che vogliono apparire – gli risposi con tutta sincerità.

- Si lo credo anch’io – disse Emmett per un attimo serio.

- C’è solo una cosa che non riesco a capire: il perché. Indossare una maschera come la loro non è semplice e deve esserci per forza un motivo sotto – continuai io.

- Probabilmente qualche delusione, o problemi in famiglia, chi lo sa. Alla fine noi non sappiamo poi molto di loro al di fuori della loro vita scolastica – mi disse Jasper.

- Mi scommetto la testa che sono come noi, non amano aprirsi con gli altri. La gente sa di noi il minimo indispensabile, lo stesso vale per loro – continuò Emmett.

- Boh, chissà. Comunque entriamo va – dissi io notando che eravamo rimasti in garage a parlare.

Salimmo in casa e mi catapultai nella mia stanza per farmi una doccia, poi scesi giù in salotto e trovai Emmett e Jasper che come al solito giocavano alla play station. Non potei far altro che unirmi a loro. Iniziammo a giocare e non ci staccammo da quell’aggeggio fino a sera. Eravamo così applicati a giocare che non eravamo andati nemmeno in palestra, ma alla fine potevamo pure permetterci di saltare qualche allenamento per migliorare il nostro fisico. Modestia a parte, avevamo un fisico da fare invidia. A sera inoltrata, una delle domestiche ci chiamò per andare a cenare e così ci fiondammo in cucina alla velocità della luce, considerando che avevamo una fame da paura. La tavola era imbandita come sempre con ogni leccornia e subito iniziammo a mangiare.

- Papà e mamma? – chiese Jasper alla domestica.

- Il signor Cullen aveva il turno in ospedale, mentre la signora non è ancora rientrata dall’ufficio, ma ha chiamato avvisando che sarebbe tornata fra poco – gli rispose la domestica.

- Che novità – dicemmo sarcastici e all’unisono io e i miei fratelli.

Il lavoro di entrambi i miei genitori li teneva sempre lontani da casa, non che la cosa, ormai, dispiacesse a me e ai miei fratelli, ma un tempo le cose erano diverse. Da bambini avevamo sofferto per il fatto che mamma e papà non fossero molto presenti nelle nostre vite, loro sempre indaffarati con il lavoro, così indaffarati da non avere nemmeno il tempo di venirci a prendere a scuola. Quante volte, da piccoli, vedevamo i genitori dei nostri compagni venirli a prendere a scuola sapendo che a noi sarebbe toccata una sorte diversa. Arrivava un bellissimo macchinone e scendeva l’autista personale di casa Cullen che, come un gentiluomo, apriva lo sportello di dietro facendo uscire la nostra governante che prontamente entrava a scuola e ci accompagnava a casa. Tutti ci invidiavano per questo, non sapendo che io e i miei fratelli avremmo preferito tornare a casa con una vecchia macchina sfondata, ma con i nostri genitori a fianco. Quante volte la governante ci portava al parco per farci giocare e lì vedevamo tutti i bambini della nostra età giocare con il loro papà o con la loro mamma e divertirsi felici con loro, e noi, invece, sempre da soli. Dovevamo accontentarci della domestica che si occupava di noi, che ci faceva da governante, da tata e spesso da mamma e da papà insieme. Una cosa, però, non c’era mancata di sicuro, l’affetto di mamma e papà, questo si, ma a volte l’affetto non basta, a volte serve la presenza di una persona. Sapevamo di poter contare su di loro sempre, papà era il nostro consigliere, quello che ci indirizzava nella giusta via e mamma, mamma era unica, la persona più affettuosa del mondo, quella che ci riempiva di carezze e di baci, quella a cui potevi raccontare tutto, tanto sapeva capirti. Il loro affetto c’è l’hanno sempre dimostrato, ma dei bambini a volte hanno bisogno di altro. Hanno bisogno della mamma che gli legga le favole per farli addormentare o che gli canti la ninna nanna, hanno bisogno della mamma che li vesta o li prepari per andare a scuola, hanno bisogno della mamma e del papà per giocare, hanno bisogno di andare a vedere una partita di basket, di football o di baseball allo stadio con il papà, hanno bisogno di sentire la presenza dei genitori accanto, una presenza che noi non avevamo avuto. Era anche per questo che eravamo diventati così superficiali e freddi nei confronti del mondo, quel mondo che non ci aveva mai compresi, quel mondo che ci aveva sempre invidiati e che continuava a farlo solo per il nostro cognome, per i nostri soldi, per le nostre macchine, per la nostra villa e per quelle che avevamo in vari posti nel mondo, quel mondo che ci avevano invidiato anche solo per la nostra bellezza, come se fosse una nostra colpa, come se tutto questo portasse davvero la felicità. I soldi sono un gran cosa, ma a volte non bastano, a volte hai bisogno di qualcosa che tutti i soldi di questo mondo non potranno mai acquistare. Con il tempo ci siamo resi conto che non serviva a nulla cercare di mostrare chi realmente si nascondeva dietro il nostro cognome e abbiamo iniziato a diventare cinici, superficiali, insensibili e freddi. Nessuno poteva scalfirci, nessuno poteva metterci in piedi in testa e nessuno osava provarci. Spesso i nostri genitori ci dicevano che sbagliavamo a mostrarci così, loro sapevano che la nostra era solo una maschera, ma ne io, ne i miei fratelli riuscivamo mai ad incolparli per ciò che eravamo diventati, perché la colpa era anche e soprattutto loro se noi eravamo così, ma bastava guardarli per capire l’amore sconfinato che provavano per noi, quindi nessuno di noi se la sentiva di farli sentire colpevoli.

- La signora ha anche aggiunto di non uscire stasera e di aspettarla a casa perché vi deve comunicare qualcosa – disse la domestica.

- E sarebbe? – chiesi io freddo.

- Questo non mi è stato comunicato – mi rispose lei.

- Sarà per le solite cazzate – disse Jasper.

- Quelle non mancano mai. Del resto a rompere le scatole sono bravi – continuò Emmett.

- Bene, puoi andare tu – dissi io rivolgendomi alla domestica senza nemmeno chiamarla per nome. Del resto era una nuova e il nome non lo ricordava assolutamente.

Terminammo di mangiare e poi tornammo in salone a giocare alla play station e dopo un paio d’ore venimmo interrotti dall’arrivo di mamma.

- Com’è che voi tre state sempre a giocare con quell’aggeggio? – ci disse lei entrando in salotto.

- E com’è che tu stai sempre a rompere? – gli rispose Emmett.

- Modera il linguaggio parlando con tua madre – disse papà entrando anche lui in salotto e sentendo le parole di Emmett.

- Non ho detto niente di che – gli rispose Emmett.

- Adesso che ci siamo tutti, sareste così gentili da comunicarci cosa è successo di tanto grave per essere dovuti restare a casa stasera? – gli chiesi io cercando di arrivare subito al dunque.

- Sempre diretto, figliolo – mi disse mio padre.

- E l’una e mezza e vorrei andare a letto, sono parecchio stanco, quindi non mi va di soffermarci in convenevoli – gli risposi.

- Si certo come no – mi rispose mio padre.

- Allora? – chiese Jasper che fino ad allora non aveva aperto bocca.

- Un paio di giorni fa ho rivisto in ospedale un vecchio amico, scoprendo che si è trasferito qui da un po’ di tempo. Ovviamente io e la mamma non lo sapevamo visto che siamo molto impegnati con il lavoro e anche loro non sapevano che noi abitassimo qui – disse mio padre.

- Si è trasferito qui con la sua famiglia. La moglie era una mia amica fin dai tempi della scuola. Quando io ho conosciuto papà, lui era amico con questo signore e così quando noi abbiamo iniziato a frequentarci anche la mia amica e l’amico di papà l’hanno fatto e si sono innamorati come noi. Siamo rimasti in ottimi rapporti per un sacco di tempo, poi il matrimonio, la prima gravidanza e soprattutto il lavoro ci hanno portato a separarci. Siamo rimasti in contatto per un po’, ma pian paino anche i contatti sono diminuiti fino a quando non ci siamo sentiti più. Adesso che ci siamo rincontrati e abbiamo saputo che abitano qui a Phoenix abbiamo riallacciato i rapporti. Anche loro, come noi, sono persone rinomate – ci spiegò mia madre.

- Potreste arrivare al dunque, invece, che raccontarci la storia della vostra vita? – gli chiese Emmett.

- Si hai ragione. Scusate, è solo che quelli sono stati anni bellissimi per me e vostro padre – disse mia madre.

- Cos’è dobbiamo commuoverci? – disse Jasper, mentre io e Emmett scoppiammo a ridere.

- Certo che non capite proprio niente. Siete tre insensibili – ci rimproverò mamma.

- Lo sappiamo, c’è lo ripeti ogni giorno. Adesso, però, arriviamo alla conclusione della storia. Lo svolgimento non ci interessa – gli dissi io.

- Bene. Sabato prossimo andremo a cena con questi amici – ci disse papà tagliando corto.

- Cosa? – disse Jasper.

- Il sabato è sacro. Niente cene con la famiglia – continuò Emmett.

- Per stavolta si farà un’eccezione – disse mamma.

- No, invece. Per sabato prossimo abbiamo già impegni e non li faremo saltare per una fottuttissima cena tra vecchi amici – gli risposi io.

- La decisione è già presa, non si discute – ribadì mio padre.

- Non vedo perché dovremmo venire anche noi. Gli amici sono vostri, quindi andateci da soli – gli disse Jasper.

- Non ha importanza, sarà un’occasione per conoscerli – ci disse mamma.

- Ma… – stava per dire Emmett.

- Niente ma. E’ così e basta. Lo so che siete grandi e che queste cose non vi piacciono, ma per questa volta farete un’eccezione. Non vi portiamo mai alle nostre cene, ma stavolta è diverso. Vogliamo fargli conoscere la nostra famiglia, così come loro faranno con la loro, quindi basta obiezioni. Siamo una famiglia e l’unione in una famiglia è tutto – disse papà.

- Peccato che ve lo ricordiate solo quando vi fa comodo che l’unione è tutto in una famiglia – disse Jasper, mentre io e Emmett lo fulminavamo con lo sguardo.

- Cosa vorresti dire? Che noi non siamo una famiglia unita? – gli chiese mia madre turbata dalle parole di Jasper.

- Non volevo dire questo. Solo che mi scocciano queste stupide cene tra persone altolocate – gli rispose Jasper cercando di colmare la gaffe appena fatta, visto e considerato i nostri sguardi.

- Lo so, ma fatelo per me e per papà – ci disse mamma con il suo fare materno.

- Solo per voi – risposi io mentre Jasper e Emmett annuirono.

Mia madre si venne a buttare su di noi abbracciandoci e riempiendoci di baci, smancerie che non piacevano ne a me, ne ai miei fratelli, ma la lasciammo fare perché del resto la mamma è sempre la mamma, mente papà si limitò a sorriderci con fare paterno e ci abbracciò. Nemmeno avessimo acconsentito a chissà cosa, ma forse, a quella cena ci tenevano davvero e volevano che anche noi accettassimo di buon grado. Poco dopo ognuno tornò nella sua stanza, non prima però che io e i miei fratelli, ormai lontani dall’orecchio di mamma e papà, ci lamentassi un po’ per quell’inaspettata cena. Una volta in camera mi misi il pigiama e mi buttai a letto, addormentandomi subito.

 

 

Carlisle e Esme:

http://img90.imageshack.us/i/carlisleeesme.jpg/][img=http://img90.imageshack.us/img90/778/carlisleeesme.th.jpg

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ClaryCullen: Come avrai notato hai indovinato. La cena è con i Cullen.

 

- eMiLy BlOoD: Si, la cena è con i Cullen. Mi chiedi se vincerà Edward? Beh, ti rispondo dicendoti Edward 4ever. Credo che questo dica tutto.

 

- gamolina: Ci saranno grandi sorprese. Ti dico solo che da questa cena cambierà il rapporto tra i fratelli Cullen e le sorelle Swan e soprattutto la cena sarà il luogo dove si formerà la prima coppietta. Ho già detto tanto.

 

- nefertiry85: Volevo scusarmi con te per non aver risposto alla tua recensione, quella in cui parlavi del sogno. Oggi dopo aver letto quello che mi avevi scritto nella recensione del capitolo che ho postato poso fa, sono caduta dalle nuvole. Non ricordavo questa cosa del sogno, quindi ho controllato tutte le recensioni di tutti i capitoli e mi sono accorta che questa in cui parlavi del sogno l’avevi messa nel primo capitolo. E io, siccome, ho letto solo quello dei capitolo correnti non avevo letto la tua, infatti ho notato che era datata giorni dopo che avevo postato il primo capitolo. Quindi, mi scuso ancora e sono curiosissima di sapere quale sia stato il tuo sogno, anzi ti prego di raccontarmelo.

 

- erichina: Ho aggiornato il prima che ho potuto.

 

 

- bunNyDolcEtestOlinaBuffa: Beh il capitolo della cena inizierà dal prossimo. Ovviamente ho descritto la cena da tutti i punti di vista. Così saprete ciò che pensano tutti e come i loro pensieri comincino a spaventarli. Comunque più che ringraziarmi per averti risposto, sono io che ti ringrazio perchè hai recensito.

 

- miss cullen90: Beh diciamo che con questo capitolo hai scoperto chi sarà la famiglia della cena. Ed eccoti anche ilo capitolo con la riflessione di Edward dopo il bacio.

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:

1 - annatfl [Contatta]
2 - ciuciu [Contatta]
3 - ClaryCullen [Contatta]
4 - gamolina [Contatta
]

 
5 - girl601 [Contatta]
6 - MaryCullenL [Contatta]
7 - miss_cullen90 [Contatta]
8 - PATRIZIA70 [Contatta]
9 - Xx_scritrice88_xX [Contatta]
10 - __cory__ [Contatta]

che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

 

 

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Capitolo 17
*** Quanto è piccolo il mondo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 17

QUANTO E’ PICCOLO IL MONDO

 

POV ALICE

La settimana seguente passò in fretta ed era arrivato il giorno di quella cavolo di cena. Durante la settimana, con i Cullen non c’erano stati grandi novità, le solite cose, ma soprattutto le solite provocazioni che ne noi ne loro cercavamo di evitare di fare. Era uno sballo però, mi divertivo troppo con quei tre e la cosa che più mi piaceva era il fatto che da quello che avevo potuto capire quei tre erano l’esatto opposto di quello che apparivano, come me e le mie sorelle e questo era già un punto a loro favore, ma soprattutto un punto che ci accomunava parecchio. Guardai la sveglia e mi accorsi che erano le dieci e mezzo, oggi per fortuna era sabato e quindi niente scuola. Mi feci una doccia e mi vestì velocemente, poi mi catapultai in cucina per fare colazione e trovai Rosalie a tavola che stava già mangiando.

- Già sveglia? – gli dissi.

- Non avevo molto sonno e così mi sono fatta una doccia e sono scesa qui a fare colazione – mi rispose lei.

- Io stanotte ho preso sonno tardi – gli dissi.

- Cos’è pensavi a Jasper? – mi disse lei scherzando.

- A dire la verità si, ma non è stato per questo che non avevo sonno – gli risposi sincera.

- Mi devo preoccupare? Non è da te perdere sonno per i ragazzi – mi rispose lei.

- Tranquilla, non c’è niente di cui preoccuparsi. Sono sempre la solita Alice, ma pensavo che tutto sommato quel ragazzo è simpatico, in fondo, non è così stronzo come vuole far credere – gli dissi.

- In fondo, ma molto in fondo – mi rispose lei.

- Che scema che sei – gli dissi io ridendo.

- Va beh, di solito non ti sbagli mai, quindi se ti ha fatto questa impressione direi che potresti avere ragione – mi rispose.

- Tu, invece che mi dici? – gli chiesi.

- Su cosa? – mi domandò.

- Non fare finta di non capire, su Emmett, su chi altri se no – gli dissi sorridendo.

- Diciamo che mi piace, me ne potrei pure innamorare – mi disse lei, mentre io sputai dalla bocca il succo d’arancia che stavo bevendo.

- Cosa prego? – gli chiesi guardandola stupita.

- Stavo scherzando stupida. Comunque che mi piace è vero. Non so perché, ma mi sembra diverso – mi rispose lei.

- E ti sembra questo il modo di scherzare? Mi stavi facendo strozzare. Comunque si, hai ragione, è diverso dagli altri ragazzi che abbiamo conosciuto. E’ molto più stronzo – gli dissi io.

- Hai ragione, ma mi attira come una calamita. Se devo essere sincera aveva dal primo giorno che siamo entrati in quella scuola che mi veniva voglia di saltargli addosso – mi disse lei sorridendomi.

- Forse, sono io quella che dovrei preoccuparmi – gli dissi.

- Sto parlando solo di attrazione fisica. Mi attira in quel senso, nulla di più. Sesso senza coinvolgimenti ricordi? – mi disse lei.

- Ecco appunto. Adesso riconosco mia sorella – gli dissi io.

- Ma Bella ancora dorme? – mi chiese cambiando discorso.

- Come se non la conoscessi, consumare il letto è un altro dei suoi hobby – gli dissi sarcastica.

Io non riuscivo a capire come facesse a dormire così tanto. Se nessuno la svegliava era capace di dormire fino all’una se non di più. Adorava stare a letto e rigirarsi tra le coperte anche quando non aveva sonno. Era incredibile. Io gli dicevo sempre che lei consumava letti e divani, visto il tempo che ci passava sopra e lei faceva sempre la finta offesa. Adoravo quando faceva così, o forse adoravo semplicemente Bella in tutto e per tutto, lei così come Rosalie. Erano i miei angeli. Senza di loro non avrei saputo come fare. Avevamo un rapporto viscerale tutte e tre e questo da sempre.

- Forse è il caso di svegliarla, anche perché non so voi, ma io devo andare a comprarmi qualcosa per la cena di stasera – mi disse lei.

- Anch’io e di sicuro anche Bella – gli dissi per poi alzarmi dalla sedia e dirigermi verso la camera di Bella seguita da Rosalie.

Un’altra passione delle sorelle Swan era lo shopping. Avevamo le cabine armadio che, quasi quasi, erano più grandi dell’intera stanza. Quando andavamo a fare compere, non invidiavamo per niente le povere commesse che avevano a che fare con noi. Come minimo appena uscivamo dal loro negozio o si licenziavano o pregavano il cielo che non avremmo rimesso piede lì dentro, anche se avere noi come clienti era una vera fortuna, visto che ogni volta lasciavamo al negozio un vero patrimonio. Salimmo al piano di sopra e andammo nella camera di Bella e la trovammo a letto che fissava il soffitto. Sperai con tutta me stessa che stesse pensando a tutto tranne che a lui. Non volevo più vedere Bella soffrire e avrei fatto qualunque cosa per evitare che succedesse.

- Hey tesoro, che fai? – gli chiese Rosalie che dallo sguardo che mi aveva lanciato aveva le mie stesse paure.

- Cos’è vuoi ridipingere il soffitto? – gli chiesi sarcastica vedendo che continuava a fissarlo.

- No, è già bellissimo così. Stavo solo riflettendo – ci disse lei voltandosi verso di noi e sorridendoci.

- E cosa riflettevi? – gli chiese Rosalie.

- Riflettevo che non ho nulla da mettermi per la cena si stasera. Che ne dite se andiamo a fare un po’ di sano shopping? – ci disse lei sorridendo.

- Stavamo per chiederti la stessa cosa – gli dissi io ricambiando il sorriso.

Ero sicura che non fossero questi i suoi pensieri, ma, ormai, era diventata troppo brava a nascondere il suo dolore e faceva in modo di non lasciar trapelare nulla. Per fortuna da un paio di mesi a questa parte le cose erano migliorate molto e lei era più tranquilla e più serena, soprattutto da quando eravamo venuti qui a Phoenix tagliando i ponti con il nostro passato, ma soprattutto con il suo che di sicuro era quello più doloroso. Con Rosalie avevamo spesso parlato di questa storia e tutte e due condividevamo il fatto che Bella, in realtà, non fosse innamorata, il suo era solo un senso di colpa per aver preso la decisione sbagliata. Quel senso di colpa si era poi ingrandito fino a diventare rimpianto e poi rimorso. Aveva idealizzato quel ragazzo e tutti a suo confronto sembravano delle nullità per lei, ma non ne era innamorata, era solo ossessionata da quel ragazzo, ma lei non riusciva a capirlo, perché se solo lo avesse fatto si sarebbe risparmiata tanto dolore. Dopo quella storia si era chiusa a riccio e nessun ragazzo era riuscito ad avvicinarsi più del dovuto a lei, lei che non si degnava nemmeno di parlare con i ragazzi. Con Rosalie, infatti, ci eravamo stupiti del fatto che non sembrava farsi problemi a provocare o a farsi provocare da Edward, Emmett e Jasper, anzi sembrava che la cosa le facesse piacere, ma questa poteva anche essere solo una nostra impressione. L’unica cosa che volevo è che Bella aprisse gli occhi e si rendesse conto che non era mai stata innamorata di nessuno e che, forse, era giunto il momento di aprirsi con qualcuno.

- Bene, allora datemi dieci minuti per prepararmi e andiamo – ci disse lei, chiudendosi in bagno.

Io e Rosalie ci guardammo e i nostri sguardi valsero più di mille parole. Eravamo le sue sorelle e a noi non poteva mentire. Comunque facemmo finta di nulla e uscimmo dalla sua stanza aspettandola in salotto. Dopo circa un quarto d’ora era già pronta. Così uscimmo di casa con la mia Porsche e andammo in giro per negozi, in modo da comprare qualcosa di carino per questa cena che prevedevo sarebbe stata un vero mortorio. Andammo in giro per parecchi negozi comprando di tutto, del resto non riuscivamo a trattenerci quando si trattava di moda. Quando terminammo con le spese tornammo a casa ed erano già le sette di pomeriggio. Avevamo pranzato fuori, una cosa veloce per non perdere troppo tempo, infatti adesso stavo morendo dalla fame, ma non avevo tempo per rinfilzarmi lo stomaco. Non appena arrivammo a casa trovammo l’autista davanti casa.

- Signorine come mai non avete chiesto a me di accompagnarvi a fare spese? – ci disse l’uomo.

- Non credo avrebbe gradito e poi preferiamo cavarcela da sole visto che abbiamo la nostra auto – gli rispose Bella.

- Come volete – ci disse lui.

- Se non le dispiace scarichi tutte le buste dalla macchina e le faccia portare nelle nostre camere – gli disse Rosalie.

- Subito – ci rispose lui e si diresse verso la macchina per scaricare le buste.

- Mi sa che è ora di prepararci, l’incubo sta per iniziare – dissi io alle mie sorelle.

- Sante parole, come sempre del resto – mi rispose Bella, mentre Rosalie annuì.

- Signorina, appena finiscono con le buste posteggio la sua macchina in garage? – mi urlò l’autista.

- No, assolutamente no. La lasci in giardino, provvederò io – gli dissi, mentre lui tornò a trafficare con le miriadi di buste.

- E’ pazzo se crede che gli faccio toccare la mia macchina – continuai io, mentre le ragazze ridevano contagiando anche me.

Salimmo in casa e andammo a prepararci. Io mi fiondai in camera e mi feci una bella doccia, dopodichè, ancora in accappatoio, mi asciugai i capelli e poi andai a mettermi l’intimo. Trovai le buste nella mia stanza e così sistemai tutti i nuovi acquisti nell’armadio lasciando sul letto il vestito che avevo comprato per la cena. Andai in bagno e mi passai la piastra nei capelli, poi guardai l’ora e mi resi conto che potevo iniziare a vestirmi. Così indossai il vestito Armani che avevo comprato, era corto fin sopra le ginocchia. Era a fascia anche se aveva le bretelline sottili che mi ricadevano nelle spalle. Era stretto fino alla vita e poi andava leggiarmente allargando. Era dorato con delle applicazioni bronzo a livello del seno che formavano una striscia. Era molto semplice, ma carino. Poi indossai un paio di sandali Chanel dal tacco vertiginoso, color bronzo che richiamavano le applicazioni del vestito. Appena fui pronta andai a truccarmi, facendomi un trucco che richiamava le tonalità del vestito. Poi mi sistemai il foulard bronzo in modo che mi coprisse le spalle e scesi giù, visto che mamma mi aveva già fatto chiamare dalla domestica. Quando arrivai in salotto trovai papà e mamma già pronti. Papà indossava un vestito nero di raso con sotto una camicia bianca e la cravatta nera, portava anche il gilet, mentre mamma indossava un vestito lungo nero che si allacciava al collo. Aveva una grande scollatura a V e alla fine di essa vi era uno strass che faceva arricciare il vestito al livello del seno e faceva scendere un pezzo di stoffa fino ai piedi. Portava anche delle bellissime decoltè nere molto alte e un foulard che gli copriva parte della schiena nuda.

- Wow – dissi io vedendoli.

- Ti piace? – mi disse mamma indicando il suo vestito.

- E’ una favola – gli risposi.

- Lo preso oggi al negozio di Gucci – mi rispose lei.

- E’ davvero bellissimo – gli rispose Bella che era appena entrata in salotto.

Ovviamente lei indossava il vestito che avevamo comprato poco prima, un Dolce e Gabbana bellissimo. Era corto fin sopra il ginocchio, blu notte con le paillettes. Si allacciava al collo e lasciava la schiena completamente scoperta. Aveva un ampia scolla a V tipo a boccale. Era la fine del mondo e poi quel colore a lei gli donava terribilmente. Indossava dei sandali Paciotti dal tacco vertiginoso color argento che richiamavano le paillettes del vestito. Indossava anche un foulard argento, messo con il tentativo di coprire la schiena, cosa che risultava assai difficile visto la scolla posteriore del vestito.

- Anche tu sei uno schianto – gli disse mia madre.

- Avevi detto di vestirci eleganti e così ho fatto – gli rispose lei.

- Potevate coprirvi di più – ci disse papà guardando me, Bella e Rosalie che ci aveva raggiunto pure lei in salotto.

Lei indossava un vestito Prada che gli arrivava un po’ più sopra le ginocchia, molto semplice, ma bellissimo. Era nero, con la scolla a corsetto e alla vita aveva una fibbia dorata. Le scarpe erano delle decoltè Ferrè, anche queste dal tacco vertiginoso ed erano dorate per chiamare la fibbia del vestito e anche lei aveva un foulard sempre dorato per coprire la schiena nuda.

- Papà quando la smetterai di fare il geloso? – gli chiese Rosalie.

- Mai – gli rispose prontamente lui.

- Ormai siamo cresciute, ti devi abituare a vederci così – gli dissi io.

- Non mi abituerò mai, punto. Per me restate sempre le mie bambine – ci disse lui.

- Ma non lo siamo più – continuò Bella.

- Lo so, ma per me restate così – gli rispose lui.

- Hai le mente un po’ contorta – continuò Bella, mentre io e Rosalie annuimmo.

- Quando avrete dei figli anche voi farete questi discorsi, vedrete – ci disse mamma.

- Allora bisognerà aspettare parecchio, almeno per quanto mi riguarda – disse Bella mentre vidi i suoi occhi spegnersi.

- Lasciamo perdere. Andiamo o faremo tardi – disse Rosalie che, anche lei, aveva notato il cambio di sguardo di Bella.

Uscimmo in giardino e notai che la mia Porsche non c’era. Di sicuro era stato l’autista a spostarla, adesso mi avrebbe sentito. Lo avrei licenziato in tronco.

- Dov’è l’autista? – chiesi furiosa.

- Sta prendendo la macchina dal garage. Ci accompagnerà lui al ristorante – mi rispose papà.

- Invece non lo farà. Perché lo licenzio all’istante – dissi io urlando.

- E per quale ragione? – mi chiese mamma stupita dalla mia reazione.

- Gli avevo detto di lasciare la mia macchina in giardino perché ci avrei pensato io a metterla in garage, ma non devo essere stata molto chiara a quanto pare – dissi sempre più furiosa mentre Bella rideva. Almeno quella situazione aveva portato di nuovo il sorriso a mia sorella.

- Non ti pare un motivo stupido per licenziare qualcuno? – mi chiese mio padre.

- Assolutamente no. Se mi avesse ascoltato adesso si terrebbe il suo posto di lavoro, invece ha fatto di testa sua, quindi per me può andare anche a vivere sotto un ponte adesso – continuai io.

- La tua è una reazione esagerata. In fondo ti ha fatto un favore – mi disse mio padre.

- Invece no. La mia macchina non si tocca – gli dissi io urlando.

- Santo Dio, Alice, è solo una macchina – mi disse mamma.

- Non è solo una macchina è la mia macchina e non si tocca – ribadì io mentre Bella continuava a ridere come una pazza.

Nel frattempo l’autista era arrivato in giardino con la macchina di papà e io già mi preparavo ad accoglierlo.

- Senta lei…– stavo iniziando a dire furiosa, rivolgendomi all’autista, ma venni interrotta da Bella.

- Sali in macchina e non fare storie, scema. La macchina te l’ho posata io in garage prima di prepararmi – mi disse ancora ridendo.

- Ti costava tanto dirlo prima, invece che mi facevi passare per pazza – gli dissi io.

- Se te lo dicevo prima, mi sarei persa la tua reazione, che come previsto è stata fantastica – continuò lei ridendo guardandomi.

Dovevo avere una faccia da ebete, così mi ricomposi ed entrai in macchina seguita dagli altri. Non appena ci sedemmo anche Rosalie iniziò a ridere.

- Vi consiglio di smettere di ridere – gli dissi io facendo la voce minacciosa.

- Altrimenti? – mi dissero all’unisono.

Li guardai e non potei fare a meno che partire a ridere anch’io. A volte aveva reazioni davvero sproporzionate. Per una piccola sciocchezza facevo il fini mondo.

- Smettetela di ridere, vi si rovina il trucco – ci disse mamma.

In poco tempo arrivammo al ristornate e non appena l’autista posteggiò scendemmo tutti dall’auto. Già da fuori si potevano ammirare le meraviglie di quel posto, un ristornate chic l’aveva definito mamma, un ristornate di lusso lo definivo io e l’insegna del locale non fece altro che darmi ragione. A caratteri cubitali c’era scritto “The luxury” e mai un nome mi sembrò appropriato come quello. Il locale era suddiviso in più parti, ognuna arredata in modo diverso. Da fuori si potevano scorgere tutte le sale, ma da dentro di sicuro questo era impossibile. Una sala, da quello che si poteva scorgere da fuori, era arredata con grandi divani panna e altri viola con fiori panna, i tavoli erano molto piccoli, adibiti sicuramente a stuzzichini e drink e le sedie erano dei puffi alcuni bianchi e altri viola. In ogni tavolinetto vi erano delle candele accese e le luci erano viola e bianche, ma erano delle luci soffuse che creavano una certa tranquillità. La stanza era circondata da vetrate dove di poteva ammirare il giardino. Quella sala sembrava una location dove il tempo si ferma, dove i colori e i suoni prendono una vita nuova. In quella sala si poteva trovare un’oasi di piacere, serenità e benessere. La cosa meravigliosa era che grazie alle vetrate si poteva ammirare il giardino ricco di flora e fauna esotiche. Un’altra sala aveva le pareti bianche e rosse ed era arredata con divani e poltrone nere. Anche in questa sala i tavoli erano molto piccoli, sembrava una sala relax, considerando anche la musica di sottofondo che proveniva dalla stanza. Era una sala semplice, ma allo stesso tempo ricca di arte, glamour e tendenza. Un’altra sala era arredata in bianco e fucsia. I tavoli erano adatti per cenare e oltre le sedie, c’erano pure i divani per poter sedersi e consumare le ordinazioni. Ogni tavolo era diviso da un altro grazie a dei separè, che rendevano la stanza ancora più bella. Un’altra sala era molto accogliente e di certo più raffinata. Le pareti in legno e vi erano dei graziosi tavoli apparecchiati magnificamente. Al posto delle sedie vi erano delle bellissime poltroncine che richiamavano i colori delle pareti. Inoltre, vi erano delle colonne che rendevano la grande stanza ancora più suggestiva. Vi era anche un’altra sala che solo a guardarla sembrava un luogo assolutamente magico. Vi erano delle grandi vetrate dove si poteva ammirare un grande terrazza e la visuale di un grande lago. Vi erano dei tavoli rotondi ben apparecchiati e le sedie sembravano dei troni. La cosa bellissima era una sorta di alta composizione di candele e fiori su ogni tavolo. Il centro della stanza era libero, di sicuro usato per ballare visto che in un angolo della stanza primeggiava un pianoforte bellissimo. Era una sala molto romantica. Infine vi era un’altra stanza che sfoggiava il lusso più assoluto. Una sala in stile moderno, arredata di bianco e dorato. Vi erano dei grandi tavoli e delle sedie e divani moderni. La bellezza di quella sala era che quasi tutti l’arredamento era d’oro, il colore che primeggiava su tutto. I lampadari erano d’oro, le pareti e i tavoli pure. Era fantastica. Tra tutte le sale era di sicuro quella più cool. Guardare quella stanza dava l’idea della ricercatezza, del lusso, del prezioso, della bellezza e della sensualità del piacere. Non sapevo in quale di quelle sala dovessimo mangiare, ma di sicuro avrei preferito in una delle ultime due. Una perché era di classe e l’altra perché era lusso allo stato puro.

- Questo ristorante è spettacolare – esordì io dopo aver ammirato tutte le stanze.

- E questa è solo la veduta di fuori, da dentro sembrerà ancora più magnifico – disse Rosalie.

- Chi l’ha creato è stato un vero genio. E poi la cosa di creare più sale diverse tra loro è molto originale. C’è una sala per ogni occasione – disse Bella.

- Adesso il genio lo conoscerete – ci disse mamma.

- Che vuoi dire? – chiesi io.

- Che la mia amica è un architetto di interni ed esterni, e anche una design. Tutto questo è stato progettato e arredato da lei – continuò mamma.

- Qualcosa mi dice che la tua amica mi sarà molto simpatica – disse Rosalie mentre io e Bella annuimmo.

- Credo vi sarà più simpatica sapendo che è stata lei a progettare e arredare la nostra casa – ci disse mamma.

- Non è possibile – dissi io.

- Invece si. Si è occupata di tutto lei. Ovviamente noi lo abbiamo saputo solo quando ci siamo incontrate, perché lei aveva parlato con la mia segretaria, la quale aveva dato al lei il lavoro visto che era la migliore – continuò mamma.

- Beh, dovrò fargli i complimenti. La nostra casa è una favola, è stupenda – disse Bella.

- Sono sicuro che vi divertirete – ci disse papà.

- Adesso non esageriamo – gli rispose Bella.

- Dobbiamo aspettarli qui fuori? – chiese Rosalie.

- Adesso vediamo se sono arrivati – disse papà allontanandosi e andando a chiedere a qualcuno dentro.

Poco dopo tornò.

- Non sono ancora arrivati – ci disse.

- Bene, allora iniziamo ad entrare. Li aspetteremo dentro – ci disse mamma.

- Non occorre, siamo qui – disse una voce dietro le nostre spalle.

Mi voltai e vidi una bellissima donna che teneva per mano un uomo dal fascino divino. Quei due, più che umani sembravano divinità, erano meravigliosi. La donna era alta, magra, con i capelli castano chiari e gli occhi verdi. Indossava un vestito lungo blu notte di raso. Di sopra era a corsetto ed era leggiarmente aperto a V all’altezza del seno. Un po' più sotto del seno aveva una fascia sempre dello stesso tessuto e colore che si collegava dietro in un fiocco e che stringeva l’abito. Era bellissimo e poi portata da lei era ancora meglio. Indossava anche dei sandali argentati con richiami blu dal tacco altissimo e un foulard dello stesso colore che gli copriva le spalle. Quella donna aveva una classe che in pochi hanno e un portamento perfetto. Indossava quel vestito così bene che sembrava fosse stato creato apposta per lei. Il marito indossava un vestito blu notte gessato con camicia, gilet e cravatta dello stesso colore, ed era bellissimo. Alto, magro, ma muscoloso, con i capelli castani e due bellissimi occhi verdi. Dovevano avere la stessa età di mamma e papà, ma sinceramente sembravano ancora due ventenni.

- Ciao Esme, che piacere vederti – disse mamma buttandosi fra le braccia della sua amica e papà fece lo stesso con il marito della donna.

- Il piacere è mio – gli disse la donna.

- Venite che vi presento le mie figlie – disse papà rivolgendosi ai due.

- Si certo, sono molto curioso di conoscere le tue donne di casa – gli rispose l’uomo, mentre la moglie annuiva.

- Allora ragazze, questi sono Esme e Carlisle, gli amici di cui vi abbiamo tanto parlato – ci disse mamma.

- Piacere – ci dissero l’uomo e la donna porgendoci la mano.

- Io sono Rosalie – disse mia sorella presentandosi.

- Lei è la primogenita – gli spiegò mamma, mentre i due sorridevano.

- Io sono Isabella, ma gradirei essere chiamata Bella – gli disse mia sorella specificando come sempre come voleva essere chiamata.

- La seconda – disse mio padre per spiegare l’ordine con cui eravamo nate.

- E io, invece, sono Alice – dissi sorridendo a quei due che già mi stavano molto simpatici.

- Lei è l’ultima arrivata, la piccolina di casa, anche se ormai non è più così piccola – disse mio padre, mentre io lo fulminai con lo sguardo. Odiavo essere chiamata la “piccolina di casa”.

- Complimenti davvero. Siete tre ragazze bellissime – ci disse l’uomo.

- La ringrazio – risposi io.

- Ringrazi chi? – mi disse lui.

- Lei – gli risposi.

- Lei chi? – continuò lui.

Ok, mi stavo perdendo. Aveva problemi questo qui? Come che si dice? La bellezza non è tutto. E Carlisle ne era la prova vivente.

- Lei – continuai io.

- Continuo a non capire – mi disse lui.

- Tesoro, credo che sia Alice a non capire – disse sua moglie mentre io la ringraziai con lo sguardo.

- Lei non deve esistere. Dammi del tu – mi disse lui spiegandosi, mentre io scoppiai a ridere.

- Non avevo capito – gli dissi ancora ridendo.

- Carlisle ama scherzare – mi disse Esme.

Ok, era ufficiale: ero una cretina. Avevo detto che lui aveva problemi, ma forse ero io ad averli. Non ero riuscita a cogliere uno scherzo tanto banale. Quell’uomo mi piaceva sempre di più e sua moglie pure. Erano così perfetti e poi solo a guardarli si vedeva il grande amore che provavano l’uno per l’altra e in quel momento non potei fare a meno che sperare che un giorno anch’io avessi trovato una persona capace di amarmi in quel modo così profondo e questo pensiero mi stupì parecchio visto che non ero di certo il tipo a credere nell’amore.

- I vostri figli non sono venuti? – disse papà cambiando discorso, mentre io e le mie sorelle ci guardammo stupite.

I figli? Questo dettaglio non era stato specificato. Mamma e papà non ci avevano informato, non avevano menzionato figli e quant’altro. L’unica cosa che sperai, e che di sicuro stavano sperando anche Bella e Rosalie viste le occhiate che ci lanciavamo, era che i figli sopra menzionati fossero piccoli, molto piccoli.

- Si certo, ma hanno preferito venire con la loro macchina – gli rispose Esme, facendo crollare tutte le mie speranze.

- Ah meno male. Ho proprio voglia di conoscerli – gli rispose mamma.

- Li ho chiamati prima di scendere dalla macchina e mi hanno detto che erano già per strada. Saranno qui a momenti – ci informò Esme.

- Sono arrivati – ci disse Carlisle indicando tre sagome maschili che si avvicinavano.

Erano un po’ lontani e con il buio non riuscivo a scorgerli. Si avvicinarono sempre di più e quando la luce permise di poterli vedere quasi non caddi a terra per la sorpresa e le mie sorelle erano messe come me. Li guardai e anche loro sembravano sorpresi quanto noi. I Cullen, non ci potevo credere, ma almeno capì da chi avevano preso tanta bellezza.

- Oh cazzo – dicemmo io, le mie sorelle e i tre fratelli all’unisono.

- Ragazzi/e – ci rimproverarono i nostri genitori.

- Il mondo è proprio piccolo – disse Emmett.

- Direi che il termine più appropriato sia microscopico – lo corresse Bella.

- Vi conoscete già? – ci chiese Esme.

- Frequentiamo la stessa scuola – dissi io.

- Bene, non servirà che vi presentiamo allora – ci disse Carlisle.

- A noi le presentazioni servirebbero – disse papà sorridendo.

- Io sono Jasper – disse lui.

- Io Emmett – continuò l’altro.

- Edward, piacere – si presentò l’altro ancora.

- Io sono Charlie e lei è mia moglie Renèe. Piacere di conoscervi – gli disse papà.

- Piacere nostro – gli disse Jasper.

- Allora, Emmett è il primogenito, Edward il secondo e Jasper il terzo – gli disse Carlisle per fargli capire chi fosse il più grande e chi il più piccolo.

Gli osservai per bene e mi accorsi di quanto fossero belli quella sera, non che non lo fossero sempre, ma era la prima volta che li vedevo vestiti un po’ più eleganti. Jasper indossava un paio di jeans blu scuro con le cuciture bianche, una camicia bianca di raso e una giacca blu notte sempre di raso. Edward indossava un paio di jeans grigio scuro, una camicia melanzana di raso e una giacca di raso grigio fumo, tendente al nero. Emmett, invece, un paio di jeans chiari leggiarmente sbiaditi all’altezza delle tasche e delle ginocchia, una camicia di raso nera e una giacca sempre di raso nera. Erano bellissimi, o meglio stupendi. Non c’erano parole per definirli. Come faceva ad essere così belli io non me lo spiegavo. Di ragazzi ne avevo visti tanti, ma come loro non ci arrivava nemmeno lentamente nessuno.  Guardai Jasper e notai che anche lui mi stava guardando. Cavolo quanto era bello, per uno così avrei fatto follie. Ma che stavo dicendo? Alice torna in te, non è da te fare questo genere di pensieri. Lo osservai ancora e mi resi conto che non mi interessava se quei pensieri non erano degni della mia fama, ciò che contava era quello che Jasper riusciva a trasmettermi solo con lo sguardo, e quello che mi trasmetteva era qualcosa di così forte che non potevo fare a meno di tenere in considerazione. Che Jasper potesse essere in gradi di cambiarmi? L’idea mi piaceva parecchio, ma dovevo ricordarmi che era impossibile. Jasper era uno stronzo, o almeno così voleva apparire.

- Adesso che siamo tutti, direi che sia il caso di entrare – ci disse mamma.

- Lo credo anch’io – rispose Esme.

Se avevo creduto che quella cena sarebbe stata un mortorio adesso avevo cambiato idea. Con i Cullen in giro ci sarebbe stato di che divertirsi, l’unico problema è che non sapevo cosa aspettarmi per la serata e questo non mi piaceva per niente.

 

 

Il vestito e le scarpe di Alice:

http://img140.imageshack.us/i/vestitoescarpealice.png/][img=http://img140.imageshack.us/img140/8169/vestitoescarpealice.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Bella:

http://img35.imageshack.us/i/vestitoescarpebella.jpg/][img=http://img35.imageshack.us/img35/3558/vestitoescarpebella.th.jpg

 

Il vestito e le scarpe di Rosalie:

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Il vestito e le scarpe di Renèe:

http://img223.imageshack.us/i/vestitoescarperene.jpg/][img=http://img223.imageshack.us/img223/3406/vestitoescarperene.th.jpg

 

Il vestito e le scarpe di Esme:

http://img197.imageshack.us/i/vestitoescarpeesme.jpg/][img=http://img197.imageshack.us/img197/6914/vestitoescarpeesme.th.jpg

 

Il vestito di Charlie:

http://img406.imageshack.us/i/vestitocharlie.jpg/][img=http://img406.imageshack.us/img406/3918/vestitocharlie.th.jpg

 

Il vestito di Carlisle:

http://img259.imageshack.us/i/vestitocarlisle.jpg/][img=http://img259.imageshack.us/img259/6910/vestitocarlisle.th.jpg

 

I vestiti di Edward:

http://img524.imageshack.us/i/vestitoedward.png/][img=http://img524.imageshack.us/img524/9623/vestitoedward.th.png

 

I vestiti di Jasper:

http://img227.imageshack.us/i/vestitojasper.png/][img=http://img227.imageshack.us/img227/2030/vestitojasper.th.png

 

I vestiti di Emmett:

http://img406.imageshack.us/i/vestitoemmett.png/][img=http://img406.imageshack.us/img406/4640/vestitoemmett.th.png

 

La sala panna e viola:

http://img181.imageshack.us/i/lasalapannaeviola.jpg/][img=http://img181.imageshack.us/img181/3332/lasalapannaeviola.th.jpg

 

La sala rossa, bianca e nera:

http://img232.imageshack.us/i/lasalarossabiancaenera.jpg/][img=http://img232.imageshack.us/img232/8763/lasalarossabiancaenera.th.jpg

 

La sala bianca e fucsia:

http://img524.imageshack.us/i/lasalabiancaefucsia.jpg/][img=http://img524.imageshack.us/img524/5024/lasalabiancaefucsia.th.jpg

 

La sala con le colonne:

http://img133.imageshack.us/i/lasalaconlecolonne.jpg/][img=http://img133.imageshack.us/img133/9791/lasalaconlecolonne.th.jpg

 

La sala con il pianoforte:

http://img133.imageshack.us/i/lasalaconilpianoforte.jpg/][img=http://img133.imageshack.us/img133/4107/lasalaconilpianoforte.th.jpg

 

La sala d’oro:

http://img197.imageshack.us/i/lasaladoro.jpg/][img=http://img197.imageshack.us/img197/3859/lasaladoro.th.jpg

 

http://img129.imageshack.us/i/lasaladoro2.jpg/][img=http://img129.imageshack.us/img129/4863/lasaladoro2.th.jpg

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- Alyce_Maya: Ieri sera non sono riuscita a postare, ma l’ho fatto oggi. Non ti ho fatta aspettare troppo.

 

- romina75: Mi fa piacere che segui tutte le mie storie e che ti piacciono. Spero di non deludere.

 

- eMiLy BlOoD: Diciamo che questo è il primo capitolo che riguarda la cena, descritto da Alice. Il prossimo sarà Emmett. Scriverò della cena da tutti e sei i punti di vista, anche perché questa cena sarà l’inizio di una coppia e soprattutto l’inizio di una bella amicizia tra i sei.

 

- gamolina: Ecco la cena, ma il meglio deve venire. Mi fa piacere che ti piaccia la storia.

 

- miss cullen90: Invece è proprio per questo che i tre Cullen si sono chiusi e hanno indossato una maschera di apparente freddezza e insensibilità. In seguito uno di loro racconterà meglio la storia, ma ti anticipo che loro pur avendo sofferto, non hanno passato quello che, invece, è toccato alle ragazze. La loro infanzia è molto peggio, per questo sono così chiuse e spesso aggressive.

 

 

- Xx scrittrice88 xX: Non preoccuparti per non aver recensito, del resto lo fai sempre e mi fa molto piacere, anzi spero che continuerai a farlo. Si, per Emmett e Rosalie avevo ragione e sarà proprio questa cena a unirli finalmente. Purtroppo si, Carlisle ed Esme avevano così tanti impegni che si sono dimenticati di essere presenti per i loro figli, anche se comunque non gli hanno fatto mancare l’affetto. In seguito lo spiegherò meglio.  

 

- twilight4ever: Ed ecco che si sono incontrati. Adesso vediamo cosa succede.

 

- G_i_s_y: Questa cena sarà una risvolta per tutti. Inizieremo a vedere i personaggi per quelli che realmente sono.

 

- nefertiry85: Il tuo sogno è davvero interessante, sarebbe davvero bello da buttare giù e farci una storia. Prenderei volentieri spunto da questo, soprattutto per quanto riguarda la festa in maschera dove finalmente tutti e sei iniziano ad aprirsi, ma purtroppo come ho già detto spesso, parte della storia è già stata scritta e i capitolo scritti sono molto più avanti rispetto a quelli postati, quindi anche volendo non potrei più aggiungere il pezzo della festa. Avevo deciso di farli aprire proprio alla cena, infatti, vedrai che qui tutti iniziano a buttare le maschere. Mi dispiace, perché sarebbe stata un’idea davvero interessante.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:

1 - annatfl [Contatta]
2 - ciuciu [Contatta]
3 - ClaryCullen [Contatta]
4 - gamolina [Contatta
]

 
5 - Ginny Weasley 95 [Contatta]
6 - girl601 [Contatta]
7 - MaryCullenL [Contatta]
8 - miss_cullen90 [Contatta]
9 - PATRIZIA70 [Contatta]
10 - Xx_scritrice88_xX [Contatta]
11 - __cory__ [Contatta]

che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

 

 

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Capitolo 18
*** Cosa mi succede? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 18

COSA MI SUCCEDE?

 

POV EMMETT

Era da non credere quanto piccolo fosse il mondo. La famosa cena a cui mamma e papà teneva tantissimo altro non era che con gli Swan. Guardando il volto delle ragazze capì che ci ritrovavamo tutti e sei in un posto in cui non volevamo stare. Quella cena non era gradita a nessuno di noi, se non ai nostri genitori e a quelli delle ragazze, eppure adesso che sapevo che avrei passato una serata con loro non ero più così restio, anzi mi faceva piacere, perché una cosa era certa: mi sarei divertito. Le guardai attentamente ed erano davvero molto belle, anche stasera che erano vestite eleganti. Non potei fare a meno di lanciare un’occhiata a Rosalie e con mio grande piacere notai che lei ricambiò in pieno, anzi me ne lanciò un’altra così provocante da togliere il fiato. Quella ragazza non smetteva di sorprendermi, era diversa da tutte le altre che avevo conosciuto, era come se dentro di lei ci fosse qualcosa che non voleva fare vedere, come se cercasse di nascondere la vera Rosalie dietro una maschera di falsa superficialità. Per un momento mi immaginai io e lei come coppia, non c’entrava niente l’attrazione fisica o il sesso, eravamo una coppia unita dall’amore, quello stesso amore che vedevo ogni giorno negli occhi di mamma e papà, quell’amore che non credevo potesse esistere per me. Ma se, invece, esisteva? Se anche a me fosse concesso amare? E se Rosalie fosse la persona giusta? Quella che poteva farmi perdere completamente la testa? Ok stavo delirando. Era ufficiale: Emmett Cullen era diventato pazzo. Cercai di scacciare quelle immagini di me e Rosalie passeggiare mano nella mano per le vie della città, quelle immagini di me e Rosalie parlare e aprirci completamente gli uni agli altri, ma mi venne difficile. Era come se quelle immagini fossero più forti della mia forza di volontà, non volevano lasciarmi in pace. La osservai e notai che si stava sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio e in quel momento volevo essere io a farlo, volevo essere io ad avere quel privilegio. Ok, era meglio se smettevo di guardarla. Oggi non stavo molto bene con il cervello.

- Adesso che siamo tutti, direi che sia il caso di entrare – disse Renèe.

- Lo credo anch’io – rispose mamma.

- Ci sono un sacco di sale, qual è la nostra? – chiese Rosalie.

Cavolo aveva una voce celestiale. Basta Emmett, la vuoi piantare di fare il cretino? Torna in te.

- Possiamo scegliere quale preferiamo – gli rispose mia madre.

- Voi che dite? – chiese papà.

- Una vale l’altra – risposi io mentre i miei fratelli annuirono.

- Per noi è uguale – continuarono Charlie e Renèe.

- Anche per noi – dissero mamma e papà.

- Ok, allora scegliete voi – disse mamma riferendosi alle ragazze.

- Non fa differenza per me – disse Rosalie.

- Secondo me o la sala dove c’è il pianoforte oppure quella dorata – disse Alice.

- Tu Bella che dici? – gli chiese mio padre, ma lei non rispose. Sembrava in un mondo tutto suo.

- Terra chiama Bella, terra chiama Bella – disse Edward avvicinandosi a lei e scrollandola per le spalle.

- Eh scusate – disse lei tornando tra noi.

- Bellina come sono le nuvole? – gli chiesi io ridendo. Sapevo che sarebbe diventata furiosa chiamandola così.

- Meglio di come sarà la tua faccia se ti azzardi a chiamarmi di nuovo così – mi rispose lei minacciosa.

- E dai Bella… – stava iniziando a controbattere Jasper.

- Tu sta zitto – lo interruppe lei.

- Ai suoi ordini comandante -  gli rispose Jasper.

- Vedo che andate molto d’accordo – ci disse papà.

- D’accordissimo – rispose Alice.

- Allora Bella visto che sei tornata nel mondo di noi comuni mortali in quale sala vuoi andare? – gli chiese Edward.

- Perché devo scegliere io? – chiese lei.

- Perché per noi è uguale – gli rispose Jasper.

- Allora andiamo in quella con il pianoforte – disse Bella.

- La ragazza è romantica – gli disse Edward posizionando la sua faccia a venti centimetri dal suo volto.

Ma dico era impazzito? Si ricordava che c’era anche il padre di lei qui, o pensava di essere a scuola? Mi voltai verso Charlie e lo vidi furente, sicuramente era molto geloso delle sue figlie, del resto mi sembrava normale considerando che aveva tre ragazze e che soprattutto erano di una bellezza celestiale. Noi avevamo solo una donna a casa e ne eravamo gelosissimi, mi immaginai lui che poveretto si ritrova con quattro donne, tre delle quali dagli ormoni in subbuglio e che in subbuglio mettono anche gli ormoni di chi le vedeva. Tornai ad osservare mio fratello che stasera aveva stranamente voglia di mettersi nei guai. Avvicinò il suo viso molto pericolosamente a quello di lei e Bella diventò rossa per l’imbarazzo. Ok stavo impazzendo. Non era mai diventata rossa nonostante le battutine che gli tiravamo sempre ed adesso che faceva? Solo perché Edward gli si era avvicinato o gli aveva detto che era romantica diventava rossa? No, non era possibile. L’unica soluzione plausibile era la presenza dei suoi genitori ed il fatto che Edward non stesse assumendo atteggiamenti consoni alla situazione.

- Non sono romantica e anche se lo fossi non vedo dove sta il problema. Comunque credo semplicemente che quella sala sia la più consona alla serata. Tutto qui – gli rispose lei riprendendosi.

- Bella, Bella – gli disse lui prima di avvicinarsi pericolosamente al suo orecchio e dirgli qualcosa che però non ci era dato sentire visto il volume della voce che aveva usato.

Vidi Charlie irrigidirsi e lanciare occhiate alla moglie. Edward la vuoi smettere? Ti ricordo che mamma e papà ci tengono tantissimo a questa cena, comportati bene per una volta. Ma che faccio? Parlo da solo? Ok, sono proprio messo male. Se non fosse per il fatto che avevo la possibilità di vedere Rosalie per tutta la serata, con una scusa me ne sarei andato rifilato a casa. Ancora con questa Rosalie? Emmett, basta. Dov’è finito il bastardo che c’è in te? Ok parlo anche con me stesso, sono proprio nei guai.

- Ok, abbiamo deciso quale sala usare, quindi entriamo – disse Charlie cercando di calmarsi.

- Si andiamo – disse Esme.

Tutti e quattro iniziarono ad entrare dentro, mentre noi sei ci fermammo un attimo fuori.

- Ti ha dato di volta il cervello? – disse Bella furiosa rivolgendosi a Edward.

- Perché cosa ho fatto? – gli chiese mio fratello innocentemente.

- Hai rischiato di farti ammazzare da suo padre – gli risposi io.

- Non ho fatto niente – si giustificò lui.

- Edward devo avvisarti che mio padre è piuttosto geloso. Certi comportamenti non li tollera – gli disse Alice.

- Mi fate capire cosa ho fatto? – continuò lui facendo finta di nulla.

- Datti una regolata – gli disse Rosalie, mentre Bella annuiva.

- Cos’è? Te la sei presa perché sono riuscito a farti arrossire? – gli disse Edward.

- Ma fammi il piacere. Se tu non ti fossi comportato così davanti ai miei col cavolo che mi facevi arrossire – gli rispose lei.

- Ne dubito – gli rispose Edward.

- E’ meglio entrare, non si sa mai che Charlie si faccia strane idee non vedendoci arrivare – disse Jasper.

- Conviene – gli rispose Alice lanciandogli un’occhiata provocante.

Entrammo nella sala e notammo che gli altri avevano già preso posto. Ci sedemmo anche noi e in poco tempo arrivò una ragazza a prendere le ordinazioni. I miei e i genitori delle ragazze presero tutte cose sofisticate, non adatte a me.

- E se prendessi una pizza? – chiesi a mio padre.

- In       questa sala non facciamo le pizze, ma per te potrei fare un’eccezione – mi rispose la cameriera, lanciandomi un’occhiata provocante.

La osservai e notai che era davvero una bella ragazza, magari chissà c’avrei potuto fare un pensierino. Ricambia lo sguardo provocante e gli sorrisi, mentre notai che Rosalie la stava fulminando con lo sguardo. Possibile che fosse gelosa? No, ero io che stasera sembravo pazzo.

- Emmett, almeno per una volta cerca di essere più sofisticato. Ci sono un sacco di cose buone da mangiare – mi disse mamma lanciandomi una sguardo che lasciava poco all’immaginazione.

- Ok, hai ragione – gli risposi solamente.

Guardai il menù e ordinai la prima cosa sulla lista. Dopo di me anche i miei fratelli e le ragazze ordinarono. In poco tempo ci furono portate le ordinazioni e mangiammo tranquillamente, interrotti ogni tanto da qualche battutina mia o dei miei fratelli. Non c’era che dire, adoravamo provocare quelle tre. Guardai Rosalie spesso e notai che anche lei faceva lo stesso e ogni volta mi perdevo nei suoi occhi. Emmett torna in te, mi continuavo a ripetere, anche se la mia testa non ne voleva sapere di darmi retta. Ma era davvero la mia testa a non volermi ascoltare, o il mio cuore? Ma che stavo dicendo? Io che parlavo di cuore? Ok ero davvero fuori. Appena terminammo di mangiare la cameriera di prima tornò e mentre sparecchiava non fece altro che lanciarmi sguardi provocanti e Rosalie sembrava furiosa.

- Allora te la faccio fare questa pizza? Per te faccio tutte le eccezioni possibili – mi disse la ragazza a bassa voce per non farsi sentire dai miei e dai genitori delle ragazze. Ovviamente ciò che aveva detto era stato udito sia da me, sia dai miei fratelli, sia dalle ragazze.

- Non abbiamo bisogno delle tue eccezioni. Limitati a fare il tuo lavoro – gli disse Rosalie furiosa, mentre tutti i presenti la guardarono stupiti.

Io, invece, gli sorrisi. Non so bene, perché lo feci, ma mi venne spontaneo e lei ricambiò il mio sorriso anche se la sua espressione era ancora un po’ furente.

- Cos’è sei gelosa? – gli rispose la cameriera.

Lo sguardo che gli lanciò Rosalie lasciava poco all’immaginazione.

- Cos’è vuoi essere licenziata? – gli rispose urlando.

- Rose, ma che ti prende? Sei impazzita? – gli disse Charlie.

Lei nemmeno gli rispose, continuò a guardare la ragazza con sguardo furente. Quella situazione mi piaceva parecchio, anche se non sapevo come spiegarmela. Ad un certo punto arrivò un uomo.

- Ci sono problemi? – ci chiese, forse avendo sentito le urla di Rosalie.

- Lei è il proprietario? – gli chiese Rosalie.

- Si, sono io – gli rispose l’uomo.

- Credo che lei non sappia scegliere bene il suo personale – continuò Rosalie come se nulla fosse.

- Cos’è successo? – chiese lui.

- Nulla. Mia figlia è solo un po’ alterata, ha avuto una giornata no. Mi scuso per lei – rispose Renèe.

- Non ho avuto nessuna giornata no. Le cameriere qui vengono pagate per lavorare o per flirtare con i clienti? – gli chiese lei.

- Per lavorare, ovviamente – gli rispose l’uomo.

- Me lo auguro. Adesso se permette faccia venire qualcun altro. Non ho intenzione ne ordinare ne di mangiare con questa qui tra i piedi – continuò Rosalie.

- Rose la vuoi finire? – gli disse Charlie.

- No, lasciala stare. Avrà le sue ragioni per comportarsi così. Brad, ti prego fai venire qualcun altro per servire al nostro tavolo – disse mamma rivolgendosi al padrone del locale.

Lei aveva progettato e arredato quel locale quindi conosceva benissimo il proprietario. Erano diventati anche molto amici.

- Certo Esme. Provvedo subito e scusate la ragazza da parte mia – disse l’uomo allontanandosi dal tavolo seguito dalla ragazza.

- Ma sei scema? – disse Renèe rivolgendosi a Rosalie.

- Permetti che mi dia fastidio dover ordinare mentre una cretina lancia sguardi languidi al primo venuto? – chiese lei.

- Io non sono il primo venuto – la rimbeccai io.

- Era per dire – continuò lei.

- Non ha importanza cosa faceva lei. Nessuno ti da il diritto di fare una sfuriata del genere. Probabilmente quella ragazza si ritroverà senza lavoro stasera – gli disse Charlie.

- Non sono problemi miei – gli rispose lei.

- Io non riesco a capire perché dovunque andiamo dovete sempre farvi riconoscere – gli disse Renèe.

- Così siamo, se vi va bene ok, altrimenti problemi vostri – gli disse Bella.

- Vedo che le ragazze hanno molto in comune con i miei figli – fece notare mia madre.

- Dovunque andiamo devono lasciare un segno. Motivo per cui non li portiamo mai con noi – continuò papà.

- Per fortuna – disse Jasper.

- Odio fare brutte figure – disse Charlie.

- Sta tranquillo, con noi è come essere in famiglia – disse papà.

- E poi ti sei dimenticato come eravamo noi alla loro età? Ne facevamo di peggio – disse mamma e iniziò a raccontare di qualche episodi della gioventù.

Io e gli altri ci girammo per non ascoltare, non eravamo molti interessati a questi racconti. Bella e Alice continuavano a guardare Rosalie stranite.

- Noi tre dobbiamo parlare – esordì Alice all’improvviso.

- Non ne vedo il motivo – continuò Rosalie.

- Io invece si – disse Bella.

- Andiamo in bagno – disse Alice.

- Si vai che ti raggiungo – disse Jasper.

- Si, ti piacerebbe – gli rispose Alice.

- Anche a te se per questo – continuò mio fratello.

- Benissimo allora Alice e Jasper vanno in bagno, Rosalie e Emmett vanno fuori e io e Bella andiamo in macchina. Abbiamo un discorso lasciato in sospeso – disse Edward.

- Si come no. Aspettami in macchina che arrivo subito – gli disse Bella sarcastica.

- Tu che dici Rosalie? Sei d’accordo con la proposta di Edward? – dissi io.

- Dico che abbiamo già dato – mi rispose lei.

- Faremo il bis – gli risposi io.

- Ho sentito dire che di solito te le porti a letto solo una volta, quindi sarebbe rischioso farlo una seconda volta – mi disse lei maliziosa, mentre si alzava dal tavolo e si dirigeva in bagno seguita dalle sue sorelle.

- Emmett posso capire perché da quando siamo arrivati fissi Rosalie con insistenza? – mi chiese Jasper.

- Credi di guardare Alice in modo diverso? – gli dissi io un tantino agitato, del resto aveva colpito nel segno.

- Ok, calma ragazzi – ci disse Edward.

- Tu zitto che non sei mica un santo – gli dissi.

- Emmett, cos’è? Jasper ha colpito nel segno? – continuò Edward notando come gli avevo risposto.

- Ok scusate – gli dissi.

- Ricapitoliamo quello che sta succedendo, perché non è normale – disse Jasper.

- Cioè? – dicemmo all’unisono io e Edward.

- Emmett come mai non hai battuto ciglio dopo la sfuriata di Rosalie? A quanto ne so non ti piacciano le ragazze gelose. E tu Edward perché hai flirtato con Bella davanti ai suoi genitori e ai nostri? – ci domandò Jasper.

- Infatti non mi piacciono quelle gelose, ma non credo che la sua sia stata una scenata di gelosia. Piuttosto credo che non gli piacesse la ragazza – dissi io mentendo.

Anche secondo me era stata una scenata di gelosia, ma non sapevo spiegarmi perché mi aveva fatto piacere, quindi meglio non dire niente a loro, magari avrebbero iniziato a costruire castelli in aria.

- Faccio finta di crederci. E tu Edward? – chiese Jasper.

- Io nulla. Adoro provocarla e quella mi sembrava la situazione migliore, infatti ci sono riuscito. L’ho messa in imbarazzo – rispose Edward.

- Sei consapevole che ci sei riuscito solo perché c’erano i nostri genitori e i suoi? – gli chiesi.

- Si certo, ma non ha importanza. Finalmente ho visto anche lei arrossire. Del resto al mio fascino non si resiste – mi rispose lui.

- Su questo non abbiamo dubbi, vero Emmett? – disse Jasper rivolgendosi a me, mentre io annuì.

- E tu, invece che parli per noi perché non ci dici il perché fissi Alice con tanta insistenza? – dissi riferendomi a Jasper.

- Perché le cose belle si guardano. No? – rispose lui.

- Giusto fratello – gli disse Edward.

- Non è che ti piace più del dovuto? – chiesi io scherzando rivolgendomi a Jasper.

- Impossibile – mi rispose lui.

- Cosa sarebbe impossibile? – ci chiese Rosalie sedendosi al tavolo seguita da Alice.

- Nulla – rispose prontamente Jasper.

- Pensavamo che vi eravate perse in bagno. Ci avete messo mezz’ora - gli dissi io.

- Lo so che non puoi più vivere senza di me, ma rovina la tua fama da playboy conteggiare per quanto tempo mi assento – mi rispose Rosalie mandandomi un’occhiata maliziosa, ma sia nel suo sguardo che in quello di Alice si poteva scorgere preoccupazione, anche se non sapevo spiegarmi il perché.

- Sta tranquilla, è praticamente impossibile che la mia fama da playboy si rovini – gli risposi mandandogli anch’io un’occhiata maliziosa.

- Dov’è Bella? – chiese Edward.

- Non vedo perché questo potrebbe interessarti – gli rispose Alice.

- Ti ho chiesto dov’è Bella? – ribadì Edward scocciato.

- Se continui così penseremo che sei geloso – lo rimbeccò Rosalie.

Lui geloso? Si come no. Se lui è geloso io sono il presidente degli Stati Uniti.

- Pensa quello che cazzo vuoi. Voglio sapere dov’è Bella – gli rispose mio fratello alzando leggermente le voce, per fortuna non così tanto da farsi sentire dai nostri genitori che a quanto sembrava continuavano a parlare e a invocare vecchi ricordi di gioventù.

Ok, adesso iniziavo a preoccuparmi seriamente. Uno Edward si era alterato senza un motivo apparente, due aveva sprecato un’opportunità d’oro per provocare Rosalie vista la sfuriata che aveva fatto prima e tre sembrava realmente interessato a sapere dove fosse Bella. Adesso o io ero impazzito o in Edward qualcosa non andava. Sia io che Jasper lo guardammo straniti e lo stesso fecero Alice e Rosalie, che sembravano non sapere cosa fare.

- Edward potresti evitare di alzare la voce? – gli chiesi.

- Dove cazzo è Bella? – continuò lui ignorandomi.

- E’ andata un attimo fuori a fumarsi una sigaretta – gli rispose Alice.

- Grazie – si limitò a dire Edward alzandosi dalla sedia.

Ok, questa dovevo segnarmela. Edward che diceva grazie non era cosa da tutti i giorni.

- Dove vai? – gli chiese Rosalie.

- A fumare una sigaretta – gli rispose lui.

- Edward non andarci, aspetta che lei rientri – gli chiese gentilmente Alice.

Per la prima volta da quando la conoscevo l’avevo sentita rivolgersi in modo gentile a qualcuno e adesso che la osservavo bene aveva uno strano sguardo e anche Rosalie lo aveva. Che fosse successo qualcosa a Bella? No, era da escludere, altrimenti di sicuro loro sarebbero rimaste con lei. E allora cos’era che non andava?

- Ti prego – gli disse Rosalie.

- Vado solo a fumarmi una sigaretta, mica ad ucciderla – gli rispose Edward.

Loro lo guardarono con occhi supplichevoli, a guardarle non sembravano davvero loro. Forse Edward e Jasper avevano ragione, quelle tre indossavano solo una maschera e forse, togliendola avrebbero fatto vedere il loro vero essere, e forse, avrebbero dimostrato di essere le ragazze più dolci, ma allo stesso tempo più fragili del mondo.

- Ok, esco lo stesso. Ma non vado dove c’è lei. Più tranquille adesso? – gli disse Edward.

Le ragazze parvero sorprendesi della sua reazione, ma poi gli sorrisero. In fondo anche noi eravamo umani, stronzi, ma umani. Un po’ di sensibilità c’era anche in noi.

- Grazie Edward – gli disse Alice, mentre Rosalie annuiva.

Edward gli sorrise e poi uscì fuori.

- Ma sei cretina? – gli disse Rosalie a Alice.

- Si sarebbe messo ad urlare se non gli dicevo dov’era? Cos’è volevi che lo sentisse mamma e papà? – gli chiese Alice

- Si scusa, hai ragione. Per fortuna l’abbiamo convinto – continuò Rosalie.

Io e Jasper ci guardammo stupiti. Qualcosa non quadrava. Perché tutti quei segreti? Cosa c’era che non andava in Bella? In effetti Bella è sempre apparsa ai miei occhi come la più misteriosa, come se nascondesse qualcosa che la turbasse parecchio. Mi era sembrato come se provasse un rigetto per tutti i ragazzi, a differenza delle sue sorelle che comunque non mi sembrava provassero tutto questo disprezzo verso i ragazzi. Sarà stata una mia impressione, ma comunque qualcosa si strano c’era. Adesso l’unica cosa che non capivo era il perché Edward si fosse comportato così. Che forse gli interessava? No, non poteva essere così, era altamente impossibile. Eppure un dubbio mi rimaneva, dovevo fare una chiacchierata con il mio fratellino una volta a casa. Non mi andava di fare domande a Rosalie o Alice perché non volevo sembrare invadente e lo stesso sembrava voler fare Jasper, infatti cerco di cambiare argomento.

- Allora fratello la vuoi l’eccezione della cameriera? – mi chiese Jasper ridendo seguito da Alice mentre Rosalie lo fulminava con lo sguardo.

- A dire il vero preferisco l’eccezione di qualcun’altro – gli risposi lanciando uno sguardo malizioso a Rosalie che lei prontamente ricambiò.

Cavolo quanto mi piaceva quella ragazza. Cosa avevo detto? Non potevo credere di aver detto che quella ragazza mi piaceva, non era alla Emmett Cullen dire una cosa così. Poi la guardai e la vidi sorridere ad Alice e in quel momento non mi importò poi tanto di aver detto qualcosa di poco consono alla mia fama. La volevo e non come avevo voluto tutte le ragazze fino ad ora, sapevo solo questo.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

- eMiLy BlOoD: Si, le ragazze sono molto unite, e ciò dipende anche da tutto quello che hanno passato da piccole. Comunque diciamo che il capitolo di Emmett, a parte le sue seghe mentali, non faccia ridere più di tanto, anche perché si è reso conto di quello che prova per Rosalie.

 

- bunNyDolcEtestOlinaBuffa: In effetti quelli sono i più semplici, ma nella loro semplicità sono due dei più belli. Comunque sono molto contenta che questa sia la tua storia preferita, spero di non deluderti con i prossimi capitoli.

 

- nefertiry85: Come vedi, puoi notare che già Emmett sta facendo chiarezza e per lui questo è ancora niente.

 

- miss_cullen90: Quello che è successo nell’infanzia non riguarda solo Rose e Alice, ma anche Bella. E’ una cosa che riguarda tutte e tre le sorelle. Quello che poi è successo a Bella è solo un’aggiunta a quello che già tutte e tre avevano passato. Per questo, Bella sembra essere la più chiusa e la più aggressiva, anche se in fondo è la più fragile. Comunque tra un paio di capitolo si scoprirà. Una delle tre racconterà la loro storia a uno dei tre maschietti. Anch’io adoro Esme e condivido con te sul fatto che una storia su Twilight senza di lei non sarebbe la stessa. Il suo personaggio mi piace troppo, anche e soprattutto per l’amore che mostra verso gli altri, è così materna. La adoro, così come adoro Carlisle. Quanto a Bella, Alice e Rosalie, hai ragione, la loro unione è indissolubile. Si capiscono al volo. Comunque non è vero che ho pensato di non risponderti più, anzi è il contrario. Mi fa molto piacere ricevere i tuoi commenti e spero che continuerai a farmeli.

 

- Alyce_Maya: Ed eccoti accontentata con un altro capitolo. Spero ti piacerà.

 

- G_i_s_y: Ho postato anche quest’altro capitolo. Mi auguro che sia di tuo gradimento.

 

- Xx scrittrice88 xX: Si, in effetti ne fa un troppo di pensieri su Jasper e ancora questo è niente. Si sta sciogliendo e anche alla grande. Ve l’ho detto la cena cambierà tutto. Ti anticipo che da dopo la cena diventeranno inseparabili.

 

twilight4ever: Si infatti li hanno conosciuti prima del tempo e si piacciono parecchio. Soprattutto le ragazze restano affascinate da Carlisle e Esme.

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:

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che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

 

 

 

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Capitolo 19
*** I fantasmi del passato ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed ecco un altro capitolo. Ve lo aspettavate? Spero che la sorpresa sia gradita. Ed eccovi accontentati con un capitolo su Bella.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 19

I FANTASMI DEL PASSATO

 

POV BELLA

La serata si prospettava diversa da come me l’ero immaginata. Tutto potevo pensare tranne che alla famosa cena tanto declamata da mamma e papà ci avrei trovato i Cullen. Non appena li vidi arrivare, però, non ne fui dispiaciuta perché sapevo che comunque quella cena non sarebbe di certo stata monotona come me l’aspettavo. E difatti Edward aveva iniziato a fare lo stupido, per di più davanti a mamma e papà. C’era solo una cosa che non mi tornava: perché le sue attenzioni mi avevano fatto piacere? E perché soprattutto era riuscito a farmi arrossire in quel modo? In vita mia non ricordavo nemmeno una volta in cui un ragazzo era riuscito a mettermi in imbarazzo, invece, lui ci era riuscito in poco tempo. Ovviamente avevo escogitato la scusa che c’erano i miei, ma era davvero così? O, invece, Edward mi faceva una strano effetto? Dopo quello che era successo con lui nella terrazza della scuola non avevo fatto altro che pensare a lui, ma la cosa strana era che lo pensavo in modo diverso dal normale. Non me lo immaginavo come avevo sempre fatto da quando lo avevo conosciuto, cioè solo come un bellissimo ragazzo con il quale divertirmi, ma l’avevo visto come un semplice ragazzo con il quale potevo aprirmi. Certo, questo era impossibile considerando la maschera che avevo messo su e soprattutto considerando il carattere di Edward. Lui era il classico stronzo, il classico bello e dannato, quello che come unico scopo nella vita aveva quello di portarsi a letto tutte le ragazze che poteva, quel tipo di persona che più una cosa era difficile più gli piaceva. Ero convinta che era per questo che continuava a girarmi attorno, io ancora non avevo ceduto a differenza di tutte le altre ragazze, che bastava un suo sguardo o un suo sorriso, che io avevo ribattezzato “sorriso sghembo” per cadergli ai piedi. Io non ero così. E’ vero, mi piaceva divertirmi con i ragazzi, ma non ero una di quelle che cedeva alla prima occasione. Non ero una poi così facile e se cedevo non era certo perché ero facile, ma solo per divertirmi anch’io. Avevo imparato a diventare stronza con il tempo, la sofferenza ti fa cambiare e io ero cambiata radicalmente. A volte mi guardavo allo specchio e nemmeno mi riconoscevo più. Dov’era finita la vecchia Bella? Non c’era più, quella che c’era adesso era la nuova Bella, quella che non si faceva mettere i piedi in faccia da nessuno, quella che si teneva tutto dentro, quella impassibile, quella che sembrava una fredda statua di marmo. Ero diventata fredda con tutto e tutti e, spesso, le mie sorelle mi chiamavano “pinguino” perché dicevano che ero come questi animali, ero fredda come loro. A volte mi sentivo pure in colpa, perché le sofferenze che provavo io ricadevano spesso anche su di loro, che non facevano altro che preoccuparsi per me.

- Bella ci sei? – mi disse Alice scrollandomi per le spalle.

- Si scusami, mi ero assentata un attimo – gli risposi sorridendogli.

Eravamo andate in bagno, perché a quanto pare Alice voleva fare una “riunione stile Swan”, come le chiamavamo noi, ma io da quando eravamo entrate mi ero persa in un mondo tutto mio e mi ero messa a pensare all’ultima persona a cui dovevo pensare. Dannato Edward Cullen.

- Si può sapere stasera cosa ti passa per la testa? – mi chiese Rosalie.

- Niente, perché? – chiesi io facendo finta di niente.

- Niente? Ma ti sembriamo stupide? Prima fuori non eri tra noi e adesso qui. Cos’è che non va? – mi chiese Alice preoccupata.

- Davvero non è niente. Stavo solo riflettendo che è davvero una situazione strana. Non avrei immaginato che gli amici di mamma e papà fossero i genitori dei ragazzi – gli dissi io.

- Si, in effetti è curioso – mi rispose Rosalie.

- Allora di cosa stavate parlando? – gli chiesi cercando di capire il motivo di quella riunione anche se già immaginavo di cosa si trattasse.

- Chiedevo a Rosalie del perché si fosse comportata in quel modo – mi rispose Alice confermando quello che immaginavo io.

- Si infatti, come mai quella scenata di gelosia? – chiesi rivolgendomi a Rosalie.

- Non era una scenata di gelosia – rispose lei.

- No? E cos’era allora? – gli chiese Alice sorridendo.

- Sentite non lo so cos’era. Semplicemente mi sono saltati i nervi vedendo gli atteggiamenti di quella lì. Se voleva fare qualcosa con Emmett lo prendeva e lo portava fuori, non occorreva fare in quel modo davanti a tutti – si giustificò lei.

- Gli ha solo lanciato un’occhiata provocante, tutto qui – gli disse Alice.

- Un’occhiata provocante? Ma se lo stava spogliando con gli occhi – continuò Rosalie.

- Rose, non è che ti piace Emmett? – gli chiesi io con fare dolce.

La situazione non era molto semplice, soprattutto per persone come noi, noi che avevamo sempre detto e ridetto che non ci saremmo fatte coinvolgere da nessuno.

- A chi non piacerebbe. E’ un figo da paura – mi rispose lei.

- Non intendevo in quel senso – continuai io.

- Non essere sciocca, non può piacermi quello lì. E’ un presuntuoso, un’arrogante e soprattutto uno stronzo – mi rispose lei.

- Hai dimenticato di dire che è anche uno che se le passa tutte – aggiunse Alice, mentre io gli lanciai un’occhiata furente.

- E allora? Solo perché è presuntuoso, arrogante e stronzo non potrebbe piacerti? E se, invece, ti piace proprio per questo? – gli dissi.

- Bella sei in te stasera? Non fai dei discorsi troppo normali – mi disse Alice.

- Non faccio discorsi normali solo perché voglio capire se a mia sorella piace finalmente qualcuno seriamente? – gli dissi alzando un po’ la voce.

- Non volevo dire questo, è solo che lo sai che noi non vogliamo coinvolgimenti con i ragazzi – mi disse Alice.

- Alice ha ragione – continuò Rosalie.

- E questo cosa significa? Significa per caso che non può succedere che una di noi si innamori di qualcuno? Non si può mica scegliere di non innamorarsi o di non farsi coinvolgere. A volte può succedere, l’amore è irrazionale – gli dissi io senza capire bene perché avessi detto quelle cose.

Io, proprio io, che avevo sempre detto che con l’amore avevo chiuso adesso facevo discorsi di questo genere? No, ero davvero diventata pazza, o forse, semplicemente, la vecchia Bella era uscita allo scoperto, ma ci avrei messo poco a farla tornare al suo posto. Le ragazze mi guardarono stupite e preoccupate allo stesso tempo, sapevano che c’era qualcosa che non andava e io non avevo voglia di dargli spiegazioni, soprattutto non avevo voglia di farmi vedere piangere, cosa che stava per accadere visto che sentivo già gli occhi pizzicarmi. Per loro, io, non piangevo ormai da tempo, anche se non era così. Di nascosto lo facevo sempre, era il mio modo per sfogarmi, ma non mi ero mai fatta vedere da loro, anche se in fondo credo che loro lo sapessero, mi conoscevano troppo bene. Vidi Alice che stava iniziando a parlare.

- Vado fuori a fumarmi una sigaretta – gli dissi io anticipando Alice e non facendola parlare.

- Veniamo con te – mi disse Rosalie.

- No, preferisco andare da sola. Il tempo di una sigaretta e rientro – gli dissi.

- Ma Bella… - stava iniziando a dire Alice.

- Ragazze, per favore. Voglio andare da sola – gli dissi uscendo dal bagno e dirigendomi fuori.

Non appena fui fuori calde lacrime si fecero strada nelle mie guance e mi sedetti su un panchina in pietra posta nella grande terrazza del locale e ammirai il panorama che si vedeva di fronte. Era fantastico. Una grande distesa di acqua e poi tutta la città illuminata dalle luci. Sembrava il paesaggio di una cartolina, era meraviglioso. Non avevo mai visto nulla di più bello. Quel paesaggio era così romantico che in quel momento avrei voluto condividerlo con qualcuno di importante, con qualcuno di speciale, di speciale solo per me, ma quello era solo un sogno. Io ero sola, non avevo nessuno, nessuno che si preoccupasse di me, nessuno per cui io valessi tanto, nessuno che potesse considerarmi una parte fondamentale della sua vita, nessuno se non le mie sorelle, ma quello di cui avevo bisogno era un affetto diverso. Questa era la prima volta dopo quello che mi era successo con lui, che mi fermavo a pensare alla mia vita con qualcuno accanto smettendola di vivere la mia vita come se dovessi morire domani. Non avevo più guardato al mio futuro, per me esisteva oggi e basta, non mi ero più sforzata di immaginare come poteva diventare la mia vita con il passare degli anni, forse perché non riuscivo proprio a vederla. Come se non avesse più senso nulla. A volte avrei voluto tornare quella di un tempo, ma sapevo che se lo avessi fatto avrei sofferto di nuovo e non potevo più permettermelo, non dovevo permettere a nessuno di farmi stare male, di imbambolarmi di belle parole per noi scomparire come una bolla di sapone. Quando avevo metabolizzato ciò che mi era successo avevo promesso  a me stessa che non mi sarei più lasciata andare con qualcuno, eppure adesso non ne ero più così sicura. Una volta da qualche parte avevo letto una citazione di Oscar Wilde: “chi non ha mai amato non ha mai vissuto” e proprio ora mi veniva in mente. Forse, valeva la pena innamorarsi di qualcuno, di vivere in simbiosi con questo, di condividere le gioie e i dolori della quotidianità con qualcuno, di sentirsi importante per qualcuno, forse, valeva la pena tutto questo anche se poi significava soffrire. In fondo nessuno è mai morto per amore. Mentre pensavo questo non potei che immaginarmi mano nella mano con qualcuno, non potei fare a meno di immaginarmi mentre mi specchiavo in due grandi e meravigliosi occhi azzurri, due occhi che mi guardavano con amore, cosa praticamente impossibile visto che quegli occhi apparteneva ad Edward Cullen, lo stronzo più colossale che avevo mai conosciuto. Eppure dopo quel bacio in terrazza non avevo smesso si pensare a lui e la cosa mi preoccupava parecchio visto che non era mai successo nulla del genere e pensare che lui mi aveva pure avvertita quel giorno a mensa: “Chi mi conosce non si dimentica di me” . Ok sto iniziando a delirare. Edward non significa nulla per me, era solo un bellissimo ragazzo con il quale mi piaceva divertirmi. Punto, fine della storia.

- Cosa ci fai sola soletta qui fuori? – mi dice una voce da dietro le mie spalle.

Oh cazzo, parli del diavolo e spuntano le corna. Non è possibile. Mi portai le mani sul viso e mi asciugai le lacrime, sperai solamente che lui non se ne accorgesse, altrimenti mi avrebbe preso in giro in eterno.

- Sono uscita a fumare una sigaretta? – gli dissi senza guardarlo mentre ancora lui mi restava alle spalle.

- E pensi che io mi beva questa storia? – mi chiese.

- Perché non dovresti? E’ la verità – gli risposi.

- E questa sigaretta te la sei fabbricata da sola? – continuò a chiedermi lui.

- Il tuo sarcasmo è fuori luogo – gli dissi.

Non ero nelle condizioni per litigare con lui. In quel momento pregava con tutta me stessa che se ne tornasse da dove era venuto.

- Hai lasciato la borsa dentro. Come fai a fumarti una sigaretta? Ti è mica caduta dal cielo? – mi disse.

Aveva ragione, il suo ragionamento non faceva una piega. E adesso cosa mi inventavo?

- L’ho chiesta a un signore – gli risposi.

- Si certo come no – mi disse lui ancora dietro di me.

- Si può sapere cosa diavolo vuoi da me? Che fai mi controlli? – gli chiesi arrabbiata.

- A dire il vero ero un po’ preoccupato – mi rispose.

- Si certo, questa è bella. Edward Cullen che si preoccupa per qualcuno. Questa me la devo scrivere – gli dissi.

- Anch’io ho un cuore, cosa credi – mi disse lui.

- Di ghiaccio ma c’è l’hai. Comunque non serviva che ti preoccupassi, sto benissimo – gli dissi.

- Non venirmi a fare la morale a me, considerando che anche tu c’è l’hai di ghiaccio. Comunque dalla tua reazione non credo che vada tutto benissimo – mi disse lui avvicinandosi a me e appoggiandomi una mano sulla spalla.

A quel contatto rabbrividì. Bella datti una regolata, non è normale tutto questo. E’ solo Edward Cullen, quello spocchioso ragazzino che fino a ieri prendevi in giro.

- Ti ho detto che sto bene – continuai io fredda scostando la sua mano dalla mia spalla e alzandomi per poi guardarlo.

Fu la mossa sbagliata perché, ovviamente, lui mi guardò e si rese subito conto in che stato ero.

- Tu stai pian… – stava iniziando a dire lui.

- Sshhh. Ti prego non dirlo – lo implorai.

La sua reazione mi stupì notevolmente. Avrei scommesso la mia testa che si sarebbe messo a ridere, a prendermi in giro e ad urlare “Bella sta piangendo”, ma non fece nulla di tutto questo. Vidi il suo volto addolcirsi e in una frazione di secondo mi ritrovai il mio corpo incollato al suo e le sue forti braccia che mi stringevano a se abbracciandomi dolcemente. Se fossi stata in me non so come avrei reagito, probabilmente gli avrei dato uno schiaffo e sarei corsa dentro, ma non ero in me, quella che c’era tra le sue braccia era la vecchia Bella, quella che aveva bisogno dell’affetto e della protezione di qualcuno. Le mie braccia era immobili, scendevano nei miei fianchi senza muoversi, ma qualcosa dentro mi me li fece muovere e anch’io ricambia l’abbraccio stringendo forte quel corpo. La sensazione che provavo tra le sue braccia fu qualcosa di inimmaginabile, qualcosa di più forte anche di quello che avevo provato baciandolo, forse perché adesso eravamo entrambi noi stessi, mentre in quella terrazza eravamo solo due ragazzi che indossavano una maschera, due ragazzi in preda agli ormoni che volevano solo appagare quell’istinto che li reclamava l’uno verso l’altro. Non so per quanto tempo restammo abbracciati, ma per la prima volta dopo anni mi sentivo protetta dentro quell’abbraccio, sentivo come se niente e nessuno poteva intaccare quell’attimo di paradiso che stavo provando, nessuno poteva farmi soffrire se c’erano quelle braccia a proteggermi. All’improvviso si staccammo leggermente per permettere ai nostri occhi di guardarsi e in pochi secondi mi persi completamente in quell’azzurro dei suoi occhi. Non esisteva nulla al di fuori di me e di lui, non c’erano tutte quelle persone che ci guardavano, non c’erano i miei genitori o i suoi dentro al ristorante, non c’erano i suoi fratelli che probabilmente vedendo una scena di quella mi avrebbero preso in giro per sempre, non c’erano le mie sorelle che vedendomi in quel modo probabilmente si sarebbero chieste cosa stava succedendo, non c’era nulla, solo io e lui. Ci guardammo per un po’ e lui si avvicinò di più a me. Sapevo cosa voleva, sapevo che voleva un bacio e forse molto di più e in quel momento l’avrei pure accontento, perché era stato capace di regalarmi il paradiso, ma una parte di me pregava perché non lo facesse. Quel momento era magico e non volevo si rovinasse con un bacio. Le nostre labbra si sfiorarono e quando già ero pronta per dischiudere le labbra e accogliere il suo bacio, lui allontanò la sua bocca dalla mia e tornò a guardarmi per poi tornare ad abbracciarmi, forse con più vigore. Non mi aveva baciata e non aveva idea di quanto mi aveva resa felice in quel momento perché mi aveva dimostrato che si stava comportando così perché voleva farlo e non perché avesse un secondo fine. Poco dopo ci staccammo dall’abbraccio e si sedemmo sulla panchina dove poco prima ero  seduta io, dove poco prima avevo sperato di avere qualcuno accanto con cui condividere quello spettacoloso panorama. Iniziavo a sentire un po’ di freddo, del resto ero uscita fuori senza neanche prendermi il foulard che mi copriva le spalle, non che mi avrebbe aiutato molto, ma sempre meglio di nulla. Era Novembre inoltrato e il freddo iniziava ad essere tagliente.

- Hai freddo? – mi disse dolcemente accortosi del mio problema.

- Un po’ – gli dissi cercando di sminuire il fatto che stavo diventando un polaretto.

Lui si tolse la giacca e me la mise sulle spalle. Subito il suo profumo mi arrivò alle narici, quella giacca era impregnata del suo odore e sentirlo così vicino alla mia pelle mi provocò una sensazione indescrivibile. Me la sistemò per bene, poi mi fece appoggiare la sua testa sul suo petto e, infine, mi prese la mano incrociando le sue dita con le mie. Appoggiò la sua testa sulla mia e in silenzio ci godemmo il panorama. Non mi chiese nulla del perché ero in quello stato e gliene fui tremendamente grata. Rimanemmo in quella posizione, ogni tanto ci guardavamo negli occhi, ma poi tornavamo alla posizione di prima. Restammo seduti lì non so per quanto e per tutto quel tempo un solo pensiero occupo la mia mente e, conoscendo il tipo di ragazzo che era Edward, ne fui spaventata. Solo una cosa pensai: potevo innamorarmi di Edward Cullen.

 

 

Il panorama che vede Bella dalla terrazza del ristornante:

http://img215.imageshack.us/i/visualeterrazza.jpg/][img=http://img215.imageshack.us/img215/2671/visualeterrazza.th.jpg

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

- Alyce_Maya: Ecco dove è finita Bella. Nessun mistero, come vedi, solo che ogni tanto i fantasmi di Bella bussano alla porta.

 

- nefertiry85: Ecco cosa è successo. Ha solo voluto restare un po’ da sola.

 

- eMiLy BlOoD: Ecco dov’è finita Bella. Tranquilla la maschera la stanno togliendo.

 

- arualga91: Eccoti accontentata con il capitolo di Bella.

 

- erichina: Si, il rapporto tra le tre sorelle è davvero bellissimo.

 

- bunNyDolcEtestOlinaBuffa: Ecco scoperto cos’è successo a Bella. Mi fa piacere che pensi sia un capitolo significativo. Diciamo che da adesso in poi, i capitoli saranno meno divertenti, alcuni non lo saranno per niente. Saranno capitoli più sentimentali.

 

 

- miss_cullen90: Si infatti, mancava davvero poco che gli tagliasse la testa. Grazie per tutti i tuoi commenti.  

 

 

- gamolina: Allora devo dire che hai ragione, mi conosci davvero, perché il mio intento era mettere prima il capitolo di Jasper e poi quello di Bella, ma non volevo essere troppo sadica, anche perché tutti volevano sapere cosa fosse successo a Bella. Allora mi sono detta; perché non accontentarli? Ed ecco il capitolo di Bella. Quello di Jasper che doveva essere adesso, sarà invece il prossimo. Comunque il tuo ragionamento non faceva una piega. Era quello che ho pensato prima di leggere le recensioni.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:

1 - annatfl [Contatta]
2 - Baby_Baby [Contatta]
3 - bunNyDolcEtestOlinaBuffa [Contatta]
4 - ciuciu [Contatta
]

 
5 - ClaryCullen [Contatta]
6 - gamolina [Contatta]
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che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

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Capitolo 20
*** Aprirsi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

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CAPITOLO 20

APRIRSI

 

POV JASPER

Certo che era proprio bella, non gli si poteva dire nulla. Più osservavo Alice e più mi rendevo conto che quella ragazza faceva un effetto strano su di me e non riuscivo a capire il perché. La sua risata era contagiosa, i suoi occhi mi portavano in un mondo fatto solo di me e di lei e la sua voce era musica per le mie orecchie. Ero letteralmente impazzito. Non facevo altro che fissarla e più la fissavo più mi passavano strane idea in testa. Perché quella ragazza mi faceva quello strano effetto? Perché non riuscivo a vederla come tutte le altre? Perché avevo bisogno di vederla sorridere per sorridere anch’io? Perché avevo bisogno di avere i suoi occhi puntati su di me per sentirmi bene? Ero completamente pazzo, non potevo pensare queste cose. Porca miseria, era pur sempre una ragazza, una comune ragazza, una ragazza come tante altre. Ma chi volevo prendere in giro? Lei non era come le altre, lei era una ventata di aria pura nella mia vita, lei era frizzante, era solare, era dura, ma in fondo fragile, semplicemente lei era diversa, era unica. Aveva quei grandi occhioni verdi capaci di farti fare tutto ciò che voleva, capaci di annullarti completamente, capaci di scombussolare anche uno come me. Non credevo che avrei mai conosciuto una persona capace di farmi dire queste cose, eppure ero certo che di fronte a me ci fosse una persona per cui poteva valere la pena cambiare. Per tutta la cena la osservai attentamente e lei sembrava fare altrettanto. Ogni tanto ci scambiavamo occhiate maliziose e poi tornavano a voltare lo sguardo da un’altra parte. Era favolosa e io ero completamente pazzo. Ero sempre stato uno di quelli che non voleva coinvolgimenti, non voleva una ragazza fissa, non voleva dover dipendere da nessuno, ma soprattutto non volevo che la mia felicità o la mia infelicità dipendesse dalla felicità o dall’infelicità di qualcun altro. Vedevo mamma e papà e mi accorgevo che quando mamma era felice papà lo era anche e quando lei era infelice pure papà lo era, e viceversa. Non volevo che anche a me succedesse, io ero uno spirito libero, non potevo farmi incastrare così da qualcuno. Era da escludere che fosse successo. Alice sarebbe stata una delle tante, non c’era dubbi su questo. Dovevo ricordarmi chi ero e soprattutto com’ero. Era tornata da poco dal bagno, dove era andata insieme alle sue sorelle, ma era tornata con un’espressione strana in volto, mi sembrava preoccupata e credo fosse per Bella. Difatti dopo che Edward aveva lasciato la sala per uscire fuori, Rosalie, aveva lanciato ad Alice uno sguardo che la diceva lunga.

- Ma sei cretina? – disse Rosalie alla sorella.

Come previsto avevo ragione.

- Si sarebbe messo ad urlare se non gli dicevo dov’era? Cos’è volevi che lo sentisse mamma e papà? – gli chiese Alice

- Si scusa, hai ragione. Per fortuna l’abbiamo convinto – continuò Rosalie.

Ok, qualcosa non andava, era ufficiale. Quella serata era davvero molto strana. Prima il comportamento di Edward davanti al papà delle ragazze, poi la sfuriata di Rosalie, poi Edward che sembrava stranamente interessato a dove fosse andata Bella e adesso quelli sguardi preoccupati tra Rosalie e Alice, che non riuscivo a spiegarmi. Avrei tanto voluto sapere cos’è che turbava quelle due, soprattutto cos’è che turbava Alice, che all’improvviso aveva cambiato espressione e i suoi fantastici occhi si erano spenti, ma non mi sembrava il caso di dire nulla. Del resto con loro non c’era mai stato un rapporto così confidenziale, certo ridevamo, ci prendevamo in giro, ci provocavamo per divertirci, ma non eravamo mai andati oltre a questo. Non mi sembrava corretto indagare su cosa fosse successo e dallo sguardo di Emmett capì che la cosa valeva anche per lui. Una cosa, però, volevo farla: far tornare il sorriso a Alice.

- Allora fratello la vuoi l’eccezione della cameriera? – chiesi ridendo a Emmett.

Il mio intento fu raggiunto, Alice aveva sorriso, anche se, però, mi ero dovuto beccare uno sguardo furiosa da parte di Rosalie.

- A dire il vero preferisco l’eccezione di qualcun’altro – mi rispose Emmett lanciando uno sguardo malizioso a Rosalie che lei prontamente ricambiò.

Io ed Alice scoppiammo a ridere e finalmente vidi i suoi occhi illuminarsi di nuovo. Anche Rosalie dopo il primo sguardo furente, la prese a ridere e ci seguì accompagnata da Emmett. Era bello stare in loro compagnia, soprattutto perché non ci consideravano come dei trofei, a differenza di tutte le ragazze che avevamo conosciuto. Tutte ci guardavano dall’alto in basso e acconsentivano a qualunque nostra richiesta, troppo spaventate dal fatto che noi potessimo in qualche modo girare i tacchi e allontanarle. Invece, con loro era tutto diverso, forse sarebbe stato possibile aprirsi, farci conoscere per quelli che eravamo veramente e non per quelli che facevamo finta di essere.

- Chissà che fine farà quella povera ragazza – disse Alice ancora ridendo.

- Mi auguro che la licenzino – gli rispose Rosalie.

- Condivido con te, ma sta tranquilla io sono tuo e di nessun altra – gli disse Emmett serio.

Lo guardai attentamente e per la prima volta non riuscì a capire se stesse scherzando o se stesse dicendo la verità. Se c’era una cosa che Emmett non conosceva era la serietà, eppure era stato fin troppo serio quando aveva detto quella cosa e fui quasi certo che la pensasse realmente. Forse, gli era scappata dalla bocca, ma di sicuro l’aveva pensata.

- Ovviamente. Mi sembra non ci fossero dubbi su questo – gli rispose Rosalie sorridendogli, ma anche lei sembrava aver dato voce ai suoi pensieri.

Certo che la situazione era parecchio strana, stavano succedendo troppe cose e molte di queste erano davvero strane, o meglio, non erano tipiche dei fratelli Cullen. Ma in fondo, chi erano davvero i fratelli Cullen? Di certo non quelli che mostravamo di essere, quella era solo una maschera che avevamo indossato. Forse, loro poteva far uscire fuori il nostro vero essere. Osservai Alice e mi fece segni di guardare quei due, così mi voltai verso di loro. Emmett e Rosalie si stavano guardando con occhi sognanti? No, non era possibile. Dov’era finito Emmett il playboy? E quella lì che ne aveva fatto di Rosalie la cinica? Io e Alice continuammo a guardarli e ci scappò pure una risata che cercammo di soffocare, anche se comunque non ci riuscimmo del tutto, ma quei due non sembravano accorgersi di niente.

- Alice che ne dici se usciamo fuori e ci fumiamo una sigaretta? – gli dissi sorridendogli.

- Si credo sia un’ottima idea – mi rispose prendendo il foulard dalla sedia e portandoselo alle spalle prima di alzarsi dal tavolo e dirigersi verso l’uscita.

Io la seguì ancora guardando Emmett e Rosalie che sembravano in un mondo tutto loro. Non si erano nemmeno accorti che ci fossimo allontanati. Non appena arrivammo fuori vidi Alice cercare qualcosa, o, forse qualcuno.

- Pensavo che io da solo ti bastassi – gli dissi facendogli notare che mi ero accorto che cercasse qualcuno.

- Che scemo che sei – mi rispose lei guardandomi e sorridendomi.

- E allora chi cerchi? – gli chiesi dolcemente per cercare di non sembrare invadente.

- Mi stavo semplicemente chiedendo che fine avesse fatto Bella – mi disse lei.

- Non vedo neanche Edward a dire il vero – gli dissi.

- Di sicuro non saranno insieme. E poi Edward ha detto che non andava a cercarla – mi disse lei.

- Io non ne sarei così sicuro. Magari saranno già nascosti da qualche parte a divertirsi – gli dissi sorridendo.

- Ne dubito. Almeno non stasera – mi disse lei tornando ad assumere un’espressione preoccupata.

- Perché? Qualcosa non va stasera? – gli chiesi io.

- No, è solo che Bella non era dell’umore adatto a fare certe cose – mi rispose lei tornando a guardarmi.

- Ho notato che stasera è un po’ sulle sue. Sembra assorta da chissà quale dilemma – gli dissi io.

- Pensavo non fossi capace di accorgerti di certe cose. Bella riesce a nascondere bene le cose. Credevo fossi più superficiale – mi disse lei.

- Non ti sei mai chiesta che, forse, voglio apparire così, ma che in realtà non lo sono? – gli chiesi senza neanche accorgermi di averlo fatto davvero.

Non volevo certo spifferargli che la mia era solo una maschera. Lei non doveva saperlo, eppure mi veniva così facile essere sincero con lei.

- In realtà sono sicura che sia così – mi rispose lei spiazzandomi.

- Così come? – gli chiesi facendo finta di non capire.

- Non credo che tu sia come vuoi far apparire, credo piuttosto che tu sia il contrario di quello che mostri – mi disse lei.

- Cosa te lo fa credere? – gli chiesi.

- L’ho capito quel giorno in piscina. Ci siamo divertiti parecchio e in quel frangente sei stato te stesso, hai buttato via la maschera che indossi sempre. Quello che avevo di fronte non era lo stronzo che avevo conosciuto fino a quel momento. Vuoi sembrare superficiale e insensibile, ma non lo sei e lo dimostra il fatto che ti sei accorto del comportamento di Bella pur non conoscendola bene – mi disse lei stupendomi con le sue parole.

Mi aveva fatto la radiografia. Aveva capito tutto.

- Anche tu sei così. Ti mostri fredda e dura, ma non lo sei. Sei una persona che vorrebbe affetto e protezione e soprattutto sei una persona terribilmente e irrimediabilmente fragile, anche se ti ostini a mostrare il contrario – gli dissi mentre vidi che anche lei si stupì delle mie parole.

Non mi rispose subito, continuò a guardarmi negli occhi e mi bastò quello per capire che avevo ragione. Nel frattempo entrammo in una delle sale del ristorante, quella panna e viola, e si sedemmo su un divanetto. La stanza era ricca di candele che rendeva il tutto suggestivo. Continuammo a stare in silenzio e guardarci negli occhi e questa per me era una novità, di solito non mi comportavo così, o meglio con un’altra che non fosse stata Alice non mi sarei comportato così. In quel momento più che bramare le sue labbra o il suo corpo, bramavo le sue parole e questo potevo assicurare che non era mai successo. Dopo minuti interminabili di silenzio arrivò una cameriera.

- Cosa vi porto? – ci chiese.

- Per me una vodka alla fragola corretta – gli risposi.

- Una anche per me – rispose Alice, mentre la cameriera si allontanava.

Ritornò pochi secondi dopo con le nostre ordinazioni che posò sul piccolo tavolinetto di fronte il divano dove eravamo seduti.

- Sai, pensavo che questa serata sarebbe stata un vero schifo, non amo queste cene che organizzano i miei. Non fanno per me – iniziò a dire lei dopo aver bevuto un sorso di vodka.

- E invece? – gli domandai io per incitarla a continuare.

- E, invece, mi devo ricredere. Se tutte le cene fossero così dovrei dire ai miei di organizzarle più spesso – mi disse lei.

- Condivido in pieno con te. Io e i miei fratelli abbiamo seriamente pensato di dare buca ai miei – gli dissi sincero.

In effetti, era questo uno dei tanti motivi per cui avevamo deciso di venire con la mia macchina e non con loro, ma poi pensando a mamma abbiamo cambiato idea. Ci teneva tanto e anche papà, non era giusto dispiacerli senza motivo. Alla fine era solo una cena, ci eravamo detti.

- E come mai avete cambiato idea? – mi chiese lei realmente curiosa.

Potevo inventare diecimila scuse, ma non volevo farlo. Per la prima volta volevo essere sincero con una ragazza e, poi, lei non era una semplice ragazza, lei era Alice.

- Beh, mamma e papà ci tenevano davvero tanto e non ci andava di fargli un torto – gli dissi.

- Stasera mi stupisci sempre di più – mi disse lei rendendosi conto che gli avevo detto la verità, anche se questa si metteva sotto i piedi l’insensibilità che avevo sempre cercato di mostrare, ma tanto lei l’aveva capito che non ero così, quindi il problema non si poneva.

Non gli risposi, ma la guardai e poi presi il bicchieri e bevvi un po’ di vodka.

- Si amano tanto i tuoi – mi disse poi lei cambiando letteralmente discorso.

- Ad essere sincero non conosco nessuno che si ami come loro – gli dissi ed era la verità.

Mamma e papà erano la rappresentazione dell’amore puro, dell’amore eterno, quello che non finisce mai. Loro si amavano come il primo giorno, o forse di più.

- Si vede. Me ne sono accorta non appena li ho visti. Come si tenevano per mano, come si guardano, come parlano – mi disse lei.

- Si lo so. E’ difficile che il loro amore sfugga all’occhio di qualcuno – gli dissi.

- Posso chiederti una cosa? Però non voglio essere indiscreta, quindi se non ti va, non rispondere alla mia domanda – mi disse lei dolcemente.

Come facevo a dirgli di no? Era praticamente impossibile.

- Si certo, dimmi – gli dissi.

- Da quello che ho capito, tu e i tuoi fratelli non credete molto nell’amore, dico bene? – mi chiese.

- Come te e le tue sorelle, del resto – gli risposi, mentre lei mi sorrise.

- Ecco appunto. Comunque mi spieghi come fate a non crederci vivendo insieme a due persone che si amano in modo tanto profondo? Chiunque guardi Carlisle e Esme si renderebbe conto che l’amore esiste – mi disse lei.

- Tu guardandoli hai creduto questo? – gli chiesi curioso.

- Guardandoli ho capito che ho costruito la mia vita sul nulla, guardandoli ho capito che ho sempre cercato di allontanare qualcosa che poteva rendermi veramente felice, guardandoli ho capito che l’amore non esiste solo nelle fiabe, ma anche nella realtà. Sicuramente è difficile trovarlo, ma esiste – mi disse lei aprendosi completamente.

A guardarla adesso sembrava un’altra persona. Non era più quella ragazza che voleva mostrasi per forse forte, ma era una semplice ragazza che voleva mostrarsi per quella che era, con tutte le sue fragilità.

- Forse non è vero che non c’hai mai creduto nell’amore, forse hai sempre finto di non volerci credere. Forse, era più comodo così, forse, non credendoci pensavi che ti saresti risparmiata tante sofferenze – gli dissi io dolcemente.

- Forse hai ragione, ma non hai ancora risposto alla mia domanda – mi disse lei.

- Beh forse, anch’io non c’ho mai creduto per non soffrire – gli dissi.

- Ammazza quanti forse. Comunque non siamo poi così diversi – mi disse lei.

- Condivido con te, forse abbiamo più cose in comune di quanto crediamo – gli dissi sincero.

- Lo penso anch’io – mi disse lei dopo aver bevuto l’ultimo sorso di vodka rimasto nel bicchiere, mentre io feci lo stesso.

- Ne vuoi un altro? – gli chiesi.

- Lo prenderei volentieri, ma non vorrei che mio padre sentisse la puzza di alcool. Sai, non è molto d’accordo con il nostro modo di vivere la vita – mi rispose lei.

- Non deve essere facile per lui tenere d’occhio te e le tue sorelle con il carattere che vi ritrovate – gli dissi io.

- Più che tenere d’occhio lui vorrebbe controllarci. Il problema è che non ci riesce. E sai qual è la cosa buffa? Che sia lui che mamma si chiedono come mai da tenere e amorevoli ragazzine quali eravamo, siamo diventate così. Una domanda così stupida fatta da loro, loro che sono la causa di questo, ma sono troppo occupati per rendersene conto – mi disse lei perdendo di nuovo quella luce negli occhi.

Di sicuro c’era qualcosa che la faceva stare male, a lei e alle sue sorelle, qualcosa che dipendeva dai suoi genitori da quanto avevo potuto capire. Forse, qualcosa fatta dai loro genitori le aveva fatte diventare così, proprio come era successo a me e ai miei fratelli. Gli avrei chiesto volentieri di raccontarmi cosa fosse successo, ma non volevo sembrare troppo invadente.

- Capisco perfettamente quello che vuoi dire – gli dissi solamente.

- Dubito che possa farlo – mi disse lei triste.

- Ricorda che non è oro tutto quello che luccica – gli dissi alludendo al fatto che nonostante i miei potessero sembrare gli eterni innamorati, non avessero anche loro fatto degli sbagli.

- Si, forse hai ragione – mi disse lei sorridendomi.

- Sai dove trovarmi se un giorno avessi bisogno di qualcuno con cui sfogarti – gli dissi stupendomi io stesso di quelle parole.

- Grazie. Grazie di tutto, grazie per esserti aperto e per aver fatto aprire un po’ anche me, ma soprattutto grazie di non aver fatto domande – mi disse lei sorridendomi.

- L’ho fatto con piacere – gli dissi solamente.

Si avvicinò a me e mi abbracciò. Restammo abbracciati per un bel po’ di tempo, poi si staccò e feci appoggiare la sua testa al mio petto, iniziando a giocherellare con le sue mani. Continuammo a parlare, anche se stavolta affrontammo discorsi, di sicuro, più leggeri e passammo tutta la serata a ridere e scherzare, fermi, però, sempre nella stessa posizione. La cosa strana era che nemmeno per un secondo mi era passato per la testa di dargli un bacio o di fare chissà cos’altro. In quel momento mi bastava averla tra le mie braccia, solo questo. Quella ragazza era riuscita a farmi aprire, non l’avevo mai fatto con nessuno, eppure con lei era stato facile, molto facile. Alice era speciale, Alice poteva cambiarmi.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- stellalilly: Sono contenta che ti sia piaciuto. Spero ti piacerà anche questo.

 

- TanyaCullen: Tranquilla per non aver recensito, anche se devo dire che mi fa molto piacere che sei tornata. Mi piace sapere cosa pensi delle mie storie. Lourdes, che bello. Potevi portarmi con te. E’ una vita che sogno di andarci. Comunque tornando alla storia, era normale che non potesse andare tutto liscio. Proverò a non esagerare con la storia del passato, ma ti posso dire che questo personaggi che tu non vuoi nemmeno nominare, riuscirà a confondere parecchio le idee della nostra Bella. E chi sarà a rimetterci? Naturalmente Edward, che sarà già innamorato di lei. Diciamo che Bella si troverà di fronte a un bivio e forse, quello che deciderà non sarà la scelta giusta. Inoltre condivido con te riguardo al fatto che Edward è un panorama migliore, vallo a trovare uno meglio di lui. Mi sembra un ricerca alquanto impossibile.

 

-  Alyce_Maya: Non ti sei sbagliata a pensare che i primi a mettersi insieme saranno Emmett e Rose, e nel prossimo capitolo ne avrai la conferma ufficiale, ma anche gli altri cominciano a capire cosa provano davvero.

 

- eMiLyBlOoD: Ed eccoti l’altro capitolo. Spero che anche questo ti prenda di brutto.

 

- nefertiry85: Ed eccoti accontentata con un altro capitolo.

 

- gamolina: Beh, diciamo che ieri mi sentivo parecchio buona, ecco spiegato il motivo dei due aggiornamenti.

 

- MaryCullenL: Beh, diciamo che la tua idea non era male, riguardo al fatto che Bella potesse essere fuori con l’ex, ma preferisco aspettare ancora un po’ prima di farlo spuntare. Voglio prima che Bella e Edward rafforzino il loro rapporto. Comunque dopo la cene, la maschera, almeno tra di loro la butteranno.

 

- miss_cullen90: E questo è solo l’inizio. Mi dispiace anche a me vederla così, ma per adesso sarà così. Vedrai che, comunque, grazie a Edward supererà molti fantasmi del passato e chissà che non li elimini tutti.

 

- Baby_Baby: Si, da ora in poi, niente più maschera, da ora in poi soltanto sei amici che si aprono tra di loro. Comunque come vedi nemmeno per questo capitolo vi ho fatto aspettare.

 

- Xx_scrittrice88_xX: Beh, Edward è il massimo. Che mondo sarebbe senza di Edward? Anch’io mentre lo scrivevo volevo essere al suo posto, ma purtroppo posso solo sognare. Anche per me la coppia Edward-Bella è la più bella. E poi Edward diventerà così romanticone e farà mille sorprese a bella che solo a pensarci la invidio. Magari esistessero ragazzi così.

 

- twilight4ever: Si, da adesso in poi tutti cambieranno atteggiamento. Anch’io ne vorrei uno così.

 

- G_i_s_y: Edward fa così perché si è accorto che Bella non è una ragazza qualunque e comincia a capire che cosa vuole davvero dalla sua vita. Comunque lo capirai non appena posterò il capitolo dedicato a lui.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:

annatfl [Contatta]
2 - Baby_Baby [Contatta]
3 - bunNyDolcEtestOlinaBuffa [Contatta]
4 - ciuciu [Contatta]
5 - ClaryCullen [Contatta]
6 - gamolina [Contatta]
7 - Ginny Weasley 95 [Contatta]
8 - girl601 [Contatta]
9 - lady marion [Contatta]
10 - MaryCullenL [Contatta]
11 - miss_cullen90 [Contatta]
12 - PATRIZIA70 [Contatta]
13 - Synie [Contatta]
14 - Xx_scritrice88_xX [Contatta]
15 - __cory__ [Contatta]

che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

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Capitolo 21
*** Dichiarazioni ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 21

DICHIARAZIONI

 

POV ROSALIE

Cosa diavolo mi stava succedendo? Rosalie Swan, la ragazza che aveva sempre considerato i ragazzi come giocattoli, adesso si stava facendo incastrare da uno di loro, e per di più, dal più stronzo che avesse mai conosciuto. Non riuscivo più a capire me stessa, la testa sembrava dire una cosa, ma il cuore diceva l’esatto opposto. Il cuore? Davvero si trattava di cuore? Quel cuore che, ormai, era diventato di ghiaccio, poteva davvero sciogliersi per mano di qualcuno? Avevo sempre creduto che questo fosse impossibile, eppure da quando era successa quella cosa con Emmett, non facevo altro che pensare che, forse, quel ragazzo poteva riuscire a sciogliermi, poteva far uscire la vera Rosalie, quella che avevo celato per tanto, troppo tempo. Aveva tutta la sera che non facevo altro che guardarlo e adoravo quando sorrideva, cosa che peraltro faceva praticamente sempre, perché gli si formavano due fossette nelle guance che lo facevano sembrare un bambino, e forse, in fondo lo era. Un bambino un po’ troppo cresciuto, ma pur sempre un bambino. Non l’avevo mai visto serio, sempre con la battuta pronta, sempre pronto a prendere tutto alla leggera. Lo invidiavo per quel suo modo di essere, anch’io avrei voluto essere come lui, anch’io avrei voluto affrontare la vita come faceva lui. Quella sera per la prima volta in tutta la mia vita avevo provato sulla mia pelle cosa fosse la gelosia, proprio io che credevo di non poterla provare mai, eppure quando quella stronza della cameriera aveva iniziato ad atteggiarsi in quel modo non ci avevo visto più, ero scoppiata. Come diavolo si permetteva un’insignificante ragazza a fare gli occhi dolce al mio ragazzo? Oddio, ho detto “mio ragazzo”, sono proprio impazzita. Rosalie, fai un respiro e riprenditi. Non dire cazzate, lui non è tuo e mai lo sarà. Può avere migliaia di ragazze, perché dovrebbe interessarsi a me? Certo per qualche scopata senza dubbio, ma per farsi una storia seria? No, era da escludere. E poi, da quando, io parlavo di storie serie? Oh cavolo, questa cena mi stava dando alla testa, o forse Bella aveva ragione. Emmett mi piaceva, ma mi piaceva in modo diverso, in modo più profondo. Ok, lo ammetto. Emmett Cullen mi piaceva da impazzire. E pensare che lo avevo negato quando prima Bella me lo aveva chiesto e lei aveva sbottato tutta la sua rabbia su me e Alice. Dovevo parlargli, dirgli che aveva ragione, chiedergli scusa. Da quando ero tornata dal bagno non facevo altro che lanciare occhiate a Emmett, anche se in effetti ero un po’ preoccupata per Bella.

- Allora fratello la vuoi l’eccezione della cameriera? – disse Jasper ridendo a Emmett. Anche Alice scoppiò a ridere.

Ma tu vedi questo qui. Gli lanciai uno sguardo furente, della serie “se li sguardi potessero uccidere”.

- A dire il vero preferisco l’eccezione di qualcun’altro – gli rispose Emmett lanciandomi uno sguardo malizioso che io prontamente ricambiai.

Ti prego non farmi così, rischio di non rispondere più delle mie azioni.

- Chissà che fine farà quella povera ragazza – disse Alice ancora ridendo.

- Mi auguro che la licenzino – gli risposi io sicura.

- Condivido con te, ma sta tranquilla io sono tuo e di nessun altra – mi disse Emmett serio.

Cosa aveva detto? Si certo come no. Magari fosse così. Rosalie, ma che vai a pensare? Smettila.

- Ovviamente. Mi sembra non ci fossero dubbi su questo – gli risposi io seria senza nemmeno rendermi conto di aver detto quelle cose.

Per un attimo abbassai gli occhi, non c’è la facevo a reggere il suo sguardo, ma subito l’istinto me li fece rialzare, come se avessi bisogno dei suoi occhi per stare bene. Lo guardai e lui fece lo stesso e in quel momento sembravo essere sulle nuvole. Non c’era nessuno intorno a noi, solo io e lui. Mi persi completamente in quegli occhi azzurri, mi risucchiarono terribilmente. Non capì più nulla di quello che c’era attorno a me, non riuscivo a muovermi, riuscivo solo a guardare lui con ogni sognanti e avrei giurato che anche per lui fosse così. Era bello, terribilmente bello, ma in quel momento quello che mi colpì maggiormente non era la sua eccelsa bellezza, ma la dolcezza del suo sguardo, una dolcezza che non gli avevo mai visto. Eravamo l’uno di fronte all’altra, c’era solo il tavolo a separarci, ma era come se fossimo uniti, come se fossimo una cosa sola. Dopo non so quanto tempo, entrambi sembrammo ridestarci dallo stato in cui eravamo e mi resi conto che i ragazzi non c’erano.

- Dov’è sono Alice e Jasper? – chiesi a Emmett senza smettere di guardarlo.

- Non ne ho idea. Saranno usciti – mi rispose lui sorridendomi.

Ed ecco che quelle fossette tornavano a farsi spazio nelle sue guance e io lentamente stavo morendo. Quanto avrei voluto essere per lui, quello che lui era per me. Ma sei pazza? Cosa sarebbe lui per te? Parlavo da sola con i miei pensieri. Apposto ero combinata.

- Come abbiamo fatto a non accorgerci che fossero usciti? – gli chiesi.

- Credo che fossimo impegnati a fare qualcos’altro – mi disse lui dolcemente, mentre io mi sentì avvampare per l’imbarazzo, sperai solo che non se ne accorgesse.

- Sono riuscito a farti arrossire – mi disse sorridendomi dolcemente.

Se ne era accorto, e adesso come ne uscivo da quella situazione.

- Se ti dicessi che sono arrossita perché c’è caldo mi crederesti? – gli chiesi mentre lui si mise a ridere.

- No, non ti crederei e poi mi farebbe più piacere sapere che quel rossore è dovuto a causa mia – mi disse lui appoggiando la sua mano alla mia che fino ad allora era rimasta appoggiata al tavolo.

Il contatto con lui con la sua pelle mi provocò un brivido. Cavolo, perché quel ragazzo mi doveva fare quell’effetto?

- Ok, hai vinto – gli dissi ammettendo che fosse lui la causa del mio imbarazzo.

- Mi piacerebbe vincere qualcos’altro – mi disse lui.

Lo sapevo. Mi ero solo illusa. L’unico suo intento era quello di avere il mio corpo, non gli interessava altro. Possibile che di diecimila ragazzi, che avrebbero fatto di tutto per entrare nelle mie grazie, per conquistare il mio cuore, io avessi deciso di aprirlo ad uno stronzo che non lo voleva? Com’è schifosa la vita. Cosa avevo fatto di male per meritarmi tutto quello?

- Certo che non sai pensare ad altro. Sei solo uno stronzo, il più colossale che io abbia mai conosciuto. Ricordati che non si vive di solo sesso – gli dissi arrabbiata togliendo la mia mano dalla sua.

Mi dispiacque interrompere quel contatto, ma non potevo fare altrimenti. Non potevo restare lì a torturarmi di fronte a  quella sottospecie di imbecille. Mi alzai furiosa e mi diressi fuori, dove sbollire i nervi in qualche modo. La serata stava procedendo troppo bene, non poteva di certo finire altrettanto. Non volevo vederlo, non volevo sentirlo, ma soprattutto non volevo amarlo. Amarlo? Ma cos’era l’amore? Io non l’avevo mai conosciuto, era una parola che avevo cancellato dal mio dizionario, eppure da quando avevo conosciuto lui quella parola spesso bussava furente nella mia testa. Avevo cercato di scacciarla non so quante volte dalla mia testa, ma non c’era niente da fare. Avevo perfino evitato di parlarne con Bella e Alice, perché credevo che fosse una cosa stupida, una cosa di poca importanza, un effetto collaterale dovuto alla bellezza di quello lì, ma questa sera mi ero resa conto che non era così. Dovevo ringraziare quella ragazza per avermi aperto gli occhi e per avermi fatto capire che Emmett non era per me un semplice amico, non era per me un semplice ragazzo con cui spassarmela, ma era, invece, la persona per cui avrei voluto tornare me stessa, la persona per cui avrei rivalutato tutta la mia vita, la persona a cui mi sarei potuto concedere interamente, a cui avrei potuto donare animo e corpo, ma soprattutto la persona a cui avrei dato il mio cuore, perché credevo fosse l’unico capace di poterlo far sciogliere. Invece, adesso mi ritrovavo disperata per essermi accorta che quello che avevo credevo fino a quel momento erano solo cazzate, nulla era vero. Lui era il classico stronzo, nulla di più, ero io che ci avevo voluto vedere qualcosa in più, ero io la stupida che aveva creduto che la sua fosse una maschera e che, infondo, lui fosse diverso, fosse la persona giusta per me. Adesso mi ritrovavo sola, con un sentimento che non sapevo gestire, un sentimento già troppo forte per essere solo all’inizio. Era semplice da definire e non aveva più senso continuare a negarlo a me stessa. Mi stavo innamorando di Emmett o, forse, lo avevo già fatto. Era successo senza che me ne rendessi conto, con la persona sbagliata, quella che guardi e pensi che non avrai nulla a che fare con lei, ma era successo, era successo e basta. Adesso dovevo solo cercare di dimenticarmelo dalla testa, ma soprattutto dal cuore. Chi lo avrebbe detto, l’irraggiungibile Rosalie Swan si era innamorata. Quanto avrei voluto che anche per lui fosse così, ma non dovevo sognare, i sogni non portavano a nulla. Avevo bisogno di una sigaretta, ma dannazione, avevo lasciato la borsa dentro e non sarei mai entrata a riprenderla, non c’è la facevo a guardarlo, non c’è la facevo a vederlo gioire per essere riuscito ad incastrare anche me, quella che sembrava essere irraggiungibile, ma che soprattutto sembrava non potersi innamorare mai. Una cosa era certa, se e quando sarei riuscita a dimenticarlo gli avrei portato una coppa, un trofeo perché se lo meritava tutto. Era riuscito dove mille avevano fallito. Un giorno, mi sarei dovuto complimentare con lui.

- Scusa, hai per caso una sigaretta? – chiesi ad un ragazzo che fumava lì fuori.

Lui mi squadrò dalla testa ai piedi, guardandomi malizioso. Sembrava mi volesse spogliare con gli occhi. Ok, avevo fatto una cazzata a chiedergli quella sigaretta. E tutto per colpa di Emmett. Lo odiavo, lo odiavo dal profondo, lo odiavo perché non mi amava, lo odiavo perché lo amavo.

- Certo. Tieni – mi disse il ragazzo porgendomi il suo pacchetto di sigarette.

Io ne presi una e glielo restituì. Poi mi diede l’accendino e dopo aver acceso la sigaretta glielo lanciai. Lo ringraziai e mi allontanai da lui. Mi appoggiai alla balaustra della terrazza e portai la sigaretta alla bocca. Ne aspirai il fumo e poi lo rigettai dalla bocca, facendo tanti piccoli cerchi con il fumo. Quel giochetto era il mio modo per rilassarmi e in quel momento ne avevo assoluto bisogno. Non dovevo pensare.

- Lo sai che io non ci sono mai riuscito a farlo? – mi disse una voce alla mie spalle.

Mi voltai e mi accorsi che era il ragazzo di prima, quello della sigaretta.

- E’ tutta questione di esercizio. All’inizio neanche io ci riuscivo – gli dissi cercando di essere gentile.

- Potresti insegnarmi tu. Sono sicuro che con una bella ragazza come te come insegnante non mi sarà difficile imparare – mi rispose.

Sapevo benissimo quale era il suo intento. Rimorchiarmi. Ma quella non era la serata giusta e fino a quando quello stronzo sarebbe rimasto nel mio cuore nessuna sarebbe stata la serata giusta.

- Non credo sia il caso. Adesso scusami, vorrei stare un po’ da sola – gli risposi.

- Io, invece credo sia il caso – mi rispose lui avvicinandosi.

Io mi allontanai un po’ sperando che non venisse, ma lui fu subito pronto all’attacco. Mi si avvicinò e si appoggiò alla balaustra anche lui.

- Perché scappi? Faccio così schifo? – mi chiese malizioso.

- Non ho detto questo. Voglio solo stare un po’ da sola – gli dissi.

- Ma in compagnia si sta sempre meglio – mi disse lui.

- Non credo proprio – gli risposi io allontanandomi di più.

Lui imperterrito si avvicinò di nuovo e mi prese per il braccio per non permettermi di allontanarmi ancora. Poi mi appoggiò alla ringhiera della terrazza e avvicinò la sua testa alla mia. Era così vicino che potevo sentire il suo respiro addosso a me e questo mi faceva schifo. Mi guardai attorno e mi resi conto che pur di stare sola era uscita nel lato di terrazza dove non c’era nessuno, nemmeno una minuscola persona, nessuno avrebbe visto cosa quel porco voleva farmi. Volevo urlare, ma mi tappò la bocca con una mano. Non era difficile immaginare cosa avrebbe voluto fare. Cercai di divincolarmi, ma era praticamente impossibile. Chiusi gli occhi già pronta ad affrontare quello che sarebbe successo quando non sentì più il peso di quel ragazzo addosso a me. Riaprì gli occhi velocemente e vidi quello stesso ragazzo che prima era addosso a me a terra che si toccava lo zigomo e Emmett che lo guardavo con sguardo furioso. Era venuto ad aiutarmi, non so come, non so perché, ma era venuto. Il mio angelo.

- Che cazzo volevi fare, eh? – disse furioso Emmet al ragazzo.

- Niente, solo divertirmi un po’ – gli disse il ragazzo ridendo.

- Ah si? Adesso mi diverto io con te – gli rispose Emmett scaraventandogli un pugno in piena faccia e spaccandogli un labbro.

Poi si voltò vero di me.

- Tu stai bene? – mi chiese dolcemente.

- Si, grazie – gli risposi.

Lui mi sorrise e poi tornò a guardare di nuovo quel ragazzo con sguardo ancora più furioso. Stava per dargli un altro pugno, ma io mi avventai su di lui e lo tenni per il braccio.

- Ti prego, fermati. E’ tutto apposto. Lascialo stare – lo implorai.

Lui mi guardò per un po’, poi mi sorrise e mi fece una carezza.

- Ti conviene sparire dalla vista dei miei occhi prima che cambi idea e ti ammazzi all’istante – disse Emmett al ragazzo che subito si alzò e stava per andarsene – ti consiglio di non farti vedere più da me, perché la prossima volta non sarò così clemente – concluse il mio angelo.

Il ragazzo sparì in fretta ed Emmett si avvicinò e mi strinse forte a lui. Se non fosse arrivato non so cosa sarebbe successo, ma era arrivato, mi aveva aiutato e adesso tra le sue braccia mi sentivo protetta. Poi ricordai la sua frase: “Mi piacerebbe vincere qualcos’altro” e la rabbia che si era affievolita stando tra le sue braccia tornò più forte che mai e mi scansai dal suo abbraccio tornando ad appoggiarmi alla balaustra della terrazza.

- Grazie di avermi aiutata. Non so come avrei fatto senza di te, ti devo un favore – gli dissi solamente.

- Non mi devi niente. Se solo quello lì ti avrebbe toccato non so cosa sarei stato capace di fare – mi disse lui ancora fermo nella posizione di prima.

- Non mi ha toccato, l’importante è questo. Adesso se non ti dispiace vorrei stare un po’ da sola – gli dissi.

Lui non rispose subito, ma venne verso di me e appoggiò la sua mano sulla mia spalla. Quel contatto mi fece rabbrividire, ma dovevo essere forte dovevo riuscire ad allontanarlo da me, così scostai la sua mano dalla mia spalla. Lui si avvicinò ancora di più a me e mi fece voltare verso di lui. Non potei fare a meno di guardarlo negli occhi, ma non riuscendo a mantenere il suo sguardo abbassai gli occhi.

- Stasera ho scoperto un’altro tuo difetto – mi disse lui dolcemente prendendomi il viso tra le mani per fare in modo che lo guardassi.

- Io, invece stasera ho scoperto fino in fondo quanto tu sia stronzo – gli dissi sincera.

Del resto dopo la mia reazione a ciò che aveva detto, credo avesse già capito che provassi qualcosa per lui. Non era di certo stupido e in fatto di ragazze se ne intendeva davvero.

- Vuoi sapere qual è il difetto che ho scoperto? – mi chiese ignorando le mie offese.

- Qualcosa mi dice che stai per dirmelo – gli risposi solamente.

Cazzo, stavo cedendo e non dovevo farlo. Rosalie fai la dura, come hai sempre fatto. Fai finta che davanti a te non ci sia Emmett, ma qualcun altro. Che stupida, parlavo anche da sola.

- Non hai pazienza – mi rispose lui.

- Prego? – gli chiesi stupita.

- Non hai pazienza. Pensa che hai così poca pazienza che non aspetti nemmeno che qualcuno finisca di parlare – mi disse lui.

Ok, non ci stavo capendo niente. O era lui che non si sapeva spiegare o ero io che ero talmente presa da lui da non riuscire a capire niente.

- Mi sto perdendo – gli dissi.

- Prima non mi hai fatto finire di parlare. Ti sei arrabbiata e sei uscita come una furia – mi disse lui.

- La tua frase era molto chiara, non lasciava spazio ad equivoci – gli dissi, mentre lui mi appoggiò le sue mani all’altezza della mia vita, mentre io, invece, restavo immobile.

- Anch’io lo credevo, ma tu non l’hai capita – mi rispose lui.

- E sentiamo cosa volevi dirmi che io non sono riuscita a capire? – gli dissi facendogli un sorriso falso.

- Volevo dirti che avrei voluto vincere qualcos’altro, non il tuo corpo come hai pensato tu, ma il tuo cuore – mi disse lui avvicinando la sua faccia sempre di più alla mia.

Cosa aveva detto? Che voleva vincere il mio cuore? No, dovevo di sicuro aver capito male. Uno come lui non poteva dire una cosa del genere.

- Scusa? – gli chiesi per farmi ripetere cosa aveva detto.

- Dovrei ripeterlo? – mi chiese sorridendo.

- Direi di si, considerando che non ho capito – gli dissi.

- Voglio conquistare il tuo cuore – mi disse più chiaramente.

Ok, era ufficiale: ero pazza. Eppure l’aveva detto davvero. Non ci potevo credere. Sicuramente era il suo modo per portarmi a letto di nuovo, farmi credere le stelle per portarmi poi alle stalle, ma io non ero stupida non ci sarei cascata.

- E’ questo quello che dici a tutte le ragazze per portartele a letto? – gli chiesi.

- Pensi davvero che abbia bisogno di dire questo ad una ragazza? Se voglio portarmi qualcuna a letto mi basta schioccare le dita e vengono a dozzine da me – mi rispose lui.

- Quanto sei modesto – gli dissi sorridendogli.

- Quanto sei bella – mi disse lui.

- Non credere di incantarmi così. Te lo già detto, noi due abbiamo già dato – gli dissi.

- Non voglio portarti a letto se è questo quello che credi. Te l’ho detto cosa voglio fare – mi disse lui.

- E cosa vuoi fare? – gli chiesi facendo finta di non capire.

- Te l’ho già detto – mi disse lui.

- Non credo di aver capito – gli dissi sorridendogli maliziosa.

- Sei davvero perfida – mi disse lui.

- Perfida? E per quale motivo? – continuai io facendo la finta ingenua.

- Voglio conquistare il tuo cuore – mi disse lui per la terza volta sorprendendomi.

Non mi sarei aspettate che me lo dicesse ancora e ne fui felice.

- E perché dovrei crederti? Sappiamo tutti la fama che hai – gli dissi.

- Perché se così non fosse non ti avrei mai detto una cosa del genere. Credi sia facile per me dire una cosa di queste a qualcuno? Non l’ho mai fatto e credevo che non lo avrei fatto mai, ma adesso tutto è cambiato. Da quando conosco te, le certezze che ho sempre avuto si sono andate a fare benedire. Mi piaci, più di quanto tu possa credere e forse, anche più di quanto io voglia ammettere. Capisco che tu non mi creda e hai ragione, ma sono sincero, non sono mai stato più sincero in vita mia e mi costa esserlo, ma non riesco più a mentire – mi disse lui tutto d’un fiato.

Una cosa era certa, dire quelle cose gli era costato parecchio, più di quello che voleva far credere e dal suo sguardo potevo essere sicura che fosse totalmente sincero, ma non volevo dargliela vinta, non subito almeno. Volevo che mi dimostrasse che quello che aveva detto era vero.

- Quindi io dovrei credere che tu mi stia dicendo queste cose perché le pensi davvero e non per portarmi a letto? – gli chiesi.

- E secondo te io per andare a letto con qualcuno mi metto l’orgoglio sotto i piedi? Non scherzare – mi disse lui sorridendomi.

- Ammettiamo che ti creda, cosa succederebbe? – gli chiesi.

- Tutto quello che tu vuoi. Sono nelle tue mani – mi disse lui.

- E questo cosa vorrebbe dire? – gli chiesi.

- Senti, io non ho mai creduto di poter mettermi con una ragazza seriamente, ne tanto meno ho creduto che l’amore esistesse veramente, ma te l’ho detto, da quando ti conosco tutto è cambiato. Per te sarei disposto a mettere la testa a posto, sempre se tu lo vuoi – mi disse lui serio.

- Lo sai che non ti credevo così? – gli dissi.

- Ad essere sincero nemmeno io mi credevo così, ma anche tu sei una buona scoperta stasera – mi disse lui.

- Cosa vuoi dire? – gli chiesi.

- Che stasera ti sei mostrata in modo diverso da come solitamente sei e ci giurerei che la vera Rosalie è quella che ho qui di fronte a me – mi disse.

- Tu dici? – gli dissi.

- Ne sono sicuro. E sai un’altra cosa? Quando fai la gelosa ti adoro – mi disse lui sorridendomi e bacandomi la punta del naso.

- Io non ho fatto la gelosa, non so nemmeno cosa sia la gelosia. Te l’ho detto non sono tipa da storie serie e la gelosia è una cosa da storia seria – gli dissi mentendo.

- Quindi mi stai dicendo di no? – mi chiese lui.

- Di no a cosa? – gli domandai.

- A noi due – mi chiese lui rabbuiandosi.

- Non ho detto questo – gli dissi.

- E invece si. Io ti ho detto che voglio una storia seria con te e tu mi hai detto che non sei una tipa da storie serie. Questo cosa significa? – mi chiese lui.

- Anche tu hai detto che non sei tipo da storie serie – gli dissi.

- Per te cambierei – mi disse lui.

- E chi ti dice che io per te non cambierei? – gli chiesi.

- Non lo so. Dovresti dirmi tu cosa pensi – mi disse.

Lo vidi stringermi di più a lui e in quel momento portai le mie braccia, che fino a quel momento erano rimaste lungo i miei fianchi, al suo collo e lo vidi sorridere. Poi mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio a fior di labbra, staccandomi subito.

- Ti basta come risposta – gli dissi.

- E no. Io ho usato le parole anche tu lo devi fare – mi disse lui ridendo.

- E poi sarei io la perfida? Direi che tu mi fai concorrenza – gli dissi.

- Lo vedi, saremmo una coppia infallibile – mi rispose lui.

- Probabilmente hai ragione – gli dissi.

- Sicuramente ho ragione. Comunque sto aspettando te – mi disse lui.

- Cosa dovrei fare? – gli dissi.

- Dovresti dirmi cosa pensi – mi disse.

- Penso che anch’io per te potrei cambiare, penso che da quando sei entrato nella mia vita anch’io ho perso le mie certezze, penso che sei l’unico che può far crollare il muro che ho creato intorno a me e penso che potremmo provare a stare insieme – gli dissi sincera.

- Stai dicendo sul serio? – mi disse lui ridendo.

- Si, ma prima voglio essere sicura delle tue intenzioni – gli dissi.

- Pensi ancora che il mio intento è solo quello di portarti a letto? – mi chiese.

- Buona parte del tuo intento – gli dissi.

- Ok, allora facciamo una cosa, così ti dimostro che dico la verità. Noi proviamo e io ti prometto che non ti tocco nemmeno con un dito fino a data da stabilire – mi disse lui, mentre io mi stupì delle sue parole.

Non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato a questo, ma per dire questo significava che davvero ci teneva a me.

- Lo stai già facendo – gli dissi indicando le sue mani sui mie fianchi.

- Ti sto solo abbracciando. Almeno questo concedimelo – mi disse, mentre io scoppiai a ridere.

- Ok, ci sto – gli dissi.

- Quindi? – mi disse lui.

- Quindi proviamo a stare insieme, a conoscerci. Vediamo cosa esce fuori – gli dissi.

- Non potevi farmi più felice – mi disse.

- Non potevo essere più felice – mi lasciai scappare io.

Lui mi guardò e mi sorrise. Poi mi prese in braccio e mi fece girare come una bambina. Non potevo crederci. Fino a pochi minuti fa credevo che tutto andasse storto, che Emmett non ricambiasse quello che provavo io, invece, sembrava farlo. Forse, non era innamorato, ma qualcosa doveva pur provarla per dirmi quelle cose, cose che una persona come lui non avrebbe mai detto. Pensai alla scommessa che aveva fatto, chissà se sarebbe riuscito a mantenerla, ma già il fatto che avesse proposto una cosa tanto assurda per uno come lui, mi faceva ben sperare nei suoi sentimenti. Dopo avermi fatto girare per un po’ e dopo averlo implorato di smetterla perché mi faceva girare la testa, mi fece scendere e io mi avvicinai per baciarlo, ma quando ero a pochissimi centimetri dalle sue labbra, lui mi fermò mettendo una mano per separare le mie labbra dalle sue.

- Ho fatto una promessa e adesso ho tutta l’intenzione di mantenerla – mi disse.

- Ti consento di fare uno strappo alla regola – gli dissi.

- No, no. Una promessa è una promessa – mi disse lui.

Qualcosa mi diceva che quella promessa non l’avrei digerita a lungo. Emmett mi prese per mano e mi portò nel giardino del locale. C’era un gazebo bellissimo, molto romantico, considerando che all’interno c’era una luce soffusa che rendeva magico il tutto. Lui si sedette su una delle poltroncine di vimini che c’erano dentro quel gazebo e io stavo facendo altrettanto, ma lui mi bloccò e mi fece sedere sopra di lui. Si avvicinò e mi baciò la guancia dicendomi: “Almeno questo posso farlo”. Mi appoggiai meglio a lui sempre tenendo le dita della mia mano intrecciate a quelle della sua e ci mettemmo a parlare, raccontandoci un po’ di noi ed aprendoci completamente, mostrandoci per quelli che eravamo veramente. Ci raccontammo di avvenimenti avvenuti da bambini, del rapporto che avevo con le mie sorelle e quello che lui aveva con i suoi fratelli, del nostro vero essere. Di tante cose e con mia sorpresa mi resi conto che avevo ragione, il vero Emmett non era lo stronzo che voleva ad ogni costo mostrare, ma un ragazzo dolcissimo e dalla battuta sempre pronta. Lo adoravo, ma la cosa più importante era che più stavo con lui, più mi accorgevo di amarlo.

 

Il gazebo:

http://img233.imageshack.us/i/gazebo.jpg/][img=http://img233.imageshack.us/img233/6721/gazebo.th.jpg

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- TanyaCullen: Condivido con te sul fatto che certa gente deve per forza mettersi in mezzo e rovinare le cose e questo purtroppo succede non solo nelle storie e nei libri, ma purtroppo anche nella realtà con l’unica differenza che nella finzione, poi, le cose si aggiustano, nella realtà non è sempre così. Esperienza persona, purtroppo. Anche io per New Moon ho pianto tanto e ti assicuro che non è normale, considerando che sono un tipo che tende a nascondere sempre quello che prova. Eppure, questa saga mi ha conquistata letteralmente, forse perché in fondo anch’io vorrei vivere un amore come quello di Bella e Edward. Tornando alla mia storia ti assicuro che non voglio far soffrire troppo Edward e nemmeno Bella, ma un po’ di sofferenza la proveranno entrambi. Lei perché non riesce a fare chiarezza con i suoi sentimenti e lui perché non decide di confessare quello che prova e anche quando lo farà non sarà facile. Ti assicuro comunque che tutto andrà bene per loro. Il lieto fine ci sarà e il loro sarà il migliore, anche perché restano comunque i miei preferiti. Si, so che commenti sempre e mi fa enorme piacere ricevere le tue recensioni, davvero. E’ bello sapere che la mia storia ti piace. Hai fatto benissimo a dirmi quello che pensavi e spero che lo farai sempre, perché accetto tutto, stai tranquilla. Comunque ti assicuro che tra loro, a parte un breve periodo di crisi, si risolverà tutto per il meglio e le sofferenze lasceranno posto a un grandissimo amore come solo quello tra Bella e Edward può essere.

 

- gamolina: Mi spiace non aver potuto postare un altro capitolo il sabato, ma sono uscita e non ho potuto. Spero che mi perdoni, recupererò.

 

-  Alyce_Maya: Come vedi le tue supposizioni erano giustissime e questo capitolo ne è la testimonianza.

 

- eMiLyBlOoD: Sta tranquilla che mi bastano. Mi fa piacere sapere che nonostante i problemi con il pc hai recensito lo stesso. Grazie mille.

 

- miss_cullen90: Beh, per sapere cosa hanno fatto Charlie e Renèe dovrai aspettare ancora qualche capitolo. Sta tranquilla che non penso che sei una di quelle che si commuove per tutto, ma a volte è bello commuoversi, è un modo per esprimere quello che si ha dentro. Mi dispiace solo che io lo faccia molto raramente, anche se vorrei che succedesse. Non è bello tenere tutte le emozioni dentro e non farle uscire mai fuori. Ti assicuro che anch’io sono una romanticona con il cuore a pezzi da tanto, troppo tempo e, forse, è per questo che non riesco più a mostrare le miei emozioni facilmente, ma sono contenta di sapere che le emozioni le faccio entrare nel cuore degli altri. Non ti dirò cosa farà Lucas, altrimenti rovino la sorpresa, ti dico solo che avrà un ruolo determinante.

 

 

 

- sarafly: Mi dispiace per non aver potuto postare sabato, ma purtroppo sono uscita e non ne ho avuto il tempo. Scusami ancora e perdonami.

 

- edlla: Mi fa piacere che la mia storia ti piaccia, spero che continuerà a piacerti.

 

- moni: Beh, la prima coppia si è formata come vedi, adesso bisogna attendere le altre due. Per Jasper e Alice non bisognerà attendere troppo, quanto a Bella e Edward dovete essere un po’ pazienti. Si, le maschere se le stanno togliendo, diciamo che se le sono già tolte.

 

 

- Xx_scrittrice88_xX: Ti sei dimenticata che mancava anche il pov di Rosalie, infatti eccolo qui. Il prossimo sarà un pov di Edward come hai detto tu. Nel prossimo capitolo capirai perché Jasper e Alice non li hanno visti. Diciamo solo che il locale era provvisto di più terrazza e i ragazzi sono usciti tutti in parti differenti della terrazza, per questo non si sono incontrati.

 

- G_i_s_y: Mi fa piacere che ti piace, spero che anche questo in cui sono Emmett e Rosalie ad aprirsi ti piacerà.

 

- angel94: No, non mi dispiace per niente che sei una nuova fan, anzi mi fa tanto piacere. Grazie mille per il tuo commento, spero c’è ne saranno altri.

 

- twilight4ever: Ed eccoti svelato l’idillio tra Rosalie e Emmett, spero ti piacerà.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a:

1 - moni [Contatta]
2 - annatfl [Contatta]
3 - Baby_Baby [Contatta]
4 - bunNyDolcEtestOlinaBuffa [Contatta
]

 
5 - ciuciu [Contatta]
6 - ClaryCullen [Contatta]
7 - gamolina [Contatta]
8 - Ginny Weasley 95 [Contatta]
9 - girl601 [Contatta]
10 - lady marion [Contatta]
11 - MaryCullenL [Contatta]
12 - miss_cullen90 [Contatta]
13 - PATRIZIA70 [Contatta]
14 - Synie [Contatta]
15 - Xx_scritrice88_xX [Contatta]
16 - __cory__ [Contatta]

che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che questo capitolo vi piaccia e recensite. Un bacio.

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Capitolo 22
*** Mamma aveva ragione ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 22

MAMMA AVEVA RAGIONE

 

POV EDWARD

Mi ritrovavo seduto su una panchina con Bella tra le braccia che si stringeva forte a me e io non facevo altro che bearmi di quel contatto. Sarei voluto restare in quella posizione per sempre e non riuscivo a capire il perché. Ero sempre stato il classico stronzo, quello che non perdeva occasione per punzecchiare e provocare tutti, soprattutto Bella, eppure trovarla lì fuori piangendo mi aveva provocato una strana sensazione, come se anch’io soffrissi per lei, pur non sapendo il motivo di quelle sofferenze, come se mi servisse il suo sorriso per stare bene. Quando avevo visto Alice e Rosalie tornare dal bagno senza di Bella, avevo provato una strana sensazione. Credevo che Bella fosse con qualche ragazzo e questo mi provocava una gelosia inspiegabile. Poi, avevo guardato bene Alice Rosalie e mi ero reso conto che stavo sbagliando tutto. Avevano uno sguardo preoccupato e non riuscivo a capire perché, così gli chiesi dove fosse Bella e la loro reazione mi fece capire che c’era qualcosa che non andava. Mi preoccupai anch’io, senza nemmeno capire il reale motivo, e più loro insistevano a non volermi dire dove fosse, più mi agitavo. Alla fine me lo avevano detto e mi avevano pregato di non andare da lei. Non riuscivo a capire il perché di quel comportamento, ma vedendo il loro sguardo implorante gli promisi di non andare da lei ed ero sincero. Quando uscì fuori, però, non facevo altro che pensare a Bella e così andai a cercarla trovandola sola su quella panchina. All’inizio non mi ero accorto in quale stato era, ma quando lo vidi mi si spezzò il cuore. Non potei far altro che avvicinarmi a lei e stringerla forte a me. In quel momento l’unica cosa che volevo fare era fargli sentire che c’ero, che l’avrei protetta, che poteva fidarsi di me. Non avevo nessuna intenzione di baciarla, ne di chissà cos’altro, perché c’era qualcosa di più importante da fare in quel momento, consolarla. La feci appoggiare sul mio petto e la strinsi a me, mentre lei fece lo stesso con me. In quel momento esistevamo solo noi due e per la prima volta in tutta la mia vita mi sentì finalmente completo, completo come non ero mai stato. Avevo lei tra le mie braccia e questo mi bastava, anzi era più di quello che mi meritavo. Avevo sempre saputo che Bella indossava una maschera, una maschera di freddezza e superficialità dovuta a qualcosa che gli era successa che la faceva soffrire, una maschera che usava per proteggersi e per non soffrire ancora. Mentre la tenevo stretta alle mie braccia pensai solo una cosa: non avrei permesso a niente e nessuno di farla soffrire ancora. Mi meravigliai di quel pensiero, così come mi meravigliai dell’atteggiamento che avevo avuto nei suoi confronti. Io non mi ero mai comportato così con una ragazza, io non ero il tipo da consolare qualcuno, io non ero mai stato così, eppure, in quel momento, con Bella mi era venuto spontaneo. Per una volta ero riuscito a gettare la mia di maschera e a mostrare che anch’io avevo una sensibilità, che non ero l’essere superficiale che volevo apparire. Da bambino avevo sempre odiato le persone come me, eppure ero diventato anch’io così. Come era possibile? Semplice. Al mondo non interessava l’essere, ma l’apparire. Così avevo iniziato a curare solo le apparenza e quello che ero io realmente l’avevo rinchiuso in una parte di me. Bella era riuscito a tirare di nuovo fuori ciò che ero e non volevo più tornare ad essere quello che ero stato fino ad allora, volevo cambiare, volevo essere finalmente me stesso. Bella aveva bisogno del vero me. Lei aveva apprezzato il mio essere e non il mio apparire ed era la prima volta che succedeva. Quella ragazza era troppo speciale, era unica, ma soprattutto era mia. Ma che dici Edward? Lei non è tua. Era vero, purtroppo lei non era mia, ma avrei fatto qualunque cosa in mio potere per far si che fosse diventata mia, mia e di nessuno più. Mi meravigliavo io stesso di quello che stavo pensando. Io e una ragazza fissa? Io e una storia seria? Ma per piacere, non ne sarei mai stato capace. Poi mi venne in mente una cosa che mamma mi disse una volta, quando io gli dissi che non mi sarei mai innamorato, che non avrei mai guardato una donna come papà guardava lei: “Ricordati sempre che nella vita ciò che conta davvero sono gli attimi più belli, le emozioni, l’amore. Ricordati che chi non ama non ha mai vissuto. Ci saranno momenti in cui te ne dimenticherai, ma spero che in quei momenti penserai a me e a quello che ti sto dicendo. Ricordalo Edward, ricordalo sempre”. In quel momento, tra le braccia di Bella mi resi conto che mamma aveva ragione. Facevo mille cose nelle mia vita, ma nulla che valesse davvero qualcosa per me, nulla che mi avesse regalato attimi che potevo definire i più belli, nulla che mi avesse dato emozioni. Il primo attimo bello della mia vita era questo, qui con Bella, e non era niente di così esaltante. Non c’erano baci, non c’era sesso, non c’erano sorrisi, non c’erano parole, c’erano solo sguardi che valevano una fortuna e abbracci che valevano ancora di più. In quel momento non sarei stato capace di chiedere di meglio dalla vita, in quel momento realizzai che Bella era ciò che volevo, Bella era ciò che mi avrebbe cambiato, Bella era la mia felicità. Ero sempre stato un ragazzo allegro, ma adesso mi ero reso conto che essere allegri non significava necessariamente essere felici, talvolta si ha voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha solo voglia di piangere. E per me era così. Io volevo essere felice e potevo esserlo solo con Bella, volevo essere sempre felice come lo ero in questo momento. Da quando avevo visto quella ragazza, mi ero reso conto che era diversa, adesso mi rendevo conto che era quella giusta, era quella che mi completava. Al diavolo il mio orgoglio, la mia reputazione, la mia fama, quello che contava era lei, solo lei e avrei fatto qualunque cosa per averla con me per sempre. La volevo con me, ma non come avevo voluto tutte le ragazze, per una sola questione fisica, la volevo seriamente, volevo tutto di lei, volevo che mi guardasse con occhi innamorati, volevo che mi stringesse la mano come faceva adesso e non me la lasciasse mai, volevo vivere in simbiosi con lei. Ok, quello che diceva queste cose non era Edward Cullen, perché lui non avrebbe potuto dire una cosa del genere, ma non me ne importava niente. Volevo avere uno scopo per cui vivere, e il mio scopo era lei, era la sua felicità, il suo sorriso. Il mio scopo era stare con lei. Si, Bella era quella giusta, quella per cui avrei messo la testa apposto. Dovevo solo conquistarla, dovevo solo farla innamorare e ci sarei riuscito, fosse stata l’ultima cosa che avrei fatto. Con lei, avrei buttato via la mia maschera e mi sarei fatto conoscere per quello che realmente ero, perché io la volevo, perché io mi stavo innamorando di lei. Si, Edward Cullen, stava iniziando ad amare. Si, perché Bella era l’unica ragazza che mi avrebbe potuto far provare quei sentimenti, sentimenti che non avevo mai provato per nessuna. All’improvviso si scostò dal mio petto e mi guardò negli occhi. Dio quanto era bella, quanto volevo che fosse mia, mia soltanto. Si avvicinò a me e mi baciò una guancia. Un fremito attraversò il mio corpo a quel contatto, una sensazione che solo un suo bacio poteva provocarmi e quello era solo un innocuo bacio sulla guancia. Ne avrei voluto altri mille di quei baci, così tanti da consumarmi le guance.

- Grazie – mi disse solamente guardandomi negli occhi.

- Non ho fatto niente – gli risposi.

- Hai fatto molto più di quello che credi – mi disse lei sorridendomi.

- Finalmente hai sorriso – gli dissi sorridendogli anch’io.

- Grazie a te – mi rispose lei.

- Ah si? Allora farò in modo di farti sorridere sempre. Ho voglia del tuo sorriso, perché ti rende i tuoi occhi più belli e perché ti rende speciale. Il tuo sorriso, se solo tu lo volessi, potrebbe aprire il mondo intero – gli dissi.

Adesso usciva anche il mio lato romantico? Non credevo di averne uno. Un’altra scoperta fatta grazie a lei.

- Il sorriso è inutile se nel profondo c’è una lacrima – mi disse lei.

- Hai ragione, ma quando la vita ti da cento ragioni per piangere, tu dimostra che ne hai centouno per sorridere – gli dissi sorridendogli.

- E questa da dove l’hai presa? Dai Baci perugina? – mi chiese lei ridendo.

Finalmente la vedevo sorridere, non c’era niente di più bello che questo.

- A dire il vero non lo so, l’avrò letta da qualche parte. Comunque è vero – gli dissi sincero.

- Proverò a seguire il tuo consiglio – mi disse lei.

- Ti aiuterò io, ci stai? – gli chiesi.

- E cosa vorresti in cambio? – mi chiese.

- Mi basterà vederti sorridere – gli dissi.

- Che fine hai fatto fare a Edward Cullen? – mi chiese lei ridendo.

- E’ andato a farsi un giro – gli risposi ridendo anch’io.

- Ok, ci sto – mi rispose.

- Allora affare fatto – gli dissi sorridendogli.

- Un giorno mi insegnerai a fare il tuo sorriso sghembo? – mi chiese lei ridendo.

- Il mio cosa? – gli chiesi.

- Il tuo sorriso sghembo – mi disse lei come se stesse dicendo la cosa più semplice di questo mondo.

- Non per sembrare ignorante, ma quale sarebbe il mio sorriso sghembo? – gli chiesi.

- Quello che fai quando vuoi ottenere qualcosa e ci riesci, quello che fai per sedurre – mi disse lei.

- E perché sghembo? – gli chiesi curioso sorridendogli.

- Quello che hai appena fatto è il sorriso sghembo che dico io. Comunque non lo so perché sghembo, l’ho ribattezzato così io – mi spiegò.

- Quindi con questo sorriso – gli dissi facendolo – posso ottenere qualsiasi cosa? – gli chiesi.

- Lo sapevo, non dovevo dirtelo – mi disse lei facendo la finta offesa.

- No, invece, hai fatto benissimo. Adesso voglio un bacio – gli dissi porgendogli la mia guancia.

Lei sembrò stupita, forse, si aspettava un altro genere di bacio, ma non se lo fece ripetere due volte e mi stampò un bacio sulla guancia.

- Sarebbe troppo chiederne un altro? – gli chiesi.

- Solo se tu ne darai uno a me – mi disse.

- Affare fatto – gli risposi.

Lei si avvicinò e mi stampò un altro bacio e poi io feci lo stesso. Il contatto tra le mie labbra e le sue guance mi fece impazzire. Quella ragazza aveva un’ascendente fortissimo su di me.

- Sai una cosa? Ho sempre saputo che in fondo eri così – gli dissi.

- Così come? – mi chiese.

- Dolce, ma soprattutto speciale – gli dissi.

- Anch’io ho sempre creduto che tu fossi così – mi disse lei.

- Cioè? – gli chiesi.

- Vuoi apparire stronzo e superficiale, ma non lo sei. E stasera ne ho avuto la conferma – mi disse.

- E tu come mi preferisci? – gli chiesi.

- Così, e sai perché? – mi domandò.

- Perché sono meno stronzo? – provai ad indovinare.

- No, perché così sei te stesso – mi disse.

- Anch’io ti preferisco così, te stessa – gli dissi.

Mi avvicinai e gli stampai un altro bacio sulla guancia. Adoravo quella ragazza, la adoravo con tutto me stesso. Restammo a parlare lì per un altro po’, raccontandoci di noi, di quello che ci piaceva fare, di quello che odiavamo. E più parlavamo più non volevo allontanarmi da lei. Fummo interrotti dallo squillo del mio cellulare. Non volevo rispondere, ma era Emmett, dovevo farlo.

- Qual è il problema? – chiesi non appena premetti il tasto verde.

- Qual è il problema? Sei uscito tre ore fa, se non di più, per fumarti una sigaretta e non ti sei più visto. Si può sapere che fine hai fatto? – mi chiese.

- Ho avuto da fare – gli dissi troncando il discorso.

- Torna subito qui, dobbiamo cercare Bella prima che i nostri genitori e i suoi si decidano a tornare a casa.  Non si trova  e ha lasciato la borsa qui dentro, quindi non ha il telefono con se – disse urlando.

Bella lo sentì e scoppiò a ridere fragorosamente, seguita da me.

- Non dirmi che è lì con te? – mi chiese lui allibito.

- Direi di si, stiamo venendo – gli risposi chiudendo la conversazione.

Bella ancora rideva e io con lei.

- Mi hanno data per dispersa – disse lei mentre ancora rideva.

- A quanto pare si – gli dissi ridendo.

- E’ meglio andare – mi disse lei.

- Condivido – gli dissi.

Entrambi ci alzammo e staccando le nostre mani, che fino ad allora erano rimaste intrecciate, ci dirigemmo al locale, ancora ridendo, immaginandoci la reazione degli altri che l’avevano cercata dappertutto. I ragazzi erano tutti e quattro fuori, mentre i nostri genitori erano ancora dentro che parlavano.

- Bella non farlo mai più – disse Alice preoccupatissima.

- Fare cosa? – gli chiese lei guardandomi e ridendo ancora.

- Scomparire in questo modo – continuò Rosalie.

- Non ero scomparsa. Vi ho detto che andavo fuori e così ho fatto – si giustificò lei.

- Ma fuori dove, se ha mezz’ora che ti cerchiamo? – gli disse Alice.

- Nella terrazza dall’altro lato – gli rispose Bella.

- Ok, lasciamo perdere che è meglio – disse Rosalie mentre Bella scoppiò a ridere seguita da me.

- Cosa avete da ridere? – ci disse Emmett.

- Niente – dicemmo all’unisono io e Bella.

- Meno male che era impossibile che fossero insieme, vero Alice? – disse Jasper al folletto.

- E che ne potevo sapere io. Mi sa che questa serata è stata ricca di sorprese per tutte – disse Alice guardando Jasper, mentre lui fece lo stesso.

Anche Emmett e Rosalie si guardarono. Era successo qualcosa? Sicuramente si. Bella mi guardò e io ricambiai il suo sguardo sorridendogli sghembo.

- La vuoi piantare con questo sorriso? – mi chiese lei ridendo.

- Ai suoi ordini – gli risposi sorridendogli di nuovo, mentre lei sbuffò e fece finta di offendersi.

Gli altri ci guardavano straniti, non capendo bene cosa fosse successo, ma anche io li guardavo allo stesso modo. Mi sembrava che avessero tutti degli sguardi diversi. Poi vidi Emmett lanciare uno sguardo a Rosalie e lei ricambiò in pieno. Quello sguardo sembrava uno sguardo tra due persone che si amavano. Forse, mi ero perso qualcosa.

- Rosalie, c’è il rischio che diventi mia cognata? – gli chiesi sorridendogli, mentre lei diventò rossa per l’imbarazzo.

- Non ci posso credere. La mia Rosalie e Emmett. Questa si che è una sorpresa – disse Bella che forse dall’espressione di sua sorella aveva capito più di quanto potessi capire io. Del resto lei la conosceva bene.

Sia Rosalie che Emmett stavano in silenzio e non era di certo un buon segno.

- Emmett tu non hai niente da dire? – gli chiesi io.

- Ti dispiacerebbe piantarla? – mi rispose solamente.

- Ok, è ufficiale. La famiglia si è allargata, o comunque si sta per allargare – dissi io avendo capito tutto dall’espressione di Emmett.

- E anche se fosse? – mi chiese lui.

- Potrei esserne solo contento, anzi a dire il vero lo spero. Rosalie mi piace – dissi io mentre Rosalie mi sorrideva.

- Quindi Edward ci ha azzeccato? – chiese Bella.

- Ne dubiti forse? – gli chiesi io sarcastico.

- Ma si può sapere perché voi due non dite niente? – disse Bella rivolgendosi a Jasper e Alice.

- Noi? E cosa dovremmo dire scusa? – gli disse Jasper.

- Loro sanno già tutto – gli dissi io sicuro che la mia intuizione fosse giusta.

- E perché loro si e noi no? – chiese Bella facendo la finta imbronciata.

- Ok, lo ammetto – disse Rosalie.

- Cosa ammetti? – gli chiesi io facendo finta di non capire.

- Vedo che la perfidia è di casa – disse Rosalie.

- Quindi? – gli chiese Bella.

- Quindi, ci proviamo – disse Emmett per togliere in imbarazzo Rosalie.

- A fare cosa? – gli chiese Bella.

- A stare insieme – disse Rosalie.

- Non ci posso credere – dicemmo io e Bella all’unisono.

- Fossi in voi ci crederei – disse Alice.

- E vuoi saperla tutta? – mi disse Jasper.

- Spara – gli risposi.

- Emmett, per far capire a Rosalie che ha intenzioni serie con lei, le ha promesso che non la toccherà con un dito fino a non si sa quando – mi disse Jasper. 

- Non ci credo – dissi solamente.

Se fosse stato vero, questo poteva significare una cosa sola. Emmett aveva, finalmente, trovato la persona giusta, anche se noi avevamo sempre creduto che non ne esistesse una adatta a noi. Forse, aveva aperto il suo cuore e lei era riuscita ad entrarci.

- E perché no? – mi chiese Rosalie.

- Perché conosco mio fratello – gli dissi.

- E’ vero Edward. L’ho promesso – mi disse Emmett sorridendomi.

- Non ci posso credere, fratello. Tu che prometti una cosa del genere non si era mai visto, ne tanto meno l’avrei mai immaginato. Devo iniziare a credere di più alle parole di mamma: “L’amore ti cambia la vita”. Non c’è frase più azzeccata di questa. Comunque sono contento. Se tu sei felice, lo sono anch’io – gli dissi sincero.

- Grazie fratello – mi disse Emmett dandomi una pacca sulla spalla.

- E tu Rose? Non eri quella che non si sarebbe innamorata mai? Quella che fino a poco fa diceva che ero pazza a pensare che Emmett ti piacesse? – gli disse Bella.

- Non volevo ammetterlo a me stessa, ma diciamo che la cameriera mi ha aiutato a schiarirmi le idee. Forse, in fondo devo ringraziarla – gli rispose Rosalie.

- Sei felice? – gli chiese Bella.

- Potresti evitare di farmi queste domande in pubblico – la rimbeccò Rose.

- E dai? Fai finta che loro non ci sono e poi, in fondo, ormai sono tuoi parenti – gli disse Bella ridendo.

- Ok, hai vinto. Sono felice – gli rispose lei.

- E brava Rosalie – disse Alice.

- Hei tu scimmione, vedi di non far soffrire mia sorella o ti giuro che te ne faccio pentire – gli disse Bella puntando un dito contro Emmett.

- Ed ecco SuperBella all’attacco – dissi io ridendo.

- Ma tu zitto mai? Bella ha ragione e ha tutto il mio appoggio, è chiaro? – disse Alice, mentre Emmett annuì.

- No, Alice, lascialo parlare anche se dice stupidaggini, del resto se i ragazzi parlassero solo per dire cose intelligenti, il loro silenzio sarebbe eterno – disse Bella guardandomi e ridendo.

- Questa me la devo scrivere – gli dissi io avvicinando il mio volto al suo e facendogli un sorriso sghembo.

Lei subito fece la finta offesa, in quel momento di sicuro si stava maledicendo in tutte le lingue del mondo per avermi confidato il potere del mio sorriso.

- Voi che avete fatto? – ci disse poi Rosalie.

Guardai Bella e notai che cambiò espressione. Di sicuro non voleva far sapere cosa fosse successo, non voleva che sapessero che aveva pianto. Non mi guardò neppure, di sicuro si aspettava che io spifferassi tutto agli altri e se fossi stato l’Edward di sempre l’avrei fatto, ma quando si trattava di Bella non volevo essere quello di sempre, volevo essere me stesso, quello che aveva un cuore, un cuore che avrei voluto dare a lei.

- Niente di che. Abbiamo fumato una sigaretta e parlato un po’ – gli dissi io.

Lei subito alzò lo sguardo e mi guardò ringraziandomi silenziosamente con gli occhi per aver tenuto la bocca chiusa.

- E noi dovremmo crederci? – disse Jasper.

- Fate un po’ come credete – gli rispose Bella sorridendo.

Non credevo gli avrebbe risposto così, anzi credevo che non gli avrebbe risposto affatto, lasciando a me il compito di dare una risposta a mio fratello.

- E’ stata una bella serata, non trovate? – disse Alice.

- Meglio di quanto avrei voluto o sperato – mi lasciai scappare io.

Ma dico ero pazzo? Dovevo per forza dirlo? Edward datti una calmata.

- Condivido in pieno – disse Jasper, mentre tutti gli altri annuirono.

Guardai Bella e notai che mi stava fissando sorridendomi e io ricambia il sorriso. Quanto era bella quando sorrideva. Non avrei più permesso a nessuno di farla smettere i sorridere. Avevo bisogno del suo sorriso per stare bene.

- Hey ragazzi, ma dove eravate finiti? Siete scomparsi dal tavolo nemmeno il tempo di finire di mangiare – ci disse Charlie che, insieme alla moglie e ai miei genitori era uscito dal locale.

- Siamo stati in terrazza a fumare – disse Emmett mentre Rosalie gli dava una gomitata e Bella e Alice lo guardavano con sguardi di fuoco.

- Quante volte vi ho detto che non voglio che fumiate? – le rimproverò Renèe.

- Le assicuro che le sue ragazze non hanno toccato nemmeno una sigaretta – gli dissi io cercando di riparare alla gaffe fatta da Emmett.

Vidi le ragazze guardarmi e ringraziarmi con lo sguardo.

- Ah ok. Avevo capito diversamente – disse Charlie.

- Mio fratello non è molto bravo a spiegarsi – disse Jasper.

- Mi stai dando dello stupido? – gli chiese Emmett arrabbiato.

- E anche se fosse? – ribadì Jasper.

- Smettetela di fare i bambini – gli disse mamma.

- E’ stata una bellissima serata – disse Renèe.

- Spero ci sarà occasione di farne un’altra – gli disse papà.

- Sicuramente – rispose Charlie.

- Bene, adesso è meglio andare – disse mamma.

- Ok, allora a presto – gli disse Renèe abbracciandola.

- Ragazzi voi tornata subito a casa. Sono già le quattro, quindi non è il caso di prolungare ancora la vostra serata – ci disse mamma.

- Possiamo almeno… – stava iniziando a dire Jasper.

- No non potete e non insistete altrimenti vi faccio lasciare la macchina qui e venite con noi – continuò mia madre.

- Va beh, lasciamo perdere – aggiunsi io.

Charlie e Renèe salutarono i miei e poi anche noi. Vidi lo sguardo di Charlie non po’ più ammorbidito nei miei confronti. Del resto avevo esagerato provocando Bella in quel modo davanti a lui.

- Charlie – lo chiamai mentre lui si stava allontanando.

- Si? – mi disse.

- Volevo scusarmi per prima. Ho esagerato con Bella, ma era solo uno scherzo – gli dissi cercando di essere il più sincero possibile.

- Non fa nulla. Comunque fai conto che non sia successo niente, io l’ho già dimenticato – mi disse lui sorridendomi e allontanandosi.

Lui e la moglie salirono in auto, mentre Bella e le sue sorelle stavano ancora salutando mamma e papà e poi si avvicinarono a noi.

- Grazie della bella serata – mi disse Bella all’orecchio.

- Grazie a te – gli dissi solamente per poi ricevere uno dei suoi fantastici baci sulla guancia.

Da quando io ero contento di ricevere un bacio sulla guancia? Non lo ero mai stato, eppure con lei era tutto diverso. Dopo che le sue sorelle ebbero salutato anche Emmett e Jasper salirono anche loro sulla macchina e io mi voltai verso i miei fratelli.

- Edward? – mi sentì chiamare da Rosalie.

Mi voltai e mi accorsi che lei e Alice erano scese dalla macchina e si stavano avvicinando a me e io feci lo stesso.

- Grazie di aver fatto tornare il sorriso a Bella – mi disse Alice.

- Te ne siamo grate – mi disse Rosalie.

- E’ stato un piacere – gli dissi sorridendogli e ricevendo un sorriso anche da parte loro prima di tornare in macchina.

Tornai dove c’erano i miei fratelli e dove c’era mamma e papà.

- Cosa volevano? – mi chiese Jasper.

- Niente di importante – gli dissi non volendo dirgli la verità.

Se lo avessi fatto mi avrebbero chiesto cosa fosse successo a Bella e non volevo dirglielo. Non che non mi fidassi di loro, anzi erano le uniche persone su cui potevo contare, ma preferivo non dirgli niente di Bella, anche perché non avrei saputo spiegargli il motivo per cui l’avevo trovata piangendo.

- Cos’è che ci nascondi? – mi chiese Emmett.

- Niente ragazzi, niente – gli dissi.

- Perché vedo un’espressione strana nei vostri sguardi? – ci chiese mamma.

- Nessuna espressione strana – disse Emmett.

- Siete i miei figli, vi conosco benissimo e so quando c’è qualcosa di strano – continuò mamma.

- Ti sarai sbagliata – gli disse Jasper.

- Qualcosa mi dice che c’entrano quelle tre bellissime ragazze – disse papà.

- Ma che dite? – gli dissi.

- Diciamo che quelle tre hanno fatto colpo su di voi. Chissà che non riescano a farvi tornare quelli di un tempo – ci disse mamma sorridendogli.

- A me piacciono – ci disse papà.

- Questa cena vi ha dato alla testa – gli disse Jasper.

- Questa cena ha dato alla testa a voi – ci corresse papà.

- Si ok, lasciamo stare. Noi andiamo, ci vediamo a casa – gli dissi io allontanandomi da loro, seguito dai miei fratelli.

 - Edward, pensi di riavere la tua giacca? – mi urlò papà visto che ci eravamo allontanati un po’.

E’ vero la mia giacca. Me ne ero completamente dimenticato. L’avevo data a Bella perché sentiva freddo, ma non me l’aveva restituita. Da quando io ero così gentiluomo da togliermi la giacca per darla ad una ragazza? Quella sera avevo fatto troppe cose che non avrei mai fatto, ma non riuscivo a pentirmene. Fui contento che Bella non mi avesse restituito la giacca, così almeno avrebbe pensato a me tutte le volte che la vedeva.

- Spero di no – gli risposi sincero sorridendogli.

Non aveva senso mentire ai miei perché mi conoscevano troppo bene. Avevano subito capito che questa serata era stata una serata speciale per tutti noi. Arrivammo in macchina e salimmo sfrecciando verso casa. Restammo in silenzio per un po’, forse tutti un po’ imbarazzati per la serata appena trascorsa.

- Ohi cos’è sto silenzio? – disse Emmett interrompendo finalmente quella assenza di rumori.

- Me lo stavo chiedendo anch’io – gli risposi.

- Forse conviene parlarne – disse Jasper.

- E’ imbarazzante – disse Emmett.

- Si lo so, ma siamo tra noi – disse Jasper.

- Credo di provare qualcosa di molto forte per Rosalie. Non so se sia amore, perché non ho idea di cosa significa amare, ma di sicuro è qualcosa di importante. Ultimamente non faccio altro che pensare a lei, e mi passano strane immagini nella testa di me e di lei insieme, immagini di noi mano nella mano, immagini di noi come coppia. Ho capito che anche io non gli ero del tutto indifferente e così mi sono buttato, pur correndo dei rischi, ma ne valeva la pena. Volevo lei, sapevo solo questo, il resto non contava. Mi sono messo l’orgoglio sotto i piedi e gli ho aperto il mio cuore. Lo so, fa senso anche a me dirlo, ma è così, che ci posso fare? – disse Emmett tutto d’un fiato.

- Non credevo che ti avrei mai sentito dire queste cose – gli dissi io.

- Prima di conoscere Rosalie nemmeno io l’avrei mai detto, anzi se mi avessero detto che queste parole le avrei pronunciate io mi sarei messo a ridere – mi rispose lui.

- Credo sia una cosa positiva – disse Jasper.

- Cosa? – chiesi Emmett.

- Il fatto che tu abbia aperto il tuo cuore a qualcuno, forse, noi abbiamo sempre creduto di non poterlo fare perchè non abbiamo mai incontrato la persona giusta – spiegò Jasper.

- Lo credo anch’io – disse Emmett.

- Credi di averla trovata? – chiesi io rivolgendomi a Emmett.

- Io credo di si, anzi ne sono sicuro. Rosalie è la cosa più bella che mi sia capitata. Per lei sono convinto di essere capace a cambiare. Potrà sembrare strano, ma voglio lei, solo lei – mi rispose lui.

- Possibile che tutto questo sia successo solo in una sera? – gli chiese Jasper.

- No, non è successo solo in una sera, oggi l’ho solo ammesso a me stesso, ma era una cosa che mi frullava nella mente già da un bel po’ – disse Emmett.

- Che vuoi dire? – gli chiesi.

- Che pensavo solo ed esclusivamente a lei. Guardavo le ragazze e non mi cambiava nulla, non provavo più quel desiderio di fare sesso con loro e se lo facevo non provavo nulla. Come se all’improvviso il sesso non mi soddisfasse più. Il mio corpo, la mia testa, ma soprattutto il mio cuore reclamava solo lei – disse Emmett.

- Perché non c’è ne hai parlato? – gli chiesi.

- Perché credevo che mi sarebbe passata, credevo fosse una cosa passeggera e poi sapete che per quelli come noi è difficile dire una cosa del genere. Non volevo accettare quello che, ormai, era ovvio, ma quando ho visto la reazione di Rosalie con la cameriera e soprattutto come ha reagito a una cosa che gli ho detto ho capito che, forse, anche lei provava lo stesso per me e così mi sono reso conto che quello che provavo non era nulla di passeggero e che preferivo rischiare. Alla fine, l’amore non è una vergogna – disse Emmett.

- Tu che fai un discorso così serio è da non credere. Non pensavo ne fossi capace – gli disse Jasper.

- Ogni tanto bisogna prendere sul serio le cose. Rosalie è importante per me, molto importante – ci disse lui sorridendo.

- Sono contento per te. Rosalie mi piace, spero che andrà bene tra voi – gli dissi sincero mentre Jasper annuiva.

- Grazie ragazzi, pensavo mi avreste sfottuto a vita – ci disse lui.

- E perché scusa? In fondo non possiamo continuare a fare questa vita all’infinito. Prima o poi doveva capitare che ci innamorassimo anche se non ci abbiamo mai creduto – disse Jasper sorridendo più a se stesso che a noi.

- C’è qualcosa che devi dirci? – gli chiesi.

- No, nulla – mi rispose.

- Jasper? – lo ammonì Emmett.

- Niente, ho solo alcuni pensieri nella testa – disse Jasper.

- Pensieri che portano il nome di Alice? – chiesi.

- Ok, lo ammetto – disse lui.

- Cos’è che non va? – gli chiese Emmett.

- Mi girano pensieri strani su di lei e non credo sia molto positivo visto quello che sono arrivato a pensare – ci disse lui.

- Pensieri di che tipo? – gli chiesi.

- Secondo te è normale passare tutta la serata con una ragazza bellissima appoggiata al tuo petto senza avere la voglia di farci “qualcosa”? – ci disse Jasper.

Quanto lo capivo. Anche io ero rimasto tutta la serata con Bella tra le braccia, ma non avevo avuto nessun impulso maniaco su di lei. Mi bastava stare con lei, solo questo.

- E’ normale se si tratta di loro – mi lasciai scappare io.

- Che vuoi dire? – mi chiesero Jasper e Emmet all’unisono.

- Che quelle tre sono venute qui per scombussolarci la vita, per mandare al diavolo tutto quello che avevamo costruito. E sapete qual è la cosa peggiore? Che sono contento che sia così, perché mi sono stancato di fare lo stronzo. Io non sono così, noi non siamo così – gli dissi serio.

- Bella? – mi chiesero all’unisono.

- Bella – gli confermai.

- Ti piace? – mi disse Emmett.

- Più di quanto voglia ammettere a me stesso. Da quel bacio nella terrazza della scuola mi ha scombussolato l’esistenza – gli confidai.

- Jasper manchi solo tu – disse Emmett ridendo.

- Alice mi piace. E’ dolce, sensibile, profonda e a tanto amore dentro. Un amore che vuole celare, ma che c’è e che non aspetta altro che uscire fuori – disse Jasper.

- Allora è ufficiale. Quelle tre ci hanno incastrato – disse Emmett.

- Non credevo che avremmo mai detto una cosa del genere – dissi io.

- A chi lo dici – continuò Jasper.

- Abbiamo un problema – dissi io.

- Uno bello grosso – mi corresse Jasper.

- Direi che avete un problema. Rosalie mi ricambia, quindi il problema non si pone – disse Emmett ridendo.

- Lo trovi divertente? – lo rimproverò Jasper.

- Scusate avete ragione. Che si fa? – ci chiese Emmett.

- Dovresti dircelo tu. Sei tu il fratello maggiore, dovresti avere più esperienza – gli disse Jasper sarcastico.

- Io più esperienza? Ti ricordo che io sono quello che ha sentito il desiderio di iniziare una storia seria a vent’anni – gli rispose Emmett.

- Ok, ragioniamo. Ci sarà una soluzione al nostro problema – gli dissi.

- Io non ne vedo una – disse Jasper.

- Invece ci sono e sono due. Ovviamente non mi riferisco a te, Emmett. Comunque o le lasciamo perdere oppure ci proviamo seriamente – dissi io.

- Non ho intenzione di lasciare perdere – mi disse Jasper.

- Allora provaci. Sono sicuro che riuscirai a conquistarla. Del resto si vede da come ti guarda che non sarà difficile – gli dissi.

- Lo spero. E tu che intenzioni hai? – mi chiese Jasper.

- Bella sarà mia, ti ho già detto tutto – gli dissi sicuro di me.

- Bene. Io sono a vostra completa disposizione se vi serve una mano – ci disse Emmett.

- Tu cerca di mantenere la promessa che hai fatto a Rosalie, prima che ti ritrovi combinato peggio di noi – gli disse Jasper mentre io annuì.

- Hai ragione, ma non sarà difficile. Voglio lei, non il suo corpo. Cioè voglio anche quello, ma non per desiderio, per amore, quindi saprò aspettare – ci disse Emmett sicuro di se, mentre Jasper posteggiava la macchina in garage.

Scendemmo dalla macchina e notai che Emmett stava mandando un messaggio. Sperai che non lo stesse mandando a qualche ragazza. Da oggi lui non era più uno scapolo d’oro.

- Che stai facendo? – gli chiesi preoccupato.

- Mando la buonanotte a Rosalie – mi disse sorridendo, mentre io mi tranquillizzai.

- Ecco bravo. Ricordati che non sei più single – gli dissi.

- Sta tranquillo. Non me ne dimentico – mi disse girando il suo cellulare dal mio lato e mostrandomi lo sfondo. Una foto di lui e Rosalie scattata quella sera dentro un gazebo.

- Ti abbiamo perso. Tu sei proprio cotto – disse Jasper.

- Stracotto – lo corressi io, mentre lui ci sorrise.

- Che volete farci, è l'amour – ci disse lui con un accento francese pessimo.

Io e Jasper scoppiamo a ridere. Mio fratello era mitico.

- Stavo pensando che lunedì a scuola sarà un vero casino – gli dissi io.

- Perché? – mi chiese lui.

- Perché? Ti rendi conto che Emmett Cullen si è messo con Rosalie Swan? Sarete la notizia dell’anno in quella scuola. Le ragazze e i ragazzi avranno un motivo in più per invidiare sia te che lei – gli disse Jasper che aveva capito dove volessi arrivare.

- Chi se ne frega, peggio per loro. Ho imparato a conviverci con la loro invidia – ci rispose Emmett serio.

- Bravo fratello – disse Jasper.

- Condivido, ma fai tornare il mio vecchio fratello – dissi ridendo.

- Che vuoi dire? – mi chiese Emmett.

- Che sei troppo serio – gli dissi.

- Ma fammi il piacere. Io non ho idea di cosa sia la serietà – mi rispose lui ridendo.

- Adesso ci siamo – gli dissi io.

Scoppiammo a ridere tutti e tre come i pazzi e salimmo in casa.

- Ah, comunque vi assicuro che io e Rosalie non saremmo la sola notizia dell’anno. Vi ricordo che fra non molto anche voi due farete notizia – ci disse lui ridendo dando una pacca sulle spalle ad entrambi prima di dileguarsi nella sua stanza.

- Secondo te, ha ragione? – mi disse Jasper.

- Ti sembrerà strano, ma me lo auguro – gli dissi.

Entrambi andammo ognuno nelle nostre stanze e non appena fui in camera mi spogliai e andai a farmi una doccia, poi mi misi il pigiama e quando fui pronto per mettermi a letto, notai la camicia che mi ero tolta sul letto. La portai al naso e una fragranza buonissima mi inondò le narici. Era il suo profumo, il profumo più buono che avessi mai sentito. Una cosa era certa, quel profumo l’avrei sentito ancora, ad ogni costo. L’operazione “conquista Bella” stava per iniziare. Mi misi a letto e mi addormentai subito, ero stanco. La mattina seguente furono le urla che Jasper lanciava a Emmett a svegliarmi. Li sentivo correre per il corridoio. Che cazzo stava succedendo? Nemmeno il tempo di formulare questo pensiero che la porta della mia camera si spalancò e mi ritrovai Emmett sopra il letto che mi stava letteralmente schiacciando. Si rendeva conto che era un colosso?

- Ma sei cretino? – gli urlai contro.

Non ebbe nemmeno il tempo di rispondermi che Jasper entrò nella mia stanza e si buttò sopra di Emmett. Ok che ero forzuto, ok che mi allenavo sempre, ma non potevo di certo sopportare il peso morto di un colosso come Emmett e il peso di Jasper che si era buttato con tutta la sua forza su di lui.

- Ma che cazzo state facendo? Scendete dal mio letto all’istante. Le mie gambe mi servono – gli urlai contro dandogli uno scappellotto ciascuno.

Subito si alzarono e Jasper guardava Emmett con sguardo furioso.

- Potrei sapere cosa succede? – chiesi.

- Questo stronzo mi ha appena svegliato. E’ ancora l’alba  – disse Jasper.

Guardai l’orologio e vidi che erano le dieci e mezzo. Aveva ragione Jasper, era ancora l’alba.

- E che c’entro io? Fuori da qui, devo dormire. E’ l’alba – gli urlai.

- Ma se sono le dieci e mezzo – mi disse Emmett.

- Appunto – gli rispose Jasper.

- Da quando per te le dieci e mezzo non sono l’alba? – gli chiesi.

- Da quando ho delle cose da fare – mi rispose Emmett.

- E che c’entriamo noi? – chiese Jasper mentre io annuì.

- Ho bisogno del vostro aiuto – ci disse Emmett buttandosi nel divano della mia stanza.

- Che cosa hai in mente? – gli chiese Jasper sedendosi su una poltrona.

- Voglio fare una sorpresa a Rosalie – ci disse.

- E noi che dovremmo fare? – gli chiesi.

- Mi dovete aiutare. Dovete fare quello che io non posso fare. Ovviamente ci serve anche l’aiuto di Bella e Alice – ci disse.

- E cosa ti fa pensare che ci aiuteranno? – gli chiesi.

- Ti devo ricordare chi sono? – gli disse Jasper.

- Ci aiuteranno, ne sono sicuro – ci disse Emmett.

- E perché dovrebbero? – gli chiesi.

- Uno perché avranno la possibilità di stare con voi e due perché si tratta di far felice la loro sorella – ci spiegò.

- Sulla prima parte ne dubito fortemente, sulla seconda puoi avere ragione – gli dissi.

- Bene, allora ci state? – ci chiese.

- Dopo il modo in cui mi hai svegliato dovrei dirti di no – disse Jasper.

- Anch’io – dissi io.

- Ma? – ci disse Emmett che, ormai, ci conosceva troppo bene.

- Ma ti aiuteremo – disse Jasper mentre io annuì.

- Ok, allora ci vediamo fra un’ora sotto – ci disse Emmett prima di uscire dalla mia stanza.

- Credi che quello sia il nostro Emmett? – mi chiese Jasper sorridendo.

- Credo piuttosto che quello sia l’Emmett innamorato – gli dissi sorridendo.

Jasper uscì dalla stanza e io mi alzai e andai a prepararmi. Chissà cosa aveva in mente quel pazzo di mio fratello. Se mi avessero detto che si sarebbe comportato così per una ragazza, sarei scoppiato a ridere. Era vero quello che dicevano in giro: “L’amore ti cambia la vita”.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- gamolina: Per vedere Alice e Jasper insieme dovrai aspettare anche se non molto. Solo un paio di capitoli, per Bella e Edward, invece, passerà più tempo.  

 

- eMiLyBlOoD: Sono contenta per il tuo pc, comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

 

 - sarafly: Si, Edward e Bella saranno gli ultimi, ma a mio avviso la loro storia è la più bella. Sarà perché mi rivedo nella Bella della mia storia, sarà perché amo Edward, sarà perché adoro loro due come coppia, ma credo sia la più bella.

 

- TanyaCullen: Sta tranquilla, i commenti sulla tua storia non mancheranno anche perché mi piace un sacco. Ti sembrerò stupida, ma aspettando che tu aggiornassi il prossimo capitolo ho riletto tutti e cinque i capitoli che hai scritto e la storia mi è sembrata ancora più bella della prima volta che l’ho letta. Fai conto che l’ho messa anche nei preferiti. Comunque ti assicuro che non sono il tipo da dirti “Hai solo quindici anni che ne sai della vita?” E sai perché non lo faccio? Perché credo che si possa soffrire ad ogni età, non esiste un specifica età per iniziare a soffrire e non condivido quello che la gente dice riguardo al fatto che a 15 anni non si può parlare di vera sofferenza. Ogni tappa della nostra vita è fatta di momenti belli e momenti brutti e questi ultimi fanno soffrire a qualunque età. Non credo nemmeno a chi dice che a 15 anni non si può amare, perché non è così. A volte una quindicenne può amare anche più di una ventenne, in modo diverso, forse, ma può farlo lo stesso. Anch’io a 15 anni ho sofferto parecchio, perché è stata a quell’età che ho ricevuto una delusione fortissima, ma tutti mi dicevano “Sei ancora una bambina, tutto cambierà, tutto si aggiusterà e fra qualche anno guarderai questi anni e ti renderai conto che era tutta una stupidaggine”. Ti giuro che c’ho creduto a quello che mi dicevano, ma ho sbagliato a farlo, perché adesso a distanza di tre anni non è cambiato nulla, da quella delusione non mi sono ancora ripresa. Mi sono chiusa in un mondo tutto mio, dove non faccio entrare nessuno. I miei amici dicono che sono cambiata e che vogliono tornare a vedere quella che ero un tempo, ma non sempre è possibile, troppe delusioni, troppi amari in bocca, troppo tutto e la conclusione è che non si può tornare ad essere quelli che si era un tempo purtroppo. Sono diventata una persona fredda e chiusa, mi ostino a voler apparire superficiale, ma non lo sono, però mi sono resa conto che è un buon modo per far credere agli altri di stare bene. Come vedi anch’io mi sono aperta, anche se è difficile, ma a volte bisogna farlo, perché è dura portarsi dietro sempre un macigno sulle spalle, ogni tanto fa bene scrollarselo di dosso. Tu dici che la Tania della tua storia assomiglia a te, e io ti dico che la Bella della mia storia mi rappresenta in pieno, anche se io non mi comporto come fa lei, ma tutta la delusione che ha lei, tutta la fragilità che si tiene dentro sono mie, mi rappresentano, per questo ci tengo parecchio a descrivere bene cosa passa per la testa di lei. Voglio farla soffrire un po’, per poi renderla felice, immaginandomi al suo posto. Immaginandomi felice come lo sarà lei. Sogno che qualcuno mi aiuti a cambiare, ad aprirmi e a farmi innamorare di nuovo, ma soprattutto sogno che qualcuno mi faccia dimenticare tutte le sofferenze che ho provato e che continuo a provare a causa di un qualcuno che è apparso nella mia vita come un uragano regalandomi momenti di felicità, per poi lasciarmi in condizioni catastrofiche, come solo un uragano è capace di fare. Non voglio piangermi addosso dicendo che va tutto storto nella mia vita, perché per fortuna va bene, a parte il mio modo di rapportarmi con gli altri e il mio essere. Fra tre mesi farò 18 anni e posso dire di avere tutto ciò di cui una ragazza della mia età ha bisogno, ma mi manca quel qualcosa di magico che tutte le ragazze vorrebbero avere, una storia d’amore per cui valga la pena sorridere. Vorrei un po’ di magia, quella che la storia di Edward e Bella mi ha trasmesso leggendola. Ok, credo di aver fatto un monologo, ma pazienza. Spero non ti sia scocciata a leggerlo e grazie per esserti aperta con me. Io l’ho fatto con te e ne sono felice, perché come hai detto tu non ci conosciamo bene, ma siamo molto simili.

 

-  nefertiry85: Ecco come hanno reagito gli altri. Come vedi hanno reagito bene, considerando che anche loro si sono resi conto che quello che provano per gli altri non è solo attrazione fisica. No, gli altri non si metteranno insieme a questa cena, ma da adesso in poi li vedremo sempre insieme. Tutti e sei diventeranno culo e camicia. Comunque, si come vedi i genitori si sono chiesti dove sono finiti, ma non gli interessava più di tanto considerato che erano troppo impegnati a ricordare episodi del passato, episodi della loro gioventù.

 

- Alyce_Maya: Ho postato il prima che ho potuto, spero ti piaccia.

 

 

 

- MaryCullenL: Beh, Jasper e Alice non sono stati i primi, ma saranno i secondi, sta tranquilla. Quanto all’altra mia storia: “L’amore è magia” ho postato ieri e ho visto che hai anche recensito, ma ti risponderò quando posterò il prossimo capitolo di quella storia.

 

- angel94: Hai indovinato, la seconda coppia sarà proprio quella formata da Jasper e Alice e l’ultima quella di Edward e Bella, l’eterna indecisa, o meglio l’unica che ci metterà di più a fare chiarezza con se stessa.

 

- Xx_scrittrice88_xX: Ed eccoti il capitolo con i pensieri di Edward così scopri finalmente cosa gli passa per la testa. Anche lui come hai visto è stato incastrato anche lui.

 

- G_i_s_y: No, l’unica coppia è quella di Emmett e Rosalie per adesso. Fra qualche capitolo sarà la volta di Jasper e Alice e chissà quando toccherà anche a Edward e Bella. Ho già scritto una decina di capitoli in più rispetto a quelli che conoscete voi e ancora Edward e Bella non stanno insieme, ma arriverà anche il loro momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 23
*** La sorpresa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 23

LA SORPRESA

 

POV ROSALIEE

Io, Rosalie Swan, avevo un ragazzo. Questo fu il mio primo pensiero non appena mi svegliai. Ancora non mi rendevo bene conto di quello che fosse successo. Era accaduto tutto talmente in fretta che non avevo ancora la cognizione delle cose. In una sola sera erano successe troppe cose. Io che ammettevo che Emmett mi piaceva, io che facevo una facevo una scenata di gelosia con la cameriera del locale, io che mi mettevo a fissare Emmett con sguardo adorante, io che lo aggredivo senza lasciarlo finire di parlare, io che mi rendevo conto che mi stavo innamorando di lui senza essere ricambiata e poi lui, lo stronzo più colossale che avessi mai conosciuto in vent’anni, si dichiarava a me e io a lui. Se mi avessero detto che a quella cena sarebbe successo tutto quello mi sarei messa a ridere come un’idiota prendendo in giro chiunque avrebbe osato dire quella blasfemia. Eppure, era successo tutto e lo sfondo sul mio cellulare che ritraeva me e Emmett nel gazebo della sera prima mi faceva capire che quella che ricordavo era la realtà e non un sogno. Mi ritrovavo innamorata di una ragazzo e questo non mi sembrava vero. Come ero arrivata a questo? Io che credevo che l’amore non esistesse? Io che non credevo nei ragazzi? Io che ero sempre stata quella più superficiale tra le mie sorelle? Non so come fosse successo, così da un momento all’altro, sapevo solo che ero felice, felice di sapere che anche Emmett provasse lo stesso per me. Certo avrei dovuto vedere come andavano le cose con lui prima di essere del tutto felice, perché avevo imparato a conoscerlo e lui era uno di quelli che passava da un letto ad un altro con una facilità incredibile. Sarebbe riuscito ad essermi fedele? Gli sarei bastata solo io? Non ne ero certa, ma qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo avere fiducia in lui, qualcosa mi diceva che lui era la persona giusta. Mi ritrovavo sul mio letto con il cellulare in mano ad aspettare un suo segnale, che fosse un messaggio o una telefonata non importava, bastava solo che fosse di lui. Se qualcuno mi avesse visto mi avrebbe scambiato per una bambina. Nessuno in quel momento avrebbe potuto riconoscere in me la Rosalie Swan che ero stata per tanto tempo, ma ormai io non ero più così. Quella Rosalie che usava i ragazzi, quella che si divertiva con loro, non esisteva più, adesso c’era solo una comune ragazza innamorata che aspettava agitata un messaggio dal sul ragazzo. Rosalie Swan e Emmett Cullen. Suonava davvero bene. Lo scorrere dei miei pensieri venne all’improvviso interrotto dallo squillo del mio cellulare. Controllai e vidi con mia grande sorpresa e felicità che era Emmett.

- Hey – dissi rispondendo al telefono.

- Ti ho svegliata? – mi chiese lui dolcemente.

- No, ero già sveglia. Piuttosto mi meraviglio di te. A quest’ora sei già sveglio? – gli chiesi.

- Non riuscivo a dormire – mi disse ridendo.

- Come mai? – gli chiesi.

- Perché non ho fatto che pensare a due occhi castani che mi hanno rapito. Per caso conosci la ragazza a cui appartengono? – mi chiese lui continuando a ridere.

- No, non credo – gli dissi stando al gioco.

- Peccato – mi rispose lui.

- Perché? – gli domandai.

- Perché avevo deciso di passare l’intera giornata con lei – mi disse lui.

- Beh, in questo caso potrei informarmi e scoprire chi è la fortunata – gli dissi sorridendo.

- Adesso ci siamo. Comunque che stai facendo? – mi chiese.

- Sono sdraiata a letto. Tu? – gli chiesi.

- Io ho appena finito di buttare giù dal letto Jasper e Edward. Da notare che quando dico buttare giù dal letto in riferimento a Jasper significa che letteralmente è così. Si è ritrovato con il muso a terra – mi disse ridendo.

- E perché mai? – gli chiesi.

- Perché non voleva alzarsi. Mi ha rincorso per tutta casa – mi disse.

Mi immaginai la scena e scoppia i ridere.

- Tu ridi, ma lui non rideva assolutamente. Poi sono andato in camera di Edward e mi sono buttato su di lui a peso morto e Jasper mi ha raggiunto buttandosi anche lui su Edward. Ci voleva ammazzare – continuò a raccontarmi.

- Bel risveglio davvero gli hai fatto fare. Ma fate così ogni mattina? – gli dissi ancora ridendo.

- No, ma è già successo. Comunque ti sento euforica, è successo qualcosa di bello? – mi domandò.

- A parte te? – gli chiesi.

- Naturalmente, quello era scontato – mi rispose lui ridendo.

- Te l’ho già detto che sei troppo modesto? – gli chiesi.

- Un sacco di volte – mi rispose ancora ridendo.

- Comunque sono euforica perché per una settimana io e le mie sorelle avremmo casa libera – gli dissi.

- Cioè? – mi domandò curioso.

- Papà è partito stamattina presto perché aveva un’udienza a Jacksonville e resterà lì per tutta la settimana, se non di più e mamma sta partendo adesso per San Francisco perché deve sbrigare delle cose per lavoro – gli dissi.

- Non ho capito ancora bene cosa fa tua madre – mi chiese lui curioso.

- La scrittrice e l’imprenditrice, ma non domandarmi di cosa perché non ne ho idea, non l’ho mai capito, o forse, non gliel’ho mai chiesto – gli dissi sincera.

- Allora non te lo chiederò. Comunque che dici se ti passo a prendere fra un po’ e passiamo la giornata insieme? – mi chiese dolcemente.

- Si, ok. Dammi il tempo di prepararmi. Facciamo che verso mezzogiorno passi, ok? – gli dissi.

- Ok, ma non farti troppo bella. Non voglio che nessuno ti guardi – mi disse ridendo.

- Cos’è cominci a fare il geloso fin da adesso? – gli chiesi.

- Senti da che pulpito viene la predica – mi disse ridendo.

- Ok, colpita e affondata. A dopo, un bacio – gli dissi chiudendo la conversione non prima però di aver sentito lui rispondere “un bacio anche a te”.

Mi alzai in fretta e andai a farmi la doccia. Mentre ero sotto il getto dell’acqua calda sentì il cellulare squillare.

- Rose c’è Emmett al telefono – mi urlò Bella che sicuramente era passata dal corridoio e aveva sentito il cellulare squillare.

Cosa voleva Emmett adesso? Avevamo chiuso cinque minuti fa. Poteva essere urgente, però.

- Rispondi tu e vedi che vuole – gli urlai.

- Ok – sentì lei rispondermi.

Io nel frattempo mi feci la doccia, restando sotto l’acqua per una buona mezz’oretta. Dopo uscì e ancora in accappatoio mi asciugai i capelli. Corsi a mettermi l’intimo e di Bella non c’era nessuna traccia nella mia stanza. Non ci feci molto caso e così tornai a prepararmi. Lascia i capelli un po’ mossi e poi andai a vestirmi. Un jeans, una felpa e un paio di converse. Semplice, ma carina. Non avevo voglia di vestirmi troppo elegante, nonostante fosse domenica. C’erano giornate in cui preferivo lo sportivo e quello era uno di quei giorni. Mi truccai leggiarmente e notai che erano già le undici e mezza. Scesi giù, ma a parte le domestiche non trovai nessuno.

- Dove sono Alice e Bella? – chiesi a una di loro.

- In piscina – mi rispose la donna.

- E cosa ci fanno in piscina in pieno Novembre? – gli chiesi.

- Non ne ho idea – mi disse.

Lascia perdere e mi diressi fuori. Notai che c’era il sole e a parte una leggera brezza non sembrava di essere a Novembre. Guardai verso la piscina e vidi quelle due pazze in acqua. Ok, che l’acqua della piscina era sempre calda visto che c’erano degli impianti di riscaldamento che permettevano di fare il bagno anche se c’era la neve, ma non era il caso di farlo per forza. Mi avvicinai a loro e li vidi tranquille che giocavano in acqua.

- Si può sapere che state facendo? – gli chiesi.

- Non si vede? – mi disse Alice sarcastica.

- Siamo a Novembre – gli ricordai.

- E allora? L’acqua è caldissima – mi disse Bella.

- E poi la giornata non è fredda. Quindi ne abbiamo approfittato – continuò Alice.

- Va beh, lasciamo perdere. Cosa voleva Emmett? – chiesi a Bella.

- Niente, gli era partita la chiamata – mi disse lei sorridendo.

- Ok – mi limitai a dire.

- Stai uscendo? – mi chiese Alice vedendomi pronta.

- Si, sta per venire Emmett – gli dissi.

- Quindi la cosa è seria – mi disse Bella ridendo.

- Ne abbiamo già parlato ieri sera – gli dissi.

- Si lo so. Stavo solo scherzando – mi disse.

Mi sedetti su una sdraio di vimini che c’era in giardino e le ragazze uscirono dalla piscina e si coprirono con un accappatoio sedendosi anche loro nelle sdraio. Restammo lì a parlare per un po’, fino a quando non venne una domestica.

- Signorina Rosalie, c’è un ragazzo che chiede di lei – mi disse lei.

- Arrivo – gli dissi.

- Divertiti – mi dissero all’unisono Bella e Alice mentre io mi allontanai entrando in casa. Trovai Emmett in salotto che osservava delle foto. Mi avvicinai e gli schioccai un bacio sulla guancia. Lo vidi sussultare a quel contatto, si girò e mi baciò la testa.

- Queste qui siete tu e le ragazze da piccole? – mi chiese indicando una foto.

- Si, io in quella foto avevo circa otto anni – gli dissi.

- Eri bellissima fin da piccola – mi disse lui sorridendomi.

- Grazie – gli dissi.

- Chi è quella ragazza al centro? – mi chiese.

- Mia zia – gli dissi.

- Eravate a New York? – mi chiese.

- No, a Boston. La città dove viva mia zia da quando aveva dodici anni – gli dissi.

- Ho sentito dire che è una bella città, anche se non arriva ai livelli di New York – mi disse lui.

- Si, è un bella città. Certo non è grande e forse nemmeno bella come New York, ma è stato l’unico luogo dove mi sono sentita veramente a casa – gli dissi rattristandomi un po’.

- Qui non ti senti a casa? – mi domandò dolcemente, forse notando il mio cambio d’umore.

- Non proprio, così come non mi sentivo a casa a New York. La casa dovrebbe essere un luogo d’affetto e d’amore, un luogo di protezione non quattro mura dove dormire o mangiare – gli dissi sincera.

- C’è qualcosa che non va, non è vero? – mi chiese.

- Più o meno – gli dissi.

- Senti, non voglio costringerti a dirmi cosa ti rattrista così tanto, ma sappi che se e quando avrai voglia di parlarne io ci sarò – mi disse dolcemente abbracciandomi.

- Grazie – riuscì a dirgli solamente.

- Adesso, però, basta essere tristi. Dobbiamo divertirci – mi disse lui guardandomi e regalandomi un sorriso sincero.

- Hai ragione – gli dissi sorridendo anch’io.

- Così ti voglio vedere – mi disse lui baciandomi la punta del naso.

- Potrei avere un bacio come si deve? Non che questi non mi facciano piacere, ma c’è ne sono altri che sarebbero più graditi – gli dissi ridendo.

- Intendi baci come questo? – mi disse baciandomi la guancia.

- Hai capito cosa intendo – gli dissi.

- Mi dispiace, ma non posso. E’ già tanto che ti dia questi – mi disse.

- Ti ho già detto che sei odioso? – gli dissi.

- Si, una volta me l’hai detto – mi rispose lui, mentre io facevo la finta offesa.

Odiavo quella stupida promessa, anche se, in fondo, il fatto che lui volesse mantenerla significava che ci teneva davvero a me. Mi prese per mano e mi portò fuori, ma mi sentì chiamare dalla domestica.

- Signorina sta uscendo? – mi chiese la donna lanciando uno sguardo languido a Emmett.

- Non lo vede – gli risposi acida.

- Torna a pranzo? – mi chiese.

- Non vedo come questo possa interessarle – continuai io.

- Volevo saperlo per regolarmi con il pranzo – mi disse lei.

- Dica piuttosto che lo voleva sapere per farsi gli affari miei – gli risposi.

- La signorina non torna a mangiare. Adesso se non le dispiace andremo – disse Emmett portandomi fuori da lì.

- Tu vedi quanto vogliono sapere. Come se li pagassimo  per farsi gli affari miei – dissi ancora arrabbiata.

- Magari era sincera – mi disse lui ridendo.

- Ma se nemmeno tu ci credi neanche un po’ – gli dissi.

- Ok, hai ragione – mi disse lui.

- Per non parlare di come ti guardava. Quando tornò dovrò ricordargli che hai la metà dei suoi anni – gli dissi.

- L’amore non ha età – mi disse lui ridendo sotto i baffi, mentre io gli diedi uno scappellotto in testa.

- Stavo solo scherzando – si premurò a dire lui dandomi un bacio sulla guancia.

- Me lo auguro per te – gli dissi.

- Cos’è già litigate? – disse una voce alle nostre spalle che riconobbi essere quella di Bella.

Ci voltammo e vidimo sia lei che Alice davanti l’ingresso di casa.

- Non eravate in piscina voi due? – gli chiesi.

- Si, ma lo stomaco brontolava e siamo entrate a prendere un succo – mi disse Alice.

- Non avete ancora risposto alla mia domanda – ci disse Bella ridendo.

- Che vuoi farci, tua sorella è solo gelosa – disse Emmett ridendo insieme alle mie sorelle.

- E’ una congiura? – chiesi facendo la finta offesa.

- No è la verità – continuò Emmett.

- Ammettilo – disse Alice.

- Ve la faccio pagare a tutte e due – dissi rivolgendomi alle mie sorelle.

- Io mi aggrego a loro – disse Emmett.

- Questo perché non sai di cosa sono capace di fare – gli dissi.

- Ok, lasciamo stare. Andiamo – mi disse lui.

- Divertitevi – dissero all’unisono Bella e Rosalie.

- Mi raccomando – disse loro Emmett facendogli l’occhiolino.

Che stava succedendo? C’era qualcosa che non quadrava. Gli diedi un altro scappellotto e mentre Emmett si toccava la testa facendo il finto dolorante, Bella e Alice scoppiarono a ridere prima di entrare dentro. Arrivammo alla macchina di Emmett e salimmo. Quella macchina era proprio bella.

- Mi raccomando di cosa? – dissi non appena lui mise in moto e partì.

- Non ti seguo – fece lui facendo finta di non capire.

- Perché hai detto “mi raccomando” alle ragazze? – chiesi curiosa.

- Era un modo di dire – si giustificò lui.

- Tu sei tutto scemo – gli dissi ridendo.

- Me lo dicono in tanti. Comunque ti dispiacerebbe se andiamo in un comunissimo locale a mangiare schifezze, piuttosto che fare la replica di ieri sera? – mi chiese.

- Non potrei essere più d’accordo – gli dissi sincera.

Ci mettemmo a parlare di mille cose, raccontandoci di noi e scoprendoci pian piano. Mi portò in un locale molto carino, dove chiese un tavolo più appartato e ordinò un sacco di cose da mangiare. Mi chiedevo come facesse ad avere quel fisico perfetto con tutte le porcherie che si mangiava, ma poi pensai agli allenamenti che faceva e alla palestra e mi resi conto che era normale che avesse un fisico tanto perfetto. Quando terminammo di mangiare andammo a fare un giro in macchina e poi ci fermammo in un parco molto carino. Scendemmo e si sedemmo su una delle tante panchine in legno. Quando mi sedetti mi resi conto che, forse, quella panchina non era una delle tante. Era l’unica interamente coperta di scritte incise sul legno. C’erano nomi, date, disegni, scritte, di tutto.

- Questa è la panchina mia e dei miei fratelli – mi disse Emmett notando che non smettevo di guardarla.

- Le avete fatte voi tutte queste scritte? – chiesi curiosa.

- Dalla prima all’ultima – mi rispose.

- Perché proprio questa? – gli chiesi.

- Perché questa è sempre stata la nostra panchina. Da bambini era il nostro rifugio dal mondo – mi disse.

- Non ti seguo – gli dissi realmente curiosa di quella storia così intima per lui, ma che sembrava voler condividere con me.

- Da bambini venivamo sempre al parco a giocare. Vedevamo tanta gente sedersi su queste panchine e ogni giorno ne cambiavano una, forse, perché quella del giorno prima era occupata o solo per cambiare posto. Io e i miei fratelli per differenziarci da tutti, decidemmo di scegliere una panchina, quella che sarebbe diventata la nostra e scegliemmo questa perché era quella da cui la visuale del parco era più bella – mi disse lui.

- In effetti è vero – gli dissi.

- Ogni volta che eravamo stanchi di giocare venivamo a sederci qui. Un giorno venimmo al parco per giocare, ma ad un certo punto io e Jasper non vedemmo più Edward, così lo cercammo dappertutto, ma non riuscivamo a trovarlo, poi abbiamo pensato che potesse essere qui e così venimmo a controllare e lo trovammo seduto qui tutto contento. Era così allegro che non riuscimmo a dirgli niente tranne il fatto di farci promettere di non farlo più perché ci aveva messo paura e lui ci disse che non sarebbe più successo e che era corso lì perché c’era qualcosa che doveva fare – disse lui interrompendosi.

- E cioè? – gli chiesi, ormai, assorta da quella storia.

- Gli “Shox”, la sua squadra di basket preferita, aveva vinto. Era la loro prima vittoria e lui ne era felicissimo. Diceva che quella sarebbe stata la prima di una lunga serie di vittorie e aveva ragione. Da allora gli “Shox” sono diventati una squadra importante. Lui era andato lì per scrivere su quella panchina di quella vittoria – mi disse indicandomi con il dito una tra le tante scritte.

Con una scrittura da bambino c’era scritto: “Gli Shox hanno vinto per la prima volta, la prima di una lunga serie. 23-05-97”. Non potei fare a meno di sorridere seguita da Emmett che poi continuò a raccontarmi la storia.

- Quella fu la prima scritta, ma da allora ogni volta che succedeva qualcosa di importante venivamo qui e la scrivevamo. Non abbiamo mai perso quest’abitudine, anche adesso che siamo grandi. Questa panchina ci ha accompagnato sempre e tutte le volte che volevamo staccare con il resto del mondo venivamo qui e ci veniamo spesso anche adesso – mi disse lui sorridendo.

Continuai a guardare quella panchina e vidi migliaia di scritte, scritte che adesso per me avevano un significato importante perché appartenevano a lui, alla sua infanzia, alla sua vita. Osservandole attentamente notai come quelle scritte raccontavano la vita sua e dei suoi fratelli, osservai come i loro pensieri erano mutati nel tempo. C’erano scritte che sicuramente appartenevano al loro passato. Scritte come: “Ho vinto la mia prima partita”, “Oggi sto male”, “L’ha promesso”, “Gli Shox vincono ancora”, “Non ha mantenuto la sua promessa”, “Diventerò un grande giocatore di basket” accanto a questa scritta c’era un freccia con scritto “E io di football”, poi c’era un frase in cui ogni parola era scritta da calligrafie diverse, forse l’avevano scritta insieme, anche perché si riferiva al plurale “Vogliamo essere come tutti”. Un’altra diceva “Non promettere mai ciò che non puoi mantenere”, una frase che mi colpì molto. Poi notai che c’erano altre scritte fatte con calligrafie più mature, dovute sicuramente alla loro crescita e ciò che c’era scritto era tipico di quei ragazzi chiusi che io e le mie sorelle avevamo conosciuto. Scritte come: “Il mondo fa schifo”, “L’unica cosa importante è lo sport”, “L’amore? Che cazzata”, “ Un giorno giocherò negli Shox e sarò il migliore”, “Siamo ricchi, popolari e stronzi”, “Dopo il liceo riuscirò ad entrare nei Brierfield”, “Il nuoto e basta” e poi c’era una scritta che era l’unica firmata “Per la gente esiste solo l’apparire. Da oggi li accontenteremo. Em, Ed, Jaz”. C’erano ancora tantissime scritte, alcune riferite alle loro prestazioni, del tipo “Che bella scopata”, tantissime riferite allo sport e altre che facevano capire quanto quei ruoli che avevano indossato gli stava stretti. C’era tutta la loro vita lì, i loro cambiamenti, le loro sofferenze per qualcosa che era successo, ma che non capivo, il loro essersi chiusi in una maschera solo per compiacere il mondo, solo per far contenti gli altri e non loro stessi. C’era solo una cosa che non mi quadrava. Perché aveva deciso di mostrarmi tutto ciò?

- E’ bellissimo quello che avete fatto. Tre vite chiuse dentro una panchina – gli dissi.

- Questa qui – disse indicando la panchina – è la finestra del mondo dei fratelli Cullen, anche se nessuno sa che siamo noi a scrivere queste cose. La gente pensa che siano scritte da tutti i ragazzi che vengono al parco. Sei la prima persona che è a conoscenza di questa panchina – mi disse sorridendomi.

- Perché hai deciso di portarmi qui? – gli chiesi.

- Perché voglio che tu faccia parte della mia vita in tutti i sensi. Questo posto è molto importante per me ed era giusto condividerlo con te – mi disse baciandomi la punta del naso.

- Tu non hai idea di quanto sia importante questo per me. E’ una grande dimostrazione della tua sincerità – gli dissi.

- Voglio esserlo con te – mi disse solamente.

- Anche tu hai qualcosa che ti rattrista, si capisce da quello che avete scritto qui. Quando ne avrai voglia potrai parlarmene – gli dissi sincera.

Io di sicuro l’avrei fatto, appena sarei stata pronta gliene avrei parlato.

- Lo so e lo farò, ma non oggi. E’ una giornata speciale e non voglio rovinarla pensando al passato – mi disse.

- Neanche io – gli risposi.

- C’è una cosa che devo fare, anzi che dobbiamo fare – mi disse prendendo un coltellino dalla tasca.

- Non vorrai tagliarmi la gola, spero? – gli dissi scherzando.

- Quanto sei scema – mi disse lui.

- Allora che vuoi fare? – gli chiesi.

Lui non mi rispose. Si alzò e in uno spazio libero nella panchina scrisse una E più grande rispetto alle altre scritte. Poi aggiunse una & e mi passò il coltellino.

- Adesso tocca a te – mi disse.

- Cosa dovrei fare? – gli chiesi.

Non potevo credere che volesse che scrivessi la mia lettera. Quella era la sua panchina, sua e dei suoi fratelli. Io non c’entravo, però, ero contenta che lui volesse fare una cosa di queste.

- Devi scrivere la tua iniziale. Ovviamente solo se vuoi, solo se credi in noi – mi disse lui.

- Certo che ci credo, altrimenti non sarei qui, ma questa è la panchina tua e dei tuoi fratelli, non credi che si arrabbieranno sapendo che io c’ho inciso qualcosa? – gli chiesi.

- I miei fratelli non si arrabbiano per qualcosa che mi rende felice e poi qui ci sono scritte tutte cose importanti, e tu adesso sei una persona importante per me, quindi non farti problemi – mi disse.

Mi alzai e scrissi una R accanto all’incisione che aveva fatto lui. Poi sotto aggiunsi “4ever” e gli restituì il coltellino. Lui si mise a ridere.

- Perché ridi? – gli chiesi.

- Perché sembriamo due adolescenti alla loro prima cotta – mi disse lui.

- In fondo lo siamo. Io non ho mai provato nulla di simile per nessuno. Non so nemmeno come comportarmi – gli dissi.

- Anche per me è lo stesso – mi disse lui.

Ci risedemmo e sorrisi soddisfatta vedendo come la scritta appena fatta risaltasse in mezzo alle altre. Poi notai che quello che avevamo scritto si trovava sotto la scritta “L’amore? Che cazzata” e scoppiai a ridere.

- Che c’è? – mi chiese.

- Abbiamo scritto “E&R 4ever” sotto questo – dissi indicando la scritta sopra.

- Questa scritta appartiene al passato, questa al presente, quindi non importa – mi disse lui.

- Chi è stato a scriverla tra di voi? – gli chiesi curiosa.

Sapevo che nessuno dei tre ci credeva nell’amore, ma volevo sapere che si era spinto anche a scriverlo al mondo intero.

- Secondo te? – mi chiese.

- Per quello che ne so potreste averla scritta tutti e tre – gli dissi.

- E’ stato Edward, anche se anche io e Jasper condividevamo in pieno – mi disse.

Mi venne in mente una cosa che era uscita fuori ieri sera mentre con le mie sorelle parlavamo della serata appena trascorsa. Chissà, forse, Emmett poteva illuminarmi.

- Posso chiederti una cosa? Però è personale, se non vuoi, non rispondere – gli domandai.

- Dimmi –mi disse.

- Edward ha avuto delusioni d’amore in passato? – gli chiesi, mentre lui scoppiò a ridere.

- Assolutamente no. Edward è stato il primo tra noi ad affermare che l’amore non faceva per lui. Non ricordo mai una ragazza che gli sia andata a genio. Trovava un difetto sempre per tutte, anche quando era bambino. Come mai questa domanda? – mi chiese.

- Perché mi ricorda molto Bella nei modi di fare – gli dissi.

- Lei l’ha avuta? Una delusione intendo – mi domandò.

- Si, quando aveva quindici anni – gli dissi.

- Cosa è successo? – mi domandò.

- Preferisco non parlarne. Non perché non mi fido di te, ma perché è una cosa che riguarda lei. Magari, un giorno, te ne parlerà lei stessa – gli dissi.

- Conoscendo Bella ne dubito, ma è giusto che tu non ne parli. Non sarebbe corretto nei suoi confronti – mi disse lui.

- Bella sembra un riccio, ma se la sai prendere, se gli entri dentro si apre completamente e sa volere bene ed amare in modo profondo – gli dissi io.

- E’ la più chiusa tra di voi, ma mi farebbe piacere conoscerla per quella che è – mi disse lui.

- Devi solo acquistare la sua fiducia. Quando c’è l’avrai lei diventerà un libro aperto – gli dissi.

- Quindi, lei, ci crede all’amore? – mi domandò lui.

- Ci credeva, ora non più, ma chissà, forse, le cose possono cambiare – mi lascia scappare io.

- Tutto può succedere – mi disse lui per poi scoppiare a ridere.

- Perché ridi? – gli chiesi.

- Perché stavo pensando a una cosa che, tanto tempo fa, ha detto Edward, forse, l’unica volta in tutta la sua vita in cui ha parlato dell’amore come se in realtà ci credesse – mi disse.

- E cosa ha detto? – gli chiesi.

- Una volta studiando Platone in filosofia si è imbattuto in uno dei tanti miti di questo. Io a dire il vero non sapevo nemmeno chi fosse, ma questa cosa che mi disse mi colpì così tanto che ancora me la ricordo. Questo mito, che non mi ricordo come si chiama, parlava di un essere che era formato dall’unione di una donna e di un uomo che avevano il corpo attaccato. Un giorno Zeus li punì perché si sentivano superiori perfino agli dei e li divise. Da allora gli uomini e le donne vagano cercando la loro rispettiva metà, quella che lo completi, quella parte che Zeus gli ha tolto. Edward disse a me e a Jasper che solo se quel mito fosse stato vero lui sarebbe stato capace di innamorarsi, ma siccome quelle erano tutte idiozie inventate da filosofi antichi lui non si sarebbe mai innamorato – mi disse sorridendomi.

- Il mito degli androgini, ecco come si chiama. E’ un mito che ha sempre affascinato anche me. Non ci credo nemmeno io, ma chi può dirlo, magari è vero che esiste la metà che ci completi – gli dissi io.

- Può essere, magari tu sei la mia metà, allora – mi disse lui.

- Può essere – gli dissi baciandogli una guancia, visto che mi era permesso fare solo questo.

Restammo lì a parlare per un po’, fino a quando decidemmo di andarcene. Erano già le sei e mezzo di sera. Mi riaccompagnò a casa. Posteggiò e scendemmo dalla macchina. Vidi Bella e Alice appoggiate alla ringhiera della terrazza e insieme a loro c’erano due ragazzi seduti sulle poltrone della terrazza che fumavano. Ma ieri sera non avevano detto: “Basta ragazzi, forse, abbiamo trovato quelli giusti”? Avrei dovuto parlare con loro. Non appena ci videro Bella e Alice ci fecero segno con la mano e dissero qualcosa a quei ragazzi che ovviamente io non sentì vista la distanza. I due ragazzi si alzarono dalle poltrone e si appoggiarono alla ringhiera della terrazza vicino alle mie sorelle. Li osservai attentamente. Un momento, quelli erano Edward e Jasper. Non c’erano dubbi. Li avrei riconosciuti fra mille.

- Cosa ci fanno quei due con Bella e Alice? – chiesi a Emmett.

- L’amour – mi rispose semplicemente lui.

Ok, io non ci stavo capendo più nulla. Che significava “l’amour”? Voleva per caso dirmi che a quei due piacevano Bella e Alice? Ok, meglio sorvolare. Sentì squillare il cellulare di Emmett, gli era arrivato un messaggio. Lo lesse e riposò il cellulare. Chi diavolo era?

- Chi era? – chiesi.

- Nessuno – mi rispose lui.

- Se non fosse nessuno il cellulare non squillava – gli dissi iniziando ad alterarmi.

- Gelosa? – mi chiese.

- Conoscendo la tua fama è naturale che lo sia – gli dissi.

- Non devi. Per me, ormai, esisti solo tu – mi disse.

- E allora dimmi chi era – gli dissi.

- Prometto che dopo te lo dico – mi disse.

- Non vedo perché devi dirmelo dopo se puoi dirmelo ora – gli dissi acida.

- Potresti semplicemente fidarti di me e basta? – mi domandò dolcemente.

- E tu non potresti farmi contenta e basta? – gli dissi.

- Ti ho detto che te lo dico dopo – mi disse prendendomi per mano e portandomi verso il giardino della villa.

- Ok, ma dopo voglio vederlo con i miei occhi – gli dissi.

- Donna di poco fede – mi disse lui ridendo e facendo ridere anche me.

- Dove andiamo? – gli chiesi notando che ancora stava camminando.

- Voglio vedere il tuo giardino – mi disse.

- Come vuoi – gli risposi.

Alla fine contento lui, contenti tutti. Continuammo a camminare quando all’improvviso mi bloccai. C’era qualcosa di strano in giardino. Un marea di candele a terra che emanavano una luce soffusa e un telo bianco con qualcosa sopra che non riuscivo a vedere vista la distanza. Guardai Emmett e lo vidi sorridere soddisfatto. Non potevo credere che ci fosse lui dietro tutto quello. Ci avvicinammo a quelle luci e quando fummo a pochi centimetri di distanza, restai scioccata da quello che mi si parava davanti. A terra vi erano tante candele che facevano luce al telo e un sacco di petali di rosa sparsi qua e là. Nel telo c’era una foto mia e di Emmett, l’unica che avevamo fatto insieme, quella della cena del giorno prima dentro il gazebo. Era grandissima, copriva quasi tutti il telo e poi accanto c’era scritto: “Tutto questo per farti capire che sei importante. Emmett”. Non potevo crederci. Restai sbalordita, nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me e questo ragazzo in così poco tempo mi aveva fatto provare emozioni uniche, emozioni che non avevo mai provato. Non potevo crederci, stavo sognando.

- Dammi un pizzicotto – dissi a Emmett guardando e notando che sorrideva.

- Perché? – mi domandò.

- Devo capire se sto sognando o se è realtà – gli dissi.

- E’ realtà – mi rispose dandomi un buffetto sulla guancia.

- Tu sei pazzo – riuscì solo a dirgli dopo essergli saltata completamente addosso.

- Per te lo sono – mi rispose lui.

- E’ bellissimo. Non mi sarei mai aspettata nulla di tutto questo. Sei un tesoro – gli dissi felice, finalmente felice.

- Sei tu ad essere un tesoro, il mio tesoro – mi rispose lui, mentre ancora mi stringeva nelle sue braccia.

Mi avvicinai a lui e stavo per baciarlo, ma mi fermò. Tutta colpa di quella promessa del diavolo.

- Rose non possiamo – mi disse.

- E chi lo dice? – gli chiesi.

- L’ho promesso – mi rispose.

- Promessa revocata. Ti credo, ho capito che sei sincero, ho capito che il tuo intento non è portarmi a letto – gli dissi.

- Ma io voglio dimostrartelo davvero. E’ importante per me – mi disse lui.

- Ok, allora facciamo una cosa. Modifichiamo la promessa. Ci stai? – gli proposi.

- Che intendi? – mi domandò.

- Tu hai detto che avresti promesso di non toccarmi con un dito fino a data da stabilire, giusto? – gli domandai.

- Giusto – mi disse lui.

- Bene. Allora adesso facciamo che hai il permesso di baciarmi, ma il resto continua a rimanere off-limits così tu mi dimostri tutto quello che vuoi dimostrarmi. Ok? – gli chiesi facendogli gli occhi dolci.

- Hai vinto, ma poi non dire che è colpa mia – mi disse.

- Non lo farò – gli dissi avvicinandomi a lui.

In meno di due secondi le nostra labbra si toccarono, ma il bacio non terminò. Entrambi dischiudemmo le labbra e permettemmo alle nostre lingue di incontrarsi e di giocare tra loro. Ci baciammo con passione, e fu il bacio più bello di tutta la mia vita. Capì subito che quel bacio non aveva niente a che vedere con quello che ci eravamo dati a scuola. Adesso eravamo lì insieme e provavamo qualcosa l’uno per l’altra, mentre quel giorno, a scuola, era solo sesso, solo attività fisica, solo attrazione. Adesso era tutto diverso. Restammo a baciarci non so per quanto tempo e avrei voluto che quegli istanti non finissero mai, ma pensando che avrei avuto Emmett solo per me mi consolai. C’è ne sarebbero stati altri mille di quei baci. Non mi sarei mai stancata di lui. Restammo lì non so per quanto, poi tornammo all’ingresso di casa e lo feci salire sopra portandolo in terrazza dagli altri. Trovammo Alice sdraiata sul divanetto della terrazza con sopra Jasper che gli faceva il solletico e lei che cercava di divincolarsi mentre lo implorava di smettere. Sull’altro divanetto c’erano, invece, Bella che era sopra di Edward che cercava di riempirlo di botte, per così dire, ma lui gli aveva bloccato i polsi e se la rideva come un pazzo vedendo che lei non poteva muoversi. Notai lo sguardo di Bella e mi resi conto che era tornato quello di un tempo, in quel momento la Bella che conoscevo io se si trovava bloccata in quel modo da un ragazzo gli avrebbe lanciato sguardi di fuoco, invece, lei sembrava divertirsi, sembrava che gli piacesse quelle situazione.

- Vedo che vi state divertendo – dissi facendomi notare, mentre Emmett si andò a riempire il bicchiere di uno dei tanti alcolici che c’erano sul tavolino della terrazza.

Non appena i ragazzi mi sentirono si fermarono, anche se non si mossero dalle loro posizioni. Jasper rimase sopra Alice, mentre Bella non si mosse da sopra le gambe di Edward che intanto continuava a tenergli ferme le braccia, ma aveva smesso di ridere.

- Piaciuta la sorpresa? – mi chiese Alice.

- Bellissima. Non me l’aspettavo proprio – dissi andandomi a sedere in braccio a Emmett che si era seduto su un altro divanetto della terrazza.

- E ci credo – disse Bella.

- Hai trasformato Emmett – mi disse Edward.

- E’ diventato un altro. Ti assicuro che non avrebbe mai fatto una cosa del genere ne ora ne mai. Deve tenerci davvero tanto a te – mi disse Jasper.

- Lo so – gli dissi baciandolo mentre tutti si stupirono.

- E la promessa? – chiesero tutti all’unisono.

- L’abbiamo modificata – disse Emmett.

- Lo sapevo che non avresti resistito – disse Jasper.

- No, lui resisteva, sono io che non resistevo. Lo costretto a modificarla – gli dissi.

- Quindi tutto tranne sesso? – chiese Alice.

- Solo baci, abbracci e carezze – disse Emmett.

- Bene – dissero all’unisono.

- Adesso che la sorpresa è stata svelata potete dirmi la verità. Quando Emmett stamattina ha chiamata voleva chiedere il vostro aiuto, non è vero? – chiesi riferendomi a Bella.

- Si certo, ma non potevo dirtelo. Allora ho inventato la balla che gli è partita la chiamata – mi rispose mia sorella.

- E se ti avessi risposto io? – chiesi a Emmett.

- Ti avrei detto che Edward voleva parlare con Bella perché lei ieri sera si era portata la sua giacca. Tu mi avresti passato lei e io gli avrei detto tutto, ma è stato più facile visto che ha risposto lei – mi disse lui.

- Ah, a proposito della tua giacca. Per punizione visto che mi hai completamente bloccata e mi impedisci ogni movimento – disse Bella riferendosi a Edward e indicando la posizione in cui si trovava – la giacca te la scordi. Resterà a me. Forse, un giorno, sempre se fai il bravo te la ritornerò – concluse mia sorella.

Era proprio una stronza. Guarda cosa si era inventata pur di non tornargli quella giacca. La verità è che quella giacca era invasa dal profumo di Edward e lei non aveva intenzione di dargliela indietro.

- Di piuttosto che non vuoi tornarmela perché c’è il mio profumo e adori annusarlo – gli disse lui.

Adesso leggeva nel pensiero quello lì? Vidi Bella arrossire.

- Si certo come no. Ti piacerebbe – gli disse lei mentre lui sorrise.

C’avrei giurato che lui l’avesse vista arrossire, ma non disse nulla per non imbarazzarla. In fondo anche lui aveva un cuore. Vidi Emmett scansarmi un attimo per prendere il cellulare. Poi lo avvicinò a me e mi fece vedere il messaggio che gli era arrivato poco fa. Mi fece leggere per prima cosa la data e l’ora per farmi capire che era quello di poco prima, poi mi fece leggere il mittente, Jasper. C’era scritto:

Vai dritto e poi gira a destra. L’abbiamo sistemato in fondo al giardino. Tutto come ci avevi chiesto. Con Bella abbiamo pensato di mettere anche i petali. E’ fantastico, gli piacerà. Alice”

- Sono un’emerita stupida – gli dissi.

- Sei solo gelosa e mi fa piacere perché significa che ci tieni a me – mi disse baciandomi.

Poco dopo ci staccammo e tornammo a parlare tutti e sei. Era bello stare lì a chiacchierare. Quei tre erano fantastici e pensare che all’inizio ci eravamo fatti guerra come degli stupidi. Dopo un po’ sentì uno stomaco brontolare e capì subito da chi proveniva.

- Non ci posso credere. Hai mangiato come una fogna vivente e hai già fame? Ma dove lo metti tutto quello che mangi? – chiesi riferendomi a Emmett, mentre gli altri scoppiarono a ridere.

- E che ci posso fare. La fame è fame – mi rispose lui.

- Che ora sono? – chiese Bella.

- Le nove e mezzo – gli rispose Jasper.

- Vedi? E’ ora di cena, quindi è normale che ho fame – mi rispose lui.

- Ha ragione. Anch’io ho fame – disse Alice mentre gli altri annuirono.

- Pizza? – chiese Edward.

- Si, ma c’è la mangiamo qui. Non ho voglia di uscire – gli rispose Bella.

- Sono d’accordo – disse Jasper mentre gli altri annuirono.

- E ci guardiamo anche un bel film, qui fuori – disse Alice.

- Inizia a fare un po’ di freddo, ti ricordo che siamo a Novembre – gli dissi.

- E le coperte perché le hanno inventate? – mi disse Bella.

- Ok, vada per il film in terrazza – gli dissi mentre i ragazzi annuirono.

- Prendiamo tre pizze grandi e c’è li dividiamo in due o ne prendiamo una ciascuno? – chiesi io.

- Tre grandi – disse Jasper mentre gli altri annuirono.

- Come? – chiese Alice.

- Una margherita e patatine, una quattro stagioni e una piccante – disse Emmett.

- Ti butti sul pesante – gli dissi io.

- Naturalmente – mi rispose.

 Chiamammo una delle domestiche che in poco tempo arrivò in terrazza.

- Avete bisogno di qualcosa? – chiese.

- Mi sembra naturale considerando che l’abbiamo chiamata – gli disse Bella.

- Chiami quello delle pizze e ordini tre pizze grandi. Una margherita e patatine, una quattro stagioni e una piccante – disse Alice.

- E tre panini alla piastra wurstel, patatine, ketchup e maionese – disse Emmett.

- Ma sei un pozzo senza fondo – dissi io rivolgendomi al mio ragazzo.

- Mica sono tutti per me. Io e i ragazzi dopo la pizza prendiamo anche il panino – ci disse lui mentre Jasper e Edward annuirono.

- Allora siete dei pozzi senza fondo – mi corressi.

- Allora ordini queste tre pizze e i tre panini. Poi una bottiglia di coca cola, una di soda, una di vodka alla fragola, una di rum, tre baccardi e sei lattine di Redbull – disse Bella alla cameriera.

- Dica che vogliamo la consegna rapida. Aggiunga che più rapida la fanno, più li paghiamo, così si spicciano presto – dissi io.

- Appena ha finito di chiamare dica a qualcuno dei domestici di montare una televisione e un lettore dvd qui fuori e poi porti tutti i dvd che ci sono in salotto. Ah, porti anche delle coperte, perché inizia a fare freddo – gli disse Bella.

- Subito signorine – disse la domestica allontanandosi.

- Peggio di noi sono per dare ordini – disse Jasper.

- Sono pagati per questo – gli risposi io.

Continuammo a parlare e scherzare. Sembrava che ci conoscessimo da una vita. Non ricordavo di essermi divertita tanto in vita mia. Poco dopo arrivò uno dei domestici a montare la televisione e guardandoci ridere e scherzare si mise a ridere dicendo: “Beata gioventù”. Non potemmo fare a meno che sorridergli. Tutto sommato era simpatico. Non ricordavo nemmeno come si chiamava, glielo avrei chiesto prima o poi. Quando la televisione e il lettore dvd furono montati non restava altro che scegliere il film da guardare.

- Io direi un horror – disse Emmett.

- Ma sei cretino? – gli dissi io.

- Perché? Bello un horror – continuò Jasper.

- Non abbiamo horror a casa – disse Alice.

- Siete delle fifone – disse Edward.

- Parla per loro. Gli horror ci sono e pure parecchi – disse Bella.

- Tu zitta mai? – gli dissi io.

- Come fai ad avere paura di un film se hai a fianco un colosso di quello? – mi chiese Bella riferendosi a Emmett.

Non gli risposi, ma in effetti aveva ragione. Se avessi avuto paura mi sarei stretta a Emmett e sarei stata apposto. Tra le sue braccia mi sentivo protetta.

- Niente horror. Non se ne parla – disse Alice.

- Anche tu ti ci metti? C’è Jasper, ti abbracci a lui e la paura ti passa – disse Bella a Alice.

Bella scusa aveva inventato Bella per Alice. Ero convinta che domani quel folletto l’avrebbe ringraziata.

- Ma… – stava iniziando a dire Alice.

- Niente ma, la maggioranza vince – disse Jasper.

Che faceva, coglieva la palla al balzo? E bravo a Jasper.

Decidemmo di vedere “Non aprite quella porta”. Secondo i ragazzi non faceva paura. C’era solo qualche scena che faceva impressione, ma il resto era guardabile per chi aveva paura. Aspettammo che arrivassero le pizze per iniziare a guardarlo. Appena arrivarono, nemmeno il tempo che la domestica li appoggiò sul tavolo che già una pizza era stata spazzata via da quei tre. Ma cos’erano delle ruspe? Io e le ragazze prendemmo un pezzo di pizza e la mangiammo. Quando Bella ebbe finito il suo pezzo si stava alzando per prendersene un altro, ma Edward la precedette prendendoglielo lui e mettendogli di nascosto un pezzo di salame piccante sul trancio di pizza. Bella non se ne accorse e la mangio. Non appena arrivò al pezzo dove c’era il salame, lanciò un urlo. Bella odiava il piccante. Anche se qualcosa bruciava leggiarmente per lei era come se gli avessero dato fuoco alla bocca.

- EDWARDDDDDDDD – urlò.

Edward si alzò e si allontanò da lei. Bella, allora prese una bottiglia d’acqua, gli tolse il tappo e si preparò a lanciargliela addosso. Non aveva considerato i riflessi pronti di Edward e nel giro di pochi secondi, lui, riuscì a togliergli la bottiglia dalle mani e a bagnarla completamente. Le grida di Bella furono sovrumane, cercava di avvicinarsi a Edward per bagnarlo anche solo un po’, ma non ci riusciva, lui era troppo veloce. Alla fine scoppiò in un fragorosa risata ed entrò dentro a cambiarsi. Io e Alice ci guardammo e sorridemmo. Edward sembrava essere una medicina per Bella. Da ieri avevamo notato il comportamento di Bella e adesso tutto era più chiaro. Non riusciva a prendersela o ad essere arrabbiata con lui, anche se ci provava, alla fine finiva sempre con il prenderla a ridere cosa che non era mai successo. Se quello che aveva fatto Edward l’avesse fatto qualcun altro, come minimo in quel momento si sarebbe trovato sfracellato al suolo, perché lei lo avrebbe buttato dalla terrazza. Invece, con lui, niente. Si era messa a ridere. Poco dopo tornò cambiata e aveva legato i capelli in una coda alta. Si andò a sistemare di nuovo sul divano accanto a Edward non prima però di avergli dato dello stronzo, ovviamente ridendo, cosa che faceva capire che non era arrabbiata. Finimmo le pizze, anche se le avevano mangiate quasi tutte i ragazze e poi loro si mangiarono anche il panino, anche se gli tocco dividerlo con noi. Io mordicchiavo quello di Emmett, Alice quello di Jasper e Bella quello di Edward. Un morso lo davano i ragazzi e uno noi. Erano buoni quei panino, o forse, lo erano solo perché era divertente doverli rubare a loro. A guardarci sembravamo tre coppie, anche se non era così, o forse non era ancora così. Appena terminammo di mangiare e di bere come degli animali, iniziammo a vedere il film. Ovviamente eravamo messi sotto le coperte, nei divani della terrazza e ovviamente bevevamo alcolici per riscaldarci ancora di più. Dopo nemmeno dieci minuti di film mi ritrovai a dover vedere una che si sparava nella bocca da sola. Oh mio Dio. Ho appena mangiato. Mi aggrappai a Emmett stringendolo forte e lo stesso fece Alice con Jasper. Bella, invece, sembrava ancora tranquilla. Il film continuò. In effetti non faceva molta paura, ma c’erano scene che facevano un po’ impressione. Ad esempio quando quel pazzo psicopatico con il motosega seguì il ragazzo per poi tagliarli una gamba. Quella scena più che paura mi fece senso e abbracciai Emmett più forte, così come Alice fece con Jasper e anche Bella con Edward. Non appena il film finì, io e le mie sorelle, ci ritrovavamo sdraiate sul petto dei ragazzi e li abbracciavamo essendo abbracciati a nostra volta. Ci mettemmo a parlare di nuovo, ma poco dopo ci addormentammo tutti. Lì, su quei divani della terrazza, lì sul petto di quei ragazzi che all’inizio avevamo considerato tre stronzi colossali, lì sul petto di quei ragazzi che ero convinta ci avrebbero cambiato la vita. 

 eccoti la sorpresa di Emmett.stronzaggine da parte.ando non c'finitiva rottura di loro due. i visto dal capitolo, modificheran

Il bacio di Emmett e Rosalie:

http://img90.imageshack.us/i/bacioemmettrosalie.jpg/][img=http://img90.imageshack.us/img90/8324/bacioemmettrosalie.th.jpg

 

ett e Rosalie:

m

Risposte alle vostre recensioni:

 

- lory_cullen: Come vedi ho già postato l’altro capitolo.

 

-  nefertiry85: Ed ecco svelata la sorpresa di Emmett. Per conoscere cosa succederà a scuola dovrai attendere il prossimo capitolo.

 

- eMiLyBlOoD: Condivido con te tutto quello che hai scritto. Anch’io sono così, e anche secondo me la frase di Edward è azzeccata. Io sono una di quelle che riesce a sentirsi sola anche quando è circondata da decine di persone. E no, come hai detto tu non è la cosa giusta da fare chiudersi in se stessi per non soffrire e bisogna mostrarsi per quello che si è veramente fregandosene del giudizio degli altri, ma tante volte queste restano solo belle parole e basta, tante volta non siamo capaci di metterle in atto, o almeno a me succede sempre così. E si, mi sento esattamente come te, ed è per questo che ho scritto quelle cose. Cerco di mettere in Edward e Bella quella che sono io. Il carattere degli altri quattro è inventata, o per lo meno in certi punti rispecchia la realtà, ma Bella e Edward sono lo specchio di me stessa, soprattutto Bella, per questo ci tengo parecchio a questa storia. E no, non mi stupisco a leggere quello che hai scritto, perché tante volte si tende a scherzare per nascondere quello che si prova. Ti assicuro che da me non riceverai critiche perché mi sento così anch’io ed è vero, forse, qui è più facile aprirsi perché nessuno ti vede in faccia.

 

 - gamolina: Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto. Ho postato subito, credo, quindi eccoti svelato cosa è successo a Emmett.

 

- serve: Si, finalmente se ne sono resi conto, adesso non ci resta che aspettare di sapere cosa succederà.

 

- Synie: Mi fa piacere che ti sia piaciuto il capitolo e mi lusinga il fatto che ti sei appuntata anche qualche frase.

 

- ross_ana: Si, infatti, la mamma é sempre la mamma. Ed Esme è fantastica, da sempre perle di saggezze, almeno nella mia storia. Diciamo che credo che tutti, più o meno si siano resi conto di quello che provano, anche le ragazze. Vediamo come andrà a finire.

 

- angel94: Si, infatti, molto confusionari, ma unici. Mi fa piacere che sia riuscita a far capire l’amore che provano e se tu dici di averlo capito, credo di essere riuscita nell’intento.

 

 

 

 

 

- Alyce_Maya: Si, infatti, è molto strano, ma secondo me più bello.

 

- TanyaCullen: Anch’io ho notato che abbiamo molto in comune e sono contenta, perché almeno so che qualcuno che mi può capire in pieno c’è. Comunque condivido con te il fatto che, forse, non riusciamo a tornare quelle di un tempo perché ancora non lo vogliamo nemmeno noi. Per adesso ci sta bene così, forse, ci sentiamo protette nella maschera che portiamo, o almeno per me è così. Sono contenta di riuscire a farti sognare con la mia storia, anche perchè ci tengo parecchio a questa storia, ci metto tutta per me stessa per scriverla e spero di riuscire a trasmettere le emozioni che ho dentro. Rido e piango mentre la scrivo, perché mi immedesimo in loro. Come hai detto tu mi auguro anch’io a ritrovarmi a riprendere in mano la mia vita come hanno fatto i ragazzi della mia storia, e come hai detto tu non mi dispiacere magari anche con te tra le mie amiche. Nessun monologo, anzi sono felice di sapere che con me riesci ad aprirti, visto che a me succede lo stesso con te. Quanto al capitolo, si, finalmente hanno aperto gli occhi e adesso tutto cambierà. Diciamo che diventeranno “I fantastici 6”. La data del mio compleanno è il 18 dicembre, comunque. Grazie per i tuoi commenti.

 

 

- G_i_s_y: Ed ecco la sorpresa di Emmett. Grazie per tutti i complimenti che mi fai.

 

- moni: Diciamo che neanche io ci vedevo molto Jasper nella parte dello stronzo, o meglio diciamo che ci vedono meglio gli altri due. Comunque adesso cambieranno. Emmett riuscirà a resistere, sarà Rosalie che non ci riuscirà e da come hai visto dal capitolo, modificheranno la promessa di Emmett, ovviamente per volere di Rose, altrimenti lui avrebbe resistito. Jasper presto conquisterà il cuore di Alice, o meglio presto si metteranno insieme, perché il cuore del folletto l’ha già conquistato. Edward, beh, lui dovrà patire parecchio. All’inizio dovrà accontentarsi di essere solo l’amico di Bella, anche se un amico un po’ speciale, poi non potrà fare più nemmeno quello, e ci sarà la definitiva rottura di loro due. Ma sarà davvero così? Dovrai leggerlo per scoprirlo. Quanto al fatto che le dieci e mezzo sono l’alba, condivido con te e con loro. Per me è ancora notte alle dieci, considerando che quando non c’è scuola mi alzo all’una.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta che ti piaccia.

 

 

 

 

 

 

 

- Xx_scrittrice88_xX: Si, finalmente hanno messo la stronzaggine da parte. Ed eccoti la sorpresa di Emmett.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 24
*** Lotta di cibo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 24

LOTTA DI CIBO

 

POV EMMETTE

Stavo dormendo così bene tra le braccia della mia Rosalie, quando sentì Alice lanciare un urlo così forte che avrebbe risvegliato pure i morti. Aprì gli occhi e vidi Rosalie tra le mie braccia ancora insonnolita, Jasper che si toccava un timpano facendo una faccia dolorante, Alice che sembrava un pazza visto che continuava a urlare e Edward e Bella dormivano. Dormivano? Ma come faceva a dormire dopo gli urli sovrumani di quel folletto malefico?

- Si può sapere perché urli? Mi hai sfondato un timpano – disse Jasper a Alice.

- Voi non avete idea di che ore sono – ci disse lei.

- E che ore sarebbero? – gli domandò la mia Rosalie con voce ancora impastata dal sonno.

Anche appena sveglia era bellissima, ed era mia, mia soltanto. Ancora non riuscivo a crederci. Io, Emmett Cullen, che avevo deciso di farmi una storia seria con qualcuno. Era impensabile, eppure ero felice, perché Rosalie non era una delle tante, lei era unica. Per lei avevo fatto anche il romanticone preparandogli la sorpresa di ieri, ma mi veniva spontaneo. Volevo dimostrargli quanto importante lei fosse per me.

- Sono le otto e mezzo – urlò Alice.

- E allora? Dove sta il problema? – gli domandai.

- Oggi è lunedì – mi informò lei.

Non riuscivo a seguirla. Del resto essere svegliato in quel modo non mi aiutava per niente.

- Cazzo, la scuola – disse Rosalie illuminandomi.

- Bravissima. Siamo in ritardassimo – continuò Alice.

- Non arriveremo mai in tempo – disse Jasper.

- Se continuiamo a parlare lo credo anch’io – disse Rosalie dandomi un bacio per poi alzarsi.

Sarei voluto rimanere in quel modo per sempre, ma il dovere chiamava.

- BELLA E EDWARD SVEGLIATEVI ALL’ISTANTE – continuò a urlare Alice, ma quei due sembravano non sentire, anzi Bella si sistemò meglio abbracciando di più Edward.

- Per svegliare Edward ci vuole ben altro – gli dissi io.

- La stessa cosa vale per Bella – disse Rosalie.

Alice si avvicinò e li scrollò entrambi per le spalle urlandogli di alzarsi a mezzo centimetro dall’orecchio. Entrambi di svegliarono all’istante, si guardarono e sorrisero. Poi si voltarono a guardare Alice con sguardo omicida.

- Che cazzo ti urli di prima mattina? – gli disse Bella.

- Sono le otto e mezzo. Oggi è lunedì – gli urlò Alice.

- Cazzo, la scuola – disse Edward.

- Appunto. Forza muoviamoci – disse Alice ancora urlando.

- Potresti parlare civilmente. Queste urla appena sveglio sono molto fastidiose – gli disse Edward.

- E questo è niente se consideri che a me ha spaccato un timpano – disse Jasper, mentre Alice gli lanciò uno sguardo infuocato.

- Ok, diamoci una calmata. Che si fa? – chiese Rose.

- Ci muoviamo e andiamo a scuola – disse Jasper.

- Voi tre usate il bagno in fondo al corridoio o qualunque vogliate basta che vi muovete a darvi una ripulita – disse Alice riferendosi a me e ai miei fratelli prima di scomparire dalla nostra vista.

Io, Jasper e Edward la guardammo sconvolti. Era una pazza. Rosalie si limitò a scrollare le spalle, come a dire “E’ fatta così”. Poi, mi diede un bacio e scomparve anche lei dalla terrazza.

- Se non ti alzi da sopra di me, non credo sia possibile muoverci – disse Edward riferendosi a Bella che era ancora avvinghiata a lui nel divano.

Lei non gli disse nulla, gli fece solo una linguaccia e si alzò dal divano scomparendo dalla nostra vista. Io e i miei fratelli entrammo dentro e ci dirigemmo nel bagno indicatoci da Alice. Ci demmo una ripulita veloce, visto che non c’era tempo e oltre tutto non avevamo nemmeno i ricambi e poi scendemmo sotto, dove trovammo Alice che stava urlando contro una domestica accusandola di non esserci venuta a svegliare. Quella poverina si difendeva dicendo che le ragazze non gli avevano lasciato detto nulla e che, quindi, lei credeva che oggi non sarebbero andate a scuola. Poco dopo arrivarono anche Rosalie e Bella, la quale terminò quella litigata con: “Cominci a cercarsi un altro lavoro, perché ho l’impressione che verrà licenziata”. Dopodichè uscirono fuori e noi le seguimmo.

- Certo che sei perfida – disse Edward rivolgendosi a Bella.

- Non è colpa mia se la gente non sa fare il suo lavoro. Se ci fosse venuta a svegliare a quest’ora saremmo già a scuola – gli rispose lei.

- Va beh, lasciamo perdere. Prendiamo la mia macchina – dissi io.

Nemmeno il tempo di dirlo che già Rosalie e Alice erano salite. Lo stesso fece poi Jasper. Ovviamente Edward e Bella non ci entravano, così Bella propose a mio fratello di andare in moto, il quale ovviamente non rifiutò. Moto e macchine erano la sua droga. Si allontanarono in direzione garage, mentre noi cominciammo a dirigerci a scuola. Guidai come un pazzo e in pochissimo tempo arrivammo a scuola. I ragazzi erano tutti in cortile. Guardai l’orologio e mi resi conto che era il cambio dell’ora e che quindi era normale trovare tutti lì fuori. Avevamo saltato la prima ora, letteratura inglese. Almeno una cosa bella era successa. Poi mi ricordai che oggi avevamo due ore di letteratura inglese, quindi quel ritardo non era valso a niente. Avrei dovuto sopportare quel cretino del professore spiegare Shakespeare. Che palle. Non appena scendemmo dalla macchina tutti si voltarono a guardarci, come sempre, ma quel giorno in modo particolare. Subito capì perché. Dalla macchina, insieme a me e Jasper erano uscite Rosalie e Alice. Quella era una grande novità per loro. Li osservai e notai che ci guardavano con sguardi invidiosi. Come odiavo tutta quella invidia. Il tempo di chiudere la macchina sentì il rumore di una moto e vidi Edward e Bella arrivare e posteggiare. Tutti gli sguardi dei ragazzi della scuola erano puntati su di loro e non appena entrambi si tolsero i caschi, l’espressione di tutti divenne ancora più stupita. Di certo non si aspettavano di vedere Cullen e Swan insieme, considerando che fino al venerdì, ci avevano lasciato che ci comportavamo come cani e gatti. Posarono i caschi e si avvicinarono a noi.

- Con cosa l’hai drogata? – chiese Alice a Edward.

- Perché? – gli chiese lui.

- Sei la prima persona a cui fa guidare la sua moto – disse Rosalie avvicinandosi a me.

- Infatti non volevo, ma abbiamo fatto pari e dispari e ha vinto, anche se di sicuro ha imbrogliato – disse Bella.

- Edward è un fenomeno a imbrogliare a pari o dispari. Considera che non ha mai perso – gli dissi io.

- Lo sapevo. Sei uno stronzo – gli disse Bella.

- Che vuoi farci. In amore e in guerra tutto è lecito – gli rispose Edward.

- Si certo come no – disse Bella.

- Andiamo va, prima che facciamo tardi – disse Alice.

- Più tardi di così? – gli dissi io.

Scoppiammo tutti a ridere e questo fece scattare ancora di più i ragazzi che ci guardavano. Si vedeva dai loro sguardi che non ci stavano capendo niente. E avevano ragione. Era successo tutto così in fretta. Prima ci parlavamo a mala pena, poi abbiamo iniziato a litigare e a provocarci ad ogni occasione e sembravamo non sopportarci, poi, nel giro di una sera, tutto era cambiato. Mi ritrovavo fidanzato, quasi certamente innamorato, e avevo appena trascorso la serata più bella della mia vita. Mi ero divertito tantissimo con loro, sembravamo amici da una vita. Forse, era il destino che le aveva portare a Phoenix, forse era già tutto scritto. Salutai i ragazzi e poi mi avvicinai a Rosalie e intrecciai le mie dita con le sue iniziando a camminare verso la classe.

- Ci stanno fissando tutti – mi disse lei.

- Non importa. Siamo una novità – gli risposi.

Notai che tutti ci guardavano sconvolti. Di certo non era una cosa di tutti i giorni vedere me mano nella mano con una ragazza. Chissà cosa pensavano tutti. Mi avvicinai a Rosalie e gli diedi un bacio sulle labbra, un bacio passionale, come lo erano tutti i nostri baci, poi tornammo a camminare.

- Così tutti non avranno più dubbi – gli dissi io.

- Che vuoi dire? – mi domandò lei.

- Che tutti ci guardavano senza capire bene cosa sta succedendo. Così gli ho chiarito i dubbi. Stiamo insieme ed è giusto che tutti lo capiscano – gli dissi.

- Giusto – mi disse lei dandomi un veloce bacio a fior di labbra.

- Il primo che si avvicina a te lo uccido. Avvisali – gli dissi, mentre lei scoppiò a ridere.

Quanto era bella quando rideva. Avevano ragione i miei fratelli, ero stracotto. Avevo sempre creduto che l’amore non esistesse, ma ero felice di essermi ricreduto, perché era una cosa bellissima, una fra le più belle, se non la più bella. In poco tempo arrivammo in aula, per fortuna avevamo la stessa materia. Entrammo senza bussare, ancora mano nella mano e tutti i ragazzi ci guardarono stupiti.

- Cos’è, avete visto un fantasma? – gli dissi io, ormai, stanco di tutti quegli sguardi.

Loro abbassarono la testa e non risposero, ma ci pensò il professore a rompere.

- Alla buon ora. Potrei sapere il motivo del vostro immenso ritardo? Avete saltato la prima ora – ci disse lui.

- Non ci siamo svegliati in tempo – disse Rosalie senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

- Siete impossibili – continuò il professore, ma noi nemmeno gli rispondemmo.

Ci dirigemmo verso i banchi e ci staccammo per andarci a sedere ognuno nel nostro. Ovviamente fino all’ultima volta che eravamo entrati lì dentro io e Rosalie non ci prendevamo molto, per questo avevamo i banchi ai due estremi della classe, ma adesso era tutto diverso. Mi avvicinai al banco di Rosalie e lei mi guardò stupita, come del resto tutto la classe. Vicino a lei c’era seduto un ragazzo, che a dire il vero non ricordavo nemmeno come si chiamava. Mi avvicinai a lui.

- Hai tre secondi per alzarti – gli dissi tranquillamente, mentre Rose si sedeva a fianco di quello, considerando che quello era il suo posto.

- E’ il mio posto – mi rispose il ragazzo.

- Non più adesso. Il tuo posto è quello – gli dissi indicando con il dito quello che era stato da sempre il mio banco.

Il ragazzo mi guardò timoroso, ma perché tutti avevano paura di noi? Un po’ di palle nella vita ci volevano, ma loro niente. Si alzò, prese le sue cose e andò a sedersi nel mio vecchio posto. Io mi sedetti vicino la mia ragazza che mi guardò e mi sorrise.

- Posso sapere cosa state combinando? – ci chiese il professore notando quei cambi di posto.

- Ho cambiato banco. Questo è più bello – gli risposi io.

- Inutile controbattere. Adesso fate silenzio e ascoltate la spiegazione – ci disse lui.

Iniziò a spiegare una delle tragedie di William, così lo chiamava. Chi era suo fratello? Io e Rosalie ci guardammo e sbuffavamo, quella lezione era troppo noiosa. Poi, lei, prese il suo i-pod dalla tasca e mi passo una cuffia, mentre l’altra la prese lei. Iniziò a far partire le canzoni. Ad un certo punto sembrò ricordarsi di qualcosa e prese l’i-pod in mano cercando una canzone. Non appena la trovò si fermò e mi guardò.

- Ascolta questa – mi disse.

- Cos’è? – gli chiesi curioso.

- Endless love di Lionel Richie. Me l’ha messa Bella. E’ una romanticona anche se non vuole ammetterlo – mi disse facendo partire la canzone. 

Casella di testo: Traduzione:

Amore mio,
Ci sei solo tu nella mia vita 
La sola cosa giusta 

Il mio primo amore 
Tu sei ogni respiro che prendo 
Tu sei ogni passo che faccio

Ed io 
(I-I-I-I-I)
Io voglio dividere 
tutto il mio amore con te 
nessun altro lo merita…
Originale:

 

My love,                                                          
There's only you in my life                              
The only thing that's bright

My first love,
You're every breath that I take
You're every step I make

And I
(I-I-I-I-I)
I want to share
All my love with you
No one else will do...

And your eyes
Your eyes, your eyes
They tell me how much you care
Ooh yes, you will always be
My endless love

Two hearts,
Two hearts that beat as one
Our lives have just begun

Forever
(Ohhhhhh)
I'll hold you close in my arms
I can't resist your charms

And I
I'd play the fool
For you, I'm sure
You know I don't mind
(No, you know I don't mind)
And yes
You mean the world to me
I know I've found in you
My endless love

Casella di testo: E i tuoi occhi 
i tuoi occhi, i tuoi occhi 
loro mi dicono quanto ci tieni 
Oh si, tu sarai sempre 
il mio amore senza fine

Due cuori 
Due cuori che battono come fossero uno
Le nostre vite sono appena iniziate

E per sempre 
(Ohhhhhh)
ti terrò stretto nelle mie braccia 
non posso resistere al tuo fascino

Ed io 
Io passerò per pazza 
sono sicura 
Tu sai che non mi importa 
(No, tu sai che non mi importa) 
e si 
tu sei il mondo per me 
io so che in te ho trovato 
il mio amore senza fine

E amore 
io passerò per pazza 
sono sicura 
Tu sai che non mi importa 
(Yeah, tu sai che non mi importa) 
Oh, si 
Tu sei l'unico per me 
Perché no, non posso negare 
questo amore che ho dentro 
e lo voglio dare tutto a te 
Amore mio (amore mio, amore mio)
And love
I'd play the fool
For you, I'm sure
You know I don't mind
(Whoa, you know I don't mind)
Oh, yes
You'd be the only one
'Cause no, I can't deny
This love I have inside
And I'll give it all to you
My love (my love, my love)

 

La ascoltai attentamente e mi resi conto che tutto quello che diceva quella canzone rappresentava pienamente quello che provavo per lei.

- Lo sai che lo scritta io questa canzone? – gli chiesi sorridendogli.

- Ah si? – mi domandò.

- Chiunque l’abbia scritta ha messo dentro tutto quello che tu sei per me. Sembra che sia io a parlare – gli dissi.

- Lo stesso vale per me, per questo te l’ho fatta sentire – mi disse lei, mentre io mi avvicinai e gli diedi un bacio a fior di labbra cercando di non farmi vedere da nessuno.

- Inconsapevolmente questa canzone diventerà la nostra, lo sai, vero? – mi chiese dolcemente.

- Non potevamo trovarne una più azzeccata – gli dissi, mentre stavolta fu lei ad avvicinarmi e a darmi un bacio a fior di labbra, peccato che si fece beccare.

- Dove siamo qui? In un salottino ricreativo? – ci rimproverò il professore.

Noi nemmeno gli rispondemmo, continuammo ad ascoltarci la musica senza dire nulla. Notai che ogni tanto i ragazzi si voltavano ad osservarci incuriositi, neanche fossimo un’attrazione da circo. Cose da non credere. L’ora passo in fretta e io e Rosalie dovemmo separarci visto che le altre ore di lezione non corrispondevano. La accompagnai fino alla sua classe e poi andai nella mia. Per fortuna la giornata passò velocemente e arrivò l’ora di pranzo. Prima di andare a mensa andai a prendere Rose dall’aula e la vidi che stava sistemando le sue cose nella borsa, lei non mi notò. Un ragazzo gli si avvicinò. Non riuscivo a sentire cosa gli stesse dicendo, così mi avvicinai senza farmi vedere.

- Allora che dici ti va? Un giro in macchina e poi andiamo a divertirci – gli disse lui malizioso.

- No grazie, non sono più libera e non conto di esserlo per un bel pò – gli disse lei.

- Ma dai, ci divertiamo e poi io non sono geloso – gli disse lui.

Mi avvicinai facendomi notare e ricevendo un sorriso da parte di Rose.

- Io, invece, si e pure parecchio. Se ti azzardi ad avvicinarti di nuovo alla mia ragazza ti faccio rimpiangere di essere nato – gli dissi.

- Scusa Cullen, non sapevo fosse la tua ragazza – mi disse lui intimorito dileguandosi subito.

- Non va – dissi io a Rosalie.

- Cosa non va? – mi domandò lei.

- Sei troppo ricercata. Dovrò farti mettere qualcosa in viso per coprirti – gli dissi sorridendogli.

- Si come no. Andiamo va – mi disse lei trascinandomi in corridoio.

- Non sto scherzando – gli dissi io ridendo.

- Mi piace quando fai il geloso, anche se non ne hai motivo – mi disse baciandomi.

I ragazzi che passarono ci guardarono straniti e invidiosi. Gli ignorai e, insieme, a Rosalie andammo a mensa. Riempimmo i vassoi e poi andammo a sederci al famoso tavolo “Cullen-Swan”, dove trovammo Alice, Jasper e Edward già seduti.

- Come è andata la mattinata? – ci chiese Alice.

- A parte gli sguardi di tutti? – gli disse Rose.

- Dovevate immaginare che ci sarebbero stati – disse Edward.

- Infatti, ma non così – dissi io.

- Pazienza, è solo invidia – disse Jasper.

- Bella? – chiesi.

- L’ho vista in corridoio litigare con una, ma ha detto che stava arrivando – disse Alice.

- E tu la lasci da sola vedendola litigare con qualcuno? – la rimproverò Edward.

- Sa difendersi benissimo e poi non era nulla di grave – gli rispose lei.

- Certo che siete tutte matte – gli disse Jasper.

- Ahi – disse Edward toccandosi la testa dopo che Bella gli era passata accanto e gli aveva dato uno scappellotto con un libro.

- Per così poco – disse Bella sedendosi.

- Per così poco? Quel libro è grosso cinque dita – gli disse Edward lanciandogli una patatina.

- Come hai osato? – disse lei scaraventandogli addosso il mio piatto di pasta.

Edward si ritrovò la maglietta tutta sporco di salsa e la guardò con sguardo omicida.

- Vuoi la guerra? E guerra avrai – gli disse Edward lanciandogli i piselli in testa.

- Sui capelli no, cavolo – gli disse lei lanciandogli foglie di insalata che Edward prontamente schivò, ma che finirono sui pantaloni di Jasper.

- E no, non ci siamo – disse Jasper buttandosi anche lui in quella guerra fatta a colpi di cibo.

In poco tempo, ci ritrovammo tutti sporchi, considerando che la mira di Bella non era del tutto perfetta e così anche io, Rosalie e Alice ci ritrovammo a lanciarci di tutto. Ci guardavano tutti, alcuni con sguardi invidiosi, altri ridevano magari volendo essere al nostro posto. Ci vennero incontro due signore della mensa pregandoci di smetterla, ma, ormai, era guerra aperta e per paura di beccarsi qualcosa addosso anche loro se ne andarono. Ad un certo punto Bella prese un pezzo di torta e gli infilò le mani, poi senza farsi notare da Edward, che intanto era occupato a lanciare un vasetto di budino ad Alice, si buttò sulle sue spalle mettendosi a cavalcioni e poi gli passò le mani fatte di panna della torta sul viso, sporcando completamente la sua faccia. Lui prese il piatto con il brodo di pollo, che era ghiacciato come sempre, e glielo lanciò all’indietro, ma Bella si strinse di più a lui e lo evitò. Quello schifo andò a finire addosso a un povero malcapitato che stava mangiando tranquillamente al suo posto, il quale si ritrovò ricoperto di brodo dalla testa ai piedi. Bella esultò felice per non essere stata beccata e distraendosi si ritrovò anche lei la faccia piena di panna. Il nostro tavolo era ridotto un vero schifo e anche il pavimento, per non parlare di noi sei che eravamo interamente sporchi di schifezze varie.

- E adesso come ci presentiamo a lezione? – chiese Rose.

- Tutta colpa di Bella – disse Edward prendendosi uno scappellotto da lei che ancora si trovava sulle sue spalle.

- Cosa diavolo è successo qui? – disse una voce dietro di noi che riconobbi essere quella del preside.

Le due donna della mensa di sicuro dovevano essere andate ad avvisarlo.

- Stavamo solo giocando – gli rispose Jasper cercando di giustificarsi.

- Nessuno vi ha mai insegnato che con il cibo non si gioca? – ci rimproverò lui.

- Certo che c’è lo hanno insegnato, ma questo che date qui non è cibo, sono schifezze – disse Bella.

Ma zitta mai?

- Avete anche il coraggio di controbattere, vedo – ci disse il preside.

- Ha solo detto la verità – disse Rosalie.

- Condivido – continuò Alice.

Cos’è? Avevano intenzione di cacciarsi per forza nei guai.

- Bene, vorrà dire che vi farò passare la voglia di controbattere. E poi lei signorina Swan scenda da lì – disse il preside riferendosi al fatto che Bella fosse sulle spalle di Edward.

Lei non si mosse da lì, anzi si sistemò meglio alle sue spalle appoggiando il mento sulla spalla di Edward.

- E cosa vorrebbe fare? – gli chiesi.

- Per voi tre, nulla naturalmente, ma le ragazze per una settimana resteranno a scuola fino le sei di pomeriggio – disse lui.

- Cosa? – disse Rosalie urlando.

- Avete sentito bene – disse il preside.

- Non vedo perché debba punire solo loro tre. Abbiamo scherzato tutti – gli dissi io.

- Sapete che non posso punirvi. Avete gli allenamenti e dovete essere in forma. E poi conoscendovi non mi conviene farlo – ci disse lui.

- Allora non deve punire nemmeno le ragazze – dissi Jasper.

- Invece si – disse lui.

- Bene. Allora per tutta la settimana in cui le ragazze sono in punizione non conti su di me per la squadra – disse Edward, mentre le ragazze si stupirono della sua reazione.

- Non dire sciocchezze. Dopodomani abbiamo una partita importantissima. Senza di te perderemo – disse il preside.

- Anche io mi tiro fuori dalla squadra fino a quando le ragazze saranno in punizione – gli dissi io.

- Lo stesso vale per me – disse Jasper.

- Questo non è corretto – ci disse il preside.

- Non è corretto punire solo loro tre, per una cosa che abbiamo fatto tutti e sei – disse Edward.

- Punizione revocata. Contenti? – disse il preside.

- Soddisfatti – dicemmo all’unisono io e i miei fratelli.

- Quindi per le squadre come siamo combinati? – ci chiese lui.

- Come sempre – gli disse Edward tranquillizzandolo.

- Sono contento – disse lui uscendo dalla sala mensa.

Non appena fu uscito scoppiammo tutti e sei a ridere, mentre gli altri ci guardavano come a dire “Che culo che avete”.

- Grazie – dissero all’unisono le ragazze, appena smettemmo di ridere.

- Di nulla – gli rispondemmo all’unisono noi.

Suonò la campanella che segnava la fine delle pausa pranzo e uscimmo tutti da lì, per dirigerci alle classi. Mi guardai e notai che ero sporchissimo. Come mi dovevo presentare in classe, conciato così? Arrivai in classe e non appena entrai notai che tutti mi guardavano. I ragazzi non ci fecero molto caso poiché avevano assistito alla scena in mensa, ma il professore notò come fossi ridotto.

- Si è buttato dentro un bidone della spazzatura? – mi chiese il professore sarcastico.

- Lotta di cibo, più che altro – dissi andandomi a sedere al mio posto.

Lui non fece altre domande, ma iniziò a spiegare mentre io presi il cellulare e iniziai a massaggiare con Rosalie. Dio quanto la adoravo. La lezione passò in fretta e così anche quella dopo. Quando suonò la campana che segnò la fine delle lezioni per quella giornata uscì fuori per andare a prendere Rose dalla classe, ma la trovai in corridoio che mi aspettava.

- Se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto – mi disse lei baciandomi.

- Stavo venendo – gli dissi io.

- Lo so, ma ho finito prima a lezione e sono venuta io – mi disse lei.

La presi per mano e uscimmo fuori, dove trovammo i ragazzi che si stravano bagnando con il tubo dell’acqua nel cortile della scuola. Alice e Bella erano completamente fradice, mentre Jasper e Edward un po’ meno, anche se comunque acqua addosso ne avevano abbastanza. Ci avvicinammo.

- Non vi azzardate a bagnare anche me – li avvisò Rosalie.

- Neanche me – gli dissi io.

Chissà come mai, ci ascoltarono e continuarono a bagnarsi per conto loro, mentre io e Rose ci sedemmo su una panchina nel cortile ad aspettare che quei quattro decidessero di finirla. Dopo non so quanto tempo, e dopo aver bagnato tutti quelli che passavano di lì facendo finta di non averlo fatto apposta, tutti e quattro decisero che era ora di tornare a casa.

- Mi spiegate come dovete salire in macchina, conciati così? – chiesi io.

- Noi siamo in moto, problemi non c’è ne – disse Edward.

In effetti il sedile della moto era in pelle e sarebbe bastato un colpo di pezza per asciugare dove era bagnato, ma la mia macchina sarebbe diventata uno schifo.

- Edward ha ragione. Noi andiamo. Ci vediamo raga – disse Bella trascinando Edward alla moto.

La cosa che mi stupì è che fece guidare di nuovo lui.

- Adesso noi che facciamo? – chiesi io.

- Semplice, ci faremo dare un asciugamano da mettere sotto, così non sporchiamo – disse Jasper.

- E chi te lo da un asciugamano a scuola? – chiese Alice.

- Questo perché dovevate per forza fare gli idioti – disse Rosalie.

- Ci penso io – ci disse Jasper.

Si allontanò da noi e si avvicinò ad una ragazza, non sentì cosa gli disse, ma una cosa la vidi, gli stava facendo gli occhi dolci, gli occhi da seduttore e quella lì ci cascò come una pera cotta. Guardai Alice e notai che assunse un’espressione infastidita vedendo Jasper fare gli occhi dolci a quella ragazza. Qualcosa mi diceva che avevo ragione io. Jasper non gli era affatto indifferente ad Alice. Era tutta questione di tempo. Poco dopo mio fratello tornò con in mano due asciugamani.

- Cosa ti sei inventato? – gli chiese Rosalie.

- Quella lì, è la figlia della bidella della scuola. Gli ho chiesto se poteva prendermi due asciugamani senza farsi notare, del resto la mamma glieli avrebbe date le chiavi dello sgabuzzino alla figlia. Gli avrò fatto pena e così, ecco gli asciugamani – disse lui.

- Diciamo piuttosto che più che fargli pena l’hai praticamente sedotta. Vai a vedere quello che gli hai detto o che gli hai promesso – gli disse Alice infastidita.

- Non gli ho promesso nulla, gli ho solo fatto gli occhi dolci. Nessuno resiste ai Cullen, dovresti saperlo – gli rispose mio fratello.

- Si certo, come no – gli rispose lei, mentre iniziò a camminare verso la macchina.

Salimmo in auto e partì in direzione casa Swan. In poco tempo arrivai a casa loro e dopo aver salutato Alice e aver baciato Rose dicendogli che ci saremmo visti più tardi, partì verso casa. Arrivati a casa, notai che Bella era ancora lì con Edward. Erano entrambi appoggiati alla moto che parlavano. Ci avvicinammo senza farci sentire e poi con l’indice di entrambe le mani punzecchia i fianchi di Bella, la quale saltò in aria per lo spavento, mentre io e i ragazzi scoppiammo a ridere. Restammo lì per circa dieci minuti, dopodichè lei tornò a casa, anche perché era bagnata e rischiava di farsi venire qualcosa. Entrammo tutti dentro e ci catapultammo tutti nelle nostre stanze. Andai a farmi una doccia e poi mi vestì. Scesi giù e mi misi a giocare alla play station, seguito poco dopo dai ragazzi con i quali parlammo delle ragazze e di come fossero diverse da come sembravano. Fra un po’ saremmo usciti per andare da loro ed ero contento così come Jasper e Edward perché sapevamo che ci saremmo divertiti.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- gamolina: Grazie di tutti i tuoi complimenti, comunque ho aggiornato presto, spero che anche questo capitolo ti piacerà.

 

-  lory_cullen: La prossima coppia sarà Jasper-Alice.

 

- twilight4ever: Si, in effetti Emmett è cambiato molto, così come tutti gli altri.

 

 - nefertiry85: No non si svegliano sottoforma di ghiaccioli, ma in compenso si svegliano con le urla del folletto. Si, dovranno andare a scuola e ci sono andati, anche se in ritardo di un’ora, ma pazienza. Quanto all’indirizzo msn per me non c’è nessun problema. Quando vuoi c’è lo possiamo scambiare senza problemi, mi può solo fare piacere.

 

- TanyaCullen: Anch’io gli invidio e non solo perché danno ordini a tutti. Sono contenta che nonostante i tuoi impegni sia riuscita a dedicare un po’ di tempo alla mia storia, grazie.

 

- SweetCherry: Ho aggiornato prima che ho potuto.

 

- serve: Tu l’hai visto con un’amica, io invece da sola. Adoro i film horror, insieme a quelli romantici sono i due generi che preferisco in assoluto. Certo vederlo tra le braccia di Edward sarebbe stato tutta un’altra cosa, ma almeno ho provato ad immaginare come sarebbe potuto essere.

 

- ross_ana: Sono contenta di essere riuscita a far capire il suo cambiamento. E su questo che voglio puntare adesso, sul loro cambio repentino di atteggiamento.

 

 

 

 

 

- Xx_scrittrice88_xX: Beh diciamo che ne esistono pochi ragazzi così, quindi è bello immaginarseli.  

 

- angel94: Si, Emmett è dolcissimo, io lo adoro.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?

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Capitolo 25
*** Un'infanzia difficile ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

Ed eccomi di nuovo qua con un aggiornamento flash. Spero che il capitolo vi piaccia. Da questo capirete molte cose sulle ragazze.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 25

UN’INFANZIA DIFFICILE

 

POV JASPERE

Era già passata una settimana da quando Emmett e Rosalie si erano messi insieme e tutto, per loro, procedeva alla grande. Emmett sembrava davvero preso da lei e lo stesso valeva per Rosalie. Era bello vedere mio fratello finalmente felice. Mi ero reso conto che in tutti quegli anni avevamo sempre creduto di essere felice, ma non lo eravamo affatto. Essere felici non significava  essere i popolari della scuola, non significava poter fare quello che volevamo, non significava poter avere tutte le ragazze che desideravamo, essere felici era un’altra cosa, essere felici era quello che vedevo negli occhi di Emmett quando stava con Rosalie, essere felici era vedere lo sguardo di Edward quando scherzava con Bella, essere felici era quello che sentivo dentro quando stavo con Alice. Mi piaceva un sacco quella ragazza, era semplicemente unica. Non avevo mai conosciuto una ragazza come lei, era una pazza nel senso letterale della parola, eppure quel suo essere tanto pazza mi attirava come non so cosa. Io ero un tipo calmo, mentre lei era il mio esatto opposto, era una scarica di adrenalina, una schizzata, un folletto malefico come la chiamava Emmett e un mostriciattolo come la chiamava Edward. Da quando mio fratello e Rose si erano messi insieme, tutti e sei non facevamo che passare del tempo insieme, direi piuttosto che stavamo sempre insieme e ci divertivamo come pazzi. I periodi in cui sembravamo odiarci erano, ormai, solo un lontano ricordo. Adesso eravamo sei ragazzi che non facevano altro che trascorrere le giornate insieme. Amavamo ridere, scherzare e passare del tempo insieme, ma era divertente anche litigare e punzecchiarci. La cosa bella era che quando eravamo insieme eravamo tutti noi stessi, ci scrollavamo di dosso quella maschera di finta superficialità e freddezza che avevamo indossato per anni. Eravamo diventati un bel gruppo, a tal punto che tutti a scuola ci invidiavano più di prima. Tutti pronti a voler entrare nel gruppo, ma questo era praticamente off-limits, nessuno e ribadisco nessuno poteva e doveva invadere il nostro spazio. Eravamo diventati pappa e ciccia, culo e camicia. E pensare che di questo dovevamo ringraziare quella famosa cena che tutti noi avevamo odiato. Un grazie doveva andare, soprattutto, ai nostri genitori che ci avevano obbligati ad andare. Probabilmente se questo non fosse successo tutto sarebbe rimasto come al solito tra noi e loro, ma, per fortuna, era successo. Quell’ultima settimana era stata la più bella e divertente della mia vita. Ne avevamo combinato di tutti i colori, sia a scuola che fuori. A scuola, una volta avevamo fatto una lotta di cibo a mensa e poi ci eravamo inzuppati con i tubi dell’acqua che c’erano a scuola, un’altra volta durante una festa nella piscina della scuola, organizzata dal preside per festeggiare le cinquecento vittorie della squadra di basket, che si era tenuta un paio di giorni prima, ci eravamo buttati tutti e sei in piscina davanti a tutti bagnando completamente quelli che erano al bordo piscina e rovinando la festa, un altro giorno, io e i miei fratelli con l’aiuto di Rosalie, per fare uno scherzo a Bella e Alice avevamo allagato il bagno delle ragazze, un'altra volta siamo andati in un centro commerciale perché le ragazze volevano fare shopping e ci siamo messi a scherzare lì dentro rompendogli due manichini, una vetrata e lo specchio del camerino. Per fortuna siamo scappati in tempo, prima che le commesse potessero chiamare la sicurezza. Un’altra volta Alice è entrata in un negozio e quando il dipendente si è avvicinato per chiedergli se poteva aiutarla, lei è scoppiata a piangere e gli disse: “Anche lei ci si mette? Perché non mi lasciate in pace?”. Dire che il commesso era praticamente allibito era dir poco, si sentiva in colpa per averla fatta piangere e quel folletto era davvero un’attrice nata. Poi era entrato Emmett facendo finta che fosse il suo ragazzo e chiese cosa fosse successo. Alice diede tutta la colpa al commesso, il quale non sapeva come difendersi, spaventato anche dalla stazza di Emmett. Noi fuori c’è la ridevamo di gusto. Un’altra volta entrammo in un supermercato e Bella si avvicinò al reparto dove c’erano i coltelli da macelleria, nel frattempo c’era una dipendente che gli si avvicinò e quella peste gli chiese dove fossero sistemati gli antidepressivi, facendo appunto la faccia da depressa, la faccia da “mi voglio togliere la vita”. La dipendente si spaventò notando come Bella fissava quei coltelli e quando ne prese uno, la commessa glielo tolse dalle mani. Iniziarono a litigare tirando il coltello confezionato una da una parte e l’altra dall’altra. Io andai a chiamare il direttore del supermercato per avvisarlo di quanto stava succedendo e quando quello arrivò Bella con nonchalance gli disse che quella commessa non voleva fargli acquistare quel coltello. La poveretta cercò di spiegare al direttore cosa fosse successo, ma Bella la accusò di falsità e gli disse che l’avrebbe denunciata per le accuse che gli stava facendo e che lei non era una depressa. Che ridere. Un’altra volta andammo in un altro supermercato e ci dirigemmo al reparto casa. Prendemmo tutte le sveglie e le programmammo per lo stesso orario. Aspettammo un quarto d’ora e dopo tutte iniziarono a squillare facendo un fracasso inspiegabile. Tutti i dipendenti sembravano impazziti, c’era troppa gente e non avevano il tempo di spegnere quel rumore. Dopo dieci minuti il locale era completamente sgombro, tutti se ne erano andati non riuscendo a sopportare quel frastuono. E quante risate quando Bella e Edward ci avevano raccontato quello che si erano inventati con un supplente. Il professore di matematica era partito per tre mesi e, quindi, la scuola chiamò un supplente. Quando questo chiese alla classe di presentarsi, Bella e Edward gli dissero che stavano insieme e che avevano problemi con lo studio perché avevano appena avuto un bambino e, quindi gli chiesero se ogni tanto, cioè praticamente sempre, poteva giustificarli per la mancanza di studio. Il professore non voleva crederci e così gli portarono la foto di Edward da neonato e il prof ci cascò come una pera cotta e ogni giorno gli chiedeva sempre notizie del bambino. Inutile dire che Edward e Bella smisero di studiare matematica. In una sola settimana ne avevamo combinate di tutti i colori, eravamo dei pazzi. Adesso eravamo nella veranda delle ragazze, Alice era andata un attimo dentro per prendere delle cose, ma non era più tornata.

- Che fine ha fatto il folletto? – chiese Emmett mentre era avvinghiato a Rosalie.

Era passata una settimana, ma ancora manteneva fede alla sua promessa. Da non credere.

- Vado a controllare – disse Bella.

- No lascia, faccio io – gli dissi entrando dentro.

Una volta passato l’uscio di casa, chiesi alla domestica dove fosse Alice e mi disse che era in salotto, dove subito mi diressi. La trovai seduta sul divano con una cornice in mano e pezzi di vetro a terra. Guardai bene e notai che si era rotto il vetro della cornice e lei stava togliendo la foto dall’involucro. La guardai e notai delle lacrime che gli rigavano il volto. Non potevo vederla così, lei tra tutte le sue sorelle era quella più solare e non sopportavo vederla triste. Mi avvicinai a lei e la abbracciai. Lei mi lasciò fare, anzi si strinse di più a me. Dopo non so quanto tempo si staccò e mi guardò sorridendomi.

- Grazie – mi disse.

- Non ho fatto nulla. Cosa è successo? – gli chiesi.

- Stavo passando di qua per tornare da voi, ma con il gomito ho fatto cadere questo portafotografie che è caduto e si è rotto – mi disse lei.

- E’ solo una foto – gli dissi io.

- Non è solo una foto, è un ricordo, uno dei più belli che ho – mi disse lei.

Osservai per la prima volta quella foto e vidi una ragazza che non aveva più di vent’anni che abbracciava tre bellissime bambine. Erano Alice e le sue sorelle.

- La foto è intatta, quanto al portaritratti ne compreremo un altro – gli dissi, mentre lei mi sorrise.

Quanto era bella. Come mi ero potuto innamorarmi di lei di punto in bianco? Da quella sera della cena non facevo altro che pensare a lei. Adesso che la guardavo mi era tutto chiaro. Lei era speciale.

- Chi è quella ragazza? – gli chiesi indicando la ragazza nella foto.

Era davvero una bellissima ragazza. Aveva i capelli biondi e gli stessi occhi di Bella.

- Quella è mia zia – mi rispose lei.

- Tua zia? – gli chiesi.

- Si, mia zia. E’ bellissima, non è vero? – mi domandò.

- Si certo. Adesso capisco perché tu e le ragazze siete così belle – gli dissi.

- Sono molto affezionata a lei – mi disse lei rattristandosi.

- Cosa c’è che ti rende triste? – gli chiesi dolcemente.

- Il mio passato – mi rispose solamente.

- Te l’ho già detto una volta e te lo ripeto. Io sono qui e ci sarò sempre. Se un giorno ti andrà di parlarne conta pure su di me – gli dissi non volendo essere invadente.

- Ti annoieresti a sentire la storia. Non ha nulla di interessante – mi disse.

- Se ci sei tu di mezzo, tutto è interessante – gli dissi.

- Sei davvero sicuro di volerla sentire? – mi chiese lei.

- Solo se tu vuoi. Non sei obbligata a raccontarmela – gli dissi.

- Voglio farlo – mi disse lei sorridendomi.

Si era decisa ad aprirsi, voleva raccontarmi cosa fosse successo a lei e alle ragazze per essere diventate così. E io ero pronta ad ascoltarla, contento che avesse deciso di aprirsi con me.

- Allora sono tutto orecchi – gli dissi io.

- Mia nonna, Allie e mio nonno, Brain si incontrarono quando lei aveva sedici anni e lui diciassette. Si innamorarono subito e l’hanno dopo nacque mamma. Si sposarono e cinque anni dopo arrivò zia Rachel. Entrambe erano molte diverse. Zia era quella che pensava che la libertà fosse tutto nella vita, non voleva coinvolgimenti seri con i ragazzi perchè non voleva perdere la sua indipendenza come, invece, era successo alla madre ritrovandosi a vent’anni già con due bambine, e soprattutto voleva prima pensare alla carriera. Mamma era, invece, il contrario. Era più posata, quella che sognava il grande amore e una famiglia felice. Zia era bravissima a scuola, un vero genio, partecipava sempre a tutti i concorsi che c’era a scuola, fin quando a dodici anni non ne vinse uno. Gli offrivano di andare a studiare a Boston in maniera gratuita, ma i suoi non volevano mandarla. Lei iniziò ad accusarli dicendogli che nonostante fosse ancora una bambina aveva le idee chiare riguardo quello che voleva fare e quella era un’occasione che non poteva perdere e che se non l’avessero mandata lei glielo avrebbe rinfacciato a vita, loro non avevano diritto di rovinare i suoi sogni. I miei nonni decisero di mandarla solo perché a partire con lei c’era la sua migliore amica con la sua famiglia, considerato che anche lei aveva vinto quel concorso, ma se ne lavarono le mani dicendo ai genitori della sua amica che dovevano prendersi loro tutte le responsabilità, loro non ne volevano sapere più nulla. Così la zia partì, e questo segnò la fine del rapporto con la mamma che si sentiva tradita perché lei l’aveva lasciata lì da sola. Zia provava a farsi sentire in quel periodo, ma nulla, mamma non ne voleva sapere. A quindici anni gli fu offerto un lavoro come modella e lei decise di accettare, continuò gli studi, ma allo stesso tempo si mise a lavorare. Lasciò la casa di quei signori che per tre anni erano stati la sua unica famiglia e andò a vivere da sola, considerato che con i soldi del suo lavoro poteva permettersi molte cose. Quando i nonni vennero a saperlo anche i rapporti con loro si deteriorarono e nessuno qui volle avere niente a che fare con lei. Tutti la accusavano di essere stata troppo precipitosa e di aver accettato un lavoro che non gli avrebbe dato niente, il suo corpo non sarebbe rimasto così per sempre. Quando zia lasciò la casa dei nonni, mamma aveva diciassette anni e in quel periodo incontrò papà e i due si innamorarono subito, fai conto che dopo pochi mesi mamma era già incinta di Rosalie. Ovviamente fu dura per lei portare avanti una gravidanza e allo stesso tempo studiare al collage, ma strinse i denti e continuò, aiutata anche da papà. Quando Rose nacque, presero una casa in affitto e andarono a vivere da soli. Nel frattempo mamma e papà continuavano con il collage. Un anno dopo si ritrovarono tra le braccia Bella e fu sempre più dura far combaciare il ruolo di genitori con quello di studenti. Considera che due figlie, si può dire della stessa età, non sono facili da gestire. I suoi genitori e quelli di mamma non avevano grosse possibilità economiche, e l’unica cosa che poteva fare era mantenerli al collage, al resto dovevano pensare loro. I soldi erano pochi e papà, fu costretto a studiare di giorno e a lavorare di notte. Mamma era impegnata continuamente, non aveva tempo da dedicare a se stessa. La sua vita era fatta di casa, figli e studio. Dopo un anno arrivai io e la situazione peggiorò ancora di più. Non c’erano soldi, non c’era tempo per studiare, non c’era un attimo di pace. Non era facile gestire una situazione come la loro. Le mie nonne tutte le volte che potevano venivano a dare una mano, ma la situazione era comunque ingestibile. Mamma decise allora di abbondare il collage, gli restava solo un anno. Che cos’era un anno? Niente, ma per lei era troppo. I figli prima di tutto, diceva – disse lei sorridendo sarcastica alle sue ultime parole.

- Tua zia non poteva aiutarla? – gli chiesi.

- Lo avrebbe pure fatto se avesse saputo di noi – mi disse lei solamente.

- Vuoi dire che tua madre non l’aveva avvisata della sua nuova vita? – gli chiesi scioccato.

- Adesso ci arrivo – mi disse lei.

- Si scusa, non volevo interromperti – gli dissi, mentre lei mi fece un sorriso come a dire “non fa nulla”.

- Decise così di interrompere il collage e iniziò a occuparsi di noi a tempo pieno. Tre figlie erano una grande responsabilità e lei e papà se la stavano prendendo tutta. Un anno dopo, papà terminò gli studi e iniziò la sua carriera di avvocato, una carriera che decollò subito. Iniziarono così i primi soldi e tutto cambiò. Dopo una causa importantissima, vinta da papà, la sua fama divenne alle stelle. Tutti lo consideravano un giovane avvocato, alle prime armi, ma che sapeva fare il suo mestiere meglio di chiunque altro. I clienti aumentarono a dismisura, clienti anche di una certa importanza. I soldi aumentarono e, se fino a quel momento potevamo definirci una famiglia con problemi economici, adesso potevamo definirci una famiglia leggiarmente sopra la media. Mamma pagò una babysitter che si occupasse di noi a tempo pieno, mentre lei riprese gli studi. Non doveva più occuparsi di noi, quindi, aveva molto più tempo libero e iniziò a dedicarsi a quello che aveva sempre amato, la scrittura. In poco tempo scrisse il suo primo libro e grazie agli agganci di papà, riuscì a pubblicarlo subito. Il libro fu un successone e i soldi aumentarono, ormai, non erano più un problema. Mamma terminò gli studi e si dedicò oltre che alla scrittura anche all’imprenditoria. Puoi già immaginare come le cose cambiarono nel giro di poco, tutto cambiò. Eravamo quelli che si potevano definire i nuovi ricchi, una delle famiglie più ricche di New York. Cambiammo casa andando ad abitare in quella che a me e alle mie sorelle sembrava una reggia. Era enorme, il solo salone era grande quanto tutta la nostra vecchia casa. Purtroppo, cambiò anche l’atteggiamento di mamma e papà verso di noi. Sembrava come se si fossero dimenticati di avere delle figlie. Non era più un loro problema. Presero delle domestiche e tre governanti, ognuna diversa per ognuna di noi. Loro si occuparono di noi. Mamma e papà, nel frattempo, erano impegnati a fare una gara tra di loro, una gara a chi avesse più fama, a chi fosse più popolare, e soprattutto a chi portasse più soldi a casa. Io e le ragazze li vedevamo solo la sera, quando venivano a darci il bacio della buonanotte. Dopo un po’ non ricevemmo più nemmeno quello. Vedevamo mamma e papà solo in fotografia, troppo impegnati nella loro carriera e nei loro viaggi di lavoro. E pensare che mamma era quella a cui la carriera non interessava, era quella alla quale interessavano solo i figli e il marito. Che sciocchezze. Rosalie era la più grande di noi, e almeno lei aveva avuto mamma e papà che gli avevano insegnato a parlare o a camminare, io e Bella avevamo, invece, appreso quelle cose dalle governanti. La mia prima parola non fu mamma o papà, come dovrebbe essere, fu “Ela” – disse lei sorridendo a quel ricordo.

- Il linguaggio dei bambini non è mai stato il mio forte – dissi io ridendo facendogli capire che non avevo idea di cosa significasse “Ela”.

- “Ela” stava per Bella. Era stata lei la prima persona che avevo chiamato per nome – mi disse ridendo anche lei.

- E poi cos’è successo? – gli chiesi incitandola a continuare.

- La situazione continuò così per tanto tempo, fino a quando mamma e papà iniziarono a litigare e lo facevano sempre più spesso. Urlavano talmente forte e si dicevano cose talmente brutte che io e le ragazze ci nascondevamo sotto il tavolo della cucina, il nostro rifugio dalle loro urla. Dopo un anno dall’inizio di quelle litigate frequenti, mamma e papà decisero di divorziare. Papà acquistò un’altra villa, sempre a New York, e se ne andò di casa. La sua mancanza non la sentimmo per nulla, considerando che comunque quando abitava lì non si faceva mai vedere. Tutti e due, di comune accordo decisero che, considerato il fatto che loro viaggiavano spesso, avrebbero tenuto noi un po’ l’una e un po’ l’altro. Quando mamma partiva andavamo a stare a casa di papà, mentre quando era lui a partire tornavamo da mamma. Ovviamente più che andare o venire da l’uno e dall’altra, noi andavamo e tornavamo dalla governanti che si prendevano cura di noi. Dopo un paio di mesi i loro impegni non gli permisero più di portare avanti quella situazione. Spesso i loro viaggi combaciavano e loro non si potevano più prendere cura di noi. E allora cosa fare? Semplice abbandoniamo i giocattoli da qualche parte – disse lei mentre una lacrima le rigava il volto.

Mi avvicinai a lei e la abbracciai. Dopo minuti interminabili, la guardai negli occhi e lei fece lo stesso con me.

- Se ti fa soffrire così tanto, lasciamo perdere. Non serve che mi racconti cosa è successo – gli dissi per farla calmare.

- No, voglio farlo – mi disse sorridendomi.

- Sei sicura? – gli chiesi, mentre lei annuì.

Si asciugò le lacrime e dopo un respiro profondo riprese a parlare.

- I genitori di papà non poteva occuparsi di noi, perché il nonno era malato e aveva bisogno di attenzioni costanti, la nonna non poteva occuparsi di lui e contemporaneamente di noi. I genitori di mamma, invece, non potevano occuparsi di noi perché viaggiavano spesso. Dicevano che volevano recuperare la loro gioventù, quella che con la nascita di mamma e di zia Rachel avevano perso. Si muovevano quasi come nomadi e questo non era ciò che avevano bisogno delle bambine piccole come noi. E allora a chi affidarci? Non c’era via d’uscita se non chiuderci in un collegio. Io avevo solo sei anni, Bella sette e Rose otto. Eravamo troppo piccole – disse lei mentre un brivido gli percorse il corpo e la paura gli invase gli occhi.

- Non ci posso credere. Ti prego dimmi che non l’hanno fatto davvero – gli dissi io.

- Mi piacerebbe poterlo fare, ma non è andata così. Ci portarono in un collegio prestigioso di New York e lì ci lasciarono. La prima settimana sembrava tutto apposto, ma con il passare del tempo quello che vedevamo intorno a noi ci metteva una paura fottuta. La direttrice era una donna molto severa e burbera che non faceva altro che calmare le sue frustrazioni sui bambini del collegio. Ogni giorno picchiava qualcuno, non c’era mai un reale motivo, lei lo faceva e basta. Eravamo tutti ubbidienti, nessuno che si lamentava, nessuno che faceva i capricci, eppure lei trovava sempre una scusa per alzare le mani e non solo quelle – disse lei con uno sguardo completamente assorto nei ricordi, ricordi troppo dolorosi.

- Ti prego, dimmi che non l’ha fatto con voi, dimmi che non vi ha picchiate – gli dissi io speranzoso, anche se il suo sguardo non lasciava intendere nulla di buono.

- I primi mesi non ci ha mai alzato un dito, era anche fin troppo buona con noi e nessuno riusciva a capire il perché. Poi, con il tempo, capimmo tutto. Mamma e papà ci chiamavano spesso e la sua paura era che raccontassimo che lei ci picchiava, quindi non faceva nulla. Quando le chiamate di mamma e papà cessarono anche noi ci ritrovammo nella stessa situazione degli altri bambini, anzi, con noi era peggio. Ci diceva che doveva recuperare tutte le volte in cui non ci aveva potuto picchiare e lo faceva senza scrupoli. Io e le ragazze cercavamo di aiutarci a vicenda, se lei picchiava una, le altre due venivano in soccorso della prima, ma era tutto inutile, finivamo per essere picchiate tutte e tre. Ci picchiava talmente tanto che non riuscivamo più a vedere il nostro corpo pulito, era sempre, costantemente ricoperto di lividi. Non c’era posto o punto del nostro corpo che non avesse un livido. Restammo in quell’inferno per due anni, due lunghi anni, fino a quando mamma e papà, un giorno, vennero a trovarci – disse lei prendendo un respiro.

- E vi hanno trovato in quello stato – dissi io per continuare la sua frase.

Vidi la sua sofferenza negli occhi, così la abbracciai. Dopo alcuni minuti, ci staccammo e gli presi le mani tenendogliele forte. Poi lei riprese a parlare.

- Purtroppo no, non ci trovarono in quel modo. Mamma e papà avevano avvisato la direttrice che sarebbero venuti a trovarci due settimane dopo, così lei smise di picchiarci e tutti i lividi iniziarono a diventare meno visibili, fino a sparire del tutto. Quando mamma e papà vennero, noi, provammo a raccontargli tutto, dicendogli che quella donna ci picchiava di santa ragione, ma la direttrice gli assicurò che non era vero, che erano solo fantasie tipiche di bambine della nostra età. Noi continuavamo a ripetere che era vero, ma mamma e papà non ci cedettero, dicevano che dovevamo smetterla di dire bugie, anche perché avremmo dovuto restare lì ancora per molto. A quel punto tutte e tre ci mettemmo a gridare, urlando di potarci via da lì, e ripetendo ancora che quella donna ci picchiava, ma loro niente, nessuna reazione. L’unica reazione fu quella della direttrice che costrinse mamma e papà a portarci via da lì, dicendo che non voleva che qualcuno infangasse il buon nome di quella scuola e soprattutto non voleva che venisse infangato il suo nome con quelle sciocchezze da bambine. I miei provarono a convincerla a tenerci lì, ma lei non ne volle sapere e così furono costretti a portarci via da lì – mi spiegò lei.

- Come hanno potuto non credervi? – gli chiesi io scioccato.

- Quella donna era molto convincente ed era un adulta con la testa sulla spalle dicevano loro, e noi, noi eravamo solo tre bambine che facevamo funzionare troppo la fantasia – mi disse lei.

- Ma i tuoi erano tornati insieme? – gli chiesi.

- No, ma avevano deciso di venirci a trovare insieme – mi disse lei.

- Cosa successe dopo? – gli chiesi.

- Mamma e papà non avevano idea di dove lasciarci, ma poi mamma ebbe un’idea e nel giro di un paio ore ci trovammo in una città a noi sconosciuta a bussare alla porta di una casa sconosciuta. Ad aprire la porta fu una ragazza, una bellissima ragazza che a me e alle mie sorelle ci era capitato di vedere qualche volta in tv sfilare, ma non avevamo idea di chi fosse. Lei quando ci vide restò sconvolta, ma ci fece entrare. Aveva una casa bellissima, non era grande come la nostra di New York, ma era accogliente. La ragazza, non appena entrammo ci abbracciò e ci portò dei biscotti per farci mangiare, poi iniziò a parlare con mamma e papà. Avevo otto anni, ma riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Quella ragazza era mia zia, la sorella di mamma. Lei non sapeva nulla di noi, non sapeva nemmeno che esistessimo, così come non lo sapevamo noi. La zia accusò mamma di avergli tenuto nascosto per tutto quel tempo la nostra esistenza, lei aveva il diritto di sapere, ma mamma gli diceva che non era così, che lei aveva perso ogni diritto sulla sua famiglia quando aveva deciso di andare a vivere a Boston – mi disse Alice.

- Ma tua madre non è rimasta incinta di Rosalie quando tua zia è partita? – gli chiesi io.

- Si, zia aveva dodici anni quando mamma scoprì di essere incinta di Rose, ma zia Rachel era già partita e mamma non voleva più saperne di lei – mi disse lei.

- Possibile che i tuoi nonni non gli dissero nulla di voi? – gli chiesi io.

- I miei nonni e la zia restarono in contatto fino a quando lei ne aveva quindici, ma il loro rapporto era piuttosto freddo e, poi, mamma aveva costretto i suoi a non parlare con la zia della sua vita e loro seguirono alla lettera quello che lei gli aveva detto – mi spiegò lei.

- Cose da non credere – gli risposi io.

- Zia era sconvolta. Scoprire di essere zia per tre volte non era una cosa facile e poi, lei era ancora una ragazzina, una ragazzina cresciuta troppo in fretta, ma soprattutto cresciuta da sola. Aveva solo ventidue anni quando ci presentammo alla sua porta. Mamma gli chiese di tenerci con lei, non sapeva a chi altro lasciarci. La zia era completamente contraria all’idea. Diceva che lei non era in grado di crescere dei bambini, che lei aveva la sua vita, il suo lavoro, le sue aspirazioni e tenere noi tre significava buttare all’aria tutto quello che aveva costruito. Non poteva farlo, ma soprattutto non si sentiva in grado di farlo. Nonostante fossi solo una bambina, capì che lei non ci stava rifiutando, semplicemente non poteva tenerci con lei, non se la sentiva di prendersi una così grande responsabilità. Vidi mamma e papà smetterla di cercare di convincerla ed erano pronti ad andare via, ma in quel momento un pensiero mi balenò nella mente. Pensai che, forse, i miei sarebbero andati di nuovo in collegio cercando di convincere quella strega a tenerci con lei, oppure ne avrebbero cercato un altro, forse peggiore del precedente. Così mi avvicinai a zia Rachel e gli dissi solo una frase, una frase che ricordo ancora “ti prego tienici con te, non vogliamo tornare in collegio, quella donna ci picchia”. Non bastò dire altro, lei mi abbracciò e poi abbracciò le mie sorelle dicendo a mamma che da quel momento in poi si sarebbe presa lei cura di noi. Non ci conosceva eppure mi aveva creduto, a differenza di mamma e papà che ci avevano preso per bambine capricciose e viziate. I miei se ne andarono e non li vidimo più per due anni, i due anni più belli della nostra vita – mi disse lei con gli occhi che gli si illuminarono.

- Si vede da come ne parli che quegli anni ti resero felice – gli dissi io.

- Mi resero felice da morire. Zia era fantastica con noi, ci diede fin da subito tutto l’amore di cui delle bambine hanno bisogno. Con lei giocavamo, scherzavamo, guardavamo la tv, andavamo a fare shopping, facevamo di tutto. Ci aiutava a fare i compiti, ci leggeva tutte le sere un fiaba per farci addormentare, ci portava con se quando doveva fare dei servizi fotografici e quando finiva di lavorare chiedeva al fotografo di scattare delle foto anche a noi insieme con lei. Ci portava in giro con le sue amiche e ci trattava con tutto l’amore possibile. In vita nostra non avevamo mai avuto tutte le attenzioni che lei ci riservava. Si preoccupava se mi sbucciavo un ginocchio, o se Bella per un attimo smettesse di ridere. Si preoccupava se Rose aveva un semplice raffreddore o se la sera andavamo a letto senza aver guardato la tv insieme a lei. In due anni ci ha dato più amore di quello che abbiamo ricevuto in tutta la nostra vita. Per noi ha rinunciato anche a provare ad iniziare una storia con qualcuno. Nessuno ragazzo della sue età era pronto per iniziare una storia con una ragazza che aveva tre bambine di cui prendersi cura e lei, per amore nostro non cercava nessuno, anzi sembrava che i ragazzi non gli interessassero. Per lei esistevamo solo noi tre. Io e le ragazze la amiamo, la adoriamo. Per noi lei è tutto. Lei c’ha fatto da mamma, da zia, da nonna, da migliore amica, da confidente, tutto. Lì con lei, ci siamo sentite per la prima volta davvero a casa – mi disse sorridendo.

- Perché siete rimaste con lei solo due anni? – gli chiesi.

- Perché due anni dopo mamma e papà si presentarono a casa dicendogli che erano tornati insieme e che adesso vivendo tutti e due a casa, potevano occuparsi loro di noi. La zia cercò di convincerli a farci restare da lei e anche noi ci provammo, ma fu tutto inutile. Tre ore dopo il loro arrivo eravamo già sull’aero che si avrebbe portato a New York, di nuovo, in quell’inferno. Per i primi tempi mamma e papà sembravano due novelli sposi, non facevano altro che passare il tempo tra di loro, trascurando anche il lavoro. Noi non esistevamo per loro, eravamo solo un trofeo da mostrare nelle cene tra amici. Dopo un anno che si erano rimessi insieme iniziarono a litigare di nuovo, certo, non come facevano una volta, ma litigavano lo stesso, urlavano e se ne dicevano di tutti i colori. Alla fine, papà, se ne andava di casa per qualche giorno, dicendo che era fuori per lavoro, cosa non vera, e poi tornava a casa. Due giorni di tranquillità e poi di nuovo a litigare. Tutte le sere mi addormentavo e pensavo alle storie che mi raccontava la zia, le storie di principi che andavano a salvare le principesse e io sognavo questo, sognavo che qualcuno mi venisse a salvare. Che un principe dal cavallo nero venisse in mio soccorso e mi aiutasse, che mi amasse e mi proteggesse. L’ho aspettato per tanto tempo, ma non è mai arrivato – mi disse lei.

- Con un cavallo nero? Non sono un patito di fiabe, ma ricordo che il cavallo del principe era bianco – dissi io sorridendogli mentre anche lei lo fece.

- Lo so, ti ricordi benissimo, ma io non volevo essere come tutte le principesse. Io volevo essere diversa e volevo che anche il mio principe lo fosse. Il cavallo bianco appariva in troppe storie, quello nero, invece, sarebbe apparso solo nella mia – mi disse lei sorridendomi.

- Il tuo ragionamento non fa una piega. Comunque magari, un giorno, questo principe arriverà – gli dissi io.

- Forse, nei miei sogni, è già arrivata, ma ho imparato che i sogni non portano a nulla. La realtà è quella che conta – mi disse lei.

- Sei troppo pessimista – gli dissi io.

- Lo sai che sei il primo a dirmelo? Le mie sorelle mi dicono che penso troppo positivo, che per me è tutto troppo facile – mi disse lei.

- Lo penso anch’io. Tu sei un’ottimista per natura, ma sulla tua di vita sei pessimista. Anche tu avrai la felicità, anche tu avrai il tuo principe e quando succederà ti ricorderai di quello che ti sto dicendo e penserai che avevo ragione – gli dissi io.

- Vedremo – mi rispose lei ridendo.

- E poi, cosa è successo? – gli chiesi.

- Successe che una sera litigarono come dei pazzi, iniziarono a urlare, a dirsi parole per niente carine e a lanciarsi tutto quello che trovavano sotto tiro. Si sentivano rumori di vetri frantumati e di vasi che cadevano a terra. Bella e Rosalie vennero nella mia stanza e mi misero le cuffie alle orecchie mettendo la musica a tutto volume per non farmi sentire le loro urla, ma io, avevo già capito tutto. Avevo dieci anni, ma ne avevo passate fin troppe per una bambina della mia età. Quella sera papà se ne andò di casa. Rimase via per due settimane, al termine delle quali tornò. Tutto era tornato come sempre. Da quel giorno non litigarono più in quel modo, anzi iniziarono ad andare molto d’accordo. Certo ogni tanto litigano, ma come tutte le coppie. Continuarono a fare finta che non esistessimo. Poi, Bella a quindici anni, prese la sua prima e unica delusione d’amore. All’inizio non mangiava più, dormiva poco, piangeva sempre, sembrava un zombie e mamma e papà dovettero per forza accorgersi di questo e iniziarono ad essere più affettuosi e protettivi con noi, papà divenne perfino gelosissimo soprattutto nei confronti di Bella. Avevamo sofferto tanto e questa cosa di Bella non ci voleva. Lei era, ed è, la più fragile tra di noi, e non si meritava tutto quello che ha passato, per questo si è chiusa a riccio ancora di più. Io e Rose abbiamo sofferto con lei durante tutto quel periodo e lei per proteggere noi ha sempre fatto finta che tutto andasse bene, ma noi sappiamo che non è così. Se non altro tutta questa situazione è servita ad avere due genitori più presenti, anche se, ormai, non ne avevamo più bisogno. Quando si sono resi conto che oltre a loro due e oltre al loro lavoro avevano anche tre figlie era tardi, ormai, eravamo diventate quello che hai visto – mi disse lei concludendo la sua storia.

- Forse all’inizio l’ho visto, ma ti assicuro che frequentandovi ho capito che non siete così, non siete dure e superficiali, siete solo pronte a proteggervi – gli dissi io.

- Anche voi se per questo – mi disse lei sorridendomi.

- Con tua zia non vi siete più viste? – gli chiesi.

- Si, spesso lei è venuta a trovarci anche se mamma e papà storcono sempre la bocca quando succede. Pensa che non vogliono nemmeno che resti a casa da noi, la mandano in albergo come fosse un ospite qualunque. E spesso per le vacanze noi andiamo da lei – mi disse.

- Non li facevo così i tuoi – gli dissi solamente.

- Nessuno li fa così. Comunque almeno adesso posso definirli dei genitori – mi disse sorridendomi.

- Grazie – gli dissi io.

- Di cosa? – mi chiese.

- Di aver voluto condividere con me la tua storia, tutto quello che hai passato – gli dissi.

- Sei stato la prima persona a cui l’ho raccontato. Non mi piace molto parlare del mio passato, non mi piace aprirmi e soprattutto non piace farlo con i ragazzi – mi disse lei.

- L’ho capito questo, per questo mi sento ancora più fortunato – gli dissi avvicinandomi e baciandogli la punta del naso.

Mamma mia quanto volevo stringerla a me, dirgli che io ero quello giusto, che io avrei potuto proteggerla e amarla, dirgli che io avrei potuto farla sentire bene, ma soprattutto che avrei potuto renderla felice, che gli avrei dato quella felicità che in diciotto anni non aveva avuto. La vidi avvicinarsi a me e anch’io feci lo stesso. Le nostre labbra stavano quasi per sfiorarsi.

- Che fine avete fatto? – chiese Emmett spuntando da dietro di noi.

- Eri venuto per cercare lei e ti sei perso pure tu? – disse Bella.

- Ci eravamo solo fermati a parlare un po’ – disse Alice mentre io annuì.

- Si certo come no, raccontatelo a qualcun altro – disse Rosalie.

- E’ la verità – dissi io.

- Dite piuttosto che vi piacete, che provate qualcosa l’uno per l’altra, vi mettete insieme e la fate finita – disse Edward mentre io gli lancia uno sguardo omicida.

- E anche se fosse? – disse Alice stupendomi.

- Sarei il più felice dell’Universo. Il mio mostriciattolo preferito con il mio fratellino sarebbe davvero bellissimo – disse Edward.

Io e Alice ci guardammo e sorridemmo. Solo allora mi resi conto che ancora avevo le sue mani strette tra le mie. Anche lei se ne accorse, ma mi sorrise e non si mosse, anzi mi diede una spinta facendomi sdraiare sul divano, visto che fino ad allora ero seduto e anche lei si sdraiò appoggiando la sua testa sulla mia pancia. Gli altri ci guardarono e sorrisero.

- Chi è questo schianto di ragazza? – disse Edward guardando la foto che prima Alice aveva appoggiato sul tavolino.

Bella e Rosalie si voltarono e quando videro il portaritratti rotto cambiarono espressione.

- Cos’è successo? – chiese Bella ad Alice indicando la foto.

- Stavo passando ed è caduto e si è rotto – disse Alice.

Rosalie aprì un cassetto di un mobile del salone e prese uno scatolo. Lo aprì e prese un portafotografie nuovo di zecca e lo sostituì a quello vecchio. Poi prese la foto e la sistemò di nuovo sopra il mobile.

- Come nuovo – disse Rosalie mentre Alice e Bella sorrisero.

Anche io sorrisi e questo mio gesto dovette insospettire le ragazze perché guardarono attentamente Alice e di sicuro notarono che aveva pianto. Alice si premurò a rassicurarle con lo sguardo e, poi, prese la mia mano e la strinse ancora di più. Quel gesto che per tutti poteva sembrare innocuo, fu, invece, un segnale per le ragazze. Quelle tre si capivano al volo, come me e i miei fratelli. Non occorreva parlare, uno sguardo o un gesto valeva più di mille parole.

- Lo sa – si limitò a dire Alice mentre Bella e Rosalie mi guardarono con sguardo triste.

Gli sorrisi cercando di tranquillizzarle e loro capirono perfettamente il mio intento e Bella venne ad abbracciarmi. Alice aveva ragione, lei era la più fragile, ne aveva passate più di tutti. Non conoscevo bene la sua storia riguardo alla delusione d’amore e non me l’ero sentita di farmela raccontare da Alice, ma qualunque cosa fosse successa l’aveva segnata parecchio. Anch’io ricambiai l’abbraccio, mentre Alice si spostò rispetto a come era messa per permettermi di abbracciare meglio Bella. Edward e Emmett non capirono nulla e aveva delle facce stupite. Non era da Bella avere dimostrazioni d’affetto così palesi.

- Anche Emmett – disse Rosalie solamente.

Tutti capimmo che anche Rose aveva raccontato la storia a Emmett, del resto c’era da aspettarselo. Quei due stavano insieme ed erano innamorati persi. Quando Emmett sentì ciò che aveva detto Rose collegò tutto e fece un senso affermativo con la testa per poi regalare alle ragazze un sorriso tranquillizzante. Alice ricambiò il sorriso, mentre Bella gli fece l’occhiolino e gli diede una pacca sulla spalla, ma Emmett la sollevò da terra e la triturò in un abbraccio che lei ricambiò.

- Potrei capire cosa sta succedendo? – disse Edward.

Tutti scoppiammo a ridere. Lui di certo non sapeva nulla e non aveva capito un fico secco di tutto ciò che era successo.

- Se tu fossi più sveglio lo capiresti – gli disse Bella che non perdeva occasione per provocarlo.

Ovviamente non avrebbe mai potuto capirlo.

- Più che altro avrei potuto capirlo se avessi il cervello bacato come voi cinque – disse lui ridendo.

- Ha parlato “Miss so tutto io” – disse Alice facendo ridere tutti.

- Allora, si può sapere chi è quello splendore? – disse Edward indicando la foto di prima.

- Abbassa gli occhi, quella è mia zia – gli disse Bella.

Edward si avvicinò ed osservò bene la foto.

- Adesso capisco da chi avete preso la bellezza, ma soprattutto capisco da chi hai ereditato quegli splendidi occhi – disse Edward riferendosi a Bella.

In effetti quella ragazza aveva gli stessi occhi di Bella.

- Modestamente – disse Bella facendo ridere tutti.

Ci spostammo dal salone e tornammo nella veranda, non prima però che le ragazze dicessero alla domestica di pulire i vetri in soggiorno. Restammo tutto il pomeriggio in veranda a parlare e scherzare. Alice si era seduta in braccio a me e giocherellava con la mia mano, ogni tanto mi guardava e mi sorrideva e quello non era un sorriso di una che non gliene frega niente della persona a cui lo fa. Qualcosa in quegli occhi mi diceva che anche lei provava lo stesso che provavo io. Io l’amavo e avrei fatto di tutto per conquistarla. Avevo già bene in mente cosa fare. Pensai alla mia idea e mi resi conto che fino a qualche tempo fa avrei riso a crepapelle se mi fosse venuta in mente un’idea come quella, ma per Alice avrei fatto di tutto e lei sarebbe rimasta sbalordita, parola di Jasper Cullen.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- Alyce_Maya: Spero che anche questo ti piacerà.

 

-  gamolina: Beh per Jasper e Alice ho un’altra idea in mente, mentre per Edward e Bella ti assicuro che sarà ancora meglio. Diciamo che per loro farò volare la fantasia molto in alto. Anche se ancora prima di arrivare a loro dovrà passare parecchio tempo.

 

- TanyaCullen: Non fa nulla se la recensione è piccola, l’importante che so se il capitolo piace oppure no, e sono contenta che nonostante gli impegni riesci a trovare un buco per me. Comunque anch’io come te vorrei unirmi a loro.

 

- SweetCherry: Beh che dire, ti ho accontentato. Un aggiornamento più flash di così non posso farlo.

 

 - eMiLyBlOoD: Certo che ti perdono, e grazie di aver recensito. I tuoi commenti sono sempre molto graditi. Si, loro stanno diventando amici veri, quelli che vorrebbero avere un po’ tutti. Io non dico che non ci credo all’amicizia, ti dico solo che ho avuto parecchie delusioni anche in questo campo, ma nonostante tutto cerco di vedere il buono negli amici che ho, sperando che anche loro non mi deludano. Comunque la tua frase è molto bella, me la sono anche scritta, spero non sia un problema per te.

 

- serve: Idem per me riguardo i film. Sono i migliori.

 

- nefertiry85: Mi dispiace, ma non sono iscritta su Facebook, solo su msn, e credo che se non si è iscritti non si possa contattare nessuno. Dovremo trovare un altro modo.

 

- angel94: Beh non sei l’unica a voler fare queste cose senza essere puniti. Visto che nella realtà è diverso, provo a immaginare.

 

 

 

 

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Mi fa piacere che ti abbia fatto ridere il capitolo. Spero che anche questo ti piaccia.

 

- nanerottola: Si, direi di si. Unirsi a loro sarebbe fantastico.

 

- moni: Beh diciamo che immaginarli così fa un po’ ridere, ma c’è li vedo bene.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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NON PUO’ ESSERE LUI

 

POV BELLAE

In poco tempo avevo completamente rivalutato i fratelli Cullen e l’avevo fatto in meglio. Ormai, potevo considerarli degli amici, i miei migliori amici, forse, gli unici che abbia mai avuto.  Certo, uno dei tre non lo consideravo proprio come un amico, ma facevo lo stesso. Lo sapevo, mi stavo prendendo in giro da sola, ma non importava. Edward non era quello giusto, o forse, in realtà per me non c’era nessuno che fosse giusto, o così volevo credere. Mi ostinavo a voler restare aggrappata ad un passato che se ne era andato, un passato che non mi apparteneva più. Sapevo che era sbagliato, ma nonostante tutto non facevo nulla per cambiare le cose. Ero arrivata ad una conclusione. Il dolore che provavo per la delusione che avevo avuto, ormai, era debole, non era più forte come lo ero stato in passato e se io, avessi deciso di iniziare qualcosa con qualcuno e avessi ricevuto un’altra batosta non sapevo se sarei stata capace di superarla. Motivo per cui, non potevo innamorarmi e soprattutto non potevo innamorarmi di Edward. Avevo conosciuto e stavo imparando a conoscere come lui fosse fatto davvero e mi piaceva parecchio, forse, più del dovuto, e a volte avevo la sensazione che anch’io gli piacessi, che gli piacessi in modo diverso rispetto alle altre ragazze, ma qualcosa mi frenava, qualcosa mi diceva che comunque Edward non era pronto per innamorarsi. Magari avremmo potuto provare a stare insieme, ma non ci sarebbe stato amore da parte sua, o, almeno, questo era quello che mi ostinavo dannatamente a credere, forse, perché così era più facile. Eppure, una cosa era certa. Non potevo e non volevo stargli lontana, riusciva a mettermi sempre di buon umore e soprattutto non riuscivo mai a prendermela per gli scherzi che mi faceva sempre. Tante volte mi ero perfino trovata sul punto di raccontargli del mio passato, della mia infanzia non certo facile e della mia delusione d’amore, come le ragazze si erano aperte con Jasper e Emmett. Sapevo che Edward mi avrebbe capitata e, forse, aiutata ad aprirmi e a imparare a fidarmi di nuovo degli altri, ma quando mi trovavo sul punto di raccontargli tutto, qualcosa mi bloccava, come se il mio corpo si rifiutasse di fare ciò che volevo. Per fortuna, lui non faceva domande, ormai, aveva imparato a conoscermi e sapeva quando era il momento di scherzare e quando era il momento di essere seri. Con lui al mio fianco mi sentivo protetta, ma soprattutto felice, non mi ero mai sentita così bene con qualcuno come con lui. Nemmeno con Lucas era successo. Cosa poteva significare questo? Amavo passare del tempo con Edward, amavo ridere con lui, fare scherzi con lui, abbracciarmi a lui ed essere stretta dalle sue braccia, amavo quando mi regalava il suo sorriso sghembo, o mi baciava la fronte, amavo perfino tutti i suoi scherzi, anche se a volte erano pesanti, eppure fatti da lui assumevano un significato tutto nuovo. Con Jasper e Emmett avevo creato un rapporto bellissimo, erano diventatati un po’ come dei fratelli per me, ma Edward, lui era diverso, con lui era tutta un’altra storia, con lui tutto assumeva un colore diverso. Il rapporto con Jasper e Emmett potevo definirlo come una bellissima amicizia, una rara amicizia, quello con Edward, invece, era un rapporto al quale non sapevo dare un nome. Non era un’amicizia, non era amore, non sapevo cosa fosse, ma era qualcosa di meraviglioso, qualcosa di cui ero orgogliosa. Da quando avevamo stretto amicizia, non avevo visto più i Cullen flirtare con una ragazza. Emmett era innamorato perso di Rosalie e quindi era normale che non lo facesse, Jasper, beh, lui cercava di nascondere quello che provava, ma era palese che fosse innamorato di Alice come lei lo era di lui, la loro storia era solo questione di tempo. Edward, invece, non capivo perché non si avvicinasse più ad una ragazza, era come se il suo mondo fosse all’improvviso cambiato. Le uniche ragazze delle sua vita eravamo io, Rose e Alice. A parte che con noi, non lo vedevo con nessun altra. La cosa era strana, ma mi faceva piacere. Ogni tanto, quando uscivamo sembrava adocchiare qualche ragazza e iniziava a dire quanto fosse bella, ma era solo provocazioni che mi rivolgeva. Sembrava come se io gli interessassi davvero, ma questo era solo un mio pensiero. Non potevo credere che lui fosse interessato a me. Ero una persona troppo fredda per poter far innamorare qualcuno di me e poi lui era un vero playboy, la sua fama era risaputa. I miei erano tutti castelli in aria. Da quando lo conoscevo non facevo altro che farmeli questi castelli e tornare alle realtà spesso era dura. Ero completamente assorta nei miei pensieri che non mi resi conto che il professore di matematica si stava rivolgendo a me. Tornai con i piedi per terra solo dopo aver ricevuto una gomitata da parte di Edward.

- Ahia – gli dissi.

- Ha mezz’ora che quello lì parla con te – mi disse Edward a voce bassa per non farsi sentire.

- Mi scusi professore, cos’è che mi diceva? – chiesi rivolgendomi al prof.

- Le stavo semplicemente chiedendo come mai oggi fosse tanto distratta – mi disse lui.

- Sono solo un po’ stanca, sa stanotte non sono riuscita a dormito molto – gli dissi.

- Il bimbo? – mi chiese lui.

Per il supplente di matematica io e Edward eravamo diventati genitori. Come se l’era potuto bere una cosa del genere? Ancora stentavo a crederci.

- Si, stanotte si è svegliato un sacco di volte e non mi ha fatto chiudere occhio – gli dissi io.

- Il signor Cullen, invece, mi sembra molto riposato – constatò il professore.

- Ieri sera era il turno di Bella alzarsi per calmare il bambino, quindi io ho continuato a riposare – gli rispose Edward ridendo.

- Capisco. Comunque signorina Swan cerchi di stare un po’ più attenta – mi disse il professore tornando alla sua spiegazione.

Edward mi guardò e scoppiò a ridere, mentre io lo seguì a raffica.

- Come cazzo fa a crederci? – dissi io a Edward sottovoce.

- Si vede che siamo dei bravi attori – mi rispose lui.

- Io sicuramente – gli dissi io.

- La mia fidanzata è modesta – mi rispose lui sorridendomi.

Mi aveva chiamato la sua fidanzata. Mi piaceva come suonava.

- Invece il padre di mio figlio non lo è per niente – gli dissi io.

- Suona bene – mi disse lui.

- Che cosa? – gli chiesi stupita.

- Che tu mi abbia chiamato il padre di tuo figlio – mi disse lui.

- Suona bene perché è una cazzata – dissi io.

In fondo aveva ragione, suonava davvero bene. Per un attimo mi immaginai io e Edward con in braccio un bambino. L’immagine era proprio bella da vedersi, ma scacciai subito questo pensiero. Cosa mi saltava per testa? Bella datti una regolata.

- Sicuramente sarebbe bellissimo o bellissima – mi disse lui.

- Ma cosa? – gli chiesi.

- Nostro figlio o nostra figlia. In fondo con un padre così, non potrebbe essere altrimenti – mi disse lui ridendo.

- Più che altro con una mamma così – dissi io.

- Concordo – mi disse lui stupendomi.

Era capace di farmi complimenti senza farsi capire e soprattutto quando meno me lo aspettavo.

- Dovremmo provarci – mi disse lui senza darmi il tempo di rispondergli.

- A fare un figlio? – gli chiesi stupita.

- Si, secondo me sarebbe una buona idea – mi disse lui ridendo.

- Cosa ti sei fumato stamattina? Marijuana? – gli dissi.

- Sempre divertente tu – mi disse lui sorridendomi sghembo.

- Mannaggia a me quando ti ho detto di quel sorriso – gli dissi.

Lui non mi rispose, ma in compenso me ne regalò un altro di sorriso. Mi voltai dall’altra parte facendo la finta offesa, cosa che non durò per molto, considerato che lui mi prese per i  fianchi e iniziò a farmi il solletico. Iniziai a ridere come una pazza e la mia risata riecheggiò per tutta la classe.

- Cos’è questa confusione? – ci rimproverò il professore, mentre Edward per fortuna aveva smesso di torturarmi.

- Sa, dobbiamo recuperare quello che non abbiamo potuto fare stanotte e a noi piace iniziare dai preliminari – gli disse Edward ridendo.

Tutta la classe scoppiò a ridere. Ovviamente, tutti sapevo che la storia del bambino non era vera, ma nessuno si era permesso di contraddire quello che avevamo detto noi. Non capivo perché tutti i ragazzi oltre che invidiarci ci temevano. Quello era di sicuro un dubbio che non avrei mai potuto togliermi.

- Non credo che questo sia il luogo più appropriato – ci disse il professore.

- Se vuole allora usciamo – gli dissi io.

- State scherzando non è vero? – ci chiese lui.

- Le sembro uno che scherza? – gli disse Edward avvicinandosi di nuovo a me e dandomi un bacio sul collo.

- Fuori di qui, subito – ci urlò il professore.

Noi non aspettavamo che questo e prese le nostre cose ci dirigemmo fuori dalla classe.

- Non ci augura buon divertimento? – gli disse Edward prima di uscire dalla classe.

Il professore lo fulminò con lo sguardo e prima che Edward potesse replicare lo strattonai con il braccio facendolo uscire. Soddisfatti entrambi andammo nel campo di football dove c’erano gli allenamenti, infatti trovammo Emmett che si allenava insieme agli altri della squadra. Non appena entrammo andammo a sederci nella tribuna e subito Emmett ci raggiunse sedendosi vicino a noi.

- Come va Bellina? – mi disse lui.

Ormai, ci avevo rinunciato a farlo smettere di chiamarmi così, ma solo a loro tre era concesso questo privilegio.

- Io e il mio fidanzato dovevamo recuperare quello che non abbiamo potuto fare stanotte – gli dissi ridendo insieme ad Edward mentre anche lui scoppiò a ridere.

- Tutta colpa del bambino immagino? – disse Emmett.

- E certo, di chi altrimenti? – gli disse Edward.

- Mi sa che una sera di questa ve lo teniamo io e Rosalie il piccolo, così voi potete divertirvi – ci disse lui ridendo.

Anche noi scoppiammo a ridere.

- Cosa avete da ridere? – disse Jasper arrivando in quel momento e sedendosi.

- Cos’è? Abbiamo avuto tutti la stessa idea? – dissi riferendosi al fatto che fossimo andati a campo.

- Pare di si – mi rispose Jasper.

- Manca qualcuno, però – disse Emmett.

- Provvediamo subito – gli rispose Edward.

- Tu resta qua, andiamo noi a prendere il resto – gli disse Jasper.

- No, vengo anch’io – disse Emmett.

- Tu resti a finire gli allenamenti – dissi io.

- Tanto non riuscirò a finirli, perché tornerete prima che li finisca – ci disse lui.

- Ma almeno ne avrai fatti un altro po’ – dissi io.

- Ok scricciolo, hai vinto – mi disse lui allontanandosi e tornando agli allenamenti.

Io e i ragazzi entrammo di nuovo a scuola. Andammo per primi nell’aula di inglese con un’unica missione, far uscire Rose da lì dentro. Bussai alla porta e non appena il professore mi diede l’ok per entrare lo feci seguita da Edward e Jasper.

- Professore potrebbe far uscire Rosalie per un po’ – gli chiese Jasper.

- Cos’è? L’ora del tè? – ci disse il professore vedendoci tutti e tre alla porta.

- Mi meraviglio di lei. Un’insegnante di inglese che non sa che il tè si prende alle cinque? Questa è l’ora del caffé – gli disse Edward.

- Se avevo mezza intenzione di far uscire la signorina Swan, dopo la sua affermazione mi è passata – disse il professore rivolgendosi a Edward.

Ma io dico, quello zitto non ci sta stare? No, il silenzio non era una sua qualità.

- Professore lo lasci parlare, del resto come lei già saprà l’ignorante parla a vanvera, l’intelligente parla poco, il saggio parla solo se interpellato, ma lo stronzo parla sempre, quindi non ci faccia caso – dissi io riferendomi a Edward.

- Ah ah ah ah, molto divertente – mi disse Edward ridendo.

- Vi pregherei di uscire dalla classe. State solo disturbando – disse il professore.

- Senta, la fa uscire Rose, si o no? – gli chiese Jasper.

- No – gli rispose il professore.

- E questo chi l’ha detto? – disse Rosalie alzandosi e mettendo tutte le sue cose in borsa.

- Senta, volevo evitare di dirlo, per non spaventare Rosalie, ma l’altra mia sorella, si è sentita male e sarebbe meglio se Rosalie venisse con me – dissi al professore.

Mia sorella aveva perfettamente capito che non era vero, ma il professore non sembrò dello stesso avviso.

- Cosa gli è successo? – mi chiese.

- E’ svenuta – disse Edward.

Almeno qualcosa di buono la faceva.

- Bene, allora signorina Swan vada pure – disse il professore a Rose, la quale in meno di una frazione di secondo era già uscita dalla classe seguita da noi.

Come si poteva essere tanto idioti? Secondo lui se mia sorella si fosse sentita veramente male, mi sarei messa a fare la stupida con Edward? Certa gente aveva il quoziente intellettivo pari ad una nocciolina.

- “Mi meraviglio di lei. Un’insegnante di inglese che non sa che il tè si prende alle cinque? Questa è l’ora del caffé” – dissi io cercando di imitare la voce di Edward.

- Qual è il problema? – fece lui.

- Io vorrei sapere una cosa, però mi devi rispondere sinceramente -  gli dissi.

- Spara – mi disse lui.

- Quando Dio ha distribuito l’intelligenza, tu stavi al cesso? – gli chiesi seria, come se quello che stessi dicendo fosse chissà quale cosa importante.

- Si certo. Ero al cesso con te, non ti ricordi? – mi disse lui.

Jasper e Rosalie scoppiarono a ridere, mentre io e Edward ci lanciavamo sguardi di fuoco.

- Siete sempre i soliti – ci disse Rose ancora ridendo seguita da Jasper.

Come prevedibile io e Edward ci guardammo e scoppiammo a ridere, poi gli saltai sulle spalle e andammo verso la classe di Alice.

- Dovresti ringraziarmi – dissi ad Edward.

- Grazie – mi disse lui.

- Quanto sei cretino – gli dissi io.

- Hai detto che dovevo ringraziarti e l’ho fatto – mi disse lui.

- Ma se non sai nemmeno perché lo dovevi fare – gli dissi io.

- Perché dovrei farlo? – mi disse.

- Perché con me ti mantieni in allenamento – gli dissi.

- Solo perché sali sempre sulle mie spalle? – mi domandò lui.

- Certo – gli dissi.

- Ma se non pesi nulla – mi disse lui.

- Voleva essere un complimento? – gli chiesi.

- Tu che dici? – mi chiese.

Lascia correre il discorso, non prima però di avergli dato un buffetto sulla faccia.

- Ahia – disse lui fingendo che gli avessi fatto male.

- Ma se a malapena ti ho toccato – gli dissi io.

- Mi hai fatto male, invece – mi disse lui.

- Ho capito – gli risposi dandogli un bacio dove poco prima gli avevo dato un buffetto.

- Così va già meglio – mi disse lui.

Sapevo benissimo dove volesse arrivare, faceva sempre così. Una volta gli avevo dato, per sbaglio, una testata colpendogli il muso. Mi aveva costretto, certo costretta non era la parola giusta, ma sorvoliamo su questo, a dargli un bacio. Ovviamente a fior di labbra, ma da allora, ogni volta dovevo dargli un bacio dove gli avevo fatto male, o meglio dove lo avevo toccato, perché di certo non potevo dire di fargli male. Ci voleva ben altro per fare male a lui. A volte mi chiedevo se non fosse fatto di ferro.

- Sembrate due bambini – ci disse Jasper, mentre Rosalie se la rideva.

Noi ci limitammo a sorridere. Arrivammo in classe da Alice, io scesi dalle spalle di Edward e Rose rimase fuori, poiché inventammo la stessa scusa che avevamo inventato con lei. L’altra sorella Swan stava male, quindi Alice doveva venire con noi. Il professore la lasciò andare subito. Io salì di nuovo nelle spalle di Edward e tutti e cinque andammo al campo di football. Emmett non appena ci vide ci raggiunse e si sedette nelle tribune con noi. L’allenatore lo chiamò un sacco di volte, ma lui non si mosse da lì. Restammo a parlare tutto il tempo, poi, quando finì l’ora andammo in segreteria e ci facemmo fare tutti un permesso per uscire prima. Volevamo andare a fare shopping, o meglio io e le ragazze volevamo andare a fare shopping, i ragazzi erano piuttosto riluttanti, ma sapevamo come convincerli. Passammo tutto il pomeriggio a fare acquisti. Direi che praticamente svaligiammo mezzo centro commerciale. Verso le otto e mezzo di sera, avevamo finito tutto. Caricammo tutto sulle macchine e decidemmo di andare a mangiare una pizza. Non appena arrivammo ordinammo ognuna la propria pizza, ma soprattutto ordinammo un casino di cose da bere. Verso mezzanotte avevamo già finito di mangiare ed eravamo anche un po’ brilli, soprattutto noi ragazze, ma ancora ragionavamo correttamente. Uscì fuori a fumare una sigaretta e Jasper venne con me, mentre gli altri restarono dentro.

- Che serata – gli dissi io.

- Divertente, non trovi? – mi disse lui.

- Come sempre, del resto – gli risposi.

- Certo che siamo bravi a cazzegiare – mi disse.

- Condivido. Non facciamo altro – gli dissi io.

- Appunto – mi disse lui.

- Quand’è che hai la gara? – gli chiesi.

- Fra tre giorni – mi rispose.

- Vincerai – gli dissi io.

- Non ci sono dubbi su questo – mi disse.

- Te l’ho già detto che sei davvero modesto? Si vede che tu e quei due siete fratelli – gli dissi.

Era vero, si assomigliavano da morire ed erano tutti e tre fantastici. E pensare che all’inizio non li sopportavo. Dovrebbero fare santo colui che ha detto “L’apparenza inganna”.

- Diciamo che me l’hai detto almeno un centinaio di volte – mi rispose.

- E continuerò a dirtelo per tanto, tantissimo tempo – gli dissi io.

- Detto da te è sempre un complimento – mi disse lui.

- Lo sai? Sono contenta – gli dissi io.

- Di cosa? – mi domandò.

- Di te e Alice – gli dissi mentre lui sgranò gli occhi.

- Di me e Alice cosa? – mi domandò.

- Non crederai davvero che sono così stupida da non capire che sei completamente perso per mia sorella? – gli chiesi.

- Si vede così tanto? – mi domandò.

- Abbastanza – gli dissi.

- Se ti chiedo cosa pensa di me, non mi rispondi vero? – mi chiese titubante.

- Buttati, lei ricambia – gli dissi tranquilla.

- Davvero? – mi chiese con un sorriso a trentadue denti.

- Non te lo direi se non fosse vero – gli dissi.

- Non credevo che mi avresti fatto questa confessione – mi disse sincero.

- Mi fido di te e, poi, sei importante per me. Non voglio essere mielosa perché non è nel mio stile, ma, ormai, ti considero come un fratello – gli dissi sincera.

- Questo vale anche per me. Considero te e Rosalie come due sorelle. Adesso che ti conosco bene, posso confermare quello che dicono le tue sorelle. Sei una persona davvero speciale – mi disse lui abbracciandomi, mentre io ricambia.

- Ho sempre desiderato avere dei fratelli e adesso me ne ritrovo due in una botta sola. Tu e Emmett – gli dissi.

- Non manca qualcuno? – mi disse sciogliendo l’abbraccio e guardandomi negli occhi.

Cazzo mi ero tradita con le mie stesse parole. Invece di dire due fratelli, non potevo dire tre? No, non potevo, perché se l’avrei fatto sarei stata falsa e con Jasper non volevo esserlo.

- Edward? – gli chiesi.

- Tu che dici? – mi disse lui stringendomi di nuovo in un abbraccio.

- Cosa succede qui? – disse una voce alle nostre spalle che era quella di Edward.

Lo ringrazia mentalmente, mi aveva tirato fuori da una situazione piuttosto scomoda.

- Abbraccio mia sorella, non posso? – gli disse Jasper.

- Fammici pensare – disse Edward toccandosi con l’indice il mento e facendo finta di pensare a qualcosa.

- Vediamo che spara – dissi io sottovoce a Jasper, il quale mi sorrise.

- Direi che puoi, ma il tuo tempo è scaduto, adesso tocca a me – disse lui.

- Si certo come no. Diciamo che te la lascio solo perché voglio essere clemente e devo entrare per forza dentro, altrimenti volevo proprio vedere – gli disse Jasper dandomi un bacio sulla guancia e entrando dentro.

Vidi Edward fissarmi e sorridermi sghembo. Perché doveva fare per forza così? Ok che avevo un controllo con i fiocchi, ma non bisognava esagerare.

- Allora? – gli chiesi.

- Allora cosa? – mi domandò.

- Non toccava a te abbracciarmi? – gli chiesi ridendo.

- Direi proprio di si, ma prima dovevo ammirarti – mi disse lui prima di avvicinarsi e abbracciarmi.

Mi sentivo così bene tra le sue braccia, che volevo non staccarmi mai da lui. Restammo così per un po’, poi ci staccammo e ci sorridemmo.

- Dammi una sigaretta, playboy da strapazzo – gli dissi.

- Come mi hai chiamato? – mi disse lui.

- Hai capito benissimo – gli dissi.

- Non credo – mi disse lui.

- Playboy da strapazzo – gli dissi.

- Ho capito, oggi vuoi per forza essere torturata. Bastava dirlo – mi disse lui avvicinandomi a me e iniziando a farmi il solletico.

- Ti…prego…basta…per…favore – gli dissi io mente ridevo e cercavo di dimenarmi.

- Solo per questa volta, e solo perché sono un gentiluomo – mi disse lui smettendo di farmi il solletico.

- Si certo come no. Se tu sei un gentiluomo io sono la regina d’Inghilterra – gli dissi.

- No, tu sei molto meglio – mi disse lui sorridendomi sghembo.

Lo guardai e anch’io gli sorrisi. Mi stavo perdendo in quell’azzurro dei suoi occhi, ma non era possibile, non poteva succedere.

- Allora me la dai o no questa sigaretta? – gli chiesi.

Lui prese il pacchetto, si prese una sigaretta e poi me lo passò. Ne presi una anch’io e mi misi il pacchetto in tasca. Poi mi avvicinai a lui e gli presi l’accendino dalle mani, visto che lui già aveva acceso la sua e accesi quella mia. Poi mi misi anche l’accendino in tasca. Lui mi guardò e mi sorrise sghembo, come sempre del resto.

- Com’è che i miei pacchetti di sigarette e i miei accendini fanno sempre la stessa fine? – mi disse lui riferendosi al fatto che me li fregavo sempre io.

- Che vuoi farci? Si vede che tra te e me preferiscono me – gli dissi io mentre lui scoppiò a ridere.

Ci mettemmo a parlare mentre ci fumammo quella sigaretta, quando all’improvviso una risata colpì la mia attenzione, una risata che mi ricordava qualcuno, una risata che avrei riconosciuto fra tante. Mi voltai e vidi due ragazzi intenti a parlare tra loro, uno dei due aveva due cartoni di pizza nella mani, di sicuro l’avevano comprata per mangiarla a casa. Non riuscivo a vederli in faccia, c’era buio e soprattutto era entrambi girati di dietro. Potevo sentire solo le loro risate e una delle due, era la sua risata, ne ero sicura. Provai a guardare meglio, ma non riuscivo proprio a vederli, l’unica cosa che potei notare era che uno era bruno e l’altro era biondo e aveva i capelli scompigliati. Lo osservai meglio e anche il fisico sembrava il suo, ma possibile che fosse davvero lui? No, di sicuro era la mia fantasia che stava lavorando un po’ troppo. Continuai a sentire quella risate e cercai di ricordarmi quella originale. Erano identiche. Possibile che due ragazzi potessero avere la stessa risata? No, era impossibile, totalmente impossibile. Continuai ad osservarli fino a quando sparirono dalla mia vista e quando i miei occhi non riuscirono a vederli più, sentì male dentro. Come se una vecchia ferita, si fosse riaperta. In quel momento volevo solo piangere e urlare, volevo capire perché il destino c’è l’avesse tanto con me. Edward si accorse del mio cambio d’umore e si avvicinò a me.

- Piccola che succede? – mi chiese.

Io non gli risposi, mi buttai letteralmente sulle sue braccia e mi lascia stringere da lui. Non dico che mi sentì meglio, ma quasi. Con lui mi sentivo protetta, era come se il destino sfavorevole non potesse nulla contro quelle braccia che in quel momento mi stringevano forte. Edward era il mio angelo, mandato a me da qualcuno che lassù doveva volermi tanto bene.

- Edward portami a casa, ti prego – gli dissi solamente con un filo di voce.

- Certo. Avvertiamo i ragazzi e andiamo – mi disse lui mentre io annuì.

Mi prese per mano e entrammo dentro. Vidi Alice e Rosalie scattare non appena mi videro, bastava solo che mi guardassero per capire che c’era qualcosa che non andava. Anche Emmett e Jasper mi guardarono preoccupati.

- Cosa è successo? – mi chiese Alice.

Io non gli risposi. Abbassai lo sguardo e mi strinsi ancora di più ad Edward.

- Edward che è successo? – disse Rosalie riferendosi a Edward.

Lui non rispose, forse, non sapeva nemmeno lui cosa dire.

- Allora? – disse Emmett visibilmente preoccupato.

Edward continuava a non rispondere.

- Cazzo Edward ci vuoi dire cosa diavolo è successo? – gli disse Jasper anche lui preoccupatissimo.

Io non riuscivo a dire niente e calde lacrime cominciarono a scendere dal mio volto. Per non farmi vedere nascosi la mia faccia nel braccio di Edward.

- Non lo so. Stavamo parlando e all’improvviso si è zittita. Ha assunto un’espressione strana in viso. Gli ho chiesto cosa c’era che non andava, ma lei non mi ha risposto. L’ho abbracciata e dopo un po’ mi ha chiesto di portarla a casa. Io vado, voi restate – disse lui.

Guardai Alice e Rosalie e non riuscivano a dire niente, forse avevano capito il motivo del mio sbalzo d’umore, ma non potevano di certo capire da cosa fosse dovuto.

- Non se ne parla assolutamente – disse Emmett.

- Bella è in quello stato e tu pensi che noi c’è ne stiamo qui a divertirci? – disse Jasper.

- Sei completamente fuori se l’hai pensato – disse Emmett.

Avevo ragione ad essermi fidata di loro. Si stavano preoccupando per me e anche parecchio. Mi volevano bene così come io a loro. Erano i migliori amici che un persona potrebbe avere.

- Vado a pagare e andiamo – disse Jasper allentandosi.

Edward si sedette ad aspettare che Jasper pagasse e mi fece sedere in braccio a lui tenendomi stretta tra le sue braccia e asciugandomi le lacrime che fino ad allora era scese sulle mie guance.

Guardai Alice e Rosalie e loro sembrarono riprendersi e mi guardarono come a dire “Bella ti prego calmati”.

- Tesoro cosa è successo? – mi disse Alice.

Cosa avrei dovuto dirgli? Niente, ho solo visto uno che mi è sembrato lui e tutto mi è crollato. No non potevo dirglielo, non in quel momento almeno, dovevo prima calmarmi.

- Allora? – mi disse Rosalie.

Io mi limitai a scrollare le spalle e a stringermi ancora di più a Edward, sprofondando la mia testa sul suo petto. Solo così riuscivo a sentirmi protetta. Notai perfettamente che Edward fece un segno a Rosalie e Alice come a dirgli di non farmi più domande. E lo ringraziai mentalmente. Pochi minuti dopo Jasper tornò scusandosi per aver perso tempo, ma c’era un cameriera che gli aveva fatto il conto del tavolo sbagliato. Io gli feci un segno con la testa e mi limitai a dire: “Non fa nulla”. Salimmo in macchina e Rosalie e Emmett che all’andata erano venuti con Jasper e Alice insistettero per venire con noi. Avrei preferito restare in macchina da sola con Edward, con lui avevo la certezza che non avrebbe fatto domande, lo stesso valeva per Rosalie, ma non ero molto sicura per Emmett. Dovetti, invece, ricredermi. Non disse nulla, non fece nemmeno le sue solite battutine per cercare di farmi ridere. Gliene fui tremendamente grata. Quando arrivammo a casa mia scendemmo tutti dalle macchine. Erano già le tre di notte, cavolo, era davvero tardi. Il tempo era volato quella sera, come sempre del resto, quando uscivamo con loro, e quella sera mi ero divertita parecchio, se non fosse stato per quell’inconveniente sarebbe stato tutto perfetto, come sempre.

- Quando rientrano i tuoi? – chiese Edward a Rosalie.

- Dovrebbero essere già tornati – gli rispose mia sorella.

Mamma e papà erano stati via un’intera settimana, ma oggi dovevano essere di ritorno.

- No, non sono tornati – disse Alice che, insieme a Jasper si era avvicinata a noi dopo che avevano posteggiato la macchina accanto a quella di Edward.

- Che vuoi dire? – gli chiese Emmett.

- Che mamma mi ha appena chiamato. Dice che lei tornerà domani pomeriggio perché ha avuto problemi e ha dovuto spostare il volo, mentre papà tornerà domani sera perché per domani mattina gli hanno segnato un’altra udienza – disse Alice.

- Ok perfetto, allora io resto qui stanotte – disse Edward.

- Benissimo. Pigiama party, allora – disse Emmett per cercare di farmi ridere e ci riuscì perfettamente.

- Quando sorridi ti adoro – mi disse lui.

- Entriamo va – disse Alice.

Salimmo in casa e nel corridoio che portava alle nostre stanze ci fermammo. Le ragazze erano in difficoltà, non sapevano cosa fare.

- Ragazze sto bene, davvero. Andate a letto. Ci vediamo domani – gli dissi io sorridendogli.

Sapevano che quello era un sorriso falso, ma apprezzarono

comunque il gesto.

- Sei sicura? Se vuoi veniamo tutti da te – mi disse Alice.

- Dobbiamo o no fare questo pigiama party? – disse Emmett sorridendomi.

- Magari lo rimandiamo per un’altra sera, che dici? – gli chiesi.

- Ogni tuo desiderio è un ordine – mi rispose Emmett.

- Apposto. Allora vi dico io cosa facciamo – gli dissi cercando di fargli capire che stavo bene, anche se mi veniva piuttosto difficile, considerato che tutti e cinque bastava che mi guardassero per capire che stessi fingendo.

- Spara – disse Jasper sorridendomi.

- Allora, Rosalie e Emmett vanno in stanza di Rose e mettono fine alla promessa di Emmett, tanto ormai si è capito che la ami e che non stai con lei per ilo sesso. Alice e Jasper, invece, andate nella camera di Alice e vi decidete a darvi quello che provate l’uno per l’altra, mentre io vado in camera mia e mi porto Edward. Siamo d’accordo? – chiesi.

Vidi Alice diventare rossa come un peperone e anche Jasper sembrava in imbarazzo. Rose e Emmett sembravano, invece, tranquilli, magari avrebbero seguito davvero il mio consiglio, mentre Edward mi guardava sorridendomi e mi stringeva di più a se.

- Ma… – stava iniziando a dire Alice.

- Ragazzi andate, davvero. Ci penso io a lei – disse Edward facendo un sguardo che convinse tutti.

- Ok, notte scricciolo – mi disse Emmett dandomi un bacio sulla guancia, mentre Rosalie mi triturò in un abbraccio seguita a ruota da Alice e poi da Jasper.

- Se serve aiuto sapete dove trovarci – disse Alice entrando nella sua stanza seguita da Jasper.

La stessa cosa fecero Rosalie e Emmett e subito dopo anche io e Edward entrammo nella mia stanza. C’era già entrato tante volte, ma ogni volta la osserva sempre ammirato.

- Grazie – gli dissi non appena si fu seduto sulla sedia a dondolo che c’era nella mia stanza.

- Se non la smetti di dirmi grazie ogni volta giuro che qualche giorno ti uccido – mi disse.

- E se mi uccidi poi come farai senza il tuo koala personale? – gli chiesi.

Spesso mi chiamava così, perché diceva che mi attaccavo a lui come se fossi questo animale. Del resto ero sempre sulle sue spalle e quando lo abbracciavo non mi staccavo più, forse, in fondo aveva ragione a chiamarmi così.

- Hai ragione, non mi conviene ucciderti. Dovrò pensare a qualcos’altro – mi disse lui.

Non potei fare a meno di sorridergli, questa volta di un sorriso vero, sincero.

- Adesso ti riconosco – mi disse lui ricambiando il mio sorriso.

- Vado a mettermi il pigiama. Torno subito. Tu nel frattempo se vuoi ti puoi mettere la tuta che hai lasciato l’altro giorno in terrazza. E’ nel primo cassetto del comò – gli dissi entrando in bagno.

Mi guardai allo specchio, avevo un aspetto orribile. Tutta la matita e il mascara mi era colato quando avevo pianto e avevo la faccia tutta nera. Me la lavai e poi mi lavai i denti. Mi misi il pigiama e tornai in camera, trovando Edward a petto nudo che ancora doveva mettersi la maglietta della tuta. Cavolo quanto era bello. Gli sorrisi e mi sdraia nel letto, mentre lui si sistemò sulla poltrona accanto al letto.

- Hai intenzione di dormire lì? – gli chiesi.

- Potrebbe essere un’idea – mi disse lui.

- Vieni qua scemo – gli dissi sbattendo la mano sul letto per indicargli di sedersi lì.

Lui mi sorrise e si avvicinò. Si sdraiò sul letto e anch’io lo feci, ci mettemmo sotto le coperte e poi io appoggiai la mia testa sul suo petto. Lui mi passò la mano intorno come per abbracciarmi e mi strinse a lui.

- Dovrai sopportare la mia stretta da koala per tutta la notte – gli dissi.

- Non poteva capitarmi di meglio – mi disse lui dandomi un bacio sulla fronte.

Essere lì, tra le sue braccia, era una sensazione indescrivibile, mi sentivo protetta, ma soprattutto mi sentivo importante perché per una notte sarebbe stato solo mio, per una notte sarei stata io il suo universo. Mi lascia cullare tra le sue braccia, pensando che ero felice ad avere Edward lì con me, che ero felice perché sapevo di poter contare su di lui, che ero felice perché ci capivamo al volo, che ero felice perché lui si preoccupava per me. Lui era importante per me, più di quanto volessi ammettere. Poi ripensai a tutta la serata e di nuovo i miei pensieri andarono a quel ragazzo che avevo visto, a quella risata, a quei capelli, a quel fisico. Ero quasi certa che fosse lui, ma se davvero era lui, cosa ci faceva a Phoenix? No, sicuramente era stato tutto frutto della mia immaginazione, e di sicuro l’alcool aveva influito anche se comunque ragionavo ancora lucidamente. Si, doveva essere di sicuro così, quello lì non poteva essere lui, non poteva essere Lucas.

 

La posizione koala di Bella sulle spalle di Edward:

http://img30.imageshack.us/i/4676593.jpg/][img=http://img30.imageshack.us/img30/6015/4676593.th.jpg

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- SweetCherry: Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia. Ci tengo parecchio a questa storia. Comunque si, Charlie e Renèe non sembrano, ma in passato si sono dimenticati di essere genitori, se ne sono ricordati troppo tardi.

 

-  gamolina: Ho aggiornato. Credo di essere stata abbastanza veloce.

 

- nefertiry85: Non ti dico se la tua idea è giusta, oppure no, perché altrimenti rivelerei o meno la sorpresa. Comunque fra pochissimo lo scoprirai. Il tuo contatto l’ho aggiunto, quindi di sicuro appena apri msn dovresti trovarmi tra i contatti che ti hanno aggiunta.

 

- Alyce_Maya: Beh in effetti Jasper e Alice sono piuttosto teneri.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Me lo auguro anch’io che nessuno possa mai trascorrere un’infanzia come la loro. E’ stata dura scriverla, ma volevo far capire cosa dovevano aver passato quelle tre per diventare così chiuse. Avevano tanti, troppi fantasmi del passato che non gli permettevano di vivere serenamente.

 

- serve: Si, infatti genitori di merda. Come hai detto tu già è difficile vivere con un solo genitore, e meglio di te che ne hai esperienza credo che nessuno possa dirlo, ma vivere con nessuno dei due e sempre sballottati da una parte all’altra non è per niente semplice, soprattutto per delle bambine quali erano loro.

 

- G_i_s_y: Si, infatti. Jasper l’ha già conquistata, ma una sorpresina non fa mai male.

 

- twilight4ever: Si la storia è molto triste. Quanto a Jasper non ti rivelo nulla, vedrai.

 

- MANU_CALLEN: Come vedi ho postato il prima che ho potuto. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 27
*** Delusione d'amore ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 27

DELUSIONE D’AMORE

 

POV EDWARDE

Bella si addormentò quasi subito tra le mie braccia, io invece ci misi decisamente di più. Alice e Rosalie mi mandarono un messaggio per chiedermi come stesse Bella e gli risposi che sembrava stare meglio e che si era addormentata. Io non riuscivo proprio a prendere sonno, non riuscivo a capire cosa fosse successo per averla turbata così tanto. Sembrava così tranquilla e allegra, quando ad un tratto il suo viso sembrava essere diventato una maschera di dolore. Cosa diavolo c’era che la faceva soffrire così tanto? Non volevo essere invadente nel chiederglielo, ma se non sapevo cosa gli passasse per la testa non potevo sperare di aiutarla più di tanto. Mi misi ad osservarla e sembrava un angelo mentre dormiva. Era stretta a me e mi stringeva forte come per impedirmi di allontanarmi da lei, come se davvero io avessi potuto farlo. Lei era, ormai, la mia droga, la mia qualità preferita di eroina, ormai io dipendevo in tutto e per tutto da lei. Ero felice solo quando lo era lei ed ero triste quando vedevo i suoi occhi spegnersi. Mi costava tanto stargli accanto solo come un amico, ma meglio questo di niente. Non la consideravo assolutamente come un’amica, ma lei sembrava non accorgersene. Avevo perso ogni interesse verso tutte le altre ragazze, il mio mondo, ormai, era lei. Non sapevo ancora come, ma avrei portato di nuovo il sorriso sul suo volto, un sorriso che non gli avrei più permesso di togliere. Lei era un angelo, e gli angeli sono felici, gli angeli non possono e non devono essere tristi. La baciai sulla fronte e mi addormentai con questi pensieri. Il mattino dopo fui svegliato dal un dolce bacio di Bella sulla mia guancia. Aprì gli occhi e la vidi più tranquilla rispetto alla sera prima, poi guardai l’orario. Le dieci e mezza. Per fortuna oggi era sabato e non c’era scuola. Tornai a posare gli occhi su di lei che mi guardò e mi sorrise.

- Lo sai che sei un ottimo tranquillante? – mi chiese dandomi un altro bacio sulla guancia.

- Ah si? – gli feci io.

- Il mio tranquillante preferito. Ti adoro – mi disse lei.

Come era bello sentire quelle cose dalle sue labbra. Come era bello sapere che per lei ero importante, anche se però non come avrei voluto e sperato io.

- Anch’io piccola – gli dissi baciandogli la punta del naso.

Lei mi sorrise e poi tornò seria, quasi preoccupata. Stava iniziando a dire qualcosa, ma Alice entrò in camera come una furia.

- Come sta la mia sorellina stamattina? – disse lei mentre anche Rosalie comparve in camera.

- Molto meglio – gli disse Bella.

- Dobbiamo crederti? – gli disse Rosalie.

- Certo, ed è tutto merito del signorino – disse lei.

- Cosa hai fatto alla mia sorellina? – disse Emmett entrando anche lui in camera e buttandosi a peso morto sul letto.

Anche Jasper fece la sua apparizione.

- Cos’è? Una riunione di famiglia? – chiesi io notando che tutti erano entrati in stanza.

- Una specie – disse Jasper.

- Allora, potremmo rimandare questa riunione di mezz’ora? – chiese Bella.

- Motivo? – domandarono Alice e Rose all’unisono.

- Devo parlare con Edward – disse Bella.

Con me? E cosa doveva dirmi?

- Devi parlare o devi giocare? – disse Emmett malizioso.

- Fuori da qui, subito – gli dissi io facendo il finto arrabbiato.

- Ok, ok, calma. C’è ne andiamo – disse Jasper.

- Vi aspettiamo per la colazione? – disse Alice.

- No, fate pure. Dì alla domestica di salirla in camera la colazione per noi due – gli disse Bella.

- Ok scricciolo – disse Emmett spingendo fuori Rosalie seguiti a ruota da Jasper e Alice.

Ero proprio curioso di sapere cosa dovesse dirmi.

- Allora? Spara – gli dissi ridendo.

Lei smise di sorridere e si rattristò. Questo mi preoccupò parecchio.

- Io e te dobbiamo parlare – mi disse solamente.

- Di cosa? – gli chiesi.

- Di quello che è successo ieri sera. Ti devo delle spiegazioni – mi disse lei senza guardarmi.

- Non sei obbligata a farlo. Non devi dirmi nulla che tu non voglia – gli dissi io seriamente.

- Devo farlo – mi disse lei.

- Forse non mi sono spiegato bene, tu non mi devi niente. Adesso aspettiamo la colazione e poi scendiamo giù dagli altri – gli dissi.

Non volevo si sentisse obbligata a darmi della spiegazioni, soprattutto considerando la faccia che aveva in quel momento. Non volevo vederla triste.

- No, sono io che non mi sono spiegata bene. Io voglio farlo. Voglio spiegarti cosa mi passa per la testa -  mi disse lei guardandomi finalmente.

- Sei sicura? – gli chiesi.

- Si certo – mi disse lei sorridendomi e dandomi un bacio sulla fronte.

Uscì dalle coperte e si mise seduta sul letto con le gambe incrociate, anche io feci lo stesso. Quando stava iniziando a parlare bussò la cameriera con la colazione. Entrò e posò la colazione sul letto poi uscì. Iniziammo a mangiare e dopo aver mangiato un cornetto e aver bevuto un po’ di succo Bella iniziò a parlare.

- Non ci conosciamo da molto, ma, in realtà, è come se ci conoscessimo da una vita. Riesci a capirmi in ogni momento e non è facile, perché sono molto strana, soprattutto riesci a capire quando è il momento di parlare e quando quello di stare zitti. Mi capisci perfettamente e credo che tu sappia che per me non è facile aprirmi o raccontare di me, ma devo farlo perché hai il diritto di saperlo, ma soprattutto voglio farlo perché pur non sapendo cosa mi passa per la testa non ti sei mai tirato indietro tutte le volte che avevo bisogno di una spalla su cui piangere. Non mi hai presa in giro per la mia fragilità e non mi hai fatto sentire fuori luogo nei momenti in cui sentivo di sprofondare in un baratro senza fine. Mi hai aiutato molto, soprattutto con i tuoi silenzi e i tuoi abbracci. Sei molto importante per me, per questo voglio raccontarti quello che mi succede – mi disse lei sorridendomi.

Dire che ero felice delle sue parole era dire poco. Mi considerava importante ed ero euforico per questo. La mia Bella mi stava dicendo che io ero importante per lei, mi stava aprendo se stessa, pronta a raccontarmi la sua vita. Prese un respiro e continuò.

- La mia storia non è interessante, ne bella, è piuttosto dolorosa e ricca di sofferenza. Non ho passato di certo quella che tutti possono considerare un’infanzia felice. Tutti credono che basta avere dei soldi, tanti soldi perché tutto vada bene, perché tutto sia semplice e perché vi sia la felicità, ma non è così e l’ho imparato a mie spese. I soldi aiutano molto, ma non fanno la felicità. Io a causa dei soldi, del potere, della carriera ho perso la felicità, o forse, non l’ho mai avuta. I soldi offuscano la mente delle persone e non ti permettono di vedere lucidamente, non ti permettono di vedere nulla se non di fare di tutto per accumulare sempre più denaro. Quello che c’è intorno, non ha importanza. Non hanno importanza, i figli, la famiglia, la serenità e l’amore. Solo i soldi sono importanti, questo è quello che la vita mi ha insegnato, anche se non è questo quello per cui vivo, quello a cui credo – mi disse completamente assorta nei suoi pensieri.

La capivo perfettamente. I soldi non sono nulla, in confronto ai valori quali l’amore, la famiglia, la serenità. L’avevo capito a mie spese. Un giorno, anche io gliene avrei parlato, gli avrei parlato della mia vita, ma adesso toccava a lei. Iniziò a raccontarmi di tutta la sua infanzia. Dei problemi economici che all’inizio avevano i suoi genitori, della nascita di tutte e tre le ragazze, dei primi soldi quando suo padre diventò avvocato, del primo libro della madre e del loro progressivo smettere di prendersi cura dei figli. Mi raccontò del divorzio, del collegio dove erano state picchiate e della felicità provata quando andarono a vivere con la zia. Poi mi parlò del fatto che i suoi due anni dopo andarono a prenderle perché erano tornati insieme, del loro periodo di amore e poi di nuovo dei loro litigi, fino a quando riuscirono a trovare un punto d’unione e a stare insieme senza litigare, anche se comunque erano ancora assenti nei confronti delle figlie. Spesso si interrompeva e calde lacrime gli solcavano le guance. Io mi avvicinavo la abbracciavo e poi lei continuava. Gli feci molte domande per capire bene la storia e alla fine del suo racconto ero davvero scioccato. Non potevo credere che quelle tre avessero passato tutto quell’inferno, non potevo credere che dietro la loro maschera si nascondesse tanto dolore e tanta sofferenza. Quando Bella terminò il suo racconto scoppiò a piangere, e io la abbracciai forte a me. Lei continuava a singhiozzare e io cercavo di calmarla come meglio potevo.

- Basta, Bella, è tutto finito. Non permettere al passato di rovinarti ancora la vita – gli dissi io dopo avergli dato un bacio tra i capelli.

- Non è tutto finito. Devo ancora raccontarti cosa è successo a me – mi disse lei asciugandosi le lacrime e facendo un respiro profondo.

Non potevo credere che ci fosse dell’altro. Ma cosa avevano fatto di male per meritarsi tutto quello?

- Se vuoi me lo racconti un’altra volta – gli dissi vedendo che era in uno stato pietoso.

- No, lo farò adesso – mi disse lei.

- Come vuoi – gli dissi io prendendogli le sue mani tra le miei.

- Mamma e papà smisero di litigare, o per lo meno, lo facevano, ma come tutte le coppie normali, come è giusto che sia. Nonostante questo noi continuavamo a non esistere per loro, come ti ho detto eravamo solo dei trofei da mostrare quando gli faceva comodo, quando dovevano fingere che fossimo una famiglia felice. La situazione restò così per un paio di anni. Noi, nel frattempo, ci eravamo costruite una maschera per difenderci da tutto quello che era successo. Eravamo diventate fredde e superficiali con tutti, con tutti tranne che con zia Rachel quelle volte che veniva a trovarci, che ci chiamava o che andavamo a trovarla noi. Per il resto del mondo eravamo impenetrabili e fredde. Nulla poteva scalfirci, o così, volevamo apparire. Io ero l’unico a credere che l’amore vero esistesse, io ero quella qui romanticona, quella che credeva nella metà che ci completa, ma nonostante questo non ero capace di aprirmi con qualcuno. A quindici anni conobbi un ragazzo, era quello che tutti possono definire il bello e impossibile, nulla a che fare con te, ovviamente, ma veniva considerato così, magari perché la gente non aveva conosciuto te e i tuoi fratelli – mi disse lei ridendo.

Sapevo che il suo intento era stemperare la tensione e io la aiutai nel mio intento.

- Questo mi sembra scontato. Ricorda che al mondo belli e impossibili ne esistono solo tre, Edward, Emmett e Jasper Cullen – gli dissi ridendo anch’io.

- Direi piuttosto che adesso ne esiste solo uno. Emmett l’abbiamo perso, ormai, è completamente fuori per Rose e Jasper, beh lui l’abbiamo perso pure. Questione di poco e si mette con Alice. Sono entrambi innamorati, solo un cieco non lo vedrebbe. Quindi, mi sa che sei rimasto solo tu – mi disse lei sorridendomi.

Beh diciamo che, ormai, mi ero perso pure io, ma meglio evitare di farglielo notare.

- E va beh, che ci vuoi fare? Si vede che è rimasto solo il migliore – gli dissi.

- Sei sempre il solito – mi disse lei ridendo.

- Squadra che vince non si cambia – gli risposi.

- Beh, non è detto, comunque devo ancora finire di raccontarti quello che è successo – mi disse lei.

- Si scusa, hai ragione. Continua – gli dissi.

- Allora, dicevo che questo ragazzo era il classico tipo bello e impossibile. Aveva tre anni più di me. Era uno di quei ragazzi a cui andavano dietro un sacco di ragazze, tutte completamente pazze di lui e che avrebbero fatto follie. E chi scegliere tra tutte? Semplice, quella che di lui non ne voleva sapere – mi disse lei indicandosi.

- Com’è che snobbi sempre tutti? – gli dissi io per farla ridere riuscendo nel mio intento.

Quando smise di ridere tornò seria e riprese a parlare.

- Iniziò a corteggiarmi, ma io come ti ho detto non ne volevo sapere neanche a morire. Ero troppo chiusa e le ferite del mio passato erano ancora aperte perché io potessi riuscire ad aprirmi con qualcuno. Eppure, lui non si arrese. Smise di corteggiarmi e iniziò a fare l’amico. Mi faceva morire dal ridere, era sempre con la battuta pronta e non prendeva mai nulla sul serio. Per lui tutto era semplice e lo invidiavo per questo. Lui a differenza mia aveva avuto un padre e una madre che gli volevo bene ed era enormemente legato ai suoi, legato in modo quasi viscerale. Aveva anche un fratello e una sorella. Con il fratello aveva un legame perfetto e con la sorella pure, anche se era molto geloso di lei. La sua poteva essere considerata la classica famiglia felice, al contrario della mia. E, per questo, lo invidiavo. La mia, però, non era un’invidia cattiva, ma una sana e genuina invidia. Lo invidiavo solo perché aveva avuto l’affetto che a me era stato negato. Lui era un libro aperto, bastava guardarlo e gli leggevi dentro. Per un paio di mesi fece l’amico per me, anche se sapevo che il suo intento era un altro. Alla fine mi lascia andare e mi misi con lui. Non provavo amore se questo è quello che ti stai chiedendo, gli volevo solo un gran bene. Lo consideravo un amico, nulla di più. Lui era praticamente perfetto. I suoi amici si chiedevano cosa gli avessi fatto per farlo diventare così, e io mi sentivo in colpa per quello che stavo facendo. Mi piaceva, era davvero bello, ma non si può basare una relazione solo sull’aspetto fisico. Caratterialmente era perfetto, ma non mi scattava nulla quando stavo con lui. Passò così un mese e mezzo da quando ci mettemmo insieme e, io, continuavano a non provare nulla per lui. Iniziai così a inventargli, a volte,  bugie su bugie per non uscire con lui. All’inizio mi credeva, si fidava ciecamente di me, ma poi con l’andar del tempo, iniziò a capire che c’era qualcosa che non andava. Mi chiedeva cosa avesse di sbagliato per indurmi a comportarmi così, ma io non sapevo cosa dirgli. Nonostante tutto mi rimase affianco e si comportava sempre benissimo. Iniziò a dirmi che quello che provava per me era diventato amore e tutte le volte che mi diceva “ti amo” mi mancava un battito, perché io non potevo dirglielo. Io gli volevo solo bene. Decisi così di lasciarlo, di punto in bianco non mi feci più sentire. Non gli diedi nessuna spiegazione, nulla. Lui chiese del mio comportamento a Alice e Rosalie, ma loro ovviamente non gli dissero nulla, anche perché pure loro non sapevano come spiegarselo. Non ero una di quelle che sfugge ai problemi, ma in quella situazione non riuscivo ad affrontarlo. Non riuscivo a dirgli che ero stata con lui pur non provando nulla. Lui non fece nulla, si arrese a quello che era il mio comportamento stupido e piuttosto bambinesco – mi disse lei,  guardandomi negli occhi quando pronunciò l’ultima frase.

- Avevi quindici anni, eri una bambina, non potevi certo comportarti da adulta – gli dissi io cercando di consolarla e poi, quelle cose le pensavo davvero.

- Avevo quindici anni ed ero una bambina, ma quello che avevo passato mi aveva fatto crescere troppo in fretta. Avevo quindici anni, ma era come se ne avessi il doppio per tutto quello che avevo dovuto affrontare – mi disse.

- Si lo so, ma magari hai avuto paura. Tutti sbagliano nella vita. Errare è umano – gli dissi io.

- Ti è mai capitato che un errore ti distrugga la vita? – mi chiese.

- Dove vuoi arrivare? – gli domandai.

- Tu rispondimi – mi disse.

- Ho fatto tanti errori, ma nessuno che mi ha distrutto la vita o comunque che me l’abbia cambiata – gli dissi sincero.

- Ecco, appunto. Solo a me poteva succedere – mi disse.

- Non riesco a seguirti – gli dissi.

- Dopo due settimane dalla nostra rottura lo vidi insieme ad una ragazza e in quel momento scattò qualcosa dentro di me. Lui era mio, come si permetteva quella ragazza a stare con lui? Era questo quello che mi chiedevo, ma subito la realtà mi schiaffeggiò. Lui era stato mio, ma non lo era più. Mi resi conto che, forse, quel ragazzo era davvero importante per me, ma non come un amico, mi resi conto che provavo qualcosa per lui, qualcosa che andava al di là dell’amicizia, ma la mia freddezza mi aveva impedito di rendermene conto in tempo. Non riuscivo a capacitarmi di come fosse potuto succedere e non facevo altro che chiedermi cosa provassi davvero per lui. Quella ragazza con cui lo vidi, in poco tempo divenne la sua ragazza. Io e lei ci conoscevamo, frequentavamo la stessa scuola e spesso ci fermavamo a parlare e ridevamo e scherzavamo insieme, ma da quando si mise con lui iniziò a uccidermi con lo sguardo e iniziò a comportarsi come una bambina, nel senso letterale della parola. Quando mi vedeva ed era con lui, mi guardava e poi si buttava addosso a lui. Non so perché lo facesse, sapevo solo che ogni volta mi strappava il cuore. Quattro mesi dopo le ragazze mi consigliarono di parlargli e a dirgli che mi ero resa conto di aver sbagliato, ma io non me la sentivo. Non sarei riuscita a dire nulla guardandolo negli occhi, così mi decisi a mandargli un messaggio, dove gli scrissi tutto ciò che dovevo dirgli. La sua risposta? Il silenzio. Non disse e non fece nulla. In quel momento mi spezzai. Iniziai a non mangiare più e a dormire poco. Piangevo, ero sempre triste e non uscivo più di casa per non vederli insieme. Alice e Rose erano disperate non sapevano cosa fare. Chiamarono zia Rachel e la fecero venire a New York, ma nemmeno lei riuscì a farmi calmare. I miei si accorsero che qualcosa non andava e iniziarono a preoccuparsi per noi. Finalmente, iniziarono a fare i genitori. Diventarono protettivi al massimo nei nostri confronti e papà divenne gelosissimo di tutte e tre, soprattutto di me. Odia quando un ragazzo si avvicina a me, forse, per paura di vedermi di nuovo in quello stato. Con il passare del tempo iniziai a riprendermi, ma cambiai totalmente. Diventai una stronza di prima categoria. Nessun ragazzo riuscì più a scalfirmi. Avventure di una volta e basta. Nessuno poteva vantarsi di avermi colpito. Il dolore per quel ragazzo ancora era presente e io mi ripromisi che nessun ragazzo si sarebbe avvicinato di nuovo a me, nessun ragazzo mi avrebbe più fatto soffrire. Diventai dura e aggressiva verso l’altro sesso e la maschera che già portavo divenne più forte che mai, non la lasciavo cadere mai. Anche Rose e Alice soffrirono per me, il legame che ci unisce era ed è troppo forte perché anche loro non risentissero del mio stato. Dopo quanto mi era successo diventammo quelle che tu hai conosciuto, anche se voi siete riusciti a far tornare a galla quelle che realmente siamo – mi disse lei terminando la sua storia.

- Lui non ti cercò più? – gli chiesi.

- No, non fece nulla. A volte mi sorrideva e spesso mi guardava, ma nulla di più. Le ragazze dicevano che lui mi voleva ancora, ma che l’orgoglio gli impediva di tornare da me, mentre io ho sempre pensato che lui facesse così perché sapeva di ferirmi alimentando false speranze in me, voleva che io soffrissi come io avevo fatto soffrire lui – mi disse.

- Sapeva la tua storia? – gli chiesi.

- No, non la sapeva nessuno. Per tutti noi Swan eravamo le ragazze più fortunate di New York, quelle ricche e popolari, quelle che potevano vantarsi di avere due genitori che si erano fatti da soli. Sei tu, la prima persona a cui ho parlato di me – mi disse.

Questo non poteva che farmi enorme piacere. Questo significava che si fidava di me.

- I ragazzi lo sanno? – chiesi riferendomi ai miei fratelli.

- Il primo a saperlo è stato Emmett, Rose gli ha raccontato tutto e qualche giorno fa anche Alice l’ha detto a Jasper. Loro comunque della mia situazione sanno solo che ho avuto una delusione d’amore, le ragazze non gli hanno spiegato nulla. Hanno detto che se un giorno vorrò, sarò io a raccontarglielo, quindi su questo sei l’unico a saperlo – mi disse.

C’era una cosa che volevo assolutamente sapere.

- Posso chiederti una cosa? Se non vuoi, però, non rispondere – gli dissi.

- Dimmi – mi disse.

- Lo ami? O comunque l’hai amato? – gli dissi.

- Non ho mai capito cosa in realtà provassi per lui. C’è stato un periodo in cui ho creduto di si, ma non ne sono sicura. Alice e Rose dicono che non è mai stato amore, la mia era solo ossessione di lui. Avevo idealizzato in lui tutti i ragazzi e quando me ne si presentava uno, facevo il paragone con lui, e allora quello mi sembrava una nullità. Le mie sorelle dicono che se io riuscirei ad aprire gli occhi mi renderei conto che per lui non provo niente, è solo qualcuno a cui mi sono voluta aggrappare per avere una giustificazione su cui sfogare il dolore della mia infanzia – mi disse lei.

- Ci soffri ancora, non è vero? – gli chiesi.

- Si, ma molto di meno rispetto al passato. Ormai, il dolore sta passando. Ogni tanto ci ripenso e ci sto male, ma nulla in confronto al passato – mi disse.

- Riuscirò a farti smettere di stare male? – gli chiesi.

- Lo stai già facendo. Mi aiuti ogni giorno, anche se non te ne rendi conto – mi disse lei.

- Questa è la cosa più bella che mi potessi dire – gli dissi sincero.

- Non vuoi sapere perché ieri sera mi sono comportata in quel modo? – mi chiese.

- Perché hai pensato a lui? – gli chiesi, sperando che mi dicesse che mi sbagliavo.

Sarebbe stato duro da accettare sapere che mentre parla con me, scherza con me, sta con me gli viene in mente lui. Ti prego Bella dimmi che mi sbaglio, non frantumare il mio cuore in mille pezzi, per favore.

- No, perché ho visto un ragazzo che mi è sembrato lui – mi disse lei.

- In che senso? – gli chiesi.

- Ieri mentre parlavamo, hai visto quei due ragazzi uscire dal locale? Quelli che avevano dei cartoni di pizza nelle mani? – mi chiese.

- Si, gli ho visti – gli dissi.

Me ne ricordavo perché, a parte me e Bella, fuori non c’era nessuno, quindi c’era abbastanza silenzio e quei due quando erano usciti dal locale avevano fatto una caciare terribile, ridendo come dei pazzi.

- Quello biondo con i capelli spettinati mi è sembrato lui – mi disse lei.

- Di sicuro ti sei sbagliata. Cosa ci poteva fare lui qui? – gli dissi io.

- Questo non lo so, ma sono quasi sicura che fosse lui. La sua risata la riconoscerei tra mille, e poi i capelli scompigliati in quel modo erano tipici di lui e anche il fisico combaciava perfettamente – mi disse lei.

Se davvero era lui, non sapevo se essere felice o se andarmi a buttare da un dirupo. Che cosa era venuto a fare? A far soffrire Bella anche lì? Non glielo avrei permesso se questo era il suo intento.

- Se è lui, sicuramente lo rivedremo qualche altra volta – gli dissi io sperando con tutto me stesso che questo non succedesse.

- Non so se voglio vederlo – mi disse lei rattristandosi.

- Bella, non fasciarti la testa prima di rompertela. Può essere stato tutto un caso. Può essere che l’hai scambiato per qualcun altro – gli dissi io.

- Può essere. Non so se sperare che sia così oppure sperare che in realtà sia lui. Comunque per adesso non importa, e poi ho chi mi protegge – mi disse lei sorridendomi.

- Ah si? E chi sarebbe? Lo conosco? – gli dissi reggendogli il gioco.

- Non saprei. E’ un playboy da strapazzo, con due bellissimi occhi azzurri e i capelli sempre al vento – mi dissi.

- Non credo di conoscerlo – gli dissi io.

- Non sai quello che ti perdi – mi disse lei schioccandomi un bacio sulla guancia.

- Beh, deve essere fortunato a poter proteggere te – gli dissi dandogli anch’io un bacio sulla guancia.

- Infatti lo è, ma anch’io lo sono ad averlo, fortunata intendo. Adesso scendiamo giù, prima che ci credano dispersi – mi disse lei tirandomi per il braccio e portandomi fuori dalla sua stanza. Eravamo ancora tutti in pigiama e scendendo sotto notai che anche gli altri lo erano. Erano tutti in salotto che giocavano alla play station. Quando le ragazze ci avevano detto di averne una, eravamo rimasti stupiti, non credevamo che potessero averla. Ci unimmo anche noi a loro e tutti videro Bella sorridente e sorrisero anche loro. Alice e Rose gli fecero un cenno con la testa e Bella ricambiò dicendo solamente “Finalmente ci sono riuscita”. Le ragazze mi guardarono e sorrisero, mentre io ricambiai il sorriso. Di sicuro quello era il modo di Bella per far capire alle sorelle che mi aveva raccontato tutto.

- Se avessi saputo che c’era qualcuno in gradi di far sorridere Bella con la facilità in cui ci riesci tu, ti sarei venuta a cercare molto tempo fa – disse Alice rivolgendomi a me, mentre Rose annuì.

Emmett e Jasper la guardarono sconvolti, forse, non credevano che Bella mi avesse raccontato tutto.

- Lo sa anche lui. Gli ho raccontato tutto – gli disse Bella.

Vidi gli sguardi dei miei fratelli tranquillizzarsi e mi guardarono sorridenti. Bella spiegò ciò che era successo la sera prima e raccontò per sommi capi a Jasper e Emmett, la storia di quel ragazzo, che solo allora scoprì si chiamasse Lucas. Mi era sfuggito di chiedergli prima. Ovviamente non raccontò tutto, per filo e per segno come aveva fatto con me, ma comunque il riassunto che fece era ottimo per far capire cosa fosse successo. Adesso tutti e tre sapevamo di loro. Sarebbe toccato a noi raccontargli la nostra storia, anche se a confronto della loro la nostra era una stupidaggine. In fondo, noi l’affetto dei genitori l’avevamo avuto, l’unica cosa che ci era mancata era la loro presenza. Per quel giorno, però, era meglio fermarsi lì. Basta storie tristi, avremmo parlato di noi, in un altro momento. Andammo a cambiarci, prima che Renèe tornasse e ci vedesse in pigiama. Non pensavo che avrebbe creduto che non avessimo fatto niente. Quando ci cambiammo tornammo giù e si mettemmo a giocare alla play station, ridendo e scherzando come sempre. Scoprimmo anche, che finalmente, Emmett e Rosalie, avevano messo fine a quella promessa fatta dal quel pazzo di mio fratello e finalmente avevano fatto le cose per bene. Ciò che disse Emmett e che Rosalie condivise con lui ci colpì tutti. “Per la prima volta in vent’anni ho fatto l’amore e non sesso”. Ero contento per loro, così come lo erano gli altri. Quando Renèe tornò, si meravigliò di trovarci lì. In effetti era mancata per una settimana e mezzo, e l’ultima volta che ci aveva visti era stata alla cena in cui sembrava che tutti e sei ci odiassimo, invece, adesso ci trovava a ridere e scherzare tutti insieme. Le ragazze si giustificarono dicendo solamente: “Le cose cambiano” e poi tornarono a giocare con noi. Renèe, comunque, si mostrò contenta che fossimo diventati amici, del resto era quello che sperava considerato il fatto che lei e Charlie erano molto amici di mamma e papà. Restammo tutto il pomeriggio a casa a giocare, poi noi ragazzi tornammo a casa a prepararci, mentre le ragazze fecero altrettanto, visto che poco dopo dovevamo uscire. Due ore dopo tornammo a casa Swan e cosa strana li trovammo pronte. Uscimmo e andammo in un pub a mangiare, poi decidemmo di andare in discoteca. La serata fu divertentissima, a parte un pugno che avevo sganciato a un ragazzo che si era permesso di toccare Bella, nonostante lei lo avesse rifiutato. Si era trovato con il naso rotto, ma a parte quel piccolo dettaglio, la serata era stata grandiosa. Ci divertimmo da morire. E Alice si era dimostrata la solita pazza di sempre. Adoravo quel folletto e adoravo il fatto che mio fratello se ne fosse innamorato. Verso le sei mezzo di mattina decidemmo di tornare a casa. Accompagnammo le ragazze e poi tornammo a casa. Trovammo mamma che stava uscendo di casa per andare non so dove. Come faceva ad uscire alle sei e mezzo di mattina? Quello era l’orario di entrata, non di uscita. Ci domandò dove fossimo stati e ci ricordò che quella casa non era un albergo. Non appena gli dicemmo che eravamo stati con le ragazze fece un sorriso a trentadue denti e disse che era felicissima, poi se ne andò. Lei e papà adoravano quelle tre. Spesso si erano fermate a casa da noi e mamma e papà li trattavano come figlie e anche loro tre sembravano adorare mamma e papà. Erano felicissimi del fatto che Emmett e Rosalie si fossero messi insieme, ed erano sicuri che anche io e Jasper avremmo fatto breccia nel cuore di Alice e Bella. Su Alice e Jasper non avevo nessun dubbio, ma su Bella e me, iniziavo ad averne parecchi. Forse, in questo momento, Bella aveva solo bisogno di un buon amico e non di un ragazzo, ma io non sapevo fino a quando sarei riuscito a resistere tenendo nascosti i miei sentimenti. Andai nella mia stanza, mi feci una doccia, mi misi il pigiama e poi mi misi sotto le coperte. Ripensai a quello che Bella mi aveva detto quella mattina. E se Bella avesse ragione? Se quel ragazzo era davvero Lucas? Ma cosa poteva essere venuto a fare a Phoenix? All’improvviso uno strano pensiero mi frullò in testa. E se fosse venuto per Bella? Se dopo la partenza di lei si fosse reso conto che la voleva? Se fosse venuto per riprendersela? No, non poteva essere vero. Quello era un incubo, stavo solo delirando, non c’era altra spiegazione. Se in quattro anni non aveva mostrato interesse per lei, perché doveva farlo adesso? Adesso che io ero entrato nella sua vita? No, quello che stavo pensando era impossibile. Ero io che ero diventato troppo paranoico. E comunque, qualunque cosa fosse successo, non importava perché Bella era mia e nessuno me l’avrebbe portata via. Con questo pensiero mi lasciai cullare dalle braccia di Morfeo.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- SweetCherry: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Ecco questo capitolo con quello che pensa Edward.

 

-  gamolina: Beh diciamo che manca ancora qualche capitolo all’arrivo di Lucas, ma non ti sei sbagliata sul fatto che Edward soffrirà.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta di essere riuscita nel mio intento e di far capire quello che volevo.

 

- ross_ana: Si, Alice e Jasper hanno fatto un passo avanti. Quanto a Edward e Bella dovremmo aspettare parecchio.

 

- serve: Hai indovinato, da adesso anche Edward soffrirà, ma ancora ci vuole un po’. Diciamo che non è detto che quello che ha visto Bella sia la realtà dei fatti, magari come ha detto lei è stato solo frutto della sua immaginazione, o forse dovuto al fatto che aveva bevuto un po’.

 

- angel94: Si, c’è sempre qualcuno che rovina tutto. Comunque non ti anticipo se era Lucas o meno, ma ti dico che per qualche altro capitolo lui non ci sarà.

 

- eMiLyBlOoD: Beh essere troppo simili a volte non aiuta ed è normale che si finisce per litigare o per non andare sempre d’accordo. Comunque io ho voluto descriverli così uniti sia le ragazze che i ragazzi perché c’è li vedo benissimo così e poi credo che il legame tra sorelle, o tra fratelli sia qualcosa di unico, soprattutto se a separarti sono solo pochissimi anni di differenza. Anche quest’altra frase è bellissima e me la sono scritta, magari chissà la proporrò in una delle mie storie, sempre se per te non è un problema, ovviamente precisando che è opera tua.

 

- G_i_s_y: Anch’io amo Edward Cullen. Mi sa che sono in tanti ad amarlo. Alla tua domanda ti rispondo dicendo solo: “A volte l’apparenza inganna”. Credo che hai già capito.

 

- moni: Si, diciamo che manca solo Bella, ma per lei dobbiamo ancora aspettare parecchio. Soffierà molto più di quello che hai visto.

 

- _els_: Sono contentissima che la mia storia ti piaccia. E’ bello sapere che quello che scrivo piace, anche perché ci metto tutta me stessa.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 28
*** Un sogno che si avvera ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 28

UN SOGNO CHE SI AVVERA

 

POV ALICE

Era passata già un settimana da quando avevo raccontato la mia infanzia a Jasper, da quando gli avevo confidato tutto ciò che mi turbava. Con le sue poche parole e con i suoi gesti era riuscito a consolarmi e a non farmi cadere nel baratro senza fine che mi risucchiava dentro tutte le volte che pensavo al passato. Anche Rosalie aveva raccontato tutto a Emmett e, cosa davvero insolita, anche Bella aveva parlato con Edward. Non credevo l’avrebbe fatto, non ancora almeno, invece, era successo. Edward aveva un’ascendente fortissimo su Bella ed ero felice di questo, perché lui sembrava interessato a lei, anche se Bella non se ne rendeva conto. Io e Rosalie avevamo preferito non dirgli nulla, non volevamo essere noi ad aprirgli gli occhi perché non eravamo sicure di come Bella potesse reagire, non eravamo del tutto certe che lei fosse pronta per stare con qualcuno, anche se ne aveva dannatamente bisogno. Io, invece, ero completamente e inesorabilmente innamorata di Jasper, ormai, avevo anche smesso di negarlo a me stessa. Quel ragazzo mi aveva letteralmente stregato e tutte le attenzioni che mi rivolgeva mi facevano sentire bene con me stessa, mi rendevano felice. Non ne ero sicura, ma credevo cha i miei sentimenti verso di lui erano ricambiati e questo non facevano altro che dirmelo anche le mie sorelle e i miei nuovi fratelli acquisiti: Emmett e Edward. Gli volevo un gran bene. Avevo legato con loro molto, e sapevo che quello che mi teneva legati a loro era qualcosa di completamente differente rispetto a quello che mi legava a Jasper. Lo amavo davvero, provavo per lui quello che non avevo mai provato per nessuno. Eravamo così diversi, lui calmo e tranquillo, io un’inguaribile pazza euforica, ma in fondo eravamo più simili di quello che credevamo e, poi, com’è che si dice? Gli opposti si attraggono.  Non potevano esserci parole più azzeccate. Andai in salotto e trovai Rosalie che parlava al cellulare, non appena mi vidi, chiuse subito la telefonata.

- Con chi parlavi? – gli chiesi.

- Con Emmett. Sta passando a prendermi. Deve andare a comprarsi un paio di scarpe così ne approfitto per comprare qualcosa anch’io – mi disse lei.

- E lui lo sa il tuo programmino? – gli chiesi.

- No, diciamo che questo dettaglio ho evitato di dirglielo – mi disse lei ridendo.

- Povero fratellone. Qualche giorno quei tre ci uccidono – dissi io ridendo pensando a quello che gli facciamo vedere ogni volta che ci accompagnano a fare shopping.

- L’ha voluta la bicicletta? E ora pedala – mi disse Rosalie scoppiando subito dopo a ridere.

- Sante parole – dissi ridendo anch’io.

- Ragazze noi usciamo, ci vediamo stasera – ci disse Bella entrando nel salone con Edward.

- Non è ancora venuto Emmett? – chiese Edward.

- No, perché? – gli chiese Rosalie.

- Ma perché un fratello deficiente doveva capitare a me? – disse Edward prendendo il telefono.

Scrisse un messaggio e poi lo riposò nella tasca.

- Mi sto perdendo qualcosa? – disse Rosalie.

- No, tutto apposto. Solo che è in ritardo – gli disse lui.

- E va beh, che sarà qualche minuto di ritardo – gli dissi io.

- Ricordati che lo stai dicendo. Quando qualche volta Jasper arriverà in ritardo ricordati di queste parole – mi disse Edward ridendo.

- Non occorre che me ne ricorderò perché Jasper non verrà mai in ritardo considerando che tu non gli dirai mai quello che ho appena detto – gli dissi io.

- Certo che non lo farà – intervenne Bella.

- Brava la mia sorellina. Mettilo in riga – gli dissi io.

- Non lo farà perché lo farò io – mi disse lei ridendo e prima che potessi rispondergli tirò Edward per un braccio portandolo fuori.

E poi sarei io il folletto malefico?

- Mi sembra più tranquilla – mi disse Rosalie riferendosi a Bella.

- Lo credo anch’io. Tutto merito di Edward credo – gli dissi io.

Era passata quasi una settimana da quando Bella aveva giurato di aver visto Lucas qui a Phoenix, ma non era più successo, quindi di sicuro si era sbagliata, forse, era stato tutto frutto della sua fantasia.

- Edward credo sia l’unico in grado di aiutarla. Quando sta con lui, Bella è più tranquilla, è sorridente, sembra felice – mi disse lei.

- Condivido con te. Edward è la sua medicina. Non so quale angelo del cielo l’abbia mandato, ma sono felice che sia successo. Un po’ di felicità se la merita – gli dissi.

- Io la mia di felicità l’ho avuta, tu manca pochissimo e spero che anche per lei vada tutto bene – mi disse lei.

Non serviva nemmeno che controbattessi su quanto aveva detto, anche perché, ormai, mi ero convinta anch’io che con Jasper era tutta questione di tempo.

- A lui, lei piace e pure parecchio, ma a lei non riesco a capirla. A volte sembra piacergli, a volte sembra considerarlo solo un amico. Il problema è che non riesce a lasciarsi andare, se lo farebbe si renderebbe conto di cosa è per lei Edward. Diciamocelo chiaramente, quei due tutto sembrano tranne che amici – gli dissi io.

- Quei due chi? – disse una voce alle nostre spalle che riconobbi essere quella di Emmett.

- Edward e Bella – gli disse Rosalie.

- Condivido con voi. Se Bella aprisse gli occhi non sarebbe male come cosa – ci disse lui avvicinandosi a me e dandomi un bacio sulla guancia per poi andare verso Rosalie e baciarla come solo loro due sapevano fare.

- Magari con il tempo se ne renderà conto – disse Rose dopo essersi staccata dalle sue labbra.

- Speriamo – dissi io.

- Speriamo si. Comunque andiamo amore? – disse Emmett a Rosalie.

- Si, certo – gli disse lei alzandosi.

- Ciao folletto pestifero – mi disse Emmett.

- Non era folletto malefico? – gli chiesi stando allo scherzo.

- Ogni tanto mi piace cambiare – mi disse lui.

- Ah certo. Hai ragione. Andate va – gli dissi mentre io mi sedetti sul divano e accesi la tv iniziando a fare zapping con il telecomando.

Sembrava non esserci nulla di interessante, o forse, la verità era che in quel momento sarei voluta essere in compagnia di Jasper, ma quel giorno sembrava avere doppi allenamenti di nuoto. Eppure non riuscivo a capire il perché. Non c’era nessuna gara in previsione e di solito i doppi allenamenti li faceva solo in quell’occasione. Boh! Mi sdraia sul divano e iniziai a pensare a tutti i momenti che avevo passato con lui. Ero tanti, anche se aveva da solo un mese che avevamo fatto amicizia, ma in quel mese non ci eravamo mai staccati. Tutti e sei eravamo praticamente inseparabili. Mi addormentai sul divano pensando a lui. Mi svegliai tempo dopo sentendo il mio cellulare vibrare. Lo presi e vidi che c’era un messaggio non letto. Era di Jasper. Lo lessi:“Esci fuori. Ti aspetto”. Cosa poteva volere e poi, perché non era entrato lui? Guardai l’orario. Erano le cinque e mezza di pomeriggio, a quest’ora doveva essere ancora agli allenamenti. Mi alzai e corsi in terrazza a vedere cosa volesse. Mi affacciai alla ringhiera e ciò che vidi mi lasciò completamente basita. Stavo sognando o era realtà? Non sapevo cosa fare. Lui alzò la testa verso la terrazza e mi sorrise.

- Allora che fai principessa? Scendi o no? – mi chiese lui ancora sorridendomi.

- E’ un sogno o realtà? – gli chiesi ignorando la sua domanda.

- E’ un sogno che diventa realtà – mi disse lui sorridendomi.

Non poteva trovare frase più azzeccata. Non gli risposi neanche, entrai di nuovo dentro e corsi fuori, dove c’era il mio principe che mi attendeva. Jasper era un pazzo, un folle. Si era presentato a casa mia sopra un cavallo nero, quello che avevo sempre sognato. Quel sogno che facevo sempre, ma che sapevo non si sarebbe avverato mai, invece mi sbagliavo. Corsi fuori e vidi Jasper scendere da cavallo e avvicinarsi a me. Io gli saltai letteralmente addosso. Lui mi afferrò e mi sollevò da terra. Mi aggrappai con i piedi ai suoi fianchi e finalmente lo bacia. Non potevo crederci. Mi sembrava tutto così irreale, eppure era tutto vero. Quel bacio fu come il primo di tutta la mia vita perché era il primo bacio che avevo davo per amore, un amor puro e incondizionato. Lo amavo, lo amavo sopra ogni cosa. Era diventato il centro di tutta la mia vita, l’unica persona per cui valesse la mena aprire il mio cuore e donarglielo. Dopo il gesto che aveva fatto sapevo che non ne avrebbe fatto cattivo uso, sapevo che avrebbe conservato il mio cuore e lo avrebbe trattato con massima cura. Il bacio divenne sempre più passionale e le nostre lingue continuavano a giocare tra loro come in una danza, le nostre labbra combaciavano perfettamente, come se fossero state create per appartenersi. Dopo minuti interminabili ci staccammo, ma io rimasi sempre in braccio a lui e ci guardammo perdendomi in quel verde dei suoi occhi.

- Il principe è venuto a salvare la principessa. Credi che io ne sia in grado? – mi disse lui dolcemente.

- Credo che non esisti un principe più adatto di te per me – gli dissi sincera.

- Questo significa che da oggi sei la mia principessa? – mi chiese lui.

- Questo significa che io sono la tua principessa dalla prima volta che ci siamo incontrati – dissi io.

- Ne sei davvero sicura? – mi disse lui sorridendomi.

- Ok, proprio da quando ci siamo conosciuti no, ma da quando c’è stata quella cena si – gli dissi.

- Quella cena mi ha cambiato la vita – mi disse lui.

- Anche a me – gli dissi tornando a baciarlo.

Non avevo mai desiderato così tanto delle labbra in vita mia, ma la cosa che più mi attirava non erano le sue labbra, ma l’effetto che esse facevano su di me. Baciandolo riuscivo a sentire la pelle d’oca, sentivo mille farfalle nello stomaco, sentivo come se nel mondo non esistessimo che io e lui solamente. Dopo non so quanto ci staccammo.

- Da quando ti conosco, sei diventata il centro del mio Universo – mi disse.

- E tu del mio – gli dissi.

- Vieni con me – mi disse lui facendomi scendere da addosso a lui.

Io lo seguì e una volta arrivati vicino al cavallo mi fece salire e poi salì pure lui. Quel cavallo era bellissimo, era nero con il pelo lucente. Era il cavallo più bello che avessi mai visto, ma più bello di lui c’era il mio principe. Iniziò a cavalcare, uscendo da casa mia e portandomi sulla spiaggia, che non distava molto dalla mia villa. Il mare stranamente era calmo e passeggiammo in groppa al cavallo in riva alla spiaggia. Dopo un po’ ci fermammo e, scesi da cavallo, ci sedemmo sulla spiaggia. Io appoggiai la mia testa al suo petto e restammo per un po’ lì, fermi, senza dire una parola. Poi, lui prese a parlare.

- Non credevo che avrei mai provato qualcosa del genere per qualcuno – mi disse lui.

- Non credevamo tante cose, ma sbagliavamo e sai una cosa? E’ stato più bello così. Non credevo avrei mai dato il mio cuore a qualcuno, invece, è successo ed è successo in un momento in cui non me lo aspettavo. Sei entrato nella mia vita all’improvviso e l’hai scombussolata e ne sono felice – gli dissi.

- Lo sono anch’io. Sono la persona più felice che esista – mi disse lui.

- Io ti faccio concorrenza – gli dissi.

Lui non mi rispose, ma con un dito iniziò a disegnare qualcosa sulla spiaggia. Quando terminò osservai ciò che aveva fatto e notai un che cuore gigante si trovava ai nostri piedi. Gli sorrisi, era un gesto carinissimo. Qualche minuto dopo arrivò un’onda più forte delle altre, che toccò il cuore e ne cancellò una parte.

- Anche noi faremo la sua fine? – chiesi a Jasper riferendomi al cuore che da una parte era stato cancellato, sperando che lui riuscisse a rassicurarmi che la nostra storia sarebbe durata per sempre.

- Non ti seguo – mi disse lui che non aveva capito dove volessi arrivare.

- Credi che il nostro amore sia come un cuore disegnato sulla sabbia? Un cuore a cui basterebbe un’onda un po’ più forte per essere cancellato e per non lasciare alcuna traccia sulla spiaggia? – gli chiesi.

Lui mi sorrise, ma non mi rispose, poi si alzò e andò a prendere qualcosa dalla spiaggia. Quando tornò aveva dei sassi in mano e iniziò a formare un cuore con i sassi.

- Anche i sassi possono essere portati via dall’acqua – gli dissi io.

- Si, ma resteranno comunque in mare, non potranno mai scomparire. Il nostro amore non verrà distrutto da niente e da nessuno. E’ una promessa – mi disse lui baciandomi dolcemente.

Quanto era dolce il mio amore. Come avevo fatto a credere per diciotto anni che l’amore non esistesse? Che l’amore era solo un sentimento presente in libri e film? L’amore esisteva anche nella realtà e quello reale era il migliore.

- Hai ragione – gli dissi.

- Ti amo – mi disse lui.

Non potevo credere alle mie orecchie. Quante volte avevo sognato che queste due paroline uscissero dalla sua bocca? Tante, troppe volte e adesso era successo davvero. Lui mi amava, amava me. Adesso era ufficiale, al mondo non poteva esistere una persona felice come me in quel momento.

- Ti amo anch’io – gli dissi baciandolo.

Era la prima volta che dicevo quelle parole, ma con lui non mi sarei mai stancata di pronunciarle, perché erano reali, erano vere e soprattutto erano state pronunciate dal mio cuore. Ci sdraiammo sulla spiaggia appoggiando la testa sul cuore di sassi che Jasper aveva fatto poco prima e lui mi strinse tra le sue braccia. Restammo lì non so per quanto tempo, so solo che ad un certo punto entrambi ci addormentammo tra le braccia dell’altro. Quando mi svegliai era già il tramonto e mi accorsi che Jasper era sveglio accanto a me che stava facendo qualcosa con la sabbia, forse, stava scrivendo qualcosa.

- Quanto ho dormito? – gli chiesi.

- Cinque minuti in più di me – mi rispose.

- Come abbiamo fatto ad addormentarci? – gli domandai.

- Sarà stata la magia del posto – mi disse lui, in effetti tutta quella situazione era davvero romantica.

- Lo sai che non ti facevo così romantico – gli dissi.

- Ci sono tante cose di me che ancora devi scoprire – mi disse dandomi un bacio a fior di labbra.

- Qualcosa mi dice che sarà un vero piacere – gli dissi.

- Ne sono convinto – mi disse lui.

- Cosa stavi facendo prima che mi svegliassi? – gli dissi riferendomi al fatto che non appena sveglia mi era sembrato di vederlo scrivere qualcosa con la sabbia.

- Questo – mi disse lui indicandomi una scritta che fino ad allora era rimasta nascosta dal suo corpo.

Quando la vidi gli occhi mi si riempirono di lacrime, mi sembrava tutto un sogno e, invece, era tutto realtà. Lì, stesa nell’immensa spiaggia c’era una scritta, una bellissima scritta, così grande da farmi sembrare una nullità, una scritta piena d’amore: “Ti amo sopra ogni cosa”. La gioia che provavo in quel momento era alle stelle, dentro di me c’era una Alice in miniatura con un cappellino da festa e una trombetta che suonava per la felicità. Ok, stavo davvero delirando. Mi buttai su Jasper e lo riempì di baci. Lo amavo più di ogni altra cosa al mondo.

- Anch’io ti amo sopra ogni cosa – gli dissi tra un bacio e l’altro.

Restammo lì a ridere, scherzare e baciarci per un po’, poi decidemmo di tornare a casa, visto che si era fatto un po’ tardi. Salimmo di nuovo in sella al cavallo e mi riaccompagnò a casa per poi andarsene. Il cavallo doveva tornare al maneggio e il mio principe al suo castello. Quando rientrai a casa saltellavo dalla gioia e vidi Rosalie, Bella e Edward in salotto a parlare. Non appena mi videro mi sorrisero.

- Sapevate tutto voi, non è vero? – gli chiesi.

- Ovviamente – mi risposero tutti all’unisono.

- Potevate dirmelo – gli dissi.

- Se te lo dicevamo che sorpresa era? – mi disse Edward.

- Il tuo ragionamento non fa una piega – gli dissi.

- Il tuo sogno da bambina finalmente si è realizzato. Te lo dicevo io che eri pessimista. Lui è quello giusto – mi disse Bella.

- Lo so, che è quello giusto ed è l’unico per me – gli dissi.

- E come previsto anche la seconda sorella Swan e il secondo fratello Cullen si sono accasati. Vediamo quando si decidono gli altri – disse Rosalie riferendosi a Edward e Bella.

- Anche noi ci siamo accasati. Diglielo Edward – disse Bella.

- Si vero, confermo – disse Edward.

- Anzi, noi siamo passati ad uno stadio successivo – disse Bella.

- E sarebbe? – gli chiese Rose.

- Abbiamo anche procreato. Risultato? Un bel bambino che ci tiene svegli la notte – disse Edward.

- Che stupidi che siete – gli dissi io lanciandogli un cuscino che Edward prontamente prese prima che gli arrivasse alla faccia.

- Dov’è andato adesso il principe? – mi disse Edward ridendo.

- A posare il suo cavallo – gli dissi io reggendogli il gioco.

- Più che altro il cavallo del maneggio – continuò lui.

- Ma com’è che devi sempre rovinare tutto – gli disse Bella dandogli una cucinata in piena faccia.

Lui prontamente si mise sopra di lei e iniziò a fargli il solletico. Bella rideva come una pazza e cercava di dimenarsi, ma era tutto inutile. Provava a chiedere l’aiuto di me e Rosalie, ma non l’avremmo aiutata, anche perché se ci avessimo provato saremmo finite sotto tortura anche noi come tutte le volte in cui ci avevamo provato.

- Te la sei cercata – gli disse Rose ridendo seguita da me.

Dopo aver imprecato su di noi dicendo che gliel’avremmo pagata iniziò a implorare Edward di smetterla, ma lui non ne aveva nessuna intenzione. Si stava divertendo troppo. Quei due erano sempre i soliti. Chissà se Bella prima o poi avrebbe aperto gli occhi, ma soprattutto il cuore e si sarebbe lasciata andare. Lo sperai con tutta me stessa. Edward era la cosa più bella che gli era capitata nei suoi diciannove anni.

- Il mio fratellone dov’è? – chiesi a Rose riferendomi a Emmett e lasciando perdere quei due che ancora erano nel divano a torturarsi.

- E’ andato a prendere Jasper – mi rispose.

- Ma se Jasper era con me – gli chiesi.

- Brava, hai scoperto l’acqua calda – mi disse battendo le mani per sfottermi – è andato a prenderlo dal maneggio visto che doveva posare il cavallo – concluse lei.

- E va beh, non avevo capito e poi pensavo avesse lasciato la sua macchina al maneggio – gli dissi io.

- No, ha chiamato Edward per andarlo a prendere, ma il signorino era troppo occupato a fare guerra con Bella, quindi c’è dovuto andare Emmett – disse lei ridendo vedendo che quei due continuavano la loro lotta di solletico senza curarsi che ci fossimo anche noi.

- Chissà perché c’era da immaginarselo – dissi io.

Edward non perdeva occasione di stare con Bella, era come se lei fosse diventata la sua droga. Bella ti prego apri gli occhi, hai un angelo davanti e non te ne rendi conto. Restammo in salotto ancora un po’, mentre quei due continuavano a fare i bambini, soprattutto Bella che rideva e urlava come una pazza pregando Edward di smetterla.

- Cosa sono tutte queste urla? – chiese papà comparendo in salotto e irrigidendosi vedendo Edward sopra di Bella, del resto dalla sua posizione, quella scena poteva essere fraintesa.

Edward quando sentì la voce di papà si fermò di scattò e si alzò da sopra di Bella sedendosi sul divano. Non sapeva cosa dire, considerando che papà non era molto accondiscendente verso queste cose, soprattutto quando si trattava di Bella. Fossimo state io o Rose, si sarebbe seccato, ma non come per Bella. Per lui era una cosa involontaria, non poteva farci nulla, aveva visto Bella soffrire troppo e adesso aveva paura quando un ragazzo si avvicinava. Nonostante questo aveva preso bene il fatto che i Cullen fossero diventati nostri amici, e la sua gelosia nei loro confronti non si era mai mostrata. Sapeva che Rose e Emmett stavano insieme ed era contento, così come lo era per me e Jasper, considerato che anche lui credeva che presto Ci saremmo messi insieme, e non si era sbagliato. Non era geloso nemmeno dell’amicizia che io e Rose avevamo con i ragazzi e delle confidenze che loro aveva nei nostri riguardi, ma con Bella era tutta un’altra storia. Emmett non poteva scherzare con le, non poteva chiamarla con tutti i nomignoli che gli aveva affibbiato, non poteva prenderla in braccio, caricarsela a sacco di patate come era solito fare se c’era papà davanti. Per Jasper era lo stesso, lui non ci poteva scherzare, non si poteva avvicinare, non poteva giocare con lei se papà era presente, per non parlare di Edward. Edward era il suo peggior incubo quando stava con Bella. Lui con noi poteva scherzare, ma con Bella era un’altra cosa. Non poteva giocarci, stargli vicino, scherzarci senza che lui storcesse la bocca. Papà adorava tutti e tre, ma quando si avvicinavano o scherzavano troppo con Bella, allora iniziava a lanciargli sguardi di fuoco. Era iperprotettivo nei suoi confronti, per lui Bella era off-limits. Ogni volta che gli chiedevamo di smetterla e di essere un po’ meno esasperante nei suoi confronti ci diceva “Ho visto Bella soffrire, non voglio che succeda ancora. Anche se non vuole darlo a vedere non è ancora pronta per aprirsi di nuovo con qualcuno”. A quel punto nessuno doveva controbattergli, altrimenti erano cazzi amari. Una cosa era certa, Bella non avrebbe sopportato a lungo il suo comportamento. Fino ad allora, quello, non era stato un problema per lei, considerando che non frequentava ragazzi e soprattutto considerando che non aveva mai voluto amici maschi, ma da quando c’erano i Cullen era tutto diverso. Per lei Emmett e Jasper erano come due fratelli e gli piaceva parlare, scherzare e giocare con loro. E Edward, beh con lui aveva un rapporto tutto suo, un rapporto a cui non poteva e non voleva rinunciare. Papà stava solo minando alla sua pazienza e dallo sguardo di Bella in quel momento qualcosa mi diceva che quella pazienza era giunta al limite. Fino ad ora si era limitata a trattenersi davanti a papà, ma non poteva farlo in eterno.

- Stavamo solo giocando – disse Bella a papà ricomponendosi anche lei e sedendosi sul divano a fianco a Edward.

- Non mi sembrava – gli disse papà.

- Gli stavo solo facendo il solletico – lo informò Edward.

- Ed era obbligatorio che lo facessi? – gli chiese mio padre con sguardo ancora furioso.

- E perché non doveva farlo? – gli disse Bella.

- Perché no – gli disse papà semplicemente.

- Ma non stava facendo niente di male – gli dissi io.

- Stavano solo giocando – continuò Rosalie.

- Voi non intromettetevi – ci rimproverò papà.

- E perché non dovrebbero farlo? Stanno solo dicendo la verità – gli disse Bella iniziando ad urlare.

La sua pazienza si era andata a fare benedire e del resto non aveva tutti i torti, visto che quel comportamento di papà era fuori luogo. E poi aveva da un mese e mezzo che diceva sempre le stesse cose, non se ne poteva più. Guardai Bella e notai che aveva assunto l’espressione tipica di quando stava per fare una sfuriata. Guardai Rosalie e Edward e anche loro l’avevano notato.

- Lasciamo perdere. Scusami Charlie, vedrai che non si ripeterà più. Adesso è meglio che vada – disse Edward alzandosi dal divano.

Aveva detto quelle cose per cercare di sistemare la situazione e risolverla in modo pacifico, ma questo peggiorò solo le cose.

- Tu non vai da nessuna parte e non fare promesse che non puoi mantenere. Stavamo solo giocando, non c’era nulla di male – disse Bella urlando e fermando Edward per un braccio costringendosi a risedersi.

- Non alzare la voce – la rimproverò papà.

- Infatti non lo farò perché me ne vado e lui viene con me – disse Bella alzandosi dal divano e tirando Edward per un braccio.

- Dove credi di andare? – gli chiese papà.

- Da qualche parte dove non ci sei tu e mi posso comportare come voglio con i miei amici – gli disse Bella arrabbiata.

- Non capisci che lo faccio per il tuo bene. Non voglio vederti soffrire ancora – gli disse papà.

- Per il mio bene? Sei davvero sicuro di sapere quale sia il mio bene? No, non lo sai, perché se lo sapessi non ti comporteresti così – gli disse Bella.

- Adesso non capisco perché stai reagendo così. Non vedo il motivo per cui ti devi arrabbiare – gli disse papà.

- Non puoi pretendere che io stia zitta mentre tu dici ai miei amici come si devono comportare con me. Perché non provi ad accettare il fatto che a me sta bene così? – gli disse mia sorella.

- Senti Bella, non ho voglia di litigare – gli disse papà.

- Bene allora se non vuoi farlo ti consiglio di smetterla con questo comportamento. Se vuoi che andiamo d’accordo devi accettare anche Edward. Se prendi me, prendi anche lui. Non ho intenzione di rinunciare a lui solo per fare un piacere a te. E la stessa cosa vale per Emmett e Jasper. Adesso se non ti dispiace noi andremo – gli disse Bella per poi tirare Edward per un braccio e uscire dalla stanza senza dare il tempo a papà di rispondergli.

Io e Rosalie ci guardammo e ci venne da ridere, mentre papà ci guardava sconvolto.

- Cosa avete da ridere? – ci chiese.

- Direi che te la sei meritata – disse Rosalie riferendosi alla sfuriata di Bella.

- Posso capire cos’è successo per farla reagire in quel modo? Fino a un mese fa odiava i ragazzi e adesso reagisce in quel modo per difenderne tre? – ci chiese papà.

- Le cose cambiano e poi quei tre non sono come tutti i ragazzi. Fossi in te cambierei atteggiamento con lei, almeno per quanto riguarda loro tre – gli dissi io.

- Non cambio un bel niente. Io lo faccio per lei – disse lui sparendo dalla stanza.

Peggio per lui, vuol dire che voleva un’altra bella strigliata da Bella.

- Siamo sicuri che Edward per lei è solo un amico? – ci chiese papà affacciando la testa nel salone.

- Non te ne eri andato? – gli chiesi.

- Non avete risposto alla mia domanda – ci disse.

- Un pacchettino di fatti tuoi no? – gli disse Rosalie.

- Che figlie ingrate – disse lui andandosene sapendo che non avrebbe cavato un ragno da un buco con noi.

Di certo non avremmo detto a lui cosa era Edward per Bella, anche perché, in realtà, non lo sapevamo nemmeno noi.

- Noi saremmo le figlie ingrate? Di cosa dovremmo essergli grate? – disse Rosalie parlando più a se stessa che a me.

- Lasciamo perdere, Rose. Non svegliamo cani che dormono – gli dissi io non volendo ripensare al passato.

Restammo in salotto ancora per un po’, poi mi squillò il cellulare. Era un messaggio di Bella. Lo lessi:“Sono a casa dai ragazzi, mangiamo qui” . Subito gli risposi: “Ok, datemi il tempo di cambiarmi”. Avvisai Rosalie che avremmo mangiato lì e quando stavo per salire su ricevetti il messaggio di risposta di Bella: “Dubito che i ragazzi vi verranno a prendere. Hanno appena fatto una scommessa a chi vince una gara di macchina, alla play naturalmente, quindi non credo che qualcuno si alzerà dal divano per venire. O prendete la vostra macchina o vengo io a prendervi con una dei ragazzi”. Dannata play station e dannate scommesse. Qualche giorno gliel’avrei disintegrata. Scrissi la risposta:”Allora vieni tu. Le macchine sono tutte in garage. Mi scoccio a uscirle”. Andai di sopra e mi feci una doccia. Poi controllai se Bella avesse risposto e notai che lo aveva fatto: “Non è che ti scocci pure a vivere? Che palle, devi fare uscire me, quando hai tre macchine a disposizione. Un giorno mi dovrai fare un statua, e ricordati che la voglio di platino”. Non potei fare a meno di ridere, poi mi misi un jeans, un felpa e le converse e scesi giù. Rosalie era ancora in salotto che guardava la tv e anch’io mi misi sul divano.

- Signorine, vostra sorella è fuori che vi aspetta – ci disse la domestica entrando nel salone poco dopo.

Rosalie spense la tv e uscì fuori seguita da me. Bella era in macchina che ci aspettava. Salimmo entrambi e poi sfrecciò via in direzione Cullen.

- Esme e Carlisle non ci sono, quindi mangiamo a casa loro – ci disse Bella.

- Ok. Posso sapere cosa hanno scommesso? – gli chiesi riferendomi ai ragazzi.

- Se vince Edward gli devono comprare un moto, se vince Emmett una jeep e se vince Jasper il nuovo i-phone – ci disse Bella.

- Ci vanno giù pesanti – disse Rosalie.

- Senti da che pulpito viene la predica – gli dissi io mentre tutte sorridemmo.

- Ti sei calmata un po’? – chiese Rosalie a Bella.

- Si certo. Ti ricordo che ho il tranquillante personale sempre al mio fianco – disse riferendosi a Edward.

- Mi sa che non è solo un tranquillante personale – gli dissi io, mentre Rose annuì.

- Lasciamo perdere. Siamo arrivati – disse Bella posteggiando in giardino la macchina di Emmett.

Entrammo dentro e li trovammo tutti e tre intenti a giocare alla play station. I ragazzi e la play station non vanno bene insieme e quei tre erano drogati di play station, non andava bene. Io e Rosalie cercammo di distrarre Emmett e Jasper iniziando a dargli baci sul collo, ma non servì a nulla. Ah si? Adesso se ne sarebbero pentiti.

- Vado a prendermi un bicchiere d’acqua – dissi mentendo mentre mi alzavo dal divano per dirigermi in cucina.

Ovviamente, quella non era la mia direzione. Puntavo alla televisione. Passai lì davanti facendo finta che andassi in cucina, ma non appena fui davanti alla televisione premetti il pulsante “off” e la loro partita terminò in un baleno. Sapevo che avrebbero reagito male, ma non fino a quel punto. Dopo diecimila imprecazioni da parte di tutti e tre divenni un sacco di patate, passata praticamente da una spalla all’altra di ognuno come se fossi una bambola e poi mi ritrovai dentro la piscina di casa Cullen. Dire che ero imbufalita era dire poco. Cazzo eravamo ai primi di Dicembre, c’era un freddo pazzesco fuori, come dovevo uscire da lì dentro? L’acqua era calda, grazie alla pompa di calore, ma fuori c’era un freddo cane. Me l’avrebbero pagata. Feci un segno con il capo alle ragazze che prontamente capirono e mentre i ragazzi erano distratti si ritrovarono tutti e tre a fare il bagno con me. Ovviamente anche Bella e Rosalie finirono lì dentro, non prima però di essere state rincorse per tutto il giardino da quei tre. Restammo lì dentro per un po’, poi entrammo dentro e andammo a cambiarci, mettendoci i vestiti dei ragazzi. Mangiammo e poi andammo in salotto a guardare la tv. Dopo un paio di ore salimmo in camera e io e Jasper ci dedicammo a effusioni bollenti. Prima solo baci, baci molto passionali, poi ci lasciammo andare alla passione e successe. In quel momento mi venne in mente una frase di Emmett: “Ieri sera per la prima volta ho fatto l’amore e non sesso”. Era la stessa cosa che provavo io in quel momento. Per la prima volta stavo facendo l’amore e quello che provavo in quei momenti era qualcosa di unico e irripetibile. Quelle sensazioni sarebbero state impresse in me per sempre, nessuno le avrebbe mai potute cancellare e di questo dovevo solo ringraziare l’amore della mia vita. Il mio Jasper, il principe che era venuto a salvarmi quando credevo che non fosse più possibile. Lo amavo da morire e fare l’amore con lui era la cosa più bella che potesse succedermi. Facemmo l’amore fino a quando entrambi non giungemmo all’apice del piacere, solo allora ci staccammo e ci abbracciammo addormentandosi beatamente l’una tra le braccia dell’altro.

 

Il bacio di Jasper e Alice quando lei gli salta addosso in giardino:

http://img171.imageshack.us/i/baciojasperalice.jpg/][img=http://img171.imageshack.us/img171/6790/baciojasperalice.th.jpg

 

Il cavallo nero:

http://img12.imageshack.us/i/cavallonero.jpg/][img=http://img12.imageshack.us/img12/1237/cavallonero.th.jpg

 

Il cuore che si cancella con l’onda:

http://img225.imageshack.us/i/cuoresullaspiaggia.jpg/][img=http://img225.imageshack.us/img225/2084/cuoresullaspiaggia.th.jpg

 

Jasper e Alice che dormono sopra il cuore:

http://img41.imageshack.us/i/dormiresullaspiaggia.jpg/][img=http://img41.imageshack.us/img41/7796/dormiresullaspiaggia.th.jpg

 

La scritta di Jasper sulla spiaggia:

http://img11.imageshack.us/i/scrittasullasabbia.gif/][img=http://img11.imageshack.us/img11/3127/scrittasullasabbia.th.gif

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- BlackDeath90: Sono felice di avere un fan in più. Spero che anche i prossimi capitoli continueranno a piacerti.

 

- serve: Non ti anticipo nulla, quindi non ti dico se è lui oppure no, sappi comunque che prima o poi lui dovrà comparire.

 

- SweetCherry: Beh per vedere il capitolo in cui si dichiarano dovrai aspettare un pò. Come ho già detto la loro sarà la storia più sofferta.

 

- twilight4ever: Mi sa che questo Lucas sta antipatico a parecchi, eppure mi serviva per la storia.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Non ti dico se la tua impressione o giusta oppure no, ma sappi che comunque prima o poi arriverà, a prescindere dal fatto se quello che ha visto Bella sia lui o meno.

 

-  ele ele: Sono contenta che la mia storia ti piaccia. Ho preferito impostarla così per dare spazio a tutti e sei i protagonisti e per fare qualcosa di diverso. Spero la continuerai a seguire.

 

- eMiLyBlOoD: Anch’io credo di avere qualcosa in comune con te. Comunque anche quest’altra frase è molto carina, me lo sono appuntate tutte.

 

- _els_: Diciamo che la paura di pubblicare qualcosa c’è sempre, perché si ha sempre paura del giudizio degli altri. Anch’io ho dubitato parecchio prima di decidermi a pubblicare le mie storie, ma alla fine l’ho fatto. Mi sono detta che alla fine nessuno saprà mai come sono fatta, nessuno saprà mai chi sono, quindi non verrò giudicata e se questo avverrà non mi interessa più di tanto, perché nessuna sa chi sono e come sono davvero. Nelle mie storie metto sempre tutta me stessa ed è normale che mi fanno piacere i commenti positivi come quelli che ricevo, sono una grande soddisfazione. Sono sempre stata orgogliosa di ciò che scrivo perché lo faccio con tutta la passione possibile, ma ti assicuro che da quando ho pubblicato le mie storie mi sono ancora più orgogliosa, perché so che c’è gente che le apprezza. Con questo non voglio spingerti a pubblicare la tua storia, ma volevo solo condividere con te quelle che all’inizio erano le mie paure. Non vergognarti di ciò che scrivi, perché è qualcosa che fa parte di te. Spero che continuerai a seguire la ma storia e spero di non deluderti con i prossimi capitoli.

 

- TanyaCullen: Beh non credo sia vero il fatto che non sei brava come me. Io credo piuttosto che tu sia bravissima perché riesci a mettere dentro ogni capitolo tutte le emozioni che senti quando scrivi. A me piace molto la storia, ma soprattutto mi piace il tuo modo di scrivere. Immaginavo di volesse ancora un po’ prima di sapere cosa è successo a Tanya, ma aspetterò con pazienza perché mi piace un casino la tua storia. Grazie dello spoiler, mi ha fatto piacere riceverlo, anche perché finalmente vedremo più Seth, che io adoro. E’ il licantropo che mi piace di più in assoluto, forse perché non si è mai curato troppo della differenza tra licantropi-vampiri. Io lo adoro, è il mio lupacchiotto preferito. Tornando alla mia storia ti dirò che è vero, Lucas poteva farsi i fatti suoi, ma vedrai che il suo intervento anche se porterà sofferenza per Edward e anche per Bella, farà si che finalmente tutti e due capiscano quello che vogliono, soprattutto Bella, perché Edward ha già compreso benissimo ciò che prova. Comunque tranquilla se non sempre puoi commentare, capisco che adesso inizia la scuola e cambieranno tante cose. Credo che con l’inizio della scuola anche i miei aggiornamenti non saranno più giornalieri, anche se spero di trovare un buco ogni giorno. Per fortuna a me ancora non è iniziata. Inizia venerdì, ma sono preoccupatissima già da ora, quest’anno ho esami, quindi immaginati gli impegni, comunque mi fa piacere che nonostante gli impegni trovi sempre spazio per la mia storia.

 

- moni: Si, si nota parecchio che ti sta antipatico, ma non sei la sola a quanto vedo. Beh, la dichiarazione ufficiale di Jasper e Alice è arrivata. Spero di non aver deluso con il capitolo.

 

- ross_ana: Beh sarà dura, ma vedrai che poi sarà felice.

 

- lara27: Si, si. Edward è innamorato perso.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 29
*** Una bella sorpresa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 29

UNA BELLA SORPRESA

 

POV ROSALIE

Era già passato quasi un mese da quando io e Emmett ci eravamo messi insieme, e quello era stato il periodo più bello di tutta la mia vita. Non mi ero mai sentita così completa come adesso, tutto quello che succedeva sembrava assumere un altro colore e di questo dovevo ringraziare solo Emmett, la persona che amavo sopra ogni cosa. Era fantastico con me e ogni giorno mi mi dimostrava tutto l’amore che provava per me. La prima volta che mi disse “ti amo” quasi svenivo. Era bellissimo sentirsi dire quelle due paroline, avevano un qualcosa di magico dentro e sentirseli dire dalle persone che anche tu ami era qualcosa di davvero fantastico. Quando anch’io gli dissi di amarlo, poi, mi sentì finalmente realizzata. Era difficile aprirmi così tanto, ma dopo averlo fatto la prima volta, per le altre era sempre facile. Ormai, c’è lo ripetevamo costantemente quanto ci amassimo. Per fortuna, aveva anche messo fine alla sua promessa ed era successo quello che succede a due persone quando si amano. Avevamo fatto l’amore e questa volta non aveva nulla a che fare con la prima volta. Quel giorno a scuola era solo sesso, anche se lui mi aveva trasmesso delle emozioni mai provate, ma quella sera, in camera mia, avevo toccato davvero il cielo con un dito. Ero completamente pazza di lui. Mi ero aperta totalmente raccontandogli il mio passato e anche lui lo aveva fatto con me, raccontandomi del suo passato e di come da bambino avrebbe voluto tanto avere un mamma e un papà che giocassero con lui e i suoi fratelli o che lo coccolassero. Mi aveva detto che Carlisle ed Esme erano i genitori migliori che dei figli potessero avere, ma in passato erano stato spesso assenti. Viaggi di lavoro sempre frequenti e impegni vari non gli avevano permesso di stare tanto tempo con i figli, però gli avevano sempre dimostrato tutto l’amore possibile. Se una cosa non gli era mancata in passato era, infatti, proprio l’affetto dei suoi genitori, ma la loro presenza si. Potevano contare sempre su di loro, ma spesso preferivano non farlo, perché non era bello parlare con qualcuno che si trovava dall’altro capo del pianeta. Per un lungo periodo i loro mezzi di comunicazioni era solo i telefoni, stavano interi mesi senza vedere i genitori. Quello che avrebbero voluto era solo poter giocare con loro, parlare con loro a quattr’occhi, andare a vedere le partite con il papà o giocare a rincorrersi con la mamma, come facevano tutti i loro compagni di scuola. Ciò che più li feriva era il fatto che venissero invidiati da tutti, solo perché erano belli, ricchi e conosciuti, nessuno si era mai curato di sapere se in realtà fossero felici, per tutti ciò che contava era l’apparire e non l’essere e questo a loro faceva male, così come facevano male le promesse che Carlisle e Esme gli facevano dicendogli che li avrebbero portati in un posto piuttosto che in un altro, o che avrebbero passato una giornata tutti insieme, promesse che, per un motivo o per un altro, non mantenevano mai. Ci avevano sofferto tanto, considerando soprattutto il fatto che tutti e tre erano molto legati ad entrambi i genitori, a differenza nostra che non lo eravamo affatto, o che, forse, stavamo imparando ad esserlo adesso . Avevano creato una maschera verso tutto e tutti per non deludere le aspirazioni di nessuno, tutti credevano che loro fossero felici e questo era quello che loro volevano mostrare al mondo, anche se in realtà non era così. Io e le ragazze conoscemmo la loro storia tutte insieme, poiché tutti e tre decisero che era giusto raccontarcela e lo fecero insieme, al contrario di noi che ne parlammo separatamente. Loro preferirono così, era un modo, secondo loro, per non rinvangare troppo il passato e raccontarlo tutti insieme era un modo anche per riderci su, anche se c’era davvero poco da ridere. Eravamo diventati praticamente inseparabili, e soprattutto tra di noi riuscivamo ad aprirci completamente. Sembravamo una famiglia allargata, tutti fratelli e sorelle, e questa era una cosa che mi piaceva tantissimo, considerato che non mi era mai capitato di creare dei rapporti così forti con qualcuno, a parte, ovviamente, che con le mie sorelle. Ero davvero felice e anche Alice lo era. Per quanto riguarda Bella le cose erano un po’ più difficili, lei sembrava felice a momenti. C’erano momenti che sprizzava felicità da tutti i pori e momenti in cui si chiudeva in se stessa sollevando di nuovo quel muro di rigetto verso tutto e tutti. Spesso si isolava, o almeno ci provava, ma non faceva mai in tempo, visto che Emmett, Jasper e soprattutto Edward non glielo permettevano iniziando a stuzzicarla pur di fargli tornare il sorriso. Riuscivano a diventare tre buffoni nel vero senso della parola, a volte dovevano stare attenti a quello che facevano perché c’era il rischio che se qualcuno li avesse visti avrebbe pensato che fossero tre clown scappati da un circo. Nonostante tutto, però, Bella era più tranquilla e sembrava anche più serena e questo non poteva che fare felici tutti noi. Da tre giorni era finita la scuola, visto che mancava pochissimo a Natale e noi eravamo finalmente in vacanza e lo saremmo rimasti per altri quindici giorni. Stranamente quest’anno eravamo in ritardo con l’acquisto dei regali. Fra meno di tre giorni sarebbe stato Natale e io e le ragazze non avevamo ancora comprato nulla, o quasi. Avevamo preso i regali ai ragazzi da fare insieme, ma mancavano quelli singoli, che in fondo erano i più importanti. Dovevamo muoverci se non volevamo ritrovarci la sera di Natale con il nulla nelle mani.

- Ragazze vi rendete conto che non abbiamo ancora comprato tutti i regali? – disse Alice urlando entrando nel salone dove fino ad allora c’eravamo solo io e Bella.

Cos’era quella? Telepatia? Stavo pensando proprio questo e mia sorella era venuta per ricordarci la “lieta novella”.

- Stavo giusto pensando questo – gli dissi io.

- Condivido, ma non occorre urlare, ancora ci sentiamo benissimo – disse Bella riferendosi a Alice.

- Invece occorre eccome, è una tragedia – gli disse Alice.

- Quanto la fai lunga – la rimbeccò Bella.

- Ti rendi conto che mancano tre giorni a Natale? – gli chiese Alice.

- Si, certo – gli rispose Bella.

- Basta ragazze. Adesso provvediamo – gi dissi io.

- Ecco appunto. Andiamo – disse Alice.

- Stavo guardando un film, appena finisce andiamo – gli disse Bella.

- Non è possibile. Dobbiamo andare adesso – continuò Alice.

- No – disse Bella.

- Si – continuò Alice.

- No – la corresse Bella.

- Si – disse Alice urlando.

- La volete piantare – gli dissi io.

- Dillo alla signorina. E’ lei che non capisce – mi disse Alice indicando Bella.

- Capisco perfettamente, ma possiamo anche aspettare mezz’ora prima di andare. Cazzo Alice hai diciotto anni non tre – gli disse Bella.

- Spegni quella cazzo di televisione e alza quel culo dal divano entro tre secondi – gli disse Alice guardandolo furente.

- Per favore Bella, andiamo, prima che inizia a urlare – gli dissi io per farla ragionare.

La guardai con sguardo implorante e lei alla fine si decise a spegnere la tv.

- Non capisco perché alla fine debba sempre vincere lei – disse Bella.

- Semplice, perché sono la più convincente – gli disse Alice tutta contenta che Bella si fosse decisa ad andare a comprare i regali adesso.

- No, non è assolutamente per questo. E’ perché sei un vero folletto malefico – gli disse Bella mentre io scoppiai a ridere.

- Ed eccone un’altra che inizia con la storia del folletto malefico – gli disse Alice ridendo anche lei.

- E’ la verità – disse Bella partendo a ridere pure lei.

Ci dirigemmo verso il garage per prendere la macchina.

- Grazie – disse Alice riferendosi a Bella e schioccandoli un bacio sulla guancia prima di salire in auto.

- Resti sempre la mia sorellina – gli rispose Bella scompigliando i capelli del folletto.

Era prevedibile, anche quando litigavamo finiva sempre così. Un attimo dopo era tutto passato. Non eravamo mai riuscite a tenerci il broncio per più di dieci minuti. Uscimmo di casa e andammo in giro per negozi comprando i regali per i ragazzi. Comprammo quello che ci sembrava più consono a loro, anche se era difficile trovare qualcosa di interessante considerando che quei tre avevano praticamente di tutto. Dopo aver comprato i regali, continuammo a girare negozi comprando vestiti, scarpe e borse a più non posso e comprando anche ciò che avremmo indossato la sera di Natale. Quando terminammo tornammo a casa e dopo una doccia ed esserci cambiate, andammo in cucina a mangiare considerando che erano già le nove di sera. I miei non c’erano quella sera, a quanto pare erano andati a cena fuori con Carlisle e Esme, cosa che, ormai, succedeva spesso.  Quando terminammo di mangiare ci buttammo sul divano a guardare il film e dopo un po’ di tempo iniziammo a sorseggiare una cioccolata calda fatta squisitamente dalla nostra domestica, che in quanto a cucinare era un vera e propria forza della natura. Dopo un po’ di tempo vennero i ragazzi che si buttarono sul divano con noi.

- Dove siete stati? – chiesi io.

- Siamo stati in cerca di ragazze per Edward – disse Emmett guardando Bella.

Sapevo benissimo qual era il suo intento. Vedere la reazione di Bella, che ovviamente non tardò ad arrivare.

- Cos’è? Lui non se le sa cercare da solo? – disse Bella infastidita al massimo.

- Si certo, ma un consiglio da fratelli può sempre giovare – continuò Jasper, mentre io e Alice c’è la ridevamo sotto i baffi.

- Non credo proprio – disse lei leggiarmente arrabbiata.

Edward notandolo gli si buttò addosso scompigliandogli i capelli.

- Giù le mani. Via a vedere quante sudice ragazze ti sei fatto prima di venire qui – gli disse lei letteralmente furiosa togliendosi la sua mano di dosso e sedendosi nel divano in una posizione più lontana rispetto a prima.

- Si hai ragione. A dire il vero non mi ricordo nemmeno il nome, l’unica cosa che ricordo era che una era bionda, due erano more e una era riccia. Dovessi rincontrarle nemmeno le riconoscerei, sai non ho fatto molto caso alla loro faccia, ero impegnato a fare altro – gli disse Edward ridendo.

- Non dimenticarti la rossa – gli disse Emmett ridendo anche lui.

- No certo, non dimenticarla – gli disse Bella letteralmente furiosa senza aggiungere altro.

- Cos’hai Bella? Sembri arrabbiata? – gli dissi io sorridendo.

Sapevo che avrebbe retto per poco, ma volevo vedere fino a che punto arrivava. Si vedeva perfettamente che tutto questo gli dava fastidio, ed era così furiosa che non si rendeva nemmeno conto che era tutto uno scherzo.

- Io arrabbiata? E per quale motivo? – mi disse lei lanciandomi uno sguardo furioso come per dire “stai zitta, non peggiorare la situazione”.

- Non saprei, hai cambiato espressione ad un tratto, sembri furiosa – la rimbeccò Alice.

- Cos’è una congiura nei miei confronti? – ci disse Bella.

- No, solo una costatazione – disse Jasper, mentre tutti esclusa lei scoppiammo a ridere.

- Vaffanculo – ci disse lei alzandosi dal divano e facendo per andarsene.

- E dai scherzavamo, vieni qui – gli disse Edward trattenendola per un braccio.

- Non vedo perché questo scherzo a me, noi non stiamo mica insieme, quindi puoi fare quello che vuoi. Se volete divertirvi fatelo con le ragazze, loro sicuramente reagirebbero meglio di me o per lo meno sarebbero gelose – gli disse Bella staccando il suo polso dalla stretta di Edward e uscendo dalla stanza.

Guardai Edward e notai che aveva assunto uno sguardo triste. Bella con le sue parole lo aveva ferito.

- Mi sa che si è arrabbiata – disse Jasper tornando serio.

- Direi di si – continuò Emmett.

- Hey tutto apposto? – chiesi rivolgendomi a Edward che sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto.

- Si apposto – mi disse lui.

- Potresti evitare di dire cazzate? – lo rimproverò Alice.

- Davvero è tutto apposto. Ha solo detto la verità – rispose Edward.

- Beh a me non sembra – gli disse Emmett.

- Ha ragione, non stiamo mica insieme, non vedo perché lei dovrebbe arrabbiarsi per queste cose. Ammettiamolo, era uno scherzo idiota – continuò Edward.

- Non state insieme è vero, ma si è arrabbiata parecchio per quello che abbiamo detto. Per aprire gli occhi a Bella mi sa che servono questi scherzi, che pur idioti come dici tu, servono a qualcosa – gli disse Alice.

- Concordo con lei. Era gelosa marcia – gli dissi io.

- Non ha importanza se era gelosa oppure no. Ha importanza solo il fatto che si è arrabbiata e non voglio che soffra a causa mia, ne a causa dei nostri scherzi cretini. Quindi questa è l’ultima volta che ci comportiamo così – ci disse lui.

- Ma… – stava iniziando a dire Alice.

- Niente ma, è chiaro? – disse Edward interrompendo mia sorella.

- Cristallino – rispondemmo all’unisono tutti e quattro.

Edward era un tesoro di ragazzo. Teneva a Bella in modo spropositato, lei era il centro del suo tutto, ma pur di non farla soffrire era pronto a tutto, anche a rimanere nell’ombra. Sapeva che quella di Bella era una situazione difficile e a lui stava bene così, voleva solo aiutarla, questo era ciò che contava, il resto non aveva importanza, nemmeno se in quel resto c’erano i suoi sentimenti. Era pronto a calpestarli per lei, solo per renderla felice e questa era già una prova sufficiente per far capire chi davvero era Edward. Speravo solo una cosa, che quando Bella avrebbe fatto chiarezza con se stessa Edward ci sarebbe stato ancora, sarebbe stato ancora lì, pronto a dargli tutto l’amore che aveva dentro, tutto l’amore che lei aveva bisogno, un amore che solo lui poteva dargli. Se lui non ci fosse più stato per lei sarebbe stata la fine, l’ennesima delusione e non credevo che, questa volta, in bene o in male, lei sarebbe riuscita a superarla. Eppure, aveva ragione Edward, noi non dovevamo fare nulla per sforzarla, doveva dipendere solo da lei. E se per lei, la situazione con Edward gli stava bene così, allora stava bene anche a noi. L’importante era vederla sorridere. Dicemmo a Edward di andare da lei, ma lui disse che era meglio non farlo, che aveva imparato a conoscere Bella e in certi momenti quello che gli serviva di più era stare da sola e che quando avrebbe sbollito la rabbia sarebbe venuta lei stessa da noi. In effetti lui la conosceva benissimo e non si era mai sbagliato su di lei. A volte credevo che lui riuscisse a conoscerla meglio di me e Alice. Restammo in salotto a guardare la tv, e dopo un po’ sentimmo un urlo proveniente dal piano di sopra. Era un urlo di Bella, ma sembrava un urlo di gioia.

- Ma che è? E’ pazza? – disse Emmett non sapendo se ridere o se preoccuparsi.

- Forse è meglio andare a dare un’occhiata – disse Edward che anche lui non capiva come prendere la cosa.

Noi annuimmo pronti a salire sopra, ma non c’è ne fu bisogno, perché sentimmo Bella correre e raggiungerci prima che potessimo alzarci dal divano. Arrivò in salotto con un sorriso a trentadue denti e si buttò sul divano dove c’era Edward schiacciandolo completamente con il suo peso morto. Gli diede un bacio sulla guancia e poi sempre restando addosso a lui, guardò me e poi Alice e riprese a sorridere. Era visibilmente felice, ma questo mi preoccupava, perché non riuscivo a capire cosa fosse successo di così bello da fargli tornare il sorriso, se fino a mezz’ora prima era furiosa.

- Bella ti senti bene? – gli chiesi.

- Mai sentita meglio – mi rispose lei.

- Possiamo sapere cosa è successo? – gli chiese Alice, mentre i ragazzi e io annuimmo curiosi.

- Non ci credereste mai – ci disse lei.

- Tu prova a dircelo – gli disse Edward.

Lei prima di rispondergli gli diede un altro bacio sulla guancia a poi tornò a sorridere, decidendo poco dopo di svelarci il mistero.

- Ha chiamato zia Rachel – ci disse lei ridendo.

Capivo che ogni volta che ci sentivamo con zia Rachel eravamo euforiche, ma così mi sembrava un po’ troppo. I ragazzi la guardavano sconvolti.

- E questo dovrebbe essere il motivo di tanta euforia? – gli chiese Jasper.

- Ovviamente no – gli rispose lei.

- E allora? – dissero all’unisono Emmett e Edward.

- Ti decidi a parlare? – gli disse Alice.

- Ha chiamato zia Rachel e dice che passerà il Natale qui – ci disse Bella mentre io e Alice diventammo completamente pazze.

Adesso capivo il motivo di tanta euforia. Non potevo crederci, era la notizia più bella che potessimo ricevere. Ero contentissima. Mi buttai addosso a Emmett e lo riempì di baci, lo stesso fece Alice. Dopo un po’ ci calmammo, anche se ancora eravamo su di giri.

- Se l’arrivo di vostra zia vi fa questo effetto direi che sarebbe meglio che venisse più spesso – ci disse Jasper.

- Condivido con te – disse Emmett.

- Non è fantastico? – ci disse Bella.

- Notizia più bella non potevi darci – gli dissi io.

- Quando me l’ha detto non credevo alle mie orecchie, pensavo che scherzasse – disse Bella.

- Quando verrà? – chiese Alice.

- Dopodomani mattina – gli rispose Bella.

- Ma dopodomani è il giorno prima della vigilia – dissi io.

- Si lo so, ma prima non riesce proprio a sbrigarsi. Domani pomeriggio ha un servizio fotografico e non può proprio spostarlo – ci spiegò Bella.

- Va beh, fa lo stesso. L’importante è che venga – disse Alice.

- Mi ha chiesto di occuparci noi di prenotargli l’albergo, perché lei non può. Ha troppi impegni in questi due giorni e ha paura che se non prenota non troverà posto considerate le feste – continuò Bella.

- Domattina lo faremo – gli dissi io.

- Scusate, ma perché non provate a convincere Charlie e Renèe a ospitarla qui? – ci disse Edward.

- Non lo farebbero mai. Sarà già un’impresa convincerli che dovremmo passare il Natale con loro senza che loro facciano storie, pensa se si decidono a farli rimanere qui – gli risposi io.

- Non capisco tutta questa ostinazione verso tua zia, in fondo i vostri dovrebbero essergli grati per avervi tenuti con lei – disse Emmett.

- Appunto, ma questo è un concetto che non capiranno mai e non chiedeteci perché, perché non lo sappiamo – gli disse Alice.

- Aspettate un attimo, Rose hai parlato al plurale. Hai detto loro. Ci siamo persi qualcosa? – chiese Edward che aveva colto il plurale della mia frase di poco prima.

- Si è vero – disse Emmett mentre Jasper annuì.

- Rose intendeva zia Rachel, Dean e Novalie – disse Alice.

- Dean è il compagno della zia, non sono sposati, ma convivono da tre anni e Novalie è la loro figlia – gli spiegò Bella.

- Questo non c’è lo avevate detto – disse Jasper.

- Non faceva parte del passato, ma del presente – gli rispose Alice.

- Quanti anni ha la figlia? – chiese Edward.

- Tre – gli risposi io.

- E non appena la vedrete ne resterete innamorati. E’ bellissima e poi è sveglia, è un ciclone – gli disse Bella.

Quanto adoravamo la piccola Novalie. Era un vero angioletto, gli volevamo un gran bene.

- E Renèe che dice della piccola? E’ pur sempre sua nipote – ci chiese Emmett.

- La adora, del resto non credo che potrebbe esistere qualcuno che conoscendola non la adori. Da quando è nata lei, infatti, i rapporti con la zia sono migliorati un po’, diciamo che pur di vedere la piccola, mamma non fa più molti problemi quando la zia decide di venire a trovarci – gli dissi io.

- Non vedo l’ora di conoscerla – disse Edward mentre Emmett e Jasper annuirono.

Continuammo a parlare per tutta la serata, fino a quando non ci addormentammo tutti e sei nel salone. Quando mamma e papà tornarono dalla cena ci svegliarono e i ragazzi tornarono a casa. Ovviamente non dicemmo nulla a mamma dell’arrivo della zia, era già molto tardi e non era il caso di farlo in quel momento. Rimandammo l’annuncio della notizia per il giorno successivo, dopodichè salimmo in camera e, dopo essermi messa il pigiama mi misi a letto, pensando che avrei passato quei giorni di vacanza con le persone più importanti della mia vita: le mie sorelle che adoravo, Emmett di cui ero innamorata persa, Edward e Jasper che, ormai, erano come fratelli, zia Rachel che era per me e le mie sorelle come una mamma, un’amica, una confidente, tutto, Dean che si era sempre mostrato disponibile con noi, consigliandoci e aiutandoci quando ne avevamo bisogno e la piccola Novalie che era una ventata di ottimismo nella nostra vita. Sarebbe stato il primo Natale che avremmo passato con la zia dopo la nostra separazione ed ero eccitata alla sola idea. Un pensiero mi passo per la testa. Dovevamo comprare i regali anche per loro. “L’operazione regali di Natale” non era ancora finita.

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- TanyaCullen: Con le cose che mi hai detto mi hai incuriosito ancora di più. Mi auguro che riuscirai a postare il prima possibile. Comunque anch’io vorrei tanto un’amica come Alice. Comunque si a me per fortuna la scuola inizia venerdì anche se quest’anno sono troppo preoccupata. Comunque io faccio il quinto del liceo socio-pscico-pedagogico.

 

- ross_ana: Mi fa piacere che questi pov ti piacciono, del resto anche io amo Alice e Edward.

 

- nefertiry85: Non preoccuparti, capisco gli impegni e non fa nulla se non hai potuto recensire. Spero solo che quando ne hai il tempo lo fai perché mi fa piacere sapere cosa pensi della mia storia.

 

- _els_: Sono contenta che la mia storia ti piaccia, spero di non deluderti con i prossimi capitoli.

 

- serve: Beh, in effetti Charlie ha esagerato un po’, ma Bella l’ha messo di nuovo al suo posto.

 

- Alyce_Maya: Si, sono tenerissimi. Ho postato prima che ho potuto.

 

- SweetCherry: Si, mancano solo Edward e Bella, ma per loro bisognerà aspettare ancora un po’.

 

- gamolina: Beh, per leggere i casini degli altri devi aspettare. Ci vorrà ancora un po’ prima del lieto fine.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Spero che anche questo capitolo ti piacerà.

 

- twilight4ever: Beh, mi sa che tutti vorremmo un ragazzo così. Comunque per Bella e Edward dovrai aspettare ancora un po’.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 30
*** I nuovi arrivati ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed eccomi con un altro capitolo. Spero vi piacerà. Vi anticipo che nel prossimo, per i fan della coppia Bella-Edward, succederà qualcosina, anche se non cambierà le cose, per adesso. Se posso posterò in giornata il prossimo capitolo che è raccontato da Bella.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 30

I NUOVI ARRIVATI

 

 

 

POV JASPER

 

Io e Alice eravamo in macchina, in direzione aeroporto. Stavamo andando a prendere sua zia, che a quanto pareva due giorni fa aveva chiamato dicendo che avrebbe passato il Natale con loro, e da quanto avevamo appreso il giorno prima anche con noi, visto che mamma e papà  avevano deciso insieme a Charlie e Renèe di festeggiare la ricorrenza tutti assieme. Il giorno prima eravamo andati insieme alle ragazze a  comprare i regali per i nuovi arrivati e adesso stavamo andando a prenderli dall’aeroporto. Edward era andato con Bella a comprarsi un paio di scarpe che aveva visto il giorno prima e di cui si era innamorato, cosa strana peraltro, mentre Emmett e Rose erano rimasti a casa, perché l’intelligentone di mio fratello non si era puntato la sveglia e quindi non si era alzato in tempo. Quando ero andato a prendere Alice, avevo dovuto spiegare a Rose che il suo fidanzato si era accidentalmente svegliato in ritardo e dire che lei lo avrebbe volentieri ucciso era dire poco, anche dopo che gli spiegai che non era colpa sua, ma della sveglia che non era suonata, evitando di precisare che non avrebbe potuto suonare ne ora ne mai considerando che lui non l’aveva puntata. Una cosa era certa, non volevo essere nei panni di Emmett quando lei sarebbe andata a casa mia, visto che il suo sguardo non prevedeva nulla di buono.

- Dici che sarà un buona idea? – mi chiese Alice sorridendomi e guardandomi.

- Si, è un’ottima idea. Non ti preoccupare, andrà bene – gli risposi io.

- Si, hai ragione. Tua mamma e tuo papà sono fantastici, quindi sono convinta che casa vostra sarà meglio di un albergo – mi disse lei sorridendomi e tornando a guardare la strada davanti a lei.

Il giorno prima le ragazze avevano comunicato a Charlie e Renèe che Rachel con la sua famiglia avrebbero passato il Natale con noi, e loro due stranamente non si arrabbiarono anzi ne furono felici dicendo che sarebbe stata un’occasione per passare del tempo con la piccola. Ovviamente la proposta di ospitarli a casa loro fu subito scartata dai due, ma almeno non avevano fatto storie per la loro presenza durante la festa. Nel pomeriggio le ragazze vennero a casa e casualmente mamma ci sentì parlare dei nuovi arrivati. Ovviamente non appena sentì che dovevano andare in albergo, propose alle ragazze di farli rimanere a casa da noi dicendogli che per noi non c’erano problemi, dicendo anzi che gli avrebbe fatto enorme piacere ospitare in casa sua la sorella di Renèe, quella sorella che lei aveva visto l’ultima volta quando ancora era un bambina di dodici anni, ma con la quale allora aveva un ottimo rapporto. Le ragazze proposero la cosa alla zia, e dopo averla convinta che per noi non era un problema ospitarla, acconsentì di buon grado. Così mi sarei ritrovato per casa la persona che la ragazza che amavo adoravo più di tutti, dopo le sue sorelle naturalmente, e questo mi rendeva felice. Non conoscevo questa persona, ma da come ne parlavano le ragazze doveva essere davvero speciale e solo il fatto che le aveva aiutate e che si era presa cura di loro nonostante le difficoltà la diceva lunga su che genere di persona potesse essere quella donna.

- Dean è più grande di tua zia? – chiesi a Alice.

-  Si, ma solo di un anno. Zia ha trentadue anni, mentre Dean trentatre – mi rispose.

- Fa strano pensare che una donna di trentadue anni abbia già tre nipoti grandi quasi quanto lei – gli dissi io.

- Non è l’unica nel mondo. E poi è normale. Quando Rosalie è nata, lei aveva solo dodici anni – mi rispose lei.

- Da quanto si conoscono lei e Dean? – gli chiesi.

- Da quattro anni. Un anno dopo essersi innamorati hanno avuto Novalie e così hanno deciso di andare a vivere insieme – mi disse lei.

- Non hanno intenzione di sposarsi? – gli chiesi curioso.

- Ne parlano spesso, ma non hanno mai preso una decisione definitiva. Mamma dice che è da stupidi fare così e che se davvero si amano devono sposarsi. Ovviamente le sue sono solo parole, considerato che quei due si amano più di quanto si amano lei e papà. E poi, la vita che fanno è come quella di due persone sposate, l’unica differenza è che non c’è un contratto, un foglio che dimostri la loro unione – mi disse lei.

- Non ci vedo niente di male in questo. In fondo l’importante è che si amano. Un foglio non cambia le cose – gli dissi.

- Appunto, è quello che penso anch’io – mi disse lei, mentre io posteggiavo la macchina nel parcheggio dell’aeroporto.

Scendemmo e dopo aver dato un bacio a Alice e averla presa per mano entrammo nell’aeroporto. Guardammo il tabellone per vedere l’orario di arrivo del volo e poi ci sedemmo nella sala d’attesa. Il volo sarebbe atterrato tra pochi minuti. Ci mettemmo a parlare del più e del meno, baciandoci ogni tanto, senza però esagerare considerando che vicino a noi si era seduta una donna anziana che non faceva altro che guardarci. Andai al bar a prendermi un caffé, lasciando Alice seduta lì, visto che lei non ne voleva. Quando finì di bere il mio caffè tornai da lei e restammo lì ancora per un po’, fino a quando Rachel e gli altri non giunsero alle nostre spalle. Cavolo quella donna era davvero bella, aveva trentadue anni, ma ne dimostrava ancora di meno. Era alta, magra, con i capelli biondi e due grandi occhi dello stesso colore di Bella. Era ancora più bella di come appariva nella foto, e quella foto che io avevo vista risaliva a quando aveva ventidue anni. Ne erano passati dieci di anni da quella foto, ma era ancora più bella di come mi era sembrata lì. Il suo compagno era alto, muscoloso, con i capelli castano chiari e gli occhi verdi. Anche lui era un bell’uomo, sembrava ancora un ragazzo, ma la più bella di tutti era senza dubbio la piccolina. Era la fotocopia del papà, anche se aveva anche qualche lineamento della mamma. Aveva i capelli castani e due grandi occhi verdi, identici a quelli di Dean. Si vedeva dallo sguardo che era una bambina vispa, sveglia e aveva un sorriso contagioso. Quando ci vide scese dalla braccia di Dean e si buttò fra quelle di Alice.

- Ciao amore – disse Alice alla bambina.

- Ciao Alice, che bello vedetti – disse la bimba ancora tra le braccia della mia ragazza.

- Ciao, tu devi essere Jasper, non è vero? – mi disse Rachel.

- In persona – gli dissi mentre lei mi abbracciò.

- Alice non ha fatto altro che parlarmi di te. Ti conosco meglio di quanto credi – mi disse lei.

- Anch’io conosco te. Alice e le ragazze non fanno che parlare di te – gli dissi.

- Io sono Dean – mi disse lui stringendomi la mano.

- Anche di te hanno parlato parecchio – gli dissi.

- Spero in bene – disse lui, mentre Rachel abbracciava Alice.

- Benissimo – gli dissi sincero.

Sciolto l’abbraccio con Rachel, Alice si buttò fra le braccia di Dean, facendo scendere la piccola.

- E tu devi essere la piccola Novalie, non è vero? – chiesi abbassandomi per essere alla sua altezza.

- Io non tono piccola, ho tre anni – mi disse lei.

- Mai dire che è piccola – mi disse Dean sorridendomi.

- Lo terrò a mente – gli risposi.

- Comunque si, tono Novalie e tu tei il fidanzato di Alice, vero? – mi chiese sorridendomi.

- Si, sono io – gli dissi.

- Tono contenta. Tu mi piaci – mi disse la piccola.

- Sono contento anch’io – gli dissi.

- Mi pendi in blaccio? – mi domandò lei sorridendomi.

- Certo – gli risposi prendendola in braccio.

- Gli piaci davvero. Di solito è restia ad andare in braccio con chi non conosce – mi disse Rachel.

- Sono contento, anche lei mi piace. Si vede dallo sguardo che è vispa – gli dissi.

- Vispa? – mi disse Dean.

- E’ una vera peste – continuò Rachel.

- Non ci cledele – mi disse la piccola all’orecchio, mentre io le feci l’occhiolino.

- Andiamo va – disse Alice.

Uscimmo fuori e salimmo in macchina. Novalie si sedette in braccio a Dean e da quello che mi spiegavano lei andava pazza per lui. Parlammo per tutto il viaggio di ritorno, in cui tutti e due mi chiesero se non era un disturbo ospitarli, ma riuscì a convincerli che sarebbe stato un piacere, ed era vero. Adesso che li conoscevo lo era ancora di più, perché come avevano detto le ragazze, erano davvero fantastici. Parlammo per tutto il viaggio e una volta giunti a casa, mamma gli venne incontro e dopo aver ricordato alcuni momenti felici di tanto tempo prima gli fece vedere la stanza dove avrebbero dormito, dove aveva anche fatto mettere una culla per la piccola. Poco dopo arrivarono Rose e Emmett che erano andati a farsi un giro con la macchina e vidi Rose più tranquilla rispetto a come l’avevo lasciata e ci mettemmo in salotto aspettando che Rachel, Dean e la piccolina scendessero. Dopo un po’ fecero il loro ingresso e Rose si buttò letteralmente prima fra le braccia della piccola e poi in quelle di Rachel e Dean. Anche Emmett fece lo stesso, poi si abbassò all’altezza della bambina.

- Ciao piccola, io sono Emmett – gli disse lui ridendo.

- Io tono Novalie, ma non chiamalmi piccola, pelchè non è vero. Io tono grande – gli disse lei come prevedibile.

- Hai ragione. E’ solo che ho problemi di vista, mi sa che mi devo fare gli occhiali – gli rispose mio fratello, mentre lei si mise a ridere.

- Tei simpatico, anche tu mi piaci – gli disse la piccola ancora ridendo.

- Anche tu piaci a me – gli disse lui.

- Allora amore, ti piace Emmett? – gli chiese Rose.

- Tiiii – gli urlò lei contenta.

- Lui è il mio fidanzato – spiegò Rose alla bambina.

- Quetto l’avevo capito. Non tono stupida – gli disse lei facendo la finta arrabbiata.

- Lo so che non lo sei – gli disse Rose facendogli il solletico.

La bimba prese a ridere, poi, quando Rose si fermò ci guardò.

- Ma Bella dov’è? – ci chiese.

- Sta per arrivare – gli dissi io.

- Evviva – disse lei.

Restammo in salotto a parlare un po’, poi sentimmo il rumore di una macchina provenire da fuori. Di sicuro erano Bella e Edward. Poco dopo entrarono in salotto e come al solito Bella era sulle spalle di Edward. Ma possibile che era sempre lì dietro aggrappata? Aveva ragione Edward, era un koala quella ragazza. Non si resero conto che noi eravamo già tornati, perché stavano ridendo e scherzando per i fatti loro. Emmett non appena li vide si rischiarò la voce, per far notare la nostra presenza e solo allora quei due tornarono con i piedi per terra. Bella scese dalle spalle di Edward e corse dalla piccola, mentre Edward andò a presentarsi a Rachel e Dean. Poco dopo Bella lasciò la piccola e andò a salutare gli altri, mentre Edward si stava avvicinando a Novalie. Osservai la bimba e notai che aveva un’espressione strana in volto, e così come me c’è ne accorgemmo tutti che la fissavamo, ma lei sembrava non curarsi di questo. L’unica cosa che guardava era Edward che si abbassò alla sua altezza scompigliandogli i capelli.

- Ciao piccola – gli disse lui sorridendogli.

Ed eccone un altro che la chiamava piccola. Di sicuro per adesso ci stava prendendo per cretini.

- Ciao, io tono Novalie – gli rispose lei.

Avevo sentito bene? La bimba non gli aveva detto niente riguardo al sostantivo “piccola”?

- Io sono Edward – gli disse mio fratello.

- Sei bellissimo – gli disse la piccola.

- Anche tu lo sei. Allora piccolina quanti anni hai? – gli chiese Edward sorridendo.

- Ne ho tre e tu? – gli chiese lei.

Mi guardai attorno e mi resi conto che tutti erano piuttosto stupiti, soprattutto Rachel e Dean.

- Io ne ho diciannove – gli disse mio fratello.

- Tesoro, hai sentito come ti ha chiamato Edward? – gli chiese Dean.

- Ti – gli rispose lei.

- E non ti arrabbi? – gli chiese Rachel.

- No, lui mi può chiamale così. Solo lui però – gli disse la bimba allungando le mani verso Edward per farsi prendere in braccio, cosa che lui prontamente fece.

Poi si andò a sedere sul divano accanto a Bella e si mise la bimba sulle gambe.

- Posso capire cosa succede? –chiese Edward stupito.

- Novalie non vuole essere chiamata “piccola”, nemmeno da me e Dean. Si arrabbia quando succede e oggi ha già fatto notare a tutti questo problemino, ma a te non ha detto nulla – disse Rachel.

- Ci stupivamo di questo, visto che non è mai successo – continuò Dean.

- Lo vedi? Vergognati. Fai colpa anche sulle bambine di tre anni – gli disse Bella ridendo dandogli uno scappellotto in testa.

- Non toccale Eddy – disse la bimba a Bella.

- Mi sa che le tue vacanze di Natale non saranno molto piacevoli – disse Rachel a Edward.

- Perché? – gli chiese mio fratello.

- Ho l’impressione che non riuscirai a scrollartela di dosso, ed è una cosa strana considerando che non si comporta così con nessuno – disse Rachel.

- Sarà un piacere. Già l’adoro. E’ troppo dolce – disse Edward riferendosi a Novalie e scompigliandogli i capelli.

- Tesoro, vieni in braccio a me? – gli chiese Dean.

- No, sto con Eddy – gli disse lei senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.

- Questo è preoccupante – disse Alice.

- Perché? – chiesi io.

- Perché come avrai capito Novalie adora Dean, gli sta sempre appiccicata. E’ la prima volta che lo snobba così – continuò Alice.

- Pazienza – disse Dean.

Era da non credere. Mio fratello in pochi minuti era riuscita a conquistare una bambina di tre anni. Aveva superato ogni record.

- Eddy tu tei il fidanzato di Bella? – gli chiese la piccola.

- No, tesoro, sono un suo amico – gli rispose lui.

- Non è velo. Non lo sai che le bugie non si dicono? – gli disse la bimba.

- Ma è vero. Io e Bella siamo solo amici – gli disse Edward chiaramente in difficoltà.

- Si tesoro, Edward ha ragione. Siamo solo amici – gli disse Bella.

- A me non sembla plopio – disse la bimba iniziando a giocare con l’orologio di Edward.

- Per queste cose non sbaglia mai – disse Rachel.

- Zia smettila. Non ti ci mettere pure tu – la rimproverò Bella.

- Ok, come non detto – gli disse Rachel.

Passammo tutto il pomeriggio lì e Novalie non si staccò un attimo da Edward. Sembrava incollata con la colla sulle sue ginocchia e lui ne era contento. Gli dedicava mille attenzioni, a tal punto che Emmett ad un certo punto gli dissefratellino non starai mica facendo le prove? Non vorrei che ci stessi facendo un pensierino”, ovviamente scoppiammo a ridere tutti. Emmett prendeva sempre tutto alla leggera, eppure vedere Edward giocare con quella bambina era una scena davvero bellissima, non credevo che mio fratello sapesse farci così tanto con i bambini. Quel ragazzo era una scoperta continua. Le ragazze mangiarono da noi e restarono fino a tardi, poi tornarono a casa. Andammo ad accompagnarle io e Emmett, Edward voleva venire, ma Novalie non era dello stesso avviso. Quando tornammo trovammo gli altri ancora in salotto, e Edward che ancora giocava con Novalie. Restai con loro un altro po’ a chiacchierare, poi andai in camera e dopo una bella doccia mi misi a letto. Il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi andò all’amore della mia vita, a Alice, che in poco tempo era riuscita a cambiarmi la vita.

 

 

La zia Rachel:

http://img230.imageshack.us/i/ziarachel.jpg/][img=http://img230.imageshack.us/img230/9707/ziarachel.th.jpg

 

Dean:

http://img38.imageshack.us/i/deand.jpg/][img=http://img38.imageshack.us/img38/7776/deand.th.jpg

 

La piccola Novalie:

http://img30.imageshack.us/i/novalie.jpg/][img=http://img30.imageshack.us/img30/3658/novalie.th.jpg

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- TanyaCullen: Si, condivido con te il fatto che il passato dei ragazzi non sia duro come quello delle ragazze, ma per loro ho preferito così, anche perché adoro Carlisle e Esme e non volevo farli apparire come cattivi. Si, sono già arrivati a Natale e da adesso in poi il tempo passerà più veloce perché ho bisogno di far capire che già si conoscono da più tempo, quindi tra un capitolo e un altro, a volte, possono esserci settimane di differenza. Comunque non voglio metterti fretta per la tua storia, perché capisco che ci vuole tempo per scrivere, quindi quando sarà pronto il nuovo capitolo sarò felice di leggerlo.

 

- BlackDeath90: Non fa nulla se non puoi sempre commentare, anche se devo dire che i tuoi commenti sono sempre graditi. Quando puoi fai un salto, se non puoi fa nulla, mi basta sapere che leggi la mia storia.

 

- ross_ana: Si, Bella in fondo prova qualcosa, ma non vuole ammetterlo. Diciamo che prima che lo farà ne passerà di tempo.

 

- nefertiry85: Spero che zia Rachel ti piaccia.

 

 

- MANU_CALLEN: Spero che anche questo capitolo ti piacerà.

 

- Alyce_Maya: Si, in questo capitolo conoscere la persona a cui le ragazze tengono in modo particolare, quella che gli ha fatto un po’ da mamma. Spero ti piacerà.

 

- SweetCherry: La vigilia di Natale sarà fra due capitoli, in questo c’è l’arrivo della zietta con la sua famiglia.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Tranquilla, Charlie e Renèe non rovineranno l’entusiasmo delle ragazze, anche perché sono affezionati alla bimba, quindi fa piacere anche a loro passare del tempo con lei.

 

- twilight4ever: Spero che anche adesso che la conosci ti stia simpatica. Diciamo che lei cercherà di fare aprire gli occhi a Bella, ma Bella sarà di coccio. Com’è che si dice? Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e io ti dico non c’è peggior ceco di quello che non vuole vedere.

 

- _els_: Sono contenta di non averti deluso e spero che non succederà. Comunque prima di vedere Bella e Edward insieme dovrai aspettare parecchio, comunque si lei alla fine riuscirà a sbloccarsi, grazie a qualcosa che succederà.

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 31
*** Un gioco o qualcosa di più? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

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CAPITOLO 31

UN GIOCO O QUALCOSA DI PIU’?

 

 

 

POV BELLA

Se fino ad allora l’aveva solo pensato, adesso potevo esserne certa, potevo gridarlo al mondi intero. Edward Cullen era il ragazzo perfetto. Più passava il tempo e più lui riusciva a sorprendermi. Ieri l’avevo visto giocare con Novalie e sembrava un bambino pure lui, ma la cosa più stupefacente era che aveva conquistato la piccola come mai nessuno ci era riuscito. Novalie aveva perfino snobbato suo padre pur di stare con Edward, e questa la diceva lunga sull’effetto che il mio angelo aveva fatto su di lei. Mi svegliai presto, rispetto al mio solito, a causa delle urla che facevano di sotto i ragazzi. Guardai l’ora, erano le undici e mezza e, ancora in pigiama, scesi a fare colazione trovando Alice, Rosalie, Emmett e Jasper in cucina che mangiavano pancakes.

- Ma vi sembra modo? La gente a quest’ora dorme? – gli dissi rivolgendomi a tutti tra uno sbadiglio e un altro.

- Sono le undici e mezzo Bella – mi disse Rosalie.

- E allora? Solo perché tu non hai sonno non significa che nessuno c’è l’abbia – gli dissi io andando a prepararmi un caffè considerando che quello preparato dalla domestica era finito.

- Quello sarebbe il tuo pigiama? – mi chiese Jasper.

Mi guardai e mi resi conto di quello che avevo indosso con cui ero scesa giù. La sera prima, invece, del mio tradizionale pigiama, mi ero messa la tuta grigia di Edward che era rimasta a casa, insieme a mille altre cose dei ragazzi. Diciamo che adesso il mio guardaroba, così come quello delle ragazze conteneva anche indumenti maschili.

- Perché non va bene? – gli chiesi sperando che non arrivasse a conclusioni sbagliate.

- No, va benissimo, ma mi ricordavo di averla vista indosso a qualcun altro – continuò Jasper.

- Quanto sei spiritoso di prima mattina – gli dissi.

- Cos’è avevi finito i pigiami? – mi disse Emmett.

- Sentite lo sapete che io la mattina sono piuttosto intrattabile, potreste smetterla? – gli chiesi sedendomi anch’io al tavolo della cucina e iniziando a sorseggiare il mio caffè.

- La verità è che Bella adora dormire sentendo il profumo di Edward addosso – disse Alice ridendo.

Non so se il suo fosse uno scherzo o meno, ma c’aveva azzeccato alla grande.

- Colpita e affondata, contenti? Adesso smettetela – gli dissi.

Del resto non era facile mentire a loro, se ne accorgevano sempre quando lo facevo. Loro mi guardarono e mi sorrisero, soddisfatti che lo avessi ammesso.

- Passami un pancake – mi disse Emmett.

- Certo che sei proprio un pozzo senza fondo. Te ne sarai mangiato almeno una decina – gli dissi porgendogli il piatto.

- Da quando sei entrata tu – mi disse Jasper facendomi capire che ne aveva mangiato almeno il doppio.

- Senti da che pulpito viene la predica. Il bue che da del cornuto all’asino – lo rimproverò Alice.

- Io non ne ho mangiati quanto lui – si giustificò Jasper.

- No, solo uno o due di meno – disse Rosalie.

- Dov’è Edward? – chiesi io cambiando discorso.

- Secondo te? – mi domandò Emmett.

- Dobbiamo fare il gioco dell’indovinello? – lo rimbeccai io.

- A casa, ancora a letto – disse Jasper.

- Almeno lui può dormire, a differenza mia. La prossima volta andate a fare colazione tutti e quattro al bar. Io voglio dormire – dissi facendo la finta arrabbiata.

- Vorrà dire che la prossima volta verremo a fare colazione in camera tua – disse Emmett ridendo.

- Se vuoi decretare il giorno della tua morte, fallo pure – gli dissi ridendo sarcastica.

- E tu uccideresti il tuo fratellone solo perché ti viene a svegliare? – mi domandò lui.

- No, in effetti no. Prima lo torturerei e poi lo ucciderei. Sarebbe troppo facile ucciderti subito – gli dissi.

- E poi dovrai sopportare i pianti di Rose – mi disse lui.

- Comprerò dei tappi per le orecchie – gli risposi.

- La sentiresti comunque perché si dispererà troppo – mi disse lui ridendo.

Era una lotta a chi aveva l’ultima parola, con lui era sempre così. Adoravo Emmett.

- Troverò il modo di fare fuori anche lei e non ti azzardare a controbattere più – gli dissi facendo la finta furiosa.

Tutti scoppiarono a ridere e io li seguì a ruota. Restammo in cucina ancora un po’, il tempo di fumarmi una sigaretta, che dopo il caffè era d’obbligo.

- Scusate, ma oggi che giorno è? – chiesi.

- Ma come che giorno è? – mi chiese Alice sconvolta.

- Ho un dubbio atroce – gli dissi.

- Oggi è il 24 Dicembre, la vigilia di Natale – mi disse Rosalie.

- Me ne sono ricordata solo adesso. Vi rendete conto? – gli dissi.

Come avevo potuto dimenticarmelo? Ero convinta che la vigilia fosse domani, invece era oggi.

- Ma mi spieghi tu a chi pensi? – mi domandò Jasper.

- Ah, se sapessi – gli dissi io ridendo.

- Lo immaginiamo. Capelli ramati, occhi azzurri e sorriso sghembo – mi disse Emmett ridendo avvicinandosi a me e scompigliandomi i capelli.

- Già sembro una leonessa con questi capelli, ci manchi solo tu – gli dissi io evitando di commentare la sua frase che in fondo non era del tutto falsa.

Spesso la mattina mi alzavo con i capelli talmente fuori posto e arruffati che sembravo davvero il re della foresta, anzi la regina della foresta.

- Si, si, cambiamo discorso – continuò Jasper al posto di Emmett.

- Oggi vi uccido a tutti e due. Smettetela – gli dissi io.

- La verità ti fa male, la verità ti fa male – cominciarono a canticchiare quei due all’unisono.

- Vado in camera, prima che faccia qualcosa di cui poi potrei pentirmi – dissi io.

- Tanto prima o poi dovrai tornare – mi disse Jasper ridendo.

- Siete due scemi. Vado a prepararmi e vengo a casa vostra con voi – gli dissi.

- E stasera che fai? Ti fai riaccompagnare? – mi chiese Alice.

- No, mi porto le cose e mi preparo da loro – gli dissi.

La cena di Natale l’avremmo passata a casa Cullen, così era stato deciso.

- Allora faccio anch’io così – disse Rosalie mentre Alice annuì per confermare che anche lei avrebbe fatto così.

Salì in camera e dopo essermi lavata, mi spazzolai i capelli cercando di fargli assumere una forma quantomeno decente, ma visti i risultati scadenti, decisi di fare una coda alta. Lo shampoo l’avrei fatto nel pomeriggio. Poi mi misi un paio di pantaloni della tuta e una felpa. Sistemai in una busta tutto quello che mi serviva per la sera e poi scesi giù trovando i ragazzi intenti ad aspettarmi.

- Pensavamo ti stessi preparando direttamente per stasera – mi disse Emmett sarcastico.

- Oggi sei particolarmente divertente. Andiamo va – gli dissi.

In pochi secondi eravamo già in macchina e dopo pochi minuti arrivammo a casa loro, aggiungerei finalmente, considerando che tutti e quattro avevano ripreso a tirare battutine riferite a me e Edward. Scesi in macchina come un fulmine e subito mi catapultai in camera di Edward, dovevo posare la busta con le mie cose, non aveva importanza se dormisse. Entrai, ma di lui non c’era l’ombra. Una delle domestiche doveva anche aver provvisto a fare il letto, perché era tutto in perfetto ordine.  Posai la busta con le mie cose, uscendo il vestito e appendendolo nel suo armadio, per non rischiare di fargli qualche piega lasciandolo in borsa. Poi tornai giù e vidi Jasper, Emmett e Dean che giocavano alla play. Certo Dean aveva trentatre anni, ma in fondo era ancora un ragazzino, si comportava come un ventenne e lo adoravo per questo. Andai a salutarlo buttandomi letteralmente sopra di lui e dandogli un bacio sulla guancia e poi andai nell’altro salotto, dove trovai Rose, Alice  e zia Rachel sedute sul divano che erano intente a parlare dei ragazzi. Ma Edward in tutto questo, dove era finito? Va beh, pazienza, l’avrei visto più tardi anche se avevo una voglia matta di vederlo adesso. Mi unì a loro dopo aver salutato la zia e mi sedetti sul divano ascoltando quello che stavano dicendo.

- Sono stati gentilissimi, ci hanno fatto sentire come a casa e poi i ragazzi sono davvero fantastici. Mi piacciono davvero e sono contenta che li abbiate trovati. Credo che nessuno meglio di loro si meriti tre gioielli come voi – ci disse zia.

- Alt, alt. Ti ricordo che io non sto con nessuno. Emmett e Rose, Jasper e Alice, Bella e nessuno. Quindi non parlare di tre, ma parla di due – gli dissi io.

- E tu pensi davvero che mi beva la storia che tra te e Edward non ci sia nulla? Credi che non conosca mia nipote? – mi disse lei.

- Tra me e Edward c’è una grande, bella e speciale amicizia, tutto qui. Gli voglio un bene dell’anima e sono stata fortunata a incontrarlo nella mia strada, ma è solo un amico, nulla di più – gli dissi io.

- Non ci credi nemmeno tu a quello che stai dicendo – mi rimproverò Alice.

- Dammi un solo motivo per cui dovrei mentire a voi – gli dissi.

- Nessuno sta dicendo che tu stai mentendo a noi, tu stai solo mentendo a te stessa – mi disse Rosalie.

- Tesoro, si vede lontano un miglio che per te Edward non è solo un amico, anche Novalie che ha solo tre anni se ne accorta ieri. Io non voglio dire che tu sei innamorata, perché ti conosco e so che è difficile aprirti così completamente con qualcuno, ma non puoi nemmeno dire che lui sia solo un amico – mi disse mia zia.

Aveva ragione, eccome se ne aveva. Non riuscivo mai a definire il mio rapporto con Edward. Mi ostinavo a dire che fosse un’amicizia, ma non poteva essere così. Con un amico non senti la voglia di baciarlo ogni volta che sta vicino a te, con un amico non ti viene la voglia di stringerlo a te e non separarti mai da quelle braccia, con un amico non sei gelosa se senti dire che gli piace una ragazza o che se la porta a letto, con un amico non senti delle scariche elettriche percorrerti tutto il corpo tutte le volte che ti tocca, però, anche volendo ammettere che Edward non era un amico, non avevo idea di cosa fosse per me. Io non potevo essere innamorata di lui perché il mio cuore apparteneva già a qualcuno, o così mi ostinavo di credere. E se, invece, Alice e Rosalie avessero ragione? Se io non fossi innamorata di Lucas, ma fossi solo ossessionata dal suo ricordo? Come potevo amare qualcuno che mi aveva dato poco, ma tolto tanto? Non riuscivo a capire più nulla, tutto era così complicato. L’unica certezza che avevo era che qualunque cosa fosse successa l’avrei affrontata con Edward a fianco e questa consapevolezza mi faceva stare bene.

- Diciamo allora che sono un po’ confusa – gli dissi io sincera, del resto con loro tre potevo esserlo.

- Cos’è che ti confonde? – mi chiese Rosalie.

- Non ne ho idea. A volte vedo Edward solo come un amico, altre volte come qualcosa di più, altre volte ancora mi comporto come se lui fosse di mia proprietà, come se lui fosse mio. E poi ho diecimila dubbi in testa – gli dissi.

- Io credo che il problema sia uno solo – mi disse zia Rachel.

- E cioè? – chiese Alice al mio posto.

- Bella devi dimenticarlo. Devi andare avanti, lui fa parte del passato, un passato doloroso che ti devi lasciare alle spalle. Lui non ti merita, perché se ti meritasse adesso sarebbe al tuo fianco, invece non c’è. Sono già passati quattro anni e tu sei ancora aggrappata a lui. In tutti questi anni hai voluto fare la dura, la superficiale, decidendo di divertirti solamente con i ragazzi, ma adesso ti sei finalmente aperta ed è già un passo avanti. Devi guardare al futuro e smetterla di guardare il passato – mi disse la zia.

- Ma questo che viviamo non è futuro, è presente – gli dissi io.

- E tu lo vedi? C’è Lucas in questo presente? Io non lo vedo. Cavolo Bella vai avanti con la tua vita, lui l’ha fatto. Si è messo con quella ragazza e c’è rimasto nonostante tutto. Non dirmi che lo ami, perché questo non è amore, questa è ossessione. Fidati di me che sono più grande di te. L’amore non è quello che tu credi di provare per lui, l’amore è quando senti le farfalle nello stomaco, l’amore è quando non respiri, l’amore è quando aspetti trepidante una sua chiamata, l’amore è quando anche un bacio sulla guancia o un suo tocco ti portano in un mondo fatto solo di lui e di te, l’amore è magia, non è sofferenza, o forse, è pure sofferenza, ma non quella che provi tu. Bella innamorati, innamorati per la prima volta perché non lo sei mai stata, affida il tuo cuore a qualcuno, a qualcuno che lo meriti però, come hanno fatto le tue sorelle. Smettila di vivere in un bolla di vetro, sempre con il rischio che cadi e ti faccia male – mi disse la zia, mentre Rose e Alice annuivano.

- Non lo so. Tu hai ragione, ma forse non sono pronta, non ancora almeno – gli dissi io.

- E quando lo sarai? Quando avrai allontanato da te tutte le cose belle che la vita di offre? No, Bella, non va più bene. Sono stanca di vederti così, non ne posso più, devi cambiare, devi provarci – mi disse lei.

- E come si fa? Io non lo so fare. “Chiusa una porta si apre un portone”, non è così che si dice? Ma io quella porta non l’ho ancora chiusa – gli dissi io con le lacrime che iniziavamo a pizzicarmi gli occhi.

- Secondo me, in fondo al tuo cuore l’hai fatto, ma non te ne rendi ancora conto. Facciamo un gioco, ti va? – mi disse lei.

- Un gioco? – gli chiesi io stupita così come le mie sorelle.

- Si. Io ti faccio delle domande e tu mi rispondi. Però devi essere sincera al massimo, altrimenti non ha senso - mi disse.

- Lo sai che con voi sono sempre sincera – gli dissi.

- Si lo so, ma meglio precisare. Allora ci stai? – mi chiese.

- Proviamo – gli dissi.

- Alice prendi un foglio e una penna – gli disse la zia.

Alice si alzò e uscì dalla stanza, tornando poco dopo con il materiale che zia gli aveva chiesto.

- Allora, iniziamo. Io faccio le domande e voi due scrivete le risposte di lei. E’ un gioco che fanno le ragazzine, ma credo ti servirà per capire cosa ti passa per la testa – mi disse zia.

- Spara – gli dissi io.

- Chi è la persona a cui ti senti più legata? – mi chiese.

- Te e le ragazze – gli risposi.

- Bella non stiamo facendo il gioco per capire quanto vuoi bene a noi. Parliamo di ragazzi, ti è chiaro il concetto? – mi disse mia zia sorridendomi.

- Ok, scusate non avevo capito – gli dissi.

- Diciamo che hai fatto finta di non aver capito, ma sorvoliamo – mi disse Rosalie.

- Allora, iniziamo di nuovo. Chi è la persona a cui ti senti più legata in assoluto? – mi chiese.

- Edward – dissi.

- Chi è la persona che ti fa ridere di più? – continuò lei.

- Decisamente Emmett – gli risposi.

- Chi è la persona che pensi per più della metà delle tue giornate? – mi chiese.

- Edward – gli dissi.

- E la restante parte della giornata? – chiese.

- E ti sembra che me la faccio sempre pensando? Comunque Lucas – gli dissi.

- Quando pensi a lui, intendo a Lucas, ti viene da sorridere o ti scende una lacrima? – mi disse.

- Dipende da cosa penso – gli risposi.

- La maggior parte delle volte? – precisò lei.

- Finisco per piangere – gli dissi.

- E quando pensi a Edward? – mi domandò.

- Sorrido decisamente – gli risposi.

Edward non avrebbe mai permesso che mi scendesse una lacrima, lui odiava vedermi piangere e amava vedermi sorridere.

- Chi è la persona con cui ti senti più a tuo agio? – continuò mia zia.

- Edward – gli dissi.

- La persona con cui ti sei aperta totalmente? – mi disse.

- Edward – gli risposi.

- Quella che ti fa soffrire di più? – mi chiese.

- Lucas – gli risposi.

- La persona che basta che senti il suo nome per sorridere? – disse.

- Edward – gli risposi.

- Quello con cui ti confideresti adesso? – mi domandò.

- In che senso? – gli chiesi.

- Chi è la persona con cui parleresti adesso di quello che ti sta passando per la testa? – mi spiegò lei.

- Emmett o Jasper, ma più sicuro Jasper, perché Emmett mi farebbe ridere troppo e non riuscirei ad essere lucida – gli dissi sorridendo al solo pensiero seguita a ruota da Alice e Rosalie.

- La persona con cui riesci ad essere felice completamente? – mi domandò.

- Edward – gli risposi.

Ma che cavolo, sapevo dire solo Edward? Eppure mi veniva così spontaneo, non avevo bisogno nemmeno di pensarci.

- In questo momento immagina Edward con una ragazza e Lucas con un’altra. Chi ti provoca più gelosia? – mi chiesi.

- Entrambi, forse un po’ di più Edward, ma solo perché, ormai con Lucas ci ho fatto quasi quattro anni di abitudine – gli spiegai.

- Qual è la persona che sei sicura di riconoscere tra di mille senza guardarla in viso? – mi domandò.

- Edward – gli dissi ridendo.

- Perché? – mi chiese Alice, stupendosi della mia risposta, forse si aspettava che dicessi Lucas.

- Perché riconoscerei il profumo di Edward fra mille, quindi non occorrerebbe vederlo in faccia – gli dissi sorridendo.

- Bella devo continuare? – mi chiese mia zia.

- In che senso? – gli chiesi, mentre lei preso il foglietto dalle mani di Rosalie.

- Guarda tu stessa. Hai risposto praticamente quasi sempre Edward, a parte rare eccezioni. Nelle domande più importanti hai detto solo il suo nome. Hai parlato di Lucas solo nelle domande che parlavano di soffrire. Se questo è amore, scusami, ma io non vorrei mai avere un amore come il tuo – mi disse la zia.

In effetti era vero, avevo sempre risposto Edward, ma quello che non potevano capire loro era una cosa semplice. Edward era il mio angelo, per questo avevo risposto sempre con il suo nome, lui per adesso era il centro del mio tutto, ma non lo amavo, o almeno questo volevo credere. E Lucas? Cos’era Lucas? Un fantasma del passato che mi tormentava. Ma se fosse stato possibile che questo fantasma tornasse io cosa avrei fatto? Non avevo dubbi, l’avrei ripreso con me, o almeno questo è quello che credevo, fino a quando la mia Novalie non entrò in salotto accompagnata da Edward. Guardai lei e guardai lui, e in quel momento non fui più tanto sicura di quello che avevo pensato. Forse, avevano ragione le ragazze e la zia, nel mio cuore Lucas non c’era più, ero io che mi ostinavo a volerlo vedere per forza, forse, nel mio cuore, adesso c’era spazio solo per Edward. Ma cosa ti salta in mente Bella? Edward non ti guarderà mai in quel senso, per lui sei solo un amica, una grande amica, una persona importante, ma nulla di più, l’amore è un’altra cosa. Scacciai via quei pensieri e mi dedicai completamente alla scena che mi si parò davanti, mentre notai che mia zia aveva piegato il foglio e lo aveva riposto nella tasca, di sicuro per fare in modo che Edward non si accorgesse di nulla. Guardai Novalie e mi accorsi che aveva una canotta, nonostante fosse Dicembre, ma di sicuro aveva giocato e sentiva caldo, nel braccio facevano mostra un sacco di bracciali rossi, uno di mille colori a pallini e un elastico verde con una coccinella rossa. Attorno al collo aveva un collana a girocollo con perline di plastica di tutti i colori e tre collane lunghe di tre colori diversi e un’altra collana blu con delle perline di vari colori. Sempre attorno al collo aveva uno stetoscopio giocattolo rosa. Aveva i capelli con il ciuffo raccolto di lato e degli occhiali rossi a pois bianchi sulla testa. Aveva anche un lecca lecca in bocca. Ci guardava con due grandi occhi e quell’espressione da furbetta che solo lei era capace di fare. Venne verso di me e si sedette in braccio a me, mentre Edward prese posto nell’altro divano vicino Rose.

- Come siamo belle – dissi io alla piccola.

- Ho giocato con Eddy – mi rispose lei tutta contenta.

- Vuoi dire che è stato lui a conciarti così? – gli dissi io.

Sembrava una che vendeva collane e bracciali al mercato, anche se era carinissima conciata in quel modo.

- Mi ha aiutata. Dice che sono bellissima – mi disse lei sorridendo.

- Ed è vero – gli dissi io mentre gli altri annuirono.

- Ti devo dire una cosa. Pelò mi devi prolettere che non ti allabbi – mi disse la piccola tornado seria.

- Promesso – gli dissi.

- Giulalo – mi disse.

- Giurin giuretto – gli dissi incrociando le dita sulla bocca.

Quello era il nostro modo per giurare.

- Io lo to che Eddy è il tuo fidanzato, ma adesso è anche i mio, va bene? – mi disse lei preoccupata per la mia reazione.

Che tenera che era.

- Ma ti ho già spiegato che io e Edward siamo solo amici, non è il mio fidanzato – gli dissi.

- Non ci cledo – mi disse lei.

- Ma è vero, diglielo tu Edward – gli dissi chiedendo il suo appoggio.

- E’ tutta la mattina che provo a dirglielo, ma si ostina a dire che mentiamo – mi disse lui.

- Anche i bambini se ne accorgono, mentre gli adulti ci mettono una vita – disse Rosalie sottovoce.

- Ti ho sentita – gli dissi.

- E allora? E’ la verità – rispose Alice al suo posto.

- Sei una scema, non ti allabbiale se te lo dico. Ha ragione la mamma – mi disse la piccola.

- Su cosa ha ragione la mamma? – gli chiesi io curiosa.

- Ieli sera, quando sia andati a letto, si è messa a pallare con papà e gli ha detto che hai i plosciutti negli occhi. Io non avevo capito e quando gliel’ho chiesto a papà lui mi ha detto che si dice quando una persona non vuole vedele le cose anche se sono chiale – mi disse lei.

- Quante volte ti ho detto che non devi raccontare quello che senti dire da me e papà? – la rimproverò Rachel.

- Ma tu dici semple che a loro tre posso dire tutto. Siete tutti pazzi. Tu pelò no, Eddy – disse la piccola scendendo dalle mie braccia e buttandosi letteralmente su quelle di Edward.

- E così io avrei i prosciutti negli occhi? – chiesi sarcastica a mia zia.

- Beh, in effetti c’è li hai – mi disse lei indicando Edward con un cenno del capo senza farsi vedere da lui.

- Ma fammi il piacere – gli dissi io.

- Tai una cosa? Meglio così se tu non vuoi Eddy, vuol dire che è solo mio – mi disse Novalie dando un bacio a Edward nella guancia.

- Lo tirata su bene. E’ una buongustai già a tre anni – disse mia zia ridendo.

In effetti aveva tre anni, ma gli occhi gli funzionavano benissimo.

- No, Edward è solo mio – dissi io alla bimba per stare allo scherzo.

- No, olmai non vale più – mi rispose lei.

- E chi l’ha detto questo? – gli chiesi.

- Io. Eddy è il fidanzato, Eddy è il mio fidanzato – si mise a cantilenare Novalie.

- Non è vero perché lui è fidanzato con me. Mi devi chiedere prima il permesso – gli dissi io scherzando.

- Io gli do i bacetti e tu no – continuò a cantilenare lei, mentre si sbaciucchiava Edward.

- E chi l’ha detto? – gli dissi cantilenando anch’io.

- Lo dico io – mi disse la piccola.

- Sei sicura? – gli dissi.

- Tisurissima – mi rispose lei.

Voleva la guerra? E guerra gli avrei dato. Mi alzai e andai vicino a Edward che non capiva quello che volevo fare e gli stampai un bacio a fior di labbra.

- Vedi? I bacetti glieli do anch’io – dissi io alla bimba, mentre le ragazze e lo stesso Edward mi guardavano sconvolti, di sicuro non si aspettavano quella reazione.

Cazzo, possibile che anche un bacio come quello, che a dire il vero non poteva nemmeno definirsi un bacio, mi provocava quelle sensazioni? Edward ma che cosa mi stai facendo?

- E allora? Anch’io lo to fare – mi disse la piccola appoggiando anche lei le sue labbra su quelle di Edward per una frazione di secondo.

- Ah si? – gli chiesi.

- Ti – mi rispose lei contenta.

Le ragazze guardavano la scena divertite e lo steso valeva per Edward che si era ritrovato in mezzo ad una guerra fra “donne”. Mi avvicinai a Edward e feci quello che desideravo fare da un po’ di tempo, lo baciai, ma stavolta il bacio non fu come il precedente, non fu un bacio a fior di labbra. All’inizio lui sembrò sorpreso, di sicuro non si aspettava quella mia reazione, ma quando capì il mio intento, mi lasciò fare, anzi ricambiò di buon grado il bacio, un bacio che da casto, quale era partito divenne presto passionale. Non capivo perché, ma avevo la sensazione che quel bacio così come lo volevo io, lo voleva anche lui. Non era un bacio come quello della terrazza a scuola, ma qualcosa di completamente diverso, era qualcosa di più sentito anche se era nato come una provocazione, come un gioco. Dischiusi le labbra e permisi alla sua lingua di entrare a contatto con la mia. Le nostre bocche combaciavano perfettamente e le nostre lingue giocavano tra di loro come in una danza, si cercavano e si beavano di quell’incontro. Gli passai un mano tra i suoi capelli e lui con una teneva in braccio Novalie e con l’altra prese il mio viso tra le mani. Poi iniziò ad accarezzarmi il palato con la sua lingua, in modo lento e sensuale facendomi provare brividi che mi percorsero tutto il corpo e che mi fecero eccitare da morire, dovetti trattenermi per non farmi sfuggire un gemito, poi tornò a giocare con la mia lingua e in quel momento tutto quello che c’era intorno a noi aveva perso ogni significato. Dopo non so quanto tempo tornai con i piedi per terra e mi resi conto che stavamo esagerando, in braccio a lui c’era una bambina che di sicuro ci stava guardando e non era il caso di continuare, per non parlare delle altre tre che a quest’ora dentro di loro stavano festeggiando con ostriche e champagne. A malincuore mi staccai da quelle labbra che anche se per poco erano riusciti a portarmi in un mondo tutto nuovo, un mondo fatto solo di me e di Edward. Che bellissima sensazione. Notai che tutti mi stavano guardando e mi sorridevano, Edward era l’unico che non sorrideva, forse, perché anche per lui quel bacio non era stato solo un semplice bacio o così, almeno, mi piaceva pensarla. Novalie guardava me e poi Edward, poi tornava a guardare me e poi di nuovo lui.

- La prossima volta magari avvisa che allontano Novalie – mi disse mia zia ridendo.

Sapevo che quello era il suo modo per stemperare la tensione e gliene fui grata.

- Tanto quette cose le vedo ogni gionno. Tu e papà non fate altro. A voi vi sembla che io non vi vedo, ma vi vedo, eccome se vi vede – gli disse la piccolina facendo arrossire la madre.

- Almeno non dirlo – gli disse la zia.

- Secondo te, mamma, io posso fallo? – gli chiese Novalie alla zia.

- Cosa tesoro? – gli domandò lei.

- Quello che ha fatto Bella – gli disse la piccola.

- Ma ti ha dato di volta il cervello? Mi sembra normale che tu non puoi farlo – gli disse Alice.

- Ma pelchè? Voi lo fate semple – gli disse lei.

- Vedi amore, queste sono cose da grandi. Quando sarai grande come noi, potrai farlo – gli disse Edward riuscendo a convincerla.

- Allora ci vediamo quando sono grande – gli disse lei mentre noi scoppiammo a ridere.

- Tu non ridere. L’hai fatto apposta, pelchè sapevi che io non potevo fallo. Non vale, hai imbrogliato. Eddy resta solo mio e i bacetti glieli do solo io – mi disse la piccolina.

- Vogliamo vedere se è vero? – gli dissi io.

- La ragazza c’ha preso gusto – disse Rosalie mentre io gli lanciai una cuscino.

- Basta. Abbiamo visto abbastanza per oggi, andiamo a mangiare – disse Rachel alla piccola.

- Andiamo Eddy? – gli chiese lei.

- Si certo, tesoro – gli disse lui alzandosi e prendendola in braccio.

- Tu non venile, non ti voglio – mi disse Novalie.

Quanto era tenera. Gli volevo un bene allucinante. Era un po’ permalosetta, però, così stetti al suo gioco.

- E chi l’ha detto che non vengo? Eccome se vengo – dissi saltando in modo irruente sulle spalle di Edward.

- Sempre con delicatezza tu, vero ? – mi disse Edward.

- Non mi posso smentire mai – gli dissi dandogli un bacio sulla guancia, mentre Novalie sbuffò.

Andammo tutti in cucina a mangiare e nel giro di dieci minuti anche i ragazzi sapevano dell’accaduto e non mancarono ovviamente le battutine da parte di Emmett, ma, ormai, ci avevo preso l’abitudine. Per tutto il resto del pranzo, non fece altro che pensare a Edward e a quel bacio che mi aveva scombussolato, non riuscivo a capire più nulla. Pensavo solo che avrei tanto voluto rifarlo, avrei tanto voluto poterlo fare. Cosa diavolo mi stava succedendo? Non potevo pensare quelle cose, Edward era solo un amico. Ma chi volevo prendere in giro? Quella scusa dell’amico, ormai, non incantava più nessuno, nemmeno me.

 

Novalie come compare nella stanza dopo aver giocato con Edward:

http://img242.imageshack.us/i/novalie2.png/][img=http://img242.imageshack.us/img242/9981/novalie2.th.png

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- SweetCherry: Si, in effetti la bambina se ne intende parecchio. Comunque volevo scusarmi se ieri non sono riuscita a postare un altro capitolo, ma ho avuto un imprevisto e ho dovuto staccare con il pc. Mi dispiace, spero che mi farò perdonare.

 

- serve: Si, la bimba è un vero tesoro e sarà molto utile, come hai visto in questo capitolo.

 

- ross_ana: Si, la piccola ha davvero buon gusto, ma del resto chi non lo avrebbe vedendo Edward.

 

- moni: Si anch’io adoro i bambini, sono troppo dolci, per questo ho voluto inserire la bimba nella storia. E poi il fatto di vederla appiccicata a Edward mi piaceva un sacco come idea.

 

- gamolina: Un caratterino tutto pepe. Spero che anche questo ti piacerà.

 

- eMiLyBlOoD: Non fa nulla se non puoi recensire sempre. capisco che ci sono vari impegni, soprattutto adesso che è iniziata la scuola. Quando puoi passa a trovarmi, altrimenti non fa nulla, spero comunque che continuerai a leggere lo stesso la mia storia indipendentemente dalle recensioni. Quest’altra frase è bellissima, mi piace un sacco. Me ne sto appuntando tutte.

 

- Alyce_Maya: Si, in effetti la piccolina è proprio dolce.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Si, è molto sveglia, più di quanto lasci vedere. Mi piace da morire, la adoro.

 

- TanyaCullen: Si, la bimba ha buon gusto da vendere. L’attore che ho fatto fare a Dean lo adoro. E’ uno dei due protagonisti di “Supernatural”, infatti, ho preso anche il nome da lì. Mi piace proprio. Si, infatti, Bella vede aprire gli occhi, perché c’è tanta concorrenza. Per l’arrivo del guasta feste dovrai aspettare due capitoli, quindi siamo già arrivati, si può dire.

 

- twilight4ever: Sono contenta che ti siano piaciute tutte e due, soprattutto la bambina. E’ troppo sveglia, più di Bella.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 32
*** La sera di Natale ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 32

LA SERA DI NATALE

 

 

 

POV EMMETT

Non appena finimmo di pranzare, Dean, Rachel e la piccola Novalie uscirono di casa, dicendo che andavano a fare un giro, mentre io, i miei fratelli e le ragazze restammo in casa a parlare. Vedevo Edward strano e non mi ci volle molto a capire che quel suo comportamento era dovuto a ciò che le ragazze mi avevano raccontato poco prima riguardo al bacio tra lui e Bella. A quanto avevo capito era nato come un gioco fatto con la bambina, ma dallo sguardo di mio fratello capivo benissimo che non era stato affatto un gioco per lui. Avevo preso in giro per tutto il tempo Bella riguardo al bacio, ma anche lei sembrava un po’ pensierosa, strana direi. Quei due erano degli idioti. Che si piacevano era ovvio, ma non facevano nulla. Certo, Edward faceva bene a non fare nulla sapendo il passato di Bella, ma lei almeno poteva aprirgli gli occhi. Era palese che Edward non fosse per lei solo un amico eppure si ostinava a non voler ammetterlo nemmeno a se stessa. Era terribilmente frustante. Non invidiavo per nulla Edward che si trovava in quella situazione. Restammo a parlare con le ragazze per buona parte del pomeriggio, fino a quando loro decisero di salire su per iniziarsi a preparare. Ovviamente erano donne e si sa che le donne davanti allo specchio ci passano ore. Restammo in salotto solo io, Edward e Jasper.

- Edward tutto apposto? – gli chiese Jasper che come me aveva notato che qualcosa non andava.

- Si, tranquillo – gli rispose lui.

- Se ne parli magari ti senti meglio – gli dissi io senza tenere conto della sua risposta che sapevo essere chiaramente una bugia.

- C’è poco da dire. La situazione è troppo frustrante e io non so fino a quando posso continuare così – ci disse Edward.

- Perché non provi a parlarne con lei? A dirgli cosa provi? – gli disse Jasper.

- No, non è il caso. Non voglio forzare niente. A lei sta bene così, punto. E poi non credo che sia pronta per lasciarsi andare con qualcuno – continuò Edward.

- Non voglio essere il piccione del male augurio, ma secondo me andando avanti così ti fai solo del male – gli dissi io.

- Preferisco stare male io che far star male lei. Bella si è aperta con me, si fida di me e mi considera un amico non posso andare da lei e dirle che la amo, non sarebbe giusto e non credo che lei lo capirebbe – mi disse Edward.

- Spero solo che vada bene e che le cose si aggiustino – gli disse Jasper.

- Io spero solo che non gli salti più in mente di darmi un bacio come quello di prima, perché non credo che riuscirei a continuare ad essere lucido – disse Edward.

- Beh se sei al punto di sperare che non ti baci sei proprio messo male – gli dissi io facendo ridere sia lui che Jasper.

- Comunque, grazie ragazzi – ci disse lui ridendo ancora.

Restammo in salotto un altro po’ e poi salimmo su a prepararci anche noi, considerato che perfino mamma e papà erano rientrati a casa. Doveva essere tardi. Entrai nella mia camera e notai che era tutto sottosopra.

- Amore sei tu? – mi disse Rose sentendo la porta della stanza aprirsi, mentre lei era in bagno.

- Direi di si, ma cosa ne hai fatto della mia stanza? – gli chiesi.

- Mi sono solo preparata – mi rispose lei ancora chiusa in bagno.

- E per prepararti dovevi mettere sottosopra tutto? E poi cosa ci fa metà del mio guardaroba sul letto appallottolato? – gli chiesi.

- Ero convinta di aver messo il mio vestito dentro l’armadio, ma non lo trovavo così ho uscito i tuoi vestiti, poi mi sono ricordata che l’avevo appoggiato alla poltrona – mi disse lei uscendo dal bagno con indosso il mio accappatoio.

- Direi che adesso ti devi fare perdonare – gli dissi io guardandola malizioso.

- Non riesco a immaginare come – mi disse maliziosa anche lei avvicinandomi a me e dandomi un bacio a fior di labbra per poi allontanarsi.

- Dove credi di andare? – gli dissi io bloccandola per il polso e tirandola a me.

Gli diedi un bacio che di casto non aveva nulla e lei ricambiò in pieno. La buttai sul letto mettendomi sopra di lei baciandogli le labbra per poi passare a baciargli il collo, poi a mordicchiarle il lobo dell’orecchio e poi mi buttai di nuovo sulle sue labbra. Ci baciammo con passione facendo giocare le nostre labbra, quando all’improvviso la porta della mia stanza si aprì.

- Ma che chifo. State semple a bacialvi – disse la piccola Novalie entrando nella stanza.

Io e Rose scoppiamo a ridere e io mi alzai da sopra di lei e mi misi seduto.

- Non ci stavamo baciando, stavamo solo giocando – gli dissi io.

- Si certo come no – mi disse la bimba sorridendomi.

- Va beh, lasciamo perdere. Io vado a farmi la doccia – dissi entrando in bagno mentre la piccola iniziò a chiedere qualcosa a Rose che non capì perché ero già entrato in doccia. Cercai di sbrigarmi considerato che era già tardi e una volta finita la doccia, andai in camera ancora con l’asciugamano in vita. Trovai Rose che si stava truccando.

- Ti sembra questo il modo di presentarti? La carne è debole – mi disse lei maliziosa guardandomi.

- Qualcuno si è fregato il mio accappatoio, quindi mi sono dovuto arrangiare – gli dissi malizioso anch’io.

- La prossima volta oltre all’accappatoio mi frego anche tutte le tovaglie così poi vediamo come ti arrangi – mi disse lei sempre più maliziosa.

Gli sorrisi, mi avvicinai a lei e gli diedi un bacio a fior di labbra, poi presi i pantaloni e andai di nuovo in bagno a metterli. Poi tornai di là finendo di vestirmi. Mi sistemai i capelli, mi misi le scarpe ed ero pronto. Avevo messo un paio di jeans testa di moro, che sembravano dei pantaloni più che dei jeans, una maglietta beige  alla quale alzai le maniche fino ai gomiti e un gilet dello stesso colore dei pantaloni. Le scarpe, erano beige e marroni. Non ero ne elegante, ne sportivo, una via di mezzo, del resto non mi piaceva vestirmi troppo elegante, non era nel mio stile. Notai che anche Rose era pronta, e non potei fare a meno che lasciargli gli occhi addosso. Indossava un vestitino sopra al ginocchio viola che si arricciava su un fianco e un paio di decoltè viola scuro dal tacco altissimo.

- Sei bellissima – riuscì solo a dirgli.

- Lo sei anche tu – mi disse lei dandomi un bacio a fior di labbra.

Guardai l’ora e notai che erano già le nove, era meglio scendere e così facemmo, incontrando in corridoio Jasper e Alice, anche loro pronti a scendere giù. Il mio fratellino indossava un paio di jeans bianchi con dei leggeri strappi all’altezza delle ginocchia, una maglietta grigia, una giacca sportiva blu e un paio di scarpe grigio scuro, tendente al nero, e bianche. Anche lui era una via di mezzo tra lo sportivo e l’elegante. Alice era bellissima, indossava un vestitino grigio-verde a palloncino che gli arrivava sopra il ginocchio e delle scarpe dello stesso colore dal tacco alto. Scendemmo giù insieme e trovammo in salotto tutti tranne Edward e Bella. Mamma aveva un vestito dorato lungo con le spalline e un paio di sandali dello stesso colore. Renèe indossava, invece, un vestito lungo a fantasia bianco e nero e delle decoltè nere. Papà come al solito portava un vestito nero con camicia bianca e cravatta e scarpe nere, mentre Charlie era vestito allo stesso modo ma, invece, che nero il suo colore era il blu scuro. Anche Dean aveva un vestito anche se il suo era molto più sportivo, con sotto una camicia argentata senza cravatta e un paio di Nike argentate come la camicia che lo rendevano elegante e sportivo allo stesso tempo. Rachel era bellissima. Indossava un lungo vestito turchese con le bretelle che si intrecciava all’altezza del seno e un paio di scarpe argentate dal tacco alto. La più bella di tutte restava, però, la piccola Novalie che aveva un vestitino rosso a pois bianco con le ballerine rosse brillantinate.

- Wow – disse Dean vedendo le ragazze.

- Bellissime – aggiunse Rachel.

- Dov’è Eddy? – chiese la piccola.

Mi faceva un tenerezze incredibile come fosse attaccata a Edward e mi piaceva vedere mio fratello giocare con lei, era qualcosa di troppo bello da vedere, faceva troppo tenerezza. Erano troppo dolci.

- Possibile che ti interessi solo di Edward? – gli chiese Charlie sorridendogli.

In effetti le ragazze avevano ragione, Charlie e Renèe con la bambina erano fantastici a differenza che con Rachel e Dean, ma loro sembravano, ormai, averci fatto l’abitudine.

- Invidioso? – gli disse la piccola guardandolo male.

- Potrei pure esserlo – continuò Charlie, mentre Novalie sbuffò.

- E’ semple con Bella, non è giusto – disse la piccola.

- Ma se ha da quando siamo arrivati che sta sempre con te – gli disse Dean.

- Non è velo, adesso non c’è – gli disse la bimba.

- Sono qua – gli disse Edward entrando in stanza insieme a Bella.

Novalie gli si buttò letteralmente addosso e gli sorrise felice. Guardai Edward e mi sembrò più tranquillo rispetto a prima, magari stare un po’ da solo con Bella era servito. Lo guardai e notai che indossava una paio di pantaloni neri messi dentro delle scarpe nere e bianche a stivaletto sportivissime. Poi indossava una camicia grigia sportiva con una cravatta nera modello sempre sportivo e un gilet nero di sopra. Forse tra tutti era quello più sportivo, ma stava benissimo. Bella, invece, beh, che dire, non si smentiva mai. Era bella davvero. Aveva un vestitino rosso scuro fin sopra il ginocchio legato solo da un lato della spalla. Era molto aderente permettendo di far risaltare le sue forme perfette e indossava un paio di scarpe rosso scuro dal tacco vertiginoso. Le più alte di tutte. Erano dei trampoli. Mi chiedevo come facessero le ragazze a camminare su quei cosi, era qualcosa che non avrei mai capito.

- Potevi metterti un paio di scarpe più alte – dissi io a Bella sarcastico.

- Bisogna aiutare la natura – mi disse lei.

- Tra tutte e tre quella che deve aiutare la natura sono io – disse Alice riferendosi al fatto che era la più bassa tra le tre, anche se questo non significava che fosse davvero bassa.

- Lasciamo perdere – disse Rose sorridendo a tutti.

Restammo in salotto per un po’, poi ci spostammo nella sala da pranzo per cenare. Quella era la prima cena di Natale che faceva insieme a delle persone a cui volevo bene. Di solito gli anni passati o mangiavamo solo io, i miei fratelli e mamma e papà, oppure a noi si univano amici dei miei che ne io, ne i miei fratelli conoscevamo ed eravamo costretti a passare tutta la serata facendo finta che fossimo contenti. Invece, quest’anno la cena di Natale sarebbe stata diversa. Avevo accanto a me le persone a cui volevo più bene: i miei fratelli, la mia Rose, le mie sorelline Bella e Alice e i miei genitori, e c’erano anche gli altri che non mi dispiacevano per niente, anzi che mi stavano molto simpatici, soprattutto Dean e Rachel, per non parlare della piccola che era una vera forza della natura. Passammo gran parte della serata a cena, le domestiche si erano date davvero un gran da fare. Era tutto perfetto e buonissimo. Quando terminammo di mangiare andammo in salotto e lì tra un discorso e un altro, tra scherzi e giochi, si fece mezzanotte e come di consueto ci fu l’apertura dei regali. Ci sedemmo tutti nel divano vicino all’albero di Natale preparato giorni prima da me, dai miei fratelli e dalle ragazze. Di solito erano le domestiche a occuparsene, ma quell’hanno decidemmo di cambiare occupandocene noi e fu qualcosa di troppo divertente. Per finirlo ci mettemmo tutto il pomeriggio, ma il divertimento era stato assicurato. Del resto non è semplice fare qualcosa avendo sei teste diverse che la pensano in sei modi diversi, eppure tutto sommato era venuto bene. C’erano un sacco di regali da scartare e ci mettemmo più di un’ora nel farlo. I regali erano tutti bellissimi, anche perché ognuno di noi sapeva già cosa volesse l’altro. I regali più belli furono comunque l’anello che papà regalò a mamma, un bellissimo trilogy, e quelli che avevamo comprato noi ragazzi. Jasper regalò a Alice una collana d’oro con un ciondolo a forma di cuore, mentre lei regalò a lui una fotocamera digitale che sembrava quella dei fotografi, ma del resto c’era da aspettarselo tutte e tre sorelle avevano manie di grandezza in tutto. Edward regalò a Bella un bracciale con un ciondolo a forma di cuore, un cuore di diamanti che era bellissimo, mentre Bella regalò a lui un orologio, quello che Edward aveva visto un giorno in una vetrina e voleva comprarlo, ma Bella pur di fargli una sorpresa lei gli aveva detto che faceva schifo e che non doveva assolutamente comprarlo, anche perché se l’avesse fatto gliel’avrebbe buttato nella spazzatura nel giro di una settimana. Io, invece, regalai a Rose un paio di orecchini di perle con l’aggancio in oro e brillanti, mentre lei mi regalò la mia amatissima Psp go portatile. Lo so, avevo vent’anni, ma in fondo ero ancora un bambino. Io e i miei fratelli ricevemmo anche i regali che ci eravamo scommessi in quella partita alla play che Alice aveva “gentilmente” interrotto. Bella, Alice, Rosalie, Edward e Jasper, mi regalarono, infatti, la mia adorata jeep Rubicon rossa, che, ovviamente, vidi solo in foto, visto che ancora non l’avevano portata a casa. Tutti e cinque regalammo, invece, a Edward la moto che tanto voleva, una Kawasaki Ninja nera, mentre a Jasper il tanto voluto i-phone della Apple. Da tutti e cinque, Rosalie ricevette un vestito Armani che aveva visto un giorno in centro, ma che alla fine non aveva comprato. Era viola con dei brillanti al centro del petto che dividevano il seno e che faceva piegare al centro tutto il vestito, Alice, invece, ricevette una borsa blu Prada, che aveva mesi che la cercava, mentre Bella un paio di scarpe Chanel blu notte, dal tacco vertiginoso. Io e i miei fratelli, insieme alle ragazze, avevamo comprato anche una carrozzina rosa giocattolo alla piccola Novalie, mentre i miei gli avevano preso un bambolotto, un certo “Baby Amore”, che non avevo idea di cosa fosse, e Charlie e Renèe gli avevano comprato una casa per le bambole. Erano tutti regali molto belli, ma ciò che più contava era che quello era il Natale più bello che avessi trascorso in vent’anni.

- Adesso tocca all’ultimo regalo – disse papà.

- Ancora? A un’ora che apriamo regali – mi lamentai io che non ne potevo più.

- Sono sicura che questo vi piacerà – disse mamma.

- E’ da parte mia e di mamma per tutti e tre – ci disse papà riferendosi a me, Jasper e Edward.

Non avevo idea di cosa poteva essere qualcosa per tutti e tre. Un regalo unico? Non riuscivo nemmeno lontanamente a immaginare cosa potesse essere.

- Un regalo unico per tutti e tre? – chiese Jasper che come me non aveva capito.

- Si, vi piacerà – ci disse mamma.

- E vediamolo – disse Edward curioso come tutti.

Mamma e papà presero una scatola e la posarono sul tavolino. Cosa poteva esserci in una scatola che potesse piacere a tutti e tre? Ero piuttosto confuso. Mi avvicinai e stavo quasi per prendere la scatola, ma Edward fu più veloce.

- Tocca a me aprirla – mi disse mio fratello.

- E chi l’ha detto? – gli dissi io ridendo.

- La apro io che sono il più piccolo – disse Jasper.

- Non se ne parla, la apro io che sono il più grande – dissi io.

- No, la apro io che sono di mezzo – disse Edward.

- Ma la volete piantare. Sembrate tre bambini – disse Alice.

- No sembrano, sono – disse Bella mentre Rose annuì.

Io e i miei fratelli gli sorridemmo sarcastici, poi Edward prese la scatola e la aprì. Dentro c’era un cuscino con sopra appoggiate un mazzo di chiavi.

- Cosa sarebbero queste? – disse Edward che come tutti non stava capendo nulla.

- Togli il cuscino – disse mamma.

Edward lo fece e vedemmo che c’era un foglio piegato. Lo prese e lo aprì mostrando la foto di un villetta bellissima. Tutta bianca con il tetto blu notte e delle vetrate, un giardino e una parte fuori pavimentata con delle sedie e un tavolino, una specie di terrazza, però, a pian terreno. Era davvero bellissima.

- Che significa? – chiesi io.

- Che vi abbiamo regalato una villetta poco distante da qui – ci disse papà.

- Bellissimo – dissi io.

- Fantastico – continuò Edward.

- Super – terminò Jasper.

- Alt. Non pensate che questo significhi che ve ne andrete di casa, perché non è così. E’ solo un posto dove potete andare a divertirvi, a passare del tempo, a dormire qualche volta, ma questa resta la vostra casa, altrimenti ci riprendiamo le chiavi – disse mamma.

- No, no, va benissimo così – dissi io mentre gli altri annuirono.

Era fantastico, una casa tutta per noi. Certo come aveva detto mamma non significava che saremmo andati a vivere da soli, ma pian piano sapevo che sarebbe andata a finire così. Comunque era fantastico, potevamo andarci tutte le volte che volevamo, senza nessuno che rompesse e soprattutto dove potevamo fare quello che volevamo.

- E’ già sistemata? – chiese Edward.

- Si, è prontissima – disse mamma.

- Caspita che regalo e chi se lo aspettava – disse Alice sbalordita.

- Va beh, il regalo è anche per voi, ovviamente, considerando che tutti e sei non vi staccate manco a morire – ci disse papà.

- Ovviamente – rispondemmo tutti e sei all’unisono.

Passammo tutto il resto della serata a parlare, a ridere e scherzare e a giocare a carte. E quella sera era proprio la mia serata visto che vincevo sempre io. A notte inoltrata, cioè verso le quattro e mezzo, le ragazze e Charlie e Renèe tornarono a casa, mentre noi salimmo ognuno nelle nostre camere. Mi misi il pigiama e, visto che per fortuna la domestica aveva sistemato i miei vestiti dentro l’armadio, potei mettermi a letto senza problemi. Solo dopo mi accorsi che aveva anche sistemato le cose di Rose e questo significava solo una cosa, quando se ne sarebbe accorta si sarebbe incazzata come una pazza. Guai a toccare le sue cose, anche se quando lo facevo io non si arrabbiava mai, o quasi, ma io non ero come tutti per fortuna. Mi addormentai pensando a lei, alla serata appena trascorsa, ai miei amici e per la prima volta in vent’anni mi sentì veramente fortunato, perché avevo tutto quello che un ragazzo può desiderare, non potevo chiedere di meglio.

 

Il vestito e le scarpe di Emmett:

http://img43.imageshack.us/i/vestitiescarpeemmettnat.png/][img=http://img43.imageshack.us/img43/3194/vestitiescarpeemmettnat.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Rosalie:

http://img233.imageshack.us/i/vestitoescarperosaliena.png/][img=http://img233.imageshack.us/img233/2492/vestitoescarperosaliena.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Jasper:

http://img246.imageshack.us/i/vestitiescarpejaspernat.png/][img=http://img246.imageshack.us/img246/6817/vestitiescarpejaspernat.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Alice:

http://img87.imageshack.us/i/vestitoescarpealicenata.png/][img=http://img87.imageshack.us/img87/2775/vestitoescarpealicenata.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Edward:

http://img43.imageshack.us/i/vestitiescarpeedwardnat.jpg/][img=http://img43.imageshack.us/img43/1339/vestitiescarpeedwardnat.th.jpg

 

Il vestito e le scarpe di Bella:

http://img23.imageshack.us/i/vestitoescarpebellanata.png/][img=http://img23.imageshack.us/img23/2900/vestitoescarpebellanata.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Carlisle:

http://img16.imageshack.us/i/vestitoescarpecarlislen.jpg/][img=http://img16.imageshack.us/img16/994/vestitoescarpecarlislen.th.jpg

 

Il vestito e le scarpe di Esme:

http://img198.imageshack.us/i/vestitoescarpeesmenatal.png/][img=http://img198.imageshack.us/img198/6955/vestitoescarpeesmenatal.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Dean:

http://img16.imageshack.us/i/vestitoescarpedeannatal.jpg/][img=http://img16.imageshack.us/img16/3084/vestitoescarpedeannatal.th.jpg

 

Il vestito e le scarpe di Rachel:

http://img132.imageshack.us/i/vestitoescarperachelnat.png/][img=http://img132.imageshack.us/img132/6068/vestitoescarperachelnat.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Novalie:

http://img185.imageshack.us/i/vestitoescarpenovaliena.png/][img=http://img185.imageshack.us/img185/1152/vestitoescarpenovaliena.th.png

 

Il vestito e le scarpe di Charlie:

http://img21.imageshack.us/i/vestitoescarpecharliena.jpg/][img=http://img21.imageshack.us/img21/3764/vestitoescarpecharliena.th.jpg

 

Il vestito e le scarpe di Renèe:

http://img171.imageshack.us/i/vestitoescarperenenatal.png/][img=http://img171.imageshack.us/img171/2146/vestitoescarperenenatal.th.png

 

L’albero di Natale che hanno fatto i ragazzi:

http://img132.imageshack.us/i/lalberodinatale.jpg/][img=http://img132.imageshack.us/img132/7262/lalberodinatale.th.jpg

 

Il regalo di Emmett a Rosalie (orecchini) :

http://img28.imageshack.us/i/orecchini.jpg/][img=http://img28.imageshack.us/img28/1773/orecchini.th.jpg

 

Il regalo di Rosalie a Emmett (psp go portatile):

http://img233.imageshack.us/i/pspgoportatile.jpg/][img=http://img233.imageshack.us/img233/583/pspgoportatile.th.jpg

 

Il regalo di Edward a Bella (bracciale):

http://img230.imageshack.us/i/bracciale.jpg/][img=http://img230.imageshack.us/img230/1893/bracciale.th.jpg

 

Il regalo di Bella a Edward (orologio):

http://img185.imageshack.us/i/orologio.jpg/][img=http://img185.imageshack.us/img185/7847/orologio.th.jpg

 

Il regalo di Jasper a Alice (collana):

http://img219.imageshack.us/i/collana.jpg/][img=http://img219.imageshack.us/img219/1287/collana.th.jpg

 

Il regalo di Alice a Jasper (fotocamera digitale):

http://img171.imageshack.us/i/digitalex.jpg/][img=http://img171.imageshack.us/img171/6991/digitalex.th.jpg

 

Il regalo di tutti e cinque i ragazzi a Emmett (jeep Rubicon):

http://img230.imageshack.us/i/jeeprubicon.jpg/][img=http://img230.imageshack.us/img230/4030/jeeprubicon.th.jpg

 

Il regalo di tutti e cinque i ragazzi a Rosalie (vestito Armani):

http://img97.imageshack.us/i/vestito.jpg/][img=http://img97.imageshack.us/img97/7987/vestito.th.jpg

 

Il regalo di tutti e cinque i ragazzi a Edward (moto Kawasaki ninja):

http://img84.imageshack.us/i/motoq.jpg/][img=http://img84.imageshack.us/img84/3586/motoq.th.jpg

 

Il regalo di tutti e cinque i ragazzi a Bella (scarpe Chanel):

http://img401.imageshack.us/i/scarpe.jpg/][img=http://img401.imageshack.us/img401/4664/scarpe.th.jpg

 

Il regalo di tutti e cinque i ragazzi a Jasper (i-phone):

http://img97.imageshack.us/i/iphone.jpg/][img=http://img97.imageshack.us/img97/3305/iphone.th.jpg

 

Il regalo di tutti e cinque i ragazzi a Alice (borsa Prada):

http://img5.imageshack.us/i/borsal.jpg/][img=http://img5.imageshack.us/img5/5553/borsal.th.jpg

 

Il regalo di Carlisle a Esme (anello):

http://img242.imageshack.us/i/trilogy.png/][img=http://img242.imageshack.us/img242/2790/trilogy.th.png

 

Il regalo dei ragazzi a Novalie (carrozzina giocattolo):

http://img199.imageshack.us/i/carrozzina.jpg/][img=http://img199.imageshack.us/img199/7940/carrozzina.th.jpg

 

Il regalo di Carlisle e Esme a Novalie (bambolotto Baby Amore):

http://img97.imageshack.us/i/bambolotto.jpg/][img=http://img97.imageshack.us/img97/8639/bambolotto.th.jpg

 

Il regalo di Charlie e Renèe a Novalie (casa delle bambole):

http://img121.imageshack.us/i/casadellebambole.jpg/][img=http://img121.imageshack.us/img121/1082/casadellebambole.th.jpg

 

Il regalo di Carlisle e Esme ai figli (villetta):

http://img21.imageshack.us/i/villetta.jpg/][img=http://img21.imageshack.us/img21/7606/villetta.th.jpg

 

 

SPOILER:

 

- Alice? Rosalie? – sentì chiamare da una voce, una voce che non avrei mai voluto sentire, una voce che avrei riconosciuto fra mille. […]

Piano, molto piano, mi girai anche io, anche se non avevo dubbi a chi appartenesse quella voce e una volta trovatomelo di fronte non ebbi più dubbi, e il sorriso che ancora era dipinto sul mio volto per via dello scherzo con Edward scomparve inesorabile dalla mia faccia e un vortice mi risucchiò dentro. […]

Il mio incubo peggiore era di fronte a me.    

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- SweetCherry: Si, Bella sta iniziando ad aprire gli occhi, anche se comunque non del tutto. Quanto a Edward, ti posso assicurare che il bacio non gli è dispiaciuto affatto, anzi, direi l’esatto opposto.

 

- moni: Beh, come hai visto il capitolo non era un pov Edward, ma spero ti sia piaciuto lo stesso. Ti anticipo comunque che lui è più che contento, diciamo che non aspettava altro. Comunque diciamo che ancora Bella non ha del tutto chiara la situazione.

 

- nefertiry85: Sta tranquilla che non mi offendo per la correzione, anzi ti ringrazio. Rileggo sempre il capitolo prima di pubblicarlo, ma qualcosa mi sfugge sempre, purtroppo. Grazie di avermelo fatto notare. Comunque mi fa piacere che Novalie ti piaccia, ma ti anticipo che Bella non ha aperto gli occhi del tutto.

 

- ross_ana: Si, in effetti Bella ha dato il bacio a Edward per gioco, grazie a Novalie, anche se comunque non gli è dispiaciuto affatto.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Beh, diciamo che ancora non se ne è resa conto del tutto, ma presto se ne accorgerà, sperando che quando lo farà non sarà troppo tardi.

 

- twilight4ever: Si, c’hai azzeccato in pieno. Bella non vuole ammettere a se stessa quella che, ormai, è l’evidenza. Se ne pentirà e spero si accorga presto che sta sbagliando tutto.

 

- eMiLyBlOoD: Si, Novalie è  davvero carina e poi è proprio sveglia. Comunque si, le tue frasi mi piacciono sempre e anche questa è molto bella. Mi piace davvero un sacco. Credo proprio che la troverai scritta in uno dei miei prossimi capitoli, visto che tempo fa mi hai detto che per te non era un problema. Ovviamente dirò che non è farina del mio sacco, ma del tuo. Ho fatto un giro nelle tue storie ieri e oggi e mi sono accorta che due one-shot che avevo letto tempo fa erano di tua invenzione. Non avevo recensito quando le avevo lette, ma le ho trovate davvero belle. Ho rimediato adesso e te le ho recensite. E ho letto anche altre due storie tue ancora da finire davvero belle. Se leggi le recensioni troverai anche le miei. Complimenti davvero.

 

- serve: Si, in effetti Bella è un po’ di coccio, ma lei crede di amare il suo ex. Sarà davvero così o si renderà conto che la sua è solo ossessione? Dovrai continuare a leggere la mia storia per scoprirlo.

 

- MANU CULLEN: Sono contenta di sapere che la mia storia ti piace, spero vivamente di non deluderti con i prossimi capitoli.

 

- BlackDeath90: Beh, diciamo che in tanti vorremmo essere al posto di Alice. Vallo a trovare un ragazzo così.  Comunque si, Bella piano piano sta iniziando ad aprire gli occhi.

 

- Angels4ever: Sono davvero contenta di sapere che segui la mia storia e che ti piace e sono anche contenta anche che la mia storia ti spinga a entrare maggiormente in questa sezione. Si, la bimba ha davvero l’occhio lungo. Si, forse è un po’ possessiva nei confronti di Edward, ma mi piaceva l’idea. Diciamo che c’è lo vedo bene Edward alle prese con una bambina. Beh, per sapere cosa dirà Bella dovrai aspettare un altro po’, spero che lo farai e che continuerai a seguire la mia storia.

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 33
*** Un incontro inaspettato ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 33

UN INCONTRO INASPETTATO

 

 

 

POV BELLA

Si può dipendere completamente e inesorabilmente da qualcuno? E’ questo quello che mi domandavo da tre mesi, ma non riuscivo a darmi una risposta, o meglio non riuscivo ad accettare la risposta. Durante tutta la mia vita mi ero detta e ridetta che non dovevo mai trovarmi nella situazione di dipendere da qualcuno ed ero convinta che non mi sarei mai trovata in una situazione del genere, invece, eccomi oggi a dovermi dare della stupida per aver creduto che a me questo non avrebbe mai potuto capitare. Io dipendevo completamente e inesorabilmente da lui, da Edward, lui che era entrato quattro mesi fa nella mia vita scompigliandola del tutto. Non ero ancora riuscita a capire cosa mi tenesse legata a lui, ma sapevo solo che avevo bisogno di lui per essere felice, per essere tranquilla, per essere serena, per ridere davvero. Io avevo un disperato bisogno di lui. Erano già passati due mesi da Natale, due mesi da quando lo avevo baciato per gioco provocando in me stessa sensazioni mai provate prima, sensazioni meravigliose che non riuscivo a dimenticare. Dopo quel bacio, non era cambiato nulla, avevamo continuato a comportarci come sempre, forse, lui l’aveva considerato davvero un gioco, forse la stupida ero io ad averci visto qualcosa di più, qualcosa che non esisteva. Erano passato due mesi da allora e il nostro rapporto sembrava ogni giorno più forte, cresceva a vista d’occhio e io mi ero ritrovata improvvisamente a dipendere da lui, due mesi in cui mi ero divertita come una matta con lui e con gli altri. Passavamo intere giornate nella villetta che i loro genitori gli avevano regalato e non facevamo altro che ridere, scherzare a giocare. Quanti scherzi che ci facevamo e quante risate. Una cosa era certa, stavo meglio, stavo riuscendo a dimenticare il passato, quello che mi faceva male, quello che mi aveva fatto soffrire per anni e di questo dovevo ringraziare le mie sorelle, i miei fratelloni Jasper e Emmett, ma soprattutto il mio angelo, Edward, colui che, ormai, mi conosceva meglio di chiunque altro. Ormai, conoscevano ogni più piccola cosa l’una dell’altra ed eravamo praticamente inseparabili. Era difficile definire il nostro rapporto, non so cosa fosse. Non era amore, non era amicizia, era qualcosa di unico e speciale, speciale come lui che mi sorprendeva ogni giorno di più. Non potevo dimenticare la sorpresa che mi fece una volta. Ero tornata a casa, dopo una giornata a scuola e entrando nella mia stanza restai sbalordita da quello che vi trovai. La stanza era completamente coperta di rose, di rose blu bellissime, non c’era un angolo libero in quella stanza dove non vi fosse una rosa. Li contai, erano duecento rose blu, le rose più belle che avessi mai visto. Capì subito che era stato lui, anche perché non poteva essere nessun altro, visto che passavo tutto il mio tempo con lui e con i ragazzi, visto che non avevo più guardato un maschio da quella famosa cena di Novembre, quella famosa cena di quattro mesi fa. Sapeva che avrei capito che erano da parte sua e, infatti, non lasciò neppure un bigliettino. Corsi subito a casa sua, nella villetta che i suoi gli avevano regalato che, ormai, potevano definire come la loro casa visto che stavano lì sempre, stavamo settimane senza tornare a casa e quando lo facevano succedeva solo per far contenti Esme e Carlisle, i quali dovettero arrendersi all’evidenza: i loro figli erano già grandi e vivevano da soli. Andai nella villetta e lo trovai sdraiato sul divano. Mi buttai letteralmente su di lui e quasi ci scappava un altro bacio. Restai tra le sue braccia non so per quanto tempo e quando gli chiesi come mai aveva scelto le rose blu, mi stupì con la sua risposta. Ricordavo ancora le sue parole: “Tu sei come una rosa blu. Le rose blu sono uniche, rare, bellissime, ogni volta che ne vedi una ti perdi nel guardarla e questa sei tu. Sei unica, speciale, nessuno sarà mai come te. Non è stato facile trovare tutte quelle rose proprio perché è difficile trovarle di quel colore, ma alla fine c’è l’ho fatta, invece con te, potrei girare tutto il mondo, ma so per certo che non troverò mai nessuna come te”. Quando sentì dirgli quelle cose, l’unica cosa che volevo fare era dargli un bacio, ma non lo feci, perché non sapevo come interpretare quelle parole. Cosa ero io per lui? Cosa era lui per me? Avevo troppe domande su noi due e una fottuttissima paura di scoprirne le risposte.

- Queste sono più belle – dissi io al mio angelo.

Eravamo in un centro commerciale tutti e sei e io e Edward eravamo entrati in un negozio perché lui doveva comprarsi delle scarpe. Gliene avevo fatto provare un sacco e lui nonostante lo stavo facendo sclerare continuava a starmi dietro. Ormai era una cosa normale andare a fare shopping insieme, io consigliavo lui, lui consigliava me. Poi andare con i ragazzi era ancora meglio, poiché ci consigliavamo tutti insieme, ma povere le commesse dei negozi che ogni volta rischiavano un esaurimento nervoso.

- E queste? – mi disse lui indicandone un altro paio.

- Anche queste. Prendile tutte e due – gli dissi io.

Mi venne a dare un bacio sulla guancia, andò a pagare e poi uscimmo fuori. Trovammo i ragazzi seduti al bar e andammo verso di loro, sedendoci anche noi. Alice e Rose si erano presi una cioccolata, Emmett e Jasper, invece, un cappuccino.

- Tu cosa vuoi? – mi chiese Edward.

- Non saprei – gli dissi io.

- Gelato? – mi chiese facendomi il suo sorriso sghembo.

In effetti eravamo a Febbraio, il gelato non era proprio la cosa migliore da prendere, ma ne avevo proprio voglia. Edward sapeva sempre cosa mi passasse per la testa, prima ancora che lo sapessi io.

- Vada per il gelato – gli dissi mentre lui si alzò dal tavolo e si avvicinò al bancone per ordinarli.

- Non c’è freddo per il gelato? -  mi chiese Alice.

- Qui dentro si muore dal caldo, quindi uno strappo alla regola si può fare – gli dissi io.

In effetti era vero, nel centro commerciale c’erano i riscaldamenti molto potenti e nonostante fosse inverno c’era abbastanza caldo.

- Non hai tutti i torti – mi disse Rose.

Nemmeno il tempo che finisse di parlare che Edward era già tornato sedendosi al tavolo con noi e porgendomi il mio cono gelato, rigorosamente pistacchio e cocco, i miei gusti preferiti. Ormai, Edward lo sapeva e nemmeno mi chiedeva più come lo volessi. Edward, ormai, sapeva tutto di me, così come io di lui.

- Non eri tu quello che diceva che il gelato pistacchio faceva schifo? – dissi a Edward vedendo che anche lui l’aveva preso pistacchio e cocco.

- Mi hai costretto a mangiarlo praticamente sempre, ormai, c’ho preso gusto – mi disse lui.

- Io te lo avevo detto che finiva così. Senza di me tu non andresti da nessuna parte – gli dissi.

- Condividiamo con te – dissero Emmett e Jasper all’unisono.

- Va beh, se per questo nemmeno tu senza di me – mi disse Edward.

- E questa volta siamo noi a condividere con te – gli dissero Alice e Rosalie.

- Te le sei prese alla fine le scarpe? – chiese Alice a Edward.

- Si certo. Secondo te, quella lì, mi faceva uscire dal negozio senza aver comprato nulla? – gli rispose lui riferendosi a me.

- Il tuo ragionamento non fa una piega – disse Jasper.

- Quale hai preso? – gli chiese Rose.

- Le Etnies nere che avevamo visto prima e un paio di Nike Shox bianche e grigie – gli rispose lui, sporgendosi verso di me e assaggiando il mio gelato, mentre io gli lancia un sguardo poco gentile.

- Il mio sta finendo – si giustificò lui.

- E allora? Anche il mio se per questo – gli risposi io.

- Meglio che finisca il tuo che non il mio – mi disse lui.

- Ah si? – gli chiesi mentre lui come risposta mi fece il suo sorriso sghembo.

Stavolta mi sporsi io verso di lui e gli misi il mio gelato sulla bocca come per farglielo assaggiare, ma subito lo appoggiai alle sue labbra con impeto, sporcandolo tutto di gelato.

- Questo non lo dovevi fare – mi disse lui facendo la stessa cosa con il suo gelato.

Non riuscì a prenderla o ad arrabbiarmi, scoppiai a ridere seguita a ruota da tutti gli altri, che come sempre ripeterono “Siete sempre i soliti, non cambierete mai”, dopodichè procedetti a pulirmi il muso e il mento aiutando anche Edward a farlo.

- Alice? Rosalie? – sentì chiamare da una voce, una voce che non avrei mai voluto sentire, una voce che avrei riconosciuto fra mille.

I ragazzi alzarono gli occhi, poiché il proprietario di quella voce era di fronte a loro, mentre Alice e Rosalie si voltarono, poiché erano di spalle e non potevano vedere chi avesse parlato. Piano, molto piano, mi girai anche io, anche se non avevo dubbi a chi appartenesse quella voce e una volta trovatomelo di fronte non ebbi più dubbi, e il sorriso che ancora era dipinto sul mio volto per via dello scherzo con Edward scomparve inesorabile dalla mia faccia e un vortice mi risucchiò dentro. Mi resi conto che tutti gli sforzi che avevo fatto in quei quattro mesi, che tutto l’aiuto che i ragazzi e che soprattutto Edward mi avevano dato non erano valsi a niente. Un ragazzo alto, muscoloso, con i capelli biondi corti, ma scompigliati, due grandi occhi azzurri e un viso sbarazzino era di fronte a me. Il mio incubo peggiore era di fronte a me.

- Lucas? – dissero Alice e Rose non appena lo videro, mentre vidi i ragazzi irrigidirsi, soprattutto Edward, dopo aver sentito quel nome.

- In persona – disse lui avvicinandosi al tavolo e salutando le ragazze con due baci. Notai che mi guardò ed era come se fosse in un dubbio se salutarmi o meno, poi alla fine decise di farlo e mi meraviglia, visto che aveva quattro anni che non sentivo il mio nome pronunciato dalle sue labbra.

- Ciao Bella – mi disse lui.

- Ciao – mi limitai a rispondergli io.

Aveva quattro anni che non parlavamo più, quattro anni in cui non avevo più sentito la sua voce, tranne rare volta in cui salutava le ragazze, ma sempre da lontano se li vedeva con me, altrimenti si avvicinava e ci parlava con loro.

- Piacere io sono Lucas – disse lui rivolgendosi ai ragazzi che non lo accolsero per niente bene.

Non gli risposero per niente, e gli lanciarono occhiate per nulla amichevoli. Notai che anche Alice e Rose erano in difficoltà. Loro avevano continuato a parlare con lui, o a mantenere un certo rapporto, che ormai si era limitato solo a pura conoscenza, solo per non essere troppo sgarbate con lui, ma in realtà non voleva più avere niente a che fare con lui, perché lo ritenevano la causa di tutta la mia sofferenza. Nonostante questo si mostravano sempre gentili con lui e pregai perché anche adesso lo facessero.

- Lui è Emmett il mio fidanzato – disse Rose indicandolo.

- Lui, invece, è Jasper il mio fidanzato, mentre lui è Edward – continuò Alice per presentarli.

I ragazzi fecero un sorriso così forzato che era visibile lontano un miglio che quello lì non gli piaceva. Guardavano anche me e vedevo nei loro occhi il dispiacere per me. Loro capivano come mi sentivo in quel momento.

- Il fidanzato di Bella, immagino – disse Lucas riferendosi a Edward considerando che le ragazze lo avevano presentato solo per nome.

- Non vedo come questo possa interessarti – gli rispose Edward acido.

Ed ecco l’Edward stronzo che tornava a galla, ma in quel momento era giusto così.

- Era solo una costatazione la mia. Non volevo farmi gli affari di nessuno – si giustificò Lucas.

- Si lo sappiamo che non volevi farti gli affari suoi – gli disse Rose sorridendo falsamente.

- Come vi trovate qui? Meglio di New York? – chiese lui, mentre io pregavo che se ne andasse.

Avevo solo bisogno di Edward in questo momento, avevo bisogno di sentirlo vicino, avevo bisogno di stringere la sua mano, ma non potevo farlo, perché sarebbe sembrata come una ripicca e questa era l’ultima cosa che volevo fare.

- Diciamo che New York è tutta un’altra cosa, ma si, ci troviamo molto meglio – gli disse Alice.

- Beh, lo immagino. Quando a scuola verranno a sapere che vi siete fatte fidanzate seriamente non ci crederà nessuno. Le famose “irraggiungibili sorelle Swan” hanno messo la testa a posto è una notizia shock, però, mi fa piacere – disse lui, mentre i ragazzi gli lanciavano sguardi di fuoco.

Stava solo peggiorando la situazione. Era meglio se girava i tacchi e se ne andava.

- Tutti cambiano, l’amore ti fa cambiare. Comunque sei da solo? – gli chiese Rosalie.

- No, insieme ad un amico – gli rispose lui.

- Ah infatti, mi sembrava strano che fossi da solo – continuò Rose.

- No, sono con un amico, ma è entrato in un negozio e io mi scocciavo – gli rispose lui.

- Come mai da queste parti? – gli chiese Alice.

Lo vidi irrigidirsi alla domanda e aspettò un po’ prima di rispondere.

- Diciamo che sono venuto a cercare qualcuno – gli rispose lui.

- E l’hai trovato questo qualcuno? – gli chiese Rose.

- Adesso si – disse guardando me.

Stava guardando me? Cosa significava quello sguardo dopo quelle parole? Ok, mi voleva morta, bastava dirlo subito. Vidi Edward irrigidirsi di più e guardare Lucas con sguardo furioso. Che cazzo stava succedendo?

- Che vuoi dire? – gli chiese Emmett proferendo parola per la prima volta.

Forse, tutti si erano accorti dello sguardo che mi aveva lanciato dopo aver detto quelle cose.

- Bella? – mi chiamò lui.

Oh cazzo. E adesso che faccio? Che vuole da me? Ti prego lasciami in pace, fammi vivere la mia vita tranquilla, me l’hai già rovinata abbastanza.

- Che c’è? – gli chiese fredda.

- Ti posso parlare? – mi disse.

Quante volte avevo sognato il momento in cui lui si rendesse conto che in questo mondo esistevo anch’io? Tante, troppe e adesso non sapevo se essere contenta o no. Cosa voleva dirmi? Cosa poteva volermi dire dopo quattro anni? Quattro lunghi anni? No, non gliel’avrei data vinta. Mi aveva fatto soffrire troppo, non glielo avrei più permesso.

- Parlarmi? E per dirmi cosa? Credevo ti fossi dimenticato che esistessi anch’io – gli dissi fredda.

- E’ importante – mi disse lui semplicemente.

- Non credo che lo sia più di tanto se hai dovuto aspettare quattro anni per deciderti a rivolgermi la parola – gli dissi io.

- Non ti rubo tanto, solo dieci minuti – mi disse.

- Non credo sia il caso. Hai già fatto fin troppo, è ora che tu esca dalla mia vita – gli dissi.

- Ti prego – mi disse lui.

Bella non ti azzardare a dirgli di si, non ti permettere. Lo stai facendo uscire dalla tua vita, non rovinare tutto adesso. Non guardarlo più, perché se lo guardi finirai per dirgli di si.

- Ok, ma solo dieci minuti – gli dissi.

Non ci potevo credere, gli avevo detto di si. Con quelle poche parole avevo decretato la mia fine. Guardai i ragazzi e mi resi conto che tutti mi guardavano straniti, ma forse, in fondo, tutti si aspettavano quella reazione da parte mia. Guardai per ultimo Edward, e anche lui aveva la stessa espressione degli altri, forse, in lui, però, c’era anche un pizzico di delusione.

- Usciamo fuori allora – mi disse lui mentre io annuì.

Mi alzai da quella sedia e stavo per seguire Lucas, ma Edward mi bloccò per il braccio.

- Sei sicura? – mi chiese lui.

- No, ma devo farlo – gli dissi semplicemente.

Non so cosa vide nel mio sguardo, ma mi lasciò all’istante e io seguì Lucas fuori mentre i ragazzi mi guardavano preoccupati. Prima di uscire, però, riuscì a vedere Edward alzarsi di botto dalla sedia facendola sbattere a terra e andare dalla parte opposta alla mia. Non capivo perché, ma in quel momento ciò che mi preoccupava di più era ciò che Lucas voleva dirmi. Solo quando arrivai fuori, mi resi conto che avevo lasciato lì dentro il mio angelo, senza curarmi del perché avesse reagito in quel modo ed ero corsa dietro al mio incubo. Si sedemmo su una panchina e per un po’ lui non disse nulla. Quel silenzio mi stava distruggendo.

- I dieci minuti stanno finendo – dissi io non trovando una scusa migliore per iniziare a parlare.

- Non è facile. Mi sono immaginato questa scena un miliardo di volte, pensando e ripensando alle parole che avrei usato, ma adesso che la sto vivendo è tutta un’altra cosa – mi disse lui.

- Prova ad essere sincero è basta – gli dissi io.

- Prima di dirti tutto ho bisogno di sapere una cosa – mi disse lui.

- Cosa? – gli chiesi.

- Tu e quel ragazzo state insieme? – mi chiese lui.

- Quel ragazzo si chiama Edward, comunque non vedo perché dovrei dirtelo – gli dissi io.

- Bella possiamo evitare di litigare e parlare come due persone civili – mi disse.

La rabbia nei suoi confronti, che per quattro lunghi anni avevo tenuta repressa, stava venendo fuori e non avrei fatto nulla per fermarla, del resto non avevo nulla da perdere.

- Proprio tu vieni a dirmi di parlare come persone civili? Tu che non sei stato capace nemmeno di provare a capire il motivo del mio comportamento e te ne sei infischiato alla grande buttandoti nelle braccia della prima venuta? Credi di essere una persona civile tu? – gli dissi arrabbiata.

- Cos’è? Vorresti dare la colpa a me per quello che è successo? Vorresti incolpare me se la nostra storia è finita? Sei stata tu quella che mi ha liquidato in quattro e quattr’otto, sei tu quella che mi ha dato un due di picche, sei tu quella che non ha avuto il coraggio di affrontarmi faccia a faccia e dirmi che non mi voleva più – mi disse lui.

Sapevo che avrebbe detto quelle cose, ma era giunto il momento di chiarire questa situazione una volta per tutte. Forse, solo una volta chiarita mi sarei messa il cuore in pace.

- Tu, invece, credi essere stato più coraggioso di me? Io mi sono comportata come una bambina è vero, ma nemmeno tu ti sei comportato tanto meglio. Perché non sei venuto da me a chiedermi spiegazioni? Perché te ne sei infischiato alla grande trovando rifugio tra le braccia di un'altra pochi giorni dopo che ci eravamo lasciati? – gli dissi.

- Perché mi sono sentito usato. Sapevo che tu non provavi lo stesso di quello che provavo io, ma ho sperato fino alla fine che comunque un briciolo di amore nei mie confronti tu lo provassi, invece nulla – mi disse lui.

- E’ vero, io non ti amavo, ma almeno non te l’ho mai detto, ne tanto meno te l’ho mai lasciato credere, tu, invece, mi hai riempito la testa di belle parole, declamando il tuo amore per me in tutte le lingue e, invece, quelle non erano solo che bugie – gli dissi io.

- Io ti amavo davvero – mi disse lui.

- Tu mi amavi? Se quello tuo era amore io allora della vita non ho capito niente. Una persona innamorata non si mette con un’altra ragazza dopo due giorni che si lascia con la persona che dice di amare – gli dissi io.

- L’ho fatto solo per ripicca, per farti vedere che io potevo avere tutte le ragazze che volevo, per vedere come reagivi tu, per cercare di farti tornare da me – mi disse lui.

- Io sapevo benissimo che potevi avere tutte le ragazze che volevi, non c’era bisogno che me ne dessi dimostrazione. E comunque mi sembra che la mia reazione l’hai avuta, mi sembra che è stata colpa tua se non siamo tornati insieme. Io ti avevo detto che ero stata una stupida a lasciarti e ti ho fatto capire che ero pronta a riprovarci, ma tu hai preferito stare con lei – gli dissi io.

- E’ stata tutta colpa del mio orgoglio. Quando tu mi mandasti quel messaggio ero contento, sapevo di essere riuscito nel mio intento. Ti stavo rispondendo a quel messaggio, ho scritto la risposta cambiandola diecimila volte, ma poi l’orgoglio mi ha impedito di inviarla. Tu mi avevi fatto soffrire e adesso era il tuo turno soffrire – mi disse lui.

- Mi viene anche da ridere sentendo queste cose. L’amore non è una ripicca, l’amore non è fatto di tutto questo. Quando ami qualcuno vuoi che quel qualcuno sia felice non che soffra. E’ vero ti avevo fatto soffrire, ma se mi amavi davvero non avresti dovuto pensare “adesso la faccio soffrire io”. E poi oltretutto non credi di aver esagerato? Tutti quegli sguardi che mi lanciavi, quei sorrisi mi hanno distrutta, mi facevano morire dentro giorno per giorno, perché erano accompagnati dalla tua totale indifferenza. Per non parlare della tua fidanzata che non perdeva occasione per saltarti addosso tutte le volte che vedeva me, come se già le tue ripicche non mi facessero soffrire abbastanza – gli dissi io.

- Ho sempre litigato con lei per questo, perché avevo notato che lo faceva apposta quando c’eri tu ed era per questo che lei si ostinava a farlo. Perché diceva che io difendevo sempre te, non mi mettevo mai nei suoi panni. Lei ha sempre saputo di essere la seconda per me, ha sempre saputo che non poteva competere con te – mi disse lui guardandomi negli occhi.

- Cosa significa questo? – gli chiesi.

- Significa che io non l’ho mai amata, gli ho voluto bene e gliene voglio tutt’ora, ma quello non era amore, non aveva nulla a che fare con quello che ho sempre provato per te. Quando la baciavo, quando ci andavo a letto, quando la abbracciavo, quando gli parlavo era sempre come se avessi davanti te – mi disse lui.

- E perché dovrei crederti? – gli dissi io.

- Perché se mi guardi negli occhi capirai che sono sincero, capirai che non ti sto mentendo, non potrei farlo. Ho negato a me stesso per troppo tempo quello che provavo per te, ho sempre cercato di nascondermi e di farmi vedere quello duro, ho cercato di dimenticarti in tutti i modi, ma non ci sono mai riuscito. Sapere che tutti i miei amici ci provavano con te mi uccideva, sapere che con loro avevi fatto quello che con me non avevi fatto, mi faceva soffrire come un cane – mi disse lui.

- Non ti è mai passato per la testa che con tutti i ragazzi mi sono sempre e solo divertita? Che non ho mai provato amore per nessuno di loro? Con te sarebbe stato diverso. Se tu avessi messo da parte l’orgoglio e saresti tornato da me, sarebbe stato diverso per tutti e due, sarebbe stato amore, invece, hai rovinato tutto solo per quell’orgoglio stupido che hai sempre avuto. Tutti c’è l’abbiamo l’orgoglio, ma per amore si mette da parte, io per te l’avevo fatto, io ero tornata sui miei passi, ma tu non sei stato capace di farlo, e sai perché? Perché tu dici che mi amavi tanto, ma quello non era amore, tu non sei mai stato innamorato di me – gli dissi con le lacrime che iniziavano a punzecchiarmi gli occhi.

- E’ vero, il mio orgoglio è stato più forte di tutti, perfino più forte del mio amore, ma non dire che non ti ho amato, perché non è così. Se io non ti avessi amato pensi che dopo quattro anni sarei venuto in una città che non conosco solo per venirti a cercare e per dirti che in tutto questo tempo non sono riuscito a dimenticarti? Per dirti che nonostante tutto e tutti ti amo e non ho mai smesso di farlo? Per dirti che mi è servito il tuo trasferimento qui per capire che non posso più stare senza di te? Le mie giornate da quando sei partita non avevano più senso. Quando eri a New York uscivi e io ti vedevo, e questo mi bastava, o almeno me lo facevo bastare, ma da quando sei venuta qui, tutto ha perso ogni significato, è come se solo la tua partenza sia riuscita ad aprirmi gli occhi e farmi capire che volevo te infischiandomene dell’orgoglio e di tutto il resto. Bella io ti amo, ti amo come non ho mai amato nessuna e sono venuto qui a dirtelo, sono venuto a chiederti di perdonarmi, di non permettere più all’orgoglio e al destino di separarci. Siamo noi che ci scriviamo la nostra vita, siamo noi che abbiamo in mano la nostra felicità e noi due l’abbiamo sprecata per troppo tempo, adesso è ora di smetterla – mi disse lui avvicinandosi pericolosamente a me.

Da quanto tempo avrei voluto sentirmi dire quelle cose? Da una vita e adesso lui era di fronte a me e me le stava dicendo. Lo guardavo negli occhi e mi rendevo conto che era sincero, che mi amava davvero, ma io, io lo amavo? Avevo passato quattro anni della mia vita a credere che lo amassi, ma adesso che avevo la possibilità di farlo cosa facevo? Niente, non provavo nulla. Non sapevo se lo amassi oppure no, sapevo solo che aveva un’ascendente troppo forte su di me. I suoi occhi riuscivano a farmi fare quello che voleva lui e con quelle poche parole che mi aveva detto, anche se erano parole importanti, mi aveva imbambolato. Sarei caduta tra le sue braccia, lo sapevo già.

- E lei? – gli chiesi riferendomi alla sua ragazza.

- Lei chi? – mi domandò lui.

- Non fare finta di non capire – gli dissi io.

- Lei non fa più parte della mia vita. Quando tu te ne sei andata non aveva più senso stare con lei, visto che ci stavo solo per una ripicca nei tuoi confronti. Gli volevo bene e non volevo prenderla ulteriormente in giro, così l’ho lasciata. Lei l’ha capito subito – mi disse lui.

- Cosa ha capito? – gli chiesi.

- Che eri tu quella che amavo. Ha detto che lei l’aveva sempre saputo, ma che aveva sempre fatto finta di niente, credendo che io prima o poi avrei provato per lei quello che provavo per te – mi disse lui.

- Non credi che sia tardi, ormai? Abbiamo due vite diverse, amici diversi, abitiamo in città diverse – gli dissi.

- Tu mi ami? – mi disse lui.

Perché non riuscivo a dirgli di si? Perché non riuscivo a dirgli che lo amavo, se avevo sempre creduto che fosse così?

- Non è questo il punto. Non possiamo stare insieme, non più ormai – gli dissi io sperando che lui non mi facesse più quella domanda.

- C’è la faremo. Siamo qui, dopo quattro anni che ancora ci amiamo, questo basterà a superare tutte le difficoltà – mi disse lui avvicinandomi sempre di più alle mie labbra.

Io non avevo detto che lo amavo, perché non lo sapevo, ma era meglio non dirgli niente. Forse, era giusto così, forse questo era il mio destino, stare con lui. Ci doveva essere un motivo per cui ci ritrovavamo dopo quattro anni a parlare e a ritrovarci.

- Sarà difficile – gli dissi io.

- Stavolta c’è la faremo. E’ una promessa – mi disse lui avvicinandosi definitivamente a me e appoggiando le sue labbra sulle mie.

Io ricambiai il bacio e mi piacque, anche se non aveva nulla a che fare con il bacio che due mesi prima c’era stato tra me e Edward. Lui mi tirò a se e mi baciò con ancora più passione, poi si staccò e mi disse nuovamente che mi amava più di ogni altra cosa e che era stato uno stupido a comportarsi in quel modo. In quel momento stavo per dirgli la stessa cosa anch’io, ma qualcosa mi bloccò. Non sapevo spiegarmi il perché, ma nel momento in cui stavo per dirgli che lo amavo, mi apparse il volto di Edward e non riuscì a proferire parola. Cosa significava? Edward era solo un amico, ma allora perché mi facevo tutti questi problemi? Restammo su quella panchina abbracciati a baciarci per un po’, fino a quando decidemmo di tornare dentro. Entrammo nel centro commerciale mano nella mano e trovammo i ragazzi ancora seduti al bar, tutti visibilmente preoccupati. Edward non c’era e questo mi provocò una fitta alla pancia. Adesso potevo dire di avere tutto quello che avevo sempre desiderato. Le mie sorelle, i miei fratelloni Emmett e Jasper, Lucas e Edward. Ma perché, allora, c’era qualcosa dentro di me che non mi permetteva di essere felice fino in fondo? Ci avvicinammo ai ragazzi e notai che Emmett vedendoci mano nella mano sputò quasi dalla bocca il suo cappuccino. Vedendo ciò anche Jasper alzò gli occhi e le ragazze si girano per guardarsi. Riuscì a vedere solo sguardi preoccupati e sorpresi allo stesso tempo. Le mie sorelle mi guardavano come a dire “che cazzo stai facendo?” e i ragazzi, invece, avevano sul volto un’espressione che non riuscivo a decifrare.

- Mi sono perso qualcosa? – disse una voce arrabbiata, o forse, solo delusa, alle nostre spalle. Era la voce di Edward.

Mi voltai a guardarlo e quello che vidi nel suo sguardo non mi piacque per niente. Era delusione, profonda delusione quella che leggevo nei suoi occhi e qualcosa mi diceva che era dovuta a me. Lo guardavo e non riuscivo a rispondergli, non riuscivo a dirgli cosa era appena successo. Pregai che i ragazzi dicessero qualcosa, ma nessuno sembrava averne intenzione.

- Allora? – disse Edward alzando leggiarmente la voce, vedendo che non mi decidevo a parlare.

- Allora cosa? – gli dissi io facendo finta di non capire.

- Cos’è? Non riesci a dire che il tuo sogno si è avverato? – mi disse arrabbiato stavolta e alzando la voce.

Non sapevo cosa dirgli, non sapevo come comportarmi. Volevo sparire da lì, non volevo più vedere in Edward quello sguardo rivolto verso di me. Non aveva mai alzato la voce con me, mai.

- Non ti permettere a parlare così alla mia ragazza – gli disse Lucas con tono duro.

- E tu chi cazzo sei per dirmi come devo parlare a lei? – gli disse Edward furioso.

- Il suo ragazzo – gli rispose Lucas soddisfatto.

- E allora? Io sono un suo amico e gli parlo come voglio – gli disse Edward guardando me stavolta.

- Smettetela – disse Alice a tutti e due.

- Faccio di meglio, me ne vado – disse Edward guardandomi e assumendo di nuovo quell’espressione delusa e andandosene.

Cazzo no, non poteva fare così.

- Edward aspetta – gli urlai e lui si fermò non appena sentì la mia voce chiamarlo.

Si girò e mi guardò, io stavo per andare da lui, ma Lucas mi bloccò non lasciandomi la mano che era intrecciata alla sua.

- Non andare – mi disse lui guardandomi negli occhi.

Io voltai lo sguardo verso Edward e mi resi conto che la sua espressione si faceva sempre più delusa. Volevo andare da lui, ma non lo feci restai ferma a decidermi se farlo o meno, ma Edward non mi diede nemmeno il tempo di decidere che se ne andò scuotendo il capo.

- Qualcuno può andare con lui? – chiesi ai ragazzi.

- Perché tu non puoi andarci? – mi disse Rose.

- Cos’è hai perso i piedi? – continuò Alice.

- Per favore – gli dissi cercando di evitare di controbattere alle loro parole.

Sapevo quello che pensavano e sapevo che per loro stavo facendo una cazzata.

- Ci vado io scricciolo, sta tranquilla – mi disse Emmett dolcemente per tranquillizzarmi alzandosi dal tavolo.

- Ci vado anch’io. Due e sempre meglio di uno – mi disse Jasper sorridendomi anche lui e alzandosi per seguire Emmett.

- Ci vediamo a casa. Divertiti – mi disse Rose leggiarmente acida.

- Stasera mangiamo dai ragazzi, vedi tu che vuoi fare – mi disse Alice acida anche lei allontanandosi da noi.

Stavo sbagliando tutto? Ma cosa c’era di male se volevo provare ad essere felice anch’io? Loro c’erano riuscite e io ero contenta per loro, perché loro non dovevano esserlo per me?

- Posso capire cosa succede? – mi disse Lucas sedendosi al tavolo del bar e facendo sedere anche me.

- Niente – mi limitai a dire.

- Non mi è sembrato. Le tue sorelle non sembravano molto contente di noi due – mi disse lui.

- Sanno quanto ho sofferto a causa tua e non vogliono che succeda ancora. Sono solo preoccupate – gli dissi.

- Non ti farò soffrire ancora, puoi starne certa – mi disse lui.

- Lo spero – gli risposi io facendogli un finto sorriso.

- Quei tre sono fratelli? – mi chiese riferendosi ai ragazzi.

- Si certo – gli dissi.

- Si nota. Comunque posso sapere perché quel ragazzo ha reagito così, andandosene in quel modo? – mi chiese.

- Quel ragazzo si chiama Edward. Comunque anche lui era solo preoccupato. Sa di te, di noi, e non vuole vedermi soffrire ancora – mi disse lui.

- Così come gli altri due, non è vero? – mi disse.

- Si, sono amici, veri amici, come fratelli per me, quindi è normale che si preoccupino – gli dissi.

- Sei sicura che tra te e Edward non ci sia nulla? – mi chiese.

- Cosa vuoi che ci sia? Siamo solo amici, grandi amici – gli dissi io.

- Ti devo credere? – mi disse lui sorridendomi.

Rispondi adesso Bella. Siete solo amici? Diglielo che siete solo amici, diglielo, cosa aspetti? Complimenti, non hai nemmeno le palle per dire una bugia. Parlavo con me stessa, era davvero grave la situazione. Non riuscì a rispondergli, così mi limitai solo a sorridergli e ad avvicinare le mie labbra alle sue. Meglio un bacio che una bugia. Restammo al bar per un po’, parlando di noi, di quello che era successo in questi quattro anni e di quello che sarebbe successo adesso. Lui aveva già finito la scuola, considerato che era tre anni più grande di me, quindi per adesso, sarebbe rimasto qui a Phoenix. Aveva affittato una casa perché diceva che non se ne sarebbe tornato a New York se prima non mi avesse trovato. E adesso che ci eravamo messi insieme sarebbe rimasto per un po’ qui, poi avremmo deciso insieme cosa fare. Parlammo di tante cose ed era bello rivivere i momenti felici insieme a lui, ma non ero felice, non del tutto almeno. Quando decidemmo di tornare a casa, notai che al tavolo in cui ci eravamo alzati era rimasta la busta con le scarpe di Edward. Per la fretta non le aveva neppure prese, cosa che feci io, poi uscimmo fuori, dove trovai l’amico di Lucas, quello che con lui si era avventurato in questo viaggio alla mia ricerca. Tutti e tre salimmo in macchina e io mi feci accompagnare a casa dei ragazzi, ovviamente nella villetta che, ormai, era diventata la loro residenza ufficiale.

- Ti passo a prendere stasera? – mi disse lui.

- Si, mi trovi qui – gli dissi e dopo avergli dato un bacio a fior di labbra e aver salutato il suo amico entrai dentro.

Notai che erano tutti e cinque nel salotto a guardare la tv. Non appena mi sentirono arrivare, si voltarono tutti, tutti tranne Edward che continuava a guardare la tv senza avermi degnato di uno sguardo. Adesso stava esagerando. Cosa gli avevo fatto? Mi ero solo rimessa con il mio ex ragazzo. Lui lo sapeva ciò che io provavo, quindi non capivo il motivo del suo atteggiamento.

- Queste le hai lasciate al bar – dissi rivolgendomi a lui, mentre posavo gli scatoli delle scarpe sul pavimento.

Lui nemmeno mi rispose, ne tanto meno mi guardò, continuò a guardare la tv, come se niente fosse.

- Cos’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? – gli chiesi acida.

- A te, invece, te l’ha restituita? – mi chiese lui guardandomi per la prima volta dopo il mio rientro.

Si riferiva al fatto che prima non fossi stata in grado di spiccicare parola.

- Posso capire perché stai reagendo così? – gli dissi mentre notai che gli altri sbuffarono – anzi, perché state reagendo così? – conclusi riferendomi a tutti.

- Hai anche la faccia tosta di chiedercelo? – mi disse Alice spegnendo di botta la televisione.

Ok, era il momento di litigare. Mi sedetti di botto sulla poltrona pronta a litigare.

- Si, visto che non capisco il vostro atteggiamento – gli dissi io.

- Bella ti abbiamo visto soffrire come un cane per quattro anni e adesso sembra che tu ti sia dimenticata tutto. Che cazzo ti passa per la testa? – mi disse Rose.

- Non mi passa niente. Sapevate cosa provo per lui e sapevate che questo era quello che avrei sempre voluto. Perché non provate ad essere felici per me e la piantate di comportarvi così? – gli dissi.

- Sapevamo quello che provavi per lui? Non credo che tu sia stata molto chiara a riguardo? Sentiamo cosa provi per lui? – mi disse Edward.

No, questa domanda da lui no.

- Sentite, lui è venuto qui a cercare me perché si è reso conto di amarmi ancora. Ha lasciato tutto per venire qui da me, sapendo che avrebbe anche potuto trovato la porta chiusa, eppure ha rischiato. So che mi ha fatto soffrire, ma anche io ho fatto soffrire lui. Siamo pari. Adesso voglio solo stare con lui, punto. Sono felice così, perché so che non mi farà più soffrire, me l’ha promesso. E poi si vede che mi ama, glielo si legge negli occhi – gli dissi io.

- E tu, tu lo ami? – mi disse Edward guardandomi negli occhi.

Io non sapevo cosa rispondergli, perché in fondo non lo sapevo neppure io cosa provavo. Mi ero solo trovata in una situazione che avevo sognato per tanto tempo e l’avevo accettata.

- Bella perché non rispondi? – mi domandò Jasper.

- La domanda è facile, devi solo dire si o no – continuò Emmett.

Io continuavo a stare zitta, non sapevo cosa rispondere.

- So già quello che mi interessava sapere. Per me il discorso è chiuso – disse Edward alzandosi dal divano e salendo in camera.

- Cazzo – riuscì solo a dire io sbattendo un pugno sul bracciolo della poltrona.

- Voglio sapere solo una cosa. Sei felice con lui? – mi disse Jasper.

- Si – gli dissi io anche se non ne ero del tutto certa.

- Allora anch’io sono felice per te – continuò lui.

- Anch’io lo sono, ma se si azzarda a farti soffrire ancora lo uccido con le mie mani – mi disse Emmett sorridendomi.

- Contenta tu, contenti tutti – mi disse Alice venendomi ad abbracciare come per dirmi che accettava quello che avevo deciso e lo stesso fece Rose.

Mi alzai dalla poltrona e andai a buttarmi sul divano in mezzo a Emmett e Jasper che iniziarono a farmi il solletico. Cercavo di divincolarmi, ma era tutto inutile. Dopo non so quanto tempo la smisero e io decisi di salire in camera da Edward. Dovevo parlargli. Arrivata alla porta della sua camera entrai senza bussare, del resto non lo facevo mai. Lo trovai disteso sul letto con l’i-pod alle orecchie. Mi buttai sul letto, gli tolsi le cuffie e gli diedi un bacio sulla guancia.

- Scusa – mi disse solamente lui.

- Di cosa? – gli domandai.

- Di come mi sono comportato, sia al bar che sotto – mi disse lui.

- Ti stai scusando per esserti preoccupato per me? – gli chiesi.

- Più che altro di aver reagito in quel modo – mi disse.

- Non ha importanza. Significa che ci tieni a me – gli dissi io.

- Perché avevi dubbi su questo? – mi domandò lui.

- Qualcuno – gli dissi ridendo, mentendo chiaramente.

- Ah si? – mi disse lui.

Non mi diede nemmeno il tempo di controbattere che si buttò sopra di me e iniziò a farmi il solletico. Restammo lì non so per quanto, a ridere e scherzare come sempre, poi scendemmo giù a mangiare e dopo un po’ sentì Lucas suonare con il clacson della macchina, per indicarmi che era fuori. Salutai i ragazzi e uscì, anche se notai che erano tutti un po’ dispiaciuti, in fondo quella era la prima volta che uno di noi non passava una serata insieme agli altri. Prima di uscire guardai Edward e notai che aveva un’espressione strana in volto, ma non ci feci molto caso. In fondo poco prima mi aveva detto che se io ero felice con Lucas lui era felice per me. Entrai sulla macchina di Lucas baciandolo a fior di labbra e poi mise in moto e partì. Forse, adesso ero davvero felice, adesso che avevo chiarito con tutti, soprattutto con Edward, ma poi mi venne in mente una cosa. E se non avessi più avuto il tempo di passare allegri pomeriggi con lui come facevamo sempre? Se stare con Lucas significava inclinare il bellissimo rapporto che avevo con il mio angelo? Non potevo pensarci, questo non poteva succedere. Il rapporto con Edward era qualcosa di troppo forte, qualcosa che non poteva essere distrutto ne scalfito, o almeno questo era quello che credevo.

 

Lucas:

http://img21.imageshack.us/i/lucasw.png/][img=http://img21.imageshack.us/img21/6131/lucasw.th.png

 

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- bo19: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, comunque mi spiace, ma capitoli su quello che è successo prima della cena di Natale non c’è ne sono. Avevo esigenza di andare avanti, infatti, questo capitolo è due mesi dopo la vigilia di Natale. Spero ti piaccia lo stesso.

 

- serve: Beh, sono contenta che le immagini ti siano piaciute, comunque sono convinta che il tuo sospetto sul nuovo personaggio sia fondato.

 

- Lully Cullen: Mi fa piacere che la storia ti piaccia. Comunque si, Bella e Edward soffriranno ancora per un po’, anche se comunque anche a me dispiace che questo succeda, ma è inevitabile considerando come ho deciso di impostare la storia.  

 

- la sua bella: Sono contenta che la storia ti piace. Comunque ho aggiornato prima che ho potuto.

 

- flazzy cullen: Tutte le tue domande hanno avuto risposta nel capitolo, quindi credo non serve ribadirle qui. Spero che ti sia piaciuto.

 

- nefertiry85: Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e anche i vestiti. Anche a me piace tantissimo quello di Bella, non ha caso infatti l’ho messo a lei. Comunque diciamo che l’ex è tornato e Bella ha pensato bene di tornarci insieme.

 

- TanyaCullen: Beh, diciamo che, forse, un po’ cattiva sono stata, anzi senza forse, ma mi serviva fare così. Capirai in seguito perché. Ti prego non uccidermi per questo capitolo, anche perché se pensi di uccidermi per questo non so cosa potresti farmi quando succederà un’altra cosa che a mio avviso è peggio. Ok, come al solito ho detto troppo, ma non voglio essere troppo esplicita. Sarà una sorpresa, anche se, forse, non troppo gradita.

 

- eMiLyBlOoD: Non importa se non riuscirai a scriverne una ogni volta, comunque sono bellissime davvero. Anche questa che hai scritto stavolta mi piace tanto, anche se tu dici che a te non piace. A me si, e pure tanto. Comunque tornando alla storia, diciamo che Bella non si è accorta che Lucas è un … come l’hai definito tu, ma anzi ha pensato bene di tornarci insieme. E adesso che succederà? Vedremo.

 

- SweetCherry: Mi scuso se non ho aggiornato prima, ma con gli impegni della scuola non ho proprio potuto. Comunque diciamo che se Lucas intralcerà il rapporto di Edward e Bella lo scopriremo già dal prossimo capitolo. Tu che ne pensi?

 

- ross_ana: Anch’io vorrei scartare dei regali così. Comunque in fondo anche Emmett è profondo, anche se vuole celare il tutto con le sue battutine.

 

- MaryCullenL: Si, in effetti adesso cominciano un po’ i problemi. Vedremo cosa succederà da adesso in poi.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Lo so, ho messo le foto di tutto e c’ho messo una vita per trovarli, ma mi piace mettere le immagini per far capire bene come immagino una data cosa. Diciamo che ne vale la pena per quanto mi riguarda. Sono contenta di sapere che la mia storia ti piace. Comunque il personaggio che compariva nello spoiler, adesso hai capito chi era.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 34
*** Cambiamenti ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ho deciso di postare un altro capitolo nella stessa giornata, perché domani con molta probabilità non riuscirò a farlo, anche se spero di trovare un buco nei miei impegni per riuscirci. In caso non ci riuscirò ve ne posto un altro oggi, spero non vi dispiace. E’ un pov Alice. So che molti di voi, o forse, tutti si aspettavano un pov Edward per capire cosa ne pensa lui, ma prima avevo bisogno di far capire cosa pensa Bella a distanza di una settimana da quello che è successo. Il prossimo capitolo sarà un pov Edward così i vostri dubbi saranno placati. Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà raccontato da Edward a distanza di un mese da quando Bella ha avuto la felice idea di mettersi con Lucas. Molti di voi credo lo vogliano sgozzare a questo ex che, ormai, non è più ex, ma siate pazienti. Date tempo al tempo. Vi do una piccola anticipazione. Fra non molto Edward prenderà una decisione che potrà cambiare tutte le carte in tavola. Come la prenderà Bella? Dovrete leggere per scoprirlo. Adesso vi lascio al capitolo, sperando che anche questo sia di vostro gradimento.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 34

CAMBIAMENTI

 

 

 

POV ALICE

Ero sdraiata sul divano della cucina nella villetta dei ragazzi e riflettevo su quello che era successo nel giro di poco tempo. Da una settimana Bella si era messa insieme a Lucas, e mi veniva anche difficile da dirlo, perché, ormai, credevo fosse una cosa impossibile, invece mi ero sbagliata. Con Rose eravamo rimaste sconvolte dalla notizia, non credevamo che potesse essere possibile, ma soprattutto non credevamo che Bella avrebbe deciso di rimettersi con lui, non adesso che eravamo convinti che stava iniziando ad aprire gli occhi e a capire che Edward non era solo un amico. La situazione era parecchio strana e l’armonia che c’era nel gruppo sembrava essere sparita. Eravamo tutti sempre agitati, in ansia per quello che poteva succedere, soprattutto se nella stessa stanza si trovano Edward e Lucas insieme. Era già capitato che litigassero e il motivo era chiaro a tutti, solo Bella non se ne rendeva conto, oppure faceva finta  di non capire. Edward non sopportava vederli insieme, ma soprattutto non sopportava il fatto che l’arrivo di Lucas avesse comportato il loro repentino allontanarsi. Difatti nell’ultima settimana erano davvero pochi i momenti in cui Bella e Edward erano riusciti a stare da soli in pace, c’era sempre lui, e anche noi altri avevamo risentito di questa cosa. Non riuscivamo a fare nulla insieme, perché c’era sempre Lucas di mezzo e Edward, durante l’ultima settimana, si vedeva pochissimo a casa. Sembrava essere tornato quello di un tempo, quello che all’inizio avevamo conosciuto. La cosa che, però, più di tutti mi dava fastidio e non riuscivo a capire era il motivo per cui Bella si ostinava a voler stare con Lucas pur rendendosi conto che non era felice, perché che non fosse felice ne ero certa. Non vedevo i suoi occhi brillare, spesso vedevo sorrisi finti sul suo volto anche se lei cercava di nasconderli e spesso la vedevo triste, come se gli mancasse qualcosa.

- A cosa pensi? – mi chiese Jasper entrando in cucina e vedendomi pensierosa.

- A questa situazione – gli dissi.

- Amore, sta tranquilla. Vedrai che si aggiusterà tutto – mi disse lui sdraiandosi sul divano insieme a me e facendomi appoggiare la mia testa al suo petto.

- Io non credo. La situazione ci sta sfuggendo di mano. Bella dice di essere felice con Lucas, ma io so che mente, però, non capisco perché lo faccia e poi non sopporto più di vedere Edward in quello stato – gli dissi.

- Anch’io penso che Bella non sia felice con Lucas ed è per questo non riesco a sopportare lui. Se io fossi convinto che lui rende felice Bella sarei la persona più felice di questo mondo, ma so che non è così, e non riesco a sopportare la sua presenza, ma Bella ha deciso che vuole stare con lui e noi dobbiamo accettarlo perché gli vogliamo bene. Quanto ad Edward mi fa male anche a me vederlo così, ma non possiamo aiutarlo in nessun modo. Lui vuole Bella, ma Bella non vuole lui, non c’è soluzione a questo problema – mi disse lui dolcemente.

- Io non sono sicura che lei non lo voglia – gli dissi.

- Che vuoi dire? – mi chiese lui.

- Lo abbiamo visto tutti com’è Bella quando sta con Edward, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua allegria. Queste cose non le vedo adesso che sta con Lucas. E poi non ci dimentichiamo quanto Bella sia gelosa di Edward – gli dissi io.

- Hai ragione. Io ho sempre pensato che lei ne è innamorata, ma non vuole ammetterlo a se stessa, ma ormai non possiamo fare più nulla. Deve essere lei – mi disse lui.

- E se quando lei se ne accorgerà Edward non ci sarà più? – gli dissi.

- Edward la ama profondamente e non sarà certo il tempo a impedirgli di amarla ancora – mi rispose.

- Si lo so, ma chi può dirlo. Potrebbe conoscere qualcun’altra e innamorarsene – gli dissi.

- Per adesso dubito possa succedere – mi rispose.

- Vorrei solo che fossimo felici tutti e sei. Non chiedo tanto – gli dissi.

- Lo so, ma vedrai che lo saranno anche loro. Insieme o separati, ma lo saranno anche loro – mi disse lui.

- Vorrei esserne sicura come te – gli dissi.

- Fidati di me – mi disse baciandomi con passione.

- Possibile che state sempre a baciarvi – ci disse Bella entrando nella stanza.

- Possibile considerato che noi ci amiamo, noi – gli dissi io precisando il pronome personale “noi” in modo che capisse.

- Cosa vorrebbe dire questo? – mi chiese.

- Niente – gli risposi io.

- Non mi sembra – mi disse Bella.

- Infatti, quello che voleva dire è che quello che proviamo noi è amore, di te non siamo tanto sicuri – disse Rose entrando in cucina insieme a Emmett.

- Non devo cerco mettermi a fare pubblicità riguardo i miei sentimenti – disse Bella.

- No, ma potresti dirlo a noi – disse Jasper.

- E cosa dovrei dirvi? Sto con Lucas, questo deve pur significare qualcosa – gli rispose Bella.

- Per me questo non significa nulla. Ci sono tantissime persone che stanno insieme, ma non tutte si amano – disse Emmett.

- Lui mi ama – disse Bella.

- Questo l’abbiamo capito, ma tu, tu ami lui? – gli dissi io.

Bella mi guardò e non rispose, poi passò a guardare tutti e non reggendo il nostro sguardo abbassò gli occhi.

- Il silenzio non è una risposta – gli disse Rose.

- Dov’è Edward? – chiese lei cambiando discorso.

- Non cambiare discorso – gli disse Jasper.

- Non lo sto facendo. Voglio solo sapere dov’è Edward – gli disse Bella.

- Una settimana fa non avresti mai chiesto una cosa del genere – gli dissi io.

- Che vuoi dire? – mi chiese lei.

- Una settimana fa non avresti avuto bisogno di chiedere dove fosse, perché lo avresti saputo da te. Eravate culo e camicia, non esisteva l’uno senza l’altro. Te ne sei già dimenticata? Ti sei dimenticata che il mondo non ruota tutto intorno a Lucas? – gli dissi io leggiarmente arrabbiata.

- Non è colpa mia se Edward è più freddo nei miei confronti da quando sto con Lucas. Fosse dipeso da me non sarebbe cambiato niente – mi disse Bella.

- Quando cazzo ti decidi ad aprire gli occhi? Non è dipeso da te? E allora da chi è dipeso? Cosa pretendi che Edward ti faccia compagnia mentre passi tutte le tue giornate con Lucas? Vuoi che ti faccia da candela? – gli disse Rose.

- State esagerando – ci rispose Bella insicura.

- Si capisce dal tuo tono di voce che non stiamo esagerando. E’ la verità – gli disse Jasper.

- Io non capisco cosa volete da me – disse Bella.

- Vogliamo solo che tu sia felice e che stia con una persona che ami e non con una solo perché hai vissuto per quattro anni immaginandoti insieme a lui. Sono passati quattro anni e le cose sono cambiate anche dentro di te, ma non te ne rendi conto, o forse, semplicemente non te ne vuoi rendere conto – gli disse Emmett.

- Io sono allegra, non vi basta? Non è questo quello che volete per me? Vedermi con il sorriso? – disse Bella.

- Essere allegri non significa necessariamente essere felici e tu non lo sei – gli disse Rose.

- Si invece – disse Bella.

- Non ci credi nemmeno tu a quello che stai dicendo. I tuoi occhi dicono l’esatto opposto di quello che dice la tua bocca. Comunque adesso mi guardi negli occhi e mi dici che sei felice davvero. Solo se lo farai ti crederemo – gli disse Jasper.

Bella non gli rispose, ma vidi che i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, che nonostante lei volesse evitare di far scorrere, iniziarono a bagnargli le guance. Emmett che era seduto vicino a lei si avvicinò e la abbracciò. Dopo non so quanto tempo, lei si calmò e riprese a parlare.

- Non ci capisco più nulla. E’ tutto così difficile. Ho sempre creduto che se Lucas fosse tornato sarei stata felice, ma non è così. Lui è tornato, ma non lo sono. Mi manca qualcosa, mi manca Edward – disse lei ancora tra le braccia di Emmett.

- Che vuoi dire? – gli chiesi dolcemente.

- E’ passata una settimana da quando mi sono messa con Lucas e già il mio rapporto con Edward è crollato. Non abbiamo più un po’ di tempo da dedicare a noi, non scherziamo più come un tempo, non mi prende più in giro, non mi sorride più con il suo sorriso sghembo e se lo fa succede raramente. Mi manca salire sulle sue spalle come un koala, mi manca addormentarmi sul suo petto, mi manca parlare e aprirmi con lui, mi manca tutto quello che facevo con lui. Sono sicura che fra pochissimo tempo ci ritroveremmo ad essere due completi estranei. Avrei preferito che Lucas non fosse tornato, almeno avrei continuato ad avere il rapporto che avevo con Edward. Il problema è che sono stata una sciocca, perché ho creduto che il rapporto con lui fosse talmente forte da non potersi spezzare mai, ero convinta che nessuno avrebbe mai potuto allontanarci e, invece, mi devo ricredere. E tutto questo nel giro di una solo settimana. Un rapporto bello come il nostro andato a farsi fottere in soli sette fottuttissimi giorni – ci disse lei cercando di smettere di piangere.

- Tesoro, era normale che il rapporto con Edward ne subisse. Non puoi pretendere che sia tutto come sempre. Lucas non te lo permetterebbe e poi sarebbe sbagliato. Non puoi più fare quelle cose adesso, non puoi passare tutti i pomeriggi con Edward facendo quello che facevate prima, adesso hai un ragazzo, dovresti capire questo – gli disse Jasper alzandosi dal divano e avvicinandosi a lei stringendola anche lui tra le sue braccia.

- E allora cosa dovrei fare? Lasciare perdere tutto ciò che di bello mi è stato offerto dalla vita in questi ultimi mesi? – gli chiese lei.

- Non dico questo. Devi solo cercare di equilibrare le due cose. Non puoi avere Lucas e l’Edward di prima allo stesso tempo, ma puoi averli insieme in modo diverso – continuò Jasper.

- Non mi convince molto la cosa – disse Bella asciugandosi le lacrime e sorridendo.

- Bella ti prego sii sincera. Lo ami Lucas? – gli chiese Rose avvicinandosi a lei e guardandola negli occhi.

- Non lo so. Ho sempre pensato di si, ma forse mi sono sbagliata, forse è come dite voi. Ero solo ossessionata da lui. Non riesco a capire cosa provo, ma non voglio fare più lo sbaglio di lasciarlo andare – disse Bella.

- Hai paura di potertene pentire di nuovo? – gli chiesi.

- Si – mi disse solamente.

- Senti Bella, io non lo cosa succederà. So solo che Lucas non ti rende felice e lo sappiamo tutti e per questo che non lo sopportiamo più di tanto, ma abbiamo tutti fiducia in te e se quello che vuoi tu è stare con lui ti giuro che lo accetteremo, però, ti prego se dovessi, un giorno, renderti conto che non è quello giusto non continuare a stare con lui solo perché hai paura di pentirtene dopo. Me lo devi promettere – gli dissi avvicinandomi anche io a lei.

- Te lo prometto – mi disse sorridendomi.

- Glielo prometti? C’è lo devi promettere a tutti – gli disse Emmett sorridendo.

- Ve lo prometto – gli disse lei alzandosi e dando un bacio a tutti e quattro.

Restammo a parlare per un po’, poi arrivò Lucas e lei uscì con lui. Di Edward non se ne sapeva niente. Ultimamente usciva e non si faceva vedere per intere giornate e non voleva nemmeno parlare della situazione. Gli avevamo più volte detto di parlare con Bella dei suoi sentimenti, ma lui diceva che non lo avrebbe fatto e che la felicità di Bella valeva più della sua, anche se ero convinta che anche lui fosse consapevole del fatto che Bella con Lucas non era felice. Io l’avevo sempre saputo, sapevo che il motivo per cui lei era triste era perché gli mancasse il rapporto con Edward e adesso che ne avevo avuto la conferma ero convinta che le cose si sarebbero sistemate, proprio come mi aveva detto prima il mio amore. Si sarebbe sistemato tutto, Bella avrebbe capito cosa davvero era la felicità, Bella avrebbe capito che sarebbe stata felice solo con Edward, era solo questione di tempo. Non sapevo se sarebbe passata una settimana, un mese o un anno, ma sapevo che sarebbe successo, ora ne ero convinta. 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- MANU_CALLEN: Si, infatti, vedere loro sei tutti insieme era bello davvero, ma purtroppo non sempre le cose vanno come vogliamo e Bella sembra essere diventata scema davvero.

 

 

- flazzy cullen: Diciamo che per adesso Bella è di coccio. Non voglio anticiparti cosa succederà, ma diciamo che non è finita qua. A mio parere le cose si complicheranno fra due capitoli circa. Povera Bella, ma povero anche Edward. Sai come si dice, ti accorgi dell’importanza di una persona solo quando l’hai persa. Ti ho già detto tutto.

 

- SweetCherry: Nulla da perdonare al termine che hai usato, anche perché ci stava tutto. Bella non capisce. E’ di coccio.

 

- nefertiry85: Diciamo che non gli ha spaccato la faccia perché è un signore. Comunque non mi sarebbe dispiaciuto vedere Edward spaccargli la faccia. Bella, invece, si è proprio bevuta il cervello, hai proprio ragione. Mi dispiace per tutti e due, ma soffriranno un bel po’.

 

- sara2087: Beh, in effetti anche Lucas è davvero un bel ragazzo, non potevo certo metterlo brutto. Diciamo che Bella se ne intende parecchio in fatto di maschi. Ti anticipo che un po’ soffriranno entrambi, quindi magari ci mettiamo in fila per consolare Edward considerato che siamo in tanti quelle che vorremmo farlo. Sono contenta che ti piace la mia storia.

 

- LadySile: Si, Bella è uscita fuori di testa e pure di parecchio. Quanto al fatto che lui gli dia un ultimatum ti assicuro che non lo farà anche perchè sarebbe lui stesso spaventato da quello che potrebbe scegliere Bella. E se scegliesse Lucas? Meglio non proporlo un ultimatum. Succederà qualcos’altro, forse, peggio.

 

- arualga91: Si, in effetti anch’io credo che sia da pazzi mettersi con un altro quando puoi avere Edward. Peccato che lei non la pensi così. Comunque stai tranquilla, la storia è un Edward-Bella, non potrebbe essere altrimenti.

 

- _cory_: Questa storia è un Edward-Bella, quindi sta tranquilla che il lieto fine tra quei due ci sarà sicuramente. Comunque non ti anticipo cosa farà Edward, ne cosa farà Bella, ma ti dico che Edward prenderà un decisione che servirà a Bella per riflettere. Non ti posso dire altro. Ricordati comunque che Bella non è sicura di amare Lucas, la sua potrebbe essere solo un ossessione.

 

- xsemprenoi: Ti assicuro che hai ragione. Bella è proprio ottusa, ma soprattutto cieca. Come fa a non capire che Edward la ama? Questo non si capirà mai. Vediamo adesso cosa succede.

 

- serve: Diciamo che la delusione ci sta tutta e ancora non hai visto tutto.

 

- twilight4ever: Ho scelto Chad per fare Lucas, perché lo adoro e comunque volevo metterlo, anche se ho dovuto affibbiargli il ruolo del guasta feste. Comunque Bella, in questo caso, è proprio cretina. Del resto, come hai detto tu, Edward è Edward ed è difficile, o forse impossibile, trovare di meglio.

 

- bo19: Se ne accorgerà anche se non subito. Comunque credo di aver aggiornato prestissimo, anzi prima di così non posso proprio farcela.

 

- eMiLyBlOoD: So che Lucas non è molto gradito, ma mi serviva metterlo. Per andarsene passerà un po’ di tempo, ma sta tranquilla Bella e Edward avranno il loro lieto fine. Anche queste due frasi sono molto belle e presto le troverai nelle mie storie. Spero che nei pezzi in cui le inserirò ti piaceranno.

 

- gamolina: Il pov di Edward sarà il prossimo capitolo. Mi serviva prima farne uno per capire cosa pensava Bella dopo che il suo rapporto con Edward in una sola settimana si è andato a fare benedire. Comunque diciamo che Bella se ne pentirà parecchio per la decisione che ha preso, te lo garantisco.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 35
*** Tornare al passato ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ieri vi avevo detto che con molta probabilità oggi non sarei riuscita a postare un nuovo capitolo, invece eccomi qua. E’ un pov Edward così capirete cosa pensa lui. E’ passato già un mese da quando Bella ha deciso di rimettersi con Lucas. Il prossimo sarà un pov Bella. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 35

TORNARE AL PASSATO

 

 

 

POV EDWARD

Non potevo crederci, eppure era tutto vero. Nel giro di un mese, tutto quello che avevo creato con Bella si era andato a farsi fottere. Erano settimane intere che non passavamo un pomeriggio o una serata insieme. Ormai passavamo del tempo insieme solo a scuola, quando avevamo le lezioni in comune, a mensa e qualche volta, molto raramente ci capitava di trovarci da soli. Era un mese che quella sottospecie di mongoloide era entrato di nuovo nella sua vita e aveva scompigliato la vita non solo a lei, ma anche a me e ai ragazzi. Sapevo che anche Bella stava soffrendo il fatto che il nostro bellissimo rapporto si stava deteriorando giorno per giorno, eppure non faceva nulla per cambiare le cose. Avevo provato tante volte a parlare con lei, a chiedergli se fosse davvero innamorata di quello lì, ma lei non diceva nulla, lei non mi rispondeva ed ero quasi certo che lei non lo amasse, ero quasi certo che lei si fosse messa con lui solo perché la sua mente aveva deciso così, solo perché si era abituata all’idea che se lui fosse tornato lei ci sarebbe stata per lui. Ero quasi del tutto certo che lei non lo amasse, o forse ero io che non volevo vedere la realtà dei fatti, forse, ero io che mi ero illuso che lei provasse anche solo un briciolo di quello che provavo io, un briciolo di amore per me che, invece, la amavo totalmente e incondizionatamente. Mi mancavano i nostri scherzi, i nostri giochi, le nostre chiacchierate, mi mancavano perfino le volte in cui tutti e sei insieme andavamo a fare shopping insieme, quello shopping che avevo sempre odiato perché lei e le sue sorelle sembravano delle pazze, eppure adesso lo rimpiangevo. Non eravamo più andati a fare shopping insieme da quel giorno, quel giorno in cui si era messa con quello stronzo. Anzi, a dire il vero, una volta c’eravamo andati, ma al mio posto c’era lui, o meglio c’ero anch’io, ma era lui che stava al suo fianco, io invece stavo a debita distanza. Forse, lo stronzo doveva aver capito ciò che provavo per Bella, perché non era molto felice quando ci trovava insieme, ma del resto aveva ragione. Quando hai tra le mani una cosa bella e preziosa come Bella, devi stare attento a non fartela portare via da nessuno e quei quattro anni senza di lei glielo avevano fatto capire. Peccato ci avesse messo così tanto, quando, invece, io l’avevo capito subito, avevo capito subito cosa Bella fosse per me. Non mi piaceva vederli insieme, vederla ridere e scherzare con lui, quando invece prima lo faceva con me, ma non potevo fare altrimenti. Spesso cercavo di stargli lontano, ma era lei che veniva da me e io non me la sentivo di respingerla, sapevo che aveva bisogno di me, e lei me lo ripeteva sempre, mi ripeteva sempre quanto io fossi importante per lei, quanto lei avesse bisogno di me. Non sapevo quanto ancora avrei resistito a sopportare tutta quella situazione, ma sapevo che mancava poco, troppo poco perché io scoppiassi e speravo di sbagliarmi, perché non volevo far soffrire Bella.

- Edward aiutami – mi implorava Bella mentre Jasper e Emmett erano buttati su di lei che gli facevano il solletico.

Guardai quella scene e mi venne da ridere, era un casino che non succedeva, ormai Bella non poteva avere questi atteggiamenti con noi perché il mongolo era geloso.

- Non vedo perché dovrei aiutarti – gli dissi io ridendo avvicinandomi.

- Farò tutto ciò che vuoi – mi disse lei.

- Allora se ne può discutere – gli dissi io.

Mi avventai su di lei, ma invece che aiutare lei, aiutai i mie fratelli a farle il solletico. Lei mi maledì in tutte le lingue che conosceva, ma non poteva fare niente in quel momento.

- Una contro tre non vale – disse Alice intervenendo in soccorso della sorella.

- Sono d’accordo – disse Rose raggiungendoci anche lei.

Ovviamente anche loro due fecero la fine di Bella. Restammo lì a giocare per un sacco di tempo, fino a quando sentimmo suonare la porta. Qui a casa nostra non c’erano le domestiche come a casa di mamma e papà, quindi dovevamo fare da noi. Alice si liberò dalla presa e andò ad aprire per poi tornare in salotto. Io e i ragazzi stavamo ancora facendo il solletico a Bella e Rose.

- Bella c’è Lucas – disse Alice entrando in stanza con quello lì.

Io e i ragazzi lasciammo andare all’istante Bella, non avevamo voglia di litigare con lui come spesso era successo nell’ultimo mese. Non riusciva a digerire il rapporto che Bella aveva con me e i mie fratelli.

- I mongoli vengono sempre a rompere le palle quando non devono – mi lasciai scappare io, anche se lo feci a bassa voce, guardandolo furioso.

- Cosa hai detto? – mi disse lui minaccioso.

- Quello che hai capito – gli dissi io notando che mi aveva sentito.

- Chi sarebbe il mongolo? – mi chiese lui.

- Tu, mi sembra che su questo non ci fossero dubbi – gli dissi io mentre mi allontanavo dalla stanza.

Presi le chiavi della mia Aston Martin e salì in macchina. Misi in moto e in pochi minuti fui già molto lontano da casa mia, ma soprattutto lontano da lei mentre era con lui. Potevo sopportare tutto, ma non vederli insieme, questo era davvero troppo. Andai agli allenamenti di basket, che in questo periodo avevo tralasciato parecchio, mi serviva un modo per distrarmi dai quei pensieri e cosa c’era meglio del basket? Posteggiai la macchina e entrai negli spogliatoti a cambiarmi, poi mi diressi in palestra dove trovai tutti i ragazzi della squadra che si stavamo allenando.

- Finalmente ci allieti della tua presenza? – mi disse il coach guardandomi storto.

- Ho avuto da fare – gli dissi semplicemente.

- E potrei capire cosa è successo di così grave da impedirti di venire agli allenamenti? – continuò il coach.

- Sono venuto per allenarmi non per discutere, quindi se ha intenzione di venirmi a fare la morale me ne vado – dissi io, senza lasciare spazio ad equivoci.

- Va beh, lasciamo perdere – mi disse lui lanciandomi la palla.

Il coach ci divise in due squadre, come faceva sempre, mettendoci gli uni contro gli altri, per preparare la strategia di gioco per la prossima partita che sarebbe stata il giorno dopo. Io non facevo altro che pensare a lei con lui e questo pensiero mi corrodeva l’anima, non c’è la facevo più. Dovevo trovare una soluzione al più presto. Ero così assorto nei miei pensieri che feci tutto da solo. Non passai la palla a nessuno, la toglievo agli altri e andavo diretto al canestro. La mia squadra vinse con un punteggio di gran lunga superiore all’altra, ma per la prima volta non fui orgoglioso del mio gioco in campo. Quella era la mia vittoria, non quella della squadra e il basket era prima di tutto un gioco di squadra. Mi resi conto che nemmeno il basket riusciva più a darmi quel qualcosa di cui avevo bisogno, come se da un mese a questa parte tutto si fosse spento, tutto avesse perso il suo colore. Non aveva più importanza nulla, tutto era fuori luogo, tutto era sbagliato, ma forse, l’unica cosa sbagliata ero io, io che mi ero innamorato perdutamente dell’ultima ragazza con cui avrei dovuto farlo, che mi ero innamorato così follemente da lei al punto di buttare all’aria tutta la mia vita, perché è questo che stavo facendo. Aveva da un po’ di tempo che mi frullava per la testa l’idea di lasciare il basket, ormai, nemmeno questo riusciva a tirare fuori il meglio di me, quel meglio che, ormai, non avevo più, quel meglio che Bella si era portata via quando aveva deciso di rimettersi con quello lì. La cosa che mi faceva più male era sapere che lui non se la meritava, l’aveva fatta soffrire troppo per meritarsi una persona speciale come Bella, lui non era la persona giusta per lei. Tutto questo mi faceva una grande rabbia, ma non potevo fare nulla per cambiare le cose, lei aveva scelto lui e io dovevo solo accettare le cose, dovevo accettare che lei mi vedeva come una specie di fratello con cui confidarsi, parlare, scherzare, giocare, con cui fare tutto, ma comunque solo come un fratello. Dovevo accontentarmi di amarla così, camuffando il mio amore in affetto fraterno, anche se non sapevo fino a quando sarei riuscito a resistere. Mi ero innamorato solo una volta nella mia vita, solo di lei e la mia vita era cambiata per sempre, questa era l’unica certezza che avevo. Perché per quanto io cercassi di liberarmi da quello che provavo, le sensazioni che avevo quando la vedevo, quando gli parlavo, quando ci giocavo, quando la stringevo a me, non mi lasciavano più. Lei era, e sarebbe rimasta il mio primo amore, e qualunque cosa io avessi fatto l’avrei avuto sempre accanto. Il mio amore per lei era unico e speciale, ecco perché ogni minuto, ogni secondo, passato insieme a lei era sigillato nella mia memoria, non avrei potuto dimenticarmene mai.

- Per oggi abbiamo finito, potete andare – ci disse il coach interrompendo il fluire dei miei pensieri.

Stavo per uscire dalla palestra, quando la sua voce mi fermò.

- Cullen, tu fermati un attimo – mi disse lui.

Mi girai a guardarlo e lo vidi seduto sulle tribune, così mi avvicinai e mi sedetti di fianco a lui.

- Cosa c’è? – gli chiesi.

- Dovrei chiedertelo io questo – mi disse lui.

- Niente, ho solo qualche pensiero di troppo ultimamente – gli dissi io.

- E da quando tu fai entrare i tuoi pensieri qui dentro? Sei sempre stato l’unico che entrando tra queste quattro mura lasciava tutto fuori, cosa è cambiato da allora? – mi chiese il coach.

Non era un uomo di troppe parole e spesso era burbero nei nostri confronti, ma tutti gli volevamo un gran bene, perché quello era il suo modo per farsi rispettare. Sapevamo che quell’allenatore che ogni giorno ci sgridava era prima di tutto un uomo, un uomo molto profondo che si portava dietro il dolore per la perdita prematura di sua moglie, un uomo che, però, nonostante tutto era andato avanti diventando uno dei migliori allenatori che una squadra come la nostra poteva avere. Forse, era per questo che con lui era facile parlare, anche se non era mai successo che io e lui lo facessimo, perché io in campo non avevo mai dato problemi, perché quando io ero in campo l’unica cosa che contava era la palla, il canestro e i compagni, il resto non contava, il resto restava fuori fino a quando non fossi uscito dalla palestra, ma adesso era diverso e lui se ne era accorto.

- Forse sono cambiato io – gli dissi.

- Tutti cambiamo, ma questo non deve influire su quello che abbiamo costruito fino ad ora. Non permettere che i problemi che tu puoi avere per adesso influenzino la tua carriera nel basket – mi disse lui.

- Si ha ragione, ma forse non è più quello che voglio – gli dissi io.

- Che vuoi dire? – mi chiese non capendo il significato delle mie parole.

- Sto pensando di lasciare il basket – gli dissi risoluto.

- Stai scherzando spero – mi disse lui completamente sconvolto.

- Non ho deciso ancora, ma ci sto pensando sul serio – gli dissi.

- Edward non va così. Non puoi decidere di abbandonare qualcosa per cui sei portato, qualcosa che ti ha sempre dato soddisfazione, qualcosa che ti ha sempre reso orgoglioso di te stesso, qualcosa che ha reso orgogliosi gli altri di te. Io non sono più così giovane, fra non molto probabilmente me ne andrò in pensione, ma una cosa la so. Io ho vissuto tutta la mia vita dentro una palestra e ho conosciuto migliaia di ragazzi che avevano il sogno di diventare grandi giocatori di basket, migliaia di ragazzi su cui ho riposto la mia fiducia, migliaia di ragazzi che ho allenato con la speranza che mi rendessero orgoglioso di loro. Dopo quaranta anni di carriera ti posso garantire che non ho conosciuto nessuno come te, nessuno che giochi bene come te, nessuno che giochi con la stessa passione, la stessa voglia di raggiungere grandi obiettivi, la stessa voglia di diventare davvero uno che spicca fra tanti. Ci sono tantissimi giocatori di basket che giocano in squadre importanti, ma sono pochi quelli che ancora oggi vengono ricordati, sono pochi quelli che oggi noi abbiamo, sono pochi quelli che noi possiamo guardare alla tv dicendo “quello si che gioca bene”, sono pochi quelli che si distinguono dalla massa. Tu puoi farlo, tu sei il miglior giocatore di basket che mi sono trovato ad allenare in tutti i miei anni di carriera. Guardando te giocare mi rendo conto che ancora so fare il mio mestiere, guardando te so che un giorno ti vedrò sui giornali che parlano di te come la nuova rivelazione del basket. E’ normale avere dei periodi in cui tutto va storto, in cui credi che la cosa migliore sia dare un calcio a tutto, ma questa non è la cosa giusta da fare, perché quando risolverai i tuoi problemi avrai perso qualcosa che, per te, è sempre stato importante. Non fare questo errore Edward, non farlo. E ascoltami, ascolta quello che ti sto dicendo perché non te lo dico in vece di tuo coach, ma come un padre, come un uomo che ha vissuto molti più anni di te e sa come va il mondo – mi disse lui.

Le sue parole mi arrivarono dentro provocandomi un fitta, aveva ragione io non dovevo buttare all’aria tutto per i problemi che avevo. Con Bella avrei risolto, non sarebbe diventata mia, ma sarebbe rimasta mia per sempre, in modo diverso da come avrei voluto, ma c’è l’avrei avuta con me sempre. Avrei avuto di nuovo il rapporto che c’era prima, a qualunque costo, anche a costo di dover diventare amico di quello lì, di quella persona che più odiavo al mondo.

- Ha ragione coach, non so come mi sia potuto passare per la testa di abbandonare il basket. Questo sport è l’unica certezza della mia vita. Grazie per avermi aperto gli occhi, le devo un favore – gli dissi io sincero.

- Non mi devi niente. E’ compito di ogni allenatore volere il meglio per i suoi giocatori – mi disse lui.

- Oggi, con me, è stato molto più di un allenatore – gli dissi.

- Ogni tanto serve. Comunque cerca di risolvere questi problemi, anche perché negli ultimi mesi ti vedevo decisamente cambiato, in meglio ovviamente. Da un po’ di tempo, però, sembri sempre sulle tue. Oggi, è stata la prima volta che hai giocato da solo, senza badare ai tuoi compagni. Il basket è un gioco di squadra e nessuno lo sa meglio di te, tu che hai sempre messo in chiaro questo con tutti – mi disse.

- Lo so, non si ripeterà più, grazie ancora – gli dissi.

- Di nulla, figliolo. Adesso vai, ti ho già rubato abbastanza tempo – mi disse lui alzandosi.

- M è servito parlare con lei, mi sono schiarito le idee. Grazie ancora – gli dissi alzandomi anch’io.

- Un’altra cosa, prima che me ne dimentichi. Alla partita di domani ci sarà uno scrutatore di una squadra a vederti giocare, fai del tuo meglio – mi disse il coach.

- A me? – gli chiesi stupito.

- Si certo. Sei il migliore e non solo qui dentro. Sono stato io a contattarlo, fammi fare bella figura, come al solito – mi disse sorridendomi.

- Lo farò, promesso – gli dissi prima di uscire dalla palestra.

Uno scrutatore a vedermi? Beh, era una bella occasione. Dovevo impegnarmi, ma soprattutto dovevo lasciare i miei problemi fuori da quelle quattro mura, dovevo lasciare il pensiero di Bella con quello lì fuori dalla palestra, non potevo permettermi di rovinare il mio sogno. Diventare un grande giocatore di basket era il mio sogno, un sogno che avevo da quando avevo sei anni. Andai negli spogliatoi e andai a farmi una doccia, poi mi vestì e salito sulla mia macchina tornai a casa mia. Notai che c’era solo la macchina di quel mongolo, mentre quelle dei miei fratelli non c’erano, di sicuro erano usciti. Entrai a casa e non appena aprì la porta sentì solo le risate di Bella riecheggiare per tutta casa, era bellissimo sentirla ridere, ed era bellissimo vederla felice, anche se qualcosa mi diceva che non lo era del tutto, ma forse questo era solo quello che mi ostinavo a credere. Ero io che credevo che lei potesse essere felice solo con me. Mi venne in mente una frase di Richard Bach: “Se ami qualcuno lascialo libero. Se torna da te sarà tuo per sempre, altrimenti non lo è mai stato”. Ma era davvero giusta queste frase? Era davvero quello che volevo, volevo davvero lasciarla libera? Volevo davvero allontanarla per sempre dalla mia vita? Volevo davvero perdere l’occasione di confessargli i miei sentimenti? No, non volevo questo. Io la amavo troppo per poter accettare che fosse meglio lasciarla andare. Forse, ero solo troppo egoista, forse il mio era un amore egoista, eppure sapevo che senza di lei non riuscivo a respirare, lei era la mia aria e si sa, senza aria non si vive. No, non potevo pensare questo, prima di tutto dovevo guardare alla sua felicità, la mia andava in secondo piano, e se lei era felice con lui io non ero nessuno per rovinargli quel momento. Andai in salotto e li vidi entrambi sdraiati sul divano che guardavano un film, ma più che guardare un film stavano giocando, stavano facendo quello che fino a poco tempo fa lei faceva solo con me e che, invece, adesso faceva solo con lui.

- Dove sono i ragazzi? – chiesi non appena entrai.

Loro due si voltarono a guardarmi smettendo di giocare e gliene fui grato perché non sopportavo di vederli così davanti ai miei occhi, era già abbastanza sofferente immaginarmeli.

- Sono andati al cinema – mi disse Bella.

- E da quando vanno al cinema di pomeriggio? – chiesi io.

- Cosa vuoi che ne sappia. Così mi hanno detto, magari non è vero – mi disse lei sorridendomi, uno di quei sorrisi che dedicava solo a me, lui poteva anche scordarseli perché non l’avevo mai vista fargli un sorriso come quelli che faceva a me.

- Va beh, non ha importanza – gli dissi.

- Dove sei stato tu? – mi chiese lei.

- Agli allenamenti – gli risposi.

- Non ci credo – mi disse.

- E perché no? – gli chiesi.

- Perché ho parlato con il coach l’atro giorno e mi ha detto che sono più di sue settimane che non ti presenti agli allenamenti. Dobbiamo parlarne di questa cosa – mi disse lei con tono preoccupato.

Dannato coach, cosa gli era saltato in mente di dirglielo a lei? Certo, dovevo immaginarmelo. Bella andava spesso a trovare il coach, diceva che era una brava persona e gli stava molto simpatica. Andava spesso da lui e parlavano di svariate cose, diceva che lui gli dava sempre perle di saggezza.

- Ho avuto altro da fare. Comunque non credo sia il momento opportuno per parlarne. Quando saremo da soli lo faremo – gli dissi soffermandomi sulla parola “soli”.

Vidi Lucas lanciarmi uno sguardo di fuoco, ma non me ne curai più di tanto. Chi se ne frega di lui e di quello che pensa.

- Beh, che ne avremmo parlato da soli era ovvio – mi disse Bella sorridendomi.

- Ultimamente non c’è più niente di ovvio – mi lasciai scappare io.

- Che vuoi dire? – mi disse lei con un’espressione strana.

Ero sicuro che avesse capito, ma, forse, voleva solo una conferma.

- Niente. Fai conto che non abbia detto niente – gli dissi mentre stavo per uscire dal salotto.

- Dove vai? – mi chiese.

- A fare un giro – gli dissi senza nemmeno guardarla.

- Perché non guardi il film con noi? – mi chiese lei mentre io gli davo ancora le spalle.

- Non credo sarebbe una buona idea. E poi ho notato che stavate facendo ben altro che guardare il film – gli dissi ancora di spalle prima di allontanarmi dalla stanza senza dargli il tempo di rispondermi.

Salì in camera, mi feci un’altra doccia, visto che le docce degli spogliatoi in palestra non mi facevano mai sentire pulito, e messi un paio di jeans, una felpa e le nike uscì di casa. Misi in moto e partì, poi presi il cellulare e scrissi un messaggio: “Hai casa libera?”  e inviai. Un attimo dopo ricevetti la risposta: “Si certo, per te sempre. Ti aspetto”. Cambiai direzione e mi diressi a casa Allen, avevo bisogno di fare sesso. Mi faceva pena anche l’idea, ma da un mese a questa parte non mi importava più nulla. In parte, ero tornato lo stronzo di sempre, quello che si divertiva con le ragazze, anche se, l’unica ragazza che volevo restava sempre Bella. Tutte sembravano stupite di vedermi tornato quello di un tempo, ma si riabituarono subito all’idea, del resto era questo quello che aspettavano. Non facevano domande e sapevano perfettamente che non mi interessava niente di loro, sapevano che il mio era solo un modo per svagare la testa dai miei pensieri ed ero perfino convinto che sapessero che mentre facevo sesso con loro, immaginavo un’altra al loro posto. Di questa cosa me ne convinsi una volta, dopo che una delle tante che mi ero portato a letto mi disse qualcosa che mi lasciò perplesso. “ All’inizio credevo che fossi tornato lo stronzo di sempre, eppure mi devo ricredere. Sei cambiato e te lo si legge negli occhi. Non capisco perché fai tutto questo, anche se mi fa piacere che tu lo fai, ma so che non sei il vecchio Edward e sai perché? Perché prima facevi sesso senza farti problemi, mentre adesso sembri pensare a qualcuno. Una donna sa quando un uomo la guarda negli occhi e ne vede un’altra”. Aveva proprio ragione, ma io non potevo farci nulla, non potevo farci nulla se avevo Bella sempre davanti agli occhi, non potevo farci nulla se io non potevo dare a lei o alle altre quello che avrebbero voluto da me, perché l’avevo perduto, l’avevo perduto quando avevo perso Bella, perché per quanto dura ammetterlo, l’avevo persa davvero. A tutte loro potevo dare solo il mio corpo, ma non il mio cuore, e neanche la mia mente che per quanto cercavi di cambiare le cose era sempre piena di Bella. La parte stronza di me non si interessava per niente a quella situazione, del resto stavo solo facendo quello che avevo fatto per anni, mentre la parte vera di me, quella che solo Bella era riuscita a tirare fuori mi faceva sentire uno schifo per come mi stavo comportando, perché sapevo che stavo prendendo in giro delle ragazze solo per il gusto di svagare la mia mente per un po’, cosa che per altro non mi riusciva nemmeno bene, ma soprattutto stavo tradendo Bella, quello che provavo per lei, quello che lei era per me. Forse, stavo sbagliando tutto, forse era il caso di tornare indietro, di tornare a casa e buttarmi sul letto ad ascoltare la musica, ma poi, mi venne in mente l’immagina di Bella e quel mongolo sdraiati sul divano a giocare e tutti i miei buoni propositi andarono a farsi fottere. Premetti ancora di più il piede sull’acceleratore e in poco tempo mi trovai davanti a casa Allen. Scesi e entrai in casa, sperando di allontanare dalla testa anche se dubitavo sarebbe potuto succedere.

 

SPOILER:

- E’ vero, tu puoi fare quello che vuoi, ma ciò non cambia il fatto che io posso starci male – gli dissi.

- Cos’è sei gelosa? – mi disse con cattiveria.

- Sei proprio uno stronzo, non capisci un cazzo. Non si può più nemmeno parlare con te, ormai, sei bravo solo a usare qualcos’altro – gli dissi con cattiveria anch’io.

- E’ quasi un mese e mezzo che abbiamo smesso di parlare noi due – mi disse lui cercando di calmarsi.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- _la sua bella_: Beh, a quanto pare Bella ha deciso di mettersi con Lucas, ma ricorda che niente è per sempre.

 

 

- xsemprenoi: Si, avevo detto che oggi non avrei postato, ma invece c’è l’ho fatta. Comunque le tue opzioni sono interessanti davvero. Magari ci hai azzeccato, magari no, per scoprirlo dovrai solo continuare a leggere la mia storia.

 

- _cory_: Come vedi per adesso Edward non sta facendo nulla, ma le cose cambiano. Il prossimo sarà il capitolo decisivo e capirai tante cose.

 

- Lully Cullen: Non voglio anticiparti nulla, per non rovinare la sorpresa, ma ti posso dire che Bella si renderà conto da sola di quello che prova, ma ciò non significa che altrettanto da sola si renderà conto di ciò che prova Edward.

 

- serve: E’ vero gli altri sono molto, ma molto comprensivi nei suoi confronti, del resto gli vogliono bene, anche se è stata lei a cercarselo. Vediamo adesso cosa succede.

 

- LadySile: Non ti anticipo nulla, ti dico solo che può succedere di tutto. Una cosa è certa, Edward la ama.

 

 

- mamarty: Ho notato che nessuno digerisce molto Lucas. Quanto a Edward, condivido che dovrebbe darsi una mossa.

 

- _Ice_: Bella capirà, ma ci vorrà un po’. Comunque sono contenta che quello che è successo ti abbia fatto recensire.

 

- SweetCherry: Tranquilla, offesa non c’è ne, anche perché condivido con te che in questo caso Bella si sia comportata da idiota.

 

- barbiemora: Beh, per vedere Bella e Edward insieme dovrai aspettare. Da adesso può solo andare peggio, ma vedrai che prima o poi si sistemerà tutto. Però ti prego non sgozzarmi.

 

- eMiLyBlOoD: Diciamo che Bella non ha ancora capito bene cosa prova. Il fatto che abbia detto che lo ama a modo suo non significa che lo ama come dovrebbe. E’ confusa, non riesce a capire cosa prova per lui. Ha i prosciutti negli occhi e non solo questo. Quanto alle domande di Edward, non serve che ti risponda, il capitolo ha già parlato da se. Edward ama Bella più di ogni cosa, ma la situazione per lui è diventata insostenibile, era, forse, un po’ scontato che tornasse lo stronzo di sempre, anche se in fondo non è proprio come era prima. Adesso è consapevole che sta sbagliando tutto, ma per adesso è l’unico modo che ha trovato per “distrarsi”, anche se comunque non serve a nulla. Comunque il mio fiore preferito è la rosa e il girasole. Li adoro tutti e due, soprattutto le rose. Quanto al mio colore preferito è decisamente il nero. Io adoro il nero. Sempre e solo nero. Il nero in tutto e per tutto. Tu invece? Comunque quest’ultima frase è bellissima davvero. Ti informo che ho già scritto dei capitoli in cui le ho inserite, quindi le troverai presto.

 

- moni: Tranquilla, non fa nulla. Comunque sono contenta che nonostante i problemi con il pc recensisci comunque. Mi fa davvero piacere. Comunque Bella è proprio tarda, hai ragione. Ma del resto non c’è cosa peggiore di non voler vedere ciò che è evidente.

 

- TanyaCullen: Ancora rido se penso al tuo commento. Quando l’ho letto ridevo praticamente con il pc. Comunque ti prego, si clemente non mi uccidere, anche perché se già pensi al modo in cui mi vuoi uccidere non oso immaginare cosa mi vorrai fare al prossimo capitolo. Forse, è meglio non postarlo, credo che mi lapiderai.

 

- flazzy cullen: Sono contenta che tutte le mie storie ti piacciono. Comunque non voglio anticiparti cosa farà Edward, devi leggere il prossimo capitolo per scoprirlo.

 

- AraNel_fair: Sta tranquilla che Bella non lo userà come ruota di scorta. Il suo problema è che non capisce o meglio non vuole capire cosa sia in realtà Edward per lei.

 

- ross_ana: Lo so, gli ex sono sempre nel mezzo. Comunque vedrai che Bella aprirà gli occhi. La speranza è sempre l’ultima a morire.

 

- twilight4ever: No, purtroppo non si è risolto tutto in un paio di giorni. Nel capitolo passato era passata una settimana, in questo è passato un mese. Comunque per sapere cosa farà Edward dovrai leggere il prossimo capitolo che sarà molto decisivo.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 36
*** Un incubo da cui svegliarsi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed eccomi di nuovo qui con un altro aggiornamento. E’ un pov Bella e sarà deciso per capire come finirà, almeno per il momento, questa situazione che si è creata in questi ultimi periodi tra Bella e Edward. Spero che vi piaccia, anche perché ci tengo in modo particolare a questo capitolo. Ci ho messo tutta me stessa per scriverlo cercando di far capire bene cosa provano tutti e due. Diciamo che per me è uno dei capitolo più importanti. Mi auguro di tutto cuore che possa piacervi, ma soprattutto spero di riuscire, attraverso quello che ho scritto, ha mostrare ciò che provano Bella e Edward. Fatemi sapere che ne pensate. Un kiss a tutti.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 36

UN UNCUBO DA CUI SVEGLIARSI

 

 

 

POV BELLA

Era passato più di un mese da quando io e Lucas eravamo tornati insieme, ma la cosa, invece che essere positiva era stata distruttiva per me, poiché mi ero allontanata dall’unica persona che mi aveva capito fino in fondo, da Edward, il mio angelo. Mai come in quest’ultimo mese mi ero resa conto di quanto lui fosse importante per me, mai come adesso mi ero resa conto che aveva un bisogno incondizionato di lui, ma le cose tra noi sembravano non andare troppo bene, eppure, non potevo farci nulla, era stato lui che si era allontanato da me. Io provavo a cercarlo, a parlargli, ma lui sembrava sempre distaccato, anche se comunque con me si comportava come al solito, era e sarebbe rimasto sempre il mio angelo. Con Lucas, invece, tutto procedeva alla grande, lui mi amava tantissimo e me lo dimostrava ogni giorno, a differenza mia, che, invece, non ero sicura di quello che provavo. Non riuscivo a capire perché non riuscissi mai a dirgli che lo amavo, ma, forse, non ci riuscivo perché non era la verità, forse, non lo amavo. E poi non riuscivo a capire perché ogni volta che provavo a pronunciare quelle due paroline, mi compariva la faccia di Edward davanti. Non riuscivo a capire cosa mi succedesse e non riuscivo a capire cosa succedesse a lui. Non parlavamo più come facevamo prima e le cose venivo sempre a saperle dagli altri. Qualche settimana fa aveva perfino abbandonato gli allenamenti di basket e io ero venuta a saperlo parlando con il coach della sua squadra, a cui peraltro ero molto affezionata. Lui non aveva voluto parlarne, dicendo solo che aveva litigato con uno della squadra e non gli andava di vederlo agli allenamenti. Questa era di sicuro una grande cazzata, perché non poteva essere così, per lui il basket era tutto e non avrebbe mancato agli allenamenti per una sciocchezza del genere. Nonostante io gli dicessi che era una bugia, lui continuò a dire che la verità. Così decisi di sorvolare, visto che la verità non me l’avrebbe mai detta. Nonostante tutto riprese a allenarsi e nella partita della settimana scorsa, la sua squadra, grazie a lui, aveva stracciato praticamente la squadra avversaria. Era stata davvero una bella partita, anche se ero venuta a sapere che c’era solo per caso grazie a Jasper. Lui non mi aveva detto niente e si era giustificato dicendo solamente che se ne era dimenticato e che comunque era una partita come tutte le altre. Non riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa e se provavo a chiedere ai ragazzi non ricevevo risposta, dicevano solo che probabilmente era solo stressato o che era solo una mia impressione. Sapevo che erano tutte cazzate e avrei scoperto cosa c’era sotto e l’avrei scoperto adesso. Avrei parlato con lui e mi avrebbe detto tutta la verità, perché la situazione era diventata insostenibile.

- Dov’è Edward? – chiesi ai ragazzi che erano seduti in giardino.

Erano già i primi di aprile e le giornate iniziavano ad essere più calde ed era piacevole stare fuori quando c’era il sole.

- A quest’ora sarà agli allenamenti – mi rispose Emmett.

- Grazie – gli dissi.

- Perché? – mi domandò Jasper.

- Gli devo parlare – gli risposi.

- E di cosa? – mi chiesero Alice e Rose all’unisono.

- Devo chiarire la situazione con lui. Così non si può più andare avanti – gli dissi.

Nessuno di loro mi rispose, ma notai nei loro sguardi un misto di preoccupazione e agitazione, anche se non sapevo a cosa era dovuta. Lasciai perdere e salita in macchina mi diressi in palestra, dove c’erano gli allenamenti, ma non appena entrai trovai la palestra vuota, c’era solo il coach che stava sistemando le palle nei cestini.

- Buongiorno coach – dissi io facendogli notare la mia presenza.

- Ciao Bella, come mai da queste parte? – mi chiese lui.

- Cercavo Edward – gli dissi.

- Sarà ancora negli spogliatoti, abbiamo finito da poco – mi disse lui.

- Grazie mille – gli dissi.

- Di nulla. Aveva parecchio tempo che non ti facevi vedere. Ho perfino pensato che tu e Edward avesse litigato – mi disse lui.

- No, non abbiamo litigato. Solo che ho avuto da fare in questo periodo – gli dissi.

- Capisco. Non ti vedevo, lui è strano ultimamente, allora ho pensato fosse per questo – mi disse lui.

- Strano? In che senso? – gli chiesi.

- Non lo so. Mi sembra come se abbia qualcosa che lo preoccupa particolarmente – mi disse lui.

- Non so cosa dirle. A me non ha detto nulla – gli dissi io.

- Boh non so. Pensa che è così strano che non ha mostrato nessun interesse per l’offerta che gli hanno fatto – mi disse lui.

- Offerta? Ma di cosa sta parlando? – gli chiesi curiosa.

- Non te l’ha detto che il giorno della partita è venuto a vederlo giocare uno scrutatore degli Shox? – mi chiese.

- No, non ne so niente – gli dissi.

- Ah scusami, pensavo lo sapessi – mi disse lui.

- E che offerta gli ha fatto? – gli chiesi.

- Gli ha proposto un posto in squadra già come titolare. E’ il sogno di tutti quelli che giocano a basket avere un’offerta di questo tipo – mi disse.

- Soprattutto per lui che sogna di entrare negli Shox da quando aveva sei anni – gli dissi.

- Appunto per questo non capisco perché non abbia mostrato neppure un briciolo di entusiasmo – mi disse.

- Ha accettato? – gli chiesi.

- Non ancora, ma vogliono una risposta entro oggi e lui fino a poco fa mi ha detto che ancora non lo sapeva – mi disse.

- Proverò a parlargli – gli dissi.

- Si provaci, a te da ascolto – mi disse lui.

- Lo spero, comunque da quanto tempo ha ricevuto questa proposta? – gli chiesi.

- Da una settimana. Gliel’hanno fatto lo stesso giorno della partita, non appena è finita – mi disse lui.

- Capisco. Adesso vado. Ci vediamo e grazie – gli dissi uscendo dalla palestra.

Dire che ero delusa era dire una baggianata. Ero molto più che delusa. Come aveva potuto non dirmi una cosa così importante? Lui che mi diceva tutto, ogni più piccolo particolare della sua vita, come aveva fatto a tenermi nascosta una cosa del genere? Come aveva fatto a non dirmi che il suo sogno di bambino poteva, finalmente, avverarsi? Non riuscivo a capire più nulla. Andai negli spogliatoi, ma di lui nemmeno l’ombra. Ero incazzata, delusa, furiosa, lo avrei preso a sberle se avessi potuto.

- Dove cazzo è Edward? – dissi alzando la voce e rivolgendomi ai ragazzi che c’erano negli spogliatoi.

Non mi curai nemmeno del fatto che alcuni fossero mezzi nudi, volevo solo sapere dove fosse quello stronzo.

- Edward non è l’unico che può soddisfare i tuoi desideri. Vieni qui bambola che ti faccio vedere io come si soddisfa una donna – mi disse uno guardandomi maliziosa.

- La finezza dove l’hai lasciata? Al cesso? – gli risposi urlando.

Ci mancava solo quell’idiota.

- Per certe cose non serve la finezza. Dai veni qua che ti faccio toccare il cielo con un  dito – continuò quel demente.

- Ti consiglio di chiudere quella fogna che ti ritrovi al posto delle bocca prima che ti prenda a pizze in faccia a due a due fino a quando non diventano dispari, stronzo – gli dissi guardandolo malissimo.

- Non capisco perché tutte le ragazze preferite Edward – disse lui smettendo di fare lo spavaldo.

Non gli diedi nemmeno retta, girai lo sguardo da un’altra parte, mentre la rabbia aumentava.

- Allora? Dove cazzo è Edward? – urlai agli altri.

- Non ne abbiamo idea. Ha fatto la doccia ed è andato via subito – mi disse un ragazzo gentilmente.

- E non vi ha detto dove? – gli chiesi.

- Stiamo parlando della stessa persona? – mi disse un altro ragazzo con tono sarcastico.

Non potei fare a meno di sorridere, aveva ragione. Edward non avrebbe mai detto dove andava.

- Hai ragione. Va beh, grazie – dissi mentre stavo uscendo da lì.

- Aspetta. Si è dimenticato questo. Potresti darglielo tu? – mi chiese un ragazzo porgendomi il cellulare di Edward.

Fantastico, si era scordato anche il cellulare. Adesso dove cazzo lo andavo a pescare?

- Si tranquillo – gli dissi afferrando il cellulare e uscendo dagli spogliatoti e dirigendomi all’uscita.

Salì in macchina e misi in moto. Non avevo idea di dove cercarlo, poi mi venne in mente un posto dove mi aveva portato un po’ di tempo fa. Non ero sicura che fosse lì, ma dovevo provarci. Arrivai al parco, posteggiai e notai che c’era posteggiata anche la sua auto. Mi avvicinai alla panchina, alla panchina Cullen, così l’avevo ribattezzata quando me la fece vedere e lo vidi seduto lì. Mi avvicinai più velocemente e non appena fui di fronte a lui gli tirai il suo cellulare sperando che gli facessi male, ma lui prontamente lo prese e se lo mise in tasca.

- Sei un vero stronzo – gli dissi senza nemmeno salutarlo.

- E’ un piacere anche per me vederti – mi disse lui sarcastico sorridendo.

- Non c’è un cazzo da ridere. Quando avevi intenzione di dirmelo? – gli urlai.

- Non ho idea di che cosa tu stia parlando? – mi disse lui sorridendo.

- Non fare il finto tonto con me, perché non attacca – gli dissi.

- Continuo a non seguirti – mi disse lui tornando serio.

- Gli Shox non ti dicono niente? – gli dissi.

- Ah – fu la sua unica risposta.

- Sai dire solo ah? Quando cazzo avevi intenzione di dirmelo? – gli chiesi.

- Probabilmente non te l’avrei mai detto – mi disse lui.

- Edward non sto scherzando, smettila di farlo tu – gli dissi.

- Neanche io sto scherzando – mi disse lui serio.

- E perché non me l’avresti detto? – gli chiesi.

- Perché no, non deve esserci sempre un perché a tutto – mi disse lui.

- Questa è tutta la fiducia che hai in me? – gli chiesi.

- Non è questione di fiducia – mi disse lui.

- E allora cos’è? Mi hai sempre detto tutto, e adesso ti propongono di realizzare il sogno di una vita e tu che fai? Non dici nulla, non vieni da me a parlarmene? Ah certo, scusami, mi ero dimenticata che adesso hai altro da fare. Ti devi scopare tutte quelle troie che ti vengono dietro e considerando il fatto che sono la metà della popolazione di Phoenix sei troppo occupato per degnarti di venire a parlare con me – gli dissi arrabbiata.

Il solo pensiero di vederlo con una ragazza che non fossi io mi faceva salire il sangue al cervello. Ero gelosa marcia, è vero. Non potevo sopportare di vedere o sentire queste cose. Quando l’avevo scoperto era stato come se il mio cuore si fosse spezzato in mille pezzi e l’unica cosa che facevo era piangere solo immaginandomelo tra le braccia di quelle troie. Non capivo perché reagivo così, ma avevo sempre considerato Edward proprietà mia e mi era difficile accettare queste cose.

- Adesso cosa c’entra questo? – mi disse lui che sembrava risentito di quello che gli avevo detto.

- C’entra, tutto c’entra – gli dissi io furiosa.

- Posso capire adesso perché te la stai prendendo così? E’ la mia vita e ne faccio quello che voglio. Se mi va di scoparmi mezza città lo faccio, non devo venire a rendere conto a te di quello che faccio. Noi due non stiamo insieme – mi disse lui alzando leggiarmente la voce.

Anche lui stava iniziando ad arrabbiarsi, glielo leggevo in faccia. Mancava poco prima che scoppiasse.

- Non ti fai schifo da solo? Ti credevo diverso, invece, sei come tutti gli altri. Per una scopata sei disposto a buttare all’aria tutto – gli dissi io, mentre le lacrime iniziavano a pizzicarmi gli occhi.

- A buttare all’aria tutto? Cosa ho buttato all’aria? Mi sto solo divertendo. Ognuno lo fa in modo diverso. E poi non vedo dove sta il problema. Devo venire a rendere conto a te di quello che faccio? Tu vieni a rendere conto a me di quello che fai con quella sottospecie di mongolo ambulante? – mi disse furioso.

Sapevo che in tutto questo c’entrava Lucas, ma non riuscivo a capire perché se la prendesse tanto.

- Adesso cosa c’entro io e Lucas? Stavamo parlando di te – gli dissi.

- Certo, stavamo parlando di me, perché sono solo io quello che sbaglia, quello che fa le cazzate, tu invece sei la santa fatta persona, quella che non sbaglia mai – mi disse.

- Non sto dicendo questo, ma ci sto male in tutta questa situazione e tu non te ne rendi nemmeno conto, tu che mi conosci meglio di chiunque altro non ti interessi a questo, non ti interessa se mi fai soffrire, l’importante è andare a letto con qualcuno – gli dissi io pentendomi all’istante di quello che avevo detto.

- Io non ti capisco proprio, ma soprattutto non capisco il perché ti stai incazzando con questa storia di me che vado a letto con qualcuno. Cosa te ne frega a te di cosa faccio? E poi dimmi un po’, chi ti ha detto queste cose? – mi chiese.

- Cos’è pensavi di comportarti come un bastardo e di tenerlo nascosto? Cos’è pensavi che la gente non dicesse cosa ti diverti a fare? Ti ricordo che sei Edward Cullen, il più popolare della scuola, quello che tutti vorrebbero, quello con cui tutti vorrebbero divertirsi. Cosa pensi che chi c’è riuscito non lo dice? Lo sa tutta la scuola, anche perché ti sei passato tutta la scuola – gli dissi.

- Hai avuto bisogno che te lo dicesse la gente invece di capirlo da sola. Avresti dovuto capirlo senza che nessuno ti venisse a dire niente, ma invece tu eri troppo impegnata con il tuo fidanzato per accorgerti che al mondo esistono altre persone oltre a lui. Quindi adesso non venirmi a dire che questa situazione non ti sta bene, anche perché non vedo come posso aiutarti. Ti ripeto noi due non stiamo assieme, quindi io faccio quello che voglio e mi porta a letto tutte le persone che voglio – mi disse con il tentativo di ferirmi.

- E’ vero, tu puoi fare quello che vuoi, ma ciò non cambia il fatto che io posso starci male – gli dissi.

- Cos’è sei gelosa? – mi disse con cattiveria.

- Sei proprio uno stronzo, non capisci un cazzo. Non si può più nemmeno parlare con te, ormai, sei bravo solo a usare qualcos’altro – gli dissi con cattiveria anch’io.

- E’ quasi un mese e mezzo che abbiamo smesso di parlare noi due – mi disse lui cercando di calmarsi.

Le sue parole furono una pugnalata al cuore, sapevo che aveva ragione, ma non pensavo me lo facesse notare.

- E di chi sarebbe la colpa? Mia? – gli chiesi arrabbiata.

- Di entrambi. Qualcosa si è rotto Bella, non facciamo finta di nulla, è così – mi disse lui tornando calmo e addolcendo il suo tono di voce e il suo sguardo.

- Possiamo aggiustare tutto, possiamo tornare quelli che eravamo un tempo – gli dissi calmandomi anch’io.

- No, Bella non possiamo farlo, non più – mi disse lui.

- Non è vero – gli dissi io.

- E’ la verità, dobbiamo accettarla anche se è difficile. Gli occhi fanno quel che possono, niente di più e niente di meno, tutto quello che non riescono a vedere è perché non vuoi vederlo tu – mi disse.

- Che vuoi dire? – gli chiesi.

- Io ti amo – mi disse lui guardandomi negli occhi.

- Ti voglio bene anch’io – gli dissi.

- Non hai capito. Io l’ho nascosto per tanto tempo e adesso era arrivato il momento di dirtelo, ti amo. Sono innamorato di te, ma tu non hai mai voluto vederlo. Sei sempre stata interessata a altre cose – mi disse lui mentre io rimasi come una stupida.

- Edward io… – stavo iniziando a dire.

- Non rispondere, non hai niente da rispondermi. Va bene così, ma non chiedermi di tornare ad essere quelli che eravamo prima perché non ci riuscirei – mi disse lui.

- Magari non sei davvero innamorato, magari hai scambiato l’affetto che ci lega per amore – gli dissi io mentendo anche a me stessa.

- Almeno abbi il buon gusto di non dire cazzate. Ti guardo e non vorrei mai smettere di farlo, ti abbraccio e non vorrei mai che tu ti staccassi da te, e quel bacio che mi hai dato mesi fa per me non era un gioco, non avrei mai voluto staccarmi dalle tue labbra. Ormai, io vivo di te, vivo per te. Vorrei camminare con te mano nella mano giorno dopo giorno, camminare a fianco a te nei momenti belli o in quelli brutti, vorrei affrontare con te ogni momento, ogni situazione perché saprei che comunque andrà l’importante è averti vicino. Non c’è niente al mondo che per me valga più di un secondo vissuto accanto a te, che valga un tuo sorriso, una tua carezza, un tuo abbraccio, un tuo movimento. Da quando i miei occhi hanno incontrato i tuoi ho capito che eri diversa dalle altre, eri quella che mi poteva cambiare, da quando ho incontrato i tuoi occhi non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima. Ogni sera prima di addormentarmi vedo scorrere tutti i momenti passati insieme a te, le coccole, le passeggiate, i giochi, gli scherzi, vedo i nostri momenti passare come un film, ma questo non è un film e la vita vera e il lieto fine non è per me, sono stato solo l’aiutante della protagonista, nulla di più. E’ vero sono stato a letto con tante ragazze in quest’ultimo mese, sono tornato in parte quello che ero prima, ma l’ho fatto solo per cercare di toglierti dalla testa, per cercare di trovare un modo per dimenticarmi di te. Credevo che le distrazioni fossero la cosa migliore invece non sono servite a nulla. Sono sempre punto e a capo – mi disse.

Nessuno mi aveva mai detto quelle cose, nessuno. Lui era speciale, lui era diverso, lui era il mio angelo. Il mio angelo si era innamorato di me e io? Io cosa provavo?

- Perché non me l’hai detto prima? Perché hai aspettato di farlo adesso? – gli chiesi.

- Sarebbe cambiato qualcosa se te lo avessi detto prima? No, non sarebbe cambiato nulla, anzi forse le mie parole avrebbero rovinato il nostro rapporto e non avrei potuto permetterlo – mi disse.

- E perché adesso? – gli chiesi.

- Perché adesso c’ha già pensato qualcun altro a rovinare quello che avevamo creato – mi disse lui.

- E adesso che si fa? – gli chiesi.

- Adesso niente, non c’è più niente da fare. Non ti metterò di fronte ad una scelta se è questa la tua paura, non lo farò. E sai perché? Perché tra me e Lucas tu hai già scelto e hai scelto lui. Io devo solo accettare l’idea, tutto qui – mi disse.

Io non riuscivo a parlare, non riuscivo a dirgli nulla, ero come impietrita di fronte alle sue parole.

- Sai perché non ti ho detto dell’offerta che mi hanno fatto? Perché accettarla comportava dovermi allontanare da te, dover andare a Jacksonville e non c’è la facevo a farlo – mi disse.

- Edward mi stai dicendo che il nostro rapporto è finito? Che dobbiamo fare finta che tutto quello che sia successo sia stato solo un sogno? – gli chiesi.

- Si Bella, voglio dire questo. Non fraintendermi, non rimpiango nulla di quello che ho passato con te, perché sono stati i momenti più belli della mia vita e li conserverò per sempre dentro di me. Pensa che sono stati così belli per me che darei tutti i miei giorni per un unico ieri, ma questo purtroppo non può succedere. Se ami davvero qualcuno devi lasciarlo libero, così dicono almeno, io non ci credo, perché se ami davvero tanto qualcuno non puoi lasciarlo andare, non c’è la fai a lasciarlo andare, ma io devo farlo, perché quando non sei corrisposto non puoi fare altro. Dobbiamo dimenticare il passato. Almeno, io lo farò perché non posso più vivere così. Saremo amici, ma non come lo siamo stati in passato – mi disse.

Non potevo credere a quello che mi stava dicendo. Le lacrime iniziarono a scorrere sulle mia guance e a bagnarle.

- Non ci posso credere. Non stai dicendo sul serio – riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.

- Per me la situazione è diventata insostenibile, devo per forza fare così. Però ti prego non piangere – mi disse lui avvicinandomi a me per consolarmi.

Come poteva pensare di consolarmi se era lui il motivo della mia sofferenza? Lo allontanai da me e mi alzai dalla panchina dove poco prima mi ero seduta guardandolo con uno sguardo carico di odio.

- Bravo, ti faccio davvero i miei complimenti. Sei un bravissimo attore, mi hai presa in giro in tutti questi mesi, facendomi credere che il nostro rapporto fosse vero, invece, non era vero niente. Se fosse stato vero, adesso non faresti così, non mi lasceresti in questo modo. Io ti odio, ti detesto, sei la cosa peggiore che potesse capitarmi nella vita – gli urlai con quanto fiato avevo in gola.

- Se volevi ferirmi ci sei riuscita. Non pensavo saresti arrivata a dirmi tanto. Hai usato le uniche parole che potevano davvero farmi stare male – mi disse lui restando ancora seduto su quella panchina.

- Pensi che le tue parole siano state meno dolorose? – gli chiesi.

- Non avrei mai potuto dirti quello che tu hai detto a me, anche se fossi stato accecato dalla rabbia. E poi il tuo sguardo era carico di odio, e rispecchiava perfettamente le tue parole. Bella finiamola qua. A questo punto credo che sia impossibile anche restare semplici amici. Va bene così, è stato bello finchè è durato – mi disse lui alzandosi dalla panchina e facendo per andarsene.

- No, ti prego, Edward non andartene, non farlo. Io ho bisogno di te, non sono niente senza di te, ti prego non andare via. Parliamone, risolveremo tutto. Lo sai che non le pensavo quelle cose che ti ho detto, ero solo arrabbiata. Perdonami ti prego, ma non andartene. Ho bisogno di te – gli dissi singhiozzando e implorandolo mentre lo bloccai per un polso.

Lui si girò e mi guardò, si avvicinò di più a me e mi asciugò le lacrime con le sue mani. Poi mi diede un bacio sulla fronte.

- Non piangere Bella. Non permettere a nessuno di farti piangere, devi sorridere, me l’hai promesso, ricordi? Almeno tu, mantienila la promessa che mi hai fatto, io non sono più in grado di mantenere la mia. Ti ho premesso che non avresti versato una lacrima per causa mia, ti ho promesso che ti sarei stato vicino sempre, fino a quando ne avessi avuto bisogno, ma non posso più mantenere queste promesse, tu, invece, mantieni la tua. Mi hai promesso di non piangere più, mi hai promesso che avresti sorriso sempre, anche quando la vita sarebbe stata più dura con te, mantienila quella promessa, ti prego. Non cercarmi più, non posso più darti quello di cui hai bisogno. Va da Lucas e si felice con lui, dimenticati di me. Addio Bella, ti amo – mi disse dandomi un bacio a fior di labbra e allontanandosi da me.

- Non andare, ti prego, non andare. Edward torna qui – gli urlai implorandolo di tornare, ma lui salì in macchina e sfrecciò via.

Era finita, non c’era più nulla da fare. L’avevo perso, avevo perso per sempre la persona più importante della mia vita, avevo perso il mio angelo. Restai per alcune ore in quella panchina a piangere, Lucas chiamò un sacco di volte, ma non gli risposi. Spensi perfino il cellulare. A mezzanotte decisi che era meglio tornare a casa, ma prima sarei andata a casa dei ragazzi. Dovevo parlare con Edward, non era finita per me e l’avrei convinto. Non poteva aver creduto davvero che io lo odiassi, non poteva e non doveva crederci. Salì in macchina e sfrecciai a tutta velocità a casa loro, la sua macchina era in giardino. Tirai un sospiro di sollievo, sapevo che era a casa. Entrai come una furia e prima ancora di salutare gli altri mi catapultai nella sua stanza con le lacrime che ancora scendevano copiose sul mio volto. Aprì la porta e non trovai nessuno. Dove cazzo era? Scesi giù e vidi i ragazzi sconvolti e quando videro me erano ancora più sconvolti.

- Dov’è Edward? – mi limitai a dire.

- Non c’è – mi rispose Alice.

- La sua macchina è fuori – gli dissi ancora piangendo.

- Non c’è – mi ripeté Rose.

- Dov’è? – chiesi.

- Non è qui – mi disse Jasper.

- Per favore ragazzi ditemi dov’è – li implorai.

- E’ partito – mi disse Emmett.

Non potevo crederci, non poteva essere vero. Edward se ne era andato davvero, era uscito dalla mia vita davvero. Non poteva essere vero, era tutto un incubo. Ed era tutta colpa mia. Io lo avevo allontanato da tutti, io lo avevo fatto soffrire, io lo stavo facendo soffrire. Ero solo un’egoista.

- Vi prego ditemi che non è vero – gli dissi riprendendo a singhiozzare e accasciandomi a terra con le spalle contro il muro e le ginocchia al petto.

- Ci piacerebbe poterlo fare – mi disse Emmett.

- Ditemi quello che sapete – gli chiesi.

- E’ venuto nel pomeriggio qui e ci ha solo detto: “me ne vado”. Non avevamo capito cosa volesse dire, ma lui non ci ha detto niente, solo che gli avevano offerto un posto negli Shox che aveva appena accettato e che sarebbe partito subito. Era distrutto. Sapevamo che dietro quella partenza c’era ben altro e l’abbiamo implorato di restare, di aspettare, di rifletterci, ma lui era impassibile. Ci ha detto solo: “vado a realizzare il mio sogno”. Ha preso le sue cose e se ne è andato – mi disse Jasper.

- Come ha fatto a trovare un volo nel giro di poche ore? – gli chiesi.

- Non l’ha trovato infatti, ha preso il jet privato di papà perché voleva partire subito e adesso capisco perché – mi disse Emmett.

- Non voleva vedere me – gli dissi iniziando di nuovo a piangere.

I ragazzi si avvicinarono e mi abbracciarono.

- Cosa è successo? – mi disse Alice.

- Gli ho detto che lo odio, che lo detesto, che è stata la cosa peggiore che mi poteva capitare nella vita – gli dissi io piangendo come una bambina al ricordo di quelle parole e al ricordo del suo volto quando le aveva ascoltate.

- Lui sa che non le pensi queste cose – mi disse Rose.

- Non lo so se lo sappia. Se lo sapeva allora perché se ne è andato? – gli chiesi.

- Cosa altro è successo? – mi chiese Emmett.

- Mi ha detto che mi ama – gli dissi io, mentre ancora ero tra le braccia di Jasper e Emmett.

Sembravo una bambina piccola tra le braccia di mamma e papà, invece ero una ragazza di diciannove anni tra le braccia dei miei fratelli.

- Te l’ha detto? – mi chiesero tutti e quattro all’unisono.

- Perché non siete stupiti? – gli chiesi.

Loro non risposero, ma quel silenzio valse più di mille parole.

- Voi sapevate tutto, non è vero? – gli urlai.

- Bella credo che lo sapessero tutti, solo tu no – mi disse Alice.

- E cosa aspettavate a dirmelo? – gli chiesi arrabbiata.

- Doveva essere lui a farlo. Non ha voluto che noi intervenissimo in alcun modo – mi disse Rose.

- Sono una stupida, un’idiota. E adesso ho perso Edward – dissi singhiozzando sempre più forte.

Loro mi abbracciarono più forte e mi sentì protetta da quelle braccia, ma non come mi succedeva con Edward. Io avevo un disperato bisogno di lui, ma lui non c’era e non ci sarebbe stato. Lui mi amava e io ero stata troppo ingenua da non accorgermene, o forse avevo semplicemente voluto fare finta di non accorgermene. Restai li tra le loro braccia per un po’. Poi decisi di chiamare Edward. Dovevo chiarire quella situazione. Era l’una di notte, ma lui aveva il cellulare sempre acceso, quindi avrebbe risposto. Il telefono iniziò a squillare per un po’, fino a quando lui, dall’altro capo del telefono, non rifiutò la chiamata. Pensai che avesse sbagliato, o così volevo credere, così provai ancora e ancora, ma lui rifiutava sempre la chiamata.

- Rifiuta la chiamata, non mi vuole parlare. E’ finita, l’ho perso ed è tutta colpa mia – dissi ai ragazzi prima di prendere la mia felpa e uscire di casa salendo in macchina e partendo senza nessuna destinazione precisa.

Avevo bisogno di stare da sola, dovevo riflettere, dovevo capire cosa davvero provavo io. Perché la mia reazione era davvero troppo esagerata perché Edward fosse solo un amico. Non sapevo cosa stava succedendo dentro di me, ma sapevo che lo avrei scoperto, perché ne avevo bisogno. Mi fermai in un piazzale e rimasi sopra la macchina a versare tutte le mie lacrime e a cercare di capire come eravamo potuti arrivare ad una soluzione del genere. Forse, dovevo ascoltare quello che mi aveva detto Edward, dovevo dimenticarlo, ma poi la realtà mi sbattè in faccia come una schiaffo. Non potevo dimenticarmi di Edward, Edward non è una persona che si può dimenticare. In quel preciso istante pensai una cosa che avevo letto una volta in un libro si filosofia: “Spesso prendiamo in prestito dai nostri domani per pagare i debiti dei nostri ieri. Gibran”. Forse era quello che io avevo fatto, e forse, me ne rendevo conto solo ora, ora che era troppo tardi. Rimasi sulla macchina a piangere fino a che non si fece mattina, ma non avevo nessuna voglia di tornare a casa. Riaccesi il telefono che avevo spento per fare in modo che i ragazzi non mi chiamassero e trovai un sacco di messaggi da parte loro, alcuni messaggi di testo e altri avvisi di chiamata, ma li cancellai prima ancora di leggerli. Poi provai a chiamare Edward, ma come la sera precedente rifiutava la chiamata. Tentai altre quattro volte, ma senza nessun risultato. Staccava sempre. Smisi di farlo e spensi di nuovo il cellulare, cedendo di nuovo alle lacrime, che copiose tornarono a scendere sul mio volto.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- LadySile: Ti posso dire che questa è un Edward-Bella, quindi il lieto fine tra di loro ci sarà, anche se adesso sembra difficile che possa essere così.

 

- ross_ana: Si, in effetti Lucas, nonostante i suoi errori passati è un ragazzo fantastico, ma Edward è sempre Edward, in tutti i sensi.

 

- serve: Beh, la terapia d’urto non sarebbe per niente una cattiva idea, anzi forse sarebbe l’unica cosa che potrebbe migliorare la situazione nell’immediato. Nonostante tutto adoro Bella, quindi voglio risparmiarle tutto ciò. Aprirà gli occhi lo stesso, ma ci vorrà più tempo.

 

- MANU_CALLEN: Condivido con te. Edward è disperato e per adesso crede che questa sia l’unica soluzione per risolvere i suoi problemi. Comunque il lieto fine ci sarà, spero ti piacerà come l’ho immaginato.

 

- Lully Cullen: I tuoi dubbi riguardo lo scrutatore era fondati come vedi. Edward se ne è andato. Adesso vediamo che succede.

 

- nefertiry85: Si, Bella lo sa, perché l’ha scoperto a scuola, visto che tutti non fanno altro che parlare del ritorno di Edward al suo vecchio stile di vita. Come vedi dal capitolo, non ha reagito per nulla bene, anzi, non ci vede più dalla gelosia.

 

- CriPattinson: Come hai potuto notare dal capitolo, la tua intuizione era esatta. E adesso che succederà? Se vuoi saperlo continua a leggere la mia storia.

 

- xsemprenoi: La sfuriata di Bella è arrivata, anche se come gli ha detto Edward lei non avrebbe dovuto fargliela, però questo dimostra il fatto che lei provi qualcosa per lui.

 

 

- mamarty: Diciamo che ancora resterà un altro po’. Dovrai sopportarlo ancora per un po’.

 

- eMiLyBlOoD: La ragazza con cui Lucas si è messa dopo Bella dovrebbe essere Peyton anche se io non l’ho precisato. Premetto che io sono una Lucas-Peyton fino alla fine. Li adoro. Comunque anche tu lo segui questo fantastico telefilm? Ho notato che hai i gusti molto simili ai miei, siamo molto simili noi due. Ti dirò che io, eppure, adoro le farfalle e anche io ne ho un paio nella mia stanza, comunque non mancano neppure i poster e i libri, che tra l’altro adoro. La musica mi piace molto, preferisco di solito canzoni italiane, anche se comunque mi piacciono anche quelle inglese. Ultimamente ascolto sempre canzoni “paranoiche”, o almeno io le definisco così, perché rispecchiano molto il mio umore di adesso. Comunque mi piacciano quasi tutti i generi. Telefilm preferiti c’è ne sono più di uno. Mi piace tantissimo One tree hill, Supernatural, Una mamma per anima, O.c, e altri che adesso mi sfuggono, comunque questi principalmente. A te invece? Quanto alle tue frasi, manca poco prima di trovarle. Se non ricordo male, già nel prossimo capitolo ne ho inserito una, ma non vorrei sbagliarmi. L’ultima frase è bellissima, una delle più belle. La aggiungerò sicuramente, anche se devo ancora decidere dove, considerando che i capitoli li ho già scritti e mi serve un buco in cui la frase possa essere pertinente e come vedi per adesso i rapporti tra i due non sono dei migliori per indurre Edward a dirgli questo. Comunque ho già una mezza idea di dove sistemarla, ma stai sicura che la inserirò perché è fantastica.

 

- bo16: Sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche questo ti piacerà.

 

- SweetCherry: Diciamo che per adesso non se li toglierà, ma non credo ci varrà molto prima che succeda.

 

- TanyaCullen: Allen è uscita dall’uovo di Pasqua per rompere le scatole a tutte noi e diciamo che insieme a lei ne sono uscite tante altre. Edward pare sia tornato alle origini. Comunque si clemente ti prego, non escogitare piani per la mia possibile morte. So che probabilmente dopo questo capitolo mi vorrai uccidere probabilmente non prima di avermi torturato, ma ti incito a non farlo. Credo che possa piacerti il loro lieto fine. Comunque anche stavolta mi hai messo di buon umore con il tuo commento, mi hai fatto morire dal ridere.

 

- moni: Come vedi Edward ha deciso di rivelarsi, o forse è meglio dire che è stato costretto a rivelarsi. Questo ovviamente non ha cambiato le cose, ma mai dire mai.

 

- gamolina: Sono contenta di essere riuscita a trasmettere la sofferenza di Edward. Comunque si, ti sei fatta capire benissimo e ti dico che per adesso sarà così, ma nulla è per sempre.

 

- _zafry_: Sono molto contenta di sapere che la mia storia ti sia piaciuta e spero che continuerà a piacerti. Comunque ti posso dire che anche io capisco Bella, perché un po’ lei rispecchia quella che sono io. Una che all’apparenza sembra forte, ma che in realtà cela tanta fragilità e insicurezza. Ed è questo che porta Bella a comportarsi così. Comunque sta tranquilla che prima o poi anche lei sarà felice.

 

- twilight4ever: Beh, diciamo che risvolti positivi non c’è ne sono stati e non c’è ne saranno almeno per ora. Comunque non tutto è perduto.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

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Capitolo 37
*** Una situazione difficile ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed eccomi con un altro capitolo. Stavolta è Rosalie a parlare. In questo e nei prossimi capitoli il tema fondamentale è la situazione tra Edward e Bella, quindi gli altri quattro e le loro storie, verranno messi un po’ da parte, ma ho bisogno di parlare di quei due, soprattutto per cercare di risolvere la situazione. Jasper, Emmett, Alice e Rosalie, per adesso, mi serviranno per aiutare Bella. Spero che per voi non sia un problema e che anche questo capitolo vi piaccia.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 37

UNA SITUAZIONE DIFFICILE

 

 

 

POV ROSALIE

La situazione ci era completamente sfuggita di mano. Due persone a cui volevo un bene dell’anima, Bella e Edward, erano stati risucchiati dentro un baratro senza uscita. Lei perché troppo confusa, o troppo timorosa di amare davvero, lui perché troppo innamorato per accettare di vedere la donna amata tra le braccia di qualcun altro. Erano diventati due marionette nelle mani del destino, un destino con loro beffardo. E io, Alice, Emmett e Jasper, noi, eravamo solo delle comparse in questo disegno già scritto, ma qualcosa mi diceva che, forse, non era tutto perso. O forse, ero solo io che volevo vedere del buono anche in quella situazione. Sapevo solo che ne Bella, ne Edward si meritavano si soffrire. Bella era una persona che appariva dura, ma che era di una fragilità senza eguali e Edward era stato egoista ad essersene andato e averla lasciata da sola con se stessa, ma anche Bella era stata egoista per aver creduto che nonostante lei stesse con Lucas e nonostante Edward l’amasse dal profondo lui potesse restare al suo fianco e fare finta di nulla.

- Dove cazzo è finita? Non è venuta nemmeno a scuola – dissi io ai ragazzi mentre eravamo seduti nella mensa della scuola.

Bella era sparita la sera prima, o meglio la notte prima, e aveva spento il cellulare non dando più notizie di lei. Avevo provato a chiamarla, a mandargli messaggi, ma niente, era sempre irraggiungibile.

- Sta tranquilla. Vedrai che ha solo voluto staccare da tutto e da tutti. Avrà voluto riflettere e, forse, le sue riflessioni sono l’unica cosa che può migliorare la situazione – mi disse Emmett abbracciandomi.

- Io non so dove sia andata, ma voglio avere la sicurezza che stia bene – disse Alice.

- L’unica cosa che possiamo fare è quella fidarci di lei. Se non ci fidiamo allora facciamo un permesso e andiamo a cercarla. Io mi fido, però – disse Jasper.

- Anch’io – disse Emmett.

- E se provassimo a chiamare Edward? – chiesi io.

- Magari lui può dirci se con lui si è fatta sentire – continuò Alice per me.

- Proviamo, ma andiamo fuori – disse Jasper.

Tutti e quattro ci alzammo dal tavolo e andammo a sederci in una panchina nel cortile della scuola. Jasper prese il cellulare e chiamò Edward inserendo il vivavoce in modo che tutti potessimo parlare e che tutti potessimo sentirlo. Dopo quattro squilli sentimmo la sua voce dall’altro capo del telefono.

- Hey – disse Edward.

- Come stai fratellino? – gli chiese Jasper.

- Sto – si limitò a dire lui.

- Che stai facendo? – gli chiese Emmett.

- Siete in vivavoce? – gli chiese Edward notando che stavolta non era stato Jasper a parlare, ma Emmett.

- Si, ma lei non c’è – gli dissi io.

- Come sta? – ci chiese lui.

- Speravamo potessi dircelo tu – gli disse Alice.

- Ieri sera dopo che tu gli hai rifiutato le chiamate se ne è andata e ha spento il cellulare. Non sappiamo dove sia – gli dissi io.

- Non lo so raga. Stamattina ha provato a chiamarmi, ma non gli ho risposto. Non ho idea di dove sia – ci disse lui.

- Edward posso chiederti una cosa? – gli chiese Alice.

- Dimmi – gli disse lui.

- Perché questa decisione improvvisa? Intendo la partenza, il fatto di chiudere definitivamente con lei – gli disse Alice.

- La situazione per me era diventata insostenibile. Stavo mandando al diavolo tutta la mia vita, non potevo più continuare così, sempre con il terrore che prima o poi vedessi loro, con il terrore che la vedessi giocare, ridere e scherzare con lui, quando prima lo faceva solo con me. Non c’è la facevo a vederla con un altro, non c’è la facevo a sapere che un altro poteva toccarla, abbracciarla, baciarla, un altro che non fossi io. Non avrei potuto continuare ad essere suo amico, non come una volta e lei mi ha fatto capire che non potevo continuare ad essere per lei nemmeno un semplice amico, perché dopo tutto quello che abbiamo passato insieme era impossibile. Restare a Phoenix non avrebbe aiutato, sarei stato costretto a vederla lo stesso, invece, qui è diverso, magari sarà più facile dimenticarla e poi comunque è sempre stato il mio sogno entrare negli Shox. Spero solo che a lei gli passi presto – disse Edward.

- Io dubito succederà. E a te? A te passerà presto? – gli dissi io.

- Una come Bella non si dimentica. Comunque appena chiudiamo gli mando un messaggio e gli dico di farsi sentire con voi, magari mi da ascolto – disse lui.

- Edward non sentirti obbligato solo perché ti abbiamo chiamato – gli dissi io.

- Hei, ricordatevi che sono innamorato di lei e voglio essere sicuro che stia bene, quindi non venirmi a dire di sentirmi obbligato. Questi discorsi non li voglio sentire. Comunque cercate di aiutarla – ci disse lui.

- E a te chi ti aiuta? – gli disse Emmett.

- Il basket. Comunque sto chiudendo, ci sentiamo – gli rispose lui.

- Ok un bacio. Ti vogliamo bene – gli dicemmo io e Alice all’unisono.

Chiudemmo la conversazione e provammo a chiamare Bella, ma era ancora irraggiungibile. Entrammo di nuovo a scuola e ognuno andò nelle rispettive classi. Le ultime ore sembrano non finire mai, e quando suonò la campanella della fine delle lezioni mi catapultai subito fuori trovando già i ragazzi lì. Ci avviammo alla macchina e tornammo a casa loro. Trovammo la macchina di Bella posteggiata in giardino e un sorriso si dipinse nel volto di tutti. Non gli era successo nulla. Entrammo dentro e non la trovammo da nessuna parte, poi a Emmett venne l’idea di guardare in camera di Edward e la trovammo distesa sul letto con indosso una felpa di Edward e con una maglietta di lui tra le mani che si portava al naso per annusarne l’odore. Aveva gli occhi rossi e gonfi per il forte pianto e lo sguardo puntato nel vuoto. Mi faceva malissimo vederla così, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, ma, forse, adesso era molto peggio. Edward per lei era stato un punto di riferimento prima che un amico, un appiglio quando era in difficoltà, un porto sicuro dove rifugiarsi, e adesso lui non c’era più. E lei di sicuro si sentiva sola e abbandonata. Questa delusione era di sicuro peggiore di quella passata, ma stavolta era davvero colpa sua, era stata lei che se l’era cercata, era stata lei che aveva considerato Edward una certezza senza rendersi conto che lui era un essere umano e come tutti gli esseri umani aveva sentimenti. Ci avvicinammo tutti e ci sedemmo sul letto insieme a lei.

- Andate via – ci disse lei.

Io e Alice ci guardammo e il suo sguardo era identico al mio. Il suo sguardo diceva “ci risiamo, si ritorna al passato”.

- Bella non fare così – gli dissi io accarezzandogli la testa, ma lei mi scansò la mano.

- Perché l’avete fatto? – ci chiese.

- Fatto cosa? – gli chiese Alice.

- Chiamare Edward – ci disse lei.

- Eravamo preoccupati – gli rispose Jasper.

- Ho diciannove anni, non tre. So badare a me stessa. Questa è la mia vita, non la vostra. Godetevi la vostra felicità e lasciatemi in pace. Edward è stato chiaro, non voglio più che gli dite di fare qualcosa per me. L’ho già fatto soffrire abbastanza – ci disse lei.

- Non siamo stati noi a dire a Edward di mandarti il messaggio. E’ stato lui a dire che lo avrebbe fatto perché era preoccupato anche lui per te – gli disse Emmett.

- Andate via – ci disse di nuovo lei.

- Bella vogliamo fare qualcosa per aiutarti – gli dissi io.

- Davvero? – ci chiese lei guardandoci.

- Si certo – gli disse Emmett.

- Allora fatemi il favore di non entrare più qui dentro. Il suo profumo rischia di scomparire se unito al vostro. Vi prego fatemi questo favore – ci disse lei.

- Il suo profumo sparirà prima o poi – gli disse Alice.

- Si, ma non subito – ci disse lei.

- Ok, promesso. Nessuno entrerà più qui dentro. Prendi tu la chiave e chiudi la porta a chiave ogni volte che non ci sei – gli disse Jasper, mentre Emmett annuì.

Lei saltò addosso ad entrambi e li ringraziò.

- Adesso perché non scendi e vieni a mangiare? – gli chiesi io.

- Non ho fame – mi rispose lei.

- Qualcosa devi pur mangiarla – gli disse Alice.

- Ho detto di no, non insistete – ci disse lei.

- Bella per quanto tempo hai intenzione di comportarti così? Non puoi fare così, devi reagire. Non è morto nessuno – gli disse Emmett.

- Se perdessi Rose tu come reagiresti? – gli disse Bella.

- Non è un paragone equo – gli disse Emmett.

- E perché? – gli disse Bella.

- Perché io Rose la amo – gli disse il mio ragazzo.

- E allora? Anch’io amo Edward, a modo mio, ma lo amo – ci disse lei lasciandoci basiti.

- Bella che vuol dire a modo tuo? – gli chiese Jasper.

- Non lo so. Adesso uscite da questa stanza – ci disse mia sorella mentre il suo cellulare iniziò a squillare.

Lei lo afferrò a razzo, forse, credeva fosse Edward, ma non appena lesse che non era lui sbuffò.

- E’ Lucas. Chi di voi risponde? – ci chiese.

- Perché non lo fai tu? – gli chiesi io.

- Perché non mi va – ci disse.

- E cosa dobbiamo dirgli? – gli chiese Alice.

- Quello che volete – ci disse lei.

Emmett prese il telefono e premette il tasto verde, iniziando a parlare con quello che doveva essere mio cognato. Gli disse che Bella era dovuta andare con Esme da una parte e non aveva avuto il tempo di avvisarlo e che aveva scordato il cellulare a casa per questo non gli aveva risposto prima. Lui sembrò scocciato, ma ci credette e chiuse la conversazione.

- Se l’è bevuta – disse Emmett a Bella.

- Meglio così. Grazie – gli disse lei.

- Adesso scendi a mangiare? – gli disse lui.

- No – gli rispose lei.

- Io ho fatto un favore a te, tu fallo a me – gli disse il mio ragazzo.

- Non chiedermi questo. Ho lo stomaco chiuso, magari più tardi. Adesso per favore mi lasciate da sola? – ci chiese lei.

- Ok, ma se entro un’ora non scendi a mangiare ti vengo a prendere, ti carico sulle spalle e ti costringo a mangiare anche a costo di legarti alla sedia e di tapparti il naso per farti aprire la bocca – gli disse Jasper.

- Non mi alletta la cosa – gli disse Bella facendogli un piccolo sorriso.

- Hey, il compito di far dire la mia Bellina c’è lo solo io – disse Emmett a Jasper dandogli una pacca sulla spalle.

Scoppiammo tutti a ridere, mentre Bella si limitò a sorridere, ma quello era già un buon risultato. Subito dopo tornò seria e altre lacrime gli scesero copiose sul volto.

- Bella cerca di reagire, non puoi fare così – gli disse Alice.

- E cosa vuoi che faccia? Che mi vesta a festa e vada a festeggiare? Ti rendi conto di come mi sento? – gli chiese Bella quasi urlando.

- Non dico questo, ma non puoi chiuderti qui e escluderti dal mondo. Non serve a nulla – continuò Alice.

- E cosa serve? Uscire di qui e venire a scuola dove devo incontrare quelle troie che sono state con Edward? – gli chiese Bella singhiozzando.

- E questo il tuo problema? Vedere loro? – gli chiesi io.

- No, il mio problema è sapere che si è divertito con tutte loro. Cazzo non lo doveva fare. Non c’è ne era bisogno, cosa credeva di fare. Se voleva farmi ingelosire c’è riuscito – disse lei.

- Edward non l’ha fatto per questo. E poi non aveva motivo di farti ingelosire visto che tu non lo ami e comunque stai con Lucas. L’ha fatto solo per motivi suoi – gli disse Jasper.

- E quali sarebbero questi motivi? Io non ne vedo – gli rispose Bella.

- Scricciolo, rifletti attentamente. Secondo me Edward non è un semplice amico. Io non reagirei così se una mia amica andasse a letto con qualcuno. *Se è la verità quella che cerchi guarda in te stessa e la troverai, perché è lì che si è sempre nascosta* – gli disse Emmett.

- Non c’è niente da riflettere. Edward è un amico, solo un amico, ma ciò non toglie il fatto che sia di mia proprietà. Cazzo non gli bastavo io, non gli bastava la mia amicizia? Doveva per forza cercare altri stimoli? – disse Bella ancora singhiozzando.

- Tu gli sei sempre bastata, e lo dimostra il suo comportamento da quando ti conosce, ma quando ti sei messa con Lucas non l’ha presa per niente bene. Quello era il suo modo per stare meglio, o forse, tornando a comportarsi come uno stronzo si sentiva protetto – gli dissi io.

- Tutte cazzate. Adesso uscite per favore. Voglio restare un po’ da sola – ci disse lei.

Noi non obiettammo e uscimmo subito, scendendo giù. Lei aveva bisogno di riflettere ed era giusti che lo facesse da sola.

- Secondo voi che significa che a modo suo lo ama? E poi avete visto quant’è gelosa? Non ci vede più dalla gelosia – ci chiese Jasper.

- Non lo so, ma forse, inizia a fare chiarezza con se stessa – gli dissi io.

- Condivido con te – mi disse Alice.

- Speriamo bene. Non mi piace vederla così. E pensare che Edward si trova nel suo stesso stato se non peggio non aiuta minimamente. Almeno lei qui a noi, lui lì è da solo, non conosce nessuno – ci disse Emmett.

- Non c’è un modo per farlo tornare? – gli chiesi io.

- Conoscendo Edward no. Soffrirà come un cane senza di lei, ma non tornerà – mi disse Jasper.

- Questa situazione fa davvero schifo – disse Alice.

- Stavo pensando una cosa. Che c’entra Lucas in tutto questo? Perché tiene lontano anche lui? – chiesi.

- Forse lo ritiene in parte responsabile – mi disse Emmett.

- L’unica responsabile è lei. Nessuno gli ha detto che doveva mettersi con lui per forza. Secondo me, invece, ha capito che a causa dei suoi fantasmi passati ha perso ciò che la vita di bello gli ha dato adesso – disse Alice.

- Io lo penso pure. Lei si è messa con Lucas perché ha vissuto per quattro anni pensando e convincendosi che se lui fosse tornato lei, per lui, ci sarebbe stata, ma non ha tenuto in considerazione che nel momento in cui lui è tornato lei aveva qualcosa di prezioso – gli dissi io.

- Spero solo che le cose si aggiustino al più presto – disse Jasper.

- E’ quello che speriamo tutti – aggiunse Emmett a nome di tutti.

Restammo in salotto per un po’, poi sentimmo Bella piangere nuovamente. Singhiozzava forte, i ragazzi volevano salire a vedere come stava, ma io e Alice gli dicemmo che era meglio non farlo, che era meglio farla sfogare. Ci eravamo già passati in questa situazione.

- Si ritorna al passato – dissi io a Alice.

- Qualcosa mi dice che stavolta è peggio. Edward non è Lucas, e Bella non ha quindici anni, ma diciannove – mi disse Alice.

- Questo cosa significa? – ci dissero Jasper e Emmett all’unisono.

- Significa che siamo nella merda – gli dissi io mentre Alice annuì.

Eravamo veramente messi male, ma chi più era messa male era Bella e anche Edward. Non sapevo cosa fare per migliorare la situazione. L’unica cosa che potevamo fare era sperare che tutto si risolvesse, sperare che tutti e quattro ci avevamo visto giusto riguardo quello che Bella provava per Edward. Ciò che mi preoccupava era Lucas, o forse, ciò che mi preoccupava era tutta la soluzione. Ma io dico? Quel giorno non potevamo ascoltare i ragazzi e andare a fare un giro in città, invece, di andare al centro commerciale? Se non ci fossimo andati non avremmo incontrato Lucas. Ma cosa stavo dicendo? Se non fosse stato quel giorno, sarebbe successo dopo. Tutto quello che facciamo è scritto nel destino e noi non possiamo fare nulla per cambiare le cose, ma, forse, una cosa che può essere più forte del destino c’è: l’amore, quello vero, come quello tra me e Emmett, come quello tra Jasper e Alice e qualcosa mi diceva anche come quello tra Edward e Bella, o almeno era questo quello che speravo.

 

* La frase tra i due asterischi non è stata scritta da me, ma da eMiLyBlOoD che ringrazio infinitamente per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.

 

 

Volevo, inoltre, chiedervi se volete che inserisca alla fine di ogni capitolo uno spoiler del capitolo successivo o se preferite che lo metta solo raramente come è già successo. Fatemi sapere, farò quello che volete voi.

 

 

SPOILER:

Pov Edward

- Cosa vuoi Bella? – gli chiesi cercando di essere gentile, ma allo stesso tempo distaccato.

- Mi manchi da morire – mi disse lei. […]

- Questo non cambia le cose – gli dissi.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- SweetCherry: Beh diciamo che prima di dirgli che lo ama lo deve capire. In fondo lei sa che è così, ma forse non vuole ammetterlo. Di certo non tutti reagiscono così sapendo che quello che definisco un amico se la fa con tutte. Ci deve essere un motivo se è così gelosa e se se l’è presa così tanto.

 

- Wilderose: Sono molto contenta che la storia ti piace, ma sono ancora più contenta che il capitolo ti abbia suscitato emozioni. Per me era molto importante che si capisse bene cosa provavano tutti e due in quel momento.

 

- MANU_CALLEN: Mi fa piacere essere riuscita nel mio intento, anche perché, appunto, c’ho messo tutta me stessa. Comunque come vedi ho postato oggi, visto che sono riuscita a trovare un buco libero.

 

- TanyaCullen: Bella ha detto a Edward di odiarlo solo perché era accecata dalla rabbia. Si è trovata in una situazione più grande di lei e con un problema assai grave. Edward gli stava dicendo che non voleva avere più nessun rapporto con lei, per questo lei ha reagito in quel modo accusandolo, oltretutto, anche di essere stato finto fin da quando si conoscono. Aggiungici il fatto che lei sapeva delle ultime numerose avventure di Edward e che ne era gelosissima. Tutto questo l’ha portata a dire quelle cose, la situazione gli stava sfuggendo di mano, o meglio gli era sfuggita del tutto di mano. So che per chi tifa Edward-Bella, cioè credo tutti, è difficile da accettare un situazione come questa, ma ti assicuro che si aggiusterà tutto. Parola mia. Certo si aggiusterà tutto se tu non mi uccidi prima. Magari dammi un po’ di tempo per sistemare le cose prima di chiamare i Volturi e Jane. Sii clemente, ti prego, non te ne pentirai. Comunque come al solito, sei simpaticissima.

 

- _zafry_: Beh, diciamo che lui non voleva ammetterli, ma Bella era proprio di coccio, non voleva vedere ciò che, ormai, era evidente a tutti. Quindi, diciamo che è stato tra virgolette costretto a rivelarsi a lei. Bella come hai detto tu non si rende conto di quello che ha accanto, ma adesso che se ne andato, adesso che non c’è l’ha più accanto, lo capirà? Vedremo.

 

- bangel91: Il tuo commento non poteva farmi più piacere. Per me, è una soddisfazione grandissima sapere che è stata una mia storia a spingerti a commentare. Sono davvero contenta, anche perché il capitolo scorso per me era molto importante, ci tenevo in modo particolare. Sono felice che il capitolo ti abbia emozionato e ti assicuro che le cose si sistemeranno, bisognerà solo aspettare un pochino.

 

 

- flazzycullen: Beh io avrei fatto come ahi detto tu, ma Bella non sembra pensarla così. Lei non ha ancora capito quello che ormai è evidente a tutti, ma si ricrederà sta tranquilla.

 

 

- LadySile: Beh si, in effetti Bella non passerà per niente un bel periodo. Diciamo che farà un ritorno al passato, ma stavolta sarà peggio del passato. Del resto Edward è sempre Edward. Comunque si sistemerà tutto, bisogna solo aspettare.

 

- serve: Capisco perfettamente quello che dici e penso anch’io che Bella si sia comportata malissimo con Edward. Comunque ribadisco che io la adoro, nonostante questo suo comportamento. Certo, io, forse, sono di parte, ma la penso così. Ho capito che tu la odi, ma prova a metterti nei suoi panni. Ha un passato difficile e doloroso alle spalle, una delusione d’amore che l’ha fatta cambiare rinchiudendola in un modo tutto suo, un mondo dove nessuno poteva accedere. Poi, d’un tratto si ritrova un amico con cui condividere tutto, con cui può essere finalmente se stessa, senza doversi nascondere o fingere. Nonostante questo ha ancora delle ferite non ancora cicatrizzate e quando meno se l’aspetta si ritrova davanti la persona che lei ha sempre voluto, o che almeno, ha sempre creduto di volere. Questa persona gli apre il cuore dicendo di amarla e di non aver mai smesso di farlo e lei forse per paura di soffrire ancora, forse perché ha imparato a vivere pensando che quello era il suo sogno, decide di tornare al passato, decide di inserire nel suo presente e nel suo futuro ciò che era il suo passato. E’ normalissimo che a questo punto il rapporto con Edward dovesse cambiare. Non credo che una ragazza fidanzata possa fare quello che faceva lei con Edward, anche perché il duo fidanzato non glielo avrebbe mai permesso come giusto che sia. Il rapporto tra loro si è deteriorato e sono arrivati all’apice entrambi, soprattutto Edward che la ama. Bella, avrà fatto i suoi errori e se si trova in questa situazione è solo per colpa sua, ma secondo me se ci proviamo a mettere nei suoi panni potremmo pure riuscire a capirla. Ovviamente, ogni persona è diversa e reagisce in modo diverso, ma io mi sento di appoggiarla, nonostante tutti i suoi errori, che sicuramente sono stati tantissimi. Comunque ti assicuro che capirà di aver sbagliato e finalmente aprirà gli occhi. Spero che, almeno, allora riuscirai a rivalutarla. 

 

- twilight4ever: Si, sta tranquilla. Tutto ciò servirà parecchio a Bella per capire cosa prova davvero e a riuscire a fare finalmente pace con se stessa.

 

- eMiLyBlOoD: Si, in effetti Bella è piuttosto stupida in questo capitolo, ma vedrai che riuscirà a comprendere al meglio quali siano i suoi sentimenti. Certo soffrirà parecchio, ma almeno tutto questo servirà a qualcosa. Comunque si, oltre alla coppia Lucas-Peyton adoro anche quella Nathan-Haley e il piccolo James è fantastico. No, purtroppo mi sono fermata alla quinta stagione che hanno trasmesso durante questa estate. La prossima, cioè la sesta, ho letto la faranno a partire dai primi di ottobre. Non vedo l’ora. Comunque tu, quindi, l’hai vista la sesta? Quindi sai come è finita tra Lucas e Peyton? Comunque si, se non ti dispiace dammelo questo sito che voglio vederla, considerato che sono troppo curiosa di sapere cosa succede. E’ gratis? Ma è in italiano o con i sottotitoli? Comunque Gossip Girl piace anche a me, anche se comunque ho iniziato a seguirlo da poco. Diciamo che ho scoperto che c’è un attore che mi piace che è uno dei protagonisti è, quindi, ho iniziato a vederlo da poco adesso che è su italia uno. Quanto alla musica, come ti ho detto, preferisco quella italiana, anche perché non vado molto d’accordo con inglese, anzi non ci vado d’accordo proprio. A questo proposito ti volevo chiedere se sapresti consigliarmi qualche bella canzone inglese d’amore. Te ne sarei molto grata. Quanto agli animali diciamo che non sono una gran patita, diciamo che ci sono parecchi animali che mi piacciono, ma mi piacciono solo se mi stanno lontani. Comunque mi piacciono da morire i cavalli, soprattutto quelli neri, le tigri e i delfini. Piccola curiosità, dove vai a scuola? Comunque sono contenta di sapere che la mia storia sia quella che ti ispira di più. La tua frase è come sempre bellissima, e ho inserito pure questa, spero non ti dispiace. Comunque come vedi in questo capitolo c’è una delle tue frasi, c’è la vedevo benissimo in quel contesto, anche perché credo sia questo quella che Bella dovrebbe fare. Spero che condivida la mia scelta, fammi sapere.

 

- mcgi86: Sta tranquilla, tutto si risolverà, basta solo essere pazienti.

 

- moni: Sono contenta che il capitolo ti abbia fatto emozionare, anche perché ci tenevo parecchio. Comunque, Bella ha esagerato nel dire a Edward che lo odia, ma l’ha fatto solo perché era arrabbiata visto che lui gli aveva detto di chiudere ogni legame e soprattutto considerato anche il fatto che era marcia di gelosia riguardo alle ultime infinite avventure di Edward. Non pensava quelle cose, ma si sa, a volte, in momenti di rabbia, si dicono cose che, in realtà, non si pensano. Bella li aprirà gli occhi, ma come hai detto tu che, a quanto pare, ai imparato a capire un po’ come sono, bisognerà aspettare un po’. Quanto a Lucas, non ti dirò nulla, non voglio anticipare niente. Se glielo diranno, come la prenderà adesso o in futuro dovrai scoprirlo leggendo. Comunque sta tranquilla che il tono minaccioso era molto chiaro, ma comunque hai fatto bene a precisarlo. Il lieto fine ci sarò, sta tranquilla. Io sono la prima a tifare Edward-Bella. Per me, non esiste coppia più bella della loro.

 

- bo16: Come vedi hai indovinato. Il capitolo è raccontato da Rosalie. Mi servono anche loro per far capire quanto in realtà quei due stanno soffrendo, soprattutto Bella che da adesso in poi inizierà a capire che ha fatto un errore dopo l’altro.

 

- Angels4ever: Se sarà Edward a tornare o Bella a cercarlo, lo scoprirai solo continuando a leggere la mia storia. Non voglio anticipare nulla, comunque ti dico solo che tutto si aggiusterà.

 

- _cory_: Bella gli dice che lo odia non perché lui gli dice che la ama, ma perché lui gli dice di chiudere ogni legame tra di loro. Bella ha bisogno di Edward, un bisogno profondo di lui e questo lei lo sa così come sa anche quando lui sia importante per lei, quindi sa che chiudere il rapporto con lui per lei sarebbe devastante e distruttivo. In un momento di rabbia gli dice di odiarlo, ma non lo pensa assolutamente. Le sue parole sono state dettate solo dalla rabbia, dalla gelosia sapendo le sue ultime numerose avvenute e dal pensiero che possa trovarsi di nuovo senza un appoggio quale era stato Edward. Comunque no, non ha ancora capito di amarlo, ma se ne accorgerà presto.

 

- erichina: Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo. Comunque si, Edward si è dichiarato e adesso Bella inizierà a togliersi i prosciutti dagli occhi, anche se ancora non si renderà del tutto conto di quello che realmente prova.

 

- _la sua bella_: Se hai pianto significa che il capitolo ti ha emozionato e sono felice per questo, perché vuol dire che sono riuscita a mostrare chiaramente il dolore che provavano Edward e Bella.

 

- xsemprenoi: Beh, diciamo che nello scorso capitolo sono successe parecchie cose e di certo non positive, ma l’amore trionfa sempre e se il loro sarà amore vedrai che tutto si aggiusterà.

 

- ele ele: Tranquilla, non fa niente se non hai potuto commentare, anche se mi fa sempre piacere ricevere commenti, ma capisco gli impegni. Mi fa piacere che sei riuscita a trovare un buco per la mia storia e sono contenta che ti piaccia. Non ti anticipo cosa succederà, ma ti invito solo a continuare a leggere per scoprirlo sperando di non deluderti.

 

- Gio Black: Ti dico solamente che il vecchio capitolo non ha segnato la fine del loro rapporto, anche se così può sembrare.

 

- Lully Cullen: Qualcosa succederà stanne sicura. Non è la fine di tutto per loro, ma per scoprire cos’è questo qualcosa che succede dovrai continuare a leggere la mia storia.

 

- gamolina: Diciamo che Bella si logorerà parecchio, soffrirà molto, ma forse questo è l’unico modo per fare chiarezza dentro di se.

 

-  RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto a tal punto da considerarlo il più bello di tutti. Per me era uno dei capitolo più importanti, un capitolo a cui tenevo parecchio. Sono contenta che ti abbia emozionato e che credi che lo abbia scritto bene. Comunque anch’io capisco cosa si prova a perdere qualcuno che si ama e non lo augurerei a nessuno.

 

 

Sono molto contenta che le recensioni sono aumentate negli ultimi capitoli, perché significa che la storia piace e appassiona chi la legge. Per me è una grande soddisfazione e uno stimolo ad impegnarmi sempre di più e a fare del mio meglio per non deludervi. Spero che le recensioni continuino come adesso, perché davvero mi riempiono di soddisfazione.

Per questo, un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 38
*** Sofferenza ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed ecco il capitolo raccontato da Edward dopo la sua partenza. Vediamo così come sta lui. Spero vi piaccia.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 38

SOFFERENZA

 

 

 

POV EDWARD

Erano passate due settimane da quando me ne ero andato da Phoenix, due settimane da quando me ne ero andato da Bella lasciandola sola. Mi sentivo un stronzo, per essermi comportato così, per averla lasciata pur sapendo che lei aveva bisogno di me, mi sentivo un’egoista per averlo fatto, per aver pensato che per smettere di soffrire dovevo andarmene da quella città abbandonando la mia unica ragione di vita. Ancora ricordavo le parole di Bella, le parole della donna che amavo che mi implorava di restare lì, di non andarmene perchè lei aveva bisogno di me e io come uno stronzo non solo me ne ero andato da lì, ma me ne ero andato anche dalla città, senza dirgli nulla. Pensare che l’avevo lasciata lì, da sola a piangere, mi faceva venire voglia di prendermi a pugni da solo. Gli avevo promesso e mi avevo promesso a me stesso che non l’avrei fatta soffrire, che non avrebbe versato una sola lacrime per causa mia e, invece, l’avevo fatta soffrire da morire, costringendola persino a implorare il mio aiuto. Mi facevo schifo da solo. Mi sentivo un essere ripugnante. Chiedevo ai ragazzi come stava e loro mi dicevano che stava male, ma che andava avanti, ma c’era qualcosa che mi tenevano nascosto, li conoscevo troppo bene, eppure non facevo nulla per informarmi, forse era più comodo pensare che nonostante soffrisse stava andando avanti, perché sapere che si annientava dal dolore mi avrebbe fatto soffrire ancora di più. In due settimane mi chiamava di continuo, più volte al giorno e per più volte, ma io gli rifiutavo sempre le chiamate, non me la sentivo di sentire la sua voce, di sentire dalla sua voce che stava soffrendo per causa mia, ma non rispondevo anche perché ero un’egoista, perché sentirla, parlare con lei mi avrebbe fatto soffrire di più, non me l’avrebbe fatta più togliere dalla testa, anche se dubitavo ci sarei mai riuscito. Qui a Jacksonville le cose andavano bene, avevo ripreso a frequentare la scuola, avevo fatto amicizia con qualche compagno e con la squadra andava tutto alla grande. I compagni mi avevano accettato subito, anche se credevo sarebbe stata dura considerato che l’allenatore mi aveva preso già come titolare, mentre tanti altri che erano lì da anni, ancora non lo erano. Mi facevano sentire a casa e avevo legato molto con il capitano della squadra, James, che mi aveva perfino offerto di vivere con lui. Di certo la casa non era un problema, con tutti i soldi che avevo potevo comprarmi una villa, ma lui si era offerto di ospitarmi, diceva che gli faceva piacere. Alla fine avevo acconsentito, però, alla sola condizione che anch’io pagassi l’affitto. Così, ci eravamo messi d’accordo. Affitto a metà e tutte le varie spese a metà. Non era un tipo che faceva molte domande, quindi era anche bello stare con lui. Aveva capito fin da subito che più che una decisione libera, la mia era stata una fuga da una ragazza e io avevo deciso di aprirmi con lui, raccontandogli tutta la storia, senza ovviamente entrare nei particolari. Quando gli avevo raccontato di Bella mi aveva detto che avevo sbagliato, che dovevo restare lì a lottare per averla, e non faceva altro che ripetermi che ancora ero in tempo per tornare sui miei passi, magari iniziando a rispondere alle sue chiamate. Questi discorsi fatti da lui mi stupivano considerato che lui mi ricordava me prima che incontrassi Bella e le sue sorelle. Era il classico stronzo che se le passava tutte e a casa nostra trovavi sempre una ragazza. Da quando avevo conosciuto Bella non ero più stato con nessuna ragazza, ma quando lei si era messa con quel mongolo e il nostro rapporto si era distrutto avevo iniziato a comportarmi di nuovo come un tempo, forse, anche per questo avevamo legato. In lui rivedevo quello che ero un tempo, ma rivedevo anche una parte di quello che ero adesso. Avevamo avuto già una partita che avevamo vinto, anche se comunque era prevedibile che vincessimo, perché l’altra squadra era una vera schiappa, ma già qui mi conoscevano tutti. Ero persino apparso nei giornali e nelle tv, tutti mi consideravano il giocatore del momento e mi faceva piacere, mi dava soddisfazione questo, ma se pensavo a Bella e a come sarebbe potuta essere la mia vita con lei, non avrei esitato un momento a mandare tutto al diavolo. Per lei avrei anche rinunciato all’offerta degli Shox, poi quel giorno, in quella panchina erano volate parole di troppo e io gli avevo confessato il mio amore, non avrei più potuta guardarla negli occhi, non avrei più potuto essergli amico dopo le mie parole e l’unica soluzione era fuggire. Con questa fuga ci avevo guadagnato la realizzazione di un sogno, del mio sogno fin da quando avevo sei anni, ma adesso il mio sogno non era più questo, nel mio sogno non c’entrava più il basket, nel mio sogno c’eravamo solo io e Bella insieme felici, ma Bella aveva Lucas e, forse, era giusto così, lui era quello che lei aveva sempre voluto. Finimmo gli allenamenti e andammo a farci la doccia negli spogliatoi, poi io uscì fuori, sedendomi su una panchina che c’era nel cortile fuori la palestra. Poco dopo arrivarono alcuni ragazzi della squadra e si sedettero con me.

- Pensieroso? – mi chiese Jack.

- Pensavo alla prossima partita – mentì io.

- Sarà un gioco da ragazzi vincere. Il problema è la partita con gli Evans, sono fortissimi, noi abbiamo sempre perso contro di loro e quest’anno sono addirittura i favoriti per vincere il campionato. Non hanno perso una partita – disse Alex.

- Li ho visti giocare e sono sicuro che se facciamo una buona strategia di gioco e soprattutto facciamo un pulito gioco di squadra possiamo batterli senza problemi – gli dissi.

- Speriamo. Certo che sei il più giovane, ma ne capisci meglio di tutti noi messi insieme in fatto di strategie di gioco – mi disse David.

- Seguo il basket da quando avevo tre anni. Qualcosa in tutti questi anni dovrò pur averla imparata – gli dissi.

- Mi sa che l’unica cosa che non hai imparato è che il cellulare si porta in tasca non si lascia negli spogliatoi – mi disse James ridendo mentre si avvicinava a noi porgendomi il cellulare.

- Come cazzo faccio a scordarmelo sempre negli spogliatoi? E’ allucinante – gli dissi.

- Si vede che non aspetti nessuna chiamata importante – mi disse Jack.

- Infatti, lui le chiamate le rifiuta solamente – mi disse James lanciandomi un’occhiataccia.

Il fatto che rifiutassi le chiamate di Bella non gli andava proprio giù.

- Comunque ha mezz’ora che suona – mi avvisò.

Controllai le chiamate e mi accorsi che c’erano tre chiamate perse di Bella. Stavo per mettere il cellulare nella tasca quando il telefono riprese a suonare. Era sempre lei. Rifiutai la chiamata, ma non appena lo feci lei riprovò di nuovo. Continuò così per un altre quattro volte. Alla fine decisi di rispondere, promettendo a me stesso di non cadere nella trappola. Rispondere solo per dirgli di smettere di chiamare, sarebbe stato doloroso per entrambi, ma necessario.

- Scusatemi un attimo – dissi ai ragazzi alzandomi dalla panchina e allontanandomi un po’.

Vidi un sorriso sul volto di James, di sicuro aveva pensato che avessi risposto per un altro motivo, pazienza, sarebbe rimasto deluso. Mi allontanai un po’ e premetti il tasto verde. Avevo una fottuta paura di rispondere, paura di sentire la sua voce e sciogliermi, paura di sentire la sua voce per poi prendere il primo aereo e tornare da lei, ma non potevo farlo, dovevo lasciargli vivere la sua vita, così come io dovevo vivere la mia.

- Ciao – dissi non appena premetti il tasto verde.

- Edward sei tu? – mi disse lei dall’altro capo del telefono.

- Direi di si. Hai chiamato me chi vuoi che ti risponda? – gli dissi facendomi scappare un sorriso.

A volte se ne usciva fuori con sparate allucinanti.

- Sono solo rimasta stupita dal fatto che hai risposto, considerato che non l’hai fatto per due intere settimane – mi disse lei.

- Cosa vuoi Bella? – gli chiesi cercando di essere gentile, ma allo stesso tempo distaccato.

- Mi manchi da morire – mi disse lei.

No per favore, non iniziare a fare così che torna a Phoenix anche a piedi. Edward datti una regolata. Con lei è tutto finito. Con lei è tutto finito, tutto finito.

- Questo non cambia le cose – gli dissi.

- Perché te ne sei andato in quel modo? Per come mi sono comportata io? Per quello che ti ho detto? Io non volevo dirti quelle cose. Non è vero che ti odio, non è vero che ti detesto, le ho dette solo perché ero arrabbiata. Sei troppo importante per me, sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Ti prego perdonami, non volevo dirti quelle cose, davvero, scusa – mi disse lei iniziando a singhiozzare.

Io lo dicevo che non dovevo rispondergli, così peggioravo solo le cose, continuando così non sarei riuscita a dimenticarmela mai.

- Bella lo so che non le pensi quelle cose, lo so che le hai dette in un momento di rabbia. Non chiedermi scusa per questo, non c’è ne è bisogno. Non sono andato via per colpa tua, sono andato via solo perché questo era il mio sogno. Lo sai che ho sognato di entrare in questa squadra da quando avevo sei anni, sono venuto solo per questo. Tu non c’entri niente, davvero. Adesso devo andare – gli dissi facendo per chiudere la conversazione, ma non ne ebbi il tempo perché lei iniziò a urlare dall’altro capo del telefono.

- Non chiudere, aspetta – mi disse con tono supplichevole singhiozzando.

- Bella lo capisci che per me è già difficile così? Te lo giuro, c’è la sto mettendo tutta, sto lottando con ogni grammo di volontà per sconfiggere il dolore e dimenticarti, ma a volte credo di non farcela e tu non mi semplifichi le cose. Ti prego lasciamo perdere, non roviniamo ancora di più le cose. Non chiamarmi più, non farlo più, viviti la tua vita e fammi vivere la mia. Lo sai che mi distrugge sentirti piangere o soffrire, e sapere che la causa sono io non fa altro che peggiorare le cose, ti prego non farlo più, non piangere. Hai tutto quello che hai sempre desiderato. Una famiglia che adesso più o meno si prende cura di te, hai Alice e Rose che ti vogliono un bene dell’anima, hai Emmett e Jasper che ti considerano una sorella, hai Lucas, il ragazzi che hai sognato di avere per anni. Hai tutto quello che ti basta per essere felice, non complicare le cose. Ero solo un amico, un amico come tanti altri, ne troverai altri cento come me e altri mille migliori di me. Hai già sofferto abbastanza non farlo più, sii felice e lo sarò anch’io, ma ti prego non distruggermi così. L’amore è un sentimento che nasce dal cuore, non è colpa tua se non è nato per me e non ti odio per questo, non potrei mai, ma ti prego non voglio soffrire più, fai l’indifferente e permettermi di allontanare il tuo ricordo in modo che faccia meno male. Ogni tua chiamate è un pugno al cuore, ogni volta che sono costretto a rifiutare le tue chiamate e come se mi strapassero il cuore dal petto. Non chiamare più, se ci tieni anche solo un po’ a me, non chiamarmi più. Dimenticati che io esisto, vivi come se io non fossi mai esistito. Smettila di chiamarmi, o sarò costretto a cambiare scheda – gli dissi con tutta la sincerità che avevo.

Lei mi stava rispondendo, ma non gli diedi il tempo di dire nulla che staccai la chiamata. Era più forte di me, non riuscivo più a continuare così. Mi stavo annientando giorno per giorno, dovevo trovare il modo di superare tutto questo. E, forse, solo il basket mi avrebbe potuto aiutare a farlo. Dovevo solo fare in modo che il suo ricordo non facesse più male, solo allora avrei potuto riprendere i rapporti con lei qualora lei li avessi voluti ancora. Mi diressi di nuovo dagli altri e notai che c’erano alcune ragazze che facevano parte delle cheerleader che si erano uniti a loro. Pregai solo che non facessero come al solito. Odiavo tutte le loro attenzioni verso di me e in questo momento le avrei odiate ancora di più. Una scopata e via potevo pure accettarla, ma tutte le loro attenzioni no, erano insopportabili.

- Ed ecco il nuovo campione – mi disse Jenny non appena mi vide spuntare.

Mi limitai a fargli un sorriso senza nemmeno guardarla.

- Cos’è faccio così schifo? – mi domandò lei sarcastica notando che non l’avevo degnata di uno sguardo.

- Non è giornata oggi – gli dissi io in modo che la smettesse prima ancora di iniziare.

- Abbiamo deciso con i ragazzi che stasera si va da qualche parte, ti unisci a noi? – mi chiese Sarah.

- Non credo proprio – mi limitai a dire.

- E dai siamo tutta la squadra – mi disse Alex.

- Non ammettiamo rifiuti – continuò David.

- Vi faccio sapere – gli dissi sperando che non insistessero più.

Non ero proprio in vena di serate tra amici, o, forse, non ero più in vena di fare niente.

- Tranquilli, non sprecate fiato a convincerlo tanto verrà, parola mia – disse James.

- Fossi in te non ne sarei così convinto – gli dissi.

- Ma certo che verrai, non è vero? – mi disse Jessica maliziosa sedendosi sulle mie gambe e iniziando a giocare con i miei capelli avvicinando la sua faccia, o meglio, la sua bocca a cinque centimetri dalla mia.

Tra tutte era quella che sopportavo di meno, mi stava sempre addosso. Dove c’ero io, potevi essere sicuro di trovare lei. Mi stava sempre col fiato sul collo e più cercavo di allontanarla più lei si avvicinava, più la trattavo male, più lei sembrava interessata. Era una cosa da non credere. In questo momento mi servivano le ragazze, loro si che l’avrebbero fatta allontanare definitivamente da me, ma purtroppo erano lontane da me, soprattutto una, soprattutto Bella che, ormai, era lontana da me in tutti i sensi.

- Se era un modo per convincermi hai fatto male i calcoli. Ci vuole ben altro per incantare me che giocare con i miei capelli e poi ti ho già detto mille volte che i capelli non li voglio toccati – gli dissi sgarbatamente alzandola dalle mie ginocchia in malo modo e alzandomi anche io in modo che non si sedesse più su di me.

A dire il vero qualcuno che riusciva a incantarmi solo giocando con i miei capelli c’era: Bella. Lei ci giocava sempre, era una cosa che rilassava entrambi, per questo mi dava fastidio che qualcuno mi toccasse i capelli. Quelli erano territorio privato. Era recintati con le strisce gialle da carpentiere con scritto “proprietà privata di Bella Swan”. Questo era quello che mi aveva detto una volta, ed eravamo scoppiati a ridere immaginando i miei capelli recintati davvero. Non potei trattenere un sorriso. Quante risate con lei, quanti momenti meravigliosi trascorsi insieme, era la mia dea, la mia musa, era tutta la mia vita, è tutta la mia vita, e questo è un dato di fatto che non sarebbe cambiato mai. Restammo lì a parlare per un po’, mentre Jessica continuava a lanciarmi occhiate maliziose accompagnate dalle altre ragazze. Dopo un po’ io e James tornammo a casa, ovviamente insieme a noi venne una “gentile donzelle” offertasi di appagare i bollenti spiriti del mio coinquilino., mentre io almeno per quel giorno preferì declinare ogni invito. Arrivato a casa mi chiusi in camera mia e accesi lo stereo ascoltando un po’ di musica. *La musica ti chiude nel tuo mondo, ti rende felice, ti fa scendere una lacrima, ti fa ricordare momenti, con la musica puoi sentirti davvero te stesso, senza nasconderti, mostrando al mondo chi sei davvero.* Mi sdraia sul letto e, mentre le canzoni dello stereo iniziavano a diffondersi nella mia stanza, mi strinsi attorno a me una felpa di Bella, uno di alcuni dei capi che ero riuscito a fregare dalla mia stanza il giorno della partenza. Avevo bisogno di avere accanto qualcosa di suo. Restai sul letto per tutto il pomeriggio con la musica per sottofondo e la felpa di Bella stretta tra le braccia annusando il suo profumo fino ad assuefarmene. La amavo, la amavo con ogni fibra del mio essere e questo non sarebbe cambiato mai.

 

 

* La frase tra i due asterischi non è stata scritta da me, ma da eMiLyBlOoD che ringrazio infinitamente per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.

 

 

 

SPOILER:

Pov Jasper

- Bella lui si ricorda tutto quello che avete fatto insieme, ti ama più della sua vita. Come pensi possa dimenticarsi di quello che avete passato insieme? Il fatto che le cose si siano messe così tra di voi non significa che lui si sia dimenticato di te o che se ne sbatta di te – gli disse Alice.

- Non lo so, non so più che pensare – ci disse Bella alzandosi dal divano.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- SweetCherry: Eccoti un altro capitolo. Spero ti piacerà anche questo.

 

- flazzycullen: Diciamo che Bella è proprio di coccio, ma vedrai che lo capirà, ormai, manca poco, un due capitoli al massimo. Comunque grazie per avermi fatto notare che i collegamenti delle mie altre storie erano sbagliati, ho provveduto ad aggiustarli. Ti ringrazio davvero tanto, se non mi avessi detto nulla, io non me ne sarei mai accorta.

 

- mcgi86: Ho aggiornato prima che ho potuto.

 

- _la sua bella_: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Comunque ti ringrazio per avermi fatto notare l’errore. Era di semplice distrazione, infatti dovevo scrivere: “Hey, il compito di fare ridere la mia Bellina c’è l’ho solo io”, invece ho sbagliato a scrivere sia la parte che mi hai fatto notare tu, sia quando ho scritto “dire” al posto di “ridere”. Rileggo sempre il capitolo prima si postarlo, ma ci sono sempre degli errori che mi sfuggono. Comunque grazie di avermelo fatto notare.

 

- TanyaCullen: Sta tranquilla, non soffrirete ancora per molto. Ti anticipo una cosa, così magari smetti di invocare l’ira dei Volturi. Tra due capitoli ci sarà un passo avanti nella storia, un passo avanti che sono sicura apprezzerai. Spero solo che resisti fino ad allora, e non mi fai uccidere prima. Invoco la tua clemenza, per favore. Giuro che mi farò perdonare di tutto questo.

 

- xsemprenoi: Ad essere sincera non lo so nemmeno io cosa significa “amare a modo mio”, ma Bella è strana e depressa per adesso, devi cercare di capirla. Comunque le ragazze cercano di fargli aprire gli occhi senza farglielo capire, ma lei è di coccio. Non vuole vedere l’evidenza.

 

- bo19: Sono contenta che ti piaccia e spero che continuerà a piacerti la storia.

 

- LadySile: Gli ha detto di tornare a casa e di non far preoccupare i ragazzi che erano in ansia. Non lo dico nella storia cosa gli scrive, ma comunque questo era il contenuto del messaggio. Lui non gli ha detto nulla, perché non voleva rovinare il loro rapporto, comunque so che mancano i capitoli in cui li vedevamo insieme e ti assicuro che manca a me scriverli, ma sta sicura che ritorneranno.

 

- gamolina: No, non mi arrabbio, anche perché sarà proprio questa sofferenza a fargli fare chiarezza con se stessa e con i suoi sentimenti.

 

- eMiLyBlOoD: Sono molto contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Comunque grazie per il sito, andrò subito a controllarlo e a guardare la sesta stagione, perché voglio proprio sapere cosa succede. Guarderò anche Gossip Girl dall’inizio, visto che ho iniziato a guardarlo da poco e mi sono persa molte puntate. Comunque in assoluto a Gossip Girl mi piace l’attore Chace Crawford, quello che fa il ruolo di Nate. Per me è bellissimo. Quanto alle coppie condivido con te. Ti ringrazio per le canzoni, me ne servono alcune d’amore in inglese per la mia storia e visto che non ne capisco molto in quanto a musica inglese, ti sono grata per avermi dato una mano. Quanto alla scuola, io, invece faccio l’ultimo anno di liceo socio-psico-pedagogico. Anche questa frase è molto bella. Sono molto felice che ti sia piaciuto dove ho messo la tua frase. Anche in questo capitolo c’è ne è un’altra che per me è bellissima e per questo l’ho inserita in un capitolo pov Edward. Quanto al fatto che per adesso le tue frasi sono così non mi dispiace affatto, anzi le trovo molto belle.

 

- twilight4ever: Sono molto contenta che questo capitolo ti sia piaciuto. E quanto agli spoiler, da adesso in poi li metterò a ogni capitolo.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che vedi miglioramenti anche nel mio modo di scrivere. Comunque so che spesso sono andata avanti nei tempi, però mi serviva fare così. A volte mi serve dover dare l’idea che è passato parecchio tempo, non potendo scrivere determinate cose che sono avvenute subito.

 

- serve: Condivido perfettamente con te tutto ciò che hai scritto. Quando si vuole bene a qualcuno o quando si ama qualcuno, bisogna guardare non solo alla nostra felicità, ma anche e soprattutto a quelle delle persone a cui teniamo. In amicizia e in amore non bisogna essere egoisti. Credo che la tua decisione di lasciare andare il tuo amico sia stata la scelta più giusta per lui, anche se tu sicuramente ne hai sofferto, però sei stata in grado di mettere in primo piano lui e solo dopo te. Al tuo posto avrei fatto la stessa cosa, ma in questa storia non potevo fare così, altrimenti sarebbero cambiate troppe cose. Ho ingigantito parecchio la situazione di Bella e le sue reazioni proprio per far capire che lei è innamorata di lui e ciò che dice e fa lo dimostra, ma nonostante questo lei è ceca e non vuole vedere ciò che è evidente. Lei dice che lui era suo e che doveva bastargli la sua amicizia, proprio perché ne è innamorata, ma non vuole ammetterlo. Aveva sempre considerato Edward come un punto fermo della sua vita, qualcuno che ci sarebbe stato sempre a prescindere dalle cose che sarebbero potute succedere. Era come se lei sapesse di non poter perdere Edward, lei lo vedeva come se fosse il suo ragazzo, qualcosa che gli apparteneva e per questo ha reagito così male, anche se in fondo lei stessa sa di aver sbagliato. Sa di essere egoista nel volerlo tutto per se, ma è sempre stata abituata ad averlo accanto in ogni momento e soprattutto ad averlo sempre per se, visto che Edward da quando la conosce ha smesso di “divertirsi” con le ragazze e il fatto che lui abbia ripreso a comportarsi in quel modo non gli è andato giù. Quanto al fatto che dovrebbe decidere di lasciarlo andare in modo da renderlo felice, mentre lei continua la sua relazione con Lucas, non può essere, lei non può permetterlo, perché in fondo al suo cuore sa che non può perdere la persona che ama. La situazione sua è molto complessa, visto che si fa paranoie inutili, ma il suo problema è che ha paura a lasciarsi andare. Non ci sono giustificazioni che tengano per giustificare i suoi comportamenti, ma nonostante tutto bisogna pure capirla. L’amore è irrazionale e quando ami spesso commetti degli errori perché non riesci a vedere lucidamente ciò che ti circonda.

 

- MANU_CALLEN: Assecondano Bella semplicemente perché è più fragile e a più bisogno di una spalla su cui piangere. Edward è disperato, è vero, ma è lontano da loro e non possono aiutarlo come fanno con Bella. Comunque sono contenta che la storia ti piaccia e spero che possano appassionarti anche i prossimi capitoli. Sono contenta di sapere che ti piaccia il mio modo di scrivere, comunque io fra tre mesi compio 18 anni, tu, invece? 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 39
*** La partita ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Abbiate pazienza. Manca davvero pochissimo a quando Bella aprirà gli occhi. Vi prego non mi uccidete prima. Un bacio.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

 

CAPITOLO 39

LA PARTITA

 

 

 

POV JASPER

Era passato un mese da quando Edward era partito e la situazione non era cambiata di una virgola. Bella era distrutta e Edward cercava di evitare di parlare di ciò che era successo. Non sapevamo come stesse, ma eravamo sicuri che stava da schifo. Io e i ragazzi non sapevamo che fare, non riuscivamo a capire come potessimo migliorare la situazione, o, forse, non lo sapevamo perché non dipendeva da noi risolverla. Anche mettendoci tutta la nostra buona volontà non avremmo potuto risolvere niente. Era qualcosa che riguarda solo Edward e Bella. Lei era completamente distrutta e io ed Emmett non sapevamo cosa fare, ci trovavamo impotenti di fronte alle sue sofferenze, mentre le ragazze dicevano che ci erano già passate, anche se comunque Bella non era mai stata così, non era mai arrivata a questi livelli. Usciva di casa solo per andare a scuola, per il resto stava sempre chiusa a casa nostra, principalmente nella stanza di Edward che era diventato, ormai, il suo rifugio dal mondo. Nell’ultimo mese casa sua l’aveva vista solo la lontano perché passava tutte le giornate da noi. Non voleva andare a casa, perché non voleva che i suoi genitori la vedessero in questo stato. Ovviamente poteva fare questo perché i suoi erano sempre fuori casa, o comunque troppo impegnati per accorgersi che Bella insieme alle sue sorelle non stavano mai a casa e, almeno, sotto questo punto di vista era meglio così. Nell’ultimo mese anche la situazione con Lucas aveva preso una brutta piega. Si erano visti solo poche volte e sempre dentro casa. Lei diceva che voleva stare da sola, perché aveva bisogno di riflettere e lui pur di non perderla la lasciava fare. Credeva che il suo problema fosse dovuto alla partenza di Edward, ma lei negava sempre. Lucas, infatti, non sapeva neppure che mio fratello e Bella avessero chiuso e nessuno di noi si era premurato a dirglielo. Lui amava troppo Bella per poter fare storie, per insistere sul perchè stesse così, diceva solo che l’avrebbe aiutata ad uscire da questo brutto periodo, l’unica cosa che non sapeva era che l’unico che l’avrebbe potuta aiutare era Edward, il ragazzo che lui non aveva mai sopportato. Bella diceva che era tutta colpa sua, quella situazione era lei che l’aveva voluta. Diceva che, in fondo, aveva sempre saputo che Edward, forse, era innamorato di lei, ma aveva sempre negato questa cosa pure a se stessa pensando che ignorando la cosa, sarebbe stato tutto più facile. Diceva che se l’era meritata quella situazione e adesso era giusto che soffrisse. Noi non sapevamo davvero come aiutarla e lei non sembrava riprendersi, anzi peggiorava. Di Edward sapevamo poco e niente. Ogni volta che gli chiamavamo ci parlava solo di quanto fosse bello giocare in una squadra famosa, ci diceva che il suo sogno si era realizzato, che si trovava bene con i compagni di squadra, ma non faceva riferimento a quello che provava, a come si sentiva, ma noi sapevamo che stava uno schifo. Chiedeva di Bella, di come stava e noi cercavamo sempre di non dirgli tutta la verità, di dirgli che stava soffrendo, ma non come in realtà stava, sapevamo che se lo avesse saputo si sarebbe sentito ancora peggio. Loro due non si erano più parlati, ne sentiti dal giorno della partenza, tranne una sola telefonata che aveva gettato Bella nello sconforto più totale. Lei, infatti, provava a chiamargli, ma lui gli rifiutava sempre le chiamate, aveva risposto solo una volta, per fargli capire che era meglio che lei non gli chiamasse più, la situazione era già difficile così e Bella l’aveva presa malissimo. Adesso io e i ragazzi eravamo seduti in salotto che guardavamo la tv, avrebbero trasmesso in diretta la partita di basket tra gli Shox e gli Evans, e quella partita sarebbe stata importante per Edward. In quel mese aveva affrontato già due partire, ma le squadre con cui avevano giocato erano piuttosto scarse, quindi la vittoria era stata facile. Gli Shox non erano mai riusciti a battere gli Evans e infatti prima che iniziasse la partita i cronisti si chiedevano se quest’anno le cose fossero andate diversamente considerando il portentoso acquisto degli Shox, che tutti consideravano un asso che era entrato già come titolare in squadra. Edward non aveva potuto mostrare tutte le sue doti nelle scorse partite perché era stato fin troppo facile vincere, ma quella partita sarebbe stata il suo vero e proprio esordio, tutti speravano che con lui in squadra gli Shox battessero finalmente gli Evans, una squadra che peraltro non aveva perso una partita in quel campionato. Bella, come al solito, era in camera di Edward, non si muoveva mai da lì. L’avevamo avvisata che ci fosse la partita di Edward, ma lei non aveva detto nulla, forse, non si sentiva pronta a vederlo sullo schermo, considerato che anche le altre due partite aveva preferito non vederle.

- Alza il volume, sta iniziando – mi disse Alice notando che i giocatori stavano entrando in campo.

La squadra di Edward aveva i completi neri con qualcosa di blu e bianco. Erano belli i completi, e poi la scritta “Cullen” dietro la maglia di mio fratello non faceva altro che rendermi orgoglioso di lui, di lui che era riuscito, finalmente, a realizzare il suo sogno di bambino,

- E’ un sogno che si avvera – dissi io vedendo Edward indossare la maglietta degli Shox.

Alzai il volume. Il telecronista diceva: “Ed eccoci finalmente alla partita tra Shox e Evans. Riusciranno quest’anno gli Shox a battere la squadra con cui hanno sempre perso? E come se la caverà il mito del momento, Edward Cullen? In questa partita vedremo se la sua fama è davvero meritata”.

- Certo che è meritata – disse Emmett commentando ciò che diceva il telecronista.

- E’ già iniziata? – chiese Bella entrando in salotto e sedendosi tra me e Emmett.

- Quasi – gli rispose Rose.

La guardai e vidi che aveva gli occhi rossi e gonfi per il forte pianto. Indossava una maglietta di Edward della vecchia squadra della scuola e cercava di sorridere, ma si vedeva che era un sorriso finto, ma già era un passo avanti il fatto che si fosse decisa a vedere la partita.

Ed ecco il fischio che segna l’inizio della partita. A contendersi la palla di inizio partita ci sono Jack Saiz per gli Evans ed Edward Cullen, il fenomeno del momento per gli Shox. Gli Shox guadagnano la palla. A soli cinque secondi dall’inizio partita Cullen fa il primo canestro portando la squadra a tre punti di vantaggio. Come inizio non è niente male” dice il telecronista.

- Vai fratello, così si gioca – disse Emmett urlando.

Vidi Bella sorridere, stavolta di un sorriso vero, forse, vedere Edward gli faceva bene, forse, era di questo che aveva bisogno.

“ Smith passa a Davis che fa canestro. Altri tre punti per gli Evans che sono sopra di dieci punti. Ricordiamo a chi ci ascolta che gli Evans non hanno perso una partita dall’inizio del campionato. Sono i favoriti, ma ecco che gli Shox segnano superando Lewis. Ed ecco un bellissimo tiro da tre per Edward Cullen” commenta il telecronista.

- Cento euro che vincono gli Shox – dico io ai ragazzi.

- E’ inutile scommettere. Mi sembra scontato che vincano loro – mi rispose mio fratello.

“ Smith cerca di segnare, ma perde la palla che va nelle mani di Baker che fa canestro portando tre punti alla squadra. La distanza tra Shox e Evans diminuisce. Ed ecco il fischio che segna la fine del primo tempo. Evans contro Shox 36 a 21”.

- Edward sta giocando benissimo. Fa passaggi ottimi – dissi io.

- Io non ci capisco nulla di questo sport, ma mi sembra bravo davvero – disse Rose, mentre gli altri annuimmo.

Bella non spiccicava parola. Guardava lo schermo senza muoversi, sembrava come persa nei suoi pensieri, come se in quella stanza ci fosse solo lei e la televisione.

- Quelle cheerleader sono pietose, noi siamo molto meglio – disse Alice riferendosi a lei e alla sua squadra.

- Condivido e poi guarda che galline. Sono tutte buttate sopra i giocatori. Li lasciassero riposare in pace – disse Rose.

Guardai la tv e notai che le cheerleder della squadra di Edward si erano avvicinate ai giocatori e gli si erano buttate addosso. Si vedevano solo loro, considerato che con i loro corpi avevano completamente nascosto il corpo dei giocatori.

- Che troie – disse Bella più a se stessa che a noi.

Nessuno osò commentare, anche perché lo sguardo di Bella non lasciava spazio a repliche e poi aveva anche ragione.

Ed eccoci tornati per il secondo tempo di questa partita, una partita che sembra una delle migliori del campionato. Gli Evans sono in vantaggio di 15 punti, ma, per la prima volta in questo campionato, sono sembrati in difficoltà. Vedremo come se la caveranno in questo secondo tempo. Riusciranno a mantenere il loro primato? Ed ecco un’azione di Edward Cullen che sembra tornato in campo pieno di carica. Eccolo che va a canestro dopo pochi secondi dall’inizio del secondo tempo. La palla passa in mano agli Evans, ma Baker se ne impossessa portando un altro punto alla sua squadra. Gli Shox sembrano tornati più in forma di prima. Cooper chiama un passaggio lungo per Cullen che va a canestro alla grande. La distanza tra le due squadre diminuisce. Grande tiro di Edward Cullen che sta dimostrando che la sua fama è meritata. Baker perde la palla grazie a Smith che tira a canestro portando tre punti agli Evans. Ed ecco un altro grande tiro di Cullen. Gli Evans hanno perso il loro vantaggio iniziale e gli Shox sono indietro di soli due punti, 67 a 65. Come finirà? L’orologio segna dieci secondi. La palla è in mano agli Shox, Cooper passa ad Adams, ora cinque secondi, Adams passa a Cooper che afferra la palla, James Cooper corre verso il canestro, ma passa a Edward Cullen per un tiro da tre e…………dentro. Incredibile Cullen la tira dentro nell’ultimo secondo e gli Shox hanno vinto, sconfiggendo finalmente i temuti Evans. Grande partita, la prima sconfitta del campionato per gli Evans. Grande squadra, ma da oggi c’è un giocatore in più da temere, Edward Cullen, la nuova rivelazione del mondo del basket” commentò il telecronista a fine partita.

- Lo sapevo, mio fratello è un grande – dissi io urlando per la gioia, mentre anche Emmett, Alice e Rose fecero lo stesso.

Aveva fatto praticamente tutto lui, il gioco di squadra c’era stato, ma le azioni migliori erano partite da lui. Aveva avuto l’aiuto di tutti i compagni, come è giusto che fosse in uno sport di squadra, ma il merito era stato suo. Bella si lasciò scappare un sorriso, ma non si scompose più di tanto.

- E’ stato fantastico – urlarono Alice e Rose all’unisono.

- Non c’erano dubbi – disse Emmett con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

Il capitano degli Shox, James Cooper, sembra euforico. Grande partita la sua, ma il migliore resta comunque Edward Cullen che viene acclamato come un eroe, potete giurarci qualcuno dovrà aiutarlo ad andare via da qui stasera. Non ho mai visto questi ragazzi così felici e non c’è da dargli torto considerando che hanno battuto gli Evans, coloro che venivano considerati i favoriti per la vittoria di questo campionato. Adesso passiamo alle interviste. Il primo è certamente James Cooper, il capitano degli Shox. Andiamo a parlare con lui”  disse una giornalista con tanto di microfono in mano e una telecamera a seguito.

Noi restammo in silenzio ad ascoltare l’intervista di Cooper che parlava degli schemi di partita e della loro soddisfazione in quel momento, ovviamente gli fu chiesto del nuovo acquisto e lui non perdette occasione per spendere parole positive nei riguardi di mio fratello considerando “il miglior acquisto degli ultimi tempi”. Tutti ascoltavamo interessati, ma a nessuno sfuggì il sorriso di Bella sentendo quelle belle parole rivolte a Edward.

E adesso andiamo ad intervistare colui che ha il merito di questa vittoria, Edward Cullen” disse la giornalista spostandosi e dirigendosi tra la folla che circondava Edward.

- Voglio proprio vedere come se la cava – disse Emmett ridendo.

 

“ - Eccoci qui, davanti a quello che per tutti oggi è un eroe. Come ti ci senti in questo ruolo? – disse la giornalista a Edward.

- Ci vuole ben altro per essere considerato un eroe – gli rispose mio fratello.

- La gente ti acclama come tale. Questa è la tua vittoria, hai dimostrato quanto sei bravo e tutti iniziano a temerti. Sei stato grandioso – gli disse lei.

- Non è la mia vittoria, è la vittoria della squadra. Non bisogna dimenticarsi che una partita non può essere vinta da un singolo, ma da tutta una squadra. Eravamo compatti, uniti e questo ci ha portato alla vittoria – gli disse Edward.

- Compattezza, unità, questi sono gli elementi degli Shox? – chiese lei.

- Questi uniti ad un forte spirito di squadra – disse Edward.

- Fa parte della squadra da solo un mese, si è già ambientato? E cosa si prova ad essere acclamato così tanto, acclamato fin dalla sua prima partita, come tutti noi ricordiamo? – chiese lei.

- Si, mi sono ambientato abbastanza bene. I compagni di squadra mi hanno fatto sentire subito a mio agio, sono tutti fantastici, così come il coach. Quanto al fatto di essere acclamato diciamo che è una bella soddisfazione – disse lui.

- Ci siamo informati sul tuo conto e sappiamo che sei ancora giovanissimo. Come ci si sente ad essere a soli diciannove anni titolare in una squadra professionisti? Non è cosa da tutti i giorni – gli chiese lei.

- Si, lo so. Io sono il più giovane della squadra, ma in sport come questi è irrilevante l’età, ciò che conta sono le capacità in campo e i requisiti fisici – gli rispose.

- Che differenze vedi tra le tue partite nella squadra della scuola e quelle in una squadra professionista? – gli chiese.

- Beh diciamo che sono due cose completante opposte. L’adrenalina prima di una partita è sempre la stessa, anche se qui hai più responsabilità, ma il resto è tutto diverso. Anche il rapporto con chi guarda la partita. Nelle partite della scuola vieni acclamato dalle persone che conosci e non sai se lo fanno perché sei bravo davvero o solo perché sei un amico, qui, invece, non ti conosce nessuno e se la gente grida il tuo nome significa solo che sei un bravo giocatore. Diciamo che giocare in una squadra professionista da molte più soddisfazioni – gli disse lui.

- A chi dedichi questa vittoria? – gli chiese lei.

- Al mio vecchio coach, colui che ha sempre creduto in me. Spero di averlo reso orgoglioso di me – disse lui.

- Tutti si domandano cosa ci sia dietro questo grande giocatore, il tuo privato. Entrare negli Shox a comportato il tuo trasferimento. Senti già la mancanza di coloro che hai lasciato lì? – chiese.

- Si certo che mi mancano. Lì ho lasciato persone a cui tenevo tantissimo – rispose mio fratello cambiando espressione.

- A proposito di persone a cui tieni. Abbiamo saputo che non sei l’unico sportivo della famiglia, non è vero? – gli chiese lei.

- Si infatti, anche i miei fratelli lo sono. Uno gioca a football, mentre l’altro e appassionato di nuoto, sono tutti e due nelle squadre della scuola – gli rispose mio fratello.

- Adesso passiamo a domande un po’ più private. Tutti si domandano cosa c’è dietro un grande giocatore – gli disse lei.

- Non credo che il privato abbia attinenza con il basket. Comunque le concedo solo una domanda – gli disse lui.

- Si dice che dietro ogni uomo c’è un grande donna. Tu c’è l’hai? Sei fidanzato, insomma? – gli chiese.

- No – si limitò a dire lui rabbuiandosi.

- Saranno contente tutte le tue fan, però, forse, è meglio farti un’altra domanda. Sei innamorato? – gli chiese lei.

- Le avevo concesso una sola domanda – gli disse lui per evitare di rispondere.

- Fai uno strappo alla regole – gli disse lei.

- Assolutamente. Ha sbagliato a formulare la domanda, la prossima volta faccia più attenzione – gli disse Edward freddo.

- Vedo che sei riluttante a parlare delle tua vita privata. Meglio lasciar perdere per adesso, sappi comunque che da adesso non fai parte più dell’anonimato, e, quindi il privato e il pubblico diverranno una sola cosa – gli disse lei.

- Correrò il rischio – gli rispose lui.

- Un’ultima domanda. Fin dalla prima partita porti il numero “23” nella maglia. Tutti si chiedono se sia sta stata una tua scelta o una pura casualità? – gli chiese lei.

- Una mia scelta – gli disse lui.

- Come mai proprio il “23”? – gli chiese lei.

- Me l’ha suggerito una persona che per me è di vitale importanza – gli disse lui con occhi spenti.

- Una lei o un lui? – gli chiese la giornalista.

- Questo non ha importanza. La persona a cui mi riferisco capirà anche se dubito abbia visto la partita. Adesso se non le dispiace andrei – gli disse Edward allontanandosi.

 

- Io direi che se l’è cavata benissimo – disse Alice.

- Condivido – dissi Rose.

Guardai Bella e mi accorsi che aveva un’espressione strana in volto. Non capivo, però, a cosa era dovuto.

- Tutto bene, tesoro? – gli chiesi.

- Se ne è ricordato – mi disse Bella, anche se sembrava parlare a se stessa piuttosto che a me.

- Cosa si è ricordato? – gli chiese Emmett.

- Il giorno che mi ha portato a vedere la vostra panchina, mi ha parlato del suo sogno di diventare un grande giocatore in questo sport e io gli ho detto che ero convinta che lo sarebbe diventato e che quando questo sarebbe successo doveva indossare una maglia con il numero “23”, il mio numero preferito. Lui me l’ha promesso, ma non pensavo se ne ricordasse e comunque dopo quello che è successo non credevo lo avrebbe fatto – ci spiegò Bella.

- Bella lui si ricorda tutto quello che avete fatto insieme, ti ama più della sua vita. Come pensi possa dimenticarsi di quello che avete passato insieme? Il fatto che le cose si siano messe così tra di voi non significa che lui si sia dimenticato di te o che se ne sbatta di te – gli disse Alice.

- Non lo so, non so più che pensare – ci disse Bella alzandosi dal divano.

- Dove vai? – gli chiesi.

- A farmi una doccia – mi rispose lei uscendo dalla stanza.

Non sapevamo che fare, come aiutarli e questo disagio si vedeva dalle nostre espressioni. Quattro facce identiche, quattro espressione identiche.

- Ricordatemi di fare un solo figlio – gli dissi io per spezzare quel silenzio.

- Non se ne parla proprio – mi disse Alice dandomi un buffetto sulla testa, mentre Rose e Emmett ridevano.

- Lo dicevo solo per lui. Non vorrei si trovasse nella nostra situazione – gli dissi scoppiando a ridere anch’io.

Non ne potevamo più, era davvero troppo assurda la situazione. Prima Edward che si innamora di Bella, poi lei che si mette con Lucas, Edward che parte pensando che non ci siano speranze per lui e Bella, poi lei che sembra uno zombie vivente, ma che, nonostante la situazione sia chiara, sembra ostinarsi a non voler capire. Per me questa era follia, questo era essere masochisti, nulla più, nulla meno.

- Che facciamo? Non ditemi niente perché non vi ascolterò. Si amano, questo è palese, solo che Bella è dura come il cemento armato – disse Emmett.

- Lo so che è brutto a dirsi, ma non possiamo davvero fare nulla, almeno fino a quando Bella non esprima chiaramente quali sono i suoi sentimenti – gli dissi io.

- Condivido con te – mi disse Alice.

- Anch’io – dissero all’unisono Rose e Emmett.

- Noi due dobbiamo ancora discutere del fatto di avere un solo figlio. Non esiste proprio, io ne voglio almeno due – mi disse Alice con uno sguardo di chi la sa lunga.

- E chi ti dice che io e te li faremo insieme? – gli dissi io guardandola malizioso.

- Ah si? Bene io esco – mi disse lei facendo la finta offesa.

- E dove vai? – gli chiesi ridendo.

- A cercare l’uomo della mia vita, l’uomo con cui ci farò dei figli – mi disse lei mentre stava per uscire dalla stanza.

Mi alzai dal divano subito, mentre ancora ridevo e mi diressi verso di lei che accorgendosi che la stava seguendo iniziò a correre. La inseguì per tutta casa fino a quando non la presi e afferratala per i fianchi la feci girare e gli stampai un bacio in bocca con tutto l’amore che avevo dentro. Poi la presi in braccio e la portai di nuovo nel salotto buttandola sul divano e buttandomi sopra di lei riprendendo a baciarla.

- Amore mio, qui siamo di troppo. Andiamo – disse Emmett a Rose.

- Bella scusa. Dì piuttosto che ti è venuta voglia – gli dissi io staccandomi per una frazione di secondo dalle labbra della mia ragione di vita.

Emmett e Rose mi sorrisero maliziosi e poi uscirono dalla stanza salendo sopra. Io e Alice, invece, riprendemmo dove avevamo lasciato. Adoravo stuzzicarla come avevo fatto prima, perché adoravo quando faceva la finta imbronciata. Era irresistibile quando faceva così e io non sapevo resistergli, o meglio non sapevo resistergli mai. Quella ragazza mi aveva completamente stregato, la amavo sopra ogni cosa. Era la mia vita, la mia felicità. Adesso potevo dire di essere felice, anche se ancora c’era qualcosa da sistemare, la situazione di Bella e Edward, quando anche quella sarebbe stata apposto, sarei stato il ragazzo più felice della terra, o forse, era meglio dire che saremmo stati i sei ragazzi più felici della terra. Era solo questione di tempo, ne ero sicuro.

 

Il completo di Edward negli Shox:

http://img255.imageshack.us/i/ilcompletodiedwardnegli.jpg/][img=http://img255.imageshack.us/img255/9559/ilcompletodiedwardnegli.th.jpg

 

 

 

SPOILER:

Pov Bella

- Edward è partito e prima di farlo abbiamo litigato, abbiamo chiuso ogni rapporto. Lui non mi vuole più nella sua vita – gli dissi.

- Per colpa mia, non è vero? – mi chiese.

- E’ innamorato di me e non sopporta di vederci insieme. Dice che questa storia l’ha distrutto e che non se la sente più di avere il rapporto che avevamo un tempo. Una parola tira l’altra e sono uscite fuori parole che non avrei mai dovuto dire. Abbiamo litigato e quando sono tornata a casa lui era già partito – gli dissi senza soffermarmi nei particolari.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- lillina913: Sono molto contenta di sapere che la mia storia ti piace. Lo so, forse, Edward è stato un po’ brusco durante la telefonata con Bella, ma non poteva fare altro. Se non si fosse comportato così Bella avrebbe continuato a tartassarlo di chiamate e poi, del resto, anche se l’avrebbe fatta parlare non sarebbe cambiato nulla, anzi, forse, avrebbe solo peggiorato la situazione. Comunque un po’ di pazienza e tutto si aggiusterà.

 

- flazzycullen: Beh diciamo che se le sorelle di Bella la prenderebbero a pizze in faccia forse riuscirebbe a svegliarsi. Comunque si sistemerà tutto, vedrai.

 

 

- nefertiry85: Mi hai chiesto quando aprirà gli occhi Bella? Presto. Quanto a mandare a quel paese Lucas diciamo che non sarà proprio così. Jacksonville si scrive esattamente come lo hai scritto tu, sta tranquilla. Quanto alla tua storia sono andata a rileggerla ieri stesso con i dialoghi corretti e come sempre è bellissima. Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo. Comunque quanto al capitolo avviso nella mia storia Un passato da ricordare ti posso assicurare che io non l’ho mai messo un capitolo avviso in nessuna delle mie storie. Quella lì ho tutta l’intenzione di proseguirla. Sono, invece, indecisa se proseguire o meno L’amore vince sempre, ma ho riposto i miei dubbi nell’introduzione del capitolo e non in un capitolo avviso.

 

 

- serve: Lucas non è scomparso, semplicemente Bella non vorrà stare molto con lui perché preferisce stare sola a riflettere. Lui, nonostante tutto, non gli farà domande o cose del genere e gli sta lasciando i suoi spazi e i suoi tempi per riflettere, perché in fondo lui se lo immagina cosa sta succedendo, anche se ne Bella ne gli altri gli hanno raccontato tutta la verità. Sicuramente su di lui avrai capito qualcosa in questo capitolo, visto che Jasper all’inizio lo menziona. Quanto al fatto che bisogna avere più coraggio a iniziare una storia con qualcuno che ti ha fatto soffrire piuttosto che con un ragazzo che stai bene, hai ragione, ma, forse, alle volte il passato ti impedisce di vedere lucidamente il presente e il futuro e spesso qualunque cosa fai ti sembra sbagliata. Sicuramente su questa cosa ci sono opinioni divergenti, perché ognuno la pensa a modo suo ed è giusto così, ma ti posso dire che a volte è difficile scrollarsi il passato di dosso, soprattutto quando ti porti dietro una delusione d’amore che ti ha fatto cambiare. Io posso parlare solo riguardo la mia esperienza personale e ti posso dire che ne è passato parecchio, ma parecchio di tempo, ma ancora il passato è presente, le ferite che ho non si sono ricucite e spesso riprendono a sanguinare non permettendomi di godermi il presente e di affrontare un nuovo percorso con qualcuno che mi può anche fare stare bene. Certo, la mia è un’altra storia e non c’entra con quella di Bella, ma era solo per farti capire che a volte il passato può distruggerti la felicità del presente. Su fatto di dire che Bella vorrebbe sia Lucas che Edward è vero, ma capirà che, in fondo, non è questo ciò che vuole davvero.

 

- TanyaCullen: Sono contenta che mi hai ceduto questi due capitoli di tregua. Uno l’ho già usato, quindi ne resta uno solo. Di conseguenza il prossimo dovrebbe essere un capitolo decisivo per la storia, ma sarà davvero così? Ti fidi di me e di quello che ti ho promesso? Un bacio.

 

- gamolina: Sono contenta che ti piaccia e spero che anche i prossimi capitoli possano continuare a piacerti.

 

 

- LadySile: Non combatte perché gli sembra inutile. Da quella che Bella gli ha fatto capire lei non desiderava che questo dalla vita, non desideravo altro che stare con Lucas, non desiderava altro che lui tornasse da lei, quindi combattere per cosa? Per togliergli la felicità? Edward non lo farebbe mai. Quanto a James, il suo compagno di squadra negli Shox, lui tifa per Edward e Bella, infatti come hai potuto vedere non apprezza il fatto che Edward non risponda alle chiamate di lei e non vada a lottare per averla.

 

 

- _la sua bella_: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e sono contenta anche che ti faccio commuovere, perché se è così significa che riesco a trasmettere le mie emozioni a chi legge.

 

- eMiLyBlOoD: Ancora non ho deciso che fine farà James, non sono arrivata a scrivere così oltre. I capitoli scritti saranno un sette più di questi, se non di meno, infatti mi devo dare una mossa a scrivere, ma con la scuola non è facile, anche perché devo pensare anche alle altre storie che ho pubblicato. Tu che dici? Li facciamo restare amici? L’idea non mi dispiacerebbe, anche se comunque devo decidere, anche vedendo le dinamiche che prenderà la storia adesso. Comunque no “il diario del vampiro” non lo conosco. Di cosa tratta? Comunque non vedo il perché debba considerarti una bambina. Secondo me, molto spesso l’età anagrafica non conta. A volte si può essere già mature anche se anagraficamente tutti ti considerano una bambina. La maturità di una persona non la fanno gli anni, ma ciò che succede nella tua vita, ciò che passi, le esperienze che fai, quello che ti porti dietro. E ti assicuro che conosco molte persone che alla tua età sono molto più mature di quelle della mia età o anche più grandi. Se devo essere sincera non avrei mai pensato che avessi quest’età, 13 o 14 se non erro, ma pensavo avessi almeno la mia età, te lo assicuro. Non ti conosco bene, ma fino ad ora tutto mi sei sembrata tranne una bambina, o peggio ancora come un’immatura. Io la penso così. La frase è bellissima è l’ho già inserita da una parte, la leggerai presto. Sono dispiaciuta per il tuo pc, spero risolverai presto il tuo problema. Le tue recensioni mi mancheranno, ma sono sicura, o almeno spero, che ti risentirò presto. Un bacione.

 

- xsemprenoi: Bella lo capirà presto stanne certa e tutto si risolverà.

 

- moni: Si, infatti, hai ragione. Il tempo se lo prenderà e stai sicura che gli servirà. Fare chiarezza con se stessa e con i suoi sentimenti. E ci vorrà poco, pochissimo, prima che succeda.

 

- bo19: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Comunque tranquilla che li vedrai insieme.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Se piangi ad ogni capitolo ti posso assicurare che smetterai presto, o almeno se ti verrà da piangere, sarà per la felicità.

 

- twilight4ever: Si risolverà presto la situazione e vedremo Edward sorridere, sta tranquilla.

 

- ross_ana: Mi dispiace per il tuo modem. Sono contenta che te lo abbiamo aggiustato e che hai recensito. Apprezzo molto i tuoi commenti e sono sempre felice di sapere che la mia storia piace. Sono contenta che il capitolo 36 ti sia piaciuto, anche perché ci tenevo in modo particolare a quel capitolo. Comunque sta tranquilla che tutto si risolverà, vedrai.

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 40
*** Aprire gli occhi ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Questo è un pov Bella, ed è un capitolo molto importante. Diciamo che è decisivo per la storia tra Edward e Bella. Per almeno quattro capitoli la storia verrà raccontata da Bella e Edward, quindi non ci saranno capitoli che riguardano gli altri ragazzi. Spero non sia un problema, ma per adesso devo chiarire la situazione tra i due. Spero che il capitolo vi piacerà. Buona lettura.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

 

“Dedico questo capitolo a Tanya Cullen, sperando di farle calmare i suoi istinti omicidi verso di me e per dimostrare che io mantengo sempre le mie promesse. Spero ti piaccia. Un bacione.”

 

 

CAPITOLO 40

APRIRE GLI OCCHI

 

 

POV BELLA

Cosa diavolo mi stava succedendo? Non riuscivo a capire più nulla, o forse, semplicemente non volevo vedere qualcosa che era talmente chiaro da essere cristallino. Ero sdraiata sul letto di Edward con il cellulare in mano e un desiderio irrefrenabile di premere il tasto verde e far partire la chiamata per poter sentire la voce del mio angelo. Una parte di me, la parte più egoista, voleva premerlo quel tasto perché io avevo bisogno di sentirlo, ma l’altra parte, quella razionale mi impediva di farlo, perché non volevo arrecare ancora più sofferenze a Edward. Era stato chiaro. Ricordavo ancora le sue parole durante la nostra ultima telefonata:“Non chiamare più, se ci tieni anche solo un po’ a me, non chiamarmi più. Dimenticati che io esisto, vivi come se io non fossi mai esistito. Smettila di chiamarmi, o sarò costretto a cambiare scheda”. Cosa dovevo fare? Cazzo Bella cos’è che vuoi dalla vita? Non era Lucas quello che avevo sempre voluto? E allora adesso perché mi comportavo così? Era tutto troppo complicato. Dovevo fare chiarezza con me stessa e dovevo farlo ora, dovevo capire razionalmente cosa era successo da quando Edward era partito.* Bella cosa hai provato quando se ne è andato? Dolore. Cosa hai provato quando ti ha detto di amarti? Felicità. E cosa hai provato quando è stato Lucas a dirtelo? Nulla, il vuoto. Avanti Bella, pensaci, pensa che se non pigerai quel piccolo tastino lo perderai per sempre, pensa che sarà l’ultima volta che vedrai il suo nome sul tuo telefono. Ammettilo, ammettilo che senza lui non vivi. Avevamo ragione. Avevano sempre avuto ragione le ragazze. Ho scambiato l’ossessione con l’amore. Lucas, per me, era un ancòra, avevo bisogno di qualcuno per non pensare al mio passato, ma ho sbagliato persona. Ora Edward era lontano chilometri e io mi sono resa conto solo ora di amarlo, solo ora che, forse, lui mi odierà. Come faccio?* Adesso era ufficiale. Bella Swan era una stupida, un’emerita idiota. Per mesi, avevo avuto l’amore davanti agli occhi e non l’avevo visto, o forse era più giusto dire che non l’avevo voluto vedere. Solo adesso mi rendevo conto di tutto. Solo adesso che avevo perso Edward mi rendevo conto che lo amavo. Si, io lo amavo sopra ogni cosa. Io ero totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui e finalmente l’avevo ammesso a me stessa. Era qualcosa che già sapevo da tempo, probabilmente da quando c’era stata quella famosa cena, ma avevo sempre preferito negarlo a me stessa, forse, perché era più comodo così. Solo adesso mi rendevo conto che quello che provavo per Lucas non era amore, ma solo ossessione per qualcosa che avevo perso e che mi ostinavo a volere, anche se in realtà non lo volevo davvero. La partenza di Edward, il suo distacco nei miei confronti, il suo volermi sbattere fuori dalla sua vita mi avevano aperto gli occhi e adesso era tardi per cambiare le cose, magari Edward mi aveva già dimenticato. Nei giornali vedevo lui insieme a tante ragazze, che fossero cheerleader della sua squadra o amiche non aveva importanza, io ero marcia di gelosia e leggere i giornali non aiutava per niente. Gli venivano attribuiti un sacco di flirt con le ragazze. Ogni giorno usciva un giornale con una ragazza diversa e questa era la conferma che lui fosse tornato lo stronzo di un tempo, ma, forse, era tutta colpa mia, io che, ormai, non ci vedevo dalla gelosia, ero talmente gelosa che alla fine avevo dovuto ammettere a me stessa ciò che avevo negato per mesi. Adesso non mi restava che parlare con Lucas per dirgli la verità. Non era lui il ragazzo che amavo. Dovevo dirgli che non l’avevo mai amato, che lui per me era stato solo un’ossessione, dovevo dirgli che l’unica persona che avevo amato e che amo nella mia vita era Edward, perché stavolta ne ero sicura. Quello che provavo per il mio angelo era amore. Mi feci una doccia veloce, mi vestì, mi diedi una sistemata visto che ero inguardabile, cercando soprattutto di nascondere gli occhi rossi e gonfi dovuti al pianto e poi scesi giù. Trovai Jasper e Alice in atteggiamenti molto intimi e mi venne da sorridere, in quel mese non gli avevo fatto concludere niente, il loro tempo lo impiegavano solo cercando di tirarmi un po’ su di morale.

- Ragazzi io esco, vado da Lucas – gli dissi.

Loro sentendo la mia voce si voltarono a guardarmi e li vidi sorridere, forse, perché dopo un mese mi ero decisa a uscire da quella casa, che peraltro non era neppure mia, o, forse, perché mi ero semplicemente data una sistemata.

- Ok, cerca di divertirti – mi disse Alice.

Sapevo quanto stessero soffrendo tutti per il mio atteggiamento, ma era più forte di me. Loro avrebbero voluto solo vedermi felice, divertirmi, sorridere e io glielo dovevo, così gli feci un sorriso cercando di farlo sembrare sincero come a dirgli che mi sarei divertita, o che, almeno, ci avrei provato. Adesso quello che mi interessa di più, però, era un’altra cosa. Volevo solo che Edward potesse essere felice e, forse, l’unico modo per esserlo era stare lontano da me e poi di sicuro un mese di lontananza poteva essergli bastato per avermi dimenticata, anche se in quell’unica chiamata, di due settimane fa, in cui mi aveva risposto mi aveva detto che mi amava ancora. Ero confusa, dovevo riflettere sul da farsi, ma prima dovevo chiarire con Lucas una volta per tutti.

- Si ok, prendo la moto di Edward, non mi va di andare in macchina – gli dissi.

- Le chiavi sono nel mobile dell’ingresso – mi avvisò Jasper.

- E da quando? – gli chiesi considerato che le chiavi le lasciavano appese nei mezzi, visto che macchine e moto, restavano chiuse in garage.

- Nessuno usa quella moto da quando Edward è partito, quindi non aveva senso lasciarle appese – mi disse lui sorridendomi.

- Giusto. Adesso vado – gli dissi avvicinandomi e baciando entrambi sulla guancia.

Presi le chiavi dal mobile dell’ingresso e andai in garage. Presi il casco di Edward e lo indossai. Era completamente assuefatto del suo profumo. Accesi la moto e sfrecciai via. In poco tempo arrivai a casa di Lucas, posteggiai la moto e posato il casco suonai alla porta. Lui venne subito ad aprire e rimase stupito di vedermi. Non gli avevo detto il perché del mio comportamento, ma aveva capito che c’era qualcosa che non andava e per fortuna non aveva fatto domande. Nell’ultimo mese c’eravamo visti poche volte, considerato che io volevo restare da sola.

- Non mi fai entrare? – gli chiesi sorridendo visto che ancora era davanti la porta che mi guardava spaesato.

- Si certo entra – mi disse facendomi entrare – è solo che non mi aspettavo di vederti – concluse lui avvicinandosi per darmi un bacio, ma io feci finta di non accorgermene e mi voltai.

- Ti devo parlare – gli dissi.

- Vuoi qualcosa? – mi chiese.

- No grazie, sto bene così – gli dissi sedendomi nel divano del salotto.

Notai che c’era la tv accesa e stava guardando la partita di basket che io avevo già visto pochi minuti fa. Mi stupì della cosa.

- Sono stato a fare la spesa e non ho potuto vedere la partita, così l’ho registrata e la stavo vedendo – mi disse lui notando il mio stupore.

- Capisco – mi limitai a dire.

- Voglio proprio vedere come si faranno battere nuovamente gli Shox. Contro gli Evans non hanno mai avuto speranze – mi disse lui.

- Beh, fossi in te mi ricrederei. Hanno vinto gli Shox – gli dissi io sorridendo.

- Non ci credo nemmeno se lo vedo – mi disse lui.

- Peggio per te allora – gli dissi io.

- Dici davvero? – mi chiese lui sorridendomi.

- Perché dovrei dirti una balla? Hanno vinto loro. Gli ultimi dieci secondi erano a due punti di distanza a favore degli Evans, ma gli Shox hanno segnato un tiro da tre all’ultimo secondo e hanno vinto – gli dissi, mentre notai la sua espressione delusa.

Era risaputo che lui tifasse per gli Evans, la sua squadra preferita da sempre.

- Chi è stato a segnare il canestro decisivo? – mi disse lui deluso per l’andazzo della partita.

- Edward – gli dissi io lasciandomi scappare un sorriso.

Lui era, invece, di tutt’altro avviso. Sembrava arrabbiato, forse, perché non solo la sua squadra del cuore aveva perso, ma anche perché era stato il suo peggior nemico a farla perdere. Lui aveva sempre odiato Edward e non avevo mai capito perché, ma forse adesso era tutto più chiaro, forse, anche lui si era reso conto che Edward mi amava. Ero stata io l’unica stupida a non capirlo.

- Va beh, si rifaranno alla prossima – mi disse lui cercando di non mostrarsi deluso.

- Ti devo parlare – gli dissi io seria cambiando discorso.

- Dimmi – mi disse lui spegnendo la televisione.

- Intanto mi volevo scusare per come mi sono comportata in questo periodo. Sono stata assente e prese da me stessa non considerando che nella mia vita c’eri anche tu – gli dissi.

- Non occorre che tu ti scusi, i momenti brutti li passiamo tutti. Mi dispiace solo di non esserti potuto essere di aiuto, avrei voluto fare qualcosa per migliorare la situazione – mi disse lui.

- Non avresti potuto – gli dissi io.

- Cosa intendi dire? – mi chiese lui.

- Conosci quel detto “la cosa più brutta di quando soffri è sapere che l’unica persona che potrebbe aiutarti è la stessa che ti sta facendo soffrire”? – gli chiesi.

- Credo di averla sentita dire questa frase, ma che c’entra? – mi chiese lui stupito.

- Che poteva aiutarmi solo la persona che mi stava facendo soffrire e non eri tu quella persona – gli dissi.

- Edward? – mi chiese.

- Esattamente – gli dissi.

- Potresti spiegarti meglio? Credo di aver già capito cosa vuoi dirmi, ma una conferma sarebbe assai gradita – mi disse lui.

- Edward è partito e prima di farlo abbiamo litigato, abbiamo chiuso ogni rapporto. Lui non mi vuole più nella sua vita – gli dissi.

- Per colpa mia, non è vero? – mi chiese.

- E’ innamorato di me e non sopporta di vederci insieme. Dice che questa storia l’ha distrutto e che non se la sente più di avere il rapporto che avevamo un tempo. Una parola tira l’altra e sono uscite fuori parole che non avrei mai dovuto dire. Abbiamo litigato e quando sono tornata a casa lui era già partito – gli dissi senza soffermarmi nei particolari.

- Non voglio essere dalla sua parte, ma io avrei fatto la stessa cosa. Non puoi stare accanto alla donna che ami sapendo che questa sta con qualcun’altro, ne tanto meno puoi essergli amico – mi disse lui.

- Si lo so. C’ho messo del tempo, ma ci sono arrivata – gli dissi.

- Io l’ho sempre sospettato che lui ti amasse. Era tutto fin troppo chiaro, solo tu non te ne accorgevi – mi disse lui.

- A volte nonostante le cose siano evidenti non si vedono lo stesso, non si vedono perché non vogliamo vederle, perché è più comodo così – gli dissi.

- Ti ha posto di fronte ad una scelta? – mi chiese lui.

- No, lui non l’avrebbe mai fatto – gli dissi io cercando di trattenere le lacrime.

- Perché hai deciso di dirmelo? – mi chiese.

- Perché voglio essere sincera con te – gli dissi.

- Qualcosa mi dice che ancora non mi hai detto tutto – mi disse lui.

- Lucas io non ti amo – gli dissi tutto d’un fiato.

- Questo lo avevo capito. Quando ami qualcuno senti il bisogno di dirglielo sempre, mentre tu non lo hai mai fatto. All’inizio ho creduto fosse perché non volevi aprirti troppo, ma poi ti ho osservato bene e mi sono reso conto che non potevi amarmi e sai perché? Perché tu già amavi qualcun altro, tu ami Edward, io l’ho sempre saputo, ma lo negavo anche a me stesso, perché ammetterlo ti avrebbe portata via da me di nuovo e non potevo correre questo rischio – mi disse lui.

- C’ho creduto davvero. Ho creduto davvero che quello che provavo per te fosse amore e ti giuro che un sacco di volte ho provato a dirtelo, ma ogni volta mi appariva il viso di Edward davanti e le parole mi morivano in gola. Solo adesso mi sono resa conto che io non ti ho mai amato, mai, l’unica cosa che provavo per te era ossessione. Ti avevo perso in malo modo e ti rivolevo con me, come se tu fossi un giocattolo, come se io fossi una bimba a cui avessero tolto il suo giocattolo preferito – gli dissi.

- Io sono stato il tuo giocattolo e lui? Lui cos’è? – mi chiese lui.

- Lui è come l’aria che respiro, senza aria non puoi vivere e io non posso vivere senza di lui. Lui è la mia vita, è la persona con cui vorrei condividere le mie gioie e i miei dolori, è l’unica persona a cui potrei dare l’amore che ho dentro, un amore creato apposta per lui, un amore infinito, incancellabile, indistruttibile. Lui è stato l’unica persona con cui io mi sia sentita vera, unica, la nostra era una chimica d’amore che io non ho saputo cogliere per paura di non essere altezza di ciò che mi stava accanto, ma erano tutte sciocchezze. Perdevo tempo a chiedermi cosa fosse la felicità e se esistesse davvero, se esistesse per me e  senza accorgermene c’è l’avevo davanti. Vorrei solo provare di nuovo quella gioia che nasce dal profondo, una gioia che io ho conosciuto, ma che non ho saputo apprezzare, perché spesso la felicità fa paura. Lui è quello giusto, quello che mi completa, quello che ho sempre cercato, quello che mi mancherebbe anche se non l’avessi mai conosciuto. Lui è l’unico che mi conosce davvero, e pensare che quando ci siamo conosciuti ci odiavamo. L’apparenza inganna e io non potrei essere più d’accordo. Una volta mia zia mi disse una cosa che mi sono ricordata e che mi ha fatto riflettere molto in questo periodo: *“Non fermarti all’apparenza perché l’aspetto fisico o il carattere che mostra una persona potrebbe essere totalmente falso. Cerca di guardare dentro alle persone, leggigli l’anima, e, chissà se, troverai qualcuno capace di capirti”. * Io questa persona l’ho incontrata ed è Edward. Io gli ho letto l’anima e lui è l’unico capace di leggermi la mia – gli dissi.

- Avrei fatto e farei qualunque cosa perché queste tue parole fossero rivolte a me e non a lui, ma purtroppo la vita è così. Ami quelli che non ti amano e sei amato da quelli che non ami. La nostra storia, forse, è stata sbagliata dall’inizio, forse, noi eravamo semplicemente destinati ad essere amici, invece abbiamo complicato le cose. Non mi sarei mai dovuto mettere tra di voi, considerando che da subito ho capito che legame forte era il vostro. Ho preferito mettermi i paraocchi e fare finta di non vedere, ma non posso negare di non averlo sempre saputo, non posso negare che sapevo che questo momento sarebbe arrivato anche se ho sperato con tutto me stesso che non succedesse – mi disse lui.

- Mi dispiace, ma non mi andava di continuare a prenderti in giro, anche perché così facendo continuavo a prendere in giro anche me stessa – gli dissi.

- Cosa hai intenzione di fare? – mi chiese.

- Non lo so. Magari tenterò di riprendermelo o magari lascerò perdere, forse non è destino neanche non lui, ma qualunque cosa deciderò di fare non posso più stare con te – gli dissi.

- Mi dispiace – mi disse lui.

- Di cosa? – gli chiesi.

- Di vederti soffrire ancora. Capisco il tuo dolore, capisco cosa provi – mi disse.

- Dovrei essere io a dirti mi dispiace, so quello che provi e so come ti senti – gli dissi.

- Ti confido una cosa, quella che mi ha permesso di capire quanto importante per te fosse Edward. Ti ho visto parlare con lui e ho visto i tuoi occhi, ho visto come sorridevano, come brillavano, poi lui se n’è andato e ti ho osservata di nuovo. In quel momento ho capito che lui ti ha ferito molto di più di quanto tu abbia ferito me, e credimi, tu mi ha ferito tantissimo. Mi piaci davvero, ti amo più di me stesso, ma guardandoti senza di lui mi rendo conto che il tuo dolore è molto più grande del mio – mi disse guardandomi negli occhi.

- Spero solo che tu, un giorno, possa perdonarmi – gli dissi alzandomi dal divano.

- Non occorre, io l’ho già fatto e poi non devo perdonarti niente, non posso incolparti di esserti innamorata di qualcuno che non sono io. Non si può scegliere chi amare, succede e basta, noi dobbiamo solo accettarlo. Ti amo troppo per non volere tutto il bene possibile per te e ti auguro che riuscirai ad essere felice con lui, o con chiunque tu desideri. Ti do solo un consiglio, se davvero lo ami come dici, se davvero dai tuoi occhi ho capito tutto l’amore che provi per lui, non mollare, tenta il tutto e per tutto. Lui ti ama e potete essere felici. Non mettere al primo posto l’orgoglio, perché, come mi hai detto tu, in amore l’orgoglio non deve esistere. Va da lui e sii felice – mi disse alzandosi anche lui e venendomi ad abbracciare.

Mi lasciai cullare dalle sue braccia, anche se in quel momento erano altre le braccia che bramavo. Dopo un po’ ci staccammo, gli diedi un bacio e lo ringrazia per le sue parole e per la sua comprensione, poi uscì di casa e in sella alla moto del mio angelo tornai a casa. Trovai Esme e Carlisle a casa dei ragazzi, dicevano che erano venuti a trovare i figli, ma ero sicura che fossero venuti per vedere come stavo. A volte mi chiedevo come facevano a preoccuparsi così tanto per me, mentre per i miei, io e le mie sorelle, sembravamo non esistere. Loro si erano accorti che qualcosa non andava, ma io avevo giustificato il tutto con il fatto che mi mancava Edward, tutto qui, senza spiegargli la reale situazione  e loro ci avevano creduto, lasciandomi i miei spazi come sempre. Esme e Carlisle, invece, sapevano la verità, loro sapevano tutto e cercavano in ogni modo di tirarmi su di morale, anche se i risultati erano davvero scadenti. Erano felici del fatto che Edward fosse partito per realizzare il suo sogno, ma allo stesso erano dispiaciuti perché vedevano la sua partenza come una fuga e non come una decisione ponderata. Anche loro, come tutti del resto, erano convinti che io amassi Edward, ma lo avevo sempre negato, anche se adesso mi ero dovuta ricredere e anche con loro l’avrei dovuto fare. Erano in salotto insieme ai ragazzi che stavano vedendo di nuovo la partita di Edward, l’avevano registrata proprio sotto richiesta di Carlisle e Esme che volevano vedere il figlio giocare, ma che non potevano per questioni di lavoro. Erano tutti e sei così assorti nel vedere la partita che non mi avevano nemmeno sentita arrivare. Posai le chiavi sul tavolino del salotto e solo allora si accorsero della mia presenza.

- Ciao tesoro – mi disse Esme alzandosi e venendo ad abbracciarmi.

Lo stesso fece Carlisle dopo di lei, poi ci sedemmo sul divano. Notai che avevano messo pausa alla cassetta e il fermo immagine era sul volto di Edward. Mi soffermai a guardarlo e i miei occhi iniziarono a pizzicarmi per via delle lacrime che si ostinavano a voler uscire. Emmett lo notò e spense la tv.

- Non c’era bisogno che la spegnessi – gli dissi, anche se in fondo gliene ero grata.

- Mi andava così – mi rispose lui sorridendomi.

Erano dei tesori tutti quanti e io ero stata fortunata ad averli incontrati sulla mia strada.

- Allora tesoro come va? – mi chiese Carlisle.

- Va – mi limitai a dire.

- Almeno oggi sei uscita, è già un passo avanti – mi disse Esme con fare materno.

- Dovevo farlo. Sono andata a chiudere con Lucas – gli dissi.

- Cosa? – dissero all’unisono tutti e quattro i ragazzi guardandomi sorpresi.

La stessa espressione si trovava nel viso di Carlisle ed Esme.

- Avete sentito benissimo. Sono andata a chiudere con Lucas, stavolta definitivamente – gli dissi.

- Che vuoi dire? – mi chiese Carlisle, forse, per capire meglio se avevano capito bene oppure se si stavano immaginando tutto.

- Che l’ho lasciato – gli dissi.

- L’hai lasciato? – mi chiese Jasper stupito.

- Si, poco fa – gli dissi.

- E perché? – mi chiese Rose.

- Perché non lo amavo e non avevo voglia di prenderlo in giro – gli dissi sincera.

- E come l’ha presa? – mi chiese Emmett curioso.

- Meglio di come pensavo – gli dissi.

- Qualcosa mi dice che non ci stai dicendo tutto – mi disse Alice.

- C’è poco da dire. Non lo amavo, non l’ho mai amato. Ero solo ossessionata da lui, dalla sua figura. Avevo idealizzato in lui tutti i ragazzi che incontravo nella mia vita, nessuno poteva competere con lui, ma poi qualcosa è cambiato. Lui poteva competere e superare tutti, ma con un’eclissi non poteva fare nulla – gli dissi io.

- Cosa stai cercando di dirci? – mi chiese Esme dolcemente.

- Che non è lui quello che amo. Io amo Edward. Lo amo totalmente ed incondizionatamente. Lui è entrato nella mia vita come un’eclissi e nessuno mai può competere con un‘eclissi – gli dissi.

- Finalmente l’hai capito. Certo che c’è ne hai messo di tempo per aprire gli occhi – mi disse Jasper sorridendo.

- Io, ormai, ci stavo perdendo le speranze – aggiunse Emmett sorridendo anche lui.

- Hai detto a Lucas di Edward? – mi chiese Alice.

- Si certo. Gli ho detto tutta la verità – gli risposi.

- E come l’ha presa? – mi chiese Esme.

- Diciamo che aveva già capito tutto. Mi ha detto solo di essere felice con lui. E’ stato anche troppo comprensivo e, per questo, mi sono sentita ancora più uno schifo – gli dissi.

- Mi sa che tutti l’avevano capito. Solo tu ti ostinavi a non volerlo capire – mi disse Rose.

- Ho rovinato tutto. Ho allontanato da me l’unica cosa importante, l’unica cosa per cui valeva la pena vivere – gli dissi.

- Bella non hai rovinato tutto. Hai sbagliato questo è vero, ma ciò non significa che è successo qualcosa di irrecuperabile. Edward ti ama e tu ami lui questo è quello che conta – mi disse Carlisle sorridendomi.

- Adesso cosa aspetti ad andare da lui? – mi chiese Esme all’apice della felicità così come Carlisle.

- Non è così semplice. Ormai è tardi. Ho avuto la mia occasione per essere felice e l’ho sprecata. Magari lui mi ha già dimenticata – gli dissi io.

- A parte che Edward ti ama alla follia e un amore come quello che lui prova per te non si dimentica dall’oggi al domani, ma anche se fosse, tu vuoi gettare la pezza senza neanche lottare? – mi disse Rose.

- Vuoi che un giorno i rimorsi e i rimpianti ti mangino viva? Vuoi che un giorno ti darai della stupida per non aver tentato? Vuoi rovinare ciò che potreste essere tu e Edward solo per paura di tentare? – mi disse Alice.

- Tesoro, non bisogna arrendersi mai, perché è proprio quando pensiamo che sia tutto finito, che è, invece, il momento in cui tutto ha inizio – mi disse Esme con fare materno.

- A volte il vincitore è colui che non ha mai mollato – mi disse Emmett.

- Solo tu puoi decidere il tuo destino, puoi decidere di affrontare le tue paure e rivelare a Edward ciò che provi, oppure puoi decidere di non fare nulla, condannandoti e condannandolo alla sofferenza per un amore che entrambi provate l’uno per l’altro, ma che ti ostini a non voler avere – mi disse Jasper.

- Tesoro, la tua è solo paura di amare, e c’è l’hai perché hai sofferto tanto ed è giusto averla, ma non se l’unica ad averla avuta. Guarda le tue sorelle, guarda i ragazzi, ma soprattutto guarda Edward. Tutti loro hanno avuta paura di amare, ma alla fine l’amore è arrivato anche per loro, ha bussato alla loro porta e loro hanno deciso di farlo entrare. Insieme all’amore è entrata per loro anche la felicità. Edward ti ama, anche lui aveva paura di amare, forse più di tutti loro, perché sapeva che si stava innamorando di te, perché sapeva che tu eri più riluttante verso questo sentimento, eppure nonostante tutto si è innamorato, non ha avuto paura di soffrire. Adesso sei tu a scegliere. La tua paura è così forte da non permetterti di lasciarti andare? E’ così forte da farti rinunciare a quello che credi sia l’amore della tua vita? Se tu credi che sia così, allora non fare nulla, nessuno ti spingerà a fare nulla, ma se così non fosse vai e riprenditi ciò che è tuo – mi disse Carlisle dolcemente, come se stessa parlando con una figlia.

In fondo era questo quello che io ero per lui, mi considerava come una figlia, così come considerava delle figlie le mie sorelle e come lui anche Esme. Diceva che in noi aveva trovato le figlie femmine che non aveva mai avuto. Riflettei sulle loro parole e mi resi conto che avevano ragione loro, stavo buttando all’aria qualcosa che poteva rendermi felice.

- Mi serve con urgenza un biglietto per Jacksonville – dissi mentre gli altri mi sorrisero capendo il mio intento, capendo la mia decisione.

Amavo troppo Edward, dovevo rischiare. Non potevo permettermi di vivere domandandomi cosa sarebbe successo, domandandomi come sarebbe stato. Avrei provato, avrei rischiato. Se fosse andata bene sarei stata all’apice della felicità, ma se così non fosse stato almeno avrei potuto dire di avercela messa tutta, di aver fatto tutto ciò che avrei potuto fare. Speravo solo che il sentimenti di Edward nei miei confronti era così forti da esistere ancora, speravo solo che il lieto fine lo avremmo avuto anche io e il mio angelo. Una cosa era certa, avrei lottato per averlo, a qualunque costo. Edward sarebbe stato mio, come era giusto che fosse. Avrei cambiato pure il destino se necessario, ma non sarei tornata indietro senza di lui.

 

 

* Il pezzo tra due asterischi non è stato scritto da me, ma da eMiLyBlOoD. Sono due frasi sue che io ho unito in un pezzo unico perché era più comodo inserirlo lì. L’altra frase tra gli asterischi è un’altra sua invenzione. Ne approfitto per ringraziarla infinitamente per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.

 

 

PER FAVORE LEGGETE:

Volevo chiedervi un consiglio. Secondo voi dopo aver risolto la situazione tra gli ultimi due piccioncini dovrei continuare ancora un po’ la storia inserendo altre cose, oppure volete che la concludo? Io vorrei continuarla, ma voglio un parere vostro, considerato che siete voi che leggete e per me è indispensabile sapere il vostro giudizio. Fatemi sapere perché se volete che continuo mi metto subito all’opera. Un bacione a tutti.

 

 

 

SPOILER:

Pov Edward

- Edward ti ho tenuto la felpa io, così non si sporcava – mi disse lei maliziosa togliendosi la felpa che aveva appoggiato alle spalle e porgendomela.

- Questa dalla a me – disse una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto fra mille.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- arual93: Beh, diciamo che finalmente se ne è resa conto. Adesso vediamo che succede.

 

- bo19: Si, hai indovinato. La parte relativa allo scorso spoiler era una conversazione tra Bella e Lucas. Comunque si, io adoro One Tree Hill. Mi piace un sacco ed è per questo che inserisco qualcosa ispirandomi da lì.

 

- flazzycullen: Beh, lei parla con Lucas perché finalmente si è tolta i prosciutti negli occhi. Comunque ti sei spiegata benissimo e sta tranquilla che anch’io la penso come te. Edward 4ever.

 

 

- nefertiry85: Come vedi l’ha lasciato, finalmente. Comunque no, Jasper, ne tanto meno gli altri, non sta architettando nulla. Loro pensano che debba essere una cosa che riguarda solo Bella, perché è lei che se lo deve sentire. E meno male che finalmente lei ha aperto gli occhi. Comunque come ti ho già detto ieri su msn ti ringrazio per i tuoi chiarimenti relativi al basket e se dovrò scrivere qualche altro capitolo relativo a questo chiederò sicuramente a te. Grazie ancora.

 

- gamolina: Sono contenta che ti piaccia e che ciò che scrivo possa farti provare emozioni.

 

- serve: Beh, come vedi Bella ha aperto gli occhi e si è resa conto che vuole Edward e che lo ama. Adesso bisognerà solo vedere cosa succederà. Andrà da lui? E se si, lui come la prenderà?

 

- ross_ana: Sono molto contenta che hai apprezzato il mio passaggio da un momento delicato e sofferente a uno un po’ più tranquillo e giocoso.

 

- MANU_CALLEN: Beh, diciamo che tutti questi pomeriggi in camera di Edward gli hanno fatto davvero aprire gli occhi. Adesso vediamo cosa succederà. Comunque sono molto contenta di sapere che ti piace la mia storia e il mio modo di scrivere. Questo, per me, è molto importante.

 

- moni: No, la giornalista i fatti suoi non sa farseli, ma del resto non c’è da stupirsi. Nessun giornalista si sa fare gli affari suoi, è il loro lavoro, anche se spesso è fastidioso. Comunque come vedi Bella li ha aperti gli occhi, adesso vediamo come proseguirà la storia e cosa farà lei.

 

- mamarty: Lucas l’ha mollato. Adesso vediamo se va da Edward.

 

- TanyaCullen: Sono contenta che i tuoi piani per decidere la mia morte si siano assopiti. Come vedi ho mantenuto la mia promessa. Ti ho detti di aspettare due capitoli e come vedi al secondo capitolo ti ho accontentata. Spero che ti piaccia questo capitolo. Comunque non ho ancora deciso se la continuerò o meno, tu che dici? Devo fare direttamente l’epilogo o, invece, continuo?

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Intanto Bella ha aperto gli occhi, adesso vediamo se faranno pace.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 41
*** Qualcosa di inaspettato ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Sono contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto e spero che vi piacerà anche questo. E’ un pov Edward, mentre il prossimo sarà un pov Bella. Grazie per tutte le vostre recensioni che sono aumentate. Ve ne sono grata. Buona lettura.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

CAPITOLO 41

QUALCOSA DI INASPETTATO

 

 

POV EDWARD

Il tempo qui a Jacksonville sembrava non passare mai, a differenza di Phoenix, dove le giornate volavano inesorabili, forse, perché quando ti diverti il tempo non lo vedi trascorrere, quando invece passi le tue giornate a riflettere e a piangerti addosso il tempo sembra fermarsi. Aveva un mese mezzo che stavo lì e, ormai, la scuola era finita da qualche giorno e, quindi, il mio tempo libero era decisamente aumentato e di conseguenza anche il tempo in cui mi ritrovavo a pensare a Bella era cresciuto a dismisura. Smettevo di pensare a lei solo quando mi allenavo, ma non potevo certo allenarmi per sempre, purtroppo. Mi mancava immensamente e spesso mi ero trovato a pensare di tornare indietro sui miei passi, di tornare a Phoenix, di tornare da lei per cercare di ricostruire il nostro rapporto, la nostra amicizia, anche a costo di soffrire in eterno, ma meglio quella sofferenza che questa. Eppure, ogni volta non avevo fatto nulla, pensando che comunque qui stavo realizzando un sogno. Avrei fatto qualunque cosa per bearmi di nuovo del contatto con Bella, per bearmi del suo profumo, del suo sorriso, del suo corpo che si stringeva a me, dei suoi occhi sognati quando parlava di qualcosa che le piaceva, avrei fatto qualunque cosa per fargli provare per me anche solo la metà di quello che provavo io per lei.

- Edward tu sei d’accordo? – mi chiese il coach.

Stavamo decidendo le strategie di gioco per la prossima partita, ma a metà spiegazione mi ero perso.

- Ho perso l’ultimo punto – gli dissi sperando che non mi facesse una sfuriata.

Era fin troppo paziente con me e non mi creava troppi problemi quando mi vedeva assorto nei miei pensieri. Forse, questo dipendeva dal fatto che era molto giovane e quindi capiva gli sbalzi d’umore degli adolescenti, ma sta di fatto che era più che comprensivo con me. Spesso mi aveva detto che se c’erano problemi, anche non legati al basket, potevo parlarne con lui, ma non l’avevo mai fatto, forse, perché evitare di parlarne era un modo per soffrire di meno, anche se la differenza non era poi così eccessiva.

- Dicevo che forse è meglio usare più tiri da tre, in modo da portare più punti. Alex e David si mettono alla difesa e tu e James all’attacco. Gli altri si sistemano ai margini cercando di passare la palla tutte le volte che possono – mi spiegò il coach.

- Io alla difesa metterei anche Jack, tre è meglio di due. Così io e James avremmo più spazio per segnare, quanto ai tiri da tre sono d’accordo – gli dissi.

- Si, forse hai ragione. Allora Alex, David e Jack in difesa, James e Edward all’attacco e voi altri ai laterali. Puntate sempre su James e Edward, mi raccomando – ci disse lui.

- Certo coach – rispondemmo tutti all’unisono.

- Adesso potete andare. Ci vediamo domani – ci disse lui.

Tutti uscimmo fuori dalla palestra e ci andammo a fare una doccia negli spogliatoi, poi uscimmo in cortile.

- Noi andiamo a mangiare al locale nuovo, tu che fai? – mi chiese James riferendosi a lui e agli altri della squadra assieme alle cheerleader.

- Vengo anch’io. Ho fame – gli dissi.

Andammo tutti al locale lì vicino e ordinammo dei panini alla piastra e delle birre. Restammo per un po’ a parlare, anzi, più che altro loro parlavano, io mi limitavo a fare finta di ascoltarli. Ogni tanto intervenivo per non sembrare troppo sulle mie e poi tornavo ai miei pensieri. Non potevano sfuggirmi le occhiate che mi lanciavano le ragazze, soprattutto quelle di Jessica che non sopportavo proprio. Era a causa loro se ogni giorno uscivano trafiletti di giornali di gossip che mi affibbiavano flirt con tutti, nemmeno se fossi una macchina che sfornava ragazze. Il problema è che non ero abituato a dovermi nascondere dai giornalisti e poi sinceramente nemmeno mi interessava quello che scrivevano. Io andavo con tutte è vero, ma non le amavo e questo era l’importante. Solo nel momento in cui avrebbero scritto qualcosa che riguardava il mio passato o i miei sentimenti verso tutte quelle ragazze, allora mi sarei potuto arrabbiare, ma questo per fortuna non succedeva. Ero considerato semplicemente uno scapolo d’oro che si dava alla bella vita e al divertimento con le ragazze. Nessuno sapeva, però, cosa nascondessi in realtà, ed era meglio così. Controllai che ora fossero. Le tre e mezzo di pomeriggio e noi ancora eravamo lì a mangiare. Qui avevo orari che nemmeno a Phoenix avevo, e già quelli lì erano del tutto sballati. Mi soffermai a guardare l’orologio, quello stesso orologio che mesi prima mi aveva regalato Bella, quello stesso orologio che mi portava alla mente il bacio di quel giorno, un bacio dato per gioco, ma che per me di gioco aveva davvero poco. Allora sapevo già di amare Bella, ma quel bacio era stato per me la conferma di quanto profondo e indistruttibile fosse il mio amore per lei. Ero legatissimo a quell’orologio, lo portavo sempre con me, non lo posavo neppure quando giocavo a basket, nonostante ci consigliassero di togliere quelli oggetti, perché potevamo farci male, eppure io non l’avevo mai tolto e non l’avrei mai fatto.

- Che si fa adesso? – chiese Jessica maliziosa guardando me.

- Io proporrei una bella partitina al campetto – disse James.

Vicino alla palestra dove ci allenavamo c’era un piccolo campo da basket all’aperto. Diciamo che non poteva essere definito nemmeno un campetto, ma meglio di niente. C’era un solo canestro, ma era divertente giocare, considerato che tutte e due le squadre dovevano fare canestro dalla stessa parte. Ogni tanto, dopo gli allenamenti in palestra, io e alcuni ragazzi della squadra andavamo lì e giocavamo trascorrendo tutto il pomeriggio. Quando si trattava di questo non mi tiravo mai indietro, perché quando giocavo a basket riuscivo ad estraniarmi dal mondo e a pensare solo a buttare la palla dentro, senza pensare ai miei problemi e a quello che essi comportavano.

- Io ci sto – dissi.

- E ti pareva. Queste cose non le rifiuti mai – mi disse Jack.

- E noi? Facciamo un’altra cosa, dai. Non potete solo pensate al basket – disse Sarah.

- E voi se volete fate il tifo, altrimenti ve ne andate – gli disse Alex.

- Certo che siete sempre gentili – gli disse Jenny.

- E voi sempre oche – ribadì David.

- Va beh, lasciamo stare. Andiamo a sto cazzo di campetto a fare il tifo – disse Jessica alzandosi e allentandosi.

- Dove vai? C’è da pagare. Non crederai che tu mangi e noi paghiamo? – gli disse James mentre noi scoppiamo a ridere.

- Il solito cafone – gli disse lei.

- Però quando devi scopare non sono cafone, vero? – continuò lui.

Lei sbuffò e si avvicinò di nuovo al tavolo prendendo la borsa, probabilmente per cercare il portafogli.

- Lasciate stare, vado io a pagare – dissi alzandomi senza neanche dare a loro il tempo di rispondere.

Entrai dentro e pagai per tutti, poi una volta uscito fuori salimmo in macchina e ci dirigemmo verso il campetto. Ovviamente eravamo sulla mia Aston Martin che mi ero fatto spedire dai ragazzi, considerato che senza il mio gioiello non andavo da nessuna parte. In macchina eravamo io e James davanti e Jessica e Jack di dietro. Quella lì era per forza voluta venire con noi. Più la volevo lontana da me e più mi era vicina, roba da non credere.

- Di chi sono questi? – chiese lei affacciandosi nel sedile davanti e sventolando un paio di occhiali da sole.

Erano gli occhiali di Bella, quelli che credeva di aver perso. Aveva cercato dappertutto, ma non li aveva trovati e per comprarne un paio identici mi aveva fatto girare tutti i negozi di Phoenix. Era proprio una pazza, ma ci eravamo divertiti un  sacco quel giorno.

- Cazzi miei – gli dissi strappandoglieli dalle mani e posandoli del cassettino davanti.

- Erano un modello femminile – mi fece notare lei.

- Ma davvero? Non c’è ne eravamo accorti – gli disse James sarcastico.

- Di chi sono? – continuò imperterrita lei.

- Un pacchetto di cazzi tuoi no? – gli dissi leggiarmente alterato.

- Almeno fammele provare, magari mi stanno bene – mi disse lei spuntando davanti e sporgendosi per aprire il cassettino.

Io gli presi il braccio e glielo strinsi forte, poi la spinsi dietro. Forse, avevo esagerato con la stretta, in fondo era una ragazza. Ma chi se ne frega, era appiccicosa, impertinente e non sapeva farsi gli affari suoi.

- Mi hai fatto male – mi disse lei.

- Meglio così, così la prossima volta ci pensi due volte prima di farti gli affari degli altri – gli disse Jack al mio posto.

- La prossima volta che ti azzardi a toccare quegli occhiali o qualunque cosa di mio che non ti appartenga il braccio te lo spezzo – gli dissi arrabbiato.

Lei non replicò, forse, aveva capito che mi ero arrabbiato sul serio. Regnò il silenzio fino a quando non arrivammo al campetto. Posteggiai la macchina e poi scendemmo trovando gli altri già lì. Jessica andò incontro alle altre oche delle sue amiche, mentre Jack si diresse dai ragazzi.

- Erano di Bella? – mi chiese James.

Non occorreva che dicesse il soggetto della frase, tanto avevo capito che si riferisse agli occhiali.

- Era così evidente? – gli chiesi.

- Da come hai reagito si. Mi chiedo solo come mai tu sia ancora qui. Fossi in te, se questa ragazza è speciale come dici, prenderei il primo aereo e tornerei da lei facendo di tutto per conquistarla – mi disse lui.

- Non è così semplice – gli dissi io.

- Sei tu che sei troppo complicato. Ascolta a me – mi disse facendomi l’occhiolino e andando dagli altri.

Io lo seguì a ruota e formate le squadre iniziammo a giocare. Forse, aveva ragione lui, forse, dovevo tornare indietro e provare a conquistarla. In fondo lei con quel mongolo non mi sembrava felice, forse, in fondo qualche speranza c’è l’avevo. No, non potevo andare da lei. Mi presentavo da lei per dirgli cosa? Ciao Bella, io ti amo. Scegli o me o lui? Assolutamente, non l’avrei mai messa di fronte ad una scelta. Non l’avrei fatto mai, nonostante la amassi sopra ogni cosa.

- Hai intenzione di giocare o di andare sulle nuvole? – mi disse James.

- Si scusa, hai ragione. Stavo pensando solo una cosa. Forza giochiamo – dissi a quello che era stato sorteggiato come mio compagno di squadra anche per quella partita.

Eravamo io e James che eravamo i più forti contro David, Jack e Alex. Le ragazze erano appoggiate su una panchina e stavano parlando di cose loro, le ringrazia per questo. Non avrei sopportato che si mettessero davvero a fare il tifo anche in quella circostanza. Mi avvicinai alla panchina dove c’erano loro e appoggiai la mia felpa. C’era piuttosto caldo, ormai eravamo a Giugno e giocando avrei sentito ancora più caldo. Non appena appoggiai la felpa sulla panchina Jessica la prese e se la mise nelle gambe dicendo che me l’avrebbe tenuta lei. Non obiettai per non discutere, avevo di meglio da fare che mettermi a presso a lei. Tornai a giocare e restammo lì al campetto per tutto il pomeriggio. Io e James stracciammo gli altri tre, ed era stata anche una vittoria semplice.

- La prossima volta uno di voi si mette con noi – disse David con il fiatone.

- Con voi non c’è storia – continuò Jack.

- Esagerati – gli disse James.

- Edward, ma tu non sei stanco? Sembri appena alzato, non hai nemmeno il fiatone. Ha da stamattina che si alleniamo. Prima in palestra e adesso qui per tutto il pomeriggio, ma di cosa sei fatto? – mi disse Alex.

- Tutto merito degli allenamenti che ci facevano fare a Phoenix. Il mio vecchio coach era molto esigente, ci faceva allenare tantissimo e poi il pomeriggio mi allenavo sempre in palestra. E i ritmi che facevo lì erano diversi da questi, ero sempre in movimento – gli dissi.

- Sempre in movimento? E che facevi scusa? Diccelo così prendiamo esempio – mi disse James malizioso.

- Non è come pensi tu. Sempre in movimento perché non stavo mai fermo. Ero sempre in giro con i mie fratelli e con delle amiche. Quelle tre non si fermavano mai e costringevano anche noi a non farlo. Pensa solo che c’erano intere giornate che passavamo in giro per negozi, senza fermarci mai e se ci lamentavamo era peggio per noi, perché iniziavano di nuovo a girare negozi già visti. In una giornata erano capaci di entrare in cento negozi diversi – gli dissi sorridendo a quel ricordo.

- Non ti invidio per niente. Dovevate tenerci tanto a quelle ragazze per sopportare questo – mi disse Jack.

- Tantissimo – mi limitai a dire io.

- Andiamo a casa va, che ho bisogno di una bella doccia – disse David avvicinandosi alle ragazze.

Anche gli altri si avvicinarono alla panchina, mentre io mi soffermai un attimo a centro campo, ma non l’avessi mai fatto. Jessica arrivò di fretta e furia, ma io dico non era capace di starmi lontano. Dovevo mettermi un cartello con scritto “Vietato avvicinarsi”, era l’unico sistema.

- Edward ti ho tenuto la felpa io, così non si sporcava – mi disse lei maliziosa togliendosi la felpa che aveva appoggiato alle spalle e porgendomela.

- Questa dalla a me – disse una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto fra mille.

Era la voce di Bella, ma non poteva essere lei. Avevo perfino paura di girarmi, ma non c’è ne fu bisogno perché l’amore della mia vita arrivò vicino a me e si fermò a fianco di Jessica.  Era bellissima come sempre, un look impeccabile come di consueto. Tutto abbinato, non c’era una singola cosa in lei che non andava. Non sapevo cosa dire, ero ancora scioccato. Cosa ci faceva lei qui?

- E questa chi cazzo è? – disse Jessica rivolgendosi a me.

- Quella che ti spacca la faccia se non ti allontani da qui – gli disse Bella guardandola minacciosa e togliendogli la mia felpa dalle mani.

Quanto mi era mancata. Avevo solo voglia di stringerla a me, ma non potevo, dovevo prima capire cosa stava succedendo.

- A chi spacchi la faccia tu? – gli disse Jessica per provocarla.

Beh, mi dispiaceva per lei, ma con Bella cascava proprio male.

- A te, c’è qualche problema? – gli disse Bella leggiarmente scocciata.

Forse, era il caso di intervenire.

- Bella che ci fai tu qua? – gli chiesi.

- Tu conosci questa qui? – mi chiese Jessica infastidita.

- Questa qui a un nome, ma del resto una troietta come te non può certo capire questi concetti – gli disse Bella.

- Troietta a chi? – gli disse Jessica avvicinandosi di più a Bella.

Sentivo le risate dei ragazzi che dalla panchina stavano assistendo alla scena, mentre le ragazze si lamentavano e non sapevano se intervenire o meno. Jenny di sicuro si stava raggiungendo, magari per difendere l’amica, ma notai che James la bloccò per un polso dicendogli “Dove pensi di andare? Tu da qui non ti muovi”. Mi venne anche da sorridere, soprattutto vedendo l’espressione di Bella che non prometteva nulla di buono.

- Sai una cosa? Tu mi ricordi le nuvole e sai perché? Perché tra voi non c’è nessuna differenza. Se vi togliete dai coglioni esce una bella giornata. Adesso brutta oca che non sei altra, togliti dalle palle, prima che quel faccino da poco di buono che ti ritrovi te lo spiaccico a terra – gli disse Bella seria.

Non potei fare a meno di ridere, seguito a ruota dai ragazzi. Sentì solo un “quella ragazza è forte”, detto da non so chi dei tre, perché gli occhi di Bella si erano incatenati ai miei e quando questo succedeva io non ci capivo più nulla.

- Senti tu… – stava iniziando a dire Jessica arrabbiata e indignata per quello che Bella gli aveva detto.

La sua espressione non lasciava intendere nulla di buono, fosse per lei sarebbero potute anche arrivare alle mani, ma non glielo consigliavo, Bella sapeva essere molto aggressiva quando voleva.

- Jessica, sloggia da qui – gli dissi freddo interrompendola prima che finisse di parlare.

- Ma… – stava per dire lei.

- Adesso – gli dissi ancora più freddo sempre senza farla finire di parlare.

Lei non si muoveva da lì, sembrava offesa o, forse, non voleva dargliela vinta a Bella.

- Hai sentito cosa ha detto? Sloggia. Ti do cinque secondi, dopodichè ti prendo a pedate nel culo per mandarti via – gli disse Bella.

- Jessica ti è chiaro l’italiano? Sloggia da qui, vai via – gli dissi glaciale, ma era l’unico modo per mandarla via, difatti lo fece.

Tornò alla panchina dagli altri con la cosa tra le gambe, mentre io tornai a perdermi negli occhi di Bella. Cosa poteva averla spinta a venire qui? Avevo un sacco di domande e avevo bisogno delle risposte, ne avevo bisogno subito.

- Questa intanto la buttiamo – mi disse lei indicando la felpa.

Parlava come se tra di noi non fosse successo niente, come se fossimo gli amici di sempre. La vidi allontanarsi.

- Dove stai andando? – gli chiesi fermo nella mia posizione.

- A buttare la felpa – mi disse lei avvicinandosi ad un bidone della spazzatura lì vicino.

Ma che era scema? Mi buttava la felpa? Oltretutto era la mia preferita, quella della Nike a strisce bianche e grigie. Mi avvicinai come un razzo a lei per impedirgli di buttarla.

- Non ti permettere – gli dissi mentre lei stava aprendo con il piede il cassonetto della spazzatura.

- Questa si butta, inutile discuterne – mi disse lei.

- E’ la mia preferita – gli dissi.

- Ne compreremo una nuova uguale – mi disse lei sorridendomi.

Aveva detto “ne compreremo”, aveva usato il plurale, cosa voleva dire tutto questo? La situazione era troppo strana.

- Non vedo perché dovremmo farlo se questa va benissimo – gli dissi io.

- Questa non va assolutamente benissimo. Non crederai mica che io ti faccia mettere addosso qualcosa che è stata indossata da una qualsiasi sciaquetta? Senti che puzza, l’ha intasata con il suo profumo dolciastro, quindi si butta – mi disse lei buttandola nel cassonetto.

Quella sembrava la reazione di una fidanzata, più che di un’amica. Quanto avrei voluto che fosse così.

- Tu sei pazza. La mia felpa, hai buttato la mia adorata felpa – gli dissi io esagerando un po’.

- Quante storie per una semplice felpa. Tieni prendi questa – mi disse lei togliendosi dalle spalle una felpa bianca con le scritte nere e azzurre e passandomela mentre si incamminava per tornare al centro del campetto.

Era una mia felpa e lei l’aveva avuta indosso. Una cosa tipica che faceva sempre e questo mi faceva piacere, perché significava che non aveva perso questa abitudine.

- Non ho freddo – gli dissi seguendola senza prendere la felpa che lei si rimise sulle spalle.

La verità è che volevo che la tenesse lei, però adesso volevo sapere cosa era venuta a fare qui.

- Bella che ci fai tu qui? – gli dissi cercando di mostrare un tono neutrale, cercando insomma di non fargli capire che ero strafelice che lei fosse venuta.

Notai che i ragazzi erano ancora seduti nella panchina. Pregai perché se ne andassero, ma nessuno di loro ne aveva voglia, forse, erano tutti curiosi di sapere cosa sarebbe successo. I più curiosi erano comunque James che presumevo avesse capito che quella ragazza era Bella e Jessica che probabilmente voleva vedere chi fosse e cosa volesse da me. Era l’ora di scoprirlo anche per me, era l’ora della verità.

 

Jessica:

http://img81.imageshack.us/i/jessican.jpg/][img=http://img81.imageshack.us/img81/7051/jessican.th.jpg

 

James:

http://img231.imageshack.us/i/jamesod.jpg/][img=http://img231.imageshack.us/img231/2193/jamesod.th.jpg

 

La felpa che Bella ha buttato:

http://img39.imageshack.us/i/felpabuttata.jpg/][img=http://img39.imageshack.us/img39/5161/felpabuttata.th.jpg

 

La felpa di Edward che Bella ha portato con se:

http://img21.imageshack.us/i/felpachesiportabella.jpg/][img=http://img21.imageshack.us/img21/4017/felpachesiportabella.th.jpg

 

Il campetto di basket:

http://img81.imageshack.us/i/ilcampettodibasket.png/][img=http://img81.imageshack.us/img81/6696/ilcampettodibasket.th.png

 

 

 

SPOILER:

Pov Bella

- Non saresti dovuta venire – mi disse lui con sguardo triste.

Avevo ragione, lui pensava fossi venuta lì per egoismo, per farlo stare ancora più male, ma si sbagliava.

- Invece l’ho fatto – mi limitai a dirgli io.

- Posso sapere perché? – mi chiese lui.

- Perché devo dirti una cosa importante – gli dissi.

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- andiewest: Sono contenta si sapere che la mia storia ti piaccia. Spero continuerai a seguirla. Comunque si, la continuerò.

 

- silvy_a94: La continuerò. Comunque sono felice che ti piaccia.

 

- tittyswan89: Mi fa piacere che ti piace. Comunque la continuerò.

 

- sarafly: Diciamo che la tua idea l’ho avuta anch’io. Non so se alla fine la metterò, ma potrebbe essere. Per adesso aspettiamo che i ragazzi tornino ad essere i fantastici sei.

 

- bangel91: Sono contenta che ti piaccia, spero ti piaccia anche questo capitolo.

 

- monamona: Ti ringrazio, comunque la continuerò.

 

- bo19: Ho già qualche idea di cosa far succedere, volevo solo sapere se volevate che la continuassi. E ho deciso di continuarla anche dopo, speriamo che ti piacerà.

 

- nefertiry85: Beh, diciamo che nel prossimo capitolo sapremo come reagirà Edward e cosa gli dirà Bella. Comunque la continuerò e spero che continuerà a piacerti. Comunque sta tranquilla, ci saranno anche i capitoli dedicati a te, devi solo essere paziente. So già quale ti dedicherò perché ho già impostato tutto, devi solo aspettare. Sono sicura che quello che dedicherò a te mi piacerà, o almeno lo spero.

 

- soletta: Sta tranquilla, la continuerò e spero che ti piacerà anche in seguito. Comunque sono contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere.

 

- Synie: Beh, la tua idea non sarebbe male, ma ho già scritto una storia su in incidente con protagonisti Bella e Edward e non voglio ripetermi. Ho già in mente qualcos’altro e spero che continuerai a leggere la mia storia per scoprirlo.

 

- stellalilly: Ho aggiornato prima che ho potuto. Comunque la continuerò sicuramente.

 

- SweetCherry: Si, credo anch’io che sia ora che quei due si godano il loro amore. Ne hanno passate davvero tante, anche troppe per i miei gusti. Purtroppo non ho potuto fare un aggiornamento flash, ma non ci ho messo molto a postare questo capitolo.

 

- kitty19: Ti ringrazio del tuo consiglio e ti comunico che la continuerò perché l’ispirazione c’è.

 

- ledyang: Sono contenta di sapere che ci siano nuove lettrice che apprezzano la mia storia. Spero che ti piacerà anche in seguito.

 

- BlackDeath90: La continuerò sicuramente e spero che continuerà a piacerti la storia.

 

- Ginny Weasley: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e ti anticipo che continuerò la storia anche dopo che faranno pace.

 

- CriPattinson: Si, infatti, lei va lui per cercare di riprenderselo. E lui come reagirà? Lo scopriremo nel prossimo capitolo.

 

- moni: Si, infatti, era proprio ora che Bella aprisse gli occhi. Comunque la continuerò anche perché ho già delle idee in mente. Quanto su Alice e Novalie, anche se tu scherzavi, ti posso dire che potrebbe essere interessante affrontare il loro futuro. Vediamo cosa esce fuori dalla mia testolina pazza.

 

- ross_ana: Beh, diciamo che non volevo che il personaggio di Lucas fosse odiato fino alla fine, ma che almeno in parte venisse apprezzato, riuscendosi a mettere da parte pur di fare felice Bella. 

 

- _zafry_: Non la finirò. Ho tutto l’intenzione di continuarla. Vediamo cosa salta fuori.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: La continuerò, sta tranquilla.

 

- TanyaCullen: Beh, volevo far uscire un Lucas diverso, magari farlo odiare di meno. Alla fine non è colpa sua se si è innamorato di Bella. Alla fine è riuscito a mettere da parte i suoi sentimenti pur di far felice la donna che amava. Terrò a mente i tuoi consigli per la continuazione e cercherò di accontentarti soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra le ragazze e i genitori ed ho già in mente come. Non ho ancora deciso tutto, ma per quelle poche idee che ho in mente per la continuazione ti posso dire che sorprese c’è ne saranno e anche un po’ di gelosia, ma tranquilla, nulla che sconvolgerà troppo gli equilibri dei ragazzi, o almeno per adesso non credo. Poi magari scrivendo potrei cambiare idea, ma per adesso non penso. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che finalmente hai messo da parte le tue manie omicide nei miei confronti. 

 

- -1918: Si metteranno insieme presto, anzi prestissimo.

 

- arual93: La continuerò. Comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

 

- _la sua bella_: Si sono rincontrati come vedi, ma per sapere cosa si diranno dovrai aspettare il prossimo capitolo.

 

- kuciola94: Ho postato prima che ho potuto. Comunque la continuerò.

 

- Gio Black: Sono contenta che questo sia stato il tuo capitolo preferito.

 

- gamolina: Continuerò, sta tranquilla.

 

- serve: Tranquilla, Bella, come vedi, va da Edward, ma se vuoi sapere cosa gli dirà dovrai aspettare il prossimo capitolo. Comunque la continuerò.

 

- DivinaTheBest:Sono contenta che la storia ti piace. Comunque, presto li vedrai insieme a Edward e Bella, non dubitare.

 

- mamarty: Beh, Bella è di coccio, quindi ci ha messo no tanto, tantissimo. La reazione di Lucas era puramente voluta, perché volevo che lo odiasse un pochino di meno.

 

- annaftl: Sono contenta che la storia ti piace e spero che continuerà a piacerti. Si, Bella si è svegliata e adesso vedremo cosa succederà. Comunque non so se riuscirò a postare il prossimo capitolo prima di domani, spero di farcela per te, ma non ti assicuro niente, anche se mi dispiace.

 

- flazzycullen: Ho postato prima che ho potuto. Comunque Bella ha aperto gli occhi, adesso vediamo che succede.

 

- Lully Cullen: Beh, la maggior parte vogliono che la continui e anch’io voglio continuarla. Starà a te decidere se continuare a seguirla o meno. Io spero che lo farai, anche se comunque spetta a te decidere. Comunque per sapere la reazione di Edward dovrai aspettare il prossimo capitolo.

 

- MANU_CALLEN: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e come ti ho già detto poco fa su msn la continuerò. Non ho ancora deciso bene cosa succederà, ma qualche idea già c’è l’ho. Comunque si, se ho bisogno di qualche idea chiederò sicuramente il tuo aiuto.

 

- Spider Monkey: Ho aggiornato prima che ho potuto, comunque la continuerò tranquilla.

 

- twilight4ever: Si, finalmente ha aperto gli occhi. La reazione di Lucas ci tenevo a metterla così perché volevo che lo odiasse un po’ meno, anche perché quella situazione non era colpa sua. Povera ragazza si. Comunque la continuerò.

 

- Mely91: La continuerò, sta tranquilla. Comunque sono contenta che tu abbia recensito e che soprattutto ti piace la storia.

 

- lillina913: Ti ringrazio, comunque nel prossimo capitolo saprai cosa succederà. Quanto a Lucas sono contenta che la pensi così. ha reagito così perché volevo che lo odiasse di meno.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 42
*** Riconciliazione ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Ed eccomi con questo capitolo. Spero vi piacerà, anche perché ci tengo parecchio. Questo, insieme a quello della litigata che già avete letto, è il mio preferito. C’ho messo tutta me stessa per scriverlo e per esprimere al meglio ciò che prova Bella e spero di esserci riuscita. Dovete essere voi a dirmelo. Comunque vi ringrazio per tutti i vostri commenti e per tutti i complimenti che mi fate. Sono davvero lusingata. Buona lettura.

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

 

“Dedico questo capitolo a coloro che hanno creduto in questa storia fin dall’inizio e che mi hanno sostenuta durante tutti questi capitoli. In modo particolare lo dedico a nefertiry85 ringraziandola per il suo appoggio continuo e per le sue dritte per il basket, a TanyaCullen che è stata una delle mie prime fan e una di quelle che ha creduto in me fin dall’inizio, a eMiLyBlOoD che mi sostenuto sempre dandomi alcune frasi utili per la mia storia e ultima, ma non per questo meno importante, a gamolina che è stata la mia prima fan in questa storia. Grazie a tutte voi. Un bacione”

 

 

CAPITOLO 42

RICONCILIAZIONE

 

 

POV BELLA

Era passata una settimana da quando avevo deciso che sarei andata a Jacksonville a riprendermi Edward, una settimana da quando avevo deciso che non sarei tornata a Phoenix senza di lui. Lui era quello giusto, lui era la mia metà e avrei fatto il possibile e anche l’impossibile per averlo. Sarei partita volentieri quello stesso giorno, ma mancava una settimana alla fine della scuola e avevo preferito finirla, anche sotto consiglio dei ragazzi. Del resto, avevo aspettato tanto, una settimana non avrebbe cambiato le cose. Finalmente era arrivato il momento di andare incontro al mio destino, finalmente ero pronta a lasciarmi andare, ad accogliere i sentimenti che avevo dentro di me. Era tutto organizzato, fin nei minimi particolari. Io e i ragazzi avevamo detto ai miei che sarei andata a Boston dalla zia per passare un po’ di tempo con lei, che mi serviva quella vacanza per staccare da tutto e loro non mi avevano fatto problemi perché condividevano con me il pensiero che quella vacanza mi avrebbe fatto bene considerando che nell’ultimo periodo ero stata giù. Non sapevano certo quanto, in realtà, io avessi sofferto, ma sapevano che non stavo molto bene e così mi lasciarono libera. Gli unici che sapevano la verità erano i ragazzi, zia Rachel, Dean, Carlisle e Esme che avevano promesso di non dire nulla ai miei. Carlisle mi aveva offerto anche il jet privato in modo da non insospettire i miei con la storia del biglietto. Dicevano che magari mi avrebbero chiesto di farglielo vedere e lì sarebbero stati problemi, in questo caso, invece, non c’era bisogno. Così mi trovavo sul jet a sorvolare il cielo sperando che al mio ritorno non sarei stata sola. Non avevo portato nulla con me, nemmeno un misero bagaglio. Indossavo solo un paio di shorts bianchi, una maglietta maniche corte azzurra, un paio di converse dello stesso colore e una felpa di Edward bianca con le scritte nere e azzurre sulle spalle. Il mio bagaglio era solo la mia borsa, dove avevo il portafogli, il cellulare e le solite cianfrusaglie che si trovano nelle borse di ogni ragazza. Non sapevo quanto sarei rimasta, ma volevo sperare che fossi rimasta il meno possibile, una giornata al massimo, per questo non avevo portato nulla. Speravo solo che Edward mi avesse voluto ancora, speravo solo che non si fosse dimenticato di me, ma soprattutto speravo che non fosse l’orgoglio a impedirgli di perdonarmi, anche se sapevo che il mio angelo non era come tutti gli altri. Lui era orgoglioso, ma sapeva quando mettere l’orgoglio da parte, era stato lui che mi aveva insegnato che certe volte l’orgoglio può essere un’arma a doppio taglio e che, quindi, bisogna usarlo con attenzione, ma soprattutto bisogna metterlo da parte in alcune occasioni. Ancora mi sentivo una stupida a non essermi accorta prima dei sentimenti che lui provava per me, eppure adesso che sapevo, adesso che ne ero a conoscenza, tutto mi sembrava così chiaro, così scontato. Adesso capivo perché aveva sempre messo la mia felicità al primo posto, fregandosene se a rimetterci era lui, adesso capivo il perché di molti suoi gesti, ma soprattutto adesso capivo il perché di molte sue parole, di molti suoi discorsi. Ricordo ancora una cosa che mi disse tempo prima, in un momento in cui ero davvero giù, in un momento in cui avevo bisogno dell’appoggio di qualcuno, in un momento in cui avevo bisogno di sapere che c’era qualcuno che mi avrebbe appoggiato indipendentemente dal fatto che io avessi commesso degli errori o meno. Mi aveva detto: *“Non avere paura di fare errori, non avere paura perché, anche se ti pentirai e non potrai tornare indietro, ci sono sempre io accanto a te. Guarda nel tuo cuore e dimmi cosa ti dice, poi resterò accanto a te, qualsiasi cosa ti dica, ti prenderò per mano quando vorrai, ti abbraccerò quando piangerai e ti bacerò se mai vorrai”.* Ancora ricordavo quelle parole, quelle parole che un tempo non avevo capito, ma che adesso mi risuonavano nella mente e mi facevano capire quanto lui ci tenesse a me, quanto lui fosse disposto a restare nell’ombra pur di starmi accanto, ma soprattutto mi facevano capire che lui mi amava nonostante i miei difetti, le mie paure, le mie insicurezze e soprattutto nonostante i miei errori. Ero stata davvero una sciocca. Non avevo voluto vedere ciò che di prezioso la vita mi aveva offerto: Edward. Speravo solo che lui mi avesse perdonato e mi avrebbe rivoluto con se, ma stavolta non come una amica, ma come la donna della sua vita sempre e per sempre. Me lo sarei ripresa ad ogni costo, Edward era mio e mio sarebbe rimasto. Arrivata a Jacksonville il jet atterrò e io presa la mia borsa e, messi i miei inseparabili occhiali da sole agli occhi, scesi dopo aver ringraziato il pilota. La prima cosa che faci appena appoggiai i piedi a terra fu chiamare i ragazzi. Composi il numero di Alice e feci partire la chiamata. Dopo un solo squillo sentì la voce di Emmett.

- Scricciolo dove sei? – mi chiese il mio fratellone.

- Eravate davanti al telefono? – chiesi considerato che avevano dato al telefono il tempo di squillare una sola volta.

- Direi di si. Avevamo tutti e quattro i telefoni sul tavolino che aspettavamo impazienti che tu ci dessi notizie – mi disse Alice.

Ovviamente la chiamata era in vivavoce.

- Dovevo immaginarlo. Comunque io sono appena arrivata qui – gli dissi.

- Quindi non l’hai ancora visto? – mi chiese Jasper.

- No, non ancora. Adesso vado in palestra, sperando che il taxista sappia dov’è. Quello è l’unico posto in mi possono dire dov’è – gli dissi io.

- Noi ci siamo sentiti stamattina con lui e ci ha detto che per tutta la mattinata aveva allenamenti, quindi lì sapranno sicuro dov’è adesso – mi disse Rose.

- Lo spero. Adesso vado, speriamo bene. Auguratemi in bocca al lupo – gli dissi.

- In bocca al lupo, anche se non c’è ne bisogno – mi dissero tutti all’unisono.

- Crepi – gli risposi io prima di chiudere.

Vidi un taxi e lo chiamai. Si fermò subito e io salì.

- Buon giorno signorina. Dove la porto? – mi chiese l’uomo.

- Alla palestra degli Shox. Non conosco l’indirizzo, però – gli dissi.

- Lo conosco io, non si preoccupi – mi disse lui sorridendomi.

- La ringrazio – gli dissi.

- E’ nuova da queste parti, non è vero? – mi chiese.

Sembrava un uomo molto gentile e da quando ero salita non aveva smesso un attimo di sorridere. Questo già diceva molto sul tipo di persona che avevo davanti.

- Si, io sono di Phoenix – gli dissi.

- Come mai da queste parti? – mi chiese lui.

- Sono venuta a trovare un amico – gli dissi.

- Un giocatore della squadra, presumo – mi disse considerato che gli avevo chiesto di portarmi in palestra.

- Si certo – mi limitai a dire.

Mi sorrise, ma non mi domandò più nulla. Ogni tanto mi faceva qualche domanda su Phoenix e su che tipo di città fosse, ma non entrò più nel privato. Dopo circa una mezz’oretta si fermò davanti un grande edificio. Dovevamo essere arrivati.

- Eccoci arrivati – mi disse lui voltandosi verso di me e sorridendomi.

- La ringrazio. Tenga pure il resto – gli dissi dandogli una banconota che superava di gran lunga la cifra che segnava il tassametro, ma se lo meritava, era stato gentilissimo con me.

Mi sorrise e mi ringraziò, poi se ne andò. Osservai la struttura, era davvero molto grande e bella, nulla a che vedere naturalmente con la palestra della scuola, poi mi decisi ed entrai. Era bellissima, ben strutturata e decisamente enorme. Non vidi nessuno, non c’era anima viva. E adesso a chi chiedevo informazioni? Non sapevo cosa fare, poi vidi un cartello che indicava l’ufficio dell’allenatore. Mi diressi lì, sperando che lui sapesse dirmi qualcosa. Appena arrivai davanti all’ufficio vidi la porta aperta e un uomo alla scrivania che stava scrivendo qualcosa. Mi avvicinai alla porta e bussai nonostante la porta fosse aperta. L’uomo sentendo bussare alzò la testa e non appena mi vide mi sorrise.

- Buongiorno, prego si accomodi. Posso esserle utile? – mi chiese gentilmente.

Quella era la città delle persone gentili? Mi sa che mi sarei trasferita lì.

- Buongiorno, lei è l’allenatore degli Shox, giusto? – gli chiese avvicinandomi e dandogli la mano.

- In persona – mi disse lui sorridendomi.

- Stavo cercando uno dei suoi giocatori, mi chiedevo se lei sapesse dov’è, visto che in palestra non c’è nessuno – gli dissi.

- In questi giorni abbiamo spostato gli allenamenti alla mattina, quindi i ragazzi sono già andati via. Comunque tu chi cerchi? – mi chiese con fare gentile.

- Edward Cullen – gli dissi.

- C’era da aspettarselo – mi disse lui trattenendo a stento una risata.

- Perché? – gli chiesi curiosa.

- Perché ultimamente tutte le ragazze chiedono di lui – mi disse sorridendomi.

Un moto di gelosia mi percorse tutto il corpo, ma cercai di non farlo notare all’uomo. Edward era mio, nessuno e ribadisco nessuno doveva permettersi di interessarsi a lui, anche se questo era impossibile. Edward era troppo bello per passare inosservato.

- Beh io sono una sua amica – gli dissi per far capire che non facevo parte delle sciaquette che gli facevano il filo.

- Quindi non sei di queste parti? – mi chiese lui.

- No assolutamente. Sono di Phoenix – gli dissi.

- Appunto, perché non ti ho mai visto da queste parti. Comunque non ho idea di dove sia Edward. Forse, ti conviene chiamarlo – mi disse lui.

- Volevo fargli una sorpresa – gli dissi.

Diciamo che se gli avessi chiamato non avrebbe risposto, quindi era inutile farlo, ma era meglio non dirglielo questo.

- Capisco, però, davvero non ho idea di dove sia. Ho sentito qualche ora fa il capitano della squadra e mi ha detto che era andato insieme ad alcuni giocatori a mangiare in un locale qui vicino. C’era anche Edward con loro, ma sono già le sei di pomeriggio, quindi non credo che siano ancora lì. Mi dispiace di non poterti aiutare – mi disse lui sinceramente dispiaciuto.

- Non fa nulla. Vorrà dire che gli chiamerò – gli dissi mentendo.

- Forse ti conviene. E’ stato un piacere conoscerti – mi disse lui.

- Piacere mio. Buon lavoro e mi scusi ancora per il disturbo – gli dissi io uscendo dal suo ufficio e dirigendomi fuori.

Adesso dove cavolo lo andavo a cercare? Mi sedetti su una panchina lì fuori, sperando che mi venisse un’idea, anche se c’era poco da sperare.

- Ciao – mi disse una voce alle mie spalle.

Mi voltai e vidi un ragazzo che mi sorrideva. Di tutto potevo avere bisogno tranne di qualcuno che veniva a rompere le scatole.

- Ciao – gli dissi voltandomi di nuovo e dandogli le spalle.

- Piacere io sono Dylan – mi disse lui posizionandosi di fronte a me.

- Piacere – gli dissi senza nemmeno guardarlo.

Ma questo qui da dove usciva? Pregai solo che se ne andasse, avevo bisogno di riflettere e non di avere un ragazzo tra i piedi.

- Poco fa passavo nel corridoio della palestra e ho sentito che dicevi al coach che stai cercando Edward, sbaglio? – mi chiese lui sorridendomi.

Mi voltai verso di lui e lo guardai, sorridendogli anch’io questa volta. Forse, lui poteva aiutarmi.

- Lo conosci? – gli chiesi.

- Si certo, faccio anch’io parte della squadra – mi disse lui indicandomi con la mano il suo abbigliamento. Solo allora notai che indossava un paio di pantaloncini da basket neri e una canotta dello stesso colore con scritto “Shox”.

- Scusa, ma non ti avevo guardato – gli dissi sincera.

- Non fa nulla. Comunque io lo so dov’è Edward – mi disse sorridendomi.

- E dove? – gli chiesi.

- Al campetto di basket – mi disse lui.

- Non per sembrarti ignorante, ma è la prima volta che vengo a Jacksonville, non ho idea di dove sia questo posto – gli dissi.

- Lo immaginavo. Comunque è facilissimo arrivarci, anche perché è qui vicino. Devi solo andare dritto e poi svoltare a destra. Lo riconoscerai subito perché troverai dei ragazzi che giocano e poi c’è il canestro, quindi non dovresti sbagliarti – mi disse sorridendomi.

- Spero di no. Grazie mille – gli dissi sorridendogli sincera.

- Di nulla. Vuoi che ti accompagni? – mi disse.

- No, grazie lo stesso. Credo di farcela – gli dissi.

- Ok, nel caso hai problemi, torna qui che ti accompagno io – mi disse sorridendomi e allontanandosi per entrare in palestra.

Che fortuna aver incontrato quel ragazzo. Mi diressi nella direzione indicatomi da lui e in poco tempo arrivai a quel campetto. Era molto piccolo, ma carino. C’erano cinque ragazzi che giocavano, tra cui Edward e su una panchina c’erano tre ragazze che già dall’aspetto mi sembravano tre vere oche. I miei occhi, comunque, andarono a posarsi su Edward, era bellissimo. I miei ricordi non gli rendevano giustizia. Stava giocando insieme ad un ragazzo, che se non ricordavo male da quello che avevo visto in tv doveva essere il capitano della squadra. Gli altri tre dell’altra squadra giocavano insieme e anche loro mi era sembrato di averli visti in tv. Osservai Edward. Indossava un paio di jeans chiari strappati all’altezza delle cosce e delle ginocchia, una maglietta bianca profilata grigia intorno al collo maniche corte, un paio di Nike shox dello stesso colore della maglia e un paio di Ray Ban agli occhi. Era divino, sembrava un dio greco. Era tremendamente sexy anche quando giocava a basket e più lo guardavo più mi rendevo conto di essere stata una stupida a non essermi accorta prima di quello che provavo per lui. Rimasi a distanza, cercando di non farmi vedere. Sarei andata da lui quando avrebbe terminato di giocare. Dopo un mezz’oretta la partita terminò, avevano vinto Edward e il ragazzo che giocava con lui. I ragazzi iniziarono a parlare tra loro. Mi avvicinai un po’ per sentire cosa dicessero, stando però attenta a non farmi vedere.

- La prossima volta uno di voi si mette con noi – disse uno dei ragazzi.

- Con voi non c’è storia – disse un altro.

- Esagerati – gli disse quello che credevo fosse il capitano degli Shox.

- Edward, ma tu non sei stanco? Sembri appena alzato, non hai nemmeno il fiatone. Ha da stamattina che ci alleniamo. Prima in palestra e adesso qui per tutto il pomeriggio, ma di cosa sei fatto? – disse un altro rivolgendosi al mio angelo.

- Tutto merito degli allenamenti che ci facevano fare a Phoenix. Il mio vecchio coach era molto esigente, ci faceva allenare tantissimo e poi il pomeriggio mi allenavo sempre in palestra. E i ritmi che facevo lì erano diversi da questi, ero sempre in movimento – gli rispose il mio amore.

- Sempre in movimento? E che facevi scusa? Diccelo così prendiamo esempio – gi disse quello di prima malizioso.

- Non è come pensi tu. Sempre in movimento perché non stavo mai fermo. Ero sempre in giro con i mie fratelli e con delle amiche. Quelle tre non si fermavano mai e costringevano anche noi a non farlo. Pensa solo che c’erano intere giornate che passavamo in giro per negozi, senza fermarci mai e se ci lamentavamo era peggio per noi, perché iniziavano di nuovo a girare negozi già visti. In una giornata erano capaci di entrare in cento negozi diversi – gli rispose Edward sorridendo.

Cavolo quanto mi era mancata quella voce, da morire. Mi venne da sorridere anche a me ascoltando le parole di Edward, perché mi vennero in mente i momenti che lui aveva ricordato.

- Non ti invidio per niente. Dovevate tenerci tanto a quelle ragazze per sopportare questo – gli disse un altro.

- Tantissimo – gli rispose Edward.

- Andiamo a casa va, che ho bisogno di una bella doccia – disse un altro avvicinandosi alle ragazze che c’erano nella panchina.

Dopo di lui anche gli altri ragazzi si avvicinarono alla panchina, mentre Edward non so perché si soffermò al centro del campo, restando da solo. Stavo per avvicinarmi, ma notai che una delle tre ragazze gli si avvicinò. Indossava una minigonna, talmente mini, che sembrava che nemmeno c’è l’avesse, una maglietta bianca con disegnate delle macchie di colore di tanti colori diversi che gli lasciava scoperta tutta la schiena e che aveva una scollatura a boccale che gli metteva in evidenza oltre che il seno anche il reggiseno. Ma nessuno gliel’aveva detto che sotto quella maglietta ci voleva una fascia? Certo che no, del resto doveva farsi vedere, altrimenti si sarebbe guardata allo specchio prima di uscire di casa. Indossava anche un paio di scarpe modello ankle boots nere con il tacco molto alto. Guardava Edward come se se lo volesse mangiare con gli occhi, anzi lo stava spogliando con gli occhi. Ma tu vedi questa sciaquetta. Magari era la sua ragazza, magari stavano insieme, o forse, semplicemente lei era stata una delle tante che aveva avuto il suo corpo, ma il suo cuore? Aveva avuto anche quello? Qualcosa mi diceva di no, poiché l’espressione di Edward, quando lei si avvicinò a lui, sembrava infastidita, o ameno così sembrava ai miei occhi.

- Edward ti ho tenuto la felpa io, così non si sporcava – gli disse la ragazza con espressione maliziosa togliendosi la felpa che aveva appoggiato alle spalle e porgendogliela.

Come cazzo si permetteva quella sottospecie di sciaquetta dei miei stivali a parlare in quel modo con Edward? Con il mio Edward? Sarei andata volentieri lì a prenderla a sberle. Non potevo restare con le mani in mano, dovevo intervenire e dovevo farlo subito.

- Questa dalla a me – dissi io avvicinandomi a loro.

Rimasi dietro le spalle di Edward quando dissi questo, ma poi mi avvicinai a loro e mi posizionai a fianco della ragazza. Diedi una leggera occhiata a Edward che sembrava stupito e scioccato di vedermi e, del resto, non aveva tutti i torti, poi mi voltai a guardare la ragazza con sguardo minaccioso.

- E questa chi cazzo è? – disse Jessica a Edward.

- Quella che ti spacca la faccia se non ti allontani da qui – gli dissi io minacciosa togliendogli la felpa di Edward dalle mani.

- A chi spacchi la faccia tu? – mi disse lei per provocarmi.

Con me c’è la sbagliava proprio. Non la sopportavo proprio e il fatto che avesse messo gli occhi sul mio Edward peggiorava solo le cose. Ciò che era mio nessuno poteva permettersi a toccarlo. Edward era territorio mio.

- A te, c’è qualche problema? – gli dissi scocciata.

Notai che Edward mi guardava ed era sempre più stupito, e dalla sua espressione sembrava anche un po’ preoccupato dalla situazione che si era venuta a creare con quella lì.

- Bella che ci fai tu qua? – mi chiese lui.

Da quando non sentivo la sua voce chiamarmi per nome? Un mese, o forse di più, e persi un battito solo ad aver sentito pronunciare il mio nome da quelle labbra.

- Tu conosci questa qui? – gli chiese la ragazza abbastanza infastidita.

- Questa qui a un nome, ma del resto una troietta come te non può certo capire questi concetti – gli dissi io.

- Troietta a chi? – mi disse la ragazza avvicinandosi di più a me.

Non so perché, ma questa qui oggi aveva proprio voglia di essere presa a pugni in faccia. Non avevo mai amato la violenza, ma quando era troppo era troppo e io se volevo sapevo essere violenta. Non si poteva permettere di guardare Edward in quel modo, ne tanto meno si poteva permettere di parlarmi in quel modo. Sentì alcuni dei ragazzi che prima giocava con Edward ridere, ma non gli diedi troppa importanza, anche perché se l’avrei fatto mi sarei messa a ridere anch’io, considerato che la situazione era parecchio surreale. Tornai a guardare Edward e notai che mi guardava e sorrideva. Non sapevo perché, ma, forse, era a causa della mia espressione furiosa.

- Sai una cosa? Tu mi ricordi le nuvole e sai perché? Perché tra voi non c’è nessuna differenza. Se vi togliete dai coglioni esce una bella giornata. Adesso brutta oca che non sei altra, togliti dalle palle, prima che quel faccino da poco di buono che ti ritrovi te lo spiaccico a terra – gli dissi seria, mentre Edward seguito da quei ragazzi scoppiarono a ridere.

Non mi piaceva comportarmi così, o meglio non mi piaceva più. Fino a qualche mese fa non mi sarei fatta problemi a comportarmi in quel modo, ma adesso le cose erano cambiate e questi atteggiamenti non facevano più parte di me, ma vedere come quella ragazza continuava a guardare il mio angelo mi dava un fastidio tremendo e le parole uscivano dalla mia bocca senza che io riuscissi a controllarle.

- Senti tu… – stava iniziando a dirmi la ragazza abbastanza arrabbiata per via di quello che gli avevo detto.

- Jessica, sloggia da qui – gli disse Edward freddo interrompendola prima che finisse di parlare.

Non potei fare a meno di sorridere. Ero contenta che il mio angelo finalmente fosse intervenuto e che avesse cacciato lei piuttosto che me. Sapevo che non lo avrebbe mai fatto con me, ma la paura c’era lo stesso. In fondo, non sapevo cosa gli passasse per la testa.

- Ma… – stava per dirgli la ragazza, che a quanto pareva si chiamava Jessica.

- Adesso – gli disse lui ancora più freddo senza nemmeno permettergli di finire la sua frase.

Quella lì non sembrava interessata a muoversi e a me stavano iniziando a saltare i nervi sul serio.

- Hai sentito cosa ha detto? Sloggia. Ti do cinque secondi, dopodichè ti prendo a pedate nel culo per mandarti via – gli dissi furiosa.

- Jessica ti è chiaro l’inglese? Sloggia da qui, vai via – gli disse Edward glaciale.

Dopo le parole del mio angelo, la sgualdrina, finalmente, si decise ad allontanarsi e tornò alla panchina insieme agli altri. Quando arrivò lì si sedette e mi guardò con sguardo glaciale e furioso, ma non me ne curai più di tanto. Adesso avevo altri pensieri per la testa.

- Questa intanto la buttiamo – gli dissi indicando la felpa e dirigendomi verso un cassonetto della spazzatura posto poco distanze dal campetto.

- Dove stai andando? – mi chiese lui.

- A buttare la felpa – gli dissi dopo essere giunta al bidone della spazzatura.

Lo vidi avvicinarsi velocemente e guardarmi con un’espressione del tipo “questa è pazza”. Mi veniva anche da ridere, ma cercai di trattenermi.

- Non ti permettere – mi disse mentre io stava aprendo con il piede il cassonetto della spazzatura.

- Questa si butta, inutile discuterne – gli dissi con uno sguardo che non lasciava spazio a repliche.

- E’ la mia preferita – mi disse.

- Ne compreremo una nuova uguale – gli dissi sorridendogli.

Solo dopo aver pronunciato quella frase mi resi conto di quello che avevo detto. “Ne compreremo”. Avevo usato il plurale, avevo usato il noi, anche se non sapevo se ci fosse stato un noi, eppure adesso che lo avevo vicino a me, adesso che lo vedevo guardarmi mi sembrava come se quello che provassi io era ricambiato, come se il noi tra noi due era esistito da sempre.

- Non vedo perché dovremmo farlo se questa va benissimo – mi disse lui.

- Questa non va assolutamente benissimo. Non crederai mica che io ti faccia mettere addosso qualcosa che è stata indossata da una qualsiasi sciaquetta? Senti che puzza, l’ha intasata con il suo profumo dolciastro, quindi si butta – gli dissi io buttando quella felpa nel cassonetto.

In effetti la felpa era proprio bella, ma non aveva importanza. Se ne sarebbe potuto comprare altre cento come quella.

- Tu sei pazza. La mia felpa, hai buttato la mia adorata felpa – mi disse lui con tono da bambino.

- Quante storie per una semplice felpa. Tieni prendi questa – gli disse togliendomi dalle spalle la sua felpa che mi ero portata appresso e porgendogliela mentre tornavo al centro del campetto.

- Non ho freddo – mi disse senza prendere la felpa e seguendomi.

Io me la rimisi nelle spalle e poi mi voltai verso di lui. Eravamo di nuovo nel punto di prima, nel punto in cui dopo un mese e mezzo avevo rivisto i suoi occhi perdendomi in quell’azzurro. Anche lui mi guardava negli occhi e aveva l’espressione di uno che non ci stava capendo nulla e, in effetti, aveva ragione.

- Bella che ci fai tu qui? – mi disse guardandomi negli occhi.

Mi guardai attorno e vidi che c’erano ancora i suoi amici e quelle ragazze sulla panchina che sembravano non volersene andare. Quella Jessica mi guardava con aria di sfida, ma non me ne curai più di tanto. Sperai che se ne andassero, ma non lo fecero, anzi si misero più comodi, pronti per assistere alla scena, come se fossero al cinema, ma quello non era un film, quella era la realtà, quella era la mia vita e quello che sarebbe successo nel giro di pochi minuti avrebbe condizionato per sempre la mia vita. Di sicuro l’avrebbe cambiata, non sapevo se in bene o in peggio, ma ero sicura che l’avrebbe cambiata. Prima di rispondere a Edward c’era qualcosa che dovevo fare, qualcosa che desideravo fare da quando se ne era andato, qualcosa che avevo il bisogno di fare. In una frazione di secondo accorciai le distanze e mi buttai addosso a lui abbracciandolo. Avevo bisogno di quel contatto, ne avevo dannatamente bisogno. Lo strinsi forte a me,anche se lui all’inizio non ricambiò l’abbraccio, forse stupito dalla mia reazione, o, forse, perché si aspettava che io parlassi, invece, che buttarmi addosso a lui, ma prima di dirgli quello che sentivo dentro avevo bisogno di quel contatto. Dopo alcuni secondi, lui, sembrò ridestarsi e ricambiò l’abbraccio, stringendomi forte a lui. Mi sentivo terribilmente protetta da quelle braccia, mi sentivo me stessa, mi sentivo in grado di fare tutto quando le sue braccia mi stringevano. Non aveva intenzione di lasciarmi andare, anzi mi stringeva sempre più forte e io mi beavo di quel contatto, di quel contatto così indispensabile per me. Era come se in quell’abbraccio ci fosse tutto il suo amore per me e in quel momento mi convinsi che le cose sarebbero andate bene, mi convinsi che lui, nonostante tutto, mi amava ancora, o almeno questo era quello che speravo. Dopo momenti interminabili ci staccammo e mi sentì di nuovo vuota perché era questo quello che io ero senza di lui, ero vuota. Solo lui era capace di riempirmi, solo lui era capace di farmi stare bene. Ci guardammo negli occhi per non so quanto tempo, fino a quando vidi la sua espressione cambiare, vidi la sua espressione diventare sofferente. Forse, quel contatto gli aveva fatto male, forse, credeva che fossi andata lì per scombussolargli di nuovo la vita, forse, credeva che ero andata lì per fare l’egoista, ma non era per questo che io ero lì, ero lì per dirgli tutto quello che avevo sempre cercato di nascondere anche a me stessa.

- Non saresti dovuta venire – mi disse lui con sguardo triste.

Avevo ragione, lui pensava fossi venuta lì per egoismo, per farlo stare ancora più male, ma si sbagliava.

- Invece l’ho fatto – mi limitai a dirgli io.

- Posso sapere perché? – mi chiese lui.

- Perché devo dirti una cosa importante – gli dissi.

- Non ti farò da testimone – mi disse lui sorridendo e contagiando pure me.

Ecco perché lo amavo. Perché anche nelle situazioni più tese, più strane, lui riusciva sempre a sdrammatizzare, anche se sdrammatizzare in quel modo era doloroso per lui.

- Sei sempre il solito buffone. Mi sa che hai preso il posto di Emmett – gli dissi mentre ancora ridevo.

- Emmett non lo batte nessuno – mi disse lui.

- Se lo vedessi in quest’ultimo mese e mezzo non la penseresti così – gli dissi tornando seria.

- Mi dispiace – si limitò a dire lui.

- Non è colpa tua, ma mia. Lui insieme agli altri hanno cercato di starmi dietro, di farmi stare meglio, ma non ci sono riusciti poi molto e Emmett vedendomi in quel modo ha perso la sua buffonaggine – gli dissi.

- Non volevo farti soffrire, ma era l’unica cosa che potevo fare. Lo so, sono stato egoista, ma non potevo sopportare più quella situazione – mi disse lui.

- Sono io quella egoista, io che ho preteso che tutto potesse essere come un tempo pur sapendo che non era possibile – gli dissi.

- Bella che sei venuta a fare qui? – mi disse per la terza volta nel giro di poco tempo.

Voleva sapere il perché della mia presenza e il fatto che avessimo girato intorno alla cosa non andava bene per lui. Era l’ora della verità, era l’ora di dirgli tutto, era l’ora di aprirmi. Mi guardai attorno e vidi che quei ragazzi erano ancora lì che stavano ascoltando tutto il nostro discorso. Avrei preferito andare via da lì, ma non volevo essere inopportuna con Edward e poi non volevo più aspettare. Me ne sarei fregata altamente di loro, per me esisteva solo Edward e poi quando io ero con lui tutto il resto non contava. Esistevamo solo io e lui.

- Adesso te lo dico, ma non interrompermi ti prego, perché se tu lo facessi non so se riuscirei a continuare. Fammi dire tutto ciò che penso e poi mandami pure via se vuoi, ma fammi finire, promettimelo – gli dissi.

- Te lo prometto – mi disse facendomi un sorriso per tranquillizzarmi, anche se sembrava che anche lui fosse piuttosto agitato per quello che stavo per dirgli.

Mi presi di coraggio e dopo aver preso un respiro profondo inizia a parlare.

- Il  rapporto che abbiamo creato noi due è stato qualcosa di magico, di unico, di speciale. Potrei trascorrere tutta la mia vita a cercare di creare un altro rapporto come il nostro, tutta una vita, ma so già che sarebbe inutile. Quella volta che ti ho chiamato, quell’unica volta in cui tu mi hai risposto, mi hai detto che tu eri un semplice amico, che ne avrei trovato altri cento come te e altri mille meglio di te, beh, mi dispiace, ma non è così. La vita mi ha fatto incontrare qualcuno di speciale, qualcuno di unico e io me lo sono lasciato scappare. Non potrò più trovare qualcuno come te, e sai perché? Perché io non lo voglio qualcuno come te, io voglio te. Ho vissuto l’ultimo mese e mezzo lasciandomi cullare dalla nostalgia di quel legame che ci ha unito in modo profondo. Noi due avevamo creato un’intesa perfetta, una comprensione totale, bastava guardarci negli occhi per capire tutto. Tante volte mi sono chiesta cosa fosse e non sono mai riuscita a dare un nome a quello che avevamo creato insieme. Era amore? Era amicizia? Cos’era? Non lo so e non mi interessava saperlo perché mi rendevo conto che la definizione a quello che avevamo noi non era importante, importanti eravamo noi due, noi due che formavamo qualcosa di unico. Poi ho voluto rovinare tutto andando alla ricerca dell’amore, di un amore che avevo sempre creduto di volere, di provare, ma ero solo accecata, avevo solo paura di amare davvero e non ho visto oltre il mio palmo di naso, non ho visto, anzi non ho voluto vedere, che, forse, l’amore l’avevo già trovato, l’avevo già trovato nel nostro rapporto, ma ho preferito essere ceca. Poi te ne sei andato e mi hai lasciata sola, sola con me stessa e con i fantasmi che avevo, i fantasmi di un amore che avevo voluto, ma che adesso non volevo più. Rimpiangevo i momenti passati insieme, rimpiangevo le tue braccia che mi stringevano, le tue carezze che mi cullavano, le tue parole che mi confortavano, i tuoi scherzi che mi facevano ridere, rimpiangevo i mesi passati con te. Da quando te ne sei andato ho passato quasi tutte le mie giornate nella tua camera, in mezzo alle tue cose, stringendo le tue felpe come se stringessi te, ed ero troppo occupata a fare questo per fermarmi a riflettere su cosa avevo dentro di me. Poi, un giorno, l’ho fatto e mi sono resa conto di tutto dovendo ammettere quella che era l’evidenza. Ho capito cosa mi stava succedendo, ho capito qual era il motivo di tutta quella sofferenza che avevo dentro da quando tu eri partito, ho capito tutto questo ponendomi una sola, semplice domanda. Se tu, o Lucas, mi aveste posto di fronte a una scelta, piuttosto che litigare tra di voi, se uno dei due mi avesse chiesto di scegliere tra l’uno e l’altro io non avrei avuto dubbi. Avrei scelto te, perché tu eri e sei molto più importante. A quel punto avevo già capito che con Lucas non poteva durare, ma avevo capito soprattutto che non lo amavo, che non l’avevo mai amato. In lui avevo visto il desiderio della mia adolescenza, in lui avevo riposto i miei sogni futuri, ma quello non era amore, quella era ossessione di avere di nuovo per me qualcosa che avevo perso senza lottare. Ed eccomi a dover riflettere, invece, su cosa tu fossi per me. E la risposta arrivò forte e chiara, arrivò nelle parole di tua madre. Lei mi disse: “L’amore è qualcosa di unico, di speciale, l’amore è guardare gli occhi dell’altro e vedere i propri. L’amore è irrazionale, più ami qualcuno e più perdi il senso delle cose. Tu hai solo paura di amare davvero, ma ricorda che rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire”. La risposta arrivò riflettendo per intere settimane sulle parole che avevo letto su un libro di filosofia: “Spesso prendiamo in prestito dai nostri domani per pagare i debiti dei nostri ieri” ed è questo quello che io ho fatto, ma mi sono accorta di sbagliare. Con te ho sbagliato e pure tanto. Ho preso tutto come un gioco, ma ho perso in questo gioco perché mi sono resa conto che sei tu quello che voglio. Succede ogni volta, ti accorgi di voler stare con una persona solo quando l’hai persa e quando non si può più fare niente. Non so perché mi sono allontanata da te, forse, era inevitabile che succedesse considerando che mi ero messa con un’altra persona, so solo che con te ho sempre avuto paura di rischiare, proprio come c’è l’ho adesso, però sono stufa di scappare, voglio tentare, perché, come mi hai detto sempre tu, vivere senza tentare significa rimanere con il dubbio che c’è l’avresti fatta. Se tu dovessi dirmi di no lo capirei, sarebbe normale e non te ne farei una colpa, perché sono consapevole che dovevo pensarci prima e che adesso non posso pretendere niente da te dopo essermi comportata come ho voluto senza pensare minimamente a quello che volevo davvero. Adesso so cosa voglio, lo so perfettamente, la cosa che voglio più di ogni altra è stare con te. Voglio te così come sei, con il tuo sorriso sghembo, ma anche con quel tuo sorriso di infinita dolcezza, con l’egoismo che dici di avere, ma che io non ho visto, forse, perché è uguale a quello di tutti noi. Voglio te con la tua costante paura di farmi soffrire, con la tua razionalità, con la tua grande e infinita sensibilità che cerchi di celare, ma che c’è dentro di te perché me l’hai mostrata, con i tuoi fantastici occhi che parlano più della tua bocca. Voglio te con le tue fragilità che cerchi di celare, ma che hai e allo stesso tempo voglio te con la tua immensa forza che mi lascia basita ogni volta che te le vedo tirare fuori, una forza che ti ha permesso di affrontare a testa alta le difficoltà che hai avuto nella tua vita facendoti arrivare ad oggi un po’ dolorante, ma con il cuore e l’anima intatta. Voglio te per quello che sei, per il bambino che spesso lasci uscire fuori, per la tenerezza che hai, per tutto quello che hai da dare. Voglio te perché sei l’unico che con una semplice parole, con un semplice sguardo o con un sorriso dolce riesci a farmi sentire importante, perché hai capito che è anche di questo che io ho bisogno, ho bisogno di sentirmi importante, ma soprattutto voglio te per la tua voglia di amare, perché mi hai fatto innamorare come non avrei mai creduto fosse possibile che succedesse. Voglio te perché quando sto con te mi batte il cuore all’impazzata, così forte che ho paura che mi esca dal petto, perché solo con te riesco ad essere me stessa, solo con te riesco a sentirmi bene. Voglio te perché ti amo. Ho sempre cercato una cosa piccola in un mondo infinito e invece la vita mi ha fatto trovare te, una cosa infinita in un piccolo mondo e io sono stata troppo egocentrica per rendermene conto in tempo. Una volta tu mi hai detto che non serve strappare le pagine del libro che è la vita perché sarebbe inutile e deludente, oltre che impossibile, mi hai detto che basta voltare pagina e ricominciare. Io non devo ricominciare a vivere, devo solo imparare a farlo, perché quello che ho fatto in tutto questo tempo non è stato vivere, ma sopravvivere. Adesso voglio vivere davvero e voglio farlo con te, perché sei stato l’unico che in diciannove anni mi hai fatto sentire davvero viva. *Edward, io non vivo senza di te. Il tuo profumo, i tuoi occhi, le tue carezze, i tuoi abbracci mi fanno uscire da questo mondo e mi rinchiudono nel nostro mondo ed io non saprei dove altro vivere. Ti amo più della mia stessa vita e se ne te vai di nuovo non reggerò, quindi, ti prego, perdonami per come mi sono comportato e per ciò che ho detto, perché dire che ti odio è stata un’imperdonabile bestemmia.* Mi sono accorta di tutto questo solo quando tu hai chiuso la porta, forse, perché credevi di chiudermi così fuori dal tuo cuore e non te ne faccio una colpa per questo. Volevi buttarmi fuori dalla tua vita e senz’altro ci sei riuscito, ma adesso c’è solo una cosa che mi chiedo, ed è questa cosa che mi ha spinto a venire qui, è questa cosa che mi ha spinto a provare ad averti piuttosto che rinunciare senza tentare. Dentro sei riuscito a buttarmi fuori? Sei riuscito a chiudermi fuori dal tuo cuore? Mi basterà sentire un tuo “si” per farmi scomparire dalla tua vita, un solo “si” per far si che io sparisca proprio come se non fossi mai esistita. Però ti prego se devi allontanarmi da te fallo perché davvero non provi più nulla nei miei confronti, non farlo solo per orgoglio. Io ti amo, ti amo più di ogni altra cosa al mondo, ti amo totalmente ed incondizionatamente. Perdonami se l’ho capito solo adesso, se lo capito adesso che, forse, ormai, è troppo tardi – gli dissi concludendo quello che mi era sembrato fosse un monologo.

Lo guardai e notai che la sua espressione pian piano che parlavo cambiava. Quando terminai di parlare notai un fantastico sorriso sul suo volto, uno dei suoi sorrisi sghembi migliori, o forse, il migliore in assoluto. Sperai che quel gesto potesse significare che anche lui provasse lo stesso per me, ma per esserne sicura avevo bisogno di sentirlo parlare. Lo guardai negli occhi e mi persi ancora in quell’azzurro, era meraviglioso, era davvero il mio angelo. Nel giro di una frazione di secondo accadde qualcosa che non mi sarei aspettata, non in quel momento almeno. Sentì le sue labbra appoggiate alle mie e le sue braccia che mi stringevano forte e che mi sollevavano da terra facendomi girare. Nel frattempo il bacio divenne molto più passionale e le nostre lingue presero a giocare tra loro. Quello era di sicuro il bacio più bello che avessi ricevuto in vita mia, ancora più bello di quello che ci eravamo dati alla vigilia di Natale. Era un bacio passionale, ma allo stesso tempo carico d’amore e in quel momento non ebbi più dubbi. Edward mi amava esattamente come io amavo lui. Non poteva esistere persona più felice di me sulla faccia della terra. Dopo minuti interminabili le nostre labbra si staccarono, ma io ero ancora tra le sue braccia sollevata da terra, mentre lui mi faceva girare come se fossi in una giostra. Rideva, stava ridendo come un bambino e io non potei fare a meno che ridere insieme a lui. Nei suoi occhi leggevo la felicità, la stessa felicità che c’era nei miei. Nei suoi occhi vedevo i miei, proprio come mi aveva detto Esme. Edward era quello giusto, Edward era la mia metà, noi eravamo nati per stare insieme, eravamo nati per essere una cosa sola.

- Cosa significa tutto questo? – gli dissi riferendomi alla sua reazione

Sapevo cosa significasse, era tutto fin troppo chiaro, ma volevo averne la conferma, volevo che me lo dicesse lui.

- E me lo chiedi? Significa che ti amo più della mia vita, che senza di te la mia vita non ha senso. Da quando ti conosco mi hai trasportato in una dimensione differente, mi hai cambiato la vita. Credo che al mondo ci sia solo una persona che può completarci e sei tu quella persona, sei tu l’unica che mi può completare. Nulla potrà contro il nostro amore. Darei tutto per te, anche la mia vita se necessario e perdonami se ti ho fatto soffrire in questo ultimo periodo. Mi è mancato il mio koala, mi sei mancata da morire. Ti amo Bella, ti amo sopra ogni cosa – mi disse lui.

- Se non ti saresti comportato così chissà quando avrei aperto gli occhi, non so quando mi sarei accorta che ti amo, probabilmente quando tu non mi avresti amato più – gli dissi.

- Non avrei mai smesso di amarti. Non sarebbe possibile, perché quello che provo è qualcosa di troppo grande – mi disse lui baciandomi di nuovo.

Lo amavo da impazzire, lo amavo come non credevo sarei mai stata capace.

- Dimmelo di nuovo – gli dissi quando ci staccammo dal bacio.

- Cosa? – mi chiese.

- Che mi ami – gli dissi.

- Ti amo – mi disse lui.

- Ancora – gli chiesi con un tono da bambina.

Amavo sentirmi dire ti amo da lui. Era come toccare il cielo con un dito.

- Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo e non smetterò mai di dirtelo – mi disse lui baciandomi di nuovo.

- Ti amo anch’io, da morire – gli dissi io mentre ancora ero sospesa in aria.

- Abbiamo capito che vi amate – disse una voce che apparteneva a uno dei ragazzi che prima erano seduti nella panchina.

Mi voltai a guardare e mi resi conto che i ragazzi si erano avvicinati tutti a noi, mentre le ragazze erano rimaste nella panchina e mi lanciavano sguardi non proprio amichevoli, soprattutto quella Jessica che non sopportavo proprio.

- Com’è che tu devi sempre rovinare tutto? – gli disse Edward appoggiandomi di nuovo a terra, ma intrecciando la mia mano con la sua.

- Lo sapete che mi avete fatto venire voglia di innamorarmi anche a me – ci disse sempre lo stesso ragazzo.

- Si certo come no – gli disse Edward.

- Perché non può essere? – gli chiesi io non capendo quello che stavano dicendo.

- Ti ricordi Edward Cullen? – mi chiese il mio angelo sorridendomi.

- Ma sei scemo? – gli dissi non capendo quello che stava dicendo.

- Lui è come il vecchio me, adesso ti è più chiaro? – mi disse Edward.

- Cristallino – gli dissi sarcastica – comunque anche se è come te non significa che non può innamorarsi, tu l’hai fatto, perché non potrebbe farlo lui? – gli dissi.

- Perché lui è un caso patologico – mi rispose un altro dei ragazzi.

- Non conoscevate questo qui – gli dissi io sorridendo ripensando a quello che era Edward prima che ci conoscessimo.

- Grazie della bella pubblicità che mi fai – mi disse sarcastico quello che, ormai, era il mio ragazzo.

- E’ la verità mio caro. Comunque io sono Bella – dissi rivolgendomi ai ragazzi.

Era giunta l’ora delle presentazioni.

- Io sono James – mi disse quello che sembrava essere come il vecchio Edward.

- Il coinquilino di Edward se non erro, giusto? – gli dissi.

- E tu come fai a saperlo? – mi disse Edward al posto di James.

- I ragazzi parlano – gli dissi.

- E meno male che gli avevo detto di non dirti nulla – mi disse lui.

- Non tutti sono stronzi come te – gli dissi io sorridendogli dandogli un bacio a fior di labbra.

- Io sono Jack – mi disse un altro.

- Io Alex – continuò un altro.

- E io David – disse l’ultimo dei ragazzi presenti.

- Sono tutti e quattro miei compagni di squadra – mi informò Edward.

- Si lo so. Ricordo vagamente le loro facce. Li ho visti durante una partita in tv – gli dissi.

- Tu hai visto le partite? – mi chiese Edward sconvolto.

- Solo quella contro gli Evans, le altre prima non me la sentivo. Comunque grazie di aver mantenuto la promessa – gli dissi.

- Perché avevi dubbi che non la mantenessi? – mi chiese lui come se avessi detto chissà quale blasfemia.

- Pensavo semplicemente che non te ne ricordassi – gli dissi.

- Possiamo capire di cosa state parlando? – ci chiese quello che doveva chiamarsi Alex.

- Il numero della maglia – gli disse Edward.

- Ecco perché hai fatto tutte quelle storie per averlo – gli disse David.

- Quali storie? – gli chiesi curiosa.

- Il 23 era già stato assegnato ad un altro giocatore, ma Edward ha fatto di tutto per averlo lui – mi spiegò Jack, mentre io sorrisi.

Quanto era dolce il mio angelo.

- Io tifavo per te – mi disse James.

- Che vuoi dire? – gli chiesi.

- Edward mi ha parlato di te, e da quello che mi ha raccontato sei davvero forte. Gli ho detto di tornare a Phoenix per cercare di conquistarti – mi disse lui.

- Ah si? – gli chiesi felice che Edward avesse parlato di me a quel ragazzo.

- Con qualcuno dovevo pur parlarne. Avevo il cervello intasato di te – mi disse il mio ragazzo sorridendomi.

- Comunque sono contento che sia finita così. Si vedeva che Edward era innamorato. Solo uno innamorato resiste a certe cose – mi disse James.

- A proposito, ancora mi devi spiegare cosa erano tutte quelle cose scritte sui giornali. Ogni giorno c’è ne era una nuova – gli dissi io fingendomi arrabbiata.

- Dovevo pur distrarmi in qualche modo – mi disse lui serio, ma poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

- Non lo trovo divertente – gli dissi io facendo ancora la finta offesa.

- Non c’è nulla da spiegare. Lo sai perché l’ho fatto. Ho sbagliato, ma in quel momento non vedevo altro da fare. Fa parte del mio dna, quindi smettila di fare la finta arrabbiata, tanto lo so che lo sai che non significavano nulla quelle lì – mi disse lui.

- Io fossi in te non ne sarei così sicuro. Dovrai dimostrarmelo che non significavano nulla e poi il dna te lo cambio io in quattro e quattrotto – gli dissi.

Lui si avvicinò a me e mi baciò con tutto l’amore che provava e io ricambia il bacio. Dopo minuti interminabili ci staccammo e quando ci voltammo verso gli altri loro non c’erano più. Erano tornati nella panchina insieme alle ragazze, forse volevano lasciarci un po’ di intimità, anche se non c’è l’avevamo lo stesso l’intimità considerato che erano messi tutti lì.

- Ti basta come dimostrazione? – mi chiese lui.

- Ne vorrei un’altra come questa – gli dissi maliziosa.

Lui si avvicinò e mi diede un altro bacio.

- Amo solo te. Sei l’unica che ho mai amato e l’unica che amerò. Come pensi che potessi provare qualcosa per qualcuna che non fossi tu? – mi disse lui.

- Ti amo anch’io. Comunque non mi piace assolutamente come ti guardano quelle tre, soprattutto quella Jessica – gli dissi io guardando le ragazze.

Edward si girò verso di loro e le guardò, poi tornò a guardare me stringendomi tra le sue braccia.

- Lo sai che quando fai la gelosa ti adoro? Comunque lasciale guardare, tanto per me esisti solo tu – mi disse lui.

- Me lo auguro, perché altrimenti me le metto sotto i piedi a tutte quante – gli dissi io.

Lui si avvicinò e mi diede un altro bacio. Avevo bisogno di fare qualcosa, qualcosa che non facevo da tanto tempo. Mi staccai da lui dopo il bacio e gli saltai sulle spalle, mentre lui sorrise.

- Mi ero dimenticato quanto fosse bello avere un koala sulle spalle – mi disse lui.

- E io mi ero dimenticata quanto fosse bello fare il koala sulle tue spalle – gli dissi avvicinando la mia testa e dandogli un bacio a fior di labbra per quanto permesso da quella posizione.

Subito dopo, sempre con me sulle spalle, ci avvicinammo alla panchina dove c’erano i ragazzi e notai che le ragazzi mi stavano fulminando con lo sguardo. Era tutta invidia, perché volevano esserci loro al mio posto.

- E’ inutile che mi guardate così, tanto gli sguardi non possono uccidere – gli dissi io stringendomi ancora di più a Edward, mentre i ragazzi seguiti dal mio angelo scoppiarono a ridere.

- Certo che la ragazza non le manda a dire – disse James ancora ridendo.

- Anzi questo è niente. Dovevi vederla mesi fa – gli disse Edward.

- Avete finito con il cinema? – ci disse Jessica.

- Si, il film è finito, adesso comincia la vita reale – gli dissi io facendola imbestialire.

- Non sei per niente simpatica – mi disse un’altra ragazza.

- Non voglio esserlo – gli dissi.

- E infatti, ma tanto non ti riuscirebbe. Sei odiosa – mi disse un’altra.

- Meglio odiosa che gelosa e invidiosa come voi – gli dissi io.

- Dovete continuare ancora per molto? – ci chiese Edward.

- Direi di no. Possiamo pure andarcene amore – gli dissi io soffermandomi sull’ultima parola.

- Forse è meglio. James fatti dare un passaggio dai ragazzi per tornare a casa, ok? – gli disse Edward.

- Si certo, tranquillo. Anzi, facciamo che per stasera ti lascio casa libera – gli disse lui.

- Ok grazie mille. Ci vediamo – gli dissi.

- Si, ci vediamo domani Edward – gli disse Jessica maliziosa, mentre le altre due annuirono e gli sorrisero anche loro maliziose.

O me ne andavo da lì entro trenta secondi oppure le uccidevo. Non c’erano altre soluzioni.

- Si certo. Aspettate e sperate. Al massimo domani vi procuro un cartellone con la sua foto, perché solo quello vi resta. A lui più manco in cartolina lo vedete – gli dissi io leggiarmente scocciata.

Era da non credere. Come si fa ad essere così sfacciate davanti un ragazzo che è con la sua fidanzata? Non mi davo pace. Edward non diede il tempo di rispondere a nessuno che si allontanò con me ancora sulle spalle fino ad arrivare in macchina. Quando arrivammo mi fece scendere e salimmo in macchina e lui partì in direzione casa sua.

- Certo che sei incredibile – mi disse lui.

- Perché? – gli chiesi.

- Ne hai una sempre pronta. Gli hai tagliato la faccia a quelle tre – mi disse.

- Le cose mie non si toccano, dovresti saperlo – gli dissi io.

Lui si limitò a sorridermi e mi prese la mano intrecciandola con la sua, quella che usava per cambiare le marce.

- Agli allenamenti partecipano quelle lì? – gli chiesi.

- Si certo e non solo loro, tutta la squadra delle cheerleader al completo – mi disse lui.

- Questo lo sai che significa? Che da domani verrò anch’io agli allenamenti – gli dissi.

- Ti ho già detto che non mi interessa niente di loro, ne tanto meno di qualcun’altra. Io amo solo te, per me esisti solo tu. Dovresti fidarti di me – mi disse lui.

- Io infatti di te mi fido, mi fido di te più di me stessa, ma non mi fido di loro – gli dissi io.

- Ti adoro quando fai la gelosa – mi disse lui.

- Io ti adoro sempre – gli dissi.

- Comunque non è detto che ci saranno altri allenamenti – mi disse lui tornando serio.

- Che vuoi dire? – gli chiesi.

- Sono venuto qui accettando quell’offerta solo per scappare da te. Se le cose tra noi fossero andate diversamente, o se comunque il nostro rapporto sarebbe rimasto quello di un tempo, io non sarei mai venuto qui. Avrei rinunciato all’offerta da subito. Adesso che con te le cose si sono sistemate non ha più senso stare qui – mi disse lui serio.

- Ma che stai dicendo? Questo è sempre stato il tuo sogno e adesso che si è realizzato non puoi mandare tutto al diavolo solo perché ci sono io – gli dissi.

- Bella, il mio sogno non è più questo. Il mio sogno è stare con te, essere felice con te – mi disse lui.

- Possiamo fare entrambe le cose – gli dissi.

- Fino a quando? Fino alla fine dell’estate. Poi inizierà la scuola e tu dovrai tornare a Phoenix e io non posso e non voglio allontanarmi da te. Voglio stare con te ogni giorno, ogni minuto – mi disse.

- Possiamo trovare una soluzione – gli dissi io.

Non potevo permettere che per colpa mia rinunciasse al basket, rinunciasse alla squadra che aveva amato fin da bambino.

- Vedremo. Per adesso non pensiamoci – mi disse lui.

- Ti amo – gli dissi.

- Ti amo anch’io – mi disse lui posteggiando la macchina nel vialetto di casa sua.

Era una casa piccola, ma carina. Certo, nulla a che vedere con quella che gli avevano regalato i suoi, ma era bella comunque, piuttosto confortevole. Entrammo dentro e salimmo in camera di lui. Edward accese lo stereo mettendo della musica in sottofondo e lì, accompagnati da quella dolce musica, ci lasciammo andare alla passione, lì, in quella camera che lo aveva visto soffrire da quando era arrivato, successe, successe quello che, forse, si era creato fin dal nostro primo incontro. Facemmo l’amore e solo allora mi resi conto di quanto fosse diverso fare l’amore dal fare sesso. Era due cose totalmente diverse. Mi lascia andare completamente unendo il mio corpo a quello di Edward, due corpi che ne formavano uno solo, due corpi, ma una sola anima. Lui era il mio destino. Con lui avrei passato il resto della mia vita, perché quello che provavamo l’uno per l’altra non era quello che si poteva definire l’amore tra due diciannovenni, quello che provavamo noi non era un amore, ma era l’amore, l’amore con la A maiuscola, era l’amore vero, indistruttibile, infinito, incancellabile. Era l’amore che sarebbe durato per sempre. Dopo aver fatto l’amore ci coccolammo l’uno nelle braccia dell’altra e solo allora mi resi conto di quanto davvero fossi felice, di quanto finalmente la felicità fosse arrivata anche per me. Poco dopo mi addormentai sentendo le note di “Claire De Lune” nello stereo lì vicino, rendendomi conto che involontariamente quella sarebbe diventata la nostra canzone, la canzone mia e di Edward, il ragazzo che amavo sopra ogni cosa.

 

I vestiti, le scarpe e gli accessori di Bella:

http://img136.imageshack.us/i/vestitiescarpebella.png/][img=http://img136.imageshack.us/img136/5953/vestitiescarpebella.th.png

 

I vestiti, le scarpe e gli accessori di Edward:

http://img340.imageshack.us/i/vestitiescarpeedward.png/][img=http://img340.imageshack.us/img340/6929/vestitiescarpeedward.th.png

 

I vestiti e le scarpe di Jessica:

http://img12.imageshack.us/i/vestitiescarpejessica.jpg/][img=http://img12.imageshack.us/img12/9536/vestitiescarpejessica.th.jpg

 

 

* Le frasi tra gli asterischi non sono di mia invenzione, ma di eMiLyBlOoD. Ne approfitto per ringraziarla infinitamente per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.

 

 

 

SPOILER:

Pov Edward

- Non vale. Se mi sorridi così è naturale che alla fine faccio quello che vuoi tu – mi disse lei facendo finta di mettere il broncio.

- In amore e in guerra tutto è lecito – gli dissi io sorridendogli.

- C’hai ragione. Comunque dove mi porti? – mi chiese curiosa.

- Non te lo dirò mai, quindi inutile chiedere – gli dissi.

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- andiewest: Si, finalmente si è decisa ad andarci ed hanno fatto pace. Era ora.

 

- edlla: Finalmente gliel’ha detto e lui ovviamente era contentissimo. Adesso vediamo che succede.

 

 

- sarafly: Non ti piace il nome Renesmee? Perché? Comunque non lo so se Bella resterà incinta. Da adesso in poi può succedere di tutto.

 

- arualga91: Ho aggiornato prima che ho potuto, quindi adesso sai cosa è successo.

 

- DivinaTheBest: Sono contenta che la mia storia ti piace. Comunque si, Bella si è andata a riprendere Edward e come vedi c’è riuscita.

 

- gamolina: Ieri non ti sono riuscita proprio a postare, ma comunque non vi ho fatto aspettare troppo.

 

- flazzy cullen: Ho aggiornato prima che ho potuto. Spero ti piaccia.

 

- Synie: Non ho detto che non hai molto fantasia, anche perché le idee era belle, ma un po’ troppo tragiche per il tipo di storia che ho in mente. Sono contenta che questa sia la tua storia preferita.

 

- ledyang: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Spero che ti sia piaciuto anche questo.

 

- lillina913: Volevi vedere la dichiarazione di Bella ed eccoti accontentata. Ti è piaciuta? Comunque anche a me piace James, glielo vedo benissimo nel suo ruolo.

 

- stellalilly: Lo so che sono stata un po’ crudele, ma l’ho fatto per lasciare un po’ di suspance e poi volevo che il capitolo in qui Bella confessava il suo amore a Edward fosse raccontato da lei stessa.

 

- arual93: Si Bella è tornata in parte quella di un tempo. Sa quello che vuole adesso e farà in modo di ottenerlo e come vedi c’è riuscita. Come vedi la riconciliazione c’è stata.

 

- Lully Cullen: Spero che il seguito ti piacerà.

 

- nefertiry85: Come vedi te l’ho dedicato il capitolo. Aspettavo questo per dedicartelo che secondo me è uno dei più belli e uno di quelli a cui tengo di più. Quanto alla parola che dicevi ne abbiamo parlato ieri su msn è ti ho detto che non la userò più, qui te lo ribadisco. Grazie ancora per i tuoi appunti sul basket. Spero che questo capitolo ti piacerà.

 

- marymary92: Sono contenta che ti sia piaciuta la scena tra Bella e Jessica. Comunque come vedi Edward ieri non ho proprio potuto, ma non ti ho fatto aspettare troppo.

 

- serve: Lo so che sono stata cattiva, ma volevo lasciarvi in suspance e poi volevo che fosse Bella a raccontare il capitolo in cui si dichiara. Quanto al fatto che ho detto “ti è chiaro l’italiano” è stata una svista, infatti in questo capitolo ho corretto. Mi fa piacere che Jessica ti sta sulle scatole anche perché mi sta sulle scatole anche a me. Penso si sia notato.

 

- ross_ana: L’idea di buttare Jessica nel cassonetto insieme alla felpa mi attira parecchio. Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

 

- Mapi: Il capitolo era pronto, ma non sono riuscita a posarlo ieri. Ho avuto delle cose da fare. Sono contenta che la storia ti piaccia e spero che continuerà a piacerti.

 

- _zafry_: Lo so che ho mollato sul più bello, ma l’ho fatto apposto. Un po’ di suspance ci vuole sempre.

 

- soletta: Beh diciamo che non gli ho fatto dare solo un bacino, ma molto di più. Spero che il capitolo ti sia piaciuto.

 

- bo-19: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che ti sia piaciuto anche questo.

 

- TanyaCullen: L’ho fatto apposta a farlo finire proprio in quel momento. Sono stata un po’ cattivella. Comunque il mio intento era che fosse Bella a raccontare il capitolo in cui si dichiara. Comunque si, sta tranquilla che almeno per un po’ la continuerò, ho già un paio di idee, spero che ti piaceranno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: In effetti Jessica è parecchio fastidiosa, ma Bella l’ha sistemata come si deve. Come vedi il ritorno di Bella si è concluso al meglio.

 

- astrea87: Ieri non ho potuto postare, quindi ti toccherà leggerlo sabato questo capitolo. Diciamo che al fatto di picchiare Jessica c’ho pensato, ma poi mi sono detta che era meglio non farlo, non in quella situazione almeno. Non volevo rovinare ciò che sarebbe successo dopo.  

 

- _la sua bella_: Ho postato il prima che ho potuto. Spero che il capitolo ti piaccia.

 

- mamarty: Anch’io adoro Bella quando fa così, anche perché negli ultimi capitoli era troppo spenta, sembrava un automa.

 

- twilight4ever: Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che sia stato come speravi. Comunque si, mi piace un casino One Tree Hill. E’ uno dei miei telefilm preferiti. Da cosa si capisce?

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 43
*** Organizzare una sorpresa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

 

 

CAPITOLO 43

ORGANIZZARE UNA SORPRESA

 

 

POV EDWARD

Ancora stentavo a credere a quello che era successo nel giro di un pomeriggio, un pomeriggio che mi avrebbe cambiato la vita per sempre. Bella era venuta da me, facendosi migliaia di chilometri per venirmi a dire che era innamorata di me. Forse, era stato solo un sogno, forse, avevo desiderato talmente tanto che questo succedesse, che alla fine la mia mente mi aveva giocato un brutto scherzo. Ma possibile che mi fossi immaginato tutto? Possibile che mi fossi immaginato la dichiarazione di Bella, i suoi baci, le sue carezze, la sua scenata di gelosia, i suoi “ti amo”, il suo corpo unito al mio come se fosse uno solo? No, non potevo aver sognato tutto, io l’avevo sentita, l’avevo sentita finalmente mia e questo non poteva essere tutto frutto della mia immaginazione. Nonostante questa mia piccola convinzione, avevo paura ad aprire gli occhi, perché aprirli mi avrebbe potuto rendere la persona più felice del mondo, oppure la più infelice del mondo, eppure dovevo farlo, dovevo scoprire se era tutto vero. Lentamente li aprì e quando riuscì a mettere a fuoco tutta la stanza vidi una testa appoggiata al mio petto, erano dei capelli castano ramati che profumavano di fragola, i suoi capelli, il suo profumo. Non mi ero sognato niente, era tutto vero. Io e lei, c’eravamo solo io e lei, la mia Bella, la persona che amavo sopra ogni cosa, la persona per cui avrei dato anche la mia vita. La amavo, la amavo in un modo talmente profondo che non riuscivo nemmeno a spiegare quanto, sapevo solo che lei era tutta la mia vita. Mi sistemai meglio sollevandomi leggiarmente e appoggiando la schiena nella testata del letto e poi sistemai la sua testa sopra le mie gambe facendo attenzione a non svegliarla. Gli diedi un bacio sulla fronte e poi mi misi ad osservarla, ad osservare ogni più piccolo particolare di lei, tutto ciò che per un mese e mezzo non ero riuscito a vedere, non avevo potuto vedere. La sentivo legata a me indissolubilmente e nessuno avrebbe mai più potuto sciogliere questo legame, non lo avrei permesso, perché adesso che ero andato in paradiso non potevo più tornare all’inferno. Quando vedi e hai qualcosa di troppo bello, non puoi più farne a meno, non puoi più tornare indietro e io non volevo e non potevo tornare indietro. Avrei fatto qualunque cosa per lei, per meritarmela, per renderla felice ogni giorno della mia vita. All’improvviso mi venne in mente una cosa e mi stupì io stesso dei miei pensieri. Io non ero mai stato un tipo romantico, ma con lei era tutto diverso e la sorpresa che gli avevo fatto tempo prima, quella di fargli trovare tutta la sua stanza piena di rose blu ne era la dimostrazione. Per lei ero diventato un romanticone, per lei ero diventato un’altra persona, o, forse, semplicemente, per lei, ero tornato ad essere me stesso, era uscita fuori quella parte di me che io avevo cercato di tenere nascosta per tanto, troppo tempo. Lei mi aveva reso migliore e gliene sarei stato grato per sempre. Ripensai all’idea che mi era appena venuta in mente e mi sembrò davvero una bellissima idea, ma dovevo sbrigarmi, dovevo fare tutto prima che lei potesse svegliarsi, altrimenti addio sorpresa. Delicatamente tolsi la tua testa e le sue braccia che mi stringevano da sopra di me e li appoggiai sul letto, poi mi alzai, presi il cellulare e andai di là. Composi il numero e feci partire la chiamata. Al quarto squillo una voce rispose dall’altro capo del telefono.

- Ciao figliolo, come va? – mi chiese mio padre.

- Non potrebbe andare meglio. Sono felicissimo – gli dissi euforico.

- Immagino quindi che Bella sia già arrivata a destinazione – mi disse lui sorridendo.

- Si certo, solo lei poteva rendermi così felice – gli dissi.

- Sono proprio contento. Finalmente tutti e tre siete sistemati. Io e mamma non ne potevamo più di vederti in quel modo, e nemmeno a Bella, non hai idea di quanto abbia sofferto in questo periodo. Immagina che pensava che tu, già, l’avessi dimenticata – mi disse lui.

- E come avrei potuto? La amo sopra ogni cosa. Comunque l’importante che si sia risolto tutto. Adesso ho bisogno di un favore – gli dissi.

- Tutto quello che vuoi – mi disse papà.

- Mi serve il tuo jet – gli dissi.

- E dove sta il problema? – mi chiese lui sorridendo.

- Da nessuna parte, volevo solo essere sicuro che non ti servisse – gli dissi io.

- Tranquillo. Dammi il tempo di sistemare una cosa e te lo mando. Comunque dove devi andare? – mi chiese lui curioso.

- Lo saprai poi. La prima a saperlo voglio che sia Bella – gli dissi sperando che non facesse più domande.

- Ok, come vuoi. Tanto sono sicuro che anche insistendo non me lo diresti. Vorrà dire che lo saprò in seguito. Comunque cerco di mandartelo il prima possibile – mi disse.

- Grazie mille. Saluta la mamma e mandagli un bacio, ma soprattutto tranquillizzala, digli che adesso va tutto benissimo – gli dissi io prima di chiudere la conversazione.

Il primo passo era fatto, adesso dovevo passare alla fase due del mio paino e per farlo avevo bisogno dei ragazzi. Composi il numero di Alice e feci partire la chiamata.

- Fratellino com’è? – mi chiese Jasper dall’altro capo del telefono.

- Metti il vivavoce e chiama gli altri. Vi devo parlare – gli dissi io.

- Subito – mi disse lui.

Sentì Jasper svegliare Alice e poi chiamare Emmett e Rose gridando.

- Se smetti di gridare, forse, riesco a salvare il mio timpano – gli dissi.

- Sei molto sarcastico. Ti trovo meglio, a cosa devo questo cambio d’umore? – mi disse lui sorridendo.

- Molto spiritoso. Ci siete tutti? – gli chiesi.

- Aspetta – disse lui e poi sentì il rumore di un pulsante.

Sicuramente doveva aver inserito il vivavoce e ne ebbi la conferma quando sentì la voce squillante di Alice.

- Hey fratellino come va? – mi chiese lei.

- Apposto – mi limitai a dire io.

Volevo vedere cosa dicevano.

- Apposto bene o apposto male? – mi chiese Emmett, mentre Rose fece un’imprecazione.

Ecco adesso c’erano tutti. Perfetto.

- Apposto bene – gli dissi.

- Quindi lo scricciolo è già arrivato? – mi disse lui.

- Che c’entra Bella? – gli dissi io facendo finta di non sapere nulla.

- Sei un cretino – lo rimproverò Rose.

- Mi spiegate che succede? Cosa c’entra Bella? E poi venire qui per fare cosa? – gli chiesi io facendo finta di cadere dalle nuvole.

- Niente, tuo fratello è solo cretino. Bella non c’entra nulla – mi disse Rose.

- Mi è scappato, c’è bisogno di darmi del cretino? – gli disse Emmett.

- Dopo quello che hai detto si. Se Bella non fosse già venuta mi avresti rovinato la sorpresa. Se questo non è essere cretini allora dimmi tu cosa lo è – gli dissi io scoppiando a ridere.

- Mi hai fatto dare del cretino senza motivo. Me la paghi questa – mi disse Emmett ridendo anche lui seguito dagli altri.

- Quindi già avete parlato? – mi chiese Rose.

- Si certo. Abbiamo chiarito tutto – gli dissi io.

- Solo chiarito? O avete pure giocato a metterla dentro? – ci chiese Emmett ridendo.

Era sempre il solito, pronto sempre a fare battutine. Non se ne lasciava mai scappare una, ma lo preferivo decisamente così. Nell’ultimo periodo non l’avevo più sentito fare battutine, ma era sempre serio e la serietà era una qualità che ben poco collimava con il carattere di Emmett.

- Entrambe le cose – gli dissi ridendo mentre anche gli altri lo fecero.

- E dov’è adesso Bella? – mi chiese Jasper.

- Dorme – gli dissi io.

- E perché non la svegli e c’è la fai salutare? – mi chiese Alice.

- Perché devo fare una cosa e mi serve che lei non veda e non senta. Ho bisogno di un favore, soprattutto da Alice e Rose – dissi io.

- Una sorpresa a Bella? – chiese Rose.

- Questo sarebbe il mio intento – dissi io.

- Dicci, siamo tutte orecchie, ma soprattutto siamo a tua completa disposizione – mi disse Alice.

- Dovete preparare due valigie, una per me e una per Bella. Mettete qualcosa di comodo e sportivo per tutte e due, ma mettete anche un vestito elegante per Bella e uno per me, anche se con il mio non esagerate. Sapete qual è il mio massimo di eleganza. Questo dovete farlo nel giro, al massimo, di sue ore, poi dovete prendere le due valigie e  metterle sul jet di mio padre, che lui mi manderà fra un paio d’ore. E’ tutto chiaro? – chiesi.

- Si certo, ma voi hai intenzione di portarla? – chiese Jasper.

- Quando lo saprà lei lo saprete pure voi. E’ una sorpresa e voglio che sia lei a saperlo per prima – gli dissi.

- No, non vale. Io lo voglio sapere adesso. Sono troppo curiosa, anche perché qualcosa mi dice che questa sorpresa mi piacerà un sacco – mi disse Alice, mentre anche Rose annuì.

- Non ve lo dirò, quindi smettetela di cercare di convincermi perché non caverete un ragno dal buco – gli dissi io.

- Sei proprio perfido – mi disse Emmett.

- Lo so – gli dissi.

- C’è una cosa che non mi torna. Se tu lì c’è li hai i tuoi vestiti, perché dobbiamo mandarteli noi? Capisco per quello più elegante, ma il resto? – mi chiese Alice.

- Se preparo la valigia Bella se ne accorgerà, invece, non deve capire nulla. Voglio che si renda conto che siamo partiti quando non sarà più sulla terra ferma – gli dissi io.

- Mio fratello è troppo intelligente – mi disse Emmett.

- A differenza tua – lo rimproverò Rose ridendo.

Era davvero fantastico quando si punzecchiavano così, anche perché dietro tutte quelle battutine c’era un grande amore.

- Adesso devo chiudere. Ho un’altra cosa da fare prima che Bella si svegli. Mi raccomando muovetevi e avvisate papà di non mandare il jet se prima a bordo non ci sono le valigie – gli dissi.

- Ok, siamo felici che tutto si sia risolto, finalmente. Vi vogliamo bene, bacio – mi disse Rose prima che io chiudessi la telefonata.

Andai nella mia stanza e posai il cellulare sul comodino notando che ancora Bella dormiva, poi mi sedetti alla scrivania e accesi il computer. Cercai un sito dove prenotare una stanza dall’albergo e dopo aver guardato le foto di vari hotel, scelsi una suite nell’hotel “Le Bristol”, che a quanto pareva era uno dei migliori hotel della città e uno dei migliori che ispirava riserbo e romanticismo, proprio quello di cui avevo bisogno io. Quando terminai chiamai il coach dicendo che per un paio di giorni sarei mancato agli allenamenti a causa di una partenza improvvisa, senza accennargli, però, il mio desiderio di abbandonare la squadra. Del resto, ormai, non aveva più senso stare a Jacksonville, nonostante io amassi quella squadra e soprattutto il basket, ma adesso c’era qualcosa, o meglio, qualcuno che amavo più di tutto, qualcuno che in quel momento stava dormendo sul mio letto, la mia Bella. Comunque adesso dovevo pensare ad altro, alla squadra c’avrei pensato in seguito. Mi sdrai di nuovo sul mio letto e sistemai la testa di Bella sul mio petto, nella stessa posizione di quando  mi ero svegliato. Gli baciai nuovamente la fronte e poi tornai ad osservarla, beandomi delle sue braccia che mi circondavano, che mi tenevano stretto come per non farmi scappare. Dopo qualche minuto la vidi mugugnare e pochi secondi dopo aprire gli occhi e sorridermi di un sorriso che solo lei era capace di fare. In quel momento solo di una cosa mi resi conto, nessuno l’avrebbe mai amata come la amavo io, nessuno avrebbe potuto adorarla in quel modo, nessuno si sarebbe mai accorto di tutti i suoi movimenti, di tutti i suoi gesti, di tutti i suoi sorrisi, di tutte le sue espressioni. Nessuno l’avrebbe vista per quello che realmente era, nessuno l’avrebbe capita sul serio, nessuno l’avrebbe rispettata per come lei si meritava, nessuno si sarebbe divertito nel vedergli fare i suoi dolci capricci. Solo io avrei potuta amarla così tanto, solo io avrei amato ogni singola cosa di lei, le sue mani, i suoi occhi, la sua bocca, il suo naso, i suoi capelli, il suo profumo, il suo sorriso, tutto di lei, solo io sarei stato capace di amarla come lei si meritava di essere amata, totalmente e incondizionatamente.

- Buongiorno amore mio – mi disse lei dandomi un bacio a fior di labbra.

- Buon giorno vita mia – gli dissi io sorridendogli.

- E’ bello sentirsi chiamata così da te. Avevo paura di aprire gli occhi e rendermi conto che era solo un sogno – mi disse lei.

- Anch’io ho avuto questa paura, ma non è un sogno, è la realtà, una realtà che supera di gran lunga la fantasia – gli dissi io.

- Ti amo – mi disse lei.

- Ti amo anch’io – gli dissi baciandola con passione.

E ci trovammo così a fare di nuovo l’amore, come se entrambi avessimo bisogno di questo per capire quanto in realtà ci appartenessimo, come in realtà io e lei fossimo destinati a stare insieme, come noi due fossimo una cosa sola, ora, sempre e per sempre. Solo allora mi resi conto di cosa era davvero la felicità, di cosa significava davvero essere innamorati. Quando ti innamori e sei ricambiato, non c’è niente di meglio al mondo, tutto si annulla, tutto viene sostituito da quell’amore e questo era quello che stava succedendo a me. Quando finimmo di fare l’amore restammo ancora a letto per un po’ a coccolarci, fino a quando lo stomaco di Bella reclamò la nostra attenzione, aveva iniziato a brontolare.

- Mi sa che non possiamo restare tutto il giorno a letto, c’è qualcuno che ci reclama – gli dissi io riferendomi al suo stomaco.

- In effetti ho un po’ di fame – mi disse lei.

- Anch’io. Alziamoci e andiamo a fare colazione – gli dissi prima di stampargli un altro bacio.

Più stavo con lei e più mi rendevo conto di amarla alla follia.

- Tu usa il mio bagno che io vado in quello di James. Ti porto a fare colazione al bar. Fanno un frappé che è la fine del mondo. Dopo che lo assaggi non vorrai più tornare a Phoenix – gli dissi.

- Correrò il rischio. E poi chi l’ha detto che voglio tornare a Phoenix? Io voglio stare dove stai tu, sei tu la mia casa, adesso – mi disse lei dandomi un bacio a fior di labbra e sparendo nel bagno.

Io mi diressi nella stanza di James e usai il bagno che c’era in camera sua. Mi feci una doccia gelata, considerando che c’era piuttosto caldo e poi, ancora in accappatoio tornai in camera mia e mi vestì. Bella era ancora in bagno e ci sentiva l’acqua della doccia scorrere ancora, probabilmente ci avrebbe messo un’ora prima di essere pronta, come al solito del resto, così decisi di scendere giù e guardare la tv. Nemmeno il tempo di accendere la tv, sentì il cellulare squillare, mi era arrivato un messaggio. Controllai chi fosse il mittente e vidi che era Emmett. Lo lessi subito. “Per le valigie è tutto risolto. Le abbiamo sistemate nel jet ed è già partito da un pezzo, quindi starà per arrivare. Il pilota ha detto che vi aspetta alla pista dove ha atterrato quando ti ha accompagnato. Aspetta un po’ e poi vai. Divertitevi” . Gli risposi subito: “Grazie mille. Ringrazia anche papà da parte mia. Ci sentiamo più tardi”. Posai il cellulare in tasca e inizia a guardare la tv. Dopo circa tre quarti d’ora due braccia mi cinsero il collo e due labbra si appoggiarono alla mia guancia. La mia piccola era pronta. Mi voltai e gli stampai un bacio, questa volta sulle labbra e poi spenta la tv, mi alzai e prendendola per mano salimmo in macchina in direzione bar. Notai che ovviamente era vestita come il giorno prima, considerando che pazza com’era non si era portata nemmeno un bagaglio.

- Dobbiamo andare a comprare qualcosa, oggi mi sono dovuta vestire come ieri – disse lei sbuffando.

- Sei bellissima comunque – gli dissi io.

- Questo non c’entra. Non sopporto indossare le stesse cose due giorni di fila, soprattutto adesso che c’è sto caldo – mi disse lei.

- C’hai ragione. Andiamo a fare colazione, poi ti porto in un posto e poi andiamo a fare tutti gli acquisti che vuoi, ok? – gli dissi.

- Non possiamo prima andare a comprare qualcosa e poi portarmi dove vuoi? – mi chiese.

- No, non possiamo. Dopo andremo dove vuoi tu, ma prima ti devo portare da una parte – gli dissi io sorridendogli sghembo.

- Non vale. Se mi sorridi così è naturale che alla fine faccio quello che vuoi tu – mi disse lei facendo finta di mettere il broncio.

- In amore e in guerra tutto è lecito – gli dissi io sorridendogli.

- C’hai ragione. Comunque dove mi porti? – mi chiese curiosa.

- Non te lo dirò mai, quindi inutile chiedere – gli dissi.

- Ti prego, ti prego, ti prego – mi disse lei facendomi gli occhi da bambina, considerato che sapeva che non riuscivo mai a dirgli di no quando mi guardava in quel modo.

In un’altra circostanza avrei ceduto, ma adesso non potevo farlo.

- E’ una sorpresa. Lo scoprirai da sola – gli dissi.

- Non puoi farmi questo. Lo sai quanto sono curiosa – mi disse.

- Stavolta dovrai resistere – gli dissi io sorridendo.

- Sei diabolico. Ti prego, un piccolo indizio – mi disse lei facendomi di nuovo gli occhi da cucciolo.

- No, no e no. Smettila di guardarmi così, tanto non caverai un ragno dal buco – gli dissi io posteggiando la macchina.

- Sei crudele. Dovrai farti perdonare – mi disse lei mentre io gli diedi un bacio a fior di labbra.

- Va meglio? – gli chiesi.

- No, direi che ti devi impegnare di più – mi disse sorridendo.

Mi avvicinai di nuovo e gli diedi un altro bacio, questa volta passionale permettendo alle nostre lingue di giocare tra loro.

- Perdonato? – gli chiesi quando mi staccai.

- Decisamente si – mi disse sorridendomi e dandomi un bacio a fior di labbra.

Scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo al bar, sedendoci una volta arrivati in un tavolino all’aperto. Dopo qualche minuto venne una cameriera ad ordinare, la solita da quando andavo in quel posto. Adoravo quel bar, era tutto buonissimo, ma quella ragazza la tolleravo poco, era sempre così appiccicosa e non mi piaceva per niente. Si era presa già un sacco di confidenza, senza che nessuno gliel’aveva mai data e questo mi infastidiva parecchio, sperai solo che vedendomi con una ragazza si sarebbe contenuta dai suoi soliti commenti sfacciati.

- Hey Edward, come te la passi? – mi disse lei mentre Bella la stava fulminando con lo sguardo.

Se non fosse stato per i frappé migliore della città che facevano sarei andato in un altro bar.

- Tutto ok. Io voglio un frappè al cocco, tu amore? – chiesi a Bella.

Notai che la ragazza mi lanciò uno sguardo a dir poco allibito, di certo non si aspettava che fosse la mia ragazza, ma ero convinto che questo non avrebbe fermato i suoi commenti.

- Uno anche per me – disse Bella guardando o meglio trucidando con lo sguardo la cameriera.

- Benissimo. Te li porto subito – mi disse la ragazza rivolgendosi solo a me e allontanandosi.

- Fammi capire, devo bisticciarmi con tutti in questa città? – mi chiese Bella.

- Che vuoi dire? – gli chiesi.

- Che voglio dire? Voglio dire che quella lì ti stava spogliando con gli occhi. Non c’è ritegno, lo fanno anche davanti a me che sono la tua ragazza – mi disse lei.

- Suona bene – gli dissi.

- Cosa? – mi domandò.

- Tu hai detto “davanti a me che sono la tua ragazza”. Suona benissimo. Ancora faccio fatica a crederci – gli dissi.

- Invece, ci devi credere perché è così e farebbero meglio a crederci tutti qui, perché non mi va di passare per “Jack lo squartatore” – mi disse lei sorridendo.

Scoppia a ridere vedendo la sua espressione, poi mi avvicinai a lei e gli diedi un bacio con tutto l’amore che avevo dentro. Restammo a baciarci fino a quando la cameriera non tornò schiarendosi la voce per farci notare la sua presenza, a quel punto ci staccammo.

- Ecco i vostri frappè – ci disse lei.

- Grazie – mi limitai a dire.

- Dovresti fare attenzione – mi disse la ragazza.

- A cosa? – chiesi non capendo a cosa si riferisse.

- I giornalisti non aspettano altro che coglierti sul fatto. Dovresti fare attenzione ad avere questi atteggiamenti in pubblico, considerato che qui vengono spesso dato che sanno che tu e i ragazzi della squadra venite sempre – mi disse lei, mentre io non potei fare a meno di sorridere.

- Non vedo perché questi dovrebbero essere tuoi problemi. Sei pagata per fare la cameriera non per dare consigli agli altri. Adesso se non ti dispiace torna a lavoro che noi dobbiamo continuare da dove ci hai interrotti – gli disse Bella anticipandomi.

Non mi interessava nulla se i giornalisti mi avrebbero visto, ne tanto meno se mi avessero fotografato. Io e Bella stavamo insieme e ci amavamo, potevano fare ciò che volevano se ci vedevano. Se era loro desiderio fotografarci problemi loro, di certo non mi sarei preoccupato. Tanto sarebbe stata l’unica donna con cui mi avrebbero visto da ora in poi. Notai che la cameriera guardava Bella con occhi di fuoco, misti a occhi verdi d’invidia. Probabilmente avrebbe voluto essere al suo posto. Mi venne da sorridere. Nessuno avrebbe potuto sostituire Bella mai e poi mai.

- La mia era solo una costatazione considerando che Edward è un amico – disse la ragazza.

Un amico? E da quando? Io non ne sapevo niente. Non ricordavo nemmeno come si chiamasse ed eravamo amici? La gente era proprio strana.

- Appunto, è un tuo amico, non il tuo ragazzo, quindi fa quello che vuole – gli disse Bella.

- Non capisco perché stai reagendo così. Non ho detto nulla di male e poi tu chi cavolo sei? – gli disse la ragazza.

- Non sto reagendo in nessun modo, ti sto solo facendo notare che Edward è già grande abbastanza per decidere da solo cosa è meglio per lui. Comunque io sono la sua ragazza, quindi mi permetto di dire quello che voglio – gli disse Bella.

Ok, era ora di intervenire. Non credevo che Bella potesse essere tanto gelosa.

- Ok, basta così. Grazie per i frappè, puoi andare – dissi io alla cameriera, la quale dal mio sguardo capì che era meglio sloggiare e così fece.

- Ma tu vedi a questa – mi disse Bella quando la ragazza si allontanò.

- Non ti facevo tanto gelosa – gli dissi io.

- Nemmeno io a dire il vero – mi disse lei.

- Comunque te lo ripeto. Non hai motivo di essere gelosa, per me esisti solo tu – gli dissi io.

- Me lo auguro – mi disse lei dandomi un bacio a fior di labbra per poi prendere a mangiarsi il frappè.

Io feci la stessa cosa ed era davvero buonissimo, come sempre del resto.

- Cavolo è buono davvero – mi disse Bella.

- Te l’avevo detto – gli dissi continuando a mangiare.

Restammo al bar un bel po’, poi io andai a pagare e insieme salimmo in macchina. Adesso iniziava la mia sorpresa.

- Amore adesso ti devo portare da una parte, ma ti devo mettere questa – gli dissi facendogli vedere una benda.

- E cosa dovrei farci? – mi disse.

- Non devi vedere dove ti porto. E’ una sorpresa – gli dissi io.

- Ok, ma non vuoi proprio darmi nemmeno un indizio? – mi chiese.

- No, niente di niente – gli dissi mettendogli la benda negli occhi e accertandomi che non vedesse nulla.

Misi in moto la macchina e partì per dirigermi alla pista dove avremmo trovato il jet. Bella continuò a farmi domande per tutto il viaggio, sperando che alla fine sarebbe riuscita a convincermi a parlare, ma si sbagliava. Non gli avrei detto nulla, si sarebbe resa conto di dove la stavo portando solo quando saremmo arrivati. Continuò a lamentarsi fino a quando arrivammo, poi si arresa, comprendendo, finalmente, che non avrebbe cavato un ragno dal buco. Quando arrivammo alla pista, posteggia la macchina e invia un messaggio a James dicendogli di venire a prendersi la mia Aston Martin e di portarla a casa. Non gli diedi troppe spiegazioni, gli dissi solo che più tardi gli avrei chiamato per spiegargli la situazione. Scesi dalla macchina e andai ad aprire lo sportello di Bella aiutandola a scendere.

- Adesso devi fare quello che ti dico, ok? – gli dissi.

- Ho un’altra scelta? – mi chiese lei sorridendomi.

- Direi proprio di no – gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra.

La presi per mano e la feci camminare fino ad arrivare alla scaletta che ci avrebbe permesso di salire sul jet.

- Adesso ci sono dei gradini. Stai attenta, affidati a me – gli dissi io.

- Amo affidarmi a te – mi disse lei sorridendomi.

Con un po’ di sforzo riuscimmo a salire entrambi senza che lei si facesse male e, una volta, saliti sul jet la feci sedere su una poltroncina.

- Aspettami seduta qui e non ti muovere, ma soprattutto non sbirciare – gli dissi.

- Dove vai tu? – mi chiese stupita.

- Mi allontano solo un attimo. Torno subito – gli dissi allontanandomi e dirigendomi nella postazione piloti.

Avvisai il pilota che poteva partire e mi informai di quanto tempo ci volessero per raggiungere il luogo di destinazione, scoprendo che servivano otto ore e mezzo. Saremmo arrivati in serata. Con la fretta non avevo previsto che ci volesse tutto questo tempo, adesso come glielo spiegavo a Bella che doveva tenersi quella benda fino alla sera? Mannaggia a me e al fatto che non ci avessi pensato prima. Dissi al pilota di scendere le valigie e di portarle all’hotel che avevo prenotato, una volta raggiunta la nostra meta, poi tornai da Bella. La trovai ferma nella stessa posizione. Quanto era bella. Per non fargli sentire il rumore del jet, almeno alla partenza, gli misi le cuffie all’orecchie con la musica a tutto volume e lei quasi saltò in aria quando sentì le note rimbombargli nelle orecchie. Mi sedetti nella poltroncina di fronte la sua e, poi, la feci sedere sopra di me, baciandola con passione. Lei non mi chiese niente, ma si lasciò andare a quelle effusioni tra di noi. Dopo minuti interminabili ci staccammo e quando mi resi conto che potevo porglieli le cuffie lo feci.

- Posso capire il perché di tutto questo? – mi chiese curiosa.

- Capirai tutto più in là – gli dissi io mentre lei era ancora avvinghiata a me.

- Ma non siamo arrivati? – mi chiese sorpresa.

- Non ancora – gli dissi.

- Ma prima avevi detto si – mi disse.

- Eravamo arrivati da una parte, ma quella parte non era il posto dove ti devo portare io – gli dissi.

- Quanto è complicata questa storia. Comunque manca molto? – mi chiese.

- Direi un paio d’ore – gli dissi cercando di minimizzare il fatto che c’avremmo impiegato tutto il pomeriggio ad arrivare.

- E io dovrei restare un paio d’ore con questa cosa negli occhi? – mi chiese sbuffando.

- Direi di si – gli dissi.

- Ho bisogno di guardarti per capire che non sto sognando – mi disse lei.

- Io conosco un altro modo per farti capire che non stai sognando – gli dissi malizioso.

- Ah si? Non riesco a immaginare quale possa essere – mi disse maliziosa anche lei.

Avvicinai le mie labbra alle sue e la bacia con passione. Restammo a coccolarci per tanto tempo, poi lei riprese a fare le sue domande. Era davvero curiosa, ma questo era un aspetto di lei che conoscevo benissimo.

- Posso capire dove stiamo andando se non ci stiamo muovendo? – mi disse lei.

- Potresti smetterla di fare domande? Tanto non ti dico assolutamente niente – gli dissi dandogli un altro bacio.

Quello era l’unico modo per tappargli la bocca, per non fargli fare domande. Certo la cosa era più che gradita per me, quindi facevo l’utile e il dilettevole. Dopo un po’ ci staccammo, ma lei rimase in braccio a me stretta tra le mie braccia con la testa appoggiata al mio petto e iniziammo a parlare. Mi raccontò di quello che era successo nell’ultimo mese e mezzo, di come si era accorta che mi amava, di come aveva lasciato Lucas, di quello che gli aveva detto lui, del fatto che pensava che io non la volessi più. Mi raccontò tutto, proprio tutto e poi io feci lo stesso con lei, raccontandogli l’ultimo mese e mezzo, il mese e mezzo più brutto di tutta la mia vita. Poco dopo si addormentò tra le mie braccia e io la guardai per tutto il tempo, sperando che il sonno gli durasse per un altro paio d’ore in modo che non si accorgesse del tempo che passava. Per mia fortuna fu così e lei non si accorse neppure del rumore del jet che atterrava. Quando il motore venne spento la svegliai e dopo averle dato un bacio scendemmo, aiutandola a scendere dal jet.

- Ti prego dimmi che siamo arrivati – mi disse lei.

- Un altro piccolo sforzo. Aspettami qui e non muoverti – gli dissi.

- Di nuovo? – mi chiese sbuffando.

- Torno subito, promesso – gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra e allontanandomi.

Chiamai un taxi che si fermò subito e gli chiesi di portarmi nell’albergo dove avevo prenotato, ma gli dissi che non doveva aprire bocca per tutto il tragitto. Non doveva fare nessuna domanda. L’uomo si stupì di questo, ma acconsentì. Gli dissi di aspettarmi un attimo e andai a prendere Bella aiutandola a salire in macchina. La strinsi a me e ci coccolammo per tutto il tragitto, che durò solo pochi minuti. In poco tempo, infatti, arrivammo a destinazione e dopo aver aiutato Bella a scendere, pagai abbondantemente il taxista ringraziandolo per la discrezione cercando di non farmi sentire dalla mia ragazza.

- Siamo arrivati? – mi chiese lei.

- In teoria si, ma in pratica no – gli dissi.

- Questo significa che? – mi chiese.

- Che adesso dobbiamo fare una cosa e poi ti porto dove ti ho detto – gli dissi.

- Io non ci sto capendo niente. So solo che ha un sacco di tempo che sono bendata e non vedo un fico secco – mi disse lei.

- Meglio così se non stai capendo. Adesso ti metto le cuffie e tu ti affidi a me – gli dissi.

- Sei così misterioso – mi disse lei sorridendomi.

Io gli diedi un bacio a fior di labbra, poi gli misi le cuffie e la aiutai ad entrare dentro. La feci sedere su un divano dell’hall dell’albergo e mi diressi verso la reception dove trovai un uomo sulla cinquantina che mi accolse.

- Buonasera, benvenuto all’hotel “Le Bristol”. In cosa posso esserle utile? – mi disse l’uomo.

- Ho prenotato stamattina una suite via internet – gli dissi.

- A nome? – mi chiese lui gentilmente.

- Cullen – gli dissi.

Lo vidi controllare qualcosa al computer e subito dopo mi guardò sorridendomi di nuovo e facendomi un altro sorriso.

- Certo, la prenotazione è stata eseguita. Aspetti solo un attimo che la registro – mi disse l’uomo.

Gli diedi i documenti e dopo la registrazione mi restituì tutto.

- Sono arrivate pochi minuti fa due valigie a suo nome. Ci siamo permessi di portarli direttamente in stanza – mi disse l’uomo.

- Si, avete fatto benissimo. Grazie mille – gli dissi.

- Ecco la scheda della sua stanza. E’ la stanza 723 nell’ultimo piano. Buona permanenza all’hotel. Per qualsiasi cosa non esiti a chiamare – mi disse porgendomi la schedina che avrebbe fatto da chiave.

- La ringrazio – gli dissi allontanandomi.

Andai da Bella e lasciandogli le cuffie all’orecchie la feci entrare nell’ascensore che ci condusse alla nostra stanza. Entrammo e notai che la stanza era bellissima. Era molto grande, con due bagni, una specie di salottino e una camera da letto. I colori di fondo di tutta la suite erano il panna e il dorato. Una vera e proprio suite, ma la cosa più bella era che l’ambiente era davvero romantico. Andai a prendere le valigie e trovai dentro una delle due una scatola con scritto “Bella”. Capì subito che era quella con il vestito dell’amore della mia vita. Avrei dovuto ringraziare Alice e Rose che mi avevano reso il lavoro più semplice. Non la aprì perché volevo che fosse una sorpresa, ma la portai in uno dei bagni, appoggiando sopra la grande scatola un biglietto che avevo già scritto a casa. Poi, tornai da Bella e, dopo avergli tolto le cuffie dalle orecchie, gli stampai un bacio sulla bocca.

- Adesso devi fare una cosa, ma prima mi devi fare una promessa – gli dissi quando ci staccammo dal bacio.

- Tutto quello che vuoi – mi disse lei.

- Adesso ti porto da una parte e ti tolgo la benda, ma non devi guardare da nessuna parte. Devi fare solo quello che ti dico io, ok? – gli dissi.

- Ok, anche se non ci sto capendo nulla – mi disse lei.

- Ti fidi di me? – gli chiesi.

- Più della mia stessa vita – mi rispose mentre io gli stampai un bacio sulla bocca.

La portai in bagno e chiusi tutte le persiane, in modo che lei non potesse vedere niente. Accesi la luce e poi gli tolsi la benda.

- Finalmente – disse lei strizzando gli occhi per abituarli di nuovo alla luce.

- Ci voleva solo un po’ di pazienza – gli dissi io sorridendo notando la sua espressione sorpresa.

- Ma dove siamo? – mi chiese stupita.

- In un bagno direi – gli dissi.

- Questo l’avevo capito. Volevo dire cosa ci facciamo in un bagno? E soprattutto cosa ci facciamo in un bagno che è grande quanto un salone? – mi chiese.

- Io adesso me ne vado, tu, invece, ti fai una bella doccia e poi fai quello che ti ho scritto in questo bigliettino. Però mi devi promettere che non sbircerai fuori dalla finestra, ne tanto meno fuori da questo bagno. Qui hai tutto quello che ti serve al momento – gli dissi.

- Non tutto – mi disse lei.

- Cioè? – gli chiesi stupito.

- Mi servi tu, ma hai detto che tu adesso te ne vai – mi disse.

- Ma torno presto e poi non ti lascio più – gli dissi.

- Posso capire perché tutto questo mistero? Ormai dimmi cosa hai escogitato – mi disse lei.

- Quale parte di “è una sorpresa” non ti è chiara? – gli chiesi.

- Ho capito. Colpita e affondata – mi disse lei.

- Non ti ho sentito ancora promettere – gli dissi.

- Promettere cosa? – mi disse lei facendo finta di non capire.

- Lo sai benissimo – gli dissi.

- Giuro solennemente che non guarderò fuori dalla finestra e nemmeno fuori da questo bagno, va bene così? – mi chiese.

- Non sto scherzando, dico sul serio – gli dissi.

- Anch’io. Te lo prometto. Ti fidi di me? – mi chiese lei.

- Dovrei? – gli chiesi sorridendo.

- Fuori di qui, subito – mi disse lei sbuffando.

- E dai stavo scherzando. Mi fido di te più di quanto mi fidi di me stesso – gli dissi avvicinandola a me e dandogli un bacio a fior di labbra.

- Ti amo da morire – mi disse lei una volta che si staccò dal bacio.

- Io ti amo di più – gli dissi.

- Questo è tutto da vedere – mi disse lei baciandomi di nuovo.

- Adesso devo andare. Devo fare una cosa, tu mi raccomando, non metterci una vita – gli dissi.

- Lo sai che ci metterò una vita – mi disse sorridendo.

- Lo so, ma la speranza è sempre l’ultima a morire – gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra, per poi uscire dal bagno.

La amavo da impazzire ed ero la persona più fortunata al mondo a poter stare con lei, ad essere amato da lei. Guardai l’ora era le otto e mezzo di sera. Dovevo sbrigarmi perché non solo dovevo farmi la doccia e sistemarmi anch’io, ma soprattutto dovevo risolvere una parte della sorpresa, una parte che dovevo necessariamente risolvere di persona poiché mi dovevo assicurare che tutto andasse come lo avevo previsto. Uscì dalla camera e mi diressi nella direzione prestabilita, sperando di sbrigarmi e di riuscire a prepararmi prima che Bella fosse pronta. Eppure non ero agitato perché conoscendo la mia ragazza sapevo che avevo tutto il tempo a disposizione considerando che ci avrebbe messo davvero una vita prima di essere pronta.

 

Stanza hotel:

http://img180.imageshack.us/i/stanzahotel.jpg/][img=http://img180.imageshack.us/img180/8075/stanzahotel.th.jpg

 

Bagno:

http://img202.imageshack.us/i/bagnohotel.jpg/][img=http://img202.imageshack.us/img202/2100/bagnohotel.th.jpg

 

 

 

 

 

SPOILER:

Pov Bella

- Ma sei pazzo? – gli dissi voltandomi verso di lui che fino a quel momento mi stava cingendo i fianchi con le sue braccia.

- Si, sono pazzo, sono pazzo di te – mi disse lui baciandomi a fior di labbra.

Quando mi staccai da lui, tornai ad osservare quello che si parava di fronte a me.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- sarafly: Capisco. Comunque non lo so se inserirò figli o meglio lo so, ma non ti anticipo nulla, quindi in tutti i casi non ti anticipo come si potrebbero chiamarsi. Terrò in conto quello che mi hai detto, anche perché nella mia storia forse non sarebbe appropriato, considerato il rapporto tra le ragazze e la madre. Quanto ad aggiornare la mia storia “ricordare il passato”, non so quanto aggiornerò, comunque credo nei prossimi giorni.

 

- maggycullen: Sono contenta che ti piaccia la mia storia, spero che continuerà a piacerti.

 

- LadySile: Sono contenta di averti rallegrato la giornata. Comunque ti assicuro che per un po’ saranno felici o forse lo saranno per sempre, non ho ancora deciso.

 

- stellalilly: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo possa piacerti.

 

- lillina913: Sono contenta che il monologo di Bella ti sia piaciuto, anche perché era la parte che mi interessava di più. Per la questione del basket vedrai in seguito cosa succede, non ti voglio anticipare nulla. Per il vestiario di Bella ci penserò Edward come hai potuto vedere.

 

- DivinaTheBest: Sono contenta che questa storia ti piace. Sono d’accordo con te che quella Jessica si meritava la lezione di Bella e mi fa piacere che trovi carini la mia Bella e il mio Edward insieme.

 

- TanyaCullen: Sono contenta che finalmente questi capitoli non provocano più la tua ira e sono contenta che ti piacciano. Tranquilla, per adesso, non credo di scatenare la tua ira, poi mai dire mai.

 

- flazzy cullen: Si, finalmente quei due c’è l’hanno fatta. Era proprio ora. Spero che nei panni della coppietta felice di tutti i giorni ti piaceranno.

 

- edward bella: Sono molto contenta che la mia storia ti piaccia e spero continuerà a piacerti.

 

- nanerottola: Si, infatti, era proprio ora che succedesse. Comunque ti anticipo che per adesso i ragazzi non andranno da loro, ma comunque prima o poi si troveranno a Jacksonville tutti e sei insieme. Ovviamente non ti dirò il motivo, però.

 

- bo-19: Sono contenta che le battute di Bella ti piacciano, ma soprattutto sono contenta di averti fatto felice con lo scorso capitolo. Spero che anche questo ti piacerà.

 

- gamolina: Mi fa piacere sapere che come me condividi il fatto che lo scorso capitolo sia stato uno dei migliori. Ci tenevo in modo particolare e sono contenta che ti sia piaciuto.  

 

- soletta: Sicuramente in una situazione reale, Bella o chiunque al suo posto, non si sarebbe dilungata così tanto, ma il bello delle storie e questo. Comunque ho fatto una sorta di monologo perché volevo far capire bene cosa lei provasse per Edward. Comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

 

- nefertiry85: Avevo già previsto che ti avrei dedicato quel capitolo, anche perché lo ritenevo uno dei più belli e significativi a mio avviso. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero di non deluderti con gli altri.  

 

- serve: Ti ringrazio per la statua che vuoi far costruire in mio onore, ma soprattutto mi fa piacere sapere che il capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche questo ti piacerà.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Dalla tua recensione presumo che il capitolo ti sia piaciuto e ne sono contenta. Spero di non deluderti con i prossimi.

 

- BlackDeath90: Tranquilla se non puoi commentare sempre. Mi basta sapere che leggi la mia storia e che ti piace. Grazie di tutti i complimenti che fai alla storia, ne sono felice.

 

- kawaiireby: In che senso l’ultimo pezzo sembra Fabio De Luigi? Non ho capito cosa vuoi dire. Comunque sono felice che il capitolo ti sia piaciuto.

 

- twilight4ever: Sono contenta che il discorso di Bella ti sia piaciuto, anche perché era la parte a cui tenevo di più. Comunque si, io vado pazza per One Tree Hill e lo dimostra il fatto che ho messo nella storia molto elementi in comune con il telefilm, soprattutto per quanta riguarda luoghi e personaggi, quindi la tua intuizione è stata giustissima.

 

- ledyang: Sono felice che ti sia piaciuto. Spero che hai gradito anche questo.

 

- ross_ana: Mi fa davvero piacere sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Come hai detto tu, finalmente, hanno chiarito e tutto sembra essersi risolto. Quanto alle amiche di Jessica condivido con te…tutte nel cassonetto.

 

- moni: Si, hai pienamente ragione. Dichiararsi ed essere ricambiati e la cosa più bella che potrebbe succedere. Sono contenta di averti fatto provare delle emozioni con il vecchio capitolo e soprattutto sono contenta di essere riuscita a far capire il cambio d’atmosfera di prima rispetto ad adesso.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- la sua bella: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Spero che lo stesso avvenga per i prossimi.

 

- SignoraCullan: Sono contenta che hai scoperto la mia storia e che ti sia piaciuta. Comunque si, continuerò la storia anche se prenderà una piega diversa. Spero che continuerà a piacerti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- eMiLy BlOoD: Finalmente sei tornata. Non hai idea di quanto tu mi sia mancata e non parlo solo dei commenti. Sono contenta che ti sia piaciuto il modo in cui ho inserito le tue frasi e soprattutto che i capitoli ti siano piaciuti. Per James, sta tranquilla, lui è dalla parte di Edward e Bella, anzi è contento che finalmente si siano messi insieme. Lui era uno di quelli che cercava di spingere Edward a tornare a Phoenix a riprendersi Bella in qualche modo. Quindi, nella mia storia avrà una parte buona, sta tranquilla e non romperà nessuno dei ragazzi. Comunque si, credo tu sia matura, più di quanto tu creda. Quanto al fatto di tua sorella credo sia normale che non andiate molto d’accordo. Io ho una sorella più piccola di te di un anno, fa la seconda media e ti assicuro che non ci vado per niente d’accordo. Credo per adesso sia normale. Sono della Sicilia, tu? Dimmi di te? Comunque non hai msn? Così magari ci scambiavamo il contatto? Quest’altra frase è bellissima. Grazie mille.

 

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 44
*** Vivere un sogno ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

Scusatemi per il ritardo rispetto al mio solito andamento, ma ho avuto un po’ di problemi. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Ne approfitto per ringraziarvi per tutti i vostri commenti e per tutti i complimenti che mi fate. Sono davvero lusingata. Buona lettura.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 44

VIVERE UN SOGNO

 

 

POV BELLA

Non ci stavo capendo nulla. Edward era così misterioso e io ero tremendamente curiosa. Volevo sapere dove mi avesse portata e perché ci fosse voluto così tanto tempo. A dire il vero avevo perso la cognizione del tempo, non avevo idea di che ore fossero ne tanto meno avevo idea di dove mi stesse portando. Sapevo solo di essere chiusa in un bagno con una scatola appoggiata allo sgabello e un bigliettino sopra. Edward mi aveva fatto promettere di non sbirciare da nessuna parte e io, pur essendo estremamente curiosa, avevo intenzione di mantenere la promessa fatta all’amore della mia vita. Ancora non potevo crederci di stare con lui, eppure era tutto vero. Mi decisi ad aprire il biglietto che c’era sulla scatola e ha leggerne il contenuto. “Lo so che ti stai mangiando le mani per la curiosità e so anche che sei tentata di sbirciare per scoprire dove siamo, ma ti prego di non farlo, tanto fra poco lo saprai. Indossa quello che troverai in questa scatola e preparati. Ti amo. Edward”. Mi conosceva benissimo e sapeva che la curiosità mi stava mangiando viva, ma avrei resistito, l’avrei fatto per lui. Andai a farmi una doccia e mi rilassai completamente, mi sentivo stanca anche se non avevo fatto nulla di particolare. Dopo tre quarti d’ora uscì dalla doccia e mi avvolsi in un accappatoio che trovai posto vicino alla doccia. Lo indossai, era panna e di lato, all’altezza del seno c’era scritto in corsivo dorato “Hermes”. Eravamo in un albergo, di questo ne ero sicura e già dalla marca prestigiosa dell’accappatoio mi resi conto che non era un albergo qualsiasi. La mia curiosità cresceva a vista d’occhio.

- Amore a che punto sei? – mi chiese Edward da fuori la porta.

- Sono uscita adesso dalla doccia – gli dissi.

- Un’ora solo per farti la doccia? Certo che sei proprio incorreggibile – mi disse lui ridendo.

- Tu sei pronto? – gli chiesi.

- No – mi rispose.

- E allora di che ti lamenti? – gli dissi.

- Ma io ho dovuto sbrigare una cosa, se mi fossi andato a sistemare a quest’ora sarei prontissimo – mi disse.

- Si certo come no – gli dissi io.

- Va beh, lasciamo perdere. Tanto alla fine vinci sempre tu. Vado a prepararmi. Per favore muoviti – mi disse.

- Hai suoi ordini maestà – gli dissi io ridendo mentre sentì anche lui ridere.

Sentì una porta chiudersi, di sicuro era andato a prepararsi. Io, ancora in accappatoio mi asciugai i capelli e mi passai la piastra. Quando i miei capelli assunsero la forma desiderata aprì la scatola pronta a vestirmi. Restai basita da quello che ci trovai. C’era un completino intimo la fine del mondo. Un reggiseno e un paio di cullettes di pizzo nero, molto provocanti e sexy. Li indossai e poi controllai cosa contenesse il resto della scatola. Vi era un vestitino nero a tubino senza spalline che indossai subito. Mi stava divinamente, esaltando tutto il mio fisico e le mie forme. Vi erano poi un paio di scarpe bordeaux dal tacco vertiginoso, un foulard, una borsa e degli accessori, quali orecchini, bracciali e collana, dello stesso colore. Era tutto perfetto, bellissimo, quasi un sogno, ma, ormai, mi ero resa conto che stare con Edward era un sogno, anzi molto più di un sogno, quindi, ormai, difficilmente mi sarei stupita di qualcosa. Mi misi tutto e poi mi truccai. Ero pronta e in fin dei conti non ci avevo messo molto, o così volevo credere.

- Amore sono pronta – urlai per farmi sentire da Edward, considerando che a quanto avevo promesso non potevo uscire nemmeno da quel bagno.

- Un attimo. Non uscire – mi urlò lui.

Finì di controllarmi, aggiustandomi ancora il trucco, quando sentì la porta del bagno aprirsi. Mi voltai e vidi Edward in tutta la sua bellezza. Indossava un vestito nero sportivo con una camicia altrettanto sportiva grigia e un paio di Etnies nere. Era vestito sportivo, ma il tutto lo rendeva anche elegante nello stesso tempo, il massimo dell’eleganza che lui poteva mettersi addosso, o meglio che voleva mettersi addosso considerato che la parola eleganza e la parola Edward camminavano su due binari diversi. Lui preferiva lo sportivo sempre e comunque. Era bellissimo. Aveva i capelli scompigliati come sempre e i suoi occhi azzurri che mi guardavano con amore erano qualcosa a cui non si poteva resistere. Ero totalmente e incondizionatamente innamorata di lui. Avevo passato un mese e mezzo nel buio più assoluto, vedendo solo nero. Adesso che guardavo Edward mi accorgevo che lui era la luce, lui era la mia luce. Ci sono periodi in cui non si fa che vedere tutto nero. *Nero, nero, nero, vedi solo nero, poi senti la sua voce e finalmente ti accorgi che aprendo gli occhi il nero sparirà*. E questo era quello che era successo a me. Avevo aperto gli occhi rendendomi conto di quello che provavo per Edward e, finalmente, ero felice, felice come non lo ero mai stata in vita mia.

- Cos’è non hai mai visto una ragazza? – gli chiesi vedendo che mi fissava e sembrava in trans.

- Di ragazze ne ho viste a bizzeffe, ma tu le superi di gran lunga tutte. Non ho mai visto qualcosa di più bello di te – mi disse lui avvicinandosi a me.

- Io si – gli dissi.

- E cosa? – mi domandò.

- Tu. Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita e quando dico “la cosa più bella” ovviamente non intendo solo fisicamente – gli dissi io.

Lui si avvicinò a me e mi baciò con passione, uno di quei baci che solo lui era capace di dare.

- Ti amo – mi disse lui.

- E io ti ho sporcato – gli dissi notando che aveva le labbra sporche del mio rossetto.

Presi un fazzolettino e gliele pulì, quando terminai staccai le mani dalla sua bocca, ma lui li prese tra le sue e me le baciò.

- Ti amo anch’io – gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra per non sporcarlo di nuovo.

- Devi rimetterti questa – mi disse uscendo dalla tasca la benda di prima.

- Non posso solo limitarmi a chiudere gli occhi? – gli chiesi.

- Assolutamente no. So che sbirceresti – mi disse lui.

- Va beh lasciamo perdere. Mettimi questo affare, però prima un bacio – gli dissi sorridendogli mentre lui si avvicinò a me e mi baciò.

Quando le nostre labbra si staccarono prese la benda e mi coprì gli occhi, dopodichè mi prese per mano, intrecciando le sue dita con le mie e mi fece uscire dal bagno. Uscimmo dalla stanza e prendemmo di nuovo l’ascensore, poi mi fece uscire fuori probabilmente, perché sentì il cambio di temperatura tra il dentro e il fuori, anche se fuori si stava davvero bene, del resto eravamo a Giugno. Mi fece salire su un auto e poi mi strinse a se baciandomi il collo. Ok che avevo la benda, ma non poteva fare così, altrimenti ci avrei messo trenta secondi a togliermela e buttarmi addosso a lui come se fossi una maniaca. Dopo un paio di minuti, mi fece scendere dall’auto.

- Adesso siamo arrivati davvero – mi disse lui.

- Posso togliermi questo affare? – gli chiesi.

Lui non mi rispose, ma mi fece fare due passi, poi mi posizionò frontalmente a qualcosa e mi mise l’i-pod alle orecchie con sottofondo Claire De Lune, quella che, ormai, io avevo ribattezzato la nostra canzone. Appena le dolci note della melodia iniziarono a risuonare nelle mie orecchie, sentì le mani di Edward che mi toglievano la benda. La musica era molto bassa, era un sottofondo, quindi potevo sentire tutti i rumori attorno a me. In pochi attimi riaprì gli occhi e ciò che mi si parò davanti mi lasciò completamente basita. Potevo immaginarmi di tutto, qualunque cosa, ma di certo non quella. Come ci eravamo arrivati fino a lì? Adesso capivo il perché di tutto quel mistero da parte di Edward. Era una vera e propria pazzia.

- Ma sei pazzo? – gli dissi voltandomi verso di lui che fino a quel momento mi stava cingendo i fianchi con le sue braccia.

- Si, sono pazzo, sono pazzo di te – mi disse lui baciandomi a fior di labbra.

Quando mi staccai da lui, tornai ad osservare quello che si parava di fronte a me.

- E’ bellissima – dissi io.

Davanti a me, in tutta la sua estrema ed elegante bellezza, c’era la Torre Eiffel. Quel pazzo del mio ragazzo mi aveva portata a Parigi, la città degli innamorati, la città più romantica al mondo. Ancora non potevo crederci. Tutto intorno a noi era illuminato, compresa la torre. Mi sembrava di essere dentro una cartolina, era tutto così perfetto, così magico, ma soprattutto così romantico. Ciò che rendeva il tutto ancora più bello era il fatto che Edward fosse al mio fianco e che mi amasse come io amavo lui.

- Sei tu ad essere bellissima – mi disse lui.

Mi buttai addosso a lui e lo bacia con grande passione, cercando di mostrargli così tutto l’amore che provavo per lui, un amore immenso, infinito, puro. Quando ci staccammo ci guardammo negli occhi e guardare il modo in cui Edward mi guardava mi fece capire che ero la ragazza più fortunata del mondo. A volte si pensa che nella vita vada tutto uno schifo, che l’amore non è fatto per noi, che la fortuna abbia dimenticato il nostro indirizzo, che siamo così sfigati da smettere perfino di sognare e io l’ho pensato tutto questo. Per anni mi sono chiusa in una bolla di vetro pensando di essere sbagliata, ma poi ho incontrato Edward ed è stato allora che ho iniziato a vivere, è stato allora che mi sono resa conto che non era colpa mia, che tutta quella situazione non dipendeva da me, ma semplicemente era colpa di tutto quello che mi stava attorno, era il mondo ad essere sbagliato, non io. Mi sono innamorata di lui senza nemmeno rendermene conto, accorgendomene solo dopo, forse, perché non credevo fosse possibile, forse, solo perché mi volevo ostinare a vederlo solo come un amico. Solo adesso mi rendo conto che innamorarsi è una delle cose più splendide e improvvise che possano succedere. Succede sempre per caso, per destino, mai per forza perché non possiamo essere noi a decidere chi amare, non possiamo impegnarci per innamorarci ne tanto meno ci possiamo imporre la volontà di non farlo. Succede e basta, ad un tratto ti rendi conto che nella tua vita sta iniziando la magia, quella che è iniziata a me e adesso non faccio altro che sentire il costante ed incessante desiderio di non far scomparire quella magia che rende tutto così meraviglioso. Sono innamorata, innamorata persa, innamorata di un amore unico come solo quello verso di Edward può esserlo. Lo amo, amo tutto di lui, amo la sua voce, il suo viso, il suo sorriso, il suo essere speciale con me, amo l’amore che prova per me, amo tutto di lui, tutto ciò che fa e il modo in cui lo fa, amo le cose che dice, tutto, lo amo e basta, lo amo con tutto il cuore, lo amo perché è la mia unica ragione di vita. Adesso capisco cosa sia in realtà l’amore, l’amore è qualcosa di indescrivibile, un’emozione troppo forte, forse, anche l’unica incontrollabile, è qualcosa che non si può fermare, se ami, ami è basta, non ci puoi fare nulla. Ho sempre creduto che la perfezione non esistesse, che nessuno fosse perfetto, ma questo era prima che conoscessi lui, questo lo pensavo prima di incontrare il mio angelo.

- Ti amo così tanto che non riesco nemmeno a spiegartelo – gli dissi mentre i miei occhi erano incastonati nei suoi.

- Lo stesso vale per me. Sei tutta la mia vita – mi disse lui dandomi un bacio a fior di labbra.

- Durerà? – gli chiesi facendomi sopraffare dalle mie paranoie.

- Cosa durerà? – mi chiese lui stranito dalla mia domanda.

- Il nostro amore. Durerà o sarà soltanto un amore che si rivelerà una chimera, qualcosa che può sparire alle luce del mattino come un sogno? – gli chiesi.

- Bella mi spieghi perché ti fai queste paranoie? – mi chiese lui serio.

- Perché nella mia vita ho imparato che le cose belle prima o poi finiscono – gli dissi io sincera.

- Finiscono perché siamo noi a volerle fare finire. Io ti amo più della mia vita e te lo dimostrerò ogni giorno che passeremo insieme, e stai sicura che ne passeremo di tempo insieme. C’è solo una cosa che voglio più di ogni altra ed è stare con te. Voglio trascorrere tutta la mia vita con te al mio fianco, voglio che sia tu quella che vedo accanto a me quando mi sveglio al mattino, voglio che sia tu quella da stringere tra le mie braccia, voglio che sia tu quella che stia al mio fianco. Noi due staremo insieme per sempre. Sarai tu l’unica donna della mia vita, sarai tu quella che mi starà accanto per sempre, sarai tu la madre dei miei figli, sarai tu che mi vedrai crescere e invecchiare, sarai tu quella che mi aiuterà a camminare quando sarò troppo vecchio per reggermi in piedi da solo, sarai tu quella che mi terrà compagnia ogni giorno della mia vita. Noi due ci ameremo fino alla fine, anzi noi ci ameremo per tutta l’eternità, perché nemmeno la morte riuscirà a fare nulla contro il nostro amore – mi disse lui guardandomi intensamente negli occhi.

Mentre lui parlava mi immaginavo tutto quello che diceva, mi immaginavo io e lui affrontare la quotidianità insieme, mi immaginavo sdraiati sulla spiaggia abbracciati mentre lui mi toccava il pancione con dentro suo figlio, mi immaginavo noi due mentre prendevamo in braccio il frutto del nostro amore, mi immaginavo io e lui il giorno del matrimonio, mi immaginavo insegnare ai nostri figli a parlare, a camminare, mi immaginavo vederli crescere mentre io e Edward cercavamo di aiutarli ad affrontare i problemi dell’adolescenza, mi immaginavo loro, ormai, grandi andarsene, mi immaginavo noi, ormai, vecchi farci compagnia a vicenda e aiutarci. Mentre lui parlava mi era passata davanti agli occhi la vita splendida che avrei potuto avere con lui, anzi, la vita che avrei sicuramente avuto con lui e in un attimo non ebbi più dubbi. Io e Edward saremmo rimasti insieme sempre e saremmo stati felici solo stando insieme.

- Sempre? – gli chiesi sorridendogli.

- Sempre e per sempre – mi rispose lui sorridendomi anche lui e baciandomi.

Un bacio passionale con una romantica Parigi come sfondo, non potevo desiderare nulla di meglio.

- La sorpresa non è ancora finita – mi disse lui staccandosi dalle mia labbra.

- No? – gli chiesi stupita.

- Pensavi davvero che ti avessi fatta vestire così solo per portarti qui? – mi chiese.

- A dire il vero si – gli dissi.

- Beh, ti sbagliavi – mi disse lui sorridendomi.

- A proposito di come mi hai fatto vestire, qualcosa mi dice che c’è lo zampino di qualcun altro dietro questo – gli dissi io indicando il mio vestitino e sorridendo beffarda.

- Cosa te lo fa credere? – mi disse lui sorridendomi ingenuamente.

- La biancheria intima – gli dissi senza problemi.

- Dovrò controllare allora – mi disse lui malizioso.

- Sarà un piacere – gli risposi maliziosa anch’io.

- Comunque sono state Alice e Rose. Le ho chiamate stamattina mentre dormivi per dirgli di preparare tutto, anche questo è opera loro – mi disse indicando il suo vestito.

- Quindi loro sanno che siamo qui? – gli chiesi.

- Loro sanno che ti portavo da qualche parte, ma non gli ho detto dove. Volevo che fossi tu la prima a saperlo – mi disse lui sorridendomi.

- Potevo aspettarmi di tutto, ma non questo. Tu lo sai che questa che hai fatto è una follia? – gli chiesi.

- E tu non lo sai che l’amore è folle? – mi disse lui di rimando.

- Inizio a capirlo – gli dissi sincera.

- E poi anche tu non è che sei stata tanto più razionale. Sei venuta da me da sola senza sapere bene dove trovarmi e senza portare nulla con te – mi disse lui.

- Non avevo tempo di fare le valigie, dovevo andare a riprendermi ciò che era mio e non potevo più aspettare. Ho aspettato fin troppo – gli dissi sorridendogli.

- Condivido in pieno. Sei proprio ceca, lasciatelo dire – mi disse lui.

- Hai ragione – gli dissi.

- E anche ottusa – aggiunse lui.

- Condivido – gli dissi.

- E dura di comprendonio – continuò lui.

- Hey signorino basta prendermi in giro – gli dissi dandogli un buffetto sulla spalla.

- Dico solo la verità – mi disse lui ridendo.

- Ah si? – gli dissi facendo la finta offesa.

- Si certo, ma sai una cosa? Ti amo anche per questo – mi disse scompigliandomi in capelli.

- Io, invece, in questo momento ti odio. I capelli no. Sistemameli adesso – gli dissi mettendo il broncio.

- Questa cosa di odiare non te la levi dalla bocca, non è vero? – mi disse lui sorridendomi e aggiustandomi i capelli.

- Mi dispiace per quella volta. Ero arrabbiata non volevo dirti quelle cose – gli dissi rattristandomi al pensiero della litigata che avevamo avuto tempo prima e alle cose che gli avevo detto in quell’occasione.

- Hey, stavo solo scherzando. Non puoi sempre chiedere scusa per quella storia. Lo so che non pensavi quelle cose, quindi smettila, non posso parlare cercando di controllare quello che dico per non rattristarti. Il passato è passato, non importa più. E poi lo so che eri arrabbiata e le hai dette solo per questo motivo – mi disse lui appoggiando la sua mano sul mio mento per farmi sollevare la testa.

- Hai ragione, non pensiamo più. Oggi, te l’ho già detto che ti amo? – gli chiesi.

- Direi un miliardo di volte, ma mi piace sentirmelo dire – mi disse lui sorridendomi.

- Ti amo – gli dissi.

- Anch’io. Adesso vieni con me. La seconda parte della sorpresa ci attende – mi disse lui prendendomi per mano e trascinandomi con se.

Attraversammo la strada e camminammo per circa cinque minuti, prima di arrivare in un grandissimo ristorante. L’insegna era luminosa e grande e il locale già da fuori aveva un’aria di romanticismo senza eguali. Entrammo e subito un cameriere ci venne incontro. Edward gli disse il suo nome e il cameriere ci sorrise e subito ci disse di seguirlo verso il tavolo prenotato. Notai che c’erano tante persone nel locale e sembrava tutta gente altolocata, ma la cosa non mi stupì molto considerato che il ristorante era, forse, uno dei più chic di Parigi e una sola cena lì sarebbe costata un occhio della testa, quindi non era per tutti. Edward era davvero pazzo. Certo noi non avevamo problemi economici, ma esagerare in quel modo era da veri pazzi, anche se comunque mi faceva piacere che avesse organizzato tutto quello. La nostra mi sembrava tanto una fuga romantica, e, forse, in fondo lo era, ma dopo tutto quello che avevamo passato un momento come questo c’è lo meritavamo davvero. Percorremmo tutta la sala del ristorante e notai che molta gente ci guardava soprattutto giovani, ma soprattutto le ragazze che sembravano lasciare gli occhi addosso ad Edward, mentre a me mi guardavano con sguardi di fuoco. Sarei andata volentieri a prenderle a sberle solo per aver guardato il mio amore, ma dovevo abituarmi a tutto questo. Edward era un ragazzo dalla bellezza eterea, un genere di bellezza che non passa inosservata. Lo guardai e lui mi sorrise stringendo di più la mia mano, forse, avendo intuito il mio problema in quel momento e fu allora che anch’io sorrisi sincera poiché mi resi conto di una cosa importante. Edward poteva avere tutte le ragazze che voleva, ma aveva scelto me, era me che amava e nessuna me lo avrebbe portato via. Potevano guardarlo quanto volevano e potevano pure fantasticare su di lui tutte le volte che volevano tanto solo quello gli sarebbe rimasto. Nessuno lo avrebbe toccato, nessuno lo avrebbe avuto a parte me. Senza accorgermene mi ritrovai nella terrazza del ristorante e notai che c’era un solo tavolo apparecchiato in modo molto romantico. Un tavolo rotondo apparecchiato con una tovaglia bianca e circondato da due sedie simili a troni faceva bella mostra nell’ampia terrazza. Sopra la tovaglia c’era un candelabro con tre candele panna accese, dei bicchieri di cristallo e piatti e posate ben sistemati. In una estremità c’era il cestino con il ghiaccio che conteneva lo champagne per essere mantenuto freddo, mentre dall’altra parte c’erano una composizione di rose gialle che abbellivano il tavolo rendendolo più romantico. Il tavolo era sistemato al margine della terrazza, molto vicino alla balaustra, quindi si poteva notare tutto il paesaggio attorno e solo allora mi resi conto che ad abbellire il tutto avevamo come sfondo la torre Eiffel illuminata, che rendeva tutta quella situazione ancora più magica e romantica. Il cameriere ci fece accomodare e, una volta seduti ci diede due menù e poi si allontanò dicendo che sarebbe passato poco dopo per le ordinazioni.

- E’ bellissimo questo posto – dissi a Edward che era seduto di fronte a me.

- Davvero ti piace? – mi chiese lui sorridendomi.

- E me lo chiedi? E’ un sogno. Ho perfino paura di svegliarmi e scoprire che mi sto immaginando tutto – gli dissi sincera.

- Sei tu che sei un sogno. Da quando ti conosco per me sogni e realtà sono diventati la stessa cosa – mi disse lui.

- Una volta su un libro ho letto una cosa a proposito dei sogni. C’era una domanda che diceva: “La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?”. Sono sempre stata convinta che fossero i sogni ad aiutare a vivere meglio, ma da quando conosco te mi sono dovuta ricredere, è la vita ad essere un sogno – gli dissi sorridendo.

- Condivido con te. Tu sei il mio sogno – mi disse lui.

- A proposito di sogni, c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare noi due, qualcosa che dobbiamo chiarire perché quello che hai detto ieri non mi è piaciuto per niente. Non sarò io la causa per cui rinuncerai a quello per cui hai lottato per tanto tempo – gli dissi pronta ad affrontare il discorso sul basket e sulla sua possibile decisione di lasciare la squadra e tornare a Phoenix.

- Bella, non adesso, non stasera. Godiamoci questa serata, ne parleremo un’altra volta – mi disse lui.

- Si, forse hai ragione, ma ne riparliamo e non transigo – gli dissi.

- Cosa prendi tu? – mi chiese cambiando discorso.

- Non saprei. Qui non si capisce nulla – gli dissi notando che nel menù c’erano piatti tipici francesi dai nomi impronunciabili.

- L’ho notato. Forse, conviene che ci facciamo consigliare dal cameriere – mi propose lui.

- Proposta accettata – gli dissi.

Continuammo a parlare per alcuni minuti poi un cameriere si avvicinò al tavolo con un sorriso a trentadue denti. Non era quello di prima, ma un altro.

- Excusez, que vous avez décidé chose ordonner? – ci chiese il cameriere.

Decisamente non era quello di prima. Questo parlava francese, mentre l’altro inglese ed era facile comunicare.

- Elle chose nous conseille? – gli chiese Edward con accento francese quasi perfetto.

Non sapevo che parlasse il francese. Io a malapena conoscevo qualche parola e lui, invece, sembrava piuttosto disinvolto a parlare questa lingua.

- Je vous conseillerais le menù spécial avec plats typiques français différents – gli rispose il cameriere.

Non per sembrare ignorante, ma che cavolo stavano dicendo? Non avevo capito una sola parola di quello che avevano detto.

- Lui consiglia un menù vario con piatti tipici francesi, che dici? – mi disse Edward.

- Si ok vada per questo – gli risposi io.

- Cela va bien – disse Edward al cameriere.

- En outre, si je peux me permettre, comme plat final je vous conseillerais des escargots excellents – disse il cameriere a Edward.

Non avevo capito niente di quello che aveva detto, ma una parola la conoscevo bene: escargots. Io non avrei mai mangiato lumache.

- No, che schifo – mi lasciai scappare io senza nemmeno accorgermene, mentre Edward mi fulminò con lo sguardo.

In effetti non era molto educato dire che schifo riferito a qualcosa da mangiare, ma soprattutto non era educato farlo in un locale come quello e riferendosi a una delle specialità tipiche di quella meravigliosa città.

- Je n'ai pas compris – mi disse il cameriere mentre io lo guardavo stranita.

Cosa aveva detto?

- Les escargots ne plaisent pas à ma fille, donc tu ne leur apportes pas – gli disse Edward venendo in mio soccorso.

- Certainement – gli rispose il cameriere sorridendoci e allontanandosi.

- Magari la prossima volta evita di fare commenti così espliciti – mi disse Edward ridendo.

- Mi spiace, mi è scappato, ma le escargots fanno schifo davvero – gli dissi io disgustata al solo pensiero di dovermi mangiare quelle cose.

- Beh, in effetti sono proprio brutte – mi disse lui sorridendomi.

- Comunque, tu parles français? – gli dissi io cercando di posizionare bene l’accento.

- Certainement demoiselle – mi rispose lui.

- Sono sconvolta. Io non ne avevo idea. Questa tua dote segreta non la conoscevo – gli dissi sinceramente stupita.

- Adesso la conosci. Comunque non è che parlo proprio il francese, diciamo solo che me la cavo. Riesco a farmi capire e a capire cosa dicono – mi disse lui.

- A me sembrava invece che te la cavassi piuttosto bene, comunque come fai a saperlo parlare? – gli chiesi seriamente curiosa.

- Aveva una vita che volevo venire a Parigi e un paio di anni fa ho avuto l’occasione di farlo. Mamma doveva progettare una villa qui e siccome sapeva che il mio sogno era visitare questa magnifica città mi ha portato con sé. Siamo rimasti quasi un mesetto e io l’ho trascorso tutto il tempo in giro, così ho iniziato a parlarlo, poi quando siamo tornati a casa, ho seguito dei corsi per impararlo meglio, perché sarei voluto tornare volentieri. Ho frequentato un paio di mesi, ma poi ho lasciato il corso perché mi scocciavo, avevo altro da fare, ma qualcosa l’ho imparata lo stesso – mi spiegò lui.

- Immagino cosa altro avevi da fare, ma meglio non commentare. Comunque diciamo che il soggiorno qui e quel corso ti hanno aiutato tantissimo. Parli bene questa lingua, io, invece, so a malapena quattro parole precise – gli dissi.

- E’ una bella lingua tutto sommato – mi disse lui.

- Un giorno dovrai insegnarmi ciò che sai – gli dissi io.

- La vedo difficile. Insegnarlo a te sarebbe come insegnarlo ai bambini di due anni – mi disse lui ridendo.

- Mi stai dando dell’ignorante? – gli dissi facendo la finta offesa.

- No, dico semplicemente che ci metteresti una vita per imparare – mi disse lui continuando a prendermi in giro.

- Grazie della fiducia – gli dissi facendogli un sorriso sarcastico.

- Prego – mi disse lui ancora ridendo.

Mamma mia quanto era bella mentre rideva, non c’è la facevo a vederlo così e a stare ferma. Mi sarei volentieri buttata addosso a lui, ma non era ne il momento ne il luogo adatto per farlo.

- Come mai c’è solo il nostro tavolo qui? – gli dissi notando che era strano che in una bella serata come quella, in terrazza, ci fosse solo il nostro tavolo.

- Ho affittato tutta la terrazza – mi disse lui come se fosse la cosa più normale del mondo.

- Ma sei pazzo? – gli dissi stupita.

- Si, sono pazzo di te, e poi volevo solo un po’ di privacy tutto qua – mi disse lui regalandomi il suo sorriso sghembo che tanto amavo.

Restammo a chiacchierare lì per un po’, poi il cameriere ci portò le ordinazioni. Notai che la cucina francese era completamente diversa da quella americana, non soltanto per quello che cucinavano, ma anche per il modo in cui lo cucinavano. Mangiammo accompagnando il tutto da un ottimo vino e quando terminammo io mi sentivo piuttosto sazia. Restammo a chiacchierare per un po’, fino a quando Edward si alzò dalla sedie e mi venne incontro porgendomi la mano per farmi alzare. Io lo feci e quando fui in piedi lui mi tirò a se e mi diede un bacio a fior di labbra.

- Me lo concedi un ballo? – mi chiese.

- Lo sai che non so ballare – gli dissi.

- Ma io si. Seguirai me – mi disse lui.

- Ma non c’è nemmeno la musica – continuai io, ma nemmeno il tempo di finire di parlare che le note di Claire De Lune si diffusero per tutta la terrazza.

- Adesso c’è l’abbiamo – mi disse portandomi al centro della terrazza e iniziando a farmi volteggiare nell’aria.

- Tu sei un folle lo sai? – gli dissi.

Aveva organizzato tutto quello in poche ore ed era tutto magnifico, tutto perfetto, non poteva succedere niente di più bello, ormai.

- Sai perché prima ti ho fatto ascoltare questa canzone e adesso te la sto facendo ballare? – mi chiese lui senza rispondere alla mia domanda.

- Perché è la nostra canzone. Era in sottofondo nello stereo ieri sera, quando abbiamo fatto per la prima volta l’amore – gli dissi.

- Pensavo ti fosse sfuggito, invece, no. Sono contento – mi disse lui.

- Non mi sfugge niente di quello che faccio con te – gli dissi sincera.

Avevo impressi nella memoria tutti i momenti passati con lui, ogni singolo momento, anche quelli più insignificanti, quelli più banali. Erano tutti rinchiusi dentro di me e mai e poi mai sarei riuscito a dimenticarmeli. Quando le note di Claire De Lune terminarono, la musica rimase solo un lontano ricordo e io e Edward ci appoggiammo alla balaustra osservando il bellissimo panorama che si poteva scorgere. Si vedeva gran parte di Parigi in tutta la sua bellezza, con migliaia di luci colorate e la torre era fantastica, perché da quella posizione la si poteva vedere facilmente per intero. Dopo un po’ di tempo notai che un pezzo di cielo si colorava di frammenti di luce di ogni colore e il rumore di quei disegni del cielo mi fece capire che erano dei fuochi d’artificio. Io mi misi ancora più vicino alla balaustra intenta a guardare il cielo che si tingeva di mille colori e Edward che fino ad allora era stato al mio fianco si posizionò dietro di me cingendomi la vita con le sue braccia. Era tutto così romantico. Io e l’amore della mia vita in quella posizione in una terrazza dove si vedeva tutta Parigi, mentre guardavano i fuochi artificiali nel cielo. Una sensazione di benessere mi invase e mi resi conto che questa sensazione l’avrei avuto per sempre se al mio fianco avrei avuto Edward. Continuai a guardare il cielo e quelle luci di colori e tutto mi sembrava magico. I fuochi d’artificio erano qualcosa che avevo sempre amato, ma adesso che mi trovavo in una situazione così li adoravo ancora di più. Dopo un po’ le luci colorate si trasformarono in luci bianche e i disegni nel cielo erano ancora più belli. Sembravano formare una fontana, erano fantastici. Dopo un po’ anche quelli terminarono e si sentì un boato più forte che segnava la fine di quello sparo così bellissimo. Stavo per abbassare gli occhi, quando un altro rumore di bombe attirò la mia attenzione e mi fece alzare di nuovo gli occhi al cielo, mentre Edward mi stringeva sempre più forte a sé. Alzai gli occhi e ciò che vidi mi lasciò basita. Fino a pochi secondi prima credevo che non sarebbe potuto succedere nulla di più bello, poiché credevo che già ero arrivata all’apice, ma adesso dovevo ricredermi. Il mio cuore cominciò a battere forte, così forte che avevo paura che volesse uscirmi dal petto, così forte che avevo paura che tutti potessero sentirmi, che tutti potessero leggere quella scritta nel cielo proprio come la stavo leggendo io in quel momento. Lì, in alto, in mezzo al cielo una scritta di luci bianche che contrastavano il nero del cielo spiccava inesorabile. “Bella ti amo”.

- Sopra ogni cosa – aggiunse Edward a voce bassissima.

In pochi attimi quella scritta scomparve e il cielo tornò ad essere nero, ma ricoperto di puntini bianchi che erano le stelle. Io non potevo crederci, eppure era tutto vero. Voltai la testa di lato dando un bacio sulla guancia a Edward che aveva la testa appoggiata alla mia spalla, poi mi voltai trovandomi di fronte a lui. Sentivo gli occhi pensanti, sapevo che di lì a poco avrei pianto, ma quelle erano lacrime di gioia, di felicità, una felicità talmente grande che non sapevo neppure se sarei riuscita a contenerla tutta. Mi avvicinai alle sue labbra senza dirgli nulla e lo baciai. Un bacio dolce, carico di amore, tutto quello che io avevo dentro di me per lui e subito sentì le mie guance bagnarsi. Come avevo previsto le lacrime iniziarono a scendere copiose sul mio viso. Edward se ne accorse e si staccò da me asciugandomi le guance. Poi, mi sorrise e mi diede un bacio sulla fronte.

- Come faccio a farti capire quanto ti amo? – gli chiesi.

- Lo so già. Me lo fai capire senza accorgertene, ma lo fai – mi disse lui.

- Io non sono sicura di meritarmi una persona come te. Ho fatto così tanti sbagli, ma soprattutto mi sono comportata così male con te – gli dissi.

- Ma cosa stai dicendo? Forse, sono io che non mi merito te. Tu ti sei comportata sempre al meglio – mi disse lui.

- Lo dici solo perché non vuoi vedere la realtà – gli dissi io.

- L’amore è cieco, non lo sapevi? – mi disse lui sarcastico.

- Sono fortunata ad avere te, ad essere amata da te – gli dissi io.

- Anch’io lo sono – mi disse lui.

- Ti amo da morire, senza eccezioni ne limiti – gli dissi.

- Ti amo anche io. Più di quanto tu creda – mi disse baciandomi.

Restammo in quella terrazza a coccolarci per un po’, poi, verso le tre di mattina tornammo in albergo. Notai con mia grande sorpresa che l’albergo era bellissimo. Era enorme e molto romantico, arredato in stile del diciottesimo secolo. L’attico era bellissimo, dipinto di giallo e anche il resto era di una bellezza senza eguali. Salimmo in camera prendendo l’ascensore e davanti alla porta della camera notai che c’era scritto: “Suite 723”. Aveva prenotato anche una suite, era proprio pazzo. Edward inserì la scheda e aprì la porta. C’era una meravigliosa stanza da letto decorata in panna e dorato e un salottino dello stesso colore. Era fantastico, c’erano anche due bagni, ma quello l’avevo già visto e l’altro era molto simile al primo. Mi affaccia al balcone e notai che anche da lì la vista era favolosa. Il balcone si affacciava, infatti, di fronte alla torre ed era magnifico.

- E’ bellissimo – dissi io mentre Edward si buttò a peso morto nel letto.

- Si, in effetti, è bello davvero – mi disse.

- Ma tu sei più bello – gli dissi buttandomi sopra di lui e baciandolo.

Il bacio presto divenne passionale e in pochissimo tempo ci trovammo a spogliarci con passione e a fare l’amore desiderando di unirci in un solo corpo. Con lui era tutto diverso, con lui facevo l’amore, mentre con gli altri era stato solo sesso. Con lui c’era un trasporto emotivo fortissimo e io sentivo la necessità di unirmi a lui in un unico essere, perché questo mi faceva sentire ancora più unita a lui, mi faceva sentire inseparabile da lui. Quando facevamo l’amore univamo i nostri corpi formando una sola anima. Facemmo l’amore per tutta la notte, fino a quando, ormai, stremati ci addormentammo ognuno nelle braccia dell’altro. La mattina seguente mi svegliai tra le sue braccia con il cuore che mi scoppiava di felicità. Lentamente mi alzai dal letto e chiamai quello del servizio in camera per farci portare la colazione a letto e in pochi minuti un cameriere bussò alla porta con un carrello pieno di cibo. Lo sistemai vicino al letto e poi tornai tra le braccia del mio angelo, che si svegliò subito baciandomi le labbra con dolcezza.

- Buongiorno amore mio – mi disse lui.

- Buongiorno. Ho fatto portare la colazione – gli dissi.

- Bravissima. Sei proprio una donna da sposare – mi disse lui per prendermi in giro.

- Molto divertente – gli dissi afferrando un cornetto e iniziando a mangiarmelo.

Per il resto della colazione continuammo a ridere e scherzare, poi mi tuffai di nuovo nelle sue braccia e lo riempì di baci dappertutto. Si mise a pancia in sotto e io gli saltai sopra, continuando a baciarlo dove capitava, mentre lui rideva. Sembravamo due bambini, ma era bellissimo, perché quello era un momento di quotidianità che stavamo vivendo e sapere che ne avremmo vissuto altri mille come quelli mi rendeva ancora più felice. Lo amavo da impazzire e avrei fatto di tutto per renderlo sempre felice e per non deluderlo mai.

 

Vestiti, scarpe e accessori Bella:

http://img96.imageshack.us/i/vestitiscarpeeaccessori.png/][img=http://img96.imageshack.us/img96/3029/vestitiscarpeeaccessori.th.png

 

Vestiti e scarpe Edward:

http://img397.imageshack.us/i/vestitiscarpeeaccessori.png/][img=http://img397.imageshack.us/img397/3029/vestitiscarpeeaccessori.th.png

 

La torre Eiffel quando Edward toglie la benda a Bella:

http://img158.imageshack.us/i/torreeiffel.jpg/][img=http://img158.imageshack.us/img158/6398/torreeiffel.th.jpg

 

La cena a lume di candela al ristorante:

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La visuale dalla terrazza del ristorante:

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Il risveglio di Bella e Edward:

http://img94.imageshack.us/i/risveglioaparigi.jpg/][img=http://img94.imageshack.us/img94/4598/risveglioaparigi.th.jpg

 

 

 

* La frase tra gli asterischi non è di mia invenzione, ma di eMiLyBlOoD. Ne approfitto per ringraziarla infinitamente per le sue frasi sempre perfette e meravigliose. Grazie mille tesoro.

 

 

 

SPOILER:

Pov Emmett

- Io ti devo fare i miei più sentiti complimenti. Una sorpresa come la tua è davvero un sogno da ricevere – gli disse Alice.

- Ecco che ricominciano – mi lasciai sfuggire io beccandomi un occhiataccia sia da Alice sia da Rose.

- In effetti è stato bellissimo. Parigi è un sogno e andarci con la persona che ami è ancora più bello – disse Bella con occhi sognanti.

 

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- _la sua bella_: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo relativo alla sorpresa ti piacerà.

 

- ledyang: Ho postato il prima che ho potuto, visto gli impegni degli ultimi giorni.

 

- DivinaTheBest: Si, in effetti Edward è stato molto romantico. Se Edward e Bella torneranno a Phoenix insieme o meno, non te lo dico per non svelare troppo la storia. Ti dico solo di leggere per scoprirlo.

 

- lillina913: Si, Edward è stato molto romantico. Con questo capitolo hai visto dove l’ha portata e spero ti sia piaciuto. Quanto ad Emmett, si, ha ritrovato il buon umore e c’è lo avrà per un bel po’.

 

- ross_ana: Mi sa che tutti vorremmo un Edward così, ma purtroppo come hai detto tu, ragazzi così nella realtà non c’è ne. Possiamo solo sognare con la fantasia che non fa mai male.

 

- bo-19: Infatti, i ragazzi di oggi queste cose purtroppo non le fanno. Per questo mi limito a far usare la fantasia e a sognare quello che tutte le ragazze vorremmo succedesse a noi.

 

- serve: Si, Edward è tenerissimo. Lo so, ti ho fatto penare un po’, ma te lo avevo detto che ne sarebbe valsa la pena, o almeno lo spero.

 

- moni: Beh, anche io in geografia faccio un po’ schifo, visto che l’ultima volta che l’ho studiata facevo il secondo anno di superiori. Non ricordo un tubo, difatti. Comunque come vedi ci hai azzeccato, il posto è in Europa e hai capito anche dove adesso.

 

- TanyaCullen: Si infatti, a questo punto il romanticismo era d’obbligo. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e come vedi in questo capitolo avrai capito dove Edward ha deciso di portare Bella. Comunque tesoro, volevo chiederti se hai msn. Mi piacerebbe parlare con te non solo per mezzo delle recensioni. Se ti va e c’è l’hai mi piacerebbe avere il tuo contatto.

 

- SignoraCullan: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Comunque si, Edward è diventato un romanticone, lo avevo anticipato che sarebbe successo e di fatti eccolo.

 

- MANU_CALLEN: Beh, a questo punto avrai capito dove Edward ha portato Bella, spero che ti piace. E grazie per i tuoi consigli che utilizzerò sicuramente fra un paio di capitoli.

 

- twilight4ever: Beh, credo che con il capitolo che hai letto i tuoi dubbi sono spariti. Quanto alla frase dello spoiler credo che sia di tre metri sopra il cielo, adesso non ricordo bene, ma l’ho scritta perché è una frase comune che si sente in giro spesso.

 

- gamolina: Grazie di tutti i tuoi complimenti, mi fa piacere sapere che la storia continua a piacerti e spero di non deluderti in futuro.

 

- edward bella: Beh, credo che con questo capitolo tutti i tuoi dubbi hanno avuto delle risposte. Spero ti sia piaciuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Princess Alexia: Sono contenta di avere una nuova fan e sono contenta che la storia ti sia piaciuta al punto di fartela venire in mente mentre parlavano i prof. Credo che le tue domande riguardo la sorpresa abbiano avuto delle risposte in questo capitolo. Mi fa piacere sapere che i capitoli che a me piacciono di più sono gli stessi che piacciono anche a te. Per me questo è importante perché ci tenevo davvero tanto a quei due capitoli in modo particolare.

 

- RenEsmee_Carlie_Cullen: Sono contenta che il pezzo di Emmett ti abbia fatto ridere e che la gelosia di Bella ti piaccia, del resto credo che tutti al suo posto saremmo state gelose. Comunque grazie della correzione riguardo al fatto di usare “le” al posto di “gli” quando mi riferisco a un soggetto di sesso femminile. Conosco la regola, ma spesso me ne dimentico, comunque grazie mille per avermene fatto accorgere. E sta tranquilla che non mi offendo, anzi mi fa piacere riceverle quando c’è bisogno, perché aiutano.

 

- eMiLy BlOoD: Sono contenta di sapere che il capitolo ti sia piaciuto e ti assicuro la nostra coppia preferita d’ora in poi avrà la pace che si merita, finalmente aggiungerei. Alle tue domande riguardo è inutile rispondere visto che l’ho già fatto su msn. Anche questa frase è molto bella e ti ringrazio per questo, perché molte delle tue frasi erano azzeccatissime per la storia.

 

- soletta: Si, ti assicuro che durerà per molto tempo la loro fantastica storia. Succederà qualcosa, su questo stanne certo, ma non ti anticipo se sarà qualcosa di positivo o di negativo. Dovrai continuare a leggere per scoprirlo. Quanto al fatto di inserire Jacob non penso che lo farò, diciamo che non mi piace molto come personaggio e poi credo che Edward ha già avuto il suo antagonista che è stato Lucas, non credo ne reggerebbe un altro. Forse, hai ragione, sarebbe più facile trovare uno come Jacob piuttosto che uno come Edward, ma visto che Edward l’abbiamo incontrato io dico “Edward 4ever”. Ok, sono un po’ di parte considerato che io amo Edward, sempre e solo lui, però a parte questo non credo che inserirò Jacob, anche perché non saprei nemmeno ch parte fargli avere nella storia. Comunque come vedi la meta non era l’isola Esme, ma qualcosa di più romantico, proprio perché come te adoro le favole e questa credo sarebbe una favola che tutti vorrebbero vivere.

 

 

 

 

 

 

 

- Marika92: Sono contenta che la mia storia ti piaccia e spero che continuerà a piacerti anche nei prossimi capitoli.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 45
*** Ritorno a casa ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

 

 

CAPITOLO 45

RITORNO A CASA

 

 

POV EMMETT

Era passata una settimana da quando Bella aveva preso il jet di papà ed era andata a riprendersi mio fratello, finalmente, oserei dire. Certo che ci aveva messo una vita, ormai, mi ero anche convinto che non c’era più niente da fare, mi ero convinto che il mio scricciolo non provasse davvero nulla per Edward, nulla che non fosse una speciale eunica amicizia. Eppure anche se dopo mesi e mesi, le mie ipotesi e quelle dei ragazzi si erano dimostrate fondate, per fortuna. Ero molto contento, così come lo erano i ragazzi, ma una cosa era certa, quei due c’è l’avrebbero pagata cara. In una settimana non si erano fatti sentire praticamente quasi mai, salvo varie eccezioni, in cui ci chiamavano per sfotterci dicendo che Parigi era bellissima. Rosalie e Alice erano rimaste sconvolte quando avevano scoperto dove Edward aveva portato la loro sorellina e dire che ci avevano tenuto il broncio per due giorni era dire poco. Edward era passato per il romantico della situazione, mentre io e Jasper ci eravamo dovuti accontentare del ruolo di strafottenti, qualunquisti e scialbi. Non sapevamo quando sarebbero tornati e se sarebbero tornati, nel senso che adesso Edward era negli Shox e per tornare qui a Phoenix avrebbe dovuto lasciare la squadra. Ero sicuro che pur di stare con Bella lo avrebbe fatto, ma allo stesso tempo ero sicuro che Bella non glielo avesse permesso. Ci sarebbe stato di che ridere, considerando che erano entrambi due testardi nati. Io e i ragazzi, invece, eravamo rimasti qui a goderci queste splendide giornate di caldo. Eravamo stati al mare, ma per di più passavamo i pomeriggi in piscina considerando che lì non ci disturbava nessuno. Adesso che anche Edward e Bella, finalmente, avevano deciso di stare insieme, potevo dire che eravamo tutti felici, felici per aver trovato la persona giusta con cui stare, felici per aver trovato degli amici che potevamo considerare come fratelli e sorelle, felici per aver trovato dei punti fermi, ma soprattutto eravamo felici perché finalmente avevamo capito cos’era la vera felicità. La felicità non era fatta di grandi cose, ma di cose semplici, come svegliarsi con accanto la donna che si ama, come sentire il profumo del caffè la mattina sapendo che è stata la persona che ami a preparartelo, come uscire di casa senza nemmeno guardarti allo specchio, tanto sai che c’è qualcuno che ti guarda e ti sistema quella camicia che non hai abbottonato bene o quei capelli che per la fretta non hai pettinato. Mi sembrava anche strano a dirlo, ma questo era tutto quello che avevo sempre voluto dalla mia vita, anche se avevo sempre fatto di tutto per non ammetterlo a me stesso.

- Scendiamo in spiaggia? – mi chiese Rose, mentre io ero comodamente seduto su una poltroncina in vimini nel giardino di casa mia.

- No, io passo oggi. Sono troppo stanco – gli risposi mentre sentì le urla di Alice e vidi Jasper che cercava di tapparsi le orecchie venendosi a sedere nella poltroncina vicino la mia.

- Che succede? – chiesi io ridendo.

Quando Alice si metteva a fare la pazza, non potevo fare a meno di ridere. Una della sua stazza riusciva a mettere paura a tutti, perfino a me che ero tre volte più grosso e alto di lei.

- Succede che questo decerebrato di tuo fratello dice di essere stanco per andare al mare – mi rispose lei urlando come una pazza.

- Non è che dico di essere stanco, sono stanco davvero. Non sono tutti come te che sono off-limits – gli rispose mio fratello.

- Anch’io sono stanco e non vengo al mare oggi – gli dissi io sapendo che si sarebbe adirata ancora di più.

- Ma stanchi di cosa se non fate nulla dalla mattina alla sera? – ci urlò il folletto.

- Alice, ma perché ti stai arrabbiando? Io fossi in te non lo farei. Se i ragazzi sono stanchi, lasciamoli riposare – disse Rose sorridendomi.

Ok, la mia ragazza era stata colpita da qualcosa, perché la mia Rose non avrebbe mai detto una cosa del genere. Come minimo sapendo che non volevo andare al mare mi avrebbe preso a sberle e riempito la testa di tutta gli insulti possibili ed immaginabili.

- Rose, ma sei pazza? Il sole deve esserti andato alla testa – gli disse Alice anche lei stupita dell’arresa repentina di Rose.

- No, sto benissimo. Se i ragazzi non vogliono venire non serve costringerli – continuò Rose.

- Devi avere la febbre – disse Jasper sempre più stupito.

- Siamo sicuri che non volete venire perché siete stanchi? – ci chiese la mia ragazza.

- Si certo – dicemmo io e Jasper all’unisono.

In realtà io non volevo andarci non perché ero stanco, ma perché mi scocciavo, ed ero convinto che anche per Jasper fosse così, ma meglio una piccola bugia che dirgli la verità, altrimenti ci avrebbero sgozzati vivi.

- Bene, allora visto che siete così stanchi riposatevi. In effetti vi vedo un po’ sciupati, vero Alice? – disse Rose facendo un segno impercettibile a Alice, un segno che, però, io notai e non mi fece intendere nulla di buono.

- Hai ragione Rose. Sono proprio stanchi, meglio che restino qui. Scusami amore per la sfuriata – disse Alice a Jasper avvicinandoci a lui e dandogli un bacio a fior di labbra.

- Siete davvero pallidi – continuò Rose.

Perché questa situazione non mi piaceva? C’era qualcosa sotto. Aveva escogitato qualcosa, mi sarei giocato la testa.

- E’ vero. Conviene non sciuparli per un pò – continuò Alice.

- Condivido con te. Mi sa che io e te per un mesetto smetteremo di fare “attività fisica”. Credo che ti serva andare in bianco per un po’, almeno fino a quando non ti riprendi – mi disse Rose, mentre io rimasi sconvolto.

- Anche noi faremo così, sei troppo sciupato. Anzi, adesso che ti guardo bene sembri ancora più pallido di Emmett. Conviene che noi sospendiamo “l’attività fisica” per almeno due mesi, così avrai tutto il tempo di recuperare le forze – disse Alice a Jasper mentre lui guardò me con sguardo disperato.

- In effetti adesso che mi ci fai pensare, mi sento molto meglio. Direi che possiamo andarci al mare – dissi io scattando in piedi.

- E’ vero, anch’io mi sento meglio. Non sono mai stato meglio di così – disse Jasper avvicinandosi a Alice.

- Hai visto sorella, a volta non serve urlare per risolvere le cose. Ci sono sistemi più sofisticati – gli disse Rose.

- Si certo come no. Questi sono ricatti, meglio le urla – gli dissi io, mentre Jasper annuì.

- Io l’ho sempre detto, in amore e in guerra tutto è lecito – disse Alice.

- Qui non si trattava di nessuna delle due cose – gli disse Jasper.

- Chi l’hai detto questo? In questo caso si trattava di guerra e come vedi abbiamo vinta noi – gli disse Rose sorridendo soddisfatto.

- Siete due perfide, anzi tre perfide, menomale che, almeno, l’altra comare non ci sia, altrimenti non oso immaginare cosa vi inventavate – gli dissi io.

- Certo, perché l’altra comare è a Parigi, mentre noi ci dobbiamo accontentare di andare in un’anonima spiaggia di una città qualsiasi – disse Alice facendo il finto broncio.

- E voi non siete buoni nemmeno a fare questo. Dobbiamo passare ai ricatti con voi – continuò Rose.

- Ma tu zitto mai? Adesso ricominciano – mi rimproverò Jasper.

- Mi è scappato – mi giustificai io.

- Mi sa che a te ti scappano sempre troppe cose – disse una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto fra mille mentre sentì una risata cristallina proveniente da qualcun altro.

Mi voltai e mi resi conto che i miei sospetti erano fondati. Del resto non avrei mai potuto confondere quella voce con quella di qualcun altro. Davanti a me c’era il mio fratellino con un sorriso stampato in faccia, un sorriso che non gli avevo mai visto in diciannove anni, che teneva la mano di Bella, anche lei con un sorriso meraviglioso sul volto, uno di quei sorrisi tipici delle persone davvero felici.

- Non ci posso credere – dicemmo all’unisono tutti e quattro.

In meno di due secondi Alice andò loro incontro abbracciandoli calorosamente e lo stesso fecero Jasper e Rose. Quando loro si staccarono anche io mi unì a loro. Abbracciai Edward e dopo Bella, stringendola vigorosamente.

- Non respiro. Vorrei vivere ancora un altro po’ – mi disse Bella considerato che la stavo praticando sgretolando nel mio abbraccio.

Subito mi staccai da lei e sorrisi, finalmente felice del tutto.

- Dovete raccontarci tutto – gli disse Rose così euforica da sembrare pazza.

- Ti ho lasciato per soli due mesi e ti ritrovo pazza come questo folletto? – disse Edward a Rose intendendo Alice come il “folletto”.

- Che cosa vorresti insinuare? – gli disse Alice fingendosi imbronciata.

- Niente, solo che mi siete mancati tutti un casino – gli disse Edward sorridendo.

- Anche tu, non hai idea quanto – gli rispose Rose mentre tutti noi annuimmo.

In pochi secondi ci sedemmo tutti nelle poltroncine del giardino di casa e notai con grande piacere che Rose e Alice si erano già dimenticate la piccola discussione avuta poco prima. Dovevo ricordarmi di ringraziare Bella e Edward. Io e Jasper riprendemmo i posti che avevamo prima, mentre Alice e Rose si sedettero sul divanetto in vimini del giardino. Edward si sedette in una poltroncina come la nostra e Bella si posizionò sulle sue gambe, circondando il collo di lui con le sue braccia. Era bellissimo vederli così, soprattutto perché finalmente vedevo nei loro occhi una felicità trovata, una felicità che ero sicuro nessuno avrebbe mai potuto minare.

- Allora che mi raccontate? – esordì Bella una volta che tutti ci eravamo seduti.

- Piuttosto che ci raccontate voi. Le novità voi le portate, qui è tutto come al solito – disse Jasper.

- Io voglio sapere tutti i minimi particolari – aggiunse Alice mentre Rose annuì.

- C’è poco da dire. Le cose essenziali ve le abbiamo già dette per telefono – gli rispose Bella.

In effetti qualcosina per telefono c’è l’avevano detto. Bella ci aveva raccontato della sorpresa di Edward per filo e per segno. Ci aveva raccontato del fatto che l’aveva bendata, che l’aveva portata fino a Parigi senza che lei sospettasse niente, ci aveva raccontato del vestito, della cena, della sorpresa con i fuochi d’artificio, ma riguardo al resto della loro permanenza lì non ci avevano poi detto molto.

- Io ti devo fare i miei più sentiti complimenti. Una sorpresa come la tua è davvero un sogno da ricevere – gli disse Alice.

- Ecco che ricominciano – mi lasciai sfuggire io beccandomi un occhiataccia sia da Alice sia da Rose.

- In effetti è stato bellissimo. Parigi è un sogno e andarci con la persona che ami è ancora più bello – disse Bella con occhi sognanti.

- Certo che io non ti facevo così romanticone – dissi io rivolgendomi a Edward.

- Nemmeno io, ma l’amore ti cambia. A me ha cambiato la vita e pure a voi. Non crediate che voi siate stati meno romantici – mi rispose mio fratello.

In effetti non c’era da biasimarlo. Tutti e sei eravamo cambiati per amore. Io se mi guardavo allo specchio non mi sarei mai e poi mai riconosciuto, guardandomi allo specchio non avrei mai potuto rivedere nel riflesso dello specchio il vecchio me. Era tutto così diverso adesso, ma era senza dubbio molto più bello.

- Quando ci siamo conosciuti chi l’avrebbe mai detto che le cose sarebbero andate così? Chi l’avrebbe mai detto che saremmo cambiati così tanto? – ci disse Rose.

- Era tutto scritto. Contro il destino non si può fare nulla – disse Alice.

Aveva ragione Alice. Era quello il nostro destino. Era stato il destino che aveva messo le ragazze nella nostra strada, era il destino che ci aveva fatto incontrare e innamorare e io non ero mai stato tanto grato al destino come in questo momento. Adesso c’era solo un dubbio che mi attanagliava, un dubbio che dovevo e volevo sciogliermi.

- Non per essere il guastafeste in un momento come questo, ma tu, Edward, che intenzioni hai? – dissi rivolgendomi a mio fratello.

Ovviamente mi riferivo al problema Jacksonville. Da una parte volevo che lui tornasse lì e continuasse il suo sogno, ma dall’altra volevo che restasse qui con noi, con Bella. E poi, qualcosa mi diceva che se lui partiva, lei lo avrebbe seguito e questo mi dispiaceva parecchio. Mi mancavano tantissimo i pomeriggi trascorsi noi sei insieme a divertirci e a combinarne di tutti i colori, ma non potevo essere egoista nel volere qualcosa che avrebbe potuto danneggiare mio fratello. E poi, eravamo già grandi, ormai, e non potevo più sperare che le cose restassero sempre così, non potevo sperare che restassimo uniti così tanto per sempre, anche se ero convinto che anche a chilometri di distanza il nostro rapporto sarebbe rimasto sempre intatto. E poi, del resto, prima o poi ci saremmo dovuti separare o, per lo meno, non avremmo potuto continuare a comportarci come dei ventenni a vita.

- Non ha ancora deciso, comunque con grande probabilità andremo a Jacksonville – rispose Bella al suo posto.

Notai che, dopo la mia domanda, entrambi si erano un po’ oscurati in volto e qualcosa mi diceva che non la pensavano allo stesso modo su questa cosa. E la reazione di Edward alle parole di Bella me ne diede la conferma.

- Resteremo qui. Lascerò la squadra – disse mio fratello rivolgendosi più a Bella che a noi.

- Ne abbiamo già parlato milioni di volte in questa settimana e tu non rinunciare a quella squadra per me. Non ammetto obiezioni – gli rispose Bella.

- Appunto, ne abbiamo già parlato. E’ una decisione che spetta a me e io ho già deciso – continuò Edward come se noi non ci fossimo.

- Non se ne parla – gli disse Bella alzando leggiarmente la voce.

- Ok, basta così. Risolviamo la questione in maniera civile – disse Jasper mentre io e le ragazze annuimmo.

- C’è poco da risolvere. Resto qui – disse Edward.

- Ragazzi, per favore, fateglielo capire voi che se resta qui fa un errore grandissimo, fategli capire che non può mandare tutto a puttane – disse Bella rivolgendosi a noi.

- Edward, mi dispiace dirlo, ma Bella ha ragione. Io non voglio che te ne vai, ma non voglio neppure che mandi all’aria tutta la tua carriera. Potete stare insieme lo stesso, non devi per forza lasciare la squadra – gli dissi io.

- Si, hanno ragione loro. Avevi tre anni la prima volta che ci hai detto che da grande volevi fare il giocatore di basket, avevi quattro anni quando ci hai detto che saresti diventato un grande giocatore, avevi cinque anni quando hai iniziato a giocare a questo gioco in un squadra per bambini, eri il più piccolo tra quei bimbi, ma il più dotato, avevi sei anni quando ci hai detto che un giorno saresti entrato negli Shox, la tua squadra del cuore da sempre. Ogni anno che passava hai continuato a ripeterci che il tuo sogno restava sempre legato al basket e ogni anno che passava ci rendevamo conto che facevi un passo in avanti per raggiungere quel sogno. Alla fine ci sei riuscito e l’hai fatto in netto anticipo rispetto alle previsioni. Non è da tutti entrare in una squadra di professionisti e per giunta già da titolare a soli diciannove anni, non puoi mollare tutto, non adesso – gli disse Jasper.

- Edward è la tua occasione, l’occasione di una vita non puoi sprecarla. Te ne pentiresti dopo. Noi siamo con te sempre e comunque, anche se ci troviamo a chilometri di distanza – continuò Alice.

Stavamo cercando tutti di convincerlo, ma la sua espressione era troppo decisa, qualcosa mi diceva che niente e nessuno gli avrebbe potuto fare cambiare idea.

- I ragazzi hanno ragione. Devi restare lì, continuare la tua carriera, realizzare il tuo sogno, non puoi mollare tutto, non adesso che hai raggiunto questi risultati – gli disse Rose.

- Avete ragione, ma questo non cambia le cose. Io ho già deciso, tornerò a Jacksonville solo per parlare con il coach e per salutare i compagni, poi tornerò qui, a casa mia. E’ questo il mio posto – ci disse Edward.

- No, no e no. Tu andrai a Jacksonville. Non ti permetterò di fare questo sbaglio. Io lo so perché tu non vuoi andarci, perché pensi che il mio posto sia qui e non vuoi che mi sacrifichi per te, ma devi capire che il mio non è un sacrificio. Io voglio venire perché casa mia, il mio posto è dove sei tu, che sia qui, a Jacksonville o in qualunque altro posto non ha importanza. Tu devi andare e io verrò con te. Torneremo qui quando vorremmo, anche solo per qualche ora e passeremmo una giornata tutti e sei insieme come ai vecchi tempi, poi torneremo lì, dove è giusto che tu stia, e questo, perché, per me, niente vale quanto il tuo futuro – gli disse Bella guardandolo negli occhi.

- Bella ne abbiamo già parlato, tu sai benissimo come la penso, quindi, non vedo perché continuare a parlarne – gli disse Edward.

- Se io non fossi venuta da te tu non avresti mai deciso di lasciare la squadra, questo dimostra che ho ragione io. Tu vuoi lasciarla perché non vuoi che io mi allontani da qui, perché pensi che ne soffrirei. Per una volta, metti da parte me e pensa a te stesso, pensa alla tua di felicità e non soltanto alla mia – continuò Bella.

- E’ vero, se tu non fossi venuta io non avrei lasciato la squadra, ma c’è una cosa che non riesci a capire. Se tu ti saresti tolta i prosciutti dagli occhi prima io non sarei nemmeno partito, o, se comunque, il nostro rapporto sarebbe rimasto quello che era prima dell’arrivo di Lucas io avrei rifiutato immediatamente quel posto, senza neppure andarci. Ti è chiaro questo? Bella non è più il mio sogno il basket, adesso ci sei solo tu, lo capisci o te lo devo dire in un'altra lingua? – gli disse Edward scandendo per bene le ultime parole.

- Lo vedi che lo fai per me. Non lo posso accettare questo – gli disse Bella.

- Scricciolo mi sa che, ormai, ha deciso. Niente di quello che dirai o che farai gli farà cambiare idea – gli dissi io notando che Edward sembrava irremovibile.

- Emmett ha ragione. E’ una sua decisione, ne tu, ne noi possiamo farci qualcosa – continuò Jasper.

- Loro l’hanno capito. Tu quando lo capirai? – gli disse Edward ringraziandoci con lo sguardo.

- Tu non puoi capire come mi sento io, nessuno di loro può capirlo, per questo ti stanno appoggiando. Io ho paura – gli disse Bella.

- Paura? E di cosa? – gli domandò Edward stupito così come me e Jasper.

Rosalie e Alice, invece, sembravano tranquille, forse, loro sapevano cosa volesse dire Bella, del resto era la loro sorella e la conoscevano benissimo, ma c’era anche sa dire che erano donne e si sa che le donne sono le uniche che si possono capire tra di loro, perché per noi uomini resteranno per sempre un mistero.

- Ho paura, ho una fottuttissima paura. Ho pura che, un giorno, tu possa identificarmi come un tuo rimpianto, ho paura che, quel giorno, tu non me lo dica e lasci a me la responsabilità di leggertelo negli occhi. Adesso sei convinto di fare la scelta la giusta, ma hai solo diciannove anni e le convinzioni passano in fretta. Quello che ci sembra infinito adesso, tra qualche anno, tra qualche mese, potrebbe non esserlo più, per questo non voglio che tu rinunci a quello che ami per me. Non posso e non voglio prendermi questa responsabilità, lo capisci? Io non ho niente da perdere venendo con te, tu, invece, si e molto anche – gli disse Bella stringendo di più la presa sul collo di Edward, considerato che nonostante la piccola “discussione” lei non si era mossa da sopra di Edward.

Notai l’espressione di mio fratello e mi bastò quello per capire che le paure di Bella erano del tutto infondate. Lei non sarebbe mai stata per lui un motivo di rimpianto.

- Amore queste tue paure non hanno alla base nulla, non dovresti nemmeno pensarle certe cose. Io ti amo troppo per poterti considerare un rimpianto e anche se, come dici tu, quello che abbiamo, un giorno, finirà non cambierà quello che ti sto dicendo adesso. Non sto rinunciando a nulla, sto semplicemente decidendo se restare qui o tornare a Jacksonville e tra le due cose scelgo di restare qui. Non sto dicendo che rinuncerò al basket, sto solo dicendo che me ne andrò dagli Shox. Qui a Phoenix ci sono altre squadre importanti e mi impegnerò per riuscire a farne parte, ma con gli Shox ho chiuso. Il mio sogno era diventare un grande campione di basket, ma posso diventarlo anche con un’altra squadra. Adesso smettila con queste paranoie e non ne parliamo più, tanto lo sai che non cambio idea – gli disse Edward più sincero che poteva sorridendogli e dandogli un bacio a fior di labbra.

- Hai la testa dura come il cemento armato, non c’è nulla da fare – gli disse Bella ridendo essendosi arresa alle parole di Edward.

Del resto mio fratello aveva ragione, poteva diventare un campione anche in un’altra squadra.

- Bene adesso che tutto è risolto, che si fa? – chiese Alice.

- Le chiavi – disse Bella a Edward porgendogli la mano.

Edward prese le chiavi della macchina dalla tasca e gliele diede. Bella si alzò e scomparve dalla nostra vista.

- Ma dove è andate? – chiesi io stupito.

- Ma com’è che tu sai fare solo domande? – mi disse Edward mentre tutti scoppiammo a ridere.

- Edward sono felice che finalmente abbiate risolto la cosa. Mia sorella è di coccio, ma finalmente ha aperto gli occhi – gli disse Rose.

- Ti ama, ti ama davvero tanto. Non l’ho mai vista così per nessuno. Non sembra nemmeno lei – continuò Alice.

- Lo so, la amo anch’io, più della mia vita – disse Edward.

- Chi è che ami? – disse Bella tornando tra noi con delle buste in mano.

- Jessica – gli disse Edward ridendo, mentre Bella cambiò totalmente espressione.

Chi era Jessica? Mai sentita nominare, ma Bella di sicuro si perché la sua faccia non prometteva nulla di buono.

- Edward Cullen hai intenzione di farti spaccare la faccia? – gli disse Bella furiosa mentre io, i ragazzi e Edward c’è la ridevamo.

- Bellina, calmati. Hai l’espressione di Bruce Banner quando si arrabbia – gli dissi io ancora ridendo.

- Tu stai zitto. E poi chi sarebbe sto qui? – mi disse lei furiosa vedendo che tutti c’è la stavamo ridendo alla grande.

- Ma come chi è? Hulk mi pare ovvio – gli disse Jasper ridendo anche lui.

- Che siete divertenti – ci disse lei.

- Dai amore vieni qua – gli disse Edward ridendo e tirandola a se.

- Non credo proprio. Vai da Jessica, vedrai che ti soddisfa di più quell’esemplare di tutte tette e niente cervello – gli disse Bella allontanandosi da lui.

La gelosia di Bella era fantastica. Già lo era prima di mettersi con Edward, ma adesso era peggiorata parecchio.

- E dai stavo scherzando – gli disse Edward.

- Ma possiamo capire chi è questa Jessica? – gli chiese Jasper.

- Una sciaquetta – gli rispose Bella.

- Cioè? – gli chiesi io.

- Una che se lo spoglia con gli occhi. Anzi diciamo che se l’è spogliato anche con le mani – disse Bella parecchio scocciata.

- E’ una cheerleader degli Shox. Dai vieni qua stupida – disse Edward riferendosi a Bella.

- Buon modo per tergiversare la mia affermazione – disse Bella.

- Tergi cosa? – gli chiesi io non capendo quello che aveva detto.

- Lascia stare tu. Certi termini per te sono troppo difficili – mi canzonò Rosalie venendosi a sedere in braccio a me.

- Che spiritosa che sei – gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra.

- Prego continuate. Ci stavamo divertendo, meglio di andare al cinema – disse Jasper quando vide che io e Rose avevamo spesso di prenderci in giro rivolgendosi a Bella e Edward.

- Tagliala – gli disse Alice.

- Dai Bella vieni qua, non farmi alzare – gli disse Edward sorridendogli mentre Bella si avvicinò e si sedette in braccio a lui.

- Stronzo – gli disse dandogli un bacio.

- Il passato non lo posso cambiare, ma il presente si – gli disse Edward riferendosi al fatto che nel periodo in cui avevano litigato si era dato alla pazza gioia con le ragazze.

- Ti amo – gli disse Bella sottovoce, ma non così sottovoce da non farsi sentire da noi.

Gli diede un bacio e poi si voltò verso di noi.

- C’è qualcosa che vi abbiamo comprato – ci disse guardandoci, mentre Alice iniziò a urlare come una pazza per la felicità.

- Che bello, che bello. Io adoro i regali – urlava Alice saltellando come se fosse una bambina.

Quella ragazza era un mito. Ero convinto che sarebbe rimasta così perfino quando avrebbe compiuto cinquant’anni, il che era tutto dire.

- Questo è tuo, questo è di Jasper, questo è di Rose e questo è di Emmett – disse Bella dandoci delle buste.

La prima ad aprire la busta fu Alice che estrasse un vestitino a corsetto blu con la gonna a palloncino. Era carinissimo.

- Non ci posso credere. Questa per me è telepatia. L’ho visto alla tv l’altro giorno quando hanno mandato in onda la sfilata di Chanel e me ne sono innamorata. Di presenza è ancora più bello – gli disse Alice buttandosi prima nelle braccia di Bella e poi in quelle di Edward.

- Sapevo ti sarebbe piaciuto – gli disse Bella, mentre Rose stava iniziando ad aprire la sua busta.

Quando ne estrasse il contenuto quasi svenne per lo stupore. La sua faccia sembrava quella di un fantasma, ma i suoi occhi esprimevano una felicità incredibile come se avesse visto non so quale cosa preziosa. Controllai cosa avesse in mano e vidi una borsa bianca con delle cose argentate al centro e due ciondoli a forma di “C” e “L” che scendevano. Per me, quella era una comunissima borsa, ma qualcosa dalla faccia delle ragazze mi diceva che dietro c’era molto di più. Non avrei mai capito le donne.

- Amore perché quella faccia? – gli chiesi mentre lei mi guardò come se avessi detto una bestemmia.

- Questa è di Christian Lacroix, ma il punto non è questo. Fa parte della collezione che non è ancora sul mercato. La collezione l’hanno mostrata, ma ancora non è in vendita. Come avete fatto? – gli chiese Rose.

- Tutto merito suo – gli rispose Bella riferendosi a Edward.

- Cioè? – chiese Jasper.

- Siamo entrati nell’atelier di Lacroix e abbiamo vista esposta la nuova collezione che ovviamente non era vendibile, ma Bella non si è arresa. Diceva che quella borsa era stata creata per Rosalie e doveva averla. Quindi, mi ha costretto a fare gli occhi dolci alla commessa invitandola perfino a cena pur di farmi vendere quella borsa – ci spiegò Edward mentre noi c’è la ridevamo.

- Bellina non cambierai mai – gli dissi io.

- Lo so, ma lo sai che quando voglio una cosa faccio il possibile e l’impossibile per ottenerla – mi rispose.

- Ma la commessa non si è accorta che stavate insieme? – gli chiese Alice.

- No, gli ho detto che ero sua sorella – disse Bella.

Quella ragazza ne sapeva una più del diavolo.

- E alla cena? – domandò Rose.

- Ovviamente non mi sono presentato – disse Edward.

- Ormai, ci potevi andare – gli dissi io aspettando la reazione di Bella che non tardò ad arrivare.

- Si certo come no. Io questo stavo dicendo. Una legnata nella testa gli davo no la cena – disse Bella ridendo.

- Va beh, adesso tocca a voi – disse Edward a me e a Jasper per spingerci a guardare i nostri regali.

Jasper aprì la sua busta e ne estrasse una cintura nera semplice, ma bella di Jean-Paul Gaultier.

- E’ bellissima grazie – gli disse lui.

Io nel frattempo aprì la mia busta e ne uscì fuori una custodia, la aprì e vidi un paio di occhiali dell’ultima collezione di Dior. Proprio quelli che volevo.

- Lo so che in tutto questo periodo pur essendo presente fisicamente era come se fossi assente, ma non mi è sfuggito il fatto che volessi comprarti questi occhiali. Così abbiamo provveduto noi – mi disse Bella mentre io andai ad abbracciarla.

- Grazie piccola – gli dissi ringraziando poi anche mio fratello.

Restammo in giardino per un po’ e i ragazzi ci raccontarono cosa avevano fatto in quella settimana, dicendo che Parigi era bellissimo e che si sarebbero tornati, ma insieme a noi. Ci raccontarono di essere andati a Disneyland e di essersi divertiti come due bambini, un’esperienza che avrebbero voluto ripetere di nuovo con noi. Dicevano che se saremmo andati tutti e sei insieme sarebbe stata un’altra cosa. Noi gli raccontammo della nostra settimana senza di loro, anzi senza Bella, considerato che Edward se ne era già andato da tempo, anche se non c’era poi molto da raccontare visto che non avevamo fatto nulla di particolare. Restammo lì tutto il pomeriggio, fino a quando Bella e Edward decisero di andarsi a fare una doccia e di andare da mamma e papà per raccontargli tutto e poi da Charlie e Renèe per dirgli che Bella era tornata. Io e i ragazzi restammo in giardino ancora per un po’, poi a ora di cena ordinammo una pizza e c’è la mangiammo nel giardino.

- Li vedo felici, finalmente – disse Alice mentre mordeva un pezzo di pizza di Jasper.

- Anch’io e sono contenta – disse Rose.

- Se la meritavano anche loro un po’ di pace e felicità – disse Jasper.

- Appunto. Adesso si ritorna al passato. Che bello. Mi erano mancate giornate come queste – dissi io riferendomi al fatto che dopo due mesi avevamo finalmente passato una giornata tutti e sei insieme senza problemi, proprio come una volta.

Continuammo a mangiare la pizza e poi restammo lì fuori a parlare per tutta la serata, visto che fuori si stava benissimo anche con le maniche corte. Verso mezzanotte Edward e Bella tornarono ed erano il ritratto della felicità. Restarono con noi a parlare, fino a quando non si fecero le tre e tutti e sei decidemmo di andare a letto. Ero felice, finalmente felice e sapevo che adesso lo eravamo tutti. Arrivai in camera e mi tuffai nel letto posizionandomi sopra di Rose e riempiendola di baci e si sa, un bacio tira l’altro fino a quando non ci ritrovammo a fare l’amore. Tutti i miei sogni si stavano realizzando. Non c’era nulla di più bello di quello che stavamo vivendo e speravo con tutto me stesso che sarebbe rimasto sempre così. Non so perché, ma ero sicuro che sarebbe stato così, perché un amore come quello che provavamo noi gli uni per gli altri era qualcosa di troppo forte per poter essere cancellato o semplicemente minato da qualcuno o da qualcosa. Dentro di me sapevo che fra vent’anni saremmo stati come adesso, forse con qualcuno in più, qualcuno a simbolo del nostro amore, dei figli, e fra cinquant’anni ero convinto che saremmo stati dei vecchietti ancora uniti, ancora innamorati che si tenevano compagnia a vicenda. Si, sarebbe stato così, ne ero certo.

 

Il regalo di Alice (vestito):

http://img126.imageshack.us/i/regaloalice.png/][img=http://img126.imageshack.us/img126/3378/regaloalice.th.png

 

Il regalo di Rosalie (borsa):

http://img440.imageshack.us/i/regalorosalie.jpg/][img=http://img440.imageshack.us/img440/4497/regalorosalie.th.jpg

 

Il regalo di Jasper (cintura):

http://img340.imageshack.us/i/regalojasper.jpg/][img=http://img340.imageshack.us/img340/6007/regalojasper.th.jpg

 

Il regalo di Emmett (occhiali):

http://img517.imageshack.us/i/regaloemmett.jpg/][img=http://img517.imageshack.us/img517/295/regaloemmett.th.jpg

 

 

 

SPOILER:

Pov Alice

- Ragazzi mi è venuta un’idea. Secondo me, sarebbe fantastico metterla in pratica – disse Bella cambiando apparentemente discorso.

- Sarebbe a dire? – gli domandò l’amore della mia vita.

- Siamo a fine giugno, tra qualche giorno saremo già a Luglio, il mese perfetto per le vacanze – disse Bella.

- Dove vuoi arrivare? – gli chiese Emmett mentre tutti la ascoltavamo non capendo bene cosa avesse in mente.

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- lillina913: Sono contentissima che il capitolo ti è piaciuto. Comunque si, Edward ha fatto le cose in grande, ma credo che dopo tutto quello che quei due hanno passato se lo meritavano davvero.

 

- monamona: Mi fa piacere che ti piace il mio modo di scrivere e il mio modo di esprimere i sentimenti e i pensieri di tutti i ragazzi. Questo significa molto per me. Mi fa piacere sapere che continuerai a leggere la mia storia, anche perché fra poco ci sarà un cambio netto. Fra circa due capitoli vi spiegherò di cosa si tratta. Quanto alle altre storie, ho scritto questa e altre tre. Puoi trovare i link alla fine della pagina. Ho in mente anche un’altra storia, ma prima preferisco finire queste, altrimenti rischio di sclerare. Quando mi metterò all’opera su qualche altra storia te lo farò sapere.

 

- gamolina: Sono contenta che il capitolo sia stato di tuo gradimento. Comunque si, per fortuna ho risolto questi problemi così adesso cerco di mettermi in pari con la storia.

 

- eMiLy BlOoD: Anche questa frase era bellissima, ma te l’ho già detto anche su msn dicendomi qual è la mia idea. Grazie per avermi dato l’ok.

 

- -DivinaTheBest: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto al punto di farti commuovere, perché significa che sono riuscita a scrivere al meglio quello che provavo io.

 

- serve: Beh non so se hai parlato a nome di tutte le lettrici della mia storia, ma di sicuro hai parlato a nome mio. Anch’io voglio Edward. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

 

- edward bella: In effetti il capitolo era un po’ romantico, forse, il più romantico fino ad ora. Mi fa piacere che lo hai apprezzato.

 

- nefertiry85: Hey tesoro, come è andato l’esame? Spero tutto apposto. Non ho avuto modo di parlare con te su msn quindi ne approfitto adesso per chiederti. Comunque mi fa piacere che ti è piaciuta la sorpresa di Edward a Bella, è stata molto romantica, in effetti.

 

- ross_ana: Beh, in effetti il “mio” Edward è davvero perfetto. E’ il ragazzo che tutti vorrebbero avere, o almeno che io vorrei avere, ma ovviamente non ne esistono di ragazzi così purtroppo. Riguardo a Bella sono d’accordo con te, lei è troppo troppo fortunata.

 

- TanyaCullen: Sono felice che anche questo capitolo ti sia piaciuto e condivido con te il fatto che anch’io vorrei ricevere una sorpresa come quella che Edward ha fatto a Bella, ma come te sogno solamente. Il tuo contatto msn l’ho aggiunto, quindi quando ti collegherai mi troverai di sicuro tra i contatti che ti hanno aggiunta.

 

- soletta: Per adesso ci sarà un po’ di pace per tutti, ma non sperare che sarà così per sempre perché ti sbagli. Devono succedere ancora un po’ di cose. Per quanto riguarda la metà so che, forse, in pochi se lo aspettavano, ma per me fare una cosa del genere è sempre stato un sogno e per questo ho voluto scriverla. Sarebbe una favola se potesse succedere anche a me. Riguardo ai sogni sono d’accordo con te, a volte sognare fa bene, ma quando apri gli occhi ci stai uno schifo perché ti rendi conto che la realtà è diversa da come l’hai immaginata e io non sono una di quelle che sogna molta, nel senso che dopo tutte le delusioni che ho avuto ho imparato a smettere di credere nei sogni, ma da quando ho letto la saga di Twilight mi sono ricreduta. Questi libri sono stati per me come una medicina e mi hanno permesso di vagare con la fantasia e di chiudermi in un mondo fatto di sogni e credo che dalla mia storia potrai capirlo. So che questo da una parte è sbagliato perché quando riaprirò gli occhi mi accorgerò di stare più male, ma per adesso mi sta bene così, per adesso voglio credere che le favole esistono e che anch’io un giorno ne avrò una, anche se so che in realtà questo non succederà. Come hai detto tu, forse, il problema è che siamo masochiste e io ti posso dire che io lo sono di sicuro, ma per adesso mi sta bene così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- ledyang: Sono felice che ti sia piaciuto. Mi auguro che lo stesso accadrà per questo e per i prossimi.

 

- Princess Alexia: Si, Edward è proprio un romanticone. Un ragazzo unico e perfetto, ha solo un unico difetto, cioè quello che nella realtà non esiste, così come non esistono ragazzi come lui. Mi fa piacere che apprezzi il mio modo di scrivere e ti assicuro che adesso per Bella e Edward ci sarà un po’ di felicità. Succederanno però tante cose. Leggi e lo scoprirai.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 46
*** I fantastici sei ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

 

 

CAPITOLO 46

I FANTASTICI SEI

 

 

POV ALICE

Era da un po’ di tempo che cercavo di trovare la parola adatta per descrivere ciò che provavo, ma non ero ancora riuscita a trovarla. Ero arrivata alla conclusione che quello che provavo era qualcosa di così unico da non avere neanche un nome. Mi rendevo conto che avevo la vita che chiunque avrebbe voluto, la vita che tutti sognano di avere. Mi ricordavo di quando in passato mi ripetevo che non tutti erano fatti per essere felici, che non tutti potevano guardare alla vita con un sorriso stampato in faccia. Adesso tutti quei pensieri mi sembravano così stupidi, mi sembravano i pensieri di una ragazzina che non aveva visto nulla del mondo, di una ragazzina accecata dai fantasmi del suo passato. Adesso mi ritrovavo con una vita meravigliosa davanti a me, una vita che non aspettava altro che essere vissuta. Andarcene da New York ed essere venuti a Phoenix era stata la cosa migliore che avevamo fatto perché questo trasferimento ci aveva cambiato la vita. Chi l’avrebbe mai detto che le “irraggiungibili sorelle Swan”, era così che eravamo definite dagli altri, si sarebbero fatte fregare da tre ragazzi? Se in passato mi avrebbero detto che trasferirmi a Phoenix avrebbe comportato il fatto che io e le ragazze ci saremmo innamorate pazzamente di qualcuno gli avrei riso in faccia. Eppure era successo e finalmente avevamo capito e assaporato cosa era la vera felicità. Da quando Bella e Edward si erano messi insieme potevo dire di essere davvero felice considerando che non c’era più nulla nella mia vita che non andasse come speravo. Bella e Edward erano tornati due giorni fa da Parigi e ne avevamo approfittato per goderci due giorni di mare anche con loro. Ovviamente il divertimento era stato assicurato, considerato che come ci divertivamo noi sei assieme non si divertiva nessuno. Anche oggi eravamo scesi in spiaggia tutte e sei e i ragazzi erano andati a farsi il bagno mentre io e le ragazze eravamo rimaste sulle sdraio.

- Ma guardateli sembrano tre bambini – disse Bella indicando i ragazzi che si spruzzavano con l’acqua.

- Sembrano o sono? – gli dissi io sarcastica mentre loro scoppiarono a ridere seguite da me.

- Ci pensate che fra tre mesi fa un anno fa che siamo arrivate qui a Phoenix e in un anno la nostra vita è cambiata completamente? – ci disse Rose.

- A volte basta un attimo perché tutto cambi – disse Bella continuando a guardare i ragazzi giocare.

- Non potrei essere più d’accordo – gli dissi io.

- Bella non ci hai ancora detto come l’ha presa papà il fatto che tu e Edward state insieme – gli disse Rose mentre io annuì.

In effetti non avevamo parlato con Bella della reazione che aveva avuto papà alla notizia e sapendo che era iperprotettivo nei confronti di mia sorella non sapevo cosa pensare.

- Ha fatto un po’ di storie, ma alla fine non ha potuto dire nulla, anche perché me lo sarei mangiato per colazione se avesse osato opporsi – ci disse Bella mentre io e Rose sorridemmo pensando a come avrebbe reagito mia sorella in quel caso.

- Cosa ha detto lui di preciso? – gli chiesi io.

- Che se io sono felice lo è anche lui e se credo che Edward sia quello giusto lui lo accetterà anche perché Edward gli piace, ma ha minacciato lui dicendogli che se solo oserà farmi soffrire dovrà vedersela con lui. In poche parole questo ha detto – mi rispose Bella sorridendo.

- E’ sempre il solito, non cambierà mai – disse Rose mentre noi scoppiammo a ridere.

Immaginarsi papà che minacciava Edward era davvero un scena da non perdere, soprattutto immaginando la faccia di mio cognato. Come era bello poterlo chiamare “cognato”, ormai ci avevo perso le speranze. Bella smise di guardare in direzione dell’acqua e riprese a sfogliare una rivista. La guardai e capì quanto in realtà fosse felice. Aveva un’espressione beata in viso, un’espressione che non gli avevo mai visto in passato. La storia con Edward gli faceva più che bene. Ad un tratto vidi Rose darmi una gomitata per farmi girare verso i ragazzi e notai che Edward stava uscendo dall’acqua con un secchiello in mano e si avvicinava verso di noi facendoci segno di stare zitte. Chissà perché immaginavo già cosa volesse fare. Mi chiedevo solo dove avesse preso quel secchiello. In poco tempo arrivò dove c’eravamo noi e prima di dare il tempo a Bella di rendersi conto cosa stava succedendo gli gettò tutta l’acqua del secchio addosso. Bella lanciò un urlo e poi alzò gli occhi verso di lui trucidandolo con lo sguardo, mentre io, Rose, Edward e i ragazzi che erano rimasti in acqua c’è la ridevamo di gusto.

- Edward Cullen sei nei guai – gli urlò Bella furiosa mentre lui gli scoppiò a ridere in faccia.

Io e Rose ci alzammo e andammo in acqua dai ragazzi lasciando loro due da soli a stuzzicarsi. Mi avvicinai a Jasper che ancora rideva e gli diedi un bacio a fior di labbra.

- Posso capire dove ha preso quel secchiello? – gli domandai.

- Gliel’ha prestato quel bambino – mi disse lui ancora ridendo mentre guardava quei due ancora in spiaggia e nello stesso tempo mi indicava il bambino in questione.

Mi voltai e li guardai anche io e vidi Bella che urlava e che cercava di scappare dalla presa di Edward senza molto successo, infatti lui riuscì a prenderla e dopo essersela caricata sulle spalle si diresse verso l’acqua. Prima di entrare diede il secchiello al bimbo ringraziandolo e poi entrò in acqua con noi.

- Ti prego non buttarmi giù – urlava Bella cercando di dimenarsi.

Edward non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase che in una frazione di secondo la scaraventò in acqua. In pochi secondi lei riemerse e provò ad affondare lui. Non riuscendoci chiamò in suo aiuto Jasper e Emmett che si offrirono volentieri di aiutarla e iniziò una sfida a chi riusciva a affondare l’altro. Ci mettemmo a giocare tutti e sei come ai vecchi tempi e ci divertimmo un sacco. Giocammo poi a fare i tuffi, a schizzarci con l’acqua e trascorremmo tutta la giornata a ridere come pazzi. Chi ci vedeva non penso ci avrebbe preso per ragazzi di vent’anni, ma per bambini di dieci anni, ma questo non era importante. Restammo in acqua per tutto il pomeriggio considerando che c’era molto caldo, poi uscimmo e ci sdraiammo nelle sdraio, mettendoci a parlare del più e del meno.

- Edward quando hai intenzione di andare a Jacksonville? – gli chiesi io considerato che negli ultimi giorni non ne avevamo più parlato.

- Penso domani, al massimo dopodomani, non più tardi. Non posso più rimandare e non mi va di comunicare il mio ritiro dalla squadra per telefono – mi rispose lui.

- Si infatti. Condivido con te – gli disse Rose.

- Ragazzi mi è venuta un’idea. Secondo me, sarebbe fantastico metterla in pratica – disse Bella cambiando apparentemente discorso.

- Sarebbe a dire? – gli domandò l’amore della mia vita.

- Siamo a fine giugno, tra qualche giorno saremo già a Luglio, il mese perfetto per le vacanze – disse Bella.

- Dove vuoi arrivare? – gli chiese Emmett mentre tutti la ascoltavamo non capendo bene cosa avesse in mente.

- Semplice, partiamo, andiamo in vacanza – ci disse lei.

- A dire il vero ci avevamo pensato prima che voi tornasse e avevamo detto che poi ne avremmo parlato con voi – gli dissi io.

- Si, ma io non intendo una normale vacanza. Io intendo una vacanza speciale. Andiamo in tanti posti, giriamo un po’ il mondo. In due mesi d’estate ne avremmo di tempo per girare un po’ di tutto e con il jet di Carlisle non dovremmo avere problemi e soprattutto non perderemmo tempo. Che ne dite? – ci disse mia sorella.

In effetti la sua era un’idea fantastica, sarebbe stato bellissimo farlo. Quella era un’occasione da non perdere, anche perché se quella pazzia non l’avessimo fatta ora probabilmente non ne avremmo più avuto l’occasione.

- E brava l’amore della mia vita. Io voto a favore – disse Edward sorridendo alla sua donna.

- Io pure – dicemmo all’unisono io e Rose.

- Condivido anch’io – disse Jasper.

- E tu Emmett che dici? – chiesi io al mio fratellone.

- C’è bisogno che chiedete? Quando si tratta di pazzie io sono sempre disposto – ci disse lui sorridendo.

- Allora quando si parte? – chiese Rose.

- Dopodomani vado a Jacksonville, potreste venire con me. Restiamo un paio di giorni e poi partiamo. Che ne dite? – chiese Edward mentre Bella appoggiò la sua testa nella spalla di lui.

- Per me si può fare – gli risposi io mentre gli altri annuirono.

Restammo lì a parlare e a decidere possibili mete da raggiungere. Ovviamente ognuno di noi aveva in mente posti diversi, considerando che tutti avevamo dei posti in cui sognavamo andare fin da bambini, ma alla fine riuscimmo a metterci d’accordo. Ero convinta che sarebbe stato un viaggio molto divertente e poi tutti e sei insieme ci sarebbe stato di che ridere. Restammo in spiaggia tutto il pomeriggio a parlare e scherzare e quando si fece sera ci accorgemmo che la spiaggia era rimasta desolata. C’eravamo praticamente soltanto noi e non avevamo nessuna voglia di tornare a casa, almeno io non ne avevo.

- Che ne dite di fare un bel falò sulla spiaggia? Non ho voglia di tornare a casa – proposi io entusiasta, mentre i ragazzi mi guardarono entusiasti anche loro.

Mi bastò guardarli per rendermi conto che erano d’accordo con me. Io, Rose, Jasper e Emmett tornammo a casa a prendere due tende, mentre Edward e Bella restarono in spiaggia. In poco tempo arrivammo a casa e prendemmo tutto il necessario, poi passammo in una pizzeria e comprammo delle pizze da portare via e poi tornammo in spiaggia, dove trovammo Bella e Edward in atteggiamenti molto, molto intimi. Notai che il fuoco l’avevano acceso, quindi almeno qualcosa di utile era stato fatto.

- Possibile che voi due sappiate fare solo questo? – gli disse Emmett non appena arrivammo.

Tutti e due si sistemarono e scoppiarono a ridere.

- Possibile che voi rompiate sempre le scatole quando non dovreste? – gli rispose Edward sarcastico.

- Se volete la privacy chiudetevi in camera – lo rimbeccò Jasper.

- Come se lì dentro c’è l’avessimo – gli rispose Edward mentre tutti scoppiammo a ridere.

Se c’era una cosa che a casa dei ragazzi non c’era era proprio la privacy. In quella casa si entrava e si usciva dalle stanze come se non ci abitasse nessuno, come se bussare fosse diventata un’opzione e non la regola. Ci mangiammo le nostre pizze e poi i ragazzi montarono le tende. Dopodiché io venni scaraventata in acqua insieme alle mie sorelle solo perché avevamo iniziato a prendere in giro i ragazzi sul fatto che mangiassero come delle fogne. Con loro non bastava mai cibo. Erano tre pozzi senza fondo. Chi li vedeva mangiare senza guardali fisicamente di sicuro avrebbe pensato che fossero dei ciccioni, invece, avevano tutti e tre un fisico da fare invidia a chiunque. I misteri della vita, non c’era altro da dire. Di pazzie con le ragazze ne avevamo fatte tante, ma fare il bagno di notte era qualcosa che mancava nel nostro repertorio e sapere che adesso l’avevamo fatto e che a condividere questa cosa con noi c’erano le persone più importanti per tutte e tre era qualcosa di veramente fantastico. Restammo in acqua per un po’, poi decidemmo di uscire e di asciugarci, considerato che pur essendoci una temperatura calda, l’acqua era un po’ fredda. Io e le ragazze ci buttammo tra le braccia dei ragazzi, la scusa era che volevamo riscaldarci, ma la verità era che non riuscivamo più a stare senza di loro, senza essere strette tra le loro braccia, le uniche in grado di darci l’amore e la protezione di cui noi avevamo bisogno. Continuammo a parlare e a scherzare per un bel po’, fino a quando ci addormentammo. Mi strinsi di più tra le braccia di Jasper e mi feci cullare da Morfeo. A svegliarmi fu Jasper che mi scrollò per le spalle e dopo avermi sussurrato “ti amo” mi fece guardare verso il mare. Solo allora mi resi conto dello spettacolo che mi si parava davanti. Era l’alba e il sole stava sorgendo tingendo di rosso tutta la distesa del mare. Era meraviglioso. Non era la prima volta che guardavo l’alba con Jasper, ma era la prima volta che ero davvero felice, felice perché tutti i pezzi del puzzle si erano composti, felice perché tutto ciò che mi circondava era perfetto. Avevo attorno a me quello che avevo sempre desiderato, ma che, ormai, non credevo più di poter avere. Credevo che tutto ciò che avevo sognato per anni sarebbe rimasto solo un sogno, invece, la realtà aveva sorpassato di gran lunga la fantasia e mi aveva donato una concretezza di cui andare orgogliosa. Restammo abbracciati a guardare il sole sorgere, per poi addormentarci di nuovo. A svegliarmi, questa volta, non fu l’amore della mia vita, ma le urla di alcuni bambini che giocavano allegri sulla spiaggia. Non fui l’unica a svegliarmi sentendo quella caciara, ma anche i ragazzi. Edward ed Emmett si alzarono e si diressero al chiosco che c’era sulla spiaggia, considerando che era già aperto, e andarono a prendere dei caffè e dei cornetti che subito divorammo. Facemmo un altro bagno e poi decidemmo di tornare a casa, considerato che eravamo un po’ stanchi. Una volta a casa andammo a farci tutti una bella doccia e, una volta, pronti andammo a casa nostra ad avvisare mamma e papà della nostra decisione di partire per le vacanze. Come previsto mamma e papà non fecero problemi, ma non avevo dubbi su questo. Ero convinta che anche se fossimo partite e non gli avessimo detto nulla non si sarebbero nemmeno accorti della nostra assenza. Negli ultimi anni il rapporto tra loro e noi era molto migliorato, soprattutto a causa del problema che c’era stato con Bella anni fa, ma da quando io e le ragazze ci eravamo messi con i ragazzi era cambiato tutto. Era come se noi non esistessimo più, del resto adesso c’erano altre persone che si prendevano cura di noi, quindi il loro “lavoro” era finito, come se, in realtà, fosse mai esistito. Anche adesso che eravamo più grandi non avevamo mai detto loro nulla riguardo ciò che pensavamo di loro, anche perché credevamo fosse inutile, loro non sarebbero mai cambiati. A volte, pensavo che per loro, il fatto che io e le ragazze ci fossimo fidanzate significava per loro una liberazione, poiché non dovevano più starci appresso, non dovevano più occuparsi dei casini che combinavamo o delle cose che dicevamo. Era come se se ne fossero lavati le mani. Era brutto dirlo, ma più di una volta mi ero sentita a casa quando stavo con Carlisle e Esme piuttosto che con mamma e papà. Anche i genitori dei ragazzi stavano spesso fuori per lavoro e spesso erano assenti, ma quando stavano con i loro figli o anche con noi, riuscivano a dimostrare un affetto, un amore profondo verso di loro e verso di noi. Molte volte mi ero trovata a pensare che, se un giorno, avessi avuto dei figli avrei voluto prendere come esempio Carlisle ed Esme, anche se a differenza loro sarei stata sempre presente per loro. Avrei voluto diventare una madre affettuosa come Esme o come zia Rachel, erano questi i modelli da seguire e non di certo mia madre. Dopo essere stati a casa nostra andammo a casa di Carlisle ed Esme e annunciammo anche a loro la nostra decisione di partire per le vacanze. Loro, a differenza dei miei, ci dissero che due mesi gli sembravano eccessivi, ma che soprattutto gli saremmo mancati, ma alla fine ci dissero di andare e di divertirci. Non avevamo certo bisogno del permesso di nessuno per partire, ma era bello avere il loro appoggio e sapere che a loro due, comunque, saremmo mancati. Questo era qualcosa di positivo, perché mi faceva sentire bene sapere di essere importante per qualcuno che non fosse Jasper, i ragazzi, zia Rachel e Dean. Dopo aver parlato con i genitori dei ragazzi, salimmo in macchina per tornare a casa, ma Edward, che con la macchina era avanti a noi, non fece la strada di casa e Jasper che era dietro lo seguì.

- Ma dove sta andando? – chiese Emmett che si trovava nel sedile davanti a fianco a Jasper, mentre io e Rose eravamo sedute dietro.

- Non ne ho idea – gli risposi io.

- Sta andando al parco – ci rispose Jasper.

- E a fare cosa? – chiese Rose.

- Non lo so, ma sta andando lì. Questa strada porta solo al parco – ribadì Jasper.

Dopo qualche minuto, come previsto dal mio ragazzo, Edward posteggiò di fronte al parco e Jasper fece lo stesso. Scendemmo e ci avvicinammo a Edward e Bella.

- Perché siamo qui? – chiesi guardando mia sorella, considerato che Edward non era ancora sceso dalla macchina.

- Non ne ho idea. Gli ho chiesto, ma mi ha detto che una volta qui l’avrei capito – mi rispose mia sorella

- Allora? – chiese Rose a Edward che aveva chiuso la macchina e si era avvicinato a Bella cingendogli la vita.

- Madonna quante domande. Adesso lo capite – disse Jasper che guardò Edward come a volersi complimentare con lui.

Forse, lui, aveva capito il perché ci trovavamo lì e qualcosa mi diceva che lo avesse capito anche Emmett perché sembrò acconsentire con lo sguardo.

- Perché anche Emmett ha capito e noi no? – chiesi io per sfottere il mio fratellone.

- Hey pulce, cosa credi che sia io? Stupido? – mi disse lui con aria di sfida.

- Lo sei fratellone, lo sei – gli disse Bella sfottendolo anche lei.

A quel punto Emmett sbuffò e dopo averci fatto un sorriso di sfida si avvicinò a noi e con la sua forza, pari a quella di Hulk, ci prese entrambe sulle sue spalle come se fossimo due sacchi di patate.

- Facci scendere – lo imploravamo noi.

- Assolutamente no. Così imparate a sfottere il vostro fratellone – ci disse lui ridendo seguito a ruota dagli altri.

- Edward aiutami, ti prego – disse Bella cercando l’aiuto del suo ragazzo.

- Si, infatti, dateci una mano. Tu Jasper, invece, che te la ridi aiutami – dissi io al mio di fidanzato.

Li guardai e notai che se la ridevano alla grande e non sembravano avere nessuna intenzione di aiutarci.

- Stavolta ve la siete cercata – ci dissero all’unisono Edward e Jasper mentre non la finivano di ridere.

Io e Bella sbuffammo e facemmo le finte arrabbiate, ma ciò non servì a nulla. I ragazzi e Rose iniziarono a camminare mentre ancora ridevano e Emmett con noi sulle spalle li seguì. Arrivammo alla loro panchina e solo allora, sua grazia, ci fece scendere. Osservai la panchina e notai che c’era una nuova scritta in mezzo alle altre. Vicino alla scritta “E&R 4ever”, fatta da Emmett e Rosalie quando si misero insieme e alla scritta “J&A love”, fatta da me e Jasper alcuni giorni dopo la sorpresa del cavallo, compariva un’altra scritta: “E&B sempre e x sempre”.

- Quando l’avete scritta? – chiese Rose anticipandomi e rivolgendosi a Bella e Edward.

- Il giorno in cui siamo tornati a Phoenix – ci spiegò Edward.

- Prima di venire a casa da voi, siamo passati qui e abbiamo fatto la nostra incisione – continuò Bella.

- Adesso è finalmente completa – dissi io.

- No, manca ancora qualcosa – mi disse Jasper.

- Volete spiegarci qualcosa? – gli domandò Bella a nome suo, mio e di Rose.

- C’è qualcosa di molto importante che manca e adesso lo scriviamo – disse Edward.

Prese il coltellino e iniziò a incidere sopra la panchina. Mi sporsi per guardare e gli vidi scrivere “23, poi fare un trattino e passare il coltello a Jasper che scrisse “10 e il solito trattino. Alla fine prese il coltellino Emmett e scrisse “09 e due punti. Guardai tutta la scritta: “23-10-09:”. Adesso era tutto chiaro.

- E’ la sera della cena, la sera in cui tutto tra noi è cambiato – gli dissi io.

- Appunto. Ed è per questo che era importante scriverlo – mi disse Edward.

- Adesso tocca a voi – disse Jasper.

- Fare cosa? – chiese Rose.

- Scrivere qualcosa sotto la data – continuò Emmett.

- L’inizio di un sogno – disse Bella.

Capimmo subito che con quella frase voleva indicare ciò che dovevamo scrivere. Così presi il coltellino e scrissi sotto la data “L’inizio”, poi lo passai a Rose che scrisse “di un” e infine fu la volta di Bella che scrisse: “ sogno”. Alla fine, al centro esatto della panchina, una scritta sovrastava le altre: “23-10-09: L’inizio di un sogno”.

- Perfetto. Adesso non manca nulla – disse Edward avvicinandosi a Bella e dandogli un bacio a fior di labbra.

Lo stessero fecero Emmett con Rose e Jasper con me. Dopodichè tornammo in macchina e poi ci fermammo in un locale a mangiare. Quando terminammo tornammo a casa e dopo una doccia iniziammo ognuno a preparare le valigie. Quando tutti terminammo i ragazzi si occuparono di scenderle giù e solo allora ci rendemmo conto che, quella, più che un partenza sembrava un vero trasferimento vista la montagna di roba che ci eravamo portati. La giustificazione mia e delle ragazze fu che due mesi erano pur sempre due mesi. Restammo in salotto un po’ a guardare la tv, poi preparammo qualcosa da mangiare e cenammo. Una volta pulita la cucina, andammo in giardino e restammo lì buona parte della serata. Poi decidemmo di andare a letto, la mattina dopo ci saremmo dovuti alzare presto e quella sarebbe stata una giornata piuttosto lunga. Andai a letto addormentandomi tra le braccia di Jasper con la consapevolezza che tutti i miei sogni si erano realizzati dal giorno di quella cena, ma soprattutto con la consapevolezza che nella mia vita e in quella delle persone che volevo bene sarebbero successe tantissime altre cose fantastiche. Di questo ne ero certa.

 

 

 

SPOILER:

Pov Edward

- Lascio la squadra – dissi io a sangue freddo cambiando discorso.

- Cosa? – dissero sconvolti tutti i ragazzi e anche quelle galline delle ragazze.

- Avete capito. L’ho appena detto al coach. Sono venuto solo per comunicare la mia decisione – gli dissi.

- Ma sei cretino? Cazzo non puoi farlo – mi disse James.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ledyang: Sono felicissima che la storia continua a piacerti. Spero di non deluderti.

 

- bo19: Si, adesso per Bella e Edward le cose si mettono meglio e sicuramente sarà tutto più romantico. Si, ho continuato, anche perché ho molto altro da dire, ma soprattutto ho un’idea con cui ho parlato su msn con alcune ragazze che leggono la mia storia e hanno apprezzato quest’idea. Spero che lo farete anche voi. Capirete tutto nel prossimo capitolo o in quello dopo ancora. Mi fa piacere sapere che la mia storia è una delle tue preferite, la cosa mi rende molto orgogliosa.

 

- nefertiry85: Sono contentissima che per l’esame sia andato tutto bene, mi fa piacere. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e lo stesso per i regali.

 

- -DivinaTheBest: Grazie per tutti i complimenti, spero solo di non deluderti con i prossimi.

- MANU_CALLEN: Mi fa piacere che la storia continua a piacerti. Come vedi lo spoiler riguardava un momento in cui tutti e sei si ritrovano e non si lasceranno per un bel po’. Tu, ovviamente, sai a cosa mi riferisco.

 

- eMiLy BlOoD: Si, Edward e Bella si sono messi insieme. Loro due 4ever. Sono contenta che i regali ti siano piaciuti, non potevo farli tornare a mani vuote, altrimenti Rosalie e soprattutto Alice li avrebbero sgozzati a tutti e due, in modo particolare a Bella. La frase come al solito bellissima, non ci sono parole. E’ molto realistica e mi ci rivedo in pieno in quello che hai scritto.

 

 

 

 

 

- gamolina: Lo so che mancano quando erano un po’ stronzetti, ma, ormai, sono cambiati. Non so se aggiungerò un capitolo in cui li vedremo tornare quelli di un tempo, ma mi pare difficile, non ora almeno, anche se nel prossimo vedremo il trio Swan un po’ acidello nei confronti di qualche nostra vecchia conoscenza. Non posso dirti di più.

 

- ross_ana: Beh se ti ha fatto piacere vederli di nuovo tutti insieme credo che anche questo capitolo ti possa piacere, visto che sono tornati, finalmente, ad essere i fantastici sei. Sono contenta che ti sia piaciuto il modo in cui ho descritto il capitolo, anche perché volevo sia far ridere che non. E a quanto mi hai detto ci sono riuscita. Sono contenta.

 

- lillina913: Anch’io adoro Emmett, è fantastico in tutto e per tutto. Si, a Parigi è andato tutto a meraviglia. Comunque non sei l’unica a voler andare a Disneyland, anch’io è una vita che sogno di andarci.  

 

- soletta: Beh neanche io prima sognavo molto, anzi a dire il vero una volta lo facevo, ma poi tutte le delusioni che ho avuto mi hanno impedito di continuare a farlo. Se adesso riesco a farlo è solo grazie a Twilight che mi ha fatto entrare in un mondo nuovo, fatto di magia e romanticismo. Mi ha aiutata molto, moltissimo. Mi sono resa conto che non posso permettere di farmi sempre crollare il mondo addosso perché niente e nessuno merita di farmi sentire come mi sono sentita in passato. Quindi, per adesso, voglio sognare per essere anche solo un pochino felice e quando riaprirò gli occhi so che ne pagherò le conseguenze di questa scelta, ma sono sicura che non avrò rimpianti. Ne ho già troppi e i sogni non possono crearmene altri. Prova a farlo anche tu, magari ci riesci. Sono io a ringraziare te per aver condiviso questi pensieri con me. Fidati, anch’io mi sono arresa alla prima difficoltà in passato e adesso rimpiango di averlo fatto. Quanto alla mia storia ho cercato di postare il prima possibile. Non posso anticiparti nulla altrimenti ti rovino la sorpresa, comunque ti dico che ci saranno dei cambiamenti in meglio, ma nella vita può sempre succedere di tutto. Se quello di loro sei sarà vero amore, allora supereranno tutto. So che non è un grande indizio, ma di più non posso dirti.

 

- ClaudiaSwan: Mi fa piacere sapere che tutto sommato la mia storia ti piace. Per il francese so che probabilmente ho fatto un macello, ma non l’ho mai studiato in vita mia e quindi mi sono dovuta affidare ad un traduttore. Quanto al tuo consiglio ti ringrazio di avermelo dato e sta tranquilla che io accetto sia le recensioni positive sia quelle negative, perché penso che le critiche, almeno quelle costruttive, possano aiutare a crescere e a migliorare. So che molto spesso mi dilungo in quelle che sono le descrizioni dei sentimenti o quello che provano i ragazzi, ma voglio rendere il più chiaro possibile quello che provo mentre scrivo. Credo che usare solo i dialoghi non sia una cosa giusta, perché molto spesso quello che si dice non corrisponde a quello che si pensa. Comunque voglio far capire cosa loro pensano dell’amore proprio per far capire quanto loro siano cambiati e da superficiali quali erano siano diventate persone profonde. Comunque ti ringrazio per avermelo fatto notare, perché come ti ho detto ci cresce anche e soprattutto dalle critiche costruttive.

 

 

- Princess Alexia: Si, la mia storia l’amore è magia ho tutta l’intenzione di continuarla, solo che sono indietro con la scrittura dei capitoli e quindi non riesco a postare spesso, a differenza di questa storia in cui sono un bel po’ di capitoli avanti. Comunque anch’io preferisco Edward e Bella, anche se gli altri mi piacciono un sacco, ma loro li superano di gran lunga tutti. Non ti anticipo se succederà qualcosa a loro, ti invito solo a continuare a leggere.

 

 

 

 

 

 

 

 

- serve: Lo so, è dura da accettare che nell’ultimo periodo Edward se la sia spassata alla grande, ma ormai il passato è passato e come ha detto lui stesso non possiamo cambiarlo. Comunque ci tengo alla mia gola quindi cercherò di far andare le cose bene, ma non ti prometto nulla. E si, la storia dei bambini era davvero dolce. Edward è davvero un romanticone.

 

- SignoraCullan: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e ho cercato di postare il prima che ho potuto. Comunque te lo auguro anch’io di essere felice come loro e me lo auguro anche per me.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 47
*** Andare a Jacksonville ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

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CAPITOLO 47

ANDARE A JACKSONVILLE

 

 

POV EDWARD

Da un paio di giorni io e Bella eravamo tornati a Phoenix e in questo breve periodo mi ero reso conto di quanto la decisione di lasciare la squadra e quindi di andarmene da Jacksonville fosse stata la decisione migliore che io avessi potuto prendere. Essere rimasto per quasi due mesi lontano da quella che avevo sempre considerato la mia città, ma soprattutto essere rimasto lontano dalle persone che più amavo al mondo era stata dura, ma necessario per quel periodo, ma adesso questo era un sacrificio che avrei potuto ben volentieri evitare. Non rimpiangevo nulla di quello che avevo fatto nell’ultimo periodo, anche perché tutto ciò mi aveva portato alla situazione in cui mi trovavo oggi, ma stare lontano da quella che per diciannove anni era stata la mia vita non era stato facile. Adesso io e i ragazzi ci trovavamo sul jet di papà a sorvolare il cielo in direzione Jacksonville. Dovevo comunicare al coach la mia decisione e avevo rimandato anche troppo nel farlo. Bella per tutta la notte aveva cercato di convincermi a tornare indietro sui miei passi, ma alla fine si era arresa capendo che la mia decisione era una di quelle irremovibili.

- Sei sicuro? – mi chiese Jasper vedendomi un po’ pensieroso.

- Si certo e poi smettetela di fare quelle facce. Non sto mica andando a morire. Rinuncio ad una squadra non alla vita – dissi io facendoli ridere.

Per loro stavo sbagliando, stavo buttando all’aria un sogno quando non c’è ne era motivo, ma io sapevo che era giusto così, io sapevo che quella era la decisione giusta e almeno su questa cosa non avrei ascoltato consigli da parte di nessuno. Emmett iniziò a fare le sue solite battutine per smorzare il clima un po’ teso e gliene fui grato, così in poco tempo quel jet diventò una specie di circo in cui regnavano solo risate sincere e scherzi, a tal punto che il tempo passò così tanto in fretta che ci ritrovammo a sorvolare il cielo di Jacksonville senza nemmeno rendercene conto. In poco tempo il pilota atterrò e tutti e sei scendemmo a terra.

- Io e le ragazze andiamo al bar a prendere un caffè, venite voi? – chiese Alice a me e ai ragazzi.

- No, andiamo con Edward a parlare con il coach – gli rispose Emmett.

- Allora ci vediamo in palestra. Conosco la strada – rispose Bella sorridendomi, mentre io ricambia il sorriso.

- Ci vediamo dopo – disse Jasper avvicinandosi a Alice e dandogli un bacio a fior di labbra.

Lo stesso fece Emmett con Rosalie e ovviamente io con Bella.

- Mi raccomando a te – mi disse la mia ragazza.

- Prego? – le dissi io facendo finta di cadere dalle nuvole.

- Non fare finta di non capire. Mi ricordo ancora di che tipo di elementi offre questa città e non voglio fare il repeat dell’altra volta – mi disse lei.

- Già è vero. Quasi dimenticavo che adesso rivedrò la mia amata Jessica e le sue care amiche – le dissi per farla infuriare.

Mi piaceva provocarla su queste cose, forse, perché semplicemente adoravo quando faceva la parte della gelosa.

- Edward Cullen ti comunico che stai per ricevere un sonoro schiaffo in faccia – mi disse lei facendo la finta arrabbiata.

- Tanto gli serve la bocca non la faccia – gli disse Emmett facendoci ridere tutti.

Mi avvicinai a Bella e gli diedi un bacio a fior di labbra. Sapeva che io ci giocavo parecchio su questo suo lato geloso, così come lei faceva con me, quindi nessuno dei due c’è la prendevamo mai sul serio.

- Ti amo – le dissi all’orecchio prima di allontanarmi da lei seguito dai ragazzi.

Io e i ragazzi prendemmo un taxi mentre le ragazze ne presero un altro. In poco tempo arrivammo a destinazione e una volta scesi mi resi conto che non c’era nessuno fuori, quindi di sicuro i ragazzi dovevano essere dentro ad allenarsi.

- Entrate o aspettate qui? – chiesi ai ragazzi anche se la mia domanda era piuttosto inutile.

Sapevo già che sarebbero entrati, infatti mi guardarono con un’espressione come a dire “ma che domande fai?”. Insieme a loro entrai dentro l’edificio e dalle grida del coach mi resi conto che, come previsto, i ragazzi erano dentro ad allenarsi. Non appena aprì la porta che collegava il corridoio alla palestra notai che tutti i ragazzi erano in formazione che giocavano rigorosamente divisi in due squadra. Di sicuro stavano provando gli schemi d’attacco. Cercammo di fare il minor rumore possibile per non deconcentrarli, ma i nostri tentativi furono vani perché qualcuno ci vide subito, qualcuno che avrebbe fatto meglio a non vederci. Maledì il fatto che agli allenamenti ogni volta dovessero esserci anche le cheerleader.

- C’è Edward – urlò Jessica correndo verso di me.

Tutti si voltarono a guardarmi e i ragazzi smisero di giocare. Jessica si buttò letteralmente addosso a me e tutto ciò mi diede un fastidio tremendo. C’era qualcosa in quella ragazza che non doveva funzionare bene, altrimenti avrebbe capito che doveva starmi lontana. Per un attimo ringraziai che non ci fosse Bella altrimenti credo che questa sarebbe stata la volta buona in cui avrebbe preso Jessica per i capelli. I miei fratelli mi guardarono e scoppiarono a ridere e in quel momento se avrei potuto avrei preso a sberle pure loro. Mi staccai violentemente da quella ragazza senza dirgli nulla e vidi i ragazzi avvicinarsi a me.

- Finalmente ti fai vedere. Pensavamo che Parigi ti avesse risucchiato – mi disse James abbracciandomi e dandomi una pacca sulla spalla.

- Non sarebbe stato male – gli dissi io.

Tutti i ragazzi si avvicinarono e anche le cheerleader e mi bombardarono di domande. Solo quando finì quell’interrogatorio anche il coach si avvicinò. Era ora di parlargli, ma prima dovevo presentare i miei fratelli ai ragazzi.

- Comunque loro sono Emmett e Jasper i miei fratelli – dissi a quelli che, ormai, potevo definire i miei ex compagni di squadra.

Si presentarono e iniziarono a scambiarsi battutine, soprattutto Emmett che era uno di quelli che parlava con tutti pur non conoscendo nessuno.

- Cullen, finalmente sei di nuovo dei nostri – mi disse l’allenatore, mentre i ragazzi della squadra parlavano con i miei fratelli.

Le ragazze erano, invece, intente a guardare me, Jasper e Emmett come se fossimo delle divinità. Erano così tanto prevedibili che facevano perfino venire il disgusto.

- A proposito di questo, vorrei parlarle – dissi io al coach, che dal mio sguardo doveva aver già capito cosa volevo dirgli.

- Ragazzi per oggi abbiamo finito. Potete andare – disse lui ai ragazzi per poi indicarmi di seguirlo nel suo ufficio.

- Ragazzi voi aspettare qui. Io arrivo fra poco – dissi ai miei fratelli sapendo che almeno loro in quel momento si sarebbe divertiti sicuramente considerando le loro facce mentre parlavano con gli altri, ma soprattutto con James.

Seguì il coach nel suo ufficio e non appena arrivammo lui si sedette dietro la scrivania facendomi accomodare di fronte a lui.

- Allora Edward, sono tutto orecchi. Qualcosa mi dice che so già cosa mi devi dire, ma spero vivamente di sbagliarmi – esordì lui non appena si mise comodo nella sua poltrona.

- Non voglio farla lunga, quindi arrivo subito al dunque. Ho deciso di lasciare la squadra e tornarmene a Phoenix. Non abbiamo ancora firmato il contratto vero e proprio, quindi posso ancora farlo – gli dissi senza tanti giri di parole.

- Lo immaginavo e permettimi di dirlo, ma quella che stai facendo è una cazzata. Ti rendi conto delle potenzialità che hai? Ti rendi conto di essere uno dei migliori giocatori degli ultimi anni? E questo è solo l’inizio, fra qualche anno potresti diventare il migliore e tu che fai? Butti all’aria tutto? E per cosa poi? – mi illuminò lui.

- Non so se sto sbagliando o meno, so soltanto che ho ponderato al meglio questa decisione, prendendo in considerazione sia i pro che i contro e sono arrivato alla conclusione che i pro sarebbero sicuramente di più dei contro. Restare qui significherebbe scegliere la carriera e lasciare alle mie spalle tutti gli affetti che ho e sinceramente non credo ne valga poi così tanto la pena. Non sto dicendo che non voglio più giocare a basket, sto solo dicendo che non voglio più farlo qui. Ci sono tante squadre professionali a Phoenix, proverò ad entrare in una di quelle. Se sarà destino diventerò un grande giocatore lo stesso, ma non posso restare qui, perché farlo significherebbe andare contro a quello che ho sempre creduto. Fin da bambino mi sono sempre ripromesso che se un giorno mi sarei trovato a dover scegliere tra la carriera e gli affetti, avrei scelto questi ultimi, quindi non ho alcun dubbio sulla mia decisione – gli dissi io sincero.

Non potevo restare a Jacksonville e pretendere che Bella mi avesse seguito, anche se sapevo che lei lo avrebbe fatto, ma io non me la sentivo di farla allontanare da casa, ma soprattutto dalle sue sorelle che per lei erano i due elementi più importanti della sua vita, così come non potevo farla allontanare dai miei di fratelli che per lei erano diventati dei punti fermi, delle certezze. Allo stesso tempo non potevo neanche io allontanarmi dai ragazzi e dalle ragazze perché non era quello che volevo, non ora almeno.

- Non riuscirò a farti cambiare idea, questo l’ho capito. Spero comunque che se tu dovessi cambiare idea tornerai qui, perché troverai una porta sempre aperta. Probabilmente la prossima volta che ti rivedrò di presenza sarai un avversario da battere, uno di quelli più difficili da battere e quel giorno sarò felice comunque andrà l’esito della partita. Dovesse vincere la mia squadra, così come se dovesse vincere la tua, perché ti meriti molto. Sei un bravissimo giocatore, uno dei migliori e mi auguro che farai tanta strada, ma di questo sono convinto. Basta soltanto che tu lo voglia. So che questa decisione non è stata facile, ma ti è costata e per questo sono fiero di te, perché ti sei mostrato come una persona e non come un semplice giocatore. Hai messo davanti gli affetti e in secondo luogo il basket e anche se molti non condivideranno questa scelta, sappi che io la rispetto, così come rispetto te. E’ stato un vero piacere averti in squadra – mi disse lui con sguardo sincero.

- Anche per me è stato un piacere farne parte. Entrare negli Shox per me ha significato realizzare un sogno e mi ha dato la spinta per continuare su questa carriera – gli dissi io.

- E’ davvero un peccato perdere un giocatore talentuoso come te. Comunque in bocca al lupo per tutto – mi disse sorridendomi e porgendomi la mano.

- Crepi. La ringrazio per tutto – gli dissi porgendogli anch’io la mia mano.

Dopodichè uscì dal suo ufficio e mi diressi in palestra, ma non trovai nessuno. Di sicuro dovevano essere tutti fuori. Con il coach non era andata male, mi aspettavo peggio, invece, era stato piuttosto comprensivo e non aveva fatto storie. Gliene ero grato. Uscì in cortile e vidi tutti i ragazzi della squadra con Jasper e Emmett, mentre le ragazze continuavano a guardare i miei fratelli come due divinità scese dall’Olimpo. Mi avvicinai a loro e non appena arrivai tutte le ragazze mi circondarono con Jessica come capo banda.

- Hey Edward, che famiglia che hai. Non ci avevi detto di avere due fratelli così carini – mi disse Jenny mentre io mi scansai da lei senza dargli nessuna importanza.

- Infatti Edward che combini? Non ci avevi detto che le cheerleader di qui fossero delle troie – disse una voce alle mie spalle che riconobbi essere quella di Alice.

- Infatti c’ho pensato io a dirvelo – continuò Bella.

In quel momento mi voltai e vidi le ragazze che tranquillamente si avvicinavano a noi mentre si fumavano una sigaretta.

- Non ci credo. Quella lì di nuovo per le scatole – disse Jessica riferendosi a Bella.

- Ma che c’è qui? Un gallinaio? – disse Rose riferendosi alle ragazze e facendo ridere tutti escluse ovviamente quelle lì.

- E non è da sola – disse Sarah riferendosi al fatto che Bella stravolta fosse in compagnia delle ragazze.

- Hey Bella, come te la passi? Ti sei divertita a Parigi? – gli disse James mentre le ragazze si erano avvicinate a noi.

- Da morire. Una vacanza con i fiocchi – gli rispose lei mentre io gli tolsi la sigaretta dalle mani e inizia a fumarla io.

- Comunque queste sono Alice e Rosalie, le sorelle di Bella – dissi io ai ragazzi per presentarle.

- Ecco perché sono così acide – disse Jessica sottovoce, ma non così sottovoce da non farsi sentire.

Le ragazze comunque non gli diedero nessuna importanza e fu meglio così anche perché ignorare quelle lì era l’unico modo per farle stare zitte. Le ragazze si presentarono con i miei ex compagni di squadra e, così come era stato per Bella, furono subito prese in simpatia dai ragazzi e in antipatia dalle ragazze.

- Fidanzate? – chiese James a Alice e Rose.

- Non ci provare. Uno sono come sorelle per me e due sono le mie cognate – gli dissi io sapendo già quale fosse il suo intento.

Del resto conoscendo James era normale che avesse fatto quella domanda.

- Le tue cognate? – mi chiese Jessica con voce stridula.

- Vorresti dirci che queste due sono le fidanzate dei tue fratelli? – mi chiese Jenny sconvolta.

- Non vorrebbe dire, dice – disse Alice andando da Jasper e stampandogli un bacio in bocca, mentre lo stesso fece Rosalie con Emmett.

Quelle tre erano delle perfide senza confini, ma le adoravo.

- Certo che vi siete sistemati bene in famiglia. Complimenti. Il gusto non manca – disse James riferendosi a me e ai mie fratelli.

- Lascio la squadra – dissi io a sangue freddo cambiando discorso.

- Cosa? – dissero sconvolti tutti i ragazzi e anche quelle galline delle ragazze.

- Avete capito. L’ho appena detto al coach. Sono venuto solo per comunicare la mia decisione – gli dissi.

- Ma sei cretino? Cazzo non puoi farlo – mi disse James.

Avevo messo in conto che lui sarebbe stato quello più difficile da convincere, avevamo legato molto e non si sarebbe mai aspettato una decisione di questa da parte mia.

- L’ho appena fatto. Voglio tornare a Phoenix – gli dissi.

- Ma perché scusa? Qui non andava bene? – mi chiese Jack.

- Si, qui andava benissimo, ma non è questo il mio posto – gli dissi io.

- Bella diglielo tu che è una cazzata – continuò James chiedendo l’aiuto della mia ragazza.

- Diteglielo anche voi – aggiunse Alex riferendosi ai mie fratelli e a Alice e Rose.

- C’abbiamo provato. Non ne vuole sapere – gli disse Bella.

- Abbiamo provato a convincerlo, a dirgli di aspettare un altro po’ prima di prendere una decisione definitiva, ma è irremovibile – gli disse Jasper.

- No, io non lo accetto. Mi devi dare una motivazione valida per assecondare questa cazzata – mi disse James.

- Credo di avertela già data. Voglio tornare a casa. Sai benissimo perché sono venuto qui, adesso non c’è più motivo di restare. Il mio posto per adesso è a Phoenix. Comunque ci rivedremo, promesso. Verrò a trovarti spesso e anche tu potresti fare una scappatella ogni tanto. A Phoenix ci sono ragazza molto carine – gli disse per cercare di sdrammatizzare la situazione.

Non l’avessi mai fatto, visto che ricevetti uno scappellotto da Bella, una pestata di piede da Alice e una gomitata da Rosalie.

- Era un modo di dire – cercai di difendermi io mentre tutti scoppiarono a ridere e io li seguì a ruota.

Dopo un bel po’ riuscì a convincere i ragazzi, soprattutto James promettendogli che comunque saremmo rimasti in contatto. Poi decidemmo insieme a loro di andare a mangiare una pizza tutti insieme prima della nostra partenza. Passammo tutta la serata con loro. Le ragazze vollero venire per forza, ma mentre noi ci divertimmo come pazzi per loro non fu così, anche perché divennero il bersaglio numero uno di Bella, Alice e Rose che ne approfittavano in ogni momento per dirgliene una nuova. Tra risate e scherzi la serata trascorse molto velocemente e verso le tre di notte io e i ragazzi ci rendemmo conto che era ora di andare, anzi avevamo pure fatto tardi. James e Alex, che erano gli unici ad avere casa libera, ci offrirono di fermarci da loro, ma noi rifiutammo perché era già tardi ed era il caso di andare. Salutammo tutti e andammo via, non prima però di aver promesso ai ragazzi che saremmo rimasti in contatto. Prendemmo due taxi e ci dirigemmo verso la pista dove era atterrato il jet e trovammo il pilota già in postazione, considerando che Emmett gli aveva chiamato per dirgli che saremmo arrivati di lì a poco. Salimmo e in poco tempo volavamo già sorvolando il cielo punteggiato da miliardi di lucine bianche, le stelle. Le ragazze crollarono subito, mentre io e i miei fratelli ci mettemmo un po’ di più. Avevamo deciso già tutte le mete e i tempi in cui ci saremmo fermati e se tutto sarebbe andato come avevamo previsto, quella sarebbe stata una vacanza da non dimenticare. Avremmo visitato tutti i luoghi, o almeno la maggior parte dei luoghi che sognavamo di vedere e alla fine del nostro viaggio saremmo andati per due settimane all’isola Esme, l’isola che papà aveva comprato e regalato alla mamma come segno del suo amore e che difatti portava il suo nome. Quelle due settimane sarebbero state veramente delle vacanze a tutti gli effetti, perché ci saremmo dedicati solo ed elusivamente al relax più assoluto. Già mi immaginavo noi in giro per il mondo, chissà cosa avremmo combinato. Una cosa era certa, ci saremmo divertiti come matti e soprattutto saremmo stati uniti e questo legame nessuno mai l’avrebbe potuto sciogliere. Ne ero convinto. Oramai tutti i pezzi del puzzle erano stati uniti e nessuno avrebbe più potuti separarli. Dopo quasi un anno che conoscevo le ragazze e dopo quasi un anno di cambiamenti nella mia vita e in quella dei miei fratelli e delle ragazze potevo essere sicuro di una cosa. Mamma aveva ragione, l’amore ti cambia la vita.

 

 

LEGGETE E’ IMPORTANTE:

Ho deciso di dividere questa storia in due parti. La prima parte finirà il capitolo prossimo. Questo è, infatti, l’ultimo capitolo raccontato da uno dei ragazzi. Il prossimo sarà una specie di epilogo raccontato da un narratore esterno. Dal capitolo successivo all’epilogo inizierà la seconda parte della storia nella quale ci saranno molte novità. Saranno capitoli raccontati di nuovo dai ragazzi, solo che a distanza di qualche anno. Molte cose sono cambiate, ma molte sono rimaste intatte. Spero che continuerete lo stesso a seguire la storia e mi farebbe piacere sapere anche cosa ne pensate di questa mia idea. Adesso vi lascio. Un bacione a tutti e grazie dei vostri commenti e dei complimenti che mi fate sempre.

 

 

 

SPOILER:

Narratore esterno

Alla fine dopo un mese e mezzo di viaggi, andarono nell’isola Esme, un’isola nelle coste del Brasile che Carlisle aveva regalato tempo addietro a Esme. Lì si dedicarono al relax più totale combinandone di tutti i colori, considerato che erano gli unici ad abitare l’isola.

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- ledyang: Felicissima che ti sia piaciuto.

 

- nefertiry85: Il tuo consiglio è davvero super e stai sicuro che lo userò. Mi piace davvero tanto come idea. E’ grandiosa. Grazie mille.

 

- ross_ana: Non sei l’unica a volere un jet privato. Diciamo che tutto quello che loro hanno sarebbe quello che vorrei io, anche se mi accontenterei solo di trovare una persona accanto come uno dei tre ragazzi. So che è impossibile, ma sognare non costa nulla. La cosa della cartolina era troppo forte, mi sono messa a ridere quando l’ho letta. Magari si potesse.

 

- Princess Alexia: Le scoprirai presto le mete del viaggio, ti dico solo che gireranno parecchi posti molto distanti gli uni dagli altri. Nel viaggio non succederà nulla tranquilla, combineranno solo qualche danno come fanno sempre del resto, ma tutto procederà tranquillo. Alla situazione di Edward ci ho pensato parecchio e avevo deciso di farlo restare negli Shox. Bella l’avrebbe seguito e in seguito lo avrebbero fatto anche i ragazzi, ma poi ho cambiato idea. Mi sono detta che era meglio farli restare a Phoenix, ma sta tranquilla che Edward realizzerà il suo sogno comunque. Come avrai letto nei capitoli scorsi Edward ha detto che non abbandonerà il basket e che il suo sogno resta comunque quello di diventare un bravo giocatore di basket, anzi il migliore, ma che può farlo anche in un’altra squadra. La sua soddisfazione l’ha avuta lo stesso. Da bambino sognava di entrare negli Shox e c’è riuscito, in anticipo anche rispetto le sue previsioni. Il suo sogno di diventare un grande in questo sport si realizzerà, anzi succederà qualcosa che lo renderà ancora più orgoglioso di se. Quindi sta tranquilla che tutto si risolverà. In una cosa tra quelle che hai detto ci hai azzeccato anche se per metà, ma non ti dico quale per non rovinarti la sorpresa. Comunque ho portato la mia storia in un altro sito perché mi hanno invitato a farlo e sono stata contenta di questo. Per l’altra mia storia se riesco posto oggi stesso.

 

- tenerona: Che bello, un’altra fan. Sono proprio contenta che la storia ti piaccia. Comunque il nuovo capitolo di “l’amore è magia”, se riesco,  lo posto oggi stesso.

 

- -DivinaTheBest: Sono felicissima che la mia storia ti piaccia e spero che continuerà ad appassionarti sempre di più.

 

- edward bella: Mi fa piacere che il vecchio capitolo ti sia piaciuto, soprattutto la storia della scritta. Credo che era importante che succedesse.

 

- bo19: Ed eccoti accontentata con il pov di Edward, spero ti piacerà.

 

- eMiLy BlOoD: Ho aggiornato il prima che ho potuto. Comunque la frase di questa volta è semplicemente stupenda. Credo che sia la più bella in assoluto fino ad ora. L’ho sentita vera, profonda e mi ci sono rivista davvero. Mi sento spesso così ed è una sensazione bruttissima, perché quando mi fermo a riflettere e a pensare questo mi crolla tutto e non posso fare a meno di sentirmi vuota. Complimenti davvero. La frase è realistica al 100%.

 

- serve: Ti comunico che non sei l’unica ad invidiare Bella. Io la invidio in tutto e per tutto. Credo che sia quello che vorrei essere io.

 

 

 

 

 

- gamolina: Curiosa? Beh, ti dico solo che succederanno parecchie cose, quindi preparati.

 

- soletta: Sono io che ringrazio te per esserti aperta e per recensire la mia storia. Per me questo è molto importante. Comunque ti assicuro che anche tu hai dentro tanta forza, devi solo riuscire a tirarla fuori. Io con le esperienze vissute e con tutto quello che ho sofferto ho dovuto tirarla fuori per forza, anche perché nella mia situazione non c’è nessuno che può aiutarmi. Devo essere io a farcela, ma soprattutto devo volerlo e non sempre tirare avanti è quello che voglio. A volte vorrei smettere di lottare e stare ferma facendomi sbattere in faccia tutto quello che succede, ma poi mi accorgo che non servirebbe a nulla, ci starei solo più male. invece bisogna tirare fuori la forza e la grinta che abbiamo dentro di noi e affrontare tutto con la testa alta. Quanto alla storia ti capisco se sei un po’ curiosa, ma presto le tue domande avranno delle risposte.

 

- SignoraCullan: Allora la data in se e per se non ha nessun significato. Nel senso che l’anno è questo, quindi quello in cui è ambientata la storia. Il mese rappresenta il mese in cui c’è stata la cena, visto che nel capitolo in cui ho parlato della cena ho detto che era ottobre. Il giorno, invece, ha per me un significato, ma più che il giorno, il numero. Il 23 è un numero importante per me. Nella mia vita il 23 ha significato molto. E’ stata la data di avvenimenti belli, ma anche di avvenimenti meno belli. Diciamo che, per me, è importante, molto importante. Per questo ho scelto questo giorno. Invece per mese e anno mi sono limitata alla storia e all’anno corrente.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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Capitolo 48
*** Un lieto fine annunciato ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE

!?...“Quando l’amore ti cambia la vita”…!?

 

 

 

CAPITOLO 48

UN LIETO FINE ANNUNCIATO

 

 

“Lo so che ti suona smielato, ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: buttati a capofitto, trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo? Beh, dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore. Perché la verità è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente beh, equivale a non vivere, ma devi tentare perché se non hai mai tentato, non hai mai vissuto…

 

 

 

Qualcuno dice che al mondo esistono vari tipi di amore. Per alcuni esiste semplicemente l’amore, per altri esiste un bell’amore, per altri ancora, invece, esiste il grande amore. Forse, a primo acchito nessuno riesce a trovare la differenza fra queste categorie che la gente usa per semplificare ciò che la circonda, per semplificare il sentimento più nobile e importante del mondo. Eppure, la differenza, c’è.

L’amore dura due mesi o poco più, arriva senza che tu nemmeno te ne accorga e ti fa sentire bene, ma poi inesorabilmente passa. All’improvviso ti guardi e ti accorgi che qualcosa dentro di te è cambiato, che quella persona che hai creduto di amare non è poi così vitale per te.

Un bell’amore, invece, dura di più, a volte anni. Incontri una persona, te ne innamori e credi che sarà tua per sempre, credi che l’amore che vi lega sia così forte da distruggere e superare tutto, ma poi ti accorgi che hai fatto un buco nell’acqua, poi ti accorgi che quella persona che hai avuto a fianco per tanto tempo non era la persona giusta per te.

E poi c’è il grande amore che, invece, è qualcosa di unico, di speciale, qualcosa che ti stravolge dentro e fuori. Il grande amore ti cambia la vita. Ad un certo punto ti ritrovi a pensare a ciò che hai passato, a ciò che hai vissuto, a ciò che hai patito, alle sofferenze che hai dovuto affrontare e arrivi al punto in cui pensi che tutto sia finito. Ti senti delusa da tutto e tutti e incominci a costruire una barriera che ti difenda da ciò che ti circonda, una barriera che sembra inaccessibile, una barriera che nessuno può far crollare e che arriva a farti pensare che mai nessuno potrà riuscire a sconvolgere il tuo animo. Ed è allora che ti arrendi e ti chiudi a riccio, ma non sai che non sei tu a comandare, non ti rendi conto che tutto può succedere ed anche il tuo cuore di ghiaccio può sciogliersi e battere per qualcuno. E proprio nel momento in cui ti arrendi che la vita ti regala persone uniche e sensazioni stupende costringendoti irrimediabilmente a metterti in gioco. Incontri una persona e credi che con essa non avrai nulla a che fare, e, invece, ti ritrovi dopo poco tempo a non poterne più fare a meno, ad averne il costante bisogno, arrivi al punto di amarla più di te stessa. Ti innamori totalmente ed incondizionatamente e tutto ciò che ti circonda cambia, la tua vita cambia, tutto ciò a cui hai sempre creduto cambia e tu non sei in grado di evitarlo, sei solo uno spettatore attento che vede tutto ciò che lo circonda cambiare, uno spettatore che non può fare a meno che ammettere che l’amore ti cambia la vita.

Ed è questo quello che è successo a quei sei ragazzi, quei sei che credevano di avere già tutto ciò che gli serviva, quei sei che erano troppo occupati a cercare di tenere lontano l’amore per riuscire a rendersi conto che non è così che va il mondo, non siamo noi che decidiamo quando è il momento di amare e non siamo noi a decidere chi amare. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbero finiti ad amarsi così? Chi l’avrebbe mai detto che un semplice trasferimento avrebbe cambiato la vita di quei sei? Ma soprattutto, chi l’avrebbe mai detto che una cena, inizialmente non gradita da nessuno di loro, si sarebbe trasformata nell’inizio di un sogno? Loro sicuramente no. Troppo orgogliosi per capire fin da subito chi avevano di fronte, troppo accecati da loro stessi per capire cosa il destino avesse in serbo per loro.

Chi può dimenticare il nostro caro buffone Emmett? Lui, così preso da se stesso, così sicuro di sé che non faceva altro che pensare a portarsi a letto tutte le ragazze che gli capitavano a tiro, e gliene capitavano davvero tante, si ritrova in classe una nuova ragazza, una di quelle che sembra avere la puzza sotto al naso, ma allo stesso tempo dal carattere forte e deciso. La guarda e si rende conto che la sua è una di quelle rare bellezze che fanno invidia. La prende a ridere con i fratelli, pensando che una bella scopata con quella lì gli farà bene, ma non riesce a spiegarsi quella stretta allo stomaco ogni volta che la guarda. Alla fine è costretto a mettere da parte tutto quello che per anni ha cercato di mostrare, spogliandosi davanti a lei e declamando il suo amore, un amore puro e sincero.

E Rosalie? Come dimenticarci di quella ragazza così sicura di se da volersi mantenere a distanza da tutti, ma allo stesso tempo vogliosa di trovare un qualche cambiamento. Di certo non avrebbe mai pensato che il cambiamento nella sua vita sarebbe arrivato sotto forma di quel ragazzo che a primo acchito gli era sembrato tutto muscoli e niente cervello. Alla fine si è innamorata pure lei facendosi sconvolgere la vita.

E poi c’erano Jasper e Alice, due ragazzi che in comune non avevano niente. Lui riservato e sempre sulle sue, lei, invece, un vulcano di pazzia e entusiasmo. Nessuno dei due avrebbe mai pensato di trovare nell’altro l’amore della propria vita, forse perché nessuno dei due aveva mai sentito dire quella famosa frase che dice: “gli opposti si attraggono”. Un amore nuovo, il loro, un amore genuino, autentico, pulito.

E poi c’era Edward, quello che tra tutti i ragazzi era quello che in assoluto non credeva completamente all’amore. Il suo mondo era fatto solo di divertimento, sesso, fumo, alcool e corse clandestine. Non c’era spazio per un sentimento quale l’amore e di certo non avrebbe mai e poi mai pensato di trovarlo in quella ragazza che fin dall’inizio si era mostrata fredda e indisponente fino all’esasperazione. Eppure, alla fine, si è innamorato pazzamente, fino al punto di mandare all’aria tutto quelle che aveva sempre creduto fossero le sue priorità. Per lui non sono mancante le sofferenze e i bocconi amari da mandare giù, ma alla fine anche lui ha avuto il suo lieto fine, anche lui ha avuto la sua principessa da amare e cullare.

E infine c’era Bella, la fragile ed insicura Bella. Lei, forse, è quella che ha visto maggiormente la sua vita cambiare nel giro di poco meno di un anno. Lei, così chiusa e logorata dai fantasmi del passato che spesso gli hanno impedito di guardare alla vita con lucidità, ma spesso solo con egoismo. Tutto avrebbe pensato nella vita tranne di innamorarsi perdutamente di qualcuno, lei che credeva di essere troppo fredda e dura per riuscire a farsi amare veramente da qualcuno, lei che credeva che l’amore non facesse parte del suo dizionario. Ha rischiato di perdere ciò che di prezioso il destino gli aveva offerto, ma alla fine è riuscita a prendersi ciò che voleva e ad ammettere a se stessa che qualcosa nella sua vita era cambiato, che tutti gli schemi che si era sempre prefissata si erano andati a fare benedire. Era riuscita ad aprire il suo cuore e ad innamorarsi perdutamente, totalmente e incondizionatamente di quel ragazzo che all’inizio aveva considerato insopportabile, troppo sicuro di se e logorroico.

Amori diversi quelli tra loro, ma tutti avevano qualcosa in comune. Il loro amore era il grande amore, quello che vero, indistruttibile. Quei sei erano nati con uno scopo, quello di innamorarsi gli uni degli altri, quello di stare insieme per sempre.

Dopo mille peripezie erano finalmente tornati ad essere tutti e sei uniti, amici inseparabili e amanti persi l’uno dell’altra. Erano tornati i fantastici sei. Erano uniti e questo lo sapevano, ma quello che, ancora non sapevano era che quel viaggio, quella vacanza fatta un po’ per gioco li avrebbe uniti ancora di più, rendendoli inseparabili. Ne avevano combinate di tutti i colori in quei due mesi, a volte rischiando anche parecchio. Avevano lasciato l’impronta in tutti i posti in cui erano stati. Una delle varie tappe fu l’Inghilterra dove restarono affascinati dalle bellezze del Big Ben e del Palazzo del Parlamento. Poi Rose insistette per entrare al British Museum di Londra dove aveva letto vi fosse custodito un teschio di cristallo maya e voleva assolutamente vederlo. La visita al museo, però, costò ai ragazzi una multa di 400 sterline perché Emmett, per sbaglio, fece capovolgere una lattina di coca cola nel vetro che conteneva un vaso, che a quanto pareva era uno dei più importanti e pregiati risalenti al I secolo a.C. Dopo aver pagato la somma furono buttati fuori dal museo, anche perché erano stati accusati di fare troppa caciara. Un’altra multa salata se la beccarono a Montecarlo. Le strade erano pulitissime, quasi si poteva mangiare a terra di quanta pulizia c’era. Non si trovava un misero pezzo di carta a terra. Ovviamente nessuno di loro sei si era chiesto che tutta quella pulizia fosse dovuta alle sanzioni che venivano imposte a coloro che sporcavano le strade. Intelligentemente fumarono e buttarono tutte e sei le cicche di sigaretta a terra e, per questo, vennero subito ripresi da una forza dell’ordine che gli fece pagare un’ingente somma di denaro. Si sa, a Montecarlo la vita è molto cara e le multe non sono da meno. Un’altra impronta la lasciarono quando andarono a visitare il Taj Mahal in India. Al suo interno era severamente vietata la possibilità di fare foto, ma loro imperterriti fecero finta di nulla. Vennero richiamati la prima volta, ma ovviamente conoscendoli non smisero di scattare foto e alla fine furono cacciati fuori senza nemmeno essere riusciti a fare la visita completa nel mausoleo. Poi andarono in Egitto, dove Bella sognava di andare fin da quando era una bambina. Le storie egizie l’avevano sempre affascinata parecchio. Visitarono la più grande e famosa piramide del mondo, quella di Cheope, considerata una delle sette meraviglie del mondo antico. Videro anche la famosa sfinge di Giza, conosciuta praticamente da tutti, anzi non da tutti, visto che Emmett non aveva idea di cosa fosse. Quando i ragazzi gli spiegarono che rappresentava un essere mitologico con un volto umano e un corpo da leone accovacciato fu entusiasta di andarlo a vedere, ma ne rimase deluso perché a suo dire il corpo di quel pezzo di pietra, così lo aveva definito lui, non aveva nessuna fattezza di un leone. Si era lamentato per tutto il giorno dicendo che aveva solo sprecato energie inutili per vedere una masso di pietra lavorata malissimo. Alice volle andare anche in Italia, diceva che se Bella aveva voluto vedere una delle sette meraviglie del mondo antico, lei avrebbe voluto vedere una delle sette meraviglie del mondo moderno. Ovviamente andarono a Roma a visitare il Colosseo presente al centro della città. A loro parere, però, la vera meraviglia della città, più che essere l’anfiteatro, fu la meravigliosa fontana di Trevi. Ne rimasero affascinati soprattutto le ragazze, le quali si informarono del motivo per cui la fontana fosse riempita di monetine e quando seppero il perché, decisero di lanciare la classica monetina come augurio per un futuro ritorno nella città e lo stesso fecero fare anche ai ragazzi. Andarono poi in Australia perché Edward aveva una vita che sognava di vedere la grande barriera corallina, che era di una bellezza senza eguali. Dopodichè andarono a Praga, a Budapest e ad Amsterdam dove si fermarono più del dovuto, visto la bellezza della città, ma soprattutto visto il tipo di vita che si conduceva lì, considerando che la città è la faccia più libera e tollerante dell’Europa. Lì si dedicarono specialmente al divertimento soprattutto diurno, visto che la città aveva un’intensa vita notturna, con numerose feste private nei club e nei locali pubblici. Un divertimento da far paura, tanto che ammisero di volerci tornare, un giorno. Durante tutta la vacanza non mancarono scenate di gelosia da parte di tutti, considerando che tutti e sei non erano certo persone che passavano inosservate. Alla fine dopo un mese e mezzo di viaggi, andarono nell’isola Esme, un’isola nelle coste del Brasile che Carlisle aveva regalato tempo addietro a Esme. Lì si dedicarono al relax più totale combinandone di tutti i colori, considerato che erano gli unici ad abitare l’isola. Prima di tornare a casa trascorsero una settimana a Boston dalla zia delle ragazze dove si divertirono un mondo e dove trovarono una Novalie pazza di felicità avendo saputo che Bella e Edward si erano messi insieme. Piccola la bambina, ma non per questo poco intelligente. Era forse più furba di tutti loro messi insieme. Lì ricevettero una notizia bellissima. Rachel era incinta e presto Novalie avrebbe avuto una sorellina o un fratellino. I ragazzi ne erano entusiasti e anche Rachel e Dean lo erano. Anche la piccolina era felicissima e non aveva dubbi sul fatto che volesse una sorellina. Successivamente tornarono a Phoenix e lo fecero più uniti che mai, ma soprattutto più innamorati che mai.

Una volta a casa tornarono alla vita di tutti i giorni, a quella vita monotona per gli altri, ma non per loro. Rosalie ed Emmett andarono ad un college di Phoenix, considerato che quello appena finito era stato il loro ultimo anno a scuola, mentre gli altri quattro continuarono con il liceo.

I pezzi del puzzle si erano, finalmente, uniti e nessuno avrebbe più potuto separarli. Erano felici per quello che avevano costruito nel giro di un anno e sapevano che sarebbero stati uniti per sempre, quello che non sapevano era quello che sarebbe successo in futuro per loro, non sapevano cosa il destino gli avrebbe riservato, ma sapevano di amarsi e di volersi bene come fratelli e sorelle e questo a loro bastava, perché sapevano che qualunque difficoltà si sarebbe posta sul loro cammino l’avrebbero affrontata tutti insieme più uniti che mai.

Un’unica certezza avevano nel loro presente, si amavano alla follia, si amavano come non avrebbero mai creduto, ma soprattutto si amavano dal profondo perché loro insieme non erano l’evento di un giorno, ma la favola di sempre.

 

Il Big Ben e il palazzo del Parlamento:

http://img193.imageshack.us/i/ilbigben.jpg/][img=http://img193.imageshack.us/img193/6294/ilbigben.th.jpg

 

Il Taj Mahal:

http://img196.imageshack.us/i/tajmahalib.jpg/][img=http://img196.imageshack.us/img196/5939/tajmahalib.th.jpg

 

La sfinge:

http://img197.imageshack.us/i/lasfinge.jpg/][img=http://img197.imageshack.us/img197/3295/lasfinge.th.jpg

 

La fontana di Trevi:

http://img33.imageshack.us/i/lafontanaditrevi.jpg/][img=http://img33.imageshack.us/img33/253/lafontanaditrevi.th.jpg

 

La barriera corallina:

http://img25.imageshack.us/i/barrieracorralina.jpg/][img=http://img25.imageshack.us/img25/9339/barrieracorralina.th.jpg

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

- lillina913: Si, hai ragione, tutti e sei insieme sono fantastici. Comunque anche la mia coppia preferita restano Edward e Bella, anche se gli altri mi piacciano un casino pure.

 

- tenerona: Sono contenta che la mia idea di continuarla in questo modo ti piace. Spero di non deluderti.

 

- AshG: Beh, come hai detto tu Emmett rimarrà sempre un bambinone, ma ti assicuro che anche gli altri resteranno tutti un po’ bambini.

 

- monamona: Beh non ti posso anticipare cosa succederà a Edward e Bella, altrimenti svelerei il continuo, ti dico solo che ci saranno novità e quando dico novità intendo per tutti e sei i ragazzi.

 

- serve: Uno lo voglio fare anch’io di figlio con Edward. Credo sarebbe il sogno di tutti. Sono contenta che la storia ti piace.

 

- -DivinaTheBest: Si quello che scriverò sarà un continuo, solo che rivedremo i ragazzi qualche anno dopo, così vediamo cosa succederà e come se la cavano con i problemi da adulti.

 

- gamolina: Beh diciamo che nel seguito della storia ci saranno un bel po’ di novità. Spero che ti piaceranno. 

 

- flazzy cullen: Beh diciamo che li vedremo adulti e con qualche responsabilità in più. Se vuoi sapere se ci saranno matrimoni o figlio come hai ipotizzato dovrai leggere.

 

- ledyang: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che ti piaceranno anche i prossimi.

 

- ross_ana: Sta tranquilla, in futuro Edward non se ne pentirà della decisione che ha preso. So che, forse, molti non lo avrebbero fatto, ma tra gli affetti e la carriera lui ha preferito fare una scelta più sentita. Ha scelto con il cuore e non con la testa. Sta tranquilla che comunque la sua carriera proseguirà alla grande. Ho deciso di chiudere qua una parte della storia, perché credo che tutto quello che avevo da dire l’ho detto, ostentare ancora un po’ la storia solo per scrivere qualche capitolo in più era sbagliato secondo me. Così mi è venuta in mente l’idea di rivederli una volta passati un po’ di anni. Ci saranno tante novità, dovrai solo attendere il prossimo capitolo per saperne qualcuna.

 

- Marika92: Sono contenta che ti piace la mia storia e il mio modo di scrivere e ti ringrazio per i complimenti. Comunque continuerò la storia sempre qui, infatti nel prossimo capitolo potrai leggere le prime novità.

 

- Princess Alexia: Beh, ho voluto specificare il motivo per cui Edward ha preso la decisione di lasciare gli Shox e credo che era la decisione più giusta e sono contenta che il pezzo in cui lui parlava con il coach ti sia piaciuto. Quanto a Jessica, la odio anch’io e credo si sia capito. Comunque lo so che sei un po’ curiosa di sapere cosa succederà, ma sta tranquilla che già dal prossimo capitolo saprai molte novità.

 

- MANU CALLEN: Beh, ci saranno un paio di novità, spero solo che siano di tuo gradimento.

 

- soletta: Beh, ti assicuro che i commenti bizzarri e sentimentali di tutti e sei ci saranno ancora, nonostante i ragazzi siano un po’ cresciuti, ma al contempo ci saranno grandi cambiamenti. Sono molto contenta che la storia ti piaccia e mi auguro che continuerà a piacerti anche nei prossimi capitoli. Comunque si, mi importano eccome i commenti di una ragazzina come ti sei definita tu e ti dico anche che non è l’età che fa la maturità della gente. Avrai pure 14 anni e sarai pure una ragazzina all’apparenza, ma ciò che conta è quello che sei dentro e la maturità che hai e da quello che mi hai scritto credo che tu di maturità ne abbia tanta, forse, molto di più di certa gente che è già grande anagraficamente. Comunque io non ho 20 anni, ma devo farne 18 fra due mesi.

 

- _els_: Spero che il capitolo corrente ti piacerà.

 

 

Un grazie di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.

 

 

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