ciao a tutti =) piccola shot scritta in un momento di pazzia e malinconia, recensioni sempre gradite, ovviamente!! =)
dedico questa ff a Deaselene, che mi tiene compagnia con la sua bellissima "Finchè morte non ci separi" =) grazie =*
Ovunque io sarò comunque mi resterà qualcosa di
te forse attimi, ma eterni.
se siete arrivati fino alla fine vuol dire che non è cosi brutta, perciò vale la pena lasciare una piccola recensione, no? =P
vi sono grata anche solo per averla letta, e sebbene sia una Shot, sappiate che ci sarà anche un secondo capitolo =)
a presto, LL
I ALWAYS FIND MY PLACE AMONG YOUR ASHES
novembre
Il vento, le tombe, la luna.
Il cimitero era silenzioso, le fronde dei salici gli unici
testimoni della passeggiata taciturna della bellissima donna che,
un lungo e semplice abito bianco e senza scarpe, sfregava i piedi
sulla nuda terra, l'erba soffice sotto di lei, lo sguardo
lontano.
Le tombe passavano, man mano che lei procedeva nel suo lento e
maestoso incedere.
Finché non si fermò.
Davanti alla più maestosa, alla più bianca.
Luminoso, sotto la luce della luna, il marmo brillava,
riflettendo il cielo oscuro.
Oscuro.
Oscuro.
Come Lui…
Le sue spoglie giacevano fredde sotto quella lapide.
Fredde come lo erano sempre state le sue mani.
Fredde come le guance della bella grifondoro, che bollenti
lacrime solcavano imperterrite, corrodendo la sua pelle delicate,
il suo cuore già lacerato…
Lui…che aveva amato…
Lui…che amava tuttora, e che l'aveva
abbandonata…
Hermione sfiorò il marmo, esitante.
Era gelido.
Un vago odore di menta arrivò alle sue narici, invitante e
tentatore…
Il suo odore…
"Ti piace il mio odore, mezzosangue?" quel ghigno
strafottente, gli occhi ironici, e le sue braccia che la
trattenevano contro il suo corpo muscoloso, imprigionandola
"Lasciami, furetto!"
"Oh oh,Granger, ritira gli artigli!" aveva urlato, per poi
chinarsi sul suo collo e sussurrare
"Tanto lo so che provi per me la stessa attrazione che io sento
per te"
la loro era stata una passione segreta, consumata trai banchi di
scuola e gli scaffali della biblioteca, tra l'ignoranza dei
grifondoro e la riservatezza dei serpeverde.
Blaise e Daphne, unici testimoni del loro amore.
Coloro che quel giorno, avevano presenziato alla
cerimonia
"Una cerimonia cosi semplice ed intima! Mai avrei pensato che
il grande Draco Malfoy avrebbe sposato una mezzosangue contro il
parere dei suoi e senza grandi e spettacolari celebrazioni!"
ridacchiò compiaciuto Blaise
"Fottiti, bla" rispose sorridendo Draco "inizio a pentirmi di
averti chiesto di farmi da testimone!"
"Hermione invece adora sempre di più Daphne, e viceversa!
quelle due insieme sono pericolose!"
ghignò il bel moro, per poi aggiungere
"Daphne ha una conoscenza in fatto di intimi femminili…non
c'è che dire, ti aspetta proprio una bella luna di miele!"
rise, e Draco, felice, si unì a quella risata.
La fede sfavillò, illuminata dalla luna lasciata libera
dalle nuvole.
Hermione si ritrovò a fissarla, rapita.
Luna argentea, come la sua fede.
Come i suoi occhi
Gli occhi! Quegli occhi argentei, cosi tanto amati, sempre
colmi di passione e sentimento, si stavano spegnendo!
Ed Hermione era sola, immobile, paralizzata.
Non sapeva cosa fare.
LEI, la ragazza più intelligente di tutta Hogwarts, non
aveva la minima idea di come salvare l'uomo che amava.
La battaglia intorno a lei infuriava…
Vide Blaise e Daphne lottare strenuamente contro i
mangiamorte, Ron e Ginny tentare di portare in salvo un Harry
svenuto da tempo per i troppi cruciatus…
E lui, lì, tra le sue braccia, morente di un'avada
destinata a LEI.
LEI, cosi inerme e impotente di fronte a quella brillantezza
argentea che andava via via scemando dalle sue iridi…
Lei, che piangeva perché lui continuava a ripeterle "ti
amo, ti amo" e faceva male, male più di ogni cosa al
mondo…
Quel mondo che da quando loro si erano scoperti era divenuto COSI
bello…
Hermione tornò a rivolgere la sua attenzione alla lapide,
ora cosi vuota e spoglia, mentre quel giorno era stata ricolmata
di fiori…
Fiori. Bianchi. A ricoprire una lapide altrettanto bianca.
Cosi contrastanti dal nero dei vestiti dei presenti.
Silenzio, al funerale di Draco Malfoy.
Commozione e lacrime al funerale di Draco Malfoy.
Tutti li, accanto a lui, un'ultima volta.
Grifondoro, serpeverde, tassorosso, corvonero.
Nessuna differenza.
Blaise e Daphne, in prima fila.
Ma lei, lei no.
Nessuno la vide, ma lei c'era.
Lontana, dietro un salice, a piangere le sue lacrime da sola.
Perché nessuno sapeva del loro amore, e lei, quel
segreto, voleva custodirlo gelosamente come fosse una parte di
sé.
Perché tutti loro lo stavano salutando per poi non vederlo
mai più.
Per dimenticarsene.
Per avere la coscienza pulita e poter continuare con le proprie
vite.
IPOCRITI.
Ma lei no.
Il suo non era un addio.
Perché lei ma lo avrebbe scordato, mai lo avrebbe
lasciato.
Per sempre sua
"Per sempre mia?"
Hermione si girò sussultando, spaventata.
Una voce…
La sua…
"Per sempre è un periodo molto lungo mezzosangue"
quella voce, alle sue spalle, non l'aveva immaginata!
Si girò di nuovo e per poco non svenne.
Lui era li.
LUI era Lì!
Il suo cuore accelerò, frenetico, la sua gola si
seccò, le gambe le tremarono e il ventre
sussultò.
E fu proprio da queste reazione del suo corpo, cosi usuali per
lei, sempre le stesse dal loro primo incontro, che capì
che lui era davvero lì, davanti a lei.
"Draco" quello che voleva essere un urlo fu un sussurro roco.
Lo assalì, letteralmente.
Il suo corpo si mosse, di volontà propria e si
ritrovò a gemere di piacere nel constatare che lui era
solido, robusto, corporeo.
Non un fantasma, ma un corpo vero. Draco l'abbracciò,
circondandole la vita, e le sue mani iniziarono a scorrere
febbrili sul suo corpo, le labbra impegnate a cercare l'accesso
della bocca di lei. Quando le concesse di riprendere fiato, il
lato curioso e saccente di Hermione riemerse. "Draco,
com'è possibile, io…" lui la zittì, un dito
sulle sue labbra "Solo questa notte, Hermione. Ci è
concessa solo questa notte, e poi io dovrò tornare
indietro." Gli occhi argentei che la grifoncina amava tanto
esprimevano una muta richiesta. Quella di non fare ulteriori
domande, ma di accettare ciò che veniva loro offerto con
amore, gioia e gratitudine. Di non fare domande, quella
volta.
Quell'ultima volta.
E la grifoncina, frenando la sua insaziabile curiosità,
rispose alla muta richiesta baciandolo, e trascinandolo con
sé sul manto erboso.
"Voglio lasciarti un ricordo di me" biascicò lui, le
labbra impegnate su quelle di lei.
E lei neppure lo senti talmente era disorientata.
Una notte, non aveva chiesto nient'altro in quei mesi.
Una notte, le sarebbe bastata.
E il paradiso dischiuse i suoi cancelli.
Lui scese a baciarle i seni, sfiorando delicatamente ogni
centimetro della sua pelle.
Si tolsero lentamente i vestiti, volendo prolungare l'atto il
più possibile, e ripresero a baciarsi, mentre lui le
stuzzicava la pelle più sensibile dell'interno coscia,
scivolando sempre più in giù, fino alla perla della
sua femminilità.
Lei non era da meno, e scorreva coi polpastrelli il suo torace,
il suo ventre, saggiando la sua possanza, la sua perfezione,
conscia di starlo facendo letteralmente impazzire.
Le dita di lei si schiusero intorno al suo membro, nello stesso
istante in cui la penetrava passionalmente con due dita, e un
gemito di piacere venne strappato ad entrambi.
Si fermò, solo per un attimo.
"Mi ami?" le gelide eppure bollenti iridi dell'uomo che la stava
abbracciando la fissarono negli occhi intensamente.
"Si, certo"
Lui sospirò, mesto
"Avrei voluto solo più tempo, per noi…" sorrise
"Sposarci davanti a tutti, avere un figlio…"
"Un altro rubacuori nei corridoi di Hogwarts?" sorrise lei,
divertita
"No" ribattè serio "una so-tutto-io piccola e irriverente
da proteggere da corteggiatori e purosangue arrapati" rise, e con
lui Hermione.
Poi lui riprese a baciarla, e lei non ragionò
più.
Hermione era sempre più assuefatta, confusa,
stordita…
Mai avrebbe immaginato di poter riavere tutto questo…
Ormai era troppo tardi per lasciarsi il suo ricordo dietro le
spalle, per iniziare una vita senza di lui.
Lo aveva dentro, nelle vene, nel sangue, nei polmoni, sotto la
pelle e tra le mani, l'essenza di lui le aveva soffocato il cuore
e catturato la mente, e mai, mai più avrebbe potuto
liberarsi del suo profumo.
Quel corpo, quella mente, quegli occhi, e quei crini pallidi
erano le cose più importanti della sua vita, ogni minimo
difetto, ogni più piccola imperfezione, ogni
qualità erano Draco, costituivano Draco, e lei lo amava
troppo, troppo, troppo.
Si sentiva soffocare, come fosse in apnea, e lui era il solo
ossigeno che anelava. Per quanto mortale, per quanto velenoso e
contaminato dal lezzo della morte.
Ogni suo gesto, imprimeva la sua carne a fuoco.
Percepì il suo tocco trai capelli, la sua mano che le
massaggiava la schiena, la sua bocca che lasciava scie roventi
sul collo e sulle sue spalle, e poi, finalmente,
entrò.
Lì, DENTRO di lei, dove sempre avrebbe dovuto essere.
E mai Hermione si era sentita tanto piena, completa ed
esaudita.
Il piacere arrivò, e li stremò, ma Hermione non
riuscì a goderlo appieno, perché quel piacere
riempiva la sua bocca di un sapore dolce e tuttavia amaro, la
consapevolezza della fine.
Lui si distese al suo fianco, senza uscire da lei, senza
interrompere il contatto.
Per guadagnare altri secondi istanti preziosi.
Le asciugò le lacrime gentile, ma gia termine poteva
sentire il suo corpo farsi sempre più inconsistente,
incorporeo, dissolversi lentamente fra le sue dita, svanire
nonostante l'intreccio di gambe e braccia con cui cercava di
trattenerlo a sé.
Nessuna parola, neppure la consolazione di sentire quella voce
un'ultima volta, solo un sospiro cosi lieve da risultare quasi
impalpabile che andò a muovere leggermente i capelli sulla
sua fronte, e poi lui uscì da lei, e scomparve,
dissipandosi nell'oscurità della notte.
Hermione si distese lungo il terreno, fili d'erba tra le dita, il
martellare incessante del cuore nelle orecchie.
Aveva bisogno di sentire la consistenza della nuda terra intorno
a sé, gli odori degli alberi e il suono degli uccelli del
mattino, per continuare a credere che non fosse stato un
sogno.
La tenue luce dell'alba le colpì il viso, come uno
schiaffo la ridestò dal suo torpore e la costrinse ad
alzarsi.
Un forte capogiro, questione d'un attimo prima che smettesse di
barcollare e riacquistasse l'equilibrio.
Rilassata, si rivestì del suo mantello, raccolse gli abiti
e decisa s'incamminò verso casa.
Nessun ultimo sguardo alla tomba. Lì, non vi era
più niente.
Lui, era in un altro luogo, e con lui, anche il suo cuore.
Il gelido vento del mattino l'accompagnò per molti
isolati, fino alla porta di casa sua. Casa loro. E quando
Hermione Granger richiuse dietro di sé la porta di casa
sua, un leggero odore di menta la sopraffece. Fu un attimo, e
l'odore era scomparso.
Ma lei aveva capito.
Sorrise.
Si era sbagliata, prima.
Lui non era in un altro luogo.
Era li con lei, per sempre.
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