Forbidden love di Rein94 (/viewuser.php?uid=80495)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** ... ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo forb
Ciao! Questa è la mia prima fanfiction su Angel's friends, spero vi piaccia ^^
Prologo
Sulfus POV
Socchiudo leggermente gli occhi prima di sbuffare e mettermi seduto sul
letto; stanotte non riesco proprio a dormire. Cavolo, non mi riconosco
più. Sono sempre stanco, assente, distratto…rammollito.
Chi l’avrebbe mai detto? Voglio dire, io sono sempre stato il
peggiore, e ne sono sempre andato fiero. Ho sonno, e sento le palpebre
che vorrebbero chiudersi e la mia mente che vorrebbe assopirsi, ma
resisto. Resisto perché ad ogni sbadiglio, ad ogni mio piccolo
distaccamento dalla realtà, ogni volta che chiudo gli occhi
anche solo per un istante, me la ritrovo davanti. Lei che ride, che
piange, che si arrabbia…lei che arrossisce imbarazzata, lei che
bacia sulla guancia il suo amichetto da strapazzo, lei che guarda il
vuoto distratta dopo che Malachia ha svelato a tutti del suo amore per
quel terreno. Più ci penso, e meno capisco. Insomma, come ha
fatto a innamorarsi proprio di un terreno? Lei, così forte e
decisa, con quello sguardo così profondo e
acceso…perché diventa così indifesa se si tratta
di quello là? Ha infranto addirittura il V.E.T.O. per lui! Lei,
così pura e innocente, ha disubbidito alle regole per un
terreno. Ultimamente è sempre da sola a guardare il cielo con
aria triste, e sospira. Perché poi? Sono sicuro che quel terreno
è innamorato di lei…magari anche adesso si pensano a
vicenda, pensano alla prossima volta in cui si vedranno. Magari lui,
nella sua stanza, spera di vedersela apparire davanti, con quei capelli
color dell’oro, con i suoi occhi così profondi, con la sua
risata così allegra e spensierata, con la sua voce dolce e
melodiosa…Sul serio; non mi riconosco più. Il solo
pensare a loro due insieme mi fa sentire male, molto male. Mi alzo di
scatto, e sbatto il cuscino contro la parete della mia stanza. Ho
voglia di urlare, ma mi costringo a calmarmi e a riprendere il
controllo di me stesso. Mi butto all’indietro sul letto, mentre i
battiti del mio cuore tornano a farsi più regolari. Stavolta non
ce la faccio ad oppormi, e i miei occhi si chiudono lentamente.
Di nuovo lei. Me la vedo davanti mentre mi ringrazia per averle
spiegato cos’erano le proiezioni oniriche, e di conseguenza mi
ritorna in mente anche la mia espressione che ho visto riflessa su
quell’ampolla. Cavolo, come sembravo ebete. Ebete e distratto,
confuso e…felice. Estremamente felice di averla vista, di aver
sentito il suo “grazie”, di essermi perso nei suoi occhi.
Poi, nuovi ricordi. Ecco Cabiria mentre mi “accusa” di
essere innamorato di quel tipetto zuccheroso. Mi accusa perché
io sono un diavolo, e non posso innamorarmi, tantomeno di lei. Mi
accusa perché mi mette davanti a un muro, perché mi
costringe a fare i conti con i sentimenti che stavo disperatamente
soffocando dentro di me. E una volta che me lo sono sentito dire, non
ho potuto più far finta di niente. Non ho potuto perché
quella margherita che non ho avuto il coraggio di darle, avrei voluto
vedergliela fra le mani. Avrei voluto che la stringesse e sorridesse, e
mi ringraziasse ancora. Avrei voluto impedirmi di sentire che è
innamorata di un altro, e avrei voluto non vedere l’abbraccio e
il bacio che ha dato a quell’altro angelo. Quindi, anche se non
capisco come è potuto succedere, non posso più ingannare
me stesso. Ora come ora vorrei vederla, prenderla per mano e correre
via con lei, in un luogo dove nessuno ci può accusare. Vorrei
lasciare tutto quanto indietro e vedere solo lei, ogni istante
della mia vita. Vorrei abbracciarla e dirle che di una vita eterna
senza di lei non me ne faccio niente. Basta, questi pensieri mi fanno
male. Sospiro, e mi alzo dal letto riavviandomi i capelli con una mano.
Lentamente e distrattamente esco dalla mia stanza. Ho bisogno
d’aria, ho bisogno di calmarmi.
**************************************************************************
Raf POV
Sono seduta sul mio letto da un po’, picchiettandomi leggermente
il dorso della mano con una penna, in attesa di un po’ di
ispirazione per cominciare a scrivere sul mio diario. Niente, è
tutto inutile. Stasera ho la testa fra le nuvole. La tenda della mia
stanza oscilla lievemente sotto la fredda aria della sera, e mi alzo
per chiudere la finestra. Il mio sguardo viene catturato dal piccolo
spicchio di luna nascosto dalle nuvole, tra poco sarà luna
nuova. Chissà se anche Raoul sta guardando la luna…mi
metto una mano sul petto, pronta a ricevere l’ormai familiare
scossa di dolore misto a gioia che provo ogni volta che penso a lui. Ad
Angie Town, quando mia mamma mi parlava dell’amore, me lo
descriveva sempre come una cosa bellissima. Non sapevo che facesse
anche tanto male. Dopo qualche istante tolgo la mano dal mio petto,
leggermente sorpresa. Non sento male, non sento niente. Magari è
perché sono stanca, o magari è perché è
troppo tempo che non lo vedo…
E se…e se andassi a vederlo? Mi basterebbe anche per poco, anche
vederlo dormire. Voglio sentire il mio cuore battere
all’impazzata fino a farmi star male, voglio incontrarlo a tutti
i costi…Mi metto di nuovo a sedere sul letto, cercando di
prendere una decisione. Faccio cadere inavvertitamente il mio diario a
terra, e quando lo raccolgo qualcosa scivola via dalle pagine fino al
pavimento. È il fiore che ho trovato pochi giorni fa fra le
pieghe della mia gonna. Lo prendo subito, e lo stringo al petto. Non so
perché, ma ogni volta che lo tengo in mano mi sento bene. E poi
ha qualcosa di familiare, anche se non saprei dire
cos’è…sento il mio cuore che comincia a battere
prepotente, e arrossendo lascio il fiore che finisce sopra al diario.
Ecco, è questa la sensazione che mi mancava tanto…a
questo punto ho già preso la mia decisione; mentre continuo a
pensare mi accorgo che mi sto già infilando i vestiti, e
cercando di fare meno rumore possibile esco in punta di piedi dalla mia
stanza. Ora credo di aver capito cosa intendeva mia madre quando mi
diceva che l’amore era un sentimento stupendo. È
perché senza quella parte di te che si sente impazzire e che
vorrebbe ridere e piangere insieme non saresti più te
stesso…almeno per me è così. Quindi non voglio
perdere questo sentimento…voglio sentirlo di nuovo.
La verità è che quando la scossa di dolore non è
arrivata, ho avuto davvero paura. E quando il mio cuore ha incominciato
a battere stringendo quel fiore, nella mia mente si è affacciato
per un secondo un viso, un viso che avrei preferito non vedere.
Ecco, ormai sono praticamente fuori. Comincio a correre, probabilmente
per confondere i battiti accelerati del mio cuore con il respiro
affannato dalla corsa. Non voglio assolutamente che proprio il SUO viso
mi faccia battere il cuore così. Chiudo di scatto gli occhi e
scuoto violentemente la testa, si può sapere perché non
riesco a togliermelo dalla testa? E pensare che sto andando da Raoul, e
che non dovrei riuscire a pensare ad altro! All’improvviso sento
di aver urtato di qualcosa, e vengo sbalzata indietro. Sento qualcosa
di caldo sorreggermi da dietro la schiena, e un istante dopo riapro
lentamente gli occhi. Certo, ovvio. Di tutti gli angeli, diavoli,
professori e terreni che esistono proprio contro di lui dovevo andare a
sbattere. Il suono della sua voce mi distrae dai miei pensieri
“Stai bene?” questa poi…da quando è
così gentile? Rimango come ipnotizzata dai suoi occhi ambrati,
prima di ricordarmi un istante dopo della strana situazione in cui ci
trovavamo, quasi abbracciati. Arrossisco e annuisco debolmente
“Ehm…sto bene grazie.”…insomma, ma cosa mi
prende? Sento il respiro affannato e mi batte il cuore, e non riesco a
pensare coerentemente. “Dove stavi andando così di
corsa?” anche lui parla molto lentamente, come se fosse distratto
da qualcosa. Improvvisamente mi ricordo di Raoul.
“Io…ecco…volevo andare a trovare…” le
parole mi muoiono in gola non appena vedo il suo sguardo ferito, e non
riesco più a parlare. Lui mi lascia all’improvviso, e la
sensazione di caldo che avevo provato svanisce di colpo. Si volta
dall’altra parte, come a voler evitare il mio sguardo “Dai,
corri dal tuo caro terreno! Ma sei un’illusa se speri che lui ti
ricambi, racchia e zuccherosa come sei!” la sua voce trema ed
é debole, ma le sue parole me le sento arrivare dentro come una
ventata gelida. Male. Mi fa molto male. Perché devo sentirmi
così? Ricomincio a correre, spintonandolo via. Non voglio
provare questa sensazione, mi distrugge. Arrivo alla fine del tetto, e
comincio a volare. Non ho più voglia di andare da Raoul, non ho
voglia di vedere nessuno.
Mi fermo esausta sopra al tetto di una casa, e mi abbraccio le gambe
con le braccia. Non è una notte particolarmente fredda, ma io mi
sento gelare. Dentro di me c’è l’inverno.
FINE prologo!
Ok, lo so che è orribile >.<
Ma se volete la continuo…
Ah, già, specifico una cosa...io continuo solo se ricevo ALMENO
un commento, positivo o negativo che sia...nn x altro, ma x me è
importante sapere cosa pensate della mia storia...quindi se leggere
commentate ok? grz ^^
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 1 ***
forbie1
Grz x il commento ^^
Capitolo 1
Raf POV
Un tiepido raggio di sole si ferma insistente sulle mie palpebre
abbassate, e con un piccolo sbadiglio apro gli occhi. I primi
particolari che focalizzo mentre la mia vista si fa meno appannata sono
delle tegole, tante tegole rosse. Alzo la testa di scatto, e cerco di
capire dove sono. Mi porto le mani al viso, e mi accorgo che è
leggermente bagnato. Ah, già, ho pianto la scorsa
notte…tutta colpa di quello stupido diavolo. Ci tiene proprio a
farmi star male vero? Io sono molto sensibile, e poi mi ha fatto
pensare a Raoul e mi è venuta nostalgia, ed è per questo
che ho pianto…scuoto leggermente la testa, non sono mai stata
brava a mentire, nemmeno a me stessa, ma non voglio ammettere che sono
le sue parole ad avermi ferita, non voglio e non posso farlo.
“Non me ne importa niente di quello che pensa di me!!!” Mi
accorgo di essermi alzata in piedi e di aver cominciato a gridare, e mi
sento davvero stupida. Mi metto una mano sulla fronte e sospiro
esasperata, e subito dopo comincio a guardarmi intorno attentamente.
Non sono molto lontana dalla città, e comunque dovrei essere in
grado di tornare facilmente a casa. In effetti, dovrei proprio muovermi
a tornare. Mi staranno sicuramente cercando tutti, saranno tutti
preoccupati…Chissà, magari anche LUI si chiede che fine
ho fatto…Si certo, come no. Invece sono sicura che è
felice di non avermi più fra i piedi, perché io sono
“racchia e zuccherosa” e lui non mi sopporta, non mi ha mai
sopportata. Sento un lieve ticchettio metallico e qualcosa di freddo
sfiorare la mia mano; è una lacrima. No, oggi non ho la minima
voglia di andare a scuola, non posso vederlo…ho paura di come
potrei sentirmi. Oggi voglio dimenticarmi di tutto e di tutti, voglio
divertirmi senza pensare alle conseguenze. In punizione mi ci
metteranno comunque, quindi tanto vale godermi gli ultimi momenti di
libertà…oggi non mi va di seguire le regole. Voglio
camminare in mezzo alla gente e confondere i miei pensieri con i rumori
della città, voglio ridere più che posso e fregarmene
altamente di cosa pensa la gente, di cosa pensa...Sto diventando
davvero monotona, non è possibile che ogni pensiero mi riporti
dritto a lui! Sarà che il suo sguardo ferito illuminato dalla
flebile luce della luna non riesco proprio a dimenticarmelo, e mi fa
sentire strana, come…a disagio. Ma sono davvero stanca di
pensarci, quindi decido di darmi una mossa e volare a terra. Scelgo un
vicoletto abbastanza isolato, e ordino a Cox di farmi diventare
una terrena. Comincio a correre, non ho bisogno di perdere tempo a
domandarmi dove; so già dove sto andando. So che probabilmente
la gente mi guarda sorpresa; sto praticamente correndo in mezzo alla
strada, ma non mi importa. Dopotutto ho deciso che per oggi le regole
le metto da parte no? E metto da parte anche i pregiudizi e le idee di
tutti coloro che mi circondano; oggi è solo per me. Svolto
l’angolo, scendo veloce le scalette fino alla grande piazza, e
continuo a correre. Mi fermo davanti a “Pancho”, il posto
dove abbiamo mangiato insieme quando l’ho conosciuto per la prima
volta. Mi ricordo che ero confusa, ogni cosa intorno sembrava attutita
e ovattata dal battito del mio cuore, che sembrava voler impazzire. Mi
ero avvicinata, e avevo chiesto il suo nome. Mi aveva invitato a
mangiare con lui delle “patatine” o roba del genere. Non
sapevo esattamente cosa fossero né di che sapessero, e
sinceramente non mi importava molto. Mi sentivo bene, veramente bene.
Se sono venuta qui, oggi, è perché avevo bisogno di
quell’euforia. Ma ho trovato solo ricordi sfumati e emozioni
smorzate. Non capisco, sul serio. Non so più cosa mi sta
succedendo.
Sento dei passi dietro di me, e comincio a ritornare alla
realtà. Poi semplicemente una voce familiare che dice il mio
nome “Raf!”, mi volto di scatto, non mi aspettavo proprio
di vederlo.
Sulfus POV
Continuo a fissare svogliatamente la superficie liscia e bianca di quel
banco vuoto, illuminato debolmente da un raggio di sole ribelle
sfuggito alle tende tirate nella stanza. La voce della professoressa
Temptel mi arriva distante, come un ronzio insistente e fastidioso che
non mi permette di concentrarmi su quello che mi preoccupa veramente.
Ma dove ti sei cacciata? È da ieri notte che non ti
vedo…sono stato seduto sul tetto fino all’alba, con le
orecchie tese a percepire un minimo fruscio della tua gonna, un lieve
battito delle tue ali, qualsiasi cosa che mi dicesse che eri tornata e
che stavi bene. Credo di essermi addormentato per un po’; quando
ho aperto gli occhi il sole era già alto nel cielo. Ho pensato
che eri tornata e che io non me ne ero accorto. Ho pensato che ti avrei
rivista a lezione. Ho pensato che sarei stato tutta la mattinata a
fissare il sole giocare con i riflessi dorati dei tuoi capelli,
fingendo di essere semplicemente annoiato dalla lezione. Ma tu non ci
sei. Ho sperato che fossi solo in ritardo, e che fossi stanca per
essere stata tutta la notte a osservare quel terreno dormire…ma
le lancette dell’orologio hanno continuato a girare, segnando
prima i minuti e poi le ore. Arkan non ha detto nulla della tua
assenza, ma all’inizio dell’ora ho visto Miki e
Uriè che andavano a parlargli. Probabilmente ti hanno coperta
con un diversivo insulso, magari dicendo che non ti senti bene. Non mi
è mai neanche passata per la mente l’idea che tu sia
veramente in camera tua. Sei un angelo, è vero, ma per amore
faresti di tutto. E comunque le occhiate preoccupate che le tue
amichette continuano a rivolgere al tuo banco sono palesemente ovvie.
Tu non ci sei, non sei tornata questa notte. Mi chiedo se stai
bene…ti sei davvero arrabbiata quando ti ho detto quelle cose
orribili. Il fatto è che non sono riuscito a trattenermi; non
potevo lasciarti andare da quell’altro senza dire niente no?
È già abbastanza frustrante sapere che non sarai mai mia,
che i tuoi sorrisi luminosi non apparterranno mai solo a me, che i tuoi
occhi non sogneranno mai noi due quando guardi il cielo distratta.
Dopotutto sono un diavolo, essere egoista fa parte della mia natura.
Sarò ancora imperfetto, un essere al 99%, ma quella percentuale
è tutta fatta di pura malvagità, e questo vorrà
pur dire qualcosa. L’1% che mi separa dall’essere completo,
l’1% che mi rende ancora umano, è una quantità
così piccola in confronto al resto…ma sento che prende
sempre di più il sopravvento, e non la posso fermare; non sono
in grado di farlo.
Insomma Raf…dove sei?
Il suono della campanella mi riscuote dai miei pensieri, e senza troppa
convinzione stacco lo sguardo dal tuo posto vuoto. Con una lentezza
esasperante, per me insolita, scosto la sedia dal banco, mi alzo, e
faccio per uscire dalla porta. “Aspetta un attimo Sulfus, avrei
bisogno di parlarti” non ho voglia di sentire le sue critiche
isteriche per il mio improvviso cambiamento, so che se ne è
accorta, come tutti del resto. Sospiro leggermente e mi fermo senza
voltarmi, aspettando che cominci a parlare. Niente, silenzio. Mi
costringo a girarmi, stando attento a farle intendere che la mia
attenzione al suo discorso sarebbe comunque stata pari a zero. Non
abbassa lo sguardo, tipico di una come lei che non sa accettare di
poter essere debole. Mi fa rabbia pensare che io sono sempre stato come
lei, io ero l’unico e l’inimitabile, nessuno era al di
sopra di me. Ma questo senso di sconfitta continuo che provo
costantemente da quando ho capito che è impossibile distogliere
i miei pensieri da Raf per più di 5 minuti mi ha fatto conoscere
il mio lato fragile. Non mi piace, non mi piace per niente, ma voglio
smettere di pensarci. Aggrotto un sopracciglio, cercando di spingere la
Temptel a darsi una mossa. “Ecco; io credo che non ti faccia bene
rimanere qui. Stai diventando sempre meno…diabolico”
l’ultima parola l’aveva pronunciata con una smorfia, e il
suo tono non ammetteva repliche “Quindi, mi sono presa la
libertà di rispedirti a Zolfanello City.” Non. Ci. Credo.
Ok, ho capito male; ripeti per favore “Domani parti. Prepara le
valige. Naturalmente non starai via per sempre, devi ultimare lo stage
come tutti gli altri. Ho pensato solo che una piccola vacanza ti
avrebbe fatto bene” dalla voce sembrava quasi amichevole, ma lo
sguardo che mi stava rivolgendo era ghiaccio puro “Non
c’è bisogno che mi ringrazi, e comunque saranno solo pochi
giorni. Ora vai” mi sono mosso verso di lei, dovevo fare qualcosa
“Ho detto vai” Mi gira la testa. Esco in silenzio, con la
testa bassa. Sono, come dire…svuotato. Mi ritrovo fuori senza
ben sapere come ci sono arrivato, aumento sempre di più il mio
passo; ora la rabbia e l’adrenalina cominciano a scorrermi nelle
vene. Dove cavolo sto andando? Non lo so. Mi voglio solo allontanare il
più possibile. Sento le voci della gente intorno a me, che mi
passa attraverso come se io non esistessi. Calcio con rabbia una
lattina che mi trovo davanti, e la seguo con lo sguardo fino a che il
rumore metallico che produce toccando il terreno si attenua e sparisce.
Continuo a camminare con le mani in tasca, per evitare di usarle per
spaccare qualcosa. Mi siedo sulla prima panchina che mi trovo davanti,
allento la mano stretta a pugno dentro alla mia tasca, e socchiudo gli
occhi. Vorrei calmarmi, ma non ci riesco. La Temptel non mi ha detto
che ultimamente non sembro più io, non mi ha detto che non gli
serve un allievo come me, non mi ha detto che preferisce rispedirmi
subito a casa. Mi ha ordinato di non vederti più o meglio, me lo
sta impedendo. In questo momento ci sono solo due parole nella mia
testa: che schifo. E naturalmente c’è il tuo volto, ma a
quello ho quasi fatto l’abitudine ormai. Faccio un gran respiro,
e riapro gli occhi. Sai cosa? Ora sono arrivato al limite. Ricomincio a
camminare, cercando il tuo viso tra la gente.
Ora voglio vederti.
FINE 1° capitolo! Uffi >.< ispirazione=0, e si vede >.<
Mi disp, farò meglio cn il prossimo xD
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 2 ***
forbie2
Allora, ho postato il continuo xk è stata aggiunta fra i
preferiti di I love sasunaru e di VaMpIrA89, e fra le seguite di mua ^^
vi ringrazio tanto sul serio, xò senza almeno una recensione il
prossimo capitolo nn so se lo posterò...
Capitolo 2
Raf POV
Me lo vedo venire incontro, e faccio un piccolo sorriso
forzato…chissà perché ma è come se glielo
dovessi, di essere sempre gentile con lui. “Era da tanto che non
ti si vedeva in giro, che fine avevi fatto?” Sono leggermente
tesa, era da tanto che volevo vederlo. “Ehm…cioè,
io…si ecco…” mi accorgo che mi sto istintivamente
attorcigliando una ciocca di capelli intorno a due dita, mio tipico
atteggiamento di quando sono nervosa. Abbasso lo sguardo sulle punte
dei miei piedi e sento una piccola risatina divertita.
“Tu…sei proprio strana, lo sai?” Devo ammettere che
ha proprio un bel sorriso; è dolce, solare, aperto…ma non
mi fa più battere il cuore come prima. Improvvisamente sento una
stretta intorno al mio polso, e mi sento come trascinare; lui ha
incominciato a correre. “Si può sapere dove mi stai
portando?” continua a ridacchiare senza fermarsi
“Tranquilla, seguimi e fidati di me” Non mi ricordavo che
fosse così dolce, è proprio l’esatto opposto
di…no, basta. Ho deciso che le preoccupazioni me le lascio alle
spalle per oggi no? “Raoul, sul serio, dove stiamo
andando?” Lui comincia a rallentare un po’ e si volta verso
di me, senza allentare la stretta sul mio polso. Allontana leggermente
lo sguardo imbarazzato dai miei occhi, e fa un piccolo sorriso “A
dire la verità, non ne ho idea. Solo che ho pensato che se ti
avessi lasciata andare, saresti sparita di nuovo…” Rimango
immobile, senza reazioni. Ha detto una cosa bellissima, lo so. Ma non
mi sto sciogliendo, non mi sto sentendo euforica, non sto nemmeno
arrossendo. Raoul mi guarda con un’aria interrogativa; mi rendo
conto anche da sola che mi sto comportando da…insensibile.
Dovrei fare qualcosa, dovrei dire qualcosa; qualsiasi cosa. Cerco di
dissimulare l’imbarazzo con un sorriso appena accennato e un
“Ah, davvero?” pronunciato con un tono innocente,
totalmente ingenuo. Rimango sgomenta quasi quanto lui. Sembra quasi che
io lo stia prendendo in giro…lentamente allontano il mio polso
dalla sua mano, e rimango sorpresa nel sentire che il contatto con la
sua pelle non mi ha lasciato la sensazione di calore che mi aspettavo.
È come se non avesse mai afferrato il mio polso, come se non ci
fossimo mai toccati. Rimaniamo fermi per qualche secondo a guardarci
confusi negli occhi, quando sento di nuovo una stretta intorno al mio
polso. “Scusate piccioncini, continuate dopo ok? Te la rubo un
secondo, devo parlare con lei” Raoul rimane come inebetito, come
se non fosse sicuro di aver capito troppo bene “Ehi! Lei sta con
me!” Lui sospira spazientito “Si, questo l’avevo
capito. Stai tranquillo che non te la rovino ok? Devo solo
parlarle” e senza aspettare la risposta di Raoul mi trascina
lontana da lui. “E - ehi! Lasciami! Che vuoi da me ora? Pensavo
che non volessi avere a che fare con una racchia zuccherosa come
me!” Sto urlando cose a vanvera, non riesco a stare calma, il mio
respiro diventa irregolare. Divincolo il braccio di scatto e lui lascia
la presa che aveva sul mio polso. Me lo stringo forte al petto;
è caldo, terribilmente caldo. Sento il cuore pulsarmi in petto,
in gola, nella testa. Sento i battiti prepotenti che coprono ogni cosa.
Lui si mette la mano in tasca, e sposta lo sguardo verso l’altro
per non incrociare il mio. “Allora?” non sono arrabbiata,
ma devo giustificare a me stessa quest’ansia irrazionale e
incrocio le braccia al petto con aria indifferente. Lui sembra cadere
dalle nuvole “Allora cosa?” Mi esaspera quando fa
così, sembra quasi che mi prenda in giro. “Allora cosa
devi dirmi?” Lui sposta lo sguardo su di me, con uno sguardo
strano…sembra quasi che abbia paura. Ma la cosa che mi manda
più in confusione è il fatto che questo sguardo mi pesa,
mi pesa terribilmente. Provo un impulso fortissimo di abbracciarlo e
stringerlo fino a far sparire quell’espressione. Vorrei ma non
posso. Non è solo il fatto che io sono un angelo e lui è
un diavolo. Non posso abbracciarlo come farei con Miki, Uriè,
con Gabi, non posso abbracciarlo come se fosse il mio peluche
preferito. La mia non è una sensazione, ma una certezza; sarebbe
diverso. Troppo diverso. Prende un respiro, sta per parlare. Mi sento
così strana, pendo totalmente dalle sue labbra. È
così sbagliato desiderare che il mondo si fermi in quest’
istante?
Sulfus POV
Ho girato mezza città, l’ho trovata, mi sono trasformato
in terreno, l’ho praticamente trascinata via a forza dicendole
che dovevo parlarle. Ora è qui davanti a me con una faccia
decisamente scocciata; dopotutto l’ho interrotta mentre stava con
il “suo” terreno. Giuro che quando li ho visti mi sono
sentito male. Erano terribilmente vicini, troppo per i miei gusti.
Prima di accorgermene stavo già camminando verso di loro e avevo
preso la sua mano. Mi guarda in modo strano; più che scocciato,
come avevo pensato prima, è…frustrato. È come se
fosse insieme arrabbiata e angosciata, e forse anche spaventata.
Rivolgo un attimo lo sguardo dietro di noi, fino a quel terreno. Se
quello sguardo è colpa sua, si è appena guadagnato un
diavolo per nemico. La voce di Raf mi riscuote “Allora?”
incrocia le braccia un po’ imbarazzata, probabilmente nel goffo
tentativo di essere scortese. Comunque rimango sorpreso dalla sua
domanda, cosa vuole sapere? “Allora cosa?” lei alza
leggermente gli occhi al cielo e porta la mano destra sul suo fianco
“Allora cosa devi dirmi?” scandisce le parole lentamente,
come se parlasse con un bambino di due anni. Comunque ha ragione, devo
risponderle. Ho fatto una confusione totale e ora mi ritrovo davanti a
lei senza sapere cosa dire. Ho l’impressione che qualcosa del
tipo “Ehi ciao, volevo solo dirti che mi sento da schifo
perché domani parto per Zolfanello City e non potrò
più vederti. A proposito, te l’ho detto che ti amo?”
non andrebbe troppo bene. Faccio un sospiro come a voler parlare, ma mi
blocco. Basta una parola sbagliata, e sarà tutto finito. E poi
sul serio, cosa mi aspetto? Mi sembra che la sua scelta l’abbia
già fatta tempo fa, no? E allora perché me ne sto qui con
il cuore in subbuglio e lo stomaco che sembra aggrovigliarsi, fino a
farmi piegare in due dal dolore? Alzo lo sguardo su di lei, che
stavolta sembra quasi…preoccupata? Fa un piccolo passo poco
convinto verso di me “Tutto…tutto bene Sulfus?
Sei…strano” Certo che con i miliardi di esseri viventi
nell’universo potevo sceglierne uno un po’ più
perspicace. Comunque è ora che io dica qualcosa, sto facendo una
figura da emerito idiota “Niente, sto benissimo. Volevo solo
dirti che da domani dovrai arrangiarti da sola con i Riviventi.”
Ma cosa cavolo sto dicendo? Non è per questo che ho fatto la
maratona in mezzo alla strada. “Me ne torno a Zolfanello City per
un po’.” Capisco dal suo sguardo che è leggermente
confusa, come se non fosse sicura di aver capito troppo bene.
“Come scusa?” Mi sento esplodere, non voglio ripeterlo.
Pensi che io mi diverta? “Hai sentito bene, me ne vado. Almeno
non sarò costretto a vedere la tua faccia zuccherosa ogni
giorno! Credo proprio che sarà il periodo più rilassante
della mia vita…” Resto in attesa di un urlo, di uno
schiaffo, di un broncio, di una qualunque rispostaccia arrabbiata e
nervosa. Silenzio. Lei non parla, ma tiene il capo leggermente chino
nascondendomi il suo sguardo. Quando, con una lentezza esasperante, lo
rialza, accenna un piccolo sorriso. “…Capisco. Divertiti
allora.” Fa una breve pausa. Il nostro silenzio, che in genere
è imbarazzato e teso, ora è gelido. “Bene, se non
hai altro da dirmi…io dovrei andare” e senza aspettare una
mia risposta comincia a camminare. “Raf, dove stai
andando?” Sono già abbastanza incasinato di mio senza che
ci si metta quel terreno di mezzo “Lasciala stare,ok?” Un
diavolo geloso può essere pericoloso, non ti conviene farmi
arrabbiare. Ma evidentemente non è abbastanza intelligente e non
coglie l’antifona, perché comincia a inseguire Raf. Lei si
volta, e con lo stesso sorriso debole di prima sussurra leggermente
“Scusami, mi sono dimenticata di un impegno urgente…Ci si
vede in giro ok?” lui non sembra troppo convinto, ma si ferma
senza replicare. Lei si volta di nuovo, e stavolta comincia a correre.
Non ne sono sicuro, ma credo che volesse nascondere qualcosa. Quel
sorriso così forzato…mi sembrava quasi sul punto di
piangere. Vorrei seguirla, ma so di non averne il diritto; dopotutto
sono io che l’ho ferita. La seguo con lo sguardo finché
non sparisce dietro alla piccola stradicciola, poi mi volto in
direzione opposta. Sono proprio uno stupido; non solo non so parlarle
sinceramente, ma ogni mio gesto le fa male. Se mi avvicino scappa, se
la sfioro si ritrae. Se le parlassi dei miei sentimenti penserebbe che
le sto mentendo, se le giurassi che sono sincero avrebbe paura di me.
Ma quest’ “amore” non era l’emozione più
bella di tutte? Come ci può essere una disparità
così grande? Come possono esistere talmente tante
possibilità di perderla? Mi ritrasformo in diavolo, e volo verso
casa. Devo preparare le valigie, domani parto e lascio indietro tutto.
Domani, al momento di andarmene, sfumerà anche la mia più
piccola possibilità di conquistarla.
FINE 2° capitolo ^^ spero vi piaccia ^^
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 3 ***
forbie3
Ringrazio tanto TopazSunset e mua x i commenti ^^
Capitolo 3
Raf POV
Entro di corsa nella mia camera e sbatto la porta dietro di me, prima
di buttarmi furiosamente sul letto. Stupido, stupido, stupido. Se ci
fosse un concorso per “Mr. Universo Insensibile”, non lo
farebbero neanche partecipare, gli altri iscritti non avrebbero
speranze altrimenti. Prendo il mio diario da sotto al cuscino, ma mi
rendo conto di non aver voglia di scrivere. Mi gira la testa, mi sento
male. Mi rannicchio su un lato, mentre delle lacrime cominciano a
scendere copiose sul mio viso e sulle lenzuola. Stringo forte il
cuscino e vi affondo la testa, come vorrei fare lo stesso con i miei
pensieri in quest’istante…“Me ne torno a Zolfanello
City per un po’.” La sua voce continua a tornare insistente
nella mia testa, ogni volta rimbombando più forte fino a farmi
star male. In quest’istante vorrei poter abbassare il volume a
zero e impedire ai miei pensieri di correre così velocemente,
fino ad arrivare al questa certezza che mi fa provare una strana
sensazione di amaro in bocca, fino a impedirmi di respirare per qualche
attimo insieme al mio cuore che aveva smesso di battere “Se ne
va, non lo rivedrò più. Domani se ne va” Mi alzo,
non riesco a stare stesa. Mi avvicino alla finestra, e di colpo non
riesco più a controllarmi. Guardo la luna, da quando è
così lontana? Sento le gambe cedermi, e cado in ginocchio mentre
continuo a sbattere impotente i pugni conto i vetri della finestra. Il
mio pianto, prima silenzioso e sommesso, ora si fa sempre più
forte e disperato. Sento i miei singhiozzi diventare sempre più
forti, mentre il mio corpo si accascia sempre di più a terra e
avverto il contatto della mia pelle con il pavimento gelido. Forse ho
voglia di urlare, non riesco a capirlo. Ma anche se volessi non so se
ci riuscirei, ho la bocca impastata di saliva e i singhiozzi che mi
scuotono rendono la mia voce rotta e inferma. Stringo i pugni e mi
agito convulsamente, mi fa male il cuore. I miei lunghi capelli sono
sparsi un po’ per tutto il pavimento, e mi coprono anche il viso
e gli occhi, che sono chiusi come a voler impedire alle lacrime di
scendere. Sento male dappertutto, mi sento distrutta. “Calmati,
calmati!” continuo a ripetermelo ma senza grandi risultati. Cerco
di tirarmi su dal pavimento appoggiandomi su un braccio, ma sento la
testa che mi gira per il gran pianto e non riesco ad alzarmi. Ho
freddo. Voglio addormentarmi e addormentare il mio dolore. Con uno
sforzo immane riesco a mettermi seduta ed appoggiarmi contro alla
parete che da sulla finestra, mentre i singhiozzi cominciano
leggermente a calmarsi. Mi porto una mano sulla fronte, scotto. Sono
sicura di non avere la febbre, ma scotto. La parte che sento più
calda in assoluto è il mio polso, me lo sento rovente. Ripenso a
quando mi ha presa e mi ha trascinata via per parlarmi, e i singhiozzi
ricominciano quasi più forti di prima. Sento la porta della
stanza aprirsi, e dei passi. Non mi sporgo a vedere chi è,
sinceramente non mi interessa. Mi trovo davanti a una Miki ed
un’Uriè totalmente stravolte. “Raf! Cosa ti è
successo?” Cerco di capire in che condizioni sono, e mi costringo
a guardarmi. Una gamba lunga distesa sul pavimento, l’altra
accovacciata vicino al petto, le braccia inerti lungo i fianchi, la
testa appoggiata stancamente al muro, mi sento gli occhi quasi pesanti,
e probabilmente sono rossi e gonfi, sto ancora singhiozzando forte. No,
non credo che me la caverò con un “Tranquille ragazze va
tutto bene”. E poi, sinceramente, non ho la forza di mentire in
quest’istante, nemmeno se è per non far preoccupare le mie
amiche. Apro la bocca come per parlare, ma mi sento la gola secca e la
voce roca. L’unico suono che esce è una specie di grugnito
rauco, e di sicuro non aiuta le ragazze a capire cosa mi passa per la
testa. Miki mi si avvicina, si china e mi abbraccia. Ora le lacrime non
ci sono più, probabilmente le ho già esaurite tutte, ma i
singhiozzi continuano, così come la sensazione di avere un buco
nel cuore. Un istante dopo scioglie il nostro abbraccio “Avanti
Raf, cosa c’è che non va?” E lo chiedi a me? Vorrei
saperlo anche io! Le parole comunque si affacciano da sole nei miei
pensieri, e prima di rendermene conto pronuncio in un singulto
“Se ne va…domani se ne va!” Miki guarda Uriè
come a chiederle spiegazioni, ma questa alza le spalle e scuote
leggermente la testa. Mi sorreggono entrambe per le braccia, e mi
mettono sotto le coperte. “Raf…non ti va di venire a cena,
di sotto?” Mi copro fino alla testa, tremando, e sussurro un
“no” poco convinto. Le mie amiche annuiscono debolmente e
chiudono la porta, lasciandomi sola. Alzo il cuscino e prendo il mio
diario. Lo sfoglio rapidamente fino alla metà, dove ho messo la
margherita che ho trovato. Ormai si è seccata, ma non mi
importa. La stringo forte al mio petto cercando inutilmente di chiudere
gli occhi, mentre il mio respiro torna lentamente a farsi più
regolare.
Sulfus POV
Siamo seduti tutti qui, a tavola, avvolti in un silenzio innaturale. Si
sente solo il rumore metallico delle posate contro i piatti e qualche
sussurro biascicato. Rivolgo quasi istintivamente lo sguardo al tavolo
degli angeli, e mi accorgo che tu non ci sei. Le altre angiolette da
strapazzo sembrano preoccupare, chissà se ti è successo
qualcosa. Nelle ultime tre ore mi sono rivisto mentalmente tutta la
scena del nostro ultimo incontro, oggi pomeriggio. Conclusione? Sono
uno stupido. Non mi rimprovero il fatto di non essere riuscito a
parlarle dei miei sentimenti, dopotutto ci vuole coraggio…almeno
credo; non mi ero mai innamorato prima. Il punto è che mi sono
comportato da schifo. Potevo evitare di trattarla in quel modo
assurdamente crudele solo per dissimulare il mio imbarazzo, no? Ma
perché faccio sempre la cosa sbagliata? Dal silenzio emerge lo
strisciare di una sedia che si sposta, e una voce che rompe la strana
tensione presente nell’aria. “Scusate, avrei un piccolo
annuncio” un sorrisetto malizioso spunta agli angoli della bocca
della donna “In genere non uso tutte questa formalità, ma
immagino che per una cosa del genere sia necessario…” fa
volontariamente una breve pausa seguita da un piccolo sbadiglio; lo sta
facendo apposta per farmi innervosire. “Il vostro compagno Sulfus
se ne andrà a Zolfanello City per un po’ di tempo”
Sento improvvisamente tutti gli sguardi rivolti su di me, e assumo
un’espressione indifferente per nascondere la rabbia. La Temptel
continua a parlare, stavolta rivolta a me “Partirai domattina
alle 7, vedi di non fare tardi.” Con l’indice destro segue
il contorno del bicchiere che si trova davanti, e poi continua
“Potete andare ora, la cena è finita” Scosto con
rabbia la sedia, e velocemente esco dalla sala. Strega. Ti diverti
proprio eh? Mi metto seduto sul mio letto, sicuro che non potrò
dormire questa notte. Provo comunque a rannicchiarmi e chiudere gli
occhi, rimanendo nella stessa posizione non so per quanto tempo. Vedo
il cielo che diventa sempre più nero, fino a cominciare a
schiarirsi all’alba. Ora comincio a sentirmi agitato sul serio.
Ora non ho più il silenzio della lunga notte che desideravo non
finisse mai; fra poco dovrò partire. Quante ore mancano? Due,
tre? Non fa differenza, sono sempre troppo poche. Provo una voglia
irrefrenabile di alzarmi e arrivare alla tua camera, aprire la porta e
svegliarti, ed essere la prima persona che vedi quando apri gli occhi.
Allora vorrei prenderti per mano e dirti la verità, e smetterla
di nascondermi dietro a scherzi e insulti da bambini. Sospiro, ormai
saranno le sei. Ho passato tutto il tempo alzandomi di scatto dal letto
e arrivando fino alla porta della mia stanza, senza mai aver il
coraggio di varcare la porta e venire da te. La gente mi definiva in
molti modi: bello, terribile, bugiardo, falso. Ma non hanno mai
indovinato il mio aspetto più importante. Sono un codardo. Sono
un codardo perché ho paura di sfiorarti, giocare con i fili
d’oro che hai per capelli, abbracciarti, baciarti. Ma dirlo a me
stesso non serve proprio a niente. Mi alzo con una sensazione di vuoto
costante, e esco dalla stanza. All’uscita mi trovo davanti i
professori, Gas, Kabalé, Cabiria e persino Uriè e Miki.
Sono venuti tutti, ma tu non ci sei. Uriè si accorge dello
sguardo che sto rivolgendo loro, e risponde con aria stanca “Raf
non si sente molto bene. Sta dormendo…credo.” Annuisco
lentamente, e faccio due passi verso la Temptel. Lei si rivolge agli
altri con un “Ora che lo avete salutato potete andare,
grazie” Mi guarda, poco convinta di quello che sta per dire
“Hai ancora qualche minuto, va a controllare se hai lasciato
qualcosa o se ti sei dimenticato di fare qualcosa” Non capisco
cosa le passa per la mente, ma obbedisco e comincio a girare per i
corridoi. Ok, ho salito una rampa le scale; ora mi basta scendere
quest’ultima e arrivo alla mia stanza. La mia mente mi dice di
andare, ma non muovo un passo. Mi volto lentamente verso l’altra
rampa, quella che sale alle stanze degli angeli…No, non lo
farò sul serio… giusto? Comincio a salire rapidamente,
prima di pentirmi della mia “brillante” trovata, e arrivo
davanti alla SUA camera. Apro la porta, e mi sembra di vedere un lieve
movimento di coperte. Mi avvicino, e vedo le sue palpebre abbassate e
la sua posizione rannicchiata. Devo essermi sbagliato, sta decisamente
dormendo. Mi inginocchio lentamente ai piedi del letto. Osservo meglio
il suo viso, e mi accorgo che è leggermente umido e arrossato,
come se lei avesse pianto. Nella mano sinistra stringe una margherita,
e questo mi fa tornare in mente quella che le avevo
“regalato” io… Chissà, magari quando è
addormentata riesco a trovare il coraggio di parlarle.
“Raf…” la mia voce è incerta “Mi
dispiace…sul serio per come mi sono comportato” sono come
ipnotizzato, inebriato dal suo dolce profumo. Le sua labbra sono
così rosse e carnose…perfette. Ho paura, mi sento
tremare. Tanto lo so che non avrò il coraggio di baciarti. Con
la punta del dito sfioro le tue labbra, e sospirando rassegnato dalla
mia stupidità ormai confermata, mi rialzo e faccio per uscire
dalla stanza. Mi giro un’ultima volta verso di lei con la mano
sulla maniglia della porta “Mi mancherai, angelo” e chiudo
la porta dietro di me. Mi appoggio al muro, e mi metto una mano fra i
capelli. Ho sprecato l’unica opportunità che avevo per
baciarla.
…No, lo so che non è così. Un bacio così,
senza volontà, stile “bella-addormentata-nel-bosco”
non lo volevo. Mi sembra di sentire un rumore provenire dalla stanza di
Raf, forse si sta rigirando nel letto. È meglio che io mi
sbrighi ad andarmene prima che lei si svegli e mi trovi qui.
Scendo velocemente le scale, e mentre la Temptel comincia a chiamare il
mio nome, mi sembra di avvertire lo scricchiolio leggero di una porta
che si apre…
FINE 3° capitolo
Cm è? Terribile? >.<
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 4 ***
forbie4
Capitolo 4
Raf POV
Stanotte, alla fine, non sono riuscita a dormire. Quando Uriè e
Miki sono tornate dalla cena, mi hanno comunicato la “grande
notizia” su Sulfus. Allora non stava scherzando quando me
l’ha detto, parte sul serio. Sono rimasta immobile, stringendo a
me le coperte. Ho provato a chiudere gli occhi, ma il sonno non
arrivava mai. Invece c’era l’angoscia, un’angoscia
strana e crescente, unita alla mia decisone di non piangere più.
Più e più volte mi sono morsa il labbro inferiore con
forza, abbracciandomi contemporaneamente le braccia come per
trattenermi. Non mi piace ammettere di poter essere debole. Uriè
è quella comprensiva che ti ascolta sempre quando ne hai
bisogno, Miki è quella che con le sue battutine ti risolleva il
morale, e io sono quella sempre sorridente che non si deprime mai e
continua a credere nel fatto che tutto si aggiusterà. Non voglio
essere così diversa dal solito. Mi sono girata dalla parte
opposta alla finestra, verso la porta; non volevo vedere la luna. Non
volevo vederla perché magari la stava guardando anche lui, che
era il pensiero insistente che non riuscivo a togliermi dalla testa. E
così sono rimasta, accoccolata fra le coperte, guardando la
stanza diventare sempre più chiara con il sorgere del sole.
Saranno le sei ormai. Le mie amiche in questo istante staranno
salutando Sulfus che se ne va, come tutti gli altri a parte me del
resto. Sto cominciando a pentirmi di aver deciso di non andare a
salutarlo, ma sono troppo orgogliosa per scendere semplicemente le
scale e dire qualcosa del tipo “Divertiti e fai buon
viaggio” sorridendo forzatamente, sono troppo orgogliosa e
soprattutto troppo egoista. Egoista? Per cosa poi? Per non riuscire a
fingere che sono felice che lui se ne vada? Insomma, io sono un angelo.
Pura, bella, innocente, e roba del genere. L’egoismo e
l’orgoglio non fanno parte della mia natura, forse è per
questo che ultimamente mi sento così strana…
Sento la porta socchiudersi, e chiudo gli occhi di scatto. Forse
è Uriè che vuole chiedermi di nuovo se sono sicura che
non voglio salutarlo, e magari ricominciare con i suoi
“Perché?” detti con un tono totalmente ingenuo.
Tengo gli occhi leggermente socchiusi, quanto basta per avere
un’idea della persona che è entrata nella stanza. Sento
dei passi che si bloccano all’improvviso, esattamente come il
battito del mio cuore non appena capisco chi è entrato. E ora
che faccio? Grido? Lo caccio via? …Lo abbraccio e lo prego di
restare? Oppure rimango immobile? Faccio fatica a respirare, ed ho
paura che se ne accorga. Si inginocchia ai piedi del mio letto, e
comincia a parlare. “Raf…” Mi sa che è la
prima volta in assoluto che lo sento chiamarmi per nome, forse è
per la sorpresa che sento le mie guancie farsi roventi. “Mi
dispiace…sul serio per come mi sono comportato” non mi ha
mai parlato in modo così diretto, così dolce. Attraverso
le mie ciglia riesco a vedere il suo sguardo; spaventato, deciso,
commosso…Qualsiasi mio pensiero si blocca all’improvviso
quando vedo che si sta avvicinando pericolosamente. Cos’ha
intenzione di fare? Ferma il suo viso vicinissimo al mio, riesco quasi
a sentire il suo caldo respiro affannato. Sento il mio cuore che batte
all’impazzata, non riesco più a focalizzare la
realtà. Mi sembra che abbia mosso il suo braccio fino a portarlo
all’altezza del mio viso, ma non ne sono sicura. Poi, sento
qualcosa di caldo sfiorare il contorno delle mie labbra. Poi, lui si
rialza. Sento il contrappeso del materasso a cui si appoggia per
mettersi in piedi, e i suoi passi verso la porta. Cosa gli prende ora?
Perché se ne va all’improvviso? E io, perché mi
sento così disperata al pensiero che se ne stia andando? Si
ferma, come se non fosse troppo convinto di voler varcare la
porta. “Mi mancherai, angelo” Ah si? E allora
perché stai uscendo? Perché sento il rumore della porta
che si chiude dietro di te? Perché sento i tuoi passi che si
allontanano dalla mia stanza? Se davvero ti mancherò così
tanto perché te ne vai? Sei solo uno stupido, ma dirlo dentro di
me non serve a niente. Sospiro, e mi alzo dal letto ancora frastornata.
Socchiudo la porta della mia camera, sperando di cogliere la sua figura
riapparire dalla grande scalinata. Mi tocco le labbra, sono bollenti.
Stringo forte la maniglia, fino a far diventare le mie nocche bianche.
Faccio un piccolo passo incerto, seguito da altri più
sicuri e veloci. Corro più velocemente che posso, sento i miei
passi che seguono il ritmo del mio cuore. Una domanda si affaccia nella
mia mente “Perché?” vorrei capirlo anche io, per
questo voglio parlargli. Perché lui non può arrivare,
ferirmi, farmi piangere, parlarmi in modo dolce solo quando non posso
sentirlo, toccarmi le labbra e andarsene; non glielo permetto.
Perché io lo volevo quel bacio, volevo le sue labbra premute
sulle mie. Ti mancherò, stupido di un diavolo? È il
contrario, sei tu che mancherai a me. Non voglio che tu te ne vada, e
ho intenzione di dirtelo. Io non sono una vigliacca sai? Non mi va
più di scappare.
Vedo la tua figura di spalle che è a due passi
dall’entrata dell’edificio, e senza ben sapere dove ho
trovato il coraggio, urlo il tuo nome.
Sulfus POV
“Sulfus!” Mi giro di scatto, riconoscerei quella voce fra
mille. Accenno un movimento verso di te, ma mi blocco; ho deciso di non
fare passi falsi. Dato che ultimamente ogni volta che ti incontro
finiamo per litigare, d’ora in poi seguirò il tuo umore
per decidere che atteggiamento usare parlando con te. Esempio: mi
sembri piuttosto arrabbiata. Quindi credo che mi atteggerò da
indifferente un po’ scocciato. Provare non costa niente comunque,
no? Mi metto le mani in tasca, e cerco di apparire il più
annoiato possibile dalla tua presenza. “Che vuoi zuccherino
alato? “ E ti pareva che non finivo per esagerare…non ne
faccio proprio una giusta davanti a te vero? Tu ti mordi il labbro
inferiore e stringi i pugni, prendi un respiro come per soffocare la
rabbia e cerchi di parlare il più tranquillamente possibile
“Che c’è Sulfus? Se non ho gli occhi chiusi non
riesci a parlarmi senza offendermi ogni secondo?” Rimango con la
bocca semiaperta, in uno stato confusionario. Eri sveglia allora. Sono
proprio fregato, eh? Lei sembra calmarsi un po’ alla vista della
mia espressione, e parla un po’ più a bassa voce
“Per una volta, possiamo parlare seriamente senza
litigare?” Annuisco lentamente, non troppo sicuro di essere
d’accordo con quest’idea. Accenni un piccolo sorriso
imbarazzato, e con un piccolo sospiro cominci a parlare “Ok,
spiegami allora” Mi sento crollare il mondo addosso. Non solo
nonostante fossi sveglia non hai ancora capito niente, ma parli in modo
talmente ingenuo da farmi sembrare che tu mi voglia prendere in giro.
Se non ti conoscessi bene, ci crederei sul serio che ti stai solo
divertendo alle mie spalle. E poi comunque proprio qui, davanti a tutti
dovevi chiedermi una cosa del genere? Cosa ti aspetti che io risponda?
Ok, mi restano due possibilità: dirti la verità una volta
per tutte oppure continuare a mentire a te e a me stesso. Tu sembri
spazientita dal mio silenzio, e ricominci con le tue domande
“Dato che non ti decidi a rispondere allora andrò un
po’ più sullo specifico: perché mi hai
quasi-baciata?” Faccio istintivamente un piccolo passo indietro,
cercando di inventarmi una qualche scusa plausibile
“Ehm…non credo siano affari tuoi” lei aggrotta le
sopracciglia, e capisco che continuando così non riuscirò
di certo a togliermi da questo guaio. Faccio un respiro e mi giro
dall’altra parte “Possibile che tu non abbia ancora capito
che ti stavo prendendo in giro? Non c’è quasi più
gusto, ci caschi sempre…” che strano, la mia voce è
così debole… Sento dei piccoli passi, poi qualcosa
afferrarmi per una spalla costringendomi a girarmi. Mi punta un dito
contro “Ma ti senti quando parli? Non riesci a convincere nemmeno
te stesso!” Beccato in pieno. E pensare che mentire era la mia
specialità…Non abbasso lo sguardo, non voglio farlo di
fronte a te. Tu ripeti, con voce quasi cantilenante “Allora mi
vuoi spiegare o no quello che è successo? La verità, per
favore” Mi sa tanto che non c’è più via
di scampo…solo che sono curioso “Perché ti
interessa tanto saperlo, scusa?” Ora sei tu ad esitare, eh?
Arrossisci di scatto, e cominci a tormentarti una ciocca di capelli
come sempre quando sei nervosa. “Ehm…ho il diritto di
saperlo no? Mi hai quasi baciata!” Non mi trattengo più,
l’idea di fare l’indifferente alla fine non ha funzionato,
dato che ci stiamo praticamente urlando contro DI NUOVO.
“Bè, scusami se ti è dispiaciuto così tanto,
ti assicuro che non si ripeterà mai più! Dopotutto me ne
vado no?” Mi volto arrabbiato e comincio a camminare
allontanandomi, non ce la faccio a sostenere questi litigi con lei.
“Non è così…” è praticamente un
sussurro, ma l’ho sentito. Mi volto lentamente, e mi accorgo che
hai abbassato lo sguardo. Cosa ti aspetti che faccia ora? Anzi...Cosa
mi aspetto io da te? Rimani in silenzio per un attimo, prima di alzare
di scatto la testa e alzare la voce “Non è così!
È solo che io non ti capisco proprio! Mi tratti male di
continuo, e mi fai piangere sempre…e poi ogni tanto mi rivolgi
quelle occhiate così ferite che mi fanno stare male, e ricominci
a trattarmi male. Mi vieni a cercare addirittura in mezzo alla
città solo per dirmi che finalmente non sarai più
costretto a vedermi, e poi entri in camera mia mentre dormo e non solo
mi dici che ti mancherò, ma mi quasi - baci! Te ne vai
tranquillo, e quando ti chiedo spiegazioni reagisci così. Non ci
capisco più niente! E poi…” abbassa leggermente il
tono di voce, arrossendo “…e poi perché non mi hai
baciata?” Shock, black out più totale. Sento che il mio
cervello non è più in grado di elaborare pensieri di
forma compiuta. Perché non ti ho baciata dici? Lo vuoi sapere
sul serio? Io non credo proprio, scusa. Comunque sono affari tuoi se ci
rimani di sasso. Sospiro rassegnato, la domanda che mi ha fatto
è troppo precisa per poterla evitare, e a quanto pare la mia
abilità innata per mentire si è presa una vacanza.
“Non ti ho baciata perché non avrebbe avuto senso. E poi
non te la saresti presa? Voglio dire, tu hai già il tuo caro
terreno no?” Non voglio sentire la tua risposta, e mi giro di
nuovo facendo un piccolo passo. “MA SI PUò SAPERE
PERCHè DEVI SEMPRE DECIDERE TUTTO DA SOLO? IO NON HO ANCORA
DETTO NIENTE, QUINDI VUOI FERMARTI?” fai un piccolo respiro e
riprendi “Insomma, tu hai parlato no? Quindi ora non scappare
via. Ora tocca a me,no?” Bè, il tuo ragionamento fila;
devo darti ragione. Me ne devo stare qui ad ascoltarti e a sentire il
rumore del mio cuore che va in pezzi una volta che avrai finito di
parlare. Cavoli però, che schifo. Sono in una situazione
orribile, e non posso fare a meno di essere felice di averti davanti a
me. Parla, avanti. Parla e distruggimi. Dimmi che ti disgusto, e che
nel tuo cuore non c’è mai stato posto per me. Però
sbrigati, perché questo silenzio fra di noi non lo sopporto
più.
FINE 4° capitolo! Ormai mi sto divertendo a lasciarvi sempre in sospeso…cm sn perfida vero? xD
Commentate x favore, spero v piaccia ^^
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 5 ***
forbie5
Chiedo umilmente perdono se ho continuato così tardi, ma ho
avuto 1 po’ di problemi…bè, allora ecco il
capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate ^^
Capitolo 5
Raf POV
Ok, ho fatto una scenata quasi…da diavolo direi, e gli ho
praticamente urlato contro che mi deve ascoltare. E ora? Cosa gli dico?
Sono ingenua, ma non stupida. Non serve a più a niente fingere
anche con me stessa. Non voglio dare un nome a questa sensazione, non
ne ho bisogno. Mi basta sentire che se non mi è accanto sto
male, e che vorrei vedere solo lui, all’infinito. Mi basta sapere
che vorrei riempire pagine e pagine di cuori e scarabocchi
finché l’inchiostro della penna non finisce; allora
traccerò il suo nome con le mie lacrime, fino a che non
riuscirò a rendere meno insistente il suo viso nei miei
pensieri. Mi basta poter chiamare con il suo nome ogni strada di ogni
città, in modo da avere sempre un posto dove tornare e non
sentirmi mai persa. Non mi interessa il perché, non mi interessa
affatto. Non mi interessa il fatto che siamo…diversi;
l’eternità per me è lui, adesso. Lo guardo fisso
negli occhi, riesco a vederci il mio riflesso. Rimango colpita per un
attimo…quella sono davvero io? Sembro così…umana,
e sinceramente non so se la cosa mi dispiace. Voglio dire, i terreni
sono fortunati. Non potranno vivere in eterno, ma hanno la
possibilità di sfruttare la loro vita al meglio. Possono
scegliere a chi voler bene senza paura di essere targati come criminali
e allontanati dal loro mondo. Tendo incerta una mano verso di lui,
sento come il bisogno di sentire il contatto con la sua pelle, per
essere sicura che è reale e che non svanirà al mio tocco
come un’illusione. Lui sembra capire le mie intenzioni, e
lentamente, come per paura che la magia fra di noi scoppiasse e
sparisse come una bolla di sapone, ci avviciniamo. È strano; noi
siamo strani. Agli occhi di chi ci guarda, dobbiamo sembrare come
minimo fuori di testa. Senza mai staccare lo sguardo l’uno dagli
occhi dell’altra facciamo dei piccoli passi tremanti,
avvicinandoci sempre più quasi come se fosse una danza. E
proprio come in una danza sento il ritmo cadenzato e forte del mio
cuore che guida i miei passi, e un ronzio che sa di musica che mi
accompagna fino a lui. Dimmi Sulfus; lo senti anche tu? Senti il
bisogno di accelerare questa musica, in modo da raggiungermi più
velocemente? Vuoi attorcigliare le tue dita con le mie, avvicinare le
nostre labbra e baciarmi, far sparire il mondo e i suoi colori e dirmi
che ci siamo solo io e te, ora e per sempre? Mi mordo il labbro
inferiore, nervosa. Faccio pensieri stile – giuramento – di
– matrimonio quando ancora non solo non so cosa provi per me, ma
non ti ho nemmeno confessato i miei, di sentimenti. Questa mia
paura…la provi anche tu? Ecco, siamo a un passo l’uno
dall’altra. Non credo che il fatto che non ci stiamo più
urlando contro cambi troppo la situazione; tocca ancora a me a
decidermi a parlare. Deglutisco e mi costringo a non distogliere lo
sguardo dai suoi occhi ambrati. “Ehm…Sulfus
io…” Lui sembra quasi più imbarazzato di me, e
cerca di sciogliere la tensione attorno a noi “Che ti prende,
angelo? Non dovevi…parlarmi?” non perdo nemmeno tempo ad
arrabbiarmi, ormai lo so com’è fatto. E poi quello che
devo dirgli è troppo importante, lui è troppo importante
per permettermi di perderlo così. “…tu
mi…” Sento il rumore di qualcosa puntato per terra, e
istintivamente distolgo lo sguardo da Sulfus per puntarlo verso
l’origine del rumore. La punta di uno stivale che ticchetta
nervosamente a terra. Alzo lentamente lo sguardo fino al lungo vestito
attillato, e comincio ad avere un nodo in gola. Le braccia severamente
conserte, il collo rigido. Qualche ciuffo rosso e ribelle che cade
sulle spalle, in contrasto con la pelle cinerea e con la bocca
violacea. Un sorriso ironico appena accennato, sovrastato da un paio
d’occhi acuti e gelidi. Riabbasso lo sguardo sulle labbra della
donna, che cominciano a muoversi. Ho paura. Cerco di capire cosa sta
dicendo ma ho paura, come se un improvviso senso di vertigine mi
travolgesse fino a farmi sentire le gambi molli e non in grado di
sostenere il peso del mio corpo. Percepisco indistintamente qualcosa
passarmi davanti e dirigersi verso la professoressa. Lentamente, come
se le mie orecchie e il mio cervello funzionassero a scoppio ritardato,
comincio a rielaborare le parole della donna “Voi due avete
parlato abbastanza, anche troppo direi. Muoviti Sulfus, è ora di
andare” Una volta fissato il concetto bene in mente, sento il
rumore di uno sportello che si chiude, e comincio a correre. Esco, e mi
trovo davanti all’autista della macchina che ha appena chiuso il
suo sportello. Sulfus sta per entrare seguito dalla professoressa
Temptel. Se non mi sbrigo lo perderò, e non me lo posso
permettere. Se urlassi il suo nome magari si volterebbe e si fermerebbe
prima di salire, ma ho la gola secca e non sono sicura di poter contare
sulla mia voce. L’autista mette in moto, ora o la va o la spacca.
La Temptel si accorge di me, e fa una smorfia seccata. Sulfus sembra
notarla, e esce dalla macchina nella quale stava per entrare
completamente. La donna lo spinge dentro mentre lui cerca di opporre
resistenza. Cavoli, sono così vicina…allungo una mano
nella speranza di incontrare la sua, e vedo che anche lui fa lo stesso.
“Si sbrighi, metta in moto la macchina!” L’autista
ubbidisce impassibile, e la macchina comincia ad andare lentamente
mentre Sulfus e la Temptel continuano a lottare. Lo sportello sta per
chiudersi, e cerco inutilmente di accelerare la mia corsa. Non ce la
faccio a raggiungerlo, sono esausta. Però non posso fermarmi,
non prima di averglielo detto. “Sulfus!” la mia voce
stridula e ansante per colpa della corsa riecheggia nell’aria.
“mi…MI PIACI! …IO TI AMO!” sento lo sportello
sbattersi con forza e cado a terra esausta, strisciando i gomiti e le
ginocchia sul selciato, mentre la macchina sparisce all’orizzonte.
Sulfus POV
Cavolo, cavolo, cavolo. Conficco le mie unghie sul dorso della mia
mano, cercando di sfogare la rabbia. Cavolo quanto sono scemo, cavolo
quando odio questa macchina, cavolo quanto odio il sorrisetto
strafottente della Temptel, seduta accanto a me. Cerco di controllare
il mio tono di voce; non voglio dare alla strega la soddisfazione
diabolica di farmi soffrire così tanto. Aumento la pressione
delle unghie sulla mia pelle, e faccio un sospiro cercando inutilmente
di calmarmi “Posso muovermi ora?” mi rendo conto da solo
che tutti i miei propositi sono stati vani, dato che solo ascoltandomi
si capisce che sto per esplodere “Siamo in macchina,no? Ora
può anche togliermi questo…questo…” Calma
Sulfus, controllati. “…questo stupido incantesimo!”
Ok, non è proprio il massimo, ma in confronto alle parole che
volevo dire sembra quasi che le abbia regalato un mazzo di fiori. Lei
si gira verso di me con una lentezza esasperante, e fa un piccolo
sorrisetto sarcastico “Mi dispiace Sulfus, ma credo che dovrai
rimanere immobile per un po’. Saresti benissimo in grado di
fiondarti fuori dalla macchina, e noi non vogliamo rischiare che tu ti
faccia male, giusto?” Scusami tanto, brutta strega, ma
sinceramente non mi sembra proprio che ti dispiaccia così tanto.
E se vogliamo parlare di dolore, portandomi via mi stai uccidendo.
Scema, crudele, insensibile. E ora anche assassina. Un bel curriculum,
complimenti; sei un diavolo in piena regola. Brava. Vuoi un applauso
per il tuo spettacolo? Scusami, sai, se non mi sto divertendo. Rivolgo
lo sguardo verso il finestrino e cerco di concentrarmi sulle sagome
degli alberi e del grattacieli sfuggenti. Sento un magone allo stomaco,
e capisco che la macchina si sta alzando in volo. La mia visuale si
alza sempre di più; ora mi basterebbe mettere una mano fuori dal
vetro per toccare le nuvole; tutto questo, ovviamente, se potessi
muovermi. La macchina si ferma di scatto, ma solo per cominciare una
discesa vertiginosa subito dopo. Le altre volte che sono tornato a
Zolfanello City, a questo punto del tragitto, avvertivo
l’adrenalina e l’ebbrezza della velocità, ora sono
solo nauseato. Sai, angelo? Mi hai davvero shockato, ci sono rimasto di
sasso. Mi aspettavo tutto, tutto tranne questo. Non riesco bene a
capire se sono felice perché anche tu mi ami, o se sono
disperato perché non posso più vederti. L’insieme
è una specie di sapore amaro in bocca, unito al battito
irregolare del cuore e alla voglia di vederti. …sai? Non so bene
se ti credo. Se tornassi e ti vedessi avvinghiata a quel terreno non so
cosa farei. Se il tuo sguardo fosse freddo e il tuo cuore non volesse
accettarmi, finirei in pezzi. Tu sei così ingenua…se una
mattina ti svegliassi e scoprissi di non amarmi più, me lo
diresti o soffriresti in silenzio? Non lo so; sul serio. Sei di nuovo
nella mia mente. Ti vedo mentre corri, ti vedo mentre mi chiami, ti
vedo mentre cadi. Sei veloce, lo sai? Stavi quasi per
raggiungermi…scusami per non essere riuscito ad afferrare la tua
mano. La tua voce era così disperata, così
spaventata…ci tenevi così tanto a farmi restare?
Attraverso lo specchietto ho visto l’ultimo sguardo che hai
rivolto alla macchina prima che il tuo corpo perdesse le sue ultime
energie e cadesse a terra. Ti sei fatta male? Chi è che sta
curando le tue ferite? Le tue ultime parole mi risuonano nella mente.
Ma sul serio ti piaccio? Io?! Un diavolo? Uno stupido egoista come me
che non riesce a rinunciare al tuo sorriso, ai tuoi occhi, alle tue
labbra, ai tuoi capelli…? Sul serio io merito il tuo amore?
Appoggio la testa contro il finestrino ghiacciato, e abbasso le
palpebre per qualche secondo. Faccio una piccola risatina sommessa e
triste…quanto tempo abbiamo sprecato...Io credo che
infondo…voglio fidarmi di te. Voglio fidarmi del tuo sguardo
ferito e del tuo respiro ansante, voglio credere alla tua voce rotta
dalla paura e del sangue uscito dalle tue sbucciature. Voglio credere
nel tuo amore, così come tu dovrai credere nel mio, appena
potrò dirtelo. Voglio credere che sorrideremo tenendoci per mano
come gente normale e che cammineremo in mezzo alla strada senza doverci
più nascondere. La macchina si ferma di colpo, e riapro
svogliatamente gli occhi. Vedo la portiera aprirsi, e lo sguardo vigile
della prof mentre scendo dall’auto. “Bentornato a
Zolfanello City, Sulfus” cammino mestamente, ma non abbasso il
capo; io non voglio avere più niente da nascondere.
Aspettami angelo, perché tornerò sicuramente.
FINE 5° capitolo!
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 6 ***
forbie6
Capitolo 6
Raf POV
Sento i rumori della strada nella testa, nelle orecchie, nel cuore.
Sento il mio respiro gelido entrarmi dentro e delle piccole lacrime
scendere dal mio viso fino a sporcare il marciapiede, unite alle
piccole gocce di sangue che scendono irregolari dai miei gomiti e dalle
mie ginocchia. Sento un bruciore tremendo, ma so che non viene dalle
ferite. Mi sento il cuore in fiamme, ho bisogno di urlare. Ne ho
bisogno sul serio, ma ho finito la voce. Il sangue non accenna a
fermarsi, mi sa che dovrei sbrigarmi a reagire e tornare dentro per
curare le mie ferite. Mi sposto dalla mia posizione, a carponi, per
mettermi seduta per terra. Abbasso svogliatamente lo sguardo sulle mie
ginocchia, ma rimango impassibile. Dentro la mia mente inorridisco un
po’; le sbucciature sono più profonde di quello che
pensassi, ma non è questo che mi preoccupa. Sbuffo e mi afferro
le braccia, allontanandole subito dopo, non appena sento il dolore per
aver toccato la ferita. Mi guardo la mano sporca di sangue.
È…strano. Ha un odore metallico che da quasi alla testa.
Wow. Sono messa bene, vero? Sto sanguinando e mi metto a pensare
tranquillamente a queste cose, analizzando la situazione come se non
riguardasse me. Non mi importa di niente. Una macchina potrebbe
benissimo sferzare e investirmi, e non avrei nessuna reazione. In una
situazione normale a questo punto mi prenderei la testa fra le mani
dicendomi qualcosa del tipo “Dannazione Raf! Reagisci!” ma
non ce la faccio a fare nemmeno questo; non ne ho voglia. Non ho voglia
di niente. La mia forza di volontà si è abbassata fino a
toccare il fondo e sprofondare ancora più giù. Sento dei
passi venirmi incontro e fermarsi dietro di me. Non mi volto, non mi
importa di sapere chi è. “Raf…” Uriè
parla con voce incerta, come a voler sondare quanto gli sembro fuori di
testa da 1 a 10. Cosa mi prende? Questi pensieri non sono da me,
sono…cattivi. “Raf, alzati. Torniamo dentro” Non ho
voglia di alzarmi, non ho voglia di risponderti. “Raf…ti
senti bene?” Non lo so, cara, decidi tu. Prova a strapparti il
cuore dal petto e a tenerlo in mano ancora pulsante, e poi dimmi come
stai. La situazione non è esattamente la stessa, ma in compenso
la sensazione coincide perfettamente. Ti avvicini e mi vieni davanti.
Spostati, mi copri la visuale sull’orizzonte. “Ehi,
Raf…dimmi qualcosa, qualsiasi cosa…”Scusami tanto,
ma non credo proprio che sia il caso. Se ora aprissi bocca (cosa che,
ribadisco, NON HO VOGLIA di fare) direi delle cose che un angelo non
dovrebbe dire. Chiedo troppo se voglio essere lasciata in pace? Non do
fastidio a nessuno, giusto? Che noia ti do se rimango qui a fissare
l’orizzonte, sperando di vedere quella dannatissima macchina
riapparirmi davanti? “Raf…” Ora basta, stai
incominciando a stufarmi. Ti avvicini lentamente e mi sfiori un braccio
con la mano, ma io con un movimento brusco ti allontano. Mi rivolgi uno
sguardo ferito e preoccupato, e lentamente te ne vai. Ecco, brava;
lasciami sola, è tutto quello che chiedo. Ormai mi conviene
perderle tutte in blocco, le persone per me importanti, almeno non
farò la fatica di stare male dopo. Tanto peggio di così
non posso stare. Ho toccato il fondo; più in basso non si
scende.
Rimango immobile mentre le ombre della città cambiano, e cala il
sole lasciando il posto alle stelle. Stasera non c’è la
luna; un'altra cosa che sembra avermi abbandonata. Sciolgo
l’abbraccio che legava le mie gambe alle mie braccia intorpidite,
ed emetto un piccolo gemito. Le ferite che si stanno piano piano
rimarginando mi fanno provare una piccola scintilla di bruciore quando
mi muovo. Rabbrividisco quando il vento soffia sul mio corpo
spettinando delicatamente i miei lunghi capelli, e mi accuccio di nuovo
su me stessa. Sento dei passi dietro di me, DI NUOVO. Sono veramente
esasperata. Stavolta è il turno di Miki per cercare di
riportarmi dentro. Mi arriva davanti, e io distolgo lo sguardo. Con la
coda dell’occhio la vedo incrociare le braccia al petto
spazientita. Sento qualcosa bruciare sulla mia guancia e un breve suono
secco vibrare nell’aria. Mi porto istintivamente una mano alla
guancia, rossa per lo schiaffo appena ricevuto. Strabuzzo gli occhi,
sorpresa. “Insomma Raf, reagisci! Credi di essere la prima a
soffrire per amore? Credevi che fosse tutto rose e fiori, cuoricini e
zucchero? Bè, mi dispiace, ma ti sei sbagliata! Dimmi a cosa
serve esattamente stare qui ferma e tenerti tutto dentro, per giunta
trattando male gli amici! Credi di potertelo permettere dato che stai
male? Guarda che noi non siamo i tuoi giocattoli da sbattere contro il
muro per sfogarti!” Mi sta praticamente urlando contro, e prende
un secondo fiato per continuare “Se ci stai così male,
allora alzati e vai a riprendertelo, questo tuo grande amore proibito
no? Non puoi pretendere che il mondo non accusi i tuoi sentimenti solo
perché ti senti da schifo, né tantomeno che si fermi solo
per i tuoi capricci! Se ci tieni sul serio a lui, allora lotta per
averlo!” Rimango immobile, davanti a Miki che sta lentamente
riprendendo a respirare. In effetti il suo ragionamento non fa una
piega. Ha ragione, ci ha preso su tutta la linea. Insomma, cosa sto
facendo seduta qui per terra? L’autocommiserazione non mi
aiuterà di certo; e se proprio il destino ha deciso di andarmi
contro credo proprio che mi toccherà cambiarlo. Stringo i pugni,
decisa per la prima volta da questa mattina, e annuisco. Non so come
spiegarmi ma…come dire…sto meglio, molto meglio.
Dopotutto ho appena deciso di andare a incontrarlo, e l’idea non
può che mettermi di buon umore. Poco importa se le mie
probabilità di successo sono inferiori allo 0%, dato che
comunque si tratta solo di previsioni. Se non ci provo non lo
saprò mai, no? E poi posso, DEVO riuscirci. Mi alzo, con le
gambe intorpidite per aver mantenuto a lungo la stessa posizione, e
appoggiandomi a Miki che ora mi sorride dolcemente, mi dirigo verso
l’interno e la mia stanza.
Devo rivederlo a tutti i costi; se non per altro, perché non mi ha ancora detto cosa prova per me no?
Quindi curerò le mie ferite, mi rimetterò in sesto, e verrò a cercarti. Tu però aspettami, ok?
Sulfus POV
Mi fiondo esausto sul letto della mia vecchia stanza, sospirando
rassegnato. Ok, vediamo di fare il punto della situazione. Partiamo dai
lati positivi: la Temptel se ne è andata per tornare a scuola,
la Temptel se ne è andata per tornare a scuola, e per finire la
Temptel se ne è andata per tornare a scuola. A parte questo, mi
sembra che faccia tutto schifo. Punto primo: sono almeno 7 ore e 45
minuti che non ti vedo, angelo. Punto secondo: sono praticamente
confinato a Zolfanello City, nella mia casa. E poi, ultimo ma non meno
importante, mi manchi da morire e non ho idea di come tornare da te. Mi
spieghi come faccio a elaborare un piano decente, se ogni volta che
penso o dico qualcosa mi vieni in mente tu? Credimi, vedere i tuoi
occhi e sentire nella mia testa il tuo sorriso non è esattamente
il miglior modo che conosco per concentrarmi. Dannazione, ma non potevi
confessarmeli prima questi tuoi sentimenti? E io non potevo darmi una
mossa e per una volta dar retta al mio cuore, invece che alla mia
testaccia vuota? Ora non resisto più…voglio baciarti.
Perché ho sprecato l’occasione che avevo? Vabbè,
tanto rimuginarci sopra è inutile, meglio mettermi sul serio a
pensare a un buon piano per andarmene da qui. Vediamo…potrei
dire ai miei che vado a fare un giro per trovare i miei vecchi amici, e
invece volarmene via. Magari mi riprenderebbero entro breve, ma
riuscirei a parlarti. Già, cosa ci diremo la prossima volta che
ti vedrò? Potrò finalmente assaggiare le tue labbra?
…Ecco, di nuovo. Basta distrazioni, devo pensare. L’idea
che ho avuto non è male di base, ma non riuscirei ad arrivare a
scuola senza essere preso. Perché, poi? Era una specie di
“vacanza” questa, no? Così sembra che io sia
rinchiuso in prigione…Ehi, angelo, ti ricordi di quando ho
cercato il tuo viso tra la gente fino a che non ti ho trovata? Mi sono
comportato proprio da idiota quando ti ho vista, lo so. Lo so e ti
chiedo ancora scusa. Certo, mi aiuterebbe molto se in cambio delle mie
scuse tu mi facessi il favore di uscire dalla mia mente per qualche
minuto, giusto il tempo di trovare il modo di raggiungerti. Ok? Grazie.
Allora, dov’ero rimasto…? Ah, già; come migliorare
il mio piano. Mi servirebbe un’auto o comunque un mezzo per
viaggiare velocemente e possibilmente anche passare inosservato, e
sarebbe utile non far sapere a nessuno che prendo “in
prestito” quest’auto, treno, aereo o qualunque altra cosa
sia. Altro problemino estremamente insignificante: COME LO TROVO
QUESTO MEZZO? Dubito che Babbo Natale sia disposto a prestarmi la sua
slitta, così come dubito che i diavoli di Zolfanello City siano
così generosi da darmi una mano. Sai un’altra cosa che mi
piaceva di te? La tua generosità. Quando ero veramente nei guai,
anche se avevamo litigato da poco, anche se io sono un diavolo, tu mi
hai sempre aiutato. Ora che ci penso, non ti ho mai neanche
ringraziato. Facendo due rapidi calcoli, o più semplicemente
rivedendo tutta la nostra storia fino adesso, non capisco proprio come
tu possa esserti innamorata di uno come me. E infatti sembra proprio
che questo mio comportamento io ora lo debba pagare, dato che non riesco
a tenerti fuori dalla mia testa per più di due minuti. Ok,
mettiamola così: cerco il primo tizio che mi capita, se
necessario mi faccio gonfiare di botte, ma alla fine gli prendo le
chiavi di qualcosa e me ne vado. Ora vediamo di analizzare le mie
concrete possibilità di farcela se davvero faccio
così…hmm…vediamo… direi che si aggirano
intorno al
– 100% . Il perché mi sembra piuttosto scontato: se vado
in giro a prenderle da tutti quanti e a controllare se hanno una
macchina finirò male, e allora non sarò nemmeno
lontanamente nelle condizioni per venire da te. Quindi mi conviene
cominciare a spremere quell’unico neurone che mi è rimasto
e pensare VERAMENTE al modo di rivederti. Sul serio, sono al limite. Mi
volto verso il display della sveglia sul mio comodino, e seguo assorto
i numeri che cambiano minuto dopo minuto. 50, 55, 0, 10, 20…Ora
sono all’incirca 8 ore e mezzo che non ti vedo. Se non mi sbrigo
a tornare, cadrò in crisi di astinenza dai tuoi occhi, dai tuoi
capelli, dalle tue labbra…da te. Socchiudo un secondo gli occhi,
e li riapro con un piccolo sorrisetto soddisfatto agli angoli della
bocca. Ho trovato! Potrebbe essere l’idea più scema e
semplice sulla faccia della terra, ma proprio per questo potrebbe
funzionare…Mi alzo di scatto, apro la porta e la chiudo
sbattendola dietro di me. Con un po’ di fortuna, stavolta il mio
neurone ha funzionato bene, forse per la prima volta da quando ti ho
conosciuta. Mi avvicino alla porta di casa e biascico un “Esco un
attimo, vado a trovare i miei vecchi amici!” prima di uscire
frettolosamente e stranamente di buon umore.
Zolfanello City era il mio regno dopotutto, e il suo re è tornato.
FINE 6° capitolo! A dire il vero nn pensavo di farcela, e invece
ecco qua xD ora mi tocca di pensare a quale idea è venuta a
Sulfus, dato k nn ci ho pensato e sn in alto mare. xD
Commentate, spero vi piaccia ^^
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 7 ***
Forbie7
ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia, in particolar modo
quelli k l'hanno aggiunta a preferite / seguite e quelli k commentano
sempre...se nn metto i nomi è xk sn trpp pigra, ma voi mi
perdonate vero? xD questo capitolo lo dedico a voi, k seguite sempre la
mia storia, GRZ DI CUOREEEEE! ^^
Capitolo 7
Raf POV
Apro lentamente la porta della stanza e comincio a guardarmi intorno
leggermente disorientata. Non è la prima volta che entro qui
dentro, ma mi sento comunque fuori posto. I color cupi, gli spazi
stretti, l’assenza quasi totale di finestre degne di questo
nome…è proprio una stanza da diavolo. Faccio dei piccoli
passi verso il letto, e con la mano accarezzo delicatamente le
lenzuola. Dopotutto, non è così male questo posto; direi
che è quasi…familiare, terribilmente familiare anzi.
Sospiro stancamente, e mi lascio cadere a terra con la testa e le
braccia appoggiate sul letto. L’odore che c’è nella
stanza è strano, in un certo senso pesante, e fa girare un
po’ la testa, ma cerco di respirarne il più possibile.
Cerco di trattenere nelle mie mani la sensazione che il tocco di queste
coperte mi trasmette, cerco di memorizzare ogni particolare presente
qui intorno a me. Sai cosa? Questa stanza ti assomiglia. Questa stanza
ti appartiene, ti conosce, in questa stanza ci sei tu. Ora come ora,
è il posto in cui riesco a sentirti più vicino; qui ogni
cosa parla di te. Le pareti strette e scure tappezzate di poster,
il piccolo buco che chiami finestra, il tuo letto sgualcito e in
disordine. Mi manchi, Sulfus. Tanto, troppo, molto più di quanto
io possa sopportare. Sospiro di nuovo, mi alzo, e rivolgendo
un’ultima occhiata nostalgica alla stanza chiudo la porta dietro
di me. Salgo lentamente le scale che portano al dormitorio di noi
angeli, e entro nella mia stanza. Miki ed Uriè sono lunghe
distese sul pavimento, intente a studiare una mappa della scuola.
Scuoto leggermente la testa accennando un piccolo sorriso
“Insomma, ragazze, dubito che questo ci aiuterà…la
struttura della scuola la conosciamo a memoria, e non sarà certo
questo ad aiutarci ad andarcene senza farci notare e volare verso
Zolfanello City a velocità ipersonica per trovare Sulfus!”
Ok, ripetere di continuo questo piano per cercare di auto convincermi
che non è un suicidio non funziona, ma so che proverò lo
stesso. Loro nemmeno mi ascoltano, e continuano a parlottare fra di
loro senza staccare gli occhi dalla piantina. Io mi metto seduta sui
talloni, appena accanto a loro, e cerco ancora di persuaderle che lo
stare ore ed ore sopra ad una sottospecie di mappa non ci
fornirà di certo un piano illuminante. Uriè sospira, e si
mette seduta anche lei nella mia stessa posizione “Credo che Raf
abbia ragione, Miki. Stiamo sopra questa cartina da due ore, e di piani
geniali neanche l’ombra” Miki distoglie lo sguardo dalla
piantina, e si concentra cercando di pensare a qualcosa. “Ok,
avete ragione. Ma non possiamo evadere così, senza un piano!
È troppo pericoloso!” Si, in effetti l’idea della
mappa era l’unica che ci era venuta fino ad ora, e comunque
andarsene in tre da una scuola è…Idea! Forse se…ma
loro…e poi…ma è l’unico modo! Faccio un
piccolo sorrisetto imbarazzato e rivolgo loro uno sguardo supplice
“Ehm…in effetti…ci sarebbe una piccola cosa, ma
niente di che, solo un particolare, che abbiamo trascurato, o meglio,
dato per scontato quando invece potrebbe non
esserlo…giusto?” Miki mi trafigge subito con lo
sguardo, non le sono mai piaciuti i giri di parole, lo so.
“Quindi…io, ehm…ecco…” Sospira
irritata, e incrocia le braccia al petto “Scordatelo, Raf”
Io rimango allibita. “Cosa devo scordarmi, scusa?” Mi
servirebbe un’agenda per prendere appunti su come comportarsi con
la gente. La prima regola, sottolineata e scritta in rosso, sarebbe di
sicuro: MAI far arrabbiare Miki, si rischiano guai grossi. “Non
fare la finta tonta, Raf! Guarda che con me non attacca! Guarda bene le
mie labbra: Tu. Non. Te. Ne. Andrai. Da. Sola. Sono stata
chiara?” Ok, nota numero due; Miki è troppo intuitiva,
conviene cercare di addolcirla un po’ prima di discutere con lei.
“M- ma Miki, pensaci! Non abbiamo altre chance! Invece se voi
rimaneste qui, potreste trovare qualcosa per coprirmi mentre io non ci
sono…” La faccia di Miki è inquietante, e il mio
tono di voce si fa sempre più flebile mano a mano che continuo a
parlare “D - dai! Almeno ammetti che è un buon piano,
l’unico realizzabile!” Mi punta un dito contro, e
indietreggio di un passo “No che non è un buon piano!
Può essere pericoloso andare da sola!” Uriè alza
una mano imbarazzata, come a voler chiedere il permesso di
parlare “Ehm…Scusate…Io credo che Raf abbia
ragione…” fa un piccolo sorriso forzato
“Cioè, sono d’accordo con Miki, nemmeno io voglio
lasciare Raf da sola, ma è l’unica possibilità di
successo…” si sbriga ad aggiungere, vedendosi lo sguardo
assassino di Miki puntato addosso. Miki abbassa il dito puntato contro
di me, e annuisce poco convinta “Va bene, allora. Ma sappiate
comunque che questa storia non mi piace per niente. Stai attenta Raf,
ok?” Si alza, e si avvia verso la porta della stanza. “Io
esco un po’, ho bisogno d’aria.” Quando sento la
porta chiudersi, mi rivolgo preoccupata ad Uriè “Secondo
te rimarrà così…arrabbiata per molto?” Lei
scuote dolcemente la testa “Stai tranquilla, è solo
preoccupata per te. Ha davvero capito che la tua idea è
l’unica possibilità, o non avrebbe acconsentito ad
attuarla, no?”Annuisco rincuorata, e cerco di concentrarmi di
nuovo sul nostro (sul mio) obiettivo. “A proposito
Raf…” chiede Uriè con noncuranza “Quando hai
intenzione di partire?” Non ci sto nemmeno a pensare, mi
aspettavo la domanda e so già cosa rispondere “Al
più presto possibile…” cerco di spiegarmi meglio
“Cioè stanotte” Capisco subito dal suo silenzio che
non è troppo convinta, così come sicuramente lei capisce
dal mio che non ho intenzione di rivedere la mia decisione. “Sai,
Raf? Ti ammiro. Sei così forte, e coraggiosa…io non so se
ce la farei al posto tuo” Sorrido, pensando a quanto in
realtà Uriè si stia sbagliando su di me. Io non sono
un’eroina, e mi sto comportando da tutto fuorché da
angelo. Un angelo se ne andrebbe mai di nascosto dalla scuola
coinvolgendo addirittura le sue amiche, rischiando di far passare dei
guai anche a loro? Un angelo disubbidirebbe a così tante regole?
Un angelo ha il diritto di provare questi sentimenti proibiti nei
confronti di un diavolo? Credimi, Uriè, se devi sceglierti un
idolo da imitare non sono affatto la persona più indicata, anzi.
“Io…non sono forte, sai? Se non ci foste state voi, sarei
ancora lì fuori seduta per terra con lo sguardo perso nel vuoto.
Siete voi la mia forza, voi e…voi e Sulfus” Arrossisco
lievemente; ora che ci penso, anche se mi sono dichiarata davanti a
mezzo corpo studentesco, questa è la prima volta che dico quello
che provo alle mie amiche in prima persona. Capisco che lei è
imbarazzata quanto me, e probabilmente è ferita perché
non gliene ho mai parlato prima. Ma d'altronde, come avrei potuto? I
miei sentimenti non li conoscevo nemmeno io! E nonostante tutto lei
è qui, accanto a me, che mi ascolta e mi
sostiene…Potrà non crederci, ma fra noi due è lei
il vero angelo. “Resta comunque il fatto che stai per volartene
via per andare a Zolfanello City, in un posto che non conosci e per
giunta pieno di diavoli, e tutto questo solo per incontrare lui.
Andiamo Raf, non puoi dire di non essere coraggiosa!” Scuoto
lievemente la testa accennando un sorriso “Il coraggio è
quando hai paura di fare qualcosa ma la fai lo stesso. Quando ho corso
dietro a quella macchina e non sapevo se l’avrei raggiunta, e
avevo paura che non mi bastasse la voce, e ho pensato che l’avrei
perso per sempre…allora sono stata coraggiosa. Ma stavolta
è diverso, io non ho paura. Non sono assalita da dubbi o ansie o
da timori. Io non penso che forse, impegnandomi, riuscirò a
superare quello che mi si para davanti fino a raggiungerlo. Io ne sono
certa. Quindi come vedi…io non sono coraggiosa, affatto. Sono
ingenua, stupida, sognatrice, innamorata, e chissà quante altre
cose…ma non sono coraggiosa, non mi serve esserlo.” Sembro
proprio melodrammatica, vero? Non mi importa, perché è
veramente quello che sento. Continuiamo a parlottare, in attesa che
scenda la notte, per cercare un diversivo valido per la mia assenza.
Non so quale sarà, e non mi importa sinceramente. Mi basta
sapere che sto venendo a incontrarti.
Sulfus POV
Ride. Odio questa risata beffarda che ha costantemente stampata in
faccia. Mi da fastidio perché ride di me, ride di quello che
rappresenta la mia vita. “Quindi, ricapitolando…”
dice cercando di non scoppiare a ridere di nuovo, comunque senza grandi
risultati “…Ti hanno rispedito a casa perché ti sei
preso una sbandata per un’angioletta da strapazzo, e tu vuoi
tornare in quel posto per dire a quella caramella zuccherosa che sei
innamorato di lei, in modo da poter vivere la vostra grande storia
d’amore?” Vedo che cerca di trattenersi sul serio, ma
ascoltandosi non riesce a non ridere “Eddai, Sulfus, smettila di
prendermi in giro! Non siamo né a carnevale né ad
halloween, non è divertente!” E allora perché stai
ridendo? Quanto ti odio quando fai così. “Dacci un taglio,
Shion.” Vedo i suoi lunghi capelli argentati che vanno su e
giù, esattamente come la sua testa che non riesce a star ferma
per le risate. “Pensa…pensa come la prenderanno le altre
quando sapranno che il loro playboy preferito ora va dietro ad uno
zuccherino alato!” la sua voce diventa stridula dal troppo
ridere, è proprio più forte di lei. Dopotutto era la
capobanda del nostro gruppo, io il re e lei la regina. Sta cominciando
a calmarsi, finalmente. Si riavvia i capelli con una mano, mentre
l’altra se la porta al fianco. Non è cambiata per niente
da quando me ne sono andato: stessa espressione provocante e diabolica,
stesso atteggiamento irritante e superficiale, stesso vestito
dannatamente corto e attillato. In sintesi, la migliore amica
d’infanzia che si potesse desiderare. Si porta un dito sulle
labbra con finta nonchalance, e parla con un tono di voce basso e
seducente “Peccato, sai, che tu non sia più
libero…sei diventato ancora più carino dall’ultima
volta che ti ho visto” fa un piccolo sospiro e poi mi rivolge
un’occhiata provocante “E pensare che fino a poco tempo fa,
ero io la tua regina…” Ora sono io a sospirare, non
è cambiata proprio in niente “Su, ora smettila di far
finta che ti piaccio. Quello che mi interessa sapere è: mi
aiuterai o no?” Sorride, evidentemente soddisfatta
“Ovviamente. Dopotutto, non mi hai degnata di un vero sguardo da
quando ci siamo rivisti, e questo mi basta. Ci tieni davvero alla tua
amichetta, no? E poi, credo proprio che sarà
divertente…” Mi ero dimenticato che fosse così
strana e lunatica, ma finché la conclusione dei nostri discorsi
porta a un “ti aiuterò” mi sta bene comunque.
“Quindi? Hai già un piano?” ho fretta, voglio
andarmene di qui. “Ehi, frena bello. Non sono mica una riserva
dati…però, forse, conosco la persona giusta per
aiutarti…” Ok, così va meglio. Ho fatto bene a
scegliere lei come alleata, era seconda solo a me in tutto. La
migliore, sul serio. Bè, la migliore dopo Raf ovviamente. Raf ha
qualcosa…qualcosa di speciale. I suoi occhi, i suoi capelli, il
suo sorriso, la sua voce, il suo carattere…“Hey,
bell’addormentato nel bosco, torna fra noi! Se proprio vuoi
fantasticare sulla tua angioletta preferita, almeno aspetta di
rincontrarla! Se ora non rimani concentrato e non ti impegni per
cercare di elaborare un piano decente, credo proprio che dovrai dire
addio alla tua bella.” Neanche nei miei sogni ad occhi aperti mi
è permesso di pensarla? Shion sarà una grande, ma
è pur sempre un diavolo e cioè, traducendo, il suo grado
di delicatezza è ben sotto lo zero. Comunque sia, ha ragione;
devo mettermi d’impegno o non mi servirà a niente. Allora,
vediamo…“Chi avevi in mente per aiutarci per il nostro
“piano”? A proposito, credo che mi sia sfuggito quale
sia…” Sbadiglia leggermente annoiata, e parla maliziosa
“Dannazione, Sulfus, ti sei proprio rammollito. Un po’ di
diabolica inventiva, dai! Quest’amore non mi sembra poi tutta
questa gran cosa, se questo è l’effetto che fa alla
gente…” Senti, ci ho messo ben due ore per riuscire a
concentrarmi cinque minuti e decidere che tu eri quella giusta per
aiutarmi, quindi ora non rovinare tutto ok? Non ho proprio voglia di
litigare, oggi (altra cosa per niente normale, totalmente estranea alla
mia natura), specialmente con te. Ma se continui a prendere in giro i
miei sentimenti, se parli così dell’amore senza
conoscerlo, credo che dovrò sforzarmi di trovare il modo di
andarmene senza di te. Mi guardi curiosa, con quei tuoi occhi di un
colore indefinibile misto fra il grigio foschia e il nero liquirizia.
“Finalmente, era ora che ti irritassi un po’! A quanto
pare, anche da innamorato alla fine sei sempre tu…” Ma
dai? Sul serio? Certo che sei furba. Dovevo mettermi addosso un
cartello con sopra scritta una roba tipo “Sono Sulfus. Nonostante
io sia totalmente rimbecillito per colpa di (o grazie a, chi può
dirlo?) un angelo, in fondo in fondo sono sempre lo stesso”,
magari così risparmiavamo tempo. All’improvviso diventi
seria, e con un tono che non ammette repliche, mi dici di seguirti.
“Eh? Dove stiamo andando?” Ti giri un attimo, sorridendo
con la tua solita aria provocatoria, e sussurri un “Lo scoprirai
presto.”
Senti, Raf, dove sei? Sto facendo di tutto per tornare da te. Che stai
facendo? Mi stai cercando anche tu? Mi stai pensando almeno? Giuro che
tornerò; fosse l’ultima cosa che faccio, tornerò da
te.
FINE 7° capitolo! xD Rassicuro subito tutti quelli k si sono presi
un colpo: Shion non è interessata a Sulfus (anche se credo si
fosse capito xD)…il problema…è k Raf nn lo sa xD
Commentate, spero vi piaccia (lo so che quello di Raf mi è
venuto + lungo, ma le mie mani scrivevano da sole xD chiamatela
“ispirazione di un svalvolata cronica” xD)
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 8 ***
Credo k lo sappiano tutti, ma x sicurezza specifico: un neutro
è un diavolo / angelo k ha rinunciato
all’eternità…praticamente
l’unica differenza fra un neutro e un terreno è k
un neutro può vedere angeli e diavoli xD
Chiedo scusa x il mega ritardo, ma ho avuto la scuola e dei problemini
personali ^__^”
Capitolo 8
Raf POV
Ok, ho appena scoperto che fare le cose di fretta non è
né utile, né intelligente. Quando poi uno, come
me, è perseguitato da una sfortuna nera, dovrebbe star bene
attento a questo consiglio. Le mie ali battono stanche, appesantite
dalla pioggia che cade incessante, e spaventata dal rumore di un nuovo
tuono nel cielo, cerco velocemente con gli occhi un modo per ripararmi.
Cavoli…qui non c’è niente. Solo nuvole
e nuvole, e qualche albero rinseccolito al suolo. Maledettissima
pioggia, sono sicura al 100% che non è una coincidenza.
Com’è che come tutti anche la natura ce
l’ha con me? È così grave
l’amore? Così terribile? Forse, ma solo per quelli
che non l’hanno mai provato.
Ormai sono rassegnata all’idea di dover continuare a volare
anche con questa specie di diluvio universale che imperversa, e porto
una mano sopra alla fronte nell’inutile tentativo di vedere
qualcosa che non sia pioggia che cade. Volare così a vuoto
nn serve a niente, meglio riflettere un po’…per
dove devo andare? Qui mi sembra tutto così dannatamente
uguale…Chissà se Uriè e Miki sono
riuscite a ingannare Arkan o se mezza scuola è
già al mio inseguimento… Chissà se
Sulfus mi sta pensando… Mi sento cadere per un istante, e
ricomincio a battere le ali più velocemente. Vorrei fermare
il mio cuore, batte troppo velocemente e soprattutto fa male. Sono
proprio stupida. Ho almeno la più pallida idea di come
arrivare a Zolfanello City? Forse si, ma è vaga,
estremamente vaga. Tutto quello che so e che mi hanno detto, quel poco
che un angelo deve sapere solo per evitare quel luogo, è che
devo scendere. In basso, molto in basso, fino alle
profondità e alle viscere della terra. Mi sono sempre
chiesta se questo posto è sottoterra, e se è
così come fanno gli abitanti a respirare. Quando
avrò trovato questo posto, questa sarà la prima
curiosità che voglio soddisfare. Se troverò
questo posto. Non voglio ascoltare questa vocina leggera che sussurra
nella mia testa, un sussurro così debole che riesce a
sovrastare la pioggia, che rimbomba prepotente nei miei pensieri fino a
farmi star male.
Forse sto piangendo. Non ne sono sicura, dato che la pioggia continua a
graffiare insistentemente il mio viso, ma sento la vista appannata e il
viso caldo. Caldo come il dolore impetuoso che mi manda in confusione,
caldo come le lacrime. Mi strofino il viso con il braccio bagnato,
cercando inutilmente di scrollarmi. Perché sto piangendo?
Sono decisa, no? Non ho dubbi, no? È solo che mi sento un
po’ persa. Come un bambino senza il suo peluche preferito,
come un cielo senza stelle…ho perso il mio sole.
L’ho perso, e sapere che sto andando a riprenderlo
all’improvviso non mi fa sentire più
così sicura. Lui è lontano, è sempre
troppo lontano. Anche se riuscirò a raggiungerlo, cosa
succederà dopo? A me non importa se noi siamo diversi, ma al
resto del mondo a quanto pare si. Sono disposta a qualunque cosa, anche
a rinunciare all’eternità e a diventare una
neutra. Ma per vivere una storia d’amore si deve essere in
due, e io non ho nemmeno la più pallida idea di quali siano
i suoi sentimenti. Cavoli, così non va; sento che mi sto
perdendo d’animo. Cosa mi prende? Ti ricordi, Sulfus? Quando
dei uscito dalla mia stanza, ti ho rincorso. Mentre lo sportello della
macchina si chiudeva ho urlato il tuo nome. Perché ora mi
sento tanto debole? Magari è perché so che non
basta più svoltare l’angolo per trovarti, devo
andare molto più lontano. In quest’istante vorrei
che Miki fosse con me. Magari mi darebbe un altro sonoro ceffone, ma
sortirebbe di sicuro il suo effetto. E poi vorrei che ci fosse
Uriè a consolarmi, e ad abbracciarmi mentre piango
finché i singhiozzi non si calmano e i miei occhi si
chiudono stanchi. So che lamentarmi con me stessa non serve a niente;
la pioggia non smetterà di scendere, io non
smetterò di sentirmi così e anzi, rischio solo di
abbattermi e di abbassare ancora di più le mie
possibilità di successo.
E poi io SO di non essere così debole. Lo so
perché ho qualcosa per cui lottare e andare avanti, e anche
se tutto il mondo mi venisse contro non smetterei di inseguire questo
mio sogno.
Sento che il mio respiro si fa mano a mano più irregolare, e
le mie ali fanno sempre più fatica a battere. Non ho
un’idea precisa di dove Zolfanello City sia, ma da qual poco
che so dovrei esserci quasi. In ogni caso devo sbrigarmi a trovare un
riparo da qualche parte, non ce la farò a volare ancora per
molto. Sono stanca, davvero. Vorrei semplicemente chiudere gli occhi e
dormire per un po’…Socchiudo le palpebre per
qualche secondo, e le riapro sentendo il vento che improvvisamente
sembra soffiare fortissimo. Mi correggo; non è il vento che
è diventato più forte…sono io che sto
andando sempre più veloce, cadendo sempre più in
basso. Le mie ali sono intirizzite e non ne vogliono sapere di
muoversi. Stavolta non provo l’impulso di gridare,
è come se avessi troppa paura. Così paura da
rimanere quasi lucida. Vedo i miei lunghi capelli sopra di me,
percepisco ogni singolo battito del mio cuore. Chissà da
quanti metri sto cadendo? Troppi per sperare di rimanere illesa.
Perché la mia caduta non finisce? È come se
dovessi scendere all’infinito; in basso, sempre
più in basso…Con la coda dell’occhio,
umido per il vento, percepisco qualcosa oltre le nuvole. Quindi alla
fine il mio “viaggetto” è finito, mi
schianterò dritta dritta al suolo.
Chiudo di scatto gli occhi, e mi sento d’improvviso come
frenare, il mio respiro mozzato e una grande paura di aprire gli occhi.
“Ma guarda un po’ che abbiamo qui; uno zuccherino
alato!” Di…di chi è questa voce?
È calda e potente, e leggermente ironica. Sento caldo, come
se bruciassi. Riesco con non poca fatica a socchiudere i miei occhi e
vedo indistintamente delle braccia che mi sostengono.
C’è uno strano odore qui…sembra
quasi…zolfo? Sento il cuore che mi pulsa nella testa, mi
sento svenire. Capisco che i miei occhi si stanno chiudendo quando
tutto diventa buio.
Sulfus POV
Stiamo camminando vicino al porto, e l’odore salmastro
dell’acqua scura mi entra dentro facendomi tornare alla mente
tanti ricordi. Mi mancava questo posto, lo ammetto, ma non come mi
manca Raf. “Ehi Shion, manca molto?” pensare a lei
mi ha fatto venire ancora più voglia di rivederla, non ce la
faccio più ad aspettare. “Senti, Sulfus, me lo hai
chiesto almeno sette volte negli ultimi dieci minuti, sai che io non ho
molta pazienza vero? Quindi stai zitto e smettila di assillarmi, ci
siamo quasi.” Si ferma davanti ad un capannone, una di quelle
fabbriche abbandonate che si trovano sempre nei film. Entra, e io la
seguo a ruota. Mi guardo intorno, e cerco di immaginare chi mai
potrebbe vivere in un posto del genere. Ok, noi diavoli non siamo
esattamente amanti dell’ordine, ma in compenso le
comodità ci piacciono. Qui invece non
c’è assolutamente niente che possa lontanamente
essere considerato comodo. Solo un vecchio divano impolverato e con
qualche molla che salta fuori, e una specie di radio forse nemmeno
funzionante. Ah già, e una porta di ferro ammaccata e
arrugginita dall’altra parte della stanza. Shion bussa alla
porta, ma non arriva nessuno. Passano 5, 10 minuti, ma niente.
Uffa…fa caldo qua dentro, sembra quasi di essere
all’inferno…bè, in effetti ci siamo
parecchio vicini. Shion comincia a camminare impazientemente avanti e
indietro, e dopo un po’ ricomincia a bussare. Niente, nemmeno
un singolo suono. Sta diventando sempre più nervosa, e
comincia a tormentarsi i lunghi capelli con le mani, continuando a
raccoglierseli come a voler fare una coda e a lasciarli cadere di nuovo
sulle spalle. Quanto è passato ormai? Mezz’ora?
Quaranta minuti? Mi sono stancato di aspettare. “Ehi Shion,
ce ne vogliamo andare di qui? Tanto non c’è
nessuno, stiamo solo perdendo tempo!” Lei mi rivolge uno
sguardo irritato; odia essere criticata. “Ti ho
già detto prima di stare zitto no? Sono sicura che
è in casa; deve esserlo dato che non esce mai. Noi non ci
muoveremo di qui finché non aprirà quella dannata
porta! Tipico di Shion, ostinata e testarda come un mulo, o dovrei dire
come un diavolo? Punta i piedi, furiosa, e torna di nuovo a bussare a
quella stupida porta, cominciando ad urlare “INSOMMA, VUOI
APRIRE?!!? TANTO LO SO CHE CI SEI!!!” Wow; ammetto che ha
un’estensione vocale invidiabile; mi ha quasi fatto diventare
sordo! Si sente uno scalpiccio deciso e ovattato da dietro alla porta,
che finalmente si apre cigolando. “Finalmente!”
sbotta Shion “Ma quanto cavolo ci hai messo, razza di
stupido?” Si rivolge di nuovo a me con aria soddisfatta
“Visto che avevo ragione?” E alzando le spalle
sorpassa la porta. Il diavolo che mi trovo davanti non l’ho
mai visto prima; cosa alquanto strana soprattutto perché non
è il tipo da passare inosservato: capelli scompigliati i un
grigio biancastro che gli ricadono scompostamente fino quasi alle
spalle; occhi violacei e imperscrutabili, sorriso strafottente,
è alto e abbastanza robusto. Se non avessi passato degli
anni a coltivare la mia vanità (qualità di cui
sono sempre andato molto fiero), mi sentirei quasi minacciato, come
inferiore a lui. “Ehi Shion, chi sarebbe il tuo
amichetto?” Cavoli quanto mi irrita…è
davvero antipatico “Guarda che so presentarmi da solo, bello.
Mi chiamo Sulfus e vedi di ricordartelo” Magari è
l’unico a Zolfanello City a potermi aiutare, ma non riesco
proprio a calmarmi. Ride, così strafottente da somigliare in
maniera impressionante a Shion. “Ok allora, vedrò
di ricordarmelo, caro ‘Sulfus’. Io mi chiamo
Zylaax, non dimenticartene neanche tu.” Mi volta le spalle, e
si rivolge nuovamente a Shion “Allora, cuginetta, cosa ti
serve?” Cuginetta? Ok, ora i conti tornano. Evidentemente la
predisposizione naturale ad essere diavoli con i fiocchi circola nel
loro DNA di famiglia, perché sono entrambi tremendamente
irritanti quando ci si mettono. Lei lo guarda annoiata, e ignora la sua
domanda “Com’è che ci hai messo tanto a
rispondere? Cosa stavi facendo?” Lui si mette le mani in
tasca e alza le spalle “Niente di che, ma ho trovato qualcosa
di veramente interessante.” La sua innata
curiosità prende il sopravvento sulla sua aria da
“non – me – ne – frega
– niente – di – quello – che
– dici”, e si morde il labbro inferiore impaziente
“Di cosa si tratta?” Lui sorride, evidentemente
soddisfatto di aver attirato l’attenzione della cugina
“Oh, niente. Solo una bambolina zuccherosa caduta dal cielo
fra le mie braccia. Aveva la febbre, ed era così carina che
me la sono portata a casa” Shion sembra capirci sempre meno,
ma ora il “caro cuginetto” ha anche la mia
più totale attenzione “Spiegati meglio, cosa vuol
dire?” e poi “Tu sei uscito di casa? Ma se te ne
stai sempre qui rinchiuso a marcire!” Lui alza di nuovo le
spalle e parla indifferente “Bè, tecnicamente
è precipitata proprio qui fuori. Ero uscito tanto per
cambiare un po’, e me la sono praticamente ritrovata fra le
braccia” Ora sono io ad essere impaziente, perché
quel suo aggettivo, “zuccherosa”, mi è
anche troppo familiare “Ma chi?!? Chi diamine è
che ti è piombato addosso?” Sorride strafottente e
scandisce bene le parole “Un angelo…o meglio;
d’ora in poi, la mia bambolina.” Quante
probabilità ci sono che “la sua
bambolina” sia il mio angelo? Poche, anzi nessuna. Ma anche
se la mia mente lo capisce perfettamente, non riesco a immaginarmi
nessun’altro angelo carinissimo e zuccheroso che possa aver
avuto un valido motivo per venire qui a Zolfanello City, nessuno a
parte Raf. “Dov’è ora?” sento
il mio cuore battere fortissimo, e lo sguardo diffidente di Zylaax
puntato su di me “Che ti importa?” Non ho tempo per
giocare con te ora, sul serio. “Dimmi
dov’è e falla finita!” Incrocia le
braccia al petto, e non risponde. Ah si? Benissimo. Conosci in detto
“Chi tace acconsente”? Perché credo che
prenderò il tuo silenzio come un’autorizzazione
per varcare quella porta vecchia di cent’anni.
“Fermati, la mia bambolina sta male e non può
ricevere visite” la sua voce è fredda e
distaccata, ma calmissima, non gli incuto neanche il più
minimo timore. Poco importa, perché devo verificare una cosa
troppo importante. “Ti ho detto di fermarti” E se
io non volessi? Mi segue sospirando ma camminando con calma, come un
assassino che concede alla vittima gli ultimi istanti di
libertà e l’illusione di poter scappare. Mi
dispiace, ma non sarò la tua preda. Vedo Shion che si
è messa in un angolino con gli occhi che le brillano,
probabilmente questa scena le piace da morire.
Sai cosa Raf? Ho paura di sbagliarmi, ma sento che sei vicina.
FINE 8° capitolo!
Scusate se mi ci è voluto tanto; d’ora in poi
potrei metterci 1 po’ di + a scrivere i capitoli xk ho coro,
teatro, la scuola e pallavolo (+ un brutto periodo…) xD cmq
se avrete la pazienza di continuare comunque a seguire la mia storia vi
ringrazio tanto! ^^
p.s.: si lo so k faccio pena a inventare nomi, ma nn posso farci nnt XD
x tirare fuori zylaax c sn stata mezz'ora XD
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 9
Raf POV
Sento freddo. Non so dove sono, ma è tutto buio. Non sono
sicura di essere sveglia, tutto è così
surreale…per prima cosa intorno a me
c’è il silenzio più totale, ma
è un silenzio strano…come dire…carico,
teso. Mi sento come se non avessi il pieno possesso del mio corpo, e
non sono sicura di essere in grado di aprire gli occhi. Mi gira la
testa. C’è un odore forte qui, ed è un
odore familiare. Solo che…dov’è che
l’ho già sentito? Non è certo quel tipo
di odore che potrei definire gradevole, eppure…mi piace. Non
so perché, ma mi fa sentire bene, come se fossi al sicuro.
Ripasso mentalmente tutti i posti che conosco, cercandone inutilmente
uno che mi riporti alla mente quest’odore. A dire il vero,
più che un posto mi ricorda…Ma certo,
è zolfo! Mi fa venire in mente quella dannatissima stanza
ormai così lontana, mi fa tornare in mente te. Ora il punto
però è un altro: cosa ci fa l’odore di
zolfo qui…ehm, a proposito, dove sono? Allora,
vediamo…sono partita per cercare Zolfanello City, fino a qui
ci sono, e poi i miei ricordi si fanno confusi. Mi sembra di ricordare
un temporale, o qualcosa del genere…poi mi sembra di essere
caduta…ah, già; qualcuno mi ha presa in braccio e
poi…mi sono ritrovata qua. Cerco di scrollarmi questa
sensazione di debolezza addosso, e apro lentamente gli occhi. Un
piccolo raggio di luce fioca filtra dalla minuscola finestrella in
alto, quasi sul soffitto della stanza. Non è un
granché come posto; è abbastanza piccolo e ci
sono crepe un po’ dappertutto, ma non è nemmeno
così male. Dopotutto c’è un letto
– quello dove sono sdraiata sopra -, e non è
nemmeno così scomodo. Ora che ci penso, come ho fatto ad
arrivare qui? Qualcuno mi ci ha sicuramente portato, ma chi? Forse la
stessa persona che mi ha presa in braccio? Chiunque sia stato, devo
ringraziarlo. Appoggio una mano sul materasso, e mi metto seduta.
Cavoli, che mal di testa. Mi metto una mano sulla fronte e mi accorgo
che c’è qualcosa appoggiato sopra. È
una piccola pezza bagnata, probabilmente per far scendere la mia
temperatura…chissà che è stato? Deve
essere qualcuno di veramente gentile, per ospitarmi in casa sua e
prendersi così tanta cura di me. Mi sforzo di alzarmi anche
se mi sento le gambe molli, e appoggiandomi al muro comincio a
camminare verso la piccola porta davanti a me. Sento il mio respiro
ansante, e comincio ad avvertire dei brividi di freddo sulla pelle e
sulla mia fronte sudata. Arrivo con passo incerto fino alla porta, e
cerco di appoggiarmi. Mi lascio scivolare lungo la superficie fredda e
ammaccata, con l’orecchio teso a percepire ogni minimo suono.
Niente, il silenzio più assoluto. Oh, aspetta…ora
sento qualcosa…il suono mi arriva distante, ma sento delle
voci. Qualcuno sta parlando. Quante persone sono?
Hmm…vediamo…direi due, forse tre. Si, devono
essere tre, delle quali una sicuramente è una ragazza. Ha
una voce troppo acuta e stridula per essere un ragazzo. Gli altri
due…non riesco a sentirli bene a dirla tutta. Credo che
stiano alzando i toni, forse stanno litigando. Sento dei passi che si
avvicinano decisi verso la porta, e comincio ad avere un po’
di paura. È vero che tra quelle persone potrebbe esserci
quella che mi ha salvato, ma dopotutto non ho la più pallida
idea di dove sono, e sono debole. I passi si fermano
all’improvviso. Qualcuno urla qualcosa su una bambola o roba
del genere; sembra che ci sia un litigio. Sento che la febbre mi sta
salendo di nuovo, la mia vista torna a farsi sfocata e i suoni intorno
a me diventano ovattati. Cerco di farmi forza sulle braccia e sulle
gambe per tirarmi su, ma non riesco a stare in piedi da sola.
“Ti ho detto di fermarti!” mi arriva questa voce,
che suona come una cantilena stanca e ripetuta, seguita da un
esclamazione irritata “Falla finita! Voglio solo vederla, ok?
Non rompere!” Se già prima avevo problemi di
stabilità, ora sento che le mie gambe non reggeranno oltre
il peso del mio corpo. Sono perfettamente conscia che potrebbe essere
solo un’illusione causata dalla febbre, ma la voce che ho
sentito è forte, presente, vera. Bè,
l’odore di zolfo c’è. Quindi
perché non potrebbe esserci anche LUI? Voglio aprire la
porta; se è davvero lui voglio vederlo e abbracciarlo, ne ho
il bisogno assoluto. Sento altri passi superare quelli che
già si erano avvicinati, e fermarsi proprio davanti alla
porta. “Scordatelo, bello. La mia bambolina sta male, quante
altre volte te lo devo ripetere? E poi è mia. Non voglio
assolutamente che tu la tocchi. Nessuno può, è
solo mia” Questa voce è bassa, calda, sicura, ma
soprattutto minacciosa. Minacciosa ed estremamente…come
dire…possessiva. Spingo la porta con tutte le mie forze
– che a dirla tutta non sono un granché
– e cado praticamente addosso alla schiena di un ragazzo che
non avevo mai visto prima. Anzi…non è un ragazzo,
è un diavolo, mi correggo mentalmente guardandolo un
po’ meglio. Si gira stupito verso di me, e mi abbraccia.
È…come dire…caldo. Ehi, aspetta un
momento! Cosa?! Chi diavolo è questo? E perché mi
abbraccia? Scuote leggermente la testa e schiocca la lingua,
rifiutandosi di lasciarmi andare “No, bambolina, lo sai che
dovresti riposare…sei ancora debole…”
Se continua a stringermi così, finirò per
soffocare. Alzo leggermente lo sguardo, quanto basta per vedere un
altro diavolo, praticamente paralizzato, che mi fissa sgomento. Si
avvicina una ragazza, sempre un diavolo, e gli appoggia una mano sulla
spalla. Faccio appena in tempo a capire che quella mano, che tutta
quella confidenza, mi da un fastidio tremendo che focalizzo
l’immagine. Quei capelli, quella stella, quegli
occhi…mi batte il cuore così forte, mi sento
così…così viva che vorrei piangere.
Allungo una mano tremante verso di lui, e se…e se svanisse?
E se non fosse reale? “S –
sul…” mi sento debole, troppo per tenere gli occhi
aperti. Vedo che anche lui si sta avvicinando, e il leggero tocco fra
le nostre mani che si sfiorano è l’ultima cosa che
percepisco prima di perdere il contatto con la realtà.
Sulfus POV
Mi
sento…così…così…non
sono sicuro che esista un nome, né una descrizione precisa
per definire il mio attuale stato d’animo.
Credo…di essere felice. Come potrei non esserlo, dato che
lei è qui a due passi da me?
Però…Però sta ansimando pesantemente.
O meglio, lo stava facendo fino a tre secondi fa, prima di svenirmi
davanti. Probabilmente ha la febbre. Prima di svenire, mi ha visto.
Credo che ci abbia messo un po’ a riconoscermi, ma le ho
letto negli occhi lo stesso desiderio, lo stesso bisogno di sentire il
contatto con la mia mano. E poi è caduta. Così,
all’improvviso. Ha chiuso gli occhi ed è finita in
braccio a quell’altro, il bambolotto. La traduzione di tutto
questo? Non solo ho permesso che stesse male (che lei, il mio angelo,
soffrisse) ma sono stato buono buono – immobile come un pesce
lesso - aspettando che cadesse addosso a quello là
come un sacco di patate. Naturalmente, lui ha colto
l’occasione per abbracciarla. Non è mica tonto
come me; che quando potevo baciarla me la sono svignata come un codardo
con la coda fra le gambe! Ok, ok. Devo calmarmi perché sto
impazzendo. Solo perché le sue braccia sono in contatto con
il petto di quell’individuo da strapazzo, solo
perché è lui a sorreggerla per impedirle di
cadere, solo perché non ci sono io al suo posto, non
significa affatto che io sia infastidito; o meglio, geloso. Il forte
impulso di distruggere quel tipo…com’è
che si chiama? (e pensare che mi aveva pure detto di ricordarmi il suo
nome) Ah, già; Zylaax. Comunque dicevo che la voglia che ho
di strozzarlo e stringere Raf a me non c’entra
niente con la gelosia. Io, geloso? Queste due parole non potrebbero mai
trovarsi all’interno della stessa frase senza stonare. Io
sono il tipo per cui le ragazze combattono, io sono quello che la
gelosia la fa provare (ed è amara, si; amara e pungente), ma
di essere così geloso, non me l’aspettavo proprio.
Ammetto che quel terreno a cui avrei spaccato volentieri tutti i
denti non mi piaceva per niente, ma dopo la dichiarazione di
Raf mi ero…tranquillizzato un po’ forse. Credevo
che i problemi sulla chiarezza dei nostri sentimenti non ci fossero
più, non mi aspettavo certo che mi piombasse questo qua fra
capo e collo!
Accidenti Raf…cosa cavolo mi hai fatto? Mi rovinerai la
carriera splendente di Guardian Devil che avevo davanti…Non
che me ne importi più molto, ormai. Soprattutto
perché se vorremo stare insieme veramente, dovremo
rinunciare all’immortalità. Ma io…io
potrei mai chiederti un sacrificio tanto grande? …COSA
DIAMINE STO FACENDO? Sto divagando inutilmente. Per ora la
priorità assoluta non è nemmeno abbracciarti, o
strapparti da quel diavolo. L’unica cosa che importa
è che tu guarisca, e se si tratta di te tutto il resto passa
in secondo piano. Sono così irritato,
arrabbiato…dovrò chiedere aiuto al bambolotto
rimbecillito...Ora calmati Sulfus, respira. Mi giro quando sento la
risatina soffocata di Shion, poco dietro di me. Deve proprio divertirsi
da matti, a vedermi ridotto così. Faccio un grande sospiro
per reprimere la rabbia, e mi rivolgo a Zylaax. “Senti, mi
sembra chiaro che io e te non ci piacciamo neanche un
po’.” Mi guarda, curioso di sapere dove voglio
arrivare “Ma ora la salute di Raf è più
importante, non credi?” Sembra non capire bene quello che gli
sto dicendo “Raf? E chi è?” Gli lancio
un’occhiata seccata ed eloquente, sperando che nonostante il
suo basso grado di intelligenza riesca a capire cosa intendo.
“No, aspetta. Si chiama Raf?! Tu conosci la mia
bambolina?” Che voglia…irrefrenabile…di
rispondergli male che ho…primo perché continui a
ripetere che lei è tua, e secondo perché ne parli
come se fosse un pupazzetto da buttare una volta che ci si stufa di
giocarci. A questo punto è Shion che si fa avanti, e si
sporge verso Zylaax per guardare meglio Raf.
“Così…è questa
l’angioletta che stavi cercando? Il tuo grande amore
proibito? Però, è carina per essere uno
zuccherino volante. E se è venuta a cercarti fin qui, ha
anche un caratterino niente male.” Continua a fissarla, e
riprende a ridacchiare fra sé. “Certo che
comunque…non è proprio da te! Voglio dire, sembra
così…così…angelica!”
La situazione è parecchio strana. Lei ride, io la fulmino
con lo sguardo, Raf è svenuta e Zylaax mi fissa.
Più che curioso, come era prima, ora
sembra…arrabbiato. “Ascoltami bene.
Finché la mia bambolina non si riprenderà ti
farò restare, dato che a quanto pare aveva qualcosa da
dirti. Ma appena ti avrà parlato, te ne devi andare. Mettiti
bene in testa che lei è mia.” Non mi sta bene, non
mi sta bene per niente! Ma questo è l’unico posto
a Zolfanello City dove Raf può riposare. Da qualunque altra
parte la prenderebbero di mira. Quindi mi conviene cercare di resistere
e trattenermi.
Quando si sarà svegliata, la porterò via con me.
FINE! Si lo so che questo nn è nnt di che…diciamo
k la febbre nn ispira dei bei capitoli XD farò meglio cn il
prossimo ^^
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 10 ***
CAPITOLO 10
Sulfus POV
Stringo più forte che posso la sua mano inerte alla mia, e
mi costringo a
distogliere lo sguardo dalle sue palpebre abbassate per qualche
secondo, quanto
basta per cercare di capire cosa sta succedendo nell’altra
stanza.
Attraverso la porta socchiusa riesco
a sentire le voci di
Shion e Zylaax che discutono animatamente, e mi concentro cercando di
capire
cosa stanno dicendo. Ok, lo so che Shion è stata gentile a
portarlo di là per
lasciarmi cinque minuti da solo con Raf, e anche se non credo che il
suo buon
cuore e la sua solidarietà c’entrino molto con
quest’iniziativa devo ammettere
di esserle grato.
Il bambolotto avrebbe sicuramente
preferito rimanere qua
dentro, ma lei lo ha praticamente trascinato via di peso.
Sento qualcosa stringersi intorno
alla mia mano, e mi
accorgo che Raf si sta agitando nel sonno.
Non so cosa fare, sul serio. Lo so
che avevo deciso di
scappare con lei ma…Diamine, no! Ho già
dimostrato ampiamente la mia grande
stupidità, mi pare. Non ho intenzione di diventare anche
masochista.
Cavoli; odio questa vocina nella mia
testa. Dai, che infondo lo sai anche
tu…Basta!
Dove lo trovo il pulsante per spegnere il cervello? Sai
perché vuoi zittire questa voce? Dai, che lo sai…Ok,
meglio se
mi calmo. Immagino che cominciare a sentire delle voci dentro la mia
testa non
sia affatto un buon segno.
Soprattutto quando si insinuano dentro di te, e non riesci ad ignorarle
perché…Vedi che lo sai
allora? È perché è vero. E
lo sai anche tu.
No invece, non deve esserlo per
forza! Non se io decido di
non voler ascoltare! Ok, ok. Peccato,
però…No, così non va.
Perché sto ancora sentendo la voce? Lo
vedi, allora, che vuoi sentire? No
che non voglio! M porto una mano alla fronte, cercando di capire se per
caso
non stia salendo la febbre anche a me. Scuoto leggermente la testa,
esasperato.
Niente febbre; non posso attribuire la voce al cervello ridotto in
pappetta.
A questo punto non è che
io possa scegliere, in realtà. Se
la voce viene dalla mia coscienza, lo fa perché è
sporca, terribilmente sporca.
Non che io, in quanto diavolo, sia
mai stato chissà quanto
innocente, certo. Solo che non credevo di avere una coscienza, e se mai
ne
avevo avuto una questa è la prima volta che si fa sentire.
Sento un tonfo da dietro alla porta,
e mi riscuoto dai miei
pensieri. Senza mai lasciare la mano di Raf mi sporgo un po’
per cercare di
capire meglio cosa sta succedendo.
“Eddai, Zyl, non te la
prendere! Di zuccherini volanti ne
puoi trovare quanti te ne pare, perché vuoi fissarti proprio
con questo? E non
dirmi che ti piace sul serio, tanto non ti credo.” Non posso
vederla, ma sono
sicuro che ha incrociato le braccia al petto come sempre quando vuole
mettere
qualcuno con le spalle al muro. “Non mi dirai che sei gelosa,
eh cuginetta?
Comunque il punto non è se mi piace o no; il punto
è che lei è di mia
proprietà. È il mio giocattolino preferito, non
voglio che si rompa” fa una
breve pausa, durante la quale mi mordo un labbro per impedirmi di
andare a
distruggerlo “Non mi va che il tuo amichetto le ronzi troppo
intorno, perché lei
è mia e solo mia. Sono stato abbastanza chiaro?”
Lei fa un piccolo sospiro, e
parla annoiata “Si si, ok. Non ti scaldare troppo, mi
raccomando.”
Non posso rimanere qui, questo
è totalmente pazzo. Solo che…Vuoi
rischiare di rovinarle la vita? No,
io…non…Ecco, ha ricominciato a muoversi. Sta
parlottando fra sé, probabilmente
sta per svegliarsi.
Senti Raf, non puoi dormire un altro
po’? Mi serve più tempo
per decidere, così non ce la faccio.
Vedo le tue palpebre sbattere
velocemente, prima di aprirsi
sui tuoi grandi occhi azzurri.
Dentro la mia testa sento un suono
acuto e fastidioso, come
un fischietto o una campanella. Fine dei giochi! Ora
c’è il momento critico.
Riflettici…per
una
volta, per una minima insignificante volta, non puoi mettere te stesso
in
secondo piano? Diamine, è quello che faccio! Io
non sono mai stato così,
io…se sono così cambiato è solo per
lei!
Wow, bravo.
Ti aspetti
che parta l’applauso? Quello che fai non è
abbastanza…la rovinerai, ti dico…Vuoi
che soffra?
Certo che no! Lei è la
cosa più importante, anche più di me
stesso!
Sento un piccolo gemito. Raf gira la
testa verso di me, poi
verso le nostre mani ancora unite.
Non parla,
probabilmente si
aspetta che io dica qualcosa.
Allora? Hai
deciso?
Non c’è bisogno che tu ci pensi troppo, sai
già cosa fare.
Prendo un respiro, a costo di dire
qualche cavolata devo
spezzare questo silenzio.
Lasciala.
Lasciala
vivere in
pace, lascia che sia felice.
Non
costringerla ad
un’eternità di persecuzioni, e lacrime, e
solitudine.
Zitta! Dannatissima voce, finiscila!
“Raf,
io…”
Peggio per
te.
Lo sai, vero?
Un giorno la
guarderai
negli occhi, dopo che sarete diventati terreni per colpa della tua
stupida
testardaggine, e non la riconoscerai più.
La ferirai,
stupido.
La ferirai,
e lei
finirà per odiarti.
Raf POV
Mi sono appena svegliata, e lui
è la prima persona che ho
visto aprendo gli occhi. A dirla tutta, ho un po’ di nausea.
Non credo sia la
febbre, ormai dovrebbe essersi abbassata, ma avere lui vicino mi fa
praticamente lo stesso effetto.
Sono venuta fin qui
ma…ehm…cosa dovrei dire ora?
Forse…forse
non tocca più a me parlare. Mi sembra di essere stata
già abbastanza eloquente
con la mia dichiarazione, e poi sono arrivata fino a Zolfanello City!
Mi sembra
più che ovvia la ragione, no?
E poi mi sento troppo in imbarazzo!
Voglio dire, mi sta
tenendo per mano! Non capisco sinceramente come riesco a stare ferma,
magari è
che sono ancora spossata per la febbre.
O invece…no, non voglio
pensarci.
È che il suo sguardo
è così strano…ho paura. Lo vedo
prendere il respiro, e sento il mio cuore in gola. “Raf,
io…” e si ferma. È
vero che sono terrorizzata, è vero che ho paura di quello
che potrei sentire, ma
non lasciarmi così in sospeso, no?!
La porta si spalanca sbattendo contro
il muro, e facendo
rimbombare un suono metallico per tutta la stanza.
“Bambolina! Ti sei
svegliata vedo!” Eh? E questo qua chi è?
Uno strano tipo con un’espressione da pazzo mi corre
incontro, seguito poco
lontano da una ragazza, che si è appoggiata alla porta e mi
squadra dalla testa
ai piedi. Cavoli, se è bella. La pelle candida, i lunghi
capelli argentati che
le cadono dolcemente sulle spalle, gli occhi profondi e
gelidi…la sua è una
bellezza terrificante direi, quasi diabolica. Il tizio di prima ormai
è ai piedi
del letto dove sono stesa, e fulmina Sulfus con lo sguardo.
“Ehi, tu, lascia la mia
bambolina” Ma…questo qua è normale?
E poi...chi sarebbe la bambolina?
Non mi piace come mi guarda.
L’ombra nel suo sguardo mi fa
paura, e rabbrividisco leggermente.
Mi guarda con desiderio, e
divertimento. Come un giocattolo.
Ma quello che mi stupisce
più di tutto, è la reazione di
Sulfus alle sue parole. La stretta calda che sentivo sulla mia mano
svanisce di
colpo, e mi volto stupita verso di lui. Lo so, mi si legge in faccia
che non
capisco. È solo che…mi ha tenuta per mano tutto
il tempo, e pensavo sul serio
che contasse qualcosa…
Non riesco a incontrare il suo
sguardo, perché l’ha
abbassato.
Mi sento gelare, nel vero senso della
parola. Tremo. Lui…non
è neanche minimamente geloso di questo qua che mi
è venuto praticamente
addosso, vero? Perché dovrebbe, dato che non gli importa
niente di me, a quanto
pare?
Mi dispiace solo di essermi montata
la testa. Mi sento da
schifo, sul serio. Però, Sulfus, parlami almeno. Dimmelo in
faccia che non ti
interesso, perché il tuo silenzio mi fa male. Oppure ritieni
uno spreco di
tempo parlare con uno zuccherino alato come me?
Ti alzi dalla piccola sedia sulla
quale eri seduto, e senza
voltarti ti dirigi verso la porta.
Il maniaco delle bambole continua a
parlarmi nelle orecchie,
è davvero fastidioso.
La sua voce comunque mi arriva
distante e non riesco a
percepire le parole, è come se ogni impulso mi arrivasse in
ritardo, come se mi
stessi staccando dalla realtà.
Prendo coscienza del pavimento freddo
sotto ai miei piedi, e
capisco che mi sono alzata e che sto camminando a passi incerti verso
Sulfus.
“Aspetta!...Tu…non mi hai ancora risposto
veramente, sai?” la voce è secca e
debole, e assomiglia di più a un grugnito. Lo vedo
appoggiarsi alla porta,
incerto se fermarsi o no, e stringere i pugni. “Torna a casa,
Raf”
Cavoli Sulfus, se vuoi rifiutarmi
almeno fallo per bene.
Questa non è una
risposta. Apro la
bocca per parlare di nuovo, quando sento una voce familiare comparirmi
alle spalle
all’improvviso “Già, è quello
che farete entrambi” Abbasso lo sguardo sui miei
piedi, e noto del fumo celeste – grigiastro che comincia a
svanire lentamente.
Rialzo lo sguardo di scatto, e poco
dietro a Sulfus, in una
nuvola di fumo rosso, vedo apparire la professoressa Temptel
“Evidentemente
Zolfanello City non ha sortito l’effetto che speravo, meglio
che tu rimanga
dove io posso controllarti”.
Sento un tocco sulla mia spalla, e mi
volto. Mi trovo
davanti il viso del professor Arkan, che mi guarda serio e dice
“Mi hai molto
deluso, Raf. Torniamo a casa.”
Rivolgo un’ultima occhiata
disperata verso Sulfus, che come
temevo tiene lo sguardo basso. Ci tieni così tanto ad
evitarmi?
Sospiro rassegnata, e mi avvicino
ancor di più al
professore, che mi circonda le spalle con un braccio.
Uno schiocco di dita, e sono a casa.
La mia stanza, il mio letto. Cerco di
capire se ho voglia di
piangere, ma non riesco a trovare una risposta precisa.
Mi fiondo sul letto provocando un
piccolo sbalzo, e
abbraccio il cuscino.
Vorrei addormentarmi, vorrei
piangere, ma non ci riesco.
Rimango con gli occhi socchiusi,
accucciata su me stessa,
stringendomi le braccia fino a quasi farmi male.
Vorrei solo sprofondare.
FINE!
Chiedo scusa per
1) il
ritardo, ma prima sono stata male e poi ho avuto la scuola
2) lo
so che potevo mettere anche una scenetta felice tanto per cambiare, ma
giuro
che senza questo continuo non riuscivo ad andare avanti
3) probabilmente
fino a lunedì non potrò continuare di nuovo;
venerdì e sabato o delle verifiche
e domenica è il mio compleanno e non credo che
starò al pc ^__^”
4) il
capitolo che non è niente di che, ma in questo momento non
ho il tempo
materiale di concentrarmi sul serio
5)continuare
così di rado…ma ho deciso di farvi un
piiiiiiccolo spoiler: volevate l’avventura?
Vi mancavano i riviventi? Don’t worry, sistemerò
tutto dal prossimo capitolo in
poi! xD
Ringrazio
1) tutti
coloro che seguono la mia storia
2) quelli che
l'hanno aggiunta alle preferite e alle seguite, grazie mille!
3) quelli che
la commentano, perchè fa piacere sapere cosa pensano gli
altri delle proprie storie, e soprattutto perchè il parere
dei lettori aiuta molto a capire come continuare ^^
X solandia:
wow, non scherzavi quando parlavi di una recensione lunga!
Ho provato a
seguire i tuoi consigli e ad andare a capo più spesso, fammi
sapere se è meglio xD
Inoltre
grazie alla tua recensione ho riflettutto molto e mi è
venuto in mente un continuo - forse - decente xD
In effetti
non ho specificato l'età dei protagonisti, così
ognuno se li immagina come vuole ^^
Se vuoi
leggere il fumetto ormai su internet trovi le scans dei primi volumi
(è una certezza, dato che li ho scannerizzati io stessa
ù_ù)
|
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 11 ***
Allora, credo di dover qualche
spiegazione a chi non conosce
il fumetto, e che senza questa piccola premessa potrebbe avere qualche
difficoltà a capire il capitolo – tranquilli, ci
metterò poco xD – (non so perchè ma i link di alcune immagini se ci clicchi sopra non succede niente...cmq basta copiare e incollare il link sulla barra dove si mettono gli indirizzi web e fa vedere l'immagine...)
Innanzitutto ci tengo a precisare che
il “Gabi” che cito
nella mia storia NON è AFFATTO il tizio con un mento grande
come casa mia che
si vede nel cartone U_U
Il Gabi di cui parlo è
più o meno così (ho messo
quest’immagine perché descrive bene il suo
carattere un po’ svagato e imbranato
xD Comunque Gabi nel fumetto era un fissato di aggeggini tecnologici
vari ed
era cotto di Raf, e io l’ho lasciato così
ù_ù ) :
http://i45.tinypic.com/r2vn6d.jpg
Poi…Alessia…la
carissima sorellina di Raoul che è stata
inspiegabilmente eliminata nel cartone…io qui la cito
soltanto, ma metto
un’immagine così almeno sapete chi
è…è la terrena di Gabi e Cabiria e ha
un
carattere “un po’” violento; in
realtà si comporta da maschiaccio solo perché
si sente derisa dai suoi compagni. (Non ha sempre la faccia di
quest’immagine,
tranquilli XD)
http://i49.tinypic.com/1zf7gav.jpg
Un altro personaggio misteriosamente
scomparso è Ang –
Lì…ora non mi metto a farla tanto lunga su di
lui, basta sapere che è un
fissato di manga, cinema (ecc…) e che c’è
una specie di storia “sottintesa” fra lui
e Cabiria…cioè, hanno gli stessi interessi, si
scambiano manga, si vede che fra
loro c’è qualcosa xD
http://i50.tinypic.com/6i7bki.jpg
Sui Riviventi basta dire che sono
cinque mostri creati da
Malachia con le lacrime di Raf e le risate di Sulfus…questi
cosi praticamente
manipolano le emozioni dei terreni, e tolgono loro ogni
volontà di agire, così
né angeli né diavoli hanno più
influenza sugli umani…possono essere sconfitti
se Raf e Sulfus li toccano insieme, e ne sono già stati
sconfitti due…Il
problema è che quelli rimasti hanno rubato un libro a
Malachia, grazie al quale
(non si è capito in che modo dato che hanno interrotto il
fumetto =_=)
potrebbero diventare Rilucenti, cioè esseri pericolosissimi
che distruggono
tutto (non è proprio così, ma in
generale…)
http://i47.tinypic.com/sq5eac.jpg
Ok, manca Malachia e ho finito. Non
mi metto a spiegare
tutte le sue ragioni perché sto chiacchierando troppo e sto
diventando noiosa,
comunque è un neutro che ce l’ha con tutto e con
tutti, quindi crea i
riviventi. Quando il libro gli viene rubato però comincia a
preoccuparsi anche
lui e diciamo che perde la parte del “cattivone” xD
Vabbè, dato che era stato
attaccato dai riviventi era molto
debole, ma stringendogli la mano Raf gli dona un po’ della
sua energia bianca
per farlo riprendere.
http://i47.tinypic.com/2n6i4ch.jpg
Scusate se ci ho messo tanto, ora
c’è il VERO capitolo xD
CAPITOLO 11
Raf POV
Raf, stai
bene?
Chi è che mi chiama?
Lasciatemi dormire…non voglio
svegliarmi, mai più.
Raf, ti
prego,
svegliati!
Sento che il mio corpo sta
riprendendo lentamente coscienza
di se stesso, fra poco mi sveglierò di sicuro.
Riconosco indistintamente le pareti
della mia camera, e vedo
gli sguardi preoccupati di Miki e Uriè puntati su di me.
Mi metto a sedere sul letto, e
sorrido incerta…Chissà chi
voglio veramente rassicurare, se loro o invece me stessa.
“Raf, come stai? Cosa
è successo? Voglio dire…Arkan ti ha
riportata qui, ma non ci ha detto niente e…eravamo tutti
così preoccupati per
te!” A dire il vero non lo so nemmeno io
cos’è successo di preciso. È che,
semplicemente, non voglio ricordare. Se fosse possibile prenderei una
gomma da
cancellare ed eliminerei la scorsa settimana dalla mia mente, ma credo
proprio
che i ricordi non svaniranno mai, rimarranno indelebili come una
punizione per
aver infranto le regole.
Cercherò di prendere la
cosa con un po’ di filosofia: in
fondo è mia la colpa, me lo sono meritata.
“Raf…? Tutto a
posto?”
Annuisco abbassando la testa, non voglio incrociare il
loro
sguardo. “È
solo che sono un po’ stanca,
ragazze…ho bisogno d’aria” Le vedo,
mentre si guardano preoccupate l’un l’altra.
State pure tranquille, non ho intenzione di fare niente di strano o
pazzo.
Anzi, d’ora in poi sarò un angelo perfetto:
seguirò le regole, e sarò sempre
impeccabile, non avrò mai distrazioni di nessun tipo
e…impedirò al mio cuore di
battere così forte da far male. “Il professor
Arkan ha detto che voleva parlarti,
appena ti fossi svegliata ma…” Uriè
strizza l’occhio a me e a Miki,
probabilmente cercando di tirarmi un po’ su di morale. Miki
sembra capire al volo,
e infatti continua al posto suo “…se lui non sa
che sei sveglia, puoi rimandare
la tua condanna per un altro po’, non credi?”
Sorrido stancamente,
probabilmente le sto facendo preoccupare anche troppo. Solo che proprio
non me
la sento di stare con loro,in quest’istante. Potrebbero farmi
delle domande,
domande alle quali io non voglio rispondere. “Si, avete
ragione ma…credo che
uscirò un po’. Ho sul serio bisogno
d’aria.” Vedo Uriè alzarsi dalla sua
posizione, china su di me, e preciso quello che intendevo dire
“Ho bisogno di
un po’ d’aria ma…da
sola”.
Si, lo so. Lo so che non vi merito.
Lo so che vengo da voi a
piagnucolare, e quando avete bisogno probabilmente non me ne accorgo
nemmeno.
Lo so che sono una pessima amica, lo so e mi dispiace.
Mi alzo in silenzio, fingendo di non
vedere i loro sguardi
preoccupati e feriti.
Quando sento la porta chiudersi
dietro di me, comincio a
correre.
Eccomi sul tetto. Vedo le luci della
città brillare sotto la
luna che sta sorgendo nel cielo, e mi fermo a fissarle.
“Accidenti! E pensare che
il mio G
– angel 4000 era nuovo di
zecca! Maledetta Cabiria, va a farti benedire! E oggi ha pure convinto
Alessia
a scatenare una rissa in classe…basta! Non la sopporto
più!” Ma questa voce…è
impossibile confonderla con quella di qualcun
altro…è Gabi!
Ora che ci penso, è da
parecchio tempo che non ci parlo, da
quanto non lo vedo?
Cerco di capire da dove viene la
voce, e mi trovo davanti ad
un Gabi seduto per terra, con uno strano aggeggio in mano intento a
pigiare
tasti a caso. È buffo, davvero buffo, e non riesco a
trattenere una piccola
risatina divertita.
Sembra finalmente accorgersi della
mia presenza, e con un
balzo inaspettato vedo cadere il suo aggeggio giù dal tetto.
Si sente come un
fischio mentre attraversa l’aria, e poi una specie di piccolo
botto. Oh oh…Gabi
può dire addio al suo cosino tecnologico, credo.
Si mette le mani sulla testa, e
comincia a correre su e giù
per il tetto. La scena è davvero esilarante, e anche se non
dovrei ridere non
riesco proprio a fermarmi, sono praticamente piegata in due dalle
risate.
Gabi si volta verso di me, con
un’aria triste e sconsolata
“Ehi Raf, non ridere! Guarda che fine hai fatto fare al mio
amatissimo G
– angel
4000!” Mi guarda, con una faccia a
metà fra l’imbronciato e
l’incredulo, e poi scoppia a ridere anche lui.
Non so per quanto tempo continuiamo
così, ma appena ci
calmiamo comincio a parlare. Non so descrivere bene come mi sento, ma
è come se
riuscissi a mettere da parte tutto quello che è successo per
un po’…solo per un
po’.
“Allora, è tanto
che non parliamo, vero? Che fine avevi
fatto?” Abbassa lo sguardo, e sembra rabbuiarsi un
po’. “Guarda che…sei tu che
eri sparita. Prima con quel terreno, e poi
con…bè, lo sai, no? Sei tu che hai
smesso di parlarmi.”
Ci penso per un attimo, e capisco che
è vero. Wow, sono
proprio una bell’amica. Lui è così
gentile…ha perfino capito che...che era
meglio non pronunciare il suo nome.
Sorrido colpevole “Hai
ragione. Scusa.” E scusami anche
perché non so dire niente di meglio, niente di
più.
“Fa niente, basta che non
capiti ancora” e sorride. È bello
avere un amico come te, davvero.
Restiamo seduti al limitare del
tetto, in silenzio,
guardando le luci della città diventare più
chiare.
Grazie Gabi, sul serio. Grazie per
aver capito che non
voglio parlare.
Sospiro lievemente, e penso come
sarebbe bello se qui con me
ci fosse Sulfus.
Sento una fitta dolorosa al cuore, ma
rimango in silenzio.
Cerco di respirare piano, per non
spezzare l’aria serena che
c’è qui intorno.
Come dire…fa caldo. E
questa sensazione tiepida non mi
dispiace affatto.
Le luci si fanno sempre
più chiare, fino a svanire insieme al
buio.
È l’alba.
Sulfus POV
“Il fatto che sei un
diavolo e che sei fatto per infrangere
le regole, non significa che tu debba comportarti da
stupido!” Uffa, cheppalle.
Sono seduto sul mio letto a gambe incrociate e con la testa appoggiata
sui
gomiti, con l’espressione più stufa e insofferente
che io sia capace di
mostrare.
Ma evidentemente la Temptel
si diverte fin troppo a tormentarmi, e
non ha intenzione di smettere.
“Ora ascoltami bene,
perché non te lo ripeterò più: STAI
LONTANO DA RAF, ok?”
Tranquilla prof, no problem. Sa, non
credo proprio che Raf
vorrà più parlarmi o vedermi dopo quello che
è successo.
“Ricordati che ti
osserverò sempre, ogni momento. Un minimo
passo falso e…” Ok, ora basta! Ho capito, ok?
Lasciami in pace. Sbuffo
pesantemente, cercando di contenere la rabbia.
La Temptel
sorride soddisfatta, e con un sorrisetto malizioso sulle labbra esce
dalla mia
stanza con una lentezza esasperante. Diamine, quanto la odio! ...Ma mai
quanto
odio me stesso.
Odio la mia stupidità, in
primis. Odio il mio non riuscire
mai, neanche una volta, ad essere sincero. Odio questo mio masochismo
folle,
odio il mio essere diavolo. Odio il fatto, che nonostante mi senta
così da
schifo, non possa fare a meno di odiare.
Perché non posso provare
emozioni belle, o almeno piacevoli?
Non come la vendetta, o come prendere in giro
qualcuno…perché non riesco a
stare bene sul serio?
Sai cos’è che
odio di più, Raf? Continuo a vedermi il tuo
viso davanti, ma se provo a toccarlo, a raggiungerlo, svanisce.
Ascoltando i miei pensieri, non posso
che fare una piccola
smorfia di disapprovo.
Diamine, quanto sembro melenso.
Bè, lasciamo perdere.
Prima o poi…mi passerà,
no?...È…solo
una cotta, giusto?
…Giusto?!? Deve
esserlo.
Voglio dire; senza vocine che mi tartassano il cervello la mia
coscienza resta
a nanna, e di conseguenza il mio masochismo tende –
teoricamente – verso zero.
Traduzione per i comuni mortali? Non
voglio più soffrire,
sono stanco. Cosa vogliono tutti da me?
Ora come ora io chiedo solo di essere
lasciato in pace. Ho
praticamente cacciato l’unica persona di cui mi importava
davvero, e l’unica a
cui probabilmente importavo.
Quindi voglio distrarmi, distrarmi e
non pensarci più.
Esco dalla mia stanza, e con le mani
in tasca comincio a
salire le scale che portano
al pianterreno.
Vedo qualcosa venirmi incontro, e mi
sento cadere
all’indietro.
Mi ritrovo addosso
quell’angelo imbranato…massì, quello
che
fa il filo a Cabiria, il fissato dei fumetti,
hmm…com’è che si chiama?
“S – s
– s –Sulfus! Muoviti!” Questa
è nuova; non sapevo che
fosse anche balbuziente. Devo ricordarmi di dire a Cabiria che lui non è assolutamente un buon
partito.
“Che
c’è, meringa alata, hai perso mammina?”
E tutta
quest’ironia da dove viene?
Non lo so, sul serio, ma non mi da
fastidio. Credo che…in
fondo sia un modo per sfogare la rabbia.
“Non è il
momento di scherzare, ora! V – v –
vieni!”
Aggrotto un sopracciglio, per niente convinto.
“Si può sapere
che ti prende?” Sembra esasperato. Wow. Non
credevo che avrei mai visto un angelo arrabbiato, e invece ecco qua: il
quattrocchi mezzo svampito che mi guarda con un’espressione
omicida. “Non
dovevate andarvene, la situazione è precipitata!”
Ok, comincio a preoccuparmi
seriamente per le sue condizioni
mentali.
Mi afferra per un polso, e cerca di
trascinarmi via. Io lo
lascio fare, a metà fra l’incredulo e il
divertito; chissà dove vuole arrivare.
“Ehi, continuerai
così per molto o hai intenzione di dirmi
che succede?”
Non si volta, continuando a
camminare. “Ti dice niente la
parola Riviventi,
Sulfus?”
Oh, cavolo. In effetti, non era
esattamente uno di quei
dettagli da evitare.
“Senti angioletto, dove sta
il problema? Io e Raf…” Mi fermo
per un istante mordendomi la lingua; dovevo proprio pronunciarlo, il
suo nome?
“…Noi li
abbiamo sempre presi con
facilità, no?”
Dopotutto ne abbiamo già
distrutti due su cinque e…Ma questo
non ne vuole proprio sapere di fermarsi, eh?
“Dimentichi un piccolo
dettaglio” fa una piccola pausa,
prima di riprendere con tono incerto “I nostri cari
mostriciattoli non avevano
esattamente intenzione di accontentarsi di rovinare l’umore
dei terreni, o
sbaglio?”
Diamine, il libro! Quel libro che
avevano rubato a Malachia
per poter diventare Rilucenti! Come
avevo fatto a dimenticarmene?
Siamo fuori, in giardino.
“Senti zuccherino, puoi anche
lasciarmi ora, sai? So camminare da solo”
Sento la presa attorno al mio polso
allentare, e un lieve e
imbarazzato “Scusa” da parte dell’angelo.
“Comunque, dove stiamo
andando ora?” Faccio appena in tempo
a terminare la domanda, che mi trovo davanti un albero.
Non che sia questa la cosa
scioccante, certo.
La squadra degli angeli, tutti
riuniti in cerchio, intenti a
confabulare, sembra quasi una riunione, e in fondo deve essere proprio
una cosa
del genere.
Vedo Raf che avanza decisa fra gli
altri, e comincia a
parlare. Non so perché, ma tiene lo sguardo fisso sulle
foglie giallognole e
malaticce che cadono dall’albero. “Ok, la
situazione la conosciamo tutti, mi
pare. Io a questo punto suggerirei di andare da Malachia e chiedergli
aiuto.”
Provo una sensazione
strana…come di…Vergogna? Imbarazzo? Ho
un sospetto…voglio provare a parlare.
“Ma…l’ultima
volta che l’abbiamo visto non era messo troppo
bene”
Si volta dall’altra parte
prima di rispondere. “Tranquillo,
tutto a posto. Gli ho donato un po’ della mia energia bianca,
e ormai dovrebbe
essersi ripreso.”
Ecco, ti pareva. Lo so come
andrà d’ora in poi. Cos’è,
Raf,
ti diverti? Oppure è la mia punizione?
Hai davvero intenzione di ignorarmi
così? Saremo
solo…colleghi, rivali, nient’altro?
Ma dopotutto, hai ragione tu. Cosa mi
aspettavo? Di certo,
non che mi accogliessi a braccia aperte con un sorriso. Solo che non
sarà
facile rassegnarsi così.
Aaaah…e pensare che
è solo colpa della mia coscienza, delle
sue vocine, e della mia testaccia dura!
Sospiro, cercando di sembrare
indifferente “E quando si
parte?” Lei scuote la testa, insistendo comunque a rimanere
voltata “Non lo so,
ma non oggi. I professori ci tengono gli sguardi puntati addosso, lo
sai.
Appena avremo deciso qualcosa, vi faremo sapere. Tu avvisa gli altri
diavoli”
Diamine, più fredda di
così non poteva essere, ma non mi
resta che ingoiare questo rospo e continuare con la maschera
dell’indifferente.
Faccio per girarmi e tornarmene nella
mia stanza, quando
sento ancora la sua voce “Un’ultima cosa,
Sulfus”. Mi fermo, aspettando che lei
continui. “Riguardo a quello che è successo
nell’ultima settimana…lasciamocelo
alle spalle ok? Facciamo come se non fosse mai successo”
Rimane in silenzio, e capisco che ha
finito.
Diamine, che voglia che ho di urlare!
Invece filo dritto
verso la mia stanza.
Facciamo
come se non
fosse mai successo? Ma dico, siamo matti?
Io non posso dimenticare.
E anche se potessi, non voglio
assolutamente farlo.
FINE!
Ringraziamenti:
X Lione94…grazie di
seguirmi e di recensire la mia storia ^^
X _faby_: se cerchi
l’avventura, credo che nei prossimi
capitoli sarai accontentata xD grazie 1000 anche a te ^^
X solandia: spero che pubblicherai la
tua storia, sono
davvero curiosissima *_* e grazie per la recensione, mi ha fatto molto
piacere
^^
X lightdragon91: bè,
ringrazia la tua amica e il suo
revolver da parte mia, allora xD sono contenta che ti piaccia, grazie
del
commento ^^
Grazie anche a chi ha aggiunto la mia
storia alle seguite e
alle preferite, e anche a chi semplicemente mi segue sempre ^^
Vedrò di continuare al
più presto possibile, ciao ciao! xD
|
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Capitolo 13 *** ... ***
Per un po' non potrò continuare la fanfiction, dato che ho un braccio rotto e non riesco a scrivere troppo bene...
Comunque durante le vacanze di Natale vedrò di continuare
Chiedo scusa >.< |
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Capitolo 14 *** CAPITOLO 12 ***
Ok, uccidetemi pure. Me lo merito
proprio. Lo so che è una
vita che non continuo, e non potrò che chiedere
infinitamente scusa per questo.
Il fatto è che, quando il mio braccio è guarito,
era nel pieno delle vacanze
natalizie. E, ammettiamolo pure, la mia voglia di scrivere era pari a
0. Poi è
ricominciata la scuola. Ed oltre ad aver esaurito ogni mio frammento di
tempo
libero, ho perso l’ispirazione. Totalmente. Non sto
scherzando; sono rimasta
bloccata alle prime due righe del capitolo (cioè
“CAPITOLO 12” e
“Sulfus POV”) per due
mesi. Non sapevo proprio che scrivere. Presa dalla disperazione, ho
pensato di
scrivere un finale più corto possibile, in modo da finire la
storia lì senza
tanti casini. Ma l’ispirazione per questa ff era totalmente
esaurita. Non ci
speravo più nemmeno io, in un continuo! Almeno fino a
stasera. Infatti, eccomi
col nuovo capitolo – sempre che ci sia rimasto ancora
qualcuno a seguirmi -,
scritto di getto in un’oretta e mezzo. So che probabilmente
è orribile, datosi
che è tanto che non riprendo questa storia, ma ho voluto
provare lo stesso. E
comunque, ora le idee giuste per continuare le ho.
Quindi spero solo che leggiate e
commentiate il capitolo,
prometto che non farò passare così tanto tempo
fra un capitolo ed un altro, mai
più.
P.S.: In questo capitolo, cito il
personaggio di Vera. Vera
è la terrena di cui si era innamorato Malachia, quella per
cui era diventato un
Neutro. Di lei non si sa molto, a parte che è una ballerina
e che ha lasciato
Malachia dopo una breve ma intensa storia. Lei non l’ha mai
dimenticato, anche
dopo molti anni. Ora non mi metto a fare la solfa sul perché
l’abbia lasciato
che è storia lunga, ma lui non l’ha mai perdonata.
Era per questo che aveva
creato i riviventi, per vendicarsi di terreni, angeli e diavoli.
CAPITOLO 12
Sulfus POV
Passare una settimana fra Andrea, le
lezioni della Temptel,
e la mia stanza è indubbiamente deprimente.
Aggiungendo poi il fatto che sono un
diavolo e che la
pazienza non è il mio forte, ecco spiegato il mio umore nero.
… Ok, ok. Ammetto che forse
(e dico forse) vedere Raf sempre appiccicata al suo amichetto alato mi
da leggermente fastidio, ma non
è questo il
punto. Certo, ammetto che ho provato una certa frustrazione…dopotutto
è una settimana che non solo non mi parla,
ma fa in modo di non guardarmi nemmeno. Ma questo non significa che io
sia di
nuovo geloso, certo!
Primo perché mi sembrava
di aver deciso che lei è solo una
cotta, devo dimenticarla…e secondo perché
comunque non ho il diritto di essere
geloso.
Dopotutto, fra le braccia di
quell’imbranato, ce l’ho spinta
io.
E ora non ho il diritto neanche di
sentire dolore. Questo
senso…di soffocamento…non ho il diritto di
provarlo.
Sento qualcuno che bussa debolmente
alla porta, e vado ad
aprire.
Mi trovo davanti Raf, con lo sguardo
basso, che biascica un
“Posso entrare, per favore?” Rimango immobile per
una trentina di secondi, come
inebetito.
Ma neanche lei si muove. È
come se tutto l’ossigeno presente
nell’aria fosse sparito all’improvviso, e noi non
fossimo più in grado di
respirare, o come se il tempo si fosse fermato impedendoci di muoverci.
Ma so che non posso farmi trascinare
da quello che provo,
non ora. Non posso condannarla.
Mi sposto lentamente dalla porta,
permettendole di entrare.
E aspetto, in silenzio, che parli.
Il suo sguardo, basso, si sposta da
una parte all’altra
della mia stanza, come a voler esaminare il pavimento. Si tormenta le
mani,
nervosa, e le labbra le tremano come se sentisse freddo.
Stringo i pugni, cercando di
trattenermi.
Sembra così a
disagio…come se si trovasse in compagnia di un
mostro, di una bestia…come se provasse disgusto.
Mi fa male. Sento il sangue pulsarmi
nelle vene, a stento
riesco a mantenere regolare il mio respiro.
Calmati, calmati. Respira, e calmati.
“Senti, sbrigati per
favore. Dimmi quello che devi dirmi e vattene. Ho da fare”
Uno di questi giorni
devo comprarmi un rotolo di nastro adesivo e tapparmici la bocca.
Chissà,
magari funziona.
Lei trema ancor più di
prima. Stringe i pugni, come per
cercare di calmarsi…solo che…non sembra
sull’orlo di una crisi di pianto…più
che altro…
Si alza in piedi
all’improvviso, e mi punta un dito contro.
Alza lo sguardo su di me, per la prima volta da più di una
settimana. “Scusami
tanto, sai, se non sono come la tua amichetta di Zolfanello City! Stai
tranquillo, basta che superi lo stage e potrai tornare da lei,
contento?! Da
parte mia, non ti darò più fastidio!”
Rimango paralizzato, mentre lei esce
di corsa dalla mia
camera sbattendo la porta. Non l’avevo mai, e dico mai, vista
così infuriata. Credevo
che da un momento all’altro mi avrebbe staccato la testa a
morsi, o roba del
genere.
Mi butto a sedere sul letto, ancora
scosso, quando sento dei
passi dietro alla porta della stanza.
Mi alzo, e apro per vedere chi
è.
Raf sta girando in tondo davanti alla
porta, parlottando fra
sé e sé con lo sguardo basso. La vedo prendere un
respiro, girarsi, e alzare il
braccio come per bussare.
Mi vede, e rimane immobile con il
braccio sospeso a
mezz’aria. Non posso trattenere il piccolo sorriso che si
affaccia agli angoli
della mia bocca, che prontamente copro con una mano. Meglio non farla
innervosire di nuovo.
“Ehm…senti…Dì
agli altri di ritrovarci tutti sul tetto della
scuola. Stanotte. Alle 22.00. Andiamo a trovare Malachia.”
Annuisco in
silenzio, e lei gira i tacchi pronta a tornare nella sua stanza.
“Raf…?”
Si ferma, incerta, senza girarsi “Non
c’è…niente fra
me e Shion”
La vedo sussultare un attimo, prima
di parlare a voce bassa
“Non devi giustificarti con me. E comunque, non sono affari
che mi riguardano”
e riparte, di corsa stavolta.
Si, ok, lo so che non dovevo dirlo.
Così sembra che io stia
dando delle false speranze ad entrambi.
Ma non posso farci niente, mi dava
troppo fastidio il fatto
che pensasse che fossi innamorato di un’altra.
Però…però
lei sembrava gelosa. Davvero gelosa. Gelosa di me.
Sapevo che provava dei sentimenti
nei miei confronti. Solo che pensavo che ormai non ci fosse
più niente.
Era così concentrata sul
suo amichetto spennacchiato…
Aaaargh…le donne sono
davvero troppo complicate da
capire.
Specialmente se le donne in questione
sono stupidi
zuccherini alati, con lunghi capelli biondi e boccolosi. E vestite di
orribili
tonalità pastello. Tremendamente, irrimediabilmente
irritanti.
Ma bellissime.
Raf POV
Mi lascio scivolare lentamente contro
la parete liscia e
fredda della mia stanza, sperando inutilmente che le mie guance la
smettano di
avvampare.
Sono una stupida. Dovevo mandare
Uriè al posto mio. O Miki.
Già, sarebbe stata
sicuramente la scelta migliore. Ma io,
ovviamente, ho dovuto a tutti i costi intestardirmi e andare di
persona, solo
per fargli vedere che non mi interessa più assolutamente
niente di lui.
In effetti, come piano era perfetto.
E sottolineo, era.
Peccato solo che
ancor prima di cominciare a scendere la rampa di scale che conducono
alla sua
stanza, avevo già cambiato idea. Ah, e non dimentichiamo la
mia bellissima sfuriata. Altro che
disinteressamento, era una vera e propria scenata di gelosia. Per non
parlare
poi della gang comica fuori dalla sua porta.
Evvai. Dovrebbero assumermi in un
circo. Avrei un grande
futuro come comica.
Ok, fine del momento di pazzia pura,
e del mio masochismo
ironico. Basta autocommiserarsi. Soprattutto perché
né l’ironia né
l’autocommiserazione sono esattamente fra le prime virtù che un angelo dovrebbe
avere.
Qualcuno bussa alla porta della mia
stanza. È Gabi.
“Ehm…Raf? Tutto
bene?” Sorrido debolmente, e annuisco
stanca. “Ero solo venuto a dirti che era ora di
cena…non ti ho vista, e ho
pensato che ti fossi dimenticata…” E infatti, mi
ero proprio dimenticata. Cosa
che non ha fatto invece il mio stomaco, a giudicare dal lieve gorgoglio
che si
sente provenire da lì. Lieve poi, si fa per dire; dato che
assomigliava più al
ruggito di un troll di montagna.
Guardo Gabi. Lui mi guarda. E
scoppiamo a ridere.
Continuiamo finché non
cominciano a lacrimarci gli occhi,
poi scendiamo per mangiare. Mi sento leggera; incredibilmente,
inaspettatamente
leggera.
Sensazione che svanisce appena arrivo
nel grande salone da
pranzo, e mi ritrovo i suoi occhi
puntati addosso. A dire il vero, i nostri sguardi si sono incrociati
solo per
un breve attimo, durante il quale ho sentito il mio cuore smettere di
battere.
Ma la sensazione che i suoi occhi d’ambra continuino a
seguirmi, me la sento
dentro per tutta la durata della cena. Mentre mangio, mentre bevo.
Mentre rido
e scherzo con i miei amici. E combatto con tutta me stessa per
costringere i
miei occhi a non girarsi verso di lui. Non posso permettermi che fra noi ci sia magia.
Com’era quella mia
bellissima, furbissima frase? Quella che
farei meglio a tenere bene a mente? “Facciamo
come se non fosse mai successo” Oh, si: davvero una
bellissima frase. Che
sarebbe ancora più bella se, per una volta in vita mia che
penso qualcosa di
intelligente, tanto per cambiare decidessi anche di seguire questa mia
“magica”
illuminazione.
Decisamente sollevata, mi alzo da
tavola per tornare in
camera mia.
Ed è lì che
rimango chiusa, insieme a Miki, Uriè, Ang - Lì e
Gabi, per ripassare il nostro geniale
piano d’azione. Non che ci sia molto da tenere a mente, per
la verità. La
strategia consiste nel ritrovarsi tutti sul tetto, andare da Malachia,
convincerlo ad aiutarci e tornare a scuola. Niente di così
complicato, ma non
si sa mai. E almeno, stando insieme, cerchiamo di far passare un
po’ della
nostra ansia crescente.
Ok; è ora. Ci dirigiamo
verso il tetto, cercando di fare
meno rumore possibile. Naturalmente, i diavoli sono in ritardo. Mai
rispettare
un appuntamento, vero? Sospiro impercettibilmente, sperando solo che si
sbrighino.
Mi accorgo che Gabi sta confabulando
da solo, guardando
dall’estremità del tetto verso il basso. Mi
avvicino, e lo guardo curiosa.
“Gabi…? Che stai…?!”
Lui neanche mi sente, e continua a
parlare fra sé. Sembra
che stia recitando una preghiera, o roba del genere. Dopo due minuti di
immobilità totale persi a fissare il vuoto, lo vedo
guardarmi disperato: “Ah,
che triste ricordo…è qui che ho perso per sempre
il mio amato G
– Angel
4000!”
Ha un’espressione
così corrucciata che sembra davvero sul
punto di piangere, e un piccolo sorrisetto si affaccia spontaneo agli
angoli
delle mie labbra. “Ehi,
Raf! Ridi di me?! Bene, ora vedrai!”
Con un sorrisetto indecifrabile si
avventa su di me, e
comincia a farmi il solletico.
“No…fermo…così…non…respiro”
riesco ad articolare
fra le risate.
“Shhhhhhhhhhhhhhhh!!!
Volete farci scoprire?!” Miki, Uriè ed
Ang – Lì ci fissano allarmati, e io e Gabi ci
mettiamo subito in riga. Cerco di
sbieco il suo sguardo, ridendo ancora sommessamente, e trovo i suoi
grandi occhi
nocciola fissarmi complici.
“Puah…neanche
fossimo all’asilo!” la figura disgustata di
Kabalé emerge dal buio delle scale, seguita dagli altri
diavoli. “Capisco che ‘se
ci beccano siamo nei guai’ sia un
concetto difficile da capire per zuccherini come voi, ma almeno cercate
di non
infilare nei casini anche noi!”
Pur cercando con tutta me stessa di
impormi di non farlo, il
mio sguardo comincia subito a muoversi fra i ‘nuovi
arrivati’. E una volta
trovato il soggetto che cercava, rimane a fissarlo come incantato.
Noto subito che Sulfus tiene lo
sguardo basso, facendolo
vagare dai suoi piedi fino a quelli di Cabiria, appena accanto a lui. I
suoi
pugni sono stretti, serrati. Come se fosse davvero, davvero seccato.
Lo sento grugnire un
“Muoviamoci, andiamo” e cominciamo a volare
verso casa di Malachia.
Ovviamente i diavoli, già
noti per la loro grazia e finezza,
entrano in casa come in quei film dove si sfonda la porta a calci.
Magari la
dinamica dei fatti era un tantino differente, ma sicuramente simile.
Dopo mezz’ora
d’ispezione dell’intera casa, Cabiria fa
giustamente notare a tutti che “A meno che il nostro neutro
non si sia infilato
dentro un cassetto del comodino, non è qui. Se
l’è data a gambe, il codardo.”
Continuiamo comunque a cercare un
po’ dappertutto, sperando di
trovare un indizio, uno qualunque. Ma l’abitazione
è deserta, e anche
completamente vuota. Come se non ci fosse mai abitato nessuno. Alla
fine,
l’unica cosa da noi trovata è una foto, sotto al
cuscino del letto di Malachia.
Una piccola foto, raffigurante una giovane donna vestita da ballerina.
Vera.
Ovvio che è lei. Era diventato un terreno,
per lei! Aveva rinunciato
all’eternità…Malachia non
l’aveva dimenticata, mai.
Neanche dopo la fine della loro storia.
Sospiro, tenendo in mano la
fotografia. Lui, un diavolo, aveva
rinunciato alla vita
eterna. Per una donna. E lei, in quella foto…sembrava
così…così… felice…
Di colpo, l’illuminazione.
Vera! Ma certo, chi altri? Sono
sicura al 99% delle possibilità che lui sia andato a
trovarla. O, molto più
probabilmente, che sia andato in un posto in cui vederla senza
però essere
visto.
“Dobbiamo andare da
Vera.” Affermo convinta, di punto in
bianco.
“Ah, certo, mi pare giusto.
Piombiamo lì, tranquillamente, nel
bel mezzo della notte e le facciamo: ‘Ehi bella, hai mica
visto Malachia? Si,
proprio quello che hai scaricato secoli fa. Non per altro, sai, solo
che ha
creato un esercito di mostri che da un momento all’altro
distruggeranno il
mondo’.”
Ah ah. Davvero divertente,
Kabalé. Ma ci studi sopra la
notte, o ti viene naturale di essere così spiritosa?
Miki, che di pazienza ne ha poca,
interviene all’istante.
“Ti ricordo che non abbiamo più tempo! O troviamo
il modo di fermare quei…quei cosi
prima che capiscano come diventare
Rilucenti, o siamo morti. Morti! Vedi
un po’ se il concetto ti entra in zucca?!”
Dal silenzio totale improvvisamente
calato nella stanza,
deduco che tutti si siano convinti.
Vedo Sulfus sospirare, rilassandosi
per la prima volta da
questa notte. “Ok. Qual è il piano?”
Piano…? Non credo che ne
abbiamo uno.
“Non abbiamo troppe
opzioni, in verità. O andiamo da Vera,
in cerca di qualche indizio…” comincio a parlare
“o cerchiamo di rintracciare
direttamente i Riviventi prima che si trasformino.”
Ed è in momenti come
questo che, in genere, la situazione degenera.
Sento il pavimento della stanza
tremare sotto ai miei piedi.
Alzo lo sguardo, leggermente atterrita, e incontro gli sguardi
altrettanto
spaventati dei miei compagni. Il letto, davanti a noi, scricchiola
pesantemente
sotto al proprio peso. La lampada poggiata sul comodino cade a terra
rompendosi.
“Svelti,
tutti fuori!”
E ci lanciamo verso la finestra,
cercando di aprire le ante
bloccate. Ovvio; dato che siamo perseguitati dalla sfortuna.
Siamo tutti abbastanza intelligenti
da ricordarci che, con
la schermatura, dovesse caderci un muro in testa ci passerebbe
ugualmente
attraverso. Ma, allo stesso modo, non siamo così ingenui da
credere che sia un
semplice terremoto. Sarebbe tanto, troppo semplice. E comunque, se un
terremoto
così improvviso fosse stato in avvicinamento Arkan e la Temptel
ci avrebbero
avvisati, perlomeno per la sicurezza dei nostri terreni.
Un solo pensiero si affaccia alle
menti di tutti noi mentre
corriamo verso la porta, al piano inferiore.
Siamo
arrivati tardi.
FINE capitolo 12!
Scusate se in questo capitolo non
rispondo alle vostre
recensioni come faccio di solito, è che devo lasciare il pc
a mia sorella.
Ciao a tutti, alla prossima (spero) ^^
|
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Capitolo 15 *** CAPITOLO 13 ***
CAPITOLO 13
Raf POV
Un grande boato si spande
nell’aria. Un penetrante odore di
pioggia mi entra nelle narici. Già mi vedo davanti agli
occhi case distrutte,
persone disperate, alberi sradicati. Già riesco a sentire
l’odore del sangue.
La porta della casa si spalanca. Noi
usciamo fuori. Ci
guardiamo velocemente intorno, aspettandoci di vedere qualche mostro
sbucare
dal nulla da un momento all’altro.
Ma non c’è
niente. Solo strano, improvviso silenzio. Il
battito del mio cuore irregolare, il mio respiro affannato; a parte
questo,
nient’altro. E quando dico nient’altro, intendo
proprio che non c’è
niente.
Grandi nuvoloni violacei immobili nel
cielo,blocchi di
mattoni e cemento sospesi a mezz’aria, gocce di pioggia
immobili, asciutte.
Incrocio gli sguardi timorosi dei
miei compagni, e
procediamo. Non sappiamo cosa stiamo cercando, non abbiamo nemmeno
parlato.
Credo che noi tutti speriamo solo di trovare un segno di vita, uno
qualunque.
Le persone, sono anch’esse
immobili. Immobili, e grigie. Sembrano
statue.
Solo guardandole, sento una stretta
al cuore. Fanno
impressione, con quelle espressioni terrorizzate stampate immutabili in
faccia.
C’è un bambino
davanti a me, immobile come tutti gli altri.
Avrà 4, al massimo 5 anni. E ride. Un sorriso dolce,
candido, caldo, sul suo
piccolo viso paffuto. Un sorriso rivolto al nulla. Lentamente, quasi
avessi
paura che svanisse, allungo la mia mano tremante fino a sfiorare il suo
viso.
Il contatto con la sua “pelle” è
sgradevole. È fredda, dura, e veramente
inquietante.
Socchiudo un attimo gli occhi. E
sento qualcosa, come sabbia
fredda, passare attraverso le dita della mia mano. I miei occhi si
spalancano,
atterriti. Proprio un istante prima che il bambino si sgretoli
completamente
davanti a me. L’ultima cosa a diventare cenere, è
il suo viso. Vedo il sorriso
svanire completamente nel nulla.
Mi guardo le gambe, mi accorgo che
sto tremando. Cerco
inutilmente di respirare. Mi prendo il visto tra le mani. Mi accascio a
terra,
poggiandomi sulle ginocchia. Sento l’impatto delle mie gambe
contro il catrame
ruvido del terreno. Piango, continuando a tremare.
E urlo.
È un urlo freddo, il mio.
E si disperde subito nell’aria
secca e vuota della città, senza nemmeno un eco.
Dopo 2 secondi, o 2 minuti, o 2 ore,
sento qualcosa di caldo
sulla mia spalla tremante. È la mano di Miki. Lei non mi sta
guardando; il suo
sguardo è rivolto al cielo ancora violaceo. Ma è
incredibilmente distante, e triste.
Volgo lentamente lo sguardo da Uriè a Ang –
Lì e Gabi, a Gas, Cabiria, Kabalé,
Mefisto, fino a Sulfus. Guardano tutti in basso, e poi verso il cielo;
lontano,
come a non voler pensare.
Mi asciugo le lacrime, e mi alzo.
Nessuno di noi parla, ma continuiamo a camminare.
Passo dopo passo, sento le forze che
mi abbandonano sempre
di più.
Faccio fatica a camminare.
E all’improvviso, dal
nulla, sento provenire dei singhiozzi.
Cerco, ansiosa, di capire da dove
vengano di preciso.
E, seguita dagli altri, arrivo
davanti a un muro di mattoni,
già crollato per metà.
Qualcuno piange. Ma più
che un pianto, sembra un lamento
disperato. Un lamento silenzioso, unito a strani mormorii spaventosi.
Chiunque
sia dietro a questo muro, è sicuramente pazzo.
Trattengo a stento uno squittio di
sorpresa, quando mi trovo
davanti Malachia.
È in una posizione strana,
accucciata, e si dondola come se
stesse cantando una ninnananna. Poi, sporgendomi ancora, capisco. Una
statua
distesa a terra.
Una statua dai piedini deliziosamente
piccoli, e dalle gambe
lunghe e slanciate. Vita sottile, braccia appoggiate sul ventre. Sembra
stia
dormendo.
Malachia continua a sorridere,
chiamandola. Chiamandola
senza possibilità di risposta.
Trema, come se non si azzardasse a
toccarla.
Comincia a ridacchiare fra
sé, silenziosamente. E mi sento
un nodo in gola, guardandolo. Mi sento dentro una grande pena.
“Ehi…svegliati…svegliati,
ehi!”
Sembra quasi un bambino che chiama
sua madre.
Allunga le mani per scuotere il corpo
sottile. E al minimo
contatto, questo si dissolve fra le sue mani.
Lui non reagisce. Solo, continua a
sorridere, e a chiamare
la donna.
“Svegliati…svegliati…ehi,
svegliati!”
Raschia la terra con le unghie,
cercando di raccogliere la
cenere.
Comincia a scavare con più
foga, senza mai smettere di
ridere.
Una lacrima solitaria scende sul suo
viso, fino a terra.
“Svegliati…ehi,
ehi!
Svegliati…!”
Sbatte i pugni per terra, le lacrime
si fanno copiose.
Distolgo con forza lo sguardo, e
chiudo gli occhi.
I singhiozzi diventano forti, potenti.
“Svegliati…ehi…svegliati…”
Così ora, con gli occhi
serrati, vedo solo buio. E nel
centro della mia notte, sento solo un urlo.
“VERA…!”
Rivolgo il mio sguardo incerto verso
i miei compagni. Uriè,
in silenzio, mi abbraccia.
“C – cosa
facciamo con lui?” Mi rendo conto che la mia voce
è poco più che un sussurro roco.
“Andiamo via. Non possiamo
fare niente, per lui.” Sento
qualcuno rispondermi. Non so neanche chi sia stato. Non so
più niente, ormai.
Facciamo pochi passi, per
allontanarci da quella scena
orribile, e ci guardiamo tutti negli occhi.
“Io credo che dovremmo
tornare a scuola” la voce di Sulfus è
triste, distante “Se c’è qualcuno che
può aiutarci…scommetto che è
lì.”
“M –
ma…sono tutti come pietrificati!” Cerco di dire
senza
scoppiare di nuovo a piangere.
“Credo che a scuola stiano
bene. A parte i terreni, credo
che stiano tutti bene. Noi stiamo bene.”
“E…Malachia? Lui
è un terreno, ora!”
“Lui è un
neutro. Forse è per questo che…” Non
finisce la
frase. Credo volesse dire “è
per questo
che è ancora vivo, ma non sono convinta che lo sia
veramente.
…Comunque, Sulfus
può avere ragione. Però, in questo
caso…c’è ancora qualcosa che non
capisco…
“Se noi angeli e diavoli
stiamo bene, perché non è ancora
venuto nessuno a cercarci? Perché è tutto
così calmo?”
È Ang –
Lì a continuare per lui.
“Credo…credo che
Sulfus abbia ragione. Noi…stiamo bene, è
vero. Stiamo bene per ora.”
Fa una
breve pausa, durante la quale nessuno osa aprir bocca “Non so
voi, ma è già da
prima che io…insomma io…sento già le
forze mancarmi.”
E lo dice con una tale amarezza nella
voce, che sento
brividi di paura. La mia stanchezza di prima…forse non era
un caso. Forse a noi
succede più tardi, noi siamo eterni. Forse fra poco anche
noi diventeremo…così,
come loro.
Sospira lievemente, prima di
continuare: “La scuola dovrebbe
essere sicura per ora. C’è una forte aura magica
intorno all’edificio. Ma è
solo questione di tempo: si spezzerà. Per questo –
credo - , nessuno si azzarda
a uscire. La barriera crollerà. Da un momento
all’altro, anche noi cominceremo
a…cominceremo a…” Si interrompe.
Nessuno di noi vuole che finisca la frase. E
rimane in silenzio. Tutti lo facciamo.
Prendo un piccolo respiro, e
dico “Allora…Andiamo.”,
prima di cominciare a camminare.
Sulfus POV
Camminare è stancante.
Maledettamente, schifosamente
stancante. Guardo gli altri, e capisco che non sono messi tanto meglio
di me.
Dannazione. Non ricordavo che la
scuola fosse tanto lontana. Sono
ore che camminiamo,
o almeno così mi sembra.
Il mondo intorno a me è
così dannatamente strano…diverso…come
se non fosse lo
stesso di prima. Non riesco a orientarmi qui, proprio come se non ci
fossi mai
stato. E poi, d’un tratto, noto distrattamente un’
auto alla mia destra.
Un’auto schiacciata da un albero. L’auto
è vicina ad un marciapiede, e dietro
di essa c’è una siepe. E dietro alla siepe, una
casa.
Il mio sguardo rimane come incatenato
a questi pochi
dettagli finché non scompaiono dal mio campo visivo.
Chissà perché, poi. Sto
proprio impazzendo, in questo periodo.
Sospiro e socchiudo gli occhi,
continuando a camminare.
Li riapro lentamente, e mi blocco di
colpo.
Davanti a me, una stupida
maledettissima auto schiacciata da
un albero, con dietro una siepe. La scena è
pressoché identica a poco fa, ma
non può essere la stessa. Non può,
perché non c’è la casa dietro la siepe.
Non
c’è niente. Come se il mondo aldilà
della siepe non esistesse. La cosa, a dire
il vero, è un po’ inquietante, ma cerco di non
farci caso e riprendo a
camminare.
E quando, per la terza volta di fila,
mi ritrovo davanti una
macchina schiacciata da un albero, circondata da una strana nebbiolina
grigia,
mi fermo di botto richiamando gli altri.
Li sento corrermi incontro,
probabilmente pensano che sia
apparsa chissà quale bestia.
Mi guardano preoccupati e io, in
silenzio, indico
semplicemente l’auto con un dito. E, ovviamente, mi ritrovo
immediatamente
puntate addosso 9 paia d’occhi che mi scrutano come se fossi
pazzo.
Capisco che evidentemente vogliono
una spiegazione per
l’infarto che ho fatto prendere loro, e mi limito a dire
“Guardate. È la terza
volta. Non c’è più la casa.
Né la siepe.”
L’angelo bassotto con i
capelli blu che sembra un eschimese
mi si avvicina con aria di chi è deciso a gonfiarmi di
botte, e mi fa “Senti
Sulfus, non è il momento ok? Falla finita di fare il
bambino, non capisci che
la situazione è critica?!?” Io sbuffo
pesantemente, decidendo che fra tutti gli
angeli questa qui è in assoluto quella più
stupida.
“Miki, calmati! Almeno
lascialo spiegare, no?”
“Ah, certo Raf, mi pare
ovvio! Difendilo pure! Non capisco
proprio cosa tu ci abbia trovato in lui, sul serio!” Grida
prima di tapparsi la
bocca con le mani. La vedo alzare lo sguardo dispiaciuto su Raf, che
è
ammutolita di colpo, e ha abbassato lo sguardo.
“Bel colpo Miki, sul
serio!” E ovviamente, il carissimo
paladino spennacchiato non perde occasione per difendere la sua
principessa.
“Ehm…io…Scusami
Raf,non volevo…” Lei sorride malinconica,
rassicurandola con un “Tranquilla, è tutto
ok.”
Certo che è tutto ok, Raf
è come al solito troppo gentile.
Se fossi stato in lei, la sua amichetta non l’avrebbe passata
liscia; poco ma
sicuro.
“Ehm…Che stavi
cercando di dire, prima?” Mi chiede Raf
ancora imbarazzata.
Mi volto di nuovo verso
l’auto, e comincio a spiegare. “È la
terza volta che passiamo di qua.”
“C –
cos…? Vuoi dire che stiamo girando in tondo?”
“Non lo so, credo di
sì. Ma non è solo questo.” Faccio una
piccola pausa. “La prima volta che siamo passati,
c’erano una casa e una siepe,
dietro all’auto. E quando siamo tornati qui davanti, erano
sparite entrambe.”
Mi guardano tutti per qualche
secondo, cercando di capire
meglio dove voglio arrivare.
“Credo che questo mondo
stia svanendo.”
E come se l’intero
ecosistema avesse in qualche modo captato
le mie parole e volesse mostrarci che erano vere, l’auto e
l’albero diventano
cenere davanti ai nostri occhi.
Ci guardiamo fra di noi, atterriti. E
di colpo, cominciamo a
correre. Non credo che qualcuno di noi sappia dove stiamo andando,
anche perché
con questa strana e uggiosa nebbia che sta calando non si vede un tubo.
Credo
che potrei tranquillamente andare a sbattere contro un palo e non
accorgermene.
Considerando poi che sto correndo all’impazzata, le
probabilità di andarsi ad
ammazzare finendo contro qualsiasi cosa aumentano almeno del 70%.
Cavoli: così non va.
Rischiamo davvero grosso a correre così
a vuoto, meglio fermarsi e cercare di ragionare. A quanto pare, sembra
che io
non sia stato l’unico a giungere a questa brillante
conclusione, dato che uno
dopo l’altro anche gli altri cominciano a rallentare fino a
fermarsi.
Il tizio occhialuto comincia a
parlare, con il respiro
ancora ansante:“Ok. Ci serve un piano.”
Però, perspicace il tipo.
“ E sentiamo, quattrocchi, cosa
pensavi di fare?” A giudicare dagli sguardi degli altri, che
sembrano volermi
fucilare, capisco che è meglio lasciar stare il sarcasmo per
un po’. Almeno
fino alla conclusione di questa faccenda. Resisterò, almeno
credo. Non che
abbia troppe possibilità di scelta, comunque.
L’angioletto con gli
occhiali ignora completamente il mio
commentino sarcastico, e continua imperterrito “Io direi di
dividerci e cercare
un punto di riferimento qualunque, qualcosa che ci permetta di capire
dove
siamo e soprattutto, come si arriva alla nostra scuola.”
“Ehm…scusami Ang
– Lì ma…a me non sembra
un’idea tanto
geniale…primo perché con questa nebbia non si
vede niente…e secondo perché non
sappiamo quello che potrebbe succederci, se ci
dividiamo…” Sussurra Raf
imbarazzata.
“Hai ragione,
ma…che altre alternative abbiamo? Non possiamo
restare qui…”
“Ok, ma almeno non
dividiamoci tutti...Formiamo gruppi
da 2, o 3 di noi!”
Il quattrocchi non risponde. La vedo
guardarci tutti come
per chiederci una risposta. “Allora…? Sta bene a
tutti come piano?” Annuiamo in
silenzio, non riuscendo in nessun modo a trovare una soluzione
alternativa.
Sorride, tranquillizzata.
“Per quel che riguarda i gruppi…?”
“…Direi che ci
conviene formarne due da 3, e due da 2.
Dividersi ulteriormente sarebbe inutilmente rischioso, e dividerci di
meno
renderebbe vano il nostro scopo.” Comincia a ciarlare lo
spennacchiato fissato
cogli aggeggini tecnologici. Giuro: tutte le volte che sento parlare mi
viene
l’orticaria. Ma come diamine fa Raf a sopportarlo?!?
“…Hmm…vediamo…secondo
il mio Angel
– Detector 3100 i
gruppi ideali sarebbero…”
“Buono, fermati un
attimo.” Lo interrompo seccato io. “fammi
capire meringa alata, tu hai un aggeggio tecnologico e non
lo hai usato per capire dove siamo?!?”
Mi fulmina con lo sguardo;
evidentemente il mio odio è ben
ricambiato. “Tranquillo, Sulfus”
dice, mettendo una particolare enfasi nel pronunciare il mio nome.
“Per fortuna
non tutti abbiamo il tuo – scarso – quoziente
intellettivo. Ho provato a
localizzare la nostra posizione, ma è come se fossimo incastrati da qualche parte. Dovunque
siamo ora, non è dov’eravamo
stanotte.” Rimane in silenzio per un po’,
evidentemente preoccupato, prima di
scrollare lievemente la testa e ricominciare con i suoi discorsetti
stile seguite – tutti –
me – che -
sono – il – genio.
“Dicevo, che secondo il mio
Angel
– Detector 3100 i
gruppi migliori sarebbero…i…ehm…gruppi
migliori…” E ora che gli prende?
Com’è
che il saputello s’è azzittito tutto
d’un tratto?
Oh…no. No, non
può essere. Sarebbe un classico. Fin
troppo classico. Praticamente
impossibile. Succede solo nei film!
“Ehm…dicevo
che…i gruppi
sarebbero…cioè…inserendo tutti i
nostri parametri risulta che…i gruppi…”
“Oh insomma zuccherino, ti
vuoi muovere?” Sbotta Kabalé.
“Oh…?
Ehm…si…! Kabalé con Mefisto e
Uriè, Gas con Ang – Lì,
Cabiria con Miki e…”
No. NON.
È. POSSIBILE.
Dai, sul serio…! È
proprio…proprio…
“…e Raf con Sulfus
e Gabi…cioè, con me.”
…Proprio un maledetto,
dannatissimo, classico.
FINE 13 capitolo!
Allora? Che ne dite?
Com’è il capitolo? Spero non così
orribile…comunque continuerò presto, ciao a
tutti! ^^
Ringraziamenti:
X solandia: Sono contenta che la
storia ti piaccia, sul
serio! E poi le tue recensioni sono sempre graditissime, ti ringrazio
tanto ^^
Che ne pensi di questo capitolo?
X Lione94: bè, se
è Kabalé che vuoi, nei prossimi capitoli
cercherò di farla comparire di più! xD
Tu però continua a
seguirmi ok? Ci conto ^^
E ringrazio ovviamente le 16 persone
che hanno aggiunto
questa storia alle preferite e le 21 che l’hanno aggiunta alle seguite.
Grazie davvero!
Ringrazio anche chi semplicemente, mi segue sempre, è molto
importante per me.
=3
Ciao a tutti, al prossimo
aggiornamento!
|
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Capitolo 16 *** CAPITOLO 14 ***
CAPITOLO 14
Sulfus POV
“Ehm…allora…direi
di andare dritti…e girare a destra…poi a
sinistra…poi…poi…”
Fantastico. Davvero fantastico. Oltre
a stare troppo
appiccicato a Raf per i miei gusti, l’impiastro zuccheroso fa
anche pena come
navigatore.
Dopo la quarta volte che dice
“Ecco, ci siamo!” e che
andiamo puntualmente a finire imbucati in un qualche vicolo cieco,
comincio
seriamente a preoccuparmi. Detto sinceramente, non è che il
tizio mi ispiri
tutta questa fiducia.
E infatti, come se il tipetto mi
avesse letto nel pensiero,
casca subito a terra, inciampando nei suoi piedi. Beh, la cosa era
abbastanza
prevedibile, alla fine.
Camminare in mezzo alla nebbia con lo
sguardo fisso sopra
strani aggeggini tecnologici quando la natura si è accanita
contro di te dotandoti
un equilibrio tutt’altro che stabile, e soprattutto di un
cervello della
grandezza poco maggiore di quella dell’unghia di un mignolo,
non è un gran bel
piano per evitare di cadere.
Ma forse il tipo non è
così stupido come vuol farmi credere,
e in realtà tutto questo faceva parte di una sua abile
macchinazione. Non che
io me ne intenda molto nel decifrare gesti e parole degli impiastri
alati, ma
quando Raf è gli è accorsa subito accanto per
verificare come stava mi è
sembrato in ottima salute. Altro che capitombolo sensazionale, altro
che imbranato
cronico, lo zuccherino l’ha fatto apposta, dico io!
“Ehi, Gabi…ti
sei fatto male?” gli trotterella accanto
preoccupata.
“Ehm…si…cioè…no…ma…cioè…”
Lei, per un istante, lo guarda con
gli occhi spalancati, sopracciglia
aggrottate, evidentemente incerta su come rispondere. Allora non sono
io,
l’unico a non capirci un acca quando quello parla!
Lui sembra accorgersi che il
messaggio che stava tentando di
comunicare non ha raggiunto la sua destinazione, in quanto con uno
sforzo
enorme si alza in piedi e borbotta un
“Non…bene…cioè…non…”
Dai che ce la fai!
“Non mi sono fatto niente!” Sbotta alla fine.
Raf rilassa subito il volto, e
sorride. “Meglio così,
allora.” Lui diventa rosso. Anzi, direi che rosso
non esprime bene il colore a metà fra il fucsia e il viola
che ha assunto il
suo viso. Sorride di rimando.
E a me viene il voltastomaco. Letteralmente. Ho voglia di vomitare.
“Scusatemi tanto se vi
rovino il momento di melensaggine
pura, angioletti, ma se permettete io darei la priorità alla
ricerca della
scuola, e non alle smancerie!”
Diamine, no. Devo calmarmi. Devo assolutamente calmarmi. Ho quasi
gridato! Calma Sulfus, calma. Non
è il momento per le scenate di gelosia. In effetti, dopo la
brillante trovata
di allontanare Raf, per te non è mai
il momento per le scenate di gelosia.
“Ehm…Sulfus…tutto
bene?”
Evvai; Miss. Perspicacia è
tornata all’attacco.
“Tranquilla Raf, lascialo
stare. È solo geloso.”
Ok, questo è troppo.
È un attimo. Scatto in
avanti, pronto a riempirlo di legnate
o, in assenza di bastoni, a distruggerlo direttamente a mani nude.
Chissà se a
Raf l’angioletto piacerà anche col faccino gonfio
come una mongolfiera. Beh,
credo che lo scoprirò fra poco.
In una frazione di secondo,
l’angioletto realizza
evidentemente che la sua vita sta per finire, e comincia a
indietreggiare
terrorizzato, fra l’altro inciampando a tutto spiano.
Mi spiace per te, mio caro. Mai provocarmi fino a questo punto. Non
avresti dovuto abusare
della pazienza che non ho.
Poi, tutto si fa confuso. Vedo un
raggio di sole. Il cuore
smette di battermi in petto. E quando me lo sento pulsare di nuovo,
capisco che
quello che ho visto non era un
raggio
di sole.
I lunghi capelli biondi di Raf si
spargono un po’
dappertutto nell’aria. Faccio appena in tempo a vederla in
viso, e chiudo gli
occhi.
Fermati,
fermati,
FERMATI!
Spero solo di essermi
fermato…spero solo di essermi fermato
in tempo…! Riapro gli occhi, con una lentezza esasperante. E
solo quando vedo Raf
seduta a terra, senza neanche un graffio, finalmente respiro.
Abbasso la mano, e rimango in
silenzio. Mi volto,
costringendomi a evitare il suo sguardo.
Non mi muovo per qualche attimo,
conscio dello sguardo
assassino dell’impiastro puntato addosso.
“…Ora
sarà…meglio andare.”
“Sarà
meglio andare?!?
Ma ti senti quando parli, Sulfus? Se…se l’avessi
colpita? Ti rendi conto
che…!?”
Si, si, si!
Lo so
angioletto, lo so! Credi che io non sia arrabbiato? Diamine!
Credi che non vorrei sparire
per quello che ho quasi fatto?
“Gabi, smettila. Sto bene,
vedi?”
“Ma Raf! Poteva
colpirti!”
C’è qualche
attimo di silenzio, mentre cerco di impedirmi di
voltarmi e vedere come sta lei.
“Ma vedi,
Gabi…Non l’ha fatto. Si è fermato in
tempo, no?”
Non posso vedere la reazione del
bamboccio, ma sono sicuro al
99% che sia più o meno come la mia.
I miei occhi si spalancano, seguiti a
ruota dalla mia
mascella che sta per sfiorare il terreno. Spiazzato. Sono
completamente,
totalmente spiazzato. Chiudo un istante gli occhi, cercando di
ricapitolare,
fare il punto della situazione. Incrocio confuso le braccia al petto, e
senza
riuscire a fermarmi mi giro piano.
Avevo ragione: l’angioletto
ha reagito più o meno come me.
Lo capisco quando le fa la domanda che mi stava frullando in testa da 5
secondi
a questa parte.
“Cioè,
Raf…fammi capire…tu
non sei arrabbiata…?”
Lei lo guarda con gli occhi sgranati,
come se non capisse...
“Perché dovrei
esserlo?
Non mi ha fatto del male!” Lo dice quasi
sorridendo, come se fosse
la cosa più naturale del mondo. E tutto senza neanche
degnarmi di uno sguardo
disgustato, ferito, o simili.
L’imbranato sospira. Credo
che abbia appena deciso che ce
l’avrà con me per 2 volte; ovviamente si prende
anche la parte di rabbia di
Raf.
“Dammi la mano, Raf, ti
aiuto ad alzarti. Meglio non
fermarsi nello stesso punto troppo a lungo.”
Annuisce, e afferra la mano del
mammalucco. Si tira in piedi
per un attimo, prima di…prima di cascare tra le braccia
dell’angioletto con una
piccola smorfia di dolore.
“Raf, che hai?”
Domanda lui, che fra l’altro non sembra
neanche troppo dispiaciuto dalla situazione.
“N – non lo
so…mi fa male la caviglia…”
E naturalmente, l’amichetto
e la sua affidabilità vanno a
farsi benedire, come dicono le
caramelline alate. Infatti piomba immediatamente in uno stato di panico
totale,
cominciando a correre in qua e in là, totalmente spaesato.
Sospiro, irritato, e mi avvicino.
“Ehi, Raf…fammi vedere la
caviglia.”
Lei mi guarda per qualche secondo,
arrossendo, prima di fare
come le avevo detto.
Beh, non
credo che ci
voglia una scienza a capirlo: si è presa una storta.
“Ehi…tu” Non
mi sembra il momento adatto per infierire
sull’imbranato affibbiandogli qualche nuovo nomignolo Made - in
– Sulfus. “Si è
presa una storta. Non può camminare.” Mi guarda,
come se non capisse. E va
bene, cercherò di essere più chiaro. “Qualcuno
deve portarla in braccio.”
“Ah, ho capito. Ci penso
io.” E cerca subito di caricarsela
sulle spalle. Trattandola come se fosse un sacco di patate, fra
l’altro. È
proprio vero che la grazia non è il suo forte.
“L – lascia
stare, Gabi, posso camminare! Dai, sarò
pesante…!”
Dopo 10 minuti di patetici tentativi,
decido che si fa a
modo mio.
Semplicemente mi avvicino, la prendo,
e me la carico sulle
spalle, ignorando le proteste di Gabi. Lei invece sta zitta. Forse non
si sente
bene e ha la febbre: è bollente.
“Sulfus, lasciala subito!
La porto io!”
Sospiro, e faccio un sorrisetto
ironico. “Mia la colpa, mio
il dovere di rimediare, no? E poi l’hai detto tu che non
dobbiamo rimanere
troppo fermi. Ci penso io, ok?”
Ahah! Abbassa la testa, rassegnato.
Sono estremamente soddisfatto di me
stesso,
direi.
“Bene, per dove
andiamo?” Faccio io, ritrovato il buonumore.
“Di qua…credo.”
Bofonchia lui, seccato.
Forse stavolta la strada è
giusta; non abbiamo trovato
vicoli ciechi per ora. E sarà passata 1 ora, 2?
La cosa dovrebbe tranquillizzarmi.
Eppure c’è qualcosa che
mi turba davvero.
Piano, facendomi sentire solo da lei,
parlo incerto “Ehi,
Raf…perché non sei arrabbiata?”
Sento la presa delle sue braccia su
di me aumentare
impercettibilmente. “Te l’ho già detto:
non mi hai ferita.” Dice, evitando
volutamente di menzionare la storta.
“Si, ma…allora
perché ti sei arrabbiata così tanto
per…per…per tutto quello
che è successo?”
Non risponde. Mi sembra di percepire
un soffio sul mio
collo, come una silenziosa risatina sarcastica. “Ma Sulfus,
ti ho già risposto…”
Insomma, angelo, parla chiaro! Non voglio giocare agli indovinelli!
“Ma io…non ti
ho…!” La voce mi muore in gola. Ah certo, era
ovvio in effetti. L’avevo ferita.
E
molto più profondamente di quanto avrei mai potuto fare
colpendola in pieno
viso, prima.
“Ehm…Sulfus…posso
camminare da sola, ora.” Fa una piccola
pausa poco convinta. “Fammi scendere.”
Chissà perché, ma mi suona tanto come un
ordine…
Mi chino lievemente per aiutarla, e
quando rialzo lo sguardo
incrocio i suoi occhi.
E ovviamente, entra in azione la mia
linguaccia per
dissimulare l’imbarazzo.
“E comunque…non
mi sembra che tu ci sia stata così male, ti
sei consolata subito con il tuo angioletto, no?”
E…non so come, ma mentre lo dico,
mi sembra vero. E ingiusto. E sento di aver ragione, dannazione! Lei mi
ha
preso in giro!
“Coooosa?! Ma tu sei
completamente fuso!”
“Fuso? Fuso io?
Diamine, Raf!” Mi sento esplodere. “Non
avevi detto di essere innamorata di me?!”
L’ultima frase
l’ho gridata. E mi sono reso conto di quanto
forte l’ho fatto. Credo che
l’imbranato ci stia fissando, ma non mi importa.
Ora sono io, quello nel panico.
Dovevo stare zitto. Ora sono nei
guai. Raf è ingenua, ma non
stupida. E scommetto che una scenata di gelosia in piena regola come
questa la
sa riconoscere anche lei, anche se darei qualsiasi cosa
perché non ne fosse in
grado.
Mi guarda, seria. Non sembra
arrabbiata, o triste, o
sorpresa. Non sembra e basta. E, giuro, per la prima volta in vita mia
non so
cosa dire. Semplicemente, non so cosa aspettarmi.
Lei si avvicina lentamente di un
passo a me.
Io farfuglio un
“No…ecco io…posso
spiegarti…” Diamine, non
sembro nemmeno io!
Lei non si scompone alla mia
“potente” dichiarazione, e
sospirando semplicemente mi fa:
“Ok, hai 30 secondi. Comincia
a spiegare.”
Raf POV
Ora basta, accidenti, mi sono
stufata. Sarà anche un
diavolo, sarà così di natura, ma io non ce la
faccio più.
Ora basta evitare il discorso.
Rimango in silenzio, braccia
conserte, espressione neutra, aspettando che parli.
Tic – tac, tic –
tac Sulfus. I 30 secondi stanno passando.
Fin’ora, vale a dire in questi
primi 10 secondi, è riuscito solo a
farfugliare cose senza senso. Francamente, non ho voglia di aspettare.
Ma ormai
il tempo gliel’ho concesso, e lui può sfruttarlo
come meglio crede. Alla fine,
è solo questione di altri 20 secondi!
Con la coda dell’occhio,
cercando di rimanere impassibile,
cerco distrattamente Gabi. Non lo vedo.
Sarà…dietro di
me? Pazienza, ora non posso voltarmi.
E poi, poi mi pietrifico. Sulfus,
quasi non lo vedo più.
Poco dietro di lui, una piccola nebbiolina di un grigio tenue avanza
lentamente. E, non so bene perché, mi mette i brividi.
Assomiglia incredibilmente alla
nebbia strana che avvolgeva
il mondo intorno alla macchina schiacciata di prima…
In un attimo, il mio cervello
realizza una cosa importante:
dobbiamo correre. Sulfus ha ancora lo sguardo basso, quasi assente. Lo
afferro
per la mano, e mi volto.
In effetti, dire che ho corso non
è esattamente corretto.
Anzi, non lo è affatto dato che appena voltata sono rimasta
ferma, immobile.
Quella strana nebbia informe e inconsistente, sta formando qualcosa. Si
muove,
come se stesse danzando. Mette i brividi. Si discosta per un attimo,
come a
lasciarmi vedere. Sulle prime, non riesco ad identificare bene la
figura che mi
sta davanti. Poi, quando capisco, mi pietrifico. Quasi letteralmente. Guardando la figura
di Gabi, occhi spalancati,
mani in avanti come a proteggersi, bocca aperta in un grido muto,
quella sulla
pietrificazione potrebbe essere una battuta. E sicuramente, in una
qualsiasi
altra situazione, lo sarebbe stata.
Rimango immobile, non so per quanto.
Voglio prenderlo per
mano, ma non oso farlo. So che svanirebbe. Ho paura. Chiudo gli occhi.
E quando
li riapro, mi accorgo che sto correndo.
O meglio; è Sulfus
che corre, tenendomi per mano e trascinandomi dietro sé.
Non so per quanto tempo continuiamo a
correre senza fermarci.
So solo che ad un certo punto, vado a
sbattere dritta contro
la schiena di Sulfus.
Quando alzo gli occhi, capisco il
motivo del suo blocco
improvviso. La scuola. L’abbiamo trovata.
La notizia non mi fa sentire meglio,
neanche un po’. Qui,
con noi, dovrebbe esserci anche Gabi.
Sospiro stanca, e senza lasciare la
mano di Sulfus,
cominciamo a camminare verso l’interno.
Ma non c’è
nessuno. È stato tutto inutile. Forse non rivedrò
Gabi, mai più…e tutto solo per scoprire che non
c’è nessuno!
Mi sento stanca…non ho
più forze. Vorrei solo sedermi da
qualche parte, e aspettare immobile che la nebbia si porti via anche me.
Sento la presa di Sulfus intorno la
mia mano aumentare.
“Non ci pensare neppure,
Raf.” Fa una pausa. La sua voce è
secca, e roca. “Tu non morirai, capito?”
Anche se tecnicamente è
una domanda, capisco che in realtà
non lo è. E mi sento terribilmente in colpa,
perché anche se mi sento così…vuota, non riesco a fermare i battiti
accelerati del mio cuore, sentendo la sua mano fredda sulla mia.
Giriamo tutte le stanze
dell’edificio, sperando di trovare
qualcosa.
Sento come una fitta di nostalgia
mista ad amarezza, al
vedere tutti questi corridoi vuoti…la rampa di scale che
porta al dormitorio
degli angeli è scomparsa…presto anche il resto
dell’edificio farà la stessa
fine.
All’improvviso, sento la
testa girarmi. Sento qualcosa
come…un fischio perforarmi le orecchie. Come se qualcosa
stesse cercando di entrarmi dentro.
Mi fa male. Terribilmente male.
Così male che non mi reggo
in piedi. Mi accascio su me stessa, i suoni cominciano a diventare
indistinti.
“Raf!”
S
– Sulfus…?
“Raf,
mi senti?”
No, non è lui…non più, almeno.
È una voce metallica, distorta…ma familiare.
“R…!s…e…ati…mi…s…t…?” È un rumore
orribile, insopportabile! Mi
entra dentro, e mi fa gelare.
La cosa più frustrante
è che non riesco a
capire…c’è
qualcuno che sta cercando di dirmi qualcosa…ma è
come se la frequenza fosse
disturbata…io…oh,no, ricomincia!
“R…f!
s…e…ati…mi…se…ti…?”
Mi sento svenire. La voce si fa mano
a mano più flebile,
fino a che non la sento più.
Ho come la sensazione…di
essere intrappolata, perché…
Perché
non riesco ad
aprire gli occhi?
FINE 14° capitolo! Beh,
ammetto di non essere troppo
soddisfatta di quello che è venuto fuori…voi che
dite? (A parte il fatto che il
POV di Sulfus è stato chilometrico, in confronto a quello di
Raf…=_=”)
Commentate, per favore, alla prossima
^^
* * * * * * *
Akire97: Grazie mille, sono contenta
che la storia ti
piaccia ^^ Continua
a seguirmi, ci
conto! xD
Lione94: Eheh…ma se non
lascio un po’ in sospeso, che
divertimento c’è? xD
Che ne pensi di questo capitolo? =3
solandia: guarda, sono lusingata di
ricevere dei complimenti
da te, che sei bravissima! Beh, a dire il vero dubito che la variante
sia
dovuta al periodo di riflessione, dato che mi è venuta sul
momento, ma vabbè,
l’importante è che piaccia ^^
Sai? Me lo chiedo anch’io
dove andrò a parare, dato che non
ne ho la più pallida idea…spero che mi venga in
mente al più presto qualcosa di
decente e – possibilmente – sensato ^^”
Ancora grazie per le tue bellissime
recensioni, ciao!
|
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Capitolo 17 *** CAPITOLO 15 ***
Ciao a tutti! ^^ Allora, sinceramente
non so con precisione
se gli angeli e i diavoli vanno a scuola prima dello stage sulla terra.
Anche
perché da quel che ho capito non tutti decidono di diventare
Angeli Custodi e
Diavoli Confidenti. Quindi ho immaginato che ci fosse una sottospecie
di
sistema scolastico anche da loro, spero solo di non aver fatto una cosa
troppo
assurda xD Ah, durante il capitolo cito il fatto che "un angelo non dovrebbe mai piangere", il fatto è che lo hanno ripetuto talmente tante volte in tutti i fumetti che ho voluto inserirlo. Fra l'altro, i Riviventi sono nati dalle lacrime di Raf e dalle risate di Sulfus - per chi non lo sapesse -.
[Ah, già: POV sta per Point of View,
cioè Punto di Vista.]
CAPITOLO 15
Raf POV
Mi gira la testa. Davanti a me, solo
immagini sfalsate.
Migliaia di immagini sfalsate che vedo apparire e scomparire
velocemente,
appena riesco a focalizzarle.
Ma forse, dire che le immagini sono
davanti a me non è del
tutto corretto. Davanti a me non c’è niente. Le
immagini sono dentro di me.
Sono perlopiù immagini di
Angie Town, e di mia mamma. E poi,
poi cominciano le voci. Sono due.
La prima, la riconosco
immediatamente: è mia madre. L’altra
è una voce infantile, debole, incredibilmente familiare.
Provo una sensazione
calda, e sento l’odore di casa mia entrarmi nelle narici.
Vedo una bambina, un piccolo angelo.
Accucciata, con il viso
nascosto nel grembo di mia madre, piange. E lei le canta una
ninnananna. La nostra ninnananna.
“Raf…”
La sua voce
è così dolce…così
meravigliosamente rassicurante…
La bambina alza leggermente il viso,
come a voler
rispondere. Tira su col naso, dai grandi occhi blu scendono enormi
lacrimoni.
Il piccolo visetto paffuto è corrucciato, tiene
evidentemente il broncio.
Ma ero davvero così buffa,
da piccola…?!
“Raf,
ascolta la tua
mamma…un angelo non dovrebbe mai
piangere…Quindi ora sorridi…! Il
sorriso di un angelo illumina i cuori…”
Già…mi ricordo
di quella volta…Mia mamma aveva ragione. Gli
angeli non dovrebbero piangere. Mai.
In effetti, tutta questa storia dei
riviventi è stata colpa
delle mie lacrime. Se non avessi pianto, Malachia non avrebbe mai
potuto…quei
mostri non sarebbero mai…
La scena cambia, veloce, davanti a
me. Ora vedo tutti i miei
amici, i miei compagni, i professori, Angie Town, la
scuola…mi passa davanti
tutta la mia vita.
Le voci si ammucchiano nella mia
testa, sovrastandosi l’una
con l’altra, diventando sempre più assordanti.
Un istante dopo, tutto si ferma.
Sono sempre io, ad Angie Town, nella
mia stanza. Avrò avuto
6, massimo 7 anni. Sembro pensierosa. Sono stesa sul mio letto, gambe
accavallate, diario appoggiato sul cuscino e penna in mano. Sulla
scrivania
della camera, un libro aperto.
Qualcuno bussa alla porta, e senza
aspettare una mia
risposta, entra. È mia madre. Si siede vicino a me, mi
accarezza la fronte, e
mi sorride.
“Raf,
piccola, c’è
qualcosa che non va?”
“Mamma,
perché
dobbiamo studiare le materie dei Terreni? Noi siamo angeli!”
Sorride.
“Ma
Raf, se vuoi
diventare un vero Angelo Custode, allora devi conoscere i terreni! Ti
aiuterà
sapere cose su di loro, non credi?”
Io – la mia io del passato
– sbuffo. Ad essere sincera, non
mi ricordo di quest’episodio.
“Ma
mamma, geometria
non mi piace! È…ingiusta…!”
Mia mamma ridacchia lievemente, e
anche io. Chissà cosa
volevo dire con quella frase…
Poi la Raf
del mio passato continua:
“Oggi
abbiamo studiato
le rette parallele. Lo sai, mamma, che percorrono sempre la stessa
strada senza
mai potersi incontrare?”
Pausa. Poi continua.
“È…triste,
no?”
Mia mamma esita un attimo, prima di
sorridere dolcemente e
ricominciare ad accarezzare la fronte della me stessa del passato.
“Piccola
mia, ti
sbagli. Le rette parallele si incontrano. Si incontrano
all’infinito.”
Rimango colpita da quelle parole. Non
ricordavo di averle
mai sentite. La scena cambia di nuovo, e nuove centinaia di immagini mi
si
parano davanti. Le voci si alzano di nuovo, ancor più di
prima.
Mi viene la nausea, mi sento male.
Una in
particolare, cerca di farsi strada
fra le altre. È la stessa di prima…è
fredda, e metallica, e tagliente, ma
ugualmente familiare. Mi mette i brividi.
“R…f,
t…pr…o!
D…i…sv…a…rti! O
s…à…tr…ta…i!”
Non capisco, non capisco, non
capisco! Non capisco cosa sta
cercando di dire! Sento una tale ansia…ho come la sensazione
di dover assolutamente capire cosa
sta cercando
di dirmi questa voce, ma non ci riesco!
La testa comincia a girarmi di nuovo,
sto perdendo ancora
coscienza del mio corpo, un fischio potente si fa strada nella mia
mente, sto
per svenire,…sto…per…
Sulfus POV
Dannazione, dannazione, dannazione!
Perché
non si sveglia? È fredda, troppo
fredda, e continua ad agitarsi. Forse sta avendo un incubo…?
Non lo so, non ci
capisco più niente!
È crollata
all’improvviso, come un sacco di patate, e si è
accasciata a terra. Sembra svenuta…non lo saprei dire con
certezza. Cavoli,
proprio ora doveva succedere? Presto quella stramaledettissima nebbia
si
prenderà anche la scuola, e ogni cosa al suo
interno…compresi noi, se
non ci muoviamo.
Non posso nemmeno caricarmela ancora
sulle spalle e portarla
via. Ho perso troppe energie, il mio corpo non sosterrebbe mai il peso
di
entrambi. Tanto più se si tratta di correre…!
Ok, devo calmarmi. Devo assolutamente
trovare una soluzione. Ehm…vediamo…potrei
riuscire a portarla fino alla mia
camera, credo. È vero che dovremmo andarcene, ma con Raf in
queste condizioni
sarebbe totalmente inutile. Magari se la stendo sul mio letto per un
po’ si
riprende, e potremo uscire da questa sottospecie di copia della nostra
scuola –
venuta male, fra l’altro- .
Sospiro, e l’afferro piano
per le braccia per tirarla su.
Passo il braccio destro intorno le mie spalle, e cerco di camminare
sorreggendo
anche lei. Diamine. Se avessi abbastanza energie per portarla in
spalla,
sarebbe tutto più semplice.
Arriviamo davanti alla porta della
mia stanza, e l’apro con
un calcio. D'altronde ho entrambe le mani occupate, come facevo
altrimenti ad
entrare?
La corico sul mio letto il
più delicatamente possibile, e
aspetto qualche attimo. Ora non si muove più; forse ha
smesso di sognare. Le
passo una mano sulla fronte, cercando di capire se ha la febbre. No,
impossibile: è totalmente gelata. Beh, se ne va sempre in
giro con quello
straccetto verde senza maniche, ovvio che abbia freddo. Resto a
guardarla
ancora un po’, cercando di decidere se è il caso
di provare a svegliarla o no.
Non mi intendo molto di queste cose. Vedo il suo corpo rabbrividire
debolmente,
comincia a venirle la pelle d’oca. E quasi istintivamente mi
levo la giacca, e
sorreggendo Raf con un braccio gliel’appoggio sulle spalle.
Cavoli, io vengo da
Zolfanello City, che per antonomasia è il posto
più vicino all’inferno in
assoluto; la mia giacca deve per forza
riuscire a riscaldarla.
Comunque, non è affatto
prudente rimanere qui fermi.
Rischiamo grosso, questa volta. Sinceramente, non ci tengo proprio ad
andare a
far parte della nuova collezione di statue della città come
l’impiastro alato.
Proprio mentre sto riflettendo sul da
farsi, Raf ricomincia
ad agitarsi. Tenendo sempre gli occhi chiusi, aggrotta
impercettibilmente le
sopracciglia e inclina lievemente la testa verso di me.
Sembra come infastidita da qualcosa,
o roba del genere. Un
piccolo gemito sfugge dalle sue labbra, anche se assomiglia di
più a un
sussurro che ad altro. Sbatte lievemente le palpebre, credo si stia
svegliando.
Apre piano gli occhi, si guarda intorno, nota la mia giacca sulle sue
spalle.
Mi guarda interrogativa, senza dire
niente. Io alzo le
spalle, e rispondo con un “Tremavi, credevo avessi
freddo”, sperando di
sembrare indifferente.
Arrossisce impercettibilmente, e
abbassa lo sguardo. Ok, non
abbiamo tempo da perdere. Ora che la bella addormentata si è
svegliata, ci
conviene andarcene.
“Muoviamoci, o la nebbia ci
raggiungerà.”
Annuisce piano, e con voce debole mi
fa “Ma…dove andiamo?
Non sappiamo dove siano gli altri, e nemmeno a scuola abbiamo trovato
niente…!”
“Beh, qui non possiamo
rimanere. Intanto avviamoci, poi si
vedrà.”
Senza aggiungere altro, si alza dal
letto e fa cenno di
restituirmi la giacca.
“Fa niente, puoi tenerla.
Serve più a te che a me.” Dico, ma
solo dopo essermi voltato. Figuriamoci se uno come me si comporta da
cavaliere
con un angelo guardandolo pure negli occhi, fra l’altro!
Sempre restando girato, allungo una
mano verso di lei.
“Meglio essere sicuri di non separarci, o
perderci.” La afferra, e cominciamo
ad avanzare verso la porta.
La apro, e mi blocco un istante. La
nebbia è aumentata in
maniera esponenziale. È decisamente troppa. E ci blocca la
strada. Sbatto un
pugno contro il muro, frustrato.
“Diamine…!”
Un istante
dopo, sento la mano di Raf sopra la mia. “Non agitarti.
Peggiori solo la
situazione. Cerchiamo…con calma un modo…per
uscire di qui.” Cerca di ostentare
sicurezza, ma la sua voce trema, e anche la sua mano sulla mia.
Poi, sento un odore dolciastro.
Dolciastro e sgradevole.
Sembra caramello bruciato. Mi giro a guardare il muro dove sono
appoggiate le
mani mia e di Raf. E proprio lì, c’è
una piccola voragine, come un buco nero in
miniatura.
Io e lei ci guardiamo a vicenda,
interdetti. “C-cosa…?”
La vedo spostare la mano incerta in
un’altra parte di muro,
incerta. Ma niente. Il muro resta lo stesso. Tocco anch’io
quella piccola
porzione di parete dove è ancora appoggiata la mano di Raf.
E, di nuovo, me la
vedo sparire da davanti.
“Cosa…credi che
significhi…?” Chiede Raf, con una punta di
paura nella voce.
“Io…non lo so,
ma credo che…funzioni come con i Riviventi,
ricordi? Bastava toccarli entrambi, e svanivano. Credo…sia
una cosa del
genere.”
“…Pensi che
questo posto, l’abbiano creato loro?”
Scuoto la testa, non troppo convinto.
“Non
esattamente…credo che…l’abbiamo
creato noi.”
“…Che?”
“Beh, i Riviventi li
abbiamo creati noi. Credo che valga lo
stesso anche per questo posto.”
“Scusami tanto, sai
Sulfus…non è per non darti fiducia o
roba simile ma…penso che me lo ricorderei se avessi plasmato
un mondo, ti
pare?”
Si, lo so. Non voleva essere
sarcastica. In effetti, in una
situazione come questa…credo che venga spontaneo porsi
qualche dubbio, no?
“Ah, e
poi…c’è una cosa che dovresti
sapere…è da prima
che…sento una voce, una voce che mi chiama. Ma non riesco a
capire bene cosa
cerca di dirmi, le parole mi arrivano a spezzoni.”
Ecco, e ti pareva! Nuovo problema in
arrivo. Evvai.
Resto in silenzio, pensando a cosa
fare.
“Per il momento, cerchiamo
il modo di uscire di qui. Al
resto penseremo dopo.”
Alzo lo sguardo sul corridoio davanti
a me. La nebbia è
vicina. Troppo vicina. Raf emette come uno squittio, come se stesse
cercando di
reprimere un urlo.
Guardo i suoi piedi, e i miei piedi.
O quello che sono
diventati. Sono grigi. Sento che stanno diventando freddi. E non riesco
più a
muoverli.
Raf è terrorizzata, cerca
di respirare e mantenere il
controllo. Sta per piangere. Alza lo sguardo su di me.
“Scusami, so che non
dovrei piangere ma…” Silenzio. Sinceramente, non
mi capacito di come possiamo
rimanere immobili in un momento come questo. Piedi a parte, per ora il
resto
dei nostri corpi è più o meno funzionante. Piano,
vedo il grigio dei piedi
estendersi fino alle gambe.
“Sulfus…”
la sua voce è debole, e inferma. La guardo,
cercando di rimanere calmo. Ma in realtà, anche io sono
terrorizzato.
“…Senti...a te piace la geometria?” La
guardo alzando un sopracciglio. Che
c’entra ora? Non mi sembra il momento più adatto
per fare conversazione. Ormai
siamo di pietra fino a metà busto. Non mi sento
più le dita.
Scuote lievemente la testa,
terrorizzata. “…Niente, non
farci caso. Solo…” Fa una piccola pausa, incerta.
Ci guardiamo negli occhi, entrambi
terrorizzati. Anche le
spalle si colorano di quell’inquietante grigio spento.
La vedo diventare completamente
pietra, con il suo ultimo
sussurro. E sento che fra qualche millesimo di secondo
toccherà anche a me.
Dannazione. Anche uno come me può avere paura, allora. Anche
se più che
impaurito, sono letteralmente atterrito, terrorizzato.
I miei occhi diventano ciechi, smetto
di percepire una
qualsiasi cosa. Solo il mio cervello, mi ripete per l’ultima
volta le parole
confuse e incerte di Raf.
“…Incontriamoci
all’infinito, vuoi?”
FINE! Dio, che depressione xD Ma io
non ho niente di meglio
da fare che scrivere ‘sta roba…?!? (La domanda
è ovviamente retorica, con più
che ovvia risposta: ‘no’)
Sapete, sono in crisi…come
cappero vado avanti ora?? Non ho
la più pallida idea di quali torture dovrò far
subire ai poveri personaggi
della mia storia – sono aperta a tutti i suggerimenti, sono
davvero disperata!
–
Comunque, spero che il capitolo vi
piaccia, commentate per
favore! ^^
Ringraziamenti:
X Akire97: grazie mille, sono
lusingata ^///^ Che ne pensi
di questo capitolo? Spero proprio di non averti delusa!
X Lione94:
ti prego
no, non minacciarmi! xD Giuro che mi impegnerò a non
interrompermi sempre sul
più bello – dal prossimo capitolo in poi - . Che
dici di questo? Lo so che è
corto, ma sono stanca questi giorni -.-“
X solandia: carissima! Le tue
recensioni sono sempre bellissime
e ultra – gradite, anche se mi scuso: in questo capitolo ho
dovuto mettere un
po’ da parte il sarcasmo e concentrarmi sulla
drammaticità xD vedrò di rifarmi
nei prossimi capitoli…ancora infinitamente grazie per il tuo
appoggio! ^^
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