A secret... for all

di _ki_
(/viewuser.php?uid=69510)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Il lungo mantello nero frusciava contro le caviglie dell’uomo. I passi erano veloci, lievemente tentennanti per via della profonda ferita alla gamba, ma comunque regolari e incalzanti per chiunque non si fosse soffermato a guardare più attentamente. La figura sfilava per le vie buie di Londra quasi come facesse parte di quelle tenebre, voltando a scatti il capo, fissando prima una, poi l’altra porta che gli sfilavano accanto ai lati delle viuzze. La pioggia batteva, leggera ma insistente, sul capo coperto dell’uomo, sul mantello nero già completamente bagnato, ticchettava con insistenza sull’asfalto bagnato, creando piccole pozzanghere che l’uomo sorpassava con noncuranza.

L’uomo svoltò a destra, e guardò la porta che sembrava appoggiarsi pigramente al muro di mattoni scuri a egli d’innanzi. Mosse ancora qualche passo tentennante verso il muro, quindi si bloccò. Il cappuccio, totalmente calato sul viso del viandante, non permetteva a estranei di scorgere l’espressione dell’uomo.

Passarono i secondi, poi la serratura scattò. Il rumore, come una bomba in confronto al silenzioso ticchettare della pioggia sul terreno, fece quasi sobbalzare la figura immobile. Scoprì un braccio dal mantello nero e una bacchetta brillò per un attimo alla fioca luce che scaturì dall’interno della porta. Si mosse veloce, quasi invisibile, e quando un volto magro, giovane, dai lineamenti dolci e gli occhi smeraldo, apparve oltre la soglia della porta, l’uomo in mezzo alla via si immobilizzò. Per un attimo, temette di esser stato scoperto.

Ma gli occhi chiari del giovane uomo non puntarono con sicurezza verso la figura scura a egli d’innanzi. Volsero, invece, verso il cielo nuvoloso e la pioggia insistente che permeava Londra già da parecchie notti. Il volto allegro si trasformò in una maschera di preoccupazione, mentre il giovane s’infilava svelto degli occhiali cerchiati di corno e protendeva verso il buio un piccolo fagotto di piume grigie.

«Portala ad Andromeda» sussurrò, inconsapevole che qualcuno innanzi a lui lo potesse udire. Il fagotto, ora rivelatosi come un gufo dal pecco ammaccato, puntò i suoi occhi neri come la pece verso quelli del suo padrone, e per un attimo sembrò annuire. Quindi, dopo essersi accomodato per bene sul braccio del giovane, l’animale emise un verso stridulo e spiccò il volo. Scomparve in pochi attimi nel nero della notte.

Il giovane uomo sospirò. Diede un ultimo sguardo alla via buia che gli si stagliava avanti, quindi chiuse piano la porta e sparì nel caldo e confortevole soggiorno della casa.

L’uomo incappucciato, ancora fermo davanti alla porta, agitò ancora la bacchetta che aveva tenuto levata davanti a sé fin a quell’istante, quindi incominciò piano ad abbassarla. Un breve respiro fuoriuscì dalle sue labbra, e il silenzio tornò a regnare nel vicolo buio. Mosse un altro passo, fermandosi appena ad un metro dalla porta. Accanto ad essa, una finestra lasciava trasparire quel poco di luce indispensabile a rendere i lineamenti prima invisibili dell’uomo incappucciato comprensibili.

Capelli neri comparvero dal nulla a delineare il volto rigido e severo dell’uomo incappucciato; un paio di occhi neri come la notte si puntarono verso l’interno della finestra, dove, grazie a quel piccolo spirale che lasciava la tenda chiara, si scorgevano le persone al suo interno. Le labbra sottili s’indurirono quando lo sguardo dell’uomo incontrò dei capelli color mogano, lisci come la seta, scostati lievemente da una mano sottile e chiara come la neve. Il suo sguardo cadde sul volto punteggiato da lentiggini chiare, sugli occhi dorati delineati da un paio di rotondi occhiali scuri.

La bambina alzò gli occhi verso la sua sinistra. Per una frazione di secondo, quello sguardo dorato incrociò gli occhi scuri dell’uomo fuori dalla finestra, ma quasi non ci fece caso.

«Lily, vieni qui! È pronto da mangiare» risuonò ovattata la voce di una donna. La piccola, posate sul tappeto chiaro le carte magiche con cui stava giocando, puntellò le manine sottili per terra e fece leva sulle braccia per alzarsi. Barcollò goffamente, inciampò contro un cuscino e rischiò di cadere, ma alla fine si erse in tutta la sua piccola statura, un sorrisino ad affiorarle le labbra. Il suo sguardo, neanche a farlo apposta, cadde nuovamente sulla finestra, e sulla figura scura che ancora la fissava. Quegli occhi scuri si puntarono un secondo sull’oscurità della notte, ma quando fecero attenzione a quello che vedevano l’uomo era già sparito.

Stringendosi nelle spalline esili, Lily Luna Potter si voltò verso la cucina.

Fuori dalla casa l’uomo, nuovamente invisibile ad occhi indiscreti, sospirò, distogliendo lo sguardo da quella buffa rappresentazione di un’altra Lily Potter.

E poi, quando si udì forte e chiaro il rumore di pentole che cadevano, e una donna sospirare esasperata un: «Lily!», l’uomo insaccò la testa nelle spalle e mosse qualche passo verso l’oscurità.

Prima di venir inghiottito dal buio della notte, Severus Piton sorrise.

. . . Volete il seguito?? . . .


 

 

 
Eccomi qui con un’altra storia. Premetto che non prometto (O_o) nulla a quelli che mi seguiranno per quest’altra avventura. Come avranno certo notato le persone che attendono (invano... -.-“) un mio aggiornamento nelle mie altre due (ups... forse tre... ^_^) storie che ho in corso, quando Madama ispirazione sceglie di farmi un dispettuccio e vola via, la mia voglia di scrivere cala a picco, arrivando a sfiorare gli 80 sotto zero. Quiiiindi... chi ha pazienza e capirà il mio piccolo problemuccio di ispirazione, ben venga. Cercherò di aggiornare tutte le volte che posso, ma non so quante volte saranno... ^_^ Comunque, sono aperta come sempre alle critiche e a tutti i suggerimenti di questo mondo. Anche un semplice fa schifo, grazie ^_^

Dopo questa piccola parentesi, bacini a tutti....

_ki_

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap. 1 ***


Cap. 1

 

Pioveva. Pioveva già ed era solo il primo di Settembre.

‘Che brutta giornata’ pensò Lily Luna Potter, mentre il treno incominciava ad allontanarsi dalla stazione e i volti dei suoi familiari uscivano dal suo campo visivo.

«Lily? Lily? Ehi, vieni a cercare uno scompartimento o vuoi restare qui tutto il viaggio?»

«Uhn?» Lily voltò il capo verso quella voce, la voce di sua cugina. Sbatté le palpebre, come stordita, ma riacquistò in fretta il suo contegno.

«Certo! Andiamo, sì».

Mentre Rose Weasley blaterava su qualcosa che, sospettava Lily, neanche lei capiva, passando con lo sguardo tutti gli scompartimenti in cerca di uno libero, Lily meditava su tutte le strane cose che erano successe durante la sua ancora breve vita.

Lily frequentava il quarto anno, ad Hogwarts. Era nella casa di Grifondoro, come suo fratello James e Hugo, il fratellino di Rose. Quest’ultima, però, era la prima delle stranezze della vita. Era, infatti, una brillante Corvonero del sesto anno. Inutile dire che, quando il gufo aveva spedito una lettera dalla scrittura tremolante e le parole confuse, ma in cui veniva chiaramente spiegato che Rose era una Corvonero, Lily, piccola bambina di nove anni, era rimasta di sasso.

La seconda sorpresa era stato Albus, coetaneo di Rose, fratello di Lily e fiero Serpeverde. Lily ridacchiò sottovoce mentre le tornava in mente lo sguardo fisso e poco presente con cui suo padre aveva concluso di leggere la lettera di suo figlio, dopo quella notizia.

«Ecco, guarda, questo è libero» Lily sbatté un paio di volte le palpebre per tornare al presente, quindi si infilò svelta dentro allo scompartimento vuoto. Si sedette accanto al finestrino, come durante tutti i viaggi, visto il suo piccolo malessere verso qualsiasi forma di trasporto. Rose, come al solito, le si accomodò di fronte. Incrociate le braccia al petto, Lily rimase in silenzio.

Rose non era mai stata una persona di molte parole, constatò Lily donandole un’occhiata complessiva attraverso la ciocca rossiccia di capelli che le copriva il viso. Di solito era sempre lei, quella che parlava. Rose stava sempre lì, con l’aria della brava ragazza, intelligente e tranquilla, ad ascoltarla mentre blaterava su cose che molto probabilmente non le interessavano.

‘E oggi si sono invertiti i ruoli’ pensò la ragazza, quasi con un sorrisino. In effetti, era tutta la mattina, e anche tutto il giorno prima, che Rose blaterava di cose senza senso, mentre era tutta la mattina -e il giorno prima- che Lily non spiccicava una parola. Il motivo di Lily era più o meno noto alla famiglia: era iniziata la scuola e, come tutti gli anni, avrebbe lasciato i genitori a casa e avrebbe trascorso un anno intero lontano da loro. Era da quando aveva compiuto undici anni che Lily metteva il muso prima della partenza. Non che non le piacesse Hogwarts!, l’adorava, era la cosa migliore che potesse capitarle, ma era affezionata ai suoi genitori in una maniera impressionante. Nemmeno Albus, che era il cocco di papà, o Hugo, che era attaccato alle gonne di sua madre come fossero la sua vita, facevano tante storie quando salivano sul treno scarlatto. Ma Lily era fatta così, bella ed imprevedibile.

Rose, però, era un’altra storia. Era una persona sempre chiusa in se stessa, un po’ come la madre, immersa fino al collo nei libri e innamorata del silenzio. E per Lily era anche un libro aperto.

‘Deve essere successo qualcosa di estremamente imbarazzante’ considerò Lily aggrottando le sopracciglia. Rose non parlava mai senza ragionare, e se lo faceva lo faceva per non far capire agli altri che era successo qualcosa, provocando la maggior parte delle volte l’effetto contrario.

In quel momento, mentre aspettavano Albus -che era misteriosamente sparito con un’amica Corvonero di Rose-, Hugo -sparito misteriosamente come il cugino, solo in compagnia dei suoi due pestiferi amici- e Scorpius -...dov’era finito Scorpius?-, Lily considerò saggio trovare una spiegazione a quel modo strano di comportarsi della cugina.

«Cos’è successo?» disse, senza mezzi termini. Rose sembrò irrigidirsi sul comodo sedile grigio. Lily sorrise. C’erano poche qualità di cui la ragazzina andava fiera, ed una di queste era certo la sua capacità di porre domande senza arrovellarsi troppo sulla reazione degli altri. Lei parlava, gli altri rispondevano.

«In... in che senso cos’è successo? Non... non è successo n... nulla».

Lily guardò la cugina con una perfetta faccia da “non-sono-nata-ieri” e Rose sospirò. A quella mossa, che per Lily equivaleva ad una resa e ad una prossima lunga chiacchierata, la peste (non meglio identificata come Lily Potter) si accomodò per bene sul sedile e puntò i suoi occhioni dorati sulla cugina che, in imbarazzo, si torturava le mani con talmente tanta potenza che le avrebbe presto ridotte in poltiglia se qualcuno non l’avesse bloccata. Lily decise che quel qualcuno doveva essere per forza lei, dato che erano sole nello scompartimento.

«Rose, smettila di torturare così le tue povere mani. Non vedi come gemono e invocato aiuto?»

Rose si bloccò all’istante, considerando saggia la constatazione della cugina.

«Avanti» la esortò Lily, un luccichio sinistro negli occhi. «Cos’è successo?»

Lily sentì chiaramente, nel silenzio assoluto della cabina, il respiro della cugina fermarsi a metà tragitto.

‘Ma cosa può essere successo di così grave?’ pensò, a metà tra la curiosità e la preoccupazione.

Finalmente, dopo attimi di silenzio in cui la preoccupazione di Lily superava la curiosità, Rose sospirò, e Lily capì che avrebbe finalmente incominciato a parlare.

 «Ecco... sai, ehm...» il rumore della porta dello scompartimento che sbatteva fece bloccare Rose. Lily sbuffò in direzione di Albus che, sorridente, si stava chiudendo la porta alle spalle. Prese posto accanto alla cugina.

«Ciao ragazze, che fate di bello?»

Lily sbuffò ancora. Andando avanti così, avrebbero potuto scambiarla per una locomotiva.

«N-niente...» rispose invece Rose, il viso dello stesso colore dei capelli. Lily inarcò un elegante sopracciglio. Sbagliava, o appena entrato Al era diventata ancor più rossa di prima? Forse era solo una sua impressione...

«Bene. Allora, Rose, dovremmo andare nello scompartimento dei Prefetti per sentire le novità di quest’anno... Vieni con me?»

Lily vide il viso a cuore della cugina esplorare nuove e curiose tonalità di rosso. E allora incominciò a capire qualcosa del silenzio di Rose.

Quando la cugina annuì, Lily appoggiò il capo al finestrino freddo come il ghiaccio. La pioggia continuava, persistente, ma ora Lily Potter sperava in una giornata molto più interessante. Mentre Albus apriva di nuovo la porta dello scompartimento, Rose si chinò sulla cugina, i riccioli rossi a sfiorare il viso sottile di Lily, gli occhi di Rose pieni si imbarazzo.

 «Ho baciato Albus», quindi si affrettò ad uscire dallo scompartimento. L’attimo dopo, sedevano di fronte a Lily Hugo e i suoi due amici scansafatiche, Martin e Joel Plynn. Hugo, notando la faccia sorpresa della cugina, le chiese se c’era qualcosa che non andava. Ma Lily scosse piano il capo, lo sguardo perso nel vuoto, un sorrisetto perfido sul viso.

‘Sì, sarà davvero una giornata interessante’.

 

 

Eccomi qui, con un terribile ritardo che farò fatica a farmi perdonare. Ma alla fine ci sono, no? Bene, allora:

Prima di tutto ringrazio la gentilissima frency70, che ha recensito il mio piccolo prologo. E non ti preoccupare, non sei un’idiota, sono io che, accorgendomi dell’errore (davvero stupido) che avevo commesso nel titolo della storia, l’ho cambiato, e ho scritto “secret”. Mi dispiace per non aver aggiornato in un limite di tempo decente, ma, come ho spiegato nel Prologo, Madama ispirazione mi gioca sempre dei bruttissimi scherzi. Spero che questo capitolo ti possa piacere almeno un po’, anche se a me non convince...

 

Bene, ecco. Ora.... vi va di recensire? Solo una piccola piccola recensione? Daaaaai, non vi costa nulla! *fa gli occhioni da gatto si Sherek*.

Bene, smetto di sclerare. Vi aspetto al prossimo capitolo ^_^

 

Bacioni, _ki_

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap. 2 ***


Cap. 2

 

Lo smistamento quell’anno durò più del previsto. Strano ma vero, i bambini del primo anno erano aumentati quasi del doppio. Quando Lily si voltò verso il portone per veder entrare il professor Vitious, sentì la mascella toccare il tavolo per lo stupore: una quarantina di ragazzini, tutti piccoli e spaventati,  stava camminando in fila verso il tavolo dei professori. Tra questi, Lily riconobbe Emmie Paciock e Lydia Scamandro, figlie rispettivamente del professor Neville Paciock e di Luna Lovegood. Sorrise, mentre Vitious poggiava il Capello sul solito sgabello logoro e questi intonava la sua canzone.

In tutto, i nuovi Grifondoro furono ben tredici. In compenso, i Corvonero furono solo dieci, i Tassorosso otto e i Serpeverde undici. Lily stava giusto applaudendo forte l’ultimo Grifondoro, Marshal Zemlis, quando il suo sguardo dorato cadde sul tavolo dei professori, precisamente sul posto riservato solitamente all’insegnate di Difesa contro le Arti Oscure, e si fermò, le mani a mezz’aria, la bocca socchiusa.

Aveva i capelli grigi dalla vecchiaia, con qualche bagliore dorato; il naso dritto, perfetto, le labbra sottili; il viso pallido, smunto, con rughe profonde a segnargli i lineamenti fini. Gli occhi profondi e neri come una notte senza stelle. Aveva qualcosa di famigliare, ma Lily non sapeva dire cosa.

Quando l’uomo si voltò nella sua direzione, Lily distolse lo sguardo velocemente.

«Ehi, Lily, è successo qualcosa? Hai una faccia...» le chiese Charlie Paciock, accanto a lei, prendendo in mano una coscia di pollo e addentandola con foga, quasi non avesse mangiato per dieci giorni di fila. Lily scosse il capo, guardandosi velocemente intorno: tutta la Sala Grande aveva incominciato a mangiare, tra i sorrisi dei bambini del primo anno che chiacchieravano tranquilli e quelli dei ragazzi più grandi, felici di essere tornati a casa.

«No, niente...» Charlie la guardò. Era il primogenito dei Paciock, nonché suo migliore amico. E la conosceva. Per questo, quando Lily abbassò lo sguardo sul suo piatto vuoto e rimase ferma, senza prender nulla da mangiare, Charlie aggrottò le sopracciglia.

«Sicura?»

Lily annuì.

«Non hai fame?»

La ragazza scosse il capo. Le era passata, anche se fino a pochi minuti prima non vedeva l’ora di mettere qualcosa sotto i denti.

«Senti... Sai chi è il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure?» si decise a chiedere, mentre Charlie la studiava torvo. Il ragazzo lanciò una rapida occhiata verso il tavolo dei professori.

«Uhm... No, non l’ho mai visto pri...» ma venne interrotto.

«Si chiama Sawyer Hale. Si dice sia un vecchio amico della McGranitt. Era di Serpeverde» rispose la voce sicura ed autoritaria di Candace Haaple, brillante studentessa dell’ultimo anno. Quell’ultima parola, pronunciata da Candace con una vena di disprezzo, bastò a far rabbrividire sia Charlie che Lily: non c’era niente da fare, pur avendo famigliari e amici in quella Casa, non si riusciva ancora a spezzare quegli stupidi pregiudizi resistenti da secoli.

«Amico della McGranitt? Sul serio?» chiese Adolph Fitz, coetaneo di Candace. «La McGranitt aveva amici di Serpeverde?»

Candace annuì, forse per la prima volta incerta su quello che diceva.

Lily cercò di non badare più a quell’assurda conversazione, e si impose invece di mangiare qualcosa. Prese tre patate e le punzecchiò con la forchetta, indecisa se provare ad ingoiarle con il rischio di vomitare o lasciarle sul piatto e avere i crampi allo stomaco per tutta la notte. Intanto, si dava della stupida per aver rabbrividito quando aveva scoperto la Casa di appartenenza del nuovo professore: era da quattro anni che cercava di abituarsi al fatto che non tutti i Serpeverde sono uguali, ma non aveva ancora fatto alcun progresso. Charlie, dal canto suo, non era messo molto meglio: la sua sorellina minore, Emmie, era appena stata smistata a Serpeverde, insieme alla sua amica del cuore, Lydia.

Alla fine, tagliò un piccolo pezzetto di patata e lo ingoiò. Il risultato fu pessimo, perché stava pensando ancora a tutt’altro e, senza farci caso, lo mandò di traverso, incominciando a tossire freneticamente. Charlie le assestò delle pacche sulla schiena, e dopo qualche attimo si calmò.

‘Basta, giuro che per oggi non tocco più niente. Se stasera ho fame vado nelle cucine e mi faccio dare qualcosa dagli elfi domestici!’ pensò Lily, poggiando bruscamente la forchetta sul piatto e incrociando le braccia. Il suo sguardo, per qualche strano caso del destino, virò ancora verso il tavolo dei professori e incontrò quello scuro e profondo del professor Hale. Per un secondo, fu certa di vedere un sorriso affiorare su quel volto rugoso. Ma fu solo un attimo, e successivamente pensò ad un’allucinazione.

Quindici minuti dopo era distesa nel suo letto a baldacchino, le sue compagne che chiocciavano gioviali di questo e di quello, immersa in pensieri incoerenti come lo sguardo glaciale che Sawyer Hale le aveva rivolto quando le era passato accanto.

*

«Hm.... H-hm... Vattene via Grattastinchi...»

Rose Weasley, lentamente, aprì un occhio assonnato, di un blu particolarmente intenso, ed urlò. Un urlo che raggiunse perfino la Sala Comune di Serpeverde, sotto il Lago Nero.

«Ma cos’hai da urlare, Rose?» pigolò Bethany Obenstine, scostando le tende del letto a baldacchino dell’amica. Appena vide cosa zampettava sulle coperte di Rose, fece un balzo e, inciampando nel suo letto, cadde distesa sul morbido materasso.

Dietro di lei, Leslie Renot sbadigliò vistosamente, lanciò uno sguardo al letto di Rose e, ancora mezza addormentata, si diresse verso il bagno. Era arrivata alla porta, la mano a mezz’aria, quando afferrò il significato di quello che avevano visto i suoi occhi scuri. Come una perfetta malata di mente, compì un balzo degno da oscar, si voltò per assicurarsi di aver visto giusto e, compreso di non avere ancora le allucinazioni, corse verso il letto della povera Rose che, occhi e bocca spalancati in una posa alquanto strana, tremava come una foglia mossa dal vento. Si portò cauta accanto al letto e, piegandosi, raccolse quello che aveva tanto spaventato le sue due compagne di stanza: un semplice ghiro dal pelo fulvo e gli occhi grandi come due noci.

«Calma Scratty. Su, bella, respira... Rose, mi hai spaventato Scratty!» esclamò la ragazza, donando uno sguardo severo alla compagna, ancora ferma nella sua posa da urlo di Munch. Bethany, intanto, ripresasi dallo shock, si alzò stropicciandosi il viso e donò uno sguardo furioso a Leslie e al suo Scratty.

«Lei ha spaventato quella cosa? Al massimo il contrario! Ci ha fatto prendere un infarto!»

Leslie fece una linguaccia in perfetto stile “Sono-una-bambina-viziata-devi-darmi-ragione”, tenendosi stretto al petto la cosa, così soprannominata da Bethany.

«Uhm... Ma perché non ve ne state un po’ zitte...?» mugolò invece la voce di una ragazza da dietro le tende di un letto.

In quel momento, Rose emise un verso sordo che avrebbe dovuto essere una parvenza di urlo e incominciò ad aprire e chiudere la bocca, come un pesce fuor d’acqua.

Fu allora che Lily non ce la fece più e, aprendo del tutto la porta che aveva socchiuso per spiare le ragazze, scoppiò in una risata liberatoria.

«Oh Merlino... hahaha... Cavoli voi... haha... Dovevate vedervi!»

Si piegò in due dalle risate, appoggiandosi al muro di fianco, mentre le ragazze le donavano un’occhiata inteneritrice. Rose era ancora in fase “Pesce rincoglionito”.

«Sei stata tu a mettere Scratty nel letto di Rose?» chiese stizzita Leslie, lasciando finalmente il povero ghiro che, tremante quasi quanto Rose, si rifugiò sotto il letto della padrona. Lily annuì, incapace di far altro.

«Sei... Sei... Lily!» esclamò Bethany, troppo indignata per poter dire altro. Questo non fece altro che aumentare le risate della ragazza.

Talulah, la misteriosa ragazza che aveva brontolato poco prima dal suo letto, scostò le tendine giallo-nere e sospirò, donando un’occhiata a metà tra il divertito e l’irritato alla stanza. Quando il suo sguardo virò verso l’enorme orologio a forma di gallina appeso alla parete (piccolo regalo di Leslie di quand’erano ancora al terzo anno), sobbalzò così prepotentemente che sbatté la testa contro il soffitto del letto. Lily, che lentamente stava riprendendo fiato, ricominciò a ridere come una pazza, finendo col buttarsi per terra, le spalle contro il muro, il fiato corto come avesse appena finito di correre.

«Merda...» borbottò Talulah a denti stretti, massaggiandosi la parte lesa. Lanciò un’occhiata di fuoco a Bethany, che per non riderle in faccia si era buttata sul letto e si era stretta un cuscino sul viso. Il rumore delle sue risa, comunque, anche se attutito, si sentiva lo stesso.

Quando infine sia Bethany che Lily smisero di ridere, calò nella stanza un silenzio rotto solo dal respiro pesante di Miren che, ignara di quello che succedeva alle sue compagne di stanza, era ancora immersa nel mondo dei sogni.

Le ragazze si guardarono una ad una negli occhi.

«Rose... Sei ancora viva?» disse infine Bethany, vedendo l’amica ancora nella stessa posa paralizzata. Attesero un secondo, in cui non ci fu alcuna risposta, quindi un macchia nera si scagliò contro Lily, arrivandole in viso. Fu una cosa così veloce che la ragazza non ebbe il tempo per far nulla di concreto.

La macchia nera, che poi fu identificata come il cuscino di Rose, scivolò dal volto di Lily, rivelandola con una smorfia infastidita. Fu il turno di Talulah  di scoppiare a ridere.

«Sì, Beth, credo proprio che sia ancora viva» esclamò, sempre ridendo. Bethany sorrise, mentre Lily le spedì una linguaccia da bambina di tre anni.

«Così impari a farmi prendere spaventi del genere, Lil» sbottò Rose, alzandosi finalmente dal suo letto. L’attimo dopo si era chiusa in bagno.

Quando Rose uscì dal bagno, Lily era tornata nella torre di Grifondoro per vestirsi (usando uno dei suoi soliti passaggi segreti), Miren si era finalmente decisa a scendere dalle sue nuvolette personali, Leslie aveva recuperato la sua Scratty e Bethany e Talulah stavano parlottando a bassa voce su chissà che cosa.

Si legò rapida i crespi capelli in una coda da cavallo e sistemò la divisa. S’infilò la bacchetta in una tasca, prese in mano la borsa con i libri e sorrise.

«Ragazze, io scendo. Ci vediamo in Sala Grande», detto questo, uscì dalla stanza e scese le scale del dormitorio. Percorse rapida il percorso che la separava dalla Sala Grande, salutando di tanto in tanto studenti che conosceva ed evitando accuratamente certe zone sovraffollate.

Quando arrivò in Sala Grande, trovò Lily che si lamentava con suo fratello Albus sull’incredibile “impuntualità” (nuova parola del vocabolario personale di Lily Potter) della famiglia Weasley. Quando la vide, Lily la salutò agitando la mano, così che anche Albus si voltò per guardarla. Ma Rose non fu felice di quell’azione: diventò terribilmente rossa e, prima che Lily potesse allontanarsi dal tavolo di Serpeverde, dove sedeva suo fratello, e raggiungerla, si fiondò verso il tavolo della sua Casa e, sedutasi vicino a Drisane -terzogenita degli Scamandro-, s’immerse nel suo libro di Storia della magia.

Lily, dalla sua postazione accanto a Charlie Paciock e suo cugino Hugo, al tavolo di Grifondoro, ghignò malefica: Rose poteva evitarla per il periodo in cui duravano le lezioni, ma quel pomeriggio non aveva scuse, e Lily sapeva benissimo dove trovarla. Aveva bisogno di risposte su quanto le aveva raccontato la cugina in treno, e quando Lily voleva una cosa, era alquanto improbabile che non riuscisse ad ottenerla.

 

Ok, premetto che questo capitolo non mi convince affatto, ma che non saprei come sistemarlo ancora (è due giorni che ci giro intorno... -_-). Se però a voi piace, ben venga, io ne sarò solo che contenta ^_^ Ed ora... passiamo un po’ ad i ringraziamenti:

Ringrazio di cuore le gentilissime persone che hanno avuto la bontà di aggiungere la mia storia tra le preferite:

1 - iceathena [Contatta]
2 - RoryPotter
[Contatta]
3 - _Giuli95_
[Contatta]

 

Quindi ringrazio altrettanto calorosamente le buonissime persone che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite:

1 - Flamara [Contatta]
2 - LuNa1312
[Contatta]
3 - snapEly
[Contatta]

 

Infine, non mi resta che rispondere a quelle che hanno avuto un briciolo di tempo per recensire!!!:

 snapEly: Uuuuu... per fortuna che gli occhioni da gatto di Sherek fanno sempre effetto xD!! Sono contentissima che la mia storia ti piaccia (a me in effetti all’inizio pareva un’emerita cagata...) e che poi tu l’abbia aggiunta tra le seguite!!! Come puoi vedere, non ho mollato! Eccomi con il secondo capitolo! Ti piace? A me non molto, ma se a te si.... ^_^ Spero in una tua altra recensione =) (ti rifarei gli occhioni, ma poi mi sento scorretta xD)

iceathena: Grazie, grazie mille per i complimenti!!! Sono sempre contentissima che la storia ti piaccia! E se poi l’hai anche aggiunta tra le preferite... Com’è questo capitolo? Dimmi pure se fa semplicemente schifo, perché tanto non mi offendo ^_^ Uh, grazie per avermi detto che scrivo bene... a me non sembra molto, ma se lo dici tu ci crederò ^_^. Cerco ancora di migliorare, comunque... Beh... che altro dire... Un’altra recensione? Daaaaaai, ce li hai due minutini per me? Pleaseeeeeee xD! Ok dai, smetto di sclerare... Baci baci, al prossimo capitolo!!

 

Ed ecco, è finito anche questo capitolo. Un bacio enorme a tutti, anche a quelli che leggono semplicemente, alla prossima!

_ki_

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap. 3 ***


Cap. 3

 

Rose si era appena rifugiata in biblioteca. Aveva avuto una giornata faticosa, tra evitare accuratamente Albus e Lily e litigare con Scorpius. In più, il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure sembrava odiarla a morte dal primo momento in cui aveva messo piede in aula. E Rose non capiva perché.

Si lasciò cadere sbuffando sulla solita sedia, al solito tavolo in fondo alla biblioteca. Adorava quel posto più di qualunque altra cosa; era il suo rifugio, la sua terza casa, dopo quella a Londra e Hogwarts. Di solito divideva la sua terza casa con Al, il suo migliore amico, ma dopo quello che era successo dubitava che avrebbe voluto di nuovo parlare con lui.

Prese con lentezza una pergamena nuova e aprì il libro sui vampiri che aveva prelevato da uno scaffale vicino. Il suo compito era scrivere vita, morte e miracoli sugli amatissimi vampiri, per il professor Hale.

Aprì il volume al primo capitolo ed incominciò svogliatamente a leggere. Ma non fece in tempo a concludere la prima riga che già la sua mente vagava in luoghi ben distanti da quella biblioteca.

 

Era il penultimo giorno di vacanza. Rose aveva deciso che sarebbe stato diverso da tutti gli altri, doveva fare per forza qualcosa di indimenticabile. Ma non aveva certo pensato che sarebbe finita col baciare il suo migliore amico!

Erano nella stanza che Rose divideva con Lily e Dominique alla Tana. Stavano giocando a scacchi magici.

Era capitato così, per caso. Non c’aveva proprio pensato. Doveva essere stato il caldo, forse, o il fatto che i loro visi erano così vicini... L’aveva baciato. Un bacio semplice, breve, ma pur sempre un bacio! E lui non si era scostato.

Era stata irrazionale, proprio indegna di lei, ma il fatto era che...

 

«Quali pensieri poco casti sta facendo la mia cuginetta per arrossire ad intermittenza come le luci di una discoteca?»

Rose sobbalzò. C’era solo una persona in grado di fare paragoni così stupidi.

«Lily... come stai?» chiese, cercando di stiracchiare le labbra in un sorriso che avesse almeno la parvenza di esserlo.

«Una meraviglia, Rose. Allora... Noi non avevamo una chiacchierata in sospeso?»

Lily sorrise, accomodandosi accanto alla cugina, che deglutì a fatica.

«A dir la verità... Speravo te ne fossi dimenticata».

Lily rise. E Rose si preoccupò ancor di più. Quando Lily rideva in quel modo (che aveva un che di sadico...) c’era davvero da preoccuparsi per la propria incolumità.

«Mi dispiace Rose, non ho la memoria così corta» disse, lanciandole un’occhiata maliziosa con i suoi occhi da cerbiatta.

‘Come si fa ad avere degli occhi così innocenti ed essere così bastarde dentro?’ si domandò Rose, mentre arretrava inconsapevolmente.

«Allora... Parliamo un po’ di cose da ragazze. Com’è stato baciare mio fratello?»

Rose sbiancò. C’erano stati due motivi, all’inizio, per cui non aveva voluto rivelare di quel bacio a nessuno. Il primo era intuibile: erano cugini. Il secondo, era proprio la faccia che Lily aveva messo su. Rose non sapeva quando una sorella può essere gelosa del proprio fratello, anche se tra di loro non ci sono buonissimi rapporti, ma aveva come l’impressione che l’avrebbe scoperto molto presto.

‘Devo stare attenta a quello che dico...’

«Uhm... strano» rispose e, per non incrociare gli occhi della cugina, finse di leggere il libro sui vampiri. Ovviamente, in realtà stava tendendo le orecchie per capire cosa stava pensando Lily, come se ascoltando attentamente avrebbe potuto leggerle nel pensiero.

«Strano?» chiese Lily. La sua voce, constatò Rose, sembrava divertita e allo stesso tempo scocciata.

«Sì, sai... Prova ad immaginare di baciare Hugo. E poi dimmi com’è».

Lily fece una smorfia.

«Non proverò a pensare di baciare tuo fratello» decretò. Quindi, spazientita dalla quasi nulla collaborazione della cugina, sbuffò sonoramente e sbatté con moderata forza la mano sul tavolo. Questo bastò a far sobbalzare Rose e a farle alzare lo sguardo. Proprio quello che Lily voleva.

«Dai Rose! Non può essere stato solo strano. Cos’hai provato? Ti è piaciuto? Ti piace mio fratello?»

Fu il turno di Rose di sbuffare, oltre che arrossire come scottata dal fuoco.

«Senti Lily, io...»

Ma venne interrotta.

«Signorine, se siete venute in biblioteca per chiacchierare potete pure alzare le vostre lustre chiappette sode e andare in giardino! Questo è un luogo di studio e tranquillità, non un ritrovo per pettegole!»

La voce austera della bibliotecaria le fece sobbalzare. Lily lanciò un’occhiataccia alla donna, pronta a ribattere, ma Rose fu più veloce.

«Ci scusi signora, ce ne andiamo subito» e, veloce come solo una Weasley imbarazzata sa fare, prese le sue cose e si fiondò fuori dalla porta della biblioteca. Lily, di malavoglia, decise di seguirla.

*

«Non potrai evitarmi in eterno, Rose Weasley».

La voce della cugina raggiunse Rose e la vece sobbalzare. Si voltò verso Lily, che la guardava appoggiata al muro del corridoio. Incredibile come facesse a trovarla dovunque si rifugiasse.

‘Maledetti passaggi segreti. James, perché hai passato la Mappa a tua sorella? Potevi tenertela per te!’

«A dir la verità, non ti avrei evitata per sempre, solo finché tu ti fossi dimenticata di questa storia».

Lily sospirò, staccandosi dal muro e avvicinandosi alla cugina.

«Dai Rose! Io sono solo curiosa! Puoi anche dirmi che ha fatto schifo, io non me la prendo! Anzi, a dir la verità se tu lo dicessi se la prenderebbe Al, quindi... Comunque non me la prenderei io! Voglio solo sapere se dovrò coprirti mentre vai a fare chissà che cosa con mio fratello -e non voglio sapere assolutamente cosa- o se dovrò andare a consolare Al per un tuo rifiuto!»

Rose si lasciò andare ad un sospiro, guardando negli occhi la sua cuginetta.

«Lily, non ci siamo baciati perché ci piacciamo. È successo così, per caso, e non credo andrà avanti. E non credo neanche che Al ne sarà deluso! Anzi, a dir la verità non so neanche cosa ne pensa Al, perché non gli parlo dal viaggio...»

E ci credeva! Era troppo timida per parlargli ancora, dopo quello che aveva fatto!

«E perché non gli parli, Rosie?» chiese Lily, curiosa. Aveva uno scintillio negli occhi davvero poco rassicurante.

«Perché mi vergogno...» mugugnò Rose, abbassando lo sguardo.

«Come?» chiese Lily.

«Perché mi vergogno!» esclamò Rose, più forte. Alzò lo sguardo su Lily, e la vide ghignare. E si preoccupò.

«Di cosa ti vergogni, Rose?»

Rose s’irrigidì, diventando così dritta e immobile da far concorrenza al tronco di un albero. Quindi si girò. E, non l’avesse mai fatto!, si ritrovò davanti l’ultima persona che avrebbe voluto vedere.

‘Merda...’

Allora... LO SO, questo capitolo fa letteralmente cagare... Ma non è colpa mia! Insomma, la scuola mi sta stressando, la pallavolo pure, e voi non mi fate tante belle recensioni! Insomma, un po’ di pietà per una che cerca di scrivere storie decenti! Così mi demoralizzo...

Comunque, non voglio pressarvi. La mia è solo una supplica, e ci piazzo ancora gli occhi da gatto si Shereck se serve!!!

Ok, bene, passiamo pure ai ringraziamenti che più di così non posso fare... -_-

Ringrazio le meravigliose persone che hanno aggiunto questa ff tra le preferite, e cioè:

1 - amber_green [Contatta]
2 - angy1234
[Contatta]
3 - iceathena
[Contatta]
4 - RoryPotter
[Contatta]
5 - _Giuli95_
[Contatta]

 

Quindi ringrazio anche quelle che l’hanno aggiunta tra le seguite, e cioè:

1 - baby_bunny [Contatta]
2 - Celly87
[Contatta]
3 - Flamara
[Contatta]
4 - LuNa1312
[Contatta]
5 - snapEly
[Contatta]

 

In fine, ringrazio l’unica persona che l’ha anche recensita (sguardo da cerbiatto finito nella tagliola che vi perseguita perché recensiate di più):

snapEly: Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo ^_^ Anche io adoro Scratty, e appena divento grande mi prendo un ghiro e lo chiamo così xD! Comunque.... Anche con questo capitolo non è che la storia sia andata avanti un gran che, e so che tra l’altro fa davvero cagare, però... un’altra recensionina? Pleaseeeeeee! ^_^ Ok... Sull’insegnante misterioso si saprà più avanti, non ti preoccupare. Spero tu recensica anche questo capitolo, anche semplicemente per dirmi di trovarmi un’altra occupazione =) Quindi... alla prossima! Bye Bye _ki_

 

Bene... Grazie a tutti quelli che leggeranno e soprattutto a quello che vorranno recensire! Spero che gli occhi da gatto di Shereck misti a quelli da cerbiatto finito nella tagliola sortiscano ciò che spero ^_^ Un bacio grande a tutti quanti,

_ki_

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=422102