Il tesoro del pirata di maryku (/viewuser.php?uid=38499)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mappa ***
Capitolo 2: *** lo spirito ***
Capitolo 3: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 4: *** Un piccolo sospetto ***
Capitolo 5: *** 5° capitolo ***
Capitolo 6: *** Il furto ***
Capitolo 7: *** 7: la raccomandazione dello spirito ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Akane... rapita?! ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 1 *** La mappa ***
Questa fanfiction è un AU
e potrebbe essere OCC.
Vi devo ricordare che questi
personaggi non sono miei ma appartengono
alla bravissima Rumiko Takashi.
Prologo
*è tutta colpa di quella
stupida mappa, quanto vorrei non
averla mai vista* pensò la ragazza legata con alcune corde
della nave.
Stava versando qualche lacrima;
dov’era lui? Lui che la
faceva arrabbiare ma che la salvava ogni volta, lui che ormai era
entrato nel
suo dolce cuore di fanciulla.
“Non preoccuparti, vedrai
che il tuo ragazzo arriverà presto
a salvarti” disse una voce serpentina.
“Ci puoi scommettere, lui
non si tirerà mai indietro” le
rispose con sfida la ragazza legata.
“Ohh!! Io lo so che
arriverà, lo conosco bene. Ma il punto è
un altro: verrà per te o per il tesoro?”
La ragazza legata la
guardò, non sapendo più cosa
rispondere.
“Visto? Non lo sai neppure
tu…” la voce serpentina cominciò
a ridere di schermo.
La ragazza si mise a piangere con
maggiore evidenza, le
lacrime uscirono a forza da quel bel visino.
*ti prego, anche se non verrai per
me, sbrigati, non ce la
faccio più*
Capitolo 1
“Vorrei 2 ramen
caldi”
“Arrivano subito, signora
Plum”
“sei sempre una ragazza
così dolce, Akane” le disse la
signora Plum.
“Si figuri, è il
mio lavoro”
Akane era una ragazza solare molto
forte e carina, un
concentrato di vitalità senza pari, con capelli lunghi fino
alla schiena, scuri
dalle sfumature blu. Era vestita con il solito grembiule bianco a
sfumature
rosa che usava per lavorare al locale della famiglia, dove lei e la
sorella
Nabiky, ragazza attaccata al denaro e abile calcolatrice, con i capelli
a
baschetto corti, facevano da cameriere, mentre sua sorella maggiore,
Kasumi,
molto dolce e premurosa, capelli lunghi solitamente legati a una coda
di
cavallo bassa che usava portare sulla spalla, preparava i piatti da
servire, e
il padre Soun Tendo, un uomo dal pianto facile, capelli scuri e lunghi,
con un
paio di folti baffi proprio sopra le labbra,gestiva la cassa del locale
e la
palestra di lotta indiscriminata, in cui si allenava anche la figlia
minore,
Akane.
La madre era morta tempo addietro per
una grave malattia, ma
Kasumi aveva sempre pensato alle sorelle minori facendo quasi da
seconda madre.
Due grandi amici della famiglia Tendo
erano il dottor Tofu,
abile guaritore ma che perdeva letteralmente la testa quando vedeva
Kasumi, e
la signora Nodoka, moglie di un amico di Soun.
Sia il dottor Tofu che la signora
Nodoka andavano spesso a
mangiare al locale della famiglia Tendo; proprio come in quel momento.
La signora Nodoka aveva due figli, un
maschio, che si
chiamava Ranma, e una femmina, purtroppo erano andati via col padre
quando
erano ancora molto piccoli e lei non li aveva potuti veder crescere. Di
questo
era triste, ma il marito le aveva promesso che avrebbe fatto diventare
suo
figlio il più virile fra gli uomini e l’amore di
una madre non gli avrebbe
giovato, solo per questo lei li aveva lasciati andare. Girava sempre
con una
strana katana affilata, che toglieva dal fodero quando pensava cosa
avrebbe
dovuto fare se suo figlio non fosse stato il più virile fra
gli uomini, poiché
il marito, nella promessa, aveva detto che se il loro figlio non fosse
stato
virile, sia lui che Ranma, avrebbero dovuto fare hakakiri.(*)
La signora Nodoka aiutava anche
Kasumi a cucinare quando
c’era tanta clientela, mentre il dottor Tofu aiutava a
servire i tavoli,
sperando che non vedesse Kasumi.
La casa era molto carina.
C’erano due piani, quello
inferiore dedicato al locale e alla palestra, mentre il piano superiore
offriva
le stanze da letto e i bagni. Si entrava dalla porta principale per
andare al
locale, aveva circa una dozzine di tavoli ed era un po’
spoglio, ma si
respirava un’aria di familiarità poco conosciuta
in quei tempi bui. I generali
degli eserciti dei diversi mondi erano in lotta fra di loro e ovunque
si
andasse non si vedeva che paura fra la gente. Ma non lì, e
non in quel momento.
“Buongiorno signora Nodoka,
buongiorno dottor Tofu, vi porto
il solito?” Akane si era avvicinata al tavolo dei due con un
bellissimo sorriso
sulle labbra e un taccuino in mano.
“Per me si, Akane. Lei
signora Nodoka?” disse il dottor Tofu
seduto nel tavolo insieme alla signora Nodoka.
“Ma certo,
Akane.” Rispose con un dolce sorriso la signora
Nodoka.
“Buongiorno a
entrambi.”
“Buongiorno
Nabiky” risposero i due.
Nabiky era arrivata dietro ad Akane,
e con lei anche Soun.
“Sono felice di vedere che
venite ancora nel nostro locale”
disse Soun con un sorriso.
“Come non potremmo venire??
I piatti di Kasumi sono sempre
ottimi.”
“Ka- Kasumi” gli
occhiali del dottor Tofu si erano
improvvisamente appannati e continuava a ripetere Kasumi come un ebete.
Fortunatamente dopo qualche minuto si calmò.
Tutti risero e tornarono a
ciò che stavano facendo prima.
Verso sera quando tutti stavano per
andarsene e oltre alla
famiglia Tendo, Kasumi stava in cucina a pulire i piatti, erano rimasti
soltanto la signora Nodoka e il dottor Tofu, entrò uno
strano nonnino tutto
raggrinzito che urlava: “La fine del mondo è
vicinaaa”
A tutti i presenti uscì un
gocciolone dietro la testa.
“Nonno, cosa stai
facendo?” dietro il vecchio era comparso
un giovane di bell’aspetto con capelli scuri e corti.
“Ma come, nipote, te
l’ho detto prima. Ti sei già
dimenticato??”
Il giovane lo guardò con
aria interrogativa e poi chiese:
“Ma tu chi sei?” a quel punto tutti i presenti
caddero a gambe all’aria.
“Come chi sono, io sono tuo
nonno.” “Già è vero sei mio
nonno.” Disse lui battendo un pugno sulla mano aperta.
“Ciao Shinnosuke, e da un
po’ che non ci vediamo.” Disse
Akane al giovane smemorato.
Shinnosuke e il nonno abitavano poco
lontano da lì e venivano
spesso a trovare la famiglia Tendo.
“Ciao Akane” le
rispose lui.
“Cosa è successo
stavolta nonnino?” chiese Akane al vecchio,
che gentilmente usava chiamare nonnino.
“L’altro giorno
ho sentito la morte vicina…” dicendo questo
prese un futon e ci si sdraio sopra “… e ho
ritrovato questa sfera in casa mia,
me l’aveva data un viaggiatore tempo fa.”
Nelle mani del vecchio
c’era una sfera grande poco più di un
pugno tutta dorata. Aveva strani simboli su tutta la sua superficie.
“Il viaggiatore mi aveva
detto che era una mappa, una mappa
molto speciale, indicava la posizione esatta del pianeta del
tesoro…”
“cos’è
il pianeta del tesoro?” chiese Akane curiosa.
“Come puoi non sapere del
famoso pianeta del tesoro??” la
chiese scettica Nabiky.
“Su Nabiky, non fare la
scontrosa, è normale che non sappia
niente” era arrivata anche Kasumi, attirata dal rumore che si
era formato nella
sala.
“Ka-Kasu-Kasumi, cosa ci
fai tu qui?” il dottor Tofu stava
cominciando a dare i numeri, come ogni volta che vedeva o sentiva il
nome
Kasumi.
“Dottor Tofu, io ci abito
qui” le rispose lei con il suo
dolcissimo sorriso.
“Akane”
“si signora
Nodoka??”
“te la racconto io la
leggenda se ti va.”
“mi farebbe un grandissimo
piacere”
le due si misero a sedere e Nodoka,
seguite ben presto da
tutti gli altri, il nonnino ancora disteso sul futon che diceva che
stava per
morire, e Nodoka cominciò a raccontare.
“Tempo fa, esisteva un
pirata che rubava con la sua nave
grandi bottini di tutti i mondi, quelli che avevano la sfortuna di
incontrarlo
dicevano che appariva dal nulla, per poi scomparire senza lasciare
tracce…”
“questo lo sapevo
anch’io, ma cosa centra il pianeta del
tesoro in tutto ciò??”
“Vedi la leggenda dice che
lui nasconse il suo tesoro in un
pianeta molto lontano dalla nostra galassia, a milioni di anni luce da
qui o da
qualsiasi forma vivente intelligente.”
“E io ho la
mappa” concluse il vecchio ancora disteso sul
futon.
“Come si usa?”
chiese in quel momento Nabiky.
“Questo non lo
so” rispose il vecchio facendo andare tutti a
gambe all’aria.
“come non lo sai,
nonnino?” domandò Akane.
“Semplicemente
perché il viaggiatore non me lo ha
spiegato…”
“Allora perché
sarebbe la fine del mondo?” chiese in quel
momento Soun.
“Perché un
momento fa sono arrivate delle persone a
distruggermi casa per avere la mappa…”
“perché no ce lo
hai detto prima?” chiese Soun stavolta con
una faccia gigantesca da Oni(**).
“Ci ho provato, ma voi non
mi avete ascoltato…” stavolta il
vecchietto si era alzato e sembrava più in
forma di prima.
“ma, nonnino non dicevi di
stare per morire?”gli chiese
Akane.
“shhh…”
“cosa
c’è Nabiky?” chiese Soun tornando
normale.
“Non sentite anche voi
degli strani rumori?” rispose lei.
“Si, li sento. Sembrano
rumori di scasso…” disse Akane.
La signora Nodoka si
avvicinò alla finestra per vedere cosa
stava succedendo. Il viso le si sbiancò.
“Scappiamo
immediatamente…” e prese per mano Kasumi coorendo
in Direzione delle scale, seguita da Nabiky e Akane. Il vecchio si
avvicinò
alla porta per vedere chi fosse ma per poco non gli arrivò
addosso una scarica
di energia.
A quel punto tutti corsero sulle
scale per andare al piano
superiore dove c’erano le stanze delle ragazze. Entrarono in
quella di Nabiky.
“dovremmo
lanciarci…” disse con voce malferma il vecchio.
Sotto la finestra della camera
c’era un carro di fieno e due
cavalli che brucavano tranquillamente l’erba.
“Soun, tu prenderai Kasumi;
Shinnosuke tu penserai a Nabiky
e il dottor Tofu aiuterà me e Akane a
saltare…”. La signora Nodoka era molto
agitata e la sua voce era tremante.
“Un
momento…” Nabiky prese una scatolina da sotto il
letto.
“Ecco sono pronta!”
“Forza che arrivano. Al
tre, uno, due…” si sentì un rumore
secco. La porta di ingresso era stata sfondata.
“Tre!” con delle
mosse precise si buttarono tutti.
Atterrarono senza graffi, d'altronde erano tutti, tranne Kasumi e
Nabiky,
esperti di arti marziali.
Il vecchio andò davanti e
diede una frustata ai cavalli che
partirono veloci.
Alcune figure arrivarono davanti alla
finestra della camera,
guardandoli scappare.
“Lasciamoli andare, ci
porteranno loro al tesoro.” Ordinò
una voce serpentina.
Akane si guardò indietro e
vide una figura strana, ritta ma
che incuteva terrore. Riusciva a vedere solo gli occhi, il resto era
offuscato
dall’incendio che avevano appiccato alla casa per entrare.
Erano due occhi
chiari e fessura, come quelli di un serpente. Davano un senso di groppo
allo
stomaco insostenibile.
Akane si girò e
guardò avanti, non avrebbe mai dimenticato
quegli occhi…
L’idea mi piaceva, anche se
non è molto bella, e non sono riuscita
a frenare la fantasia, vi prego di commentare. L’autrice
ringrazia tutti i
lettori. (inchino). Spero di aggiornare al più presto. Nel
prossimo capitolo si
dovrebbe vedere Ranma.
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Capitolo 2 *** lo spirito ***
Vorrei ringraziare tutti per i bellissimi complimenti che mi avete
fatto e chiedervi scusa visto che neanche in questo capitolo si
vedrà Ranma.
lady_inuyasha: grazie
mille eki-chan, anch'io sono una tua fans.
bluevelvet:
ti ringrazio per il tuo comanto e come vedi l'ho continuata.
broken rose: ti
ringrazio per i complimenti.
Laila: ti
ringrazio per il commento, sono contenta che ti siano piaciuti i
personaggi che ho messo. Ho deciso di dare a Ranma una sorella ma non
ti svelo ancora chi è si vedrà fra qualche
capitolo.
Goten: grazie
per il commento.
E adesso vi lascio alla fanfiction e, per favore, ditemi cosa ne
pensate. Non so se continuarla ancora o lasciar perdere.
Capitolo 2
Akane si svegliò con la
schiena dolorante. Sentiva un
movimento sotto di se, come se ci fosse qualcosa in movimento. Poi
ricordò: la
mappa, il nonnino di Shinnosuke che entrava urlando, la scarica di
energia che
poco non investiva tutti quanti, la sua casa in fiamme, il salto dalla
finestra,
quegli occhi di ghiaccio…
Si guardò intorno e vide
che stavano ancora su quel carretto
sul quale erano saltati. Alla guida c’era il dottor Tofu.
Kasumi e Nabiky
stavano dormendo sfinite con la testa poggiata sopra il petto del
padre. Nabiky
teneva ancora in mano quella scatolina che aveva preso prima di
saltare, Akane
si chiese cosa potesse contenere. Accanto a lei disteso di spalle
c’era
Shinnosuke, stava dormendo beatamente, chissà se ricordava
dove stava. Il
nonnino invece teneva compagnia al dottor Tofu, seduto davanti insieme
a lui.
Ma mancava ancora qualcuno, Akane non
riusciva ancora a
vedere tutto perfettamente, aveva la vista appannata dal sonno.
Finalmente la
vide e tirò un sospiro di sollievo. Nodoka stava dormendo in
un angolino
abbracciando la sua fedele katana. Akane sorrise. Erano tutti salvi.
Tirò fuori dalle grandi
tasche la sfera, quella che gli era
costata la casa. Il suo viso divenne triste.
“Non ti conviene buttarla
dopo la fatica che ci è costata”
Akane sentì appena quelle parole, ma comprese il loro duro
significato.
“Dottor Tofu, non volevo
buttarla”
“Piccola Akane, il tuo viso
diceva tutt’altro”
“So perfettamente quante
fatiche è costata, non la butterei
per nulla al mondo”
“Meglio
così”
Akane fece un flebile sorriso che
scomparve poco dopo.
“Dove ci stiamo
dirigendo?”
“Nella mia villa in
campagna”
Akane fece un altro sorriso poi si
chiuse nel silenzio.
Aveva bisogno di pensare.
Dopo pochi
minuti si
riaddormentò per la stanchezza.
“Sveglia Akane, siamo
arrivati.”
Akane aprì gli occhi. Vide
delle figure offuscate. Si
strofino un po’ gli occhi e riconobbe in quelle figure la sua
famiglia e i suoi
amici. Shinnosuke le porse la mano e la aiutò a rialzarsi.
“Ti ringrazio
Shinnosuke”
Entrarono tutti nella villa di
campagna del dottor Tofu, che
molto stranamente non aveva ancora perso il controllo.
“Akane, come
stai?” le chiese dolcemente Kasumi.
“Bene non
preoccuparti” le rispose la ragazza con un sorriso
incerto.
“Vedrai che si
sistemerà tutto” detto questo Kasumi fece un
dolcissimo sorriso e raggiunse il padre che camminava poco avanti a
loro.
Arrivarono alla sala principale. Era
davvero molto bella,
c’era una grande libreria che arrivava fino al soffitto piena
di grandi libri,
un divanetto comodo proprio al centro, alcune poltrone messe a fianco,
un televisore
e un mobile antico.
“Sedetevi prego! Prima che
andiate a rifocillarvi e a
riposarvi dovrei parlare con tutti voi…” Il dottor
Tofu invitò con un gesto
della mano a sedersi tutti sul comodo divano e sulle poltrone.
“Tiro a indovinare, ci
dirà sicuramente qualcosa sulla mappa
del tesoro” disse Nabiky mettendosi a sedere sul divano.
Tutti gli altri la
imitarono tranne il nonnino che si mise dentro un futon e
incominciò a
lamentarsi dicendo che la sua vita stava per finire.
“Perché sono
qui??” chiese Shinnosuke.
“Non preoccuparti
Shinnosuke, piuttosto siediti” gli rispose
dolcemente Akane.
“Certo Akane”
disse prontamente lui sedendosi.
“Bene, ora che ho la vostra
attenzione, vorrei dirvi alcune
cose in più sul pianeta del tesoro…”
Ad Akane non andava di sentire il
dottor Tofu e prese la
sfera dalla tasca, si mise a guardarla con maggiore attenzione. Si mise
a
spingere gli strani simboli sulla sfera. Era così
affascinante stare a guardare
la sfera che cambiava colore, dall’oro
all’azzurrino, poi diventava blu scuro e
infine bianco per poi ricominciare daccapo quel gioco di colori, che
non si
accorse neppure che tutti la stavano fissando e il dottor Tofu aveva
smesso di
parlare.
Quando toccò un punto
preciso della sfera, quella emise
tanti fasci d’energia verdi, sperati in tutte le direzioni.
Akane lasciò cadere
a terra la sfera spaventata. Quando toccò il freddo
pavimento l’energia verde
confluì in un unico fascio di luce proprio sopra la sfera.
Tutti restarono meravigliati e anche
un po’ spaventati da
quella scena, soprattutto quando al posto del fascio di luce comparve
una
donna. Era una bellissima donna sulla ventina d’anni. Aveva
un’espressione
seria in volto. Ma la cosa più incredibile era che le si
riusciva a vedere
attraverso, era trasparente.
“Chi è stato ad
aprire la mappa?” la voce di quella donna
era soave e calda, ma aveva una nota di tristezza e pacatezza che le
incutevano
un fascino di mistero.
“S-sono stata
io…” Akane si avvicinò titubante alla
figura
della donna.
“Tu?? Una
ragazzina… in tanti anni che sono rinchiusa in
quella sfera vengo liberata da una ragazzina?” la voce era
diventata
improvvisamente un pochino più irritata, ma aveva ancora
quell’assurda
pacatezza che aveva prima.
“ma, ma
cosa…” Akane non sapeva che rispondere a quel che
aveva detto la donna.
“Chi è
lei?” Nabiky venne in soccorso della sorella, anche
se di più voleva capire quella assurda faccenda.
La donna la guardò un
po’ stupita ma cominciò a parlare.
“Io sono lo spirito della
mappa del tesoro. Sono rinchiusa
qui finchè un discendente del pirata non trovi il tesoro. Mi
chiamo Erika.” Lo
spirito trasse un piccolo sospiro e poi continuò
“chi mi ha liberata, non
essendo una discendente, ha il dovere di trovare un qualunque
discendente…”
“Vuole dire che Akane
è costretta a fare ciò che dice lei??”
interruppe il discorso il dottor Tofu.
“No. È costretta
a trovare un discendente del pirata.”
“Costretta…??”
chiese Nodoka un po’ sconcertata.
“Si. Non può
tirarsi indietro neanche se volesse, visto che
ormai solo lei può aprire la mappa e farmi uscire per farmi
dire dove si trova
il tesoro”
Tutti stavano fissando la donna.
Nessuno osava fiatare.
“Dove dovrei
andare?” chiese Akane. Era risoluta ma la sua
voce tradiva una certa insicurezza.
“Ti aiuterò a
trovare un discendente del pirata, devi dirigerti
verso la galassia di Antromeda, nella terra dei misteri, per approdare
nel
pianeta Inos. Chiamami solo quando sarai arrivata a Inos, non
prima.” Le disse
Erika con calma.
“devo andare a
Inos…” ripetè Akane, per non
dimenticare
quelle parole
“perché deve
andare sul pianeta Inos? Ho sentito che lì ci
sono molti pericoli e gente poco affidabile…”
Nabiky interruppe di nuovo la
sorella.
“Pochi sanno che il pirata
è nato a Inos, ci sono
probabilità di trovare qualche discendente lì.
Avete tutte le informazioni,
ora, se volete scusarmi, torno nella sfera.”
Detto questo scomparve divenendo di
nuovo un fascio di luce
verde, per poi diventare sempre più piccolo
finchè non scomparve anche quello.
Erano tutti in assoluto silenzio e
guardavano ancora il punto
in cui era scomparsa Erika.
Akane si avvicinò alla
sfera ancora poggiata a terra e la
prese fra le mani.
“Bene… Akane,
domani mattina partiremo per andare su Inos.”
Le disse prontamente il dottor Tofu.
“Partiremo…”
“Io verrò con
te! Non posso lasciarti da sola.”
“Anch’io
verrò, d'altronde è anche colpa
mia…” le disse il
vecchio alzandosi prontamente dal futon e smettendo di lamentarsi.
“Io non ti
lascerò andare da sola Akane… ma dove devi
andare??” le chiese Shinnosuke.
Tutti andarono a gambe
all’aria quando Shinnosuke fece
quella domanda.
“Su Inos,
Shinnosuke.” gli disse Akane.
“Bhe… non posso
venire con voi, ma ho deciso di aiutarvi.
Oggi stesso chiederò a mio marito se lui può
accompagnarvi, ho saputo che di
recente lui e mio figlio sono andati su una nave, e il mio Ranma
è diventato
vice capitano… quant’è
virile…” Nodoka aveva cercato di mantenere un
contegno,
ma era stato più forte di lei. Non era riuscita a non
parlare del figlio.
“la ringrazio signora
Nodoka.” le disse Akane. Era
sinceramente colpita da tutta quella disponibilità da parte
dei suoi amici.
“Molto bene, signora
Nodoka, domani ci imbarcheremo sulla
nave…” il dottor Tofu prese a spiegare cosa era
meglio fare, ma un pianto lo
fermò improvvisamente.
“La mia bambina,
sigh… non posso lasciarla da sola…”
Soun
aveva preso a piangere e si ra aggrappato con le braccia alla vita di
Akane.
“Papà, non
andrò da sola, non devi preoccuparti…”
Akane era
un po’ seccata, ormai non era più una bambina, ma
cercò comunque si
trattenersi.
“Soun, hai sentito
ciò che ha detto quella donna? È così
e
basta e comunque Akane non sarà sola, ci saremo
noi…” il dottor Tofu cercò di
calmare Soun, anche perché quello rischiava di inondargli la
casa.
“sniff…
Va… va bene. Nodoka, fammi parlare con Genma.”
“Purtroppo ho
già attaccato, hanno detto che va
bene…”
rispose la signora Nodoka mettendo il telefono a posto.
“Ha già
telefonato?” le chiese stupita Kasumi.
“Si, Genma è da
un po’ che non si faceva sentire, non gli ho
spiegato nei dettagli, gli ho solo detto che la figlia di Soun e alcuni
amici
avevano bisogno di andare a Inos e visto che era di strada, hanno
deciso di
accompagnarvi.” Disse la signora Nodoka ancora con gli occhi
scintillanti.
“Molto bene, allora domani
si andrà a Inos…” disse
trionfante Akane.
Tutti si
guardarono ognuno con
una sola idea in testa, Inos.
|
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Capitolo 3 *** L'inizio del viaggio ***
Ciao a tutti, eccomi di nuovo qui. Nel capitolo precedente mi sono dimenticata di dirvi che il personaggio dello spirito è dedicato alla mia cara amica eki-chan (qui lady_inuyasha).
ma ora passiamo ai ringraziamenti per i bellissimi commenti:
Goten: si, in questo capitolo finalmente si vedrà Ranma, e anche altri personaggi.
fufy93: grazie per il tuo commento, devo dire che la 'fuoriuscita' della donna è la parte che maggiormente ho curato.
littel: ti ringrazio per il tuo commanto.
Laila: ti ringrazio per i commenti e per il consiglio, proverò a seguirlo, dimmi se questo capitolo ti sembra migliore.
E adesso ho solo da ringraziare anche chi solo legge e non commenta. (inchino) Spero comunque che la storia non vi deluda mai. E ora vi lascio al capitolo.
Capitolo 3
“Sbrigati Akane o faremo
tardi” le disse Kasumi con una
dolcezza infinita.
“Arrivo, devo solo finire
di mettere le cose in valigia” le
rispose Akane.
Kasumi scosse la testa sconsolata.
Akane non si sarebbe
sbrigata tanto velocemente.
Nella camera dove aveva dormito
c’era ancora il letto
disfatto. Non poteva fare altro che stare lì a guardare per
l’ultima volta
quella villa, anche se non era casa sua. Le dispiaceva lasciare un
appiglio
sicuro della sua vita. Sarebbe partita per un viaggio più
grande di lei e per
cosa? Per il discendente del pirata. Neanche le avessero detto che era
lei a
ricevere il tesoro. Ma cosa pensava? Era bello andare via da quella
monotonia
che era stata fino ad allora la sua vita, fare le sue scelte. No, non
era
quello che ora le stava più a cuore. La verità
era che aveva paura di cosa
potesse succedere alla sua famiglia mentre lei era via. Non si sarebbe
mai
perdonata se fosse accaduto qualcosa per colpa sua. Sospirò.
Ora era tardi per
i ripensamenti.
Prese lo
zainetto e la valigia
che erano sul letto e uscì dalla camera.
“Akane dove
sei??” chiamò a gran voce Soun “che non
voglia
salutarmi?”
“Ma no papà,
starà facendo una passeggiata.” Gli disse
Kasumi con un sorriso.
*Accidenti proprio ora dovevo
perdermi, dove saranno gli
altri…* pensò amaramente Akane.
Come poteva essere accaduto? Li aveva
persi di vista solo un
attimo.
Stava dietro a loro quando a un
tratto aveva guardato verso
le navi. Erano grandissime. Somigliavano molto alle navi spaziali di
molti anni
prima ma erano più sofisticate e si poteva uscire da dentro
per andare nello
spazio respirando senza preoccupazioni l’ossigeno anche
uscendo dalla nave
senza tuta. Ormai tutto in tutto l’universo si poteva
respirare liberamente
senza tuta spaziale.
Da quando avevano trovato il modo di
viaggiare nello spazio
senza dover stare sempre rinchiusi dentro le navi, molti generali
avevano
deciso di fare lì le loro guerre, nello spazio infinito, per
non causare
problemi ai pianeti. Ma si era rivelata una stupidaggine.
L’inquinamento era
andato ovunque e in giro si respirava solo aria di morte. Quello dove
vivevano
era uno dei pochi pianeti che si era, in parte, salvato.
Con questi pensieri Akane si era
inconsciamente fermata e
quando aveva girato la testa non li aveva visti più.
E adesso correva a perdifiato per
trovarli.
Stava correndo così
distrattamente che non si accorse di un
passante lì davanti e gli finì addosso.
“M-mi scusi, non
volevo” disse Akane mortificata senza guardarlo
in volto.
Stava per correre di nuovo quando
quello gli serrò il polso.
“Guarda cosa hai combinato,
rimetti tutto a posto…” ringhio
quello.
Davanti ad Akane c’era un
omone alto circa due metri e molto
grosso. Accanto c’era la valigia, ma non era né
sporca né aperta.
“Cosa avrei fatto? Io non
vedo niente di rotto”
“Piccola non li hai gli
occhi? Lo vedi che per colpa tua ho
la camicia tutta sporca del TUO sudiciume. Ora me la devi pulire e dopo
ci
divertiremo insieme…” l’omone strinse
ancora più forte il braccio di Akane.
“Ahia, mi fa male, mi
lasci” Akane cercava inutilmente di
liberarsi, lui era troppo forte. Inutilmente scalciava e si dimenava.
Lui
invece stringeva il suo braccio sempre più forte facendole
ancora più male. Stava
quasi per perdere le speranze che qualcuno si accorgesse di lei quando
sentì
qualcuno.
“Non si trattano
così le signore” a parlare era stata la
voce di un ragazzo.
Tutto a un tratto senti la presa sul
suo polso affievolirsi
e il contatto si ruppe.
Davanti a sè Akane vide un
giovane. Aveva tutti i muscoli
scolpiti, vestiva con degli abiti tipicamente cinesi e portava un buffo
codino,
ma la cosa che più attirò Akane furono i suoi
occhi. Due bellissimi occhi
grigi-blu come un mare in tempesta.
Il ragazzo davanti a lei teneva il
polso dell’uomo che
l’aveva aggredita. L’aveva rigirato e ora si
trovava con il braccio
attorcigliato sotto la stretta potente del ragazzo.
Lui lo lasciò di colpo.
“La prossima volta
prenditela con qualcuno che sa
difendersi”
“Me la pagherai, stanne
certo ragazzino” detto questo l’uomo
se ne andò arrabbiato mentre si massaggiava le parti
doloranti.
Akane guardava l’uomo
andare via. Ancora non ci credeva. Si
era comportata come una stupida. Lei, un’artista marziale che
si faceva beffare
così? Ma cosa le era preso?
“Di solito in queste
occasioni si ringrazia…” il ragazzo con
il codino aveva posato lo sguardo davanti a quello di Akane e la stava
fissando
con intensità.
“Io…
ecco…” Akane si era trovata con quei bellissimi
occhi
di fronte e non sapeva che dire. “Cos’hai, non sai
dire ‘grazie’” il ragazzo le
fece la linguaccia. A quel punto Akane si inferocì.
“Ma come ti permetti, io so
dire grazie, solo che non lo
dico a uno sbruffone come te” Akane era davvero infuriata. Se
prima quel
ragazzo le era sembrato carino adesso gli sembrava solo uno stupido.
“Bel ringraziamento per
averti salvata, non sei per niente
carina. Sei… un maschiaccio…” il
ragazzo aveva gli occhi che gli brillavano di
sfida quando aveva detto quelle parole.
“Ma come ti permetti, sei
solo un cretino” Akane adesso era
ancora più infuriata di prima.
“Akane, sei qui”
una voce familiare la stava chiamando. Lei
si girò vide davanti a se tutti i suoi familiari inclusi la
signora Nodoka e il
dottor Tofu.
“Dov’eri Akane?
Ti abbiamo cercata dappertutto” le disse
amorevolmente Kasumi.
“Niente Kasumi stavo
soltanto parlando con…” Akane si guardò
dietro ma del ragazzo neanche l’ombra.
“Che strano, eppure era
qui…”
“Chi era qui?” le
chiese gentilmente la signora Nodoka.
“No, nessuno. Andiamo,
senno perderemo la nave”
*Che strano però, dove
sarà andato quel ragazzo? Tanto non
lo rivedrò più… ma non l’ho
neanche ringraziato* in quel momento le venne in
mente la sua faccia mentre le faceva la linguaccia *non lo
ringrazierò mai*
E mentre pensava correva insieme ai
suoi familiari in
direzione della nave.
Al contrario delle altre navi, questa
sembrava quasi una di
quelle navi che non si costruivano più da molto tempo che
andavano sull’acqua.
Aveva addirittura le vele e due potenti propulsori.
Davanti c’erano Shinnosuke
e il vecchietto che li stavano
aspettando con impazienza.
“Akane, finalmente sei
arrivata” le disse Shinnosuke.
“Sbrigati o faremo
tardi” le disse in dottor Tofu
prendendole la mano.
“Non preoccupatevi, non si
può ancora partire” disse il
vecchietto disteso sul futon accanto al nipote.
“Che ci fai qui
nonnino?” disse Shinnosuke voltandosi verso
il nonno.
“Come cosa ci faccio qui?
Vengo anch’io con voi”
“Dove andiamo?”
“Nipote smemorato, andiamo
su Inos perché ce lo ha detto lo
spirito, e con noi vengono Akane, il dottor Tofu e Nabiky”
disse il vecchietto
alzandosi dal futon.
“Come, anche
Nabiky?” chiese Akane.
“Si vengo anch’io
e non provare a fermarmi, voglio mettere
le mani su quel tesoro” e dicendo questo i suoi occhi
brillarono
maliziosamente.
Akane la guardò un
po’ preoccupata. Quando sua sorella si
metteva in testa qualcosa nessuno, e dico nessuno, riusciva a farle
cambiare
idea.
“Comunque, come mai ancora
non partiamo?” chiese il dottor
Tofu al vecchietto.
“Bhe… hanno un
problema. Non riescono a trovare il vice
capitano e alcune altre persone fondamentali, senza le quali non
posiamo
partire” disse il vecchietto spostando la sua attenzione sul
dottore.
“Intanto potete mettere i
vostri bagagli nelle stanze” a
parlare era stata una voce gracchiante.
Akane si girò e vide
davanti a se una vecchietta molto bassa
sostenuta da un bastone alto e nodoso.
“Buongiorno, sono Ko-Lun,
ma voi potete chiamarmi Obaba”
disse la vecchietta guardando tutto il gruppetto soffermandosi
particolarmente
su Akane.
“Buongiorno signora
Obaba” le disse il dottor Tofu
avvicinandosi.
“Buongiorno” si
avvicinò anche Kasumi ai due e, come
prevedibile, il dottor Tofu che già faticava a mantenere
anche un briciolo di
controllo, lo perse completamente.
“Mi sembrava una persona
seria e invece… Comunque benvenuti
sulla mia nave, io sono il capitano, anche se l’imbarcazione
appartiene ad
altre persone che verranno con noi” disse la vecchia
guardando storto il dottor
Tofu che parlava con il suo bastone chiamandolo Kasumi.
“A chi appartiene la nave
se posso chiederlo?” disse Nabiki
guardando tutta la nave maliziosamente.
Akane non l’aveva notato
prima, ma doveva ammettere che la
nave era molto bella. Era molto lussuosa, anche se era un po’
particolare. Si
entrava e ci si trovava nella parte più inferiore della nave
nella sala dove di
solito avvenivano le riunioni. Era piena di sedie tutte rivolte verso
la
cattedra.
“Alla famiglia Kuno. I due
nobili fratelli saranno con noi
tutto il viaggio. Detto fra noi, sono tutti e due fuori di
testa…” disse la
vecchia guardando in alto.
“Capitano! È
arrivato…” a parlare era stata una giovane
ragazza mora, aveva una spatola dietro la schiena. Era entrata da una
porta al
lato della stanza e stava guardando Obaba rispettosamente.
“Ti ringrazio Ukyo. Fallo
entrare”
“Non credo sia
possibile”
“E
perché?”
“Sta
‘discutendo’ con
Ryoga”
“Accidenti, ma almeno
possiamo partire?”
“Certamente. Anche subito
se è d’accordo, sono arrivati
tutti”
“Molto bene. Se
è così pregherei ai signori che non devono
venire con noi di scendere dalla nave al più presto. Si
parte fra due minuti” e
detto questo la vecchia uscì con la giovane.
“Allora ci dobbiamo
salutare” disse Akane guardando i suoi
familiari e la signora Nodoka.
“Si cara, purtroppo non
sono riuscita a vedere Ranma, neanche
mio marito, ma non fa niente. Me lo saluteresti tu per
favore?”
“Ma certo signora
Nodoka”
“Akane, SIGH Nabiki, SIGH
bambine mie, tornate presto” disse
Soun mentre cominciava ad inondare la nave.
“Papà, non fare
così. Buona fortuna a tutti. La prego dottor
Tofu, stia attento ad Akane e Nabiki” disse Kasumi.
Il dottor Tofu cominciò a
boccheggiare frasi senza senso
rivolgendosi a una delle sedie li di fianco.
“Andiamo Akane. Ti aiuto a
portare i bagagli” le disse Shinnosuke.
“Si, non preoccuparti
papà, torneremo presto” detto questo i
tre uscirono lasciandoli da soli.
Il dottor Tofu riacquistò
la sua naturale compostezza e
aiutò a portare le valigie fino alle stanze che erano
assegnate.
Uscirono dalla stesa porta da cui
erano uscite Obaba e la
ragazza trovandosi davanti a un corridoio.
Quel corridoio, che serviva per
arrivare alle camere era
stretto, si poteva camminare solo in fila indiana.
Camminavano per il corridoio cercando
la loro stanza,
accanto c’erano tante porte una dopo l’altra.
“T6 T7 T8 eccola qui
T9” il dottor Tofu contava le porte per
potere arrivare alla sua stanza mentre gli altri lo seguivano.
Aprì la porta e si
ritrovò davanti a una camera quasi vuota
se non era per i due letti a castello e i due comodini accanto. Era
strettissima e al lato c’era un bagnetto con una piccolissima
doccia.
“Questa sarebbe la nostra
stanza?” chiese il vecchio
squadrandola.
“Non è un
po’ piccola?” chiese invece Shinnosuke.
“Bhe… noi
abbiamo pagato con lo sconto e in ritardo, perciò
ci hanno dato l’unica che era ancora
libera…” disse il dottor Tofu in
difficoltà.
“Ma… non ci sono
solo 4 letti?” chiese perplessa Nabiki
guardando prima il dottor Tofu e successivamente Akane, che aveva
cominciato a
parlare “Dovremmo dormire con voi?”
“No, a voi è
stata data un’altra stanza. Ora vi accompagno”
disse lui.
Si incamminò lasciando
Shinnosuke e il nonno a mettere a
posto le valigie nel piccolissimo armadio della camera.
Si incamminarono per salire due rampe
di scale. Dopo alcuni gradini
si trovarono di fronte ad un altro corridoio ma molto più
spazioso dell’altro.
“Eccola, B2” il
dottor Tofu aprì la stanza “Bhe… molto
meglio della nostra, lasciate qui i bagagli e venite fuori, ora
dobbiamo andare
sul ponte” disse dopo essere entrato aver messo la valigia
sul letto.
“La stanza adatta a
me” disse Nabiki.
“Entra e lasciala vedere
anche a me” Akane era rimasta
dietro alla sorella e ora cercava di vedere dentro.
Nabiki sbuffò un
po’,ma poi si fece di lato e lascio che la
sorella vedesse quella camera.
La bocca di Akane prese la forma di
una grande ‘O’. Davanti
a se vide una stanza principesca con due letti, uno singolo
l’altro
matrimoniale, a baldacchino e per ognuno un lussuoso comodino in legno.
C’era
anche un grande armadio al lato della stanza. Il bagno, oltre a essere
super
fornito, aveva sia una doccia che una grandissima vasca fornita di
idromassaggio.
“Bellissima…”
disse Akane con un fil di voce.
“Molto
meglio di quella che hanno
affibbiato a loro” disse Nabiki indicando il dottor Tofu.
“Andiamo
ora, dobbiamo parlare con
il capitano” disse il dottor Tofu dandò la chiave
in mano a Nabiki.
“Si” disse
incerta Akane. Era rimasta scioccata da tutta
quella lussuosità. Si era aspettata una camera simile a
quella del dottor Tofu
e degli altri due, invece…
Ma ora non doveva pensarci, doveva
andare dal capitano e
conoscere anche il figlio della signora Nodoka, come si chiamava? Non
se lo
ricordava bene. Pazienza, ora doveva pensare solo ad andare sul ponte.
Uscì dalla stanza e Nabiki
la chiuse con le chiavi.
“Sbrighiamoci, Shinnosuke e
suo nonno ci staranno già
aspettando” disse il dottor Tofu.
Le due annuirono.
All’improvviso si sentirono
rumori di lotta e scricchiolii
sinistri per tutta la nave. I tre si precipitarono sul ponte per vedere
cosa
accadeva.
Davanti a loro videro due ragazzi che
lottavano. Uno portava
una strana bandana gialla tigrata e aveva due lunghi canini.
L’altro, quello di
spalle, portava dei vestiti alla cinese e aveva un buffo codino che gli
ricadeva sulle spalle.
Ad Akane venne un terribile sospetto.
“Voi due. Smettetela
immediatamente” disse Obaba saltellando
con il suo bastone verso i due ragazzi. Al suo fianco c’era
la ragazza di prima
con la spatola.
“Ranma! Ora dovrai
vedertela con me” disse una voce maschile
alle spalle di Akane.
Lei si girò e vide dietro
di sé un ragazzo con gli occhiali
e un kimono lungo e bianco.
“Mousse, stupido. Non
liuscilai mai a battele Lanma” disse
una ragazza con i capelli lavanda che era appena comparsa alle spalle
del
ragazzo con il kimono.
La ragazza si avvicinò a
quel ragazzo che doveva chiamarsi
Ranma.
“Shampoo, come puoi amarlo?
Io sono molto meglio” disse il
ragazzo chiamato Mousse.
“Non è velo.
Lanma è folte e coraggioso, mentle ti sei uno
stipino papelo” rispose la ragazza facendo ondeggiare i suoi
lunghi capelli e
porgendo un asciugamano al ragazzo.
Il ragazzo lo prese e si
asciugò il sudore. Mentre gli altri
non guardavano aveva mandato via il ragazzo con la bandana con un
potente
calcio e quello si stava rialzando a fatica mettendo le sue mani sul
nodoso
legno che faceva da pavimento per il ponte.
“RANMA MUORI”
urlò a fatica rimettendosi in piedi.
“Adesso basta Ryoga, mi
sono stufato” disse il ragazzo col
codino “Facciamo dopo” e si girò di
spalle ringraziando la ragazza per avergli
portato l’asciugamano.
“Saotome, questa
è una nave seria, io Tatewaki Aristocrat
Kuno farò rispettare le regole sulla mia nave, la mia
presenza… ” a parlare era
stato un ragazzo con una buffa uniforme da Kendo e una katana di legno
in mano.
“Ohh… Basta
Kuno!” gli disse Ranma mandandolo ko con un pugno
ben assestato.
“Bravo Ranma caro, togli di
mezzo il mio fratellino
AHAHAHAHAHAH!!!” dietro il corpo di Kuno era apparsa una
ragazza con una tuta
da ginnastica ritmica. La sua risata era isterica e sembrava uscita
fuori di
testa.
“Lascia stale il mio Lanma,
Kodachi” le disse Shampoo.
“Ran-chan non è
tuo Shampoo” le disse Ukyo guardandola
storto.
I loro occhi si incontrarono. Akane
tremò interiormente. Lui
si stava avvicinando, aveva abbandonato la conversazione con
l’altra
ragazza si stava
avvicinando a lei. Ad
Akane venne anche la pelle d’oca, ma cosa stava accadendo?
Perché si
avvicinava? Si coprì gli occhi con le mani per non vederlo.
Lui la sorpassò senza
degnarla di uno sguardo afferrando
appena in tempo la ragazza dietro di lei che stava cadendo con tutto il
secchio
e lo spazzolone per lavare i pavimenti appresso.
La ragazza era davvero molto bella.
Aveva due occhi azzurri
chiarissimi che risplendevano al sole. Una bocca che sembrava una rosa
e un
corpo bellissimo
“Tutto bene,
Sakiko?” chiese lui visibilmente preoccupato
per la ragazza.
“Certo. Grazie Ranma, senza
di te mi sarei fatta molto male”
gli disse lei mentre si rimetteva in posizione eretta e lui la lasciava.
Shampoo era diventata tutta rossa.
Accidenti a quella
ragazza, se non fosse stato per lei avrebbe già conquistato
Ranma.
Akane invece non riusciva a crederci.
Guardava quei due con
gli occhi spalancati per lo stupore. Non sapeva se sentirsi indignata
perché
lui non l’aveva notata o sentirsi contenta che lui non
l’avesse riconosciuta.
“Guarda
chi si
rivede, la ragazzina in pericolo” disse Ranma alla ragazza
ancora immersa nelle
sue riflessioni.
Lei si risvegliò come in
un sogno. Non si era neanche
accorta che lui si avvicinava.
“Ma come ti
permetti” Akane divenne rossa dalla rabbia.
“Ancora non mi hai
ringraziato per l’altra volta” disse lui
fissandola negli occhi.
“Non ringrazierò
mai un cretino come te” disse lei
distogliendo lo sguardo da quegli splendidi occhi blu mare.
“Avevo proprio ragione, sei
un maschiaccio” disse lui
incrociando le braccia dietro al collo.
Akane non ci vide più
dalla rabbia, stava per dargli un
calcio e spedirlo nell’universo quando una mano sulla sua
spalla la fermò.
“Non ti arrabbiare per cose
così inutili Akane, secondo me
sei bellissima” le disse Shinnosuke facendogli un bellissimo
sorriso. Akane
divenne tutta rossa in viso.
“Ma che dici
Shinnosuke” le disse lei ancora rossa, ma
stavolta per l’imbarazzo.
“UH… dicendo
così le hai dichiarato il tuo amore” il
vecchietto era apparso dietro di loro e adesso stava piangendo lacrime
di
gioia.
“Non prendermi in giro
nonnino”
“PIANTALA NONNO”
Insieme lo spinsero e lo fecero
andare contro il muro.
Ranma si allontanò da quel
gruppetto con una strana
sensazione che gli attanagliava le viscere.
Raggiunse Obaba che stava cercando di
calmare Shampoo, Ukyo
e Kodachi dalla lotta che avevano iniziato per Ranma.
“Hei, Obaba”
“Dimmi pure Ranma”
“Tra una settimana dovremmo
fare una sosta, abbiamo qualcun
altro da prendere a bordo” le disse lui guardando quelle tre
litigare.
“Lo so ragazzo. Non me ne
sono dimenticata” disse lei
distogliendo lo sguardo dalla scena di lotta e guardandolo negli occhi.
“Spero solo che non siano
nei guai stavolta…” disse lui
sospirando.
Le ragazze si erano fermate per
qualche momento a guardarlo
sospirare, ma poi avevano ripreso a lottare. A parte Obaba, nessuno
aveva
capito cosa volesse dire.
Akane lo guardò
pensierosa. Chissà chi aspettava.
All’improvviso le venne un
sospetto. E se quel ragazzo era
il figlio della signora Nodoka??
Scosse la testa. Quella cosa non era
possibile.
Assolutamente improbabile.
Ranma guardò la ragazza
scuotere la testa, vide i suoi
capelli muoversi e ondeggiare sul suo bellissimo volto. Rimase un
attimo
incantato da quella visione. Poi, come a volerla imitare, scosse la
testa anche
lui per cacciare i pensieri sulla ragazza.
Obaba lo guardò. Lei
sapeva che sarebbe stato un viaggio
difficile.
“Vai nella sala
comandi” si avvicinò in modo che solo lui
potesse sentirla “Ho bisogno di parlarti” lui le
sorrise e disse “Certo Obaba!”
e si incamminò verso la sua meta.
Akane lo guardò
finchè non sparì dietro la curva delle
scale.
“Akane, vai ad affacciarti
e a salutare la tua famiglia” le
disse il dottor Tofu indicando con una mano Nabiki che già
agitava la mano.
Akane si avvicinò a Nabiki
e vide giù. C’era una grandissima
folla che li salutava. In mazzo riconobbe Kasumi, che le stava
salutando, suo
padre, che piangeva come una fontana continuando a ripetere
“Bambine mie”, e la
signora Nodoka che guardava verso la prua della barca salutando con la
mano e
lasciando cadere qualche lacrima.
Akane non capì come mai la
signora Nodoka piangeva, ma
appena la signora si girò verso le due ragazze, Akane
cominciò a scuotere le
braccia con vigore.
In quel momento era veramente felice,
ancora non sapeva che
la parte difficile del viaggio sarebbe iniziata l’indomani,
ma per quello c’era
ancora tempo.
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Capitolo 4 *** Un piccolo sospetto ***
Eccomi di nuovo qui, per vostra fortuna, o sfortuna, sono tornata prestissimo col quarto capitolo. Come ma questo prima degli altri?? Perchè è un piccolo capitolo, non ha molte righe e mi serve per andare avanti con la storia. Non succede niente di ultra emozionante. Forse alcuni di voi rimarranno delusi o mi vorranno uccidere... Spero che non accada ^^
Comunque ci tengo a ringraziare di cuore coloro che hanno commentano.
Laila:non avevo pensato che questa fanfiction fosse un misto fra Ranma e Dragonball... ti ringrazio per il sito, mi è stato d'aiuto ^^ e ti ringrazio anche per i consigli. Sono felice che ti piaccia la storia e spero che non deluda mai.
Goten:ti ringrazio per i commenti che mi lasci sempre
littel:ringrazio anche te per il commento. sono contenta che lo scontro fra quei due sia cominciato bene.
E adesso vi lascio al capitolo. ma prima ringrazio anche chi solo legge (inchino). Fatemi sapere che ne pensate.
Capitolo 4
Ranma guardava fuori dalla grande
finestra della sala
comandi la madre salutarlo con le lacrime agli occhi. Quando la donna
spostò lo
sguardo altrove, la porta si aprì ed entrò Obaba.
“Sapevo che avresti
salutato tua madre, Ranma” gli disse
Obaba.
“Cosa dovrei fare? Fare
finta di non averla vista?” le disse
lui continuando a fissare avanti.
“Accendi i motori, partiamo
subito”
“Di cosa mi volevi
parlare?” disse lui sedendosi sulla sedia
e cominciando la procedura per accendere i propulsori.
“Soprattutto della ragazza
che tu hai chiamato maschiaccio”
Lui la guardò
interrogativo. Si era aspettato tante cose ma
non che Obaba gli volesse parlare proprio di quella ragazza.
“Cosa
c’entra??”
“La dovresti smettere di
fare sempre domande, piuttosto
ascolta” le disse lei facendolo azzittire.
“Quella ragazza porta
sempre con se una cosa molto potente,
se i miei calcoli sono esatti, siamo tutti in
pericolo…” pronunciò grave
guardando un punto indefinito del pavimento.
“Co-cosa significa questo
Obaba?” chiese Ranma un po’
riluttante mentre faceva partire l’imbarcazione.
“Significa che tu la dovrai
sorvegliare e non deve accaderle
niente di male. Se le succedesse qualcosa forse sarebbe la fine
dell’intero
universo” disse Obaba guardando il ragazzo negli occhi
“Domani parlerò con quel
signore, il dottor Tofu. Dovrà spiegarmi molte
cose” gli riferì poi.
“Si, si. Alla fine tra te e
mio padre non si sa chi mi
utilizza di più” disse lui un po’
annoiato.
“Ranma, io ti ho cresciuto
come un figlio, non avrei bisogno
di metterti in pericolo senza un buon motivo, appena saprò
qualcosa ti farò
sapere” affermò lei mentre la voce le si
incrinò un po’.
Ranma guardò Obaba con un
po’ di disappunto ma alla fine si
arrese.
“E va bene Obaba, hai vinto
tu. Da domani quella ragazza
sarà sotto la mia supervisione”
“Bravo ragazzo, vedrai che
non ti annoierai. So
perfettamente cosa nascondi…” disse lei
guardandolo con una punta di malizia.
“Ma-ma cosa
dici??” disse lui arrossendo appena.
“Su forza, siamo stati
anche troppo a parlare, dobbiamo
allenarci” disse lei cambiando discorso.
“Obaba, che volevi dire con
la frase di prima??”
“L’allenamento…”
“Comunque si sono spostati.
Ci raggiungeranno loro solo fra
un mese…” disse lui mettendo il pilota automatico
e alzandosi dalla sedia.
“Meglio così per
noi…”
“Obaba” la
rimproverò guardandola un po’ storto.
“L’allenamento”
“Ok,
ok, ho capito” e
cominciarono ad allenarsi per tutto il resto della giornata. Ma una
figura
davanti alla porta aveva ascoltato tutto il discorso e adesso si stava
allontanando con un ghigno malefico sulla faccia
*Questa non ci
voleva, adesso
sarà più difficile il mio intento. Ma non mi
preoccupo. Se le cose vanno avanti così
il tesoro sarà mio a breve* e dopo aver
pensato questo, la figura misteriosa si mise a ridere sguagliatamente.
Alcuni raggi di una stella vicino a
loro entrarono nella
camera di Nabiki e Akane.
Quest’ultima si
svegliò appena quei dolci raggi toccarono il
suo viso angelico.
Aprì piano gli occhi e
vide sull’uscio della porta una
figura non ben definita. Si strofinò forte gli occhi per
vedere meglio e vide
il ragazzo più odioso che avesse mai conosciuto, Ranma.
“Cosa ci fai qui?? Non sai
che potrei anche mettermi ad
urlare??” disse lei fredda.
“E allora perché
non urli??” la sfidò lui.
“Bhe… co-
comunque non dovresti stare qui. E non hai
risposto alla mia domanda” rispose perdendo un po’
della freddezza di prima.
“Sono venuto a svegliarti,
ho anche bussato più volte, ma
voi non aprivate, e così sono entrato” disse con
il tono più naturale del
mondo.
“Questa e pur sempre la
camera di una ragazza e adesso esci
che mi devo vestire, maniaco” disse lei alquanto furiosa.
“Ma chi vorrebbe vedere un
maschiaccio come te??” la provocò
lui.
“FUORI”
gridò lei lanciandogli appresso il cuscino.
Lui lo prese e uscì fuori
“Ti aspetto sul ponte tra cinque
minuti” esclamò prima di chiudere la porta.
“È
insopportabile” disse Akane a denti stretti “Ma chi
si
crede di essere quello la?”
“Il vice
capitano??” le suggerì Nabiki.
Akane guardò in direzione
della sorella e la vide che si
stava alzando dal letto singolo. La notte prima aveva voluto dormire
lì perché
era il letto più comodo e Akane non aveva avuto nulla da
obiettare.
“Ti abbiamo svegliata
Nabiki?”
“No, ero già
sveglia” rispose alzandosi e andando verso il
bagno. Aprì l’acqua della vasca e tornò
nella stanza.
“Comunque, lui sarebbe il
vice capitano?? Allora è il figlio
della signora Nodoka”
“Si, non l’avevi
capito sorellina??” chiese stupita.
“Speravo di no”
disse sconsolata.
“Non ti conviene farlo
aspettare troppo, potrebbe farti
scendere dalla nave. D’altronde noi siamo un po’
degli infiltrati qui”
“Vieni con me?”
la implorò con i luccichii agli occhi.
“Non posso. Il capitano ha
chiesto a me e al dottor Tofu di
parlare con lei ieri sera” le ricordò andando
verso l’armadio e cominciando a
scegliere fra i vestiti che il giorno prima aveva messo in ordine.
“Ah già,
è vero” disse scendendo dal letto e andando
anch’ella verso l’armadio.
“Però ti auguro
buona fortuna” esclamò mentre metteva sul
letto una camicetta beige.
“Me ne
servirà molta Nabiki” dichiarò
sconsolata.
Ranma era appena uscito dalla stanza
di Akane. Si appoggiò
alla porta della camera lasciando cadere il cuscino per terra. Senza
neanche
accorgene ascoltò ciò che disse Akane.
“È
insopportabile, ma chi si crede di essere?”
Ranma sentendo quella frase
provò una stretta lancinante al
petto. Non sapeva neanche il perché, ma sentire quelle
parole gli aveva fatto
male. Si scostò dalla fredda porta e cominciò a
correre in direzione delle
scale, quando sbattè contro qualcosa.
Caddè sul pavimento mentre
la cosa, o meglio la persona, si
schiantò su di lui.
Ranma alzò gli occhi e la
vide.
“Sakiko, tutto a
posto??” chiese lui aiutandola ad alzarsi.
“Si Ranma. Mi dispiace
dovevo stare più attenta” disse lei
con una vocina flebile.
“Non è colpa
tua, sono io che avrei dovuto guardare dove
andavo. Ma dimmi, che ci fai qui?? Non dovresti essere nelle
cucine??”
“La signorina Kodachi mi ha
chiesto se poteva pensare lei a
preparare i tavoli quest’oggi e io non ho potuto
ribattere” sorrise in direzione
del ragazzo.
“Vogliamo camminare un
po’?” chiese impacciato.
“Certo” disse lei
sorridendogli radiosa.
Cominciarono a camminare per i lunghi
corridoi
dell’imbarcazione.
“Ranma, dimmi la
verità. Tu sei preoccupato per qualcosa”
chiese lei ad un certo punto fermandosi di botto “Non parli,
te ne stai in
disparte, sei triste oggi. Che ti è successo?”
“Non è niente
Sakiko” rispose lui.
“Con me puoi parlare, non
dirò niente a nessuno, promesso”
giurò lei guardandolo fisso.
Lui non voleva palare di cose private
con Sakiko, era da
poco che si conoscevano. Ma al suo sguardo non resistette e
optò per dirgli
solo in parte cosa lo impensieriva.
“Forse sono solo pensieroso
perché ieri ho visto mia madre
dopo tanto tempo e non l’ho potuta neanche salutare per bene.
Ci siamo visti
solo per pochi secondi” rispose lui.
“Non ti preoccupare di
questo, vedrai che tua madre avrà
visto quanto sei virile. Non pensarci, ora sei il vice capitano. Devi
pensare
solo a questo e alla tua giurma, capitano” lei gli sorrise
rassicurandolo.
Le parole di Sakiko avevano avuto un
buon effetto su di lui,
adesso si sentiva un po’ meglio. Ma le aveva mentito. Non era
quello a rodergli
dentro, o comunque non solo quello. La frase di Akane lo aveva colpito
al cuore
e ancora gli faceva male. Era strano pensare a quella ragazza. Gli
piaceva
prenderla in giro e vederla ribattere. Gli piaceva vedere la sua
reazione, il
suo fuoco dentro. Forse gli piaceva lei… scosse con forza la
testa mentre
Sakiko lo osservava un po’ stupita.
“Tutto a posto
Ranma?” gli chiese preoccupata.
“Si scusa. Ho un
po’ di pensieri. Comunque grazie Sakiko,sei
arrivata da poco ma già sei diventata mia amica. La
chiacchierata mi ha fatto
bene. Ora scusami che devo andare sul ponte” lo disse tutto
d’un fiato.
“Certo Ranma. Ci vediamo
dopo” lo salutò dandogli un piccolo
bacino sulla guancia “E non preoccuparti troppo”
“C-certo…”
rispose lui girandosi e cominciando a correre.
Non voleva farle vedere di essere arrossito.
Corse finchè non
arrivò sul ponte. Lì trovò Akane che
lo
aspettava e lo guardava beffarda.
“Fai tante storie a me, ma
poi sei tu il primo ad arrivare
in ritardo” gli disse lei guardandolo con aria di sfida.
“Ho le mie buone ragioni.
Ora ti affiderò a Shampoo e Ukyo
per qualche giorno”
“Cosa? Io non sono una
bambina” affermò lei guardandolo in
cagnesco.
“Mi dispiace ma sei stata
affidata a me, e io ti affido a
loro” le rispose lui sfidando il suo sguardo.
Lei lo guardò
all’inizio sostenendo quello sguardo, ma poi
si perse in quei bellissimi occhi blu cobalto.
Dopo i primi sguardi Ranma non
resistette più, anche lui si
perse in quegli occhi nocciola pieni di vitalità.
Entrambi fissavano l’altro
mentre una strana attrazione li
faceva avvicinare piano piano l’uno all’altra. I
loro visi erano a pochi
centimetri di distanza e le loro bocche socchiuse.
Il loro coloritosi accese di un rosso
poco accennato sulle
gote e i loro occhi giocavano per vedere chi per primo avrebbe
abbassato lo
sguardo.
“Ranma, Obaba ti
vuole” la voce di Sakiko li interruppe e i
due si separarono andando a finire a due lati opposti della nave,
entrambi
rossi in viso.
“Digli che fra poco
arrivo” le disse lui.
“Certamente”
rispose lei sparendo sotto le scale.
“A-allora. A-adesso
v-vieni. Ti porto da Ukyo e Shampoo” le
disse lui balbettando un pochino.
Akane non disse niente ma lo
seguì mentre lui scendeva le
scale. Cosa le era successo? Lei non si era mai sentita così
strana. Quel
ragazzo a volte la faceva sentire triste, altre felice. Non le era mai
successo
con nessun altro prima d’ora. Si impose di rimanere calma e
pensare solo a
quale compito le avrebbero affidato le due ragazze conosciute il giorno
prima.
Non ci aveva parlato molto. Bhe… non aveva parlato molto con
nessuno. Il giorno
prima, dopo la cena, al contrario degli altri, era salita presto in
camera sua
e si era messa a fissare la sfera dove riposava lo spirito di Erika.
Erika era stata chiara, non avrebbe
dovuta chiamarla se non
quando sarebbero arrivati su Inos. Ma lei si sentiva irrequieta, come
se
qualcuno seguisse ogni suo movimento e la studiasse. Ma non
c’era nessun
pericolo. Con questi pensieri si era messa il pigiama e si era messa a
dormire.
“Eccoci” la voce
di Ranma la risvegliò dai suoi pensieri.
Erano arrivati davanti a un portone
di legno. Ranma bussò e
gli aprì la ragazza dai capelli color lavanda.
“Lanma, che bello
rivedelti. Sono molto felice” escamò al
settimo cielo.
“Shampoo, dovresti farmi un
favore. Tu e Ukyo dovreste
occuparvi di questa ragazza per alcuni giorni” Shampoo
guardò dietro a Ranma e
vide la ragazza del giorno prima.
“Non so Lanma. Non voglio
stale con la spatolona”
“Shampoo, è solo
per pochi giorni” la implorò lui.
“E va bene. Lo
falò pel te amole” e lo abbracciò forte
premendo il suo corpo contro quello di Ranma.
Appena Akane vide quella scena le
salì dentro una rabbia
incontrollabile. Non capiva cosa fosse. Forse era gelosa… ma
neanche per idea.
E poi, gelosa di quello stupido. Mai.
Ma guardandoli non ne era
più tanto sicura…
“Adesso basta
Shampoo” le ordinò Ranma staccandosi da lei.
“Shampoo, non toccare
Ran-chan” disse Ukyo appena arrivata
da dietro Akane.
“In perfetto tempismo Ukyo,
ora vi occuperete insieme di
Akane” sorrise alle due ragazze che non poterono rifiutarsi
di aiutare il loro
Ranma “Non preoccuparti Akane, sei in buone mani”
le disse dandole una pacca
sulla spalla.
“Ranma, Obaba dice che se
non vai subito da lei oggi ti fa
saltare la cena” Sakiko era ricomparsa dietro ad Akane.
“Eccomi Sakiko!”
disse lui correndole incontro.
Insieme si avviarono verso la sala
del comandante.
“Bene, bene. Ora sei sotto
la nostra supervisione. Shampoo,
cosa le facciamo fare?” chiese Ukyo alla ragazza
lì di fronte.
“Visto che è
nuova, facciamole lavale il pavimento del
ponte” suggerì Shampoo guardando Ukyo.
“Ok, cominciamo con
qualcosa di facile” disse Ukyo “Scusa
Shampoo, occupatene tu per le prossime 2 ore, ho degli affari urgenti
di cui
devo occuparmi, se non li faccio Obaba si arrabbia”
“Ok, Ukyo. Ma dopo tocca a
te”
Ukyo si allontanò
lasciando Akane e Shampoo da sola.
“Tieni”
tirò lo spazzole e il secchio a Akane “entlo
stasela
dovrai avel pulito tutto il ponte”
“Tutto?”
“Si calina, non ci vuole
molto”
“Va bene. Mi metto subito
all’opera”
“Non posso seguilti pel
ola. Più taldi vellò a vedele come
te la sei cavata” la informò la ragazza.
“Vado” disse
Akane un po’ amareggiata.
Si incamminò verso e il
ponte e appena arrivata cominciò a
pulire.
Di certo non si era aspettata un
lavoro così duro.
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Capitolo 5 *** 5° capitolo ***
Prima di tutto chiedo scusa per il ritardo, per questo capitolo ci ho messo davvero tanto, mancaza di ispirazione, inoltre adesso ho il computer completamente fuori uso (infatti non sono a casa mia) peciò ci metterò tanto a mettere il prossimo capitolo.. mi dispiace per quelli che mi seguono, ma cercherò di aggornare quando mi sarà possibile, in tanto l'ho portato ad aggiustare. Comunque ho fto il capitolo più lungo per farmi perdonare.
E adesso i ringraziamenti:
fufy92: anch'io la penso come te, ti ringrazio per il commento e spero che commenterai anche questo.
littel: senza intrusioni non sarebbe Ranma, o no?? Grazie per il commento e spero che ti piacerà anche questo capitolo. Laila: ti ringrazio mille per i complimenti, non mi aspettavo che quel capitolo piacesse tanto... spero che commenterai ancora. Fallen Star: mi fa molto piacere che ti piaccia la mia storia, e sono anche contenta che tu abbia commentato, fammi sapere se ti piace anche questo capitolo.
Un ringraziamento speciale va alle persone che hanno messo la storia tra i preferiti, cioè:
alexis_92
lady_inuyasha
Vi lascio alla storia, e commentate in tanti ^__-
Capitolo 5
Ranma camminava velocemente insieme a Sakiko per arrivare in tempo. Obaba l’aveva chiamato e se non si sbrigava rischiava di farla arrabbiare, e lui sapeva perfettamente che non era proprio una buona idea mandarla su tutte le furie proprio quando era preoccupata per qualcosa.
Arrivò davanti alla sala comandi, quella sala piena di pulsanti e leve dove avevano parlato anche il giorno prima.
Ranma aprì la porta e tutti i presenti si girarono verso di lui.
C’erano Nabiki, il dottor Tofu, Shinnosuke, suo nonno e ovviamente Obaba che, come previsto, gli lanciò un’occhiataccia.
Ma in quella stanza c’era una figura di troppo.
“Ryoga, cosa ci fai qui?” chiese Ranma con la sua solita strafottenza.
“Niente di che, stavo facendo una passeggiata e…”
“Ti sei perso come al solito” concluse Ranma per lui.
“No, ma che dici…” cercò di non far notare l’evidenza, ma uno sguardo di superiorità di Ranma lo fece arrendere.
“Qualcuno mi può accompagnare in camera??”
“Sakiko, mi faresti il piacere di accompagnarlo tu?” le chiese Obaba.
“Ma io… veramente…” tentennò Sakiko guardando tutti i presenti.
“Dai vai Sakiko, non preoccuparti” le disse Ranma.
“Va bene Ranma. Andiamo Ryoga, ti accompagno” disse al ragazzo sorridendo radiosa.
I due uscirono e Obaba poté parlare tranquillamente.
“Ora che ci siamo tutti vi dirò perché vi ho chiamato qui. La vostra compagna di viaggio corre un grave pericolo e io non so se voi ne siete a conoscenza o meno” spiegò brevemente ai presenti.
Nabiki aveva preso un pacchetto di patatine e le stava sgranocchiando mentre aspettava che qualcuno rispondesse. Shinnosuke si grattava la testa mentre chiedeva al nonno come mai erano su quella nave tanto strana e il vecchio si disperava che suo nipote fosse così smemorato.
L’unico che cercava di parlare ma non vi riusciva era il dottor Tofu che si era seduto fra Shinnosuke e suo nonno che litigavano e coprivano le sue parole.
“Credo che ci metteremo più del previsto” sussurrò Ranma divertito ad Obaba.
Lei sbuffò un po’ guardando quella scenetta che in un’altra occasione sarebbe sembrata anche divertente, ma che in quel momento le dava solo un grande senso di sconsolatezza.
Era passata 1 ora da quando Shampoo le aveva lasciato l’amaro compito di pulire a fondo tutto il ponte.
In quel momento Akane aveva deciso di non ribattere, cos’era pulire un ponte dopotutto? Lei ogni giorno doveva pulire tutti i tavoli del suo locale, tutte le sedie, il pavimento, aiutare a pulire la cucina, sparecchiare, apparecchiare. Non era di certo una ragazza che stava tutto il giorno senza fare niente. Eppure non si era aspettata che fosse così sporco. Come minimo erano cent’anni che non veniva pulito.
C’erano incrostazioni ovunque, grasso che colava dappertutto e, ciliegina sulla torta, l’albero maestro era stato oliato in eccesso. Aveva anche trovato un osso ammuffito, pieno di pezzetti di carne. Era davvero disgustoso.
Akane si chiese sempre di più chi le facesse fare quell’ignobile lavoro di pulizia. Ranma, era tutta colpa sua. Aveva detto che era stata affidata a lui, ma lei non era una bambina. Ne avrebbe parlato con il dottor Tofu e con il capitano.
“Ti hanno dato il compito più duro, la prima volta per pulire il ponte ci ho messo 3 giorni” la voce che le arrivò alle orecchie era dolce e gentile.
Akane si girò, aveva il viso tutto macchiato, e guardò in volto la ragazza. La cosa che le fece più effetto furono gli occhi, chiarissimi, che riflettevano alla luce del sole.
La testa le fece male e si portò le mani sulle tempie per calmare il dolore.
“Tutto ok?” le chiese la voce di un ragazzo.
Akane non lo aveva notato, troppo presa a guardare gli occhi di Sakiko, ma dietro c’era quello strano ragazzo con i denti appuntiti.
“Si, sto bene” rispose Akane.
“Per fortuna, ci stavamo preoccupando. Ryoga, io torno di là” lo informò Sakiko cominciando a incamminarsi.
“Va bene Sakiko” rispose il ragazzo facendole appena un cenno con la mano.
“Sicura che vada tutto bene??” le chiese di nuovo premurosamente il ragazzo.
“Ma certo” le rispose lei con un sorriso “A proposito noi non ci siamo ancora presentati, io sono Akane. Il tuo nome è Ryoga, giusto??”
Ryoga guardò rapito la ragazza davanti a se. All’inizio non ci aveva fatto caso, ma era davvero carina. Quei capelli lunghi che le incorniciavano il viso che, seppur macchiato, restava angelico, la bocca piccola a forma di cuore e gli occhi nocciola pieni da vitalità. Si sentì mancare il fiato e cominciò a balbettare.
“Ehm.. i-io si. M-mi chiamo Ryoga”
“Piacere di averti conosciuto, ora scusa, devo tornare a pulire, se non finisco entro un ora Shampoo me la farà pagare” disse Akane guardando sfiduciata il ponte che ancora non era pulito.
“Se vuoi ti posso dare una mano” si offrì Ryoga facendole un sorriso che risaltava i suoi lunghi canini.
“Magari. Ma non ti caccerai nei guai??”
“No, non preoccuparti”
“Allora tieni” gli disse porgendogli lo spazzolone “Mettiamoci al lavoro, Ryoga”
“Certo, Akane” le rispose lui, felice.
----
Ranma e Obaba erano ancora nella stanza dei comandi. Dopo qualche minuto, la vecchia aveva preso il bastone e l’aveva sbattuto sulla testa di Shinnosuke e del vecchietto, che adesso stavano in silenzio a massaggiarsi le parti doloranti. Nabiki aveva appena finito il suo pacchetto di patatine e adesso ascoltava con attenzione il dottor Tofu spiegare la storia dal principio, dal ritrovamento della sfera all’imbarco sulla nave.
“Ed è così che siamo arrivati qui” concluse con tono solenne.
“Allora i miei sospetti erano fondati. La mappa alla fine è stata ritrovata”
“Obaba, tu sapevi che Akane era in possesso della mappa??” chiese Ranma un po’ spaesato.
“Non ne ero convinta ma lo immaginavo” fu la semplice risposta della vecchia.
“Ecco perché mi hai chiesto di sorvegliarla…”
“Ora dov’è?” gli chiese Obaba
“Nelle mani di Ukyo e Shampoo” rispose lui meccanicamente, senza pensarci.
Obaba all’inizio lo guardò credendo fosse uno scherzo, poi comprese che il ragazzo non voleva scherzare, ma era serio.
“Mi spieghi perché l’hai affidata a quelle due??” lo sgridò quasi urlando facendo sentire la sua voce gracchiante.
“Credevo fosse una buona idea” cercò di scusarsi, ma Obaba lo precedette e gli rifilò una bastonata in testa.
“Mi mancava colpirti con il bastone” disse divertita fra le risate di Nabiki.
“Non è divertente” rispose lui mentre si toccava il bernoccolo che era uscito a causa del colpo inferto da Obaba.
“Da domani la terrai d’occhio e farai in modo che non le succeda nulla” tuonò Obaba guardando seria il ragazzo e facendo sparire la nota scherzosa di poco prima.
“Non per contraddirla, ma Akane non è una ragazza debole e inoltre è molto orgogliosa, non credo accetterà volentieri la vostra protezione” disse Nabiki appena le si calmarono le risate.
*Me ne sono accorto* pensò Ranma ricordando il momento in cui l’aveva salvata. Era strano… all’inizio aveva pensato che fosse una ragazzina, la solita che si faceva catturare dal maniaco di turno ed era troppo debole per liberarsi. Ma dopo che aveva preso il polso dell’uomo aveva cominciato a ricredersi, era davvero forte quel porco. Se non fosse stato l’esperto di arti marziali che era avrebbe faticato a mandarlo via, forse non sarebbe nemmeno riuscito a salvare Akane. Poi lei gli aveva risposto con quel tono orgoglioso non facendosi mettere sotto da lui. Senza accorgersene la ragazza aveva fatto breccia nel suo cuore. Forse proprio per questo aveva deciso di andarsene appena si era distratta, forse perché aveva paura di legarsi a qualcuno. Anche quando, sulla nave, aveva salito le scale mentre lui combatteva con Ryoga, l’aveva riconosciuta subito. Anche se prima era scappato, in quel momento voleva di nuovo andare da lei, stuzzicarla, vedere i suoi occhi pieni di vitalità, non capiva perché ma aveva voglia di farlo, però stava lottando contro Ryoga. Aveva concluso in fretta lo scontro proprio per parlarle, ma era arrivata Shampoo, poi Kuno, Ukyo, Kodachi, Mousse… e quando credeva di essersi liberato di tutti aveva visto Sakiko cadere. Ora si chiedeva chi fosse quel Shinnosuke per Akane, un amico o qualcosa di più??
Ranma si diede dei piccoli schiaffetti da solo per calmare quei pensieri che non si addicevano a uno come lui. Come poteva pensare che Akane significasse qualcosa per lui oltre alla persona che possedeva la mappa e che serviva per trovare il tesoro??
“Parlerò io con Akane, le spiegherò i pericoli che corre” disse il dottor Tofu.
“Ragazzo, non credo che tu sia il più adatto a parlarle. Sarà Ranma a farlo” pronunciò Obaba in modo che nessuno potesse obiettare.
“I-io Obaba?? Quella ragazza non mi ascolterà mai se glielo dico io” spiegò lui.
“La mia decisione è già stata presa. Oltre a parlarle, la allenerai anche, non voglio sentire discussioni” Obaba si girò di spalle e andò verso la porta. La aprì e si trovò davanti Sakiko.
“Sakiko cosa ci fai qui??” chiese la vecchia
“Sono appena arrivata, ho accompagnato Ryoga”
“Bene. Allora vieni con me”
“Certo Obaba” e le due si incamminarono chiudendo la porta. Ma prima che si fosse chiusa del tutto Sakiko lanciò uno sguardo rassicurante a Ranma.
Dal canto suo, il ragazzo stava ancora fissando il punto in cui Obaba e Sakiko erano uscite. Doveva parlare e allenare Akane? Stare quasi tutto il giorno con lei?
“Ranma, giusto??” chiese Nabiki interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Il ragazzo non rispose ma annuì soltanto con la testa.
“Buona fortuna con mia sorella, ne avrai bisogno”
“Nabiki, non spaventarlo. Ranma, Akane è una ragazza generosa e gentile” esclamò il dottore.
“E anche violenta, testarda, orgogliosa…” continuò la ragazza.
“Akane è una ragazza molto carina invece” Shinnosuke all’inizio aveva seguito tutto il discorso ma poi aveva deciso di prenderne parte difendendo Akane.
“Shinnosuke ha ragione!!” esclamò suo nonno.
Ranma guardava tutti i presenti, difendevano Akane con molta foga mentre lui stava completamente zitto.
Quando Ranma si era finalmente deciso di dire qualcosa, Shinnosuke guardò tutti i presenti soffermandosi su Ranma e facendolo zittire.
“Ma tu chi sei??” tutti finirono a gambe all’aria mentre Shinnosuke si chiedeva cosa avesse detto di male.
----
“Mi sembra che sia venuto bene” disse Akane guardando prima tutto il ponte e successivamente Ryoga.
Ci avevano messo un po’ di tempo, soprattutto perché il ragazzo continuava, per il suo pessimo orientamento, a pulire zone già pulite, a non trovare il secchio dell’immondizia anche quando ce lo aveva dietro, una volta stava per arrampicarsi sull’albero maestro perché non trovava più Akane quando lei era lì di fianco a lui. Ma alla fine ce l’avevano fatta!! Tra una risata e l’altra dopo circa un’ora avevano finito di pulire il ponte.
“Scherzi, non era mai stato così pulito” disse il ragazzo.
“Ha ragione. È da poco che sono qui, ma non avevo mai visto il ponte splendente” sulle scale c’era Mousse, quel ragazzo con il kimono bianco e gli occhiali, innamorato di Shampoo.
“Mousse che ci fai tu qui??” chiese Ryoga.
“Non scherzare Ryoga, io farei di tutto per Shampoo” esclamò con gli occhi che gli brillavano.
“Ma lei non fa niente per te”
Mousse guardò storto Ryoga ma decise di non ribattere.
Akane era stata a guardare i due ragazzi che discutevano fra loro, senza intromettersi. Era rilassante sentirli parlare.
“Allora, Akane, come ti trovi qui?? le chiese Mousse.
“Abbastanza bene, se non fosse per uno stupido vice-capitano"
“Intendi Ranma?? Non pensare che lui sia solo presuntuoso, orgoglioso, insensibile e arrogante. Ranma ha anche i suoi lati positivi” Mousse si fermò un attimo a riflettere “Forse non sono la persona più adatta a dirtelo visto che passo la maggior parte del tempo a lanciargli sfide, ma ti posso assicurare che si farebbe in quattro per salvare un amico”
“Ma…” cercò di dire Akane.
“Non fare così, lo so che è difficile da credere, ma dagli una possibilità”
“Non lo starai dicendo solo per farmi avvicinare a lui così Shampoo sarà tutta per te??” chiese Akane.
“Bhe… devo ammettere che lo spero” disse Mousse non nascondendo la verità sotto le sue parole.
“Mousse, Smetti di fare il lavativo, anche tu hai da fare” si intromise Ryoga.
“Anche tu Ryoga sei stato qui invece di fare il tuo dovere”
“Ok hai vinto. Mi accompagni per piacere?”
“Va bene” disse Mousse andando verso le scale ma sbattendo durante il percorso contro l’albero maestro mentre Ryoga andava dall’altra parte.
Akane cominciò a ridere. Quei due le avevano fatto tornare il buon umore e sperava di aver trovato due nuovi amici.
“Ohh, dolce creatura, in tutta la mia vita ne ho viste poche belle e fiere come te, e ancor meno mi hanno fatto battere forte il cuore come fai tu. Il tuo nome, Akane Tendo, è sinonimo di bellezza ed eleganza…” Akane si era sentita afferrare da dietro in un abbraccio quasi soffocante da Kuno, uno dei due nobili fratelli proprietari della nave.
Decise di sfogare un po’ di rabbia su di lui.
“Tu sei il mio fiore che rispledAHHHHHHH” con un pugno ben assestato lo mandò sulla cima dell’albero maestro, a penzoloni, sorretto solo da una delle grandi aste che tenevano le vele, ancora con la sua fedele katana in mano.
“Bel pugno” pronunciò Mousse mettendosi a posto gli occhiali.
Ryoga era pronto a spedire Kuno fuori dall’imbarcazione, ma la ragazza lo aveva preceduto assestandogli un pugno in pieno volto. In quel momento Ryoga guardò Akane mentre i lunghi capelli ondeggiavano sul suo volto, dopo il pugno il piccolo fermaglio che usava per legarli si era spezzato cadendo a terra e adesso la ragazza gli apparve ancora più bella di prima.
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Ranma aveva assistito al potente pugno che Akane aveva inferto a Kuno. Aveva già capito che la ragazza non era proprio debole e con quel pugno aveva potuto notare i pregi e i difetti della sua tecnica. Decise che era venuto il momento di farsi vedere dai tre.
“Bhe Akane… come sempre hai avuto poca femminilità” disse Ranma.
La ragazza si girò per dirgliene quattro, e vide Ranma a testa in giù aggrappato con le gambe ad una delle funi che teneva la vela e il codino si muoveva libero insieme al vento. Quella posizione lo faceva sembrare ancora più attraente, tanto che Akane si sentì arrossire appena.
“Muori Ranma” Ryoga si lanciò all’attacco caricando il pugno destro.
“Ryoga, adesso non ho tempo, facciamo un’altra volta” il ragazzo si scostò di lato un attimo prima che Ryoga lo colpisse.
“No, tu hai offeso Akane e adesso la pagherai” anche stavolta si lanciò all’attacco ma, come prima, il suo pugno sferzò solo l’aria, senza neanche sfiorarlo.
“Adesso mi sono proprio stufato!” Ranma atterrò vicino a Ryoga e lo fece volare con un calcio ben assestato, facendolo finire vicino a Kuno.
“Mousse… ora non ho tempo, valli a riprendere tu. Akane…”
“Credo che ci abbia già pensato qualcun altro” Mousse indicò la ragazza che si stava arrampicando sull’albero maestro appena Ryoga era volato in aria, lasciando Ranma parlare al vento.
Il ragazzo col codino aveva sbuffato un poco, guardando la fatica che ci metteva Akane a raggiungere la cima, ma poi aveva deciso di raggiungerla.
La ragazza continuava a salire lanciando qualche sguardo in basso. Non le era mai piaciuto arrampicarsi, lo detestava, ma Ryoga era stato così gentile ad aiutarla e adesso toccava a lei.
“Cosa vuoi fare?” Ranma le si era parato davanti facendola sussultare appena.
“Non sono affari tuoi” rispose lei piccata.
“Per caso volevi salvare Ryoga??” lo sguardo freddo che Akane lanciò a Ranma fece prendere una decisione al codinato “Se fai così rischi di cadere, torna giù”
“E lascio Ryoga e Kuno lì sopra?” Ad Akane sembrava che lui non capisse. Come poteva lasciare quei due lì sopra??
“Non fare storie”
“Posso fare ciò che voglio”
Ranma capì che con la ragazza non c’era niente da fare, avrebbe continuato a salire se lui non l’avesse fermata, si sarebbe fatta anche male, non poteva rischiare, così la prese in braccio.
“Hei!!! Ma che fai??”
Lui non rispose e con qualche salto agile la riportò sul ponte vicino a Mousse che si godeva la scena.
“Mi vuoi rispondere!”
Ranma le diede le spalle e salì con pochi salti in cima all’albero maestro finendo vicino a Ryoga e Kuno. Li prese uno sulla spalla e l’altro sotto il braccio e scese giù di nuovo.
“Mousse, portali in infermeria dal nuovo dottore, si chiama dottor Tofu”
Mousse fece un sorrisino per mascherare le risate che gli venivano naturali. Di solito Ranma lasciava che gli altri riprendessero le persone che per vari motivi finivano sempre lì sopra, e adesso che arrivava quella ragazza addirittura prendeva Kuno e Ryoga.
Non fece commenti e prese i due compagni portandoli dal dottor Tofu.
“Perché non mi hai ascoltata? Ti saresti potuta fare male” lo sguardo duro di Ranma incontrò quello dolce e un po’ risentito di Akane. La sua faccia si incrinò un po’ a vedere la ragazza così dispiaciuta.
“Domani ci vediamo qui sul ponte alle 7, puntuale” fece per andarsene me lei lo fermò prendendogli un lembo della sua casacca rossa.
“Io… ecco, volevo dirti che…” le parole gli morivano in bocca. Come dirgli che aveva apprezzato il suo gesto??
“Non fa niente Akane, da domani sarai sotto il mio controllo… i tuoi amici hanno parlato con Obaba della mappa” Ranma la fissò intensamente negli occhi e vide apparire un pizzico di stupore in quelle iridi nocciola.
“Senza di me??”
“Si, inoltre Obaba mi ha chiesto di proteggerti e allenarti”
“Non sono una bambina”
“Non essere sciocca, in moltissimi aspirano a quel tesoro e la maggior parte è gente senza scrupoli”
“Non pensavo che sarebbe stato così difficile”
“Tra qualche giorno arriveranno aiuti in più, anche se Obaba continua a dire che alcuni di loro saranno solo un peso”
“Chi sono?” chiese curiosa.
“Quando arriveranno te li presenterò”
“Grazie Ranma…”
“Adesso devo andare, ci vediamo domani mattina”
“Certo” disse Akane sfoderando un bellissimo sorriso incorniciato dai suoi capelli ancora sciolti.
“Ah, un’ultima cosa. Sei più carina quando sorridi”
Akane lo guardò andare via e sorrise. Un sorriso sincero e smagliante, fatto quasi inconsciamente. Forse, non era così presuntuoso e, sempre forse, poteva anche non essere così negativo come se lo era immaginato, solo un po’ rozzo con le parole.
Si incamminò verso la sua camera con tutta l'intenzione di chiedere alla sorella di cosa avessero parlato.
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Capitolo 6 *** Il furto ***
No, non state sognando, e si, finalmente ho aggiornato dopo un mese di assenza. Questo capitolo è stato il più difficile, ho avuto poca ispirazione e tempo per dedicarmici, quindi troverete una marea di errori, vi prego di farmeli notare perchè così posso rendere al meglio questo capitolo. L'ho fatto più lungo per scusarmi della mia assenza e perchè non so quando aggiornerò di nuovo. Mi dispiace ma dovrete aspettare per il 7° capitolo. Ma passiamo ai ringraziamenti:
Goten: che bello, sei tornata a recensire, grazie. ^^ Spero che ti piaccia anche questo capitolo.
fufy93:Grazie. La scena di Shinnosuke nel capitolo precedente è stata un illuminazione. Non volevo far parlare Ranma e quale modo migliore di far dire qualcosa di divertente allo smemorato?? Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo.
Laila: visto che ho mantenuto la parola che aggiornavo prima di giugno?? Hai proprio ragione per la scena dell'albero maestro, mi piaceva come idea anche se all'inizio era un pò diversa. Dimmi che ne pensi di questo capitolo e non farmi aspettare troppo per l'ultimo di terra inesplorata.
littel:Grazie littel per i tuoi commenti, sono contenta che la storia ti piaccia. Fammi sapere che ne pensi anche di questo capitolo.
Akane25:Grazie per i tuoi complimenti. Sono contenta che ti sembri IC... il mio dilemma maggiore è sempre quello, ho paura di andare in OCC. Spero che ti piaccia anche questo capitolo.
Come ultima cosa vi chiedo anche di dirmi se secondo voi sto andando troppo veloce fra Ranma e Akane... a me sembra di correre tantissimo.
E adesso, buona lettura.
Capitolo 6
Stava lì davanti alla
porta bussando insistentemente. Piccoli
e leggeri pugni, ma abbastanza forti per farli sentire.
Lasciò perdere e poggiò
l’orecchio sulla porta. Niente. Da dentro non veniva il
minimo rumore. Erano
venti minuti che bussava, ma nessuno era ancora venuto ad aprirgli. Che
Ranma
fosse affogato dentro la doccia? Era uscito prima perché
doveva combattere con
qualcuno? O l’aveva rapito Shampoo per farne il suo sposo?
Queste e altre mille domande su dove
fosse Ranma vorticavano
nella testa di Akane, che se ne stava in piedi davanti
all’uscio della stanza
del vice-capitano.
Il giorno prima le aveva detto di
trovarsi alle 7 sul ponte.
Si era svegliata presto, si era fatta un rilassante bagno caldo e si
stava
sistemando i capelli come non faceva più da molto tempo.
Forse per ciò che le
aveva detto Ranma il giorno prima. Da allora stava sempre sorridendo e
sua
sorella non capiva perché.
Senza che se ne accorgesse il tempo
era volato e aveva
dovuto correre per arrivare in orario. Alla fine aveva ritardato solo
di pochi
minuti, però si aspettava comunque che Ranma la beffasse.
Invece sul ponte
c’erano solo Obaba e Kodachi che conversavano. Si era
avvicinata e aveva
chiesto se avessero visto Ranma. Obaba sbuffò mentre Kodachi
prese il suo nastro
da ginnastica ritmica urlando ai quattro venti che Ranma era il suo
sposo. Dopo
che Akane, fra mille ostacoli, le aveva spiegato che aveva un
appuntamento con
lui lì sopra, la ragazza si era inbufalita ancora di
più, avendo frainteso ciò
che aveva detto Akane credendo che tra i due ci fosse un appuntamento
amoroso,
e agitava quel nastro più furiosamente di prima come se
fosse una frusta.
Per calmare le acque era dovuta
intervenire Obaba fermando
Kodachi, anche se Akane non aveva problemi a tenerla a bada, dicendogli
di
provare a vedere se Ranma stava in camera sua. Lei aveva ringraziato e
si era
affrettata ad arrivare da Ranma a chiedere spiegazioni per quel ritardo.
Era arrivata davanti alla porta.
Adesso erano le 8:30 e di
Ranma ancora nessuna traccia. Sarebbe dovuta andare a chiedere a
qualcun altro
visto che il codinato sicuramente non stava lì, ma aveva
creduto possibile il
fatto che lui passasse da quelle parti. A saperlo sarebbe rimasta a
dormire
ancora un po’.
Bussò ancora una volta, ma
stavolta più forte di prima.
Sentì un cigolio sospetto e balzò qualche
centimetro indietro. La porta si era
aperta. Akane stava lì a fissare la porta socchiusa sperando
che qualcuno da
dentro la aprisse del tutto, ma non successe nulla. Si
guardò intorno. Nessuno.
Prese un profondo respiro e decise di aprirla del tutto.
Appoggiò la sua mano sulla
porta e la spinse. Quella emise
un altro cigolio peggiore del primo ma Akane non ci badò,
troppo stupefatta a
guardare ciò che c’era dentro quella stanza.
Era una camera molto più
piccola della sua. Obaba gli aveva
detto che Ranma non aveva voluto la camera del vice-capitano e tuttora
in
quella stanza non dormiva nessuno. A destra c’era un grande
armadio a un’anta,
a fianco una piccola scrivania. Sopra c’erano fogli
sparpagliati di galassie e
pianeti vari, con due grandi cerchi blu su due pianeti. Uno doveva
essere Inos,
l’altro non lo conosceva. A sinistra c’era la porta
per il bagno. In basso al
centro c’era un futon a una piazza dove dormiva beatamente un
ragazzo moro con
un codino, con la bocca un po’ aperta e la coperta tutta
aggrovigliata.
Akane stava fumando di rabbia. Ranma
era rimasto beatamente
a dormire tutto quel tempo. La doveva far pagare a quel ragazzo una
volta per
tutte. Come gli era potuto sembrare gentile il giorno prima?
Andò nel bagno guardandosi
attorno. Vide un secchio per fare
le pulizie messo sotto il lavandino. Ebbe un’idea improvvisa.
Forse era un po’
crudele, ma Ranma se lo meritava. Lo prese e aprì il
rubinetto dell’acqua
aspettando che diventasse più fredda possibile. Appena fu
abbastanza fredda
mise il secchio sotto il potente getto facendolo riempire del tutto. A
quel
punto chiuse il rubinetto e andò vicino al futon con il
secchio nelle mani.
Fece un sorrisino pensando alla faccia che avrebbe fatto Ranma quando
gli avrebbe
buttato l’acqua addosso.
A quel punto ebbe un attimo di
timore. Forse non era la cosa
giusta da fare, dopotutto capita a tutti di non svegliarsi la mattina.
Gli
vennero in mente le sue parole: ‘sei più carina
quando sorridi’. Sorrise di
nuovo. Ma poi le tornarono in mente tutte le pulizie che aveva dovuto
fare.
Quel ragazzo doveva comunque pagarla per averla lasciata in balia di
Shampoo e
il suo ‘lavoretto’ di pulire il ponte, inoltre era
strafottente e maleducato.
Doveva capire che non poteva sempre comportarsi così.
Senza
più esitazioni lasciò che
tutta l’acqua cadesse sulla faccia del
bell’addormentato facendolo svegliare di
soprassalto.
Sognava beatamente disteso sul suo
futon. Dormire per lui
era molto piacevole. Gli piaceva muoversi a mille e neanche nel sonno
riusciva
a stare fermo. Spesso cambiava posizione, per questo la mattina trovava
le
coperte tutte spiegazzate.
Stava proprio per girarsi
un’altra volta quando sentì un
brivido ghiacciato che partiva dalla faccia per andare in tutto il
corpo
facendolo sobbalzare e spalancò gli occhi dalla sorpresa
mentre davanti a lui
c’era Akane con un espressione di rimprovero, le braccia
incrociate e un
secchio in mano.
Ci mise un secondo a capire
cos’era successo. Non si era
svegliato, come suo solito, e aveva lasciato Akane sul ponte da sola.
Sicuramente solo per pochi minuti, ma lei era subito andata su tutte le
furie
e… un momento. Come aveva fatto ad aprire la porta? Solo lui
aveva le chiavi.
“Akane, ma cosa fai? E come
hai fatto ad entrare? La porta
era chiusa” chiese duramente lui.
Lei rimase sorpresa per qualche
secondo, ma la sua risposta
non si fece attendere più di tanto.
“E me lo chiedi anche cosa
ci faccio qui? Sono venuta perché
tu eri sparito. Sono le 9 e tu stavi ancora beatamente dormendo quando
dovevi
già essere sveglio dalle 7” la rabbia della
ragazza era tanta che lui ne rimase
sbalordito.
“Non dico quello, mi chiedo
come mai tu mi abbia svegliato
con una secchiata d’acqua gelida?”
adesso era il turno di Akane di essere sbalordita.
“Ti svegli solo con
quelle” disse Akane, con meno
convinzione stavolta.
“Ci hai provato a
svegliarmi?” chiese.
“Ovvio” la
risolutezza di qualche secondo fa era svanita.
Avrebbe dovuto dare ascolto alle sue esitazioni e non buttargli
l’acqua addosso
“Visto che fai tante storie la prossima volta vedi di dare
orari che sai di
poter mantenere”
“Io sono il vice-capitano.
Per quanto ne so, potrei
sbatterti nello spazio anche subito per ciò che hai
fatto” Akane restò senza
parole, ma non per ciò che aveva detto il ragazzo. Ma per il
fatto che si era
alzato in piedi e aveva solo una piccola canottiera e dei boxer a
coprirlo.
“Credo che tu voglia il
tesoro del pirata, o sbaglio? Si da
il caso che solo io possegga la mappa e sempre solo io sono in grado di
chiamare
Erika” si fermò un attimo per vedere se le sua
parole avevano sorbito l’effetto
desiderato. In effetti Ranma non disse nulla.
“Comunque dovresti metterti
qualcosa addosso” esclamò
duramente girandosi per ritegno.
Ranma si guardò e solo in
quel momento notò che era rimasto
in boxer. Riuscì a dire un flebile:
“Scusa” per il suo vestiario, dopo di che
prese il secchio dalle mani di Akane e lo rimise in bagno.
“Vuoi restare qui anche
mentre mi cambio?” domandò guardando
prima lei poi la porta ancora aperta.
“Ti aspetto sul ponte, ma
non rimetterti a dormire o
un’altra doccia fredda non te la toglie nessuno”
esclamò mentre si dirigeva
verso la porta e la chiudeva sbattendola.
Ranma restò a fissare il
liscio legno da dove era uscita
Akane. Non si aspettava che fosse tanto sfrontata da buttargli addosso
l’acqua.
A pensarci bene, solo un’altra persona glielo aveva
già fatto. Sorrise un po’.
Non era affatto male quella ragazza. Era forte e aveva la mappa.
Sentiva che
non gli stava antipatica, anzi, era molto intraprendente.
Prese
l’asciugamano e aprì
l’acqua della doccia.
Una figura misteriosa si aggirava
nella camera di Akane e
Nabiki alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che gli avrebbe permesso di
compiere
tutte le sue ambizioni.
Cercava la mappa. Stava mettendo
tutto in disordine per
quella sfera dorata.
Un pensiero gli baleno nella mente,
se Akane portasse sempre
con se la sfera? Era un’idea che non aveva preso in
considerazione.
Avrebbe dovuto faticare un
po’, ma almeno l’avrebbe presa.
Avrebbe trovato la mappa e con essa Erika, l’unica in grado
di dire dove fosse
il tesoro. Il pirata era stato molto furbo. Aveva nascosto il tesoro
così bene
da non volerlo dire neanche alla sua ciurma. Solo a una persona, ma era
morta
tempo fa. Adesso c’era solo Erika. Strano che avesse
confidato questo segreto a
una donna sconosciuta. Ma il punto era un altro, doveva impossessarsi
il più in
fretta possibile della mappa, solo così avrebbe potuto
prendere il controllo
dell’imbarcazione.
Le sue continue ricerche stavano
andando a vuoto, non
riusciva proprio a trovarla. Per la rabbia lanciò il cuscino
di Akane sul
pavimento. Si fermò un attimo, il cuscino aveva fatto uno
strano rumore
ovattato. Lo prese infilando la mano all’interno e ci
trovò la sfera dorata.
Finalmente l’aveva trovata. Ora poteva fare tutto
ciò che desiderava e
incastrare Akane dandogli la colpa della rivolta della ciurma.
Prese la sfera e cominciò
a rigirarla fra le mani, toccando
un punto preciso, in modo che la sfera si colorasse di mille colori
facendo
uscire il solito raggio verde.
Come con Akane, Erika si
mostrò in tutta la sua bellezza e
pacatezza. Anche in quel momento era trasparente.
Lo spirito si guardò
attorno, posando lo sguardo sulla
persona che aveva davanti. Un’espressione di disgusto si
formò sul suo viso.
“Dov’è
il tesoro?” la sua voce serpentina era piena di una
smania al potere. Si leccò avidamente le labbra, in un modo
che avrebbe dato il
voltastomaco a chiunque.
“Non sei tu il custode. Tu
non potrai sapere niente da me,
nemmeno da Akane, se no non saresti venuto qui a rubare” la
sua pacatezza era
tale da dare i brividi perfino a quell’essere.
Erika gli mostrò uno
sguardo altezzoso poi se ne andò senza
aggiungere nessun’altra parola, mentre la figura fissava
attontita lo spirito
tornare raggi verdi e sparire inghiottito dalla sfera.
Quello spirito maledetto. Aveva fatto
un errore enorme, avrebbe
sicuramente detto ad Akane chi era e che era venuto a rubare la mappa.
Non
doveva accadere.
Poi ebbe un illuminazione. Sarebbe
stato complicato, ma era
già un’idea. Nessuno avrebbe capito
l’inganno. Sorrise diabolicamente.
Mise ancora più in
disordine di come non era già, ponendo
però il cuscino al suo posto. Guardò la sua opera
e lanciò la sfera in alto per
poi riprenderla al volo. Era un piano geniale.
La figura
uscì, accompagnata da
una risata roca che rimbombò per i corridoi.
Era seduta sul ponte aspettando che
arrivasse qualcuno, quel
giorno si era svegliata tardi, come tutti del resto. Su
quell’imbarcazione
molti avevano voglia di dormire fino a tardi e pochi si alzavano
all’orario
previsto, soprattutto Ranma.
Sakiko lasciò che il
pensiero volasse ad Akane, aveva
sicuramente trovato Ranma dormiente in camera, l’urlo del
ragazzo si era
sentito fin là.
Non era un vero e proprio urlo di
terrore, piuttosto di
sorpresa. Sakiko sorrise. Aveva già notato che a Ranma
quella ragazza non
dispiaceva. Aveva solo un po’ di timore per lei, Ukyo non era
tanto un
problema, ma Shampoo e Kodachi sapevano essere molto perfide.
Però era da
notare che la ragazza aveva già dimostrato di essere molto
brava a combattere
quella mattina. Aveva assistito per caso allo scontro fra lei e
Kodachi.
Sicuramente se non fosse intervenuta Obaba Akane se la sarebbe cavata
lo
stesso.
Scosse un
po’ la testa lasciando
perdere tutta la faccenda. A che serviva pensarci dopotutto? Grazie a
quel
momento di distrazione aveva scoperto qualcosa di interessante. Ne
avrebbe
parlato ad Obaba.
Akane camminava dietro a Ranma. Dopo
il brusco risveglio non
si erano più detti niente. Nessuno dei due voleva essere il
primo a scusarsi
con l’altro.
Ranma si fermò di botto
facendo finire Akane addosso a lui.
La ragazza protestò, ma lui aprì una porta e
entrò senza dare spiegazioni. Lei
lo seguì.
Dentro era molto ampio, il pavimento
in legno e anche le
pareti. La stanza era quasi vuota, se non fosse per qualche attrezzo
buttato a
casaccio in un angolo.
“Questa è la
palestra, è il luogo dove tutti si possono
allenare” Ranma non trasmetteva nessuna emozione.
“Lo sapevo già
cos’è una palestra. Piuttosto, con cosa
cominciamo la lezione?” chiese la ragazza avvicinandosi agli
attrezzi e
osservandoli attentamente per vedere se si poteva recuperare qualcosa.
“Cosa cerchi?”
“Qualcosa per
allenarci” rispose continuando a fissare gli
attrezzi.
“Quelli non servono, ora
combattiamo fra noi, devo testare
le tue capacità. Fammi vedere qualche calcio o qualche
tecnica che conosci”
quello di Ranma era quasi un ordine, ma Akane cercò di non
farci caso. Voleva
imparare.
Un pensiero volò alla
mappa. Sperava solo di averla nascosta
bene come le aveva consigliato Nabiki. Adesso era inutile pensarci,
però,
chissà perché, aveva una gran brutta sensazione.
Si mise in posizione
d’attacco mentre Ranma stava dritto al
lato della stanza, senza spostarsi minimamente. Come mai non si metteva
in posizione
di difesa? Tese una mano e la invitò ad attaccare. Questo la
fece imbestialire.
Non credeva che lei gli potesse dare del filo da torcere, ecco la
verità.
Avrebbe visto quanto poteva essere forte.
Con un ultimo
pensiero alla
mappa, si lanciò all’attacco.
Pensieri. Sempre gli stessi pensieri.
Obaba pensava al suo
pupillo, Ranma. Il ragazzo stava
allenando Akane da più di
3 ore ormai, stranamente senza
nessuna interferenza esterna, a parte la sua presenza.
Aveva notato quanto il ragazzo si
stesse avvicinando ad
Akane nonostante nessuno dei due se ne accorgesse. Dicevano di odiarsi,
si
lanciavano insulti ogni momento da quando si erano conosciuti, eppure
lei
sapeva che erano fatti l’uno per l’altra. Anche
mentre lottavano lui non la feriva
minimamente, si scostava semplicemente qua e la dando dei suggerimenti
sulle
tecniche della ragazza, mentre lei era sempre più arrabbiata
perché non
riusciva a colpirlo.
Si era divertita quando Akane aveva
lanciato il primo calcio
e lui si era spostato appena, senza che lei potesse colpirlo. Era
seguito un
pugno, ma non aveva dato risultati migliori del calcio. Pugni, calci,
mosse
ripetute, salti, scansate, difesa, attacco… tutto sembrava
fondersi e al centro
restavano due ragazzi che facevano quasi una danza. Una danza in cui
non
vinceva nessuno, anche se la vecchina sapeva che se avesse voluto Ranma
avrebbe
potuto stendere anche subito Akane.
Ormai era quasi ora di pranzo. La
vecchia saltellò vicino ai
ragazzi per dirgli che andava a controllare alcune cose.
Andò verso l’uscita,
sempre saltellando sul suo bastone, mentre i due ragazzi continuavano
ad
allenarsi.
“Possiamo fare un
po’ di pausa?? sono stremata” chiese Akane
fra un calcio e l’altro.
“Va bene”
La ragazza mandò un
lunghissimo respiro mentre si buttava
praticamente a terra.
Non le era mai sembrato tanto bello
stare seduti a riposare.
Quando Ranma le porse un bicchiere d’acqua fresca si
stupì del suo gesto, così
semplice, ma allo stesso tempo dolce.
“Grazie” disse.
Forse l’aveva perdonata per quella mattina.
Svuotò il bicchiere in
pochi secondi, bevendo avidamente e
lasciando uscire un po’ d’acqua agli angoli della
bocca che andarono a finire
sulla maglietta già appiccicata alla pelle per il sudore.
“Non mi hai mai parlato
della mappa, dove la tieni?” Ranma
sapeva perfettamente che non era il momento adatto per fare una domanda
del
genere, ma la sua curiosità aveva preso il sopravvento su di
lui.
Akane strinse il bicchiere ormai
vuoto “Perché lo vuoi
sapere? Ti ho già detto che senza di me non funziona. Erika
apparirà solo su
Inos e solo se glielo chiederò io” la risposta
fredda di lei fu una risposta
chiara del fatto che non volesse parlarne per niente.
“Semplice
curiosità” rispose lui, fingendo indifferenza.
Tutti e due stettero zitti per
qualche tempo. Nessuno osava
dire una parola per rompere quel silenzio pieno di tensione che si era
creato.
Alla fine, a romperlo fu Ranma
chiedendo ad Akane una cosa
inaspettata.
“Ti è
dispiaciuto molto che la casa dove vivevi sia stata
distrutta??”
Si leggeva chiaramente lo stupore nei
suoi occhi nocciola.
Non si sarebbe mai aspettata una domanda simile da una persona che
aveva
reputato insensibile come Ranma.
“Si… Era la mia
casa, il locale dove lavoravo, ho lasciato
lì dei bellissimi ricordi. Ma sono lo stesso contenta che si
siano salvati
tutti” la sua voce si era fatta più debole, ma si
stupì che parlarne non faceva
così male come aveva pensato.
“Parlami un po’
di te Akane”
“Che dovrei
dirti??”
“La tua famiglia, ad
esempio. Hai altri fratelli o sorelle
oltre a Nabiki?”
“Ho una sorella
più grande, si chiama Kasumi. È una
bravissima cuoca. Ho un padre dalla lacrima facile, a volte
è buffo, ma so che
su di lui posso contare. Vicino a noi vivevano il dottor Tofu, la
signora
Nodoka, Shinnosuke e suo nonno. Shinnosuke è da sempre il
mio migliore amico,
so che su di lui posso contare. Suo nonno è divertente e
crede sempre che sta
per morire. Il dottor Tofu invece ha una cotta per mia sorella
Kasumi… Venivano
tutti spesso a mangiare da noi. Soprattutto tua
madre…”
“E tua madre??”
“È morta quando
ero piccola, ricordo solo il suo sorriso” i
suoi occhi erano velati da una tristezza che fece contrarre lo stomaco
di
Ranma. Non sopportava di vederla così.
“Scusami… non
volevo”
“Non fa niente, ormai non
ci penso più. E poi Kasumi è stata
fantastica, ha mandato avanti la famiglia sempre con un sorriso dolce
che mi ricordava
mia madre”
“Dev’essere una
persona speciale”
“Molto. Ma adesso parlami
di te”
“Bhe, della mia vita non
c’è molto da dire. Quando ero
piccolo mio padre mi ha portato lontano da mia madre insieme alla mia
sorellina
per allenarmi, l’altro giorno è stata una delle
poche volte nella mia vita che
l’ho vista”
“L’ho
saputo… tua madre si vanta di avere un figlio molto
virile”
“Lei ha delle idee
all’antica”
“E poi?? È
successo qualcos’altro??”
“Abbiamo cominciato a
girare per il pianeta, poi siamo
passati all’universo. Mio padre aveva trovato una nave dove
potevamo viaggiare
tutti insieme, lì incontrammo Obaba. Era
un’amazzone che viaggiava per lo
spazio in cerca di avventure, una delle ultime. All’inizio ci
tenevamo a
distanza, le amazzoni non hanno una buona reputazione. Un giorno mia
sorella si
avvicinò al bordo per giocare, sarebbe caduta giù
se Obaba non l’avesse
afferrata in tempo. Da quel giorno lei cominciò a guardare i
miei allenamenti e
quelli di mia sorella con maggior interesse, dandoci dei suggerimenti,
fino a
quando non decise di allenarci personalmente dopo che mio padre non
poté più
in seguito ad un incidente” lo sguardo di
Ranma era perso nei ricordi, Akane lo guardava affascinata mentre
seguiva il
racconto. Non pensava che avesse una storia piena di avventure.
“Non era una buona
decisione per lei. Le amazzoni potevano
insegnare solo alle ragazze e io non lo sono di certo. Quando venni a
sapere
che le sue compagne gli avevano mandato una lettera in cui gli avevano
proibito
di insegnarmi i loro segreti ero già abbastanza grande per
capire. Era da
qualche anno che mi insegnava. Le chiesi di smettere di farmi da
maestra senno
si sarebbe messa contro il suo stesso villaggio” Ranma fece
una pausa. Chiuse
gli occhi e li strofinò con le mani.
“E lei cosa
fece??” Akane forse non si era resa conto di
essere un po’ frettolosa, ma era così curiosa che
non si accorgeva di niente,
voleva solo continuare a sentire il racconto.
Lui la guardò e le
sorrise. Lei arrossì accorgendosi del suo
errore.
“Scusa”
“Lei mi disse chiaramente
che sapeva fin dall’inizio di
andare contro le sue stesse leggi, ma si era affezionata
così tanto a me e a
mia sorella che non le importava più. Ma sapeva che se non
avesse obbedito ci
avrebbero ucciso, a me per primo e successivamente a lei.” Il
fatto che avesse
continuato il racconto era già una buona cosa, voleva dire
che aveva capito la
sua curiosità.
“Così scappammo
per anni attraverso il cosmo, andando su
navi differenti. Nei nostri viaggi insieme a mio padre e mia sorella
conoscemmo
tanta gente, ma non ci fermavamo mai più di tanto nello
stesso pianeta. Quando,
un anno fa, mandarono la più valorosa delle loro guerriere
che seguì le nostre tracce
e ci trovò”
“Chi era??”
“Non ci crederai mai, ma
era Shampoo”
“Shampoo??”
“Proprio lei. Mi
sfidò e vinsi. Non sapevo niente delle
leggi delle amazzoni, quindi mi stupii molto quando lei mi
baciò…”
“Ti ha baciato??”
Lo sguardo era interrogativo e la bocca
leggermente arricciata. Quella espressione piacque molto a Ranma.
“Si, le leggi delle
amazzoni sono severe. Se ti sconfigge
una ragazza di fuori devi ucciderla per l’onore, se
è un ragazzo è degno di
diventare il tuo sposo”
“Ma è una cosa
senza senso”
“Non per loro. Sono
rigidissime su queste regole”
“Ed ecco spiegato il motivo
per cui ti sta sempre
appiccicata”
“Già. Solo dopo
seppi che lei era la nipote di Obaba”
“La nipote di
Obaba??”
“Esattamente. Credo che
scelsero lei per fare ancora più
male ad Obaba, intendo psicologicamente. Dopo decisi di fuggire con
Obaba
lasciando indietro mio padre e mia sorella. Non avevano mai visto
Shampoo e
non volevo che accadesse. Avevo paura che volesse ucciderli per
ricattarmi.
Così, tra una fuga e l’altra, siamo arrivati su
questa nave. Il padre dei Kuno,
vedendo le abilità dell’amazzone, ha deciso di
darle l’incarico di capitano. La
ciurma l’aveva già composta lui.”
“Quindi ti sei ritrovato
con persone nuove??” Akane lo
guardava assorta nelle sua storia.
“No. Molti li conoscevo
già. Ukyo era la figlia di un amico
di mio padre, nonché mia amica d’infanzia. Avevano
fatto un accordo secondo il
quale io avrei dovuto sposarla. Shampoo si è fatta prendere
conoscendo la sua
prima rivale in amore. Mousse era un amico di Shampoo, l’ha
seguita fin qui
sperando di far breccia nel suo cuore e di sconfiggermi. I fratelli
Kuno
riconoscevo di fama per i loro grandi possedimenti, non sapevo niente
della
loro pazzia, anche se non è paragonabile a quella del padre,
e come hai visto
uno mi ama e l’altro mi vuole uccidere. Sakiko l’ho
conosciuta da poco”
“Manca
Ryoga…”
“Lui… lui
è semplicemente mio cugino”
“Non me lo sarei mai
aspettato”
“È
l’unico a conoscere mia sorella e mio padre su questa
nave, oltre ad Obaba”
“E dire che non avevi nulla
da raccontare”
Lui le sorrise. Lei guardò
i suoi sconfinati occhi blu,
osservandoli attentamente. La loro vicinanza sembrava diminuire molto
lentamente. Si guardavano ma nessuno dei due osava muoversi.
Un rumore. Un semplice rumore di
qualcosa che si apre. Il
rumore del cigolio della porta poco oliata.
Entrambi si allontanarono agli angoli
opposti della palestra,
rossi in viso. Si girarono a guardare Shinnosuke che si grattava la
testa
chiedendo al nonno che stava dietro perché fosse in quella
nave e lui
rispondeva piangendo di avere un nipote troppo smemorato.
“Akane, il pranzo
è quasi pronto, vieni?” la testa del
dottor Tofu spuntò fra quelle di Shinnosuke e del nonno.
“Ma certo dottor Tofu,
vengo subito” la ragazza si alzò con
le guance ancora leggermente inporporate.
Ranma fece l’indifferente,
anche se camminava stranamente
teso, salutando con un cenno i nuovi arrivati e dirigendosi verso la
sua
stanza.
Akane lo guadò
allontanarsi.
“Andiamo??” la
voce gentile di Shinnosuke la fece riportare
alla realtà. Aveva bisogno di una bella doccia rinfrescante.
“Prima vado a farmi una
doccia. Andate voi intanto”
Il dottor Tofu assentì con
un movimento della testa.
“Ci vediamo dopo, Akane. Ma
prima mi puoi spiegare chi è
questo vecchietto che mi sta sempre appresso??” Lei sorrise e
diede il
bicchiere a Shinnosuke, osservando il nonno che si disperava ancora una
volta
per colpa di suo nipote.
Si avviò verso la camera
pensando alla lotta di prima.
Pensandoci bene, aveva imparato che faceva molti errori, tante mosse
inutili.
Ranma le stava insegnando come combattere e lei doveva esserne
all’altezza.
Voleva far vedere a tutti che poteva farcela, che era forte.
Mentre camminava le gambe le
dolevano. Aveva faticato molto,
ma non le importava. Prese le chiavi e aprì la porta per
trovarsi di fronte al
caos più assoluto. Gli oggetti erano stati buttati a terra,
le lenzuola
strappate con brutalità, i vestiti stropicciati da mani
nervose, ma i cuscini
erano perfetti al loro posto.
Akane si avvicinò al suo
cuscino. Lo prese in mano. Vuoto.
Della sfera non c’era nessuna traccia.
Si maledisse mentalmente
più volte. Doveva portarla con se,
non lasciarla lì.
Prese la testa fra le mani. Cosa
poteva fare adesso??
L’unico motivo per cui era ancora su quella nave era quella
sfera dorata con
uno spirito dentro. Cos’era lì dentro senza la
mappa??
Scosse la testa con forza, premendo
forte con le mani.
Doveva andare a chiamare aiuto. Doveva andare dal dottor Tofu, lui
avrebbe
saputo aiutarla.
Uscì di corsa dalla stanza
verso la sala da pranzo. Le gambe
le facevano male. I piedi gridavano riposo. Ma non si fermò.
Doveva continuare
a correre.
A un certo punto non ce la fece
più e si fermò a riprendere
fiato. Mise la mano sulla milza. Faceva male e tirava tantissimo. Fece
uno
sforzo enorme a non buttarsi per terra a riposare. Chiuse gli occhi
nell’illusione che in quel modo avrebbe recuperato le forze.
“Akane,
cos’hai??”
La voce di Sakiko sembrava lontana
mille miglia. Era
distante.
“Sakiko, portala
dentro”
Akane aprì gli occhi
giusto in tempo per vedere un codino
familiare. Aveva la vista annebbiata. Subito dopo sentì
delle braccia possenti
prenderla e posarla su una sedia.
“Ho già fatto io
Obaba”
“Molto bene Ranma. Sakiko,
mi faresti il favore di andare a
chiamare il dottor Tofu?”
“Subito capitano”
Le voci erano ovattate. La vista
cominciava a tornare, ma
sentiva che non avrebbe retto allungo
in
quelle condizioni e lei doveva assolutamente raccontare cosa le era
accaduto.
La sua voce uscì flebile,
quasi un sussurro. Ma Obaba riuscì
a capirla ugualmente.
“La mappa…
rubata… disordine…”
La sua gola si
seccò sulle
ultime parole e non riuscì più a parlare.
Obaba la fissava
seria. Uno
sguardo che poche volte era apparso su quel volto millenario. Ranma
versò
dell’acqua in un bicchiere aiutandola a bere. Lei non aveva
la forza di
contrastare nulla. Era sconvolta per ciò che era successo ed
a una stanchezza
fisica si sommava quella psicologica per aver perso un oggetto molto
importante.
Sakiko
tornò seguita dal dottor
Tofu e da Nabiki. L’ultima chiuse la porta dietro di
sé.
Entrambi
entrarono guardando la
ragazza che era diventata pallida. Il dottore di mise a visitarla,
facendole
prendere un calmante.
Nabiki osservava
seria la
sorella. Era stata una sua idea nascondere la mappa nel cuscino. Se non
fosse
stato per la sua insistenza forse ora sue sorella non si sarebbe
trovata in
quello stato. Si diede dell’incosciente più e
più volte. A dispetto delle
apparenze, Nabiki Tendo era una ragazza che teneva molto alla famiglia,
soprattutto alla piccola Akane. Fissò il dottore che le
sorrise. Sua sorella
stava riprendendo colorito e stava cominciando a spiegare come aveva
trovato la
stanza.
Non disse che
l’idea di
nascondere la mappa era stata della sorella.
“Potevi
dirlo a me, l’avrei
nascosta meglio. Ma ormai il guaio è fatto. Potrebbe averla
chiunque in questa
nave scambiandola per una sfera d’oro. Sicuramente vorrebbero
farci dei soldi
rivendendola”
“Cosa
si può fare??” la voce di
Akane era stanca, ma aveva ripreso un po’ della
vitalità che era solita avere.
“Sakiko
ha scoperto un cosa
interessante, forse è una pista sbagliata, ma meglio
provare”
“Che
è successo, Obaba?” Akane
notò solo in quel momento che l’unico a chiamarla
Obaba in realtà era Ranma,
tutti gli altri le davano rispetto chiamandola comandante o capitano.
Strano
come solo in quel momento se ne accorgesse.
“Un
intruso, nella stiva. L’ho
visto ieri mentre dormiva beatamente” la voce di Sakiko
risuonò nell’aria
forte, troppo forte per la testa di Akane.
“Allora
andiamo subito” Ranma si
alzò di getto dalla sedia aprendo la porta come furia.
“Veniamo
con te anche noi” la
voce si Shinnosuke era chiara.
“Anche
noi abbiamo il diritto di
aiutare Akane, d’altronde la mappa era stata affidata a me in
precedenza” Akane
girò la testa notando Shinnosuke e suo nonno davanti a Ranma.
“Fate
come vi pare, basta che vi
sbrigate”
Akane si
alzò malamente dalla
sedia, rischiando di cadere.
“Forse
è meglio che resti qui”
“No,
ho il diritto di venire
dottor Tofu, me lo permette??”
“Va
bene. Ma ti aiuterò a camminare”
“Certamente”
il dottor Tofu
prese Akane per il braccio facendole un po’ da bastone.
Quelli che erano
dentro la sala
da parnzo per mangiare, si chiedevano dove fossero gli altri, ma tra
Ukyo,
Shampoo e Kodachi che litigavano, Ryoga che si perdeva anche
lì dentro, Kuno
che era svenuto per colpa di un sonnifero messo nel piatto dalla
sorella e il
povero Mousse che scambiava chiunque per Shampoo, quello che doveva
essere un
pranzo si era trasformata in una litigata.
Perciò
in pochi minuti furono davanti
alla porta senza interruzioni. La tensione era palpabile. Ranma la
aprì
lentamente entrando senza timore.
Di seguito Obaba
sul suo bastone
guardò con attenzione da tutte le parti. Nabiki era critica
e non faceva una
piega. Shinnosuke era attento, ma aveva sempre quell’aria un
po’ spaesata. Il
nonnino, anch’esso serio, guardava preoccupato Akane, che
avanzava
faticosamente aiutata dal dottor Tofu.
Fra le botti
contenenti il cibo,
si udiva un lieve russare.
Ranma ci
girò intorno,
togliendone una e mostrando agli altri un ragazzo comodamente
addormentato su
un futon, sotto le coperte si intravedevano un paio di collant mentre
una gamba
sporgeva da sotto la coperta. Un braccio era tenuto dietro la testa
mentre
l’altro fuori dal materasso.
Vicino alla sua
mano c’era la
mappa.
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Capitolo 7 *** 7: la raccomandazione dello spirito ***
Ciao a tutti, sono tornata. Ancora un mese di distanza fra uncapitolo e l'altro, mi dispiace molto di questo ^^ Sono stata incasinata e non potrò, di nuovo, aggiornare velocemente ne recensire perchè parto. mi diapiace tanto, vorrei restare a leggere le vostre favolose fanfic, am mi rifarò quando torno, ve lo assicuro.
Ringrazio tutti quellic he hanno commentato:
Akane25: purtroppo non ho aggiornato velocemente, mi dispiace. La crisi di Kodachi ci tenevo troppo a metterla, non ho resistito xD La secchiata di Aakne non poteva assolutamente mancare. Dimmi asssolutamente che ne pensi anche di questo capitolo, ci tengo alle tue recensioni ^^
fufy93: ohh, si, la parte in cui si allontanano è proprio per cambiare dal sentimentale al comico. fammi assolutamente sapere che ne pensi anche di questo capitolo.
Laila: Ad essere sincera la parte che a te piaceva della lotta ci ho pensato parecchio e non mi era neanche piaciuta granché com'erra venuta, sono felice che ti sia piaciuta. ^^ ho visto l'errore e l'ho corretto, grazie ancora
Goten:benissimo, sono contenta di averti stupita ^^ Fammi sapere che ne pensi.
StRaNgE_GiRl: elly, elly, elly... tu mi farai diventare pazza. xD no dai, visto che ho aggiornato prima di partire?? Non sei felice?? *ellly guarda maryku alzando un sopracciglio, poi alza le spalle indifferene* cattiva, non ti importa nulla ç__ç ma commentami lo stesso, cara la mia pazza isterica xD
Se non vi ricordate la storia: Akane ha ricevuto una sfera che si è scoperto essere la mappa di un tesoro. Decide di andare a rovarlo e si imbarca nella ciurma di una nave, dove in vice-capittano è Ranma. li avevamo lasciati dopo che avevano combattutto pre la prima volta e la sfera era stata rubata, trovata in amno a uno sconosciuto nella stiva...
Buona lettura e... recensite ^^
Capitolo 7
Il ragazzo stava dormendo beatamente.
Akane si avvicinò alla
sfera prendendola in mano. Sentiva che la forza la abbandonava, ma in
compenso
si sentiva serena, non era più preoccupata, tuttavia doveva
essere forte e non
svenire. Quel ragazzo poteva provarne ancora un’altra per
rubare la mappa.
Stranamente sapeva che sarebbe stato quasi impossibile per lui con
tutte le
persone che aveva attorno, nonostante ciò aveva un timore,
forse infondato, che
i guai non fossero finiti, che non sarebbero mai finiti per lei, e,
anzi,
questo era solo l’inizio di guai, preoccupazioni e timori che
l’avrebbero
accompagnata.
Nabiki stava osservando la sorella
fare un sorriso carico di
stanchezza ma soprattutto di sollievo. Si lasciò andare per
un attimo facendo
un sorriso senza la minima traccia di malizia. Ma fu solo un attimo,
dopodiché
torno quella di sempre, calcolatrice e inflessibile.
Studiò le reazioni degli
altri. Shinnosuke come suo solito
si chiedeva come mai ci fossero tante botti in quella stanza mentre suo
nonno
cercava di spiegargli che erano in una stiva. Tipico di loro. Il dottor
Tofu
era ben attento che Akane non cadesse o si facesse male. Era spossata e
ogni
movimento poteva esserle fatale. Sakiko invece si mordicchiava le
unghie,
guardando il ragazzo con i collant in mano, sembrava preoccupata, ma
d’altronde
quella ragazza non faceva alcuna differenza. Obaba aveva
un’espressione
preoccupata, la fronte corrugata e l’attenzione rivolta verso
il suo pupillo.
Infatti Ranma era molto strano, i suoi occhi blu erano coperti dalla
frangia
mentre i suoi pugni chiusi nello sforzo di trattenere la rabbia che
cresceva.
Nabiki si stupì di vederlo così. Ma di
più si stupì di vedere ciò che fece
subito dopo, la rabbia con la quale prese il ragazzo addormentato per
il
colletto e lo trascinò di peso fuori svegliandolo di
soprassalto, non
facendogli capire nulla.
La rabbia del codinato si vedeva
anche attraverso il suo
ki(1), rosso, furioso, agitato.
Ranma trascinò quel
ragazzo fino al livello più basso della
nave, dove c’erano i motori. Erano entrati in una stanza
enorme, nonostante il
progresso, veniva ancora usato il fuoco per far andare più
veloci i motori,
così che le pareti assumevano un colore rossastro, rendendo
quel posto lugubre.
Al lato c’erano anche due celle, come quelle vecchie, con le
sbarre poste a
mezzo centimetro di distanza le une dalle altre. Le sbarre erano nere,
davano
l’impressione di essere arrugginite e stanche di contenere
sempre prigionieri.
Ranma lo buttò per terra
come se fosse spazzatura, avviandosi
verso uno strano armadio.
“Ranma, ma cosa ti viene in
mente??” Obaba si avvicinò al
ragazzo che, con gli occhi spalancati, guardava fisso Ranma. Sembrava
più
sorpreso che spaventato. La sua mano stringeva ancora i collant e Akane
poté
notare che aveva dei lineamenti femminei.
Prima che Obaba potesse fare
qualcosa, Ranma riprese il
ragazzo, aprendo una cella, quello cercò di fare resistenza,
ma stranamente
neanche troppo, sorpreso da una cosa che riusciva a vedere solo lui, ma
alla
fine si lasciò andare, dando a Ranma il momento adatto per
buttarlo dentro con
una spinta e richiudendo accuratamente con le chiavi.
“Meglio se,
finché non sappiamo che fare, prendiamo le
nostre precauzioni” disse lentamente il vice-capitano con
voce atona.
“Non credo che sia
così pericoloso da metterlo addirittura
in gabbia” il dottor Tofu lasciò Akane alla
sorella avvicinandosi alla gabbia,
guardando che il prigioniero non fosse ferito gravemente.
“C-cre… Ranma,
credo che tu abbia… esagerato” Sakiko
parlò,
ma la sua voce era così debole che a stento si sentiva.
Ranma la guardò senza
il minimo risentimento.
“Allora volevate che
restasse a far finta di dormire e
colpirci, mentre noi decidevamo cosa farne di lui??”
“Non stava facendo
finta” esclamò Obaba contrariata.
“Comunque sia, vorrei
parlargli prima io, se non vi
dispiace” un tono calmo, ma allo stesso tempo contratto.
Ranma si stava
ovviamente contenendo, per non urlare davanti a tutti.
“Ma si, facciamolo parlare.
Forse con la sua rabbia quel
tipo si spaventerà abbastanza che non proverà
più a rubare niente” si intromise
Nabiki, facendo quasi da conciliatore. Detestava ammetterlo, ma se
avessero
continuato così non avrebbero risolto niente e Akane
faticava sempre di più a
tenersi sveglia.
“Va bene Nabiki, ma fa
sedere Akane, la vedo stanca” disse
Obaba mentre il dottor Tofu la aiutò a far sedere Akane su
una sedia di legno
presa dall’armadio.
“Dimmi tutto chiaramente, o
giuro che ti spacco la faccia”
*Non male come inizio per farsi dire
ciò che si vuol sapere,
Ranma* pensò Nabiki, credendo che così non si
risolveva nulla, ma almeno ci
provava.
“Che devo dire?? Mi sono
ritrovato trascinato per mezza
imbarcazione, buttato a terra e spinto dentro una cella, non male come
accoglimento, ci credo che poi non hai amici” la sua voce era
calma e serena,
benché lui fosse dietro le sbarre e un tipo ti giura di
ammazzarti.
“Smettila di parlarmi come
se fossimo amici di vecchia data,
ti intrufoli nella nave, dormi e mangi senza che nessuno si accorga di
te e poi
rubi anche, mica male, sei già nella lista nera della
polizia, non volevi
cambiare?”
Il ragazzo sbuffò e prese
un foglietto legato alla cintura,
dandolo a Ranma. “Leggilo e poi dimmi”
Ranma lesse velocemente e poi
sbiancò, restando paralizzato,
mentre gli altri lo guardavano interrogativamente.
“Pensavo che non fosse
così importante quella sfera” disse
il ragazzo guardandolo con uno sguardo di strafottenza. Ranma invece lo
guardava con un’espressione furiosa e frustrata allo stesso
tempo nei suoi
occhi blu come il mare, sembrava una conversazione privata, che solo
loro
potevano capire.
Shinnosuke sventolò la
mano davanti al viso di Ranma
prendendogli il biglietto e leggendolo ad alta voce. “Caro
sconosciuto, sono il
vice-comandante, puoi restare su questa nave a patto che non ti fai
vedere e
tieni con te questa sfera dorata che ti metto vicino, è un
regalo che devo fare
a mia madre, non perderla, è importante, dopo aver letto
questo biglietto
brucialo, Ranma”
“Ranma…”
Sakiko guardava il foglio nelle mani del ragazzo e
intanto guardava il vice-comandante.
“Ragazzo, cosa significa
questo?” la voce di Obaba era dura.
“Bene, a quanto pare adesso
scopriamo che era tutta una
combutta di Ranma, che bello” disse ironicamente Nabiki,
senza allegria. Le
cose andavano sempre più per le lunghe e lei non sopportava
non capire e
aspettare.
“Tu… hai scritto
apposta questo foglio… e…”
“Calmati Ranma, sai, mi era
sembrato strano che tu mi
dicessi questo, di solito ogni volta che mi vedi la tua reazione
è quella di
picchiarmi finché non me ne vado. E poi… la tua
scrittura è disordinatissima,
invece questa è molto ordinata, neanche una sbavatura, poi
non mi hai chiamato
per nome, ma caro sconosciuto…inoltre non avrei mai rubato
una cosa così
inutile come quella sfera” la sua faccia aveva un ghigno che
non prevedeva
nulla di buono.
“Pezzo di scemo, ma mi puoi
dire che ti salta in quella
testaccia??”
“Ti sto salvando
dall’accusa del furto di quella sfera che
per me non ha alcun significato particolare. Dovresti invece essere
felice,
d’altronde siamo parenti” le braccia erano fuori
dalle sbarre e si appoggiava a
quelle come sostegno. Ranma lo osservava ormai senza rabbia, ma nei
suoi occhi
si leggeva un interrogativo che si poteva rispecchiare sulle facce di
tutti:
chi era stato a scrivere il biglietto?? Ranma o qualcun altro??
Il rumore della chiave e delle sbarre
stridenti fece eco per
tutta la stanza.
“Esci, ti teniamo, non ho
cuore a lasciarti nello spazio… ma
quando ci fermiamo dovrai scendere”
“Dai, ho sentito che
andiamo su Inos… mi porti almeno fin
la??”
“Un secondo, Ranma, non hai
spiegato nulla a noi e non puoi
decidere da solo”
“Obaba, possiamo parlarne
dopo solo noi due?? Dovrei
spiegarti qualcosa”
La vecchietta annui poco convinta.
Voleva capire, capire
cosa passava per la testa a Ranma in quel momento. Forse nessuno si era
accorto
che Akane stava sempre più male, oltre a lei e Nabiki e
nessuno sembrava
interessato alla strana presenza che si sentiva in quel momento.
Nessuno voleva
capire cosa stava succedendo, troppo presi dai loro problemi personali.
La
verità che si nascondeva in quel furto era piccola, ma
sempre un mistero,
almeno per ora. L’unica che forse si era accorta di qualcosa
di strano era
Nabiki… lei non riusciva a percepire la strana presenza ma
era compensata dalla
sua intelligenza. Forse solo lei aveva capito chi c’era
dietro a tutto ma non
avrebbe detto nulla, cocciuta com’era.
Obaba scosse la testa, una cosa per
volta. Prima bisognava
occuparsi del cugino di Ranma.
“Collant Taro sei
libero”
Un pugno veloce colpì la
testa di Ranma che si ritrovò un
bernoccolo in testa.
“Non chiamarmi
così”
Il codinato si massaggiò
la testa ma non rispose al colpo.
“Portiamo a riposare Akane,
sarà stanchissima”
Il dottor Tofu si
risvegliò, come tutti gli altri
all’affermazione di Ranma, aiutando Akane ad alzarsi.
“Scusami, mi sono
dimenticato che stavi male”
Akane sorrise, grata che fosse tutto
finito. Qualcuno voleva
incastrare Ranma ma per sua sfortuna non c’era riuscito.
Aveva uno strano
calore al cuore, Ranma si era preoccupato per lei e questo le metteva
serenità.
Con difficoltà
riuscì a dire che stava bene, era solo
stanca. Sakiko la aiutò ad alzarsi.
Taro controllò meglio la
sfera, prendendola nelle mani e poi
restituendola ad Akane.
“Ma perché
eravate tanto in pensiero per questa sfera??”
“Lasciamo perdere, tu non
devi parlare fino a che non ho
sbollito la rabbia”
Taro stranamente si zittì.
“Ma.. c’è anche Ryoga??”
“Si, due problemi, tu e
lui, la coppia perfetta”
“Ranma, piantala. Taro,
puoi restare quanto vuoi” disse
conciliatrice Obaba.
“La ringrazio
capitano”
Akane osservò bene Ranma
di spalle. Lo aveva visto così
preoccupato perché conosceva quel tizio, non per lei.
Avrebbe voluto un po’ di
attenzioni, ma già era tanto. La sfera che aveva nelle mani
le dava uno strano
senso di calore. Non voleva lasciarla. Sentiva che doveva proteggerla.
Ukyo stava ancora combattendo contro
Shampoo e Kodachi
quando vide fuori dalla porta Ranma che camminava spedito seguito da un
ragazzo
con movenze femminee e un paio di collant usati come cintura. Sembrava
che si
stesse scusando per qualcosa, dietro a lui passarono Shinnosuke, suo
nonno, il
dottor Tofu e Sakiko che aiutavano Akane a camminare, Nabiki e Obaba
che
sembrava un po’ preoccupata. Gli altri, troppo occupati nello
scontro, non si
accorsero di niente. Tolse lo sguardo appena in tempo per evitare un
bon bori
di Shampoo che gli sfiorò di poco la testa. Kodachi con
astuzia riprese a
muovere il nastro quando ancora le due erano disattente, facendole
perdere
l’equilibrio. Shampoo poggiò a terra il suo bon
bori rimasto facendo una
capriola in avanti andando a finire con i piedi proprio sulla faccia
della rosa
nera. Ukyo si tenne alla spatola gigante per non cadere. Mousse la
abbracciò da
dietro, scambiandola per Shampoo, dicendole di non lasciarlo mai. Si
beccò una
botta in testa da Ukyo con la spatola.
Ryoga cercava il modo per uscire da
quella lotta, di cui lui
non centrava niente, ma il suo disastroso senso
dell’orientamento lo riportava
sempre al centro della stanza.
Kuno, appena ripresosi dallo
svenimento, sbatté contro il
bon bori di Shampoo, che lo stava usando per difendersi da Mousse che
la voleva
abbracciare, svenendo di nuovo.
Nessuno pensò
più alla strana assenza di alcuni membri della
ciurma.
Akane era stata portata nella sua
camera a riposare. Si era
finalmente svegliata. Si stiracchiò un po’ notando
la mappa sul suo comodino.
Non sapeva quanto fosse passato, potevano essere ore come giorni. In
quel
momento però non le interessava molto, voleva solo sfogarsi
e piangere. Nessuno
la vedeva e la tensione che si era accumulata prima di dormire
l’avevano fatta
riposare piena di incubi. Prese in mano la sfera e la strinse con tutte
le sue
forze. Piccole stille salate rigavano il suo volto andando a finire
sulla cosa
dorata fra le sua mani. Nessun singhiozzo usciva dalla sua bocca.
Quando si calmò un
po’ la mappa si illuminò lasciando uscire
Erika.
Al contrario dell’ultima
volta la forma trasparente era
davanti a lei, non sopra la sfera che Akane teneva ancora in mano.
Per una volta il viso di Erika, oltre
all’enorme pacatezza
di sempre, trasmetteva anche un po’ di preoccupazione.
“Akane, ci sono oscuri
presagi davanti a te, dovrai stare
molto attenta su Inos”
“Ma... ma tu…
come.. cosa…” balbettò senza senso la
ragazza.
Era molto stupita di vederla uscire dopo che aveva detto di non
chiamarla per
nessun motivo.
“Lo so che ti avevo detto
che non sarei tornata, ma il fatto
di essere rapita non mi è piaciuto molto, vorrei dirti chi
è stato ma non posso
interferire. È già tanto che io sia venuta qui ad
avvisarti”
“Vuoi dire che sei
vincolata?? Ma da cosa?”
“Purtroppo non posso dire
nulla. Ascoltami bene. Nessuno sa
l’identità del pirata, tutti credono che sia un
altro, ma in realtà quello che
credono è un sottoposto del pirata, l’ha
costretto, quando era ancora in vita,
a ritirarsi in un posto orribile e adesso il suo discendente vuole il
tesoro. È
convinto che il suo avo sia il pirata ma non sa la verità.
Tieni a mente che
dovrai affrontare molti imprevisti. Circondati di amici fidati, so
già che ne
hai trovati alcuni”
“Io, non ci capisco
nulla” Akane vedeva sotto una nuova luce
Erika. L’ultimavolta non aveva fatto così. In quel
momento lo spirito prese un
bel sospiro e si inginocchiò davanti ad Akane. Prese le mani
di Akane fra le
sue, asciugandogli le lacrime che avevano cominciato di nuovo a rigare
le
guance della giovane davanti a se. La ragazza all’inizio si
spaventò, sicura
che la donna volesse passarle attraverso facendole provare la
sensazione che di
freddo e ghiaccio dentro di se che si narra succeda quando una fantasma
ti
passa attraverso, ma non fu così. Benché
trasparente, la sua presa era forte e
salda, quasi da far male.
“Akane, molti di quelli che
credi amici ti tradiranno, uno
in particolare ti ferirà più di altri, ma tu devi
andare oltre le apparenze.
Non stare in silenzio con le persone che credi amiche, tu stai troppo
in
silenzio, ma i silenzi sono per chi non ha nulla da dire, non per te
che vuoi
tenere tutto dentro senza dare preoccupazioni a nessuno”
“Voglio chiederti
perché ora, perché adesso vieni davanti a
me e ti comporti diversamente da come hai fatto la prima
volta”
“Il mio tempo è
scaduto, devo tornare dentro, ricordati le
mie parole Akane”
“Ma come
farò…” le parole le morirono in bocca.
Erika era
sparita come era apparsa.
Un senso di abbandono le prese il
petto senza che potesse
fare nulla per fermarlo.
Altre lacrime scesero, ma lei le
asciugò con forza. Non
poteva essere debole, non ora. I guai dovevano ancora terminare, Erika
era
stata chiara in proposito.
Però aveva anche sonno. Si
sentiva ancora debole. Senza che
se ne accorgesse, si distese nuovamente e si lasciò cullare
in un sonno
profondo, stavolta senza incubi.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Se volete uccidermi potete farlo, so
perfettamente che ho aggiornato tardissimo, posso solo dirvi che sono
stata molto impegnata ho perso un pò di ispirazione, infatti
ho fatto molti errori, fotuna che ho una beta fantastica, grazie
ellyyyyyyyy.
I ringraziamenti alla fine:
Buona lettura!
Ranma camminava impetuoso avanti e
indietro mentre aspettava
Obaba che era andata ad avvertire gli altri dell’accaduto.
Collant Taro stava seduto ad
osservarlo. Da quando lo aveva
trascinato per la nave fino alla cella e dopo erano andati nella cabina
di Sakiko,
non gli aveva più rivolto la parola.
Intanto il ragazzo si guardava
intorno. Quella cabina era…
ordinata. Tutti lì aveva un posto preciso, il letto era
rifatto e le lenzuola
non avevano nemmeno una piega, la libreria presentava tutti i volumi
messi in
ordine alfabetico e le mappe nautiche, poste sopra la scrivania, erano
state
arrotolate con estrema cura.
L’unica cosa fuori posto
era Ranma, che continuava col suo
esasperante avanti e indietro.
“Ranma far su e
giù in quel modo ti farà solo consumare il
pavimento” Il codinato si fermò, guardandolo
interrogativamente.
D’improvviso si
sentì una sonora risata provenire dalla
porta ormai aperta.
“Ti dovresti vedere,
Ranma”
“Ohh… stai
zitto, Ryoga”
Taro si alzò in piedi
mentre il ragazzo con la bandana gli
dava un’affettuosa ma forte pacca sulla schiena.
“Ehi, è da un
po’ che non ci vediamo”
“Già
cuginetto… soprattutto che non ci vediamo tutti e 3
insieme”
Ranma sbuffò, tornando a
camminare per la stanza.
“Una cosa… come
hai fatto ad arrivare qua?? Se non ricordo
male il tuo senso dell’orientamento è
pessimo”
“Già. In
realtà… volevo andare nella cabina di
Ranma”
“Sei sempre il solito. A
proposito, lo sai come mi ha
trattato??”
“Obaba mi ha detto che
credevano tu avessi rubato una mappa
importante, ma non so molto altro, a parte che ti ha rinchiuso in una
cella”
concluse ridacchiando.
“Dopo avermici trascinato
senza un minimo di gentilezza.
Comunque, non era una mappa, era una sfera dorata”
“Una sfera
dorata??”
“Si, una sfera ricoperta
solo esteriormente d’oro, grandezza
nella media, piccoli fori sui lati, significativi dell’epoca
prima dei viaggi
spaziali, non si fanno molti soldi con quella roba e loro che dicevano
che
l’avevo rubata!” sospirò, come se a
prima vista non fosse stato ovvio il
contrario.
“Akane porta sempre con se
una cosa simile… Ranma, tu ne sai
qualcosa?”
Ranma si fermò in mezzo
alla stanza facendo cadere il
silenzio. Prese un profondo respiro, non sapendo se dirglielo o meno.
“Ranma, che
succede?”
“Ryoga, Taro, quella sfera
che voi avete visto non è solo
una comune palla di metallo, ma è una mappa”
“Una mappa per
cosa?”
“Per il tesoro del pirata
più famoso di tutti i tempi”
Taro si lasciò scappare
qualche frase di compiacimento.
“Ci credo che avete fatto
tutto quello scalpore”
“Akane ha una cosa
simile?” Ryoga sembrava esterrefatto, non
poteva crede che la sua Akane
possedesse la mappa per arrivare a un tesoro a cui tutti aspiravano.
“Non solo, Akane
è l’unica che può leggerla, come, non
ve lo
so dire”
Prima che potessero fare altre
domande entrò Sakiko, seguita
da Obaba e il dottor Tofu.
“Ragazzi, sedetevi, devo
parlarvi”
“Obaba…”
“Ryoga, Akane sta dormendo,
era molto stanca” rispose il
dottor Tofu capendo la domanda del giovane prima che lui la ponesse.
“Come ho già
detto agli altri, è stata rubata la mappa di
Akane, ognuno di noi può essere il colpevole”
“Mappa?? Ma non
è una sfera?”
“No Sakiko, quella sfera
nasconde la mappa in grado di dire
dove sia un tesoro…”
“In realtà,
nasconde uno spirito di nome Erika che sa dove
trovare il tesoro”
“Stavo dicendo, chiunque
avrebbe potuto rubarla, anche le
persone che erano con lei” gli sguardi si spostarono sul
dottor Tofu “oppure
qualcuno della ciurma, persino io avrei potuto”
“Obaba tu
non…” cominciò Ranma.
“Bisogna pensare a tutte le
possibilità per arrivare alla
soluzione”
“Allora anche la stessa
Akane avrebbe potuto”
“Taro, no, Akane non
potrebbe mai… lei è una ragazza gentile
e generosa non farebbe una cosa simile” esclamò,
convinto, Ryoga.
“Non penso sia stata
Akane” disse con foga Sakiko.
“Ryoga, Sakiko, Taro non ha
tutti i torti, benché io non
credo che lei ne sarebbe capace…”disse il dottor
Tofu.
“Taro, tu hai capito chi
è Akane?” Ranma guardò il cugino mentre
quello assumeva un’espressione pensierosa.
“Quella con il baschetto e
l’espressione indecifrabile”
“Sbagliato, Akane
è quella con la faccia da tonta che teneva
in mano la sfera” rispose Ranma.
“Ranma…”
lo ammonì Obaba.
“Ohh… be, non ha
proprio l’aria da furba” disse Taro.
“Basta parlare di Akane,
adesso ci conviene tenere gli occhi
aperti su chi a tentato di rubare la mappa, sicuramente Erika
l’ha visto”
Tutte le facce si rivolsero verso
Ranma, che, dopo aver
parlato, stava
aprendo la porta e
andandosene.
“Ranma, vorrei che tu mi
dicessi…”
“Obaba, per favore, non
ora, Taro resterà quanto vorrà, se
tu glielo permetterai, ma ora ho bisogno di… stare
solo”
E uscì lasciando tutti
ammutoliti.
“Dove sta
andando??”
“A pensare”
sopirò Obaba.
Ranma chiuse dietro di se la porta e
si avviò sul ponte.
L’albero maestro si
stagliava alto verso il cielo azzurro. Non
se ne vedeva la fine; il punto in cima da cui si poteva osservare ogni
cosa,
ogni minimo dettaglio.
Si arrampicò velocemente e
il cielo si colorò di quel blu
intenso che gli metteva la pace nel cuore. Tutto il ponte della nave
era
illuminato a giorno, perciò anche lo stesso cielo sembrava
azzurro, quando in
realtà era blu scuro.
Ranma girò attorno al palo
prendendo un fagotto dietro le
vela, lo srotolò e lo distese legando i due cordoncini,
posti a ciascuna
estremità del telo, in modo da formare un’amaca
robusta. Senza starci a
pensare, si distese osservando le stelle e riconoscendo velocemente le
maggiori
costellazioni.
Le stelle erano belle e luminose,
calmavano anche l’animo
più intrepido, lasciando che l’oscurità
prendesse totalmente i pensieri. Ma… in
quel momento non riusciva a stare calmo nemmeno guardando le stelle.
Ripensava
alla sfera, al fatto che tutti avessero cercato tanto a lungo la mappa
per trovare
quel tesoro quando in realtà, da trovare, erano una sfera
dorata e uno spirito nascosto
in essa… poi c’era lei…
l’unica che potesse parlare con quello spirito, Akane.
Tutti in quella nave potevano aver
interesse al tesoro,
tutti: Shampoo aveva odiato Akane sin dall’inizio: Ukyo
sembrava che non fosse
proprio in sintonia con lei; con Sakiko le cose sembravano procedessero
bene,
ma nemmeno di lei si fidava completamente; Kuno era troppo scemo, ma
poteva
sempre essere un complice; Kodachi era abituata ai piani… ma
lei preferiva più
addormentare le avversarie, ora che ci pensava, Akane sembrava troppo
stanca
dopo l’allenamento, quasi come se avesse sonno…
Mousse avrebbe fatto tutto ciò
che gli chiedeva Shampoo; Taro poteva essersi inventato tutto, ma uno
come lui
non ricorre a questi trucchi, piuttosto dice tutto subito o scappa
senza lasciare
tracce; Ryoga, nemmeno a pensarci, adorava troppo Akane per farle
qualcosa;
Nabiki non sembrava che volesse rubare la sfera, piuttosto far fare la
fatica
agli altri di cercare il tesoro e rubarlo dopo; Obaba nemmeno a
pensarci; il
dottor Tofu non se lo poteva immaginare e nemmeno quel
nonnino… Shinnosuke era
troppo distratto per pensare a un piano così complicato, si
sarebbe scordato
persino di aver rubato la sfera!
Non aveva molti indizi,
però di una cosa era sicuro, non
voleva lasciare il tesoro a nessun’altro e avrebbe protetto
Akane, anche a
costo della vita, per il tesoro, ovviamente.
Una stella cadente passò
lì vicino illuminandogli il viso e
firmando la sua promessa.
Akane aprì lentamente gli
occhi, vedendo davanti a se la
figura sfocata di Nabiki. La sorella la aiutò ad alzarsi.
“Nabiki, quanto ho
dormito??” chiese, sfregandosi
energicamente gli occhi.
“28 ore sorellina, nelle
quali Obaba ha avuto il tempo di
dire a tutti cosa è successo e sistemare le faccende
più urgenti, l’unica cosa
è che non sanno ancora chi sia stato o stata”
Akane annuì poco convinta.
In quel momento le tornarono in
mente le parole di Erika.
“Nabiki, io… no,
Erika…”
“Cos’è
successo??”
Nabiki la guardò scettica,
notando la sua evidente
preoccupazione.
“Ho visto Erika, e mi ha
detto delle cose…”
“Aspetta un attimo,
è apparsa senza che tu la chiamassi?”
“Si, ed è
successa una cosa strana, mi ha…
toccato…”
“Che vuol dire??”
“Mi ha preso le mani fra le
sue” Akane si abbracciò la mano
destra con la sinistra.
“Ho qualche
dubbio… ci conviene parlarne con Obaba o col
dottor Tofu, su, sbrigati a vestirti”
“Ma…”
“Stai ancora
così??”
Akane non poté obbiettare
in nessun modo, la sorella era
stata chiara e precisa, lei era sempre così. Un piccolo
sorriso spuntò sulle
sue labbra mentre finiva di indossare gli abiti.
Nabiki la prese per il braccio,
trascinandola fino alla
cabina di Obaba. La ragazza bussò insistentemente,
finché il capitano non aprì
la porta, con espressione dura in viso che si addolcì appena
vide Akane.
“Akane, ben
svegliata… come stai??”
“Abbastanza bene,
grazie”
“Capitano…
Obaba, Akane dovrebbe raccontarti una cosa”
“Si, certo, aspettatemi
nella sala dei motori, ci vediamo
lì” e si allontanò saltellando sul suo
bastone.
“Nabiki, come mai hai
voluto dirlo a Obaba e non al Dottor
Tofu?”
“Perché, non ti
fidi di lei?”
“No, non è
questo… è solo che mi è sembrato che a
te non
ispirasse fiducia”
“No, hai capito male, non
è quello il motivo, solamente ho
capito che pensa soprattutto al suo tornaconto, è un
po’ egoista, ma anche molto
saggia e ha più esperienza del dottor Tofu”
“Capisco, ma a me non ha
dato quest’impressione…”
Nabiki scosse la testa, pensando a
quanto fosse ingenua sua
sorella, poi aprì la porta lasciando entrare Akane, che
ancora pensava a ciò
che le aveva detto l’altra.
Dentro la sala, Ranma stava
controllando svogliatamente i
macchinari. Si girò appena quando entrarono e non disse
nulla finché la porta
non fu chiusa.
“Allora finalmente ti sei
svegliata, è un’eternità che
dormi”
Entrambi si guardarono sfidandosi a
vicenda, ma la ragazza
non ebbe tempo di rispondere a causa all’arrivo tempestivo di
Obaba.
“Vedo che ci sei anche tu,
Ranma. Perfetto!! Posso sapere
cosa c’è che vuoi dirmi?”
“Erika si è
fatta vedere, ma io non l’ho chiamata in alcun
modo”
“E… come mai sei
così sconvolta?”
“La stessa Erika aveva
detto, non chiamatemi finché non
arriviamo su Inos… un po’ strano che si faccia
viva ora, non crede?” Nabiki
guardò Obaba per lunghi istanti, aspettando una sua risposta.
“Dipende da cosa ha
detto…Puoi riferirmi tutto??”
“Certamente, mi ha detto
cose strane, ad esempio che nessuno
sa la vera identità del pirata e qualcosa su un suo
sottoposto, non ho capito
bene, ma, soprattutto, ha detto che qualcuno mi tradirà,
anzi, molti mi
tradiranno, e uno in particolare mi farà molto male, devo
circondarmi di amici
fidati… e poi ha detto di non avere più tempo ed
è tornata nella sfera”
“Molto strano che non
l’abbia percepita”
“Può essere che
sia colpa del suo essere uno spirito, si,
insomma, è morta…” si intromise Ranma.
“Potevi dirlo con parole
più dolci” lo rimbeccò Akane.
Ranma, infantilmente, le fece la
linguaccia, tornando poi ad
ascoltare ciò che diceva Obaba.
“No, anche i fantasmi
dovremmo percepirli”
“Però non penso
sia un fantasma, si è mossa e mi ha pure…
toccata…” istintivamente, Akane si
sfiorò le mani, cercando di ritrovare il
calore della stretta di Erika.
“Toccata?? Accidenti,
questo complica le cose”
“Come mai?”
“Nabiki, devi sapere che
tutti noi abbiamo una sorta di aura
intorno al corpo, chiamata kii, che cambia a seconda
dell’umore e delle
esigenze. È più evidente quando ci si arrabbia o
ci si allena, ad esempio,
molti la sforzano per diventare più forti. Non è
facile percepirla, ma la
maggior parte delle persone su questa nave sanno come fare”
“Ah, tu intendi quella cosa
blu o rossa che vedo spesso
intorno ad Akane mentre si allena?”
“Già, proprio
quella. Solo che è strano che non ci sia nulla
intorno ad Erika”
“Akane, avevi detto che
Erika è trasparente… questo può
centrare qualcosa, Obaba?” chiese Ranma.
“Potrebbe… ma
non ne sono sicura. A meno che…”
“Cosa succede??”
“Vi farò sapere
appena ne avrò conferma, intanto credo sia
meglio se Akane si alleni sempre di più, deve essere forte,
questa missione si
sta rivelando più difficile del previsto”
“Sai qualcosa del
tesoro??” gli occhi di Ranma brillarono
per qualche secondo, sembravano smaniosi, ma tornarono presto quelli di
prima.
“Ah, ragazzo mio, del
tesoro si sa poco o niente, ma io sono
una diretta discendente di uno dei suoi più fidati
marinai”
“Quindi… puoi
aiutarmi?”
“Certo, Akane,
però tu allenati, hai perso fin troppo tempo,
andate subito in palestra, entrambi, anzi, aspetta un momento, Ranma,
ti devo
parlare”
“Intanto accompagno
Akane” Nabiki prese sua sorella per un
braccio, trascinandola via.
“Aspettami in
palestra” le ordinò Ranma, prima che si
chiudesse la porta.
La rabbia della minore delle Tendo
stava ribollendo
lentamente, doveva sfogarsi con qualcuno e sua sorella era
l’unica con cui
poteva parlare liberamente.
“Ranma pensa sempre che
tutto gli sia dovuto, è egoista,
villano, baka e non pensa mai agli altri, sa solo offendere…
ed è troppo avido,
pensa solo ai soldi e gli interessa solamente il
tesoro…”
Nabiki la guardò, indecisa
se dirglielo o meno, ma la lista
di Akane continuava e le sue povere orecchie faticavano a reggerla
ancora per
molto.
“Akane, Ranma è
venuto ogni ora a vedere come stavi, era
preoccupato per te”
La ragazza si era arrestò
sul posto a quelle parole e
guardava la sorella senza fiatare.
“Dici sul serio?”
“Ti sembro una che
scherza?”
Nabiki si allontanò,
lasciandola da sola con i suoi dubbi.
Ringrazimenti:
apple92: nello scorso capitolo non ti ho detto quanto mi sono piaciute
le tue recensioni, scusa *inchino* grazie mille, spero ceh prima o poi
ricomincerai a leggerla!
StRaNgE_GiLl: lo so, saranno cavoletti amari con te come beta... su
quello che la ferirà... non ti pocco dire nulla. Stavolta
sto con la bocca chiusa, questa è un'informazione
preziosissima... xD scherzi a parte, fai un ottimo lavoro,
baciucchiiiiii!!!!!!!!!!!!!
Akane25: Rox, visto, alla fine sno riuscita ad aggiornare... quindi...
adesso puoi dirmi tutto quelloc eh vuoi, come promesso. Fammi sapere
che ne pensi ^^ e mi fa piacere che tu apprezzi la mia storia!!!
ciaoooo!!!!!
Laila: Ma quant domande xD e già, tanti misteri, poche
risposte... si, ho fatto subito tornare la sfera nelle mani di Akane.
sono felice che ti piaccia Taro, ma ancora più felice che ti
stia simpatica Erika *_* le tue deduzioni sono quasi del
tutto esatte.... Ah, lo so, quel capitolo l'ho messo online
non del tutto corretto perchè non volevo far passare troppo
tempo fra un capitolo e l'altro... fammi sapere anche su questo
capitolo ^^ ciaoo!!!!!!
Un grazie a chi ha messo la storia sui preferiti:
1 - alexis_92
2 - lady_inuyasha
3 - sasamy
E adesso, un saluto a tutti, ciaooo!!!!
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Allora, chi di voi si
ricorda ancora di me? Penso in pochi, anzi, pochissimi! Ma per quei
pochi che si ricordano sono tornata dopo un lungo
(lunghissimo) perioso di assenza. Purtroppo ho avuto mancanza
di tempo, l'ispirazione si è andata a fare un viaggio e il
mio computer ha avuto qualche problema, fortuna che c'era quello di mio
fratello!
Anche se, visto che vi ho fatto aspettare, questo capitolo sarebbe
dovuto essere grandioso, alla fine è solo di transizione.
Spero solo di finire presto il prossimo, che ho già
cominciato a scrivere.
Il capitolo
è del tutto dedicato a StRaNgE_GiRl, la mia fantastica beta
che mi aiuta sempre! Senza di lei i capitoli sarebbero davvero
illeggibili, molto più di come sono ora xD
Ovviamente, chi vuole
malmenarmi avrebbe tutte le ragioni, per questo io mi nascondo... E vi
lascio al capitolo!
Buona lettura!
Capitolo 9
Era passata
più di una settimana dal furto e Akane si allenava
insistentemente ogni giorno.
Doveva e voleva
essere più forte, non poteva più permettersi
errori, ne aveva fatti fin troppi.
I suoi amici, suo
padre, sua sorella e la signora Nodoka contavano su di lei.
La ciurma, dopo aver
saputo l’accaduto, aveva cominciato a guardarla in maniera
diversa, anche se il trattamento che le riservava restava sempre lo
stesso.
Ukyo, Shampoo e
Kodachi non le lasciavano mai tregua, attaccavano briga sempre per un pretesto
diverso, a volte il più assurdo. Questo la aiutava
nell’agilità perché durante le loro
“lotte” schivava i colpi senza attaccare, ma allo
stesso tempo la infastidiva perché non capiva come mai ce
l’avessero tanto con lei… insomma, mica era la
fidanzata di Ranma!
Kuno, ormai, ogni
volta che la vedeva la abbracciava e palpava finiva sempre per essere
picchiato, però doveva ammettere che anche quello la aiutava.
Sakiko, fra le
giovani, era l’unica ad esserle diventata amica.
Ridevano e scherzavano assieme mentre pulivano il ponte o
sbrigavano altre faccende. Aveva scoperto che Sakiko sapeva essere una
ragazza molto carina, ma anche molto prepotente.
Ryoga era un
carissimo amico, Mousse anche, quando non c’era Shampoo nei
paraggi…
Taro,
invece, osservava e studiava un po' tutti, senza
avvicinarsi a nessuno, tranne a Ryoga, con cui tirava brutti tiri a
Ranma facendogli mille scherzi. Ora Akane riusciva a capire
perché lui non lo voleva a bordo. Ranma si arrabbiava ogni
volta, ma loro, imperterriti, continuavano senza nemmeno ascoltarlo
mentre si lamentava. Ogni volta lottavano, due contro uno, e a Obaba
toccava l’amaro compito di fermarli, dandogli punizioni
assurde, come quella di pulire tutte le vele
minuziosamente, togliendo anche le più piccole e nascoste
macchioline fino a renderle di un candore accecante.
Nabiki li osservava
come sempre dall’alto al basso, senza curarsi di nessuno in
particolare.
Il nonnino stava
nella sua stanza, lamentandosi perché, secondo lui, stava
per morire; Shinnosuke non lo ascoltava più di tanto.
Il dottor Tofu aveva
molto da lavorare, visti tutti i litigi e le sue incombenze di medico
in quei casi, bisognava solo stare attenti a non nominare Kasumi e
tutto filava liscio. Lui e Obaba cercavano spesso notizie sulla sfera,
trovando poco o niente.
Gli allenamenti di
Akane continuavano, Ranma era un buon maestro ma non la attaccava mai,
si limitava a schivare. Quando non si allenavano litigavano, anche per
colpa delle secchiate gelide che ormai Akane era solita buttargli la
mattina quando lui non si svegliava.
In quel momento
avevano appena litigato e lui era sparito chissà dove.
Akane camminava a
grandi falcate davanti alla sorella.
“Accidenti!”
urlò, mentre Nabiki continuava a sorseggiare il suo
tè e sfogliava una rivista, indifferente.
“Litigio”
“Non lo
sopporto, è super antipatico”
“Akane, lo
sai che oggi atterriamo?” le disse Nabiki, senza nemmeno
ascoltarla.
“Su
Inos?” La ragazza si fece subito attenta, fermandosi.
“No,
dobbiamo solo fare rifornimento e prendere provviste, qui vicino
c’è un pianeta con una tecnologia molto avanzata e
hanno deciso di attraccare…”
“Quindi
potremmo pure scendere”
“Si, ma
resteremo solo poche ore”
Akane si sedette
accanto a Nabiki, prendendo un biscotto e mettendolo in bocca.
“Allora che
ne dici se scendiamo insieme a comprare qualcosa? Anche solo andare in
giro fra negozi, è da tanto che non lo
facciamo…”
Nabiki
guardò la sorella da dietro la rivista.
“Solo se
prometti che non spenderemo nulla per cose inutili”
“Promesso!!
Grazie Nabiki”
Akane
sorrise entusiasta e
si alzò dalla sedia.
“Ricorda di
portare i soldi che non ti faccio prestiti”
La sorella
annuì, sbuffando appena, e corse a prepararsi, non poteva
uscire con la tuta bianca che usava per allenarsi.
Aprì la
porta della stanza dirigendosi verso l’armadio. Prese la
gonna blu, la maglietta bianca con scollo a V, le ballerine bianche e
le mollettine per i suoi capelli lunghi, legandoseli stretti.
Dall’altoparlante
la voce gracchiante di Obaba avvisava che sarebbero atterrati fra
un’ora.
Akane si
vestì in fretta, prendendo i soldi e la borsetta.
Aprì la
porta, trovandosi davanti Nabiki.
“Aspettami
sul ponte, chiudo io”
La sorella le prese
le chiavi dalle mani di Akane e entrò in stanza.
Akane andò
verso il ponte, stando attenta a non incontrare nessuno, non voleva
sporcarsi per dei litigi assurdi ed essere costretta a cambiarsi.
Camminava lenta e con
circospezione, guardandosi attorno.
“Akane,
dove vai?” Si fermò all’istante,
girandosi.
“Sakiko,
per fortuna sei tu” tirò un sospiro di sollievo.
“E chi
credevi che fossi? Una di quelle tre pazze?”
“Avevo
pensato anche a Kuno…”
“Si, ma non
ho una voce maschile, o sbaglio? Sai, sarebbe un peccato se ti dovessi
cambiare per colpa loro, stai benissimo” Sakiko le sorrise.
“Grazie,
vado a fare spese con mia sorella, vuoi venire anche tu?”
“Mi
piacerebbe, ma Obaba ha bisogno di aiuto con i rifornimenti dato che
Ranma ha da fare”
“Cosa
avrà da fare quel baka** di così
importante?” sospirò rassegnata.
“Deve
incontrare qualcuno, non so chi”
“Fatti
suoi, piuttosto, conosci qualche bel negozio dove potremmo
andare?”
“Purtroppo
no, non sono mai andata su quel pianeta”
“Negozi?
Secondo me dovreste andare a destra, c’è la via
dedicata allo shopping”
Taro
arrivò dietro Sakiko, sorridendo alle due.
Dietro di lui
c’erano Muosse, Ryoga e Shinnosuke.
“Grazie
Taro! Akane aveva proprio bisogno di un consiglio”
“Dove
vai?” chiese Mousse.
“In giro
per negozi con Nabiki” rispose Akane, felicissima di
andare a fare shopping con la sorella.
“Stai
benissimo, Akane” esclamò Shinnosuke, sorridendole.
“Si, non
male” confermò Taro, mentre Mousse annuiva.
Ryoga invece era
rimasto con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
“Ryoga,
tutto a posto?” chiese preoccupata Akane, mentre Shinnosuke
gli sventolava una mano davanti al viso.
“Si…
Certo…”
“Io lo so
cos’ha, non ti preoccupare Akane, è solo la
malattia del cuore” ridacchiò Taro, dandogli delle
pacche amichevoli sulla schiena.
“Oh, sta
zitto!” sbuffò Ryoga.
“Colpito e
affondato” scherzò Muosse.
“Certo, tu
sei peggio di me, talpa! Sempre dietro alla tua
Shampoo…” lo apostrofò il ragazzo con
la bandana.
“Adesso
basta! Non rovinate tutto con i vostri soliti battibecchi!”
li rimproverò duramente Sakiko.
“Giusto!
Non le roviniamo la giornata, a proposito, dov’è
che vai?” chiese ingenuamente Shinnosuke.
A tutti i presenti
spuntò un gocciolone dietro la testa.
“Ehm…
A fare shopping, Shinnosuke” gli rispose Akane.
“Ok,
divertiti! Ah, dimenticavo, stai benissimo”
“Grazie”
Akane si
allontanò, ancora stranita, nonostante tutto il tempo che lo
conosceva, ancora non si era abituata a quel suo modo di fare, anche se
non era del tutto colpa sua. In lontananza, sentì il ragazzo
chiedere: “Dove va Akane? Sta benissimo vestita
così!”
Ranma stava guardando
la nave atterrare, un omino muoveva insistentemente due bastoni
arancioni, che stonavano con il grigio della strada.
Non gli andava di
restare sulla nave a faticare, ma se non scendeva molto probabilmente
Shampoo gli sarebbe stata attaccata tutto il tempo, così
come Kodachi e forse anche Ukyo, almeno a terra aveva qualche
possibilità in più di riuscire a seminarle.
D'altro canto, Obaba
gli aveva dato quelle due ore libere, aveva tutto il tempo per fare
ciò che voleva. Tutto... O quasi. La cosa importante era
andare via da lì e stare un po' da solo per una volta.
L’omino
aveva smesso di agitarsi e la nave atterrò con successo,
mentre il ragazzo sbuffava e con un salto scendeva
dall’albero maestro.
Akane e Nabiki
avevano seguito il consiglio di Taro ed erano arrivate al centro
commerciale, che era così alto che sembrava potesse toccare
la nuvole.
“Non mi
fidavo molto di quel tizio, ma alla fine aveva ragione, qui
è molto bello e ci sono anche ottimi prezzi”
esclamò Nabiki osservando il cartellino di una maglietta.
“Nabiki,
perché devi sempre essere restia nei confronti degli altri?
Non puoi fidarti un po’?” Le chiese Akane, mentre
prendeva un tuta gialla.
“Si, come
fai tu con Ranma” uscirono
dal negozio e si incamminarono per un altro negozio.
“Io litigo
con Ranma, non… be’,
fiducia…” Akane incespicò con le parole
e arrossì “Ma non stiamo parlando di lui, stiamo
parlando di te, non hai risposto alla mia domanda!!”
Nabiki,
improvvisamente, si fermò ad osservare una vetrina.
“Guarda
lì… Vatti a provare quella gonna!”
“Ma,
Nabiki…” provò a protestare l'altra, ma
la sorella la trascinò dentro senza che lei potesse opporsi.
“Tieni, se
ti sta bene te la regalo” le porse
la gonna con fare indifferente.
“Regalo?
Sicuro che quella parola esista nel tuo dizionario? Ma ti senti
bene?” chiese scettica Akane, alzando appena il sopracciglio.
“Piantala.
Non posso volerti fare un regalo?”
“No, non ho
detto questo, è solo che…”
“Visto?
Anche tu non hai fiducia in me, e sono tua sorella! Vai e provalo, o
cambio idea e non te la regalo più”
Akane prese la gonna
e si affrettò ad andare nei camerini, con uno sguardo un
po’ confuso.
In effetti, la gonna
che le aveva dato era proprio bella, blu jeans, tendente al chiaro, con
degli inserti rosi e lilla. La cosa migliore era
che le stava veramente bene. Uscì dal camerino
con un sorriso sul volto.
“Che ne
dici?” chiese alla sorella.
“Aggiustatela
dietro, dobbiamo cambiare la maglietta e anche le scarpe” le
ordinò, andando a guardare per il negozio se trovava
qualcosa di carino.
Akane la
osservò prendere una maglietta lilla e delle ballerine nere.
La ragazza era impalata e si chiedeva chi fosse la sconosciuta che
voleva regalarle una gonna, per di più
non scontata. Se qualcuno aveva preso il posto di Nabiki non aveva di
certo fatto molto per nascondere la sua vera identità.
“Forza,
torna dentro” le ordinò la sorella.
Titubante, ma senza
più dubbi, la ragazza si cambiò mentre Nabiki
guardava altri vestiti.
Ranma passeggiava per
passare il tempo, aspettando il momento di ripartire. Aveva
qualche ora di svago e non gli andava di passare in rassegna i
rifornimenti e sorbirsi altri dispetti da parte dei cugini, a cui si
erano aggiunti anche Mousse e Shinnosuke. Inoltre era dovuto
fuggire da Shampoo che voleva uscire con lui. Per riuscire a scappare
era entrato in un posto che non faceva per lui, ma almeno sarebbe stato
l’ultimo in cui l’avrebbero cercato: il centro
commerciale.
Stava giusto
passeggiando, chiedendosi se fosse il caso di uscire e andare da
qualche altra parte, quando vide Nabiki indaffarata a scegliere vestiti.
Senza accorgersene si
fermò lì davanti ad osservarla. Vide le sua
labbra arricciarsi, per poi sbuffare. Una mano, uscita fuori dal
camerino, prese la maglietta lilla che stava tenendo avanti.
Dopo pochi secondi,
la tenda si aprì, e quando Akane uscì dal
camerino lui restò a bocca aperta.
Lei era…
bellissima. Quella gonna di jeans le arrivava poco sopra il ginocchio
lasciando le sue gambe in mostra, la maglietta non era troppo attillata
e insieme alle scarpe dava un tocco più sofisticato alla sua
figura, e i capelli erano raccolti in piccole mollettine.
All’improvviso
una signora lo urtò, chiedendogli scusa e andando dritta per
la sua strada. Lui si riscosse e sentì il bisogno
di nascondersi, anche se non ne capiva il motivo.
Saltò
dietro un’insegna piuttosto grande, aveva una forma
irregolare che gli permetteva di sentire e vedere senza essere visto.
“Akane,
così stai bene” Nabiki annuì,
guardandola con occhio critico.
“Me li
comprerai davvero tutti?”
“Si…
tanto poi mi ripagherai quando troveremo il tesoro. Sono 60.000 yen per
i vestiti e 10.000 per la consulenza”
Akane la
guardò scettica, non capendo se la sorella scherzasse o
meno, ma si lasciò andare comunque a una risata cristallina,
seguita a ruota da Nabiki.
Il cuore di Ranma
perse un battito, per poi partire più velocemente di prima.
Con lui non aveva mai riso così, era sempre arrabbiata e lo
picchiava spesso. Certo, non l’aiutava molto con tutti quei
“complimenti” che le rifilava ogni volta, ma,
diamine, non lo faceva apposta. Le parole gli uscivano di getto, senza
che le riuscisse a fermare. Non ci riusciva… Ma sperava che
alcuni sorrisi fossero diretti a lui. Quando si accorse di questi
pensieri si diede dello stupido, e si schiaffeggiò
ripetutamente le guance.
Le due sorelle
uscirono dal negozio con le buste in mano. Akane si era cambiata di
nuovo, indossando i vestiti di prima, ma anche con quelli rimaneva
bellissima.
Nabiki
guardò l’orologio e si accorse che era
già arrivata l’ora di tornare alla nave.
Kuno era proprio
davanti a loro, accortosi di Akane, aveva cominciato a decantare la
bellezza del suo amore, con strani aggettivi, e molti passanti si
spostavano per non venir travolti dalla sua katana di legno.
Nabiki lo
guardò cauta, poi gli si avvicinò e gli fece
vedere delle foto di Akane, cercando di vendergliele.
“Come osi
insinuare che io potrei abbassarmi a comprare foto di seconda
mano?” esclamò Kuno, mettendosi una mano sul viso
con fare tragico.
“Se non le
vuoi le venderò a qualcun altro”
“Dammele
tutte”
“Certo,
dieci foto, 80.000 yen”
“Sei molto
cara” Kuno ci pensò un po’ su, facendo
qualche monologo ad alta voce.
“Gli affari
sono affari, prendere o lasciare”
“Tieni,
questi sono i soldi” Kuno le diede i soldi, lei li
contò meticolosamente “Graziose fanciulle, non
fate tardi, ricordatevi che la nave tra poco ripartirà, vi
converrà avviarvi, a dopo, mio dolce amore” e si
allontanò muovendo energicamente la katana, ridendo da solo
come un pazzo.
“Ti metti a
vendere le mie foto?”
“Dovevo
rifarmi dei soldi che ho speso! Ci ho pure guadagnato. Ma adesso
dobbiamo tornare, anche se è un po’ stupido, Kuno
ha ragione, è ora”
Akane scosse la testa
sbuffando. Non gli andava di discutere con la sorella in quel momento.
“Spero solo
che non gli darai foto troppo…
‘intime’”
Nabiki fece finta di
non sentirla e corse verso l’uscita.
“Sbrigati,
lumaca” le disse.
Akane prese le buste
e corse, raggiungendo la sorella in poco tempo.
Ranma
restò immobile per qualche minuto, poi scese con un balzo
dall’insegna, spaventando una coppia che camminava
lì vicino.
Si diede dei forti
schiaffetti per togliersi l’espressione da cretino che gli
era rimasta; se qualcuno gli avesse dato del baka ora, non avrebbe
potuto protestare.
Sorridendo incerto
alla coppia che ancora lo guardava strano, si allontanò per
tornare alla nave, passando dal retro.
Due figure
incappucciate si aggiravano circospette vicino
all’imbarcazione.
“Speriamo
che sia questa” disse una voce roca.
“La
descrizione coincide, ma non sappiamo se lui è a
bordo” rispose la figura minuta, con la voce leggermente
più acuta e squillante.
“Entriamo”
“Papà,
ci siamo già messi nei guai in questo modo, ci hanno
cacciati da 3 navi consecutive, prima vediamo se
c’è!” lo rimproverò.
“Va bene,
prendi la corda che andiamo a controllare dentro” disse l'altro,
mentre già cominciava a salire, senza darle
ascolto ne aspettando la corda.
“Non
c’è niente da fare con te”
esclamò più a sé che a altri,
arrampicandoglisi dietro
fino al ponte.
“Nascondiamoci
dietro quelle botti”
Titubante, quella che
doveva essere una ragazza seguì l’altro nel
nascondiglio improvvisato.
“Appena lo
vediamo, usciamo da qui,
è scomodo!” si lamentò l’uomo.
“Certamente”
Stretti lì
dietro, aspettando che il loro lui si facesse vedere, si addormentarono
sfiniti.
Allora, vi è
piaciuto? L'avevo detto all'inizio che sarebbe stato un capitolo di
transizione, neanche così originale, come mi hanno fatto
notare, ma mi serviva una scena del genere per quello che
succederà dopo! Poi capirete... Molto, molto dopo xD
Sappiate solo che non lascerò incompleta questa fanfic, a
costo di metterci 10 anni per scriverla! (Si spera di no, comunque...)
Adesso vorrei ringraziare di tutto cuore le persone che hanno
commentato! Senza di voi non saprei davvero come fare!
Laila:
Grazie per i tuoi commenti! Mi fa sempre piacere sapere che ne pensi,
le tue critiche costruttive mi aiutano molto ^^ Ranma secondo me
risolverà la situazione solo quando sarà talente
chiara che nemmeno lui saprà chiudere gli occhi xD Su chi
è stato non dico nulla... Si saprà col tempo =3
Spero che tu non sia rimasta troppo delusa da questo capitolo. Prometto
che non vi farò aspettare troppo troppo per il prossimo!
Akane25: Svelare
i dubbi? Beh, ci metteremo un po' a capirli, ma conoscendomi vi
darò tanti di quegli indizi che pure Ranma riuscirebbe a
capire che succede xD Non preoccuparti se tardi, posso capirti
perfettamente, a me basta solo che alla fine commenti... Anche dopo
mesi e mesi (D'altronde, visto che pure io ci metto mesi e mesi ad
aggiornare...) Spero che anche se un po' scontato, il capitolo ti
piaccia ^^
ducy:
Purtroppo ci ho messo tanto ad aggiornare... Ma spero che questo
capitolo ti piaccia lo stesso! Non vi farò aspettare tre
mesi per il prossimo, lo prometto!
laurastella:
Purtroppo ho avuto vari impegni e l'ispirazione è volata,
quindi non sono riuscita ad aggiornare prima di oggi. Spero solo che il
capitolo ti piaccia lo stesso, anche se so che sono tremendamente in
ritardo... Un saluto!
Tantissimi ringraziamenti anche
a chi ha messo la fanfic fra i preferiti! E a chi solo legge e questa
ff (incredibilmente) è entrata nel cuore ^^
Un salutone!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Mi
scuso con tutti! Non avendo più internet e non riuscendo a
contattare la beta (se lo leggi elly scusami se non ti ho detto nulla,
ma non riuscivo a contattarti!) ho fatto molòto, molto tardi
con la pubblicazione. Mi dispiace fdavvero tanto! Il peggio
è che non so nemmeno quando riuscirò a pubblicare
l'altro, ma è già in
lavorazione.
Scusate,
ma non riesco a ripondere alle recensioni. Sappiate solo che dico una
marea di grazie a chi ha recensito e anche chi ha aggiunto la fanfic
fra le preferite o le seguite, siete favolosi! Scusate se non riesco nemmeno a commentare, appoena riavrò internet mi rimetterò in paro!
Adesso
vi lascio al capitolo, alla prossima, spero che sarà presto!
Buona
lettura!
Capitolo
10
I
rumori le arrivavano ovattati. Sentiva in sottofondo due voci che
parlavano, dicevano qualcosa su una partenza imminente e sul fatto che
non arrivavano gli “altri”. Lei non aveva la minima
idea di chi parlassero e nemmeno le interessava, voleva solo continuare
a dormire... D’altronde non aveva niente a che fare con
quelle voci.
Era
solo una vagabonda, una persona che in pochi aiuterebbero aiutato, e
che stava dormendo per terra, motivo in più per tenersi in
disparte. Doveva solo stare attenta a quella che chiamavano polizia,
che in realtà era solo un ammasso di gente ingorda che
seguiva delle regole proprie sotto la supervisione sciocca e infantile
dell’“Alleanza Dei Pianeti”, come si facevano
chiamare quegli inutili scansafatiche che governavano la pace dei
mondi. Facevano proprio un bel lavoro, quelli! Lasciavano che
l’inquinamento si espandesse a vista d’occhio
pensando solo ai loro soldi, per questo lei aveva deciso di rimanere
fedele a se stessa per sempre e non seguire le stupide regole di
quell’Alleanza...
Sì,
non aveva nessun obbligo, nessuna voglia di alzarsi da quel pavimento
solo per vedere gli sguardi inorriditi di chi credeva veramente nelle
regole imposte dall’Alleanza. Nessun motivo apparentemente
importante, a parte quello di cercare...
I
pensieri le si schiarirono all’improvviso e
ricordò dove si trovava. Aprì di scatto gli
occhi, girandosi appena e vide il padre che dormiva placidamente, senza
nessuna preoccupazione.
Per
loro fortuna ancora non li avevano scoperti, le botti erano, per ora,
al loro posto e li coprivano perfettamente.
Affinò
l’udito per percepire qualsiasi rumore sospetto, anche solo
quello del rombo dei motori, ma, a parte quelle voci che
insistentemente chiacchieravano, non sentiva nient’altro.
Tirò
un leggerissimo sospiro di sollievo. Non erano ancora partiti, non li
avevano scoperti e per di più avevano dormito in un posto
molto comodo rispetto alle fogne della città.
Si
accoccolò vicino al padre, sbadigliando. Forse avrebbe
potuto farsi un altro sonnellino...
In
quel momento sentì le voci avvicinarsi. Mai un momento che
potesse stare tranquilla!
Si
fece più attenta a quei suoni, sperando che le dessero
qualche buona informazione.
-
Sempre in ritardo, sempre! Mai una volta che possiamo partire
all’ora stabilita - disse una voce maschile, alquanto
alterata.
-
Mousse, a te non da affatto fastidio che loro siano in ritardo, ma che
lo sia anche Shampoo - disse una seconda voce, più bassa
dell’altra.
-
A dire il vero qui nessuno è in ritardo; Obaba ha detto che
saremmo partiti fra mezz’ora, e state sicuri che per
quell’ora saranno arrivati tutti - li ammonì
stavolta una ragazza.
Si
sporse appena oltre le botti, per vedere chi aveva parlato. Davanti a
lei scorse tre figure, due ragazzi, uno con un lungo kimono bianco
l’altro con una bandana gialla in testa; e una ragazza, con
due occhi azzurri chiarissimi.
-
Sakiko, lui è il vice-capitano e non dovrebbe andare in giro
per la città quando qui c’è tanto
lavoro da fare - disse quello con il kimono bianco.
-
Non cambiare discorso, prima di tutto Obaba gli ha dato il permesso,
quindi voi due non potete farci nulla, e poi stiamo pur sempre
parlando... ok, lo ammetto, fate bene ad essere preoccupati, ma
conoscendo Ranma sarà già scappato da Shampoo...
- disse la ragazza, che a quanto pare si chiamava Sakiko.
Al
di là delle botti, un sorriso di trionfo si accese dietro un
mantello scuro. La nave era quella giusta, per una volta!
-
Così non aiuti - sbuffò appena quello con la
bandana.
-
Ormai non ho altro da fare se non quello di aiutare Obaba -
sussurrò Mousse, incamminandosi verso i barili. Il sorriso
si spense e la ragazza nascosta cercò di non farsi vedere.
-
Muosse, attento al palo... - cercò di avvisarlo qualcuno.
Un
rumore fece capire alla figura che quel Mousse era andato a sbattere.
Non le importava granché di quello che si era fatto visto
che, per fortuna, non li aveva scoperti.
Sospirò
di sollievo, prima che il padre cominciasse a russare come suo solito.
Lo guardò inorridita. Possibile che dopo essere scampata a
quel Mousse lui dovesse mettersi a russare? Prese
un sacco lì vicino e glielo buttò addosso,
facendolo smettere in fretta.
L’uomo
cambiò posizione e il mantello da viaggio si tolse un poco
dalla sua testa, mostrando la calvizia. Sbuffò, esasperata,
e lo coprì nuovamente, con delicatezza. Sarebbe stata una
giornata molto lunga.
Akane
stava sbuffando senza ritegno. Nabiki, dopo che era corsa fuori, le
aveva detto, no, ordinato di andare a comprare saponi, tra cui shampi e
balsami pregiati, e, come se non bastasse, stuzzichini vari per i
prossimi giorni. Stavolta il viaggio per il prossimo rifornimento
sarebbe stato più lungo, non potevano stare senza queste
cose che la sorella aveva definito “essenziali”.
Per Akane non erano che l’ennesima perdita di tempo. Inoltre,
come se non bastasse, doveva portarsi appresso una delle buste, visto
che per Nabiki erano troppo pesanti.
-
Ma è mai possibile che debbano succedere tutte a me?
– si lamentò la mora, battendo i piedi a terra
come una bambina.
Continuando
a lamentarsi senza ritegno, lasciò cadere a terra
ciò che aveva in mano, che si andò a schiantare
sul piede di un estraneo.
Akane
volse lo sguardo verso il basso, recuperando in fretta le sue cose.
-
Mi dispiace, non l’ho fatto apposta – la ragazza
alzò gli occhi e vide un uomo. Aveva un che di familiare, ma
non ricordava di averlo mai incontrato.
-
Questa è la seconda volta che mi vieni addosso, ragazzina
– ringhiò, guardandola con disprezzo.
-
Non mi ricordo di lei – disse la giovane, con voce fredda e
distaccata.
-
Già, sono troppo in basso per te, forse? Oppure sei proprio
tonta? Ma il tuo amichetto stavolta dov’è?
– chiese a raffica l’uomo, guardandosi intorno per
scrutare la gente con occhiate di fuoco.
Lei
sgranò gli occhi capendo solo in quel momento chi era. Si
ricordava di lui, il giorno in cui doveva partire e era rimasta
indietro, il suo primo incontro con Ranma.
-
Ora mi ricordo... Cosa vuole da me? – chiese Akane,
intimorita e incerta sulle sue intenzioni.
-
Gempachi, datti una calmata... Non vedi che la ragazza è
spaventata? – un uomo, che non superava i trenta anni
d’età, si avvicinò ai due, sorridendo
di sbieco.
-
Non intendo farle nulla, lo sai anche tu – disse Gempachi,
storcendo la bocca.
-
Giusto, ma lei non lo sa… - gli fece
notare l’altro. I suoi occhi a mandorla, così rari
in quel pianeta, avevano il colore dell’oro e guizzavano da
lei all’altro, osservandoli con occhio critico.
-
Lo so cosa devo fare, Hoitsu, non… -
cominciò Gempachi, solo per venire interrotto da Akane.
-
Chi siete voi due? E cosa volete da me? – la voce le era
uscita forte e chiara, ma non era così sicura di se stessa.
Strinse più forte la busta, cercando in tutti i modi di non
far trasparire dai suoi occhi la confusione interiore che sentiva.
-
Siamo stati due maleducati! Come possiamo non presentarci a una
bellezza come te? - fece un mezzo inchino, indicandosi con la mancina
– Io sono Hoitsu, mentre lui è Gempachi.
Siamo… “marinai”, se così ci
possiamo chiamare, come te, d’altronde.
-
Forse… Non so se posso definirmi un marinaio... -
biascicò Akane, guardando quegli intensi occhi dorati, per
poi spostare lo sguardo verso i capelli, castani e anonimi. Era vestito
con degli abiti comodi, ma eleganti, che facevano risaltare la sua
pelle scura.
-
Come? Non sei tu che solchi il cielo con quella stupida imbarcazione?
Ah! Quella non si può nemmeno chiamare nave
tant’è ridicola! – Gempachi
scoppiò in una risata sguaiata, posando la manona sopra la
pancia.
-
Scusa per quell’incivile, non sa trattare con una signorina
– il sorriso che le donò fu così
sincero, spietato e malefico, che non poté fermare il
brivido che le salì lungo la schiena. Nonostante i suoi modi
educati e l’aspetto affascinante, aveva un’aria
tenebrosa che allontanava la gente.
-
No… Non è… - Cosa voleva dire? Che non
era un problema? In realtà voleva dirlo, voleva urlare che
non c’erano problemi e sorridere ai due sconosciuti che la
affascinavano, anche se aveva capito che non era gente per bene, ma
allo stesso tempo aveva il disperato bisogno di scappare.
Non
riusciva a capire quello che volevano da lei. Più si
insospettiva, più i modi di quell’Hoitsu si
facevano gentili e quelli di Gempachi rudi.
Però
non poteva dire che andava tutto bene. Non era vero, perché
anche in quella maledetta situazione ripensava a Ranma e a quando
l’aveva salvata dall’uomo davanti a sé.
-
Cosa succede? - chiese premurosamente l’uomo dagli occhi
dorati.
-
Voglio sapere cosa volete da me! – si ritrovò ad
esclamare, prima ancora di aver formulato il pensiero.
-
Credo che questa sia... – cominciò Hoitsu, per poi
venir fermato dall’altro.
-
Ragazzina, penso che tu voglia sapere troppo. Chi ti credi di essere?
Per non parlare della scorta che ti sei portata, che
c’è, hai forse paura? – volse lo sguardo
dietro di lei e, se non fosse per la confusione che si sarebbe creata,
avrebbe sicuramente fatto a pezzi qualcosa... o qualcuno.
Akane,
stupita, girò la testa, però non vide nulla, se
non i soliti passanti del centro commerciale.
-
Secondo me non è... Gempachi! – lo
sgridò Hoitsu.
L’uomo
si era girato di scatto, furioso, e, non ascoltando nulla, si diresse a
grandi passi lontano da lì, verso l’uscita.
-
Mi dispiace che si sia comportato così, spero solo che
starai bene. Vedi di tenere stretta a te la mappa... – le
sorrise, mentre gli occhi lanciarono una scintilla di
malignità, poi raggiunse l’altro.
Akane
li osservò girare l’angolo, poi
sospirò. Stava per rilasciare tutta la tensione e ripensare
a ciò che le era appena successo, quando un flash le
attraversò la testa.
-
Attiri sempre le disgrazie, non posso allontanarmi un attimo che ti si
avvicinano i tipi peggiori! – esclamò una voce
maschile dietro di lei.
Si
girò, vedendo il profilo asciutto di Ranma e si perse per un
secondo nei suoi occhi azzurri. Non sapeva che fare, troppo sorpresa
dal suo arrivo, così, senza pensarci oltre, girò
i tacchi diretta verso un negozio di profumi.
-
Mi hai visto oppure sono trasparente? – chiese leggermente
irritato il ragazzo, seguendola malvolentieri dentro quella stanzetta
piena di donne che lanciavano piccoli urletti mentre passava.
Akane
ignorò il tentativo di far conversazione e si diresse verso
i saponi, guardandoli con attenzione.
-
Senti, è la seconda volta da quando ci conosciamo che quel
tizio ti si avvicina, per caso lo conosci o...? –
cercò di dire Ranma, ma venne bruscamente fermato dalla mano
alzata di lei, che gli imponeva il silenzio.
-
Sto pensando, potresti azzittirti? – esclamò con
stizza, adirata.
-
Finalmente hai parlato! Pensavo fossi diventata muta... –
Un
flacone di sapone per il corpo volò verso di lui, che lo
prese senza una piega.
-
Sei troppo lenta.
-
E tu sei un baka! Ho detto di stare zitto! Quello lì sapeva
della mappa, dannazione! – urlò Akane. Ranma le
tappò la bocca con la mano.
-
Vedi di non farlo sapere a tutto il mondo... – le
sussurrò all’orecchio, prendendo qualche sapone a
caso e andando velocemente alla cassa.
-
Aspetta, se prendo quelli Nabiki mi uccide! – disse Akane,
cercando in tutti i modi di fermarlo.
-
Per un sapone?
-
Sì, tu non le conosci proprio le ragazze! – disse
esasperata, tornando indietro e, dopo aver controllato che i saponi
fossero quelli giusti, andò alla cassa a pagarli.
-
Bene, adesso possiamo tornare alla nave?
-
Se vuoi tornaci tu, io devo finire le compere... –
uscì in fretta dal negozio, incamminandosi verso
l’alimentari.
-
Te l’ho detto, se mi allontano anche solo per un secondo ti
si avvicinano i tipi peggiori, anche se non capisco perché
quel tipo ti ha chiamata bellezza con la vita larga che ti ritrovi
– disse Ranma, annoiato da quel dannato centro commerciale.
-
Baka! – urlò Akane, dandogli un pugno in testa.
-
Maschiaccio... – biascicò lui, massaggiandosi la
parte dolorante.
-
Ai Len! Ai Len! Dove sei? – un grido femminile lo
ridestò. Sgranò gli occhi, seguito a ruota da
Akane, e entrambi riconobbero tra la folla la chioma viola di Shampoo.
-
Non di nuovo! Non è possibile... Mi segue dappertutto!
Perfino qui dove non sarei mai entrato.
-
Allora scappa, non le dirò dove vai –
sussurrò la mora, pagando ciò che aveva comprato.
-
Non glielo dirai...? Che vuol dire?
-
Che non sono così perfida, anche se te lo meriteresti.
Akane
prese l’ennesima busta, adesso si sentiva un mulo. Nabiki, in
un modo o nell’altro, gliel’avrebbe pagata.
All’improvviso
il peso diminuì. Si guardò intorno, stupita e
impaurita. Se la sorella non avrebbe avuto ciò che voleva...
-
Se ti sbrighi possiamo correre assieme, no? – le propose
Ranma. La ragazza si girò, per ringraziarlo almeno una
volta, ma lo ritrovò di spalle, senza vederne il viso. Non
se la sentì di parlargli in quel momento.
Il
codinato saettò verso l’uscita, più
veloce di quanto lei gli avesse mai visto fare.
-
Grazie... – sussurrò, per poi seguirlo.
In
quel momento, anche Shampoo si recò verso
l’uscita, affranta per non aver trovato Ranma.
-
Sai qual è la cosa più brutta? – chiese
una voce, mentre osservava una ragazza con lunghi capelli blu litigare
con una viola per un ragazzo, che scappava con due buste in mano.
-
Sentiamo – disse un’altra voce.
Gli
occhi dorati saettarono dalla scenetta al foglio con le informazioni
sulla mappa… e su Akane.
-
Che questa ragazza non è male, non è per niente
male… - esclamò, stropicciando la carta nelle
mani e dandogli fuoco con un accendino.
-
Sì, vero, ma non è questo il brutto, o sbaglio?
– ridacchiò portandosi la manona sulla bocca.
-
Vero. Però sono sicuro che sapranno portarci dove vogliamo
– sorrise diabolicamente, guardando per un’ultima
volta i tre che si inseguivano a vicenda, poi voltò le
spalle al gruppetto, dirigendosi verso la sua imbarcazione.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11: Akane... rapita?! ***
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! L'undici, addiritura! Vedere quei due numeri è molto strano O.O Quando ho cominciato a scrivere non avrei mai immaginato a arrivare a tanto! Ma sono sicura che non vedrò mai le tre cifre! XDD Questo capitolo non mi ispira tanto, non riesco a esprimere come vorrei le emozioni, ormai sono troppo abituata a scrivere in terza persona... Uffa! Ma spero che almeno un pochino possiate apprezzarlo!
Questo capitolo l'ho aggiornato oggi perché volevo fare un regalo di compleanno a un'amica! STEPH, TANTI AUGURI! IL CAPITOLO è DEDICATO A TE! ^^ Anche se vorrei farti di più, spero che questo pensiero sia ben apprezzato! Un saluto anche a elly e alla mia Onee-chan! Purtroppo ancora non sono riuscita a mettermi in contatto con la mia beta, quindi ci saranno tantissimo errori! Vi prego di perdonarmi! *si inchina*
Buona lettura!
Capitolo 11
Ranma afferrò appena in tempo la busta con i saponi prima che cadesse sulla strada. Sospirò di sollievo, ma dovette riprendere a correre poiché Shampoo l’aveva quasi raggiunto.
Sbirciò dietro di sé. Akane era pochi metri dopo la cinese. Correva trasportandosi dietro le pesanti buste e cercava di non andare a sbattere contro nessuno. Shampoo non si poneva troppo questo problema, per raggiungerlo era disposta anche a rovesciare carretti pieni di frutta, proprio come nei vecchi film.
La gente si spostava quando vedeva arrivare quel trio che correva senza sosta. Ranma cercava di ricordare dove fosse la barca, però la sua attenzione era incentrata soprattutto sulla viola.
- Ai Len! Fermati!
- Non ci penso neanche!
- Ranma, la nave è dall’altra parte! – urlò Akane, arrabbiata e stanca.
- Cosa? – il ragazzo si fermò, Shampoo se ne accorse troppo tardi e gli andò addosso, facendo cadere entrambi. Per fortuna di Ranma le buste non si ruppero.
- Fate ciò che volete. Io torno da Obaba – detto questo, la ragazza si girò e corse via da dove erano venuti. Ranma non poté vedere il suo viso, ma era sicuro che stava chiedendo scusa a tutti quelli che incontrava per il disturbo creato.
- Shampoo, alzati! – esclamò scocciato il giovane. Lei si strusciò un po’ su di lui finché non la scostò con un movimento brusco.
- Ai Len, adesso che il maschiaccio se n’è andato possiamo stare un po’ da soli.
- Shampoo, dobbiamo tornare alla nave – si alzò con difficoltà, tenendo la mancina sopra la testa per coprire la stella che illuminava quel pianeta.
- Bella Antares, vero? È la stella rossa più luminosa dei mondi conosciuti. La sera c’è lei, la mattina viene quella gialla.
- Antares? Non era un pianeta? – chiese Ranma, alzandosi da terra.
- Un pianeta, una stella, alcune comete... Antares è tante cose. È il cognome di un famoso scopritore che si dice fosse uno della ciurma del pirata, ma nessuno lo sa per certo.
- Sì, ho sentito qualcosa del genere... Però io non ci credo. Ah, raggiungici entro dieci minuti o salperemo senza di te – le sorrise, poi si nascose dietro un carro, trainato da alcuni animali del posto e usato come bancarella per poter fare acquisti, e scomparve alla sua vista.
- Ai Len! Non puoi lasciarmi qui! – lo supplicò, dopo che ebbe cercato dietro e dentro il carro. Il venditore la osservava con gli occhi sgranati e cercava di non essere investito dalla sua furia.
Shampoo schioccò la lingua.
- Mi è scappato di nuovo. Sarà meglio tornare... Tanto non può essere andato che lì! – rifletté la viola, per poi scomparire fra la folla.
Solo quando fu sicuro che non c’era più, Ranma uscì da sotto il carro; il venditore a quel punto svenne.
Ranma riprese le buste (come fossero sopravvissute alla furia della viola non si sapeva) e, ignorando l’uomo svenuto, corse verso il bar più vicino.
Akane stava ancora camminando verso l’imbarcazione, infuriata per la corsa fuori programma che aveva dovuto fare. Avrebbe voluto tornare più velocemente alla nave, ma il suo umore era a terra e mancava ancora un po’ di tempo alla partenza. Sperava solo di non fare tardi.
Ma perché Shampoo si metteva sempre in mezzo? Era da quando era salita sulla nave che la prendeva di mira e la mora non ne capiva il motivo. Più se lo chiedeva, meno ci arrivava.
Anche a Ukyo non stava molto simpatica, ma almeno la cuoca cercava di non farlo vedere. Kodachi era un’altra storia. Non le piaceva nessuno, a parte Ranma, e forse lui era quello più sfortunato.
Già, Ranma doveva sfuggire alle pretendenti, ai pretendenti delle sue pretendenti e ai suoi nemici.
Akane si fermò un attimo per aiutare una vecchina a cui era caduta la borsa. Quando la salutò con garbo e si girò vide davanti a sé Shampoo che correva verso la nave.
Strano, se la cinese stava correndo allora voleva dire che aveva perso di vista Ranma. D’altronde lì davanti non si vedeva. Scosse la testa per non pensare ai due, erano affari loro, non suoi. Non aveva diritti né su Shampoo, né tantomeno su Ranma.
Si girò, decisa ad andare avanti, anche se piano. La scritta a grandi caratteri “Ristorante” le fece venire nostalgia.
Perché ritornare sulla nave se poi avrebbe incontrato quel presuntuoso? No, in quel momento proprio non le andava. Avrebbe piuttosto voluto tornare indietro nel tempo, quando la sua famiglia lavorava in un ristorante, o ancora più indietro quando sua madre era ancora in vita. Quante risate si era fatta, quanti momenti felici passati insieme, quante uscite di famiglia, tutti e cinque.
Ma l’amara verità era che sua madre era morta, suo padre e sua sorella maggiore erano a casa ad aspettarla, insieme alla signora Nodoka, e lei era lì, da sola, a dover portare a termine una missione difficoltosa per uno stupidissimo tesoro di un pirata di cui aveva sentito parlare per la prima volta quella sera in cui tutto era cominciato.
Qualcuno la aiutava, certo, ma la maggior parte delle persone era venuta a conoscenza solo ora delle qualità di quella sfera dorata che adesso stava nelle mani fidatissime, come voleva sostenere il dottor Tofu, di Obaba.
Ah, sì, giusto, c’era il dottor Tofu che l’aiutava. Da non dimenticare Shinnosuke e suo nonno. Anche loro potevano benissimo restare a casa... Però era stato il nonnino a mettere tutti nei guai. Aveva ricevuto quella sfera chissà quando e non era mai riuscito a usarla.
E Nabiki? Sua sorella voleva solo arricchirsi. I soldi erano la sua vita, il suo destino, il suo desiderio, più forte persino della fedeltà, della fiducia o dell’amicizia.
Tuttavia era lì con lei. Erano con lei. Avrebbero potuto andarsene, o farle pressioni sulla mappa. Certo, c’era già stato un tentativo di furto, se lo ricordava benissimo, e lei era la sola a poter richiamare Erika, però voleva continuare ad avere fiducia, a sperare.
Era una delle poche cose che le rimanevano.
Sperava solo di fare la cosa giusta avanzando di qualche passo verso la nave, un piede dopo l’altro, sempre più veloce, fino a correre verso la barca.
Obaba raggiunse il ponte della nave saltellando sul suo bastone.
Sakiko osservava le nuvole che cambiavano continuamente forma, gli occhi chiarissimi attenti a ogni piccolo dettaglio di quel gas bianco dai riflessi argentati o rossi.
Mousse era ancora disteso a terra, una pezza fresca sulla fronte dove si nascondeva un grande bernoccolo. Ryoga girava in tondo all’albero maestro cercando il modo di ritrovare la sua stanza.
Nabiki era tornata pochi minuti prima, lasciando detto che era stanca e aveva bisogno di riposo. La sorella sarebbe stata lì fra poco tempo.
Gli altri stavano sottocoperta a sistemare le ultime cose prima di partire.
Dei tre che erano ancora via, nessuna traccia.
Obaba sospirò. Ranma avrebbe dovuto darle qualche spiegazione, e anche Shampoo e Akane. Non potevano ritardare, non dovevano.
Dalle botti sentii provenire uno strano borbottio. Sembrava un parlottio... Oppure uno strano russare.
Aggrottò le sopracciglia. Che qualcuno si fosse intrufolato? Le sembrava strano, Mousse e Ryoga non erano degli sprovveduti. Però se qualcuno era veramente bravo poteva riuscirci, e le cose si sarebbero complicate ancora di più.
Ukyo raggiunse in quel momento il capitano.
- Obaba, abbiamo bisogno di una mano giù – biascicò con il fiatone.
- Arrivo – fu costretta a dire.
Se quelle persone avessero avuto delle cattive intenzioni sarebbero già uscite fuori, o almeno così sperava. Per ora poteva solo tornare sottocoperta ad aiutare la sua ciurma, poi avrebbe capito il da farsi.
Sì, Ranma le avrebbe dovuto spiegare moltissime cose.
La ragazza nascosta sospirò di sollievo. Quando il padre si metteva a parlare nel sonno succedeva sempre qualcosa, di solito spiacevole. Soprattutto se dopo tornava a russare più forte di un toro. Per sua fortuna la vecchia non l’aveva vista. Era molto più forte degli altri tre che nemmeno l’avevano sentita. D’altronde erano presi da altro, stavano litigando su qualcuno, però la avevano aiutata.
Obaba avrebbe dovuto prendere un’altra ciurma se lei avesse dovuto picchiarli.
Sì, bello pensarlo, forse aveva ragione chi diceva che non sapeva essere modesta ed era troppo egocentrica.
Si mosse appena per trovare una posizione più comoda. Aveva rischiato tanto “sussurrando” nell’orecchio del padre di stare zitto, e non doveva più accadere, avrebbe moltiplicato a mille l’attenzione. Se qualcuno la trovava prima di chi pensava lei, le cose si sarebbero messe male, molto male, e lei non aveva tempo per le complicazioni. Ne aveva avute fin troppe in quel pianeta, come in tanti altri.
Perché non poteva cambiare abitudini? Perché doveva chiedere aiuto agli altri per i suoi problemi, quando loro le rinfacciavano che era troppo egocentrica? Almeno stavolta la persona da cui andava non le avrebbe detto questo, di peggio, ma almeno cambiava.
Sorrise, ma la gioia non sembrava appartenere a quel viso troppo stanco per l’età giovane della ragazza.
Scosse la testa con rabbia e forza per non piangere. Le mancava sua madre e sapere che anche a lei mancava era anche peggio.
All’improvviso sentì un rumore dietro di sé. Una ragazza era stata mandata a controllare dietro le botti, lo capì perché la sua faccia non era troppo felice. Molto probabilmente era stata quella vecchietta di prima a mandarla, per vedere se c’erano ancora.
Con un ultimo pensiero piuttosto scocciato, rivolto al padre ancora dormiente, si preparò a essere scoperta e, di conseguenza, a lottare per rimanere.
Shampoo era tornata alla barca, ma non aveva trovato Ranma. La sua espressione fece ridere Ukyo, poco ci mancava che si rotolasse a terra. Obaba stava controllando qualcosa e continuava a dare ordini cosicché nessuno stava con le mani in mano.
Quando Akane tornò fu avvisata da Sakiko di tutto ciò che era successo. La mora cercava di fuggire a quella inondazione di pettegolezzi, ma non trovava un modo educato e gentile di dirglielo. L’altra era una delle poche che non la seguiva con un ascia in mano e perdere la sua amicizia le sarebbe dispiaciuto molto.
- Akane, Obaba dice che ha bisogno di te – la avvisò in quel momento Taro. Portava corde di varia lunghezza per issare le vele, che erano più scenografiche che veramente utili, ma aiutavano un pochino ad andare più veloci quando c’erano i gas nell’atmosfera.
- Va bene, vado – rispose, facendo una faccia dispiaciuta verso Sakiko, mentre in realtà stava urlando di gioia dentro di sé.
- Se proprio devi... Tanto dopo possiamo parlare liberamente!
Con un sorriso tirato, Akane si diresse dove si trovava Obaba. Già sapeva che dopo la ragazza non l’avrebbe risparmiata, ma per adesso poteva stare un attimo tranquilla.
Prese un profondo respiro prima di aprire la porta; poi entrò.
- Mi volevi vedere? – chiese Akane.
- Sì. Avrei bisogno che tu spostassi metà delle botti da dove sono alla sala dei motori, mentre l’altra metà dopo vedrò.
- Certo.
- Però lo devi fare da sola. Gli altri sono tutti impegnati.
- Sì, l’ho notato. Allora vado – si girò e riaprì la porta, ma prima di uscire Obaba la fermò.
- Forse troverai delle sorprese, ma non spaventarti – detto questo, le fece cenno di andare. Akane annuì, anche se non capiva molto il senso di quella frase.
Quando arrivò sul ponte sgranò gli occhi. Quei barili erano almeno cinquanta, se non di più, da sola non sarebbe mai riuscita a portarne metà nella sala dei motori.
Ma non poteva fare altrimenti.
Si rimboccò le maniche, proprio come quando lavorava al ristorante, e si avvicinò alle botti. Il suo istinto le diceva di stare attenta, ma non ci badò troppo, sfiancata dall’idea del lavoro appena assegnato.
Ne prese una con tutte e due le mani e la tirò su, con non poca fatica riuscì a sollevarla e spostarla dalle altre. Fece solo pochi metri e poi dovette fermarsi.
Ma cosa diamine c’era per farla pesare così tanto? Aggrottò le sopracciglia e la aprì, da dentro arrivava un fortissimo odore di pesce crudo. La richiuse facendo una faccia schifata.
- Dannato pesce!
Diede un pugno all’albero maestro, quello non si mosse. Lo guardò confusa, poi capì che con tutti quei pazzi avevano dovuto costruirlo più forte; e lei era fra quei pazzi.
Sospirò, poi riprese la botte fra le mani e riuscì solo a portarla vicino alle scale per andare sottocoperta. Come mai Obaba l’aveva voluta nella sala motori, fra fumi e inquinamento, non lo capiva, ma adesso doveva eseguire gli ordini del comandante.
Ritornò vicino a un’altra botte, decisa a fare dopo le scale. La prese con entrambe le mani, ma altre mani la afferrarono per il vestito e la bocca per non farla urlare. La trascinarono giù, dietro i barili, su alcune coperte scomode; qualcosa le premeva sulla schiena e non riusciva a vedere chi aveva dietro, poiché aveva la faccia premuta a terra.
- Zitta, non urlare o muori – disse una voce che apparteneva alla persona che l’aveva afferrata. Ad Akane sembrò una voce femminile, ma arrivava un suono ovattato ed era difficile capirlo.
- Cosa vuoi da me? – mormorò Akane, cercando di capire con chi aveva a che fare. Era spaventata, impaurita, non riusciva più a contenere lo stress di quella giornata infinita, ma non avrebbe buttato il suo orgoglio piangendo o urlando come una stupida.
- Che non mi disfi il nascondiglio. Che ne dici di rimanere qui, fare la brava e non urlare? – propose la voce, tenendola ancora giù.
- Non lo so, non è molto bello stare qui – biascicò la mora, cercando una posizione un po’ più comoda. La voce non sembrava volerle fare del male, a patto che non la facesse scoprire, ovviamente.
- Meglio delle fogne, fidati – sospirò stancamente.
- Chi sei? – si trovò a chiedere, prima che la razionalità la fermasse. Non aveva paura, nonostante capisse che avrebbe dovuto. Era una sensazione strana…
- Te lo dirò se esco viva da qui.
- Posso mettermi seduta meglio? Starei un po’ scomoda così – osò chiedere Akane, per poi pentirsene.
- Oh, sì... Penso che sia meglio se stai più comoda. Io non voglio fare del male a nessuno, ma non posso essere cacciata da qui – il suo tono era molto triste.
Akane si mise a sedere, facendo leva sugli addominali. Vide davanti a sé una figura incappucciata, con un mantello nero proprio come era abituata a vedere nei vecchi film; era minuta, piccola nonostante la forza con cui l’aveva trascinata giù a forza. Da sotto il nero luccicava qualcosa, sembrava una lama, forse era quella la cosa che premeva prima sulla sua schiena, ma a quel punto lasciò perdere il vestiario e girò il volto, solo per vedere un’altra figura nera. Il mantello si alzava e abbassava, come se respirasse, poi all’improvviso si sentì un grugnito.
- Accidenti. Aspetta un attimo – la donna, anzi, la ragazza (era troppo minuta per essere già adulta), scostò l’altra figura finché non smise di fare quei rumori compromettenti.
- Scusa, ma se russa così potrebbe farmi scoprire.
- Russare? Sta dormendo? – chiese Akane, scettica.
- Sì, anche con tutto ciò che succede riesce a dormire. È incredibile! Stava per farmi scoprire tantissime volte – brontolò, facendo vari gesti con le mani. In quei momenti Akane poté vedere i vestiti anonimi, sporchi e sportivi che aveva indosso l’altra. Un piccolo pugnale era davvero infilato nella cintura dei pantaloni.
La ragazza sembrava un tipo all’antica, quasi un samurai, se avesse avuto delle spade. Oppure poteva sembrare una bandita... ma a quella possibilità non voleva nemmeno pensarci.
Akane si avvicinò inconsapevolmente alla ragazza, cercando di guardare sotto il cappuccio. Lei se ne accorse e si nascose ancora di più.
- Dopo ti farò vedere il mio volto, adesso potrebbero catturarmi.
- Perché? – chiese ingenuamente.
- Sono una ricercata, ma non uccido. Sono una bandita perché dico la verità, perché non mi adeguo alle regole impossibili che ci hanno costretto ad osservare. Rubo per vivere, nessuno mi dà lavoro. Almeno non qui – sorrise stancamente dopo aver spiegato.
Akane non sapeva cosa replicare. Lei sapeva dell’usurpazione dell’Alleanza, ma dopo abitava non c’era questo problema quindi non se n’era mai interessata molto.
- Bene, adesso basta aspettare un po’, giusto il tempo di partire – sussurrò la ragazza.
- Così tanto?
- Non ti preoccupare, non ci si metterà molto.
Akane non seppe che rispondere, la ragazza non disse altro. si accucciò di più accanto alla botte, cercando di trovare una posizione più comoda, ma era un tentativo inutile.
E adesso, dopo l'ennesimo AUGURI a Steph da parte mia e di tutta la ciurma che cerca il tesoro, si arriva ai ringraziamenti! Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia nei preferiti, a quelli che l'hanno messa nelle seguite, a chi solo legge, ma, sorattutto, a chi commenta!
Risposte alle recensioni:
Stephany345_Chan: allora, felice della sorpresa? Spero davvero di sì! Non so se riusciamo a sentirci su msn, forse esco, ma sappi che ti penso tantissimooooo! Sta attenta agli zii! XDD Ti voglio un mondo di bene! AUGURI! (Tutti intano la canzoncina "Tanti auguri a te", alcuni lo fanno perché sennò vengono picchiati) Ci sentiamoooooo!
aryamuse: Fan?!? Addiruttura?! O.O Ne sono onorata! ^//^ (Maryku è tutta rossa) No, la voglio finire assolutamente! Ma non so quanto ci metterò. ^^''' Forse troppo, ma non mollerò! ^^ Sì, ho preso ispirazione da quel film, ma come vedi adesso è un po' cambiata la trama, non è affatto uguale! Spero che ti piaccia anche questo capitolo! Grazie per avela messa tra i preferiti! ^^
Akane25: Sono sempre felic quando mi commenti *.* I due individui misteriosi si scopriranno nel prossimo capitolo, scusa se laso ancora il dubbio, ma non posso fare altrimenti XD Volevo lascire un po' di spazio ad Akane in questo capitolo! Ah, Gempachi e Hoitsu sono molto misteriosi, sì, quello è bello e dannato! ihihihih Sonofelice che ti sembrino IC, quella è la cosa che voglio ottenere di più! La trama, invece, a vote è un po' contraddittoria ^^''' Vabbé! SPero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Appena ho tempo leggo il tuo! ^^
AkaneSun:: Grazie mille dei complimenti! Ranma marinaio XD Sarebbe da farci un disegno! Peccato che non so disegnare bene ^^''' Continua a seguirmi ^__-
Bene, credo di aver finito. Alla prossimaaaa!
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Stavolta ho fatto passare tantissimo tempo... Ma meglio
dell'altro aggiornamento, sto migliorando ^^'''
Questo capitolo è breve, se avessi scritto di più
avrei fatto passare un anno per pubblicare qualcos'altro, non questi 3
mesi e passa ^^''''
Spero di non fare lo stesso col prossimo capitolo. ^^''''
E adesso, vi lascio! Buona lettura!
Capitolo
12
Ranma
saltò sul ponte della nave, sudato e stanco. Aveva i capelli
appiccicati di una sostanza rossiccia e i vestiti unti.
Si
girò intorno e non vide nessuno. A quanto pare Obaba si
stava preparando alla partenza senza di lui, come al solito. Posò lo
sguardo su un’unica botte posta vicino alle scale per
scendere sottocoperta. Qualcuno doveva averla spostata per fare uno
scherzo, tutti sapevano che le botti andavano nella stiva dalla parte
opposta.
Si
passò stancamente una mano nei capelli e, con un sospiro,
mise a terra le buste di Akane e prese la botte facilmente.
-
Ran-chan! Eccolo! È arrivato! – urlò
Ukyo, appena salita dalle scale.
In
tre secondi erano arrivati quasi tutti e lo fissavano con interesse.
-
Ai-Len, cosa hai fatto in tutto questo tempo?
-
Cugino, devo ringraziare chi ti ha ridotto così!
-
Giusto,
Taro! Ci dici dov’è?
-
Il caro Ranma è solo mio, fermi voi altri! Ahahah!
-
Ranma, preparati a essere sconfitto dal tuono blu!
Il
codinato li guardò uno a uno con una gocciolina in testa.
Non sapeva se lasciarsi andare a una risata o svenire lì,
subito, così per un po’ sarebbe stato in pace.
-
Ranma, non dovresti mettere a posto quel barile? – chiese
Obaba, guardandolo con divertimento.
Il
vicecapitano si rianimò e, con uno scatto, si
scostò dai cinque che volevano afferrarlo per diversi motivi.
-
Mi ero dimenticato di averlo in mano. Ma cosa sta succedendo?
-
Nulla, assolutamente nulla.
Ranma
era scettico, ma decise di non ribattere. Con Obaba divertita
così, era completamente inutile.
Si
voltò verso le botti e in quel momento fece cadere il suo
barile per terra, restando completamene esterrefatto di fronte a
ciò che vedeva. Non ci poteva credere. Era impossibile.
Certo,
se lo aspettava, ma non… be’, non così!
Non potevano essere più silenziosi, nessuno si era accorto,
solo Obaba. Però…
Scosse
la testa come se la figura incappucciata dietro le botti fosse solo un
fantasma, o un’illusione creata da qualcuno, ma non era
così.
Era
reale, e forse questa era la cosa più strana.
-
Ciao… - mormorò la figura con una voce flebile,
sembrava stesse trattenendo le lacrime.
Ranma
si accorse appena che Obaba fermò con il bastone Kuno, il
quale voleva mandare via lo spirito maligno del mantello con la sua
forza magnifica. Non capì nemmeno che Kodachi fu fermata
dallo stesso Kuno che le cadde addosso con tutta la katana sguainata,
(s)fortunatamente senza farle del male. Nemmeno sentì Ukyo e
Shampoo gridare qualcosa, mentre Taro e Ryoga si tenevano pronti a
combattere. Non sentì nulla, forse un flebilissimo russare.
Ma si accorse, grazie al suo sesto senso, che Akane era dietro quelle
botti, o forse era grazie al tessuto che si intravedeva. Fatto sta che
quello servì a farlo riprendere dal suo stato di
intorpidimento.
-
Ciao… - disse fra i denti. – Ciao… Ti
intrufoli sulla nave, ti nascondi per non farti scoprire, rapisci la
persona che ti ha scoperto, spero che tu non le abbia fatto del male, e
l’unica cosa che sai dire è ciao?!
-
-
E dai, non fare lo scorbutico! – rise lei, poi gli corse
incontro, lasciando che il cappuccio rivelasse gli occhi azzurri come
mari in tempesta, i capelli rosso fuoco, il naso leggermente a punta,
la bocca socchiusa e le leggere efelidi sulle guance.
-
Mi toccherà spiegare parecchie cose. Ukyo, va’ a
chiamare tutti gli altri – disse, con la voce leggermente
commossa, mentre la ragazza abbracciava e faceva
cadere Ranma sul ponte.
-
Obaba, credo che sia meglio se prima partiamo... –
biascicò Ranma, in difficoltà per
l’abbraccio irruento dell’altra.
-
Come? Di nuovo? Santo cielo, mi farete diventare matta! Ukyo, cambia
tutto, partiamo immediatamente! – appena ebbe finito di
pronunciare queste parole, si sentirono delle grida provenire da poco
lontano.
-
Scusami... – sussurrò la rossa, secondo Ranma
almeno ebbe la decenza di arrossire.
-
Obaba!
-
Sì, sì, lo so... – e, con un rombo
potente dei motori, partirono a tutta velocità, appena prima
che i creditori e i negozianti arrivassero.
-
Così, tu ti chiami Ranko? - chiese Mousse.
-
Esatto - rispose la rossa, dopo aver sorseggiato il suo tè.
-
Non fare rumore mentre sorseggi il tè, figliola - la
rimproverò il padre, dandole un pugno in testa.
-
Ma se eri tu a fare rumore! - esclamò Ranko, restituendo il
pugno.
-
Basta voi due! - urlò Ranma.
-
Cosa vuole da noi quel ragazzo? - mormorò il padre alla
figlia.
-
Non lo so. Che abbia messo a testa a posto? Mi sembra strano... -
sussurrò l'altra.
-
E smettetela! Tanto vi sento!
-
Ranma, così ti verrà la pressione alta - si
preoccupò Taro, facendo una vocina dolce e gentile.
-
Sì, Ranma, devi star attento alla salute! E lasciali
divertire! - rincarò Ryoga, per poi scoppiare a ridere.
-
Smettetela! Parliamo seriamente per un attimo, vi prego!
-
Io voglio stare in camera con Akane! - disse Ranko, prendendola per il
braccio.
-
Non puoi stare in camera con me! - esclamò Nabiki.
-
Ma sì che posso! Tu starai da un'altra parte!
-
Non voglio spostare le mie cose!
-
Te le sposto io! E non fare la pigra!
-
In realtà non ce n'è bisogno, in camera abbiamo
tre posti - si intromise Akane, beccandosi un'occhiataccia degna di un
assassino da Nabiki. Sembrava quasi un Oni.
Akane
tremò da capo e piedi e si strinse contro Shinnosuke.
-
Ah, quindi posso dormire con voi! -
-
Mi fa paura – confessò Akane.
-
Su, Akane, è pur sempre tua sorella. Sai com'è
fatta... Ma come si chiama? - chiese Shinnosuke, facendo disperare
ancora di più Akane.
-
Ranko, potrai stare con noi a una condizione - disse Nabiki, alzando la
mano e facendo vedere l'indice, che poi spostò verso Ranma.
- Mi dirai tutti i segreti scottanti di Ranma!
-
Ehi! Come vi permettere? - protestò Ranma, sbracciandosi.
Non voleva che quelle due si alleassero, sarebbe stato troppo, un vero
incubo.
-
Affare fatto! - Ranko e Nabiki si strinsero la mano, di comune accordo.
-
Un momento! Nessuno ci ha ancora spiegato chi è lei!
– disse Shampoo, indicandola.
-
Lo scoprirai! – rispose enigmatica la rossa.
-
Obaba, ti sono grato per ciò che fai sempre per noi e per la
tua ospitalità. Se ti disturbiamo, possiamo anche andarcene
– ringraziò il padre, chinando leggermente la
testa in segno di rispetto.
-
Non mi ringraziare, tanto so che lo fai solo perché devi
sfuggire ai creditori. Ti conosco, Genma. -
-
Certo che la piccola Ranko è cresciuta molto, ma resta la
solita racchia – disse Taro a voce alta, sorridendo quando la
rossa si voltò verso di lui e lo fulminò con lo
sguardo.
-
Shampoo, sei proprio lenta se non capisci chi è Ranko
– le disse Sakiko.
-
Secondo me è diventata proprio bella! – sorrise
Ryoga, facendole l’occhiolino. Quella lo ringraziò
con lo sguardo. Sapeva bene che non sarebbe cambiato nulla e, in un
certo senso, questo la confortava, ma che almeno Taro le desse meno
fastidio! Era sempre stato così, fin da piccolo, le piaceva
prenderla in giro. Anche Ryoga, a volte, lo aiutava, altre invece, per
compassione, difendeva la cuginetta. Ma mai una volta che Ranma la
salvasse dal cugino, lui restava in disparte ad allenarsi, forse per
questo era diventato il più forte. Però restava
il problema che con Taro litigavano sempre.
-
Oltre al tuo senso dell’orientamento inesistente ci metti
anche la cecità?
-
Adesso BASTA! – urlò Ranma, esasperato al massimo
con chiunque sulla ciurma. – Se fra cinque secondi non siete
andati tutti a svolgere le vostre regolari funzioni a bordo, giuro che
vi lascio nello spazio senza cibo né acqua! -
Dopo
quello sfogo di nervi, più per l’occhiata di Obaba
a tutti che per non veder Ranma fumare di rabbia, si alzarono e in due
secondi tornarono tutti ai loro doveri. Solo Akane e Shinnosuke
restarono nella loro posizione, l’uno perché non
ricordava qual era la sua funzione, l’altra perché
troppo esasperata per muovere un solo muscolo.
-
Akane… Tu adesso verrai con me! Dobbiamo allenarci, se sei
più debole di Ranko vuol dire che non ti impegni abbastanza!
-
-
Come puoi dire una cosa simil… -
-
Alzati e cammina! – la interruppe lui, andando verso la
palestra.
-
Akane, conviene che vai. Shinnosuke, tu lava i pavimenti – si
intromise Obaba, sospirando. Il suo allievo era fin troppo esagerato, a
volte.
-
Va bene Obaba, ma solo perché me lo chiedi tu –
con un ultima occhiata a Ranma, che sembrava non accorgersi che ancora
non lo stava seguendo, si alzò e salutò
Shinnosuke, augurandogli buona fortuna con le sue pulizie.
-
Ma dove va Akane? – chiese Shinnosuke.
-
Te lo spiego dopo – sospirò Obaba, chiedendosi se
ci fosse un equipaggio più strano del suo.
Allora?
Piaciuto? Fatemelo sapere! Ma adesso... Risposte ai commenti!
aryamuse: Grazie
grazie a ancora grazie! Io mi sono commossa a leggere il tuo
commento... Qundo vedi che i lettori sono così affezionati a
una fanfic ti si scalda il cuore! *.* Fammi sapere che ne pensi di
questo capitolo! ^^
AkaneSun: Ti
ringrazio per il commento! Ah, no, adesso avrai capito chi ha rapito
Akane, vero? ^^ XD Solo Shampoo non l'ha capito, e dire che di solito
non è lenta... I capitoli saranno sempre più
contorti, anche perché spesso non sono bravissima a scrivere
^^'''' Spero che il capitolo ti sia piaciuto!
Akane25:
Adesso avrai capito chi è quella ragazza... ^^ Solo Shampoo
continua a non capirlo, e dire che di solito non è lenta.
Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Non vedo l'ora di
scoprire che scriverai su quei due che hanno rapito Akane XD
Stephany345_Chan:
Sono contentissima che ti sia piaciuto il regalo! ^^ E spero che ti
paicerà anche questo capitolo! XD Anche qui scene comiche ce
ne sono, non tantissime, ma penso che si apriranno dei tempi bui per i
personaggi XD Baciiii!
laurastella:
Apprezzo che tu mi abbia detto ciò che pensi di questa
fanfic, e sono conscia del fatto che il mio stile di scrittura sia
molto infantile, ma ce la sto mettendo tutta per scrivere qualcosa di
decente. Spero di migliorare e di riscrivere i primi capitoli, che sono
davvero illeggibili.
E,
dopo questo, ringrazio chiunque abbia messo la fanfic fra seguiti o
preferite. Vi saluto! Alla prossima!
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