Snake's Whistle

di Thilwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima- Attesa Ripudiata ***
Capitolo 2: *** Seviziare ed Insegnare ***
Capitolo 3: *** In cauda venum ***
Capitolo 4: *** L'avvicinarsi del crepuscolo ***
Capitolo 5: *** Quando il tempo ti cambia ***
Capitolo 6: *** Foglie e Vento ***
Capitolo 7: *** Subdole Speranze ***
Capitolo 8: *** Non c'è attesa che non abbia termine ***



Capitolo 1
*** Parte Prima- Attesa Ripudiata ***


Disclaimer: I diritti di Harry Potter and co. appartengo a J.K.Rowling ed alla molteplicità di gente che li detiene, niente di tutto ciò m’appartiene e non scrivo assolutamente a scopo lucro, non voglio offendere nessuno  il mio è solo un modo per esercitare la mia fantasia, perversa e malata.

 

Nota dell’autrice:

Ci sono diverse cose da mettere in chiaro parlando di questa ff, ma  chi non volesse leggere le seguenti e forse noiose righe  è libero di saltare e d’iniziare a leggere la storia, a suo rischio e pericolo.

Per prima cosa bisogna dire  che è stata scritta e pubblicata su di un altro sito un due annetti fa. Ma visto che è uno dei miei pochi lavori che mi piace ho deciso di riprenderlo, rivederlo e ripubblicarlo. È stata scritta prima dell’uscita del quinto libro, quindi, nonostante l’ho ricorretta,  potrebbe esserci qualche piccola incongruenza che mi è sfuggita.  Dovesse essere accaduto, non ve ne curate. Non è questo ciò a cui mira la mia fanfiction

 Il protagonista di questa mia ff è un personaggio molto amato tanto quanto non ben delineato nelle menti dei lettori. Ambiguo ed affascinante. Sto parlando di Severus Snape, o Severus Piton se  preferite, un personaggio che ha molto di poetico ed angusto e regala diversi spunti di scrittura. Questa ff parla di lui, dei suoi pensieri, di ciò che può esserci di più profondo rispetto ad i fatti narrati. Di come, con la resurrezione di Voldemort, tutto sia stato stravolto e di quanto male può fare questa apparente tranquillità, questo continuare a vivere nell’amata e perfetta regolarità, la continua attesa che il velo ipocrita che copra la realtà venga sfaldato dalla necessità d’agire.

Attesa snervante, mentre tutto, in maniera latente e dolorosa cambia, mentre ci si ritrova a riflettere su quanto spesso la nostra volontà possa influire poco sulle scelte che facciamo, soprattutto da giovani, dove è facile restare ammaliati dall’invitante “sibilo del serpente” e ci accorgiamo che questo sia capace di mordere solo tempo dopo. Ambientata nell’autunno del quinto anno descrive l’inconsueta quotidianità di Piton e spesso compaiono le sue sadiche torture ai Grifondoro ed i comportamenti che ormai siamo abituati a vedere in lui, che forse lui stesso disapprova ma dai quali non può fare a meno di trarre piacere.

Ho diviso la ff in 8 brevi capitoli, alcuni dei quali sono composti da due o più “pezzi”. Ogni pezzo si dissocia ed insieme collega al successivo/precedente ed è intervallato da alcune frasi, poesie, pensieri, di grandi personaggi del passato che mi hanno in un certo modo ispirato a scrivere la storia. La maggior parte di queste sono in latino, ho riportato la traduzione e mi auguro sia corretta (perdonate la mia ignoranza).

Vi prego di recensire.

Ringraziamenti e Dediche:   Allora, prime fra tutti Chiara  e Gioia due amiche fantastiche e due scrittrici stupende, che devo ringraziare per i loro consigli e per la loro pazienza,non solo per quanto concerne questa ff. Vi voglio tanto bene! Alla mia sorellina, Elis, perché è un mito e perché le voglio un mondo di bene! A Rosario per la stima che ha nei miei confronti e per tutte le volte che mi ha incoraggiato ad andare avanti e per quanto ha apprezzato questo mio lavoro.

Infine ad Ida59 che ha lasciato delle splendide e toccanti recensioni nella prima pubblicazione di questo lavoro. Grazie, per me sono state davvero importanti!

 

Snake’s Whistle

 

Parte Prima

 

-Attesa ripudiata-

.

 

Dies non levat luctum

 

Il tempo non allevia il dolore.

 

(Cicerone)

.

 

Amicizia caritate  et amore cernuntur.

 

Le amicizie si riconoscono dall’affetto e dall’amore.

 

(Cicerone)

.

 

Se la notte durasse ventiquattro ore, per me non ci sarebbe differenza.

Perché qui,  nascosto nella parte più buia del castello, a preparare pozioni e fare lezione fra il fumo e il borbottio dei calderoni,  i raggi del sole non filtrano rallegrare l’ambiente.

Ma va bene così.

Io sono il tipo che vive bene fra masse di libri ed abominevoli sostanze, odori sgradevoli e tappeti di polvere, ombre dilungate e gelo intenso.

I sotterranei sono il mio mondo, le pozioni la mia vita, tormentare gli alunni il mio hobby.

E per quattordici anni  tutto è andato avanti così, tranquillamente. Ogni giorno identico al precedente ed al prossimo,  una lunga fila di carte uguali. Ed era questo quello che mi piaceva di più.

Poi, però, le cose cambiano.  O forse il verbo “cambiare” può essere inteso come un eufemismo. Infatti temo lo sia.

Poi,  però, le cose si stravolgono.

E se adesso passo una giornata a seviziare giovani Grifondoro, correggere compiti, preparare pozioni,  non so se questo si potrà ripetere il giorno dopo.

Ed io odio i dubbi.

Mi avvio a passo lento verso la mia aula. Le candele  emanano una debole luce e rendono scura e spietata la mia ombra contro nuda roccia.

Cerco con la mano destra le chiavi dentro la tasca della mia tunica nera. Apro l’aula e mi fiondo nella sua fitta oscurità, respirando la sensazione di vecchio e di pace che emana.

Con un cenno della mia bacchetta diverse candele s’accendono rischiarando appena la stanza.

M’avvio con il mantello sventolante verso la cattedra, prendo posto ed osservo la miriade di fogli e libri posati su di essa.

Per un secondo li osservo stupito, non è da me lasciare in disordine. Poi ricordo che ieri sera la stanchezza è stata capace di vincere anche me.

Una pila di questi sono i compiti di pozioni del quinto anno, che ho tediosamente  corretto.

I primi periodi mi divertivo a cacciare votacci a quella massa d’incompetenti, poi ci si perde gusto. Tranne che in casi eccezionali, dove metto in mostra il mio rinomato sadismo. E nel quinto anno di casi eccezionali ce ne sono….

Per il resto fra appunti e libri di testo, ho preparato tutte le lezioni che dovrò affrontare questa giornata.

Soffoco con una mano un sbadiglio. Manca ancora mezzora buona prima dell’inizio delle lezioni. E contando il ritardo che non manca mai…

Grifondoro e Serpeverde, quinto anno, due ore. Il lunedì è il giorno che più preferisco. Potermi sbizzarrire a punire Potter ed il gruppo ha un certo gusto. Di fronte ai Serpeverde poi…

Un ghigno quasi sicuramente solca il mio volto. Non sono in grado di vederlo ma posso facilmente immaginarlo. Oggi mi divertirò tantissimo!

Ma non è il momento di pensare a queste futili soddisfazioni. Sono pensieri che non dovrebbero toccare Severus Piton. La situazione è brutta,  i rischi grandi.

Mi stiro svogliatamente sulla sedia.

*

Dividamus, si tibi videtur, iniuriam a contumelia.

 

Distinguiamo, se ti pare, l’offesa dall’insulto.

 

(Seneca)

.

-Per il momento Severus dobbiamo andarci cauti. Ho mandato Hagrid in missione. Con i giganti. Vediamo che nuove porterà. Tu continua a fare il tuo lavoro.-  ripenso all’ultima conversazione con Silente.

- Ma professore – ho tentato di ribattere mentre quello alzava gli occhi stanchi dagli occhiali a mezzaluna –Il marchio nero brucia. Lo sento pulsare sotto la mia pelle.- la sua espressione non è mutata completamente di fronte alle mie spiegazioni. –L’Oscuro Signore è tornato. Più forte di prima. Siamo tutti in pericolo…-

-Nessuno è in pericolo qui a Hogwarts- la sua voce era tanto calma da mettere i brividi pure ad uno come me, che di solito li fa venire agli altri – Forse è l’unico posto sicuro. Di questo puoi stare tranquillo Severus.-

Non si può non avere fiducia in Albus Silente. Forse non si possono condividere certe sue idee, ammettiamolo,  ma è impossibile non stimarlo. Ed io gli devo molto.

-Sì-  ho mormorato infine -Si ricordi che io sono sempre a disposizione- sono parole che mi hanno fatto un po’ paura. –Buona Giornata.-

Ho girato sui tacchi,  con il frusciare del mio mantello nelle orecchie ho scostato la porta dell’ufficio del preside. Ero sul punto di uscire quando mi ha richiamato.

-Severus!- non sono tornato sui miei passi, mi sono limitato a voltare il capo e fissare il fermo azzurro dei suoi occhi – Ti farò sapere al più presto se sono giunte novità. Per il momento chiedo a te una cosa importante- ha taciuto prendendo fiato – Metti da parte i rancori. D’altronde i motivi della tua offesa…-

Non gli ho risposto, mi sono limitato a fissarlo eloquentemente. È qualcosa che mi costa molto quello che mi ha chiesto. Ho annuito   insoddisfatto e sono andato via con stizza.

Il mio comportamento è stato un po’ irrispettoso e non degno di una persona intelligente come me. Non oso pensare a niente che possa rivelarsi peggio di dover collaborare con…quelli là.

Ma sono un uomo maturo, non un ragazzino capriccioso.

Così abbandonerò ogni rancore.

Per ora.

- - - - - - - - - - - - - - - -

 

Allora, che ve ne pare di questo primo brevissimo capitolo? La storia parte un po’ sottotono, forse, ma poi si fa interessante. Il prossimo capitolo è abbastanza divertente, il titolo “Seviziare ed Insegnare” la dice davvero lunga!

Invierò i capitoli di questa ff in poco tempo, nel frattempo ho in cantiere un altro lavoro (ma non vi anticipo nulla…!), e ci sarebbe una one-shot pronta... ma ho promesso ad una persona che non l’avrei inviata se prima non l’avesse letta e, vi assicuro, per me è molto importante sapere che ne pensa.

Recensite, vi raccomando!

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Capitolo 2
*** Seviziare ed Insegnare ***


Parte Seconda

 

- Seviziare ed Insegnare-

 

 

.

Personam tragicam forte vulpes viderat :

«O quanta species, inquit, cerebrum non habet

Hoc illis dictum est, quibus onorem et gloriam

Fortuna tribuit, sensum comune abstulit.

 

Per caso una volpe aveva visto una maschera da tragedia:

«Oh quanta apparenza, disse, ma non ha il cervello!»

Ciò è detto per coloro ai quali la sorte attribuì onore e gloria,

 ma ha tolto il senso comune.

 

(Fedro, Fabula, I, 7)

.

 La campana magica, che segna l’inizio delle lezioni, trilla e non c’è angolo di Hogwarts che non l’oda.

Gruppi d’alunni che portano rispettivamente il grigio ed argento, ed il rosso ed oro si riversano silenziosi e rigidi nell’aula.

Noto con una punta di soddisfazione, ma anche ironia, che i ragazzi delle diverse case non si mischiano insieme, come può accadere nelle classi: Grifondoro con Grifondoro, Serpeverde con Serpeverde, nettamente separati anche nella disposizione dei posti nell’aula.

Osservo gli alunni entrare intimoriti, tutti meno che Malfoy,  i suoi occhi gelidi e la  sua pelle diafana rendono ancora più freddo il  sotterraneo di quanto non lo sia già.

So benissimo cosa stimola in me questa attenzione,  spero ardentemente che Potter ed i suoi amici arrivino in ritardo, così da poter dar loro una punizione o sfilare un numero considerevole di punti a Grifondoro.

Ma questa volta mi deludono. Granger in testa, Weasley in coda, il magico trio entra, e non posso richiamare loro in alcun modo, perché oltre ad essere puntuali sono in un miracoloso silenzio.

Attendo che tutti gli alunni abbiano preso posto.

L’aria è ferma, e se le mosche non morissero per il freddo, potrei anche dire che: “non s’ode volare una mosca”.

Ma non mi piacciono le frasi fatte.

-Bene- inizio con voce bassa, sibilante, velenosa, che riservo solo agli studenti ed ad un certo tipi di “amici”- ieri ho dovuto passare una piacevole serata a correggere i vostri trattati d’incompetenza!- batto una mano sulla pila di fogli, facendo saltare in aria gli alunni dei primi banchi. Vedo Paciock tremare e Weasley sbiancare come un cencio. Molti alunni assumono un’espressione terrorizzata, ma i miei occhi indugiano sul volto di Potter, teso come una corda di violino. Dentro di me ridacchio. –Mi domando se è possibile che ci siano certe zucche vuote! È i-n- a- m- m- i- s- s- i- b- i- l- e  che frequentino il quinto anno in questa scuola. Gente che non potrà mai capire la sottile arte delle pozioni!-

Non urlo, non è nel mio stile, ma se l’avessi fatto scommetto che li avrei spaventati di meno. I Grifondoro, se fossero ancora in età, se la sarebbero già fatta sotto.

Reprimo  a forza il sorriso soddisfatto che lotta per disegnarsi sul mio volto alla vista degl’occhietti dilatati e dei gesti nervosi.

Solo Malfoy mantiene la sua aria strafottente e tranquilla. Solo perché sa che se lo può permettere.

Mi alzo e prendo con una mano il blocco di pergamene scarabocchiate in rosso.

-Bene, bene, bene- attraverso i banchi stringendo il mazzo di fogli . –Iniziamo.-

Adesso arriva il divertimento.

-Finnigan, 4- passo il foglio gettando un occhiata gelida al ragazzino che trattiene a malapena un gemito.

-Brown e Patil, tre ad entrambe. Credo sia giusto dividere il vostro sei equamente. Capisco che la testa di due Grifondoro possa raggiungere l’intelligenza di un essere normale, ma non è un buon motivo per fare il compito in mutualismo.- Vedo che Patil vuole replicare qualcosa, ma saggiamente ci ripensa. Una scelta giusta finalmente. Io continuo.

-Thomas 5.-  borbotto, e più di quanto sono solito mettere ad un Grifondoro, ma non ho potuto abbassare ulteriormente il voto.

- Paciok 2- ormai non ci provo neanche piacere.

 -Weasley 3- il ragazzo dai capelli rossi  fa un gesto di sconforto e la mia lotta interiore per non ridere è incredibile.

-Granger- ringhio. Ecco, l’unico neo è lei. Almeno posso dire di non avere solo zucche vuote come alunni – 10.-

Sento la ragazza sospirare e sorridere. Sento anche i conati al mio stomaco, ma evito di metterli in evidenza. Ripenso a ieri sera, ho passato un’ora buona a rigirarmi il compito nelle mani, a rileggerlo attentamente, bramando, vanamente, di trovare qualche minuscola imperfezione. Ma nulla, era immacolato. Mi sono dovuto arrendere.

Mi fermo davanti al banco di un ragazzino magro, occhialuto, dai capelli corvini esageratamente disordinati.

Ci guardiamo con odio per alcuni secondi.

-Potter - sussurro. I muscoli del viso del ragazzo sono  tutti in tensione. - 4 ½ -

E non posso evitare di ghignare.

La tensione del ragazzo si trasforma tutta in rabbia, vedo la metamorfosi nei suoi lineamenti e negl’occhi fiammeggianti.

E so anche perché.

Per quanto io possa sembrare disinteressato ho un udito piuttosto fine, capacissimo di captare i discorsi degli alunni. La preoccupazione di Potter per questo compito era molta, tanto che ha chiesto diverso aiuto alla Granger per provare a capire qualcosa.

So bene che ha passato ore ed ore chino sui libri, al contrario di Weasley, per far entrare qualcosa nella sua testa bacata,  e so anche che il suo compito non era male.

Sono rimasto stupefatto leggendolo, andava più in là della sufficienza, anche verso il sette.

Ma se, purtroppo, non avevo modo di calare il voto alla Granger, per lui ho fatto un piccolo strappo.

Il pensiero di quanto questo l’avrebbe fatto incazzare e di quanto sarei stato perfido, m’ha dato un senso di perverso piacere per ore. Ed ora lo sto godendo appieno.

Perché se la Patil non ha replicato – anche se c’è da dire che nel suo caso non dovevo avere tutti i torti – sono sicuro che Potter non tacerà di fronte a quest’ingiustizia. È troppo stupido per capire che non ne caverà nulla. Ha ormai completamente perso il senso comune. Come suo padre, sciocco galletto da quattro soldi che, con ogni probabilità, non ha mai saputo cosa fosse il senso comune

Mi gusto la sua espressione attendendo una replica.

Il ragazzo non cala gli occhi sul foglio che giace sul banco,  continua a fissarmi con ira.

Ed io sogghigno.

-Ma, professore il compito…- la sua voce trema di rabbia repressa. Ed io gongolo.

-Sì, Potter. Il tuo compito non era da quatto e mezzo- esordisco con un sorriso pieno di crudeltà. –Potevi benissimo arrivare a sette.- la collera si trasforma in stupore. Apre la bocca con un’espressione d’ebete da far invidia a Tiger o Goyle. Attendo qualche secondo mentre la soddisfazione banchetta in me- Tuttavia- riprendo con voce dolcemente crudele – so benissimo che non è farina del tuo sacco. Magari se non avessi copiato dalla Granger avresti potuto prendere sei…- dopo quest’ingiusta supposizione lo stupore si trasforma in sdegno.

-Non è vero!- sbotta a voce troppo alta per i miei gusti.

-Non alzare la voce con me- lo rimbecco – e guarda che sono stato anche fin troppo magnanimo!- mi fa un po’ senso dirlo. – Dieci punti in meno a Grifondoro  per la tua maleducazione!-

Non c’è bisogno che mi volti per notare gli sbeffeggiamenti di Malfoy alle mie spalle.  E Potter sta per scoppiare.

Magari riesco a metterlo in punizione!

Ma la bianca mano della Granger,  che mette sempre il naso dove non deve, stringe in maniera fin troppo significativa il braccio del ragazzo che riprende l’uso della ragione, o meglio di quel poco che ha, insufficiente.

Non trovo di che replicare, è stato un bel momento di gloria e soddisfatto vado dai Serpeverde.

Se con i Grifondoro sono stato esageratamente severo, devo ammettere che con gli alunni della mia casa si è verificata la situazione opposta.

Passo fra i loro banchi ed, anziché regalare occhiate gelide ed odiose, o ghigni perfidi,  mi limito a consegnare i compiti con qualche occasionale gratificazione.

-Parkinson 8+

-Bluestrod 7

-Tiger 4, Goyle 4- non sono così ipocrita però da dare un voto più alto del quattro a quei due che spesso riescono a fare anche peggio di Paciok.

-Malfoy 9, bravo- gratifico il ragazzino pallido con un complimento smorzato, anche se il suo non è il lavoro migliore.

-Grazie Signore- risponde lui sorridendo mellifluo ed osservando il foglio.

 Devo ammettere che è stato bravo, ma se dovessi essere neutrale il suo sarebbe un lavoro da otto. E se lui fosse stato un Grifondoro, che ipotesi balorda, non avrei messo più di un sei. Ma devo approvare che nonostante la mia raccomandazione, il ragazzo, almeno in pozioni, se la cava abbastanza bene. D’altronde è una materia dove ci vuole cervello, precisione, ordine. Tutte cose che a Potter mancano.

Mi dirigo spedito verso la cattedra sentendo gli occhi iniettati d’odio di Potter e compagni alle spalle.

-Oggi- esordisco sedendomi al mio posto e fissando gli alunni con occhi vacui e distanti – tenterò d’insegnare alle vostre zucche vuote come si prepara la pozione “angoris”-

Hermione Granger si rizza come un fuso, afferra la penna pronta a prendere appunti. È talmente esagerata da essere ridicola.

Potter e Weasley mantengono la loro espressione  feroce e dubito seriamente sappiano di che cosa sto parlando.

Inizio a spiegare con un certo sdegno e distacco, innervosito dalla penna della Granger che sfreccia sul foglio e Malfoy che stuzzica i Grifondoro di nascosto. Magari mi dà l’opportunità di togliergli qualche altro punto …

-Signor Potter-  dico d’improvviso interrompendo la spiegazione e poco ci manca che la Granger scriva anche il nome del suo amico nel suo fiume di parole – Capisco che dovremmo essere grati d’avere la “sua” presenza in quest’aula – i Serpeverde scoppiano a ridere – ma è possibile gradire anche la “sua” attenzione- l’ultima mia frase è sibilata fra i denti.

Fa una faccia innocente, subito imitato dal rosso al suo fianco.

-Allora- continuo interpretando la loro espressione – sarai  in grado di dirmi cosa stavo spiegando?- passo ad un comune tono confidenziale.

Tace e china il capo.

-Bene- sogghigno – magari Weasley potrà aiutarti?-

Il viso del ragazzo prende la stessa tonalità dei capelli. La Granger deve fare uno sforzo enorme su se stessa per imporsi silenzio.

Ma non ci riesce.

-Vede professore- esordisce a voce bassa ed incerta- Malfoy….-

-Signorina Granger- irrompo – nessuno ha chiesto il tuo responso. Dieci punti in meno a Grifondoro a testa per la vostra disattenzione- guardo i due ragazzi – e per il vostro spirito frivolo che non vi permette di tacere – occhiata gelida  alla ragazzina. È sul punto di scoppiare in lacrime.

Noto che Weasley fuma di rabbia.

-Non è giusto, Hermione ha detto solo la veri…-

-Noto- non lascio lui modo di completare la frase – che è una prerogativa dei Grifondoro quella di parlare quando non si è interpellati. Qui decido io quello che è giusto e quello che è errato, non tu.- mantengo come sempre la voce calma e velenosa – Infatti ritengo giusto che tu necessiti una punizione, Weasley!-

Il ragazzo china il capo sempre più furioso, ma non replica. Alla fine anche i Grifondoro capiscono che è inutile tirare la corda più del dovuto.

Continuo la lezione, la Granger continua a prendere appunti, Malfoy continua a farsi beffe di Potter e Weasley e questi due continuano a ribollire d’ira.

-Adesso che m’avete ascoltato, o mi auguro questo sia quello che avete fatto, v’invito a preparare la pozione. Tengo a precisare  di non voler veder ridotto il mio laboratorio in un campo di battaglia.- indugio su Paciok  che diventa piccolo, piccolo. – E gradirei silenzio- il trio s’irrigidisce e, volontariamente o no, mi ritrovo a gettare un’occhiata di striscio anche a Malfoy.

Gli alunni iniziano a lavorare ed io non posso fare a meno di notare la loro goffaggine e superficialità. Desumo molto, mentre passando fra i banchi osservo le loro pozioni impropriamente preparate.

Granger, Potter e Weasley continuano a lavorare in un sacrosanto silenzio, penso che per oggi ne abbiano avuto abbastanza.

Non mi fermo a guardare il loro lavoro, mi limito a dire:

-Granger, non suggerire a Weasley. –

Ed osservare la ragazza arrossire e ritirarsi sulla sedia.

Non passa molto che sento un botto prevedibile alle mie spalle.

-Paciok pensavo d’essere stato chiaro-  borbotto ancor prima di voltarmi.

Ma Paciok  e chino a rimescolare febbrilmente un sostanza che tutto si può definire tranne che una pozione. Non è stato lui a provocare il botto.

-Granger- balbetto non riuscendo a trattenere lo stupore.

La ragazza, che ora ha i capelli bruciacchiati ed il viso pieno di fumo, ha fatto saltare in aria la sua pozione che è schizzata sui suoi inseparabili amici e su se stessa. Fortuna che non era ancora completa e che, quindi, si è limitata solo a sporcarli.

Ha un viso mortificato e ben più in là della disperazione.

-Mi spiace professore- barbuglia – ho lasciato cadere lo zoccolo d’unicorno prima di….-

-Questo è un errore che avrebbe potuto fare Paciock- l’interrompo gelido dopo essermi ricomposto dalla meraviglia – non tu. Dovresti vergognarti!-

I Serpeverde capeggiati da Malfoy  si sbellicano dalle risate.

La vedo chinare il capo e posso facilmente immaginare le grosse lacrime che le rigano il volto. Scommetto che la colpa del suo pasticcio non deve essere sua, ma di uno dei suoi simpatici  amici.    -Fuori, tutti e tre! Pulitevi!-  li caccio furioso.

I ragazzi non se lo fanno ripetere due volte. Proprio  mentre richiudono la porta alle spalle capisco perché.

-Granger!- ruggisco a voce ben più alta del normale avanzando a grandi falcate verso la porta appena chiusa.  Affaccio la testa nel corridoio.  Tutti e tre si girano di scatto – Stasera farai compagnia a Weasley per la punizione. Vi voglio nel mio ufficio dopo cena. Vedete di non dimenticarlo! –

I tre annuiscono - anche Potter che non c’entra nulla, ma le manie di protagonismo di quel ragazzo si protraggono ben oltre del normale - ed io rientro in aula.

- Finnigan, Brown- richiamo –vedete di dare una sistemata al pasticcio che i vostri compagni hanno combinato.-

La lezione sfuma abbastanza velocemente, fortunatamente Paciock non ha combinato altri guai, nonostante non sia riuscito a fare una pozione decente e questo abbia comportato quindici punti tolti a Grifondoro , e Malfoy, una volta fuori i suoi nemici preferiti, ha ripreso un comportamento serio.

Al suono della campana vedo volatilizzare i miei alunni appena in tempo per dire:

-Fate un tema di due pergamene sulla pozione “angoris  per la prossima volta e ditelo a quei tre!-

Le due ore più piacevoli della giornata sono finite e posso ritenermi soddisfatto.

Ho umiliato quei tre, ho tolto 55 punti a Grifondoro, ho messo in punizione Granger e Weasley…

Granger. Chissà cosa diavolo le è successo. Credere ad un suo errore tanto stupido quanto grave mi sembra improbabile.  C’è sotto qualcosa. E mi piacerebbe tanto scoprirlo.

Magari questa sera si presenterà l’occasione.

Osservo la nuova ondata di alunni che affluisce nella mia classe. Tassorosso e Corvonero terzo anno.

- Iniziamo la lezione- dico una volta seduti.

 E riprendo con la solita lena a fare lezione.

Tutto sommato, se non fosse per gli alunni, sciocchi, ingrati, rumorosi, mi piacerebbe molto.

 

***

D’accordo, questo capitolo è senza dubbio più interessante del primo, nevvero?

Un grazie a LadySnape e Manuel Lanhart che hanno commentato la prima parte!

 

Vi raccomando, recensite!

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Capitolo 3
*** In cauda venum ***


Parte Terza

 

- In cauda venum-

.

Verba vides sequitur

 

 Alle parole tien dietro l’adempimento

 

(Ovidio)

 

.

-Severus- la voce rauca della mia collega mi distoglie dai miei pensieri.

Dopo essere stato chiamato mi domando come facessi a riuscire a pensare, vista la baraonda e la confusione che c’è all’ora di pranzo nella sala grande.

I quattro tavoli gremiti d’alunni chiassosi sembrano in tripudio, tutti mangiano affamati, ridendo e chiacchierando.

Mi chiedo come lo si possa fare, visti i tempi che corrono, ma  devo ammettere che la superficialità dei ragazzi è fin troppo palese.

Mi volto verso la voce che mi ha chiamato.

Minerva  McGranitt, sempre più stanca, sempre più vecchia, sempre più zitel….ehm seria.

La conosco da venticinque anni, da quando frequentavo io come alunno Hogwarts, e i suoi comportamenti, modi di fare, di pensare, non sono cambiati di una virgola. Neanche fisicamente è cambiata molto, se non per le rughe, sempre più scavate, e per i capelli, la cui crocchia severa in cima alla testa è diventata da castana a grigia.

Ripenso a quando lei mi caricava di compiti di trasfigurazione, dei continui richiami e punizioni che subivo per colpa di quei quattro là…

-Severus-  richiama- ti vedo stanco. Qualcosa non va?-

“Qualcosa”,  mi sembra eccessivamente riduttivo.

Tutto”, penso sia più corretto.

Ma non lo dico. Non , almeno, in questi termini.

-Minerva- rispondo abbozzando un sorriso – credo che come tutti sono preoccupato. Sai bene che lui mi cerca. Mi vuole. E si  fa sentire.- istintivamente mi premo il braccio sinistro.

Altrettanto istintivamente lei rabbrividisce.

-Capisco- mormora – forse avresti bisogno di qualche giorno di pausa.-

-No- l’interrompo –nessuna pausa. Va bene così. Non servirebbe a nulla. Dobbiamo continuare  quello che abbiamo fatto in passato. Quando giungerà il momento….- zittisco.

Hai ragione Severus, ma non posso fare a meno di preoccuparmi per te.- continua a voce bassa.

Tutto sommato, dopo avermi visto crescere, credo mi voglia bene.

-Non ne vale la pena preoccuparsi per me. Ci sono tanti altri di cui preoccuparsi- “e Potter è il primo fra questi” penso. – Io ho fatto uno sbaglio. Un grande, immenso, sbaglio. E se c’è un prezzo da pagare è giusto che lo faccia.- è quello che da tempo mi dico.

 -Sei saggio-  mi gratifica lei – Meriti la fiducia di Silente. E la mia.-

Riprendiamo il silenzio e non posso fare a meno di pensare che, se è facile avere la fiducia di Silente, non si può dire lo stesso della McGrannitt. Quanto è vero che lei non regala parole o complimenti.

*

 Ille homines damnatur,

qui fictis causis innocentes opprimunt

 

Siano dannati quegli uomini,

Che fingono un pretesto per opprimere gli innocenti.

 

(Fedro)

.

La mia attenzione cade al tavolo dei Serpeverde, ove gli animi sono più quieti ed alcune teste chine a confabulare.

Fra queste svetta quella bionda di Malfoy e viene facile immaginare di cosa stanno parlando.

Provo una stretta al cuore a pensare a quel ragazzo.

Io e Lucius siamo stati sempre amici, dai tempi di Hogwarts ed… oltre. Ho conosciuto Draco fin da bambino e so quali “principi” suo padre gli ha inculcato.

Lucius è un ottimo oratore. Quasi un sofista.  Riesce a farti credere giuste e corrette le cose più improbabili. Ed io sono stato facilmente ammaliato da lui, dai suoi discorsi. Il mio animo ambizioso non poteva non nutrirsi della  sua sete di potere.

Ho sbagliato.

Quando ho capito la verità, quando, ho visto cosa c’era realmente dietro le sue belle parole, era già passato molto tempo. Ma non così tanto da non permettermi di tornare indietro.

Io e Lucius siamo rimasti in ottimi rapporti, dopo.  Quando è finita ogni cosa.

Lui  -o più che lui il suo nome- è stato in grado di non dover pagare prezzo alcuno per i suoi comportamenti.

È libero, ricco e stimato. Nonostante sia un assassino.

Ma è quello che, in fondo, sono anche io.

Adesso, dopo che il Signore Oscuro è  risorto, non l’ho né visto, né sentito.

Ma so bene che è tornato da lui, come una fedele pecorella all’ovile.

E vuole portare con sé anche Draco.

Scommetto che il giovane deve essere rimasto stregato dalle sue parole. L’influenza del padre nella sua vita è un po’ come l’influenza di un magnete in un campo elettrico. Non credo che il ragazzo sia capace di costruire pensieri propri o di scegliere quello che vuole veramente.

O magari ne è capace, ma il rispetto ed il servilismo nei confronti del padre non gli permettono di ribellarsi.

Chissà cosa c’è dentro quel ragazzo, ambiguo e ambizioso. Si comporta come il padre, quasi che fosse la sua copia. Ma ogni persona è propria a sé. Lucius è Lucius. E presumo che anche Draco sia Draco. Solo che non si sa chi è.

Ha una strada già prefissata per lui, ed è costretto a percorrerla. Io no posso fare nulla per salvarlo. Magari lui vuole così.

Non so davvero che passa nella testa di quel ragazzo.

Mi alzo dal tavolo dei professori con un cenno di saluto verso Minerva. Il brusio si è fatto eccessivo. No, non è brusio, è chiasso. E poi mi sento soffocato dai miei ricordi.

Dai miei rimorsi.

Mi dirigo spedito verso i sotterranei.

E lì, mi ritrovo a ricordare di me.

*

Come serpente montano attende l’uomo sopra il suo buco,

mali veleni ha mangiato, lo penetra la sua collera atroce,

guarda fisso terribile, arrotolato sopra il buco.

 

(Omero Iliade XII, vv 93)

.

 

Ex cupiditatibus odia nascunt.

 

Dalle brame nascono gli odi.

 

( Cicerone)

.

 

-Potere Severus. Potere. Immenso, infinito. Nessuno può avere un simile potere. – il luccichio sinistro ed inquietante negl’occhi di Lucius Malfoy mi rapì.

-Parli di lui. Tu-Sai Chi?-

Una smorfia apparve sul suo volto diciassette anni più giovane.

-Tu- Sai- Chi, Severus? Parli come un mezzosangue o Babbinofilo adesso? No, non Tu-Sai-Chi. L’Oscuro Signore.- la sua voce strascicata mi fece rabbrividire.

-Oscuro Signore- ripetei quasi in trance.

Malfoy annuì, bevendo da un calice cristallino del vino rosso fatto arrivare di contrabbando nell’oscura sala dei Serpeverde. Noi, seduti su due poltrone discutevamo. Lui discuteva. Io ascoltavo rapito.

-Sì, Severus. Lui può darci una parte del suo Potere se noi ci uniamo a lui. E lotta per noi, per i nostri ideali. Per ripulire il mondo di quella fecce di Mezzosangue e Babbani.-

-Li vuole uccidere?- domandai un po’ turbato.

-Certamente Severus. Torturare, usare ed uccidere- disse candidamente  con un sorriso aperto e seducente sul volto. – Quello che dovremmo fare tutti. E tu, come Serpeverde non puoi che essere d’accordo.-

La mia era una famiglia purosangue da generazioni a Serpeverde. Non avevamo un’alta considerazione dei Mezzosangue ed ancor meno dei Babbani. Fin da bambino ho sentito discorsi su quanto potessero essere inutili e su quanto fossero indegni. Ma mai nessuno ha parlato di sterminarli. Il pensiero non mi era mai venuto in mente. Li odiavo, mi facevano schifo, ma….basta così. Ero d’accordo con Lucius quando diceva che i figli dei babbani non dovevano frequentare Hogwarts, ma per il resto….

-Severus, amico mio, ti vedo un po’ titubante- l’espressione di sospetto che si dipinse sul volto di Malfoy m’insidiò. - Non sei forse d’accordo con me? Mezzosangue. Infangano il nome di molti buoni maghi.  Rischiamo d’imbastardire la nostra razza. Non si troverà più un purosangue da qui a pochi decenni. Dobbiamo ripulire il mondo magico.- le sue parole erano tanto suadenti che non potevo pensare altrimenti – e poi, i Babbani! Non si possono ancora sterminare tutti, non per il momento, sono troppi, ma meritano di soffrire. Sapessi come parlano di noi, quello che dicono. Loro, sciocche creature inferiori. Non ti fa rabbia?-

Un silenzio gelido cadde su di noi. Poi lui riprese a parlare.

-Ed il Signore Oscuro farà tutto questo. Lui ed il suo immenso potere. Ed io m’assocerò a lui.-

Nuovo silenzio. S’inumidì le labbra con il vino prima di voltare i suoi occhi di ghiaccio e calamitarli ai miei. Il liquido nel bicchiere trasparente non mi era mai sembrato tanto rosso.

-E tu, Severus, amico? Tu, non sei d’accordo con me?- un tono ammaliante, impossibile interagire contro. – Tu, Severus, mi seguirai?-

La sua voce. Il sibilo di un serpente.

Sentì il mio capo piegarsi in segno d’assenso.

 

- - - - - - - - - - -  -

 

Un grazie a blackdavil e Manuel Lanhart (grazie di cuore Peppe, è confortante sapere che almeno tu mi appoggi sempre!). Al prossimo!

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Capitolo 4
*** L'avvicinarsi del crepuscolo ***


Parte Quarta

 

- L’avvicinarsi del crepuscolo-

.

 

Et iam nox caelo

Praccipitat sadentque cadentia siderea summos

 

E già l’umida notte in ciel declina

E tramontando  invitan gli astri al sonno.

 

(Virgilio Eneide II, 8-9)

 

.

 

La sera è giunta, come ogni giorno il sole è caduto dietro ai monti per lasciare spazio al buio di racchiudersi intorno al castello.

Anche questa giornata è finita, tirata avanti senza troppo problemi o novità.

Nel mio studio alcune candele rischiarano appena l’angolo dove sono rannicchiato a leggere.

Il silenzio è fitto, cupo, raggelante ed al tempo stesso confortante.

Ma la mia lettura lascia eccessivo spazio ai timori ed ai dubbi del domani, omai sempre più incerto ed evasivo.

Quasi trasalgo quando sento due colpi secchi alla porta.

Ho dimenticato della punizione assegnata stamane a quei due Grifondoro.

 Mi rassetto sulla sedia e chiudo il libro.

-Avanti- dico quieto mentre il mio cervello va a mille pur di trovare un castigo tanto repellente da essere ai loro livelli.

La testa rossa di Weasley è la prima a passare dalla porta, subito seguito dalla massa crespa della Granger. Lo sguardo del primo è rassegnato, sembra quello di un condannato a morte, mentre la ragazza non alza gli occhi da terra, come se fosse tuttora vergognosa del suo errore. Sto passando ancora velocemente in rassegna le possibili punizioni, mi serve appena qualche secondo.

-Vedo- esordisco con la  mia voce insinuante – che ve la siete presa comoda a venire. La puntualità a Grifondoro non la conoscete proprio,  avete dato più volte prova di questo.- fingo un  sospiro esasperato, mentre Weasley dischiude la bocca come per dire qualcosa. – Bene- continuo quando vedo che non ha intenzione alcuna d’interloquire. –Seguitemi, c’è tanto lavoro da fare.-

Li porto nella stanza attigua e mi seguono senza fiatare.

Il mio mantello svolazza nel buio, quando, di fronte ad un alto armadio a muro mi fermo voltandomi, con un ghigno sadico in volto.

Vedo i due deglutire faticosamente.

L’armadio è aperto ed una moltitudine di colonne  di fogli sono riposti alla rinfusa. Non c’è  molto da dire, ma Weasley domanda con stupidità:

-Cosa dovremmo fare noi?-

-Credo sia scontato. Dovrete sistemarli ognuno nelle proprie carpette - indico una serie di queste poste vuote sul primo scaffale dell’armadio – sono compiti in classe, dimostrazioni della vostra mente  erudita  da circa….cinque anni. Dovete dividerli e posarli per dormitorio, classe ed argomento. Buon lavoro.-

Mi volto, ma non prima di potermi gustare il viso sconsolato  ed ancora mortificato della Granger e quello letteralmente sconvolto di Weasley, la cui mandibola sfiora il pavimento.

Torno alla mia lettura alleggerito dalla soddisfazione d’aver dato un lavoro veramente pernicioso ai due ragazzi. Come si suole dire ho preso due piccioni con una fava: i due passeranno una serata a sgobbare su carte e fogli e faranno per me un lavoro che dovevo fare da…un paio di anni. Meglio di così!

Mi stiracchio un po’, ritorno immerso nella lettura di “Diecimila modi d’imbottigliare la morte”, libro sicuramente interessante quanto impegnativo. Certo, per leggerlo bisogna avere una mente ferma,  se dovesse cadere in mano a qualche pazzo o qualcuno che cade facilmente in soggezione potrebbe essere  pericoloso.

Ma senti chi parla! Io che sono stato soggiogato come uno stupido dalle belle parole e dal luccichio degli occhi di Lucius Malfoy!

Ammaliato dal sibilo del serpente, come un bambino resta affascinato  dagli unicorni!

Quale ambizioso Serpeverde non avrebbe ceduto? Chi non avrebbe ammesso sul momento la veridicità  di quelle parole? Anche un Grifondoro – per quanto se avessi davanti Potter Senior, paladino degli animi leali, coraggiosi e stupidi, avrebbe di certo negato questa mia tesi, di fatti gli è finita tradito da un amico- avrebbe creduto che quello era il vero, che noi purosangue dobbiamo  difendere la nostra razza pura.

E poi io avevo bisogno di riscattarmi. Riscattarmi da anni di soprusi, da una difficile vita famigliare.

Sentirmi, per una volta, superiore a tutti.

Avere potere, finalmente. Uscire dalla mia ombra per infiltrarmi fra le ombre.

Ma le parole sono una cosa. I fatti un’altra.

All’inizio sei ancora sotto l’illusione di essere convinto e sicuro che stai facendo quello che la parte più profonda di te vuole,  ti senti inebriato dalle urla dei prigionieri torturati, dalla spietatezza di un   Avada Kedavra, sussurrato dolcemente di fronte alle lacrime innocenti di un uomo prostrato a chiedere pietà.

Ma un giorno, arriva quel momento dove ti rendi conto di non avere più l’anima.

E devi scegliere. O chiuderti nella tua codardia, perdere te stesso e continuare per la tua strada, oppure tornare faticosamente indietro, con più valore di quanto non hai.

Arrivi ad un punto dove devi preporre. E la scelta si può presentare sotto le forme più strane.

Il sussurrare nella stanza attigua dei due ragazzi mi riporta alla realtà.

So che molti miei alunni, e non solo,  mi identificano come un “pipistrello”. Sono ignari d’avere ragione.

Non sto dicendo d’essere un animagus.  Non lo sono, anche se non mi spiacerebbe, a dire il vero.

Potrei farci un pensierino… se ci sono riusciti Black, Potter e perfino quell’abbietto di Minus perché non dovrei riuscirci io?

Non sono un pipistrello ma ho una cosa in comune con loro. Un udito finissimo. Sono quindi capace di captare le parole biascicate e smozzicate dei due

-Accidenti- la voce di Weasley sembra scocciata e furiosa – ci sceglie sempre i passatempi migliori quel…-

Mi sarebbe piaciuto sapere qual era la sua opinione, ma la solita “Perfettina Prefettina” non me lo permette.

-Shhhhh! Ron! È nella stanza a fianco, potrebbe sentirti!-

-Che mi senta- sussurra velenoso – cosa fa in quel caso?-

-Oh, non oso pensarci- geme la sua amica.

Sorrido malignamente, è meglio se tacciono, non vorranno stuzzicare la mia fantasia?

-Comunque sia questo è un lavoro da elfi dom….ehm, no, è un lavoro che dovrebbe fare lui, ogni tanto.-

Non riesco a capire il motivo del suo timore nel dire “è un lavoro da elfi domestici”, ma presuppongo c’entri un’altra mania di quella folle della Granger.

-Be’, - ammette lei – sembra strano, un tipo così ordinato come lui. È da anni che non ci mette un dito in questa roba.-

-Andiamo Hermione, non ti facevo così ingenua.- continua l’altro – è un’occasione fantastica per seviziare i suoi alunni, soprattutto quelli che gli stanno simpatici…come noi ad esempio.-

Ogni tanto dà segno d’argutezza quel ragazzo, il che mi stupisce.

-Accidenti- prosegue sempre lui. - Ci  sarà da sgobbare tutta la serata. E pensare che devo ancora finire il compito di trasfigurazione…-

-Ron!- la ragazza sfodera un tono di rimprovero degno della stessa Minerva – hai avuto tutto il pomeriggio per farlo, anziché giocare!-

-Perché, ora da quando gli allenamenti di Quidditch sono un gioco?- il tono della discussione sta lentamente alzando.

-Il Quidditch è un gioco- lo rimbecca lei placida.

-Mi sembra che  faccia piacere anche a  te vedere Grifondoro vincere?- insinua velenoso.

-Certo che mi fa piacere, Ron- replica stizzita – ma penso che lo studio sia più importante!-

-Come se non lo sapessi- le risponde con sarcasmo – per te c’è qualcosa meno importante dello studio?-

-Smetticela!- sussurra lei rabbiosamente – Prima che Piton arriva e ci mette in punizione per una settimana!-

-Tipico di Hermione.- borbotta piano lui.

-Cosa sarebbe tipico di me?- chiede ringhiando.

-Dare un taglio netto alla discussione quando arrivano discorsi che non ti piacciono- ribatte secco.

-Non è vero.- mormora  talmente piano che lo sussurra appena.

Se Weasley fosse dotato di un po’ di cervello troncherebbe qui il dibattito determinato a deteriorare.

Ma si sa che ne possiede tanto poco da renderlo incapace di tacere quand’è giusto.

Ma questo mi fa piacere. Ascoltare quelle discussioni sciocche sta ravvivando la serata, oltre che darmi un ulteriore spunto di punizione.

-Sì, invece. Sempre così. Perché adesso non sai che dire, no? Non sai ribattere? E lo sai perché, perché ho ragione?-

-Ma sta zitto, Ron!- s’ode un singhiozzo nella voce.

Weasley resta in silenzio, possibilmente a rosolarsi nei sensi di colpa.

-Non c’è bisogno che piangi. Lo sai  che dicevo così per dire.- prova a sistemare la cosa. Lei non risponde, tira su con il naso.

-Dai Hermione, non vorrai che arrivi Piton e ci faccia la festa ed entrambi!-

Breve silenzio.

-Sei uno stupido, Ron- nella sua voce c’è ancora sapore di lacrime.

Il ragazzo sospira.

-Comunque, scusa.- brontola- anche per stamattina. È colpa mia se ti ritrovi a fascicolate questa robaccia. –

-La prossima volta vedi di non far cadere lo zoccolo d’unicorno nella mia pozione-

Ora si scoprono gli altarini! Ci avrei scommesso. È stato utile non interrompere la loro fatua conversazione. Almeno ho saputo la verità. E, anche se mi duole ammetterlo, sono più tranquillo sapendo che la Granger è ancora incapace di sbagliare. Almeno fra i banchi di scuola.

-E perché mai non dovrei? Ho saltato mezz’ora di lezione ed avuto compagnia stasera. Cioè – si corregge visibilmente imbarazzato – non che volessi la tua compagnia, solo che, fare tutto questo da solo...-

-Si capisco – conclude spiccia.

-Comunque grazie di non aver detto nulla a Piton.- dice tutto d’un fiato.

-Figurati, non m’avrebbe creduto. E poi, se non ci si aiuta fra amici.-

-Già, fra amici…-

Le voci tacciono proprio quando avevo intenzione d’alzarmi e rimproverarli. Potrei sempre punirli per aver parlato, ma non lo faccio. Sono quasi stanco di queste continue soverchierie,  ormai non sono più un ragazzino frustrato. Per questa volta lascerò perdere. E poi per oggi ho fatto anche troppo.

C’è qualcosa di molto simile alla gelosia che si fa largo dentro di me. Mi accorgo improvvisamente che non sono più tanto giovane. Che il tempo, fra queste fredde mura, è passato anche per me. Che per quanto lontano e chimerico possa sembrare si delinea in un fittizio orizzonte un tramonto. E da solo sono stato capace di rovinarmi molti anni di vita.

Loro, invece, sono ancora all’inizio.

Continuo a leggere sotto la luce baluginante della candela anche quando i miei alunni, ultimato il lavoro e smozzicando una buona notte poco sincera, vanno via. Continuo a leggere, tentando di  allontanare i miei dubbi, fino a quando, con un ultimo flebile guizzo, anche l’ultimo mozzicone di candela si spegne nella sua cera.

- - - - - - - - - - - - - - - -

 

Salve a tutti, cari amici, sono piacevolmente sorpresa nel vedere aumentato il numero dei commentatori, che meritano doverosi ringraziamenti.

blackdavil :diciamo che Severus aveva già i suoi buoni motivi per abbracciare la causa dei mangiamorte  e che non è stata tutta colpa di Lucius…! Grazie per il commento

 Manuel Lanhart: ormai sei un commentatore fisso di ogni mio lavoro, ed il tuo affetto e la tua disponibilità quasi mi commuovono! Diciamo che la prima sostanziale differenza fra Draco e Severus sta nell’eta: l’uno è un ragazzino confuso, l’altro un uomo, provato, temprato, maturo, deciso e, soprattutto, libero di gestire le sue scelte senza vincoli. Grazie mille!

Ida59: Potevo non citarti ripensando alle tue belle parole ed a quanto tu sia stata una lettrice (e, soprattutto,  commentatrice!) importante di questa fanfiction? Grazie mille per le recensioni, una più bella, profonda, stupenda dell’altra! Grazie per averle inviate tutte e per dedicarmi il tuo tempo! Io spero di riuscire a leggere presto”Trilogia d’amore e morte” e lasciare un meritato commento, insieme a tutti gli altri tuoi lavori che non ho letto! Sì, la fic. su Malfoy è un tantino lunghetta, e un po’ diversa rispetto a questa: d’altronde Draco ha meno della metà degli anni di Severus, fa qualche cosa “stupida”, è un tantino immaturo e ne sperimenta diverse… Grazie, grazie davvero!

LadySnape: L’odio non è altro che una forma d’amore! Io non credo che Piton odi Harry: lui odiava suo padre, ma così tanto che pensa (spera!) che questo sentimento sia anche nei confronti del figlio…eppure, secondo me, non ci riesce appieno. Se ti ricordo nel secondo capitolo egli dice a Minerva che Potter deve essere necessariamente protetto, più di lui… se odiassi una persona non direi questo. Eppure gli rende la vita difficile, un po’ per “fargli fare le ossa”, un po’ per vendicarsi su di lui, d’altronde quel bulletto di James l’ha veramente trattato male per anni… Grazie, per la recensione!

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Capitolo 5
*** Quando il tempo ti cambia ***


Parte Quinta

 

-Quando il tempo ti cambia-

.

 

Non hostium virtute sed amicorum perfidia decidit.

 

Io caddi non per la  virtù dei nemici, ma per la perfidia degli amici

.

Il regolare e breve andamento dei giorni di novembre travolge la precarietà degli umori, la svogliatezza nelle menti degli studenti, irrita chi non trova altro di meglio che insegnare.

O chi utilizza questo mezzo per continuare a vivere in maniera apparentemente normale.

E cosa mi resta, quindi, se non  torturare i Grifondoro, essere il solito professore dispotico e apatico, scorretto ed inviso dai più? Collega spesso scomodo ed inquietante, vittima di un passato donato alla seduzione del sibilo di un serpente?

Ed ora ascolto il muto ronzio delle voci degli studenti, chiusi con il corpo in questo raggelante sotterraneo, ma con la mente libera, che galoppa chilometri lungi dalla mia voce.

Non sono riuscito neanche ad essere astioso con Potter ed i suoi amici in questa mattina, come se fossi soffocato da un impalpabile uggia incolore, penetrante però ed anche pungente, figlia di una quotidianità bramosa di dissolutezza, ricercata nelle buie notti lontane dal castello, accoccolato fra corpi sconosciuti e sì tanto intimi, pelli cedevoli e labbra turgide, occhi vacui che non dicono nulla.

Anch’io, che tanto tengo  all’attenzione, sono distratto e distante. Penso a tutto ciò che un professore non dovrebbe pensare trovandosi in classe.

Ma, in questa lezione con gli alunni del settimo anno, non credo di stare perdendomi in immagini sconosciute ai loro occhi. Anzi, forse fin troppo note

La lezione finisce, con mio grande stupore. Non m’ero accorto che il tempo volasse così lesto.

Gli alunni scompaiono tanto velocemente dalla classe che, se non fossi sicuro dell’impossibilità della cosa, direi che si sono smaterializzati.

Anche l’ultima lezione della giornata è andata.  Un altro giorno costretto a tramontare, perso per sempre e forse dimenticato,  accatastato sugli altri, fino a confondersi con essi.

La stanza è vuota. Le candele, con le loro esili fiammelle traballano, le gocce di cera bionda scivolano, fino a rassodarsi nuovamente, in pochi secondi di freddo.

Cado in una lettura poco concentrata ed interessante, attendendo l’ora di cena.  Ed il tempo d’attendere è tanto, mezzo pomeriggio da avvolgere e durante il quale distrarsi non è poco.

Non mi viene difficile, quindi, percepire un’ombra sgusciare dalla porta alle mie spalle, percorrere a passo vellutato la stanza e fermarsi ad un metro o due dietro la mia schiena.

Stringo fastidiosamente le labbra  sul mio libro, tentando di non dire qualcosa che possa attaccare briga, benché la tentazione è forte.

 -Che cosa  vuoi?- ringhio all’uomo alto e magro alle mie spalle. –Che diavolo ci fai qui? Dovresti essere chiuso nella tua roccaforte a fare la calza…-

 -È un bel modo di dire buonasera- la sua voce sarcastica mi irrita – degno di te.-

Con poche mosse calcolate si porta proprio di fronte a  me, che chiudo con un veemente sguardo il libro e lo fisso urtato.

-Non conosci le buone maniere, Sirius Black?- sussurro – si bussa alla porta prima di entrare.-

Un sorriso crudele incava il volto magro ed ispido di barba scura del mio ex nemico. I capelli arruffati e gli abiti trasandati gli danno un aspetto ben peggiore di quanto non lo fosse di solito.

-Conosco le buone maniere  e le uso solo quando è  necessario.-

Devo far leva su tutta la mia buona volontà per non replicare a denti stretti. Ciò, fino a poco tempo prima, non l’avrei neanche sognato e se non fosse perché l’ho promesso a Silente non lo farei tutt’ora, cercherei il primo pretesto per gettare in aria questa spiacevole collaborazione.

- Se non sbaglio non dovresti muoverti da casa e proteggere la tua inutile vita! Cosa succederebbe se la cara Umbridge sapesse della tua visita di cortesia?-  gli domando con ferocia. –Ha spie perfino dentro le mutande della gente, questo lo sai?-

Lui, senza essere neanche lontanamente  invitato a farlo, prende una sedia e crolla scompostamente su questa, con un sospiro corto e sconsolato, come di chi preferirebbe di gran lunga essere altrove e fare ben altro.

-Avevo qualcosa d’importante da dire a Silente. Non potevo restare a casa. Riguarda Harry. - borbotta distrattamente. –Non credo siano affari tuoi.-

-La verità è che ti brucia stare con le mani nelle mani mentre tutti fanno qualcosa di utile.- lo pungolo ironicamente guardandolo fissamente negli occhi grigi –Hai sempre sofferto di manie di protagonismo come il tuo migliore amico. Finirai peggio di lui, lasciatelo dire Black.-

-Meglio che finire come te, Mocciosus- mi mordo la lingua per non reagire alla provocazione –So badare a me stesso. Sono sfuggito ai dissennatori sull’isola di Azkaban, sono tre anni che ho il ministero alle calcagna eppure sono qui. Ed ho pure un aspetto più sano di te.- Lancia un sorriso seducente e strafottente – Non sarà una passeggiata ad Hogwarts sotto la diretta protezione di Silente a mettermi in pericolo.-

-Scommetto che tu sia stato così stupido da andare a salutare il tuo adorato figlioccio…- commento a mezza voce.

-No.- la sua negazione è assoluta.

-No?-

-Non deve sapere che sono stato qui – conclude categorico.

L’osservo due o tre secondi. –Cosa vuoi da me?- domando infine innervosito dalla sua presenza

-Mi ha mandato Silente- borbotta distrattamente

-Questo l’avevo capito- asserisco freddamente – non saresti venuto qui di tua spontanea volontà per nulla al mondo.-

-Ciò ti stupisce?- grugnisce seccatamene.

-Affatto- lo invito a continuare con il mio silenzio.

-Sono venuto per parlarti. – vorrei commentare la sua frase in maniera ironica, ma preferisco tacere, interessato da ciò che deve riferirmi. – C’è stato un assalto di mangiamorte in un centro babbano stamattina.- la sua voce è mutata d’un tratto, così come il suo sguardo e la curva delle sue labbra.

-Accidenti!- commento sconcertato – in pieno giorno!-

-Già. Remus e qualcun altro dell’Ordine altri sono arrivati sul posto troppi tardi…- il suo tono s’incrina ancora di più.

-Quanti…. Quante vittime?- domando accantonando ogni forma di rancore nei confronti di Black.

-Tante. Troppe. – mormora – non si ha ancora il numero preciso. - conclude scuotendo la testa.

-Quando sono arrivati c’erano ancora dei mangiamorte?- m’informo con enfasi.

-No. Dileguati. Solo il marchio nero, enorme, che squarciava le più fitte nubi nel cielo. Il ministero ci metterà un bel po’ per mettere tutto a tacere e far finta di nulla…-

-Capisco-  sospiro triste mentre nella mia testa s’agita la più cupa e crudele confusione.

-Silente ha mandato me ad avvertirti… forse perché è ancora convinto che noi dobbiamo allacciare un amichevole rapporto di collaborazione- mi spiega riprendendo il  tono disgustato che è solito rivolgermi. Ogni forma di lontana simpatia nei suoi confronti sparisce.

-Magari vorresti che ti ringraziassi per avermi fatto da informatore…-  mugugno.

Black sorride sardonico,  ritorna ad essere il solito uomo irritante ed idiota.

- Non sarebbe male, tanto quanto non sarebbe da te.- butta lì. Poi torna serio. – Silente dice che devi tenerti pronto.-

Il mio cuore fa un balzo, i battiti accelerano furiosamente. Ma sul mio volto non appare alcuna forma di inquietudine. Assoluta falsa e molesta indifferenza.

S’erge un muro di fitto silenzio.  Credo che dovrebbe anche andarsene. Ha finito la relazione, cosa ci fa qui?

-Quando tutto questo finirà tornerà tutto come prima. Potremmo essere liberi di odiarci e dimostrarlo- dice cauto.

-Spero che saremo vivi quando tutto questo finirà- gli rispondo gelido.

Annuisce. Si alza e dà una fastidiosa occhiata intorno.

-Questo laboratorio- borbotta – è come vent’anni fa. Freddo, umido, inabitabile.-

Le sue affermazioni, fuori luogo e stupide mi urtano selvaggiamente.

-Bene- gli sibilo furioso – nessuno ti dice di restare,  anzi credo proprio che ormai, a lavoro compiuto, dovresti andare via!-

Non sembra minimamente scosso dalla mia rabbia. Continua ad osservare i sotterranei.

-Non dirmi che ti piace stare qui?- chiede fintamente stupito.

- Non tutti- rispondo secco – hanno abbastanza intelligenza per capire ed amare l’arte delle pozioni.-

-Non tutti- ribatte lui – sono talmente abulici da chiudersi da quattordici anni in un sotterraneo.-

-Nessuno ha chiesto il tuo parere, Black- m’infurio aggredendolo con tono offeso – ora potresti anche togliere il disturbo.-

-Scommetto che le donne neanche le vedi- aggiunge invece malizioso.

Il suo commento mi manda totalmente su tutte le furie.

-La mia vita privata- ribatto – non t’interessa.-

Black ride e la sua risata invade il buio sotterraneo, facendo tremare le fiammelle delle candele.

Non c’è gioia nella sua sghignazzata, o forse  è talmente intrisa di malinconia e tristezza che non riesce a trasparire. Ma chiaramente ha un suono derisorio.

-Come se non ti conoscessi Severus Piton!- sbotta – untuoso, freddo, scostante…ma non ancora  capace di reclinare i buoni piaceri del sesso. Chissà quante amichette hai in un bordello di Hogsmeade!-

Resto in silenzio, l’evaso di prigione ha colpito nel segno.

-Anche se fosse?- concludo tranquillamente – almeno loro non mi temono perché sono un assassino o ritenuto tale.-

Black continua a ridere.

-Devo ammettere che non posso non invidiarti.- continua con voce compiaciuta -  Sei stato libero di scopare tutta la vita, mentre io ho dovuto passare dodici anni rinchiuso ad Azkaban. Ma appena sono uscito…-

-Scusa chi andrebbe con un killer psicopatico, appena evaso e ricercato per terra e per mare?- gli chiedo stupito.

-Solo chi non mi conosce.- sorride cattivo – e comunque tutte quelle che  sei disposto a pagare. La mia camera alla Gringott non è vuota.- scuote la testa – direi che sono caduto in basso. Sono stato nella tua stessa condizione. Costretto a pagare una donna pur di farci sesso! Ed ora come ora non posso neanche mettere il naso fuori di casa! Che tristezza!-

-Sei sempre il solito Sirius Black-   brontolo – superficiale ed amante de piaceri della vita. Azkaban non ti ha affatto cambiato.-

-No- acconsente – Un Black resta sempre un Black.-

-Per quanto questo possa essere possibile.-  riprendo io cadendo come sempre dentro di me e perdendomi in una miriade di  sensazioni estranee e dolorose. – certe esperienze però, una parte di te la cambiano per forza. Che tu la voglia o no.-

Sento gli occhi grigi di Black fissi sul mio profilo duro. Penetranti  e duri, come devono essere quelli di chi ha passato anni continui d’orrore e grandi sofferenze. Gli occhi di chi è cresciuto senza la possibilità di vivere la parte più bella della sua vita.

 Si alza piano, accennando un segno del capo come saluto. Poi sguscia come un’ombra fuori dal mio sotterraneo.

Anche io sono cambiato, quando ho capito che, per quanto possano avere un sibilo attraente, i serpenti sono bestie velenose.

Ed il loro istinto è quello di morderti.

- - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

Scusate!

Scusatemi tutti, non sono morta, il mio povero computer mi ha (letteralmente) abbandonata per passare a vita migliore! Sto inviando questo capitolo dal PC di un mio amico nella speranza che il mio decida di resuscitare! Mando le mie scuse ed un grazie enorme a tutti i commentatori, grazie!

 

Questo capitolo è l’unico della storia che, dopo l’uscita del quinto libro, non poteva più andare bene.- Purtroppo il confronto fra Severus e Sirius mi piaceva troppo perché io lo cancellassi, così ho deciso di salvare il salvabile, modificandolo un po’. La spiegazione della visita di Black è un po’ stiracchiata, ma voi… chiudete un occhio e datemi la licenza!

 

Un bacione immenso, spero, a presto!

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Capitolo 6
*** Foglie e Vento ***


Parte Sesta

 

- Foglie e Vento-

.

Nam serpens sinu terpore vires recepit

et morsum virum misericordem necavit

 

Allora la serpe con il torpore del seno recuperò le forze

E con un morso uccise l’uomo misericordioso.

 

(Fedro)

 

.

 

Divitarum gloria fluxa est.

 

La gloria della ricchezza è effimera

 

(Sallustio)

.

 

L’aria è fredda ed il cielo uggioso, come sempre a novembre. Il lago ove riposa la piovra gigante sembra solo una distesa scura e calma.

Continuo ad osservarlo distratto, pensando  ai miei problemi e respirando la penetrante atmosfera fredda, traendo piacere dai brividi che percorrono il mio corpo.

Esco di rado dal castello, ma ogni tanto, quando ormai gli alunni non sono più in giro con il loro vociare festoso,  esco, in silenzio  a godermi il buio e la pace.

La discussione con Black, degenerata in argomenti che non sono  disposto a trattare, specialmente con lui, mi ha innervosito, lasciandomi bruciare di rabbia.

Ma devo essere capace di collaborare anche con lui, per quanto questo possa sembrarmi doloroso.  Facciamo, ahimé, parte della stessa squadra.

È bello restare a pensare in questa calma rasserenante. È bello se hai pensieri piacevoli.

Ma se è l’angoscia quella che ti preme dentro, se è l’inquietudine a soffocarti, neanche il più ameno dei paesaggi può risollevarti.

-Professore? Professor Piton?-  una voce melliflua mi chiama. Mi volto per vedere la testa bionda di un ragazzino stretto nel suo mantello, brillare  nel paesaggio scuro.

-Che fai a quest’ora fuori Malfoy?- domando  con voce priva d’astio, che con lui mi viene naturale.

-Avevo bisogno di fare due passi, di stare solo.- mi confida biascicando, come è solito fare, le parole, una volta raggiunto me sulla sponda del lago.

Fissa anche lui, con gli occhi grigi apparentemente assenti, la  distesa placida e luccicante d’acqua.

Restiamo in silenzio, non posso fare a meno di pensare a suo padre, di chiedermi se non ci fosse stato anche lui, il mio vecchio e caro amico, questa mattina e se magari Draco non è al corrente di tutto.

Se si sente fiero di suo padre.

Se vuole, quanto prima, imitare le sue gesta.

O se, magari, una nascosta e temuta vergogna lo rode, un rifiuto dentro di sé si fa strada, silenzioso.

Non ho ancora capito una cosa di lui, per quanto bene lo possa conoscere.

Non ho capito se è come suo padre o se si limita ad imitarlo.

-Che ti turba, Draco?- mi accorgo troppo tardi d’aver utilizzato il suo nome di battesimo.

Lui corruga impercettibilmente le sopracciglia, ma non ribatte.

-Nulla.- mormora – Ciò che mi turba non vale la pena di essere discusso.-

Non replico di fronte alla sua ferma risposta, ma una morsa di tristezza mi stringe lo stomaco.

Povero Draco, un destino già segnato.

Non mi è mai sembrato che però lo rifiutasse. Il contrario forse.

Ma è un ottimo attore, con lui non sai mai se finge o se è naturale.

Eppure, ora che guardo il suo profilo preoccupato e che ho sentito la sua voce malinconica, inizio a credere che, l’ammaliante sibilo del serpente abbia spezzato la sua magia dentro di lui precocemente.

E forse si è reso conto di quello che io ho capito dopo molto, troppo tempo.

Vedete, spesso conosciamo, percepiamo, dentro di noi delle verità, realtà differenti da quelle che stiamo vivendo, che non ci piacciono. Le nascondiamo dentro di noi, le ignoriamo, fingiamo di non conoscerle.

Poi, un brusco avvenimento le rende note, nude.

Ed, in quel momento, assalito dal panico e dalla fredda consapevolezza, smetti di prenderti in giro.

Ormai tutto è diventato inutile.

Sei costretto a scegliere.

*

La verità si presentò davanti a me sotto forma di un bambino.

Gli occhi di colore indefinito, sbarrati ed asciutti di lacrime, le pupille che tremavano d’orrore.

“Uccidilo Severus!”la voce di Lucius non mi stregava più.

Sapevo che, in quel mondo barcollante c’era una sola certezza. Io non l’avrei ucciso.

“È un bambino” mormorai, incapace di distogliere lo sguardo dai quegli occhi innocenti.

Perché in quelle iridi c’era scritta la verità. Ed io la stavo leggendo.

“No, no, Severus! Non è un bambino, è un mezzosangue!” sbottò Lucius esasperato. “uccidilo”.

Non potevo farlo. Ormai non avrei potuto farlo più.

Mi odiavo, mi disgustavo.

A quel punto l’incantesimo fu rotto.

Io non ero chi mi avevano fatto credere di essere.

Io ero io. E basta.

Solamente Severus Piton.

Non Severus Piton il mangiamorte.

“Ma che ti prende?” nulla era più sgradevole di quella confusione.

Mi ero svegliato. Ma in quel destarsi, erroneamente a come si potrebbe pensare, mi ero ritrovato nell’incubo.

Avada Kedavra” la sua voce, così simile ad il sibilo del serpente.

Continuai a fissare gli occhi del bambino. La verità stava ancora lì.

Erano spalancati ma non fissavano nulla.

Non lacrimavano.

Non tremavano.

Erano spenti.

Ed in quel momento capì che i serpenti mordono. Che ciò non doveva accadere. Che dovevo essere capace d’impedire che quel veleno letale scorresse lungo il mio corpo.

*

Ed ora, guardando il profilo di Draco penso a questo. Ricordo quella sera, ubicata in una parte latente della mia mente.

E voglio aiutarlo. Voglio provarci almeno.

-Non devi farlo se non vuoi.- mormoro a mezza voce, appena udibile.

Nessuno stupore, nessun disprezzo, nessun sentimento appare sul suo volto. Non mi risponde subito.

-La vede-  strascica piano le parole, indicando con un dito una foglia  tirata via dal vento. Annuisco-  È il vento che decide dove portarla. E lei non ha volontà. Può forse ribellarsi al vento? Non è esso più forte di lei? Non ha altra scelta che lasciarsi trasportare. Ed io sono come quella foglia.  Non posso scegliere.-

Rifletto un secondo, con le sue parole che rimbombano dentro di me, provando una forte pena per lui, benché questa l’offenderebbe.

-Ma, ma tu non sei una foglia – ribadisco infine. - Sei un persona. Sei Draco Malfoy.-

Fino a quando camperò non potrò mai dimenticare il sorriso che gli si disegna sul volto. Sprezzante, ironico…rassegnato.

-Appunto. Malfoy.-

S’allontana, la sua testa chiara scompare avvolta nel buio.

E capisco che per lui non c’è speranza.

Perché, anche se è suo padre, l’istinto della serpe sarà sempre quello di mordere.

 

- - - - - - - - -

 Buon Pomeriggio! Ho ancora il PC fuori uso e sono gentilmente ospitata…. Ma voglio inviare in fretta i capitoli di questa ff, tanto ormai ne mancano solo due….

Bene, bene, non vi nasconderò che questo è uno dei mie capitoli preferiti, perché inserisco il personaggio di Draco, che m’immagino un po’ come quello che ho creato per “Le Stagioni del Dubbio”. Ma, d’altronde i personaggi di Draco e Severus sono invertibili nell’una e nell’altra ff (infatti nelle Stagioni del Dubbio c’è un Piton molto filosofico, un po’ come qui).

Ma prima che mi andiate tutti contro dandomi della fatalista, voglio assicurarvi che non solo in questa, ma anche in tante altre mie fanfiction i protagonisti la fanno in barba al destino e decidono di scegliere loro il proprio futuro….

Un grazie a LadySnape e blackdavil che hanno gentilmente commentato la precedente parte.

Ci vediamo!

 

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Capitolo 7
*** Subdole Speranze ***


Parte Settima

 

- Subdole speranze -

 

.

Qui illius culpa cedit velut prati

ultimi flos, praetereunte postquam

tactus aratro est.

 

Che per sua colpa cadde,

come il fragile fiore al ciglio d’un prato

sfiorato da un indifferente aratro.*

 

 (Catullo Carme XI 22-24)

.

 

Cercare conforto nel corpo rotondo di una donna, non è il modo più galante per dimenticare i problemi.

Eppure mi ritrovo qui,  a disegnare con i miei baci l’ennesima pelle sconosciuta, ad amare solo per pochi ed evanescenti minuti un corpo del quale non conosco l’anima.

Spesso sento il bisogno d’andare oltre questa triste e piacevole fisicità, a possedere veramente una donna e a restare posseduto da ella, oltre i confini del dominio.

Sento il bisogno d’amare, d’essere amato.

Mi sento squallido a guardare la testa bruna ed indifferente che riposa accaldata ed ansimante sul mio petto.

-Raccontami di te.- bisbiglia colei della quale non ricordo minimamente il nome e che forse ho addirittura ignorato - cosa fai bel tenebroso?-

Sento le sue dita sottili che percorrono il mio avambraccio.  Le sento accarezzare febbrilmente il marchio nero.

Rabbrividisco sotto il suo corpo nudo.

Le ride, una risata cruda.

-Allora sei un cattivo.-

Si tira su dal mio petto e mi guarda con i suoi occhi castani, il cui trucco pesante e volgare è un po’ colato. Un sorriso malizioso appare sulle sue labbra scarlatte ed i capelli disordinati le ricadono lungo le guance arrossate sfiorando i seni bianchi e nudi.

Non so cosa risponderle.

Si avvicina al mio orecchio.

-A me piacciono i cattivi. Magari, se vuoi, facciamo un secondo round. Ti faccio uno sconto- sussurra, le sua voce pizzica e stuzzica la mia mente, poi inizia a mordermi l’orecchio.

Il tutto è eccitante ma io la discosto, ferito. Mi guarda stupita.

-Non sono una cattivo- le spiego serio.

Si accoccola al mio fianco. Sul suo volto riappare quel sorriso malizioso.

-No? Ed allora cosa sei? Un pentito? - mi chiede in un sussurro.

-Sì - balbetto in risposta evasivo.

Lei resta in silenzio.  L’indice della sua mano sinistra  percorre dolcemente il mio petto. Sento il suo respiro, corto, irregolare, fresco, al mio fianco.

-Adesso cosa fai? Severus ti chiami…giusto? Che nome strano!- s’informa.

Sospiro pesantemente. Non mi di essere sgarbato  con una donna, anche se questa mi ha offeso. La tonalità innocente della sua voce mi fa tenerezza.

-Sì, mi chiamo Severus. E non è affatto un nome strano. Insegno Pozioni ad Hogwarts.-

-Oh!- emette un gridolino di stupore, smette d’accarezzarmi il petto e si tira su per guardarmi in faccia. – Davvero?-

-Sì, certo- ammetto, sconvolto dal suo stupore. – Perché?-

-Ma allora tu sei Severus Piton!- balbetta confusa e stupita. Le sue gote s’arrossano un po’ di più.

-Mi conosci?- le domando.

Resta in silenzio.  Affonda il suo capo sulla mia spalla. Poi si tira su dal letto e si riveste velocemente.

-È meglio se te ne vai Severus. Potrebbe arrivare un altro cliente.- smozzica le parole a mezza voce, confusa.

-Scusa, ma tu mi conosci?- mi rimetto le mutande ed esco dal letto.

-Sì…cioè ….no- balbetta cercando non so che cosa ed evitando di guardarmi in faccia.

Le afferro saldamente il polso con una mano.

-Sì o no?- le chiedo esasperato tentando di ricordarla in qualche modo.

-Beh…sì-  mormora senza alzare gli occhi da pavimento. – ho frequentato Hogwarts. Ho fatto il settimo anno cinque anni fa….professor Piton.-

Le lascio di scatto la mano e dischiudo la bocca. Lei afferra la mia tunica che giace sul pavimento.

Ripenso al suo volto, le labbra rosse, gli occhi castano chiaro, i capelli mossi, scuri, quasi neri, lunghi e setosi, la pelle chiara e rosea.

La rivedo con una divisa di Hogwarts prendere parte alle lezioni, il banco in fondo, nella mia classe, allegra e spiritosa, sveglia. Corvonero. Abbastanza brava.

-…Tyler?- dico in un soffio, con voce incredula.

Lei si volta. La guardo in faccia nella semioscurità. Non può essere che lei.

Mi mette fra le mani la tunica.

-Sì, Rosemarie Tyler. Corvonero.-

-Non ti ho…riconosciuta….ma….io…- non trovo più nulla da dire.

In questo momento  ristudio davanti ai miei occhi tutta l’adolescenza di quella bambina, una ragazza come tante altre, carina, addirittura studiosa. Non mi aveva mai dato problemi. Ricordo i primi tempi, la sua crescita silenziosa, gli ultimi esami.

Non riesco ancora a credere che mezz’ora fa  stesse cavalcandomi selvaggiamente, dando sfogo alle mie passioni carnali, avendo (o simulando) un orgasmo.

-Stupito professore?- domanda con voce incerta guardandomi di sottecchi.

-Sì…. Tu eri una ragazza promettente, brava. Come mai …?- provo a domandare.

-Vuoi forse chiedermi come mai faccio la puttana?- ammette con una dura franchezza. Annuisco, poco virilmente – Professore anche io avevo i miei progetti, le mie aspirazioni. Cosa credi, non volevo mica andare di filato nel primo bordello e far passare piacevoli serate a….- s’interrompe, imbarazzata. Io, istintivamente chino il capo – Scusa. Ma sai, nella vita, in quella vera, quando diventi adulto e sei costretto a dimenticare i sogni, nulla è come ti sei immaginato. Accadono cose che…non puoi prevedere.-

Mette una mano sottile sulle belle labbra e singhiozza silenziosamente. Non trovo il coraggio di darle un abbraccio fraterno. Non l’accetterebbe. Non potrebbe farlo.

-Mi spiace- sussurro, ancora con la tunica in mano.

-Non fa nulla. Da quello che ho visto questa sera.- stringo il mio avambraccio e lei annuisce – e da quello che mi hai detto, so che anche tu della vita non ne hai viste poche.-

  facile illudersi e sbagliare quando si è giovani. Ed è difficile tornare indietro….-  le spiego.

Un sorriso mesto le accarezza il viso.

-Rivestiti- m’incita.

Mi metto la tunica, cerco le scarpe.

-Posso …fare qualcosa per aiutarti?- le chiedo sulla porta.

Lei resta seduta sul letto. Non alza neanche lo sguardo.

-Cosa vuoi fare? Cosa puoi fare?- le sue domande mi fanno sentire un bastardo.

-Qualsiasi cosa Rosie-. Ricordo il nomignolo con il quale la chiamavano le compagne. Sulla mia bocca suona strano, stonato, impastato di falsità.

-Mi chiedo come ho fatto a non riconoscerti subito. Forse sono passati troppi uomini su di me e non vedo in nessuno delle differenze. Tutti uguali. Solo uomini. Forse tu fai parte di una mia vita passata, così lontana e diversa che dubito sia realmente esistita ormai. - scuote la testa triste. – torna presto professore-.

Annuisco in imbarazzo, ma dentro di me so che non riuscirò più a tornare da lei. Anche se ormai è grande, io mi sento un bastardo pedofilo.  Mi torna continuamente davanti agli occhi il suo volto di bambina. E poi quello durante l’amplesso.

Che situazione spiacevole.

-Vada….vai via professore.- sussurra

Chiudo la porta e vado fuori, stringendomi nel mantello.

Quale sibilo ha stregato la dolce Rosemarie Tyler?

Se scopro quale serpente l’ha morsa ed avvelenata giuro di schiacciargli la testa.

 

*Per chi fosse interessato o per chi avesse storto il naso nel leggere la mia traduzione della splendida poesia del grande Catullo mi tocca fare una doverosa considerazione.

La mia non è stata una traduzione letterale, piuttosto per certi versi liberamente presa, visto che ho tradotto praetereunte  con “indifferente”. Praetereo significa “passare oltre” “andare avanti” “sorpassare” e in questo caso credo che il poeta volesse mettere in contrasto la delicatezza del fiore che cade (da qui la mia aggiunta di “fragile”) e l’indifferenza dell’aratro che passa oltre- si può notare nel testo l’iperbato che credo tenta a sottolinearlo.- Per capire meglio bisognerebbe riprendere le righe della poesia dal 17 al 21 (Cum suis vivat valeatque moechis, quos simul complexa tenet trecentos, nullum amans vere, sed identidem ominium ilia rumpens: nec meum respectet, ut ante, amorem….) e conoscere tutta la vicenda di Catullo con Clodia/Lesbia, ho omesso tuttavia quelle righe, benché il fatto che Lesbia avesse trecento amanti che usava solo per piacere fisico privo d’amore potesse  avere una certa coerenza con il mio testo, ma non è questo quello che io volevo mettere in luce, visto che Rosemarie non ha nulla d’analogo a Lesbia.

Invece l’immagine del fiore la cui vita è troncata da un aratro indifferente mi sembra pertinente.

 

- - - - - - - - - - -

Ho ancora il PC fuori uso, perdono! Grazie a tutti, siete gentilissimi!

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Capitolo 8
*** Non c'è attesa che non abbia termine ***


Parte Ottava

 

- Non c’è attesa che non abbia temine-

.

 

Tempus est conari maiora

 

È il momento per tentare cose più grandi.

 

(Livio)

.

 

Voglio forse diventare oggetto di scherno e di riso?

Potrò mai lasciare impunito il mio nemico?

No che non posso.

Anche lui deve soffrire almeno quanto ha fatto soffrire me.

 

(Medea, 1046 sgg)

.

 

 

Mi capita di ripensare spesso a Rosemarie Tyler, nonostante siano passate più di due settimane. Penso che le sia successa un po’ la stessa cosa che capitò a me, con la sola differenza che io sono riuscito a tornare sui miei passi e lei no . Ci potrà mai riuscire?

Questo mondo è fin troppo crudele.

La corruzione, la perfidia, l’ambizione sono demoni che lo popolano, pronti  a colpire gl’inermi giovani che vi si affacciano.

Io e Rosie non siamo stati né i primi, né gli ultimi.

Il prossimo sarà Draco, lo vedrò avvelenato sotto i miei occhi senza che possa fare nulla per aiutarlo.

Noi uomini siamo le peggiori fra le bestie che abitano la terra, gli unici a non aver mai capito come gira il mondo, come funziona quel sottile meccanismo che è la vita.

Passiamo anni ed ere a ricercare archè, dimenticandoci che noi, alla fin fine, siamo solo ciò che diventiamo.

Non possiamo fermarci però a pensare a come sarebbe potuta andare. È  inutile. A che servono i rimpianti? Solo a farci apprezzare meno quel poco che abbiamo, non ci danno mica la forza di andare avanti, semmai il contrario.

Bisogna vivere il presente, senza guardarci alle spalle o attendere che il futuro ci travolga.

L’unica cosa che dobbiamo fare è, però, apprendere dai nostri errori. Solo sbagliando riusciremo  via via a perfezionarci. Se sempre siamo capaci di coglierne il profitto.

E così, mi ritrovo a ripensare alla mia vita, al passato, futuro e presente immerso negli occhi color cielo di Silente.

Sono tanto profondi che ti puoi ritrovare a vaneggiare per lunghi minuti sospeso in quella massa irradiante d’emozioni.

So cosa mi deve dire. Lo so, l’attendo e lo temo.

Ma tutto ciò sa essere inevitabile.

Ricordo le parole che ho detto a Black. Ogni esperienza nella vita ci cambia.

Siamo sempre noi in fondo, ma la nostra anima cresce attraverso quello che viviamo. S’arricchisce e si desola insieme a noi. Ci ritroviamo diversi e  immutati.

Black. A volte  mi rendo conto, con mio immenso disgusto, di quanto ci somigliamo. Entrambi defraudati, in maniera diversa, da quelli che dovevano essere gli anni più ricchi ed importanti della nostra vita, entrambi costretti a fronteggiare contro vecchi amici al fianco di nemici, entrambi oppressi da noi, da quello che eravamo, da quello che siamo e da quello che crediamo di essere.

Ma io, al contrario di lui, sono solo. Totalmente, unicamente, solo. Io Severus Piton godo unicamente della compagnia di me stesso, magra figura scura e ambigua, devo trarre conforto solo dalla mia anima, nuda d’amore, ma ancora capace di preservare la sua dignità.

E per quanto abbia passato anni ad illudermi che mi bastasse, che non avessi bisogno di nessuno, mi sbagliavo. Io sono un uomo. Ancor prima di essere mago e di essere Severus.

Un uomo.   

-Severus- il tono grave di Silente mi fa rabbrividire.

-Sì, professore, parli pure.- la mia voce trema. Scommetto che sono pallido, bianco come un lenzuolo.

Silente sospira, le lenti a mezzaluna sono scivolate sul naso adunco. Il suo volto è serio, le sue rughe profonde, i suoi capelli tanto bianchi da sembrare candidi.

Così vecchio e gracile eppure tanto grande e potente.

-Conosci gli ultimi avvenimenti,  Severus- continua la sua voce, leggera e pesante assieme.

-Sì, professore- ribadisco a tono duro, per sembrare più sicuro di me.

Alla vista del mio disperato tentativo di mostrare coraggio, il mare in tempesta che sono i suoi occhi baluginano di comprensione ed orgoglio.

  giunto il momento.- sussurra.

 Non faccio una piega, anche se sento lo stomaco in subbuglio.  Credo di divenire, se ciò è possibile, più pallido.

-Tu, ti senti pronto?- chiede la sua voce pacata e distante.

Rifletto su questa domanda, penso ai rischi, alle fatiche, alle sofferenze. Penso a tutto ciò che comporta  la mia risposta.

Nella mia mente persevera l’eco di un sibilo, sensuale ed accattivante.

Il sibilo del serpente.

Eppure sono fermo nella mia decisione. Perché è inutile assistere passivi all’evolversi di situazioni che ti circondano, che t’appartengono.

Perché lo devo fare.

Perché lo voglio fare.

-Si professore. Mi sento pronto-

La mia voce è ferma.

Vorrei lo fosse anche il mio cuore.

Il sorriso di Silente è una lunga ferita aperta sul corpo isterilito di un moribondo.

-Bene Severus- sussurra – aiuterai a togliere dal serpente il veleno. A lasciarlo inerme e muto, cosicché il su sibilo non ammali più nessuno.-

E nei suoi occhi leggo la verità.

Non un mellifluo sibilo di serpente.

.

 

OK, finalmente riesco a postare anche quest’ultimo capitolo, dopo le mille peripezie che il mio caro computer ha passato negli ultimi due mesi.

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato questa fanfiction, soprattutto Ida59, della quale ho letto la stupenda scheda che ha inserito nel Comitato Consiglio Fanfiction e non smetterò mai di esserle grata.

Grazie anche alla mia carissima Chiara (Mise Keith) che, vagando nei ricordi vecchi quasi due anni ha commentato il precedente capitolo, ed a Gioia, con la quale mi scuso immensamente per non essermi fatta via (sapessi gli ultimi mesi…) e per non averle fatto gli auguri di compleanno. L’avevo ricordato la mattina del 21, ma quella è stata una giornata un po’ particolare e dopo l’ho tolto dalla testa.

Ringrazio anche tutti gli altri che hanno gentilmente commentato e seguito questa ff nella speranza di rivederci presto.

 

 

Snake’s Whistle……………Thilwen.

 

 

 

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