Momenti della Giornata

di keyra89
(/viewuser.php?uid=66488)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Alba ***
Capitolo 2: *** Pomeriggio ***



Capitolo 1
*** 1. Alba ***


Alba

 

Era una mattina come tante altre, il sole fece capolino dalla coltre di nubi mattutine, preannunciando una bella giornata. I giardini si illuminarono di luce tiepida, e gli animali cominciarono a svegliarsi.

Una casa spiccava tra tutte le altre, isolata da quel giardino immenso, circondato da mura alte e impenetrabili. Dal cancello partiva un vialetto circondato da rose, che portava dritto dritto all’ingresso formato da un portico.

Una sveglia suonò, rompendo la quiete.

Il grande letto matrimoniale si mosse, o meglio, qualcuno dentro ad esso si mosse, ed una mano sbucò dalla coltre e andò alla ricerca della cosa che l’aveva svegliata. Trovatala la spense.

Il proprietario della mano si alzò, rivelando una donna bionda, sui 28 anni, scarmigliata dal sonno. Scese dal letto e infilò le ciabatte, dopodiché uscì dalla stanza.

Scese le scale che la portavano in cucina ed entrata si mise a preparare la colazione per tutta la famiglia.

 

All’uscita della donna il letto si mosse, rivelando l’altro suo occupante. L’uomo sbadigliò e accecato dalla luce del sole si girò dall’altra parte, rivelando la matassa di capelli scuri. Poco dopo si alzò, per una volta avrebbe aiutato la moglie a preparare la colazione. Discese i gradini in silenzio, attento a non fare rumore ed evitare di destare dal sonno gli altri membri della famiglia.

Giunto sulla soglia della cucina si fermò ad osservare la moglie con un mezzo sorriso sulle labbra. Era davvero buffo vedere con quanta abilità quelle mani addestrate a centrare un bersaglio a centinaia di metri di distanza, riuscissero a muoversi con tanta maestria e dolcezza su quei semplici oggetti domestici.

-Hai intenzione di aiutarmi o vuoi restare li impalato tutta la mattina? – una voce interruppe il corso dei suoi pensieri, richiamando alla realtà. A quanto pare si era dimenticato di elencare un udito sopraffine tra le abilità della donna.

Scosse la testa, varcando la porta e prendendo dalla credenza li vicino il necessario per apparecchiare la tavola.

 

Nella cameretta buia una figurina si mosse nell’ombra, avvicinandosi di soppiatto al letto vicino. La bambina vi si arrampicò, cominciando a cercare qualcosa fra le coperte. Trovato ciò che desiderava iniziò a tirare pizzicotti ad una pancia scoperta, appartenente al fratello. Quest’ultimo, di certo non contento del risveglio avuto, cominciò a sua volta a colpire la sorella, iniziando una vera e propria battaglia.

-Possibile che ogni mattina tu debba svegliarmi in questa maniera? Ma soprattutto che tu debba svegliarmi COSI’ presto??

-Muoviti pigrone sennò mangio anche la tua parte di crepes. – fu la risposta della sorella, per niente impensierita dallo sguardo minaccioso dell’altro, che dal canto suo si irritò ancora di più.

-Non ti azzardare! – e con questa frase si precipitò fuori dalla camera, lasciando la sorella indietro.

-Ehi aspettami! Così non vale!

 

Era una mattina come tante altre, gli schiamazzi cominciarono come al solito, Hayate, preso dall’euforia, prese ad abbaiare come al solito, aggiungendo la sua voce a quella schiamazzante dei gemelli, Roy Mustang, ormai ritiratosi dall’esercito, prese ad litigare assieme ai figli su chi aveva il diritto di mangiare più crepes, come ogni mattina, mentre Riza Hawkeye, ora Mustang, guardava divertita la famiglia che le era capitata, aspettando i soliti dieci minuti prima di slacciare la sicura alle sue fedeli .45. Era una mattina come tante altre dopotutto..




----------------------
The One Hundred Prompt Project

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Pomeriggio ***


Pomeriggio

 

-Bene bambini ora tutti i fila, veloci, veloci! – Urlò la nuova insegnante di nuoto, seduta sul bordo della piscina con un succinto costumino che catturava non pochi sguardi dei papà in attesa. Veloci i 15 bambini seguirono le istruzioni, tutti quanti armati di salvagente. Al fischio dell’insegnante si buttarono in acqua, tutti a eccezione di uno, con lo sguardo fisso sul fondo, come se ci fosse una strana creatura pronta a divorarlo.

Una bambina si avvicinò a lui, guardandolo con un sorrisetto divertito sulle labbra. Era identica all’altro bambino, solo che lei sembrava essere nel suo elemento naturale, al contrario dell’altro. –Cosa c’è fratellino? Paura dell’acqua?

-Lo sai come la penso. L’acqua è troppo.. troppo umida per i miei gusti. E se qualcosa mi aggredisce? Che ne so? Uno squalo? Come posso difendermi?

L’altra scuote la testa. –La piscina è d’acqua dolce! Dolce capito? Gli squali vivono nell’acqua salata. – Possibile che ogni volta che avevano una lezione di nuoto suo fratello iniziava con le stesse paranoie? Tutta colpa dell’alchimia, fortuna che lei aveva imparato ad usare le armi, letali ovunque.

La bambina uscì dall’acqua, si avvicinò di scatto al fratello e, con un gesto fulmineo, lo buttò nella piscina. Questo si dibatté, si dimenò, rischiò di affogare ma alla fine si accorse di toccare. L’acqua gli arrivava a malapena alle spalle. Un lieve rossore si propagò sulle guance. –Però potevi dirmi che l’acqua era bassa Maeve – borbottò, tenendo gli occhi bassi.

-E’ la stessa piscina dell’altra volta e delle altre 8 volte prima Maes. Non è che cambi profondità col tempo. Certo che sei proprio un bam.. – la frase venne interrotta a metà dall’insegnante che iniziava a spiegare.

***

Un’ora e mezza dopo la lezione finì e i bambini si diressero agli spogliatoi per cambiarsi, seguiti dalle mamme. Riza quel giorno era decisamente in ritardo, tutta colpa di quel scansafatiche di marito che ci aveva messo ore per compilare 5, ma proprio 5, fascicoletti. Attraversò di corsa il corridoio, seguita ad una certa distanza dal responsabile del ritardo. Arrivata agli spogliatoi entrò, ignorando Roy dietro di lei e chiudendogli la porta sul naso.

-Ahia! Ma ti pare maniera? – Le sue proteste furono dette al vento visto che non c’era nessuno nelle vicinanze. Si girò, massaggiandosi il naso dolorante, e finì a terra, con qualcosa sopra. Lo scostò di peso, ed ottenne un grugnito come risposta. Quel “coso” era qualcuno non qualcosa. Guardò chi aveva appena tamponato, e vide l’insegnate dei figli.

“Perfetto, di male in peggio!” Fece per allontanarsi con una scusa ma questa si alzò di colpo, come se non avesse appena fatto un volo, e lo acchiappò per il braccio, strusciandosi contro.

-Oh signor Mustang! Quanto tempo! Di solito passa sempre la madre dei bambini a prenderli. A cos’è dovuto l’onore della sua visita oggi?

-Oh beh..in effetti stavo proprio andando via. Ho solo accompagnato mia moglie – e sottolineò la parola - a prendere i bambini-.

-Ah ma abbiamo appena finito, ci metteranno un po’ ad uscire, perché non andiamo a prenderci un caffè nel frattempo? – Ormai il braccio dell’uomo cominciava a perdere la sensibilità; una porta si aprì, seguita dall’uscita di alcuni bambini e delle mamme.

Una di queste fissò la scena, e si avvicinò con passo spedito. “Ecco l’uragano che arriva” pensò Roy mentre vedeva lo sguardo assassino della moglie, seguito da quello divertito dei figli. La “vittima” parve accorgersi del pericolo solo troppo tardi, si allontanò di colpo dall’uomo, ma non abbastanza in fretta da evitare una 9 mm piazzata sotto il mento.

-Mi pare che noi due avessimo fatto un discorsetto riguardo alle distanze di sicurezza, giusto? – La voce di Riza risuonò fredda come il ghiaccio; un brivido percorse la schiena dell’altra donna mentre rispondeva. –S-si signora. Me lo ricordo bene – “soprattutto la parte sui proiettili vaganti” voleva aggiungere, ma non ne ebbe il coraggio.

-Bene allora non abbiamo altro da dirci mi pare- Riza abbasso leggermente la pistola, dando il tanto agognato spazio libero all’insegnate per scappare. Quando quest’ultima non si vide più, Riza rinfoderò le pistole e si girò verso i suoi bambini che sghignazzavano senza ritegno. –Allora che ne dite? Andiamo a casa?

Un coro di si eruppe nella stanza, seguito da una corsa alla macchina per accaparrarsi i posti migliori. Dopotutto era un pomeriggio come un altro.

 

 

The OneHundredPromptProject

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=422757