HereWe Are

di LA dreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Me, Frank and Gerard ***
Capitolo 2: *** I Pray To You Gerard! ***
Capitolo 3: *** We don't leave him alone. ***



Capitolo 1
*** Me, Frank and Gerard ***


I My Chemical Romance non mi appartengono, tutto ciò che è scritto è frutto della mia immaginazione.
ENJOY IT

-Pronto?-risposi posando il pappagallo a fianco a me e asciugandomi l’ennesima goccia che cadeva dal lavandino. Nonostante avessi un uomo a casa,certi lavori mi ero imposta di farli io per non dover rimanere senza acqua luce e via dicendo. Appoggiai la testa al cuscino che avevo posto sul piano rialzato e presi in mano il telefono per essere più comoda.
-Chris sono Gee.
-Oh ciao.-risposi ironica facendo una faccia strana.-sento che stai meglio.
-Si.-sentì un grugnito di disapprovazione dall’altro capo del telefono,cosa che mi fece un po’ ridere.
-Dimmi Gerard.
-C’è Frank?-chiese un po’ titubante.
-Si,ma non so se ha molta voglia di parlarti.
-Lo so Chris però gli devo delle scuse.
-A beh come minimo,aspetta ci provo.-tirai fuori la testa da sotto il lavandino e staccai l’orecchio dall’apparecchio telefonico.-Frank c’è Gerard al telefono.-urlai cercando di sovrastare il vociare sommesso della televisione.
-Non mi interessa.-pronunciò la mia voce preferita dal salotto e sapevo anche che posizione aveva assunto per dire questa cosa,braccia conserte e sguardo furente,ormai questa storia andava avanti da mesi,e in cinque anni avevo imparato ogni sua singola espressione,lo amavo anche per questo.
-Sentito?-chiesi al mio amico che rispose con un sbuffo pesante e stanco.-Gee hai esagerato te l’abbiamo detto tutti quanti,ma mai che ascolti.
-Chris insisti ti prego.
-Io insisto anche Gerard,ma cazzo non puoi andare avanti così,gli hai tirato un pugno in piena faccia,è il tuo migliore amico. -Ero ubriaco fradicio.
-Ma va?non ce n’eravamo accorti,la devi piantare questo è il punto.
-Per favore?-mi implorò in quel modo che sapeva benissimo mi avrebbe convinta,lo aveva sempre fatto.
-Frank dai vuole parlarti.-tentai ancora una volta. L’audio della televisione calò improvvisamente e l’urlo che il mio ragazzo provocò,fece vibrare le pareti dell’intera casa.
Mi spaventai a tal punto che sbattei la testa contro i tubi del lavandino imprecando come una dannata.
-Digli che può anche andarsene a fare in culo.
-Cristo che male.
-Ma che stai facendo?-chiese Gerard spaventato da quella imprecazione.
-Aggiusto il lavandino che perde,niente Gee hai sentito anche tu. -Non mi resta che venire li.-disse più a se stesso che a me.
-Lo sai che va a finire male.
-Arrivo.-spense la chiamata e io seguì il gesto appoggiando il telefono di fianco a me. Ripresi in mano il pappagallo e tornai a litigare con il lavandino che perdeva.
Frank si alzò dal divano e trascinò i piedi fino in cucina appoggiandosi al tavolo di fronte alla mia mitica posizione. I suoi piedi battevano un tempo lento e sconosciuto,le sue braccia rimanevano incollate al petto.
-Ce l’hai fatta?
-Quasi devo stringerlo ancora un po’.-risposi col fiatone per lo sforzo che stavo facendo.
Si abbassò sulle gambe e con aria furba avanzò verso di me,nel giro di pochi minuti me lo ritrovai sopra che mi guardava con quell’aria sbarazzina e da bambino furbo. Scoppiai a ridere nel vedere come mi guardava e dentro di me ammettevo a me stessa che,nonostante fossero passati cinque lunghi anni,a volte,quello sguardo,mi faceva ancora arrossire e mi metteva in imbarazzo per quanto era bello e spensierato.
-Ciao Iero.
-Ciao Gomes abbiamo finito di fare gli idraulici sexy?
-Ma finiscila,anzi se mi stai sopra così è difficile che finisca.-gli dissi accarezzandogli il volto stando attenta al livido sull’occhio che cresceva sempre di più.-fa male?
-Un po’ devo metterci altra crema.-sospirò appoggiandosi al mio seno,gli scompigliai i capelli per poi riprendere con un movimento più dolce. Amava quel movimento,quella piccola attenzione e lo capivo da come il suo respiro diventava più dolce e lento.
-Lo sai come la penso.
-Si lo so,ma ha esagerato ancora Chris,per l’ennesima volta e sono stufo di fargli da bersaglio ogni volta che è ubriaco fradicio e non si regge in piedi.
-Sta venendo qui.
-Uffa.-sbuffò alzando la testa dal mio petto.
Guardai la mia ragione di vita nel profondo di quelle iridi marroni e vidi la delusione e la tristezza scritti a caratteri cubitali nel dover affrontare ancora una volta il suo migliore amico. Frank era fatto così,lo dava a vedere poco,ma ci stava male,soffriva per come Gerard si stava lentamente ammazzando tra alchol e droga e i suoi occhi erano come uno specchio della verità,per chi lo conosceva bene,per chi sapeva dove andare a colpire,gli bastava guardarlo negli occhi e capire che c’era qualcosa che non andava,li si trovavano tutte le risposte di questo mondo,io stessa li avevo capito che quando mi diceva che mi amava era intriso di sincerità. Gerard stesso mi aveva confidato questo piccolo segreto/trucco,ricordo ancora le sue parole << se non ti fidi di me,il che mi fa molto ma molto male Gomes,chiedigli di dirti che ti ama guardandoti negli occhi,li troverai la risposta,gli occhi di Frank non sfuggono alle bugie >> e lo feci,corsi fino a casa sua e lo pregai di ripetere quelle tre parole,quelle sette lettere guardandomi fisso negli occhi,e quando lo fece,capì cosa intendeva dire Gerard perché quel giorno trovai l’amore in quello sguardo.
-Prometti di rimanere tranquillo?
-Ci provo.-mormorò prima di alzarsi dal mio corpo. In quel momento il pugno di Gerard si stava accanendo contro la porta di legno come un pazzo omicida.-Però gli apri tu perché se no lo ammazzo.
-Agli ordini.-mi asciugai le mani e con una corsetta raggiunsi la porta di casa.-Ciao.-esclamai serena mentre il mio amico mi faceva da parte per entrare.
-Chris dopo ti saluto per bene.-scossi la testa e guardai Mikey che rideva di gusto alle spalle del fratello.
-Ciao tesoro.-abbracciai il bassista ricevendo un bacio fra i capelli.
-Ciao piccola.-lo feci entrare e andammo dritti in cucina,mentre Gerard fissava,in piedi davanti al divano Frank che invece rimaneva seduto e con lo sguardo fisso sul notiziario delle due.
-Deduco caffè.-dissi prendendo in mano due tazze tutte colorate.
-La cosa strana che a distanza di dieci anni tu me lo chieda ancora.
-Mikey a undici anni non bevevi caffè.
-Ottima osservazione.-rise ancora prendendo in mano la tazza e assaporandone il contenuto.
Mikey Way era la persona più caffeinomane che avessi mai conosciuto,ma era anche il ragazzo più dolce,spensierato e pacato del mondo,lui aveva il potere di calmare gli animi di tutti prima di un concerto,lui era l’amico a cui potevi raccontare un segreto che mai avrebbe svelato,lui era il ragazzo innamorato perso della sua Mary.
Insomma era una persona perfetta,anche se con i suoi difetti,ma su di lui potevi sempre contare in qualsiasi momento,era una sicurezza.
-Fraaaaaaank ascoltami.
-Levati dalla mia visuale razza di un cretino.-io e Mikey ci guardammo negli occhi prima di scoppiare a ridere come due scemi,era davvero sempre la stessa storia.
Gerard si ubriacava,Frank cercava di farlo stare buono,si beccava un pugno in faccia,litigavano,il giorno dopo Gerard chiamava a casa,ma non otteneva risposte positive,si presentava qui con Mikey e iniziavano a litigare. Il peggio era che iniziassero a menarsi,allora toccava a me e al piccolo Way intervenire per dividerli,il finale era il pezzo migliore: tutti quanti scoppiavamo a ridere e Frank abbracciava Gerard tirandogli qualche schiaffetto dolce in testa,proprio come un fratello maggiore.
-Ti rendi conto che non cambieranno mai?-mi chiese Mikey posando la tazza sul tavolo.
-Certo che me ne rendo conto,ma che ci vuoi fare,sono loro. Però Mikey dobbiamo fare davvero qualcosa per Gerard non può andare avanti così.
-Lo so Chris lo so benissimo,ma non da ascolto ne a me ne a te,ne men che meno a Frank. Non parliamo di Ray e Bob,a loro proprio li ignora. Il punto è un altro e lo sappiamo benissimo tutti quanti.
-Si…Bert,ma io non gli do la colpa Mik perché se lui vuole rovinarsi la vita e tuo fratello lo segue come un cretino,è tuo fratello a essere stupido,alla veneranda età di 26 anni penso che ci arrivi anche da solo che si sta rovinando.
Conoscevo Gerard e Mikey dalla bellezza di dodici anni. Io e Mikey facevamo la stessa classe sin dalle elementari,ma non ci eravamo mai calcolati più di tanto,Gerard aveva tre anni in più di noi e nonostante questa differenza d’età era diventato il mio migliore amico nel giro di qualche mese;avevo conosciuto prima Gerard in una fredda giornata di Gennaio al parchetto di Belleville,quando per l’ennesima volta ero scappata di casa per non sentire le urla di mio padre e il pianto disperato di mia madre che lo implorava di non lasciarci.
Me ne stavo li seduta su un altalena,con i piedi che toccavano a malapena il terreno sconnesso sotto di me e la testa china per non far vedere a nessuno quanto soffrissi in quel momento. Avevo solo undici anni eppure mi sentivo un enorme peso sulle spalle che mai avrei potuto buttare via.
Gerard si sedette di fianco a me e si accese una sigaretta,lo guardai e mi incantai di fronte a quel ragazzo che dentro a quel corpo ancora giovane nascondeva un mondo perfetto,questo lo scoprì poco dopo quando iniziammo,prima per pure caso poi come abitudine,ad incontrarci su quelle due altalene che ancora adesso portano il nostro nome.
Era strano,era serio,ma era affascinante. Mi rivolse uno sguardo severo che si addolcì subito quando vide le lacrime che sgorgavano dai miei occhi prepotenti e arrabbiate. Mi offrì una sigaretta che accettai senza pensarci,non avevo mai fumato,ma in quel momento mi sembrò la cosa più giusta e sincera da fare.
Da quel giorno in poi io e Gerard diventammo uniti,non provai mai attrazione fisica verso di lui,come lui non la provò mai verso di me,eravamo amici e basta,eravamo due persone che si erano incontrate nel momento giusto bisognose l’una dell’altra; Da quel giorno ci salvammo la vita a vicenda ogni santissimo giorno che Dio mandava in terra.
Quando poi scoprì che quel ragazzo alto,magro e con dei buffi occhiali sempre sul naso, frequentava la mia stessa classe e alcuni miei corsi,incominciai a vedere uno sprazzo di felicità e ripresa nella mia vita.
Finalmente potevo contare su due persone strane,ma uniche allo stesso tempo,sulla loro famiglia strampalata e tutta a modo suo in cui trovai amore e appoggio morale.
In mezzo a quelle tende nere,tra quell’oscurità che mi dava calma interiore,ricostruì la mia vita,impedendo a mia madre e mio padre di entrarci. I fratelli Way mi avevano decisamente salvato la vita dalla depressione totale.
Gerard,ma anche Mikey,mi aveva dato la forza di andare avanti,sempre,senza mai guardare il passato,correndo incontro ad un futuro che mi stava solo aspettando a braccia aperte.
Frank lo conobbi sei anni dopo al liceo.
Arrivò a Belleville l’ultimo anno di liceo e iniziò a frequentare la Belleville High School ad Ottobre. La prima volta che lo vidi me ne innamorai subito. La prima volta che i miei occhi verdi incrociarono i suoi marroni,mi sentì invadere da un senso di vertigini misto a imbarazzo tanto da sentirmi intrappolata tra quelle iridi. Dopo un anno di corteggiamento sfrenato,di messaggi nascosti tra i libri di scuola e sguardi che non ammettevano bugie,gli chiesi di dirmi IO TI AMO guardandomi dritto negli occhi,e quando lo fece capì che io e Frank saremmo rimasti intrappolati l’uni negli altri per un tempo che non sarebbe mai potuto finire.
-IERO CAZZO TI STO CHIEDENDO SCUSA.
-E IO ME NE FREGO DELLE TUE SCUSE WAY PERCHE’ TANTO LO RIFARAI.
-Dobbiamo intervenire?-chiesi al mio amico.
-Non ancora,hanno appena iniziato ad urlare.-Mikey fece spallucce continuando a bere il suo amato caffè,senza dare segni di agitazione.
Io invece iniziavo a preoccuparmi,Frank ci stava mettendo troppo a saltargli addosso o a cedere alle richieste del suo amico. -Ti ricordi la prima volta che sei entrata in casa nostra?-mi chiese Mikey con lo sguardo rivolto al liquido nero. Feci un risolino sarcastico e gli lanciai un fazzoletto appallottolato.
-Devi sfottermi a vita con sta storia?
-Dovevi vedere la faccia che avevi,sembrava stessi entrando nel paese dei balocchi e quel “WOW” è rimasto storico.
-Ero affascinata da casa vostra mi sembrava un mondo parallelo. Poi quando tua mamma mi si è parata davanti con i bigodini in testa e quel sorriso pacifico stampato in volto mi sono sentita a casa.
-A volte vorrei tornare agli anni del liceo.-ammise con tristezza,sia nella voce,che nello sguardo.-anche se sono stati duri,anche se abbiamo lottato per la nostra vita e la nostra immagine eravamo semplicemente noi,vorrei tornare indietro per non dover vedere mio fratello soffrire ogni santo giorno.
-Troveremo un modo per mettere fine a tutto Mikey,insieme come sempre.
-Lo spero perché non sopporterò ancora per molto questo momento.
-CHE CAZZO FAI?
-MIKEYYYYYYYYYY
-CHRIIIIIIIIIIIIIIIS…-ecco era arrivato il momento di intervenire.
Io e Mikey sbuffammo in coro e ci alzammo dalle sedie per correre in aiuto ai due disperati.
-E ci risiamo.-commentai mentre correvo verso il salotto dove Frank e Gerard si tenevamo per le spalle in modo da allontanarsi ed evitare qualche pugno o schiaffo. Mikey prese per le spalle il fratello e lo allontanò dal corpo di Frank,mentre io tirai il braccio del mio fidanzato e lo lanciai sul divano con un gesto secco e che non ammetteva repliche.
-Mi ha tirato uno schiaffo.-si lamentò Frank massaggiandosi la guancia.
-E tu mi hai morso idiota.-replicò Gerard massaggiandosi la spalla.
-Secondo te dovevo stare fermo a subire ancora?
-Ma mi hai fatto male Frankie.
-Era mia intenzione Gerard.
-ORA BASTA.-urlammo esasperati io e Mikey lasciando che il silenzio calasse fra le mura del salotto.
Bastarono pochi secondi per far scoppiare tutti quanti in una fragorosa risata. Frank rilassò le spalle e si lasciò andare,cosa che fece anche Gerard cadendo a peso morto sulla poltrona. Mikey scuoteva la testa mentre rideva di gusto,io,dal canto mio,non sapevo se incazzarmi o ridere insieme a loro,optai per la seconda e li seguì a ruota libera.
-Siete penosi lo sapete?-commentò Mikey dando un ceffone sulla testa al fratello.
-Decisamente Mik.-lo prese in giro Gerard ridandogli il ceffone.
-Vi fermate a pranzo?
-Io vi scarico il fratello e scappo a prendere Mary a casa che andiamo a mangiare dai suoi.
-Siete penosi voi con sta storia.-fece sarcastico Gerard guardando di sottecchi il fratello pronto a evitare un altro ceffone gratuito. -Perché tu non ti fai i cazzi tuoi e pensi a trovarti una giusta che ti aiuti a far pace col cervello?-chiese Mikey alzandosi per recuperare le chiavi della macchina.-come torni a casa?
-Lo porto io tranquillo.-disse Frank alzando la mano come uno scolaretto.
-Ok ci vediamo stasera alle prove e vedi di arrivarci sano o ti caccio l’asta del microfono nel culo.-fece solenne Mikey prima di salutare e uscire di scena.
-Io vado a cucinare vedete di non ammazzarvi ancora.-ordinai alzandomi dal divano e puntando un dito contro i due.
-Non ti preoccupare amore.-rispose Frank dando un pizzicotto sul fianco a Gerard che urlò come una donna.
-Come non detto.-tornai in cucina e alzando di poco la musica iniziai a cucinare in una soleggiata domenica di Maggio,immersa nella serenità di sempre,con le mie sicurezze più vere a due passi da me.

Ed eccomi qui con una nuova Fiction sui My Chemical Romance, ditemi che ne pensate!!!kisses and rock'n'roll.
LA dreamer xxx

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Capitolo 2
*** I Pray To You Gerard! ***


Chiedo scusa per il ritardo, ma purtroppo gli ultimi giorni di scuola sono stressanti e la preparazione alla maturirà pure. ecco qui un nuovo chap!

Il suono della sveglia mi fece sussultare nel caldo delle coperte. Sentì Frank di fianco a me mugugnare qualcosa di incompresibile, cosa che mi fece sorridere ancora di più e basta.
Svegliarmi con lui a fianco e le sue cavolate mattutine mi facevano iniziare bene la giornata.
Spensi la sveglia con un gesto secco e mi voltai verso la fonte della mia felicità. Frank dormiva con la guancia completamente spiaccicata sul cuscino, mentre ciuffi di capelli gli ricadevano dolcemente sul viso incorniciando quello splendore che Dio gli aveva donato.
Il braccio sinistro cingeva la mia vita come una presa ferrea che non ammetteva svincoli, ma io per prima non sarei mai scappata da quelle braccia che da anni mi facevano vivere anche con un semplice tocco casuale.
Gli baciai dolcemente il naso e lo vidi sorridere con gli occhi ancora chiusi. Nel momento in cui li aprì il mio cuore perse un battito, ancora non ero abituata a quel verde così smagliante e vivo, ancora mi dovevo abituare a rispecchiarmi in una verità enorme.
-Gomes che ore sono?.-chiese con la voce impastata dal sonno.
-Le nove del mattino Iero.-risposi stiracchiandomi sotto le coperte.
-E perchè la sveglia suona a quest'ora di Lunedì Mattina?
-Perchè devo andare alla Skeleton a dare una mano.
-Ma io no.-brontolò richiudendo gli occhi e portando un braccio sopra gli occhi per impedire alla luce di rovinargli un sonno non del tutto profondo.
-Tu continua a dormire io devo andare.-gli diedi un bacio sulla bocca assaporando quel sapore di notte e di freschezza mattutina. Mi diedi una spinta giusta e mi alzai dal letto rimanendo cinque minuti a fissare il pavimento per riprendere le facoltà mentali giuste per poter camminare.
Feci tutto ciò che dovevo fare, mi feci un doccia rigenerante, mi truccai e mi vestì come un normalissimo giorno di lavoro. Ero la direttrice, se così si può chiamare, della Skeleton Crew che io e Frank avevamo diciamo inventato e aperto insieme per dare modo ai ragazzi di usare una moda adatta alla loro personalità e ai gruppi emergenti di farsi conoscere. Ero fiera di quel lavoro, fiera delle persone con cui lavoravo ogni giorno, fiera di avere così tanti amici con cui condividere le mie passioni più grandi.
Entrai in camera per salutare Frank, ma si era già riaddormentato, lo guardai un momento prima di abbassarmi e dargli un bacio sulla fronte. Gli augurai mentalmente una buona giornata e, come sempre, gli lasciai un biglietto sul cuscino con una delle nostre frasi preferite di qualche canzone o di qualche opera che leggevamo insieme la sera prima di dormire, divertendoci a fare le parti scritte, improvvisando attimi infiniti, immaginandoci una Verona lontana piena d'amore come Romeo e Giulietta, o un Inghilterra del fine '700. Ci divertivamo con poco, ma quei momenti non li avrei fatti cessare mai e poi mai.
Nel pieno di Maggio mi ritrovai immersa nel traffico mattutino del New Jersey dove vivevo con Frank, Gerard e gli altri.
La Skeleton Crew si trovava poco dopo il confine di stato e di questo passo avrei ritardato solo di poco per mia grande fortuna.
Quando arrivai trovai Hailey e Josh, due ragazzi della Crew, fuori dal capannone intenti a fumare una sigaretta. Non appena mi videro il loro sorriso si aprì come uno squarcio nel cielo grigio di un temporale autunnale.
-Buongiorno ragazzi.-urlai mentre scendevo dalla macchina con la borsa in spalla.
-Wow Chris solo quindici minuti di ritardo complimenti.-mi prese in giro Josh beccandosi una pacca sulla testa bicolore.
-Zitto che io vengo da lontano mica come te che a momenti ci abiti qui dentro.-restituì la battuta indicando il capannone con un cenno di testa.
-Lascialo perdere.-si intromise Hailey abbracciandomi.-tutto bene a casa?
-Si tutto ok, Frank dorme ancora quindi non c'è pericolo che mi incendi niente.-risi insieme a loro. Li presi a braccetto e insieme entrammo nel mio paradiso a cui dedicavo amore e tantissima attenzione.-il carico quando arriva?
-Dovrebbe essere qui a momenti, ci sono delle cose stupende Chris.-mi rispose Josh con occhi sognanti. Quei due ragazzini ormai cresciuti erano stati i primi ad entrare nella Crew, ormai erano di famiglia quanto me e Frank.
-Avevamo richiesto magliette e accessori in più per noi come promoter?
-Ovvio che si tesoro.-rise ancora una volta Hailey sapendo quando tenessi che i miei ragazzi avessero qualcosa per loro dopo tutto il gran lavoro che facevano.
Arrivammo al tavolo delle merci e, buttando la borsa alla rinfusa sotto un mobile, mi versai del caffè sedendomi per firmare mille carte. Tutti quanti i ragazzi della Crew si sedettero vicino o di fronte a me pronti per la riunione mattutina.
-Dunque oggi nuovo carico ragazzi, ho chiesto al fornitore di scrivere su ogni scatolone la destinazione, ce ne saranno un pò per i negozi, altri per i concerti e poi per la nostra promozione ovvero qualcosina per tutti voi.-un boato generale si elevò intorno al tavolo. Scossi la testa divertita e continuai a parlare portando l'ordine generale.-Quindi appena arriva il camion io firmo tutto ciò che c'è da firmare e voi dividete gli scatoloni, alla fine, e solo alla fine, prendiamo ciò che ci spetta ok?
-Ok capo.-rispose Alex per tutti quanti masticando la gomma in modo frenetico. Tutto pur di non fumare, diceva sempre.
-Chris è arrivato il camion.-urlò il magazziniere dal portellone principale dello stabile. Alzai il pollice in segno positivo e mi alzai aspettando le carte.
-Ecco qui capo.-presi in mano tutte le fatture salutando il fornitore davanti a me. Iniziai a firmarle una dopo l'altra, quello era decisamente il momento più brutto del mio lavoro, ma bisognava fare anche questo quindi mi ci buttai a capofitto.
Stavo firmando l'inverosimile quando sentì le note di Helena rieccheggiare per tutto lo stabile.
-Scusa Will vedo chi è e poi continuo.
-Nessun problema Boss.-sorrisi ancora e recuperai il cellulare dalla borsa. Vidi il nome di Frank lampeggiare e risposi allegra come sempre.
-Eih Iero ti mancavo così tanto.
-Chris.-mi bloccai all'istante nel sentire la sua voce con quella sfumatura troppo evidente di tristezza, amarezza e delusione. Cosa stava succedendo al mio angelo più bello?
-Frank che succede?
-Chris, Gerard è in ospedale, ha tentato ancora il suicidio.-mi lasciai cadere sulla sedia e mi sentì impallidire di colpo. Josh di fianco a me mi prese per il braccio e mi aiutò a sedermi.-Chris ci sei?
-D-dov'è?
-A New York vicino alla Crew, sono qui con Mikey vuoi che ti venga a prendere?
-Nono Frank vengo da sola, arrivo.
-Ok ti amo.
-Anche io Frank.-buttai il cellulare nella borsa e mi alzai di scatto non facendo caso al giramento di testa che mi stava invadendo. Tremavo e non capivo più ciò che stavo facendo. Gerard?perchè?perchè l'hai fatto di nuovo?perchè non sei scappato nel cuore della notte e sei venuto da me?ti avrei salvato o meglio avrei cercato di salvarti da un destino che non ti appartiene, ma che stai inseguendo per il dolore che la gente ti ha provocato. Ma Gerard ce l'eravamo promessi sin dai primi tempi, che mai niente e nessuno ci avrebbe abbattuti e invece tu lo stai facendo, dov'è finito il mio amico sicuro di se che dava quella sicurezza anche a me?
Gerard perchè ti stai rovinando una vita che ti sta offrendo tanto o forse troppo?
-Chris?eih ci sei?.-la voce di Josh mi riportò alla realtà, lo guardai in faccia con non so quale espressione tanto che lo vidi sbarrare gli occhi spaventato.-che è successo?
-Devo andare via scusate Gerard è stato male,Will scusa fai firmare Josh tanto ormai ci conosci io devo scappare.
-Tranquilla boss nessun problema.
-Te la senti di guidare Chris?.-mi chiese Josh porgendomi la borsa. Annuì distratta e forse poco convincente.
-Non dire niente agli altri, di che sono dovuta andare in banca per una cosa della Crew ok?
-Tranquilla e fammi sapere.-annuì ancora e scappai, nel vero senso della parole, fuori dallo stabile. Lanciai la borsa in macchina e con una sgommata partì alla volta dell'ospedale. Gerard ti prego aspettami, ti prego non lasciarmi.
Iniziai a piangere nel momento in cui parcheggiai la macchina davanti all'ospedale. L'ultima volta che ero stata in questo posto avevo visto mio padre morire, e nonostate ce l'avessi con lui per avermi lasciata, era pur sempre mio padre. Avevo pianto sul suo letto bianco e intatto, avevo pianto sul suo corpo ormai morto e infine anche sulla sua fredda bara in un pomeriggio di Dicembre sotto una coltre di neve fredda.
-Salve cerco la stanza di Gerard Way.
-Lei è?
-Chris Gomes.-risposi sapendo che per certe cose dovevo dire il mio nome o mi avrebbero preso per una giornalista in cerca di scoop. L'infermiera controllò una lista piena di nomi e trovando il mio nome mi sorrise indicandomi il piano giusto.
Nel momento esatto in cui entrai nel reparto sentì il mio sangue gelare e le mie gambe tremare come foglie.
Mikey era seduto sulle sedie rosse con le gambe rannicchiate al petto, mentre Frank rimaneva appoggiato al muro con le mani in tasca e la testa bassa. Quando la porta si richiuse in modo brusco, il mio angelo alzò la testa intrappolandomi con uno sguardo ferito. Gli corsi incontro stringendolo troppo forte, così forte da farmi male da sola, ma non importava avevo bisogno di sentirlo mio e vicino.
-Shh amore non piangere è fuori pericolo.-rilasciai la tensione e la paura e dopo averlo baciato più volte mi avventai su Mikey. Mi guardò un secondo con quegli occhi color nocciola prima di stringermi forte conscio della stessa paura, conscio di un amarezza condivisa anche solo con uno sguardo.
-Se vuoi entrare puoi, forse sentendoti si sveglia.-mi sussurrò Mikey con voce rotta dai singhiozzi.
-Tu sei già entrato?
-Si tesoro, anche Frank, ora tocca a te, te la senti?
-Si.-risposi decisa anche se poco convinta,non sapevo cosa aspettarmi dietro quella porta. Mi alzai dalla sedia, o per meglio dire, dalle gambe di Mikey e asciugandomi le lacrime mi avvicinai lenta alla porta.
Sentivo lo sguardo di Frank puntato su di me. Sapevo che voleva entrare con me per starmi vicino, per non farmi crollare, per evitare che stessi male, ma quella era una sfida con me stessa e dovevo vincerla, dovevo vincere la paura di un corpo giovane steso in un letto solitario pronto ad inghiottirlo non appena la distrazione dell'essere umano fosse stata colta in fallo.
Quando aprì la porta mi tornarono in mentre le immagini di tre anni prima, la stanza era simile per non dire uguale, un letto contro la parete, tubi dell'ossigeno e quel fastidioso Bip della macchina che segnava i battiti cardiaci della persona.
Ma stavolta su quel letto non c'era la figura imponente di un padre pentito, stavolta su quel letto c'era la figura esile, ai miei occhi, e fragile del mio migliore amico.
Entrai nella camera fredda dell'ospedale e vidi il ragazzo che mi aveva salvato la vita molti anni prima. I capelli neri erano sparsi per il cuscino e per il suo volto. Mi avvicinai tremante prendendogli una mano per sentire ancora il calore che solo lui riusciva a trasmettermi. Gli spostai una ciocca di capelli dal viso e guardai quegli occhi chiusi, pregando un Dio sconosciuto di farli aprire e permettermi di sentirmi, ancora una volta, sicura e protetta.
Rimasi li un tempo indefinito in silezio, guardandolo, guardando la sua bellezza che anche pallida risplendeva di luce propria e in quel momento mi tornarono in mente tutti i momenti passati insieme. Il nostro incontro, le nostre notti fatte di musica, sigarette e fumetti, le nostre passeggiate fatte di sogni e avventure che andavano oltre alla realtà circostante, ma soprattutto la costanza di esserci sempre, la consapevolezza di non essere mai soli.
Ma in quel momento mi sentivo sola Gee, perchè tu dormivi perso chissà dove, senza di me, senza la tua piccola vagabonda che ti aveva stravolto la vita, tu ora dormivi in un letto non tuo, con un ossigeno non naturale che stava aiutando a respirare e io mi sentivo impotente, incapace di aiutarti.
Avrei voluto strapparti da quel posto e scappare con te tra le mie braccia, perchè sapevo che solo lontano da qui, chiuso nel nostro mondo, saresti tornato a sorridere.
Ti avrei aiutato a uscire da quel vizio della droga e dell'alchol, ti avrei aiutato anche a costo di prenderti a ceffoni dalla mattina alla sera perchè tu non meriti tutto questo Gerard, la tua bella persona non merita una fine così schifosa e miserabile.
In tutto questo iniziai a piangere a parlargli, e per la prima volta in vita mia,dopo anni di delusione personale e di affronti con persone che non mi volevano per ciò che stavo diventando, iniziai a pregare Dio che lo riportasse da me, che lo lasciasse a me come il tesoro più grande di tutto il mondo.
Pregai Dio di poterlo sentire ancora cantare canzoni piene di significato, canzoni che mi avevano cresciuto.

Ed ecco qui, tristino vero?dai dai che il nostro adorato singer si riprende e torna a dire le sue solite cazzate.

Grazie a chi ha recensito e anche a chi ha solo letto!

W/ Love

LA dreamer

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Capitolo 3
*** We don't leave him alone. ***


Rimasi in quella stanza bianca per circa un'ora fino a quando il clic della porta della camera mi fece voltare di scatto.
Davanti a me rividi un volto che stavo cercando di non focalizzare per allievare il dolore e la rabbia.
Kat,la fantomatica ragazza di Gerard,stava sul ciglio della porta con lo sguardo basso e le mani nelle tasche dei pantaloni attillati e fin troppo a vita bassa.
-Posso entrare?- chiese con un filo di voce e spostando il peso da un piede all'altro. Continuai a darle le spalle stringendo la mano a Gee nella speranza che potesse sentirmi,svegliarsi e cacciarla dal nostro piccolo angolo di paradiso,ma sapevo che forse non l'avrebbe mai fatto perchè Gee amava troppo quella ragazza nonostante tutto il male che gli avesse fatto.
-Fa come ti pare.-le risposi senza accennare ne un sorriso,ne tanto meno di andarle incontro e abbracciarla come se non fosse mai successo nulla.
-Come sta?
-Credo che lo vedi da sola come sta.-ringhiai tra i denti aumentando la forza della mia presa.-starebbe meglio se tu non ti fossi sempre fatta i cazzi tuoi e non l'avessi abbandonato ogni qual volta trovavi qualcosa di meglio.
-Chris io...
-Tu un cazzo Kat sei venuta qui per trovarlo?beh ecco il ragazzo che dici di amare.-lo indicai con un gesto. Vidi il suo sguardo seguire il mio braccio e i suoi occhi spalancarsi terrorizzati quando arrivò al viso pallido e senza emozioni di Gee. Una lacrima le solcò il viso tirato e truccato mentre le labbra iniziavano a tremare pronte a sgorgare in un pianto di dolore. Anche in quel frangente non riuscì a essere carina con lei, non provai dispiacere ne compassione, se Gerard era finito in quell'oblio di tunnel senza fine e viaggi particolarmente strani era solo ed esclusivamente colpa di Kat che lo usava come un giocattolo per poi ributtarlo nel fondo più nero e spaventoso di una scatola. In quel fondo Gee aveva trovato conforto nell'alcool e nella droga.
-Mio Dio.-sussurrò prima di accasciarsi sul letto e piangere tutte le lacrime che poteva possedere nel suo corpo da super modella rifatta.
-Ora sai come sta Kat.-decretai appoggiandomi allo schienale della sedia per godermi uno spettacolo penoso e senza senso, perchè nel profondo del mio odio sapevo come sarebbe andata a finire questa lurida storia. Gerard si sarebbe svegliato, avrebbe mantenuto uno stato di sobrietà per circa due settimane con la promessa di un amore eterno da parte di lei e come gran finale Kat sarebbe sparita per l'ennesima volta con una delle sue tante scuse lasciando Gerard ricadere nel suo stato peggiore.
-Com'è successo?
-Cazzo Kat stai zitta fai la parte della brava fidanzatina e poi sparisci visto che è la cosa che ti riesce meglio.
-Tu non puoi capire Chris.
-Certo io non posso capire Kat, io capisco solo che il mio migliore amico si sta ammazzando per colpa tua e di quella merda che prendete negli after shows, o sul tour bus. So solo che sto perdendo una delle persone più importanti della mia vita per colpa della droga. Capisco solo che farebbe meglio a buttarti fuori dalla sua vita per ricominciare a viversela come si deve; ecco cosa capisco.
-Chris io lo amo. Anche se non sembra è cosi e se me ne vado è perchè io per prima voglio togliermi da questo inferno che ci siamo creati.
-Kat Kat KAT CAZZO NON VENIRE A RACCONTARE CERTE STRONZATE A ME.-urlai esasperata e rabbiosa, avevo voglia di metterle le mani addosso se solo il buonsenso non mi avesse fermato da quel massacro.-A te non è mai importato nulla di Gerard, a te ha fatto comodo avere un ragazzo che si sta facendo strada nel mondo della musica per essere famosa, per entrare in quel mondo anche tu, poi può anche morire che a te non interessa.
-Non essere così ingiusta con me Chris.
-Non sono ingiusta, sono solo realista e ora dagli il bacio di bentornato e poi sparisci da questa stanza perchè se no ti faccio finire in coma io.
Annuì ferita dalle mie parole e dalla verità che si era vista sputare in faccia.
La osservai piegarsi sul volto di Gee e sfiorare le sue labbra rosee e semichiuse.
La vidi accarezzargli la pelle del viso liscia e bianca come sempre l'aveva avuta e in quel momento fui gelosa di quel tocco nonostante tante volte l'avessi fatto anche io; ma Kat non meritava tutta quella bellezza, non meritava quel carattere quella pelle e quegli occhi così vivaci e profondi.
-Addio Gee ti amo.- e lì capii che quella visita era finita come forse anche la loro storia d'amore trasandata e trascinata fino ai limiti impensabili.-Addio Chris.
-Addio Kat.-dissi sicura di quelle parole. Non le avevo mai creduto, ma quella volta mi sembrava così sincera che decisi di darle quest'ultima possibilità. Uscì dalla porta e la richiuse in modo dolce lasciando spazio al silenzio, al rumore della macchina attaccata a Gee e al mio respiro che si faceva sempre più pesante. Mi avvicinai al mio amico e sorrisi piangendo, gli baciai la mano e consolai il suo viaggio silenzioso in un mondo parallelo a quello reale, accompagnandolo nel dolce sapore del risveglio dopo il coma.
Vidi le sue pupille muoversi sotto le palpebre macchiate di viola e pian piano quegli occhi verdi tornarono a splendere nel mio cuore.
-Ehi.-sussurrai sorridendogli senza lasciargli la mano.
-Se n'è andata per sempre vero?.-mi sentì gelare il sangue quando disse quella frase, ma soprattutto quando i suoi occhi mi chiesero quella supplicazione, odiavo vedere quegli occhi soffrire, odiavo vederli spenti e senza forze.
-Si Gee per sempre.-sospirò e voltò la testa verso la finestra perdendosi nella dolce primavera di New York,nei primi fiori sugli alberi, nel vento che muoveva le foglie come se stessero danzando a ritmo di un qualcosa di ancora sconosciuto.
*
Quando varcai al porta di casa iniziai finalmente a respirare in modo normale esausta di quella giornata d'inferno.
Dietro di me Frank cercava di impedire a Sinatra di mangiargli i pantaloni nuovi e ogni volta quella scenetta comica mi faceva sentire bene e appagata anche se si ripeteva tutti i giorni a tutte le ore.
-Dai Sinatra smettila sono nuovi e costano.
-Amore finchè non gli insegni le cose lui continuerà, ma sei pigro Iero e il tuo cane peggio quindi arrangiati.
-Veramente il cane è di tutti e due ti ricordo Gomes.-mi rispose arricciando le labbra mentre con le mani teneva a bada la belva.
-Giusto ma il padrone è l'uomo,la donna è quella che sfama il cane.-dissi dandogli un bacio sulle labbra arricciate come quelle di un bambino piccolo.
-E' inutile discutere con te amore.-fece sconsolato aprendo il frigo e prendendo una birra.
-Bravissimo mi conosci troppo bene,pasta al sugo o polpette di tofu?.-chiesi sventolando le pietanze sotto il suo naso.
-Tutte e due sono troppo affamato stasera.
-Vada per tutte e due.
-Che ti ha detto Kat?.-chiese togliendosi le scarpe e appoggiandole nella cesta dello sgabuzzino.
-Le solite stronzate Frank che le dispiace che lo ama e che stavolta sparirà per sempre.
-L'hai detto a Gee?
-L'ha sentito e forse sta iniziando a farsene una ragione o meglio sta iniziando a capire che così non può andare avanti. Con questo non voglio dire che sono tranquilla, sono lo stesso preoccupata che possa fare qualche stronzata delle sue però gli do fiducia, secondo me sta capendo.
-Rimane il fatto che si è quasi ammazzatto con un cocktail di alcool e droga Chris.
-Lo so benissimo non sto dicendo che l'ho perdonato e da domani è tutto come se non fosse successo niente però sembra convinto ad uscirne e sarebbe anche ora, è troppo tempo che sta così.
-Già...-sospirò appoggiando la fronte alle braccia sul tavolo.
-Che succede?
-Chris io e i ragazzi abbiamo parlato se Gee continua così, i My Chemical Romance non andranno avanti.
-Frank voi siete tutto per lui, siete l'unica cosa decente che ha.
-Chris anche lui per noi è tutto, è il nostro migliore amico, ma guarda come si è ridotto, Mikey è disperato non sa più dove sbattere la testa. E poi arriva tardi in studio, dobbiamo tirare fuori sto maledetto cd e abbiamo solo due testi mi spieghi che futuro c'è in questo momento?
-Lo so ma dovete dargli tempo e fiducia.
-Chris non difenderlo sempre ti prego e poi non ho detto che ci sciogliamo ho solo detto che se va avanti così le cose cambieranno punto.-si alzò dal tavolo della cucina uscendo di scena. Lo sentì salire le scale svogliato e ormai senza più la voglia di lottare, sconsolato e forse ferito da ciò che Gerard aveva fatto a tutti noi.
Frank aveva ragione era ora di dare un taglio a tutto questo scempio di vita che quel ragazzo si era creato, era ora di prendere in mano la situazione e tirarlo fuori da quel tunnel senza fine.
Sospirai due volte prima di voltarmi verso i fornelli e iniziare a preparare la cena. Kat era definitivamente uscita di scena quindi avevo e avevamo un vantaggio su Gerard. Sinatra mi guardò piegando la testa da un lato.
-Hai fame Sinatra?.-iniziò a scodinzolare sbattendo le orecchie. Era buffo quanto il padrone quel cane.-Vedrai che a papà Frank gli passa, ora strafogati.-gli posai la ciotola per terra guardandolo mentre mangiava. Ero preoccupata per Gerard, preoccupata per i My Chemical Romance, ma come mi disse una volta Frank, dovevo imparare a non prendermi tutto il peso sulle mie spalle perchè sarei stata peggio. Dovevo agire, si sicuramente l'avrei fatto, ma con cautela e con testa, con l'appoggio di tutti quanti per far tornare un pò di colore in quella vita, così giovane, ma anche così nera.

Oggi mi do alla pazza gioia ragazze!!!

LA dreamer.

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