Il Loto e il Demone

di LaMicheCoria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 - Lee, ti prego.. ***
Capitolo 2: *** # 2 - What Have You Done? ***
Capitolo 3: *** #3 - Cattiva Influenza ***
Capitolo 4: *** #4 - Istante ***
Capitolo 5: *** #5 - Ma come succede che..? ***
Capitolo 6: *** #6 - Ritardo ***



Capitolo 1
*** #1 - Lee, ti prego.. ***


#1

#1

Titolo: “Lee, ti prego..”
Genere: Comico
Avvertimenti: Flashfic, Shonen-Ai
Ambientazione: luogo imprecisato in un tempo imprecisato tra la prima e la seconda serie.
Musica: //
Ringraziamenti: Alla grandissima Silentsky, la cui mail è intasata dai miei aborti letterari, ma che ogni volta, con pazienza, legge e corregge per renderli decenti!
Dedica: A Maria, che come me crede in questo Pairing

 

“Lee, ti prego..”
Appoggi la schiena contro la ruvida corteccia di un albero e senti il respiro mozzarsi in gola.
Le sue dita si avvicinano lente, soffermandosi un istante sulla piega del collo, per poi scendere, aprendo le fibbie della maglia che ti permette di tenere la giara ferma sulla schiena.
Lui stringe le labbra, un rivolo di sudore freddo che gli cola lungo la tempia, mentre ti aiuta a far passare il tessuto bianco sopra la testa, per poi lasciarlo cadere a terra, inutile.
Le sue dita si avvicinano tremanti al tuo petto e lentamente fanno passare i bottoni scarlatti attraverso l’asola, quasi con reverenza.
La veste ti scivola sulle spalle. Il contatto con la tua pelle è ruvido e serri le labbra, imponendoti di non lasciarti sfuggire alcun gemito, di non mostrare la tua debolezza davanti a nessuno, in particolare davanti a lui.
Chiudi gli occhi e poggi la testa contro la corteccia, mentre avverti le sue dita sfiorare il tuo torace nudo, per poi scendere fino all’ombelico, dove esercita un piccola pressione.
Avverti una scossa elettrica percorrere il tuo corpo e apri le labbra, lasciandoti sfuggire un gemito e inarcando appena la schiena all’indietro.
Serri gli occhi per poi aprirli un istante dopo, non appena senti le sue dita sollevarsi dalla tua pelle.
-Lee, ti prego..- mormori con un ansimo –Chiama Sakura, lei è un ninja medico, lei sa come fare-
Lui sbatte velocemente le palpebre, poi si gira a chiamare a gran voce la Kunoichi, mentre tu sollevi un poco la schiena dalla corteccia, portandoti una mano alla ferita aperta sotto il fianco.
Alzi lo sguardo su di lui, che ora ti sta fissando di nuovo, con il liquido caldo che ti scorre fra le dita e la parte superiore della casacca raggruppata all’altezza dei fianchi.
-Rock Lee- sussurri, il respiro che ti si spezza in gola per il dolore –Stai perdendo sangue dal naso-

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Capitolo 2
*** # 2 - What Have You Done? ***


#2

#2

Titolo:  What Have You Done?
Genere: Drammatico
Avvertimenti: What if, One-shot, Shonen Ai
Rating: Arancione
Ambientazione: Suna, in un tempo imprecisato prima del ritorno di Naruto a Konoha all’inizio dello Shippuden.
Musica: What Have You Done – Within Temptation (www.youtube.com/watch?v=owsbM3WtkAY)
Ringraziamenti: che mondo sarebbe, senza Silentsky? Ringraziamento speciale anche a Seiten Taisen90 per aver messo questa raccolta tra le preferite e a sushi precotto_chan per averla aggiunta alle seguite.
Dedica: a Maria e a Silentsky
Note: partecipa al 7 FOTM indetto dal Fan Fiction World Forum. Il limite minimo parole è 750, quello massimo di 1750
Numero di parole:1316

 

What Have You Done?
L’aria vibra, pulsa, tutto freme senza sosta, in uno spasmo finale che infrange la staticità e costringe il tempo a distruggere le barriere della fissità.
E tutto torna a scorrere, come un fiume in piena che inghiotte ogni cosa.
Sgrani gli occhi e ti guardi le mani, fissi lo sguardo sulla pelle che un tempo doveva essere candida, ma ora ti si mostra ricoperta di sangue caldo, purpureo, che ancora gocciola vischioso dalle dita, allargandosi sulla sabbia e riflettendo il tuo volto sconvolto in un grottesco specchio vermiglio.
I grumi rossi si addensano ad ogni istante che trascorri in quella posizione, inginocchiato a terra, le mani poco distanti dal viso e gli occhi sgranati, le labbra tirate in un ghigno di incredulo disgusto.
Goccia dopo goccia, sanguigni granelli di sabbia cadono sul terreno come in una clessidra, si infrangono con un tonfo soffocato e si riuniscono e ondeggiano, riflettendo impietosi la tua colpa.
Le labbra tremano e la voce fatica ad uscire, le corde vocali vibrano e bruciano, strappandoti singulti sconnessi.
Provi a contrarre le dita e speri che appartengano a qualcun altro. Preghi che il sangue che impregna i tuoi abiti, cola dai tuoi palmi e si incrosta sul tuo viso siano quelli di un altro assassino, che tu stesso hai eliminato, per vendetta.
Perché non puoi essere stato tu.
Non puoi aver davvero compiuto un atto del genere.

Non di nuovo.
Non puoi aver davvero lasciato che il tuo spirito si perdesse.
Non di nuovo.
Non puoi aver davvero permesso che lo Shukaku reclamasse il sangue di una nuova vittima.
Non di nuovo.

 

-Gaara, è arrivato il Team 10 da Konoha-
Alzi lo sguardo e per un istante ti soffermi su di lui.
La mano trema appena, stringendosi attorno all’impugnatura del pennino che tieni tra le dita.
Stai per spezzarlo, esattamente come due anni prima hai spezzato le sue ossa.
Soffocando semplicemente l’aria in un pugno di sabbia.

                                                                                

What Have You Done Now?

 

Ti prendi la testa tra le mani.
Il sangue si mischia ai tuoi capelli rossi e ti cola lungo la fronte, scivolandoti sulle palpebre e scendendo lente sulle guance, in una patetica imitazione di vere lacrime.
Serri le mascelle e qualcosa dentro di te si muove, si passa la lingua vischiosa sui denti aguzzi e muta il suo respiro in un gorgoglio di soddisfazione.
Stai di nuovo per perdere il controllo e lo sai.
E lo Spirito lo sente.
Agita la coda dentro di te, la sbatte con forza contro la tua cassa toracica, fino a quando non riesci più a distinguere quale sia il battito del tuo cuore. 
Tutto si confonde, turbina in un vortice, un gorgo nero di sabbia e sangue.
Il respiro accelera e le scariche che dai nervi arrivano fino al cervello si fanno sempre più veloci ed intense.
La giara vibra e la sabbia dentro di essa si agita, si alza in turbini e mulinelli, ricadendo con uno schiocco e rialzandosi con un sibilo.
E lo Shukaku allunga i suoi artigli e ringhia, prendendo il sopravvento su di te.

 

Lo guardi, mentre il sole sorge all’orizzonte, scivolando sulla sabbia dorata, lampeggiando sui granelli appena sollevati dalla brezza e adagiandosi sulla sua tenuta verde.
Senti i colpi ritmati dei suoi calci, avverti lo spostamento d’aria provocato dai suoi pugni e lo schiocco delle gocce di sudore che colano dalla sua fronte ad ogni flessione.
Rimani a fissarlo, senza nemmeno respirare.

Senza nemmeno capire il perché.
Lui alza lo sguardo e sgrana gli occhi nel vederti.
Alza la mano e la agita.
Ti allontani, quasi spaventato, dalla finestra, lasciando che le tende azzurre ti nascondano alla sua vista.
Ma senti la sua voce che ti chiama.
-Vieni ad allenarti con me!-

 

What Have You Done Now?

 

Urli e allarghi le braccia, mentre il corpo ti scivola via dalle mani e la tua coscienza si disperde in cerchi concentrici, increspando la superficie vermiglia delle pozze di sangue sulla sabbia.
Il ringhio del Tasso ti vibra nella gola e ti lacera le corde vocali.
Tutto si appanna, tutto diviene rosso.
Come un fiamma che si alza, la sabbia esplode fuori dalla bocca della giara e ti abbraccia, simile alle spire di un serpente.
Lo Shukaku prende forza, la sua sete si fa violenta e incontrollabile.
Il sangue che si è sparso sul terreno non gli basta più, ne vuole ancora, ancora e ancora, fino a quando non sarà sazio, fino a quando non avrà fatto affogare ogni Nazione in quel liquido immondo, vischioso e purpureo, ma perfetto, liscio e brillante come la sfaccettatura di un rubino.
Il Tasso ringhia e si agita e ti lacera. Gli artigli affondano sempre di più, le zanne si chiudono attorno al tuo cuore e lo divorano, lo masticano.
Senti gli occhi gonfiarsi, li avverti mentre cercano di uscire, hai l’impressione che fra poco esploderanno; gli arti si contraggono, le ossa bruciano e la pelle si scioglie.
E la sabbia ti avvolge ancora una volta.
E lo Shukaku ti brama ancora una volta.
E il Tasso si sostituisce a te.

Ancora una volta.

 

What Have You Done Now?

 

Ridi e ghigni, come un mostro, come un lupo che ha appena avvistato la sua preda.
I tuo colpi si fanno sempre più precisi, sempre più potenti.
Rock Lee sgrana gli occhi e non capisce, ti chiama e ti prega e ti supplica.
Hai orecchie per ascoltarlo.
Ma non hai cuore per capirlo.
Lo Shukaku ora è divenuto te e tu sei divenuto il Tasso.
Non sei più nessuno, sei solo un Spirito che brama sangue.
E allora attacchi, ghigni e ridi come un folle.
Ad ogni schizzo di sangue la pazzia si fa sempre più profonda, il ringhio dello Shukaku si fa sempre più feroce.
Ancora sangue, ancora ancora ancora!
La sabbia lo avvolge e tu soffochi l’aria con un gesto semplice e terribile.
E allora senti l’osso che si spezza e l’urlo che infrange l’aria.
Ancora ti chiama e ti prega e ti supplica.
Ti implora di ritornare in te.
Ma chi sei tu?
Tu, il Demone che Ama Solo Se Stesso?
Non lo ascolti.
Non è la sua voce che senti.
Il Tasso ringhia e sfodera gli artigli, fa schioccare le mascelle.
Un attacco, un altro e un altro ancora.
L’eccitazione ti infiamma, ti scorre nelle vene come un fuoco inestinguibile.
E quello che doveva essere un semplice allenamento si trasforma in un funerale di lacrime, sudore e sangue.
Il Loto di Konoha cerca di aprire i Cancelli, ma glielo impedisci.
Lo avvolgi nella sabbia, lo stringi nel tuo abbraccio che di dorato possiede solo il colore.
Un barlume sembra accendersi dentro di te.
Un bambino dai grandi occhi azzurri ti guarda con orrore, stringendosi al petto il suo orsacchiotto di pezza.
Rimani fermo un istante.
Il bambino non dice una parola, non ne ha bisogno.
Ti sta pregando in silenzio.
Ti stai supplicando in silenzio.
Ma non ti ascolti e ridi e ghigni.
Il Tasso ora è il Demone.
Il Demone si è inchinato al Tasso.
Serri la mano.
Il pugno si chiude.
E tutto diviene sangue.

 

What Have You Done Now?

 
Una lacrima scorre lungo la guancia del bambino.
Il cuore ti esplode nel petto, il ringhio dello Shukaku ti lacera la gola, i suoi artigli ti stritolano la testa.
Non senti più nulla, tutto attorno a te si contrae e implode.

 

Quando lo Spirito ha fame, tu lo nutri.
Quando il Tasso ha sete, tu lo sazi.

Che ora si cibi di te!
Che ora anneghi nel tuo sangue!

 

La sabbia ti avvolge, mentre la follia scoppia come un tuono dentro di te.
E ridi e piangi e ghigni e urli.
Il bambino apre la mano.

Tu, Gaara, apri la mano

La sabbia ti avvolge.

 

Chiude gli occhi e serra la mano.

Tu, Gaara, chiudi gli occhi e serri la mano.

 

E tutto si fa sangue.

 

 

 

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Capitolo 3
*** #3 - Cattiva Influenza ***


#3

#3

Titolo: “Cattiva Influenza”
Genere: Comico
Avvertimenti: Drabble, Shonen-Ai
Numero di Parole: 100
Ambientazione: Suna, Palazzo del Kazekage, anni e anni dopo la serie Shippuden, in futuro roseo et sereno (^^)
Musica: //
Note: ATTENZIONE! ShinoTemari presente!
In questa fan fic i nostri protagonisti saranno più grandicelli.
-Gaara: 25 anni
-Rock Lee: 26 anni

-Temari: 28 anni
-Mizuki Aburame (OC): 4 anni

Ringraziamenti: Alla grandissima Silentsky, caVa ma come farei senza di te? Ringrazio anche Sushiprecotto_chan per aver messo la Raccolta tra le sue preferite!
Dedica: A Maria e Silentsky che come me credono in questo Pairing

 
-Stai lontano da mia nipote, Lee- sibilò Gaara, socchiudendo gli occhi chiari.
Temari sbuffò.
-Ora esageri- commentò
-Temari ha ragione, teoricamente è anche mia nipote, no Gaara-kun?- Lee sorrise vedendo il Kazekage irrigidirsi –Perché dovrei starle lontana?-
-Hai una cattiva influenza su di lei-
-Non è vero! Come puoi pensarlo?-
In quel momento la porta dietro di loro esplose ed un verde uragano di quattro anni saettò dentro la stanza, nella tipica posizione dell’Attacco Dinamite del vecchio Gai-sensei.
La piccola Mizuki Aburame tese il braccio, alzando il pollice e sorridendo, per poi squittire:
-Zio Lee-sensei! Sono stata abbastanza esbe..esbr…esburberantemente giovanile?-

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Capitolo 4
*** #4 - Istante ***


#4

#4

Titolo: Istante
Genere: Drammatico
Avvertimenti: One Shot; Shonen Ai
Ambientazione: Palazzo di Suna, anni dopo la (forse) sconfitta dell’Akatsuki
Musica: //
Note:
KankuroShino presente!
Ringraziamenti: Alla grandissima Silentsky, che obbligo sempre a correggere queste bozze; a Pimplemi_chan che crede in questo pairing e con cui idolatriamo Gaara e Lee-kun; un ringraziamento a Ilakey-chan che con le sue bellissime fan fiction mi ha fatto scoprire il pairing KankuroShino e un ringraziamento speciale anche a suhiprecotto_chan, Pimplemi_chan, Meg89 e Kokorozuky per aver commentato!
Dedica: a Silentsky e a Pimplemi_chan, senza il cui aiuto e sostegno, non andrei avanti nello scrivere questa raccolta.
Ve la dedico con tutto il cuore e tutta la passione che uso per batterla a macchina!

 
Gaara era nel suo ufficio, la testa china su alcuni fogli e la penna stretta tra le dita.
Le tende candide della finestra si sollevavano appena, mosse da un lieve e timido vento; il sole di Suna creava lunghe strisce dorate sul pavimento, perdendosi nelle intricate trame del tappeto cremisi e allungandosi pigramente sugli spessi muri della stanza.
Tutto era immerso nel silenzio, rotto solo dal sibilante graffiare della penna del Kazekage.
Si udì qualcuno bussare alla porta e Gaara, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro, diede il permesso di entrare.
Temari aprì la porta ed entrò nell’ufficio del fratello, tenendo tra le mani alcuni fogli.
-Ecco il referto della missione- disse, poggiando le scartoffie sulla scrivania del Kazekage –Nulla di eccezionale da segnalare- commentò, portandosi una mano al collo e facendo scrocchiare le vertebre.
Gaara annuì, senza smettere di compilare i fogli davanti a sé e gettando solo una breve occhiata al resoconto della missione della sorella
-Lo controllerò al più presto- assicurò, prendendo il foglio su cui aveva appena finito di scrivere e poggiandolo su di una pila lì accanto.
-Sei tu il Kazekage- Temari si avvicinò alla finestra, osservando Suna respirare e pulsare nelle vie sotto il Palazzo.
-Hai altro da riferirmi?- domandò Gaara, prendendo un altro foglio e cominciando a scorrerlo velocemente
-Shino verrà in visita a Suna, fra alcuni giorni-
-Intendevo dire, altro da riferirmi inerente alle missioni o comunque contingente ad esse- puntualizzò il Kazekage, iniziando a porre qualche firma e mormorando qualcosa di incomprensibile fra sé e sé
-No, per quello nulla- Temari alzò lo sguardo al cielo –Non hai paura che Kankuro possa rimanere ferito in qualche modo?-
-Kankuro è forte e sembra che lui e Shino stiano bene insieme, no?- Gaara si portò una mano alla fronte, segnando con la penna alcune parole scritte sul foglio.
-Sarà- Temari si allontanò dalla finestra e fece per aprire la porta, ma si bloccò –Di Lee hai più saputo nulla?- chiese, voltandosi verso il fratello.
Gaara si fermò e per la prima volta da quando quella conversazione era iniziata, alzò lo sguardo verso la sorella –So che è in missione, ma nient’altro-
Temari annuì
-A dopo, Gaara- salutò uscendo.
-A dopo, Temari- rispose il Kazekage.
Quando la sorella se ne fu andata, Gaara allontanò appena la sedia dalla scrivania, poggiandosi sullo schienale e rigirandosi fra la punta delle dita la penna –ovviamente verde- che Rock Lee gli aveva regalato qualche anno prima.

 
Gaara sentì qualcuno bussare alla porta.
Senza alzare la testa dai fogli che stava compilando, diede il permesso di entrare.
La porta si aprì per poi chiudersi con un tonfo secco, ma nessuno parlò per annunciare la propria presenza.
Il Kazekage alzò la testa, smettendo per un istante di scrivere.
Shino Aburame stava davanti a lui, gli occhiali scuri appena calati sul naso, il volto seminascosto dal colletto del giaccone e le mani nelle tasche.
Era arrivato quella mattina, ma Gaara non si aspettava certo una sua visita.
Il ninja della Foglia, ritto, immobile, fissava il Kazekage in silenzio.
Gaara ricambiava lo sguardo, aspettando che fosse l’altro a parlare.
Dopo qualche istante di assoluto silenzio, in cui un’aria gelida sembrava avesse cominciato a scivolare lentamente nella stanza, il Kazekage tornò a concentrarsi sui fogli che stava compilando.
Ancora silenzio.
Gaara alzò la testa con l’intenzione di chiedere cosa Shino volesse da lui, ma il ninja della Foglia lo bloccò.
-Rock Lee è morto-
Un istante.
Il Kazekage sgranò gli occhi.
Un istante.
La penna verde cadde a terra, spezzandosi.
Un istante.

 

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Capitolo 5
*** #5 - Ma come succede che..? ***


#5

#5

Titolo: “Ma come succede che..?”
Genere: Commedia
Avvertimenti: One Shot – Shonen Ai
Ambientazione: Konoha – Casa Hyuga, quindici anni dopo gli eventi narrati nello Shippuden
Musica: //
Note: NejiTen presente!
Età dei personaggi:
-Rock Lee: 30 anni
-TenTen: 30 anni
-:Neji: 30 anni
-Toru Hyuga (OC): 5 anni
-Megumi Hyuga (OC): 6 mesi
Adoro scrivere fan fic dove ci sono dei bambini come protagonisti, sono così terribilmente pucciosi e riescono ad essere candidamente bast..senza nemmeno rendersene conto!
Dunque, dopo la piccola Mizuki Aburame (#3 “Cattiva Influenza) ecco a voi il piccolo –e nuovo- rampollo di casa Hyuga!

Ringraziamenti: a Silentsky che deve sorbirsi tutte le mie pazzie e a Pimplemi_chan per il commento e per avere anche lei a cuore il pairing GaaLee.
Dedica: a chi se non a Silentsky e Pimplemi_chan?

 

-Lee-san! Lee-san!-
Toru Hyuga, uragano di cinque anni dagli occhi candidi, capelli castani e vestiti costantemente sporchi di terra e fango, aprì di scatto la porta scorrevole, facendo scricchiolare la carta di riso.
-Toru-kun!- esclamò TenTen alzando gli occhi nocciola dalla piccola che teneva in braccio e socchiudendo le palpebre in direzione del primogenito –Ti sembra questo il modo di presentarsi ad un ospite?-
La kunoichi indicò con un cenno del capo il viso del piccolo, sporco di terra, i pantaloni aperti sul ginocchio destro e la manica sinistra strappata a morsi.
-Ma mamma!- provò a discolparsi il bambino, piegando le labbra in un’espressione corrucciata –Non è colpa mia se Kuroimaru voleva giocare! E se poi si è attaccato coi denti al mio braccio! E io ho cercato di mandarlo via, ma Tsume ha detto che gli stavo facendo male! E allora abbiamo cominciato a…-
-Litigare- concluse per lui Lee, ridendo e facendo oscillare la treccia nera che partiva dall’attaccatura dei capelli e terminava poco sopra la parte bassa della schiena –Uno Hyuga e un Inuzuka riusciranno mai ad andare d’accordo? Ah! La giovinezza!-
TenTen sorrise, cullando un poco la piccola che dormiva beata fra le sue braccia.
-Che fai, Toru-kun, non vieni a salutarmi?-
Toru tentennò, spostando imbarazzato il proprio peso da una gamba all’altra.
-Vieni pure, Toru-kun- concesse la madre, piegando la testa di lato e sorridendo.
Il piccolo emise un grido di gioia e si sedette accanto a Rock Lee, che gli scompigliò teneramente i capelli scuri.
-Al tuo comportamento penserà tuo padre quando tornerà dal rapporto all’Hokage-
Il Loto della Foglia aprì la bocca, sgranando gli occhi
-Non avrai mica intenzione di punirlo, vero Ten-chan? Insomma, non ha fatto nulla di male! Ha solo dato ascolto al fuoco della giovinezza che scorre incandescente nelle sue vene!- esclamò, con gli occhi lucidi.
-Sì esatto!- gli fece eco Toru, annuendo vigorosamente –Proprio come dice Lee-san! Tutta giovinezza, sì sì!-
TenTen inarcò un sopracciglio, divertita.
Si chinò sulla piccola e gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
-Tranquilla, Megumi- disse, accarezzando il nasino della bambina –Giuro sui Kami che non diventerai un’esaltata come lui-
-Ten-chan, Ten-chan- Lee scosse la testa –Non si tratta di essere esaltati, ma di sfruttare la forza che deriva..-
-Sì sì, va bene- TenTen annuì, sistemando meglio il fagotto fra le braccia.
Rimasero per qualche istante in silenzio, con il sole che calava lento su Konoha, coprendola con il suo manto scarlatto.
I fiori del giardino degli Hyuga si piegavano dolcemente sotto la carezza del vento e i piccoli pesci dorati del laghetto artificiale raccoglievano la luce dei raggi che filtravano attraverso i rami dell’albero che si inchinava quasi con rispetto sul piccolo specchio d’acqua.
-Lee-san! Lee-san!- Toru cominciò improvvisamente a tirare il ninja per la manica –Me lo hai portato un regalo da Suna, vero?-
-Toru-kun!- gridò la kunoichi, scandalizzata dalla faccia tosta del figlio –Rock Lee è appena tornato da una missione molto pericolosa, non è andato a Suna per un viaggio di piacere!-
Il bambino piegò le labbra in un’espressione imbronciata: incrociò le braccia al petto, aggrottando le sopracciglia e sporgendo il labbro inferiore.
-E’ tanto tempo che non lo vedi e la prima cosa che gli chiedi è se ti ha portato un regalo? Né io né tuo padre ti abbiamo insegnato così!-
Toru sbuffò e si voltò lentamente, alzandosi e inchinandosi cerimoniosamente.
-Lee-sama, sono davvero felice di rivedervi sano e salvo e, soprattutto, di ricevere una visita qui, a casa del mio onorato padre, Neji Hyuga. Avete trovato il tempo di portarmi un ricordo dalla lontana e assolata Suna?- il bambino alzò lo sguardo verso la madre –Andava bene, ora?-
Rock Lee scoppiò a ridere.
Con quell’espressione tra il serio e il canzonatorio, Toru era il ritratto vivente del padre.
-Ah.Ah.Ah- sibilò TenTen –Non essere così impertinente con me, Toru. Solo perché ora c’è qui Rock Lee non è detto che non possa punirti una volta che sarà andato via-
Toru si sedette nuovamente, amareggiato.
Lee si intenerì e gli scompigliò i capelli ancora una volta; il piccolo si sottrasse con un gesto di stizza, girandosi di scatto e il ninja dissimulò la risata con un sospiro.
-Ma guarda un po’ cosa abbiamo qui!- esclamò allora, con fare sorpreso, estraendo un rotolo da una borsa che aveva lì accanto -Una pergamena da Suna! Ci sarà forse qualche tecnica segreta, sconosciuta persino al Kazekage? E per chi sarà mai?-
Il bambino si voltò di scatto verso Lee, gli occhi candidi luccicanti per l’emozione.
-E’ per me?- chiese, indicando il rotolo che il Loto di Konoha teneva fra le mani.
Il ninja annuì con fare  pomposo.
-Toru della casata degli Hyuga- esordì cerimoniosamente –Sei stato decretato degno dal Kazekage in persona di ricevere questa pergamena proveniente dalla lontana e assolata Suna- fece per consegnargliela, ma si fermò –Giura solennemente sulla giovinezza che permea il tuo corpo di bambino che non userai la tecnica qui contenuta per scopi malvagi-
Toru annuì vigorosamente, tendendo le mani verso il rotolo.

-E..- continuò –Che darai sempre retta a tuo padre e a tuo madre, forti nella loro saggezza e, come me, allievi del grande Maestro Maito Gai, e quindi depositari del potere della giovinezza che scorre dentro le loro vene, grazie agli insegnamenti del Venerabile-
TenTen si impose di non ridere, anche se tutta quella situazione aveva ampiamente superato i limiti del ridicolo. Si chiese solo se Rock Lee fosse davvero convinto della sua ultima affermazione.
-Lo giuro, lo giuro!- squittì Toru, senza pensarci due volte –anche se avrebbe con ogni probabilità dimenticato la parte riguardante i genitori quella sera stessa- prendendo la pergamena e osservandola con un misto di adorazione e desiderio.
-Lee, ma sei sicuro che..?- cominciò TenTen preoccupata.
Non è che non si fidasse del proprio primogenito. Aveva seri dubbi sui regali che Lee poteva portagli dai suoi frequenti soggiorni a Suna.
-Fidati del tuo giovane figlio!- esclamò il ninja, facendole però l’occhiolino –Egli è pronto!-
TenTen sorrise e si alzò, avvicinandosi a piccoli passi a Rock Lee.
-Io vado a controllare che la cena non si bruci- disse, depositando con delicatezza la piccola tra le mani del Loto di Konoha –Voi fate i bravi ninja, d’accordo?-
Superò la porta scorrevole senza aspettare una risposta e sparì nella cucina.
Rock Lee schiuse appena le labbra, avvicinando un dito al viso della bambina, che nel frattempo si era svegliata e lo stava fissando con i grandi occhi candidi colmi di stupore.
La piccola allungò una manina paffuta e afferrò il dito del ninja, mentre con l’altro pugnetto si sfregava assonnata il viso.
-Ciao piccola Megumi- mormorò Rock Lee con un sorriso.
Toru alzò lo sguardo verso il ninja.
-Lee-san, posso farti una domanda?-
-Ma certo, Toru-kun, dimmi pure- annuì il ninja, schiacciando delicatamente il nasino della bimba.
-Ma come succede che..ecco..nascono i bambini?-
Il Loto di Konoha si bloccò all’istante.
-C..come?- domandò, sperando di aver capito male.
-Bhè, sì, insomma- il piccolo torse le mani attorno alla pergamena –Come siamo nati io e Megumi? Ho provato a chiederlo a papà, ma gli sono andati gli onigiri di traverso e la mamma scoppia a ridere ogni volta e diventa rossa-
-Ecco..allora- Rock Lee si schiarì la voce, cercando di trovare alla svelta una risposta da dare al demonietto che lo fissava con gli occhi sgranati per la curiosità.
Per quale motivo i bambini della sua età dovevano avere quel morboso vizio delle domande assurde e imbarazzanti?
-Quando due persone si vogliono tanto tanto bene.ecco..er..Ah!- gli era appena avuto un’idea geniale e che l’avrebbe tolto da un imbarazzo del genere –Le fiamme della loro giovinezza, in perfetta armonia, vengono talmente alimentate da questo loro volersi bene da creare un’altra fiamma, però più piccola ma molto simile alle due di partenza. Ed è da quella fiamma che nascono i bambini. -Hai capito, vero?- pregò, più che chiedere.
-Uhm- il piccolo arricciò le labbra –Allora..- alzò su di lui gli occhi sgranati, increduli –Anche tu e Gaara-sama avrete un bambino?-
Lee quasi si soffocò per lo shock.
La bambina che era fra le sue braccia batté felice le manine, ridendo.
-Come..cosa hai detto..cioè..eh?-
-Tu e Gaara-sama vi volete tanto bene, no? Ho sentito Sakura-chan che ne parlava con Naruto-san! E tu sei l’allievo prediletto di Gai-sama e quindi la tua fiamma brilla certamente più di qualsiasi altra! E stai insegnando anche a Gaara-sama ad alimentare la sua, quindi le vostre fiamme sono in perfetta armonia!-
-Sì, ecco, io e Gaara ci vogliamo, er, tanto bene, ma..-
Non fece in tempo a finire di parlare che Toru si lanciò in casa, gridando a squarciagola “Lee-san e Gaara-sama avranno un bambino! Lee-san e Gaara-sama avranno un bambino!”
-Oh Kami-

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Capitolo 6
*** #6 - Ritardo ***


#6

#6
Titolo:
Ritardo
Genere: Malinconico
Avvertimenti: One Shot – Shonen Ai
Ambientazione: Konoha. Almeno sessant’anni dopo la serie Shippuden.
Musica: Alone Piano Version – Saiyuki Original Soundtrack
Note: Lievissimo Accenno NaruHina
Ringraziamenti: a Silentsky ovviamente, che prima o poi dovrò pagare per tutto il lavoro che fa, Pimplemi_chan per il commento e per gli scleri su MSN e Sushipreocotto_chan per il commento^^ Ringrazio inoltre Pimplemi chan, Seiten Taisei90, Shairah e Sushiprecotto per aver messo la Raccolta fra le Preferite, e Amicamia, Lady Moon, Lusty, meg89 e Pimplemi per averla messa fra le Seguite.

Dedica: Sono due, ma per me valgono per mille! Sono Silentsky e Pimplemi_chan!

 

Le fronde degli alberi vibravano pigre, scosse dal soffio sottile del vento.
I raggi del sole scivolavano scarlatti sul cielo tinto di rosso, posandosi con delicatezza sulla via lastricata del cimitero di Konoha, e le tombe brillavano candide sotto il loro tocco passeggero.
Le lapidi bianche erano circondate da corolle di fiori profumati e da mazzi e corone i cui petali colorati, staccandosi, si erano lasciati cadere sulla superficie levigata; bacchi di incenso odoroso spandevano il loro fumo pungente e dolciastro, abbracciando le tombe fra le proprie spire spruzzate di violetto.
Tutto era immerso nel silenzio e non vi era nessuno a fare visita ai defunti.
Nessuno, tranne un’ombra seduta a gambe incrociate davanti alla tomba di un giovane ninja, caduto molti anni prima durante la sanguinosa guerra contro Akatsuki.
In verità, non era raro che la figura si attardasse lì davanti, il viso rivolto al cielo azzurro, le braccia distese dietro la schiena, i grandi occhi neri scintillanti e le ciocche scure del taglio a scodella scosse dal vento.
Non faceva nulla, non diceva nulla.
Rimaneva fermo, seduto sull’erba, in silenzio.
E aspettava.
Nessuno sapeva cosa, nessuno sapeva il perché.
Nessuno gli aveva mai rivolto la parola, a onor del vero, e alcuni dicevano persino che fosse solo frutto della fantasia dei bambini che venivano ad occuparsi delle lapidi.
C’era stato, però, molto tempo prima, qualcuno che per anni si era fermato davanti alla tomba, spinto da quelle voci insistenti, dal pigolare eccitato di qualche piccolo ninja che raccontava di aver visto l’ombra e di essere quasi riuscito a rivolgerle la parola.
Ma gli anni erano passati, accavallandosi l’uno sull’altro e confondendosi, passato e futuro, presente e ricordo, speranza e delusione, e alla fine, quell’uomo stanco, coi capelli scuri tagliati a scodella ingrigiti dal tempo, si era accasciato ai piedi della lapide, le spalle piegate dall’età e dal dolore della perdita.
Lo avevano deposto con tutti gli onori accanto a quella candida tomba con l’incisione di un fiore di loto posta sotto il simbolo di Konoha.
Il giorno del funerale del povero Maestro privato di ogni speranza, i bambini giurarono di aver visto l’ombra dal taglio a scodella carezzarne la lapide, ridendo e piangendo insieme.
Ma nessuno aveva creduto alle storie di quei piccoli guerrieri.
Era bastato l’esempio del loro amico adulto e piegato dal dolore per dissuaderli dal provare qualche speranza di rivedere, anche solo per una volta, il loro compagno dai capelli neri e le folte sopracciglia.
La fantasia non era reale, come invece lo erano il dolore e la morte. Era inutile rincorrere un ricordo.
La perdita del Maestro lo aveva dimostrato.
Però quella figura c’era.
Era lì.
E aspettava.
Aspettava da molti anni, ma non era impaziente.
Sapeva che prima o poi, la sua attesa sarebbe stata ricompensata, doveva stare solo lì, fermo, immobile, in silenzio, ad aspettare senza fretta.
E in quel tramonto rosseggiante, la sua attese ebbe finalmente fine.
Levò gli occhi verso il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi di ghiaccio comparso d’improvviso davanti a lui, che lo fissava in silenzio.
L’ombra, quieta, sorrise.
-Ti perdono il ritardo, questa volta-

 

Da quella sera, i bambini non videro più ricomparire la figura solitaria davanti alla lapide del Loto.
Dapprima si rattristarono, perché per loro era come aver perso un amico silenzioso che li guardava sempre con un sorriso radioso sul viso, poi si rallegrarono e risero, risero tanto, perché l’ombra dal taglio a scodella aveva finalmente trovato ciò che cercava.
Rideva anche la piccola nipote dell’Hokage Uzumaki, mentre trotterellava verso casa con la manina stretta in quella rugosa della nonna Hinata, che le sorrideva dolcemente attraverso le labbra secche, gli occhi simili a specchi perlati, arrossati per il pianto.
La piccola rideva e la nonna piangeva.

Piangeva, perché solo qualche giorno prima era arrivata al Palazzo dell’Hokage la notizia che il Kazekage Sabaku no Gaara si era spento nel silenzio della sua stanza.

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