Eravamo ragazzi...

di Hermia_and_Izumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** When the dreams... ***
Capitolo 3: *** ...don't come true ***
Capitolo 4: *** If you drove me on the way ***
Capitolo 5: *** Quello che vorresti non accadesse mai ***
Capitolo 6: *** Chistmastime ***
Capitolo 7: *** Under pressure ***
Capitolo 8: *** L'importante non è partecipare, ma vincere ***
Capitolo 9: *** Happy birthday! ***
Capitolo 10: *** Io e te ***
Capitolo 11: *** Looking for happiness ***
Capitolo 12: *** Empty Spaces ***
Capitolo 13: *** Forever ***
Capitolo 14: *** Opera prima ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dormitorio Grifondoro, Hogwarts - 31 Ottobre, ore 19:15

Salve a tutti! Stiamo per iniziare una fanfic a più capitoli e…scritta a quattro mani. Come potete vedere le autrici sono Hermia (alla sua prima esperienza) ed Izumi (che già più volte ha tentato di scrivere qualcosa). Come esattamente sarà diviso il lavoro tra noi due sarà meglio spiegarlo più avanti, quando la storia si sarà già delineata. Tutto per motivi…di trama e, se si può dire, di suspancecapirete più avanti. I nostri stili di scrittura sono, a dire il vero, leggermente diversi, ma ci stiamo seriamente impegnando al fine di renderli il più omogenei possibile….e per non combinare casini terribili con gli eventi! Questo primo capitolo l’abbiamo realizzato insieme, metà ciascuno, i seguenti contiamo di scriverli separatamente…vediamo chi indovina chi delle due scrive un capitolo e chi l’altro…

Detto questo…speriamo che la nostra storia vi piaccia…e che lascerete qualche recensione (positiva o negativa che sia)…

A presto

 

Hermia ed Izumi

 

 

 

Eravamo ragazzi…

 

***

 

Prologo

 

 

 

Dormitorio Grifondoro, Hogwarts - 31 Ottobre, ore 19:15

 

Sistemò con un colpo di bacchetta l’orlo del vestito. Finalmente era pronta.

Alzandosi dal letto andò a posizionarsi davanti allo specchio per verificare il risultato di tutte quelle ore di preparazione.

Poteva andare.

Certo, il vestito era comunque di seconda mano e il verde della stoffa faceva un po’ a pugni col rosso rame dei suoi capelli, ma si abbinava molto ai suoi occhi, risaltandone il verde smeraldo.

Vi applicò un filo di matita nera.

Quella sera i suoi occhi brillavano davvero in un modo insolito.

Certo era merito del vestito.

Ed anche un po’ del suo umore quasi alle stelle.

D’altronde non poteva essere altrimenti. Era la sera di Halloween.

Era riuscita ad ottenere un risultato quasi eccezionale col suo vestito. Ed era riuscita a conquistare il miglior cavaliere della scuola….

-Harry…-

Bisbigliò con un sospiro lasciandosi cadere sul letto attenta a non sgualcire il vestito.

Le sue guance si colorarono leggermente al pensiero.

Finalmente, dopo sei lunghi anni, era riuscita a farsi accompagnare ad un ballo dal famigerato Harry Potter.

Il fatto che fosse stata lei ad invitarlo poco importava, l’importante era il risultato.

Insomma, era innamorata di Harry da quando aveva dieci anni. Da quando quel timido ragazzino leggendario era entrato in casa sua come amico di suo fratello Ron.

Ricordava ancora i rimproveri di sua madre che riteneva la sua fosse solo una malcelata, e poco educata, ammirazione nei confronti dell’eroe di tutti i bambini del mondo magico.

E, forse, ammise osservando il soffitto, all’inizio era andata a quel modo.

Poi le cose erano cambiate.

Anche lei aveva iniziato ad andare ad Hogwarts e vantava della compagnia del ragazzo per ben nove mesi l’anno.

Lui le aveva salvato la vita al primo anno dopo la storia del diario.

Aveva scoperto che dietro l’eroe nazionale dalla mitica cicatrice, si nascondeva un ragazzo normale.

Con le sue paure.

Con le sue passioni.

Con i suoi amici e nemici.

Aveva imparato a conoscerlo ed i suoi sentimenti erano maturati.

Adesso poteva affermare, con un certo margine di sicurezza, di essere innamorata di Harry Potter.

E averlo come cavaliere la rendeva dannatamente felice.

A dire il vero non sapeva nemmeno dove avesse trovato il coraggio di chiederglielo…

Erano in biblioteca, appena il giorno prima, a studiare Trasfigurazione.

Avevano appena scoperto che Ron ed Hermione sarebbero andati al ballo insieme e lei era stata davvero felice per loro.

Insomma, che quei due fossero cotti l’uno dell’altra era storia.

E, ritrovatasi sola con Harry, aveva messo in atto il suo piano.

Aveva dovuto far appello a tutto il suo autocontrollo oltre ad imporsi fermamente di non arrossire o fare qualcosa di stupido come…impacciarsi.

Ed aveva iniziato un lunghissimo discorso senza capo né cosa che, alla fine, era andato casualmente a battere sul ballo.

Poi aveva stoicamente esordito, con un coraggio degno di una vera Grifondoro, nella mistica frase:

-Beh, visto che, lascia che te lo dica, sei senza speranza…potrei anche concederti l’onore di venire al ballo con te!-

Beh, il coraggio era da Grifondoro, ma la sfacciataggine e l’infamia erano degni di un Serpeverde.

E infine, sperando ardentemente che il luccichio nei suoi occhi non fosse troppo evidente, che l’esplodere del suo cuore nel petto non fosse talmente forte da essere udito persino da quel gruppo di Corvonero alle loro spalle e che il tremolio della sua voce potesse essere tranquillamente scambiato per il sintomo di un raffreddore mai riscontrato…il risultato era stato soddisfacente dato che, l’eroe dall’armatura rossa e oro, aveva accettato l’invito.

O meglio, aveva accettato l’invito ad invitarla.

Chissà, forse, nascosta da qualche parte, c’era una piccolissima speranza per lei ed Harry. E forse sarebbe bastato un po’ di coraggio in più per tirarla fuori.

E Ginevra Weasley, guardandosi per l’ennesima volta allo specchio, pronta per il suo accompagnatore, non poteva ancora evitare di chiedersi se non fosse tutto solo un sogno.

 

 

Sala comune Serpeverde, Hogwarts – 31 Ottobre, ore 19:29

 

Guardò per l’ennesima volta l’orologio appeso alla parete scura.

Aveva fissato un appuntamento con Pansy alle 19,30 in Sala Grande.

Un minuto.

Aveva un solo dannatissimo minuto e poi sarebbe stato costretto ad andare.

Gli veniva il voltastomaco al solo pensiero di dover passare un intera serata con Pansy Parkinson attaccata al braccio come la peggiore delle sanguisughe. Eppure non aveva scelta.

Perché, oltre ad essere tremendamente sfigato, era anche tremendamente idiota.

Vada per il Ballo del Ceppo del quinto anno, quando era ancora un innocente Serpeverde quindicenne, quindi la sua geniale uscita di invitare Pansy poteva essere giustificata dall’immaturità dell’epoca.

Lui era il ragazzo più temuto della scuola.

La nemesi.

Il nemico di San Potter e Lenticchia.

L’angelo disceso agli Inferi.

Il cattivo della situazione.

E lei era semplicemente la Serpeverde più popolare e snob della scuola.

E, per la sua mente da rimbambito quindicenne, quelli erano motivi più che validi per invitarla ad un ballo.

Beh, da allora erano passati ben due anni.

E, oltre ad aver acquistato un bel po’ di ulteriori centimetri e popolarità, si sarebbe presupposto che anche il suo cervello fosse un po’ più consistente.

E invece, dopo due anni, si ritrovava ad dover camminare di malavoglia in direzione della Sala Grande per andare ad un ballo con Pansy Parkinson.

Non poteva forse avere di meglio?

Decisamente si…

Pensò dirigendosi elegantemente verso la sua dama, senza nemmeno preoccuparsi di cosa lei indossasse o dirle qualcosa di adatto, e ripensando invece a come si era fatto incastrare.

Erano in sala comune, circa mezz’ora dopo il coprifuoco e alla fine di alcune ore di un pesante allenamento di Quidditch.

Era seduto su una poltrona, stanco morto, davanti al camino.

Non si era preoccupato minimamente dell’ingresso di Pansy nella stanza, del fatto che fossero soli ed lei stesse facendo uno dei soliti discorsi idioti.

Annuiva semplicemente fingendo di ascoltare.

Finchè, ad una domanda pronunciata con un tono di voce abbastanza alto, non si trovò a rispondere un:

-D’accordo!-

Solo dopo qualche secondo, riscuotendosi dal dormiveglia, si sarebbe reso conto di aver firmato la sua condanna.

Stupido.

Idiota.

Sfigato.

E non gli era nemmeno stato concesso il beneficio di arrivare in ritardo.

Era un Malfoy dopotutto.

E Malfoy, oltre ad una serie di epiteti poco gradevoli con cui di solito lo appellavano Lenticchia e compagnia, era anche sinonimo di gentiluomo.

E, preciso come un orologio, alle 19,30, Draco Malfoy stava offrendo il braccio alla sua dama, già pronta ad aspettarlo da secoli, accompagnandola verso i tavoli riccamente imbanditi.

Consolandosi solo al pensiero che nemmeno Potter era messo tanto bene. Stava infatti sorridendo ad una felicissima Ginny Weasley fasciata da uno dei suoi soliti vestiti di seconda (o giù di lì) mano.

 

 

Torre dei Grifondoro, Hogwarts - 31 Ottobre ore 19:30

 

Harry stava aspettando…era piuttosto nervoso a dire il vero…e ancora non riusciva a realizzare ciò che era accaduto.

Un attimo prima stava escogitando un modo per invitare Hermione al Ballo di Halloween…e l’attimo dopo Ginny era davanti a lui con un sorriso a 32 denti e gli occhi che le brillavano che gli chiedeva di essere suo cavaliere per la serata! In realtà non glielo aveva proprio chiesto…erano seduti in biblioteca e lei gli aveva chiesto, per fare conversazione, se aveva già invitato qualcuno per il Ballo, e quando lui le aveva detto di no, Gin gli aveva detto che se non aveva nessuno con cui andarci, potevano andarci insieme.

Non aveva avuto neanche il tempo di riflettere, aveva accettato…aveva DOVUTO accettare! Una delle sue migliori amiche, nonché la ragazza che aveva una gigantesca cotta per lui fin dal primo anno di Hogwarts, aveva preso il coraggio a due mani e lo aveva invitato…le avrebbe sicuramente spezzato il cuore, rifiutando…e così le aveva sorriso a sua volta ed aveva accettato.

E ora era là…ad aspettare lei ai piedi della scala dei dormitori femminili della Torre di Grifondoro…ma in realtà stava sognando come sarebbe andata la serata andando al Ballo con Hermione…

Già se l’era immaginato un milione di volte…lei meravigliosa nel suo abito elegante, gli sorrideva radiosa mentre ballavano abbracciati nella Sala Grande.

Ma purtroppo le cose non vanno mai come vorresti, ed Harry lo aveva più volte imparato a sue spese.

Comunque sarebbe benissimo riuscito a sopportare di vederla con un altro per tutta la serata, se solo quest’altro non fosse stato lui.

E non si era nemmeno degnato di dirglielo, il bastardo, aveva fatto tutto a sua insaputa…e così l’aveva scoperto nel peggiore dei modi…aveva visto Hermione entrare nella Sala Comune di Grifondoro felice come un pasqua perché lui l’aveva invitata…lui ed  Hermione Granger sarebbero andati insieme al Ballo, e si sarebbero divertiti tantissimo…

e Harry?

I suoi pensieri furono interrotti da Ginny, che scendeva aggraziata le scale.

Era davvero carina con quel lungo vestito che si intonava perfettamente con i suoi occhi verde brillante. Ed era perfino riuscita a domare i suoi ribelli riccioli rossi, che adesso erano stati lisciati e ricadevano elegantemente sulla sua schiena.

Per un attimo Harry non riuscì a trattenere un espressione di profondo stupore e Ginny sembrò essersene accorta perché divenne rossa come un pomodoro.

-Hey, Harry! E’ da tanto che aspetti?-domandò lei, cercando di superare l’imbarazzo.

-No!-mentì Harry- Sei uno schianto stasera!-stavolta non stava mentendo –Vuoi far morire d’invidia tutta la scuola?-

-Che gran bugiardo che sei! Ma grazie comunque!- rise lei, diventando sempre più rossa.

Lui le porse un delicato bouquet di violette (una compagna di Gin gli aveva detto che erano i suoi fiori preferiti) ed insieme si avviarono nella Sala Grande, che per l’occasione era stata addobbata con migliaia di zucche intagliate e candele sospese a mezz’ aria, oltre ai soliti pipistrelli che svolazzavano sopra le loro teste…dava davvero una sensazione magica la Sala quella sera, così Harry promise a se stesso e, anche se lei non lo sapeva, anche a Ginny che le avrebbe fatto passare la serata più bella ed indimenticabile della sua vita!

 

~

 

Hermione era ancora nella sua stanza per dare gli ultimi ritocchi al trucco…ci teneva proprio tanto ad essere perfetta per l’occasione, ed era per questo motivo che era dovuta andare di nascosto ad Hogsmeade per comprare un abito che fosse adatto alla serata, e l’aveva trovato!

Dire che era stato difficile sarebbe stato troppo riduttivo per descrivere la ricerca dell’abito, perché Hermione aveva dei gusti proprio difficili, come non aveva mancato di dirle con acidità la commessa del negozio…ma alla fine l’aveva trovato, e sembrava davvero fatto apposta per lei!

Era un abito lungo, di morbida seta, che aderiva perfettamente ad ogni curva del suo corpo e la faceva sembrare decisamente più slanciata…guardandosi criticamente allo specchio, la ragazza decretò che fosse giunto il momento di mettersi seriamente a dieta.

Ma il bello di quel vestito era la tinta bronzea che andava in perfetto accordo con le sfumature dei suoi bei boccoli, che per l’occasione erano stati raccolti in un’elegante coda alta, con qualche ricciolo che le scendeva morbidamente sulle spalle.

Si, era proprio perfetta…ed era quasi sicura che lui sarebbe rimasto a bocca aperta appena l’avesse vista…l’esperienza che aveva avuto negli ultimi anni con i ragazzi  le davano questa certezza.

Con un’ultima occhiata allo specchio, Hermione sorrise a stessa, poi si avviò verso la Sala Comune.

Era felice.

 

 

Il suo cavaliere era già seduto nella Sala Comune ad attenderla.

Era un po’ teso, ma non più di tanto…non era mica la prima volta che andava ad un ballo con un ragazza.

Certo, Hermione non era come tutte le altre…lo intrigava parecchio con quel suo sguardo misterioso che non faceva mai capire ciò che le passava per la testa, e poi c’era da dire che era proprio un bel bocconcino. Lui ci aveva messo un bel pezzo per accorgersene, mentre già gran parte della scuola si era reso conto di come Herm si fosse trasformata da timido bruco in sfacciata farfalla…davvero una splendida farfalla!

Poco dopo il suo arrivo era scesa dai dormitori femminili una compagna di Hermione, Lavanda Brown. Appena lo vide, lei arrossì violentemente, mentre lui le rivolse un sorrisetto accattivante, perché sapeva che la ragazza aveva un cotta per lui, ed anche se non gli importava nulla di lei, gli faceva comunque piacere sapere di essere apprezzato dal genere femminile.

-Ciao Ron!- disse Lavanda - Wow! Sei davvero elegante stasera…su chi devi fare colpo?- e gli rispose con il sorriso più seducente che fosse capace di fare.

-Solo su ragazze carine come te, spero!- rispose lui, pensando che non c’era nulla di male a flirtare un po’ con lei mentre aspettava Hermione.

-Allora, chi è il fortunato che ti porta al Ballo,stasera?- le chiese.

-Mi ha invitata uno del settimo di Corvonero, non credo che tu lo conosca…- rispose lei, ed il suo tono divenne piuttosto triste -…e tu con chi ci vai?- domandò con una nota lievemente irritata.

Ma non ci fu bisogno di rispondere.

 

-Salve gente!-

In quel momento Hermione comparve sulla cima delle scale, ed iniziò elegantemente a scendere, ancheggiando, forse un po’ troppo, per farsi notare da lui.

Aveva notato che stava parlando con quell’oca giuliva di Lavanda Brown, ma non aveva alcuna intenzione di fargli notare che in realtà la cosa la infastidiva.

Ron si alzò appena la vide, e rimase ammaliato dal suo portamento…indossava un abito estremamente aderente, con un’abbondante scollatura che metteva in mostra un decolleté mozzafiato, che gli fece venire in mente strani pensieri…

Hermione capì ciò che stava pensando, perché era arrossito in zona orecchie…esattamente la reazione che si era immaginata.

-Sei…sei davvero stupenda!-disse Ron, cercando di ricomporsi. Solo in quel momento si era reso realmente conto di quanto la fortuna fosse dalla sua parte.

Aveva invitato al Ballo la ragazza più bella della loro casa…e lei alla fine aveva accettato…

 

-Herm!…Hey, Hermione!- le aveva urlato lungo il corridoio per andare a Trasfigurazione- si può sapere perché hai tanta fretta?-

-Ron, che diavolo vuoi?- era parecchio nervosa e non aveva alcuna intenzione di arrivare in ritardo a lezione.

-Oh, non essere così gentile o potrei anche commuovermi, sai?- le rispose acido lui.

Ultimamente i due amici non andavano molto d’accoro…la causa probabilmente era il fatto che Ron cercava sempre di controllarla, di sapere cosa faceva, e poi la giudicava…e Hermione odiava essere giudicata.

Comunque erano sempre ottimi amici, se uno aveva bisogno, poteva sempre contare sull’appoggio dell’altro…si volevano bene dopo tutto.

-E sarebbe questo il motivo per cui mi stai facendo fare tardi?- gli rispose lei di rimando.

-No…avevo solo pensato che non ti sarebbe dispiaciuto ascoltare me che ti invito al Ballo di domani sera, ma evidentemente mi sbagliavo…ci vediamo Herm- disse freddamente, poi girò l’angolo e scomparve alla vista.

Hermione era rimasta senza parole…l’ultima cosa che si sarebbe aspettata da lui era questa…e in fondo lei ci voleva andare al Ballo con Ron!

Così nel pomeriggio era scesa nel parco dove si stavano svolgendo gli allenamenti di Quidditch della squadra Grifondoro e aveva distratto il portiere urlandogli dalla tribuna se voleva andare al Ballo con lei, e anche se l’intera squadra le avrebbe volentieri lanciato una maledizione senza perdono, ne era valsa la pena, perché Ron aveva accettato…era davvero fantastica la sua Herm.

 

-Grazie!Anche tu non sei male…- rispose lei con quel tono misterioso che lo faceva impazzire ed un sorrisetto seducente, riuscito molto meglio di quello di Lavanda, che osservava la scena lievemente accigliata.

Ed effettivamente non era una bugia…Ron era davvero affascinante con quella veste azzurro pallido, che metteva in risalto i suoi occhi color pervinca, profondi come il mare, nei quali avrebbe potuto perdersi in qualunque momento…e poi aveva legato i capelli rossi marchio Weasley in un codino che (lui lo sapeva bene) faceva impazzire tutte le ragazze…lo stesso effetto che otteneva il fratello Bill.

Poi Ron le porse un braccialetto decorato con splendidi boccioli di orchidea e glielo legò al polso con talmente tanta rapidità che Hermione rimase stupita.

-Ti sei esercitato in dormitorio per fare bella figura,Ron?- lo punzecchiò.

-Sai, frequentando tante donne, alla fine ci si abitua…- rispose lui ridendo.

-Certo, avevo dimenticato che ora sei un playboy!- Hermione lo prendeva sempre in giro a causa delle sue fans, ma neanche lei scherzava quanto ad ammiratori, e ciò l’aveva fatta diventare molto più sicura di sé negli ultimi due anni. Ridendo si avviarono verso il quadro della Signora Grassa, seguiti dalle occhiate invidiose di Lavanda, che avrebbe dato un milione di galeoni per essere al posto di Hermione.

Chiunque, guardandoli in quel momento, non avrebbe potuto non vedere i loro cuori scoppiare di felicità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P.S.: Ringrazio Catlady x la sua correzione…è un errore che faccio sempre...non ho mai capito perché…ed il bello è che prima di pubblicare mi ero ricordata di fare attenzione a questo particolare…sorry!!! Izumi

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Capitolo 2
*** When the dreams... ***


Ciao raga

Ciao raga!Siamo di nuovo noi, Hermia e Izumi!

Ecco qui un altro capitoletto che, come promesso, non diremo chi di noi due ha scritto…diremo solo che adesso proseguiremo scrivendo ognuna un capitolo diverso, trattando fondamentalmente le storie di differenti personaggi, che però si svolgono in parallelo.

Ma ora andiamo alla storia…finalmente è arrivato il fatidico Ballo di Halloween, ma sarà così speciale come se lo immaginano i nostri protagonisti?

Leggete e lo scoprirete…

 

                                 *****

 

 

Harry Potter e Ginny Weasley erano entrati in Sala Grande seguiti da un mucchio di sguardi.

 

Il fatto che fossero andati insieme al Ballo era dell’ottimo materiale per gente propensa al pettegolezzo, come Pansy Parkinson.

 

Infatti da quando erano entrati non aveva fatto altro che indicarli e sghignazzare con i suoi amichetti Serpeverde.

 

E quel viscido serpente di Draco Malfoy li guardava, sprezzante.

 

Ad un certo punto Harry fu quasi sicuro di avergli sentito pronunciare le parole “ pezzente” e “seconda mano” guardando nella direzione di Ginny.

 

Ma lei sembrò non averlo notato, per cui non valeva la pena di rovinarle la serata litigando con quello sbruffone.

 

La serata non si preannunciava molto interessante per Harry…infatti le solite tavolate erano state eliminate e sostituite da migliaia di tavolini, che lasciavano al centro della Sala uno spazio abbastanza grande per permettere agli studenti di scatenarsi nelle danze.

 

Personalmente, Harry non amava il ballo…trovava molto stupide le persone che si lanciavano in pista e si muovevano tutte allo stesso modo al ritmo della musica dalla Witch Band, un nuovo gruppo emergente nelle hit parade magiche.

 

Naturalmente non avrebbe voluto ballare…ma data la serata e l’impegno che aveva preso nei confronti di Ginny, decise di fare un strappo alla regola.

 

-Mi farebbe l’onore di concedermi questo ballo, signorina Weasley?- le chiese, facendo un profondo inchino e baciandole la mano.

 

-E come potrei rifiutare ad una così galante richiesta!- rispose lei arrossendo violentemente.

 

Avrebbe accettato qualunque fosse stato il modo in cui glielo chiedeva, se era lui a chiederglielo.

 

E così ballarono…

 

…ballarono…

 

…ballarono ancora e ancora…

 

             …e Ginny pensò che avrebbe potuto vivere così per sempre…abbracciata a lui…l’unica          persona che le importava veramente…lui…era tutto il suo mondo…la sua aria…il suo cuore…la sua anima…

 

             …e Harry pensò che non avrebbe resistito ancora per molto…gli era venuto il mal di mare a furia di girare su stesso…e poi gli facevano male da morire i piedi, anche se doveva essere nulla in confronto a quello di Ginny, per quante volte glieli aveva pestati…

 

Però lei sembrava così felice…

 

…si vedeva lontano un miglio che era radiosa…

 

E siccome lo scopo di Harry per la serata era proprio quello, in fondo qualche sacrificio avrebbe potuto anche sopportarlo per vederla a quel modo…

 

E poi, in fondo, non era una così brutta serata…

 

…Ginny era una compagnia davvero piacevole, lo metteva a suo agio invece di farlo sentire un fascio di nervi…l’effetto che gli facevano tutte le ragazze…

 

All’improvviso gli tornò in mente che prima o poi…più prima che poi…la serata sarebbe terminata e lui avrebbe dovuto spiegare a Ginny che lei per lui era solo un’amica…

 

Tutto ad un tratto gli baluginò nella testa la bruttissima idea che lei potesse pensare che lui l’aveva presa in giro…

 

…o peggio, che era andato al Ballo con lei solo per pietà nei suoi confronti…

 

…Harry non avrebbe potuto sopportare una simile accusa…non avrebbe mai fatto del male a Ginny…per lui era la sorellina che non aveva mai avuto…avrebbe dato la propria vita per salvare la sua…

 

No, si disse, la mia Ginny non penserebbe mai una cosa del genere di me…

 

Scacciò dalla mente questi brutti pensieri e decise di godersi la serata.

 

Ma con un’occhiata alla porta della Sala Grande il suo proposito andò a farsi benedire…

 

~

 

In quel momento la coppia più famosa del momento entrò nella Sala, seguita da numerosi e indiscreti sguardi: Ronald Weasley e Hermione Granger.

 

Erano due dei ragazzi più richiesti della scuola, nonché i più belli in assoluto tra i Grifondoro, secondo i sondaggi scolastici.

 

Harry e Ron non ne avevano mai parlato, ma probabilmente a Ron garbava molto essere migliore di Harry almeno in questo, perché, come gli aveva detto una volta Hermione, ‘Ron si sentiva sempre messo in ombra da un amico così ‘famoso’ come lui’.

 

Ma ormai questa non era più la realtà,o almeno così pensava Harry, perché Ronald Weasley aveva trovato la sua strada… era il portiere della loro squadra di Quiddich, e grazie al suo fascino e talento si godeva appieno la notorietà e tutti i vantaggi che ne derivavano.

 

Il contrario era per Hermione, che invece era rimasta la solita secchiona so-tutto-io di sempre.

 

Però con il passare del tempo era diventata una donna…davvero una bellissima donna, non c’era nient’altro da dire…e naturalmente tutta la scuola se n’era accorta…tutti, tranne le due persone che le stavano più vicino…che aveva imparato a guardarla col cuore e non con gli occhi…

 

…Ronald Weasley ed Harry Potter…

 

Ci avevano messo un bel pezzo per accorgersi che anche lei apparteneva al genere femminile.

 

Ma alla fine era successo, e purtroppo se n’erano accorti entrambi…ed ora Harry non sapeva proprio come sarebbe finita.

 

 

-Guarda chi c’è! Era ora che quei due si mettessero insieme- disse Ginny mentre li guardava –sono secoli che ci girano intorno!Se n’era accorta tutta scuola…-

 

-Già…-disse Harry nervosamente. ‘A quanto pare l’unico scemo a non essersene accorto in tutta la scuola sono io ’, pensò mentre Gin lo trascinava a salutarli.

 

-Ragazzi!Vi state divertendo?E’ davvero magnifica la Sala stasera, non trovate? Noi ci stiamo divertendo un mondo, vero Harry?Abbiamo ballato un sacco di belle canzoni…e poi Harry è davvero un ottimo ballerino!-disse Ginny a raffica, non riuscendo a trattenere la gioia di quel momento.

 

E Ron e Hermione non poterono fare a meno di lanciare una occhiata sbalordita ad Harry, perché entrambi sapevano della sua avversione per la danza.

 

Harry, che in quel momento si era lasciato cadere su una sedia stanco morto, e per la prima volta quella sera si era permesso di guardare Hermione…

 

…e dire che era bellissima era troppo poco per descrivere il candore della sua pelle, il roseo delle sue labbra, e gli occhi che brillavano come le stelle nel cielo…sembrava un angelo…anzi, pensò Harry, lo era sicuramente…

 

… fu così costretto a distogliere lo sguardo da quella meravigliosa visione.

 

-Si, è proprio una magnifica serata- rispose Herm -…peccato che non ci sia nessuno che mi inviti a ballare!-disse poi guardando Ron di sottecchi.

 

-Andiamo piccola, non penserai mica che ti inviterò a ballare…ti ricordo che i miei inviti non ti sono molto graditi…- rispose lui alludendo al suo invito per il ballo.

 

Così lei lo prese per un braccio e se lo trascinò in pista.

 

Ron andava molto fiero delle sue doti di ballerino…in passato gli erano spesso servite per far colpo sulle donne.

 

Il suo segreto stava nel mantenersi sempre a stretto contatto, facendo sentire la ragazza protetta tra le sue braccia…e la cosa riusciva alla grande…

 

Hermione adorava ballare, era un modo per liberarsi delle preoccupazioni…e poi c’era da dire che Ron non era niente male come partner, ma questo lo sapeva già…non che avesse mai ballato con lui prima…solo lo aveva sentito parlare così tante volte con Harry e Neville della sua fantastica tecnica, che la sapeva perfino a memoria.

 

Prima  afferrava la donzella con le sue braccia forti, stringendola in una dolce morsa…

 

In quel momento Ron le circondò la vita con le braccia e l’attirò con delicatezza verso di lui,tenendola stretta per non farla allontanare…

 

…poi la guardava negli occhi, perché le ragazze impazzivano sempre di fronte ai suoi occhioni azzurri…

 

…e la guardò negli occhi,in quei misteriosi occhi ambrati che lo intrigavano tanto, cercando di ammaliarla col suo sguardo profondo…

 

e infine le appoggiava la testa vicino all’orecchio e le sussurrava frasette dolci per farla sciogliere.

 

… poi le appoggiò il mento sulla spalla, era così vicino che lei sentiva il suo respiro caldo sul suo collo, e le scorse un brivido giù per la schiena.

 

-Sono davvero felice di essere qui con te stasera- le sussurrò all’orecchio –non sai da quanto tempo aspettavo questo momento- e mentre parlava le accarezzava la schiena con la punta delle dita.

 

Hermione doveva ammettere che proprio ci sapeva fare…ma ora si sentiva confusa perché non sapeva se con lei era sincero o stava fingendo…

 

‘Ma cosa ti aspettavi?’, si disse, ‘Non lo sai che sono i rischi che si corrono quando esci con il tuo migliore amico?!’.

 

Fatto stava comunque che Ron era riuscito nel suo scopo, perché lei si era rilassata e si faceva trasportare da lui a ritmo della musica…

 

Entrambi sorridevano guardandosi negli occhi…

 

Ron sarebbe stato lì in eterno, a perdersi nell’immensità di quegli occhi ambrati, così sinceri e al contempo così misteriosi…sapeva che lei stava cercando di leggergli dentro…lo faceva sempre sia con lui che con Harry…era due libri aperti per Hermione…

 

…era proprio curioso di sapere se l’intuito di Herm avrebbe fatto centro anche stavolta, ma chissà perché, ne dubitava.

 

Hermione cercava di leggere in quei magnifici occhi azzurri cosa stesse passando in quel momento nella testa del ragazzo…

 

Questo era il suo passatempo preferito…quante volte lo aveva osservato di nascosto, pur di poter scrutare nell’azzurro intenso degli occhi di Ronald Weasley, e scoprire cosa pensava…

 

… e poi trovare conforto e serenità solo in quello sguardo…

 

Hermione era convinta che in quegli occhi si trovasse la pace…

 

…o almeno lei riusciva a trovarla solo lì…

 

…ma non c’era solo questo…lo sguardo che il ragazzo le rivolgeva era speciale, e la faceva sentire speciale.

 

Ed era una bella sensazione, pensò Hermione, interrompendo il contatto visivo e accoccolandosi sulla spalla di Ron.

 

Proprio una gran bella sensazione.

 

~

 

Nel frattempo Harry era andato a prendere da bere per Ginny e per lui…

 

…erano davvero insopportabili quei due…non che si fossero messi ad amoreggiare in mezzo alla pista da ballo, assolutamente no…

 

…non era nel loro stile comportarsi in questa maniera…

 

Dovevano mantenere la reputazione, loro…e cedere al primo appuntamento li avrebbe senza dubbio fatti sfigurare.

 

Ma tutta quella situazione per Harry era…vomitevole…a dire il vero.

 

Ora però non si deve pensare che Harry non fosse altrettanto apprezzato dalla popolazione femminile…

 

Anche lui si era fatto un uomo…e attraeva le ragazze con il suo aspetto ‘da cucciolo indifeso ’  come la aveva definito Hermione una volta…i suoi occhi verdi erano irresistibili…

 

…ma soprattutto era sempre rimasto ‘famoso’…

 

…e di questo ne soffriva parecchio…

 

 Probabilmente chiunque avrebbe dato qualsiasi cosa per essere conosciuto quanto lo era lui…

 

Ma lui avrebbe dato qualsiasi cosa per essere un ragazzo normale…

 

…vivere con i suoi genitori…

 

…essere circondato da gente che lo vedeva per quello che era e che gli voleva bene per questo…

 

…e non essere predestinato a fare grandi cose rischiando continuamente la pelle…

 

A volte era davvero stufo della sua vita…l’unica cosa che lo risollevava era la sua amicizia con Ron, Ginny ed Hermione…un’amicizia sincera…con dei sentimenti sinceri…

 

Ma ora tutto il mondo di Harry sembrava crollare…la sua amicizia sincera che faceva da base al suo mondo si sarebbe disgregata da un momento all’altro.

 

Perché?

 

Ginny lo avrebbe odiato perché lui le avrebbe spezzato il cuore e infranto tutti i suoi sogni…tanto per cominciare…

 

E per quanto riguardava Ron e Hermione, aveva la netta sensazione che non sarebbe venuto fuori niente di buono da tutta quella storia…

 

 

 

-Ci hai messo un sacco!Ho pensato che mi avessi mollata qui e te ne fossi andato con un’altra- gli disse Gin non appena Harry tornò con una Burrobirra per lei e un bicchiere di Whisky incendiario  per lui…

 

…gli serviva qualcosa di forte per riuscire a superare la serata.

 

-Scusa…ma…c’era molta confusione- rispose lui in tono non molto convincente e si mise a scrutare la Sala…

 

…sembrava turbato…

 

Ginny si perse nei suoi pensieri…e senza accorgersene rimase imbambolata a fissarlo…

 

Solo quando sentì lo sguardo smeraldino di lui su di sé, se ne accorse, e questo la fece arrossire, così propose a Harry di fare una passeggiata nel parco, per non pensare alla brutta figura.

 

Ron e Hermione, che si erano appena seduti al loro stesso tavolo, considerarono l’idea di Ginny buona e si unirono a loro…con grande gioia di Harry.

 

Quei due passeggiavano accanto a loro abbracciati stretti stretti…

 

…talmente stretti che Harry pensò che si fossero legati con lo scotch magico.

 

Non avrebbe resistito ancora a lungo…

 

…moriva dalla voglia di strappare la delicata Hermione dalle possenti braccia di quel capellone tutto muscoli e niente cervello di Ron…

 

Per fortuna Ginny lo fece riscuotere dai suoi pensieri rabbrividendo rumorosamente, così che Harry si tolse la giacca e gliela poggiò sulle spalle.

 

Si sentiva davvero galante,ma non era uno sforzo, anzi…gli veniva spontaneo!

 

Non stava passando una brutta serata…però adesso si sentiva molto a disagio perché stava mentendo ad una sua amica e il momento della verità si stava avvicinando.

 

 

Il parco era davvero una meraviglia quella sera…

 

…erano stati creati un sacco di vialetti tortuosi, larghi al massimo per due persone, e fiancheggiati da cespugli di rose bianche, che diffondevano il loro dolce profumo nella fresca aria della notte…

 

…e poi in ogni aiuola era stata creata una statua di ghiaccio…ce n’erano di tutte le forme…alcune anche un po’ bizzarre come quella di una bellissima ninfa dei boschi seguita da un gigantesco unicorno che dava tutta l’aria di volerle pungere il fondoschiena.

 

Ad un certo punto Gin decise che era giunto il momento di fare una chiacchierata col suo fratellone, così chiese ad Hermione se aveva qualcosa in contrario a che lei le rubasse il cavaliere per un po’.

 

Hermione non vide alcun motivo per negarglielo, e così lei e Harry si avviarono verso un sentiero e  Ron e Ginny andarono nel verso opposto.

 

E così Hermione e Harry rimasero soli.

 

Finalmente soli, pensò Harry…

 

Era dall’inizio del Ballo che aspettava un momento simile…e ora era arrivato!

 

Sarebbe stato uno stupido a lasciarselo sfuggire.

 

-Forse te l’avranno già detto questa sera, ma sei davvero bellissima- le disse con tono disinvolto.

 

Non sapeva come affrontare l’argomento…per lui era la prima volta che dichiarava i suoi sentimenti ad una ragazza.

 

-Si, me l’ hanno già detto, ma sentirlo da te ha un valore speciale!-gli rispose lei sorridendo.

 

Harry le sembrava strano già da un paio di giorni…ma adesso lo era molto più di prima…e il peggio era che lei non riusciva a capirne il motivo.

 

Lui per lei era come un libro aperto, come Ron del resto…le bastava guardarli negli occhi per capire quali erano i loro problemi…

 

…ma ora si sentiva spiazzata perché in quegli occhi si era creata come una barriera che non le permetteva di arrivare a leggergli l’anima.

 

-Ecco…ti andrebbe di fare due passi?-

 

 Lei annuì e detto questo si avviarono silenziosamente lungo un vialetto che portava alla statua di una incantevole sirena.

 

Quando furono seduti sotto la statua, con i riflessi del ghiaccio che creavano dei giochi di luce sulla loro pelle, si guardarono negli occhi…

 

…era un’atmosfera magica nel vero senso della parola, perché in quel momento un gruppo di fatine girava loro intorno, spruzzando scintille di tutti i colori.

 

Hermione, pensò Harry, aveva lo sguardo curioso e una straordinaria capacità di leggerti dentro…

 

Era sicuro che avesse capito che doveva dirle qualcosa, ma stavolta non si sarebbe mai immaginata ciò che sarebbe successo dopo.

 

Erano occhi negli occhi, dalla profondità del verde smeraldo degli occhi di Harry a quella  ambrata degli occhi di Hermione, e poi…

 

lui la baciò…

 

Hermione era senza parole, si alzò di scatto e gli rivolse uno sguardo che pretendeva una spiegazione.

 

-Vedi…Herm, io ti voglio bene, e tengo davvero molto a te…-esordì lui, mettendosi a passeggiare nervosamente davanti a lei.

 

- Anch’io ti voglio molto bene Harry…-

 

-…si, questo lo so o almeno credo, ma io non ti voglio bene solo come amico…si…insomma…tu mi piaci molto, ecco- concluse lui,molto confuso.

 

Dietro di lui sentì il fruscio di un cespuglio smosso, ma non se ne preoccupò.

 

Attendeva una risposta…risposta  che però non venne mai.

 

In quel momento infatti Ron spuntò da un vialetto alla loro sinistra.

 

Era tranquillo…forse non aveva sentito nulla, e non si sarebbe mai immaginato che il suo migliore amico lo avesse pugnalato alle spalle.

 

Inoltre Harry notò che era solo.

 

-Hei, l’avete vista quella statua là dietro? Ha davvero una forma strana…-disse Ron pensieroso.

 

I due fecero segno di no con la testa.

 

- Dov’è andata Ginny?- gli chiese Harry, con il tono più naturale che gli riusciva.

 

- Boh!Sarà andata ad incipriarsi il naso o altre cose da donne…- rispose Ron in tono poco interessato, così Harry disse che andava a cercarla e levò il disturbo.

 

Tornando verso il castello, Harry pensò le avrebbe parlato l’indomani.

 

Probabilmente Ginny sarebbe stata l’unica di loro ad essere felice alla fine di quella serata.

 

Ma non sapeva quanto si stesse sbagliando.

 

 

 

                                   ******

 

 

Rivolgiamo i nostri ringraziamenti per le recensioni a:

Virckisss^_^ :per adesso non possiamo garantirti niente riguardo ai dialoghi perché i pensieri ci servono per inquadrare bene la situazione, ma in seguito cercheremo di inserire maggior dialogo.

Catlady:ti abbiamo già ringraziato nel chap precedente per la dritta! Speriamo anche noi di riuscire ad andare avanti con lo stesso stile del prologo.

Ludojane:grazie mille per i complimenti!Siamo contente che l’inizio sia piaciuto, anche se ancora non si è delineata esattamente la storia.

                                                                                          1 Kiss

                                                                                    Hermia e Izumi

 

                                                                                                                              

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Capitolo 3
*** ...don't come true ***


-Allora, Casanova, come va la serata

Eravamo ragazzi…

 

***

 

don’t come true

 

 

Svegliai tra pensieri il sogno

Entrai nell’idea di te.

Fermai tra le labbra il tempo

Contai una luna in più.

Non c’è primavera al mondo,

Se tu non ti ascolti dentro

La mia luna è piena,

Cosa fai lontana?

Passò sulla fiamma il vento,

Svegliò molte stelle in più.

Se avrai ali per guardare,

Se avrai occhi per volare,

Per confini aperti,

non dimenticarti di me

 

(Ali per guardare, occhi per volare – Pooh)

 

-Allora, Casanova, come va la serata?-

Chiese Ginny prendendo sotto braccio il fratello e lanciandogli un’occhiata leggermente maliziosa

Il ragazzo si limitò a sorridere e sospirare apertamente.

Anche Ginny sorrise vedendo la sua espressione. Niente da dire…entrambi i fratelli erano decisamente cotti ed entrambi stavano passando una serata da favola in compagnia della propria dama e cavaliere.

Era davvero felicissima per Ron ed Hermione.

Sapeva benissimo quanto, nonostante i battibecchi e le battute che quotidianamente animavano le loro giornate, quei due fossero legati da qualcosa di indissolubile. Qualcosa di forte…

Nessuno dei due però, voleva decidersi a fare la prima mossa…

Stupidi orgogliosi…

Pensò scuotendo la testa con un sorriso sarcastico…

Improvvisamente però si ricordò che nemmeno lei era nelle migliori delle situazioni…

Insomma, aveva invitato Harry al ballo…ma non aveva la benchè minima intenzione di rivelare al ragazzo i suoi sentimenti…

In realtà però, la loro situazione era un po’ diversa…

Harry era un tantino...scostante…

Al contrario del sentimento che legava Ron ed Hermione, non poteva affermare che quello che legava lei ed Harry fosse reciproco…

Lui era un buon amico, sempre presente. Gentile, premuroso. Ma, per l’appunto…un amico.

Niente, fino a quel momento, le aveva confermato che Harry fosse interessato a lei in modo particolare…

Ma forse, tutte quelle attenzioni e il comportamento di quella sera…

-E tu invece? Col nostro Cuor di Leone?-

Ron, indovinando i suoi pensieri, e consapevole dei sentimenti che la sorella provava da anni per l’amico, le pose l’innocente domanda.

Sangue Weasley non mente…

Si ritrovò a pensare Ginny mentre, con la stessa espressione assunta pochi minuti prima dal fratello, sospirava con sguardo sognante, ringraziando il cielo per la stupenda serata che stavano trascorrendo.

Harry era stato a dir poco meraviglioso.

Aveva ballato tutta la serata stretta tra le sue braccia, mentre tutto il mondo circostante si era ridotto a semplice sceneggiatura. Non contava nulla al di fuori di Harry…al di fuori di loro due, stretti l’una tra le braccia dell’altro…come nelle migliori storie d’amore…

Ne era sicura…niente e nessuno avrebbe potuto rovinargli quei momenti.

Attraversarono un viottolo buio, adatto più ad una coppia di innamorati che di fratelli, in silenzio, pensando ognuno al proprio amore poco lontano.

Vide Ron fermarsi ad osservare una statua di ghiaccio…

-Secondo te…questo cosa dovrebbe raffigurare?-

Chiese il ragazzo alquanto divertito.

Lei scoccò un’occhiata distratta alla statua…era il momento di mettersi a criticare le statue?

Era evidente che suo fratello non avesse la sua stessa impazienza di tornare dal suo partner…forse proprio a causa di quella sicurezza su cui rifletteva poco prima…

-E’ una fenice, Ron…-

-Dici? A me sembra più un…troll!-

Disse il ragazzo come fosse la più normale affermazione del mondo.

Ginny sbuffò sonoramente lasciando il braccio del fratello ed imboccando un viale illuminato alla sua destra, proseguendo per quella strada avrebbe raggiunto Harry.

Infatti dopo qualche passò potè sentire le voci dei suoi amici.

Harry le sembrava un po’ imbarazzato anche se non riusciva a sentire chiaramente ciò che stesse dicendo.

Effettuò ancora qualche passo nella loro direzione, curiosa di sapere di cosa stessero parlando.

Ron ancora guardava la statua di ghiaccio, che adesso somigliava ad una capra, da tutte le angolazioni.

Harry ed Hermione si erano appena seduti sotto una statua rappresentante una bellissima sirena.

Dalla sua postazione poteva sentire bene qualsiasi cosa dicessero senza essere vista, anche se una vocina nella sua testa continuava ad urlarle che non era la cosa migliore da fare.

Non le era mai piaciuta la gente che origliava.

Ma, tendendo le orecchie verso la coppia di amici, decise che, in fondo, non c’era nulla di male. Lo avrebbe confessato in seguito ai due, non si sarebbero certo arrabbiati.

Poi lo vide.

Ciò che non avrebbe mai voluto né dovuto vedere.

Si stropicciò gli occhi sperando ardentemente di aver immaginato tutto.

Harry…il suo Harry…

…aveva baciato Hermione?

No, non è possibile…

Pensò mentre i suoi attorno a lei diventavano ovattati ed il suo cuore prendeva a correrle veloce nel petto.

-Vedi…Herm, io ti voglio bene, e tengo davvero molto a te…-

Lanciò un’occhiata in direzione del fratello, per controllare che non stesse sentendo anche lui…niente, era tranquillo.

Sentì le lacrime pungere angli angoli degli occhi e tentò di ricacciarle.

- Anch’io ti voglio molto bene Harry…-

Inoltre, sentire Hermione che, ad un tanto lampante tentativo di dichiarazione da parte del ragazzo che avrebbe dovuto amare lei, rispondeva in modo tanto ingenuo…

…faceva male…

Faceva troppo male…

-…si, questo lo so o almeno credo, ma io non ti voglio bene solo come amico…si…insomma…tu mi piaci molto, ecco!-

Sentì appena le ultime parole di Harry, accelerò il passo tornando indietro…andando a sbattere contro Ron.

-Gin, dove vai?-

Chiese lui stupito dal suo comportamento afferrandola per un braccio.

-Tranquillo Ron, torno subito!-

Rispose tentando il sorriso più falso della sua vita che sembrò bastare al fratello.

Corse veloce, rischiando di cadere a causa dei tacchi alti.

Le arrivò lontana la voce preoccupata di Harry che chiedeva dove fosse andata a finire.

E sentì ancora più dolore nel constatare che la sua preoccupazione non era dovuta a lei, ma molto probabilmente al timore di essere stato sentito da Ron durante la sua dichiarazione.

Eppure, nonostante la sofferenza continuava ad imporsi di non piangere.

 

Si fermò, stanca e sconfitta, lasciandosi cadere su una panchina. Accanto ad una statua fin troppo simile a quella accanto a cui si era svolta la dichiarazione d’amore di Harry.

-Guarda chi abbiamo qui…una Weasley dall’aria distrutta!-

Strinse gli occhi ancora di più sentendo quella voce.

Una figura alta la sovrastava.

Malfoy…

Indossava un paio di pantaloni neri ed una camicia. Grigia, per metà sbottonata, che lasciava intravedere sul torace un inconfondibile medaglione.

Non era decisamente dell’umore di stare ad ascoltare gli insulti di Draco Malfoy.

Lo guardò di sbieco intimandogli sottovoce di togliersi dai piedi.

-Calma, piccola Weasley! Che succede, Potty ti ha lasciata per un'altra?-

Quello era decisamente troppo. La voglia disperata di piangere stava per avere la meglio su di lei.

Evitando accuratamente di guardare il ragazzo biondo negli occhi voltò la testa mordendosi con vigore il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare.

Si stupì quando lui non raccolse la possibilità di prenderla in giro che lei, così generosamente, gli stava offrendo su un piatto d’argento.

Si sedette accanto a lei, a distanza di sicurezza, osservando un punto indefinito.

-Che aspetti, Malfoy? Dammi pure un colpo mortale, purché lo faccia in fretta.- disse mentre la sua voce si incrinava ancora di più.

-Darti il corpo mortale? No, Weasley, no sei in vena, che gusto ci sarebbe?-

Rispose il Serpeverde con la sua voce ironica.

In un altro momento, senza dubbio, avrebbe infierito sulla povera ragazza, sciorinando tutto il suo vasto repertorio. Ma non in quel momento, non quando dal suo sguardo aveva capito di aver fatto centro.

-Chi sarebbe la sfortunata su cui Potter ha messo gli occhi?-

Non era però riuscito a trattenersi dal porre quella domanda. Avrebbe scommesso che era la Granger e voleva darsi quella piccola soddisfazione.

Ma la ragazza non voleva decidersi a rispondere.

-Scommetto che è la Mezzosangue!-

Bingo

Pensò mentre lo sguardo di Ginny si faceva sempre più cupo. Ammirò però la determinazione della ragazza. Era riuscita a non piangere, tratteneva ostinatamente quelle lacrime per chissà quale assurdo motivo.

-Dai Weasley, non dirmi che non te n’eri accorta! Tutta la scuola sa dell’ignobile triangolo Potter-Granger-Weasley…oh, pardon!-

Esclamò accorgendosi che, forse, si era spinto un po’ troppo oltre. Una lacrima infatti, impertinente, stava scorrendo sulla guancia della ragazza.

-No, Weasley…scherzavo! Però niente lagne, per favore!-

Era inorridito all’idea di ritrovarsi davanti ad una ragazza sciolta in lacrime, aveva già vissuto l’esperienza più volte con Pansy…

…orribile…

Quando Pansy Parkinson piangeva…era capace di risvegliare i morti…e non lo diceva solo perché tutti i fantasmi della scuola si riunivano attorno a lei non appena ne sentivano le grida…

La sua voce, già piuttosto alta, riusciva ad aumentare di almeno due ottave e lei non si tratteneva per niente dal gridare. Fatto che gli faceva desiderare ardentemente di fuggire…ma, fuggire da una ragazzina in lacrime, non era per niente da Malfoy.

Guardò con la coda dell’occhio la figura accanto a lui. Gli occhi rossi ma non più pieni di lacrime.

Scosse la testa…dubitava che Ginevra Weasley avrebbe inscenato un dramma come Pansy Parkinson. Eppure lei, questo doveva concederglielo, aveva un motivo semi-valido per abbandonarsi in piagnistei. Anche se la colpa era di Potter.

E Potter, non valeva le lacrime di nessuno.

Ginny tirò su col naso. Era…arrabbiata. E non solo perché Malfoy, nonostante i buoni propositi iniziali, stava inesorabilmente infierendo ma perché, dovette ammettere, aveva ragione.

Come…aveva fatto a non accorgersi dei sentimenti di Harry per Hermione? Come poteva essere stata tanto ottusa?

Adesso era arrabbiata…

Con Harry, che l’aveva presa in giro…

Con Hermione, che aveva conquistato il cuore di Harry…

Con Ron, che non si era accorto di nulla…

Con se stessa, che era stata talmente stupida, non solo da non capire, ma anche da lasciarsi prendere da speranze e sogni infantili…

Con Malfoy, che insisteva a mettere il dito nella piaga…

A proposito di Malfoy…cosa ci faceva lì?

Non doveva essere al ballo con la Parkinson?

Sorrise, decidendo di prendersi una piccola vendetta.

-Malfoy, è da tanto che sei qui fuori…Pansy ti starà cercando a quest’ora!- esordì con voce innocente.

E l’espressione che in quel momento attraversava il volto severo del Serpeverde, constatò con una punta d’orgoglio, era davvero impagabile.

Lui però la cancellò subito tentando di restare impassibile. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era lasciarsi ridere in faccia da una Weasley.

Restarono per qualche minuto in silenzio, quasi dimentichi della presenza dell’altro.

Ginny prese a contemplare il cespuglio di rose bianche accanto a lei, a destra della panchina. Avevano fatto davvero un ottimo lavoro col parco quella sera. Era davvero incantevole, nonostante non fosse nelle sue più rosee aspettative ritrovarsi seduta accanto ad un Malfoy sotto una statua di ghiaccio, avvolta da un’atmosfera inverosimilmente romantica.

Allungò una mano in direzione di una rosa, la avvicinò al volto annusandone il profumo delicato.

Era bella.

Tentò di staccarla dal gambo ma dovette ritrarre subito la mano. Una spina l’aveva punta.

Che stupida, lo sapevano anche i bambini che le rose hanno le spine.

Una goccia di liquido scarlatto aveva macchiato i petali candidi e adesso un’altra stava per scivolarle via dal dito. Rabbrividì quando una mano calda avvolse la sua ed avvampò quando le labbra di Malfoy si posarono gentilmente sul suo indice.

Represse l’impulso di ritirare via la mano, osservando l’espressione assorta del ragazzo. Gli occhi chiusi ed i capelli scompigliati sulla fronte.

-Vedi Weasley…- disse lasciandola andare ed allungando il braccio in direzione del cespuglio.

-…una rosa, è come la vita.- continuò afferrando il fiore che l’aveva punta. Effettuando quel gesto le si era avvicinato.

Poteva addirittura sentire il suo profumo e il suo respiro leggero sulla spalla.

-E’ bella, ha un ottimo profumo…ma ha le spine!-

Staccò il fiore dal cespuglio.

-L’importante, è saperla prendere.- finì frapponendola tra i loro volti.

Ginny lo guardò negli occhi. L’espressione seria, imperscrutabile.

Il ghiaccio creava uno strano gioco di luce sulle sue iridi grigie. Il suo volto chiaro era stranamente luminoso.

Si chiese cosa stesse pensando.

Poi lui le afferrò una mano tremante invitandola a prendere la rosa in un punto in cui era priva di spine. Osservò la scia scarlatta che il suo sangue aveva creato sui petali immacolati.

Draco sorrise, poi si alzò offrendole una mano. Si ritrovarono ancora faccia a faccia.

Gli occhi verdi di Ginny erano adesso profondi e assorti, mentre il suo sguardo scorreva dalla rosa all’anello con lo stemma dei Malfoy sulla mano di Draco, lontani anni luce dalla tristezza di pochi minuti prima.

No, Potter non valeva le lacrime di nessuno…

…tanto meno di Ginevra Weasley…

-Ci vediamo, Weasley!- sussurrò il ragazzo sfiorandole una guancia.

Poi la lasciò sola con i suoi pensieri.

Con una rosa bianca in mano.

E una grandissima confusione.

 

Riallacciandosi la camicia Draco rientrò in Sala Grande. Subito il suo sguardo incontrò un’alquanto imbronciata Pansy Parkinson occupata nell’importante mansione di reggere il muro alle sue spalle.

Si diresse verso di lei, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più accattivanti e le porse la mano, invitandola a ballare una canzone melensa che suonava in quel momento.

L’espressione contrariata della nera sparì non appena si ritrovò tra le braccia del suo cavaliere.

Lui sorrise, compiaciuto dalla sua innata capacità di accattivarsi chiunque e dalle sue ottime doti di attore. Nessuno era mai stato capace di distinguere i suoi atteggiamenti più falsi, da quelli più veri.

Con una punta di rammarico vide Weasley e Granger avvinghiati.

Per non parlare dell’idiota sopravvissuto, seduto ad un tavolo, da solo, con la sua solita espressione vuota. Osservava gli amici ballare trangugiando del whisky dal suo bicchiere stracolmo.

Sperò vivamente che si ubriacasse e si svegliasse il mattino dopo con un mal di testa da primato.

Era l’unica esperienza che un idiota come lui potesse meritarsi di vivere.

Ripensò alla ragazza che aveva appena lasciato da sola nel parco.

Veniva da ridere al pensiero di quanto il mondo fosse stupido.

Stupido e assurdo.

Perché la gente aveva sempre la spiccata capacità, soprattutto in campo sentimentale, di desiderare qualsiasi cosa…tranne quella che avrebbe potuto davvero ottenere?

A quella domanda la sua mente acuta, purtroppo, non era capace di dare risposta.

 

Gli innamorati e i pazzi hanno i cervelli in tale ebollizione,

e tanto fervide son le loro fantasie, che concepiscono

più di quanto il freddo raziocinio mai comprenda.

 

(A midsummer night’s dream – W. Shakespeare)

 

Beh, lui per quella sera, aveva svolto il suo compito.

Ginny Weasley non aveva pianto per Harry Potter.

E quello, sperò facendo volteggiare la sua dama, poteva rivelarsi un elemento fondamentale per riparare a quelle notti.

Quando i sogni…non diventano realtà…

 

 

 

 

 

Ecco la fine del 2° capitolo…speriamo che vi piaccia! Che ne dite di come i fatti si stanno evolvendo?

Ricordiamo che sono bene accette critiche e consigli…!

 

Thanks:

 

Dark_cress: come vedi non ci siamo dimenticate affatto di Draco…e come si potrebbe?! ^_^ Speriamo ti piaccia il personaggio che stiamo descrivendo! Comunque grazie tante per i commenti, sei stata molto carina.

Zina: Hermione ed Harry? Non sappiamo…i fatti si complicheranno comunque ancora per un po’…Grazie tante per i complimenti!!!

Jennina: come vedi le tue previsioni si sono avverate…lì dietro c’era Ginny. Bastardo Harry dici…? (Izumi si sta trattenendo dal dichiarare esplicitamente di essere d’accordo!!!) Forse un po’…^_^ Grazie tantissime anche a te!!!

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Capitolo 4
*** If you drove me on the way ***


Chiuse di scatto il libro di Pozioni

Eravamo ragazzi

 

***

 

If you drove me on the way

 

 

 

Mi chiamibella”? Rimangiati quel “bella”!

Per Demetrio che ti ama, “bella” sei tu. Oh bella felice!

 

(…)

 

Se tutto il mondo fosse mio, escluso solo Demetrio, 

te lo darei, se potessi cambiarmi in te .

Oh, insegnami il modo in cui guardi, e con quale arte

influenzi i moti del suo cuore.

 

(A midsummer night’s dream – W. Shakespeare)

 

 

Chiuse di scatto il libro di Pozioni.

Solo un altro minuto e l’avrebbe tirato fuori dalla finestra.

Fortunatamente solo un giorno li separava dalle tanto agognate vacanze natalizie.

Che poi proprio quel giorno Piton avesse deciso di datare un compito in classe poco importava.

Si stiracchiò comodamente sulla poltrona portando con un gesto distratto i lunghi riccioli rossi dietro la schiena. Era tremendamente annoiata.

La Sala Comune era stranamente vuota. Certamente tutti erano al momento in giro a bighellonare sulla neve.

Beh, poco male.

Le piaceva la solitudine.

Strano a dirsi ma, dati gli ultimi eventi, preferiva di gran lunga starsene da sola in santa pace a rimuginare e, perché no, piangersi addosso.

Era da circa...un mese e mezzo che evitava accuratamente di rimanere per troppo tempo da sola col magico trio. Consumava velocemente i pasti e tentava di passare in biblioteca il minor tempo possibile dato che, come sempre, loro erano lì a studiare con lei.

Anche adesso…

Pensò allungando le gambe sul tavolino di fronte in un gesto poco signorile.

Tanto era sola.

Tentò ancora una volta di analizzare la sua situazione:

Harry l’aveva invitata al Ballo di Halloween.

Ron aveva invitato Hermione al Ballo di Halloween.

Harry si era dichiarato ad Hermione.

Lei era scappata.

E da allora non aveva più rivolto la parola ad Harry, odiava Hermione ed era diventata insofferente nei confronti di suo fratello.

Complimenti Gin, davvero bella situazione…

Non sapeva davvero come comportarsi. Harry tentava quasi ogni giorno di parlarle e chiederle cosa non andasse e, dato che l’aveva mollato al Ballo senza una spiegazione e lo evitava come la peste, forse, aveva ragione.

Ma cosa esattamente avrebbe potuto dirgli?

Che aveva sentito la sua dichiarazione?

Che era gelosa?

Che lo…amava?

Perché, dopo tutto, sentiva ancora qualcosa per lui.

Idiota…e patetica…

Non faceva altro che ripeterselo, il suo atteggiamento era assolutamente patetico: il ragazzo che amava la prendeva in giro ed era innamorato della sua (ex) migliore amica e lei non faceva altro che…morirgli dietro lo stesso?

Patetico.

Assolutamente…patetico.

E tutto ciò le faceva anche rabbia.

-Certo Dean, figurati! E’ sempre un piacere aiutarti.-

Hermione e Dean erano appena entrati nella sala vuota con una serie interminabile di libroni in mano.

Volse gli occhi al cielo alzandosi di scatto dalla poltrona. Era del tutto intenzionata a mettere quanta più distanza possibile tra lei e la ragazza castana.

-Ferma lì, Gin.-

Le ordinò imperiosa Hermione.

Ma…chi si credeva di essere?

Vide con la coda dell’occhio Dean salire velocemente le scale.

Perfetto, erano sole.

-Che succede, Hermione?- chiese sorridendo.

Ultimamente stava imparando a recitare davvero bene. Elargiva sorrisi a chiunque pur di essere lasciata in pace e far vedere a tutti che stava bene e non aveva bisogno di nulla.

-Dovrei essere io a chiedertelo, Ginny.- continuò seria posando i libri sul tavolo e sedendosi sul divano -Siediti!-

Ginny le voltò incurante le spalle ed andò ad appoggiarsi al davanzale della finestra.

Non che non si sedeva!

 

 

-Ma smettila Hermione! Ho sentito tutto la sera del Ballo. Io sono innamorata di Harry e non puoi negare di essertene accorta e, dato che le sue attenzioni sono rivolte a te, scusa tanto se mi arrabbio e voglio starmene per i fatti miei!-

Ecco, l’aveva fatto.

Aveva inveito contro Hermione.

Aveva…tentato in tutti i modi di trattenersi, di evitare una scenata.

Aveva contato fino a cento, aveva trattenuto il respiro, aveva guardo la neve cadere…ma non era servito a nulla.

Un tremendo senso di frustrazione l’aveva assalita e non aveva potuto resistere.

Non dopo che Hermione le aveva ricordato di poter contare su di lei.

Che era una sua grande amica.

Che non voleva vederla soffrire.

Belle parole, Herm…complimenti davvero…

Adesso, come quella sera, sentiva le lacrime pungere.

Le mancava il respiro, aveva bisogno di stare da sola. Di respirare, di piangere, di urlare.

-Ginny io…-

La ragazza tentò di avvicinarsi per consolarla ma quel gesto le diede ancora più fastidio.

Non voleva la compassione di Hermione.

Non ne aveva per nulla bisogno.

-No!- urlò scostandola brutalmente. -Nulla Hermione! Oltre Harry non pretendevo nulla. Perché non posso…lascia stare!- disse allontanandosi definitivamente mentre le luci del tramonto entravano dalla finestra ancora aperta.

Salì velocemente le scale che portavano al dormitorio del sesto anno.

Aprì la porta di scatto e di nuovo la chiuse dietro di sé.

Merlino, se era stanca.

Stanca di tutto.

Si lasciò cadere sul letto coprendosi il viso con un braccio e lasciando che le lacrime le scivolassero lente sulle gote.

Alla fine aveva pianto.

Però non per Harry.

E nemmeno per Hermione.

Piangeva per se stessa. Per la rabbia che provava. Per la voglia di prendere a pugni qualcosa.

Perché si sentiva stupida.

Decise che avrebbe pianto tutta la sera, anche tutta la notte se ne avesse avuto voglia.

Si alzò per chiudere le imposte. Le urla dei ragazzi che giocavano nel parco erano troppo per lei da sopportare.

Mentre tornava verso il letto, scossa dai singhiozzi, posò lo sguardo sulla sua scrivania.

Un sorriso amaro le si dipinse sulle labbra.

Sedette sulla sedia in legno davanti al mobile e prese a contemplare ciò che vi era posto sopra.

La rosa di Draco.

All’inizio era rimasta stupita.

Dopo una settimana non era ancora appassita.

E, più i giorni passavano, più restava bella e fresca come la prima sera.

Erano passati quasi due mesi e quella stupida rosa non voleva saperne di appassire.

Non c’era altra spiegazione: Draco doveva aver fatto un incantesimo.

Persino la scia del suo sangue, lì, sul petalo più esterno, appariva ancora scarlatta, come si fosse appena punta.

E, notò stupendosi, ancora una volta non aveva più le lacrime agli occhi.

La annusò.

…una rosa, è come la vita. E’ bella, ha un ottimo profumo…ma ha le spine!

Sorrise ancora una volta. Amaramente.

La prese tra le mani, senza pungersi.

L’importante, è saperla prendere.

Davvero Draco Malfoy aveva detto una cosa simile?

Lo stesso Draco Malfoy che prendeva sempre in giro lei, la sua famiglia e tutto il resto?

Beh, qualunque Draco Malfoy fosse…era stato davvero molto saggio…

Ma come faccio a prendere la vita senza pungermi, Malfoy?

 

 

Aprì la porta dello spogliatoio con un calcio.

Era arcistufo di tutto.

Di Piton…

Di Blaise…

Di Pansy…

Di suo padre…

Di Voldemort…

Possibile che non potesse starsene un’intera giornata in pace senza che nessuno andasse a rompergli le scatole?!

Fortuna che durante le vacanze sarebbe rimasto a scuola.

E c’erano delle ottime probabilità che non ricevesse nessuna lettera e non vedesse nessuno.

Per sicurezza avrebbe sigillato tutte le uscite della sua camera, anche le tende del baldacchino, se necessario.

Afferrò di malagrazia la sua Firebolt (si, ne aveva una anche lui, come Potter!), ed uscì nella neve.

Infilò i guanti in pelle e si assicurò meglio la sciarpa verde-argento alla gola, poi decollò.

Sentire l’aria gelida sul volto aveva un effetto prodigioso. Lo faceva sentire libero.

Sorvolò a velocità massima tutto il parco del castello senza mai abbassare lo sguardo, sperando che tutto ciò che c’era sotto di lui sparisse per sempre, risucchiato in un vortice scuro, e lo lasciasse finalmente libero.

Desiderò ardentemente rompere le catene che lo tenevano prigioniero della vita…

Oltrepassò il castello effettuando uno slalom tra le torri.

Veloce…

Guardò per un attimo in basso, in direzione del lago e notò una figura camminare lentamente tra la neve…si abbassò in modo da poterla riconoscere, poi sorrise sarcasticamente...

Ginevra Weasley…

Ancora per una volta da sola, lontana dal Magico Trio…si avvicinò silenziosamente, ancora a cavallo della sua scopa fino ad esserle a fianco…

-‘sera Weasley!- sussurrò.

La ragazza si voltò di scatto impaurita, poi fece una smorfia esasperata continuando a camminare per la sua strada…

Ancora lui?

D’accordo, gli era grata per quello che aveva detto la sera del ballo ma…avrebbe volentieri fatto a meno di discutere anche con lui.

Poi ripensò alla rosa che ancora faceva bella mostra di sé sulla sua scrivania e decise che magari non l’avrebbe cacciato via…

Draco smontò dalla scopa accompagnandola silenziosamente nel suo cammino…

-Ho litigato con Hermione!- disse Ginny semplicemente.

Non aveva davvero intenzione di dirlo a lui, però aveva bisogno di parlarne e, dato che ultimamente non aveva più amici con cui si sarebbe volentieri confidata, e si era ritrovata accanto un Draco Malfoy che stranamente sembrava ben intenzionato…aveva agito di conseguenza…

-Mi dispiace.- rispose dopo alcuni secondi di silenzio il ragazzo non riuscendo a trovare intanto qualcosa di più adatto e meno falso da dire.

-Non è vero! Ma va bene così.- sussurrò lei.

Continuarono a camminare senza dire una parola per un po’, lasciando delle profonde scie sulla neve fresca…

Ginny si fermò rabbrividendo per il freddo. Chiese con uno sguardo malinconico al ragazzo di rientrare.

Lui assentì con un lieve gesto del capo, poi si sfilò la sciarpa gelando e gliela pose attorno al collo allacciandogliela in modo da non farle sentire più troppo freddo.

Lei lo guardò stupita.

Quello era decisamente troppo.

Insomma lui era…

…lei era…

Bah…

Draco sorrise di scherno notando la sua espressione e, con voce distaccata disse:

-Pensa a cosa diranno Lenticchia e San Potter vedendoti entrare in Sala Grande per la cena con la sciarpa dei Serpeverde al collo.-

Sorrise anche lei. Stava scoprendo un lato di se stessa alquanto interessante.

Era…divertita all’idea di far ribollire di rabbia il Magico Trio.

Sentì che, se avessero fatto le facce che si aspettava…sarebbe stata molto soddisfatta.

Poi ripresero a camminare dirigendosi verso il castello. Ormai era buio.

Il cielo inglese era ricoperto di grossi nuvoloni carichi di neve. Si intravedeva solo uno squarcio di cielo limpido trapuntato di stelle.

Una domanda nuotava nella testa di Ginny da un pezzo.

Si decise finalmente a porla.

Voleva togliersi quel capriccio.

-Cos’hai fatto a quella rosa?-

Non si meravigliò notando lo sguardo divertito sul volto del ragazzo, anche se, al tempo stesso, vi lesse qualcosa di indefinito che non riuscì a decifrare.

-Qualcosa che ti aiuterà a ricordare quello che ti ho detto.-

Non rispose subito.

Era sicura che avrebbe ricordato le parole di Draco anche senza ricorrere a quell’espediente.

-E’ difficile.- sussurrò soltanto alla fine.

-Ricordare?- domandò lui fingendo di non aver colto il senso della sua affermazione.

Lei scosse la testa.

-No…saper prendere la vita.-

-Tu alla fine hai preso la rosa senza pungerti.-

Erano già arrivati all’ingresso del castello quando Draco pronunciò quelle parole. Il suo fiato si condensava sempre di più in una nuvola bianca per via del gelo.

La ragazza ripensò a come esattamente aveva preso il fiore.

In realtà non l’aveva afferrato lei.

Draco le aveva indicato il verso giusto.

Alzò lo sguardo corrucciata ma…si accorse di essere sola.

Il ragazzo si era come volatilizzato.

Anzi…si era proprio volatilizzato, pensò Ginny osservando un punto scuro che si dirigeva alla velocità di una Firebolt verso il campo di Quidditch.

Eppure avrebbe giurato di avergli sentito dire qualcosa prima di andarsene.

Le spine, per quanto proviamo ad evitarle, ci saranno sempre, Weasley…

Ma doveva esserselo immaginato. Quello non era decisamente da Malfoy.

Rientrò con un sorriso misterioso stampato sul volto.

Forse sarebbe riuscita a prendere la vita senza pungersi…bastava farsi guidare dalla persona giusta.

Si strinse nella sciarpa verde-argento impregnata di un profumo ormai familiare e si diresse a testa alta verso il tavolo dei Grifondoro, ancora semivuoto, per la cena.

 

 

Draco adagiò la scopa al suo posto e fece per uscire, quando sentì un rumore provenire dallo spogliatoio dei Grifoni.

Sorrise sadico, sperando di poter prendere in giro qualcuno.

Un po’ di svago prima della cena.

Varcò l’uscio del loro spogliatoio ed il suo sorriso si allargò quando si scontrò con un volto pieno di lentiggini.

-Salve Lenticchia.-

Una piccola, maligna idea, aveva preso forma nella sua mente nel momento in cui aveva visto i capelli rossi, così simili a quelli della sorella, del ragazzo.

Con sguardo curioso iniziò a guardare dietro le spalle del Grifondoro, come se stesse cercando qualcosa.

-Sai che quasi non ti riconoscevo senza Potter e Granger alle spalle?!- disse con tono volutamente tagliente.

-Che diavolo vuoi Malfoy?-

Con noncuranza il ragazzo biondo si sedette su una panca fingendo di allacciarsi le scarpe.

-Che cattive maniere Weasley. Pensare che volevo solo aiutarti!-

Il rosso gli lanciò un’occhiata truce, poi si diresse a passo spedito verso l’uscita principale.

-Sai…- disse alzandosi lentamente -…con gli amici che ti ritrovi, fossi in te starei attento alla mia ragazza.-

Ron si fermò appena sulla soglia digrignando qualcosa tra i denti.

-Dato che…non capita tutti i giorni che il mio migliore amico le faccia una dichiarazione d’amore coi fiocchi.-

Il rosso si voltò verso di lui furente mentre un lampo di incertezza gli illuminava gli occhi.

Il sorriso di Malfoy era sempre più soddisfatto.

-Ops…non dirmi che non lo sapevi! Forse avrei fatto meglio a star zitto.- sibilò falsamente dispiaciuto mentre un furioso Ron Weasley si dirigeva a grandi passi fuori dallo spogliatoio, verso il castello.

Appena rimasto solo Draco si lasciò cadere di nuovo sulla panca dietro di lui.

La faccia di Weasel era stata davvero impagabile. Sperò di arrivare in tempo per vedere la sfuriata che avrebbe fatto.

L’infallibile Trio distrutto…che soddisfazione!

Eppure…non era quello l’unico motivo per cui aveva parlato con Lenticchia.

La verità, pensò inarcando la testa all’indietro e battendola leggermente al muro, era che stava prendendosi una vendetta non sua.

E si stava decisamente confondendo le idee.

Una insistente voce nella sua testa gli urlava che non sarebbe stata quella la cosa giusta da fare per...

Sospirò alzandosi di scatto ed uscendo.

Accelerò il passo…almeno si sarebbe preso la soddisfazione di assistere allo show.

 

 

 

 

 

Allora…come vi sembra? Tutto sembra andare per il verso sbagliato al Magico Trio…chissà…

Dal prossimo capitolo vi spiegheremo chi delle due scrive i diversi capitoli e narra i diversi eventi…

Ringraziamo:

Zina: cm vedi il caos regna ancora sovrano…dovrai aspettare un po’ x vedere se deluderemo o meno le tue aspettative…grazie x i tuoi commenti!

Jennina: Davvero ti è piaciuta la storia della rosa? Anche a quella delle due che l’ha scritta è piaciuto davvero tanto immaginarla ed è felice che ti sia piaciuta! E siamo anche molto felici che Draco ti piacia…x quanto riguarda Harry…beh…poverino!!! Però cerca di capirlo…è stato rifiutato…grazie anche a te x la recensione!

Claccy92: davvero molto esauriente la tua recensione…comunque ecco il 3° chappy, ke te ne esembra?

Seyenne: Draco/Ginny?! Presto lo saprai!!! La fic è davvero incasinata x adesso ma ci piace un sacco descrivere questo macello…grazie mille!!!

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Capitolo 5
*** Quello che vorresti non accadesse mai ***


Ciao a tutte

Ciao a tutte!! Sono Hermia. In questi ultimi capitoli abbiamo tralasciato le avventure del trio, che ora verranno riprese un po’ nei prossimi capitoli. Spero che vi piacciano!!

 

Come abbiamo già accennato nel prologo, ci siamo divise i personaggi della storia; Izumi tratta le avventure di Draco e Ginny, mentre io mi occupo del magico trio.

Di conseguenza, visto che scriviamo un capitolo ciascuna ( di solito), ognuna risponderà alle proprie recensioni nel suo prossimo capitolo.

 

Hermia

 

Capitolo 4: Quello che vorresti non accadesse mai

 

 

Era passato un mese e mezzo dal Ballo di Halloween…ancora un giorno e sarebbero arrivate le vacanze di Natale.

 

Guardandosi alla spalle, né Harry, né Hermione avevano avuto rimpianti per come erano andate le cose.

 

Almeno, non fino a quel momento…

 

 

Hermione Granger per la prima volta nella sua vita non riusciva a trovare in nessun libro la soluzione ai suoi problemi.

 

Stava seduta in Biblioteca guardando torva una pila di libri posta davanti a lei, come se le avessero fatto un affronto personale.

 

Era davvero giù di corda…e non aveva più nessuno che la consolasse perché quando i tuoi migliori amici ci provano entrambi con te, e per giunta nella stessa sera, non puoi fare altro che allontanarli.

 

Da quella sera evitava di restare sola con quei due, ed ogni volta che la avvicinavano, li respingeva con la scusa dello studio, che in bocca a lei era più che valida.

 

E almeno in questo era certa di aver fatto la cosa giusta.

 

Quello su cui aveva mille dubbi era se fosse giusto tenere nascosto ciò che era successo a Ron e Ginny.

 

In fondo avevano il diritto di sapere…

 

Le dispiaceva tantissimo mentirgli o evitarli…loro erano i suoi amici…ma se questo poteva servire a non far scoppiare un putiferio e a non fare soffrire nessuno, allora si sentiva un po’ meno male.

 

L’ultima cosa che Hermione voleva era che Harry e Ron litigassero tra loro per colpa sua…solo stando sempre insieme a loro ci si rendeva conto di quanto fosse speciale l’amicizia che c’era tra quei due.

 

Si ricordava come se fosse successo il giorno prima, quando al sesto anno li avevano battezzati ‘il magico trio’ , perché erano riusciti a sopraffare Voldemort per l’ennesima volta da soli, e solo con le loro forze.

 

Molti pensavano che tutti e tre fossero inseparabili amici per la pelle. Ma la realtà era che, nonostante Ron e Harry volessero davvero molto bene alla ragazza, con lei non vi era quel feeling che invece legava quei due.

 

-Hermione? Scusami se ti disturbo- disse cautamente Dean Thomas, perché sapeva benissimo che distogliere Hermione dai suoi studi era come svegliare un cane che dorme…alla fine entrambi mordono!

 

-Ciao Dean! Tranquillo, non mi disturbi affatto. Dimmi. -

 

-Vedi, la McGranitt mi ha detto che quest’anno rischio seriamente la bocciatura in Trasfigurazione, così mi chiedevo se durante le vacanze tu potessi darmi una mano…-le spiegò lui mentre si dirigevano nella Sala Comune di Grifondoro.

 

-Certo Dean, figurati! E’ sempre un piacere aiutarti. - gli disse lei oltrepassando il ritratto della Signora Grassa con estrema difficoltà, a causa dell’enorme pila di libri che aveva in mano.

 

La Sala Comune era deserta, ad eccezione di una ragazza dai capelli rossi seduta scompostamente su una poltrona e che non appena la vide, si alzò di scatto come se la sua sedia avesse preso fuoco, e si diresse rapidamente verso le scale del dormitorio.

 

 

Era chiaro che quella povera ragazza stesse soffrendo moltissimo.

 

Lo leggeva in quegli occhi incredibilmente verdi.

 

E glielo dicevano anche il suo intuito femminile e quel senso di solidarietà che lega due ragazze…che soffrono entrambe…

 

Hermione non riusciva ad immaginare esattamente cosa Ginny stesse provando in quel momento, perché non le era mai capitato di essere rifiutata da un ragazzo…però sentiva dentro di sé che non doveva essere per niente una bella sensazione.

 

Visto che la situazione si era complicata parecchio, Hermione non sapeva nemmeno se Harry le avesse parlato o meno (non per dirle quello che era accaduto nel parco, ma per spiegarle che non voleva prenderla in giro)…ma immaginava di si…

 

Harry poteva essere tutto fuorché un bugiardo.

 

E così si sarebbe anche spiegata la reazione di Ginny. Lei e Ron ne avevano parlato una volta, preoccupati per le sue condizioni, ed avevano concordato nel dire che la sua reazione era così strana da non farla sembrare neanche lei.

 

Tutti si sarebbero immaginati scenate e pianti a dirotto, oppure settimane di apatia totale…ma senza dubbio non quello.

 

‘Sembra tranquillissima, non fa trapelare neanche la minima emozione…si limita ad evitarci tutti quanti ’ le aveva detto Ron tempo fa ‘Sono preoccupato per lei, Herm… non è che potresti parlarle tu? Forse ha solo bisogno di qualcuno che la sappia ascoltare…’

 

Ma Hermione non la pensava come lui…non era affatto vero che la ragazza non lasciava trapelare nessuna emozione. Hermione lo leggeva nei suoi occhi che la ragazza era distrutta dalla sofferenza, dal dolore e dalla rabbia…

 

Ma non c’era solo questo. Hermione si era accorta di qualcosa che gli altri non potevano vedere. Qualcosa che era riservato solo a lei. L’espressione dei suoi occhi quando la guardava, potevano sembrare impassibili, ma al loro interno celavano odio.

 

Un profondo odio nei suoi confronti.

Hermione non capiva perché la odiasse…ma questo sentimento che la ragazza provava non poteva che farle nascere delle preoccupazioni.

 

Ginny le sembrava tanto una bomba ad orologeria…si stava tenendo tutto dentro e prima o poi sarebbe esplosa.

 

Fortunatamente né Ron né Ginny erano al corrente del fatto…era grata ad Harry per essere stato così discreto, le aveva risparmiato un sacco di casini.

 

 

-Ferma lì, Gin- le disse Hermione.

 

Ginny si girò lentamente e le rivolse un sorriso che tutti avrebbero definito sincero, se non avessero conosciuto affatto la ragazza. Ma lei la conosceva da ben sei anni e qualcosa l’aveva imparata.

 

-Che succede, Hermione?- le chiese Ginny.

 

-Dovrei essere io a chiedertelo, Ginny- le rispose seria Hermione –Siediti!-.

 

Forse aveva utilizzato un tono di voce un po’ troppo imperativo, perché Ginny non apprezzò affatto il suo invito a sedersi e, al contrario, si andò a mettere accanto alla finestra.

 

-Senti Ginny…- esordì lei, cercando di moderare il tono di voce - …sono quasi due mesi che ci eviti! Io e Ron ed Harry ne abbiamo parlato e…siamo tutti preoccupati per te. Non capiamo che ti è successo e tu non ci hai fornito molte spiegazioni in merito…capisco che tu possa avere il cuore spezzato ma non è isolandoti che ti sentirai meglio. Non ci riesco a restare a guardare mentre soffri- fece una pausa per vedere la reazione di Ginny, che era impassibile –Perché non provi a confidarti con me…noi siamo amiche…-

 

-Ma smettila Hermione!- la interruppe Ginny, che ora sembrava una vera furia - Ho sentito tutto la sera del Ballo. Io sono innamorata di Harry da anni e non puoi negare di essertene accorta e, dato che le sue attenzioni sono rivolte a te, scusa tanto se mi arrabbio e voglio starmene per i fatti miei!-

 

Hermione rimase di stucco.

 

‘Cosa vuol dire quando dice che ha sentito tutto?’si chiese presa dal panico.  ‘Che abbia sentito proprio tutto?’

 

-Ginny io…- tentò di parlare avvicinandosi a lei per consolarla.

 

Voleva spiegarle cosa era successo realmente quella sera nel parco, in maniera da evitare di conformare l’idea sbagliata che lei probabilmente si era fatta negli ultimi mesi, ma…

 

-No!- urlò Ginny scostandola brutalmente. -Nulla Hermione! Oltre Harry non pretendevo nulla. Perché non posso…lascia stare!- disse allontanandosi definitivamente mentre le luci del tramonto entravano dalla finestra ancora aperta.

 

Salì velocemente le scale che portavano al dormitorio ed Hermione sentì sbattere violentemente una porta poco dopo.

 

Si lasciò cadere a peso morto sul divano. Adesso si spiegavano molte cose…

 

Era molto peggio che avere il cuore spezzato…sentirsi tradita dalle persone che ami.

 

In quel momento nella Sala Comune entrò Harry, tutto sporco e infreddolito a causa degli allenamenti di Quiddich.

           

Neanche loro dopo il Ballo si erano più parlati, e ogni volta che si incontravano, cadevano in un profondo ed imbarazzante silenzio.

 

-Ciao…- disse lui tentando di fare conversazione, ma Hermione non ne aveva la forza.

 

-Lei sa- si limitò a dire prima di correre a rifugiarsi nella sua stanza a piangere tutte le sue lacrime.

 

Si sentiva un mostro, anche se in realtà il problema nasceva proprio dal fatto che lei era tutt’altro che un mostro.

 

Provò un moto di odio verso Harry. Era tutta colpa sua se era successo tutto questo, se un sacco di persone stavano soffrendo…

 

Sapeva di non avere nessuna responsabilità.

 

Ma questo non le impediva di sentirsi comunque in colpa per ciò che era accaduto…

 

~

 

Ron e Hermione avevano concluso la serata in maniera non molto particolare…

 

Lui l’aveva accompagnata ai piedi delle scale del dormitorio, esibendo un sorrisetto che lasciava immaginare ciò che aveva in mente.

 

 -Grazie per la bella serata Ron- lei lo aveva salutato con un misero bacetto sulla guancia ed era andata via su per le scale…lasciandolo lì con tutt’altre aspettative.

 

Una conclusione sicuramente diversa da come entrambi l’avevano immaginata…

 

La piccola differenza stava nel fatto che, mentre Hermione sapeva perché le cose avevano preso quella piega e doveva accettarlo, Ron era del tutto inconsapevole di ciò che era avvenuto quella sera nel parco…e nei giorni a venire i suoi amici si erano tenuti alla larga dal dirglielo.

 

Però non potevano nemmeno fingere che nulla fosse accaduto…

 

 

E così Ron si era ritrovato un giorno di dicembre nello spoiatoio di Grifondoro a cambiarsi dopo gli allenamenti di Quiddich  da solo, e non riusciva proprio a spiegarsi lo strano comportamento dei suoi amici negli ultimi due mesi.

 

Hermione sembrava essere tornata ai suoi serrati programmi di studio in vista delle vacanze di Natale e non dava più retta a nessuno…

 

…dopo il Ballo Ron si sarebbe aspettato che tra loro qualcosa cambiasse, tuttavia questo non era successo e lui era ormai convinto che Hermione avesse fatto marcia indietro e che lo volesse solo come amico…anzi neanche quello, visto che non lo calcolava neanche di  striscio…

 

Più volte aveva pensato che parlandone con qualcuno forse avrebbe analizzato meglio la situazione e sarebbe riuscito a capire di più sui segnali poco coerenti che la ragazza gli aveva inviato…e chi poteva essere meglio del suo migliore amico?

 

Ma a quanto pareva Harry Potter aveva qualcosa di più importante a cui pensare piuttosto che essere afflitto con i problemi di cuore di Ron…probabilmente stava pensando a come salvare il mondo…

 

‘Cosa ti aspettavi, scusa?’ si disse ‘Che l’eroe avesse del tempo da dedicarti con Tu-sai-chi di nuovo fra i piedi?’.

 

Sapeva fin troppo bene la risposta per pensarci un minuto di più.

 

Quello che più lo sorprendeva era l’atteggiamento del tutto inaspettato di sua sorella. Ron sapeva che probabilmente Harry le aveva parlato per eliminare eventuali malintesi, e che lei ci era rimasta male, però non si aspettava una reazione così…

 

-Salve Lenticchia.-

 

Una voce strascicata alle sue spalle lo riscosse dai suoi pensieri.

 

-Sai che quasi non ti riconoscevo senza Potter e Granger alle spalle?!-

 

Si voltò trovandosi faccia a faccia con un ragazzo biondo di poco più basso di lui, che esibiva un sorriso malvagio.

 

-Che diavolo vuoi Malfoy?- disse Ron rabbioso. Non aveva certo  bisogno che quel moccioso viziato gli sottolineasse l’evidenza che era solo.

 

Lo guardò mentre quello si sedeva su una panca per allacciarsi le scarpe tremendamente costose.

 

-Che cattive maniere Weasley. Pensare che volevo solo aiutarti!-

 

Ron gli lanciò un’occhiataccia, poi si diresse a passo spedito verso l’uscita principale. Era stanco di essere preso in giro…

 

-Sai…- disse Malfoy alzandosi lentamente -…con gli amici che ti ritrovi, fossi in te starei attento alla mia ragazza. -

 

Ron si fermò appena sulla soglia digrignando qualcosa tra i denti.

 

Ma che diavolo voleva da lui? Ron non aveva una ragazza, purtroppo.

 

Quella che voleva diventasse la sua ragazza lo ignorava da secoli…

 

-Dato che, non capita tutti i giorni- proseguì il biondo -che il mio migliore amico le faccia una dichiarazione d’amore coi fiocchi.- terminò Malfoy, il suo sorriso sempre più soddisfatto mentre Ron lo guardava infuriato.

 

Aveva capito a chi si riferiva quel lurido verme.

 

Ma cosa stava dicendo? Era impazzito forse?

 

Harry Potter che fa una dichiarazione d’amore a Hermione Granger??

 

Non poteva crederci…

 

…perché crederci avrebbe voluto dire che entrambi i suoi migliori amici lo avevano tradito, e per giunta che lo avevano fatto insieme.

 

-Ops…non dirmi che non lo sapevi! Forse avrei fatto meglio a star zitto. - sibilò falsamente dispiaciuto la serpe mentre un furioso Ron si dirigeva a grandi passi fuori dallo spogliatoio, verso il castello.

 

Il problema era che lui alle parole di quel bastardo ci credeva fin troppo.

 

~

 

Le parole di Hermione gli rimbombavano nella testa.

 

Com’era possibile che due semplicissime parole potessero scombussolare a tal punto un ragazzo di diciassette anni che aveva rischiato la vita un mucchio di volte ed aveva affrontato cose ben peggiori? Non lo sapeva.

 

 Eppure era così. Queste e altre mille parole gli ronzavano in testa e gli impedivano di riflettere lucidamente.

 

Harry Potter era seduto nella Sala Comune di Grifondoro ed aveva un problema.

 

‘E cosa c’è di strano?’ ci si potrebbe chiedere, e sarebbe una domanda più che legittima dato che il ragazzo era costantemente nei guai.

 

Ma stavolta al questione era ben diversa, perché le conseguenze di ciò che era accaduto non si sarebbero ripercorse solo su di lui, ma anche su tutti quelli a cui voleva bene…

 

 perché se Ginny aveva sentito tutto, allora probabilmente anche Ron doveva avere sentito…

 

Ma allora perché fare finta di niente?

 

Ginny, da quando sapeva, aveva preso ad evitarli tutti…non si era nemmeno fatta avvicinare da Harry quando lui voleva dirle che non provava nulla per lei…

 

Alla fine lui aveva demorso, pensando che probabilmente aveva capito da sola.

 

Ma Ron non aveva fatto nulla di tutto questo…anzi era stato vittima del comportamento di Harry ed Hermione, che bruscamente si erano allontanati lasciandolo da solo. Possibile che avesse sentito ma non capito ciò che era successo?

 

Aveva sempre saputo che Ron fosse un po’ tonto, ma non pensava che lo fosse talmente tanto da non riconoscere una dichiarazione d’amore, quando la sentiva.

 

‘No’ si disse ‘se Ron l’avesse saputo non ci sarebbe passato sopra, ma mi avrebbe affrontato a muso duro. E’ talmente impulsivo…la sua reazione sarebbe stata diversa. ’

 

Fiduciando nella conoscenza abbastanza profonda che aveva del ragazzo, era quasi sicuro di poter affermare che almeno fino a quel pomeriggio Ginny era la sola a conoscenza della cosa.

 

Era di pessimo umore.

 

‘Perché tutto quello che faccio va sempre storto? Qualcuno potrebbe spiegarmelo per piacere?!’pensò.

 

Un forte rumore lo fece saltare in aria. Si voltò di botto tirando fuori la bacchetta, come se dovesse prepararsi a fronteggiare un branco di Mangiamorte, per trovarsi di fronte a…

 

Ronald Weasley entrò nella Sala Comune come una furia, facendo ribaltare un basso tavolino, e si ritrovò faccia a faccia con il suo amico Harry armato di bacchetta magica.

 

‘Non può proprio fare a meno di fare il megalomane’ pensò.

 

-Ma che bella accoglienza. Dovresti farlo un po’ più spesso, sai? Così capirei che sei felice di vedermi. - gli disse Ron sarcastico mentre Harry riponeva la bacchetta magica.

 

-Mi hai fatto prendere un colpo, Ron! Almeno potresti fare più attenzione quando entri. Al posto di quel tavolino poteva esserci un ragazzino del primo! Abbi un po’ di rispetto per gli altri- gli disse con tono risentito, non tanto per ciò che era successo, ma perché era davvero di pessimo umore.

 

Ma Ron non aveva proprio bisogno di una ramanzina su quell’argomento proprio da lui.

 

-Non mi sembri la persona più adatta per parlare agli altri di rispetto. E poi perché dovrei avere rispetto per gli altri quando nessuno ne ha per me. - disse freddamente Ron.

Non voleva far capire ad Harry che lui sapeva, ma tutt’a un tratto un bisogno irrefrenabile di sputare fuori tutto il veleno che aveva accumulato in quei due mesi  lo portò ad urlare a tutto il dormitorio le sue pene.

 

-E poi perché io dovrei avere rispetto per te quando vengo a sapere che tu non ne hai avuto per me! Sono stato due mesi da solo, perché i miei migliori amici mi hanno abbandonato, e lo accettato. E mi sono ritrovato a dare la colpa a me stesso per quello che stava succedendo, capisci? A me stesso. Quando in realtà io non c’entravo niente. E vuoi sapere chi è che mi ha illuminato? Lo vuoi sapere?- gridò ad Harry, che era sconvolto da quella sfuriata.

 

‘Quando hai detto che ti aspettavi un’altra reazione pensavi forse che sarebbe stato lui a confortare te perché lei ti ha rifiutato??’pensò Harry.

 

-Ginny?- provò a rispondere alla domanda di Ron.

 

-Ginny? Perché lo sa anche lei?? Magari fosse stata lei, così almeno non sarei stato umiliato di fronte a tutta la scuola!- disse Ron sempre più arrabbiato perché, a quanto pareva, era il solo a non sapere come stavano le cose - No, me l’ ha detto l’ultima persona al mondo che avrei voluto sapesse questa storia. Ti rendi conto? Non solo vengo tradito, ma i miei amici non hanno nemmeno la faccia tosta di venirmelo a dire. Lo devo venire a sapere da …-

 

-Senti Ron.- lo interruppe Harry stanco di quella sfuriata - Lo so che abbiamo sbagliato entrambi a non dirti niente. Ma quello che è successo non ti riguardava, perciò abbiamo pensato che non c’era niente di male a tenercelo per noi…avremmo evitato di fare soffrire altre persone-

 

-Non mi pare che abbiate raggiunto il vostro scopo però, perché sia io che Ginny lo sappiamo. – ma non era solo quello il motivo per cui Ron se l’era presa tanto -Ma come hai potuto farmi una cosa del genere? Lo sapevi che Hermione era al Ballo con me. Perché l’hai fatto? Lo sa tutta la scuola che lei mi piace da secoli. -

 

-Evidentemente non tutta, e comunque anche a me lei piace! Lo sapevi benissimo quello che volevo invitarla io al ballo! Conoscevi i miei sentimenti! E l’ hai fatto lo stesso- Harry comminava avanti e indietro e agitava furiosamente le mani, ora era lui che si stava sfogando per il dolore represso -Hai tradito la mia amicizia Ron. Come hai potuto farmi questo?!Mi hai tradito!- la sua voce era tagliente e piena di odio.

 

La situazione ora si era capovolta.

 

Ron sembrava ferito dalle parole di Harry, ma era arrabbiato comunque con lui, cosa gli dava il diritto di arrabbiarsi con lui?

 

-Io non ho tradito un bel niente! Quando Ginny mi ha detto che andavi al Ballo con lei non ho visto niente di male ad invitarla! E poi cosa ti da il diritto di pensare che tu dovessi avere la precedenza su di me? Sono davvero stufo di esserti sempre secondo in tutto solo per quella stramaledetta cicatrice!!-

 

Il ragazzo si stava sfogando per molto di più del motivo fittizio del loro litigio.

 

Stava tirando fuori tutto quello che si teneva dentro da molto tempo ormai…

 

-Sai una cosa?Anch’io sono davvero stufo della gente che continua a considerarmi come il ragazzo-con-la-cicatrice e basta. Io sono più di questo Ron, e lo sai che non mi sono mai considerato migliore di te quindi ora non dire stronzate! Ti avevo solo chiesto del rispetto, ma evidentemente è una cosa troppo nobile per uno sporco bugiardo come te quindi ora non venirmi a rompere le scatole perché io non ti ho raccontato tutto. Non sono l’unico che ha colpe in tutta questa storia!- e detto questo si girò e fece per andarsene…

 

Ma andò a sbattere addosso ad Hermione, che evidentemente era lì da molto ed aveva assistito a tutta la scenata. Aveva le lacrime agli occhi.

 

Tentò di dire qualcosa ma Ron la precedette.

 

-Mi fate schifo!- disse Ron lanciandogli uno sguardo pieno di rabbia e rancore e uscì dal dormitorio.

 

Hermione iniziò a singhiozzare, mentre Harry salì di corsa le scale e sparì dietro la porta della sua stanza chiudendola a calci.

 

Questa era quello che volevano non accadesse…la loro amicizia era finita.

 

Ilmagico trio ’ era solo un ricordo, ormai.

 

 

                                                            ****

 

Allora, come vi è sembrato questo capitolo? Diciamo che serviva un po’ a spiegare cosa è successo nel frattempo al trio.

Avete visto che non solo Harry si è comportato male?

 

Un bacio a tutte

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Capitolo 6
*** Chistmastime ***


Ciao a tutti

 

Ciao a tutti!! Eccoci di nuovo qui con il nostro quinto capitolo. Scusate se vi abbiamo fatto un po’ attendere, ma abbiamo avuto qualche problema nella stesura di questo capitolo. Il motivo è che, come il prologo, anche questo cap. lo abbiamo scritto insieme. Speriamo che vi piaccia!!

Hermia e Izumi

 

Trouble

 

Il giorno dopo iniziarono le vacanze di Natale.

Fortunatamente per Harry, sia i Weasley che Hermione avevano deciso di tornare a casa per festeggiare in famiglia (e per non vedersi tra di loro), così avrebbe avuto un po’ di tempo per starsene in santa pace.

I primi giorni delle vacanze Harry stette molto male.

Dopo avere scoperto che tutti conoscevano il fatto, nulla aveva potuto evitare che si affrontassero tra loro e tutto finisse come poi era finito: con la fine della loro amicizia.

In piccola parte si sentiva in colpa per ciò che era accaduto. Riconosceva le sue responsabilità.

Stava male per aver fatto soffrire le ragazze, che, in fondo non avevano fatto nulla di male, ma lo sollevava il pensiero che non era poi l’unico ad avere delle colpe in tutta quella storia.

Ma per quanto riguardava Ron, no. Non si sentiva affatto in colpa.

Anche lui si era comportato male nei suoi confronti e non aveva avuto nemmeno la decenza di prenderne atto. Non aveva fatto altro che giustificarsi dicendo che aveva saputo che lui andava al ballo con Ginny e allora...come se fosse una motivazione quantomeno sufficiente per tradire un amico.

Si sentiva ferito e tradito da una persona che per lui era molto importante. Il primo vero amico che avesse mai avuto lo aveva pugnalato alle spalle....era davvero distrutto.

A tutto questo c’era poi da sommare la delusione che gli aveva dato il rifiuto di Hermione. Non lo aveva ammesso mai, nemmeno a stesso, ma c’era rimasto di schifo.

Non aveva mai ricevuto da lei alcun segnale di incoraggiamento, però era convinto di piacerle almeno un po’.

Ma si era sbagliato.

Dopo aveva provato a superare la cosa, aveva anche avuto altre storie, ma nessuna ragazza per lui era diventata importante quanto lo era lei. Non c’era niente da fare.

Aveva passato i primi giorni delle vacanze chiuso nella Sala Comune a rimuginare su ciò che era successo negli ultimi mesi.

 Non era nemmeno sceso all’ora dei pasti per non vedere nessuno.

Quell’anno della casa di Grifondoro non era rimasto proprio nessuno, per cui poteva avere il dormitorio tutto per sé.

Dopo quattro lunghi giorni di solitudine però si era reso conto che ormai il danno era fatto ed era inutile perdere ancora dell’altro tempo su qualcosa che probabilmente non si sarebbe aggiustato mai. Per cui da quel momento decise che non avrebbe più perso tempo per simili stupidaggini.

E così scese in Sala Grande per la cena della Vigilia di Natale.

Tutto il castello era stato addobbato per la festa e la Sala era piena di alberi di Natale luccicanti e decorati con candele e palle natalizie di ogni colore. E poi per tutta la stanza volavano piccoli folletti che reggevano delle stelline che lasciavano cadere una calda pioggia dorata sulle loro teste.

Tutti quegli addobbi erano davvero sprecati perché nessuno avrebbe potuto vederli a parte quei pochi che rimanevano al castello.

Come ogni anno, la Sala era stata sgombrata della grandi tavolate delle quattro case, e al loro posto vi era un unico tavolo lungo dove studenti e professori mangiavano insieme.

Quell’anno c’erano quattordici posti.

I professori erano già seduti a tavola. Erano tutti tranne la professoressa Cooman, che del resto non scendeva mai per non offuscare il suo occhio, il professor Ruf, che non vedeva l’utilità dei pasti essendo un fantasma, e il professor Piton, che Harry sperò si fosse sentito male e lo avessero mandato al San Mungo, così non lo avrebbe visto per tutte le vacanze.

Si accomodò vicino ad una ragazzina probabilmente di Tassorosso, che non appena vide chi era non smise un secondo di fissarlo.

-Buon giorno Harry- disse amabilmente il professor Silente non appena lo vide –Stavo per preoccuparmi per la tua salute, ti senti meglio ora?-

-Si, meglio…grazie- disse Harry, lievemente imbarazzato per aver fatto preoccupare il preside, che sicuramente aveva cose più importanti a cui pensare.

-Potter, ti sei fatto vedere da Madama Chips? Ci sentiremmo molto più sollevati se facessi un controllo…- disse la prof. McGranitt, sembrava in ansia per lui. Davano quasi l’impressione di sapere qualcosa che lui ignorava e che li preoccupasse parecchio. Come mai tutta quell’apprensione? Quella strana sensazione lo turbava.

-Non credo che Madama Chips possa curare il male di Harry, Minerva- disse Silente unendo le punte delle dita di una mano con le corrispettive dell’altra – Lei può a curare solo i dolori fisici.- e guardò Harry con uno di quei suoi sguardi penetranti che sembrano leggerti dentro.

Dopo questa rivelazione, gli occhi felini della McGranitt si allargarono di comprensione.

Come al solito Silente sapeva sempre tutto ciò che accadeva all’interno della scuola, ma poteva conoscere anche quello che succedeva all’interno di ogni studente? A quanto pareva, si.

Nel frattempo il tavolo si era riempito, e a parte i professori c’erano solo sei studenti rimasti ad Hogwarts, la maggior parte di Tassorosso. Ma c’erano ancora due posti vuoti.

-Anche oggi sono in ritardo, Professore?- chiese la McGranitt in un bisbiglio appena udibile.

-Non preoccuparti Minerva, arriveranno a minuti, intanto possiamo iniziare a mangiare- disse Silente, e in un attimo comparvero un sacco di pirofile con dentro ogni genere di pietanza. –Buon appetito a tutti voi e buon Natale!-

-Buon Natale!- dissero tutti in coro.

Durante il periodo natalizio gli elfi preparavano un vasto assortimento di zuppe e passati di verdure perché gli studenti tendevano sempre a prendere il raffreddore.

Harry si servì abbondantemente di passato di pomodoro ed iniziò a mangiare. Circa a metà del pasto, quando ormai quasi tutti si erano serviti per la seconda volta di tutto, le porte della Sala furono varcate da due uomini dal passo molto silenzioso.

Harry pensò che era davvero sfortunato.

Non solo Piton non si era sentito male e non era stato ricoverato al San Mungo, ma quell’anno ad Hogwarts era rimasta anche la persona che avrebbe tanto voluto sparisse dalla faccia della terra.

Il professor Piton e Draco Malfoy stavano entrando in Sala parlando piano tra loro.

Non solo, ma essendoci solo due posti vuoti, ed uno di questi era proprio accanto ad Harry, fu costretto a sopportare di avere Malfoy accanto per tutto il resto del pasto.

-Da dove salti fuori Potter?- gli disse lui con tono sprezzante.

-Che significa?-

-Dai, non è difficile. Ti  ho  chiesto  da  dove  vieni.- disse l’altro pronunciando piano ogni parola.

-Non sono stupido, Malfoy. Non sono sceso a pranzo, tutto qui- disse Harry urtato dal ragazzo.

La risposta sembrò bastare perché il ragazzo iniziò a mangiare e non parlò più.

Quella situazione era molto strana. Era proprio l’ultima cosa che si sarebbe immaginato...passare la Vigilia di Natale seduto accanto a Draco Malfoy.

E non poteva fare a meno di chiedersi ‘Che cosa ci fa Malfoy qua? Come mai non è tornato a casa per le vacanze di Natale? E perchè è entrato nella Sala con Piton ed avevano quell’aria cospiratrice?’.

Lo aveva confuso moltissimo la sua presenza e mille domande gli si affacciavano in testa.

-Problemi, Potter?-

Non se n’era accorto ma, durante le sue riflessioni, era rimasto a fissare Malfoy con sguardo vacuo.

-Io...niente- disse Harry, riprendendo a mangiare.

Malfoy gli rispose alzando le sopracciglia con fare molto irritante. Harry si sentiva minacciato da quello sguardo glaciale. E siccome la miglior difesa è l’attacco, decise di attaccare.

-Come mai sei qui, Malfoy? Paparino non ti voleva tra i piedi?-

-Almeno io ho una casa in cui tornare, Potter-

-E’ storia vecchia Malfoy.Dovresti cambiare repertorio-

-Come vuoi tu, allora diciamo che io sono costretto a restare qui per motivi che certo non racconterò a te, ma almeno non lo faccio per nascondermi-

-Non sai neanche quello che dici, Malfoy. Io resto qui ogni anno-

-Tu resti qui perché sei uno stupido sentimentale...oh, che sbadato! Sei solo Harry Potter-

-Ma che stai dicendo...- Harry proprio non capiva perché lo giudicasse sentimentale.

Malfoy gli rivolse un sorrisetto alla so-tutti-i-tuoi-segreti-non-puoi-prendermi-in-giro e Harry capì.

 ‘Me l’ha detto l’ultima persona al mondo che avrei voluto sapesse questa storia. Ti rendi conto? Non solo vengo tradito, ma i miei amici non hanno nemmeno la faccia tosta di venirmelo a dire. Lo devo venire a sapere da …’

Erano le parole di Ron quando si erano affrontati.

Non aveva completato la frase perché Harry lo aveva interrotto. Sul momento non ci aveva fatto nemmeno caso, che gliene fregava di chi glielo aveva detto?! Era troppo arrabbiato per preoccuparsene, ma ora comprendeva che Ron si riferiva a lui.

Draco Malfoy.

Harry era proprio infuriato, se avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.

Quindi la causa di tutto quel macello era lui.

-Perché lo hai fatto?- ringhiò come se fosse ovvio a cosa si riferisse.

-Perché era…divertente! Vedere te, Lenticchia e la Mezzosangue litigare è stata una soddisfazione!- gli rispose come se gli leggesse nel pensiero.

Harry fece un’espressione disgustata sentendo quelle parole.

Malfoy invece fece spallucce, si alzò dal tavolo e si diresse verso l’uscita. Harry avrebbe voluto tanto ucciderlo con le sue mani per tutti i guai che aveva combinato.

Ma come diavolo aveva fatto a sapere?

Doveva chiederglielo per forza, doveva sapere chi gli aveva fatto questo.

Gli martellava in testa quella domanda e doveva sapere assolutamente. Si alzò e lo seguì.

-E ora perché mi segui? Sei forse innamorato di me?-

-No, non sei il mio tipo. Chi te l’ha detto?-

-Cosa? Che sei innamorato di me?-

-No, idiota! Come sai quello che è successo?-

-E’ proprio vero, Sfregiato! Quella testa ti serve solo per tenere in bella mostra la cicatrice!- scese nelle segrete lasciandolo solo con i suoi pensieri.

Harry salì di corsa in Sala Comune, voleva stare di nuovo da solo.

Una volta arrivato, sentì il bisogno di fare il punto della situazione.

Allora: Ginny lo sapeva perché li aveva sentiti nel bosco;

Ron lo sapeva perché glielo aveva detto Malfoy;

            Malfoy lo sapeva perché glielo aveva detto:       a.Harry

                                                                                    b.Hermione

                                                                                    c.Ginny

Harry sapeva con certezza che la prima era falsa.

Ma anche la seconda lo era perché era stata proprio Hermione a chiedergli di non dire nulla agli altri. Perché avrebbe dovuto dirlo a Malfoy?

Quindi non restava nessun’altro. Era stata Ginny a parlare.

Proprio non riusciva a capire, stando a quello che diceva Malfoy quindi era stata Ginny a raccontargli tutto. Ma perché Ginny avrebbe dovuto fare una cosa del genere, lei e Malfoy non erano nemmeno amici.

Forse lo aveva fatto perché non voleva dirlo lei al fratello ed era sicura che Malfoy lo avrebbe fatto?

Oppure era solo una ripicca? Voleva punirlo perché aveva preferito un’altra a lei?

Proprio non riusciva a capacitarsi.

Ora si rendeva conto che tutti i sacrifici che lui ed Hermione avevano fatto in quei mesi per non far venire a galla quella storia erano stati resi vani da quell’idiota patentato.

Era sicuro che se lo avesse visto di nuovo l’avrebbe picchiato. Anche se era un mago da sette anni ormai, non si era ancora abituato ai duelli magici, preferiva di gran lunga pugni e cazzotti babbani.

Ma che diavolo ci faceva Malfoy li, eh?

Era rimasto per rovinargli le vacanze?

Inoltre gli era sembrato parecchio strano che lui e Piton fossero entrati insieme. Avevano come un’aria...cospiratrice.

La cosa non era per niente di buon auspicio.

Harry aveva visto Piton impegnarsi per l’Ordine durante gli ultimi anni. Era un Mangiamorte pentito...ma pur sempre un Mangiamorte.

Malfoy Senior era un Mangiamorte, ed anche il figlio presto lo sarebbe diventato, per cui probabilmente l’argomento della conversazione tra Malfoy e Piton era proprio quello.

Forse gli stava semplicemente chiedendo un consiglio su cosa indossare il giorno della sua iniziazione...ma aveva un brutto presentimento.

La mattina dopo Harry si svegliò tardi.

Era Natale. Ma per lui era un giorno come tutti gli altri.

Quell’anno ai piedi del suo letto non c’era la solita pila di regali, ce n’erano solo tre.

Uno era di Hagrid, che gli aveva regalato un paio di guanti pelosi orrendi e dei pasticcini fatti da lui.

L’altro era del professor Lupin, che gli aveva mandato un album di foto di Sirius e una tavoletta di cioccolata. Era davvero uno splendido regalo, Sirius gli mancava da morire!

L’ultimo era della signora Weasley. Evidentemente non sapeva nulla. Gli aveva regalato il solito maglione, stavolta a strisce rosse e oro e anche un pacco di caramelle.

Poi si accorse che c’era ancora un pacchettino...Era dei Dursley.

Gli avevano regalato un vecchio fermacravatta arrugginito. Bel pensiero!

Buttò tutti i regali nel suo baule tranne l’album di Sirius, che mise sul comodino.

Poi scese a fare colazione e non tornò in Sala Comune fino a notte inoltrata.

Doveva ammettere di aver passato una piacevole giornata, nonostante la presenza di Malfoy, che era stato sempre in disparte. Ora era sfinito.

Si sdraiò nel suo letto morbido e caldo e presto cadde in un sogno agitato.

Era seduto su un divano, gli sembrava di conoscere quella stanza...

...seduto accanto a lui c’era Sirius...

...Devi fare attenzione, Harry’ stava dicendo....

...A cosa? Sirius che sta succedendo?’...

...lui gli aveva sorriso ed era svanito...

...Dove sei, Sirius?Perchè mi hai lasciato di nuovo?’...

...’Non tornerà più Harry’ gli disse il professor Lupin...

...’NOOOOO!’ gridò...

Poi non si trovava più nella stanza di prima, ora era in una strana sala con il pavimento e le pareti  in legno scuro ed il soffitto blu con scritte dorate...

...davanti a lui c’era una scultura raffigurante un mago,una strega,un gobelin,  un elfo domestico ed un centauro...

...conosceva quel posto...

...era il Ministero della Magia...

...stava guardando da una  finestra...

...di sotto c’erano un migliaio di figure incappucciate che lanciavano incantesimi per entrare...

...era un attacco dei Mangiamorte...

...che cosa doveva fare?...

...Il professor Silente comparve accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla...

...era così rassicurante la sua presenza...

...Professore, ci sono i Mangiamorte. Dobbiamo scendere e combattere’...

...Devi fare attenzione, Harry’ gli disse tranquillamente...

...A cosa?Professore...’ ...

...ma Silente era già sparito...però adesso accanto a lui c’era Malfoy...

...che cosa ci faceva lì Malfoy?...

...poi vi fu un lampo di luce verde e una fredda risata risuonò nell’aria...

Harry sentì un forte dolore alla testa.

Era caduto dal letto e l’aveva sbattuta sul duro pavimento di pietra.

Era tutto inzuppato di sudore freddo.

Si sentiva preoccupato per il sogno appena fatto, o per meglio dire l’incubo.

Non era la prima volta che ne aveva, e spesso erano una specie di allarme del fatto che Voldemort era vicino o felice. Ma altre volte erano semplici incubi. Lo capiva dal fatto che non gli faceva male la cicatrice.

E quella notte non gli aveva fatto male, non aveva tirato, bruciato o pizzicato...non aveva fatto niente.

Probabilmente fu questo il motivo per cui nei giorni a venire Harry non andò a parlare col preside e cercò di dimenticare il sogno.

Quando le vacanze terminarono Harry fu molto sollevato di avere qualcosa da fare che lo distraesse da pensieri paranoici.

E per quello che riguardava il motivo della sua preoccupazione all’inizio delle vacanze, si era reso conto che era una stupidaggine in confronto a quello che lo preoccupava adesso.

Se il suo sogno aveva un qualche significato, allora non c’era da aspettarsi nulla di buono, perché poteva essere solo uno: guai .

Ma non ne poteva essere certo, per cui fino a quando non avesse avuto altri sogni, la cosa migliore era dimenticare.

E così non ci pensò più.

 

~

 

Breakthru

 

Draco si sedette davanti alla scrivania, stanco.

Era appena tornato dalla Sala Grande per la cena e aveva avuto una mezza discussione con quello sfigato di Potter.

Come se i suoi problemi non fossero già abbastanza da sopportare.

Incrociò le braccia e vi poggiò sopra la testa, in un atteggiamento che tradiva tutta la stanchezza e l’ansia che rischiavano di travolgerlo.

Tirò fuori per la milionesima volta quel pezzo di pergamena pregiata riempito velocemente dall’elegante grafia del padre.

Lo rilesse attentamente parola per parola nella vana speranza di trovare un punto a cui appigliarsi, qualcosa, che facesse anche vagamente supporre, che avesse almeno una sola misera possibilità di sfuggire a quel destino che gli era stato affibbiato.

Scosse la testa.

Niente.

Niente di niente.

Quando Lucius Malfoy emetteva la sua sentenza non c’era Corte d’appello che potesse competere.

Aveva avuto ben sette anni per abituarsi all’idea…eppure non erano bastati…

Anzi, a dirla tutta all’inizio era stato entusiasta…poi, aveva cambiato idea.

Non voleva per nulla al mondo diventare un Mangiamorte.

Ed il motivo era abbastanza semplice da scoprire.

Bastavano una punta di spirito critico e d’osservazione.

Per un Serpeverde la pura ambizione contava assai più di ogni nobile azione.*

E Dio solo sapeva quanto ambizioso fosse Draco Malfoy.

Più di suo padre, forse, ed in modo dannatamente diverso.

Lui era un Serpeverde fino in fondo, molto più forse di tutti i suoi compagni messi assieme.

Era ambizioso ma in un modo fondamentalmente diverso.

Draco Malfoy non voleva avere debiti con nessuno, voleva raggiungere le sue vette da solo.

E sicuramente non voleva lavorare al Ministero come Lucius.

O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!

(Harry Potter e la pietra filosofale – J. K. Rowling)

Così aveva detto il Cappello al suo primo anno ad Hogwarts, per poi decretare, senza un attimo di esitazione il suo verdetto.

Draco Malfoy sarebbe stato un Serpeverde per i sette anni a venire e, forse, per tutta la vita.

Lui era un valido esponente di quella categoria di diletti di nobile sangue, in astuzia provetti*.

Astuto e ambizioso…

Draco Lucius Malfoy!

Ma di questo, ne era sicuro, Lucius, non sarebbe stato fiero.

Il suo unico figlio che si ribellava al suo destino? Inaudito.

Prese a giocare con l’inchiostro tentando di trovare una soluzione ai suoi problemi.

Improvvisamente sentì un rumore forte alla finestra.

C’era qualcosa che vi picchiava sopra. Sussultò e l’ampolla con l’inchiostro gli scivolò dalle mani andando a finire sul pavimento.

Vide attraverso il vetro un grosso gufo bianco e marrone.

Non ne era sicuro, ma doveva essere uno dei gufi di suo padre.

Due volte in una sola giornata? Potrei commuovermi, sai papà?

Aprì la finestra e il volatile andò a posizionarsi sulla sua scrivania. Aveva un piccolo foglio di pergamena legato alla zampa sinistra con un nastro verde.

Lo sciolse e diede qualcosa da mangiare al gufo prima di sedersi sul letto.

Aprì la pergamena con mano tremante.

Dopo la notizia del mattino non aveva nessuna voglia di ricevere nuove comunicazioni.

 

Rabbrividì leggendo velocemente quelle poche righe scritte, se possibile, più in fretta delle precedenti.

Evidentemente Lucius non aveva il tempo di sedersi e comunicare con calma a suo figlio le sue decisioni.

L’apparentemente innocuo messaggio parlava chiaro.

I Mangiamorte progettavano un attacco.

E Malfoy Senior si era preoccupato di farlo sapere al suo erede in modo che si preparasse, o meglio, che facesse qualcosa di utile per l’Oscuro.

Davvero premuroso…

Si sdraiò sul letto mettendo da parte il messaggio.

Aveva parlato col professor Piton quel pomeriggio. Lui era un Mangiamorte pentito e, essendo a conoscenza delle intenzioni di Lucius, si era offerto di dare una mano al figlioccio.

Draco si era accorto dello stupore dell’uomo quando, in un attimo di sincero smarrimento, gli aveva confessato che entrare a far parte delle schiere di Voldemort non era tra i suoi progetti futuri.

E l’insegnante era stato felice.

Il suo umore era cambiato però quando gli aveva confessato anche che non avrebbe fatto nulla per intralciare i progetti del padre.

In fondo aveva deciso.

Doveva diventare un Mangiamorte.

Il volere in certi casi, nella famiglia Malfoy, doveva sottostare al dovere.

E lui non era nessuno per cambiare le regole.

Si sarebbe fatto imprimere quel dannato Marchio sull’avambraccio.

E avrebbe fatto il suo dovere di bravo Mangiamorte.

-Si può ancora fare qualcosa…-

-No….è così che deve andare!-

-Se dovessi…-

-Lo so!-

Erano state le ultime parole che lui e il padrino si erano scambiati, prima che andasse a sedersi al suo posto.

Poi, per non destare sospetti, aveva ripescato dal fondo la sua aria da bastardo ed aveva iniziato a sfottere un po’ il Grifondoro dall’espressione vuota, purtroppo suo vicino.

Ovviamente però lo Sfregiato non aveva voluto saperne di starsene zitto e aveva fatto una delle sue solite domande brillanti, chiedendogli perché avesse parlato con Ron, confermando ulteriormente quanto fosse stupido.

Certo, era riuscito ad intuire che il colpevole di tutto fosse lui, e magari avrebbe anche capito da chi aveva saputo di quella storia, ma andargli a chiedere spiegazioni non era stata davvero una bella mossa.

Niente da fare, l’intelligenza non è una delle sue doti…

Si voltò su un fianco osservando come ipnotizzato il gufo che beccava il suo cibo.

La sua mente gli lanciava insistentemente dei segnali che non riusciva a decifrare.

Doveva fare qualcosa, lo sentiva ma…cosa?

Cos’avrebbe potuto fare?

Afferrò la bacchetta sul comodino per distruggere il messaggio di suo padre.

Improvvisa come un fulmine a ciel sereno l’immagine nitida di una rosa bianca lo fece riflettere.

Una luce gli illuminò gli occhi grigi e concentrati.

Aveva preso la sua decisione.

D’accordo, sarebbe diventato un Mangiamorte ma avrebbe dettato lui le regole.

Ambizione…

Saltò giù dal letto con un colpo di reni e tirò fuori dal cassetto una pergamena pulita e una lunga penna, scrisse qualche riga col poco inchiostro rimasto.

Non tentò nemmeno di camuffare la calligrafia, il vecchio l’avrebbe capito comunque che era lui il mittente.

Guardò il gufo del padre con occhio critico.

Vada per la grafia, ma utilizzare quel gufo sarebbe stata una mossa stupida. Come sbandierare ai quattro venti le sue intenzioni.

e astuzia!

Indossò velocemente il mantello e si diresse svelto verso la guferia chiudendosi la pesante porta alle spalle.

Salì di corsa le scale come se avesse paura di essere scoperto.

Ma non aveva paura. O meglio, non aveva paura di essere scoperto.

Aveva paura di ripensarci.

Aprì la porta della torre ed un fastidioso odore gli inondò le narici.

-Lumos!-

Scelse quello che gli sembrava il gufo più adatto per la missione, per quanto il buio di quell’ambiente glielo permettesse.

Indugiò solo per un secondo, prima di legare alla zampa del volatile il suo messaggio e sussurrargli il destinatario.

Lo lasciò uscire dal finestrone e si rese conto della grandissima cazzata che aveva fatto.

Se l’avessero scoperto come minimo sarebbe morto.

Con quel gesto aveva dato inizio ad un inarrestabile processo a catena che forse avrebbe condizionato tutta la sua vita.

Eppure qualcosa gli diceva che non aveva completamente sbagliato…

che forse non tutto era perduto.

 

*****

Allora...che ve ne pare di questo quinto capitolo? Ve lo aspettavate o vi ha un po’ sorpreso?

Apprezziamo i vostri commenti e consigli nelle recensioni!!

 

Izumi ringrazia per le recensioni sul terzo capitolo:

 

Claccy92: grazie per la recensione! Per quanto riguarda Herm e Ron credo che tra poco ne saprai qualcosa…

 

Jennina: Niente da fare…tu la pensi troppo come me!!! ^_^ E proprio per questo mi fa molto piacere che questo Draco ti piaccia! Per quanto riguarda l’essere bastardo…mi fa impazzire ancora d +!!! Grazie tante per la recensione approfondita…spero che continuerai a seguirci!!!

 

Seyenne: Ciao! Sono felice che la storia ti piaccia!! I casini sono molto interessanti, vero?! Draco e Ginny?! Non mi voglio pronunciare in proposito più di quanto non abbia già fatto!! Grazie, continua a segurci!!!

 

Minako-chan: se tu sei pazza…io sono da ricovero!!! Vale anche per te quanto detto a Seyenne!!! Grazie tante!!!

 

Hermia ringrazia per la recensione al quarto capitolo:

Claccy92:tu dici che Harry è uno stronzo? Non lo so, io non credo. Certo non si è comportato proprio bene, ma se tu fossi stata al suo posto cosa avresti fatto? Sei innamorato di una ragazza ed il tuo migliore amico, pur sapendolo, se la porta al Ballo. Io al suo posto avrei fatto di peggio! Grazie mille per la recensione!!

1 megakiss!!

Hermia e Izumi

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Capitolo 7
*** Under pressure ***


Ginny si lasciò cadere sul letto dopo aver fatto la doccia

Under pressure

 

Le vacanze terminarono con l’arrivo di gennaio e tutti gli studenti tornarono a scuola per l’inizio delle lezioni.

Tuttavia il rientro fu molto meglio di quanto tutti si aspettassero. Non vi furono ulteriori litigi e discussioni, non vi fu assolutamente niente, perché tutti quanti erano giunti alla conclusione che la cosa migliore fosse lasciar perdere quella storia e crogiolarsi nella solitudine.

Ma anche se avessero avuto voglia di riaprire il discorso, e non era questo il caso, non ne avrebbero avuto comunque il tempo perché gli esami per i M.A.G.O. si avvicinavano e ognuno aveva un gran da fare nel recuperare le materie in cui andava peggio, e a farsi dare una mano dagli studenti più bravi.

Harry avrebbe avuto un gran bisogno di una mano in Pozioni ( perché per diventare auror aveva bisogno di un buon voto anche in quella materia), e se nulla fosse successo, in quel momento sarebbe stato con Hermione a ripassare invece di trovarsi in biblioteca con Neville Paciock, che, se possibile, di pozioni ne sapeva meno di lui.

-A cosa hai detto che serve il bezoar?- chiese Neville, confuso.

- E’ l’elemento fondamentale per ogni pozione, Neville- disse Harry esasperato. Era la dodicesima volta che gli chiedeva la stessa cosa.

-Quali sono gli elementi che servono per fare una pozione restringente?- gli chiese, dopo che per tutta la mattinata avevano studiato solo quelle.

-Ehm...due code di tritone...occhi di rana...lombrichi...e bile di armadillo...e...non me lo ricordo Harry...-rispose sconsolato.

-Il bezoar Neville! L’abbiamo appena ripetuto-. Harry stava per impazzire. Andando avanti così avrebbero fatto schifo agli esami.

-Scusa Harry, è che proprio non riesco a capirla questa materia- piagnucolò Neville.

-Hey Paciock! Pensi di farti bocciare quest’anno? Perché noi non vediamo l’ora di sentire la Strillettera che ti manderà la tua cara nonnina- disse Draco Malfoy, che era comparso in biblioteca con un gruppetto di Serpeverde sghignazzanti.

-Taci Malfoy!- disse Harry rabbioso. Aveva sempre odiato Malfoy, ma da quando aveva saputo che era stato lui a parlare a Ron  ogni volta che lo vedeva riusciva a stento a frenarsi dal prenderlo a botte.

-Naturalmente- proseguì Malfoy come se Harry non avesse parlato –soltanto degli stupidi Grifondoro potrebbero farsi bocciare in pozioni. Del resto, lo sanno tutti che siete una casa di perdenti- e ora tutti i Serpeverde annuivano in coro, come un branco di pecoroni.

-Vedremo se sarai della stessa opinione quando ti soffierò il boccino da sotto il naso, Malfoy- disse Harry alludendo alla partita Grifondoro contro Serpeverde che si sarebbe tenuta tra qualche giorno. –Andiamo a studiare da un’altra parte, Neville. Qui c’è puzza di Serpeverde- e si alzarono, ma furono accerchiati da Serpeverde della stazza di Tiger e Goyle.

-Vedremo se sarai ancora così tronfio dopo la partita Sfregiato, quando dovrai piangere la sconfitta da solo, senza i tuoi amichetti a consolarti- sibilò Malfoy abbastanza forte perché tutti potessero sentire.

-Non intrometterti in cose che non ti riguardano Malfoy, o...- disse Harry, la mano già stretta a pugno.

-O cosa Potter? Fai una dichiarazione d’amore anche a me?- e tutti i Serpeverde incominciarono a sbellicarsi dalle risate, evidentemente anche loro erano a conoscenza della storia e la trovavano molto divertente.

Harry stava per tirare fuori la bacchetta per far tacere quel bastardo una volta per tutte, ma arrivò la bibliotecaria che li cacciò fuori dalla stanza.

-Ci vediamo in campo, Malfoy- gli intimò Harry.

-Non vedo l’ora, Potter- rispose Malfoy con un sorriso beffardo stampato in faccia.

 

~

 

‘Ho fame’ pensò Ron dopo aver studiato incantesimi per tutta la mattina ‘potei mangiarmi un Ungaro spinato di quanta fame ho’.

Si stravaccò sul letto dove stava studiando. Da un po’ aveva preso ad evitare la Sala Comune e la biblioteca , perché non voleva vedere nessuno. E così si rifugiava nella sua stanza.

Fortunatamente per lui quell’anno era stato nominato Caposcuola, e così non era costretto a dividere il dormitorio con quello perché aveva una stanza a parte, solo per lui.

Guardandosi intorno pensò che valeva la pena diventare Capo Scuola solo per avere una stanza del genere. Era grande quanto un normale dormitorio, solo che c’era solo un letto a baldacchino con i tendaggi porpora, e poi il resto dell’arredamento era costituito da una poltrona dall’aria molto comoda, una cassettiera gigante ed un armadio a quattro stagioni e infine da un’enorme scrivania davanti alla finestra altrettanto grande, in modo che di giorno era ben illuminata e di notte si potevano accendere delle candele sempreterne che non si spegnevano mai, a meno che tu non glielo chiedessi gentilmente.

E poi adiacente alla stanza si trovava il bagno. La prima volta che l’aveva visto era rimasto sconvolto, tanto che aveva chiamato i suoi compagni di corso per farglielo vedere, e loro erano morti d’invidia.

Praticamente consisteva in una stanza grande circa la metà dell’altra, con tutti gli accessori di candido marmo, ed era occupata quasi per tutta la sua larghezza da una specie di vasca da bagno, che somigliava più ad una piscina, con tanto di idromassaggio e trampolino! E poi tutt’attorno alle pareti vi erano delle panche che servivano per fare la sauna.

Era davvero magnifico...soprattutto per una come lui che non era abituato a questo genere di lusso.

Tuttavia negli ultimi tempi l’aveva amata non tanto per la sua bellezza, ma perché era diventata il suo rifugio.

Da quando era tornato dalle vacanze di Natale aveva trascorso un sacco di tempo solo con i suoi pensieri, e ora più che mai sentiva la mancanza della sua chitarra. Al rientro dalle vacanze avrebbe tanto voluto portarla con se, ma non era consentito dal regolamento per cui l’aveva lasciata alla Tana...ma gli mancava da morire.

L’aveva comprata con l’intero guadagno di un’estate di lavoro, se l’era sudata quella chitarra, ma ne era valsa la pena per quanto l’aveva desiderata.

Quella era l’unica cosa che era veramente sua, solo sua.

Lo risollevava tantissimo immergersi nel ritmo, nella melodia, e dimenticare tutti i suoi problemi.

E poi c’era da dire che aveva un certo talento. Non poteva dimenticare quando si era messo a suonare sulla spiaggia, una sera, ed intorno a lui si erano assiepate un mucchio di bellissime ragazze...si era divertito un mondo quell’estate.

Erano bei tempi, quelli, quando potevi divertirti senza soffrire, perché non avevi nessuno nel cuore a parte te stesso. Ma quando ti innamori, tutto cambia e niente di tutto quello che facevi prima ha più senso.

E quando vieni rifiutato, resta una ferita che si rifiuta di rimarginarsi anche con il passare del tempo.

Quando si era confidato (gli aveva detto solo che la ragazza che gli interessava aveva preferito un suo amico a lui) con suo fratello Bill, che era quello che gli assomigliava di più, lui gli aveva risposto –Gli amori passano, l’amicizia resta-.

Secondo Ron non c’era niente di più falso. Il suo amore per Hermione non sarebbe passato mai.

Anche lei aveva una stanza uguale alla sua. Non l’aveva mai vista per via di quell’antico incantesimo che impediva ai ragazzi di accedere ai dormitori femminili. Non che non l’avesse mai infranto, solo che non lo aveva mai fatto con lei, perché in fondo era sempre l’Hermione ligia alle regole che tutti conoscevano.

Comunque sapeva che era identica alla sua. All’inizio gli aveva fatto molto piacere avere questo in comune con lei...spesso se l’era immaginata seduta alla scrivania china sui libri, oppure a letto mentre dormiva, oppure mentre si rilassava nella vasca da bagno, oppure seduta sul davanzale della finestra a guardare le stelle...

...così bella...e così dannata...

L’aveva immaginata così tante volte che ormai tutto in quella stanza gli ricordava lei, e questo lo faceva impazzire.

Esattamente come la fame che aveva in quel momento...lo stava facendo impazzire.

Il suo stomaco gorgogliò forte.

Guardò l’orologio. Era quasi l’una e mezza. Ormai non doveva esserci più nessuno in Sala Grande, per cui poteva scendere senza correre il rischio di incontrare nessuno.

Quando però giunse nell’ingresso capì quanto si fosse sbagliato. In quel periodo la gente spesso si attardava a studiare e scendeva più tardi a pranzo, infatti tutti i tavoli erano quasi pieni.

Ormai era sceso, quindi non poteva tornare indietro, così si sedette al tavolo di Grifondoro un po’ in disparte.

Notò che nell’aria c’era una tensione quasi palpabile, ma dubitava che fosse per via degli esami, ancore relativamente lontani...ascoltando la conversazione dei compagni accanto si rese conto che erano tutti eccitati per l’imminente partita di Quiddich tra Grifondoro e Serpeverde.

Quell’anno tutte le partite erano state anticipate, in modo tale da non distogliere gli studenti che dovevano sostenere gli esami dallo studio.

Questa partita era la finale, da questa dipendeva la vittoria della Coppa del Quiddich....e come al solito se la contendevano Grifondoro e Serpeverde.

Grifondoro aveva vinto solo una volta dopo che il fratello di Ron, Charlie, era uscito da Hogwarts, ed era stato quando loro andavano al terzo anno. Nei tre anni successivi il campionato era stato sospeso per svariate ragioni, per cui quest’anno tutta la scuola seguiva gli incontri di Quiddich con un’attenzione quasi maniacale.

Per tutti i Grifondoro era molto importante vincere quella coppa, ma in particolare lo era per i ragazzi del settimo anno, perché quella era la loro ultima occasione. Comunque non era solo la loro casa che teneva alla loro vittoria, infatti anche Tassorosso e Corvonero tifavano per loro.

E così i giocatori della squadra era soggetti a moltissime pressioni da parte di tutti, ma soprattutto Ron, che era il portiere.

E questo gli dava parecchio fastidio, come se non fosse già teso per conto suo!

-Ehy Ron! E’ da un sacco che non ti si vede in giro, sei pronto per la partita?- gli chiese Seamus, che era seduto accanto a lui.

‘Ecco che inizia la tortura’ pensò Ron.

-Già...non ho avuto molto tempo per allenarmi, sapete...i compiti- disse distrattamente mangiando del pasticcio di rognone...per lo meno il cibo era ottimo.

-Cossa?? Tu non puoi farci questo Ron! Noi dobbiamo vincere per forza quest’anno!!- disse Dean Thomas allibito per la sua affermazione.

-Già...non possiamo mica lasciare i Serpeverde portarsi via la Coppa...non farebbero altro che prenderci in giro quegli sbruffoni- continuò Seamus.

-Non dovete preoccuparvi, la squadra ha tutto sotto controllo, li batteremo- disse Ron per rassicurarli, ma si accorse che loro non ne avevano affatto bisogno.

A quanto pareva erano tutti strasicuri che loro avrebbero vinto la partita.

-Ma certo che li batteremo! E poi mi hanno detto che Harry ha preparato un sacco di nuove tecniche di attacco fortissime, vero, Ron?- Harry quell’anno era stato nominato capitano della squadra di Quiddich di Grifondoro.

-Si...ha preparato un sacco di tecniche...-rispose, lasciando nel piatto l’ultimo boccone. Quell’argomento gli aveva tolto l’appetito.

Ma a Seamus invece brillavano gli occhi per la curiosità.

-Perché non ce ne spieghi qualcuna, eh Ron?- gli disse.

-Si, dai, racconta!- gli fece eco Dean.

-Magari un’altra volta- disse Ron, che proprio non aveva voglia di parlare di questo –Ora devo andare a studiare , che più tardi abbiamo gli allenamenti-. Era una scusa più che valida vista l’importanza che davano agli allenamenti in vista della partita. Infatti i due non lo trattennero oltre e lui se ne andò.

 

~

 

Scese la sera e arrivò il momento di andare agli allenamenti.

Era il primo allenamento che facevano da quando era successo il fatto...nessuno di loro sapeva come sarebbe andata a finire.

Si ritrovarono tutti alle sette negli spogliatoi. Quell’anno molti dei componenti della squadra avevano terminato gli studi, per cui si erano tenute le selezioni e alla fine la squadra risultava così composta: Harry Potter era il cercatore, Ronald Weasley era il portiere, i fratelli Canon erani i battitori, Ginevra Weasley, Erika Smitt e Jane Stewart (due ragazze del secondo e quinto anno) erano le cacciatrici.

La situazione era molto imbarazzante perché Harry, Ron e Ginny non solo non si rivolgevano la parola, ma neanche si ascoltavano. E questo era grave non tanto per Ron, ma per Ginny, che doveva ascoltare ciò che diceva Harry per poter poi eseguire le sue tattiche in campo.

Tutta la squadra se n’era accorta, anche se non sapeva il motivo del loro comportamento, ed era preoccupata.

-Insomma, la volete finire di fare gli idioti?- disse ad un certo punto Erika, mentre Harry stava spiegando una stana strategia chiamata ‘la presa del bradipo’.

-Di cosa diavolo stai parlando?-chiese Harry irritato perché lo aveva interrotto.

-Lo sappiamo tutti di cosa sto parlando, Harry! La volete finire di ignorarvi?? Non ci interessa quello che succede tra voi, ma per il bene della squadra, dovreste tenere i vostri problemi fuori dal campo-

-Già...- dissero insieme i fratelli Canon.

-Sentite, noi siamo qui per allenarci, non per discutere i fatti nostri. Se non vi sta bene potete anche andarvene- disse Ron, odiava i giudizi delle persone che non sapevano come stavano le cose. Voleva vedere loro al suo posto cosa avrebbero fatto.

-No! Non c’è bisogno che ve ne andiate. Quello che succede , è vero, non è affare della squadra, ma da capitano, non lo reputo pericoloso. Noi giochiamo tutti in ruoli che non hanno a che vedere l’uno con l’altro. Quindi ritengo che non ci sia più nulla da dire- disse Harry con tono di chi ha concluso la conversazione. Stava cercando di non far smembrare la squadra il giorno prima della partita.

-Se lo dici tu, Harry. Ci fidiamo, ma sarebbe meglio per tutti se risolveste i vostri problemi prima della partita- disse Colin Canon.

Gli allenamenti andarono molto bene, a differenza di quello che si erano aspettati.

Infatti Ron e Ginny stavano sfogando sulla povera pluffa tutta la rabbia che avevano accumulato negli ultimi tempi, e così stavano anche dando il meglio di loro, anche se non seguivano le tecniche che aveva spiegato prima Harry, che osservava i passaggi con lieve disappunto.

-Così non va,ragazzi. Non state seguendo la tattica.- urlò .

-E allora? Stiamo giocando male forse?- gli urlò Ginny di rimando.

-No, ma se nessuno le segue è inutile studiarle tutte queste tattiche!- le rispose Harry, infuriato.

-Esatto, è inutile. Hai visto che quando vuoi le cose le capisci?- disse lei, acida.

-Ginny, dacci un taglio, ok?-le rispose Harry. Era davvero arrabbiato, non ce la faceva a tenere quella bocca chiusa? Doveva sempre raccontare tutto a tutti??

-Ehy, non parlare così a mia sorella, chiaro?- gli intimò Ron, anche lui innervosito dalla situazione.

Avevano deciso con sua sorella che non ne avrebbero parlato più, che diavolo stava facendo?

-E tu non parlare così al tuo capitano, chiaro?- adesso era stufo di quella conversazione.

-Altrimenti che fai? Mi cacci dagli allenamenti? Non ce n’è bisogno, me ne vado da solo.- disse Ron infuriato e si lanciò verso gli spogliatoi.

-Bravo, Harry. Complimenti.- disse Ginny battendo le mani per prenderlo in giro –E ora come ci alleniamo?-

-Mi metto io in porta, forza! Continuiamo gli allenamenti se volete vincere questa stramaledetta partita!- urlò agli altri arrabbiato nero.

E così continuarono gli allenamenti.

 

~

Sorrise soddisfatto vedendo Lenticchia allontanarsi velocemente dal campo.

Davvero un bello spettacolo.

Doveva ammetterlo, i Grifondoro erano divertenti quando litigavano.

Il loro esasperato perbenismo veniva a mancare lasciando in bella mostra ciò che erano davvero.

Potter e Weasley poi, erano il massimo.

Quello che invece l’aveva piacevolmente sorpreso era stato l’atteggiamento di Ginny.

Hai visto che quando vuoi le cose le capisci?

Stava vendendo su davvero bene.

E forse, constatò con una punta di funesto orgoglio, era anche merito suo.

La Weasley si era finalmente resa conto di che razza di amici avesse, era solo un po’ restia nel dichiararlo apertamente.

E lui, nonostante si nascondesse dietro quell’atteggiamento da ragazzina timida, l’aveva notata.

Era un buon osservatore dopotutto.

Potter invece era sempre stupido.

Non aveva capito niente della vita.

Non che lui fosse un uomo vissuto o possedesse la conoscenza del mistero della vita…ma Potter non aveva davvero speranza.

L’unica fortuna di quel ragazzo era stata quella di aver ricevuto un Avada Kedavra quand’era ancora in fasce.

E se quella era stata la sua più grande fortuna…non invidiava davvero Harry Potter.

Si accorse di essere stato visto nonostante la sua posizione piuttosto appartata.

Beh, poco male.

Dopotutto non stava facendo niente di sbagliato, stava semplicemente studiando le tecniche dei suoi avversari.

E quello non era affatto un crimine.

Anzi, se anche lo Sfregiato l’avesse fatto forse gli sarebbe servito.

In ogni caso, era sicuro che la persona che si era accorta della sua presenza non avesse intenzioni ostili nei suoi confronti.

Anzi, gli stava sorridendo apertamente, come se fosse sollevata di vedere qualcuno che non ce l’avesse con lei.

Accennò un sorriso sfuggente e fece un gesto di saluto portandosi due dita alla fronte.

Poi si alzò spolverandosi la divisa e si diresse verso il castello.

Il turno dei Grifondoro era quasi finito.

Dopo sarebbe toccato a loro.

~

Ginny si lasciò cadere sul letto.

Aveva appena fatto la doccia al ritorno dal campo.

Quegli allenamenti l’avevano stressata davvero, e non solo dal punto di vista fisico.

Aveva urlato contro Harry, Harry aveva urlato contro di lei, Ron aveva urlato contro Harry, Harry aveva urlato contro Ron…

E poi Ron se n’era andato, peggiorando solo la situazione, e non solo perché Harry come portiere era davvero terribile, pensò con una smorfia, ma anche perché si era sentita in colpa.

Come se davvero la causa di tutto fosse lei.

Cosa poteva farci se aveva un fratello facilmente infiammabile, era innamorata di un emerito idiota e la sua EX-migliore amica era solo una stupida oca…e per giunta ottusa?!

Anzi…a dire il vero non era più tanto sicura di essere innamorata di Harry.

E se pensava a quanto quel ragazzo fosse stato al centro dei suoi pensieri fino a solo pochi mesi prima si sentiva terribilmente stupida.

Harry Potter…l’eroe sopravvissuto…

Credeva che solo per il fatto di avere una cicatrice in fronte tutto gli fosse dovuto?

Fece un verso esasperato portandosi le mani alla faccia…

Inizio a pensare come Malfoy…

Sorrise al pensiero…quello era davvero il colmo…

L’unica persona che avesse avuto voglia di vedere in quei giorni e che avesse dimostrato anche solo vagamente di comprenderla era stato…Malfoy

Per questo motivo forse, durante gli allenamenti non aveva detto agli altri di averlo visto.

Harry sarebbe stato capace di urlare al sabotaggio.

Draco Malfoy…

Assurdo…

Quel ragazzo era davvero strano…e sfuggente…

Un attimo prima offendeva la sua famiglia e i suoi amici…e un attimo dopo riusciva a tirare fuori delle frasi allucinanti riuscendo persino a non farla piangere.

Ma la parte migliore era un’altra…constatò aprendo il cassetto del comodino accanto al letto e tirando fuori un lungo pezzo di stoffa verde-argento.

No, non gliel’aveva ancora restituita…

Se la rigirò tra le mani come fosse un oggetto sconosciuto.

Quando era entrata in Sala Grande con quella sciarpa al collo aveva attirato una serie di sguardi curiosi che l’avevano fatta arrossire.

Però non se ne vergognava…solo che non era abituata a simili attenzioni.

La faccia dei Tre Moschettieri poi era stata insuperabile.

Nonostante avessero litigato non avevano potuto fare a meno di sdegnarsi a quella vista.

E non sapevano ancora di chi fosse quell’innocente indumento.

A dire la verità Harry aveva in mano tutti gli elementi per capirlo…ma evidentemente era troppo impegnato a compiangersi ed indignarsi per l’ingratitudine dimostratagli dal mondo intero per accorgersene…

…o più semplicemente, come sosteneva Draco, era solo troppo stupido!

Malfoy, accidenti a te…mi stai portando sulla cattiva strada!

Decise di andare a dormire.

Il giorno dopo avrebbero avuto la partita e non voleva che ulteriori sensi di colpa infondati la assalissero nel caso in cui avessero perso…contro Serpeverde per giunta!

D’accordo, gironzolava per il castello con una sciarpa verde-argento al collo, ma era pure sempre una Grifondoro!!

E faceva parte della squadra!

Quindi su questo non c’erano dubbi…

FORZA GRIFONDORO…

Anche se…

…beh, vedere Draco sollevare la coppa sotto gli sguardi invidiosi di Ron, Harry ed Hermione non le sarebbe poi dispiaciuto tanto!

~

-Blaise, idiota! A che accidenti stai pensando?!- inveì contro il compagno di casa che, per poco, non era stato colpito da un bolide.

Si strinse un po’ nel mantello tentando di ripararsi dal freddo.

Era buio e vedeva davvero poco.

Inoltre quegli inetti dei suoi compagni non avevano nessuna intenzione di allenarsi seriamente.

-Giù dalle scope!- ordinò agli altri iniziando a volare basso per il campo avvicinandosi ad uno ad uno agli altri ragazzi e guardandoli negli occhi.

-Forse non mi sono spiegato bene!- sibilò fermandosi per un attimo -Qui non ci stiamo allenando per una partita di beneficenza. Domani c’è la finale!-

-Contro quegli inetti dei Grifondoro!- lo interrupe Goyle con la sua espressione ottusa, ma uno sguardo del capitano lo fece immediatamente pentire di quell’intromissione.

-E per nessun motivo Potter deve portarsi a casa quella cazzo di coppa!! Altrimenti ciascuno di voi passerà un brutto quarto d’ora! Siamo intesi!?-

Un basso coro di assensi si sollevò dagli altri componenti della squadra.

-Tiger, se mangi un altro po’ non basterà un Ippogrifo imbestialito a farti sollevare da terra.-

Draco rabbrividì. Lui di Ippogrifi imbestialiti ne sapeva abbastanza.

-Lo stesso vale per te Goyle!-

-Blaise! Stai su quella scopa con la stessa grazia di Hagrid e Madame Maxime mentre ballano il valzer.- urlò ricominciando a volare tra i ragazzi.

Si sentì una risatina isterica a quella battuta.

Il capitano esasperato si girò in direzione della malcapitata che rideva.

-In quanto a te, Pansy…- iniziò abbassando la voce ed avvicinandosi a lei.

La ragazza si zittì di colpo sperando in qualche commento positivo da parte del capitano.

-…la prossima volta che ti ritrovo inopportunamente attaccata alla mia scopa…giuro che ti sbatto fuori a calci dalla squadra!- sibilò stingendo gli occhi.

Un brivido freddo percorse la schiena della ragazza, sopraffacendo il piacere di sentirsi il fiato del ragazzo tanto vicino.

-Capito, Pansy?- chiese come se stesse parlando ad un bambino difficile.

-Si, Draco!-

Fu la volta i Millicent di ridere.

Possibile che in quella squadra ci fossero tante oche?

I dissapori stanno fuori dal campo!

L’aveva ripetuto un miliardo di volte almeno. E persino lui in questi casi dava il buon esempio.

Bastò una gelida occhiata alla ragazza bionda per farla capitolare.

-Perfetto, e adesso riprendiamo!-

Liberò nuovamente il boccino.

Era buio e faceva anche molto freddo. Le condizioni di gioco non erano delle migliori.

E questo, all’inizio aveva provocato delle insistenti lamentele da parte dei giocatori.

Ma non si era per niente lasciato impietosire.

Allenarsi in quelle condizioni faceva parte dell’addestramento.

Se riuscivano a giocare bene agli estremi…non avrebbero avuto problemi a giocare di giorno ed in condizioni atmosferiche accettabili.

E questo quei geni dei Grifondoro ancora non l’avevano capito.

Anzi, ridacchiavano come degli idioti quando, finendo il loro turno di allenamento vedevano i Serpeverde iniziare, convinti di essere riusciti a soffiargli il turno migliore sul campo.

La squadra Serpeverde, grazie a questi espedienti comunque, era ben messa, nonostante le continue ramanzine.

In campo tenevano meglio dei Corvonero e riuscivano a segnare abbastanza.

L’unico problema era Potter.

Non capiva perché, nonostante avesse una migliore tenuta in volo (lui non era volato giù dalla scopa una volta per ogni stupidissima partita).

Ma lui conosceva i punti deboli dell’avversario, e tentava di sfruttarli a suo favore.

Potter era facilmente suggestionabile.

Ed aveva quelle manie di protagonismo che gli facevano credere che tutto il mondo lo osservasse nei suoi movimenti.

Quindi Draco si impegnava semplicemente a marcarlo…e lui si confondeva, convinto che quello fosse solo un espediente per fregargli il boccino non appena l’avesse visto.

Solo uno stupido come lui poteva credere una cosa simile.

E, quando si sentiva messo alle strette…sembrava un bradipo in trappola (aveva anche inventato una tecnica che richiamava l’assurdo animale).

Vide brillare il boccino nel buio della sera.

Gli bastò un fluido e veloce movimento per prenderlo nonostante la distanza.

Lo strinse a pugno nella mano destra.

Eppure, sentì che non sarebbe riuscito a vincere quella maledettissima partita.

 

Allora, che ve ne pare? Continuate a seguirci e a farci avere i vostri commenti!! A noi sta piacendo molto scrivere questa…e stiamo tentando di impegnarci seriamente! Speriamo che i risultati si vedano!

 

Hermia e Izumi

 

Thanks:

 

Claccy92:ciao, sono Hermia. Grazie per avere risposto!! A quanto pare sono riuscita proprio a farlo diventare insopportabile il povero Harrino! Cmq probabilmente hai ragione tu, Harry ha sbagliato più di Ron, si è comportato davvero male verso i suoi ‘amici’, sia Ron, che Hermione e Ginny, ma del resto è così che doveva andare!! Grazie ancora per la recensione!!!!

 

Mary: ciao, sono Hermia. Perché dici che Ron fa lo sbruffone?? Per quanto riguarda Hermione, si lo ammetto, l’ho fatta atteggiare forse un po’ troppo, ma è una caratteristica che fa parte della nuova immagine che ho voluto darle. Se fosse stata solo la brutta so-tutto-io del libro non sarebbe stata adatta ad una storia del genere, no? E poi non sono in molti quelli che Hermione se la immaginerebbero come una splendida ragazza amata da tutti, è un personaggio originale....Per quanto riguarda Harry, vale la stessa cosa che ho scritto a Claccy92, è così che doveva essere il suo personaggio!! Grazie per aver recensito!!!!

Ciao, sono Izumi…e sono strafelice per il fatto che tifi per Draco…!! A dire il vero sono un po’ preoccupata per lui…ho paura che diventi troppo sdolcinato!! ^_^ Se dovesse succedere una cosa simile vi prego fatemi sapere subito!!! Per quanto riguarda Ginny…come hai visto, soprattutto in questo capitolo, sta venendo su in modo molto diverso da quello che vorrebbe il magico Trio!!! Grazie!!! Speriamo di risentirti!

 

Aletheangel: Allora…un’altra tifosa della D&G…che bello!!! Come vedi i presupposti ci sono ma…non si può mai sapere!! D’altronde, dato che sono io (Izumi), la mente diabolica che si occupa di loro due…non si sa mai cosa posso farmi venire in mente!! Continua a seguirci! Thanks!

 

Minako-chan: Ciao! Mi fa molto piacere che la mia storia ti piaccia…per quanto riguarda la frase da decifrare…devo essermi espressa male…() intendevo dire che già, oltre ad aver scritto, avevo detto abbastanza sull’eventuale coppia Draco/Ginny e che non volevo dire niente di più per evitare di rovinare la sorpresa anticipando il seguito! Spero che continuerai a seguirci!! Izumi

 

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Capitolo 8
*** L'importante non è partecipare, ma vincere ***


L’importante non è partecipare, ma vincere

L’importante non è partecipare, ma vincere.

 

Ron tornò verso il castello infuriato.

Odiava prendere ordini da quello.

Ma si rendeva conto di aver fatto una gigantesca cavolata. Come aveva potuto lasciare gli allenamenti?

Come?? Proprio il giorno prima della partita contro i Serpeverde, poi?

Per tutti i Grifondoro era importantissimo vincere, cosa avrebbero detto quando avrebbero saputo che aveva abbandonato gli allenamenti? E se poi avessero perso la partita per colpa sua?

Loro ci tenevano così tanto a quella vittoria...

Lui ci teneva così tanto a quella vittoria..... per fargliela vedere a quell’idiota di Draco Malfoy.

Ogni volta che ripensava a quello che era successo negli spogliatoi, sentiva il bisogno di uccidere qualcuno. Come aveva potuto permettere che lo umiliasse in quel modo? Avrebbe dovuto  prenderlo a pugni quel bastardo, ecco cosa doveva fare.

La sua vendetta l’avrebbe avuta stringendo tra le mani la Coppa del Quiddich e guardando l’espressione da perdente dipinta sul suo volto.

Camminando camminando meccanicamente era arrivato davanti al ritratto della Signora Grassa, disse la parola d’ordine ed entrò in Sala Comune.

Quando lo videro tornare così presto dagli allenamenti, e soprattutto da solo, tutti cominciarono a fare domande su quello che era successo.

Ron non aveva voglia di discutere, perché sapeva che si sarebbe messo ad urlare per quanto era nervoso, così rispose a tutte le domande con un evasivo – Non è successo niente – e scappò nella sua stanza.

Tanto ci avrebbero pensato gli altri a raccontare cos’era successo.

 

~ 

 

Hermione, che stava studiando con gli altri in Sala Comune, aveva capito fin da subito cos’era successo giù al campo appena Ron era entrato dal buco del ritratto.

Non poteva dire che se lo aspettava, ma quasi.

Un po’ perché conosceva la situazione, un po’ perché Ron per lei era come un libro aperto, sapeva che in quel momento lui non era solo arrabbiato, stava soffrendo da morire. E come faceva già da un po’ di tempo a questa parte, si rintanava nella sua stanza a leccarsi le ferite.

Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma il suo istinto le diceva di salire quelle scale e parlargli.

 

~ 

 

Ron era sdraiato sul letto e giocherellava con una piccola pluffa di gomma per calmarsi un po’.

Non poteva sentire quello che avveniva di sotto perché la sua stanza era magicamente insonorizzata, però si immaginava che tutti avessero messo da parte i libri per fare congetture assurde su quello che era successo agli allenamenti.

Toc toc

-Chi è?– disse Ron, con una voce mista tra il curioso e lo scocciato. In quel momento avrebbe litigato con il mondo intero. Non voleva essere disturbato, e poi non aspettava visite, chi poteva essere?

Una testa fece capolino dalla porta semiaperta.

-Sono io- disse una voce femminile –Posso entrare?-

-Mi pare che tu l’abbia già fatto- disse Ron senza guardarla –Che vuoi?-

-Io, volevo parlarti...non l’abbiamo fatto molto ultimamente- fece una pausa cercando le parole per proseguire –Io non so cosa sia successo giù al campo, ma se ti può dare un po’ di sollievo parlarne con qualcuno, ricordati che io ci sono sempre...-

-Non penso che tu sia la persona adatta per parlarne- rispose lui freddamente.

-Perché no, Ron? Io non ti ho fatto niente...non sono stata io a ferirti...perchè mi tratti in questo modo?- disse lei con voce tremula.

-E quale sarebbe questo modo?-

-Tu mi ignori, fai come se non esistessi...e non capisco perché, Ron, perché?? Cosa ti ho fatto io?-

E detto questo corse via dalla stanza in lacrime.

-No, non piangere! Io non volevo...- disse Ron rincorrendola, ma appena varcò la porta si trovò facci a faccia con Hermione.

-Che ci fai qui?- le disse con sguardo truce.

-Perché Lavanda piangeva?-

-Non sono affari tuoi. Allora?- disse tornando nella sua stanza.

-Ero venuta per parlare con te- disse lei chiamando a raccolta tutto il coraggio che aveva. E ne aveva da vendere, non per niente era stata assegnata a Grifondoro.

-Non abbiamo niente da dirci- tagliò corto lui.

-A me sembra il contrario, invece!- disse lei quasi urlando- Non puoi fare così, Ron. Non puoi condannarmi senza neanche darmi l’opportunità di spiegarti quello che è successo!-

-Cosa c’è da spiegare, Hermione! Tu e Harry vi siete baciati e non avete avuto neanche il coraggio di dirmelo. A me sembra che quello che è stato detto sia più che sufficiente.-

-E invece non lo è, Ron! Perché le cose non sono andate così. E’ stato Harry a baciarmi, non io a baciare lui.-

-Non mi interessano i dettagli piccanti. Se fosse stato solo questo, avrei saputo anche accettarlo, voleva dire che avevi scelto lui invece di me. Potrei mai fartene una colpa? Mi credi così squallido?-

-No, ma...-

 

-Io non sono arrabbiato per questo! Io sono arrabbiato perché voi non me l’avete detto, perché per due mesi avete fatto come se nulla fosse, mi avete ingannato, Hermione!-

-Ma perché non provi a metterti nei nostri panni?! Sei tanto sicuro che al nostro posto avresti raccontato tutto, sapendo che avresti spezzato il cuore alle persone che ami?- disse con le lacrime che le rigavano le guance, fissandolo con quei suoi occhi incredibilmente penetranti –Prova a pensarci prima di giudicarci- e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Ron era rimasto sorpreso dalle parole di Hermione.

Non perché, dopo tutto quello che gli aveva fatto, lo aveva pure sgridato, ma dalle ultime parole che aveva pronunciato.

Voleva forse dire che lei......lo amava?

 

~

 

L’indomani mattina tutta la squadra si svegliò molto presto per la tensione.

Il tempo era ottimo per volare, faceva freddo ma non soffiava neanche un alito di vento, e c’era un ottima visuale.

Tutti gli studenti delle altre case non facevano altro che passare dal tavolo dei Grifondoro per augurare buona fortuna, per non parlare degli altri Grifondoro, che non facevano altro che parlare della partita e dire che dovevano vincere assolutamente.

Dire che erano tutti sotto pressione era troppo poco.

Nel frattempo dall’altro lato della Sala, i Serpeverde facevano del loro meglio per allentare la tensione facendo squallide battute sulla squadra avversaria, ma nessuno dava loro retta, così presto caddero in un profondo silenzio.

Dopo essersi cambiati, i giocatori di Grifondoro si riunirono intorno ad Harry per ascoltare il solito discorso prepartita.

-Ragazzi, è il primo anno che faccio da capitano ad una squadra, e sarà anche l’ultimo. Abbiamo giocato alla grande quest’anno, ci siamo meritati di arrivare in finale. E ci meritiamo anche di vincere quella Coppa! Quindi, facciamo pentire i Serpeverde di essere nati!!-

Il discorso fu seguito da un coro di ‘SI’ e poi i ragazzi entrarono in campo. Furono accolti da un boato; gran parte della tribune era stata decorata con striscioni e stendardi rosso e oro, e sembrava che molta gente avesse apprezzato l’idea di Luna Lovegood di mettersi una testa di leone sulla testa.

Tutto quel sostegno da una parte rincuorava i ragazzi, ma dall’altra li faceva sentire ancora più sotto pressione...che cosa avrebbero fatto se avessero perso?

Harry fu chiamato a stringere la mano di Draco Malfoy, che era il capitano della squadra avversaria, si stritolarono ben bene e poi montarono sulle scope.

-Pronto a perdere, Potter?- bisbigliò.

-No, e tu Malfoy?- gli rispose lui ridacchiando.

Poi vi fu il ischio di Madama Bumb. La partita aveva inizio.

Tutti i giocatori della squadra di Serpeverde avevano delle Firebolt, che erano state gentilmente offerte dal padre di Malfoy in cambio della nomina del figlio a capitano della squadra, e così erano nettamente più veloci della squadra avversaria, nella quale solo Harry ne possedeva una.

Questo, sommato al modo di giocare dei Serpeverde, incredibilmente falloso, spingeva Harry a desiderare che quella partita terminasse il più in fretta possibile, per cui si mise a perlustrare l’intero stadio alla ricerca del Boccino.

La cosa però non si rivelò molto semplice.

Malfoy lo stava innervosendo parecchio perché lo intralciava di continuo per farlo distrarre.

‘Del resto non è mai stato un bravo giocatore. L’unica cosa che può fare, poveretto, è barare...non ha alcuna speranza’ pensò virando di botto per non andare a sbattere contro quel rompipalle.

-Non ce la fai proprio a vedere il boccino da solo Malfoy?- gli urlò Harry, virando per l’ennesima volta –Strano, pensavo che i furetti ci vedessero benissimo!-

Malfoy aprì la bocca per ribattere ma la sua voce fu coperta dalla folla che esultava. I due interruppero il loro battibecco e si sporsero dalla scope per guardare che succedeva di sotto.

-ED ECCO CHE LE CACCIATRICI DI GRIFONDORO EFFETTUANO UNA SERIE DI PASSAGGI...WEASLEY HA LA PLUFFA, LA PASSA A STEWART, VIENE COLPITA DA UN BOLIDE E PERDE LA PALLA...PALLA A SERPEVERDE CHE AVANZANO VERSO LE PORTE AVVERSARIE, ZABINI TIRA EEEEEE....WEASLEY LA PARA!!!!!!-la cronista, una ragazzetta di Tassorosso, stava commentando la partita saltellando sugli spalti.

Ron era migliorato moltissimo come portiere negli ultimi anni, fortunatamente.

Dopo la sua incredibile parata, dagli spalti si levò un coro di voci femminili in onore di Ron.

Viva il portiere di Grifondor,

che porta alla casa vittoria e onor,

gioia e felicità nei nostri cuor,

che son pieni per lui d’amor!

Hermione guardò torva la ragazza che stava seduta accanto a lei, che stava cantando a squarciagola quell’inno a Ron, ed era per giunta stonata.

‘Patetiche’ pensò, infastidita.

Harry nel frattempo aveva approfittato dalle distrazione di quel deficiente del suo avversario, che stava seguendo la partita come se non fosse anche lui un giocatore, per avvistare il Boccino.

Aveva visto uno strano luccichio accanto ad uno stendardo dei Serpeverde  e si lanciò in quella direzione, ma come al solito Malfoy gli era venuto addosso per farlo sbandare.

-Cazzo, Malfoy! Vuoi toglierti dalle scatole?!- gli urlò dietro.

-Nervoso Potter? Senti già l’odore della sconfitta?- disse indicando con un cenno il tabellone segna punti, Serpeverde era in vantaggio.

-No, sento il tuo pessimo odore e mi sta venendo la nausea- E detto questo si girò dall’altra parte cercando di seminarlo.

-I FRATELLI CANON SONO PIU’ AGGUERRITI CHE MAI, HANNO DISARCIONATO BEN DUE GIOCATORI AVVERSARI CON I LORO BOLIDI E NON E’ MICA FACILE VISTA LA LORO STAZZA! PALLA IN POSSESSO DEI GRIFONDORO CHE METTONO IN PRATICA UNA DELLE LORO NUOVE TECNICHE , ‘LA PRESA DEL BRADIPO’. QUEST’ANNO HARRY POTTER HA DATO GRAN PROVA DI SE COME CAPITANO- Piton le lanciò un’occhiata assassina e la ragazza tornò a tornare della partita –VEDIAMO LA PICCOLA SMITT CHE SI AVVICINA ALLE PORTE...SCHIVA UN BOLIDE DI TIGER....SCHIVA UNA GIOCATRICE AVVERSARIA CHE LE STAVA FINENDO INVOLONTARIAMENTE ADDOSSO...SI PREPARA A TIRARE...ED E’ GOAL!!!SIAMO 30 A 50 PER SERPEVERDE- disse la cronista –SI SPERA CHE I GRIFONDORO RECUPERINO IN FRETTA, SAREBBE UN VERO PECCATO SE PERDESSERO PROPRIO QUEST’ANNO...NO, MI SCUSI PROFESSORESSA, MI MANTERRO’ IMPARZIALE ...ANCHE SE I SERPEVERDE- in quel momento la professoressa McGranitt le stava strappando il megafono di mano, ma poi tutti furono distratti da quello che stava succedendo in campo.

Harry Potter si era lanciato in picchiata verso gli spalti dove sedevano i Corvonero.

Malfoy era indietro di qualche metro.

Su tutto lo stadio calò il silenzio. Quello che era sbalorditivo era la vista di Harry, che era riuscito a vedere il Boccino, anche se nessuno riusciva a capire dove fosse...

Poi Harry si fermò di botto, mentre Malfoy continuò ad andare dritto.

Era una finta. Harry era particolarmente bravo in questo.

-Grazie, Potter!- gli gridò Malfoy durante la sua picchiata. Harry non capì.

Poi vide realmente il Boccino e si rese conto dell’enorme sbaglio che aveva fatto.

Il boccino infatti era esattamente dove stava andando Malfoy a causa della sua finta, praticamente lo aveva mandato alla vittoria sicura. Per questo lo aveva ringraziato.

Che imbecille!

Harry si appiattì sulla scopa più che poteva ed iniziò a correre a più non posso verso il boccino. Malfoy era in vantaggio su di lui, ma lui era più pratico nell’accelerare al massimo la sua Firebolt, che tra l’altro l’aveva segretamente potenziata per essere ancora più veloce.

In pochi secondi giunse alla pari con Malfoy, che appena lo vide gli fece un sorrisetto furbo.

E fu quello il suo errore perché in quei pochi secondi di distrazione Harry gli tagliò la strada facendolo sbandare e strinse la piccola pallina alata tra le mani.

-HARRY POTTER  PRENDE IL BOCCINO D’ORO! GRIFONDORO VINCE LA PARTITA!!!-

-EHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-

Si alzò un boato di ovazioni e applausi mentre Harry prendeva il Boccino e faceva il giro del campo per farlo vedere a tutti gli spettatori. Mentre passava sopra gli spalti dei Serpeverde si alzò un coro di –BUUHHHHHHHH- ed incominciarono a lanciargli un sacco di Caccabombe.

Il professor Piton corse a fermarli controvoglia, era davvero seccato di aver perso per l’ennesima volta.

-Se vuoi puoi piangere sulla mia spalla, Malfoy!- gli urlò Harry scendendo dalla scopa, ma si girò prima che il ragazzo parlasse e non sentì la sua risposta.

Era felice per la prima volta dopo tanto tempo. Nessuno gli avrebbe rovinato quel momento.

Poi Silente prese la Coppa e la porse a Harry, che la sollevò in alto, accerchiato da tutta la squadra.

Tutte la ragazze della squadra, tranne Ginny, lo abbracciarono e mentre i fratelli Canon se lo caricavano sulle spalle, Ron gli chiese di poter prendere un attimo la coppa.

Gli bastò un solo sguardo per intendersi.

Entrambi si girarono verso Malfoy, come leggendosi nel pensiero, e gli sorrisero tenendo in alto la Coppa mentre lui li guardava torvo. L’espressione da perdente sul suo volto.

Era la loro rivincita.

Ron diede ad Harry una pacca sulle spalle, in segno di ringraziamento.

Stava sorridendo, non ad Harry, ma stava sorridendo.

Hermione, che era scesa dagli spalti per fare i complimenti alla squadra, vide i due ragazzi sorridersi e le sembrò che le sue speranze si fossero avverate. Che la felicità fosse tornata nelle loro vite.

Si avvicinò ai ragazzi e li prese entrambi per mano. Sapeva che stava giocando col fuoco, ma aveva la sensazione che nessuno dei due si sarebbero opposti a quel gesto.

In quel momento, pensarono, l’unica cosa importante era che avevano vinto e non c’era nessun motivo per non essere felici.

 

~

 

Era ormai calata la sera.

Si sdraiò sull’erba di fronte al lago osservando la luna che si affacciava a tratti dietro delle grosse nubi.

Avevano perso.

Semplicemente.

In fondo non gliene importava poi tanto.

Aveva solo perso ore intere di allenamento al freddo.

Eppure era mancato così poco…

Di solito era un giocatore concentrato in campo.

Ma stavolta si era fatto distrarre per ben due volte, che gli erano costate la vittoria.

Era uscito subito dagli spogliatoi per evitare di spaccare la faccia a qualcuno.

Se poi si fosse trovato davanti quell’oca di Pansy

Cosa le era saltato in mente?!

Era necessario dar vita alle sue opere di seduzione in campo?!

Durante la finale per giunta?!

Evidentemente non aveva capito che faceva sul serio la sera  prima, quando l’aveva minacciata.

O semplicemente aveva sbagliato lui con le minacce.

D’altronde per Pansy Parkinson non era di fondamentale importanza far parte della squadra.

Decise di lasciar perdere.

Alla seconda volta in cui si era distratto poi, non voleva nemmeno pensare.

Era stato proprio durante la gara di velocità contro Potter!

E non, come certamente aveva immaginato il Grifondoro, perché l’aveva ringraziato sorridendo sarcastico.

Si era distratto…dopo.

Ad ogni modo…

…avevano perso.

Potter gli aveva fregato il boccino e non c’era nient’altro da dire.

Se vuoi puoi piangere sulla mia spalla Malfoy!

Da che pulpito…

Come se solitamente fosse lui a girare per il castello con l’aria distrutta elemosinando spalle su cui piangere.

Che succede, Potter, soffri di solitudine?

Non era riuscito a trovare una battuta migliore in quel momento.

Tanto, non l’avrebbe sentita comunque.

E non gli importava.

Non aveva sentito niente vedendo il nemico vittorioso.

Né frustrazione.

Né rimorso.

Né invidia.

Forse solo un po’ di rabbia.

Come se la cosa non lo riguardasse.

Come se non fosse stato lui ad esserne uscito sconfitto.

Incrociò le braccia dietro la testa.

L’unica cosa positiva di tutta quella storia era che…un altro giorno era passato.

Perché ormai andava avanti così, contando i giorni.

Sperando che ognuno si sommasse al più presto al precedente.

Perché poi contava i giorni? Cosa aspettava?

Di tornare a casa o di diventare Mangiamorte?

No, forse di seminare la sua prima vittima…

…o lanciare per la prima volta un’Avada Kedavra…?

Contava e basta…

Forse solo per riempire la mente.

Sentì dei passi sull’erba dietro di sé. Se era qualcuno che aveva intenzione di infastidirlo non avrebbe più risposto delle sue azioni.

Se era un Grifondoro o, peggio ancora, qualcuno del Magico Trio, allora il momento in cui avrebbe lanciato la sua prima Avada non sarebbe stato più tanto lontano, avrebbe potuto smettere di contare.

In fondo era sicuro che non si trattasse di uno di loro.

Erano a festeggiare la vittoria.

 

~

 

Uscì dal castello stringendosi la sciarpa verde-argento al collo.

Rabbrividì quando una sferzata d’aria gelida le colpì il viso scompigliandole i capelli.

Si incamminò nel parco in direzione del lago.

Era già buio e poteva vedere ben poco, inoltre il cielo era coperto e la luce della luna pressoché inesistente.

Si avvicinò ad alcuni alberi ma non c’era nessuno.

Eppure le era sembrato di averlo visto lì.

Sperò che non se ne fosse già andato. Aveva persino abbandonato i festeggiamenti per andare da lui.

A far che, poi?

Si chiese mentre l’idea di andarlo a cercare non le sembrava più tanto brillante.

Perchè non era rimasta nella sua Sala Comune?

A dire il vero non ne poteva più di sentire tanti studenti elogiare Harry come un eroe.

Insomma, aveva solo vinto una stupidissima partita…e per poco non era stato talmente stupido da farsi fregare il boccino.

Ed in ogni caso i Serpeverde avevano segnato molto più di loro, non c’era da essere poi così fieri.

Quello che l’aveva stupita era stato il comportamento di Draco.

Si era distratto in un momento troppo cruciale.

Avrebbe potuto battere benissimo Harry, era anche partito in vantaggio.

Poi aveva rallentato, ma non aveva potuto capire perché si fosse distratto. Era impegnata ad evitare di essere beccata in pieno da un bolide.

Quando si era voltata era troppo tardi, Harry aveva il boccino in mano.

Poi erano andati tutti a festeggiare, ma si sentiva decisamente fuori posto in quella sala, tra tanti fan di Harry…lei che fino a qualche mese prima sarebbe stata tra le più accanite.

Si sentì stupida.

Aveva proprio ragione Lavanda quando diceva che una semplice cotta (perché ormai aveva classificato così il suo sentimento) per un ragazzo possa spazzar via qualsiasi osservazione razionale nei suoi confronti.

E solo adesso se ne stava rendendo conto.

Quando finalmente aveva capito che la sua sbandata fosse totalmente passata…per fortuna.

Finalmente lo vide.

Era sdraiato per terra, con le mani dietro la testa, in un’espressione decisamente annoiata, che si fece immediatamente tesa.

Doveva aver sentito i suoi passi e adesso stava in allerta.

Si chiese se fosse il caso di dire qualcosa o di fermasi…oppure se la cosa migliore fosse tornarsene indietro fingendo di essere lì per caso.

Vinse ancora una volta la sua parte irrazionale.

Si fermò a pochi passi di distanza da lui e gli sedette accanto.

Notò l’occhiata vaga che lui le rivolse, prima di riprendere a guardare le nuvole.

Non poteva dire che come inizio fosse incoraggiante.

Si ostinava a non dir nulla, come se la sua presenza gli fosse indifferente.

Almeno non l’aveva cacciata via.

Si sdraiò anche lei sull’erba guardando il cielo.

Sentì che il silenzio, rotto solo dal lieve movimento dell’acqua davanti a loro, si stava facendo imbarazzante, almeno per lei.

Era stufa di far saettare gli occhi in tutte le direzioni, tentando inutilmente di ostentare distacco.

Lo sentì alzarsi.

Se ne stava andando?

Si sentì ancora una volta terribilmente stupida.

Cosa aveva creduto di fare?

Capì che non se ne sarebbe andato vedendolo abbassarsi accanto a lei a prendere una sasso sul terreno.

-Che aspetti, Weasley?-

Finalmente.

Non aveva capito perfettamente il senso della sua domanda, ma almeno aveva aperto la bocca.

Lanciò lentamente il sasso che generò dei cerchi concentrici sull’acqua.

Lo guardò dubbiosa.

-A fare cosa, scusa?- chiese curiosa.

-Tu cosa sei venuta a fare?- rispose continuando a tenere lo sguardo fisso, come se sapesse la risposta a quella domanda meglio di quanto la sapesse lei.

Bella domanda Malfoy

Perché non aveva preso in considerazione il fatto che lui le chiedesse una cosa simile? E, soprattutto, perché non aveva trovato una risposta?

Poteva dirgli che l’aveva visto da solo fuori dalla finestra e che all’improvviso aveva sentito il desiderio di andare a parlargli, perché dei suoi compagni di Casa, di suo fratello e, soprattutto di…Harry Potter, non ne poteva più?

Decisamente non era una risposta adatta da dare ad un Malfoy.

Si limitò ad una scrollata di spalle.

-Sai che i colori di Serpeverde ti donano?- le chiese ironico alludendo alla sua sciarpa.

Lei sorrise ed alzandosi avvicinò le mani alla gola per toglierla e restituirgliela ma lui la bloccò con un gesto secco.

-No, tienila pure. Ti dona davvero.- disse con quella strana sfumatura negli occhi che la disorientava.

Non sapeva interpretarla.

Non riusciva a capire se fosse segno d’ironia, meditazione, tranquillità…o se fosse semplicemente una naturale sfumatura di colore.

-Perché non mi consoli, invece?- domandò in tono derisorio, con la solita espressione insolente sulle labbra.

-Consolarti, Malfoy?- rispose a tono.

-In effetti si era offerto anche Potter di farlo, ma adesso ci sei solo tu...credo che dovrò accontentarmi!-

Rise.

L’espressione di Draco Malfoy in quel momento poteva essere interpretata in mille modi diversi…tranne che come afflitta e desiderosa di compassione.

-Ridi della mia sofferenza, Weasley?-

-No, perdonami. Non mi permetterei mai.- rispose tentando di frenare la sua ilarità.

Gli si avvicinò.

Probabilmente stava agendo sotto l’effetto di quella Burrobirra che aveva bevuto qualche minuto prima, o forse era stressata per gli avvenimenti dell’ultimo periodo.

In ogni caso si ritrovò accanto a lui a poggiargli una mano sull’addome, prendendo nota dell’espressione di smarrimento che gli aveva attraversato per un momento gli occhi, prima di essere di nuovo sostituita da quella luce impertinente.

Lentamente anche sollevò anche l’altra mano, portandogliela sulla spalla, poi gli avvolse entrambe le braccia attorno al collo. Lo sentì irrigidirsi in maniera innaturale.

Che stava facendo?

Sveglia Gin, cosa credi di fare?

Sentì il ragazzo prendere un grosso respiro e gli poggiò la testa su una spalla.

Doveva essere davvero impazzita per aver assunto un simile atteggiamento nei confronti di un Malfoy.

Sentiva scottare la metà del volto a contatto col corpo del ragazzo.

Poteva addirittura sentire il suo battito cardiaco.

Quindi ce l’hai un cuore, Malfoy?

Nonostante tutto però lui non dava segno di voler cedere, come se il suo abbraccio non gli facesse nessun effetto.

-Che stai facendo, Weasley?- gli chiese con espressione tagliente.

-Mi hai chiesto di consolarti. E questo è il modo migliore che conosca.- rispose lei accanto al suo orecchio.

Sentì le braccia di Draco muoversi e si sorprese a trattenere il fiato mentre, con lentezza esasperante lui rispondeva al suo abbraccio, cingendole la vita.

Stava bene.

Sorprendente, ma stava bene.

Nonostante sentisse il cuore esploderle per la violenza con cui il sangue fluiva.

Si sentì percorrere da una scossa elettrica mentre una mano di lui risaliva dal suo fianco sino a posarsi sul suo viso, costringendola a guardarlo.

Incrociò i suoi occhi.

Cosa voleva fare?

-Che stai facendo, Malfoy?- chiese esitante, impaurita forse da quello che sarebbe potuto succedere.

-Ti ho chiesto di consolarmi. E conosco un modo migliore per farlo.- rispose lui serio, utilizzando le sue stesse parole di poco prima.

Ginny non si mosse.

Vedeva il volto del ragazzo avvicinarsi, fino a sentire il suo respiro sulle labbra.

Chiuse gli occhi per un istante.

Poi capì.

Voleva che Draco la baciasse.

Voleva sentire le sue labbra.

Anzi, più che un desiderio era come…un bisogno vitale.

Poi, in un attimo…

…sentì quella presenza confortante venir meno.

Sentì il violento contrasto dell’aria gelida che sostituiva il calore che aveva sentito fino a poco prima.

Draco si era allontanato, le mani in tasca.

-Ci vediamo, Weasley!- disse semplicemente prendendo a grandi passi a dirigersi verso il castello.

Cos’era successo?

A cosa era dovuto quel repentino cambio di atteggiamento?

Era davvero troppo strano.

Sentì le spalle piegarsi sotto il peso di qualcosa d’indefinito.

Si sedette di nuovo per terra.

Perché aveva reagito in quel modo?

Forse aveva sbagliato tutto. Non sarebbe dovuta andare a parlargli, sapeva che non sarebbe accaduto niente di buono, e quella ne era la prova.

Si disse che in fondo non stava troppo male.

Quello che le dava fastidio era l’aver tanto desiderato che lui la baciasse.

A cosa poteva essere dovuta una simile necessità?

E il lato più assurdo di tutta quella storia, si disse alzandosi e spolverandosi i vestiti, era che non era per niente decisa a rinunciarci.

Sapeva che le probabilità di riuscita fossero bassissime…ma voleva quel bacio.

Non riusciva ad arrendersi nonostante l’evidenza.

 

*****

Allora.....cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo?!

Ci sono sviluppi inaspettati? Cose che non vi sareste totalmente immaginati?

Apprezziamo i vostri commenti e consigli!

Inoltre un grazie alle lettrici che leggono e recensiscono e uno a quelle che leggono e basta!!

 

Grazie per le recensioni a:

Aletheangel: Ciao! Siamo molto contente che la storia ti stia piacendo e che ti abbia preso!! E in modo particolare apprezziamo che ti piaccia il modo con cui stiamo sviluppando il carattere dei nostri personaggi, Ginny con il suo bel caratterino e Harry versione stronzo odiato da tutti....Grazie per aver recensito!!

Claccly92: Ciao di nuovo!! Vedo che la nostra fanfic ha appassionato anche te! Mi fa moooolto piacere...! Per quanto riguarda la coppia Ron/Hermione non posso anticiparti nulla, ma diciamo che il prossimo capitolo sarà dedicato a chiarire un po’ questo aspetto. Grazie per la recensione!!

 

Hermia e Izumi

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Capitolo 9
*** Happy birthday! ***


Happy birthday

Happy birthday!

 

 

Dopo la fine della partita, tutta la squadra era stata trasportata a spalla fino alla torre dei Grifondoro.

Tutta la casa era in vena di festeggiamenti, per cui aveva fatto arrivare da Hogsmeade un mucchio di roba da mangiare e da bere, con la prospettiva di festeggiare tutta la notte.

Hermione, che era Caposcuola, aveva chiaramente espresso il suo disaccordo nel fare proseguire la festa oltre le 4 del mattino, perché l’indomani era un giorno di scuola come tutti gli altri e professori come Piton ad esempio, non avrebbero mai accettato come scusa per la loro assenza la vittoria dei Grifondoro. Al contrario sarebbe stato un buon pretesto per levare alla loro casa tanti di quei punti da non poter neanche pensare di arrivare alla vittoria della Coppa delle Case, traguardo a cui segretamente anelavano tutti loro.

Ma naturalmente le sue opposizioni non erano neanche prese in considerazione dai suoi compagni, così aveva cercato l’appoggio di Ron, l’altro Caposcuola, ma non l’aveva trovato da nessuna parte.

-Colin...ehy, Colin?- lo chiamò forte per farsi sentire al di sopra dei ragazzi che stavano solennemente cantando un inno alla squadra. Quando alla fine riuscì a raggiungerlo, scavalcando parecchi ragazzini del primo anno, lo strattonò per la maglietta affinché si accorgesse della sua presenza.

-Colin, sai dov’è andato Ron?- gli urlò nell’orecchio, ma il ragazzino le fece segno che non sentiva una parola.

-HO DETTO SAI DOVE E’ RON??- urlò ancora più forte, perdendo la voce.

Il ragazzino le fece segno di no con la testa e si girò dall’altra parte per tornare ai festeggiamenti.

Hermione non sapeva cosa fare. Ma dove poteva essere finito Ron?

Da sola non poteva tenere a bada tutti quei pazzi scatenati, soprattutto dopo aver visto la quantità di superalcolici che avevano comprato.

Anche lei era felicissima della vittoria e li capiva, ma non poteva permettere che l’indomani mattina tutti gli studenti della sua casa fossero totalmente sbronzi.

Doveva fare qualcosa.... doveva trovare Ron.

Così, dando spallate a tutti quelli che si frapponevano fra lei e il ritratto della Signora Grassa, riuscì finalmente ad uscire da quel finimondo.

Non sapeva esattamente dove andare....come primo tentativo pensò di andare in Sala Grande...magari gli era venuto appetito...

Quando si rese conto che lì non c’era, provò con gli spogliatoi della squadra....ma mentre apriva la porta degli spogliatoi vide una figura scura che si stagliava nel cielo dallo spalto più alto del campo.

-Lumos- mormorò. Era preoccupata che quella cosa fosse pericolosa.

Quando però vide cos’era tirò un sospiro di sollievo.

 

~

 

L’euforia del dopo partita non era ancora terminata, e molto probabilmente sarebbe durata per molto tempo ancora.

A Ron sembrava un po’ esagerato tutto questo, ma non poteva negare di essere felice anche lui.

Per la vittoria, si intende....l’espressione di Malfoy mentre loro stringevano la Coppa era davvero impagabile.

Ma erano successe tante altre cose...

La strana “chiacchierata” con Hermione...

Quell’attimo di complicità con Harry...

E poi quella stretta di mano...loro tre di nuovo insieme....

Sembrava quasi che il violento tornado che si era abbattuto sulle loro vite, finalmente avesse deciso di andare altrove e di ristabilire la normalità.

Naturalmente l’idea che tutto potesse tornare come prima era solo un’utopia, ma sicuramente qualcosa stava per cambiare.

Lui stesso si sentiva finalmente pronto a mettere da parte l’ascia di guerra e a comportarsi da una persona matura, come si confaceva alla sua età.

Il tempo dopo la partita era molto peggiorato e grossi nuvolosi oscuravano la luna, preavvisando l’arrivo di un temporale. Era un peccato dover restare chiusi nella Sala Comune a festeggiare, quando fuori c’era un simile spettacolo naturale.

Lui adorava i temporali...con i tuoni e i fulmini....in tutta la loro magnificenza.

Ronald Weasley era seduto sugli spalti del campo da Quiddich a godersi la tranquillità di quel luogo.

Tutti hanno un posto nel quale riescono a sentirsi tranquilli. Harry una volta gli aveva detto che per lui quel posto era il cielo, ogni volta che volava si sentiva libero e sereno...

Beh, per Ron era quello.

L’unico posto dove aveva avuto l’opportunità di far vedere agli altri quanto potesse valere il vero Ronald Weasley.

Per lui guardare il cielo come se fosse la pellicola di un film dove grosse ombre scure di tutte le forme sfilano davanti ai suoi occhi, seduto sugli spalti di quel campo, era la fine del mondo.

Gli bastava solo quello, oltre ai suoi pensieri, per essere felice.

Felice....

Era da così tanto tempo che non lo era. La prima volta che lo era stato dopo la gran litigata che aveva fatto con gli altri era stata quando aveva parlato con Hermione.

Lei gli faceva sempre quell’effetto, anche se ultimamente la sua presenza lo rattristava un ...e poi le parole che aveva detto...

Si sentiva uno stupido...come poteva pensare che lei volesse dire proprio quello....?

Eppure lo pensava. Anche dopo che lei aveva baciato un altro.

Si diede un pugno sulla fronte.

-Idiota....- disse a sé stesso.

Un rumore di erba calpestata lo fece smettere di auto insultarsi.

In un primo momento rimase abbagliato dalla bacchetta della persona che stava venendo verso di lui, ma quando lo scocciatore la spense, si accorse chi era e gli salì il cuore in gola.

‘Parli del diavolo.... e spuntano le corna’

-Posso sedermi?- disse Hermione con voce incerta.

Ron le fece un ceno affermativo con il capo e tornò a guardare le stelle.

Dopo qualche minuto di silenzio, tra l’altro parecchio imbarazzante per entrambi, Hermione parlò.

-Ti stavo cercando...-

-Come mai?- disse Ron, sempre senza guardarla.

-In dormitorio stanno facendo un party....hanno superalcolici a non finire e l’intenzione di stare svegli tutta la notte- rispose lei, guardando la luna, che finalmente aveva fatto capolino da dietro le nuvole.

Ron non capiva il problema di Hermione, che male c’era a festeggiare fino a notte fonda?

-Gliel’hai detto che non sei d’accordo?- le chiese, tanto per non restare in silenzio.

-Si....ma lo sai com’è...loro non ascoltano me, ascoltano te-

-Non posso dire alla mia squadra di non festeggiare, Hermione- disse lui, lievemente scocciato dell’argomento, come poteva chiedergli una cosa del genere?

-Non ti ho chiesto questo- Hermione non voleva di nuovo urlargli contro come l’altra sera, stava cercando di mantenersi calma –Solo di far terminare i festeggiamenti alle 4, mi sembra ragionevole, no?-

A Ron non sembrava molto ragionevole, ma se non avesse acconsentito lei avrebbe continuato ad insistere e sinceramente non gli andava, così acconsentì. E ricadde il silenzio.

È incredibile come due persone che hanno un mucchio di cose da dirsi, alla fine riescono solo a stare in silenzio.

-Ti devo dire una cosa- sbottò Hermione. Ron fu preso dall’agitazione, fissava il cielo, senza in realtà vederlo, che voleva dirgli?

-Ecco...io...non ho avuto il coraggio di dirtelo dopo tutto quello che è successo dopo il Ballo, ma...- voleva dirgli così tante cose, ma quella era senza alcun dubbio la cosa più importante. Lei moriva dalla voglia di dirgli  –scusa-

Ron davvero non se l’aspettava, l’orgogliosa Hermione che gli chiedeva scusa?!

Per la prima volta da un mese a questa parte si girò verso di lei e la guardò. Anche lei lo stava guardando. Era così bella.

-Non fa niente- le rispose dopo un po’ e lei fece una cosa per lui straordinaria.....gli sorrise.

Quel sorriso era più bello di tutte le stelle del cielo messe insieme. Era bellissima. Ron tornò a guardare il cielo prima di perdere il controllo di sé e dire qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.

-E’ affascinante il cielo stasera- disse Hermione sdraiandosi accanto a lui. Si sentiva più serena dopo essere stata perdonata.

-Già...-

-Prima vi ho visti-

-Chi?- disse Ron voltandosi verso di lei.

-Tu...e Harry,con la Coppa...-

-.....-

-Sono felice che le cose si siano sistemate tra voi- si azzardò a dire, ma il fatto che Ron si alzò di botto le fece capire che forse avrebbe fatto meglio star zitta.

-Alle 4 finisce la festa, giusto?- le chiese, cambiando velocemente argomento.

-Giusto...- rispose lei, non capendo dove volesse andare a parare.

-Allora andiamoci a divertire- disse lui incominciando a correre verso il castello –Chi arriva per ultimo è un troll di montagna!!-

Hermione si mise a ridere.

-Non vale...tu sei partito prima!- disse poi correndogli dietro. Non voleva essere un troll di montagna!

 

~

 

Da allora i ragazzi avevano stipulato il tacito accordo di non parlare mai più di ciò che era successo e di tornare alla loro vita di sempre.

Studiavano insieme, mangiavano insieme, ridevano insieme...

E solo qualche volta nei loro occhi si riaccendeva il rancore degli eventi passati, ma quasi subito si spegneva perché il padrone di quegli occhi non voleva tornare indietro, non voleva che quel periodo bruttissimo delle loro vite tornasse.

Nessuno di loro lo aveva ammesso, e non lo avrebbe fatto per nulla al mondo, ma in quel periodo di separazione, alla lunga avevano sofferto moltissimo.

Se non altro da tutta quella storia avevano imparato una lezione davvero importante: in questa vita non c’è niente di scontato.

Non c’era niente di più vero. L’amicizia, l’amore, la fiducia sono cose che diamo per scontate, ma in realtà sono qualcosa che nasce con il tempo, con molto tempo, e che si può distruggere in meno di un secondo.

Loro l’avevano imparato a loro spese.

Ron ed Harry avevano preso entrambi coscienza di avere commesso degli errori, chi più e chi meno, ed avevano deciso per una buona volta di comportarsi da persone mature.

Per questo motivo ora, quando si incontravano per i corridoi o in classe, si salutavano, e a volte potevano anche scambiare qualche battuta, invece di ignorarsi come facevano prima.

Era un netto miglioramento.

Con Hermione invece la situazione era nettamente diversa. Sembrava molto più difficile per Ron tornare al vecchio rapporto di amicizia che avevano.

Forse per la consapevolezza che, nonostante avessero chiuso per sempre quella storia, lui continuava a provare per lei quei sentimenti che non c’entrano nulla con l’amicizia.

Oppure per la ferita ancora aperta che gli aveva lasciato l’essere respinto da lei per un altro.

Non sapeva cosa fosse, ma fatto stava che non riusciva più a guardarla negli occhi come faceva una volta, in quei bellissimi occhi ambrati così misteriosi.

E ogni volta che si trovavano da soli, lui non poteva fare a meno di provare imbarazzo e risentimento.

Lui ci stava provando, ma era così difficile.

Hermione dal canto suo era felicissima che tutto si fosse risolto per il meglio, che i due ragazzi fossero tornati amici.

Lei cercava di comportarsi normalmente, di celare dietro un libro il lieve imbarazzo che provava quando si trovavano tutti e tre insieme o la tristezza che la prendeva quando si rendeva conto che nessuno dei due ragazzi aveva il coraggio di guardarla in faccia.

Aveva fatto male ad entrambi, lo sapeva e li capiva.

Sapeva che non sarebbero mai tornati come prima, che era impossibile, ma non aveva smesso un attimo di sperare.

Il tempo passava in fretta, gli esami si avvicinavano e la tensione cresceva sempre più tra gli studenti del settimo anno, che non facevano altro che studiare, studiare, e ancora studiare.

Per Harry e Ron, che di studio ne mangiavano poco e niente, quella situazione era davvero troppo pesante. Hermione li aveva sovraccaricati di compiti di ripasso, e nonostante loro le fossero grati per la mano che gli stava dando, a volte non riuscivano proprio a sopportarla. Ma come faceva a comportarsi come se nulla fosse successo??

In ogni caso, il loro umore si sollevò notevolmente una sera di febbraio.

-Ron, dobbiamo appendere questi avvisi in bacheca- aveva detto Hermione, spuntando dal buco del ritratto nella Sala Comune deserta.

Ron, che stava studiando seduto accanto al camino, le rispose distratto –Uhm....che roba è?-

Hermione gli mise sotto il naso un avviso della professoressa McGranitt. Era per l’ultima gita dell’anno a Hogsmeade, che si sarebbe tenuta l’1 marzo.

-L’1 marzo? Ma è il giorno del mio compleanno?!- disse Ron.

-Lo so, è per via degli esami- rispose Hermione, arrampicandosi su una sedia per appendere l’avviso - la professoressa McGranitt era indignata per il comportamento dei ragazzi dall’anno scorso,non studiavano mai,  davvero disdicevole- disse imitando i gesti della professoressa e cadendo all’indietro dalla sedia.

-Sta attenta- disse Ron saltando su dalla poltrona con balzo felino e prendendola per un pelo. Erano così vicini....

-Grazie...- disse lei e per la prima volta dopo tanto, i loro occhi si incontrarono....azzurro nell’ambra come cielo e terra....era così bello quel contatto... lei cercò di leggere in quegli occhi come faceva un volta, per capire, per comprendere i suoi sentimenti e lui distolse lo sguardo, imbarazzato.

Era da quella sera nel campo che non erano così vicini, che i loro sguardi non si incontravano...era una sensazione così profonda e speciale...

-Li appendo io gli avvisi- disse poi voltandole le spalle, non voleva che lei continuasse, perché avrebbe scoperto ciò che provava e non voleva.

-Ok- disse lei lievemente rossa, e si sedette sul divano dietro di lui. Bisognava ammettere che Ron aveva messo su proprio un bel fisico. Spalle larghe, braccia forti, e che sedere....

Distolse lo sguardo facendo un sorrisetto malizioso.

-Ron- disse poi – che ne pensi se ci andassimo insieme?- buttò lì fintamente disinvolta, in realtà era tesa come una corda di violino. Come avrebbe reagito ad un tale invito?

-Cosa?!- disse Ron, voltandosi di scatto e rischiando di cadere anche lui. –Ma sei impazzita??- non poteva credere che lei lo avesse appena invitato ad andare ad Hogsmeade insieme!

-Perché? Che c’è di male?- disse lei agitata. Evidentemente lui non ne voleva sapere di uscire con lei, lo capiva –E’ il tuo compleanno. Possiamo dirlo anche a Harry e a Ginny.....un’uscita tutti insieme come i vecchi tempi- era la prima balla che le era venuta in mente.

-Ah.....- scemo! Come aveva potuto pensare che volesse uscire da sola con lui?? –Possiamo chiederglielo....tu lo chiedi a Harry e io lo chiedo a Ginny-

-Chiedermi cosa?- in quel momento Ginny entrò nella Sala Comune con due sue amiche. Li guardava con sguardo misto tra il curioso e il disinteressato.

-L’1 c’è l’ultima gita dell’anno a Hogsmeade e avevamo pensato che potremmo andarci tutti insieme....- disse Ron cauto, aveva visto la sorella aggredirlo per molto meno negli ultimi tempi.

-Tutti chi?- rispose lei, guardandolo male.

-Beh...tu, io, Hermione.....e Harry-

-L’1 hai detto, ma è il giorno del tuo compleanno?!- disse lei pensandoci un po’ su, poi disse –Visto che non ho niente di meglio da fare, ok, ci sarò- e se ne andò con le sue amiche.

-Mi odia- disse Hermione dopo un buttandosi a peso morto sul divano.

Ron si trattenne dal risponderle ‘Si’ e tornò a i suoi studi dicendo –Odia è una parola grossa, diciamo che forse ce l’ha un po’ con te-

Hermione era avvilita. Le dispiaceva così tanto.....

Ron non riusciva più a studiare, la sua presenza lo distraeva, così chiuse il libro con un piccolo botto e si avviò verso il ritratto.

-Dove vai?- gli disse Hermione.

- A cena, vieni con me?-

-No, non ho fame-

Così Ron uscì da solo dal buco del ritratto e per poco non rovinò addosso ad Harry, che invece stava entrando. Loro non facevano mai conversazioni troppo impegnative, ma si limitavano a brevi scambi di battute, del tipo :

-Com’è la cena stasera?- gli chiese Ron.

-Molto buona- gli rispose Harry.

-Ottimo- disse Ron –Ho una fame da lupo mannaro- e si avviò verso la Sala Grande.

Che bella conversazione, eh?

Harry invece entrò in Sala Comune e la trovò totalmente vuota eccetto Hermione seduta sul divano e immersa nei suoi pensieri.

-Ciao...-le disse lui attraversando in fretta la stanza per arrivare al suo dormitorio prima possibile. Aveva qualche problema a parlare disinvoltamente con lei...gli tornava sempre in mente la sera del Ballo. Lo metteva molto a disagio.

-Oh, Harry,ciao- disse lei accorgendosi solo ora della sua presenza –hai visto l’avviso in bacheca?-

-No, quale avviso?-disse lui avvicinandosi alla bacheca.

-Quella dalla gita a Hogsmeade. E’ l’1.-

-.....-

-Che ne pensi se ci andassimo insieme?-

-Insieme?-disse lui con sguardo interrogativo. Insieme??

-Ma si! E’ il compleanno di Ron. Saremmo io, tu, Ron e Ginny....che ne pensi?-

-Ecco....- non era quello che si era immaginato, ma comunque....-penso che si possa fare, ma Ginny lo sa che ci sono anch’io?-

-Si, ha detto che non ha niente di meglio da fare per cui verrà con noi-

-Capisco....- disse Harry cercando di defilarsi, ma visto che ormai era lì, tanto valeva sputare il rospo. Si sa, via il dente via il dolore. –Hermione....io ti dovrei parlare- disse impacciato.

Hermione lo guardò con sguardo spaventato. Non di nuovo??

-Ora?- chiese lei preoccupata, non era il momento per parlare con lui, non era il luogo per parlare con lui, non era pronta per parlare con lui.

-No....- disse Harry pensando ad un posto più tranquillo –Domani dopo pranzo al lago?-

-Ok- rispose Hermione.

-Bhe, io sono stanco morto, buona notte- disse Harry e scappò nel suo dormitorio.

-Buona notte, Harry- gli rispose Hermione, triste.

Era sempre così, dopo un po’ scappavano entrambi.

 

~

 

Hermione era davvero molto preoccupata.

Era scesa al lago un po’ prima per darsi una calmata. Lei era un tipo piuttosto intuitivo e per questo temeva di aver commesso un errore ad accettare di parlare con Harry.

Dopo tutto quello che era successo, in verità non lo aveva perdonato del tutto per aver rovinato tutto.

Si sedette sul prato e ritrasse le gambe chiudendosi come un riccio.

-Ciao Hermione- disse una voce esitante alle sue spalle.

Hermione si girò di scatto lievemente sorpresa.

-Ciao....-

-Posso sedermi accanto a te?-

Non sapeva cosa rispondergli, non era proprio il caso che lui si sedesse accanto a lei, ma sarebbe stato molto scortese dire di no, quindi acconsentì.

-E’ proprio una bella giornata, vero? Si sente quasi l’odore della primavera...- disse lui.

-Già...-disse Hermione, sempre più tesa, perché stava tergiversando parlando del tempo??

-Senti Hermione, io intanto vorrei ringraziarti per l’aiuto che mi hai dato con il ripasso, sei stata molto gentile con me anche se non eri obbligata...-

-Ma non dire sciocchezze- disse lei – lo sai che ti aiuto volentieri, non è mica la prima volta?-

-Lo so...ma dopo quello che era successo...tra di noi, voglio dire....non eri tenuta a farlo, ecco- disse lui un po’ impacciato.

-Noi siamo amici, no? Anche dopo quella storia, giusto?-

Appunto, erano amici....solo amici.

-Amici....direi che potremmo essere anche qualcosa di più...-osò dire lui.

-.....- Hermione non lo guardava nemmeno, che doveva fare adesso?

Era come se la storia si stesse ripetendo.

-Ehmm- tossicchiò qualcuno alle sue spalle.

Appena lo vide Hermione fu immensamente sollevata, per fortuna era arrivato.

Gli rivolse un’occhiata che voleva dire ‘Salvami’ e lui agì.

-Scusate se vi interrompo, ma devo parlare con Hermione urgentemente- disse in tono pomposo, molto alla Percy.

Il ragazzo non aveva ragioni per trattenerla, per cui Hermione lo salutò con un rapido –Ci vediamo- e se ne andò.

-Grazie, Harry! Mi hai salvata!!- disse tirando un sospiro di sollievo.

-Figurati, ma che voleva Thomas da te? Non avevate rotto?-

-Infatti, mi voleva solo ringraziare perché gli ho dato ripetizioni, ma lo sai com’è, no? Così tremendamente appiccicoso...- Hermione odiava le persone che la intrappolavano, lei voleva essere libera. Per questo lei e Dean Thomas si erano lasciati, ma a quanto pare lui non aveva capito.

Harry si mise a ridere, come ogni volta che lei esprimeva un giudizio su qualche ragazzo, li faceva sembrare dei lumaconi bavosi e viscidamente appiccicosi.

-Ehy! Non si ride delle disgrazie altrui!!- disse Hermione fintamente arrabbiata.

-Scusa, ti chiedo umilmente perdono!- disse lui stando al gioco ma sbellicandosi dalle risate.

-Allora...- disse Hermione tornando di nuovo seria –Di che volevi parlarmi?-

Erano entrambi molto più rilassati e ora era più facile parlare.

-Io mi sono comportato molto male con tutti –iniziò Harry, sentendo il bisogno di togliersi quel peso dal cuore –Ma in particolare mi sono comportato male con te, sono stato uno stupido cieco-

-Harry, non dire così, ormai è acqua passata- lo interruppe Hermione, ma lui doveva continuare perché voleva che lei sentisse ciò che aveva da dirle.

-Io ti voglio molto bene Herm, e proprio perché te ne voglio ti chiedo scusa per il male che ti ho fatto e per non essermi accorto di quello che invece era noto a tutti, mi dispiace per aver rovinato i tutto Hermione, mi dispiace tanto- la guardava negli occhi e lei capiva che era sincero. Aveva capito qual’era stata la conseguenza più grossa per lei delle sue azioni e se n’era pentito.

-Accetto le tue scuse solo se mi prometti che smetterai di dirmi che ti dispiace per quello che è successo- disse lei sorridendogli, poi gli porse la mano.

-Amici come prima?- gli chiese.

-Ci proverò- rispose lui mentre le stringeva la mano, sapendo già da subito che sarebbe stato difficile, ma per lei questo e altro.

Poi Hermione guardò l’orologio.

-Oh mio Dio!! E’ tardissimo, faremo tardi a lezione!!- disse Hermione allibita e incominciò a correre verso il castello, poi, vedendo che Harry non si muoveva ma anzi stava ridendo, gli urlò –Harry, muoviti!!-

-Arrivo- disse lui rassegnato, seguendola.

Non c’era niente da fare, Hermione non sarebbe cambiata mai.

 

~

 

La mattina dell’1 marzo i ragazzi si diedero appuntamento nella Sala Comune alle 9:00.

Ron e Harry erano già pronti ed erano seduti uno sul divano e uno sulla poltrona della Sala Comune.

-Che ore sono?- chiese Harry a Ron.

-Sono le...9:15- rispose Ron –Sono in ritardo-

-Come al solito- aggiunse Harry. Ormai si era rassegnato al fatto che le ragazze arrivano sempre in ritardo agli appuntamenti.

-Donne- sospirarono insieme.

Dopo circa dieci minuti scese Hermione, avvolta in un bel cappottino di pelliccia.

-Buon compleanno, Ron- disse lei regalandogli un bel sorriso.

-Grazie, ma sei in ritardo- le disse Ron un po’ scocciato.

-Si, scusate- disse lei, sorridendo –Siamo tutti?-

-No, manca ancora Ginny- disse Harry.

-Qualcuno la va a chiamare?- disse Hermione, guardando l’orologio.

Si guardarono tutti in faccia. L’unico che poteva andare a chiamare Ginny senza correre pericoli mortali era Ron, per cui perché far una domanda del genere.

-Ok, ho capito- disse Ron, rassegnato –Vado io-

-Non ce n’è bisogno, sono pronta- urlò Ginny dalla sua stanza e poi scese con tutta calma le scale. Impiegò almeno dieci minuti per due rampe di scale....davvero irritante.

Se voleva fare saltare i nervi a tutti ci stava riuscendo in pieno.

-Era ora- disse suo fratello, un po’ contrariato.

-Buon compleanno, fratellone- gli disse lei acida, rivolgendogli un’occhiata assassina e lui non parlò più.

Finalmente alle 10:20 uscirono dal castello diretti ad Hogsmeade.

La giornata era fredda, anche se c’era il sole e un vento tagliente ben presto congelò loro il volto e le mani.

Come prima cosa decisero di andare a fare una visita ai gemelli Weasley, che erano entrati in società con l’emporio di Zonco e avevano aperto un loro negozio anche ad Hogsmeade.

Dopo aver visto i gemelli, i ragazzi fecero un salto al nuovo negozio di animali che aveva aperto da qualche mese e poi rimasero tre quarti d’ora davanti alla vetrina di una gioielleria perché Hermione  e Ginny non riuscivano a staccare gli occhi dalle meraviglie esposte.

Hermione aveva visto il gioiello dei suoi sogni. Era un anello in oro bianco molto semplice, a forma di fedina, con al centro incastonato un piccolo diamante.

Non riusciva a smettere di sospirare –E’ bellissimo- ogni tre secondi.

Sia Harry che Ron ne presero mentalmente nota.

Poi incontrarono un gruppo di loro amici di Tassorosso e si unirono a loro per il pranzo e il resto del pomeriggio.

Per festeggiare Ron, avevano deciso di fare un salto alle giostre e si erano divertiti moltissimo tra case stregate magicamente e giochi incantati.

Ron aveva anche vinto un piccolo peluche a forma di ranocchio al tiro al bersaglio con la bacchetta.

Quando scese la sera, vista la temperatura, tutti accettarono di buon grado l’idea di Harry di andare a bere qualcosa a i Tre Manici di Scopa e si separarono dai compagni dell’altra casa.

I due ragazzi presero un boccale di Whisky Incendiario, mentre Hermione prese un bicchiere di idromele aromatizzato e Ginny fu costretta dal fratello a prendere una Burrobirra.

-Ron, non rompere...io prendo quello che voglio- si lamentò dandogli un calcio sotto il tavolo.

-No,ahi! Sei ancora troppo piccola per bere queste cose-

-Ma va al diavolo! Assomigli ogni giorno di più a Percy-

-A si?- disse lui offeso da questo paragone –Allora tu fai quello che vuoi, e io lo racconto alla mamma-

E così Ginny aveva perso sotto il peso di una minaccia così pesante, ma non aveva più rivolto la parola a nessuno per il resto della serata.

Il locale quella sera era stracolmo di studenti del sesto e settimo anno. Gli altri non potevano stare ad Hogsmeade oltre le sette di sera, per cui erano tornati al castello.

Hermione adorava guardare la gente mangiare, non sapeva bene il perché, ma la affascinava, soprattutto se erano personaggi interessanti come quelli che si potevano trovare nei pub magici.

-Ragazzi- disse Ron ad un certo punto –Vorrei ringraziarvi per la giornata che abbiamo passato oggi, è stato proprio un bel compleanno- concluse arrossendo in zona orecchie, ma perché era così timido??

-Ron, non è ancora il momento di ringraziarci!- disse Hermione con sguardo furbo –Non ti abbiamo ancora dato i nostri regali.-

-Regali?- disse lui arrossendo ancora di più –Ma...non ce n’era bisogno-

-Lo sappiamo...- rispose lei frugando nella sua borsetta –Ma che compleanno è senza regali?!-

Tirò fuori una piccola scatoletta ben confezionata.

-Questo è per te-

-Grazie!-disse Ron e iniziò a sconfezionare il pacchettino. Era un braccialetto in cuoio molto bello. -E’ bellissimo, Herm, grazie!-

-Di niente!- rispose lei ridendo mentre lui se lo metteva. Era tutto rosso come un pomodoro.

-Visto che è il momento dei regali...questo è per te- disse Ginny e gli porse un vecchio libro con sopra una piccola coccarda. Era un libro di spartiti per chitarra!

-Grandioso! Così potrò suonare tutta l’estate! Grazie sorellina!- disse lui felice.

-No, per carità, non farlo!- disse lei spaventata dalla minaccia di sentire il fratello strimpellare quella chitarra per tutta l’estate.

-Anch’io ho una cosa per te- disse poi Harry un po’ impacciato.

Il regalo lo aveva comprato l’estate precedente, quando erano andati insieme al concerto di un gruppo rock che piaceva a Ron. Gli aveva preso una maglietta del chitarrista, che era il suo idolo, e l’aveva stregata in modo che il personaggio si muovesse.

-Forte!-disse Ron , guardando la maglietta, era troppo bella!! –Grazie, Harry-

-Bhe...io ora vado- disse Ginny, mettendosi il cappotto.

-Dove vai?- le chiese Ron curioso.

-Faccio una passeggiata con le mie amiche, tra poco scade anche il mio coprifuoco- disse e uscì sgomitando dal locale.

Anche loro finirono le bibite che avevano ordinato ed uscirono dal pub. Mentre passeggiavano sulla via del ritorno Harry fu invitato da un gruppo di Corvonero ad andare a giocare a biliardo, così Ron e Hermione rimasero soli.

-E’ stata davvero una bella giornata- disse Ron guardando il lago.

-Già...ci siamo proprio divertiti....ti è piaciuto il mio regalo?-

-Certo! È bellissimo- le disse Ron sincero.

-A me è piaciuto molto. Non so se te ne sei accorto, ma sono due.-

-Due cosa?- disse lui perplesso.

-Due bracciali. Sono legati insieme, ma sono due. Sono magici....-

Ron non se n’era accorto, ma ora che ci faceva caso, effettivamente i bracciali erano due.

-Che poteri hanno?-le chiese.

-Servono a tenere unite le persone che li indossano. Per esempio gli innamorati se li regalano come promessa che non si lasceranno mai, oppure gli amici....mi è sembrata una cosa carina.- rispose lei, mentre attraversavano le porte della Sala d’Ingresso.

-Si, è una bella idea- rispose Ron. Era un po’ confuso. Hermione gli aveva appena regalato dei bracciali di coppia o qualcosa del genere?

Ben presto arrivarono davanti al corridoio del loro dormitorio, ma Ron invece di imboccarlo, tirò dritto.

-Ron, dove stai andando?-gli chiese.

-Sulla Torre, è una notte splendida, è un peccato tornare in Sala Comune, no?- disse lui voltandosi per guardarla. Era più che bella....era magnifica.

-Si, hai proprio ragione- disse lei avvicinandosi a lui, attratta dal  suo sorrisetto malizioso.

Sapeva cosa voleva dire quell’invito. Voleva dire che gli era mancata....e anche lui le era mancato.

Quello era il loro posto.

C’erano venuti spesso in quegli anni, ma non per sbaciucchiarsi come facevano tutte le coppiette di studenti. Loro stavano lì e parlavano fino a che non arrivava l’alba.

Ron salì per primo e poi tese la mano ad Hermione per aiutarla a salire e quando lei finalmente ci riuscì, si ritrovarono pericolosamente vicini.

Ron non sapeva cosa fare, l’aveva portata lì e adesso? Ma sapeva che voleva restare così vicino a lei per sempre, tenendole la mano, così delicata, nella sua, per non perderla mai, per non lasciarla andare via....di nuovo.

Questo pensiero lo riscosse da quell’attimo di vicinanza, le lasciò la mano e si sedette per terra.

Era una cosa troppo difficile da superare....non sapeva se ce l’avrebbe mai fatta.

Hermione lo imitò e gli si sedette accanto. Il suo cuore batteva veloce per quella vicinanza....Era un posto molto romantico di notte, perché si vedeva  la superficie dell’acqua del lago che specchiava il cielo, la luna e le stelle che brillavano allegre sopra di loro. Riportava alla mente tanti ricordi....

Era bello parlare con Ron, perché lui sapeva ascoltarti, darti consigli o semplicemente stare zitto. Quella era una cosa solo loro, l’avevano addirittura tenuta segreta ad Harry, perché lui non avrebbe saputo apprezzare l’importanza che avevano per loro quei momenti.

Quella notte parlarono per ore e ore, come non facevano da tanto tempo, di qualunque cosa, dalle bestialità a discorsi seri come il futuro. Perché loro erano all’ultimo anno, pochi mesi e sarebbero diventati auror....ci voleva molto coraggio per scegliere di vivere senza avere la certezza di cosa sarebbe rimasto della loro vita il giorno dopo.

Quando si resero conto che si erano fatte le 5 del mattino, decisero di tornare al dormitorio.

 

~

(qualche settimana prima)

Toc toc

In un primo momento Harry pensò che qualcuno stesse bussando alla porta, ma poi si rese conto che nella Sala Comune non c’erano porte.

Forse qualcuno stava bussando al ritratto della Signora Grassa.

Affacciò la testa fuori ma non vide nessuno, neanche lungo il corridoio.

Però per terra c’era un piccolo pacchetto ben confezionato.

Che fosse un regalo di Natale in ritardo?

Lo prese e lo portò dentro.

Non era pesante e nemmeno morbido, sicuramente solido.

Lo osservò per un po’ per vedere se avesse dei comportamenti anomali e poi lo aprì con cautela.

Era un piccolo libro rilegato in pelle, sembrava molto antico, sulla copertina non vi era alcun titolo, così aprì la prima pagina e lesse.

La verità dietro i sogni.

Non sembrava un libro interessante, chissà chi glielo aveva regalato?

Frugò nel pacchettino e trovò un biglietto. Lo aprì.

Era scritto con una bella calligrafia un po’ troppo arzigogolata e diceva.

 

L’utilità di questo libro ti è già nota.

In te è riposto un grande compito.

Usalo con attenzione, fidati dei segni  nei  sogni.

 

Non era firmato.

La cosa aveva un che di inquietante, che importanza aveva l’interpretazione dei sogni?

A Divinazione aveva studiato che il sogno non era un oggetto di studi attendibile perché era troppo legato all’esperienza del singolo individuo e alle sue speranze e preoccupazioni.

Solo le vere fattucchiere riuscivano ad avere premonizioni durante il sonno.

E poi che compito era stato riposto in lui?

Quel messaggio invece di chiarirgli le idee, lo aveva confuso ancora di più.

Mise da parte il libro e andò nella sua stanza a dormire.

Nei giorni a venire non parlò a nessuno del libro che aveva ricevuto nottetempo, e non ci pensò più.

Ne aveva già abbastanza di preoccupazioni con gli esami, ci mancava solo quello.

(ora- 4 marzo)

Harry si svegliò nel cuore della notte tutto sudato.

Ora era seriamente preoccupato.

Aveva riavuto l’incubo. Lo stesso incubo che lo aveva turbato durante le vacanze di Natale.

All’epoca aveva deciso di non preoccuparsene perché mancava qualcosa affinché fosse un segno, ma adesso quel qualcosa c’era.

La cicatrice gli stava bruciando da morire.

Questo voleva dire che quel sogno aveva un significato e che lui aveva il compito di scoprire qual’era.

Aveva un compito...

Questa frase non gli era nuova. L’aveva già sentita da qualche parte.

Si alzò con un balzo ed andò a frugare nel suo baule, fin quando trovò quello che stava cercando.

Il misterioso libro che aveva ricevuto in dono qualche tempo fa. Il bigliettino che lo accompagnava diceva che gli era stato affidato un compito e che presto avrebbe compreso l’utilità di quel libro.

Ora era tutto molto più chiaro e anche molto più preoccupante.

Scese in Sala Comune, che a quell’ora della notte era sempre deserta, ed incominciò a leggere il libro.

Come aveva sospettato la prima volta che lo aveva visto, quel libro non era molto interessante.

Rischiò perfino di addormentarsi un paio di volte.

Più che altro spiegava qual’era il modo migliore per interpretare un sogno e che era prima di tutto necessario analizzarlo punto per punto, così iniziò a farlo.

La prima parte era a casa di Sirius, il fatto che lui fosse sparito era perché era morto repentinamente, sempre secondo il libro.

Poi era al Ministero della Magia e dalla finestra vedeva un attacco di Mangiamorte, che volesse significare che presto ci sarebbe stato un attacco al ministero?

Anche Silente spariva, però lui non era mica morto, voleva significare che sarebbe morto nell’attacco?

E poi accanto a lui compariva Malfoy. Il libro diceva che chi sta al tuo fianco si dimostra tuo alleato, ma dubitava che lui e Malfoy si sarebbero mai alleati contro Voldemort.

E alla fine c’era la luce verde e la risata fredda. Quella scena era molto simile a quello che ricordava delle notte in cui erano morti i suoi genitori.

Il libro diceva che era possibile che alle premonizioni si unissero spesso elementi che non c’entravano nulla, magari dei ricordi. Ma poteva anche significare che Voldemort aveva preso il ministero e lo aveva ucciso, ridendo di cuore (anche se non era sicuro che lui ce lo avesse).

Quello che lo incuriosiva era un elemento comune a più parti del sogno. Sia Sirius che Silente gli avevano detto ‘Devi fare attenzione Harry’, ma non gli avevano detto a cosa.

In quel momento sentì che qualcuno stava entrando nella Sala Comune, chi poteva essere a quell’ora della notte?

 

~

 

Ron e Hermione entrarono il più silenziosamente possibile nella Sala Comune e rimasero molto sorpresi quando si accorsero che non era vuota, come si sarebbero aspettati.

Harry era in piedi accanto al camino con un libro in mano.

Si sentirono in imbarazzo come se fossero stati beccati, anche se in realtà non ce n’era motivo, non dovevano rendere conto a nessuno delle loro azioni.

-Harry...- bisbigliò Hermione –che ci fai sveglio a quest’ora?-

-Potrei chiedervi la stessa cosa- rispose lui. Non voleva litigare di nuovo ma era eccessiva per lui quella situazione...beccarli al ritorno da una scappatella romantica, allucinante!

Ma poi gli tornò in mente la ragione per cui era sveglio a quell’ora, era parecchio turbato e la cicatrice gli faceva male e si rese conto che era un motivo molto più importante.

Aveva bisogno di un consiglio, e loro erano le persone migliori a cui chiederlo, così si decise a parlare.

-Noi non....- rispose Ron, ma Harry lo interruppe.

-Non mi interessa. Devo raccontarvi un po’ di cose importanti-

-Di che si tratta Harry? Così mi fai preoccupare- disse Hermione agitata, mentre si sedeva sul divano.

-Me lo direte voi dopo se è il caso di preoccuparsi o meno- disse Harry, si sedette sulla poltrona e raccontò tutto dei sogni, del libro e dei segni che aveva interpretato.

-Non mi piace questa storia. E poi chi te l’ha mandato il libro?- disse Ron, che era rimasto in piedi tutto il tempo, e ora passeggiava nervosamente.

-Non lo so, non c’era scritto nel biglietto....-rispose Harry.

-Secondo me dovresti andare a parlare con Silente, Harry- disse Ron.

-Ma forse non ce n’è bisogno, potrebbe essere solo una stupido sogno, no?-

Ron alzò le sopracciglia come se questa spiegazione fosse da escludere.

Anche Hermione era d’accordo con lui.

-L’hai detto anche tu che ti ha fatto male la cicatrice, e noi lo sappiamo che significa...E se poi volesse significare davvero che ci sarà un attacco al ministero? Devi dirlo a Silente. Lui saprà darti una spiegazione- continuò Ron sempre più convinto.

-Già....e poi non si sa mai, potrebbe essere anche un trucco di Tu-Sai-Chi, una trappola...Silente saprà cosa fare- concluse Hermione.

-Ok, allora ci andrò domani- disse Harry un po’ più tranquillo ora che si era tolto quel peso dallo stomaco.

-E noi verremo con te- disse Hermione convinta. Ron la guardò con sguardo interrogativo e lei annuì leggermente con la testa.

-Perché?- chiese Harry.

-Perché è giusto così, no? E’ questo che fanno gli amici.- rispose Hermione.

-Già...-concluse Ron.

-Allora è deciso, ci andremo domattina prima dell’inizio delle lezioni- disse Hermione –Buona notte!- disse poi e si avviò verso la sua stanza.

-Hermione?-la chiamò Harry.

-Si?- rispose lei.

-Hai intenzione di portartelo a letto?- disse indicando quello che aveva lei fra le mani.

Hermione si era portata con sé il libro dei sogni.

-Lo leggo così vedo se trovo qualcosa di importante- rispose lei, ma tutti sapevano che stava morendo dalla curiosità di leggerlo semplicemente perché era un libro.

-Si si. Notte- disse Harry sghignazzando, salendo nella sua stanza.

Ron rimase da solo in Sala Comune, ma dopo un po’ Hermione, che aveva lasciato il prezioso libro nella sua stanza, scese di nuovo e si sedette accanto a lui sul divano.

-E’ davvero un bel peluche, dove lo metterai?- gli disse lei accarezzando il ranocchio di Ron.

-Non è ho idea....- disse lui – Grazie per avermi fatto passare un bel compleanno!-

-Figurati, è stato un piacere....- Rimasero un po’ a guardare il fuoco, poi Hermione sentì le palpebre pesanti e decise di andare a letto.

-Buona notte, Ron!- gli disse e si avvicinò al suo viso.

Ron divenne rosso come uno dei tizzoni accesi nel camino, mentre lei veniva sempre più vicina alla sua faccia....sentiva il suo calore così vicino...il suo sguardo posato sulle sue labbra....e allora socchiuse gli occhi avvicinandosi a lei....

Ma lei deviò, dandogli un bacio sulla guancia e se ne andò. Come riusciva ad essere così fantastica?

Ron si riprese in fretta e la chiamò. Non appena si fu girata, Hermione vide volare verso di sé il peluche a forma di ranocchio.

-E’ per te- gli disse Ron semplicemente –Buona notte, Herm- e salì nella sua stanza.

-Notte, Ron-

Dopo tutto, pensò Ron, era stato proprio un bel compleanno....

 

*****

 

Allora....ecco qui un capitolo dedicato proprio a loro due, come vi è sembrato?

Grazie a tutte le lettrici!!

 

Grazie per le recensioni a:

Claccly92: Ciao! Nella risposta alla tua scorsa recensione non ho voluto dirti niente perché era in arrivo questo capitolo che, in parte, risponde un po’ alla tua domanda.....allora, che te ne pare? Come procederanno le cose tra i due? Grazie per aver recensito!!

Shanìka: Ciao, sono Izumi!! Ti ringrazio tanto per la tua recensione...! Sono davvero orgogliosa del fatto che ti piaccia il personaggio di Ginny…e condivido pienamente il tuo ‘W Draco’ …ho la vaga impressione ke il caro Slytherin faccia impazzire anke te!!! Scommetti ke nel prox capitolo ci sarà una sorpresa, eh….?! Kissà…magari hai delle non indifferenti doti di preveggenza nascoste ; P!!! Per quanto riguarda il Magico Trio…non oso pensare ad una cosa a tre…!!! Mi fai paura…!!! Spero d risentirti presto…Danke (^_^)!!!

Kristel: Ke bello, un’altra nuova lettrice!!! Mi fa molto piacere ke la storia ti piaccia…sei una fan delle Draco/Ginny…?! Eh, beh...ank’io!!! ^_^ Spero ke continui a recensire…grazie tante!!! Izumi

Ciao, sono Hermia! Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, mi fa davvero molto piacere sapere che ti piaccia il modo in cui stiamo scrivendo la storia....! Grazie mille!!

Aletheangel: Sono contenta che ti piaccia questa fanfiction!! Credo che questo capitolo abbia chiarito un po’ il tuo dubbio riguardo ad Herm....per quanto riguarda Draco e Ginny ne saprai di più nel prossimo capitolo scritto da Izumi....Ne approfitto anche per rispondere alla domanda che avevi fatto nella scorsa recensione riguardo quanti capitoli ci saranno in questa storia...noi pensiamo che saranno 13, ma non si può sapere mai....Grazie per la recensione!!

 

1 bacio!!

Hermia

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Capitolo 10
*** Io e te ***


Io e te

Io e te

 

Osservò con ben poca curiosità il fratello mentre scartava il regalo di Hermione.

Un bracciale.

Sbuffò. Quell’imbranato era diventato completamente rosso mentre ringraziava la ragazza.

E non si era nemmeno accorto del segreto intento dell’istigante tentatrice.

I bracciali erano due…si passò scocciata una mano tra i capelli.

A quanto pare però il Magico Trio si era ricostituito, constatò guardandoli tanto felici e affiatati.

Molto probabilmente tutto sarebbe tornato come prima, anche se, lo sguardo triste che Harry stava rivolgendo in quel momento ai due amici non lasciava presagire nulla di buono.

Si guardò intorno scocciata sperando che quella scena finisse presto.

Il locale era affollatissimo, sembrava che nessuno avesse di meglio da fare che starsene lì dentro a soffocare per il caldo e bere alcolici in mezzo a tutto quel caos.

Osservò attentamente le facce presenti alla ricerca di qualcuno che fosse degno di attenzione.

No, sembrava non ci fosse nessuno di interessante.

Si soffermò con lo sguardo su un tavolo piuttosto appartato. C’erano alcuni Serpeverde che chiacchieravano e ridevano piuttosto animatamente.

Pansy Parkinson.

Gregory Goyle.

Vincent Tiger.

Millicent Bulstrode.

E…

…no, Blaise Zabini.

Esasperata bevve un altro sorso dal suo boccale. Non c’era.

Lui non c’era.

E lei come un’idiota, senza un motivo apparente lo stava cercando.

Voleva vederlo.

Poi si ricordò del regalo di Ron.

Era il suo compleanno dopotutto, e lei era lì per quello.

-Visto che è il momento dei regali...questo è per te- tirò fuori dalla borsa un libro molto spesso ma piuttosto logoro…non era riuscita a trovare di meglio.

E Merlino sapeva quanto avesse cercato.

Si sentiva in colpa per il suo comportamento nei confronti del fratello.

Insomma, lui non aveva nessuna colpa in tutta quella storia. Anzi, forse ne era rimasto spiacevolmente colpito almeno quanto lei.

Ma Ron, Harry ed Hermione erano davvero amici, e sarebbero passati sopra a tutta quella brutta storia.

Lei invece era sempre stata una sorta di quarto incomodo.

Non aveva mai preso parte ai loro tentativi di salvare il mondo o cose del genere.

-Grandioso! Così potrò suonare tutta l’estate! Grazie sorellina!-

Beh, almeno il regalo gli era piaciuto.

-No, per carità, non farlo!- disse assumendo un’espressione terrorizzata.

A dire il vero sarebbe dovuta essere anche un po’ ironica, ma non credeva di aver sortito quell’effetto.

Se fossero stati da soli magari ci sarebbe riuscita. Ma non con Harry ed Hermione lì presenti.

Fissò ipnotizzata il suo boccale di Burrobirra.

Non la faceva per niente impazzire quella roba, ma Ron, con le sue minacce assurde, l’aveva costretta ad ordinarla.

Che idiota!

Adesso che ci pensava un motivo per essere arrabbiata anche con lui ce l’aveva, eccome.

Era dannatamente soffocante.

Perché Hermione poteva prendere un idromele aromatizzato e lei doveva accontentarsi di una Burrobirra?

Osservò Harry e Ron ridere assieme come due vecchi inseparabili amici.

Non si era nemmeno accorta che il fratello avesse scartato il regalo dell’amico.

All’improvviso una strana malinconia prese il sopravvento.

Quei tre erano tornati amici…e a lei cosa rimaneva?

Non che sperasse che restassero separati per tutta la vita, anzi…vederli di nuovo insieme le faceva piacere. Ma sentiva il peso della sua solitudine gravare sempre più.

Soprattutto se paragonato all’allegria dei compagni.

Alla fine ci aveva rimesso solo lei. Semplicemente perché era testarda e orgogliosa.

Si era accorta in quei mesi di essere un po’ cambiata.

Si era dannatamente illusa di essere diventata più forte…

E forse, in apparenza, lo era.

Ma dentro era sempre la stessa. Continuava a soffrire della sua solitudine.

Stava imparando ad indossare una maschera impenetrabile agli occhi della gente.

Forte fuori, debole dentro.

Indipendentemente dalla sua volontà il suo sguardo fu attirato verso l’ingresso del locale.

Due occhi  grigi, come il cielo delle mattinate invernali, la stavano osservando.

Sentì un brivido insolito lungo le spalle.

Eccolo.

Come se si fosse materializzato dai suoi sogni.

Sorrise, consapevole della scintilla di felicità che doveva aver attraversato i suoi occhi nel momento in cui avevano incontrato quelli di lui.

Colse il suo muto invito a raggiungerlo.

Stava per alzarsi quando qualcosa la fermò.

L’ultima volta che si erano visti, dopo la partita, non era andata decisamente bene.

Aveva passato una notte insonne, cullata dalla delusione e tormentata dalle domande.

Non erano più stati tanto vicini…si erano solo visti di sfuggita nei corridoi e nella Sala Grande, scambiandosi eloquenti sguardi.

Forse non era il caso di seguirlo fuori, a meno di non voler commettere qualche sciocchezza.

Lo guardò di nuovo.

Al diavolo tutto!

-Beh...io ora vado.- disse seccamente alzandosi ed infilandosi il cappotto.

Miracolosamente gli sguardi dei tre Grifondoro si erano posati per un attimo su di lei, quello di Ron in testa.

-Dove vai?-

Varò simultaneamente mille scuse da poter rifilare al fratello, che non attirassero troppe domande.

Anche se la tentazione di dire ‘vado a fare un giro con Draco…’ era davvero forte.

Poi si rese conto di voler andare a fare un giro con Draco e che, per quanto divertenti sarebbero state le loro facce, dire una cosa del genere la avrebbe impedito quel piacevole diversivo.

-Faccio una passeggiata con le mie amiche!-

Non poteva mica negarglielo.

Lo sguardo sospettoso che lui le rivolse però le fece cambiare idea.

-Tra poco scade anche il mio coprifuoco.- si affrettò a dire prima di lanciarsi in mezzo alla folla e conquistarsi l’uscita del locale, colpendo di tanto in tanto qualcuno.

Tutta quella gente le stava dando alla testa.

Accidenti a te, Malfoy…sto iniziando a mentire per stare con te…

Si fermò, un po’ tentennate davanti a Draco.

Sembrava un strano. Il solito cipiglio strafottente non era molto ben visibile sul suo viso.

E adesso?

Lui le posò gentilmente una mano sulla vita.

-Andiamo fuori a respirare!-

Il timbro della sua voce in quel momento non le fece desiderare altro che seguirlo fuori e, in fondo, sperava di poter restare ancora una volta da sola con lui, lontana dagli sguardi stupiti ed irritati degli altri Grifoni presenti.

Non le sembrava più tanto terribile l’idea di passare un’altra notte insonne.

Masochista…!

Uscirono dal locale.

L’aria gelida della sera le colpì il volto facendola rabbrividire.

Il sole era già tramontato da un pezzo, lasciando il posto ad un’orgogliosa luna piena.

Draco si fermò in un luogo che non conosceva bene. Indovinò comunque dal paesaggio che non dovevano essere molto lontani dalla Stamberga Strillante.

-Il Magico Trio è di nuovo in piedi a quanto vedo!-

Lo guardò torvo.

Se voleva farla innervosire aveva toccato il tasto giusto.

-Già, sono molto felice per loro!- disse sfoggiando il sorriso più melenso che fosse riuscita a trovare.

-Mi dispiace!-

Lo guardò stupita notando la sua espressione cupa.

Poi capì, quando, riconobbe la sua espressione ironica.

-Se preferisci ti riaccompagno! Anche io avrei da fare con Pansy.-

Fece roteare gli occhi infastidita. Quella discussione era, se possibile, peggiore della precedente.

Scusa, Draco…possiamo riprendere a parlare di San Potter, Lenticchia e Mezzosangue?

Fece per allontanarsi da lui ma si ritrovò immediatamente stretta al suo torace, faccia a faccia col suo ghigno provocatorio.

-Gelosa, Weasley?-

Rinunciò all’impulso di rispondere a tono.

Finalmente poteva guardarlo di nuovo negli occhi…in cui ancora albergava quella misteriosa luce.

Gli poggiò le mani sulle spalle mentre anche l’altra mano del ragazzo andava a sfiorarle la vita in un semiabbraccio.

Sentiva i battiti accelerare furiosamente.

Sarebbe successa qualcosa…se lo sentiva.

Stavolta non l’avrebbe lasciato andare.

Aveva una promessa fatta a se stessa da mantenere.

Raccolse tutto il suo coraggio da Grifondoro e tutta la sua faccia tosta, lasciandosi suggestionare dalle luci che sposavano il buio sceso sulla città.

Che aspettava a baciarla?!

-Sai una cosa, Malfoy?-

Sorrise maliziosa mentre il ragazzo sollevava scettico un sopracciglio.

-Non mi offendo se mi baci!-

Stava per chiedersi dove avesse trovato il fegato per fare un’affermazione simile.

Stava per perdersi a contemplare il sorriso di Draco, che aveva sostituito la sua espressione leggermente confusa di poco prima.

Ma…qualsiasi considerazione fu spazzata via quando sentì le sue labbra sulle proprie.

Merlino…Draco la stava baciando!

Sentì una scossa percorrerla lungo la schiena mentre lui approfondiva il bacio in straordinaria combinazione di gentilezza ed intensità.

Gli posò una mano sulla guancia per avvicinarlo ancora.

Non c’era posto nella sua mente per nessun pensiero razionale.

Ebbe il timore di vivere in un sogno…

…ma il tocco di Draco era troppo reale per poter essere solo il frutto del lavoro onirico.

In nessun sogno avrebbe mai potuto provare niente di simile.

Perse completamente il senso della realtà sentendo le sue mani accarezzarle la schiena.

Poteva sentirlo nonostante lo spessore del cappotto.

Si separarono piacevolmente scossi, respirando affannosamente.

Rifugiò il viso nell’incavo della sua spalla, rannicchiandosi contro di lui nel tentativo di rallentare i battiti.

Il respiro di Draco tra i capelli.

Lo sentì deglutire mentre la stringeva poggiandole il mento sulla fronte.

Non poteva averne la certezza, ma anche lui appariva in quel momento indifeso.

E si accorse di amarlo anche di più.

Oh mio Dio…

Pensò seppellendo definitivamente il viso nella sua spalla mentre la violenza di quell’ inconscia rivelazione la scuoteva nel profondo.

Come poteva essere avvenuta una cosa simile?

Lui le sollevò il mento con due dita, per unire ancora i loro sguardi.

Lo vide sorridere, consapevole che il suo viso stesse andando in fiamme…ed ebbe la sensazione di trovarsi davanti al vero Draco Malfoy.

Privo di quella maschera che lo caratterizzava.

Vivo, davanti a lei, in tutte le sue mille seducenti sfaccettature.

Aprì la bocca come per dire qualcosa, poi la richiuse come in realtà non esistessero parole adatte per esprimersi.

Le sfiorò semplicemente una guancia avvicinandosi di nuovo a lei.

Poi tutto il mondo circostante svanì ancora una volta.

Sono senza parole perchè ho troppo da dire
la mia febbre di vivere è paura d'amare
certe emozioni sono solo vertigini
ma questa volta no.

(Portami via – Pooh)

 

~

Si stiracchiò sorridendo con gli occhi ancora chiusi.

La luce del sole ormai alto filtrava dalle finestre andandosi a posare sul letto.

Si alzò di scatto a sedere, facendo volare le coperte tutt’ intorno e mormorò un buongiorno alle sue compagne di stanza già in procinto di vestirsi per scendere a colazione.

Aveva dormito solo poche ore quella notte, con la mente troppo occupata a ripassare le scene della sera precedente al rallentatore, come si fosse trattato di un vecchio film.

Aprì gli occhi continuando a ridere a fior di labbra.

-Che hai da sorridere di prima mattina?-

In risposta alla domanda allegra della compagna il suo sorriso si allargò ancora di più e si lasciò ricadere sul letto.

Non riuscì a comprendere la battuta ironica lanciata dalle altre due ragazze.

Le sentì uscire dopo averle dato appuntamento in Sala Grande e aver chiuso la porta.

Decise finalmente che era arrivato il momento di alzarsi.

Si guardò un attimo allo specchio prima entrare in bagno, stentando a riconoscersi.

Fino al giorno prima aveva visto solo una ragazzina delusa dalla vita con una perenne faccia malinconica.

Adesso vedeva la stessa persona…ma nettamente diversa.

Era decisamente su di giri.

Doveva fare uno sforzo immane per impedirsi di sorridere come un’idiota.

Indossò rapidamente la divisa e si diresse verso la Sala Grande decisamente…felice.

Senza pensarci due volte prese posto accanto al Magico Trio.

-Buongiorno!- urlò con voce allegra.

Non rispose all’occhiata decisamente stupita degli altri ragazzi, soprattutto di Hermione che la vide piombare sulla panca accanto a lei.

-Harry, mi passeresti la marmellata, per favore?-

Ron la guardò come se non la conoscesse mentre Harry le passava alquanto intontito un barattolo.

-Si può sapere che avete da guardare?-

Un confuso coro a tre voci di risposte le arrivò all’orecchio.

Non aveva capito niente, ma non aveva poi molta importanza.

Constatò, con un pizzico d’orgoglio, che poteva tranquillamente star seduta accanto ai Tre Moschettieri ad ascoltare le loro conversazioni e a vederli amici come un tempo senza star male.

Anzi, vedeva la sua situazione di gran lunga migliore della loro ma non le importava poi tanto.

Erano altri i lati salienti della situazione.

Bastò sfiorare col ricordo gli avvenimenti della sera prima per arrossire vistosamente.

Il suo interessante…scambio di opinioni con Draco l’aveva fatta sentire…viva.

Finalmente erano il momento delle scene piacevoli della sua vita.

Il suo mondo non girava più attorno a niente che non fosse se sessa…e quello che provava per Malfoy.

Sospirò. Era stata…dura accorgersi davvero di quello che provava.

Soprattutto in quel momento.

Si era sentita maledettamente spiazzata. Se se ne fosse accorta prima forse ci avrebbe riflettuto su e sarebbe stata più preparata agli eventi…ma non sarebbe stato lo stesso.

Non sarebbe stato così dannatamente appassionante.

Non si sarebbe ripetuta fino alla fine della serata, quando si erano salutati davanti all’ingresso del castello ancora fusi in un abbraccio, che era troppo bello per essere vero.

Ancora immersa in quelle gradevoli considerazioni si alzò a malincuore dal tavolo per lasciare la Sala.

Lui non era ancora sceso a fare colazione ma lei doveva comunque affrettarsi.

Aveva divinazione le prime ore, e doveva raggiungere l’aula della Cooman.

 

~

 

Raccolse un altro mucchietto di terra che andò a finire malamente nel suo vaso.

L’ora di Erbologia era già finita da un pezzo.

Le ore di lezione erano volate via quel giorno…forse perché era troppo distratta per pensare al trascorrere del tempo.

Non era riuscita a concentrarsi per tutta la mattina e nemmeno le lezioni pomeridiane erano andate meglio.

Si era limitata a guardare fuori dalla finestra scarabocchiando qualcosa di astratto su una pergamena.

Era andato comunque tutto liscio…fino all’ultima ora.

Il suo vaso, dove avrebbe dovuto trapiantare il Tranello del Diavolo, era piombato sul pavimento, sotto lo sguardo severo della Sprite, che l’aveva costretta a pulire tutto dopo la lezione senza magia.

Ad ogni modo…per fortuna aveva finito.

Raccolse i suoi pochi appunti infilandoli dentro la borsa e si precipitò fuori dalla serra, del tutto intenzionata a mettere tra lei e quell’afosa costruzione quanta più distanza possibile.

-Che succede, Weasley? Giornata storta?-

Beh, in realtà non aveva poi tutta quella fretta di andare al castello.

Si voltò verso il punto da cui proveniva la voce.

Sentì l’euforia che aveva riempito la sua giornata riaccendersi mentre lui le si avvicinava.

Merlino se la vita era diventata interessante.

~

Uscì dalla biblioteca mettendosi in spalla la sacca dei libri.

Fortunatamente non aveva molto lavoro da fare.

Scese una rampa di scale per dirigersi verso la sua Sala Comune.

Stava attraversando un corridoio poco illuminato, quando sentì dei passi affrettati dirigersi verso di lui.

Vide un’affrettata Ginny Weasley con in mano alcuni pesanti tomi dirigersi verso le scale alle sue spalle. Sorrise…non l’aveva neanche notato.

Sentì all’improvviso i passi dietro di lui fermarsi.

Si voltò sempre più convinto che quella ragazza stesse dando di matto.

La vide camminare all’indietro e fermarsi appena davanti a lui con un sorriso stampato in faccia.

-Scusa Draco! Vado di fretta!- disse semplicemente prima di alzarsi sulle punte e schioccargli un bacio a fior di labbra.

Poi riprese la sua folle camminata verso, presumibilmente, la biblioteca.

Scosse la testa.

Sarebbe presto diventato pazzo anche lui se non avesse smesso di lasciarsi trasportare dall’umore di quella ragazza.

-Draco?-

Sussultò.

Si era ritrovato davanti un Blaise Zabini dall’espressione cupa che sembrava spuntato dal nulla.

Si chiese se fosse il caso di preoccuparsi.

Se avesse visto Ginny?

Sperò di non dover ricorrere alle peggiori minacce per farlo tacere.

-Tranquillo Draco, non sono qui per discutere delle tue, pur biasimabili, conquiste!- disse risoluto il cugino.

La sua espressione impassibile.

-Ci sono notizie dall’alto.- sussurrò circospetto sventolandogli davanti due fogli di pergamena privi di stemma.

Merlino…quando vedeva un foglio pregiato privo di emblema e con tutta l’aria di essere qualcosa di volutamente irrintracciabile iniziava a mettersi in pensiero.

-Che dicono?- chiese abbassando il tono di voce.

-Non è questo il luogo adatto.-

Stavano infatti passando in quel momento alcuni Corvonero che lanciarono ai due ragazzi un’occhiata torva.

Assentì e si incamminò verso l’uscita del castello, seguito a ruota dall’altro Serpeverde.

Purtroppo nemmeno nel parco avrebbero potuto parlare in tranquillità

Aprile era ormai agli sgoccioli e gli studenti preferivano stabilirsi a studiare fuori piuttosto che nelle loro Sale Comuni.

Dovettero rifugiarsi nel campo di Quidditch.

-Allora?-

In tutta risposta il ragazzo gli mise in mano le lettere.

Le lesse con attenzione con espressione imperscrutabile. Solo alla fine il suo sguardo varò da stupito a…furioso.

-Cosa? Sono impazziti?-

Blaise si limitò ad assentire col capo.

Anche lui aveva avuto più o meno la stessa reazione.

Come avrebbero potuto reagire d’altro canto davanti ad una notizia talmente inaspettata?

-A Giugno. Subito dopo la fine dell’ultimo trimestre.-

Draco strinse la pergamena fino a farla sgualcire.

Perché anticipare tanto?

-E se io non fossi d’accordo?- chiese tra l’ironico e il rassegnato.

-Credi che per loro faccia differenza? Siamo destinati, Draco.-

Merlino, quanto gli costava quell’affermazione.

Blaise Zabini era uno spirito libero, convinto delle proprie idee.

E non poteva soffrire l’idea di combattere una guerra non sua.

Perché famiglie nobili come i Malfoy o gli Zabini avevano convinzioni simili talmente radicate nella loro mente?

Che senso poteva mai avere combattere per la purità della razza…comandati da uno psicopatico che, per primo, non era di razza pura?

E comunque, pur considerando i Babbani e i Mezzosangue come individui inferiori…non gli avevano mai dato fastidio in prima persona.

A che scopo sterminarli?

Quella guerra avrebbe portato solo inutili perdite.

E, pensò egoisticamente, gli sarebbe costata la libertà. Non voleva fare da comparsa.

Non voleva che, per la sua eventuale morte, fosse classificato solo come uno dei tanti.

E non gli avrebbero dedicato nemmeno una riga in un monumento alla memoria.

Chi avrebbe dedicato qualcosa di tanto onorevole ad un Mangiamorte fallito?

-Dannazione!- sibilò Draco sedendosi bruscamente.

-Avanti, Draco…- iniziò seguendo il suo esempio -…credi che io urli dalla gioia?-

Il ragazzo rilesse ancora una volta, attentamente i fogli.

Parlavano anche di un altro attacco, dopo quello al Ministero.

Ma sembravano non dire il luogo.

-E’ inutile che rileggi quell’affare! Non dice dove e quando sarà il prossimo attacco. Credo che gli Auror siano riusciti a captare qualcosa su quello al Ministero…l’Ordine della Fenice si sta muovendo per evitarlo.-

Draco sospirò guardando dritto davanti a sé.

-Dobbiamo fare qualcosa Blaise!-

Il suo tono, basso e deciso, stupì il cugino. Cosa voleva fare?

Probabilmente era impazzito come tutti gli altri.

-Non me ne starò con le mani in mano! Ne sappiamo abbastanza per cambiare le carte in tavola.-

Bisogna pur decidersi a ragionare sul serio, coraggiosamente, invece di piangere come i bambini e gridare che Dio non permetterà certe cose!

(Delitto e Castigo – Fëdor Dostoevskij)

 

Lo guardò stupito. Draco era sempre stato deciso, testardo e orgoglioso.

Ma non si sarebbe mai aspettato un atteggiamento simile da lui.

Dopotutto…era un Malfoy fino in fondo.

Nel significato più nobile che quel nome potesse incarnare.

-Questo si chiama sabotaggio, Malfoy!- sbuffò ironico.

-Taglia corto, Blaise.-

-Secondo me sei pazzo! Ma io credo di esserlo più te…- allungò una mano nella sua direzione -…ci sto!-

Si strinsero la mano, in parte risollevati da quel sentimento comune e da quel desiderio di libertà.

-Facciamo due tiri con la pluffa? Credo di essermi arrugginito da quando è finito il torneo.-

Draco lo guardò stiracchiarsi come per sottolineare la sua affermazione, sollevando un sopracciglio, poi si alzò dirigendosi verso gli spogliatoi.

-Se credi che ti dia una mano ad alzarti ti sbagli!- gli urlò da sopra una spalla continuando nella sua andatura spedita.

 

Ormai a tramonto inoltrato decisero di rientrare.

Arrivati davanti all’ingresso della Sala Comune dei Serpeverde, Draco tentò di liquidare il cugino.

Ginny gli aveva detto che sarebbe rimasta fino a tardi sulla Torre di Astronomia per rimettersi in pari con lo studio.

-Ok, ci vediamo!- assentì il ragazzo, dando l’impressione di aver dato credito alle sue scuse -Solo…mi chiedo quando glielo dirai.-

Draco lo squadrò stupito.

Poi scosse la testa rassegnato e si diresse verso la zona Nord del castello.

Blaise aveva ragione…quando gliel’avrebbe detto?

Non erano mancate le occasioni per farlo, ma, a dire il vero, il pensiero non lo aveva nemmeno sfiorato.

Adesso però…data l’imminenza dell’evento rivelarglielo diventava indispensabile.

Sarebbe diventato un Mangiamorte in meno di due mesi.

E lei non meritava di essere tenuta all’oscuro.

La vide mentre scendeva le scale che portavano alla Torre di Astronomia.

-Buonasera!-

Ginny sollevò la testa riconoscendo quella voce.

-Ciao!- lo salutò catapultandosi quasi giù dalle scale.

Si posizionò sorridendo davanti a lui, poi gli gettò le braccia al collo baciandolo.

-Calma, Gin. Che succede?- chiese piacevolmente stupito.

-Mi sei mancato!-

Assunse un’espressione falsamente imbronciata mentre anche lui rispondeva all’abbraccio.

-Lo credo bene!-

-Risposta sbagliata, Malfoy! Avresti dovuto dire qualcosa come sai, Gin…anche tu mi sei mancata!-

Lo vide ghignare in modo provocante, prima che si avvicinasse per far sfiorare le loro labbra.

Lo attirò di nuovo a sé non appena si separarono, passandogli le mani tra i capelli, mentre un brivido ormai familiare le percorreva la schiena.

Rabbrividì mentre lui, stingendola le lasciava una scia di baci lungo la mandibola, andando a finire sulla spalla.

Si lasciò sfuggire un sospiro e lo sentì sorridere soddisfatto contro la sua pelle.

Merlino, se stava bene.

Solo Draco era in grado di farla sentire così.

Di farla rabbrividire con un solo sguardo e farla sospirare solo sfiorandola.

-Mi sei mancata, Gin.-

Arrossì vistosamente.

Quello non se lo era davvero aspettato.

Riuscì solo ad abbracciarlo più forte posandogli un bacio sulla tempia.

Da quell’1 Marzo la sua vita era cambiata…e decisamente in meglio.

Sentiva che nulla avrebbe potuto scalfire la sua felicità.

Draco era…

Non riusciva ad esprimerlo a parole.

Sapeva solo che era totalmente diverso da come tutti lo immaginavano.

Era bastato andare un po’ più a fondo delle apparenze e…scoprirlo.

Certo, non era un tipo romantico e niente di simile.

Era sempre il bastardo Serpeverde che aveva conosciuto…ma aveva anche tanti stupendi lati nascosti.

Era divertente.

Era intelligente.

Era sottile.

E, molto in fondo, sapeva anche essere dolce.

Decise di giocare un .

-Potrebbe vederci qualcuno, lo sai?- iniziò senza accennare ad allontanarlo.

-E allora? Ti vergogni di me?-

La sua voce era soffocata nella sua spalla e il suo respiro la solleticava.

-No…ma se ci scoprissero non sarebbe più tanto divertente.-

-Cosa?- le chiese piacevolmente stupito.

-Sai…vederci di nascosto rende la cosa più…provocante!-

Lui sorrise malignamente -Attenta a ciò che dici, piccola Weasley…potrebbe rivoltatisi contro!-

Chiuse la questione mentre già le loro labbra erano di nuovo incollate.

-Ginny?-

Sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei.

Sicuramente quella non era la voce di Draco.

 

*****

 

Allora…come vi sembra?

Ho consumato una scorta annuale di succhi di frutta e Coca-cola per finirla!!!

Spero di essere riuscita a fare qualcosa di buono!!

Izumi

 

Thanks:

 

Claccly92: Allora…ecco finalmente Draco e Ginny insieme…ke te ne pare? Grazie per la recensione. Izumi

Ciao, sono Hermia! Sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto! Grazie!!

Aletheangel: Eccoti accontentata…l’incontro Draco/Ginny c’è finalmente!! Spero vorrai dirmi cs ne pensi!!! Grazie tante anke a te. Izumi

Kristel: Ciao!! Sei stata l’unica ad apprezzare la tenerezza del mio scorso capitolo....mi ha fatto molto piacere che te ne sia accorta e che ti sia piaciuta!! Per quanto riguarda quel tuo dubbio su Ginny, penso che ora si sia chiarito visto che Izumi ha puntualizzato un po’ i suoi sentimenti verso il fratellone! Grazie mille per aver recensito!! Hermia

Shanìka:Grazie mille per i complimenti all’autrice ( che sono io, Hermia ^_^!!!)!! Tranquilla, non mi sono offesa per l’idea della cosa a tre, se non fosse stata una storia un po’ seria avrei anche potuto prenderla in considerazione!! Mi piacciono i colpi di scena un po’ trasgressivi!! Sono contenta che il capitoletto ti sia piaciuto...mi piace che questi risvolti della storia la stiano rendendo più movimentata ed intrigante....per le tue aspettative, chissà...già in questo capitolo hai avuto un assaggio di ciò che chiedevi...forse nel prossimo ci sarà qualcos’altro, non lo so....Grazie ancora per la recensione!!! Hermia

WICCA87: Ciao, sei una nuova lettrice?!Se si, mi fa molto piacere!! Sono molto felice che la storia ed anche il modo in cui l’ha scritta ti siano piaciuti. Grazie per i complimenti e per aver recensito!! Hermia

 

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Capitolo 11
*** Looking for happiness ***


Looking for happiness

Looking for happiness

 

Era nella sua stanza.

Dalla grande finestra dietro la scrivania vedeva sorgere il sole....era arrivata l’alba.

Che spettacolo magnifico.

A volte pensava che la magia più grandiosa che esistesse fosse la natura.

Nessuno era ancora riuscito a scoprire il mistero della natura di tutte le cose.

Era davvero una materia misteriosa e affascinante.

La giornata sarebbe stata limpida, a giudicare dal sorgere del sole.

Non ci sarebbe stata nessuna nuvola capricciosa che avrebbe oscurato il sole.

L’alba le dava un grande senso di tranquillità.

Era sdraiata sul suo lettone e la contemplava accarezzando il piccolo ranocchio che le aveva regalato.

Che lui le aveva regalato...

 

-E’ per te- le aveva detto Ron la sera prima, avviandosi verso le scale. –Notte, Herm-

Hermione aveva guardato il peluche di Ron stretto tra le sue mani ed era riuscita a dire solamente  –Notte Ron- anche se lui era probabilmente già salito nella sua stanza e non l’aveva sentita.

Aveva sorriso alla Sala Comune deserta. Quel ragazzo riusciva ad essere sempre così dolce….

Le aveva regalato il peluche che aveva vinto alle giostre!!

Non poteva negare che quel dono l’aveva resa felice….le aveva fatto davvero tanto piacere.

Era salita di corsa nella sua stanza per poter sfogare le sue emozioni tranquillamente.

Aveva chiuso la porta alle sue spalle e si era appoggiata su di essa, sospirando.

Da quanto attendeva un momento del genere?

Non lo sapeva neanche lei….dal Ballo di Halloween, probabilmente….

Già, perché se quella sera tutto fosse andato secondo i piani ora tutto sarebbe stato notevolmente diverso….a partire da lei ….e da Ron.

Ma tanto era inutile pensarci….non si piange sul latte versato, diceva un vecchio proverbio babbano che le ripeteva sempre sua madre.

Quello a cui doveva pensare era che nonostante tutto quello che aveva sperato fosse andato in fumo, ora qualcosa si stava risistemando.

Non soltanto perché Ron le aveva regalato un peluche, ma anche per come lui la guardava, e le parlava….

Quando erano saliti sulla Torre c’era stato un momento di profonda vicinanza in cui aveva creduto che entrambi avrebbero fatto qualcosa di troppo affrettato, che non erano pronti a fare…..ma poi Ron aveva interrotto quel contatto…..e lei non sapeva se fosse stato una bene o un  male.

E poi la sera prima in Sala Comune, quando gli aveva dato il bacio della buona notte, si era sentita come se il suo corpo agisse di testa propria.

Tu stai diventando pazza, Hermione…

Non poteva fare a meno di pensarlo.

Era assurdo….se non fosse rinsavita in tempo sarebbe saltata addosso a quel povero ragazzo!

Tutta colpa dei suoi ormoni impazziti!!

Fortunatamente per lei, e anche per lui, alla fine aveva camuffato quell’orribile atto con un bacetto sulla guancia ed era scappata via maledicendo il suo corpo e il suo istinto per averle fatto fare quella pessima figura.

Comunque lui non sembrava averla presa male, visto che poi le aveva regalato il ranocchio.

Lo aveva preso e lo aveva guardato.

In un primo momento era rimasta talmente sorpresa di quel gesto che neanche aveva guardato bene ciò che lui le aveva donato...o per meglio dire lanciato.

Era molto carino per essere un ranocchio.

E poi, guardandolo sempre meglio, si era accorta che i regali erano due..

Quando capì cos’era l’oggettino che era legato al collo dell’animaletto le salì il cuore in gola.

Lo sciolse dal peluche e lo prese in mano....

Questo non se lo sarebbe mai aspettato.

Non ora almeno….magari in seguito forse le avrebbe anche potuto fare piacere un dono simile, ma per ora….

Non sapeva proprio cosa doveva fare….

Per questo motivo Hermione era rimasta sveglia tutta la notte a pensare a come avrebbe dovuto comportarsi il giorno successivo.

E ora il giorno successivo era arrivato….

E anche se di solito l’alba la rilassava molto....questa volta non aveva sortito l’effetto desiderato visto come i suoi sentimenti erano in subbuglio. Si sentiva le budella come se stessero facendo una lezione di tip tap nel suo ventre.

Poi si ricordò che quella mattina sarebbero andati a parlare con Silente per quel sogno che aveva fatto Harry e che se non si fosse andata a preparare subito sarebbe arrivata certamente in ritardo all’appuntamento.

Ci mancava solo quello...

Così si alzò dal letto, sul quale stava sdraiata e sistemò il ranocchio sul suo comodino, accanto alla foto di lei, Ron e Harry scattata un paio di anni prima.

Poi diede un ultimo sguardo all’altro regalo e se lo mise nella tasca dei pantaloni.

Ci avrebbe pensato dopo...per adesso c’erano cose più urgenti ed importanti a cui pensare.

E con la testa piena di dubbi e domande iniziò a prepararsi.

 

~

 

Anche Ron stava guardando l’alba.

Dopo aver lasciato Hermione nella Sala Comune la sera prima non era riuscito ad addormentarsi e così era rimasto sveglio tutta la notte a pensare.

All’inizio era sicuro al cento per cento di aver fatto la cosa giusta.

Dopo quel momento in cui era stato quasi certo che lei stesse per baciarlo, si era delineata chiara e limpida quell’idea nella sua mente.

Si era ripreso in fretta dalla semidelusione che lei gli avesse dato un innocente bacio sulla guancia e niente di più e il suo istinto aveva prevalso sulla ragione, aveva preso il peluche che aveva vinto alle giostre, aveva legato velocemente il braccialetto che lei gli aveva regalato al collo del ranocchio e glielo aveva lanciato.

Era sicuro di volere che fosse lei ad averlo….ed era altrettanto sicuro che lei potesse esserne felice.

Fin dal momento in cui lei gli aveva spiegato in che modo erano magici, gli era sembrato quasi un segno del destino...quei braccialetti erano loro...non avrebbe potuto condividerli con nessun altro.

Per questo glielo aveva regalato e all’inizio non aveva nessun dubbio di aver fatto la cosa giusta....poi, però, i dubbi erano venuti....e con loro era venuta anche la paura di aver fatto la cosa sbagliata....e poi il terrore che in questo modo l’avrebbe persa di nuovo, anche come amica...

Ma che diavolo aveva fatto?

Non riusciva a smettere di porsi quella domanda.

Si sentiva una stupido, come una falena che non riesce a resistere al fascino irresistibile della luce della fiamma e, sapendo che resterà bruciata, si avvicina lo stesso.

Era così anche per lui, per quanto cercasse di allontanarsi da lei, alla fine veniva sempre attirato dal suo fascino.

Sapeva che anche lui, come la povera falena, sarebbe rimasto scottato da quell’avvicinamento...si era bruciato già una volta...ma che ci poteva fare, era più forte di lui.

Per schiarirsi un po’ le idee era andato a farsi una nuotata nella sua ‘vasca da bagno’ olimpionica e doveva ammettere che aveva sortito l’effetto desiderato.

Si era schiarito le idee ed ora era più convinto che mai di aver fatto un’enorme, gigantesca cavolata.

Tu la ami e lo sai.

Ma come puoi pensare che lei provi lo stesso per te, male interpretando quello che lei un giorno ti ha detto?!

Se ti avesse amato non ti avrebbe fatto soffrire…se ti avesse amato non ti avrebbe dato solo un bacetto sulla guancia…se ti avesse amato avrebbe indossato subito il braccialetto….

Ma non ha fatto niente di tutto questo…

…e tu sei un perfetto idiota, Ronald Weasley.

Aveva imparato ormai ad accettare che Hermione non sarebbe mai potuta essere per lui più che un’amica….ma togliergli anche questo voleva dire togliergli tutto.

Vivere senza lei sarebbe come vivere in un mondo senza sole e senza aria….praticamente impossibile.

Si stiracchiò cercando di scacciare quel senso di spossatezza che si ha quando si ha passato una notte insonne e si concesse qualche attimo di pace guardando l’alba.

Quante albe aveva guardato con Hermione?

Non lo sapeva con esattezza, ma dalla loro torre ne avevano viste davvero parecchie.

A lei piaceva l’alba...la rilassava talmente tanto che di solito si addormentava e lui era costretto a portarla in braccio fino al loro dormitorio....

Era così buffa quando dormiva...la sua faccia si gonfiava leggermente tanto da farla sembrare una patata....una bellissima patata, ovviamente.

L’idea di Hermione come una patata lo fece sorridere.

E l’idea di lei che gli tornava il braccialetto invece lo fece rabbuiare.

Che doveva aspettarsi quella mattina?

Una sfuriata?

Totale indifferenza?

Oppure lei che gli sorrideva radiosa, con al polso il suo braccialetto....il loro braccialetto?

In ogni caso, se non si fosse preparato, non l’avrebbe saputo mai. Avrebbe saputo presto la decisione di Hermione….se lei avesse indossato il braccialetto allora voleva dire che, come amici o amanti, non si sarebbero persi mai….se lei non lo avesse indossato voleva dire che tutto era perduto e non c’era più niente da fare se non ritrattare.

Con questa terribile prospettiva Ron si preparò a scendere dagli altri.

 

~

 

Neanche Harry quella notte aveva dormito.

Era stato a rigirarsi nel suo letto, sentendo il russare dei suoi compagni di stanza, senza riuscire a prendere sonno.

Aveva mille pensieri per la testa.

Come poteva dormire ripensando che se tutto quello che sospettava era vero, presto ci sarebbe stato un attacco al ministero?

Era una sensazione di impotenza...sapere quello che sarebbe successo ma non sapere cosa fare per impedirlo....

Per questo aveva acconsentito a parlare con Silente, perché lui sapeva sempre cosa fare....era davvero stupefacente....come faceva, poi?

Parlare con i ragazzi era stata la cosa giusta da fare, lo avevano consigliato al meglio ed era sicuro di stare facendo la cosa più giusta per tutti.

Certo, quando li aveva visti entrare insieme nella sala comune alle 5 del mattino, con l’idea in testa che erano stati chissà dove a fare chissà cosa  insieme non era stato per niente piacevole.

Aveva compreso i sentimenti di quello spirito libero che era Hermione, e le aveva detto che le voleva bene e che per questo lo accettava , quindi di che si stupiva vedendola fare le sue scelte e rendendosi conto che lui, Harry, in quelle scelte non era contemplato, o almeno non come avrebbe sperato?

Non era una linea di pensiero molto coerente. Ma, del resto, i sentimenti umani, non sono quasi mai coerenti, anzi...

Ma doveva accettarlo….glielo aveva promesso.

-Amici come prima?- gli aveva chiesto Hermione.

-Ci proverò- aveva risposto Harry.

E Harry Potter mantiene sempre le sue promesse, anche se mantenerle risulta più difficile di quanto sembri.

L’ultima cosa che voleva era deludere Hermione…e per questo aveva deciso che la cosa migliore per tutti loro sarebbe stata dimenticarla.

Ed ecco spiegato il motivo per cui l’altra sera ad Hogsmeade li aveva lasciati volontariamente da soli per andare a giocare a biliardo con degli amici.

Tra loro c’era una ragazza del settimo di Corvonero che gli faceva il filo almeno dall’inizio dell’anno. Lui non l’aveva mai notata, per via di ciò che provava per Hermione, ma alla luce della nuova situazione, aveva deciso che magari poteva conoscerla meglio prima di rifiutarla.

E così aveva fatto ed ora non poteva negare di essere piacevolmente stupito dalle sensazioni che quella ragazza gli aveva dato.

Non era una di quelle bellezze travolgenti che fanno distrarre tutti i maschi nel raggio di un kilometro dal loro passaggio, era semplicemente….carina.

E poi quello che lo aveva colpito era la sua simpatia, lo aveva fatto ridere tutta la serata con la sua schiettezza e ingenua sincerità….ed era una cosa difficile dato che si sentiva un perfetto imbecille ad aver lasciato consapevolmente quei due da soli.

Ma lei era riuscita a farglielo dimenticare….doveva pur significare qualcosa, no?

E con questo pensiero che lo tirava su di morale si preparò ad affrontare il discorso con il preside.

 

~

 

I ragazzi si incontrarono nella Sala Comune alle 8 del mattino.

In conclusione si poteva dire che nessuno dei tre quella notte aveva dormito. E questo era evidente, date le occhiaie che avevano.

Hermione aveva cercato di coprirle con il fondotinta, ma non aveva avuto molto successo.

-Ragazzi, avete una faccia!- disse, arrivando come sempre in ritardo.

-Neanche tu sei messa molto meglio, vedo- le rispose Harry prendendola in giro.

-Antipatico- gli disse Hermione dandogli un piccolo colpetto sul petto.

Ron , che fino a quel momento era stato in disparte, si decise a parlare.

-Allora che facciamo? Andiamo?- disse, evitando accuratamente di guardala.

-Si- disse Harry e uscì dal ritratto per primo.

Poi fu il turno di Hermione. Lei lo guardò, doveva parlargli riguardo quello che era successo l’altra sera, ma lui stava evitando il suo sguardo, così uscì dal ritratto anche lei.

E poi Ron la seguì. Si era accorto che lei lo aveva guardato, cercando il suo sguardo, ma se lo avesse visto avrebbe trovato in lui solo tristezza.

Perché Hermione quella mattina non aveva indossato il bracciale. E probabilmente non lo avrebbe fatto mai...

Questo per lui era più che sufficiente, aveva capito.

Non si sarebbe arrabbiato con lei per le sue decisioni, ma per il momento non si sentiva nemmeno di parlarle, o guardarla.

Quando giunsero davanti al gargouile che portava all’ufficio di Silente, Harry si rese conto che, come al solito, non conosceva la parola d’ordine.

-Non sappiamo la parola d’ordine –disse –ma di solito è un nome di un dolce per cui possiamo tirare a caso-

-Noi la sappiamo la parola d’ordine- disse Ron e Harry lo guardò con sguardo incuriosito, così aggiunse alzando le spalle –Siamo Caposcuola-

-Ah...- Harry comprese.

-Ape fr...- stava dicendo Ron, ma Hermione lo interruppe.

-Aspettate un attimo- disse ansiosa –Che dobbiamo dire a Silente?-

Harry ci pensò un po’ su.

-Gli racconterò del sogno che ho fatto e poi del libro....- disse.

-E non gli vuoi dire che pensi che ci sarà un attacco al ministero?- gli chiese Ron.

-Penso che lo capirà da solo- disse Harry deciso –Se poi ce lo chiede allora glielo diremo....siete pronti?-

Si scambiarono tutti una sguardo d’intesa e poi Ron disse la parola d’ordine ed entrarono.

La sala dei professori, la scala a chiocciola magica erano proprio come se li ricordavano...perfino l’ufficio di Silente.

I ragazzi erano stati accolti calorosamente dal loro amato preside ad accomodarsi ed ora sedevano su un divanetto accanto al trespolo della fenice Funny, che cantava in tutto il suo splendore.

-Allora....-disse il professor Silente pensieroso –Ho ragione di credere che non siate qui per una semplice visita di cortesia, dico bene?- e detto questo iniziò a fissare Harry con quel suo sguardo penetrante da sopra gli occhialetti a mezza luna.

-Si, ecco....professore vede, durante le vacanze di Natale ho fatto un sogno strano...- e proseguì raccontando tutto quello che era successo nel sogno -...e poi ieri notte ho rifatto questo stesso sogno e quando mi sono svegliato mi bruciava la cicatrice- concluse riprendendo fiato.

Il professor Silente era assorto nei suoi pensieri riguardo tutto quello che aveva appena sentito tanto da non accorgersi che tutti lo stavano fissando apprensivamente in attesa di un suo giudizio.

Quando alla fine sentì i loro sguardi premere su di lui, disse –Scusatemi, stavo rielaborando tutto ciò che mi avete riferito...- e si alzò dalla poltrona dietro la scrivania per mettersi a passeggiare davanti a loro.

-Dunque, non vi negherò che temevo che una cosa del genere potesse accadere, le forze Oscure sono in subbuglio ultimamente, Lord Voldemort chiama a sé nuovi fedeli....Considerando quanto voi due- e indicò Harry con lo sguardo –siate emotivamente legati, ho creduto che avresti ricevuto qualche segnale che sarebbe servito da spia d’allarme....E questo è il motivo per cui ho convinto la professoressa Cooman a donarti il suo prezioso libro sulla interpretazione dei sogni-

Alla muta domanda di Harry il professore rispose –Si, te l’ho mandato io, anche se indirettamente, perché tu ti rendessi conto del pericolo-

Detto questo tutti e quattro rimasero in silenzio, ognuno elaborando le proprie congetture, e domandandosi se quindi il significato recondito di tutto questo era che...

-Allora professore, questo significa che ci sarà un attacco al ministero?- chiese Ron ad un certo punto. La sua preoccupazione era enorme vista la quantità di suoi familiari che lavoravano lì.

L’anziano preside si fermò dal suo tanto estenuante quanto irritante passeggiare e rivolse un’occhiata penetrante a tutti loro.

-Avevo già il sentore che qualcosa del genere sarebbe accaduto, le nostre fonti si sono rivelate molto affidabili....la vostra storia adesso mi dà la conferma di ciò che da tempo pensavo, il Signore Oscuro vuole prendere il controllo dell’intero mondo magico impossessandosi del ministero. Ma grazie a voi adesso, noi abbiamo la possibilità di sconfiggerlo- e detto questo tornò a sedersi dietro la sua scrivania  ed iniziò a scrivere una lettera.

-Devo avvertire il Ministro della Magia e tutti gli auror disponibili immediatamente, Ronald non preoccuparti per la tua famiglia, tra non molto andrò io stesso per informare direttamente l’Ordine di ciò che sappiamo.- le sue ultime parole erano state dette con quel solito tono che stava a significare che il colloquio era terminato.

-Buon giorno, professore- disse in coro i ragazzi e si avviarono verso la porta, ma appena aperta la maniglia il preside li richiamò.

- Per adesso non preoccupatevi di questa storia e pensate solo a studiare. Buona fortuna per gli esami!- disse loro sorridendo....dava molta sicurezza il suo incoraggiamento. -Sono sicuro che sarete degli ottimi auror ragazzi miei-.

-Grazie, preside- dissero e poi uscirono dal suo ufficio.

 

~

 

I tre ragazzi ora si trovavano esattamente nello stesso luogo in cui erano 25 minuti prima.

Prima i loro cuori erano oppressi dalla preoccupazione di ciò che sarebbe successo, ma poi avevano ricevuto le rassicurazioni del loro preside, e quelle erano bastate per alleggerire i loro cuori da quella preoccupazione.

Nonostante questo, l’aria tra loro era lo stesso pesante; infatti si sentivano tutt’altro che leggeri, erano afflitti da altre preoccupazioni.

Ron era turbato per la situazione con Hermione...

Hermione era preoccupata per la situazione con Ron....

E Harry, non aveva nulla di cui preoccuparsi al momento, ma lo era per spirito di compagnia.

E con questa preoccupazione generale andarono a fare colazione. Dopo poco che si erano seduti al tavolo dei Grifondoro, videro entrare dalla porta della Sala Grande una Ginny insolitamente felice che, altrettanto insolitamente si sedette accanto ad Hermione, lasciandola di stucco.

-Buongiorno!- urlò con voce allegra.

I due ragazzi e la ragazza la guardarono decisamente stupiti da quel comportamento.

-Harry, mi passeresti la marmellata, per favore?- disse Ginny con noncuranza.

Ron la guardò come se non la conoscesse mentre Harry le passava alquanto intontito un barattolo.

A tutti lampeggiava nella testa una scritta al neon a caratteri cubitali che diceva: MA CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO???

-Si può sapere che avete da guardare?- disse Ginny ad un certo punto sentendosi osservata.

-Sei ubriaca per caso?- le aveva chiesto Ron.

-Ti senti male Ginny?- le aveva chiesto Hermione.

-Da quando in qua ti piace la marmellata?- le aveva chiesto Harry.

Il risultato era stato che avevano parlato tutti e tre contemporaneamente e probabilmente la ragazza non aveva capito una sola parola di quello che avevano detto.

Aveva continuato a mangiare tranquillamente con il sorriso stampato sulle labbra e sospirando di tanto in tanto.

Comportamento davvero anomalo, considerando che solo il giorno prima non poteva fare a meno di sbuffare ogni 30 secondi solo per il fatto di essere in loro compagnia, e ora?

Ron si preoccupò che la sorella fosse entrata in qualche strano traffico di sostanze stupefacenti che circolavano tra gli studenti del quarto anno.

In ogni caso le loro riflessioni dovevano essere messe da parte perché tra poco avrebbero dovuto patire le torture peggiori del mondo intero......DUE ORE DI POZIONI!!!

 

~

 

Tra lezioni e studio era volta al termine un’altra giornata fredda di marzo.

Hermione era seduta in Sala Comune a studiare Storia della Magia e stava per tagliarsi le vene.

Come era possibile che i goblin nella loro esistenza non facessero altro che fare rivolte?!

Il suo cervello stava per fondersi!

Da più di un’ora stava cercando di studiare, ma era sempre distratta dal braccialetto che Ron le aveva regalato.

Non poteva fare a meno di controllare ogni minuto se era ancora al sicuro nella sua tasca.

Aveva il pensiero fisso di cosa dire a Ron.... se mai lui si fosse fatto vivo, visto che era tutta la giornata che la evitava.

Che se la fosse presa perché non aveva indossato il bracciale? Boh! 

Fu presa dalla tentazione di scagliare il libro nel camino per la frustrazione....ma poi decise che era  senza dubbio meglio lanciarlo sul muro.

 

Ron aveva passato tutta la giornata in isolamento.

Non aveva avuto voglia di vedere Hermione e neanche di sentirne parlare, per cui aveva deciso di evitare accuratamente sia lei che Harry per tutta la giornata. Per quanto fosse stato possibile, dato che la maggior parte dei corsi li seguivano insieme.

Dopo aver evitato il pranzo e studiato nella sua stanza, aveva pensato che poteva evitare anche la cena, ma il suo stomaco non era dello stesso avviso. Così era sgattaiolato in cucina, perché in Sala Grande ci sarebbe stata sicuramente lei, ed aveva cenato lì, tutto solo.

Quando poi era tornato in Sala Comune, si era visto piombare in testa un gigantesco tomo di Storia della Magia.

 

-Ahi!! Ma che cazzo...?- imprecò Ron, toccandosi la testa, dove presto sarebbe spuntato un bernoccolo.

-O mio Dio!! Scusa Ron!!- disse Hermione mettendosi le mani sulla bocca. Era tentata di ridere ma non era sicuramente la cosa più giusta da fare. Aveva una mira pessima!!

Quando Ron si rese conto che era stata Hermione, la guardò e non potè fare a meno di sembrare arrabbiato....perchè in realtà lo era!

-Ma sei diventata scema?- la aggredì – Ti rendi conto che potevi fare male a qualcuno?? E se al posto mio ci fosse stato un altro? Non ti facevo così sconsiderata.- Ok, forse aveva un po’ esagerato ma tutto quello che si era tenuto dentro come al solito premeva per venire fuori.

Hermione lo guardò un po’ stupita di una reazione così spropositata, ma come si permetteva di rimproverarla a quel modo?

-Non ti sembra di stare esagerando?! Ho solo tirato un libro, non mi sembra la fine del mondo! E poi non ti sei fatto niente- disse rispondendogli a tono.

-Certo, quando le cose le fanno gli altri è una catastrofe, ma se le fai tu non succede mai niente!- disse Ron continuando ad inveire, senza rendersi conto che in quel modo non stava facendo altro che peggiorare le cose.

-Mi stai forse accusando di non essere imparziale?!- lo accuso lei.

-Sto solo dicendo la verità! –

-A me non sembra!-

-Perché pensi sempre che il tuo giudizio sia superiore a quello degli altri? Tu non sei superiore a me, Hermione!!- stavano volando parole infuocate. Hermione si sentì ferita da quelle parole.

-Allora se è questo che pensi di me te lo puoi anche riprendere!- disse lei e gli scagliò contro il braccialetto che le aveva regalato.

Allora lo aveva tenuto in tasca....lo aveva tenuto con sé!

Ron lo prese al volo e al suo cuore mancò un colpo. Ma che stava succedendo? Lui non voleva niente di tutto questo!

Salì di corsa su per il dormitorio femminile e bussò leggermente alla porta della stanza di Hermione, nella quale lei si era rinchiusa.

Lei non rispose.

Bussò di nuovo.

Niente.

Allora aprì piano la porta e si accorse che lei era seduta sul letto e lo stava guardando furente.

Entrò piano chiudendosi la porta alle spalle e si sedette accanto a lei sul letto.

Nessuno dei due disse nulla per un po’....non sapevano cosa dirsi.

 

Ron giocherellava con il braccialetto che le aveva dato, l’altro uguale lo teneva al polso.

Perché l’aveva messo in tasca invece di metterselo al polso?

Perché non era sicura di volerlo? Perché aspettava il momento buono per restituirglielo??

 

Hermione l’aveva capito che alla fine il motivo per cui se l’era presa tanto con lei era perché non aveva messo il suo regalo.

Per lui era una cosa importante....ma lo era anche per lei! Ecco perché voleva pensarci un po’ su!

Ma lui aveva interpretato male e da impulsivo qual’era se l’era presa con lei.

 

-Sei uno stupido, Ron- disse con voce bassa.

Lui la guardò per un attimo che parve una vita, poi disse –Lo so-

Era già qualcosa.

Poi le prese il mento con due dita e le girò il volto verso di lui per guardarla negli occhi.

-Mi dispiace per quello che ho detto, lo sai che non lo penso...ero solo arrabbiato- disse con voce profonda. –Puoi perdonarmi?- le chiese. E poi fece le occhioni da cucciolo!!

Ditemi, come era possibile resistergli??

Hermione non ci riuscì e si sciolse in un dolce sorriso.

-Lo devo prendere come un si?- le chiese lui.

-Si- disse lei e poi, non resistendo al suo istinto, gli mise le braccia attorno al collo e l’abbracciò.

‘Hermione, datti una calmata santo cielo!!’ pensò lei.

Ron sentì che stava per uscirgli il fumo dalle orecchie. Quella ragazza lo voleva fare morire, allora?

Naturalmente rispose all’abbraccio, tenendo stretto al suo quel corpo esile e delicato e stupendo...respirando l’odore della sua pelle e dei suoi capelli....era inebriante e....

Quando si rese conto che il suo corpo reagiva alla vicinanza della ragazza, si sciolse dall’abbraccio prima che lei se ne accorgesse.

Le prese una mano e poggiò il braccialetto sul suo palmo.

-Io voglio che lo abbia tu, qualunque cosa deciderai di farne!- le disse mentre le chiudeva la mano intorno alla sottile striscia di cuoio e dai suoi occhi Hermione capì che era sincero e che sperava che lei prendesse quel bracciale e se lo mettesse seduta stante.

Ma lei non lo poteva fare...non ancora perlomeno.

Mettersi quel bracciale voleva dire prendere un impegno serio nei confronti di Ron, e per quanto quel ragazzo le piacesse ( e le piaceva eccome!!) non era una scelta che si poteva fare così, su due piedi.

-Grazie! Ci penserò su- disse lei in cerca di comprensione.

E Ron non era il tipo che gliel’avrebbe negata, così si alzò lasciandole la mano e se ne andò facendole l’occhiolino, in segno di complicità.

 

Quando Ron uscì dalla sua stanza contò fino a dieci, il probabile tempo che lui avrebbe impiegato per scendere le scale, e poi balzò in piedi sul suo letto ed iniziò a saltellare dalla felicità.

Ron era fantastico, bello da mozzare il fiato, dolce come quei pasticcini ripieni di calda nutella che le piacevano tanto....e poi la stava praticamente corteggiando!! Cosa ci poteva essere di più bello nella vita?

Eppure non era ancora convinta che indossare quel bracciale fosse la scelta giusta per lei....era uno spirito libero, amava la sua libertà ed indipendenza. E quel bracciale rappresentava una specie di vincolo a tutto questo....

Lei non sapeva come fosse Ron come fidanzato, non aveva mai provato purtroppo, ma aveva la strana sensazione che nonostante tutto sarebbe stato davvero fantastico...

 

Quella ragazza gli faceva perdere la testa!

Se voleva prendere tempo, lui glielo avrebbe dato....nella speranza che un giorno sarebbero stati uniti da quel vincolo magico.

E così, con aria sognante, si diresse verso la torre del loro dormitorio per studiare Astronomia e calmare i suoi bollenti spiriti con l’aria fredda della notte.

Non appena ebbe terminato di salire le scale però si rese conto che c’era già qualcuno lassù, e che non era proprio impegnato a studiare.

Aveva già fatto dietro front quando una voce lo costrinse a prestare attenzione a quei due.

-Potrebbe vederci qualcuno, lo sai?- aveva bisbigliato una voce femminile.

-E allora? Ti vergogni di me?- le aveva risposto una voce maschile strascicata molto da....Malfoy.

Aveva beccato Malfoy con una delle sue puttanelle....valeva la pena di restare ad origliare!

-No…ma se ci scoprissero non sarebbe più tanto divertente.- aveva sussurrato la ragazza in maniera eccitante.

-Cosa?-

-Sai…vederci di nascosto rende la cosa più…provocante!- ‘Hai capito che intraprendente la ragazza di Malfoy?’ pensò Ron sghignazzando sotto i baffi....se solo avesse potuto riconoscerla....

-Attenta a ciò che dici, piccola Weasley…potrebbe rivoltatisi contro!-

Piccola Weasley? Aveva detto ‘piccola Weasley’?? Quindi voleva dire che quella era sua sorella? Sua sorella???? SUA SORELLA????

SUA SORELLA ED UN MALFOY????????????????????????????????????????????????????????

Ron balzò allo scoperto e guardò quei due che si stavano orrendamente baciando.....che schifo!!

-Ginny?- la chiamò furente.

I due si staccarono e sulla faccia della sorella si dipinse un’espressione di terrore mista a odio.

-Ron!?- disse lei strabuzzando gli occhi.

-Ma che diavolo stai facendo con quello???- la aggredì lui.

-Che domande…giochiamo a briscola!-

-Ma ti sei bevuta il cervello Gin?! E’ un Malfoy!!-

-Sei un genio, fratellino!- disse lei fintamente tranquilla. Gli voleva fare perdere le staffe.

Ron capì che sua sorella era andata, forse era ubriaca o drogata, non lo sapeva, ma non sarebbe riuscito a farla ragionare, così decise di parlare con quel cretino platinato.

-Ora te la fai con quelli come noi, Malfoy? Cos’è una ripicca personale??-

-Quello che faccio non ti riguarda, Lenticchia-

-Fai quello che ti pare ma fallo alla larga da mia sorella, siamo intesi?- disse tirando fuori la sua bacchetta minacciosamente.

-Come se tu fossi capace di lanciare una maledizione!- disse quello, beffardo

-Solo i Mangiamorte come te possono cadere tanto in basso, Malfoy! Io non mi abbasserò mai al tuo livello.-

-Tranquillo Weasley, non puoi cadere più in basso di così!-

Dopo queste parole Ron afferrò Ginny per un braccio e se la portò senza tante storie nella loro Sala Comune.

-Non provare a fare un altro passo, Weasley- gli intimò Malfoy mettendosi tra Ron e le scale.

-Lascia stare, Draco!- sussurrò Ginny, mentre Ron passava oltre il ragazzo biondo, lanciandogli solo occhiate di puro disgusto.

 

~

 

Da quel giorno la situazione era nuovamente peggiorata.

Ginny era talmente tanto arrabbiata con il fratello che gli aveva lanciato un incantesimo che gli aveva fatto crescere una coda e delle corna da diavolo, e lui era stato costretto ad andare in giro in quel modo fino a quando non erano riusciti a trovare un contro incantesimo.

Ron da parte sua l’aveva abbondantemente punita proibendole di uscire dalla Sala Comune, tranne che per andare a lezione ed aveva minacciato che se l’avesse beccata un’altra volta con quello  l’avrebbe detto alla madre, e allora la vita della sorella sarebbe definitivamente finita per sempre dentro un monastero.

In sostanza tra i due non correva affatto buon sangue.

Inoltre mancavano solo due mesi ai M.A.G.O. e nessuno aveva più tempo per andare a fare spese, giocare a Quiddich , a scacchi magici, a gobbiglie, o fare qualsiasi altra cosa che non fosse studiare.

Da quegli esami dipendeva il loro futuro. E tutti avevano una fifa nera!

Un giorno alla fine di Aprile, durante il pranzo, mentre tutti i ragazzi stavano facendo il resoconto di tutto ciò che avevano ancora da studiare per gli esami, il preside richiamò la loro attenzione.

-Vorrei chiedervi un momento di silenzio- disse alzandosi in piedi, mettendo in mostra la sua veste blu notte con delle stelle ricamate. Quando su tutta la sala scese il silenzio, proseguì.

-E’ mio dovere informarvi che ieri le forze del Signore Oscuro hanno attaccato il Ministero della Magia- fece una pausa sentendo il sussulto di molti allievi.

Harry, Ron e Hermione si guardarono, stavano aspettando già da un po’ una notizia del genere, e con loro sollievo era finalmente arrivata.

- I nostri auror e tutti i maghi del nostro ministero hanno combattuto con grande valore sconfiggendo i Mangiamorte, ed è per questo che ora vi chiedo di brindare a queste persone che hanno salvato il nostro mondo. Alziamo i calici e brindiamo- disse, alzando il suo calice e tutti lo imitarono.

-Ai nostri maghi- dissero tutti gli studenti in coro.

-E’ inoltre giusto e doveroso- continuò Silente facendo nuovamente calare il silenzio –che voi sappiate grazie a chi le nostre forze magiche sono state avvertite dell’attacco.....alziamo i nostri calici e brindiamo a Harry Potter!- disse Silente alzando nuovamente il suo calice.

-A Harry Potter- dissero tutti in coro.

Harry, che non si sarebbe mai aspettato che il preside facesse una cosa del genere; non potè fare a meno di guardare la sala intera che alzava i calici e brindava in suo onore. Naturalmente del tavolo di Serpeverde non lo fece nessuno, molto probabilmente lo avrebbero strangolato piuttosto che ringraziarlo per aver sventato i piani del loro signore.

Se Harry, prima di allora, era stato considerato semplicemente famoso, adesso era diventato una specie di idolo per tutta la scuola; la sua Casa aveva organizzato una festa in suo onore e la gente non faceva altro che chiamarlo, chiedere il suo parere ed invitarlo ad uscire.

Quella storia per lui era davvero seccante....era destinato ad avere vicino solo persone a cui importava solo stare in compagnia di una star e niente di più.

L’unica, a parte Ron e Hermione ovviamente, che gli era rimasta accanto senza fargli pesare il suo merito in tutta quella storia, era stata Sarah (la ragazza di Corvonero con la quale era ‘uscito’ l’ultima gita ad Hogsmeade).

Per questo ultimamente si erano avvicinati molto.... si erano addirittura promessi che dopo gli esami avrebbero provato a frequentarsi.

Non era ancora riuscito a dimenticare Hermione, ma per una buona volta nella sua vita stava cercando di essere felice.

Per quanto riguardava Ron e Hermione, lei aveva deciso che per adesso era meglio pensare unicamente agli esami e che una volta questi fossero terminati, allora ne avrebbero parlato.

E così le settimane trascorsero andando avanti solo grazie al pensiero che quando gli esami sarebbero finiti, forse, tutti loro avrebbero potuto raggiungere la meritata felicità.

 

Per la gioia di tutti, il 20 maggio arrivò veloce come un soffio di vento e con lui arrivarono anche i M.A.G.O.

Hermione entrò nel suo solito panico pre esame ed iniziò ridursi uno straccio perché non dormiva, non mangiava, non parlava con nessuno....se avesse potuto avrebbe anche smesso di respirare perché le toglieva tempo da poter dedicare allo studio, e poi beveva litri di pozione rinvigorante a non finire.

Erano gli esami più importanti della sua vita, Ron la capiva, ma non poteva mica togliersi la salute a quel modo!!

Inoltre si sapeva che la cosa più brutta degli esami non era tanto la loro difficoltà ma tutta la paura che ti prendevi prima.

E infatti, così come erano iniziati, gli esami erano anche finiti....velocemente e tragicamente.

Non appena Hermione aveva scritto l’ultima parola sulla sua pergamena infatti, era entrata in crisi post esame, convinta di avere sbagliato tutto e aveva pianto per un’ora intera, fino a quando la McGranitt non l’aveva rassicurata di aver fatto 200 risposte esatte su 160 quesiti.

Davvero strabiliante!

Quando gli esami furono finalmente terminati, e anche la crisi di Hermione, i tre ragazzi si fiondarono nel parco della scuola e si buttarono nel lago completamente vestiti, seguiti a ruota da tutti gli studenti del settimo anno.

Ron e Hermione si erano già tuffati in acqua mentre Harry andava a prendere Sarah, che aveva sostenuto dei M.A.G.O. diversi per diventare un’Indicibile del Ministero della Magia al reparto Misteri, ed erano andati insieme al lago.

Era la fine di maggio per cui faceva un terribile caldo afoso e l’acqua del lago era un piacevole sollievo per quei poveri ragazzi che avevano sostenuto gli esami fino a qualche ora prima.

Ron aveva tolto la giacca e la camicia della divisa, mettendo in mostra dei pettorali da far paura, osservò Hermione.

Hermione invece indossava una camicetta bianca che al contatto con l’acqua era diventata trasparentissima ed aderiva perfettamente ad ogni curva del suo corpo, osservò Ron.

Non appena si erano tuffati, avevano iniziato a schizzarsi acqua, dando il via a quel gioco che aveva preso tutti gli studenti presenti nel lago tirando fuori la parte infantile di ognuno di loro, che ogni tanto si faceva viva.

Quando tutti furono bagnati e stanchi a sufficienza il sole stava già tramontando, così la maggior parte degli studenti stavano tornando nella propria Sala Comune totalmente fradicia.

Harry, Ron e Hermione erano seduti sotto un albero a pensare che quello era uno degli ultimi ricordi che avrebbero portato per sempre nel cuore della scuola che per sette lunghi anni era stata la loro casa, mentre gli altri tornavano al castello.

-Che facciamo, torniamo anche noi?- chiese Ron ad un certo punto, alzandosi per strizzare la sua maglietta.

-Si, io sto letteralmente morendo di fame- disse Hermione alzandosi anche lei.

I due guardarono Harry, che stava fissando un punto indeterminato del lago. Si girarono a guardare e videro che seguendo il suo sguardo si arrivava ad una ragazzetta di Corvonero che loro non conoscevano che stava venendo verso Harry sorridendogli.

-Io penso che resterò qui ancora un po’- disse Harry, che evidentemente la conosceva, sorridendo ai due amici, che ricambiarono con un sorriso malizioso e si avviarono verso il castello, lasciandoli soli.

-E bravo il nostro Harry- disse Ron mentre attraversavano il parco.

-Già! A quanto pare ha una nuova fiamma....la conosci?-

-Non l’ho mai vista prima, comunque buon per lui, no?-

-Si, forse lei lo farà felice- disse Hermione, sentendosi prendere un po’ dal senso di colpa per non essere riuscita a fare lo stesso né con Harry né con Ron.

-Forse...-disse Ron pensoso. Oramai erano arrivati nella Sala d’Ingresso e Hermione si stava già dirigendo nella Sala Grande dicendo che non ci vedeva più dalla fame, quando gli venne in mente un’idea.

Afferrò Hermione per una mano e la trascinò su per le scale; non appena ebbero svoltato in un corridoio buio le disse –Chiudi gli occhi!-

-Cosa?? Ron, ma che stai facendo?- chiese lei ridendo mentre Ron, che si trovava alle sue spalle, le metteva le mani sugli occhi e la guidava lungo il corridoio. Non vedeva niente ma sentiva il fiato di lui vicino al suo collo e le fece venire la pelle d’oca.

-Ti copro gli occhi, così non bari!-

-Io non baro mai!!- disse Hermione fintamente indignata –Ma dove mi porti?-

-E’ una sorpresa- disse Ron fermandosi di botto.

Rimasero davanti ad un muro per un po’, in silenzio....in quel momento Ron ne approfittò per guardare la ragazza al suo fianco. Indossava ancora la divisa scolastica che ora però era tutta spiegazzata per aver fatto il bagno nel lago, e i capelli, che già di per sé erano ribelli, ora la facevano sembrare un leoncino con la criniera al vento. Nonostante tutto era sempre bellissima.

Quando sentì che era il momento tolse la mano dagli occhi di Hermione, permettendole di vedere quello che c’era di fronte a lei.

Una porta....

Hermione si guardò intorno ma non riuscì a capire in quale corridoio fossero.

-Ron, dove siamo?- gli chiese girando la testa per guardarlo in viso.

Lui la guardò con uno splendido sorriso che le mozzò il fiato e poi si abbassò su di lei per aprire la porta e per un istante rimasero così....vicini, e lo sguardo immerso l’uno negli occhi dell’altra.

Hermione era come incantata dal suo sguardo magnetico e dal suo magnifico sorriso....e poi averlo così vicino la faceva impazzire. Come al solito i suoi ormoni impazziti!!

E poi, ad arricchire quel momento già di per sé magico, si sentì una musica di sottofondo che partiva proprio dall’interno della stanza appena aperta.

Era una canzone dalla melodia dolcissima, che aveva fatto tornare in mente un bellissimo ricordo....

Quella era stata la prima canzone che avevano ballato insieme, abbracciati stretti stretti nella Sala Grande, il giorno del Ballo di Halloween.

My love, delle Sorelle Stravagarie....

E allora Hermione si riscosse e spostò il suo sguardo all’interno della stanza misteriosa....Ron, che stava ancora dietro di lei, le mise un braccio intorno alle spalle e la invitò ad entrare.

Dopo qualche passo, Hermione si ritrovò immersa nel buio.

Quando i suoi occhi si abituarono all’oscurità però Hermione osservò l’interno di quella camera con espressione sbalordita.

-Ron, ma è magnifico!- disse muovendo qualche altro passo in avanti.

La stanza era lievemente illuminata dalla luce tremolante di un’unica candela, che era posta su un tavolo al centro della stanza. Quest’ultimo era apparecchiato per due persone ed era pieno di piatti da portata davvero eleganti.

Inoltre, il tavolino dava su un elegante balconcino dal quale si godeva di una splendida vista su tutto il parco ed anche sulle splendide montagne che circondavano quel luogo incantato.

Una stanza del genere non esisteva ad Hogwarts, per cui non c’era alcun dubbio, quella doveva essere...

-La stanza delle necessità- sussurrò Hermione avvicinandosi al tavolo meravigliata.

-Esatto- disse Ron, mettendosi di fronte a lei e porgendole la mano per invitarla a ballare.

Hermione non se lo fece ripetere due volte, si accoccolò sulla sua spalla, lasciandosi cullare da quella dolce canzone e dai movimenti fluidi di Ron.

A Ron sembrava di sognare...stava tenendo tra le braccia le creatura che amava e la sentiva così vicina a sé, non solo fisicamente....era la cosa più bella del mondo.

Se fosse stato possibile sarebbero rimasti così per sempre.

Quando la canzone terminò i due ragazzi rimasero abbracciati ancora un po’...chi l’ha detto che per ballare ci sia bisogno della musica?

A loro bastava il suono dei loro cuori che in quel momento battevano all’unisono....

Poi Hermione spostò la testa dalla sua spalla per guardarlo dritto negli occhi....e in quegli splendidi zaffiri lesse che tutto l’amore del mondo non era abbastanza per poterlo paragonare al sentimento che quel ragazzo provava per lei.

Mai come in quel momento si era resa conto di quanto lei fosse importante per quel ragazzo, ma lui era lo stesso per lei?

Questo fu il motivo che la portò a staccarsi da lui e dirigersi verso il tavolo.

Ron, come al solito, non era riuscito a penetrare quei misteriosi occhi d’ambra, ma quando lei interruppe quel contatto capì che c’era qualcosa che non andava.

Le andò accanto e spostò una sedia dal tavolo in modo da farla accomodare.

Hermione non l’aveva mai visto così galante. Si accomodò sulla sedia ed attese che anche lui si sedesse di fronte a lei.

-Come mai siamo qui?- non riuscì a trattenersi dal porgli quella domanda che le frullava in testa fin da quando era entrata in quel posto magnifico.

-Hai detto che stavi morendo di fame, no?- disse lui come se fosse la cosa più naturale del mondo far apparire un banchetto ogni volta che aveva fame.

-Si, ma...-

-Niente ma, se non mangiamo subito si raffredda tutto- e detto questo iniziò a scoprire i piatti da portata.

La cena fu molto romantica....faceva uno strano effetto mangiare a lume di candela.

Quella sera mangiarono un sacco di pietanze deliziose preparate dalle magiche manine degli elfi domestici della scuola. Quando arrivarono ai dessert Ron era pieno come un uovo.

-Mamma mia quanta roba! Sto scoppiando- disse massaggiandosi la pancia.

-Ma come? Proprio ora che ci sono i dolci?!- disse Hermione mentre lanciava un’occhiata desiderosa ad una torta alla panna davvero molto invitante.

-Sei un pozzo senza fondo Herm!- la prese in giro Ron mentre lei si riempiva la bocca di torta.

E poi lui scoppiò a ridere.

-Che c’è? Perché ridi?- chiese lei guardandolo interrogativa.

Mentre si abbuffava si era sporcata il naso di panna. Era davvero buffa.

-Niente, niente- disse lui cercando di smettere di ridere. Sapeva quanto Hermione fosse altezzosa e che se avesse continuato a ridere si sarebbe offesa. Ed era un peccato rovinare una serata così fantastica per un motivo tanto stupido...

Per cui Ron le prese la mano che era poggiata sul tavolo e la strinse fra le sue....era così piccola e morbida.

Sembrava quella di una bambina dolce e indifesa...

-Noi due dobbiamo parlare, ricordi?-le disse con voce profonda.

Già...dovevano parlare.

Si alzò dalla sua sedia e le porse la mano per fare altrettanto.

-Ma Ron!! Non ho ancora finito il dolce!- si lamentò lei.

-Lo finisci dopo, abbiamo tutto il tempo che vuoi!-

Così Hermione afferrò la sua mano e si alzò, lasciandosi guidare da Ron sul balconcino.

Lui le mise un dito sul naso, dove era sporca, e quando lei si accorse che c’era della panna arrossì leggermente e poi gli leccò il dito per pulirlo.

Era un giochetto molto eccitante, osservò Ron.

Poi Hermione gli diede le spalle e si mise ad ammirare la vista di cui si godeva in quell’angolo di paradiso.

La luna quella sera aveva un colore molto simile all’arancio....era perfetta per quella serata tanto speciale.

Hermione sapeva che dovevano parlare, che lui lo stava attendendo.

‘Per adesso pensiamo a studiare. Quando finiscono i M.A.G.O. ne parleremo....è meglio per tutti e due, credimi’ gli aveva detto tempo fa.

E così il tempo era passato, gli esami terminati e lei aveva avuto tutto il tempo per pensare, ma non aveva ancora preso una decisione.

Mentre lei guardava la luna, Ron guardava lei, che a suo parere era mille volte più incantevole.

Hermione, sentendo il suo sguardo su di lei, non potè fare a meno di sorridere compiaciuta. E abbassando lo sguardo si accorse di una cosa che la fece ritornare alla realtà.

Si stavano ancora tenendo per mano.

Lui la teneva stretta e non aveva la minima intenzione di lasciarla andare.

Poi Ron le mise un braccio intorno ai fianchi e la girò verso di lui in modo che si potessero guardare negli occhi.

Quella di prima non era stata solo un’impressione, nello sguardo di Hermione c’era qualcosa che non andava.

Le prese il viso tra le mani e le disse dolcemente:

-Ehy, c’è qualcosa che non va?-

Hermione non sapeva come dirglielo...qualcosa che non andava c’era!

Ma come poteva dirgli che ancora non sapeva se voleva stare con lui oppure no?!

Semplice, non poteva!

Per questo gli fece segno di no con la testa sperando che lui le credesse.

Sollevato dalla sua risposta, anche se non del tutto, la strinse forte a sé per darle sicurezza e in qualche modo tranquillizzarla e poi iniziò piano a baciarle l’orecchio, soffiandovi dentro e accarezzandolo con la lingua...

Hermione fu scossa da un brivido mentre si abbandonava all’emozione di averlo così vicino...

Poi Ron scese, baciandole il collo e facendole il solletico sentendola sospirare di piacere, e continuò su per la mandibola e la guancia paffuta, fino ad arrivare alla meta.

Le sue labbra ero calde e morbide...

Hermione per un attimo fu sorpresa dall’intraprendenza del ragazzo, ma poi si lasciò prendere dal suo istinto e assaporò a lungo quel bacio, approfondendolo in un sensuale ed eccitante gioco di lingue.

Gustava il suo sapore e respirava il suo odore e non poteva fare a meno di pensare che quel ragazzo sapeva di buono, e che avrebbe potuto continuare a baciarlo per tutta la vita.

Ron la strinse ancora più forte a sé, sentendo le sue curve abbondanti premere sul suo corpo e non potè evitare la naturale reazione del suo corpo a tutto quello... la desiderava come non aveva mai desiderato nessun’altra prima.

-Quando ero bambino, con i miei abitavo nel Queen. Nella casa di fianco abitava un altro ragazzino. Ovviamente, giocavamo spesso insieme. Un giorno i suoi genitori gli regalarono una piccola automobile elettrica. Io sapevo che non potevo averne una e restavo a guardarlo con il desiderio di farci almeno un giro, cosa che non è mai successa.-

-Il tuo amico non era un bambino generoso.-

-Penso di no. Ma non è questo il punto- Jordan fissò gli occhi in quelli di Lysa –L’ho desiderata disperatamente, con tutta la mia fantasia. L’ho desiderata con la forza e l’intensità e la malinconia che solo un bambino può avere-

-Penso che per un bambino sia stato un grosso problema-

-No. Quello era un piccolo problema. Il grosso problema è che adesso io desidero te molto più di quell’automobile.-

(Niente di vero tranne gli occhi- Giorgio Faletti)

La cosa fu così evidente che anche Hermione se ne accorse.

Mentre si lasciavano travolgere da quella passione, erano rientrati nella stanza e si stavano via via avvicinando ad un divanetto dall’aria molto allettante. Quel ragazzo ci sapeva fare eccome, pensò Hermione, sentendo che presto avrebbe perso qualsiasi tipo di freno.

Stavano quasi per sedersi, quando Hermione sentì il contatto della stoffa sulle sue gambe, e questo sembrò interrompere quel sogno riportandola bruscamente alla realtà.

Si staccò dal ragazzo e scattò in piedi mettendo più distanza possibile tra lei e lui e quel divano.

Ron la guardò con sguardo interrogativo.

Un attimo prima si stavano baciando appassionatamente e l’attimo dopo lei si ritraeva bruscamente. Forse non le piaceva come baciava...

-Che succede?- chiese preoccupato.

-Oh, Ron, mi dispiace!- disse Hermione indietreggiando, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi - Mi dispiace tanto, ma non posso!!- e detto questo attraversò la stanza di corsa, facendo cadere parte dei bicchieri che erano sul tavolo e uscì, lasciando la bocca di Ron esattamente come la porta di quella stanza, spalancata , e il suo cuore come i bicchieri per terra, a pezzi.

 

*****

Eccoci qui con un altro capitolo...ormai siamo quasi alla fine dei giochi, mancano solo un paio di capitoli! Un po’ mi dispiace, mi sono affezionata a questa storia!!

Cmq...sono pienamente consapevole che questo capitolo non sia un gran che, a me non piace molto, eccetto l’ultima parte, che è un po’ più movimentata! In questo periodo mi manca l’ispirazione L!!

Apprezzerò i vostri commenti, ma vi prego non siate troppo cattive!!

Hermia

Grazie per le recensioni a:

Kristel: Ciao!!! Ti ringrazio per la tua recensione allo scorso capitolo! Sono molto ma molto felice che ti sia piaciuto! Il rapporto tra Ron e Gin andava chiarito in effetti…non si capiva molto perché lei fosse tanto ostile!! Beh…ci ha pensato Draco a consolarla!!! E comunque credo che da adesso in poi Gin avrà un motivo più che valido per odiare il fratello…! Tu che ne dici? Grazie tantissime….a presto! Izumi

 

Claccly92: A quanto vedo lo scorso capitolo ti è piaciuto! Mi fa molto piacere!! ^_^ Hai visto chi è stato ad interrompere i nostri poveri Romeo e Giulietta?! Mi sa che ne vedranno delle belle da adesso in poi…!! Spero di risentirti presto…Izumi

 

Ginevra89: Ciao! Sei una nuova lettrice, vero?! Non mi sei sembrata molto entusiasta della storia…o forse non ti sei voluta sbilanciare molto! In ogni caso…sono felice che ti sia piaciuta abbastanza…se hai qualche consiglio da dare, sarà ben accetto!!! Mi raccomando continua a seguirci!! Izumi

 

Shanìka: Draco ti ha fatto restare senza parole, a quanto vedo…per Merlino!!! ^_^ Per quanto riguarda Ginny, sono d’accordo con te, finalmente inizia a venir fuori per quella che è…diciamo che sta imparando a prendere la vita per il giusto verso (forse è meglio non ritirare fuori la storia della rosa…^_^)!! E’ più decisa…e, d’altronde, con uno come Draco davanti…come si potrebbe reagire?! Hai avuto un’altra premonizione, vero!? Mi sa che non posso dire niente in merito al finale…presto saprai, ormai non manca molto!! Ti do appuntamento al prox chappy!!! Grazie x i complimenti!! Izumi                                                                                                                            Ciao, sono Hermia! Mi sa che il tuo desiderio che in questo capitolo ci fosse quel qualcosa di più di cui parlavi non è stato esaudito...spero di non averti delusa troppo!!

 

Ranze: Ciao! Purtroppo non posso risponderti via mail…credo dovrai accontentarti di questo espediente! Sorry…^_^’! Per quanto riguarda la tua recensione al prologo ti ho già inviato un messaggio tramite Hermia visto che mi trovavo fuori…credo di essermi espressa male quanto ti ho risposto, sembravo un po’ sulla difensiva! Il fatto è che, appunto, andavo di fretta…scusami!! Ho apprezzato molto i tuoi consigli e tenterò di rimediare…in futuro! Ormai questa storia è iniziata così e non credo riuscirò a cambiare, anche perché manca davvero poco alla fine! Colgo l’occasione per ringraziarti anche per le recensioni ai capitoli successivi…soprattutto per la scena della rosa che, a quanto ho capito, ti è piaciuta…^_^!! A presto… Izumi

Un grazie inoltre a Dada Baggins per la stupenda recensione al prologo, siamo contente che la nostra storia ti abbia suscitato queste sensazioni!!

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Capitolo 12
*** Empty Spaces ***


Nuova pagina 2

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What shall we use to fill the empty

Spaces where we use to talk

How shall I fill the final places

How shall I complete the wall



(Empty spaces – Pink Floyd)



-Lascia stare, Draco!-

Si passò una mano tra i capelli arrabbiato e osservò i due fratelli scendere le scale di corsa, finchè non sparirono dalla sua vista.

Dannazione.

Sedette sul secondo gradino dietro di lui.

E adesso?

Ipotizzò che Lenticchia non gli avrebbe reso per nessun motivo la vita facile dopo averlo scoperto in atteggiamenti tanto sconvenienti con sua sorella.

Ma in realtà Lenticchia era l’ultimo dei suoi problemi.

Quella situazione presentava più sfaccettature di quanto si aspettasse.

Adesso, il problema postogli quella mattina da Blaise diventava più reale.

Doveva mettere Ginny al corrente delle sue decisioni, non poteva più permettersi di rimandare, non quando il suo spiacevole futuro si stava avvicinando a velocità strabiliante al suo piacevole presente.

Qualcuno avrebbe sofferto in tutta quella storia…e non era necessario pensarci troppo per capire chi fosse quel qualcuno.

Conoscendo Ronald Weasley avrebbe fatto l’inferno.

E conoscendo Ginevra Weasley non sarebbe stata da meno.

Se le sue congetture sulla ragazza si fossero rivelate esatte avrebbe dovuto agire…in fretta!

Prima che la situazione si facesse pesante.

Si alzò lentamente e scese le scale riflettendo intanto sulla situazione e cercando la soluzione più adatta a quel nuovo, non indispensabile, problema.

~

-Va al diavolo, Ron!- urlò salendo di corsa le scale che portavano al dormitorio femminile.

Sbattè la porta alle sue spalle e aprì la finestra, rischiando di romperne i vetri per la brutalità dei movimenti.

Merlino, se aveva voglia di prendere a pugni qualcosa.

Un attimo prima si stava beatamente lasciando abbracciare da Draco…e l’attimo dopo si ritrovava faccia a faccia con un Ron letteralmente furioso.

Si buttò sul letto affondando la testa nel cuscino per evitarsi di urlare dalla rabbia.

Perché Ron doveva toglierle l’unica cosa buona che la vita, da sedici anni a quella parte, le avesse riservato?

Non poteva permetterglielo, non quando sapeva che già il rapporto tra lei e Draco non era davvero dei più facili.

Non quando sapeva che se qualcosa fosse trapelato avrebbero rischiato…e molto.

Insomma, la famiglia di Draco e la sua combattevano su fronti totalmente opposti, e la scoperta della loro relazione avrebbe rasentato la tragedia.

Poi si calmò per un attimo, mentre un triste, devastante pensiero, attraversava la sua mente.

In cosa esattamente consisteva il suo rapporto con Draco?

Non lo sapeva.

Avrebbe potuto, con sicurezza, affermare cosa provasse per lui.

Ma non aveva la benché minima idea di ciò che provasse lui.

Insomma…era Draco Malfoy, non si aspettava di certo dichiarazioni d’amore eterno.

Ma almeno aveva bisogno di qualcosa cui aggrapparsi.

Qualcosa che la rendesse sicura che lui tenesse a lei.

Ma, purtroppo, non possedeva tali informazioni.

E il pensiero che, a causa di Ron, con molta probabilità non avrebbe più avuto la possibilità di scoprirlo, la rendeva immensamente triste.

Da quel famoso inizio di Marzo erano riusciti a vedersi quasi ogni giorno in gran segreto…e non poteva sopportare l’idea di non vederlo più.

Soprattutto se pensava che lui era già al suo ultimo anno.

Un anno che si avvicinava lentamente, ma inesorabilmente alla fine.

Poi, con molta probabilità le loro strade si sarebbero separate per sempre.

Come faceva Ron a non capire?!

~

Il giorno dopo, durante le lezioni, non aveva trascorso attimo senza pensare a come agire.

L’unica cosa certa era che aveva bisogno di riposte, e certo non sarebbe stato Ron ad impedirle di trovarle.

Aveva rapidamente terminato i suoi compiti nella Sala Comune a si stava accingendo a sgattaiolare via, sperando che Ron, nascosto da una pila di libri insieme ad Hermione, non si accorgesse della sua fuga.

-Dove credi di andare?-

Come non detto.

Lo ignorò, mentre una rabbia cieca le rimontava in corpo.

Cosa voleva fare, segregarla sulla torre?

Chiuderla in un monastero?

No, a quello ci pensa mamma non appena lo scopre.

Continuò imperterrita in direzione del ritratto, ma fu costretta a bloccarsi trovandosi davanti il fratello più furioso che mai.

-Tu di qui non ti muovi! Stai andando da quello lì, non è vero? Ma dico, ti sei già dimenticata di tutto quello che ci ha combinato, Ginny?-

Aprì la bocca per ribattere e, magari, mandarlo a quel paese ma lui continuò imperterrito.

-E’ solo un lurido bastardo strisciante! Vuoi davvero essere il suo giocattolo…-

Quello era troppo.

-Basta adesso, Ron!-

Forse non ne aveva motivo, ma le parola di Ron la stavano ferendo in modo inverosimile.

Non glielo permetteva.

Dannazione…parlava di Draco!

Parlava del suo Draco.

Afferrò la bacchetta puntandola contro il fratello e, prima che lui potesse rendersi conto che facesse sul serio, bisbigliò un incantesimo che, in vita sua, aveva appena sentito nominare, poi fuggì verso la sua stanza.

Al diavolo!

Si voltò solo per un attimo e, notando gli effetti del suo sortilegio, non riuscì a trattenere una risata soddisfatta.

Sulla testa del fratello infatti, un paio di corna scarlatte faceva bella mostra di sé.

E la sua ilarità crebbe, insieme a quella di tutta la sala, quando lui, girandosi, rivelò anche una bella coda demoniaca.

-Stai davvero bene, lo sai Ron? Questo look ti si addice!- urlò prima di sparire su per le scale.

Solo quando il silenzio della sua stanza le piombò addosso si ricordò di non essere riuscita nel suo scopo.

Era Draco che voleva.

Non gliene importava assolutamente niente se Ron adesso sembrava una capra più di Harry.

Uno strano torpore si impossessò di lei.

Tristezza.

Malinconia…

…e Merlino solo sapeva cos’altro.

Sentì un lieve bussare alla porta e la raggiunse stupita.

Credette di averlo immaginato finchè non lo sentì di nuovo.

Un leggero picchettare…

Si decise ad aprire.

Fu tentata dal chiudere la porta sgarbatamente quando riconobbe una folta chioma castana.

Decisamente non era il momento giusto.

-Non mi sembra il caso, Hermione.- disse accennando a chiudere.

-No, Ginny! Vengo in pace.- sorrise la ragazza esibendosi in un buffo gesto di arresa.

Quell’atteggiamento le ricordava la sua migliore amica. Le ricordava la Hermione di qualche tempo prima, quando ancora chiacchieravano e ridevano insieme.

Aprì la porta invitandola ad entrare.

Si diresse verso la finestra, guardando fuori.

Perché tutto sembrava ripetersi?

Perché era costretta a rivivere quella scena che vedeva lei ed Hermione, la loro amicizia irrimediabilmente rovinata, parlare in una stanza vuota a dirsi chissà cosa?

-Ginny, tuo fratello…-

Si voltò di scatto. Se l’aveva seguita fin lì per parlarle di Ron, e magari difenderlo e ricordarle quanto fosse stata avventata, allora poteva benissimo tornarsene da dov’era venuta.

-Non me ne frega niente di Ron! Perché non vuole decidersi a lasciarmi finalmente in pace!? Non è bastato quello che ho passato durante quest’anno? E’ così importante per lui rovinarmi la vita?-

Vide Hermione mordersi il labbro inferiore, forse intenta a cercare le parole giuste.

Era sicura che la ragazza sapesse cos’era successo, ma non era sicura di voler sapere quanto avesse influito la sua opinione sul comportamento di Ron.

Era di Draco che si parlava, non di un ragazzo qualsiasi, e certamente non c’era posto per lui tra gli standard di simpatia di Hermione.

-Vuole solo evitarti di soffrire…-

Sospirò effettuando un largo gesto con le braccia.

-Andiamo Hermione, secondo te adesso non sto soffrendo?-

La ragazza si sedette sul letto, chiudendosi in alcuni minuti di mutismo.

Stava riflettendo.

Ginny si voltò di nuovo verso la finestra.

-Lo amo!- disse semplicemente, come se quella fosse la logica spiegazione a tutti i suoi atteggiamenti.

E la sua voce non era arrabbiata e stridula come quella volta, in cui aveva ammesso di essere innamorata di Harry.

Era calma, satura di una consapevole rassegnazione e di una matura sicurezza.

Amava.

Era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce.

Di certo, spiegava la sua determinazione.

Sentì un soffocato verso di sorpresa provenire dalla ragazza alle sue spalle e si sentì come se quella situazione non fosse reale, come se stesse sognando tutto.

-Domani sera, alle otto. In biblioteca.-

Ebbe appena il tempo di voltarsi e già la ragazza castana aveva aperto la porta e stava per uscire.

-Cosa?-

-Domani sera io e Ron saremo in biblioteca. Vieni, potrò fornirti un alibi di qualche ora.-

La guardò stupita.

Complimenti Hermione. Sei riuscita a stupirmi.

-Alle otto!- uscì.

Non riuscì nemmeno a ringraziarla, un po’ per la sorpresa, un po’ perché non gliene aveva lasciato il tempo.

Leggermente più sollevata tornò ai suoi libri.

Aveva gli esami di fine anno, nonostante tutto.

~

Erano quasi le sette ed una furia in divisa verde-argento stava dirigendosi verso la Sala Grande.

Sperava di poter cenare prima degli altri e restare in pace per pensare, ma la sorte sembrava essergli avversa.

La sala infatti era già quasi totalmente piena e c’era uno strano odore nell’aria.

Si parlava di un annuncio importante o qualcosa di simile.

Ad ogni modo, il suo progetto era sfumato e solo la tavolata della sua Casa era semivuota.

Evidentemente il fantomatico annuncio non era stato ritenuto interessante o, peggio ancora, non sarebbe stato per loro piacevole.

Prese posto accanto a Blaise, stranamente scuro in volto.

Sollevò un sopracciglio con espressione dubbiosa, ma l’altro lo invitò a sedersi ed aspettare con un gesto poco eloquente.

In quel momento Silente si alzò dal suo posto e un pesante silenzio cadde sulla sala.

-Vorrei chiedervi un momento di silenzio-

Lo guardò mentre il cuore iniziava ad accelerare la sua corsa.

-E’ mio dovere informarvi che ieri le forze del Signore Oscuro hanno attaccato il Ministero della Magia-

Chiuse gli occhi, la testa aveva iniziato a girargli paurosamente.

Sentì che Blaise, accanto a lui non doveva trovarsi in una situazione migliore, stava infatti stringendo convulsamente il bordo del tavolo, tentando di calmarsi.

-I nostri auror e tutti i maghi del nostro ministero hanno combattuto con grande valore sconfiggendo i Mangiamorte, ed è per questo che ora vi chiedo di brindare a queste persone che hanno salvato il nostro mondo. Alziamo i calici e brindiamo!-

Tutti i presenti, serpi escluse, eseguirono.

-Ai nostri maghi!-

In quel momento la Sala Grande era come divisa, tra la maggioranza che brindava sollevata e felice e la minoranza, dalle facce scure.

-E’ inoltre giusto e doveroso…-

Sollevò lo sguardo, posandolo prima su Blaise, poi sul vecchio Preside.

Che altro c’è ancora?

-…che voi sappiate grazie a chi le nostre forze magiche sono state avvertite dell’attacco.....alziamo i nostri calici e brindiamo a Harry Potter!-

-A Harry Potter- dissero tutti in coro.

A quel punto non riuscì più a trattenere la rabbia.

Ad Harry Potter?!

Da un lato era risollevato dal fatto che la massa credesse che il merito fosse dello Sfregiato, ma dall’altro…sentiva il proprio orgoglio leggermente ferito.

Sentendosi osservato fissò lo sguardo in direzione del tavolo degli insegnanti ed incontrò gli occhi di Silente.

Il vecchio sa…

In un impeto di rabbia battè un pugno sul tavolo e si alzò lasciando la Sala.

Quel poco appetito che aveva gli era improvvisamente passato.

L’ultima cosa che vide fu lo sguardo umile e confuso dello Sfregiato e i sorrisi dei Grifoni…

…e due occhi verdi che cercavano disperatamente i suoi.

Salì le scale che portavano alla biblioteca, tentando di scacciare la pesante sensazione che aveva provato incontrando gli occhi di Ginny. Si stava concedendo troppe debolezze e, data la sua precaria posizione, non era una cosa prudente.

Doveva agire in fretta se voleva evitare spiacevoli conseguenze.

Il gioco iniziava a farsi duro.

La posta si alzava.

Scorse velocemente i titoli della sezione di Trasfigurazione alla ricerca di qualcosa che potesse essergli utile per i suoi M.A.G.O. e, dopo averne afferrato uno tentò invano di concentrarsi.

Era comunque riuscito a passare un’ora in silenzio, quando sentì delle voci note e spiacevoli giungergli all’orecchio.

Erano Weasley e la Mezzosangue.

Lei stava cercando un libro di Pozioni che potesse aiutarlo nello studio.

Non ne era sicuro ma…c’era qualcosa di mieloso nei loro atteggiamenti e fu fortemente tentato di abbandonare la biblioteca ma qualcosa lo fermò.

-Hermione?-

Sollevò lo sguardo di scatto: Ginny aveva varcato la soglia.

Sembrava non essersi accorta della sua presenza e si era avvicinata alla Granger, ignorando volutamente il fratello.

La sua presenza lo stava mettendo in agitazione.

Riuscì ad incrociare il suo sguardo e vide che lei aveva improvvisamente smesso di parlare con la compagna fissandolo.

Lenticchia se n’era accorto, purtroppo e la stava malamente spingendo verso l’uscita.

Fu, inaspettatamente, la Mezzosangue a fermarlo pregandolo fermamente di lasciarle da sole per…motivi di studio.

Si chinò di nuovo sui suoi libri, tentando di apparire distaccato e, dato il silenzio sceso nella stanza, pensò che le due ragazze fossero uscite.

-Draco?-

Sospirò chiudendo gli occhi, racimolando il coraggio di guardarla

Aveva un’espressione afflitta e si stava nervosamente contorcendo le mani.

Le sorrise alzandosi.

-Che succede?-

-Dobbiamo parlare. In privato.-

Lui annuì e la condusse fuori dalla biblioteca, il posto più tranquillo sarebbe stato l’aula di Pozioni, ma era troppo distante e dubitava che avessero abbastanza tempo, quindi ripiegò sull’aula di Incantesimi.

Sigillò la porta alle loro spalle.

Ginny in quel momento gli appariva stranamente triste. Un’espressione mesta in quel momento marchiava il suo viso di solito sorridente.

Si avvicinò facendole scorrere le braccia attorno alla vita e stringendola a sé.

-Che succede, piccola?- chiese in un sussurro in cui poco si riconosceva.

Prima di avere la risposta catturò le sue labbra.

Sentì che si arrendeva rispondendo al bacio, animata da una forza che lo fece tremare.

-Ron mi ha vietato di mettere piede fuori dalla mia sala comune.- disse con un sospiro.

Le baciò la fronte socchiudendo gli occhi.

Se l’era aspettato.

Tipico comportamento Weasley.

-Non glielo permetterò.-

La allontanò da sé sentendo quelle parole. Non poteva lasciare che si mettesse contro i suoi.

-Ginny…- la afferrò per le spalle attento a dosare le parole -…non fare niente di cui potresti pentirti!-

-Non me ne pentirò! Non voglio che, dopo tutto quello che mi hanno combinato, Ron mi rovini ancora la vita!-

-E’ tuo fratello, Gin!-

Quanto gli costava quell’affermazione!

-Vedi, Draco…-

-Voglio diventare un Mangiamorte!- disse d’un fiato.

Vide l’espressione di stupore passare per gli occhi della ragazza e si sentì tremendamente colpevole.

Avrebbe potuto essere meno brusco, ma la situazione non glielo permetteva.

Se si fosse lasciato trasportare lei non l’avrebbe lasciato andare, e non era prudente.

-Cosa?! Dimmi che non ho capito bene…!-

-Ginny…-

-Ti prego!- urlò allontanandosi.

Era sicuro che la sua voce si fosse incrinata.

Se avesse pianto per lui non sarebbe mai riuscito a perdonarselo.

-Hai capito bene, Gin!-

In un momento la sentì correre verso l’uscita e mormorare un incantesimo per sbloccare la porta, che richiuse violentemente alle sue spalle.

Poi il silenzio gli piombò addosso.

Era finita.



~



Basta avere un’altra donna

tra i lenzuoli in questo buio,

e invece del suo nome,

tra i sospiri dire il tuo

per dimenticare te.



(Per dimenticare te – Pooh)



Raccolse il suo materiale sul tavolo infilandolo nella borsa.

Avendo finito di studiare poteva impegnarsi in passatempi ben più piacevoli, peccato però che Draco non fosse nei paraggi.

Ultimamente aveva avuto poco tempo per stare in sua compagnia, purtroppo.

Poi se considerava il fatto che per tutto Febbraio aveva dovuto mantenere le distanze per evitare che lui la strangolasse per la storia della partita…

Doveva ammettere che le mancava.

Ultimamente lo vedeva molto distante.

E aveva notato che si aggirava in modo sospetto nell’area Grifondoro.

Cosa aveva lui da spartire con loro?

E soprattutto…cosa aveva da spartire…con la Weasley?

Perché se n’era accorta che c’era sotto qualcosa.

Conosceva troppo bene il biondo per non notare un simile cambiamento.

E lei che si era illusa! Il fatto che l’avesse invitata al Ballo di Halloween le era sembrato di buon auspicio per quell’anno.

Aveva pensato di poter finalmente avere qualche speranza col miglior partito cui una ragazza del suo rango potesse aspirare.

Ma gli eventi le avevano dato torto.

Battuta da una stracciona come la Weasley…

No, doveva aver capito male!

Sicuramente le cose andavano in modo diverso, doveva aver colto segnali inesistenti: Draco non poteva essere interessato ad una Weasley.

E, soprattutto…una Weasley non aveva battuto lei.

Lo vide entrare nella Sala ed andarsi a gettare sul divano davanti al camino spento: non l’aveva nemmeno notata.

Coraggio Pansy, credo sia arrivato il momento di agire…

Si alzò lisciandosi la gonna della divisa e ravvivandosi i capelli corti.

-Buonasera, Draco!-

Andò a sedersi accanto a lui ignorando la sua ostentata indifferenza. Era chiaro che non la voleva tra i piedi ma lei non era tanto sprovveduta da arrendersi davanti ad un simile atteggiamento.

-Ultimamente ti vedo un po’ distante!- disse poggiandogli una mano sul petto.

Sorrise vittoriosa, non l’aveva scacciata.

Lui aprì gli occhi piantandoli nei suoi e lasciandola senza fiato.

Era…no, non arrabbiato…

Se si fosse trattato di una persona qualsiasi avrebbe detto…sconfitto.

Ma quello era Draco Malfoy.

Sconfitto proprio non gli si addiceva.

Eppure non riusciva a dare un’altra definizione all’espressione dei suoi occhi…sconfitta.

Beh…ci avrebbe pensato lei.

Si abbassò su di lui coinvolgendolo in un bacio violento.

Rimase quasi stupita mentre, rispondendo al bacio, le mani di lui si avventuravano tra le pieghe della sua divisa.

Aveva baciato Draco altre volte, ma quello era diverso.

Si sentì pervadere da un’inspiegabile smarrimento…da un forte senso di disperazione.

E, se quello era ciò che il ragazzo le stava trasmettendo con quel contatto…non osava provare ad immaginare il sentimento che doveva distruggerlo in quel momento.

Lo incoraggiò a salire nella sua stanza, eludendo l’incantesimo delle scale.

Illudendosi forse di potergli essere d’aiuto.











Ok…calma! Posso solo immaginare gli epiteti poco gentili che in questo momento molte di voi mi staranno lanciando ma…chiedo venia! Non è ancora finita…come preannunciato mancano solo due capitoli e poi l’epilogo! I due capitoli a seguire (12 e 13) potranno essere considerati entrambi come finale…il primo (scritto da Hermia), per quanto riguarda Ron, Hermione e Harry, e il secondo (scritto da me), per quanto riguarda Draco e Ginny. Ancora le ultime parole devono essere dette…spero tanto che questa storia vi sia piaciuta!

Grazie a tutte!!!

Recensite^^



Izumi



Hermia ringrazia:



Kristel:Ciao, sono Hermia!! Sono molto contenta di sapere che il mio ultimo capitolo ti sia piaciuto! Io pensavo che non fosse un gran che L...Onestamente non so neanch’io perché Hermione riesca a resistere ad un ragazzo così dolce...come dire, il suo personaggio a volte mi sfugge di mano!! Come hai potuto vedere non è tanto facile aggiornare nel periodo delle vacanze...c’è anche da dire che, come ha detto prima Izumi, questi sono gli ultimi capitoli per cui cerchiamo di curarli al meglio ( almeno ci provo!!), spero che continuerai a seguirci cmq! Grazie mille!!

Bibe:Ke bello! Finalmente un fan delle Ron/Hermione...anche a me piacciono tanto!! Sono felice ke questa ff ti stia piacendo...riguardo alle tue speranze posso solo dirti di non perdere il prossimo capitolo, che sarà anche l’ultimo di questi personaggi, per sapere come andrà o non andrà a finire tra i due! Grazie per la recensione!!Hermia

Shanìka: Mi fa piacere sapere che in fondo lo scorso capitolo non fa poi così tanto schifo come pensavo, grazie! Per quanto riguarda D&G penso che con quest’ultimo capitolo Izumi abbia accresciuto maggiormente la tua curiosità su come finirà tra i due...mi dispiace ma dovrai pazientare ancora un po’!! Hermia

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Capitolo 13
*** Forever ***


Fine di un anno, inizio di una vita

Forever

 

Hermione alzò la testa dal suo cuscino, ancora stordita dalle poche ore di sonno e con gli occhi gonfi per le lacrime versate la sera passata.

Si stiracchiò per bene le gambe e poi si alzò per andare in bagno, senza dare la minima importanza al ragazzo che stava russando allegramente nel suo letto.

Non appena ebbe finito di fare pipì, si avvicinò al lavabo per lavarsi le mani ed il viso e non potè fare a meno di compatire la povera ragazza che in quel momento vedeva riflessa nello specchio di fronte a : devastata sia dentro che fuori...uno spettacolo davvero orribile.

Chiuse l’acqua e ancora con le mani bagnate tornò nella stanza da letto.

E in quel momento si accorse che il suo letto era occupato da un ragazzo dormiente al momento.

Panico.

Fece un respiro per calmarsi un attimo.

Inspira...espira...inspira...

Ok...

CHE DIAVOLO CI FACEVA LUI NEL SUO LETTO??

Si accovacciò sul pavimento accanto a quel ragazzo dai capelli scompigliati spremendosi le meningi nel vano tentativo di ricordare quello che era successo la notte precedente.

Inutile dire che non servì a molto...non riusciva a connettere senza la sua tazza di caffè al mattino.

Mentre lei stava lì a fissarlo come se fosse una creatura mista tra una Manticora e uno Schiopodo Sparacoda, il ragazzo, sentendosi osservato, aprì i suoi splendidi occhi verdi per ritrovarsi a fissare quelli ambrati di lei.

-Buongiorno! Ti senti meglio stamattina?- le chiese mentre si stropicciava gli occhi..

Fu quella domanda che le fece ricordare cosa era accaduto la sera precedente.

 

La sera prima Ron l’aveva portata nella stanza delle necessità e avevano cenato insieme a lume di candela.

Era stato così dolce e romantico!

Dopo la cena si era lasciata travolgere dall’atmosfera ed erano finiti con il baciarsi appassionatamente su un divano.

Il pensiero di quel bacio non proprio casto la fece arrossire...quel ragazzo baciava divinamente.

Ma poi si era resa conto che in quel modo gli stava facendo credere che lei volesse stare con lui... e lei non era ancora sicura di questo, per cui tecnicamente lo stava prendendo in giro.

E lei non voleva assolutamente fargli del male.

Per questo motivo aveva interrotto bruscamente il bacio ed era scappata via in lacrime.

Ed era stato proprio in questo momento che aveva incontrato lui, che, vedendola in lacrime, aveva cercato di consolarla e alla fine erano finiti nella sua stanza.

Per parlare, naturalmente.

-Oh, sono così tremendamente stupida- aveva detto lei battendo la testa sulla spalliera del letto.

-Non sei stupida, Herm! E’ normale essere confusi- aveva risposto lui.

-Si, ma il fatto è che io non lo sono! Nell’esatto momento in cui ho chiuso quella porta alle mie spalle io sapevo quello che volevo...sono-così-stupida - disse lei con la voce acuta per il pianto. Si sentiva uno straccio, come aveva potuto combinare un pasticcio simile?

-Hai fatto la cosa giusta, non volevi prenderlo in giro e restando lì lo avresti fatto...- rispose lui cercando di tirarla su con delle delicate carezze sulla testa –Ora che sei sicura di ciò che provi puoi anche dirglielo, sono sicuro che lui ti capirà-

-Tu non capisci!! Io non posso tornare da lui dopo averlo lasciato in quel modo, non mi perdonerebbe mai!!- disse singhiozzando sempre più forte. La preoccupazione che non potesse fare nulla per salvare la situazione era come una morsa nella sua gola che si stingeva sempre di più, quasi togliendole il respiro.

-E invece ti perdonerà, vedrai- disse lui fissando lo sguardo nel vuoto – Sai che non è una cosa facile per me spingerti tra le sue braccia, ma è la cosa giusta perché lui è quello giusto, Herm! Il vero amore non si può lasciare scappare così.- le ultime parole erano quasi un sussurro appena udibile, e lei dal suo tono capì che gli costava parecchio dire quelle parole proprio a lei.

 

-Lei è l’amore, Jordan.

Quando lo trovi, da qualunque parte arrivi,

accettalo come un dono e tienitelo ben stretto-

Jordan non avrebbe mai dimenticato la luce tremolante

 che aveva negli occhi mentre guardava lui e vedeva altre cose.

-L’amore è così difficile da trovare e così facile da perdere...-

(Niente di vero tranne gli occhi- Giorgio Faletti)

 

-Lo pensi davvero?- chiese lei in soffio. Come se le sue parole le dessero la certezza che quella fosse la verità.

-Certo- rispose con voce ferma, e le mise un braccio intorno alle spalle con gesto amichevole.

Lei, per ringraziarlo, gli diede un altrettanto amichevole bacio pieno di gratitudine sulla guancia, bagnandogliela di lacrime.

 

Si alzò in punta di piedi,

mentre un luccichio di lacrime rifletteva la notte che c’era intorno e dentro i suoi occhi.

Jordan sentì il calore umido delle labbra di Maureen sulla guancia.

Nemmeno per un istante pensò che potesse esserci la minima allusione sensuale in quel bacio.

Era solo un modo senza parole per dire mi hai capito e ti ho capito.

(Niente di vero tranne gli occhi- Giorgio Faletti)

 

E così avevano passato la notte, abbracciati stretti nel tentativo darsi conforto l’un l’altra.

 

Hermione si accorse solo in quel momento che, per tutta la durata dei suoi pensieri, era rimasta imbambolata a fissare i bellissimi occhi verdi di Harry Potter.

-Allora, ti senti meglio?- le domandò di nuovo lui, notando il suo sguardo vacuo.

Hermione gli fece un debole sorriso e poi si sdraiò di nuovo nel letto accanto a lui.

Decisamente non si sentiva poi tanto meglio.

Rimasero in silenzio per un po’, godendosi quella tranquillità apparente così distante da ciò che realmente sentivano nei loro cuori, che erano in subbuglio.

Poi Hermione parlò.

-Harry, che devo fare adesso?-

Non era mica una domanda semplice. Harry non aveva la più pallida idea di cosa si facesse in questi casi, non si era mai trovato in una situazione simile.

Lui ci pensò un po’ su, guardando il sole sorto da poco dalla finestra di quella stanza.

-Parla con lui come hai fatto con me- disse semplicemente, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

Ma si sa, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare...

Come poteva andare a parlare con lui dopo quello che gli aveva fatto? Se prima di allora lo aveva fatto soffrire, adesso gli aveva proprio spezzato il cuore...

-Non posso parlargli, non mi ascolterebbe - disse con una calma e una freddezza molto innaturali.

Dopo il baratro della disperazione arriva la fredda ed incosciente accettazione che la fine è arrivata.

Dopo un tempo infinito Harry ebbe un’idea. Si alzò di scatto dal letto e iniziò ad aggirarsi nella stanza alla ricerca di qualcosa.

-Harry, ma che stai facendo?- gli chiese lei, ma lui non rispose, preso com’era dall’ispezione della sua scrivania.

‘Meno male che è una ragazza ordinata’ pensò Harry, trovando finalmente ciò che cercava.

Hermione vide il ragazzo finalmente tornare verso di lei, porgendole un calamaio, un piuma e una pergamena.

-Cosa...?-

-Se pensi che non ti ascolterà allora scrivigli quello che vorresti dirgli...- disse Harry sedendosi al suo fianco.

Hermione rimase un attimo sovrapensiero, come se stesse valutando la validità di quell’idea; poi disse:

-Perché no? Tanto non ho niente da perdere...-

E ciò detto afferrò piuma e pergamena e iniziò a scrivere, strappando di tanto in tanto pezzi che non erano venuti bene.

Alla fine buttò l’intero foglio nel cestino della carta straccia con grande stizza.

-Non ci riesco- mugolò sdraiandosi sul letto –Harry, mi aiuti?-

-Non posso, mi dispiace- disse lui mettendo le mani avanti, come a proteggersi dalla possibile brutta reazione della ragazza.

-Perché?- gli chiese come cadendo dalle nuvole.

-Per tre ottime ragioni: la prima è che non saprei proprio che scrivere in una lettera d’amore per Ron, lui non è proprio il mio tipo. La seconda è che devi essere tu ad aprirgli il tuo cuore, devi scrivere quello che ti senti di dirgli e dev’essere sincero. Capito?-

-Si, capito! E la terza qual è?-

-La terza è che ho un appuntamento molto importante e quindi devo scappare di corsa- disse sorridendo mentre si alzava dal letto e andava a lavarsi la faccia.

-Bell’amico che sei!- disse Hermione sdraiandosi , poi aggiunse-Ti devi vedere con quella ragazza di Corvonero?-

Dal bagno arrivò un mugugno di assenso.

-Wow, allora è una cosa seria...-

-Forse- rispose lui evasivo, attraversando la stanza diretto alla porta.

Poi si arrestò sulla soglia e disse –Te lo ricordi che stasera c’è il ballo, vero?-

-Bihh...l’avevo scordato!- disse lei dandosi un colpo sulla fronte. –Tu con chi vai?-

Lui le fece un sorrisetto malizioso che lasciava intendere con chi ci sarebbe andato e poi disse –E tu?-

-Io ci andrò da sola- disse Hermione con aria altezzosa, anche se dal suo viso traspariva un certo turbamento.

-Me la presenterai?- gli chiese come ultima cosa.

Harry parve soppesare la risposta.

-Solo se sarà una cosa seria- disse infine aprendo la porta.

Hermione capì al volo il concetto e lo lasciò libero di andare.

-Ci vediamo Herm- la salutò lui.

-Ciao Harry! E grazie di tutto!!-

-E’ stato un piacere- disse lui e si chiuse la porta alle spalle.

Scendendo le scale pensò che purtroppo lo era stato davvero.

Hermione rimase sul suo letto a pensare.

L’idea di Harry non era così male, anzi...

Ma se aveva le idee così chiare come aveva detto ad Harry, allora perché non sapeva cosa scrivere?

Si protese verso il comodino per cercare conforto dal suo prezioso ranocchio.

E infine, dopo circa dieci minuti che succhiava la piuma nel tentativo che lei la illuminasse, afferrò il foglio e scrisse con cura qualche riga.

Non voleva scrivere cose lunghe e magari noiose. Doveva essere essenziale.

Appose la sua firma in fondo, lo avvolse in un piccolo rotolo e lo chiuse con un sigillo magico, perché non le andava che tutta la scuola leggesse la sua posta privata.

Ora restava un ultimo problema...come fargliela avere?

Non voleva dargliela di persona. La cosa migliore sarebbe stata fargliela trovare sotto la porta, o ancora meglio sopra il suo cuscino...si, le piaceva l’idea di Ron che si svegliava trovando il suo biglietto sul cuscino accanto a lui. Era ...dolce, come lui.

Ma come poteva farlo senza sapere se Ron stava ancora dormendo oppure era già sveglio?

Le serviva una spia...aveva bisogno di un favore...

E guarda caso in quel momento c’era proprio una persona che era in debito con lei...certo era l’ultima alla quale avrebbe voluto chiedere un favore, ma purtroppo non aveva nulla di meglio al momento.

Così si lavò e vestì in fretta ed uscì dalla sua stanza mettendosi in tasca il biglietto per Ron.

Era eccitata all’idea che stava facendo qualcosa per modificare la sua vita.

Appena arrivata in Sala Comune si accorse che era praticamente deserta. Effettivamente chi poteva essere quel pazzo che a quell’ora del mattino fosse alzato avendo la possibilità di restare a letto tutto il giorno?

Già, solo lei...

Così rifece di nuovo le scale a salire e si fermò qualche porta più sotto della sua, la aprì senza fare rumore e piano piano incominciò ad attraversare la stanza diretta all’ultimo letto a sinistra.

I pesanti tendaggi color porpora erano aperti per fare entrare il vento fresco del mattino estivo, rivelando una ragazza dalla corporatura minuta che dormiva scomposta nel suo letto.

Le dispiaceva doverla svegliare, ma le serviva il suo aiuto...se non fosse stato così importante per lei non lo avrebbe mai fatto.

Si sedette accanto a lei sul letto e la scosse leggermente per una spalla. Quella ragazza aveva un sonno davvero pesante, ci mancava poco che si mettesse anche a russare.

Alla fine comunque la ragazza aprì gli occhi, con un cipiglio non molto amichevole, e quando si accorse di chi era stata a svegliarla, strabuzzò gli occhi per lo stupore.

-Hermione! Che ci fai qui??-

-Mi dispiace averti svegliata, Ginny, ma mi serve il tuo aiuto- bisbigliò Hermione in modo che potesse sentire solo lei.

-Immagino di non avere molte alternative giusto? Non si da niente per niente...- rispose lei acida.

-Non dire sciocchezze! Non ti ho aiutato per avere qualcosa in cambio, ma ora ho bisogno di un favore. Non te lo chiederei se non fosse importante-

La rossa la squadrò per un po’, ponderando sulla sua richiesta e data l’ora non fu una cosa tanto rapida.

Alla fine disse –Di che si tratta?-

Hermione non voleva parlare lì, con il rischio che qualcuno la sentisse; era un tipo riservato, lei.

Così con un gesto della bacchetta chiuse ed insonorizzò i tendaggi attorno al letto della ragazza, poi si accomodò sul letto pronta a spiegare la situazione.

-Ecco...- che cosa doveva dirle? Non voleva raccontarle tutta la storia con suo fratello, non erano affari suoi quelli! –Devo sapere se in questo momento Ron è sveglio...-

-E perché non vai a controllare?- chiese lei non afferrando quale fosse il problema di Hermione.

-Io non posso farlo, insomma...è per questo che mi serve il tuo aiuto-

Ginny la guardò con sguardo vacuo, poi disse –Quindi tu vorresti che io andassi ora a controllare se Ron dorme?- come prendendola per pazza. Non aveva molto senso quella richiesta.

-Esatto- rispose lei. Dall’espressione della rossa aveva capito che se non fosse stata in debito con lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Ma, per sua immensa fortuna, lo era.

Così, di malavoglia, abbandonò il suo comodo letto per dirigersi verso le scale. Quando però ebbe iniziato a salire i primi scalini del dormitorio maschile, girò sui tacchi e tornò indietro.

-Che c’è ora?- chiese Hermione con voce mista tra il preoccupato e lo scocciato.

-Tu non hai pensato ad una cosa. E se è sveglio?-

Era vero! Non ci aveva pensato proprio all’eventualità che Ron fosse già sveglio.

-Inventati qualche scusa per cui gli devi parlare, fai tu va- rispose alla fine, risoluta.

Ginny si avviò verso le scale molto poco convinta.

In quel momento, chi per un motivo, chi per un altro, entrambe speravano che Ron stesse dormendo beatamente e pesantemente nel suo letto.

Dopo qualche minuto in cui Hermione era rimasta con le orecchie tese in attesa di sentire delle voci che confermassero che il ragazzo era effettivamente sveglio, si sentirono dei passi veloci che scendevano le scale, e poi l’agile e snella figura di Ginny fece capolino nella Sala Comune.

-Allora?- chiese Hermione ansiosa.

-Sta dormendo- disse Ginny oltrepassandola e tornando nella sua stanza senza indagare sul senso, semmai potesse esservene uno, di tutta quella storia.

Hermione fu sopraffatta dall’emozione; allora si poteva attuare il suo piano! Quando tutto sembra perduto le cose iniziano ad andare per il verso giusto...

-Grazie- sussurrò alle spalle della rossa.

-Te lo dovevo, ora siamo pari- disse lei con tono disinteressato, prima di rientrare nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Hermione pronunciò a bassa voce la formula dell’incantesimo e in un secondo la pergamena svanì da davanti ai suoi occhi.

Adesso, non restava altro che prepararsi per il Ballo e sperare.

 

~

 

Ronald Weasley era rimasto seduto sul divano della stanza delle necessità per quasi tutta la notte.

Aveva raccolto i cocci del suo cuore con scopa e paletta e li aveva buttati nella spazzatura.

Ora accanto ai suoi piedi vi erano circa una decina di bottiglie di Whisky. Era ubriaco.

Ma si sa, la disperazione porta a questo e altro...

E lui era più che disperato.

Perché?

Forse è necessario chiarire la situazione: vivi con una persona per sette anni, considerandola la tua migliore amica.  Poi ti accorgi che quello che ti lega a lei non è solo questo semplice sentimento, ma c’è qualcosa di più......quello di cui ti accorgi per primo è l’attrazione, il sentire che stare in sua compagnia ti piace in tutti i sensi e più ci stai, più vorresti starci.  Dopo ti rendi conto che se non puoi stare con lei ti manca, ti manca da morire.  E allora capisci che non è semplice attrazione ma è qualcosa di più, ti accorgi che ti piace, come una donna piace a un uomo e viceversa.  E la desideri,  la cerchi,  la vuoi.  E solo alla fine ti rendi conto che ti piace tutto di lei, che gli attimi passati in sua compagnia sono i più belli di tutta la tua vita, e che senza di lei non potresti vivere.....perchè tieni a lei più di ogni altra cosa al mondo....perchè la ami.

E allora l’unica cosa che desideri è che lei provi lo stesso per te e cerchi delle conferme...conferme che però alla fine, non vengono mai.

Questo era quello che era successo.

Ci sono mille modi e mille parole per spiegarlo, ma questo è l’essenziale.

Ron ama Hermione.

Hermione non ama Ron.

Ma come si poteva fare a tornare a far finta di niente quando ti accorgevi che la tua anima gemella, la tua metà perfetta, non ti voleva?

 

I’ve tried to go on like I never knew you

Ho cercato di andare avanti come se non avessi mai saputo
I’m awake but my world is half asleep

Sono sveglio ma il mio mondo è mezzo addormentato
I pray for this heart to be unbroken

Prego affinché questo mio cuore non si spezzi
But without you all I’m going to be is incomplete

Ma senza di te tutto quello che sarò è incompleto

(Incomplete- Backstreet Boys)

 

Come si poteva fare a meno di sentirsi vuoto...incompleto...

Anche il litigio con il suo migliore amico, Harry, era dovuto a lei.

A quella lei ingrata a cui non importava nulla di tutto quello che faceva per cercare di conquistare un posto nel suo cuore.

A quella lei per cui aveva perso perfino la sua dignità, che per lui era la cosa più preziosa.

 

Bella stronza...
che hai distrutto tutti i sogni
della donna che ho tradito
che mi hai fatto fare a pugni
con il mio migliore amico
e ora mentre vado a fondo
tu mi dici sorridendo ne ho abbastanza.
(Bella stronza- Marco Masini)

 

Ma nonostante tutto, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro avrebbe rifatto le stesse cose allo stesso modo.

Quando si rese conto di essere ubriaco abbastanza da non riuscire più a formulare pensieri di senso compiuto, si trascinò per i corridoi del castello fino alla sua stanza.

Qui, si sdraiò sul letto e non appena ebbe poggiato la testa sul cuscino, cadde in un sonno agitato.

 

La stanza era illuminata dal sole di mezzogiorno.

La sera precedente si era dimenticato di chiudere la finestra e adesso un raggio di sole lo colpiva dritto in viso.

Come si suol dire, baciato da un raggio di sole...

Il ragazzo parve non apprezzare quel tenero gesto, infatti cercò di trovare riparo mettendo la testa sotto il cuscino, ma niente da fare, ormai quel sole fastidioso lo aveva svegliato.

Si sedette sul letto e si prese la testa tra le mani...dire che gli stava scoppiando era davvero poco. I soliti effetti di una sbornia molto forte.

Era talmente ubriaco la sera precedente che non era nemmeno stato capace di togliersi i vestiti di dosso e ci aveva dormito dentro.

Si faceva schifo.

Si alzò e barcollando si diresse verso il bagno per farsi una bella doccia fredda, che lo avrebbe svegliato sicuramente.

Gli piaceva farsi la doccia. Era un momento di assoluto relax, quasi più rilassante del bagno nella super vasca da bagno olimpionica.

Lasciò che il getto di acqua gelida scendesse lungo il suo corpo, dalla testa giù fino ai piedi, portando via con sé anche lo stress e le preoccupazioni della sera passata.

Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia bagnato come un pulcino; si avvolse un asciugamano intorno alla vita e tornò nella stanza da letto.

La doccia era vero, toglieva le preoccupazioni, ma quelle vere non se ne andavano mai via, restavano sempre lì, attaccate alla bocca del tuo stomaco, pronte a stringersi come una morsa ogni volta che il tuo pensiero anche solo le sfiorava.

Brutta bestia, l’amore.

La sua esperienza lo portava a pensarla in questo modo.

Si sdraiò sul freddo pavimento della sua stanza ed iniziò a fare flessioni. Era il modo più semplice per svuotare la testa dai brutti pensieri.

10...sentiva già l’effetto inebriante dello sforzo fisico.

50...i suoi muscoli scattanti si muovevano sempre più veloci, permettendogli di aumentare il ritmo.

100...così poteva anche bastare.

Si sollevò con agile balzo e si sedette sul davanzale della finestra in modo che il sole lo asciugasse.

Di sotto c’erano alcuni ragazzi che giocavano nel parco o nuotavano nel lago. Poteva sentire le loro risate, la loro tranquillità.

E per un attimo provò anche un moto di invidia nei loro confronti, che avevano la possibilità di essere così spensierati e...felici, si.

Quello che a lui non era dato di essere...felice.

Quando fu asciutto, si vestì comodo e si risdraiò sul letto. Del resto era in vacanza, che altro poteva fare se non riposarsi?

Ma nel momento in cui poggiò la testa sul suo cuscino, si accorse che c’era qualcosa di duro che lo disturbava.

Mise un po’ d’ordine nel suo letto che in quel momento sembrava più un campo di battaglia e alla fine trovò un piccolo rotolo di pergamena.

Era sigillato magicamente.

Disse il suo nome, se fosse stato lui il destinatario di quella lettera allora il sigillo si sarebbe rotto, altrimenti sarebbe rimasto intatto.

Stranamente il sigillo si ruppe. Così Ron, incuriosito, srotolò il foglio ed iniziò a leggere.

Ciao Ron.

Già dalla prima parola Ron aveva riconosciuto la calligrafia di Hermione. Per un attimo fu tentato di non leggere quella lettera, ma il suo cuore fu più forte della sua ragione.

Chiederti scusa per ciò che è successo ieri sera è inutile, lo so. Ma te lo chiedo comunque.

‘Non saranno delle semplici scuse a cambiare il fatto che tu per me non provi niente, Herm.’

Se sei capace di perdonarmi, ti chiedo di incontrarci stasera alle spalle del Platano Picchiatore alle 10.

‘Cosa? Vuole incontrarmi stasera, al Ballo?’

Vorrei che tu conoscessi la decisione che ho preso riguardo noi.

‘Decisione? Riguardo noi?’ la cosa si stava facendo interessante.

Spero ci sarai...

Herm

 

Ron rilesse quel biglietto circa una decina di volte. Era molto semplice, non c’erano significati nascosti o frasi a doppio senso, era esattamente quello che leggeva.

Diceva che aveva preso una decisione e voleva parlargliene...una decisione su ‘loro’, ma Ron non poteva fare a meno di chiedersi a cosa si riferisse visto che un loro non era mai esistito e mai sarebbe esistito.

Fatto stava che, come al solito, mentre la sua mente gli imponeva una fredda e razionale analisi delle cose, il suo cuore faceva le capriole nel petto perché quello voleva dire che ancora l’ultima partita era da giocare e non tutto era perduto.

La natura umana fa si che l’individuo si aggrappi sempre al minimo barlume di speranza che le cose possano andare come egli spera.

Altro che pensare positivo...

In fondo, non c’era nulla di male a sentire cosa aveva da dire.

E nel peggiore dei casi, sarebbe stato un ottimo momento per dirsi addio...per sempre.

 

*****

 

 

The Dreamer’s Ball   

Stanza di Hermione- ore 7:40 p.m.                                               

Le sue mani tremavano per l’agitazione.

Era pronta già da quasi mezz’ora, ma non aveva il coraggio di scendere ed affrontare le sue paure.

La tentazione di fuggire era forte.

Sarebbe stato così grave se non si fosse fatta viva con Ron, dopo avergli dato appuntamento?

Non c’era nemmeno bisogno di pensare alla risposta.

Era senz’altro un si.

Hermione si sorprese dei suoi pensieri. Lei non era il genere di ragazza che non  rispettava gli impegni presi, e non era nemmeno il tipo che lascia che la vita le scorra davanti senza muovere un dito per cambiarla.

Lei era una combattente. Era una Griffindor nel cuore e nell’anima.

Così, armata di buoni propositi, afferrò la sua pochette e si guardò un’ultima volta allo specchio.

Quando aveva scelto quel vestito, lo aveva scelto per fare colpo su di lui.

Ora si rendeva conto che non sarebbe stato necessario, ma voleva farsi comunque bella per lui.

E così adesso indossava un abito lungo, aderente e senza spalline, rigorosamente nero.

Elegante, sofisticato ma semplice.

Sperava che a Ron piacesse.

Prima di uscire dalla stanza diede un bacio al suo portafortuna, il ranocchio che le aveva regalato Ron, sperando che quella sera gliene portasse tanta perché ne aveva proprio bisogno.

Poi lo buttò sul letto e uscì di corsa, per quanto i tacchi glielo per mettessero.

Era in tremendo ritardo per l’inizio della cena.

 

~

 

Stanza di Ron- ore 8:00 p.m.

Ron era sdraiato sul suo letto.

Odiava essere così indeciso.

Anche ora non sapeva se dare ascolto al suo cuore o alla sua ragione.

Intanto la cena era già iniziata da un pezzo, e lui non era nemmeno vestito.

Ma proprio non sapeva cosa fare.

Doveva scendere e sentire cosa aveva da dire?

Oppure doveva semplicemente darle buca e dirle addio per il resto della sua vita?

Già se la immaginava dietro il Platano ad aspettarlo invano, da sola.

Era una cosa terribile, non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere.

In fondo, lui era troppo buono e le voleva troppo bene.

E questi erano sentimenti che con la ragione non c’entravano un bel niente, facevano i conti solo con il cuore.

Ed il suo cuore adesso gli diceva di alzare il sedere da quel letto e andare da lei, subito.

Per questo motivo si alzò dal letto ed tirò fuori dall’armadio il suo smoking.

Al ballo ci sarebbe andato da solo, visto che non aveva invitato nessuna.

 

~

 

Sala Grande- ore 9:00 p.m.

Ron era arrivato giusto in tempo per l’inizio del Ballo.

Le candele che prima avevano illuminato la Sala durante la cena adesso erano state spente e le uniche luci provenivano dal cielo stellato che il tetto magicamente riproduceva e dalle lucciole che in quel momento si libravano intorno agli studenti.

L’atmosfera era molto intima.

Approfittando dell’oscurità, Ron sgattaiolò accanto alla tavolata delle bibite e si prese un bicchiere di ponch corretto.

Dall’angolo in cui si era nascosto poteva vedere tutti gli studenti che danzavano, godendosi l’atmosfera magica e rilassata del ballo di fine anno.

Era difficile capire chi fossero vista la scarsa illuminazione, e solo quando una lucciola passava accanto alle coppie danzanti, poteva riconoscere i loro volti.

In un angolo della Sala aveva visto sua sorella ballare con Neville Paciock.

E poco più in là aveva riconosciuto anche il riverbero della luce sugli occhiali di Harry, che ballava con la sua nuova fiamma.

I suoi occhi si spostavano da una coppia all’altra della pista. Inconsapevolmente la stava cercando.

Bevve un altro sorso.

Dopo la sbornia della sera precedente non gli andava di bere troppi alcolici, l’ultimo dei suoi problemi era preoccuparsi della salute del suo fegato.

E poi la vide.

Era molto diversa dal solito, ma l’aveva riconosciuta comunque.

Si era lisciata i capelli e aveva un trucco più pesante.

Un fiotto di acidità gli giunse in bocca pensando che, nonostante tutto quello che gli aveva fatto, non poteva fare a meno di trovare che fosse stupenda.

Stava ballando con Dean Thomas, il suo ex;  lui la teneva stretta a sé, come per paura di perderla.

 

Oh it's someone else you're taking

Oh, c'è qualcun altro
Someone else you're playin' to

È un altro con cui ti stai divertendo
Honey though I'm aching

Dolcezza mi fai soffrire
Know just what I have to do

So soltanto ciò che devo fare
If I can't have you when I'm wakin'

Se non posso averti quando sono sveglio
I'll go to sleep and dream I'm with you

Andrò a dormire e ti sognerò
(Dreamer’s Ball- Queen)



Una rabbia omicida stava per impossessarsi di lui...non l’avrebbe mai ammesso, ma era geloso da morire.

Preso da un attacco di ira funesta, afferrò il polso della povera Lavanda Brown, che in quel momento passava di lì, e la trascinò in pista, coinvolgendola in un sensuale lento.

Inutile dire che la ragazza, avendo una gigantesca cotta per lui, non fece alcuna obiezione e si spalmò sul ragazzo come una piovra gigante, sciogliendosi come un cubetto di ghiaccio al sole.

 

~


Sala Grande- ore 9:30 p.m.
Hermione era un fascio di nervi.

Durante la cena non era riuscita a toccare cibo e dopo, quando erano state aperte le danze, aveva cercato di defilarsi, ma era stata bloccata da un Dean tremendamente smielato, che non la smetteva di farle complimenti.

E non aveva potuto liberarsi di quella piattola, che ora la teneva talmente stretta che quasi rischiava il soffocamento.

Tutto molto romantico, davvero...

In realtà era preoccupatissima.

Ron non si era ancora fatto vedere e il timore che non l’avrebbe fatto per il resto della serata stava per diventare una certezza.

Mentre dava un’occhiata in giro, Dean aveva preso ad accarezzarle la schiena e soffiarle nell’orecchio.

Sapeva essere irritante quel ragazzo quando ci si metteva, ma lo voleva capire che non sarebbero mai e poi mai tornati insieme?

Per fortuna in quel momento andarono a sbattere contro un’altra coppia e questo fece distogliere Dean da ciò che stava facendo.

Hermione alzò gli occhi per scusarsi con i ragazzi che avevano urtato e le si gelò il sangue nelle vene.

Ma quello era Ron.

E quella ragazza spalmata su di lui era quell’oca giuliva di Lavanda Brown.

Di colpo il suo sangue da gelato divenne incandescente.

Era evidente che quello era un gesto provocatorio, ma se era la guerra che voleva, la guerra avrebbe avuto.

Hermione si avvicinò ancora di più al corpo del suo partner, che naturalmente l’aveva subito avvolta in un abbraccio che somigliava molto più ad una morsa.

E poi si voltò verso la pista per vedere la reazione di Ron.

Ma non la vide, perché il ragazzo era praticamente scomparso nel nulla.

Nel frattempo Dean stava cercando di allungare le mani.

Quella sceneggiata non aveva più senso se lui non c’era, per cui si staccò da Dean bruscamente dicendo che si sentiva poco bene e si avviò verso il parco.

Il momento della verità si stava avvicinando...

 

~

 

Platano Picchiatore- ore 9:55 p.m.

Hermione era arrivata con un po’ di anticipo.

Le piaceva avere il controllo della situazione, soprattutto di una come questa.

Mai, in tutta la sua vita aveva aspettato un ragazzo ad un appuntamento.

Ma c’è una prima volta per tutto.

Quello che provava in questo momento era panico allo stato puro, si era preparata mille discorsi ma ora non ne ricordava nemmeno uno, non sapeva cosa dirgli.

Non sapeva nemmeno se lui si sarebbe presentato, perché da quello che aveva visto, al momento il ragazzo poteva essere chissà dove imboscato con la Brown.

In ogni caso, la cosa migliore da fare era darsi una bella calmata, a mente fredda si ragionava meglio.

 

~

 

Platano Picchiatore- ore 10:00 p.m.

Era arrivato.

Il momento era finalmente arrivato, Ron ancora no.

Hermione passeggiava nervosamente tenendo d’occhio tutto il parco per vederlo arrivare.

Niente.

Forse sarebbe arrivato un po’ in ritardo...

 

~

 

Platano Picchiatore- ore 10:05 p.m.

Magari aveva avuto un contrattempo...

 

~

 

Platano Picchiatore- ore 10:10 p.m.

Oppure aveva letto male l’orario...

 

~

 

Platano Picchiatore- ore 10:20 p.m.

Oppure semplicemente non si era presentato.

Diede un’ultima occhiata al parco nella flebile speranza di vederlo arrivare.

‘Rassegnati, Hermione’  si disse poi, non vedendo nessuno.

Raccolse tutte le forze che le erano rimaste per imporsi di non piangere e, a testa bassa si incamminò verso il castello.

Era una sconfitta.

 

~

 

 ore 9:50 p.m.

Finalmente era salvo.

Quella Lavanda non gli si staccava più di dosso.

Che incubo!

Però doveva ammettere che gli era stata utile. L’espressione di Hermione quando li aveva visti era qualcosa di eccezionale.

Chissà come l’aveva presa, se era stata gelosa tanto quanto lo era stato lui, oppure se non gliene importava niente...chissà.

Si slacciò la cravatta ed i primi bottoni della camicia.

Faceva un caldo terribile. Gli mancava quasi l’aria.

Si sedette sull’erba, da quel punto godeva di una vista su tutto il parco.

Platano compreso.

E così l’aveva vista arrivare, l’aveva vista attenderlo e alla fine l’aveva vista andarsene a testa bassa.

Esattamente come se l’era immaginato.

 

~

 

Ore 10:25 p.m.

Era proprio così che si sentiva, una sconfitta.

Ma se lo meritava.

Erano le giuste conseguenze delle sue azioni.

Cosa pensava?

Pensava che lui l’avrebbe perdonata e sarebbe venuto all’appuntamento?

Pensava...

-Pensavo mi avresti atteso un po’ più a lungo...- disse una voce alle sue spalle.

 

"Eccoti", sai ti stavo proprio aspettando,
ero qui, ti aspettavo da tanto tempo,
tanto che stavo per andarmene,
e invece ho fatto bene...
(“Eccoti”- Max Pezzali)

 

Hermione pensò che quella fosse un’allucinazione, un frutto della sua fantasia.

Si girò di scatto e vide Ron appoggiato con disinvoltura al tronco dall’antico albero, le meni in tasca e le gambe incrociate.

Era bellissimo.

Aveva i capelli legati nel solito codino e i primi bottoni della camicia sbottonati. Sembrava quasi un Dio.

-Pensavo non venissi più...- disse in un soffio che quasi si perse nel vento caldo della notte estiva.

Ron la fissò con il suo sguardo penetrante mentre lei si avvicinava a lui.

-E invece sono qui. Me l’hai chiesto tu, ricordi?- disse lui.

 

Remember what you told me

Ricorda che mi dicesti

You'd meet me at the dreamer's ball
Che ci saremo incontrati al ballo dei sognatori

I'll meet you at the dreamer's ball
Ti incontrerò al ballo dei sognatori

(Dreamer’s Ball-Queen)

 

Adesso che erano l’uno di fronte all’altro, Hermione lo guardò negli occhi e perse totalmente il senso della realtà.

‘E’ così bello...e dolce...e romantico...e l’ho già detto che è bello?...Hermione, pensi di cambiare la tua vita facendo l’animale imbalsamato?’ si chiese poi furiosa con sé stessa per non essere capace di non perdersi in quegli splendidi occhi e di non perdere totalmente l’uso della parola. ‘Forza Herm, parla!!’

-Io volevo- disse Hermione, ma nello stesso momento Ron aveva detto la stessa cosa, così lei gli fece cenno di parlare per primo in modo da regolare il suo respiro.

-Sai, ci ho pensato e ...- disse Ron, restando sempre appoggiato al tronco del vecchio albero -...ho deciso che faremmo meglio a restare solo amici-

‘Cosa??’

-Co-cosa?- disse Hermione stupita per una tale affermazione, non era proprio quello che si sarebbe immaginata. Il suo respiro adesso era più affannato di prima.

-Si, insomma...come prima- concluse Ron, aspettando una sua reazione.

Reazione che però non venne...o almeno non come lui si sarebbe aspettato.

Hermione tuffò la testa nella sua borsetta alla ricerca di un fazzoletto per asciugare le lacrime che Ron non avrebbe mai dovuto vedere e disse semplicemente:

-Se è questo quello che vuoi-

-Tu cosa vuoi?- le chiese Ron a bruciapelo.

Hermione stava ancora cercando disperatamente il suo fazzoletto per evitare che le lacrime che le traboccavano dagli occhi scendessero sulle guance. Sentiva il suo sguardo insistente su di sé. E poi, tra le sue mani si ritrovò il braccialetto di Ron.

Lo prese e con mano tremante glielo porse.

 

Il cuore di Ron smise per un attimo di battere mentre afferrava il braccialetto che la ragazza gli porgeva.

Allora era quella la sua decisione.

Gli stava tornando il loro braccialetto.

Voleva dire che non c’era più alcuna partita da giocare.

Il gioco era terminato e lui aveva perso.

Non c’era nient’altro da dire se non...

Addio Hermione...

 

In quel momento la ragazza gli porse la sua mano.

Ron non capiva, voleva che si salutassero con una stretta di mano? Quella ragazza sapeva essere bizzarra alle volte.

Poi lei disse:

-Mi aiuteresti a metterlo?-

Lui alzò gli occhi da terra, dove erano tristemente puntati, e vide che lei gli stava sorridendo.

E Ron non capì più nulla.

Allora non era la fine...era solo l’inizio...

Il suo cuore stava scoppiando di felicità.

All’improvviso la prese delicatamente ma con decisione per la nuca e la baciò.

Fu un bacio passionale e forte all’inizio.... e dolce e delicato alla fine.

Hermione aveva paura che riaprendo gli occhi si sarebbe accorta che era stato solo un sogno; voleva restare tra le sue braccia per tutto il resto della sua vita.

Lui sarebbe stato il suo punto fermo, l’unica certezza che avrebbe mai posseduto.

-Ti amo, Ron- disse tra un bacio e l’altro.

Ron si bloccò ed Hermione ebbe paura di aver affrettato le cose. Forse non era ancora pronto per affrontare questi discorsi.

Riaprì gli occhi e Ron l’abbracciò con tutta la forza che aveva, quasi sollevandola da terra.

In quel momento era l’uomo più felice della Terra.

-Anch’io ti amo, Herm.- disse mentre la metteva giù, guardandola negli occhi.

E quando pronunciò quelle parole vide quegli occhi ambrati diventare di colpo lucidi.

-Ehy, che fai? Piangi?- disse con voce dolcissima mentre le lacrime le scorrevano copiose sulle guance.

-Sono tanto felice- disse Hermione tra un singhiozzo e l’altro, sfogandosi di tutte le emozioni represse.

-Anch’io lo sono, ma non si piange, non voglio mai più vederti piangere insieme a me, intesi?- disse lui mentre le baciava tutto il viso asciugando così le sue lacrime. Era sempre così dolce!

-Intesi- rispose lei, tirando su col naso. Sembrava tanto una bambina!

E poi si rifugiò di nuovo tra le sue braccia.

Solo allora Ron si accorse di avere ancora in mano il braccialetto.

Quello non era il suo posto, il suo posto era al polso della ragazza che amava e che lo amava.

Così prese il braccialetto che lei gli aveva tornato poco prima e glielo legò al polso.

Nell’esatto momento in cui entrambi lo indossarono, i due bracciali si illuminarono, facendo intravedere delle parole.

In uno c’era scritto for, nell’altro ever.

Due parole che da sole non significavano niente, ma che unite avevano un grande significato.

Forever...per sempre...         

Quella era una promessa.

Le parole sparirono poco dopo, restando incise solo nelle loro menti e nei loro cuori.

Serviva qualcos’altro che ricordasse loro per sempre quel momento.

A Ron venne un’idea.

Si staccò da Hermione e prese la sua bacchetta dalla tasca.

La ragazza lo guardò dubbiosa, mai poi, vedendo il ragazzo dirigersi verso il tronco del Platano capì e lo seguì prendendolo per mano.

Arrivati al tronco, Ron fece spruzzare delle scintille dorate dalla sua bacchetta ed incise alcune parole sull’antico legno.

Hermione spiò dalle sue spalle ciò che aveva scritto, e poi si strinse forte al suo fianco, sorridendo felice.

Rimasero un attimo lì, fermi e abbracciati, a guardare il simbolo di ciò che tra loro stava nascendo.

Sul tronco incise le parole:

R+H FOREVER

Quello era il loro posto...e lo sarebbe stato per sempre...forever.

 

~

 

Stavano ballando da quasi un’ora ormai.

Ma era così bello stare così, abbracciati stretti stretti.

Sentiva il battito del cuore della ragazza che stava ballando al suo fianco, tanto era vicina.

Sperava lei non potesse sentire il suo, altrimenti si sarebbe accorta di quanto la sua vicinanza gli accelerasse i battiti.

Abbassò la testa e si appoggiò su quella di lei, curvando parecchio la schiena.

Lui non era particolarmente alto, ma lei era particolarmente bassa, per cui la cosa era parecchio difficile.

Da lì poteva sentire il suo profumo, quello della sua pelle...era davvero una sensazione inebriante.

Dopo il chiarimento che avevano avuto prima, si sentiva immensamente felice.

E anche sicuro che finalmente nella sua vita c’era qualcosa, o meglio qualcuno di certo.

Mentre volteggiavano sulla pista, vide Ron e Hermione entrare nella Sala sorridendo come due ebeti.

E tenendosi per mano.

Stranamente stavolta non lo toccava la cosa, anzi...

Era felice per loro.

Vedendo che anche loro si mettevano a ballare decise di andarli a trovare.

Non vedeva l’ora di parlare con loro.

Così prese per mano la ragazza che lo teneva stretto e la guidò sulla pista da ballo, facendo lo slalom tra le coppiette danzanti.

-Ehy, ragazzi!- disse Harry in segno di saluto, in modo che i dolci piccioncini si accorgessero della loro presenza.

-Harry!- disse Hermione voltandosi verso di lui e sorridendo –Come va?-

-Alla grande- rispose Harry rispondendo al sorriso e tenendo più stretta la mano della ragazza. –E a voi?-

I due si guardarono in segno di intesa e poi Ron rispose, con espressione un po’ scocciata –Non male, ma potrebbe andare meglio-.

-Già, sicuramente- disse Hermione sbuffando, dando corda ad un vecchio gioco che facevano sempre tra loro.

Lui non poteva rispondere a tono poiché la ragazza che al momento teneva per mano certamente non avrebbe esitato un attimo a stampargliela in faccia, la sua mano.

-Capisco- disse quindi e poi mise una mano dietro la schiena della ragazza e la spinse verso gli amici, dicendo –Ragazzi, questa è Sarah-

La ragazza si fece avanti timidamente, porgendo la mano ai due. Era di corporatura minuta, bruna e con degli occhi così azzurri da sembrare due zaffiri. Inoltre aveva dei lineamenti molto delicati; nel complesso era una ragazza carina.

Hermione le sorrise gioviale mentre stringeva la mano che Sarah le porgeva.

-E’ un piacere conoscerti, io sono Hermione e lui è Ron- disse poi indicando il ragazzo.

–So presentarmi da solo, grazie!- disse Ron cercando di essere il più irritante possibile, poi prese la mano della ragazza e la strinse dicendo –E’ un vero piacere conoscerti, Sarah! Io sono Ronald, ma puoi chiamarmi Ron- aggiunse facendole l’occhiolino e praticandole un perfetto baciamano.

-Ehm ehm...- Harry avvertì i ragazzi di darci un taglio con quel gioco, non voleva che Sarah pensasse male di lui e dei suoi migliori amici.

E poi tutti insieme si misero a ridere, come i vecchi tempi.

Hermione aveva capito l’importanza di quel gesto per Harry. Ricordava il discorso della mattina.

-Me la presenterai?- gli chiese come ultima cosa.

Harry parve soppesare la risposta.

-Solo se sarà una cosa seria- disse infine aprendo la porta.

E ora gliel’aveva presentata, quindi non c’era alcun dubbio...era una cosa seria.

Ad un certo punto Ron avvolse un braccio attorno alla vita di Hermione, come a farle presente che...

-Noi abbiamo una cosa da dirti, cioè da dirvi...- disse Hermione incoraggiata da quel gesto. –Io e Ron stiamo insieme- disse poi con il sorriso che si allargava sul suo bel viso. Anche Ron era radioso.

Harry si congratulò con loro, era sinceramente felice, davvero.

Sperava che anche loro lo sarebbero stati per lui.

Scambiò uno sguardo di intesa con Sarah e sputò il rospo.

-Anche io...cioè anche noi, volevamo dirvi un’altra cosa...-

Abbracciò forte le spalle della ragazza e disse tutto d’un fiato guardando gli amici:

-Ci sposiamo!!-

Li guardava negli occhi e vedeva le loro reazioni.

Hermione corrugò la fronte come se non stesse capendo ciò che lui aveva appena detto.

Ron strabuzzò gli occhi e lo guardò incredulo.

-Cosa??- dissero all’unifono.

Entrambi i loro volti sembravano dei giganteschi punti interrogativi, così si sentì in dovere di dare qualche spiegazione per un gesto tanto...inaspettato.

-So quello che state pensando. Che ci conosciamo poco e che siamo giovani e abbiamo tutta la vita davanti...- sicuramente queste sarebbero state le parole di Hermione se le avesse dato la possibilità di parlare –Ma io non la penso così. Io non so se avrò tutta la vita davanti, e il perché è ovvio, per questo voglio essere felice per tutto il tempo in cui sarò vivo, per quanto questo possa essere. E io sono felice con Sarah, e lei è felice con me –aggiunse poi guardandola, e lei gli regalò un fantastico sorriso pieno di amore e tenerezza.

-Per questo abbiamo deciso di sposarci in agosto. E’ una decisione presa e niente di quello che potreste dire mi farà cambiare idea, per cui ora vorrei sapere se possiamo scrivervi nella lista degli invitati oppure no.- concluse Harry in modo spiccio, guardando prima Ron poi Hermione.

I ragazzi avevano ascoltato le parole dell’amico e lo capivano. Sapevano che, con la guerra alle porte, nessuno poteva essere sicuro di quanto lunga sarebbe stata la sua vita. Ma sicuramente quello più a rischio era lui, Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto. Che però non sapeva quanto ancora sarebbe sopravvissuto.

Quindi, anche se non condividevano appieno le scelte del ragazzo, decisero di appoggiarle, perché in fondo era la sua vita e poteva farne ciò che desiderava.

-Certo che ci saremo!- disse Hermione con dolcezza –Non ce lo perderemmo per niente al mondo, vero, Ron?-

-Ma certo!- rispose lui, dando una amichevole pacca sulla spalla dell’amico.

E poi Hermione si sciolse dall’abbraccio di Ron per andare ad abbracciare Harry.

-Ah! Il nostro Harry che si sposa!- disse emettendo un gridolino.-E chi l’avrebbe mai detto??-

E poi, cosa totalmente inaspettata, abbracciò anche Sarah, che rimase spiazzata da quel gesto e riuscì solo a darle qualche pacca sulla schiena.

Non potè fare a meno di pensare che quella ragazza era...bizzarra.

Amichevole, simpatica, ma bizzarra.

-Sono sicura che diventeremo amiche- disse Hermione sciogliendola dall’abbraccio.

-Anch’io- disse Sarah con sincerità, il suo sesto senso le diceva che sarebbe stato così. In fondo quella ragazza le piaceva.

Poi ciascuna ragazza tornò tra le braccia del rispettivo compagno e ripresero le danze.

Stava iniziando una nuova canzone.

E subito si sentirono le magiche note della canzone My love, delle Sorelle Stravagarie.

Ditemi, più loro di così?!

Hermione si abbandonò tra le braccia di Ron, lasciandosi trasportare dal ritmo della musica.

Si sentiva serena.

E la certezza che avrebbe potuto sentirsi così quando voleva la rendeva felice.

La rendeva felice la notizia delle nozze di Harry.

La rendeva felice Ron.

Era sicura di aver fatto la scelta più giusta per lei, per la sua vita, ed era finalmente felice.

Sollevò la testa dal petto del ragazzo quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi, in quegli occhi color pervinca, profondi come il mare, nei quali avrebbe potuto perdersi in qualunque momento…e vi vide tanta dolcezza, tanta sicurezza, tanto amore.

E quello le diede la certezza che con lui sarebbe stata felice.

Lo sarebbe stata davvero.

Lo sarebbe stata per sempre...

...forever.

 

*****

 

E questo è il mio ultimo capitolo!!

Ho cercato di dare il meglio di me, per quanto sono in carenza di ispirazione per cui non so se poi il risultato sia come speravo che fosse. Spero soltanto che vi faccia sognare almeno un pochino...

Allora, che mi dite? Vi è piaciuto oppure lo trovate un finale deludente? Perché non vi nego che il finale per me è la parte più difficile della storia!!

Me lo lasciate un commentino, anche piccolo piccolo, per farmi capire che ne pensate?

Sono un po’ triste, sapete? Mi mancheranno tanto questi personaggi e anche voi, che ci avete seguito per tutto il tempo.

Un grazie enorme a tutte le lettrici!!

 

E in particolare Izumi ringrazia:

Minako-chan: Cara Minako…posso capirti davvero se vuoi uccidermi però…ti prego, aspetta di leggere ancora il prossimo capitolo!! Se poi vorrai farmi fuori ancora (e qualcosa mi dice di si)…allora non opporrò resistenza…lo prometto! Morirò con onore…sostenendo la causa di Draco (esagerata…)!!! ^_^ Ad ogni modo, ti ringrazio tanto per averci seguito fin qui…ti prego, non abbandonarci proprio alla fine!! Izumi

 

Claccly92: Allora…per quanto riguarda Blaise e Draco…la situazione è un po’ contorta, ma se rileggi con attenzione il sottocapitolo di Le vacanze di Natale (cap 5), intitolato Breakthru la situazione potrà essere più chiara. Come dice il titolo il capitolo parla di una ‘svolta’…per ulteriori chiarimenti…chiedo anche a te di aspettare il prox capitolo! Si spiegheranno molte cose! Per quanto riguarda Hermione e Ron…mi sembra che Hermia abbia abbondantemente chiarito i tuoi dubbi con quest’ultimo capitolo! Grazie tante per averci seguito! Appuntamento al prox capitolo…Izumi

 

Shanìka: carissima! (non sto tentando di corromperti, tranquilla!) Felice di sapere che non vuoi spaccarmi la faccia (sicura, vero?)…anche se un me lo meriterei! Secondo te io sarei MALIGNA, giusto?!? Ih ih…diciamo che sono semplicemente una Slytherin a tutti gli effetti!! Posso mai essere biasimata per questo?!? Grazie anche a te…spero di risentirti presto e che l’ultimo capitolo ti piaccia! Izumi

 

Ragazzi, ci rivediamo nell’epilogo! Un bacio a tutti quanti!!!^_^

Hermia

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Opera prima ***


Quel che non si dice

Prima di iniziare vorrei fare una piccolissima dedica…alla persona (niente nomi) che ha sopportato i miei deliri via sms riguardo questa storia, ed in particolare quest’ultimo capitolo, fino alle due del mattino!! ^_^ Lo so che sono diventata stressante…però…..GRAZIE!!

Izumi

 

 

 

Opera prima

 

 

Ho camminato da solo nel grande bosco dei girasoli di pietra e,
in una bolla di luce di luna smarrita, stanotte ho risvegliato te.
Cadono in autunno i girasoli del mio giardino
e una primavera stanca genera nuove pietre soltanto.
Ma oggi, amore mio, ho imparato da te il suono vibrante della mia voce,
ho nella pelle, amore mio, il brivido meraviglioso della mia prima idea.

(Opera prima – Pooh)

 

Effettuò un breve sorriso di circostanza in direzione di Neville mentre la musica lentamente finiva, lasciando posto al parlottio dei presenti.

Abbassò la testa attenta a non incontrare sguardi spiacevoli.

Non avrebbe retto. Aveva una voglia matta di piangere.

Ma, stavolta, pensò con rassegnazione, non ci sarebbe stato nessuno a porgerle una rosa…

o a pronunciare aforismi sulla vita.

Sarebbe stata sola.

Si morse il labbro inferiore con vigore.

In effetti, a pensarci bene, il dolore penetrante che avrebbe dovuto provare la sera del ballo di Halloween era solo stato rimandato di qualche mese.

Adesso soffriva.

Aveva paura che il dolore la facesse impazzire ma, si disse, doveva resistere.

Perché era forte.

Perché era Ginevra Weasley.

Perché era cambiata.

Ad ogni modo, era sicura che mai, ciò che avrebbe dovuto provare diversi mesi prima, avrebbe retto il confronto con ciò che provava in quel momento.

Soffriva per motivi diversi.

Soffriva per persone diverse.

Soffriva…nonostante adesso fosse diversa.

Soffriva in modo diverso.

Aveva pianto solo una volta, ma intensamente.

Adesso, nonostante la voglia insistente di sciogliersi in lacrime, sentiva gli occhi asciutti.

Come se quel desiderio lanciato dalla sua metà sensibile non riuscisse ad arrivare al suo corpo, ma si fermasse lungo la strada, perdendosi tra i meandri della mente.

Non faceva nulla che desse a vedere la sua sofferenza.

Appariva tranquilla.

Troppo tranquilla, appunto.

Nonostante ogni fibra del suo essere dolesse.

Nonostante ad ogni respiro urlasse forte dentro di sé.

Guardò assente le coppie che si separavano sulla pista, in attesa di un cambio di partner.

Era l’ultimo giorno di scuola, quello spettacolo era praticamente d’obbligo.

Sospirò.

Soffriva.

Amava.

Amava davvero stavolta.

In nessun modo ciò che innocentemente aveva definito amore quel 31 Ottobre, poteva essere paragonato al sentimento che adesso aveva acquisito per lei il profondo significato di amore…

Sobbalzò, quando sentì un braccio avvolgerle possessivamente la vita.

Arrossì mentre il suo cuore accelerava spaventosamente i battiti.

Merlino, se aveva riconosciuto quella stretta.

L’aveva desiderata come aria in quelle settimane.

E, nonostante una parte del suo cuore urlasse per il dolore, l’altra urlava per la gioia.

Si voltò e rimase senza fiato per un attimo.

Due occhi di ghiaccio erano affondati nei suoi.

Quello sguardo che aveva tanto bramato adesso la stava marchiando come ferro bollente.

La mano libera percorse delicatamente tutto il braccio finche i polpastrelli non si incontrarono con i suoi spedendole dei brividi lungo le spalle.

Non le chiese se volesse ballare.

Non le baciò la mano.

Semplicemente fece intrecciare le loro dita attirandola a sé, verso la pista, senza rompere per un solo istante il legame tra i loro sguardi.

Quello era Draco Malfoy.

Senza atteggiamenti di circostanza.

Senza inibizioni.

Senza regole.

Reale.

Deciso.

Indomabile.

Esattamente come il sentimento che provava per lui.

Reale. Deciso. Indomabile.

Aveva ballato con Pansy quella sera.

E anche con Millicent. L’aveva visto, nonostante avesse tentato di nasconderlo.

Ma non aveva quello sguardo.

Non era reale come in quel momento.

Non le conduceva nella danza come faceva con lei, in un atteggiamento quasi simbiotico.

Sarebbe anche potuta morire in quel momento, constatò.

Non avrebbe opposto resistenza.

Sarebbe morta felice.

Con la testa sulla sua spalla.

Col suo respiro sul viso.

Col suo profumo addosso.

Avvolta nel suo abbraccio.

Cullata dal battito del suo cuore.

Prese vagamente coscienza del fatto che tutto il mondo attorno a loro stesse sparendo, trasformandosi in un miscuglio di colori talmente lontani da sembrare appartenenti ad un altro universo.

Non si era nemmeno accorta che silenziosamente il ragazzo l’avesse condotta accanto all’ingresso.

Si lasciò condurre fuori per mano, verso un ambiente più silenzioso, dove il vocio degli altri studenti non sarebbe arrivato.

Vide Draco sollevare lo sguardo.

Il cielo era limpido quella sera di Giugno.

Cassiopea brillava, nella sua impudente orgogliosa bellezza, nella volta celeste, accompagnata dal fedele Cefeo.

Le nubi sembravano aver abbandonato il cielo per andare, minacciose, ad oscurare il loro futuro.

Ma, in quel momento, poco importava.

In un attimo si ritrovò di nuovo nell’abbraccio di Draco, la fronte sul suo torace.

Ebbe la netta sensazione che anche in lui albergasse la stessa sofferenza che in quel periodo le era fida compagna.

Per un attimo le loro labbra si unirono.

Per un attimo quel sapore che lo caratterizzava e il cui ricordo rendeva le sue notti insonni le invase i sensi come una droga.

Lo guardò negli occhi e, ancora una volta, si stupì nel leggervi l’immensità di qualcosa che era stato fino a poco tempo prima sconosciuto per entrambi.

Si baciarono di nuovo, fino a restare senz’aria.

Sapeva che avrebbe sofferto.

Spesso si era chiesta come avrebbe reagito in una simile circostanza, intimorita e al tempo stesso speranzosa di avere l’occasione di trovare una risposta.

Non stava reagendo, punto.

Stava lasciando che la sua mente e il suo corpo fossero condotti da Draco.

Non potevano stare insieme.

Non c’erano speranze che un loro fosse scritto da qualche parte in quel destino così difficile.

Una tale vicinanza significava solo sofferenza.

Ne era consapevole.

Anche se, per quale motivo esattamente sentire la mano del ragazzo tra i suoi capelli, il suo braccio sulla vita e la sua guancia a contatto con la propria, dovesse farla soffrire sarebbe per sempre rimasto un mistero.

-Draco, io…- iniziò a parlare benché non sapesse esattamente cosa avrebbe potuto dire.

Ma un dito sulle sue labbra la fece desistere.

Quegli occhi ancora una volta nei suoi le impedirono di proferire parola.

-Questa potrebbe essere l’ultima notte, Ginny! Teniamola per noi…-

Incapace di compiere altri movimenti si abbandonò di nuovo al suo tocco intenso.

Si strinse maggiormente nel suo abbraccio quando lui le baciò la gola e affondò il volto nella sua spalla.

-Vieni con me…-

Obbedì a quel gentile comando appena sussurrato tra i suoi capelli.

Attraversarono in silenzio i corridoi del castello. Man mano che procedevano la musica ed il vocio degli altri studenti si affievolivano, fino a sparire completamente.

Non sapeva con esattezza dove lui la stesse conducendo ma, si rese conto, per quanto la sua mente in quel momento potesse concederli un ragionamento lucido, che avrebbe seguito Draco dovunque lui le avesse chiesto.

Rabbrividì mentre scendevano giù verso i sotterranei bui e leggermente umidi. La temperatura iniziava a scendere.

Draco si fermò davanti al ritratto della sua casa.

Guardò intimorita il barone Sanguinario troneggiare severo davanti all’ingresso.

Il ragazzo si accorse della sua incertezza.

-Che succede, Weasley? Paura di seguire il serpente nella sua tana?- chiese con un tono che ricordava distintamente i suoi atteggiamenti ironici nei confronti del resto della famiglia Weasley.

Ma, in fondo, una luce ancora illuminava i suoi occhi, grigi come il cielo invernale.

Ed in virtù di quella luce, Ginevra realizzò che voleva seguirlo.

Come quella sera, che sembrava ormai talmente lontana da appartenere ad un’altra vita, quando in un lampo aveva realizzato di desiderare che lui la baciasse…

…in quel momento realizzò che desiderava seguirlo in quel sotterraneo.

Qualsiasi cosa fosse successa.

In qualunque modo ne avesse sofferto.

In quel momento nulla importava davvero.

Avrebbe sofferto se quello fosse stato il giusto prezzo da pagare per un istante di felicità.

Avrebbe pagato, e ne sarebbe stata fiera.

L’alternativa era il rimpianto.

Ed il rimpianto sarebbe stato ancora più duro da scontare.

No…

Questa potrebbe essere l’ultima notte, Ginny! Teniamola per noi…

Ancora una volta Draco aveva trovato le parole giuste.

Ancora una volta aveva ragione.

Ed ancora una volta Ginevra Weasley si ritrovava a scegliere autonomamente per la sua vita, alla luce dei suoi veri sentimenti.

Sorrise al ragazzo senza rispondere alla provocazione, e lo sguardo che lui le rivolse l’attimo successivo la convinse della sua decisione.

Senza avere il tempo di comprendere, si ritrovò con la schiena a contatto con il freddo legno della porta della camera maschile di Caposcuola dei Serpeverde, con le labbra di Draco sulle sue.

Nel momento in cui varcò quella soglia ebbe la sensazione che nulla sarebbe più stato come prima.

Che qualcosa sarebbe cambiato.

Che lei sarebbe cambiata.

Ebbe solo il tempo di notare la roba di Draco ordinata accanto all’ingresso.

Nulla che potesse richiamare all’ormai ex-abitante era rimasto lì intorno…a parte una grossa macchia d’inchiostro che in quel momento non riuscì ad incuriosirla.

Si lasciò stringere possessivamente e permise alle labbra del ragazzo di impossessarsi delle sue.

Si concedette il desidero di abbandonarsi completamente…

…di non pensare a nulla che non fosse la persona che stava baciando…

…di lasciare il futuro al futuro e dedicarsi esclusivamente al presente.

Sorpresa, ma allo stesso tempo consapevole, dalla sua stessa intraprendenza iniziò a slacciare i bottoni della camicia dell’unica persona da cui avrebbe dovuto tenersi alla larga, dandogli così il suo silenzioso consenso a proseguire.

Rabbrividì quando sentì le mani ardenti di Draco accarezzarla sulle spalle, che aveva abilmente scoperto, e si morse il labbro trattenendo un sospiro quando anche le sue labbra presero a sfiorarla lentamente.

Si aggrappò alle sue spalle per timore di essere travolta, lasciandosi condurre gentilmente sul letto.

Il contrasto con le lenzuola fresche la fece tremare.

Gli sfilò completamente la camicia, facendo scorrere le mani sui suoi muscoli.

Si ritrovarono, in un vortice indefinito di sensazioni, uno sopra l’altra, nudi nel corpo e nell’anima.

Si baciarono.

Ginny tentò di riprendere almeno un po’ di lucidità, quel tanto che bastava per prendere coscienza di ciò che stava accadendo.

Per poter essere presente.

Per poterlo ricordare per sempre.

I loro respiri erano ancora fusi quando si separarono.

-Ti amo!-

Aprì gli occhi, temendo che l’emozione le avesse giocato un brutto tiro.

Affondò gli occhi color smeraldo nei suoi.

Ed ebbe la conferma di tutto.

Come se in quel momento lui le avesse rivelato il mistero dell’esistenza.

Notò anche il timore nascosto in quegli occhi, generato dalla consapevolezza di essere schiavi di un destino crudele.

-Anch’io ti amo!- rispose passandogli una mano tra i capelli chiarissimi.

Lo voleva per sé quella notte.

E voleva appartenergli.

Lo baciò di nuovo…

…e annullarono in un attimo tutte le flebili barriere che ancora si ostinavano a frapporsi tra i loro corpi e le loro anime.

In quella galassia percettibile esistevano solo lei e il ragazzo che la stava conducendo, accrescendo col ghiaccio dei suoi occhi la fiamma della sua anima, facendola divampare in un incendio, che come un vortice l’avrebbe trascinata nelle acque profonde dell’oceano.

 

 

***

 

Stai dormendo e sto abbracciando il tuo respiro…

I tuoi lineamenti sono distesi…la tua immagine in questo momento mi regala una tranquillità ed una pace interiore che non credevo sarei mai stato capace di provare…

Hai i capelli sparpagliati sul cuscino e un’espressione così serena che non vorrei svegliarti mai…

perché questo mondo non ti merita…

Un mondo che non ti permette la felicità, che ti vieta perentorio di colmare la tua vita con quella gioia che ti è caratteristica, non merita di ospitarti!

Nel buio posso nettamente distinguere il rossore sulle tue gote non ancora completamente estinto…

…sorrido guardandoti e mi illudo che mi sia ancora concesso un simile privilegio…

e ti guardo senza accendere la luce

Mi illudo che la facoltà di sorridere mi sia ancora riconosciuta, seppur per un breve attimo…

Breve come questa lunga notte che ci ha visti finalmente amarci senza costrizioni, liberi per la prima volta dal mondo e schiavi solo di noi stessi…

nella pausa di riposo dell’amore,

Il tuo respiro, lieve come la brezza estiva che entra indiscreta dalla finestra, mi accarezza il torace nudo, all’altezza del cuore…

Vorrei difenderti dagli orrori che il futuro ha in serbo per noi, vorrei stringerti a me, ma ho paura di svegliarti…

…mi limito ad abbracciare solo il tuo respiro…sperando tu riesca a sentirmi…

ti dirò in silenzio quel che non si dice

Ho voglia di parlarti! Di rivelarti tutto quello che non ho mai potuto dirti per paura, per difesa…

Vorrei che venissi a conoscenza dell’infinita serie di svolte che il tuo solo pensiero ha provocato nel mio animo schiavo…

per esempio che mi sono innamorato
dal primissimo minuto, non sapendo chi eri tu

Vorrei dirti ancora che ti amo…

…che…credo di essermi innamorato di te molto presto, prima di quanto tu possa immaginare…che il sentimento che ho iniziato a provare per te mi ha colto improvviso, come un fulmine che squarci il cielo in una serena notte di luna piena…

…senza avere idea di chi fossi…

E non mi riferisco alle tue origini o la tua famiglia…

…mi riferisco a te…

Non avevo idea di chi fossi in realtà, di cosa si celasse dietro quell’aria timida e, a tratti infelice…

Perché me ne sono accorto, sai Gin?

Vedevo albergare la malinconia nei tuoi occhi quando i tuoi amici erano troppo occupati per accorgersene…

…e mi dicevo che non era giusto…

e mi ripromettevo di aiutarti, in silenzio…

Ma poi, al momento opportuno non trovavo il coraggio e, come un serpente che scivola via nella sua buca sotterranea, percorrevo la strada opposta…

…soffocando la mia vera essenza…

Sono riuscito a venir fuori, dopo tanti lunghi anni, solo quando ti ho vista sola ed indifesa…

quando avevi posto, innocente e speranzosa, il cuore nelle mani della persona sbagliata…

…della persona che meno di tutte meritava le tue lacrime e la tua sofferenza…

Ho tentato di aiutarti…

…mi sono accordato la facoltà di farlo…

Poi ho iniziato a percepire i tuoi cambiamenti nei miei confronti e all’inizio non sono riuscito ad inglobarli…

Ero quasi…terrorizzato all’idea che davvero qualcuno potesse provare per me un sentimento forte …

ed ho provato a fuggire...

Ricordi?

Ho realizzato tutto tempo dopo, quando ho visto che qualcuno stava di nuovo prendendosi il permesso di farti soffrire…

…ho colto la tua richiesta d’aiuto in quella sala affollata…

…dove l’aria soffocante ti impediva di respirare e dimostrare chi fossi veramente…

Ancora una volta scorgere nei tuoi occhi la felicità di vedermi mi ha fatto paura, ma non mi sono più lasciato travolgere…

Avevo giurato a me stesso che non avresti più sofferto…

Noi ci siamo presi al volo tra la gente

I nostri sguardi si sono incatenati superando gli altri presenti…

poi ti ho chiesto “Adiamo fuori a respirare”

Ti ho portata fuori sotto l’espressione omicida dei tuoi amici…

…come se avessi potuto farti soffrire più di loro…

la città sposava il buio con le luci

Siamo rimasti, per un attimo lungo una vita, a fissarci sotto il cielo stellato di quel Marzo inglese…

…dimentichi del mondo circostante…

La mia voglia di stringerti e confessarti finalmente i miei pensieri aggrovigliati rischiava di travolgermi…

Ma temevo di farti soffrire…

…temevo di aver sbagliato tutto per l’ennesima volta!

Ma soprattutto ero consapevole di quanto fosse impossibile sperare di poterti rendere felice…

…mi sono reso conto che forse davvero avrei potuto recarti molta più sofferenza dei tuoi amici…

Ma quello che provavo in quel momento mi faceva sentire invincibile…

tu mi hai detto: “Non mi offendo se mi baci”

E le tue parole hanno fatto in modo che ogni inibizione fosse spazzata via dalla mia mente…

e io pensai, se questa donna travolgente

In quel momento devo aver assunto un’espressione poco felice…

Non ero abituato ad essere compreso…

Credo di non essere mai stato compreso nella mia vita…

E, scoprire che tu, col tuo essere così naturalmente travolgente, fossi riuscita a leggere così semplicemente nel mio animo contorto…

e che io te l’avessi permesso senza un momento d’esitazione…

mi ha capito in un istante, forse è lei la libertà.

…mi ha fatto capire che forse sarei riuscito a trovare quella libertà tanto bramata…

Che sarei riuscito a sentirmi per un attimo me stesso…

…libero di essere chi avrei voluto…

…libero di amare…

e sentirmi amato…

Ci siamo baciati…per la prima volta…ancora inconsapevoli dei nostri animi in subbuglio…

Non sarò mai capace di esprimere a parole quello che ho provato…

Poterti stringere finalmente senza costrizioni…il solo pensiero mi aveva già dato alla testa…

Sono stato con tante altre ragazze, lo sai…

Ma mai in vita mia avevo provato un’emozione tanto disarmante…

I nostri sentimenti violenti sono entrati in collisione, sprigionando un’energia che mi ha trovato…privo di qualsiasi difesa…

Per la prima volta mi sono sentito scoperto…

…incapace di ribellarmi…

e per niente desideroso di farlo…

Poi sai che io non apro facilmente il cuore

Mi conosci bene, Gin…

Non posso essere definito un animo aperto, e sicuramente nemmeno nobile…

Non sono bravo ad esprimere quello che provo, non lo sono mai stato…

Mi è stato insegnato ad avere un atteggiamento diverso nei confronti della vita, mi è stato insegnato a diffidare e a mantenermi distaccato…

Ad allontanare qualsiasi sentimento o emozione anche vagamente irrazionale…

I valori che mi sono stati impartiti non trovano sicuramente posto tra i comuni standard…

Sono fatto per stare solo, credo…

o almeno, è quello che ho creduto fino a poco tempo fa…

E questo mio modo di essere ti è stato causa di sofferenza…

…perchè non permettevo che ti avvicinassi…

perché mi chiudevo in me stesso, rifiutando quello che sentivi per me…

So anche quanto hai sofferto quando hai litigato con quell’idiota di tuo fratello…

Quando ignoravo volutamente la tua silenziosa supplica di parlare con te…o quantomeno di non complicare le cose…

Quando, senza darti troppe spiegazioni, ti ho comunicato la mia decisione…aumentando forse col mio atteggiamento distaccato la tua sofferenza…

e che con me a volte non si può parlare

Ma non sono un tipo predisposto al dialogo…assolutamente no…

Però posso giurarti che per te…farei qualsiasi cosa…ed è…dura per me un’affermazione simile…

ma, per te, mi giocherei qualunque vita

E’ la verità, piccola…

…per te darei la mia vita…e anche tutte quelle a seguire se ne avessi…

Il motivo?

Si può benissimo dedurre senza la necessità di troppe congetture…

tu sei tu,

Perché sei come sei…

Non so esattamente cosa mi abbia colpito di te…

Ma so benissimo che sono pazzo di te…

…completamente pazzo…

Ti amo perché…

sei vera

Non ti nascondi dietro falsi atteggiamenti…

…contrariamente a tutte le altre ragazze con cui sono sempre stato…

…tu sei sempre te stessa…

con niente addosso o ben vestita.

Nonostante ciò che ho sempre fatto credere a me stesso e agli altri, non m’importa davvero come ti vesti…

se i tuoi vestiti sono nuovi o meno…

che importanza può avere?

Quello che indossi non potrà mai cambiare quello che sei veramente…

Non è di quello che hai addosso che sono innamorato…

…adesso per esempio non hai nulla addosso…

e ti amo lo stesso!

Anche di più, se possibile…

E in quell’immensa ed infinita tragedia che è la mia vita…

Giuro, tu sei per me la prima attrice

...sei tu il personaggio attorno a cui tutto gira…

ma anche questo non si dice

Ma se solo provassi a dirtelo…

penseresti a una bugia.

 
Stai dormendo e sto abbracciando il tuo respiro

Stai ancora dormendo tranquilla…

Chissà se stai sognando…

…chissà cosa stai sognando…

…inconsapevole delle mie incredibili confessioni…

La realtà è…che per la prima volta dopo tanto tempo…sono sereno…

Come il cielo dopo una tempesta…

la mia testa col mio cuore han fatto pace

Perché finalmente la mia razionalità si è inginocchiata davanti alla superiorità del sentimento illogico che provo per te…

Dopo aver fatto soffrire entrambi…

non mi son sentito mai così sincero.

…finalmente posso essere sincero con me stesso…come non lo sono mai stato…

E nella mia sincerità…

E non so dirti che cos’hai che non mi piace

…posso tranquillamente confermare che amo tutto di te…

lo sa il mondo come tu mi hai trasformato

Ci sono tante cose però che non posso rivelarti, persino in un momento come questo, quando il mio cuore è aperto e totalmente in balia delle emozioni…

Per esempio che ho commesso la più grande idiozia della mia vita…

Che ho messo in pericolo tutto il resto della mia esistenza, forse…

Che ho tradito il Signore Oscuro e mio padre…

Nonostante sia ancora deciso a voler diventare un Mangiamorte (e so quanto la cosa ti faccia soffrire…)…

nonostante tutti abbiano creduto ancora una volta che l’aiuto sia provenuto da Potter…

Non so nemmeno io esattamente perchè l’ho fatto…

…per orgoglio…

…per manie di protagonismo…

…per vendetta…

…per dimostrare a me stesso che valgo qualcosa…che sia possibile essere artefici del proprio destino…

o solo perché sono oltremodo stupido ed incosciente…

E non posso rivelarti il timore di aver sbagliato quando ho raccontato a tuo fratello la verità sui suoi amici

…mi sono ricreduto, sospettando di aver dato i presupposti per farti soffrire ancora…

Non posso rivelarti nemmeno di essere stato talmente tanto stupido da essermi lasciato distrarre durante la finale di Quidditch…

quando un bolide rischiava di colpirti…

…segnando con questa debolezza la mia sconfitta.

Ad ogni modo…vorrei tanto ringraziarti…

perché quando iniziavo a credere di aver ormai venduto la mia anima al demonio…

passo passo mi hai insegnato quanto amore c’era in me.

Perché nonostante non ti abbia reso facile la vita, sei stata testarda…

sei riuscita a penetrare nella conchiglia che mi ero duramente costruito…

Poi so che tu lo apri facilmente il cuore

perché sei riuscita, con la solita semplicità, ad aprire il tuo cuore nei miei confronti…

perché mi ami incondizionatamente…

…nonostante sappia che razza di individuo sia…

Perchè nonostante non sia degno di te…

e che per me andresti anche a rubare

…per me daresti la vita…

Forse se non ti avessi conosciuta davvero a quest’ora sarei felice di poter finalmente diventare un Mangiamorte, di seguire le orme di mio padre…

…avrei vissuto inconsapevole della mia capacità di amare e di combattere…

senza te sarei un’arma carica e smarrita

...un’arma carica e smarrita…

ma non sai

Ma c’è un’altra cosa che non sai…

…qualcosa di cui non posso negare di provare vergogna…

Qualcosa di cui immediatamente mi sono pentito…

…per cui non dovrei nemmeno riuscire a guardarti negli occhi…

che in una notte disperata

Dopo averti vista piangere e soffrire, quando ti ho confessato cosa avevo scelto per il mio futuro…

…dopo esserci detti addio…

Sono stato male…

…ho passato una notte terribile, perso nelle onde della mia disperazione…

Frustrato perché impotente davanti al destino…

ero solo, tu non c’eri e ti ho tradita

…ti ho tradita

e Dio solo sa quanto vorrei uccidermi per questo…

E per di più l’ho fatto con la persona più indegna di essere paragonata a te…

ma è storia vecchia, acqua passata

ma, nonostante sia stato un errore imperdonabile…

…adesso è passato…

non si dice e non lo sai.

E adesso, in quest’ultima incredibile notte, mentre i raggi dell’ultima alba mi colpiscono il viso…

…ancora sorpreso e sconvolto per le emozioni che ho scoperto…

Stai dormendo e nel silenzio ti confesso

nonostante la voglia di svegliarti ed amarti ancora…e per sempre…

che avrei voglia di svegliarti e amarti adesso

…di dirti tutto quello che non ti ho mai detto…

vorrei dirti tutto quel che non si dice

…mi vedo costretto ad alzarmi, lasciarti sola in questo grande letto…piccola ed indifesa…

Senza poterti confessare nulla ad alta voce…

ma potrei farti del male e mi dispiace.

Perché potrei ferirti…e non voglio…

Perché in un mondo assurdo come il nostro…confessarti quanto ti amo…porterebbe paradossalmente solo sofferenza…

E io non voglio farti del male…

Ti guardo per l’ultima volta aprendo la porta…

Il primo raggio di sole del mattino crea dei riflessi sanguigni sui tuoi capelli…

mentre il mio cuore sanguina…al pensiero di lasciarti per sempre…

…ti sveglierai sola, amore

…mi cercherai tra le lenzuola con gli occhi chiusi, forse…

ma io non sarò accanto a te…

…sarai sola in una stanza vuota e sconosciuta, tra queste pareti discrete, testimoni del nostro amore…

…perché in questo mondo non c’è posto per noi

...è crudele…

…dannatamente crudele…

…esco fuori e chiudo la porta alle mie spalle silenziosamente…

…prima che il desiderio di baciarti per l’ultima volta prenda il sopravvento…

e so che non posso farlo, non posso svegliarti e vedere la sofferenza nei tuoi occhi…

…non sarei più capace di lasciarti…

…ti amo, piccola…

…addio…

 

 

 

 

 

Eccoci qui…stavolta è davvero la fine…manca l’epilogo, ma il grosso è già stato scritto!! Spero che chi già fosse intenzionato a linciarmi adesso non sia intenzionato a…mettere definitivamente fine alla mia misera esistenza! Lo so che come finale è un po’ (…giusto un po’!) triste ma…che volete farci?!

Vi assicuro che è stato difficile anche per me scriverlo ma è così che dovevano andare le cose…!!! L Spero vorrete farmi sapere come vi sembra quest’ultimo capitolo…ci tengo davvero tantissimo!!! Mi sono impegnata molto a scriverlo (ed è un avvenimento raro!)! Please…!!!

Grazie a tutti coloro che ci hanno seguito fino alla fine…!! Alla prox

Izumi

 

P.S.: credo sia ormai superfluo dirlo ma…la song della seconda ed ultima parte di questo capitolo, ovvero Quel che non si dice, appartiene agli intramontabili…mitici…inimitabili, e tutto il resto…Pooh! ^_^ A chi ne avesse voglia…consiglio di ascoltarla…ed immaginare che a parlare sia il Draco di questo capitolo!! ^_^

 

 

Hermia ringrazia:

 

Minako-chan: Grazie per aver deciso di continuare a seguirci, mi rendo conto ke non è una cosa facile in questo periodo visto ke tutti se ne vanno in vacanza (beati loro!!!) cmq sono contenta ke il finale ti sia piaciuto! Immaginavo ke sarebbe sorto un po’ inaspettato il matrimonio di Harry...spero in ogni caso che ti sia piaciuto!!

 

Claccly92: Hai visto che alla fine le tue speranze sulla dolce coppietta si sono avverate?! Spero tanto ke ti sia piaciuto come finale della storia...Grazie per la recensione!!

 

Virckisss: Grazie per i complimenti!! Non puoi sapere quanto sono felice ke il finale vi sia piaciuto! Vedo ke neanche tu ti saresti aspettata una cosa del genere dalla coppia Harry/Sarah...forse è anche un po’ colpa mia perché effettivamente non ne ho parlato molto, ma ke ci posso fare se il mio personaggio preferito è il dolce Ron?? Grazie ancora!!

 

Judeau: Grazie anche a te per i complimenti!! Mi fa piacere sapere ke ti sia piaciuta la nostra idea e mi dispiace ke a volte si perdesse il filo del discorso, ti dispiacerebbe dirmi in quali punti così li rivedo? Grazie mille!! Per quanto riguarda il finale della D&G sei ancora dello stesso avviso?

 

MandyJJ: Ke bello! Sono contenta ke la nostra ff ti sia piaciuta, grazie per i complimenti! Mi avete resa tanto felice con tutti questi complimenti! Grazie ancora!!

 

Bibe: Ho cercato di farli il più dolce possibile quei due perché è così ke me li immagino come coppia, anche a me piacciono proprio tanto!! Ti confesso ke spesso per descrivere il personaggio di Ron mi sono ispirata al mio ragazzo, quindi condivido la tua stessa passione per questo personaggio!! Grazie per aver recensito!!

 

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti! Allora...questa è proprio la fine!! Sono un po’ triste, a dire la verità!

Vi ringraziamo per averci accompagnato in questo breve viaggio e per aver giudicato il nostro lavoro! Questo è l’epilogo della storia; come vedrete è scritto un po’ diversamente rispetto agli altri capitoli....

Infatti io, Hermia, parlerò in prima persona come Hermione, mentre Izumi sarà Ginny.

Non resta altro che dirvi se non buona lettura!

 

Ginny

Per quale strana ragione
a un tratto si cambia stagione,
ma che fine ha fatto la voglia di allora?
Senza volere, ci si ritrova ad andare.
Lontano, lontano
tra quei ricordi che non ci lasciano più.
Dimmelo tu
chi ci ha promesso che c’era di meglio.
E tu, dimmelo tu,
quanto passato è passato di qui
per trasformarci così?

 

 

Tento di richiudere il baule con tutta la mia roba di quest’anno…ma è stracolmo, non ci riesco!

Spero solo di non aver dimenticato nulla…

Ad ogni modo, al contrario degli altri…io il prossimo anno ritornerò in questa scuola! Se dovessi dimenticare qualcosa potrò tornare a riprenderla!

Sospiro affacciandomi un’ultima volta alla finestra…il paesaggio, ormai familiare, del parco di Hogwarts si estende sotto la mia finestra, in tutta la sua maestosità.

E’ finito un altro anno…Dio, sto per piangere!

Sto male, dannatamente male!

Cos’ho fatto per meritarmi tutto questo?

Perché devo soffrire così?

Si dice che il tempo curi tutte le ferite…ma non mi lascio illudere. Non basterà una vita per curare la mia ferita.

E non posso permettermi di piangere…lui non lo vorrebbe.

Oh Dio…quanto ho desiderato che questa notte non finisse mai!

Stanotte sono riuscita a dimenticare tutto…

…sono stata davvero felice…stanotte!

Solo quando mi sono risvegliata, tutte le preoccupazioni, tutte le paure…sono tornare ad opprimermi…concentrandosi sul mio cuore ed impedendomi, per un attimo, di respirare.

Dov’è la giustizia a questo mondo?

Esiste la giustizia?

No, non esiste! Ho smesso di crederci tanto tempo fa…

Non mi resta che accettare la mia solitudine, in silenzio e con rassegnazione…

Non mi resta che sorridere falsamente, guardando negli occhi Ron, Hermione ed Harry…dannatamente felici!

Detentori di quella felicita che a me è stata negata…

…che a noi è stata negata!

Tanto loro non potranno mai capire…

Stamattina…mi sono risvegliata da sola, in un letto troppo grande per me. Cullata dal suo profumo, che, se mi concentro, riesco a sentirmi ancora addosso!

Ho tenuto gli occhi chiusi per un’infinità di tempo, sono rimasta immobile…perdendomi per gli ultimi attimi nel desiderio che…schiudendo le palpebre…mi sarei specchiata nel ghiaccio bollente dei suoi occhi.

Nel desiderio che il primo contatto che avrei sentito sarebbe stato quello col suo corpo…

Che il primo suono che avrei udito sarebbe stato quello della sua voce…

Poi li ho aperti…richiamando tutto il mio coraggio…e l’illusione è sparita!

Ero sola, nel suo letto…nella sua stanza vuota.

Ma non sono riuscita ad odiarlo per questo…per avermi lasciata sola. Ha voluto evitare ad entrambi inutili sofferenze.

Ha lasciato che l’ultimo ricordo che avremmo conservato ci vedesse uniti…e felici!

Ho avuto persino l’impressione di sentire le mura parlarmi di lui!

Ma loro non capiranno mai quello che ho passato!

Con una punta di amarezza, che qualche tempo fa mi sarebbe stata alquanto estranea, penso che siano troppo occupati a cullarsi nel loro perbenismo e nella loro ricerca di felicità personale, per poter, anche solo tentare, di capire me!

E’ ora di sbrigarsi…mi siedo sul baule e, con difficoltà riesco finalmente a chiuderlo…lancio un ultimo sguardo sulla scrivania…

E, sul mio volto dannatamente assente, compare l’ombra di un sorriso…

…una rosa, è come la vita. E’ bella, ha un ottimo profumo…ma ha le spine!

L’importante, è saperla prendere.

Ci credi ancora, Draco? Chiedo mettendo al sicuro la rosa, in modo che non si sgualcisca.

Ho paura di smettere di credere in quelle parole…

Ma se smettessi…dovrei smettere di credere anche a tutto il resto…

…ed è una cosa che non farò mai!

Continuerò a crederci, Draco…te lo prometto! Continuerò a credere alle tua parole…fino alla fine.

Crederò che c’è ancora speranza…

…che la vita può essere bella…

…ma soprattutto… crederò che mi ami…

Non ti dimenticherò…

L’unica scintilla che riesce ancora a rendermi felice…è il ricordo di quello che abbiamo passato insieme…

Il ricordo del tuo tocco, del tuo sapore, del tuo sorriso, della tua voce…dei tuoi occhi…

…di te!

E del sentimento che ci ha legati…

...e che continua a legarci!

Perché è questo ciò che non potranno mai portaci via…

La distanza, la guerra, le inimicizie, gli impedimenti, i pericoli…la morte…

…non potranno mai portarci via il sentimento che ci lega!

Perchè ti amo…

…e tu ami me…

E voglio presuntuosamente prometterti che ci incontreremo ancora…che sia in questa o in un’altra vita…che sia nella vita o nella morte…

Voglio smettere di rinunciare…e so, che se anche non volessi farlo, non riuscirei ad andare avanti…

Esco finalmente, in difficoltà per il peso del baule…incontrando, nel corridoio vuoto, gli occhi di Hermione…

Mi stupisco di non riuscire ad odiarla...perchè lei è felice mentre io soffro…

…e mi rendo conto che l’odio che ho provato per lei, per Ron, per Harry…non valeva niente…alla luce dell’amore che ho provato per te…

…che, in fondo, i nostri litigi sono stati tutti piccoli incidenti di percorso, che ci hanno aiutati a maturare…

…a distinguere gli elementi davvero importanti della nostra vita…da quelli che semplicemente crediamo importanti…

Che, in fondo…eravamo ragazzi

 

Ho ancora in bocca le tue labbra salate,
in quei saluti di quell’ultima estate
che poi non ti avrei vista più.
Quante emozioni disperse
tutte per strade diverse,
ma che fine ha fatto l’estate di allora?

 

 

~

 

Hermione

 

Seduta sul mio letto mi guardo intorno.

Mi mancherà da morire questa stanza...mi mancherà da morire questa scuola...

In un certo senso, questo è un addio...

L’addio al luogo che per sette lunghi anni è stato la mia casa, il mio rifugio, il mio nido...

Non riesco ad essere forte in questo momento e permetto ad alcune lacrime capricciose di scorrere sulle mie guance.

E nonostante questo vedo nella mia immagine riflessa nello specchio l’ombra di un sorriso.

Non sono triste...

Non ho nessun rimpianto.

Credo di aver fatto tutto quello che dovevo per me stessa, per chi mi sta intorno...mi sono goduta questi anni di spensierata gioventù ed ora sono finalmente pronta ad affrontare il mondo al di fuori di queste spesse mura di pietra.

Guardando questo posto mi vengono in mente solo bei momenti...primi fra tutti quelli con Ron...

Tutto il tempo passato a litigare per stupidaggini...tutti i momenti in cui ci siamo aiutati l’un l’altro...quando era geloso di Victor Krum e mi faceva delle imbarazzanti scenate...e poi quando era dolce con me nella stanza delle necessità...

E ieri sera...quando sotto il Platano mi ha detto che mi amava...e poi ci siamo baciati come se quella fosse l’ultima volta che avremmo potuto farlo...

No, non sono triste...

Sono felice e soddisfatta della mia vita, e non c’è alcun motivo di piangere.

Asciugo le lacrime con gesto deciso e mi guardo intorno, di nuovo.

Tutte le mie cose sono già nel baule aperto ai piedi del mio letto.

Libri, abiti...e poi, sopra sopra si vede anche il bracciale con le orchidee che Ron mi aveva regalato al Ballo di Halloween...il loro dolce profumo mi ha accompagnato durante tutto questo tempo...

Nella mia stanza non resta più molto che ricordi il fatto che io ci ho vissuto per ben un anno.

Restano solo i ricordi che porto nel cuore, e che resteranno per sempre...

Con il colpo di bacchetta chiudo il baule e lo faccio levitare.

E mi guardo attorno per la milionesima ed ultima volta, per incidere a fuoco nella mia memoria questo posto e tutti i belli, e anche brutti, momenti che ho vissuto proprio qui.

Credo di non aver dimenticato niente. Tutti i miei vestiti, scarpe, libri...tutto preso!

Stringo una mano intorno al polso per controllare che il bracciale ci sia ancora...mi da una gran sicurezza sapere di avere qualcosa di suo addosso.

Mi ricordo bene quando Ron me lo ha regalato.

Me lo ha lanciato attraverso la Sala Comune legato al collo del ranocchio che aveva vinto alle giostre...un tipo originale, Ron.

E’ questo del resto che lo rende così speciale...unico...

E poi un dubbio mi assale.

Non mi ricordo di aver messo il ranocchio nel baule...sicuramente l’avrò fatto e non me ne ricordo...

Bè, controllare non fa male a nessuno.

Ficco la testa nel baule e inizio a cercarlo.

Una stretta mi avvolge la bocca della stomaco come una morsa.

Nel baule non c’è...

Odio essere così tremendamente disordinata.

Incomincio a rivoltare tutti i cassetti della stanza, spulcio ogni singolo angolo...ma niente.

Sempre con maggiore attenzione frugo nel letto, forse l’ho preso mentre dormivo...sempre niente.

Mi guardo intorno come un cucciolo smarrito, ma dove può essere finito?

Il timore di averlo perso mi avvolge e mi trascina in una cupa frustrazione...come se l’averlo perduto potesse in qualche modo condizionare la cosa meravigliosa che tra me e Ron sta nascendo.

Mi sento una stupida a provare simili sentimenti, ma io voglio a tutti i costi ritrovare il mio peluche.

Così cerco di calmarmi per fare un po’ mente locale.

Allora.....ieri sera sono tornata nella mia stanza con Ron...

Abbiamo deciso di non affrettare troppo le cose e di gustarle a fondo a piccoli passi, così mi ha dato il bacio della buona notte, dolce come solo lui può essere...

Poi mi sono cambiata, struccata e lavata come ogni sera....

Dopo mi sono messa a letto...il comodino dove lo tengo sta proprio di fronte al mio viso, ma non ricordo se il ranocchio era sul comodino oppure no.

Dannazione.

L’ultima volta che mi ricordo di averlo visto è stato prima del Ballo, quando l’ho preso e baciato, affinché mi portasse fortuna....e alla fine me ne ha portata eccome...

E poi? Ricordo solo di averlo lanciato svogliatamente sul comodino e nient’altro.

Forse è caduto sotto il letto.

Mi piego e mi infilo sotto il letto, facendo luce con la bacchetta...

E finalmente vedo qualcosa.

Peccato che non assomigli affatto al mio ranocchio!!

Delusa lo prendo comunque, spinta dalla mia curiosità, ed esco da sotto il letto strisciando sul pavimento.

E’ un peluche a forma di ragazzo, con un lungo mantello azzurro e una coroncina in testa...sembrerebbe proprio un Principe Azzurro.

Peccato che non sia mio, forse qualche caposcuola prima di me l’ha lasciato lì a ricordare che anche lei ha vissuto in questa stanza.

‘Potrei lasciare qualcosa anch’io’ penso tra me e me mentre lo guardo meglio.

Che strano però...un principe azzurro non l’avevo mai visto con i capelli rossi...

Gli occhi mi cadono sull’etichetta.

Magic Frog

Regala il tuo Magic Frog  alla regina del tuo cuore.

Se baciandolo, si trasformerà in un Magic Prince allora stanne certo, lei è quella giusta per te!

 

Incredula, guardo il principino che un tempo, a quanto pare, era il mio ranocchio.

Nonostante io faccia parte del mondo della magia da sette anni, ancora non mi sono abituata a certe situazioni così paradossali.

Mi do della stupida per non averci pensato prima. Non è poi tanto difficile capire che i premi delle giostre magiche siano anch’essi magici.

E quindi non è neanche tanto difficile da capire che se baci un ranocchio magico questi si trasformi in un piccolo principe magico...no?

Perchè è esattamente quello che è successo: ieri sera prima del Ballo ho dato un bacio al ranocchio e ora lo ritrovo così.

E’ impossibile negare l’evidenza!

Certo è un fenomeno strano; mi ricordo che da bambina mi raccontavano la storia del principe ranocchio che, baciato dalla principessa, si trasformava in principe azzurro.

Secondo questa favola quindi....Ron sarebbe il mio principe azzurro....ed io la sua principessa!!

Ok, forse sto lavorando troppo di fantasia, ma è un’idea molto romantica.

Mentre guardo con un sorriso sulle labbra il pupazzetto fra le mie mani, mi cade l’occhio sull’orologio.

Oh Merlino! E’ tardissimo!!

Metto il principino con cura nel baule e lo richiudo.

Lo afferro velocemente ed esco dalla stanza.

Mi soffermo sul pianerottolo e con il fiato sospeso metto la mano sulla maniglia e chiudo alle mie spalle la porta della camera...della mia camera, per sempre.

Rimango un secondo a guardare la superficie liscia del legno scuro della porta.

-Hermione, ma che fine hai fatto?-

Una voce familiare mi fa riprendere...è ora di tornare con i piedi per terra.

Afferro il baule con decisione ed incomincio a scendere le scale per andare in Sala Comune, dove mi aspetta Ronald Weasley (sorrido)...il mio fidanzato.

 

*****

 

Mentre scendo le scale mi accorgo che una porta alla mia destra si apre per lasciare uscire una ragazza dalla chioma rosso fuoco alla prese con un vecchio baule più grande di lei.

E’ stato un istante in cui i nostri occhi si sono incontrati.

Non so bene da quanto tempo non guardavo negli occhi di Ginevra Weasley...e per un attimo resto sorpresa nel leggervi...rassegnazione e tristezza.

Vedendo che ha serie difficoltà con il suo baule, le chiedo se vuole una mano.

Lei mi guarda per un istante, come se stesse valutando quanto ci fosse da perdere e quanto da guadagnare in quell’offerta, e poi fa segno di si con il capo.

Le sorrido e, tenendo con una mano il mio e con l’altra un estremo del baule di Ginny, iniziamo a scendere.

Questa situazione mi porta a riflettere sull’anno appena passato...

...a tutti i litigi per stupidi problemi di cuore che adesso sembrano solo sciocchezze alla luce della guerra che incombe sul nostro mondo;

...alle vere amicizie, che si sono ricostituite nonostante ognuno di noi avesse perso ormai le speranze;

...al vero amore, che a volte trionfa sopra tutte le avversità, e altre volte resta succube di cause di forza maggiore.

Tutte le motivazioni che alla fine hanno portato due giovani donne, una distrutta dal dolore di un amore impossibile e una col cuore ricolmo di felicità per un amore ricambiato, a camminare affiancate dandosi aiuto l’un l’altra.

Ora tutti questi motivi sono causa di sofferenza, ma alla luce di poi, forse, potremmo anche ridere di tutto questo perché, in fondo, eravamo ragazzi...

 

Senza volere, ci si ritrova ad andare.
Lontano, lontano
tra quei ricordi, che non ci lasciano più.
Dimmelo tu
chi ci ha promesso che c’era di meglio.
E tu, dimmelo tu,
quanto passato è passato di qui
per trasformarci così?
Te lo ricordi che eravamo ragazzi
nel bar vicino al nostro solito mare io e te.
Te lo ricordi che eravamo ragazzi
che avevi freddo de io venivo a scaldarti e a toccarti.
Te lo ricordi che eravamo ragazzi....

 

The End

 

 

L’ultima cosa da dire è che questa storia è stata scritta sulle note e parole della magica canzone dei Pooh, ‘Eravamo ragazzi’.

Ecco qui un ultimo ringraziamento a tutte le persone che sono state così carine da leggere e recensire questa storia! E se qualcuno volesse lasciarci un ultimo commento non potremmo esserne altro che liete!!

 

MandyJJ: Grazie mille per i complimenti! Non abbiamo mai pensato di essere un’accoppiata vincente...forse un giorno scriveremo un’altra storia a 4 mani, chi lo sa? Grazie mille!! Hermia&Izumi

Judeau: Bene…adesso inizia la parte difficile! Preparati allo sproloquio di un’autrice con problemi psichici!! ^_^ In effetti sarebbe stato mio compito spiegare bene il ruolo dell’ultimo capitolo per la coppia D&G, ma…sn perennemente con la testa fra le nuvole! Nella recensione agli scorsi capitoli dicevi che, in alcuni punti, ti sembrava di perdere il filo del discorso: bene, credo si trattasse soprattutto delle pagine scritte da me! In effetti il filo era davvero spezzato! Nella maggior parte degli eventi, infatti, mancava qualcosa, e, quel qualcosa, riguardava il pensiero di Draco! I suoi sentimenti, le sue opinioni, le sue emozioni, e così via. Il fatto è che mi piace immaginare Draco come un personaggio sfuggente, ambiguo, del quale non sai cosa pensare. Nei capitoli in cui ho raccontato di lui, infatti, il suo personaggio appariva soltanto visto dagli occhi di qualcun altro (Ginny, Pansy, Blaise…), raramente ho narrato dal suo punto di vista. Proprio per questo ho deciso di dedicare interamente (o quasi) a lui l’ultimo capitolo. Tutto quel succedersi di ricordi serviva proprio a ricollegare i tanti fili spezzati sparsi lungo tutta la storia! Proprio alla fine, infatti, si è “scoperto” chi fosse davvero Draco Malfoy, cosa pensasse di tutto ciò che aveva passato e, soprattutto, cosa provasse per Ginny! Mi rendo conto che, in effetti, il tutto può essere apparso un po’ confusionario, e questo mi dispiace! Ad ogni modo ti ringrazio per aver sottolineato quest’aspetto (speravo davvero che qualcuno mi dicesse qualcosa in proposito! Diciamo che mi ero già preparata tutto questo bel discordo ^_^)! Mi sembra comunque che il capitolo ti sia piaciuto…grazie tantissime!!! ^_^ Izumi

 

Shanìka: Sono molto contenta che il mio finale sia stato di tuo gradimento! Per quanto riguarda il matrimonio di Harry ti dirò intanto che se è un matrimonio d’amore, ed in questo caso lo è, la povera Sarah sarebbe più che felice di vivere gli ultimi istanti della sua vita con l’uomo che ama, anche a costo di restare vedova a 20 anni. Inoltre, non so se tu abbia letto HP 6, ma anche qui la Rowling affronta questo argomento per un’altra coppia di cui non dirò il nome per non svelare nulla, nel caso non l’avessi ancora letto! Quando scoppia la guerra tutti tendono a fare tutto quello che hanno sempre voluto nel pensiero che non avrebbero potuto arrivare vivi all’indomani con la guerra alle porte...Spero di averti spiegato abbastanza la mia scelta!! Hermia

Ehi…! Allora… a quanto ho visto lo scorso capitolo ti è piaciuto alquanto!! Inutile dire che sono molto molto molto molto felice!! Credo sia ormai abbastanza chiaro quanto ci tenessi…! Che dire?! Questa è la fine, ti ringrazio tanto per averci seguite…alla prox (forse…)!!! Izumi

 

Zebrona: Ciao! E’ bello vedere che, nonostante siamo arrivate alla fine, nuova gente decide di iniziare a leggere e commentare la nostra storia!!! Ti ringrazio immensamente per i tuoi complimenti (non è che hai esagerato un po’!??! ^_^)! Però mi sa che hai fatto un attimino di confusione…! Io, Izumi, scrivo i capitoli D&G, mentre Hermia, si occupa di Ron ed Hermione! Beh, forse ci siamo talmente impegnate a rendere il nostro stile omogeneo da renderci facilmente scambiabili (?)! ^_^ Ad ogni modo, ti ringrazio e sono strafelice per il fatto che trovi i miei Draco e Ginny dolci, ma non sdolcinati…è un particolare che mi sta molto a cuore!! Grazie tante!!!!! ^_^ Izumi

Cara Zebrona, sono davvero felice di ciò che mi hai scritto! Mi dispiace certo che tu odi le Ron/Hermione, ma mi fa immensamente piacere sapere che sono riuscita quasi a fartele apprezzare!! Apprezzo molto anche i tuoi apprezzamenti riguardo Harry, che a quanto ho visto dalle recensioni, non è uno dei personaggi più amati...per non dire che non lo sopporta quasi più nessuno! E anche il fatto che tu sia riuscita ad immedesimarti davvero nel personaggio di Hermione, è molto bello per uno scrittore sentirselo dire! Grazie per i complimenti!! Hermia mi hai scritto! bbastanza la mia scelta!! nsiero che non avrebbero potuto arrivare

Prettygirl: Ciao! Sei una nuova lettrice? Grazie mille per i complimenti, siamo molto contente che la storia ti sia piaciuta!! Hermia&Izumi

 

Un bacione enorme a tutti quanti ^_^!!!

 

Hermia e Izumi

 

 

Ultimo ringraziamento (credo dovutissimo!): ad  Hermia, che ha accettato di intraprendere quest’impresa con un esemplare alquanto scostante come me!!^_^ Mi rendo conto che, sopportare i miei sproloqui e i miei attacchi di gelosia (nei confronti di Draco ^_^) deve essere stato alquanto snervante! Io mi sarei mandata a quel paese da sola, a momenti! Credo comunque che entrambe ci siamo abbastanza divertite. E, se ripenso a quando ci ha colte quest’idea (le ore di biologia sono produttive, vero?! ^_^), mi viene ancora da ridere. Izumi

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