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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Il Prologo. *** Capitolo 2: *** The [...] Uprising *** Capitolo 3: *** Brian's Resistance *** Capitolo 4: *** Undisclosed Desires at the bottom of a bottle *** Capitolo 5: *** Eurasia (Collateral Damages of) *** Capitolo 6: *** A Guiding Light through massive brainstorm. *** Capitolo 7: *** Rare kinds of Unnatural Selection ***
Tamburella nervosamente con
indice e medio sul bordo del mousepad.
L’Apple
è caldo e ronzante contro le cosce, arcuate scomodamente sul materasso troppo
morbido. Il cursore lampeggia sullo schermo stramaledettamente bianco, e Matthew sta –
– Matthew
sta cantando, dio ce ne scampi, uno
dei suoi ultimi obbrobri techno-pop, mentre con gli
occhi scorre febbrilmente le pagine del libro che ha in grembo.
HarryPotter, per inciso.
Non può a meno
di sentirsi mortalmente offeso e prossimo alla crisi di nervi con degenerazione
nell’omicidio doloso, perché, cazzo, dopo Osaka si
era aspettato un briciolo di considerazione in più, invece di…
“Remus?!
Che ci fa lì Remus? NON PUO’ ESSERE che sia morto anche lui!”
… quella specie
di necrologio che va avanti da più giorni di quanto sia ragionevole tollerare.
“Matt, cristo. Almeno leggi in silenzio!”
“Ma tu
non capisci! Remus… Moony!
Non voglio crederci!”
Più va velandosi
d’afflizione lo sguardo patetico di Bellamy, più
Brian sente la propria soglia di sopportazione avvicinarsi.
“Fattene una ragione” sputa a
denti stretti, quasi ringhiando. “È morto. Non tornerà.”
Non sa neanche chi diavolo sia questo Remus, eppure deve sorbirsi ogni sua sventura, e – diavolo
– gli fa piacere che sia crepato, alla fine.
Matt lo
fissa con comica serietà sgomenta.
“Perché
devi essere così stronzo?”
Non riesce a crederci.
Geme, disarcionando il portatile
con una brusca flessione e salta giù dal letto bofonchiando improperi.
“Non dovresti scattare in questo
modo, il dottore…”
“Il dottore non è chiuso in una camera d’albergo con te e Remusventiquattr’ore
al giorno, quindi lascialo fuori da questa storia!”
Brian latra, bile che irradia
spontaneamente da ogni poro della pelle più bianca che mai.
Lo stupidissimo cane da compagnia
che gli hanno affibbiato sprofonda di nuovo gli occhi
tra le pagine del dannato fantasy, dimentico
spaventosamente in fretta del suo compito di infermiera.
Pensare a tutti i progetti che aveva per quella settimana di convalescenza – tutti quei giochini.
Che
spreco.
Marcia a passo bellicoso via
dalla stanza, pestando i piedi.
“Se apri
il frigobar, mi prendi - ?”
“Scordatelo.”
La porta del bagno sbatte con un
colpo secco.
The Resistance. È da lì che è cominciato
tutto.
L’abbraccio dell’acqua, fidato e
leale, almeno quello, fa del suo meglio per lavare via le mancanze di Bellamy e il suo formidabile egocentrismo, riuscendo solo
in parte. Viziato dalla frizione morbida della spugna insaponata, fra le
scapole e lungo il petto, Brian rovescia il capo contro le
piastrelle velate di condensa, poi sospira.
Il peggio è dover ammettere che è stata anche colpa sua.
_ * _
Prologo
della storiella scema che mi ero ripromessa già dal
primissimo ascolto di The Resistance.Fermamente convinta, come
sono, che la dedica a Gaia sia null’altro che una bieca copertura, propongo qui
la – ben più attendibile ù__ù – versione slash della
faccenda. Per intenderci: capitolo dopo capitolo, ciascuno ispirato ad
un brano di TR, il contributo di Brian <3 all’ultimo successo degli odiati Muse.
Si
parte nel prossimo aggiornamento con Uprising!
Commentino
d’incoraggiamento? :3
RIFERIMENTI E DISCLAIMER: HarryPottere i suoi
personaggi (Remus/Moony,
qui citato) appartengono a J.K.Rowling. L’opinione che Brian ha di loro non riflette
quella dell’autrice xD né,
chiaramente, quella di Matthew.
Muse
e Placebo non sono roba mia né fanno quello che oso immaginarli
fare. La vita ti frega sempre, ne?
Matt va
avanti con la stessa solfa da quarantadue minuti. Quarantadue
minuti, mentre Brian è al letto, con indosso solo un paio di slip, due gocce di
profumo e – almeno prima che il mostro iniziasse a parlare – un’erezione
prepotente a caccia di protagonismo.
Come si può essere così? Come si
può esser fatti in questo modo?
“Che è unratto, quindi,
capisci, it’s
time that the fat rats had a heart attack.Mi segui?”
No.
Anzi, sì, ed ecco il lato
peggiore.
“Vedi di non farti citare per
plagio. Come credi che quella pazza inglese sa
diventata tanto ricca?”
Lo sputa fuori con indolenza
velenosa, ma davvero – davvero – non aveva neppure
lontanamente concepito la possibilità di scatenare una reazione pari a quella
che ottiene.
Insomma, sul serio!
Matthew
sbianca come se gli avessero appena annunciato la messa al bando delle tinture
per capelli fai-da-te, o qualcosa di similmente
tragico per il suo piccolo mondo kitsch.
“Pensi che potrebbe farlo? Voglio
dire, è tanto evidente che il pezzo tratta della lotta contro Lord Voldemort?!”
E Brian non può credere alle
proprie orecchie, men che meno
quando s’ode rispondere:
“Fossi in te
non rischierei. Cambia animale, cambia malattia, magari cambia argomento.”
Conclude
in un ringhio, prima di calciare definitivamente via le remore e avventarsi
sull’ammasso di carta idiotica che è Bellamy, avvolgendolo di nudità incisiva e decisamente
impaziente. Matt non si lascia pregare, e la notte
che segue è abbastanza da placare i nervi di Molko.
Fino al mattino seguente. Quando,
s’intende, in pile ordinate sullo scrittoio ricompaiono
gli appunti della sera prima, con un’unica modifica sostanziale.
… fatCATS
had a heart attack…
_ * _
Voilà,
idiozia preliminare xD. Mi
scuso con chi, ignorando del tutto i tratti salienti del mondo di HarryPotter, non ha potuto
godersi questo capitolo; per gli altri credo i
riferimenti siano lampanti :°D. In particolare, quella pazza inglese di cui si parla è
naturalmente J. K. Rowling, creatrice della saga del maghetto
con gli occhiali.
Giuro
solennemente che la prossima sarà scevra di magia e
ricca di puro Mollamy come piace a noi ù__ù.
TimeWarpAddicted, cosa farei se non ci fossi tu? :3
Eccoti il primo stralcio di retroscena, tie’. Ah, e
mi sento in dovere di mettere in chiaro: non sono stata né l’unica né la prima
a scrivere di Osaka, eh *__*. Ci ha pensato la
bravissima lisachan, mia maestra spirituale. Grazie
di cuore per il sostegno <3.
Matthew
è così serio, persino preoccupato, mentre con le dita serra la bocca di Brian e
si guarda ansiosamente intorno. L’altro non vuole nemmeno chiedersi quale sorta
di mostruoso nemico Bellamy s’aspetti
di trovare lì, e si contenta di
mordergli ferocemente il palmo.
“Ouch!”
“Fammi uscire da questo maledetto
buco, o giuro sulla scorta mensile di Red Bull che mi
metto a strillare.”
“Ti stai comportando in maniera
irragionevole!”
Brian spalanca la bocca per
prendere fiato. L’urlo è stroncato sul nascere dalle labbra goffe di Matt, le quali giungono malauguratamente gradite,
dopotutto.
Un tocco esitante di lingua,
sospiro tremulo – e di nuovo Brian resiste.
Stavolta. Gridando. Sul. Serio.
“Shhh,
zitto, zitto, Bri, cavolo!
Lo stai facendo apposta?”
Occhi grigi dardeggiano nell’oscurità,
minacciosi come ben sanno essere.
“Tu che ne pensi?!”
Svuotato di veemenza come un
palloncino dell’aria, Matthew indietreggia con la più
curata espressione da cucciolo offeso.
“Mi spieghi una buona volta qual
è il problema?”
Qui è colpa
sua, Brian realizza. È solo colpa sua se ancora ha la faccia tosta di stupirsi per la lentezza di Bellamy.
“Il problema è che non intendo farmi scopare da te nel bagagliaio di
una Benz perché l’autista che hai assunto rifiuta di
farsi gli affari propri e allontanarsi dalla macchina mezzo minuto.”
“Mezzo min…
piccola puttana ingrata!”
Prevedibilmente, tutto ciò che
l’elfo realizza è l’ingiuria velata alle sue capacità d’amateur.
L’orgoglio ferito, tuttavia, non
punge abbastanza da tenerlo alla larga. Di nuovo gattona a fatica nel cofano
angusto, cercando le labbra dell’altro a tentoni.
“Andiiiamo,
Brian! Puoi stare sopra.”
Piccoli baci a pioggia su ambo le
guance, e la proposta è dannatamente allettante, ma –
ma non questa volta, Molko sentenzia.
“Fottiti, Bells! Sarò pure
una checca rovinafamiglie, ma non noleggiocazzi come automobili!”
E praticamente
rotola giù dal portellone socchiuso, atterrando ai piedi dell’efficiente
autista che lo squadra indifferente.
“Se i signori hanno concluso…?”
“Tsk.
Non c’è un bel niente da concludere!”
Braccia snelle sporgono disperate
dal buio: “Bri – ”
“Basta così! Questa è la mia resistenza!”
Osserva con una certa
soddisfazione la mandibola di Matthew cascare al
suolo, e quello affannarsi per raccoglierla sotto lo sguardo sprezzante dell’autista.
Ma non
scherza mica.
“Non durerai ancora a lungo.”
“Vuoi scommettere?”
“… no! Voglio solo scopare!
Brian!”
“Cuccia, Bells.”
“Al diavolo. Cederai.”
“… sapessi
almeno perché diamine lo stai
facendo!”
“Mai provato a chiedere?”
“Non me lo diresti comunque!”
“Che
cattiva fede.”
“Okay. Perfetto, come vuoi!
“…”
“Perché diamine lo stai facendo?!”
“… non te lo dico.”
“AH!”
“È perché mi ami, non è così?”
“Piantala
di cercare di usarmi per le tue patetiche canzonette sentimentali.”
“… non hai negato. Non hai mica
negato!”
“Bellamy.”
“Mh, mon petit chou ?”
“Perchécazzodovrei
negarti il sesso se fossi innamorato di te?”
“…”
“Lo so, è
questione di logica. Non mi aspetto che c’arrivi
subito. Prenditi tutto il tempo che ti serve.”
“Love isouuuuur
RESIIIIISTAAAAAANCEEEEEEE…”
“Gggh, chiudi il becco! Sveglierai tutti!”
“HOOOOOOLD
MEEEEE! Our lips must aaalways be seaaaaleeeeeed!”
“Io chiamo la polizia.”
“… you’llwake the far police! Ma certo! Lo sai, tutta quest’astinenza forzata sta facendo miracoli per il
nuovo album!”
“…”
“E
adesso, non hai forse voglia di sesso?”
_ * _
Dopo
una sofferta degenza net-less, ecco il secondo –
spaventosamente cliché, ebbene sì – capitolo.
Perdonate l’istantanea associazione scattata in me al termine ‘resistance’. Altro che attivismo politico.
Penso
che il post si spieghi da solo :p quindi passiamo
tranquillamente ai ringraziamenti *__*:
Jo, i morti non lasciano recensioni. Mi servi viva. Ti
senti meglio? Ecco. Accietante tante =D, pure da parte di Matt.
ciecata_ciecata, non ho la benché minima idea di cosa tu voglia dire, e
non è mica una novità. Buon Natale anche a te, tuttavia :3.
Twy, la tua logica è schiacciante e ti pregherei di non
chiedere spiegazioni a me. Ti
consolerà – o almeno consolerà Brian – sapere che la sottoscritta è stata
vittima di simili assurde predilezioni, anche se non necessariamente forzata
all’astinenza con musicali risvolti, dopo. Ho scritto
qualcosa di sensato? Ovviamente no, quindi perché mai dovresti preoccupartene
tu, se non lo fa l’autrice :p? Song slashrules, yesss!
SweetBee, ti invito ad andare avanti con la tua idea senza farti
minimamente condizionare dal mio averti preceduta ò__ò. Sarebbe una follia,
specie in un fandom, come il Mollamy,
che ha ancora UN DISPERATO BISOGNO DI ESSERE COMPRESO E AMATO <3. Mi inchino a te che ti inchini a Liz,
così ci dividiamo il colpo della strega. Grazie del commento! ^O^
COMING NEXT: … non c’è bisogno che ve lo dica io, NEH?
Capitolo 4 *** Undisclosed Desires at the bottom of a bottle ***
_ * _
_ * _
3. TheUndisclosed
Desiresat the bottom of a bottle.
…
“Brian?”
“Nh?”
“…”
“Bells.”
“Tu te la ricordi la prima volta
che sei andato con un uomo?”
Oh, Signore.
E
neanche giunge nuova. A rendere la cosa pienamente patetica è che quello stesso
tema è stato sviscerato in lungo e in largo dozzine e
dozzine di volte, per colmare le milleuno incertezze della piccola checca
vergine che Matt era stato, secoli or sono.
“Non esattamente. C’era tanto
buio, e un odore pungente. Naftalina, credo.”
“Dico sul serio!”
“Anche
io. Poi il sacco legato al collo ha causato l’asfissia, e da allora è stato
tutto un po’ confuso.”
Per qualche istante Matthew appare perplesso, quasi stesse valutando se
crederci o meno. Poi balena negli occhi la scintilla
perversa della Creazione – come ama definire il processo d’impunito massacro
musicale che intenta di volta in volta, animato da idee malsane e completamente
fuori luogo.
“Quindi,
si può dire tu abbia sofferto, uh? Finché non hai
incontrato moi.”
“No,Bellamy.”
“Tranquillo, tranquillo. Ti
rimetterò a nuovo! Puoi fidarti di me, lo sai.”
“…”
“…”
“Matt.
Non dicevo sul serio.”
“Che bisogno hai
di nasconderti? Io posso…”
“No, non dicevo sul serio! La mia prima scopata non è affar tuo, ma non ti salti in testa di scriverci sopra un
lamento.”
Brian s’illude d’essere stato
fermo e credibile. O uno dei due aggettivi, almeno.
Per questo ha quasi voglia di piangere quando la reazione di Matthew
scaccia tanto brutalmente quella giusta speranza.
“Capisco. Quindi, dovrò farti
bere per carpire la verità.”
“Dovrai fare cosa?!”
E adesso
trema. Perché migliaia d’ingiurie sono adatte alla persona di
M. J. Bellamy, ma neanche la più fervida
immaginazione d’artista matto potrebbe, in tutta coscienza, definirlo arrendevole.
Matt
assume l’aria irritante di un santone orientale, tutta facciata di calma e
disincanto.
E la saggezza
delle sue parole è quanto di più ridicolo e snervante Brian abbia mai
dovuto…
“Io sono un uomo paziente (bugia). Per cui me ne starò qui, in attesa del momento propizio per strapparti i più nascosti
segreti, e aiutarti a esorcizzare i demoni del tuo passato.”
Conclude
annuendo come uno stupido collie risoluto.
Brian sa che non c’è bisogno di
avere ragioni per amare una stupidissima fatina del pigolio-rock, e in certi
casi ne è immensamente sollevato. Perché
adesso, su tutto ciò che ha di più caro al mondo, non riesce a pensare ad un
solo motivo per sopportarne la presenza.
“… e
sia. Riderò sul tuo cadavere dopo averti visto tentare, Bellamy.”
Brian è uno straccio. Ha il volo
per Heathrow tra sedici ore, quando da tre ha finito
di dannarsi sul palco per assicurare uno spettacolo fantastico ai fans.
E, come se non
bastasse, Matthew ha scelto proprio quella data per
intrufolarsi al party degli addetti ai lavori.
“Andiiiamo,
non startene lì impalato! Ti stai perdendo il meglio. Steve
sta…”
“… suonando le bottiglie di gin
con le bacchette a ritmo di Jingle Bells? Anzi, di GingleMatt, come la chiama per
farmi incazzare.”
“Ehr. Be’, sì.”
“Non prendertela. Sono cinque
mesi che queste feste vanno avanti allo stesso modo.”
“… vuoi che andiamo via?”
Brian sospira. Vorrebbe, certo,
ritirarsi in hotel per concedersi almeno mezza notte di sonno, prima che il suo
orologio biologico lo svegli immancabilmente al
sorgere del sole. Ma è la prima sera che Matthew riesce a trattenersi dopo il concerto, e in qualche
modo sente che non servirebbe a nulla rovinargliela.
“Nah.
Va bene così. Solo, sei in macchina, vero?”
“Ah-ah.”
“Allora conto su di te per
rientrare. Mi faccio una dormita.”
“Okay. Vuoi che ti canti una
ninna-nanna?”
“… Matt?”
“Mh?”
“Smettila. Di. Bere.”
Naturalmente Matt
non smette di bere, il che sfocia in un Brian incazzato
nero al volante.
“I knooow you’ve suffered, but I don’t want you to hiiiiiide… hey, sweetie?”
Bellamy
singhiozza pateticamente dal sedile posteriore. Il suo uomo ha posto come
categorica condizione di non averlo affianco mentre
guida.
“Sta’ zitto.”
“Tu sei… tu sei,
davvero divino, lo sai?”
Molko
sbuffa stizzito, la destra stretta allo sterzo.
“E tu
sei un’egoistica testa di cazzo.”
“It’scold and loveless!Sei così, sei tu… sei…”
Cristo, Matt
farnetica.
Lo sbircia dallo specchietto e ha
voglia di urlare. Sembra uno straccione e un disperato, ma uno straccione spaventosamente scopabile.
Brian sente d’improvviso tutta la
stanchezza lasciare il suo povero corpo abusato. Strattona
bruscamente la leva del cambio, si bagna le labbra.
L’orrida realizzazione
esplode nello stesso istante. Sorriso sbieco sul viso arrossato da brillo, Matthew sta deliberatamente provocandolo.
“Pleeeeeaaaasemeeeeee, show me how it’s dooooone!”
Oh, per amor del cielo. Digrigna
i denti.
“Non cantare. Mi deconcentri.”
Non vuole credere alla debolezza
della propria ammonizione.
I fianchi di Bellamy
s’inarcano allusivi.
“Teaaaaasemeeee!”
Brian geme.
“You are
the oooone!”
E qui si
blocca. La svolta nella piazzola di sosta è talmente brusca da far stridere le
gomme, ma il sorriso – assurdamente caldo, quasi, lo perdonino, dolce – non lascia
le labbra divorabili di Matt.
Dovrebbe ormai aver imparato come eludere quegli stupidi trucchetti,
no?
Sì. Sì, dovrebbe.
Quasi ringhia,
la chiave che gira bruscamente nel cruscotto.
“Ci fermiamo un attimo. Neh, Matt?”
L’altro accoglie la notizia con
una risata spaventosamente sobria, tutto sommato.
“I won’t
let you be denied!”
La scena sembra la stessa da
millenni. Brian sta cercando di riflettere sull’arrangiamento per il live di TwentyYears – pezzo
che da solo si è portato via le migliori ore di giusto riposo, ed è
pericolosamente vicino all’essere depennato dalla scaletta –
mentreMatthew si finge assorto in quel cavolo
di fantasy per non dover ammettere le occhiate di
sbieco che volge all’altro.
O forse, il che è infinitamente
più grave, pretende d’essere interessato a Brian quando
tutta l’attenzione è alle vicissitudini di Not-So-HappyPotter.
Sia quel che sia,
l’equilibrio non è destinato a durare. Con una variante inaspettata, tanto per
gradire.
“Hey,
ragazzino.”
Matt
leva lo sguardo dalle pagine, una certa rigidità teatrale che soddisfa il
compagno. È confortante sapere di essere ancora più
importante di un romanzetto, dopotutto.
“Cosa?”
“Sei una vera frana.”
L’annuncio, di per sé, non
dovrebbe sconvolgere nessuno. Lo stesso Bellamy non
sembra entusiasta, naso arricciato e spallucce pronte.
“Almeno io non sudo come un
lanciatore del disco sloveno, quando sono sul palco. O in ben più imbarazzanti contesti.”
“Chiudi la bocca. Sto ancora
aspettando che tu mi faccia ubriacare!”
Adesso la confusione è genuina.
“E
perché mai dovrei farl – oh! Ah!”
Risate. Brian – è certo di averlo già detto in numerose occasioni, cavolo, fra un po’ ci scriverà
sopra un pezzo – scopre sempre nuovi abissi di terrore e puro malessere nel
riso di Matt.
È la goliardia della vittoria
tronfia e grassa a disgustarlo, stavolta. Quello, e – santo
dio, una sfumatura di condiscendenza?!
“Il progetto ha subito una lieve
variante, tesoro. Penso di aver ampiamente dimostrato come non sia necessario far bere te
perché vengano a galla certi desideri nascosti, o presunti tali!”
Silenzio. Il
tempo della comprensione che albeggia e arresta la circolazione nelle
rigide vene.
“Bellamy. Lo hai fatto apposta?!”
Sputa, Brian, sopra al ricordo di
una sveltina sul sedile posteriore in piazzola di
sosta.
L’altro non risponde
immediatamente. Sembra nuovamente concentrato sulle pagine avvinte nella
rilegatura dello stramaledettissimo romanzetto.
“Bellamy!”
Ruggito furente e, in uno scatto,
Il Principe Mezzosangue precipita al
suolo, rivelando il segreto inatteso di carta e penna custodite
entro la copertina.
Matthew
non fa una piega al vedere il lavoro di due settimane cadere in mano nemica.
Brian può anzi giurare di distinguere un inebriato
compiacimento nella seraficità dell’annuncio che segue:
“Ah, già. Ho il nuovo pezzo!”
_ * _
In
tutta onestà, ritengo vergognoso slashare un pezzo
come UndisclosedDesires.
Il
punto è che non ce n’è bisogno, ma neanche un po’ ò__ò. La sua verità sta lì,
alla mercé del primo che ascolta: non ho fatto nient’altro che incorniciarla un
minimo, ecco. Insomma, spero il risultato non sia troppo malvagio ‘^^.
Volevo
regalare qualcosina a chi mi segue per la vigilia di
Natale *__*; data la lentezza proverbiale degli aggiornamenti di SecondSight, ho ripiegato su una
cosetta già pronta. Coi miei auguri di buone feste!
<3
(Natale è
la parata dei luoghi comuni. Se lo sappiamo che senso ha ignorarlo?!)
Sara, ho messo tutti questi accenni a leve del cambio e piazzole di sosta
apposta perché tu ti divertissi a trovare qualche imprecisione tecnica, quindi
non deludermi. Ricorda che la guida è a destra nelle auto inglesi!
Se
scrivessi una canzone su di te non lo sapresti mai. Altro che Brian.
Nai, trovo che tu sia folle, delirante e meravigliosa <3. Penso potremo andare d’accordo.
Jo, m’infiocchetto per te sotto l’albero di un
soddisfacente Natale *w*.
SweetBee, mi sono impegnata molto, per Eurasia,
dopo aver letto che l’aspettavi tu *__*. Fammi sapere cosa ne pensi, quando l’avrò
postata (toh, è il prossimo aggiornamento)!
La coscienza sociale di Matthew, Brian stabilisce in un fosco pomeriggio di tardo
autunno, necessita rigorosi paletti.
È stato estremamente
ragionevole, si dice. Ha sopportato molto più di quanto Stefan,
Steve, o chiunque altro, in effetti, si aspettasse da lui. Credevano avrebbe mollato dopo la
manifestazione contro il diritto naturale all’espirazione (espressione di un
movimento di alieni, probabilmente, sostenitori di
strampalate tesi sulla trivialità della produzione umana di anidride carbonica –
il corteo aveva contato quattordici adepti, Matt in
testa, pesantemente accessoriati con maschere antigas); la sua stoica resistenza aveva stupidamente
inorgoglito il folletto, sconcertando il mondo civile e incrementando il
livello di gradimento della persona di Brian – grazie, grazie di cuore a tutti!
La marcia di protesta fuori il
Palazzo delle Nazioni Unite, però, sforava da ogni confine di buonsenso.
Deluso dall’evidente mancanza di
partecipazione del suo uomo (e dall’abbacinante esiguità dei consensi
tout-court), il frontmandei Muse
aveva saggiamente optato per il ripiego: un canto di protesta a detrimento
degli Stati Uniti d’America.
Ecco, forse saggiamente non è più l’avverbio adatto.
“Matt.
Tesoro. Ragiona. Avete già i vostri problemi col pubblico americano, senza che
vi alienate vita natural durante
il loro consenso. Tu non puoi seriamente pensare che prenderti gioco della
Federazione sia una mossa raccomandabile, se vuoi ancora che la tua banda di
ragazzetti abbia una speranza oltreoceano!”
Insomma, al di
là dei modi, nessuno s’azzardasse a dire che Brian non c’aveva provato.
Tutt’inutile.
La composizione del pezzo era ferma alla prima strofa, maBellamy si mostrava più che determinato a continuare.
“E da qui, sai, va avanti con and on, and on.Poi: why split these states, when
there can be only one, mi segui? Ecco, qui
sono in panne. Pensavo ad una cosa sullo stile di space dementia in youreyes, presente?”
Brian mugola. Se
non può sperare di dissuaderlo, tanto vale aiutarlo a limitare i danni.
“Non è ripescando dal cestino del
robivecchi che conquisterai gli yankees.
Perché non pensi a qualcosa di americano? Qualcosa che ha avuto successo, che piace a loro?”
Eclick.
Da allora Matthew
non fa che venir fuori con nomi di acclamate stars USA, spesso senza la benché minima cognizione di
causa.
“Ho fatto delle ricerche. Vanno
matti per un certo Magic Johnson.”
“… quello è un giocatore di
basket, Matt!”
O anche:
“Pare che tra i più amati
americani di tutti i tempi ci sia questo tizio ricco
sfondato, tale Mr. Burns. Magari lui potrebbe
aiutarmi!”
“… tu non hai mai visto per
intero un episodio dei Simpsons, vero?!”
Passando per i momenti di pura
crisi:
“Forse dovrei buttarmi sulle
dive. Pensi che Madonna possa fare al caso mio?”
“Penso che se comparissi su di un
palco inguainato in corpetti fucsia ti ritroveresti di colpo zitello.”
E
ancora:
“Credo che una componente
femminile potrebbe far bene all’immagine della band. I
Paramore hanno avuto un sacco di successo dopo la saga dei vampiri, e la
tizia al microfono è sempre in giro per radio.”
“Stai volontariamente offrendoti
di mollare il gruppo? Perché Chris e quell’altro avrebbero tutto da
guadagnarne, eh.”
(Matthew non è stato elettrizzato dalla proposta.)
Infine, giunti a raschiare un
misero barile d’imitativa desolazione, Brian si è sentito mosso a compassione –
o così insiste nel ripetersi – e ha tentato un approccio di tipo solidale.
“Concentrati su qualcosa che non
snaturi la vostra… sottospecie di stile.”
“Come se ci volessi
tu a dirlo! Suggerimenti costruttivi?”
“ThomYorke lo adorano. Potreste usare qualche sampler dei Radiohead come…”
“Niente da fare! Quest’album è la nostra occasione per affrancarci
dall’etichetta di figliastri di Oxford. Non vogliamo
l’America a questo prezzo.”
Lo sdegno di Matt
è tale da persuadere Brian a tacere sulla contraddittorietà delle
proposte precedenti, tutto sommato ben più indecenti.
“Come ti pare. Resta pure alla
corte della cara, vecchia Inghilterra per tutta la vita. Con questo spirito non
diventeresti comunque famoso prima della
decomposizione, quindi tornatene a strisciare sotto le gonne della Regina
madre!”
Ad accogliere la provocazione non
è il plausibile livore. Nello spazio di pochi, terrificanti secondi, il viso di
Matt si apre in un sorriso stralunato, da psicotico.
“… Bri. Ti amo, lo sai?”
Il tipo di
frase che annienta ogni speranza.
“… Eurasia, sia, sia,
sia!”
“Queen. Oh, dio. Avrei dovuto capirlo.”
“Non lo trovi fenomenale?! È perfetto per me!”
“Certo,
dolcezza. Se solo Mercury
avesse avuto la tua gracile cassa toracica, allora sì che sarebbe stato un
cantante decente!”
“Ah – ah,
simpatico. Toh, ascolta qui!”
La delicatezza di Chopin suona disarmante all’udito atrofizzato dalle
sonorità elettroniche. Brian deve ingoiare un grugnito di stizza,
fisiologicamente impossibilitato a riconoscere pubblicamente ogni forma di
gusto o talento nel compagno.
Il piano illanguidisce sullo
sfondo, precipitando nuvole di silenzio attonito sulle teste degli ascoltatori;
la demo si smorza al gongolare mal represso di Bells.
“E
allora? Allorallorallora?”
“Matt.”
“Mh?”
Avrebbe quasi voglia di
abbandonarsi a un plauso… non fosse che l’espressione
goduriosa del bamboccio ha il potere di farlo incazzare
come poche cose sulla faccia della Terra.
Ripiega sul quesito che lo
tormenta dalla prima stesura del pezzo, dopotutto.
“… perché cavolo l’Eurasia?!”
_ * _
Mi
fa molto piacere vedere che concordiamo tutte su di un punto: Meffiu è intollerabile.
L’ultima
parte di questo capitolo deriva da commenti che la ciecata_ciecata
ed io abbiamo fatto derivare spontaneamente dal nostro
ascolto di Eurasia,
unito al nostro affetto per i Queen di Mercury. Ci è sembrato di notare qualche somiglianza un po’ spinta
tra il pezzo di Bells e la spettacolare BohemianRhapsody…
Ah,
la domanda di Bri resterà senza risposta, in questa fic. Credo i Muse lo abbiano
dichiarato in qualche intervista, il perché dell’Eurasia,
ma qui mi serviva un finale aporetico!
Stavolta
tralascio i ringraziamenti estesi, maJo, SweetBee, nainai, TimeWarpAddicted, vi
ringrazio veramente, veramente di cuore. Prometto un aggiornamento più rapido,
dacché Guiding Light è già pronta, e spero vi piacerà.
:3
Capitolo 6 *** A Guiding Light through massive brainstorm. ***
_ * _
_ * _
5. A Guiding
Light through massive brainstorm.
…
C’è stato, come
Brian ama dimenticare, un periodo. Un periodo
particolarmente patetico, va detto, di quella pallida relazione ectoplasmatica che lo tiene unito a MatthewBellamy senza alcuna ragione apparente. E tuttavia.
Quel periodo, è ora noto col nome
de –
–l’innamoramento.Fase d’acutissima sofferenza, come qualsiasi dizionario che
sia degno di tal nome dovrebbe aver cura di riportare.
Non, sia chiaro, per il soggetto
attivo. A farne le spese è sempre e indubitabilmente quel trascurato oggetto
letterario che è la vittima d’amore.
Fattore aggravante:
prevedibilmente, essendo Bellamy parte in causa, allo
sbocciare del malessere ha fatto seguito il più offensivo grado d’esagerazione romantica.
“Brian?”
“Nh.”
“… niente.”
“Brian.”
“Che
vuoi?”
“… non ti capita mai di… a volte…
pensare…?”
“Sì, ed è una buona
abitudine. Dovresti provare, ogni tanto!”
“Brian?”
“…”
“Brian? Stai dormendo?”
“No, Bellamy.
Sto cercando di morire per non essere costretto ad ascoltare te.”
“Oh.”
“… sei ancora vivo?”
“Nnngghkfka.”
“Bri –
”
“Cristo santo, Matt. Su quanto ho di più caro,
non ricominciare con quei cazzo di mezzi discorsi che
iniziano con l’invocazione della musa e si perdono nel tuo essere te.”
“Brian. Ci siamo quasi, eh?”
“Di che stai parlando?”
“Come sarebbe a dire, di che sto
parlando?! Non ricordi più che giorno è mercoledì?!”
“Mercoledì èmercoledì. E
allora?”
“Bri –
”
“Matt. Sono stanco. La gola mi sta uccidendo. Puoi farla finita e
lasciarmi andare a dormire?”
“… scusa tanto. Ci sentiamo
domani.”
“Che
vuol dire che non torni?”
“Vuol dire quello che ho detto. Stef ha non so quale
incontro galante nel fine settimana, quindi abbiamo deciso di restare qui prima
della prossima data, senza passare da Londra come avevamo
previsto.”
“… domani è mercoledì.”
“Lo so. Perché
stai contando i giorni? Non è il compleanno di una tua chitarra o roba del
genere, giusto? Nessuna è del Sagittario!”
“Cielo. Che ti
sei fatto, ragazzino?”
“Brian! Sei tornato prima!”
“Questo lo so.
Non toccarmi con quelle mani, sei – che diavolo stai
mangiando? Ai tuoi amici abbraccia-alberi verrebbe un
colpo se… ti vedessero adesso… ugh!
Ma che hai?!”
“Niente. Oh, niente. Sono solo
contento che tu sia, ehm. Ops. Penso ti sia andata un
po’ di salsa chili sui…”
“Brian.”
“Eh.”
“Brian.”
“Matt?”
“Oggi è il quinto. Quinto mese.
Quinto che, sai.”
“… siamo incinti?”
Quando ha appreso delle tragedie
consumatesi durante la sua assenza nel piccolo universo emozionale di Matthew, Brian non ha saputo smettere di ridere quel tanto
che bastasse per distinguere il melenso orrore della
circostanza.
Col senno di poi, ci sarebbe
stato infinitamente più attento.
“Tu… hai scritto… una canzone… su
di noi?!”
“Piantala
di fare così! Non la leggerai mai.”
“Voglio sperare! Santo dio.
Perché mai avresti fatto una cosa tanto schifosamente sentimentale e patetica?!”
E l’ha
detto. Tac.
“… non mi prendere per il culo, Bellamy.”
“È la verità. Mi dispiace che tu
ne sia tanto ripugnato, ma non ritratterò solo perché non hai voglia di
affrontarlo.”
“Tu non sei innamorato di me! Io sono… io sono il tuo peggior nemico! Sono… sono la cosa che
popola i tuoi incubi alla notte! Sono le sbarre della
tua cella di mediocrità, sono l’arma del tuo colpo di grazia, sono – ”
“Sei l’unica cosa che è sempre
lì, perché vi tenda quando è morto tutto il resto. Può
non piacerti, ma io ti cerco.”
“Bell –
”
“No, Brian. Lascia stare.”
“Matt.”
“Sì?”
“… Matt.”
“No. Ti avevo chiesto di lasciar stare.”
“Be’,
non puoi! Non hai scelta.”
“Che altro vuoi
sentirti dire?!”
Non ha saputo dare una risposta
per moltissimo tempo.
“Voglio quel pezzo.”
“Pfffrego?
Nmmgph.”
“Smettila
d’ingozzarti in questo modo, diventerai virile. E
sai di cosa parlo.”
(Matthew ripone la fetta di pizza nel cartone unticcio,
Brian non può a meno di notare.)
“Quale pezzo? La pizza? Che?”
“Oh dio, dammi la forza. La
canzone, Matthew! Quella che hai lì da parte e non
vuoi tirare fuori.”
“… c’è un buon motivo per cui la tengo da parte, no?”
“No, non c’è. Voglio sentirla,
adesso.”
“Matt?”
“No!”
“Matt?”
“Non voglio! È roba vecchia, non
mi piace, e in più non è completa.”
“E
allora finiscila.”
“Cosa?”
“Finiscila, poi
mettila nel disco. Conosco le altre, la riconoscerò.”
“… sei diventato matto.”
“Ma tu mi ami, non è così?!”
“Brian!”
“Nnngh.”
“Brian?”
“Matt, dormi.”
“Volevo solo farti sapere che ho
finito. Domani la porto agli studi per rendere l’idea ai ragazzi.”
“Mmmh.
Meraviglioso. ‘notte notte!”
“… Brian?”
“Non ti bado più. Sto
sbaciucchiando Morfeo in questo stesso istante, se vuoi saperlo.”
“Ascolta l’ultima parte, dopo il
bridge. Il resto era, ehm. Scritto sull’onda del momento.”
“… non suona rassicurante. Matt, come si intitola?”
“Aher.
Non ti piacerebbe. Torniamo a dormire, ti va?”
“Fuori. Il. Nome.”
“…”
“Bells!”
“… COME l’hai
chiamata?!”
“Sapevo che l’avresti
presa per il verso sbagliato! Senti, è solo un nome
come un altro, non – ”
“Slackerbitch è un MIO pezzo! È
stato scritto secoli prima che tu prendessi anche solo
in mano una chitarra!”
(Iperbole
enfatica, Brian ammetterà.)
“Questa è una balla, e comunque non è così che si chiama. Crackerbitch è, in realtà, un
modo per complimentare la tua bellezza, oltre al tuo buon carattere.”
“Matt.Hai mezzo quarto di secondo per cambiare il
nome a quella cosa prima di farla ascoltare al tuo gruppetto di disperati, sono
stato chiaro? Chiaro?!”
È troppo arrabbiato per notare il luccichio birbante negli occhi del compagno, e
troppo stanco per insospettirsi all’arrendevole capitolazione.
Dopo Guiding Light, Brian ha mandato la sua copia di
The Resistance
in mille pezzi di policarbonato e furia omicida.
_ * _
Avevo
fretta di postare e ho finito con lo scegliere un momento di gran frenesia, per cui non ho tempo di soffermarmi sulle comunicazioni a
chi ha avuto il buon cuore di leggere e recensire anche l’ultimo capitolo – grazie, grazie, grazie ragazze.
Una
sola precisazione: Slackerbitch
è una b-side dei Placebo cui Matthew fa bonariamente
il verso col termine Crackerbitch.
Quando dice che con una canzone del genere omaggerebbe
la bellezza di Brian, il piccolo Meffiu si riferisce
al fatto che ‘cracker’, nello slang inglese, vuol dire ‘persona affascinante’.
La
reazione di Brian al pezzo, che non si chiamerà ovviamente Crackerbitch maGuiding Light, è di rabbia per essersi fatto
beffare, oltre che d’imbarazzo per il testo della canzone, che voi tutte
conoscete J .
Chiudo bruscamente, scusatemi. A presto con l’ultimo capitolo di .:SecondSight:.(commentino
d’incoraggiamento per la conclusione? :3) e,
ovviamente, il capitolo UnnaturalSelection=D!
Dominic
ha cura di rimarcare il concetto, come insiste nel fare da oltre mezz’ora,
ormai. Brian è ben oltre il limite di sopportazione.
“Accettalo, bellezza. Gli esperti
hanno parlato; il mondo ha scelto. Se pensavate di averci raggiunto
dovrete rivedere le vostre illusioni!”
Ha modo di compiacersi per
l’annuire appagato di Steve, mentre Stefan rifiuta di offrire un degno supporto. Da circa due
secoli il bassistacontinua
a massaggiarsi nervosamente lo scalpo, a disagio nella scomoda veste di paciere
tra le parti esaltate.
EMatthew. Gambe accavallate, mani sui braccioli, sguardo da
signorina stizzita: manca poco che inizi a credersi SharonStone e andare in giro senza mutande.
Il che potrebbe, Brian non vuole negarlo, avere i suoi lati positivi. Ma prima c’è questa
disdicevole querelle tra bands che deve sistemare.
“Con ciò non intendo
scoraggiarvi, perché un gruppo giovane ha evidentemente bisogno di tempo per
farsi apprezzare appieno…”
“Gruppo giovane?!
Con che coraggio! Ma lo senti, Matt?!”
“… semplicemente, vi consiglio di
imparare una buona volta l’umiltà e accettare qualche
buon consiglio da chi ne sa di più. Non mi pare tanto irragionevole, neh, Steve?”
Forrest
scopre i denti in un ghigno, solerte nell’assecondare il suo frontman. A Brian non sfugge la
smorfia di disprezzo che tende le labbra di Christopher,
per un momento.
Perso nelle oscene viscere del
suo Basic Instinct
mentale, Bellamy distende le gambe, solo per
incrociarle dal lato opposto un attimo dopo:
“A me pare che qui si stiano perdendo di vista i fatti, ragazzi. I fattici indicano
come vincitori del Best Alternative 2003 e performing
band sold-out in sei diversi Paesi dell’Unione
Europea, e i dati sono relativi al solo tour di Black Holes. Non mi sembra affatto che la
nostra attività possa essere ritenuta insignificante da chicchessia, e men che meno necessitiamo l’aiuto
di qualche saccente coetaneo che ha avuto pura fortuna!”
Il tono si concita sul finale. Dom balza in piedi con inusitata veemenza, l’aria da
scudiero pronto a scendere in campo al primo cenno del cavaliere.
“Ben detto! Il vostro presunto
trionfo di critica è stata un’orribile ingiustizia…”
“… ma
d’altronde il mondo non è giusto, e noi siamo preparati ad affrontarne le
conseguenze. Dico bene, Chris?”
Wolstenholme
sbuffa un mezzo dissenso –“Qui la giustizia non c’entra niente…” –
ma il placido tentativo è brutalmente interrotto da un verace scoppio di risa.
“Che diavolo avete
da ridere?! Matt, li senti?!”
“Sta’ calmo,
vogliono solo provocarci.”
“Voi siete… voi
siete…”
“Oh, avanti Steve,
puoi dirlo. Che? La cosa più incredibilmente comica
che tu abbia mai visto?!”
“… sì! Oh, sì! Non avete… la minima idea di… è esilarante!”
Brian scrolla via l’ilarità con
un cenno del capo, e intanto dà di gomito ad Olsdal,
stranamente silenzioso. Un gemito stanco è l’unica reazione – “Bri, penso dovremmo lasciar perdere” – prontamente
sovrastata dall’invettiva finale.
“La verità è che siete solo
piccoli pesci nel mare. Minuscole, insignificanti gocce poco
salate nell’immensità dell’oceano. E
potete star certi che vi scalzeremo dal podio del Best
Alt!”
L’affronto non sarà tollerato.
Rimessosi a sedere solo un attimo prima, Dom scatta
in piedi di nuovo, stavolta seguito a ruota da un Bellamy
a caccia di sangue.
“Adesso basta. È tempo di finirla
con la protesta civile e parlare chiaro.”
“Giusto! Un qualsiasi award di MTV non vi renderebbe speciali per nessuno! Non
siete stati eletti padroni del mondo, e inoltre – ”
“Questa era protesta civile? E ora che
vorresti fare, Bellamy? Prendermi a pugni?!”
Il tempo s’intreccia alle gambe sinuose
di Brian; svolge in spirali mentre queste flettono,
spingendo il peso del corpo verso l’alto con grazia che è quasi innaturale. Sguardi
a livello, i frontmen si studiano,
osservano, criticano, gli altri artisti lasciati indietro nella profana
dimensione della stanza.
Matthew
ha, dopotutto, il più bel paio di rabbiosi occhietti
azzurri che si siano mai visti sulla faccia della Terra.
Gli stessi occhietti usano sfolgorare
d’intensa malia laddove intravedano l’opportunità di assestare un colpo basso;
Brian non ha quasi il tempo di ergere le difese prima
che il luccichio rivelatore compaia a profetizzare sventure.
“Permettimi di metterla in
termini a te congeniali, amore mio. Noi due stiamo
insieme, viviamo insieme, facciamo sesso, proprio come un mucchio di coppie
normali. Eppure lì fuori si ostinano a ripetere che non abbiamo proprio niente
di normale, che siamo un’innaturale selezione della
linea evolutiva – per così dire.”
“Ma è
vero, Bellamy. Tu non hai proprio niente di normale.
Sei un alieno.”
“Però
stai con me, e questo prova il mio punto!”
L’entusiasmo dell’elfo sale in un
crescendo, sotto lo scrutinio scettico dell’audience e la muta irritazione del
compagno.
“Io non sono il
tuo tipo, dico bene? Per molti versi nemmeno ti piaccio. Verrebbe da
chiedersi perché cavolo tu abbia scelto di piegarti a
questa devianza di natura con qualcuno che non perdi occasione per denigrare in
pubblico e in privato; la risposta, ti piaccia o meno, è che per te resto il
numero uno.”
Dom non
trattiene un singulto divertito. Brian potrebbe ammazzarlo e occultarne il
cadavere, solo che ogni energia è convogliata nell’assumere un’espressione
sufficientemente minacciosa – nonostante lo shock del rossore che rischia di
tradirlo da un istante all’altro.
Matthew
ha su per la manica l’asso della metafora, pronta a
scattare con drammatica efficacia.
“In altre parole: certe scelte
possono sembrare innaturali, ma io riesco ugualmente a mettertelo in culo!”
È incredibile. È incredibile in
maniera disgustosa, e Stefan deve stringere la mano
del suo cantante con notevole forza, che sia per rassicurarlo o tenerlo fermo.
Come se il serpeggiare purpureo
ormai palese sulle gote di Molko non costituisse di
per sé una vittoria schiacciante, Matt tiene a ribadire l’oggetto d’analogia, in un ultimo tackle che tolga
per sempre ai Placebo il possesso palla.
“E il mio numero uno è quello
nella classifica dei singoli più venduti per Starlight!”
Il tempo si spezza, l’aria
sfrigola, Brian è sull’altro – un minuto di caos animale prima che gli istinti
di protezione calchino le scene. Chris
rischia un testicolo nello scontro, consentendo a Bellamy
di battere, illeso, in ritirata.
Nella concitata fuga che segue, la
sentenza di morte riverbera chiara e forte nell’atrio, in tempo per far piovere
tegole di sinistri presagi.
“NON TENTARE NEMMENO DI RIENTRARE
PER LA NOTTE, MATT! Va’ a fottere
le tue stupide stelline e contare i tuoi dannati dischi di platino. Vedremo chi
ride per ultimo!”
Brian è rimasto rigidamente
fedele alla sua parola; così non c’è stato molto di che ridere quando Bellamy è tornato strisciando – solo per vedersi l’accesso
negato un miliardo di volte, prima di vincere fino all’ultima reticenza e
guadagnare il divano del soggiorno.
E a caro
prezzo. Matt non ha ancora realizzato d’essere caduto
nella fitta rete di una scommessa ben studiata.
“Alla luce della spavalderia mostrata da te
e i tuoi degni compagni, quest’oggi – ”
– Brian ha sputato, altezzoso –
“ – voglio tu accetti le responsabilità delle idiozie che hai lasciato
libere di infestare la mia casa e tormentare le mie
povere orecchie. Ti sfido a scommettere sui prossimi EMA’s.
Punta sulla vittoria del tuo gruppetto da oratorio, ed io ti concedo un tetto
sulla testa per un’altra notte.”
Ovviamente, Matthew
ha cercato di trattare sulla posta in
gioco, o almeno di persuadere Brian a rivelargli i termini della scommessa.
Tutto inutile: ha dovuto accettare di saltare nel buio, benché l’istinto – e la
convivenza biennale con quella stronzetta di
ragazzina – gli suggerissero fermamente il contrario.
Oh, insomma. Questione di orgoglio e di sopravvivenza.
Dopotutto – si è poi consolato –
quante probabilità ci sono che i tre vetusti vincano un premio appartenente ai Muse per naturale
selezione?!
_ * _
Orbene,
è tempo che lo sappiate, carissime: questa storia si
era fermata un paio di mesi or sono prima del settimo capitolo (quello di MK
Ultra, per intenderci), e da allora non è più andata avanti. Sto attraversando
un periodo molto peculiare della mia, ehr, produzione
letterocomesichiama, e in questo strano para-mondo
non ho più molto spazio per il Mollamy. Chiaramente
si tratta di uno stallo temporaneo, dato che BatuffolBri
e MatteoBellino mi hanno quale loro umile serva e
devota, devotissima compositrice. Insomma, abbiate fede ma
non trattenete il respiro. Intanto spero non vi sia
dispiaciuta questa perfida UnnaturalSelection (pensate agli EMA’s
di fine 2009 e ditemi se non sono stata crudele!).
Grazie a TimeWarpAddicted
e a KikiMay(ma
ciao, carissima! :3) per aver commentato l’ulTimo capitolo.
Nota
conclusiva: chi fosse in attesa della conclusione di .:SecondSight:. non dovrà aspettare
ancora. Conto di postare nell’arco di questo stesso week-end, inizio settimana
al più tardi. Solo così potrò prendere effettivamente il mio momentaneo congedo
dal Mollamy ‘^^ .
Ci
si rivede presto, ragazze! (Magari l’8 giugno, a San
Siro? :p)