Quei giorni passati a rincorrere il vento

di Topy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beware - I've heard you before ***
Capitolo 2: *** Destino ***
Capitolo 3: *** Let It Snow ***



Capitolo 1
*** Beware - I've heard you before ***


Sasuke conosceva le caratteristiche di un nemico pericoloso

Sasuke conosceva le caratteristiche di un nemico pericoloso.

 

Gli occhi attenti e minacciosi, carichi di una luce rabbiosa, fissi dritti nei suoi, senza il minimo accenno di paura.

 

La posizione delle mani, prima cosa in assoluto che notava, inevitabile abitudine di shinobi.

 

E il silenzio che calava improvvisamente, gelido e innaturale perfino per lui, che quanto a loquacità concorreva solamente con il clan Aburame.

 

Restò perfettamente immobile, per non dare al nemico la minima anticipazione sulle sue intenzioni; conosceva perfettamente tutte le vie di fuga che gli erano possibili in quel momento, ed aveva già individuato quella che potenzialmente l’avrebbe salvato.

 

Mentre calcolava la distanza che lo separava dalla porta, Sakura sbuffò – incredibile come i suoi sbuffi fossero simili al ringhiare di un grosso felino – e sciolse la posa da matrona romana, togliendo le mani posate sui fianchi per incrociare le braccia sotto il seno

 

-Sasuke Uchiha, con tutti i soldi che ho speso per questo vestito, se le parole che stai per pronunciare sono simili a “come ti sei conciata”, “sei ridicola” o qualsiasi altra formula verbale che non esprime assoluta approvazione, sappi che te ne farò pentire amaramente.

 

L’ultimo valoroso Uchiha, genio indiscusso di arti ninja e supponenza, sfoderò il suo broncio stizzito, pronto a seguire la vocina del Gene Uchiha che lo pungolava a utilizzare esattamente quelle due frasi che la ragazza gli aveva proibito, immaginandosi già il viso scarlatto, i pugni stretti e un mobile che andava in frantumi, tra sibili di rabbia e occhi lucidi.

 

Oh.

 

Una vocina molto meno frequente nella sua testa lo zittì. La stessa identica voce, tra l’altro, che aveva sentito quando la polvere di macerie si era dissolta, dopo la distruzione di Konoha e la vittoria dei “buoni”, quando lui era già pronto a prendere la via del ramingo, e un flebile “Sas’ke” l’aveva fatto esitare.

 

Per dio, ci sono ancora dei poveri mentecatti che sono disposti a volerti bene. Evita di fare l’idiota e pianta qui il tuo preziosissimo didietro, grazie.

 

Sasuke le si avvicinò, con un’espressione così seria e solenne che Sakura sentì chiaramente le sue ginocchia cedere e il suo atteggiamento minaccioso ammorbidirsi all’istante: il ragazzo diede un’occhiata alla scollatura del vestito, molto contenuta ed elegante, poi soppesò con attenzione le gambe moderatamente scoperte, e in conclusione si caricò la kunoichi in spalla, rossa per l’imbarazzo, e decise che era più conveniente per entrambi se per una volta evitava di avere a tutti i costi l’ultima parola.

 

Mentre chiudeva la porta della camera da letto, rivide per un istante il ragazzino egoista e rabbioso che era stato, che non avrebbe esitato un istante a terminare quel pomeriggio con una litigata inutile e dolorosa, con le lacrime di Sakura.

 

Sasuke ringraziò mentalmente quella voce, che di tanto in tanto compariva e gli impediva di fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito, senza per altro riuscire a scusarsi.

 

Il rumore di una zip e le labbra di Sakura, delicate e maliziose sul suo collo, lo distrassero, impedendogli di notare che quella voce era stranamente simile a quella di Itachi.

 

 

 

 

 

…. Non so cos’è successo. Potrei dire che sia stato direttamente Itachi a ispirarmi per questa piccola e modesta fic senza pretese.

 

Graditissimi pareri, opinioni, critiche e proposte di matrimonio, nel caso passasse Itachi, grazie.

 

Topy

 

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Capitolo 2
*** Destino ***


Destino

E io, la faccia usata dal buonsenso,
ripeto 'Non vogliamoci del male',
e non mi sento normale."

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Molto tempo fa, si era sentito dire che era un predestinato.

L’eccezionale e inarrestabile talento, l’intelligenza, la grandezza d’animo: tutto si aspettavano grandi cose da lui. Un futuro da conquistatore? Sarebbe diventato il dominatore delle Cinque Grandi Terre? Avrebbe soggiogato tutti i Paesi nemici?

Minato Namikaze sentiva di avere dentro di sé un’unica esigenza, un unico destino.

La pace.

Anni ed anni a forgiare il suo carattere, a preparare il suo spirito, il suo corpo, perché sapeva che un giorno sarebbe arrivato il momento di fare qualcosa di decisivo, per le sorti del mondo.

Un allievo fenomenale, un caposquadra di ineccepibile bravura, un maestro senza eguali: fino a quel momento, Minato aveva passato la sua vita a fare le cose giuste, in attesa di fare quella più giusta di tutte, che attendeva da una vita.

Incredibilmente, mentre raccoglieva le forze, tra le frustanti code di fuoco di kyuubi, gli comparve davanti agli occhi il viso di suo figlio che rideva, e la voce di Kushina

“povero piccolo, ha preso la mia faccia da scemo!Chissà se sarai una specie di alieno perfettino come il tuo papà, uh?

Gli scappò una risata assolutamente fuori luogo; d’altra parte, quando si trattava di Kushina, la risata era per lui naturale come respirare.

Kyuubi si voltò verso di lui, avvertendo l’enorme massa di chakra che Minato stava raccogliendo: si fissarono per qualche istante, immobili ed immensi, ciascuno a suo modo.

Nell’inferno di fuoco che ne seguì, Minato era consapevole, con un certo sollievo, che nessuno potesse vedere il suo viso rigato di lacrime.

Lui era l’Hogake, era la guida e il sostegno del villaggio, nessuno doveva vedere la sua umana debolezza al pensiero di ciò che lasciava, andando incontro al suo destino.

Nessuno.

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Capitolo 3
*** Let It Snow ***


Sasuke era sempre stato molto ordinato, fin da piccolo

Sasuke era sempre stato molto ordinato, fin da piccolo.

Niente, comprese stragi familiari, fughe, complotti, combattimenti mortali con demoni e antenati millenari, niente di tutto questo aveva intaccato questa sua caratteristica.

 

L’ordine gli permetteva di avere tutto sotto controllo, chiaro e sicuro, senza possibilità di errore.

 

Seduto alla sua dunque ordinatissima scrivania, Sasuke guardava fuori dalla finestra: il suo ufficio del palazzo dell’Hokage godeva di una vista fantastica su Konoha, che sotto i suoi occhi si distendeva completamente innevata.

Lo shinobi fissava il manto di neve, ostinandosi a ignorare una profonda inquietudine; l’intera e intensa giornata di lavoro non era riuscita a fargli dimenticare nemmeno per un istante questa sensazione.

 

Osservò le luci colorate accendersi per le strade, vide illuminarsi tutto il villaggio, pronto per l’ormai imminente Natale; improvvisamente si alzò, chiuse l’ufficio e si diresse verso casa.

Dall’alto della scalinata vide i tetti immacolati e candidi, avvertendo chiaramente un morso di nervosismo stringergli lo stomaco; tutto il bianco, la quiete e il candore che quel manto bianco suscitava nelle persone normali non riusciva a distrarlo dal pensiero di ciò che c’era sotto, quello che la neve nascondeva.

 

Sollevò gli occhi al cielo con una smorfia, seccato da se stesso, che ancora si abbandonava a pensieri così dannatamente da… Sasuke, in effetti. Probabilmente era la vicinanza con Sakura a fomentare la sua vena psicotica.

 

Altro pensiero molto da Sasuke, incolpare l’amorevole mogliettina della TUA personalità disturbata. Complimenti!

 

Con uno sbuffo, Sasuke imboccò la strada privata che conduceva al maestoso ingresso di Villa Uchiha, un luogo immerso nel silenzio, severo e dignitoso, come ricordava fin dai suoi primi anni di vita.

 

Ciò che vide realmente fu ben diverso; cinque pallette colorate sfrecciavano senza ritegno per il giardino, ruzzolando e strillando a pieni polmoni: Sumire, la sua terzogenita cinquenne, coordinava i suoi due fratelli più grandi e le due gemelle di Naruto con l’autorità di un leader navigato, dirigendo le operazioni belliche verso Sakura e Hinata, nascoste dietro una colonna, che di tanto in tanto spuntavano per bersagliare i mocciosi con palle di neve.

 

E tanti saluti al secolare contegno degli Uchiha, pensò Sasuke, senza riuscire in nessun modo a impedire all’angolo destro della sua bocca di incurvarsi verso l’alto.

 

La neve poteva pure tornare a essere solo la stupida acqua ghiacciata che era.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa strana microfic è dedica a BlueMary, che mi ha chiesto di aggiornare, ma non ha specificato che cosa XD

Seriamente, non so con che spirito ho concluso questa fic. Potrebbe essere soggetta a revisione, ma forse qualcosa s’è smosso e questo amorevole quadretto potrebbe riportarmi in lidi migliori :D

 

Perché in fondo, sono un’inguaribile romantica ottimista.

 

Topy

 

 

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