Just another addiction

di Sundy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Innocence ***
Capitolo 2: *** Linge ***
Capitolo 3: *** contrepoids ***
Capitolo 4: *** échange ***
Capitolo 5: *** dévouement ***
Capitolo 6: *** offrés ***
Capitolo 7: *** il envie ***
Capitolo 8: *** finisterrae ***
Capitolo 9: *** Famille d'accueil ***
Capitolo 10: *** moi pour elle ***



Capitolo 1
*** Innocence ***


La pelle di Yuuko profumava di oppio.
Con le labbra ancora intorpidite dalla carezza ardente del liquore, Kimihiro osò sfiorarla, dopo avervi poggiato il naso, i capelli sottili, le mani magre, osò baciare quella pelle di luna, e scoprì a sue spese che dell'oppio aveva anche il sapore. Comprese immediatamente che non avrebbe potuto staccarsene fino ad aver raggiunto il fondo di quella voragine scura, seducente e spaventosa come solo il buio più profondo sa essere, che si apriva nella sua mente ad ogni nuova carezza delle sue labbra su quella carne pallida e fredda, intrisa di profumo e morfina.
La donna lo ascoltava sospirare sulla sua pelle, pazientemente, assecondando solo con movimenti minimi, fluidi come l'avvolgersi delle spire di un serpente, l'intricarsi dei pensieri del ragazzo, lasciandolo crescere e scoprirsi uomo, un respiro dopo l'altro, dandogli il tempo di imparare il significato profondo di concetti inconsistenti quali possesso e desiderio, distesa sul suo collaudatissimo talento nell'attendere che ogni cosa facesse il suo corso, finché con un gesto irragionevolmente irruento, Kimihiro non la costrinse a voltarsi, tremante e frettoloso come ogni amante alle prime armi, e le afferrò il viso tra le mani. Yuuko non ebbe bisogno di cercare le sue labbra; le trovò intossicate di oppio e di ansia.
"Che cosa vuoi dimostrare?" chiese lei parlandogli senza un fremito sulle labbra umide, mentre lui tentava di divincolarsi tra i suoi lunghissimi capelli neri, sforzandosi di baciarla come lei avrebbe voluto, ma ben presto capì che non poteva sapere che cosa lei avrebbe voluto, perché Kimihiro non sapeva nulla delle donne e dell'amore.
Con un respiro profondo si lasciò sprofondare nella seta granato dei cuscini e delle lenzuola, una carezza fresca sulla pelle chiara, infantile, della sua schiena, lasciando che fosse Yuuko, per l'ennesima volta, a guidarlo attraverso ciò che fino ad allora aveva solo vagamente immaginato.
La pelle di Yuuko profumava di oppio e aveva un colore lunare, di pietra, ma la sua carne era viva di una consistenza animale, e pulsava di una vita rossa e bollente, mentre le sue braccia lunghissime, le sue gambe affusolate e i suoi capelli neri si stringevano attorno a lui, come esseri viventi indipendenti, ma che si muovevano di concerto, come un branco di pesci che crea illusioni sottomarine.
I tentacoli della sua voluttà esperta, fuori dal tempo e dallo spazio, si avvilupparono attorno all'ingenuità del ragazzo, affondando le loro radici scure e calde nei suoi pensieri e nella sua pelle, lasciandosi cercare dalle sue mani così ansiose di apprendere, ma senza concedergli mai l'illusione di un controllo che Kimihiro sapeva di non avere, e lo sapeva tanto bene che quando Yuuko si separò da lui, strappandogli con un singhiozzo anche l'ultimo frammento della sua fanciullezza, la sua prima emozione, dopo l'estasi cieca e bestiale che la deflagrazione del piacere nel suo ventre e nella sua testa avevano scatenato, fu di sconcerto
- la.. la mia innocenza…- sospirò sospeso tra il gemito e il lamento, ma le dita lunghe di Yuuko si posarono sulle sue labbra ancora tremanti. La sua voce profonda era ferma come l'acqua di un bacile in un tempio

- la tua innocenza …l'ho presa io.

Kimihiro sapeva che non avrebbe avuto una sola parola in più dalle sue labbra sottili, ma comprese, senza bisogno di fare domande, che anche quello rappresentava, agli occhi della strega, un'altro dei suoi peculiari commerci.

(segue...)
* * *
Claimed at 10_clamp
tema: falling from grace

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Capitolo 2
*** Linge ***


Kimihiro si spogliava dietro le tende. Con gesti lenti, metodici, ma imbevuti di una sensualità non del tutto consapevole, Kimihiro si spogliava sempre nell'ombra bianca di lino e odorosa di mirra delle tende del baldacchino dove la donna lo aspettava, senza impazienza, senza un fremito, ma riempiendo ogni centimetro dell'aria e della stoffa che li separavano di desiderio. Kimihiro aveva imparato a sentire quel desiderio penetrare l'aria, la pelle e la sua carne come un profumo intensissimo. Mentre liberava ad uno ad uno i bottoni della sua camicia, confuso nell'oscillare vago della tappezzeria, aveva l'illusione che la stoffa che lo accarezzava si muovesse sotto il crescente espirare e inspirare della donna, ma il respiro di Yuuko era sempre regolare come i rintocchi di un orologio a muro. Quando la sua pelle veniva a contatto con l'aria, ormai nauseata e satura di quel profumo inspiegabile, scostava le tende e si immergeva nell'oscurità dove le braccia lunghissime di lei lo stavano già attendendo.
(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: the fairy queen sits here

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Capitolo 3
*** contrepoids ***


Al di là di quelle parentesi notturne, intense, esasperate e tanto irreali da rasentare un allucinogeno viaggio in un altro mondo, la vita di Kimihiro non si modificò sensibilmente nei primi mesi successivi all’inizio di quel commercio. Nulla cambiò mai nella composizione impeccabile dei vassoi di pasticcini con cui Kimihiro allietava i pomeriggi fumosi, talvolta soleggiati, talvolta no, della sua strega di fiducia. Nulla cambiò mai nella testardaggine con cui Kimihiro continuava a farsi coinvolgere dalle puerili vicende personali dei clienti che Yuuko gli permetteva, sempre più di frequente, di assistere insieme a lei.
L’unica cosa che parve allentarsi fu la morsa che gli spiriti maligni stringevano intorno al ragazzo, come se il leggero aroma di fumo che penetrava la sua pelle nel buio profumato delle sue notti al fianco della strega servisse ad esorcizzarne, almeno parzialmente, il potere. Tuttavia Kimihiro, sempre più consapevole del prezzo dei desideri, si ostinava a non rendersene conto, e quando non si trovava in compagnia di Doumeki, il suo sguardo rimaneva circospetto e il suo passo veloce, impregnato di una sensazione indelebile di pericolo. Maru e Moro non perdevano occasione per tormentare, additando questa sua evidente, incoerente vigliaccheria, quel piccolo uomo tanto immaturo da non saper riconoscere i segni della sua propria crescita, e tanto arrogante da presupporre che Yuuko mai e poi mai gli avrebbe regalato qualcosa. Quel quotidiano stillicidio di provocazioni riusciva a suscitare in Kimihiro una rabbia inaudita.
- Macché paura e paura! La mia unica vera preoccupazione – disse infine stizzito, mentre con uno stecchino di legno decorava i minuscoli dolcetti di riso che aveva appena preparato – è arrivare qui un giorno e non trovare che un cortile vuoto al posto di questa casa!
Maru e Moro smisero simultaneamente di canzonarlo e si voltarono all’unisono verso la loro signora. Kimihiro, invece, sembrò non accorgersi di nulla.
Tante volte Yuuko lo aveva redarguito sul peso delle parole , altrettante Kimihiro aveva pesato ogni singola virgola di quello che diceva con lei, nel buio caldo delle loro scatole cinesi d’amore taciuto. Quell’affermazione brutalmente sincera era la prima cosa che, da quella notte, si permetteva di dire ad alta voce in sua presenza senza misurarne il peso con la precisissima bilancia della sua acerba, permalosa vigliaccheria. Yuuko si riempì gli occhi del suo esile profilo indaffarato, attese di essere certa che Kimihiro non avesse affatto compreso il peso reale delle sue affermazioni, poi lasciò uscire dalle sue labbra di cristallo smerigliato uno sbuffo di fumo accompagnato da parole innocentemente leggere, di contrappeso
- Come sei carino…
- E non ti ci mettere anche tu!- sbottò irritato il ragazzo, disturbato nella delicatissima operazione di disporre i dolcetti di riso sul wok – ne ho abbastanza delle vostre prese in giro!
- Non ti sto prendendo in giro – sorrise lei, con un tono solo velatamente canzonatorio, poco diverso dal solito. Ma quando Kimihiro si voltò a guardarla, al posto del suo solito fumo e delle sue solite farfalle, trovò ad attenderlo uno sguardo limpido come acqua di mare in agosto, proprio identico al suo. Occhi sinceri che lo guardavano con una tenerezza spontanea, inattesa.

Mai come allora, Yuuko gli era sembrata tanto bella.

(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: icons of self-indulgence

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Capitolo 4
*** échange ***


A Kimihiro occorsero moltissime notti e moltissimi giorni, che si accumularono fino ad assumere la consistenza di anni per rendersi conto che il tempo non lasciava segni sulla sua persona. Indugiò per un tempo equivalente, congelato nella sua adolescenza apparente, prima di intavolare una conversazione sull’argomento con Yuuko. Si costruì una corazza di voul-au-vent al salmone, uva bianca e chardonnay, e le tese un agguato maldestro, di cui lei aveva già intuito l’arrivo, sul patio di casa. Kimihiro non anticipava mai l’ora dell’aperitivo di sua spontanea volontà a meno che non avesse qualcosa da chiederle, e con la stessa sistematicità applicava alla loro quotidianità condivisa l’assurda convinzione che Yuuko non lo osservasse con attenzione sufficiente da diagnosticare le sue intenzioni attraverso quei gesti banali. In realtà, viveva nella convinzione che Yuuko non lo osservasse affatto, ma sapesse a priori tutto ciò che di lui le era necessario sapere, criterio cognitivo che la strega applicava, del resto, ad ogni altra cosa creata.
Così, quando Kimihiro iniziò goffamente la manovra di avvicinamento al punto focale della sua perplessità, Yuuko decise che valeva la pena di sollevare il suo lunghissimo dito indice fin sulle labbra sottili e secche del ragazzo per interrompere quell’inutile, penoso balletto di allusioni malriuscite.
- Non ti sei accorto che il tempo ti scivola addosso?-
Kimihiro, le labbra fuse alla superficie levigata del suo indice, non volle rompere quel contatto e si limitò ad annuire con la testa. Yuuko ritirò la mano e la posò sulle farfalle verdi e gli arabeschi dorati che svolazzavano sul suo kimono scuro.
- Questo perché io ho fermato il tuo tempo. Il tuo tempo non ricomincerà a scorrere finché mi rimarrai accanto.-
Dalla nebbia della memoria, gli tornarono alla mente le parole che Yuuko aveva pronunciato quando, nella penombra confusa di mille odori suggestivi lo aveva forgiato uomo tra le sue lunghe dita lunghe di alabastro.
- E’ una sorta di scambio, anche questo.- Era una domanda, ma scelse di travestirla da affermazione perché non avrebbe sopportato l’umiliazione di non ricevere risposta. Come da copione, Yuuko rimase distesa nell’ombra confortevole del suo ieratico silenzio.

(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: Nineteen years with no reason or rhymes, taken away in a crime of passion.

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Capitolo 5
*** dévouement ***


Nonostante le apparenze, Kimihiro Watanuki non coltivava tra i suoi vizi capitali l’insoddisfazione cronica che uno sguardo superficiale non avrebbe faticato a intuire sotto la piega spesso imbronciata delle sue labbra e delle sue sopracciglia sottili. Ma con gli anni, la sete di risposte che le affermazioni tacite di Yuuko avevano coltivato in lui come una pianta cattiva, era diventata tanto intollerabile che quell’ultimo eluso confronto con la donna che reggeva le fila della sua nebulosa, incerta eternità, lo aveva spinto a fare quello che mai si era permesso di immaginare prima di allora: parlarne a un terzo.

Una domenica mattina si alzò prima che Yuuko riemergesse dal suo sonno apparente, e nonostante fosse certo che lei avrebbe comunque scoperto quello che si accingeva a fare, si vestì frettolosamente e uscì di casa senza prepararle la colazione.

Al contrario di lui Shizuka Doumeki si era sposato e aveva avuto dei figli. Sette.
Al contrario di lui, Shizuka Doumeki portava addosso i segni del tempo, mentre l’unica cosa che in Kimihiro era cambiata era la facoltà adesso piena, di allontanare il maligno. Anche per questo con il passare degli anni, le loro frequentazioni si erano fatte meno assidue, ma il confronto virulento dell’adolescenza si era stemperato in un cameratismo anziano, che gli lasciava spazi come quelli da condividere, nel silenzio di una città ancora sonnolenta sotto il sole tiepido di primavera. Esattamente come due amici di vecchia data.

Kimihiro appoggiò il bastone da passeggio accanto alla scopa di saggina con cui il suo ex-compagno di scuola stava spazzando via l’ostinata processione delle formiche dal sagrato del tempio prima del suo arrivo e, senza preamboli, iniziò a parlargli di Yuuko. Senza mai interrompersi, gli parlò delle sue mani, della sua irritante onniscienza, delle sue labbra apparentemente senza contorno, del profumo dei suoi capelli neri che si muovevano come cose vive sulla sua pelle, e di quello che quell’odore scatenava nella sua mente e nel suo corpo; senza veli di ipocrisia, gli parlò dell’incendio che la sua voce piatta e ferma scatenava nel suo orecchio vergine, ancora allora, della tenerezza che sentiva nella consapevolezza di aver ricreato un luogo familiare in quel negozio che non era, di fatto in nessun luogo, di quanto lo faceva sentire scioccamente importante l'occasionale soffermarsi di lei ad osservare i suoi gesti quotidiani, di come ogni cosa che pensava, vedeva, viveva ritornasse, risucchiata come uno sciame di meteore verso un buco nero, a lei; e di come fosse tutt’ora impossibile per lui trovare un modo di comunicarle tutto questo, e soprattutto, di ricevere una risposta chiara, anche una sola, qualunque essa fosse.

Gli occhi di Doumeki non cambiarono inflessione mentre seguivano la corsa vertiginosa delle sue parole, di quelle emozioni che accendevano di un’amore stizzito i suoi lunghi occhi chiari, finché con un ultima, più flebile esalazione, Kimihiro concluse la sua corsa lasciandosi cadere su un più morbido, fragile disappunto:
- È come viverle intorno ma essere sempre tenuti a distanza dal muro di pietra della cella di un tempio.
Doumeki incrociò le mani nodose davanti a se e disse :
- Watanuki, in questo modo si adorano le divinità, non la propria moglie.

Come sempre, Doumeki arrivava alla conclusione giusta con miglior tempismo ed efficacia di quanto lui avesse mai potuto realisticamente vantare.
(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: If only night can hold you where I can see you, my love.

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Capitolo 6
*** offrés ***


Tornò il vino, e tornarono i suoi sofisticati aperitivi a scandire quel tempo fermo. All’interno del negozio dei desideri, la sequenza di vino, amore, comprensione, incomprensione, lavoro, scambi, pagamenti e manicaretti sempre più elaborati, si ripeteva circolare, un movimento ciclico che poco aveva a che fare con la linearità su cui le menti umane regolano il proprio sentire, consapevoli che il loro primo respiro è anche l’inizio della fine della loro esistenza. Gli unici motivi di frammentata linearità che spezzavano quel circolo erano infatti rappresentati dai clienti che, con un flusso regolare, venivano a visitare la dimora della strega per ottenere, sotto debito pagamento, ciò che non riuscivano a conquistare con le loro sole forze.

Mai, neanche sotto sua esplicita richiesta, Yuuko permise a Kimihiro di partecipare attivamente ai suoi commerci. Kimihiro, cosciente che Yuuko sapeva meglio di lui quanto fosse cresciuto il dominio della sua volontà e della sua conoscenza, non riusciva in alcun modo a spiegarsi il categorico divieto che la donna gli poneva con occhiate silenziose e affermazioni che non permettevano replica, di affondare le mani nel mucchio di bastoncini Mikado delle vite degli altri. Non lo tormentava tanto il fatto che Yuuko avesse arbitrariamente stabilito che lui non poteva prendere parte a quel gioco, rimuginava immergendosi, candido come un anfibio di grotta, nella grande vasca in cui nuotavano sussurrando carpe iridescenti e pigri fiori di loto, ma il ben più triviale dettaglio che la strega non si fosse mai preoccupata di metterlo al corrente dei motivi della sua decisione. Quando la sentì entrare attraverso il paravento fiorito, un fruscio di seta che cadeva sul pavimento, accompagnata dalle meteore della costellazione di amuleti con cui copriva il suo corpo, non si voltò neanche a guardarla.

- C’era troppo sale sugli Yakitori..
- Tu credi? – rispose lui con più arroganza di quanto fosse nelle sue intenzioni.
Yuuko gli si fece vicino, muovendo appena la superficie dell’acqua con un movimento serpentino, mentre la medusa nera dei suoi capelli accompagnava, liquida, i suoi movimenti, appoggiandosi ai suoi fianchi ossuti come una sirena che si accosta languida al suo scoglio preferito. Gli girò le braccia intorno al collo e con un movimento rapido ma elegante sollevò gli occhiali che continuavano ad appannarsi fin sopra la sua testa. Kimihiro non si oppose, anzi, attese docilmente che la sua vista si facesse di nuovo torbida.

- Sai di essere infantile, vero?

Anche se il volto di lei, disegnato la linee sottili, non era perfettamente a fuoco, lui sapeva che stava sorridendo, divertita.

- Pretendo – disse, facendosi ancora più bambino per ripicca - che tu mi spieghi perché.
- Perché nonostante tutto non ti permetterò mai di effettuare uno scambio di desideri?
- Esattamente.- Il volto delicato di Kimihiro si contrasse appena in quella smorfia di assenso.
- Tu non sarai mai capace di condurre trattative eque – disse la strega scivolando lontano da lui.

Kimihiro non disse nulla, ma quel silenzio era il segno più evidente di quanto quella negazione di fiducia fosse andato a colpirlo in un punto fragile. Lo sguardo obliquo di Yuuko si ammorbidì nel constatare che, proprio come nella sua impeccabile previsione, aveva equivocato tutto. Sempre senza spostare l’acqua della vasca tornò ad avvolgersi intorno alla sua monumentale incapacità di darsi il giusto peso.

- Tu sei troppo generoso – mormorò vicinissima alle sue labbra anemiche, accarezzandogli maternamente i capelli umidi – finiresti per mettere qualcosa di te in qualunque scambio, e ne usciresti distrutto. Tu sai – proseguì, esalando le parole lentamente; solo una minuscola, eloquente scintilla di dolcezza turbava la quiete di lacca rossa dei suoi occhi - di essere stato il primo a chiedermi di esprimere un desiderio?

Di colpo, Kimihiro si sentì responsabile di aver sottovalutato il peso di quell’offerta. Non aveva modo di sapere se quello che Yuuko aveva affermato corrispondesse a verità, ma non voleva assolutamente perdere i preziosi centimetri di intimità autentica che aveva la labile impressione di aver guadagnato. Strinse le braccia intorno ai suoi fianchi candidi, più pieni e rotondi di quanto si potesse intuire al colpo d’occhio, e, accarezzato dalle minuscole gocce d’acqua che gli cadevano sul viso staccandosi dai capelli liscissimi di lei, le chiese - Cosa desideri in questo momento?
- Desidero che tu smetta di pensare che qualunque cosa ti risponderò, sarà una menzogna..

Per tutta la notte, Kimihiro si costrinse a pensare solo alla scintilla di stelle che aveva visto brillare in fondo alle sue mezze verità di velluto.


(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: I’ll be your water, bathing you clean.

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Capitolo 7
*** il envie ***


Furono gli oggetti, soprattutto, ad insegnargli la gelosia.
Ogni volta che, con un tempismo che Kimihiro stentava a definire casuale perché puntualmente l’opera veniva interrotta da qualche cliente interessato ad uno degli oggetti custoditi dalla polvere e dall’incuria di Yuuko e riportati alla luce dal suo zelo, decidevano di mettere un po’ d’ordine dell’immane magazzino della strega, da quelle cataste di cose dimenticate emergeva un nuovo oggetto che Yuuko maneggiava con un’attenzione inconsueta. Kimihiro aveva imparato ad evitare di porre la domanda che sapeva lo avrebbe solo infastidito di più, e si limitava a spiare la mimica lieve della donna, nascosto dietro lo scudo patetico del piumino da spolvero.
Talvolta, Yuuko si abbandonava ad un dialogo silenzioso fatto di carezze in punta di dita e sguardi che Kimihiro non riconosceva completamente con la ritrovata meraviglia, altre volte, senza staccare gli occhi dal prezioso oggetto, quasi sempre più insignificante della media delle magnifiche cose che uscivano da quel magazzino, mormorava con la sua voce fermissima e senza tempo – anche questo apparteneva a Clow Reed.

Kimihiro non rispondeva mai, non avrebbe saputo cosa dire, ma abbassava lo sguardo, pervaso da un’invidia incontrollabile, densa come le decorazioni di oro laccato delle bellissime scatole cinesi che stava diligentemente spolverando, preso in ostaggio dal pensiero di quell’uomo che Yuuko ricordava con una così peculiare attenzione, un uomo di cui conosceva a malapena il nome e qualche metafora grandiosa che bastasse a descriverne il potere.
Kimihiro abbassava lo sguardo sugli anni e anni di polvere che coprivano la distanza che il caso o il destino aveva messo tra Yuuko e quell’uomo che sapeva di invidiare più di chiunque altro, perché non poteva sapere, né avrebbe saputo mai quante cose di lei il mago avesse conosciuto, cose di lei che lungo lo stesso polveroso cammino di solitudine si erano perdute per sempre.


(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: the golden age

Dedicata a Harriet, che mi ci ha fatto credere.

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Capitolo 8
*** finisterrae ***


Tra le tinte piatte di quella spiaggia candeggiata dai raggi del sole di agosto, Yuuko era un punto interrogativo di cotone bianco incorniciato dal drappo nero dei suoi capelli di seta pesante, fermi come ali ripiegate sotto la falda larga del cappello candido.

Yuuko era un punto interrogativo che si confondeva facilmente nella canicola del mezzogiorno, bianco sul bianco della sabbia di corallo, ma Kimihiro era cresciuto abbastanza da cedere al tranello tipico dell’età adulta: il credere di conoscere.

Aveva assistito, virgola invisibile e silenziosa, bianco sul bianco, ad innumerevoli trattative condotte dalla strega, e da un numero considerevole di giorni, mesi, anni, aveva imparato ad indovinare il prezzo che Yuuko avrebbe preteso per accondiscendere alle richieste dei suoi clienti.
La donna che gli stava davanti quel giorno, i piedi nudi bruciati dalla sabbia ardente, aveva un desiderio pesante, e grande sarebbe certamente stato il prezzo da pagare, ma prima che Kimihiro potesse formulare alcuna ipotesi su quale sarebbe stata la richiesta della strega, accade qualcosa di imprevedibile. Furono gli occhi di Yuuko, prima ancora della sua sorpresa, a staccarlo con prepotenza dal bianco dello sfondo, quegli stessi occhi che sembravano perennemente coperti da un velo di inesplicabile si piantarono dritti nei suoi, per fugare ogni alibi e ogni dubbio che quella risposta, quella trattativa, riguardava anche lui, e da vicino.

Il bianco della spiaggia si trasformò in luce, il mare divenne vetro immobile e tutto il mondo esplose nelle sue orecchie sorde quando senti Yuuko sillabare, atona

– In cambio, voglio che tu mi dia il primo dei tuoi figli.


(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: Don’t expect a choice from me.

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Capitolo 9
*** Famille d'accueil ***


Gli occhi sottili di Yuuko, macerati nell’oppio cui la strega era immune, colsero il suo evidente turbamento con un ritardo solo impercettibile sulle sue previsioni. Con docile consapevolezza si lasciò incarcerare nella sua rete di allusioni fumose e frasi sospese, ed attese, pazientemente, un momento di tregua per lacerarla con un colpo brusco, rumoroso.

- sto sperando con tutto me stesso che accetti lo scambio - disse seccamente, a voce alta.

Sollevò gli occhi dall’elegante servito da thé per incontrare il volto di Yuuko, il suo sorriso che sperava, con le sue parole, di avere incrinato, ma la donna che lo guardava era tanto immobile e imperturbabile da sembrare un dipinto e Kimihiro capì che non avrebbe ottenuto nulla con la forza. Con un movimento lento, si sedete di fianco a lei e le accarezzò la mano sinistra, adornata di un sottile bracciale rosso.

- tu non puoi avere figli, non è così?

Yuuko non smise di sorridergli, ma la sua ieratica indifferenza gli sembrò malinconicamente fuori fuoco.
Lei si stirò le braccia con un gesto anziano, vagamente macilento, e si limitò a mormorare la frase fatta che in quel momento le sembrò la più appropriata:

- ogni cosa ha il suo prezzo.

Kimihiro avrebbe voluto arrabbiarsi con lei per quella sua incapacità di renderlo partecipe dei suoi pensieri più intimi, ma la commozione e la tenerezza che la donna, la sua donna, gli suscitava in quel momento prevalsero su quella punta di egoistico risentimento.
Le circondò le spalle con le braccia, le sue braccia eternamente magre di eterno adolescente, e si arrabbiò di nuovo con Yuuko per avergli impedito di crescere, invecchiare fino a sviluppare braccia da uomo, che avrebbero saputo sorreggerla meglio, ma dovette ricredersi nel constatare che la figura slanciata di Yuuko si adagiava perfettamente nel piccolo rifugio creato dal suo rachitico abbraccio. Le accarezzò i capelli setosi e impregnati dell’aroma nebbioso del fumo che riempiva la stanza, e le mormorò nell’orecchio

- lo cresceremo….

Ebbe la tentazione di aggiungere "come se fosse nostro", ma quel completamento della frase gli parve troppo puerile, quindi si limitò a bisbigliare, e senza troppa convinzione

- ...insieme.

Le palpebre della donna rimasero chiuse, ma con una delle sue mani affusolate restituì al ragazzo tutta la sua premura con una carezza distratta sulla guancia, un movimento minimo, ma di sapore inconsueto.


(segue...)

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: I pull you from your tower, I take away your pain.

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Capitolo 10
*** moi pour elle ***


- Ho pensato...- disse Kimihiro seccamente, guardando la piccola respirare lentamente nel sonno dorato del dondolo coperto di pizzi champagne - che se mai dovesse accaderle qualcosa, ti chiederei di prenderti la mia vita in cambio della sua.

- Saresti proprio cattivo- rispose Yuuko sorridendo, ma il suo sorriso da sfinge, quel sorriso che lui pensava incorruttibile, iniziò a disfarsi, imputridendo sul suo volto in una smorfia di dolore appena accennato che i suoi occhi non avevano mai visto indossare a quella pelle di alabastro.

- … cattivo?- chiese di nuovo, cercando una necessaria conferma dell’aver toccato, più per un caso unico che per altro, un punto nevralgico del mistero inspiegabile che sarebbe sempre rimasto il cuore di quella donna.

- sì, saresti proprio cattivo - ripeté Yuuko nella sua disperazione criptica, bizantina, mentre assaporava sul divano di vimini del patio il dolore sconosciuto di immaginarsi vedova di quell'uomo insignificante, un dolore che, stranamente, non l'aveva mai sfiorata prima di allora, neanche per un qualche confuso svolazzo della mente.
Lei che tutto sapeva del presente e del futuro, aveva scioccamente sottovalutato la caparbia volontà di quel piccolo uomo nel tracciare la rotta del proprio futuro.
Inspirò tutta l'ebbrezza dell'insicurezza che questo nuovo pensiero le aveva donato insieme all'ultima boccata di fumo del suo narghilè; Kimihiro appoggiò il vassoio con il matè sul tavolino coloniale e chiese, con una spudoratezza inusuale:

- non mi perdoneresti mai..?

Yuuko si distese sulle ultime scie di fumo che si dissolvevano nell'atmosfera, leggere, il suo sorriso perfettamente restaurato all'antica ineffabilità e guardandolo dritto negli occhi rispose:

- no, non ti perdonerei.

Kimihiro sapeva che non avrebbe avuto una sola parola in più, ma sapeva altrettanto bene quale valore andava attribuito a quell’affermazione.

Di colpo, lo scambio cui aveva acconsentito assaporando la pelle di loto della donna, in un passato ormai lontanissimo, gli apparve equo come mai prima di allora.


FINE

* * *
Claimed at 10_clamp
tema: 1. Taisetsu na hito [La persona più importante].

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