Just vampire stories

di Lady_Firiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La tomba dell'uomo ***
Capitolo 2: *** Stelle nella notte ***
Capitolo 3: *** La corsa di colui che sbaglia ***
Capitolo 4: *** Processo alla mente di uno stolto ***
Capitolo 5: *** Alla memoria di un immorale ***
Capitolo 6: *** Fiamme di ghiaccio ***
Capitolo 7: *** Ideali di un sognatore insonne ***
Capitolo 8: *** Bambini nella neve ***
Capitolo 9: *** Un'altalena nel giardino delle rose ***
Capitolo 10: *** Sangue bianco in un campo di gigli ***
Capitolo 11: *** Nel bene e nel male ***
Capitolo 12: *** Il sorriso del fantasma ***
Capitolo 13: *** Trick or Treat? ***
Capitolo 14: *** Il venditore di sogni ***
Capitolo 15: *** Fifteen ***
Capitolo 16: *** St. Valentine’s Day drama: Heart or Mind? (special) ***
Capitolo 17: *** La cecità dell'amante ***
Capitolo 18: *** Incontro col passato (part I) ***
Capitolo 19: *** La morte dell'immortale ***
Capitolo 20: *** Incontro col passato (part II) ***
Capitolo 21: *** Under the rain ***
Capitolo 22: *** Dall'Inverno alla Primavera ***
Capitolo 23: *** L'ineccepibile etica del Carpe Diem ***
Capitolo 24: *** Un'altra storia da racontare ***
Capitolo 25: *** Such a stupid thing ***



Capitolo 1
*** La tomba dell'uomo ***


1.La tomba dell'uomo

Just vampire stories

La tomba dell’uomo

Andrew avanzava silenzioso nel mutismo denso del cimitero del paese. Scavalcò alcune tombe con incurante grazia, fino a raggiungerne una chiarissima, quasi candida, in contrasto con le tenebre in cui era immersa. La fissò, oramai iniziava quasi a dimenticare perché continuava ad andarci. Forse, non l’aveva mai saputo. Ogni volta posava lì davanti un semplice giglio bianco. Lui odiava i gigli, li aveva sempre odiati, eppure non poteva rinunciare a portarne ogni mese uno su quella tomba.
« Era un parente? »
Drew si voltò e vide accanto a sé un’anziana signora, i capelli ingrigiti ed il volto solcato da rughe, ma il sorriso ancora vivo e dolce. Sorrise a sua volta, sorpreso da se stesso.
« In un certo senso… Più che altro, mi sembra di aver perso una parte di me… »
« È normale, giovanotto, capita a tutti, quando perdono qualcuno che hanno a cuore… Dovevi volergli molto bene, vero? »
Drew scosse leggermente la testa bionda.
« Sì, gliene volevo… » sorrise. La gentile signora se ne andò, rigettandolo nella solitudine dei suoi pensieri; lasciandolo solo con la tomba di un uomo che tutti credevano morto: Andrew Wrath.
« Quando ti stancherai di portare fiori che odi sulla tomba di qualcuno che non ti riguarda, Drew? »
Una chioma scura, castana, e due occhi color nocciola spuntarono dalle tenebre alle sue spalle, ma lui non sussultò: sapeva che era lì dietro, lo stava aspettando.
« Sento che, in qualche modo, è un mio dovere farlo, Matt… »
Un sospiro, poi il ragazzo lo stringe a sé, cingendogli amorevolmente la vita da dietro, poggiando il gelido mento affusolato sulla sua spalla destra.
« Ma appartiene al tuo passato… Quando pensi che riuscirai a dimenticare, Drew? »
« Forse mai… » borbottò stizzito, liberandosi dalla stretta dell’altro e andandosene. Matt gettò uno sguardo quasi malinconico alla lapide, poi sospirò.

Dal primo istante in cui i suoi occhi di vampiro lo scorsero, non riuscì più a liberarsi dall’ossessione per la sua immagine: i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri come il cielo diurno che non poteva più vedere da tempo ormai immemore; tutto l’opposto suo, con i capelli castano scuro e gli occhi nocciola.
Matthew, non aveva problemi ad ammetterlo, aveva sempre peccato un po’ troppo di lussuria.
Fu per questo che, dopo averlo fissato e desiderato per un mese intero, cosa che, credetemi quando lo dico, non era da lui, decise infine di prenderselo. Lo avvicinò una notte di luna piena lo guardò negli occhi, dilatati dalla sorpresa, gli sfiorò una guancia con la punta dell’unghia dell’indice destro, scendendo lungo la mandibola, per poi posarsi sulle labbra. Sorrise, prima di mordergli il collo, di affondare i canini candidi nella sua giugulare. Il suo sangue era il migliore che avesse e mai avrebbe assaggiato, era diventato una droga dal primo sorso. Ignorò i mugolii di dolore della sua preda, o si sarebbe pentito della sua scelta: l’ultima cosa che voleva era fargli del male, che poteva farci? Lo voleva così tanto, eh sì…
Lo dissanguò finché fu possibile, poi si ferì a sua volta un polso, perché il ragazzo bevesse il suo sangue e la trasformazione in vampiro avvenisse. Quando ritrasse il polso, per evitare che bevesse troppo da star male, il suo biondino urlò; il suo cuore, se non fosse stato già fermo, avrebbe perso di certo un battito nel sentire tanto vividamente il suo dolore. Ma il procedimento era questo: per rinascere come vampiro, il suo corpo umano doveva morire.
Urlò per tutta la notte e ed il giorno seguente, durante il quale lo nascose in una stanza buia. Solo alla sera il suo nuovo compagno si riprese ed iniziò la sua vita da vampiro.
« Chi sei tu? Cosa mi è successo? Dove mi trovo? »
« Mi chiamo Matthew Lust, sono un vampiro. Ora lo sei anche tu. Sei a casa mia… »
« U..un vampiro? Io? »
« Sì »
« Tu mi ha trasformato in vampiro? »
« Sì »
« Perché?  »
L’atteso momento della verità. Matt si avvicinò al letto su cui sedeva il ragazzo e gli prese il viso tra le mani gelide.
« Perché ti amo… »

Matt sapeva, aveva sempre saputo, che quello era stato il modo sbagliato di dirglielo, di fare tutto. L’aveva solo allontanato da lui ancor più di quanto non lo fosse prima. Eppure, lui era così innamorato di quell’indeciso biondino dagli occhi azzurri, mai nella sua vita aveva avuto tanta pazienza per ottenere quel che voleva. Lui era abituato a giocare con le sue prede, uomini o donne che fossero, prima di dissanguarle a morte per soddisfare la fame della sua condizione di non morto.
Ma con Andrew… Sin da subito non aveva desiderato altro che lui, il suo corpo, ma non per una notte… per sempre.
Inutile dire che il biondino non era stato dello stesso suo avviso, e si era ben guardato dal concedere al compagno più di qualche occhiata furiosa.
Perché per quanto Matthew fosse affascinante e lui morisse dalla voglia di offrirgli senza indugio quanto chiedeva, non poteva: almeno finché, una notte, non avrebbe smesso di tornare su quella tomba.
Sulla sua tomba. La tomba dell’Andrew Wrath umano.




Konnichiwa, gente!
Immagino quello che vi starete chiedendo... Perché scrivo storie del genere, anziché andare a zappare la terra? Sì, avete ragione a porvi tali domande, ma beh... Vedete, quando l'ispirazione chiama... Mi necessita risponderle! Che ci posso fare? Eggià... ^^
Ma ciancio alle bande, che ne pensate della mia ultima follia? Una raccolta in chiave shonen-ai su una coppia di vampiri, i carissimi Drew e Matt, che saranno molto felici di prestarsi alle mie scelleratezze, nevvero vampirotti miei?
Andrew: No, no, assolutamente no! E' lei che è pazza, diteglielo voi, io volevo fare l'etero!!
Matthew: Ma il gay ti riesce bene comunque, e poi sei così carino... *sguardo da cucciolo malizioso*
Andrew: E poi mi fa lavorare con un maniaco pervertito! Fosse per loro io verrei ******* in ogni capitolo da quel...
Io: Zitto tu! Zitti entrambi!  Io non scrivo certe cose  e tu vergognati per averlo pensato!  Non volevo farlo, mi piaceva 'idea di un rapposto casto e puro, ma mi hai fatto arrabbiare, per cui...
Andrew: Cosa?!?! Nononononono, non volevo! Autrice, farò tutto ciò che vuoi, ma ti prego, la lemon yaoi nooooooo!! *lucciconi*
Io. Oh... come sei tenero!! Ok, ok, niente lemon... Non esultare o la faccio, bada a te e comportati bene! E tu *indica Matt* Sì, tu. Non me lo molestare, chiaro?!?!
Matthew: *china il capo sconsolato*

E dopo questo dialogo estemporaneo, ragazzi, passiamo a cose più serie.
Tipo il titolo ed i suoi riferimenti al testo.
Come avrete capito, la tomba di cui si parla nel capitolo è quella di Andrew, il nostro caro vampiro biondo. Ma non nel senso stretto del termine "sua". Considerato che è diventato vampiro contro la sua volontà, Drew è ancora parzialmente legato alla sua parte umana, e questo gli impedicse di "concedersi" a Matt ed al suo amore, probabilmente ricambiato. La tomba è solamente una lapide commemorativa, che lui stesso ha piantato per avere un punto del passato cui ancorarsi. Quindi è come se nella tomba ci fosse il suo io umano (io cui fa riferimento l'ultima frase: "La tomba dell'Andrew Wrath umano"). Poi c'è il giglio bianco: nonstante lui lo odi, è l'unico fiore che può portare al proprio io, come a rimarcare la purezza che la natura di vampiro gli ha sottratto (è una credenza comune quella che i vampiri siano impuri, fondamentalmente perché si nutrono di sangue umano).
Finiamo con i cognomi dei personaggi, che non sono scelti a caso:
"Lust", in inglese, significa "Lussuria": Matt è identificato, infatti, come la parte "erotica" della storia, quello che valuta più il piacere della carne di qualunque altro. All'inizio, era solo questo che cercava da Drew, ma col tempo è arrivato a trasformarlo perché accortosi di amarlo. Tuttavia, questo sentimento non ha mutato notevomente la sua natura di "erotomane".
"Wrath", invece, significa "Ira": Drew è la parte tranquilla, quella che tenta in ogni modo di conservare la propria purezza, anche se he sempre negato di possederla (questo giustifica la controversa scelta del giglio). L'ira è dovuta al mutamento forzato, all'imposozione di una natura nuova e lontana dalle sue ambizioni. Nutre profonda attrazione nei confronti del compagno, ma prova anche un profondo rancore, per questo spesso s'irrrita per poco e perde le staffe facilmente, pur mantenendo la propria compostezza. Ha una psicologia tormentata e spesso confusa, dovuta alla confusione che lui stesso prova per la situazione vissuta.

Beh, dopo aver sproloquiato per mezz'ora buona, vi lascio andare, miei cari lettori. Spero che i chiarimenti, sempre se così si possono chiamare, dato che temo di avevi solo procurato un forte mal di testa, siano serviti a qualcosa. Bene, spero tanto che vi piaccia, gente.
Che dite, un commentino me lo lasciate? ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 2
*** Stelle nella notte ***


2.Stelle nella notte
Stelle nella notte

Andrew era perennemente irritabile, e c’era anche da capirlo: diventare vampiri e scoprire di esserlo diventati per soddisfare i sogni erotici di un uomo, ammesso che di “uomo” poi si potesse parlare, non doveva certo essere tra le sue ambizioni. Matthew, dal canto suo, era frustrato: perché lo infastidiva terribilmente il fatto che Drew non capisse che il suo non era solo bisogno di sesso, ma vero amore. Dopotutto, il primo sapeva bene come saziarlo senza andare a tramutare lui in vampiro.
Eppure poteva, doveva capirlo: se non ci fosse riuscito non avrebbe fatto altro che allontanarlo definitivamente; e non poteva, né voleva permetterselo.
Lo osservava ogni notte cacciare sfogando la propria ira sulle vittime, donne graziose ma dei bassi fondi, lo osservava addentare i loro colli e succhiarne il sangue con foga, infastidendo contemporaneamente i loro copi morbidi prima che il rigor mortis li irrigidisse. E non poteva negare, almeno a se stesso, che quella visione lo turbasse ed eccitasse al contempo. Però il suo amato biondino sembrava più bisognoso d’una bella donna, che d’un freddo uomo, macchinò. Così si premurò di fargliene avere una speciale.

Doveva amarlo proprio tanto per arrivare a sedurre una nobildonna diciassettenne e trasformarla in vampiro, passando la notte e l’intero giorno lontano da lui. E lei era bella, doveva ammetterlo: Lady Cassandra Cupidité veniva da una famiglia di origini francesi –neanche a dirlo, dato il cognome- ed aveva capelli blu come la notte e occhi grigi come stelle lontane. Le piccole lentiggini che le tempestavano il volto le rendevano l’espressione ancor più infantile, dolce. Perfetta.
Quando la condusse con sé nell’appartamento che dividevano, Drew era sulla porta, ad aspettarlo con aria irritata. Come se fosse cosa insolita, di quei tempi. 
« Dove sei stato? »
« Perché dovrei dirtelo? Mica sei mia moglie… E comunque non sono affari che ti riguardano… »
« Mi riguardano eccome, invece! Perché quella… Quella è con te?!?! »
L’espressione isterica ed infastidita, il digrignare i denti nella perfetta imitazione di un ringhio sommesso fecero eccitare Matt; ma s’impose controllo.
« Quella, piccolo idiota, è per te. Visto che non vuoi me, ho pensato che almeno ti saresti goduto lei… » sibilò, prima di sparire nella notte, per sfamarsi.
« Per… per me? »
Cassandra lo fissò di sfuggita, prima di soppesare con occhi critici il mobilio dell’appartamento.
« Non dovete avere problemi di soldi… »
« Affatto. I nostri problemi sono ben altri… »
« Dovrò vivere con voi, esatto? Ebbene, sarò il tuo giocattolo, se tu mi lascerai usare i tuoi soldi… »
« È meschino… » osservò il ragazzo. Lei si strinse nelle spalle candide e morbide.
« Non m’interessa, cos’ho ancora di puro in questo corpo che uccide per vivere? I soldi… quelli, però, la felicità la emulano divinamente… » e stirò le labbra rosee e piene in un sorriso seducente. Ma nemmeno lontanamente paragonabile a quelli che gli riservava Matt. Quella donna iniziava già ad infastidirlo.
« E se io non volessi nulla da te? »
« Il tuo amico è in debito, con me. Lui dovrà farlo, e non ti conviene mettergli i bastoni tra le ruote, sai? Perché se non vuoi ritrovarti a girare per le strade come un povero barbone… Ti conviene stare al mio gioco… Io ho il suo coltello dalla parte del manico… »
« Ma lui mi ama, non lo farebbe mai… » però non ne era più tanto sicuro.
« È vero, ti ama. Ma quanto è facile illudere con delle bugie un uomo innamorato, tu lo sai? E la donna è un’abile tentatrice, non trovi? »
La sua risata si spanse nell’aria, suadente. E Drew ebbe i brividi: non voleva nulla da quella donna, voleva solo che Matt tornasse, cha magari la portasse via e tornassero ad essere soli, loro due, com’era sempre stato e come per sempre doveva essere.
Per la prima volta nella sua nuova vita da vampiro, Andrew volle che l’alba sorgesse, per non sentirsi più solo; per rivedere Matt ed assicurarsi che l’amava ancora.
E che così sarebbe stato sempre.



Konnichiwa, gente!
In onore del "misterioso Venerdì 13", eccovi uno speciale aggiornamento della mia raccolta!
In questo capito appare un personaggio odiosissimo, che però mi è piaciuto creare.
Il titolo fa riferimento all'aspetto di Cassandra, la notte ai capelli blu e le stelle agli occhi grigi. Ancora una volta, il suo cognome, "Cupidité", non è scelto a caso: in francese, stavolta, esso significa "Avidità", ed la caratteristica che sin da subito il personaggio dimostra d'avere.  Non temete, miei cari e care, prima o poi se ne andrà.
La frase finale può sembrara in antitesi col resto del capitolo, ed effettivamente ne ha tutte le ragioni; eppure, nella mia testolina, non lo era affatto. Essa risponde alle caratteristiche psicologice di Andrew, le cui uniche certezze, per ora, sono il suo passato umano e lo stesso Matt. Immaginare che Cassandra lo possa allontanare da una di queste, quella che è effettivamente più importante per lui, è come ferirlo. L'unico modo che vede per convincersi di non poter perdere la sua certezza è proprio sapere che Matthew lo ama e lo amerà sempre. Ovviamente il motivo non è solo questo, c'è anche il retroscena che ci rivela il bisogno che Drew ha di una figura affettiva nella sua nuova vita. L'unica valida che possa avere è di fatti proprio Matt, e per questo non può allontanarsi da lui ed ha paura che lui se ne vada. Ma tanto non l'ammetterà mai, perché, benchè sembri l'eastto contrario, il più orgoglioso dei due è proprio il caro biondino.
Ah, dimenticavo: Mi è stato fatto notare che Matthew e Andrew somigliano molto, rispettivamente, a Lestat e Louis, personaggi della saga "Cronache dei Vampiri" di Anne Rice. Per quanto possa essere vero, e sarebbe da ritenersi un complimento, visto che sono dei libri davvero bellissimi sui vampiri, non era mia intenione ispirarami a loro. Confesso, infatti, che non avrei mai pensato a loro, se non me l'avessero fatto notare. Tuttavia, per il poco che conosco i personaggi, io trovo che le loro personalità ed il loro rapportarsi sia comunque abbastanza discosto da quello dei personaggi della raccolta. Ma posso sempre sbagliarmi... ^^

Beh, che dire? Spero tanto che mi farete sapere cosa ne pensate, miei cari!
Un grazie a chi legge ed a chi vorrà recensire ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 3
*** La corsa di colui che sbaglia ***


3.La corsa di colui che sbaglia
La corsa di colui che sbaglia

Cassandra era diventata una presenza oramai familiare nelle loro vite, che non avevano fatto altro che allontanarsi ancor di più. I capelli blu raccolti in crocchie eleganti e gli abiti da nobildonna non facevano che testimoniare l’avidità di Cassandra, che spendeva e spandeva il denaro come meglio le aggradava. Andrew era infastidito, Matthew si limitava a sospirare, alzando le spalle come le la questione non dipendesse da lui. E questo non faceva che irritare maggiormente il biondo.
« Possibile che la cosa non ti disturbi?!?! »
« Sì può sapere che cosa fa mai per infastidirti tanto? »
« È come se violasse la n… mia intimità » si corresse. Non poteva dire la “nostra”, avrebbe significato cedere. E non voleva. O almeno, non ancora.
« Ma se non siamo mai a casa? »
« Ma sapere che lei è qui mi disturba… Lei mi disturba… Sei stato stupido a pensare che l’avrei apprezzato, come tuo solito hai agito senza pensare… »
Matt chinò il capo, afflitto.
« Scusami, volevo solo renderti felice… »
Drew sbuffò, seccato.
« Sei uno stupido… » sibilò, poi uscì nella notte, lasciandolo solo nell’appartamento.
Matthew sospirò: se solo quel piccolo egoista avesse capito quanto quella decisione gli fosse costata… L’idea di perderlo l’aveva, se fosse stato possibile, quasi ucciso. Dopo aver vampirizzato Cassandra si era sentito vecchio; vecchio e stanco, come se la sua eterna vita fosse infine giunta ad un ipotetico termine. Eppure, nella sua stupida ingenuità da innamorato, aveva creduto di far per Drew qualcosa di buono. Inutile ribadire quanto, per l’ennesima volta, avesse solamente sbagliato clamorosamente.
Chiuse gli occhi, affinò l’udito: i passi leggeri e quasi impercettibili del suo biondino risuonavano come un’eco lontana, oramai, anche al suo finissimo orecchio da vampiro.
Osservò distratto la porta: quante volte aveva permesso ad Andrew di varcarla senza dirgli nulla o seguirlo, sperando soltanto che tornasse prima dell’alba? Non sarebbe riuscito ad addormentarsi senza sapere che lui era al sicuro.
E ogni volta, ogni singola volta che quella porta era stata riaperta da colui che amava, il suo cuore ormai fermo aveva ripreso un ipotetico battito, e sul suo viso cereo s’era aperto un sorriso di serena ma spenta gioia.
Errori, su errori, su errori… Quanti avrebbe dovuto commetterne ancora, prima di accorgersi cosa c’era da correggere?
E fu proprio quella volta, che capì: uscì di fretta dall’appartamento, precipitandosi giù dalle scale, ritrovandosi nelle strade gelide quanto la sua stessa pelle, alla disperata ricerca di colui che, da tempo, ormai, era la sua ragione di vita.
Perché questa volta non l’avrebbe lasciato andare.
Corse, corse per vie anonime e pregne dell’odore schifoso di paura, sesso e morte. Ma lui non era lì.
Corse, corse tra le case dell’alta società, tirate a lucido e splendenti come diamanti incastonati in un collier di vetri colorati traslucidi. Ma lui non era neppure lì.
Corse, corse verso il parco cittadino, l’unico luogo dove la vita potesse sentirsi scorrere nei fiumiciattoli, sentirsi vagare pigra nell’aria, con i profumi stuzzicanti dei fiori migliori che Madre Natura, o chi per ella, avesse concepito per l’olfatto dell’uomo.
E lui era lì, tra l’erba, che fissava le stelle. Sorrise.
Lo avvicinò in silenzio, si portò alle sue spalle, si chinò e lo strinse a sé, possessivo, poggiando il viso sulla sua spalla destra. Drew sorrise.
« Ce ne hai messo di tempo, scemo… »
Matt si staccò, sorpreso, e il biondino si voltò a fissarlo, con un sorriso che il moro non gli aveva mai visto.
« Cosa vuoi dire con questo? » chiese, scettico. Andrew, per la prima volta nella sua nuova “vita”, rise: sì, rise con tutto il cuore che oramai non batteva più.
« Ogni volta che venivo qui non facevo che sperare che tu mi raggiungessi e mi abbracciassi, che mi dicessi qualsiasi cosa. Matt, ho bisogno di sapere che sono tuo, che ti appartiene ogni fibra del mio corpo. Ti prego, Matt, ripetimelo ogni volta che puoi… »
Il moro sorrise e lo strinse ancora, facendogli poggiare il volto contro il petto.
« Ogni volta che tu vorrai, Drew, io sarò qui, o dovunque tu preferisca, per te, e solo per te. Se tu vuoi essere mio davvero, sappi che io sono tuo dal primo istante in cui ti ho visto. Ti amo, mio piccolo idiota… » sorrise, e gli prese il volto tra le mani, senza però avvicinarlo al proprio: solo così, per fissare quegli occhi azzurri.
« Matt… mi lasceresti mai? »
« Forse, cosa ne posso sapere? Sei proprio un piccolo idiota… »
« Un idiota che ti piace… »
« Sì, è vero. Mi piace molto… »
« E tu sei un egoista, pazzo, maniaco, pervertito, malato di sesso, possessivo, … »
« Vacci piano, bellezza… » ridacchiò « Io ne ho elencato solo uno dei tuoi, di difetti… »
« Ok, ok… sei un egocentrico pervertito… »
« Vero. Ma un egocentrico pervertito che ti piace… »
« Non contarci troppo… » sorrise. Non era mai stato così bene come in quel momento in sua compagnia.
Forse, dopotutto… Sì, avrebbe anche potuto amarlo.
Ma una cosa era certa: Matt doveva darsi un bel daffare, per convincerlo.
Oh sì, gli avrebbe richiesto un corteggiamento in piena regola, parola di Andrew Wrath.



Konnichiwa, gente!
Sapete che trovo esilarate trovare titoli per le mie storie? Buahahahahahah, davvero mi piace troppo!! ^^
Ma ciancio alle bande, gente! Allora, che ne pensate di questo capitolo? Mm... Ho capito, un po' OOC? Dite? Mm...
Sì, potreste avere ragione... Eppure la spiagzione pronta per screditarvi c'è anche stavolta! Buahahahah!! ^^
Ehm, ehm, dicevamo: Dunque, anche se qui Drew può sembrare OOC, non lo è affatto. Come saprà chi ha letto lo scorso capitolo, il nostro bel biondino è fortemente legato a quel pervertito di Matt, e lui e la sua tomba sono tutto ciò che lo lega al passato, e, al contmepo, al suo presente, in quanto sono la fine della vita da umano e l'inizio di quella da vampiro. E il nostro adorabile Drew è sempre stato affascinato ed attratto fisicamente da Matt (e come dargli torto? ^^), e sebbene infine ammetta di essersene innamorato, come ripicca per tutto quel che gli ha combinato, pretenderà da lui un vero e proprio corteggiamento. Ad alcuni elementi di questa parte della loro storia saranno dedicati alcuni capitoli successivi, ma non molti, a dire la verità (è più importante il capitolo in cui ci si libera della iena... Cioè, di Cassandra! ^^).
Bene, che altro aggiungere? Grazie davvero a chi legge ed a chi recensisce, mi fa semre piacere sapere che viene apprezzato cioò che l'ispirazione mi detta... ^^
Grazie a tutti, un bacio ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 4
*** Processo alla mente di uno stolto ***


4.Processo alla mente di uno stolto
Processo alla mente di uno stolto

Matthew seguitava ad osservare i movimenti fluidi di Andrew con espressione assorta, quasi quei semplici gesti fossero del tutto nuovi per lui.
« Si può sapere perché mi fissi a quel modo? » gli domandò l’altro, irritato. Il moro sorrise.
« Mi piace osservarti, ti secca? »
« Sì » fu la laconica risposta. Sbuffò.
« Mi spiegherai, prima o poi, cosa vuoi che faccia per… sedurti? »
« Innanzi tutto, devi smetterla con le tue frasi sibilline e maliziose da pervertito quale peraltro sei. Mi infastidiscono. »
« Scusa, mon chère... »
« E smettila anche col francese. Non lo sopporto, mi ricorda quella iena… » sibilò, accompagnando l’ultima parola ad uno schiocco della lingua. Matt sorrise, sistemandosi meglio sul materasso, distendendosi sullo stomaco e reggendosi il volto con i palmi.
« Sorry, dear…» riprovò.
« Neppure l’inglese mi piace, smettila… »
Sbuffò: certo che il suo biondino era proprio noioso.
« Gomen nasai… »
Stavolta Drew si voltò a guardarlo, sorpreso.
« Cos’hai detto? »
Ghignò, malizioso.
« Come sarebbe, non sai il giapponese? »
Drew ringhiò sommessamente.
« Per chi mi hai perso, pervertito idiota? »
« Ti stancherai mai di insultarmi, Drew? »
Fu il suo turno di ghignare malizioso.
« Jamais, mon petit chou… »
Le pupille di Matt si dilatarono dallo stupore.
« Tu… Hai detto che odi il francese! »
Per la prima volta da parecchio tempo, il suo biondino rise, sinceramente divertito.
« Quando imparerai che non devi darmi mai troppo ascolto, brutto scemo? » e gli colpì affettuosamente il naso con un dito.
« La smetti di insultarmi, piccolo idiota? »
« Sei così divertente… »
« Tu non lo sei per niente… »
« Ma tu sei perverso… »
« Ah sì? E cosa vorresti fare, un processo alla mia malata psiche? » ridacchiò.
« Mm, perché no? Un processo alla mente di un idiota… »
Matt s’imbronciò e Drew rise ancora: oramai non serviva più nasconderlo, amava Matt con tutto se stesso ed andava bene così, non era mai stato così bene da quando aveva realizzato quanto quella presenza contasse nella sua “vita”. Ed era bello, meraviglioso, nella sua semplicità, quel condividere le piccole cose, quel punzecchiarsi e sorridersi in quel modo così naturale e spontaneo da apparire quasi estraneo alla loro natura vampiresca. E anche se probabilmente non l’avrebbe mai ammesso, Andrew non avrebbe più potuto rinunciarvi. E, in fondo a quell’anima che Matt gli aveva rubato con il suo morso, sperava che non dovesse accadere mai.
« E va bene, da dove vorresti cominciare, avvocato? » lo punzecchiò il moro, divertito.
« Dalle tue numerose perversioni sessuali, per esempio… Confessa, quanti sogni erotici hai fatto su di me? »
« Onestamente? »
« Sì »
« Incalcolabili… »
« Visto che avevo ragione? Porco… » però sorrideva ancora.
« L’hai già detto, ti ripeti? »
« Scemo. Allora dimmi, quante cazzate hai fatto nella tua vita? »
« Ah, beh… Tantissime… »
« Immaginavo… Rimpianti? »
« Uno solo »
« Quale? »
« Non averti detto subito la verità prima di trasformarti. Avrei dovuto aspettare… »
« Sì, avresti dovuto… »
« Ma sai? È la cazzata migliore che abbia mai fatto in vita mia… »
Sorrise, Matthew Lust, perché quel piccolo idiota biondo gli aveva mandato il cervello completamente in tilt. E sebbene rimanesse il maniaco di sempre, non poteva negare che alcune cose fossero cambiate, da quando lui era nella sua… beh, diciamo “vita”: quel vampiro impestato, cocciuto e insolente, era oramai ciò che più contava per lui, non avrebbe potuto rinunciarvi. E questo, per uno di nome “Lust”… beh, direi che vuol dire molto, non siete d’accordo?



Konnichiwa, gente!
Ah, quanto adoro Matthew, il mio piccolo malizioso e pervertito vampiro! Ihih, come lo adoro... ^^
Ma mi sa che sta traviando un po' Drew... Voi che ne dite? ^^
Dai, dai, apriamo le votazioni: chi preferite tra Drew e Matt? Ricordate che in questo capitolo è venuta fuori la vera natura di entrambi... ^^
Mi aspetto le votazioni, eh? E anche Matt, visto che è pure narcisista... ^^
Ma ora passiamo a cose serie.
Confesso che il titolo mi piace davvero, "Processo alla mente di uno stolto" mi ispirava un sacco... Effettivamente non sapevo neppure come impostare il capitolo in riferimento al titolo, ma scrivendo è venuta fuori questa roba. Non è certo uno dei migliori, ma a me non dispiace (finalmente Drew ha ammesso, almeno a se stesso, che è innamorato di Matt! Ma l'avevano capito anche i muri... ^^)
Immaginavo la scena a cui si riferisce il titolo come qualcosa del tipo il crevello di Matt sul banco dei testimoni e Drew in giacca e cravatta che lo interroga (ovvio che il cervellino risponda con malizia e doppisensi, o non sarebbe di Matt... ^^), e la cosa mi divertiva un sacco. "...alla mente di uno stolto" in quanto il nostro biondino lo definisce ripetutamente idiota o scemo. Converrete con me nel dire che "Processo alla mente di un idiota" non fa lo stesso effetto, nevvero? ^^
Ma certo che no...
Sapete, per il prossimo capitolo ho già qualche bella ideuzza... Uhuhuh... ^^ Vedrete... ^^
Spero che questo non abbia deluso le aspettative...
Grazie a chi legge ed a chi recensisce.
Un bacio! ^^
P.S.: Ricordatevi di votare per Drew o per Matt! ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 5
*** Alla memoria di un immorale ***


5.Alla memoria di un immorale
Alla memoria di un immorale

Leggeva beato, Matthew Lust, quella notte, incurante, o forse compiaciuto, degli sguardi che il suo oramai compagno gli lanciava, quando credeva di non esser visto.
Andrew Wrath aveva ripetuto ogni sera, a voce più o meno alta, che il moro fosse solo un maniaco pervertito, ossessionato da sesso e quant’altro. Eppure, dacché le cose tra loro s’erano, per così dire, chiarite, non gli aveva rivolto più alcuna delle improponibili avances, dalle più innocenti alle più ardite ed inimmaginabili, con le quali, invece, si divertiva ad assoggettarlo in alcune occasioni passate.
Fissava il suo castano compagno, nella segreta speranza che, quella sera, decidesse di cambiare le carte sul tavolo. E, perché no, che chiedesse a lui di giocare insieme. Non gli sarebbe neppure spiaciuto tanto.
Ma quello seguitava a leggere il suo bel libro con la sua aria serena ed impassibile alle distrazioni circostanti, presumibilmente ignaro delle attenzioni dell’altro, che, per contro, avrebbe tanto prediletto che lui lo considerasse almeno un po’.
« Cosa c’è di tanto interessante in quel libro? » domandò, con finto interesse. Matt voltò una pagina, placido, prima di rispondergli distrattamente.
« Nulla di che, è solo un libro… »
Drew sbuffò.
« Eppure sembra assorbirti così tanto… Volevo solo… sentirmi partecipe… » soffiò, maligno. Il moro, nascosto dal tomo, sogghignò.
« Davvero? »
« Sì. Perché mi stai ignorando, e mi dà fastidio… »
« Davvero? »
« Quanto sei stronzo da uno a dieci? »
« Mi hanno sempre detto quindici… » ridacchiò.
« Sì? Beh, minimizzavano… » brontolò l’altro. A quel commento, il vampiro non poté non pensare che il suo biondino somigliasse spaventosamente ad una fidanzata in preda ad una crisi ormonale, tipica della fase premestruale.
« Di’ un po’, ma hai le tue cose? »
« Appunto… Stronzo… » sibilò Drew, mentre Matt ridacchiava, sfogliando un’altra pagina.
« Via, tu te la prendi troppo… »
« Tu non mi consideri »
Sbuffò, richiudendo il libro con un colpo secco, per studiarne con curiosità la copertina nera. Sorrise.
« Ebbene? Ora che mi hai fatto interrompere la lettura, cosa ti aspetteresti? » chiese, malizioso e retorico: lui, cosa volesse Andrew, lo sapeva già.
« Non mi hai mai dato un bacio. Un semplice bacio… »
« Non ti facevo così romantico, mon chère… » ridacchiò.
« E io non ti facevo così scemo. Dai, non ci parliamo, quasi… Almeno… per una notte… »
« Per tutte le notti che vuoi… »
« Il solito porco! »
« Drew, se potessi vedere la tua faccia in questo esatto momento come la vedo io… Non hai la minima idea di cosa ti faresti… »
Rabbrividì, ma non sapeva neppur lui per cosa.
« Sì, mi prenderei a schiaffi… »
Sorrise malizioso, il moro, alzandosi in piedi ed avvicinandosi al suo biondino, fino ad essergli dinnanzi, i volti ad un soffio l’uno dall’altro…
« Io non credo… »
L’espressione spavalda sul volto lasciò il posto ad un’aria imbarazzata e le gote pallide acquistarono un poco di colore.
« Che vuoi fare? »
« Prima mi provochi ed ora… ti tiri indietro? Eh no, mon chère, ora si fa come dico io… » sorrise suadente, avvicinandosi ancora, fino a sentire l’odore della pelle di Drew, fino a sentire la sua paura mista ad eccitazione. Stirò le labbra in un ghigno mefistofelico, prima di soffocarlo sulle labbra dell’altro, che, come in preda ad una strana, ma tutt’altro che spiacevole, follia, gli gettò le braccia al collo, rispondendo con ardore al contatto e stringendosi al moro.
Matt, da parte sua, ne fu felice e strinse la presa sui fianchi dell’altro.
Quanto può durare il bacio di un vampiro, che respiro non ne ha?
Forse per sempre, e a loro non sarebbe dispiaciuto.
« Ti ci voleva tanto, per deciderti a farlo, razza di scemo? » sorrise Drew, guardandolo negli occhi, scintillanti d’una malizia quasi infantile, da bambino tutto assorbito dalla sua marachella migliore.
« Non volevo… importunare la tua purezza, mon chère… »
Matthew aveva quel modo di cadenzare gli accenti sulle parole, in particolare quelle francesi, che seduceva l’udito dal primo ascolto. E i brividi che percorrevano la spina dorsale del biondino ogni volta che l’altro gli sussurrava all’orecchio, con i toni più disparati, “mon chère”, erano una scarica di pura ed eccitante adrenalina, che gli mandava il sangue, ribollente d’un calore ipotetico, al cervello. E, doveva ammetterlo, alle volte, anche da altre parti.
Le gelide mani del castano si mossero abili sulla sua schiena, provocando nient’altro che leggeri fruscii sulla stoffa, fino a posizionarsi in modo che, lasciando scivolare le gambe, i loro corpi si sarebbero esibiti in un casqué degno del miglior danzatore di tango.
Drew sussultò, fissando in soggezione le iridi malandrine e sorridenti del vampiro che lo stringeva così tra le braccia.
« Che stai facendo? »
« Non l’indovini, mon chère? Ti faccio fare un casqué! »
Il biondo rise.
« L’avevo capito, scemo… Ma perché? »
« Perché? Mm… Diciamo così: tu mi hai privato della lucidità dal primo istante, e questo lo sai già, ma… quello che non sai è che, per te, io voglio smettere di essere il “maniaco, pervertito, dongiovanni, eccetera” che sono sempre stato… »
« Wow, devo considerarmi onorato da tutto questo, mon amour... »
« Lascia il francese a chi sa farne buon uso, piccolo idiota… Andrew Wrath, qui e ora, rispondi alla mia domanda: Saresti disposto ad accettare di essere l’unico centro delle mie perversioni? »
Andrew lo fissò, un po’ basito, poi rise, con tutto quel cuore che, oramai, non batteva più.
« Matthew Lust, è la dichiarazione d’amore più bizzarra che mi sia mai stata fatta… »
« Perché, te ne hanno mai fatte altre? »
« Beh, no… »
« Allora non criticare e rispondi… »
« L’ho sempre detto che sei scemo… Certo che sì! » e sorridendo, cercò le labbra dell’altro, per suggellare con un bacio quella promessa.
« Allora dimmi… Mi concedi quest’ultimo ballo? »
« Ultimo ballo? E perché? »
Fu Matt, stavolta, a sorridere.
« Come “perché”? Un ultimo ballo alla memoria di un immorale! »
E come avrebbe potuto, Drew, dire di no, a quella proposta?



Konnichiwa, gente!
Vi dirò, questo è, finora, il mio capitolo preferito: la "dichiarazione" di Matthew è il pezzo che prediligo, perché caratterizza in una sola frase lui stesso: ciò che sente per Andrew, da ogni punto di vista (cioè, non solo gli piacerebbe scoparselo, ma lo ama davvero... ), ed il suo modo di affrontare la "vita", cioè la condizione di vampiro.
Per quanto riguanda il titolo, stavolta ho voluto giocare sulla somiglianza dei suoni delle parole "morale" e "mortale": "Alla memoria di un IMMORTALE", sarebbe risultato un paradosso, in quanto un immortale non può morire e non se ne può avere memoria ("Alla memoria di.."si riferisce a qualcosa che viene a mancare, sia fisicamente che non), e da qui invece l'aggettivo IMMORALE, simile nel suono, ma che caratterizza decisamente meglio Matthew e la sua scelta.
Ho una mente estremamente contorta, lo so, ma non posso farci niente... ^^
Dai recenti sondaggi, è stato appurato che il preferito è Matt, con mia e sua grande gioia. ^^
E ora, la prossima domanda (credevate davvero che vi lasciassi andare così? Tsk, illusi... ^^): Sì, questa è una domanda attesa, so che volevate che la ponessi dal secondo capitolo! Ed ora, eccola qua: dunque, in che modo preferite che muoia Lady Cassandra Cupidité? In modo rapido o... *ghigno malvagio* LENTO E DOLOROSO? (E' una domanda stupida,  sai già le risposte... Nd Les)(Sì, ma i sondaggi sono divertenti Nda) Oppure preferite che si salvi ma si levi dai piedi? (Ecco, mi sembra più ragionevale... per il resto del mondo, mica per te... Nd Les)(E certo, Cassandra deve MORIRE! Nda)(Ma l'hai creata tu! Nd Les)(Sì, ma solo per ucciderla alla fine... Nda)
Indipendentemente dai risultati, quel capitolo sarà lo "special", vale a dire l'ultimo della raccolta. Fatemi sapere! ^^
Oh, e naturalmente non dimenticate di scrivermi se vi è piaciuto il capitolo... ^^
Grazie a chi legge soltanto e a chi ha il buon cuore di recensire. ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 6
*** Fiamme di ghiaccio ***


6.Etimologia d'un'anima 'brava'
Fiamme di ghiaccio

Dacché per Matt la presenza di Drew s’era resa intima ad un livello più fisico, era come nata in lui una nuova baldanza, creduta perduta, che era stata tipica di quelli che si potrebbero chiamare i suoi “anni migliori”, quelli in cui i suoi occhi nocciola ed i suoi sorrisi accattivanti irretivano le grazie di piacenti damigelle di buona famiglia, esaltandole con piaceri carnali prima di succhiarne la scarlatta linfa vitale. E quell’intraprendenza, evidente nei gesti e nel parlare, al biondino non dispiaceva affatto.
« Sei davvero… bravo… » lo lodava, in un attimo di futile respiro tra un bacio ed un altro.
« Anni di esperienza vogliono dire, mio piccolo idiota… »

Una notte, una di quelle che si prendevano “di riposo” nell’arco del mese, Drew si rivolse al compagno:
« Matt, lo sapevi che “bravo” deriva dal latino? »
Il castano non smise di leggere il suo tomo sulla cultura esoterica d’oltreoceano. Sfogliò placidamente una pagina.
« Sì? »
« Sì, precisamente dal latino pravus, aggettivo di prima classe, che, all’epoca, significava… Sai cosa? »
« Cosa? » chiese, distratto.
« Depravato » ridacchiò il biondino.
« Depravato… » ripeté, distratto, voltando un’altra pagina « Interessante… »
Drew era deluso, doveva ammetterlo: si aspettava tutt’altra reazione dall’altro…
« Non hai altro da dire? Mi pare di averti appena insultato… » bofonchiò, infastidito, accomodandosi sulla poltrona sistemata a lato sinistro del divano. Il castano sorrise, affabile.
« Hai un modo davvero insolito e poco approfondito di apprendere le nozioni, mon chère… »
« Che vorresti dire?!?! »
« Nulla di che… » iniziò, sfogliando pigramente un’altra pagina « solo che non hai letto tutta la storia dell’etimologia di quella parola, o non avresti fatto questo collegamento, tra l’altro giustificato… »
Drew si sentì punto sull’orgoglio; ed era, se non tutto, buona parte, per lui.
« Ah, mi stai praticamente dicendo che sono un superficiale?!?! »
« Mai detto nulla di simile, né mai potrei dirlo… » contestò Matt, serafico « ma si può dire che, in questa occasione, tu abbia trascurato un po’ di dettagli… Non che abbiano importanza, ma la tua frecciatina sarebbe stata perfetta, se li avessi considerati… »
Il biondino s’alzò dalla sedia ed uscì dall’appartamento sbattendo la porta, irato.
Il vampiro sospirò, scosse elegantemente la testa e sorrise: non poteva non ringraziare, seppure solo mentalmente, il giorno in cui s’era invaghito a tal segno di quel piccolo idiota iracondo e suscettibile…

Andrew non era andato nel solito parco, quella notte, dando per scontato che, dopo dieci minuti dalla sua sfuriata silenziosa, il castano sarebbe uscito per cercarlo.
Sia chiaro, voleva che lo trovasse; solo, era stimolato dall’idea di rendergli le cose un po’ più complesse. Voleva giocare sulla natura lussuriosa del compagno e sul suo bisogno insopportabile di stringerlo a sé, di sapere in ogni singolo istante che non si sarebbe allontanato da lui per alcuna ragione. Era quasi appagante la sensazione di poter manipolare quel depravato a suo piacimento. E questo, non faceva che rendere il gioco più eccitante.
I dettagli di quel piano erano semplicemente perfetti, nulla era fuori posto, in alcuno dei suoi calcoli mentali, ripetuti all’infinito per accertarsi della loro più assoluta perfezione.
Uno solo era stato l’errore di Andrew: aveva sottovalutato il suo “avversario”. E l’ascendente che egli aveva su di lui.
« Un giorno mi spigherai perché ti inventi tutte queste… cose per cercare di ingannarmi, mon chère? »
Il sorriso affabile del castano fece stizzire il biondino, che voltò ostinatamente il capo dall’altro lato.
« Non sono affari che ti riguardano. E comunque, scemo, è perché volevo stare da solo… »
Matt si chinò dietro di lui e lo strinse, poggiando il capo sulla sua spalla, stuzzicando con i canini affiliati la pelle candida del collo, sentendolo fremere.
« Ma davvero, mon chère? Se è così, bastava dirlo… Ora sono qui, ho disturbato la tua solitudine… Me ne vado… » gli sussurrò all’orecchiò, con quell’alito gelido all’odore di sangue, che in maniere sconosciute riusciva a generare in lui un calore creduto scordato.
E Matt s’alzò, sciogliendo l’abbraccio, e subito una gelida solitudine lo pervase: nel freddo della sua dannazione di vampiro, quell’egocentrico pervertito era il suo unico calore; certo non fisico, anche se in certi momenti passati con lui gli pareva di sentire il corpo andare in fiamme per l’eccitazione, ma indubbiamente un calore spirituale, un calore umano che, però, nessun umano sarebbe stato in grado di fornirgli come lui.
Matthew Lust, non poteva negarlo, era la sua unica ed insostituibile fonte di calore. Di ogni, calore.
Lo trattenne per un polso, guadagnandoci un’occhiata divertita.
« Ti serve qualcosa, Drew? »
« Sì… mi servite tu ed il tuo calore… » e se l’attirò contro, stringendolo a sé. E per la prima volta, il castano non sentì nulla più che casto amore, in quella stretta: nulla più che una forma di ipotetico ed affettuoso… calore.



Konnichiwa, gente!
Sorpresa sorpresa, ho cambiato il titolo! Muahahahah!! E questo mi piace di più.
Ma bando alle ciance, che di cose da dire ce ne sono un po'.
Iniziamo, come sempre, dal titolo: stavolta ho giocato con il "calore" cui fa riferimento Drew nell'ultima parte, che altro non è che quella "presunta" forma di calore scatenata dai sentimenti più forti ed intensi; Avete presente il detto "Mi scalda il cuore"? Ecco, mi riferisco a cose del genere.
Le "fiamme" del titolo, oltre che il calore come fine a sè, potrebbero essere interpretate come "fiamme di passione", quelle che, come ammette lo stesso Drew, li colgono in certi momenti. Potete interpretarla come volete, non fa differenza; questione di sfumature.
"Di ghiaccio", invece, perché pare che i vampiri, in quanto non-morti, abbiano temperatura corporea molto bassa. (Cosa probabile, visto che il calore corporeo è originato dalla circolazione sanguigna e dal battito cardiaco, tradizionalmente inesistente nei vampiri).

L'etimologia dell'aggettivo "bravo" parzialmente citata da Drew è corretta, ma come lo stesso Matt fa notare, lo è solo in parte: "bravo", deriva dall'aggettivo latino "pravus, a, um", di prima classe, ed ha significato di "depravato", ma con connotazione totalmente diversa da quella odierna.
Un "depravato" era un "coraggioso", un "cuor di leone", considerate come virtù. Lo stesso Manzoni, ne "I Promessi Sposi", lo userà per gli aiutanti cattivi, "coraggiosi", capaci di uccidere a sangue freddo, anche se qui la connotazione è negativa. Col tempo ha per noi nuovamente assunto la connotazione positiva di "virtuoso", da cui si considera "bravo" come un complimento.
Sono grata alla professoressa di Lettere che, spiegandoci questa "cosa", mi ha dato l'ispirazione per il capitolo.

Bene, spero di non aver dimenticato nulla, nel caso chiedete pure.
Che ne pensate di questo capitolo? Mi auguro vi sia piaciuto. Ah, il titolo "originale", per così dire, era "Etimologia d'un'anima 'brava' ". Quello che ho scelto alla fine è meglio, vero? ^^
Fatemi sapare.
Grazie a tutti, appuntamento a venerdì prossimo! ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 7
*** Ideali di un sognatore insonne ***


7.Ideali di un sognatore insonne
Ideali di un sognatore insonne

Drew aveva la testa poggiata al petto di Matt, quasi in ascolto del battito del suo cuore, un cuore che non batteva più da troppo tempo.
Gli piaceva quella posizione, soprattutto in certe circostanze.
Tipo, dopo qualche oretta di sesso sfrenato. Il lato buono dell’essere vampiri, era che non si sentiva la stanchezza.
« Matt? »
« Mm? »
« Quando eri umano… Avevi degli ideali? Dei sogni? »
Matt guardò il compagno; o meglio, guardò i suoi capelli biondi, alzando appena la testa: non voleva muoversi da quella posizione.
« Dei sogni? Beh, sì, suppongo di sì… »
« Quali? Ti va di raccontarmeli? »
« Come mai tanta curiosità così, all’improvviso? » dal tono si intuiva che sorrideva.
« Non posso voler sapere qualcosa del tuo passato? »
« Ma certo, solo che… Mi era parso innaturale da parte tua, ecco tutto… »
Drew sbuffò, accoccolandosi meglio sul petto del castano, strusciando la guancia contro i pettorali.
« Beh, quando ero un umano sognavo di portare il bene in tutto il mondo. Mi sembra di ricordare che, da bambino, sarei voluto diventare medico, per salvare vite umane… Non trovi che sia buffa, la vita, alle volte, Drew? » e liberò una risata amara.
« Avresti voluto… salvare delle vite? »
Matt annuì. Drew si girò, sistemandosi a pancia in giù sul letto, poggiando il mento sul petto del castano  e fissandolo negli occhi.
« Quindi, da umano, eri molto diverso da come sei ora… » osservò, tracciando sulla pelle gelida cerchi invisibili con l’unghia dell’indice. Matt fece spallucce.
« Sì, quando ero umano credevo che… Credevo che gli umani meritassero tutti una possibilità, che valesse sempre la pena cercare di aiutarli… Ero proprio ingenuo, non credi? »
Il biondino scosse la testa.
« Affatto, Matt. Quello era… era il tuo sogno, quello in cui credevi. E ciò in cui crediamo non è mai stupido… » sorrise.
« Tu credi? »
« Certo, altrimenti dovrei pensare che tu e i sentimenti che provo per te siate stupidi. Io credo in questo, Matt… devo forse pensare che sia un sogno da ingenui? »
Il castano tacque e Drew domandò ancora:
« Come e perché sei diventato vampiro? »
« Stanotte siamo curiosi, eh? » sorrise, in parte felice per quelle richieste, anche se significavano rivangare momenti dolorosi: era felice di avere finalmente qualcosa da dividere col biondino.
« Beh, in realtà mi accadde quel che accadde a te: un vecchio vampiro mi trasformò perché, diceva, s’era innamorato di me e mi voleva al suo fianco.
Bugie, tutte bugie. Non fece come ho fatto io, Drew, per nulla: ovviamente io lo rifiutai ma lui non aveva voglia di aspettare, sai? E così… »
« No, non dirmi che… »
« Invece è esatto, purtroppo: mi violentò per tutta la notte. E per molte di quelle a seguire. Ogni notte per più di due anni… »
Drew era sconvolto: la totale inespressività di viso e voce dell’altro erano inquietanti. Sospirò e, suo malgrado, proseguì.
« Dopo quel periodo riuscii a sfuggirgli e arrivai qui. In quegli anni avevo sviluppato una malsana attrazione per l’atto sessuale in sé, per le sue molteplici sfumature e per le emozioni che suscitava. Ma non volevo nulla di serio, solo avventure. Quelle scopate di una notte che il tuo arrivo ha completamente abolito… » sorrise.
« Me ne sento onorato, signor Lust… » ridacchiò Andrew. « Ti prego, va’ avanti… »
« Ogni notte c’era un uomo diverso: via, una botta di sesso e poi il suo sangue. Quando gli uomini smisero di suscitare la mia curiosità, mi avventurai sulle donne, scoprendo quanto fosse infinitamente più facile sedurle e quanto più piacere riuscissero a donare: decisamente le donne mi appagavano di più… »
Drew era irritato, ma il castano sorrise.
« Ma non ti preoccupare, tu sei mille volte meglio di ogni donna… Ma andiamo con ordine…
« A volte mi era capitato di pensare ad intraprendere una storia seria con una di quelle donne, di costruirmi una “famiglia”. Ma alla fine nessuna di quelle mi sembrava adatta. Girai e vissi in quel modo per oltre trent’anni, poi incontrai un irritabile biondino incredibilmente affascinante… » gli diede un colpetto leggero sulla punta del naso e Drew sorrise.
« Un biondino che mi ha fatto perdere la testa, poi me l’ha fatta ritrovare e l’ha rimessa al posto giusto. Tu sei la prima persona con cui ho sognato davvero una famiglia, un… futuro, in qualche modo. Tu sei la prima persona, ammesso che di persone si possa parlare, con cui non ho mai voluto avere solo una storia di sesso… No, da te volevo sesso… e molto, molto di più… » sorrise, affabile, imitato dal biondino.
« E sentiamo, cosa vorresti esattamente da me? »
« Oltre a quello di poco fa? » domandò, malizioso « Beh, nulla che già non abbia: la tua fiducia, il tuo rispetto, la tua stima, la tua lealtà… Ma, soprattutto… Il tuo amore. Perché tu… Mi ami, no? »
Andrew Wrath rise di gusto.
« Mm… forse sì, forse no… Non lo so! »
Matt si drizzò di colpo.
« Matt, che accidenti… »
« Ah, non lo sai, eh? » lo guardò ghignando.
« Matt, cos… Ahahahahahah, no, ti supplico, il solleahahahah, il solletico no! Ahahahahahahahah! » rideva come un matto, il biondino, mentre il suo compagno lo torturava, dopo essersi portato sopra di lui.
« Se lo ammetti la smetto… »
« Ok, ahahah, ok, ahahah, l’ammetto… »
Matt si fermò.
« Ma prima tu »
« Io ti amo, piccolo idiota »
Sorrise.
« E allora ti amo anch’io, mio sognatore insonne! »



Konnichiwa, gente!
Ed eccolo, l'avete atteso, l'avete desiderato, e finalmente ecco per voi... Il passato da vampiro di Matthew! Contenti? Immagino...
Personalmente, anche perché ho una grande ammirazione per Matt, non ho potuto fare a meno di immaginare un bambino con sogni normali. Tra l'altro, ho pensato che non si allontani neppure molto dal profilo del personaggio: Matt rimane una persona egocentrica e con manie di grandezza: quindi il desiderio di voler fare il medico, può esprimere un desiderio di gloria e riconoscimento.
"sognatore insonne" è un doppio riferimento: come insonne per via del fatto che i vampiri non dormono di notte, bensì di giorno, ma anche, con malizia, perché, comunque, loro trascorrono buona parte delle notte in bianco a... divertirsi.
Ed ecco svelato il titolo, stavolta in breve. Che brava, vero? ^^
Bene, io spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere.
L'appuntamento è la prossima settimana, con il capitolo otto, che inserirò un po' prima, visto che il venerdì è Natale. Penso tra mercoledì e giovedì, poi si vedrà.
Bene, saluti a tutti! ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 8
*** Bambini nella neve ***


10.Bambini nella neve
Bambini nella la neve

Drew era affacciato alla finestra del loro appartamento e guardava fuori, in strada: tutto era coperto da un candido manto.
Sorrise, infantilmente: sapeva cosa fosse, ma non l’aveva mai vista.
Per un attimo si sentì un bambino.
Corse nella stanza dove Matthew leggeva tranquillo sulla solita poltrona.
« Matt, Matt, hai visto? Nevica! »
Il castano non interruppe quanto stava facendo, ma sorrise, sfogliando una pagina del libro “Sogno di una notte di mezza estate”, rilegato in verde prato con scritte dorate.
« Davvero, Drew? »
Il biondino fu infastidito dallo scarso entusiasmo del compagno: insomma, aveva capito che c’era la neve?!?!
« Tutto qui il tuo entusiasmo? Accidenti, Matt, come sei… glaciale! » lo rimproverò.
« Scusami, mon chère, ma sai che quando leggo mi estraneo dal mondo… »
« Specie se leggi Shakespeare… » sorrise.
« Sì, specie… Quell’uomo è un genio… »
« Se lo dici tu… Cosa leggi questa volta? »
« Una commedia, s’intitola Sogno di una notte di mezza estate… È molto graziosa… »
Matt sapeva usare termini estremamente posati e toni impassibili nonostante parlasse di qualcosa che, dai suoi occhi, si capiva facilmente adorasse. E Drew stava imparando a leggerli, quegli occhi, perché erano l’unico modo in cui il castano riusciva a non mentirgli, a non ingannarlo.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima, dice qualcuno. Certo, forse è vero… Ma cosa si riflette in quello specchio, se un’anima non ce l’hai?
Drew lo fissò, con un sorriso. Poi gli tese una mano, che il castano studiò, non capendo.
« Drew, cosa… ? »
« Smetti di ammuffire sopra i libri, Matt. Smetti di cercare la perfezione in mondi artefatti frutto della fantasia di menti disperse… Non avere fretta di giungere alla tua meta, hai davanti a te tutta un’eternità… Goditi il tuo viaggio… »
Matt lo guardò, sorpreso, gli occhi nocciola dilatati dallo sconcerto. Poi allungò lento una mano e strinse quella che gli veniva porta dal biondino, che lo tirò su con un gesto secco ma dolce.
« Dai, Matt, vieni con me. Per questa notte, godiamoci la neve! » esclamò, guardandolo con gli occhi cerulei rilucenti d’una gioia infantile.
E Matt sorrise, accondiscendente.
Infilarono i cappotti per una questione di abitudine, anche se Drew avrebbe giurato che il castano lo facesse un po’ per nascondersi e un po’ per vanità, dato che conferiva alla sua figura un’aura seducente e affascinante.
L’avrebbe rimirato per tempi indefinibili, se quella notte non avesse voluto tornare bambino e giocare con la neve come non aveva mai potuto fare quando lo era stato davvero.

Lo trascinò fino al parco, con l’allegra furia d’un uomo di vent’anni*, colmo del desiderio di tornar bambino ancora per un po’.
La neve ricopriva le zone erbose, e i fiori, le sue splendide rose rosse, erano ghiacciate in trasparenza, come conservate sotto un vetro che ne serbasse la bellezza e l’eleganza sino a primavera.
E sebbene con l’inverno quei fiori non crescessero, Andrew riusciva ad immaginarli ed a dipingerli con l’immaginazione d’un pittore impressionista.
Sorrideva con infantile determinazione, per così dire, mentre lasciava la mano di Matt per correre per i vialetti di terriccio scuro e ghiacciato.
Il castano sorrideva a sua volta, come scaldato dalla sua felicità.
Perché il bello di un rapporto tal quello che v’era tra loro, era che la felicità veniva anche dal gioir dell’altro. E il più delle volte era persino sufficiente.
Ben presto la sua figura si disperse tra la neve, cosicché Matt fu costretto a smuoversi per trovarlo.
E quando si ritrovò su una zona erbosa larga e piana, con la neve che gli arrivava poco sotto al ginocchio, tanto da farlo sentire un cosacco dello zar nel pieno di una missione semi-suicida nel mezzo della steppa, fu un improvviso peso sulle spalle e fargli perdere l’equilibrio, schiacciandolo a terra con una curiosa forma d’amorevole e sensuale brutalità.
Sputacchiano la neve farinosa, Matt si puntellò sui palmi, rigirandosi sulla schiena, prima di ritrovarsi di nuovo schiacciato sul manto niveo da una figura dai vivaci occhi cerulei e freddi, luccicanti, tuttavia, d’una fiaccola di qualcosa che si sarebbe potuta dire gioia. Oppure amore, chi lo sa.
« Drew, cosa… ? »
Il biondino che lo sovrastava rise. Poi avvicinò il viso a quello dell’amante, fissandolo con malizia.
« L’hai mai fatto in mezzo alla neve? » soffiò, malizioso, con, tuttavia, ancora in volto quell’espressione tutt’altro che suadente.
Con il cappotto stropicciato e una sciarpa al collo senza senso alcuno, dato che erano già freddi, loro, anche se non come la neve, e il rilucere degli occhi tipico d’un ragazzo ben più giovane dei vent’anni, seppur passati, che aveva, gli pareva una splendida lolita. La sua splendida e peccaminosa lolita, venuta da chissà dove per indurlo in tentazione con i suoi capelli biondi, i suoi
cerulei occhi ardenti e le labbra gelide.
Venuta da chissà dove per condurlo –o forse accompagnarlo? Magari!- lungo la via della perdizione.
Questo avrebbe pensato, se dopo i suoi cinquant’anni, tra quelli da umano e quello da vampiro, non avesse perso del tutto la fede, forse mai avuta, in quel Dio che amava i suoi figli e permetteva loro di uccidersi e guardarsi con odio.
Forse era la natura di vampiro, o meglio, di assassino, a parlare.
Chi vive di morte non può credere in Dio e nell’uguaglianza.
Perché un vampiro è solo una bestia, quella che sta in cima alla catena alimentare.
Ma non voleva pensarci, ora.
Perché lui e la sua lolita erano già dannati.
Ma, al diavolo, dannato per dannato, almeno Andrew l’avrebbe amato e gli sarebbe rimasto accanto. Fino alla morte?
Se fosse esistita, per creature come loro, sì.
Ma visto che erano condannati all’immortale eternità… Beh, fino a che il destino, o chi per esso, avesse voluto.
Così, riscuotendosi sai suoi pensieri, Matthew guardò il biondino che lo sovrastava, in attesa di risposta. Sorrise, suadente.
« Mm… No, mai. E tu? »
Lui rise.
« Neanch’io… »
« E sapere che io mi gelerò il culo ti eccita, mon chère? »
« Mm, può darsi… Non ti va di scoprirlo? » propose, avvicinandosi a lui finché le loro labbra non si incontrarono, unendosi in un bacio passionale, che fu il biondino ad approfondire, allungando la lingua tra le labbra dischiuse dell’amante, mentre le mani di Matt si allacciavano dietro al suo collo.
Al diavolo –e quell’imprecazione suonava tremendamente familiare-, come poteva dirgli di no, se usava quei mezzi, per persuaderlo?

Ama ragazza, ama perdutamente e, se ti dicono l'amore è peccato, ama il peccato e sarai innocente

Jim Morrison



*con l'allegra furia d'un uomo di vent'anni: Alessandro Manzoni, "I Promessi Sposi", capitolo II.
Sapete la cosa divertente? Questa stess farse il traduttore rapido online di Google la traduce in inglese come "with the fury of a gay man of twenty years", che ritradotto in italiano significa "con la furia di un uomo gay di vent'anni". Quando si dice il caso, non trovate? ^^

Konnichiwa, gente!
Capitolo Natalizio, ispirato dai fiocchi di neve caduti la settimana scorsa.
Doveva essere il numero dieci, questo, ma... Visto che è una raccolta, tanto valeva postarlo sotto Natale, no? ^^
Bene, cominciamo? Dunque *scrocchia le dita e si prepara a scrivere*:
Nel titolo, "Bambini" ha un doppio riferimento: alla temporanea "regressione" -o rimbambimento, se preferite, che poi sarebbe il termine più appropriato- di Andrew, che nell'avere finalmente l'opportunità di vivere la neve riacquista l'infanzia perduta -se non vi è chiaro non temete, capirete nel prossimo capitolo-, ma anche al termine "lolita": esso, infatti, significa una ragazza giovane, un'adolescente, con comportamenti ed atteggiamenti erotici e seduttivi in grado di attirare l'attenzione di uomini decisamente più "maturi". Il termine ha origine dal nome del prersonaggio dell'omonimo libro di Vladimir Vladimirovič Nabokov, che ha appunto tali caratteristiche. Quindi si torna ai riferimenti del'infanzia, o, comunque, a quelli della gioviniezza.
A "lolita" si riaggancia anche la citazione finale, nell'appellativo ragazza. Certo, la citazione nasce tale la leggete, ma credo che si riconogiunga bene al flusso di pensieri di Matt ed alla sua bella "lolita". Non trovate? ^^
La citazione ai Promessi Sposi è assolutamente casuale, forse frutto del pomeriggio passato a vederne una parodia televisiva degli anni '80. ^^
Così come casuale è la scelta della commedia, che personalmente adoro. Però non è casuale la scelta di far leggere a Matt una commedia.
In uno dei prossimi capitoli, precisamente il decimo, lo troverete intento a leggere una tragedia e noterete la differenza contestuale della scena della lettura del libro. Commedia, in questo caso, perché l'argomento è, tutto sommato, allegro.
Beh, non credo ci sia altro (Miracolo, ha finito! Nd Les)(Sei sempre simpatica come un manico di scopa infilato su per il [cens.]! Nda).
Comunque, se avete domande, ponetele pure, spero di potervi rispondere. ^^
Buon Natale a tutti, grazie a chi recensisce ed a chi legge solo, sperando che, visto che a Natale si è tutti più buoni, qualcuno si senta spinto a recensire... ^^ ;-)
Auguri a tutti! ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 9
*** Un'altalena nel giardino delle rose ***


Un'altalena nel giardino delle rose
Un’altalena nel giardino delle rose

Andrew stava seduto su un’altalena, nel parco giochi semibuio del parco di periferia dove, quand’era bambino, lo portava sempre sua madre, nel primo e più caldo pomeriggio. E lui si sedeva sempre su quella stessa altalena, aspettando che la donna lo spingesse.
Sua madre aveva i capelli biondi come i suoi e gli occhi color nocciola, uno splendido sorriso sempre in volto.
Adorava le rose, specie quelle rosse, così lo portava in quel parco, perché lì vicino ne crescevano di meravigliose, che la donna contemplava mentre il piccolo giocava.
L’odore dei fiori penetrò le sue fini narici, provocandogli un leggero sussulto: erano anni che non lo sentiva.
Iniziò a dondolarsi piano sull’altalena, un soffio di vento che gli solleticava appena la pelle del viso. E sorrise, quasi infantilmente, come se il bambino rinchiuso in lui si fosse risvegliato, tornando a vivere.

Matthew osservava il biondino dondolarsi tranquillo sull’altalena e sorrise a sua volta.
Aveva appena consumato un buon pasto nella periferia della città, con una bellissima prostituta bionda di cui nessuno avrebbe reclamato la vita o l’identità. Triste la condizione umana, non è vero?
Si avvicinò silenzioso all’altalena, appoggiandosi alle spesse travi di legno che la reggevano. Fissò il suo biondino, e per un istante, un folle istante, si sentì come un padre che porta il figlio al parco giochi la domenica pomeriggio.
Drew sembrava non aver notato la sua presenza, così, quando smise di dondolarsi, il castano gli si mise dietro, con un sorriso e gli diede una leggera spinta.
« Ah! Che cavolo… » e si voltò di scatto, vedendo il vampiro.
« Matt, mi hai spaventato… »
« Scusami, mon chère… »
 Si accomodò sull’altra altalena e lo fissò, un po’ curioso.
« Che ci fai qui? »
« Potrei farti la stessa domanda… »
Il castano sorrise.
« Ma io cercavo te. Sono qui perché ci sei tu… »
Drew sospirò, alzando le spalle con noncuranza.
« Cercavo solo… Dei ricordi… »
« Dei ricordi? »
« Quando ero bambino, mia madre mi portava qui quasi ogni giorno, sai? E mi spingeva su quest’altalena. Poi, quand’era stanca, mi spingevo da solo, mentre lei… lei fissava le rose » e sorrise.
« Forse sei ancora un bambino, da qualche parte, sai Drew? »
« Tu credi? »
« No. Io credo che tu voglia credere di essere ancora un bambino, dentro di te, da qualche parte. Non vorrei dovertelo dire, sarebbe stato meglio che lo capissi da solo, ma… Andrew, il bambino che eri, è morto insieme a te, quel giorno. E credimi se ti dico che… che mi sento un assassino… »
Il biondino fremette di rabbia, ma tacque: dopo tutto quel che era accaduto tra loro, non poteva avercela ancora con lui.
« Ma è successo lo stesso anche a te, no? »
Matt scosse la testa, con un sorriso tristemente rassegnato.
« No, Drew, a me non è successo. Io, quando sono stato morso, avevo smesso da tempo di giocare sulle altalene e di amare le rose… »
« Perché? »
« Perché mio padre si era arruolato nell’esercito, mia madre era malata ed avevo una sorellina da proteggere. Quando mio padre morì e mia madre si lasciò morire, mi ritrovai a dover mantenere la mia sorellina da solo, ed avevo solo dodici anni. Incontrai una vecchia signora che si offrì di ospitarci in casa sua e di insegnarci un poco di cose, in cambio di un piccolo aiuto finanziario, che solo io potevo fornirle.
« Cercai lavoro come cameriere, come sguattero, tentai con i lavori più umili. Finché non mi rimase che il più antico del mondo… »
« Ti sei dato alla prostituzione? »
« Ci ho provato, perlomeno. Ma un ragazzino di tredici anni senz’alcuna esperienza non costituiva certo una grande attrattiva. Così non racimolai poi molto. Però cercai di studiare e, compiuti i diciassette anni, mi “rimisi in gioco”, riscuotendo un discreto successo tra gli uomini. Tre anni dopo incontrai colui che mi avrebbe reso vampiro. Il resto lo sai già… »
Andrew chinò il capo.
« Noi eravamo una famiglia felice, i miei genitori si amavano, e poi ero figlio unico. Mi viziavano schifosamente, mi cantavano ninne nanne e favole, mia madre aveva una particolare predilezione per quelle di fiori sulla natura. Lei amava la poesia… » sorrise.
« Doveva essere una donna straordinaria, tua madre… »
« Oh sì… Lo era… »
Matt lo guardò con compassione.
« Drew, so che hai dei brutti ricordi… Immagino lei sia morta di malattia, vero? »
Il biondino annuì.
« Non puoi rimanere un bambino per sempre, Drew. Lasciati tutto alle spalle, dimentica i tuoi problemi e ricomincia a vivere. Anche per te è ora di crescere... » e gli poggiò una mano sulla spalla.
« So che è difficile. Andrew, fatti coraggio: cresci con me »
E sorrise, alzandosi e porgendogli la mano. Drew lo fissò, poi fissò la sua mano, tesa verso di lui. Sorrise a sua volta e l’afferrò, tirandosi su.
« Ricordati che io, al mio fianco, non voglio un marmocchio da consolare, ma un uomo da amare… »
E insieme si avviarono verso casa.
Il bambino nascosto dentro il biondino avrebbe taciuto per un po’, da allora, in attesa di capire di essere morto.
E Andrew, col tempo e la pazienza di Matthew, avrebbe accettato di dover crescere senza quel bambino.

Profumo di rose
si spande nell’aria,
Fragranze mielose
ti otturan le nari.

Dondola, dondola,
la grande altalena.
Cigola, cigola,
andando su e giù.

La guardi e sorridi,
ti chiedi “Chissà!
Un’altalena,
nel giardino delle rose,
che cosa ci fa?”

Mrs. Wrath, “Un’altalena nel giardino delle rose”



Konnichiwa, gente!
Vi confesso che non è venuto come speravo, però mi accontento, adoro questo titolo e, tutto sommato, il capitolo mi soddisfa.
Questa volta il titolo gioca con la filastrocca inventata dalla madre di Drew, che, pure, immagino un po' come una metafora.
L'altalena è da sempre uno dei giochi di un parco prediletti dai bambini (certo non da tutti), perchè, immagino, ti dà la sensazione di staccarti da terra ed essere libero per qualche istante, ogni volta che si muove su e giù. A me è sempre piaciuta e piace ancora moltissimo, l'altalena.
Chissà perché, ho immaginato che essa, in qualche modo, rappresentasse un bambino, precisamente l'Andrew bambino, mentre le rose potrebbero rappresentare gli anni della sua vita. Le rose rosse sono come una prolessi, cioè un'anticipazione, del suo futuro, in quanto scarlatte come il sangue di cui sarà costretto a nutrirsi; ma non solo: la rosa rossa, e il rosso stesso, sono associati alla passione. Come quella che lo lega a Matthew.
Un'altalena nel giardino delle rose, quindi, potrebbe essere semplicemente il Drew bambino in mezzo ai ricordi. Di fatti, sono proprio quelli che lui cerca, nel parco. Come sempre è un discorso estremamente contorto, ma poiché questo è il mio titolo preferito finora, volevo cercare di rendergli giustizia.
La frase che prefeisco è « Ricordati che io, al mio fianco, non voglio un marmocchio da consolare, ma un uomo da amare… »
Non so sinceramente perché, forse perché la dice Matt, ma forse perché esprime tutto l'essere dello stesso con una sola romantica frase. Beh, oramai Matthew lo conoscete, ha modi tutti suoi di dire le cose. Ma sempre con classe, mi raccomando. ^^
« ... . Lasciati tutto alle spalle, dimentica i tuoi problemi e ricomincia a vivere. Anche per te è ora di crescere... »
Di questa frase mi hanno detto: "Il bagaglio di esperienze che facciamo non può essere dimenticato e cancellato con così tanto semplicità e freddura, ricominciare a vivere è un'obiettitvo profondo che va oltre le nostre capacità molto spesso ma con voglia e determinazione tempo e sostegno degli amici si può provare... "
Sono pienamente d'accordo, credo che sia proprio di determinazione, tempo e sostegno, in questo caso della persona amanta, che Drew ha bisogno per ricominciare a "vivere". Devo ringraziare un mio compagno di classe per questo interessante punto di vista.

Bene, credo di avervi tediati fin troppo, per oggi. Auguro un buon 2010 a tutti voi. ^^

Lady_Firiel 

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Capitolo 10
*** Sangue bianco in un campo di gigli ***


9.Sangue bianco in un campo di gigli
Sangue bianco in un campo di gigli

Le notti andavano raffreddandosi con l’avanzare di dicembre, anche se per dei vampiri il gelo è solo una questione di relatività.
Quella notte, Andrew aveva una fame tremenda, ma particolare: non si sarebbe accontentato di un prostituta di un sobborgo qualunque, né di un affascinante uomo d’affari che attraversava la strada in frac.
Quella notte, voleva del sangue caldo migliore, più dolce.
Le sue narici finissime ne percepirono l’odore nei pressi di una cappella. Con una smorfia indispettita, entrò.
C’era un bimbo, accomodato sull’inginocchiatoio dinnanzi al tabernacolo della madonna, vestita di candidi teli, l’espressione benevola, un cero niveo acceso sul piccolo altare. Nell’aria c’era odore di vuoto, di purezza, tanto che, per un po’, Drew ebbe il timore che i suoi peccati potessero insozzare con il loro fetore quell’aria.
Il bambino doveva avere dieci anni, capelli neri, corti, e occhi grandi e blu cobalto. Era bello, senza dubbio.
Dai vestiti, un po’ laceri e malconci, indovinò che veniva dall’orfanotrofio.
Del resto, i figli di ricchi non perdevano tempo con le preghiere serali, si limitavano alla comparsa di costume della domenica, per il semplice scopo di non passare per gentaglia da poco e mantenere un buon nome.
Era così che funzionava la vita, in quelle piccole cittadine di province sempre poco trafficate.
Ma lui, quegli umani e la loro fissa per Dio, in fondo, li poteva capire: suo padre era un fervente cattolico, e sua madre gli recitava preghiere tutte le sere, prima che si addormentasse.
Fissò il crocefisso appeso sopra l’altare, seminascosto dal ciborio di broccato.
Il Cristo di marmo candido, sembrava esaminarlo con compassione.
Un brivido gli percorse la schiena.
Lo ignorò, avvicinandosi al bambino, fino ad inginocchiarsi al suo fianco sul legno duro.
« Che fai in giro da solo a quest’ora tarda, piccino? » domandò, assumendo una sfumatura di voce quasi accorata.
Un maestro nell’ars seductionis, come la chiamava Matthew.
Quello si voltò verso di lui, studiandolo. Forse fu rassicurato dall’azzurro di quegli occhi, oppure non notò il pallore delle sue gote, e non ebbe timori.
« Prego, non lo vede? »
Drew sorrise.
« Tutto solo? Non è pericoloso? Non sai la brutta gente che gira in città, piccino? »
Lo studiò ancora, i grandi occhi blu parevano capaci di sondare le profondità più recondite della sua anima peccatrice. Se solo lui un’anima l’avesse avuta ancora.
« Signore, che potrebbe succedermi in una chiesa, dinnanzi gli occhi di Dio, di Cristo e della Santa Madre? »
Sogghignò, mentre il bambino tornava a fissare il tabernacolo.
« Chi lo sa, piccino… Chi lo sa… »
Si accostò ancor di più al suo corpicino appena tiepido, carezzando con lascivia la pelle del suo collo sottile; il bimbo non si mosse, strinse le palpebre sugli occhi e, dentro di sé, iniziò a pregare con più intensità.
Andrew gli baciò i capelli, mentre l’odore della paura gli invadeva le narici, inebriandolo.
« Non preoccuparti, piccino, non farà male, vedrai… » e accostò le labbra al collo, schiudendole e perforando carne e giugulare con gli affilati canini.
Il bimbo gemette per un istante, poi si abbandonò al languore di quella stretta: il biondino aveva infatti avvolto con le braccia il corpicino, stringendolo a sé per trattenerlo meglio.
Il sangue di quella creatura era delizioso: il sangue dei bambini era il più dolce, perché non era contaminato dal vizio né dal male della senilità, ma era ancora puro, nell’immacolato candore che assumeva la puerilità.
Ne bevve a sazietà, svuotando il piccolo di sangue e vita. Quando finì, lo adagiò con cura sull’altarino, gli scostò un ciuffo di capelli mori dalla fronte, ravvivandoli dietro l’orecchio, e fissò i suoi occhi blu ancora dischiusi: rise, una risata senz’umanità.
La paura di poter vedere in quegli occhi residui di un anima, era scomparsa da quando aveva realizzato che lui non ne aveva più una.
E che, comunque, anche qualora l’avesse conservata, sarebbe appartenuta incondizionatamente a Matthew.
Soddisfatto del suo pasto, si avvolse nel mantello ed uscì.

Come sempre, Matt leggeva i suoi libri sulla poltrona del loro appartamento. Era sempre il primo a rientrare, la notte. Certo, con la sua “esperienza” era un gioco da ragazzi sedurre una bella donna disposta a tutto per dei soldi, convincerla di poterle cambiare la vita, renderla felice e poi ucciderla. Lo divertiva in maniera quasi sadica, vedere la gioia lasciare il posto al terrore negli occhi delle sue vittime. Eppure, preferiva le volte in cui la felicità rimaneva tale.
Diceva che preferiva gli occhi di un cadavere quando parevano ancora vivi di una fioca scintilla.
Lo ascoltò rientrare senza muoversi, continuando a leggere il libro rilegato in rosso cupo con le scritte auree.
« Ciao Matt… » gli sorrise soddisfatto.
« Bentornato. Nottata proficua, mon chère? »
« Non hai idea… »
« Mi fa piacere »
« Cosa leggi? » domandò, sedendosi sulle sue ginocchia, costringendolo ad abbandonare la lettura. Matt adorava leggere, e s’infastidiva sempre un po’, quando veniva interrotto. Ma il biondino aveva imparato come farsi perdonare.
« Leggevo una tragedia di Shakespeare davvero singolare… »
« Shakespeare? Chi sarebbe costui? »
« Uno scrittore teatrale. Un grande commediografo, ma ha scritto anche delle belle tragedie… »
« Oh… Come s’intitola? »
 Matt sorrise.
« Macbeth »
« Titolo… curioso… » e sorrise, avvicinandosi al castano per rubargli un bacio. Ma quello si ritrasse, sentendo uno strano odore nel suo fiato freddo.
« Drew, cos’hai fatto? »
« Volevo togliermi uno sfizio e poi era così buono e bello… Avessi visto, che belli i suoi occhi blu… »
Lo guardò malamente, poi lo buttò giù dal proprio grembo, afferrando il libro, alzandosi e andandosene in un’altra stanza.
« Si può sapere che t’è preso?!?! » lo aggredì il biondino.
Il castano lo guardò con commiserazione.
« Mi dispiace, ma non riesco a baciare qualcuno che ha quell’insopportabile odore indosso. Mi ricorda terribilmente un passato che vorrei dimenticare… » e senza aggiungere altro, se ne andò.
E Drew si sentì incredibilmente viscido.


L'orrore del reale è nulla contro l'idea dell'orrore.
I miei pensieri, solo virtuali omicidi,
scuotono la mia natura di uomo;

Funzione e immaginazione si mescolano;
E nulla è, se non ciò che non è.

William Shakespeare, Macbeth



Kon'nichiwa, gente!
Spero che il vostro anno nuovo sia iniziato meglio del mio... ^^
Allora, che mi dite di questo capitolo? Io lo trovo un po' strano, però non mi dispiace... E voi che ne dite?
Bene, ora partiamo con le delucidazioni:
Come si sarà capito, per quasto capitolo, il mio cervello si è fatto parecchie seghe mentali, partendo dal titolo, che come al solito non è dato a casaccio: il "sangue bianco" si riferisce a quello del bambino, bianco per via della purezza tipica dell'infanzia, di cui si parla nel capitolo.
Il "campo di gigli" è invece la chiesa: questa è complicata, come metafora, quindi andimo con ordine.
Innanzi tutto ho fatto questa scelta perché, come già detto, i gigli denotano purezza, come la chiesa, luogo dall'inviolabile sacralità. Poi, ritorna il simbolismo del giglio anche riferito al personaggio di Andrew che odia i gigli, sebbene abbia con essi un curioso rapporto di "dipendenza", di fatti erano i soli fiori che portava sulla propria tomba. Non so se vi è chiaro, quindi, il motivo per cui... Ma spero sia chara la metafora.
Ah, come se non bastasse, ci sono la frase di Matthew e la citaizone finale:
Matt, nell'odore di bambino, ritrova la propria guasta infanzia, vissuta tra la sofferenza e le avversità, per questo ne è infastidito.
La citazione finle, invece, presa dall'opera di Shakespeare che Matt leggeva, mi ha ispirato un immediata attinenza col capitolo.
"L'orrore del reale è nulla contro l'idea dell'orrore": personalmente credo che, a seguito delle parole di Matt, Drew abbia realizzato la gravità di quanto aveva commesso, azione indubbiamente dettata da una debolezza.
"I miei pensieri, solo virtuali omicidi, scuotono la mia natura di uomo": qui, invece, è espresso l'esatto contrario, perché Drew l'omicidio lo compie realmente, e viene, in parte, scossa la sua natura di vampiro, diamentralmente diversa, per natura, da quella umana.
"Funzione e immaginazione si mescolano; e nulla è, se non ciò che non è": in questo caso, invece, non si mette in moto soltanto l'immaginazione, ma tutto il meccanismo delle azioni; Però è, se vogliamo, una forma della "vogliosa immaginazione" di Drew, che lo spinge a tanto, per lo scopo di togliersi uno sfizio. E quell'azione che, in un primo momento, pareva estatica e appagante, infine non gli ha lasciato che un senso di, passatemi il termine, lordura dentro. Sì è contorto, forse persino un po' tirato per i capelli, però mi ispirava... Voi che ne dite?
Ah, se vi interessa la storia del Macbeth, stavolta scelta per mero caso, ecco il link della pagina di Wikipedia in proposito: http://it.wikipedia.org/wiki/Macbeth_(Shakespeare)
Dimenticavo, vi ricordate il capitolo otto? Ecco, in quello Matt leggeva una commedia, sempre di Shakespeare, e vi dissi che era scelto a caso il titolo ma non il genere, ricordate? Ecco, forse ora avete capito perché, dato che il Macbeth è una celeberrima tragedia di Shakespeare. Tra l'altro, questo capitolo è amabientato cronologicamente prima di quello, visto che lì Drew già conosce lo scrittore mentre qui ancora no.
Bene, io credo di aver concluso, se avete domande fatele pure. (Io non credo che, anche qualora ne avessero, te le porrebbero: li spaventi! Nd Les)(Tu sì che sei un fidato appoggio, eh? Nda)
Alla prossima, gente! ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 11
*** Nel bene e nel male ***


11.Nel bene e nel male
Nel bene e nel male

È quasi l’alba. Avete sprangato per bene le finestre e tirato le tende, perché neppure il più piccolo raggio di luce filtri nella stanza, infrangendo la sua totale oscurità. Siete stesi sul letto matrimoniale della camera da letto del vostro appartamento.
Nudi, tra le lenzuola di seta nera e con risvolti rosso sangue, come le federe dei vostri cuscini.
Matt, i capelli castani disordinati e un po’ sudati, dorme, l’espressione serena ed angelica sul viso, così bello che ti par d’amarlo sempre più.
Ti ha regalato una bellissima notte, vero?
Sorridi, scostandogli un ciuffo dalla fronte. Lui fa delle smorfie nel sonno.
Lui riposa, la notte volge al termine, ma tu… Tu non ci riesci proprio, a dormire. Le immagini della vostra notte ti ritornano alla mente come un film…

Ti ha chiesto di ballare, un ultimo ballo alla memoria di un immorale.
E tu, ridendo, hai acconsentito. Ti ha stretto tra le braccia come una leggiadra fanciulla, facendoti volteggiare con studiata eleganza. Hai riso, mentre un ipotetico flusso di sangue ti andava alla testa.
E sempre ridendo, alla fine della danza, ti sei gettato di peso sul letto, guardandolo con occhi lucidi, inconsapevolmente maliziosi.
E lui ha sorriso, suadente, e si è arrampicato su letto, sistemandosi sopra di te, le mani ai lati della tua testa, gli occhi color nocciola che fissavano i tuoi, cerulei.
Ridendo, hai detto:
« E ora, che vorresti fare? »
Lui ha sorriso, malizioso. Poi ha accostato le labbra al tuo orecchio, mordicchiandolo appena, facendoti gemere, per poi soffiarci dentro:
« Mm, chissà… Tu a cosa pensavi? »
« Mm… Vediamo se indovini… » soffi, gemendo dal piacere.
Sogghigna: oh, lui sì che sa come procurare piacere… Mentre tu, del sesso… Che ne sai?
Ti bacia, lecca le tue labbra per fartele dischiudere e appena lo fai ti penetra la bocca con la lingua.
Il bacio più bello ed eccitante della tua vita, vero? E lo stai dando ad un non-morto… Non è paradossale?
Abbandona le tue labbra e si sposta sul collo, ti sfila la camicia sbottonandola con studiata lentezza, poi ti sfiora con i soli polpastrelli la pelle del torace, le linee appena accennate degli addominali.
E tu gemi ancora, senza sapere cosa fare per compiacerlo altrettanto.
Gli sfili il maglione e poi la camicia, gli carezzi le spalle, scendendo poi a lambire i fianchi.
Gli slacci la cintura, lo liberi dei pantaloni, lasciandolo con indosso semplici boxer, così sottili…
Sorride, malizioso, prima di fare altrettanto con te, ma lasciandoti nudo.
Nudo ed eccitato dinnanzi ai suoi occhi.
Sfiora il tuo interno coscia, risalando verso l’inguine, con eccitante sensualità, mentre i tuoi sensi si illanguidiscono.
« Matt… » ansimi « Ti prego… Non ce la faccio più… »
Sorride, ti bacia il ventre e ti asseconda, concedendoti finalmente di ottenere quel piacere che volevi.
Lo senti da come si muove che di esperienza ne ha, conosce i tempi migliori da usare per farti impazzire: rallenta, si ferma, poi ricomincia, lento, per accelerare con calma, fino al momento di rallentare ancora.
È una piacevole tortura.
Quasi non te ne accorgi, quando finalmente raggiungi l’orgasmo.
Si alza leccandosi le labbra. Sorride, malizioso.
E dentro di te sai già cosa succederà entro poco.
Hai un po’ di paura, è normale. Ma non puoi, e diciamocelo, neppure vuoi, fermarti ora. Andrete fino in fondo.
« Matt… Io… »
« Sh… » ti posa un dito sulle labbra. « Ho capito, lo so. Non ti preoccupare, sarò il più delicato possibile… »
Annuisci.
« Io mi fido di te… »
Sorride, ti carezza i capelli. Si posiziona meglio tra le tue gambe, divaricandole meglio.Sfila con gesti sensuali anche quell’ultimo, dannatamente sottile, pezzo di stoffa, mostrandosi ai tuoi occhi affamati in tutto il suo splendore.
E poi…

Senza motivo ridacchi.
Oh, è vero, ha fatto un po’ male, certo… Ma il piacere che ne è derivato…
Devi ammetterlo, Matthew è un esperto amatore. Dopo questa notte, con lui lo rifaresti ogni volta che puoi. E sai bene che non direbbe di no, il tuo adorabile maniaco.
E poi, ti ha promesso che farete cambio, che la prossima volta starà a te far quello che ha fatto lui.
E, sebbene con un po’ d’imbarazzo, devi ammettere che non vedi l’ora.
Non riesci a dormire, ancora su di giri per quella notte.
La tua prima volta. La vostra, prima volta.
Il sesso con la persona che si ama, non l’immaginavi proprio così bello.
Sorridi, il tuo bellissimo amante dorme. Forse è ora di raggiungerlo.
Ti accoccoli meglio tra le lenzuola, che a sera vi toccherà probabilmente cambiare.
Sorridi.
Adesso che la tua non-morte ti sembra completa, adesso che hai l’amore e non solo della persona -o meno, se preferisci- giusta, adesso che tu stesso sai di amarlo come ti ama lui, sai che, per parte tua, farai il possibile per non perderlo mai, e rimanergli accanto per l’eternità della vostra dannazione.
Sempre e comunque.
Nel bene e nel male.

L'amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande.

Woody Allen



Kon'nichiwa, gente!
Allora, che ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto? ^^
Ho cercato di creare l'atmosfera erotica della loro prima volta senza superare il rating arancione e direi che ci può stare.
Ah, mi sarebbe piaciuto scriverla da rating rosso, però... Mi sono detta, no, che poi qualcuno si scandalizza (e non farò nomi, i diretti interessati capiscano ^^).
Questa volta il titolo non ha strani riferimenti, se non quello alle promesse matrimoniali, se proprio volete.
Quello che forse vi starete chiedendo è perché sia scritto al presente e in seconda persona, come se ci fosse un dialogo.
Beh, innanzi tutto è al presente perché cercavo di rendere la staticità del momento in cui Drew ricorda e di quello in cui assapora le emozioni che si risvegliano in lui.
In seconda persona perché è un semi-POV, se volete, in quanto, per me, risulterebbe troppo estranea la descrizione di emozioni durante momenti del genere, però volevo cercare di rendere il nostro biondino partecipe della vicenda.
Forse, rimane nel dubbio la frase finale: beh, io credo che, invece, contrasti con il POV di Drew, in quanto rispecchia di più la filosofia di Matt.
E' come se fosse lui a fare l'osservazione finale.
Non saprei, ma mi è piaciuta, come frase, così l'ho infilata nel capitolo. Credo che ci stia bene, in fondo, non trovate? ^^
Ah, come avrete capito, questo potrebbe essere una specie di seguito al numero cinque, dato che è ambientato nella stessa notte e contiene un riferimenti allo stesso -in particolare all'ultima frase di Matt "Un ultimo ballo alla memoria di un immorale"-.
Spero che vi sia piaciuto, a me è piaciuto scriverlo e, vi dirò, mi soddisfa.
Ma come disse Manzoni: "Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza". Siate i miei "posteri" e... vedete voi. ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 12
*** Il sorriso del fantasma ***


12.Il sorriso del fantasma
Il sorriso del fantasma

Quando pioveva, in città, Andrew non aveva voglia di uscire e rinunciava persino ai suoi pasti.
Lui detestava la pioggia.
Ma il suo compagno non era del medesimo avviso: nelle notti di pioggia, diventava rarissimo, se non impossibile, trovarlo nell’appartamento, magari seduto a leggere sulla poltrona davanti al camino del salotto.
E questa era un’altra cosa che il biondino non sopportava: insomma, le notti di pioggia, uggiose e cupe, erano semplicemente perfette per scostarsi dalle finestre e infilarsi a letto. Possibile che Matt, in quelle maledettissime notti, preferisse farsi una doccia gelata al farsi lui?!?!
Era profondamente irritato, da questo aspetto del suo compagno, e nei periodi piovosi, che in quella zona erano lunghi, lo evitava con tutta la cura possibile.

Pioveva, quella notte.
Non che fosse una novità, di quella stagione, specie da quelle parti.
Matthew era assolutamente determinato a far cambiare idea al suo adorato biondino: perché, insomma, va bene il sesso a letto, ma sotto la pioggia è tutta un’altra cosa!
Entrò nella camera da letto come un ciclone.
« Drew, Drew! Piove, hai visto? »
Il biondino sbuffò, seccato, ma annuì.
« Ah ah, ho visto Matt… E allora? »
« Uffa, mi spieghi perché odi tanto la pioggia? »
« Io non la odio. È solo che non mi piace… »
« E perché? »
Alzò gli occhi al cielo.
« Perché è dannatamente bagnata… »
« Ma va? Non c’ero arrivato… » ridacchiò il compagno, ma Drew non era proprio in vena.
« Non sopporto tutta quell’umidità. Mi entra nelle ossa… »
Matt annuì, come se concordasse, sebbene in realtà avesse capito meno che nulla delle motivazioni del compagno.
« Mai sentito parlare di… Ombrelli? »
Drew sbuffò, liquidando le sue parole con un gesto noncurante della candida mano. Mossa infelice, mio caro…
Matt la prese, stringendola nella sua e accostandosela alle labbra, per posarvi sopra un leggero bacio.
« A kiss on the hand, may be quiet continental… » soffiò, malizioso.
« Non sono una ragazza… » protestò Drew, ma al castano non sembrò importare granché: dal dorso della mano passò al palmo, poi al polso, la cui pelle era particolarmente sensibile.
Sfiorò quel tratto epiteliale con la punta della lingua, mentre il biondino chiudeva gli occhi e si mordeva il labbro per trattenere gemiti e sospiri di piacere a quel trattamento.
Matt sogghignò, e continuò a lasciare piccoli baci nella parte interna del braccio, fin dove era riuscito a scostare il tessuto della camicia. Poi si fermò, fingendosi contrariato.
« Questa camicia… Non la trovi fastidiosa, mon chère? »
Drew gemette, ma si rifiutò di cedere.
« No, anzi… la trovo sorprendentemente comoda… »
« Ah, sì? D’accordo, allora tienila addosso… Per stasera ci fermiamo qui… » ghignò.
Il biondino dilatò a dismisura le pupille: che bastardo!
« Non puoi farmi questo, Matt! »
« Cosa? Cosa, esattamente, non posso farti, mon chère? » domandò, con l’aria innocente più falsa mai vista. Drew ringhiò sommessamente.
« Sei un bastardo… » sibilò. Matt rise, una risata bastardamente cristallina.
« Ma mon chère, è colpa tua… Io ti chiedevo solo una cosa… »
Sospirò: se voleva ottenere quello che, secondo lui, gli spettava per diritto, avrebbe dovuto assecondare le follie di quel pazzo maniaco.
« E d’accordo, allora. Cos’è che vuoi? »
Con un sorriso a trentadue denti, sorriso con un che d’infantile -eccezion fatta per i canini spropositati, s’intende-, Matt tese una mano al biondino ed egli l’afferrò, stringendola con intensità: per Drew, stringere Matt –precisiamo, qualsiasi parte, di Matt-, significava stringere ulteriormente le eleganti nocche del fiocco con cui il filo di seta nera legava i loro destini immortali.
Forse, era tutta follia, e allora, un giorno, sarebbe rinsavito e si sarebbe deciso a sciogliere quel fiocco ed andare per la sua strada.
Ma diavolo, finché ciò non fosse accaduto –ammesso poi che sarebbe accaduto-, avrebbe condiviso ogni cosa, dal destino ai sogni, con colui che amava. E sapeva per certo che Matt avrebbe fatto lo stesso.
Così, si lasciò trascinare dall’energica euforia del castano al di fuori dell’appartamento, giù per le scale, fino in strada, sotto una scrosciante pioggia torrenziale.
« Matt, maledizione a te! » lo insultò, mentre quello, in preda alle risate, lo trascinava verso il parco.

Nelle notti di pioggia, per le strade non c’era alcun viaggiatore;
persino le prostitute, per quelle notti, riponevano le lingerie e infilavano i maglioni, riparate in qualche casino di periferia.
C’era da dirlo, quella quiete campagnola aveva un che di romanticamente surreale, immersa nel suo malinconico –o forse pensieroso- mutismo.
Il ticchettio ritmico delle gocce di pioggia, provocato dal loro contatto con una superficie solida, tuttavia, l’avrebbe fatto ammattire: sempre uguale, sempre costante, e le sue sensibili orecchie non potevano evitare di percepire quello scroscio come un martello che batteva con furiosa costanza su un’incudine di ferro. Era un rumore assordante.
« Matt, non senti la pioggia? » si lagnò.
« Certo che la sento, Drew, esattamente come te… » si fermò e si voltò, per guardalo: i capelli castani appiccicati alla fronte, fradici per la pioggia, e goccioline impertinenti che gli rigavano il viso come lacrime, scivolando lungo la linea della mascella, lambendogli le labbra e giungendo, ormai stanche, sino al mento e poi al collo.
« Ma come fai a non… »
Matt sorrise e gli prese le mani tra le sue.
« Drew, quello che cambia, è il modo in cui la vivi… Perché odi tanto la pioggia, Drew? » domandò, con una dolcezza che non si addiceva affatto ai panni di amante che lui indossava, quanto più a quelli di amico…
Sospirò.
« È un rumore assordante… »
Matt annuì, rimanendo tuttavia in silenzio.
« È un urlo, un urlo incessante… Mi entra dentro, nella testa… Nelle ossa… »
Matt gli baciò la fronte, incurante dell’acqua che la ricopriva.
« Mi… mi urlano di smetterla, di farla finita… Mi chiedono di morire, Matt, di uccidermi… Come ho ucciso loro… Sono le grida di vendetta delle mie vittime… E la pioggia, Matt, il cielo blu zaffiro di queste notti… Sono gli occhi di quel bambino… E le lacrime che non è riuscito a versare… » aggiunse, con la voce ridotta ad un flebile sussurro.
Se per i vampiri fosse stato possibile, avrebbe pianto:
Insieme al cielo;
Insieme al bambino;
Insieme alle persone di cui si era nutrito.
Matt scosse la testa, sorridendo, tuttavia, con aria serena.
« Andrew, tutti vengono tormentati da qualcosa, da un fantasma del loro passato che non accenna a lasciarli… Però, credimi se ti dico che so per certo, che col tempo quei fantasmi se ne vanno… O forse, forse no, non se ne vanno mai, però… Un giorno imparerai a conviverci, Drew, puoi credermi… » gli sorrise, stringendolo a sé, facendogli posare la testa sulla sua spalla e trattenendolo dolcemente dalla nuca bionda.
« Tu… Tu ci sei riuscito? » sussurrò, e il castano scosse la testa.
« No, Drew, non ancora. Io non sopporto il soffio del vento, lo sai? Perché mi ricorda l’aria di guerra che si portò via mio padre… Mi ricorda i sussurri del vampiro che mi trasformò… E infine, lo odio perché non fa che ripetermi che sono un assassino, un mostro senz’anima o sentimenti…
E credimi, Drew, ho un paura folle di scoprire quanto sia reale l’assenza di sentimenti, in me… »
Il biondino sorrise, mesto, a sua volta e strinse il compagno.
Avrebbe potuto dire qualcosa, per consolarlo, come poco prima aveva fatto lui.
Ma, infondo, un silenzio vale più di mille parole e costa molto meno.
E, di quei tempi, era meglio essere parchi.

Il piangere si addice solo o ai seduttori che vogliono conquistare con le frasi l'incauta vanità delle donne, o ai sognatori.

Ivan Aleksandrovič Gončarov



Kon'nichiwa, gente!
Questo capitolo è dedicato in modo particolare a LoveInkheart90, rimasto particolarmente turbato a seguito del capitolo dieci.
Allora, gente, che mi dite di questo capitolo? Vi è piaciuto?
Spero proprio di sì...
Accidenti, ci sto prendendo gusto, a scrivere questa fic, mi ci sto affezionando! Beh, meglio così... ^^
Partiamo con le delucidazioni di rito? Ok:
Il titolo: beh, questo è stato difficile, l'ammetto, ma alla fine quello che leggete mi è parso il più appropriato.
Perchè è una specie di ossimoro: il fantasma è il bambino -quello del capitolo dieci- che quindi dovrebbe piangere; invece si parla del sorriso, che è invece quello di Matthew. Ma fin qui non c'era molto da capire, direi, giusto? Il "bello" arriva ora:
Matt potrebbe essere un fantasma perchè, seppur inespressa, c'è tra loro la paura che la loro storia possa finire e che dell'altro non rimanga che un ricordo, il fantasma, per l'appunto; ma l'interpretazione alternativa suggerisce che, in realtà, il fantasma sia comunque quello del bambino, e che sorrida nel momento in cui Drew riuscirà a convivere con le sue paure ed i suoi fantasmi. La ciliegina sulla torta di questo titolo intricato, è che, ai fini della trama del capitolo, sono necessarie entrambe le interpretazioni, perché sono le due facce della stessa medaglia.
E con questo, credo di aver toccato il fondo del pozzo del mio "cervellotismo" (ma esiste come parola? Nda).
Aspettate, credavate fosse finita? Eheheh... No.
C'è la frase finale (che credevate?): nel capitolo non ci sono "lacrime effettive", per così dire, ma solo "lacrime figurate", cioè la pioggia. E allora, cosa c'entra la frase finale sul pianto? Eheh, mo' vedete...
Il soggetto della frase finale, altri non è che Matt -nei riferimenti alla fic, chiaramente, perché dubito che
Gončarov conosca Matthew Lust...-, l'esempio di seduttore capace di tutto per conquistare la "sua" donna, ma anche di sognatore fedele ai suoi ideali, benchè essi siano mutati nel tempo, come avrete notato nel capitolo sette. Ora è chiaro? Insomma, più o meno...
E poi, quasi dimenticavo, c'è una citazione ad una bellissima canzone:
"A kiss on the hand, may be quiet continental" è tratto dalla canzone "Diamonds are a girl's best friend" (Sì, proprio FRIEND), cantata da Marilyn Monroe nel film "Gli uomini preferiscono le bionde" e ripresa da Nicole Kidman nel film "Moulin Rouge", con alcune modifiche del testo. Voi considerate quella originale di miss Monroe. ^^
Ok, ora vi lascio anadre, anche perché vi sarete un po' stufati delle mie note, quindi non aggiungo altro.
Fatemi sapere che ne pensate! ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 13
*** Trick or Treat? ***


13.Trick or Treat
Trick or Treat?

Sin da quando era bambino, Andrew aveva sempre prediletto la notte di Halloween a tutte le altre dell’anno.
Ed ora che non era più umano, l’amava maggiormente, perché, per una notte, non veniva condannata la sua natura.
Indossava un’elegante smoking e un bel mantello nero, abbigliamento tipico da vampiro di classe: quella sera, lui e quello che era il suo compagno da tre anni a quella parte sarebbero andati ad una delle più eleganti feste della città.
« Matt, ti muovi? » lo chiamò, visto che il castano era chiuso in camera da letto da quasi un’ora.
« Arrivo, arrivo, eccomi… » lo sentì rispondere, prima che aprisse la porta.
Il biondino rimase shockato.
Matthew… Era vestito come una donna. Come una splendida donna, c’era da aggiungere.
Una parrucca dai boccoli castani copriva i suoi capelli naturali, del medesimo colore, ricadendo con quasi pomposa eleganza attorno al viso, i cui contorni erano addolciti e affusolati dalle ciocche scure dai riflessi ramati.
L’abito era blu zaffiro, con un’ampia gonna e una bella scollatura dal taglio squadrato; si era persino premurato d’indossare un’imbottitura di stoffa, presumibilmente seta, color carne, che conferiva al suo petto le rotondità del seno femminile. Certo, le spalle rimanevano larghe e mascoline, ma nel complesso era una donna credibile.
Persino il viso era coperto da un sottile –e sapiente- strato di trucco.
« Allora? Come sta? »
Drew non seppe se ridere o rimanere di stucco.
« B..beh, è… Non saprei… » disse, soffocando le risate.
« Uffa, sii serio! » si lagnò, assumendo un tono di voce quasi femminile che gelò il sangue nelle vede del biondino. In senso metaforico, s’intende.
« Mia cara » ironizzò « anche questa sera sei… divina »
Matt incrociò le braccia al petto.
« Ridi, ridi… E io che lo facevo per non farti sfigurare davanti al paese… » protestò. Drew gli si avvicinò e gli cinse la vita.
« E ti ringrazio, per questo, mia adorata… » iniziò « Ma ammettilo… Fai uno strano effetto, vestito così »
Matt si strinse nelle spalle.
« È perché sono carino con qualsiasi cosa… »
Drew rise e gli diede un bacio leggero sulla punta del naso.
« Ma, come diresti tu, io ti preferisco senza nulla addosso… »
Matt sorrise, compiaciuto.
« Guarda che, se vuoi, me lo posso togliere, il vestito… Però, poi non credo arriveremo in tempo alla festa, mon chère… » sghignazzò.
« Per l’appunto, cara… Stai benissimo, vedrai che piacerai a tutti… »
E mentre uscivano, dopo aver indossato i cappotti, Matt bofonchiò:
« Spero non proprio a tutti… »

La sala era immensa, le luci dorate la illuminavano praticamente a giorno.
Sembrava una fiaba.
Drew aveva insistito perché Matt entrasse nella sala signorilmente aggrappato al suo braccio ed egli, seppur con malcontento, aveva infine accondisceso per far felice il compagno.
Le persona indossavano abiti elegantissimi, da re e da regine, ma nessuna delle donne che erano in quella sala –notò Matt con un pizzico di intima esultanza- era bella quanto l’unica che tale non lo era affatto.
Drew gli sorrise, raggiante come non mai.
« Allora, ti piace qui? »
« Non trattarmi come una ragazzina indifesa al primo appuntamento, piccolo idiota, alla tua età ero l’anima dei ricevimenti… » sibilò, scostandosi i capelli dal viso con un gesto stizzito. Il biondino ridacchiò, poi venne raggiunto da un gruppo di uomini –dovevano aggirarsi sulla quarantina-, tutti in giacche e cravatte.
« Andrew, Andrew Wrath! Oh, che piacere rivederti, giovanotto… E questa bella signorina? Chi è? »
« Lei è Mat… »
« ...ilda. Matilda Lust… »
« Molto piacere, miss… Andrew, è la tua accompagnatrice, forse? »
Lui arcuò un sopracciglio.
« No, signor Grüberg… È mia moglie »
« MOGLIE?!?! » domandarono in coro Grüberg e Matt. Ma il primo, fortunatamente, non udì lo strepitare –sorpreso o magari irritato- della suddetta coniuge.
« Sì, ha capito bene… Ci siamo sposati all’incirca tre anni fa… »
L’uomo gli batté affettuosamente una mano sulla spalla.
« I miei complimenti, giovanotto, un’ottima scelta… » e ridacchiando si allontanò, lasciando Drew… All’ira della signora Wrath. Ironia della sorte.
« Tua moglie? » le castane sopracciglia arcuate conferivano al volto un’espressione tutt’altro che amichevole.
« Scusami, ma che altro potevo dirgli? Che sei la mia “accompagnatrice”? » domandò, mimando con le dita le virgolette che racchiudevano l’ultima parola.
Matt sospirò.
« Non solo donna, ma persino maritata! Oh, questa poi… »
« Ehi, tu ti sei messo quel vestito! »
« Era per evitarti figuracce! Per evitare che ti credessero omosessuale! »
« Mat… »
« …ilda! Siamo in pubblico, idiota, chiamami Matilda. Matilda Wrath » sbottò in un soffio maligno. Drew sospirò.
« Perdonami, Matilda… Però sai, se fosse possibile, mi piacerebbe poterti sposare… Magari con una cerimonia tutta nostra… A te non piacerebbe, Matilda? »
Un sorriso suadente, degno del Matt dei tempi migliori, fiorì sulle labbra del biondino, mentre cingeva la sua bella dalla vita, tirandola a sé per rubarle un bacio.
E, per la prima volta, non dovevano vergognarsi –ammesso poi che mai l’avessero fatto- per l’estraneità di quel sentimento, per loro così naturale.
La musica partì, leggera e soave, ma al contempo sensuale come una rosa rossa.
Andrew si separò da Matt e gli sorrise.
« Vorresti ballare con tuo marito, mia cara? »
Matt rise.
« Mm, non saprei… Sai, avevo già adocchiato dei bei giovanotti particolarmente interessati alla mia deliziosa presenza… »
Il biondino corrugò la fronte, poi sorrise, prendendo una mano del compagno con la sua e portando l’altra sul suo fianco, mentre la mano di Matt si poggiava, quasi leggera, sulla sua spalla.
« Un vero peccato, chèrie… Perché potrò essere tuo solo questa notte… »
Il castano lo fissò, malizioso.
« Che ti fa pensare che io sarò tua, stanotte, mon chère? »
« Mm… chiamiamolo intuito… » e lo baciò ancora.
Matt si lasciò trascinare dalla bravura nel ballo del compagno, concedendogli tutti i baci che gli chiedeva, per una volta alla sua completa mercé, come una delicata bambolina.
E Drew doveva ammetterlo, amava terribilmente la sua splendida bambolina.

Dolcetto o Scherzetto, Drew?



Kon'nichiwa, gente!
Poiché mi è stato fatto notare che questa raccolta tende alla tristezza ed alla "depressione" (e che è, una fic emo? Nd Les)(... Questa potevi risparmiartela... Nda), eccovi un capitolo leggero e tendente al demenziale. Per la serie, da un estremo all'altro.
Ma insomma, un momento di "stacco" vogliamo darlo anche ai nostri vampirotti? Vampirotti che mi odiano, ma fa nulla... ^^
Beh, dieri che qui di chiarimenti ce ne sono pochi da fare:
Il titolo è la celeberrima frase, ripresa nel finale, "Dolcetto o Scherzetto", tipica dell'Halloween Anglo-Americano.
Piccola curiosità: i nostri vampiri vivono in una piccola cittadina dell'Irlanda, nella seconda metà del 1800. Naturalmente, è una cittadina fittizzia.
Comunque, ho scelto la frase inglese perché mi piaceva di più il suono. E poi, le "T" iniziali erano così... carucce... ^^
Vabbè, sorvoliamo. Non so voi, ma mi sono divertita moltissimo ad immaginare Matt vestito da donna a fare la moglie di Drew... ihih...
Forse, qualcuno si sarebbe aspettato di vedere Drew, nei panni di donna, eppure... Credo che non sarebbe stato altrettanto divertente, insomma, troppo scontato. "Dolcetto o Scherzetto", non solo perchè è la notte di Halloween, ma anche perchè, ammettiamolo, è un "dolce scherzetto", quello di Matt, non credete? E poi mi suonava bene...
Vabbè, va, dopo questo delirio da capitolo tredici -che non vuol dire proprio niente- io vi saluto, sperando che questo vi sia piaciuto come gli altri.
Fatemi sapere che ne pensate, se vi è piaciuto magari potremmo incontrare ancora Matilda Wrath... Voi che dite? ;)
A giovedì prossimo (Pubblicherò un giorno prima per motivi... "logistici", eheh...)!

Lady_Firiel

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Capitolo 14
*** Il venditore di sogni ***


14.Il venditore di sogni
Il venditore di sogni

Un bimbo dai capelli biondi e i grandi, vispi occhi cerulei, corre per le strade del paese, seguito a poca distanza dallo sguardo vigile della madre, che sorride.
È giorno di mercato: la donna ama passeggiare tra le bancarelle di cose vecchie, osservare oggetti antichi od usati da altre persone; è convita che, sfiorando qualcosa, rimanga per sempre in lei qualcosa di noi. Indossa dei guanti grigio perla, e li sfila solo per esaminare le cose che l’attirano di più.
« Mamma, mamma, guarda quello! Cos’è? »
Una bancarella di bottiglie di vetro soffiato; ma dentro ognuna di esse si trova un fiore in boccio.
La donna le osserva curiosa.
« Come sono graziose, non trovi Andrew? » domanda al bimbo, che annuisce con vigore, prima di rivolgersi all’uomo.
« Scusami, ma cosa sono queste cose che vendi? »
L’uomo sorride.
« Sono sogni, piccino. Ognuno di quei fiori è un sogno e il suo vivere ne rappresenta il decorso. Sboccerà quando il sogno nascerà ed appassirà quando lo avrai realizzato… »
La donna sorrise con discrezione.
« Che belli… » osserva, estasiato, il bambino, che non ha più di sei anni.
« Ti piacciono, Andrew? »
Annuisce e si rivolge ancora all’uomo.
« Scusami, quanto costa un sogno? »
« Nulla, piccino. I sogni sono gratis »
I suoi occhi cerulei s’illuminano.
« Posso averne uno? »
« Certamente, quale preferisci, piccino? »
Le sue manine delicate si vanno a stringere attorno alla bottiglia che contiene la rosa rossa, ancora chiusa; la portano davanti al nasino e i due occhi la studiano, divertiti e curiosi.
La madre sorride.
« Grazie, signore… » lo fissa attenta, quasi lo conoscesse già « È stato davvero gentile… Andrew, ringrazia il signore… »
« Grazie, signore… Lei è un uomo davvero buono… » e gli sorride.
« È stato un piacere, piccino. Spero che i tuoi sogni si realizzino presto… » gli augura, poi sparisce.
Il piccolo fissa la bottiglia e il fiore che contiene.
« Speriamo non troppo presto. Non voglio che la rosa appassisca… »

Sul mobiletto accanto alla libreria c’era una bottiglia di vetro soffiato.
Dentro c’era una rosa rossa, i petali spiegati, nel pieno della sua fioritura.
Drew, seduto con le gambe a penzoloni sul davanzale della finestra, teneva tra le mani la bottiglia e la osservava, con malinconica nostalgia. Sospirò.
Matt, appoggiato allo stipite della porta, lo fissò, in silenzio: era certo che il biondino avesse notato la sua presenza, aspettava solo che fosse lui a parlare.
« Alla fine, il fiore è appassito davvero… »
Il fiore era sbocciato quasi quattordici anni prima, crescendo giorno per giorno, diventando sempre più bello.
C’erano state tempeste e burrasche, che si erano abbattute su di loro, ma aveva resistito stoicamente.
Da bravo sogno.
Ma ora, ora quella piccola rosa rossa era appassita, perdendo tutti i suoi petali vellutati, che erano scivolati sul fondo per poi seccarsi e sbriciolarsi.
Ciò significava che quel sogno si era realizzato: aveva ottenuto ciò che voleva.
Avrebbe dovuto esserne felice, eppure la scomparsa di quel fedele compagno d’avventura lo aveva lasciato affranto.
Alzò gli occhi cerulei, fissandoli sul viso del compagno.
« Matt, i sogni si avverano sempre? »
Il castano scosse la testa.
« No. I sogni non si avverano mai, in realtà. O non sarebbero sogni… »
Il biondino dilatò le pupille, sorpreso.
« Co… Non si avverano mai? Ma… il mio si è avverato… »
« Quel fiore doveva durare finché ci avresti creduto, non finché non si sarebbe avverato, Drew. Beh, in questo caso possiamo dire che hai smesso di crederci perché l’hai ottenuto, ma non è sempre così… »
« Quindi, i sogni non si avverano? »
Matt sospirò e si mosse all’interno della stanza, andando ad accomodarsi sul davanzale, accanto al compagno.
« È difficile da spiegare… In realtà, alcuni sì, si avverano. Ma la maggior parta viene semplicemente dimenticata nel nostro subconscio e non la si considera più. Per questo, quei sogni non si avvereranno mai, perché non crederemo più che possano farlo… »
Andrew fissò il gambo della rosa.
« E perché li dimentichiamo? »
Matt si strinse nelle spalle.
« Questo non lo so, ma è normale, credo. Perché cambiano le opinioni, il modo di vedere la vita… Col tempo cambia il nostro mondo, cambiamo noi… e cambiano anche i nostri sogni… Per quanto brutto, è quasi inevitabile… »
« E dei tuoi sogni? Che ne è dei tuoi sogni? »
Il castano guardò in strada, alzando gli occhi verso le stelle, fissandole attraverso il vetro.
« Sono cambiati dal giorno alla notte, i miei sogni, Drew… Ma di una cosa sono assolutamente certo, del fatto che quello che divido con te sia il più bello di tutti… » gli sorrise, dolce. Il biondino ricambiò.
« Sai, credo sia per questo che il fiore è appassito: il mio sogno era trovare un posto nel mondo e ora… Ora non mi serve più un posto, perché ovunque andrò, qualunque cosa farò, esso sarà con te, accanto a te… In te… » aggiunse, con un sorriso più luminoso.
Matthew rise e gli scompigliò i capelli, prima di baciargli dolcemente la fronte e poi la punta del naso.
« Con me… Accanto a me… In me… » ripeté in un soffio leggero « In tutti i sensi che quest’ultima parte può avere… » sogghignò, ricevendo un pizzico sul braccio dal biondino « A me sta bene così. Con te, accanto a te… In te… » gli poggiò la mano dove sarebbe dovuto esserci il cuore, oramai fermo « Qui »

“Why live life from dream to dream,
And dread the day when dreaming ends?”

“Perché vivere la vita da sogno a sogno,
e temere il giorno in cui i sogni finiranno?”

Nicole Kidman, Moulin Rouge



Kon'nichiwa, gente!
Vi dirò, per quanto dubito vi interessi, che mi piace moltissimo questo capitolo. Sì, cercavo qualcosa di speciale, di nuovo, di particolare, e credo di averlo trovato. Ci ho messo più del previsto, ma va bene così. Voi che ne dite? Vi è piaciuto? Spero vivamente di sì...
Mm, vi starete chiedendo perché tanto impegno e perché abbia postato un giorno prima... No? Non vi interessa? (Tanto lo dirai comunque Nda Les)(Di fatti era retorica, la domanda Nda)
Appunto, io ve lo dico lo stesso: ci tenevo a che fosse speciale ed a postarlo proprio oggi anziché domani per il semplice fatto che oggi, *rullo di tamburi*... It's my birthday! Oh, yeah!
Ehm ehm... *tossicchia* Sì, beh, volevo festeggiare così, perché mi fa piacere. Punto. Come, quanti anni compio? Ehi, non sapete che non si chiede l'età di una signorina?!?! Che gente... ^^
Vabbè, passiamo alle cose pratiche più serie, va...
Mi pare che sia abbastanza semplice l'intreccio di questo capitolo, così come i suoi riferimenti: Il venditore di sogni è chiaramente l'omino di inizio capitolo, e ovviamente le bottiglie di vetro soffiato con dentro i fiori sono un dettaglio fantastico, nel senso "di fantasia", quindi non vi aspettate di trovarli al mercatino delle pulci. ^^
Ovvio che la donna fosse Mrs Wrath e che Drew abbia scelto la rosa per i motivi di cui ho già precedentemente parlato (vedere capitolo "Un'altalena nel giardino delle rose") e di cui non parlerò più perché, immagino, ne abbiate le scatole piene. ^^
La frase finale è tratta dal film "Moulin Rouge", più precisamente dalla canzone "One day I'll fly away", cantata da Nicole Kidman, che, come le altre, del resto, ha un bellissimo testo; e mi pareva che questi due versi si adattassero al capitolo (anche perché quelli che uso di solito non ci azzeccano nulla, come il solito qualcuno ben saprà ^^);
Visto che qualcuno mi ha chiesto, esattamente, cosa c'entrino con la storia, dopo lungo rimuginare per ricordare la risposta, mi sono decisa ad appuntarla anche a voi, per evitare ulteriori dubbi:
Innanzi tutto va contestualizzata, sia nel film che nel capitolo. Nel film, essa significa, in breve, "che non vale la pena illudersi continuando a sognare"; Nel capitolo, invece, la situazione è diversa e più complessa: Si tratta dei timori di Andrew nel momento in cui il fiore del suo sogno appassisce; mi spiego meglio: anche lui ha sempre vissuto la sua vita "da sogno a sogno", creandone di nuovi ogni volta, ma l'appassire del sogno, il realizzarsi di quello che credeva il suo più grande desiderio subconscio, l'ha spinto a credere che, per lui, i sogni siano finiti, che non ci sia più nulla. "il giorno in cui i sogni finiranno", è proprio quello del capitolo, prima del dialogo con Matt. Tra l'altro, alla fine della prima parte del capitolo ci sono dei veleti accenni a questo suo timore per la fine dei sogni:
" «È stato un piacere, piccino. Spero che i tuoi sogni si realizzino presto…» gli augura, poi sparisce.
Il piccolo fissa la bottiglia e il fiore che contiene.
«Speriamo non troppo presto. Non voglio che la rosa appassisca…» "
Direi che la frase di Drew dice parecchio...
Non se sia chiaro o meno, perché è un po' complessa come cosa... Spero di essermi spiegata, nel caso chiedete! ^^
Che dite? Vi è piaciuto?
Oddio, confesso che per un attimo ho avuto un flash di Drew e Matt che sfociava nella melensaggine e, prima di trovare una soluzione accettabile, ho avuto la tentazione di fare harakiri... Ditemi, posso salvarmi o è meglio se lo faccio? ;)
Ciao a tutti, a venerdì prossimo! ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 15
*** Fifteen ***


15.Fifteen
Fifteen

15 maggio 1860:
Matt e Drew festeggiavano, per così dire, il loro “quindicesimo anniversario”.
Il biondino aspettava sul letto matrimoniale della loro camera da letto, carezzando le lenzuola: sorrise, ricordando tutte le notti che, se fossero state capaci di parlare, avrebbero esse potuto raccontare.
Dalla prima volta, quella di quindici anni prima, in cui Matthew gli aveva fatto provare emozioni mai immaginate –magari bramate- senza pari; all’ultima, in cui lui, seduto sul bacino del compagno, ne aveva seviziato il petto con piccoli morsi, prima di…
Sorrise, ancora compiaciuto da quel ricordo, mentre gli incitamenti del castano gli rimbombavano nella testa.
Come se bastasse pensarlo per richiamarlo a sé, Matt fece il suo ingresso, un mazzo di rose rosse, di quindici, rose rosse, stretto tra le braccia. Si avvicinò a lui e lo baciò.
« Buon anniversario, mon chère » gli sorrise, porgendogli i fiori, che il ragazzo prese, per poi annusarli e poggiarli sul materasso.
« Grazie, sono… Splendidi… »
« Una rosa per ogni anno, Drew »
Sorrise, malizioso, allungando le braccia per cingergli il collo, prima di attirarselo contro, facendolo stendere su di sé sopra il letto.
« I miei complimenti. Ora, come ricompensa per questo bel pensiero… Cosa vorresti? »
« Mm… » mugolò il castano, mentre il compagno iniziava a baciargli e a stuzzicargli la nivea pelle del collo.
« Suppongo che quello che hai in mente sia sufficiente… » ghignò, prima di baciare il biondino.
« Solo sufficiente? » ridacchiò.
« Mm… Vediamo se riesci a farmi cambiare idea… »
Stavolta fu Matt a scendere sul collo di Drew, mordicchiandolo. Poi si rialzò, iniziando a sbottonare la camicia, per poi lasciare piccoli baci sulla pelle appena scoperta del petto.
Fu proprio in quel momento, mentre un qualcosa iniziava a premere dolorosamente in una certa zona, che tre colpi secchi contro la porta li riscossero.
« Chi cavolo sarà? » protestò Matt, che non sopportava essere distratto, durante il lavoro.
« Mm, che t’importa, rimani con me… » mugolò il biondo,
Ripresero le loro attività, finché uno strano rumore, terribilmente simile al vagito di un neonato, non li distrasse nuovamente.
« Che cavolo… » Matt non resistette e si alzò, accompagnato dalle numerose proteste di Drew, che non aveva affatto gradito quell’interruzione.
Il castano aprì la porta e ci trovò davanti una cesta con dentro un fagotto rosa. Strabuzzò gli occhi.
« Oh mio… »
« Matt, cosa… » Drew, comparso alle sue spalle, fissò la cesta e sussultò.
« Che diavolo hai fatto? » lo aggredì.
« Io? Che dovrei aver fatto, ti sembra che possa centrare qualcosa con un bambino? »
« Sarà il figlio di una delle tue scopate! »
« Drew, sono quindici anni che tu sei l’unico centro delle mie perversioni… » ribadì, sospirando esasperato per la mancanza di fiducia del compagno.
Il biondo borbottò qualcosa che non si diede la pena di comprendere.
« Allora, che hai intenzione di fare ora? » incalzò.
« Io… »
« Portala dentro, idiota! » inveì e Matt si chinò a raccogliere la cesta, per poi portarla in salotto, mentre Drew richiudeva la porta.
La poggiò sul tavolo.
« E ora? »
« Ah, non lo so » disse secco il biondo, mentre il castano esaminava la cesta: scorse una busta bianca.
« Guarda Drew, una lettera! Leggiamola… » e la estrasse, iniziando poi a leggere ad alta voce il contenuto.
« “Gentile signore –o signora-,
se sta leggendo questa lettera, significa che mi è capitato qualcosa che mi impedito di prendermi cura della mia bambina. La prego, quindi, con tutto il cuore di farlo in mia vece. Abbia cura di mia figlia, la cresca come fosse sua. Le chiedo solo un favore: nella busta c’è un altro foglio. È indirizzato a lei, glielo faccia leggere quando compirà quindici anni. È una lettera che le spiega ogni cosa.
Un’ultima cosa, se ne avrete il cuore: chiamatela Cúig Déag, come il giorno in cui è nata.
Grazie con tutto il cuore.” Accidenti, dev’essere disperata questa donna… » commentò.
« Che facciamo, Matt? Non possiamo… » ma cos’era, esattamente, che non potevano fare?
« Non lo so, Drew… Però io… Io vorrei tenerla, se a te sta bene. Mi… Sarebbe piaciuto avere una… sì, una figlia… » era arrossito deliziosamente. Andrew non poté non sorridere.
« Davvero avresti voluto una bambina, Matt? » domandò, la voce addolcita.
Il castano aveva poggiato la lettera sul tavolo ed aveva sollevato il fagotto, una neonata di pochi giorni con radi capelli rossi, del rosso tipico della loro regione, e grandi occhi color zaffiro; le labbra piccole e rosse, carnose, e le guance piene e velate di rosa. Era bellissima…
« Sì » sussurrò, sorridendo con materna dolcezza, una dolcezza che non aveva mai usato neppure col compagno.
Non che con lui non fosse mai stato dolce, anzi, ma quella… sì, quella era completamente diversa.
Le sfiorò una guancia con mano delicata e leggera e la piccina rise, contagiando d’allegria anche il moro.
Drew non l’aveva mai visto così felice.
Si accostò a Matt, guardando la piccola oltre il suo braccio, sfiorando leggero la coperta rosa che l’avvolgeva. Sì, era davvero bella e anche a lui sarebbe piaciuto tenerla con sé…
Ma che vita avrebbe condotto con due vampiri come loro?
« Matt, non possiamo tenerla, noi… Noi siamo… »
Il castano scosse la testa.
« Lo so, Drew, lo so. Però… Io credo che potremmo farcela, sai? »
« Sei il solito sognatore, Matthew Lust. Ma stavolta non è così semplice, questa non è una delle put… meretrici » si corresse, a seguito dell’occhiataccia che il compagno gli aveva indirizzato, a monito, accennando col capo al frugoletto rosa « con le quali ti intrattieni di solito. È una bambina... »
Sospirò: lo sapeva, sapeva cos’era quella creatura che stringeva tra le braccia come un piccolo miracolo.
Sapeva che ciò che voleva era impossibile, che non sarebbe stato facile.
Ma Matthew era davvero stanco di accantonare i propri sogni solo perché erano difficili da realizzare: e stavolta non avrebbe ceduto solo perché era difficile –impossibile, gli ricordò una vocina-.
Stavolta avrebbe seguito i suoi sogni. E li avrebbe realizzati, a qualunque prezzo.
« Lo so benissimo cos’è, Drew, e sai? Non m’importa. Non m’importa se sarà difficile, se dovrò rovinarmi la vita perché lei sia felice; non m’importa se per lei dovrò rinunciare al sesso con te… » e qui il biondino drizzò le orecchie, capendo che Matt doveva essere mortalmente serio per dire qualcosa del genere « …Ma questo è uno dei miei sogni, e non lascerò che si sgretoli, che voli via come un aquilone. Perché sono stanco di rincorrere quelli che il vento mi ha portato via, Drew. Io crescerò questa bambina, con o senza di te… »
Erano poche le cose in grado di sorprendere ancora Andrew Wrath, dopo quindici anni in compagnia del castano.
La risolutezza e, forse, la follia che lesse nei suoi occhi color nocciola, gli fecero capire quanto questo contasse davvero per lui.
Per quindici anni, Matt aveva fatto di tutto per renderlo felice. Forse, era il momento di ricambiare il favore.
Così sorrise.
« D’accordo, Matt. Se tu lo vuoi crescerò questa bambina per te. Con, Te…. » precisò.
« Tu… dici davvero? »
Il biondino gli schioccò un bacio sulla guancia, poi ne posò uno sulla fronte della bambina.
« Sì, dico davvero. Tu hai sempre voluto la mia felicità. È ora che sia io a volere la tua… Piccola Cúig Déag, che noi chiameremo Cici… »
« Cici? » rise Matt, mentre il compagno gli sorrideva, prendendo tra le braccia la neonata.
« Sì, proprio Cici. Benvenuta tra noi, Cici Lust… » le sorrise.
Gli occhi di Cici s’illuminarono ed iniziò a ridere, una risata dolce, cristallina, pura. Allungò le manine, quasi volesse afferrare i capelli del ragazzo.
« In fondo, non sarà così male, fare il padre… » disse Drew. Matt sorrise.
« Quindi mi toccherà fare la mamma? »
« Mi sembra il minimo! »
« D’accordo, d’accoro, mon chère… Ma noi non avremmo un “anniversario” da festeggiare? » ricordò.
« Non credo che festeggeremo tanto presto, daor mo mháthair… » lo punzecchiò, sperando di farlo arrabbiare e vederlo metter su il broncio. Ma non andò come sperava.
« Se è per Cici, che devo farlo... Se è per nostra figlia, allora lo farò con piacere… »
« Matt? »
« Mm? »
« An raibh mé riamh insíonn tú breá liom tú? »
Sorrise, il castano, baciandolo leggero sulle labbra.
« Forse non come ora, mon chère… Però grazie. Di tutto »

Di solito la madre, più che amare il figlio, si ama nel figlio
Friedrich Nietzsche


[1] Cúig Déag: "Quindici", in Irlandese
[2]
daor mo mháthair: "cara la mia mammina", in Irlandese
[3]
An raibh mé riamh insíonn tú breá liom tú?: "Ti ho mai detto che ti amo?", in Irlandese

Kon'nichiwa, gente!
Uh, qusto capitolo è decisamente, come dire,... curioso.
Sì, perché l'idea originale era totalmente diversa, l'intreccio era totalmente differente ed anche il periodo temporale doveva essere agli antipodi.
Ma va bene così, in fondo, perché questo capitolo non mi dispiace.
In realtà, pensavo di conservare un capitolo del genere per la fine, ma è venuta l'ispirazione un po' prima, così mi sono messa all'opera. Mi piaceva tanto l'idea di Matt e Drew genitori e questo capitolo mi ha fornito l'occasione giusta.
Ma ora passiamo alle solite "note tecniche":
Come si sarà capito, l'intera trama è incentrata sul numero quindici, titolo del capitolo e numero dello stesso, nonché bella canzone di Taylor Swift.
Quindici -forse in memroria dei miei anni oramai compiuti da un po' ^^- è il giorno del mese in cui è ambientata la storia; sono gli anni che hanno trascosro insieme; è la somma delle cifre dell'anno. Eh, purtroppo per il mese non ho potuto incastrarci il numero, quegli antipatici hanno vauto la bella pensata di essere solo dodici, ma dico, si può? Mah... ^^
Quindici, infine, è il nome della piccola (che ha tutta la mia compassione). E poi che altro?
Le citazioni in Iralandese vorrebbero richiamare l'origine dei nostri vampiri, così come i capelli rossi di Cici (il rosso Irlandese è molto famoso, come colore). Per concludere c'è la frase finale (di Nietzche, ci credete? ^^): in un certo senso, credo sia questo che sogna Matt, avere una figlia da allevare per costruire un sè migliore, per poi poterne essere fiero.
In fondo, è l'obiettivo un po' di tutti i genitori, non credete?
Beh, credo non ci sia altro, se avete dubbi chiedete pure, sto qui apposta... ^^
Ciao a tutti, alla prossima!

Lady_Firiel

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Capitolo 16
*** St. Valentine’s Day drama: Heart or Mind? (special) ***


17.St. Valentine’s Day drama: Heart or Mind? (special)
St. Valentine’s Day drama: Heart or Mind? (special)

Tutte le coppie normali amano il giorno di San Valentino.
Siano etero od omosessuali, ufficiali od ufficiose, tutte le coppie amano il 14 febbraio.
Perché è un giorno di festa, è un momento per condividere un’altra volta le gioie dell’amore.
Anche le coppie “inumane”, tendenzialmente, amano questo giorno.
Andrew Wrath, dacché aveva iniziato a considerarsi fidanzato ufficialmente con Matt, aveva atteso con trepidazione questo giorno, lieto, nella sua natura ancora semi-umana, di poterlo finalmente festeggiare con l’amata persona.
Però, il biondino avrebbe dovuto far di conto con la natura della sua amata Lussuria, natura volubile e, per certi versi, schiva.
Sì, perché la Lussuria non ama mescolarsi col mondo, lei si crogiola nell’utopia di una solitudine imposta ma, infondo, bramata.
E dopotutto, a lei andava bene così. Aveva già quello che voleva.
Così, quando quella sera il biondino era corso tutto eccitato dal compagno, gli era saltato addosso e l’aveva baciato su tutta la faccia, Matt era rimasto perplesso –e sì, anche letteralmente travolto- dal suo slanciato ed affettuoso entusiasmo.
« A cosa devo tanta affettuosità, mon chère? » aveva domandato, senza il solito sorriso malizioso. Pura e sincera curiosità.
« Ma come… Oggi è San Valentino! » aveva esclamato, baciandolo di nuovo.
Certo, Matt non avrebbe potuto dire che quelle attenzioni l’infastidissero –i baci sulle palpebre semichiuse erano così dolci!-, ma sbuffò, scocciato dal fatto che tanto affetto non fosse frutto di un istintivo bisogno, bensì di una festa comandata da una religione in cui neppure credeva.
Scostò malamente il compagno, che s’imbronciò.
« Che fai? Ti dà fastidio? »
« Sì, un po’, ad essere sinceri. Drew, se oggi fosse un giorno qualunque, faresti tutto questo? »
Gli occhi cerulei di Andrew si dilatarono dallo stupore.
« Cos… Matt, ma come ti viene in mente? »
« Andrew, è una cosa che non capisco: perché gli uomini festeggiano San Valentino? Se due persone si amano, allora ogni giorno è una festa, una gioia… Perché solo il quattordici febbraio? »
Lo sguardo nocciola del castano era malinconico e rivolto al vuoto, perso in mezzo a pensieri incomprensibili. Il biondino era turbato.
« Ma Matt, non è questo il punto. A San Valentino, le coppie condividono… »
« Appunto, Drew, perché solo oggi? Se non fosse questo giorno, ma un altro, faresti tutto questo per me? »
La sua era una domanda che pretendeva risposta. Ma Matt, infondo, non era sicuro di volerla conoscere.
« Matt… »
« Sinceramente, Drew. Rispondimi »
Un ordine. Una richiesta. Una supplica.
Il biondino sospirò.
« No, forse no… »
Il castano chinò il capo, spinse il corpo del compagno già dal proprio grembo, si alzò ed uscì.
Per quella notte non sarebbe rientrato.

Andrew si tormentava, non riuscendo a capire l’avversione del moro verso quel giorno.
Soprattutto, non capiva la sua avversione verso delle sue attenzioni. In un’altra occasione, ne sarebbe stato oltraggiato.
Ma si rendeva conto che ci doveva essere qualcosa di stonato nella loro sinfonia; perché se le note sono giuste ed il suonatore è abile, non ci sono stonature. E la sinfonia risulta perfetta.
E per quanto entrambi sapessero che la perfezione è una chimera utopica, un’effimera convinzione dei mortali più stolti, il biondino non poteva non rimuginare sul fatto che, fino ad allora, quella sinfonia non avesse presentato errori né sbavature.
O forse, si era detto, era solo lui che soprassedeva; non ne avrebbe mai avuto l’assoluta certezza, ma andava bene anche così.
Quando si parla d’amore, la Lussuria diventa assai suscettibile, specialmente se la riguarda in prima persona:
ed ora, la sua amata Lussuria aveva visto come minacciato il suo troppo amare quella folle dell’Ira da quel giorno che aveva la pretesa di rammentare alla gente che da soli si è solo a metà.
Andrew pensava, pensava, la mente vagava nel limbo dei ricordi.
E sì, da solo, era effettivamente solo una metà.
La sua metà umana era svanita, era rimasto senza nulla da offrire in cambio.
Matt era il suo ultimo legame con il vecchio mondo, con la vecchia vita.
Matt era, semplicemente, tutto, per lui.
Per questo voleva festeggiare quel giorno con lui.
Perché l’Ira non sa che la Lussuria non ne ha bisogno perché lei è piena.
È piena dei suoi utopici ideali per il futuro, piena di volontà di trattenere le sue passioni.
Ora, steso sul materasso della camera da letto, Andrew cogitava: che cosa avrebbe dovuto fare, adesso?
Seguire il cuore?
E correre fino al compagno, abbracciarlo, vomitargli addosso un, seppur sentito, disperato “ti amo” e impedirgli di scappare ancora.
Oppure, avrebbe seguito la mente?
E avrebbe atteso da solo, per quella notte, con pazienza, che la sua metà tornasse.
Il suo cogitare, ora, si riduceva a due strade:
Amare o Lasciarsi amare?
Correre o Aspettare?
Cuore o Mente?



Kon'nichiwa, gente!
Accidenti, il mio piano è andato in fumo. Fa nulla, per un giorno.
Questo capitolo è uno special, che originariamente voleva essere edito per il Valentine's Day. ma purtroppo, per mancanza di tempo, non ho potuto postarlo entro la mezzanotte. Mi spiace...
Ma pazienza, prendetelo per com'è. Il prossimo capitolo sarà comunque venerdì. Questo, appunto, è un'extra.
Ma passiamo alle solite cose:
Il titolo è in inglese perché mi piaceva di più il suono, oltre alle struttura grafica. Il dramma di San Valentino è quello di Drew, indeciso tra il seguire il cuore, quindi andare a cercare Matt e, in un certo qual senso, obbligarlo a festeggiare, oppure seguire la mente, che gli suggerirebbe di aspettare e amarlo un'altra sera allo stesso modo.
Cosa sceglierà Andrew, lo lascio alla vostra discrezione.
Forse non è molto chiara la parte finale, il "cogitare" un po' confuso di Andrew. In effetti, è difficile da rendere, o almeno, così mi pare. Sinceramente, non saprei come spiegarvi di più di quanto già detto prima, riguardo al "Valentine's Day drama". Comunque, se avete domante fatele pure. ^^
Dedicato a tutte le persone che hanno festeggiato con la propria metà.
E anche a quelli che la propria metà ancora non l'hanno trovata: infondo, di tempo ce n'è ancora.
Ciao a tutti, a venerdì! ^^

Lady_Firiel

P.S.:si sarà velatamente intuito che io DETESTO il Valentine's Day? ^^

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Capitolo 17
*** La cecità dell'amante ***


16.La cecità dell'amante
La cecità dell’amante

Matthew era seduto sulla gelida panchina di pietra nel bel mezzo del parco. Era mezzanotte passata e aveva fame.
Però non aveva voglia di andare caccia, così era in fiduciosa attesa di una giovane cortigiana dall’identità incognita.
Ma sapeva che attraverso quel parco, a quell’ora per di più, erano assurdamente infime le probabilità che ciò avvenisse; forse per questo era andato lì.
Aveva già poggiato le mani sulle ginocchia, per far leva ed alzarsi, quando una voce lo riscosse:
« Scusa, posso sedermi? »
Si voltò verso l’interlocutore e nella penombra i suoi occhi allenati scorsero un profilo delicato ma virile, capelli biondi e grandi occhi cerulei.
Se fosse stato possibile sarebbe arrossito, perché il biondino, che non doveva avere più di vent’anni –la stessa età che lui dimostrava, gli ricordò una vocina- gli si stava rivolgendo con un candido sorriso.
« S..sì, c..certo… »
Da quando esisteva qualcuno che potesse sortire su di lui quest’effetto?
Non era lui il seduttore? Non era lui il cacciatore?
Da quando la Lussuria balbettava?
Quando il ragazzo si sedette, prima di sorridergli ancora, riconoscente, gli sembrò di andare a fuoco e che il suo cuore, fermo da quasi trent’anni, avesse ripreso a battere come un folle, un folle in preda alla disperazione.
Nella letteratura romantica, cui si era accostato durante i cinque anni trascorsi a Parigi prima di giungere lì dalla Virginia, erano quelli i sintomi dell’innamoramento.
Ma da quando la Lussuria poteva concepire l’Amore quasi come parte di sé?
« Non ti ho mai visto in giro, sei arrivato da poco? » gli domandò il biondino, per intavolare una cordiale discussione.
« Mm? Ah, sì, sono… di passaggio… »
« Un viaggiatore, quindi? Wow, chissà che vita avventurosa… » affermò, con aria ammirata. Matt sospirò.
« Non immagini quanto, ragazzo… » sussurrò e l’altro non sentì; o fece solo finta.
« Scusa quanti anni hai? »
« Più di quelli che dimostro… »
« Dai, non puoi avere più di trent’anni! » esclamò, divertito, il biondino.
« In realtà… sono venti… »
« Anch’io! Accidenti, è l’età che ti avrei dato, sai? Solo che… i tuoi occhi… » soffiò.
« I… I miei occhi? Cos’hanno? »
Il ragazzo gli si accostò, arrivando a carezzare il suo viso gelido con il proprio fiato caldo. Matt deglutì: se avesse avuto ancora il respiro, in quel preciso istante gli si sarebbe bloccato.
Era come un’ipotetica apnea, da cui non era sicuro di poter riemergere riuscendo a respirare come prima.
« Beh, sono bellissimi, ma… Non so, è come se nascondessero una vita intera di segreti, una vita intera di dolori e problemi… Sei triste? » gli chiese. A tradimento
Arretrò un po’, … spaventato.
Da quando la Lussuria aveva paura di Cupido, quel piccolo cherubino biondo?
« Io… » fissò i suoi occhi cerulei, i più belli che avesse mai visto. E dire che non erano stati pochi…
Il misterioso ragazzo sbatté le ciglia e gli sorrise.
« Tu… ? »
E come un pugno nello stomaco, la verità gli si palesò dinnanzi, brutale come la sua non-morte:
« No. Adesso no… » soffiò, deciso.
Il biondino recuperò le distanze.
« Beh, meglio così, no? »
Matt annuì soltanto.
« Beh, mi ha fatto piacere scambiare quattro chiacchiere con te, ma ora devo proprio andare… Mi piacerebbe rivederti… » e lo salutò con un cenno della mano, correndo via.
Il castano rimase lì a fissarlo, finché i suoi occhi di vampiro glielo consentirono. Poi sospirò.
Da quando la Lussuria sospirava d’amore a quel modo?
« Sì… anche a me piacerebbe… Molto… »
Ma soprattutto…
Da quando la Lussuria… aveva smesso di essere tale?

Matt si passò le mani candide tra i capelli castani: mai, in vita e non, gli era capitato di sentirsi così per qualcuno.
Non resisteva senza quegli occhi, senza quel respiro caldo sul viso.
Era innamorato, non v’erano dubbi.
Però sapeva che non poteva innamorarsi di nessuno, tantomeno di un umano: lui era un vampiro, lui… lui viveva -beh, più o meno- di morte, di sangue…
Lui era la morte, lui era il peccato, mentre quel ragazzo…
Lui era la vita, il bene.
Matt era la Lussuria…
L’altro era l’Amore…
Erano incompatibili, non opposti.
E se c’era una tacita legge che non poteva essere infranta, quella era “mai innamorarsi di chi non ci può ne mai potrà amare”.
Sì, era innamorato. E della persona sbagliata.
Però, ricordò una frase di sua madre: gliela citò quand’era solo un bambino, prima che suo padre partisse per la guerra, quando erano ancora una famiglia felice.
E allora, si disse, forse… Poteva esserci qualche speranza.
Ma una cosa era certa: se mai fosse accaduto, il biondino non sarebbe mai stato capace di amarlo quanto lui.
Perché quando la Lussuria cede, lo fa con tutta se stessa.
E diventa una forza inarrestabile.
Ma il ragazzo sarebbe stato capace, un giorno, di accettarla e capirla?

Love looks not with the eyes, but with the mind,
And therefore is wing’d Cupid painted blind

Amore non guarda con gli occhi, ma con la mente
e perciò l’alato Cupido viene dipinto col volto bendato

William Shakespeare, A Midsummer Night’s Dream



Kon'nichiwa, gente!
Vi confesso che questo capitolo è stato difficile da scrivere... Il titolo è venuto in mente subito dopo aver terminato quello scorso, ma la trama... Ah, che sofferenza, per cui, spero apprezzaiate lo sforzo ^^
Ma ciancio alle bande, passiamo alle cose importanti:
Il titolo, vale a dire la parte più facile dopo la citazione finale: ovviamente si riferisce al povero e tormentato Matthew, scombussolato dai nuovi sentimenti, mai provati prima, verso un certo biondino di nostra conoscenza... ^^
E il fatto che lui non dovrebbe amare qualcuno come Drew non è un fattore dovuto al pregiudizio verso l'omosessulità, visto che, come già sappiamo dal passato di Matt, lui non ne risente affatto, bensì al fatto che sarebbero divisi da una lunga serie di fattori non ignorabili, come il fatto che uno beve sangue, è immortale e non sopporta il sole, mentre l'altro... essendo umano non si nutre di sangue, è mortale e vive sotto al sole.
Sarebbero separati dalle circostanze e questo Matt lo sa bene, per questo ne soffre a tal punto.
L'esasperazione della situazione dell'innamoramento non è un'iperbole stilistica, ma una plausibile disperazione di Matt nei confronti di quei nuovi sentmenti: se ben ricordate, il soffio del vento gli ricorda che lui non può averne (cit. capitolo 12: "
lo odio perché non fa che ripetermi che sono un assassino, un mostro senz’anima o sentimenti…") e questo non fa che spaventarlo "a morte" (scusate la sottile ironia... ^^), perché è questa l'ultima cosa che vorrebbe (cit. capitolo 12: "ho un paura folle di scoprire quanto sia reale l’assenza di sentimenti, in me…")
C'è da dire che Matt è un personaggio assai complesso, psicologicamente parlando, da rendere, molto più di quanto non lo sia Drew: per il smeplice fatto che quest'ultimo ha avuto un'infanzia felice e ha dovuto solo accettare quasi passivamente il susseguirsi degli eventi, rimanendone quasi travolto, mentre è Matt il fattore di cambiamento nella sua vita; Matt ha dovuto affrontare i problemi della sua adolescenza, poi quelli dei primi anni da vampiro (in Virginia, come ora ci è dato sapre ^^) e, infine, questo neonato sentimento in contrasto con la sua natura.
Ovviamente la frase del maestro Shakespeare è la ciliegina sulla torta, perché direi che esprime in breve tutti i problemi di Matt. Ed è quella che sua madre gli cirtò da bambino.
E questo sarà uno dei motivi per cui, da adulto, Matt amerà le opere di Shakespeare, in particolare, appunto, Sogno di una otte di mezza estate (come avete appurato nel capitolo dieci).
Cronologicamente, queto è il vero inizio della storia, ma, come avrete visto, a parte il fatto che mi è venuto in mente solo ora e non qyuando ho pubblicato l'inizio, era necessaerio aver raccontato altre cose, per poter capire queste. Il che, direi, è quasi ironico... ^^
Ma vabbè, direi che per oggi vi ho procurato abbastanza mal di testa, quindi vi lascio andare...
Se aveste domande, ponetele pure, sarà mia cura rispondervi al mio meglio ^^
Ciao a tutti ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 18
*** Incontro col passato (part I) ***


18.Incontro col passato (part I)
Incontro col passato (part I)

Per un anno intero avevano miracolosamente tirato avanti nel crescere la piccola Cici ed ora Drew reclamava una vacanza.
« E dove vorresti andare, mon chère? » gli aveva chiesto Matt, intento a somministrare il biberon alla bambina.
« Ma non lo so, in un posto lontano… »
« Che ne dici di Parigi? »
« Che ne dici della Virginia? »
Matt sussultò.
« Vi..Virginia? Perché fin lì? »
« Ma Matt, è l’America! Non sei curioso di visitarla? » domandò, con tanto entusiasmo che il castano non osò dirgli no. Eppure, qualora l’avesse fatto, il biondino non avrebbe avuto rimostranze, perché le motivazioni che avrebbe potuto addurre per quel dissenso sarebbero state fin troppo valide.
Matt non ne aveva mai fatto parola col compagno, ma la Virginia era la sua terra d’origine, da cui era fuggito circa quarantacinque anni prima nella speranza di scordare il passato.
Era in Virginia che aveva lasciato una sorella dalla salute cagionevole che non sperava di trovare ancora viva; ed era in quella terra di coloni che quel vampiro l’aveva reso schiavo del sangue e del vizio, del piacere e della lussuria stessa.
E ora, Matt aveva una paura tremenda di rivederlo: non per il male che avrebbe potuto fare a lui, non gli importava, ma per quello che avrebbe potuto fare alla sua famiglia.
Quel vecchio folle avrebbe violentato il suo biondino e dissanguato la sua, anzi, loro bambina?
Non l’avrebbe permesso. Mai.
« Ma perché proprio la Virginia, scusa? L’America è molto vasta… »
« Non lo so, mi ispira. A te no? »
Il “NO” secco che gli salì alle labbra lì si immolò, perché Cici aveva avuto la grazia di staccarsi dal ciucciotto con un rumore di ventosa, distraendo così i due dai loro discorsi. Matt le fece fare il ruttino, poi la guardò negli occhi color zaffiro e le sorrise, ricambiato dalla piccola, di colpo allegra.
« Allora? »
Se aveva sperato che Drew lasciasse perdere la cosa, si era illuso. E invano.
Sospirò.
« No » fu la risposta.
« Perché? » l’ovvia domanda.
« Perché non voglio… »
« Cosa? Non vuoi cosa? » iniziava ad arrabbiarsi.
« Non voglio tornare a casa… » sussurrò.
Drew, più volte gli era stato fatto notare, peccava d’empatia.
« Matt, è questa la tua casa… » puntualizzò, sbattendo perplesso le palpebre.
« Allora diciamo che non voglio incontrare il mio passato… »
“E non voglio che ferisca anche te…” pensò, ma non lo disse; forse non l’avrebbe fatto mai.
Drew lo guardò, cerco di leggere le profondità di quegli occhi nocciola.
Ma c’era come un velo opaco che li offuscava, impedendogli di distinguere nitidamente i loro segreti.
Poteva mai Matt avere macchie così indelebili sulla coscienza, tanto da temere il passato?
« Matt… » il tono era dolce, ma deciso. Voleva un spiegazione decente, lo sapeva, ma non era così sicuro di volergliela dare. Eppure, in fondo, che gli costava?
Molto, a ben vedere. Ma neppure questo, al biondino, l’avrebbe detto mai.
« Andrew, in quella terra non c’è più nulla di buono, per me, ci sono solo macerie… Cenere, polvere… Sono fuggito, Drew, come un codardo… Quando ho lasciato la Virginia, quarantacinque anni fa, ero solo un fallito… » sospirò, cullando con dolcezza Cici, che iniziava a calmarsi ed a chiudere gli occhi, abbandonandosi alla sinuosa ritmicità del dondolio prodotto dalla sua mamma.
« …A..mma… » sussurrò, prima di addormentarsi del tutto.
Matt le rivolse un sorriso quasi commosso. Le baciò la fonte, poi si rivolse al compagno, che sorrideva teneramente.
« Un motivo in più per tornare, Matt… Per dimostrare al tuo passato che hai vinto, che non sei più un perdente… Che hai realizzato i tuoi sogni… »
« Non voglio che il  mio passato… » iniziò, ma s’interruppe, ricordando il proposito di tacergli quel pensiero.
Il biondino arcuò un sopracciglio: ora avrebbe voluto sapere, ma quando vide l’altro scuotere la testa, come a scacciare un pensiero molesto, lasciò perdere, sospirando.
« Cos’è, hai paura che  in Virginia mi innamori di qualcun altro e ti scarichi così? » tentò di sdrammatizzare. Ma Matt non colse.
Si voltò e andò a sistemare Cici nel suo lettino: le rimboccò le coperte, le scostò la frangia rossa dalla fronte e vi posò sopra un gelido bacio. La piccola sorrise nel sonno, forse per il solletico, e il castano non poté evitarsi di sentirti parzialmente rincuorato.
Poi raggiunse il compagno in salotto.
Si lasciò cadere sul divano accanto al biondino, che gli si accucciò contro, riprendendo con le domande.
« Matt, seriamente: perché non vuoi andare in Virginia? »
Sospirò: tanto prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.
« Tu non l’hai mai saputo, perché non te ne ho mai fatto parola, nella speranza di scordarlo, ma è proprio dalla Virginia che io vengo.
La mia infanzia, mio padre, mia madre, la mia povera sorellina… Tutti giacciono sepolti in quella terra lontana.
Ma non è di loro che ho paura, Drew, i morti sono morti, che male possono fare?
« Anche il vampiro che mi trasformò è in Virginia, lo so per certo. Prima che fuggissi, era solito ripetermi: “Se anche un giorno te ne andrai, io ti aspetterò qui. Perché io ti ho creato e tu mi appartieni. Per questo so che, presto o tardi, tornerai da me…” »
Drew sussultò: ora, ora capiva la paura del compagno. O forse, iniziava a vederci chiaro.
Il velo che offuscava i suoi occhi andava sciogliendosi.
« Non m’importa se farà del male a me, Drew, ma non posso permettere che ne faccia a te o a Cici. Voi siete la mia famiglia, voi… siete tutto ciò che conta nella mia “vita”… E poiché vi amo è mio dovere proteggervi… »
« Matt… »
« Tu… Tu non ti rendi conto di come mi sento, Drew, non puoi averne neppure un’idea. E mi auguro che tu non l’abbia mai! Io, io… Ho una paura folle, Drew, lo capisci? Perché ora ho un sogno… Ma se perdo voi, cosa mi rimarrà? »
Aveva un groppo in gola, avrebbe voluto piangere. Andrew non l’aveva mai visto tanto disperato.
« Matt, forse è ora di affrontare le tue paure. Ascoltami, noi andremo in Virginia e, se incontreremo quel folle, gli dirai chiaro e tondo che vada a quel paese… Perché, ora, tu sei mio! Mio, mio e solo mio! » miagolò, possessivo, stringendolo e strusciando la testa sulla sua spalla, mentre il castano lo fissava, sbigottito « E io non divido con nessuno ciò che mi appartiene. Perciò, se avrà qualcosa da ridire, se la vedrà con l’ira di Andrew Wrath! Capito, grá? »
Matt sorrise.
« Mi hai appena chiamato… amore? »
« Non posso?!?! »
Il castano rise.
« No che non puoi… devi… »
« Allora, pronto all’incontro col passato? »
Fissò i suoi occhi cerulei, vivaci e traboccanti d’aspettativa. Ed annuì.
Sì, adesso era pronto.


Un viaggio di mille chilometri inizia col primo passo

Rafiki, Il re leone 3



Kon'nichiwa, gente!
Buahahahahahah, ma come sono malvagia? Lasciarvi così... No, dai, mica sarete curiosi? Oppure sì, perché sapete che ci sarà una seconda parte? Chissà, eheh... ^^
Ma ciancio alle bande, passiamo alle cose serie!
Dunque, sul titolo nulla da dire, direi che non ha particolari riferimenti. E, infondo, neppure il capitolo.
La II parte arriverà col capitolo venti e non col prossimo. Ve lo spiegherò la prossima volta, quindi tenetivi il dubbio (sempre se l'avete, è chiaro).
Vi posso solo dire che nel capitolo 20 conosceremo il passato di Matt, vedremo la sua Virginia. Ora siete curiosi? Mah... ^^
la frase finale è l'unica decente sui viaggi che ho trovato, nonché l'unica che avesse attinenza col capitolo: il viaggio verso il passato di Matt, inizia con il parlare delle proprie paura con Andrew; è quello il suo primo passo.
Beh, incredibilmente ho già finito. (Miracolo! Nd Les e voi)(Se volete mi invento qualcos'altro... Nda)(Ma anche no... Nd voi)
Bene, spero vi sia piaciuto. Alla prossima, kiss ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 19
*** La morte dell'immortale ***


La morte dell'immortale
La morte dell’immortale

Gli occhi cerulei di Andrew erano ancora chiusi, nonostante il sole fosse tramontato da un po’.
Però, il biondino non stava dormendo, le vigili orecchie pronte a captare ogni fruscio. Aveva sentito Matt uscire di casa da qualche minuto –sapeva che era lui perché aveva imparato a riconoscere il suo passo, sensuale e leggero, felpato-.
Ma l’ostile presenza di Lady Cassandra, lo teneva perennemente sul chi vive, impedendo al suo corpo, che pure non sentiva la stanchezza, di abbandonarsi completamente.
Cassandra era avida. Oh, sì.
Ma non lo era solo di soldi e di oggetti.
Da un po’ di tempo, infatti, aveva iniziato a manifestare pericolose mire su Andrew, cosa che il biondino non aveva particolarmente gradito.
Per quanto non sopportasse la sua nuova, imposta condizione di non-morto, doveva ammettere almeno a se stesso che Matt si era sempre mostrato rispettoso della sua persona.
Ma lei, quella vampira, non si curava minimamente dei sui bisogni o desideri, e Drew finiva sempre per ritrovarsi una scomoda presenza a mozzargli un fiato inesistente.
Lady Cupidité, non amava aspettare, né essere rifiutata. Così, dopo che una volta Andrew le aveva detto « No, grazie », visto che Matt non sembrava incline ad ottemperare alla sua richiesta, aveva decretato che avrebbe preteso dal biondino quel che le era stato promesso.

Quando anche quella notte, un qualcosa di umido e caldo gli sfiorò la guancia, per un attimo Andrew si ritrovò a fantasticare che fosse Matt. Ma poi si riscosse da quegli arditi pensieri, realizzando, suo malgrado, chi realmente fosse. Aprì gli occhi.
« Lady Cassandra… » sussurrò, ritrovandosi gli occhi grigi e gelidi di lei a pochi centimetri, la lingua che saliva e scendeva lungo lo zigomo.
« Sh… » intimò lei « Sta’ zitto e assecondami… »
Gelido. Tutto di lei era gelido.
Neppure i suoi baci e le sue lappate, che qualunque uomo avrebbe trovato brucianti, riuscivano a cancellare quella scia di gelo che il biondino sentiva dentro, e fuori, a quell’indesiderato contatto.
Mugolò, quando gli affilati canini di lei gli stuzzicarono il lobo dell’orecchio, e per un istante chiuse gli occhi, immaginando le mani abili e passionali di Matt scorrergli la pelle.
E credendo, chissà come, di trovarsi sotto al corpo del castano, Drew acquistò foga, iniziando a baciare l’odiata vampira con passione.

Matt aveva sempre sospettato che Andrew, un giorno, avrebbe preferito Cassandra a lui, ma non avrebbe mai immaginato che avrebbe potuto essere così doloroso, vedere con i suoi occhi il suo amato baciare appassionatamente una donna donatagli da lui.
Era rabbia, quella?
Era tristezza?
Forse. O forse, solo una grande, enorme delusione.
Quando il tuo cuore non batte più, non può spezzarsi per il dolore, ma ciò non significa che non se ne provi.
Matthew poteva sentire i frammenti del suo cuore sgretolarsi contro il pavimento del suo corpo vuoto come schegge di prezioso cristallo.
Come è delicato l’amore, non è vero Matt?

Fu quando sentì il lieve e rammaricato sospiro di Matt, che Drew realizzò quel che stava facendo: stava baciando Cassandra!
La scostò, bruscamente.
« Matt, io… »
Ma lui scosse la testa, sorridendo mesto.
« Non fa nulla, scusate se vi ho interrotti. Dopotutto, era questo che volevo, no? » e se ne andò, in silenzio, senza neppure sbattere la porta.
Non aveva pianto, i vampiri non possono farlo.
Eppure, il tremito leggere che il biondino aveva percepito nella sua voce, era risuonato nella sua mente come un singhiozzo disperato.
Era davvero capace di calpestare a quel modo i sentimenti di qualcuno?
Foss’anche un vampiro, una creatura che l’aveva strappato ad una vita mediocre per amore, avrebbe davvero potuto giocare a quel modo con i suoi sentimenti?
Si faceva schifo.
Si voltò verso Cassandra, che sorrideva compiaciuta.
Sì, anche lei gli faceva schifo.
« Hai rovinato tutto… » le sibilò.
« Finiscila. Cosa posso aver rovinato, se non avevate nulla? »
Non seppe cosa ribattere: era vero, loro –ammesso poi che avesse senso parlare al plurale-, non avevano nulla.
« Senza contare » aggiunse « che è per questo che mi ha reso vampira, non ricordi? »
Un tremito.
Sì, eccome se lo ricordava. E la cosa, all’improvviso, lo infastidì oltremisura.
« Vattene » sibilò alla vampira, languidamente stesa sul letto.
Lei dilatò le pupille, sorpresa, senza tuttavia abbandonare il sorriso sbarazzino.
« Come, scusa? » sbatté le lunghe ciglia.
« Ho detto vattene. Non m’importa quanto costerà, prendi i soldi che vuoi, prenditi tutta il mobilio, se credi, ma vattene. E non tornare più… »
« Non puoi farlo. Non ne hai il diritto »
« COSA TE LO FA CREDERE! » le urlò. Cassandra indietreggiò, spaventata dalla sua ira disperata.
« Cosa ti fa credere che non abbia il diritto di rivendicare qualcosa dalla mia vita? Vita, se così la posso chiamare… Tu, tu non sei nessuno, hai capito? NESSUNO! Io… Io ho capito una cosa, sai? E che voglio stare con Matt. Perché lui mi ama, lui mi rispetta, e voglio condividere ciò che ho con lui. Non so se questa sia una forma d’amore, ma so per certo che con te non potremmo viverla. Per un anno intero hai avvelenato la mia esistenza, ed ora non ti chiedo di andartene, no. Io lo pretendo »
Era scioccata da quel discorso: davvero in un solo anno era cambiato tanto?
« Prendi i soldi che vuoi e vattene, più lontano che puoi. E non tornare. Questa è l’unica cosa che ti imploro di fare… »
E per quanto la vampira non avesse nulla, in sé, dei vecchi sentimenti umani, la disperazione del biondino la convinse. Sì, con i loro soldi sarebbe andata in Egitto, sognava da sempre di andarci, e non si sarebbe più fatta viva. Forse, così, avrebbe finalmente ripagato qualcuno dei suoi debiti col mondo.
Un gran peccato essere avari, vero Lady Cupidité?

Quando la porta si chiuse definitivamente alle spalle di Cassandra, anche Andrew, il cui cuore non batteva più da un anno, ormai, lo sentì frantumarsi.
E fu come morire.
Una morte dolorosa, una morte che non si augurerebbe neppure al proprio peggior nemico.
E non solo perché tra le più dolorose –una morte che l’avrebbe allontanato per sempre da ciò che era da uomo-, no.
Ma perché ogni giorno, per l’eternità, sarebbe morto un po’ di più.
E per quella malattia che, ormai, l’aveva infetto, non v’era cura alcuna che non fosse l’accettazione.

Anche se non hanno voce, i morti vivono. Non esiste la morte di un individuo. La morte è una cosa universale. Anche dopo morti dobbiamo sempre rimanere desti, dobbiamo giorno per giorno prendere le nostre decisioni.
 
Shôhei Ôoka



Kon'nichiwa, gente!
Uno dei capitoli più attesi della raccolta, suppongo.
E con tanto di finale a sorpresa.
Sì, mi ero ripromessa di far morire Cassandra, era il mio obiettivo principale, ma poi...
Ho pensato (Urca! Nd Les)(Sta' zitta Nda): perché morisse, ovviamente, doveva essere uccisa. E nè Matt nè Drew ne sarebbero stati capaci, per quanto motivati.
Per cui, alla fine se n'è semplicemente andata.
Ma ciancio alle bande, passiamo a cose serie: il titolo, è ipirato a quello dell'episodio 19, per l'appunto, della serie Fullmetal Alchemist: Brotherhood, che io amo particolarmente (sia la serie che l'episodio, qualcuno ormai lo sa ^^). Però, lì il significato era più letterale.
Benché l'idea iniziale fosse quella di far morire Lady Cupidité, ho infine deciso di far morire, in senso metaforico, un altro immortale.
Esatto, a morire è una parte importante di Drew, quella che poi, una volta "morta in modo più definotivo", lo spingerà ad uccidre il bambino nel "famigerato" capitolo dieci (Ora hai capito da dove è nato quel bisogno, LoveInkheart90? Da questa "morte"... Perdonalo, dai ^^).
La frase finale: ah, quella che leggete è stata un colpo di fortuna, non mi aspettavo qualcosa di così... perfetto.
Perché i nostri vampiri, sono così come dice la citazione. E Direi che la cosa parla da sè. ^^
Beh, che dire? Spero di non aver deluso chi si aspettava una morte sanguinolenta e cruenta, ma la storia ha richiesto questo. Ed io non ho potuto che assecondarla ^^
Alla prossima, gente!
Kiss ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 20
*** Incontro col passato (part II) ***


20.Incontro col passato (part II)
Incontro col passato (part II)

Con non poca fatica erano giunti in Virginia.
E se per Drew era stato difficile tenere a bada le lacrime un tantino pretenziose, almeno in quella situazione, di Cici, per Matt il difficile era stato, e rimaneva tutt’ora, il confronto col passato; perché non facevano che rimbombargli in testa le parole di James:
« Se anche un giorno te ne andrai, io ti aspetterò qui. Perché io ti ho creato e tu mi appartieni. Per questo so che, presto o tardi, tornerai da me… »
Eppure sapeva, dentro di sé, e aveva sempre saputo di non aver abbastanza spazio, nelle ceneri del suo cuore ferito, per poter appartenere anche a lui.
Perché aveva un compagno ed una figlia, ma c’era qualcosa, qualcuno, che non poteva dimenticare. E aveva promesso di non farlo.
Neppure Drew ne era al corrente, ma era giusto così: era una promessa che Matt aveva fatto a quel qualcuno –oltre che a se stesso-, e non lo riguardava. Era qualcosa che era soltanto sua.
E la Lussuria, si sa, tende spesso ad essere gelosa.

Nel 1816, la Virginia non era come la vedeva ora: sarà che erano passati quasi quarantacinque anni, o forse aveva solo degli occhi nuovi con cui guardarla, eppure gli sembrava incredibilmente più… viva.
Viva, già.
Una cittadina, la sua, dov’era morta la sua vita intera. Eppure, era viva.
E non avrebbe saputo trovare un termine migliore per definirla.
« Bella la Virginia, Matt » iniziò Drew, il sorriso sulle labbra « Tu non trovi? »
« Sì, Drew… » sussurrò « Bella… »
L’assoluta mancanza di sfumatura nella sua voce, avrebbe dovuto far sorgere nel biondino qualche dubbio.
Ma, l’abbiamo già detto, Drew peccava di empatia.
Non se ne accorse.
« Sarà meglio trovare un posto per la notte… »
Matt annuì, limitandosi a imboccare la strada per il molo.
La memoria li avrebbe condotti a quella che era stata casa sua per due anni.
Due splendidi anni.

Quando Matthew fece scattare la serratura con la chiave recuperata da sotto lo zerbino, Drew si ritrovò all’interno di un appartamento polveroso, ma arredato con cura.
Stranamente, tra la muffa e lo stantio, Drew riusciva a percepire un odore quasi familiare, seppur antico.
Un odore che sentiva quasi suo.
Nell’aria, leggero e lontano come un fruscio nella selva, si respiravano l’odore dell’amore e del sesso.
No, non del sesso normale, ma di quello che faresti solo con quella persona che ti completa.
Era del tipo che condivideva con Matthew.
« Chissà da quanti anni è vuota, questa casa… » domandò, flebile, mentre il suo compagno sistemava qualche mobile storto e levava i teli dai divani.
« Quarantasette anni » disse, sicuro.
« Come lo sai? »
Si strinse nelle spalle.
« Era casa mia »
E il biondino venne colto da un’irrazionale gelosia: se lì c’era vissuto Matt, era lui che, in quella casa, tra quelle mura, sul letto nella stanza accanto, aveva fatto sesso con qualcun altro.
Era lui che, lì, aveva amato qualcun altro. E la cosa gli bruciava.
« C’è uno strano odore, qua dentro, tu non trovi? »
Matt sorrise, forse inconsciamente.
« Sì, uno strano odore… » concesse, distratto.
E nei suoi occhi nocciola, Drew poteva leggere qualcosa che non avrebbe mai immaginato di scorgere, in quello sguardo affamato e bramoso.
E se ne stupì.
Ma del resto, anche la Lussuria poteva innamorarsi e Matthew glielo aveva dimostrato. Sempre.
Quella casa, e quello che tra quelle mura era accaduto,  Andrew realizzò solo allora che sarebbe dovuto rimanere un segreto del compagno.
Un tassello del puzzle della sua vita che lui non avrebbe mai potuto mettere al posto giusto.
E per quanto amara, era questa una verità che mal s’accompagnava ai glucidi.

« Non sei cambiato affatto »
Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille.
E non perché l’amasse particolarmente, ma perché era sempre roca e languida, viscida.
E per due anni, quasi ogni notte, gli aveva ansimato nell’orecchio e gemuto contro la clavicola sull’orlo di un orgasmo.
Era disgustosa.
« Neanche tu, a quanto pare. Sei il solito verme »
Occhi cremisi, quelli dell’altro. E capelli biondo dorato, belli, più di quelli del suo Andrew.
Eppure, non li avrebbe barattati per null’altro al mondo.
« Sei ancora un sognatore, mio adorato… » soffiò, prendendogli il mento tra indice e pollice. Matt si scansò.
« Non chiamarmi così, bastardo. Io ho una vita, ora… »
Rise, una risata malvagia.
« Una vita, eh? Certo… con un ragazzino inesperto che hai vampirizzato per scopartelo e una marmocchia piagnona alla quale cambiare pannolini… Ma guardati, non ti fai schifo da solo? A cosa si è ridotta, la Lussuria, Matthew Lust? »
Matt strinse i pugni.
James Pride era fatto a modo suo: un orgoglio smisurato e la pretesa di conoscere sempre tutto di tutti, erano i suoi peggiori difetti.
Rifletté sulle sue parole velenose:
« A cosa si è ridotta, la Lussuria, Matthew Lust? »
Non più di sedici anni prima, si sarebbe vergognato di se stesso, per aver ceduto ancora all’amore. Ma ora, ora come avrebbe potuto dire qualcosa del genere senza rinnegare ciò che più gli era caro al mondo?
Come avrebbe potuto pensarsi un fallito, senza rinnegare se stesso?
Sorrise, scuotendo la testa.
« Tu non capirai mai queste cose, James Pride. Non sono un fallito, sono solo innamorato, ti ricordi? Innamorato come quel ragazzino distrutto che seducesti quarantasette anni fa. Quello che piangeva sul molo perché il suo amore era andato via… Sei uno stupido, James Pride.
Perché non capirai mai il valore dell’amore… »
E se ne andò, senza considerarlo neppure più.
Era andata via la paura che aveva di lui, via il timore di soffrire.
Via la paura d’un confronto col passato.
Ora, in lui, c’era posto solo per quella strana malattia che faceva impazzire gli uomini: l’amore.

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.

Giovanni Falcone



Kon'nichiwa, gente!
Ah, ed eccovi la seconda parte dell' Incontro col passato.
Dite la verità, vi aspettavate qualcos'altro, mm? Magari qualcosa di meglio.
Invece no, beccatevi questo, gnè-gnè!
Scherzo, ovviamente. ^^
Questo capitolo vi mette qualche pulcetta nell'orecchio, non trovate? Eheh...
Scommetto che ora siete curiosi di scoprire il qualcuno che lega ancora Matt alla casa dove si trovano ora i due vampiri. Lo scoprirete presto, non temete... Abbiate fiducia! ^^
James Pride è il vampiro che ha trasformato Matthew, questo credo che sia chiaro.
Vorrei però chiarire una cosa: in questo capitolo, più che negli altri, la parte finale pecca di descrizione del luogo.
No, non l'ho omessa per mancanza di voglia o di fantasia, semplicemente è una scelta stilistica che segue tutta la storia.
Nella vita dei due vampiri, in particolare in quella di Matthew, era mio esplicito desiderio portare alla vostra attenzione le piccole cose, i dettagli.
Per questo, avrete notato, che non vi sono mai descrizioni dei luoghi -come il loro appartamento, il parco, ecc...- mentre spiccano spesso descrizioni quasi particolareggiate di alcuni elementi dello sfondo, quelli che, in qualche modo, interagiscono nella storia -come la poltrona su cui legge Matt, o le lenzuola del loro letto, pittosto che il presbiterio e il crocefisso della chiesa dove... Vabbè, è morto il bimbo...-.
Nella parte finale, non ci sono descrizioni per il semplice fatto che non sono rilevanti ai fini della storia. Anzi, se vi avessi descritto il luogo dove s'incontrano, magari anche come, s'incontrano, voi avreste visualizzato i personaggi nel contesto "fisico", prestando attenzione allo sfondo e distogliendola dai particolari del dialogo, che è invece il centro del capitolo.
Può sembrare stupido, ma era il mio progetto sin dall'inizio.
Già il titolo che scelsi per la raccolta, "Just vampire stories", cioè "Solo storie di vampiri", voleva sottolineare che avrei raccontato qualcosa di semplice, perché, in effetti, è così. Peccato che sia tutt'altro che semplice il modo che ho scelto per farlo, ma vabbè, a me piace di più così ^^
Per la frase finale: beh, direi che non potrebbe adattarsi di più al conteso, anche se Matt non può morire davvero.
Ma apprezziamola un po' di più perché detta da un uomo che la paura, direi, l'ha vista in faccia davvero bene.
Vabbé, con questo io vi saluto, al prossimo capitolo! ^^
Kiss ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 21
*** Under the rain ***


22.Under the rain
Under the rain

«Richard! »
Un ragazzo corre verso il gruppo di uomini che si stanno imbarcando. Uno con corti capelli castani ed occhi grigi si volta verso di lui, sorridendo.
« Allora sei venuto… »
Il ventenne si ferma davanti a lui e lo guarda negli occhi.
« Come sarei potuto mancare, Rick? Dio, forse non ci vedremo neanche più… » dice, flebile. Richard si china su di lui, gli solleva il mento, costringendolo a guardarlo negli occhi.
« Non essere triste, ti prego. Lo sai che odio vedere i tuoi occhi lucidi… Sono così belli, quando sorridi… »
« Rick, Rick non dire così, mi fai stare male… »
Ma l’uomo sorride, mesto e dolce, posando un bacio casto sulle labbra del ragazzo.
« Perché fai così, Rick! Perché devi dirmi addio in questo modo! » è sull’orlo delle lacrime.
Richard si guarda attorno: è il tramonto, in giro non c’è nessuno.
Posa lo zaino in terra e abbraccia il ragazzo come si deve, prima di baciarlo con passione. Il ventenne ricambia.
« Quanto vorrei che non te ne andassi, Rick… »
« Lo sai che lo faccio perché devo. E poi, se scoppiasse una guerra, voglio essere sicuro di avere i mezzi per poterti proteggere. Ti amo, lo sai questo, non è vero? » gli dice, asciugando col pollice le lacrime sfuggite agli occhi nocciola del ragazzo.
« S..sì, lo so… E anch’io ti amo, Rick… Ti amo da morire, tu mi hai salvato la vita, ti devo tutto, io… Come farò senza di te? » domanda, stringendosi contro al suo petto, rifugiandosi tra le sue braccia. Richard sospira.
« Andrai avanti, in qualche modo. Sei forte, troverai qualcun altro da amare… »
« Ma io non voglio un altro, non capisci?!?! Io voglio te! » sempre più disperato.
« Ti prego, amore, ti prego… » gli bacia la fronte: è così piccolo, quel ragazzo per cui, infine, ha perso la testa così dolcemente. « Ti prego… Sii forte, mm? Fallo per me, almeno. Me lo prometti? »
L’altro annuisce, asciugandosi le lacrime residue col polso.
« S..sì, Rick. Te lo prometto. Ma tu… Cercherai di tornare? »
Un sorriso. L’ultimo che vedrà su quel volto maturo dai lineamenti delicati.
« Ma certo. Ti amo… »
Un bacio. L’ultimo che riceverà dall’uomo che ama.
« Anch’io… »
E Richard si volta, imbarcandosi finalmente sulla nave militare. Non sa se tornerà, forse non lo saprà mai. Per ora, si limiterà a sperarci.
La nave salpa, si allontana. Vede dei soldati affacciati al ponte, che sorridono alla patria. Ma lui non c’è. E sa che è giusto così.
Però quelle lacrime non vogliono saperne di non scendere: inarrestabili, forse un po’ vigliacche, gli rigano il volto quasi affascinante.
Come pioggia, le lacrime lavano via come possono una parte del suo dolore…

James Pride, non è  mai stato un tipo paziente: non lo era da umano, nè tantomeno lo è da vampiro, quando può permettersi solo la notte per raggiungere i propri scopi.
Così, dalla sera in cui ha visto il soldato partire salutando un ragazzo di circa quindici anni più piccolo, non pensa ad altro che non siano quegli occhi nocciola, quei capelli castani e quel corpo eccitante.
E lui va pazzo per le cose eccitanti.
Quella sera, ha deciso di avvicinarlo.
« Buonasera… » gli sussurra, suadente, direttamente nel padiglione auricolare.
Il ragazzo sussulta, smuovendosi appena dalla sua posa rigida, ferma in contemplazione di un oceano troppo vasto per permettergli di raggiungere ciò che ama.
« ‘Sera… » sussurra, ancora spaventato.
« Ti ho spaventato? Chiedo scusa… » dice, accomodandosi al suo fianco.
« No, non è che mi abbiate fatto paura. Ero sovrappensiero, ecco… »
« E a cosa pensavi? »
« Non credevo di poter soffrire tanto per amore… Quello stupido, proprio in guerra doveva andare? » sorride, mentre le lacrime riprendono a scorrere, nonostante cerchi di trattenerle. Si passa una manica sugli occhi.
« Mi scusi, devo sembrarle uno stupido… »
« Niente affatto. Mi piacciono le persone che non hanno paura dei loro sentimenti, è qualcosa di onorevole, io trovo… » ammette, affabile.
« Lei crede? »
« Certamente »
Sorride, il ragazzo, un po’ rincuorato.
« Quello stupido… » sussurra ancora, perdendosi nuovamente nei suoi pensieri.
James osserva il suo collo, niveo e perfetto. Quel ragazzo lo eccita enormemente. Avvicina le labbra alla pelle, iniziando a baciarla.
« Che sta facendo! » si ritrae.
« Non fare così, ragazzo. Vedrai che ti piacerà. Sai, volevo solo… aiutarti a far passare il dolore… »
Gli occhi nocciola, occhi disperati di un innamorato, si spalancano, speranzosi.
« Ma certo, ragazzo. Fidati di me. Io ti insegnerò il piacere della carne… »
E anche se il ragazzo ancora non può saperlo, James Pride mantiene sempre le sue promesse.
Sempre.

Matt odiava pensare al proprio passato in compagnia di quel bastardo d’un vampiro. Lo faceva deprimere ed incazzare al contempo.
Quella sera, tuttavia, non si era soffermato su quel particolare, ma su un altro, che credeva di aver dimenticato: Richard Watton, l’uomo che l’aveva salvato dall’Inferno della sua infanzia.
Gli doveva tutto.
Nonostante avesse quindici anni più di lui, lo trattava da pari, si era occupato di lui per più di due anni. E lui aveva finito per innamorarsene; per innamorarsene davvero.
Rick era stato il suo primo amore.
Ricordava che, col tempo, anche lui si era accorto dei propri sentimenti verso il ragazzo e si erano dichiarati: Matt aveva dato a lui il suo primo bacio –quando si vendeva, le regola tassativa era “le mie labbra non toccano altre labbra”- e con lui aveva fatto l’amore per la prima volta.
Non sesso, non scopate. Amore.
Richard era stato dolce e delicato, con lui, per non fargli male.
Lo aveva riempito di baci e carezze. Era stato un sogno.
Poi, un bel giorno, aveva deciso che voleva servire il Paese, così si era arruolato.
« …se scoppiasse una guerra, voglio essere sicuro di avere i mezzi per poterti proteggere… » diceva sempre, per persuaderlo. E Matt sapeva che quel pazzo ci credeva davvero, in quelle parole.
« Stupido… » sussurrò al vetro della finestra della camera da letto.
« Mm, con chi parli, Matt? » biascicò la voce di Andrew.
« Scusami, parlavo da solo. Non volevo svegliarti, Andrew… »
Era stranamente distaccato, considerato com’era finita la notte precedente.
« Mm, non fa niente. Com’è il cielo stasera? »
« Piove » disse, laconico, iniziando poi a sorridere.
« Mpf, stupida pioggia… » borbottò il biondino, rimettendosi sotto le coperte. Lui la odiava, quella malefica acqua.
« Drew, ti secca se esco? »
Andrew tirò fuori il viso dalle coltri e lo fissò.
« Ma sei scemo? A parte il fatto che sarebbe da stupidi farlo, visto il tempo, no che non secca, se vuoi andare vai… Basta che mi ripaghi al ritorno… » aggiunse, malizioso.
Matt si chinò su di lui, baciandolo dolcemente.
« Mi spiace, mon chère » iniziò « stanotte non posso essere tuo »
E se ne andò, lasciando il biondino pieno di dubbi.

Sotto la pioggia, al centro di quel parco che avrebbe potuto, volendo, raccontare tutta la loro storia, Matthew Lust stava ritto in piedi, guardando il cielo, incurante dell’acqua negli occhi.
« Stupido » sussurrò, come se potesse sentirlo. Sorrise.
« Rick, anche se ora il mio amore appartiene ad un altro, non ti dimenticherò mai. Perdonami, ti prego, per come mi sono ridotto. Sappi che il mio amore per te non morirà mai, perché vivrà per sempre con i battiti dispersi del mio cuore umano.
« Non so se dalla guerra sei tornato, Rick, non ho avuto la forza di aspettarti. Però sappi che non commetterò più questo sbaglio, non lascerò più che accada qualcosa a Drew. Avevi ragione, è bello avere qualcuno da proteggere… »
Una breve pausa.
« Ricorda, Rick: il mio cuore umano continuerà ad aspettarti. Da qualche parte in Virginia, seduto sul molo. Sotto la pioggia. Una pioggia di lacrime »



Kon'nichiwa, gente!
Oh Cielo, quanto mi ha colpita questo capitolo.
Accade qualcosa che non avevo preventivato di racconatre, però, vi dirò, mi piace.
Perché racconta una parte di Matthew che non conosciamo, la parte del Matt ancora ragazzo, innamorato per davvero con tutto se stesso come uomo. Il Matt impacciato, insicuro e fragile non è un OOC. Semplicemente perché qui ha vent'anni ed un'infanzia mai assaporata. Con Drew, ha invece cinquant'anni, almeno materiali, seppure non fisici, e si confronta con esperienze più mature, che ora riesce a gestire.
Nel capitolo diciassette, abbiamo visto un Matt spaventato da quei nuovi sentimenti. E allora perché ho appena detto che sono più maturi?
No, non sono impazzita a furia di spremermi le menigi per invertami qualcosa di nuovo per soddisfarvi, ho solo considerato tutta una serie di cose.
Innanzi tutto, in quel capitolo Matt si trova in un momento di tensione, dovuta all'infatuazione, che non sa gestire come vampiro -ricordate che lui è la Lussuria-. In secondo luogo, come vampiro lui non era abituato a simili emozioni, per cui non ha spauto come combatterle sul momento. Quando invece ha fatto chiarezza detro sè, ha come "ripescato" il suo lato umano, ricordando in qualche modo il suo primo e fin'allora unico amore, prendendo spunto da quell'emozioni. Per questo lo affronta con più maturità.
"Perché quando
la Lussuriacede lo fa con tutta se stessa" -cit. capitolo 17-. E direi che qui, specie nella prima parte, Matt l'ha ampiamente dimostrato.
Il titolo, infine: è in inglese perché mi piaceva il suono, come sempre, e si riferisce alla pioggia, inizialmente metaforica, delle lacrime di Matt -episodio che, solo adesso, mi ha ricordato un capitolo particolarmente triste di Fullmetal Alchemist, ma non ci intressa-, che poi vengono sostituite dalla pioggia vera e propria perché, abbiamo già appurato, un vampiro non può piangere. Forse, Edward Cullen potrebbe. Loro no. (Noi lavoriamo con serietà! Nd Les)(Noi? Qui so' io che mi faccio il mazzo a scrivere e a ragionare! Nda)(Ih... Dettagli Nd Les)(Te li dò io, i dettagli... Nda *incazzata*)
Dunque, che altro c'è da dire? Nulla, a parte "spero vi sia piaciuto".
Kiss ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 22
*** Dall'Inverno alla Primavera ***


21.Dall'Inverno alla Primavera
Dall’Inverno alla Primavera

Una lacerante emicrania era riuscita dove gli anni e le intemperie notturne avevano fallito: Matthew Lust era a letto, il cranio tanto pulsante da sentirlo quasi spaccarsi a metà.
Nonostante fosse mezzanotte, il vampiro seguitava a sonnecchiare, tranquillo come non mai, nella camera da letto dell’appartamento in cui viveva.
Andrew, appena rientrato dalla sua “cena”, aprì la porta senza neppure bussare. Entrò ed andò ad accomodarsi sul bordo del materasso, accanto al corpo assopito del compagno.
Gli faceva tenerezza, anche se non avrebbe saputo dire, esattamente, perché. Scostò un ciuffo castano dal viso, destandolo.
Gli sorrise, affettuoso.
« Ehi, come va? »
Matt sorrise a sua volta, con aria quasi sognante, fissandolo
« Che c’è? P..perché mi fissi così? » balbettò Drew, imbarazzato.
« È arrivata la primavera » disse solo.
Il biondino non capì. Presuppose che l’emicrania lo portasse a sragionare.
Certo, erano a marzo inoltrato, e il ventuno era, effettivamente, passato da un po’; tuttavia, il fatto che Matt avesse osservato una cosa del genere fissando lui… Gli risultava incomprensibile.
Ma il castano, continuando a sorridere, allungò una mano a carezzare le ciocche  bionde del vampiro, sfiorandole con delicatezza.
« Matt, cosa stai dicendo? » domandò, continuando a non capire.
Ma quello continuò ad ignorarlo, carezzando i capelli sulla testa; poi li scostò dalla fronte, scese sullo zigomo e, infine, sfiorò le labbra rosee del biondino, che non si capacitava del senso dei quei gesti.
Matt non smise di sorridere dolcemente. Drew sospirò, prendendo poi quella mano gelida e scostandola dolcemente dal proprio viso.
« Matt, l’emicrania ti fa sragionare… » spiegò, paziente, quasi avesse a che fare con  un bimbo capriccioso.
« Non è vero » s’impuntò l’altro, liberandosi dalla stretta con fare stizzito.
Il biondino addolcì lo sguardo: infondo, doveva essere comprensivo.
Il suo tesoro era pur sempre malato.
Gli baciò la fronte.
« Come no, invece sì. Dici cose senza senso… »
« Ma un senso ce l’ha… » puntualizzò il castano.
« E sarebbe? »
“Il malato” sorrise.
« Primavera non bussa, lei entra sicura » iniziò a cantare
« Come il fumo lei penetra in ogni fessura
Ha le labbra di carne e i capelli di grano,
Che paura che voglia che ti prenda per mano,
Che paura che voglia che ti porti lontano...
Non sei, quindi, tu, la mia bella primavera? » domandò, convinto, gli occhi quasi lucidi.
« Matthew… » soffiò il biondino, emozionato come una scolaretta in piena tempesta ormonale.
Il castano scosse la testa, emettendo conseguentemente un gemito di dolore.
« Nh… »
« Sta’ fermo, miseriaccia! » S’inalberò Drew, spiaccicandolo contro i guanciali spingendolo dalle spalle, quasi stendendosi su di lui.
Tenendolo fermo lo guardò con aria corrucciata.
« Possibile che tu non sappia stare buono e tranquillo proprio mai?! Sei peggio di un bambino! » lo rimbeccò, alzando la voce quel tanto che bastava per trapanare alla massima potenza il cranio dolorante del castano, che gemette ancora.
« Drew… » sussurrò, tenendosi le tempie pulsanti.
« Oh cielo, scusami tesoro! » miagolò il biondino, incredibilmente sollecito, poggiando le proprie mani sulle sue e baciandogli la fronte.
Due occhi nocciola sui piantarono in quelli cerulei di Andrew.
« Mi... hai chiamato… tesoro? » soffiò, sorpreso.
Il biondino sarebbe voluto sprofondare dalla vergogna: perché sì, in preda all’apprensione, s’era lasciato sfuggire un sollecito “tesoro”.
« M..ma che dici, ce..certo che no… » balbettò, voltando il capo dall’altra parte, imbarazzato.
« Mm, quindi l’avrò sognato? »
« Assolutamente sì! » si difese.
« Mm. Peccato… »
« Co… e perché mai? »
Matt sorrise, il sorriso malandrino che gli era sempre appartenuto.
« Beh, se avessi detto una cosa del genere per davvero… Avrei dovuto trovare un modo per ringraziarti e, beh… Tu lo sai qual è il mio prediletto, nevvero mon chère? »
« Non è possibile che il tuo chiodo fisso resti quello anche quando sei malato! » rimbeccò il biondino.
« Mm, allora mi faresti da infermiere? » propose, con finta innocenza.
« No! Non te lo meriti » e gli fece una linguaccia.
« Ma io sono malato, ho bisogno di coccole! » recriminò il castano, mettendo il broncio. Drew rise, pizzicandogli gentilmente il naso.
« I “malati” hanno bisogno di riposo. Non puoi fare sforzi… » annotò, soddisfatto.
« Però non è giusto, ecco »
« Non fare il bambino, Matt » ridacchiò.
Il “malato” allungò, distrattamente, una mano su una natica del compagno, che però la scostò, ridendo sonoramente.
« Vecchio pervertito » lo schernì « Diventi impaziente? »
« Piccolo idiota bastardo… » sibilò, vendicativo.
« Oh no, tesoro » e stavolta lo sottolineò accuratamente, perché l’atro ne fosse certo « è solo la primavera! »
« Io ho sempre amato la primavera »
« Ah sì? »
« Sì. Beh, se poi ti si piazza addosso con questo fare così… sexy, come fai a non amarla ancora di più? » ammiccò.
« Sei davvero incorreggibile, Matt » gli baciò la punta del naso.
« Vedi di guarire in fretta, dobbiamo ancora salutare la primavera »
Sorrise malizioso, imitato dal vampiro sotto di lui.
« Oh, non vedo l’ora »

“Primavera non bussa, lei entra sicura
Come il fumo lei penetra in ogni fessura
Ha le labbra di carne e i capelli di grano,
Che paura che voglia che ti prenda per mano,
Che paura che voglia che ti porti lontano…”

Fabrizio De Andrè, Un chimico



Kon'nichiwa, gente!
Ah, chiedo scusa per il ritardo, ieri ho scordato di scrivere il capitolo. Perdonatemi ^^
Beh, questo non era proprio quello che avevo in mente, ma si può dire che non mi dispiaccia. Mi diverte un sacco, in realtà, immaginare Andrew nei panni di "infermiera" di un Matt messo K.O. dall'emicrania, che però non perde il suo spirito lussurioso.
Beh, non si chiamerebbe Lust, altrimenti, no?
Comunque, questo capitolo mi è stato ispirato dalla strofa della canzone "Un chimico", di De Andrè, che, appunto, è riportata a fine capitolo. Ma non solo, è anche citata da Matt, che associa la primavera ad Andrew.
Beh, credo che qualche chiarimento questa volta sia necessario, mm? Ok, partiamo...
Il titolo, ovviamente, non è dato a caso: a parte il fatto che a me ricorda un verso della canzone "Come what may", dalla colonna sonora di Moulin Rouge, canzone che, si può dire, sia quasi un'ossessione (anzi, senza il quasi ^^ Nda), si riferisce al cambio di stagione effettivo, ma anche all'ingresso nella "vita" di Matt di Drew, che lui, come già detto, associa alla primavera.
E' come se l'inverno fosse la sua vita prima dell'incontro col biondino.
In secondo luogo, potrà sembrarvi strano, ma ci terrei a precisare una cosa sulle "posizioni" dei due vampiri nel capitolo: sebbene tendenzialmente la posizione sovrastante sia sinonimo di supremazia, è anche vero che, nella coppia, è proprio Matt ad avere sempre il perfetto controllo della situazione. E quindi, anche se "malato", diciamo che "gioca" con Drew, lasciandogli credere di avere un controllo che, invece, è sempre suo. In realtà, questo è un implicito compromesso stipulato dai due, di cui, tuttavia, Drew è all'oscuro. Non so se mi avete capito, nel caso chiedete pure... ^^
Mm, credo non ci sia altro da aggiungere.
Se avete domande, come al solito, ponetele pure.
Al prossimo capitolo, kiss ^^

Lady_Firiel

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Capitolo 23
*** L'ineccepibile etica del Carpe Diem ***


23.L'ineccepibile etica del Carpe Diem
L'ineccepibile etica del Carpe Diem

Matt non avrebbe mai capito per quale ragione il suo compagno non s’impegnasse mai a preparare un pasto caldo alla loro bambina.
Toccava, infatti, sempre a lui chiudersi in cucina e far bollire la minestrina di farro nella pentola scaldata dalle vive fiamme del focolare.
Cici sedeva al suo posto, in cima ad una montagna di cuscini per arrivare alla superficie piana del tavolo, e fissava curiosa la sua mamma, mentre questa borbottava indispettita.
« Mam? » lo richiamò, con la sua dolce vocina.
Il castano si girò, il viso pallido coperto dalla fuliggine del camino.
« Che c’è, piccola? » domandò.
« Pecché daidì no' ti aiuta mai? »
Il vampiro sbuffò.
« Perché tuo padre è uno scansafatiche! » protestò, perfettamente calatosi nel ruolo di moglie e casalinga frustrata.
Cici rise.
« E pecché no' celo dici? » suggerì, convinta, come ogni bambino della sua età, che i problemi relazionali dei genitori si potessero risolvere con estrema facilità.
« Tesoro, non è così facile… »
« E pecché? »
Sospirò: ecco, un’altra esasperante caratteristica della situazione era che Drew riusciva sempre a sgusciare via alle domande insistenti della piccola.
« Perché, te l’ho già spiegato, la nostra non è una situazione facile. Sai quanti sacrifici stiamo facendo per te, no tesoro? » le ricordò, modulando la voce in un tono mesto ma dolce; non voleva farla sentire in colpa, come capitava spesso con i bambini di quell’età quando i frustrati genitori ricorrevano a quella frase nella speranza di chetarli un  po’.
Infatti lei annuì, ma non domandò null’altro, e Matt poté tornare a concentrarsi sulle fiamme e sulla pentola.
Poco dopo le sue orecchie allenate sentirono la serratura scattare e dei passi introdursi nell’appartamento per poi dirigersi in cucina. Sbuffò.
« Amore, sono a casa! » cantilenò un Andrew oltremodo allegro, accostandosi alla sua bambina per baciarle la guancia.
« Betonnato, daidì! » esclamò la piccola, aggrappandosi al suo collo, costringendolo a prenderla in braccio. Il biondino le sorrise, scompigliandole i capelli.
« Ciao piccola! Allora, che mi racconti? »
« Mam ti lamenta pecché non l’aiuti mai! » raccontò.
Lanciò un’occhiata al compagno, che non sembrava considerarlo.
« Ah sì? E tu cosa le hai suggerito di fare? »
« Le ho detto di pallanne co’ te, ma ha detto c’è diffitile! » s’imbronciò.
« Ah, ma lo sai che mamma si lamenta sempre, non farci caso » consigliò, ironico.
Gli occhi nocciola di Matt si assottigliarono fin quasi a chiudersi. Ma, poiché era girato, nessuno se ne accorse.
Spense il fuoco e prese un piatto, per poi versarci dentro la minestra e posarla davanti al posto apparecchiato di Cici.
« Coraggio tesoro, ora mangia così poi vai a nanna, ok? Vedo che sei stanca… » e, a confermare quelle parole, la piccola sbadigliò ed annuì.
Drew la rimise a sedere al suo posto e lasciò che il compagno l’aiutasse a mangiare, senza dire una parola, limitandosi ad ascoltare le risate argentine di Cici.
Quando terminarono, il castano ripulì il viso della bambina dai residui di minestra, poi sparecchiò, abbandonando le stoviglie nell’acquaio.
« Daidì, ma tu vuoi bene a mam? »
Un sorriso dolce si profilò sul volto pallido di Andrew, mentre Matt lo fissava, curioso di conoscere la risposta.
Ma il biondino non la pronunziò ad alta voce e prese imbraccio la figlia per metterla a letto: le baciò la fronte e le rimboccò le coperte, poi andò in salotto, dove il suo compagno era seduto sul divano, intento a leggere. Gli arrivò alle spalle e gli lasciò un bacio leggero sul collo.
Matt non fece una piega.
« Allora, daidì… » ironizzò « non vuoi bene a mam? »
Altro bacio. Poi un terzo, un quarto, un quinto.
Ed uno dietro l’orecchio, che fece gemere il castano.
« Se potessi, morirei, per lei… » gli soffiò, direttamente nel condotto uditivo, leccando sensualmente il lobo e mordicchiandolo appena.
« È stupido morire per amore. Alla persona che ami servi sicuramente di più vivo che non morto… » ribatté Matt, piccato, chiudendo il libro con un tonfo.
« Oh, questo è vero » si difese il biondino, allacciando le braccia al collo dell’amante « ma direi che nel nostro caso sia alquanto ironico, non trovi, grà? »
In diciotto anni quel maledetto biondino aveva scoperto tutti i suoi punti deboli: perché, ne era certo, quel piccolo bastardello l’aveva chiamato a quel modo perché sapeva -oh se lo sapeva!- che quella parola riusciva sempre a scioglierlo.
Perché gli ricordava la notte in cui il loro piccolo tesoro era entrato nelle loro “vite”, portando con sé una ragione per andare avanti che esulasse dall’altro.
E, dopotutto, la Lussuria aveva una sua etica: l'ineccepibile etica del Carpe Diem.

Riflettere sull'etica dell'amore per tutte le creature in tutti i suoi dettagli: questo è il difficile compito assegnato al tempo in cui viviamo.

Albert Schweitzer



Kon'nichiwa, gente!
Chiedo scusa, ma ieri ho prorpio scordato di postare, voco veniam!
Per farmi perdonare, prima di passare alla solita tiritera di spiegazioni, vi metto i link delle immagini dei tre "protagonisti". Contenti? (No Nd voi)( -.-" Nda). Purtroppo vi toccherà fare copia-incolla, perché quel *** non mi mette i link. Paziena, vi accontentate?

Allora, il primo è il nostro biondino preferito, Andrew Wrath. Qui ha gli occhi verdi, ma se li immaginate azzurri... Beh, è senz'altro lui! ^^
http://i136.photobucket.com/albums/q174/Hitoban_no_fokkusu/Cain.gif
La seconda, invece, è la mia adoratissima Cici, all'età di 13 ani circa. Più piccola non si trova, ma è senza dubbio lei...
http://i83.photobucket.com/albums/j284/chadni98/anime%20girls/RedHead.jpg
E per finire, il nostro vampiro preferito: signori e signore, Matthew Lust, in tutto il suo splendore! Perchè è lui, punto. ^^
http://i813.photobucket.com/albums/zz54/SetsukieKirasi/Brown_hair_brown_eyes.jpg
Ora siete contenti? O non ve ne fregava niente? Pazienza, oramai è fatto... ^^
Ed ora, le solite dleucidazioni:
Il titolo mi fa troppo ridere, ma non so perché. Forse perché associato alle scene del capitolo è esilarate, non lo so.
Però, non credo sia poi così difficile da interpretare, no? ^^
Visto che brava?
Solo un piccolo appuntino: in questo caso il Carpe Diem (che non è il Dio delle Carpe) di Matt si riferisce al fatto che raramente il nostro "caro" Andrew si lascia andare a certi slanci d'affetto, e nonostante lui sia arrabbiato col biondino... Beh, la Lussuria non può certo farsi scappare un'occaisone simile! Ecco spiegato il Carpe Diem. Che cosa carina, vero? (Uh... Nd voi)( è_é Nda)
Vabbè, ciancio alle bande gente, io avrei finito! ^^
Buona Pas.. Oh, ma che sto dicendo?
Buone vacanze da scuola, per chi ci va, o dal lavoro, per chi le ha. ^^
Al prossimo capitlo
Kiss ^^
Lady_Firiel












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Capitolo 24
*** Un'altra storia da racontare ***


24.Un'altra storia da racconatre
Un’altra storia da raccontare

« Mamma, mamma! »
Un bambino di sette anni corre verso una villetta ben curata e circondata da fiori colorati. Una donna con i capelli castano scuro e gli occhi azzurri, in piedi sulla porta, gli sorride. Quando lui la raggiunge, aggrappandosi alle sue gambe e tirandole appena la lunga gonna, lei gli scompiglia i capelli castani, più chiari dei suoi, poi porta un dito alle labbra, intimandogli quiete.
« Non urlare così, Matt. Amanda non sta bene… »
« Cos’ha Mandy? » domanda, con voce accorata.
« Lo sai che è di salute cagionevole, tesoro. Ha di nuovo la febbre. Ma perché mi chiamavi a quel modo, è successo qualcosa? »
Il piccolo le porge una lettera e lo sguardo della donna s’illumina per un attimo: è del marito.
La scarta, riconoscendo la grafia aggraziata e formale del suo Generale, assaporando ogni parola come un bicchiere d’acqua gelida dopo un’ora nel deserto Sahariano. Poi sorride, dolcemente.
« Cosa dice papà? » chiede Matt, curioso.
« Dice che sta bene, tra un mese tornerà a casa in licenza e si tratterrà per un paio di settimane assieme a noi… » riassume.
« Papà torna a casa! Sì! » esulta, dimenticando il monito della genitrice di far silenzio.
« Matthew, non urlare! » lo riprende, senza, tuttavia, essere arrabbiata.
« Scusa mamma.. » poi corre via.
« E ora dove vai? »
Le sorride, con l’infantile e genuina gioia di un bambino di sette anni.
« Vado a prendere delle margherite per Mandy, sono le suoi preferite! » la donna sorride dolcemente « Sono sicuro che con quelle e il ritorno di papà guarirà in fretta! Vedrai, mamma, vedrai… » conclude, sparendo nel campo dietro casa.

« Mandy? Mandy, sorellina, sei sveglia? » la chiama, entrando in punta di piedi dentro una stanza buia, con voce bassa.
Un leggero frusci,  un piccolo corpo che si smuove dalla posizione assunta nel sonno e due occhi cerulei lucidi per l’alta temperatura corporea si fissano nei suoi color nocciola.
« ‘Tellone? ‘ei tu? » domanda una vocina sottile, un po’ arrochita dal mal di gola.
Matt sorride, accostandosi al lettino della bambina.
« Sì, sono io. Guarda, ti ho portato delle margherite. Ti piacciono, vero? »
« Tì, ‘azie. ‘ono bellittime… » farfuglia, iniziando ad ansimare per lo sforzo. Le guance si arrossano e si lascia cadere pesantemente sul materasso.
Matt lascia cadere i fiori in terra e corre in giardino a riempire con acqua fresca il vecchio secchio.
Pesa un sacco per le sue braccia, ma lui si fa forza e lo trascina in casa, nella cameretta della sorellina, poi va a prendere un panno di cotone e lo immerge nell’acqua, per poi posarlo sulla fronte bollente della piccola, nella speranza di far scendere la temperatura.
La mamma gli aveva detto di farlo poco prima di uscire per andare in paese a spedire una lettera e comprare altri rudimentali antipiretici e qualche erba prodigiosa.
E lui, da bravo fratello maggiore, obbediva col massimo impegno.
Amanda continua ad ansimare, Matt sente il suo cuoricino aumentare i battiti per sopperire all’improvviso aumento del consumo di ossigeno, costringendosi a pompare il sangue con più fretta del consueto.
Il bambino passa le piccole dita sulla pelle bollente della fronte, mentre Amanda chiude gli occhi, reclamando silenziosamente un sonno ristoratore che, tuttavia, inclemente persiste nel farsi attendere.
Carezza la cute, ignorandone la temperatura, poi la bacia, un bacio leggero e affettuoso.
« Stai tranquilla, Mandy, il tuo fratellone è qui a prendersi cura di te. E ci sarà per sempre… »
E vegliò il sonno irrequieto della bambina fino al ritorno della madre, che lo costrinse a forza ad andare a riposarsi.

L’alba era oramai prossima, avrebbe fatto bene a rientrare al suo appartamento. Tuttavia era restio, ora che aveva fatto ritorno su quella lapide, ad andarsene di nuovo.
Sospirò pesantemente, come se ricordare la propria infanzia gli fosse costato una fatica inimmaginabile e la psiche ne fosse uscita completamente gualcita.
Lesse le date sulla lapide scura, incise con cura da una mano sconosciuta, sotto ad un nome scritto in corsivo, impresso in lui come una cicatrice, una cicatrice che non sarebbe mai guarita.
« Mi spiace… » sussurrò, flebile, come se la colpa fosse davvero sua e il suo invisibile interlocutore potesse sentirlo.
Sospirò ancora: non era mai stato bravo a mantenere le promesse, lui. E questo gli era costato caro, molto.
Una vita intera. Anzi, due vite.
Nessuna delle quali sua, ma entrambe appartenutegli in qualche modo.
L’altra lapide era un paio di file indietro, ma gli standard delle incisioni erano i medesimi.
Sorrise tristemente e finalmente si decise ad andarsene, voltando per sempre le spalle a quei frammenti di passato.

Quando entrò nell’appartamento, le cui tende dovevano esser state chiuse dal suo coinquilino, che ringraziò con tutto se stesso, si diresse subito nella stanza dove avevano sistemato il lettino della piccola Cici.
La guardò dormire, ne ascoltò rapito i lievi e regolari respiri. E sorrise, un sorriso dolce come non ne elargiva da tempo.
Si ripromise che non avrebbe mai permesso che quei respiri, così diversi eppure così uguali a quelli della sua Mandy, venissero fermati da qualcosa.
Matthew Lust non era mai stato bravo a mantenere le promesse, è vero.
Ma questa volta ci avrebbe provato davvero.

La violenza che ci facciamo per rimanere fedeli a coloro che amiamo, non è meglio di un'infedeltà.

François de La Rochefoucauld



Kon'nichiwa, gente!
Uh, lo so che vi ho fatto aspettare un sacco per il nuovo capitolo, mi spiace molto, ma non è stato facile trovare l'ispirazione pre raccontare qualcosa di nuovo.
E pensare che, una volta scritto il titolo, il resto è venuto fuori subito. Mah...
Vabbè, ciancio alle bande, vi è piaciuto? Io vi confesso che ho sempre adorato il rapporto tra fratelli e mi sono innamorata della piccola Amanda ^^
E siccome adoro anche la mia Cici, non ho pututo evitare di far fare a Matt un confronto tra le due situazioni.
In fondo, il suo affetto per la sorellina, dopo la morte dei genitori, è diventato, da fraterno, quasi genitoriale e per questo non sono così distanti le due situazioni, realmente.
Il capitolo è ambientato durante il periodo di Matt e Drew in Virginia e l'altra tomba, nel caso non si fosse capito, è quella di Rick, un dettaglio che ho aggiunto per tranquillizzare Stars_Daughter, che temeva saltasse fuori da un momento all'altro per rompere le scatole.
E nonostante le abbia ripetuto sino alla nausea che Rick è morto, non se n'è mai convinta, Spero che questo basti...
A parte tutto, un piccolo chiarimento: quando Matt dice che il suo non sapere mantenere le promesse gli è costato due vite, si riferisce a quelle di Amanda e di Richard: perchè aveva promesso alla prima di vegliarla per sempre e non c'è riuscito; invece aveva promesso a Rick che lo avrebbe aspettato, per poi fuggire prima del suo -probabile- ritorno.
Beh, direi che è tutto, se avete domande sono a disposizione.
Vovo ulteriore veniam per l'enorme ritardo *si inchina*
Alla prossima, gente!
Kiss kiss

Lady_Firiel

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Capitolo 25
*** Such a stupid thing ***


25.Such a stupid thing
Such a stupid thing

Le tende tirate impedivano ai raggi del sole mattutino di filtrare all’interno della stanza dove, placidi, i due vampiri giacevano apparentemente assopiti dopo le fatiche notturne.
Ma uno dei due, quello dai capelli biondi, non riusciva ad abbandonarsi a quella parvenza di oblio, disturbato da pensieri insoliti: continuava a fissare il corpo del suo castano compagno, sorridendo con mesta serenità, soffermandosi sui dettagli del suo viso.
Le guance pallide e lisce, le ciglia nere non troppo lunghe, quel tanto che bastava per dare ai suoi occhi nocciola un’aria sensuale; le labbra rosse, scure, e carnose, appena dischiuse, come a trattenere a stento quell’ultimo ansito che, invece, tenta di sfuggire.
Fissando  quel volto con aria assorta, passò delicatamente il pollice su quelle labbra morbide, immaginandosele leggere sopra le proprie e sorridendo.
Matt si rigirò nel sonno, borbottando appena, presumibilmente infastidito dalla sensazione di solletico provocata da quel contatto.
Era buffo come, pur avendo passato assieme molte notti, le piccole cose, gli infinitesimali dettagli, scivolassero via col tempo come correnti d’acqua in un ruscello di montagna.
Andrew si rese conto per la prima volta che non sapeva nulla del vampiro che dormiva accanto a lui: non conosceva la sua storia, il percorso che aveva affrontato per arrivare a quel punto, i sacrifici, le rinunce, o i sogni, le ambizioni che il piccolo Lust aveva coltivato nel proprio cuore; sapeva soltanto che se n’era innamorato un notte e che, da allora, il passato era diventato presente, e il futuro una lieta attesa.
Con la candida mano, disordinò le ciocche castane del compagno, percepì coi polpastrelli la serica consistenza di quei capelli e prese a rigirarseli tra le falangi, attorcigliandoli attorno alle dita.
Distratto, continuò con quei movimenti fissando l’amante con aria distratta, quasi non lo vedesse davvero o non lo vedesse affatto.
Era una cosa stupida.
Per quante volte si ponesse quella domanda, «Che diavolo stai facendo?», l’unica risposta che riusciva a darsi era che non lo sapeva neppure lui con certezza, ma doveva senz’altro trattarsi di qualcosa di stupido.
Di incredibilmente, stupido.
Accarezzare i capelli di un giovane uomo –o vampiro, ha poca importanza- come se fosse un bambino addormentato e pensare, ad ogni tocco, quanto cara, amata, fosse quelle presenza, era indubbiamente qualcosa che Andrew Wrath avrebbe classificato come stupido.
Eppure, lui non aveva mai pensato a se stesso come uno stupido.
Un ingenuo, forse, un illuso, un sognatore.
Ma un stupido, veramente mai.
«Forse è l’amore che rende stupidi…» ponderò, aggrappandosi a quell’ultima, fioca, vana e illusoria speranza di poter negare di aver perso la testa.
Impossibile, non è vero?
Perché quando la Lussuria ti travolge, oh, non hai più scampo:
ti sballotterà da una parte all’altra senza darti il tempo di realizzarlo, di stenderà a terra con la sua prorompente energia e non ti farà rialzare finché non avrà finito.
E, quando meno te lo aspetterai, ti balzerà sulle spalle, aggrappandosi a te come fossi tutto ciò che le resta, e, puoi scommetterci, farà di tutto per non lasciarti andare.
È testarda, la Lussuria, oh sì.
Ma a te piace così, no?
Ti piace perché, quando esaurisce le energie, diventa come un cucciolo, come un bambino sperduto caduto dalla carrozzina a Kensington che aspetta Peter Pan a mostrargli la via per l’Isola che non c’è.
Non c’è alcuna strada che tu possa indicarle, ma sarai pronto a seguirla ovunque vada.
Perché?
Ma perché la ami.
E sì, non c’è ragione più stupida di questa.

L'amore è tale sciocco che, dei tuoi capricci, qualsiasi cosa tu faccia, egli non pensa male

William Shakespeare



Salve gente!
Inizio col dire che questo capitolo tanto sofferto è per una pazientissima lettrice che da più d'un anno aspetta che lo scriva. Per cui spero che le piaccia ^^

Dunque, immagino che questa non ve l'aspettaste, eh?
Beh, nemmeno io, quindi va bene così ^^
Ho iniziato a scrivere questo capitolo credo più d'un anno fa e poi boh, d'improvviso è venuto fuori, così, quasi dal nulla.
Non vorrei tediarvi più del dovuto, quindi sarò il più breve e concisa possibile:
L'intero capitolo è incentrato sulla stupidità. E se ripete spesso la parola "stupido", non è perché è l'unico aggettivo che conosco o perché il dizionario dei sinonimi è troppo lontano da prendere, ma è per sottolineare la ridondanza, il -patetico- sistema di autocovinzione di Andrew.
Non avete capito, vero?
Pazienza, forse non è poi così fondamentale ^^
L'altra parte fondamentale, in questa breve vicenda, è affidata all'amore, imputato come causa della stupidità.
Non è originale, vero? Ma tant'è, se c'è Matt va tutto bene (io adoro quel vampiro ^^) ^^
Quindi boh, non saprei che altro dire se non che un commento fa sempre piacere.
Non posso garantirvi di riuscire a scrivere altri capitoli di questa raccolta, per questo la troverete segnata come 'Completa'. Purtroppo, la mia ispirazione è ancora in ferie ^^
Però nessuno vi impedisce di continuare a sperare ^^
Grazie a chi ha avuto pazienza, spero di non aver deluso nessuno ^^

Lady_Firiel

P.S.: angolo pubblicità: se vi piacciono lo yaoi e i vampiri, cosa che spiegherebbe perché siete qui a leggere i miei sproloqui, potreste anche leggere la mia one-shot "
Il mio cuore, la mia anima e il mio corpo", una rating rosso, che ancora resta il mio piccolo orgoglio *aria da mammina orgogliosa*.
Poi boh, voi fate come vi pare ^^

A chissà quando! ^^

Lady_Firiel

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