Codice: Twilight

di Purelove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Professione: killer ***
Capitolo 2: *** Ordinary Day ***
Capitolo 3: *** Missione 3-9Z ***
Capitolo 4: *** Mi piacerà ricordarlo così ***
Capitolo 5: *** Insistere... ***
Capitolo 6: *** Target ***
Capitolo 7: *** Ribellione ***
Capitolo 8: *** Incontro inaspettato ***
Capitolo 9: *** Morte ***
Capitolo 10: *** Dobbiamo eliminarlo ***
Capitolo 11: *** Lui o lei, non ci sono alternative. ***
Capitolo 12: *** Sex & Death ***
Capitolo 13: *** Chiamata dall'oltretomba ***
Capitolo 14: *** Quantus tremor est futurus... ***
Capitolo 15: *** Sì. Andrà tutto bene... ***
Capitolo 16: *** Abbiamo compagnia ***
Capitolo 17: *** Ti ho dato tutto...TUTTO ***
Capitolo 18: *** Fantasma ***
Capitolo 19: *** Qualcosa cambia... ***



Capitolo 1
*** Professione: killer ***


PRIGIONIERA

 Rieccomi qui!

Non vi preoccupate per le altre storie. Questa sostanzialmente è già scritta quindi posso dedicare lo stesso tempo di prima alle altre senza togliere tempo. Spero che vi piaccia questa ideuccia.  Fatemi sapere mi raccomando! Un bacione vale

BELLA:

Passeggio per la città tranquillamente. Godendomi questi piccoli istanti di pace che nella mia vita ormai non trovano più spazio.

L’inverno è ormai arrivato. Il vento invernale mi colpisce come una doccia gelata. Mi copro fino al naso con la sciarpa bianca ed alcune ciocche scappate dal chignon si posando delicatamente sulla mia fronte. Con un gesto deciso le rimetto al loro posto.

Il mio passo è deciso. Vado dritto al mio obbiettivo. Come nel lavoro. Sono la migliore.

Non bisogna lasciarsi ingannare dal mio aspetto angelico poiché è solo un’illusione che mi ha regalato madre natura. Anche per questo motivo sono la migliore. L’insospettabile ragazza della porta accanto fa il lavoro più crudele che possa esistere.

Chi sospetterebbe mai di una ragazza come me? Provengo da una famiglia agiata e non ho mai fatto cazzate in vita mia. Mai preso sbandate.

Di me si dice che quando mi incontri, i miei occhi scuri sono l’ultima cosa che vedi.

Hanno ragione. O almeno per quanto riguarda i miei “obbiettivi”.

Non lascio scampo. Non ho mai sbagliato e mai sbaglierò.

Mi chiamo Bella Swan ed ho 20 anni.

Professione: Killer.

Non è che la mia aspirazione da piccola sia stata quella di intraprendere questo mestiere ma le mie innate capacità mi hanno portato su questa strada.

Mio padre, Charlie Swan, è un ricco imprenditore di Forks che ha portato la famiglia a New York dopo l'ingente somma di denaro raccimolata e per quanto gli riguarda io sono ancora la sua bambina che si annoia come un tempo alle sue cene di lavoro stando seduta sul divano ad ascoltare i discorsi “dei grandi”. Ora gli ascolto solo per un altro motivo.

Molte delle persone che ho visto da piccola gli ho uccisi proprio io con le mie mani. Appena riconoscevano pensavano che fosse solo uno scherzo ma purtroppo per loro non lo era. Io lavoro per un organizzazione segreta. Evidentemente avevano pestato i piedi a qualcuno di sbagliato, a me non era dato sapere.

A dire di mio padre molti erano anche ottimi politici ma io non posso permettermi di fallire. Neanche una volta.

Non sono l’unica che lavora per loro sul territorio. Ci mancherebbe...

Siamo in 4 che lavoriamo per lo stesso uomo. Il mio uomo: Mike Newton. Uno dei tanti subalterni del Capo, Aro Volturi ma in questo caso si tratta proprio di suo figlio. Sarebbe il figlio unico, una specie di sbaglio fatto con un'umana.

Sta di fatto che attraverso Mike riceviamo le informazioni sulle missioni.

Se pensate che ci vado a letto…avete ragione. Ma per me è solo lavoro. Il poveretto invece spera nell’amore. È per questo che mi da tutte le missione che voglio.

D’altronde devo pur lavorare. Non mi interessa il modo…

Come avevo detto non sono sola. Altre tre persone lavorano insieme a me ma solo nelle missioni più lunghe e importanti.

Per comunicare usiamo dei nomi in codice. Il mio è Fawn.

Sono bravissima ad uccidere.

Mai lasciata una prova.

Mai beccata dalla polizia.

Mai un sospetto su di me.

Una cosa che ho dimenticato; i miei colleghi sono dei vampiri. Si nutrono se è possibile solo delle loro vittime.

Ci guadagnano in termini di soldi e di sangue.

Connubio perfetto.

Jasper è un’altro ragazzo che lavora con me come me. Nella vita di tutti i giorni è un ricercatore ma quando si tratta di organizzare le missioni diventa il migliore.

Freddo e calcolatore. L'ideale per la nostra squadra.

Il suo nome in codice è: Assasin.

Jasper è il cervello del gruppo. È in grado di progettare un contrattacco in meno di un minuto. In alcune missioni anche lui interviene di persona ed è spietato.

Una macchina per uccidere.

Una sua missione è leggendaria. È riuscito a rubare dei progetti ritenuti inaccessibili direttamente dal Pentagono.

È un genio, il suo quoziente intellettivo è drasticamente sopra la media.

La sua arma preferita è il veleno che lui stesso ignetta, oltre ad avere il potere di controllare gli animi delle persone riesce anche a produrre un diverso tipo di veleno da ignettare alle sue vittime. Se gli altri mordendo le persone possono far subire una trasformazioni, lui da semplicemente la morta. Non può trasformare nessuno. Il suo veleno sparisce nel giro di pochi minuti ed è impossibile che i medici lo trovino nei corpi delle vittime.

Io invece preferisco lo scontro diretto. Corpo a corpo.

Mi sono allenata con i migliori insegnanti.

Crudele e spietata è Rosalie. Nome in codice: Fire.

Lei sì che è una killer professionista. Sembra nata apposta per farlo e forse tutta la rabbia repressa che ha soffocato per anni l'hanno aiutata a diventare quello che è adesso.

Le è del tutto naturale, come se non avesse fatto altro da quando è venuta al mondo, o da quando si è trasformata.

È capace di utilizzare qualsiasi tipo di arma. È versatile, elegante e sofisticata. La cosa che più mi è piaciuta in lei è che tiene sempre i suoi fedeli coltellini sulla coscia sinistra o negli stivali; come se ne avesse bisogno con l'affilatezza dei suoi denti.

L’ho osservata parecchie volte in azione. Ed ogni volta era precisa ed efficace.

È una ragazza molto bella, forse la più bella che abbia mai visto.

La prima cosa che mi ha colpito di lei, oltre la sua bellezza, sono stati i suoi occhi.

Neri come la pece.

Neri come l’anima che li contiene. Perennemente neri, perennemente incazzata o affamata.

Il suo miglior lavoro è stato quello di far passare come suicidio, l’assassinio del Primo Ministro Olandese. Un lavoro impeccabile, non c'è dubbio.

È stata reclutata direttamente da Aro.

Strano ma vero è una senatrice. Con l'appoggio dell'organizzazione è arrivata in fretta in alto.

La più "giovane" senatrice che ci sia mai stata. Come avevo già spiegato lavoro sia con Rosalie che con Alice.

Alice. Nome in codice: Celebrity.

Una bellezza pura.

La prima volta che l'ho vista ho subito pensato che fosse un folletto. È molto minuta ma nello stesso tempo altamente letale.

Di lei si dice che se posa gli occhi su di te è soltanto per ucciderti. Peccato che molti non l’abbiano capito prima. Alice...per chi non lo sapesse ancora…è irraggiungibile.

Certo. Per tutti tranne che per Jasper.

La sua arma preferita è la collana che porta sempre al collo. Nell’evenienza si trasforma in un laccio d’oro permettendole di uccidere la sua vittima soffocandolo. Dicono che però tutti muoiono di una morte piacevole. Non ho voluto indagare oltre.

L’ultimo ma non per questo meno importante.

Emmet. Nome in codice: The Rock.

Peccato che abbia deciso di frequentare l'Università. Non ho ancora capito cosa ci trovino i vampiri nel seguire queste usanze umane. Io non andrei mai a scuola ma Emmet ha una specie di scommessa con Alec su quante università riesce a frequentare nella sua non-esistenza. Valli a capire questi vampiri, si divertono con poco.

Molte tra le spedizioni più eccitanti se le è perse per questa stupida scommessa e le rimpiange una per una quando ci sente rivangare il passato. Ovviamente noi lo facciamo apposta per stuzzicarlo.

Naturalmente non tutti i suoi ottimi voti sono frutto del lavoro come studente. Jasper controlla mensilmente i suoi voti per dargli una ritoccatina.

Il capo vuole il meglio per noi. E di certo non permette che una suo protetto esca con un voto basso. Anche per quanto riguarda le abitazioni. Emmet infatti vive in un bellissimo grattacelo all’ultimo piano. Ci sono stata solo una volta e di certo un ragazzo universitario può solo sognarsi di vivere in mezzo a quel lusso.

Un’altra sua capacità è quella di sfasciare qualsiasi cosa ma con classe.

La sua specialità però riguarda il campo automobilistico. Non è che faccia un grande lavoro sul campo in azione a meno che non sia strettamente necessaria la sua forza bruta.

È anche l’ideatore anche della collana che indossa Alice con la collaborazione di Jasper.

Mi fermo davanti al bar dove sono solita a prendere un caffè nei momenti liberi.

Leggo la targa. “Volturi”. Bar con una entrata secondaria di una nostra base a NY.

È una delle tante sparse per la città. Una specie di punto di raccolta.

Entro nel bar. Non c’è molta gente a quest’ora.

Mi dirigo verso il bancone sedendomi su uno sgabello.

-Bella! Che bello vederti! È da tanto che non ti vedo!-mi dice accogliendomi Caius.

-Ciao. Sono stata lontana da casa…-gli rispondo facendogli l'occhiolino.

Caius è il fratello del capo ma in un certo senso non vuole avere niente a che fare con la vita malavitosa di suo fratello.

-Un altro dei tuoi viaggi?-mi dice prendendomi in giro.

Sorrido al solo pensiero di vedere Caius in certe mie situazioni.

-Ma cosa ci fai qui a quest’ora?-dice notando che non sono andata dietro verso la porta abilmente nascosta dalla visuale di un cliente.

-Volevo passare a dare dei documenti ma penso che è meglio darglieli prima a Mike…e poi ho un lavoro in questa zona.-gli rispondo semplicemente bevendo l’ultima goccia del mio caffè.

-Sempre lavoro…non è meglio prendersi un po’ di ferie, Bells?-mi chiede prendendo le ultime tazzine da un tavolino infondo al locale.

-Magari un giorno…adesso vado. -gli dico mettendo i soldi con una cospicua mancia sul bancone.

-Spero di rivederti presto!-mi dice Caius mentre apro la porta ed esco.

Mi avvolgo nuovamente nella sciarpa. Ascolto il rumore della città di notte.

Guardo la Luna ormai alta nel cielo.

-Stanotte si lavora…-sussurro continuando a guardare il cielo stellato.

Sento dei passi dietro di me. Dal rumore so perfettamente di chi si tratta. Era anche ora che arrivasse. Entro dove mi hanno detto che lo avrei incontrato. È un locale a luci rosse.

Il traditore è pure un porco. Mi renderà il lavoro molto più facile.

Impressa nella mia mente c’è il suo volto. Non avevo sbagliato...l’ho trovato viscido appena l’ho visto in foto.

Scendo la scalinata senza scompormi. Entro nella sala dove alcune ragazze semi nude stanno già dando spettacolo. Scruto la stanza per riuscire ad individuare il mio obbiettivo.

Lo vedo seduto mentre si gode uno spogliarello. Mi avvicino da dietro.

Quando finalmente sono vicina mi slaccio la giacca e mi siedo accanto a lui. Poso la giacca sul divanetto ed incrocio le gambe.

Il porco ha subito notato la mia presenza. Sono riuscito a distrarlo dalla ragazza.

Slaccio alcuni bottoni della mia camicetta un po’ troppo trasparente e poso una mano sulla sua gamba.

Mi avvicino e lo invito a seguirmi fuori in un vicolo.

Il porco non se lo fa ripetere due volte. Raccatta le sue cose e con impazienza mi conduce verso l’uscita. Sono quasi divertita dalla scena.

Appena arriviamo al vicolo il porco mi mette le mani addosso. Lo lascio fare. Le sue grasse mani palpano ogni centimetro del mio corpo. Con riluttanza lo lascio fare.

Poi si blocca improvvisamente. Vedo i suoi occhi spalancati e sorpresi. Un filo è intorno al suo collo. Invano cerca di liberarsi.

-Questo è da parte di Mike, lurido bastardo. -gli sussurro all’orecchio.

Dopo alcuni secondi muore.

Mi ricompongo abbassando la gonna e allacciandomi nuovamente il giubbotto.

-Perfetta come al solito. -commenta Alice attaccandosi subito dopo al collo per succhiare il sangue.

-Grazie. È il mio lavoro.-gli rispondo guardando i suoi occhi rossi luccicare nella poca luce del vicolo. All'inizio sentivo un po' di nausea per il sangue, ora è diventato normale.

Se ho mai pensato di farmi trasformare?

sì.

Nonostante tutto non ho mai trovato il coraggio necessario per intraprendere quel passo.

Mike è l'unico a non essere un vampiro e diciamo che è stato tipo un errore di Aro, il capo, con un'umana con cui aveva scopato. Alla fine però si è rivelato essere utile, può stare in mezzo alla gente comune senza avere la tentazione continua di squarciare gole.

È un utile rappresentate per l'organizzazione ma niente di più.

Aro lo sfrutta, io lo sfrutta. Tutti lo sfruttano.

-Allora alla prossima. -mi dice scomparendo nell’oscurità da dove era uscita.

Esco dal vicolo. Una macchina nera è sul ciglio della strada.

La guardo per alcuni secondi. Poi due uomini, Felix e Alec escono e si dirigono verso il vicolo da dove sono uscita. Mike sarà contento.

Mi avvio verso casa. Prendo l’ascensore e aspetto che arrivi il mio piano. Come Emmet e gli altri anche io vivo in un grattacielo all’ultimo piano. Vista da mozzare il fiato.

Apro la porta e come al solito tutto è perfettamente in ordine.

Mi hanno mandato la donna delle pulizie.

Vado verso il bagno e faccio scorrere l’acqua. Ci vuole un bel bagno caldo per rilassarmi e togliermi di dosso quelle luride mani.

Mentre la vasca si riempe vado in cucina e prendo un bel bicchiere di vino rosso.

Lo porto in bagno e me lo gusto rilassandomi nelle calde acque della vasca.

Domani sarà un altro giorno.

 

Allora? Che ne dite? Vi piace come ho organizzato i protagonisti? siete un pò curiosi per il prossimo capitolo?  Spero proprio di sì. Ricordatevi di lasciarmi un commentino che mi fate contenta! Un bacione vale

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Capitolo 2
*** Ordinary Day ***


PRIGIONIERA

Ciao! Come al solito non ho parole per ringraziarvi tutti enormemente per il sostegno che mi state dimostrando per questa nuova storia. E' un pò particolare e per questo i vostri incoraggiamenti mi aiutano a portarla avanti! Sono contenta che vi piaccia e che vi abbia incuriosito.

Vi ringrazio ancora per il supporto tramite i commenti, facebook, messaggi privati e msn.

Grazie mille di cuore...XD


Apro gli occhi. Rimango in silenzio ad osservare le pareti bianche della stanza. Benchè ci siano le tende tirate dei flebili raggi entrano prepotentemente nella camera.

Mi volto e fisso la sveglia.

Segna le 8:25.

Tra 5 minuti suonerà.

Chiudo un attimo gli occhi per cercare di ricordare cosa ho sognato ma tutto è inutile. Sono sicura di aver fatto un incubo e ne sono la conferma le coperte che sono tutte stropicciate e in disordine.

La sveglia suona. Per un meccanismo elettronico le tende della mia camera da letto si aprono contemporaneamente al suono che provoca.

La luce del Sole stavolta invade la stanza. Il bianco dei muri riflette ancora di più i raggi.

Spengo la sveglia in malo modo. Bechè sono già sveglia il rumore mi da sempre fastidio.

Sbadigliando scendo dal letto posando i piedi cautamente sul pavimento che è gelato. Il contatto con la superficie mi provoca un brivido che sale lungo la schiena.

Prendo la vestaglia che avevo lasciato sul divanetto ai piedi del letto e infilo le ciabatte.

L’odore del caffè mi porta in cucina. È programmata per farmelo trovare bello caldo ogni volta che mi sveglio. Un’altra cosa per cui dovrei ringraziare Jasper.

Prendo una tazza dalla credenza e ne verso un po’ assaporandone già il gusto.

Sorseggio due o tre volte prima di sentire un rumore che viene dal salotto. E' un trillo.

So perfettamente a cosa corrisponde quel segnale.

Mi siedo placidamente sul divano di fronte alla televisione e attendo. Quando il suono si interrompe la televisione si accende automaticamente.

Mentre aspetto sorseggio un altro po’ di caffè rimasto ancora nella tazza.

Quando anche l’ultima goccia di caffè è finita sullo schermo appare una donna. Il mio contatto. Gianna, lei è un'umana come me.


«Buongiorno Fawn. L’organizzazione ti rinnova i complimenti per l’ottimo lavoro da te svolto ieri sera con la collaborazione di Celebrity.» dice la donna mentre io rimango impassibile alle adulazioni che mi vengono fatte.

«E’ stato un gioco da ragazzi. Fin troppo semplice per i miei gusti. Voglio qualcosa di più interessante la prossima volta. » gli rispondo freddamente guardando fuori il panorama che mi viene offerto dal grattacielo.

«Infatti il capo ha già un lavoro per te.»dice la donna incominciando a far scorrere sul mio televisore delle foto di persone. Alcune di esse sono i prossimi obbiettivi. Non sono tutti per me. Verranno divisi in base alle nostre abilità e alle nostre conoscenze.

Il televisore si sofferma sul volto di una ragazza.

Gianna incomincia a parlare.


«Stephanie Meyer. Ricercatrice per l’esperimento 2568KZ. Attuale locazione: Polonia, Mielec. Coordinate: 50°17'N 21°25'E. E’ tenuta nella base militare locale. Sotto stretta sorveglianza. Fawn…ci serve. Le sue conoscenze in campo militare sono fondamentali. Sta lavorando ad un progetto segreto per conto del governo.» mi spiega Gianna interrompendo le immagine del luogo che venivano trasmesse sulla televisione.

«A quando la partenza?»gli chiedo.

Il campanello suona. Guardo il televisore, Gianna sta sorridendo. Guardo dallo spioncino è un fattorino. Apro la porta.

«Buongiorno signorina. Ho una consegna per lei» mi dice il fattorino porgendomi una busta bella gonfia. La tasto mentre torno in salotto.

«Che efficienza. »apro la busta tirando fuori un biglietto e un mare di carte con le informazioni che mi servono.

«Se accetti partirai oggi pomeriggio alle quattro. L’aereo sarà pronto per quell’ora. Non sarai sola. È troppo importante questo obbiettivo.» mi spiega.

«Chi ci sarà?»le chiedo sfogliando i fogli che mi sono stati appena consegnati.

«Oltre a te verrà in missione: Celebrity e Fire. The Rock è già sul posto per degli accertamenti. »commenta Gianna abbassando lo sguardo probabilmente su delle carte che ha lei in mano.

«Accetto. »rispondo immediatamente. Più siamo più il pesce da pescare è grosso. Poi è esaltante lavorare con dei vampiri, si fanno meno scrupoli degli umani.

«Lo sapevamo.»commenta la donna sorridendo «Mike ti vuole vedere prima della partenza. A pranzo possibilmente.»

Tiro un lungo respiro di rassegnazione.

«Ci sarò. »rispondo guardando per l’ultima volta la donna che interrompe la comunicazione.


La televisione riprende a trasmettere i soliti programmi. Guardo le prime notizie sul telegiornale.


Stamattina è stato trovato morto nel suo appartamento l’onorevole Lowel Cartwell. Rappresentante nella camera dei Consiglieri. Le forze dell'ordine hanno rilasciato una dichiarazione nella quale viene teorizzata l'ipotesi che sia stato ucciso nella propria casa. Putroppo per gli agenti non ci sono segni di infrazioni.

L’onorevole stava vagliando una importante proposta alla camera per quanto riguarda le armi tecnologicamente avanzate immesse nel mercato. Gli aggiornamenti tra un’ora esatta.


Spengo la televisione con un ghigno dipinto sul volto.

Almeno adesso so perché l’ho ucciso.

Mi guardo allo specchio della camera da letto. Oggi ho deciso che faccio un pò di palestra. Devo essere sempre in perfetta forma per sostenere le missioni.

Indosso la tuta da ginnastica ed entro nella sala macchine dell’appartamento, gentilmente concessa da Mike alle sue "ragazze umane". La cosa che mi piace di più è che non devo neanche uscire fuori di casa per allenarmi.

Comincio a correre. Quando ero una ragazzina sarei morta piuttosto che fare qualsiasi sport ma la mia mente come il mio corpo è cambiato.

Io sono cambiata.

Dopo un’oretta di allenamento mi vado a fare una bella doccia per distendere i muscoli.

Ho studiato alla perfezione quella che è la tattica proposta da Jasper.

Non c’è margine d’errore.

Esco dalla doccia. Mi avvolgo in un caldo asciugamano. I capelli cadono in modo disordinato sulle mie spalle.

Mi viene in mente l’acconciatura che portavo quando frequentavo le medie e il liceo, o per meglio dire l'assenza di acconciatura. Credo che il parrucchiere mi abbia visto pochissime volte e indossavo sempre il solito banale cerchietto per tirare i capelli indietro.

Ho visto alcune foto l’altro giorno e devo ringraziare il cielo di aver intrapreso questo lavoro. Sono più curata nell'aspetto e mi prendo maggiore cura del mio corpo.

Corpo sano in mente sana.

Gli ho tagliati un po’ cercando di tenerli comunque sempre lunghi. Ora però preferisco tenerli sciolti oppure raccolti in un morbido chignon. Devo ammettere che cambio spesso acconciatura. Tutte quelle che mi sono persa quando ero ragazza.

Gli asciugo velocemente con il phon per poi tirarli su con un grosso mollettone.

Guardo l’orologio distrattamente. Undici.

Prendo una gonna nera ed una maglietta verde pastello con uno scollo un po’ azzardato e mi infilo le scarpe nere con il tacco.

Prendo la giacca ed esco fuori dall’appartamento.

Ho lasciato la valigia già pronta sull’entrata così quando gli scagnozzi di Mike verranno a prendermi le cose la troveranno già dietro la porta di casa.

Prendo l’ascensore. Mi appoggio alla parete della cabina mentre aspetto che arrivi al pianoterra.


«Buona giornata signorina Swan. »mi saluta il portiere del grattacielo.

«Buona giornata anche a te!» gli rispondo rivolgendogli uno dei miei sorrisi migliori. Il mio sorriso da brava ragazza.


Fuori trovo già la mia macchina pronta dal posteggiatore. Una Ferrari F430 nera. È un regalino dopo la mia prima missione importante. L’avevo già detto che ci trattano bene?

Per fortuna poi hanno smesso di regalarmi macchine costose se no adesso potrei una concessionaria.

Salgo in macchina appoggiando la borsa sul sedile del passeggero.

Metto in moto la macchina e mi dirigo verso “l’ufficio” di Mike. Anche quello è solo una copertura. È circa a venti minuti di macchina da me. Ne approfitto per ripassare lo schema proposto per la missione.


Lancio le chiavi della macchina al posteggiatore del grattacielo dove dirige l’organizzazione Mike. Quell’imbranato per poco non le lascia cadere. Certe persone sono così incompetenti.

Prendo l’ascensore.

Dal decimo piano in poi è tutto riservato all’organizzazione.

Premo il pulsante 25 e guardo scorrere i piani evidenziati.

Il venticinquesimo è anche l’ultimo piano. L’intero piano è dedicato a Mike.

Arrivati al decimo piano l’ascensore si blocca. Una voce metallica mi da il suo benvenuto.

«Impossibile proseguire oltre, la preghiamo di scendere al nono piano.

Guardo la telecamera posta all’interno della cabina con sguardo truce.


«Mike mi sta aspettando. Sono Fawn. »gli dico pazientemente incorciando le braccia.

Ogni volta è sempre la stessa storia.

I controlli qui sono ai massimi livelli ma non è che non mi hanno mai visto!


Quando finalmente le porte si aprono varco la soglia trovandomi davanti la segretaria di Mike, il suo nome è Angela.

Lei non sa il mio vero nome, le uniche persone qui dentro che mi conoscono veramente sono naturalmente il capo, Mike e le altre persone con cui sono solita a lavorare.

Gli altri, come Angela, in realtà mi conoscono soltanto con il nome di Fawn.

I nomi dei più importanti non vengono mai rivelati.

«Ti stava aspettando. »mi dice Angela prendendo la mia giacca.

«Grazie. Ora ci penso io a lui. Fai pure una pausa. »le dico facendole l’occhiolino.

Chi vuol capire...capisca.

«Come vuoi Fawn. »mi risponde riponendo la mia giacca nell’armadio in legno d’acero e dirigendosi verso una porta del piano.


Entro nella stanza. La voce di Mike proviene da dietro una grosso poltrona nera. Dal tono sta litigando. Mi avvicino senza provocare il ben che minimo rumore. Anche se so già che sa che sono nella stanza.

Giro la poltrona lentamente, Mike mi sorride rimanendo costantemente con il telefono appoggiato all’orecchio.

Alzo leggermente la gonna per avere più libertà e lascio intravedere le autoreggenti.

Mi siedo a cavalcioni su Mike con le gambe parallele ai miei fianchi.

Con un sorrisino incomincio a lasciargli una scia di baci infuocati sul collo, mordicchiandogli anche talvolta il lobo. Vedo che socchiude gli occhi. Tra un bacio e un altro vedo la sua erezione già più che visibile nei pantaloni neri dal taglio classico che indossa.

Continuando ad ascoltare cosa dice la persona dall’altra parte del telefono mi accarezza la schiena sostando sul mio gluteo per avvicinarmi meglio verso la sua virilità.


«Fai come ti dico io!»urla d’un tratto Mike agganciando con rabbia il telefono.

«Scusa baby…ma quello mi stava rovinando il nostro appuntamento. »mi dice accarezzandomi la guancia.


Mike mi solleva tenendomi per i fianchi facendo aderire la mia schiena contro la scrivania.

I nostri baci diventano sempre più infuocati. Con estrema facilità mi toglie la maglia e il reggiseno cominciando a baciarmi i seni.

Un gemito involontariamente esce fuori dalle mie labbra. Con le dita affondo di più nei suoi folti capelli biondi. Non posso più aspettare e neanche lui dalla sua palese erezione.

Gli slaccio la cintura e gli abbasso i pantaloni. Le mie mutandine scendono lungo le mie gambe.

Sollevo i fianchi ed inarco la schiena per approfondire ancora di più quell’incontro tra i nostri corpi. Scivola dentro di me in modo lento ma deciso finché le spinte non si intensificano ed entrambi raggiungiamo il piacere.

Sta ancora per alcuni minuti adagiato sopra di me.

Quando finalmente si toglie mi rimetto a posto sussurrandogli un grazie con voce roca all’orecchio.

Mike sorride scuotendo la testa.

Mi siedo davanti alla sua scrivania aspettando che mi dica qualcosa. Il solito argomento che affronta quando abbiamo finito di fare sesso.


«Sei incredibile….anche se devo ammettere che se tutte le donne fossero come te il mondo sarebbe migliore.»mi dice mentre si riallaccia i pantaloni.

«Cosa c’è? Lo dovresti sapere ormai…»gli rispondo rivolgendogli un sorrisetto beffardo.

«Sì. Ma pensavo che forse magari un giorno avresti smesso di ringraziami…»dice Mike accendendosi una sigaretta.


Già. Ogni volta gli dico grazie. Ho messo subito le cose in chiaro. Certo non gli ho detto mica che lo uso per avere le missioni migliori ma ho chiarito che questi nostri incontri erano solo un modo per scaricare la tensione.

È per questo che ogni volta gli dico grazie. Perché mi ha fatto solo scaricare un po’ di tensione. L’accordo è che quando smetterò di dirglielo vorrà dire che provo qualcosa per lui. E non lo considero più come un semplice compagno di scopate.

Mi porge una sigaretta.

«Lo sai che non fumo. »gli rispondo – un giorno quelle sigarette ti uccideranno.

«Prima o poi tutti dobbiamo morire. »mi risponde aspirando la sigaretta.


«Allora oggi pomeriggio parti per la Polonia, giusto?»dice chiedendomi conferma.

«Partenza alle quattro dall’aeroporto. »lo informo.

«Mi raccomando. Lavoro pulito. Non voglio né testimoni né possibili collegamenti con noi. »mi dice tornando al suo ruolo di capo.

«Non fatele del male. La voglio viva.»

«Non ti preoccupare. Jasper ha preparato un ottimo piano. È tutto pronto. Manca solo il nostro intervento. Venendo in macchina mi ha chiamato The Rock. È riuscito a localizzarla all’interno dell’edificio. Prevediamo di concludere la missione entro domani notte. »gli spiego guardandolo negli occhi con il mio sguardo deciso.

«Bene. Ti va di mangiare qualcosa?»mi chiede sorridendo e spegnendo la sigaretta nel portacenere.

«Dipende dove. »gli rispondo con un sorrisetto.

Mike mi guarda ridendo.

«Dai…alzati…ti porto al McDonald. »mi dice alzandosi dalla sua poltrona.

 

Ok. Non linciatemi...lo so che fa schifo la parte con Mike anche perchè io odio Mike. Bleach! abbiate pazienza per un pò....Edward è qui da qualche parte. Arriverà ve lo prometto...perchè senza Edward...che storia sarebbe?? ihihihih

Mi raccomando commentate commentate commentate!

Piaciuto il prossimo obbiettivo?!? la nostra Meyer. hihih piccolo omaggio a questa grande scrittrice.

e un'altra cosa....chi mi sa dire perchè ho scelto quel nome in codice per Bella? Ogni nome in codice ha il suo perchè! hihi spero che lo abbiate notato. In caso contrario dateci un'occhiata!

Un bacione enorme a tutti quanti XD

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Capitolo 3
*** Missione 3-9Z ***


PRIGIONIERA

Sotto la doccia cerco di rilassare i muscoli troppo rigidi per non aver fatto niente.

Esattamente.

Quella che doveva essere la mia missione. La MIA squadra.

Si è rivelato essere un doppio lavoro per di più commissionata dalla stessa organizzazione.

Ci eravamo introdotti abbastanza facilmente nella base ma quando Jane, un'altra killer che però lavora direttamente per Aro, è arrivata abbiamo dovuto lasciare il campo libero a lei e agli altri.


Esco dalla doccia ancora tesa, forse più di prima.

Mike è un peso.

Lo è diventato da un po' di tempo a questa parte. Crede veramente che i miei sentimenti possano cambiare nei suoi confronti? Povero illuso.

Non mi innamorerò mai.

Bussano alla porta.

Sono tornata a NY da esattamente tredici ore. Incazzata nera ma tornata.

Mi verso un bicchiere di vino rosso prima di andare ad aprire la porta, so già chi è e aspettare di certo non gli farà male.

Mike mi guarda come un cane bastonato appena apro la porta. Non lo saluto nemmeno e me ne ritorno in cucina dove c'è il mio bel bicchiere che mi aspetta.

Lo ignoro completamente ma sento comunque il suo passo seguirmi per l'appartamento.

Proprio come un cane.

«Mi dispiace per quello che è successo. Sono stato informato solo all'ultimo momento che anche Jane sarebbe stata coinvolta nella tua missione. Aro voleva solo che fosse la sua equipe ad interrogare la Meyer prima di chiunque altro.» cerca di scusarsi ma non mi interessano le sue patetiche scuse.

Odio quando succedono queste cose.

Io sarei dovuta entrare in prima squadra ma è impossibile per un'umana entrarci visto che solo i migliori in tutti i settori lavorano direttamente per Aro.

A me tocca lavorare per questo bambino.

Si avvicina lentamente baciandomi il collo ma io lo ignoro continuando a bere il mio vino rosso.

Fa scivolare una mano sotto la mia camicetta ed inizia a salire verso la coppa del reggiseno. Porco.

Mi sta rovinando un'altra serata dedicata al relax.

Mando giù l'ultima golata e mi divincolo per poi andare verso il salotto. Mi siedo sul divano con calma studiata e accendo la televisione mentre aspetto che il ragazzino arrapato che è in lui si faccia vivo per farmi ottenere quello che in realtà voglio.

Come avevo previsto non tarda ad arrivare. Mette le mani nella giacca e mi guarda.

«Cosa vuoi? Te lo darò...» mormora sconsolato.

Gli angoli delle mie labbra si piegano in un sorriso. Stupidi uomini.

Ogni volta che voglio qualcosa è questo il mezzo, l'unica merce trattabile per qualcuno che ha già tutto. Il sesso. Semplice sesso.

Questo fa capire come quanto certi uomini siano deboli.

Lo osservo inclinando leggermente la testa.

«Tutto?»

Annuisce sospirando.

«Tutto tutto tutto ma proprio tutto?» dico come una bambina.

«Tutto quello che vuoi.» dice iniziando a sorridere visto che sta iniziando a capire che questa notte non se ne tornerà a casa a mani vuote.

«Missione 3-9Z. So che è da mesi che Jasper sta progettando l'operazione. Voglio essere io a svolgerla.» dico scandendo bene ogni singola parola per fare in modo che capisca bene che non sto scherzando e non ho sbagliato numero di missione.

«Come fai a sapere di questa missione?» mi chiede sorpreso.

«Non sono solo un killer. Mi sembra anche di aver fatto lavori anche come spia, no? Non ti ricordi più?» gli chiedo prendendolo in giro.

Rimane in silenzio. Immobile. Sta fissando il vuoto.

Riflette sulla possibilità di darmi questa missione. Per i miei gusti ci sta mettendo troppo tempo per decidere. Mi alzo lentamente dal divano e mi avvicino a lui ancheggiando.

Una mia mano gli stringe i capelli per attrarlo alle mie labbra, l'altra preme sul cavallo dei suoi pantaloni. Lo sento sorridere sulle mie labbra.

«Allora?» gli chiedo con voce roca bisbigliando un "non posso più aspettare..." all'orecchio.

«E' tua.» risponde immediatamente.

Lo facciamo li. In salotto.

Come al solito ho ottenuto quello che volevo.

Come al solito era solo questione di sesso.



Mi guardo all'ultima volta allo specchio ritoccando l'acconciatura.

«Ancora un minuto.»

La voce di Rosalie mi fa sussultare. «Arrivo.» rispondo interrompendo la comunicazione attraverso il minuscolo dispositivo simile ad un auricolare.

Mai un momento di privacy in questo momento. Sbuffo sonoramente e chiudo la pochette.

Esco dalla camera dell'albergo felice come non mai.

Questa missione sarà il passo decisivo per farmi notare da Aro come non mai.

Il target è importante e so perfettamente che è una prova sia per me che per la squadra.

Siamo a Parigi da due giorni ormai. L'organizzazione ci ha inviato qui prima per conoscere meglio il luogo e per fare alcuni sopraluoghi tattici per attuare il piano di Assasin.

La mia squadra è qui al completo.

Persino Emmet è arrivato lasciando per alcuni giorni l'Università.

Mike ci ha fornito di qualsiasi cosa. Tre macchine e cinque moto, oltre ad ogni tipo di gadget elettronico realizzato da Jasper. Insomma, di tutto e di più.

Fino ad oggi l'obbiettivo si è fatto attendere. Stiamo aspettando perfino la foto per poterlo riconoscere. Quando si farà vivo in questa città ci verranno inviate le immagini in modo tale da non avere una dispersione di notizie. Non si è mai troppo sicuri in queste faccende.

Scendo nel bar dell'hotel e mi siedo sullo sgabello accavallando le gambe attirando non pochi sguardi. Un uomo è seduto sull'angolo del bancone. Ben vestito, sulla trentina. Un'altra donna gli siede accanto compilando diverse carte.

Mi lancia una breve occhiata per poi tornare a sorseggiare il suo drink.

A poca distanza un'altro uomo. Dalla sua faccia si può immaginare che non deve aver avuto una bella giornata. Ordina un martini secco e lo ingurgita come se fosse acqua.

Il cameriere si avvicina dandomi la possibilità di ordinare a mia volta. Prendo un bicchiere di prosecco e mentre il cameriere inizia a servirmi sento che il mio cellulare sta vibrando nella borsa.

Rispondo ed immediatamente la voce di Jasper mi garantisce che la linea è pulita.

«CIAO TESORO!» la voce stridente di mia mamma mi fa spaventare.

Mi aspettavo tutti tranne lei.

«Mamma? Perchè mi hai telefonato?» sibilo irritata. È da un paio di mesi che non la sento ed ovviamente le viene in mente adesso di telefonarmi.

«Ho provato a chiamare al tuo ufficio ma mi hanno detto che non c'eri e mi hanno collegato con te in questo momento.» mi spiega con la voce di una bambina colta sul fatto.

«Quante volte ti ho detto che devi usare questo metodo solo se si tratta di una questione di vita o di morte?» la rimprovero. Le avrò spiegato mille volte che non deve chiamarmi quando sono al lavoro.

«Tesoro ma questa è una faccenda urgente! Mi hanno detto che sei a Parigi! Indovina un pò? ANCHE NOI!»

Non ci posso credere.

Dio mi odia e su questo non ci sono più dubbi.

«Domani sera abbiamo un gala in onore di non so chi...e sai che tuo padre ci tiene. È una festa importante. Devi venire. Non ammetto repliche.» dice assumendo il ruolo che poco le addice di madre autorevole.

«Io sto lavorando. Non sto mica giocando.» le rispondo. Non può permettersi di dirmi cosa devo fare o non fare. Non sono più una bambina, è ora di finirla con questo atteggiamento.

Non ne posso più del loro mondo perbenista.

«Oh ma il tuo capo ha detto che puoi prenderti pure una serata libera per stare con la famiglia.»

in un attimo il mio cuore smette di battere. Maledetto.

«Cosa hai fatto?» urlo inviperita, «Hai parlato con il mio capo?» gli chiedo scandalizzata.

«Sì, aspetta....come si chiama? Mike, giusto? Che bravo ragazzo. Mi è piaciuto dal primo momento che ho sentito la sua voce.»

Ok. Mia mamma si è drogata.

Oppure sta semplicemente facendo la parte della mamma preoccupata per la figlia che non trova un ragazzo con cui presentarsi alle feste in famiglia o da esporre come trofeo ai rami più lontani della famiglia.

«No.» rispondo secca.

«Tuo padre è un uomo molto ricco adesso e ti vuole insieme a lui domani sera. Non gli importa se hai voglia o meno e sinceramente neanche a me. Noi restiamo una famiglia davanti agli occhi di tutti quindi tu come parte di essa dovrai essere sempre disponibile. Ci vediamo domani sera alle otto. Puntuale.»

Detto questo riaggancia il telefono. Stronza.

«Bel tipetto tua madre.» sghignazza Jasper scollegando definitivamente la chiamata.


Non è vero che tutte le mamme sono belle e buone. La mia è solo bella ma su quello se ne può discutere visto tutte le plastiche che ha fatto per competere con le segretarie di mio padre.

Ha 45 anni ma sembra ancora una trentenne.

Per lei io sono sempre stata una specie di trofeo da mostrare alle altre mamme. La brava bambina con le mani sempre pulite, sempre chinata sui libri di scuola. Ero l'unica bambina che prendeva lezioni di piano e dilettava gli ospiti del padre con alcune melodie.

Non uscivo mai a giocare con gli altri bambini.

Non andavo nemmeno a scuola. Mio padre faceva venire un insegnante privato in casa per avere la migliore istruzione visto che doveva dedicarsi solamente a me.

Io, ero l'unica bambina che in realtà non era una bambina. Ero una macchina. Un mini adulto.

Il mio odio verso di loro è cresciuto in tutti questi anni.

Un giorno, sotto le urla di mia mamma, iniziai a prendere lezioni di autodifesa perchè secondo lei ero troppo bella per non sapere come difendermi in caso di aggressione.

Dopo circa due anni fui avvicinata da un uomo. Quell'uomo si rivelò essere Aro.

Mi offrì un lavoro che mi avrebbe permesso di essere totalmente indipendente dalla mia famiglia.

Non avrei avuto più bisogno dei loro soldi.

Mi spiegò cosa dovevo fare e iniziò a farmi allenare con alcuni maestri. Ancora non sapevo della loro vera natura.

Dopo un anno fui pronta per la mia prima missione. Naturalmente ero sotto custodia di un'altra persona. Era Jane e all'epoca faceva parte della seconda squadra.

La missione ebbe successo, si trattava però di semplice routine. Documenti da sottrarre.

Quando fui introdotta nella seconda squadra mi spiegarono il motivo della loro bellezza e forza. Erano tutti vampiri. Chissà perchè non me ne preoccupai affatto.

Mi andava bene anche così.

Conobbi quindi Jasper, Rosalie e Alice. Alla mia seconda missione entrarono in gioco altre due persone: Mike ed Emmet.

Ero entrata in una nuova cerchia di persone. Distanti dal mondo perfetto immaginato dai miei genitori. Tutto quello che ho fatto credo che sia stato solo un modo per ribellarmi a quel mondo in cui ero stata segregata per tutta la mia infanzia.

Ora è diventato tutto un gioco, un modo per passare il tempo.

Anche andare a letto con Mike mi tornò utile. Incominciai a capire quale effetto provocavo sugli uomini. Questa finta innocenza era una manna per una persona che voleva trarre il meglio da tutto.

La sfrutto. Ogni singolo giorno, ogni singolo minuto.


Un uomo si avvicina interrompendo i miei pensieri.

«Mi sembra che hai bisogno di bere qualcosa stasera...» alzo gli occhi specchiandomi in due pozzi dorati. Vampiro.

È dotato di una bellezza struggente. Forse è il più bel vampiro che abbia mai visto in vita mai.

«Ma funziona veramente con le altre ragazze questa frase?» gli chiedo mentre sfodera un sorriso sghembo che mi lascia imbambolata.

«Lo sappiamo tutti e due che stai cercando soltanto un pò di sangue...quindi perchè non provi con qualcun'altra che non conosca già il tuo piccolo segreto?» mormoro per non farmi sentire dagli altri presenti nel bar.

Mi guarda sorpreso ma tutto dura solo un attimo.

«Chi ti ha detto che sono in cerca di sangue?» mi chiede inarcando leggermente un sopracciglio.

«Voi o cercato sangue o sesso....oppure entrambi.»

Ridacchia.

«Complimenti. Ne sai di cose per essere un'umana.»

Gongolo soddisfatta.

«Quindi visto che da me non cerchi sangue perchè non provi a dirmi la verità?» mormoro indugiando lo stretto necessario sulla parola sangue. Lui mi osserva aspettando la mia prossima mossa.

«Perchè non mi dici...» mormoro avvicinandomi al suo orecchio mentre lui si china verso di me, «Ho una voglia matta di scoparti...» termino con voce roca.

Mi scosto da lui e scendo dallo sgabello con la chiara intenzione di lasciare il piano bar.

«Sei incredibile...» mormora Alice tagliandomi la strada e proseguendo oltre il salone. Sorrido.

Mi volto leggermente e vedo che il tipo è rimasto imbambolato sullo sgabello con gli occhi fissi ancora su di me.



Ed eccomi qui con il terzo capitolo di questa storia. Allora che ne dite? Beh, l ho leggermente modificata rispetto a quella originale. Qui appare questo misterioso uomo del bar. Chi sarà mai?

Vabbè domanda scema. Tanto lo sapete già-

Comunque ho voluto inserire la parte sull'infanzia di Bella per dare un certo spessore al personaggio visto che non è il solito che appare qui in EFP. Ci doveva essere una motivazione, più o meno grave per arrivare a fare questo lavoro. Comunque anche nei prossimi ci saranno brevi squarci del passato in modo da capire meglio la situazione attuale.

Il prossimo capitolo sarà più corposo ve lo prometto.

Grazie mille per tutti i commenti che avete lasciato. Ho notato anche come già molte persone hanno messo questa storia tra le preferite e/o seguite. Sono veramente felice perchè significa che questa nuova storia vi piace e vi intriga. ^_^

Grazie anche a tutte le persone che mi sostengono su Facebook, msn o con email private.

Vi ricordo i miei contatti così per qualsiasi cosa potete contattarmi:

Facebook: Valentina Purelove – qui inserisco le anticipazioni per i capitoli successivi

MSN: purelove89@hotmail.it – x chiedermi qualsiasi cosa o anche solo per fare una semplice chiaccherata, boh fate voi...XD


Siete voi i miei idoli! ^_^

Bacioni e non scordate di commentare!


PS:

Vi lascio un video spassosissimo intitolato "Delirio di madre e figlia davanti al computer".

Io e mia mamma abbiamo scovato questo programma e senza che noi lo sapessimo ci ha registrate. Questo è il risultato di un pomeriggio di cazzeggio insieme. ^_^

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Capitolo 4
*** Mi piacerà ricordarlo così ***


PRIGIONIERA

«Mammina sarà orgogliosa di te» ridacchia Rosalie mentre finisco di prepararmi.

Non le rispondo neanche; per me è una vera tortura doverli rivedere. Per non parlare del fatto che mi da il voltastomaco rientrare nel loro mondo.

Da quello stesso mondo da cui ero fuggita.

Indosso un semplice vestito verde, abbastanza lungo per gala come questi. Prendo il cappotto proprio nel momento in cui il telefono squilla. Rosalie risponde per poi riagganciare quasi subito.

«La limousine è qui.» mi avverte ed insieme usciamo dalla stanza.

«Buona fortuna.» mi dice prima che le porte dell'ascensore si chiudano. Mi limito a sorridere anche se so che è molto forzato.

Ce ne vorrà veramente molta di fortuna per superare tutto questo per uscirne indenne.

Dopo una ventina di minuti la limousine si ferma davanti all'albergo dove si tiene il Gala. Scendo svogliatamente continuando a maledire ogni singola persona che si trova in quella sala. Entro e noto che è già gremita di gente. Dei miei nessuna traccia.

Forse iniziamo bene la serata, penso ridendo dentro di me.

Mi guardo un attimo in torno alla ricerca del rinfresco. Ho bisogno di bere, non ci vorrà molto prima che i miei mi trovino ed inizino a bombardarmi di chiacchere o lamentele.

Il barista mi versa una coppa di champagne cercando in tutti i modi di impressionarmi con vari ammiccamenti. Oddio dove sono finita!

«Sto incominciando a pensare che mi stai pedinando»

Mi volto ed eccolo. Ancora quel vampiro di ieri sera. Dopo un attimo di smarrimento dovuto al suo smagliante sorriso recupero subito il mio bel caratterino per rispondergli a tono.

«Cosa ci fai qui?» gli chiedo cercando di dimostrare una finta indignazione.

«Potrei farti la stessa domanda, sai?» risponde cercando il mio sguardo.

«Spero che i miei consigli abbiano fruttato qualcosa...» mormoro sorseggiando lo champagne. «A dir la verità non ho avuto ancora modo di metterli in pratica» mi risponde con il suo solito sorriso sghembo.

Per un pò cala il silenzio fatto solo di sguardi. Le mie labbra sono appoggiate al bordo del bicchiere per evitare di prolungare questa conversazione imbarazzante.

«Sai, forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato.» mormora avvicinandosi spostando una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Lo guardo sorridendogli con uno di quei sorrisi che uso quando sono in questo tipo di ambiente. Quelli che mia mamma mi obbligava a fare davanti allo specchio più volte al giorno.

«Mi sembra che hai bisogno di bere qualcosa stasera» mormoro rivangando la conversazione della sera precedente.

«Ma funziona veramente questa frase con i ragazzi?» mi chiede, sembra che voglia stare al gioco. Mi imbambolo nuovamente guardando i suoi occhi così dorati.

«Lo sappiamo tutti e due che stai cercando solo un pò di sangue...quindi perchè non provi con qualcun'altro?» si trattiene dal ridere mentre pronuncia questa frase.

«Io non sono in cerca di sangue...» gli rispondo e capisco solo ora di essermi messa con le spalle al muro con questa risposta.

«Quindi visto che non stai cercando sangue perchè non provi a dirmi la verità?» ribatte immediatamente. Touchè, esattamente come avevo previsto.

Rimango in silenzio elaborando qualche risposta che mi tiri fuori da questa situazione ma non riesco, i suoi occhi annientano ogni mia barriera.

«Perchè non mi dice...» e si avvicina esattamente come avevo fatto io ieri sera «Ho una voglia matti di scoparti...»

La sua voce è terribilmente sexy e per un attimo mi perdo sentendo il suo profumo.

Questa volta però nessuno dei due si allontana.

«Bella! Finalmente sei arrivata!»

La voce stridula di mia madre mi risveglia dal mio attimo di trance. Mi volto roteando gli occhi per lo sconforto che inizia a crearsi dentro di me.

«Ciao mamma»

«Oh. Vedo che hai conosciuto già mia figlia.» dice mia mamma rivolgendosi al vampiro con cui stavo "parlando".

«Sì. Ho subito pensato che fosse tua figlia Renè.» le risponde sfoderando uno di quei sorrisi da infarto.

Come fa mia mamma a conoscere un vampiro? La cosa non mi piace per niente.

Non è solo perchè ne conosce uno ma perchè si fa chiamare con il suo nome di battesimo, non succede mai. Lei è la signora Swan. Punto.

Mi volto verso di lui stupita e mi ricambia lo sguardo facendomi addirittura l'occhiolino. Adesso ci capisco meno di prima. Li guardo parlare insieme e mi ritrovo spaesata. Sono stata lontano troppo tempo da questo mondo che mi sono persa qualcosa?

«Scusatemi ma adesso devo assentarmi un attimo dalla vostra gradevole compagnia.» si allontana da noi con passo sicuro e azzarderei...felino?

«Mamma? Come fai a conoscerlo?» le chiedo spaesata.

«Bella! Che razza di domande fai?»

Perchè non riesce mai a darmi una risposta questa donna?

«Tuo padre ha un'altissima considerazione di lui. Diciamo pure che lo adora.» mi risponde ma solo in parte. Che cosa vuol dire che mio padre lo adora?

Un uomo sul palco inizia a parlare ed immediatamente cala il silenzio. Le luci si spengono e le uniche rimaste vengono rivolte verso di lui.

«Grazie a tutti per essere venuti qui per la raccolta fondi dell'ospedale. Siamo lieti di avervi qui stasera e adesso date un caldo benvenuto ad Edward Cullen.»

L'uomo lascia il palco e quando vedo la figura di Edward Cullen raggiungere il microfono per poco non mi strozzo con lo champagne. Immediatamente mia mamma inizia a darmi delle gomitate per farmi smettere di respirare così rumorosamente.

Io odio queste cose. Odio non avere il controllo.

È possibile che devo fare queste figure?

Dov'è finito il mio autocontrollo? Dove è finita la donna sicura di se stessa?

Che cosa mi è successo? Sembra che un treno mi sia passato sopra.

Sono arrivata solo da mezz'ora e già voglio scappare. Questo è veramente un record. Tiro un lungo sospiro e cerco di riprendere il controllo di me stessa mentre guardo di sottecchi l'uomo che si è rivelato essere Edward Cullen.

È il nuovo fiore all'occhiello di mio padre; motivo in più per odiarlo con tutta me stessa.

«Che rapporto c'è tra voi due?» mi chiede sussurrando mia mamma.

«Puramente sesso...» le rispondo. Subito si volta verso di me scandalizzata e riesco a trattenere a stento le risate.

«Tu e il tuo solito umorismo.» sibilia stizzita.

«Dov'è papà piuttosto? A sbattersi una delle sue nuove modelle barra segretarie come al solito?» le chiedo cercando di farla stare zitta definitivamente.

Infatti non mi risponde. Si limita a fissare il palco.

Il discorso, di cui non ho seguito nemmeno una parola, termina e mio padre arriva nel giro di due minuti con al fianco la sua segretaria. Sembra contento, se sbattersi la segretaria gli fa questo effetto dovrebbe farlo più spesso.

Ci sediamo al tavolo e iniziano ad arrivare i primi piatti.

Siamo solo in sei al tavolo. Sorrido all'idea che potevamo essere anche di più se solo io non gli avessi uccisi. La conversazione tratta esclusivamente di politica in materia economica.

Prima che si arrivi al dolce l'orchestra inizia a suonare. Tango. Bellissimo, così sensuale, così pieno di energia.

Io adoro ballare il tango.

«Oh Edward! Stavamo giusto parlando del nuovo piano economico che ha apportato Carlisle all'ospedale per permettere a tutti una adeguata assistenza medica»

Guardo mio padre con gli occhi fuori dalle orbite perchè questo vuol dire che si trova proprio dietro di me. Mi volto e lo vedo. Proprio lui.

«In realtà ero venuto a chiedere a vostra figlia se voleva danzare.» dice lanciandomi una breve occhiata. «Ma certo!» risponde estasiato mio padre.

«In realtà io non so ballare.» mormoro guardando malissimo Charlie.

«Bella! Con tutte le lezioni che ti ho fatto prendere!» urla mia mamma dandomi perfino un calcio sotto il tavolo obbligandomi ad alzarmi.

Edward mi conduce verso la pista da ballo e con riluttanza mi faccio guidare da lui.

«Sono il tuo salvatore...»

«Tzè, e per cosa?» gli chiedo scettica.

«Mi sembrava che ti stavi annoiando.» mi risponde cercando i miei occhi che non fatica a trovare.

«Quindi dovrei ringraziarti?»

«Certo.» risponde immediatamente sorridendomi.

«Allora mettiamola così. Se tu non avessi organizzato questa raccolta fondi, io non avrei avuto bisogno di essere "salvata".» mormoro stizzita da questa sua continua arroganza.

«Quindi se i conti tornano, me lo dovevi questo salvataggio.»

«Beh, se la metti così.»

I nostri occhi si intrecciano e nessuno abbassa lo sguardo o lo distoglie.

«Sta di fatto che i tuoi avevano ragione.» ammette sospirando. Lo guardo confusa e questo gli permette di continuare, «Non sai proprio ballare» termina sospirando.

«Ah! Non saprei ballare?»

La prendo come una sfida. Sul suo volto si dipinge il suo solito sorriso sghembo.

Non sa quello che ha innescato. Incomincio a seguire ogni suo passo con passione e tecnica. Purtroppo capisco benissimo che ci intendiamo al volo.

Quando la musica finisce tutti battono le mani.

«Forse è meglio che torni dai miei.» mormoro incamminandomi verso il tavolo.


Verso l'una mi defilo accompagnata anche da molte coppie che ritornano a casa o negli alberghi. Finalmente anche questa serata si è conclusa.

Non ho più visto Edward e forse è meglio così. Adesso per almeno due anni non ne voglio sapere più niente di queste feste. Dovrò fare un discorsetto a Mike.

Per colpa della sua adorazione nei miei confronti mi ha messo in una situazione scomoda.

È un incapace.

Mi incammino verso l'ascensore e le porte si stanno per chiudere ma improvvisamente mi ritrovo davanti Edward che blocca con una mano le porte. Entra e mi sorride.

Siamo solo noi due.

Premo il pulsante del pianoterra e attendo trepidante il piano.

«Bella serata!» commenta guardandomi.

«Già» mi limito a rispondergli senza distogliere lo sguardo dal display che fa il conto alla rovescia dei piani che mancano. Le porte si aprono e io mi fiondo letteralmente alla reception alla ricerca di un taxi.

«Non ti preoccupare. La mia macchina è già qui. Possiamo andare insieme visto che stiamo nello stesso albergo.» vorrei tanto dirgli di no ma i miei piedi doloranti chiedono pietà.

«Ok.»

Scendiamo la scalinata dell'albergo ed Edward apre la portiera di una volvo argentata.

«Non avrei mai pensato di rivederti.» ammette una volta entrato anche lui in macchina.

«Neanche io.» gli rispondo sinceramente guardando fuori dal finestrino mentre il paesaggio scorre sotto il mio sguardo.

«Però non avrei mai scommesso che tu eri la figlia degli Swan.»

«Perchè?» gli chiedo stizzita. Cosa vorrebbe insinuare?

«Dai, ammettiamolo. Sei completamente diversa da tua madre e di certo si vede la tua repulsione per quete feste mentre per tua madre sono l'ossigeno.» mi spiega.

«Su questo hai ragione.» ammetto pensando a come si comporta mia mamma.

Mi piace sentirmi dire che non sono come lei.

Quando arriviamo all'hotel, la hall è vuota. Non c'è nessuno a parte la ragazza della reception che si vede che sta sbavando lontano un miglio su Edward.

«Camera 2711.» dico e la ragazza mi prende immediatamente il mio mazzo di chiavi.

«Camera 3000» mormora Edward ammiccando. Per evitare di vomitargli sulle scarpe cerco di andare il più in fretta possibile verso l'ascensore sperando che arrivi prima di lui ma in men che non si dica è già vicino a me che aspetta il suo arrivo.

Le porte si aprono e mi fiondo al suo interno schicciando il mio piano e lui il suo.

«Vuoi salire da me?» mormora vicino al mio orecchio.

«Ti devo proprio far scuola caro signor Cullen.» dico scuotendo la testa. «Per te Edward...»

mormora.

«Allora mi vuoi?» chiedo anche se la domanda è retorica. Mi osserva aspettando la mia prossima mossa.

«Sbattimi contro il muro e baciami...per lo meno inizia così...»

Appena finisco di parlare mi è addosso. Fa esattamente quello che gli ho detto. Il suo sapore zuccherino mi lascia totalmente senza fiato. All'inizio sono un pò stupita ma dopo poco mi lascio trascinare in quelle piacevoli sensazioni.

Mi piace come bacia. Le mie labbra si modellano perfettamente alle sue. Continuiamo a baciarci finchè le porte dell'ascensore si aprono sul mio piano.

Lo spingo lontano e scappo dalla sua presa. Faccio una leggera corsetta lasciandoli lì, nell'ascensore con tutti i capelli scompigliati.

È l'ultima immagine che vedo di lui. Mi piacerà ricordarlo così; con gli occhi neri e i pantaloni gonfi di desiderio.

Chiudo la porta della camera facendo scattare la serratura. Mi sfioro le labbra e sento ancora il suo sapore.

La serata non è poi andata così male.

Vado a sistemarmi in bagno e con un batuffolo di cotone mi tolgo tutto il trucco e faccio scivolare il vestito facendolo cadere ai piedi.

Entro nella doccia e faccio una doccia veloce mentre penso alla serata e a tutte le volte che ho perso il controllo.

Esco e mi avvolgo nel grande accappatoio dato in dotazione dall'hotel. Mi asciugo e prendo la mia crema all'aloe. Quando ho finito di massaggiare con quella crema tutto il corpo mi infilo nel letto aspettando la mattina.


Quarto capitolo e un sonno che non mi fa connettere abbastanza il cervello per parlarvi. Vi ringrazio per tutti i commenti che mi lasciate. Sono veramente in estasi. Questa Bella come avete visto è un pò particolare, è per queto che ho messo OOC. L'ho totalmente riplasmata ma vedo che continua a piacervi quindi sono contenta. Mi raccomando lasciatemi un commentino! UN BACIONE VALE

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Capitolo 5
*** Insistere... ***


PRIGIONIERA

Mi sveglio con la convinzione che c’è qualcosa che non va. Estraggo lentamente dal cuscino vicino la mia pistola e con un balzo mi siedo a letto puntando la pistola in tutte le direzioni.

Niente. Non c’è nessuno.

Sul tavolino del salottino è pronta la colazione. È stato questo a mettermi in allarme evidentemente.

Che sciocca. Sarà per l’alcool della serata precedente che mi ha intorpidito i sensi.

Mi alzo dal letto dirigendomi verso il tavolino barcollando leggermente. La colazione è ancora bella calda quindi è da poco che è qui.

Vicino al vaso con un rosa c’è un cellulare. Non è il mio.

All’improvviso suona. Il numero non compare e questo mi insospettisce molto. Titubante rispondo.

-Ti avevo detto che non ti saresti liberata tanto in fretta di me?

Appena riconosco la voce sorrido tranquillizzandomi. Incredibile.

-E lei sa signor Cullen che non bisognerebbe mai disturbare il sonno di una ragazza?

-Ancora con questo signor Cullen…mi chiamo Edward… – mi dice ridendo.

Mamma mia. Non ho mai conosciuto un uomo più ostinato di lui.

-Ok. Allora Edward…che cos’è questa storia? Mi hai già rubato un bacio cosa vuoi ancora…-gli chiedo prendendolo in giro.

-Non mi sembra che era un bacio rubato…comunque se fosse per me ti rapirei anche oggi stesso ma visto che le leggi giocano a mio sfavore devo proprio farmi in quattro anche solo per parlarti. -mi spiega.

-Apprezzo il gesto ma io sono qui per lavoro. Non per diletto. -dico cercando di dissuaderlo a continuare. Non ho tempo da perdere con un vampiro arrapato.

-La vita non è soltanto lavoro…

La mia in un certo senso lo è. Di solito per me vita privata e lavoro coincidono sempre.

Bussano alla porta. Probabilmente è Emmet.

-Ora ti devo lasciare, hanno bussato alla porta. -così dicendo interrompo la chiamata senza nemmeno aspettare una sua risposta.

Vado ad aprire la porta ancora in vestaglia.

-Stavi parlando con qualcuno?-chiede Emmet entrando nella stanza.

-Al telefono. Uno che non accetta un rifiuto evidentemente. -gli spiego chiudendo la porta.

-Non mi dire che è il tipo di cui mi ha detto Alice!-mi dice spalancando gli occhi.

-Già. Insistente il ragazzo, vero?-gli dico conducendolo verso il salottino.

-Beh dire…io mi sarei già stufato!-commenta mentre analizza il cibo e le bevande nel mio vassoio.

Intanto io tiro le tende per far entrare la luce. Che bella giornata. quando mi volto sorrido vedendo la sua pelle brillare come tanti piccoli diamantini.

-L’obbiettivo si è fatto vivo?-gli chiedo guardando fuori il panorama.

-Nessuna notizia dall’agenzia. Ma penso che entro domani avremo tutti i dati. -mi dice raggiungendomi alla finestra.

-Alice mi ha chiesto di riferirti che se vuoi puoi prenderti tutta la giornata da spendere come più ti piace. Almeno recuperi le forze e la concentrazione per la missione. -barbotta incrociando le braccia, per loro questo tempo vuol dire essere segregati nell'albergo.

-Lo farò, grazie. -gli rispondo accompagnandolo alla porta.

Appena finisco la colazione prendo dalla valigia il mio costume. Ci vorrebbe una bella nuotatina per distendere i muscoli.

Entro nella piscina al coperto. Bellissima. Le parete sono dipinte con dei paesaggi agresti e il clima è accogliente. Appoggio l’asciugamano su una panchina lì vicino e mi precipito in acqua.

Bracciata dopo bracciata mi sento come parte integrante dell’acqua. Quasi come se fosse lei a muovermi. I suoni sono ovattati e la piscina è quasi deserta a parte qualche bambino che si esercita nei tuffi.

Ogni tanto sbircio Jasper che è seduto sulla panchina con il suo computer. Mi controlla visto che sono abbastanza vulnerabile adesso che sono in piscina e non mi rendo conto di quello che mi circonda a parte gli altri bagnanti.

All’improvviso sento accanto a me un altro nuotatore. Nuota veloce. Cerco di guardarlo ma abbiamo tempi diversi. Arrivo in fondo dandomi una bella spinta. Non molla. Regge bene il confronto. Terminiamo la vasca quasi nello stesso istante e ci fermiamo entrambi.

-Non è possibile. –commento appena lo riconosco.

-Cosa c’è? Adesso non si può neanche venire a nuotare?-mi chiede con la faccia da finto scandalizzato.

Ispiro.

Intanto con la coda dell’occhio vedo che Jasper si è alzato dalla sua posizione con una posa d'attacco. Gli faccio cenno con la mano per rassicurarlo che va tutto bene.

-Sei incredibile. -commento scuotendo la testa.

-Questo vuol dire che stasera uscirai con me?-mi chiede con un sorrisetto.

Io mi avvicino e a bassa voce gli dico…

-Ma non lo sai che sono pericolosa?

-Vedrò di correre il rischio…-commenta fissando le mie labbra.

-Non ti conviene…ma puoi comunque rischiare…-gli dico capendo le sue intenzioni.

Appena cerca di baciarmi nuovamente mi tuffo nuotando più veloce che posso. Sento che anche lui sta nuotando.

Arriviamo al fondo che io non ne posso più dal ridere per la situazione che si è creata.

Non ho mai conosciuto nessuno testardo come lui.

Appena arrivo al termine della vasca vedo un uomo ben vestito davanti alla mia corsia. Quando anche Edward arriva sbuffa.

-Lo sa che l’abbiamo cercata per tutto l’hotel?-sibila l'uomo che non ha niente da invidiare ad Emmet come stazza.

Un'altro vampiro come lui.

-Sono solo venuto a nuotare un po’. Non ho bisogno che mi segui ovunque Felix.-gli risponde.

L’uomo mi lancia una breve ma intensa occhiata.

- Se sono qui con te evidentemente c'è gente che non la pensa come te quindi muoviti...- ruggisce Felix.

Facendo leva sulle braccia esco dall’acqua e mi dirigo a prendere l’asciugamano posato vicino a Jasper. Ci scambiamo uno sguardo eloquente.

-A stasera allora!-mi urla dalla vasca.

Mi volto lentamente sorridendogli.

-Si vedrà…-gli rispondo.

Non avere una missione mi fa male. Mi fa molto male. Cosa sto facendo?

Sto flirtando con un uomo senza un secondo fine?

Devo avere la febbre. Oppure è soltanto la mancanza delle attenzioni che mi da Mike.

¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤

 

Mi preparo come al solito per la cena. Oggi mi sono proprio rilassata. Ho caricato tutte le armi attualmente in mio possesso. Mi sono allenata. Ho studiato la piantina dell’hotel.

Sono completamente tranquilla.

Domani arriveranno gli ordini e da quel momento partirà l’operazione. Sono proprio curiosa di vedere chi è che ha messo i bastoni tra le ruote all’organizzazione. Dev’essere proprio un pirla.

Suonano alla porta. Dev’essere Alice che mi dice cosa mangiare.

Apro la porta e mi viene un mezzo infarto quando mi ritrovo al suo posto Edward.

-Vedo che non accetti un no come risposta. -mormoro appoggiandomi alla porta.

-Tendenzialmente tendo a non farlo quando una cosa mi interessa veramente. -mi risponde.

-Vogliamo andare?-mi chiede.

-Dove?-gli chiedo roteando gli occhi.

-Beh…questa è una sorpresa ma è meglio che ti vesti più comoda. -mi risponde.

Lo guardo. Indossa una semplice camicia con dei jeans ma ovviamente sta divinamente, come potrebbe essere il contrario?

Gli chiudo la porta in faccia tranquillamente. Dalla valigia prendo una minigonna di jeans e una maglietta sbracciata dorata con scollo pronunciato a V. Che me ne frega. Magari non avrò nemmeno l’occasione di indossarla in questa missione.

Apro la porta. Appena mi vede sorride.

-Pensavo che non avresti più aperto la porta. -commenta.

-Ohi! Pretendi pure! Forza vediamo dove mi porti…-gli dico superandolo per chiamare l’ascensore.

 

I'm so sorry!!! Ho avuto un casino con i recuperi ore di economia all'uni che non sono riuscita nemmeno ad avvicinarmi al computer e poi...poi c'era da andare a vedere New Moon!!! ke bello!! Cmq ora vado che devo studiare (purtroppo). Mi raccomando lasciatemi tanti commentini! un bacione vale

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Capitolo 6
*** Target ***


PRIGIONIERA

TODAY IS MY BIRTHDAY!!!! YUPPI!!
FINALMENTE SONO VENTI! ERA ORA!!! HIHIHIHIH
NON POTEVO MANCARE PROPRIO IL GIORNO DEL MIO COMPLEX! QUINDI PRIMA DI ANDARE A FESTEGGIARE ALLA GRANDE HO DECISO DI DEDICARE UN PO' DI TEMPO PER AGGIORNARE LA STORIA!!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA!

ATTENZIONE: CAPITOLO ALTAMENTE ROSSO.....(IO VI HO AVVISATI) XD

BACIONI VALE

Saliamo su una volvo parcheggiata fuori dal nostro albergo. Strano che siamo soli. Mi aspettavo di essere almeno seguita a vista da quel vampiro, Felix. Invece niente. Ci fermiamo in un parcheggio e scendiamo dalla macchina quasi contemporaneamente, leggo sul suo volto il dissapunto, per caso voleva venirmi ad aprire la portiera?

 In lontananza sento dei rumori di motori. Con sguardo interrogativo lo guardo ma ottengo solo un sorriso sghembo che per poco non mi manda in iperventilazione. Mi prende per mano conducendomi sempre più vicino fino a quando entriamo nel edificio principale e finalmente capisco che genere di serata è. Ci sono un sacco di ragazzi che si stanno divertendo sui go-kart.

-Spero che sai guidare…-mi dice pagando un ragazzo prenotando una corsa.

-Ti stupirò…-gli rispondo sfidandolo.

Il ragazzo ci da i caschi. Il mio go-kart è nero con delle fiamme sui lati. Sarebbe piaciuto molto a Rosalie.

Siamo entrambi sulla linea di partenza. Il ragazzo ci da il via. Edward parte mentre io rimango ferma sulla linea di partenza. Almeno un po’ di vantaggio glielo devo dare,no?

Quando appuro che è abbastanza schiaccio al massimo l’acceleratore. In pochi secondi lo raggiungo. Lo supero regalandogli una delle mie occhiate alla bella e dannata. Mi è alle calcagna ma riesco a tenerlo bene a bada. Dopotutto quanti depistamenti ho fatto fino adesso? Avrò imparato qualcosa?

Arrivo al traguardo decelero per farlo passare. L’ego di un uomo è già abbastanza incrinato. Non sminuiamolo oltre.

Passa senza difficoltà anche se credo che se ne sia accorto della mia simulazione.

-Bene. Adesso mi lasci anche vincere?-mi chiede togliendosi il casco.

I suoi capelli scompigliati mi fanno tornare in mente la sera precedente sull’ascensore. Un improvvisa voglia di saltargli addosso mi pervade. Sto uscendo di matto.

-Dai…andiamo a bere qualcosa che ho sete!-gli dico andando verso la macchina senza terminare il contatto visivo.

 

¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤

 

Siamo da circa tre ore al bar. Ormai ho perso il conto di quanto ho bevuto. Ho i sensi un po’ annebbiati e la cosa che più mi preoccupa è che siamo arrivati a quel punto della sbronza in cui si tende a raccontare un po’ troppo di sé stessi. Cosa che per me non è molto conveniente.

Cerco in tutti i modi di sviare gli argomenti più personali incentrando le attenzioni su di lui.

Ormai su più di lui di tutte le persone che ho conosciuto in questi ultimi anni.

Sembra così innocente. Così vero. Da quanto non conosco gente “normale”?

Mi perdo nelle sue parole. Mi perdo sulle sue labbra.

Evidentemente se ne è accorto perché ha smesso di parlare e adesso è pericolosamente vicino a me. I nostri nasi si sfiorano e delicatamente posa le sue labbra sulle mie quasi fossi di cristallo. Quel contatto così dolce mi fa perdere la testa.

Ho perso la testa. Ho perso la testa per uno sconosciuto. Grave errore.

Entriamo in ascensore continuando a baciarci. Arriviamo fino alla sua stanza e neanche so come talmente sono coinvolta. La prima volta nella mia vita che mi sento così strana con un altro uomo. Perché sono felice? Perché sono veramente felice quando sono con lui?

Io non lo conosco. Non so chi sia. L’ho incontrato qui. Non conosco il suo passato.

Non conosco niente di lui solo quello che lui mi ha raccontato. E allora perché mi sembra di conoscerlo da una vita?

Perché sentivo il bisogno di vederlo? Di sentirlo?

Finiamo a letto. I nostri baci diventano più profondi. Più intensi. Sono ancora io?

Il mio cuore batte all’impazzata. Come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.

Sono così confusa.

La testa mi gira. Colpa dell’alcool. Lo sposto. Forse troppo bruscamente ma non posso. Non riesco. Non è da me capitolare così.

Prendo la mia borsetta e cado inesorabilmente a terra. Colpa dei tacchi misti all’alcool. Sembra quasi che un macigno mi stia sulla testa.

Poi mi sento sollevare da terra. Sento immediatamente il freddo causato dal suo corpo gelido da vampiro. Socchiudo gli occhi e capisco che gli sono in braccio. Si siede sul letto ancora con me in braccio. Sembra che mi stia cullando. Toglie alcune ciocche di capelli che erano finite sopra il mio volto e mi da un bacio sulla guancia.

La sua dolcezza mi uccide letteralmente. Le sue carezze sembrano fuoco sul mio corpo. Non sono abituata. Mi dimeno finché non cessano.

Io non voglio. Non voglio stare qui. Voglio andarmene. Cerco di dimenarmi poi sento le coperte su di me.

-Non ti preoccupare…puoi dormire qui stanotte…non potrei mai farti del male, stai tranquilla-mi sussurra all’orecchio.

Con queste parole le mie palpebre si fanno pesanti. Chiudo gli occhi definitivamente. Mi addormento così…cullata dalla voce di Edward.

 

¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤

 

Mi sveglio e capisco immediatamente di non essere nella mia stanza.Adesso mi ricordo tutto. Mi alzo di scatto e sento lo scrosciare dell'acqua venire dalla camera vicino. Scendo dal letto facendo il meno rumore possibile ed esco fuori dalla stanza come se fossi una ladra.

Prendo l’ascensore e appena le porte si aprono mi trovo davanti Alice.

-Ti stavo aspettando. -mi dice seria.

Noto che nella mano sinistra tiene una busta.

-E’ arrivato l’obbiettivo?-le chiedo tornando in me stessa. Tornando ad essere la killer spietata che sono.

Alice si limita ad annuire e mi lascia in mano la busta. Esce fuori dall’ascensore lasciandomi sola.

Premo il pulsante del mio piano mentre apro la busta. Il mio futuro è qui dentro. In questi fogli.

Estraggo la foto guardandola più volte. Rimango bloccata per alcuni secondi poi inevitabilmente cade come una piuma sul pavimento con la parte voltata verso il retro.

Le mie mani tremano. Cerco di bloccarle stringendole al petto. Forse sto ancora sognando. Guardo ancora in fretta i fogli. Dando una occhiata veloce ma tutto combacia. Nome. Cognome. Non può essere vero. Il destino non può essere così crudele. Né con me né con…Il cuore mi batte in gola. Ricevo il contatto con le altre. Il telefono squilla. Dieci minuti precisi da quando ho appreso l'obbiettivo.

Sono loro. Sono pronte per attuare un piano.

Estraggo dalla borsa il mio auricolare. Stranamente una lacrima scene lungo la mia guancia sinistra. Un’unica e solitaria lacrima. Non mi è mai successo. Sono spaventata da questa debolezza. Inserisco l’auricolare nell’orecchio e dopo pochi secondi, il tempo di intercettare il segnale, avviene il contatto con la mia squadra.

-Assassin. A te il compito di distrarre l'obbiettivo mentre Fawn, tu ti dovrai introdurre nella sua camera per rubare alcuni documenti.-

Le parole di Fire esplodono come un vulcano nella mia testa. Frettolosamente mi asciugo la lacrima. Riprendendo nuovamente il controllo.

-Ricevuto- rispondo senza far trasparire dalla mia voce nessuna emozione.

È quello che ho sempre voluto. È quello per cui mi batto da anni. È la mia occasione e non me la lascerò scappare. Non ora. Non a questo punto.

Libero la mia mente.

-Ti dovremo uccidere...- mormoro a me stessa.

Le porte del mio piano si aprono ma io non scendo. Schiaccio nuovamente il pulsante del piano di Edward.

Passo deciso. Nessun pensiero. Nessun rimorso poi sarà solo lavoro. Andrà così.

Busso alla porta.  Edward mi viene ad aprire dopo pochi secondi. Ha indosso solo l’asciugamano evidentemente era sotto la doccia. Lo sguardo un po’ confuso e perplesso. Lo bacio chiudendo la porta dietro alle mie spalle. Lo spingo verso la camera da letto buttandolo sul letto.

Non importa quello che è successo. Non importa cosa ho provato. Non importa più nulla.

Importa solo la missione. Nulla più.

Il suo profumo è amplificato dall'acqua e mi fa vacillare. Una sua mano mi accarezza dolcemente il collo facendomi piegare la testa. Prendo la sua mano e incomincio a leccare un suo dito molto lentamente. È sotto di me ma rimane immobile. Mi vuole ma non mi tocca. Mi guarda ma non guarda il mio corpo. Mi guarda negli occhi. Quegli occhi sono una pugnalata nello stomaco. Gli bacio il collo per terminare quel contatto. Le sue mani si muovono delicatamente lungo la mia schiena. La mia mente è incapace di trovare pace. Non sono abituata.

Non sono abituata a questo…questo amore che mi regala. Non sono abituata a tutta questa dolcezza. Nessuno lo aveva mai fatto prima. Il suo tocco mi fa male. Come una ferita che nessuno può vedere ma che solo io posso sentire. Ed è la ferita più profonda e dolorosa che ho mai provato in tutta la mia vita. Delicatamente mi sdraia sul letto invertendo le posizioni. Sono spiazzata. I suoi occhi sembrano carichi d’amore e non di puro piacere. Quello sguardo che ho visto sempre in tutti gli altri uomini con cui sono stata. Mi accarezza i capezzoli come nessuno aveva mai fatto. Gli vorrei strappare di dosso l’asciugamano ma la sua mano mi blocca. Intreccia le mani nelle mie mentre mi bacia. Mi apre le mani e disegna su di esse, le bacia.  Io volevo solo farla finita con lui ma sembra quasi che non voglia, che abbia capito la mia urgenza di prendermi tutto da lui e poi andarmene. Catapulto ancora le parti. Tornando sopra di lui. Mi chino verso di lui, verso il suo membro. Trattiene a fatica i gemiti mentre faccio scivolare la lingua sulla sua dolce pelle.

Guardo i suoi occhi socchiudersi ad ogni mio movimento. Mi alzo in ginocchio e lo faccio entrare dentro di me. Passa una mano in mezzo ai miei seni e poi mi attrae verso di lui. Prima leggere spinte poi diventano sempre più veloci, più intense. La mia mente vacilla ogni volta sempre di più. Entrambi raggiungiamo il piacere. I suoi capelli scompigliati e la sua bocca dischiusa mi provocano un brivido che divampa dal basso ventre per espandersi su tutto il corpo.

Bacio per l'ultima volta quelle labbra. Stremata cado sul fianco.

-Devo andare...-

Mi alzo velocemente raccogliendo i vestiti e mettendomeli alla ben meglio. Quando esco mi assicuro che non mi segua ma purtroppo mi ritrovo nuovamente Alice sull'ascensore.

-Che enorme cazzata che hai fatto...-

 

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Capitolo 7
*** Ribellione ***


PRIGIONIERA

ED ECCOMI QUI!
Pensavate che mi ero dimenticata di questa storia??? dite la verità!
Lo so sono mancata da molto ma adesso sto cercando di recuperare. Mi dovete proprio scusare ma tra le vacanze di Natale e il romanzo che sto scrivendo non ho avuto molto tempo per mettermi dietro le storie come di solito riesco a fare; ma non vi preoccupate. Non vi abbandonerò. Giurin giuretto.
Ora vi lascio al capitolo (sempre BellaPOV) senza tergiversare oltre.
Bacioni

E’ giusto quello che sto facendo? Non ho mai saputo per cosa stavo uccidendo.
Forse le mie certezze non sono poi così profonde come ho sempre pensato.
Il mio cuore viene diviso. Diviso proprio adesso.
Prendo nuovamente i fogli.
Che cosa ha fatto per meritarsi la morte?
Ma a cosa sto pensando? Non me ne dovrebbe importare niente! Non importa quello che ha fatto o quello che non ha fatto.
È un obbiettivo e come tale deve essere eliminato.
Il pensiero mi provoca una morsa al cuore.
Sono una sciocca. Una stupida ragazzina.
Una stupida. Me ne pentirò. Lo so già.

Apre la porta piano accigliato mentre come una furia entro nuovamente nella sua stanza.
-Devi uscire da qui. Scappa. Non so dove ma non farti più vedere. Non dare notizia di te a nessuno. Va in un paesino sconosciuto e stacci per un po’ finché le acque non si calmano. -gli dico mentre gli prendo le valige e incomincio a buttarci dentro i suoi vestiti.
-Ehi. Di cosa stai parlando? Mi sembra che stai un po’ esagerando se è per quello che è successo tra noi!-mi risponde guardandomi allibito.
-Non si tratta di noi. Devi scappare. Non sei al sicuro.
-Mi sembra di avere una scorta ben addestrata che pensa a me. -mi risponde avvicinandosi.
-Ah sì? E dove sono adesso?-gli chiedo urlando leggermente. Sto veramente perdendo la ragione.
-Cosa c’entra. Sono con te adesso, non li voglio tra i piedi. -mi risponde cercando un contatto che gli nego.
-Appunto per questo! Non ti è mai passato per la testa che io possa ucciderti?
Ride. Questo non fa altro che agitarmi maggiormente.
Estraggo dai pantaloni la pistola. Ora non ride più. Mi guarda allibito.
Se non vuole capire glielo faccio capire io.
-Sai che non mi puoi fare male con quella, vero?- domanda cercando di abbassarla lentamente.
-Ma ti potrebbe rallentare con un alta percentuale di un veleno che noi stessi abbiamo creato per voi.- gli spiego.
Dopo alcuni secondi di silenzio scuote la testa afflitto. Non sembra prenderla abbastanza seriamente quanto vorrei che facesse.
-Devi scappare. -dico scandendo bene le parole mentre abbasso l’arma.
-Perché fai questo?-mi chiede serio, i suoi occhi adesso si specchiano nei miei mentre iniziano a scurirsi.
-Non sono cose che ti devono interessare. -gli rispondo brevemente mentre continuo a buttare i suoi vestiti in modo sparso nella valigia. La sua mano mi blocca improvvisamente obbligandomi a guardarlo.
-Io non scappo. -mi dice perentorio.
-Non capisci. Se rimani qui ti uccideranno. -gli dico cercando di farlo ragionare.
-Che vengano pure. -mi dice deciso.
-Vedi che non capisci!!?? Sono io il tuo killer!-gli urlo contro.
Spalanca gli occhi alle mie ultime parole.
Abbasso lo sguardo automaticamente fissando il pavimento.
-Uccidimi. -dice improvvisamente allontanandosi da me mentre spalanca le braccia.
-Cosa?-gli dico allibita.
-Preferisco morire per mano tua…-mi risponde brevemente come se la cosa non lo toccasse minimamente.
-Non posso ucciderti!-urlo quasi sull orlo delle lacrime.
-Perché?-chiede con una scrollata di spalle.
Non gli rispondo chiudo la prima valigia e le porto verso la porta. Lui mi segue da dietro. Mi volta deciso facendo aderire la mia schiena contro la porta.
-Dimmi perché!- urla a pochi centimetri dal mio volto ruggendo.
Nei miei occhi si formano improvvisamente lacrime. Rimango spiazzata da questa mia reazione emotiva. Il respiro viene meno.
Tutte le mie convinzioni vengono meno.
-Perché…non sono capace di odiarti. -gli rispondo guardando la parete vicina. Evidentemente rimane spiazzato dalla mia risposta visto che sento la sua presa venire meno.
Dal suo sguardo si aspettava tutt’altra risposta.
-Scappa. Non dire a nessuno dove vai. C’è una macchina posteggiata qua sotto. Prendi queste chiavi. Cambia macchina ogni giorno. Nel baule ci sono dei soldi che ti potrebbero servire. -gli spiego brevemente dandogli le chiavi di una macchina di emergenza che il mio team ha lasciato per nostra sicurezza.
Mi volto cercando di aprire la porta ma vengo bloccata nuovamente da lui.
-Devi solo capire cosa vuoi. Certe volte per fare la cosa giusta bisogna essere egoisti. Se pensi che gli ideali per cui ti stai battendo siano giusti devi scappare. Perché con te moriranno anche loro. Ti prego scappa. Se non vuoi farlo per te stesso fallo almeno per me. - mormoro.
Approfittando di un attimo di smarrimento apro la porta scappando da lui. Scappando da me.

¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤

Rosalie mi schiaffeggia e non ci va affatto leggera.
Sento la guancia bruciare e probabilmente è un rivolo di sangue quello che sento sul mio labbro.
-Sei una stupida!-mi urla contro.
-Adesso chissà dove è andato!- si lamenta Jasper cercando sul computer portatile le probabili strade che ha intrapreso.
Nella stanza entra Emmet.
-Hai controllato?-chiede Alice seria.
-Sì. È sparito. - risponde l'orso buttandosi sul divano della camera di Alice.
Mi avvicino alla finestra guardando fuori il paesaggio.
Allora è scappato. Mi sento improvvisamente sollevata dal pensiero che abbia ascoltato i miei consigli.
-E adesso cosa devo raccontargli a Mike?-mi chiede severa Alice.
Alzo le spalle.
-Date a me tutta la colpa. -rispondo fissando l'orizzonte.
-Ci mancherebbe che venissimo incolpate anche noi!- sibila Rosalie.
-Era la missione più importante. Quella che tutti... Quella che tu stavi aspettando da una vita. -commenta Alice guardandomi.
-Cos’è cambiato da prima?- chiede Emmet restando però immobile come una statua, tipico della natura vampiresca.
-Forse…forse non è giusto quello che stiamo facendo. -rispondo provocando diverse emozioni negli altri.
Minuti di silenzio intercorrono senza che nessuna parli.
-Possiamo cambiare le cose. -dico voltandomi verso di loro.
Mi guardano perplessi.
-Se solo voi mi aiutaste vi potreste ritrovare in prima squadra e addirittura venire a capo dell’organizzazione. -spiego decisa.
-Ti hanno drogata…-commenta Jasper venendo più vicina per controllarmi le pupille.
-Non sono drogata. Se voi mi aiutate sarete presto in prima squadra e tu Alice diventerai il capo. -suggerisco guardando tutte negli occhi per infondere fiducia.
-Tu sei pazza. -commenta Rosalie incrociando le braccia al petto.
-Tra pazzia e ambizione c’è una sottile linea di demarcazione…-le rispondo inventando di sana pianta la citazione.
-E cosa vorresti in cambio? Cosa otterresti da tutto questo?- chiede Alice. Sono riuscita ad attirare la sua attenzione anche se non è convinta visto che per me potrebbe benissimo venire a capo di tutta questa alleanza.
-Voglio andarmene. Lo sappiamo bene che se fai parte dell’organizzazione non puoi andartene. L’unico modo è morire. Io voglio l’immunità. Anche per Edward e la mia famiglia. -dico decisa.
Cala il silenzio.
-Sarà un suicidio…-commenta Alice.
-Le dai pure retta?-urla Rosalie incredula da come si stanno mettendo le cose.
-Non ci pensi. Se sono fuori io, sarai tu la punta di diamante della squadra. Non ti conviene che io esca fuori da tutto questo?-le chiedo rivolgendomi alla bionda. So quando ambisce a prendere il mio posto all'interno del team.
Minuti di silenzio. Stanno tutti pensando alla proposta. È allettante ma pericolosa. Dovremo essere perfetti, non commettere errori.
-Hai già in mente qualcosa?-mi chiede Jasper rompendo il silenzio.
-Dovremo sbarazzarci prima di tutto della prima squadra. Non possiamo essere scoperte. Sarebbe la nostra fine e solo loro possono e riescono a controllarci al minimo sospetto di un nostro tradimento. È per questo motivo che sono state organizzate due squadre strategiche. -spiega Alice intravedendo nel futuro i miei piani.
-Meglio essere terribilmente realistici...non sarà facile.- aggiunge e ho quasi l'impressione che stia ancora vagando nel futuro.
-E’ impossibile. Come facciamo? Se succede qualcosa a loro sospetterebbero pensare che ci sono delle spie all’interno dell’organizzazione e alzerebbero la guardia.- commenta Emmet sbuffando sonoramente.
-Ma se fossero allontanate…-suggerisco lasciando in sospeso la frase.
-Potrebbero venire allontanate solo nel momento in cui fallissero più missioni ritenute importanti, ma come facciamo a saperle?-chiede Rosalie.
-Alice...Tu hai accesso all’ufficio del capo. Puoi introdurti nel computer principale e carpire ogni possibile informazione. Dobbiamo solo dare la pista giusta alla polizia al momento giusto. Falliranno e saranno allontanate, così noi, accederemo alla prima squadra portandoci più vicine al capo. -spiego mentre la mia testa da inizio al suo contorto piano.
-Dovremo essere molto caute. Se ci scoprono ci uccidono. -dice Jasper sistemandosi i capelli.
-Pensateci. Prima squadra. Tu Rosalie diventerai la leader e tu Alice prenderai il posto a capo dell’organizzazione. Avrete tutto. -dico cercando di convincerle, loro due sono la chiave per ottenere l'approvazione sia di Emmet che di Jasper.
-E tu vorresti solo uscirne?-mi chiede Alice squadrandomi.
-Sì, come ho già detto non mi dovrete più cercare. Né me né Edward né la mia famiglia. Mi dimenticherete. Come se non fossi mai esistita. -spiego cercando di essere più chiara possibile.
Altri minuti di silenzio.
-Allora?-dico ad alta voce cercando di scuotere quel torpore in cui si sono rifugiati.
Devo avere una risposta adesso.

-Ci sto. -dice Alice decisa. Si posiziona vicino a me guardando gli altri.
-E’ tutta la vita che aspettiamo un opportunità dal genere. Bisogna solo coglierla. -commenta Alice cercando di convincerli.
-C’è un problema. Non possiamo tornare indietro adesso senza aver finito la missione.- ci rammenta Rosalie.
-Il nostro contatto a Parigi. -dice Alice fissando il pavimento.
La guardiamo accigliate. Cosa c’entra? Jasper inizia ad annuire.
-Lui. Sarà lui Edward. Porteremo una foto di lui morto. -spiega.
-C’è solo un piccolo problema. Loro sanno com’è fatto Edward. Non ci cascherebbero. -ricorda Rosalie che cerca di mantenere la calma.
-Io posso aiutarvi. Con la collaborazione di Emmet ho inventato una maschera che riproduce le fattezze di un uomo. Basta immettere i parametri nel computer del volto di Edward. -spiega Jasper cercando di essere il più semplice possibile.
-E come facciamo? Non abbiamo più la sua foto. -commenta Rosalie. Effettivamente bruciamo tutti i documenti quando iniziamo una missione.
-Nella mia retina. -dico pensando ad una soluzione.
-Giusto! È rimasta impressa. Potremmo trarla da lì-commenta Jasper iniziando ad avvicinarsi a me.

-Allora siete con noi?-chiede Alice rivolgendosi nuovamente a tutti i componeneti della squadra.
Si guardano tra di loro per pochi secondi.
-Sì. -rispondono in coro. Sono convinti. Non tornerò indietro. E' una strada a senso unico adesso, non si torna più indietro.

 

Quindi...quindi...quindi....Come pensate che se la caveranno?? Io la vedo grigia. Molto grigia.
Che fine ha fatto il nostro carissimo Edward però? qualche idea?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriositi visto che entreremo nel prossimo capitolo nel vivo della storia.
Aspetto tanti commenti carini e coccolosi...carini e coccolosi...(Ok...nn guardo più Madagascar. MA ADORO QUEI PINGUINI!! mi capite vero?? XD)

Ora vi lascio un pò di cose. Vi ho messo una lista di storie che ho scritto. Magari qualcuna l'avete già letto, altre magari no. Se avete voglia andate a darci un'occhiata.
Per chi seguisse "The real me", ho visto che molti non hanno visto che ho aggiornato! Poi non dite che non vi avevo avvisato!
E...NEWS del momento:
Visto che molti non hanno facebook o magari semplicemente non mi vogliono aggiungere per motivi vostri, vabbè non so.
Comunque per andare incontro anche a chi vuole leggere le anticipazioni dei capitoli delle storie non avendo facebook, ieri ho creato un blog così facciamo tutti felici. XD E' stato inaugurato ieri e conteneva già l'anticipazione per questo capitolo. Piano piano vedrete che lo travolgo di cose che vi faranno tanto contenti...=) Almeno spero.


-ORA BASTA PARLARE VALE!!-

sigh sigh

Ok avete ragione...

THE REAL ME

THE TWILIGHT SAGA's CELESTIAL

PRIGIONIERA

LA MIA PAGINA DI EFP

IL MIO BLOG

 

 

BACIONI

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Capitolo 8
*** Incontro inaspettato ***


PRIGIONIERA

Yuuuu!
Ma ciaoooo! Come va? Sono veramente contenta che la storia vi  piace.
Non so quali altre mie storie seguite ma se ne avete voglia e tempo dopo, andate sul mio blog dove tengo un piccolo sondaggio. Se vi piace questa storia potete votarla li oppure se preferite le altre votatele...dio non so proprio incitare! ihihi
Vi lascio al capitolo!

BACIONI

Quello che farò supererà ogni mia più grande ambizione. La mia uscita sarà trionfante.
Cadranno. Uno ad uno. Ne rimarrà solo il ricordo.
Ed io me ne andrò.
Sola. Trionfante. Ricca.
Non mi serve altro. Ma perché ho mandato tutto all’aria? Perché proprio adesso?
La morsa alla pancia mi fa riflettere. Un solo nome rimbomba nella mia testa adesso. Edward.
Rimango seduta a fissare il bicchiere di vino rosso. Rosso come il sangue di cui ci siamo macchiate in tutti questi anni.
La mia coscienza adesso si è risvegliata.  Edward ha risvegliato qualcosa dentro di me. Qualcosa che credevo fosse sepolto da ormai una vita.
Che cosa è successo?
Come ho fatto a diventare così? Così crudele…così spietata.
Solo ora mi rendo conto che ho mandato a monte la mia vita per un uomo. un uomo che nemmeno rivedrò. Cosa pensavo? Cosa pensavo in quel momento? Perché ho provato quei sentimenti nei suoi confronti? Era solo un altro obbiettivo come tanti altri.
-Fawn? Sei pronta?
La voce di Alice attraverso l’auricolare mi distoglie da questi inutili pensieri. È inefficace rivangare il passato. Quello che è fatto, è fatto. Non si può tornare indietro.
E di certo non c’è nessuno. Nemmeno dio in persona che mi perdonerà. Ormai l’ho accettato da tempo.
-Al tuo segnale. -rispondo.
Incomincio ad incamminarmi per il parco. Il contatto di Parigi arriverà tra pochi minuti. Sarà lui la nostra “nuova” vittima. Se vogliono Edward, noi gli daremo il “nostro” Edward.
-Contatto tra 3 secondi. Alla tua destra. -mi spiega Alice ed inevitabilmente m
i volto e vedo di fronte a me il nostro contatto francese.
-Ho bisogno di un contatto all’interno del Louvre. -gli dico bisbigliando tirando fuori una mazzetta di soldi che afferra prontamente.
-Vieni con me. -mi risponde avviandosi verso una stradina laterale.
Perfetto. Proprio secondo il piano. Povero sciocco. Non sa che sta ponendo fine alla sua vita.
Mentre ci avviamo infilo i guanti neri. Se fosse meno preoccupato a soddisfare la mia richiesta si accorgerebbe che lo sto per uccidere.
Non ha proprio spirito di sopravvivenza.
Guardo il tetto della casa vicino a noi. Lì, silenziosa, sta camminando come una pantera Rosalie, aspettando il mio silenzioso segnale. Munita di coltellini e lame rotanti è pronta ad entrare in azione come sempre.
È una mia degna sostituta. Devo proprio ammetterlo.
-Al Louvre hai detto?-mi chiede l’uomo mentre incomincia a trafficare con il cellulare.
Siamo in un vicolo abbastanza discreto da permettermi di agire.
-Beh. A dir la verità avrei cambiato obbiettivo. -gli dico sorridendogli per rassicurarlo.
-Ah sì? E quale sarebbe?-mi chiede smanioso.
-Tu!-rispondo semplicemente.
A quel punto due coltellini gli bloccano le maniche del giubbotto al muro. Terrorizzato
prova ad urlare ma gli tappo la bocca con la mano.
Cerca di liberarsi ma i coltelli sono troppo ben impiantati nel muro per lasciargli una via di fuga. Sembra facile liberarsi ma non lo è, sopratutto quando sono stati lanciati con la forza massima che un vampiro può usare.
Emmet arriva poco dopo dando un calcio ben assestato nello stomaco dell’informatore tenendo le mani nelle tasche quasi annoiato. E’ subito seguito da Jasper che tra le mani tiene la nuova identità del nostro contatto: Edward Cullen.
Una semplice maschera con impresso il suo volto. Alice osserva tutto dall’alto. È molto difficile che intervenga in una missione del genere deve essere proprio supplicata dal capo per abbassarsi a fare simili lavoretti e nemmeno in questo caso dove giochiamo il tutto e per tutto si abbassa a svolgere queste mansioni.
Jasper fa aderire al volto dell’uomo la maschera e per alcuni secondi ho l’impressione di avere di fronte Edward. Non posso vederlo morire. Non riesco. Lo lascio alle cure di Jasper che non è molto paziente con chi sta per passare a miglior vita.
Il suo obbiettivo ideale è uno che sta buono buono ad aspettare di essere ucciso. Introvabile ma lui non perde le speranze.
Appena ci assicuriamo che la somiglianza è reale gli altri si preparano ad ucciderlo. Io mi volto. Non voglio vedere. La somiglianza è tale che la mia mente potrebbe cedere all’inganno.
Mi chiedo se lo rincontrerò mai Edward. Insomma chi vorrebbe vedersi con un killer che per di più aveva il progetto di ucciderti?
Ma allora per chi sto facendo tutto questo? Perché l’ho lasciato vivere? A che scopo…
Ogni giorno penso a lui. Penso a dove si sia rifugiato. Se è abbastanza al sicuro. Mille domande affollano la mia mente sono giunta persino alla conclusione di essermi innamorata di lui. Ma io non sono mai stata innamorata e non so se queste sensazioni, queste emozioni, questi sentimenti sono riconducibili all’amore.
La mia mente è diventata troppo razionale per permettermi di capire un sentimento così grande come l’amore e il sacrificio per un'altra persona.
Sento un urlo sommesso poi, il silenzio. Il flash della macchina fotografica e poi mi giro facendo attenzione a non guardare per terra.
-Qui facciamo noi. Vai a preparare tutto per la partenza. - sussurra Alice toccandomi una spalla. 

 

Siamo tornate da pochi giorni a casa. Mi sembra quasi che quello che ho fatto e che sto per fare sia solo una proiezione onirica. Ho pressoché paura a parlare con gli per scoprire che mi sono immaginata tutto.
Stiamo aspettando. Aspettando il momento giusto per agire.
La prima azione è quella di compromettere varie operazioni della prima squadra. Bisogna indurre il capo ad allontanarle dalla città. A noi ci hanno sempre minacciato di mandarci in Siberia. Chissà se lo fanno veramente.
Non ci metterei senz’altro la mano sul fuoco.
Arrivo a casa dopo un primo meeting formale con Mike. Alice invece è andata dal capo per farlo “divertire” e appena avrà l’occasione carpirà dal suo personal computer le informazioni che ci servono per far fuori il primo gruppo.
Faccio scattare la serratura. Appena appoggio la mia mano sulla maniglia sento che c’è qualcosa che non và. Qualcosa di strano. Dentro casa. Entro nell’appartamento facendo finta di niente. Quando arrivo in salotto però sento qualcuno dietro di me. Mi volto di scatto scaravento a terra il malcapitato mettendomi sopra di lui con il gomito ben impiantato nel suo collo.
Sono spiazzata appena riconosco chi è.
Un po’ incredula più che altro.
-Che ci fai qui? Come hai fatto a scoprire dove abito?-gli dico lanciandogli una carrellata di domande.
-Voglio stare con te…- risponde semplicemente fissandomi con i suoi grandi occhi dorati.
-Non puoi…- esclamo di getto senza far intravedere l’effetto delle sue parole che hanno provocato su di me. Rimango in silenzio.
Non aggiungo altro.
-Dimmi perché!- dice alzando leggermente il tono della voce.
Silenzio. Altro silenzio tra noi due. Lo guardo negli occhi ma la mia mente sta viaggiando lontano. Non è qui. Non è in questa situazione. Non devo spiegare perché non può starmi accanto. Non sono tenuta a farlo.
-Dimmi perché non ti posso stare accanto! È da quando ti ho conosciuta che continui a scappare da me. Perché non posso stare con te? Non me ne andrò finché non me lo dirai. -dice insistendo. Edward è di fronte a me immobile come una statua.
-Ma quanto sei sciocco? Io sono il tuo killer e tu torni da me? Lo capisci che c’è un incongruenza? O non ti era arrivato bene il messaggio che ti stavo per uccidere?-gli chiedo. Chi è che va a cercare il proprio killer? Un pazzo solo un pazzo.
-Perché non mi hai ucciso? Hai avuto più di una possibilità.-
Non so nemmeno cosa rispondergli. Perché non l’ho ucciso? Non me lo sono mai chiesta. Perché ho tentennato fino a lasciarlo vivo?
-Non lo so. -gli rispondo sinceramente senza però far trasparire alcuna emozione.
Dai suoi occhi ho capito che ha ricevuto una delusione. Forse non era quello che voleva sentirsi dire.
-Vieni con me.- sussurra.
Cerca di alzarsi ma mantengo la mia posizione lasciandolo sdraiato sul pavimento.
Mi guarda negli occhi e mi sfiora le labbra con le sue.
-Perché sei tornato?- gli chiedo scostandomi da quel momento di tenerezza.
-Perché volevo portarti via…- mi risponde.
Mi mordo un labbro. Non potremmo mai vivere finché Mike e suo padre saranno vivi.
-Non posso venire. Ho fatto una promessa. -rispondo pensando al piano che dobbiamo attuare io e le altre.
-Che importa…-
-Importa…perché è quella promessa che ti ha permesso di vivere. -gli rispondo decisa.
I suoi occhi cambiano espressione.
Mi alzo lasciando quella stretta. Vado verso l’entrata e apro la borsetta tirando fuori la foto del mio contatto di Parigi morto per lasciare vivo lui.
-Tieni…-gli dico porgendogli la foto.
Mi guarda sorpreso. Continua a guardare me e poi la foto. Quasi come se non ci credesse.
In fondo è uguale quella maschera alla sua fisionomia.
-Per lasciarti vivo…-gli dico cercando un contatto visivo che però non trovo.
Ho quasi paura che adesso pensi che sia un mostro. Cosa che mi ferisce particolarmente.
-Allora…hai capito che te ne devi andare? Devi scappare. Senza lasciare notizie di te. -gli spiego.
-Tu cosa farai?- chiede stavolta guardandomi negli occhi.
-Devo terminare un lavoro. - rispondo secca.
Edward si avvicina.
-Immagino che non posso dire niente per smuoverti da questa posizione. - dice guardando la porta dietro la mia schiena.
Rimango in silenzio. Mordendomi il labbro. I miei occhi vagano per la stanza finché non tornano ad incontrarsi con i suoi occhi.
Mi avvicino baciandolo ma lui non risponde. Mi scosta dolcemente. Ricevo una pugnalata al cuore. I miei occhi sembrano implorare un perché. Sono confusa. Sono arrabbiata.
-Immagino che sia per quello che ho fatto…- dico arrabbiata. Come se avesse torto lui.
Lo supero per aprirgli la porta ma mi blocca prendendomi per il polso. Alzo istintivamente lo sguardo.
-Non è per quello che hai fatto. Non voglio illudermi che potresti amarmi quando sappiamo benissimo entrambi che non mi ami e amerai mai. Credo che per te non esista che qualcuno possa provare questi sentimenti per te. Quando siamo stati insieme io facevo l’amore mentre tu facevi solo del sesso. Insignificante per te. Quindi perché mi devo illudere? Questi tuoi gesti mi fanno solo star male. - spiega lasciandomi interdetta.
Ogni cosa che ha detto è come se una raffica di proiettili avessero trapassato da parte a parte il mio corpo. Alcune lacrime vorrebbero uscire dai miei occhi ma il mio povero cuore ormai troppo indurito le ricaccia dentro.
Lo fisso. Lo fisso ma non lo vedo. Non c’è nessuno davanti a me.
È tornata fuori la mia solita freddezza. Mi posa la foto sul mobiletto d’entrata sotto un vaso di rose rosse. Rose che prima non c’erano. Devono essere un regalo di Mike.
Senza dire più una parola esce fuori. Chiudo la porta e scivolo lentamente su di essa.
Torno in salotto ma appena passo davanti allo specchio non posso fare a meno di lanciare una fugace occhiata che si trasforma in un lungo confronto con me stessa. Il mio sguardo è serio ma continuo a piangere, silenziosamente, come se la mia anima fosse divisa in metà. Una parte di me sta piangendo mentre l’altra è normale. Fredda. Fin troppo insensibile a quello che è appena successo.
È questa parte che ha visto Edward in me?
Accendo lo stereo. Mentre ero in Europa ho comprato un cd di un gruppo. Una canzone in particolare mi ha colpito.

Il tuo mondo
Sta andando a puttane
Oramai
Puoi reagire ma forse
Non è ciò che vuoi
Preferisci esser vittima
Non guarirai
Non mollare
E' un consiglio
O ti ridurrai
Fumo e cenere”

Queste sono le parole che mi hanno colpita maggiormente. Che risuonano continuamente nella mia testa. Quelle che non riesco a cancellare. Quelle che rispecchiano così tanto la mia vita adesso.
Vado in bagno a tirare via il rimmel che si è sciolto a causa delle lacrime. Il campanello suona. Corro verso la porta. È lui. È tornato. È con questa speranza che apro la porta ma davanti a me c’è solo Mike.
Un improvviso terrore. Se lo ha visto? Lo scruto. Sembra normale. Eppure non è passato tanto tempo da quando Mamoru se ne è andato. Deve averlo incrociato per forza. Oppure non se ne è accorto. In fondo lo crede morto.
-Ciao amore.- mi dice sorridendomi.
-Mettiti qualcosa di carino che stasera ti porto fuori a festeggiare. -mi dice entrando prepotentemente nell’appartamento.
Accenno un sorriso e vado a farmi una doccia.
Il mio cuore sta sanguinando ma devo tenere duro. Devo tenere duro.
Altre settimane e poi sarà tutto finito. Basta. Devo solo resistere.

Ed eccoci qui!
Allora? che ne dite? emozionato? spero di sì.
La delusione alla fine è palpabile visto che ci ritroviamo Mike...tutte noi saremmo rimaste deluse da una simile visione dopo aver visto Edward. Ed ora passo ai ringraziamenti.
Ringrazio immensamente tutte le persone che mi leggono e mi "sopportano". XD Siete fantastici e adoro leggere i vostri commenti ed entrare così per un attimo nella vostra testa quando vi mettete a fare supposizioni!

Ringraziamenti cap 7:

piccolinainnamora: Ciao! Sono contentissima che la storia ti piace così tanto! Ovviamente ^_^ non posso ancora dirti perchè lo vogliono uccidere sennò non c'è gusto, no? Cmq bisogna ricordarsi che dopotutto l'Alleanza è un'organizzazione criminale, senza limiti nè contrasti decisivi...però basta poco per far sentirli minacciati. Spero che il capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere. Un bacione vale

Ed4e: Sfuaooooooo!! ^_^ Lo so, è da molto che non aggiornavo. Sorry ma sono stata molto presa. Adesso sto cercando di recuperare e farmi perdonare.
Come hai visto Eddy è tornato anche se per poco, dopotutto non aveva tutti i torti visto come si è comportata.
Piaciuto il capitolo? il prossimo sarà un continuom di questo capitolo quindi riavremo Mike....e le cose, a volte, non vanno sempre come si vorrebbe. ihihih
Me perfida. Lo so.
Un bacione vale

Rebussiii: Ciao! ^.^ La schiaffeggiata è stata un pò forte ma qui si parla di lavoro. Non c'è molto sentimentalismo tra di loro. Rosalie ha visto il tutto come una perdita di tempo e rischio inutile per tutto il team quindi è normale che abbia reagito in un modo così brutale.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione

Pattz: =) Ciao! Avevi ragione, Edward non è scappato. Si è messo solo sulle sue tracce con un buon risultato a quanto pare. Bella sarà pure un genio del crimine ma a volte le emozioni ti sconvolgono così tanto che compi delle azioni di cui poi devi rendere conto e magari così avventate che puoi mettere a repentaglio tutto quello che hai ideato...ti ho messo la pulce nell'orecchio per il prossimo capitolo?? ihih
Un bacione vale

 

Ringrazio ancora tutte le persone che leggono la storia, l'hanno messa tra i preferiti, tra le seguite e ovviamente lo rinnovo anche per chi lascia un commento ai capitoli. Vi lascio alcuni miei contatti rinnovando l'invito a seguirmi sul blog o su facebook per anticipazioni e tante cosine in più per rendere ancora più ricche di particolari le storie come immagini o musiche.

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Capitolo 9
*** Morte ***


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Ed eccomi qui. Non ci saranno salti temporali...come è finito il precendente capitolo, inizierà questo.
Spero vi piaccia.
Finale shock. Siete avvisati.
Prossimo capitolo a breve! Mi raccomando ricordatevi di scrivere tanti commentini!
Bacioni
Purelove

-Che cos’hai?- chiede Mike osservando il mio sguardo vacuo.
-Niente. Sono un po’ stanca. -dico buttando la prima scusa che mi viene in mente.
-Se non ti va di andare possiamo anche rimanere qua. -dice sedendosi placidamente sul divano.
-Non ti preoccupare…vado in bagno a prepararmi ed andiamo.-gli rispondo.
-Mi sembri strana oggi…-commenta. Ma che cazzo vuole? Pensi agli affari suoi.
-E’ successo qualcosa a Parigi che vorresti dirmi?- chiede. Quella domanda mi fa gelare il sangue nelle vene. Che sappia qualcosa? Che abbia mandato qualcuno a spiarmi? Che sappia tutto di Edward?
Prendo il controllo di me. Mi volto lentamente. E lo guardo con il mio sguardo impenetrabile. Freddo.
-Niente. E’ andato tutto liscio…-rispondo freddamente.
Riprendendo la parte di me più insensibile. Più fredda. Quella che odia tanto Edward.

Sono in bagno ormai da un pezzo. Mi guardo allo specchio.
Sono tornata come prima.
La mia freddezza è tornata per darmi coraggio. Per farmi superare anche questa notte.
Devo essere come al solito. La vecchia Bella. Quella che non ha ancora conosciuto quell’uomo che le ha cambiato la vita inaspettatamente. Quello stesso uomo che per la prima volta l’ha fatta sentire una merda per il lavoro che faceva mentre prima andava fiera.
Lo stesso uomo per cui sto mandando tutto a rotoli.
Il telefona squilla.
-Rispondo io?-urla Mike dal salotto.
-No. C’è la segreteria!-gli rispondo seccata. È casa mia casomai rispondo io.
Dopo pochi secondi sento il bip della segreteria che entra in funzione. E’ una serie di numeri che vengono dettati con sicurezza. Appena comprendo quello che sta capitando mi catapulto fuori dal bagno avvicinandomi alla segreteria.
Mike rimane un po’ perplesso dal mio comportamento ma ancora di più dallo strano messaggio che sta ascoltando. Quando la voce smette di parlare riavvolgo il nastro per ascoltare la sequenza dei numeri.
Prendo un pezzo di carta e incomincio a trascriverli.

9 12 9 21 9 13 – 11 9 17 17 9 13 12 5// 3 13 4936 – 16 13 17 17 13 // 2 1 7 12 13// 6 9 1 10 5 18 18 1// 2 9 3 3 8 9 5 16 5 // 17 18 13 16 4 9 17 3 5”

il messaggio termina ed io comincio a decifrarlo mentalmente.
Appena finisco il mio sangue raggela. Cerco di non dare a vedere la mia sorpresa. Gli sorrido come sempre e mi incammino verso il bagno.
-Cos’era?-mi chiede squadrandomi.
-Niente…lavoro…-gli rispondo continuando a sorridergli.
Ritorno in bagno chiudendo la porta dietro la mia schiena.
Respiro profondamente. Si entra in azione.
Il messaggio era da parte di Jasper…e queste parole sono la decifrazione della sequenza numerica che ha dettato. Un avvertimento. Un salvataggio.

Inizio-missione// Codice-rosso// bagno// fialetta// bicchiere// stordisce”

Apro l’anta del bagno e messo in bella vista c’è una piccola fialetta contenente un liquido che assomiglia molto all’acqua.
Lo metto all’interno del reggiseno mentre cerco il mio self control.
Mi r
iprendo un attimo ed esco fuori dal bagno. Vestita solo dalla biancheria intima e dalla vestaglia.
Quando vado in cucina prendo due bicchieri versando il contenuto della fialetta dentro uno di quelli per poi mascherare il liquido con del vino rosso.
-Non dovevamo andare fuori?

La voce di Mike mi fa sussultare leggermente. Quasi impercettibilmente.
Mi volto con molta calma. Guardandolo languidamente.
-E’ da tanto che non stiamo più insieme…vuoi veramente uscire?-gli dico avvicinandomi a lui.
Intanto gli porgo il bicchiere avvelenato, lasciando quello normale sul tavolo.
-A cosa questo brindisi?-mi chiede guardandomi negli occhi.
-Alla missione svolta…-gli rispondo.
Mike mi guarda sorridendo poi con mia sfortuna mi supera prendendo il bicchiere appoggiato al tavolo. Quello destinato a me. Ho quasi il timore che l’abbia fatto apposta. Che sappia qualcosa. Perché non ha preso il bicchiere che gli stavo dando? Perché quelle domande?
Perché quel sorrisetto beffardo sulle sue labbra?
Non posso bere…
-Allora alla tua…-mi dice alzando la coppa.
Mi limito a sorridere. Lo vedo sorseggiare la coppa poi si ferma a guardarmi.
-Perché non bevi anche tu?-mi chiede con il suo solito tono molto calmo.
Mi faccio forza e bevo. Adesso sono sicura che sa qualcosa.
Sento la mia mente che vacilla. Ma non voglio dargliela vinta. Anche se sono sicura che se questo specie di veleno l’ha preparato Jasper sono nella merda.
Respiro profondamente. Magari bevendo una piccola dose l’effetto è minimo.
Mike sorride evidentemente compiaciuto. La testa incomincia a girarmi. Mi accompagna verso il salotto ma nel percorso vacillo, se non fosse per la stretta di Mike sarei caduta a terra.
Mi siedo finalmente sul divano. Mike è davanti a me con le mani in tasca.
La mia vista incomincia ad offuscarsi e incomincio a sentire degli spasmi su tutto il corpo che cerco di trattenere stringendo forte i denti.
Continuo a deglutire per cercare di diluire la sostanza ma tutto è inutile. Anzi, è peggio di prima.
-Non me lo sarei mai aspettato da te. Da tutte ma non da te. -mi dice sorridendo.
Estrae dai pantaloni la pistola. Cerco di prendere il controllo sul mio corpo, quanto basta per neutralizzarlo ma non riesco. Le forze mi mancano e vedo doppio.
I miei occhi supplicano di chiudersi e faccio violenza su me stessa per evitare che questo accada.
-Come puoi credere…-dico sussurrando.
-Credere cosa?-mi chiede incazzato.
Respiro profondamente e cerco la forza fisica per guardarlo in faccia.
-Credere che io mi possa innamorare di un lurido viscido verme come te!-dico con tutte le mie energie che mi sono rimaste in corpo. Se devo morire voglio almeno morire togliendomi un peso dallo stomaco.
Mike mi colpisce sulla guancia con il calcio della pistola. Il dolore è allucinante ma ho sopportato di peggio e con tutto il veleno che circola nel mio corpo diciamo che il colpo è niente paragonato a tutto il resto. 
Mike prepara il colpo per farmi fuori definitivamente.
Forse avrei dovuto accettare la proposta di Edward. Forse dovevo fuggire insieme a lui.
Chiudo gli occhi. Per non vedere. Ripenso ad Edward. Voglio morire rivedendo il suo volto. Non chiedo altro.
I miei sensi perdono del tutto la loro efficacia. Ora i rumori provengono lontani.
Improvvisamente sento un colpo e uno sparo.
È questa la morte?
Cos’è cambiato?
Socchiudo gli occhi e vedo Mike disteso a terra in un lago di sangue.
Non ho il tempo di mettere bene a fuoco quello che è successo perché i miei occhi si chiudono. Stavolta definitivamente.

 

Ok. Chi è arrivato?
Chi ha ucciso Mike?
ihihihi al prossimo capitolo....baci

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Capitolo 10
*** Dobbiamo eliminarlo ***


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Sento un profondo calore, quasi bruciante che scorre nelle mie vene, nonostante tutto sono relativamente tranquilla.
È questa la morte? È questa la sensazione?
Penso a tutto quello che ho passato e sono sicura di non essere in Paradiso. Non me lo merito.
Cerco di aprire gli occhi ma una luce accecante non mi permette di vedere. Chiudo gli occhi e cerco stavolta di sentire i rumori che mi circondano ma anche in questo caso non so distinguerli. Un altro calore bruciante che scorre nelle vene. Stavolta però cerco di sforzarmi ad aprire gli occhi.
Con mia grande sorpresa vedo i mobili della mia camera. La speranza di non essere ancora morta si fa largo nella mia mente mentre con la coda dell’occhio vedo una figura seduta sulla poltrona. Mi volto di scatto e vedo Jasper seduto. Mi fissa scuotendo la testa.
-Per un pelo non ci rimettevi le penne…-commenta con voce aspra.
Cerco di ricordare qualcosa ma tutto è molto confusionario. Mi ricordo solo un botto e poi nulla.
Jasper si siede sul bordo del letto alzandomi il capo per aiutarmi a bere l'acqua lasciata sul comodino.
-Mike?-mi limito a chiedere con un filo di voce.
-Beh, ti verrà a costare cara la porta. Emmet l'ha sfondata con un calcio.- dice sghignazzando.
-Non importa. Me ne andrò via presto da qua. -rispondo chiudendo gli occhi per recuperare un po’ di energie. Cerco di alzarmi sui gomiti ma Jasper me lo impedisce.
-Ti ho iniettato l’antitodo poco fa,devi stare distesa perché agisca. -mi dice rimettendomi sdraiata.
-Non mi hai ancora risposto. Mike?-
-Rosalie l’ha ucciso, l’hanno portato al mio laboratorio dove provvederò a sbarazzarmi del corpo. Se il capo lo scopre siamo già tutti fottuti - risponde andando verso la porta.  
-E adesso?-mormoro prima che chiude la porta.
-Riposa. Ti verrò io a svegliare. -
Nel suo ultimo sguardo che mi ha dato ho visto un po’ di inquietudine. Le cose stanno peggiorando minuto dopo minuto.

Jasper mi sveglia. Sono ancora un po’ intontita ma sto decisamente meglio.
-Vestiti e raggiungici di la in salotto. Ti stiamo aspettando.-
C on molta fatica scendo dal letto e mi vesto cercando di ascoltare la conversazione che sta prendendo piede nella sala accanto. Indosso un soffice maglione di lana ed esco fuori dalla stanza. Gli altri sono seduti intorno al tavlonino del salotto dove sono stase stese alcune piante di edifici con un sacco di fogli pieni di orari e schemi.
-Ti senti meglio?- mi chiede Jasper squadrandomi da capo a piedi.
Annuisco con il capo e mi siedo sull’unica sedia lasciata libera.
-Siamo nella merda!-esclama Rosalie gettando sul tavolo alcune foto.
Prendo le foto in mano.
-Come abbiamo potuto pensare di farcela?-chiede Rosalie appoggiando il mento su una mano guardando vari schemi.
Le foto rappresentano un edificio. Non l’ho mai visto. Probabilmente è stata Alice a scattare queste foto. Era insieme al capo. L’ha portata nella base. Vediamo un sacco di volti mentre stringono la mano del capo.
-Un’organizzazione del genere non può essere sorretta da un solo uomo…-commenta Alice porgendomi l'ennesima foto.
Siamo completamente sommerse dalla merda.
Tutto era molto più semplice sulla carta, come tutto del resto. Ora, dobbiamo architettare un altro piano.
-Devo saperlo adesso. Siete tutti ancora d'accordo a continuare?- domanda Alice guardandoci tutti negli occhi.
-Per me stai pur sicura…-rispondo continuando a sfogliare i fogli senza prestarle attenzione.
Gli altri rimangono in silenzio e questo mi fa gelare il sangue nelle vene. Se cambiano idea, io ed Alice siamo belle che morte.   
-Ho bisogno di sapervi dalla mia parte!-dice Alice alzando leggermente la voce.
-Ok. Ma bisogna farlo bene. -dice Jasper prendendo una cartina.
-E voi?-chiede Alice rivolgendosi a Rosalie e ad Emmet.
Entrambe annuiscono.
-Sarà dura.- barbotta Emmet.
-Non falliremo. Te lo prometto. -dice Alice.
-Cosa facciamo adesso?-
Guardiamo tutti Rosalie in apprensione.

 

"Sono consapevole della mia forza, so che posso farcela. So che troverò il modo."
Sono stesa da più di un quarto d’ora sul tetto della cabina dell’ascensore che porta al piano dove c’è l’ufficio del capo. Se Alice non si sbriga rischiamo di essere schiacciate.
L’accesso all’ultimo piano è bloccato come quello di Mike. Nell’ascensore deve essere da sola se no non riuscirà mai a passare la sicurezza. Ovviamente prima che le porte si aprano e prima di venire schiacciate ci catapulteremo dentro insieme a Alice.
-Fawn? sto entrando.- sussurra Alice attraverso l'auricolare.
-Silenzio radio per 3 minuti da adesso.- mormoro in risposta.
-Da adesso. -conferma Jasper mentre contemporaneamente Alice entra nell’ascensore.
Jasper ed Emmet sono rimasti fuori dall'edificio. Siamo entrate solo io e Rosalie. Appiattite il più possibile mentre saliamo piano dopo piano.
L’ascensore si blocca al terz’ultimo. La stanno esaminando. Appena sentiamo che l’ascensore si rimette in moto velocemente alziamo il coperchio della piccola finestrella posta sopra l'ascensore ed entriamo cercando di evitare l'occhio della telecamera posta al suo interno.
Alice fa l’indifferente per non suscitare sospetti ai guardiani che stanno controllando il video.
Tiro un profondo respiro per concentrarmi.
Le porte si aprono. Alice esce mentre noi rimaniamo al suo interno.
-Vai pure a far pausa. Saremo occupati per un po’. -dice Alice aprendo la porta dell’ufficio.
Sentiamo dei passi che non sono quelli di Alice allontanarsi. Appena il campo è libero Alice entra segno che abbiamo via libera. Prima che si chiudano le porte usciamo fuori a passo felpato.
Rosalie immediatamente si siede al posto della segretaria e incomincia a cercare informazioni nel computer mettendosi in contatto con Jasper.
-Dovete collegarmi con il computer principale ragazze…-commenta Jasper attraverso l’auricolare.
Io e Rosalie ci scambiamo un occhiataccia. Doveva venire lui.
-Non puoi entrare in questo?-chiede Rosalie sussurrando.
-Ci provo ma è difficile che una segretaria possegga le informazioni che a noi servono. -risponde stizzito.
Guardo il soffitto assicurandomi che nessuna telecamera sia piazzata. Seguo alcune travi di legno che danno al luogo un aria sofisticata.

-Se dobbiamo andare nell’altra stanza ho trovato un modo. -dico aprendo la conversazione con Jasper.
-Dimmi tutto Fawn.- mi risponde.
-Dimmi cosa devo fare…e io te lo procuro. -

Rosalie estrae dal suo tacco una chiavetta grande quanto un mignolo o forse anche meno.
Aiuto Rosalie a salire sulla trave e la vedo sgusciare attraverso l’altra stanza.
Dopo circa cinque minuti torna indietro.
-Ti giuro che tra un po’ vomito se vedo ancora una scena del genere…- sussurra.
Sorrido al pensiero di cosa possa aver visto, si sa Alice è un po’ eclettica.
-Avvia il collegamento. -dico ad Jasper trattenendo le risate.
-Incomincio…-risponde.
Rimaniamo in silenzio ascoltando attentamente ogni più piccoloro rumore, sopratutto ogni rumore provocato dalla segretaria nella stanza accanto.
-Completato il trasferimento nella mia banca dati…dovete togliere la chiavetta. Apro il collegamento con Alice. -dice Jasper aprendo anche a noi la conversazione con Alice.
Stavolta sono io ad andare sulle travi. Rosalie si è rifiutata categoricamente.
Quando arrivo più o meno sopra a Alice aspetto che mi lanci la chiavetta dal computer portatile del capo. In pochi secondi Alice molto velocemente mi lancia e per un pelo non manco la presa. Tiro un profondo respiro e torno indietro.
Appena salto dalla trave Rosalie mi gira lo schermo di un computer.
Mostra l’entrata del palazzo.
-Abbiamo un problema…-dice fulminandomi con lo sguardo.
Mi avvicino allo schermo e dopo aver passato in rassegna tutte le persone lo riconosco. Edward è nel palazzo.
Come diavolo ha fatto?
-Assassin? Abbiamo un problema. Collegati con le telecamere interne al palazzo. C'è Edward.- 
Trattengo il fiato aspettando una sua risposta.
Io e Rosalie continuiamo a guardarci dritte negli occhi. Dopo alcuni secondi Assassin risponde.
-Dobbiamo eliminarlo. -dice con tono serio che mi fa raggelare.
-Manda Rock.- mi affretto a dire con il cuore in gola.
Rimaniamo a fissare ancora lo schermo. Subito ci accorgiamo della presenza di Emmet che si è avvicinato a lui senza dare troppo nell'occhio. Notiamo che Edward si è irriggidito.
Lo starà minacciando? cosa gli sta dicendo?
-Fai il buono e vedrai che ritroverai la tua amichetta…-dice Emmet, ha lasciato apposta l'auricolare acceso. 
-Tu chi sei?-gli chiede Edward quasi ruggendo.
-Considerami un’amico.-risponde sorridendo.
I due si allontanano velocemente.
-Alice è in movimento.-ci informa Assasin.
Sia io che Fire ci catapultiamo sulla trave del soffitto.
Alice apre la porta e la richiude dietro di sé. Aziona l’ascensore e dopo pochi secondi le porte si aprono…le blocca e ritorna dentro l’ufficio come da piano.
Ne approfittiamo per entrare nell’ascensore.
Riprendiamo le nostre posizioni fuori dall'occhio della telecamera e attendiamo Alice. Appena entra l
’ascensore riprende la sua corsa.
-Conclusione?-chiede Alice attraverso l’auricolare dopo aver superato il quinto piano.
-Missione compiuta. Ritorno a casa base tra due ore esatte-risponde Rosalie.
-E il pacco*?-chiedo.
-Al sicuro con me.- risponde Emmet sghignazzando.

(*)= si riferisce ad Edward.

Sono tremendamente in ritardo. Avevo promesso di aggiornare stamattina ma ho avuto un casino in casa questa mattina tanto che non sono riuscita ad avvicinarmi al computer.
Come avete visto questa volta non è stato Edward a salvare la situazione. Mi sa che se aspettavamo lui, la nostra Bella sarebbe morta.
Mi sono ricordata di non aver spiegato il nome in codice di Bella, cioè Fawn. L'ho usato perchè significa cerbiatto.
Sembrava molto appropriato per lei. =)
Il prossimo capitolo lo sposterò domani.
Ricordatevi di commentare! Un bacione vale

 

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Capitolo 11
*** Lui o lei, non ci sono alternative. ***


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Passeggio per la città guardando talvolta le vetrine illuminate con decori natalizi.
Natale è ormai alle porte. Odio questo periodo dell’anno. Così freddo. Poi sono stata così intelligente da mettermi una gonna. Idea geniale. Davvero geniale.
Da piccola ero sempre da sola mentre i miei amici avevano entrambi i genitori vicini per aprire e festeggiare il Natale insieme come una vera famiglia. Cosa che io non ho mai avuto. Per compensare però mi sotterravano letteralmente di regali, anche i più costosi. Potevo avere tutto quello che volevo. Tutto tranne mio padre, è chiaro. Sempre in giro per affari di lavoro, sempre in giro a scoparsi una delle tante troiette del suo ufficio. Anche nel giorno di natale...
Per mio padre il natale era solo un termine entro cui doveva comprare tutti i giocattoli del Mondo che mi potessero piacere. Nient’altro.
Mia mamma non era da meno. Quel giorno era sempre e costantemente ubriaca per non sentire troppo la mancanza del marito bastardo.
Il mio natale.
Il mio schifoso natale.
Pensare che dovrebbe essere nell'infanzia di un bambino, il giorno più bello di tutti mentre per me, rimarrà sempre l’apice del marciume che c’è nella mia famiglia.
Dopotutto ho sempre saputo di essere solo un peso per la famiglia.
Per fortuna non mi sono fatta abbattere come tante mie amiche che vivevano la mia stessa situazione.
Loro si sono adeguate a quel mondo.
Io mi sono liberata.
L’ho combattuto.
Ho tradito tutto e tutti, perfino la famiglia.
In una vetrina vedo un delizioso quadretto di una famiglia che compra i regali. Quel quadretto che io non ho mai avuto. Tutti sorridono ed effettivamente mi fanno entrare in un clima natalizio che non sento più da una vita o che l'ho sentito solo grazie ai film rivoltanti che trasmettono sempre sotto questo periodo festivo.
Il pensiero di Mike torna nella mia testa prepotentemente. 
A Natale mi regalava sempre qualche diamantone o roba simile. Mi sa che quest’anno ne devo fare a meno. Sinceramente ho sempre preferito i suoi regali a quelli dei miei genitori.
Poi un’idea illumina i miei patetici pensieri.
Una cena.
Tutti gli esponenti dell’organizzazione in un unico posto compreo anche il Consiglio Maggiore. E' quella la soluzione ai nostri problemi.
In una notte faremo fuori i principali cardini dell’Organizzazione.
Tutto si svolgerà in una notte.
La vigilia.

Guardo distrattamente l’orologio, è ora di andare e probabilmente mi staranno già aspettando.
Premo con decisione il pulsante per il piano dove ci siamo date appuntamento. Esco e con passo deciso e frettoloso entro nell’appartamento.
Sono tutti seduti sul divano. Noto immediatamente una finestra aperta e lì vicino puntato un Browning M 1921 .50 mitr. di grosso calibro puntato sull’edificio di fronte.
-Era ora Fawn.- interviene Jasper spezzando il silenzio creatosi per il mio arrivo.
-Scusate. Dov’è Edward?-chiedo notando la sua assenza nella camera. Pensavo che Emmet l'avesse preso.
Alice sorride e fa un cenno ad Emmet che mi prende sottobraccio e mi porta esattamente davanti alla mitraglietta. Mi fa segno di guardare attraverso il puntatore e con mia grande sorpresa vedo Edward legato e bendato su una sedia di un piano nell’edificio adiacente. Un vampiro si potrebbe facilmente liberare se fossero state normali corde ma come al solito Jasper ha creato qualcosa di più. Innovazioni in grado di fermare ogni nostro nemico, che sia vampiro o essere umano.
-Pensavamo in una tua fuga e abbiamo preso precauzioni…-interviene Alice sorseggiando un bicchiere di sangue.
-Avete fatto bene…-concludo, avrei fatto la medesima cosa al loro posto.
-Ho un piano per concludere definitivamente questa faccenda. -spiego spostando il mio sguardo su tutte e quattro per cercare di infondere fiducia. Spiego attentamente ogni minimo particolare dell’operazione.

Da più di un ora stiamo preparando a tavolino il piano, piantine, composti chimici per Jasper, ogni più piccolo dettaglio sarà risolto stasera.
-Qui ci vuole una pausa…ho bisogno di nutrirmi.-sibila Emmet strizzando gli occhi che presentano delle enormi occhiaie. Da quanto tempo non si nutre?
-Bene…fate tutte una pausa. Non servite a nulla affamati. Ci vediamo domani alle dieci. -conclude Alice rassettando i fogli sul tavolo del salotto con la solita velocità vampiresca.
Ci avviamo verso la porta dell’ingresso.
-Bella? 
Alice mi blocca prima che possa uscire. Gli altri escono silenziosamente dall’appartamento lasciandomi sola con lei.
Alice si avvicina lentamente alla mitraglietta posizionata per uccidere Edward in qualsiasi momento. Con una mano la sfiora, tocca ogni più piccola scanalatura e poi la carica.
-Cosa hai intenzione di fare?-le chiedo con voce decisa.
-Quanto ci tieni a lui?- mi chiede senza smettere di guardare un punto imprecisato dell’edificio di fronte.
-Sto mandando tutto a puttane pur di salvargli la vita e tu mi chiedi quanto ci tengo a lui?-domando sconcertata. È una domanda banale.
-Perché sacrificare tutto per lui? Perché non rimani nella squadra? Al mio fianco. Non dovresti scappare e la sua vita sarebbe comunque salva. -mi spiega rivolgendomi stavolta lo sguardo intenso ma nello stesso tempo freddo.
Rifletto attentamente la sua proposta. Cosa fare adesso?
Guardo un punto nel vuoto verso il palazzo. Lui non vorrebbe.
Alice si avvicina spostandomi una ciocca di capelli che si era liberata dalla rigida coda.
-Potresti avere tutto ciò che vuoi e che hai sempre desiderato…-conclude cercando di convincermi.
Lui o lei, non ci sono alternative.

Ok. So di essere terribilmente in ritardo ma in questi giorni ho avuto problemi con Internet. Voi ancora non lo sapete ma tutto quello che è tecnlogico mi odia e mi rema contro.
Ora passiamo al capitolo che è decisamente di introduzione per il prossimo che sarà terribilmente HOOOT!!
Per domani vi prometto di inserire il prossimo capitolo!
Un bacione vale
Vi lascio come al solito contatti, storie...e vi ricordo che nel mio blog troverete anticipazioni su tutte le mie storie quindi anche su questa. Andate adesso a darci uno sguardo...troverete già l'anteprima del prossimo.
Ringrazio immensamente tutte le persone che leggono, commentano e hanno messo tra i preferiti o le seguite questa storia! Bacioni

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Capitolo 12
*** Sex & Death ***


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Entro nell’appartamento. Non accendo nemmeno le luci, la poca luce che entra dalla finestra mi permette di vedere bene i contorni dei mobili e degli oggetti presenti nella stanza. Edward alza la testa, ha sentito il mio odore.
E' ancora legato alla sedia. Nessuno è venuto a slegarlo.
Tiro le tende in modo che nessuno possa più vederlo.
Coglione.
Gli tiro una sberla. Lui rimane in silenzio mentre io mi massaggio la mano. Maledetta pelle dei vampiri,  è come se avessi provato a schiaffeggiare uno scoglio. Il mio problema è che non lo vedo come uno di loro, lo sento più umano degli altri che ho conosciuto.
"Grosso errore Bella".
Lo fisso ancora per un attimo deliziandomi del suo viso e del suo corpo. E' bellissimo, tanto da far male interiormente. E' una di quelle bellezze che ti sconvolgono e ti fanno mancare il fiato. 
Quasi quasi mi sento colpevole.
Mi siedo a cavalcioni sopra di lui assaggiando le sue labbra.
Ha ancora la benda legata agli occhi ma per un vampiro con i sensi ultra sviluppati non penso che sia un problema.
-Sapevo che saresti arrivata…- sussurra mentre sulle sue labbra spunta un sorriso sghembo.
Non gli rispondo ignorando bellamente le sue parole.
Gli tiro un’altra sberla ben assestata e nuovamente non dice niente, ovvio, probabilmente gli avrò fatto solo il solletico e male inutile a me.
Lo bacio ancora con maggiore trasporto. Le nostre lingue si rincorrono, si cercano. Mi stacco bruscamente da lui ma imperterrito cerca le mie labbra come se fossero ossigeno. Gli slaccio la camicia ed inizio a lasciargli una scia di baci infuocati sul petto.
Questo è male. Lo so, non è affatto un passo avanti piuttosto diecimila passi indietro. Non l'avevo previsto e non so fermarmi.
Metto una mano sulla sua virilità pulsante e molto lentamente gli slaccio anche i pantaloni incominciando a torturarlo. Ormai la sua eccitazione è palesemente visibile.
Sento i suoi muscoli tendersi cercando di liberarsi dalle corde che lo legano alla sedia ma è inutile. Dovrei ringraziare Jasper appena lo vedo.
-shhhh…alle mie regole-sussurro al suo orecchio.
Sembra tranquillizzarsi. Mi inginocchio e gli slego i piedi tirandogli via i calzoni, torno su e bacio il suo membro eretto nascosto solo dai boxer fin troppo aderenti.
-Liberami…-mormora con voce roca che mi fa venire la pelle d'oca.
Io di tutta risposta lo accarezzo aumentando ancora di più il suo piacere. Da stronza che sono mi siedo nuovamente sopra di lui simulando le spinte.
-Ti prego…-ringhia cercando di trattenere i gemiti.
-Starai alle mie regole?- chiedo con voce suadente spostando una ciocca di capelli dalla fronte. Annuisce ripetutamente.
-Terrai la benda sugli occhi?- chiedo per farlo impazzire ancora un pò, in cambio ottengo la medesima risposta e la sua gola trattiene a stento un ringhio. Gli slego i nodi che gli immobilizzavano le mani e passavano sopra il suo petto.
Immediatamente si alza e mi afferra per le natiche stringendomi a lui e contro la sua virilità.
Lentamente scende lasciandomi carezze su tutto il corpo fino a quando le sue mani non si inoltrano sotto la gonna e con due dita mi sfila delicatamente gli slip.
Guardo la sua figura come incantata. Bendato e coperto solo da una camicia slacciata che permette di far risaltare gli addominali perfetti e da dei semplici boxer neri. Una visione. Un angelo tentatore sceso dal cielo rivendicando la mia morte perchè è a questo che mi sta portando la sua presenza...dritta nella tomba.
Con le mani disegno linee immaginarie sul suo petto poi lascivamente mi inginocchio davanti a lui liberandolo dai boxer. Il suo membro eretto si mostra in tutta la sua virilità. Bacio e lecco la punta e tutta l'asta. Edward non riesce a nascondere i gemiti di piaceri. 
Quando è quasi al limite
mi blocco rialzandomi. Sente immediatamente il vuoto tra i nostri corpi ma come da patto non cerca nemmeno di togliere la benda, si limita semplicemente ad allungare la mani verso di me. Le prendo baciando entrambi i polsi mentre inizio ad arretrare fino alla camera da letto. Lo faccio stendere mentre io frettolosamente mi tolgo i vestiti di dosso.
Mi sembra così inerme adesso. Salgo sopra di lui assumendo la posizione dominante. Non parla ma in pochi secondi inverte le posizioni. Mi bacia con passione mentre prende le mie mani e le blocca al letto, incrociando le dita con le mie. L'altra mano scende ad accarezzarmi. Mentre soffoco un gemito lui penetra dentro di me.
Mi fa appoggiare le gambe alle sue spalle, e dopo dondola i fianchi con più velocità.
Ogni spinta e ogni carezza è seguita da un mio gemito e un suo ringhio d'eccitazione. Riesce sempre a colpire un punto dentro di me che mi fa impazzire.
Veniamo praticamente nello stesso istante.
Il mio cuore batte forsennato, avvicino la sua bocca al mio collo e sento la sua lingua leccare la giugulare riaccendendo la scintilla che ancora tortura il mio corpo. Senza preavviso affonda i canini nella pelle tenera del mio collo. Boccheggio in cerca d'aria mentre Edward torna a stuzzicarmi. Mi penetra nuovamente, è la cosa più eccitante per un vampiro. Sesso e sangue.
Si solleva da me dopo avermi dato il secondo orgasmo, si pulisce le labbra del mio sangue e mi libera dal suo peso sdraiandosi di fianco a me.
Mi metto su un lato e fisso il suo petto che va su e giù. Sembra che “guarda” il soffitto.
Gli tolgo la benda, occhi chiusi e probabilmente ora, avranno qualche striatura rossa.
Apre gli occhi e mi sembra di osservarlo a rallentatore. Rimango senza fiato, di nuovo abbagliata da così tanta bellezza struggente.
Non mi ricordavo esattamente l’effetto che mi faceva guardarlo neglio occhi ma non ho voluto rischiare. Odio perdere il controllo di me stessa ed è per questo che gli ho voluti bendati. 
Si volta verso si me sorridendomi, ci fissiamo per non so per quanto finché non sento trambusto.
Come svegliata da un incubo mi affaccio alla finestra della camera. L’appartamento dove eravamo prima ha le vetrate completamente rotte. Prendo i vestiti e mi vesto velocemente.
-Scappa! Vai a Parigi! Ti ritroverò là. Aspettami ma ti scongiuro adesso vai via da qui!-urlo mentre mi finisco di vestirmi.
Edward si alza corrugando le sopracciglia. Non capisce il pericolo che sta correndo. Stupido vampiro.
Prendo i suoi vestiti da terra e glieli lancio incitandolo a vestirsi.
-Ti devi muovere!-gli urlo ancora contro. Non so cosa sia successo ma c’è qualcosa che non va e probabilmente ci hanno già scoperte.
Edward finalmente sembra aver capito e grazie alla sua velocità lo ritrovo un secondo dopo già vestito e in perfetto ordine. Ecco una cosa che invidio di loro.
-Giurami che ti rivedrò…-dice cercando di fermarmi visto che sto recuperando tutte le mie cose lasciate nella stanza ma non c'è tempo per cose del genere, gli allarmi iniziano a scattare.
-Sì ma giurami che stavolta te ne andrai veramente. -
Prima di aprire la porta torno indietro e lo bacio. Potrebbe essere l'ultimo.
Prendo l’ascensore mentre cerco di chiamare gli altri che immancabilmente non rispondono.
-Cazzo!- sibilo a denti stretti provando e riprovando.
Spero che siano occupati a difendersi.
Le vetrate rotte mi fanno rabbrividire, bomba. Maledetti. Ho paura che possa essere successo qualcosa ad Alice. Ancora una volta qualcosa è andato storto ma non smetto di pensare che se non fosse stato per Edward a quest’ora potevo essere dentro in quell’appartamento.
Arrivo nella palazzina quando sento in lontananza le sirene della polizia. Mi devo sbrigare.
Chiamo l’ascensore ma si aprono le porte senza che la cabina fosse dentro. Dovranno prendere le scale ottimo. Prendo la cintura e schiaccio un bottone nella fibbia puntandola verso l’alto.
La fibbia prima attaccata alla mia cintura adesso schizza via e si conficca da qualche parte all’interno dell’ascensore. Controllo che regga e poi mi butto azionando il riavvolgimento. Con facilità raggiungo le porte dell'ottavo piano. Estraggo il mio rossetto dalla borsetta e lo giro nel senso antiorario. Un laser scaturisce dalla punta e taglia un passaggio abbastanza grande da permettermi di passare oltre le spesse lamine di metallo.  
Arrivo nel corridoio e capisco che qualcosa non và. Troppo silenzio.
Percorro i corridoi e ripenso a quello che ho detto e a quello che sto per fare insieme alle altre.
La cosa più semplice sarebbe fuggire ma ci troverebbero. È per questo che ho deciso di fare tutto il possibile per eliminarli. Anche se ci dovessi rimettere la vita ma almeno lui sarebbe salvo.
Vicino alla porta le pareti sono bruciate. Estraggo un coltellino dagli stivali ed entro nella stanza. Non credo che ci sia qualcuno dentro. Ho impiegato troppo tempo per arrivare fin qui.
Nel salotto dove prima stavamo parlando io e Alice c’è un fuoco che abbastanza presto incomincerà a bruciare anche il resto dell’appartamento. Il mio piede poi si scontra con una sostanza appiccicosa sul pavimento che prima era lindo. Mi chino e capisco che è sangue. Una pozza enorme che copre buona parte dell’appartamento. 
A pochi metri, una figura è distesa a pancia in giù. I capelli sono rossi molto corti ma l’assenza di luce non mi aiuta più di tanto. Uno dei nostri ha fatto fuori l’intruso. Mi avvicino per vederne il volto staccato dal corpo.
Urlo quando voltando con il piede capisco che la donna non è altro che Alice.
Il suo viso è maciullato. Stento perfino a riconoscerne alcuni tratti. Il cranio è distrutto e i suoi capelli d'ebano hanno assunto il colore del sangue. Stringo i pugni per evitare di urlare dalla rabbia e quindi farmi scoprire.
Chi è stato?
La pagherà cara. Lo troverò e per lui sarà veramente la fine. Sarò spietata.
Mi avvicino dove una volta c’era la finestra e guardo nella palazzina dove prima ero con Edward sperando che abbia seguito il mio consiglio.
Più vado avanti e più penso che stavolta non ne uscirò viva tanto facilmente.
Un faro mi acceca improvvisamente. Guardo in basso da dove proviene la luce. La polizia mi ha individuato. Penseranno che sono stata io se mi faccio trovare qui. Guardo per l’ultima volta Alice e poi corro via da quella stanza infernale.
Fuggo per i vicoli delle città. La polizia è stata allarmata e adesso mi stanno cercando anche se non sanno chi sono non è bene farsi trovare con le mani sporche del sangue della vittima.
Raggiungo a piedi una casetta apparentemente disabitata alla ricerca di un rifugio.
Prendo l’auricolare e cerco un qualche contatto. Sul display un paio di chiamate perse. Numeri sconosciuti. Sono gli altri. Sono vivi.
Almeno loro…ma qualcuno ha tradito opppure qualcuno ci ha seguito ma se c'è una talpa questo vuol dire che uno di loro ha mandato a morte Alice. Sapevo che non sarebbe stata una passaggiata ma più vado avanti più so che tutto quello che facciamo inevitabilmente viene intercettato sebbene nessuno ancora dell'organizzazione ha mandato una qualche taglia sulle nostre teste.
C'è qualcosa che non torna.
Sembra che ancora non lo sappiano. Se avessero voluto ucciderci veramente avrebbero mandato tutte le loro forze, eppure non si è presentato ancora nessuno. Non è da loro agire in questo modo. Loro vogliono vedere la sofferenza, chiedere pietà per la propria vita...non sono i tipi da questi mezzucci. O stanno giocando al gatto e al topo o qualcosa veramente non torna.
Si sta rivelando una vera e propria sfida.
Senza Alice che prevede il futuro abbiamo ancora meno speranze di prima.

-Ne vale la pena di continuare?- mormoro tra me e me passandomi una mano tra i capelli.

 

Capitolo ultra pesante! ricco di avvenimenti...
Spero che vi sia piaciuto. Sono contenta che la storia vi intrighi ma non sapete ancora quanti colpi di scena ci saranno, sopratutto alla fine. Vi lascierò senza fiato, garantito.
Ora vi lascio...mi raccomando commentate! commentate e commentate!
Un bacione vale

Adesso per me la sfida è quella di rimanere viva….

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Capitolo 13
*** Chiamata dall'oltretomba ***


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Non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra

 

Poggio la testa contro il muro.
-Dannazione…-bisbiglio battendo il calcio della pistola contro il muro.
Sono intrappola. Intrappolata in una casa. Non ci metteranno tanto a scoprire dove mi sono rifugiata. Mi guardo le mani ancora insanguinate cercando di trattenere la mia rabbia, ora è inutile disperare. Cerco un bagno dove posso lavare via quell’orrore dalle mie mani. Ancora non ci posso credere, Alice. Alice è morta.
Possibile che non abbia visto niente? Come è possibile che non abbia avuto una visione proprio sulla sua morte?
Poggio con non curanza la pistola sul mobiletto del lavandino. Lo specchio è rotto e l’acqua stenta a scendere. Respiro profondamente cercando di calmare il mio cuore che sta scalpitando nel petto.
Ormai è notte inoltrata e solo flebili raggi di Luna mi permettono di vedere. Tutto tace intorno, per me è fin troppo tranquillo anche se devo ammettere che non mi aiuta a rimanere sveglia. Da quant’è che non dormo?
Guardo fuori dalla finestra mentre cerco di asciugarmi le mani.
Torno nell’ingresso e mi siedo sui gradini del secondo piano. Chiunque entrerà non si accorgerà della mia presenza e magari per un minuto o due posso dormire.

Francamente non so di preciso cosa ho sognato, forse niente o forse piccoli particolare che mi sono sfuggiti.
Eppure le ultime parole di Alice mi risuonano come una canzone che non riesci a toglierti dalla mente. Inizialmente non ho dato peso a quelle parole ma adesso, ripensandoci, credo di non aver colto un chiaro segnale. Sapeva di essere stata scoperta, quindi aveva avuto una visione. Quelle parole prima non avevano senso. Non le ha dette a Rosalie ma a me….
Sapeva che l'avrebbero uccisa...eppure non ha fatto niente? come è possibile accettare la propria morte?
No. C'è qualcosa di più grande sotto.

-
Non precipiteranno se tu non precipiterai  e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.-

Era un messaggio per me.
E' stata l'ultima frase che mi ha detto.
Si è fatta uccidere. È stata la prima squadra. Ne sono certa.
Un brivido mi percorre la schiena.
Non riuscirò mai a venirne fuori, sono troppo dentro per poterne uscire così a mio piacere. Non troveranno pace finché non vedranno saltare le teste di chi ha tradito e io sono una di loro.
Il cellulare vibra. Assasin.

-La polizia sta arrivando. Al secondo piano, nel bagno, c’è una finestra. Buttati. Fuori in 20 secondi.-mi dice Jasper mentre incomincio a correre per la scala. Mentre sto per buttarmi dalla finestra sento la porta dell’ingresso sbattere. Sono arrivati.
Atterro malamente ma riesco a t
rovare rifugio in un parco abbastanza lontano per potermi riparare ancora per un’oretta o due al massimo.
Il cellulare vibra di nuovo ma stavolta il nome sul display mi lascia perplessa. Alice?

Quanto sono sadica!!
Ihihihi.....allora...Alice è viva o morta?
Capitolo corto proprio per farvi impazzire e brancolare nel buio. =)
BACI BACI

Domani prossimo capitolo

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Quantus tremor est futurus... ***


PRIGIONIERA

Capitolo molto ma molto lungo....davvero lungo.
Spero di non annoiarvi!
Mi raccomando ricordatevi di commentare! Bacione

Non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra

 

Il cellulare vibra di nuovo ma stavolta il nome sul display mi lascia perplessa. Celebrity.
Non ci posso credere. Lo lascio vibrare ancora per un secondo o due rimanendo perplessa.
Celebrity? Alice?
Viva?
Guardo come incantata il display illuminato con quelle poche righe scritte.
Rispondo ma dall’altra parte nessuno. Un respiro. Nulla di più.
Ho la pelle d’oca e istintivamente chiudo la comunicazione.
Mi guardo intorno sono ancora bloccata nel parco e se esco fuori di qui di sicuro mi trovano. La polizia è stata avvisata e se non trovo una soluzione rischio di attirarli qui inconsciamente.
Incomincio a tastare le tasche del giubbotto per cercare qualcosa che mi aiuti a far scoppiare un incendio. C’è abbastanza gente da farmi passare inosservata.
Salto dall’albero e raccolgo un po’ di foglie secche facendo un bel mucchietto sotto una distesa di alberi che fanno al caso mio. Prendo il mascara e premo un bottoncino che incomincia ad illuminarsi sempre più velocemente. Una scintilla, poi il fuoco incomincia a bruciare tutto quello che si trova di fronte.
Rivolto il giubotto creato apposta per depistare un probabile inseguitore. Dal semplice giubbotto nero che indossavo adesso ho un giubbotto bianco. L'ha ideato Alice questo trucchetto e me l'ha personalmente regalato soltanto un mese prima.
Mi sciolgo anche i capelli e metto il rossetto.
Il fumo incomincia a levarsi nel cielo attirando l’attenzione di alcuni passanti ma incuranti proseguono oltre come se fosse tutto normale.
È grazie a questo atteggiamento che molti criminali riescono a scappare e a farla franca ma per una volta mi è utile.
A passo svelto mi avvicino ad un gruppo di ragazzi che sta andando verso l’uscita del parco. Mi volto e ormai le fiamme sono alte.
Qualcuno grida al fuoco.
Qualcuno prende in mano il cellulare per chiamare i soccorsi mentre altri si limitano a correre abbastanza lontani da quel parco per restare incolumi.
Dopo pochi minuti una massa inferocita incomincia a spingere e a scavalcare le palizzate che separavano la città dal parco.
Da lontano si sentono alcune sirene. Arrivano i pompieri.
Grazie al trambusto i
n pochi secondi sono fuori dal parco senza temere di essere vista e seguendo il flusso della gente riesco a mimetizzarmi.
Adesso si crea un problema. Dove andare?
Prendo il cellulare e compongo il numero di Jasper.
Fa tre squilli e poi risponde.
-Mi serve un posto sicuro. Dobbiamo incontrarci. -dico immediatamente.
Alcuni secondi di silenzio ma sento il ticchettio dei tasti del computer.
-Tra la nona e la decima. Percorri la scalinata. È una fabbrica ormai in disuso. Sarà perfetto.- mi risponde frettolosamente.
-Tempo?-mi chiede. Intende in quanto tempo devono arrivare per non suscitare sospetti ad eventuali osservatori.
-Appena potete raggiungetemi…penso di poter essere già lì ad aspettarvi.- rispondo tirando un lungo respiro di rassegnazione.
-Come vuoi tu. -mi risponde agganciando.

Mi guardo intorno alla disperata ricerca di un taxi.
Quando finalmente uno si ferma riesco finalmente a riposare le gambe doloranti.
Guardo fuori dal finestrino distrattamente pensando alla mia vita. A tutto quello che è successo.
A come ho mandato tutto a puttane per lui.
Penso a lei. Ad Alice. La prima vittima del mio folle piano maa per la prima volta ho qualcosa per cui combattere.
Qualcosa che mi sta a cuore.
Qualcosa per cui sarei disposta a sacrificare tutto.
Finalmente rischierò la vita per qualcosa che voglio io.
Combatto per lui anche se ad un occhio esterno tutto questo può essere assolutamente insensato, dopotutto non lo conosco così bene ma sento qualcosa di così profondo che mi lega a lui.
"Sei solo una stupida...non lo conosci nemmeno", non posso fare a meno di dar ragione alla mia testa ma il cuore...beh, quello è di tutt'altro parere. 
Combatterò fino alla fine. Finché avrò fiato nei polmoni lotterò.

                                                                           -----------------------------------------

 "Quantus tremor est futurus, quando judex est venturus, cuncta stricte discussurus."

 

Salgo i gradini che mi portano al complesso della fabbrica con un peso al cuore.
Ho ammesso qualcosa che forse sarebbe stato meglio non ammettere con se stessi. Sono fottutamente innnamorata.
Tolgo i guanti di pelle neri mettendoli in tasca mentre L’aria fredda le colpisce senza tante riverenze.
Non posso fare a meno di pensare ad Alice. Ormai sarà cenere visto che l'esplosione avrà sicuramente divorato il suo corpo impedendole di ricomporsi. Avrei dovuto avere la prontezza di raccogliere il suo corpo e portarlo in salvo ma io non sono un vampiro, non ho la loro forza. Saremmo potute morire entrambe.
Arrivo ormai sul luogo che è deserto. Qualcosa non va, ormai dovrebbero essere già tutti qui visto che dalla nostra conversazione telefonica sono passate almeno tre ore.
Mi nascondo dietro un albero e sento qualcosa che si muove per i cespugli e d’un tratto un coltellino risplende al suo passaggio riflettendo la luce del sole e si dirige proprio dritto a me. Meccanicamente lo blocco appena prima che centrasse il mio occhio e lo rilancio di rimando da dove è spuntato.
-Puttana- bisbiglio. Rosalie è nascosta e mi ha attaccato senza rivelarsi apertamente.
-Esci fuori se hai il coraggio!-grido contro i cespugli che ora sono immobili.
-Hai ucciso Celebrity!- grida Rosalie da un luogo indefinito.
-Cosa? Siete diventati pazzi? Non sono stata io ad ucciderla! come avrei potuto?- rispondo urlando guardando fissa il cespuglio so per certo che dietro a quello c’è lei.
So perfettamente che mi sta analizzando da capo a piedi.
Un altro fruscio ma stavolta una corda mi prende per il collo trascinandomi esattamente al centro del piccolo piazzale della fabbrica.
Intorno a me compaiono Rosalie ed Emmet.
-Sei stata l’unica a vederla prima di morire. Lo sappiamo tutti! Ti abbiamo lasciato da sola con lei…- tuona Emmet.
-Cosa c’entra?-rispondo adirata. Non possono essere così stupidi.
-Cosa ti ha detto? Non voleva più continuare? Voleva mollare tutto e a te non stava bene?-dice ironicamente Rosalie mostrando la fila perfetta di denti aguzzi e letali.
-Se lo vuoi proprio sapere mi ha chiesto di rimanere nella squadra anche a missione compiuta. -rispondo guardando Rosalie che strabuzza gli occhi. Per lei è come ricevere una pugnalata al cuore visto che è lei che deve prendere il mio posto una volta che io me ne sarò andata.
La presa si stringe di più ma rimangono in silenzio.
Con un attimo di distrazione di Rosalie le do un calcio facendola ridere ma nello stesso tempo mi permette di liberarmi.
Guardo entrambi negli occhi e leggo solo la delusione misto al dolore per la perdita di Alice.
-Che diamine vi è preso? Lei non c’entra nulla…-dice una voce dietro di noi che riconosco essere quella di Jasper.
-Cosa vuoi dire?-chiede Emmet digrignando i denti.
-Alice era diventata un peso. Non so come sia potuto succedere ma...era incinta. L'ha fatta uccidere perché aspettava un bambino e non voleva avere delle conseguenze successive per quanto riguardava l’eredità. Anche se adesso sa che suo figlio Mike è sparito e nessuno lo trova. -spiega Jasper sistemandosi i polsini della camicia azzurra.
-Incinta?- mormora Rosalie con gli occhi fuori dalle orbite. Jasper annuisce serio.
-Aveva il dono dell'onniscenza...vedeva il futuro. Possibile che non ha visto la sua morte?- domanda Rosalie scossa dalla notizia.
-Forse quel feto comprometteva i suoi poteri...-
Rimaniamo in silenzio elaborando le parole di Jasper.

-Non ci hai mai detto come hai fatto a far sparire Mike. È impossibile che non trovino nessuna traccia di lui…-chiede Emmet scrocchiando le dita delle sue grandi mani e distraendoci momentaneamente.
-Non sono sicura che tu lo voglia sapere…-commento mentre mi siedo sull'asfalto esausta.
-Dai…-la incita Emmet curioso come un bambino.
-Ho sciolto il suo corpo. Ecco perché non lo trovano. Non è rimasto nemmeno un brandello. -spiega Jasper. Emmet ha un’aria disgustata., arriccia il labbro e il suo volto si contorce in una smorfia di puro disgusto.
-Te l’avevo detto che non era bene saperlo…-commento mentre incrocio le braccia al petto.
-Potevi almeno mangiartelo...almeno sarebbe servito a qualcosa.- commenta Rosalie tagliente come sempre. Stavolta anche Jasper è disgustato dalla sola idea di affondare i canini in quello stupido essere umano.

-Cosa dobbiamo fare adesso?-dice Jasper spezzando il silenzio creatosi dopo la “rivelazione”.
Tutti mi guardano. Contano su di me?

-   Non precipiteranno se tu non precipiterai con loro e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.

 

Ancora una volta quella frase di Alice. È possibile che abbia ragione? ha visto qualcosa e non me ne ha parlato?
-Si procede. -dico scandendo bene le parole.
-E’ inutile fermasi adesso. Hanno eliminato solo una pedina della scacchiera. Ci manca di eliminare il re per stare relativamente al sicuro ma prima...sarebbe meglio eliminare il Consiglio. -concludo cercando di infondere coraggio.
-Ci vorrà molto tempo…- dice Jasper analizzando velocemente la situazione in cui adesso ci troviamo.
-Ci impiegheremo il tempo che dobbiamo impiegarci. Non voglio che aumentiamo il ritmo dell’azione per poi finire con il culo a terra, capito? Dobbiamo essere perfetti come sempre. Per i consiglieri non ci saranno grossi problemi.
Sono come tutte le altre persone che abbiamo eliminato. Quello a cui dobbiamo stare attente sarà l’eventuale vampiro, le guardie di Volterra. -spiego alla ciurma rivolgendomi in particolare ad Emmet. Capisco che può essere dura all’inizio visto che non ha mai partecipato attivamente ad una missione.

Dopo un’oretta ci lasciamo e ognuno prende la propria strada anche se penso che sia un errore in questo momento.
Meglio trovare un posto dove dormire. Non so se la polizia mi ha identificato, dopotutto non troverebbero niente con me anche se è meglio non farsi beccare.
Prendo una camera nel Hotel più lussuoso. Chi andrebbe mai a cercare un fuggitivo in un albergo di questo tipo?
Sbottono il cappotto e mi butto sul letto che profuma di vaniglia. Mi tiro su con i gomiti quanto basta per guardare fuori dalla finestra della camera. Faccio scorrere l’acqua della doccia, voglio fare in fretta. Faccio appena in tempo a rilassare i muscoli del corpo, poi mi butto sul letto con ancora l'accappatoio addosso e i capelli bagnati sparsi per il cuscino.

Mi sveglio che è già mattina inoltrata.
Guardo il cellulare e come prima cosa vedo dieci chiamate. Mi alzo sentendo la testa girare.
Nello stesso momento in cui poso il piede sul pavimento, il cellulare incomincia a vibrare formando dei mezzi cerchi sul comodino.
Rispondo mentre vado ad aprire le tende della camera.
-Dimmi tutto…-
-Ho aperto alcuni file che avevamo rubato dall’ufficio del capo e ho scoperto dove si terrà la prossima riunione del Consiglio…-sussurra Jasper dall’altra parte del telefono.
Spalanco gli occhi alla notizia.
-Quando? Ne sei sicuro?-chiedo titubante.
-Sì, tra due settimane. -mi risponde freddamente.
-Nessuno di noi ha ricevuto comandi dall’alto?- chiedo temendo un po’ la risposta.
-Ordini? No. Ma penso che sia normale. Se non abbiamo il nostro capo non abbiamo neanche missioni. Non è la prima volta che rimaniamo così tanto tempo senza averne una.- risponde ed effettivamente ha ragione. Ma il rischio di essere scoperte è alto.
-Dove si incontreranno?-le chiedo. Ormai dobbiamo finire il lavoro.
-Sei sicura? potremmo ancora uscire puliti.-
Questo mi fa riflettere.
-Non sarete mai all’apice e non sarò mai fuori da tutto questo mondo se non andiamo fino in fondo al piano.- rispondo.
-Sai che l’unico modo per uscire è morire…-sussurro al telefono.
-Va bene. Volevo sentirti sicura…-mi risponde Jasper.
-Preparati per partire per Singapore. Alloggio:  Penisola Excelsior Hotel, via 5 Coleman. Capito?-mi spiega.
-Partiremo domani con i primi voli. -conclude terminando la chiamata.
Mi siedo sulla poltrona tenendo la testa tra le mani. Guardo i miei vestiti del giorno prima, devo comprare degli altri prima di uscire.
Telefono alla reception e chiedo se il negozio di abiti può portarmi su almeno una decina di capi. Naturalmente entusiasti come sono che spenda nel loro negozio, in meno di dieci minuti bussano alla porta.
Compro tutto quello che mi piace. Riempio due valige che naturalmente compro da loro e faccio chiamare una limousine. Pago senza fare una piega il mega conto che mi presentano e lascio l’hotel.
Ho la terribile sensazione che non mi posso fidare di nessuno. Nemmeno di loro. Non so perché ma ho paura di rivelare il piano completo anche agli altri. E se ci fosse una spia?
Il dubbio mi tormenta ma cosa posso fare? Ora siamo in ballo…e non si torna più indietro.

Vado a casa. La serratura non è forzata. Tutto sembra uguale a come l’ho lasciato.
Penso che nessuno sia entrato. Forse Jasper ha ragione. Non è così poi tanto strano non avere una missione per così tanto tempo.
Lascio le valigie sulla porta, tanto non manca molto a domani. Ripenso a tutto quello che è successo in questa stanza e ripenso a Mike. Mi sono liberata di lui e man mano che i giorni passano mi sento più libera. Libera dal giogo dell’organizzazione.
Non rimpiango il passato. Forse era un processo naturale per me rinunciare ad un certo punto a questa vita. Infondo non potevo continuare per sempre a fare il killer.
Quale sarebbe stata la mia vita? Avei sposato quel lurido verme di Mike e sarei diventata come mia madre. Solo che mio marito non avrebbe fatto un lavoro “normale”.
Tutto quello che è successo è stato solo un bene. L’incontro con Edward poi...
Sì. È stato lui il mio punto di svolta.
È lui che mi ha cambiato totalmente la vita e questo mi piace. Le cose troppo stabilite mi stanno strette, troppo strette.

 

Ed eccomi qui!
Allora? Che ne dite?
Vi ringrazio immensamente per tutto il supporto che mi date...con email, messaggi privati su msn, commenti e le semplici preferenze sulla storia. Sono veramente lusingata e mi chiedo come riuscite ancora a sopportarmi!
Se invece non ne avete mai abbastanza vi avviso che ho una nuova storia "I'm only a Demon". Lo so che ne ho già molte ma non ho potuto fermarmi. Non la troverete però su EFP ma su Twilighters italia...(Forum/FanFiction/Sulla saga)
Passate a darci un'occhiata se ne avete voglia!
e mi raccomando...ogni tanto passate sul blog o sulla pagina di facebook per vedere i teaser!
BACIONI


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Capitolo 15
*** Sì. Andrà tutto bene... ***


PRIGIONIERA

Questa mattina ho il volo per Singapore.
Spero che vada tutto bene.
Sto per uscire di casa quando sento il trillo. Il fatidico trillo e appena capisco di cosa si tratta il mio stomaco si contorce.
Porto le valigie fuori dalla porta immediatamente e mi butto nel vero senso della parola sul divano cercando di essere il più serena possibile. Cosa che non mi riesce affatto male visto le mie precedenti esperienze.
La schermata si accende e io sono perfettamente preparata a tutto. A tutto tranne a quel volto. Sulla scrivania che di solito compare nella mia televisione non c’è Angela, bensì Jessica in persona.
Non l’avevo mai visto investire i panni di contatto ma sempre e solo come segretaria del ben amato porco.
-Ti chiamo dall’ufficio di Mike. Per caso è con te adesso?-mi chiede freddamente squadrando la poca visuale che ha del mio appartamento alla ricerca del verme.
-No. -rispondo con tono distaccato e freddo.
Jessica risponde ad un'altra chiamata e per alcuni secondi rimango in attesa tamburellando il ginocchio con le dita.
-Ho una missione per te e per altre tue compagne. Ordine dall’alto. Le altre tue colleghe stanno venendo a conoscenza nel tuo stesso istante riguardo la missione. Dovreste recarvi a Singapore per proteggere il capo da eventuali killer come voi. Si richiede massima allerta. Fawn sarai tu a capo di questa missione. Non un errore. Mi raccomando, Celebrity non interverrà. -così dicendo termina la chiamata e la televisione si spegne automaticamente.
Focalizzo ogni minima parola. Ogni minima informazione.
Destino. Stupido destino.
Il cellulare inizia a vibrare nella mia borsetta con insistenza. Mi volto e lo fisso per alcuni secondi.
Ritiro le valigie che avevo lasciato fuori per non far vedere che stavo partendo e le tiro dentro e come da copione pochi secondo dopo un fattorino mi porta la solita busta stracolma di informazioni. Ringrazio e con una calma glaciale la ritiro nella borsa dove il cellulare continua a suonare.
Senza nemmeno scompormi prendo le mie valigie e mi dirigo come da piano in aeroporto. Come al solito i jet ci stanno aspettando. Io, Rosalie, Emmet e Jasper.
Ci scambiamo un’ultima occhiata prima del volo. Ci vorranno solo un paio di orette; nulla di più.
Uno ad uno i jet partono e stavolta rimango veramente sola.
Devo stare calma, non c’è nessun problema.
Il piano dovrà continuare, ci sarà solo qualche cambiamento in più da mettere a posto ma nulla di insormontabile.
La domanda però sorge spontanea...Perché siamo state scelte noi e non la prima squadra?
Sono in missione? E se sì, cosa devono fare?
La certezza di questa possibilità si fa avanti nella mia mente ed è per questo che dobbiamo agire immediatamente. Ci stanno offrendo su un piatto d’argento la possibilità di metterle fuori gioco questa settimana. Non dobbiamo lasciarci sfuggire questa opportunità.
Appena arriviamo ci aspettano lussuose limousine ma nella mia c’è la sorpresa.
Il capo è seduto tranquillamente accanto a me. Mantengo il mio solito sangue freddo anche se mi lascio sfuggire la sorpresa che sorprenderebbe chiunque. Il cuore inizia a saltarmi in gola...e se per caso avesse intuito qualcosa?
-Mi compiaccio di te. Hanno parlato molto bene di tutti i tuoi ruoli svolti, lo sai?- chiede mentre guarda scorrere il paesaggio fuori dal finestrino.
-Grazie. -rispondo distaccatamente.
-Te lo meriti. Sai, ho in mente alcuni progetti per te. Se sei d’accordo ho intenzione di metterti a capo della seconda squadra e successivamente dopo un paio di mesi farti entrare in prima squadra. Hai molte potenzialità e sembra che sei nata solo per fare questo. Non ho mai avuto un simile elemento nella mia organizzazione è per questo che mi sono così interessato alle tue missioni. Sei acuta, ingegnosa ed estremamente preparata a livello di combattimento. A tempo debito...potresti anche diventare una di noi.- mi dice stavolta guardandomi negli occhi con un sorriso alquanto sinistro. Una di noi...un vampiro.
-Grazie per l’offerta e le comunico che ogni proposta da lei fatta verrà accettata. - rispondo in modo professionale.
-Sono contento che la pensi così. Ora. Hai chiara la missione?-mi chiede mentre sul vetro che separa noi dal conducente iniziano ad apparire delle immagini.
-Certamente.-
-Ti fidi dei tuoi compagni?-mi chiede guardandomi sottecchi mentre blocca le immagini.
-Scusi?-domando stranita dalla domanda.
-I tuoi compagni di squadra...di loro, ti fidi?-mi chiede nuovamente.
-Sono stata abituata a non fidarmi mai di nessuno. Sono totalmente indipendente. -rispondo cercando di insinuare l'idea che non potrei mai avere un rapporto con quei tre. Potrei mandare tutto a puttane con una risposta sbagliata...
-Non affideresti mai la tua vita nelle loro mani?-mi chiede continuando ad insistere su quel punto.
-Solo se non avessi tentato tutte le altre possibilità per sopravvivere, nonostante quella momentanea deblozza mi affiderei a loro ma sempre con molta diffidenza... - rispondo cercando di distanziarmi dagli altri. Devo farlo...se avesse anche solo un minimo sospetto e io sbagliassi, saremmo tutti morti. 
Non posso far credere che siamo più uniti sul piano strategico di quanto lui creda.
-Lo posso prendere per un no quindi…-mi dice mentre sul suo volto si dipinge un sorriso soddisfatto.
Mi limito ad annuire alla sua osservazione.
-Molto bene. È per questo che ti incarico di un’altra missione rispetto alla squadra che loro non ne dovranno mai venire a conoscenza. Non voglio che siano turbate durante il lavoro e soprattutto durante una missione di tale importanza. -mi dice guardandomi molto seriamente, sul suo volto non c’è più il sorriso che aveva prima.
-Certamente. Può contare sulla mia più completa segretezza. -affermo con calma.
-Bene. Ho fatto piazzare una bomba all’interno dell’edificio dove il Consiglio maggiore si riunirà tra due giorni che esploderà dopo il mio brindisi, naturalmente non sarò io a pronunciarlo ma un mio sosia. Voglio che la squadra gli stia attaccata. Sarai l’unica a sapere che non sono veramente io quell’uomo e per questo ho deciso di salvarti la vita, con una scusa futile ti allontanerai dal salone appena inizia il brindisi. Non un momento prima né un momento dopo. Appena il calice si leverà in alto dovrai essere fuori da lì.
Come puoi immaginare la seconda squadra perirà insieme al Consiglio ma credo che per il bene dell’intera organizzazione la morte di tre killer, oltretutto di seconda squadra, non sia così una grave perdita.- sentenzia facendo tornare il suo buon umore di prima.
Mi da il volta stomaco.
Non riesco a smettere di pensare che quest'uomo ha praticamente mandato a morte Alice e ora sta facendo la stessa cosa con Emmet, Rosalie e Jasper.
Mi fa schifo ma anche lui avrà la fine che si merita.
Dobbiamo aspettare solo il momento giusto e anche Alice avrà finalmente la sua vendetta.
La sua morte non resterà impunita. In un modo o in un altro riusciremo ad ucciderlo.
-Naturalmente. Le garantisco che tutto filerà liscio come l’olio.- rispondo come avrei fatto poco più di un mese fa.
-Ottimo...-
La limousine si ferma esattamente davanti all’hotel dove sarei dovuta alloggiare.
Appena la portiera viene aperta scendo come se in quella limousine non fosse successo niente.
-Aspetta...hai per caso sentito Mike in questi giorni?- mi chiede trattenendomi per un braccio e obbligandomi a guardarlo negli occhi.
-No. Non ho sue notizie da circa una settimana credo. Avrei dovuto?-chiedo innocentemente.
-Affatto. Ora vai...-mi risponde chiudendo la portiera.
Cerco di mantenere il passo lento e deciso per non destare sospetti di irrequietudine. 
Per me è stata solo una liberazione. Come se mi fossi tolta una palla dal piede.
Prendo le chiavi della suite.
Devo trovare un modo per farli uscire prima che esploda la bomba e naturalmente senza che nessuno se ne accorga. Se ci riusciamo loro potranno continuare la missione in completa libertà dal momento in cui l’organizzazione le riterrà morte mentre io potrò agire dall'interno con maggiore disinvoltura.
Vedo che il piano sta sempre più prendendo forma e successo nella mia mente. Alice sarebbe orgogliosa di me.
Il capo ci sta dando una notevole mano distruggendo lui stesso il Consiglio Maggiore dandoci una possibilità così succosa. Dobbiamo essere perfetti e tutti otterremo quello che vogliamo.
Faccio scorrere l’acqua nella doccia e cerco di rilassarmi e dare gli ultimi dettagli per la “nostra” missione.
Dobbiamo assolutamente analizzare prima il luogo,  ad esempio stanotte mentre due di noi staranno di guardia a proteggere il sosia le altre due potranno andare in esplorazione.
Sì. Tutto andrà bene.

 

Ooooook....
Allora...come la vedete? Bene o male?
Io non mi esprimo se no avreste già la soluzione. Vi assicuro che sarà piena di colpi di scena...spero di riuscire a tenervi con il fiato sospeso, manca veramente poco perchè inizi a prendere veramente corpo il piano e le relative conseguenze!
Non vedo l'ora di spostare!
Ringrazio tutte le persone che mi sostengono in questa storia. Sono felicissima che questa storia vi intrighi e spero di farla rendere al meglio, mi raccomando lasciate un commentino che non fa mai male!
Un bacione
Al prossimo aggiornamento... ^_^

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Capitolo 16
*** Abbiamo compagnia ***


PRIGIONIERA

BELLA:

Il vecchio bastardo ha progettato tutto alla perfezione.
Ho lasciato Rosalie ed Emmet a guardia della sua stanza mentre io sto perlustrando tutta la sala dove si terrà la conferenza ma della bomba nessuna traccia. Alla fine abbiamo progettato insieme il contrattacco.
Naturalmente loro verranno credute morte e sarò solo io quella che ne rimarrà incolume per l'Organizzazione.
Il problema, adesso, è farle uscire senza che nessuno si insospettisca. Soprattutto se ci sono piazzate delle telecamere, il capo potrebbe volere i filmati per accertare la mia totale ed incondizionata fedeltà.
Jasper sta ricalcolando i dati dei mini robot che aveva costruito. Grazie a quelli possiamo riprodurre tutte le caratteristiche del DNA nelle polveri che i vampiri lasciano una volta morti (stavolta definitivamente)...i dati di Rosalie, Emmet e Jasper sono in fase di elaborazione.
Tuttavia questo piano non mi convince per un piccolo dettaglio...
Perché dovrebbero far fuori Jasper?
È un genio delle tecniche belliche. Non vedo il motivo di sbarazzarsi di lui anche perché non è mai stato veramente un agente in attivo.

È da ore che cerco questa maledetta bomba quando sento un lieve rumore provenire dal soffitto. Con molta calma cerco di individuare nel buio da dove precisamente deriva il rumore. Indosso gli occhiali progettati da Jasper per chi non ha le stesse potenzialità dei vampiri per riuscire a  vedere nel buio.
Sopra al palco dove si dovrà tenere il discorso ci sono due uomini.
Accendo l’auricolare.
-Rose…abbiamo compagnia. Raggiungimi nel salone. -bisbiglio mentre tengo d’occhio i due. Stanno impiantando qualcosa.
-Arrivo.-
Mi sdraio su pina e cercando di coprire il rumore carico la pistola aspettando l’arrivo di Rose che non tarda ad arrivare. In giro di pochi minuti è dalla parte opposta della sala che mi fissa cercando di attirare la mia attenzione.
Li coglieremo di sorpresa entrambi da lati opposti. Rose alza la minigonna ed estrae i suoi famosi cinque coltellini, mi chiedo perchè mai dovrebbe usare quelli al posto delle sue abilità da vampiro ma non intendo mettere becco nei suoi modi di concludere una qualsiasi missione. Con assoluta calma e sangue freddo ci dirigiamo ai piedi del palco.
Con abile mossa riesce ad intrappolarne uno sul muro grazie ai suoi coltellini impiantati nel muro mentre io dopo aver saltato e fatto cadere il malcapitato ora sono sopra di lui mettendogli la pistola modificata da Jasper nella gola.
-Jazz! Accendi le luci sul palco!- urlo attraverso l’auricolare. Appena capisco che sono vampiri penso di morire, di certo non sono in un ottima posizione per permettermi di eliminarlo, devo assolutamente fare affidamento sulla pistola fornitami da Jazz.
Dopo una frazione di secondi scatta l’interruttore e le luci si accendono. Guardo la "mia vittima" e sospiro. La guardia di Edward.
-Cosa ci fai qui?-chiedo mentre placidamente mi alzo.
Non sono affatto una minaccia. Tutt'altro, nonostante tutto non capisco cosa ci fanno qui.
Rosalie mi guarda confusa mentre tiene ancora puntato il coltello alla gola dell’altro uomo.
-Cosa fai?-mi dice osservando molto attentamente tutte le azioni che fa per alzarsi Garret (la guardia di Edward...mi sembra che si chiamasse così  ma non sono sicura. Ho sempre bevuto troppo quando ero insieme a lui e di certo la sua presenza non aiutava molto).
-E’ una guardia del corpo di Edward. L’ho incontrato a Parigi in piscina.- le spiego mentre ritiro la pistola e comunico a Jazz che è tutto a posto. Rosalie non sembra fidarsi e continua a mantenere la sua posizione.
-Rose…-le ripeto cercando di infonderle con la mia voce fiducia.
Lentamente abbassa il suo fidato coltellino e in poco tempo estrae dal muro tutti quelli che aveva lanciato per bloccarlo al muro. Ne ritira solo quattro. Uno noto che lo tiene nella manica della sua maglia.
-Dov’è lui?-gli chiedo a Garret.
-Stanza 500. Ti volevamo aiutare. -dice cercando di scusarsi in qualche modo.
-Per aiutarmi veramente voi dovete tenerlo lontano da me ma sopratutto da questo posto.- dico alzando leggermente la voce e dirigendomi verso l’uscita. Non è possibile, cosa fa? mi segue?
Che intenzioni ha?
-Dove credi di andare?- urla Rose affiancata dai due uomini.
Mi volto lentamente ponderando le mie azioni future.
-Da lui…-dico facendo risultare la mia risposta ovvia.
Prendo l’ascensore e mi dirigo verso la sua stanza ma quando davanti tentenno.
Adesso cosa devo fare? Busso?
No. Scassino la porta.
Estraggo dai capelli una mollettina leggermente modificata e la inserisco nella serratura.
Entro nella stanza con passo felino. Un vampiro si mette in guardia ma grazie alle tossine di Jazz riesco ad inebetirlo silenziosamente. Edward mi arriva alle spalle probabilmente credendomi un'assassina ma non fa niente. Posso sentire il suo profumo intenso sconvolgermi lasciandomi boccheggiante. Mi volto velocemente puntandogli la pistola alla sua tempia.
-Avevo detto di andartene! di starmi lontano...- sussurro avvicinandomi al suo orecchio.
-E’ quello che ho fatto…-dice un’uomo dietro di me.
Mi volto lentamente.
Non è possibile.
Mi volto e vedo Edward fermo accanto al tavolino che se la ride di gusto perché mi ha fregato. Mi volto osservando attentamente il primo uomo che credevo essere il mio Edward.
Il ragazzo a cui avevo puntato la pistola alla tempia si alza.
-Puoi andare Robert…-gli dice al ragazzo che esce dalla porta silenziosamente.
-Attore...-spiega sollevando leggermente le spalle. Rimango basita poi il suo sguardo si abbassa verso il vampiro che avevo reso innoquo.
-Hai fatto fuori un mio uomo?-mi chiede indicando la guardia del corpo accasciata sul divano.
-Tutta apparenza. Sta benissimo. Si sta facendo solo un riposino…-gli dico accennandogli delle scuse preventive per essere entrata così nella sua camera.
Ci guardiamo per alcuni interminabili secondi. Non pensavo di rivederlo così presto.
Certo...l'avrei cercato quando fossi stata abbastanza lontana da tutto questo mio mondo pazzo ma adesso...non mi ci voleva proprio.
Una lacrima scappa involontariamente dal mio occhio destro, Edward si avvicina e me la asciuga delicatamente. Accarezza la guancia e poi vi posa un tenero bacio che mi fa vibrare di desiderio.
-Pensavo che non ti avrei più rivisto…-mi sussurra mentre vengo coccolata dal suo abbraccio.
Il bellissimo momento dura poco perché il collegamento con la mia squadra viene aperto e la voce di Rosalie rimbomba nella mia testa.
-Fawn, abbiamo altra compagnia…- esclama allarmata.
Mi stacco dal caldo abbraccio di Edward in ansia. Cos'altro potrebbe succedere?
-Chi sono?-chiedo mentre aspetto che mi arrivi la notizia che sono altri scagnozzi di Edward. Non sopporterei altri imprevisti, non adesso che abbiamo trovato una soluzione.
-Prima squadra…
Ecco due parole che mi fanno gelare il sangue.

CIAO!!
Visto che mi sto sentendo terribilmente in colpa per aver inserito un'altra storia ("I'm only a Demon"....per chi non l'avesse ancora vista.) quindi aggiornare velocemente mi sembra quasi come un riscatto da parte mia.
Spero che il capitolo vi piaccia...ma troveranno per un attimo un pò di pace?
Bah...
Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo... >-<
Mi raccomando commentate...commmentate e....??? commentate!!
Un bacione e grazie a tutti per il messaggi sia pubblici che privati! VVB

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Capitolo 17
*** Ti ho dato tutto...TUTTO ***


PRIGIONIERA

-Prima squadra…

Cosa ci fa la prima squadra qui? Non dovevamo avere noi l’incarico di proteggerlo?
Cosa ha in mente quel bastardo?
Sono loro che piazzeranno
la bomba? Ma se le cose stanno così vuol dire che staranno nei paraggi per tutto il tempo e quindi vedrebbero l’irregolarità dell’operazione. Teoricamente sono solo io quella che si dovrebbe salvare ma adesso ho dei seri dubbi anche sulla protezione che mi ha dato il capo in questa missione. E se la fanno scattare prima per farmi fuori?
La mia mente è bombardata da mille dubbi che si susseguono nella mia mente cercando di capire qualsiasi minimo particolare che mi è sfuggito anche se adesso sono qui con lui.
Lui, Edward.
Come fa a sapere dove eravamo? Come fa a sapere che ci serve un minimo di aiuto esterno?
Erano tutte informazioni segrete che solo se si è strettamente a contatto con le alte cariche dell’organizzazione si possono scoprire minimi dettagli. Ma questo è troppo! Nessuno sarebbe mai arrivato a questa località. Nemmeno noi in alcune missioni sapevamo dove stavamo andando e questo per impedire qualsiasi intervento di altre minori organizzazioni.
-Ti volevamo aiutare...

Come facevano a sapere del palco? Che sarebbe stata piazzata li la bomba?
Estraggo fuori dai pantaloni nuovamente la pistola e la punto su Edward ma stavolta non sto minacciando a fondo perso e nemmeno per gioco.
Mancano dieci ore e qualcosa ci sta sfuggendo.
Una cosa grossa che per noi comporta vita o morte. Niente di più, niente di meno.
Se sbagliamo anche solo un minimo particolare, ritardiamo di alcuni secondi…tutte queste variabili e quelle a loro connesse potrebbero farci morire e abbiamo superato tante cose per arrivare dove siamo adesso.
I capi principali dell’organizzazione stanno per fare una brutta fine per opera del Presidente in persona risolvendoci così uno dei problemi più grossi e non possiamo sbagliare. Non adesso.
La porta della suite si apre improvvisamente. Garret è sbattuto a terra e credo che sia stata la chiave per entrare. All’ingresso scorgo Jasper che con pistola puntata entra dentro con il suo stile glaciale che solo un assassino può avere.
Appena vede la situazione mi guarda stranito ma mi fa un cenno di approvazione e dopo aver iniettato una qualche sostanza a Garret mi raggiunge tenendo sempre ben alzata la pistola su Edward.
-Abbiamo un problema maggiore. La bomba è stata progettata dalla ragazza che abbiamo prelevato nella precedente missione. È diminutivo dire che siamo sommerse dalla merda. Abbiamo scoperto che svolge il mio ruolo attuale anche se in forma passiva all’interno della prima squadra.- mi spiega Jasper mentre mi passa le foto scattate all’interno degli ascensori del palazzo dove precedentemente avevamo installato le telecamere.
-Un’altra cosa…-mi dice porgendomi un’altra foto.
La guardo e non posso credere a quello che vedo.
Edward e il capo.
Insieme.
Stesso ascensore.
Stanno parlando.

Ieri. Alle 12:34.

Guardo Jasper e le ridò la foto che si appresta a ritirare in una tasca dei sui pantaloni neri a taglio classico.
Osservo Edward rivorgendogli un sorriso al quale sembra rilassarsi relativamente perché ha comunque una pistola puntata alla sua testa che è appositamente modificata per mettere fuori gioco un vampiro.
Ritiro la pistola nuovamente nei pantaloni senza smettere di sorridere. Jasper mi guarda senza capire quello che sto per fare come è ovvio che sia.
Mi avvicino dandogli un leggero bacio sulle labbra.
Mi ha mentito.
Ho messo in pericolo la vita delle mie compagne e la mia vita stessa per lui e così Alice è morta!
Gli ho dato tutto! TUTTO!
Mi sono illusa che questo mondo non fosse giusto e ho fatto di tutto per andarmene. Rinunciando anche ai soldi e alle macchine che mi venivano offerti per quello che facevo.
Praticamente ho rinunciato a diventare membro della prima squadra...cosa che da quando ho iniziato a fare questo lavoro ho sempre desiderato.
Tutto questo per lui.
-
Mamoru Chiba! Mi fai schifo!!
A quel punto il piccolo proiettile perfora la spalla di Edward neutralizzandolo. Lo vedo cadere come a rallentatore sulle ginocchia, per un pò sarà come se fosse morto...fino a quando il suo organismo da vampiro non l'avrà smaltito.
Quando mi volto verso Jasper vedo il dispiacere nei suoi occhi ma non posso fare a meno di ringraziarlo per aver fatto quello che io non sarei riuscita a fare.

Ok. Sono stra contenta che la storia vi piace!! e...per la cronaca...no, non sono una killer ma è stato come se fosse un complimento!! quindi grazie! >-< Ragazze, sto veramente morendo per gli orari dell'uni...vero che non vi arrabbiate se aggiorno soltanto e nn vi ringrazio uno ad uno? guardate...ci sto male più io che voi per questa cosa ma ho veramente il tempo contato e preferisco darvi un capitolo che sentirmi blaterale anche perchè nn sarei molto brillante!
Quindi scusatemi tesorini...sappiate ke vi penso sempre e leggo ogni vostro singolo commento che apprezzo molto ogni volta!!
BACIONI BACIONI

PS:
Vi ricordo di controllare o il mio blog o Facebook per spoiler di vario tipo.

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Capitolo 18
*** Fantasma ***


PRIGIONIERA

BELLA:

C’è pochissimo tempo e il bastardo ancora non si riprende.
Una fitta alla pancia mi fa piegare in due facendomi boccheggiare in cerca d'aria.  Non ho mai provato un dolore così devastante in tutta la mia vita. Mi asciugo le goccioline di sudore che hanno imperlato la mia fronte e cerco di mantenere la calma.
Rosalie è andata a cercare di Jasper mentre Emmet cerca di aiutarmi a mantenere la situazione sotto controllo. Le guardie del corpo hanno ricevuto una buona dose di sonnifero mentre il bastardo qua presente dovrebbe ormai svegliarsi ma ci mette troppo.
Manca solo un’ora al ricevimento e io ho bisogno di sapere assolutamente tutto quello che può sapere.
Dal nervoso ho stropicciato un po’ la foto che li ritrae insieme…purtroppo non avevo ancora un altro modo per sfogarmi.
Rosalie torna nella camera ma sfortunatamente da sola.
-Devo andare se no si insospettiscono...Sarà meglio che rimani solo tu con loro. Tu non sei al centro del mirino come noi…dopotutto dovresti sopravvivere solo tu ma appena puoi raggiungici.- mi spiega Rosalie mentre mi consegna un’altra pistola che cerco di mettere dietro nella cintura dei pantaloni nascosta dalla maglia lunga.
Rosalie mi squadra poco convinta ma non posso dirlo. Non adesso dopo quello che è successo. Dovrò mantenere il segreto anche se è innaturale...
Rosalie ed Emmet escono dalla camera lasciandomi sola.
Guardo svogliata l’orologio, tra un quarto d’ora inizia e non si è ancora svegliato. Colta da un improvviso ribrezzo gli do uno schiaffo con il calcio della pistola scheggiandola.
Il colpo ottiene però il risultato che stavo aspettando. Sebbene è intontito Edward si sveglia cercando di toccarsi la parte offesa ma è ancora troppo debole per riuscirci.
Patetico...se svenisse un’altra volta e mettesse a rischio la vita dei miei amici arriverei ad ucciderlo.
Mi siedo sulla sedia che ho posizionato esattamente davanti a lui e gli lancio la foto che finisce proprio sulle sue gambe.
Lui la guarda apparentemente senza capire e poi mi guarda con sguardo interrogativo.
Non devo cedere al suo sguardo...
-Parla…- gli intimo incominciando a caricare la pistola.
Lui mi guarda ancora con sguardo interrogativo, allora inserisco il silenziatore molto piano tanto da permettergli di pensare a qualcosa da dirmi perché se non mi risponde saranno solo affaracci suoi. Lo ucciderò, lo giuro.
-Allora?-gli chiedo tenendo alta la pistola rivolta verso l’alto.
-Cosa vuoi sapere?- chiede anche se sembra quasi che non sappia cosa voglio che mi dica.
-Non ti dice niente quella foto?-gli chiedo con tono sarcastico puntandogli per un secondo la pistola.
-È mio padre...il mio creatore...-mi risponde come se fosse seccato dalla domanda.
E io perdo qualcosa dentro di me con quella risposta.
-Cosa? Tuo padre?-gli chiedo sconcertata. Non è possibile, l'organizzazione mi ha detto di eliminarlo e poi Mike era IL figlio del capo.
Non poteva avere un altro fratello per di più vampiro...
Lui intanto annuisce fissandomi con i suoi occhi neri.
-E’ da anni che lo cerco e finalmente un mese fa ho scoperto dove viveva...ho deciso di contattarlo ma all’inzio non voleva incontrarmi. Adesso vuole incontrarmi…e mi ha chiamato qui. -mi risponde tentando di slegarsi ma inutilmente visto che è ancora troppo debole.
-Non può essere vero…perché questo significa che vuole ucciderti, ti sembra una cosa normale?-gli chiedo mostrando che non può mentirmi.
-Non è vero. Mi ha spiegato che lui ti ha mandato perché sapeva che non mi avresti ucciso…-mi risponde mentre tenta di liberarsi di nuovo…
-Per favore! Non ho mai fallito una missione! Perché dovevo risparmiare proprio te? E io non sapevo che eri suo "figlio". Dovevo eliminarti stupido!- gli rispondo alzando la voce dalla rabbia. Come si fa ad essere così ciechi? Come?
-Non è vero. Se no non mi avrebbe invitato a questo ricevimento per conoscerci!-mi risponde evidentemente arrabbiato dall’enorme verità che gli sto mostrando.
-Non sai che farà fuori tutto il Consiglio Maggiore che c’è nella sala e guarda caso in mezzo ci sei proprio tu! Strane coincidenze no? E lo sai che non sarà nemmeno lui quello che i miei compagni accompagneranno?-gli dico alzandomi dalla rabbia dalla sedia facendola sbattere a terra rumorosamente.
-Lasciami e ti dimostro che non è così!- dice mentre la sedia inizia a traballare per le sue spinte.
-Vuoi proprio farti uccidere, vero?- mormoro mentre con una mano lo trattengo sulla sedia.
Una fitta.
Di nuovo...
Respiro profondamente.
Devo stare calma o non mi darà tregua.
-Piantala di dire così…tu non sai niente!- grida contro mentre i suoi occhi diventano ancora più neri.
-Ah già…ma tanto tutta è questa è solo una messa in scena giusto?- gli dico mentre gli punto alla gola la pistola mentre mi scappa da ridere per il destino assurdo che gli hanno assegnato a questo imbecille che non arriva a delle semplici conclusioni.
Lui mi guarda e non riesco a decifrare il suo sguardo.
Adesso che lo guardo bene però ha qualcosa di Mike....è immensamente stupido.
Poso il mio sguardo sull’orologio...È tardi. Molto tardi.
Dovrei andare ma rimango. C’è qualcosa che non va...me lo sento dentro.
-Guarda caso lui ti invita ad un ricevimento dove ha intenzione, tra le altre cose, di uccidere tutti i rappresentanti maggiori per averne il controllo assoluto…sai Edward...credo che il tuo paparino ci vuole far fuori tutti…-gli dico mentre una lampadina nel mio cervello si accende.
Edward gli ha detto che l’abbiamo salvato...
Questo è tradimento...
Tradimento all’Organizzazione.
Il capo lo sapeva già anche in macchina quando sono arrivata qui. Con lui. Sapeva tutto. Quella domanda su Mike...
Ha voluto vedere se era vero. Era una prova.
Non ci sarebbe mai stato un brindisi…questo vuol dire che la bomba scoppierà prima per uccidere anche me!
Raggiungo la porta e la apro trovandomi davanti Jane. Capo della prima squadra.

All’inizio è sorpresa nel vedermi ma tutto è questione di pochissimi secondi infatti mentre io cerco di prendere la pistola mi arriva un destro che purtroppo non riesco a schivare del tutto.
Vengo scaraventata contro la vetrata che divide due stanze della suite.
Il dolore si propaga per tutto il corpo mentre la mia mano inconsciamente cerca di prendere la pistola. Sento i suoi passi avvicinarsi e l'unica cosa che riesco a fare è proteggere la mia pancia.
La pistola è ferma nelle mie mani ma non riesco a sollevarla così decido di spararle al piede.
Lei urla e finalmente si ferma barcollando.
Spero con tutte le mie forze che le tossine ideate da Jasper funzionino anche se impiantate in una parte così poco sensibile.
La guardo constatando il suo progressivo indebolimento...ne approfitto per colpirla ma blocca il colpo e fa cadere la pistola ai suoi piedi e successivamente dopo un calcio ben assestato...la allontana da noi lasciandomi disarmata.
-Stupida. Come puoi anche solo pensare di uscire viva da questa stanza?- mi dice ridendo.
Mi prende improvvisamente la gola e incomincia a stringere.
Purtroppo la zoccola non ha abbastanza i capelli lunghi nemmeno per tirarglieli. Crocchia di merda.
Per dare un minimo di distacco tra di noi le pesto il piede ferito precedentemente così lascia la presa lasciandomi evidenti graffi al collo. A questo punto le do un calcio ben assestato alla pancia che la fa cadere indietro e non aspettando nemmeno un minuto di più prendo la pistola datami precendentemente Rosalie dalla cintura dei pantaloni e accompagno la sua caduta con il colpo di pistola alla gola.
Cade tramortita a terra mentre il sangue delle sue vittime precendenti incomincia a bagnarle il vestito.
Prendo fiato e strappando un pezzo del suo vestito mi asciugo il sangue che cola lungo il mio collo.
Edward sembra riprendersi probabilmente a causa del mio sangue...i suoi occhi sono enormi. Devo fare in fretta prima che si riprenda del tutto, non riuscirei a sopportare un altro scontro sopratutto con lui.
Adesso però il mio pensiero è da un'altra parte...devo correre da loro.
Cerco un contatto attraverso l’auricolare ma nessuno mi risponde.
Il segnale è disturbato.

COME può essere disturbato?

Il dubbio che Jasper potrebbe averci tradite mi assale.
Lui sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere per impedirmi di avvisarli nel momento in cui avessi scoperto la verità.
Prendo l’ascensore e corro verso la sala quando improvvisamente sento un’esplosione.
Il mio cuore manca un battito.
Dalla sala incomincia ad uscire del fumo e alcune persone escono correndo ma sono relativamente poche. Evidentemente sono quelle al fondo della sala che non hanno subito eccessivamente gli effetti della bomba.
Guardo se tra di loro escono Jasper, Emmet o Rosalie...ma non ci sono.
Il fumo si protrae lungo il soffitto che incomincia ad annerirsi.
Fuori dalla porta si ferma una limousine nera esattamente come quella del capo. Bastardo...c
arico nuovamente la pistola e la nascondo dietro la schiena. Se scende è morto.
Ma non è lui a scendere dalla limousine.
Rosalie con un vestito sgualcito scende dalla limousine sorridente e dopo aver salutato entra nell’hotel. Mi nascondo dietro una colonna per non essere vista.
"Ti ho vista."

E'morta.
Sento i tacchi arrivare e mi faccio vedere come se non l’avessi vista, come se non avessi ricostruito il puzzle nella mia testa.
-Rose!- urlo dalla felicità di vederla cercando di far uscire alcune lacrime dagli occhi.
-Bella! Loro….loro…sono morti…non sono riuscita a salvarli…io...- balbetta.
Siamo a pochi metri di distanza e sto per estrarre la pistola quando Rosalie spalanca gli occhi improvvisamente.
Blocco la mia mossa e guardo la sua espressione guardarmi sempre più stupita.
Poi si tocca la pancia e quando toglie le mani noto che il suo vestito è insanguinato. C
ade sulle ginocchia scoprendo così chi le ha sparato.
Una persona incappucciata ha ancora la pistola alta e in questo modo puntata anche su di me.
Si avvicina e stavolta alzo anche io la pistola ma con mia grande sorpresa la punta nuovamente contro Rosalie sparandole dieci colpi per staccarle la testa dal collo dopodichè prende un accendino dalla tasca e le da fuoco.
Il corpo di Rosalie ora, non può più ricomporsi.
-Bella abbassa la pistola…-
Quella voce.
Non è possibile. Non può essere.
Con movimenti lenti toglie via il cappotto con il cappuccio che le copriva il volto dandomi così modo di vederla meglio.
Sgrano gli occhi.
-Non puoi essere tu…-sussurro mentre la pistola mi cade inavvertitamente dalle mani.
-Cosa c’è Bella? Sembra che hai visto un fantasma…

 

Oooooook......
Non so se avete letto il mio blog o su facebook. Cmq non mi dilungherò qui sfruttando questo spazio. Se siete curiosi o volete sapere guardate su uno dei due.
Mi dispiace nn dire di più ma....vabbè...
Spero che vi piaccia il capitolo.
Bacioni

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Capitolo 19
*** Qualcosa cambia... ***


PRIGIONIERA

Capire ciò che non si vive è difficile, vivere ciò che non si capisce è impossibile.

***********

-Non puoi essere tu…-sussurro mentre la pistola mi cade inavvertitamente dalle mani.
-Cosa c’è Bella? Sembra che hai visto un fantasma…- mormora sghignazzando.
Mi sento come se fossi paralizzata. I miei piedi si fanno pesanti e penso che sia quasi impossibile alzarli mentre la mia mente rielabora le immagini che le ho inviato in questo preciso istante.
-Cosa c’è? Adesso non saluti neppure una tua vecchia amica?-mi chiede sorridendo mostrando la lunga fila di denti bianchi.
Forse sto sognando. Sono morta e non me ne sono neanche accorta ritrovandomi adesso in un posto che non è sicuramente il paradiso, effettivamente ho sempre avuto ragione. Non mi sono mai meritata il Paradiso nè ho fatto qualcosa per meritarmelo.
-Non guardarmi così ti prego…adesso non c’è molto tempo dobbiamo recuperare gli altri e andare a prendere Edward. Presto la prima squadra sarà qui per verificare le vostre morti. -mi dice mentre mi prende per un braccio e mi trascina verso le scale per il piano superiore.
Saliamo la scala salendo a due a due i gradini di marmo mentre cerchiamo di farci strada tra gli ospiti impauriti.
Appena  arriviamo preleviamo Edward che sembra riconoscere immediatamente Alice ed insieme danno fuoca alla stanza già precedentemente rovinata dal piccolo falò creato per uccidere definitivamente Jane.
Sono alquanto scioccata quando vedo quanto Edward e Alice sembrano in sintonia. C'è veramente qualcosa che mi sfugge.

Usciamo dal retro e vedo che c’è parcheggiata già una macchina che ci attende. Dentro troviamo Garret al volante punta ma appena entriamo ci punta la pistola addosso ferendo Edward alla spalla. Istintivamente mi scappa un urlo e il suo corpo freddo scivola sulle mie gambe.
-Non ti preoccupare Bella...non ti faremo del male.-
Prima di ripartire Garret si assicura che siamo del tutto al sicuro per poi partire alla volta di chissà quale destinazione.
Da lontano osservo alcune finestre dell’hotel esplodere spargendo per la strada i pezzi di vetro.
Mentre sfrecciamo sull’autostrada vediamo una macchina sportiva gialla affiancarsi.
-Eccoli…- mormoraAlice più che soddisfatta mentre indica la macchina vicino a noi.
Emmet tira giù il finestrino salutano sorridente come solo lui riesce a fare anche in queste situazioni. Dalla poca visuale della macchina si posso vedere Jasper sano e salvo anche se un po’ sporco di fuliggine. Anche lui ci fa un cenno per salutarci.
"salvi"
-Sono sempre restata in contatto audio e appena ho capito la situazione mi sono precipitata per intervenire.- spiega Alice senza voltarsi mentre vedo gli occhi di Garret specchiarsi nei miei.
Edward accasciato sulle mie gambe si muove agitato. Che bisogno c'era? Non posso però fare a meno di accarezzare la sua massa di capelli.
Dopo circa un’ora arriviamo in una vecchia cascina abbandonata. Ormai è notte inoltrata e solo grazie all’ausilio di alcune torce procurate da Garret riesco a vedere la strada e il portone dove entrare.
Edward da quando si è ripreso non ha parlato anche se l'ho visto più di una volta scambiarsi un'occhiata d'intesa con Alice.
Avrei voglia di prenderlo a sberle ma mi trattengo.
Stringo forte i pugni e cerco di non guardarlo nemmeno per sbaglio.
-Allora…le camere sono al piano di sopra. Di bagni ce ne sono due. Uno qua sotto accanto al salotto mentre l’altro e di sopra l’ultima porta a destra. -mormora Alice mentre appoggia il borsone sul divano.
I ragazzi incominciano ad avviarsi mentre io e Alice rimaniamo nel salotto. Sappiamo entrambe che doppiamo parlare.
-Allora? dove sono Emmet e Jasper?-le chiedo visto che si sono divisi da noi dopo un pò.
-A finire un lavoretto.-dice semplicemente osservando il camino spento della stanza.
-Una missione? Adesso?-le chiedo spalancando gli occhi.
-Sì. Sono andati ad ucciderlo. Meglio ora che non c’è attenzione su di voi. Vi credono morti. Bisogna approfittare di questa occasione…il Consiglio Maggiore è stato eliminato e il nostro ultimo obbiettivo è il Capo. Senza la sua morte sarebbe tutto inutile... -mi spiega crocchiandosi le nocche delle mani.
-Pensavo che avrei partecipato anche io…-le dico abbassando istintivamente lo sguardo anche se tiro un sospiro di sollievo.
-Non mi sembrava più il caso. Ora hai cose molto più importanti di cui preoccuparti…è per questo che vi ho tenuto all'oscuro fino all'ultimo.-mi dice quasi in un sussurro mentre mi sorride con il suo solito modo raggiante.
Faccio finta di non capire il "vero" motivo guardando altrove.
-Quel borsone è la tua uscita…-mi dice andandolo a prendere dal divano.
-Uscita?-ripeto con sguardo interrogativo.
-Beh…non penserai di uscire da questa storia senza ricavarci niente?- dice porgendomi il borsone.
Lo afferro un po’ titubante.
Il suo cellulare suona e risponde. Dopo brevi frase non tanto di senso compiuto riattacca per la velocità in cui ha parlato.
-Fatto…puoi andare adesso se vuoi…-mi dice lanciandomi le chiavi della macchina che prendo al volo.
-Mi stai tenendo all’oscuro di qualcosa…-le dico incerta sul da farsi.
-Ovvio…come tu l’hai fatto in queste settimane. Non pensare che non ti abbia tenuta d’occhio nelle mie visioni. So perfettamente cosa si cela sotto…-dice indicandomi il ventre.
-E tu sai troppo per essere ancora viva…sto per andarmene e non ci rivedremo mai più. Dimmi quello che sai…-le dico facendo cadere la borsa a terra provocando un tonfo.
-Va bene…ma non ti piacerà anche se adesso me ne frego totalmente di quello che potresti pensare. Il tuo lavoro l’hai fatto e adesso come vuoi tu esci dal giro. Troverai aiuto a Denali, vai li. Carmen ed Eleazar ti aiuteranno.- spiega avvicinandosi posando una mano sul mio ventre leggermente rigonfio.
-Ora sei tu il capo…-sussurro mentre lei sorride gioiosa - Ora puoi anche ritirarti dalle missioni...
-Ehy! mi voglio divertire anche io!…è una palla dirigere. Ne sono sicura per questo mi affiderò a Jasper…--Tu sapevi cosa stavo facendo e…
Ci scambiamo un'occhiata fugace consapevoli del fatto che non ci rivedremo più o almeno non io. Sono sicura che mi terrà d'occhio nelle sue visioni una volta ogni tanto.
-Adesso vattene…-mi dice mentre mi porge nuovamente il borsone colmo di soldi.
Mi dirigo alla porta lentamente.
Un po’ mi dispiace non salutare Jasper ed Emmet...ma adesso non posso più pensare solo a me.
Ho un’altra vita da proteggere...
-E lui?-mi dice Alice indicando il soffitto. Per fortuna è ancora intontito e sicuramente le sue percezioni sono ancora troppo fievoli per sapere cosa sta accadendo al piano di sotto o sarebbe già qui a chiedere spiegazioni ma sopratutto...mi seguirebbe.
Mi stringo nelle spalle.
-Mi ha mentito…tutto qui. Come posso fidarmi di lui? ho già sbagliato una volta...-
-Bir planin bir parçasi oldugunu.-
Le faccio la linguaccia. Ho sempre odiato quando mi diceva le cose in lingue che non so.
-Bella...è suo figlio...- mugugna trattenendo la mia mano che sta già aprendo la porta. Scuoto la testa poggiando una mano sul mio ventre.
-Non vuoi nemmeno salutarlo?-mi chiede con sguardo incredulo.
-Non riesco e poi con me non sarebbe mai al sicuro…-mormoro chiudendo la porta dietro di me.

***********

Nevica ancora.
Ricopre dolcemente ogni cosa qui intorno creando un paesaggio surreale. Si prospetta una bellissima giornata qui a Denali.
Apro le tende godendo dell'aria che accarezza la mia pelle.
Come mi aveva detto Alice ho cercato i due vampiri che mi ha indicato e come mi aveva previsto mi hanno aiutato durante la gravidanza. Qui regna una pace che per molti anni mi sono fatta precludere dal mio lavoro...ne ho passate troppe.
Alice ha mantenuto la sua promessa.
Mi ha lasciato stare...sono fuori da tutto quel mondo o almeno in parte visto che abito in una casa con dei vampiri.
Ora anche io sono una di loro...
Eleazar mi ha spiegato cosa avrei rischiato dando alla luce la mia bambina. Ho passato intere notti pensando a cosa avrei dovuto fare ma non potevo non vedere la mia bambina; non potevo farla crescere senza una vera famiglia.
L'amore di una madre supera qualsiasi cosa.
Ho dato la mia vita per vederla crescere ma da quel giorno mai una volta mi sono pentita della scelta.
In questo mese mi si è addolcito perfino il mio bel caratterino, sono diventata molto più dolce e docile nonostante sia diventata una neonata. E' buffo come termine ma è così che chiamano gli esseri umani appena trasformati nonostante tutto ho ereditato un potere, come ha detto Eleazar. Sono uno scudo...e forse...è per questo che sembro essere una vampira da ormai decenni.
Il pianto della camera accanto mi fa sussultare facendomi scattare.
Sorridendo mi dirigo nella stanza vicina pitturata di rosa con mensole piene di peluche e in mezzo alla stanza una culla bianca ornata di drappi bianchi che scendono fino al pavimento. Mi avvicino e vedo il visino del mio amore tutto arrossato dal pianto e dalle lacrime.
Delicatamente la sollevo…

-Ciao Reneesme...-mormoro teneramente dandole un bacio sulle sue guanciotte rosa.
E' bellissima...
E' tutta suo padre...

 

Ed ecco che finisce qui la prima parte.
^_^ si avete capito bene. Pensavate veramente che lasciassi che finisse in questa maniera? No no no no
Vi ringrazio immensamente per essermi stati così vicini per questa storia ma sopratutto per tutto l'affetto che mi avete dimostrato in questi giorni. Siete veramente fantastici!! XD Ringrazio in particolare le 111 persone che hanno messo questa storia tra le seguite e le 99 persone per le preferite senza però dimenticare tutte le persone che hanno lasciato un commento durante questa storia.
Mi avete spinta a continuare e so che alcune domande non hanno trovato risposta ma...beh...c'è un altro capitolo no?? ihihiù
Il prossimo capitolo si intitolerà "Codice: Venom"...(cliccate qui per leggere il primo capitolo)
Spero che mi seguirete ancora!
Bacioni

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