Eccovi
il secondo capitolo.
Mi
scuso per il ritardo, ma questa settimana ho avuto abbastanza da fare!
^^ "
Spero
che sia di vostro gradimento, buona lettura.
***
Neji salì con calma le scale.
Era
un po’ ansioso, ma non lo
dava a vedere.
Bussò
piano alla porta di camera
sua, dal quale provenne un fruscio di coperte, ma nessuna risposta.
Entrò
con cautela, osservando con
disapprovazione le tende ancora tirate sulla finestra, seppure fosse
ormai
mezzodì. Le scostò, lasciando che dei pallidi raggi illuminassero un
po’ di più
la stanza.
-
Buon compleanno Hinata!-
esclamò con un entusiasmo estraneo a lui.
-
E’ il ventisette dicembre?-
mormorò la bambina da sotto le coperte.
-
Sì. Forza, scendi dal letto e
vieni giù con me. Mikoto ti agghinderà per bene- sbuffò stanco.
-
Non voglio-
Neji
fissò il cumulo di coperte
contrariato: Hinata non era mai uscita dalla stanza dopo quella
notte, se non per andare in bagno, e non aveva ancora
toccato cibo.
Quando
il giorno di Natale suo
zio gli aveva chiesto dove fosse Hinata, lui aveva detto che non si
sentiva
bene, e perciò preferiva rimanere in camera, ma sapeva che questa scusa
non
avrebbe retto a lungo.
-
Beh, se non vieni tu, chiamerò
Mikoto di sopra.-
Non
ricevendo risposta, marciò
fuori dalla stanza indispettito e giù per le scale con un
cipiglio imbronciato.
Attese
l’arrivo della tata, che
non si fece aspettare troppo: dopo alcuni minuti, qualcuno bussò alla
porta.
Neji
andò ad aprire e si trovò
davanti la badante con il suo solito sorriso dolce che teneva per mano
un
bambino.
-
Chi è questo qui?- domandò
sospettoso lo Hyuuga, ricevendo un’occhiataccia da parte dell’altro.
-
E’ mio figlio Sasuke. Gli ho parlato
molto di voi, ed era curioso di conoscervi. Non è vero Sasuke?- chiese
la balia,
facendo una carezza al figlio.
-
Sì, è vero- rispose il bambino,
ma qualcosa suggerì a Neji che essere lì non era esattamente una gioia
per lui.
-
Hinata come sta? Ancora
ammalata?- domandò Mikoto ansiosamente.
-
No, sta meglio. È di sopra e ti
sta aspettando- rispose Neji, fissando sempre il bambino.
-
Allora vado a prepararla, oggi
è un giorno speciale per lei. Deve essere bellissima- dichiarò la
donna,
lasciando la mano del figlio e salendo su per le scale.
I
due bambini rimasero soli a
squadrarsi.
-
Tu non mi piaci- decretò Neji.
-
La cosa è reciproca- rispose a
tono Sasuke.
In
silenzio, salirono fino al
piano superiore.
*
Neji
fissava rasserenato la
cugina che dialogava con timidi sorrisi con la tata. La vedeva
attraverso la
porta semichiusa del bagno, dentro la vasca, mentre Mikoto le
strofinava per
bene i capelli bruni e le dava dei buffetti sulle guance paffute e
rosee.
-
Non ti hanno mai detto che è
maleducazione spiare le persone, soprattutto quando sono in bagno?
Oltretutto,
stai spiando una femmina- commentò
Sasuke, con un filo di disgusto nella voce.
-
È mia cugina.- puntualizzò Neji
– E sono preoccupato per lei-
-
Ancora peggio, stai fissando
una femmina che è tua cugina- rincarò
la dose il bambino.
Lo
Hyuuga spostò lo sguardo su di
lui, irritato.
Stando
a terra seduto di fianco a
lui, aveva scoperto che avevano la stessa età, che avevano entrambi un
senso
spiccato del dovere e che tutti e due avevano imparato a leggere in età
precoce. Insomma, che avevano molto in comune; tuttavia, sebbene
fossero così
simili, Neji non riusciva a spiegarsi quel senso di irritazione che lo
prendeva
alla gola ogni volta che quello apriva la bocca.
Lo
osservò meglio. Occhi scuri,
capelli scuri spettinati e ribelli, pelle chiara, sguardo fisso,
corporatura
asciutta: era un bambino banale.
Neji
si sentì fiero di avere
lunghi capelli castani e lisci, occhi chiari e un portamento
invidiabile.
Sasuke
lo guardò.
-
Che cosa fissi? Torna a
contemplare tua cugina-
-
Te l’ho già detto che non mi
piaci?- chiese Neji con una smorfia.
Le
labbra di Sasuke si piegarono
per la prima volta in quello che poteva essere una specie di sorriso.
Uno
scroscio d’acqua attirò la
loro attenzione: Mikoto aveva appena tirato fuori dalla vasca Hinata e
la stava
asciugando.
O
perlomeno, Neji poté
accertarsene: Sasuke, nella posizione in cui era seduto, non riusciva a
vedere
l’interno del bagno.
Dopo
pochi minuti, Hinata uscì
dal bagno coperta di asciugamani.
Neji
notò con irritazione lo
scambio di sguardi fra la cugina ed il nuovo arrivato.
Mikoto
sorrise dolcemente al
figlio.
-
Sasuke, questa è Hinata. Ti
ricordi che te ne avevo parlato, no?-
-
Certo, madre-
Gli
occhi di Sasuke brillavano
come due stelle, mentre fissava con un misto di adorazione e dolcezza
la madre.
-
Forza. Lasciamo che Neji si
lavi da solo, è abbastanza grande-
Lo
Hyuuga entrò nel bagno, senza
staccare lo sguardo corrucciato da Sasuke.
Si
svestì e si immerse nell’acqua
ancora tiepida che aveva lasciato Hinata: per la mancanza d’acqua erano
costretti spesso a fare così, anche se lui avrebbe preferito di gran
lunga
lavarsi con acqua pulita.
Si
fece sprofondare nell’acqua,
tenendo gli occhi serrati e tappandosi il naso; quando sentì i polmoni
completamente sgonfiati, riaffiorò.
Si
insaponò per bene i lunghi
capelli castani, poi iniziò a passarsi il corpo con la saponetta, ma
come
poteva immaginare non riuscì a lavarsi la schiena.
Rimembrò
con imbarazzo che,
quando era più piccolo, Mikoto gli faceva fare il bagno con Hinata, ed
era la
tata ad insaponarlo tutto.
Si
sciacquò i capelli quasi a
voler sciacquare via anche quel pensiero.
Quel
Sasuke era fortunato ad avere
una madre come Mikoto: Neji, la sua, non l’aveva mai conosciuta.
Da
quello che ricordava, era
sempre stato da suo zio; quando provava a chiedere qualcosa di suo
padre e di
sua madre, Hiashi si alterava o evitava volutamente le domande.
Neji
però avrebbe voluto sapere.
L’unica cosa di cui era effettivamente a conoscenza, era che suo padre
e il
padre di Hinata erano fratelli.
Si
calò nell’acqua fino alla
punta del naso, facendo delle bollicine soprappensiero.
La
curiosità era il peggiore dei
suoi difetti: se c’era qualcosa da scoprire, lui sarebbe stato lì a
svelare il
mistero.
Per
quello si mise in testa di
scoprire qualcosa sulla madre di Hinata e sul suo passato.
Uscì
dalla vasca con quel
pensiero fisso.
Si
asciugò e si mise un cambio
pulito.
Chiuse
la porta del bagno
sistemandosi le maniche della camicia candida ed entrò in camera
strofinandosi
i capelli con un asciugamano.
Si
fermò allo stipite, mentre
osservava Hinata sorridere pudicamente a Sasuke, mentre quello passava
i
fiocchi e le varie spazzole alla madre.
Mikoto
aveva quasi finito.
Due
codini bassi e infiocchettati
le lambivano il collo e la frangia sbarazzina le copriva la fronte,
risaltando
il suo visetto rotondo.
Inoltre,
il vestitino bianco e
pieno di merletti era confacente alla moda di quell’anno, osservò
compiaciuto
Neji.
-
Neji!- esclamò Hinata,
accortasi del cugino.
-
Finalmente- borbottò Sasuke.
La
bambina scese dal letto.
-
Sento un buon odore. Che sia
l’ora di pranzo?-
Neji
sorrise.
-
Certo, dormigliona. Forza
andiamo a mangiare-
*
Con
grande disappunto di Neji,
Sasuke rimase per l’intero giorno a villa Hyuuga e, suscitando ancora
più
fastidio in Neji, aveva catturato benissimo l’attenzione di Hinata, la
quale
cercava di instaurare un rapporto di amicizia con lui.
Erano
in camera a fare il più e
il meno: Neji leggeva un libro di favole alla cugina, e Sasuke ne
leggeva uno
per conto proprio.
-
... E vissero per sempre felici
e contenti- sbuffò Neji, chiudendo con un gesto secco il libro.
-
Che finale banale- borbottò
Sasuke contrariato.
-
A me è piaciuto- controbatté
timidamente Hinata.
Il
bambino la guardò, cercando
più che altro di rispondere in modo gentile, ma alla fine lasciò
perdere.
Qualcosa,
però, attrasse la sua
attenzione.
-
Cos’è? Un anello?- domandò
curioso, appoggiando la testa a terra e osservando qualcosa di
scintillante che
spiccava sotto il letto.
Neji
mollò uno spintone al
bambino e prese la fede, che probabilmente gli era scivolata dal
pollice due
sere prima, e se la mise al dito.
-
La fede della mamma- mormorò
pensosa Hinata.
-
Zitta, tu- l’ammonì Neji.
Sasuke
li guardava interessato.
La
bambina parve ascoltare il
cugino, ma poi chiese con voce insicura:
-
Neji, tu credi che l’abbia
seppellita papà?-
-
Tu che cosa credi?!- sbottò
lui.
-
Perché avrebbe dovuto
seppellirla in giardino?- domandò ancora Hinata.
-
Secondo te? Se non nasconde
qualcosa, perché, allora?-
Neji
la trafisse con uno sguardo
glaciale.
Sasuke
sbuffò.
-
Ti sei mai accorto di quanto
irritante puoi essere quando rispondi con delle domande a delle
domande?-
Lo
sguardo dei cugini cadde su di
lui.
-
Da quel che ho capito la moglie
di Hiashi Hyuuga è una bella gatta da pelare- proseguì il bambino.
Hinata sentì
un colpo al cuore.
-
Ne volete un’altra?- chiese
imperterrito.
Neji
e Hinata si fissarono, senza
proferire parola.
-
Non sono qui per piacere; ma
questo si poteva capire da molto prima. Volevo solo sapere se mia madre
se la
fa con il caro signor Hiashi- finì placidamente, lasciando gli altri
due con il
fiato sospeso.
*
-
Niente- sospirò esausta la
piccola Hinata, passandosi la fronte con l’avambraccio.
-
Deve esserci qualcosa!- esclamò
spaesato Sasuke, calciando uno scatolone polveroso.
-
A quanto pare, no- sbuffò Neji,
fissando contrariato le pareti vagamente illuminate della soffitta.
Il
giorno del suo compleanno,
Hinata aveva insistito contro il volere di Neji a raccontare tutto a
Sasuke.
Tutto.
La
bambina aveva riferito per
filo e per segno tutto quello che sapeva di sua madre e del suo
bizzarro posto
di sepoltura; la notizia che incuriosì Sasuke, fu quella della
scomparsa
improvvisa degli effetti personali della defunta.
“
Troppo ingombranti da
seppellire tutti col corpo”, aveva farfugliato immerso nei suoi
pensieri; “ Le
sue cose devono ancora essere dentro a questa casa, da qualche parte”.
Neji
aveva roteato gli occhi,
trattenendosi dal pungolarlo sarcasticamente.
Eppure
la dichiarazione del
bambino aveva suscitato l’entusiasmo di Hinata, che aveva trascinato
entrambi i
suoi compagni alla ricerca degli oggetti di sua madre.
Così
il giorno dopo, con la scusa
che Mikoto era impegnata a stare con Hanabi, avevano iniziato a
perquisire il
primo piano, quello dopo il secondo, fino ad arrivare alla soffitta;
però, al
tramonto del 30 dicembre, non avevano ancora trovato nulla.
-
È sconfortante il fatto che
tutti i nostri sforzi siano finiti così- mormorò Hinata, sull’orlo
delle
lacrime.
Sasuke
la fissò carico di rabbia.
-
Dannazione! Deve esserci
qualcosa!-
Neji
si chiedeva perché quel
bambino avesse preso così a cuore l’impresa di sua cugina: in fondo era
impossibile trovare quei famigerati oggetti. Cosa speravano di trovare
poi, un
coltello sporco di sangue e una lettera in cui Hiashi Hyuuga si
dichiarava
colpevole dell’omicidio di sua moglie?
Un
pensiero gli perforò la testa:
che stesse cercando proprio una lettera in cui suo zio confessava il
suo amore
a Mikoto?
-
Sasuke, posso parlarti?-
I
due uscirono dalla stanza,
lasciando Hinata da sola a fissare il pavimento coperto di polvere.
Dopo
un breve silenzio, Neji si decise
a parlare.
-
Tu pensi che mio zio abbia
ucciso sua moglie per stare con tua madre, vero?-
Se
Sasuke fu preso dalla
sorpresa, non lo lasciò trapelare.
-
E anche se fosse?-
-
Ed è per questo che stai
aiutando mia cugina, vero?- continuò Neji, ignorandolo.
-
Te l’ho già detto che sei
irritante quando rispondi con delle domande?-
-
Tu fai lo stesso. Questo lo
sai, no?- rispose lo Hyuuga con una smorfia.
Sasuke
sbuffò irritato.
-
Sì, è tutto vero e allora?-
Neji
distolse lo sguardo da
quello fisso e serioso del suo coetaneo.
-
Ti pregherei di non riferire
questa tua teoria a Hinata-
Sasuke
cercò i suoi occhi
incuriosito.
-
Perché?-
-
Perché lei è ossessionata dalla
morte di sua madre. Da sua madre in generale, direi- soffiò imbarazzato
Neji.
L’altro
spostò infastidito lo
sguardo e sbottò: - Credi di poterle nascondere la verità?-
-
Non è detto che lo sia- sibilò
fra i denti Neji.
-
E se lo fosse?-
-
Glielo direi con calma!- sbottò
lo Hyuuga con una crisi di nervi in arrivo.
-
E cosa cambierebbe?- domandò
beffardamente Sasuke.
Neji
lo trafisse con gli occhi.
-
Lei non è come noi; lei è
ancora una bambina-
-
Anche noi lo siamo- lo
contraddisse Sasuke.
Neji
arrossì, punto sul vivo.
Il
viso di Sasuke si plasmò in un
ghigno.
-
Comunque,- riprese il moro,
tornando serio - sono convinto che là dentro ci sia qualcosa-
-
Allora cerchiamo meglio-
sospirò in risposta Neji.
Detto
questo, rientrarono
silenziosamente nella stanza.
-
Di che stavate parlando?-
domandò timidamente Hinata, riaffiorando dalla polvere del pavimento.
Neji
le si avvicinò scrollandola
dallo sporco.
-
Niente, stavamo discutendo
sulle ricerche. Avanti, rimettiamoci a cercare-
Hinata
gli sorrise debolmente,
prima di controllare ancora una volta fra i vari bauli.
Neji,
invece, si fermò in mezzo
alla stanza e osservò l’ambiente.
L’occhio
gli cadde su un buco
alla base del muro davanti a lui.
-
Ehi! Forse abbiamo qualcosa-
esclamò convinto.
Sasuke
e Hinata si avvicinarono
alla crepa nel muro.
Neji
si chinò e sfiorò le tenere
foglioline di edera che ne uscivano.
-
Interessante- commentò Sasuke
compiaciuto.
-
Cosa?- domandò ingenuamente
Hinata.
Neji
le indicò le foglie
dell’edera: - Vedi, le piante non possono crescere in uno spazio
completamente
oscuro, perché per portare a compimento la fotosintesi necessitano di
luce
solare...-
Hinata
annuiva, ma dal rossore
profuso sulle sue guance Sasuke intuì che non aveva capito un tubo di
quello
che il cugino blaterava; così si decise a fermarlo:
-
Praticamente, quello che Neji
sta tentando di spiegare è che le piante crescono solo con la luce del
sole e
quindi per loro è impossibile crescere al buio. Per questo crede che ci
sia
un’altra stanza al di là del muro, con qualche finestra che dia luce e
vita a
questa pianta-
Hinata
emise un “oh”, segno che
aveva compreso il concetto.
-
E cosa ho detto io?- borbottò
Neji contrariato.
Sasuke
lo ignorò e iniziò a
tastare tutti i mattoni del muro.
Hinata
si alzò in piedi,
scrollandosi ancora una volta il vestitino a balze; si stiracchiò le
braccia,
ma una faccia deformata in un sorriso la bloccò in quel movimento.
Dalla
finestra, lo scheletro Jack
picchiettava con un dito bianchissimo sul vetro per attirare la sua
attenzione;
poi, con un sorriso a dir poco tenebroso, puntò il suo indice verso il
candelabro elegante, appoggiato alla mensola vicino alla crepa nel muro.
Hinata
lasciò cadere le braccia
lungo il corpo e si avvicinò meccanicamente a quell’oggetto raffinato e
rifinito con grande cura, di cui due bracci sostenevano candele coperte
di una
cascata immobile di cera; il restante pinnacolo sorgeva in mezzo agli
altri due
e finiva in un piccolo piattino del quale Hinata non comprese bene il
fine.
Osservando meglio il candelabro intero, Hinata vi intravide l’incisione
di una
maschera, metà della quale era piegata in un sorriso ilare, mentre
l’altra metà
era sfigurata in una smorfia terribile. Era una maschera che
l’incuriosiva
molto, una maschera che le ricordava tanto una di quelle della mamma,
una di
quelle veneziane.
Passò
con il ditino la fine
lavorazione.
Poi,
tentò di sollevare il
candelabro, ma fu come tentare di spostare cento chili: era come se il
candelabro fosse un tutt’uno con la mensola.
Delusa,
tornò a guardare la
maschera.
Un
tocco sulla spalla la fece
trasalire.
-
Hinata, tutto bene?- domandò Neji.
-
Sì- mormorò, fissando ancora il
candelabro.
Il
cugino, riscosso lo scarso
interesse, se ne andò sbuffando seccato; era sicuro che qualcosa in
quella
stanza avrebbe provocato un meccanismo che avrebbe aperto una qualche
porta, e
lui l’avrebbe trovato.
Ormai
era una specie di sfida fra
lui e Sasuke, il quale si affannava ancora a cercare sul muro.
Si
guardò intorno.
Poi
sentì uno scatto metallico e
si voltò.
Vide
solo la faccia inorridita di
Hinata che si premeva forte una mano sulla bocca e semplicemente non
vide più
Sasuke.
-
Ma che...?-
La
bambina si era gettata a terra
vicino ad una botola apertasi sul pavimento, gridando: - Sasuke!-
Dall’interno
del grande buco buio
si sentirono colpi di tosse e respiri affannosi.
-
Hinata! Neji!- esclamò il
bambino.
-
Ma che diavolo hai fatto?-
domandò Neji.
-
Io non ho fatto niente!- sbottò
Sasuke sentendosi chiamato ingiustamente in causa.
-
Tutto bene?- domandò Hinata
cercando di intravedere il compagno nel buio della botola; Sasuke
rispose con
dei mugolii d’assenso.
-
Sì, però non vedo niente-
Neji
sbuffò, e chiese: - Senti,
quanto è fonda?-
Il
bambino stette in silenzio,
facendo i suoi calcoli.
-
Credo poco più di un metro e
mezzo-
-
Bene allora riusciremo a
calarci qui dentro senza ucciderci-
-
Aspetta, ma che è successo?-
domandò Sasuke, quasi indispettito; Neji poteva quasi immaginarselo con
un’espressione corrucciata sul volto e la bocca piegata in una smorfia
infastidita.
La
stanza calò nel silenzio.
-
Sono stata io- mormorò Hinata.
Neji
la fissò sorpreso.
-
Ho solo spinto i due occhi
della maschera incisa sul candelabro- esclamò sulla difensiva.
-
E poi?- la incalzò Sasuke.
-
E poi la maschera è venuta come
in fuori e l’ho staccata. Pensavo di aver combinato un pasticcio, così
l’ho
appoggiata sul piattino sorretto dal candelabro; poi si è sentito quel
rumore e
tu sei scomparso, Sasuke- spiegò tutto d’un fiato la bambina.
Il
silenzio calò nella stanza e
ognuno si immerse nei propri pensieri.
Poco
dopo si sentì il picchiettio
irritato di un piede a terra e un colpo di tosse, tentativo palese di
attirare
l’attenzione.
-
E’ claustrofobico qui dentro!- berciò impaziente
Sasuke. – Che facciamo?-
La
domanda si perse nella
tranquillità tesa della soffitta, mentre Neji rifletteva sul da farsi;
dal
canto suo, Hinata si chiedeva cosa volesse dire “claustrofobico”, ma
masticando
mentalmente la parola concluse che non doveva essere un aggettivo
riferito ad
una cosa carina.
Fu
risvegliata dalla mano del
cugino sulla spalla e dalla voce che dichiarava: - Ti mando giù Hinata-.
La
bambina fu presa all’altezza
delle ascelle e fu calata giù con delicatezza; quando le sue gambe
esili furono
completamente inghiottite dal buio, Hinata sentì delle mani tastarla
per tutta
la lunghezza degli arti per poi afferrarla saldamente alle cosce. Così,
con la
collaborazione dei muscoli di Neji e Sasuke, si trovò con i piedi ben
saldati a
terra. Un caldo soffio le scompigliava i capelli, creandole un
piacevole
turbinio di brividi lungo la schiena.
-
Vi passo una candela- avvertì
Neji. Hinata riusciva a capire dove stesse andando grazie agli
scricchiolii
sinistri delle assi del pavimento.
Nel
silenzio più totale, Sasuke
attese la candela e quando la vide affiorare dal buco sopra la sua
testa, si
spinse sulle punte dei piedi e la prese delicatamente.
Quando
riuscì finalmente ad
illuminare il posto angusto, si ritrovò ad un soffio dal viso di
Hinata.
Entrambi, imbarazzati, indietreggiarono di un passo, Sasuke assumendo
un’aria
imbronciata, Hinata fissando il pavimento sporco. Fu così che la
bambina si
mise ad osservare lo stretto e piccolo passaggio in cui si trovava:
ragnatele
pendevano dal soffitto basso, polvere spessa era ammassata ovunque e un
forte
odore di sudicio aleggiava nell’aria stantia. Una forte oppressione la
prese al
petto e il suo piccolo cuore iniziò a galoppare come quello di un
coniglio
spaventato. Il respiro le divenne ben presto affannoso, e la vista le
si era
persino offuscata.
La
bambina si chiese se quella
sensazione potesse corrispondere al significato dell’aggettivo
“claustrofobico”.
-
C’è una scaletta- osservò
Sasuke, un po’ per spezzare il silenzio che si era involontariamente
venuto a
formare, un po’ per far notare che doveva pur portare da qualche parte
quel
passaggio.
Quella
semplice affermazione riscosse
Hinata dal suo stato di trance. La piccola Hyuuga si avvicinò
aggrappandosi
alla maglia di Sasuke per cercare un po’ di conforto e sporgendosi un
po’ per
osservare la famigerata scaletta.
Un
colpo di tosse li fece
voltare.
Neji
li guardava infastidito.
Infastidito era un eufemismo: per descrivere il suo stato d’animo,
“irritato”
era il minimo. Per prima cosa, non gli piaceva essere trascurato e
dimenticato,
seconda cosa, il modo in cui quei due stavano vicini non gli andava
affatto a
genio.
-
Allora andiamo?- borbottò
cupamente, ricevendo in risposta due fermi accenni dagli altri due
bambini.
Spintonando
un po’ Sasuke, Neji
riuscì a portarsi davanti alla scaletta. Montò sui primi due scalini e
poi con
le mani fece pressione sul pavimento che stava sopra di lui; con sua
sorpresa,
una piccola apertura simile alla botola da cui erano scesi si spalancò
di
fronte ai suoi occhi.
Salì
con aria meravigliata,
seguito da un Sasuke imbronciato e una Hinata incantata.
La
stanza era ricolma di oggetti
di ogni genere: in un angolo splendeva uno specchio che sovrastava una
mensola
ricolma di cosmetici, pettini e spazzole; appoggiato ad una parete, un
armadio
si apriva, pavoneggiando i magnifici vestiti sfavillanti di colori
pastello; un
lungo tavolo, nascosto sotto la finestra bagnata dai raggi del tramonto
inoltrato, era ricolmo di oggetti particolari come pennelli, statuine e
acquerelli, ma fra tutti questi spiccava un carillon; al centro della
stanza,
infine, troneggiavano quadri di ogni grandezza e misura, impilati l’uno
sull’altro. Hinata si avvicinò incuriosita, sfiorando delicatamente i
dipinti,
la maggior parte dei quali raffigurava i paesaggi pittoreschi di una
città
sull’acqua: Hinata, scavando nella sua memoria, si ricordava di quando
la madre
li dipingeva, tenendo gentilmente i pennelli e facendoli sfregare
lievemente
contro le tele, quasi con affetto. Si ricordava che, ancora quando non
sapeva
parlare, sua madre le raccontava dolcemente di quei posti, i posti
della sua
infanzia e adolescenza. Peccato che, sebbene si sforzasse, quelle erano
le
poche cose che riusciva a rimembrare.
Frustrata,
spostò gli occhi
ricolmi di lacrime in giro per la stanza.
Intanto,
Sasuke aveva lasciato da
parte l’arrabbiatura e si era avvicinato interessato al carillon: la
musica
l’aveva sempre affascinato e desiderava ardentemente sapere che melodia
avrebbe
prodotto quell’oggetto.
Aprì
con attenzione il cofanetto
e due figure spiccarono nel mezzo.
Caricò
il meccanismo e poi lasciò
che la musica partisse e che le due figure ballassero per lui. In
perfetta
sintonia, la melodia si librava nell’aria mentre i due ballerini
volteggiavano
stretti in un abbraccio. Incantato, chiuse gli occhi e lasciò che le
sue
orecchie godessero di quella sinfonia dolce.
Con
uno scatto rabbioso qualcuno
chiuse il cofanetto, facendolo trasalire.
-
L’abbiamo trovato- dichiarò
Neji.
A
Sasuke bastò osservarlo per
capire. Un coltello imbrattato di sangue rappreso da innumerevole
tempo, però,
era una prova sufficiente?
*
I
bambini stavano seduti per
terra, ascoltando diligentemente il silenzio, ognuno perso per i propri
pensieri.
Hinata
alzò di poco il viso,
stringendosi le ginocchia rannicchiate.
-
Quindi, cosa facciamo?- si
azzardò a chiedere.
Una
serie di sospiri fece eco
alla sua domanda.
Osservò
i volti degli altri due:
quello di Neji sembrava un trambusto contorto di riflessioni, come se
stesse
combattendo con se stesso, mentre la faccia di Sasuke era una maschera
di
rabbia, ma, sotto di essa, Hinata scorse un’ondata di dolore.
-
Domani- bofonchiò Neji, catturando
l’attenzione degli altri.
-
Domani cosa?- domandò confusa
la bambina.
-
Domani è il giorno propizio.
Sarà l’ultimo giorno del 1791, a casa ci sarà un grande ricevimento e
Hiashi
non starà attento a cosa faremo noi- spiegò risoluto Neji.
Sasuke
lo fissò, nascondendo a
stento una smorfia di scetticismo.
-
E credi che un vecchio coltello
insanguinato basti per provare un assassinio? Per quello che sappiamo
può
essere anche solo sangue di pollo quello che c’è sulla lama-
Neji
lo squadrò.
-
Abbiamo un corpo, abbiamo gli
oggetti ed una probabile arma del delitto. Credo basti- affermò.
Sasuke
alzò un sopracciglio.
-
E cosa diremo?-
Hinata
seguiva il battibecco
spostando lo sguardo dall’uno all’altro.
-
Diremo che Hiashi Hyuuga ha
accoltellato e ucciso sua moglie, probabilmente per conflitti d’amore
con la
sua dipendente Mikoto- dichiarò Neji, recitando quasi una parte.
Sasuke
sbuffò, indeciso se sul
divertito o l’infastidito.
-
Te l’hanno mai detto che leggi
troppi gialli?-
***
Ed
eccomi qui, con il penultimo capitolo!
Ringrazio
le persone che hanno messo nelle preferite, e chi ha messo la storia
fra le seguite.
Risposta
alle recensioni:
Kimly:
Allora Jack non è solo una mia fissazione! Potremmo creare il culto del
grande Jack. Sìsì, sarà uno dei miei futuri obbiettivi. Comunque sono
contenta che la scena della mano ti sia piaciuta, ho tentato con tutta
me stessa di farla intrigante. Spero che ti sia piaciuta anche la
continuazione, kisskiss! ^^
Topy:
Sono contenta che il tuo amore per Jack sia molto più forte di un
pairing (che non sono nemmeno sicura si possa definire tale). Avanti,
diciamocelo, sono soltanto bambini. Non possono fare nulla di male!
Spero che ti sia piaciuto il capitolo, kisskiss! ^^
Ainsel:
Oddio, quando ho letto la tua recensione mi sono sentita fiera. Ho
sentito parlare molto bene di te e della tua scrittura, e sei anche
arrivata prima a questo concorso (infatti mi sono ripromessa di leggere
la tua storia quando avrò passato la fase anti-Naruhina). Sono davvero
contenta che la trattazione dei personaggi ti piaccia, è uno dei
complimenti migliori che mi abbiano mai fatto! E sì, Sasuke Uchiha è
arrivato. Finalmente. *.* Grazie per la recensione, alla prossima,
kisskiss! ^^
Juliettina:
Cara Giudicia! *.* Che piacere! Grazie mille per i complimenti...
Probabilmente questa storia è il frutto dei miei vari trip mentali che
mi faccio quando sono annoiata. Ma soprattutto è stato l'altro contest
a cui ho partecipato che mi ha ispirato, quindi alla fin fine non è
tutto merito mio! Grazie ancora, kisskiss! ^^
Alechan:
Ciao! Sono felice che qualcun altro sia affetto dalla timburtonite.
Però, ti devo confessare (quale vergogna, quale infamia!) che "La sposa
cadavere" l'ho vista soltanto ieri sera. Quindi, no, non era mia
intenzione fare dei riferimenti a quella splendida opera d'arte. ^^"
Comunque sono felice che ti piaccia, spero che continuerai a seguirla
fino al prossimo capitolo! kisskiss! ^^
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