Is this our last godbye?

di kaos3003
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ragazza d'argento ***
Capitolo 2: *** Una rosa è una rosa ***
Capitolo 3: *** Ghost of a rose ***
Capitolo 4: *** Love you to death ***
Capitolo 5: *** Angels fall first ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Ragazza d'argento ***


Rating: 14 anni.
Tipologia: Long Fiction
Lunghezza: 2914, 5 pagine, 5 capitoli più l'epilogo
Avvertimenti: Character Death, Femslash.
Genere: Generale, Malinconico, Sovrannaturale.
Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene sono una mia creazione e appartengono solo a me.
Credits: andiamo con ordine, ogni capitolo porta il titolo della canzone a cui è ispirato, ossia "Ragazza d'argento" di Michele Zarrillo, "Una rosa è una rosa" dei Mecano, "Ghost of a rose" dei Blackmore Knights, "Love you to death" dei Kamelot (da cui ho tratto anche il titolo della storia) e "Angels fall first" dei Nightwish.
Note dell'Autore: la citazione a cui mi sono ispirata è la seguente
Non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che non venga alla luce. (Sacre Scritture)
Diciamo che è stato un mero spunto, nulla più.
Due parole sulla lunghezza dei capitoli che non è casuale, ma coincide con la durata del brano a cui sono associati.
Introduzione alla Storia: mentire per salvare una vita, mentire per poter vivere la propria vita e alla fine dover accettare comunque di perdere.



1.Ragazza d'argento

“C'è un lupo nella palude e nelle notti di luna piena si intravede il suo pelo d'argento fra i canneti.”
Guadalupe fissò l'uomo mentre questi svuotava il boccale di birra. Odiava fermarsi nelle locande della frontiera, ma il denaro cominciava a mancare e forse da lì sarebbe potuta fuggire senza troppe difficoltà.
“E tutto questo cosa avrebbe a che fare con me?”


Guadalupe grugnì mentre staccava la pelle dall'ennesima carcassa di coniglio e la cuciva con le altre. Maledizione a Tyr, agli ubriaconi della locanda e alla sua balzana idea di trovare il lupo.
Aveva cacciato per tutta la giornata ed era rimasta seduta in quel tratto della palude per quelle che parevano ore con un dannato ago d'osso, eppure non riusciva ad ottenere un risultato vagamente accettabile.
“Nessuno scambierebbe del coniglio per un lupo.”
Seccata da quell'interruzione, alzò lo sguardo. Lyall sedeva sulla riva del lago, facendo rimbalzare minuscole pietre sul pelo dell'acqua, incurante della propria nudità. Purtroppo lei la notava piuttosto bene.
Il suo respiro accelerò mentre seguiva il profilo della compagna con occhi affamati. Quella sera la luna era una mera falce e i suoi lunghi capelli biondi erano rimasti sciolti sulla schiena, solo alcune ciocche cadevano ad accarezzare la curva del seno. Se solo avesse potuto scostarle in quel momento... dannazione alla stagione dell'accoppiamento.
“Lo farebbero se ti decidessi a prendere in mano quel dannato ago e ti dessi da fare.”
“Sei una cacciatrice.” disse Lyall, prima di annusare l'aria intorno a sé. “E sei una femmina.”
“Ma che intuito.”
“E quindi dovresti saper cucire.” concluse Lyall, alzandosi per scrutare la macchia di conifere alle loro spalle.
Guadalupe si lasciò scappare un basso ringhio, prima di rimettersi al lavoro; era inutile provare a convincere quel cucciolo che anche lei odorava di femmina.
Intorno a loro si alzava solo il gracidare delle rane e il richiamo di un paio di gufi. La città e i suoi rumori erano ancora lontani, ma quanto sarebbe durato?
“Se riuscirò ad ingannarli non ti daranno più la caccia.”
Lyall ora la scrutava attentamente e Guadalupe sentì il coraggio venirle meno. “Ti crederanno morta e potremo oltrepassare la frontiera indisturbate.” aggiunse in fretta, afferrando l'ago.
“Non funzionerà.” sussurrò Lyall, inginocchiandosi accanto lei. Guadalupe sentì una mano artigliarle la coscia e l'odore di selvatico investirla in pieno viso. I muscoli della sua faccia si contrassero nell'ennesimo ringhio.
“Non sai mentire, Guadalupe, non hai mai saputo farlo.” le disse, guardandola dritta negli occhi. Alle volte era sicura che i suoi occhi scuri fossero i più belli al mondo. “E poi nessuno scambierebbe coniglio e lupo, hanno odori diversi.”

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Capitolo 2
*** Una rosa è una rosa ***


2.Una rosa è una rosa

“Sei una cacciatrice.” disse l'uomo, alzando un braccio per richiamare la cameriera.
“Ma che intuito.”
“Quindi non dovresti avere problemi a portarci la carcassa di quella bestia.”
Guadalupe grugnì, fissando la scollatura più che generosa della cameriera. Odiava dover uccidere i lupi.


“Quindi tua madre era un lupo.”
Guadalupe si coprì gli occhi con un braccio, cercando di regolarizzare il proprio respiro, cosa per nulla semplice quando Lyall le sedeva sulle cosce giocando con i lacci del corsetto.
“Era un'orchessa.” ringhiò, scostandole una ciocca dal seno. Il capezzolo scuro era turgido, e dubitava seriamente fosse per il freddo. E se anche fosse, non avrebbe mai convinto Lyall ad usare una qualsiasi veste.
Cercando una distrazione, Guadalupe voltò la testa a scrutare il paesaggio. La superficie del lago era calma quella sera e la luna somigliava al ventre di una donna gravida, ombrato da una fumosa veste che prometteva pioggia per l'indomani. Avrebbero fatto bene a cercare riparo nelle caverne vicine.
“Mio padre era un lupo.” riprese, accarezzandole il collo. “Era il maschio alpha del nostro branco, un'autentica leggenda nella regione.”
“Quindi tu non sei umana.”
“Mi sembra una cosa ovvia.”
“E allora perché fingi di esserlo?”
Perché crea meno problemi una vita da girovaga e da evasa piuttosto che la vita in un branco, pensò, ma non aveva il cuore di dirlo.
La luna le sovrastava ancora, quando Lyall si alzò. Guadalupe la osservò avvicinarsi lentamente allo specchio d'acqua, i muscoli delle natiche che si tendevano ad ogni passo e l'odore di eccitazione femminile che rimaneva sulle sue braghe.
“Ho consegnato loro la pelle.” disse, guardando la schiena della ragazza. “L'ho portata al capo clan, ma non mi hanno creduta.”
Lyall rimase in silenzio osservando la superficie piatta del lago. Si erano incontrate su quelle sponde quasi tre mesi fa, ma sicuramente Lyall doveva essere lì da molto più tempo, forse con un'altra lupa che l'aveva poi abbandonata per un branco e un maschio.
Forse una volta c'era qualcun altro, pensò, ma ora toccava a lei proteggerla.
“Domani proverò con qualcos'altro.”
“Perché fingi che la prossima volta non potrebbe toccare a te?”
“E tu perché attacchi le greggi?” urlò alimentando il fuoco. Sapeva che Lyall detestava dover avvicinarsi al bivacco. “Vivresti tranquilla se non razziassi i pascoli.”
“Sono un lupo.” rispose questa, guardandola dalla riva del fiume con sguardo serio. I suoi capelli chiari parevano d'argento sotto la luce lunare e le fiamme del fuoco si riflettevano sulla pelle pallida sottolineando l'eccessiva magrezza. Gli dei solo sapevano da quanto non consumasse un pasto decente.
“Io sono un lupo, Guadalupe, è la mia natura.”

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Capitolo 3
*** Ghost of a rose ***


3.Ghost of a rose
“Non mi è piaciuto lo scherzo di ieri.”
Guadalupe fissò il capo villaggio e la sua congrega di mercenari. Se non fosse stata così insicura della sua incapacità nel cucito, avrebbe giurato che il fiuto degli umani fosse fine quanto quello di Lyall.
“Calmati Belfagor, ti ho promesso che avrei trovato la bestia.” disse, spingendo gli uomini che le si premevano alle spalle. “Dammi solo qualche altro giorno.”
“Due tramonti, donna, non un attimo di più.”


Chi nel villaggio aveva definito quell'angolo del bosco come il luogo adatto per le riflessioni non ne aveva mai avuto veramente bisogno, o almeno questo pensava Guadalupe mentre si passava una mano tra ciò che rimaneva dei propri capelli. Se li avesse lasciati crescere avrebbero nascosto l'orecchio mozzato, e forse sarebbe passata inosservata ai bevitori, ma senza ombra di dubbio sarebbero stati scomodi sotto l'elmo.
Due tramonti, e uno di essi era talmente vicino che poteva quasi sentirne il calore sulla pelle.
“Due tramonti.”
Stanca com'era, Guadalupe non voltò nemmeno lo sguardo. Chi nel villaggio aveva definito quell'angolo del bosco come il luogo adatto per le riflessioni certamente non aveva mai avuto a che fare con Lyall, la sua ritrosia per qualsiasi tipo di veste o pelliccia e il suo amore per una pietra sporgente su cui poteva sdraiarsi per godere dei raggi del sole.
“Certo che due tramonti sono veramente pochi.”
“Come se non lo sapessi.” ringhiò, scagliando una piccola pietra nel lago.
“Anche lei disse che sarebbe tornata dopo due tramonti.”
Ma non è mai tornata, pensò Guadalupe, raccogliendo altre pietre da gettare, esattamente come faceva da bambina.
Il silenzio che scese era decisamente imbarazzante: era talmente insolito che Lyall parlasse della sua precedente compagna, o che almeno lo facesse ad una così grande distanza dalla luna piena, che non aveva idea di cosa potesse dirle.
“Era una bella lupa.” riprese Lyall, lasciando ciondolare un braccio oltre la pietra. Le sue dita toccavano appena il pelo dell'acqua, creando onde concentriche dal potere quasi ipnotico. “Era veramente bella, con il manto scuro e due occhi chiarissimi. Mi sarebbe piaciuto avere degli occhi come i suoi.”
Guadalupe scoprì i denti in un ringhio sordo, mentre osservava la compagna perdersi nei propri ricordi. Il solo pensiero che qualcuno si fosse seduto su quella riva per contemplare Lyall stesa al sole le faceva torcere lo stomaco e salire una voglia feroce di fracassare qualche testa.
La voce appena velata di malinconia della giovane lupa si indurì improvvisamente “Era tutto per me, era il mio branco e non si vergognava di essere un lupo.”
Fu quando Guadalupe alzò la testa che i loro sguardi si incrociarono, l'uno di sfida e l'altro di pura rabbia. Senza pensarci troppo si alzò e ricoprì la distanza tra di loro in poche falcate per gettarsi sulla ragazza, bloccandola con il proprio peso.
Lyall si dibatteva come un'anguilla, ma lei non era intenzionata a cedere. Era vero, c'era stata un'altra lupa in quella radura prima di lei, e con ogni probabilità aveva fatto per la giovane più di quanto lei stessa ammettesse... ma se ne è andata, pensò ferocemente, afferrandole le mani, se ne è andata e ora c'era sono solo lei a proteggerla.

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Capitolo 4
*** Love you to death ***


4.Love you to death

Una vecchia preparava il telaio nell'angolo della capanna mentre un gruppo di giovani si preparava ad uscire nei campi. Belfagor sedeva sul proprio scranno, fissandola con sguardo truce.
“Un tramonto è passato e tu non mi hai portato nulla.” tuonò, battendo il pugno sul bracciolo. “Il tempo a tua disposizione sta per scadere, donna.”
“Smettila di chiamarmi donna.”
“Non provocarmi.”
La vecchia camminava lungo il bordo della capanna raccogliendo filati lasciati a metà, poco distante da lei due uomini raccoglievano le pelli da conciare.
“So chi sei, Guadalupe.” le sibilò in faccia, afferrandole il mento. “So chi sei, e sono sicuro che il sovrano di Za'ar pagherebbe una bella somma d'oro per riaverti nelle sue celle.”


“Devi essere stata terrorizzata.”
Guadalupe si accarezzò il collo con una mano. Il laccio di cuoio del medaglione di Tyr le aveva segato la pelle quando Belfagor le aveva stretto una mano intorno alla gola, e per tutto questo doveva ringraziare solo la la sua lingua lunga.
“Belfagor è un idiota, non credo avrebbe mai trovato il coraggio di contattare il re.”
E se anche lo avesse fatto, vedere Lyall annuire soddisfatta per la prima volta da quando si conoscevano l'avrebbe ripagata di quel giudizio affrettato.
Il lago era insolitamente tranquillo per essere tardo pomeriggio e Lyall ne scrutava con apparente perplessità le acque, quasi si aspettasse di vedere apparire una qualsiasi forma di vita dalle profondità per stagliarsi contro il cielo, ormai tendente al rosso.
“Perché sei stata arrestata?” le chiese la giovane lupa, rompendo il silenzio che ormai stagnava da alcuni minuti.
“Rubavo, o meglio ci provavo.” rispose Guadalupe, stirandosi contro il tronco a cui era appoggiata. “Una mercenaria non trova molto lavoro nella capitale dei dottori e dei filosofi e ci si deve arrangiare.”
“Ah.”
“Che vuoi dire con Ah?”
“Nulla, pensavo solo che anche a Za'ar essere un lupo fosse un reato.”
“Lo è, ma nessuno ha mai saputo cosa fossi.”
E lo sguardo deluso di Lyall bastò a farle capire che, come sempre, disapprovava la sua vita di menzogna, esattamente come avevano fatto suo padre e gran parte dei lupi che aveva incontrato nel suo cammino. Mezz'orco e mezzo lupo, un nulla che preferiva essere tale piuttosto che concedersi una minima identità.
“È più semplice passare tre mesi in carcere per furtarelli, piuttosto che sotto l'ascia del boia per essere un lupo.” mormorò, quasi a volersi giustificare.
“Questo posto comincia a puzzare d'uomo.” soffiò Lyall in rimando, chinandosi a sfiorare i petali di una ninfea. “Ormai nemmeno i rospi si avventurano in queste acque.”
Guadalupe alzò lo sguardo e quando incrociò quella della compagna poté solo leggervi una muta accusa: se non ti fossi mescolata agli uomini per tutti questi anni, tutto questo non succederebbe.
“Ho sempre pensato che sarei morta su queste rive.” continuò Lyall, avvicinandosi a lei. “Promettimi che ci sarai quel giorno.”
Ormai erano talmente vicine da potersi toccare e Guadalupe le strinse una mano, intrecciando le loro dita.

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Capitolo 5
*** Angels fall first ***


5. Angels fall first

“I due tramonti sono ormai trascorsi, quali novità ci porti?”
Guadalupe fissò Belfagor e i suoi fedeli. Quella che stava per fare era un'autentica pazzia, ma ora come ora non vedeva molte altre possibilità d'uscita.
“Ascoltami, non guadagnerai nulla uccidendo quella bestia.” disse Guadalupe, cercando di imporre la propria stazza di guerriera sul drappello radunato nella stanza. “Inoltre faresti bene ad appendere per le palle l'uomo che ti ha raccontato della pelliccia d'argento.” disse, mantenendo il tono più spavaldo possibile. “Mai vista una cosa tanto brutta.”
“Ma non possiamo certo permettere che uccida ancora le nostre pecore.”
Guadalupe si lasciò sfuggire un sorriso ferino. “Oh, ma per quello ho già la soluzione.”


“Tu cosa?”
“Hai capito benissimo.” sbottò Guadalupe, guardando la compagna. “Da oggi sarò la tua guardiana, almeno eviteremo razzie nei pascoli.”
“Ma come mangeremo?”
“Con quello che guadagnerò.” rispose, sistemando alla meglio il giaciglio. “Stasera la luna sarà piena e non sarebbe saggio muoversi, ma domani passeremo la frontiera e mi unirò alla guardia cittadina.”
Sempre non mi arrestino prima, pensò, ma era inutile angustiare Lyall.
La giovane, d'altro canto, sembrava non ascoltarla più e scrutava le acque del lago con evidente aspettativa, quasi cercasse un motivo per non tuffarsi e scomparire nelle sue profondità. O forse questa tragedia è solo frutto della tensione, pensò Guadalupe: indubbiamente la ragazza era restia a lasciare il suo territorio, ma aveva un istinto di sopravvivenza troppo radicato per pensare di togliersi la vita.
Probabilmente avrebbe dovuto parlare, rassicurarla dicendole che sarebbe andato tutto bene e che insieme si sarebbero potute adattare al mondo umano, ma fu allora che luna si scoprì prepotente e lei rimase definitivamente sola, sola con il dolore della sua trasformazione. Le giunture sembravano implodere e i muscoli tirarsi fino a strapparsi; non aveva mai capito perché suo padre fosse così sereno ad ogni luna piena, in nessuna delle battaglie che aveva affrontato aveva dovuto sopportare dolori simili.
“Se smetti di combattere la tua natura, tutto diventerà più semplice.”
Digrignando i denti, socchiuse un occhio per vedere chi aveva parlato; davanti a lei si stagliava la figura di un lupo d'argento dagli occhi scuri e il nome di Lyall le attraversò la mente come un fulmine.
Dopo alcuni minuti, Guadalupe si alzò a stento. Certo, lei poteva non essere male, ma ora capiva perché tanti bramassero il lupo del lago.
Era ancora presa dal suo esame, quando sentì la compagna spingerla con urgenza nella grotta per poi correre verso l'uscita.
“Cosa diamine credi di...” gridò Guadalupe, ma il rumore di un corpo che stramazzava al suolo interruppe la sua domanda.
Lyall giaceva davanti alla grotta, immobile e dietro di lei si era formato un piccolo drappello di umani. “Quella cagna ci voleva imbrogliare.” tuonò una voce maschile che riconobbe subito come quella di Belfagor. “Chissà a quanto avrebbe rivenduto questa pelliccia.”
“Che facciamo, Belfagor?”
“Portiamolo al villaggio, che tutti vedano cosa fanno gli uomini della nostra tribù a chi osa sfidarli.”
Uno degli uomini si caricò il corpo senza vita di Lyall sulle spalle e Guadalupe li osservò sparire oltre la macchia di conifere.

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Epilogo

Il lago era immobile sotto la luna e solo un paio di rospi turbavano la calma del luogo. Guadalupe era sdraiata su una pietra, lasciando ciondolare pigramente una mano sul pelo dell'acqua, aspettando che colui che aveva agitato il sottobosco per tutta la giornata si decidesse ad uscire dalla macchia.
La luna era quasi a metà del suo cammino, quando un giovane dall'aria spaurita fece capolino.
“Signora, non è prudente che rimaniate qui.”
Guadalupe lo fissò seria. Un giovane appena giunto alle soglie della maturità e ancora imberbe, stavolta Belfagor era veramente caduto in basso.
“Non sono io quella che si è perduta, mio buon amico.” disse, alzandosi a sedere. I capelli le ricaddero sulla schiena nuda, abbastanza lunghi da nascondere l'orecchio mozzato. “Ma ditemi piuttosto, perché vi siete avventurato in questa parte della palude.”
“Cerco un lupo.”
“Un lupo?”
Il giovane annuì con vigore gonfiando il petto. “Esatto madama, un lupo decisamente pericoloso.” disse con enfasi. “Molti degli uomini mandati per catturarlo non hanno mai fatto ritorno al villaggio e ormai i pastori temono nel portare le greggi al pascolo.”
“E voi vorreste essere quello che lo catturerà.”
Il giovane annuì ancora una volta, stringendo la lancia al petto. Guadalupe lo ispezionò a lungo e un sorriso ferino le si dipinse in volto.
“Quanti anni avete, amico mio? Venti? Venticinque?”
“Diciassette, signora.”
“Un cucciolo, praticamente.” mormorò, alzandosi dal proprio giaciglio. “Siete fortunato, se tornerete qui domani sera lo troverete.”
“Dite davvero?”
“Fidatevi di me.” rispose, avvicinandoglisi. “Conosco piuttosto bene quelle bestie.”
Il ragazzo la ringraziò diverse volte prima di sparire nuovamente nella macchia. L'indomani sarebbe stata luna piena e il giovane avrebbe dovuto affrontare veramente il lupo. Ma almeno il branco crescerà di numero, pensò Guadalupe, mentre si ritirava nel fondo della macchia.
Dietro di lei un rospo gracidò un paio di volte, prima di balzare nelle profondità del lago. Un raggio di luna illuminò un piccolo cumulo di terra ricoperto di gigli notturni, cresciuti nutrendosi di tutto ciò che era rimasto del lupo d'argento dopo l'imboscata di Belfagor e dei suoi uomini.
“Sperò tu sia soddisfatta Lyall” mormorò, china sulle corolle. “Il branco cresce ad ogni luna piena e presto potremo schiacciare quegli sciocchi umani.”
Il vento notturno le accarezzò la pelle, quasi la sua amante volesse incoraggiarla e Guadalupe riprese la sua strada verso l'accampamento del branco.
Devi essere proprio soddisfatta Lyall, finalmente ho ammesso di essere un lupo, pensò, scomparendo oltre un vecchio salice.

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