Come quando fuori piove

di Alektos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cuori, quadri, fiori, picche…

  Come quando fuori piove…



PROLOGO


Bill Weasley era di buon umore: non che solitamente fosse una persona burbera, ma quella sera aveva un valido motivo per essere felice. Ormai erano venti minuti buoni che camminava insistentemente per il salotto guardando l’orologio ogni due secondi; di tanto in tanto si sedeva su una delle poltrone e prendeva in mano il giornale, lo sfogliava, fingeva di leggere un articolo, lo ripiegava in una qualche maniera e poi si alzava nuovamente.

E sì che quello nervoso non doveva essere lui.

Due dei suoi “Bimbi”, si ostinava ancora a chiamarli così, erano ad Hogwarts, sarebbero tornate a casa di lì a una settimana per le vacanze estive; la terza figlia, la più grande, Victoire era al piano superiore, rintanata nella sua stanza, in attesa del principe azzurro per una cena a lume di candela e una passeggiata romantica sotto le stelle.

La definizione “Principe azzurro” non si discosta molto dalla descrizione di Ted Lupin, fidanzato di Victoire e di due anni più grande.

Entrambi avevano finito i loro studi ad Hogwarts ed ora, Victoire aveva intrapreso la strada per diventare giornalista, mentre Ted aveva appena concluso il corso per Auror e adesso lavorava al Ministero, grazie anche alle sue conoscenze. Aveva intrapreso quella carriera per seguire le orme dei suoi genitori, morti nella battaglia finale contro Voldemort e quelle del su padrino, Harry Potter.

Fleur, la moglie di Bill, fece la sua comparsa dalla porta della cucina per poi andarsi a sedere sul divano. Loro si erano sposati durante la guerra e tutti avevano scommesso su loro divorzio entro breve, ovviamente si erano sbagliati: i due, dopo anni, erano ancora felicemente sposati e con tre figli stupendi, ormai adolescenti.

“Caro, cosa fai?”, chiese Fleur vedendo che il marito guardava ostinatamente fuori dalla finestra.

Osservo…” rispose lui vago facendo un cenno con la mano.

“Cosa?”

“L’infinito. Cioè, il giardino di casa nostra. Sai, credo che verrà un bel temporale, quelle nuvole all’orizzonte non promettono niente di buono.”

Fleur non riuscì a rispondere dato che uno schiocco secco, proveniente da fuori, annunciò l’imminente arrivo di Ted.

Come supposto, qualche secondo dopo il campanello suonò e una volta che Bill ebbe aperto la porta il ragazzo entrò.

I due uomini si scambiarono uno sguardo e si sorrisero poi Bill appoggiando una mano sulla spalla di Ted lo accompagnò in soggiorno dove ad attenderlo vi erano Fleur e Victoire che con tutta probabilità lo aveva visto Materializzarsi in giardino: quando sapeva che doveva arrivare il suo ragazzo stava incollata alla finestra e come lui si Materializzava si precipitava giù. Non voleva lasciarlo troppo tempo nelle grinfie di mamma e papà, anche se i due lo conoscevano fin da quando era in fasce.

“Noi andiamo!” Esordì Victoire. La ragazza indossava un abitino rosa, dei sandali bianchi, un mantello leggero nero con relativo cappello.

Preso per mano Ted, che si vide trascinare fuori di casa, i due uscirono. Il ragazzo era appena riuscito a scambiare due parole volanti con i genitori di lei: sembrava alquanto nervoso quella sera.

“Buona fortuna!”, gli urlò Bill quando ormai la porta si era chiusa, poi iniziò a ridere senza un motivo preciso.

“C’è qualcosa che devo sapere?”, chiese Fleur.

“Non per ora”, rispose vago Bill andando poi a sedersi accanto alla moglie. “Aspetta e vedrai.”

“Aspettare cosa?”, chiese curiosa.

“Ti ho detto che lo vedrai! E mentre aspettiamo… lo sai che abbiamo la casa tutta per noi?”

 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Ringrazio le persone che hanno recensito il prologo!

 

CAPITOLO UNO

Ted Lupin, un ragazzo alto e dai folti capelli turchini, camminava mano nella mano con Amelia Dalek, ragazza del settimo anno e appartenente alla Casa di Tassorosso, proprio come il nostro protagonista.
Si stavano dirigendo verso il portone che conduceva fuori dalla scuola per la prima visita dell’anno ad Hosmeade; stavano insieme dalla fine dell’anno scolastico precedente e la loro relazione era sopravvissuta all’estate, periodo durante il quale non si erano potuti vedere molto: fortuna che qualcuno, molti anni addietro, aveva inventato la posta via gufo…

Appena fuori dall’ingresso della scuola trovò due ragazze sedute su una panchina: una magra e dai lunghi capelli ramati legati in una coda e l’altra leggermente più bassa e in carne con i lunghi capelli rossi legati in una treccia alla base della nuca.
“Ciao!” Le salutò Ted con la mano libera e altrettanto fece Amelia.
Le due cugine, Victoire e Molly Weasley ricambiarono il saluto calorosamente.
“Allora, chi state aspettando?” Chiese Ted malizioso.

“Una nostra amica”, risposero quasi simultaneamente.

Ted non sembrava molto convinto ma poi, vedendo l’espressione delusa sul volto di Molly lasciò perdere l’interrogatorio che aveva già pianificato nella sua mente; salutò e si avviò con Amelia verso il paese.

Molly sbuffò, visibilmente scocciata. Ma facciamo un passo indietro.

Victoire è un anno più grande di Molly, entrambe appartengono alla casa di Grifondoro e frequentano rispettivamente il quinto e il quarto anno. La prima, figlia di Fleur Delacour e William (Bill) Weasley, è una ragazza estroversa e solare, un po’ stravagante, vive sopra ad un albero tutto suo, con i suoi frutti, le sue foglie e le sue leggi, certo, non ai livelli di Luna; la seconda, Molly, figlia di Audrey e Percy Weasley, è una ragazza che assomiglia in maniera sorprendente alla nonna materna, probabilmente per via del nome: leggermente in carne, petulante, polemica e stramaledettamente perfetta, nel vestire, nel parlare, a scuola, nel muoversi, nell’interagire con persone estranee… Non per niente era figlia di due genitori pressoché beh, perfetti! Ted, invece, era parte della famiglia ma non geneticamente: i suoi genitori, amici della famiglia Weasley, erano morti nell’ultima guerra e lui era cresciuto con la nonna e con il suo padrino, Harry Potter. I Weasley lo avevano adottato come loro primo nipote prima ancora che iniziasse a parlare per Ted era normale chiamare Molly “Zia” o Arthur “Zio”; Harry era semplicemente Harry, benché lo vedesse come la persona più vicina ad una figura paterna. Il ragazzo era cresciuto in tre case differenti, quella della nonna Andromeda, quella di Harry e alla Tana dove si incontrava sempre a giocare con le sue cugine, almeno fino a qualche anno fa: ora lui era diventato grande e il tempo dei giochi era finito.

“Cosa ci troverà mai in quella!” Borbottò Molly una volta che i due ragazzi furono abbastanza lontani da non poter sentire.

Victoire rise, “A parte il fatto che è carina, intelligente e spiritosa?” Chiese in tono ironico. “E poi… da quando hai una cotta per Ted?” Qui non riuscì a trattenere una risatina.

“Non è vero!” Replicò Molly stizzita, ma ad uno sguardo della cugina capitolò sconfitta. Erano le due ragazze Weasley più vicine per età e per questo, complice anche la stessa casa di appartenenza, erano diventata piuttosto unite.

“Guarda che non c’è niente di male, non è un brutto ragazzo, dopotutto,” la rassicurò Victoire.

“Oh sì… ha solo una pecca… sta con quella.”
A Victoire non fu data la possibilità di replicare dato che l’amica che stavano aspettando era comparsa di soppiatto alle loro spalle facendole sobbalzare.

Qualche minuto dopo il trio tutto al femminile arrivò ad Hogsmeade; si misero a camminare senza un meta precisa, osservando svogliatamente alcune vetrine e salutando qualche amico di tanto in tanto. Per la gioia di Molly videro anche Ted con la sua ragazza ma erano di spalle per cui il ragazzo non poteva vederle: lui era perfettamente riconoscibile data la sgargiante capigliatura verde. Li seguirono con la sguardo fino a quando non scomparvero in una piccola via laterale.

 “Andiamo, voglio vedere dove vanno!” Ordinò Molly e nessuna delle due ragazze ebbe la forza di replicare.

Quando li videro entrare da Madama Piediburro ci fu uno scoppio di risa incontrollato generale.

“Non sapevo frequentasse certi posti vostro cugino,” sghignazzò Anna, l’amica.

“Nemmeno noi,”rispose Victoire la qual cosa non la turbava minimamente.

Tra tutte e tre erano l’immagine fatta a ragazza dell’anti romanticismo e a sottolineare la loro indipendenza si diressero verso i Tre Manici di Scopa per prendere una burrobirra. Dopo un successivo giro a Mielandia, da Mondo Mago e Scrivenshaft si diressero nuovamente verso la scuola: la gita era volta al termine.

“Allora, vi siete divertite?” Chiese una voce alle loro spalle mentre camminavano lentamente verso il cancello di Hogwarts.

“Sì, direi di sì.” Victoire si girò con un leggero saltello, teneva in mano un sacchetto pieno di dolci vari che porse a Ted il quale accettò volentieri l'offerta prendendo e addentando uno zuccotto.

“E tu? Da Madama Piediburro?” Si intromise Molly, con tono leggermente acido. Ted le si avvicinò ridendo dandole un buffetto sulla guancia: “Ti capisco, non piace molto nemmeno a me, ma quando si è in coppia bisogna fare dei compromessi e ad Amy quel locale piace quindi… poi non si sta così male, ha dei deliziosi angolini appartati…” Aggiunse in tono malizioso per poi salutare le tre ragazze con una mano, raggiungendo di corsa un gruppo di ragazzi  di alcuni metri avanti a loro.

“Ah, beh, allora, se piace ad Amy!” Gli fece il verso Molly, bordeaux in volto, suscitando una risatina nelle due ragazze.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


CAPITOLO DUE



La stagione stava cambiando, lentamente l’autunno stava tramutando in inverno: l’aria si era fatta molto più fredda e pungente e ormai gli alberi erano completamente privi di foglie. Erano pochi gli studenti che si fermavano fuori per studiare, e tra questi vi era Victoire, alle prese con Trasfigurazione. L’indomani la professoressa Lewis, che aveva preso il posto della McGranitt mollti anni prima, avrebbe valutato gli studenti sul programma svolto dall’inizio dell’anno, non tantissimo come quantità ma alquanto difficile.

 “Toc-toc”, disse Ted, comparendo alle spalle della ragazza e battendole delicatamente il pugno sulla testa, come se stesse bussando ad una porta, “C’è nessuno?”

“E tu che ci fai qui?” Chiese Victoire girandosi.

“Un Gufo mi ha detto che hai qualche problema con la Trasfigurazione.”

Victoire sembrò pensarci un istante, “Non è che quel Gufo è rosso, ben messo e petulante?”

“Sì, è stata Molly.” Ammise. “Mi sembrava di essere stato chiaro con voi due, o no? Se avete dei problemi potete sempre contare su di me.” Nel dire l’ultima frase si era fatto improvvisamente serio, “Forza, fammi vedere cosa non ti riesce.” Detto questo si sedette vicino a lei e osservò il libro poi le indicò la tazzina che aveva davanti, “Prova!”

Victoire agitò la bacchetta in aria, pronunciò l’incantesimo e puntò in direzione della tazzina alla quale spuntò una coda da topo.

“Non vado oltre questo,” ammise, sconfitta.

“Prova ad accentare un po’ di più la lettera i.”

Reformurìs!” Tentò nuovamente e questa volta alla tazza vennero anche dei bellissimi baffi.

“Molto meglio!” Ted riportò alle sembianze originarie l’oggetto. “Di nuovo!”

Reformurìs!” Ma questa volta non ci fu alcun miglioramento. “Oh!” Sbottò, “Ma cosa mi serve saper trasformare una tazza in un topo! A chi mai verrebbe in mente di fare una cosa del genere!”

“Oh, sono sicuro che se Albus ne avesse la possibilità lo farebbe, eccome!”

Entrambi scoppiarono a ridere.

“Senti, ma… sei sicuro che Amelia non si offende se stai qua con me?”

“No, tranquilla, lei sta studiando. E non vuole essere disturbata.” Specificò Ted.

“E tu, non devi studiare?”

“No, io sono intelligente.” Si pavoneggiò non riuscendo a trattenere un sorriso.

“Modesto.”

“Anche. Ma non divaghiamo! Al lavoro.”

Ted si era dimostrato un maestro esigente ma altrettanto bravo. Dopo un paio d’ore Victoire riuscì a trasfigurare perfettamente la sua tazzina in un topo.

“Lo sai che sei severo?” Lo riprese Victoire, poi scherzando aggiunse, “Ah, ma questa Molly me la paga.”

“A proposito di Molly… “ La interruppe, serio, Ted. “Da quanto gli piaccio?”

Victoire rimase di sasso. “E tu, come lo sai?” Chiese stupita.

“Sono intelligente, te l’ho detto.” Si pavoneggiò nuovamente per non rivelare le sue fonti. “Scherzi a parte, non voglio rovinare la nostra amicizia. Dimmi che non ha intenzione di dichiararsi!” Aggiunse in tono disperato. “È da quando l’ho scoperto che sono terrorizzato!”

Victoire rise. “Non lo farà. Me lo ha detto.”

“Grazie!” Mormorò il ragazzo appena liberatosi di un peso enorme.

“Comunque tranquillo, non le interessi solo tu.”

“Come?”

“Sai, ormoni.” Si giustificò Victoire con un sorriso. “Oh, c’è Amelia all’orizzonte, vi lascio soli. Grazie per l’aiuto!”

Vic!” La bloccò Ted. “Mi raccomando, non dire a Molly che so…

La ragazza annuì con la testa poi si avviò verso il suo dormitorio.

 

 

“Vilipendio!” Victoire disse la parola d’ordine alla Signora Grassa che la lasciò entrare nel dormitorio di Grifondoro. “Ciao Molly!” La salutò andandosi a sedere allo stesso tavolo della ragazza, lasciando cadere un po’ troppo violentemente il libro.

“Come è andata?”, chiese Molly senza però alzare gli occhi dalla pergamena su cui stava scrivendo.

“Bene!” Ammise Victoire posando poi sul tavolo la sua tazzina ed eseguendo l’incantesimo. “E per la cronaca, sapevo che c’eri tu dietro a tutto questo.”

Molly sogghignò e si decise a posare la sua piuma. “Certo che anche tu sei testarda, dove chiedergli aiuto da sola e prima!” La ammonì. “Non rischiare di prendere  T con la Lewis, sarà vecchia, ma se si incavola sono dolori… e anche tua madre…

Hey, mi arrendo, hai ragione. Dai, metti via quella roba e andiamo a cena.” Rispose alzandosi di scatto e dirigendosi verso il dormitorio femminile.

Scesero mezz’ora più tardi per andare a cena, Molly odiava lasciare le sue cose in disordine e prima di uscire dal dormitorio doveva mettere a posto tutto e preparare le cose per la notte.

“Oh, te l’ho detto che Mercoledì mi vedo con Brian? Mi ha invitata a fare un giro…” Buttò lì con noncuranza Molly mentre scendevano le scale.

“Quello di Serpeverde? Mmm… sì, approvo, molto carino!”

 “E di Paul  che mi dici?” Chiese Molly, maliziosa.

“Approvo anche lui, anche se solo di vista, non ci ho mai parlato.”

“Sono contenta, perché il Sabato successivo all’appuntamento ho pianificato un’uscita a quattro ad Hogsmeade.”

Victoire annuì continuando a scendere la rampa di scale e saltando poi su una che stava cambiando. Improvvisamente si girò e guardò la cugina. “Cosa hai fatto?” Aveva capito solo in quel momento quanto le aveva detto Molly.

“Dai Vic, non ti arrabbiare. Ti prego vieni!” La implorò Molly cambiando tono di voce e congiungendo le mani; la ragazza saltò gli ultimi due gradini andando davanti a Victoire. “Verrai, vero?”

Il volto di Victoire si era fatto scuro, anche l’anno prima Molly le aveva giocato un tiro come quello, ma pensava di essersi già chiarita: di appuntamenti al buio non ne voleva sapere.
Ricordava ancora perfettamente quello dell’anno precedente: solo perché a Molly piaceva un ragazzo di Tassorosso lei si era dovuta sorbire il miglior amico di lui, una delle persone più pesanti che avesse mai incontrato. La giornata, quella volta, non le era mai parsa tanto lunga, in particolare poi quando sua cugina e l’ex ragazzo si erano defilati lasciandola sola con la palla al piede. L’immagine di lui che ci provava era ancora adesso nella top ten dei suoi incubi peggiori.

“Sai benissimo come la penso, Molly,” rispose irritata Victoire.

“Ti pregoooo!” Continuò la cugina imperterrita.

“Pensiamo alla cena adesso.” E allungando il passo entrò  nella sala grande andando a sedersi vicino a due sue compagne di corso.
Molly si era seduta poco distante e ogni tanto lanciava qualche occhiata implorante alla cugina, speranzosa, ma inutilmente, Victoire non la degnò di nota per tutto il resto della serata.

 

Grazie a: Kimly, sorellinadolce, piccola_puffola e ninny per aver lasciato un commento al primo capitolo. E grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


CAPITOLO TRE

 

Victoire stava camminando senza meta per i corridoi di Hogwarts l’ora del coprifuoco si avvicinava inesorabilmente ma di tornare al suo dormitorio proprio non ne voleva sapere, era ancora arrabbiata con Molly: non le aveva rivolto parola per tutta la sera e subito dopo cena si era defilata in biblioteca, infine, stanca, aveva deciso di fare due passi per la scuola.
Ora Victoire aveva i gomiti appoggiati a un davanzale di una delle grandi finestre che dal corridoio guardavano direttamente sul cortile interno della scuola, sospirò un paio di volte poi diede le spalle al cielo buio e lentamente scese fino a sedersi sul pavimento con la schiena appoggiata al muro e le ginocchia piegate. Questa volta era proprio arrabbiata con Molly.
Victoire continuava a fissare insistentemente il pavimento davanti a sé fino a quando un rumore non la riscosse dai suoi pensieri, girò la testa verso destra e poi, sorpresa, gridò: “Ted? Da quanto sei qui?”

“Un paio di minuti, all’incirca. Ti ho visto qui, sola, seduta per terra e oltre l’orario permesso. Deduco che qualcosa non va…” Rispose il ragazzo.

Victoire ghignò, “E cosa te lo avrebbe fatto pensare?” Chiese ironicamente.

“Il mio brillante intuito, ovvio!” Entrambi risero. “Scherzi a parte, è successo qualcosa?”

“Molly ha organizzato un’uscita a quattro per il prossimo fine settimana ad Hogsmeade.”

“E…”

“E… è un’uscita a quattro, un appuntamento al buio per me che dovrei andarci solo per permetterle di uscire con il ragazzo che le piace.” La fine della frase fu detta con tono scocciato.

“Molly è la solita impulsiva. Hai provato a parlarle?” Chiese Ted e Victoire scosse la testa.

Il ragazzo era un po’ in imbarazzo, non sapeva bene come aiutarla a lui una cosa del genere non era mai capitata poi, immaginava, che la sua reazione in una simile eventualità non coincidesse con quella attuale della sua amica. Ted si sedette al suo fianco senza dire nulla. Passarono diversi minuti, Victoire era sempre immersa nei suoi pensieri, perlopiù punizioni e fatture da infliggere a Molly, Ted in tutt’altre elucubrazioni: si girò e guardò per qualche istante Victoire e quando lei se ne accorse le sorrise.

“Io sono sempre stato dell’idea che i rapporti con i propri familiari non vadano mai rotti, ma immagino che il mio sia un caso a parte…” Ted sospirò

“Dovrei subire passivamente?” Chiese Victoire non troppo convinta dell’affermazione fatta dal ragazzo.

“No… ma perché rovinare un buon rapporto di amicizia quando esiste la vendetta?”

Victoire parve spiazzata da quella frase. “E tu saresti quello che non vuole rovinare i rapporti?”

“Beh, diciamo che so che Molly non è una gran cima in Divinazione. E so anche che i compiti glieli fai tu… credo che questa uscita possa sgravarti da questo compito per almeno un paio di mesi. Non trovi?” Nemmeno Percy e Audrey, genitori di Molly sapevano di questa sua mancanza in Divinazione.

La ragazza sorrise. “Non ci avevo pensato.”

“Poi chissà, magari sarà un’esperienza piacevole…” Ted si interruppe tutt’a un tratto. “Vieni!” Disse alzandosi e prendendo Victoire per una mano aiutandola ad alzarsi. “Sta arrivando Gazza!”

I due iniziarono a correre per i corridoi poi presero le scale che conducevano verso il dormitorio di Grifondoro. Dopo una lunga corsa si fermarono, esausti e con il fiato corto.
“Forse adesso possiamo camminare…” Le disse Ted a fatica. Victoire annuì, incapace di parlare. Non fecero però in tempo a rilassarsi che udirono una voce.

“So che siete in giro per Hogwarts fuori dall’orario prestabilito!”

“Corri!” Esclamò Ted prendendo di nuovo Victoire per una mano. “Quello ha duecento anni ed è più atletico di noi, ma tu guarda!” Imprecò.

Continuarono a correre fino a che non furono giunti davanti al ritratto della Signora Grassa.

“Bene, sei arrivata, ci vediamo domani!” La salutò frettolosamente Ted.

“A domani e… grazie!” Rispose Victoire con la voce spezzata, aveva il fiatone.

Ted riprese a correre verso il suo dormitorio sperando di non incontrare più Gazza o il suo ruolo di Caposcuola poteva scordarselo!

Quando Victoire arrivò in sala comune la trovò deserta; decise di non andare a dormire, prima doveva riprendere fiato e poi non aveva poi così sonno e ignorava persino che ore fossero.
Si sedette davanti al camino e ripensò alla conversazione avvenuta con Ted. Da quando era diventato così saggio? Sorrise a questa domanda.
Effettivamente era cresciuto e già da qualche anno il rapporto tra di loro era cambiato: prima scambiavano giusto due parole e anche quando si incontravano fuori da scuola, a casa di parenti, stavano ognuno per conto suo. Ora, invece, Ted era diventato più protettivo nei loro riguardi –anche di Molly- e si interessava di più… passava più tempo con loro e avevano scoperto di avere molte cose in comune.

“Ah, sei tornata, cominciavo a preoccuparmi!” Molly era spuntata dalla porta che conduceva alle scale dei dormitori femminili con indosso il pigiama e i capelli scompostamente legati in una coda alla base della nuca.
“Senti, mi spiace veramente per oggi… sai che sono impulsiva e quando Brian mi ha fatto quella proposta… beh…”

“Accetto!”

“Cosa?”

“Ho detto che vengo.”

“Davvero?”

“Sì, a patto di non dover più fare i tuoi compiti di Divinazione per due mesi.”

Molly la guardò esterrefatta. Soppesò le due opzioni poi decise che Brian era più importante di Divinazione quindi accettò l’offerta. “Perché sei rossa in volto?” Le chiese poi.

“Ho corso, Gazza mi stava inseguendo.”

“Quello, ha duecento anni ed è più atletico di noi!” Sbuffò Molly facendo poi cenno a Victoire di seguirla verso il dormitorio femminile.

“lo ha detto anche Ted,” ridacchiò Victoire.

“Ted?”
La ragazza annuì ma non chiese ulteriori spiegazioni, per il momento le bastava che Victoire fosse tornata a rivolgerle la parola. Molly sapeva bene che Victoire non sapeva stare arrabbiata molto a lungo con qualcuno ma una volta persa la sua fiducia, recuperarla completamente era  difficilissimo e non voleva che questo accadesse, teneva troppo alla loro amicizia anche se non riusciva mai a dimostrarglielo.

Quando entrarono nel dormitorio le loro compagne di stanza stavano già dormendo. Molly si sedette sul letto di Victoire e attese che la ragazza uscisse dal bagno.
Una volte che Victoire si fu sistemata per la notte la raggiunse e capì imediatamente che qualcosa non andava.
“Scusa, ho fatto una pestata enorme!” Le disse Molly.

“È tutto a posto ora.” Le rispose Victoire. “Solo… mai più! Non farlo più!” La ammonì in tono serio.

“Promesso.” Molly non riuscì a trattenere un sorriso e Victoire lo stesso.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


CAPITOLO QUATTRO

 

Ted rientrò poco dopo nel suo dormitorio e ad attenderlo trovò Amelia seduta in uno dei tavolini rotondi intenta a scrivere su una pergamena.

“Oh, sei arrivato!” Disse volgendo lo sguardo verso di lui. “Dove sei stato? L’ora per rientrare nei dormitori è passata.”

Ted le si avvicinò posando le sue mani sulle spalle della ragazza.”Sono scappato dal solito inseguitore.” Prese poi una sedia e le si sedette accanto osservandola scrivere le ultime righe del suo tema di Pozioni. Quando Amelia ebbe finito impilò i libri e i fogli che erano sparsi sulla tavola su una delle sedie e i due ragazzi si presero qualche istante tutto per loro. Complice il fatto che le poche persone presenti nella sala lentamente se ne andarono, quelli che dovevano essere pochi attimi durarono molto di più.

Con gli occhi semi chiusi e sbadigliando Ted fece notare che forse era arrivata l’ora di andare a dormire e Amelia fu pienamente d’accordo nonostante non disdegnasse farsi coccolare dal suo ragazzo.
Dopo un ultimo, rapido bacio ognuno salì le scale che portavano al proprio dormitorio.
Nonostante l’ora tarda e il sonno però Ted non riuscì ad addormentarsi subito: l’immagine di Victoire seduta nel corridoio continuava a tornargli in mente, così come la conversazione che avevano avuto.
Stranamente il pensiero che la sua pseudo cugina, come soleva definire sia Victoire che Molly, uscisse con una ragazzo mai visto né sentito lo turbava. Per quanto la sua lucidità al momento potesse permetterglielo ragionò su quella strana sensazione. Poco prima di prendere sonno si disse che era perfettamente normale: lo zio Harry gli aveva raccontato parecchie volte  delle sfuriate che aveva fatto Ron a sua sorella quando usciva con dei ragazzi al tempo della scuola. E non era altrettanto preoccupato per Molly, probabilmente, perché benché più piccola la vedeva molto più indipendente, spigliata e beh… anche più robusta: insomma, una zia Molly in miniatura in tutto e per tutto tranne forse per i gusti musicali e in fatto di moda e pignoleria per la pulizia della casa. Poco dopo, con questi pensieri ancora in testa, finalmente si addormentò.

Le certezze di Ted rischiarono di infrangersi il giorno dell’uscita ad Hogsmeade ma, fortunatamente, non diede troppo peso alle vocine che nella sua testa, insistentemente, gli suggerivano di andare a strangolare Paul… o Brian, insomma, quello dei due che era uscito con Victoire!
Nemmeno le attenzioni che gli aveva dedicato Amelia, quel giorno, sembravano averlo distratto dal pensiero di Brian… o Paul!

“C’è qualcosa che non va?” Chiese Amelia perplessa scrutando Ted.

“No, perché?” Mentì prontamente lui. Non avrebbe saputo come spiegare il fastidio che provava e benché Amelia fosse una ragazza comprensiva e conosceva l’attaccamento che lui aveva per le due pseudo cugine, non credeva avrebbe compreso i suoi pensieri: forse perché non li comprendeva nemmeno lui.

“Non lo so, sei strano…” Replicò Amelia non convinta della risposta ricevuta.

“Hai ragione, scusa, ero un po’ distratto… Lunedì la  professoressa dovrebbe ridarmi il compito di Artimanzia e non sono per niente sicuro di averlo fatto bene.” Le stava nuovamente mentendo, sapeva che quel compito era andato bene.

“Dici sempre così! Poi prendi dei bei voti, tutte le volte! È snervante lo sai?” Sbuffò Amelia e Ted sorrise avvicinandosi di più a lei sul divanetto dove erano seduti; davanti a loro c’erano due tazze vuote e alcuni biscotti avanzati. Le prese una mano e prima ancora che Ted potesse fare un’altra mossa Amelia aveva già posato le sue labbra su quelle del ragazzo.
Da quel momento in poi i pensieri di Ted furono relegati in un angolino mentre lui trascorreva un bellissimo e piacevole pomeriggio in compagnia della sua ragazza.

Nel mentre l’appuntamento delle due cugine Weasley stava andando alla grande: Paul e Brian sembravano riuscire ad intrattenere le ragazze a dovere e ad avere la dovuta pazienza quando queste si attardavano più del necessario in un negozio. Come previsto da Victoire ad un certo punto Molly se l’era svignata con il suo cavaliere lasciandola in compagnia di Paul. I due prima di ritornare a scuola avevano fatto un altro breve giro per Hogsmeade e per poi fermarsi ai Tre Manici di Scopa a bere una Burrobirra.

“Sei ambizioso, non lo avrei mai detto.”

Parlando era venuto fuori che Paul aspirava, dopo i M.A.G.O., ad essere assunto al Ministero della Magia dove contava di fare carriera.

“Eh già…” Rispose Paul soddisfatto, “Mio padre ha già una posizione di rispetto e io conto di superarlo. E tu? Cosa farai una volta uscita da scuola?”

Victoire parve spiazzata, “Non ne ho idea… so che presto inizieranno i colloqui per l’orientamento, conto di farmi un’idea migliore una volta che avrò visualizzato un centinaio di opuscoli informativi.” Rise.

“Un centinaio? Oh, non sperare di cavartela con così poco. Io e miei compagni siamo stati sommersi.”

“Beh, di buono c’è che forse troverò qualcosa…”
Una volta finita la conversazione e buttato uno sguardo all’orologio decisero che era ora di rientrare: Paul andò al bancone per pagare la consumazione e Vic lo osservò allontanarsi: no, non era proprio niente male. Alto, forse un po’ troppo magro per i suoi gusti, ma sicuramente carino e cosa fondamentale, gentile e spigliato. Questo era l’opinione che si era fatta di lui la giovane Weasley dopo un pomeriggio passato in sua compagnia: tutto sommato era andato meglio del precedente appuntamento al buio.
I due si separarono all’ingresso della scuola dove Paul salutò Victoire con un bacio sulla guancia; la ragazza si sedette su uno degli scalini di ingresso attendendo la cugina e il suo cavaliere che non tardarono ad arrivare.

“Allora?” Chiese Victoire in tono malizioso una volta che Brian si fu avviato verso il suo dormitorio. “Dai, raccontami come è andata.”

“Non c’è niente da dire.” Sbuffò Molly arrossendo visibilmente.

“Si, come no… Va bene, come vuoi…” Si arrese, delusa. “Vorrà dire che finita la cena chiederò a Paul.” Detto questo, che risuonò all’orecchio di Molly come una minaccia, Victoire entrò nel dormitorio della sala comune di Grifondoro.

“Oh, e va bene, hai vinto!” Disse entrando nella camera che condivideva con Victoire ancora rossa in volto.

“Se ti dico che bacia bene, ti basta?” Molly si sedette sul letto dando le spalle alla cugina che sorrideva divertita.

“Ovviamente no, ma per il momento mi accontento.”

“Ah, ti accontenti? E il tuo pomeriggio, come è stato?”

“Molto piacevole direi. È Un tipo carino.”

                                            

Dopo cena Molly si era eclissata con Brian e Victoire fu intercettata da Ted mentre entrambi si dirigevano verso i loro dormitori.
“Allora, la tua uscita è stata tremenda?”

Victoire ci pensò qualche istante. ”No, direi di no. Paul si è rivelato un ragazzo piacevole.”

“Ah… il ragazzo era Paul, faccio lezione con lui di Pozioni, ma non ho mai approfondito nessun tipo di rapporto…”

“E a vista? Che ne pensi?” Chiese Victoire.

“Credo che le ragazze lo trovino carino. Sì, lo è.” Disse infine Ted. “Ti piace?”

Era strano come fosse più facile parlare con Ted che non con Molly; lei non si sarebbe mai sognata di chiedere il parere su Paul a sua cugina, almeno  non così direttamente come aveva fatto con Ted. E non avrebbe mai risposto ad una domanda del genere, nemmeno sotto tortura.

“Come dici tu, è carino…” Victoire avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro ma le loro strade erano destinate a dividersi alla fine del corridoio.

“Questa volta se non altro è andata meglio della precedente.” Disse Ted scherzando,  scompigliandole i capelli, prima di dirigersi verso la sua sala comune salutando la ragazza con un cenno della mano.

 

Grazie a:

Piccola_puffola: eh già… c’è quell’altra XD

Cucciola: tutto il suo papi a parte la sicurezza in fato di donne. XD

 



 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


CAPITOLO CINQUE

 

Due settimane dopo l’ultimo fine settimana ad Hogsmeade erano iniziate le tanto sospirate vacanze di Natale. Ted era rientrato a casa e per il pranzo di Natale si sarebbe recato a casa Weasley: aveva ricevuto un invito da zia Molly e zio Arthur che, nonostante non fosse un nipote legittimo, gli erano molto affezionati.
Come tutte le mattine del giorno di Natale, Ted si svegliò e trovò ai piedi del letto i suoi regali incartati,  notò, con carte molto variopinte e fiocchi voluminosi. Prima di occuparsi dei pacchetti fissò una foto che aveva sul comodino da sempre, il primo regalo di Natale che gli aveva fatto sua nonna Andromeda: una cornice contenente la foto di due persone abbracciate che lo fissavano, ammiccando ogni tanto verso di lui. La donna aveva corti capelli rosa e il mago, più vecchio di lei, aveva il volto segnato da cicatrici e l’aria stanca ma felice. Ted sorrise ai suoi genitori e poi scese, preceduto dai suoi regali che levitavano davanti a lui. Una volta arrivato in cucina fece posare i pacchetti sul tavolo, al fianco di quelli arrivati per sua nonna e andò a salutare la donna dandogli un bacio sulla guancia.

“Auguri nonna.”

“Auguri piccolo mio.” Andromeda lo abbracciò, poi, quando il ragazzo si fu seduto a tavola, prese una teiera e versò del tè bollente in due tazze.

“Che ne dici? Intanto che si raffredda un po’, apriamo i nostri regali?” Andromeda si sforzava di sorridere, ancora, dopo diciassette anni non si era abituata all’assenza della figlia e nemmeno a quella di suo marito, morto anche lui durante la guerra contro Voldemort. Ted ora era tutto quello che le rimaneva.
Il ragazzo annuì e  passò alla nonna un pacchetto incartato con della carta con sopra una moltitudine di Babbi Natale intenti a distribuire doni e a guidare slitte. Anche lui ne aveva uni identico e sapeva anche da chi arrivava: dai Weasley.
Dopo averlo aperto, Ted indossò il suo maglione con una T ricamata sopra al pigiama e sua nonna si mise addosso il suo grembiule nuovo. “Guarda,” disse Andromeda ridendo, “Con questo addosso ho l’aria di una che sa quello che fa quando è ai fornelli.” E anche Ted si unì all’ilarità.
Andromeda ricevette, tra le altre cose, una statuetta in cristallo fatta dagli elfi, regalatale da sua sorella Narcissa, due libri da parte di un’amica e un buono per una seduta di massaggi con oli caldi ed essenze di erba di luna, dono di Ted.
A Ted, invece, arrivò un libro sulle Arti Oscure da parte di Harry e Ginny, caramelle e dolci vari da parte delle sue cugine e dai suoi amici e un set di palle da Quidditch da parte di Ice. 
Alla fine gli rimase solo un regalo da aprire e sapeva anche da chi proveniva: era quello di Amelia. Mentre lo scartava, Andromeda si occupava della carta degli altri regali sparsa un po’ ovunque. Fece finta di nulla più che poté ma poi, presa da una curiosità quasi adolescenziale, chiese chi era il mittente di quel regalo, anche se lo sapeva già.
“Oh… è il regalo di Amelia,” le rispose Ted con finta noncuranza.

“Posso vedere?” Chiese Andromeda, prendendogli il regalo dalle mani prima che lui potesse ribattere.

“Oh, ma che ragazza deliziosa!” Aggiunse, guardando la foto incorniciata che Amelia aveva regalato a Ted: foto in cui lui la stava teneramente abbracciando.

“Sì…” Bofonchiò Ted riprendendosi il portafoto e diventando bordeaux in volto. Andromeda sogghignò e poi pensò di mettere un po’ il dito nella piaga.

“Siete molto carini insieme. Tu cosa le hai regalato?”

“Iris… un profumo.”

“Oh, lo conosco, ottima scelta.” E Andromeda fisso divertita a reazione del nipote prima di andare al piano superiore a vestirsi.
Poco prima di mezzogiorno si ritrovarono entrambi in cucina vestiti di tutto punto.

“Mi raccomando, Ted, comportati bene dai Weasley.” Anche se era cresciuto, Andromeda non riusciva a perdere il vizio di fargli le solite raccomandazioni.

“Nonna, ormai sono grande!” Si lamentò il ragazzo. “Ma perché quest’anno non vieni dai Weasley?”

“Te l’ho già spiegato, ho ricevuto un invito da mia sorella… e visto che è una cosa rara ho colto l’occasione al volo.”

“A stasera?” Chiese il ragazzo e Andromeda annuì posandogli un affettuoso bacio sulla fronte prima che entrambi uscissero di casa.
 

Ted si Smaterializzò a casa Weasley; la Tana era addobbata con festoni, ramoscelli di vischio, pungitopo e palloncini colorati. Per l’occasione, data la famiglia numerosa, con un incantesimo era stata bonificata e allargata la soffitta. Il pranzo fu, come sempre, ottimo e Molly aveva trovato un valido aiuto nella figlia, Ginny, e nelle cognate. Dopo il dolce la compagnia si era divisa in piccoli gruppi: chi discuteva animatamente di Quidditch, chi parlava dei problemi del Ministero, i più piccoli disegnavano e giocavano con le nuove trovate dei Tiri Vispi Weasley e altri, tra cui Ted, erano scesi in cucina a dare una mano a mettere in ordine e a lavare i piatti.
L’argomento principale di discussione al piano inferiore era Hogwarts. Victoire quest’anno avrebbe avuto l’esame per i G.U.F.O. e Fleur era preoccupata per le carenze della figlia in Trasfigurazione. E visto che quello era l’ultimo anno di Ted alla scuola, ben presto diventò lui il soggetto della  conversazione. Ginny, vedendolo in crisi davanti a così tante domande, rassicurò i presenti sui voti del ragazzo e fece cadere l’argomento su un problema altrettanto spinoso.

“E con Amelia, tutto bene?”

“Sì, tutto bene.” Con Ginny non aveva problemi a parlare della sua ragazza, lei ascoltava semplicemente, non era invadente e, soprattutto, non rideva. Certo, se c’era zio Harry la cosa era terribilmente diversa, non sapeva perché ma lo metteva terribilmente in imbarazzo parlare con lui di certe cose.

“Qui è Amelìa?” Chiese Fleur.

“È la fidanzatina di Ted.”  Le rispose Molly compiaciuta.

“Oh, che carino. Anche Victoire ha il fidanzatino.” Disse sottovoce e sorridendo. “Ma io non vi ho detto nionte.”

Molly e Audrey le si avvicinarono e infine, non si sa come, si trovarono tutti seduti intorno al tavolo della cucina ad ascoltare le ultime novità… a spettegolare. E Ted si trovò involontariamente coinvolto in quella conversazione.

“Si chiama Paul.” Riprese Fleur e a Ted andò di traverso il succo di zucca che stava bevendo. La strana reazione fu notata da Ginny che gli chiese, senza farsi sentire dagli altri, se andasse tutto bene.

“Sì, mi è andato solo di traverso il succo,” le rispose Ted sorridendo.

“Io di Molly non so nulla…” intervenne Audrey, turbata. “Però ho notato che parla spesso di un certo Brian… stasera indago.”

“Credo sia un amico di Paul… Vicky lo ha nominato qualche volta. A Bill ovviamente non piace.” Ridacchiò Fleur e le altre la imitarono.

“Ah, gli uomini e le figlie… non si ricordavano cosa facevano loro a quell’età? Ma no, le loro principesse non si possono toccare.” Ribatté Ginny facendo il verso a un non specifico marito rigorosamente non presente nella stanza, poi si accostò a Ted, “A Bill non piace perché dice che assomiglia a Bill da giovane, come carattere. Ma lui non lo conosce e ha dedotto ciò dalle descrizioni di Victoire.”
Ted non trovava nulla di strano nel fatto che a Bill non piacesse Paul, nemmeno a lui piaceva.

“Per caso,” sussurrò il ragazzo nell’orecchio di Ginny, “Percy da giovane era ambizioso, perfetto, Prefetto, Caposcuola e dall’aria noiosa?”

“Sì, hai visto una sua foto?”

“No… però a questo punto devo dar ragione a tuo fratello Bill.” E dopo aver detto questa frase Ted si eclissò al piano di sopra lasciando le signore a discutere di vestiti, lavoro e mariti. Dopo qualche ora la compagnia iniziò a sciogliersi e dopo aver accettato un invito del suo padrino a presentarsi una sera a cena, Ted ritornò a casa; Andromeda era già rincasata ed entrambi passarono le ore successive a parlare delle rispettive giornate, di quello che avevano mangiato, degli ultimi pettegolezzi e delle ultime novità.

 

Grazie a:

Cucciola: no, visto che ho ritrovato la strada? Brutta cosa la gelosia. XD Ciao  grazie!

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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


CAPITOLO SEI

 

All’inizio dell’ultima settimana di vacanza, mentre Ted e Andromeda stavano facendo colazione, due gufi fecero la loro comparsa sul davanzale della finestra iniziando a becchettare contro il vetro. Uno era un piccolo gufo marrone, molto familiare ad Andromeda che l’estate precedente lo aveva visto in casa sua almeno un centinaio di volte; il secondo, invece, più grosso del primo e grigio gli era meno familiare ma non sconosciuto.
“Credo ci sia posta per te,” Andromeda si rivolse a Ted mentre apriva la finestra per fare entrare i due rapaci che si posarono entrambi sulla tavola davanti al ragazzo; dopo che Ted ebbe sfilato le due pergamene dalle zampe dei gufi, questi andarono a riposarsi sul trespolo posto in un angolo della cucina dove Andromeda aveva messo anche qualche biscotto e un po’ d’acqua.

“Sulla prima lettera non ti chiederò nulla…” Iniziò la donna, “Ma almeno dimmi per che giorno dobbiamo aspettare Leo, informazione che si trova sulla seconda pergamena.” Andromeda sapeva perfettamente che le due missive erano da parte, rispettivamente, di Amelia e Leonard, un amico di Ted con il quale condivideva la stanza nel dormitorio ad Hogwarts.
Ice arriva dopo domani mattina con il Nottetempo.”

“Perfetto, così abbiamo tempo di sistemare un po’ la casa… ti consiglio di iniziare adesso a mettere a posto la tua camera, se vuoi finire in tempo per quando arriverà il tuo amico.”
Ted sbuffò, non capiva come mai, tutte le volte che dovevano arrivare ospiti, la casa dovesse essere messa a soqquadro per poi farla ritornare esattamente come prima: non era sporca, non era in disordine, arredata con gusto… eppure al primo sentori di ospiti in arrivo dovevano per forza iniziare le grandi manovre.  Finite queste riflessioni notò che sua nonna si era seduta davanti a lui.

“Amelia dice che il regalo le è piaciuto molto e che ha tardato a scrivermi perché è da alcuni parenti e il suo gufo non si è fatto vivo per giorni.” Andromeda aveva detto che non voleva sapere niente della prima lettera, ma non era vero, e sedendosi davanti al nipote gliene aveva dato la prova, riuscendo silenziosamente a farlo confessare. Soddisfatta, iniziò a fare i lavori di casa.

 

Leonard arrivò puntuale con il Nottetempo la mattina stabilita e fu accolto con tutto l’affetto possibile da parte di Andromeda.
“Vieni, entra,” disse la donna facendo levitare il baule del nuovo arrivato, “Non fare caso al disordine.” Quando udì quella frase Ted alzò gli occhi verso il soffitto e sospirò: disordine… nei giorni che avevano separato la lettera dall’arrivo effettivo dell’amico lui e la nonna avevano pulito tutti i pavimenti della casa per quattro volte con un detersivo miracoloso, a dire di Andromeda, a lui era toccato spolverare tutti i mobili due volte al giorno, tutta la sua roba per Hogwarts era già stata lavata, stirata e messa ordinatamente nel baule; solo dieci minuti prima Andromeda aveva controllato che tutto fosse assolutamente in ordine. Quella frase aveva del ridicolo.
Senza farsi notare troppo Andromeda aveva osservato bene il suo nuovo ospite, incrociato di sfuggita alla stazione qualche volta.
Leonard Sallivan aveva la stessa età di Ted, più alto e dai capelli biondo scuri e dal viso dai tratti delicati; era il portiere della squadra di Tassorosso e dagli amici era soprannominato Ice. Quel nomignolo era comparso non appena si era saputo che la sua prima magia, avvenuta all’età di quattro anni, era stata quella di congelare il gatto per impedirgli di dare la caccia al suo canarino scappato dalla gabbia.

Accanto al letto di Ted ne era comparso un altro per l’ospite.
“Fai come se fossi a casa tua Leonard,” gli disse Andromeda prima di chiudere la porta della camera e lasciare soli i due amici.
Ice si accomodò sulla sua branda dopo essersi tolto le scarpe e proprio in quel momento un gufo planò sul davanzale della finestra iniziando a battere il becco, insistentemente, contro al vetro. Ted andò ad aprire e prese la lettera dalla zampa dell’animale che si andò poi ad accoccolare sopra all’armadio.
“Fammi indovinare… è Amy.” L’ultima parte della frase fu detta con un tono che voleva imitare la voce di Ted. Il ragazzo non raccolse la provocazione e annuì leggendo poi velocemente la pergamena e riponendola in tasca.
“Senti,” proseguì Ice, “Tua cugina è libera?”

Ignorando il piccolo drago che gli era appena nato nel petto e che aveva precocemente iniziato a sputare fiamme rispose con un “No,” dicendolo in tono più amichevole possibile.

Morph, ma se non sai nemmeno quale?”
Ted sorrise, quel soprannome era ridicolo, lo usava solo lui, ma riusciva a farlo sorridere.
“Non ha importanza quale… sono impegnate entrambe.”

“Peccato, trovo che Victoire sia veramente carina. Con chi stanno al momento?”

“Hai presente quei due bietoloni di Serpeverde che fanno pozioni con noi?”

“Ma chi, Digby e Conely?” Chiese Ice perplesso.

“Proprio loro.”
Ice sbuffò infastidito. “Peccato, dovrò concentrarmi su quella deliziosa Corvonero, allora, non appena torniamo ad Hogwarts.”
Ted scosse la testa, il suo amico non sarebbe cambiato molto facilmente: era un Gigolò, non c’era niente da fare. Giusto poco prima di Natale aveva lasciato l’ennesima ragazza: questa, però, a differenza delle altre non era scoppiata in lacrime ma aveva giurato vendetta.

“Hai più avuto notizie da Melissa?” Gli chiese Ted.

“Della Whiler? Per Merlino, no! Quella me l’ha giurata, spero che le vacanze e il torrone l’abbiano addolcita un po’ e che si dimentichi presto di me.”

“Eppure vi vedevo bene insieme, lei ti sapeva tenere testa in modo superbo.” Scherzò Ted.

I due ragazzi rimasero in camera di Ted ancora un paio d’ore poi prima di pranzo uscirono a fare un giro per il quartiere: benché l’aria fosse fredda il tempo era bello e ogni tanto, da dietro le nuvole, faceva capolino qualche raggio di sole.
Andromeda aveva preparato un ricco pranzo e Ice gli fece i suoi complimenti; mentre mangiavano la conversazione andò a finire su un argomento spinoso, la scuola e i M.A.G.O.
“Cos’hai intenzione di fare dopo la scuola, Leo?” Chiese Andromeda.

“Il giocatore professionista di Quidditch.” Rispose sicuro. “Ted, tu sei sempre di quell’idea?” Chiese poi l’amico.

“Sì, ma mi lascio comunque altre porte aperte.” Ted tornò a concentrarsi sull’insalata che aveva davanti sperando che Ice capisse di non chiedergli altro. Dopo tutto quello che aveva passato, Andromeda non era molto contenta che suo nipote volesse intraprendere la carriera dell’Auror e su quell’argomento avevano anche discusso parecchio quando lui l’aveva messa al corrente della sua idea.
Anche Andromeda non voleva finire sul quell’argomento, quindi cambiò prontamente domanda.
“Senti, tu la conosci una certa Amelia?”

Ted si strozzò con l’insalata e fissò incredulo sua nonna: quello era un colpo basso. Leonard inghiottì il boccone che aveva in bocca e poi rispose:

“La ragazza di Ted? Certo!”

Ok, ora sua nonna avrebbe chiesto l’inimmaginabile al suo amico, che però, in quanto tale non avrebbe detto nulla di compromettente su di lui… o almeno così pensava Ted. Illuso.

“Raccontami qualcosa i questa ragazza… Ted non mi dice mai nulla!” Si lamentò Andromeda.

 “Ma non è vero!” Replicò l’interpellato, senza però che nessuno dei due lo considerasse. Era diventato improvvisamente invisibile.

“Oh, è una ragazza molto carina e giudiziosa,” era chiaro che Leonard stava cercando di farsi amica Andromeda. “E deve vederli insieme, sono così teneri.” A Ted non sfuggì l’occhiata che gli lanciò il suo amico di sfuggita: se lo sentiva, il mondo stava per crollare.

“Spero che tu la tratti come si deve.” Improvvisamente era ritornato visibile.

“Oh, lei non ci crederebbe, si trasforma Ted quando è con lei,” a nulla valse il calcio che Ted rifilò all’amico da sotto al tavolo. “Sa, nemmeno io lo facevo un tipo tanto romantico, e invece…”

“Ted, romantico?” Chiese Andromeda stupita, ma al contempo divertita dalle reazioni che provocava in suo nipote quella conversazione.

“Sì, all’ultima uscita ad Hogsmeade ha accompagnato Amelia da Madama Piediburro e hanno bevuto un frullato in due.”

Ma come… il mondo non stava per crollare? Avrebbe avuto sicuramente meno problemi se fosse successo, ma il pavimento rimaneva saldamente incollato ai suoi piedi. Morgana! Andromeda fissava Ted incredula.
“Oh…” Non riuscì a dire altro. Suo nipote… da Madama Piediburro? Uao! Lei per tirarci il suo Ted, all’epoca, aveva dovuto stregarlo.

“Ma è successo una volta!”

“Due,” lo corresse l’amico. “Poi sono stati anche beccati da Vitious in corridoio mentre…Ice muoveva le labbra ma dalla sua bocca non usciva alcun suono.

“Basta, la conversazione si chiude qui.” Con un secondo incantesimo Ted fece levitare Ice e lo trascinò al piano superiore. “E ti ridarò la voce solo quando ti avrò torturato abbastanza a lungo.”

I due sparirono di sopra e per quella sera Andromeda poteva passargli il fatto che non l’aiutassero a sistemare la cucina. Lo avrebbe fatto lei… una volta smesso di ridere.

 

Grazie a:

- ariel_potter: certo, ha un ritmo lento, ma visto l’anno in cui sono partita non può essere altrimenti. Conesso che ho una predilezione per quello che succede prima che i due si mettano insieme. ^^ Ciao!

- Cucciola: ecco, non ballare sulla sedia che se cadi poi non ti voglio sulla coscienza. XD Già, la gelosia è sempre più evidente. XD Ciao! ^^

 

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


CAPITOLO SETTE

 

Il giorno prefissato per il rientro ad Hogwarts Ted, Ice e Andromeda si recarono binario nove e tre quarti della stazione di King’s Cross.
“Allora, pensi che potrò vederla dal vivo?” Chiese Andromeda, sussurrando le parole nell’orecchio del nipote che annuì. Ted cercò con lo sguardo Amelia ma non la vide da nessuna parte. Ice nel mentre cercava i loro amici.
Ice, vedi Amelia da qualche parte?”
“No, non l’ho vista. Laggiù,” e indicò un punto alla sa destra, “Ci sono Michael e Gregor. Poi ho visto le due sorelle Jones di Corvonero.”

Ted tornò verso Andromeda, da solo.
“Non la trovo.” Disse e proprio in quel momento si sentì chiamare.
“Ciao!” Ted salutò Amelia che lo stava osservando da dentro uno scompartimento del treno. “Vado a chiederle di scendere,” disse, poi, rivolto a sua nonna.
Andromeda sorrise, “La conoscerò alla fine della scuola, ora vai o perderai il treno. Studia, comportati bene per quanto possibile e… beh, studia!” Ridisse l’ultima parola con cipiglio più severo ma con un sorriso. Dopo averla abbracciata Ted salì sul treno insieme ad Ice che prima di seguire l’amico ringraziò Andromeda per l’ospitalità.

Appena trovato lo scompartimento dove c’era Amelia, Ted notò una presenza che il suo sesto senso rivelò come ostile: oltre alle due amiche della sua ragazza c’era un ragazzo dall’aria familiare che parlava con le tre ragazze. Lo aveva già visto, erano nella stessa classe di Artimanzia, il suo nome era Anthony Brown, non sapeva altro se non che nella materia che facevano insieme non era molto eccelso. Sia Ice che Ted presero posto e la prima cosa che notarono fu che il nuovo ospite aveva una parlantina strepitosa, nei pochi minuti che rimase con loro i due rimasero intontiti; quando se ne andò i due tirarono un respiro di sollievo e Amelia fu rapita e tirata fuori dallo scompartimento, dove Ted poté salutarla in modo più consono.

“Chi era quel tipo? Cosa voleva?”

“Sei geloso?”

“Sì.” La risposta spiazzò la ragazza.

“È Anthony Brown, di Corvonero… fa Artimanzia e Divinazione con me. Non ti ho mai detto che è il mio vicino di casa?”

Ted sciolse l’abbraccio con Amelia, “No, mai. C’è altro che dovrei sapere?”

“L’ho incontrato per caso mentre facevo un giro intorno a casa e ci siamo messi a parlare, tutto qua. Non è successo assolutamente nulla. Poi ci siamo rivisti sulla piattaforma ed è salito con me e le mie amiche.”

Ted inarcò un sopracciglio e decise di non dare più peso a quella faccenda e prendendo per mano Amelia insieme tornarono nel lo scompartimento. Ice stava discutendo animatamente con Alice e Joy, continuando a ribadire che il tipo che era appena uscito era di una noia mortale, per non parlare della sua parlantina: avrebbe intontito chiunque a parole. Loro, ovviamente non erano d’accordo.
La discussione si protrasse per altri dieci minuti buoni dove lui si guardò bene dall’interferire ma osservando la ragazza seduta accanto dedusse che era più dell’opinione delle sue amiche che non di quella di Ice.
Infastiito da quella conversazione si alzò, con la scusa che doveva incontrarsi nel vagone dei Capiscuola e uscì dallo scompartimento.
Mentre camminava per il corridoio del treno incrociò una ragazza a lui fin troppo familiare e rispose al suo saluto con un grugnito.

“Giornata storta?” Chiese Victoire fermandosi davanti a lui.

“Brutti incontri, scusa. Un tipo ci stava provando con Amelia. Spero che a te vada meglio, come sono andate le vacanze?”

“Bene, a parte papà che ha cercato per tutto il tempo di estorcermi informazioni su Paul… non credevo, sai? Mi sembra geloso…”

Ted non riuscì a trattenere una risatina, ma qualcosa dentro di lui dava comunque ragione a Bill. “Quindi, tra di voi va tutto bene?”

Victoire divenne leggermente rossa in volto ma nel parlare non sembrava per niente in imbarazzo: “Sì, direi proprio di sì, è…” Stava per aggiungere dell’altro ma l’interpellato era uscito dallo scompartimento.

“Mi stavo chiedendo dove fossi finita.”

“Davo andare. Ciao Ted.” Paul mise un braccio attorno alle spalle di Victoire e insieme entrarono nello scompartimento. No, decisamente quel tipo non gli piaceva neanche un po’; a passo spedito si diresse verso il vagone dei Capiscuola.

Quando entrò lo scompartimento era vuoto; prese posto vicino al finestrino e si mise a fissare la campagna inglese che scorreva velocemente sotto il suo sguardo. Era arrabbiato, quel piccolo e adorabile drago che viveva nel suo stomaco si era agitato e non accennava a calmarsi. Prima quel Corvonero noioso, poi il ragazzo di sua cugina… ecco, ora iniziava seriamente a preoccuparsi. Non era mai stato geloso prima d’ora e non capiva come mai aveva tanto astio nei confronti di Paul. Se andava bene a Victoire non c’era alcun motivo valido perché non andasse bene anche a lui: nonostante questa convinzione si fidava più di Brian, aveva più l’aria del bravo ragazzo e non poteva che essere contento per Molly.
Poi i suoi pensieri si focalizzarono nuovamente sul Corvonero: ora il piccolo drago aveva iniziato a sputare fiamme. Spostandosi leggermente riuscì a vedere il suo riflesso sul vetro e si accorse di non aver ancora cambiato il colore dei suoi capelli: quando era a casa li teneva neri, di norma, vivendo in un quartiere dove abitavano anche dei Babbani avrebbe attirato non poco l’attenzione. Strizzò gli occhi e dopo un paio di secondi i suoi capelli virarono dal nero al turchese, decisamente meglio, pensò.

Nel mentre, in un altro scompartimento, Victoire e Molly erano decisamente di umore diverso; al momento Victoire, appoggiata contro Paul guardava fuori da finestrino mentre lui parlava con Brian del tema per la Sprite; Molly si era addormentata. Nell’osservare il paesaggio pensava di non essere mai stata così felice prima. All’inizio era stata un po’ titubante riguardo a questa relazione ma il periodo di vacanza le aveva fatto capire che Paul le era mancato più di quanto non avesse immaginato: lui era così dolce con lei, e quel lato del suo carattere era uscito poco a poco. I suoi occhi si spostarono su Paul, intento a leggere una pergamena che poi passò a Brian.

“Che succede?” Le chiese, vedendo che lei lo fissava.

“Niente,” rispose, distogliendo lo sguardo e lui le posò un bacio sulla fronte. Oh sì, decisamente era felice.

“Non mi hai ancora raccontato cosa hai fatto durante le vacanze…”

“Niente di interessante, sono andata a trovare i parenti, ho dormito e a volte anche studiato. Tu?”

“Le tue stesse cose.” Dopo aver buttato uno sguardo a Brian, che aveva appoggiato la testa contro il poggiatesta e aveva chiuso gli occhi, Paul le posò un bacio sulla bocca che la ragazza non rifiutò. E continuò a non rifiutare quelle attenzioni fino a quando Molly non si svegliò, cogliendoli in flagrante. Interrotti e leggermente scocciati per questo si girarono verso Molly che stava sogghignando insieme a Brian.
Finalmente, dopo altre due ore di viaggio, quando ormai non vi era più traccia del sole all’orizzonte, il treno giunse alla stazione di Hogsmeade.

 

 

 

Grazie a:

Cucciola: sai, non ci avevo fatto caso. Non l’ho fatto apposta di affibbiare a Ted un amico con caratteristiche troppo simili a un’altra persona di nostra conoscenza, mi è venuto istintivo. XD
                Grazie!
Ninny: grazie, ma Ted ormai è abituato ad Ice e Andromeda si diverte solo un pochino alle spalle del nipote. XD
Lely1441: grazie. Andromeda si impiccia ma solo perché tiene al nipote. Già, Ice è un pochino esagerato ma è il suo bello (Ok, non per Ted); in quanto al nostro protagonista il draghetto
                cresce bene. XD

 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


Dopo le vacanze di Natale gli studenti aveva iniziato a sentire sempre più vicina la data degli esami di fine scuola, soprattutto gli studenti del quinto e del settimo anno impegnati rispettivamente con i G.U.F.O. e con i M.A.G.O.  Gli alunni più diligenti avevano messo già a punto un programma di ripasso.
A Ted e Ice toccava studiare più del solito, cosa che indispettiva il primo e faceva addormentare il secondo; Amelia studiava sempre da sola in biblioteca, era da quando era entrata nella scuola che aveva preso questa abitudine.
Ted aveva creato per lui e l’amico un programma piuttosto intenso che prevedeva il ripasso di una materia a sera. Ice, per sua fortuna, poteva concedersi una pausa i giorni in cui aveva gli allenamenti di Quidditch, anche perché ad arrivare a fine anno non avrebbe retto. Ted iniziava a sentire la pressione degli esami: al tempo dei G.U.F.O. non aveva battuto ciglio ma ora sapeva che dall’esito di quegli esami sarebbe dipeso il suo futuro. Lui voleva diventare Auror, lo aveva sempre voluto e non aveva mai pensato ad una professione alternativa e per riuscirci ai M.A.G.O. doveva dare il massimo.
“Basta Ted, per pietà, è la quindicesima volta che ripetiamo gli incantesimi scudo.” Mugugnò Ice sprofondando maggiormente sulla sedia, era esausto.
“Va bene, per stasera basta.” Disse stirandosi. “Vado a prendere Amelia, tra poco la biblioteca chiude.” Ted si avviò verso l’uscita.
Quando arrivò in biblioteca vide Amelia seduta allo stesso tavolo con Anthony, il ragazzo di Corvonero che aveva incontrato sul treno per Hogwarts un mese prima; Madama Prince, davanti a loro li stava sgridando.
“… e stasera non è la prima volta che vi riprendo.” Dette queste ultime parole la bibliotecaria se ne andò scocciata.

“Oh, ciao Ted.” Salutò Amelia accorgendosi della presenza del ragazzo e lui ricambiò con un cenno del capo avvicinandosi al tavolo. “Cosa ci fai qui? Lo sai che odio essere disturbata quando studio.” Inutile dire che Ted ci rimase malissimo per quelle parole.
“Ho notato che non vuoi essere disturbata.” In quel momento Anthonyh si sentì chiamato in causa graze all’occhiata di fuoco che il ragazzo gli rivolse. “Se è così me ne vado.” Non dando nemmeno tempo ad Amelia di replicare uscì e ritornò al suo dormitorio.

“Che succede?” Chiese Ice abbassando la rivista di Quidditch che stava leggendo
“Niente, assolutamente niente.” Rispose Ted in un tono che lasciava intendere l’esatto opposto mentre si sedeva sul suo letto.
Ice tentennò qualche istante, indeciso sul da farsi, e non appena trovò il coraggio di parlare nella stanza entrò Amelia.
“Si può sapere che ti è preso?” Chiese la ragazza e nel mentre Ice sgattaiolò dietro di lei e uscì richiudendosi la porta della loro camera alle spalle. Ora almeno aveva capito la fonte del problema.
“Ci vediamo sì e no un’ora al giorno, non riusciamo più a stare insieme e quando faccio un gesto carino come venirti a prendere all’orario di chiusura della biblioteca vengo accolto con quelle parole. Permetti che me la prenda?” Ted quasi urlò, ma alla fine della frase riuscì a riprendere il controllo.
“Lo sai che odio essere interrotta mentre studio.”
“E Anthony lo sa?”
“Ecco qual è il problema… tu sei geloso di Anto.” Replicò indispettita Amelia.
“Certo, se lui può interromperti, e più di una volta quando studi. Mentre io non posso nemmeno venirti a prendere, sì!” Questa volta Ted non era riuscito a dominarsi. “Lui ti stava disturbando ma non lo hai trattato a pesci in faccia!”
Alcune lacrime rigarono le guance di Amelia. “Hai ragione, ma non puoi prendertela così per una cosa del genere!” Si girò indietro e andò verso la porta ma Ted riuscì ad essere abbastanza veloce da raggiungerla e fermarla.
“Io ho reagito male, ma anche tu non sei stata meglio.” Il tono di Ted non era dei più dolci ma era riuscito a rimanere calmo. Amelia si appoggiò con la fronte contro al suo petto cingendogli la vita con le mani.
“Scusa.” Sussurrò; in risposta Ted le diede un bacio tra i capelli e si rilassò. Era un tipo arrendevole e lei sapeva come prenderlo.
“Vieni,” le disse conducendola verso il letto, dove la fece sdraiare al suo fianco. Passarono un po’ di tempo insieme poi Amelia ritornò nel dormitorio femminile, per la gioia di Ice che, stravolto, poté ritornare nella stanza in compagnia della sua rivista di Quidditch.
Circa un’ora dopo Ted non era ancora riuscito a prendere sonno: guardava verso l’alto, inutilmente dal momento che nella stanza regnava il buio più totale; in sottofondo, ogni tanto, sentiva Ice russare o mugugnare qualcosa di incomprensibile. A quel rumore si aggiunse quello della pioggia sui vetri, prima lieve poi sempre più forte fino a quando un tuono non confermò a Ted che fuori imperversava un acquazzone con i fiocchi.
La serata, nonostante si fosse conclusa bene, gli aveva lasciato l’amaro in bocca. Visto che di dormire non se ne parlava si alzò dal sul letto e si avvicinò alla finestra dove gocce d’acqua vi si infrangevano contro violentemente. Non sapeva per quale motivo si era accostato alla finestra, dal momento che non si vedeva nulla e che lui tra circa cinque ore avrebbe dovuto essere di nuovo in piedi, possibilmente riposato.
I giorni che seguirono non migliorarono l’umore di Teddy e l’avvicinarsi del colloquio di orientamento contribuì a creargli una gran confusione in testa.
Fin da quando aveva saputo del motivo della morte dei suoi genitori non aveva pensato ad un mestiere diverso: aveva letto si può dire tutti gli articoli e i libri sull’ultima grande guerra del mondo magico; in più era cresciuto con il mito dello “Zio Harry”.
Allo stesso tempo, però, sua nonna, che lo aveva cresciuto fin da piccolo e che in quella guerra aveva perso molto, troppo, non aveva assolutamente piacere che anche il nipote facesse la professione della madre; vero che i tempi erano cambiati, ma la paura era rimasta la stessa di tanti anni prima. E ora Ted non sapeva che fare.
Morph, tutto ok?”
Ice, nella sua indelicatezza, aveva volutamente toccato un nervo scoperto, riservandosi di farlo in un momento di relativa calma e senza altre persone nei paraggi.
“A meraviglia,” fu la risposta di Ted, che non alzò nemmeno lo sguardo dal libro che stava leggendo.
 “Anche con Amelia? L’altra sera non mi sembrava…”
“Abbiamo risolto. Spero.” Tagliò corto. Non gli andava di parlare e Ice non insistette oltre.
In più, quella mattina, gli era arrivata una lettera di sua nonna che ancora non aveva aperto e della quale si doveva occupare il prima possibile.
Andromeda, come previsto, non aveva fatto parola dei colloqui di orientamento: per lei la questione era già risolta. Nella sua risposta, Ted non ne parlò a sua volta.

Ted fissò per qualche istante la lettera da spedire a sua nonna posandola poi sul tavolo. Prese un secondo foglio di pergamena e dopo aver scritto poche righe lo mise in una busta.
“Molto indaffarato?” Ted si sentì abbracciare per il collo e la stessa persona gli posò anche un bacio sulla guancia. Quei gesti normalmente gli procuravano una sensazione di piacere che si propagava dal collo, lungo tutta la schiena ma questa volta non sortirono quell’effetto.

“Amy…” la chiamò, spostando leggermente la sedia in modo da farla sedere sulle sue gambe. “Ho chiesto al mio padrino di poterci vedere il prossimo giorno di uscita ad Hogsmeade. Ti prometto che farò più velocemente che posso e poi festeggeremo S. Valentino.” Le sorrise.
“Va bene.” Amelia accettò; non era molto contenta ma sapeva che Ted in quel momento era molto confuso e combattuto e parlare con Harry, il suo padrino, non poteva che aiutarlo.

 





 

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Capitolo 10
*** Capitolo Nove ***


CAPITOLO NOVE

 

La giornata non era delle migliori, il cielo era coperto e una lieve pioggerellina era caduta per tutta la mattinata e minacciava di ritornare, ma più forte.
Ted e Amelia passeggiavano in silenzio verso Hogsmeade. Nei giorni precedenti S. Valentino, dopo il litigio, si erano allontanati: avevano passato poche serate insieme e anche durante il giorno non stavano molto da soli a causa dei rispettivi impegni.
Ted, due giorni prima, era andato al colloquio di orientamento che gli aveva tolto ogni dubbio sul suo futuro. Vitious gli aveva parlato della possibilità di diventare un Guaritore, di intraprendere studi in Magisprudenza, Astronomia o Edilimagia ma nessuna di queste professioni lo attiravano: per la prima ci volevano troppi anni di studio, in più non sopportava l’odore di “ospedale”. Magisprudenza la trovava una cosa noiosa, libri infiniti di codici e, peggio ancora, di cavilli, le stelle adorava guardarle e studiarle faceva perdere loro molto del fascino che Ted gli attribuiva; l’edilizia e l’ingegneria, infine, non gli interessavano minimamente. Non vedeva altra scelta che provare a diventare Auror. Quando lo aveva detto a Vitious, questi ne era rimasto entusiasta ma non sorpreso.

“Manca un’ora all’appuntamento con mio zio.” Ted lo chiamava così e a ben pensarci tra tutti componenti della famiglia, di sangue o meno, aveva un sacco di zii, “Cosa ti va di fare?” Chiese cavallerescamente ad Amelia.

“Facciamo un giro, finché il tempo regge.” Giro che finì in un piccolo vicoletto appartato al limiti del paese.
“Che ci sta succedendo?” Chiese dopo poco la ragazza, notando, così come Ted, che c’era qualcosa di diverso.

“Non lo so. Forse siamo un po’ sotto stress tutt’e due. Io di sicuro, almeno.” Il ragazzo non capiva, era molto legato ad Amelia e le voleva bene. Forse, però, dopo quasi un anno volerle bene non bastava più: ormai sarebbe dovuto subentrare un sentimento più forte, che però non si era ancora presentato. Diede uno sguardo al suo orologio, poi baciò nuovamente la ragazza. “Dobbiamo avviarci. Spero solo che mio zio possa essermi di aiuto.”

L’appuntamento con Harry era ai Tre Manici di Scopa e quando Ted entrò nel locale trovò il suo padrino già seduto ad un tavolo, intento a parlare con alcuni uomini; non appena lui si avvicinò al tavolo quelle persone si congedarono.
“Ciao Teddy, come stai? È un giorno un po’ insolito per vederci… non ti pare?” Disse Harry ammiccando. A ben guardare, il paese era pieno di coppiette, certo, con le dovute eccezioni. Le vetrine dei negozi erano gremite di cuoricini rossi e pizzi
Ted alzò gli occhi al cielo e si sedette. “La prossima volta andiamo da Madama Piediburro?” Scherzò lui mentre il suo padrino ordinava da bere.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?”
“Mi serve il tuo aiuto… non so come convincere nonna che io voglio realmente frequentare il corso per Auror.”
“Oh…” Questa era una questione piuttosto spinosa. Harry conosceva le aspirazioni di Ted, ma non ne avevano mai parlato apertamente.
“Lei non vuole nemmeno che gliene parli…” Aggiunse con un tono un po’ meno deciso di prima.
Nel mentre l’oste arrivò con le loro ordinazioni.
“Posso capirla… ma tu, come mai vuoi diventare Auror?”
Ted ponderò la risposta; esitò qualche secondo. “Non ho mai pensato ad un altro lavoro. Ho letto tutti i libri consigliati dal professore di Difesa e riesco molto bene in questo corso. Poi…” Non finì la frase.
“Poi, vorresti seguire le orme dei tuoi genitori… giusto?”
Ted annuì. Harry poteva capirlo perfettamente.
“Non è un lavoro così entusiasmante… poi ci vuole molta preparazione e il percorso, sempre che tu riesca ad intraprenderlo, è lungo e faticoso. Proprio non hai pensato ad altro per il tuo futuro?”
Di tutte le persone che potevano mettersi contro le sue scelte, Harry era l’ultimo a cui avrebbe pensato, almeno per certi argomenti.
“Così, anche tu sei contro questa mia decisione? So benissimo cosa mi aspetta: se ho studiato con impegno tutti questi anni è stato solo per poter avere i risultati necessari per accedere al corso, mi sono impegnato e non ho mai nascosto questa mia aspirazione! Adesso che sono ad un passo dal riuscirci perché devo avere tutti contro?” Ted si era scaldato e aveva alzato leggermente la voce.
“Calmati, io non sono contro questa tua decisione, ma non posso assecondarti se si tratta solo di un capriccio o di un desiderio di vendetta. Visto che così non è, perdonami, proverò a parlare con Andromeda. Gli chiederò almeno di darti un’opportunità. In più, se lo vorrai, potrai venire con me in ufficio per un’intera giornata, così potrai farti un’idea di com’è il mio lavoro dal vivo. Ti va?”
A Ted si illuminarono gli occhi. “Se mi va? Certo che mi va! Quando?”
“Appena terminati gli esami per i M.A.G.O.
Almeno Ted avrebbe avuto la possibilità di vedere di persona, anche se solo per qualche ora, com’era il suo lavoro e, in caso di dubbi, avrebbe potuto anche cambiare idea riguardo alla sua scelta.
Harry pagò il conto e i due uscirono dal locale.
“Spero di esserti stato di aiuto almeno un po’…” Ted annuì, ma non sembrava pienamente sicuro. Il suo padrino stava cercando di aiutarlo per quello che lui gli aveva chiesto, ma c’era un altro argomento che avrebbe voluto toccare con lui, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di fare la prima mossa.
“Hai un appuntamento con la tua ragazza, adesso?”
Eccolo l’argomento…
“Sì…”
“Oh… va tutto bene tra di voi? Se non sbaglio, è un po’ che state insieme…”
Ted non rispose.
“Mi spiace… avete litigato?”
“No, non proprio. È che mi trovo nella situazione di non sapere più cosa provo… credo. Sono un po’ confuso ultimamente.” Ted sentì le guance andargli a fuoco; si aspettava una presa in giro di qualunque tipo ma, con sua sorpresa, Harry non aveva un’espressione divertita in volto: era serio, stava soppesando le parole da dirgli.  Il mago gli fece cenno di sedersi su una panchina, al lato della strada, andando poi ad accomodarsi al suo fianco.
“Ammetto di capire quello che stai provando. Non voglio forzarti a raccontarmi ulteriori particolari, ma posso dirti che non sempre la prima ragazza è quella giusta. O la seconda, o la terza… ma quando arriverà, te ne renderai conto. Come, non lo so. Credo che per ognuno di noi sia diverso.” Sì, erano parole scontate, ma lui avrebbe fatto piacere, quando era un ragazzo, se qualcuno gliele avesse rivolte e pensò fosse lo stesso per il suo figlioccio.
Ted soppesò le parole del suo padrino. “Tu, come ti sei accorto che la zia era la persona giusta per te? Sempre se posso chiedertelo…” L’ultima frase fu aggiunta dopo che il ragazzo si fu accorto dell’espressione di terrore che era comparsa sul volto del suo padrino.
“Beh, ecco… diciamo che mi è scattato qualcosa dentro. Mi ero accorto di detestare profondamente ogni ragazzo che ci provava con lei. Poi avevo una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Cose così. Ma comunque non arrivare a conclusioni affrettate, prenditi tutto il tempo per capire quali sono i tuoi sentimenti. Adesso hai molti pensieri in testa, devi prima fare chiarezza.”
Ted annuì poi abbracciò il suo padrino, cosa che faceva di rado.
Harry sapeva bene di essere la persona che per Ted si avvicinava di più ad un padre. Probabilmente era stato molto assente nei primi anni di vita del ragazzo, preso a sistemare la sua vita e a cercare di costruirsi un futuro. Era stato solo con il suo matrimonio e con la nascita del suo primo figlio che aveva iniziato a rendersi conto di cosa volesse dire essere padre a tempo pieno.
Ted non aveva avuto una famiglia accanto, ma un mix di persone. Nessun punto fisso. Eppure Harry aveva dovuto constatare che era cresciuto bene, era una ragazzo in gamba. Probabilmente però, non aver nessun punto di riferimento fisso, a parte sua nonna, non gli aveva permesso di confidarsi con qualcuno. Ora voleva rimediare, cercare di assumere quel ruolo che adesso gli era più congeniale e che, forse, riusciva a comprendere meglio, probabilmente perché era maturato anche lui. D’altronde, un ragazzino non può crescere un bambino come un adulto. Remus gli aveva lasciato un’enorme responsabilità per la quale, all’epoca, non era pronto.
“È quella la tua ragazza?” Chiese Harry, scorgendo una figura femminile che camminava avanti e indietro dal lato opposto della strada.
Ted guardò e poi annuì. “Vuoi conoscerla?” Chiese titubante.
“No, non voglio farvi perdere ulteriore tempo.” Guardò l’orologio. “Tra poco dovrete rientrare a scuola. Se è quella giusta, avrò altre occasioni.” Scompigliò i capelli al suo figlioccio e si smaterializzò. 

 


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