Brama di potere

di Minako
(/viewuser.php?uid=3149)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rodolphus e Bellatrix ***
Capitolo 2: *** Severus Snape ***
Capitolo 3: *** Lucius e Narcissa ***



Capitolo 1
*** Rodolphus e Bellatrix ***


Titolo: Brama di potere

Dedicata: Prima di tutto alla grandissima Nachan che mi ha fatto cambiare idea sugli Slytherin… anche e resto sempre Gryffindor nell’animo *_* e poi ad Hang con cui ho avuto di modo di fare una piacevolissima chiacchierata via mail giusto l’altro giorno.

 

Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono agli aventi diritto ç__ç!!! Anche se per me sono più di Nachan =PP!!

 

 

 

01: Rodolphus e Bellatrix

 

Rodolphus Lestrange si aggirava nel salotto come un animale in trappola.

-          Vuoi smetterla di agitarti Rodolphus?- lo richiamò all’ordine la sua sposa, mentre per l’ennesima volta faceva avanti e indietro sul costoso tappeto posto di fronte al focolare.

-          Come fai a restare così calma Bellatrix? Non ti rendi conto di ciò che sta succedendo? Sei così incosciente?

La donna lo fulminò con il suo sguardo penetrante e si sistemò meglio sulla lussuosa poltrona di velluto rosso accavallando le gambe.

-          Non trattarmi come una bambina Rodolfo, perché non lo sono.

Con uno schiocco di dita richiamò l’attenzione dell’elfo domestico che stava lucidando la preziosa argenteria di famiglia e si fece versare un bicchiere di vino, poi iniziò a sorseggiarlo in tutta tranquillità.

L’uomo sentiva l’agitazione scorrergli dentro come una scossa elettrica, mentre cercava disperatamente di non ricominciare a fare avanti e indietro per non irritare la sua sposa.

La donna gli fece segno di accomodarsi sul divano e lui lo fece senza obiettare.

-          Di cosa hai paura Rodolphus?

-          Di cosa ho paura? Bellatrix! Finiremo ad Azkaban! Te ne rendi conto?

-          Ti stai forse pentendo della tua scelta?

-          Io non ho avuto possibilità di scelta!

-          Non ricominciare con questa storia!- esclamò lei scagliando il bicchiere nel fuoco che ardeva nel camino- Sei adulto e vaccinato! Hai compiuto le tue scelte come tutti!

-          Io ho fatto le scelte che hai fatto tu!

-          Nessuno ti ha obbligato!

-          Ma sei mia moglie!

-          E con questo?

L’uomo rimase in silenzio perché non sapeva come ribattere.

Aveva ragione lei, come sempre del resto, erano sposati, ma ciò non implicava che lui dovesse seguirla e sostenerla in ogni sua decisione, aveva il diritto di pensare con la sua testa… eppure sapeva di aver rinunciato al libero arbitrio nel momento stesso in cui aveva posto gli occhi su di lei.

La guardò dopo aver intrecciato le mani davanti alla faccia, quasi come in una muta preghiera.

Cosa gli era piaciuto di lei?

La sua mente ritornò ai tempi della scuola, quando per la prima volta l’aveva incontrata.

Bellatrix Black non era mai stata una ragazza che passava inosservata… tutt’altro! Era un’esibizionista!

E allora come mai si erano trovati?

Lui che era sempre stato schivo, com’era finito nella rete di quella donna così ammaliante?

Forse l’aveva stregato la profondità di quegli occhi magnetici? Oppure il profumo forte dei suoi lunghi capelli scuri come una notte senza luna? E perché non quel sorriso malizioso e sottilmente crudele?

Già, amava la sottilissima piega sadica che si formava su quel volto di donna quando il loro signore li chiamava, quando sapeva che stavano per agire.

Ma lei cosa aveva trovato in lui, che era così schivo e introverso?

Forse il sangue puro e la ricchezza della sua famiglia.

-          Che cosa ci trovi in me?

-          Come scusa?- domandò lei alzando gli occhi scurissimi verso di lui.

-          Quando ci siamo conosciuti, quando ci siamo sposati e adesso. Che cosa ti ha fatto scegliere me?- una pausa calcolata- Il sangue? I soldi? Il potere?

Lei si accomodò meglio sullo schienale e insipirò profondamente.

-          Tutte queste cose e nessuna.

-          Non è una risposta.

-          Cosa vuoi che ti dica, vengo da una famiglia nobile ed è normale che abbia considerato sia il tuo lignaggio che il tuo denaro prima di scegliere. Ma non ti ho scelto solo per questo, anche se mi piacerebbe crederlo.

Si passò voluttuosamente un mano tra i lunghi capelli corvini e per una frazione di secondo Rodolfo vide brillare all’anulare destro della moglie l’anello di fidanzamento che le aveva regalato anni prima.

-          E allora perché?

-          Tu perché mi hai scelta? Per fare un favore alla tua famiglia, alla mia o a tuo fratello?

-          A me stesso. Solo a me stesso.- disse lui, posando le mani, ancora giunte, in grembo.

Gli pareva di vederla, con gli occhi della mente, ancora ragazzina, che correva per i sotterranei dopo aver combinato qualche scherzo pesante ai Gryffindor. Poteva ancora vedere il rossore sulle sue guance di solito così accuratamente pallide e sentiva il fiato della ragazza carezzargli il collo mentre lo abbracciava.

Complicità.

Questa era al parola che aveva caratterizzato il loro rapporto fin dall’inizio.

Erano sempre stati complici in ogni cosa.

E allora com’erano finiti ai limiti della barricata?

Erano sempre dallo stesso lato, questo era innegabile, ma più lui cercava di uscirne più lei s’inoltrava in quel terreno così infido.

Non poteva lasciarla.

Non avrebbe mai potuto.

Si alzò di colpo.

-          Dobbiamo andarcene Bellatrix! Non abbiamo altre possibilità!

-          Il Lord ci proteggerà!

-          Il Lord è morto!

-          Non è vero! Lo dimostra il marchio che ancora ci segna la pelle!

-          Quello è solo il simbolo della schiavitù!

-          È simbolo del potere! E tu vuoi rinunciarci in questo modo?

-          Ma non capisco Bellatrix! Siamo andati troppo in là! Ci troveranno e ci smaschereranno! Finiremo ad Azkaban senza nemmeno un processo!

-          Non succederà.- disse lei con una calma glaciale, poi si tolse gli stivaletti col tacco e si sedette sulle proprie gambe come una bambina, il lungo abito scuro le copriva le gambe.

-          E se succedesse?

-          Io non rinnegherò le mie scelte Rodolphus! Sono scelte che ho fatto consapevolmente! E se tu hai qualcosa da rimproverarmi fallo pure! Ma io sono fedele a me stessa!

Lei era fedele a sé stesse e lui era fedele a lei.

O meglio.

Devoto.

Si abbandonò nuovamente sul divano, privato di ogni spirito combattivo.

Cosa poteva fare contro l’assoluta fedeltà di lei e la sua incolmabile brama di potere?

Niente.

Eppure non voleva arrendersi!

Si alzò di nuovo e ordinò agli elfi domestici di prendergli una valigia.

-          Parti?

-          Partiamo.- ripose lui con sicurezza.

-          Ti ho detto che non è ciò che desidero!

-          Solo per un po’, solo fino a quando non si saranno calmate le acque!

-          E se non si calmassero?

-          Allora non lo so. So soltanto che non resterò qui con le mani in mano a guardarli mentre ti portano via!

-          Sei sempre così caro… così infantilmente caro… Non riesci proprio a renderti conto che noi non abbiamo altra via che la fedeltà assoluta nel Lord Oscuro? Non abbiamo altre possibilità di salvezza.- sorrise estasiata- Lui ci comanda e ci possiede, lui conosce i nostri più oscuri segreti. È il nostro custode, non abbiamo nulla da temere.

-          Non hai visto come si è comportato con chi l’ha tradito?

-          Noi non l’abbiamo mai tradito, non abbiamo nulla da temere da lui.

-          Bellatrix… lui non si farà remore di sacrificarci o lasciarci precipitare!

-          Non ti fidi di nessuno se non di te stesso? Non ti sei fidato forse della madre che ti ha cresciuto? Non ti sei fidato di me? Perché non puoi fidarti di lui?

-          Perché lui è troppo potente!

-          Siamo nati per essere legati a lui e lui è nato per governarci, non c’è altro da dire. Siamo solo pedine su un’enorme scacchiera. Bianchi o neri. Questo è tutto ciò che ci è dato di scegliere. Credi forse che se ci fossimo schierati all’altra parte non avremmo subito perdite? Non saremmo stati scaricati al momento opportuno? Allora ti illudi! Guarda i Potter e i Longbottom! Al loro posto avremmo potuto esserci noi!

L’uomo la guardava fremente e incapace di ribattere ancora una volta.

Lei si alzò e in punta di piedi e gli accarezzò il volto sui cui iniziava ad affiorare una leggera peluria.

-          Sei così caro Rodolphus… così caro! E non sai quanto è doloroso per me infrangere le tue speranze e le tue illusioni. Vedi? Non sono io la bambina tra noi.- sorrise dolcemente- Mi chiedi perché ti ho scelto? Ti ho scelto perché sei così diverso da me. Ti ho scelto perché mi hai trattata prima come una principessa, poi come una regina. Ti ho scelto perché nessuna mano mi ha accarezzato con la tua dolcezza e i tuoi indugi. Perché quando mi specchio nei tuoi occhi mi vedo diversa. Perché tu sei diverso.- un’altra piccola ma interminabile pausa- I tuoi occhi Rodolphus… ti ho sposato per quegli occhi così limpidi che potevano salvarmi ma hanno preferito affogare con me; ti ho sposato perché amo la luce della ribalta, ma ho bisogno di una controparte.

-          Mi hai sposato solo per convenienza insomma.

-          E tu perché hai scelto me?

-          Per la vena di pazzia che scorreva nel tuo sangue blu, per i sorrisi dolci e maliziosi al contempo, per il tuo essere ogni volta una persona diversa.

-          Vedi, infondo ci siamo scelti per motivi assai simili. Io amo il tuo sentirti a disagio e fuori posto anche lì dove avresti il diritto di governare, e tu perché ogni mattina non sai con chi ti troverai a dividere la giornata. Ci amiamo perché non siamo adatti a questa vita. È per questo che anche il Lord di ha scelti, ha sentito la nostra incompiutezza e il nostro disadattamento e ci ha proposto una strada alternativa.

L’uomo strinse i pugni.

-          Non tremare amore mio, non devi temere né per me né per te. Io continuo a credere nel Lord e so che salverà le nostre anime corrotte. Dopotutto abbiamo solo lottato per un mondo diverso, in cui non dovessimo temere tribunali babbani della Santa Inquisizione o chissà quale altra diavoleria babbana. Il nostro progetto non vale forse la pena di qualche sacrificio di maghi purosangue e di babbani?

 

Avevano parlato più in quelle poche ora che da quando si erano sposati e così Rodolphus si decise a porre quel quesito che da tempo ormai gli scavava l’anima.

-          Cosa c’è successo Bellatrix? Perché ci siamo allontanati così tanto?

-          Non siamo mai così lontani da non vederci o non sentirci.- mise una mano sul suo cuore- Io ti sento Rodolphus… tu mi senti?

-          Sì…- mormorò sulle labbra di lei, poi si chinò per un lungo ed agognato bacio.

Le loro labbra si unirono e le loro anime s’intrecciarono ancora una volta per merito di quell’oscura alchimia che è l’amore.

-          Arrivano…- le sussurrò l’uomo sulle labbra.

-          Lo so.

-          Possiamo ancora scappare!

-          No…- sussurrò.

-          Ti amo Bellatrix.

-          Ti amo Rodolphus.

 

Pochi istanti dopo la pesante porta di mogano della Lestrange Manor cadeva al suolo, mentre una moltitudine di maghi con le bacchette sguainate, li circondava.

-          Rodolphus Lestrange! Bellatrix Black Lestrange! Siete accusati di essere in combutta con Lord Voldemort!

Istintivamente l’uomo cinse la moglie con le proprie braccia, quasi a volerla proteggere da quella volgare marmaglia che li guardava con occhi accusatori.

Che cosa ne sapevano loro? Come potevano permettersi di giudicare?

Gli uomini li separarono con la forza e, mentre veniva portata via, Bellatrix proruppe in una risata che poco aveva di umano.

-          È pazza! È pazza!- era la voce che circolava tra gli uomini e le donne presenti.

Rodolphus chinò il capo, sconfitto.

Non aveva saputo proteggere la donna che amava.

 

***

 

Non si rividero più fino al processo, ma fu solo una perdita di tempo.

Bellatrix non fece che confermare la sua assoluta fedeltà a quell’uomo che li aveva abbandonati e Rodolphus rimase al suo fianco, come sempre era stato da quando si erano conosciuti, poi furono mandati ad Azkban.

Ogni ora di ogni giorno il pensiero di lui correva a lei, ed in un angolo del suo cuore lui si domandava se lei facesse lo stesso.

Non aveva risposte, mentre si trascinava da un giorno all’altro in attesa di qualcosa.

Di qualsiasi cosa.

 

E quel qualcosa arrivò.

Con un rumore sordo la porta della cella si abbatté al suolo e Rodolphus uscì lentamente dalla sua cella, lo sguardo che vagava sulle altre forme scure che sembravano risorgere dalle tenebre della morte.

-          Rodolphus.- lo chiamò una voce ben conosciuta- Vedi che è tornato a salvarci?

Lui sorrise alla donna che amava. Era ancora bellissima nonostante i capelli scarmigliati e il vestito consumato.

Le prese le mani scheletriche e per un attimo l’anello di matrimonio e quello di fidanzamento rischiarono di cadere da quelle dita così magre e scheletriche, ma la donna li trattenne saldamente, così come aveva saputo trattenere l’uomo.

-          Andiamo! Il nostro Signore ci chiama.

Lui fece un segno d’assenso e s’incamminò dietro gli altri DeathEathers che, per la prima volta dopo anni, assaporavano nuovamente il sapore della libertà.

-          Bellatrix…- lei si voltò- Ti amo e ti ho sempre amata.

-          Lo so Rodolphus, lo so.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Severus Snape ***


CHAP2: Severus Snape

CHAP2: Severus Snape

 

Appena avevano varcato le porte di Azkaban, in quella fuga così precipitosa, si erano diretti tutti verso il luogo dove il loro signore dimorava.

-          Siamo tornati a te mio Lord…- mormorò Bellatrix in prima fila, chinandosi di fronte all’uomo dalla carnagione pallida.

-          Siete stati fedeli…- mormorò l’uomo, il viso ancora nascosto  nell’ombra.

-          Fino alla morte…- fu la risposta convinta della donna, poi prese la mano dell’uomo tra le sue e la baciò in segno di rispetto e sottomissione.

-          Sono molto orgoglioso di voi, miei fedelissimi.- disse lui con voce sepolcrale- E sono lieto di vedere che anche i meno fedeli hanno risposto al mio richiamo…

Così dicendo l’uomo focalizzò la sua attenzione sui Deatheathers che, al contrario dei fuggiaschi, dimostravano un colorito sano e un aspetto ben curato.

Lucius Malfoy si mosse con un moto di stizza.

-          Vi siamo fedeli mio Lord…

-          Mi avete rinnegato!- esclamò con rabbia il Lord, e tutti i presenti si strinsero il braccio marchiato al petto, a causa del subitaneo dolore.

-          In questo modo abbiamo potuto controllare tutto…- cercò di rispondere Malfoy, stringendosi ancora il braccio al petto.

Così com’era arrivato il dolore cessò.

Il Lord Oscuro fissò i suoi occhi di brace in quelli di ghiaccio di Malfoy.

-          Voglio crederti Lucius… perché se non ti credessi perderei un buon DeathEather…. Ma tu prederesti molto di più…- sibilò l’uomo minaccioso, poi il suo sguardo si posò su un uomo avvolto in un lungo abito scuro.

-          Dimmi Severus… come procede il tuo lavoro da spia?

-          Bene mio Signore. Sono ancora Professore di Hogwarts e ho modo di tenere sottocontrollo la scuola.

-          Ottimo lavoro… davvero un ottimo lavoro…

Un uomo coi capelli radi e biondastri, che pareva terrorizzato anche dalla propria ombra, si avvicinò quasi strisciando al Lord.

-          Mio signore…

-          Dimmi Wormtail.

-          Harry Potter… Harry Potter è ancora ad Hogwarts…

-          Lo so Wormtail! Le tue informazioni sono irrilevanti… come sempre!- aggiunse con cattiveria- Un giorno o l’altro mi libererò definitivamente di te…

L’uomo si chinò maggiormente e  non osò più alzare lo sguardo.

Rodolphus Lestrange era in piedi in un angolo, appoggiato allo stipite della porta e osservava con distacco tutti quegli uomini che si affaccendavano intorno al Lord…

Il Lord Oscuro…

-          Non vieni a rinnovarmi la tua fedeltà Rodolphus?- domandò con arguzia il Lord.

Senza rispondere l’uomo si fece avanti e si chinò, prima di baciare la mano al suo signore, imitando la moglie.

-          Non mi sembri molto convinto Rodolphus… sei forse pentito?

-          No mio signore…

-          E allora cosa c’è?

-          È la libertà mio Lord… non ricordavo più com’era- “e non lo ricordo ancora” aggiunse tra sé e sé.

L’uomo non lo degnò più di attenzione e si concentrò sui lunghi capelli scarmigliati della donna di lui.

Lucius Malfoy guardò con disprezzo la cognata che si concedeva al loro Lord. Lui non avrebbe mai permesso a sua moglie una simile insubordinazione!

Eppure il cognato sembrava non darci nemmeno peso.

Picchiettò leggermente il bastone col pomo d’argento al suolo.

-          Cosa desideri da noi mio signore? Hai qualche compito da affidarci?

-          Nulla per ora. Andate…

-          Ma.. dove possiamo andare?- domandò uno degli evasi con il terrore negli occhi.

-          A me non importa.- fu la secca risposta che ottenne, mentre il Lord continuava a carezzare il viso della Lestrange con voluttuosità- E ora tutti fuori!

 

Bellatrix era ancora abbandonata ai piedi del suo Signore.

-          Mi sei sempre stata fedele Bellatrix?

-          Sempre.

-          E cosa desideri in cambio da me?

-          Nulla. È un onore poter servila mio signore.

-          Allora esaudirò il tuo più recondito desiderio…

L’uomo prese il volto della donna tra due dita e lo avvicinò al suo, poi la baciò con prepotenza, imponendo il suo controllo anche in quel bacio.

Lei sussultò al tocco di quelle labbra gelide che già una volta avevano visto da vicino l’aldilà e si lasciò dominare completamente da quell’uomo.

Il suo modo di baciare era così diverso da quello del suo sposo… ed era così differente il legame che c’era tra loro!

Se con il marito aveva sempre basato tutto sulla complicità, con il suo signore era tutto un gioco di poteri.

Lei era in suo potere, lui aveva il potere di possederla e di ucciderla e lei amava il potere! Lo aveva sempre amato! Fin dall’infanzia!

Come amava imporsi sui cugini e sulla sorella minore!

Bramava il potere!

Non c’erano altre parole!

Era una falena disposta a scottarsi pur di toccare la luce… era un moderno Icaro!

Si abbandonò tra le sue braccia, mentre l’uomo realizzava le sue più oscure fantasie.

Per un attimo il suo pensiero andò al marito, che probabilmente era lì fuori ad ascoltare, e s’impose di trattenere i mugolii di piacere. Ma il suo impegno durò poco, prima di capitolare ancora tra le braccia dell’Oscuro Signore.

 

***

 

Rodolphus si accese le quarta sigaretta in pochi minuti, i rimasugli delle altre facevano bella mostra di sé in terra, mezze consumate e col filtro tutto mordicchiato.

-          Non si comporta come una signora.- gli sussurrò il cognato all’orecchio.

-          Che vuoi farci, è in astinenza da quattordici anni.- rispose l’uomo prendendo una profonda boccata di fumo.

-          Io non premetterei a mia moglie di comportarsi in questo modo!

-          Vuoi dire che ti opporresti al nostro signore Lucius?

-          Questo mai.

-          E allora non parlare di cose che non sai! Tu non conosci me e tanto meno Bella!

-          Come vuoi, cognato.- e mise una certa enfasi con la voce sull’ultima parola.

-          La tua prole come sta? Credo che Narcissa ancora ringrazi il cielo perché è bionda!

-          La mia prole sta benissimo e non accetto certe insinuazioni da parte tua!

-          Non ti scaldare… cognato.

L’uomo lo guardò con astio, ma Rodolphus non ci fece nemmeno caso e si accese un’altra sigaretta.

-          E tu Severus? Che ci racconti?

-          Non ho niente da raccontarvi.- rispose asciutto l’uomo.

-          Che cosa ci fai ancora qui? Non dovresti tornare dai tuoi studenti?

-          Aspetto il permesso del mio Signore… e non credo sarà una cosa lunga.

L’uomo dimostrò d’aver ragione quando, pochi istanti dopo, la porta si riaprì e la donna uscì carezzandosi le labbra gonfie.

-          Andiamo…- mormorò al marito, e lui la seguì senza proferire parola, troppa era la gelosia che covava, non poteva aprire bocca, non in presenza del loro signore.

-          Mio Signore…- mormorò il professore di Pozioni- Avete qualche compito specifico da affidarmi?

-          Nessun compito speciale per te Severus, continua pure il tuo lavoro.

L’uomo annuì e si smaterializzò.

 

***

Pochi attimi dopo Severus Piton era di nuovo nel proprio ufficio, nei sotterranei di Hogwarts.

L’Oscuro Signore era davvero tornato e questo non poteva significare altro che guai.

Si sedette su una vecchia poltrona di velluto e si versò qualcosa di forte e lo trangugiò tutto d’un colpo.

Ora che dieci DeathEathers erano in fuga, Hogwarts sarebbe stato ancora un luogo sicuro?

Non poteva permettere che ai suoi studenti capitasse qualcosa di spiacevole… nemmeno a Potter.

Potter.

Lo odiava.

Era lui la causa dei suoi errori!

Se non fosse stato per quel giovane presuntuoso ed egocentrico, che lo prendeva sempre in giro ai tempi della scuola,  lui non sarebbe finito nella cerchia di Voldemort!

Voldemort… e pensare che era un mezzosangue… mentre lui, Severus Snape, mago da generazioni, era un servo.

Non era assurdo?

Si ricordava ancora il giorno in cui aveva accettato di divenire un servo dell’Oscuro Signore.

Che sciocco era stato!

Era sicuro che se si fosse schierato con lui sarebbe diventato potente, o almeno abbastanza da far scomparire quel ghigno dal volto di James Potter!

E invece aveva finito per bruciare la sua vita dedicandosi allo spionaggio.

Che ironia della sorte, lui che aveva scelto quella via per non correre più rischi, ora si trovava a vivere sul filo del rasoio facendo il doppio giochista.

Era decisamente ironico.

Se solo James Potter non fosse esistito!

Se solo lui non fosse stato così debole da lasciarsi influenzare da Malfoy!

Se solo non fosse stato così bravo da attirare l’attenzione del Lord Oscuro!

Ma coi se non sarebbe andato da nessuna parte.

Sentì bussare alla porta e la piccola copia di James entrò nel suo studio.

-          È in ritardo signor Potter.

Avrebbe dovuto insegnarli l’Occlutomanzia, cosicché almeno lui potesse difendersi dal Lord.

Certo, non amava Harry Potter, troppo somigliante al padre, ma era pur sempre un suo studente e non avrebbe mai permesso che uno dei suoi studenti finisse nelle grinfie del Lord, non lui che ben sapeva di cosa quell’uomo fosse capace!

 

***

La lezione non era durata che un’ora, ma era sicuro che a Potter fosse sembrata interminabile.

Con un gesto del capo lo congedò e tornò a sedersi alla sua scrivania.

Ingenuo e stolto.

Non c’erano altre parole per descrivere sé stesso.

Come aveva potuto abboccare in quel modo?

Ancora ricordava il ribrezzo per le torture che i suoi compagni si divertivano ad infliggere, ogni volta che chiudeva gli occhi li rivedeva… i Potter, i Longbottom e molti, troppi altri visi si sommavano ai loro!

Com’era stato ingenuo!

Ed ora giocava col fuoco.

Se Lord Voldemort avesse scoperto che razza di doppiogiochista fosse l’avrebbe fatto eliminare in pochi istanti…

Chissà se si sarebbe preso egli stesso la briga di sistemarlo? Si domandò divertito. Poi chinò il capo, ancora immerso nel corso dei propri pensieri.

-          Professore?- lo chiamò una voce e solo allora si riscosse.

-          Che cosa c’è signor Malfoy?

-          Dovrebbe venire un attimo… nei corridoi si sta scatenando il finimondo!

Uscì di corsa dal suo ufficio e per poco un enorme drago argentato non lo investì.

-          Che diavolo?- domandò a bassa voce, ma fu sufficiente la risata argentina degli studenti e le urla della Umbridge a fargli capire che era uno scherzo dei ragazzi. Probabilmente dei due Weasley!

Sapeva che avrebbe dovuto arrabbiarsi, mettere fine a quel fracasso e tornare nel suo studio… eppure era così divertente vedere la Umbridge che si dimenava nel tentativo di “sedare quella rivolta multicolore”!

Un leggerissimo sorriso gli increspò le labbra, dopodiché si diresse di nuovo verso il suo ufficio, mentre il piccolo Malfoy lo guarda stralunato.

-          La nostra nuova Preside se la caverà.- sentenziò sarcastico e gli volse di nuovo le spalle.

Draco Malfoy… probabilmente la cosa più bella che Lucius avesse mai fatto!

Severus aveva sempre avuto un debole per quel ragazzo, ma non perché fosse figlio di suo padre (nonostante la stima quasi incrollabile che aveva provato nei confronti di quell’uomo), ma soprattutto perché era un ragazzo dolcissimo e delicatissimo e non lo sapeva.

La sua educazione aveva sempre avuto come punto focale la disperata ricerca del potere e questo lui, Severus Snape, lo aveva visto con i suoi occhi.

Non odiava Lucius. No. Non lo aveva mia odiato. Eppure gli si stringeva il cuore al ricordo di quel tenero fagottino biondo che zampettava per casa avvolto in uno dei suoi vestitini principeschi.

Ricordava benissimo la purezza di quello sguardo. Mai si era sentito così sporco e corrotto!

Probabilmente Lucius aveva provato la stessa gradevole sensazione, e da quel giorno l’educazione del rampollo della famiglia Malfoy era molto mutata e quello sguardo puro come l’acqua si era tramutato in uno specchio di ghiaccio.

Tale e quale a suo padre.

Tale e quale a sua madre.

Aveva sofferto nell’accorgersi di quella trasformazione, lenta ma irreversibile, e si era odiato per non aver potuto mettervi fine!

Eppure ora, in un certo senso, il destino gli stava dando una seconda opportunità, e lui era deciso a non sprecarla! Certo, Draco era oramai un ragazzino viziato, ma lui non gli avrebbe fatto mancare nulla… l’avrebbe trattato come il principino che era stato! E non per quegli occhi di ghiaccio! Non per quel profilo aguzzo! Non per la ricchezza della sua famiglia, né per il suo nome! Ma solo perché era un bambino a cui era stata rubata l’infanzia nel tentativo di farlo crescere troppo in fretta.

 

***

 

Quella notte il professor Snape, il capo della casa degli Slytherin, non riusciva proprio a prendere sonno quella notte.

Il suo sguardo vagava sugli scaffali ricolmi di pozioni, sulla scrivania piena di compiti da correggere e sull’armadio mezzo aperto.

Per un attimo gli balenò in mente l’idea di prepararsi una pozione per il sonno, ma la scacciò con un gesto infastidito.

Se l’avesse presa non sarebbe più stato lucido e lui voleva restare lucido! La lucidità e l’ingegno erano ben più che indispensabili nella situazione in cui si trovava.

Si alzò di malavoglia, indossò il lungo mantello scuro, controllò d’avere la bacchetta a portata di mano ed uscì.

 

Non sapeva dove stava andando, le sue gambe lo condussero prima fuori dal suo ufficio, poi fuori dai sotterranei, fuori dal castello ed infine fuori da Hogwarts.

 

Camminava trascinando i piedi, una leggerissima nuvoletta di polvere si alzava ad ogni suo passo mentre lui si dirigeva verso il nulla.

Il vento lo schiaffeggiava divertito, mentre percorreva le strade di Hogsmade, dalle vetrine le facce dei suoi compagni evasi ghignavano malefici.

Si fermò, come chiamato da una forza invisibile e si ritrovò a fissare il proprio riflesso in una vetrina.

L’abito scuro ondeggiava in maniera minacciosa e gli occhi scuri e penetranti avevano assunto un’espressione severa.

Quello che lui guardava era un uomo ferito e pericolosamente sull’orlo del tracollo.

La sua coscienza gridava, costretta dentro quel corpo che non le era più appartenuto da quando lui aveva deciso di marchiarlo con il simbolo della schiavitù.

Sì guardò ancora una volta nel luccichio sinistro della vetrina, poi tornò sui propri passi.

Non avrebbe ceduto, non quella sera.

 

 

 

 

Nachan: Nachyyyyyy *_________________*!!! Sono io che ti ringrazio tantissimo per le tue stupende fics che mi hanno fatto rivalutare di molto questi personaggi!!! Spero che la fic continuerà a picerti ^.- Un bacio!!!

Llada: Dai.. alla 1000000esima recensione ti regalo una maglietta autografata da me =PP!!! Scherzo! Grazie mille per il commento^^ Spero che le mie storie continuino a piacerti ^______-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lucius e Narcissa ***


CHAP 3: Lucius e Narcissa

CHAP 3: Lucius e Narcissa

 

Severus non era più uscito da quella notte, il Lord non lo aveva più chiamato, eppure sapeva che stava architettando qualcosa!

La piuma grattò segnando l’ennesimo errore in un tema che di certo non avrebbe preso Accettabile, erano più i segni rossi dell’uomo delle scritte in nero del ragazzo!

Un sorrisetto sadico si dipinse sulle labbra dell’uomo, mentre sperava che l’autore del tema fosse Potter.

Non lo vedeva da giorni, se non a lezione.

Non lo avrebbe mai perdonato per aver guardato i suoi ricordi più intimi e imbarazzanti!

Quel maledetto ragazzino!

Eppure lo preoccupava il sogno che il ragazzo faceva con ricorrenza, il corridoio buio del Ministero.

E lo preoccupava ancora di più il fatto che il suo signore non lo avesse convocato!

Che non si fidasse più di lui?

Alzò lo sguardo quando sentì un live bussare, ma non rispose.

-          L’etichetta esige che si risponda avanti, Severus.- disse un uomo biondo che era entrato senza attendere la risposta.

-          Sai che non amo essere disturbato e nessuno di quei ragazzini si permetterebbe mai di varcare la soglia del mio ufficio se io non rispondo.

-          Immagino sia un metodo molto funzionale.- disse l’uomo avvicinandosi incuriosito alle ampolle sulla scaffalatura accanto alla porta.

-          Cosa ti porta qui, Luscius?- domandò il moro, ricominciando a correggere i compiti nel tentativo di nascondere l’ansia per quella visita inattesa.

-          Niente… non posso passare a salutare un amico?- domandò mostrando i denti bianchissimi.

-          Non tu.

Sbuffò.

-          Con te non c’è gusto Severus!- si lamentò, poi si accomodò sulla sedia davanti alla scrivania e accavallò le gambe.

L’altro si limitò ad alzare un sopracciglio continuando a leggere le pergamene che i suoi studenti gli avevano consegnato l’ora prima.

-          Ti ricordi quando correvamo qui per ogni piccola cosa? Dal nostro professore? Già allora eri il più brillante di noi… tutti sapevamo che avresti fatto grandi cose.

-          Già, essere un professore di pozioni è un compito molto ambito.- commentò ironico, senza alzare lo sguardo nemmeno stavolta.

-          Sai cosa intendo…- e così dicendo si passò la mano sull’avambraccio in modo esplicito.

-          Hai notizie da darmi?- domandò il moro lasciando finalmente cadere la penna e concentrando la sua attenzione sul biondo.

-          No, voglio solo rassicurarti.. il Lord non si è scordato di te! Solo… non vuole che tu ti esponga troppo, me lo ha detto proprio oggi.- poi abbassò il tono di voce- Con Dumbledore in giro non è prudente… potrebbe estorcerti molto.- disse con fare cospiratore, poi si alzò- Ora devo andare. Salutami la Umbridge, non ho avuto il piacere di incontrarla…- disse con un sorriso leggermente sadico e poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo e si diresse verso casa, il cielo si stava già scurendo.

 

Con un moto di stizza Lucius Malfoy bevve in un solo sorso l’ennesimo bicchiere di vino, rivedere il Lord lo aveva scosso molto.

-          Non sta bene bere in quel modo, Lucius.- lo rimproverò seccamente la moglie, seduta davanti a lui all’altro capo del lungo tavolo di vetro.

-          Non m’importa.

Gli occhi della donna si strinsero minacciosamente per un istante, poi riprese il solito atteggiamento noncurante.

-          Notizie?

-          Lui la cerca… me non ha ancora trovato un modo per ottenerla… forse il giovane Potter…

-          Potter? Vuole servirsi di Potter?- domandò mentre tagliava con le posate d’argento una fetta del costoso arrosto.

-          Sì. Basta, non ho più fame.- numerosi elfi domestici apparirono da tutte le parti e furono veloci nello sparecchiare la tavola, ancora piena di prelibatezze

-          Non credo che sarà lieto di aiutare la nostra causa.- riprese la donna, accostando la forchetta alla bocca e dischiudendola con eleganza.

-          Sai che ha metodi molto persuasivi…

-          Già, persuasivi è la parola più adatta.- mormorò la donna, poi fece sparecchiare anche il suo piatto.

Lucius si fece versare un altro bicchiere di vino e lo tenne tra le mani, agitando con un gesto circolare la coppa di cristallo purissimo decorata con intarsi d’oro. Poi l’alzò e scrutò la figura della moglie attraverso il vetro smerigliato e il liquido rubino.

Quando l’aveva sposata aveva giurato di non farle mancare niente, ed era certo di essere stato fedele alla promessa.

Sua moglie era una donna stupenda, in tutto e per tutto.

Non solo condividevano le stesse idee e le stesse aspirazioni, ma lei era la sua musa!

Osservò con occhio critico la pelle bianchissima e levigata, dove c’era solo l’accenno di una piccola ruga lì, accanto agli occhi, frutto di quei continui sorrisi di circostanza, poi iniziò a sorseggiare con classe il suo vino.

La donna sorrise compiaciuta e gli si avvicinò.

Aveva sempre adorato il modo di fare di quell’uomo! Amava la grazia con cui camminava, sempre fiero di sé, e la faceva impazzire l’ingegnosità delle sue provocazioni!

Quanto avrebbe voluto che il loro unico figlio avesse ereditato tutto ciò!

Invece Draco era sempre stato così candido…

-          A cosa pensi?- le domandò l’uomo carezzandole una guancia col dorso delle dita.

-          A nostro figlio…

-          Il mio erede…

La donna chinò il volto con fare colpevole e l’uomo si allarmò.

-          Non è forse… il mio… erede?

-          Ma certo che è tuo! Come può anche solo sfiorarti la mente un simile dubbio?!- esclamò lei ergendosi in tutta la sua altezza, paonazza in volto dalla rabbia.

-          E allora perché chini il capo? Mi hai concesso la cosa più bella che un uomo potesse desiderare… dopo aver desiderato di possedere te.- mormorò l’uomo con malizia, poi scostò la sedia dal tavolo e la donna gli si sedette in grembo.

Quanto tempo era che non stavano così? Abbracciati a far nulla?

La donna con eleganza si sfilò il lungo spillone d’argento dai capelli, e una morbida massa di lucenti capelli biondi le cascò mollemente sulle spalle.

Lui tuffo la testa nei suoi capelli e insilerò il suo profumo.

C’era stato un tempo in cui aveva temuto di perderla… di perderla per sempre!

Ricordava con un’angoscia terribile il giorno dell’arresto dei cognati.

Le prese una ciocca di capelli tra le dita e li attorcigliò divertito.

-          Lucius… cosa ti preoccupa?

-          Lui è tornato Narcissa… e si aspetta fedeltà come e più di prima.

-          E noi gliela daremo.- mormorò lei prendendo il viso dell’uomo tra le sue morbide e pallide mani.

-          Non posso perderti Narcissa.

-          E non mi perderai… non mi perderai mai… perché io sono parte di te e tu sei parte di me.- fece una pausa guardando la brace che ardeva nel camino, rossa e luminosa- E poi c’è Draco, la nostra unione compiuta.

-          Draco…- mormorò l’uomo.

-          Non è come credevamo sarebbe stato, vero?

-          No… lui è…

-          Diverso.

-          Già… è diverso.

-          Ma non è un male, vero amore mio?

Lui la scrutò con quegli occhi insensibili e ripensò alla prima volta che aveva stretto a sé suo figlio.

Ricordava il lenzuolo con i bordi di pizzo bianco che lo avvolgevano.

Ricordava la luce rossa che filtrava dalla persiane semiabbassate.

Ma soprattutto ricordava il visetto paffuto e curioso, le manine piccole e tenere e i piedini morbidissimi.

Ricordava Narcissa che glielo porgeva, stanca ma soddisfatta, e poi quella presa…

Come lo ricordava bene quell’istante! L’istante in cui suo figlio, articolando suoni incomprensibili, gli aveva stretto il dito con i suoi pugnetti.

Allora credeva ancora di poter essere felice!

Finché il Lord li proteggeva né lui né la sua famiglia avrebbero dovuto subire l’umiliazione o la fame, sarebbero stati un élite per sempre!

E poi, quando, pochi mesi dopo, il Lord era caduto, con lui si erano infrante tutte le sicurezze di Malfoy!

Eppure era stato abile a barcamenarsi in quella situazione così delicata, si era dimostrato scaltro e astuto, e così lui, la moglie, e il loro piccolo non avevano subito perdite né in denaro né in prestigio sociale.

Certo, il fatto che la sorella e il cugino di sua moglie fossero entrambi ad Azkaban aveva rischiato di compromettere la già delicata situazione, eppure ne era uscito vincente!

Ricordava con una vena di malinconia la felicità di quei giorni tranquilli, passati in casa con la moglie e il figlio, evitando accuratamente di dar adito a nuove accuse infamanti… o veritiere che fossero!

Per qualche mese aveva pensato di vivere così per sempre, in una boccia di purissimo cristallo, come gli occhi di suo figlio.

Non importava se il marchio Nero ancora gli deturpava la pelle al di sotto del tessuto scuro degli abiti, non era di alcun rilievo il fatto che le sue mani si fossero più volte sporcate di sangue! Ora c’era Draco, e Draco avrebbe lavato e purificato le loro colpe.

Poi, una mattina, si era svegliato, e aveva capito che non sarebbe mai stato libero dalla sua schiavitù.

Aveva svegliato la moglie con delicatezza e lei si era agitata leggermente nel dormiveglia prima di arrendersi e volgere i suoi occhi chiarissimi verso il marito.

-          Lui non ci libererà mai.- le aveva sussurrato.

Lei aveva annuito impercettibilmente e si era messa a sedere tra le coperte, la camicia da notte di seta blu che aderiva morbidamente alle sue curve.

-          Non pensarci… ora c’è Draco… dobbiamo pensare solo a lui!

-          Lui lo vorrà con sé… cosa dobbiamo fare?

-          Vuoi che anche lui…

-          No!- la interruppe lui- Non lo vorrei mai! Non per lui!

-          E allora che intendi fare?- aveva domandato lei con una nota di preoccupazione nella voce.

-          Voglio che nostro figlio sia forte… voglio che sia preparato a ciò in cui potrebbe incorrere e voglio che decida con la sua testa.

-          Non vuoi dirgli dei nostri errori?

-          Non parlare di errori, Narcissa! Non palarne mai!

La donna aveva annuito con un gesto meccanico e da allora avevano cominciato ad istruire Draco su tutto ciò che sapevano, senza mai far trapelare la loro angoscia né la loro premura.

Erano solo dei genitori esigenti, o almeno questo era ciò che si sforzavano di credere e di far credere.

 

Narcissa guardò il marito, ancora profondamente immerso nei suoi ricordi, e gli carezzò dolcemente un braccio.

-          Lucius?- lo chiamò per attirare la sua attenzione.

-          Sì?

-          Il Lord… come vuole costringere Potter a prendere ciò che è al Ministero?- domandò, cercando di cambiare argomento.

-          Vuole influenzarlo ad andare da solo al Ministero a vedere coi suoi occhi cosa contiene.

-          Dici che funzionerà?

L’uomo guardò l’oscurità che imperversava al di fuori del Malfoy Manor e strinse maggiormente a sé la sua sposa.

-          Credo di sì…- sussurrò- E se funzionerà ci chiederà la prova della nostra fedeltà…

-          Ma non puoi! Lavori al Ministero! Potrebbero scoprirti e tutti i nostri sogni andrebbero in fumo!

-          I miei sogni sono andati in fumo nel momento in cui ti ho sposata… perché tu sei il mio unico, grande sogno.

La donna lo strinse al suo petto come un bambino.

-          Non esporti troppo amore mio.- sussurrò, consapevole che l’uomo stava facendo la scelta migliore- E cerca di non farti riconoscere…

-          In quel gruppo di reietti? Sarà difficile, non sanno neanche più dove stanno di casa le buone maniere loro!

La donna sorrise, scoprendo per un attimo la fila di denti bianchissimi, poi si chinò e bacio il marito sul collo, con passione.

-          Ehi.. non vorrai lasciarmi il segno?- disse lui divertito da tanta veemenza.

-          Voglio che tu abbia il mio marchio e che sia chiaro a tutti che,prima di tutto, sei mio.- sentenziò la donna continuando imperterrita il suo lavoro.

L’uomo sorrise, carezzandole i capelli.

Erano stai giovani e ingenui anche loro, avevano commesso degli errori come tutti e ora stavano scontando la loro pena.

Il potere era ciò che Lucius aveva sempre cercato per la sua famiglia, il potere dava ricchezza, il potere dava stabilità, il potere dava la felicità.

Forse sull’ultimo punto si era voluto ingannare da solo.

Prese tra le mani il viso della sua sposa e vi depositò un casto bacio.

-          Domani devo andare al lavoro…-le disse dispiaciuto e lei si alzò.

 

***

 

Narcissa Black Malofy guardava con malcelato disprezzo Krecker, il vecchio elfo domestico di sua zia.

Era un essere orrendo e malconcio, avvolto in un abitino consunto e sporco, che  aveva l’irritante abitudine di parlare da solo!

Eppure, proprio grazie a questa abitudine, lei era riuscita ad estrargli notizie importanti per il Lord, quali il profondo attaccamento che si era instaurato tra suo cugino e l’odiato Potter.

Squadrò l’essere con superiorità e quello mugugnò, felice come non lo era dai tempi in cui viveva con la padrona, il padrone e il signorino.

Chiaramente con il signorino intendeva Regulus Black, il fratello minore di Sirius.

Le labbra della donna si tesero leggermente al ricordo di quel nome, e un velo di tristezza le appannò gli occhi mentre ripensava alla precoce morte del cugino, ma ora doveva solo pensare allo scopo del Lord e pregare affinché tutto andasse bene.

Lucius Malfoy rientrò proprio mentre quello che un tempo era stato un elfo domestico, lasciava la sua lussuosa villa.

-          Novità?

La donna chinò il capo.

-          Sì.

Sapeva che ora il Lord avrebbe architettato qualcosa e che il suo sposo sarebbe di nuovo stato in pericolo.

-          Verrò con te!- esclamò di colpo.

-          Non scherzare! Non puoi!

-          Ma…!

-          Draco! È ancora minorenne! Se mi dovesse accadere qualcosa ci sarai tu a proteggerlo!

-          Lucius! Non abbiamo saputo proteggerlo in quindici anni!- protestò lei.

-          È il momento di cominciare, non trovi?

Lo sguardo ammaliante di lui si perse in quello burrascoso di lei e poco dopo erano entrambi seduti sul divano, stringendosi la mano.

-          Quando chiamerà tu…

-          Risponderò.

-          E poi…

-          E poi non so..

 

***

 

Proprio quando Narcissa si era convinta che il pericolo fosse stato scampato, Lucius sbiancò e si strinse il braccio al petto.

-          Lui! È lui!

-          Sì… ci chiama!

La donna lo guardò con il terrore negli occhi, temeva che non l’avrebbe più rivisto.

-          A presto…- mormorò lui prima di smaterializzarsi in camera propria, prendere il mantello, e smaterializzarsi di nuovo.

-          Lucius…- mormò la donna, ma il suo mormorio si perse nella grande e costosa casa.

Come sembrava vuota e fredda senza di lui.

 

 

 

Fine

 

Prima di tutto grazie a tutti coloro che hanno letto la mia fic *^_______^*.. ma un grazie ancora più grosso va a coloro che l’hanno commentata ^^
I commenti non solo fanno sempre piacere, ma aiutano a migliorare ^^
E ora le risposte singole *^_______^*

 

Llada: Sono contenta che la fic continui a piacerti.. e che tu stia rivalutando Severus^^, spero che lo stesso valga per la famiglia Malfoy =PP!!! Un bacione e grazie mille ^^

 

Hang: Sono felicissima che questa fic ti piaccia a tu l’abbia trovata originale^^ Ho cercato di dare la mia visione delle motivazioni che ogni personaggio ha avuto per compiere le sue scelte.. spero solo di non essermi discostata troppo dai personaggi originali della Rowling ç___ç!! Un bacio e grazie per il commento ^^ Sappi che il tuo parere è sempre accettato di buon grado ^_________-

 

Nachan: Nachyyy!!! Non hai neanche idea di quanto mi facciano piacere le tue parole ç_____ç /Mina si commuove ç___ç snif..
Per quanto riguarda Draco voglio sperare che dietro l’educazione rigida e repressiva che gli hanno fornito ci sia stato il desiderio recondito di fargli provare odio o disprezzo per quel tipo di vita… ma forse sono io che mi faccio troppi viaggi mentali sniffando the alla vaniglia ^^”

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=42927