A causa del mio migliore amico

di Youko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 05 ***
Capitolo 6: *** extra 01 ***
Capitolo 7: *** 06 ***
Capitolo 8: *** 07 ***
Capitolo 9: *** 08 ***
Capitolo 10: *** Extra 02 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


a causa del mio migliore amico 01 Questa è la prima fan fiction che scrivo, dopo averci riflettuto a lungo ho deciso di creare questa storia per portare avanti la campagna “non abbandonare un personaggio secondario, anche loro hanno un’anima”. Se leggo o vedo un anime/manga state pur certi che io mi innamorerò perdutamente del personaggio che o muore dopo tre puntate oppure dice in totale tre battute e appare per sole 4 vignette, NON è GIUSTO. In slum dunk il mio preferito è Yohei Mito quindi questa fanfic riguarda principalmente lui, spero di far felice qualche altra amante del teppista riflessivo XD
I personaggi non sono miei ecc…, è completa ma ne posterò un capitolo a settimana per completare le correzioni, tenete a mente che è ambientata nel secondo anno( quindi il proseguo del manga/anime) ho seguito il calendario scolastico giapponese (aprile-marzo).
NOTA: riposto il primo capitolo, dopo un’estenuante lotta con l’html ( perdonatemi ma è la prima volta che uso questo programma) ne ho approfittato per sistemare come dai suggerimenti avuti ( vi ringrazio tantissimo ^^) spero che risulti più leggibile.

A causa del mio migliore amico


1

-Ehi Tensai …  allora? – domandò Noma con aria interrogativa stampata in faccia
-Eh?- Sakuragi non aveva ascoltato una sola parola, troppo preso a seguire i propri pensieri si era estraniato dalle chiacchiere del guntai
- Ho detto – ripetè il ragazzo con uno sbuffo – se sei dei nostri sabato, solito giro in sala giochi e poi a bere qualcosa -
- Ah certo – rispose con la sua solita risata travolgente – il tensai vi farà l’onore di poter stare in sua compagnia - mentre Takamiya , Noma  e Okusu rispondevano per le rime a questa sua uscita, Mito puntò lo sguardo sul suo migliore amico domandandosi che cosa gli stesse succedendo in quel periodo.
Da quando il nuovo anno scolastico era iniziato sentiva che qualcosa stava turbando l’animo di Hanamichi, troppo spesso lo sorprendeva con un aria corrucciata soprapensiero, per non parlare del fatto che spesso e volentieri l’amico accampava scuse per non pranzare insieme o addirittura evitava di uscire con loro preferendo rimanere a casa o , come sempre più di frequente accadeva, rintanarsi al campetto da basket nel parco vicino a giocare in solitudine.
Lo conosceva troppo bene per non intuire che qualcosa di grave lo stesse preoccupando.  Il suono della campanella decretò la fine della pausa pranzo, mentre il guntai li salutava per ritornare nelle loro classi Hanamichi e Yohei  s’incamminarono per far ritorno nella loro. Erano stati fortunati quel semestre avrebbero diviso la stessa aula, anche se la gioia del Tensai era stata un po’ rabbuiata alla scoperta che anche Rukawa sarebbe stato loro compagno
- Hana – ne richiamò l’attenzione il moro – dopo gli allenamenti ti aspetto così facciamo la strada di casa insieme -  lo informò tranquillo della sua decisione
– ok Yo- si arrese l’altro con un sorriso allegro, conosceva bene quell’espressione e la determinazione di quello sguardo, Mito aveva capito che qualcosa non andava e visto che lui non si decideva a parlargliene stava passando al contrattacco. Si preannunciava un lungo e sofferto ritorno a casa quel giorno, non che la preoccupazione dell’amico non gli facesse piacere tutt’altro, lui per primo avrebbe voluto confidarsi con lui. Conosceva Yohei da quando qualche anno prima si era trasferito nel suo quartiere ed erano subito andati d’accordo, non era solo il suo migliore amico era un fratello per lui e proprio per questo loro legame questa volta non poteva raccontargli nulla di quanto gli stava capitando, principalmente perché proprio lui ancora non aveva capito che diamine gli stava succedendo. L’unica cosa certa era che da quando aveva capito che la sua dolce Harukina cara mai e poi mai in questo universo l’avrebbe corrisposto , aveva iniziato a passare le notti insonni mentre una strana angoscia mista ad inquietudine lo assaliva sempre più spesso , chiunque  lo avrebbe ricondotto al fatto che avesse il cuore spezzato, ma in realtà questo stato d’animo era scaturito proprio quando aveva compreso che a lui in effetti non gliene importava niente. Era stata proprio la presa di coscienza che andasse dietro alla sorella di Akagi più per abitudine , come un riflesso incondizionato, che per un reale interesse a gettarlo nello sconforto totale, in realtà era stato il secondo pensiero che aveva formulato a lasciarlo perplesso e confuso a interrogarsi su quanto sentiva realmente.
-do’hao - Sakuragi  rivolse lo sguardo a Rukawa, che come il resto della classe si stava avviando all’uscita, perso com’era non si era neanche accorto che le lezioni erano terminate – baka Kitsune che ti credi che il tensai si fosse addormentato?- gli urlò sbrigandosi a riporre le proprie cose e a inseguirlo nei corridoi per dirigersi, verso la palestra, strepitando e chiarendo che quella narcolettica era la volpe.


Yohei Mito osservava l’ennesima rissa in campo , scaturita proprio dall’amico tra questi e Rukawa e sedata solo dall’intervento del ventaglio di Ayako, senza il consueto sorriso che solitamente una situazione del genere avrebbe causato. Aspettò pazientemente che gli allenamenti si concludessero e quando Myagi  che quell’anno era subentrato nel ruolo di capitano aveva concesso, magnanimamente a suo dire, a tutti di fermarsi per quel giorno, attese all’esterno della palestra l’arrivo dell’amico e così venti minuti dopo si ritrovavano uno di fianco all’altro a varcare il cancello della scuola diretti a casa.
Mito ascoltava in silenzio le chiacchiere allegre e le risate dell’altro, loquace e spensierato come sempre quando a un certo punto si bloccò fermandosi e costringendo anche l’amico a fare altrettanto
– non credi che sia ora di finirla ? – esordì guardandolo dritto negli occhi
- ma di che diamine parli Yo?-
- Hana credi davvero che non abbia capito che c’è qualcosa che ti preoccupa? Lo sai che con me puoi parlare no?- lo esortò a sbottonarsi , Sakuragi per tutta risposta scoppiò in una sonora risata
– Yohei non so che ti sei messo in testa ma guarda che il tensai non ha altro in mente se non vincere il campionato – e un nuovo scroscio di risa a seguire , si bloccò quando udì le nuove parole di Mito
– non capisco proprio perché tu non voglia confidarti con me – ammise con un sospiro iniziando a camminare nuovamente, si fermò solo quando gli arrivò accanto e puntando gli occhi in quelli dell’altro continuò – eppure mi sembra di averti dimostrato più di una volta che puoi contare su di me –
“lo so Yo” pensò Hanamichi colpito dalle parole e dal tono dell’amico ma continuò a rassicurarlo confermandogli che non aveva nulla e che fosse tutto frutto della sua fantasia
– sai che non ti forzerei mai a confidarti con me se non vuoi , però ricordarti che io ci sono sempre – e facendo un gesto di saluto con la mano  procedette svoltando a destra lasciando l’amico ancora fermo dove si trovava. Sakuragi aspettò che l’altro non fosse più in vista per far scomparire il sorriso e l’aria allegra che per la prima volta nella sua vita aveva dovuto costruire per non impensierire oltre l’altro  “ sapevo che non avrei potuto fingere troppo a lungo con te Yo, riesci sempre a leggermi dentro. Perdonami amico mio ma come posso dirti quello che nemmeno io capisco?” pensò prima di avviarsi per la sua strada.

*********************

Il resto della settimana passò tranquillamente, beh più o meno , visto che Sakuragi ormai dormiva si e no tre ore a notte e questo non solo iniziava a causargli problemi di ricettività a scuola, più di una volta era stato ripreso dai professori perché continuava a sbadigliare in classe oppure dovevano ripetergli più volte una domanda prima che lui riuscisse a rispondere , ma anche in campo non era più energico e vitale come prima ,cosa per cui si era meritato le sgridate di un malefico tappo, che sentiva forse un po’ troppo la responsabilità affidatagli da Akagi , e per cui più di una volta gli allenamenti si erano alternati fra i continui battibecchi dei due.
Alla fine tra alti e bassi il fine settimana era giunto e così anche l’uscita con il guntai al completo, cosa che non avveniva da un paio di mesi . Il numero dieci dello shohoku  però, benché avesse cercato di essere l’anima della serata, non era riuscito completamente ad accantonare i pensieri che ormai da tempo avevano iniziato ad assillarlo, così dopo aver trascorso due ore a giocare a pachinko il gruppo ora si trovava seduto a un tavolino a bere birra in uno dei soliti locali che frequentavano spesso.
Hana stava bevendo in silenzio sorridendo o scoppiando a ridere per questa o quella battuta dei ragazzi ma spesso Mito, che tra l’altro era il più taciturno di tutti quella sera, aveva visto il suo sguardo estraniarsi come sovente capitava  - che ne dite andiamo a mangiare qualcosa?- propose Takamiya
-ancora?? – tuonarono in coro Noma e Okusu dato che l’amico non solo aveva cenato a casa prima di uscire ma si era anche fermato a un distributore
- per me no ragazzi è ora che torni a casa – esordì Hanamichi lasciando tutti stupiti
– ma oggi è sabato e non sono neanche le dieci – gli fece notare infatti Noma
- lo so, ma domani io e altri della squadra abbiamo promesso ad Akagi e Kogure d’incontrarci al campetto sulla spiaggia per una partitella – si giustificò
- Ah ecco … - esordì Okusu scambiandosi una eloquente occhiata con gli altri, vedere il loro capo appassionarsi a quello sport non gli era mai dispiaciuto, ma in quegli ultimi mesi avevano notato che Sakuragi  tendeva a preferire la compagnia dei compagni di squadra alla loro e visto che dopo due mesi finalmente il grande Tensai si era deciso a uscire di nuovo con loro, il fatto che ora dovesse far ritorno a casa così presto per gli impegni del giorno dopo decisamente non gli andava molto giù
– Hana sicuro che sia solo questo il motivo?- cercò d’indagare Takamiya
- certo che altro motivo potrebbe esserci ?– scattò subito sulla difensiva il rosso a cui sentirsi sotto esame non piaceva per nulla
- è che ultimamente sei un po’ diciamo – continuò l’altro non sapendo bene che parola usare,  più che altro non volendo scatenare una reazione violenta da parte di Sakuragi e quindi evitare di ritornare a casa con un bernoccolo in fronte
- assente o almeno con noi – gli venne incontro Noma al quale evidentemente le testate del Tensai mancavano molto  - all’inizio pensavamo che fossi giù di corda per via dell’Akagi – continuò imperterrito
– in effetti ricevere il cinquantesimo due di picche non è piacevole – valutò Okusu
- volete cinquanta testate dal Tensai per caso?- s’inalberò il rosso che era un po’ suscettibile su quell’argomento
-No vorrei solo capire se ce l’hai con noi o cosa – dichiarò Noma
- ma che cavolo dici? ti sei rincretinito del tutto?-
- dico che per passare una serata con noi dobbiamo trascinarti a forza mentre per correre dietro a una palla con i tuoi amichetti in pantaloncini corti, hai sempre tempo – sputò  tutto d’un fiato il biondino
- è perché io faccio qualcosa a differenza vostra- scattò adirato Hana – e poi che c’entra che hanno i pantaloncini corti?-  chiese senza logica sbattendo i pugni sul tavolo
- allora avevamo ragione – scattò a sua volta Noma – è con noi che hai dei problemi –
-non ho nessun problema- urlò furioso scattando in piedi e facendo cadere la sedia a terra e rovesciando il bicchiere di birra sul tavolo, attirandosi così gli sguardi dei clienti del locale – che accidenti vi prende a voi vorrei sapere – continuò ancora più adirato – non ho nessun problema capito nessuno, sono il tensai io mettetevelo in testa, sono sempre io non è cambiato niente , niente- urlò ancora prima di dirigersi a passò di marcia all’uscita, Mito seguito dagli altri gli corse dietro cercando di richiamarlo e capire che cosa gli fosse preso, certo i ragazzi avevano esagerato, però era anche vero che si erano giustamente sentiti messi da parte e volevano solo una spiegazione. All’ennesimo richiamo Hanamichi si voltò ancora furente verso di loro – sapete che vi dico?Andate al diavolo- urlò lasciandoli sbigottiti in mezzo alla strada a fissarlo mentre si allontanava incavolato nero  - ma che diamine gli prende si può sapere?- chiese Okusu perplesso da quella sfuriata – certo che anche voi due però – intervenne Takamiya  - ricordargli che è stato scaricato 50 volte-
- prima d’ora non è mai stato un problema l’abbiamo sempre preso in giro per il fatto che sia uno sfigato con le donne – gli ricordò l’altro
- beh penso che ormai sia chiaro a tutti no – fece Noma alquanto indispettito da quella discussione – ormai il Tensai  non vuole più avere niente a che fare con noi –
- non essere così tragico – ne frenò le conclusioni il biondo
– che altro volete per capirlo? – continuò ancora il liceale coi baffi ficcandosi le mani in tasca con rabbia
– l’avevamo già capito l’anno scorso, da quando si è appassionato al basket non è più stata la stessa cosa, ormai l’armata Sakuragi è morta, deceduta, finita, estinta –
- si abbiamo capito- intervenne Mito a frenare l’amico in versione dizionario dei sinonimi
- comunque Noma ha ragione – intervenne Okusu – credevamo fosse depresso per via di Haruko ma agli allenamenti è sempre il solito Hana , certo un po’ più scorbutico e attaccabrighe visto che non fa altro che picchiarsi con Rukawa -  anche Yohei aveva notato come l’amico cercasse sempre il minimo pretesto per azzuffarsi con l’altro e anche lui aveva creduto inizialmente che il motivo fosse riconducibile all’antipatia che il rosso provava per il giocatore, in quanto da sempre unico e grande amore della manager .
Ma da quando Haruko si era messa insieme ad un suo compagno di classe , motivo per cui Hanamichi aveva capito che non aveva speranze su quel fronte, dopo che la ragazza gli aveva non solo detto che stava frequentando qualcuno ma anche che per lei Hana sarebbe stato sempre e solo un amico, non se ne spiegava il comportamento.  Certo l’amico non aveva mai fatto mistero dei suoi sentimenti per la ragazza, come del resto era successo per le precedenti 49, ed era proprio perché lo conosceva bene che sapeva che il fatto non poteva averlo scosso più di tanto, proprio perché lui aveva sempre saputo che in realtà non ne era innamorato .
No Hana si stava isolando da loro, da lui e quando il suo migliore amico si comportava così c’era un’unica spiegazione possibile, il motivo del suo disagio era serio ma finché quella testa matta non si apriva non sapeva come aiutarlo sospirò pesantemente, in più ora ci si mettevano anche questi altri tre idioti in vena bellica a complicargli la vita  - non so quale sia il problema – ammise ottenendo l’attenzione del guntai
– non ne vuole parlare neanche con me –
- oh cavolo allora è grave- ammise Takamiya  mentre gli altri due si dicevano d’accordo, non solo perché i due fossero grandi amici ma conoscevano bene quanto per Hanamichi contassero le opinioni del ragazzo.
– in un certo senso si comporta come quando morì suo padre – ricordò Noma – neanche allora voleva parlare con nessuno  vuoi prenderlo di nuovi a pugni Yo?- domandò rivolto al ragazzo, ricordando che dopo mesi l’unico modo per far reagire il rosso e farlo sfogare era stata proprio una rissa avuta con il suo migliore amico  – non lo so non credo otterrei qualche risultato, allora aveva bisogno di un modo per buttar fuori la rabbia e la frustrazione – ammise – in un certo senso è quello che fa con il basket gioca finché non si sfinisce, ma a quanto pare non risolve un granché –
- Beh comunque sia io non lo vado di certo a cercare, ci ha mandato al diavolo quindi finché non si scusa io non gli parlo – esordì Noma avviandosi per ritornare dentro il locale, Mito sospirò pesantemente per l’ennesima volta quella sera avviandosi dietro ai tre, sapendo di doversi sorbire come minimo un paio d’ore delle loro lamentele.


Quando arrivò a casa Hanamichi era ancora scuro in volto, si ritrovò da solo ,visto che sua madre sarebbe rientrata tardi avendo alcune colleghe di lavoro organizzato una piccola serata fra donne. Decise di cambiarsi e andare al campetto nel parco per sfogarsi nell’unico modo che in quei giorni gli era stato utile, ossia tirare a canestro , mentre finiva di infilarsi la tuta però capì che non avrebbe risolto nulla non era arrabbiato non più almeno , dopo i primi minuti di conversazione un’altra sensazione ne aveva preso il posto gettandolo in uno stato di confusione totale , la paura.
Era quella la sensazione che gli stava stringendo lo stomaco da quando era uscito dal locale e la causa principale per cui aveva reagito in quel modo , possibile che se ne fossero accorti? Si domandava incessantemente da quando le parole pantaloncini corti erano saltate fuori, sprofondò nel letto chiudendo gli occhi e cercando di capire che diamine gli stesse capitando, anche se la risposta che gli saltava in testa  come logica soluzione veniva subito scacciata con un “ non può succedere a me , impossibile, ma perché proprio a me?”


Mito decise di passare per il parco, dopo due ore abbondanti di lamentele, sproloqui e birra consumata da quei tre deficienti che si ritrovava come amici, decise di averne avuto abbastanza, così aveva salutato tutti e si era diretto sulla via di casa. Però prima voleva passare per il campetto da basket, sperava che Hanamichi si trovasse lì magari più calmo e che forse questa volta gli avrebbe parlato, ovviamente era una vana speranza e quando lo vide vuoto si rassegnò ad andare a letto, però un rumore attrasse la sua attenzione, sembrava che qualcuno stesse prendendo a calci il distributore poco più avanti.
Poteva anche essere l’amico ancora arrabbiato così decise di andare a dare un’occhiata, percorse il viale principale e quando fu in vista della macchina in effetti vide un ragazzo, per altro vagamente familiare forse un suo compagno di scuola rifletté, che la stava prendendo a calci rivolgendole epiteti non proprio affettuosi. Stava per girare e tornarsene indietro quando vide il ragazzo in questione tirare un cazzotto alla distributrice di bibite, cosa di nessuna utilità se non quella di farsi male e infatti lo vide massaggiarsi le nocche doloranti, ciò che colpì la sua attenzione fu che lo aveva riconosciuto e non era un suo compagno di scuola, tutt’altro frequentava il Ryonan ed era un componente della squadra di basket .
Lo aveva visto più di una volta l’anno precedente dato che aveva seguito tutte le partite di Sakuragi, si domandò che ci facesse da quelle parti visto che dubitava abitasse in quel quartiere e che ogni mattina, con spirito di sacrificio degno solo di un martire, attraversasse l’intera città per frequentare l’altro istituto. In più  stava piangendo, aveva visto chiaramente le lacrime che gli scendevano sulle guance e dubitava che il motivo potesse essere la mano dolorante o la frustrazione di non aver avuto la lattina. Lo  seguì con lo sguardo, lo vide allontanarsi e sedersi a una panchina poco distante, aveva appoggiato le braccia sulle ginocchia e teneva il capo chino non vi era un lamento ne un movimento delle spalle scosse dai singhiozzi, eppure Yohei era certo che stesse piangendo.
Con un sospiro maledicendo la sua natura da crocerossina si avviò alla macchinetta, come aveva supposto una lattina di the anche se acquistata era rimasta incastrata, più di una volta quell’aggeggio infernale si era bloccato, ma sia lui che gli amici avevano scoperto il trucco per ottenere ciò per cui avevano pagato, così dando  un ‘occhiata veloce alla panchina prese una monetina dalla tasca, il senpai non si era ancora accorto della sua presenza, acquistò una seconda bevanda e sia la prima che la successiva vennero prelevate con successo . Si avviò verso l’altro ragazzo e come aveva previsto solo quando la sua mano che gli porgeva la bibita entrò nel suo campo visivo, Koshino alzò il viso stupito guardandolo , durò solo una frazione di secondo poi  ricordandosi dello stato in cui era  Hiroaki raddrizzò la schiena asciugandosi veloce le lacrime con la manica della maglia – A volte s’inceppa -  esordì Mito spezzando il silenzio, gli mise la lattina in mano e come nulla fosse si sedette anche lui aprendo la sua e bevendo tranquillo.
Il senpai  lo fissò incerto e perplesso sul da farsi quando lo vide voltarsi nella sua direzione distolse lo sguardo fissandolo testardamente sulla bibita.
Ora una persona comune in una situazione simile avrebbe agito in due modi, uno chiedergli direttamente il motivo del suo stato d’animo e accettarne le conseguenze oppure vedendo che l’altro non gradiva intavolare nessun tipo di discussione si sarebbe alzata e si sarebbe diretta per la sua strada, ma Yohei Mito non era una persona comune lo sapeva bene altrimenti non sarebbe mai potuto diventare il miglior amico di quella testa matta di Sakuragi   - Oggi ho avuto una giornata schifosa – esordì con calma guardando il cielo – stamani sono andato al negozio di video giochi, doveva essere messo in vendita l’ultimo numero di un gioco che aspettavo da un anno e che mi dice il tizio quando arrivo? Che a causa di problemi con il distributore arriverà solo fra un mese, beh poco male almeno l’ho ordinato, poi mi si è spezzata la chiave dentro il lucchetto della catena del motorino ovviamente chiusa intorno alla ruota. Non ti dico un’ora buona a convincere il ferramenta  più vicino a darmi in prestito una sega, praticamente ho passato l’intera giornata a liberarlo per tornare a casa  e per finire, stasera ho litigato col mio migliore amico -  con la coda dell’occhio vide il ragazzo alzare la testa di scatto e fissarlo -  veramente non è che ci ho litigato io, ha fatto tutto da solo – chiarì, diede una lunga sorsata aspettando in silenzio
– perché avete litigato?- s’informò l’altro, che a dire il vero sulle prime voleva dirgli che diamine poteva fregargliene a lui della giornata del cavolo che aveva avuto e quindi di starsene zitto, ma visto che non era in vena di litigare aveva preferito rimanere in silenzio sperando che si scocciasse e se ne andasse, poi la situazione era cambiata con quella notizia
- di preciso non l’ho capito bene – ammise – è strano da un po’ di tempo, gli altri miei amici gliel’hanno fatto notare si sta allontanando dalla vecchia compagnia, in fondo credo sia normale, quando si cresce si hanno altri interessi e ognuno prende la propria strada -  rimasero in silenzio a lungo
– anche io ho litigato col mio migliore amico – esordì d’un tratto Koshino - più precisamente è il mio unico amico – continuò in un sussurro ma che l’altro udì perfettamente, aspettò in silenzio che continuasse, non voleva imporgli domande a cui forse non avrebbe voluto rispondere, aveva iniziato a parlargli per primo della sua giornata proprio per metterlo a suo agio – la colpa è stata mia ho iniziato a trattarlo male, non che in genere sia molto diverso solo che questa volta ho detto davvero delle cose orribili,volevo ferirlo perciò ho tirato fuori tutto quello che sapevo gli avrebbe fatto male – le dita strinsero la lamiera sottile della lattina con foga – sono una persona orribile – una constatazione semplice e lineare
- quando si è incavolati spesso capita – fece Mito non per consolarlo ma perché ne era convinto
- volevo farlo star male e ci sono riuscito e ora non posso più tornare indietro, non che cambierebbe poi molto comunque l’avevo già perso –
“Sendo”  pensò Yohei se non ricordava male aveva sentito dire che Koshino era il suo migliore amico quindi si stava riferendo a lui
– Vi conoscete da molto ?- s’informò
- dalle elementari –
- all’ora vedrai che vi chiarirete un amicizia non si perde per qualche parola cattiva -  lo sentì ridere e si voltò a guardarlo perplesso
– si vede che non mi conosci – esordì Hiroaki, ignaro che lo avesse riconosciuto convinto invece di essere un totale estraneo come lo era per lui l’altro – se sapessi quello che dicono di me non ti saresti neanche avvicinato -  Mito accennò un sorriso lo aveva visto giocare molte partite non lo conosceva direttamente era vero, però aveva sentito le parole che si era scambiato più di una volta con Hana. A quanto sembrava aveva un bel caratterino, però dato che quella era una serata strana e soprattutto l’aveva visto prima piangere e ora ridere non gli disse nulla – cos’è sei un teppista per caso?- gli domandò invece
- no quello no, però ho un pessimo carattere anche se qualche cazzotto lo tiro anch’io ogni tanto – dichiarò ripensando che l’unico ad averne fatto le spese era sempre e solo Akira, si decise ad aprire la bibita  - per questo mi evitano tutti, non che la cosa mi dispiaccia –
Su quello Yohei aveva i suoi dubbi ma li tenne per se  - Beh io non sono il tipo che si spaventa facilmente –  “anche perché sono io il teppista fra i due” pensò Mito - e comunque mi piace farmi un opinione propria delle persone e non basandomi su quello che si dice in giro –
Hiroaki lo guardò di nuovo per un istante prima di dire  - comunque non credo che faremo pace –
- da tempo al tempo – gli consigliò, in fondo era quello che sperava anche lui con Hanamichi  - hai detto che tutti ti stanno alla larga ma lui no, non mi sembra il tipo che si faccia impressionare per qualche parola di troppo altrimenti non avrebbe retto fino ad ora, no?- gli fece notare, Koshino rimase perplesso per un po’
– ora ha qualcun altro però – esordì con una tristezza che colpì Yohei, intuì ci fosse molto di più sotto che una semplice litigata, non finì neanche di formulare quel pensiero che vide scorrere nuove lacrime  - ho sempre pensato che almeno lui sarebbe rimasto per sempre, ha sempre avuto un sacco di storie ma niente di serio sai quelle che durano una settimana al massimo, ora è diverso è davvero preso  e io non lo sopporto così oggi quando mi ha dato buca per andare da lui sono scattato -  “lui” pensò distrattamente Mito  - gli ho detto che il suo ragazzo è peggio di lui, che appena si stancherà di scoparci lo mollerà e che non venisse a piangere da me, perché è quello che si merita visto che è un idiota bravo solo a letto ma per il resto è una nullità -  “ragazzo?” pensò ancora  - non che lo pensi davvero, però lui ha sempre avuto paura che la gente lo giudicasse solo per il suo aspetto visto che è un bel ragazzo, uno con cui passare una bella notte ma fuori dalle lenzuola niente –
- glielo hai detto perché sapevi di ferirlo – concluse Yohei
-  gli ho fatto male lo avevo capito benissimo ma non ho ritrattato, mi ha detto che lo avevo deluso, allora abbiamo litigato di brutto ci siamo buttati addosso un sacco di cattiveria, ma tu guarda che scemo non capisco che diavolo mi prende stasera –finì il proprio sfogo Hiroaki asciugandosi il volto con un gesto rabbioso
“hai detto che nessuno ti si avvicina questo mi fa dedurre che lui sia l’unico a farlo, in più hai detto che prima d’ora non era mai stato seriamente innamorato, hai avvertito il pericolo, hai avuto paura di perderlo e hai agito istintivamente” pensò Yohei  - hai detto che l’hai ferito – fece –  quindi vedrai che prima o poi vi chiarirete, magari se iniziassi ad essere un po’ più sincero le cose andrebbero meglio –
- che vuoi dire ? – gli chiese guardandolo poco convinto
- di ammettere  che hai paura di perderlo –
- questa è una cretinata come se a me importasse –
- se non fosse così non staresti qui a piangere ti pare?-  gli rivolse un sorriso
- tu non mi conosci –
- è vero non ti conosco – ammise Mito
- è facile parlare con te – fece Koshino dopo molto rompendo il lungo silenzio che era venuto  a crearsi
- perché con gli estranei è più semplice, tutto qui – convenne Mito.
L’altro ragazzo non ne era del tutto convinto non era mai stato un tipo molto propenso ad aprirsi con nessuno neanche con Akira , chissà forse quella sera  lo doveva alla particolarità della situazione, in realtà più di una volta Yohei aveva pensato che avrebbe fatto successo come confessore, visto che non solo Hana ma anche i ragazzi del guntai se avevano qualche problema andavano a parlargliene volentieri l’unico intoppo era che lui era buddista e non cristiano, sorrise alzandosi e stiracchiandosi  - casa mia è qui vicino vieni prendo il motorino e ti accompagno,non abiti in zona vero? – domandò intuendo già la risposta
- No – ammise Koshino  perplesso
– lo sospettavo dato che mi sembrava di averti visto giocare nella squadra di Basket del Ryonan-  continuò avviandosi seguito dall’altro che ora era stupito – ho seguito qualche partita – ammise – giochi anche quest’anno?-
- si ma non c’è bisogno che mi accompagni prendo il treno – disse imbarazzato che l’altro lo conoscesse se pur di vista  -  ma sai che ore sono?- gli domandò di rimando, Hiroaki guardò l’orologio prima di esclamare ad alta voce  – porca miseria ma è l’una -   Yohei rise di gusto soprattutto quando lo vide lanciargli un’occhiataccia, gli fece cenno di seguirlo, dopo poco arrivarono nel condominio dove abitava. Dopo avergli detto di aspettarlo in strada andò a prendere il suo fedele mezzo di trasporto, visto che non voleva svegliare nessuno dei condomini lo spinse a mano fino a raggiungere l’altro e non gli passò inosservata la sua faccia e la frase che gli rivolse una volta giunto – sicuro che funzioni?-
- ovvio- esclamò era vero che l’aspetto non era il massimo ma aveva cambiato personalmente tutti i pezzi
– malfidato – fece subito dopo con un sorriso, si accomodò in sella aspettando che l’altro salisse, ma dallo strano modo in cui stava fissando lo scooter gli sorse un dubbio – sei mai salito su un motorino?- non servì che gli rispondesse quando lo vide arrossire un poco, gli indicò dove mettere i piedi e gli suggerì di tenersi a lui, dato che non si fidava a farlo tenere al sellino – mi raccomando rimani fermo se mi fai perdere l’equilibrio cadiamo – finì di dire prima di avviare il motore
- preferisco andare a piedi -  gli arrivò alle orecchie un attimo prima di partire.
Giunsero in breve tempo, data l’ora non c’era quasi nessuno per strada, in più Yohei aveva usato qualche scorciatoia, Koshino lo fece fermare all’inizio di una via residenziale  dato che casa sua era poco più avanti e poteva arrivarci a piedi  - beh allora … grazie – fece questo una volta sceso, ringraziando il cielo di essere ancora vivo dopo essere salito su quel mezzo poco affidabile e visto come correva l’altro – figurati allora ci si vede ciao – esclamò mettendo in moto e partendo.
Hiro rimase a fissarlo sparire – cavolo non gli ho neanche chiesto il nome – sussurrò, aveva parlato per più di un ora con l’altro e non si erano neanche presentati non che pensasse di rivederlo, visto che frequentavano scuole e distretti differenti, però gli sarebbe piaciuto sapere come si chiamava.

*******************

Erano passate due settimane da quando Sakuragi aveva discusso con il Guntai, perfino Kogure il giorno dopo aveva intuito che gli fosse  successo qualcosa dato il suo malumore e le occhiaie segno che non aveva dormito affatto.
Mitsui e Myagi lo avevano preso in giro immaginando avesse fatto le ore piccole con i suoi amici, ma quando la settimana dopo nessuno di loro si era presentato in palestra ad assisterlo ai suoi allenamenti avevano iniziato a sospettare qualcosa, perfino Rukawa aveva capito che il do’hao doveva aver litigato con Mito e gli altri, seppur il primo continuava a salutarlo ogni giorno Hanamichi non ricambiava affatto mentre gli altri tre appena lo incrociavano in corridoio facevano finta di niente, decisamente anomalo.
Per non parlare che era diventato una vera e propria impresa fargli il minimo appunto, scattava per un nonnulla specialmente con la volpe, in più dava scarsi risultati in campo e in vista della prima partita, sebbene amichevole,  Myagi  si stava esaurendo
- secondo voi che può essere capitato al rosso?- s’informò quel mercoledì pomeriggio Mitsui, avvicinandosi a un isterico Ryota e ad Ayako – non ne ho la minima idea però è deconcentrato, si perde dietro passaggi semplici per non parlare del fatto che sia meno … vitale si è il termine esatto – riassunse la manager osservando il numero dieci esercitarsi in dei tiri a canestro,  dei quali non ne imbroccava uno per giunta
- me lo sta facendo apposta – esplose il neo capitano – ce l’ha con me ne sono sicuro – gli altri due decisero di ignorare i suoi deliri e ripresero a parlare fra loro lasciando che l’altro borbottasse fra se le sue manie di persecuzione
– Mito e gli altri sono ormai due settimane che non si fanno vedere – constatò ancora la ragazza – in più sembra che abbiano litigato ho notato alcuni comportamenti freddini fra loro, ho provato a parlarne con Sakuragi ma oltre che ridere declamando che il tensai  anche quest’anno farà vincere lo Shohoku di più non ho ottenuto – riferì
- domani provo a parlarne con Mito – prese la sua decisione il tiratore da tre avviandosi a centro campo per completare l’allenamento.
Come promesso aveva intercettato il teppista fuori dal corridoio della propria aula, prima che si avviasse a raggiungere a pranzo gli amici Mitsui  lo prese per un braccio dicendogli che doveva parlargli, cosa che stupì e insospettì di gran lunga Yohei, ma che comunque accettò di seguirlo, si appartarono in un angolo del corridoio ormai quasi del tutto deserto.
I due non avevano mai scambiato molte parole se non qualche saluto quando la banda Sakuragi faceva la sua apparizione in palestra, per questo non sapeva bene come affrontare il discorso Hisashi ma dato che anche l’andamento della squadra ne stava risentendo non si fece troppi scrupoli e andò dritto al punto.
- proverò a parlare con Hana – promise Mito, più che altro preoccupato che stesse dando scarsi risultati anche nel Basket, segno che qualsiasi problema lo angosciasse non lo avesse ancora risolto ma anzi il suo stato d’animo sembrava peggiorare  - come hai potuto capire non siamo proprio in buoni rapporti in questo periodo –
- si lo avevo intuito, senti il rosso è sempre stata una testa calda ma in campo ci sa fare e sarebbe un peccato se sprecasse l’opportunità  per dimostrarlo anche quest’anno, non ti dico che rischia il posto di titolare ma se continua così accadrà proprio questo – a Mitsui vennero in mente brutti ricordi che scacciò subito non volendo ripensarci  - quindi vedete di risolvere la faccenda io, Ayako,Ryota  abbiamo provato a parlargli perfino Rukawa, ed è tutto dire, ma con noi il rosso non si sbottona. Ma è chiaro che sta così perché è successo qualcosa fra voi vedete di risolverla alla svelta – terminò in tono minaccioso
- ho capito – fece Mito prima di andarsene, quindi nessuno di loro aveva notato lo strano comportamento di Hanamichi, se non ora attribuendolo ai rapporti tesi fra lui e il guntai, rifletté ancora mentre si avviava.


Quando quella sera Hanamichi fece ritorno a casa oltre a sua madre che l’aspettava, rientrata poco prima di lui, vi trovò anche il suo migliore amico. Senza far capire nulla al genitore si avviò nella sua stanza seguito dall’altro – che vuoi?- lo apostrofò chiudendo la porta
- sapere che succede , e non accetto un và tutto bene come risposta – il numero dieci dello Shohoku poggiò il borsone a terra poi con un enorme sospiro alla fine disse – non posso Yo, per favore non chiedermi niente –
- Hana mi stai facendo preoccupare ma che succede?-
- è una faccenda che devo risolvere io per piacere – fu interrotto dalla voce della madre che lo avvertiva che stava uscendo a fare la spesa
 – Yohei rimani a cena?- chiese la donna che si stava infilando le scarpe nel corridoio
- con piacere signora – esordì il ragazzo prima che l’amico potesse dire di no, quando sentirono la porta di casa chiudersi  riprese il discorso  - si può sapere in che guaio ti sei cacciato?-
- ma in nessuno Yo –
- allora parlamene –
- non  posso  maledizione, lo capisci? – esclamò mentre si sedeva a terra  tenendosi la testa fra le mani
- ok facciamo così io faccio le domande e tu rispondi solo si o no – concordò Mito  ottenendo il suo sguardo 
- Kami Yo non siamo mica ragazzini dell’asilo –
- avrei i miei dubbi –sussurrò  prima di porre la prima domanda – per caso c’entra qualche banda di teppisti?-  al suo cenno di diniego proseguì  – sei indebitato con qualcuno?-
- certo che no- sospirò per l’assurdità della situazione – Yo ti prego lascia –
- no che non lascio stare – alzò la voce l’altro – tu lasceresti stare se fossi al mio posto? – Hanamichi non rispose, non lo avrebbe fatto lo sapevano entrambi  - sei il mio migliore amico e so che hai un problema, ma non vuoi parlarmene, ok Hana se non ti fidi di me lo posso accettare ma con qualcuno devi parlarne, hai visto in che stato ti sei ridotto? Da quant’è che non dormi ? Perfino in campo fai pena, Mitsui è venuto a chiedermi di parlarti –
- che cosa? – s’inalbero subito il numero dieci
– rischi il posto in squadra Hana, sei deconcentrato non so che diamine ti passa per la testa ma è certo che con qualcuno devi sfogarti se non sono io allora-
- Dannazione Yo, se non ce la faccio a dirlo a te non posso farlo con nessun altro – scattò l’altro
- Hana io sono qui forza parlamene –
- non posso Yo io… non mi capisco più e non voglio che …  lascia stare ti prego –
- kami, Hana non sarai finito in qualche giro di droga? –
- che cavolo dici Yo non le prendo quelle schifezze –
- allora che succede hai ammazzato qualcuno?-
- peggio –
- peggio? Che diamine hai fatto?-  si stava preoccupando oltre ogni dire
- io credo di …. Insomma … forse …. Ma è impossibile …. Cioè io-
- quando e perché non ce li metti?-
- Cavolo Yo, sto cercando di dirti che forse sono gay e tu mi prendi in giro?-  il silenzio più totale scese nella stanza ,Hanamichi osservò atterrito il suo ex migliore amico guardarlo fissò senza avere alcuna reazione apparente – Yo?- lo chiamò esitante sicuro che da un momento all’altro Mito sarebbe esploso insultandolo pesantemente, infatti lo fece ma non per il motivo che credeva lui
- e tu saresti il tensai? Degli idioti anzi sei il re degli imbecilli e questo lo ritieni peggio di ammazzare una persona? Mi hai fatto stare in ansia mesi per questo?-
- ehi  per me è una cosa grave va bene? Sono andato dietro a 50 ragazze, 50 Yo e poi sono un teppista non è possibile non posso esserlo se qualcuno lo sapesse sarei finito, a mia madre prenderebbe un colpo, Kami-    - Hana sei un do’hao  ha ragione Rukawa-
-  che c’entra quella volpe malefica adesso eh ? io non l’ho nominata capito, la odio chiaro?-
Yohei fissò il suo migliore amico prima di scattare in piedi – non ci posso credere Rukawa tu-  non finì la frase perché la testata dell’altro arrivò prima
- non lo pensare nemmeno capito?-
- va bene ora calmati – disse il moro massaggiandosi la fronte dolorante – si può sapere perché ti sei tenuto tutto dentro e non me ne hai parlato prima?-  Hanamichi sembrava in difficoltà ma parlò ugualmente una spiegazione gliela doveva – è che non capivo neanche io, tutt’ora non ci capisco niente, quando Haruko si è messa con quel suo compagno ho realizzato che in fondo –
- non te ne fregava niente si lo avevo capito – s’intromise Mito
- beh per me è stato un colpo più che altro perché insomma l’ho paragonata a qualcun’altro che non è una ragazza – fece evasivo – Rukawa – finì l’altro a cui ora molte cose apparivano chiare, l’incredibile inimicizia dei due, le continue sfide, risse, evidentemente Sakuragi ne era inconsciamente attratto da tempo ma ne rifiutava l’idea, era proprio vero il detto che spesso l’odio è un’altra forma di amore
- si, ma a me sono sempre piaciute le ragazze Yo, insomma potrebbe essere una fase adolescenziale non credi?- chiese speranzoso
– non so tu intanto racconta –
- mi sentivo confuso così ho iniziato a guardare tutte le ragazze della scuola, tutte quelle che mi passavano accanto per strada, qualsiasi donna di qualsiasi età e niente, in più non facevo altro che paragonarle alla kitsune  non sapevo che pensare, volevo parlartene, davvero ma ho avuto paura Yo che ti facessi schifo e allora-
- hai così poca fiducia in me Hana? Pensavi davvero che dopo tutto quello che abbiamo passato insieme in questi anni io -  non riuscì a continuare il pensiero che l’amico lo conoscesse così poco lo aveva ferito più di quel che poteva immaginare
- cavolo no Yo, io ho fiducia in te ma cerca di metterti nei miei panni se scoprissi una cosa del genere non ti prenderebbe il panico? Come dovrei dirlo a mia madre? Quella non vede l’ora che metta la testa a posto, trovi un lavoro, mi sposi e le faccia dei nipotini. Cavolo Yo ci vivi anche tu in questo mondo sai quanto è bigotta la gente, se lo venissero a sapere a scuola ad esempio o in squadra credi che rimarrebbe tutto uguale? Sai le battute che mi farebbero? E poi c’è il lato pratico della cosa insomma non posso Yo – lo vide arrossire furiosamente per quanto fosse forte, energico e vitale, pronto ad affrontare una banda di teppisti senza paura in realtà era tremendamente timido e certi argomenti lo imbarazzavano a morte
- se me ne avessi parlato prima ti avrei detto questo – iniziò Mito capendo che il suo amico aveva vissuto dei mesi d’angoscia tremendi, rinchiuso nelle sue paure senza potersi confidare con nessuno. Per quanto ci fosse rimasto male per la sua mancanza di fiducia, non era il momento di prenderla in considerazione
– primo chi ti ama Hana e questo riguarda tua madre ma anche tuo padre, perché anche se non me lo dici so che hai pensato anche a lui -  lo vide sfuggire il suo sguardo e capì di averci visto giusto – chi ti ama sarà felice se tu sarai felice e credo che preferisca saperti contento con un ragazzo che ti ama al tuo fianco, che in galera perché hai ammazzato qualcuno e questo giusto per rivedere la lista delle cose gravi –lo vide sorridere  se pur controvoglia
– lo so ma essendo un teppista sarebbe logico fare quella fine Yo –
-non siamo mai stati veri teppisti Hana, anche se ci chiamano così e non disdegniamo una bella rissa, in realtà siamo una banda buona diciamo così e poi da quando tu sei entrato in squadra non lo sei più, non solo perché ti butterebbero fuori se fossi coinvolto in qualche scazzottata è che ormai hai trovato la tua strada, cavolo Hana tua madre non è più preoccupata a morte da quando giochi a Basket, sei la sua vita, credi davvero che non ti supporterebbe? – ancora una volta Hanamichi non rispose  - e chi non ti accetta può andare a quel paese non sei mai stato il tipo di persona che si fa problemi per quel che la gente pensa di te o sbaglio? Tu sei il Tensai, e so che se qualcuno oserebbe fare qualche battuta di cattivo gusto l’ultima cosa che si ricorderebbe sarebbe la tua testata, lo so che è difficile lo posso solo immaginare ma ci sono io Hana e chi ti vuole bene, se dovessi esserlo non devi fartene ne una colpa ne buttarti giù così –
- grazie Yo – disse di slancio  trovando un po’ di forza in quelle parole, se l’amico non avesse reagito in quel modo per lui sarebbe stata dura d’affrontare come situazione ma aveva ragione lui non si sarebbe fatto abbattere, non del tutto almeno
- comunque da quel che ho capito non ne sei sicuro al cento per cento – proseguì l’amico
– non lo so Yo non ci capisco niente –
- facciamo un passo per volta prima di tutto vedi di ritornare il Tensai di sempre e di far pace con il guntai, poi vedremo di capirci qualcosa -  per Yohei la situazione era abbastanza chiara ma l’amico si rifiutava di accettarla non ancora almeno, quindi doveva agire con cautela anche perché aveva capito cosa nascondeva Hanamichi, la paura di ammettere di essere innamorato del suo peggior nemico
– mi dispiace di essermi comportato in quel modo ma avevo paura che si, insomma –
-che lo capissi e quindi hai preferito evitarci a me e il guntai, tranquillo nessun problema e vedrai Hana per quanto quei tre siano dei deficienti –
- no Yo- urlò il rosso afferrandolo per le spalle – non lo deve sapere nessuno me lo devi promettere-
- cavolo ti ricordi che parli con me? – s’indispettì alquanto, andava bene avere paura ma ora si esagerava era sempre lui Yohei Mito  -ho mantenuto fino ad oggi il segreto di come si è rotto il prezioso vaso di tua madre rammenti?-
- cavolo me l’ero scordato l’avevo rotto io facendolo cadere, ma tu mi hai retto il gioco quando le ho raccontato che era stato un gatto entrato dalla finestra aperta – Sakuragi scoppiò a ridere sentendo l’angoscia di quei mesi attenuarsi.
Non solo Mito resto a cena dall’amico ma passò anche la notte da lui, andò solo un attimo a casa a prendere la divisa e lo zaino,anche se del secondo avrebbe fatto a meno, trascorsero la notte a chiacchierare come facevano quando uno dei due restava a dormire dall’altro, quasi sempre Yohei visto che Hana aveva più spazio a disposizione.
Quella serata fu ristoratrice per il giocatore, anche se non recuperò ore di sonno aveva riacquistato serenità e fiducia che tutto si sarebbe risolto per il meglio, certo ancora sperava che fosse solo uno sbalzo ormonale, una qualche crisi adolescenziale, o magari le troppe testate date nel corso degli anni, ma iniziava anche a capire che in fondo non era questa grande tragedia anche se evitava accuratamente il tasto Rukawa.


Il giorno seguente Sakuragi s’incontrò con il  gundai al completo chiese scusa del suo comportamento,  adducendolo al fatto che sentiva la pressione di dimostrare alla squadra e a se stesso di saper raggiungere dei risultati ancora migliori quell’anno, dato che ormai non si poteva più definire a digiuno del basket.
Se i ragazzi crebbero a quella scialba scusa oppure no non lo capirono, infatti quei tre erano più intelligenti di quel che sembrava, comunque visto che si era scusato  ed era tornato il solito di sempre non trovarono nulla da ridire, anche perché il Tensai li aveva minacciati di prenderli a testate.
Anche nella sessione degli allenamenti  diede il meglio di sé sprizzando allegria e vitalità da tutti i pori, per la gioia di Miyagi  e delle matricole, il guntai assistette alla sessione come faceva una volta e quindi tutti pensarono che il suo strano comportamento fosse stato scaturito da quel famoso litigio.
Strano a dirsi quel giorno Hanamichi non si picchiò neanche con Rukawa facendo scorrere gli allenamenti in tranquillità, tranne qualche piccola frase urlata a gran voce sulla bravura del tensai , il do’hao dell’asso dello shohoku e un baka kitsune non arrivarono mai alle mani.
Quella sera dopo cena Yohei ritornò a casa del rosso con somma gioia della madre di questo, che non si spiegava come mai il ragazzo non andasse più a trovarli frequentemente come faceva prima.
I due si chiusero in camera dopo aver preso una bottiglia d’acqua e un sacchetto di patatine giganti, Mito posò a terra una busta di plastica che aveva portato con se, aveva informato l’amico curioso che voleva verificare alcune cose,tirò fuori un pacco di riviste.
Prese la prima, una rivista di moda da cui spuntavano dei pezzi  di post it coloratati in cima, aprì il primo mostrando all’altro la figura di un giovane modello, che sfoggiava  un paio di pantaloni scuri, una camicia bianca di cui i primi tre bottoni erano lasciati aperti e un paio di occhiali da sole all’ultimo grido
–dimmi che ne pensi – lo interrogò guardandolo fisso, Hana per quanto quella richiesta gli sembrasse assurda fece come detto – non è il mio genere – esclamò mentre l’amico alzava un sopracciglio – sai che preferisco di più la roba sportiva –
- il modello non i vestiti – chiarì il ragazzo che stava rivalutando l’intelligenza dell’amico, lo vide arrossire furiosamente quando comprese quella semplice verità – che … che … devo darti una testata?- esclamò
- ma tu guarda lo faccio per te e tu vuoi pure massacrarmi –
- scusa hai ragione- deglutì e in imbarazzo riportò lo sguardo sul ragazzo fotografato sul giornale
- che devo dirti ? – chiese dopo un attimo
- è il tuo tipo oppure no? Ti piace? Cose di questo genere Hana- spiegò pazientemente l’altro
- no- affermò sicuro , Yohei aprì la rivista al secondo segno, era un giocatore di basket intento a saltare a canestro – bellissime queste scarpe – esclamò Sakuragi
- Hana- lo richiamò l’amico
– scusa, scusa emh non so, carino?- tentò sempre più paonazzo
- lo chiedi a me?-  s’irritò Mito girò la pagina mostrando quella precedente – questo non ti piaceva sicuro, perché?- indagò anche se lui un vago sospetto l’aveva
– non so sembra così … biondo – esalò dopo un attimo
– e questo che è moro?-  chiese mostrando la foto del giocatore di Basket
- mah si è carino-   “ok stavano facendo dei progressi “ pensò Yohei,  girò ancora mostrando questa volta un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi azzurri, in boxer neri di una nota casa di biancheria intima, vide lo sguardo dell’amico ipnotizzato dagli occhi del modello ma quando spostò la visuale, notando la sua quasi totale nudità richiuse la rivista di scatto raggiungendo la tonalità della propria capigliatura
– non voglio vederle certe cose- esclamò imbarazzato ,Mito lo guardò perplesso
– scusa la domanda- iniziò – ma quando sei negli spogliatoi come diamine fai –
- che c’entra quello è diverso – esclamò sicuro anche se sempre rosso – e poi evito di guardare – ammise
– ah ecco mi sembrava strano-  conoscendo l’amico se lo immaginava con lo sguardo fisso a terra –quindi credo non sia il caso di mostrarti le riviste porno che ho comprato -  valutò invece
- che hai fatto?- urlò Hanamichi a squarciagola tanto che sua madre dalla stanza a fianco dovette ricordargli l’ora
- aspetta ti faccio vedere solo questa – girò la pagina mostrando la foto di una modella dalle curve generose che indossava un sexy quanto sensualissimo completino intimo di pizzo bianco, Hanamichi arrossi ancora e chiuse la rivista di nuovo – Non è che sei bisex?- domandò Mito perplesso
- bi che?- domandò preoccupato
- ti piacciono sia le donne che gli uomini – spiegò con noncuranza
– non lo so è meno peggio che essere solo gay ?- chiese speranzoso , Yohei sospirò pesantemente riportando la rivista alla sua attenzione – non lo so– fece lapidario per troncare quell’assurdo discorso
– allora forza guardali e dimmi che provi a guardare un uomo e una donna in mutande –
- vergogna, imbarazzo,mi sembra di essere in mutande anch’io – snocciolò tutto d’un fiato trovando il pacchetto di snack favolosamente invitante
– no Hana, volevo sapere chi ti sconvolge nel senso chi ti eccita -  ecco lo aveva detto – e non guardarmi così, tu hai un grosso problema col sesso, ma in generale sai Hana-
- che diavolo vuoi dire ? –
- niente lascia stare e rispondi –
- non lo so a te chi piace?- domandò a sua volta, Yohei lo fulminò con lo sguardo  -Hana-
- ho capito Yo ma se lo dico solo io mi sembra hai capito no-
“ no ma ormai ci ho rinunciato da tempo” pensò ma invece Mito disse – ok allora – guardò attentamente entrambi i modelli – nessuno dei due ora tu-
- non ci credo – esclamò per nulla convinto Hanamichi, ma osservò di nuovo entrambe le foto  dopo un lungo momento, e una lotta interiore non indifferente,  puntò il dito sul modello maschile – Yo ma allora lo sono davvero?- chiese ancora paonazzo in viso
– penso di si, ma tu non deprimerti dobbiamo ancora fare una cosa –  ripose le riviste nel sacchetto evitando che all’amico potesse prendere un colpo, quando lo vide ritornare ad una colorazione normale disse – pensa a tutti i ragazzi che conosci e dimmi chi secondo te è carino, nel senso con cui ti piacerebbe uscire- appena lo vide tornare nuovamente color aragosta e non fiatare, ma con uno sguardo disperato negli occhi comprese e parlò ancora  - pensavo di fare un test sul campo –  lo vide strabuzzare gli occhi ma continuò indifferente – che tu abbia un’attrazione per Rukawa è chiaro, non ti azzardare a darmi una testata – lo bloccò appena lo vide sporgersi in avanti
– è chiaro Hana, quel modello ti piaceva perché assomiglia a lui e non provare a negare che è inutile- ma Sakuragi non voleva farlo lo aveva capito anche lui, quando ne aveva visto gli occhi aveva pensato alla Kitsune ed era arrossito immaginandola in quella posa sensuale- perciò andrai in un locale gay e vediamo che effetto ti fa –
- che cosaaaaaaaaaaaa???-
- Hanaaaaaaaaaaa-
- scusa mamma-
- dicevo- riprese Mito indifferente a quella scena
- no tu sei impazzito, io non ci vado chiaro?? E se qualcuno mi vede no ,no e no-
-È necessario- esalò  ancora Mito – e poi non sarà in zona quindi tranquillo-
- non ci vado –
- ti accompagno-  chiarì dato che sapeva che fosse quello il reale motivo
- va bene – accettò infatti dopo molto, ma molto averci riflettuto.

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Capitolo 2
*** 02 ***


a causa del mio migliore amico 02 RINGRAZIAMENTI:
Grazie a Camus, Aury,_Ichigo_ 85 e Fliss90 per le recensioni. Mi avete reso veramente felice con i vostri commenti e  consigli che ho cercato di seguire in questo secondo capitolo. Spero che sia venuto più leggibile del primo ( che ho ripostato) e che non vi deluda.
Inoltre ringrazio tutte le persone che hanno messo questa fic tra le preferite e le seguite e a tutti coloro che l’hanno letta.
I personaggi non mi appartengo e questa storia non è a scopo di lucro.
Grazie e buona lettura a tutti ^^
2

Il sabato successivo era una giornata importante per lo Shohoku e non solo, la prima partita di allenamento dopo il precedente campionato per la squadra della scuola di Sakuaragi sarebbe avvenuta contro il Kaynan proprio nella loro sede scolastica, inoltre quella sera stessa Mito aveva organizzato il famoso test sul campo.
 L’amico aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, si  era recato il sabato precedente in un internet point, dato che lui non aveva un computer e visto che non poteva usare quello di Takamyia, l’unico che lo possedesse  fra di loro.
 Una volta giunto aveva fatto una rapida ricerca per trovare una lista dei locali che interessavano la loro uscita, di questi ne aveva selezionati alcuni fuori zona, da eventuali conoscenze del rosso, compagni di scuola, amici ecc.. poi un ulteriore sfoltita era stata data quando cercando notizie più particolareggiate aveva escluso i locali che necessitavano di un documento d’identità per entrarvi.
Dato che loro erano ancora minorenni inoltre, voleva evitare di portare Hana in un locale dove avrebbe potuto incontrare gente che copulava allegramente, magari in qualche stanza adibita proprio a quell’uso, ve n’erano un paio che riportavano anche la foto di alcune camere da letto messe a disposizione per i clienti abituali, ecco magari sarebbe stato  meglio evitare certi posti, conoscendo la timidezza dell’amico e soprattutto la sua aggressività quando si trovava in momenti di estremo imbarazzo.
 Quindi aveva trovato un locale niente male un semplice e comunissimo pub con una grande pista da ballo il Dark Fire, Hanamichi non era stato molto entusiasta nel ricevere questa notizia ma ormai aveva dato la sua parola, così decisero di recarvisi il sabato sera successivo.
 Yohei avrebbe dormito dall’amico così dopo la partita avrebbero avuto il tempo di prepararsi con calma e psicologicamente per quanto riguardava il giocatore, poi sarebbero partiti.


Quel giorno anche  qualcun altro stava organizzando la propria serata, Akira Sendo neo capitano della squadra del Ryonan era dalla sera prima che non sentiva il proprio ragazzo.
Forse chiamarlo in quel modo era un po’ eccessivo si disse ma infondo si frequentavano ormai da un paio di mesi assiduamente e per il momento questo gli bastava.
 Ora aveva un piccolo problema da risolvere, i contrasti fra il suo migliore amico e il suo koibito.
Koshino  non aveva un carattere semplice e questo l’aveva sempre saputo, fin da quel primo giorno in prima elementare in cui gli aveva proposto di giocare insieme e Hiro-chan prima lo aveva guardato in un modo che neanche uno youkai avrebbe retto un simile effetto terrificante, dopo di che gli aveva versato  in testa tutto il succo d’arancia che stava bevendo.
Ma ad Akira quel bambino piaceva a discapito di tutto, così tanto aveva detto e fatto che alla fine erano diventati amici, Hiroaki era una parte importante della sua vita forse perché entrambi erano figli unici lo considerava la sua famiglia, per questo quando Koshino  gli aveva detto quelle cose poche settimane prima non solo ne era rimasto ferito ma addirittura sconvolto, tanto da passare in lacrime tutta la notte fra le braccia del suo ragazzo, di cui tra l’altro aveva avuto una grande prova di quanto tenesse a lui, dato che lo aveva ascoltato e confortato pazientemente.
 Quando una settimana dopo erano riusciti a parlare e a chiarirsi aveva giurato a se stesso che non avrebbe perso nessuno dei due.

Inaspettatamente era stato proprio Koshino ad avvicinarsi per cercare un chiarimento, Sendo si era ormai rassegnato ,dopo le frasi al vetriolo che si erano scambiati, ad aver perso l’amico trattandosi con fredda cortesia, invece un pomeriggio dopo gli allenamenti Hiroaki gli aveva chiesto di parlare e miracolo dei miracoli l’orgoglioso Koshino gli aveva chiesto scusa di quanto detto.
Anche Akira dopo un iniziale momento di stupore, dieci minuti abbondanti in cui Hiro-chan stava per perdere la calma, aveva fatto altrettanto dichiarando che quando l’aveva accusato di essere geloso del rapporto che stava costruendo con il suo ragazzo solamente perché lui era incapace di averne uno proprio, lo aveva fatto solo per ferirlo, come era stato ferito lui poco prima dalla sua frase.

 Per questo Akira  compose il numero del suo ragazzo – ciao stallone – esordì con voce roca che sapeva mandare in estasi l’altro – si so che sei impegnato – continuò subito – volevo solo avvertirti che stasera porto anche Hiro  chan  - sapeva che all’altro non sarebbe andata a genio quella idea e infatti
– no ascoltami, lo so che pensi che Kosh sia geloso perché è innamorato di me ma non è così te lo assicuro, non vuole fare il terzo in comodo infatti non lo sa che ci sei anche tu, ci vediamo dentro – continuò a spiegare – voglio trovargli un ragazzo  sono sicuro che – Sendo mantenne il sorriso ma alzò un sopracciglio perplesso – che c’entra l’accalappiacani non ha la rabbia, si va bene ci vediamo stasera ciao e diverti – chiuse la comunicazione con un sorriso estatico, diciamo più estatico di quello che sfoggiava sempre.


-Yohei – chiamò Okusu l’amico seduto al suo fianco mentre osservava la partita in corso
– tu e Hana avete discusso per caso?-
- no che io sappia- affermò questo perplesso
 – allora perché ogni tanto guarda verso di te come se volesse ucciderti e soprattutto perché è così rosso?-  continuò il biondo sempre più confuso
- non ne ho la minima idea –

Hanamichi Sakuragi giurò durante tutto il primo tempo che avrebbe ucciso il suo migliore amico.
Grazie ai suoi assurdi test, non solo ogni volta che vedeva la Kitsune la immaginava con indosso un paio di boxer neri  ma quel giorno, proprio poco prima nello spogliatoio, aveva intravisto sul serio la biancheria incriminata addosso a Rukawa e stava quasi per sentirsi male, e ora ogni volta che si trovava un giocatore del Kaynan di fronte si poneva la stessa domanda  “è il mio tipo?”
- si può sapere che hai da fissare?- chiese Nobunaga  Kyota  impensierendosi quando lo vide arrossire e trasalire  - che ti straccio nobu-scimmia – urlò il Tensai prima di partire in avanti deciso a dedicarsi al gioco solo ed esclusivamente a quello, possibilmente per il resto della sua vita.


-Hana allora sei pronto?- chiese Mito alla porta del bagno di casa Sakuragi
- non mi sento bene Yo … forse è il caso di rimandare –
Yohei sospirò per l’ennesima volta  - esci fuori o dico del vaso – lo minacciò in un sussurro per non farsi sentire dalla madre di Hana intenta a seguire un programma alla tivù, la porta si aprì
- infame – ringhiò Hanamichi.
Mito ammirò il ragazzo meravigliato, aveva fatto proprio bene a convincerlo a vestirsi a quel modo, indossava un paio di Jeans  piuttosto aderenti color chiaro con la parte delle cosce ad effetto sbiadito, in realtà era il paio più vecchio che possedeva ma dato che gli stavano bene e il gioco di colore sembrava fatto apposta Sakuragi non li aveva ancora buttati, uno spacco, naturale per altro, sopra il ginocchio destro dava un tocco in più, indossava scarpe da ginnastica bianche con due bande laterali rosse che richiamavano la camicia anch’essa bianca con delle fiamme scarlatte che partivano dal basso, tenuta rigorosamente fuori dei pantaloni e i primi tre bottoni slacciati – sei perfetto – decretò l’amico.
 – Yo perché io sono vestito da rimorchio e tu no?- chiese il numero dieci osservando i semplici jeans neri e la maglia dello stesso colore a manica lunga
– perché sei tu che devi far colpo non io- gli ricordò questo  
- ah no o ti vesti da rimorchio anche tu oppure mi metto la tuta – lo minacciò, l’idea di essere l’unico ad andare in giro agghindato non gli piaceva proprio, dato che doveva soffrire che si sacrificasse anche il suo migliore amico
– ma piantala- lo rimproverò Yohei
 - sono serio – lo avvertì
 - ho portato solo questo –
 Hana gli alzò il bordo della maglia – i pantaloni vanno bene almeno sono a vita bassa – constatò prima di tuffarsi nel proprio armadio, ne uscì dopo poco con una maglia nera – metti questa – esordì
- Non mi sta la tua roba Hana -  gli ricordò, non solo il rosso era più alto di lui ma era anche più muscoloso
- tranquillo questa si è stretta in lavatrice – lo rassicurò.
 Mito acconsentì indossando la maglia a v senza maniche dove un drago blu elettrico partiva dallo stomaco e si arrampicava fino al lato sinistro del petto – vuoi che mi prenda una polmonite?  - lo accusò, in oltre la maglia si era così ristretta non solo da aderirgli al corpo ma anche da lasciare un pezzo dello stomaco scoperto
- stai benissimo Yo- constatò Hanamichi pensando che l’amico avrebbe dovuto vestirsi più spesso in quel modo, in oltre gli anfibi militari neri gli davano un aria un po’ metal che a Mito non stava niente male
 – sono ridicolo rimetto la mia- esordì facendo per sfilarla
– ma che dici, sei davvero carino anzi sei davvero niente male, bisogna solo aggiustare i capelli con questo abbigliamento ci và un'altra pettinatura -  in effetti anche Hana aveva lasciato un ciuffo ribelle ricadere a regola d’arte sulla fronte
 – che hanno i miei capelli?- si lamentò Mito  mentre veniva trascinato in bagno
 – niente solo che a vederti vestito così mi è venuta in mente una  pettinatura e voglio vedere come ti sta – spiegò prendendo a frugare fra i prodotti per capelli
 - Hana ti ricordo che io non devo rimorchiare e poi non sono te quindi –
- cavolo Yo ma la finisci?- sapeva che sarebbe andata a finire così – non fai altro che sminuirti, quando invece sei un ragazzo niente male io sono solo più alto tutto qui-
- va bene sono uno strafico-  fece molto poco convinto l’altro
 – diamine Yo dico sul serio sei davvero carino, non capisco perché devi buttarti giù così-
- forse perché ci vedo?-
- ahah spiritoso- Sakuragi si fermo di colpo fissando l’amico ad occhi sgranati – oh kami, mica ci stavo provando, lo penso sul serio ma mica – la risata dell’altro interruppe la sua crisi isterica – ma allora vuoi proprio una testata del Tensai, sei salvo che ormai ti ho messo il gel – esclamò con un sorriso.

A lavoro ultimato convennero che se Hanamichi non avesse trovato un occupazione che lo soddisfaceva poteva sempre tentare come parrucchiere, aveva ricreato un effetto bagnato e trasandato che in realtà era studiato.
 I capelli gli ricadevano sparati in tutte le direzioni resi ancora più lucidi dal gel – ragazzi ma siete favolosi – si complimentò la signora Sakuragi, una bella donna di quarant’anni, dal viso gioviale e il sorriso identico a quello di Hana – Yohei dovresti vestirti più spesso così – continuò meritandosi l’occhiata adorante del figlio  - grazie signora – sorrise Mito anche se convinto che avrebbe preso un malanno, fortuna che avrebbe indossato il giubbotto. La donna nel frattempo raccomandò ai ragazzi di non fare troppo tardi, tenere il cellulare acceso e soprattutto di andare piano col motorino erano già sulla porta quando il figlio l’abbraccio forte – ricordati che ti voglio bene mamma- la signora Sakuragi rimase un po’ perplessa mentre Yohei alzava gli occhi al cielo – Certo che sei proprio strano tesoro a volte – gli fece lei sospingendolo ad uscire.


Arrivarono al Dark Fire alle nove di sera riuscirono a trovarlo facilmente, per quanto si trovasse in una stradina laterale era ben segnalato dal grande cartellone e dalla fila di gente che aspettava il proprio turno per entrare.
– cavolo Yo non è che bisogna stare in lista o qualcosa del genere?-  domandò Hanamichi osservando la coda  
- sul sito non c’era scritto niente – fece mettendo la catena, nuova di zecca, al motorino.

 Si avvicinarono alle persone in attesa intenzionati a chiedere informazioni – Sakuragi?-  al numero dieci dello Shohoku si ghiacciò il sangue, lentamente, molto lentamente, si girò verso la voce di Mitsui
 - ma all’ora sei proprio tu- esordì la guardia, si avvicinò al rosso rimasto senza parole più che altro per la silenziosa  figura che accompagnava il compagno di squadra, Kaede Rukawa  - che ci fai qui?- chiese ancora il tiratore da tre con una certa nota minacciosa nella voce
– do’hao ma lo sai che locale è?- fece Rukawa
- certo che lo so baka kitsune- si morse la lingua appena pronunciate quelle parole, voleva fargli credere che fossero capitati lì per errore invece aveva risposto di getto ferito nel suo orgoglio, sentì Yohei al suo fianco sospirare  pesantemente
 - e allora che ci fai qui?- chiese ancora la volpe, stranamente anche lei sembrava molto arrabbiata
 – ecco…- prima che potesse inventare qualcosa, qualsiasi cosa pur di non dire la verità, gli venne in soccorso la voce dell’amico – ha accompagnato me, perché c’è qualche problema forse?-
A Mito non piaceva fare a botte se non proprio quando era costretto Hanamichi lo sapeva  bene, per questo l’amico aveva un particolare sguardo che usava solo quando si trovavano d’innanzi a qualche tipo senza buone intenzioni , che più o meno gli faceva capire che era un tipo molto pericoloso anche se non lo dimostrava e che era meglio che gli stessero alla larga e ora stava rivolgendo quello stesso sguardo ai due giocatori.
– Mito?- fece Mitsui fissandolo allibito – cavolo sembri un altro –
- nh- convenne Rukawa come sempre molto loquace
- ma sei gay?- chiese ancora la guardia
 - si perché hai qualcosa in contrario?- ringhiò Yohei, prima che l’altro potesse rispondere un gruppo di ragazzi appena sopraggiunti si frappose fra loro dividendoli momentaneamente
 – Yo ma che cavolo ti è saltato in testa e se lo dicono in giro?- fece Sakuragi preoccupato – e poi non dovevi coprirmi – continuò alterato, Mito gli sorrise tranquillo – non sono io che devo dividerci lo spogliatoio- gli ricordò – inoltre io con loro non ho niente a che spartire tu si, quindi tranquillo e reggimi il gioco-

Hana voleva protestare ancora, non gli andava giù che l’amico potesse passare qualche guaio a causa sua, anche se chiunque avesse osato dire qualcosa contro di lui se la sarebbe dovuta vedere con il tensai , ma ormai i ragazzi erano passati e si ritrovarono di nuovo faccia a faccia con gli altri due –allora avete qualche problema forse?- li sfidò a dire qualcosa Sakuragi
– ma che figurati – fece Mitsui – solo che non pensavo fossi gay anche tu Mito tutto qua, mi ha sorpreso –
- come anche- chiese il diretto interessato mentre un dubbio gli si affacciava in mente
 - si intendo io e Kaede, non avevate capito che stavamo venendo al locale anche noi?- continuò la guardia  “ no, non l’avevamo capito” pensò Yo, diede uno sguardo all’amico, dalla sua faccia che fissava Rukawa poteva intuirne lo stato di shock  - kitsune tu sei … sei –
- do’hao-
- baka kitsune come osi offendere il Tensai –
- Hana controllati – gli sussurrò Mito per poi rivolgersi agli altri – è la prima volta che veniamo qui come funziona abbiamo visto che c’è la fila –
- si il sabato sera c’è sempre parecchia gente  ma in genere non ci mettono mai molto a far entrare – riferì la guardia per poi puntare lo sguardo sul rosso – allora Sakuragi hai accompagnato solo Mito o hai deciso di provarci con qualche ragazzo visto che con le donne ti è andata male?-
- ma io ti distruggo- urlò furioso il tensai  
 - do’hao – ripeté Kaede sbuffando, prima che l’amico si mettesse a fare a pugni con i due Mito decise d’intervenire, quei due non avevano capito che rischiavano grosso, Hana era  ancora troppo sconvolto su quanto appreso da Rukawa per poter capire che era stata una battuta innocente di Mitsui anche se infelice  - non mi andava di venirci da solo così Hana da buon amico mi ha accompagnato –
- allora entrate con noi, così ti facciamo conoscere il locale -  si offrì il tiratore da tre andando avanti seguito dall’altro

– Yo- chiamò Hanamichi mentre un dubbio lo assillava – ma perché sono venuti insieme? Non mi sembrava fossero amici, non è che –
-non saltare a conclusioni Hana- cercò di farlo ragionare, vide l’amico annuire ma capiva quello che doveva provare, prima Rukawa e Mitsui stavano per scoprire quello che lo stava angosciando da mesi e che stava faticando a comprendere, poi che lo stesso Kaede  tanto irraggiungibile forse non era, poi ancora il dubbio che i due stessero insieme , decisamente per il suo amico non era stato un bel quarto d’ora.
 Mentre i due li precedevano cercando di attirare lo sguardo dell’uomo posto alla porta, l’amico ne attirò di nuovo l’attenzione  - se loro sono, hai capito no - fece Sakuragi – allora non serve più che menti per  me Yohei-   
Mito lo fissò un attimo – Hana primo davvero non  mi costa nessuno sforzo, secondo non riesci neanche a dire gay senza sentirti male sei sicuro di volerti dichiarare, soprattutto visto che c’è Rukawa , quando ancora non lo hai accettato tu?-  
il giocatore abbassò lo sguardo – non mi và che fai qualcosa del genere per me Yo non è giusto, magari possiamo dire che eravamo curiosi, che ne so-
- Hana siamo venuti qui per un motivo e ti ricordi che ti ho promesso di aiutarti? Loro non diranno niente stai tranquillo e poi dopo questa sera, con loro non ho niente a che vedere ma tu si. Proviamo a divertirci ok?-
- con la kitsune impossibile –
- come se ti dispiacesse- l’occhiataccia di Hana gli fece capire che rischiava una testata quindi preferì riunirsi agli altri due.

 Yohei aveva buoni motivi per continuare quella bugia, sperava di aiutare Hanamichi.
 Sapeva che passare un po’ di tempo con Rukawa non lo infastidisse più di tanto, voleva cercare di fargli accettare quei sentimenti se lo avesse fatto era sicuro che anche le sue rimostranze avrebbero ceduto.
Il problema fondamentale era che Sakuragi  aveva il suo orgoglio da Tensai con cui fare i conti, cosa di per se non facile per questo non aveva ancora capito che se cercava lo scontro continuo con Kaede era solo perché era l’unico modo che conosceva per comunicare con l’altro, dopo un anno passato a dichiarare il suo odio per l’altro giocatore di punto in bianco se ne scopriva attratto e non lo trovava più così odioso, impossibile da digerire per il Tensai doveva farlo abituare.
Inoltre doveva scoprire una cosa, quando Kaede Rukawa lo aveva trovato qui gli era sembrato che in quelle iridi azzurre ci fosse … speranza?  Possibile che fosse quello? Yohei aveva iniziato ad avere dei dubbi anche sul comportamento della volpe stessa, generalmente apatica e narcolettica con tutto e tutti tranne che in un campo da basket, l’unica cosa che riuscisse a calamitarne l’attenzione, ma in realtà non era la sola anche l’amico, che ne fosse consapevole o no, aveva lo stesso effetto su Rukawa e lui era intenzionato a scoprirne il reale motivo.


Quando entrarono al Dark fire  vennero inghiottiti da una folla di gente a fatica riuscirono a farsi strada e a seguire gli altri due giocatori, un po’ spaesati e colti di sorpresa da quanto caos ci fosse e un po’ perché persi ad ammirare il locale sconosciuto.
Si accomodarono a un tavolino libero una semplice tavola quadrata, un divanetto a forma di elle ne chiudeva due lati e poi due sedie erano poste su gli altri due, questo schema si ripeteva per il resto della zona mentre nel fondo della sala c’era la zona ballo, un grosso spiazzo gremito di gente che seguiva il ritmo della musica. Alla destra del tavolo poterono osservare l’isola bar che si ergeva immensa al centro della zona mentre tre o quattro barman si affaccendavano a servire i clienti.
 Mitsui e Rukawa si tolsero le giacche poggiandole in un angolo del divanetto una sopra l’altra prima di accomodarsi , Hisashi era vestito completamente di nero, dai pantaloni che lo fasciavano alla camicia che praticamente aveva solo i due bottoni centrali chiusi, lasciando bene in vista allo sguardo la porzione di petto e stomaco scoperti,un predatore in caccia fu quella l’impressione che ne ebbe Hanamichi dell’ex teppista, Rukawa invece indossava un paio di jeans  blu scuri  e una maglia nera a maniche corte con dei ricami bianchi, si infossò nel suo angolo di divanetto fissando Sakuragi – do’hao  spogliati –
il rosso lo fissò a bocca aperta - qui fa sempre caldo – intervenne Mitsui -  per il fatto che c’è sempre tanta gente – spiegò.
Il numero dieci imitò i compagni di squadra andando a sedersi accanto alla kitsune , o meglio accanto agli indumenti tolti che lo separavano dalla volpe, si arrotolò le maniche della camicia fino agli avambracci in effetti  iniziava a sentire caldo, Yohei si lasciò addosso il giubbotto non perdendosi gli sguardi dei due giocatori nell’ammirare la bellezza dell’amico, per altro del tutto ignaro delle loro occhiate
 – Yo togliti la giacca – gli fece l’amico
 – fra un po’ sento ancora il gelo del motorino, se mi prendo un malanno sarà colpa tua- lo rimproverò
 –Hn?- chiese Rukawa  
- per via della maglietta che gli ho fatto mettere kitsune- gli spiegò Hana brevemente,  la volpe non indagò oltre
 -voi venite spesso qui?- chiese Mito intenzionato a scoprire qualcosa riguardo i due
 - abbastanza – fece Mitsui poi indicò il bancone  - se volete da bere dovete andare al bar a prenderlo, non servono ai tavoli – li avvertì – però aspettiamo che arrivino gli altri- continuò mentre Rukawa faceva un cenno affermativo
 –gli altri?- chiese Yohei, Mitsui per tutta risposta  rivolse ai due un sorrisetto enigmatico.
Dalla sua posizione il tiratore da tre punti poteva vedere l’ingresso e non distoglieva mai lo sguardo da lì, a un certo punto lo videro sorridere e fare un cenno col capo l’attimo dopo rabbuiarsi ma solo per un istante, due figure si avvicinarono al loro tavolo e una macchia bianca si fiondò a mettersi cavalcioni sulla sedia di Hisashi per poi gettarsi in un bacio mozzafiato con lui, videro le mani del giocatore dello Shohoku spostarsi sui glutei del compagno e tastarglieli vogliosamente, sia Hana che Mito erano intenti ad osservare la scena, il primo paonazzo, il secondo catturato dai capelli dello sconosciuto  familiari, troppo, erano inquietanti, sparati in alto in aculei che sfidavano la forza di gravità
– sembra il porcospino – sussurrò ad Hanamichi che si riscosse dalle mani del compagno di squadra
- la pianti di dare spettacolo Sendo?-trillò una voce alquanto incazzata al loro fianco, si spostarono a guardare il nuovo venuto
 – Koshino?- fece Hanamichi scattando in piedi – oh Kami il porcospino e Mitchy- ricadde sul divanetto mentre Akira si volgeva al suono della sua voce con un grosso sorriso
- Hana chan – esclamò – sei anche tu dei nostri non lo sapevo- si alzò in piedi, anche se a malincuore, dalla sua posizione per togliersi la giacca bianca come il resto, rimanendo con un paio di pantaloni chiari e una canotta dello stesso colore che non lasciava nulla alla fantasia, per quanto era aderente, per poi sedersi di nuovo sulle gambe di Mitsui
– no tesoro – lo corresse Hisashi – Hanamichi ha accompagnato un suo amico, ci siamo incontrati fuori per caso  - nel frattempo Yohei, che ora era sotto lo sguardo di Sendo,  stava sorridendo a Koshino rimasto immobile a fissarlo dall’alto.
All’inizio quando Sakuragi aveva urlato non aveva riconosciuto chi gli sedeva accanto ma dopo un attimo ricordò dove lo avesse incontrato e ora lo fissava a bocca aperta – ciao – fece tranquillamente Mito per poi rivolgersi ad Akira – Yohei Mito piacere – si presentò
  -Koshino hai intenzione di restare in piedi tutta la sera?- fece nel frattempo Mitsui non celando una certa rudezza nel tono della voce.
Il giocatore del Ryonan si tolse a sua volta la giacca riacquistando la solita faccia scontenta  e burbera, porse il capo a Rukawa che lo mise insieme agli altri, Hiroaki era vestito come lui per certi versi un paio di jeans azzurro chiaro e una maglietta bianca a maniche corte con un disegno azzurro, indeciso se sedersi sulla sedia lasciata libera da Akira o accanto a Mito sul divano, rimase un secondo in piedi quando si avvicino alla sedia però, Sendo ci scivolò sopra prendendone possesso mentre gli rivolgeva un sorriso a trentadue denti, Hiroaki gli scoccò un’occhiata agghiacciante ma senza dire nulla si sedette sul divano
 - allora fatemi capire – fece Sendo sporgendosi sul tavolino e fissando Hanamichi – sei gay o no?-
- no – rispose Mito
- peccato -  ribattè  Akira  - tu invece si?- chiese ancora verso Mito
– esatto – rispose questo contraccambiando il suo sorriso, seppur non mostrando nessun dente
-e perché tu sei venuto con lui?- chiese ancora a Sakuragi che però fissava lui e Mitsui incapace di rispondere, fu sempre Yohei a parlare – perché non me la sentivo di venire da solo e dato che Hana è il mio migliore amico si è offerto di accompagnarmi – chiarì
 - ma voi due state insieme ?- parlò finalmente il numero dieci dello shohoku
- si – confermò Mitsui che non capiva che avesse il compagno di squadra  
-  Mitchy ma io dico ti sei messo con uno del Ryonan, ma sei scemo?- urlò  attirando l’attenzione di quelli del tavolo accanto
 - Ma che ti prende testa rossa? E non chiamarmi Mitchy – urlò a sua volta il tiratore da tre
 - se perdiamo so di chi è la colpa- esclamò incrociando le braccia al petto, Sendo scoppiò a ridere
– do’hao- sbuffò Rukawa
 -  baka kitsune se la fa con il nemico-
- la pianti di urlare idiota? - intervenne Koshino  
 - prendiamo da bere? – propose Mito sperando di distrarre l’amico, che fortunatamente accolse la sua proposta
  - ok visto che siamo in sei direi tre vanno e tre restano che ne dite?- propose Akira tutti si dissero d’accordo
 – resto – esclamò Rukawa  
- sei proprio pigra kitsune- lo prese in giro Hanamichi con dolcezza, Mito lo guardò di sfuggita. Il fatto di sapere che non stesse con Mitsui doveva avergli tolto un gran peso dallo stomaco
 – perché non andate voi tre? – propose Akira guardando Sakuragi,Mito e Koshino  
- ok che prendete ?- fece Hanamichi , prese le ordinazioni  il primo ad alzarsi fu Hiroaki, seguito dagli altri due.

Si avvicinarono al bancone facendosi largo fra quanti vi erano davanti trovato uno spazio, fu Hana a bloccare il primo barman libero e a riportargli i loro ordini, una volta che i bicchieri furono pronti ne presero due ognuno ritornando al tavolo in meno di dieci minuti
– siete stati veloci- notò  Akira con un sorriso  
 - merito di Hana – fece Mito a cui non era sfuggito, sia il sorriso del barrista, ne  gli sguardi di alcuni clienti alla vista dell’amico
– allora manderemo sempre te rosso – decretò Mitsui scambiandosi uno sguardo con Sendo, neanche a loro erano sfuggiti quegli sguardi
– Yo togliti quella dannata giacca si muore di caldo qui dentro – gli fece notare l’amico ignaro di tutto
– si sta calmo – esordì alzandosi in piedi e slacciandosi il giubbotto , per poco a Koshino non prese un colpo.

Già ritrovarselo lì gli sembrava impossibile, aveva pensato tanto alle sue parole che alla fine era stato merito suo se aveva ricucito la situazione con Akira ma non era solo quello, avrebbe voluto ritornare in quel parco sperando d’incontrarlo casualmente una seconda volta, ma poi qualcosa l’aveva sempre frenato e ora eccolo lì, un sogno che diventa realtà e che sogno.
Mitsui fischiò ammirato attirandosi lo sguardo sia di Sakuragi che di Hiroaki ma non disse nulla, Yohei si mise seduto a bere la sua aranciata – ti stanno bene i capelli – fece Koshino dopo un attimo, Mito si voltò sorridendogli – grazie è stata un idea di Hana, io non mi ci so vedere molto – quello scambio di battute non era sfuggito a nessuno – ma voi vi conoscete Yo?- chiese il rosso, prima di rispondere il ragazzo lanciò un’occhiata all’altro che faceva finta di niente bevendo la sua bibita
 – gli ho dato un passaggio una volta – rispose sibillino – sul mio fantastico motorino – continuò.
 Hiroaki non poté fare a meno di sghignazzare, Sendo fissò Mito con gli occhi sgranati poi gli rivolse un sorriso furbo e chiese
 - visto che sei venuto con un tuo amico, etero per giunta, suppongo tu sia single-
- diciamo che ho scoperto i miei gusti da poco -  “ molto poco davvero” pensò gettando un’occhiata all’amico, Akira continuò a sorridere guardando il suo migliore amico che per tutta risposta lo stava minacciando con lo sguardo
– voi invece venite qui da molto?- chiese Hanamichi  curioso di sapere da quanto la Kitsune frequentava quel locale e con chi
– mah io e Kosh ci veniamo da un anno circa – fece Sendo
- tu ci vieni da un anno – chiarì Hiroaki – a me non piace mi dà la nausea –
- potevi anche restare a casa allora- gli fece notare Mitsui, i due si soppesarono con lo sguardo per alcuni lunghi momenti  - Hisa chan viene da quest’estate mi sembra – continuò Akira volendo smorzare la tensione fra quei due  - infatti ci siamo diciamo conosciuti meglio qui- chiarì rivolgendo un sorriso malizioso al tiratore da tre punti
- oh Kami il diabete – fece in sottofondo Hiroaki
 - hn- approvò Rukawa
- e tu Kitsune?- gli chiese Sakuragi
– ci è venuto una volta il mese scorso – disse Mitsui – ci siamo incontrati per caso come con voi stasera, ma a lui i posti affollati non piacciono, è venuto oggi solo perché ho insistito –
- troppo rumore – chiarì Rukawa
 - beh sei una volpetta narcolettica in fondo – constatò Sakuragi
 - hn- approvò Kaede  per la prima volta non si erano insultati
 - e voi che ne dite del locale?- chiese Akira
- sembra un bel posto – ammise Hanamichi
 - io ve lo dico fra un paio d’ore – fece Mito che voleva studiare attentamente il posto  prima di emettere un giudizio, Koshino gli diede una lunga occhiata era sempre così riflessivo su tutto? Si domandò.

  - oh cavolo – esalò Sendo verso la porta a uno sguardo interrogativo del compagno e degli altri, sorrise con indifferenza poi si rivolse a Hiroaki – Hiro chan non ti arrabbiare ma è appena arrivato Kyosuke-  Koshino gli diede uno sguardo che prometteva sofferenza e dolore
– me ne vado- fece poggiando il bicchiere sul tavolo con molta poca grazia
 – che succede Aki?- chiese Mitsui
 – ecco diciamo che ho fatto un piccolo guaio e –
- altro che piccolo guaio deficiente che non sei altro – scattò Hiroaki
 - ehi – s’inalberò Hisashi
– sta venendo qui – sussurrò Akira sempre sorridente
 - ma porca – fece Koshino abbassando lo sguardo carico d’odio e affossandosi di più nella poltrona
 - Sendo – trillò una voce allegra
 – oh kyosuke- esclamò questo come se lo vedesse solo adesso – pensavo non ti permettessero più di entrare al Dark - sorrise come sempre a un ragazzo di una bellezza divina, capelli castani quasi biondi tanto erano chiari, lineamenti  perfetti e dolci quasi quanto quelli della kitsune si ritrovò a pensare Hanamichi, eppure in quel ragazzo tanto bello c’era qualcosa che non gli piaceva, la stessa sensazione che provava  quando  si ritrovava davanti un gruppo di teppisti intenzionati ad attaccare briga, dando uno sguardo a Yohei capì che aveva avuto la stessa sensazione  
- un piccolo disguido tutto risolto e tu che mi dici?Ormai devi aver passato i letti di tutti qui dentro –
- tranne il tuo – gli fece notare Sendo senza scomporsi di una virgola
 - si è vero, mi volevi far uscire con quel tuo amico insignificante oh ma guarda è qui-  fece guardando Koshino che per tutta risposta lo premiò con un occhiata gelida – cerchi sempre di rimediargli un ragazzo?- chiese rivolto ad Akira il cui sorriso si era impercettibilmente ridotto – sai dovresti aumentare la posta Sendo, insomma se uno deve sopportare di uscire con lui e farci pure qualcosa, solo per dei biglietti di un concerto non troverai mai nessuno – Koshino strinse gli occhi e i pugni
 – Yo posso?- fece Hanamichi catalizzando l’attenzione di tutti compreso quello del  nuovo venuto che infatti esclamò
 – ma guarda che perla rara –
- sparisci – era stato Rukawa a minacciarlo e ora lo stava squadrando con uno sguardo tagliente pari a quello di Sakuragi e Mitsui proprio questo infatti disse  – ti conviene farlo o ti accompagno io e non sarò molto gentile – gli assicurò
- ti sei fatto dei nuovi amichetti vedo, bene vado tranquilli – detto questo si allontanò verso il bar, dopo qualche minuto Koshino si alzò e si diresse verso i bagni,Akira provò a richiamarlo ma fu inutile.

 – si può sapere chi era quello?- chiese Hisashi ancora molto nervoso
  – un idiota – riferì il ragazzo dai capelli a punta  - solo che la colpa è mia, non avevo capito che tipo fosse sapevo che cercava dei biglietti per un concerto ormai introvabili, mia madre lavora in una rivendita – chiarì per gli altri – era un tipo carino e insomma gli dissi che glieli potevo procurare se a lui faceva piacere conoscere un mio amico, solo che l’ha messa su un piano sbagliato, cerco di trovare un ragazzo ad Hiro ma non in quel modo, fatto sta che comunque non solo lo dice a Kosh ma anche a tutti quelli del locale –
- per questo non gli piace venire qui-  riflettè Mito, Akira annuì
-meglio se vai da lui allora- fece Hanamichi, Sendo sparì in direzione del bagno – io volevo dargliela una testata del Tensai facevo bene accidenti- riflettè Sakuragi
 - troppi testimoni – disse Yohei che non aveva smesso di guardare verso il bar
 – però sai che soddisfazione – replicò Mitsui
– accidenti Mitchy ti ha dato proprio fastidio- notò Hanamichi  - ti piace proprio Akira eh –
Hisashi sorrise prima di rabbuiarsi e dire – non chiamarmi Mitchy – Mito si alzò dal tavolo
– dove vai Yo?- gli chiese Hana l’amico gli mostrò il bicchiere ormai vuoto
- aranciata- chiese Rukawa
- che volpe pigra, ti accompagno – ma quando Sakuragi si voltò Yohei era già sparito inghiottito dalla folla intorno all’isola.

 Dopo dieci minuti fecero ritorno Akira e Hiroaki il primo anche se sorridente si massaggiava lo stomaco, il secondo ancora scuro in volto.
Di lì a poco ritornò Mito senza bicchieri, teneva la mano destra infilata nella tasca dei Jeans
 - aranciata?- domandò Kaede
- Oh me ne sono dimenticato scusa c’era tanta di quella gente-
- vado io – fece Hanamichi alzandosi e andando al bar, quando ritornò una decina di minuti più tardi porse il bicchiere a Rukawa senza dire nulla fissando il migliore amico con aria bellicosa –sei stato tu vero?- gli domandò a bruciapelo attirando l’attenzione di tutti, Yohei per tutta risposta gli sorrise perplesso
– al bar stavano girando la voce che quel tipo Kyosuke è stato pestato nel vicolo qui dietro – riferì – non è giusto Yo volevo partecipare anch’io – si lamentò
 - l’hai fatto davvero ?- chiese Akira mentre Mitsui assumeva un aria molto soddisfatta
 - la mano – riferì Kaede, aveva notato che il ragazzo la teneva ancora in tasca, Sakuragi gliela strattonò di forza  -fa piano – si lamentò l’amico, in effetti riportava le ferite di chi ha tirato parecchi pugni
– ma tu sei deficiente – scattò Koshino
 - sei un egoista  Yo – fece ancora Hanamichi offeso di non aver potuto partecipare – ricordati che sono sempre un teppista –
- no, non lo sei più- contravvenne l’amico mentre Hiroaki preso il fazzoletto che gli porgeva Sendo gli ripuliva i tagli – e neanche tu – ricordò Mito a Mitsui
- e perché tu le sei? – scattò Hiroaki che non capiva un’accidenti di quel che si stavano dicendo
– in effetti lo è, e picchia anche duro – riferì Hisashi massaggiandosi la mascella
– te le ricordi ancora eh Mitchy- sghignazzò Sakuragi alla sua faccia e al suo – non chiamarmi Mitchy-


Dopo quella piccola parentesi Sendo e  Mitsui si gettarono in pista seguiti da un entusiasta Sakuragi , il quale dopo pochi minuti era stato avvicinato da parecchi ragazzi e stava ridendo e scherzando con alcuni di loro mentre ballavano, tutto sotto lo sguardo di un accigliatissima Kitsune notò Mito.
Non aveva più dubbi ormai, anche il gelido Rukawa non era indifferente al suo migliore amico doveva soltanto capire come avrebbe dovuto agire, già prima che avevano passato un po’ di tempo insieme Hana aveva preso a parlare alla volpe artica con un tono affettuoso e gentile e Kaede non ne era stato indifferente – certo che Hanamichi ha fatto proprio colpo- notò distrattamente,  dopo una decina di minuti Rukawa si alzava per dirigersi alla pista da ballo, come se si trovasse lì per caso prese a ballare vicino al rosso fino a quando evidentemente non gli disse do’hao, perché da come si sbracciava l’amico nella sua direzione doveva essere successo proprio quello, poi presero a ballare vicini, Hanamichi era del tutto inconsapevole dell’innata sensualità  che aveva, la volpe aveva vita dura pensò Yohei
- perché lo hai fatto?- gli arrivò la domanda di Hiroaki  che lo distrasse un attimo
– cosa?-  chiese voltandosi al suo indirizzo e perdendo di vista i ballerini
– perché lo hai picchiato?- chiese ancora lo sguardo fisso davanti a se
 – non mi piaceva, non c’è un perché particolare – in effetti non era da lui comportarsi in quella maniera, solitamente era Hanamichi che aveva quei colpi di testa , forse lo aveva fatto proprio perché sapeva che altrimenti lo avrebbe fatto Sakuragi o Mitsui, il solito complesso della crocerossina, non voleva che finissero nei guai rischiando un espulsione per un balordo simile.

Rimasero in silenzio così a lungo sorseggiando le loro bibite ed osservando i ragazzi in pista ogni tanto s’intravedevano Akira e Hiasashi che stavano dando notevole spettacolo, possedevano entrambi una carica erotica elevatissima, aveva scorto Hanamichi arrossire quando li aveva visti avvinghiati per poi distogliere lo sguardo e puntarlo da un’altra parte.
 Sendo e Mitsui ritornarono al tavolo dopo venti minuti sudati e accaldati, in effetti la pista si era riempita parecchio – sembra ti abbiano puntato Mito- gli fece notare il tiratore da tre indicandogli con un gesto del capo un ragazzo sui vent’anni che lo stava fissando intensamente dal tavolo a fianco.

 “oh Kami” pensò Yohei  ma ce l’aveva proprio con lui? Distolse lo sguardo puntandolo sugli amici, se non gli avesse dato confidenza si sarebbe arreso, mai speranza fu più vana . Il ragazzo si alzò dirigendosi proprio al loro tavolo -  ciao- salutò allegramente un bel sorriso sincero, schietto, non era un cattivo soggetto
– ciao – salutò Mitsui seguito da Akira, che in realtà non era molto contento della cosa, aveva notato lo sguardo di Hiroaki, il modo in cui fissava Mito quando pensava di non essere visto e come avesse riso alla sua battuta
 – scusami – esordì il ragazzo verso Yohei – mi chiamo Shin Hayude – si presentò educatamente – mi chiedevo se potessi offrirti qualcosa-
- sono in compagnia di amici a dire il vero – si scusò Yohei
- ma no vai pure Mito tranquillo ahio- Hisashi rivolse uno sguardo di rimprovero ad Akira, non capiva perché gli aveva dato un pestone
“ sei un uomo morto Mitsui” pensò Mito per poi sorridere al ragazzo ancora in attesa, non poteva rifiutare o avrebbe potuto insospettire qualcuno – ok un’aranciata grazie-  esordì lasciando tutti perplessi, sperò che la sua idea funzionasse – emh veramente -  Shin non sapeva che dirgli
- vai al bar con lui – gli fece Hiroaki alzandosi per lasciarlo passare, Mito non poté far altro che seguirlo all’isola principale.
 
–hai capito Mito ha fatto già colpo – sghignazzo Hisashi ignaro dello sguardo assassino del compagno
 – certo non avevo mai pensato fosse gay, però a pensarci bene non ha mai avuto nessuna storia che io sappia –continuò tranquillo
 -è dello stesso anno di Sakuragi?- s’informò Akira  cercando di capire che passasse per la testa di Koshino, perché diamine l’aveva lasciato andare?
 - si quest’anno sono anche in classe insieme con Rukawa, lui e altri tre scalmanati fanno parte dell’armata Sakuragi si fanno chiamare così, prima di entrare nel club di basket la testa rossa era un teppista e da quel che ho sentito dire Mito è il suo braccio destro nonché amico da tempo, ora che Hanamichi è in squadra ovviamente se non vuole essere squalificato non può partecipare a risse ma ovviamente questo non riguarda Mito e gli altri, sembra il più tranquillo del gruppo. Quando giocherete contro di noi non sarà difficile riconoscerli fanno un gran tifo per la testa rossa –
- si forse ricordo qualcosa dello scorso anno -  ammise Sendo  
- accidenti che folla- esclamò Sakuragi di ritorno con Kaede
– però Rukawa non credevo ti piacesse ballare – lo prese in giro Mitsui
- Yohei? – domandò il rosso
 - ha fatto colpo- l’informò Hisashi raccontandogli del ragazzo che lo aveva invitato a bere al bar, Hanamichi si mise seduto sul divanetto cercando di scorgere l’amico, quando lo vide iniziò a sbracciarsi per farsi vedere
 – Do’hao- lo richiamò Rukawa
 - baka kitsune  vado a salvarlo – esordì cercando di uscire
– testa rossa ma che dici – lo fermò Mitsui – è venuto per conoscere qualcuno no, lascialo in pace Mito si sa difendere da solo -  si era vero ma lui si sentiva responsabile che doveva fare? Non fece nulla perché lo vide di ritorno accompagnato dal ragazzo in questione, lo vide salutarlo e ritornare al loro tavolo
 – beh allora?- volle sapere Mitsui – come è andata?-
-andiamo a ballare Hana?- domandò invece all’amico che accettò entusiasta .

Quando arrivarono in pista Sakuragi prese a implorare il suo perdono –  mi ha solo offerto da bere niente di che, solo mi dispiaceva illuderlo è un tipo a posto, ti piacerebbe sai-  gli riferì l’amico –arrivano Rukawa, Sendo e Mitsui – gli disse ancora, quando i tre si avvicinarono si misero a ballare tutti insieme.
 Mito osservò un tizio cercare di coinvolgere Hanamichi in una danza a due, cosa che fece imbarazzare il ragazzo visto che l’altro si muoveva con cadenze sensuali vicino, sempre più vicino, stava per intervenire prima che l’amico decidesse di riportare ordine nelle giuste distanze a suo modo e quindi per evitare che il malcapitato, venisse pestato a sangue ma il suo intervento non fu necessario, Rukawa che a quanto sembrava era un po’ geloso, afferrò Hanamichi per la vita e prese a condurlo in una danza lenta e avvolgente lanciando oltre la spalla del ragazzo occhiate intimidatorie al tizio che aveva osato avvicinarsi al do’hao.
 Mito dovette voltarsi per non rischiare di scoppiare a ridere in faccia alla kitsune, Sakuragi sembrava non trovare niente d’imbarazzante nel contatto col compagno di squadra.

Yohei stava decidendo di ritornare a sedersi al tavolo quando  un ragazzo prese a ballargli vicino, rivolgendogli un sorrisino ammaliatore
“ oh Kami ma che è sta storia? Per 17 anni non ho mai, dico mai neanche per sbaglio attratto una ragazza e stasera ben due ragazzi? Ma cos’è mi odi?”
– ciao è da un po’ che ti guardo – gli fece quello, notò con la coda dell’occhio Hisashi sorridergli incoraggiante “ è un uomo morto tanto è già deciso”
- bene ciao – gli disse voltandosi per uscire da quel caos, il ragazzo lo prese per un braccio
– aspetta è un peccato che non balli ancora ti muovi molto bene ed è uno spettacolo per gli occhi- lo sguardo che fece scorrere su tutta la sua figura non gli piaceva per niente, quando l’altro riportò i suoi occhi in quelli di Mito vi trovò uno sguardo per nulla tranquillizzante, Yohei approfittò della sua confusione per afferrargli il polso e porre fine a quel contatto – sparisci – disse soltanto  avviandosi verso il tavolo.
Con uno sguardo per nulla rassicurante, si sedette di fianco a Koshino  che lo guardava curioso ma non gli chiese nulla, bevve un lungo sorso della sua bibita fresca non sembrava ma faceva davvero caldo, specialmente in pista non capiva come facessero a resistere gli altri.
- perché sei scappato così?- Yohei e Hiroaki fissarono il ragazzo che aveva seguito il primo fino al tavolo
- mi sembrava di essere stato chiaro – gli sussurrò
– spiacente ma quando vedo una cosa che mi piace, voglio che sia mia –
“cosa?  Sarei un oggetto ora?” pensò Mito
- di un po’ ma sei scemo?- intervenne Koshino  - vai a cercarti qualcun altro –
-e a te che interessa, è un discorso fra me e il tuo amico – controbatté con un sorrisetto soddisfatto, Yohei  si sporse un poco in avanti sul tavolino incatenando il suo sguardo a quello dell’altro
-ti assicuro che non ci metto neanche un minuto a spaccarti la faccia – gli sussurrò glaciale, usò tutta la sua esperienza di teppista per minacciarlo con voce e sguardo. Funzionò alla grande visto che fece dietro front all’istante e a Mito venne da sorridere.
 – fai davvero paura – esalò Hiroaki ma dal tono e dall’occhiata che gli rivolse, Yohei capì che lo stava prendendo in giro
 – ehi guarda che ho una reputazione da tenere salda sai – finse d’indignarsi , dovette fare una faccia proprio buffa perché Koshino scoppiò a ridere di gusto
 – mi stai prendendo in giro per caso?- s’informò l’altro
– no è la reazione al terrore- esclamò ancora,  Yohei  decise di fargliela pagare
 - soffri il solletico per caso?- gli domandò a bruciapelo, dal suo sguardo capì che era un sì, Koshino tentò di alzarsi e scappare fuori della sua portata ma non fece in tempo  
- ma che diamine fate?- chiese Sakuragi di ritorno con gli altri trovando  Hiroaki in lacrime bloccato sul divano da Mito che gli era cavalcioni – una piccola punizione – chiarì questo con grande soddisfazione, Koshino una volta tornato libero prese  ad asciugarsi gli occhi sotto lo sguardo allibito di Mitsui e quello estasiato di Sendo – voi due andate proprio d’accordo – esordì il porcospino aggiudicandosi l’occhiataccia del compagno di squadra , preferì cambiare argomento
- andiamo  a prendere da bere Hisa –


Chiacchierarono del campionato di basket che quell’anno li attendeva valutando anche la partita svolta proprio quel giorno, Mito prese parte alla conversazione lo stretto necessario era più interessato ad ascoltarli e soprattutto ad osservare l’amico con Kaede Rukawa, che quando si parlava di basket tornava vigile, un buon parlatore mai quello no, ma almeno seguiva il discorso e ogni tanto dava la sua opinione striminzita ma buona , la stessa cosa valeva per Koshino dopo quelle poche chiacchiere con Yohei lui e il ragazzo non si dissero più nient’altro.
Ogni tanto partecipava alla discussione sul gioco che praticavano, in genere commentava con qualche battuta acida e quando questo avveniva, spesso Mitsui lo attaccava oppure era lo stesso Hiroaki a commentare con sufficienza una frase del tiratore da tre punti o di Hanamichi, visto che neanche con il numero dieci dello Shohoku correva buon sangue, dato i loro battibecchi in campo.

Arrogante, saccente, burbero, permaloso,attaccabrighe  questo gli aveva sempre detto Sakuragi riguardo a Hiroaki Koshino  e neanche Mitsui lo sopportava ben volentieri anche se per motivi diversi, Akira intervenne più di una volta a far da paciere fra i due ma sembrava proprio che le cose fra loro non andassero con suo grande dispiacere.

 Mito aveva detto che lui si faceva una propria opinione sulle persone, Koshino  avrebbe voluto chiedergli cosa ne pensasse di lui dopo aver trascorso quelle ore insieme ma non lo fece, semplicemente perché capiva che dopo quella sera, già una eventualità fortuita , non lo avrebbe incontrato , forse in qualche partita lui sul campo e l’altro sugli spalti di sicuro non a incitare lui.
Aveva già intuito dopo quel primo incontro che quel ragazzo che sapeva ascoltare e leggerti dentro con una facilità impressionante, che parlava senza bisogno di parole ma solo con quegli specchi di onice che si ritrovava per occhi, gli era entrato dentro come mai era successo prima. Aveva passato ore, giorni a rievocarlo nella sua memoria, rimpiangendo di non sapere il suo nome. Quel piccolo desiderio in qualche modo era stato esaudito quella sera e aveva potuto conoscerlo e apprezzarlo un po’ di più.
Ma Hiroaki Koshino non era tipo da illudersi, nello sperare in sogni irrealizzabili, aveva capito tanti anni prima che nessuno lo avrebbe amato e per quanto Akira si incaponisse a trovargli una persona che potesse stare al suo fianco, lui sapeva che non c’era e non doveva sperarci troppo.  
Ci soffriva? No, non più se n’era fatta una ragione, per questo quando quel ragazzo aveva chiesto a Yohei di andare al bar lui lo aveva spronato. Era come se avesse intuito appena incontrato che mai e poi mai  Mito avrebbe provato un qualche tipo d’interesse per lui e per la stessa ragione non voleva che Akira  continuasse con le sue domande.
– questo sabato c’è la nostra partita con lo shoyo – ricordò Sendo  -venite al Ryonan se avete possibilità-
- io ci sarò anche se tu oggi non sei venuto a vedermi – affermò Hisashi
- hai ragione stallone ma sai che avevo quell’impegno con i miei, prometto di farmi perdonare –
 -stallone?- sussurrò Hanamichi a Mito che gli fece cenno di soprassedere .

Sembrava davvero felice pensò Koshino osservando il suo migliore amico e il giocatore scambiarsi piccoli baci a fior di labbra, entrambi non erano certo famosi per essere tipi fedeli eppure da quando si frequentavano non avevano visto altre persone, Akira  aveva ragione era geloso del loro rapporto perché lui non l’avrebbe mai avuto  - se siete in calore affittate una stanza - esordì, gli davano veramente sui nervi  - tu il romanticismo non sai proprio cos’è vero?- fece Mitsui, Hiroaki si limitò ad un ‘alzata di spalle
 
– non ti ho ancora chiesto una cosa Mito- esordì Akira come se si fosse ricordato qualcosa di vitale
 – com’è il tuo tipo ideale?-  il ragazzo restò un attimo pensieroso
 - non credo di avere un tipo di persona ben precisa in mente- fece dopo un secondo - semplicemente perché non ci ho mai pensato –
Hisashi scoppiò a ridere – insomma qualsiasi cosa va bene , sei un tipo che vuole godersi la vita eh-
- non hai capito è proprio il contrario- lo interruppe Mito
- non ho capito – ammise Sendo.
Fu Hanamichi  a intervenire - aspetta la persona che abbia quel qualcosa di speciale, quindi non ha mai pensato a cose tipo l’aspetto o altro per questo non sa che tipo è , è un discorso complesso io lo sento da anni e ancora non l’ho capito - ammise
- per questo sei andato dietro a 50 ragazze diverse – lo punzecchiò  l’amico, l’urlo di frustrazione di Hana lo fece sorridere – ma non è colpa tua è che tu sei innamorato dell’amore ti piace innamorarti tutto qui –
- do’hao – fece Rukawa
- sentiamo Kitsune tu che dici invece eh? Tu sei innamorato solo di una palla arancione –
- io lo so qual è il tipo di Rukawa – esordì Koshino  
- cioè? – chiese Sakuragi
- Michael Jordan – a quella battuta scoppiarono tutti a ridere e perfino la volpe incurvò appena le labbra.

Chiacchierarono un’altra mezz’ora poi si avviarono all’uscita Yohei e Hanamichi dopo aver salutato si diressero al motorino, con grande sorpresa se li trovarono tutti e quattro dietro
- scusate ero curioso di vedere la caffettiera  - ammise Akira con un sorriso
- aaaaaaaaaahhhhh  Amuro non li ascoltare tesoro – piagnucolò Mito abbracciandosi al suo mezzo di trasporto
- Amuro?- domandò Sendo  perplesso
- il protagonista di Gundam,  Amuro Rey lo ha chiamato alla stessa maniera -  chiarì Sakuragi, gli altri quattro si diressero in strada ad attendere i due taxi che avevano chiamato dato che per il treno si era fatto troppo tardi, mentre gli altri due salirono sul bolide o quasi e sfrecciarono verso casa.
 Una volta giunti trovarono la madre di Hanamichi quasi assopita davanti alla tivù – Mamma non dovevi aspettarci – la sgridò il ragazzo
- e chi vi ha aspettato stavo guardando un programma interessantissimo –mentì spudoratamente  - com’è andata vi siete divertiti?- chiese subito
- oh si tantissimo, abbiamo anche incontrato due miei compagni di squadra e due che giocano al Ryonan, così abbiamo passato la serata insieme – Hanamichi si fiondò in una descrizione del locale e della serata trascorsa con gli altri
– sembra un bel locale poi devi dirmi dove si trova magari ci vado con le mie colleghe – a queste parole della madre Hana andò in crisi e trascinandosi dietro l’amico fra grandi sbadigli disse che andavano a letto

 –sembra proprio che ti sei divertito Hana – constatò Yohei
- si molto, tu no vero?-  chiese immaginando che si dovesse essere annoiato
- no è stato divertente e anche il locale è molto carino, poi stare con Mitsui e Sendo  sono simpatici, anche Rukawa ci sono state un paio di occasioni divertenti – scoppiò a ridere ripensando alla gelosia della volpe
- Yo grazie anche per la bugia che hai dovuto dire –
- non dirlo nemmeno l’importante è che tu stia bene, com’è stato ballare con Rukawa? – gli domandò sbadigliando
- ah beh carino non si è addormentata- rispose un po’ incerto
- ne parliamo domani – lo rassicurò l’amico.

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Capitolo 3
*** 03 ***


A causa del mio migliore amico 3

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

RINGRAZIAMENTI:  
Camus:
Hai ragione le cose iniziano a muoversi, sono contenta che ti lo trovi divertente.Grazie anche per il commento di "voglio legarti a me" povero Kosh, riuscirò a fartelo amare prometto Xd
Fliss90: 
E' vero magari fossero tutti come Yo sulla bugia non dico nulla ... se sia una bugia o no lo sapremo più avanti XD  l'idea di lui e Koshino ti aggrada vedo e io che pensavo mi avreste linciato lol Hana è la classica persona con gli occhi foderati di prosciutto chissà se Kaede riuscirà ad aprirglieli xd
Aury :  Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e che ti abbia divertita, si Rukawa ballerino è un po' inquietante in effetti ma si sà l'amore smuove anche ...i bradibi Xd  Storie su Mito e Koshino non ne ho mai lette. 
Trovare una beta non è molto facile sono andata anche a vedere nel sito apposito, ma non mi arrendo per ora ho adottato il metodo di leggere ad alta voce Lol, in più ho chiesto al mio compagno di correggermi i capitoli ( anche comoda come soluzione, se vedo che si distrae vado di frusta) 
Redcomet : Grazie per la recensione, ispirano molta tenerezza anche a me ed è vero, Yohei è un santo. Probabilmente riuscirebbe a sopportare il caratterino dolce e affetuoso ... a no scusate parlavamo di Hiroaki XD ( si è capito che Koshino mi piace?)  
Mistica:  o////o sono rimasta immobile a fissare lo schermo leggendo il tuo commento oltre che dire troppo buona e grazie non so che altro aggiungere.Spero di non deluderti. Non preoccuparti non ci sono allori a casa mia Xd  Hai ragione su Yohei si trova molto poco ( purtroppo) ma se non mi linciate prima proverò a riempire questo vuoto.  
Misako90 :   Grazie infinite anche a te sono contenta di aver trovato un altro menbro del Mito fan club ^^

Ringrazio inoltre tutte le persone che hanno aggiunto la storia nei preferiti o nelle seguite e a quanti hanno letto il secondo capitolo. Sinceramente non pensavo che questa storia sarebbe stata tanto seguita. Spero che non vi deluda.
NOTA : I capitoli sono in tutto 8 più due extra che inserirò nella storia.


3

Kaede Rukawa  si era convinto di aver vissuto un sogno quando si era svegliato la domenica mattina.
Il giorno prima era andato al Dark Fire, un locale che lui odiava, troppa gente, troppe chiacchiere, troppa musica; insomma troppo rumore. Eppure chissà perché si era fatto convincere da Mitsui ad accompagnarlo, sapeva che il senpai stava con Sendo,  quindi, non pensando a un’uscita a scopo affettivo aveva accettato. Tanto in tivù partite dell’NBA quella sera non ce n’erano in programma.
Non aveva mai pensato all’amore, era una cosa che non lo interessava, era andato una sola volta in quel locale quando, capito il proprio orientamento sessuale, un po’ per curiosità aveva voluto scoprire se gli sarebbe successo qualcosa. Ma, oltre a incontrare Mitsui e Sendo, aveva solo trovato il posto troppo caotico, per cui il basket rimaneva sempre il suo primo e unico amore.
“E allora che diamine era successo la sera prima?? “
Non se lo spiegava, aveva trovato Sakuragi all’entrata del locale, doveva ammettere che era un bravo giocatore ma lo aveva sempre reputato insopportabile:  troppo rumoroso e casinista.
Allora perché, credendo a prima vista fosse gay, era stato felice?
Poi, una volta capita la situazione, era arrabbiato e deluso; ma perché?
“La serata è stata così strana, diversa dall’altra volta, proprio perché c’era lui è stata divertente, è sembrato anche che a un certo punto gli parlasse con gentilezza, l’ha chiamato volpetta e …  gli è piaciuto. L’ha trovato affettuoso“ .
Poi quando gli altri uomini si avvicinavano al do’hao era stato geloso; ma perché? 
Che la stupidità si attaccasse come l’influenza e ora lui fosse irrimediabilmente un do’hao?
Alla fine si era convinto di aver vissuto un sogno, strano e folle senza dubbio, il do’hao che ballava con lui, ma quando mai? Che gli andava a prendere da bere senza insultarlo e picchiarlo, il do’hao che gli sorrideva, che sorrideva solo per lui…, impossibile!...
Allora perché non vedeva l’ora che fosse lunedì?
Non per gli allenamenti ma per vederlo e scoprire se era un sogno oppure no.


Quando Hisashi  Mitsui quel lunedì mattina varcò la soglia dell’istituto Shohoku  sospirò per l’ennesima volta , non perché dovesse passare interminabili ore ad ascoltare di nuovo le stesse cose,  beh non di nuovo, visto che il motivo per cui era stato bocciato, era proprio che non le aveva né sentite né studiate l’anno prima; ma perché aveva compreso di essere innamorato perdutamente di un pazzo.
Akira Sendo non aveva tutte le rotelle a posto, è vero all’inizio proprio per questo era stato attirato da lui come da una calamita, ma non aveva compreso la gravità della cosa. Quel folle del suo ragazzo voleva assolutamente che lui convincesse Yohei Mito, ad assistere alla partita del Ryonan contro lo Shoyo questo sabato.
 Ora se avesse detto Rukawa, Sakuragi o altri membri della squadra avrebbe potuto capire e avere qualche speranza , ma lo sapevano tutti che Mito e il Guntai assistevano alle partite solo per incitare Hanamichi , ma ovviamente questo non aveva scalfito la sicurezza del suo caro dolcissimo Akira che quando voleva sapeva essere un gran rompiballe. Alchimia la sua parolina magica, secondo lui tra Mito e Koshino  c’era alchimia, ora dove l’avesse vista sta alchimia non si sapeva.
Era palpabile nell’aria come elettricità statica così gli aveva detto, lui oltre a palpare il suo sedere non aveva sentito nient’altro, comunque gli aveva fatto presente che secondo il suo modesto parere quei due non avevano niente in comune e lui di nuovo alchimia e va bene.
“Gli ho fatto notare che secondo me Mito non è stato attratto da nessuno la sera prima anche perché è stato per due volte rimorchiato, oltre tutto da due tipini niente male , e nisba e lui “appunto Hisa chan alchimia”. Ora o io questa alchimia l’ho persa per strada o è più probabile che tutto quello che ha visto il mio caro, tenero, dolce Aki è nella sua mente bacata. 
Come cavolo pretende che io convinca Mito a venire a vedere una partita di cui sicuramente non gliene frega niente, solo perché c’è alchimia?
Però come facevo a dirgli di no se mi guardava con quegli occhioni  grandi e speranzosi?
Il problema reale è che il mio Aki è troppo buono con quel cane idrofobo di Koshino, secondo lui è innamorato, ma chi quello?? Si tesoro mio di te, ma tu non vuoi credermi , dice che non è così, che Hiro  è un carattere un po’ difficile ma solo perché è timido, si e io sono l’imperatore, ma che devo fare io lo amo sul serio, farei di tutto per vederlo felice.
E così oggi mi appresto a fare quest’opera di convinzione, che poi oltretutto devo stare anche attento al rosso, da come ha reagito l’altra sera mi sembra troppo protettivo con Mito, quindi guai a far trapelare qualcosa su questa alchimia”. 


Hanamichi Sakuragi  non si capiva davvero più. Quando aveva capito che cosa gli stava capitando era caduto preda della paura e si perché per quanto uno si sforzi di voler essere ottimista, c’è anche chi ti fa vedere solo i lati negativi e lui solo quello aveva scorto. Ora invece si sentiva così confuso, aveva sempre odiato Rukawa o almeno era quello che credeva e ora invece? Perché era stato così bene al locale tanto da desiderare che non finisse mai?
“ Una notte eterna”, era una bella frase, l’ aveva sentita da qualche parte e ora sapeva anche che sensazione portava.
 E domani che sarebbe successo? Se l’avesse chiamasse volpetta invece di  baka kitsune  l’avrebbe guardato male? O sarebbe stato ancora come nella notte eterna quando lo stringeva e si sentivi bene, al sicuro. Per quanto fosse forte, per quanto sapesse cavartela da se, non pensava potesse sentirsi così fragile e ora aveva di nuovo paura, ma questa volta era la paura di cadere in un buio senza luce .         

Koshino aveva un espessione terribile, sembrava volesse sbranare qualcuno, in classe non provavano neanche ad avvicinarglisi.
“Questa cosa mi preoccupa e anche molto, avevo già capito che qualcosa frullava in quella testa bacata che si ritrova da quando al locale non faceva altro che guardarmi in quella maniera, poi mi telefona domenica mattina alle sei, no dico alle sei per chiedermi se avevo fatto bei sogni, ma è scemo?
 Si lo è, per questo appena lo vedo a scuola un pugno nello stomaco non glielo toglie nessuno, ora solo perché lui è tutto cuoricini rosa e altre cavolate simili secondo lui, tutto il mondo deve trovare l’anima gemella.
 Non ha fatto altro che parlarmi di Mito e questo è molto pericoloso perché vuol dire che si è accorto di qualcosa, se ha capito che mi piace è la fine. Farà di tutto per farmici uscire assieme, non che la cosa mi dispiaccia se ci riuscisse, è che primo so che non accadrà, secondo quando ci si mette di mezzo Akira allora è sicuro al cento per cento che non accadrà mai.
Come per quella storia di Kyosuke, l’ho capito che ha agito con le migliori intenzioni, le sue, ma chi ci ha rimesso sono stato io.
Quello voleva solo portarsi a letto Akira, io non gliel’ho mai detto ma quando è venuto per dirmi dell’accordo per  l’appuntamento mi ha detto chiaro in faccia che voleva il numero di Sendo, che di me non gliene fregava niente ecc…
Insomma la solita storia non che mi aspettassi altro, però sentirselo dire, capire che è il tuo migliore amico che guardano, che vogliono e non te ,fa male, fa davvero male, non mi venissero a raccontare la storia prima o poi lo troverai , sei ancora giovane, hai tanto tempo, questo può valere per gli altri ma non per me, perché io lo so, nessuno rimane con me. Quindi perché sperare se ti porta solo dolore.
Devo fermare quell’idiota di Sendo  crede sul serio che se mi dovesse organizzare un appuntamento solo perché chissà cosa ha fatto sotto io sarei felice?
È veramente idiota”.

   
Mito stava appoggiato tranquillamente alla porta della palestra.
“Certo che oggi è una giornata proprio strana, io e Hana abbiamo fatto il primo pezzo di strada verso scuola da soli, l’ho osservato attentamente è ritornato il solito di sempre, allegro, spensierato e folle Tensai .
 Sono contento che l’uscita di sabato sia andata così bene, certo non è merito mio o del locale, ma solo di Rukawa. E’ così chiaro e anche il mio amico lo ha capito, meno male, certo che è stata proprio una bella coincidenza riunirci in quel posto tutti insieme, soprattutto, se anche la volpe siderale prova quello che prova lui allora non devo preoccuparmi.
 Stavo già in ansia all’idea che il sentimento di Hana non fosse corrisposto ma non solo Rukawa non è etero, gran bel passo avanti, ma da quello che ho osservato ieri sera non è poi così freddo come appare.
Già questi pensieri e l’allegria di Hanamichi mi hanno messo il buon umore, certo il mio migliore amico deve ancora accettare tutto il resto ma sono sicuro che ci riuscirà, ora ha la sua bella volpe che l’attende alla fine del sentiero. 

Quando abbiamo incontrato il resto del guntai è stato come tornare indietro nel tempo che bella sensazione, certo è inevitabile più vai avanti con la vita e più le cose cambiano, solo due anni prima eravamo sempre noi cinque inseparabili, poi Hana ha trovato nel Basket una nuova vita.
Takamyia non fa altro che parlare del ristorante dello zio, una volta finito il liceo andrà da lui a studiare e lavorare, ha sempre voluto farlo solo che si trasferirà lontano, si sono solo due ore di treno ma è sempre un viaggio. Noma vuole tentare di entrare all’università però è indeciso su quale facoltà scegliere, ha ancora un anno quindi ha tempo, Okusu aiuterà nel negozio di famiglia che poi passerà a lui, l’ha sempre saputo ma non gli pesa, per fortuna gli piace. Anche io farò quello che ho sempre voluto non continuerò a studiare, per me sarebbero soldi sprecati.
Appena ho potuto ho fatto quanti lavori part time potevo per comprarmi il motorino, adoro i motori, sono così semplici, per questo dopo il diploma andrò a lavorare nell’officina di Tazeku , già l’estate scorsa ci ho passato un po’ di tempo ed è stato un periodo bellissimo.

Quando arriviamo in classe Rukawa è già arrivato e fatto più unico che raro non sta dormendo, lui e Hana si sono guardati ed è stato come se il tempo si fermasse . Poi si sono comportati come al solito do’hao e baka kitsune,  ma stavolta è stato diverso e se ne sono accorti anche loro, era come se si dicessero mi sei mancato. Ho visto la volpe artica arrossire, ok non è arrossita ma un leggero colorito l’ha preso per una frazione di secondo, peccato che non posso ridere sono così buffi.

Certo però che Hana è la mia disperazione ora fa di tutto per evitare lo sguardo di Rukawa,  per una volta che la volpe non dorme  ma si sta sforzando di rimanere sveglia, da una parte lo capisco.
Il mio amico ha ancora  paura, poi il fatto che sia estremamente timido per queste cose non lo aiuta, l’ho visto gettarsi in situazioni assurde senza riflettere ma se gli dici di affrontare il proprio cuore si chiude a riccio, fortuna che anche la volpe  sembra  spaesata. Forse non se n’era accorta neanche lei, ma di Rukawa non mi preoccupo ha già accettato la sua sessualità o per meglio dire non le interessa non è che le cambi qualcosa, quello a cui devo dare una svegliata è Hana.
 
Ho fatto una cosa fuori dal comune, in effetti  mi hanno guardato tutti male, ho proposto alla volpe  di pranzare con noi e il guntai, Sakuragi mi ha subito dato man forte scherzando sul fatto che il tensai si sentiva magnanimo e quello e quell’altro, e ora Kaede Rukawa sta mangiando con noi.
I ragazzi lo hanno guardato un attimo perplessi ma poi non hanno detto niente, si sono messi a parlare delle loro solite cretinate con Hana.
 Kaede ascoltava e quando ha finito il bento si è steso a schiacciare un pisolino, tutto nelle norma della kitsune, il bello è che il tensai ha anche abbassato la voce non se ne è accorto ovviamente  e quando Noma gliel’ha fatto notare ha fatto una faccia e poi è partita la testata.

 Sono andato anche agli allenamenti  per tenerli d’occhio, solo che quando sono finiti Mitsui ha detto che doveva chiedermi una cosa e mi ha chiesto di aspettarlo, Hisashi mi sta simpatico ma questi colloqui privati mi inquietano un po’.
Nel frattempo Kaede, che rimane sempre più degli altri in palestra, oggi ha chiesto ad Hanamichi se voleva restare per aiutarlo con alcuni schemi ovviamente una cosa mai sentita prima. Myagi e Ayako sono rimasti fermi per venti minuti buoni, solo quando la volpe ha fatto intendere che gli serviva solo un do’hao  che capisse che doveva fare si sono un attimo ripresi.
 Mi stupirei anche io se non sapessi cosa si nasconde dietro queste richieste, Rukawa non conosce i veri sentimenti di Hana eppure anche così sta cercando di stargli vicino, dopo che ha capito che possono andare un po’ d’accordo, in un certo senso mi fa tenerezza.
Certo insultarsi è all’ordine del giorno ma almeno non si picchiano più, soprattutto Sakuragi tende a rimanere abbastanza aggressivo  e capisco anche il perché.
Si sta frenando ha capito che tenderebbe ad essere troppo gentile con la volpe e non vuole scoprirsi, quanta paura ti fanno i tuoi sentimenti Hanamichi”.

 – ehi – fece Mitsui uscendo dagli spogliatoi e richiamando l’attenzione dei due giocatori – che dite sabato siete liberi per andare a vedere la partita del Ryonan ?
- certo il tensai deve rendersi conto degli avversari che si troverà davanti ma che comunque non saranno mai al suo livello ovvio-
- do’hao , vengo- fece Rukawa rivolto a Hisashi mentre Hana  sbraitava in sottofondo 
- allora magari domani o nei prossimi giorni ci mettiamo d’accordo per andare insieme – fini Mitsui andando verso Mito
- contaci Mitchy-
- non chiamarmi Mitchy – esplose il tiratore, lo odiava proprio quel nomignolo– devi aspettare Hana ?-  chiese a Yohei
- no aspettavo te – rispose, voleva dare un po’ di spazio al Tensai. Si incamminarono verso l’uscita
- l’invito per sabato ovviamente è anche per te – disse Mitsui
- forse organizziamo qualcosa con il guntai –non sapeva se i ragazzi sarebbero stati liberi ma sinceramente non aveva molta voglia di stare tra i piedi di Hana e Rukawa .
- No sai è che magari dopo potevamo andare a mangiare qualcosa, il fatto di me e Akira non sono in molti a saperlo, intendo di amici ci siamo trovati bene sabato e pensavamo che si potesse ripetere –
- quindi saremmo noi sei come sabato scorso giusto? –
- certo – Yohei era un po’ indeciso, con il guntai non avevano organizzato niente ancora e  non avrebbe rotto le scatole ad Hana, ci sarebbe andato  anche Mitsui alla partita e poi Sendo  e Koshino dopo 
-beh se non do disturbo allora consideratemi dei vostri –
- ma quale disturbo non dirlo neanche , dovrebbe essere qualcun altro a sparire –
- eh?-  possibile che non lo sopportasse fino a questo punto?
- no niente, allora poi dico ad Hana se in caso non ci vediamo questa settimana – Hisashi si allontanò di corsa e Mito mi avviò verso casa.        
       

       
       
                                                                                            *************


La settimana era trascorsa velocemente Hanamichi  e Kaede  avevano iniziato a rapportarsi in maniera diversa fra loro, non solo ne stavano beneficiando loro ma anche la squadra.
I due titolari riuscivano ad eseguire giocate più fluide e spesso stupivano per la loro sincronia, avevano preso l’abitudine di allenarsi insieme anche dopo che tutti gli altri erano tornati a casa, non sempre ma spesso, inoltre Rukawa pranzava quasi sempre con Hanamichi e il guntai, l’equilibrio dello Shohoku dopo i primi mesi sembrava aver raggiunto un buon punto di arrivo.

Il sabato arrivò presto e come si erano messi d’accordo  i tre giocatori e Mito s’incontrarono alla stazione.
Il viaggio trascorre tranquillo tra le battute di Sakuragi e Mitsui, mentre  Rukawa ne ha approfittò per fare un pisolino come suo solito.
Il liceo Ryonan  era come se lo ricordavano si diressero in palestra e c’era già un sacco di gente sia studenti delle due scuole ma anche altri. Tra la folla riconobbero  Kyota e Maki  e i tre giocatori andarono a salutarli.
Mito osservò il campo, le squadre erano  appena entrate e stavano effettuando il riscaldamento, Sendo lo vide e lo salutò e Yohei gli indicò dove si trovavano gli altri.
Questo seguì la direzione del suo braccio e lo ringraziò, lo vide allontanarsi e ritornare poco dopo trascinandosi  dietro un incavolato Koshino, gli indicò il punto dove si trovava Mito sugli spalti poi quello dove stavano gli altri, ma Yo vide che Hiroaki rimaneva a fissarlo ancora per qualche minuto.
Si domandò come mai quello stupore, così quando gli altri lo raggiunsero si sedette vicino a Mitsui 
- Ma Koshino non sapeva niente di oggi? – gli domandò diretto a bruciapelo, Hisashi sembrava sorpreso
- credo di si, Akira lo sapeva di sicuro, l’abbiamo organizzata insieme questa giornata perché?-
- era sorpreso  come non se lo aspettasse – il discorso morì così.

In campo nella panchina del Ryonan,  il teppista osservava  Sendo e Koshino in disparte stavano discutendo e anche animatamente o almeno Hiroaki, sembrava  davvero furioso con l’amico, s’incupì, quella faccenda non gli piaceva inoltre stavano litigando prima della partita e questa non era una buona idea.
Il Ryonan aveva ottimi elementi e sotto la guida di Sendo era migliorato molto però non stavano dando il meglio di loro, il problema era uno dei titolari Koshino per la precisione. Sembrava piuttosto intrattabile e non smetteva un attimo di attaccare verbalmente sia avversari che compagni di squadra, ed era proprio la sua squadra a risentirne.
Durante la pausa non si sa bene cosa fosse accaduto ma il mister lo aveva sostituito, il giocatore ora era seduto in panchina e Yohei lo osservò tutto il tempo, c’era qualcosa che non andava.
Alla fine il Ryonan recuperò lo svantaggio iniziale e riuscì a vincere.
Hiroaki appena sentì il fischio finale fu il primo a recarsi nello spogliatoio.

Mito per tutto il tempo aveva osservato il bordo campo non la partita, che a lui comunque non interessava  più di tanto, aveva visto quegli sguardi freddi e rabbiosi che i compagni di squadra avevano  lanciato al titolare seduto fra loro, Koshino non ci aveva fatto caso, normalmente avrebbe ringhiato qualcosa ma non quel giorno
- andiamo è meglio farci trovare all’entrata-  disse Hisashi  arrabbiato, si intuiva chiaramente che era letteralmente furioso e  non era difficile immaginare il perché, anche Hanamichi non aveva trovato corretto e sopportabile il comportamento di Hiroaki.

Gli spettatori  e i giocatori pian piano lasciarono la palestra e la scuola, stavano aspettando da un bel po’ e Mitsui iniziava a innervosirsi, sapeva che Akira non perdeva tempo inutilmente quindi pensò fosse successo qualcosa, vedendo uscire i giocatori del Ryonan tranne Il suo ragazzo e Koshino.
Hisashi chiamò Fukuda  che lo salutò mentre gli si avvicinava, alla sua domanda se sapesse che stesse facendo Akira rispose
- se cercate Sendo avrete un bel po’ da aspettare lui e Kosh stanno litigando di brutto –
- perché stanno litigando? – domandarono Sakuragi e Mitsui all’unisono
- non è che si è capito bene, hanno aspettato che fossero andati via tutti beh Akira almeno, Kosh voleva andarsene da un pezzo ma sai com’è Aki quando si mette in testa una cosa – guardò direttamente Mitsui  con fare complice, evidentemente lui sapeva cosa li legava
- si lo so – ringhiò Hisashi
– se volete entrare la palestra è aperta – sembrava teso, forse era preoccupato.
- Sei un grande Fuku verme – esclamò Hanamichi
- piantala di chiamarmi così – fece un cenno di saluto e se ne andò.

Mitsui entrò in palestra  senza neanche aspettare gli altri era preoccupato e si capiva benissimo, dagli spogliatoi  giungevano le voci di Koshino e Sendo, il primo stava urlando era veramente fuori di se
- ti conosco Sendo quindi vedi di risparmiarmi le tue stronzate –
- ti ho detto la verità maledizione perché diamine non vuoi credermi si può sapere ?– anche Akira stava urlando, non come l’altro, si sentiva che si stava trattenendo ma tra un po’ sarebbe scoppiato anche lui.
- Allora dimmi perché-
- che cazzo succede?- Mitsui era entrato dentro  visibilmente arrabbiato, lanciò uno sguardo carico di accuse a Koshino 
- ah Hisa scusa – iniziò Sendo – non è niente, potete aspettare fuori per piacere? –
- non c’è bisogno che aspettino noi abbiamo finito – sbottò Hiroaki prendendo la borsa e avviandosi per uscire, lui si era già cambiato ma Akira lo bloccò per un braccio.
-  no Hiro -  si voltò nuovamente verso gli altri – scusate se vi abbiamo fatto aspettare – il sorriso era sempre il solito -finiamo di prepararci e siamo subito da voi – lo disse in maniera allegra ma era teso
- sicuro di star bene Aki?- chiese Hisashi 
- certamente, su andate facciamo in due minuti vero Hiro?-
Koshino tenne la testa bassa, per la prima volta in vita sua avrebbe voluto essere diverso, non avere quel carattere, ma non si può cambiare anche se si vuole.
“ hai detto che vuoi conoscere le persone per farti una tua idea, ora lo sai io sono questo”
- allora vi aspettiamo in palestra – esordì Mito, cercando con lo sguardo Hanamichi, sapeva che avrebbe capito e infatti sbottò allegro
 – il tensai non vede l’ora di provare questo ristorante sono stato a dieta tre giorni visto che tanto paga Mitchy –
- eh? E non chiamarmi Mitchy testa rossa –
- do’hao – era il contributo di Rukawa mentre si avviava in palestra per primo seguito subito dagli altri.

Quando rimasero soli i quattro non poterono fare a meno  di notare il viso di Mitsui, era arrabbiato e preoccupato al tempo stesso. Passarono dieci minuti e arrivò un sorridente Sendo
- si può sapere che è successo ?- iniziò Hisashi, il capitano del Ryonan sembrava a disagio
- andiamo fuori – esclamò ancora il tiratore da tre afferrandolo per una mano e trascinandolo all’esterno.

Passarono altri dieci minuti prima che Koshino uscisse, teneva la testa bassa e stringeva la cinghia della sacca talmente forte che si vedevano le nocche sbiancate.
- Nh andiamo- esordì Rukawa avviandosi, lo imitarono ma HIroaki rimase più dietro, in disparte.
Sendo e Mitsui sembrava avessero smesso di discutere di qualcosa appena il resto del gruppo era uscito dalla palestra , Akira aveva di nuovo il suo sorriso sul volto e Hisashi sembrava più tranquillo anche se posò uno sguardo furente su Koshino.
 – il ristorante che voglio farvi conoscere non è molto distante vedrete che specialità – disse allegro il capitano del Ryonan
 - non vedo l’ora ovviamente paga.. – iniziò Hanamichi 
- io non pago  testa rossa – intervenne subito Mitsui,  che sapeva dove il numero dieci dello Shohoku volesse andare a parare.
S’incamminarono mentre Sendo e Sakuragi chiacchieravano delle specialità del ristorante.
Mito percepì la presenza di Koshino,  che chiudeva il gruppo e maledì la sua natura da crocerossina , si sentiva di doversi voltare e cercare di tirargli su il morale, ma non lo fece.
Gli altri stavano tutti chiacchierando allegramente più avanti anzi non tutti solo due, uno dormiva camminando e l’altro sembrava arrabbiato.
Ma perché doveva farlo proprio lui?
Solo perché lo aveva fatto una volta non voleva dire che fosse diventata una sua responsabilità, non era mai stato così altruista quindi perché dovrebbe diventarlo ora .
Il fatto è che non riusciva a togliersi dalla mente che forse il litigio era scaturito per causa sua, ma non sapeva perché.
Avrebbe dovuto parlarne con Sendo , ma intanto Hiroaki continuava a restarsene lì dietro.
Così Yohei si trovò a rallentare il passo e a maledire nuovamente  tutte le crocerossine del mondo.

Koshino non voleva parlare lo si capiva benissimo e forse questa volta avrebbe dovuto  sul serio ritornare avanti e lasciarlo da solo, però non lo fece
 - ma tu che ti porti nella borsa della palestra?-  aveva  notato che si era voltato un poco verso di lui per poi riprendere subito a fissare avanti
– lasciami in pace Mito, non voglio parlare – erano parole dette con tono duro, ma allora perché ci sentiva solo tanta tristezza?
- posso dare una sbirciata alla borsa?- domandò ancora parlando dell’argomento più stupido di questo mondo
 - ma che ti frega di sapere che c’è dentro, lasciami in pace – non aveva urlato ma alzato uno sguardo duro verso l’altro, il teppista sorrise
 – perché hai gli occhi rossi – un secondo di stupore attraversò l’altro ma riprese subito il controllo
 – hai visto la pubblicità in tivù ?– riprese a parlare ancora Mito tranquillo – sicuramente è colpa dello shampoo , troppo aggressivo –
Koshino sospirò pesantemente – ma di che cavolo stai parlando?- lo aveva detto con tono stanco forse dopo la litigata era  spossato, intanto Yohei gli descriveva  la pubblicità a cui si riferiva
 – ma quello è per bambini – sussurrò Hiroaki capendo  che prodotto  pubblicizzavano nello spot, Mito lo sapeva  bene che non era colpa dello shampoo.


Erano arrivati al locale non avevano  impiegato molto a raggiungerlo, il posto era carino e confortevole il tipico ristorante tradizionale.
Una donna sui cinquant’anni in kimono si avvicinò loro.
– Akira sono felice di vederti, i tuoi genitori stanno bene?- chiese sorridente, diventando ancora più bella.
– Benissimo Mayuri san – rispose Sendo tirando fuori dalla borsa una busta bianca e porgendogliela
– mamma ha detto di darle questo appena ha saputo che venivo da lei -  ora fra le mani la signora teneva dei biglietti e sembrava ancora più raggiante
– Ichiko è sempre così carina – esclamò
– perché sa che adora quell’opera Mayuri san –spiegò il porcospino sempre sorridente.

Seguirono la donna che era la proprietaria del locale, li fece accomodare in una saletta privata
 – qui starete più comodi – esordì facendo entrare i ragazzi
 –non doveva disturbarsi tanto – disse il ragazzo dai capelli a punta ringraziandola per la cortesia
 – sono sempre felice quando mi vieni a trovare Akira , su sedetevi ora vi porto da bere – così dicendo richiuse la parete scorrevole alle sue spalle, i ragazzi si accomodarono intorno al grande tavolo basso prendendo posto ognuno sui cuscini.
Mitsui, Sendo e Koshino da un lato, Rukawa, Sakuragi e Mito dall’altro
– è davvero un bel posto – esclamò Hanamichi 
- Mayuri san è molto amica di mia madre la conosco da quando sono piccolo, inoltre il suo ristorante è uno dei più rinomati di Kanegawa -  spiegò Akira.
La proprietaria arrivò dopo un secondo portando le bibite fresche, dopo una consultazione fra lei e Sendo decisero di affidarsi alla donna per la cena, avrebbe portato il meglio, chiarì strizzando un occhio.

L’argomento inevitabilmente andò  a finire sul basket e sulla partita appena vista, Koshino s’irrigidì istintivamente - certo porcospino sei un buon capitano ma non ci batterete mai – esclamò Hanamichi scoppiando a ridere. Fortunatamente passò a declamare le sue doti da grande Tensai del basket ricevendo il solito do’hao da Rukawa e così l’argomento partita scivolò via con sollievo di entrambi i giocatori del Ryonan.

Quando una mezz’ora dopo la proprietaria tornò portando piatti di squisite prelibatezze la cena ebbe inizio. Sakuragi , che era secondo solo a Takamyia in fatto di appetito, fece onore a tutto quello che si trovava sul tavolo ottenendo gli sguardi perplessi di tutti, tranne del suo migliore amico che conosceva questo suo lato.
– Hey testa rossa quello era mio- esclamò piccato Mitsui dopo che il compagno di squadra gli aveva rubato l’ultimo pezzo di sushi
– su Hisa apri la boccuccia- intervenne Sendo  tenendo fra le bacchette quello del proprio piatto e porgendolo al ragazzo, Hisashi fece quanto detto con una luce maliziosa negli occhi.
Mayuri stava entrando proprio in quel momento e osservando divertita il tiratore da tre che si scostava imbarazzato, poggiò un nuovo piatto sul tavolo per poi allungare una mano a prendere il viso di Mitsui.
Lo osservò attentamente poi sorrise ad Akira
 – hai buon gusto – lo apostrofò,  lasciando tutti sconvolti tranne Sendo, Koshino e Rukawa.

Uscì tranquilla come nulla fosse – scusa ma lei non è amica di tua madre?- domandò Hanamichi, Sendo gli rivolse un sorriso ancora più ampio – tranquillo i miei lo sanno - 
Mito intuì cosa passava nella testa dell’amico e infatti dopo un attimo lo sentì chiedere
– e gli va bene? cioè volevo dire... – Akira scoppiò a ridere quando lo vide arrossire
– gliel’ho detto tre anni fa, con mio padre per un po’ i rapporti sono stati tesi solo perché non sapeva come comportarsi con me, quando ha capito che non cambiava niente è tornato tutto come prima –

Sakuragi sembrò riflettere a quella notizia, poi la sua attenzione si spostò quando Mitsui iniziò a parlare
 – il mio invece mi ha buttato fuori di casa, non che mi aspettassi un'altra reazione, infatti gliel’ho detto proprio per quello –  assieme a  quelle parole uscì anche la sua rabbia, Akira gli si fece più vicino avvolgendo il braccio del tiratore da tre, sapeva cosa provava Hisashi e conosceva la sua situazione familiare.
 – In che senso?- chiese ancora Hanamichi confuso e spaventato per quelle parole, ma questo lo aveva capito solo Mito
 - col mio vecchio non vado d’accordo, cioè andavo, visto che ormai non ci parliamo più. Successe quando ancora ero un teppista e credevo di non poter più giocare – ricordò volgendo un sorriso al suo ragazzo, che sapeva quanto fosse stato duro per lui a quel tempo e aveva accentuato la stretta per trasmettergli il suo affetto.
 –Litigavamo in continuazione, finché un giorno glielo gridai in faccia credevo ci restasse secco – sghignazzò al ricordo della faccia sconvolta del genitore anche se gli faceva ancora male – così mi ha cacciato di casa -  riferì terminando il discorso
 - non sapevo vivessi da solo – esclamò Mito chiedendosi come facesse, visto che era risaputo che Mitsui non aveva neanche un lavoro part time
 - inizialmente mi sono accampato da Tetsuo, ma ora vivo con mia madre – chiarì
– ma scusa non hai detto che tuo padre ti ha cacciato? – domandò Hanamichi perplesso
– do’hao- sbuffò Rukawa
 – sono separati – li informò Mitsui frenando la protesta del ragazzo – non la vedevo da parecchio perché è stata lei ad andarsene di casa con un altro uomo, credevo avesse tradito mio padre e insomma non volevo più saperne,  in realtà è stato il contrario. È sempre stata mia madre quella tradita ma l’ho saputo solo da poco -  Akira gli toccò la guancia con un bacio delicato.
 – Ma ora avete recuperato il rapporto – gli sorrise incoraggiante
– si e anche il suo compagno  è un brav’uomo – rispose allegro Hisashi, era stato proprio quell’uomo che lui aveva sempre detestato, incolpandolo di essere il responsabile della divisione famigliare, a trovarlo.
Quando la madre aveva saputo quello che era successo non poteva darsi pace di non sapere dove fosse il figlio, così si era assunto lui il compito di cercarlo riuscendoci successivamente. Era stato proprio lui, che non si era fatto spaventare dall’aria minacciosa del ragazzo, a convincerlo a trasferirsi da loro
 
- adesso ho capito- esclamò Sakuragi, non aveva pensato ad una situazione simile, lui che era cresciuto con davanti il rapporto saldo, forte e pieno d’amore dei genitori 
- tu Mito?- chiese Akira rivolgendogli un sorrisone
- lo sa solo Hana e voi per ovvi motivi, visto che l’ho capito da poco sono ancora alquanto confuso – rispose trasportando la situazione dell’amico
 – Beh se vuoi una mano per fare chiarezza sono a tua disposizione per sverginare qualsiasi argomento t’interessi – continuò Sendo ricevendo un’occhiataccia perplessa del suo koibito
 – Sendo- urlò Hiroaki riconoscendo quel tono malizioso della voce
- porcospino pervertito, non osare avvicinarti – scattò Sakuragi rosso in viso
– do’hao- lo richiamò Kaede indispettito dalla sua reazione
– kitsune silenzio – si rivolse al suo migliore amico – non preoccuparti Yo ti difende il tensai-
Sendo scoppiò a ridere – mi avete frainteso, certo se Mito fosse interessato a una cosa a tre -  finse di riflettere
– piantala Aki – lo rimproverò bonariamente Hisashi, conosceva abbastanza bene il suo ragazzo stava scherzando divertito dalle reazioni di Sakuragi, mentre lui ne era preoccupato, il rosso non era noto per essere una persona tranquilla e pacifica
 – va bene  la finisco – fece rivolgendo al suo ragazzo un sorriso
- ti ringrazio dell’offerta ma credo di sapermela cavare da solo – rispose Yohei cercando di deviare lo sguardo assassino di Hanamichi
– si non ne dubito – continuò Sendo  - comunque visto che siamo finiti a parlare di sesso non so come – ricevendo un’occhiataccia dal numero dieci e dal compagno di squadra che significava che era colpa sua
– chi è ancora vergine? – trillò passando lo sguardo su tutti, all’occhio attento di Mito non passò inosservato che il suo migliore amico si era irrigidito nel sentire la domanda
 – su avanti è tanto per chiacchierare, allora io e Hisa ovviamente no, Kosh lo è ancora – non terminò la frase perché gli arrivò la gomitata nello stomaco da Koshino
- piantala di dire cretinate – urlò come un ossesso – vorrei sapere che ti passa in quella testa, sono affari miei se non l’ho mai – s’interruppe prendendo a mangiare nervosamente
- non ti scaldare troppo – intervenne Mitsui  con uno sguardo affilato– con quel carattere che ti ritrovi rimarrai vergine a vita- quando vide il ragazzo arrossire si sentì soddisfatto, non gli piaceva che picchiasse il suo ragazzo a dire il vero non gli piaceva neanche che lo sfiorasse o gli stesse vicino, preferibilmente neanche che gli parlasse.
Koshino rivolse un’occhiata adirata a Sendo coma ad accusarlo di aver parlato.
– Si capisce lontano un miglio che non l’hai mai fatto – chiarì Mitsui
- mica c’è niente di male neanche io l’ho mai fatto – chiarì Mito per distendere gli animi
 – hn esatto – approvò Rukawa, fissando Sakuragi stranamente silenzioso.
L’arrivo di Mayuri che portava altre bibite pose fine all’argomento.


Il resto della serata passò tranquillamente fino a che non arrivò il momento del dessert.
La donna aveva portato un piccolo vassoio con alcuni dolci, si scoprì che sia Rukawa che Koshino erano veramente golosi quando si litigarono l’ultimo, fu Hanamichi a riportare ordine quando porse il suo che non aveva ancora toccato a Kaede – che volpetta golosa –esclamò sghignazzando.

Quella sera si separarono alla stazione lasciando i due giocatori del Ryonan che li avevano accompagnati all’esterno.
Mito non aveva avuto modo di chiedere nulla a Sendo, domandandosi che cosa avesse fatto salì con gli altri sul treno, Koshino era stato taciturno e scuro tutto il tempo e lui dopo quell’iniziale avvicinamento lo aveva lasciato stare, con una scrollata di spalle si dimenticò dell’episodio, almeno fino al giovedì successivo.

Quel giorno come sempre stava per recarsi con gli altri del guntai ad assistere agli allenamenti dell’amico, varcata la porta della palestra vide Sendo che parlava con il signor Anzai . Immaginando che dovesse riguardare qualcosa inerente al club e a qualche partita non si stupì più di tanto, lo fece quando il ragazzo dai capelli a punta e il perenne sorriso, sotto gli occhi di tutti gli chiese se potevano andare a parlare un attimo fuori. Non solo il guntai ne rimase perplesso ma a Yohei non sfuggì l’occhiata di Mitsui.

Visto che l’altro non si decideva a parlare fu Mito a iniziare
 – riguarda il motivo per cui tu e Koshino avete litigato sabato scorso?- vedendo la faccia titubante dell’altro, infatti appariva un numero minore di denti, continuò – allora è così avete discusso a causa mia- ora lo stupore era chiaro – non c’è problema – iniziò Yohei che si era fatto una sua personale idea in proposito – non so che abbia fatto ma visto che non gli fa piacere vedermi non dovete invitarmi ogni volta che uscite –
- il problema è proprio il contrario- lo interruppe Sendo sembrava indeciso ma poi si risolse a parlare
– gli piaci – esclamò, quelle parole per Mito ebbero l’effetto di una secchiata di acqua gelida
– Hiro si è arrabbiato perché quando ti ha visto alla partita, mi ha accusato di averti convinto a venire chissà come. Vedi in passato ho sempre cercato di combinargli un appuntamento sempre con esiti negativi –
- Kyosuke-  rifletté  ad alta voce Yohei
- non solo lui, diciamo che ho fatto parecchi sbagli – sorrise imbarazzato l’altro -  Hiro non ha un carattere semplice ed è difficile capirlo davvero, però questa volta è diverso, sei la sua prima cotta anche se preferirebbe  essere torturato che ammetterlo e come è andata a finire lo sai  -

Mito annuì quelle due parole gli rimbombavano in testa“ gli piaci”, ripensando alle frasi di Sendo si diede mentalmente del cretino, era ovvio dove il porcospino volesse andare a finire.
Lui che era sempre stato orgoglioso di afferrare immediatamente tutto non aveva capito niente, c’era da dire a sua discolpa che era stato distratto dalla situazione di Hanamichi.
- Quella sera al locale – stava dicendo Akira – mi sembrava che fra te e Hiro potesse esserci qualcosa-  
“che cosa?” pensò Yohei
 - si insomma non credi che potrebbe nascere qualcosa? –
- no assolutamente – chiarì subito la situazione Mito, rendendosi conto di aver esagerato si spiegò meglio
- non è il mio tipo -  vide Sendo restarci visibilmente male
– mi era sembrato di capire che lui ti piacesse – lo sentì dire
- cosa?- non lo pensò solo lo aveva detto anche a voce
 – evidentemente mi sono sbagliato – continuò il porcospino
 “ si e alla grande” pensò Yo
 – Kosh  si è lasciato scappare che tu sei il tipo di persona che si fa una propria idea sugli altri, senza badare alle apparenze o a quello che si dice ma a quanto pare non è così – a Mito non piaceva quel tono e soprattutto che si usassero le sue stesse parole contro di lui  - Hiro è convinto che dopo averlo visto comportarsi in quel modo alla partita tu non voglia avere niente a che fare con lui – Sendo sorrise come sempre – evidentemente ha ragione credevo non ti facessi spaventare per così poco – concluse

- non è per quello – affermò Yohei, non doveva certo dare spiegazioni ma non gli andava che pensassero una cosa simile
 – allora per cosa – intervenne Sendo – non mi sembri il tipo per cui l’aspetto fisico sia importante visto come ti sei liberato di quei tipi al locale e comunque Hiroaki è un bel ragazzo, se lo conoscessi meglio sono sicuro che –
- no Sendo – lo bloccò di nuovo, era vero a lui l’aspetto fisico non era mai importato, non aveva mai sbavato come gli altri dietro una ragazza solo perché bella. Stava valutando di dirgli la verità, però svelando la sua bugia avrebbe dovuto spiegarne il motivo o comunque l’altro lo avrebbe intuito,  non era difficile da capire perché avesse mentito.
Poteva chiedergli di mantenere il segreto ma non era sicuro che lo avrebbe fatto, era sicuro che poi lo avrebbe saputo anche Mitsui e non poteva rischiare che lo dicesse a Rukawa, non doveva saperlo, non ancora almeno, non poteva dire niente, non poteva tradire la fiducia di Hana
 - allora ho capito – esordì Sendo – sei innamorato di Sakuragi – esalò tranquillo
- ma sei idiota ? Siamo come fratelli –  chiarì la situazione
- volevo sapere che cosa provassi per Hiro perché da sabato non è più lo stesso, speravo potessi tirargli su il morale con una bella notizia e invece è proprio il contrario -  riprese a parlare Sendo  - non credo abbia bisogno di chiederti di non farne parola con Hiro di quanto ti ho detto -  Mito annuì osservando Sendo che rientrava in palestra.
Si sentì chiamare da Noma che uscito sulla soglia con gli altri gli chiedeva se fosse tutto a posto
– si tranquilli, io vado a casa – gli riferì avviandosi al cancello.





INFORMAZIONI REPERITE IN RETE.

Koibito : Significa persona amata, da Koi “essere innamorati” e Bito “persona” <------ mi ero dimenticata di metterlo nel cap. precedente^^

Bento (Obento): Pasto da asporto, costituito da riso bianco, pesce o carne, verdure cotte o in salamoia. Si trova dappertutto dai ristoranti, ai supermercati, ai convenience store o alle stazioni ferroviarie. I contenitori possono essere di varie forme e materiali. Molto diffuso è il bento fatto in casa. In Giappone si dice che una ragazza che sappia preparare uno ottimo, anche a livello estetico, sarà una perfetta moglie.
Il disporre i cibi creando varie forme si chiama Kyraben.
Le origini del bento si fanno risalire al periodo Heien (794-1182) con i primi Onigiri e L’hoshii .(Fonte Wikipedia)   


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Capitolo 4
*** 04 ***


a causa del mio migliore amico 04 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ripostato il capitolo 3. Mi sono sentita come Hana quando convinto di fare una delle sue famose schiacciate finisce che la palla colpisce il cerchio e gli finisce in faccia … Ahahahahah la genialata mi si è ritorta contro XD
Ho modificato, spero che ora sia più capibile
Ringraziamenti:
Fliss90: Sono morta dalle risate leggendo che volevi dare una scarpata a Yo LOL
Zi Koshy è tanto tenero alla sua prima cotta, chi lo avrebbe mai detto?
Non dico altro per non spoilerare.
Misako90 : chi lo sa se saranno sviluppi positivi … ho la bocca cucita ( mi sento molto malvagia )
War : Grazie per la recensione, ma che maledizioni, anzi ho apprezzato le tue dritte e spero di aver corretto bene.
Sul fatto di non trattare troppo male Aki, siccome piace molto anche alla sottoscritta ( anche se non come Mito) ho cercato di dargli un giusto ruolo. P.S. ti arriverà un pacco regalo il 25 dicembre Akira vestito da Babbo Natale tranquilla Hisa lo distraggo io XD
Camus:  Continuerò a perseverare nel farti amare Hiro, non mi arrendo facilmente. Come dici tu Akira vestito da cupido starebbe un amore ( ma ancor meglio starebbe Yo *.*)
Mito demente è fortissimo XD
Broken dreams : Grazie della recensione, sono molto contenta che ti piaccia.
Riguardo a quello che succederà più avanti, come detto per le altre, non ti anticipo nulla. Mhuahhahahahahah.
Nebbiolina: Anche a te grazie per la recensione, ripostato il precedente capitolo seguendo i vari consigli ( spero ^^’ sia più chiaro)  Sono contenta che la storia t’incuriosisca spero di non deluderti.
Aury : Spero ti sia arrivata la mail di risposta, grazie mille.
Ringrazio come sempre chi continua a seguire questa storia e tutti quelli che l’hanno aggiunta tra i preferiti e le seguite.

Buona lettura .
 
 
4


Mito aveva passato il resto della settimana a rimuginare su quanto saputo.
Il fatto che qualcuno, anche se indirettamente certo, gli si fosse dichiarato lo aveva lusingato.
Aveva sempre creduto di essere un tipo che passasse inosservato, uno di quelli che non si notano.
Nessuna ragazza gli si era mai dichiarata o perlomeno nessuna aveva fatto intendere che potesse interessargli, sicuramente la fama che lui e gli altri fossero tipi pericolosi non giovava.
Hanamichi gli aveva sempre  detto che lui aveva poca autostima ma non era questo, semplicemente lui ci vedeva benissimo. Si  guardava ogni giorno allo specchio sapeva di non colpire come l’amico, non era solo per il fatto che fosse basso o meglio nella media per i normali standard, basso se confrontato con l’amico e i componenti della squadra.
Era tutto l’insieme, ma non se n’era mai fatto un problema visto che non era mai corso dietro a nessuna, quella era una prerogativa di Sakuragi o degli altri membri del guntai, non era il classico adolescente con gli ormoni in subbuglio, ma vista la sua natura riflessiva  non se n’era mai preoccupato prima.

Si riscosse da quei pensieri che scivolarono del tutto nel dimenticatoio quando varcò la soglia del negozio di videogiochi, ne uscì un quarto d’ora dopo felice come non mai. Finalmente era riuscito ad impossessarsi del gioco che aspettava tanto. Deciso ad andare direttamente a casa e a provarlo subito si avvicinò al motorino, parcheggiato contro una ringhiera.
Stava prendendo le chiavi dalla tasca quando l’occhio gli cadde sul ragazzo che veniva dalla direzione opposta, quando anche Koshino lo scorse si arrestò sul posto evidentemente sorpreso.
Non si erano più visti da quella volta, Mito era imbarazzato perché conosceva cosa  provava l’altro per lui, Hiroaki perché troppo consapevole di aver mostrato il lato peggiore di sé proprio alla persona a cui avrebbe voluto tenerla nascosta, ma fu proprio quest’ultimo a far finta di nulla e ad avvicinarsi.

Con aria annoiata lo salutò, Yohei fece altrettanto chiedendogli come mai fosse in centro
– libreria- rispose indicando con un cenno distratto la porta poco distante – ho ordinato un libro e stavo andando a prenderlo, tu?-  domandò di rimando
- ho comprato un gioco – esordì alzando la busta che teneva in mano e che riportava il gigantesco stemma del negozio
- quello che aspettavi?- chiese pentendosene subito, Koshino non voleva fargli capire che ricordasse ogni singola parola che gli aveva detto l’altro
– si proprio quello, non vedo l’ora d’iniziarlo –
Rimasero in silenzio non sapendo che altro dire
- allora ciao – fece il giocatore avviandosi nella sua direzione, Mito salutò a sua volta e si chinò per liberare il mezzo.
 Hiroaki si stava rivolgendo mentalmente tutti i peggiori insulti che conosceva, non erano pochi, per la figura da idiota appena fatta. Era chiaro che l’altro non volesse parlargli eppure lui era andato lì a salutarlo. Che si aspettava che lo invitasse a prendere un caffè? Ci aveva sperato ovviamente e per quel motivo si stava insultando. Si fermò quando si rese conto di aver superato la libreria e ritornando in dietro ne varcò la soglia, ancora più arrabbiato con se stesso ignaro che Mito aveva seguito tutta la scena.  

                                                                                                *************

Lunedì mattina quando Hanamichi e Mito varcarono la soglia scolastica si accorsero distrattamente che c’era una strana agitazione, ma non ci diedero molto peso e si diressero nella loro classe.
Nella pausa pranzo si incontrarono con gli altri del guntai in compagnia del silenzioso Rukawa.
– Avete saputo? – chiese loro Okusu  
- che cosa?- domandò Sakuragi  
- di Mitsui e Sendo li hanno visti baciarsi, tra di loro intendo- riferì ancora il biondino, il numero dieci dello Shohoku era sbiancato
– Hana tranquillo non credo ci proverà con te – lo prese in giro Noma
- certo però che è stato un colpo pure per me, non credevo proprio che Mitsui fosse quel tipo e io non devo spogliarmi davanti a lui – continuò il ragazzo,  ignaro dell’occhiataccia di Kaede o del fatto che la reazione di Hanamichi non fosse dettata dal fatto di aver appreso quella notizia
- già però anche Sendo so che aveva anche più fan di te Rukawa – fece Takamyia  
- tante belle ragazze da consolare  – trillò entusiasta Okusu a quella prospettiva
– ma se non ti guardano quelle della nostra scuola non credo lo faranno quelle del Ryonan – lo sfotté Noma  - e poi non so, alle ragazze queste cose piacciono, sicuro a mia sorella, non sapete che manga mi fa trovare in giro per casa se ci penso mi passa la fame –
- certo che d’ora in poi per voi sarà imbarazzante dividerci lo spogliatoio -  fece Okusu rivolto ai due giocatori con un sorrisetto
- e perché dovrebbe? -  s’intromise Mito preoccupato per il silenzio dell’amico, sapeva perfettamente a che stesse pensando – era gay anche prima e non mi sembra sia successo chissà cosa -  aprì il suo pranzo osservando l’amico.
– C’è una cosa che volevo dirvi – esordì  dopo un po’ Yohei, pensando mentalmente o la và o la spacca  
- anch’io sono gay-
i tre lo fissarono in silenzio mentre Sakuragi si era limitato a richiamarne il nomignolo, non capiva perché lo avesse detto
- ok – fece  Takamyia prendendo a mangiare con gusto
- ma tanto lo sospettavamo – fece indifferente il biondino
– come?- chiesero in coro Sakuragi e Mito
– si, insomma Yo non sei mai andato dietro a nessuna, non facevi mai commenti – chiarì Noma
- e solo perché non mi comportavo come un cane in calore come voi avete pensato che … lasciamo stare – Yohei era allibito, sapeva che erano tre deficienti  ma doveva esserci un limite o no?
I ragazzi ripresero a mangiare come niente fosse e intanto Okusu prese a informarsi con Noma se avesse fatto progressi con la ragazza alla quale faceva il filo da un po’ di tempo.  Poco prima che suonasse la campanella  si avviarono in classe.

Sakuragi rallentò il passo lasciando che Rukawa li precedesse, così appena poté bisbigliò furente all’amico
– mi spieghi perché hai detto – le parole dell’altro lo bloccarono
– ora sai che quei tre rimarrebbero sempre tuoi amici – chiarì – certo ti sfotterebbero a vita per averlo capito dopo 50 rifiuti ma penso che puoi starci – gli sorrise
– Yo, ma allora – Sakuragi si blocco nel corridoio – per me, non dovevi farlo …  mi dispiace –  affermò convinto
– non è un problema a quanto pare si erano già fatti la loro bella idea – affermò con uno sguardo pericoloso
- lascia stare quei tre cretini e poi non vuol dire niente, guarda me, sono andato dietro a così tante ragazze e poi … hai capito no – Mito sorrise alla dichiarazione dell’altro
– si tranquillo- lo rassicurò. Un gruppetto di studenti li superò e dalle poche frasi che udirono al loro passaggio Sakuragi sbiancò ancora. L’argomento di discorso di tutta la scuola era Mitsui, come poterono capire dai brandelli di frasi uditi da quanti si attardavano nei corridoi, alcune delle quali per nulla simpatiche.
Ma mai paragonato alla situazione che riscontrarono in palestra.

Mitsui era arrivato per primo ed era già in campo ad allenarsi nei tiri da tre, la sua specialità, quando arrivarono gli altri.
I commenti negli spogliatoi delle matricole fecero innervosire oltre ogni dire Sakuragi, che cambiatosi in tempo record corse in campo desideroso solamente di scaricare la frustrazione.
“ lo direbbero anche di me, mi chiamerebbero in quel modo , userebbero la stessa voce disgustata , mi guarderebbero di soppiatto proprio come fanno con Mitchy, eviterebbero di starmi vicino, Kami no ti prego” pensò durante tutto il tempo.

Anzai decise per una partita di allenamento, anche lui aveva notato lo strano comportamento dei suoi ragazzi nei confronti di Mitsui e ne ebbe conferma quando notò che i compagni con cui lo aveva messo in squadra evitavano di passargli la palla anche se era libero.
Chiamò Ayako chiedendole cosa stesse succedendo, la ragazza sembrò titubante ma di fronte al sorriso gentile e incoraggiante del Mister gli raccontò delle voci che si erano sparse quel giorno.
L’uomo ascoltò tutto e poi pose fine a quella partita decretando anche la fine degli allenamenti, il giocatore da tre fu il primo a dirigersi agli spogliatoi desideroso di mettere più distanza possibile tra se e quel posto.
Non che si aspettasse che i compagni di classe gli evitassero certe battutine o i commenti che udiva nei corridoi al suo passaggio ma dai compagni di squadra no, quello non se lo aspettava .
In più voleva parlare con Akira, maledì di aver lasciato a casa il cellulare, sperava solo che a lui fosse andata meglio.

Sakuragi finì di riporre il pallone nella cesta e avviatosi verso gli spogliatoi vide gli altri fermi  lì davanti senza muovere un passo per entrare, fu Myagi sopraggiunto dietro di lui a domandare che facessero fermi come statue
– c’è Mitsui dentro – affermò Yasuda
- e allora? – chiese Ryota, gli altri erano evidentemente perplessi su come continuare
– levatevi di mezzo razza di idioti prima che il Tensai vi prenda a testate – esordì Sakuragi avanzando come una furia
– per una volta non hai parlato a sproposito – intervenne Myagi  - e voi se non volete cambiarvi allora forse dovrei farvi fare venti giri di campo- urlò a sua volta  
- ben detto nano – esclamò ancora il numero dieci varcando la soglia
– sono il tuo capitano maledizione – gli disse Ryota seguendolo.
Continuarono a battibeccare mentre Hisashi usciva dalla doccia e si rivestiva, gli altri membri del club continuavano a dargli le spalle, a un rumore sordo si voltarono nella sua direzione aveva preso a pugni uno degli armadietti
- se avete qualcosa da dire ditemelo in faccia- urlò furioso
– penso siano affari miei chi mi scopo - rimase in silenzio passando lo sguardo da uno all’altro, sfidandoli a dire qualcosa
– Mitsui – tuonò Myagi salendo sopra una delle panchine e portandosi le mani ai fianchi – basta che giochi come l’anno scorso per me ti puoi portare a letto chi ti pare – esordì. Prima di scendere però, sembrò ricordarsi qualcosa – tranne Ayako,  chi si avvicina a lei è un uomo morto- urlò ancora più forte minacciando tutti con i pugni
- ma finiscila tappo che neanche ti guarda – esalò Hisashi prendendo la borsa
– Mitchy ha ragione devi proprio rassegnarti- esclamò Hanamichi mentre Ryota continuava a urlare il nome della sua dolce Manager
– non chiamarmi Mitchy- si udì dire mentre il giocatore varcava la soglia.

Quando rimasero soli il neo capitano smise di piagnucolare e si rivolse a tutti – ascoltatemi bene teste di cavolo- esordì con la sua peggior aria da duro – Mitsui vale cento volte più di ognuno di voi, se a qualcuno non va giù che sia gay faccia a meno di presentarsi domani e non sto scherzando-  finì minaccioso
– bravo nano – approvò Sakuragi  
- capitano, devi chiamarmi capitano-

Quando  Hanamichi uscì dagli spogliatoi, oltre a trovare la Kitsune intenta come sempre a tirare a canestro vide Mitsui e Anzai in un angolo a parlare. Il nonnetto stava dicendo qualcosa poggiando la mano sulla spalla del giocatore, poi scoppiò a ridere prima di congedarsi.
Sakuragi si affrettò all’uscita dietro i due, non aveva voglia di rimanere ad allenarsi con Rukawa non quel giorno, dall’ora di pranzo aveva lo stomaco stretto e quella sensazione non era sparita per niente.

Il club di basket non perse nemmeno uno dei suoi membri e il giorno seguente gli allenamenti ripresero fluentemente, certo c’era un po’ d’imbarazzo negli spogliatoi ma anche quello nel giro di una settimana si attenuò, le cose a scuola però non andarono allo stesso modo.
Mitsui continuò ad essere oggetto di tutte le discussioni degli studenti, di  occhiate e sguardi persistenti.
Il giocatore decise di non dargli peso, finché poteva giocare andava tutto bene, si ripeteva.
Per un attimo quando i suoi compagni lo avevano snobbato in campo, aveva temuto di dover lasciare il club ma il giorno dopo era andato tutto come al solito. In più era stato contento delle parole d’incoraggiamento del mister che gli aveva chiesto di tener duro, finché la situazione non si fosse normalizzata e di non lasciarsi andare a colpi di testa.

A Sendo era andata meglio, molti compagni di squadra erano già a conoscenza delle sue tendenze e quindi non si sconvolsero per nulla, nei corridoi era stato oggetto di sguardi, specialmente delle ragazze alcune che vedevano svanire per sempre la possibilità di conquistarlo, altre come aveva detto Noma infervorate ancor di più immaginando il loro idolo in una struggente storia d’amore con l’altro giocatore.

Alla fine dell’allenamento Sakuragi si avviò in compagnia di Mito verso casa, non si era più fermato ad allenarsi con Rukawa, inoltre aveva anche ripreso a trattarlo con odio, cosa che aveva portato la volpe a non andare più a pranzo con loro.
Yohei aveva cercato di scoprire il motivo di quella inaspettata marcia indietro e aveva concluso che fosse stato tutto dettato dalla paura dell’amico di esporsi troppo, la situazione non piacevole che stava passando a scuola Mitsui confermava i timori che aveva Sakuragi.
“Fortunatamente il senpai dovrà resistere fino alla conclusione dell’anno” questo gli aveva detto Hana il mercoledì di quella settimana, quando avevano saputo che il giocatore alla sua entrata in classe, aveva trovato la lavagna piena di frasi in cui era il soggetto di scherno e beffe, chi ne fosse l’artefice non fu scoperto.
Hisashi aveva pestato i piedi a parecchie persone soprattutto quando era un teppista non c’era da stupirsi che qualcuno stesse approfittando della situazione, ma lui era forte e risoluto e stava tenendo testa alla situazione.

– Domani giocheremo contro il Ryonan, speriamo bene- esalò Hanamichi preoccupato per i due amici
– adesso che mi ricordo, Yo – si rivolse all’amico – mi sono sempre dimenticato di chiederti cosa volesse Sendo da te, non ti avrà mica fatto qualche proposta indecente? no perché io lo ammazzo-  Mito rise davanti alla faccia bellicosa dell’altro
– no mamma tranquilla il mio onore è salvo – scherzò e poi gli raccontò di quanto saputo, sicuro che non ne avrebbe fatto parola con nessuno
- cavolo Yo mi dispiace se non avessi mentito, insomma è colpa mia – Mito sospirò
– non è successo niente e poi ad essere sinceri mi ha fatto piacere, nessuno mi aveva mai detto che gli piaccio, beh tecnicamente neanche lui  - Yohei si riflesse nello specchio posto in cima al palo
dell’ incrocio – ancora devo capire perché io, insomma chissà che gli piace di me- valutò la sua immagine. Era quella la cosa a cui continuava a pensare.
- Ma sei scemo allora – intervenne Sakuragi  
-  primo sei il migliore amico del tensai e non è cosa da poco- scherzò strappandogli un sorriso
- secondo  sei un bel ragazzo e non fare quella faccia è vero , cavolo in quel locale ti mangiavano con gli occhi – ricordò inconsapevole che anche lui era stato oggetto di molti sguardi
– terzo sei unico e non lo dico tanto per dire, io ti conosco Yo, nessuno farebbe quello che stai facendo tu per un amico. Hai mentito  per coprirmi –  lui invece era da biasimare pensò, perché glielo aveva lasciato fare – ci sei sempre stato per me Yo ogni volta che ho avuto bisogno di te – ricordò i giorni che avevano seguito la morte del padre che lui adorava. Era stato un trauma per lui e l’amico gli era stato accanto, si riscosse con forza – è logico che abbia scelto te insomma sei il meglio, dopo il tensai ovviamente, mi viene da ridere però al pensiero che Akira pensasse davvero che tu potessi uscire con Koshino –
- beh non sa che sono etero quindi  - spiegò Yohei ma la risata del rosso lo incuriosì
– non dico per quello, anche se insomma un appuntamento con un altro ragazzo è strano ma diamine pensa sul serio che qualcuno sano di mente uscirebbe mai con Koshino? Dai Yo è impensabile è scorbutico, irascibile, con quella sua perenne aria di superiorità, arrogante, freddo e scostante, apre bocca solo per insultarti, si crede un genio ma non è nessuno in realtà –
- Hana sicuro che stai parlando di Koshino?- lo interruppe l’altro
– e di chi dovrei parlare –
- mancava che dicessi che dorme in piedi e sono le stesse identiche cose, che ti ho sentito dire per mesi a proposito di Rukawa- ricordava troppo bene i giorni trascorsi a sentire l’amico lamentarsi della Kitsune
- beh perché sono uguali, anche se almeno la volpe ha il buon gusto di stare zitta e Koshino no, comunque è lo stesso insomma ci pensi che uscita sarebbe? Un disastro e Sendo voleva affibbiare quella piattola proprio a te, il porcospino è rincretinito del tutto –
- quindi tu non usciresti mai con Rukawa?- gli chiese ottenendo la sua occhiata omicida
– certo che no –
- però quando siamo stati al locale e al ristorante sei stato bene con lui – gli ricordò l’amico
– che c’entra quella era un’uscita di gruppo, io stavo parlando di appuntamenti e poi stavo parlando di Koshino che c’entra la kitsune – s’indispettì
- perché hai detto che sono uguali caratterialmente – gli rinfrescò la memoria
- si infatti è così due soggetti da cui stare alla larga e comunque ripeto che quello che intendeva Sendo è un appuntamento romantico – Mito lo vide arrossire ma non si preoccupò del suo imbarazzo
 – Hana non pensi che dovrai uscire prima o poi con un ragazzo?- gli domandò, vedendolo sgranare gli occhi si disse mentalmente di no, evidentemente non ci aveva pensato
 – sbrighiamoci mia madre mi aspetta – troncò il discorso Sakuragi aumentando la velocità, Mito alzò gli occhi al cielo.
Hanamichi non stava facendo nessun progresso anzi sembrava che quella settimana lo avesse reso ancora più restio ad affrontare la cosa, ma non poteva  relegarla in un angolo della sua mente, nasconderla come niente fosse, soprattutto visto che provava qualcosa per Rukawa e anche a costo di doverlo prendere a pugni non glielo avrebbe permesso.

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La palestra era gremita e la partita si svolse tranquillamente.
Sendo era sempre l’idolo del Ryonan , i cori per Mitsui anima ardente era un po’ più fiacchi del solito ma comunque erano presenti anche quel giorno .
I giocatori di entrambe le squadre erano intenzionati a vincere ed era quello che contava.
Koshino  si era imposto di non guardare mai nella direzione dove Mito ed altri tre scalmanati facevano il tifo per Sakuragi e riuscì a mantenere il suo proposito concentrandosi su quanto avveniva in campo.
Hanamichi d’altro canto non era tranquillo, dopo la conversazione del giorno prima con l’amico si sentiva irritabile, perciò quando gli arrivò alle orecchie un commento di Hiroaki riferito a un suo passaggio inesatto si ritrovò a litigare con l’altro. Sarebbero arrivati alle mani se non fossero intervenuti i compagni di squadra a dividerli, anche Rukawa aveva tentato di riportare alla partita il compagno di squadra e per poco non ci era finito lui a menarsi col rosso dato il modo in cui gli aveva detto di farsi gli affari propri.
Kaede si diede dell’imbecille per l’ennesima volta,  aveva creduto che lui e il do’hao potessero diventare amici, invece l’altro continuava ad odiarlo come sempre .
Yohei aveva seguito tutto dagli spalti, accigliato per il comportamento dell’amico ma quello sguardo fra Rukawa e Sakuragi lo aveva convinto ad agire.
Così appena la partita si concluse si diresse ad appostarsi alla porta della palestra.

Quando Koshino uscì all’esterno dell’edificio si sentì chiamare da una voce che gli era rimasta impressa dentro – ciao – lo salutò cercando di mantenere un comportamento distaccato, anche se il fatto che fosse stato il ragazzo ad avvicinarlo lo aveva stupito e felicemente meravigliato.
– Ti dovrei parlare – esordì Mito – ci spostiamo un po’ ?- chiese indicando la zona delle fontanelle poco distante, ma abbastanza fuori mano per il percorso di quanti stavano uscendo.
Il giocatore del Ryonan lo seguì in silenzio.

– Che guardate?- chiese Sakuragi al guntai immobile fuori della palestra
– Mito che chiacchiera con uno del Ryonan,  Koshino mi pare che si chiami – riferì Noma, anche il tensai prese  a seguirne lo sguardo e quando Mitsui e Sendo uscirono a loro volta dopo qualche istante li trovarono tutti e quattro impalati sulla soglia
– imbecilli spostatevi siete in mezzo – li apostrofò gentilmente Hisashi , Sendo per curiosità seguì gli sguardi di quei quattro e sbiancò osservando Yohei e Hiroaki parlare poco distante.

Mito non sapeva come iniziare il discorso, più guardava l’altro e più si pentiva della decisione che aveva preso, voleva chiedergli di uscire per far capire ad Hana che non ci fosse niente di cui dovesse aver paura. L’altro era rimasto stupito del suo saluto, lo aveva notato e ora intravedeva un velo di speranza nei suoi occhi.
“ Sono un verme” pensò “ no peggio non esiste niente peggio di me, so che gli piaccio e voglio sfruttarlo per il mio tornaconto ma che razza di persona sono?”
- Volevo dirti – parlò infine – quel giorno la partita contro lo Shoyo, eri nervoso per qualcosa si capiva benissimo, quindi non preoccuparti – non poteva farlo, avrebbe trovato un altro modo per aiutare Hana  ma non poteva coinvolgere Koshino, non era giusto – ecco tutto qui scusa ma devo andare, coi ragazzi abbiamo organizzato un uscita e asp –
- hai parlato con Sendo vero? – gli chiese invece l’altro  
- no – mentì e capì subito che non ci era cascato – si l’ho fatto – vide Hiroaki sfuggire il suo sguardo
– allora lo sai, te lo ha detto vero?- aveva un espressione furiosa e ferita al tempo stesso
-  mi ha detto solo che pensavi che io potessi giudicarti in base a quello che- cercò d’imbastire un discorso coerente su due piedi
- lo so che te l’ha detto, lo conosco troppo bene quell’idiota, quindi vedi di non prendermi in giro-scattò scalciando un sasso.
Mito restò in silenzio, si era pentito dell’idea avuta, ma dato che aveva detto al ragazzo che aveva bisogno di parlargli non poteva intavolare una discussione sul tempo, così ne aveva approfittato per chiarire quella cosa e aveva combinato un guaio.
– Hai un buon amico- esordì – non prendertela con lui. Per quanto mi riguarda non pensare che ti detesti o pensi male di te – rimase in silenzio per un attimo – allora ciao – esordì ma non si mosse perché le parole di Koshino lo gelarono sul posto
- mi piaci –
 “ cavolo sentirselo dire è così strano” pensò Yohei
- già lo sapevi te lo ha detto già lui no?- continuò il ragazzo con lo sguardo puntato sulle sue scarpe da ginnastica
– Hn- rispose il teppista  
- quindi se te lo dico non cambia molto – continuò il giocatore
-hn- mugugnò ancora l’altro
- e suppongo che ti abbia chiesto se fosse lo stesso per te – indovinò ancora
-hn-  ripeté l’altro, che improvvisamente aveva la sindrome da monosillabo di Rukawa ma proprio non sapeva che altro dire
- e che tu abbia risposto di no- Mito restò in silenzio questa volta, Hiroaki puntò lo sguardo nel suo e quello che vi lesse lo portò a dirgli un sentito
– mi dispiace-
L’altro alzò le spalle con fare indifferente e si mise ad osservare una delle fontanelle.  
- esci con me- gli chiese prima che potesse pentirsene, vide Yohei perplesso e subito riprese – solo una volta, ti prego- si stava umiliando, Hiroaki Koshino si odiò come mai prima d’ora, fu Yohei a sfuggire il suo sguardo questa volta.
– Koshino mi dispiace ma non posso ricambiare – non voleva ferirlo ma neanche illuderlo  
- lo so – lo stupì l’altro – so che non potrai mai farlo – Mito capì che diceva la verità
- ma voglio che tu mi dia lo stesso una possibilità, non ti chiedo altro solo di poter tentare di dimostrarti che posso essere diverso -  lo sguardo di Hiroaki era determinato e anche lucido, Yohei osservò le mani che stringevano la cinghia del borsone , le nocche erano sbiancate per quanta forza ci stesse mettendo
- solo una volta anche se so che è inutile, ma almeno potrò dirmi di aver tentato , mi piaci troppo non mi ero mai sentito così prima, per favore, ti prego Mito solo una volta, poi non ti –
- va bene – esalò Yohei  
- davvero?-  Koshino non poteva crederci aveva accettato, lo vide sorridere
– si davvero -  Mito aveva osservato i suoi occhi sgranarsi di stupore e incredulità e aveva capito quanto fosse importante per lui, perciò gli aveva sorriso.
Il teppista si grattò la testa  imbarazzato, era calato il silenzio tra loro e non si capiva se il giocatore stesse per mettersi  a piangere o se sarebbe scoppiato in un eccesso d’ira.
Non gli era sfuggito quel lampo di rabbia mentre Koshino lo implorava per un appuntamento.
Guardò distrattamente verso la palestra e rimase sorpreso dalla piccola folla che li stava guardando da lontano.
– Io ora dovrei andare- esordì indicandogli Hanamichi e il guntai affiancati da Sendo e Mitsui – è il compleanno di uno dei ragazzi – spiegò
- certo capisco mica sono scemo –fece Koshino mettendo su uno sguardo duro rivolto al compagno di squadra, a Yohei venne da ridere quando si voltò verso di lui resosi improvvisamente conto del tono permaloso che aveva usato.
– Come ci mettiamo d’accordo?- chiese per fargli capire che andasse tutto bene
– non lo so – ammise Hiroaki, era la prima volta che usciva con qualcuno
– facciamo così ti do il mio numero, ci sentiamo in settimana così ci mettiamo d’accordo sul giorno e l’ora ok?- prese l’iniziativa Mito vedendo Noma che gli faceva segno che era tardi, avevano prenotato in un locale e non avrebbero fatto in tempo se non si muovevano subito
- hai una penna qualcosa per – l’altro tirò fuori il cellulare dalla tasca e glielo porse. Yohei prese il telefono di ultima generazione, il modello su cui lui e gli altri sbavavano ma che costava troppo per loro, lui si era accontentato di uno scarto, segnò il suo numero e glielo diede
– allora ora vado aspetto che mi chiami ciao- corse via affiancandosi al gruppo.
– Scusate andiamo – riferì avviandosi al cancello senza dare spiegazioni
– prima Sendo ora quello, com’è che frequenti la gente del Ryonan?- chiese Okusu quando lui e gli altri lo ebbero affiancato
– affari miei- riferì con uno sguardo che non ammetteva repliche e tutti cambiarono argomento. Hanamichi lo guardò perplesso ma non chiese nulla avrebbe avuto tempo per farlo.

                    
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-che cosa? Ma dico sei impazzito?- urlò Sakuragi incredulo su quanto udito.
 
Il numero dieci dello shohoku non aveva potuto chiedere nulla al suo migliore amico quel sabato sera, era la serata di Noma che compiva diciassette anni e quindi si divertirono, mangiarono e presero bellamente per i fondelli il ragazzo ma si era ripromesso di affrontare il discorso il giorno dopo.
La domenica anche se si era svegliato tardi era intenzionato a telefonare all’amico per chiedergli di vedersi, ma sua madre aveva altri progetti così era dovuto rimanere fino al pomeriggio in sua compagnia e della zia che non faceva altro che dargli pizzicotti sulle guance come quando aveva sei anni. C’era da dire che la parente aveva anche una certa età e quindi il tensai si trattenne dal protestare e sopportò stoicamente.
Quando si liberò del parentame provò a chiamarlo al cellulare ma lo trovò spento, così tentò col numero di casa ma gli fu detto che era fuori, riprovò anche più tardi ma gli fu ripetuta sempre la stessa frase.

L’indomani mattina aveva chiamato Yohei al telefonino per chiedergli dove fosse, visto che lo aspettava al solito incrocio da dieci minuti buoni e quello gli aveva risposto che era già arrivato a scuola, gli disse di non fare tardi e mise giù.
Sakuragi furente come non mai si precipitò di corsa, appena varcata l’aula aveva afferrato il ragazzo e sotto lo sguardo interdetto della scolaresca lo aveva trascinato sulla terrazza della scuola.
 Una volta giunti lì gli aveva detto che lui era il tensai e aveva capito che lo stesse evitando per non dirgli cosa fosse successo, ma che era meglio per lui che iniziasse a parlare prima che lo prendesse a testate.
Così Mito gli aveva detto che sarebbe uscito con Koshino e si era arrivati alla fatidica esplosione per nulla terminata dato che il rosso continuò

- mi stai dicendo che tu Yohei Mito hai un appuntamento con un ragazzo?- chiese ancora
– si esatto- rispose l’amico
– non era una domanda- si alterò di più il numero dieci – cavolo Yo con un ragazzo?- ripeté ancora
– che sia un ragazzo è abbastanza chiaro Hana- chiarì Yohei
- ma perché?-  domandò ancora non capendo perché avesse accettato
– non ho mai avuto un appuntamento, voglio vedere che … -
-  e esci con Koshino?-
- me l’ha chiesto –
-ma tu non sei gay, vero?- domandò visto che gli stava sorgendo il dubbio
– sono etero tranquillo – lo rassicurò
– ma allora perché esci con un maschio? – Mito chiuse gli occhi un secondo poi parlò con tutta calma
-  perché non c’è niente di male in due uomini che hanno un appuntamento e forse ti entrerà in testa –
- no Yo, non dirmi che lo fai per me – chiese Hanamichi – hai già dovuto mentire questo non te lo lascio fare-
 -Non ho accettato per te ma per me – esplose Mito – mi ha detto che gli piaccio e mi ha chiesto un appuntamento, non sono mai uscito con nessuno e non ci vedo niente di male ad aver accettato –
- niente di male? Ma sei rincretinito del tutto? Devi cercarti una ragazza e –
- cazzo Hana,  usciamo solo insieme mica dobbiamo fare qualcosa -  s ‘infuriò l’altro e continuò nel suo sfogo –ho diciassette anni e non sono mai andato dietro a nessuna, non ho mai trovato qualcuna che mi facesse battere il cuore, non ho mai provato niente, io non sono capace di amare, non ho sentimenti e non li avrò mai se non li ho ora che ho gli ormoni in subbuglio –
 - ma che cavolo dici Yo?-
 - dico che tu che potresti vivere  non lo fai ecco cosa, dico che per provare quello che senti tu per Rukawa mi starebbe bene diventare gay, ma non è così. Non sento niente per nessuno e tu che invece potresti non riesci neanche ad ammetterlo con te stesso –Mito riprese fiato aveva snocciolato tutto insieme per non essere interrotto, vide lo sguardo di Sakuragi da stupefatto diventare furioso
 -io odio Rukawa, lo odio e questa cosa è solo una fase perché sono andato dietro a troppe ragazze –
- ma ti senti quando parli? Cos’è questa la nuova teoria di Freud per i tensai? -  lo interruppe l’altro
– ammettilo almeno con me dillo –
– io… io… non lo sono – esplose prima di spalancare la porta e precipitarsi via.

Una volta solo Yohei si lasciò scivolare contro il muro. Non gli aveva spiegato che Koshino lo aveva pregato per quell’appuntamento e che aveva accettato perché aveva visto quanto fosse importante per l’altro, però quello che aveva detto era vero.
Hana poteva amare e ne aveva paura, lui che non si sarebbe fatto problemi aveva capito che non avrebbe mai provato tutto quel subbuglio di emozioni che sentiva l’amico. Aveva iniziato a rifletterci da un po’ e aveva capito che questa sua assenza di sentimenti in un’età in cui si doveva vivere per loro non era normale.
Si voltò di scattò quando vide una figura uscire da dietro l’angolo del muro, qualcuno li aveva sentiti e non una persona comune –Rukawa- esordì mentre l’altro gli si avvicinava
- hai sentito tutto immagino- chiese giusto per forma
– hn-  affermò
– a te Hana piace vero?-  visto che sapeva tutto meglio approfittarne per togliersi quel dubbio, Kaede rimase impassibile ma osservò attentamente l’altro
– si- ammise alla fine  - ma tanto lui mi odia- disse sedendogli accanto
– non è così  – spiegò Mito - vedi Hana è cresciuto con l’idea che un vero uomo non mangia dolci, non sente dolore, non piange e non esprime i suoi sentimenti. Lui  adorava suo padre è stato proprio lui a insegnargli a difendersi a pugni, praticava la box e anche con una certa bravura a scuola, avevano un rapporto magnifico e voleva che suo padre fosse fiero di lui, però poi un giorno è morto.  Hana si sente in colpa per la sua morte stava facendo a pugni in quel momento così ha tardato nel chiamare i soccorsi, l’infarto è stato fulminante non poteva farci niente ma ugualmente se ne accusa. Ora scopre che le ragazze non fanno per lui ma le volpi si – guardò l’altro trasalire un poco a quelle parole –  è difficile d’accettare non solo perché è il tensai, ma anche perché –
- non vuole deludere suo padre- finì Rukawa  - per questo hai mentito?-
- Non potevamo dirvi la verità e poi speravo di fargli capire che non è poi così grave, ma hai visto la sua reazione –
- do’hao- esalò la kitsune  - uscire con Koshino – chiese ancora  - lo fai per Sakuragi?-
- no, ho i miei motivi -  spiegò solamente, all’altro sembrò bastasse come risposta perché poi chiese ancora    -ora che farai?-
 Mito non sapeva proprio che fare ma non voleva arrendersi di questo era convinto
– continuerò ad aiutarlo – esclamò, poi rivolse un sorriso al giocatore –ci tieni davvero a lui?- gli chiese e dal suo sguardo capì quanto fosse importante l’amico
– si, anche se è un do’hao –
Yohei sorrise - allora potresti aiutarmi anche tu -Sentirono la campanella dell’inizio della prima ora, ma nessuno dei due si alzò.
Rukawa quel giorno entrò nel cambio dell’ora, Mito invece arrivò con una scusa per il professore, che tanto ci era abituato, a lezione inoltrata.

Sakuragi era ancora furente e scosso per la discussione appena avvenuta poi nel corso dell’ora di matematica, osservando il banco vuoto dell’amico, prese a riflettere con calma alle sue parole, lo sguardo gli cadde anche su un altro posto vacante.
Yohei aveva ragione, gli batteva forte il cuore, lo stomaco gli si chiudeva, la bocca diventava secca, gli sudavano le mani, la kitsune gli piaceva  e proprio per quello era così difficile da accettare.
Mito stava facendo di tutto per aiutarlo e lui come un idiota ci aveva appena discusso, poggiò la fronte sul banco
– sono proprio un do’hao-  esclamò a bassa voce.


Koshino quel lunedì era ancora più nero del solito aveva passato le precedenti notti in bianco, indeciso se telefonare o mandare un messaggino. Alla fine si era risolto per il secondo, una volta risolto aveva passato due ore a fissare il cellulare non sapendo che scrivere ed era ancora intento a pensarci, quando Sendo gli si affiancò per pranzare insieme.
– Allora – chiese raggiante – lo hai chiamato?-
Aveva dovuto dirgli tutto visto che non lo lasciava uscire dallo Shohoku altrimenti e la sua irritazione era aumentata, non solo ai suoi inni all’amore ma soprattutto per lo sguardo dubbioso di Mitsui ,così si era diretto all’uscita dicendo ai due di andarsi a cercare un posto dove accoppiarsi come conigli e di lasciarlo in pace.  
– Gli mando un messaggio – riferì – ma non so che scrivere- chiarì subito dopo
- vediamo, mi manchi tanto non vedo l’ora di vederti tuo per sempre – il pugno nello stomaco interruppe il vaneggiamento di Akira – va bene come non detto-  esalò prendendo a mangiare.
- Potreste uscire sabato – propose dopo un po’ sempre l’amico  -gli altri giorni ci sono gli allenamenti– Hiroaki ci aveva già pensato e sperava che l’altro fosse libero, ma poi?
Dove incontrarsi?
Dove andare?
– voglio che sia un’uscita piacevole per lui – esordì esponendogli i suoi dubbi
- scrivigli che sei libero sabato e che ti và bene qualsiasi ora -  lo incitò Sendo richiudendo il proprio porta pranzo ormai vuoto – poi in base alla risposta che ti dà vedi  che altro scrivere – Koshino si avviò con lui in classe, la stessa come l’anno prima, così si fece condurre dall’amico e prese a digitare sui tasti, poi dopo aver riletto due volte premette invio.


Quando la campanella aveva decretato la fine dell’ora e l’inizio del pranzo, Sakuragi aveva dato un pugno nella spalla di Mito decretando così la fine delle ostilità.
Si erano diretti a mangiare con il guntai e una volta ritornati in classe avevano scoperto di avere un’ora di buco, dato che l’insegnante stava poco bene e non c’erano supplenti disponibili.
Hanamichi prese la propria sedia e l’avvicinò al banco dell’amico, presero a sfogliare una rivista portata dal rosso che trattava di video giochi quando il cellulare di Yohei vibrò, l’aprì e lesse il messaggio

  << Sabato sono libero, va bene qualsiasi ora decidi tu, Koshino>>

Girò il telefono all’amico che lesse a sua volta
 – però telegrafico – sghignazzò Hana a cui quella idea non piaceva però aveva deciso di non dire più nulla, anche perché era preoccupato per le parole che gli aveva detto l’altro.
Mito iniziò a pensare a un punto dove incontrarsi e l’ora, la stazione sembrava la scelta più ovvia ma a quale delle due? Riflettendo colse frammenti della conversazione di due compagne di classe che ricordavano in estasi i dolci di una nuova pasticceria del centro, poi prese a digitare sotto lo sguardo curioso dell’altro.
- Secondo te che ora sarebbe giusta?- chiese all’amico
- che vuoi che ne sappia – esclamò forte dei suoi 50 rifiuti.
Yohei  decise di cancellare il messaggio che stava scrivendo doveva riflettere con calma – ci penso poi vediamo – chiarì per l’amico e prese a leggere l’articolo su un nuovo gioco.
– Senti Yo – bisbigliò il numero dieci – quello che hai detto, che tu non sei capace di amare era una stupidaggine vero?-  ottenuta la sua attenzione non gli diede modo di rispondere e riprese – insomma tu stai solo aspettando la persona giusta quando te la troverai davanti vedrai che cambierà tutto – lo rassicurò – e tu l’hai trovata?- gli chiese l’amico con un sorriso.
Sakuragi si trincerò dietro la rivista, così non vide lo sguardo che si scambiarono il suo migliore amico e Rukawa intento a fingere di dormire ma in realtà attento a fissare il compagno di squadra.


Mito aveva deciso che aveva bisogno di un parere esperto, di sicuro non poteva chiedere aiuto ai ragazzi del guntai, poteva chiedere a Mitsui ma poi questo lo avrebbe detto a Sendo e quello a Koshino e non gli andava l’idea.
Koshino aveva messo la decisione nelle sue mani e lui avrebbe deciso, perciò gli serviva una ragazza, in fatto di appuntamenti sapevano tutto, così  mentre assisteva agli allenamenti di quel giorno si avvicinò ad Ayako . Avrebbe potuto chiederlo anche ad Haruko o ad una delle compagne di classe ma preferiva l’altra, gli dava maggiore sicurezza  e affidabilità.

– L’ora per un appuntamento?- chiese perplessa per la domanda e per  chi gliel’aveva rivolta, quei quattro non erano cattivi soggetti a conoscerli meglio ma non avevano mai scambiato più di quattro parole
– dipende, che giorno?-  saputolo prese a riflettere
– è il primo appuntamento suppongo – avuto ricevuto cenno affermativo riprese
– dato che è il primo rimarrete a Kanegawa , se fosse stato già il terzo ad esempio potevi proporre una gita fuori – spiegò pratica
– e non è di questo distretto- le riferì il ragazzo capendo che doveva darle anche quella informazione
– allora le undici senz’altro così avrà il tempo di prepararsi e prendere il treno,ma dipende da quanto tempo vuoi passare con lei – disse subito – se pensi di trascorrere tutta la giornata insieme le undici, se invece solo un paio d’ore nel primo pomeriggio e poi dipende anche da cosa farete, Si insomma da dove vuoi portarla  -  Mito era confuso aspettò che smettesse di sbraitare contro una matricola, rea di aver rallentato il tempo della corsa  e le chiese per lei quale sarebbe stata la scelta più logica.
– Mah non saprei  se il ragazzo che mi piace m’invita ad uscire -  
 “diciamo che è un po’ il contrario” pensò Yohei
- vorrei trascorrere più tempo con lui per conoscerlo meglio – asserì  prima di ringhiare contro Myagi che era rimasto immobile con la bocca spalancata a fissarla parlare con Mito
– muoviti sei il capitano dà il buon esempio-
- mah Aya chan- pigolò il ragazzo, poi visto che non aveva più la sua attenzione si sfogò con i compagni  urlando ordini.
– Allora vada per le undici, dove le dico d’incontrarci?- chiese ancora il teppista
- il centro dato che siete di due distretti differenti, la stazione dovrebbe andare bene – Yohei annuì ,poi le chiese qualche altra informazione.
Alla fine quando ebbe saputo ciò che gli interessava la ringraziò e si appoggiò con indolenza alla porta della palestra, prese il telefonino dalla tasca e iniziò a comporre il messaggio, una volta completato lo inviò.

Koshino aveva guardato per tutto il giorno il cellulare in attesa di una risposta dandosi ogni volta dell’idiota, si comportava come una delle ragazzine sceme che andavano dietro ad Akira.
Quando si recò agli allenamenti  lasciò il telefono nell’armadietto anche se avrebbe voluto tenerlo, ma dubitava che il mister avrebbe approvato felice.
Appena terminato di allenarsi andò subito a prenderlo per guardarne il display. Rimase con il cellulare in mano a fissarlo come un ebete mentre una letterina gli annunciava la posta.
– Leggi no-  fece Sendo alle sue spalle. Con un moto di stizza, perché non si era accorto che era lì, lesse il messaggio
 
<>

 
- beh rispondi che aspetti – lo incitò l’avvoltoio sulla sua spalla, sbuffando Hiroaki digitò

<>


 e lo inviò.
– Nooooooo- urlò Sendo direttamente nel suo padiglione auricolare – ma che risposta Hiro – si lamentò, senza dire altro gli afferrò il cellulare.
– Akira ridammelo - urlò Koshino cercando di riprenderlo  
- tenetelo fermo – chiese l’altro ai compagni di squadra, Fukuda ed altri tre titolari presero a tener fermo la belva  mentre questa chiamava e inveiva contro il loro capitano.
Questo una volta inviato un altro messaggio porse di nuovo il telefono all’amico di nuovo libero
 – ti ammazzo Sendo che hai scritto?- chiese temendo la risposta
 -niente di che tranquillo-



Dall’altra parte di Kanegawa, Yohei stava aspettando Hanamichi per poter tornare a casa quando il telefono lo avvertì di un messaggio
<< ok >>
lesse, stava per rimetterlo via quando un secondo avviso arrivò.
 << Scusa ero di fretta , non vedo l’ora di poterti vedere. Tuo Hiro chan >>  
lo rilesse due volte e poi con un sorriso prese a digitare sulla tastiera .


-Tu !Io ti detesto non parlarmi mai più- inveiva Koshino quando il telefono che agitava come un ossesso contro l’amico vibrò, guardando furioso l’altro lo aprì
 << perfetto allora a sabato, Mito.  P.S. ricorda a Sendo  che non si prendono i telefoni altrui >>  

Koshino iniziò a sghignazzare girandosi verso il suo armadietto e prendendo l’occorrente per la doccia, Akira lo osservava con uno sguardo felice e trasportato dalla gioia lo abbracciò di slancio
- lasciami scemo- si divincolò l’altro
– sono felice per te Hiro – sussurrò prima di avviarsi alla sua borsa.
Hiroaki non disse nulla ma ripensò alla conversazione con Yohei e alla sua faccia, non sarebbe mai stato ricambiato ne aveva avuto la certezza però almeno aveva quell’ appuntamento, un bel ricordo da custodire gelosamente, avrebbero passato delle belle ore insieme si sarebbe impegnato per far si che accadesse.  


Mitsui prima di uscire dalla palestra si avvicinò a Mito
– davvero uscirai con Koshino?- gli sussurrò dopo il saluto iniziale, al cenno di conferma dell’altro fece
– sei davvero coraggioso, buona fortuna- finì imboccando l’uscita.
Yohei non ebbe il tempo di rifletterci che gli si parò d’innanzi Myagi alquanto incazzato
– sta lontano da Aya- chiarì alzando i pugni verso di lui prima di seguire lo stesso percorso dell’altro giocatore
– andiamo Yo- lo chiamò Hanamichi, uscendo dagli spogliatoi.

Percorsero la strada verso casa Mito informò l’amico che l’uscita era stata fissata dandogli ora, giorno e luogo dell’appuntamento , Sakuragi accettò il tutto con un – se ne sei convinto fatti tuoi –
Yohei non replicò nulla e invece gli chiese  – che è successo prima in palestra? – alla sua occhiata sfuggente continuò – a un certo punto tu e Rukawa vi siete scontrati e invece di picchiarvi non so, mi sei sembrato strano – lo vide arrossire prima di esplodere
 – è un baka kitsune-
L’amico non chiese nient’altro ma un sorriso gli apparve sulle labbra.


                                                                                                        ********


Rukawa stava seguendo i consigli di Mito, aveva iniziato quello stesso lunedì.
Agli allenamenti si era scontrato appositamente con il do’hao fingendo di perdere l’equilibrio, si era appoggiato a lui e ne aveva sfiorato il braccio casualmente un semplice contatto, nulla di più non doveva spaventarlo. Il teppista gli aveva riferito della timidezza del numero dieci e di come s’imbarazzasse facilmente.
Quindi doveva procedere con calma e tranquillità senza mettergli fretta, quando aveva visto il compagno di squadra arrossire aveva deciso che avrebbe aspettato anche tutta la vita se necessario.

Il martedì, giunta l’ora di pranzo, aveva atteso che il do’hao e l’altro uscissero dall’aula, poi preso il suo bento si era diretto in giardino nel luogo dove solitamente si riunivano con gli altri.
Una volta arrivatoci li aveva trovati al solito posto e passandogli accanto Mito lo aveva invitato ad unirsi a loro. Così avevano pranzato insieme.
Poi più tardi al termine degli allenamenti aveva chiesto al numero dieci di restare per allenarsi un po’ con lui, Sakuragi aveva rifiutato dicendo che non aveva tempo, prima che si allontanasse Kaede gli aveva detto             – giocare con te è più divertente-  l’altro si era fermato e poi con un sorriso aveva esclamato che gli avrebbe fatto l’onore di un one on one con il Tensai , avevano giocato per un’ora.

Quel giorno appena arrivato in classe si era avvicinato ad Hanamichi
– do’hao compiti- l’altro lo aveva guardato strano
– baka kitsune si può sapere che hai fatto ieri? – esclamò, dandogli però il quaderno di giapponese, il consiglio di Mito si era rivelato esatto.
Era vero che l’amico non amasse molto lo studio però, quella materia faceva eccezione i compiti li eseguiva sempre, più di una volta lui o gli altri del guntai gli avevano chiesto aiuto
Anche quel pomeriggio gli aveva chiesto un one on one che l’altro aveva accettato. Avevano finito da poco e ora si stavano dirigendo agli spogliatoi.

– No smettila non lo faccio è inutile – quella era la voce di Mitsui, anche lui era rimasto un po’ di più per eseguire una serie di tiri da tre e aveva terminato poco prima di loro.
– Akira no, non voglio pedinare quello sfigato di Koshino al suo appuntamento, se Mito lo scopre, no non mi và di prendermi i suoi cazzotti  te lo vuoi mettere in testa che picchia duro? –
I due entrarono negli spogliatoi osservando il giocatore già pronto, ma seduto su una panchina cellulare all’orecchio e mano nei capelli
– perché quel maniaco di porcospino vuole pedinare Yo?- esclamò parandosi di fronte all’ex teppista
– si ok – senza dire altro questo passò il telefonino a Sakuragi
– porcospino che … si ti ascolto- Mitsui si avvicinò a Rukawa
– rimani libero non ti innamorare mai – gli consigliò
– nh, che è successo?- s’informò per curiosità
- Koshino ha un appuntamento con Mito e Akira vuole seguirli e io con lui-  riferì stancamente.
Sakuragi gli passo il cellulare – Aki che … cosa?... co … aspet … ciao- salutò il display la conversazione ormai  terminata  – che è questa storia che sabato li pediniamo tutti insieme?- s’informò allora con Sakuragi
- secondo te Mitchy io lascio che il porcospino maniaco segua il mio migliore amico? Ovvio che no, vengo per tenerlo d’occhio e se fa qualcosa parte la testata – chiarì un soddisfatto numero dieci terminando con la sua solita risata. Appena Hisashi infuriato abbandonò lo spogliatoio Rukawa si rivolse distrattamente all’altro
– do’hao sabato vengo anch’io - riferì ottenendo il suo sguardo
– perché?- chiese sgranando gli occhi
-sarà divertente- esalò ancora Kaede, Hanamichi scoppiò a ridere
– volpe curiosa vuoi vedere il grande Tensai che picchia i porcospini maniaci eh? Va bene Sabato alle dieci alla stazione centrale –chiarì. Rukawa si era girato ripensando come nella bocca dell’altro volpe assumesse un suono tanto gradevole
– Se vuoi possiamo incontrarci prima e fare la strada insieme- gli propose il rosso, al suo “hn” affermativo continuò decretando che l’indomani lo avrebbe chiesto anche a Mitsui.
Rukawa era felice della piega assunta dagli eventi aveva fatto bene a sbilanciarsi e ad autoinvitarsi per Sabato, aveva rischiato un rifiuto diretto, ma non era accaduto e questo voleva dire pur qualcosa no?
Valutò se avvertire Mito del pedinamento oppure no, era grazie al ragazzo che si stava avvicinando al do’hao, in più l’altro stava facendo di tutto per aiutarlo ma rischiava di mandare tutto all’aria se lo avvertiva. Dubitava che Mito avrebbe accettato un pedinamento volentieri  e niente pedinamento niente uscita col suo do’hao, “suo, che bella parola” pensò Kaede .
Inoltre come faceva ad avvertirlo se stava sempre con Sakuragi?
Impossibile.
Rischiava di farsi scoprire dal rosso e voleva che l’altro restasse all’oscuro su quanto lui sapeva, per ora almeno, quando il do’hao sarebbe stato pronto solo allora si sarebbe fatto avanti.
Rukawa decise,  Mito si sarebbe sacrificato ancora una volta.


NOTA: So che il cellulare non era molto in uso fra gli adolescenti  al tempo della creazione di Slam Dunk. Ma mi serviva perciò chiudete un occhio. XD 

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Capitolo 5
*** 05 ***


a causa del mio migliore amico 05 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Nebbiolina: Siamo in due a sentirci in colpa LOL.
Assolutamente non mi sono offesa anzi ringrazio te e tutte le persone che nei loro commenti mi fanno notare come potrei rendere al meglio la storia. Perciò mi raccomando se noti qualcosa che non và sentiti liberissima di dirmelo.
Misako90: Grazie per il tuo entusiasmo che m’infonde sempre tanta fiducia. Spero continui a piacerti.
War:  Hana struzzo/ gambero è carinissimo chissà se riuscirà a darsi una svegliata, ma soprattutto se sarà il bel volpacchiotto a riuscire in questa ardua impresa.
Hai ragione anch’io credevo che Yo e Hiro come possibile coppia non sarebbero stati graditi, che bello invece scoprire che in molte tifate per loro XD
Evviva il teacher corner non lo trovo affatto antipatico.
Lucy6 : Che bello incontrare un’altra fan di Mito, siamo davvero tante. Sono contenta che tu abbia notato proprio la tematica che mi ha ispirato questo racconto, anche se non l’ho trattata in maniera approfondita come meriterebbe.
Kosh ispira tanta tenerezza anche a me *-* non lo amo come Yo ma il secondo posto è tutto suo XD
Sheerelen:  Anch’io adoro le SenKosh ne ho lette alcune davvero belle.  È difficile vedere i propri beniamini con “altri” fuori dal pairing che ci piace, sono proprio contenta che questa FF abbia catturato il tuo interesse.
Camus: Hip hip urrà dalla tenerezza all’amore il passo è breve Xd ( vabbè  io ci spero sempre lol)
Le tue recensioni mi danno sempre una grande carica, per quanto riguarda Mito in veste di furbone … dico solo che è il degno compare di Hana XD . Ne riparliamo a fine capitolo.
Hai ragione mi sono trattenuta perché come dici tu in realtà succede di peggio.
 
Eccomi con il nuovo capitolo.
È in assoluto il più lungo di tutti, ero indecisa se dividerlo o meno. Alla fine ho deciso per il no dato che è tutta una situazione consequenziale e mi sarebbe dispiaciuto lasciarvi a metà.
Quindi beccatevi questo mattone XD
Prima di lasciarvi alla lettura volevo avvertirvi che il prossimo aggiornamento non riguarderà il procedere della storia, ma sarà il primo extra di cui vi ho accennato e avrà come protagonisti Ayako e Ryota.
Buona lettura .


5

Il sabato era giunto troppo in fretta per i gusti di Koshino, la sera prima dopo tre telefonate isteriche sul fatto chenon sapeve che indossare, Sendo si era presentato a casa sua armato di borsone e trolley. Fortunatamente abitavano nella stessa via, aveva frugato nel suo armadio trovando i jeans a sua detta adatti, chiari e a sigaretta, senza proferire parola  aveva afferrato un paio di forbici tirate fuori dalla borsa e aveva creato un taglio proprio sotto la natica destra e un altro sul ginocchio sinistro, ne aveva sfilacciato i bordi e poi glieli aveva fatti indossare.
Dopo di che lo aveva costretto a indossare tutte le maglie che si era portato da casa, valutando l’effetto di ognuna, due ore dopo ne era stata scelta una nera con la parola terra scritta in kanji  verde smeraldo. Koshino aveva sopportato tutto pur di apparire decente agli occhi di Mito.
Successivamente Akira gli aveva fatto indossare tutti i giacchetti che possedeva, optando per quello in felpa grigia con cappuccio, quando però aveva aperto il borsone rivelando una gran quantità di biancheria intima, tra cui aveva visto un perizoma leopardato, gli aveva rifilato un cazzotto, decretando la fine della sfilata.
In qualche modo era riuscito a buttarlo fuori di casa, si era rinchiuso in bagno concedendosi un lungo bagno rilassante che però non aveva sortito alcun effetto, tre ore dopo si stava ancora rigirando nel letto.
Alla fine era riuscito ad addormentarsi solo dopo molte e molte tazze di camomilla.
E ora era arrivato alla stazione centrale con un ora d’anticipo, morto di sonno e con lo stomaco sotto sopra. Si mise in un angolo sulle scale dell’entrata in paziente attesa .       



Quattro  individui dall’aspetto poco raccomandabile, osservavano dalla finestra l’ingresso della stazione lì davanti, Sakuragi  aveva scovato un vecchio capello da baseball e lo aveva usato per nascondere i capelli rossi troppo riconoscibili, indossava anche un paio di occhiali da sole anche se erano all’interno di un locale e quindi inutili, stessa cosa valeva per Sendo differiva solo per la scelta del capello di tela marrone.
Mitsui anche lui occhiali da sole indosso osservava il suo ragazzo e il compagno di squadra con i nasi spiaccicati contro il vetro, girando pigramente lo zucchero del suo caffè, Rukawa  l’unico senza quell’accessorio dormiva della grossa con la testa appoggiata alla spalla del numero dieci.
 In treno seduto di fianco al rosso si era assopito data l’ora assurda, per i suoi standard, a cui si era svegliato e il dondolio ritmico del vagone aveva favorito un sonnellino.
Veramente lui dormiva ovunque fatta eccezione del campo.
Al suo risveglio si era accorto che si era appoggiato al do’hao e che questo non lo aveva scansato ma che anzi lo aveva lasciato fare per svegliarlo all’arrivo e ora ne stava approfittando di nuovo
 – come facevi a sapere che sarebbe arrivato un’ora prima?- domandò Sakuragi a Sendo che gli rivolse un sorriso smagliante – Hiro chan arriva sempre prima agli appuntamenti -  riferì allegro
 – e per quel deficiente noi ci siamo dovuti alzare all’alba – chiarì Hisashi – e che cavolo un’ora prima è esagerato – sbottò nervoso per la mancanza di sonno
- era così nervoso, il piccolo Kosh  è davvero innamorato di Mito, come sono felice per lui- trillò entusiasta Akira , Rukawa sentì il numero dieci irrigidirsi e aprì un occhio per fissarlo – do’hao?- sussurrò piano
 – baka kitsune dormi- arrivò puntuale il suo grido, Kaede si riappisolò sentendolo più rilassato.
Un ora e un quarto piu tardi ordinavano l’ennesimo caffè – è un tipo ritardatario Mito?- chiese Sendo mordicchiandosi un unghia  
- di solito no – rispose Hanamichi
- è solo un quarto d’ora tranquillo Aki- cercò di rasserenarlo Mitsui.



Koshino guardò l’orologio  undici e trenta, il display del cellulare stessa ora, si girò e guardò l’orologio a muro della stazione idem.
Avrebbe aspettato ancora un po’ decise anche se il cuore aveva iniziato a dolergli, eppure non credeva che Mito fosse il tipo da scaricarlo in quel modo, non lo avrebbe lasciato lì impalato ad aspettarlo eppure stava succedendo proprio quello.
Undici e trentacinque e nessuna chiamata per avvertirlo di un contrattempo o chi lo sa che ci avesse ripensato, undici e quaranta , iniziò a passeggiare avanti e indietro sulla soglia, undici e quarantacinque si appoggiò al muro fissò i jeans, la maglia e si diede dell’idiota,  si era dato tanta pena solo per farsi scaricare. Guardò di nuovo l’ora undici e cinquanta e il petto prese a fargli ancora più male
– Koshino- alzò il viso in direzione del richiamo, Mito era arrivato di corsa, gli si fermò di fronte e si piegò in avanti prendendo fiato gli porse il cellulare che era spento, facendogli cenno con la mano che era andato
– non ti capisco idiota- scattò Hiroaki alquanto nervoso, Yohei  si accasciò seduto a terra.

Appena riprese fiato gli raccontò che il motorino lo aveva lasciato a piedi a metà strada, lo aveva parcheggiato dopo che aveva capito che non sarebbe ripartito e aveva iniziato a correre.
Visto che stava facendo tardi voleva avvisarlo del ritardo ma il telefono si era messo d’accordo con lo scooter e non c’era verso di accenderlo, lui lo aveva messo sotto carica come sempre quindi non capiva, aveva pensato di prendere il treno ma in stazione aveva visto che sarebbe passato troppo tardi così aveva ripreso a correre. Koshino aveva ascoltato tutto notando il sudore sulla maglia bianca e sul viso dell’altro, aveva davvero corso per tutta la città – mi dispiace ti ho fatto aspettare un’ora, meno male che non sei andato via- riprese il teppista alzandosi
- no ero arrivato da poco, ho fatto tardi anch’io- mentì l’altro
– che fortuna, scusa vado a darmi una lavata alla faccia almeno – fece Yohei sparendo all’interno della stazione in direzione dei bagni.
Hiroaki rispose al cellulare era Sendo  - che vuoi- lo apostrofò gentilmente  
- sapere come andava beh come va?- chiese allegro Akira  
- bene – rispose attaccando, Mito arrivò dopo poco sciacquato e più fresco
– senti se non ti spiace prima  vorrei passare da un negozio per capire che ha il cellulare- gli chiese il teppista, Koshino non aveva nessun problema così si avviarono per la strada trovandone uno dopo poco.



- al telefono mi è sembrato tranquillo- riferì il giocatore del Ryonan  - è arrivato questo è ciò che conta no?- esclamò dopo poco  
- Yo è venuto a piedi – valutò Sakuragi – mi sa che Amuro ha deciso di passare a miglior vita-  



Venti minuti dopo erano usciti dal negozio.
Mito aveva acquistato una nuova batteria, dato che il gestore aveva dichiarato la sua defunta, a dire il vero gli aveva anche consigliato un nuovo modello ma lui non aveva i soldi, il telefono ripartì con un trillo allegro – se non chiama nessuno dovrebbe reggere qualche ora- esclamò indicando il livello di autonomia sul display , il venditore gli aveva detto che avrebbe dovuto tenerla in carica un paio d’ore almeno ma anche così andava bene in fondo era un emergenza, slacciò il giubbino di jeans che aveva legato in vita nella corsa e lo rinfilò, iniziava ad avere freddo ora, Koshino era restato silenzioso tutto il tempo e osservandolo meglio gli sembrava teso – mi dispiace ancora del ritardo- ripeté sinceramente – vuoi andare da qualche parte in particolare?- chiese ancora
– dove vuoi tu per me va bene – esclamò infilandosi le mani nelle tasche della felpa
– allora andiamo di qua, vorrei portarti in un locale carino- esordì Yohei avviandosi, camminarono in silenzio uno di fianco all’altro, ogni tanto Mito si fermava a guardare qualche vetrina e poi ripartivano, Hiroaki non voleva aprire bocca temeva di uscirsene in maniera sbagliata in più cercava un argomento intelligente di cui parlare ma non gli veniva in mente nulla.
Venti minuti dopo si fermarono di fronte a una porta a vetri.
– eccoci mi hanno parlato bene di questo posto – chiarì Mito, Koshino fissò sconvolto il locale
– ma è una pasticceria- fece notare l’evidenza  
- si l’hanno aperta da poco ma tutte le ragazze a scuola dicono che è la migliore, a te piacciono i dolci così ho pensato potesse farti piacere venirci- chiarì il teppista, Hiroaki lo fissò un attimo distogliendolo  subito,aveva pensato a lui, qualcosa per renderlo felice, il cuore gli batteva furioso mentre lo stomaco si era stretto – è stata un’idea scema mi sa – esclamò Mito
– no anzi è … carina – chiarì seguendolo all’interno, una giovane cameriera li fece accomodare nella sala accanto, sia i tavolini che le sedie erano in ferro battuto, separati gli uni dagli altri da piante alte e ricche di foglie, gli lasciò due menù e si allontanò per dargli il tempo di scegliere; a parte loro c’erano due studentesse e una signora con la nipotina.



- entriamo – propose Sakuragi
– do’hao – lo sgridò la kitsune perché si stava agitando
– è una pasticceria io non ci entro- decretò Hisashi
 -  hn? Andiamo- fece Rukawa avviandosi
– aspettate – li fermò Sendo correndogli dietro e trascinandosi di peso il tiratore da tre.
Appena la cameriera li vide li soppesò decretandoli dei maniaci ma quando Sendo,  si  tolse gli occhiali come solo un attore sa fare e le rivolse un sorriso smagliante si sciolse come neve al sole.
Ottennero così di sbirciare nella sala, trovata la posizione dei due si consultarono velocemente o meglio Sendo e Sakuragi si consultarono, gli altri due assistevano impassibili – una volta seduti non possono vederci grazie a queste meravigliose piante- notò Akira – ma il problema è arrivarci – chiarì subito dopo
- se entriamo Koshino che è seduto a guardare la porta ci vede subito – Hanamichi valutò, la posizione dei due e come raggiungere il tavolino vuoto subito prima del loro
- ci serve un diversivo- così dicendo Akira aumentò il sorriso e si avvicinò alla ragazza iniziando a parlarle sommessamente, dopo alcuni minuti questa gli porse alcuni menù ,prese un vassoio  vi poggiò sopra alcuni vasetti di plastica bianca ricolmi di bustine di the e si avviò al tavolo dei loro amici.
Neanche un minuto dopo la ragazza non si sa come rovesciò il contenuto del vassoio sul piano, più precisamente dalla parte di Koshino ,e parecchie bustine multicolore finirono a terra, chiedendo più volte scusa raccolse tutto aiutata dai due, coprendo  volontariamente la visuale di Hiroaki che successivamente si piegò per raccogliere anche ciò che era finito sul pavimento, quando la ragazza si allontanò chiedendo ancora scusa, nel tavolo successivo i quattro ragazzi erano seduti intenti a leggere il menù e lei ricevette in dono un altro magnifico sorriso.



- mah … dovrebbero sceglierla meglio la gente che assumono– esalò inviperito Koshino rivolgendo uno sguardo furioso alla schiena della cameriera
– magari è nuova, fortuna che erano solo bustine- cercò di rabbonirlo Mito, Hiroaki rituffò lo sguardo al menù  - hai deciso che prendere?-  chiese il teppista chiudendo il suo e poggiandolo di lato
– non so, sono indeciso – dichiarò il giocatore visto che l’altro aspettava chiarimenti continuò – ci sono molti dolci che vorrei assaggiare la sacher, il trionfo di cioccolato mi attira però anche il tortino di crema e nocciole, non so che scegliere – ammise imbarazzato, Mito gli sorrise ma non disse nulla perché la ragazza ritornò nuovamente con un taccuino e una matita in mano – allora una fetta di pan di spagna multicolore- iniziò a ordinare Yohei, non impazziva per i dolci e aveva scelto la cosa che lo ispirava di più – poi una sacher, un trionfo al cioccolato e – si voltò verso il giocatore – qual’era l’altro?- Hiro lo fissò a bocca aperta poi arrossendo e in tono duro disse – tortino di creme e nocciole – la ragazza segnò tutto senza fare nessuna faccia particolare
– bene vi porto subito per il the – si allontanò con un sorriso
- non capisco perché hai dovuto ordinare tutta quella roba- esordì, una volta rimasti soli, il giocatore del Ryonan
– così puoi assaggiarli tutti, tu adori i dolci mi pare di aver capito-  Mito gli sorrise poggiando le braccia sul piano
– si però – Koshino non continuò
– se non ce la fai a mangiarli li lasci ma se ti vanno perché devi trattenerti, è anche ora di pranzo – il teppista s’interruppe quando la ragazza porto un vassoio con delle tazze di porcellana bianca e una teiera di acqua calda, poi si diresse al tavolo accanto.
Yohei osservò le varie bustine di the poi ne scelse uno al ginseng, l’altro ragazzo ne prese una al the verde , nel frattempo la cameriera si era allontanata dopo aver  preso la nuova ordinazione.


Rukawa non era stato da meno di Koshino e aveva  indicato tre tipi diversi di dolce, Mitsui non aveva ordinato nulla, Sendo aveva preso un gelato al cocco e Sakuragi  ciambelline all’uvetta.
Quando rimasero soli Akira si allungò sul tavolo e bisbigliò  - Hiro chan moriva dalla voglia di provare questa pasticceria le ragazze della scuola non fanno che parlarne –


-è un bel locale – tentò di rompere il ghiaccio Koshino ma dopo quello non seppe che dire.
Ogni volta che poteva fissava l’altro ma appena Yohei lo guardava ne sfuggiva lo sguardo, tolse la bustina dalla tazza e la poggiò sul piattino lasciato appositamente – è proprio un locale da ragazze – esordì notando la cura dei particolari, il servizio  delicato
- è la prima volta che entro in un posto simile- fece Mito – di solito con Hana e il guntai frequentiamo banchetti di ramen, o locali alla buona -  
il giocatore lo guardò – se vuoi andiamo via- chiarì non voleva costringerlo a stare dove non voleva, desiderava che stesse bene, Yohei gli sorrise e pregò di non arrossire come il personaggio di un manga
– no è un bel posto è vero che un tipo come me stona qui dentro, però ci sto bene-  Hiroaki annuì, la ragazza giunse nuovamente portando le loro ordinazioni e con un buon appetito e annesso sorriso sparì nuovamente.




-certo che Koshino potrebbe anche spiaccicarla una parola in più- bisbiglio Hisashi che già non sopportava l’altro e ora si ritrovava in quella situazione stramba a causa sua
– Hiro chan è un ragazzo molto timido – chiarì Sendo ottenendo le occhiate dubbiose di Mitsui e Sakuragi, la cameriera arrivò anche da loro portando il vassoio carico per la gioia della volpe che si svegliò immediatamente.


Koshino stava andando in estasi, affondava la forchetta con calma nel dolce e poi lo portava in bocca,  assaporava ogni ingrediente chiudendo gli occhi e lasciando che si sciogliesse lentamente.
Mito lo fissava in silenzio, ogni tanto lo sentiva mugolare, al terzo affondo il giocatore sembrò ricordarsi  dove ma soprattutto con chi fosse, imbarazzato cercò di contenersi  
- vuoi assaggiare?- offrì Yohei avvicinando il proprio dolce, Hiroaki era indeciso fissava il piatto e poi Mito
– forza – lo incitò ancora e così affondò la forchetta
– delizioso -  esclamò felice e sorrise tranquillo, riprese a mangiare i propri terminandoli tutti
– ce la fai a mangiare anche questo?- gli chiese il teppista indicando il proprio piatto che non aveva ancora toccato
- non l’hai neanche assaggiato – gli fece notare
- non mi piacciono le cose dolci – chiarì
– perché l’hai ordinato allora è… – Koshino s’interruppe prendendo il piatto
– si hai ragione –Mito gli sorrise osservandolo gustare ogni boccone
- che dici è buona questa pasticceria?- gli chiese Yohei
– meravigliosa-
- allora sei contento di essere venuto?- domandò ancora
- si da morire-
Quando terminò si lasciò cadere nella sedia era soddisfatto e lo dimostrava il sorriso che aveva sulle labbra, l’altro lo fissava finendo il suo the – vuoi qualcos’altro?- gli domandò  
- no sono pieno credo che neanche con una settimana di allenamento intensivo riuscirò a smaltirli-
Mito sorrise – non dirmi che ti fai problemi di linea?- lo vide sfuggire il suo sguardo
– era così per dire – chiarì subito il giocatore, prese la tazza di the e finì di berlo con calma, troppa forse, si era chiesto se una volta usciti di lì si sarebbero salutati oppure no, non avevano parlato della durata dell’appuntamento quindi poteva anche essere che ora sarebbe giunta la fine, quel pensiero lo intristì ed evidentemente doveva averlo trasposto anche sul viso perché Mito gli chiese  cosa avesse.
Lui scosse il capo e cercò di assumere un aria non curante, la cameriera si avvicinò chiedendo se gradissero altro a una risposta negativa chiese se doveva portare il conto – si grazie-  quando si fu allontanata Mito parlò ancora – cosa vuoi fare ora?- Hiroaki sgranò gli occhi
– come?-
- ti ho chiesto cosa vorresti fare ora – ripeté il teppista
-si l’ho capito, è che tu vuoi, insomma – il giocatore chiuse la bocca dato che stava dicendo già troppe cretinate, Yohei lo fissò intensamente e quegli occhi misero Koshino in agitazione
– forse devi tornare a casa non te l’ho neanche chiesto- domandò un attimo dopo il teppista
– no ,non ho problemi di orario o altro – spiegò chiedendosi perché continuasse a guardarlo così seriamente, forse aspettava che lo congedasse lui, ma certo che scemo a non averci pensato prima, era stato lui a volere quell’appuntamento quindi era logico che dovesse decretarne la fine a Mito non era mai interessato stare con lui – possiamo salutarci anche qui- annunciò con l’aria di chi non gliene importa niente, visto che l’altro non rispondeva continuò – è più che sufficiente-  sentendo che il disagio aumentava prese la felpa che aveva appeso alla sedia e la infilò
 – i negozi sono aperti tutto il giorno pensavo potessimo andare a curiosare un po’ –
Yohei ottenne lo sguardo stupito dell’altro ma non una risposta.
La ragazza era ritornata portando il conto, tirò fuori dal portafoglio alcune banconote e gliele diede
– aspetta la mia parte – intervenne Hiroaki  
- ora offro io dopo ci pensi tu- decise Mito
– dopo?- sussurrò Koshino, non ci stava capendo niente
– allora giro per i negozi o vuoi andare da qualche altra parte?- domandò ancora Mito
– devo andare in bagno- esordì il giocatore alzandosi e dirigendosi verso la ragazza dopo poco sparì dietro una porta.

Yohei si mise a fissare le bustine di The colorato, per Koshino quell’appuntamento era importante, lo aveva capito subito.
Quando era arrivato in ritardo aveva visto il sollievo nel suo sguardo, doveva aver pensato che non sarebbe arrivato eppure era lì ad aspettarlo e ora si aspettava che dovesse finire così, non poteva ricambiare quello che provava l’altro e oltretutto gli stava mentendo, se avesse saputo la verità con buone probabilità, non gli sarebbe interessato o comunque non si sarebbe incolpato se non era corrisposto, voleva farlo felice almeno per quel giorno, visto che si sentiva in colpa.
 “ Se sapessi la verità non ti piacerei più” pensò con amarezza, domandandosi per l’ennesima volta che ci trovasse in lui.

Hiroaki si asciugò il viso, aveva sentito gli occhi pizzicare ed era scappato subito, dopo un paio di lacrime sfuggite al suo controllo ed essersi lavato il viso ora si sentiva meglio, non riusciva a capire quello che stava succedendo ma una cosa era certa si stava rimbecillendo.
Da quando scoppiava a piangere come un neonato?
Per non parlare del fatto che arrossiva come una verginella, doveva darsi una regolata, era pure un suo senpai  ma il fatto di stare con Mito lo sconvolgeva troppo, sarebbe ritornato di là e se l’altro voleva proseguire bene, agguantò un tovagliolo di carta e si tamponò gli occhi nuovamente umidi.



Akira fissava in ansia la porta dietro cui già da un po’ era scomparso Koshino, Sakuragi non era da meno, Mitsui speravo solo di potersi alzare da lì, Kaede ronfava sul tavolo nascosto dal menù.
Quando il giocatore uscì i tre alzarono i listini nascondendosi.



-eccomi – esordì Hiroaki sedendosi nuovamente, a Yohei non sfuggirono gli occhi lucidi ma fece finta di nulla –il giro per negozi  va bene – dichiarò calmo – ti serve qualcosa in particolare?- continuò con indifferenza
- no, era così per curiosare se non ti annoia – Koshino alzò le spalle con sufficienza  - allora andiamo – Mito si alzò seguito dall’altro.


Dopo un attimo i quattro sentirono la porta aprirsi e poi chiudersi, immediatamente scattarono in piedi, pagarono e si gettarono in strada al loro inseguimento.

Passeggiarono per la via fianco a fianco in silenzio osservando alcune vetrine, Hiroaki seguiva docilmente l’altro in tutti i suoi spostamenti come un cagnolino,quando arrivarono a un negozio di abbigliamento maschile Mito prese a soffermarsi più a lungo, senza dire niente afferrò il giocatore per il polso e lo trascinò dentro .
Lo lasciò solo quando si mise a spulciare nelle maglie appese in uno stand ne afferrò una prese a guardarla con attenzione, la ripose e tirò fuori una camicia nera lucida con dei ricami blu – ti starebbe bene- gli disse Koshino ricordando la maglia che indossava al locale, quel contrasto di colori gli piaceva su lui, Yo gli sorrise – bene  ma allora tu provi …  questa -  tirò fuori dal mucchio una maglietta bianca dove sopra vi era applicata una canotta nera le cui spalline erano in maglia d’acciaio, Koshino la guardò con orrore quelle erano il genere di cose che piaceva ad Akira.
Possibile che Mito volesse vederlo con una cosa simile indosso?
Lo stava prendendo in giro?
Quando lo vide sghignazzare capì che era così e gli lanciò uno sguardo irritato
- è divertente – gli spiegò questo – si cercano le cose che non metteresti mai e le provi – Koshino stava per dirgli che era un passatempo idiota ma si frenò non voleva rischiare di offenderlo, quindi annuì semplicemente
- dillo-
– cosa?- domandò il giocatore
– quello che pensi dillo-chiese ancora
– non penso niente-  Mito gli lanciò una lunga occhiata posò i capi dove li aveva presi e si avviò all’uscita, fece qualche passò poi si voltò verso l’altro
– non mi spavento per qualche brutta frase o un insulto – esordì  - voglio che ti comporti come ti senti – Hiroaki sfuggì ancora una volta quei pozzi neri.

Presero a camminare, di nuovo si fermarono in un negozio di elettronica  gironzolando fra i nuovi arrivi
– questa la cercava Takamyia- fece il teppista prendendo in mano una macchinetta fotografica, gli spiegò chi fosse l’amico e che era, oltre che un buongustaio, un appassionato di oggetti elettronici.
Conosceva tutte le ultime novità sul mercato, quando si ritrovarono in strada Mito gli aveva descritto anche gli altri componenti del guntai, il giocatore beveva ogni sua parola felice di sentirlo parlare tanto, adorava il tono della sua voce.
Arrivarono nei pressi di una libreria Koshino osservò  i testi esposti continuando  a seguire l’altro, tanto da non accorgersi che si era fermato se non quando ci sbatté contro – vuoi entrare ?- gli domandò accennando col capo verso la vetrina, Hiro non pensava che all’altro potesse  interessare perciò scosse il capo e proseguì dritto ma di nuovo la mano di Mito gi afferrò il polso e lo trascinò dentro, prese a gironzolare fra gli scaffali incitato dall’altro e dopo un po’ prese a visionare alcuni volumi, ben presto la sua attenzione ne fu del tutto catturata.


- sono già venti minuti che sono lì dentro- sbuffò Hanamichi che si stava spazientendo
- do’hao?-  Sakuragi sospinse la testa di Rukawa sulla sua spalla
– dormi kitsune – ordinò sotto lo sguardo curioso degli altri due
– non ci credo dorme in piedi- affermò colpito Mitsui
- quando Hiro entra in una libreria ci sta le ore- affermò Sendo
- stai scherzando vero?- gli domandò il ragazzo, vedendolo scrollare il capo gli si fiondò fra le braccia
– andiamo via allora, ti prego –
- silenzio Mitchy- ordinò il rosso
– anch’io voglio chiamarti Mitchy- gongolò Akira
– non ci provare, nessuno deve chiamarmi in quel modo-  


Quando chiuse il libro e lo posò per scorrere gli altri titoli, si ricordò del suo accompagnatore, Hiroaki si guardò intorno trovandolo dietro di lui appoggiato a uno scaffale che sfogliava un romanzo, accortosi del suo sguardo gli sorrise – mi ero distratto – riferì asciutto il giocatore
 – si, ho notato che ti piacciono i libri- Mito gli sorrise sfilandogli uno dei libri che teneva ancora – roba tosta mi sa che sei un secchione-  Hiroaki riprese il volume di scatto
– i test per l’università – spiegò posando il mucchio e avviandosi all’uscita
– non li prendi?- domandò Yohei raggiungendolo
– no si trovano ovunque- chiarì
– allora ho indovinato sei un secchione- Hiroaki non gli rispose e aumentò il passo
– dai dimmi la media – lo pungolò ancora l’altro visto che taceva prese a ripetergli la domanda e a solleticargli un fianco, Hiro iniziò a dimenarsi come un folle, sghignazzando e insultandolo al tempo stesso, finché la proprietaria non li cacciò fuori.
– che figura, imbecille è tutta colpa tua – fece Koshino
– mia? È tua che non mi hai detto la media, forza rispondi secchione- Hiroaki lo guardò furioso – forza la media-  il pugnò andò diretto allo stomaco, quando si rese conto di quel che aveva fatto sbarrò gli occhi. Mito era rimasto impassibile si portò una mano allo stomaco massaggiandolo – niente male ma si vede che sei un secchione- prima che potesse fare altro gli afferrò i polsi, lo fece voltare, lo costrinse ad adagiare la schiena al suo petto, fermandogli le braccia sul petto  – allora la media? –chiese cocciutamente
– lasciami andare Mito- strepitò agitandosi Hiroaki il fiato sul collo dell’altro era intossicante che diamine gli era preso?
– dimmi la media- ripeté
–  fottiti Mito – lo sentì sghignazzare nel suo orecchio
– ma senti che paroloni dal secchione, non ti lascio andare se non mi dici la media- insistette nuovamente
– cazzo siamo per strada ci stanno guardando e mollami- gridò l’ultima parola
– Mito? – domandò una voce femminile
–  che ci fai con Koshino?- Ryota era allibito, “che cavolo facevano quei due in mezzo al marciapiede?”
Hiroaki fissò il capitano dello shohoku e la manager  - ciao – salutò tranquillo il teppista non mollando la presa
– emh ciao ragazzi che coincidenza  incontrarvi- salutò Ayako interdetta  ricordando il discorso avuto proprio con il ragazzo in palestra.



-Oh Kami ora lo ha fatto- esclamò Sendo portandosi una mano sugli occhi ma tenendo le dita aperte per vedere
– ecco ora Mito lo fa fuori – esalò Hisashi quando vide il giocatore del Ryonan tirare un pugno in pancia all’altro, pregustandosi il momento in cui il teppista gliele avrebbe suonate e invece -che cavolo combina?-  domandò stupito. Hanamichi vide il suo migliore amico tenere quell’anguilla di Koshino stretta che continuava a sbraitare e a insultarlo – porca miseria quello è il nano e c’è pure Ayako?-  li vide avvicinarsi nella direzione dell’amico e rimanere allibiti di fronte quella scena.


- Siete in giro per negozi?- domandò  Yohei mantenendo quella posizione
– mollami- ringhiò furioso Koshino  fra i denti cercando di liberarsi
– si stavamo facendo una passeggiata – esclamò la manager
– è un appuntamento – esordì gonfiando il petto Myagi, la sventagliata arrivò precisa e implacabile, Hiroaki rimase immobile domandandosi da dove lo avesse tirato fuori l’arisen
- ma Aya…- pigolò il capitano dello shohoku
– chiudi il becco – esalò funerea la ragazza, Ryota si ricompose subito puntando lo sguardo sugli altri
-che diamine fate si può sapere?-  domandò ai due ancora intenti a lottare
– non vuole dirmi la sua media scolastica – riferì candidamente Mito come a spiegare ogni cosa
– ah – fu il commento del nano
– se non mi sbaglio Koshino – iniziò la manager – sei risultato al primo posto fra gli studenti lo scorso anno quindi… – la risata di Mito che lasciando Hiroaki prese a saltellare allegro sul posto la interruppe
– lo sapevo sei un secchione – enunciò con un sorriso
– impiccati -  gridò di rimando l’altro incavolato nero per la figura che gli stava facendo fare per la strada, dopo un po’ Yohei ritornò calmo
– beh allora noi proseguiamo – esclamò la ragazza un po’ perplessa – vieni Ryo chan- chiamò l’attenzione del capitano che a quel richiamo corse da lei, prima di superarli  però Ayako si rivolse a Mito
– com’era la pasticceria?-  
Yo le sorrise – proprio un bel posto grazie della dritta -  dopo l’ultimo saluto si avviarono a continuare.

Koshino era furibondo – si può sapere che cavolo ti è preso?- gli domandò trattenendosi dall’urlare  
- semplice ti ho fatto rilassare- alla sua faccia interrogativa spiegò – non facevi altro che trattenerti nel parlare e nel rapportarti con me, ora sei più tranquillo? - gli domandò, Koshino abbassò lo sguardo sul polso che si stava massaggiando più per fare qualcosa visto che la presa dell’altro era si salda ma non forte da causargli dolore, sentì le dita di Mito scompigliargli i capelli e si scansò subito
 – non sono un bambino sono un tuo senpai dannazione – esclamò irascibile, vide l’altro girarsi con uno scatto di lato e ne seguì lo sguardo, la manager stava fissando verso un vicolo poi si voltò verso di loro e li salutò allegramente
– andiamo dai- lo richiamò il teppista avviandosi.  



- che ci fate nascoaaaaaaa- Ryota era stato afferrato da Sakuragi e Mitsui e tirato dentro il vicolo, Sendo nel frattempo faceva segno alla ragazza di non dire nulla – Aya  stanno guardando?- chiese il numero dieci, la videro voltarsi intuendo chi dovesse cercare,sorridere e salutare con la mano – stanno andando via- riferì fra i denti
– che cavolo combinate si può sapere?- fece Myagi appena libero
- hn pedinamento- riferì Rukawa  
- stiamo seguendo Koshino e Mito- specificò  Hisashi
– oh Kami- esalò Ayako – ma non vi vergognate? Spiarli al loro appuntamento – mostrò il ventaglio bellicosa – non è come credi- s’intromise Akira – sono preoccupato per Hiro diciamo che ha un carattere un po’ difficile –
- altro che difficile è una iena – specificò il suo ragazzo
– Ayako tu che ne sai che quello era un appuntamento?- domandò Sakuragi
– Mito mi aveva chiesto delle informazioni, mi sembrava un po’ diverso in effetti prima, per non dire un'altra persona-  anche Hanamichi  ne era rimasto colpito
– oh cavolo li abbiamo persi – esalò Sendo, si precipitarono fuori cercandoli con lo sguardo
– trovati – trillò Sakuragi indicando un punto, veloci si misero a correre al loro inseguimento, salutando distrattamente i due che li videro acquattarsi dietro ai muri, nascondersi tra i tra i cassoni della spazzatura o dietro agli alberi il tutto sotto lo sguardo attonito dei passanti.
– ma proprio quest’anno che sono io il capitano dovevano impazzire? – si lamento Myagi , Ayako sorrise
– su Ryo chan andiamo a prendere un bel the- il ragazzo la seguì estasiato dimentico di ogni congiura del destino.



- ci credo che la vostra squadra è formata da pazzi, con quella manager- disse Koshino dopo che Yohei gli aveva raccontato della bellicosità di Ayako e dell’amore viscerale per lei di Myagi  
- certo che ci sono voluti due anni al nano per convincerla ad accettare ad uscire con lui – rifletté Mito
– la costanza del suo amore è stata premiata, è una bella cosa – rifletté Hiroaki rivolto più a se stesso in realtà. Quando si accorse dello sguardo dell’altro domandò – che c’è?-  lo vide sorridere e scuotere il capo, una musichetta prese a fuoriuscire dalla tasca della giacca del teppista che tirò fuori il cellulare e rispose
– ciao Noma … no sono in centro … non so dov’è Hana … affari miei con chi sto – Hiroaki lo fissò ma non disse nulla – no ora no …  non lo so quando mi libero …  capito … si allora tra un po’ vi incrocio, forse … va bene ciao – riattaccò e ripose il telefono
- se devi vederti con i tuoi amici possiamo anche –
- se non ti scoccia incontrarli ci aspettano più avanti – lo interruppe Yohei  - se non vuoi passiamo da un'altra parte – Koshino decise di parlare chiaro
– non sei obbligato a restare ancora con me, va bene anche così –
- si va bene flagellati dopo – lo interruppe ancora afferrandogli il polso e portandolo avanti, Koshino nascose lo sguardo triste che quel gesto gli faceva venire
“ smettila di essere così o non riuscirò a dimenticarti” lo implorò mentalmente.



- Lo ha ripreso per mano – gongolò Sendo ormai al settimo cielo
– non ti esaltare porcospino- lo riportò con i piedi per terra Sakuragi, quando il telefono squillò rispose  subito – Noma cavolo vuoi? .... no sono in giro …. Dove siete?... sta venendo anche Yo?... non lo so con chi è uscito, perché?... no sto da un’altra parte, molto lontano … si ok ciao- riattaccò e fissò gli altri
– che succede? Do’hao?- domandò Kaede che lo aveva visto strano
– Yo sta andando a incontrare gli altri e ci porta pure Koshino- riferì .



Koshino non era tipo da sale giochi perciò quando arrivarono fissò l’entrata e le macchine che si vedevano dopo la porta poco convinto, quando i tre tizi intravisti lo scorso sabato allo Shohoku si avvicinarono capì che fossero il famoso guntai, Mito aveva infilato le mani in tasca e li guardava
– mi tocca vedere le vostre brutte facce pure oggi – esordì  sorridente  
- Non dirlo a me- esclamò un ragazzo moro coi baffi, i tre osservarono Koshino e poi l’amico interrogativamente  - Koshino gioca al Ryonan- lo presentò il teppista  i ragazzi continuavano a fissarlo e gli stava dando molto sui nervi ,mise su il solito sguardo scorbutico e tagliente quello  che aveva tutti i giorni
– questo coi baffi è Noma – esordì Yohei – il finto biondo Okusu – un piccolo cenno del capo a mo di saluto – il ciccione Takamyia- il ragazzo teneva un sacchetto di patatine in mano che continuò a mangiucchiare tranquillo
– ho chiamato anche Hana – riferì Noma- ma a quanto pare sta dall’atra parte della città -  Yo alzò le spalle e si rivolse a Koshino  -che giochi ti piacciono?- domandò, Hiroaki cercò di rammentarsi almeno un nome ma niente così alla fine ammise la verità
– ci sono stato una volta sola quindi non lo so – I tre lo fissarono stupiti, Mito si limitò a quelle sue occhiate profonde
– ok e quella volta a che hai giocato?- chiese Okusu
– come una volta sola? Ma quanti anni hai?- domandò Noma
– ma in genere dove vai il sabato con gli amici?- domandò ancora Takamiya.
Koshino sperò di non dover rispondere ma quando capì che la situazione sarebbe stata immobile finché non avesse parlato aprì nuovamente bocca  - non ho giocato a niente mi sono annoiato e sono andato via subito, frequento il terzo anno quindi sono un vostro senpai, in genere non esco il sabato sera e durante il giorno faccio altro- taglio corto
– non dirmi che passi i sabati a studiare – s’informò Mito
– certo che no- si risentì ma non disse altro, anche perché quando Akira non lo portava per negozi lui in effetti stava a casa a studiare.
I tre ragazzi fissarono Yohei in silenzio, Hiroaki si sentì fuori luogo voleva solo andarsene. Con Mito e con quei tre lui non aveva niente in comune ma prima che potesse salutare e tornarsene indietro i tre ragazzi scoppiarono a ridere
– allora giro completo- trillò Okusu
- iniziamo dagli sparatutto, in genere piacciono a tutti – riflette Takamiya
– si va bene andiamo- convenne Noma mettendo un braccio intorno alla spalle del giocatore e trascinandolo dentro
– ehi mollami- cercò di sottrarsi a quel contatto
– tranquillo senpai, sei col guntai- trillò Okusu facendo ridere gli altri per la rima, Mito gli stava vicino ridendo e scherzando con quei tre scalmanati.

Lo portarono al secondo piano e si avvicinarono a una macchina libera Okusu e Noma si sfidarono a chi colpiva più bersagli  prima che il tempo finisse, presero le pistole e aspettarono che Takamyia e Mito tornassero con i gettoni, nel frattempo avevano preso a spiegare il gioco a Koshino, una volta riuniti iniziarono a giocare. Hiroaki seguiva attentamente i movimenti sul display e quando la partita fu conclusa con la vittoria di Noma, toccò al giocatore cimentarsi. Prese posto e il suo sfidante risultò essere il vincitore della partita precedente, era più difficile di quanto si aspettasse
– destra , sinistra, destra, destra- lo incitavano in sottofondo presto perse la pazienza  urlando
– chiudete quelle fogne idioti- i ragazzi si zittirono ma lui non ci fece caso, ben presto prese a insultare, gli omini a cui doveva sparare, la macchinetta, la pistola insomma tutto usando un vocabolario degno di uno scaricatore di porto, per la gioia dei ragazzi che presero a ridere alla grande.

Quando comparve game over sullo schermo Hiroaki era livido per la rabbia.
Lasciò il posto a Mito, osservò la bravura del ragazzo, il suo sguardo serio e calmo, i lineamenti del viso e la concentrazione che esprimevano senza forzature. Si sentì lo sguardo di qualcuno addosso e con orrore si accorse che Takamyia e Okusu lo fissavano, finse indifferenza  sperando che non avessero capito nulla.
Non che Yohei non lo sapesse ma non gli andava che gli raccontassero che lo guardava con gli occhi a cuore, era imbarazzante anche perché sapeva che sarebbe finito tutto una volta ritornato a casa.

Noma venne sconfitto e fu il turno di Takamyia il quale vinse per un punto di differenza. Passarono a visionare altri giochi poi dopo aver ripetuto quella stessa sequenza si spostarono in una saletta adiacente priva della confusione che pervadeva l’altra.
Takamyia prese uno sgabello e si posizionò  a una macchinetta, Okusu si accomodo in quella libera che simulava la guida di un auto, Yohei prese il posto a quella che fingeva la guida della moto, Noma era sparito ma nessuno sembrava preoccuparsene.
Koshino rimase in mezzo alla stanza non sapendo che fare e quando Mito lo chiamò gli si mise accanto
– ti do i gettoni così scegli il gioco che ti piace- sentenziò cacciandogli in mano 5 monete di acciaio lucido
– se vuoi farmi compagnia magari facciamo una gara – continuò indicandogli la postazione affianco libera
– non so andare in moto scemo, perderei subito- gli rispose evitando di guardare il suo corpo spalmato su quel piccolo veicolo giocattolo, si era tolto la giacca, in effetti faceva caldo e oltretutto stava iniziando il periodo estivo, la maglietta gli aderiva alla schiena mettendone in risalto i muscoli e  soprattutto il sedere che era ben in mostra nei jeans aderenti, guardò lo schermo
– è facile, prova- lo incitò mentre si piegava di lato a destra poi a sinistra, Hiroaki preferì osservarlo un altro po’
– senpai vieni- la voce di Okusu lo riscosse e andò a vedere che volesse, il biondino gli mostrò il gioco chiedendogli se volesse  fare una partita al suo posto, il giocatore rifiutò e si diresse ad osservare Takamiya che gli spiegò che doveva distruggere le navicelle nemiche prima che diventassero troppe e si avvicinassero alla base, osservò a lungo poi prese a girellare fra i giochi liberi cercando di capire se qualcuno potesse andare per lui.
Noma arrivò portando delle lattine fresche ne porse una a ognuno, poi andò a prendere posto a un gioco di combattimenti di arti marziali. Yohei  che aveva terminato la partita e beveva il the osservò Hiroaki che guardava le due combattenti in abiti striminziti darsele di brutto sullo schermo, andò ad afferrarlo per il colletto della maglia e lo trascinò alle moto
– dai prova – gli disse, dopo un’occhiata poco convinta si accomodò nel bolide libero, Mito si mise seduto sul suo ma non inserì il gettone, Koshino diede start e mai errore fu più tragico. Non riusciva controllare quell’affare infernale senza schiantarsi contro il muro, per fortuna non aveva dato gas altrimenti sarebbe già finito tutto, prese a imprecare ben udibile da tutti, Mito posizionò la mano sulla sua indicandogli la giusta pressione
- così bravo- la luce del monitor si rifletteva nei suoi occhi in maniera favolosa, appunto lo schermo, si ricordò di guardarlo giusto in tempo per vedersi spiaccicare
– odio sta frase del cavolo – mugugnò  riferito a game over  comparso a lettere cubitali
- riproviamo?- tentò Mito
– no, gioca tu io ti guardo – si prese uno sgabello libero e si mise seduto
– cerchiamo qualcosa che ti piaccia- decretò Mito facendogli segno di seguirlo
– no non serve – le proteste di Hiroaki furono fermate con un sorriso, al giocatore dispiaceva per quella fine, a Mito piaceva quel gioco e si sentì in colpa di essere così impedito tanto da doverlo distogliere, però era anche felice delle sue attenzioni  
- la prima volta è sempre così – fece Yohei che sapeva sempre quello a cui pensava  -  devi prenderci la mano, ora cerchiamo qualcosa che ti attiri – lo rassicurò.
Fecero il giro degli altri giochi e alla fine Hiroaki optò per provare quello di Noma, una volta capiti i tasti per le mosse  inserì il gettone.



-Stanno di sopra- fece Hanamichi agli altri, Rukawa odiava i posti rumorosi ma strinse i denti – attenti a non farvi vedere dagli altri-
Furono fortunati a schivare Noma con le bibite, in fondo il Tensai conosceva le loro abitudini, era sempre così:  Takamyia e Yo scambiavano i gettoni ,Noma prendeva le bibite, poi andava Okusu e infine lui.
Si affacciarono alla saletta  più piccola e Sakuragi li trovò ai loro soliti posti poi tornarono subito a nascondersi, Takamyia poteva vederli – tocca restare qua – esordì –speriamo escano in fretta, di solito giocano per ore- Sendo sapeva che Hiro odiava le sale giochi quindi suppose che presto li avrebbe visti saltare fuori.
Aspettarono pazientemente e alla fine Mitsui andò a cambiare un po’ di soldi, visto che c’era tanto valeva approfittarne, lui e Akira si sfidarono allo sparatutto provato proprio da Koshino , mentre Rukawa e Sakuragi si sfidavano a mortal combat .



Neanche quello era andato – ti và di provare quello?-  Mito gli indicò due macchine poste nell’angolo
– servono per ballare, è divertente -  Koshino sbiancò – Tranquillo, devi seguire le frecce sullo schermo e muovere i piedi allo stesso modo, e poi se sbagli è più divertente- gli sorrise incoraggiante e lo portò alla macchina.




- Hisa ma che cannone – fece allusivamente Sendo
– quali dei due?- domandò il ragazzo innocentemente
– piantatela pervertiti- strillò Hanamichi
– do’hao- lo richiamò al gioco Rukawa che non perdeva una partita
– baka kitsune piantala di bloccare la mossa del tensai- prese a premere i pulsanti con rabbia, di solito vinceva sempre contro Noma
– vai senpai … grande Kosh – le urla del guntai lo immobilizzarono, si girò verso Akira e insieme si affacciarono alla sala  - non ci credo- esclamò Sendo



Hiroaki Koshino aveva trovato qualcosa di divertente, lui che non sapeva ballare, prese a dimenarsi sopra quella pedana incurante se i piedi non seguivano le frecce e Mito faceva altrettanto in quella affianco.
I tre ragazzi richiamati dalla musica e incuriositi si erano avvicinati prendendo poco dopo a saltellare e a incitare Hiroaki, terminata la partita il giocatore si ritrovò sudato e si tolse la felpa
– posso farlo ancora?- chiese al teppista, Yohei gli disse che poteva giocare quanto voleva , domandosi perché quel ragazzo che era un suo senpai gli stesse chiedendo il permesso come un bambino con il genitore, Koshino diede il via a una nuova partita, al posto di Mito era subentrato Okusu grande amante del “basta che c’è musica e mi muovo”  i due si scatenarono, quando il biondo prese anche a urlare a squarciagola il giocatore gli andò dietro
– vado a prendere da bere – riferì agli altri due Yo, si avviò per uscire dalla saletta , poi giù per le scale e raggiunse il piano terra.
Koshino sembrava divertirsi valutò, ne era felice, era un peccato che non potessero essere amici ,che non ci sarebbero stati altri giorni come quello in futuro, se non ci fosse stato di mezzo l’amore sarebbe stato tutto diverso fra loro, ma i sentimenti complicavano tutto, era così che doveva andare in fondo era lui che non era capace di provarne.



- Cavolo c’è mancato poco – sibilò Sakuragi, appena aveva visto Yohei muoversi aveva spinto Sendo dietro il modello di un camion di plastica, fortunatamente l’amico non aveva notato ne Mitsui ne Rukawa ancora presi dalle partite – Hiro chan stava ridendo- ripeté per l’ennesima volta Sendo con un sorriso smagliante
 – lo sapevo che c’era alchimia fra lui e Mito, come sono felice – Hanamichi rimase a sentire Akira finché l’amico non ritornò con le bibite, poi si riaffacciarono cauti alla piccola sala.   



Koshino aveva finito i gettoni e a malincuore aveva dovuto decretare la fine di quel gioco, prese la lattina che gli porgeva Mito appena tornato prendendo a bere tutto d’un fiato
 – piano o ti verrà  la congestione – lo rimproverò bonariamente il teppista che gli passò le mani sulla nuca sollevandogli i capelli sudati dal collo – hai finito i gettoni ?- gli chiese, il giocatore annuì col fiatone si ficcò una mano in tasca tirandone fuori altri tre e dandoglieli, ma Hiroaki protestò prontamente
– ne ho usati più di te sono tuoi, anzi devi dirmi quanto – Mito gli tolse la bibita ormai vuota dalle mani e lo sospinse sulla pedana – è il tuo turno- esordì infilando il primo gettone, si rimise seduto ad osservarlo muoversi scoordinato eppure sorridente
  “oh Kami sembro tanto un padre premuroso “ pensò sorridendo di se stesso, Okusu si precipitò al fianco del giocatore e presto presero a imbastire una strana danza, Yohei iniziò a ridere con gli altri due teppisti  alle loro follie.

Quando i tre gettoni furono finiti Okusu e Koshino andarono in bagno per sciacquarsi il viso e usufruire delle salviette di carta per detergere il sudore. Ritornarono dopo dieci minuti sghignazzando come due bambini il biondino infatti raccontò che si erano messi a schizzarsi con l’acqua, “come due idioti” ci tenne a precisare Hiroaki.

Mezz’ora dopo il piccolo gruppo si avviò all’uscita della sala giochi decidendo di separarsi. Noma, Okusu e Takamyia avevano appuntamento con una ragazza, che aveva catturato l’interesse del primo già da qualche mese, e due sue compagne di scuola per andare al Karaoke, l’invitarono a unirsi a loro ma il teppista declinò l’offerta
– mi raccomando Yo- fece Noma sibillino strizzando un occhio
 – la prossima volta che organizziamo per andare a ballare Hiro senpai  non deve mancare- affermò Okusu felice di aver trovato un suo simile, il giocatore del Ryonan sorrise semplicemente, non dissene disse ne fece trasparire che non ci sarebbe stata una seconda volta
– fate i bravi – raccomandò Takamyia prima di allontanarsi e seguire gli amici.

Mito osservò con la coda dell’occhio l’altro, era ancora accaldato, gli tirò la cerniera della felpa fino alla gola – dove vorresti andare ora?- chiese ignaro del rimescolio di sentimenti che presero ad agitarsi dentro l’altro a quel gesto di premura
– dove vuoi è uguale per me- rispose ficcando le mani in tasca
– vuoi andare a casa?- Koshino alzò le spalle indifferente, celando il dolore che quelle quattro parole gli avevano procurato – va bene – asserì con non curanza, le labbra di Mito s’incresparono in un sorriso mentre  se lo trascinava dietro afferratogli un orecchio
– anche se sei un secchione  in genere sei proprio tonto -  a quelle parole il giocatore prese a infuriarsi imprecando e ordinandogli di lasciarlo libero, lo lasciò andare solo dopo un bel pezzo di strada.

Il teppista camminava dritto guardando davanti a se, anche senza voltarsi sapeva che l’altro lo seguiva, si fermò davanti la fumetteria che visitava di solito, Koshino non era mai stato un amante di manga quindi lasciò che il ragazzo vagasse fra gli scaffali sfogliando ogni tanto un volume,  per poi rimetterlo puntualmente a posto.

Preso dalla curiosità iniziò ad imitarlo scoprendo una varietà di generi  e i diversi stili degli autori, intento a sfogliarne uno perse la concezione del tempo, quando lo rimise a posto e cercò il punto in cui si trovava l’altro, si rese conto che nel negozio non c’era, si recò all’esterno e fermo sull’uscio fece vagare lo sguardo sui passanti dai visi sconosciuti ma di Mito non v’era traccia.
Rimase immobile e incerto sul da farsi, se si allontanava rischiava di non trovarlo più nella folla sempre più numerosa che gremiva la strada, quindi si risolse a mettersi in un angolo dell’entrata aspettando il suo ritorno, mentre una sgradevole sensazione di abbandono lo sopraffaceva.

Lo conosceva da così poco tempo, praticamente l’altro per lui era uno sconosciuto, eppure già da quella prima e strana sera al parco aveva capito di non poterne più  fare a meno, si era aspettato di non incontrarlo mai più e invece il fato lo aveva favorito. Quel giorno era stato prezioso per lui, ne avrebbe custodito il ricordo gelosamente, così preso a rimuginare non si accorse della mano che apparve di fronte al suo viso porgendogli il takoyaki se non all’ultimo.
Mito soffiava comicamente sul suo ancora troppo caldo
– pensavo fossi sparito – non voleva essere un rimprovero eppure suonò proprio così alle sue orecchie, Yohei lo fissò prendere lo spiedino e addentare la prima pallina – scusa non ci ho pensato –ammise sinceramente – ti ho visto così assorto come in libreria che ho pensato che avrei fatto subito – si grattò la testa imbarazzato – non volevo preoccuparti –
Hiroaki lo guardò con aria di sufficienza – i bambini non dovrebbero andare in giro senza gli adulti-  
gli occhi di Mito brillarono – ma infatti sapevo che da bravo bimbo mi avresti aspettato – Koshino quasi si strozzò per l’indignazione
– portami rispetto sono più grande di te accidenti-  continuò a guardarlo furioso

– mi sembrava di averti sentito sbraitare – Fukuda era fermo poco distante da loro e li fissava con un sorriso sarcastico, aveva una ragazza sotto braccio o sarebbe stato meglio dire che gli era abbarbicata stile Koala
– Koshino senpai  che bella coincidenza – trillò lei felice inchinandosi
- in effetti  Kosh è raro vederti in giro, stai sempre a sgobbare sui libri – fece l’altro giocatore per nulla intimorito dal suo sguardo astioso  –  Aki dov’è?- domandò guardandosi in giro
- che vuoi che ne sappia io -  rispose piccato, Fukuda sgranò gli occhi
– cioè tu stai in giro senza che Sendo ti abbia trascinato fuori casa?- esclamò stupefatto – incredibile , e come mai questo evento?- chiese ancora , prima che Hiroaki potesse mandarlo a quel paese fu il teppista a rispondere – ora stavamo mangiando dei takoyaki, facevamo una piccola pausa – Il giocatore lo notò solo in quel momento
– sono quelli del chiosco di Takashi san vero? Sono ottimi – esordì la ragazza la quale si rivolse a Mito e con un inchino si presentò – Yumi piacere-  Yohei  le rivolse un sorriso presentandosi a sua volta
- però Kosh che antipatico hai un ragazzo e non ce lo hai detto – esclamò ancora Fukuda con un sorrisetto per nulla amichevole
– Koshino senpai ma che bella notizia – urlò dalla gioia Yumi unendo le mani, come una bimba di fronte a un banco di caramelle multicolori
– non è il mio … è solo un amico – chiarì Hiroaki
– oh si certo, certo – replicò il compagno di squadra – lasciamo soli gli amici Yumi – continuò avvolgendo il braccio intorno alla vita della ragazza che salutò allegramente i due augurandogli buona passeggiata.



- Fukuda- chiamò Sendo
- Fuku verme-  fece altrettanto Sakuragi , il ragazzo notato lo strano quartetto che appostato in un angolo lo chiamava si avvicinò con la ragazza
– Sendo senpai – salutò allegra ed educata come sempre
– Mitsui senpai – sono felice d’incontrarti, si rivolse agli altri due con un sorriso - Rukawa , Sakuragi lieta di conoscervi sono Yumi, complimenti per la splendida partita d’esordio-  si congratulò
– ehi Yumi tutto bene?- le chiese Hisashi
– si senpai grazie dell’interessamento-
Fukuda sospirò – non essere così rispettosa, non con loro almeno –
lei sorrise – Fukuda Kun sei sempre così giocoso – la frase di Yumi lasciò perplessi sia Hanamichi che Kaede  
- abbiamo incontrato Kosh proprio ora – riferì il giocatore al suo capitano –in dolce compagnia – chiarì
- hai visto quanto è carino Mito?-  domandò Akira lanciando un occhiata proprio al ragazzo in questione
– è carino Yumi?- rivoltò la domanda Fukuda
– molto, ha anche un animo gentile e affettuoso sono così contenta per Koshino senpai – snocciolò la ragazza che in quanto a sorrisi faceva concorrenza al porcospino, anche se non raggiungeva la sua perfezione – hai capito che è gentile e affettuoso solo dopo due parole?- domandò Mitsui dubbioso
– si ha degli occhi meravigliosi – confermò la ragazza, il numero dieci dello Shohoku pensò che in effetti erano proprio due qualità dell’amico
– comunque- continuò Fukuda – appena Kosh mostrerà il suo caratteraccio addio begli occhi – profetizzò
- non c’è problema , è un teppista non si spaventa così facilmente, Hiro chan gli ha pure dato un pugno e non ha fatto una piega – raccontò Akira  
- impossibile- si stupì l’altro – beh allora sembra che Kosh abbia trovato un ragazzo finalmente – Sakuragi s’irrigidì all’istante
– Yo non è il ragazzo di Koshino sono solo usciti insieme – chiarì la situazione, non desiderava che circolassero voci sull’amico che non erano neanche vere oltre tutto
– anche Kosh ha detto che sono solo amici – riferì il ragazzo - ma comunque voi che ci fate dietro quest’insegna?- domandò alla fine vedendo che non si spostavano di un millimetro
– pedinamento – sorrise Sendo.  



-è in squadra con te vero?- chiese Mito
– si lei è la sua ragazza frequenta il secondo anno- spiegò Hiroaki
- è molto gentile e a modo, è simpatica – riportò la sua opinione Yohei gettando il bastoncino ormai ripulito nel cestino  - Fukuda non ti sta molto simpatico vero?- chiese ancora , Hiroaki alzò le spalle gli era indifferente, terminò a sua volta il suo spuntino decisamente controvoglia le parole del teppista rivolte alla ragazza  gli avevano lasciato l’amaro in bocca.
Il giocatore vide l’altro controllare l’ora sul cellulare
– si è fatto tardi dovremmo salutarci ora- affrontò l’argomento Koshino
– devi andare a casa?- domandò il teppista
- no, non ho problemi – rispose perplesso
– allora andiamo a mangiare ti porto in un posto carino anche se semplice- riferì  staccandosi dal muro
– io non capisco – sussurrò Hiroaki gli stava dando la possibilità di concludere la giornata e ancora voleva andare in giro con lui?
– come? Hai detto qualcosa?- chiese Mito, il giocatore negò energicamente seguendolo.

Il locale dove Mito voleva portarlo, gli spiegò  strada facendo,  era il preferito da tutto il guntai. Ci andavano sempre appena potevano, si mangiavano gli  okonomiyaki  che si cucinavano i clienti stessi, era frequentato soprattutto da studenti visto che aveva dei prezzi economici e offriva porzioni generose.

Si trovava in una stradina laterale dell’arteria principale quindi arrivarono poco dopo.
Il ristorante era grazioso, appena entrati c’era un lungo bancone dove già alcuni clienti stavano mangiando, bevendo e conversando con il gestore, l’uomo fece cenno a Mito di accomodarsi nella sala accanto, era un cliente abituale e lo conosceva bene, infatti gli disse che gli altri erano già arrivati, a quella frase Mito s’incupì un attimo.

La stanza affianco era lunga e profonda, presentava due file di tavoli, ognuna per ciascun lato, divisi da ampia e comoda passatoia al centro. I tavoli erano racchiusi in quadrati formati da due pannelli e dei semplici cuscini indicavano le sedute ma molti clienti, per lo più liceali, erano adagiati scompostamente sui tatami.

Mito si fermò posando le mani sui fianchi e troneggiò sui tre ragazzi conosciuti da Hiroaki quel pomeriggio in compagnia di tre ragazze
– Mito – tuonarono in coro i tre, poi scorto anche l’altro alle sue spalle
– senpai- gridarono ancora più forte
– dovevo immaginarlo che vi avrei trovato qui- esordì sbuffando, dando ad intendere che la cosa lo infastidisse mentre era il contrario
– Yohei ti presento Sakura – esordì Noma presentando la ragazza al suo fianco raggiante come non mai, lei salutò l’altro con un bel sorriso
– finalmente t’incontro, Noma mi ha parlato molto di te e di Hanamichi – riferì
– Il tensai non si sa che fine ha fatto oggi – spiegò Okusu che poi continuò presentando la ragazza seduta accanto a sé come Yukina e quella accanto all’altro amico che si chiamava Miyu , le quali salutarono cordiali
– e lui è il senpai – terminò Okusu saltando in piedi e sospingendo il ragazzo in avanti, dato che era rimasto in disparte, salutò a sua volta mentre il biondo riprendeva il suo posto
– vi chiederemmo di restare con noi ma non c’è molto posto – esordì Noma
– ma che dici?- lo riprese la ragazza, dato che il tavolo che occupavano era per più di sei persone
– no Sakura, staremmo tutti stretti con altre due persone – le disse girandosi dalla sua parte, la ragazza s’illuminò in volto
– si hai ragione chissà a che pensavo, organizzeremo un’altra uscita tutti insieme che dite? – guardò le amiche che annuirono entusiaste
– eh si un vero peccato Yo, dovrete sedervi soli soletti in qualche angolino-fece Okusu .
Hiroaki a cui non era sfuggito il senso di quelle battute abbassò lo sguardo, non per imbarazzo, ma perché si aspettava la rettifica di Mito da un momento all’altro
– infatti volevamo mangiare in pace senza voi tre casinisti- chiarì invece questo – ragazze quando vi stancate di sentire le loro cretinate venite pure da noi – invitò cordiale con un sorriso, fece correre lo sguardo nel resto della sala, poi preso Hiroaki per il polso salutò con un -a dopo- la comitiva e lo condusse verso l’ultimo tavolo di sinistra, sotto lo sguardo dei tre amici.



Appena intravista la strada presa da Mito, Sakuragi aveva capito dove si stesse dirigendo il suo migliore amico e ne aveva parlato con gli altri, favorevoli all’idea di mangiare anche loro qualcosa, arrivati al locale il gestore lo  guardò perplesso
– oggi siete arrivati tutti divisi – esclamò, a quella frase il numero dieci aveva intuito la situazione  ma ne chiese ugualmente conferma all’uomo. Dopo uno scambio di battute prese il cellulare e chiamò Noma, il guntai arrivò dopo un attimo
– che succede Hana?- chiese Okusu preoccupato visto che gli aveva detto di non far capire a Mito che lui era lì
– ecco è un po’ complicato da spiegare- iniziò il tensai
- stiamo pedinando Koshino e Mito – riferì Sendo
– da questa mattina – precisò Hisashi stanco per tutto quel nascondersi e correre
– nh- diede man forte Rukawa
– ma senti questa eravate anche in sala giochi?- domandò Takamyia, alla risposta affermativa i tre si guardarono un attimo prima di scoppiare a ridere
– sei sempre il solito tensai – esclamò Noma, poi ricordandosi qualcosa corse dentro
– dove stanno Yo e Koshino?- s’informò Hanamichi, il biondo gli diede la sua posizione facendogli sapere che il tavolo prima del loro fosse ancora libero
- si ma come ci arrivate scusa?- chiese Takamiya perplesso
– eh eh sono il tensai io, voi ci farete da diversivo, dovete solo distrarli un po’, il tempo di farci sgattaiolare dentro, non vorrei che si affacciasse mentre stiamo strisciando al tavolo- chiarì  
- Nh?-   domandò perplesso Kaede
– tranquilla Kitsune  devi solo abbassarti un po’, i separé sono molti alti – lo rassicurò, Noma sopraggiunse con Sakura presentandola all’amico e agli altri successivamente
– cavoli ma sei uno splendore – si complimentò Sakuragi ignaro dell’occhiataccia della volpe
– devi conoscere anche le sue amiche – esclamò Takamyia
- ora non c’è tempo- dichiarò Noma messo al corrente dal biondo- se vuoi spiare Mito devi sbrigarti ad entrare –un sorrisetto gli si dipinse sul volto – se vi scopre noi ce ne tiriamo fuori – dichiarò mentre gli amici annuivano
– io voglio che mi racconti tutte le smielature con cui se ne esce Yo- fece Takamyia
–così poi possiamo prenderlo in giro- finì Okusu  
- Yo non è il tipo per queste cose- assicurò Sakuragi
– non ci metterei la mano sul fuoco fossi in te- rifletté Noma - noi lo distraiamo voi passate –tagliò corto



-Vi siete presi un bel tavolo- esclamò Noma avvicinandosi con gli altri due  
- sapete che mi piacciono i posti tranquilli- tagliò corto Mito intimandogli con un’occhiataccia a non continuare oltre
– la prossima volta organizziamo tutti insieme anche con le ragazze e Hanamichi- propose Takamyia
- sbaglio o mi sembra che voi due siate piuttosto felici stasera?- domandò Yo avendo intuito la situazione
– puoi dirlo, abbiamo passato un bel pomeriggio e sia Yukina che Miyu non sono fuggite – chiarì Okusu con una risata
– certo che no, sono amiche della mia Sakura, ma hai visto quanto è bella Yo?- domandò Noma, l’amico rise affermando che fossero tutte e tre molto carine
– per questo non capisco che ci trovano in voi- li prese in giro
– ma tu senti da che pulpito- scattò Okusu indispettito – senpai tu che ci trovi in Mito?- Hiroaki che stava bevendo della birra , portata poco prima dal gestore , prese a tossire di brutto visto che gli era andata di traverso  – ma siete  deficienti allora- tuonò Yohei raggelando i tre con uno sguardo
– scusa non credevo fosse così timido- si giustificò il biondino
– ma che timido, imbecilli- tuonò Hiroaki appena poté
– ah ecco ora si che ti riconosco –Noma scoppiò a ridere seguito dagli altri
– sparite o le vostre belle potrebbero essere insidiate – gli fece notare l’amico ottenendo l’effetto voluto, i tre si precipitarono al loro tavolo in men che non si dica
– scusa sono abbastanza scemi – esordì Yohei
– no tranquillo, sono simpatici- ammise – però è meglio che gli spieghi che non c’è niente – continuò  sistemandosi meglio a sedere.

Il proprietario arrivò portando le ciotole con tutti gli ingredienti – stasera avete portato gente nuova bravi ragazzi- esclamò gioviale, poi accennando al tavolo dove si trovavano i tre amici con le ragazze esclamò
– sono piuttosto euforici  -  rise di gusto – bene e tu che mi racconti?- chiese ancora
– oggi Amuro ha deciso di lasciarmi a piedi – riferì il ragazzo storcendo il naso, l’uomo scoppiò a ridere fragorosamente –  è già tanto che quel rottame abbia camminato fino ad oggi -  Hiroaiki sghignazzò evidentemente era un opinione comune – non ridere tu- lo redarguì Mito.
Il gestore li lasciò alla loro cena , Yohei prese a preparare il proprio okonomiyaki  da vero esperto , il giocatore l’osservò attentamente e poi prese a imitarne i passaggi ma con esiti disastrosi
 – Koshino – lo chiamò  il teppista osservando il macello che stava combinando – non l’hai mai fatto prima vero?-  allo sguardo offeso e allo stesso tempo mortificato che ricevette gli tolse dalle mani le spatole e prese a contenere il danno – dimmi che ci vuoi mettere che te lo preparo io-  gli fece, dopo un attimo Hiroaki snocciolò tutti gli ingrediente che desiderava, il proprietario tornò nuovamente ma questa volta si fermò al tavolo prima lasciando altre ciotole - visto che non ho il motorino- iniziò Yohei  posando le spatole in un lato – credo che dopo sarebbe meglio prendere il treno - Koshino annuì
 - grazie per oggi- esclamò fissando il cibo intensamente – sei.. stato bene?- gli domandò stringendo il bordo del cuscino sotto il tavolo – si mi sono divertito tanto – ammise sinceramente Yohei, il giocatore sorrise felice nell’apprendere quella notizia, il silenzio scese tra loro così fu Mito a romperlo domandando
 – tu e Akira avete risolto tutto?-  l’altro annuì ma non disse nulla – sono contento – aveva intuito avessero riallacciato il rapporto con successo  – fra te e Mitsui però non scorre buon sangue – notò  l’evidenza della cosa
– è un idiota – sbuffò in risposta
– non è tanto male se lo si conosce e poi mi sembra che ci tenga davvero a Sendo - provò ad appianare le cose
– non è per quello, pensa che io – Hiroaki non sapeva come dirlo quindi lo fece e basta – è convinto che mi piaccia Aki e allora c’è l’ha sempre con me e visto che è così scemo io ce l’ho con lui- spiegò ignaro di chi stesse ascoltando dall’altra parte
 – non conosco benissimo Mitsui- iniziò a parlare Mito – ma da quel che ho capito, ha sempre dovuto lottare molto nella vita per le cose che ama, Sendo  è davvero importante per lui, ha capito la profondità del legame che vi lega e teme che tu possa portarglielo via, se guardi la cosa dal suo punto di vista è abbastanza logico- gli sorrise osservando la sua faccia contrariata – il mio rapporto con Hana mi permette di capire che fra te e Akira non potrà mai esserci quel tipo di relazione, ma in qualche maniera è anche più forte e Mitsui lo sa, è come essere gelosi del fratellino del proprio innamorato una cosa ridicola di per se, ma proprio perché fra voi non esistono legami di sangue Mitsui non può semplicemente accantonarla. Dovresti cercare di rassicurarlo sono sicuro che le cose migliorerebbero- gli consigliò alla fine, prendendo a girare l’okonomiyaki
- visto che l’ultimo consiglio che mi hai dato si è rivelato utile magari ti do ascolto anche questa volta- sbuffò Hiroaki – non vorrei ripetermi ma parlare con te è davvero facile – ripeté il giocatore
- è solo perché mi piace osservare l’insieme della situazione, capirne tutte le sfaccettature, guardarla dalle varie angolazioni, forse è per questo che mi piacciono tanto i motori – esclamò calmo Mito, fu così che Koshino venne a scoprire che il ragazzo dopo il diploma era intenzionato a lavorare come meccanico, il giocatore dal canto suo gli raccontò che si stava preparando per affrontare i test di ammissione universitari, dato che la sua prospettiva era di laurearsi ed entrare a lavorare in qualche società
- ma non è un po’ presto per iniziare a studiare per i test?- domandò Yohei ricordando distrattamente il periodo dell’anno precedente in cui Kogure e Akagi avessero affrontato  la stessa preparazione scolastica
- voglio essere pronto -  spiegò solo l’altro, il sorrisetto di Mito non gli piacque e infatti gli arrivò subito la battuta – sei proprio un secchione- Hiroaki s’indispettì molto
 – non siamo mica tutti dei lavativi come te-esordì, l’altro sghignazzò un poco
– si hai ragione io e lo studio non andiamo d’accordo sono troppo pigro e non ti dico per la matematica, lasciamo stare – se nelle altre materie riusciva a barcamenarsi in quella non c’era proprio verso
– dovresti almeno sforzarti d’impegnarti- ricevette la predica del giocatore
– tu invece sei troppo suscettibile quando ti dico secchione, scommetto ti prendono in giro perché sei uno in gamba – Hiroaki arrossì lievemente aveva fatto centro, in più il fatto che gli dicesse che era in gamba lo aveva lusingato
– me la cavo tutto qui- ridimensionò di molto la cosa
– risultare il primo della scuola non è cavarsela, hai degli strani parametri di misura sai – lo prese in giro bonariamente l’altro infatti gli arrivò l’ordine di fare silenzio.

Yohei decretò pronti gli okonomiyaki e presero a mangiare di gusto. Alla fine del pasto  mentre stavano finendo la birra arrivò il gestore ad informarsi se andasse tutto bene così quando Yohei decretò che dovevano andare l’uomo tirò fuori un taccuino e prese a stilargli il conto, Koshino tirò fuori il portafogli
- possiamo fare come al solito?- domandò Mito all’uomo
– certo ragazzo nessun problema – esordì mettendo via il blocco e prendendo a sparecchiare
– allora ci vediamo domani – continuò il ragazzo alzandosi e chiamando l’altro perché facesse altrettanto, Koshino stava per chiedere spiegazioni quando Okusu prese a chiamarlo a gran voce – senpai, senpai – lui e gli altri due scattarono in piedi per scortarli, in una strana formazione compatta, al loro tavolo
– andate già via?- domandò Noma, Mito annuì  osservandoli tutti e tre a lungo, poi si rivolse alle ragazze salutandole con la promessa di vedersi presto Koshino salutò a sua volta e seguì l’altro

– mi spieghi cosa vuol dire il solito?- iniziò afferrandogli un braccio per farlo voltare – dovevo pagare io mi sembra, no?-  Mito si liberò senza nessuna difficoltà e si affrettò fuori, il giocatore gli fu subito dietro
– allora? dannazione mi vuoi rispondere?- urlò poco dopo nel bel mezzo della strada,il teppista si voltò verso di lui e prese a spiegare – lavoro sempre d’estate, qualche lavoretto niente di che, e un anno l’ho fatto anche  in quel locale da allora il gestore se ha bisogno mi chiama, in genere la domenica, in cambio a volte invece di farmi pagare in contanti preferisco ricevere il saldo delle cene tutto qui -  Hiroaki era sconvolto
– non mi sembra giusto, perché devi rimetterci tu se ho mangiato anch’io? non è corretto – Mito alzò gli occhi al cielo – non è solo a te che l’ho offerta quindi tranquillo – chiarì riavviandosi ,con il guntai avevano sempre fatto così dall’anno prima, se capitava che potesse risarcire col lavoro le loro cene gli altri gli pagavano da bere nei locali, in sala giochi o al Pachinko fino a ritornare pari
– allora ti do la mia parte per quello che hai speso oggi, ecco – esordì il giocatore
– non voglio soldi ho offerto io oggi  e basta -  ribatté il teppista
- guarda che non sono una ragazza a cui devi pagare tutto – s’inalbero il giocatore prendendo a urlare di nuovo – e poi dato che ti ho costretto a uscire mi sembra anche il minimo, se non mi sdebito ora non avrò altre occasioni per farlo quindi –
- Koshino piantala- Mito non aveva avuto bisogno di urlare per imporre il silenzio gli era bastato il tono della voce –andiamo- continuò avviandosi alla stazione, Hiroaki lo seguì in silenzio conscio che l’altro si fosse arrabbiato con lui.    



- Che vuol dire che lo ha costretto lui?- domandarono in coro Sakuragi e Sendo guardandosi stupiti, lo sentivano per la prima volta
– sapevo che era stato Koshino a proporlo ma non a costringerlo – s’incavolò Hanamichi pensando all’amico costretto a quell’uscita ora si spiegava perché avesse dovuto accettare
– do’hao- intervenne Rukawa capendo che stesse pensando – Mito non è il tipo che si può costringere a fare qualcosa – gli ricordò
- è vero- intervenne Mitsui – e poi parliamo di Koshino, come avrebbe potuto? si spiegherebbe solo se lo avesse minacciato di fargli sentire le sue urla tutti i giorni sotto casa- scherzò provando ad alleggerire la tensione
– si hai ragione deve esserci un malinteso, Hiro chissà che si è messo in testa, è così complicato – intervenne Sendo
- nh li perdiamo- gli fece notare Rukawa



Non si erano detti più nulla e così in silenzio erano giunti alla stazione, dato che andavano in due direzioni diverse dovevano prendere un diverso treno, Mito si fermò poco dopo l’entrata
– ti accompagno a casa – riferì
– non serve sono adulto e non sono una ragazza indifesa – chiarì Hiroaki irritato da prima
-non l’ho fatto perché ti tratto come una ragazza, mi andava e basta tutto qui – lo fissò in viso – e ora mi andrebbe di accompagnarti a casa – il giocatore scosse il capo
 – meglio separarci qui, hai …  ti ringrazio davvero per oggi hai fatto anche troppo, non ti darò più fastidio, neanche Akira  te lo prometto non ti starò più tra i piedi – esalò
– mi dispiace vorrei potesse essere differente, davvero – disse,e per che valeva era  la verità, il teppista. Hiroaki si passò un braccio sugli occhi non doveva piangere, non ora, non lì, non con lui
– mi comporto sempre come un imbecille quando ci sei tu in giro – tentò di scherzare ma era davvero difficile, quei momenti passati insieme rendevano la fine molto più triste – potrei cambiare, per te potrei farlo, ne sono sicuro – esclamò incontrando i suoi occhi – oggi non mi sono comportato benissimo ma non è andata tanto male, potrei diventare come piace a te – Mito scosse il capo non gli andava che pensasse fosse colpa del suo carattere
– non vorrei che fossi diverso, anche  se sei burbero o scostante è solo una parte di quello che fai vedere agli altri – il giocatore chinò il capo
–  solo perché tu non puoi amare me non vuol dire che io non possa amare te – lo sentì ridere una risata bassa, amara – sembra una frase dei cioccolatini–
Anche se gli avesse  detto la verità non lo avrebbe aiutato, amare qualcuno che non ti corrisponde, in qualsiasi modo potesse vederla faceva male – hai solo bisogno di tempo, presto ti dimenticherai di tutto – gli disse
 – ora è meglio che vada – fece il giocatore.
Si avviò alla sua banchina non era ancora molto tardi eppure non c’era quasi nessuno in stazione, dall’altra parte c’era Mito, quando vide il treno del teppista arrivare lo guardò per imprimersi la sua figura nella mente e  quando il mezzo si fermò sui binari aprendo le porte si voltò dall’altra parte.
Gli occhi gli pizzicavano, non voleva vederlo salire, così rimase in quel modo anche quando il treno riprese la sua corsa, non voleva vedere lo spazio, occupato fino a pochi istanti prima dall’altro, vuoto.



Sakuragi assieme agli altri aveva ascoltato tutto nascosto dietro uno dei grossi pilastri, gli si era stretto il cuore al pensiero di quello che provasse Koshino e il suo sguardo per un secondo era corso a Rukawa, era stato divertente quel giorno con la volpe, aveva osservato il giocatore del Ryonan allontanarsi e l’amico aspettare sulla banchina uno di fronte all’altro e poi invece di salire nel vagone, Yohei si era incamminato verso il sottopassaggio e ora si stava avvicinando all’altro – me che succede?- domandò Mitsui



Hiroaki non si era accorto di nulla, solo quando una mano gli scompigliò i capelli si voltò di scatto, non sapendo chi fosse si ritrovò Mito che l’osservava triste, si asciugò le guance
– non guardarmi- impose imbarazzato che dovesse sempre vederlo in quello stato  – che diamine ci fai qui si può sapere?- domandò con voce che non riusciva proprio ad essere minacciosa dato che era ancora rotta dal pianto appena terminato
- non posso accompagnarti a casa ma almeno posso aspettare che prendi il treno – gli chiarì la situazione
- tu sei completamente scemo – decretò
- sarà colpa di tutte le testate di Hana che ho ricevuto nel corso degli anni –
Koshino sorrise  – si probabile-  
Restarono in silenzio uno accanto all’altro a fissare i binari, anche quando giunse il treno non si dissero nulla si guardarono finché le porte non si chiusero e il mezzo ripartì.
Poi Mito ritornò dall’altra parte – potete uscire fuori ora- decretò al nulla, i quattro dopo un momento di sorpresa palesarono la loro presenza, il teppista li guardava con le braccia conserte
– da quanto lo sapevi?- domandò Mitsui
- stamattina ho riconosciuto quei due- indicò l’amico e Sendo – con le facce premute a fissare la stazione – loro non l’avevano scoperto perché era arrivato dalla parte opposta
– andiamo Hisa – fece Akira, mogio per la conclusione della giornata e lui che si era aspettato il lieto evento, lanciò uno sguardo  indefinito a Mito e salutando si avviò alla banchina
– ci vediamo lunedì- fece a sua volta Hisashi che avrebbe passato la notte a casa dell’altro.  

Gli altri tre si misero ad aspettare in silenzio – spero vi siate divertiti a giocare alle spie- esordì Mito
– nh- fece Rukawa attirando l’attenzione di Sakuragi
– ma se hai sempre dormito- gli fece notare questo, si rivolse all’amico – scusa – l’altro non replicò nulla e così rimasero in silenzio quando salirono sul vagone si accomodarono tutti nelle stessa fila di posti, il numero dieci in mezzo. Kaede appoggiò la testa sulla spalla del compagno di squadra come aveva fatto per tutto il giorno, Yohei lo notò distrattamente – Hana posso stare da te stasera?- gli chiese
– certo rimaniamo svegli a guardare film tutta la notte come facevano sempre – annunciò Sakuragi aveva capito che Mito aveva bisogno di stare con lui perché triste, probabilmente si sentiva in colpa per Koshino oppure riguardava quella frase che gli aveva detto tempo fa, non lo sapeva ma lo avrebbe scoperto, non quel giorno, Yo aveva bisogno di stare un po’ tranquillo ora.             


P.S.
Lo so ora me ne darete tante, ma tante, ma tante … non fatemi troppo male XD 

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Capitolo 6
*** extra 01 ***


A causa del mio migliore amico extra 01 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Drake33: Mi spiace che hai pianto, però da una parte sono contenta perché vuol dire che i sentimenti di Koshino ti hanno raggiunto. Suscitare una semplice emozione in chi legge è qualcosa che mi gratifica enormemente.
Nebbiolina: Ho scritto quella scena perché la tua reazione è esattamente quella che ho avuto io la prima volta che ho visto una persona ballare su quella pedana, e poi subito mi son detta “vorrei farlo anch’io ma mi vergogno troppo” perciò al mio posto l’hanno fatto Kosh e Okusu.
Eh si hai ragione Mito è davvero un casino,Hana e Ru …
Yuyu: Grazie per i complimenti. Sei una grande perché hai rischiato un calo di vista o almeno è quello che succede a me quando leggo tanto al pc.
Aury: Il ritardo non esiste uno legge quando ha tempo, soprattutto in questo periodo lo shopping natalizio è molto impegnativo, se in più ci mettiamo impegni, studio o lavoro siamo al limite della vivibilità.
Sono molto contenta che tu abbia notato un miglioramento, mi sto impegnando per cercare di seguire tutti i vostri consigli. Mi sono divertita molto a descrivere un po’ tutta la giornata, ma particolarmente la sala giochi, quindi sono contenta che sia riuscita. Per tutto il resto ovviamente non ti do nessuna anticipazione XD
Lucy6: Ecco qui un piccolo extra tutto su Ayako e Ryota mi faceva piacere scriverlo.
Per quanto riguarda Hiro sono felicissima che ti abbia dato quell’immagine del suo carattere era esattamente l’idea che volevo trasmettere. Per quanto riguarda il “tipico pomeriggio di libertà dei giovani giapponesi” ho provato a immaginarlo in base a quel poco che ho di conoscenza del Giappone derivante da anime, manga , dorama e film. Per chi ha visto “wasabi” la sala giochi è esattamente la stessa XD
RedComet: Quando scrivo provo a fare del mio meglio, come dicevo a Drake33 suscitare anche un semplice sorriso o trasmettere una leggera malinconia in chi legge mi rende felice. Mi sono appassionata nel descrivere le azioni di tutti e sei XD
Per quanto riguarda Rukawa che usa Hana come suo cuscino non per nulla il tensai da grande genio quale è lo ha capito subito che è una volpe XD
Mitsui è una testa dura e credo che questo sia abbastanza ovvio chissà se l’avrà capito LOL
Nami78: Evvai un'altra fan del grandissimo Yohei, prima o poi dovremo fondare un fan club XD
Come poteva Hiro non rimanere folgorato e perdere la testa per un tipo come lui? Neanche da chiederselo.
Hai ragione ci sono troppe poche FF su Yo ed è stato proprio questo il motivo che mi ha spinto a scrivere questa prima storia. Spero di colmare in parte questo vuoto e di invogliare qualcun altro a scrivere su questo magnifico personaggio.
Fliss90: Non c’è bisogno di scusarsi ( il problema al pc derivava dalla scarpata di cui mi accennavi nell’altra recensione? XD) Come sempre sono contenta che ti sia piaciuto. Hana e Kaede stanno cominciando a interagire, vedremo come và.   
Misako90 : Con un appuntamento tra quei due e gli altri quattro all’inseguimento, come poteva mancare il grande guntai?
Se tra Yo e Hiro qualcosa succederà … chi lo sa? ( mmm … forse dovrei saperlo io dato che l’ho scrittaXD)

Approfitto di questo spazio per rispondere anche a Mistica sulla recensione lasciata in “il mare d’inverno” dato che segui anche questa.
Grazie della splendida recensione.
Che dirti se non che mi sento il laser di un fucile di precisione puntato alla nuca? LOL
Tranquilla ti do una piccola anticipazione dopo questa longfic ne seguirà un’altra già pronta da postare.
Ovviamente Yohei è sempre presente XD
Per quanto riguarda il lieto fine io volevo scriverlo, dato che sono la prima a non volere che Mito soffra, però il mio betareader mi ha “convinto”( leggi obbligata) a non modificare il finale e con sua somma gioia e gaudio la tua recensione gli ha dato ragione. Da parte mia ti dico solo che avevo il magone mentre la postavo, sono scema lo so l’ho scritta io.
      
Ovviamente ringrazio sempre tutti coloro che leggono le mie storie.
Ecco qui il primo extra di cui vi parlavo e spero domani o venerdì in caso di postare anche il 6 capitolo.
Buona lettura ^^

Extra 01

Inizialmente era rimasto basito a fissare la scena.
Ayako, la sua adorata Ayakuccia stava tranquillamente chiacchierando con Mito.
Il primo pensiero che gli era saltato alla mente era stato quello di scagliarsi sul ragazzo e pestarlo di santa ragione. Si era trattenuto con grande sforzo, non poteva causare una rissa in palestra davanti a tutti, soprattutto con  Anzai presente. Inoltre ricordava il primo incontro con Hanamichi, non voleva rischiare di prendere un secondo granchio. Però quando la sua Ayakuccia gli ricordò a brutto muso di darsi una svegliata per poi riprendere a discorrere del tutto indifferente con l’altro, una brutta sensazione continuò a tormentarlo.
Si sfogò con gli allenamenti e le matricole, continuando a lanciare occhiatacce ai due, o meglio sognanti alla manager e forviere di morte al teppista. Rimase indispettito e pensieroso anche quando vide il ragazzo ritornare verso la porta della palestra. Si sarebbe subito diretto dalla sua adorata Ayako a chiederle che avesse tanto da palare con lei quel buzzurro di Mito, ma il suo ruolo di capitano glielo impedì .
- Ecco a voi la schiacciata del grande Hanamichi Sakuragi indiscusso genio del Basket- urlò in quel momento il numero dieci saltando a canestro. Venne stoppato da Rukawa che perse l’equilibrio e per non finire a terra si appoggiò al compagno di squadra, un errore decisamente non da lui pensò Myagi.
– Baka kitsune come hai osato impedire al tensai di fare uno slam dunk?- domandò furioso Sakuragi prima di ammutolirsi e arrossire
– do’hao ho perso l’equilibrio – chiarì Kaede scostandosi – e poi non era un gran tiro – specificò allontanandosi a riprendere la palla. Hanamichi rimase a borbottare fra se per qualche minuto ancora sotto canestro, prima che il mister li richiamasse per parlargli.
Ryota ascoltò il discorso di Anzai con parziale attenzione fissando tutto il tempo la manager e  quando il coach decretò che potessero ritirarsi negli spogliatoi si diresse mogio a seguire i compagni di squadra. Ayako era intenta a mostrare all’uomo il registro e non lo aveva degnato di un solo sguardo.
Quando uscì cambiato e con la sacca in spalla scoprì che la ragazza era già andata via.
Stringendo i pugni si avviò a passò di marcia verso Mito.
– Stai lontano da Aya – lo minacciò con uno sguardo tremendo alzando i pugni per sottintendere la chiara minaccia. Lo sorpassò e si diresse a casa, rimuginando sul perché i due avessero parlato.

Non chiuse occhio quella notte e l’indomani mattina si fermò all’entrata della classe della ragazza
– Ayakuccia cara – trillò avvicinandosi al suo banco
– oh Ryota che c’è?- gli domandò subito
- posso parlarti un secondo Ayakuccia?- la ragazza alzò un sopraciglio ma lo seguì nel corridoio.
– Allora?- gli domandò incrociando le braccia
– Ayakuccia cosa voleva da te Mito ieri?- chiese arrossendo come sempre quando si trovava in sua presenza. La manager lo fissò un secondo – non credo siano affari che ti riguardino e poi perché t’interessa sapere cosa voleva Mito? -  Myagi strinse i pugni
– semplice perché io ti amo Ayako è logico che voglia sapere cosa volesse quel tipo da te -   
- Myagi ti ho già detto tante volte che…  -   
- lo so che tu non provi niente per me – la interruppe subito con uno sguardo triste – non posso cambiare questa cosa, se Mito ti piace non posso farci niente però Aya mi preoccupo per te – scattò alzando il viso a incontrare i suoi occhi colmi di stupore. Non era mai stato così diretto certo sapeva bene cosa provasse per lei ma Myagi non le aveva mai detto di amarla – ho cercato di farmene una ragione e dimenticarti ma non ci riesco Ayako perciò anche se capisco bene che non ho possibilità voglio continuare a proteggerti per quanto mi sia possibile. Mito non ha una buona reputazione, come il resto degli amici di Sakuragi, hai visto cosa ha fatto in palestra no? -  
- e tu allora? Non sei finito in ospedale proprio perché ti sei picchiato con Mitsui e la sua banda? – gli ricordò.
Vide lo sguardo del ragazzo tremare e capì che le sue parole potevano essere fraintese, non stava certo difendendo Mito  
- ascoltami Ryota – disse dopo un sospirò – voleva solo qualche informazione. Ha un appuntamento e voleva chiedermi qualche dritta per non sfigurare con la sua ragazza tutto qui – chiarì pensando che il neo capitano era davvero un’idiota. Eccolo lì a fissarla estasiato contornato da una marea di cuoricini
– Ayakuccia come sono felice – trillò non contenendo la gioia e il sollievo, a discapito di quanto detto avrebbe spaccato la faccia all’altro se avesse scoperto che ci provava con la manager.
– Sei davvero un buffone – disse ancora la ragazza increspando le labbra in un sorriso, in fondo non era poi così male
– mah Ayakuccia perché mi dici queste cose cattive – pigolò l’altro con una pericolosa lacrimuccia sul bordo dell’occhio destro – non capisci come ero distrutto al pensiero che tu preferissi lui a me? – la sventagliata arrivò puntuale e inesorabile
– ma di che diamine parli imbecille – lo redarguì in mezzo al corridoio
– Aya ma perché non vuoi capire che ti amo?- si immobilizzò col braccio in aria, già pronta a colpire nuovamente, a quelle parole.
Ryota si accorse di quell’attimo di titubanza e un’idea folgorante lo attraversò
– esci con me Ayakuccia -  
- che … che cosa?- balbettò incredula, mai gli aveva proposto un appuntamento
– esci con me Ayako – ripeté ancor più convinto. Lei lo fissò riacquistando la sua aria sicura e tranquilla
– neanche per idea- decretò osservando lo sconforto invadere il ragazzo – non avrò un appuntamento con te- continuò implacabile mentre all’altro gli si spezzava il cuore – però sabato devo andare in un negozio di articoli sportivi – disse osservando un angolo di cielo che si apriva all’esterno della finestra alle spalle di Ryota – per delle forniture, in quanto capitano dello Shohoku è tuo dovere accompagnarmi. Perciò – fissò lo sguardo in quello incredulo dell’altro distendendo il sorriso –vedi di non fare tardi – detto questo girò i tacchi e si avviò in classe prima che il professore entrasse.
Myagi corse allegro nella propria sezione con un sorriso ebete ed idiota stampato sul volto che gli rimase per tutto il giorno.

Ayako decise che una seconda sventagliata si rendeva necessaria. Quel pagliaccio del loro nuovo capitano non faceva altro, che sorriderle arrossendo ogni qual volta le passava davanti durante i giri di corsa. Non capiva ancora perché gli avesse proposto di accompagnarla.
In realtà lo sapeva bene,  ma la verità era più difficile da assimilare di quanto credesse.
Myagi, erano ormai tre anni che non nascondeva cosa provava per lei ma oltre a dimostrarle di essere un completo idiota, che entrava nel pallone quando la vedeva, non si era mai sbilanciato.
Lei non gli aveva mai dato false speranze credendo che il ragazzo si sarebbe arreso ben presto di fronte all’evidenza.
Invece Myagi era un grande testardo, non solo era determinato in campo di fronte un valido avversario, manteneva  la lucidità e la calma non arrendendosi facilmente, ma anche con i propri sentimenti si era dimostrato un tipo perseverante.
Lo aveva rivalutato molto in quegli anni soprattutto durante quello precedente. Era rimasto immobile e impassibile d’innanzi  a Mitsui e alla sua banda, si sarebbe fatto picchiare pur di non far squalificare la squadra. Lui che era un tipo orgoglioso e fiero peggio di Rukawa e Sakuragi aveva chinato il capo per poi rialzarlo e reagire, quando lei si era trovata in pericolo.
Forse era stato in quel momento che aveva compreso quanto ci tenesse a lei eppure oltre che spronarlo e sostenerlo, fiduciosa delle sue capacità in campo, non aveva mai detto altro. Pian piano aveva iniziato a guardarlo con occhi differenti e quando quella mattina lo aveva sentito ammettere di amarla, il cuore di Ayako aveva perso un battito.               
Perciò gli aveva concesso di accompagnarla, non era un vero appuntamento si disse pensierosa osservando Hanamichi effettuare i suoi fondamentali, eppure si sentiva felice ed eccitata come se lo fosse.
Le parole dette a Mito pochi giorni prima le risuonarono prepotentemente nella mente. Quando aveva parlato del ragazzo che le piaceva perché il suo pensiero era corso a Myagi invece che ad Akagi? Era sempre stata convinta che l’ammirazione e la stima per l’ex capitano nascondesse molto di più, non si era mai sbilanciata con Takenori, troppo consapevole che per lui esistesse solo il basket e il suo sogno che lei aveva fatto proprio. Non aveva mai approfittato della sua qualifica di manager per stargli vicina più del necessario, come invece poche ore prima aveva fatto con l’ex compagno di classe.
Perché? Si domandò ancora corrucciando la fronte pensierosa.
Possibile che provasse molto di più per quel buffone attaccabrighe che non nei confronti del senpai? Possibile che avesse finito per confondere la pura e semplice ammirazione per la forza e la incrollabile determinazione di Akagi con qualcosa di più?  
Abbatté l’harisen sulla testa di Hanamichi reo di essersi distratto durante il palleggio più per scrollarsi dalla testa quella confusione che per reale necessità.


Ryota era al settimo cielo la sua adorata Ayakuccia gli aveva concesso un appuntamento, certo lei poteva anche aver specificato che non fosse tale ma non era affatto vero.
Negli anni passati non aveva mai chiesto la presenza di Akagi o Kogure per accompagnarla nell’ordinare le divise o le attrezzature necessaria alla squadra. La ragazza si era sempre destreggiata perfettamente da sola in quelle mansioni di poca difficoltà, Ayako era sia competente che abile come manager.
Non solo, grazie alla sua grinta e al suo carattere vivace riusciva a tenere a bada perfino un tipo come Hanamichi. Era stata proprio l’incrollabile forza ed energia della ragazza a fargli perdere la testa irrimediabilmente.  Se Ayako non fosse stata così, ma una comune gallina urlante come le tante ragazze della sua scuola che gridavano come delle invasate dietro a Rukawa, non se ne sarebbe innamorato in quel modo. L’avrebbe dimenticata nel giro di pochi giorni capendo che non avrebbe ottenuto niente da lei e invece ogni minuto che passava scopriva quanto la presenza della ragazza gli fosse necessaria e stimolante per andare avanti. Non solo nel basket ma in qualsiasi cosa facesse. Non avrebbe mai potuto dimenticarla, anche se ci aveva provato. Questa cosa era ormai nota anche al resto della scuola dato che ogni ragazza a cui aveva chiesto di uscire gli rispondeva di non prenderle in giro e di non usarle come rimpiazzo.
Che Miyagi avesse un debole per una sua compagna di classe era ormai risaputo da tutti.
Aveva perso da tempo la speranza di far breccia nel cuore della manager eppure una piccola fiammella aveva ripreso ad ardere con maggior vigore dopo quella svolta inaspettata.


S’incontrarono  di fronte alla scuola e si diressero insieme al negozio in centro.
Ryota non aveva occhi se non per lei, aveva sempre sostenuto che fosse bella sia che indossasse la divisa scolastica o una maglietta e i pantaloncini per la palestra, ma quel giorno era strepitosa. Anche lui si era vestito con cura proprio per conquistarla, ovviamente Ayako non ne era rimasta colpita ma questo non lo scoraggiò.
Sbrigata l’incombenza per il club di basket si ritrovarono nuovamente nella via principale.
 – Ayakuccia ti andrebbe di andare al cinema? – propose il ragazzo con un certo imbarazzo, figurandosi già la scena. Lui e la sua adorata in una sala buia parzialmente illuminata dalle scene del film, avrebbe timidamente allungato una mano e …
- a che stai pensando razza di pervertito?-lo redarguì lei, dopo averlo fatto tornare alla realtà con un colpo di ventaglio ben assestato
- ma a nulla Aya – pigolò massaggiandosi il bernoccolo mentre gli ricompariva il sorriso ebete sul volto. Ayako smise di ticchettare con il piede sul marciapiede, era inutile infuriarsi con quel pagliaccio di Ryota
– andiamo – decretò avviandosi seguita a ruota dal ragazzo in aperta adorazione
- dove vuoi andare allora Ayakuccia mia – domandò fra un turbinio di cuoricini rosa.
Una venuzza della fronte della ragazza prese a pulsare in maniera vistosa – quando sarei diventata una tua proprietà? – domandò minacciosa ottenendo una risata isterica in risposta.
– A pensarci bene – riprese a dire già dimentica dell’uscita del ragazzo – qui vicino c’è un ottima pasticciera che hanno aperto da poco – rifletté portandosi l’indice al mento – me ne hanno parlato alcune ragazze della mia classe. Sembra facciano dei dolci meravigliosi avevo intenzione di andarci – era stata così impegnata con il club e la scuola che non ne aveva avuto occasione.  
-Una pasticceria?- ripeté con un tono lievemente perplesso il regista dello Shohoku, resosi immediatamente conto dell’occhiataccia della ragazza riprese enfatico – ma certo Aya andiamoci subito. Il tuo Ryota ti farà mangiare tutti i dolci che vuoi –
Ayako alzò gli occhi al cielo “è veramente un imbecille” pensò, però sorrise.
C’era da dire che era molto galante e poi non era così tanto stupido come sembrava, inoltre perché avrebbe dovuto rifiutare una tazza di the e una fetta di torta che arrivavano gratis? Pensò portandosi una mano alle labbra
-Aya perché stai ridendo?- domandò perplesso Myagi, lei si ricompose all’istante
– nulla andiamo forza-

Si misero a camminare osservando le vetrine e le insegne dei vari negozi, quando la loro attenzione fu attratta da una scena bizzarra e anomala
– cazzo siamo per strada e mollami – ringhiò inviperito Hiroaki Koshino mentre era trattenuto dalla presa di –Mito?- domandò incredula Ayako.
“Che diamine ci fa qui con lui? Non doveva uscire con …” la manager bloccò quel pensiero osservando i due mantenere quella strana posizione –che cavolo ci fai con Koshino?- domandò Ryota perplesso quanto e più di lei, non sapeva che l’amico di Sakuragi conoscesse il giocatore del Ryonan.
Il teppista gli rivolse un sorriso e li salutò per nulla imbarazzato continuando a trattenere l’altro, che dal modo in cui borbottava sottovoce sembrava lo stesse minacciando di una morte lenta e dolorosa.
- Siete in giro per negozi?-
- si stiamo facendo una passeggiata- rispose Ayako
– abbiamo un appuntamento – quella dichiarazione di Myagi fece scattare Ayako immediatamente. L’harisen si trovò nelle sue mani come apparso dal nulla e venne calato immediatamente sulla testa del playmaker  
- chiudi il becco – lo redarguì, poi poggiando una mano sul fianco e puntando l’arma di carta verso gli altri due chiese – che diamine fate si può sapere?-
Mito rispose tranquillamente che stava torturando Koshino per farsi dire la sua media scolastica,lasciandola maggiormente perplessa  – se non mi sbaglio Koshino – iniziò a dire lei, ricordando le informazioni generali che aveva raccolto su ogni giocatore delle squadre avversarie – sei risultato al primo posto fra gli studenti lo scorso anno quindi… – la risata di Mito che lasciando Hiroaki prese a saltellare allegro sul posto la interruppe. Fissò il volto sorridente di Yohei e quello imbufalito di Koshino ripercorrendo con la mente il dialogo avuto con il teppista in palestra.
“Possibile che la ragazza con cui aveva appuntamento in realtà fosse lui?” si domandò osservandoli meglio. C’era anche la remota possibilità che Mito fosse stato scaricato “in fondo è un amico di Sakuragi” si ricordò rammentando la sfiga del loro giocatore, poteva aver incontrato Koshino e … però non le risultava che i due si conoscessero tanto meno che fossero amici.  
“No, decisamente c’è qualcosa che non torna” decise alla fine incrociando le braccia al petto.
Koshino continuava a insultare pesantemente l’altro che per tutta risposta si stava spanciando ottenendo di farlo incavolare maggiormente.
Yohei era sempre apparso il tipo più tranquillo di quel gruppo scalmanato di cui Hanamichi era il capo indiscusso continuò a riflettere pensierosa, evidentemente si era sbagliata
 “possibile che la sua uscita fosse davvero con Koshino?”
Ayako non poteva crederci e non perché fosse con un ragazzo invece che con una ragazza, non era certo di idee ristrette o bigotte e lo aveva dimostrato prendendo le difese di Mitsui,  ma perché semplicemente erano loro due. Mito e Koshino erano completamente diversi, agli antipodi, acqua e fuoco, non avevano nulla in comune proprio come lei e Myagi.
“Già Ryota” pensò lanciando uno sguardo al ragazzo al suo fianco il sorriso le si delineò sul volto – allora noi proseguiamo – esclamò quando vide il teppista ritornato calmo – vieni Ryo chan – chiamò il capitano che la seguì completamente in estasi – com’era la pasticceria?- domandò prima di superarli.

Myagi non aveva sentito nemmeno una parola dopo il “vieni Ryo chan” la sua adorata, la sua preziosa, la sua magnifica Ayako lo aveva chiamato con il diminutivo e con il chan.
Era completamente partito ormai, si riscosse quando quattro sagome ben note, troppo purtroppo, colsero la sua attenzione, non fece neanche in tempo a chiedere a quei pazzi scatenati che ci facessero dietro il muro che venne trascinato nel vicolo e gli fu tappata la bocca. Continuò a scalciare e a protestare finché le parole “spiare- appuntamento” non colsero la sua attenzione, dedusse facilmente il resto.
Quel pazzo scatenato di Sakuragi stava pedinando Mito al suo appuntamento con il giocatore del Ryonan e non da solo ma accompagnato da Mitsui, Sendo e Rukawa.
“ Che cavolo ci fa Rukawa con loro?” si domandò perplesso prima di osservare il quartetto partire all’inseguimento degli altri due.         
– Quest’anno che sono io il capitano dovevano impazzire? – si lamentò incrociando le braccia e fulminando con lo sguardo la schiena dei giocatori dello Shohoku. Che Sendo si fosse rimbecillito era una fortuna ma non gli altri tre, avrebbe dovuto pensare lui a vincere ogni partita, sospirò affranto e già dimentico di ogni cosa seguì Ayako.
-Fossi in loro starei attento a non farmi scoprire – esordì dopo un attimo
– si hai ragione è una cosa inammissibile spiare qualcuno al primo appuntamento – ringhiò la manager, lunedì avrebbe pensato lei a punirli come meritavano. Si ripromise di far eseguire ai tre debosciati un allenamento supplementare molto faticoso.
- Più che altro mi riferivo a chi stanno pedinando-  specificò il ragazzo spiegandosi subito – ricordo ancora la prima volta che incontrai Mito e il resto dell’armata. Non avvenne in palestra ma al parco mi presero in giro per aver ricevuto il decimo rifiuto, non lo scorderò mai – borbottò incupendosi al ricordo e ficcando le mani in tasca con aria battagliera – ero deciso a fargliela pagare anche se ero uscito da poco dall’ospedale ma quando vidi Mito capii che sarebbe stata dura – si bloccò osservando la schiena della manager resosi conto di quanto detto poco prima – Aya … Ayakuccia lascia che ti spieghi – l’harisen calò inesorabile
 – non m’interessa a quante ragazze sei andato dietro – chiarì lei – ma ti avverto Ryota non osare fare il cascamorto con nessun’ altra d’ora in poi – Myagi la fissò a bocca aperta mentre assimilava quelle parole
 – Ayako ma allora – chiuse la bocca e tirò su col naso. La gioia lo stava sopraffacendo finalmente Ayako sarebbe stata sua, era commosso la manager gli stava dicendo indirettamente che lo corrispondeva.
– Che hai da frignare imbecille – lo redarguì
– Aya ma allora noi stiamo insieme? – chiese timidamente e incredulo di fronte a quel sogno appena realizzatosi
– ovviamente, ma se non ti sta bene puoi anche sparire – disse scansandosi una ciocca di capelli
– Aya ma che dici certo che si. Sono l’uomo più felice della terra – urlò spiccando un balzo con il braccio teso verso il cielo.
Ayako ridacchiò un istante osservando la sua felicità incontenibile “non abbiamo niente in comune, ma forse non è così importante per amarsi” pensò decidendo di richiamarlo alla normalità con il fidato harisen.   

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Capitolo 7
*** 06 ***


a causa del mio migliore amico 06 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:

Nebbiolina: Nuuu  non l’ho fatto apposta ma che dici? ( fischietta con finta aria innocente) XD comunque dai hai aspettato poco, spero che questo capitolo ti soddisfi  ihihihihih ( risatina malefica)
È vero almeno Myagi ce l’ha fatta ( e parte la ola ) che la smetta di vedere spasimanti di Aya ovunque  ho i miei dubbi, ma per fortuna c’è sempre l’harisen in agguato.

Approfitto sempre di questo spazio per ringraziare RedComet per la recensione di “il mare d’inverno”.
Ziiiiiiii Mito forever XD . Credo che ormai sia abbastanza chiaro che è il personaggio che mi ispira maggiormente, concordo hai perfettamente ragione, quando dici che molti dei personaggi di Inoue hanno delle grandi potenzialità, non per nulla li ha creati il grande sensei.
Nel mio piccolo scriverò il più possibile su Yo, me lo coccolo finché è ancora “piccolino” e mi permette di farlo. LOL
Grazie delle splendide parole, giuro non lo faccio apposta ad essere malinconica XD
Per quanto riguarda la punteggiatura, assolutamente  ti ringrazio di avermi fatto notare la tua difficoltà, sto cercando di capire quali sono le parti poco chiare e cercherò di sistemarle quanto prima.
Ti ringrazio ancora per il sostegno ^^.

Come sempre grazie a tutti quelli che continuano a leggere questa storia.
Buona lettura.

6

Era trascorsa già una settimana ormai, eppure Mito continuava a pensare a quello che aveva scorto nello sguardo di Koshino, la consapevolezza del fatto che Yohei non avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti, per questo non gli aveva domandato se ci sarebbe stato un successivo incontro, lo sapeva ancor prima che quel sabato iniziasse.

Il teppista sapeva che doveva dimenticare quanto successo. Non era colpa sua se piaceva al ragazzo, era vero però, che si sentiva in colpa per la bugia che aveva raccontato per coprire Hanamichi, ma era anche consapevole che se l’altro avesse saputo che era etero, la cosa non gli avrebbe portato sollievo.
Si passò le mani nei capelli per scacciare quei pensieri e si concentrò ad ascoltare la voce dell’insegnante. Gettando un veloce sguardo a Rukawa addormentato sul banco e all’amico intento a scarabocchiare su un foglio, almeno quel pedinamento di cui era stato vittima aveva portato a una distensione nel rapporto fra i due giocatori.  

Il numero dieci dello Shohoku trovava difficile seguire le lezioni, il caldo stava diventando insopportabile. Anche gli allenamenti risultavano più stancanti del solito, non vedeva l’ora che arrivassero le vacanze estive, le nuotate e i tuffi in piscina o al mare stavano diventando un pensiero fisso. Lanciò uno sguardo al suo migliore amico aveva lo sguardo puntato sul professore, ma si capiva chiaramente che non lo stava ascoltando, avevano bisogno di una pausa rifletté fissando brevemente il viso della volpe addormentata.

Aveva ammesso, almeno con se stesso, di non provare antipatia ne odio nei confronti del suo antagonista anzi tutt’altro, una sensazione di  piacevole calore lo invadeva quando si ritrovava in sua compagnia, il che succedeva sempre più spesso negli ultimi tempi e allenarsi con la Kitsune era diventato il momento della giornata che aspettava con più ansia. Sospirò distogliendo lo sguardo, non poteva farci proprio niente gli piacevano i ragazzi, o meglio un ragazzo, quello che aveva dichiarato a gran voce lo scorso anno essere il suo peggior nemico. Aveva ragione Yo si disse, non era una cosa così grave in fondo, Rukawa e Mitsui non si facevano problemi perché avrebbe dovuto farsene lui che era il tensai?
Forse proprio per quello, prese a scarabocchiare sul quaderno, aveva deciso, avrebbe convinto l’amico a non lavorare in quelle settimane di pausa estiva, avevano bisogno di una vacanza, però erano due studenti che non disponevano di molti soldi. Doveva cercare un posto economico, molto economico rifletté, ormai era deciso, costi quel che costi almeno una settimana al mare voleva farsela, anzi doveva.

Sendo era sempre più preoccupato per Koshino era diventato più scorbutico del solito, in campo era demotivato e non si concentrava, perfino Taoka aveva capito che qualcosa non andava nell’amico. Aveva provato a parlargli ma senza alcun risultato, neanche cercava di pressarlo più di tanto come invece avrebbe fatto solitamente.
Neanche ad Akira permetteva di aiutarlo ne di stargli vicino, in qualche modo si stava isolando maggiormente e questo non andava bene, si era gettato a capofitto nello studio ma visto che negli ultimi due test aveva preso un voto nettamente inferiore per i suoi standard,  Sendo aveva capito che neanche quello riusciva ad aiutarlo a non pensare a Mito.
 
Aveva finto di non sapere nulla riguardo l’appuntamento, se Hiroaki avesse scoperto di essere stato seguito avrebbe dato i numeri e la loro amicizia avrebbe rischiato sul serio di terminare, più che altro era ben conscio del fatto che l’altro non avrebbe sopportato di essere visto da nessuno in quel modo e non riguardava il fatto di averlo visto piangere alla stazione.
Era vulnerabile, era quella la parola che gli era balzata subito alla mente vedendo quel manesco e insensibile del suo migliore amico in compagnia del teppista.
 Aumentando il sorriso sulle labbra, Sendo si riscosse da quei pensieri e decise di dare la giusta attenzione agli allenamenti,  era il capitano doveva dare il buon esempio.

- dannazione Yo vuoi degnarti di ascoltarmi?-sbottò Hanamichi quando si accorse che l’altro non aveva sentito nemmeno una parola sui progetti estivi che stavano facendo, o meglio che lui faceva visto che l’amico appena arrivato a casa sua si era steso sul pavimento della sua camera a fissare il nulla.
 Mito si stese su un fianco e afferrò uno dei volantini che il numero dieci aveva preso da un agenzia viaggi vicino alla scuola. Mentre lo guardava leggere le varie offerte, al tensai venne in mente la pausa pranzo che avevano trascorso con il resto del guntai quel giorno a scuola.

 Noma stava organizzando un uscita con tutti loro e la sua ufficiale ragazza Sakura e le amiche di lei, proprio per festeggiare il fatto che i due si fossero messi insieme, quando se ne era uscito chiedendo a Mito d’invitare anche Koshino , non era sfuggito a nessuno la faccia del ragazzo
 – è successo qualcosa?- chiese Okusu.
I tre ragazzi non sapevano nulla di come stessero in realtà le cose, ne che quella fosse stata la prima ed ultima volta che i due si frequentavano, dato che quando si erano rivisti a scuola avevano accuratamente evitato di fare qualsiasi battuta ricordando bene lo sguardo minaccioso che Mito gli aveva rivolto al ristorante
– diciamo che non capiterà più occasione che si unisca a noi – rispose il teppista
– che significa?- insistette Noma
– mi sembrava che gli piacessi cavolo, ti guardava in un modo- rifletté ancora il biondo
- avete litigato per caso?- s’informò Takamyia  nessuna risposta venne data, Sakuragi avrebbe voluto chiarire le cose, almeno con quei tre, ma visto che c’era Rukawa che pranzava con loro, cosa che succedeva tutti i giorni ultimamente, cambiò discorso e l’argomento non era più stato toccato

– ci ho pensato su Yo – continuò a parlare, con calma questa volta
– non è giusto che tu stia così a causa mia – dichiarò lasciando l’altro confuso e infatti gli chiese immediatamente di che stesse parlando
– sei troppo gentile, sei fatto così, vuoi sempre aiutare gli altri- affermò il tensai – ti senti in colpa per quello che prova Koshino  perciò ho deciso  gli dirò tutto della menzogna e del resto -  
Mito lo interruppe subito
– primo anche gli altri lo verrebbero a sapere, sei pronto a questa eventualità?- lo vide sobbalzare non ci aveva neanche pensato, ma non era un vigliacco e ora era il suo turno di aiutare l’amico – secondo non cambierebbe niente anzi peggiorerebbe solo le cose, mi odierebbe perché gli ho mentito ma starebbe ugualmente male – chiarì
 – non capisco perché sarebbe peggio – ammise l’amico, pensava che almeno odiandolo l’altro si sarebbe sentito meglio o almeno questo è quello che avrebbe preferito fare lui per dimenticare un sentimento non corrisposto
– perché non mi va che mi odi –ammise Yohei – comunque questi posti sono tutti troppo cari – osservò indicandogli le pensioni sponsorizzate nei depliant.
 Hanamichi capì che l’amico non voleva continuare quel discorso così lo accontento iniziando a valutare il complessivo ammontare delle loro finanze.

                                                                                            *********

Il preside del Kainan, da sempre un grande promotore di eventi sportivi, aveva dato il permesso all’allenatore della squadra di Basket di organizzare un piccolo torneo di una giornata fra la loro squadra e quelle del Ryonan, Shoyo e Shohoku.
Così quella domenica, prima che iniziasse l’ultima settimana di scuola e iniziassero le vacanze estive con relativa chiusura delle attività dei club per le successive settimane, i giocatori e molti studenti delle quattro scuole si diressero alla palestra dell’istituto Kainan  con grande entusiasmo.
Mito aveva da lavorare quel giorno perciò Sakuragi si ritrovò senza il solito tifo a sostenerlo, infatti anche gli altri tre si erano trovati dei lavoretti part time, visto che quell’estate volevano portare Sakura e le sue amiche molto spesso fuori  e dato che non volevano passare per pezzenti avevano necessità di soldi.

Hanamichi fu sollevato che l’amico non ci fosse quando intravide Koshino con il resto della sua squadra, aveva le occhiaie, segno che non dormiva tranquillamente, ed era anche piuttosto pallido.
Anche Mitsui notò l’aspetto del giocatore del Ryonan.
Ogni volta che Akira gli esternava le sue preoccupazioni per l’altro non gli aveva mai dato peso, credendo che fosse solo un esagerazione del suo apprensivo ragazzo non avendo avuto modo d’incontrarlo se non quel giorno, ammise che l’altro non aveva esagerato affatto.

 Gli allenatori delle quattro squadre avevano deciso per un torneo ad eliminazione, avrebbero estratto a sorte i nomi delle prime due squadre che si sarebbero affrontate, il vincitore avrebbe passato il turno, poi sarebbe toccato alle due restanti scontrarsi e dopo una piccola pausa per far riprendere fiato ai giocatori, avrebbero assistito all’ultima sfida.
Sakuragi approfittò della partita Ryonan –Shoyo  per consultare le informazioni su alcune pensioni economiche sui depliant avuti da una  collega di sua madre
– ehi Sakuragi – esordì Kyota avvicinandosi a lui
–  ciao Nobu scimmia – il giocatore del Kainan storse la bocca per quel soprannome ma non si arrabbiò, anche se in campo la competizione si faceva sempre sentire andavano piuttosto d’accordo.
Si erano incontrati spesso al campetto della spiaggia sfidandosi spesso.
Kyota si lasciò scivolare sul parquet accanto al rosso
 – che fai ti organizzi l’estate? – chiese osservando quanto teneva in mano
- magari – sospirò Hanamichi – io e un mio amico volevamo trovare un posto carino, ma a quanto pare dovremo trascorrere l’estate a litigarci un posto sulla spiaggia di Kanegawa, ma perché devo essere uno studente sfigato..? non pretendo tanto solo una settimana – sbraitò teatralmente facendo ridere l’altro che a un certo punto lo fissò illuminandosi
– e se io ti proponessi tre settimane di sole e mare spendendo solo per il vitto in compagnia mia e di Maki?- esclamò ottenendo la sua attenzione  - una sua zia ha una casa al mare che cede spesso ai nipoti d’estate visto che lei non ci và da anni. Quest’anno Shinichi ce l’ha per le prime tre settimane di vacanza potete venire con noi se a te e il tuo amico va bene – esordì
- direi che sarebbe favoloso ma però dovremmo sentire Maki non credi? In fondo è casa sua – notò giustamente il numero dieci, sapeva che i due erano rimasti amici anche dopo che il più grande era andato all’università, visto che li beccava sempre in giro insieme.
Infatti anche quel giorno l’ex capitano era lì ad assistere alle partite, sicuramente avvertito dagli ex compagni di squadra
– tranquillo, Maki non ha nessun problema, tu gli stai simpatico lo sai, inoltre non ci sono locali per ragazzi in zona quindi più siamo meglio è, in più il capitano ha ricavato un piccolo campo da basket nel giardino dietro la casa quindi possiamo anche giocare- esordì allegro
–ma è grandioso – si esaltò Sakuragi che aveva appena risolto tutti i suoi problemi – se non è un problema allora io e Yo accettiamo – decretò con la sua risata travolgente
- hn- chiamò l’attenzione su di sé Rukawa, che era seduto accanto a loro e come il resto della squadra sembrava stesse osservando la partita mentre in realtà non si perdeva un movimento del do’hao
– che c’è? – chiese Kyota
- posso venire?- domandò direttamente la volpe mentre il compagno di squadra lo guardava
- certo, più siamo meglio è – ripeté il rookie contento, pregustandosi già le partite che avrebbero fatto insieme.  Maki ne sarebbe stato felice, era vero che era entrato nella squadra dell’università ma gli aveva detto che gli mancava giocare con i vecchi compagni e i loro avversari .
Sakuragi d’altro canto si ritrovò combattuto, certo passare tre settimane con la volpe gli sarebbe piaciuto , ma anche no.
– Allora facciamo così – stava dicendo Nobunaga – abbiamo deciso di partire sabato prossimo per sfruttare tutti i giorni di vacanza , quindi incontriamoci alla stazione centrale alle dieci di mattina , visto che ci vogliono due ore di treno per arrivare-  organizzò immediatamente
– nh- approvò Kaede
- si nessun problema- affermò Sakuragi.

-Ciao Sendo- salutò Maki avvicinandosi allegro,la pausa indetta dagli organizzatori stava terminando e lui aveva scorto il giocatore alle fontanelle
– Maki da quanto tempo – ne ricambiò il saluto con un enorme sorriso, aspettò che gli fosse vicino e poi gli sussurrò per non farsi udire da alcune ragazze poco lontano – è da tanto che non ti vedo al Dark devo supporre che fra te e il cucciolo stia andando alla grande – lo vide arrossire, erano piuttosto in confidenza con l’ex capitano del Kainan sopratutto dopo che una sera si erano incontrati al Dark fire
– si infatti, non potrebbe andare meglio e per favore non te ne uscire con quel nomignolo con Kyoga, mi ucciderebbe se sapesse che lo chiamo in quel modo con altri – gli chiese conoscendo quanto il ragazzo fosse facilmente imbarazzabile
– figurati, bacia la terra su cui cammini- gli fece notare con un sorriso
- tu e Mitsui come và? Ho saputo che ci sono state delle voci, tutto bene?- anche al Kainan era circolata la notizia era stato Nobunaga a dirglielo
– Hisa ha avuto qualche problema all’inizio ma ormai non ci fa caso più nessuno,invece a me è andata piuttosto bene, poi mi basta stare con lui lo sai- era vero, Maki non riusciva ancora a crederci, Sendo aveva trovato finalmente qualcuno che lo capiva, che  aveva compreso che non era solo un tipo compiacente con cui passare una notte e di questo ne era felice. Anche perché sapeva che al giocatore del Ryonan Mitsui piaceva già prima di scoprire che fosse gay
– mi fa piacere sentirlo, complimenti sei un ottimo capitano – si complimentò per la sua nomina, con somma gioia dell’altro che stimava Maki per la sua bravura in quel ruolo che aveva ricoperto – però mi è sembrato che Koshino non fosse in gran forma – Sendo si rabbuiò
– non sta passando un bel periodo diciamo e io non so come aiutarlo. Sai com’è difficile, Kosh si sta buttando anima e corpo nello studio, esce  di casa solo per venire a scuola , sono davvero in pensiero per lui –
Maki si accigliò a quelle notizie – se non sono indiscreto posso chiedere cosa gli è successo? –
- un amore non corrisposto –Shinichi annuì, capiva cosa stesse provando l’altro, aveva passato il precedente anno a struggersi in silenzio per il sentimento che provava verso la matricola e che sapeva irrealizzabile, solo l’ultimo giorno si era dichiarato, voleva fargli sapere cosa provava ed era avvenuto l’impensabile
– non so che fare per distrarlo  – Akira era davvero preoccupato
– forse non servirà a molto ma io avrei una proposta, ho la disponibilità per una casa al mare, un posto tranquillo e discreto a me e Nobu farebbe piacere un po’ di compagnia, quindi perché tu, Koshino e ovviamente Mitsui non venite con noi?- propose desideroso di aiutarlo come aveva  fatto Sendo più di una volta ascoltando i suoi sfoghi
– sarebbe bello, anche perché con Hisa non abbiamo programmato nulla, sai non mi andava di lasciare Hiro a casa, però non saprei come convincerlo mi direbbe sicuramente che deve studiare per l’esame di ammissione all’università e cose del genere –come del resto gli diceva ogni volta che gli proponeva anche di andare a prendere un caffè da qualche parte
-sono sicuro che riuscirai a convincerlo, in fondo hai convinto me a parlare con Kyota – Sendo sorrise, avrebbe inventato qualcosa.

Nobunaga si avviò verso casa in compagnia del suo ex capitano, anche se lui si ostinava a chiamarlo sempre così, deciso a non dirgli nulla sull’invito che aveva allargato a Sakuragi e poi Rukawa, sarebbe stata una sorpresa.
– Nobu devo dirti una cosa – iniziò Maki ottenendo tutta la sua attenzione – non preoccuparti cucciolo – lo rassicurò, avendo visto la sua espressione, Kyota temeva sempre che volesse lasciarlo, non  riusciva a fargli entrare in testa che non ci pensava nemmeno – ho invitato degli amici a stare con noi al mare,Sendo, Mitsui e Koshino per la precisione, vedi Kyo non so i particolari ma sembra che Koshino abbia problemi di cuore e non la sta prendendo bene, perciò ho pensato che si sarebbe svagato almeno un po’, spero non ti dispiaccia se non saremo solo noi due – la risata dell’altro gli fece inarcare un sopracciglio
– scusami Shini mi dispiace per Koshino e ovviamente hai fatto benissimo, rido perché volevo farti una sorpresa e ho invitato Sakuragi , un suo amico e Rukawa quindi credo che saremo in tanti –Maki sorrise
– fortunatamente la casa è piuttosto grande – rifletté, altrimenti avrebbero dovuto disdire con qualcuno e non gli andava molto - e io che pensavo ti sarebbe dispiaciuto di non stare noi due da soli – continuò l’ex capitano – evidentemente non ti andava l’idea di una vacanza romantica – la sua intenzione era quella di scherzare ma ebbe un effetto disastroso. Nobunaga  gli rivolse uno sguardo sull’orlo delle lacrime
– mi dici sempre che ti mancano le partite con noi e gli altri così ho creduto di farti felice invitando qualcuno con cui poter giocare, credi che non voglia stare con te? Lo sai quanto mi manchi? Da impazzire – Maki lo strinse forte – stavo solo scherzando cucciolo e sono felice che tu abbia pensato a me, sul serio – Kyota si calmò subito, l’altro tirò un sospiro di sollievo quando lo vide sorridere
– gli ho dato appuntamento alle dieci in stazione – riferì Kyota quando ripresero a camminare, questa volta fu il turno di Shinichi di scoppiare a ridere
– anch’io ho detto a Sendo la stessa cosa, sai che vuol dire questo Nobu?- gli chiese fissandolo negli occhi
– che siamo fatti l’uno per l’altra – Nobunaga annuì e velocemente gli sfiorò le labbra con le proprie arrossendo furiosamente, Maki sbarrò gli occhi a quello slancio inatteso, il suo bel rookie non era tipo da prendere l’iniziativa quanto meno in pubblico.

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Quando Sakuragi e Mito arrivarono alla stazione del loro distretto quel sabato mattina intravidero Rukawa che sopraggiungeva nello stesso istante
– però, ce l’hai fatta a svegliarti e io che pensavo che avremmo dovuto aspettarti per ore – lo salutò Hanamichi prendendolo in giro
 – hn- salutò a sua volta Kaede , ricevendo da Yohei un sorriso soddisfatto, Rukawa aveva colto la palla al balzo e ne aveva approfittato per poter trascorrere tre settimane con il suo migliore amico, non poteva che esserne più che contento.
Entrarono in stazione e scorto il treno già in attesa sulla banchina con le porte aperte, fecero una corsa per prenderlo al volo. Un secondo dopo che si erano fiondati all’interno del primo vagone capitato a tiro si complimentarono con loro stessi, sarebbero anche arrivati in anticipo.
 
Mitsui scese alla stazione centrale sbadigliando vistosamente, non gli piaceva alzarsi presto la mattina e poi cavolo era il suo primo giorno di vacanze e avrebbe voluto dormire, però l’idea di poter stare con Akira per tre settimane  giorno e notte valeva bene quel piccolo sacrificio
– Baka kitsune non offendere il tensai – Sakuragi che fuoriusciva strepitando dal vagone a fianco andò letteralmente a sbatergli addosso  
– ciao Mitchy -  lo salutò appena riconosciuto
– partite per le vacanze vedo- notò Hisashi dopo un saluto e il solito rimprovero a non chiamarlo in quel modo notando i borsoni dei tre
- già anche tu a quanto pare- notò la stessa identica cosa il rosso, quando il tiratore da tre vide il suo ragazzo e Koshino in un angolo vicino alla biglietteria, salutò i tre e gli andò incontro sperando dentro di sé che gli altri si allontanassero prima di essere visti da Hiroaki. Mai speranza fu più vana, quando la stazione si svuotò delle persone scese con lui dal mezzo vide che anche i tre si erano fermati poco distante, in attesa di qualcuno evidentemente .                      

Mito non riusciva a staccare gli occhi dalla figura di Koshino, aveva notato che aveva finto di non vederlo e ora stava guardando da tutt’altra parte
– Yo- lo chiamò Hana con uno sguardo triste – mettiamoci qui vieni – fece incamminandosi in un angolo dove aspettare gli altri
- perché non mi hai detto niente?-  gli chiese di getto quasi rimproverandolo, era chiaro che il giocatore stava male e il suo migliore amico non poteva non averlo visto
– che dovevo dirti Yo, che Koshino sembra un fantasma? Così staresti stato anche peggio, non puoi farci niente e non è colpa tua mettitelo in testa – chiarì, il teppista andò ad appoggiarsi al muro in silenzio.      

-Eccoli- esordì Sakuragi prendendo la propria borsa e avviandosi verso i due che stavano arrivando imitato dagli altri e non solo, perché anche Sendo, Koshino e Mitsui stavano facendo altrettanto
 -siete arrivati tutti, meno male – esordì Maki osservando i due gruppi, che ora si guardavano fra loro in modo strano e poi fissavano lui e Nobu
“oh Kami “pensò sperando che non ci fossero liti in corso di cui lui e il suo ragazzo non sapevano nulla
– vuoi dire che anche loro...? –chiese Akira indicando gli altri tre, Hanamichi e Mito si fissavano indecisi
– domenica scorsa io ho invitato voi e Kyota gli altri entrambi senza che l’altro lo sapesse, è stata una buffa coincidenza in effetti, ma non c’è nessun problema, la casa è grande e…- li osservò un secondo c’era una strana tensione nell’aria  – c’è qualche problema forse?- chiese
-no nessuno- intervenne inaspettatamente Koshino attirando gli sguardi di tutti su di se – io non ho nessun problema e voi?- nel dire questo si era voltato verso l’amico di Hanamichi, nessuno rispose
– bene allora visto che anche per il padrone di casa non c’è problema, andiamo a fare i biglietti, mi sono stufato di stare qui- continuò Hiroaki voltandosi verso la biglietteria
– sempre simpatico- osservò Nobunaga
– tu devi essere l’amico di Sakuragi, piacere Maki – si presentò questo, ugualmente fecero Kyota e Mito, presi i biglietti videro che avevano quaranta minuti di tempo prima dell’arrivo del treno. Decisero di comprare il bento, qualche snack e delle bibite da consumare in viaggio.

Mito appena vide Koshino uscire all’esterno del negozio dopo aver acquistato solo una bottiglia d’acqua lo seguì –ciao- gli si avvicinò salutandolo,l’altro replicò al saluto sfuggendo il suo sguardo – sembri dimagrito – notò
– ho avuto l’influenza – mentì il giocatore
– stai bene ora?- Hiroaki avrebbe voluto chiedergli cosa gl’importasse saperlo ma non lo fece annuì soltanto
– credo sia meglio che torni a casa- gli disse Mito
– perché? ti da cosi fastidio che ci sia io? Se è cosi me ne torno a casa io – intervenne Hiroaki
- no, non voglio farti star male –
- allora non te ne andare- perché doveva sempre apparire così patetico? Si chiese dandosi dell’imbecille stava per spiegargli la frase di poco prima, dicendo che si sarebbe sentito in colpa se l’altro fosse tornato  a casa per lui, chiarendo anche che a lui non importava niente, quando arrivò Sendo
– Hiro ti stavo cercando- sorrise mettendosi accanto all’amico – hai preso solo l’acqua?- domandò notando l’assenza d’altro, Mito nel frattempo si era scostato da loro
– non ho fame – Akira sospirò a quelle parole
– io ho preso un sacco di roba – decretò alzando la busta piena – il viaggio è lungo –

 Yohei nel frattempo era ritornato al negozio

– è successo qualcosa Hiro?- quando li aveva scorti dalla vetrina si era affrettato a raggiungerli, Kami doveva proprio avercela con lui dopo che aveva faticato tanto a convincerlo, ecco che venivano a sapere della bella notizia
– non è successo nulla e piantala di fare la chioccia con me, non ti sopporto, sei irritante, non me ne frega niente capito? – si alterò
– si ho capito non ti arrabbiare- cercò di calmarlo l’altro ottenendo l’ effetto opposto.

In attesa del treno Maki diede qualche delucidazione ai ragazzi – una volta arrivati dovremo prendere la corriera – l’informò  -il paesino è molto tranquillo perché non essendoci locali notturni o altre attrattive non è meta di vacanze, però vi assicuro che il mare è splendido e i negozi principali ci sono.
La casa di mia zia è una villetta su due piani è chiusa da un paio d’anni perché ne io ne i miei cugini ci siamo andati, ci sarà da fare qualche pulizia –
- praticamente ci hai portato per lavorare, non preoccuparti il tensai metterà a posto tutto in un baleno- esordì Sakuragi scoppiando a ridere e attirando l’attenzione di alcune persone
- se ci mettiamo tutti e otto in un paio d’ore dovrebbe essere tutto sistemato – confermò Kyota energico quanto l’altro
– visto che dovremo convivere per tre settimane credo sia il caso di organizzarci, si per i soldi e il resto  – intervenne Mitsui , su suggerimento di Maki  stabilirono di istituire una cassa comune tassando ognuno di loro di un tot. Con quei soldi avrebbero acquistato il cibo per i pasti principali, questo per non creare eventuali conflitti. Sempre su questo ragionamento Maki propose di stabilire dei turni per la cucina, la spesa e le pulizie, tutti si dissero d’accordo
– organizzato come sempre, si vede che sei un grande capitano – notò Akira imbarazzandolo un poco, Kyota gli lanciò un occhiataccia che non passò inosservata al porcospino
– tranquillo non te lo tocco cucciolo – Sendo sorrise imbarazzato – ops - esclamò notando il rookie avvampare e fissare Maki
- tu gli hai detto che mi chiami …  -  iniziò puntandogli un dito tremante contro
- mi è scappato non agitarti non è successo niente - cercò di tranquillizzarlo
– si infatti mica mi ha detto che posizioni ti piacciono- il pugno di Koshino arrivò puntuale mentre Mitsui urlava il suo nome per farlo tacere, Sakuragi fissò ad occhi sbarrati Nobunaga rosso come non mai e Maki che cercava di valutare in che stato di shock si trovasse
– stai col nonnetto?- chiese indicandoli, Kyota si riprese immediatamente
– si perché qualche problema? e non chiamarlo così- disse battagliero sfidandolo a dire qualcosa al suo adorato capitano, l’arrivo del treno impedì ad Hanamichi e Nobunaga di continuare oltre la discussione.  

Nel vagone in cui salirono trovarono solo posti singoli, cosi Mitsui procedette a guardare nel successivo seguito da Akira e dagli altri.
Furono fortunati, il secondo era quasi deserto, occuparono quattro posti di entrambi i lati in modo da poter trascorrere il viaggio chiacchierando fra loro. Via via che riponevano i borsoni, presero a sedersi per lasciare spazio agli altri così Mitsui, Sendo, Kyota  e Maki occuparono i quattro posti di destra lasciando al resto della compagnia quelli affianco.
Rukawa che si era tenuto sempre dietro al do’hao approfittò ancora della situazione, sedendogli accanto già sognando di potergli mettere la testa sulla spalla, Koshino prese a mettere il suo bagaglio sulla cappelliera incontrando qualche difficoltà fu così che quando il treno ripartì si ritrovò sbilanciato indietro, e andò a sbattere contro il petto di Mito che lo sostenne mentre con le mani afferrava anche il suo borsone tenendolo in bilico sopra il vano portaoggetti , impedendo che gli finisse addosso.
Hiroaki si sentì in imbarazzo mentre Yohei facendo leva riuscì a mettere la sacca a posto
– grazie- esclamò il giocatore scivolando a sedere accanto al finestrino, Maki che aveva osservato la scena cercò lo sguardo di Akira, si sporse in avanti chiedendogli conferma o meno alla sua intuizione
 – non mi dire che -  al cenno affermativo dell’altro non dovette procedere oltre, poggiò la testa contro il finestrino, lui era stato motivato dalle migliori intenzioni
– che succede Shini?- gli chiese il suo ragazzo preoccupato
– te lo spiego dopo Nobu- sospirò.

Koshino aveva tirato fuori un libro dallo zaino e si era messo subito a leggere, Rukawa si era addormentato sulla spalla di Hanamichi tempo tre secondi,  gli altri quattro ragazzi avevano preso a chiacchierare fra loro.  Sakuragi si mise a discorrere col suo migliore amico scambiando ogni tanto una battuta con Nobunaga e Mitsui, dieci minuti dopo Kaede dandogli del do’hao si era alzato e aveva scambiato il posto col rosso, che dato che sedeva accanto al finestrino non faceva altro che spostarsi per sporgersi a guardare gli altri disturbando il suo riposo.
Il numero dieci aveva strepitato a gran voce contro la baka kitsune narcolettica attirando l’attenzione di tutti i passeggeri, però aveva fatto sedere la volpe al suo posto e quando quello gli aveva riappoggiato la testa sulla spalla non aveva fiatato, il tutto sotto lo sguardo stupito degli altri e quello divertito di Mito.  

Mezz’ora dopo vennero aperti i primi pacchetti si patatine e dolciumi vari, il via lo aveva dato Sendo, imitato subito da Nobunaga e Sakuragi, presto vi fu un passaggio di buste colorate tra uno o l’altro dei ragazzi.
Gli unici a non prendere nulla furono Koshino e Mito, il secondo ascoltava i discorsi degli altri partecipando solo ogni tanto attivamente o rispondendo alle domande di Maki e Nobunaga che non sapevano nulla di lui. Fu così che scoprirono che era il migliore amico di Sakuragi e membro della sua banda e quando Hanamichi urlò declamando che era il suo braccio destro, Yohei si trovò oggetto dello sguardo di rimprovero di una signora anziana seduta due posti più avanti,l’unico a trattarlo con una certa freddezza era Akira.
Il quale anche se sorrideva sembrava rimproverarlo e infatti evitava di parlargli, cosa che non era sfuggita ad Hisashi. Mito non se la prese, anzi lo capiva, si sarebbe comportato allo stesso modo se qualcuno avesse fatto soffrire Hana.

Venti minuti dopo l’eccitazione per il viaggio era scemata, Kyota stava ascoltando Maki che descriveva l’università  e i corsi che seguiva a Sendo e Mitsui,finendo per appisolarsi subito dopo. Hana stava leggendo un articolo di una rivista sportiva datogli proprio dal rookie, così Yohei fece vagare lo sguardo oltre il finestrino osservando Koshino intento nella lettura, notò le occhiaie, il pallore e quando gli era finito contro aveva capito che aveva perso peso, troppo, si disse.
Hiroaki poggiò il libro e quando si voltò per chiedere a Mito di farlo uscire scoprì che lo stava guardando
– devo andare in bagno – fece celando l’imbarazzo, il teppista si alzò per lasciarlo passare.
Una volta arrivato scoprì che aveva tre persone davanti, si appoggiò alla parete aspettando il proprio turno.
Dieci minuti dopo si stava già spazientendo, venti minuti dopo tornò imprecando sotto i denti , trovò Yohei che sfogliava il suo volume, una volta ripreso libro e posto, continuò la lettura come niente fosse.

Kyota,  svegliatosi pochi minuti dopo mezzogiorno, propose di mangiare i bento acquistati alla stazione, tutti approvarono e così ci fu nuovamente un movimento generale di sacchetti di carta che si aprivano, Sendo aveva comprato dei panini oltre al pranzo e dato che sapeva che l’amico era senza si sporse per darglieli ma quello che vide gli impedì di parlare.
Mito aveva tirato fuori due scatole e ne aveva messo una sopra il libro aperto del compagno di viaggio, il quale guardandolo con aria interrogativa ottenne una frase che lui dalla sua posizione non poteva udire ma Sakuragi e Rukawa si e infatti stavano osservando la scena, con suo sommo stupore Akira vide Hiro aprire il pranzo al sacco e mangiare in silenzio.
 – L’importante è che mangi – gli aveva sussurrato Hisashi.

Hanamichi fissava Yohei davanti a lui “è sempre il solito” pensò , quando aveva capito che l’altro era senza pranzo ne aveva preso uno in più, poi come se fosse la cosa più naturale del mondo gli aveva detto che se non lo mangiava da solo lo avrebbe costretto lui, e ora l’altro stava mangiando in silenzio con aria truce, Avrebbero dovuto tornarsene a casa, non era stata per niente una buona idea.

Un’ora più tardi arrivati in stazione si erano diretti alla fermata della corriera, che dovettero attendere solo venti minuti e dopo altri quaranta di viaggio arrivarono finalmente a destinazione.
Come gli aveva detto Maki il mare era stupendo, lo avevano scorto già dal mezzo ma quando questo li fece scendere proprio  davanti alla spiaggia ne rimasero affascinati .
S’incamminarono seguendo l’ex giocatore del Kainan, che felice mostrava a Nobunaga vari luogo dove da piccolo aveva combinato questa o quella marachella, scoprirono che il ragazzo aveva passato molte estati lì con la madre e la zia.
Dopo aver superato un piccolo supermarket arrivarono in quella che sarebbe diventata la loro dimora per le prossime settimane.

Passato un cancelletto piuttosto cigolante si ritrovarono di fronte la porta d’entrata, il ragazzo aprì in un minuto, decisero di poggiare borse e zaini all’ingresso sulla pedana di legno da cui partiva il corridoio, mentre le scarpe le lasciarono nel genkan* .  Si avviarono dietro il loro ospite che li portò all’interno di in una grande stanza dopo aver superato il grande fusuma* su cui era dipinto una classica scena marina. Nel  centro della grande stanza, che fungeva da fulcro principale della vita quotidiana,  si trovava un basso ma lungo tavolino, abbastanza grande per starci tutti.
Maki si assentò un attimo per togliere gli amado* e successivamente facendo scorrere gli shoji* inondò la stanza di luce, rivelando l’engawa*  che si affacciava sul giardino da cui potevano godere della vista del mare.
 – Questa è la sala principale – prese a spiegare l’ex capitano, dopo un tempo che reputò sufficiente perché ammirassero il panorama e lo stato per nulla idilliaco della zona verde – di qua c’è la cucina, piccola ma accessoriata - si avviò di nuovo nel corridoio varcando questa volta una porta in stile occidentale.
Il cucinino era ben attrezzato e sufficientemente  grande per le loro esigenze, anche qui aprì le finestre attraverso cui scorsero altro verde – devo sistemare il giardino, qui in genere gioco a basket poi vi faccio vedere da fuori – chiarì
 – ora il bagno- esclamò andando ad aprire una nuova porta che si trovava accanto alle scale, l’antibagno era piccolo ma accogliente, superata una porta scorrevole di vetro opaco  si ritrovarono nell’ yokushitsu*,  mentre Maki provvedeva ad aprire la grande finestra posta sulla parete dietro la vasca.
– Ci si può stare dentro in due- gli giunse la voce di Mitsui, che dopo un attimo guardò Sendo il quale gli rivolse uno sguardo allusivo. Infine gli mostrò la toilette andando ad aprire una porta, l’ultima su quel piano, nella parete di fondo alle scale.
 – Le camere sono di sopra – dichiarò prendendo a salire i gradini di legno.

A differenza del pianoterra al secondo non trovarono porte occidentali ma bensì le classiche pareti di legno e carta di riso.
Il piano era suddiviso in tre stanze, due più piccole sul lato sinistro e una più grande a destra, Maki si recò alla prima delle piccole – qui due persone ci stanno comode – affermò aprendo la finestra munita anche di un piccolo balconcino, da cui si poteva godere la vista del mare in tutta la sua bellezza.
Si recò anche nella successiva identica alla prima e infine nell’ultima, la più grande di tutte, che invece si affacciava sul giardino e da cui poterono osservare l’improvvisato campo da basket.

Furono di nuovo nel corridoio, mentre Maki apriva la finestra alla fine di questo
– quindi due in quelle piccole e quattro in questa – tirò le somme Sendo
– come ci organizziamo?- domandò a sua volta l’universitario, desiderava stare in camera da solo col suo Nobu ma non voleva imbarazzarlo, proponendo lui una cosa simile di fronte a tutti, ma il ragazzo lo stupì
– noi ci prendiamo questa, voi arrangiatevi – esclamò indicando la stanza piccola di fondo entrandovi subito dopo e aprendo l’armadio a muro, Maki lo seguì a sua volta, regalando un bacio al suo cucciolo.
– allora noi ci prendiamo l’altra – decretò Mitsui e non volendo sentire storie afferrò Akira e lo trascinò in quella.
I quattro rimasti nel corridoio si fissarono un attimo – meglio stendere i Futon e le coperte ad arieggiare- prese l’iniziativa Mito
- hn – approvò Rukawa
– certo- fece Hanamichi per sciogliere l’imbarazzo che sentiva, una volta sistemata quella incombenza furono raggiunti da Maki e Kyota
– meglio iniziare a pulire così finiremo in fretta – affermò allegro il rookie  
- la piantate voi due?- urlò Koshino affacciandosi nell’altra camera, dove gli altri due si stavano evidentemente  allenando per una  gara di apnea.
Una volta riuniti tutti scesero nuovamente al piano inferiore e mentre poi i ragazzi  portavano i bagagli nelle camere Shinichi tirò fuori aspirapolvere, scope, stracci e quant’altro servisse, poggiando il tutto davanti la porta della sala. Riunitisi nuovamente, Sakuragi decretò che avrebbe pensato alla cucina, seguendolo subito Kyota esclamò che avrebbe pensato alle camere arraffando l’aspirapolvere, piumini ed altro e avviandosi alle scale, Sendo andò con lui per aiutarlo
– ingresso- affermò lapidario Rukawa, appuntandosi mentalmente di sbrigarsi così poi poteva andare in aiuto del do’hao,  Maki avrebbe pensato al bagno e gli altri tre alla sala e alla veranda esterna
– se vuoi penso al giardino, se mi dici dove trovare gli attrezzi- si offrì Mito, dato che  due persone erano più che sufficienti
- è un lavoro duro, non preoccuparti, finito qui ci vado io – iniziò l’ex capitano che non voleva sfruttare l’ospite
– ho fatto il giardiniere- gli spiegò l’altro
– solo quello Yo?- domandò sarcastico Hanamichi, Maki acconsentì mostrandogli dove recuperare gli attrezzi.
 Mezz’ora dopo Mitsui andò a prendere l’aspirapolvere per terminare la pulizia della sala, Rukawa che aveva finito andò in cucina trovando l’altro intento a terminare di pulire il vetro della finestra
– do’hao- lo richiamò
– brava volpetta hai finito- lo elogiò, ignaro che l’altro stesse esultando, soprattutto perché esteriormente non si poteva intuire.
Il numero dieci lo informò che lui aveva quasi fatto, dato che la casa era solo impolverata e nulla di più – forse gli altri hanno bisogno – lo spronò ad andare
– nh- Kaede mal volentieri si recò al piano di sopra ,visto che Maki aveva quasi terminato e idem per gli altri due, Nobunaga scoppiettante gioia e adrenalina gli mise in mano un panno e uno spruzzino indicandogli la finestra del corridoio.

Koshino, terminato di passare lo straccio sulla veranda, andò a recuperare le scarpe lasciate all’ingresso e ritornato sul portico le infilò avviandosi da Mito
– che faccio?- gli domandò evitando di guardare come il sudore gli scivolasse addosso, il ragazzo gli indicò il rastrello e gli chiese di accumulare tutta l’erba che stava tagliando in un angolo, che poi avrebbero infilato in un sacco. Cinque minuti dopo Mitsui, che aveva terminato a sua volta ,si unì a a loro e prese a riempire un sacco di plastica nera.
Quando Sakuragi e Maki arrivarono quella parte di giardino era ormai pulita e aveva riacquistato l’antico splendore, Yohei era passato all’altro lato lasciando che gli altri finissero le ultime cose, fu lì che lo raggiunsero i due
 – do’hao- Hanamichi guardando in alto vide la kitsune intenta a strofinare il vetro e scoppiò a ridere.  

Un’ora dopo Maki, Sakuragi e Mito terminato di eliminare le ultime erbacce, ritornarono in casa.
Trovarono Kyota  che appuntava su un foglio di carta quanto Sendo e Mitsui gli suggerivano, Rukawa stava pisolando con la schiena appoggiata alla parete ascoltando distrattamente,mentre Koshino era seduto con le braccia conserte e indifferente
– ci siamo sbrigati in fretta – esordì Maki
–stavamo stilando la lista della spesa – sorrise Akira, Yohei si recò in bagno per darsi una sistemata, data l’ora e il sole che splendeva su quel lato della casa era madido di sudore.
Salì al piano di sopra per prendere una maglia e successivamente si chiuse in bagno.
Una volta rinfrescato si unì agli altri che avevano deciso di andare ad acquistare quanto mancava per riempire il frigo e la dispensa desolatamente vuota.
Si autotassarono della cifra stabilita eleggendo Maki tesoriere, dato che tutti lo ritenevano il piu adatto grazie alla sua esperienza nell’ organizzare i ritiri per la squadra.
Si volsero ad uscire andando tutti insieme approfittandone anche per conoscere il paesino.

Quella  sera fu l’universitario aiutato dal compagno a improvvisarsi cuoco, avevano bighellonato per tutto il resto pomeriggio prima di recarsi al supermarket a riempire numerosi sacchetti con quanto mancava.
Visto che erano tutti alquanto stanchi quel giorno, finita la cena e riordinato, iniziarono a recarsi a turno in bagno prima di andare a letto.
Per velocizzare le cose andarono in coppia, con evidente gioia di Sendo e Mitsui ai cui sguardi lascivi Sakuragi prese a sbraitare e a minacciarli di non fare porcherie, non gli andava di immergersi nella vasca dove loro potevano aver fatto chissà cosa.
Quando Maki tamponando con un asciugamano i capelli ancora umidi di Nobu chiese chi fossero i prossimi Hanamichi si alzò decretando il suo turno e quello dell’amico, Rukawa intercettò lo sguardo e il sorrisetto divertito di Mito “amico del do’hao” pensò.

Il mattino successivo Sakuragi si svegliò presto stiracchiandosi pigramente e osservò l’amico, che gli stava accanto, fare altrettanto nel proprio futon
– giorno- lo salutò in un bisbiglio il rosso
 – ‘orno- borbottò l’altro
Girandosi a pancia sotto e poggiandosi sui gomiti il numero dieci osservò le teste degli altri due ancora profondamente addormentati, Koshino teneva le coperte tirate fin sopra il collo e con quel caldo non capiva proprio come facesse. Kaede invece era scoperto, indossava pantaloncini e maglietta come gli altri e vicino si teneva la palla da basket che si era portato da casa, Hanamichi sorrise al pensiero che la kitsune sembrava un bimbo con il pupazzo preferito. Si accorse del sorrisetto che Yohei gli rivolse e arrossendo si alzò imitato dall’altro.
Cercando di fare meno rumore possibile diressero in cucina.
Erano ancora tutti addormentati, Sakuragi aprì le porte della sala aspirando a pieni polmoni l’aria fresca e pulita
– preparo la colazione- esordì pieno di allegria, fu così che Maki e Nobunaga lo trovarono, affaccendato.
Aiutato dall’amico preparò tutto velocemente  imbandendo il tavolo dove avevano cenato la sera prima. Akira e Mitsui  li raggiunsero poco dopo che avevano finito di preparare, facendo i complimenti al ragazzo per la sua bravura in cucina e ammirando i piatti
– dovremmo andare a svegliare gli altri – affermò Kyota  che sentiva un certo appetito e non voleva aspettare ancora
– se non vuoi morire giovane è meglio che non svegli Rukawa – affermò Hisashi conoscendo bene la reazione del compagno di squadra
– anche Hiro chan diventa di malumore se viene svegliato – affermò Akira ottenendo un’occhiata dal suo ragazzo
– ma chi quell’angioletto? – gli chiese sarcastico questo  
- ci pensa il tensai – scattò in piedi Hanamici dirigendosi alle scale.
Dopo qualche minuto, e dopo parecchie promesse urlate ai due dormienti di prenderli a testate se non si alzavano immediatamente, si riunirono tutti e mangiarono il lauto pasto.
– Non vedo l’ora di andare in spiaggia-esordì il rookie con entusiasmo
– il tempo di prepararci e andiamo cucc… Nobu- si coresse subito Shinichi fra lo sguardo di rimprovero del suo Koi e quello divertito di Sendo.
Una volta preparati, seguirono Maki che invece di dirigersi alla spiaggia che avevano visto al loro arrivo in paese, li condusse atraverso una stradina sterrata a un insenatura  
- qui non viene quasi mai nessuno – spiegò agli amici – dato che solo chi abita nelle case da queste parti conosce la strada – Mitsui studiò subito la zona, trovando più di un posticino dove avrebbe potuto appartarsi col compagno, a cui bastò rivolgere uno sguardo per capire che stavano pensando la stessa cosa.  - Mi fate venire il mal di stomaco- sbuffò Koshino notando le loro facce.
Stesero gli asciugamani e Hanamichi si tolse subito la maglietta per la gioia di Rukawa
– andiamo a fare il bagno – propose, Kyota anch’egli già pronto corse in acqua sfidandolo a chi arrivasse prima.
Osservando gli spruzzi e gli insulti che bellamente i due giocatori si rivolgevano, Maki, Sendo e Mitsui li raggiunsero.
Koshino si stese al sole aprendo il libro e mettendosi a studiare, Rukawa si sedette sul proprio asciugamano fingendo disinteresse ma ammirando l’acqua scivolare sul corpo del do’hao, i capelli zuppi che gli ricadevano sulla fronte, il sorriso luminoso
– Hana si diverte sempre al mare- esordì al suo fianco Mito che si stava spalmando la crema protettiva – però a Kanegawa c’è sempre troppa gente e deve contenersi … diciamo che ci prova – concluse dato che inefetti all’amico risultava difficile non esprimersi in maniera plateale
– hn- convenne l’altro
– mi sembra vadano bene le cose- gli sussurrò il teppista non volendo farsi udire dall’altro giocatore che seppur distante rischiava di udirli
– è sempre do’hao- bisbigliò a sua volta l’altro
– già però ti piace per questo no?-  al suo cenno affermativo Mito gli sorrise – comunque sembra più …- cercò la parola adatta – tranquillo ora e sta iniziando ad ascoltare il suo cuore – gli riferì ottenendo la sua totale attenzione, si voltò verso l’amico che lo chiamava a gran voce dal bagnasciuga chiedendogli di venire a fare il bagno
– si arrivo- esclamò il teppista alzandosi e raggiungendolo, ignaro dello sguardo di Hiroaki.
Koshino aveva ceracato di non guardarlo eppure gli occhi non si decidevano a restare fissi  sulle parole stampate.
Osservò la schiena solida e ben delineata dai muscoli e quella mano dalle dita lunghe e affusolate scivolare sulla pelle chiara, porca miseria era un diavolo tentatore, un demone della lussuria con quell’atteggiamento sensuale, perché sorrideva a Rukawa in quel modo? E che avevano da stare così vicino? Troppo vicino per i suoi gusti, ma soprattutto che avevano da dirsi?
Non che il giocatore parlasse ma lo ascoltava attentamente, quando vide Yohei alzarsi e dirigersi dagli altri non gli sfuggì l’ultimo sguardo che aveva lanciato a Kaede.
Con la certezza che fra i due ci fosse qualcosa Hiro voltò nervosamente il capo dedicandosi alla lettura, era uno stupido si disse, che altro si aspettava? che a Mito non piacesse nessuno?  
Era ovvio che ci stesse provando con quelle movenze sensuali, Rukawa non solo era bello, ma anche un giocatore di talento, certo apatico e privo del dono della parola, ma evidentemente a Yohei interessava. Non poteva competere con lui, a dire il vero non poteva competere con nessuno, gli era chiaro, fin troppo. Dopo una mezz’ora Sakauragi e l’amico ritornarono agli asciugamani, Maki aveva proposto una passeggiata a Nobunaga che aveva accettato e si erano allontanati parlando fra loro –non è che il porcospino e Mitchy sono affogati ?- si preoccupò il numero dieci dato che Sendo e Mitsui erano spariti dopo dieci minuti nuotando verso gli scogli poco lontano e non erano ancora tornati
– staranno copulando come conigli assatanati da qualche parte- asserì Koshino non staccando gli occhi dalle lettere, Hanamichi arrossì e per distogliersi dall’imbarazzo dell’immagine che gli era apparsa in mente afferrò lo zaino tirando fuori due racchettoni e una pallina colorata
– Yo facciamo una partita? – esordì
– non ne ho voglia ora Hana - Hanamichi rimase visibilmente deluso  
– magari chiedilo a Rukawa-  propose l’amico.
Kaede non era proprio il tipo di persona che amava praticare qualsiasi sport da spiaggia o fare movimento in genere, la sua sonnolenza cronica veniva dimenticata solo di fronte a una sfera arancione
– figurati se la kitsune… – le parole del numero dieci vennero interrotte dal compagno di squadra che afferrata una racchetta si avviò verso la riva esclamando – do’hao, preparati ad essere umiliato - l’altro scattò in piedi immediatamente
– baka kitsune pensi di poter  battere il tensai dei giochi da spiaggia?- Mito rimase ad osservarli sorridendo mentre si sfidavano.
Rukawa non se la cavò proprio male e anche se perse parecchie volte, la risata entusiasta dell’amico riuscì a cancellare qualsiasi malumore.
Quando tornarono Maki e Kyota dalla passeggiata e il rookie vide cosa stavano facendo dichiarò il suo desiderio di partecipare, Hanamichi gli porse la propria paletta mentre la volpe faceva la stessa cosa con l’universitario
– do’hao facciamo il bagno- gli disse prima che si avviasse agli asciugamani, il numero dieci accettò volentieri. Nuotarono sfidandosi anche in una gara di velocità, Sakuragi era davvero felice e rideva in continuazione, passare quella vacanza con l’altro si stava rivelando davvero piacevole, sembrava che anche Kaede si stesse divertendo .
“Kaede? Da quando chiamo la kitsune per nome?” si ritrovò a pensare fissando l’altro, i capelli bagnati erano ancora più lucidi e gocce birichine correvano sul collo, poi sul petto fino allo stomaco dove l’acqua del mare s’infrangeva lambendogli i fianchi
– do’hao?- si riscosse, Rukawa lo stava fissando immobile
– andiamo – fece avanzando veloce per nascondere l’imbarazzo.

– Che bella giornata – esordì Akira quella sera a cena – non è vero Hiro chan?- domandò cercando di coinvolgere l’amico in una conversazione con risultato nullo, sorridendo si mise ad ascoltare distrattamente la descrizione del rookie sul panorama che si vedeva dalla cima della scogliere.
 Koshino era rimasto a leggere tutto il giorno non parlando mai con nessuno, cosa che stava continuando a fare anche quella sera, fu il primo inoltre ad andare a letto.
Decisamente la sua idea di farlo distrarre non stava funzionando e capiva anche bene la ragione, Mito, forse doveva inventarsi qualche scusa e andarsene con Hiroaki. Ne parlò quella sera con Hisashi stretto fra le sue braccia dopo aver fatto l’amore.
 – Vorrei rimanere–  chiarì – è meraviglioso poter stare con te, però Kosh – il tiratore da tre gli accarezzò la schiena nuda in una lenta carezza facendolo rabbrividire
– non mi sembra che stia soffrendo più di tanto, è sempre il solito scorbutico – gli disse, certo capiva cosa stesse passando però era furente, Akira ancora una volta poneva dinnanzi l’altro al loro rapporto e questa era una cosa che lo irritava, capiva di essere stupidamente geloso ma non poteva farne a meno
– è triste Hisa, volevo aiutarlo ma invece l’ho cacciato in una situazione ancora più complicata – sussurrò sul suo petto – restiamo qualche altro giorno, in fondo deve solo farsene una ragione, vedrai che gli passerà. Non può certo evitarlo a vita, in fondo non viviamo mica a Tokyo, Kanegawa è piccola -  lo afferrò per i fianchi adagiandolo sul futon e stendendoglisi sopra, iniziò a passargli le labbra e la lingua sul collo e il petto
– ti prego Aki- gli chiese direttamente sulle labbra prima di coinvolgerlo in un bacio appassionato
– va bene- ansimò Sendo.
Trascorsero i primi tre giorni in tranquillità, si recavano al mare,giocavano a basket e si alternavano per i turni in cucina, anche se tutti preferivano quando era Sakuragi a vestire i panni del cuoco.
Il tensai aveva una gande abilità e passione, tutto merito di sua madre spiegò, che aveva sempre voluto che il figlio sapesse arrangiarsi dato che spesso a causa dei turni del suo lavoro d’infermiera non poteva preparargli i pasti.
Koshino era sempre di pessimo umore, cosa che poi lo portava a scambiarsi battute acide con Mitsui visto che il tiratore da tre non sopportava i suoi scatti nei confronti di Akira che sembrava la sua vittima sacrificale.
Dal canto suo Sendo cercava di fare da paciere più che poteva ma quella situazione inizava a stancarlo. Maki osservava il tutto con uno sguardo dispiaciuto, Nobunaga e Hanamichi spesso si ritrovavano a battibeccare proprio con Hiroaki per via del suo pessimo carattere e per le frasi al vetriolo che esalava rovinando l’umore di Hisashi e i pasti a tutti loro, Rukawa era indifferente a tutto mentre Mito non diceva nulla. Era proprio questo suo atteggiamento a rendere Koshino instabile e furente perché quando il giocatore si rendeva conto di deprimersi per l’assenza di un qualsiasi contatto da parte del teppista nei suoi confronti  si imbestialiva contro se stesso e se la prendeva con Akira che lo guardava con ansia e preoccupazione e da lì partiva la catena di discussioni anche con gli altri due idoti urlanti.
Il quarto giorno, mentre Sakuragi stava preparando il pranzo con l’ausilio di Rukawa, che stranamente diventava molto interessato ad apprendere qualche ricetta quando il rosso era di turno, Mitsui, armato di cacciavite e ampollina d’olio, prese a cercare d’impedire al cancello di emettere quel rumore da brivido ogni volta che si muoveva, il tutto sotto lo sguardo attento di Mito che suggeriva di svitare quella o l’altra vite.
Nobunaga e Maki stavano dividendo le lattine e le  bottiglie dal resto dei rifiuti per poi andarli a gettare e Sendo iniziò a spazzare il vialetto d’entrata sorridendo quando il ragazzo imprecava contro il dannato cancelletto ancora più cigolante.
Koshino notando la scala e il pacco di lampadine nuove acquistate per sostituire quella fulminata del lucernario sopra la porta d’entrata, con uno sbuffò s’inerpicò sulla scala
– Shinichi kun sei proprio tu?- domandò una signora con al fianco un bambino di non più di sette anni, avvicinandosi al ragazzo appena rientrato dalla raccolta dei rifiuti
– Mabe san quanto tempo che non ci vediamo- esclamò salutandola
- si è vero sono contenta di rivederti- esclamò sorridente la signora
– Eiji ma come sei cresciuto- si rivolse l’ex capitano al bambino che alzando le spalle prese a palleggiare col pallone da calcio che aveva dietro
– scusa la maleducazione di mio figlio- si scusò imbarazzata per poi riprendere a parlare - comunque sono contenta di vedere questa casa di nuovo aperta e … Eiji - urlò, lasciando cadere a terra la busta della spesa si precipitò di corsa dal bambino, il figlio aveva inseguito il pallone sfuggito al suo controllo in mezzo alla strada  e lo aveva recuperato quando una macchina stava sopraggiungendo.
Fra l’urlo della madre e il rumore di freni che stridevano si sentì avvolgere dalle braccia materne che lo separarono dalla vista del mezzo in avvicinamento
 – oh Kami – esalò Sendo avvicinandosi al compagno – meno male, non è successo niente- sospirò felice quando sia la donna che il bambino risultarono illesi, l’autista, che ora tremante era sceso a sincerarsi delle condizioni dei due, fortunatamente non stava correndo e quindi era riuscito a fermarsi prima di colpirli.
– Che spavento che mi sono preso – affermò Akira mentre il ragazzo gli avvolgeva le spalle con un braccio osservando Shinichi e Nobunaga accanto alla donna, al figlio e all’uomo.
Il ragazzo si voltò quando udì il suono di vetri rotti e vide Hiroaki cadere dalla scala, che lo seguì schiantandosi con un rumore secco,accasciarsi inerme a terra svenuto.
Senza rendersi conto di urlare come un matto gli corse accanto.
Osservò immobile, non riuscendo a fare nulla, il giocatore da tre punti che lo voltava rivelando una ferita alla testa da cui usciva sangue.
 –Non muoverlo, chiamo un ambulanza- fece Mito scattando dentro casa a recuperare il cellulare.

Note:
Genkan:  L’ingresso dove si lasciano le scarpe poiché non si cammina con queste ai piedi nelle abitazioni giapponesi. Il genkan è generalmente posto in un piano inferiore rispetto il pavimento della casa stessa ed è generalmente costituito da piastrelle, in passato era semplice terra battuta.

Fusuma : Porte scorrevoli, sono composte da due ante che scorrendo ( ci sono dei binari appositi) una su l’altra vanno a sovrapporsi. I fusuma sono generalmente molto grandi e occupano un’intera parete, possono essere tolti facilmente così da creare un effetto di continuità fra i vari ambienti della casa. La struttura è composta da pannelli di legno rivestiti da carta o stoffa e spesso vengono dipinti o decorati con motivi che richiamano i paesaggi.

Shoji: Anche queste sono porte scorrevoli e sono una variante dei Fusuma ma a differenza di questi vengono usati per dividere la casa ( ossia l’interno) dal giardino o dalla veranda. Hanno una struttura di legno e carta traslucida.

Sia Fusuma che Sholi scorrono attraverso binari.

Engawa: la classica veranda che circonda la casa tradizionale giapponese. Composta da assi di legno è sempre rialzata tramite pali o sostegni dal terreno, in questo spazio vuoto si conservano le scarpe per andare in giardino, gli attrezzi per la manutenzione di questo o altro.
Qui si trascorre gran parte del tempo a prendere il the o a godere dei raggi del sole.     

Amado: strutture di legno,grandi pannelli che si fissano agli shoji per proteggerli in caso di forti tempeste o quando la casa viene chiusa per lunghi periodi.


Zanbuton : cuscini sul quale sedersi, non molto spessi e ampi, possono essere usati anche come base per poggiarvi sopra gli Zafu cuscini più rigidi. Lo zanbuton deriva dall’enza il cuscino utilizzato dai monaci durante le preghiere nei templi.
La pratica di radunarsi intorno a un tavolo per condividere i pasti è subentrata alla fine del periodo Meji. Dato che i tavoli sono costituiti da corte gambe, invece che sedersi direttamente sui tatami si utilizzano i cuscini.  

Tatami : Stuoie di paglia di riso pressata rivestite di giunco

Yokushitsu : i giapponesi dividono la stanza da bagno, ossia questo, dove ci si lava dalla toilette vera e propria posta in un'altra zona.
La stanza da bagno è interamente piastrellate con annesso scarico a terra, poiché sfruttano tutto il bagno come doccia, lavandosi seduti su sgabelli. Successivamente ci si infila nella vasca per godere dei benefici rilassanti dell’acqua calda, quest’acqua verrà usata da tutti i componenti della famiglia perciò chi ci si immerge deve essersi lavato prima usando la doccia.  

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Capitolo 8
*** 07 ***


a causa del mio migliore amico 7 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Drake33: Concordo appieno e nel leggere le tue parole mi è venuta l’idea per una storia XD Ti ringrazio delle tue parole per aunto riguarda Mito e Kosh hiihhihihi tra poco lo saprai dato che manca un solo capitolo alla conclusione.
Camus: Tranquilla non devi scusarti le recensioni sono benvenute ma non obbligatorie. Brava scrivi, scrivi che io ne sto seguendo due delle tue fic XD ovviamente fai con calma, la vita è già troppo complessa e questo è un Hobby ( però non farmi aspettare troppo LOL scherzo)
Yo è davvero complesso e contorto come ragazzo ma mi piace proprio per questo. Hana e Ru eheheheh chissà se si sveglieranno presto
Yuyu: evvai un’altra Fan di Yo un po’ alla volta vi sto conducendo sulla cattiva strada, chissà se le tue speranze saranno condivise dal suo cervellino bacato XD
Lucy6: Eh già Hiro è davvero sfigato povera creatura, hai ragione Mito si comporta in maniera differente con lui e sono contenta che il loro unico appuntamento ti sia rimasto impresso.
L’amicizia fra Aki e Hiro è una delle cose che ritengo fondamentali in questa fic e hai colto appieno l’idea del perché Koshino ha questo carattere.
Non preoccuparti per non aver commentato l’extra ( vi ho dato anche pochissimo tempo per farlo)era una cosettina leggera, che avevo piacere ad inserire per non lasciare in sospeso quei due.
Sheerelen:  E io che pensavo di essere già stata troppo sdolcinata fin ora. Speriamo che questo capitolo non ti deluda, grazie per i complimenti e per amare la coppia Hiro/Yo  
Misako90:   Eheheheh io ho postato e tu commentavi l’extra Xd Grazie per i complimenti e il sostegno che non mi fai mai mancare, sviluppi ce ne saranno se sono interessanti o meno … a voi l’ardua sentenza.

Ringrazio come sempre chi legge.
Chiedo umilmente scusa a tutto l’ordine dei medici, non so se quello che ho scritto possa avere più o meno fondamento,spero di non aver fatto troppo figuracce in caso chiudete un occhio (se servisse anche tutti e due). Mi sono basata sulle poche conoscenze scolastiche, ormai pallido ricordo, e sui miliardi di anime e telefilm che da sempre mi diletto a seguire.
Aggiorno un giorno prima e ne approfitto per farvi gli auguri di un sereno e felice Natale, spero di fare in tempo a postare l’ultimo capitolo (ma in realtà manca un extra) per capodanno, se riesco a sfuggire alla mia famiglia e a tornare a casa in tempo XD.
    
 



7

Akira non faceva che passeggiare avanti e indietro nella sala d’attesa dell’ospedale, Hisashi l’osservava impotente come gli altri, delle condizioni di Koshino non sapevano ancora nulla, non aveva ripreso i sensi questa era l’unica cosa che conoscevano.
– Perché non ti siedi Sendo?- gli chiese Maki cercando di calmarlo
 – non capisco, ormai è tanto che aspettiamo perché non ci dicono nulla? È caduto dalla scala mica chissà cosa, non è niente di grave no? È che al giorno d’oggi nessuno vuole più lavorare, ecco magari Hiro sta da qualche parte a sbraitare come al solito e… – interruppe quel suo sparlare quando le braccia di Mitsui l’avvolsero
 – sta tranquillo andrà tutto bene è un tipetto tosto – cercò di rassicurarlo con scarso successo.

Dopo un quarto d’ora finalmente giunsero due medici, uno era quello che aveva preso Hiroaki all’arrivo dell’ambulanza e subito era sparito con lui dietro una porta  
- siete gli amici del ragazzo ferito? Hiroaki…– esordì guardando la cartellina che teneva in mano non rammentando il cognome
– Hiro come stà?- chiese Sendo non potendo trattenere l’ansia
– abbiamo subito eseguito una tac ed escluso qualsiasi danno , la ferita non è molto grave, abbiamo solo dovuto applicare dei punti – a quelle parole il sospiro di sollievo fu unanime
– e ora dov’è?- chiese Sakuragi  
- ora non potete vederlo, vorrei sapere quando arriveranno i genitori – continuò il medico
– che vuol dire che non possiamo vederlo? sta bene ha detto- prese a protestare Nobunaga subito riportato alla calma da Maki
 – il padre di Hiro – iniziò Akira che si stava preoccupando di nuovo – è in Francia ora, viaggia molto per lavoro – chiarì
 - e la madre?- chiese l’altro dottore che era rimasto in silenzio fino ad ora
– è morta – lo informò
– quando?- chiese ancora l’uomo attirandosi più di uno sguardo
– non so di preciso, era piccolo – affermò Sendo
– sai come possiamo rintracciare il padre o un parente, insomma qualcuno della famiglia? – fece l’altro
– io sono della famiglia- scattò Akira – non proprio però insomma perché non mi dite cos’ha? Voglio vederlo capito? – Hisashi gli poggiò le mani sulle spalle per tranquillizzarlo
– mi dispiace – continuò il medico – abbiamo bisogno di contattare un parente – affermò ancora mentre anche il collega annuiva
– ha solo il padre, ora chiamo i miei genitori così mi faccio dare il numero – iniziò Sendo prendendo il cellulare con mano tremante, si fece condurre docilmente da Mitsui ai divanetti mentre il secondo dottore porgeva al tiratore da tre un blocco e una penna.
 Akira spiegò la situazione al padre, scrisse dei numeri e promettendo di chiamarli appena avute notizie riagganciò – questo è il numero del cellulare aziendale ma se c’è la segreteria  allora telefonate qui e chiedete di parlare con il signor Koshino – riferì, li osservò scomparire dietro una porta bianca abbandonandosi a sedere  - mio padre lavora nella stessa azienda di quello di Hiro- prese a dire, anche se nessuno glielo aveva chiesto – in realtà è uno dei soci, viaggia sempre, non c’è mai a casa- Sakuragi gli mise in mano una tazza di thè presa dal distributore poco lontano e rimasero ad aspettare in silenzio, finché non ritornò il primo medico chiedendo che Akira gli desse il suo numero di cellulare.
Appena avuto sparì nuovamente lasciando i ragazzi perplessi e ancora più agitati.
Hanamichi osservava Yohei affossato in una delle poltroncine, era preoccupato, tutti lo erano notò, osservando che perfino Rukawa gettava spesso lo sguardo nella direzione in cui il dottore era sparito.
Ci volle un altro quarto d’ora prima che il secondo medico tornasse da loro -i paramedici ci hanno detto che è caduto mentre sostituiva una lampadina è successo qualcosa di particolare prima o nei giorni precedenti?-  domandò ai ragazzi
– solo l’incidente del figlio della Signora Mabe – riferì Kyota.
Maki prese a descrivere cosa fosse successo e che non si fosse fatto male nessuno, il medico rifletté pensieroso poi si rivolse ad Akira – sei tu  Sendo? – ricevendo risposta affermativa continuò spiegando anche come fosse a conoscenza del suo nome dato che nessuno glielo aveva detto e tantomeno il ragazzo gli si erapresentato.
 – Ho finito di parlare poco fa con il padre del ragazzo, mi ha detto di chiederti di prenderti cura delle formalità, era nel mezzo di una riunione importante– a nessuno sfuggì il tono di rimprovero nella sua voce tranquilla – mi ha detto che ti chiamerà appena potrà – non aveva neanche finito di parlare che il cellulare del ragazzo squillò
– pronto …  sinor Koshino … Si sono in ospe … Si  proprio ora …  no siamo in vacanza a casa di amici … Ho capito certo, posso riempire io i moduli …  Perché un infermiera?... no, mi ha detto che la ferita non è grave …  Ma perché cosa succede? … - si volse perfino verso il dottore che rimase in silenzio non interrompendo la telefonata
– scusi aspetti  … Va bene attenderò che mi richiami – con quelle parole riagganciò
– che succede? perché il padre di Hiro mi ha detto che avrebbe pensato a un’infermiera? Mi ha detto che stava bene – le sue parole furono interrotte dall’uomo che gli poggiò una mano sulla spalla
 – ora ti spiegherò tutto quindi per favore calmati – appena lo vide annuire e scusarsi prese a parlare – il ragazzo non ha subito ferite se non quella alla fronte per altro guaribile nel giro di una settimana, il fatto è che quando si è svegliato era in chiaro stato confusionale, così il mio collega il dottor Tosho mi ha chiamato. Sono il primario del reparto di psichiatria, il tuo amico da quel che ho capito ha subito uno shock e da quel che mi ha detto suo padre e voi so di cosa si tratta – si fermò quando sentì il suono del suo cerca persone
- scusatemi –esordì sparendo nuovamente, Sendo cadde a sedere
– Aki sta tranquillo ora ci spiega tutto vedrai – lo rassicurò Mitsui
– sono sicuro che non è niente di grave vero? – affermò Sakuragi cercando conferma in quegli sguardi che però erano preoccupati quanto i suoi.

Quando una decina di minuti più tardi il dottore ritornò era evidentemente furente – dicevo – esclamò passandosi una mano sugli occhi – il tuo amico quando aveva quattro anni ha vissuto un’esperienza traumatica, sembra che abbia attraversato la strada e sua madre per evitargli di essere investito da un automobile si è lanciata su di lui scansandolo, lui ha riportato solo qualche abrasione lei è morta sul colpo. La mente umana è molto complessa e per proteggersi dalle cose che ci fanno soffrire innesca dei meccanismi difensivi ed è quello che è successo a lui quando oggi ha assistito alla stessa scena – di fronte alle loro facce attonite provò a spiegarlo semplicemente
-  come ho detto non è solamente confuso, non ha aperto bocca alle varie domande postegli. È rimasto per tutto il tempo della visita a fissare un punto senza dare segno di aver sentito quello che gli dicevamo. È in una specie di stato catatonico in cui apparentemente sembra non rendersi conto di quello che gli accade attorno – Quelle parole gettarono nella preoccupazione i ragazzi, soprattutto Akira  
– ma lui si riprenderà vero?- chiese Mitsui
– non posso affermarlo con sicurezza è troppo presto per valutare le sue condizioni, generalmente si ristabilisce tutto nel giro di poco tempo -  commentò il medico che non poteva esporsi più di tanto
– Hiro tornerà come prima – affermò Sendo con una sicurezza invidiabile- voglio vederlo – fece ancora.
Il medico sembrò rifletterci su poi annuì
– si va bene, in questi casi è sempre preferibile che abbiano la famiglia vicino o degli amici – esclamò andando a prendere dei moduli – riempi questi prima, poi vi accompagno da lui –.
 Il ragazzo li prese in mano con sicurezza, la stessa che usò per dire – mi occuperò io di lui – esordì  prendendo a compilarli – finché non arriverà suo padre poi… -  il cellulare squillò e lui depositando il plico nelle mani di Mitsui rispose
 –  signor Koshino … si mi ha appena detto tutto … Si … cosa? - scattò in piedi – che vuol dire che non torna?...  che significa? … ma si rende conto? stiamo parlando di suo figlio – ora stava urlando tanto da attirarsi gli sguardi di infermiere, medici e pazienti – vorrebbe dirmi che il lavoro è più importante di Hiro?- la mano chiusa a pugno  lungo il fianco prese a tremare violentemente ma quando parlò la sua voce era tornata calma– il dottore dice che è importante che stia con la famiglia ….  Un’infermiera non può … certo capisco, la capisco benissimo …. Mi occuperò io di lui … non ho detto i miei genitori ma io … Hiro si riprenderà nel giro di poco ne sono convinto …. Ho detto che lo farò …. Si bene – senza dire nulla diede il telefono al dottore  rimettendosi a sedere.
 – Aki – lo chiamò Hisashi quando l’altro riprese i fogli con un gesto brusco e risoluto
– me ne occuperò quindi risparmiati dal dire che è –ma Mitsui lo interruppe subito
– ti aiuterò anch’io puoi contare su di me, inoltre i tuoi non sono a casa no?- gli rammentò con un sorriso
– grazie Hisa – e in quel grazie aveva racchiuso tutto. Il fatto di aver soccorso l’amico per primo quando lui non ci era riuscito, di aver discusso coi paramedici per permettergli di salire in ambulanza, il fatto che gli fosse accanto anche ora e l’altro lo sapeva.
-Il padre ha acconsentito a lasciarlo con te per ora – chiarì il medico con uno sbuffò, lo avevano sentito discutere molto animatamente al telefono, evidentemente anche per l’uomo era inconcepibile che il genitore non fosse corso all’aeroporto. Si allontanò quando venne chiamato da un suo collega.

Sendo riprese a compilare i moduli ma il nuovo squillo del telefono lo interruppe, era suo padre questa volta e lo informò della situazione e della telefonata avuta col genitore dell’amico
– no, non serve che torniate … ma si è da tanto che non vi prendete una vacanza … mi occuperò io di tutto … Hiro si riprenderà nel giro di qualche giorno –il telefono gli fu sottratto dal giocatore da tre punti  
– pronto sono Hisashi Mitsui … ah- fece arrossendo
– bene allora visto che sa chi sono, aiuterò io Akira con Koshino –
L’ universitario ne richiamò l’attenzione  chiedendogli il telefono, dopo essersi scusato col padre del suo ragazzo porse il cellulare all’altro
– pronto sono Shinichi Maki lieto di conoscerla … si sono miei ospiti infatti, Akira ci ha detto che state festeggiando l’anniversario di matrimonio in Italia non credo che se voi tornaste la situazione cambierebbe, inoltre qui ci saremo io e gli altri ragazzi ad aiutarli – ad un suo sguardo sia Nobunaga che Hanamichi presero ad urlare che sarebbero rimasti tutti insieme – il dottore è una persona molto capace e già conosce le condizioni di Koshino, a Kanegawa dovrebbe trovare un altro medico … si non si preoccupi … certo la saluto – sorridendo porse nuovamente il telefono a Sendo.
Alla fine avevano deciso di rimanere nella casa di vacanze e tutti insieme si sarebbero presi cura di Koshino certi che si sarebbe ristabilito in poco tempo.

Il dottore una volta tornato li condusse lungo un corridoio, arrivato ad una porta simile alle altre l’aprì facendoli entrare.
Koshino dormiva profondamente, con una fasciatura bianca sulla fronte li dove aveva la ferita
 – se non dovesse riconoscervi non ci rimanete male– li avvertì l’uomo  
– come dobbiamo comportarci con lui?- domandò Mito al medico mentre Akira si sedeva accanto al letto dell’amico
–cercate di non farlo agitare, tentate di farlo interagire con voi un po’ alla volta. In questo momento il vostro amico si è rinchiuso in una sorta di limbo protettivo, un bozzolo caldo e confortevole in cui si sta proteggendo dai ricordi troppo dolorosi che deve affrontare. –
In quel momento Hiroaki riprese conoscenza  prendendo a sbattere gli occhi
-vedo che ti sei svegliato, bene- esordì il dottore con un sorriso gentile e affettuoso mosse qualche passo affiancandosi al letto – i tuoi amici erano preoccupati per te-  compì un gesto ampio del braccio indicando i ragazzi presenti nella stanza.
Koshino si tirò a sedere osservando i visi dei ragazzi con una chiara espressione vacua, era palese che non riconosceva nessuno di loro. Le mani dell’infortunato giocatore del Ryonan si avvolsero con forza intorno al candido lenzuolo
– Hiro chan stai tranquillo – cercò di calmarlo Sendo con scarso successo, dato che l’amico si ritirò ancor di più contro la testiera di metallo. Cercò di avvicinarsi allungando le mani, ma Hiroaki alzò le braccia e la stoffa bianca al petto dilatando le iridi scure.
-Hiro lo sai chi sono vero?- chiese titubante un istante dopo non ottenendo nessuna risposta. Akira non sapeva che fare, il compagno di squadra non solo non sapeva chi fosse ma era chiaro che lo temesse in quanto sconosciuto, guardò il medico che parlava in maniera  calma al paziente quando una risata attirò l’attenzione di tutti.
Sakuragi si ritrovò i loro occhi  addosso - lasciate fare al tensai – esordì incrociando le braccia al petto e accentuando il sorriso
 – il solito imbecille – sussurrò Mitsui
-già – convenne Rukawa.
Hanamichi allungò i pugni –state zittì, siete soltanto invidiosi delle capacità del genio – puntualizzò prima di portarsi con passo belligerante al fianco di Sendo  - state a guardare, basterà una mia semplice testata e Koshino tornerà come nuovo  – prima che potesse mettere in pratica la sua cura infallibile venne afferrato dai compagni di squadra – lasciatemi andare lo sistemo in due secondi –sbraitò scalciando
 – Hana non essere così drastico – lo implorò Yohei
–do’hao, sempre il solito do’hao – sussurrò Rukawa lasciando la presa e sospirando teatralmente di fronte alla sua imbecillità
–maledetta kitsune è tutta invidia la tua –.
Sendo rivolse un sorriso imbarazzato al medico che osservava la scena con sguardo inizialmente preoccupato poi attento e professionale “ forse dovrei visitare anche loro” si disse mentalmente.     
– ciao Hiro- salutò Mito rivolgendogli un sorriso, quando la calma ritornò nuovamente – io sono Yohei, lui è Hanamichi- spiegò indicandogli l’amico, che borbottava come una pentola in ebollizione lanciando occhiatacce al numero undici
 – conosciuto come il tensai- esclamò questo incrociando le braccia e riacquistando prontamente la sua aria di sicurezza incrollabile
– lui è Kaede- continuò il teppista indicando il ragazzo che gli era vicino
– detto Kitsune – specificò il rosso
- lui èHisashi - Mito indicò il tiratore da tre – detto Mitchy- fece ancora l’amico con un sorriso, al suo scoppio “non chiamarmi Mitchy”
Koshino continuò a fissarli per nulla interessato ai loro battibecchi , a dire il vero niente di quello che stava accadendo sembrava catturare la sua attenzione, si era ritratto maggiormente indietro quando l’imponente figura di Hanamichi si era avvicinato a lui, per poi ritornare apatico e indifferente a tutto.
- lui è Nobunaga- indicò subito Yohei cercando di attirarne l’attenzione
– detto Nobu scimmia-  non perse tempo il numero dieci
– questo è Shinichi- l’ex capitano gli rivolse un sorriso gentile e rassicurante
- nonnetto- ricordò il soprannome Hana ottenendo un’occhiataccia dal rookie, mentre Maki sussurrava
– non sono così vecchio –
- e lui è Akira –Sendo gli rivolse un sorriso smagliante  
-porcospino – finì Hanamichi annuendo col capo ad occhi chiusi, ignaro degli sguardi rassegnati degli altri.
Hiroaki rimase in silenzio fissando un punto indefinito continuando a stringersi contro le lenzuola. Il dottore si sfilò gli occhiali strofinandosi un secondo il setto nasale, quando li rimise al suo posto rivolse un sorriso incoraggiante a quei vivaci liceali – forza ragazzi ora lasciate riposare il vostro amico – mosse le mani a sospingerli verso l’uscita della stanza come fossero un branco di galline anziché un gruppo di adolescenti quasi tutti più alti di lui.
Una volta giunti nel corridoio mantenne l’espressione serena finché non chiuse la porta –lo terrò in osservazione in ospedale per qualche giorno – prese a dire – la situazione potrebbe sistemarsi già fra qualche ora oppure no – continuò puntando lo sguardo su Akira , in cui poteva chiaramente riscontrare agitazione, preoccupazione e timore – non voglio certo spaventarvi ma neanche darvi false  speranze - Terminò il medico osservando i visi confusi e spauriti di quei ragazzi
 – io non capisco, perché non ci ha riconosciuti? Perché non ha detto neanche una parola?- domandò Sakuragi che per quanto avesse fatto il buffone poco prima, era seriamente preoccupato per le condizioni di Koshino.
-Lo shock subito è stato davvero traumatizzante per lui, era troppo piccolo per affrontarlo e metabolizzarlo nella giusta maniera , ora è stato riportato a galla quando si è trovato d’innanzi una situazione analoga e il suo subconscio ha deciso di affrontarlo in questa maniera. In questo momento si è chiuso in una sorta di barriera protettiva – chiarì l’uomo lasciando che il silenzio cadesse fra loro. Li scortò nuovamente all’ingresso lasciandoli poco dopo, quando i ragazzi gli dissero che sarebbero tornati l’indomani.


Il ritorno a casa fu  silenzioso e carico di tensione, erano tutti preoccupati per quanto accaduto, Hanamichi passò lo sguardo su ognuno di loro prima di soffermarlo su Sendo
– vedrai che domani troveremo Koshino furioso e insopportabile come sempre – prese a dire con un sorriso convinto, Akira annuì ma l’eterno sorriso che aveva dipinto in volto questa volta non c’era.  
In cuor suo albergava la paura e la tristezza. Evitò d’incrociare lo sguardo di Hisashi, consapevole di come il ragazzo continuasse a scrutarlo, come se cercasse di carpire i pensieri che gli percorrevano la mente.
I ragazzi rimasero in casa per il resto del pomeriggio cercando di distrarsi, parlando o giocando a basket.
Sendo non sopportando più di dover fingere un’allegria e una positività che non sentiva si avviò all’uscita decretando che sarebbe andato a fare una passeggiata, rifiutò con un sorriso l’offerta di Mitsui di accompagnarlo e respirando a pieni polmoni l’aria salmastra si avviò alla spiaggia.
Il giorno successivo tornarono all’ospedale della piccola cittadina ma le condizioni di Koshino non erano mutate. Akira gli sedette accanto cercando d’intavolare un discorso ma ben presto si arrese restando in silenzio, Koshino non l’ascoltava e non aveva dato segno d’interessarsi al loro arrivo continuando a tenere lo sguardo puntato sul soffitto bianco.  
–Aki vieni andiamo a cercare il dottore – gli sussurrò all’orecchio Mitsui poggiandogli una mano sulla spalla. Il giocatore e neo capitano del Ryonan si alzò seguendo gli altri nel corridoio – eccolo laggiù – fece Hanamichi indicando e si avviò con gli altri in quella direzione arrestandosi subito e volgendo lo sguardo a Mito fermo  davanti all’uscio – vado alla macchinetta a prendere qualcosa, ci vediamo dopo – lo avvertì l’amico prima d’incamminarsi nella direzione opposta. Il numero dieci si voltò incrociando lo sguardo blu del compagno di squadra – andiamo kitsune – lo spronò superandolo.
*********



 Erano passati già due giorni dall’incidente accorso a Koshino e il ragazzo si trovava ancora in ospedale in quello stato di apatia e indifferenza verso tutto e tutti, Akira mosse il braccio veloce e con un gesto secco gettò in acqua l’amo. Aveva bisogno di estraniarsi dal resto del gruppo ma soprattutto da Hisashi, il suo ragazzo continuava a guardarlo senza dirgli nulla non c’era bisogno di parole sapeva bene cosa volesse dirgli “smettila di sentirti in colpa”, sembrava gridarglielo ogni volta che ne incontrava lo sguardo, si passò una mano sugli occhi cercando di scacciare ogni pensiero.
-Sapevo che ti avrei trovato qui – esordì proprio la voce di Mitsui poco distante da lui, gli rivolse un sorriso aspettando che lo raggiungesse sulla banchina di cemento –sai bene come mi piaccia pescare – rispose riportando lo sguardo sull’azzurro del mare
– so che ti rilassa – lo corresse piegandosi sulle ginocchia – ti va di parlare Aki?- Sendo rilassò le labbra non distogliendo la sua attenzione dal galleggiante colorato
– cosa vuoi che ti dica Hisa? – il tiratore da tre rimase in silenzio per alcuni minuti osservando un paio di signori che si salutavano sul ciglio della strada poco lontano – quello che ti passa per la testa da un paio di giorni – rispose alla fine – lo ha capito perfino quel testone di Sakuragi che sei preoccupato per Koshino – piegò un angolo della bocca ottenendo di vederlo sorridere
– ho paura Hisa, paura che non si riprenda più – ammise con un filo di voce
– non è solo questo non è vero?- gli domandò sedendosi e lasciando che le lunghe gambe sporgessero oltre il perimetro
– non sapevo niente, lo conosco da una vita praticamente e non ho mai saputo come fosse morta sua madre e di quanto soffrisse – Akira strinse le mani aumentando la presa sull’impugnatura della sua canna da pesca – sono il suo migliore amico Hisa, ma non so se posso più definirmi tale -  
- sapevo che ti frullava qualcosa di simile in testa – esordì Mitsui piegando una gamba e appoggiando il braccio sul ginocchio – ricordi quando il mister Anzai decise che Myagi sarebbe stato il nuovo capitano dello Shohoku? – gli domandò attirando la sua attenzione
 – si ci rimanesti molto male – fece arcuando un sopracciglio e fissando il ragazzo confuso per l’argomento che stava trattando e che non aveva nessuna attinenza con il discorso fatto fino ad ora
– credevo che il coach non mi avesse preso in considerazione per punirmi di aver abbandonato il basket per due anni – continuò Hisahi incurvando le labbra in un sorriso amaro – non gli dissi nulla ma lui lo capì ugualmente così mi prese da parte e mi spiegò il motivo della sua decisione. Non era una punizione come avevo creduto. Sarei stato adatto a rivestire il ruolo di capitano mi disse, sapevo trascinare la squadra e coinvolgere i compagni, avevo un buon occhio, esperienza, abilità e determinazione, ma c’era una cosa che Myagi aveva dimostrato di avere e io no. – puntò lo sguardo sul compagno – la stessa cosa che hai tu Aki, calma e attenzione per i compagni e i loro stati d’animo. Koshino non ti ha mai detto nulla perché non voleva farlo, non è colpa tua se non ne sapevi niente. Gli sei rimasto a fianco per anni benché sia un tipo scontroso e burbero questo basta e avanza per definirti suo amico – Akira scoppiò a ridere per la faccia di Hisashi per quanto le sue parole gli fossero risultate di conforto non aveva potuto non notare la sua espressione truce mentre descriveva il carattere dell’amico
– grazie tesoro – gli disse poggiando la canna a terra e mettendogli le braccia al collo – sei un ragazzo favoloso, sono proprio fortunato – disse prima di catturargli le labbra in un tenero bacio
– non  voglio essere il tuo ragazzo – si sentì dire quando quel contatto terminò, Akira dilatò leggermente gli occhi staccando gli arti dal corpo dell’altro – cosa?- chiese incerto mentre il cuore prendeva a battergli forte in petto. Definire il suo rapporto con Mitsui come una vera e propria relazione amorosa forse era un po’ troppo, ma in fondo era quello che era. Certo erano solo dei ragazzi e sapeva benissimo che tipo fosse l’altro eppure in quei mesi aveva creduto di aver costruito qualcosa insieme, un legame profondo che li univa inesorabilmente uno all’altro.
Mitsui lo fissava altrettanto seriamente e disse – voglio essere il tuo compagno non il tuo ragazzo – allungò le mani per poggiargliele sulle guance – voglio essere un punto di riferimento per te, qualcuno su cui poter contare sempre, qualcuno a cui poter aprire il cuore, qualcuno con cui dividere i momenti buoni e quelli cattive, le gioie e i dolori – le mani di Sendo raggiunsero quelle dell’altro giocatore fermandosi sopra di esse con una delicatezza infinita, come la dolcezza e la tenerezza che quella ammissione gli aveva riversato dentro
 – non finirai mai di stupirmi Hisashi Mitsui – sussurrò prima di chiudere gli occhi e perdersi nel calore che quelle dita gli stavano trasmettendo
– lo spero bene – ridacchiò l’altro direttamente sulle sue labbra – tu sei un tipo forte, calmo, maturo e sicuro di te. Non hai bisogno di me però a volte vacilli e hai bisogno di appoggiarti a qualcuno. Lasciami essere il tuo sostegno -  continuò lasciando che i loro respiri si mescolassero insieme. Due centimetri separavano le loro labbra dal fondersi insieme per l’ennesima volta ma il tiratore da tre non ridusse quella distanza, stava aspettando una risposta
– se ti dico che mi sei necessario come l’aria che respiro lo riterreste troppo sdolcinato?- domandò Akira con un sorrisetto furbo
– no perché è quello che rappresenti per me Aki – rispose prima di rendere quella distanza inesistente.


Quello stesso pomeriggio Mito si era recato alla fermata del bus e senza avvisare gli altri si era diretto in ospedale. Sceso nella piccola cittadina aveva percorso con calma la strada osservando la gente allegra e spensierata intorno a se.
Il fatto che Koshino si trovasse in quella situazione lo aveva colpito profondamente. Passeggiando lo sguardo gli cadde sulla vetrina colorata di un negozio, si fermò ad osservarla qualche minuto e poi si decise a varcarne la soglia con un sorriso allegro.

-Ciao come stai?- domandò varcando la soglia della camera. Hiroaki era seduto fra le candide lenzuola fissando un punto indefinito come ogni volta che andavano a trovarlo. Yohei si avvicinò al letto depositandogli sulle ginocchia un peluche a forma di gatto
- l’ho visto in una vetrina mentre venivo qui – affermò con un sorriso allegro – ho pensato che ti avrebbe tenuto compagnia – esalò ancora d’innanzi al mutismo dell’altro, rendendosi conto che il dono portato non era soltanto fuori luogo ma anche sciocco. Si sedette sulla sedia lì accanto poggiando le braccia sulle gambe  -  magari i gatti neanche ti piacciono – sussurrò fissando il viso inespressivo del ragazzo.
-Ehi Koshino – chiamò dopo qualche minuto – non hai voglia di parlare o davvero non ti ricordi di me?- rimase in attesa di una risposta che come nei giorni precedenti non arrivò, chinò il capo lasciando che il silenzio alleggiasse fra loro. Si domandò per l’ennesima volta cosa sperasse di ottenere andando lì, in realtà non si era aspettato nulla. I piedi si erano mossi da soli conducendolo di nuovo all’ospedale. Si mise dritto quando udì la porta aprirsi si voltò a salutare il dottore come aveva fatto poche ore prima quella mattina con il resto del gruppo – vedo che sei tornato, solo questa volta? – domandò l’uomo avvicinandosi
–già gli altri avevano da fare – mentì in parte, non aveva chiesto a nessuno di loro di fargli compagnia.
- non ci sono cambiamenti – lo avvertì ancora il medico appuntando qualcosa su una cartellina
– me ne sono reso conto – sussurrò flebile alzandosi – è ora che vada – esordì a voce più alta cacciandosi le mani nelle tasche dei jeans, salutò i due e si voltò per procedere verso l’uscio quando si arrestò abbassando il capo a fissare la mano che gli aveva afferrato il braccio.
Koshino rimaneva immobile, questa volta fissando il peluche in grembo, con l’arto proteso oltre il bordo e poggiato sulla pelle scoperta dell’avambraccio di Mito. Il teppista lanciò uno sguardo interrogativo all’uomo, lo vide assottigliare le iridi scure sotto le lenti scrutando attentamente il paziente. Yohei non ebbe il tempo di dire o fare nulla che le dita scivolarono via, ne seguì il  percorso finché non le vide adagiarsi ad accarezzare il tessuto morbido fra le orecchie del gattino
– vuoi che rimanga un altro po’ con te?- domandò voltandosi nella sua direzione.
Hiroaki continuò a rimanere in silenzio come se neanche si fosse accorto che l’altro ragazzo aveva detto qualcosa. Yohei rimase fermo in piedi accanto a lui aspettando una risposta che non giunse. Un istante ancora  e poi le labbra di Yohei si curvarono leggermente – ho capito resto un altro poco – affermò sedendosi nuovamente.
– Credo che domani lo dimetterò – affermò l’uomo prima di uscire soprapensiero.

Quando rincasò quella sera Yohei diede la notizia agli altri che l’accolsero festanti prendendola come un buon segno sulle condizioni dell’amico.
-ma cosa ha detto esattamente il dottore?- chiese per la quarta volta Akira meritandosi l’occhiata sfinita del teppista e quella esasperata degli altri
– cerca di tranquillizzarti porcospino – intervenì  Hanamichi
– il dottore mi sembra una persona molto competente, sono certo che abbia ritenuto giusto dimetterlo – fece Maki rassicurante
– esatto quindi non preoccuparti – sussurrò Hisashi avvolgendogli il braccio intorno alla vita
– avete ragione, domani andiamo a prenderlo tutti insieme che ne dite?- domandò ottenendo le grida entusiaste di Sakuragi e Kyota.

-Senti Yo perché non mi hai detto che saresti andato in ospedale? – domandò Hana appoggiando le braccia sul bordo della vasca e fissando l’amico seduto sullo sgabello intento a frizionare i capelli con lo shampoo  
- te l’ho detto, ero uscito a fare una passeggiata, sono arrivato giù in paese e in quel momento è passata la corriera, l’ho presa e via. Non era niente di programmato - allungò la mano a impossessarsi della doccia per sciacquarsi
– sarà – bofonchiò poco convinto l’altro appoggiando il mento sulla pelle umida – non è che ti senti in colpa o qualche cretinata simile vero? – domandò una volta che l’ebbe raggiunto immergendosi nell’acqua calda –e perché dovrei? – domandò perplesso e stupito da una simile idea  
- chi lo sa, a volte è difficile capirti Yo – ammise continuando a fissarlo con la coda dell’occhio
– questa si che è bella io sono complicato da capire e tu allora?- chiese a sua volta ridacchiando
-ecco vedi come sei? ogni volta che si cerca di parlare un po’ di te cambi discorso –
-Hana non sto cambiando discorso, semplicemente non c’è nulla di cui parlare – l’occhiata dell’altro affermava tutto il contrario ma non replicò oltre.
Sakuragi conosceva abbastanza bene Yohei da sapere che non sarebbero giunti a nulla –piuttosto come è andata in spiaggia oggi pomeriggio?- domandò distrattamente Mito chiudendo gli occhi e lasciando che il calore dell’acqua rilassasse ogni muscolo, la risata dell’amico lo costrinse ad aprirli
– il grande Hanamichi Sakuragi ha dato prova di essere un genio eccelso – esordì estremamente soddisfatto – cioè?- chiese curioso  
-  ho stracciato l’insolente nobu scimmia rea di avermi sfidato in una partita a racchettoni – esalò prima di scoppiare in un nuovo scroscio di risa, Yohei puntò gli occhi oltre la finestra. Quei due erano impossibili, immaginava già il seguito prima ancora che l’altro dicesse – ovviamente dopo si è battuta con la volpe, la stupida scimmia si è fatta battere come un pivello – lo sentì borbottare  
- ah – gli mise un braccio intorno alle spalle – e ovviamente poi tu hai sfidato la volpe giusto?- domandò subito
– certo che l’ho fatto dovevo togliere quell’espressione superba dal viso di Rukawa -  
- eh?-  
- mi ha battuto – Yohei scoppiò a ridere allontanandosi per schivare la testata dell’amico che però strano a dirsi non aveva nessuna intenzione di punirlo
– che è successo Hana? – chiese dubbioso, vedendolo arrossire suppose qualcosa di imbarazzante, almeno per i canoni del numero dieci
– quella kitsune maledetta – urlò alzando le braccia al cielo schizzando acqua dappertutto – non faceva altro che sudare, la odio, lo faceva apposta per deconcentrarmi ne sono sicuro– continuò a inveire per nulla preoccupato dello sguardo dubbioso di Mito che dopo averci riflettuto qualche secondo scoppiò a ridere più forte
 –che cavolo ti ridi si può sapere? –
– non ci posso credere – esalò tra le lacrime – stai dicendo che hai perso perché non facevi altro che fissare il corpo di Rukawa imperlato di sudore? – gli puntò un dito contro sorridendo malizioso – a che pensavi Hana? lo sai che sei un mania … – non terminò la parola colto improvvisamente da un lancinante mal di testa, conseguenza ovvia della testata ricevuta.

-Ho già informato il padre del vostro amico che ha accettato di lasciarlo alla vostra custodia finché non tornerà in Giappone – esordì il medico rivolto principalmente ad Akira – ritengo che tenerlo oltre in ospedale non gli porterebbe nessun giovamento, anzi sono fermamente convinto che con voi potrebbe sbloccarsi – continuò incrociando le braccia dietro la schiena e osservando distrattamente Koshino seduto sul bordo del letto accarezzare distrattamente il peluche indifferente alla loro presenza .
Hanamichi e Nobunaga stavano litigando animatamente mentre procedevano a chiudere il borsone con gli effetti personali dell’altro giocatore.
– Ovviamente voglio che mi teniate aggiornato sulle sue condizioni e ho fissato delle visite, inoltre se per quando tornerete a Kanegawa non si sarà rimesso provvederò a metterlo in contatto con un collego del luogo – fece un cenno distratto ai ragazzi pregandoli di seguirlo all’esterno per esplicare le ultime formalità burocratiche. Come il giorno precedente vide Hiroaki allungare la mano e intrecciare le dita questa volta con quelle di Yohei poco distante da lui
– ah ecco … magari io resto, tanto non vi servo no? – esalò con un certo nervosismo il giovane teppista quando si ritrovò oggetto dello sguardo di tutti
– ovviamente rimani pure, andiamo ragazzi – intervenne l’uomo sospingendo gli altri nel corridoio e chiudendosi la porta alle spalle.
Si allontanò di qualche passo prima di fermarsi e chiedere – In che rapporti siete con Koshino? Mi spiego, amici d’infanzia, vicini di casa, compagni di scuola …– rimase in attesa fissandoli, fu Sendo a parlare per primo spiegando il suo rapporto con l’amico
– e voi? – chiese spostando lo sguardo sugli altri visi
–frequentiamo altre scuole ma tutti facciamo parte del club di basket, cioè ora io vado all’università ecco – chiarì Maki ricordandosi per l’ennesima volta che non giocava più nel Kainan
– tutti sportivi, ecco perché siete così alti – ridacchiò l’uomo fissando l’altezza di Sakuragi, Rukawa  e Sendo  - tranne Yo – fece Hanamichi indicando col capo la porta, chiarendo che era solo un suo amico e compagno di scuola.
L’attenzione dell’uomo fu totale – loro due quindi mi sembra di capire che non si conoscono da molto – dedusse trovando il consenso del giocatore
– relativamente poco avranno parlato si e no quattro volte in tutto – lo informò lasciandolo visibilmente stupito
– strano davvero – sussurrò il dottore picchiettandosi il mento con due dita
– che intende dire?- chiese Mitsui
– vedete il vostro amico è come se si trovasse bloccato in una sorta di rifugio, creato dalla sua mente, che non lo fa interagire con il mondo esterno correttamente,  sembra che non abbia coscienza di chi sia lui stesso o voi. In realtà tutte queste informazioni sono perfettamente custodite in un angolo del suo cervello, immaginatela come una sorta di scatola che stiamo cercando di aprire con delicatezza. Per questo ritengo che passare del tempo con voi, che in questo istante siete le persone che gli sono più vicine, lo aiuterebbe. Certo mi sarei aspettato che cercasse la vicinanza del suo migliore amico e invece ha allungato a fermare la persona con cui anzi ha il legame minore o più superficiale se volete – arrestò le dita osservando i loro volti perplessi – sono negato per l’insegnamento – bofonchiò prima di scusarsi per averli confusi con la sua spiegazione  
-non è questo – lo interruppe Akira ma non dando altre spiegazioni, principalmente perché scosso da quanto appreso. Il dottore non si era sbagliato Hiroaki stava cercando un contatto con la persona che più gli era cara. Compilò i moduli nel silenzio assoluto e una volta terminata quella incombenza ritornò con gli altri nella piccola stanza.  
Trovarono Koshino già pronto con le scarpe ai piedi seduto sul bordo del letto al fianco di Mito, si diressero all’uscita dopo aver salutato il dottore, il quale prima gli lasciò la ricetta per un farmaco, un antibiotico, che il giocatore doveva prendere per altri tre giorni. Hiroaki si lasciò condurre docilmente facendosi sospingere per un gomito da Sendo.
Una volta all’esterno decisero di avviarsi a prendere il pullman, se avessero trovato una farmacia strada facendo avrebbero subito acquistato il medicinale, altrimenti sarebbero andati in quella del paese.
Akira abbassò il braccio lungo il corpo quando capì che l’amico lo avrebbe seguito senza problemi.
Camminarono tenendolo tutti d’occhio. Silenzioso procedeva al suo fianco senza nessuna curiosità particolare per la cittadina. Sendo si accorse che continuava a cercare con lo sguardo la figura di Mito poco  più avanti di loro che chiacchierava tranquillo con Hanamichi.
Giunti alla stazione degli autobus acquistarono i biglietti e aspettarono l’arrivo del mezzo.

I ragazzi non sapevano che dirgli o di che parlare con lui, ma quanto meno tentavano di farlo, quella situazione era davvero strana.
Si guardavano fra loro incerti e indecisi tranne Mito che fissava Koshino poggiato contro la struttura della fermata tranquillo, ogni volta che questo girava lo sguardo su di lui gli sorrideva senza però ottenere che ricambiasse.
Quando giunse la corriera occuparono i quattro posti finali e i due a destra e a sinistra subito avanti, Akira chiese a Mito di sedersi vicino ad Hiroaki insieme a lui e Mitsui, il teppista acconsentì senza dire nulla prendendo posto alla sinistra del ragazzo. Hisashi non chiese nulla al suo ragazzo, aveva capito che stava cercando di tranquillizzare e rendere felice l’amico, anche a lui non era sfuggito come guardasse sempre in direzione di Mito, come temesse che potesse sparire da un momento all’altro e questo ugualmente non era sfuggito nemmeno agli altri.
Non molto tempo dopo il mezzo li fece scendere nel paese di vacanza, Maki si recò in farmacia con Nobunaga lasciando le chiavi dell’abitazione agli altri, li avrebbero raggiunti dopo aver acquistato il medicinale.
Una volta arrivati alla villetta Hanamichi si precipitò in cucina promettendo a gran voce a Hiroaki di fare il più presto possibile nel preparare il pranzo, come se il giocatore stesse morendo di fame e non aspettasse altro. In realtà Hanamichi stava cercando un modo per liberarsi della tensione che sentiva serpeggiare fra tutti.
Il ragazzo fu portato nella sala principale e con gli altri si mise ad aspettare pazientemente, Rukawa si unì a loro dopo che il do’hao lo aveva cacciato a furia di urla dalla cucina, dato che lui non sapeva cucinare gli avrebbe fatto perdere tempo se avesse dovuto stargli dietro.
Era evidente infatti che la volpe fosse talmente negata che spesso combinava solo guai, il numero dieci si chiedeva perché si ostinasse a provarci dato che non capiva neanche la differenza fra un cibo cotto o carbonizzato, almeno quando era in fase di preparazione.
Koshino aveva osservato la grande casa con noncuranza e ora stava studiando la sala e il giardino, gli sarebbe piaciuto andare a sedersi sulla veranda a guardare il mare, però non disse nulla. Fissò i ragazzi di sottecchi. Uno dormiva alla parete, un altro sorrideva sempre lo trovava un po’ inquietante e quello che gli stava a fianco lo guardava male, solo Yohei non lo fissava  intento a sfogliare una rivista.
Maki e Kyota arrivarono giusto in tempo per il pranzo, mangiarono in silenzio più che altro fissando Hiroaki che sbocconcellava il cibo con calma
 – che ne dici il tensai non è il migliore ai fornelli ?- esclamò Sakuragi scoppiando a ridere, ma quietandosi quasi subito.
Una volta finito si trovarono con l’indecisione su cosa fare
– andare in spiaggia non credo sia una buona idea – bisbigliò Maki
- bisogna solo stare attenti che non bagni la fasciatura – osservò Nobunaga
– io dico di restare a casa – fece Mitsui
– ma si tanto ci sono solo poche ore ancora di luce- sussurrò Hanamichi
– hn- convenne Kaede
– va bene ma che si fa?- chiese Mito
– basket- propose Akira . Si voltarono tutti verso Koshino, dato che si era appartati a bisbigliare in un angolo
–certo che è così strano- fece il rookie
 – puoi dirlo forte, è così calmo, non ha quell’espressione saccente, insomma è diverso – convenne Hisashi
– forza andiamo- troncò il discorso Yohei.



Lui e Hiroaki si misero seduti a terra a guardare i sei ragazzi che giocavano nella parte posteriore della casa. A suo tempo Shinichi vi aveva attaccato un canestro sulla parete e da allora quello era diventato il suo campo personale quando passava lì le vacanze.
Maki,Kyota e Sakuragi da una parte Sendo, Mitsui e Rukawa dall’altra, Mito spiegava all’altro i ruoli e le fasi del gioco cercando anche di cogliere qualche bagliore nel suo sguardo, ma Hiroaki fissava il tutto in silenzio senza scomporsi per le urla di Hanamichi o Nobunaga  o per il gioco stesso.
Passarono due ore in allegria poi rientrarono in casa, l’ex capitano e il giocatore del Kainan andarono subito a lavarsi, Sendo andò a iniziare la preparazione della cena dato che era il suo turno, affacciandosi in continuazione alla sala chiedendo a Hiro se andasse tutto bene, ma il ragazzo non alzava il capo ne rispondeva in alcun modo continuando a rigirarsi fra le dita il peluche.

Quella sera con grande irritazione di Mitsui il suo ragazzo decise di fare il bagno con l’amico, il giocatore da tre comprendeva la situazione e si rendeva conto che il fatto di essere geloso per le attenzioni che Sendo riversava sull’altro fosse un comportamento  insensato non che fuori luogo in quel momento, eppure non poteva che chiedersi se il suo Aki, avrebbe avuto la stessa ansia per lui, se gli avrebbe visto lo stesso sguardo perso, se avrebbe parlato con la stessa foga e determinazione con il dottore chiedendogli di vederlo. Non aveva compreso fino a quel giorno quanto forte fosse il legame che univa gli altri due e per la prima volta in vita sua Hisashi Mitsui ebbe paura.
Paura di perdere la persona che era diventata così importante e centrale nella sua vita senza che se ne rendesse conto, lui che da sempre usava ragazze e ragazzi solo per divertirsi, annoiandosi subito della preda di turno. Akira lo aveva attirato perché era simile a lui, perché era divertente provare a farlo capitolare, legarlo e farlo dipendere totalmente da lui, invece quel gioco gli si era ritorto contro. Per questo attese il suo ragazzo in corridoio, aspettando di vederlo ridiscendere le scale, dove si era recato per prendere l’occorrente per lavarsi e un cambio per lui e l’amico
– te lo dico chiaro e tondo- esordì burbero –capisco, non sono un‘idiota ma se hai intenzione di dormirci anche insieme scordati di me – detto questo lo fissò sentendosi un enorme imbecille, l’altro lo guardava con un sorriso enigmatico
 – Hisa forse non ti è ancora chiaro, colpa mia che non te l’ho mai detto ma io ti amo – si avvicinò appoggiandosi a lui a sussurrargli direttamente sulle labbra – non preoccuparti non ho intenzione di lasciarti neanche per un solo istante – si scambiarono un bacio passionale, poi come niente fosse Akira lo lasciò lì in mezzo al corridoio.

Mito non riusciva a prendere sonno, già da quando lo aveva visto alla stazione il suo senso di colpa si era riacutizzato, per questo aveva evitato di parlargli perfino di guardarlo, dovevano convivere per quelle settimane e mostrarsi gentile avrebbe solo fatto star peggio l’altro.
Hiroaki gli piaceva, come amico s’intende, ma non potevano esserlo,  anzi doveva stargli il più lontano possibile così il giocatore lo avrebbe dimenticato, ma ora la situazione era cambiata. Vederlo in quel letto d’ospedale, intuire il dolore che si portava dentro da anni per la morte della madre, lo aveva colpito, come un pugno dritto allo stomaco. Il suo primo istinto era stato quello di abbracciarlo ma non si era mosso di un centimetro, voleva proteggerlo, farlo sentire al sicuro, per questo quel giorno per quanto avesse cercato di stargli lontano, aveva voluto renderlo felice almeno un po’, quando aveva visto quel pupazzo non ci aveva neanche riflettuto, voleva vedere il suo sorriso, sentire la sua risata ancora una volta, rimettere tutto a posto.
 Era sempre stato così, Hana lo aveva anche sgridato in qualche occasione rimproverandogli il fatto che era sempre disposto a tutto per gli amici, per lui, anche quella bugia e tutta la situazione assurda che ne era scaturita.
Almeno per Hanamichi non doveva più preoccuparsi, l’amico non solo era ritornato il solito di sempre ma aveva anche accettato quella verità, per lui fino a qualche mese prima impossibile,certo lo aveva ammesso soltanto con lui ma a Yohei per ora andava bene, non pretendeva certo che l’amico affiggesse manifesti per tutta Kanegawa ma almeno che riuscisse a parlarne con altri con serenità. Aveva visto la reazione dei ragazzi del guntai ed era sicuro che anche la madre del numero dieci avrebbe voluto solo la felicità del figlio. Si portò una mano alla fronte, doveva smetterla di pensare e dormire, ma proprio quando era deciso ad arrendersi a Morfeo il suono di un singhiozzo sommesso catturò la sua attenzione, il rumore proveniva dal futon di Koshino, si voltò e in quel momento anche Sakuragi si mise a sedere, svegliato a sua volta. L’amico accese la luce si fissarono un secondo indecisi sul da farsi, notando che il ragazzo si era rintanato sotto le coperte tirandole fin oltre la testa e si stava trattenendo cercando di non emettere nessun rumore, sperando così forse di non essere disturbato.
Yohei gli gattonò affianco poggiandogli una mano sulla schiena al di sopra del cumulo di stoffe
– che succede Hiro?- gli chiese gentilmente non ricevendo risposta anche Hana cerco di farsi dire dal ragazzo cosa avesse, ma inutilmente. Se Koshino si rifiutasse di comunicare per scelta o a causa di quello stato apatico non sapevano dirlo.
Rukawa si svegliò a sua volta puntando uno sguardo omicida ai due che stavano facendo tutto quel baccano, benché stessero parlando a bassa voce
–non vuoi proprio dirlo al tensai che cosa succede?- provò ancora il giocatore
– forse ha avuto un incubo, magari ha sognato l’incidente - propose il numero undici poggiandosi su un gomito sbuffando.  Hanamichi si sentì stringere il cuore a quella frase ma fu Yohei ad agire prima di lui, scostò le coperte rivelando la figura dell’altro raccolto a bozzolo con le mani a celare il viso bagnato, gli si stese accanto attirandolo e abbracciandolo stretto, prendendo ad accarezzargli la schiena
– lei è sempre con te qui dentro – fece Mito poggiandogli una mano sul petto – so che ti manca tanto – Hiroaki assimilò quelle parole
– ora il tensai và a prepararti una bella tazza di latte, vedrai che poi ti addormenterai subito –esordì scompigliando i capelli all’altro giocatore ancora rintanato contro il petto del teppista
– do’hao – sbuffò il compagno di squadra infastidito da quel gesto affettuoso rivolto ad un altro
– che c’è kitsune la vuoi anche tu una tazza di latte?- chiese, Rukawa annuì avrebbe voluto altro ma poteva accontentarsi, per ora almeno.
Hanamichi si alzò diretto alla porta, dall’altra parte per poco non andò a sbattere contro Sendo e Mitsui che avevano sentito le loro voci, anche Maki e Nobunaga si erano affacciati sull’uscio della loro camera. Akira si avvicinò all’amico, mentre Kaede progettava di mandarli tutti all’altro mondo, tranne il do’hao per ovvie ragioni. Hiroaki smise di singhiozzare ma rimase stretto nell’abbracciò di Mito, da cui si staccò solo per mettersi seduto e bere il latte, tenendo comunque stretta fra le dita un lembo della canotta che usava come pigiama. Quando fu evidente che tutto fosse passato Shinichi e Nobunaga rinnovando la buonanotte a tutti tornarono a letto anche Akira si volse per tornare al fianco di Hisashi appoggiato allo stipite della porta
– che dici ti và se dormo con te?- quella offerta pronunciata da Mito fece voltare Sendo,ovviamente Hiroaki non rispose ma si rannicchiò contro di lui accettando mutamente quella situazione, il ragazzo dai capelli a punta salutò e richiuse la porta dietro di se.

La mattina seguente Hanamichi come sempre si svegliò presto e rimase lunghi minuti ad osservare il suo migliore amico che teneva un braccio intorno alla vita di Koshino il quale dormiva profondamente appoggiato al suo petto con tanto di peluche accanto, quella vista gli aveva strappato un sorriso.
Spostò lo sguardo per fissare la chioma scura del compagno di squadra,non avrebbe mai pensato che Rukawa potesse essere tanto intuitivo e accorto con qualcuno.
Aveva perfettamente compreso il trauma psicologico subito dall’altro giocatore e ne aveva capito il disagio la sera prima. La kitsune non era fredda e menefreghista come appariva all’esterno, ne aveva avuto prova in passato lui stesso, però a causa del suo illogico comportamento nei confronti del compagno di squadra non l’aveva compreso prima.
Non poteva solo definirlo il suo atteggiamento naturale era qualcosa di più.
Quando Yohei si svegliò a sua volta richiamò l’attenzione dell’altro accantonando quei pensieri
 – pensi di riuscire ad alzarti?- gli aveva domandato trattenendosi dallo sghignazzare, l’amico che aveva iniziato ad accarezzare la schiena e i capelli di chi gli dormiva spalmato addosso inconsciamente, riuscì a sgusciare fuori dalle coperte con non poche difficoltà.

Scesero in cucina iniziando a preparare la colazione, avevano quasi terminato quando li raggiunse Koshino affacciandosi in cucina con il gattino stretto fra le braccia – andiamo a lavare la faccia e poi facciamo colazione – esordì Mito conducendolo via, Sakuragi rimase a fissare il vano vuoto della porta incredulo per quanto sentito dire dal suo migliore amico.

Quando più tardi andarono in spiaggia Akira prese Hiroaki per mano e lo condusse sul bagnasciuga indicandogli l’acqua cristallina, parlando e sorridendo senza sosta, non sortendo però nessun effetto. Nobunaga gli si affiancò e prese a dargli man forte, più che altro spinto dalla tristezza che leggeva nello sguardo della stella del Ryonan dal giorno dell’incidente.

– Yo- chiamò Hanamichi in un bisbiglio per non farsi sentire dalla kitsune che sonnecchiava accanto a loro e Maki e Mitsui che poco distante chiacchieravano – Koshino non è un bambino – l’amico lo stava fissando con attenzione
– ma no? – domandò fingendosi enormemente stupito cosa che fece infuriare Sakuragi
– razza di deficiente – gli ringhiò fra i denti cercando di non urlare, come invece avrebbe voluto
–è come se lo fosse – gli rispose alzandosi decidendo di fare il bagno e troncando il discorso, il numero dieci dello Shohoku l’osservò, ignaro dello sguardo di Rukawa fisso su di se.  

Per tutto il tempo che trascorsero in spiaggia lo sguardo di Koshino non si smise di cercare l’esatta posizione di Mito come per assicurarsi che fosse sempre presente con loro, dopo un paio d’ore si accorsero che cercava di restargli sempre a fianco. Akira ma non solo tutti i ragazzi capirono da quel primo giorno che Hiroaki preferiva stare in sua compagnia, se pur rimanesse in silenzio e non desse segno di interessarsi a quanto gli accadeva intorno in qualche modo il suo sguardo era sempre attento e vigile quando si puntava sul teppista. Nessuno si stupì quando nei successivi prese a seguirlo dappertutto, come fosse un
anatroccolo che segue mamma oca ritenendosi al sicuro solo in sua compagnia.


La cosa che invece stupì tutti i ragazzi era che il padre di Koshino non avesse ancora chiamato per informarsi sulle condizioni del figlio, erano trascorsi già quattro giorni da quando aveva lasciato l’ospedale e l’uomo non si era ancora fatto sentire.
Al contrario i genitori di Sendo chiamavano ogni giorno e perfino la madre di Sakuragi saputo cosa era successo, dato che era un infermiera il figlio le aveva chiesto di chiedere un parere ai medici con cui lavorava, faceva altrettanto informandosi su come procedesse.
 Non chiesero spiegazioni ad Akira dei rapporti fra l’amico e il padre almeno fino al venerdì sera, Sendo aveva ricevuto la  prima chiamata dell’uomo, Hiroaki era seduto fuori in veranda,  Akira lo aveva informato delle condizioni di Koshino poi appena gli aveva riferito che stava per portare il cellulare al ragazzo perché l’uomo potesse tentare di stabile un contatto con lui, lo sguardo del capitano del Ryonan si era fatto duro e dopo poco la chiamata era terminata
– non ha voluto parlare col figlio?- non poté trattenersi dal chiedere Sakuragi  
- no - gli riferì l’altro con voce dura
– forse non ce la fa, non è facile per un genitore – prese a ipotizzare Maki
– non credo sia per quello -  intervenne il ragazzo dai capelli a punta – da quando lo conosco avrò visto suo padre si e no quattro volte in tutto. Ha sempre viaggiato molto per lavoro anteponendo la carriera alla famiglia, quando era piccolo Hiro viveva con una governante, sempre diversa dato che in genere non durava più di qualche mese visto che era un po’ difficile come bambino.
Il signor Koshino tornava a casa solo quando concludeva un affare riuscendo ad ottenere un contratto con qualche nuovo cliente e ripartiva subito dopo. Nelle occasioni in cui l’ho incontrato ho capito che lui e il figlio non avevano nessun rapporto, per la maggior parte del tempo rimaneva nel suo studio e quando gli parlava era freddo e distaccato, Hiro non mi ha mai detto nulla – rimasero in silenzio a rimuginare su quanto saputo osservando il ragazzo che stava seduto tranquillo in veranda.


Quando il mercoledì successivo Koshino dovette recarsi in ospedale, Sendo pregò Mito di accompagnare lui e Mitsui, infatti i ragazzi avevano deciso di non andare con loro dato che avrebbero soltanto fatto confusione, ma Akira aveva compreso forse meglio di chiunque altro quanto Yohei potesse essere importante per l’amico.
Il teppista acconsentì con un alzata di spalle approfittando dell’occasione per fare una passeggiata.
 
Il dottor Anashi, questo era il nome del primario, aveva personalmente tolto i punti di sutura al giocatore chiacchierando con lui tranquillamente o almeno provandoci, una volta finito li aveva accompagnati fino all’entrata. Aveva chiesto a un’infermiera di portare il ragazzo a prendere una bibita al distributore mentre lui faceva quattro chiacchiere con gli altri tre
– mi sembra stia bene, portatemelo fra una settimana – aveva esclamato
–ma quanto ci vorrà, voglio dire quando Hiro tornerà come prima – gli domandò Sendo non celando l’ansia -non lo so a volte capita il giorno dopo, a volte ci vogliono giorni, mesi perfino anni, altre volte non succede e non è possibile intervenire in alcun modo, almeno per ora– con quella rivelazione si erano avviati a tornare indietro.


Rukawa  nel frattempo aveva deciso di attuare un piano di assedio lungo e paziente, iniziato durante la scuola e portato avanti in quei giorni di vacanza.
Ogni volta che era il turno di Hanamichi di cucinare lui era con lui, stendeva casualmente il suo asciugamano accanto al suo, ogni volta che il do’hao faceva il bagno anche lui faceva altrettanto, proponeva all’altro di giocare qualche partita a basket quando tutti gli altri erano impegnati in altre attività,lasciando addirittura che facesse qualche canestro, non troppi ma un paio giusto per tenerlo di buon umore.
La cosa importante era che sempre in ogni momento della giornata Sakuragi fosse in sua compagnia.
Il compagno di squadra non sospettava nulla e per giunta non ne era infastidito tutt’altro era sempre allegro e sorridente quando si trovavano insieme e questo lo rendeva pieno di gioia. Mito gli aveva riferito che l’amico finalmente non trovava più così spaventosa l’idea di essere gay, il teppista aveva affermato che presto o tardi  sarebbe stato pronto anche ad affrontare i suoi sentimenti per l’altro, ecco era quel tardi che alla volpe non piaceva. Fosse stato per Kaede avrebbe detto chiaro e tondo al numero dieci che gli piaceva e che sapeva che anche a lui non era indifferente, non vedeva che problema ci fosse, ma Mito lo conosceva bene quindi avrebbe aspettato.
Guardò il do’hao che mescolava gli ingredienti per la torta, sapeva anche fare i dolci, doveva averlo a qualsiasi costo si disse andando a sbirciare da sopra la sua spalla quell’impasto morbido e cremoso
– kitsune ti prometto che dopo ti lascio leccare il cucchiaio – asserì il compagno di squadra ben sapendo quanto fosse goloso di dolci
– do’hao- sussurrò Kaede sul suo collo, il brivido che lo percorse e il rossore che gli coloravano le guance non passò inosservato all’attenta volpe che appoggiò il mento sulla sua spalla diminuendo la distanza fra i loro corpi, Hanamichi odorava di mare e dolci un mix irresistibile
 – kitsune và a dormire di là – cercò di mandarlo via l’altro tentando di non trasmettere alla voce il turbamento che quel contatto gli stava procurando, finendo in fretta versò il composto nello stampo e diede il mestolo al ragazzo, infornato il dolce prese a pulire la cucina, quando si fu calmato rivolse nuovamente lo sguardo a Rukawa e se ne pentì, quella volpe malefica stava leccando lentamente e vogliosamente la crema dall’utensile fissandolo intensamente in una maniera così sensuale e provocante da farlo arrossire
– basta così kitsune, fuori – esordì o meglio urlò, strappandogli il cucchiaio dalle mani e spingendolo fuori.
 Si appoggiò contro la porta che aveva chiuso, cercando di calmare il battito furioso del cuore, il mal di stomaco e il calore che gli aveva invaso il corpo.  

Quella sera, come avveniva spesso, Yohei non riuscì a prendere sonno girandosi e rigirandosi senza sosta fra le lenzuola. Voltò il capo ad osservare il viso di Koshino, nella flebile luce lunare che entrava dalla finestra si accorse che teneva gli occhi aperti. Non ci pensò su due volte e alzandosi si diresse a stendersi accanto a lui –Ehi Hiro anche tu non riesci a dormire?- gli domandò in un sussurro per non rischiare di destare l’amico e Rukawa. Poggiò una guancia sul braccio piegato sotto il capo e puntò i propri occhi in quelli dell’altro che rimase in silenzio –pensi che sia colpa tua non è così?- chiese scrutando quelle iridi scure – sei convinto che tua madre sia morta a causa tua vero? – continuò osservando un lampo di stupore attraversare quegli occhi apatici e inespressivi da troppo tempo  - so che dirti che non devi pensarlo suona come qualcosa di banale, ma è così. Tu non ne hai colpa e sono convinto che se lei, tua madre, sapesse quanto tu ne soffra credendoti responsabile ne sarebbe dispiaciuta. Forse quello che ti dico è un presuntuoso da parte mia, in fondo non ci conosciamo da molto e non ho nessun diritto di intromettermi in una faccenda così delicata, però ti considero un amico prezioso  –allungò due dita a spostargli una ciocca di capelli che gli ricadevano sul volto – non credo però di sbagliare se dico che ti senti in colpa e che forse non dipende solo da ciò che accadde quel giorno di tanti anni fa. Fra te e tuo padre non sembra esistere il classico rapporto idilliaco – s’interruppe osservando Koshino scorrere sul futon e rannicchiarsi contro di lui. Gli avvolse il braccio a circondargli la vita e lo tenne stretto a se, finché non sentì il suo respiro farsi regolare e profondo,segno che si era addormentato. Avrebbe voluto dirgli che non lo avrebbe abbandonato, che non lo avrebbe mai lasciato eppure l’unica cosa che fu capace di sussurrare nel buio e nel silenzio fu – ti proteggerò sempre te lo prometto – credendo di non essere udito da nessuno ma si sbagliava.

Quando aprì gli occhi ci volle un po’ perché mettesse a fuoco la stanza e ricordasse dove e con chi fosse, si tirò a sedere stroppicciandosi gli occhi, notando che Rukawa stava ancora dormendo, gli altri due futon erano vuoti quindi dedusse che Sakuragi e Mito fossero già svegli, si alzò avviandosi fuori mentre scendeva le scale diretto ai servizi, Sendo e Mitsui scesero a loro volta
– Buongiorno Hiro chan dormito bene?- trillò pieno di allegria il suo migliore amico, possibile che avesse così tanta energia di primo mattino? Si domandò distrattamente il ragazzo, stiracchiandosi si diresse al bagno, lasciando gli altri due andare avanti. Li raggiunse nella sala principale dove Maki e Kyota erano seduti a terra intorno al tavolo quasi del tutto apparecchiato, anche loro lo salutarono allegramente , lui poggiò un gomito sul piano sbadigliando, possibile che fossero tutti così energici? Lui odiava svegliarsi presto
– Hiro oggi il tensai ha dato il meglio di se – esclamò Sakuragi poggiando sul tavolo un piatto prima di ritornare in cucina, il giocatore osservò la sua schiena finché non scomparve, ma a lui che importava che si fosse affannato tanto? Se sperava in un grazie cascava male mica glielo aveva chiesto lui
– Hiro oggi faremo il castello di sabbia più bello del mondo- lo informò Nobunaga, lo fissò attonito non ebbe il tempo di dire nulla perché Mito, arrivato con l’ultimo piatto, gli sedette accanto e scompigliandogli i capelli con un sorriso dolcissimo gli disse – buongiorno piccolo ora facciamo colazione e poi laviamo il faccino – Koshino rimase a bocca spalancata a guardarlo come  un ebete
– Hiro tutto bene?- chiese Maki preoccupato
– se c’è qualcosa che non và dillo pure– intervenne Akira
 “piccolo, faccino e poi perché sono tutti così esageratamente gentili?” decise che fossero tutti impazziti non c’era altra soluzione
– ma vi siete tutti rincretiniti?- scattò urlando – e tu ricordati che sono un tuo senpai vedi di portarmi rispetto- continuò verso Yohei  - e che è questa storia del castello di sabbia si può sapere?-  avrebbe volentieri continuato a inveire ma Akira lo atterrò saltandogli letteralmente in braccio e ripetendo il suo nome fra le lacrime – razza di scemo alzati, perché cavolo piangi imbecille e togliti – mezz’ora dopo sfiorandosi la ferita su la fronte finiva di ascoltare il resoconto di quello che gli era successo
 – ho avuto così paura –  esclamò Sendo cercando di riabbracciarlo ma a uno sguardo dell’altro decise di evitare
– non mi ricordo niente – ammise
–  è meglio portarlo dal dottore – affermò Maki.
Così Koshino accompagnato dall’amico e da Mitsui si avviò alla fermata del pullman.


Il dottore aveva constatato che il giocatore stava bene, disse che non era insolito che avesse dimenticato quanto accaduto forse avrebbe recuperato quei ricordi o forse no, non lo sapeva con certezza.
Non era il fatto di aver dimenticato due settimane a sconvolgere Koshino era ciò che gli aveva raccontato Akira e quel bastardissimo del suo ragazzo che sorridendo soddisfatto gli aveva descritto di come si appoggiasse sul petto di Mito la sera dopo cena, o di come lo seguisse ovunque come un cagnolino, si era fermato solo quando Hiroaki sembrava stesse per svenire.

E ora che doveva fare? Come poteva guardarlo ancora in faccia? Si domandò durante tutto il tragitto per tornare a casa.  
Semplicemente lo evitò, questa fu la sua soluzione, evitare di guardarlo,evitare di parlarci, evitare assolutamente di restare da solo con lui nella stessa stanza e via così , non gli fu molto difficile. Dopo essere ritornati dall’ospedale aveva fatto ben intendere di essere tornato il solito di sempre, un paio di battute acide risolsero il problema, ripreso il suo libro si trincerò dietro le nozioni scolastiche per isolarsi da tutto.
Lo lasciarono tutti in pace, gli giunse solo un “era più simpatico prima” alle orecchie ma se lo avesse detto Sakuragi o Kyota non ne era sicuro. Mito afferrò il messaggio prima degli altri ed evitò di stargli attorno. Così trascorsero i restanti giorni di vacanze, l’ultima sera prima della partenza festeggiarono sulla spiaggia con un falò e dei fuochi d’artificio comprati appositamente, Koshino approfittò della confusione e del buio della notte per fissare il teppista. S’impresse nella mente ogni lineamento, la piega delle labbra, la profondità dello sguardo e il peluche che gli era stato regalato era finito nel suo borsone quando nessuno guardava.

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Capitolo 9
*** 08 ***


a causa del mio migliore amico 8 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Scusate il ritardo le feste, i parenti e il traffico sono stati devastanti.  
Ringraziamenti:
Fliss90: Si Hiro si è ripreso anche troppo direi XD
Eheheh Ru ci prova velatamente forse fin troppo, chissà se si darà una bella svegliata LOL
Aki è un grande io lo adoro, anche quando fa il buffone in realtà ha uno scopo preciso in mente, siii Hisa è stracotto. Tenerone *o*
Drake33: No grazie a te per l’ispirazione, sto pensando a come farla evolvere è ancora tutta in fase di costruzione, spero venga fuori qualcosa di gradevole. Che dire drake le tue parole mi hanno imbarazzata, non le merito e tu mi sopravvaluti, essendo la prima ff che ho scritto i tuoi commenti mi hanno incoraggiata e spronata grazie di cuore. Eccoti l’ultimo capitolo spero ti piaccia ^^
Misako90: Che bello sapere che l’evolversi degli eventi ti ha appassionata fino all’ultimo, rendere al meglio (o al meno provarci) i caratteri di tutti i personaggi credo sia la cosa più difficile, sono contenta di non averli stravolti troppo. Tranquilla ho già scritto un’altra long fic con gli stessi protagonisti. Comincerò a postarla finita questa , spero ti piaccia.
Un abbraccio anche a te.  
Yuyu: Eheheheh Mito è sempre il migliore XD
Sono felice di sapere che i sentimenti sono stati resi bene^^
Ihihihihih ho riso anch’io come una matta mentre pensavo al castello di sabbia.
Lucy6: Non ho dato nessuna spiegazione in merito a come mai proprio quelle parole abbiano fatto sbloccare Hiro, proprio perché così ognuno può ipotizzare ciò che più preferisce. La tua idea è dolcissima e potrebbe essere giustissima.
Già il comportamento di Yohei è alquanto anomalo e quella sua frase, ha colpito anche qualcun altro Xd
Grazie per gli auguri spero tu abbia passato delle buone feste e sia sfuggita indenne al parentame LOL.  
Ho aggiornato prima dato che il 24 sono partita per tornare a casa dei miei e non avendo lì la connessione a disposizione non avrei potuto postare, motivo del ritardo di questi giorni ^^”
Mistica: LOL mi fai paura Miss … ^^” scusami tanto, ti prego non scatenare la belva verde che è in te XD  Sono tornata oggi e mentre svuotavo la valigia, riempivo la lavatrice ecc.. mi sono messa a guardare tutti i capitoli (tanti) delle storie che seguo e che devo leggere e poi ho letto il tuo commento. Prima ho riso, poi ho iniziato a sudare freddo, spiando fuori dalla finestra in caso avvistassi un montagna verde XD
Eccoti l’aggiornamento.
Ti capisco è brutto essere lasciati a sospirare in attesa del continuo di una storia che ci piace.

Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono questa storia .
Buona lettura ^^


8    
Il resto delle vacanze Sakuragi le aveva trascorse con gli amici del guntai, in giro per locali, approfondendo la conoscenza delle tre ragazze.
Noma e Sakura stavano benissimo insieme e sembrava che anche le sue amiche non fossero del tutto indifferenti ad Okusu e Takamyia, cosa che aveva lasciato sconvolto il tensai, a quanto sembrava era lui ad essere l’unico sfigato del gruppo, a parte Yohei, ma lui non faceva testo.
Non era mai andato dietro a nessuna quindi non aveva cinquanta rifiuti secchi a pesargli sul groppone.

La scuola riprese normalmente e anche gli allenamenti, non aveva più visto la kitsune e gli era mancata, perciò quando arrivò in palestra era ben contento di potersi nuovamente allenare con lei.
La prima settimana passò tranquillamente, Rukawa pranzava regolarmente con loro e poi dopo le sedute di allenamento quotidiano trascorrevano un’altra ora abbondante in palestra.
Tutto scorse tranquillamente fino a quel pomeriggio.

Si erano fermati come sempre sfidandosi ad una partita quando Sakuragi saltando per impedire a Rukawa di fare il canestro decisivo si era sbilanciato troppo, i due si ritrovarono a terra il numero dieci intrappolato tra il lucido parquet  e il corpo dell’altro che lo fissava con il fiato corto a causa del lungo allenamento.
– Kitsune togliti sei pesante- disse dissimulando l’imbarazzo crescente per quel contatto, ma la voce non gli uscì ferma e sicura come avrebbe voluto.
Fissava l’altro non riuscendo a distogliere l’attenzione dal sudore che gli scivolava sul collo, sulla pelle candida come la neve  che intravedeva dallo scollo della maglia, quel petto che si alzava e abbassa ad ogni respiro e quegli occhi così intensi da bucargli l’anima.
Il respirò gli si mozzò mentre il cuore gli saltava in gola, osservando Kaede farsi sempre più vicino finché  le loro labbra non s’incontrarono. Rimase immobile stregato da quel contatto, dalla morbidezza di quella bocca, dal calore di quel corpo, il profumo dei suoi capelli che gli carezzavano il viso.
Dopo l’iniziale irrigidimento si rilassò, ma quando sentì la punta della lingua dell’altro lambire il labbro superiore si riscosse di colpo.
Gli puntò le mani al petto e sollevandolo lo gettò di lato, non riuscì a dire nulla solo a correre verso gli spogliatoi, afferrò la borsa e sarebbe schizzato via se Rukawa non gli si fosse parato di fronte.
- Do’hao – lo apostrofò questo, più per riscuoterlo dato che continuava a fissarlo come uno spiritato
– che ti è saltato in mente baka kitsune? -
- Mi piaci do’hao -  ecco glielo aveva detto, “tanto visto come erano andate le cose” pensò, l’altro continuava a fissarlo ad occhi sgranati incredulo per quanto stava succedendo  
- che… che stai … dicendo – farfugliò dopo qualche secondo di silenzio il numero dieci  
- che mi piaci do’hao – ripeté più gentilmente avvicinandosi
– stammi lontano- scattò Hanamichi urlando e facendo un passo indietro  - non so che ti è saltato in testa kitsune, non è divertente capito e poi a me tu non interessi, al tensai non interessano i ragazzi capito? –

Rukawa strinse gli occhi bloccandosi – piantala do’hao, so tutto – esordì osservando gli occhi dell’altro sgranarsi – so che Mito è etero e che quella sera è venuto al locale per accompagnare te, che ha finto tutto questo tempo per proteggere te e il tuo segreto e so che io ti piaccio – terminò il discorso più lungo che avesse mai fatto con l’altro
- che stai dicendo, che diavolo , come fai a … –
- Mito mi ha dato dei consigli  – disse per fargli capire che non poteva più sfuggirgli, ma Sakuragi non era dello stesso avviso. Quando cercò di oltrepassarlo per varcare la porta degli spogliatoi e andarsene, Kaede lo bloccò per un braccio, doveva fargli capire assolutamente che non aveva nulla da temere con lui, ma il pugno dell’altro era un chiaro segno che lui non voleva ascoltare nulla.

Rukawa rimase seduto sul pavimento passandosi una mano nei capelli, non era riuscito a trattenersi quando lo aveva visto così vicino e ora aveva rovinato tutto, quando la porta si aprì di nuovo si voltò veloce chiamando il do’hao ma non era lui, Mitsui lo fissava con uno sguardo che non gli piaceva
– che è questa storia? – sibilò infatti rabbioso, la volpe per la seconda volta in quel giorno stava per pronunciare un discorso molto lungo per i suoi standard.   

Quando Yohei aveva ricevuto la chiamata dell’amico che gli diceva d’incontrarsi al solito posto al parco, aveva subito capito che qualcosa non andava. Hana era furioso e quando lo vide ne ebbe la conferma.
Lo fissava con uno sguardo da far paura ed era evidente che si stesse sforzando di controllare la rabbia.
– E’ vero che hai raccontato a Rukawa della bugia? di me?- chiese subito appena l’altro lo raggiunse, Mito si mise le mani in tasca
– si è vero- confermò, vide lo sguardo dell’altro farsi sbigottito e perplesso, dato che non si era aspettato una simile risposta
– che cosa è successo?- chiese Yohei visto che il giocatore era rimasto immobile a fissarlo, vide i suoi occhi infiammarsi nuovamente d’ira  
- succede che mi ha baciato ecco cosa, che lui sapeva perfettamente cosa provavo per lui  – buttò fuori tutto
 – beh era ora – esclamò Mito lasciandolo attonito
– era ora? ERA ORA?- ripetè urlando – MI HA BACIATO,UN MASCHIO MI HA BACIATO, QUELLA BAKA KITSUNE OLTRETUTTO E TU DICI ERA ORA? – l’amico sospirò pesantemente
– calmati Hana è Rukawa, lui ti piace e tu piaci a lui quindi non vedo quale sia il problema  -
- come fai a sapere che piaccio alla kitsune?- chiese subito arrossendo
– perché me lo ha detto –Hanamichi lo afferrò per la maglia
– tu e la kitsune vi siete coalizzati contro di me? È così Yo?- chiese ringhiandogli in faccia
– maledizione calmati, forse non mi sono comportato nel modo più corretto lo ammetto- era vero, aveva confabulato con la volpe alle sue spalle – ma è stato solo per il tuo bene, per farti accettare i tuoi sentimenti, tu ami Kaede Rukawa e lui ama te, non c’è niente di male in questo, quindi accetta una buona volta la cosa- Hanamichi lo lasciò andare
- accettarlo? Non devo accettare niente chiaro? Non è come … –
- piantala Hana, perché sei così testardo? Guardati dentro e ascolta il tuo cuore dannazione,affronta i tuoi sentimenti, smettila di nasconderti dietro i “non è vero”, smettila di scappare Hana – urlò a sua volta
- sei sempre così bravo non è vero Yohei?- gli domandò con sarcasmo Sakuragi – sempre pronto ad analizzare tutto e tutti, mi scruti dentro e sai quello che provo e sento non è così? Ti senti così superiore – continuò – forse quello che si nasconde non sono io ma tu, perché non guardi dentro te stesso invece d’intrometterti sempre nella mia vita –
 Mito alzò un sopracciglio - che diavolo stai dicendo Hana, io ho solo voluto aiutarti –
- sto dicendo che io mi fidavo di te e tu mi hai tradito – lo accusò in un sibilo, era davvero fuori di se
– pensi davvero che ti abbia tradito?- domandò di rimando, le parole dell’altro gli bruciavano, forse non si era comportato correttamente ma non meritava tutto quell’astio
- sto dicendo che se è questo il tuo aiuto preferivo non averlo – sputò ancora, sapeva di essere ingiusto eppure il pensiero che Rukawa sapesse da chissà quanto cosa provasse, cosa si agitasse nel suo animo e che fosse stato proprio l’amico ad informarlo a tramare alle sue spalle era una cosa che non sopportava. Mito senza dire altro si girò andandosene e Hanamichi dopo un ultimo sguardo se ne andò a casa.

Sakuragi il giorno seguente rimase a casa, non aveva chiuso occhio ripensando a quello che era successo in palestra e alle parole che aveva detto a Yohei, ma quello che lo faceva stare peggio di tutto era che non voleva vedere Rukawa.
 Non voleva affrontarlo, si aveva ragione l’amico, era un vigliacco, ma preferiva nascondersi che affrontare quello che gli gridava il suo cuore, non sarebbe corso da Mito a chiedergli scusa, non sarebbe andato a cercare la volpe dicendogli che era vero che gli piaceva, preferì rintanarsi sotto le coperte rimuginando a come quei due avessero tramato contro di lui.

Quando il giorno dopo andò a scuola evitò di incrociare lo sguardo di Rukawa sempre fisso su di lui e anche nei cambi dell’ora o durante la pausa pranzo cercò di stare sempre in mezzo agli altri studenti per non doversi ritrovare solo con l’altro. Di Mito non dovette preoccuparsi, il teppista si era comportato come lui del resto,  come se non esistesse, non si recò neanche a incontrare il guntai per mangiare insieme, una volta finite le lezioni aveva preso la propria cartella e se n’era andato senza dire una parola o voltarsi nella sua direzione.
Agli allenamenti Hanamichi aveva fatto di tutto per evitare il compagno di squadra si era anche sbrigato a cambiarsi decidendo di fare la doccia a casa, quello che non si era aspettato però era Mitsui, il tiratore da tre gli era corso dietro bloccandolo all’esterno della palestra.  

- Non hai niente da dire?- aveva esordito lasciando il numero dieci perplesso, gli aveva chiesto di che stesse parlando, infatti Hana due giorni prima, troppo sconvolto da quanto successo con la Kitsune, non si era accorto della presenza dell’altro, tornato indietro a recuperare il cellulare dimenticato, all’esterno degli spogliatoi che aveva udito quanto si erano detti.
- Vi siete divertiti a prenderci in giro?- aveva tuonato dopo avergli spiegato come fosse a conoscenza di tutto
– non è così – Sakuragi abbassò un attimo il capo – non volevamo mentire, solo che è complicato per me – ammise guardandolo dritto negli occhi –quando vi abbiamo incontrato ci è sfuggita la situazione di mano ecco – terminò non volendo dargli spiegazioni , Mitsui lo fissava con le braccia incrociate poi sembrò rilassarsi
- non è facile – parlò in tono calmo quasi gentile –in fondo non sono affari miei e non è che mi avete fatto un torto – si allontanò con un’alzata di spalle, ma si fermò voltandosi e richiamandone l’attenzione – testa rossa sono due giorni che Rukawa gioca da schifo – rientrò in palestra prima che l’altro potesse sbraitargli contro.

Per un’intera settimana era riuscito ad evitare di parlare alla volpe cercando quando possibile di sfuggire anche il suo piu semplice sguardo, non che l’altro ci avesse provato più di tanto dopo quel primo giorno in cui si erano rivisti e lui lo aveva evitato in tutti i modi, Kaede Rukawa non aveva più tentato in nessun modo di avvicinarlo.
Sakuragi si diceva che era meglio così eppure faceva male, gli aveva detto che gli piaceva, lo aveva baciato e ora gli stava lontano.
Era tutto qui il suo amore?
Non aveva contraccambiato subito e si era già stufato di lui?
Forse non era vero niente, non aveva mai provato nulla per lui, era quella la verità si era divertito a prenderlo in giro.
Quando formulò quei pensieri rimuginandoci sopra quel venerdì sera si sentì andare in pezzi, quello che Sakuragi non sapeva  ancora era che la sua volpe aspettava l’occasione per metterlo all’angolo in modo che lui non potesse sfuggirgli finché non gli avesse fatto entrare in quella testa da do’hao ciò che provava.
Fu così che Hanamichi il giorno dopo rimase senza parole nel ritrovarsi la Kitsune nel salotto di casa.
Sua madre era venuto a svegliarlo, erano già le undici e lui non si decideva ad alzarsi, dicendogli che un suo compagno di classe era venuto a fargli visita.
Si alzò domandandosi chi potesse essere , la signora Sakuragi conosceva bene i membri del guntai quindi non poteva essere nessuno di loro.
Arrivato all’ingresso si ritrovò faccia a faccia con la volpe.  
- Hana ma che maleducato fai accomodare il tuo ospite ed offrigli qualcosa – lo sgridò sua madre, vedendolo immobile, mentre riempiva la borsa con la divisa del lavoro fresca di bucato e appena stirata
– io vado, ho il doppio turno quindi tornerò tardi. Se esci stai attento, mi raccomando tesoro, non farmi preoccupare- dando un bacio sulla guancia del figlio e salutando l’altro ragazzo si avviò ad uscire.  

Quando sentì la porta chiudersi Hanamichi sentì la voce della kitsune
– do’hao – fece un passo verso di lui
– vattene, va via hai capito?- urlò arretrando
 – do’hao- urlò a sua volta Kaede – ti amo, vuoi capirlo si o no?- il numero dieci lo fissò immobile - ti ho sentito parlare con Mito sul tetto della scuola - prese a dire Rukawa –così ho scoperto che tu sei attratto da me, quando sei andato via Mito mi ha visto, mi ha chiesto se ti amavo ma lo aveva già scoperto, mi ha raccontato di tuo padre – quelle parole lo fecero sobbalzare
– che c’entra mio padre?non nominarlo, tu non sai niente  -
- do’hao mi ha detto che ti senti in colpa per la sua morte, mi ha detto che non ti accetti perché non vuoi deluderlo ora che lui non c’è più – si avvicinò in fretta afferrandolo per le spalle – non potevi salvarlo anche se fossi stato con lui e non puoi deluderlo solo perché sei felice con chi ami – lo strinse fra le braccia e l’altro glielo lasciò fare, aveva bisogno di lui, aveva bisogno di sentirsi dire quelle parole, aveva bisogno di sentire il suo calore, non si accorse di piangere se non quando Kaede gli asciugò le lacrime con una mano
- Mito mi ha detto tutto questo perché voleva che capissi perché negavi quello che provi, quello che senti dentro, ho cercato di starti accanto sperando che i miei sentimenti ti raggiungessero, ma ho rovinato tutto, quando ti ho avuto così vicino ti ho spaventato –
Sakuragi si scostò da lui fissando il pavimento
– ti amo, ti amo davvero – continuò Rukawa cercando di attirarlo ancora a se ma l’altro lo bloccò
– va via ti prego – chiese in un sussurro - per favore io ho bisogno di stare da solo ora –
Rukawa lo fissò ancora a lungo prima di decidersi ad avviarsi alla porta
– ti amo e non ho intenzione di perderti – gli chiarì prima di uscire.  

Quando sua madre tornò a casa quella sera lo trovò sul divano a guardare un documentario gli si mise seduta accanto accarezzandogli i capelli – non sei uscito questa sera – gli fece notare l’ovvietà della cosa
– non mi andava – rispose sincero, era rimasto rinchiuso in casa tutto il giorno ripensando a Kaede al suo sguardo e a tutte quelle frasi che gli aveva detto ma soprattutto a quel “ti amo” che continuava a ritornargli in testa, come il ritornello di una canzone e ogni volta lo stomaco gli si chiudeva, si sentiva tremare e il cuore prendeva a battergli forte nel petto
- c’è qualcosa che ti preoccupa Hana?- scosse il capo assicurandole con un sorriso che andava tutto bene, lei lo fissò intensamente – tuo padre sarebbe molto orgoglioso di te – esordì mentre il figlio cadeva nel panico – era sempre così fiero qualsiasi cosa facessi – Hanamichi abbassò il capo non potendo sopportare di reggere il suo sguardo – la cosa che più di tutto al mondo voleva è che tu fossi felice, non sarebbe contento di saperti triste e in ansia o  più di tutto che stai soffrendo per lui –
- ma che dici mamma- intervenne alzando il capo di scatto
- nessuno poteva salvarlo Hana non sarebbe cambiato nulla se tu fossi stato in casa, perciò smettila di sentirti in colpa per questo e smettila anche … – fece una pausa prima di sorridere – devi essere felice con chiunque vorrai avere accanto, solo questo avrebbe voluto tuo padre ed è questo che io voglio per il mio bambino – strinse quel gigante del figlio mentre questi assimilava le sue parole
– che vuoi dire? – gli domandò lui non capendo ne volendo supporre a cosa si riferisse
– voglio dire Hanamichi Sakuragi –  esordì in tono serio, lo stesso che usava quando voleva imporre l’autorità materna  –  che voglio che inviti a cena il tuo ragazzo, così lo presenti alla tua mamma come si deve – esordì allegra
– che … che – iniziò a balbettare
– fai un bel respiro su – gli consigliò lei
– come lo sai cioè io non ho il ragazzo però tu – la madre rise scompigliandogli i capelli
– sono tua madre ricordatelo, qualcosa avevo  intuito qualche mese fa – spiegò – ti vedevo così assente, distratto, non dormivi la notte e mi stavo preoccupando ma tu sei così difficile, se non vuoi parlare non c’è verso, ti chiudi come un riccio. Poi ti ho visto più sereno avevi ripreso a frequentare Yohei e mi sono un po’ tranquillizzata, ho sentito qualche frase qua e là e ho iniziato a fare alcune ipotesi, poi oggi ne ho avuto la conferma – ad uno sguardo del figlio gli raccontò che stava rientrando in casa, aveva dimenticato di avvertirlo che la cena era nel frigo, quando aveva sentito cosa si stava dicendo con Rukawa.
- Mamma io … – tentennò un attimo, che dirle? L’abbracciò di slancio – ho fatto un casino – esordì.
Lei lo strinse a sua volta massaggiandogli la schiena come quando da piccolo stava male, ascoltando tutto quello che era successo in quei mesi. quando finì di raccontare Hanamichi sentì il macigno che gli gravava dentro scomparire all’istante.    

La prima cosa che voleva fare era chiarirsi con Mito, si rendeva conto di avere esagerato con lui.
L’amico non si meritava un simile trattamento. Dopo tutto quello che Yohei aveva sempre fatto, aiutandolo ogni volta che ne aveva bisogno, dirgli quelle cose era stato ingiusto ed ingrato da parte sua, la rabbia gli aveva offuscato il cervello, se fosse stato più calmo e ci avesse ragionato su non avrebbe dubitato di lui, avrebbe capito che c’era un valido motivo sotto per dire tutto alla Kitsune.
Aveva sbagliato ad aggredirlo in quel modo. Perciò il giorno dopo lo aspettò al solito angolo dove regolarmente s’incontravano per fare la strada insieme. Lo vide sopraggiungere con il solito passo indolente, attese che arrivasse e gli si affiancò dicendogli che doveva parlargli, Yohei finse di non averlo visto e proseguì senza rispondergli. Hanamichi non si scoraggiò, sapeva che non sarebbe stato facile farsi perdonare quel comportamento, quindi gli si affiancò prendendo a parlare tranquillamente.  
- La kitsune è venuta a casa mia sabato, mi ha detto che ci ha sentito discutere sul tetto, che tu lo hai scoperto, che gli hai raccontato di mio padre e che mi ama – quella informazione non era inerente al discorso ma voleva farglielo sapere, l’altro non batté ciglio e lui continuò
- inoltre anche mia madre ha saputo tutto ed era come mi dicevi tu Yo mi ha appoggiato, insomma sono stato un vero idiota, un deficiente di prima classe,non dovevo dirti quelle cose, tu mi hai sempre e solo aiutato, hai fatto quello che nessun’altro avrebbe mai fatto in una situazione simile, mi dispiace Yo  sul serio, non dovevo reagire in quel modo ma ero sconvolto ecco –
Mito continuava a camminare come non avesse ascoltato una sola parola – maledizione Yohei ti sto chiedendo scusa – sbottò Hanamichi, l’altro ragazzo si fermò di botto, con calma si voltò verso di lui, impassibile e freddo
– sono contento per te, sono felice che tua madre lo sappia e ti appoggi, sono contento che tu e Rukawa stiate insieme –
- non stiamo insieme, insomma noi – intervenne subito il tensai prima di arrossire, il teppista continuò calmo e glaciale
– non so cos’altro dirti quindi ora andrei che si sta facendo tardi – detto questo riprese la sua strada, il giocatore dopo un secondo di stupore gli corse al fianco
– Yo voglio sistemare le cose fra noi, tornare come prima, insomma tu che non mi parli non mi piace – si bloccò quando l’amico si voltò a guardarlo
– spiacente ma evidentemente non ti è chiaro che sono io a non essere più interessato – Hanamichi ci mise qualche istante a comprendere quelle parole
– so che sei arrabbiato, non avevo intenzione di dire quelle cose, ma avanti Yo cerca di capirmi ero confuso, credevo che tu e la kitsune insomma …  mi sentivo preso in giro –
- appunto Sakuragi – lo guardò dritto negli occhi, lo aveva chiamato per cognome - hai creduto quello che hai voluto, hai pensato che ti avessi tradito, l’unico che è stato tradito qui sono io quindi preferisco non avere niente a che fare con te per il resto della mia vita, perciò vedi di starmi alla larga – lo superò continuando verso scuola lasciando l’altro interdetto, incapace di credere a quanto gli aveva detto.
Mai Mito si era arrabbiato in quel modo con lui, era sempre Hanamichi che scattava, s’incendiava e litigava con tutti, ma Yohei lo aveva sempre capito e anzi cercava di farlo ragionare, questa volta aveva davvero esagerato, aveva parlato a sproposito e ora il suo migliore amico non voleva più avere niente a che fare con lui, aveva davvero fatto centro si disse.      

Rukawa per la prima volta nella sua vita aveva avuto difficoltà ad addormentarsi, credeva che tutto si sarebbe risolto andando a casa del do’hao, invece niente, lo aveva mandato via, forse avrebbe dovuto usare altre parole eppure gli aveva detto di amarlo e aveva cercato di rassicurarlo.
Poggiò la testa sul banco, quando lo vide entrare in aula si scambiarono un fugace sguardo, Hanamichi era imbarazzato e si affrettò a sedersi evitando di voltarsi dalla sua parte.
Solo quando suonò l’inizio della pausa pranzo il numero dieci gli si avvicinò chiedendogli di parlargli- Andarono sulla terrazza e la trovarono vuota, Kaede aspettò pazientemente che l’altro iniziasse a parlare
– ecco io ci ho pensato – fece il rosso fissando oltre la ringhiera – è vero mi piaci – esalò, poi rimase in silenzio, tanto che l’altro decise di accostarglisi.
– Sei un do’hao – sbuffò ottenendo che il compagno di squadra si girasse inviperito dalla sua parte
– baka kitsune credi che non lo sappia? Ma non è facile per me, anche perché sei tu – terminò abbassando lo sguardo e la voce, Kaede gli avvolse le braccia intorno alla vita attirandolo a se, lo vide arrossire e sgranare gli occhi – che diamine fai siamo a scuola – fece imbarazzato
– do’hao vuol dire che fuori di qui va bene?- gli domandò sperando che fosse un si, con lui non si sapeva mai aveva ammesso di provare qualcosa ma ancora non gli aveva detto se accettava i suoi sentimenti o meno
– com’è che adesso parli così tanto volpe?- gli chiese a sua volta rilassandosi fra le sue braccia, Rukawa lo prese per un si e si abbassò per sfiorare le labbra dell’altro, un piccolo tocco leggero, non avrebbe corso, non voleva rischiare di spaventarlo ancora. Quando lo guardò in viso capì di aver fatto bene, le guance dell’altro avevano superato la tonalità dei suoi capelli e gli si era aggrappato alla divisa.
Passarono così l’ora della pausa, tenendosi stretti, sfiorandosi  con teneri e lunghi baci e quel pomeriggio dopo gli allenamenti tornarono a casa insieme.

Che fra Sakuragi e Mito fosse accaduto qualcosa lo avevano capito un po’ tutti fu così che il giorno dopo il guntai andò a parlarne con il loro capo, lo trovarono al campetto del parco con Rukawa e senza perdere tempo gli chiesero che stesse succedendo, avevano chiesto a Mito e lui gli aveva  detto di chiedere direttamente al tensai, Hanamichi spiegò tutta la situazione chiarendo anche la bugia
– ma perché hai mentito anche con noi?- domandò Noma alquanto risentito
– non era facile – rispose semplicemente Hana, i tre annuirono accentando quelle scuse indirette
– certo però che ti ci sono voluti 50 rifiuti per capire che le ragazze non fanno per te – fece Okusu pensieroso
- forse è un effetto collaterale – propose Takamyia
- no si sa, è il tensai che è lento di comprendonio – continuò Noma
– do’hao?- domandò Rukawa dato che l’altro non stava sbraitando reagendo a quelle prese in giro
– non posso dirgli niente volpe – chiarì incrociando le braccia e subendo, almeno per quella volta si disse.
- Quindi voi due state insieme ora  e pensare che l’anno scorso avete fatto disperare Akagi, se lo sapesse –fece dopo un po’ Takamyia scoppiando a ridere seguito dagli altri, Sakuragi arrossì
– noi non … ecco noi non stiamo … insieme – balbettò
– do’hao -  lo richiamò arrabbiato il compagno
– stiamo insieme Kitsune?- Kaede sbuffò un “ovvio” mentre gli altri tre si spanciavano dalle risate prendendo in giro il ragazzo che non lo sapeva, quando gli urli d’indignazione del tensai e le risate degli altri si furono placate Noma chiese –quindi tu e Mito non vi parlate più d’allora?- ricevendo un cenno affermativo triste si volse verso gli altri – c’era sembrato strano negli ultimi tempi – riferì
– vedrai che si aggiusterà tutto – lo incoraggiò Takamyia, Hanamichi non lo credeva, Yo era davvero deluso da lui era questo il peggio
– quindi è etero e tra lui e quello del Ryonan non c’è niente?- domandò Okusu deluso per la cosa, il numero dieci spiegò come fossero andate le cose – eppure avrei detto che gli piacesse sul serio – continuò il biondo – sapete com’è Yo, gentile con tutti – intervenne Takamyia
– non era solo gentile - affermò Hanamichi.
Ci aveva riflettuto tanto, il comportamento dell’amico non lo convinceva del tutto, per questo gli aveva detto di guardarsi dentro – è convinto di non saper amare – sussurrò talmente piano che solo il compagno di squadra lo udì.

Gli aveva mentito questo fu il primo pensiero che passò nella mente di Koshino quando Sendo gli riferì quanto scoperto da Mitsui, eppure in qualche modo sapeva che non era così, certo Mito non gli aveva mai detto la verità però non l’aveva mai illuso, tutt’altro, gli aveva detto che non avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti. Si strinse il peluche al petto, in qualche modo capiva le ragioni del teppista e ora si spiegava quegli sguardi con Rukawa. Hanamichi era davvero fortunato ad avere un amico come, lui si disse strofinando la guancia contro l’oggetto.

-Kae … Kae aspe … ti ho dettoooo- Hanamichi cercò di sottrarre il collo dalla lingua volpina con scarso successo – aspet … kitsune pervertita  dove stai infilando le mani- scattò allontanando il compagno da se e riabbassandosi la maglietta, quella maledetta volpe aveva approfittato della sua confusione per accarezzargli il petto e i fianchi, non che gli stesse dispiacendo, ma lui non si sentiva ancora pronto per certe cose
– hn – sbuffò Rukawa mettendosi seduto e riprendendo il libro di storia in mano, qualche passo avanti lo stavano facendo, avrebbe aspettato si disse
– maledetta kitsune – stava sbraitando il do’hao ancora rosso in viso – non posso distrarmi un attimo che mi salti addosso, se non volevi studiare per il test di storia mi spieghi che sei venuto a fare? Il Tensai deve prendere almeno la sufficienza – chiarì riprendendo quaderno e penna finiti sotto il tavolino, Kaede lo placò dandogli un bacio sulla guancia.
– Hana sono tornata- esordì una voce femminile dall’ingresso, il ragazzo andò ad aprire la porta della sua stanza – ciao mamma c’è anche la kitsune – la informò lisciandosi la maglietta
– tesoro lo so, mi hai detto di andare a comprare il dolce proprio perché veniva Kaede – rivelò la signora Sakuragi entrando in camera e posando sul tavolino, dove il figlio e l’altro stavano studiando, la scatola della pasticceria dove si era recata
- preparo il thè - fece allegra uscendo, il numero dieci si rimise seduto in silenzio rosso e imbarazzato
– do’hao – sbuffò l’altro mentre le sue labbra s’increspavano in un sorriso, il suo do’hao aveva pensato a lui, che tenero
- mettiti a studiare e non farti strane idee baka kitsune – esplose per nascondere la gioia che provava nel vedere il sorriso dell’altro, anche se effettivamente chiamarlo sorriso forse era un po’ troppo data l’assenza totale di mimica facciale dell’altro.
Rukawa si mise a sbirciare nel pacchetto mentre l’altro faceva spazio fra i quaderni e i libri, quando la madre ritornò con le tazze di the, prima di lasciarli nuovamente soli, gli disse di studiare almeno un poco strizzando l’occhio a Kaede e facendo arrossire il figlio.
– Questa settimana c’è la partita del Ryonan contro il Kainan – ricordò Hanamichi, il campionato era già iniziato e loro stavano dando il massimo come lo scorso anno
- parlerai con loro?-  chiese il compagno riferendosi a Sendo e Koshino, infatti Hanamichi gli aveva proposto di andare ad assistere non solo per valutare l’effettiva forza delle due squadre, ma anche perché voleva chiarire  
– si non ci siamo più incontrati dalle vacanze al mare, con Nobu mi sono visto al campetto sulla spiaggia e gli ho detto tutto, non ci sono stati problemi ma con gli altri, spero che capiscano non mi và di litigarci, insomma siamo amici almeno un po’  -  esalò un po’ abbattuto, Rukawa andando ad avvolgergli le spalle con un abbraccio sapeva cosa lo avesse intristito
– Mito- esclamò vedendo l’altro scuotere il capo – non mi vuole parlare –
Erano trascorsi due mesi dall’ultima volta che si erano parlati, il giocatore aveva cercato di riappacificarsi ma l’altro aveva sempre finto di non vederlo o gli aveva detto che non poteva parlare perché di fretta, lanciandogli sempre uno sguardo freddo e distaccato. Era quello che gli faceva più male, alla fine ci aveva rinunciato. Perfino il guntai aveva provato a farli riavvicinare con esiti nulli, le pause pranzo erano sempre il momento peggiore, il guntai a volte pranzava con uno o con l’altro dato che si tenevano a distanza.
Agli allenamenti o alle prime partite non si era mai fatto vedere benché gli altri tre avessero provato qualche volta a convincerlo a partecipare, eppure Sakuragi sperava ogni volta di vederlo varcare la porta della palestra. Nascose il viso contro il collo dell’altro, grazie al suo migliore amico era riuscito ad accettarsi e ad affrontare quello che sentiva per  Rukawa, ma a causa del suo stupido orgoglio ferito aveva finito per litigarci e perderne l’amicizia .

Yohei sapeva di stare esagerando eppure non se la sentiva di andare dall’amico e perdonarlo, non quella volta, era passato sopra il fatto che non si fosse confidato con lui temendo la sua reazione , ma che lo accusasse di averlo tradito no, quello non poteva accettarlo.
Come aveva potuto Hanamichi dirgli una cosa del genere?
Possibile che avesse così poca stima e considerazione di lui?
Che non avesse ancora capito come fosse fatto?
Era stato un colpo basso capire che il tuo migliore amico non si fidava di te, che aveva preferito credere quello che voleva, che non gli aveva dato neanche la possibilità di spiegarsi, lo aveva attaccato, dicendogli con rabbia che s’intrometteva nella sua vita quando lui voleva solo aiutarlo e non vederlo in quello stato. Poi quando Rukawa gli aveva spiegato come stavano le cose, quando la madre aveva saputo tutto era tornato da lui a chiedergli scusa. No troppo facile Hana si disse con rabbia e delusione per l’ennesima volta.   
  “Sei sempre così bravo non è vero Yohei? sempre pronto ad analizzare tutto e tutti, mi scruti dentro e sai quello che provo e sento non è così? Ti senti così superiore “
Il suo migliore amico ecco cosa pensava di lui, quelle parole continuavano a girargli in testa ad assillarlo.
Si strinse di più nel giacchetto continuando a fissare il mare, anche se a quell’ora della sera vista la scarsa luce dei lampioni, non riusciva a distinguere un bel niente.
Il suono della risacca però riusciva a tranquillizzarlo.

– Che ci fai qui?- si voltò verso Koshino fermo accanto a lui che lo guardava dall’alto
– è un bel posto – disse semplicemente, lo vide sedergli accanto e la cosa lo stupì non poco, era sicuro che ormai l’altro sapesse ogni cosa.
Il giorno dopo aver discusso con Hanamichi, Mitsu alquanto infuriato lo aveva cercato chiedendogli spiegazioni, aveva ascoltato per caso parlare l’amico con Rukawa e aveva scoperto tutto.
Gli aveva detto che non erano affari del giocatore e si era anche beccato un pugno senza fiatare.
Se era arrabbiato lui Hiroaki doveva essere furioso.  
- Fa freddo- ruppe il silenzio il senpai – facciamo una passeggiata, almeno mi scaldo un po’- esordì alzandosi in piedi e avviandosi sulla spiaggia, Mito lo seguì  - Akira mi ha costretto ad andare fuori con lui e quel demente di Mitsui, tu invece perché sei in giro a quest’ora? – domandò mentre camminavano fianco a fianco
– passeggiata – spiegò brevemente – ti ho mentito- disse dopo qualche minuto di silenzio, pronto a sentirsi rivolgere parole d’accusa, ma lui, lui soltanto, ne aveva il diritto.
Hiroaki invece dopo un attimo di silenzio parlò con calma
– capisco perché l’hai fatto, volevi aiutare Sakuragi – fece comprensivo
– di sicuro ora mi odi e a ragione – continuò il teppista
- no non posso farlo, è vero, hai detto di essere quello che non sei, però, non l’hai fatto per divertirti o prenderci in giro – ammise Koshino –anche se non potevi dirmi la verità, mi hai sempre detto che non potevi provare nulla per me, quindi in qualche modo non mi hai mentito – voleva fargli capire che non ce l’aveva con lui, anche volendo non avrebbe mai potuto
– grazie, per quel che vale avrei davvero voluto che le cose andassero diversamente -  allo sguardo perplesso dell’altro si spiegò – essere amici intendo, ma a quanto sembra non ci avresti fatto un affare – le labbra di Mito si piegarono in un sorriso amaro e triste – a quanto sembra sono solo uno che mette bocca negli affari degli altri senza permesso –
- hai litigato con Hanamichi – lo sapeva perfettamente Mitsui lo aveva detto anche quella sera a cena che i due non si parlavano da mesi
- già ma in fondo è meglio così –
- non lo pensi sul serio- Hiroaki ne era certo, Yohei gli raccontò della discussione avuta con il numero dieci e delle accuse che questo gli aveva rivolto
– non si può tornare indietro- aveva terminato  
- un’amicizia non si rovina solo per delle parole cattive – Hiroaki gli rammentò la sua stessa frase
–  questa volta non me la sento, comunque ora lui ha Rukawa e il basket quindi non sentirà la mia mancanza -   
- ho i miei dubbi, tu sei importante e speciale – “per me lo sei” avrebbe voluto dirgli il giocatore, ma non lo fece.
Lo vide fermarsi voltandosi a guardare il mare.
Forse a causa della lattina di birra che aveva bevuto a cena, cosa che non faceva mai non solo perché minorenne e uno sportivo, ma soprattutto perché non gli piaceva, gli si avvicinò.
Fu un attimo, sfiorò le labbra del teppista con le proprie, un leggero contatto niente di più, non poteva definirsi un bacio vero e proprio, Akira lo avrebbe preso in giro gli avrebbe detto che neanche all’asilo ci si baciava così, ma a lui non importava.
– Scusa io … è che volevo fossi tu … volevo darlo a te il mio primo bacio – senza dire altro si voltò e se ne andò, Yohei rimase immobile ad osservarlo allontanarsi “era anche il mio primo bacio” pensò toccandosi le labbra.

“Forse quello che si nasconde non sono io ma tu, perché non guardi dentro te stesso invece d’intrometterti sempre nella mia vita”
Continuava a pensarci, per quanto si sforzasse di tenere la mente sgombra non riuscì ad evitare di riportare a galla le parole dette da Hanamichi e poi c’era quel contatto. Si portò le dita alle labbra li dove erano state toccate dall’altro,non capiva, lì per lì non aveva sentito nulla, era stato tutto così veloce, troppo breve e rapido per cogliere qualsiasi altra emozione che non fosse la sorpresa.
Si alzò trascinando la sedia sul pavimento e si avviò all’uscita del piccolo caffè in cui si era rifugiato, ricordava la via anche se erano passati mesi. S’infilò le mani in tasca cercando di tirare fuori le chiavi del motorino, risoluto e concentrato nella decisione appena presa, così non vide i due uomini che svoltarono l’angolo finché uno dei due non gli finì addosso.

Giunto nella zona residenziale Mito diminuì la velocità del mezzo, passò in rassegna tutti i cognomi degli edifici finché non lo trovò, parcheggiato si diresse oltre il cancelletto d’entrata, suonò il campanello più volte finché non vide accendersi la luce del corridoio.
Con uno scatto furioso e parole poche gentili per chi fosse venuto a disturbare a quell’ora, Koshino spalancò la porta ritrovandosi di fronte Yohei.
– Perché?- gli chiese questo subito a bruciapelo – perché lo hai fatto, perché proprio io-  domandò ancora non dandogli tempo di dire nulla, avanzò di un passo per poi appoggiarsi subito contro lo stipite
– ma sei ubriaco-  valutò il giocatore notando che puzzava di birra da far schifo – ma sei deficiente?- urlò questa volta notando il mezzo posteggiato di fronte l’entrata  -hai guidato quel ferro vecchio in questo stato ma sei scemo? Cos’è volevi ammazzarti forse?-  
Lo fece entrare in casa e sedere su uno dei divani del grande salone
– vado a farti un caffè - ringhiò ancora prima di scomparire attraverso una porta.
Mito si portò le mani alla fronte non era ubriaco, ma non era riuscito a dirgli niente, a spiegargli che in realtà era sobrio e l’odore di alcool che gli inzuppava i vestiti non era suo.
Si era scontrato con un ubriaco che gli aveva versato addosso un intera bottiglia di birra, cosa per cui l’altro si era anche infuriato, per poco non erano venuti alle mani .
Osservò il grande televisore in un angolo e l’arredamento ricercato, era così differente da casa sua, non solo per il lusso dei mobili, ma anche perché non c’erano foto pensò distrattamente.

Koshino ritornò con una tazza bollente, gliela mise in mano poco gentilmente a dire il vero
– rispondimi- chiese il teppista osservando il liquido scuro
– senti – sbottò irritato l’altro – mi dispiace di averti baciato, anzi no, non è vero, non mi è dispiaciuto – si corresse ammirando con attenzione un quadro appeso alla parete – però se avessi saputo che ti saresti ridotto così, insomma non pensavo ti avrebbe fatto così schifo quindi se sei venuto per insultarmi sbrigati che voglio andare a letto, porca miseria è mezzanotte – finì alzando il tono della voce.
Mito si rigirò la tazza fra le mani a lungo, poteva percepire il nervosismo dell’altro in attesa dei suoi insulti, la poggiò sul tavolino di cristallo, con calma si alzò e gli si mise d’innanzi.
Quando Hiroaki vide la mano dell’altro alzarsi chiuse gli occhi aspettando il pugno che non arrivò mai, Yohei gliel’aveva poggiata sulla guancia, poi delicatamente gli avvolse il braccio libero attorno alla vita attirandolo contro di lui continuando a fissarlo, poi unì le loro labbra.
Koshino strinse le dita intorno alla maglia del teppista quando il bacio iniziò a diventare profondo e le lingue iniziarono a toccarsi, dapprima timidamente poi sempre più voraci e desiderose di un maggior contatto. Prese a respirare profondamente e a gemere, i gemiti divennero più frequenti quando lo spinse contro il divano e prese a baciargli, leccargli e suggergli il collo
- fermo – esclamò in un attimo di ritrovata lucidità
- non vuoi?- chiese Mito fissando il suo volto arrossato, le labbra umide e gli occhi resi lucidi dall’eccitazione – sei ubriaco non sai quello che… – provò a dire il giocatore ma la lingua dell’altro di nuovo in bocca lo fece tacere
- per la prima volta in vita mia c’è qualcosa che voglio disperatamente e sei tu – gli sussurrò direttamente all’orecchio Yohei cercando di sfilargli la maglia, gliela tolse senza troppe cerimonie dopo un secondo approfittando dello smarrimento dell’altro per le sue parole – la tua camera dov’è – gli chiese passandogli le mani sulla pelle del petto in lente carezze, continuando a baciargli il collo e il viso ora reso ancor più rosso dall’imbarazzo e dai brividi
- Mito smettila se è  il tuo modo per vendicarti non è … - si fermò sgranando gli occhi quando il teppista afferratagli la mano gliela fece poggiare sul proprio membro, che anche attraverso la stoffa dei pantaloni riuscì a sentire duro e teso per l’eccitazione
– mi va bene anche il divano ma preferisco – continuò Yohei premendo per far aumentare il contatto –stare comodo - terminò passandogli le labbra sul petto. Il giocatore perse il controllo a quella voce bassa e roca, a quelle mani che lo accarezzavano, a quella bocca che assaggiava il suo corpo e gli indicò le scale, fermarono i baci il tempo necessario per alzarsi e salirle velocemente.

Mito prese a togliersi la felpa e la maglietta lungo la strada lasciandole cadere dove capitava, appena ebbe varcato la porta della stanza slacciò la cintura e i bottoni dei jeans che il giocatore indossava, preso da una smania mai provata gli premette una mano sul petto sottile e lo fece cadere sul letto, sfatto segno che il suo arrivo doveva averlo svegliato, gli sfilò l’indumento e mentre l’osservava steso con solo i boxer grigi indosso si liberò a sua volta dei pantaloni, con indosso la biancheria intima nera salì sul letto, puntando le mani sul materasso continuò a suggere ogni centimetro di pelle della gola, del torace e dello stomaco. Risalì a leccare con devozione i capezzoli strappandogli nuovi gemiti e quando succhiando con forza quel pezzetto di pelle prese a far strusciare fra loro i membri ancora intrappolati nella stoffa, Hiroaki gli affondò una mano nei capelli arcuando la schiena  e ansimando pesantemente.
– Mi … Mito – lo chiamò incapace di formulare un pensiero coerente oltre il nome dell’altro, il teppista prese a baciargli la linea del mento, fino a raggiungere l’orecchio
– Yohei- gli sussurrò con il respiro accelerato prese a mordicchiargli il lobo staccando un attimo le mani dal suo corpo, si abbassò i Boxer poi infilò le dita nell’elastico dei suoi, lo sentì irrigidirsi e trattenere il fiato quando glieli calò sulle cosce, allungò le dita ad accarezzargli il membro mentre lo baciava poi condusse la mano del compagno sul proprio perché facesse altrettanto, timidamente Koshino prese a seguire il ritmo della masturbazione che il teppista stava dettando sul suo corpo, quando Mito si sollevò un poco per guardarlo negli occhi si coprì il viso con il braccio libero
– no, voglio guardarti – chiese scostandoglielo, fu così che vennero guardando reciprocamente le espressioni dei loro volti.
Respirando a fondo per l’orgasmo appena avuto il teppista si stese al suo fianco, dopo un lasso di tempo che gli parve infinito Hiroaki, ripreso il controllo, si voltò vero l’altro scoprendolo profondamente addormentato, gli scivolò accanto coprendo se stesso e il compagno con le coperte.

Quando Yohei si svegliò si accorse che il cellulare stava squillando insistentemente, si mise a sedere passandosi la mano sugli occhi era da solo nel grande letto occidentale dalle lenzuola gialle, si sporse fino a recuperare il telefonino poggiato su una mensola lì accanto, di fianco a una sveglia, una lampada e un peluche a forma di gatto
– pronto – rispose con voce roca, allontanò da sé un poco il ricevitore per le urla che giungevano dall’altra parte – calmati sto bene … no non ho bevuto … mi sono dimenticato di avvertire … l’ho sentito solo ora … da un amico … non lo conosci– in quel momento osservò la figura di Koshino far capolino nella stanza era vestito, evidentemente già sveglio da molto.
Il giocatore sfuggì il suo sguardo e lui decise di concludere la telefonata – senti ti chiamo dopo … che cosa hai fatto?.... Jouta ma che ti è saltato in testa di chiamare mezza città, non sono un ragazzino - esclamò irritato – si va bene – chiuse la comunicazione sbattendo irritato lo sportellino, si passò le mani fra i capelli
– il bagno è la seconda stanza in fondo – esclamò Hiroaki rompendo il silenzio – ti ho messo gli asciugamani puliti – detto questo uscì velocemente.

Yohei si fece una doccia veloce poi non trovando l’altro in camera lo cercò al piano di sotto, in salone non c’era ma vide la sacca sportiva pronta accanto all’entrata, cercando trovò la cucina e qui anche il ragazzo intento a preparare la colazione
– se ti và di mangiare qualcosa prima di andare – esordì il giocatore indicandogli una sedia  
- per ieri sera mi dispiace - esordì il teppista ancora sulla soglia
– non preoccuparti eri ubriaco e non sapevi quello che facevi, anzi è stata colpa mia dov … – si irrigidì ammutolendo quando il ragazzo gli fece poggiare la schiena contro il petto, abbracciandogli la vita
– intendevo scusarmi per essermi addormentato – gli chiarì affondando il naso nei suoi capelli.
Koshino rimase immobile non sapeva che dire ne che pensare, aveva creduto che l’altro fosse troppo ubriaco per essere consapevole di quel che faceva invece non era così, ma allora questo che significava? Si chiese – non capisco – ammise – tu sei … insomma perché hai …. Capito no?-  lo sentì ridacchiare piano
– perché ti ho baciato, toccato, leccato?- lo vide arrossire – perché volevo farlo e mi è piaciuto da impazzire, sei così carino –
- carino? Carino si dice ai neonati ricordati che io so .. – le labbra di Mito premute sulle sue interruppero qualsiasi protesta e quando l’altro lo lasciò libero rimase a fissarlo
– Mito io non capisco sul serio- ripeté ancora confuso
– a quanto pare sono gay anch’io – gli spiegò spostandogli i capelli dalla fronte – e a quanto pare tu mi piaci tanto, davvero tanto – continuò baciandogli le labbra – e un’altra cosa, Yohei chiamami Yohei ti prego. Voglio sentire il mio nome pronunciato dalla tua voce – lo pregò leccandogli un punto nel collo che aveva capito lo faceva tremare
–Yo… Yohei – esalò Hiroaki trattenendosi dal gemere, dato che l’altro non la smetteva con quelle attenzioni ma anzi si faceva più insistente lo scansò da se con decisione.
–La colazione e poi devo uscire ho una partita oggi quindi  sono di fretta- gli fece cenno di sedersi voltandosi subito.
Il teppista fece come ordinato e prese a scorrere le telefonate, numerose, che comparivano sul display
 – ha squillato parecchio stamane, ma tu dormivi – riferì Hiro sedendosi e versando il caffè ad entrambi  
- si mio fratello ha visto che non sono rientrato ed è andato in paranoia – spiegò mettendo da parte il cellulare e prendendo lo zucchero
– ha telefonato perfino ai ragazzi del guntai- infatti aveva riconosciuto anche i loro numeri e quello di Sakuragi, evidentemente allertato anche lui.
- I tuoi devono essere stati in pensiero per te, avranno pensato a un incidente visto con che scassone vai in giro – gli fece notare l’altro afferrando una brioche
– primo ai miei non frega niente di me, secondo Amuro non è uno scassone e se non la smetti di offenderlo vai a piedi – minacciò svitando il tappo dal barattolo della marmellata-
Afferrando delle fette di pane osservò Hiroaki fissarlo a bocca aperta,così continuò a dire  –io e mio fratello abbiamo padri diversi, mia madre è sempre stata poco accorta nello scegliersi gli uomini – prese a spiegare capendo che l’altro era curioso ma non osava chiedere - ebbe una relazione con un uomo sposato da cui nacque Jouta, lui si dileguò appena saputo che lei era incinta. Io invece sono il frutto dell’amore con un suo capoufficio, tranne questo non so niente di mio padre. Dato che non è mai stata un tipo materno siamo cresciuti con i nostri nonni finchè, qualche anno fa, Jouta si è trasferito a Kanegawa. Io sono venuto a stare con lui poco dopo -  prese a spalmare una dose generosa di composto sul pane fragrante – nostra madre vive a Tokyo col suo nuovo amante, sembra che forse gli sia andata bene questa volta – terminò addentando quanto si era preparato. Koshino lo fissò ancora a lungo, aveva ascoltato tutto in silenzio guardando il teppista parlare tranquillo della sua situazione familiare.
– Ho sempre avuto i miei nonni e Jouta quindi non è un problema, però mio fratello ha davvero esagerato. Quando lui decide di andare tre giorni alle terme con la ragazza del momento senza avvertire io non chiamo mezzo mondo – puntualizzò piccato ricordando un episodio successo un anno prima.
Hiroaki sorrise nel vedere la sua faccia alterata.
- Senti Hiro – ne richiamò l’attenzione il teppista dopo un pò che non si dicevano nulla – ti accompagno io alla partita – lo informò
- non c’è bisogno, è al Ryonan e poi avrai i tuoi impegni -  si alzò iniziando a mettere via quanto utilizzato per il pasto mattutino.
- Hiro io voglio stare con te – il rumore delle stoviglie cessò di colpo, Koshino rimase a guardare il lavello senza riuscire a voltarsi  
- che vuoi dire?- chiese mentre il cuore iniziava a battergli forte nel petto
– voglio dire – continuò l’altro alle sue spalle facendolo voltare perché il giocatore lo guardasse in viso
– che vorrei che provassimo a stare insieme, come coppia intendo, se tu mi vuoi ancora – Mito lo fissò attentamente, gli aveva detto di non poterlo ricambiare,lasciando che soffrisse, poi la notte scorsa si era presentato a casa sua e gli era praticamente saltato addosso era logico che Hiroaki non volesse più saperne di lui, però sperava che non fosse così.
Koshino gli allacciò le braccia al collo prima di scoccargli un bacio a fior di labbra – ovvio che non ti lascio più scappare idiota- gli disse felice con gli occhi lucidi.

La palestra del Ryonan era già affollata di gente perciò quando Sakuragi e Rukawa intravidero Maki seduto accanto a Mitsui fargli cenno di unirsi a loro i due accettarono ben volentieri.
Hisashi dopo quel giorno si era comportato come sempre, anzi, quando aveva saputo che i due si frequentavano gli era solamente sfuggito un sorrisetto divertito e un – lo sapevo – per il quale la volpe aveva alzato un sopracciglio senza commentare.
Koshino quando era entrato in campo sembrò agli occhi di tutti piuttosto incavolato, soprattutto con Sendo e Fukuda, ma non si stupirono più di tanto, rientrava tutto nella norma. Quello che li stupì fu che quando il giocatore mise a segno un canestro  rivolse un sorriso in un punto preciso della tribuna, indicando con le dita il numero tre, seguendo la traiettoria del suo sguardo Sakuragi e gli altri videro Mito.
Il teppista stava assistendo allo scontro con attenzione
– che ci fa Mito qui?- domandò Mitsui sorpreso come gli altri
– non ne ho idea –ammise il numero dieci.
Quando la palestra iniziò a svuotarsi, Sakuragi vide l’amico dirigersi all’esterno come il resto del pubblico, cercare di parlarci sarebbe stato inutile come sempre. Poche ore prima, quella mattina, aveva provato a telefonargli dopo che Jouta lo aveva chiamato chiedendogli se il fratello fosse rimasto a dormire da lui quella notte, dato che non era rincasato. Neanche i membri del guntai sapevano dove fosse, si era preoccupato, ma quando aveva sentito il cellulare squillare a vuoto, la madre lo aveva rassicurato dicendogli che in caso gli fosse successo qualcosa un dottore o qualcuno avrebbe risposto.
Rassegnato che l’amico non volesse parlargli si avviò dietro Rukawa e gli altri.
Fuori dell’edificio però trovò Yohei seduto sul sellino del suo motorino in evidente attesa, si fissarono un secondo tra il flusso della folla, quando Hana vide l’altro rivolgergli un cenno di saluto col capo gli si accostò. - Tuo fratello mi ha chiamato – lo informò ficcando le mani in tasca  
– non l’ho avvertito – fece rivolgendo poi un saluto anche in direzione degli altri tre poco distanti
- tu tutto bene?- gli chiese inaspettatamente
- insomma – esalò Sakuragi cogliendo al balzo la possibilità di riappacificarsi che l’altro gli stava dando - mi sono comportato da imbecille e il mio migliore amico non mi vuole più parlare – Yohei lo fissò un secondo prima di piegare le labbra in un sorriso  
– anche il tuo amico è un’idiota – gli riferì, il giocatore sorrise a sua volta – sai quel consiglio sul guardarmi dentro? – continuò domandando e osservando un Koshino sbraitante e rosso dirigersi nella sua direzione
– si e allora?- chiese a sua volta Sakuragi notando il giocatore del Ryonan sopraggiungere incavolato nero
– l’ho seguito – gli rivelò criptico alzandosi dallo scooter
- che hai da essere così furioso?- si rivolse a Hiroaki prendendogli la borsa e poggiandola sulla pedana
– sta zitto è tutta colpa tua animale- rispose questo urlando ancora più arrabbiato
- Hiro chan- chiamò Sendo avvicinandosi con gli altri
– metti in moto questo scassone – incitò subito il giocatore spingendolo a salire in sella e non degnando il capitano di un solo sguardo, ma fu inutile Akira lo afferrò abbracciandolo per le spalle
– Hiro ma perché sei scappato in quel modo uffa – sorrise agli altri due salutandoli con la mano  – andiamo a festeggiare tutti insieme?- propose allegro prima di continuare – così Hiro chan ci dice come mai ha quel suchiot …  – la gomitata nello stomaco e il “chiudi il becco Sendo” di Koshino lo fecero tacere all’istante
– Hiro sei ingiusto io ti dico tutto quello che faccio con Hisa – gli ricordò il ragazzo dai capelli a punta in tono lamentoso
– che cosa?- urlò Hisashi, mentre Akira cercava di calmare il suo ragazzo Koshino montò in sella dietro a Mito
– allora andiamo a prendere qualcosa da bere tutti insieme?- propose nuovamente il porcospino
– al solito bar, chi arriva ultimo paga per tutti- decretò Hiroaki
– ma non vale se andate in motorino- protestò Hanamichi decisamente allegro dopo aver appianato le cose con l’amico
– non è colpa mia se io non ho il ragazzo appiedato come voi sfigati- continuò Koshino lasciando tutti di stucco per quelle parole, tranne Yohei che sorrise verso Hana
– vedete di sbrigarvi che al mio amore ho promesso tre fette di torta se mi faceva un canestro e non ama aspettare – esordì mettendo in moto e schizzando verso l’uscita.
- Ragazzo?- domandò allibito Mitsui
– te lo avevo detto Hisa – iniziò a saltellare come un grillo Akira – c’era alchimia, alchimia – continuò a urlare in estasi.
Sakuragi sorrise intrecciando le dita con quelle di Rukawa, alla fine Yo aveva scoperto di poter amare, bastava solo che si cacciasse in quell’assurda situazione a causa del suo migliore amico per trovare la persona che aspettava.

Yuyu: Ahahahah ci hai preso in pieno XD anche se non era un cavallo bianco ma uno scassatissimo scooter e non era vestito da principe azzurro e puzzava leggermente di birra XD

Bene manca solo un piccolo extra che per la felicità delle fan di Hanamichi e Rukawa riguarderà proprio loro due LOL 

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Capitolo 10
*** Extra 02 ***


a causad Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro


Ringraziamenti:
Drake33: Sono contenta che il finale ti sia piaciuto, tranquilla di Sendo / Ru credo di non aver mai letto FF qualche Dj si, ma ti dirò carine ma preferisco quando la volpetta è infatuata del rossino XD
Un bacione e grazie di tutto l’entusiasmo.
Fliss90: LEMON???? Oh mamma, già quello che ho scritto mi sembra troppo esplicito LOL, in questa storia non mi è venuto di meglio, perdonami. Eh si hai visto giusto. Baci
Lucy6: Anche tu innamorata di Hiro e Yo, ma che bello non credevo che questi due avrebbero riscosso tanto sostegno. Eheheheh Mito zitto zitto, calmo calmo, ma sotto sotto è un gran maniaco XD.
Yuyu: Grazie contenta che ti sia piaciuto, spero che questo ti faccia sorridere LOL
Misako90: Eccoti l’extra e brava nel non aver perso la fiducia in Yo.
Saruz 1986: Grazie dei complimenti, che bello sapere che ti abbia appassionato e coinvolto tanto.
 ^^zi ho già un’altra storiella pronta e non sei stata affatto sfacciata tranquilla.  

Un sentito GRAZIE a tutte le persone che hanno messo la storia nelle preferite o seguite e che hanno letto fino alla fine. Devo dire che non mi aspettavo che foste così numerosi o che in così tanti avreste apprezzato la coppia Hiro/Mito.
Un abbraccione a tutti e ancora tante grazie.        

Extra 02

- Non posso crederci – esordì Yohei strappando i fogli di mano all’amico – ma si può sapere come hai fatto a collezionare tutte queste insufficienze?- chiese abbassandosi a fissare il volto di Hanamichi, che scoccò un’occhiata omicida al banco dove Kaede Rukawa stava ronfando beatamente ignaro.
– Tutta colpa di quella volpaccia malefica -  esalò ringhiando
– eh? Ma come? non studiate spesso insieme? e poi Rukawa non ha preso tutte queste insufficienze -  
- lo so, il maledetto lo fa apposta, finisce sempre che mi salta addosso e mi deconcentra. Lo odio, ora vado lì e gliele suono di santa ragione – si alzò facendo stridere la sedia sul pavimento, ma prima che potesse raggiungere il compagno l’amico gli si parò d’innanzi
– ora non ti scaldare subito, piuttosto – gli avvolse un braccio intorno al collo bisbigliando piano – non mi hai detto che voi due aveste concluso. E bravo Hana sei diventato un uomo ormai – si complimentò dandogli leggere pacche sulla spalla.
Sakuragi lo fissò interdetto un secondo prima di arrossire furiosamente, lo afferrò per il collo e lo trascinò fuori nel corridoio, sotto lo sguardo perplesso di molti studenti. Si precipitò con l’amico, indifferente al fatto che lo stesse soffocando, a raggiungere il terrazzo.
– Io e la kitsune non abbiamo … non che non voglia sia chiaro però … cioè è la volpe che vorrebbe, anche io certo, però ogni volta che stiamo sul punto di… insomma hai capito no? – sputò tutto d’un fiato.
Yohei lo fissò continuando a massaggiarsi il collo sospirando pesantemente, gli era sembrato strano conoscendolo, eppure aveva sperato in cuor suo che Rukawa fosse riuscito ad abbattere l’ostacolo “timidezza cronica” del suo migliore amico, ma a quanto sembrava la volpe non ci era ancora riuscita – si ho capito – lo rassicurò appoggiandosi alla parete e incrociando le braccia – e fino a dove siete arrivati? – gli domandò ottenendo di vederlo arrossire nuovamente
– che razza di domanda, tu e Koshino dove siete arrivati? – gli chiese a sua volta sfidandolo con lo sguardo, in fondo anche per l’amico era la prima relazione quindi era sicuro che fosse nella sua stessa situazione
– oh beh lo facciamo già da un po’ – quelle parole per Hanamichi ebbero l’effetto di un macigno calato sulla testa – ma come è possibile? io e la kitsune ci siamo messi insieme prima di voi due come  … ho capito – dichiarò battendo un pugno sul palmo della mano con aria furba – Koshino in realtà ha avuto delle esperienze precedenti -  
- veramente è stata la prima volta per entrambi  – l’urlo di frustrazione di Sakuragi fece sobbalzare e ridacchiare Yohei – su cerca di calmarti Hana in fondo quando ci siamo messi insieme io sono praticamente saltato addosso ad Hiro per cui non puoi paragonare le nostre situazioni – il giocatore di basket poggiò una mano sul muro vicinissimo a lui e lo fulminò con lo sguardo
- stai forse dicendo che il tensai è imbranato? – domandò minaccioso
– no, solo che siamo due tipi differenti tutto qui -  
- esatto tu sei un pervertito maniaco come la kitsune – decretò annuendo convinto
– o forse più semplicemente tu hai paura – Yohei schivò la testata per un soffio
– dove scappi deficiente –
- vedi di calmarti o resterai vergine a vita – Mito gli si avvicinò di nuovo quando lo vide spalle basse, sguardo triste e sconfortato, tirare su col naso – tranquillo Hana non è mica qualcosa di così tragico sai – lo rassicurò
– tu dici? –
- certo il tuo problema è che pensi troppo – lo conosceva fin troppo bene, tanto da immaginarsi le mille paranoie che dovevano assalirlo ogni volta  
- che vuoi dire? -  
- semplice, la prossima volta che rimani solo con Rukawa non pensare a niente. Che la volpe ti ami è abbastanza chiaro no? Perciò non aver paura e buttati – Sakuragi ci rifletté qualche minuto prima di annuire e drizzarsi scoppiando a ridere
– sono il tensai dopotutto, non c’è niente che mi spaventi o che non riesca a fare. Farò vedere io alla kitsune quello di cui sono capace – continuò a ridere per un altro quarto d’ora sotto gli incitamenti dell’altro.

Hanamichi Sakuragi giocò come non mai, fu chiaro all’intero club di basket che il loro numero dieci quel giorno non solo aveva energie da vendere ma era animato da una carica esplosiva. Correva, saltava a canestro e ogni rimbalzo era di sua proprietà, fu alquanto difficile per i compagni di squadra stargli dietro quel giorno. L’unico che vi riusciva era Rukawa che non si era mai fatto intimidire dalla vivacità di gioco del do’hao, anzi segretamente l’aveva sempre ammirato. L’indiscusso numero uno però rimaneva sempre e soltanto lui e lo dimostrò anche quel giorno, riuscendo a sottrarre la palla al suo avversario e compiendo eleganti e precisi centri, facendo aumentare la fiamma di rivalsa del suo ragazzo.
Anzai decretò la fine degli allenamenti e prima di congedare i ragazzi augurò loro di passare delle felici vacanze, infatti quello sarebbe stato l’ultimo allenamento che il club dello Shohoku avrebbe effettuato per una settimana. Il capodanno era vicino e gli studenti avrebbero goduto di un intera settimana di libertà dalla scuola come dai club – mi raccomando ragazzi – stava dicendo il mister con sguardo benevolo – riposatevi, ma non dimenticate che il campionato è ancora in corso, inoltre vorrei consigliare agli studenti che hanno qualche insufficienza di approfittare di questi giorni per recuperare. La squadra conta su ognuno di voi – lasciò cadere lo sguardo su Mitsui e Sakuragi rei di avere ben tre insufficienze il primo e ben cinque il secondo
– maledetta volpe – ringhiò Hanamichi ottenendo che Kaede alzasse un sopracciglio
– non è colpa mia se sei idiota do’hao – bisbigliò ottenendo di farlo infuriare maggiormente. Rukawa si diresse agli spogliatoi lasciando l’altro sbraitare a gran voce trattenuto dalle matricole. Le reazioni spropositate di Hanamichi erano sempre un bel vedere e anche se non l’avrebbe mai ammesso si divertiva un mondo, non si preoccupava minimamente del fatto che s’infuriasse con lui aveva un metodo collaudato per fargli passare ogni malumore, piegò leggermente le labbra osservando i compagni andare ad infilarsi dentro le docce.
 Sakuragi era appena entrato borbottando e inveendo ancora a bassa voce, lo spogliatoio era deserto perciò la volpe si avvicinò lentamente alle spalle dell’altro giocatore
– do’hao – gli sussurrò direttamente all’orecchio – ti aiuto io a studiare tranquillo – lo rassicurò premuroso avvolgendo le braccia intorno alla sua vita e poggiandogli il mento sulla spalla
– eh no – scattò l’altro allontanandosi velocemente – stai lontana da me e dai miei libri malefica kitsune – esordì frugando veloce nella sacca sportiva e tirandone fuori il *gohei, prese a muovere l’oggetto usato dai monaci e dalle miko e a intonare una litania – io ti scaccio spirito malefico – urlò puntando l’arnese contro Kaede che per risposta gli disse un semplice – idiota – prima di avviarsi sotto l’acqua calda.

- do’hao hai finito?- domandò chiudendo la sacca tre buoni quarti d’ora dopo, non ottenendo risposta si voltò a fissare il compagno immobile d’innanzi al proprio armadietto, sguardo fisso e concentrato a terra
– do’hao ?- lo chiamò poggiandogli una mano sulla spalla ottenendo finalmente la sua attenzione
– che vuoi kitsune?-
- muoviti o ti lascio qui – decretò assicurandosi la borsa alla spalla seguito silenziosamente dall’altro.  
Si avviarono all’uscita della scuola, Kaede sospingeva la bicicletta lanciando occhiate indagatrici verso il compagno che era stranamente silenzioso, qualcosa gli vorticava per la testa era chiaro “possibile che se la sia presa per le insufficienze?” si domandò assottigliando lo sguardo
– senti kitsune – aprì finalmente bocca hanamichi fermandosi di botto e facendo arrestare anche il passo dell’altro – mia madre domani ha il doppio turno così pensavo si insomma se ti và di venire a casa da me – Rukawa lo fissò un istante prima di rispondere, il do’hao anche se teneva una mano cacciata nella tasca del giaccone e aveva assunto quella sua aria da duro era chiaramente teso e a disagio, fuggiva il suo sguardo e torturava la cinghia della borsa senza sosta  
- certo, avverto a casa e rimango a dormire da te – lo informò non perdendosi l’irrigidimento del ragazzo a quelle parole – passo in videoteca e affitto qualche film, vedi di andare al supermercato do’hao – continuò subito riprendendo la strada “ è pur sempre un do’hao” pensò sorridendo dentro di se, nell’udirlo sbraitare perché a lui toccava spendere più soldi – sei tu che mi hai invitato e poi per qualche pacco di patatine non diventerai certo povero – lo sgridò accomodandosi sul sellino, allungò una mano e afferrò Sakuragi per il bavero del piumino – ti chiamo stasera do’hao – esalò ancora prima di chiudergli la bocca con la propria, Hanamichi rispose prontamente al bacio rimanendo immobile ad occhi chiusi per qualche istante ancora. Quando li riaprì scoprì di essere rimasto solo come un’idiota in mezzo alla strada, voltandosi velocemente a destra e a sinistra appurò di essere l’unico essere umano.
Digrignando i denti e imprecando contro la malefica volpaccia che lo lasciava piantato come un palo della luce si avviò con passo belligerante verso casa.
Ogni giorno al ritorno dagli allenamenti riusciva a spuntarla, gli dava un bacio che lo sconvolgeva completamente e lo abbandonava come un imbecille. Ogni volta Hanamichi affermava dentro di se che sarebbe stata l’ultima volta che accadeva e puntualmente il giorno dopo la scena si ripeteva.
Ma l’indomani si sarebbe preso la sua meritata vendetta pensò sghignazzando, entrando in casa e annunciando il suo ritorno. Salutò la madre scambiando con lei un paio di frasi e poi si chiuse in camera, fece un profondo respiro e afferrò il cellulare, mentre il ghigno diabolico aumentava.

Kaede suonò per la seconda volta il campanello di casa Sakuragi aspettando impaziente che il do’hao si degnasse di aprirgli. Scostò la manica per osservare l’orologio al polso, la sei del pomeriggio, la madre del suo ragazzo doveva essere uscita già da una mezz’ora rifletté poggiando nuovamente il polpastrello al bottoncino di plastica.
“Possibile che il do’hao fosse ancora a letto? … Si possibilissimo ” si domandò e si rispose nel giro di una frazione di secondo, conosceva abbastanza quella testa matta per immaginare che avesse praticamente passato l’intera notte in bianco.
 Anche se era stata un’idea di Hana invitarlo a trascorrere la notte da lui, sicuramente il suo ragazzo si era rigirato nel letto immaginando chissà cosa, Kaede sospirò pesantemente, che Hana fosse timido gli era fin troppo chiaro. Era già un miracolo che riuscisse a infilargli una mano sotto la t-shirt dopo tutti quei mesi, ma in fondo al volpino non dispiaceva affatto vedere le sue guance rosse e quegli occhi nocciola lucidi dibattersi fra il desiderio e l’imbarazzo, era appagante, immensamente appagante.
Avrebbero avuto tempo per portare il loro rapporto a un livello più alto, Kaede sapeva essere un tipo paziente se voleva , teneva ad Hanamichi più di quanto lui stesso avrebbe mai potuto immaginare.
Poter stare con lui, sentirlo ridere e parlare, assaggiare le sue labbra era già più di quanto avrebbe mai immaginato di ottenere dall’altro qualche mese prima, quando l’unica cosa che sapeva che Sakuragi provasse per lui fosse odio. Ma il suo do’hao invece lo amava. Premette il campanello per la quarta volta lasciando il dito poggiato più a lungo “si lo amava però lo lasciava a ghiacciare al freddo” si disse promettendo di dargli un pugno, leggero, tanto per dimostrargli quanto gli voleva bene.

Sakuragi aprì la porta di casa con un sorriso caldo e accogliente, per nulla turbato e alquanto indifferente all’occhiataccia dell’altro allungò un braccio a indicargli l’interno – Bravo Kae sei arrivato puntuale-  Rukawa socchiuse maggiormente le iridi blu scrutando l’abbigliamento del do’hao, le gambe erano fasciate in jeans chiari , portava un maglioncino bianco e la zip era lasciata aperta per mostrare così la maglietta di un eguale candore  aderente, molto aderente.
Il suo proposito di rifilargli un pugno sul naso  venne accantonato definitivamente quando Hana si avviò precedendolo in casa e mostrandogli così la visione dei glutei strizzati nella stoffa azzurra.
- Che film hai preso kitsune?- domandò indicandogli il divano e il video registratore, Kaede lo seguì con lo sguardo finché non sparì in cucina solo allora si liberò della sciarpa, giaccone e scarpe e poggiò il sacchetto di plastica sul tavolino della sala – da casa ho portato un video sulle partite del Nba, in videoteca ho preso  Space Jam – disse poggiando la borsa che si era portato da casa con quanto gli serviva per passare la notte da lui
- che film è? Non l’ho mai visto- gli giunse alle orecchie la voce del do’hao  
- un film con Jordan sulla pallacanestro – chiarì semplicemente osservando il suo ragazzo avanzare portando un paio di bicchieri e una bottiglia di aranciata e un pacchetto di patatine – ok mettilo dentro volpetta io prendo gli altri stuzzichini – gli disse direttamente sulle labbra prima di scoccargli un bacio leggero e dileguarsi in cucina.
- Do’hao?- chiamò incerto
– che c’è?-
Kaede scosse la testa – niente- disse avvicinandosi al televisore
“Impossibile, ma che vado a pensare? Il do’hao che fa una battuta allusiva a sfondo sessuale? No inimmaginabile, però mi sembrava che fosse arrossito e poi il tono basso della voce così sensuale … Naaa è sempre il do’hao” giunse alla conclusione l’asso dello Shohoku afferrando il telecomando.
Nel frattempo le mani di Hanamichi tremavano per l’agitazione, fortuna aveva sempre posseduto uno scatto invidiabile. Era letteralmente fuggito in cucina dopo essersene uscito in quel modo, si era dovuto forzare a dire quella frase. Respiro a fondo più volte, “calma Hana, calma, ricordati che devi sconfiggere una volta per tutte la kitsune” lo sguardo s’infiammò subito “maledetta volpe ti farò impazzire, ti dimostrerò che il tensai non è un agnellino indifeso”. Scoppiò a ridere fragorosamente immaginandosi che avrebbe lasciato Kaede rosso e imbarazzato davanti la sua audacia, avrebbe dimostrato al volpino che non era così ingenuo, imbranato e facilmente imbarazzabile come credeva.

Rukawa aveva messo in pausa il video e stava pazientemente aspettando il ritorno di Hanamichi quando gli giunse alle orecchie il suono della sua risata isterica, inarcò un sopracciglio perplesso ma non disse nulla.

Hana si sedette al suo fianco poggiando sul tavolino un piatto con una serie di invitanti e colorate tartine tipicamente occidentali
-stuzzichino?- offrì indicando il cibo. Kaede osservò le fettine di pane, tagliate a rombo, triangolo o addirittura a forma di fiore, indeciso su quale prendere. Alla fine optò per ingurgitare quello quadrato spalmato di maionese con dei funghetti posto al centro
– fai i complimenti a tua madre – disse leccandosi un dito sporco della mousse bianca e scegliendone un secondo.
Sakuragi lo fulminò con lo sguardo ma rimase in silenzio, non poteva negare l’evidenza della cosa, seppur indispettito di non essere riuscito a far passare per propria opera la preparazione allungò la mano e prese un fiorellino cosparso di una generosa dose di salsa rosata e un gamberetto posto al centro.
Lo portò alla bocca e invece che infilarselo tutto intero, come avrebbe fatto normalmente, lo addentò leggermente mugolando come preda di un estasi suprema e passando la punta della lingua sul labbro superiore per leccare la crema in eccesso
– è davvero squisito – esordì spiando la reazione dell’altro o per meglio dire il suo cenno distratto.
 Rukawa aveva spinto il pulsante del play e mangiucchiando distrattamente una tartina dopo l’altra era preso a seguire il film. Sakuragi per nulla sconfortato prese a leccarsi lascivamente le labbra con la lingua aumentando il tono dei gemiti tanto da meritarsi una gomitata tra le costole della volpe e un suo
– fa silenzio do’hao – alquanto inviperito dato che gli impediva di sentire le battute del suo idolo.

Hanamichi si ficcò in bocca il restante pezzo di pane bianco e incrociando le braccia si decise a guardare per la prima volta lo schermo del video.
Rimase un attimo sconcertato nel vedere Bugs Bunny e compagnia, dopo aver appurato che in effetti non si trattasse solo di un film animato ma che vi fosse anche la presenza del giocatore di basket, idolo incontrastato del suo ragazzo, decise di andare avanti con il suo piano.

Afferrò una seconda tartina e lanciando un’occhiata veloce a Kaede appurando che non stesse guardando dalla sua parte, cosa del tutto inutile si disse dato che la volpe aveva occhi solo per lo schermo, se lo spiaccicò sul maglioncino candido – ma tu guarda che pasticcio – esordì mettendo su un tovagliolo quello che rimaneva del delizioso cibo e indicando la macchia, forse un po’ troppo grande, sul golf
- il solito sbadato, tua madre ti ucciderà – gli fece notare l’altro
– hai ragione – convenne Hanamichi dicendosi che una sgridata materna valeva ben la pena di subirla se poteva demolire la sicurezza della volpe mentre si sfilava il capo sporco.
Rukawa si dimenticò del tutto del film, del coniglio dalle lunghe orecchie e di Michael Jordan quando osservò le braccia muscolose e scolpite del do’hao lasciate scoperte dalla canotta bianca che indossava e di come lo striminzito pezzo di cotone fasciasse in maniera seducente il torace dell’altro. Hanamichi trattenne un sorrisetto e allungò le braccia sopra la testa inarcando la schiena e stiracchiandosi, in modo da offrire una bella visuale del suo corpo alla kitsune.
Come neanche avesse notato lo sguardo colmo di desiderio del compagno si piegò in avanti a studiare il vassoietto di antipasti, finse di essere indeciso per alcuni secondi e poi casualmente le sue dita maldestre spinsero il bordo di ceramica del piatto, che andò a colpire il sacchetto di patatine adagiato lì davanti che volò a terra d’innanzi al televisore
– oh che sbadato – sussurrò allungandosi sul tavolino per recuperare lo snach facendo ben attenzione di far finire i glutei strizzati nei jeans proprio davanti alla visuale degli occhi volpini. Finse per alcuni secondi di non riuscire ad afferrare la bustina sentendo il viso che andava letteralmente a fuoco mentre nella sua mente si rendeva conto della posizione imbarazzante in cui si era messo consapevolmente, si agitò maggiormente sentendo Kaede muoversi sul divano tanto che perse l’appoggiò sul piano e finì faccia a terra sul pavimento – do’hao – lo sgridò l’altro afferrando la bottiglia di bibita prima che finisse a terra. Sakuragi si sollevò in piedi in un nano secondo portandosi dietro le restanti tartine spiaccicate sulla maglia
– mia madre mi ucciderà – esalò notando le macchie, gialle, rosa e avorio che gli tappezzavano petto e pancia – il solito combina guai – sbuffò l’altro rimettendo a posto la bibita. Hana si defilò in camera propria con passo di guerra “tutta colpa tua volpe maledetta” si ripeteva mentalmente sentendosi invadere dal sacro fuoco della vendetta.
Kaede nel frattempo riprese tranquillo la visione del film anche se avrebbe preferito continuare ad osservare la “visione” del fondo schiena del numero dieci.
Sakuragi si tolse la canotta inveendo a bassa voce contro l’altro, reo di non essere minimamente arrossito di fronte ai suoi chiari approcci “possibile che debba essere solo io l’unico a sentirsi impacciato?” si domandò frugando nei cassetti.
Aveva passato ore a cercare il giusto abbigliamento, sarebbe comunque arrivato a togliersi la maglia, ma non in quel modo pensò, spalancando l’anta dell’armadio con troppa foga.
Dopo una decina di minuti ritornò a sedersi sul sofà con indosso una maglietta azzurra, non era quella più indicata per suo scopo, ma si accontentò. Grazie al fatto che era vecchia di un paio d’anni risultava aderente quanto la prima.      
Si riempì un bel bicchiere colmo di aranciata notando che Kaede aveva raccolto e pulito lo scempio fatto poco prima alle tartine – è un bel film – disse per spezzare il silenzio venutosi a creare fra loro
– hn – convenne il volpino.
Hana non perse altro tempo e “distrattamente” si versò accidentalmente la bibita addosso
– ma porca miseria è gelata - urlò schizzando in piedi e facendo sobbalzare l’altro – do’hao – fece Kaede bloccandosi un secondo dopo ad ammirare i capezzoli del numero dieci che sporgevano impunemente dalla maglia bagnata. Sakuragi non ci fece nemmeno caso troppo impegnato a darsi dell’idiota per aver tenuto la bottiglia in frigo tanto a lungo, avrebbe dovuto pensarci che sarebbe risultata dannatamente fredda quando se la sarebbe versata addosso. Raccattò un paio di tovagliolini di carta e prese a tamponarsi alla belle meglio, Rukawa continuava a fissare la stoffa che indecorosa gli si appiccicava sul petto rivelando ogni muscolo del suo petto iniziando a sentire una gran sete – meglio toglierla – fece afferrando i bordi e tirandogliela sulla testa.
Hanamichi preso in contropiedi si ritrovò la maglia umida premuta sulla faccia senza aver tempo di sfilarla e udì le nuove parole del ragazzo raggiungergli le orecchie – meglio asciugarti subito – detto questo Kaede valutò che i tovaglioli non sarebbero stati sufficienti e iniziò ad asciugarlo passando le labbra e la lingua su ogni centimetro di pelle scoperta.
- kitsune pervertita che stai faceaaa … - ansimò l’altro smettendo di agitarsi e ansimando quando l’altro prese a lambirgli un capezzolo eretto, le mani di Kaede si spostarono sulle sue braccia e lo liberarono dall’ingombro di stoffa, non smettendo la sua opera di suzione fissò i capelli arruffati del do’hao, il suo sguardo imbarazzato farsi liquido e i denti candidi che si mordevano un angolo del labbro inferiore per non permettere ad altri suoni inopportuni di uscire
– do’hao non farlo o finirai col ferirti – gli sussurrò prendendo a leccargli la bocca che appena si socchiuse conquistò con un bacio passionale.
– Stupida kitsune non doveva finire così – spiegò Hana appena si ritrovò nuovamente libero di parlare afferrando i polsi dell’altro e bloccandogli le mani sui fianchi
– cioè?-  chiese incuriosito Kaede, Hana sfuggì un istante il suo sguardo ma poi lo puntò determinato nei suoi specchi blu
– doveva finire con te che arrossivi e tremavi e con me che … che … hai capito no?-  
- do’hao allora è per questo che ti comportavi in quel modo strano?- gli domandò alzando un angolo della bocca  - se ci tieni così tanto, per me va bene – esalò sulle sue labbra prima di scostarsi da lui e sfilarsi la felpa e maglietta insieme. Sakuragi deglutì a vuoto arrossendo maggiormente catturato dalla visione di quel petto sottile, dalla pelle candida e delicata, allungò le dita e prese a fargliele scorrere leggere in lente spirali, si accorse del tremore che percorse l’altro e alzò lo sguardo per guardarlo in viso
– non così piano do’hao – lo sgridò con voce roca.

In quell’istante Hanamichi comprese che non importava chi prendesse l’iniziativa, non importava dimostrarsi sicuri di sé, non importava se faceva trapelare il suo timore per quello che sarebbe successo fra loro, l’unica cosa importante erano loro due e l’amore che sentivano l’uno per l’altro.

Hanamichi si accostò a baciare la volpe e poi scese a lambirgli e vezzeggiargli il collo, le dita affusolate di Kaede gli carezzarono il collo e si persero nelle fiamme scarlatte dei suoi capelli, come il fuoco che prese a bruciargli dentro. Le fece scendere fino ai jeans del compagno che prese a sbottonare con cautela, aspettandosi che lo fermasse da un momento all’altro ma quando liberò l’ultimo bottone senza una protesta, rimase indeciso sul da farsi – Hana – lo chiamò piano ottenendo che alzasse il viso dal suo petto che stava devotamente baciando – vuoi farlo? – chiese titubante e pregando che rispondesse con un si o sarebbe dovuto andare a rifugiarsi in bagno e farsi una doccia gelata, per placare il desiderio che aveva dell’altro. Sakuragi non rispose e invece si stese adagiando la schiena sui cuscini del divano e allungando le braccia verso di lui in una muta quanto imbarazzata accettazione – ti senti davvero pronto? – chiese ancora Rukawa appoggiando le mani all’altezza del suo viso – non credo che riuscirei a fermarmi – gli spiegò con una certa urgenza nella voce, Hana arrossì ancora capendo a cosa si riferisse
– certo che sono pronto, sono il tensai io – chiarì con una punta di orgoglio, ma quando il corpo di Kaede si stese sul proprio e sentì la sua chiara erezione sfiorare la propria disse ancora – facciamo le cose con calma però –
- te lo prometto – assicurò baciandogli gli angoli della bocca e aumentando il contatto fra di loro. Hanamichi dimenticò qualsiasi timore e ansia per la loro prima volta quando le dita del numero undici s’infilarono sotto l’elastico dei boxer. Con urgenza catturò la bocca della volpe e quando le carezze della sua mano si fecero più ritmate prese a liberarlo a suo volta di quell’ingombrante indumento per potergli restituire quelle attenzioni meravigliose.

Il telefono squillò un paio di volte prima che Yohei rispondesse – pronto – fece assonnato tirandosi le coperte sulla testa – davvero? – domandò chiaramente titubante allontanando subito l’apparecchio quando gli giunsero le urla di protesta del tensai – ma che dici Hana figurati se  avevo dei dubbi sulle tue capacità seduttive. Beh sono contento che sia andato tutto bene …  Pronto? – poggiò il cellulare sulla mensola  - ma tu guarda che razza di tipo – si lamentò rigirandosi nel piumone avvicinandosi a Hiroaki e nascondendo il naso gelato contro il suo collo caldo e accogliente, strappandogli un brivido.
– Allora l’hanno fatto?- domandò il giocatore abbracciandolo
– a quanto pare. Hana mi ha detto di aver stracciato Rukawa e di aver dimostrato di non essere un imbranato cronico –
- però da quello che mi hai raccontato di lui credevo che ci avrebbe messo anni per riuscire a fare l’amore con Rukawa – disse sbadigliando
- ma figurati, se lo conosco, e ti assicuro che è così, avrà combinato un casino pazzesco. Comunque l’importante è che abbia superato l’ansia della “prima volta”. Mi spiace solo di non aver potuto vedere le sue figuracce vabbè poco male tanto mi racconterà tutto Rukawa – ammise con un sorrisetto furbo
– se fossi in Sakuragi e venissi a scoprire che vi siete coalizzati un’altra volta contro di lui, questa volta chiuderei i rapporti con entrambi – assicurò Koshino, sapendo che i due avevano passato una buona ora al telefono a discutere del fatidico incontro a casa del numero dieci dello Shohoku
– tranquillo amore – lo rassicurò baciandogli una guancia – io non parlo di certo e nemmeno Rukawa –
- potrei dirglielo io – fece Hiro sorridendo e avvicinando il corpo nudo a quello dell’altro – sempre che tu non riesca a convincermi a tenere la bocca chiusa –  
Yohei fu rapido a schiacciarlo al materasso – allora dovrò impegnarmi parecchio – disse prima di tirare coperte e lenzuola sopra le loro teste, mentre la risata di Koshino si spandeva allegra nel silenzio della stanza.  
                             

        
*Gohei: è un oggetto cerimoniale del culto scintoista, esso consiste in una bacchetta o bastone da cui pendono strisce di carta bianca. Il gohei è un tipico strumento sciamanico usato dai sacerdoti per evocare gli spiriti attraverso danze, gesti e formule magiche. Agitando il gohei si poteva guarire cacciando gli spiriti maligni oppure praticare la divinazione.

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